Breathing, Living, Loving.

di Destiny_96
(/viewuser.php?uid=651281)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Breath ***
Capitolo 2: *** Second Breath ***
Capitolo 3: *** Third Breath ***
Capitolo 4: *** Fourth Breath ***



Capitolo 1
*** First Breath ***


Capitolo 1 - First Breath




Novembre 1866.

La pioggia cadeva fitta e fredda, bagnandole i piedi, che ad ogni passo sembravano affondare sempre più nella fanghiglia di foglie e terriccio del sottosuolo del bosco.
Procedeva a passo spedito, il cappuccio della mantella calcato in testa, mentre le sue due trecce bionde si erano ormai inzuppate.
Dalle fronde degli alberi, grosse gocciolone le cadevano in testa, dandole quel senso di imminente irritazione che poche cose riuscivano a provocarle.
Imprecò, maledicendo l'ennesima goccia che le bagnava il naso.
Gli occhi cristallini giuzzavano in ogni dove, pronti a cogliere ogni più piccolo dettaglio fuori posto.

Non era ben vista, al villaggio, Annika Gladstone, 16 anni.


Viveva da sola da ormai un anno e mezzo.
Il padre non l'aveva mai conosciuto, poichè morto prima della sua nascita.
La madre si era suicidata buttandosi sotto una carrozza, un anno e mezzo prima, a causa del forte shock subito nel vedersi lasciata dal compagno con il quale, ultimamente, stava.
Non aveva sorelle o fratelli più piccoli, nè più grandi.
Nè parenti.


Scorse la casa tra gli alberi.
Tuffò una mano nel cestino che usava quando, una volta a settimana, andava al villaggio a fare provviste, e che teneva ben protetto con la mantella, e vi tirò fuori la chiave dell'uscio.
Sbuffando, percorse gli ultimi metri che la separavano dal caldo camino.
Del fumo usciva dal comignolo.
Strano. -pensò- Sono sicura di averlo spento, prima di uscire.
Si avvicinò alla porta.
Il suo battito accellerò, mentre il suo respiro si faceva sempre più affannoso.
Poggiò una mano sullo stipite.
Passò le dita sull'uscio.
Spinse.
Con un sinistro scricchiolio, la porta si aprì.
L'interno era buio.
Il fuoco era spento, ma c'era odore di fumo.
Le braci erano ancora calde, segno che era stato spento da poco.
Chiunque fosse in casa sua in quel momento, doveva essersi accorto che lei stava arrivando.
Poggiò per terra il mantello e il cesto, e, sempre cautamente, si tolse le scarpe.
Afferrò una candela e la accese; poi salì le scale che conducevano al piano superiore.
I gradini di legno erano freddi e al contatto con la pianta del piede Annika rabbrividì.
Non erano bagnati, però.
Chissà da quanto tempo è qui... pensò, cercando di farsi coraggio.
Percorse il breve corridoio.
La porta della sua stanza era socchiusa.
Vi si avvicinò, cauta.
Aprì di scatto la porta.
La stanza era vuota.


La candela si spense.
Una mano fredda le tappò la bocca, mentre l'altra la stringeva vigorosamente in vita, tirandola contro al rispettivo proprietario.
Attraverso il vestito leggero poteva sentire il battito del suo cuore e il suo petto che si sollevava e abbassava quando respirava.
Era un ragazzo.
Più alto di lei.
Più o meno della sua età, a giudicare dalle dimensioni della sua mano che le premeva sul viso.
Trasalì.
Sentiva il suo fiato caldo sul collo.
Il respiro di lui era regolare. Lei invece riusciva ad inalare ben poca aria.
Una sensazione calda e piacevole la avvolse quando sentì le sue labbra posarsi sul suo collo.
Non è il momento giusto per lasciarsi andare con uno sconosciuto, Annika. si disse, cercando di ignorare la presenza di lui alle sue spalle.
Sentì qualcosa premerle sul collo, forte.
Non erano le labbra del ragazzo.
Si accorse di tremare. Tanto.
Perchè sto... la mente le diventò bianca, quando sentì un dolore lancinante dove prima sentiva pressione.
Chiuse gli occhi, mentre gocce di sangue impregnavano il pavimento.


Respirava. Stava respirando.
Era viva.
Se ne accorse perchè il collo le doleva.
Vi portò una mano.
-Ah...- gemette, ritraendola subito.
Aprì gli occhi.
E la prima cosa che vedette furono due limpidi smeraldi che la fissavano.








---------------------------
Angolo dell'autrice.

Buonsalve a tutti :3
Questa è la prima mia storia che pubblico qui, e spero che piaccia a tutti voi che ora state leggendo.
Penso si sia già capito qualcosa da questo primo capitolo, no? ;3
Grazie per aver letto, ringrazio in anticipo chi recensirà questo capitolo, chi -si spera- inserirà questa storia tra quelle che sta seguendo e anche chi, silenziosamente e di passaggio, spenderà quel quarto d'ora a leggere il mio lavoro ^^

Destiny.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Second Breath ***


Capitolo 2 - Second Breath





Era vicino.
Molto vicino.
Sentiva il suo respiro fondersi col suo.
Un sapore pungente, forte.
Non sapeva dire con esattezza di che si trattasse, però.
-Buongiorno.- le disse, avvicinandosi ancora di più.
Lo squadrò meglio.
Aveva la pelle chiara, pallida, che era in netto contrasto coi capelli neri come l'ebano e gli occhi di smeraldo.
Occhi profondi.
Che lasciavano tuttavia una sensazione amara in bocca.
Come di un passato offuscato, di una vita interrotta, spezzata. Di mistero.


Annika adorava i misteri.
Le piaceva quella sensazione di attesa, poi terrore, paura, infine sollievo, che le suscitavano quando, delle sere, si fermava a lavorare nella locanda del villaggio, e ascoltava le avventure che raccontavano, fieri, gli anziani, i soldati e i pescatori.
Storie che mettevano i brividi.
Che adorava collezionare, e tenere per se.
Anche se sapeva bene che, della paura, non bisogna mai averne troppa confidenza.
La paura colpisce, quando meno te lo aspetti. era solita ripetersi, ogni qualvolta ascoltava quelle storie, sebbene sapesse che, oh -sospirava-, della paura non avrebbe mai potuto farne a meno!
-D'altronde,- le aveva detto la proprietaria della locanda, -senza la paura, non sapremmo cosa sia il coraggio.-
Ma Annika, di coraggio non ne aveva molto.
Amava farsi prendere dal terrore, lasciarsi trasportare dai più macabri pensieri, e poi raggomitolarsi sotto le coperte, col solo gufare delle civette a tenerle compagnia.


Ma, la paura che aveva provato in quel momento, non le piaceva.
Era una paura triste, malinconica.
Era anche una paura dolce.


Si morse il labbro, cercando di trattenere commenti poco consoni ad una ragazza.
-Buongiorno un corno.- gli disse, tirandosi indietro.
Il ragazzo sospirò, andando ad appoggiarsi contro lo stipite della porta.
Era alto.
Tanto alto che, per arrivare a guardarlo negli occhi, avrebbe dovuto salire in piedi su uno sgabello.
Il suo metro e sessanta non la soddisfava affatto, visti i 30 cm buoni di differenza tra lei e il ragazzo -o chiunque esso fosse.
-Che bella frase da sentirsi dire di primo mattino. Dovresti essermi grata, giacchè ti ho trasportata fino al tuo letto e, già, non ti ho uccisa.-
-Non sei nella posizione per poterti rivolgere a me in questo modo. Dimentichi che ti sei introdotto in casa mia.-
E mi hai pure rifilato una paura scadente.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
Le si avvicinò, rapidamente.
Troppo rapidamente.
-Allora, permettimi di presentarmi.- le disse, ad un dito di distanza dal suo naso.
Se avesse singhiozzato, non solo le loro labbra si sarebbero potute incontrate, ma gli avrebbe anche rifilato una testata.
Si allontanò di un paio di passi.
Fece un inchino, facendo svolazzare la camicia bianca di volant che indossava.
-Mi chiamo William Haunted, e vengo da Londra.- disse, rialzandosi.
-Bene, Mr Londinese dei miei stivali. Ma non hai risposto alla mia domanda. Cosa ci fai in casa mia?-
-Oh....ero di passaggio.-
-Non mi pare una valida ragione per intrufolarsi in casa altrui.-
Il ragazzo rise di gusto.
Fece qualche passo nella stanza, per poi andare a sedersi accanto alla ragazza.
La camicia era sporca di sangue.
-Si. Non lo è, in effetti. Ma non bisognerebbe andare in giro a terrorizzare ragazze, no?-
Ah, per carità. Perchè non leva quell'espressione patetica dalla sua faccia? pensò Annika, a metà tra un conato di vomito e la voglia di tirargli una padella in testa.
-A rigor di logica. Ma...la verità è che adoro essere terrorizzata.- gli rispose, avvicinandosi al suo volto.
-Ohh...- disse il ragazzo, avvicinandosi a sua volta. -Allora, deduco che ti farebbe piacere sentire la mia "terrorizzante" storia.-
-Stranamente, si.-
I loro volti erano talmente vicini che i due riuscivano a vedere le screziature di colori negli occhi l'uno dell'altra.
E nuovamente, negli occhi del ragazzo, quel senso di amara tristezza.
Prese fiato.
-Diciamo che un pezzo grosso è sulle mie tracce. I miei ne han combinate un bel po', prima di decidere di buttarsi giù dal London Bridge. Due mesi fa.-
Gli occhi azzurri di Annika scintillarono.
Mistero.
-Non che io abbia combinato meno disastri, in due mesi...-
Terrore.
-Sai...possiamo dire che io sia...particolare. Non so se sia il termine giusto, ma ci dobbiamo accontentare. Ho...ucciso otto persone, in questi due mesi. Tutte...al medesimo modo.-
Paura.
-Ucciso...allo stesso modo?- chiese lei, quella sensazione famigliare del cuore in gola, i battiti forti e il respirare ansimato, quella sensazione che, oh, così tanto amava e voleva provare sempre di più, sempre di più!
William le indicò il collo, che le aveva fasciato.
La ragazza si guardò allo specchio.
Sciolse la fasciatura.
Due.
Due fori, sul suo collo.
Avvicinò il volto al ragazzo.
Ansia.
-Perchè non hai ucciso anche me?-
-Chi lo sa. Magari...volevo riservarmi il divertimento?-
Le disse, avvicinandosi al suo collo.
Lievemente, passò le dita sui due fori.
Lei era immobile.
Vi avvicinò il volto e, quando vi fu abbastanza vicino, le leccò le ferite.
Una fitta la percorse per la schiena.
Si spostò indietro.
-Chi sei tu?- gli chiese.
-L'ho detto, no?- rispose lui. -Mi chiamo William Haunted, e vengo da Londra. E, oltretutto...sono un vampiro.-
La guardò negli occhi.
Brillavano.
Cos'ha questa ragazza che non va? si chiese, stupito. Qualunque altra persona si sarebbe messa ad urlare. Minimo.
Le sollevò il mento con una mano.
I suoi occhi brillavano sempre di più.
-E ora dimmi...Non hai paura di morire?- le chiese, vicino, tanto che i loro respiri parvero fondersi.
-Io vivo, di paure.- rispose.


La morte non è nulla in confronto al vivere senza uno scopo. Perchè dovrei rinunciare alle mie paure per un po' di coraggio? Meglio vivere le paure fino in fondo, fino ad abituarsi ad esse, che sprecare tempo ed energie per cercare di sconfiggerle, no? D'altronde, se fossimo tutti coraggiosi, che senso avrebbe abbandonare i brividi che solo la paura può darti? aveva risposto Annika, quella volta, alla locandiera.







---------------------------
Angolo dell'autrice.
Rieccomi col secondo capitolo ^^
Due capitoli in un giorno, non male ;3
Spero che anche questo capitolo vi piaccia, credo che qui si siano meglio caratterizzati i protagonisti :3
Grazie per aver letto, ringrazio in anticipo chi recensirà questo capitolo, chi -si spera- inserirà questa storia tra quelle che sta seguendo e anche chi, silenziosamente e di passaggio, spenderà quel quarto d'ora a leggere il mio lavoro ^^

Destiny.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Third Breath ***


Capitolo 3 - Third Breath





Vivere di paure.
Non l'aveva mai pensata a quel modo.
Come poteva una persona vivere delle proprie paure?
Era irragionevole.
Lui, che era cresciuto nelle sue paure.
Che odiava le sue paure.
Gli avevano portato via tutto. Tutto!
Come poteva esistere qualcuno che amasse così tanto la paura? Che provasse piacere ad avere paura?
Irrazionale.
Una persona del genere...


...poteva davvero esistere?


Esisteva. Stava esistendo proprio in quel momento.
Era lì.
Davanti ai suoi occhi.
E...e pareva così fragile che, oh, solo sfiorandola sembrava di poterla rompere in mille piccole scheggie di cristallo.
Quegli occhi di cristallo, che brillavano ai freddi fremiti della paura.
Irrazionali, occhi lucenti.
Così limpidi che si poteva vedere attraverso.
Vedere...


...vedere cosa?


Vedere quella vita vivere di paura.
Le sue paure, insicurezze.
Ansie, terrori.
Misteri.
Quanta paura avevano visto quegli occhi? Quegli occhi limpidi...


Si possono amare, quegli occhi limpidi pieni di paure?
Si può amare, quella fragile esistenza corrotta dalla brama di più fremiti, di più terrore?
Si può amare, quella ragazza, che lo scrutava con quei suoi occhi, leggendogli l'anima?
Forse già lo stava facendo.
Non stava forse amandola sin dal primo istante?
Sin da quando aveva deciso di non ucciderla.


Era vicina.
Pericolosamente vicina.
Sentiva il suo respiro lieve.
Il suo cuore battere.
Stava vivendo.
Vivendo una vita buia e triste, dove le insicurezze erano dietro ogni angolo, e con loro quella piacevole paura che tanto adorava.
Come poteva lasciarla in quel baratro, in quell'oblio?


Quasi senza accorgesene, i loro respiri e i loro battiti erano all'unisono.
Aveva chiuso gli occhi.
E ora lui vedeva solo le sue labbra rosee.
Cosa voleva che facesse?
Voleva così tanto scoprirle, le sue paure? Quelle macabre, lugubri paure.
Allora, gliele avrebbe fatte conoscere.
...Nel più dolce dei modi.


I loro respiri erano ormai uno solo.
Sentiva il cuore di Annika battere rapidamente.
Sentiva come se gli stesse cancellando le sue paure.
Ma le sembrava così fragile e delicata.
Premette le sue labbra contro quelle di lei.
Erano dolci, vellutate.
Ne voleva di più, di quelle dolci sensazioni.
La teneva stretta.
I loro cuori battevano allo stesso tempo, e i loro corpi erano così vicini...
E un momento dopo, erano una cosa sola.


Si mise a sedere, quardando quegli occhi azzurri che lo fissavano.
Le sorrise, vedendola arrossire, le bionde trecce ormai sciolte che le incorniciavano il volto.
-Ho un bel po' di gente alle calcagna.- disse, sospirando.
-Tipo?- chiese lei, gli occhi scintillanti.
Mistero.
-Polizia londinese. Qualche investigatore privato. Consiglio dei Vampiri, e non mi chiedere cosa sia perchè ne so quanto te. E Sacra Inquisizione.-
-Consiglio....Sacra Inquisizione?- domandò.
-Non...non sono un vampiro normale.-
-Un vampiro normale? Cosa intendi dire?-
-Che per metà sono un essere umano. E l'altra metà un vampiro. Un mostro, ai loro occhi.-









---------------------------
Angolo dell'autrice.
Ed eccoci al terzo capitolo ^^
Spero che vi piaccia, anche perchè alcune parti mi sono risultate difficoltose da scrivere in modo decifrabile xD
Grazie per aver letto, ringrazio in anticipo chi recensirà questo capitolo, chi -si spera- inserirà questa storia tra quelle che sta seguendo e anche chi, silenziosamente e di passaggio, spenderà quel quarto d'ora a leggere il mio lavoro ^^

Destiny.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Fourth Breath ***


Capitolo 4 - Fourth Breath





-Mio padre era un essere umano. Mia madre una vampira. Ovviamente, non erano ben visti dal Consiglio. Così se la filarono a Londra. Iniziò a sparire gente. Poi nacqui io. E spariva ancor più gente. Vuoi saperne il motivo?- le chiese infine.
La ragazza lo fissò negli occhi.
-Tiro ad indovinare. Tuo padre vi procurava il pranzo.- disse, alzandosi, avvolta nel lenzuolo ruvido del letto.
-Pranzo è dire poco.-
-Spiegati.- domandò, aprendo l'anta dell'armadio.
-A me basta bere sangue una volta a settimana. Sarebbe nella norma delle scomparse nella periferia londinese.- disse il ragazzo, seguendo Annika con lo sguardo.
-Mentre la vostra cara madre necessitava di sangue fresco tutti i giorni, ho detto bene?- azzardò.
Prese dall'armadio un abito leggero di lino, che le avrebbe messo in risalto le forme, a giudicare dalla scollatura pronunciata.
-Ne conoscete, di cose.-
-So più di quello che dovrei, William.- disse. Lasciò cadere il lenzuolo, indossando poi biancheria e vestito.
Diede un rapido sguardo agli abiti del ragazzo, gettati alla meglio sul pavimento della stanza.
Dio, qui c'è bisogno di qualcosa di meno vistoso. E più pulito, magari. pensò, mentre raccoglieva gli abiti e li gettava al ragazzo.
-Sopra ci metti una mantella. Andiamo a prenderti qualcosa che dia meno nell'occhio.- disse, puntando le mani ai fianchi.
Lui obbedì, fissando la figura della ragazza.
L'abito le cadeva nei punti giusti, evidenziandone il corpo esile ma dalle forme pronunciate, il petto pieno, la vita sottile e i fianchi larghi.
Si sistemò i capelli, facendo due piccole trecce ai lati delle tempie e unendole sulla nuca.
Aprì poi un cassetto, tirandone fuori un sacchetto contenente un ingente somma di monete d'oro e d'argento.
-Queste basteranno, vi pare?- chiese, infilando il sacchetto in una tasca dell'abito.
-Quel che mi aggraderebbe sapere è dove e come avete guadagnato così tanti denari.-
-Temo che non ci metterete troppo a scoprirlo.- disse, uscendo dalla stanza.
Fece cenno al ragazzo di seguirla.
Scesero le scale, raggiungendo il soggiorno.
Annika staccò dall'appendiabiti due mantelle, passandone una al ragazzo.
-Se ti fanno domande, fai rispondere me. Se ti provocano, non reagire. Se ti dicono qualcosa su di me o ti pare che mi offendano, non farci caso.-
-Chi dovrebbe fare ciò?- chiese, indossando l'indumento.
-La gente in paese.- rispose lei secca, mettendo la sua mantella e afferrando un cestino ampio.
-Perchè dovrebbero?-
-Non gli piaccio. Sia per via della mia situazione familiare, sia per motivi concernenti le mie scelte di vita e lavorative. E ribadisco, non v'è bisogno che ti spieghi alcunch'è, capirai quando arriveremo in paese.-

Paura.
Scorreva veloce nelle sue vene.
Non era certo la persona migliore del villaggio.
Schietta, diretta, fredda.
Amava le storie agghiaccianti.

-Perchè non ribatti, allora? Occhio per occhio, dente per dente, no?-
La ragazza rise.
Una risata fredda e senza sentimenti se non l'intento di trasmettere un'aura di paura, pericolo, ansia, terrore.
-Amo la paura. Ma non sono certo così stupida da andarmele a cercare di proposito. Preferisco di gran lunga quando è la paura a venire da me. E' inaspettata. E' spietata. E' fredda e dolce allo stesso tempo.-
Indossò le scarpe ed uscirono di casa.
-Ed è per questo, che la amo.- concluse, girando nella porta la chiave.


Il sentiero era ancora coperto di foglie e fanghiglia, nonostante non piovesse più.
Alcune gocce gelide cadevano, di tanto in tanto, dai rami degli alberi spogli.
Annika imprecò quando una goccia le cadde nella scollatura dell'abito.
-Hai un linguaggio colorito, vedo.-
-Colpa del mestiere.-
-Ancora mi incuriosisce quale sia.-
-Gestisco un locale. Non chiedermi di che tipo.- lo freddò.
Il ragazzo fischiò, alzando il volto al cielo, ancora leggermente annuvolato.
I deboli raggi del sole gli colpirono la faccia, facendone risaltare l'incarnato pallido.
La ragazza lo guardò.
-Non diventi cenere al sole, eh?-
-I vantaggi di essere per metà vivo.-
-Gli svantaggi, invece?-
-Essere metà morto. Mai sentito il detto? Ama un vampiro, e il tuo cuore verrà colmato delle più temibili paure.?-
-No. Ma non ci vedo niente di male.-


Ansia. Terrore.
Sentiva sussurare le due parole dal vento.
Le entravano nelle orecchie, senza che riuscisse ad opporre resistenza.
I brividi ghiacciati le scorrevano giù per la schiena.


I suoi occhi luccicarono, sentendo il ragazzo pronunciare quella frase.
Ah -gemeva-, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di appropriarsi di tutte quelle paure, che l'attiravano così tanto.
-Niente di male? Se ti prendono potrebbero anche torturarti.- disse, chinandosi verso di lei.
-Ahh...- gemette, tirando a sè il ragazzo per il collo della camicia -Hai mai sentito la lama di un coltello puntata al collo?-
-Beh, no.-
-Io si. Più di una volta.-
-E...com'è?-
La ragazza sogghignò.
Lo strattonò velocemente verso di sè, togliendogli il respiro.
Premette le sue labbra contro quelle di lui, assaporando a fondo il sapore amaro di sangue che ancora aveva in bocca.
Si staccò pochi secondi, per poi riprendere una, due, tre, più volte.

William si lasciò andare contro il tronco di un albero, guardando le gote rosse di Annika e i suoi occhi cristallini che scintillavano.
-Hai chiesto com'era, avere un coltello puntato al collo, vero?-
Il ragazzo annuì, non trovando fiato per parlare.
-E se ti dicessi che è più asfissiante di questo bacio?-
-Non ti crederei.- rispose con ritrovate forze.
-Ah, davvero?-
-Credo che sia ancor più asfissiante.-
-Dici? Allora. Provamelo.-






---------------------------
Angolo dell'autrice.

*Emerge da un cumulo abnorme di cartaccia appallottolata.*
Massalve...........ah no, quel foglio mi serve...

Non ho postato per tanto, me ne rendo più che conto °^°
Maaaaa, eccomi qui, con il quarto - e spero atteso - capitolo.

*Se non era atteso, mando Annika a perseguitarvi nei vostri sogni <3*

Come sempre, grazie per aver letto, ringrazio in anticipo chi recensirà questo capitolo, chi -si spera- inserirà questa storia tra quelle che sta seguendo e anche chi, silenziosamente e di passaggio, spenderà quel quarto d'ora a leggere il mio lavoro ^^

Destiny.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2508705