La Profezia di Artemide - la Maledizione del Titano.

di AxXx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Mio Professore è uno Scorpione Gigante Assassino ***
Capitolo 2: *** Vengo Salvato da un gruppo di Ragazzine ***
Capitolo 3: *** Mi Fanno un Offerta Allettante ***
Capitolo 4: *** Un passaggio sul Sole ***



Capitolo 1
*** Il Mio Professore è uno Scorpione Gigante Assassino ***


            IL Mio Professore è uno Scorpione Gigante assassino!





Mi appoggia ad una colonna ai lati della pista da ballo, mentre tutti si divertivano, ballando come dei pazzi in pista. Dovetti fare un bello sforzo per non scappare via, mentre il mio udito fin troppo fine urlava disperato di uscire da quella stanza dove la musica mi feriva come un ago arroventato. Poco lontano mia sorella Kate si trovava nella stessa situazione. I suoi capelli neri, così simili ai miei (Solo più lunghi) gli ricadevano disordinati sul volto. Gli occhi argentei (Anche quelli identici ai miei) brillavano di luce folle. Sapevo che, se le regole di quella dannata scuola militare l’avessero permesso, avrebbe spaccato lo stereo a mani nudi e ucciso il DJ. Peccato non potessimo farlo senza essere considerati dei criminali.
Sospirai.

Mi persi ad osservare una ragazzina poco lontano che conoscevo appena di vista, così come il fratello: Nico e Bianca, mi sembrava si chiamassero. Come me e mia sorella erano gli esclusi della scuola, quelli da evitare. Eravamo entrambi spuntati all’improvviso, qualche anno prima ci eravamo letteralmente svegliati. Non ricordavamo nulla di noi stessi, solo che io mi chiamavo Jake e che lei era mia sorella Kate.

Le autorità ci mandarono in diversi college per farci aiutare, ma noi non eravamo adatti a quella roba: scappavamo sempre. I medici ci avevano diagnosticato una dislessia e un’iperattività, disturbi dell’attenzione che ci impedivano di rimanere tranquilli e fermi ai nostri posti. Inoltre non riuscivamo mai a scrivere o leggere in maniera corretta.

Il che era strano, visto che io ci vedevo più che bene. Anzi, vedevo quasi meglio di notte che di giorno. In più avevo una mira incredibile: la corsa e il tiro con l’arco erano gli unici sport che io e mia sorella praticavamo. (Credetemi, c’era gente che mi chiamava Robin Hood ed un motivo c’è).

L’ultima scuola in cui ci avevano spedito era quella (La peggiore di tutte): Westover Hall. Una scuola militare dove le regole andavano seguite alla lettera e spesso alla virgola.

Secondo voi quanto ci mettevano degli iperattivi come noi a finire nei guai? Nemmeno cinque secondi lì dentro ed eravamo già davanti al preside che si infuriava per aver distrutto un armadietto, incendiato una tenda e fatto a botte con un altro ragazzo.

La cosa ancora più strana era che eravamo riusciti ad arrivare a natale senza essere ancora espulsi, il che era un bene.

“Vuoi uscire!?” Chiesi a mia sorella, o meglio, urlai, visto che quasi non sentivo me stesso.

Kate scosse il capo: di regola non si poteva uscire dopo le otto, ma io e mia sorella uscivamo sempre di notte. Di solito ci sedevamo sul tetto delle scuole a guardare la luna. Provavamo un’attrazione incredibile per l’astro notturno, la sua luce argentea rischiarava le nostre notti e sembrava quasi che ci chiamasse.

Quella sera, però, eravamo legati ed eravamo costretti a rimanere lì per tutta la festa.

Che cavolo, non avevo nemmeno una dama con cui mettermi in coppia (Anche se non è facile ballare con le orecchie che ti esplodono) e mia sorella non era il tipo per queste cose. Non sapevamo fare solo due cose che ci rilassavano: Tirare con l’arco e correre.

Quando mi concentravo su quell’unico punto che era il centro del bersaglio, il mondo si scioglieva, il cuore pareva fermarsi, lasciandomi solo, concentrato, come se esistesse solo il bersaglio. E di solito non beccavo mai qualcosa al di fuori del centro. L’unica che poteva competere con me era mia sorella, che era un cecchino, praticamente.

Sospirai di nuovo, cercando di non pensare all’arco sportivo che tenevo in camera mia. Avrei voluto averlo con me. Il mio sguardo passò sulla folla, scorrendo volti che mi stavano fin troppo antipatici finché non scorsi un’imperfezione in quella massa.
C’era qualcosa di nuovo, diverso e strano, in quella festa. (Credetemi, ero in grado di farlo, non sapevo come, ma avevo un’intuitività incredibile). Feci di nuovo avanti e indietro tra la folla con gli occhi finché non vidi due ragazzi fermi in mezzo alla pista: uno era un ragazzo di quattordici anni dai lunghi capelli scuri mossi e gli occhi verde mare. Accanto a lui c’era una ragazza, abbastanza carina, che doveva avere la sua stessa età. Aveva capelli biondi e occhi grigi e doveva essere californiana, a giudicare dall’abbronzatura.

Ancora una volta mi stupii della mia stessa intuitività e di come riuscivo a cogliere particolari così precisi come il colore degli occhi, dalla distanza da cui mi trovavo.

“Li hai visti, vero?” Chiese Kate, con lo sguardo fisso verso di loro.
Annuii, anche lei era come me: sensi sviluppatissimi e iperattività al massimo. Anche lei riusciva a notare quei particolari che sfuggivano agli altri.

“Sì… nuovi?”

“Improbabile, non trovi?” Mi fece notare lei. “è Natale, l’anno è iniziato da un po’ troppo tempo.”

Vero, un punto a suo favore, ma allora che ci facevano lì? Perché stavano parlando con una ragazza dai vestiti e lo stile punk e con un ragazzo abbronzato che aveva l’odore di una capra di montagna? Scossi la testa, ignorando il mal di testa e i dubbi: era un po’ troppo tempo che mi affollavano la mente.

Era questo il problema di quando ti svegli a nove anni, senza memoria. Io e mia sorella non ricordavamo assolutamente nulla, della nostra infanzia. Non sapevamo nemmeno chi fosse nostro padre o nostra madre, nemmeno dove vivevamo, prima della scuola. L’unica cosa che sapevamo era che eravamo lì per via del tribunale: in quanto orfani avevamo un piccolo contributo statale che ci permetteva di vagare per le scuole.

“Ho una gran voglia di uscire da qui.” Borbottò mia sorella all’improvviso. Aveva l’aria di una pazza e gli occhi d’argento sgranati accentuavano la leggera luminosità che li avvolgeva.

“Tranquilla… ce la faremo a finire anche sta’ notte. Poi ce la diamo a gambe.”
Così ci ritrovammo a passare il tempo, cercando di non impazzire per la musica sempre più alta o per le luci che brillavano a ripetizione, ferendoci le retine. Spesso mi voltavo verso il vicepreside Thorn che continuava a rimanere fermo poco lontano da fratelli Di Angelo.

Non sapevo perché, ma lui mi piaceva sempre meno. Forse era per gli occhi bicolore?

Ero così stanco di quella festa che stavo per accasciarmi sul posto, quando mia sorella mi scosse, indicandomi con un cenno del capo, le scale su cui erano seduti i due fratelli.

Ma loro non c’erano più, erano spariti, proprio come il Dottor Thorn e il ragazzo che avevo visto prima si stava avviando proprio al piano di sopra, tenendo in mano una penna… no, era una spada.

“Stanno succedendo troppe cose strane, sta’ sera…” Borbottò Kate, inarcando le sopracciglia, pensierosa.

Di regola nessuno avrebbe ficcato il naso negli affari altrui, ma noi due non eravamo normali: se sentivamo odore di guai, per noi stessi o per altri, non potevamo fare a meno di dare un occhiata, soprattutto quando l’istinto ci diceva che stava succedendo qualcosa di pericoloso.

La cosa brutta era che, di solito, ci azzeccavamo: come due anni prima che avevamo scoperto che il nostro primo professore di storia voleva ucciderci con un’ascia e che aveva un occhio solo. Oppure l’anno prima, quando abbiamo scoperto un covo di serpenti nei sotterranei della nostra decima scuola. (Serpenti lunghi come un uomo e grandi come tronchi di albero).

Ovviamente tutto spariva quando noi lo dicevamo, così finivamo per essere considerati i pazzi di turno che devono fare gli egocentrici che non vanno bene a scuola.

Così, in quel momento, il nostro istinto vibrava anche più forte che in passato. C’era qualcosa di pericoloso, in giro, e noi non intendevamo starcene con le mani in mano.

Mentre il ragazzo dai capelli scuri procedeva cautamente, come un soldato, mi rivolsi a mia sorella: “Ti controlla in giro, magari c’è un altro monocolo con l’ascia o qualche altra colonia di anaconde.”

“Stai tranquillo… tanto so che hai paura dei serpenti.” Ridacchiò lei, facendomi la linguaccia.

Avevamo solo tredici anni, ma ogni tanto lei si comportava come una bambina di cinque. Adorava fare scherzi, trappole, come quando aveva scavato una buca, facendoci cadere la professoressa di ginnastica.

“Ok… andiamo…” Mi dissi, salendo le scale.

Per fortuna era sparito anche Thorn, che aveva la terribile capacità d riuscire a fiutare l’infrazione di regole a decine di metri di distanza. I miei piedi non facevano quasi rumore e seguivo il ragazzo come un ombra, quasi invisibile. Mi accucciavo dietro le colonne o le teche. Un'altra cosa su cui potevo contare era che, quando seguivo, o mi nascondevo, sembravo riuscire a mimetizzarmi quasi per natura, con ciò che mi circondava, soprattutto se ero all’aperto, ma me la cavavo bene, anche in un corridoio.

Per fortuna quel tipo non sembrava interessato a me e continuò tenendo in mano la spada puntata davanti a sé, illuminando con la sua strana lama il percorso quasi del tutto scuro, dopodiché si infilò oltre una porta, lasciandola semiaperta.

“Cosa diavolo succede?” Mi domandai, sottovoce, accostandomi alla porta per spiare l’interno.

C’erano i Di Angelo, il ragazzo e, in un angolo, completamente in ombra, il Dottor Thorn. Era così al coperto che non capii nemmeno io come potessi vederlo in quell’oscurità opprimente.

“Mi chiamo Percy, state calmi e vi porterò in un posto sicuro.” Sussurrò il ragazzo riccio, avvicinandosi per tranquillizzarli.

Ebbi una strana sensazione, e avrei voluto gridare aiuto, ma l’istinto mi diceva di tacere. Infatti vidi qualcosa che mi spaventò a morte: il Dottor Thorn aveva avuto uno spasmo e dal suo didietro era spuntata un enorme coda corazzata simile a quella di una scorpione, irta di spine affilatissime, una delle quali partì senza preavviso, colpendo il ragazzo più grande alla spalla.

La spina nera si era conficcata nella sua giacca inchiodandola al muro. Il ragazzo tentò di menare un fendente, ma era troppo lontano dal vicepreside per poterlo colpire.

Io ero paralizzato dalla sorpresa e dal terrore, ma mi imposi di non urlare, mentre il tipo che non credevo mio professore si avvicinava, entrando nel circolo di luce.

“So chi sei, Perseus Jackson.” Sussurrò con un accento strano che storpiò la J del cognome.

Quello, intanto, sembrava fare uno sforzo immani per non svenire, quasi la ferita gli bruciasse.

“CHE CAVOLO SUCCEDE QUI!!??” urlai nella mia stessa mente, trattenendomi dal farlo nella realtà. Sembrava di spiare una specie di raduno dell’orrore.

“Grazie per essere uscito dalla palestra, odio i balli delle medie.” Mentre parlava notai che il professore si era quasi trasformato: i suoi denti candidi si erano allungati diventando zanne. I suoi occhi brillavano, riflettendo la luce della spada e il volto si era fatto più feroce e affilato.

Un altro aculeo partì dalla sua coda nera e si piantò sul muro a pochi centimetri dal viso di Bianca di Angelo che strillò terrorizzata.

“Ora verrete tutti con me!” Annunciò trionfante. “In silenzio, da bravi… se proverete ad opporre resistenza o a chiamare aiuto, vi mostrerò quanto può essere precisa la mia mira.”

Ebbi appena il tempo di nascondermi dietro un angolo, prima che aprissero la porta. Benedii la mia abilità di nascondermi. Il vicepreside fece procedere i tre a passo sostenuto ed io li seguii, pur essendo spaventato a morte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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[Angolo dell’Autore]
Salve gente di Percy Jackson. Qualche tempo fa con la mia storia ufficiale, tutta mia, su questo fandom, avevo detto che avrei lavorato ad una storia del tutto personale, long è direttamente legata a Percy Jackson. Questa storia riprende l’arco narrativo da “La Maledizione del Titano.” Con l’aggiunta di alcuni personaggi di mia invenzione ricreando la storia, portando altre cose interessanti.
Questa storia non è del tutto mia, l’idea base viene da questa bellissima storia, scritta da Anna Love (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2285210 ) che io consiglio a tutti voi di leggere perché scritta molto bene e comprendere come il cacciatore batté Artemide. (Ho preferito, inoltre, mantenere l’anonimato del ragazzo per rispettare le scelte dell’autrice originaria).
Quindi ringrazio in anticipo Anna Love che mi ha dato una mano e ha accettato di farmi scrivere questa storia, grazie davvero.
Quindi, è il momento di salutarci. Vi prego di recensire, perché mi è sempre utile avere le vostre impressioni.

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Capitolo 2
*** Vengo Salvato da un gruppo di Ragazzine ***


                   Vengo salvato da un gruppo di ragazzine

 

 

 

 

 

 

Di solito quando una persona normale vede il proprio professore diventare un mostro con una gigantesca coda di scorpione dietro la schiena che spara frecce nere grosse come coltelli, scapperebbe a gambe levate, ma io non sono una persona normale.

Così mi acquattai nell’oscurità come un gatto a caccia e attesi che fossero abbastanza lontani, dopodiché li seguii si soppiatto, facendo attenzione a non farmi sentire.

A quanto pare l’uomo-scorpione aveva le idee chiare su dove portarli, perché non rallentò il passo nemmeno ad una svolta. Continuò a passo sostenuto, fino ad una delle porte sul retro che aprì senza indugiare, spingendo i tre fuori, con la neve che arrivava alle caviglie. A quanto pare non sembrava che si fossero accorti di me, il che era un bene, visto che non volevo finire infilzato da una di quelle punte che il mostro sparava dalla coda.

Continuai a stargli dietro, questa volta mi fu più facile, soprattutto visto che all’aperto. La luna sembrava splendere più del solito illuminando il mio cammino attraverso la foresta, quasi volesse aiutarmi.

Mi sentivo meglio, quando camminavo in mezzo agli alberi. Mi sembrava un posto migliore, un posto più adatto a nascondermi. Infatti fu per me, più facile seguirli, anche avvicinandomi un po’ di più. Mentre camminavo continuavo a spostare la mia attenzione verso l’enorme coda irta di spine appuntite, con il desiderio di non incontrarle mai. Avrei voluto avere Kate al mio fianco, ma sapevo che lei era andata a fare un giro per i fatti suoi. Sperai solo che avvertisse la polizia o che capisse da che parte ero andato. (Anche se dubitavo che i poliziotti ci avrebbero potuti aiutare.)

Finalmente si fermarono e io mi accucciai tra i cespugli, osservando con attenzione la scena. Erano usciti dal bosco ed erano sul bordo della scogliera che dava sull’oceano. Grossi cavalloni si infrangevano metri più in basso, sulle rocce, minacciosi e pericolosi. Mi sembrò che Percy Jackson stesse guardando speranzoso in quella direzione, ma non capii perché. Se si fosse lanciato si sarebbe sfracellato al suolo come niente.

Istinti suicidi?

Una mano mi tappò la bocca, strappandomi dai miei pensieri. Per un attimo mi irrigidii come un animale ingabbiato, ma subito la voce familiare di mia sorella mi rassicurò.

“Sssssh… sono io.”

Sospirai e mi rilassai, facendole segno di lasciarmi e di venirmi accanto. Eravamo entrambi sdraiati nella neve, mentre il tizio con la coda da scorpione parlava ai suoi ostaggio. Ero troppo lontano per riuscire a capire cosa, esattamente, stesse dicendo, ma sentii le parole: “Grande esercito.” “Carte e bamboline.” E “Grande risveglio.”

“Quel tipo è matto da legare.” Sussurrammo io e mia sorella nello stesso identico istante.

Ci guardammo e, malgrado la situazione sorridemmo. Eravamo fatti così: certe volte pensavamo e facevamo le stesse cose nello stesso tempo, quasi fossimo legati da qualcosa di più forte del sangue.

Poi un battito: eliche di elicottero.

“Per Zeus!!!”

L’urlo ci fece sobbalzare entrambi e vedemmo la ragazza e l’altro ragazzo con il pizzetto correre contro il mostro e i tre erano stati buttati a terra da una forza invisibile.

“Dobbiamo aiutarli…” Sussurrai, alzandomi.

Molti ora direbbero: sei matto! Quello è un mostro enorme, una specie di preside soldato con la coda da scorpione probabilmente velenosa per farti a fette! Sì, vero, ma come avevo già spiegato prima: io non sono una persona normale.

La ragazza punk aveva uno scudo con sopra incisa la testa di una donna con dei serpenti al posto dei capelli e una lancia che per un attimo volò verso la testa del preside-mostro che per un attimo considerai spacciato, ma la sua mano divenne una specie di zampa leonina che deviò l’arma. I due si affrontarono per qualche secondo, ma il vicepreside la mandò a terra, dopodiché mosse la coda e la bersagliò con una raffica di proiettili d’acciaio.

“Ehi!” Urlai, tirandogli un calcio in faccia.

Peccato che non avevo più davanti un uomo, ma un enorme bestione dal volto umano, la coda di scorpione e il corpo da leone.

“Una manticora!”

Accanto ai Di Angelo e a Jackson era apparsa una ragazza abbronzata dai capelli biondi e gli occhi grigi che mi guardava con occhi sgranati.

“E voi chi siete!?” Chiese la ragazza punk.

“No! Chi siete voi!” Sbottò Bianca di Angelo guardandoci tutti con occhi sgranati.

Se avessi potuto, avrei risposto, ma mi ritrovai sollevato dall’enorme coda del mostro che mi lanciò in aria come se non avessi peso. Per un attimo ebbi un fermo immagine dei volti stupidi di Bianca, Nico e Percy che mi guardavano spaventati, poi ebbi l’impressione di un presentatore televisivo che diceva: “Questo comportamento non è da imitare.” Dopodiché vidi il bordo della scogliere avvicinarsi pericolosamente.

“Preso!” Urlò mia sorella, afferrandomi per mano, appena in tempo per non farmi cadere di sotto. Per fortuna aveva degli ottimi riflessi.

“Grazie Kate!” Dissi, puntellando i piedi alla parete rocciosa per tornare su.

“Giù!”

L’urlo fu seguito da alcune urla e aculei che passarono sopra la testa di mia sorella. Sembrava che stesse davvero per esserci una battaglia contro quel coso che io credevo essere il mio vice-preside.
Riuscii a tornare su appena in tempo per ritrovarmi di nuovo a gambe all’aria con la coda che mi sfiorò la gola e per poco non mi ferii. Il tipo dagli occhi verdi alzò lo scudo e ci difese da altre punte che scavarono dei profondi solchi su di esso.

“Arrendetevi!” Urlò la manticora (Ma che diavolo è una manticora!?)

“Mai!” Gridò Talia, lanciandosi di nuovo contro il mostro.
Fu allora che l’elicottero ci raggiunse: una luce abbagliante coprì quella della luna, ferendo i miei occhi fin troppo sensibili. La ragazza punk non era messa in condizioni migliore e il mostrò la scaraventò via, facendo saltare scudo e la lancia.

Altri aculei scalfirono lo scudo.

“No!” Urlò il ragazzo Jackson.

Mi gettai dietro il suo scudo appena in tempo di evitare un’altra raffica di proiettili. Ottimo: mi ero ritrovato ad un raduno di gente pazza con un professore che spara aculei dalla coda e dei tipi che vogliono uccidere il suddetto professore, che proprio tanto professore non è a colpi di armi medievali (O antiche, visto che, non somigliavano nemmeno alle spade medievali).

“Ma voi siete quelli… senza cognome!” Disse all’improvviso, Bianca di angelo voltandosi verso di noi.

Sembrava sollevata di vederci, e allo stesso tempo, in ansia.

“Ottima osservazione… sì, siamo noi, anche se, in questo momento, c’è altro a cui pensare!” Risposi, afferrandola per la giacca e tirandola via prima che un altro aculeo le si piantasse nel braccio.

“Grazie…” Ansimò, sorpresa (O forse era spaventata? Non potevo darle torto)

“Non c’è di che…” Dissi senza troppa convinzione. Prima di ringraziarmi avremmo dovuto uscire da quella situazione.
Fortuna che il preside-scorpione non sembrava intenzionato ad ucciderci solo farci molto male. Inoltre un suon acuto e squillante ci fece intuire che erano arrivati i rinforzi.




 

 

[Pov Percy]

Qualcosa mi saettò accanto, come un raggio di luna. Il mostro sembrava sul punto di dire qualcosa, ma le parole gli si bloccarono in gola quando una freccia d’argento gli spuntò dalla spalla.
Il dottor Thorn arretrò di sorpresa, gemendo agonizzante.

“Maledette!” Gridò, scagliando una decina di aculei verso il punto della foresta da cui proveniva la freccia. A fermarli, però, furono una decina di dardi d’argento simili ai precedenti che spezzarono le spine del mostro a mezz’aria, tranciandole in due.

La manticora si strappò la freccia dalla spalla, ma capii che era ancora troppo forte perché io potessi affrontarla e mi limitai a difendere i due… no, scusate i quattro!?

Da dove erano spuntati gli altri due fratelli?

Erano due ragazzi, di un anno più piccoli di me: avevano corpi magri e atletici, di chi pratica sport regolarmente. I loro occhi erano oro argentati, come se avessero due lune al posto delle pupille e i capelli erano castano scuro.

Erano spuntati dalla foresta cercando di aiutarci, ma poi si erano ritrovati con le gambe all’aria a causa del mostro che li aveva gettati entrambi ai miei piedi.

Intanto, gli arcieri emersero dal bosco. Erano delle ragazze, circa dieci, forse un po’ di più. La più grande doveva avere, al massimo, quattordici anni, mentre la più giovane una decina. Indossavano tutte jeans e parka d’argento ed erano armate di archi. Avanzarono verso la manticora decise.

“Le cacciatrici!” Esclamò Annabeth.

Accanto a me, Talia mormorò: “Oh… fantastico.”

Sembrava scontenta del loro arrivo, ma non ebbi l’opportunità di chiedere spiegazioni.

Una delle arciere più grandi fece un passo avanti con l’arco teso. Era alta e armoniosa, con la pelle ambrata. Aveva sulla fronte un cerchietto intrecciato color argento. Con i capelli scuri e quella carnagione esotica aveva l’aspetto di una principessa persiana in abiti moderni. “Ho il permesso di uccidere mia signora?”

Non capii a chi si stesse riferendo, dato che teneva gli occhi puntati sulla manticora.

“Non è giusto… un interferenza diretta è una violazione delle antiche leggi!” Gemette il mostro, tra il furibondo e il remissivo.

“Non direi!” replicò una ragazza del gruppo poco più piccola di me. I capelli ramati erano raccolti in una coda e gli occhi erano stranissimi, di un giallo argenteo, come la luna. “La caccia a tutte le bestie selvagge è una mia cerchia di influenza. E tu, Orrenda creatura, sei una bestia selvaggia.” Si voltò verso la sua compagna con il cerchietto. “Permesso accordato, Zoe.”

Il mostro ringhiò: “Se non li avrò vivi! Li avrò morti!”

Per un attimo rimasi fermo, ma quando me lo vidi arrivare addosso provai a scansarmi. La manticora aveva attaccato me e Talia perché più deboli, ma Annabeth l’aveva intercettato e, insieme a lui, i due ragazzi dagli occhi argentei (Era una mia impressione o somigliavano a quelli della cacciatrice dai capelli ramati?)

“Indietro, mezzosangue!” Gridò la ragazza con il cerchietto. “Sei sulla linea di tiro!”

“No!”

Ad urlare erano state sia Annabeth che quella che aveva dato ordini a Zoe. Aveva visto qualcosa e, per un attimo, mi parve spaventata, anche se la sua espressione tornò impassibile.

La manticora si dimenava sotto il peso dei tre avversari che cercavano di schiacciarla a terra e bloccargli le zampe. Riuscì a liberarsi dei due ragazzini che crollarono a terra incoscienti, ma Annabeth continuò riuscì a rimanere in groppa, piantando il coltello nella criniera del mostro, che si impennò all’indietro.

“Fuoco!” Ordinò Zoe.

“No!” Gridai io, questa volta.

Le cacciatrici tirarono, nello stesso tempo l’elicottero fece fuoco contro di noi. Per miracolo riuscii ad allontanarmi, mentre le frecce colpirono la manticora alla gola e al petto.

“Questa non è la fine, cacciatrice!” Urlò il mostro, barcollando all’indietro. “La pagherai!”

E prima che chiunque altro potesse reagire, o fare qualcosa, saltò oltre il bordo della scogliera, e piombò nell’oscurità.

“Annabeth!” Urlai, disperato, avvicinandomi al bordo.

L’elicottero era ancora sospeso sopra di noi, ma la ragazza dai capelli ramati lo guardò impassibile.

“Ai mortali non è concesso assistere alla mia caccia.” Decretò.
Allungò la mano verso di esso e il metallo che lo formava si accartocciò, come un foglio, stretto in una mano, dopodiché si ridusse in polvere… no, in corvi. Si trasformò in tanti corvi neri che volarono via, stridendo contrariati.

Io e Talia ci alzammo a fatica, ma due ragazze ci tennero a terra, mentre quella di nome Zoe avanzava verso di noi, squadrando la figlia di Zeus con rabbia repressa.

“Sei mezzosangue e un satiro, mia signora.” Disse, con tono marziale, scrutandoci.

“Sì…” La più giovane indugiò sui ragazzi che avevo visto apparire dal nulla, come se fosse spaventata, ma non lo dette a vedere.

“Ragazzi del campo di Chirone, vedo.”

“Annabeth!” Gridai, cercando di alzarmi. “Dovete lasciarci andare, dobbiamo salvarla!”

“Mi dispiace, Percy Jackson, ma la tua amica non può essere salvata e tu non sei in condizioni di salvarla.” Decretò la ragazza dai capelli ramati.

“Lasciamo andare!” Protestai. “Chi ti credi di essere!?”

Zoe avanzò verso di me come per colpirmi, ma l’altra la fermò:

“Ferma… non sento irriverenza, è solo sconvolto.”
Mi guardò con i suoi occhi, gelidi e luminosi come la luna invernale. “Io sono Artemide, Dea della caccia.”









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[Angolo autore, forse.]
*Si asciuga le lacrime* No, ok… non vi prego. Allora, come avete potuto notare da voi, la storia, da questo capitolo in poi, si dividerà in due Punti di vista: quello di Jake (Qui con uno stacco su Percy) e quello di Bianca dal prossimo capitolo. Più o meno, saranno metà ciascuno.
Spero che la storia vi piaccia e che vi abbia messo un po’ di curiosità. Vi prego, tantissimo, di recensirla, dai, vi prego, io ho bisogno del vostro sostegno.
Vi do un biscotto invisibile se recensite :3
AxXx


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Capitolo 3
*** Mi Fanno un Offerta Allettante ***


                  MI FANNO UNA PROPOSTA ALLETTANTE

 

 

 

 

 

 

[Pov.Bianca]

Quando,questa ragazzina di dodici anni si presento come la dea Artemide,pensai che più niente mi poteva scioccare così tanto...

“Hey!” Intervenni “aspetta un momento! Frena.”

Tutti si girarono verso di me,come se fossi comparsa dal nulla.

“Chi... chi siete?” Mormorai incerta, l'espressione della ragazzina si addolcì “Mia cara fanciulla,forse la domanda giusta è chi sei tu? Chi sono i tuoi genitori?”

lanciai un' occhiata nervosa a Nico che fissava la ragazzina poco più grande di lui , sbigottito.

“Io e mio fratello siamo orfani- risposi “C'è un fondo che ci paga gli studi ma....”

Intuì dalle loro facce che non mi credevano.

“Che c'è?- domandai ,accigliata “Sto dicendo la verità.”

“Tu e tuo fratello siete dei mezzosangue.” dichiarò una ragazza dai lunghi capelli neri,che se non sbaglio di chiamava...Zoe? “Uno dei tuoi genitori è un mortale l'altro e un olimpio.”

“Un...atleta olimpico?” Mormorai incerta e confusa

“No.” Rispose fredda Zoe “Uno degli Dei.”

“Forte!” Esclamò Nico entusiasta

“No!” Mi tremava la voce ,avevo una paura pazza “Non è per niente forte!”

il ragazzo ,quello senza cognome,Jace?..... Jake,forse? Mi si avvicinò vedendomi tremare.

“Paura?” Chiese,facendo di tutto per avere una voce ferma,ma anche a lui tremava.

Annui ,senza la forza di aprire bocca ,mentre Nico chiedeva se Zeus avesse davvero i fulmini da seicento punti di danno.

“Nico! Questo non è il tuo stupido gioco!” Gli gridai contro,pentendomene subito dopo,mentre il suo sorriso si spegneva....

Senti della mani calde appoggiate sulle spalle ,in segno di conforto...

“Grazie...” Mormorai, guardando in faccia il ragazzo.

“Abbiamo già caricato troppo peso sulle spalle di questi fanciulli” Tagliò corto Artemide “Zoe,riposeremo qui per qualche ora, montate le tende, curate le ferite, recuperate gli averi dei nostri ospiti presso la scuola.”

Costruirono un accampamento con tanto di Fuoco e Lupi bianchi di guardia in due minuti netti. Erano efficienti, rapide e veloci. Notai come tutte risplendessero un po’ di luce argentea, come se una parte della luce lunare fosse emessa dalla loro pelle.

I due fratelli senza cognome si erano introdotti nell’accampamento e giocavano come se niente fosse con uno dei lupi,che li leccava scherzoso. Qualche cacciatrice sembrò molto stupita di quel comportamento, ma notai che Artemide cercava di non guardare verso di loro, come se temesse che qualcuno si accorgesse del suo interesse verso i due.

Dopo avermi fatto entrare nella sua tenda, lei mi fece cenno con una mano di avvicinarmi e disse: “Ti va di spiegarmi cos'è successo,mia cara fanciulla?”

io annuì e incominciai a parlare del Dottor Thorn e di come i ragazzi del campo e i fratelli senza cognome,lo avevano quasi ucciso.

“Capisco… grazie. Mi sei stata di grande aiuto. Posso farti un'altra domanda?” Chiese Artemide, dopo avermi ascoltata attentamente, sedendosi accanto ad un grande cervo argenteo che riposava tranquillo accanto a lei.

“Certo.” Risposi.

“I due ragazzi che vi hanno aiutati… che mi sai dire di loro?”

Non capivo come mai tanto interesse per due ragazzi. Dopotutto erano strani, non avevano cognome, ma, comunque, non ebbi problemi a risponderle: “Non molto… sono bravissimi con l’arco, ma per il resto non li conosco molto. Ci ho parlato un paio di volte, ma nulla di importante.” 
“Grazie, mia cara. Volevo anche proporti una cosa: tu hai la stoffa della cacciatrice,vorresti farne parte?” Chiese, con uno sguardo leggermente più addolcito, per poi aggiungere. “Non è necessario che accetti subito, pensaci con calma.”

Continuammo a parlare fin che non arrivo ,un ragazzo con una folta chioma nera spettinata e due lucenti occhi verde mare, accanto a lui c’erano Jake e Zoe.

“Accomodato ,Percy Jackson.” disse la Dea

Lui si sedette sul pavimento della tenda al suo cospetto e lei lo studiò con aria di superiorità ,lui era abbastanza a disagio, mentre l’altro sembrava solo pensieroso.

Era una mia impressione o i suoi occhi erano molto simili a quelli di Artemide?

“La mia età ti sorprende?”

“Ehm...un po’”

“Potrei apparire nelle sembianza di qualsiasi cosa ,ma preferisco quest'aspetto. Questa è l'età media delle mie cacciatrici,e di tutte le fanciulle di cui sono patrona,prima che si perdano.”
“Prima che si perdano?”
“Prima che crescano, che si innamorino dei ragazzi, che diventino sciocche,tormentate ,insicure... prima che dimentichino se stesse.”
“Oh” disse lui con gli occhi sbarrati .
“Bè, Bianca mi ha riferito alcune delle cose spaventose che a detto il mostro .dubito che le abbia comprese. vorrei ascoltare te.”
Lui racconto tutto,e io rimasi ad ascoltare allibita da tutti quei particolari che non avevo notato.

Artemide incomincio a parlare con Zoe ,di una traccia,del dover cacciare questo mostro ,per il grande risveglio,sinceramente non capì niente.

“E ora rimane un'ultima decisione da prendere” Artemide si rivolse a me “Hai compiuto la tua scelta, mia cara?”

Esitai “Ci sto ancora pensando.”

“Aspetta!” Intervenne percy “Stai pensando a cosa?”

“Mi....mi hanno invitato ad unirmi a loro.”

“Cosa?Ma non puoi! Devi venire al campo mezzosangue e farti addestrare da Chirone! È l'unico modo che hai per imparare a sopravvivere.”

“Non è l'unico modo,per una fanciulla.” ribatté Zoe
I due incominciarono a battibeccare, ogni tanto percy si rivolgeva a me, ma io non ascoltavo guardavo esterrefatta gli occhi di luna della Dea

“Le mie cacciatrici,dopo avermi fatto voto di fedeltà,sono immortali,si... a meno che non cadano in battaglia,il che è improbabile. O non infrangano il giuramento” Disse,la voce della Dea mi riposto alla realtà.
“Bianca, è una follia.” Protesto il ragazzo. “Che ne sarà di tuo fratello? Nico non può venire con te.”

“Certamente no.” Confermò Artemide “Lui andrà al campo. I ragazzi non possono fare di meglio.”
“Hey!” protestò Percy.
Trasalii al pensiero di non rivedere mai più mio fratello,in fondo era ancora piccolo... ma bè anche io non sono poi tanto adulta.
“Potrai vederlo di tanto in tanto” Mi rassicurò Artemide. “Ma sarai libera da ogni responsabilità. Ci saranno i capi-gruppi del campo a prendersi cura di lui. E tu avrai una nuova famiglia: Noi.”

“Una nuova famiglia” Ripetei incantata da quelle parole ,finalmente libera, non più sola “Libera da ogni responsabilità.”

Percy continuava a ripetere che era una pazzia ,ora si era aggiunta un'altra voce ,quella di Jake che mi pregava di non farlo.

“ne vale la pena?” Chiesi titubante a Zoe, quella voce che mi pregava, anche se non la conoscevo bene era...era importante per me.

Zoe annuì convinta.

“Che devo fare?” Chiesi cercando di non ascoltare le alte voce oltre quella della cacciatrice.

“Ripeti dopo di me” Continuò “Consacro me stessa ad Artemide.”
“Consacro...me stessa alla dea Artemide.”
“Volgo le spalle alla compagnia degli uomini, accetto la fanciullezza eterna e mi unisco alla cacciatrici.”

Ripetei ogni parola “Finito?”

Zoe annui “Se la Divina Artemide lo accetta, il voto diventa vincolante.”

“Lo accetto.” Dichiarò la Dea.

mi sentivo meglio ,mi sentivo nuova ,sgranai gli occhi “Mi...mi stento più forte.”

“Benvenuta,sorella.” Esclamò Zoe che sembrava ,finalmente, meno fredda.

“Rammenta il tuo voto.” Mi ammonì Artemide “Adesso è la tua vita.”

“Non disperate,ragazzi” Disse Artemide rivolgendosi a i due ragazzi ancora sbigottiti “Percy Jackson, accompagnerai ancora i Di angelo al campo. E se questa sarà la volontà di Nico,lui potrà restare.”

“Fantastico.” rispose Percy ,mentre l'altro ragazzo ancora mi fissava dispiaciuto “E come ci arriviamo?”

Gli occhi d'argento di Artemide scintillarono . “vedi ragazzo,Bianca non è l'unica ad avere un fratello...irritante .é ora che tu faccia conoscenza del mio irresponsabile gemello: Apollo.”

Zoe sbuffo irritata.

Le cacciatrici , compresa io, smontarono l'accampamento nello stesso tempo con cui lo avevano allestito.
Presi Nico in disparte e gli spiegai quello che avevo deciso,lui aveva le lacrime a gli occhi.

“Tu mi vuoi abbandonare, come hanno fatto i nostri genitori” Mormorò,guardando per terra.

“No,Nico...non..”

“Tu mi odi.” Selle lacrime grosse e cupe gli rigarono le guance olivastre, io lo abbracciai non potevo vederlo cosi, lui rispose alla stretta bagnandomi la spalla di lacrime.

“Io...io non ti odio,questo...questo è meglio per tutti e due,tu sarai al sicuro al campo con altri ragazzi che ti aiuteranno e ti vorranno bene...”

“Bugie,tutte bugie! Tu non mi sopporti, tu vuoi liberarti di me!” Mi grido contro, una lacrima solitaria mi rigo la guancia cadendomi poi sulla mano,poi un'altra e un'altra ancora e cosi inizia a singhiozzare,non volevo che pensasse che lo odiavo ,perchè io gli volevo bene, era il mio fratellino,in fondo era con lui che avevo passato tutta la mia vita...

“S..scusa non volevo.” Mi sussurrò lui ,cercando la mia mano ,la prese e la strinse

“Ti prego,perdonami,Nico! Perdonami non voglio farti soffrire,ti prego...”

Lui si butto per la seconda volta fra le mie braccia “Tu sei sempre mia sorella e io ti voglio bene.”

“anch'io Nico,anch'io.”

lui sciolse l'abbraccio ,si asciugo le lacrime ,mi sorrise per poi correre verso i due ragazzi,Percy e Jake,con in mano le solite carte di Mitomagia. sorrisi anch'io.
Mi unì al gruppo delle cacciatrici ,facendo subito conoscenza con una ragazza poco più grande di me ,di nome Felicia,diceva di essere una delle poche mortali che erano diventate cacciatrici, si era unita alle cacciatrici per colpo della madre,che era innamorata di un uomo che picchiava lei e le figlie, infatti era la seconda di tre figlie femmine.

Ad un cero punto il cielo si schiarì fino a diventare cosi brillante da dover essere costretti a guardare per terra per non accecarsi.

“Era ora. È così pigro in inverno.” Disse Artemide un po’ contrariata.

“Lei, ehm, si riferisce al sorgere del sole?” Chiese Percy, perplesso, come tutti.

“A mio fratello, sì…”

ci fu un'improvvisa esplosione di luce all'orizzonte e un'ondata di calore.

“Non guardate!” Avvertì Artemide “Lasciatelo parcheggiare, prima.”

La luce e il calore si intensificarono fin che non sentì la mantellina di cotone sciogliersi addosso.

poi,all'improvviso la luce si spense.

Alzai gli occhi e vidi una ... macchina?

Una Maserati Spyder decappottabile rossa.

Il pilota uscì dalla macchina con un sorriso smagliante e gli occhiali da sole, poteva avere circa diciassette o diciotto anni, aveva i capelli biondi e d un fisico d'atleta, indossava jeans, dei mocassini e una maglia senza maniche...

“Cavolo,che splendore!” Commento la ragazza punk

“Certo è il dio del sole.” Osservò Percy

“Non mi riferivo a quello!”

“Sorellina!” esclamò Apollo “Come butta? Non chiami mai. Non scrivi mai. Stavo cominciando a preoccuparmi.”

Artemide sospirò  “Sto bene Apollo ,e non sono la tua sorellina!”

“Ehi! Io sono nato prima!”

“Siamo gemelli!quanti altri millenni dobbiamo ancora litigare...”

“Allora ,come butta?” La interruppe lui. “le ragazze sono con te,vedo. Serve qualche ripetizione con l'arco?”

Artemide strinse i denti “Mi serve un favore .Devo andare a caccia da sola . Vorrei che tu portassi le mie compagne al campo mezzosangue.”

“ma certo ,sorellina!” Esclamò lui girandosi e andando verso la macchina/sole.

“Bella macchina.” Fece Nico

“Grazie figliolo!”

“Ma come facciamo a entrarci tutti?”

“Oh” il dio sembrò accorgersi per la prima volta del problema “Bè, già. Detesto cambiare la modalità spyder,ma suppongo...”

 

 

 

 

 

 

 

 

[Angolo autore]

Rieccomi alla carica con gli auguri che amiate questa storia, perché sono riuscito a liberarmi. Per causa della storia, ho preferito cambiare struttura, dividendo la storia tra u due personaggi principali: Jake e Bianca. In particolare ringrazio TANTISSIMO *Gli da tanti baci* Biancadiangelo che ha accettato di unirsi a me in questa storia come seconda autrice e che mi aiuterà scrivendo i capitoli di Bianca.

Recensite, per favore :3

AxXx

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Capitolo 4
*** Un passaggio sul Sole ***


                                UN PASSAGGIO SUL SOLE

 

 

 

 

 

La prima cosa che pensi nel vedere un Dio del Sole che ti si presenta davanti con l’aria di un figo diciottenne, gli occhiali da sole e una spyder è: Wow, questo Dio mi sta simpatico! Aggiungi il fatto che ha trasformato la sua macchina in un autobus scolastico color dell’oro…

Be’, difficile trovare di meglio.  

Una parte di me sperò vivamente che fosse lui mio padre divino, soprattutto perché, almeno da quel poco che sapevo, era lui il Dio degli Arcieri ed io e mia sorella eravamo bravissimo con l’arco.
Solo che una vocina nella mia testa mi avvertiva che la realtà era un'altra: se eravamo figli del Dio del Sole, di giorno, ci sentivamo sempre spossati e stanchi? Certo, non siamo pannelli solari, ma, cavolo! Un minimo aiuto da parte di papà ci stava.

Anche Kate non sembrava molto convinta e lo capii dall’occhiata che mi lancio, che stava a significare: ‘Non credo dobbiamo cercare qui.’

Nonostante questo si fece avanti, ma Apollo la bloccò alzando le mani e osservando gli occhi al cielo, come se avesse avuto una rivelazione.

“Fermi tutti!” Disse, con aria che sprizzava felicità. “Sento che mi sta per venire un haiku!”

‘Che roba è un haiku?’ Mi chiesi, senza, però, esprimere i miei dubbi ad alta voce, non volevo offenderlo.

A quel che potevamo capire, però, non era una cosa molto bella, visto che le cacciatrici gemettero contrariate, mentre io guardavo perplesso mia sorella che fece spallucce. Anche gli altri del Campo Mezzosangue sembravano spiazzati quanto noi, da ciò intuii che anche loro non avevano molta esperienza in questi haiku.

“Erba e Neve

Artemide Soccorro

Quanto sono forte.”

Declamò il Dio, con un sorriso raggiante, come se si aspettasse un applauso di qualsiasi sorta.

‘Ma è uno scherzo!?’ Domandai, sempre nella mia mente. Che cavolo di poesia era!? Soprattutto, perché cavolo la stava declamando davanti a tutti, quando era palese che a noi non ce ne fregava una cippa e non era nemmeno bella. Anche Kate aveva l’aria di una che avesse beccato un camion in piena faccia.

“L’ultimo verso era di sei sillabe.” Sentenziò Artemide, rompendo il silenzio, con una calma che, mi resi conto, stava trattenendo a stento una sfuriata.

Mentre i due fratelli litigavano su quale verso dare all’ultimo vero, Zoe approfittò del momento per voltarsi verso di noi e spiegare: “Il Divino Apollo è da poco tornato da un suo viaggio in Giappone, sta attraversando la fase haiku… e forse è un bene, perché non avrei sopportato un'altra poesia che iniziava con ‘C’era una Dea che veniva da sparta…’

“Grandioso… avrei preferito essere colpita da una freccia.” Commentò mia sorella, facendo scoppiare a ridere tutti, cacciatrici comprese.

Zoe la osservò con una certa ammirazione.

“Saresti anche tu un ottima cacciatrice… mi chiedo come mai la Divina Artemide non ti abbia chiesto di unirti a noi.” Commentò, facendomi infiammare. Avevo una strana antipatia per quel gruppo di suffragette: le trovavo troppo estremiste… o forse era la Dea ad esserlo. Anche se non erano male. E poi ogunino ha il diritto di fare le scelte che preferisce.

“Forse perché sapeva che non avrei accettato!” Ribatté subito, Kate, facendomi sentire subito meglio. “Non potrei mai stare lontana dagli uomini per duemila anni… alcuni di loro non sono male, soprattutto il mio adorato fratellino.” Aggiunse, tirandomi uno scappellotto.

“Ti ricordo che siamo gemelli.” Le dissi, facendole una linguaccia.

“Fa lo stesso, sono nata prima io.” Ribatté lei, sorridendo maliziosa.

“Testona.” La accusai.

“Antipatico.” Ribatté lei, facendomi la linguaccia.

Scoppiammo a ridere: sembravamo la versione soft di Artemide ed Apollo. Solo Zoe sembrò in disaccordo, ma non ribatté. Poco lontano vidi Bianca di Angelo sussultare, nel sentire il nostro discorso e mi parve che stesse cercando di non piangere. Capii che stava pensando al fratello. 

“Perfetto!” Annunciò, infine, Apollo, finendo la sua poesia, liberandoci da quella tortura. “Abbiamo molta strada da fare e pochissimo tempo, la via è diretta, si va solo ad ovest!” Disse, indicando il suo veicolo, invitandoci a salire.

Tutti prendemmo la nostra roba, mentre lui ci scrutava con attenzione. Appena si avvicinò alle cacciatrici Zoe fece un balzo all’indietro come un gatto arrabbiato e gli lanciò uno sguardo assassino, quasi lui avesse una terribile malattia contagiosa.

“Calma, dolcezza…” La rassicurò lui, con il solo risultato che la ragazza indietreggiò ancora, mostrando i denti, quasi fosse un felino.

“Fratello!” Lo richiamò Artemide esasperata: la sua pazienza era agli sgoccioli. “Non aiutare le mia cacciatrici, non filtrare e NON chiamarle dolcezza!”

“Scusa, dimenticavo…” Si giustificò il Dio, alzando le mani. “A proposito, dove te ne vai, sorellina?”

“A caccia e non sono affari tuoi!”Rincarò subito la Dea della caccia, alzando gli occhi al cielo, impaziente di allontanarsi dal fratello rompiscatole. “Tu devi solo portare i Semidei e le cacciatrici al campo, non fare casini.”

“Io non combino mai casini!” Rispose lui offeso.

“Ne dubito fortemente…” Bisbigliò mia sorella, così piano che riuscii solo io a sentirla, facendomi sorridere.

Apollo continuò la sua ispezione di Semidei, scambiando parole cordiali con Nico di Angelo, regalando a Talia un bel sorriso solare (naturalmente), dopodiché si fermò su Percy Jackson, studiandolo con attenzione che trovai un po’ inquietante. Avrei voluto ricevere un trattamento migliore, come quello di Talia, invece, quando si soffermò su di noi lo vidi sgranare gli occhi per la sorpresa, quasi ci avesse riconosciuti. Ma fu un movimento così veloce che dubitai perfino che l’avesse fatto. Eppure, sembrava inquieto.

“Molto bene… tutti a bordo!” Annunciò allegramente, ma con una nota allarmata.

Mentre salivamo Kate mi prese da parte e mi sussurrò: “Concentrati e ascolta la pazza.”

Sapevo che si riferiva a Zoe che, in quel momento stava scambiando un dialogo veloce con Artemide. Capii cosa intendeva, mi fermai un attimo, inginocchiandomi, come per allacciare le scarpe, ma, invece di fare quello (Anche perché erano perfettamente allacciate), mi concentrai sulla mia respirazione, escludendo ogni elemento di disturbo intorno a me e mi focalizzai sul mio udito, pre poterlo rendere ancor più fine, tanto da sentire le parole che le due cacciatrici si stavano scambiando.

“… tienili d’occhio, tutti e due.”

“Anche il ragazzo, mia signora?” Dal tono di Zoe, intuii quanto fosse perplessa.

“Sì, anche lui. Li affido a te e alle altre cacciatrici, dovrete assicurarvi che non accada loro nulla, a costo di doverli spiare o seguire di nascosto… ho una brutta sensazione, quindi ti chiedo di farlo, come favore personale.”

“Mia signora… per me sarebbe un onore… ma non capisco…”

“Capirai a tempo debito. Mi fido solo di voi. Non deve accadergli nulla.” Sentenziò, infine, Artemide ponendo bruscamente fine alla conversazione.

“Ragazzi, state male?”

Percy si era avvicinato a noi, osservandoci in modo strano. In effetti dovevamo apparire un po’ stupidi, io chinato da diversi secondi a far nulla e mia sorella a gambe incrociate sulla portiera.

“Nulla, solo un piccolo malore, stiamo bene, adesso.” Svicolai, subito, cercando di assumere un tono convincente.

Il ragazzo non era molto convinto, ma, indubbiamente, non aveva altre spiegazioni, così scrollò le spalle e ci invitò a salire, mentre Zoe ci raggiungeva, lanciandoci un occhiata come per dire: ‘Se mi fate passare dei guai, vi userò come bersagli nel prossimo allenamento.’

Una volta che fummo tutti a bordo, mentre Artemide si avviava verso ovest, Apollo fece tintinnare le chiave intorno all’indice, con aria soddisfatta.

“Chi ha voglia di guidare?”

Difficile dire di no, ma c’era quel piccolo particolare che sarebbe stato come guidare una bomba nucleare da qui al campo, se il Sole aveva veramente la capacità di riscaldare tutta la terra. E io non volevo essere colpevole della distruzione del mondo, se avessi sbagliato parcheggio.

“No, nessuno?” Chiese il Dio, con l’aria delusa.

Le cacciatrici si misero tutte in fondo al pulman, ben lontani da tutti i maschi altamente infetti, ma, mentre lo facevano, Zoe si rivolse a noi.

“Voi due, potreste avvicinarvi un po’ di più?” Chiese, con un tono marziale, quasi le fosse difficile chiederlo.

“Oh, no, grazie, sapete com’è? Sono allergica alle pazze.” Rispose sprezzante mia sorella, lanciandole un occhiata tagliente, che venne subito rimandata al mittente, quando la cacciatrice strinse i pugni.

Capii che c’erano dei rischi, così decisi di evitarli e mi misi tra le due: “Calmatevi, ragazze… potremmo metterci… in mezzo.” Suggerii, indicando i sedili tra quelli di testa e quelli in fondo, in modo che si trovasse un accordo pacifico.

Non che mi stessero simpatiche le cacciatrici, ma volevo evitare che ci scannassimo subito. Avremo avuto tutto il tempo al campo, dove non avremmo rischiato di far precipitare il Sole, per creare il più terribile inverno nucleare della storia.

Zoe e Kate sbuffarono, ma l’accordo sembrò convincerle e, senza dire una parole, prendemmo posizione, mentre i miei occhi indugiavano su quelli di Bianca, che osservava il fratello, un po’ dispiaciuta, mentre questi parlava con Apollo di come funzionava il Sole.

Appena ci sedemmo sentii un gemito e alzai lo sguardo per vedere Talia pietrificata mentre il Dio le puntava il dito con un sorriso smagliante.

“No… no grazie…” Squittì la ragazza, sempre più rossa, guardando implorante i suoi amici, come alla ricerca di qualcuno che la nascondesse.

“Ma che dici! Coraggio! Sei la figlia del Signore del cielo! Non ti fulminerà come l’ultimo che ho addestrato.” Disse rassicurante, ridendo.

Bene… non mi piaceva la storia del fulminare, soprattutto perché la trovavo un’idea davvero poco allettante. Volevo vivere ancora un po’, soprattutto volevo vivere lontano dal carro del Sole e non volevo rischiare di schiantarmi.

La figlia di Zeus protestò con tutte le sue forze, lanciando a tutti, sguardi imploranti, anche alle cacciatrici, ma nessuno si sarebbe sognato di mettersi contro una divinità. Così si mise al volante con l’aria di una che sta per avere un attacco cardiaco.

In effetti, io avrei preferito andare a piedi.

Appena partimmo capii subito che sarebbe stato un viaggio turbolento. Talia sembrava improvvisamente paralizzata alla guida e, nonostante Apollo e Percy la stessero incoraggiando a non essere tesa e ad essere sciolta, lei era rigida come un ciocco di legno e guidava con movenze robotiche.

“La velocità è proporzionata al calore, più sei veloce, più calore dai.” Stava spiegando Apollo, incurante del fatto che stavamo sobbalzando ogni dieci secondi, tanto che mi era venuta la nausea, mentre mia sorella, si stava reggendo ai braccioli del posto, accanto a me.

Eravamo tutti parecchio sballottati e, sinceramente, mi sentivo come se mi trovassi in una lattina sballottata dai venti. Odiavo sempre stare in una macchina o nei posti chiusi in generale, ma i posti chiusi in aria erano anche peggio.

“Rallenta!” Sbottò Apollo, ad un certo punto, mentre l’autobus iniziava a scendere, anzi, la parola giusta era: precipitava verso una cittadina che, da innevata, era diventata allagata.

Urlammo tutti, tenendoci stretti alle cinture e alle poltroncine, mentre sentivo la mano di mia sorella stringere la mia così forte che non mi sentii più le dita.

“Stai calma!” Provai a rassicurarla, con il solo risultato che lei, sgranò ancora di più gli occhi, per lo spavento.

“Non sei divertente!” Mi riprese, osservando terrorizzata il terreno che si stava avvicinando paurosamente.

“Alza il volante!” Urlò il Dio, tenendosi alla poltroncina da guidatore, cercando di apparire calmo.

Forse si era pentito di farla guidare.

Di mio, ero pentito di salirci, su quel coso.

Talia riuscì ad alzarsi, evitando, per poco di provocare un incendio, lasciando, però, una bella porzione di terra asciutta e senza neve.

“Ottimo, abbiamo appena provocato uno sconvolgimento atmosferico.” Borbottò mia sorella, un po’ più rilassata.

“Be’, almeno adesso sappiamo perché, ogni tanto, il sole è troppo caldo, d’inverno.” Risposi, cercando di alleggerire la tensione.

Lei sorrise, ma subito dopo mi volò addosso, quando Apollo consiglio alla figlia di Zeus di girare a sinistra e lei aveva eseguito con una brusca manovra che aveva inclinato il veicolo, schiacciando tutti sul finestrino.

Nessuno aveva più un colorito normale: tutti avevano la pelle pallida come la morte o verde dalla nausea.

“Eccoci! Long Island!” Ci informò Apollo, indicando la baia dove si vedevano delle capanne e una specie di tenuta estiva costruita accanto ad un boschetto.

“Rallenta un po’, tesoro, così ci ammazziamo… be’, non tutti ovviamente.” Le consiglio il Dio, con un sorriso, che tradiva una certa insicurezza. Onnipotente o no, un impatto del genere non sarebbe stato bello nemmeno per lui.

“Ho tutto sotto controllo!” Urlò Talia, con gli occhi folli.

‘Come la macchina che sta precipitando a velocità folle verso quel laghetto!?’ Avrei voluto chiedere, mentre osservavo il terreno che si avvicinava pericolosamente a noi. Cadevamo come un sasso.

“Frena!” Disse Apollo.

“Ce la posso fare.”

“FRENA!!!” Gridammo tutti insieme, come per richiamarla alla realtà.

Fu lo scossone più terribile della mia vita ed ero convinto che, nell’impatto, mi fosse rotto almeno tre costole, un braccio, una gamba e qualche osso della testa. L’autobus-sole inchiodò bruscamente a mezz’aria finendo con il rallentare la caduta a poche centinai di metri dal laghetto, per finirci dentro con un grande SPLAAAAAAAAAAAAASH, alzando una grande nuvola di vapore, mentre un gruppo di ragazze dalla pelle diafana (Dopo avrei capito che erano Naiadi), fuggivano in modo disordinato.

“Be’, avevi ragione.” Disse Apollo, mentre si rialzava, per lo scossone, insieme a noi. “Avevi tutto sotto controllo.”

“Col cavolo.” Borbottammo io e mia sorella, nello stesso istante.

 

 

 

 

 

 

 

[Angolo dell’autore]

Siamo tornati in pompa magna, a quanto pare, il prossimo capitolo è un POV Bianca, ma come vedete, Jake e Kate sanno il fatto loro, dato che la sorellina riesce a tenere testa alla povera Zoe. Dopotutto sono due tipi che sanno il fatto loro e, ovviamente, c’è Apollo.
Speriamo non siano figli suoi :P

Allora, alla prossima, recensite, vi prego!

AxXx

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