Unexpected

di _elanor_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lacrime e baci ***
Capitolo 2: *** Reazione ***



Capitolo 1
*** Lacrime e baci ***


d1

Salve a tutti. Questa Fic è dedicata a Draco e Ginny.

Mi sono sempre chiesta, e se nel “Principe Mezzosangue”, nel capitolo 24, ad entrare nel bagno e trovare un affranto Draco Malfoy non fosse stato Harry, come sarebbero andate le cose? Che piega avrebbe potuto prendere se a trovarlo fosse stata per esempio una ragazza dai capelli rossi ed intensi occhi scuri…?

 

 


 

 

 

 

A volte il destino tira brutti scherzi, e ci fa ricredere completamente su cose che consideravamo ovvie. E a volte questo, senza che noi lo volessimo, o che lo avessimo programmato, o che lo avessimo scelto, sconvolge la nostra vita, la cambia e la plasma a suo piacimento. Ci fa allontanare dalla strada che credevamo fosse quella giusta per noi, e ci scaraventa in luoghi che non pensavamo di poter mai visitare o percorrere.

Perché ad alcune esperienze è impossibile restare indifferenti.

È impossibile…

 

 

 

 

 

 

Unexpected

 

 

 

u

 

 

 

“Lacrime e baci”

 

La stagione di maggio ad Hogwarts era piacevole e l’aria frizzante. Non era molto calda, ma mitigata dal sole che riprendeva a sbucare dalle nuvole che quasi costantemente lo nascondevano per tutti i mesi invernali. Ed il paesaggio verdeggiante tutto intorno si beava di quei raggi, che lo impreziosivano come il più raro degli smeraldi.

Ginevra Weasley adorava quel periodo dell’anno, e ne approfittava per studiare dopo le lezioni distesa sul soffice manto erboso del parco che circondava il castello. Ed in quel momento, scalza e con i capelli sciolti, fissava le pagine fitte del suo libro di Trasfigurazione, anche se in realtà non riusciva ad assimilare una sola parola di quello che leggeva. E avrebbe dovuto davvero impegnarsi, dato che i suoi G.U.F.O. erano alle porte.

Ma proprio la sua mente non ne voleva sapere di concentrarsi. Ed era tutta colpa sua, come sempre da quando aveva iniziato a frequentare Hogwarts. Colpa di quegli intensi e luminosi occhi verdi. Di quei capelli scuri perennemente spettinati. Di quel ragazzo dolce, sensibile, simpatico e coraggioso che gli rimbalzava in testa da anni, e che rispondeva al nome di Harry Potter.

Era assurdo, quasi patetico che ancora covasse tante illusioni su di lui. E doveva ammettere che le aveva provate tutte per toglierselo dalla testa. Ma tutte le sue precedenti relazioni, con ragazzi che non aveva mai realmente amato, nonostante tutto il suo sforzo, non erano valse a niente. Neanche l’ultima, con Dean, che era stata la più seria e la più intensa.

E, a peggiorare le cose, ora che si era lasciata con lui sembrava che Harry le girasse sempre attorno. Spesso nell’ultimo periodo si ritrovavano da soli a chiacchierare e scherzare. Tornavano dagli allenamenti di Quidditch assieme. Passavano le sere in sala comune con Ron e Hermione. Il ragazzo non le aveva mai parlato così tanto, né le aveva mai rivolto tante attenzioni come in quell’ultimo periodo.

A volte le era capitato di alzare lo sguardo ed incrociare i suoi occhi fissi su di lei, che subito distoglieva. E si era illusa che, magari, anche lui provasse qualcosa nei suoi confronti. Che forse c’era ancora speranza, dopo tutto questo tempo. Ma no, non doveva illudersi. Doveva tenere i piedi per terra. Non fantasticare, come al suo solito.

Si riscosse, realizzando che il sole era ormai quasi tramontato, e lei non aveva studiato neanche la metà delle dieci pagine che le erano state assegnate per l’indomani. Sbuffando, chiuse il libro con un colpo secco e lo infilò nella borsa. Presto sarebbe stata ora di cena, e se si dava una mossa, magari riusciva ad arrivare in tempo per fare la strada fino alla Sala Grande con lui, suo fratello ed Hermione.

Dannazione, era decisamente patetica…

Si infilò le nere scarpe lucide dell’uniforme e prese a risalire il parco, diretta alla sala comune, per lasciare in camera il peso della cultura che le affondava le spalle.

Svoltò un angolo, ritrovandosi in un corridoio deserto, quando un rumore colpì la sua attenzione. Proveniva da una porta alla sua sinistra. Era il bagno delle ragazze in cui albergava lo spirito irrequieto di Moaning Myrtle. Di sicuro era lei a fare quei versi.

Ma poi si arrestò. Non erano i soliti schiamazzi dello spettro; erano singhiozzi. Qualcuno lì dentro stava piangendo. Accostò l’orecchio alla porta. Non c’era dubbio, erano singhiozzi.

Pensò che forse era meglio non intromettersi. Se era lì dentro da solo a piangere, chiunque fosse, di certo non voleva essere disturbato. Ma quel pianto le rimbombava nelle orecchie.

Senza fare il minimo rumore, spinse leggermente la porta. Davanti a lei c’era un ragazzo biondo che le dava le spalle, con le mani appoggiate ai lati di un lavandino e la testa abbassata, scosso dai tremiti del pianto. Aprì di più la porta, che cigolò rumorosamente. Il ragazzo alzò di scatto la testa, e Ginny poté incrociare i suoi occhi grigi nel riflesso dello specchio. Non poteva credere a quello che vedeva; il volto sconcertato e rigato dalle lacrime che si rifletteva nello specchi era quello di Draco Malfoy.

Ginny rimase immobile, incredula, mentre Malfoy si voltò di scatto verso di lei.

< Weasley! > disse, con la voce rotta dal pianto.

< Ah, ehm, ecco > la ragazza era nel panico, non sapeva cosa dire. < Ho sentito qualcuno piangere, e mi sono chiesta chi fosse, se avesse bisogno d’aiuto… >

< Quei pezzenti dei tuoi genitori non ti hanno insegnato a farti i cazzi tuoi? >. La voce del biondo era sprezzante come sempre, ma insolitamente roca e bassa. La ragazza rimase immobile sulla porta. Non sapeva se in lei prevalesse in quel momento la collera per le abituali parole piene di cattiveria del Serpeverde o la pena per quel dolore che stava spingendo il ragazzo più antipatico di tutta Hogwarts a piangere chiuso in un lurido bagno.

< Va’ via > disse lui, con tono raggelante. Le lacrime continuavano a scorrere sul viso diafano.

< Posso fare qualcosa per aiutarti? >. Lo disse senza rifletter, senza che il suo cervello capisse quel che stava dicendo. E subito se ne pentì, quando il ragazzo la fissò con occhi sgranati. Che le era mai saltato in mente? Era pursempre Draco Malfoy, l’irritante e crudele figlio di un Mangiamorte, che odiava sia lei che tutta la sua famiglia, ricambiato con la stessa intensità.

< Aiutarmi? Tu? Una Weasley pezzente come te? > disse lui con fare disgustato. < Non essere ridicola. Cosa pensi di poter fare tu, insulsa ragazzina! >

Ginny non si mosse, non perché non volesse andare via, lontano da quegli insulti che il biondo le vomitava addosso. Ma perché le sue gambe non rispondevano ai comandi. La sua testa era troppo piena di quelle lacrime. l’espressione del ragazzo si fece più dolente, e i singhiozzi ripresero a scuoterlo. E Ginny vide Draco Malfoy accasciarsi a terra, sul sudicio pavimento di quel bagno abbandonato, e portarsi le mani a nascondere il viso.

Ginevra si chiuse la porta alle spalle, isolando il bagno dal resto del corridoio, e mosse dei passi incerti verso di lui. Si piegò in avanti, appoggiandosi sulle ginocchia, e posò una mano sulla schiena tremante di Malfoy, che sobbalzò a quel contatto, ma non alzò il viso.

< Che ci fai qui, Weasley? > lo sentì singhiozzare tra le mani. < Va’ via! Lasciami in pace! >. Ma Ginny rimase, massaggiando leggermente la schiena del ragazzo, con un tocco talmente lieve che non era certa lui lo potesse percepire.

Inaspettatamente, Draco si mosse verso di lei e si aggrappò al suo maglioncino, appoggiando la testa sulle mani chiuse a pugno. Non smetteva di piangere, curvo sulle ginocchia di lei, tremando convulsamente. Un pianto disperato. E la ragazza si commosse di quel pianto, di quel dolore, e sentì gli occhi inumidirsi. Ma non permise anche alle sue lacrime di scendere. Si fece forza, ricacciandole indietro.

< Vuoi… > disse con un filo di voce, che tradì le sue emozioni. < Vuoi dirmi che è successo? > chiese gentilmente.

Draco scosse la testa < No > disse. < Maledizione, no… Tanto sarebbe tutto inutile… >.

Ginny non chiese altro. Solo cinse le spalle del ragazzo con le sue braccia minute, e attese in silenzio che i singhiozzi si calmassero.

Se glielo avessero detto in qualunque altro momento che avrebbe consolato un affranto Malfoy, di certo avrebbe risposto che no, era impossibile; che solo un pazzo masochista e sadico avrebbe mai fatto una cosa del genere. Ed ora, contro ogni sua aspettativa, si trovava lì, china sulla persona che forse odiava di più al mondo, con le braccia sulla sua schiena tremante. E non sapeva dire perché lo facesse. Era assurdo. Era illogico. Ma rimaneva lì, seduta sulle ginocchia, con le mani di lui strette attorno al maglione della sua divisa e il viso pallido che versava lacrime calde sulle sue cosce.

Il ragazzo parve calmarsi, a poco a poco, e allentò la presa sul suo maglione. Automaticamente, anche lei smise di abbracciarlo e Draco si risollevò. Gli occhi grigi, arrossati e gonfi, si fermarono nei suoi. Non l’aveva mai guardato da così vicino. Forse, non l’aveva mai guardato direttamente in viso. E si accorse per la prima volta di quanto fossero delicati e belli i tratti di quel viso pallido come l’avorio. Le sopracciglia arcuate e sottili, il naso diritto e non troppo pronunciato, la mascella delicata, le labbra carnose. Aveva un aspetto quasi androgino ed infantile.

L’espressione del ragazzo era estremamente vulnerabile. Draco distolse in fretta lo sguardo e lo fissò su un punto indefinito del pavimento. Parlò a voce bassa, calma; in cui non c’era il solito disprezzo che era abituata a sentir uscire da quella bocca quando si rivolgeva a lei.

< Per favore… Weasley… vai via >. Si rialzò in piedi, come fece anche lei, e le diede le spalle, camminando in direzione dei cubicoli dei gabinetti, fino a fermarsi con le braccia incrociate infondo alla stanza.

Ginevra fissò in silenzio per qualche attimo le spalle larghe del ragazzo e la sua nuca biondissima. Ora, non tremava più. Si girò e si diresse verso la porta. < Scusa, se ti ho disturbato > disse prima di aprire la porta e richiudersela alle spalle.

 

 

 

 

 

< Era ora! Ginny, ma che fine hai fatto? >

Demelza, come sempre, le aveva tenuto il posto. Ginny si sedette accanto alla compagna.

< Allora? Dove sei stata fino ad adesso? >

< Eh? Ah, si, scusa. Sono stata giù al parco e mi si è fatto tardi >. Disse Ginny.

Era ancora sconcertata per la scena cui aveva appena assistito. Ancora negli occhi il viso pallido e solcato dalle lacrime di quell’odioso ragazzo.

Scosse la testa e si versò nel piatto una grossa porzione di sformato di carciofi e tortino di carne. Ma non si sentiva affamata, quindi lasciò il piatto intatto per qualche minuto, contemplandolo assente.

Alzò la testa e, senza volerlo, puntò lo sguardo sul tavolo dei Serpeverde, verso il lato occupato dagli alunni del sesto anno. Lui non c’era. C’erano solo quei due energumeni dei suoi amici, Crabbe e Goyle che ingurgitavano cibo a grossi bocconi; ma tra di loro non spiccava come sempre la capigliatura sfavillante di Draco.

< Ehi. Ci sei? >. Ginny si riscosse, distogliendo lo sguardo dal tavolo dall’altra parte della sala, e incrociò gli occhi scuri di Hermione, la sua migliore amica, che la fissavano dubbiosi. < In che pianeta sei stavolta? >

La ragazza divenne rossa in viso, reazione che purtroppo le capitava fin troppo spesso (eredità Weasley, come i capelli cremisi e le lentiggini), e accennò un sorriso spostando lo sguardo sugli altri commensali di fronte a lei. Harry la stava guardando da dietro le spesse lenti, con espressione dolce, e sentì le guance imporporarsi se possibile ancora di più.

< Sai, ti abbiamo aspettato in sala comune per scendere a cena insieme > disse sorridendole Hermione. Uno dei suoi sorrisi ammiccanti e sornioni, di chi sapeva più di quanto dicesse.

Era la sua consigliera, la sua spalla, il suo punto fermo tra un mare di vorticanti incertezze. A lei, e soltanto lei, aveva confidato tutto di quell’amore morboso e irrazionale che provava per Harry. E lei, pazientemente, era stata ad ascoltarla ogni qualvolta ne aveva avuto bisogno, consigliandola su cosa potesse fare per toglierselo dalla mente.

Aveva passato un brutto periodo, la dolce Hermy, quell’ultimo anno; e stranamente la cosa era coincisa con la relazione tra suo fratello Ron e Lavander Brow. E, ancor più stranamente, ora che i due si erano lasciati, sembrava più pimpante e felice che mai. Hermione era molto riservata e non amava parlare di sé, specie di questioni sentimentali, ma non serviva certo un veggente per rendersi conto che la ragazza era totalmente cotta di quel ridicolo spilungone dalla faccia costantemente inebetita che era suo fratello.

Che gusti assurdi aveva Hermione. Era la ragazza più intelligente di tutta Hogwarts. E non era neanche tanto male, a parte quella matassa indistricabile di capelli bruni perennemente scompigliati. Avrebbe potuto avere chiunque volesse.  Ma lei aveva occhi solo per Ronald Weasley.

< Scusate > fece Ginny rivolta all’amica. < Non mi sono resa conto di che ora fosse >.

< Vabè, non importa >.

< Ehi, Ginny >. Il suo cuore mancò un colpo, nel sentirsi chiamare da quella voce. Si voltò e rivolse ad Harry un luminoso sorriso. < Domani sera ci sono gli allenamenti >.

< Anche domani? >. Erano settimane che non facevano che allenarsi per la partita contro Corvonero, che ci sarebbe stata quella domenica.

< Non vorrei stressarvi così, ma è l’ultima partita, è decisiva… >.

< Si, lo so. Tranquillo, Harry, non mancherò. Fidati, la vinceremo noi stavolta >.

< Mi fido >.

Per le mutande di Merlino, quant’era dolce…

 

 

 

 

 

La graziosa stanza circolare era immersa nel più profondo silenzio. Le candele erano spente e l’unica fonte di luce erano i tenui raggi di una luna calante che entravano dalla finestra lasciata aperta per far entrare la fresca brezza notturna, che trasportava gli aromi floreali della primavera.

Ginevra era distesa sul suo letto, supina, con i setosi capelli rosso fiammante sparsi sulla trapunta dalle stesse tonalità. Amava quei momenti di solitudine, in cui si ritrovava da sola nella sua stanza a fare il punto della situazione. Non che fosse una ragazza solitaria o scostante, ma le piaceva ritagliarsi spazi  che fossero solo suoi, dove ascoltare con attenzione i suoi pensieri, riflettere sulle preoccupazioni che l’assillavano, o, più semplicemente, gustarsi il rumore assordante che poteva procurare un intenso silenzio.

Ripensò a qualche ora prima, al bagno delle ragazze al primo piano. Ricordò il volto pallido e sconvolto di Draco Malfoy.

Chissà cos’era che lo rendeva così infelice. Chissà quale grande problema lo aveva portato a sciogliersi di lacrime chiuso in un bagno. Addirittura, ad accettare che lei, una perfetta estranea, una delle persone che più odiava da sempre, lo consolasse.

Era la prima volta che provava compassione per Malfoy. In verità, non avrebbe mai creduto di poter accostare quel sentimento a quel cognome. Perché infondo, Draco Malfoy era solo un nome e un cognome; era una provocazione, un insulto. Non l’aveva mai considerato come una vera persona, capace anch’essa di provare sentimenti che non fossero odio e disprezzo. Non si era mai posta il pensiero che forse anche lui, anche uno come lui, si potesse sentire solo, o triste, o affranto. Non si era mai domandata se le azioni che compiva derivassero da un disagio profondo che covava dentro di se, e che cercava di mascherare con gli insulti.

Pensando a tutto ciò si sentì profondamente stupida e superficiale.

< Weasley >

Una voce la riscosse. Si tirò sui gomiti, ispezionando con gli occhi la stanza buia. Non c’era nessuno lì dentro.

< Weasley! >

Di nuovo sentì chiamare il suo cognome, sottovoce. Si voltò stavolta in direzione della voce, e vide alla finestra un volto pallido incorniciato da capelli chiari.

< Malfoy? > disse incredula, alzandosi dal letto e dirigendosi verso la finestra, aprendola ancora di più. Di fronte a lei, il ragazzo era a cavalcioni del suo manico di scopa, imbacuccato nel mantello nero e la sciarpa verde-argento della sua casa. < Che ci fai qui? >

< Faccio un giro notturno sopra il parco > disse lui con voce noncurante, come se fosse la risposta più scontata che potesse ricevere.

< Oh, certo. E hai pensato bene di venire a farmi un salutino, giusto? > aggiunse lei, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia.

Il ragazzo non rispose, solo guardò altrove, con la sua solita espressione dura e scostante. Era strano pensare al suo viso di poche ore fa.

< Come la metti se ti scopre qualcuno? > chiese la ragazza.

Malfoy sbuffò una risata sprezzante. < Sciocchezze. Sono anni che volo di notte e non mi ha mai beccato nessuno >. Rimasero di nuovo in silenzio. Il biondo si schiarì la voce. < Comunque, già che sono qui… >

< Stai tranquillo > lo precedette sul tempo la ragazza, < non ne farò parola con nessuno >.

Malfoy la fissò con i suoi occhi chiari, che riflettevano i raggi lunari come uno specchio. Ginny rimase per qualche attimo interdetta, colpita che quello sguardo tanto intenso provenisse proprio da Draco Malfoy.

< Bene > disse il ragazzo, distogliendo nuovamente lo sguardo che puntò verso il cielo stellato. < Si, be’… l’hai capito al volo, brava. Dopotutto, non sei tanto male, per essere una Weasley >.

La rossa sollevò le sopracciglia, indecisa se arrabbiarsi o essere divertita da quelle parole. < Devo prenderlo come un “grazie”? >.

< Prendilo come ti pare > fu la risposta del ragazzo. Poi strinse le mani sul manico lucente e virò, allontanandosi dalla finestra .

Ginny rimase immobile alla finestra, fissa sulla sagoma del ragazzo che si allontanava a gran velocità. Senza che lo volesse, un sorriso le increspò le labbra rosse.

 

 

 

 

 

Il sole era alto sul campo di Quidditch, quella domenica di maggio. La finale del torneo di Quidditch di Hogwarts, Corvonero contro Grifondoro era iniziata ormai da un’ora e le due squadre conducevano il gioco in parità.

Ginny, in sella al suo manico di scopa, volteggiava tra le porte. Era madida di sudore, e le gambe e le braccia gli dolevano. I ciuffi di capelli che sfuggivano alla sua coda le si incollavano sul viso, dandole il solletico. Un barlume dorato le sfreccio davanti agli occhi.

< HARRY! IL BOCCINO! > gridò in direzione del cercatore, che sentendola virò subito verso la scintilla dorata che ora schizzava lontano da lei. Anche Cho Chang, la cercatrice di Corvonero, si era accorta del boccino, e ora si dirigeva nella stessa direzione del ragazzo il ragazzo.

I due cercatori viaggiavano alla stessa velocità, l’uno accanto all’altra, le spalle che si toccavano e le braccia tese davanti a loro. < Forza, Harry > ripeteva Ginny a bassa voce, fissando le acrobazie dei due Cercatori. < Forza >.

In un lampo, un movimento quasi impercettibile, Harry diede uno strattone alla sua scopa, che prese lievemente velocità. E la sua mano si chiuse attorno alla piccola pallina dorata, ingabbiandola.

< Ed Harry Potter ha preso il boccino. Che bravo >. La voce eterea e sognante di Luna Lovegood riecheggiò per tutto lo stadio. Madama Bumb fischiò. La partita era finita. E Grifondoro aveva vinto.

Ginny scese in picchiata verso il suolo, fino a frenare dolcemente e scendere dal manico di scopa, sollevandolo in aria, esultando a gran voce. Uno ad uno, anche gli altri della squadra presero a scendere. Si abbracciarono, stingendosi commossi per la gioia. La rossa stinse in un forte abbraccio il fratello, che era planato esultando e ridendo, col volto rosso per lo sforzo.

Harry stava scendendo in picchiata tra le acclamazioni del pubblico, nelle sue mani Ginny vedeva ancora il luccichio delle ali dorate del boccino. Con una virata esperta fu in piedi sul terreno sabbioso. La ragazza gli corse incontro, gettandogli le braccia al collo. < Sei stato fantastico! > gli disse sottovoce, e sentì le braccia forti di lui salde attorno alla sua schiena, schiacciandola al torace madido di sudore. Rimase stretta a lui, beandosi del calore di quel corpo, elevato per l’attività fisica come lo era anche il suo. La sua fragranza era ancora più accentuata del solito. Poi, d’improvviso, sentì le mani del ragazzo risalire, fino ad afferrarle il viso, scostandolo dal petto, e le sue labbra si ritrovarono vincolate in quelle sottili del ragazzo.

Fu qualcosa di immediato, istintivo. Non capiva neanche lei se fosse vero o solo frutto della sua immaginazione. Chiuse gli occhi e si sciolse in quel bacio. Il loro primo bacio. Erano soli in quel campo, nessuno’altro intorno. Schiuse le labbra, e anche Harry fece la stessa cosa, e sentì il gusto della sua lingua, che giocava con lei. Si strinse ancora di più al ragazzo, persa tra le sue labbra dal retrogusto salato per via del sudore.

Non avrebbe saputo dire per quanto rimasero immersi in quel bacio. Capì dove si trovasse, e quanti spettatori stessero assistendo alla scena, solo quando sentì la sua bocca allontanarsi. E le orecchie furono invase da fischi e applausi che provenivano dagli spalti. Ancora abbracciata a lui, voltò la testa in tutte le direzioni. La squadra li stava fissando ad occhi sgranati, specie suo fratello, che al contrario del solito era pallido come un lenzuolo con le lentiggini che quasi lampeggiavano a contrasto con quel colorito.

Spostò di nuovo lo sguardo su Harry, che la stava fissando con quei suoi magnifici occhi verdi, così espressivi e intensi, da dietro le lenti sporche degli occhiali. E non ebbe più dubbi. Il suo sguardo trasmetteva una dolcezza infinita, una gioia autentica. Il suo corpo fu pervaso da un calore mai provato prima, e sentì le guance bruciare. Il ragazzo la stinse, poggiandole la testa al torace e appoggiando la sua guancia sulla nuca di lei.

< Ti voglio bene… > lo sentì sussurrare.

< Anch’io > disse lei, con la voce spezzata dall’emozione.

 

 

 

v

 

 


 

 

Rieccomi. Spero che la prima parte di questa storia vi abbia incuriosito almeno un po’. Insieme a questa ne sto pubblicando anche un'altra, quindi forse sarò un po’ lentina nell’aggiornare i capitoli, ma giuro che non abbandonerò nessuna delle due.

Fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego.

Buona lettura a tutti.

M.

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Capitolo 2
*** Reazione ***


d2

Unexpected

 

 

u

 

 

“Reazioni”

 

La Torre di Astronomia alle due di notte era il posto ideale per chi volesse godersi un cielo stellato senza essere disturbato da rompiscatole indesiderati o sgallettate vogliose.

Erano anni ormai che Draco Malfoy di notte inforcava il suo prezioso manico di scopa e si rifugiava lassù. E nell’ultimo anno scolastico lo aveva fatto ancora più spesso. Ogni qualvolta che voleva stare da solo. Ogni volta che poteva. Per cercare di alleviare quel soffocante peso costantemente presente nel suo petto, che gli impediva di respirare. Lo stesso peso che lo aveva fatto correre a rinchiudersi in quel lurido bagno, per non essere disturbato. Per poter piangere da solo tutta la sua disperazione.

Si sbottonò la manica sinistra della camicia e l’arrotolò fin sotto al gomito. Nell’interno del suo avambraccio, sulla pelle bianca come l’avorio, marchiata indelebilmente la causa della sua sofferenza.

Aveva adempito al suo destino, come suo padre voleva. Era stato fatto Mangiamorte, per la gioia della sua famiglia. Per l’orgoglio di suo padre. Ed ora doveva provare la sua fedeltà al Signore Oscuro. Doveva dimostrare quanto devoto gli fosse, per riscattare la sua famiglia. E per fare questo doveva uccidere.

Ma lui non era devoto.

Non era motivato dai principi che suo padre aveva cercato di trasmettergli. Non li capiva, non riusciva ad accettarli fino in fondo. Non capiva davvero le ragioni di tutto quell’odio, di tutto quel dolore, di tutta quella morte.

E aveva paura. Una paura tale che lo paralizzava. Cazzo, si sentiva indifeso e solo come un bambino che perde la mamma in un luogo affollato, che piange e grida, senza riuscire ad attirare l’attenzione di nessuno. Era come vivere in un costante incubo. Era come soffocare.

Per questo era corso in quel bagno. Per sfogare tutta la sua frustrazione. Tutto il suo dolore. Tutta la rabbia e la paura che aveva dentro di sé. Da solo. Piangere da solo.

Ma non era stato solo a lungo.

La porta era stata aperta. Ed era entrata la piccola Weasley pezzente. La figlia di quei babbanofili. L’adorante ammiratrice di Potter e la sua combriccola. Tra tutte le persone che potevano entrare in quel momento, quella era di certo l’ultima che avrebbe voluto lì dentro. Seconda forse solo al suo amichetto sfregiato.

E dannazione, le aveva detto di andarsene. Di lasciarlo in pace. Voleva stare solo. Solo, per la miseria. Ma quella pezzente non se n’era andata. Anzi, la scema era rimasta a consolarlo. Che ragazza patetica e sciocca! Non voleva essere consolato. Non da lei, soprattutto.

Ma le sue braccia si erano strette intorno alle sue spalle e lui si era lasciato andare ad un pianto disperato. Aveva ceduto alla sua vulnerabilità.

Che umiliazione. Lui, un Malfoy, discendente di una delle più illustri famiglie di maghi che mai avessero attraversato la Gran Bretagna, accucciato su un pavimento sudicio, in lacrime. E una sporca Weasley a consolarlo.

Inaccettabile.

Ma, in effetti era stata… gentile. Non aveva detto niente di quella storia. E non aveva fatto recriminazioni. Si era solo limitata a stargli vicino mentre lui si scioglieva in lacrime amare sulla sua gonnella plissettata.

Che strano. Forse aveva ragione Zabini, quando diceva che non era affatto male quella Weasley. Perché non aveva mai visto due occhi guardarlo con tanta dolcezza come in quel bagno avevano fatto i suoi. Profondi e luminosi occhi scuri.

Ma andiamo, era ridicolo. Quella pezzente non meritava nemmeno uno dei suoi pensieri. Era stata gentile, ma non cambiava le cose.

Non cambiava niente.

 

 

 

 

Per tutto il castello la notizia della nuova coppia Harry Potter e Ginny Weasley si era diffusa di bocca in bocca come un’epidemia. E non c’era tanto da stupirsi, visto il memorabile bacio che si erano scambiati i due nel mezzo del campo di Quidditch alla fine della partita Corvonero contro Grifondoro. Tutti avevano assistito a quella romantica scena da romanzetto di bottega, dai professori agli alunni del primo anno. Probabilmente l’unico che si era perso quella fantastica scena era stato Draco, che in quel momento era troppo occupato per starsene a vedere una partita di Quidditch.

Ma Pansy non aveva perso certo tempo, facendogli una dettagliata, e alquanto disgustosa, descrizione di ogni particolare di quello sdolcinato bacio appena l’aveva incontrato nella sala comune.

< Ti giuro, la scena più schifosa a cui si potesse assistere > aveva raccontato l’amica, sprofondata scompostamente sul divano, mentre si accendeva una sigaretta. < E poi in quella maniera, davanti a tutti! Credevo che si sarebbero spogliati e l’avrebbero fatto lì sul campo. Cavolo, se ci ripenso vi vengono le forze di stomaco. Credimi, Draco, è stata una fortuna per te non esserci >.

E Draco doveva proprio dire di essere d’accordo con lei. ma non era potuto scampare ai bombardamenti di commenti che aleggiavano ovunque. Potter e la Weasley , la coppia del secolo.

Dannazione, erano patetici. Specie quando passavano per il castello, mano nella mano, parlando a bassa voce di chissà quali importanti segreti. Lui l’accompagnava davanti all’aula prima di dirigersi nella sua, e la salutava con un bacino sulla bocca. Da carie ai denti… E durante i pasti lei lo imboccava. E lui le scostava i capelli dagli occhi. Patetico…

Draco, in effetti, non sapeva come mai si fissasse tanto su quella coppietta felice. Non era certo la prima coppietta felice che si aggirava per Hogwarts, bastava dare un’occhiata in giro per vedere migliaia di ragazzi che si scambiavano effusioni per tutto il castello. Ma loro due, lo sfregiato e la pezzente, spiccavano particolarmente in quel pourpourrì di divise grigie. Era come se gridassero “Guardateci, guardateci!”. O almeno, a lui appariva così.

In quel momento era seduto in biblioteca e cercava di concentrarsi sulla sua lettura. Il giorno dopo aveva una verifica di Trasfigurazione. I tavoli tutti intorno a lui erano traboccanti di ragazzi che ripassavano, data la prossima fine della scuola e gli ultimi test in programma. Chi voleva sperare di alzare la sua media ora correva a abbuffate di tutto il programma finora svolto. E inoltre, c’erano i ragazzi del quinto e del settimo che dovevano affrontare i rispettivi G.U.F.O e M.A.G.O.. L’unico posto rimasto vuoto in tutta la biblioteca era quello accanto al suo. E pensare che durante l’anno quel luogo era praticamente vuoto, fatta eccezione per i soliti secchioni che si tappavano lì appena finite le lezioni, tipo quella mezzosangue di Hermione Granger.

Sentì un sospiro provenire dalla sua destra e alzò lo sguardo in quella direzione. In piedi, con due grossi libri tra le braccia, c’era la rossa Weasley, i capelli raccolti in una coda alta sulla nuca. Appena si era voltato lei aveva distolto lo sguardo, e le guance si erano fatte rosse come due ciliegie mature.

Aveva davvero un’espressione buffa, così imbarazzata. Si vedeva proprio che era a disagio. E in effetti, anche per lui era strano. Ma era così bravo a nascondere le proprie emozioni che la sua faccia era illeggibile; lo sapeva fin troppo bene.

La rossa era evidentemente in conflitto sul sedersi o meno accanto a lui. Che stupida ragazzina. Con quella faccia impacciata. Quasi lo faceva ridere. Lo guardò, e lui le fece segno di sedersi nel posto libero accanto a lui. Lei sorrise apertamente. Aveva un bel sorrise. Ma scomparve subito. E si accomodò al tavolo, prendendo a studiare le sue materie. Già, anche lei quell’anno aveva gli esami.

Draco riprese a leggere sul suo tomo di Trasfigurazione, paragrafo dieci, “Come trasfigurare parzialmente un oggetto”, sottolineando con la matita le parti più importanti. Ma era distratto. Il braccio scoperto fino al gomito della ragazza attraeva la sua attenzione. Porca miseria, ma quante lentiggini aveva! Tutti quei puntini chiari sulla pelle pallida e rosea. Davano quasi il mal di testa. Lei girò la testa verso di lui, e Draco si raddrizzò sulla sedia.

Qualche attimo dopo, un foglietto atterrò sopra il suo libro.

Come va?

c’era scritto. Ma come osava quella pezzente rivolgergli un bigliettino? Era forse impazzita? Già gli aveva permesso di “consolarlo”, dopo che era entrata in quel modo a rompere, e ora voleva anche fare conversazione?! Che idiota. Ma perché non se ne stava insieme al suo San Potter a sbaciucchiarsi da qualche parte?

Che te ne frega? 

 scrisse in risposta sullo stesso foglietto e lo ripassò alla ragazza. Con la coda dell’occhio osservò la sua reazione: sbuffò in un mezzo sorriso irritato, e accartocciò il bigliettino, gettandolo in terra. Poi si portò una mano alla tempia, come a volerlo isolare dalla sua vista, e si immerse nella lettura.

Tutto qui? Non aveva nient’altro da dire? E allora che gusto c’era?

Strappò un pezzo di pergamena e con la sua piuma di corvo, nera e lucida, scrisse

Mi hanno detto che quello tra te e lo sfregiato è stato il bacio del secolo. C’è chi dice che eravate lì per spogliarvi e farlo sul campo… Diamine, c’erano dei bambini che guardavano.

e lo passò sotto il braccio della ragazza, tornando a leggere il suo tomo. Si sforzò per non osservarla, ma non ci fu niente da fare e le sue iridi chiare si spostarono di lato. la Weasley era arrossita di nuovo, con un sorriso imbarazzato sul viso. Prese la sua piuma bianca e scrisse sullo stesso biglietto, passandolo poi con uno strattone deciso a Draco.

Fatti gli affari tuoi! E stai tranquillo, abbiamo aspettato di essere in camera per toglierci i vestiti…

Draco non riuscì a fare a meno di sorridere sotto i baffi. Spiritosa la rossina.

Complimenti, era ora che qualcuno sverginasse quel santarello del tuo Potty…

Lo passò di nuovo alla ragazza, e stavolta si voltò verso di lei, con la testa poggiata sulla mano, in attesa della reazione di lei che non tardò ad arrivare. Appena finì di leggere, la ragazza si voltò a fissarlo con occhi sgranati e bocca socchiusa. Si rigirò senza scrivere niente in risposta.

Per la miseria, era troppo divertente! Draco prese un altro pezzo di pergamena.

Allora l’avete già fatto?

Non sono affari tuoi.

Sarebbe un si, quindi.

No, sarebbe un fatti gli affari tuoi.

È un si.

Credi davvero che direi a te certe cose?

Guarda che io sono un esperto in materia. Posso darti ottimi consigli.

Non mi servono, grazie. E vorrei studiare, se non ti dispiace.

Quindi, qualcosa ne sai anche tu…

Stavolta, la ragazza prese a raccattare le sue cose da sopra il tavolo, e a infilarle nella borsa.

Draco la prese per un braccio. Era proprio permalosa. < Va bene, va bene! > disse. < La smetto. Ti lascio studiare >.

Lei esitò per qualche secondo, ma poi riaprì il libro di Cura delle Creature Magiche e si rimise a leggere. Draco fece lo stesso. Ma non era semplice concentrarsi, quando in testa gli frullavano così tante cose da scrivere, per vedere le reazioni sul viso buffo di quella piccola pezzente. Ma che gli prendeva?

Era più forte di lui. Fece per strappare un altro pezzetto di pergamena, ma si fermò subito.

Fu lei però a scrivere di nuovo.

Posso chiederti perché piangevi l’altro giorno?

Draco si irrigidì nel leggere quelle parole. Non era quello di cui voleva parlare, e lei non aveva alcun diritto di chiedere niente. Non le doveva spiegazioni, era lei che si era intromessa. Se si fosse fatta i cazzi suoi non starebbero nemmeno in quella situazione in quel momento. Cosa in quella stupida testolina rossa le faceva pensare che aveva anche solo una minima possibilità di sapere il perché del suo comportamento? Cosa le faceva credere che poteva osare immischiarsi negli affari suoi così tranquillamente?!

E inoltre, anche se avesse voluto spiegarglielo, cosa che non voleva affatto fare, che gli avrebbe potuto dire. Che piangeva disperato perche gli pesava essere un Mangiamorte? Perché quel tatuaggio sul suo avambraccio bruciava più di quanto qualsiasi ferita potesse fare? Perché era intrappolato in una situazione dalla quale non sarebbe uscito vivo? Perché di lì a poco sarebbe stato un assassino? Cosa avrebbe potuto dire, è Weasley pezzente?

No che non puoi, brutta stupida pezzente.

Scrisse in fretta, con mani tremanti, e glielo tirò sotto il naso. Non volle guardare la reazione stavolta, era troppo adirato. Il pezzo di pergamena volò di nuovo sopra le pagine del suo libro. Sotto le sue parole scritte con poca grazia, una soltanto, con la nitida calligrafia della Weasley.

Scusa.

Incredulo. Gli aveva chiesto scusa, per aver urtato la sua sensibilità forse. Si voltò di scatto verso di lei, che teneva il viso basso sui libri, le guance di nuovo rosse e gli occhi tristi. Un’espressione di rammarico. Dolce. Disarmante.

< We- >

< Ginny >

La voce familiare richiamò l’attenzione di tutta la biblioteca, facendo voltare molti sguardi incolleriti verso la porta.

Potter. Chi altro poteva essere tanto stupido da gridare a quel modo in una biblioteca.

La ragazza dalla chioma tizianesca si era voltata verso di lui. Potter aveva una strana espressione di incredulità mista a stizza sul viso nascosto in parte dagli occhiali tondi. Sorpreso, sfregiato, di vedere la tua piccola fidanzatina accanto al tuo peggior nemico? Tranquillo è tutta tua.

Lei si era subito alzata dalla sedia, raccattando borsa e libri, e dirigendosi di gran carriera verso il fidanzato che aveva preso sottobraccio sorridendo, per uscire con lui dalla stanza che finalmente era tornata alla sua solita quiete.

Draco riprese a leggere il suo testo di Trasfigurazione.

Nel posto accanto al suo c’era rimasto solo il bigliettino che si erano scambiati.

Scusa.

Scusa. Le aveva chiesto scusa…

 

 

 

Il muro dinanzi a lui scivolò di lato, rivelando l’entrata che conduceva alla sala comune. C’era molta gente quella sera nella stanza dalle pareti di mattoni grigi. Sembrava che tutti i Serpeverde del castello non avessero alcuna intenzione andarsene a dormire, consumando l’aria umida di quel posto.

Draco si diresse ai divani di velluto verde, dove erano seduti Blasie, Pansy, Millicent e Theodore.

< Ohi, Drake > lo salutò Theodor. < Dov’è che sei stato fino ad adesso? >

< In biblioteca > rispose il biondo, sedendosi tra Pansy e Blasie. La mora le passò il suo pacchetto di sigarette dal quale lui, come d’abitudine, ne estrasse una portandosela alle labbra e l’accese con la bacchetta.

< Ah, già. Trasfigurazione! > proruppe Theodor, battendosi una mano sulla fronte. < Cazzo! Me n’ero del tutto dimenticato! Domani prenderò una T >.

< Sai che novità, Theo > fece acida Millicent.

< Nott, sei il peggio. > aggiunse Blasie, stiracchiandosi sulla poltrona.

Ed eccoli là, i suoi amici. Intenti a chiacchierare del più e del meno. All’oscuro di tutto. Incuranti e tranquilli. Draco li osservava ridere e prendersi per il culo, mentre si gustava lentamente la sigaretta, soffiando via grosse nuvolette di fumo chiaro. Gli davano quasi urto tutti loro, così superficiali.

Ma infondo non poteva biasimarli più di tanto. Non aveva detto niente a nessuno. Gli unici tre a sapere tutto erano quei due gorilla ritardati di Crabbe e Goyle (gli serviva qualcuno che lo aiutasse),  e Dafne Greengrass, dato che vedendolo spesso nudo non poteva fare a meno di notare il marchio…

Spense la sigaretta nel posacenere e scattò in piedi.

< Dove vai Malfoy? > chiese Blasie.

< A dormire >

Senza aggiungere altro si diresse verso la porta dei dormitori maschili e salì le scale a chiocciola fino al secondo piano, dove era situata la sua stanza. Entrò nell’ambiente quadrangolare, in cui erano sistemati i cinque letti a baldacchino dai finimenti verde-argento. Lasciò cadere pesantemente la borsa ai piedi del suo letto e prese a sfilarsi la cravatta.

< Era ora che arrivassi > una voce soffice e calda giunse dalle sue spalle, facendolo sobbalzare. Draco si voltò, già consapevole di chi fosse il proprietario di quella voce. Nel suo letto, Dafne Greengrass era avvolta tra le coperte. I vaporosi capelli castani le ricadevano ondulati sulle spalle nude, incorniciando il suo viso aggraziato da eterna bambina: i grandi occhi chiari, le guance rosate, la bocca modellata come un piccolo bocciolo. Lo fissava con una dolce espressione voluttuosa e maliziosa.

< Speravo proprio di vederti stasera, Daf > disse Draco, osservando la ragazza.

< Be’ che fai, Malfoy? Non ti va di raggiungermi? > disse Dafne con fare malizioso, distendendosi sul letto, con la testa appoggiata ad una mano.

Draco non se lo fece ripetere due volte. Lasciò cadere la cravatta sul pavimento e andò a raggiungerla. Prese a baciarla appassionatamente, carezzando il suo corpo dalle forme generose e soffici. Le esperte mani di lei presero a spogliarlo con rapidità. E in breve tempo, Draco fu nudo e avvinghiato a quel corpo appassionato e sensuale.

Dafne Greengrass, compagna di classe e amante occasionale da tre anni. L’unica sempre disponibile a raffreddare i suoi bollori ogni qualvolta che ne aveva bisogno, senza domande, senza pretese. Concedendosi generosamente e appassionatamente. Non c’era niente che li unisse, lui e Dafne. Tranne il sesso che condividevano di tanto in tanto. Lei era l’amante perfetta: appassionata e prorompente tra le coperte e discreta e riservata fuori dal letto.

< Me ne devo andare? > chiese Dafne, una volta che entrambi ebbero ottenuto ciò che cercavano.

< Si, torna in camera tua > rispose Draco, rigirandosi tra le lenzuola sfatte.

La ragazza si alzò dal letto e lentamente si infilò l’uniforme.

< Grazie della compagnia, Daf > disse Draco, voltandosi verso di lei con gli occhi socchiusi.

Dafne si chinò verso di lui e gli sfiorò le labbra con un bacio. < Grazie a te > rispose infilandosi il mantello. E poi uscì dalla stanza, lasciandolo solo a rigirarsi nell’elegante letto a baldacchino, stiracchiando i lunghi arti dai muscoli asciutti.

Non c’era che dire, niente placa lo spirito come un po’ di ginnastica nel letto. Ora si sentiva perfettamente rilassato, in pace con il mondo. decisamente appagato e tranquillo.

Lo sapeva che era solo una pace passeggera. Dannazione, lo sapeva fin troppo bene. Ma era sempre meglio che quell’estenuante oppressione che notte e giorno lo schiacciava, lo consumava. Almeno Dafne, con le sue gentili concessioni, riusciva a tranquillizzarlo…

Be’, non proprio a tranquillizzarlo. Diciamo, a distrarlo. Non c’era modo di trovare tranquillità in quel periodo. L’ultima volta che si era sentito tranquillo era stato-

Draco si tirò a sedere sul letto.

L’ultima volta che si era di nuovo sentito tranquillo era stato in compagnia della Weasley. Tra le braccia di quella rossa pezzente.

 

 

 

v

 


 

Ecco il secondo capitolo. Scusate per il ritardo…

Fra poco partirò per le vacanze e non so se riuscirò ad aggiornare prima di partire.  E cercherò di aggiungere anche il capitolo dell’altra fic il prima possibile.

Ringraziamenti:

 

Dragonball93: grazie mille per la recensione, mi affatto un immenso piacere. Sono felice che ti piaccia il personaggio di Ginny, e non ti preoccupare non resterà con Harry per molto. Spero mi dirai che ne pensi anche di questo capitolo. A presto, baci.

 

mAd wOrLd: spero che il secondo capitolo ti sia piaciuto. Fammi sapere che ne pensi.

 

Diomache: grazie per il commento. Mi fa piacere che Ginny ti piaccia. E in effetti Draco appare forse troppo fragile, ma infondo io lo vedo proprio così: un ragazzo fragile che nasconde le sue paure e le insicurezze dietro una maschera di indifferenza e cattiveria. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, e spero che mi dirai che ne pensi.

 

Grazie alle 9 persone che hanno aggiunto questa storia tra le loro preferite. Vi giuro che non me lo aspettavo e mi fa un immenso piacere. E grazie anche a tutti quelli che leggono soltanto.

Spero che mi farete sapere che ne pensate, accetto volentieri sia critiche che complimenti.

Profusione di abbracci per tutti.

M.

 

 

 

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