La Profezia di Artemide - la Maledizione del Titano. di AxXx (/viewuser.php?uid=218778)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Mio Professore è uno Scorpione Gigante Assassino ***
Capitolo 2: *** Vengo Salvato da un gruppo di Ragazzine ***
Capitolo 3: *** Mi Fanno un Offerta Allettante ***
Capitolo 4: *** Un passaggio sul Sole ***
Capitolo 1 *** Il Mio Professore è uno Scorpione Gigante Assassino ***
IL Mio
Professore è uno Scorpione Gigante
assassino!
Mi appoggia ad una colonna ai lati della pista da ballo, mentre tutti
si
divertivano, ballando come dei pazzi in pista. Dovetti fare un bello
sforzo per
non scappare via, mentre il mio udito fin troppo fine urlava disperato
di
uscire da quella stanza dove la musica mi feriva come un ago
arroventato. Poco
lontano mia sorella Kate si trovava nella stessa situazione. I suoi
capelli
neri, così simili ai miei (Solo più lunghi) gli
ricadevano disordinati sul
volto. Gli occhi argentei (Anche quelli identici ai miei) brillavano di
luce
folle. Sapevo che, se le regole di quella dannata scuola militare
l’avessero
permesso, avrebbe spaccato lo stereo a mani nudi e ucciso il DJ.
Peccato non
potessimo farlo senza essere considerati dei criminali.
Sospirai.
Mi
persi ad osservare una ragazzina poco
lontano che conoscevo appena di vista, così come il
fratello: Nico e Bianca, mi
sembrava si chiamassero. Come me e mia sorella erano gli esclusi della
scuola,
quelli da evitare. Eravamo entrambi spuntati all’improvviso,
qualche anno prima
ci eravamo letteralmente svegliati. Non ricordavamo nulla di noi
stessi, solo
che io mi chiamavo Jake e che lei era mia sorella Kate.
Le
autorità ci mandarono in diversi college
per farci aiutare, ma noi non eravamo adatti a quella roba: scappavamo
sempre.
I medici ci avevano diagnosticato una dislessia e
un’iperattività, disturbi
dell’attenzione che ci impedivano di rimanere tranquilli e
fermi ai nostri
posti. Inoltre non riuscivamo mai a scrivere o leggere in maniera
corretta.
Il
che era strano, visto che io ci vedevo
più che bene. Anzi, vedevo quasi meglio di notte che di
giorno. In più avevo
una mira incredibile: la corsa e il tiro con l’arco erano gli
unici sport che
io e mia sorella praticavamo. (Credetemi, c’era gente che mi
chiamava Robin
Hood ed un motivo c’è).
L’ultima
scuola in cui ci avevano spedito
era quella (La peggiore di tutte): Westover Hall. Una scuola militare
dove le
regole andavano seguite alla lettera e spesso alla virgola.
Secondo
voi quanto ci mettevano degli
iperattivi come noi a finire nei guai? Nemmeno cinque secondi
lì dentro ed
eravamo già davanti al preside che si infuriava per aver
distrutto un
armadietto, incendiato una tenda e fatto a botte con un altro ragazzo.
La
cosa ancora più strana era che eravamo
riusciti ad arrivare a natale senza essere ancora espulsi, il che era
un bene.
“Vuoi
uscire!?” Chiesi a mia sorella, o
meglio, urlai, visto che quasi non sentivo me stesso.
Kate
scosse il capo: di regola non si
poteva uscire dopo le otto, ma io e mia sorella uscivamo sempre di
notte. Di
solito ci sedevamo sul tetto delle scuole a guardare la luna. Provavamo
un’attrazione incredibile per l’astro notturno, la
sua luce argentea
rischiarava le nostre notti e sembrava quasi che ci chiamasse.
Quella
sera, però, eravamo legati ed
eravamo costretti a rimanere lì per tutta la festa.
Che
cavolo, non avevo nemmeno una dama con
cui mettermi in coppia (Anche se non è facile ballare con le
orecchie che ti
esplodono) e mia sorella non era il tipo per queste cose. Non sapevamo
fare
solo due cose che ci rilassavano: Tirare con l’arco e
correre.
Quando
mi concentravo su quell’unico punto
che era il centro del bersaglio, il mondo si scioglieva, il cuore
pareva
fermarsi, lasciandomi solo, concentrato, come se esistesse solo il
bersaglio. E
di solito non beccavo mai qualcosa al di fuori del centro.
L’unica che poteva
competere con me era mia sorella, che era un cecchino, praticamente.
Sospirai
di nuovo, cercando di non pensare
all’arco sportivo che tenevo in camera mia. Avrei voluto
averlo con me. Il mio
sguardo passò sulla folla, scorrendo volti che mi stavano
fin troppo antipatici
finché non scorsi un’imperfezione in quella massa.
C’era qualcosa di nuovo, diverso e strano, in quella festa.
(Credetemi, ero in
grado di farlo, non sapevo come, ma avevo
un’intuitività incredibile). Feci di
nuovo avanti e indietro tra la folla con gli occhi finché
non vidi due ragazzi
fermi in mezzo alla pista: uno era un ragazzo di quattordici anni dai
lunghi
capelli scuri mossi e gli occhi verde mare. Accanto a lui
c’era una ragazza,
abbastanza carina, che doveva avere la sua stessa età. Aveva
capelli biondi e
occhi grigi e doveva essere californiana, a giudicare
dall’abbronzatura.
Ancora
una volta mi stupii della mia stessa
intuitività e di come riuscivo a cogliere particolari
così precisi come il
colore degli occhi, dalla distanza da cui mi trovavo.
“Li
hai visti, vero?” Chiese Kate, con lo
sguardo fisso verso di loro.
Annuii, anche lei era come me: sensi sviluppatissimi e
iperattività al massimo.
Anche lei riusciva a notare quei particolari che sfuggivano agli altri.
“Sì…
nuovi?”
“Improbabile,
non trovi?” Mi fece notare
lei. “è Natale, l’anno è
iniziato da un po’ troppo tempo.”
Vero,
un punto a suo favore, ma allora che
ci facevano lì? Perché stavano parlando con una
ragazza dai vestiti e lo stile
punk e con un ragazzo abbronzato che aveva l’odore di una
capra di montagna?
Scossi la testa, ignorando il mal di testa e i dubbi: era un
po’ troppo tempo
che mi affollavano la mente.
Era
questo il problema di quando ti svegli
a nove anni, senza memoria. Io e mia sorella non ricordavamo
assolutamente
nulla, della nostra infanzia. Non sapevamo nemmeno chi fosse nostro
padre o
nostra madre, nemmeno dove vivevamo, prima della scuola.
L’unica cosa che
sapevamo era che eravamo lì per via del tribunale: in quanto
orfani avevamo un
piccolo contributo statale che ci permetteva di vagare per le scuole.
“Ho
una gran voglia di uscire da qui.”
Borbottò mia sorella all’improvviso. Aveva
l’aria di una pazza e gli occhi
d’argento sgranati accentuavano la leggera
luminosità che li avvolgeva.
“Tranquilla…
ce la faremo a finire anche
sta’ notte. Poi ce la diamo a gambe.”
Così ci ritrovammo a passare il tempo, cercando di non
impazzire per la musica
sempre più alta o per le luci che brillavano a ripetizione,
ferendoci le
retine. Spesso mi voltavo verso il vicepreside Thorn che continuava a
rimanere
fermo poco lontano da fratelli Di Angelo.
Non
sapevo perché, ma lui mi piaceva sempre
meno. Forse era per gli occhi bicolore?
Ero
così stanco di quella festa che stavo
per accasciarmi sul posto, quando mia sorella mi scosse, indicandomi
con un
cenno del capo, le scale su cui erano seduti i due fratelli.
Ma
loro non c’erano più, erano spariti,
proprio come il Dottor Thorn e il ragazzo che avevo visto prima si
stava
avviando proprio al piano di sopra, tenendo in mano una
penna… no, era una
spada.
“Stanno
succedendo troppe cose strane, sta’
sera…” Borbottò Kate, inarcando le
sopracciglia, pensierosa.
Di
regola nessuno avrebbe ficcato il naso
negli affari altrui, ma noi due non eravamo normali: se sentivamo odore
di
guai, per noi stessi o per altri, non potevamo fare a meno di dare un
occhiata,
soprattutto quando l’istinto ci diceva che stava succedendo
qualcosa di
pericoloso.
La
cosa brutta era che, di solito, ci
azzeccavamo: come due anni prima che avevamo scoperto che il nostro
primo
professore di storia voleva ucciderci con un’ascia e che
aveva un occhio solo.
Oppure l’anno prima, quando abbiamo scoperto un covo di
serpenti nei
sotterranei della nostra decima scuola. (Serpenti lunghi come un uomo e
grandi
come tronchi di albero).
Ovviamente
tutto spariva quando noi lo
dicevamo, così finivamo per essere considerati i pazzi di
turno che devono fare
gli egocentrici che non vanno bene a scuola.
Così,
in quel momento, il nostro istinto
vibrava anche più forte che in passato. C’era
qualcosa di pericoloso, in giro,
e noi non intendevamo starcene con le mani in mano.
Mentre
il ragazzo dai capelli scuri
procedeva cautamente, come un soldato, mi rivolsi a mia sorella:
“Ti controlla
in giro, magari c’è un altro monocolo con
l’ascia o qualche altra colonia di
anaconde.”
“Stai
tranquillo… tanto so che hai paura
dei serpenti.” Ridacchiò lei, facendomi la
linguaccia.
Avevamo
solo tredici anni, ma ogni tanto
lei si comportava come una bambina di cinque. Adorava fare scherzi,
trappole,
come quando aveva scavato una buca, facendoci cadere la professoressa
di
ginnastica.
“Ok…
andiamo…” Mi dissi, salendo le scale.
Per
fortuna era sparito anche Thorn, che
aveva la terribile capacità d riuscire a fiutare
l’infrazione di regole a
decine di metri di distanza. I miei piedi non facevano quasi rumore e
seguivo
il ragazzo come un ombra, quasi invisibile. Mi accucciavo dietro le
colonne o
le teche. Un'altra cosa su cui potevo contare era che, quando seguivo,
o mi
nascondevo, sembravo riuscire a mimetizzarmi quasi per natura, con
ciò che mi
circondava, soprattutto se ero all’aperto, ma me la cavavo
bene, anche in un
corridoio.
Per
fortuna quel tipo non sembrava
interessato a me e continuò tenendo in mano la spada puntata
davanti a sé,
illuminando con la sua strana lama il percorso quasi del tutto scuro,
dopodiché
si infilò oltre una porta, lasciandola semiaperta.
“Cosa
diavolo succede?” Mi domandai,
sottovoce, accostandomi alla porta per spiare l’interno.
C’erano
i Di Angelo, il ragazzo e, in un
angolo, completamente in ombra, il Dottor Thorn. Era così al
coperto che non
capii nemmeno io come potessi vederlo in
quell’oscurità opprimente.
“Mi
chiamo Percy, state calmi e vi porterò
in un posto sicuro.” Sussurrò il ragazzo riccio,
avvicinandosi per
tranquillizzarli.
Ebbi
una strana sensazione, e avrei voluto
gridare aiuto, ma l’istinto mi diceva di tacere. Infatti vidi
qualcosa che mi
spaventò a morte: il Dottor Thorn aveva avuto uno spasmo e
dal suo didietro era
spuntata un enorme coda corazzata simile a quella di una scorpione,
irta di
spine affilatissime, una delle quali partì senza preavviso,
colpendo il ragazzo
più grande alla spalla.
La
spina nera si era conficcata nella sua
giacca inchiodandola al muro. Il ragazzo tentò di menare un
fendente, ma era
troppo lontano dal vicepreside per poterlo colpire.
Io
ero paralizzato dalla sorpresa e dal
terrore, ma mi imposi di non urlare, mentre il tipo che non credevo mio
professore si avvicinava, entrando nel circolo di luce.
“So
chi sei, Perseus Jackson.” Sussurrò con
un accento strano che storpiò la J del cognome.
Quello,
intanto, sembrava fare uno sforzo
immani per non svenire, quasi la ferita gli bruciasse.
“CHE
CAVOLO SUCCEDE QUI!!??” urlai nella
mia stessa mente, trattenendomi dal farlo nella realtà.
Sembrava di spiare una
specie di raduno dell’orrore.
“Grazie
per essere uscito dalla palestra,
odio i balli delle medie.” Mentre parlava notai che il
professore si era quasi
trasformato: i suoi denti candidi si erano allungati diventando zanne.
I suoi
occhi brillavano, riflettendo la luce della spada e il volto si era
fatto più
feroce e affilato.
Un
altro aculeo partì dalla sua coda nera e
si piantò sul muro a pochi centimetri dal viso di Bianca di
Angelo che strillò
terrorizzata.
“Ora
verrete tutti con me!” Annunciò
trionfante. “In silenzio, da bravi… se proverete
ad opporre resistenza o a
chiamare aiuto, vi mostrerò quanto può essere
precisa la mia mira.”
Ebbi
appena il tempo di nascondermi dietro
un angolo, prima che aprissero la porta. Benedii la mia
abilità di nascondermi.
Il vicepreside fece procedere i tre a passo sostenuto ed io li seguii,
pur
essendo spaventato a morte.
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[Angolo dell’Autore]
Salve gente di Percy Jackson. Qualche tempo fa con la mia storia
ufficiale,
tutta mia, su questo fandom, avevo detto che avrei lavorato ad una
storia del
tutto personale, long è direttamente legata a Percy Jackson.
Questa storia
riprende l’arco narrativo da “La Maledizione del
Titano.” Con l’aggiunta di
alcuni personaggi di mia invenzione ricreando la storia, portando altre
cose
interessanti.
Questa storia non è del tutto mia, l’idea base
viene da questa bellissima
storia, scritta da Anna Love
(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2285210
) che io consiglio a tutti voi di leggere perché scritta
molto bene e
comprendere come il cacciatore batté Artemide. (Ho
preferito, inoltre,
mantenere l’anonimato del ragazzo per rispettare le scelte
dell’autrice
originaria).
Quindi ringrazio in anticipo Anna Love che mi ha dato una mano e ha
accettato
di farmi scrivere questa storia, grazie davvero.
Quindi, è il momento di salutarci. Vi prego di recensire,
perché mi è sempre
utile avere le vostre impressioni.
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Capitolo 2 *** Vengo Salvato da un gruppo di Ragazzine ***
Vengo salvato da un gruppo di ragazzine
Di
solito quando una persona normale vede
il proprio professore diventare un mostro con una gigantesca coda di
scorpione
dietro la schiena che spara frecce nere grosse come coltelli,
scapperebbe a
gambe levate, ma io non sono una persona normale.
Così
mi acquattai nell’oscurità come un
gatto a caccia e attesi che fossero abbastanza lontani,
dopodiché li seguii si
soppiatto, facendo attenzione a non farmi sentire.
A
quanto pare l’uomo-scorpione aveva le
idee chiare su dove portarli, perché non rallentò
il passo nemmeno ad una
svolta. Continuò a passo sostenuto, fino ad una delle porte
sul retro che aprì
senza indugiare, spingendo i tre fuori, con la neve che arrivava alle
caviglie.
A quanto pare non sembrava che si fossero accorti di me, il che era un
bene,
visto che non volevo finire infilzato da una di quelle punte che il
mostro
sparava dalla coda.
Continuai
a stargli dietro, questa volta mi
fu più facile, soprattutto visto che all’aperto.
La luna sembrava splendere più
del solito illuminando il mio cammino attraverso la foresta, quasi
volesse
aiutarmi.
Mi
sentivo meglio, quando camminavo in
mezzo agli alberi. Mi sembrava un posto migliore, un posto
più adatto a
nascondermi. Infatti fu per me, più facile seguirli, anche
avvicinandomi un po’
di più. Mentre camminavo continuavo a spostare la mia
attenzione verso l’enorme
coda irta di spine appuntite, con il desiderio di non incontrarle mai.
Avrei
voluto avere Kate al mio fianco, ma sapevo che lei era andata a fare un
giro
per i fatti suoi. Sperai solo che avvertisse la polizia o che capisse
da che
parte ero andato. (Anche se dubitavo che i poliziotti ci avrebbero
potuti
aiutare.)
Finalmente
si fermarono e io mi accucciai
tra i cespugli, osservando con attenzione la scena. Erano usciti dal
bosco ed
erano sul bordo della scogliera che dava sull’oceano. Grossi
cavalloni si
infrangevano metri più in basso, sulle rocce, minacciosi e
pericolosi. Mi
sembrò che Percy Jackson stesse guardando speranzoso in
quella direzione, ma
non capii perché. Se si fosse lanciato si sarebbe
sfracellato al suolo come
niente.
Istinti
suicidi?
Una
mano mi tappò la bocca, strappandomi
dai miei pensieri. Per un attimo mi irrigidii come un animale
ingabbiato, ma
subito la voce familiare di mia sorella mi rassicurò.
“Sssssh…
sono io.”
Sospirai
e mi rilassai, facendole segno di
lasciarmi e di venirmi accanto. Eravamo entrambi sdraiati nella neve,
mentre il
tizio con la coda da scorpione parlava ai suoi ostaggio. Ero troppo
lontano per
riuscire a capire cosa, esattamente, stesse dicendo, ma sentii le
parole:
“Grande esercito.” “Carte e
bamboline.” E “Grande risveglio.”
“Quel
tipo è matto da legare.” Sussurrammo
io e mia sorella nello stesso identico istante.
Ci
guardammo e, malgrado la situazione
sorridemmo. Eravamo fatti così: certe volte pensavamo e
facevamo le stesse cose
nello stesso tempo, quasi fossimo legati da qualcosa di più
forte del sangue.
Poi
un battito: eliche di elicottero.
“Per
Zeus!!!”
L’urlo
ci fece sobbalzare entrambi e
vedemmo la ragazza e l’altro ragazzo con il pizzetto correre
contro il mostro e
i tre erano stati buttati a terra da una forza invisibile.
“Dobbiamo
aiutarli…” Sussurrai, alzandomi.
Molti
ora direbbero: sei matto! Quello è un
mostro enorme, una specie di preside soldato con la coda da scorpione
probabilmente
velenosa per farti a fette! Sì, vero, ma come avevo
già spiegato prima: io non
sono una persona normale.
La
ragazza punk aveva uno scudo con sopra
incisa la testa di una donna con dei serpenti al posto dei capelli e
una lancia
che per un attimo volò verso la testa del preside-mostro che
per un attimo
considerai spacciato, ma la sua mano divenne una specie di zampa
leonina che
deviò l’arma. I due si affrontarono per qualche
secondo, ma il vicepreside la
mandò a terra, dopodiché mosse la coda e la
bersagliò con una raffica di
proiettili d’acciaio.
“Ehi!”
Urlai, tirandogli un calcio in
faccia.
Peccato
che non avevo più davanti un uomo,
ma un enorme bestione dal volto umano, la coda di scorpione e il corpo
da
leone.
“Una
manticora!”
Accanto
ai Di Angelo e a Jackson era
apparsa una ragazza abbronzata dai capelli biondi e gli occhi grigi che
mi
guardava con occhi sgranati.
“E
voi chi siete!?” Chiese la ragazza punk.
“No!
Chi siete voi!” Sbottò Bianca di
Angelo guardandoci tutti con occhi sgranati.
Se
avessi potuto, avrei risposto, ma mi
ritrovai sollevato dall’enorme coda del mostro che mi
lanciò in aria come se
non avessi peso. Per un attimo ebbi un fermo immagine dei volti stupidi
di
Bianca, Nico e Percy che mi guardavano spaventati, poi ebbi
l’impressione di un
presentatore televisivo che diceva: “Questo comportamento non
è da imitare.”
Dopodiché vidi il bordo della scogliere avvicinarsi
pericolosamente.
“Preso!”
Urlò mia sorella, afferrandomi per
mano, appena in tempo per non farmi cadere di sotto. Per fortuna aveva
degli
ottimi riflessi.
“Grazie
Kate!” Dissi, puntellando i piedi
alla parete rocciosa per tornare su.
“Giù!”
L’urlo
fu seguito da alcune urla e aculei
che passarono sopra la testa di mia sorella. Sembrava che stesse
davvero per
esserci una battaglia contro quel coso che io credevo essere il mio
vice-preside.
Riuscii a tornare su appena in tempo per ritrovarmi di nuovo a gambe
all’aria
con la coda che mi sfiorò la gola e per poco non mi ferii.
Il tipo dagli occhi
verdi alzò lo scudo e ci difese da altre punte che scavarono
dei profondi
solchi su di esso.
“Arrendetevi!”
Urlò la manticora (Ma che
diavolo è una manticora!?)
“Mai!”
Gridò Talia, lanciandosi di nuovo
contro il mostro.
Fu allora che l’elicottero ci raggiunse: una luce abbagliante
coprì quella
della luna, ferendo i miei occhi fin troppo sensibili. La ragazza punk
non era
messa in condizioni migliore e il mostrò la
scaraventò via, facendo saltare
scudo e la lancia.
Altri
aculei scalfirono lo scudo.
“No!”
Urlò il ragazzo Jackson.
Mi
gettai dietro il suo scudo appena in
tempo di evitare un’altra raffica di proiettili. Ottimo: mi
ero ritrovato ad un
raduno di gente pazza con un professore che spara aculei dalla coda e
dei tipi
che vogliono uccidere il suddetto professore, che proprio tanto
professore non
è a colpi di armi medievali (O antiche, visto che, non
somigliavano nemmeno
alle spade medievali).
“Ma
voi siete quelli… senza cognome!” Disse
all’improvviso, Bianca di angelo voltandosi verso di noi.
Sembrava
sollevata di vederci, e allo
stesso tempo, in ansia.
“Ottima
osservazione… sì, siamo noi, anche
se, in questo momento, c’è altro a cui
pensare!” Risposi, afferrandola per la
giacca e tirandola via prima che un altro aculeo le si piantasse nel
braccio.
“Grazie…”
Ansimò, sorpresa (O forse era
spaventata? Non potevo darle torto)
“Non
c’è di che…” Dissi senza
troppa
convinzione. Prima di ringraziarmi avremmo dovuto uscire da quella
situazione.
Fortuna che il preside-scorpione non sembrava intenzionato ad ucciderci
solo
farci molto male. Inoltre un suon acuto e squillante ci fece intuire
che erano
arrivati i rinforzi.
[Pov
Percy]
Qualcosa
mi saettò accanto, come un raggio
di luna. Il mostro sembrava sul punto di dire qualcosa, ma le parole
gli si
bloccarono in gola quando una freccia d’argento gli
spuntò dalla spalla.
Il dottor Thorn arretrò di sorpresa, gemendo agonizzante.
“Maledette!”
Gridò, scagliando una decina
di aculei verso il punto della foresta da cui proveniva la freccia. A
fermarli,
però, furono una decina di dardi d’argento simili
ai precedenti che spezzarono
le spine del mostro a mezz’aria, tranciandole in due.
La
manticora si strappò la freccia dalla
spalla, ma capii che era ancora troppo forte perché io
potessi affrontarla e mi
limitai a difendere i due… no, scusate i quattro!?
Da
dove erano spuntati gli altri due
fratelli?
Erano
due ragazzi, di un anno più piccoli
di me: avevano corpi magri e atletici, di chi pratica sport
regolarmente. I
loro occhi erano oro argentati, come se avessero due lune al posto
delle
pupille e i capelli erano castano scuro.
Erano
spuntati dalla foresta cercando di
aiutarci, ma poi si erano ritrovati con le gambe all’aria a
causa del mostro
che li aveva gettati entrambi ai miei piedi.
Intanto,
gli arcieri emersero dal bosco.
Erano delle ragazze, circa dieci, forse un po’ di
più. La più grande doveva
avere, al massimo, quattordici anni, mentre la più giovane
una decina.
Indossavano tutte jeans e parka d’argento ed erano armate di
archi. Avanzarono
verso la manticora decise.
“Le
cacciatrici!” Esclamò Annabeth.
Accanto
a me, Talia mormorò: “Oh…
fantastico.”
Sembrava
scontenta del loro arrivo, ma non
ebbi l’opportunità di chiedere spiegazioni.
Una
delle arciere più grandi fece un passo
avanti con l’arco teso. Era alta e armoniosa, con la pelle
ambrata. Aveva sulla
fronte un cerchietto intrecciato color argento. Con i capelli scuri e
quella
carnagione esotica aveva l’aspetto di una principessa
persiana in abiti
moderni. “Ho il permesso di uccidere mia signora?”
Non
capii a chi si stesse riferendo, dato
che teneva gli occhi puntati sulla manticora.
“Non
è giusto… un interferenza diretta è
una violazione delle antiche leggi!” Gemette il mostro, tra
il furibondo e il
remissivo.
“Non
direi!” replicò una ragazza del gruppo
poco più piccola di me. I capelli ramati erano raccolti in
una coda e gli occhi
erano stranissimi, di un giallo argenteo, come la luna. “La
caccia a tutte le
bestie selvagge è una mia cerchia di influenza. E tu,
Orrenda creatura, sei una
bestia selvaggia.” Si voltò verso la sua compagna
con il cerchietto. “Permesso
accordato, Zoe.”
Il
mostro ringhiò: “Se non li avrò vivi!
Li
avrò morti!”
Per
un attimo rimasi fermo, ma quando me lo
vidi arrivare addosso provai a scansarmi. La manticora aveva attaccato
me e
Talia perché più deboli, ma Annabeth
l’aveva intercettato e, insieme a lui, i
due ragazzi dagli occhi argentei (Era una mia impressione o
somigliavano a
quelli della cacciatrice dai capelli ramati?)
“Indietro,
mezzosangue!” Gridò la ragazza
con il cerchietto. “Sei sulla linea di tiro!”
“No!”
Ad
urlare erano state sia Annabeth che
quella che aveva dato ordini a Zoe. Aveva visto qualcosa e, per un
attimo, mi
parve spaventata, anche se la sua espressione tornò
impassibile.
La
manticora si dimenava sotto il peso dei
tre avversari che cercavano di schiacciarla a terra e bloccargli le
zampe.
Riuscì a liberarsi dei due ragazzini che crollarono a terra
incoscienti, ma
Annabeth continuò riuscì a rimanere in groppa,
piantando il coltello nella
criniera del mostro, che si impennò all’indietro.
“Fuoco!”
Ordinò Zoe.
“No!”
Gridai io, questa volta.
Le
cacciatrici tirarono, nello stesso tempo
l’elicottero fece fuoco contro di noi. Per miracolo riuscii
ad allontanarmi,
mentre le frecce colpirono la manticora alla gola e al petto.
“Questa
non è la fine, cacciatrice!” Urlò
il mostro, barcollando all’indietro. “La
pagherai!”
E
prima che chiunque altro potesse reagire,
o fare qualcosa, saltò oltre il bordo della scogliera, e
piombò nell’oscurità.
“Annabeth!”
Urlai, disperato, avvicinandomi
al bordo.
L’elicottero
era ancora sospeso sopra di
noi, ma la ragazza dai capelli ramati lo guardò impassibile.
“Ai
mortali non è concesso assistere alla
mia caccia.” Decretò.
Allungò la mano verso di esso e il metallo che lo formava si
accartocciò, come
un foglio, stretto in una mano, dopodiché si ridusse in
polvere… no, in corvi.
Si trasformò in tanti corvi neri che volarono via, stridendo
contrariati.
Io
e Talia ci alzammo a fatica, ma due
ragazze ci tennero a terra, mentre quella di nome Zoe avanzava verso di
noi,
squadrando la figlia di Zeus con rabbia repressa.
“Sei
mezzosangue e un satiro, mia signora.”
Disse, con tono marziale, scrutandoci.
“Sì…”
La più giovane indugiò sui ragazzi
che avevo visto apparire dal nulla, come se fosse spaventata, ma non lo
dette a
vedere.
“Ragazzi
del campo di Chirone, vedo.”
“Annabeth!”
Gridai, cercando di alzarmi.
“Dovete lasciarci andare, dobbiamo salvarla!”
“Mi
dispiace, Percy Jackson, ma la tua
amica non può essere salvata e tu non sei in condizioni di
salvarla.” Decretò
la ragazza dai capelli ramati.
“Lasciamo
andare!” Protestai. “Chi ti credi
di essere!?”
Zoe
avanzò verso di me come per colpirmi,
ma l’altra la fermò:
“Ferma…
non sento irriverenza, è solo
sconvolto.”
Mi guardò con i suoi occhi, gelidi e luminosi come la luna
invernale. “Io sono
Artemide, Dea della caccia.”
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[Angolo autore, forse.]
*Si asciuga le lacrime* No, ok… non vi prego. Allora, come
avete potuto notare
da voi, la storia, da questo capitolo in poi, si dividerà in
due Punti di
vista: quello di Jake (Qui con uno stacco su Percy) e quello di Bianca
dal
prossimo capitolo. Più o meno, saranno metà
ciascuno.
Spero che la storia vi piaccia e che vi abbia messo un po’ di
curiosità. Vi
prego, tantissimo, di recensirla, dai, vi prego, io ho bisogno del
vostro
sostegno.
Vi do un biscotto invisibile se recensite :3
AxXx
|
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Capitolo 3 *** Mi Fanno un Offerta Allettante ***
MI FANNO UNA PROPOSTA ALLETTANTE
[Pov.Bianca]
Quando,questa
ragazzina di dodici anni si
presento come la dea Artemide,pensai che più niente mi
poteva scioccare così
tanto...
“Hey!”
Intervenni “aspetta un momento!
Frena.”
Tutti
si girarono verso di me,come se fossi
comparsa dal nulla.
“Chi...
chi siete?” Mormorai incerta,
l'espressione della ragazzina si addolcì “Mia cara
fanciulla,forse la domanda
giusta è chi sei tu? Chi sono i tuoi genitori?”
lanciai
un' occhiata nervosa a Nico che
fissava la ragazzina poco più grande di lui , sbigottito.
“Io
e mio fratello siamo orfani- risposi “C'è
un fondo che ci paga gli studi ma....”
Intuì
dalle loro facce che non mi
credevano.
“Che
c'è?- domandai ,accigliata “Sto
dicendo la verità.”
“Tu
e tuo fratello siete dei mezzosangue.”
dichiarò una ragazza dai lunghi capelli neri,che se non
sbaglio di
chiamava...Zoe? “Uno dei tuoi genitori è un
mortale l'altro e un olimpio.”
“Un...atleta
olimpico?” Mormorai incerta e
confusa
“No.”
Rispose fredda Zoe “Uno degli Dei.”
“Forte!”
Esclamò Nico entusiasta
“No!”
Mi tremava la voce ,avevo una paura
pazza “Non è per niente forte!”
il
ragazzo ,quello senza cognome,Jace?.....
Jake,forse? Mi si avvicinò vedendomi tremare.
“Paura?”
Chiese,facendo di tutto per avere
una voce ferma,ma anche a lui tremava.
Annui
,senza la forza di aprire bocca
,mentre Nico chiedeva se Zeus avesse davvero i fulmini da seicento
punti di
danno.
“Nico!
Questo non è il tuo stupido gioco!”
Gli gridai contro,pentendomene subito dopo,mentre il suo sorriso si
spegneva....
Senti
della mani calde appoggiate sulle spalle
,in segno di conforto...
“Grazie...”
Mormorai, guardando in faccia
il ragazzo.
“Abbiamo
già caricato troppo peso sulle
spalle di questi fanciulli” Tagliò corto Artemide
“Zoe,riposeremo qui per qualche
ora, montate le tende, curate le ferite, recuperate gli averi dei
nostri ospiti
presso la scuola.”
Costruirono
un accampamento con tanto di
Fuoco e Lupi bianchi di guardia in due minuti netti. Erano efficienti,
rapide e
veloci. Notai come tutte risplendessero un po’ di luce
argentea, come se una
parte della luce lunare fosse emessa dalla loro pelle.
I
due fratelli senza cognome si erano
introdotti nell’accampamento e giocavano come se niente fosse
con uno dei
lupi,che li leccava scherzoso. Qualche cacciatrice sembrò
molto stupita di quel
comportamento, ma notai che Artemide cercava di non guardare verso di
loro,
come se temesse che qualcuno si accorgesse del suo interesse verso i
due.
Dopo
avermi fatto entrare nella sua tenda,
lei mi fece cenno con una mano di avvicinarmi e disse: “Ti va
di spiegarmi cos'è
successo,mia cara fanciulla?”
io
annuì e incominciai a parlare del Dottor
Thorn e di come i ragazzi del campo e i fratelli senza cognome,lo
avevano quasi
ucciso.
“Capisco…
grazie. Mi sei stata di grande
aiuto. Posso farti un'altra domanda?” Chiese Artemide, dopo
avermi ascoltata
attentamente, sedendosi accanto ad un grande cervo argenteo che
riposava
tranquillo accanto a lei.
“Certo.”
Risposi.
“I
due ragazzi che vi hanno aiutati… che mi
sai dire di loro?”
Non
capivo come mai tanto interesse per due
ragazzi. Dopotutto erano strani, non avevano cognome, ma, comunque, non
ebbi
problemi a risponderle: “Non molto… sono
bravissimi con l’arco, ma per il resto
non li conosco molto. Ci ho parlato un paio di volte, ma nulla di
importante.”
“Grazie, mia cara. Volevo anche proporti una cosa: tu hai la
stoffa della
cacciatrice,vorresti farne parte?” Chiese, con uno sguardo
leggermente più
addolcito, per poi aggiungere. “Non è necessario
che accetti subito, pensaci
con calma.”
Continuammo
a parlare fin che non arrivo
,un ragazzo con una folta chioma nera spettinata e due lucenti occhi
verde
mare, accanto a lui c’erano Jake e Zoe.
“Accomodato
,Percy Jackson.” disse la Dea
Lui
si sedette sul pavimento della tenda al
suo cospetto e lei lo studiò con aria di
superiorità ,lui era abbastanza a
disagio, mentre l’altro sembrava solo pensieroso.
Era
una mia impressione o i suoi occhi
erano molto simili a quelli di Artemide?
“La
mia età ti sorprende?”
“Ehm...un
po’”
“Potrei
apparire nelle sembianza di
qualsiasi cosa ,ma preferisco quest'aspetto. Questa è
l'età media delle mie
cacciatrici,e di tutte le fanciulle di cui sono patrona,prima che si
perdano.”
“Prima che si perdano?”
“Prima che crescano, che si innamorino dei ragazzi, che
diventino
sciocche,tormentate ,insicure... prima che dimentichino se
stesse.”
“Oh” disse lui con gli occhi sbarrati .
“Bè, Bianca mi ha riferito alcune delle cose
spaventose che a detto il mostro
.dubito che le abbia comprese. vorrei ascoltare te.”
Lui racconto tutto,e io rimasi ad ascoltare allibita da tutti quei
particolari
che non avevo notato.
Artemide
incomincio a parlare con Zoe ,di
una traccia,del dover cacciare questo mostro ,per il grande
risveglio,sinceramente
non capì niente.
“E
ora rimane un'ultima decisione da
prendere” Artemide si rivolse a me “Hai compiuto la
tua scelta, mia cara?”
Esitai
“Ci sto ancora pensando.”
“Aspetta!”
Intervenne percy “Stai pensando
a cosa?”
“Mi....mi
hanno invitato ad unirmi a loro.”
“Cosa?Ma
non puoi! Devi venire al campo
mezzosangue e farti addestrare da Chirone! È l'unico modo
che hai per imparare
a sopravvivere.”
“Non
è l'unico modo,per una fanciulla.”
ribatté Zoe
I due incominciarono a battibeccare, ogni tanto percy si rivolgeva a
me, ma io non
ascoltavo guardavo esterrefatta gli occhi di luna della Dea
“Le
mie cacciatrici,dopo avermi fatto voto
di fedeltà,sono immortali,si... a meno che non cadano in
battaglia,il che è
improbabile. O non infrangano il giuramento” Disse,la voce
della Dea mi riposto
alla realtà.
“Bianca, è una follia.” Protesto il
ragazzo. “Che ne sarà di tuo fratello? Nico
non può venire con te.”
“Certamente
no.” Confermò Artemide “Lui
andrà al campo. I ragazzi non possono fare di
meglio.”
“Hey!” protestò Percy.
Trasalii al pensiero di non rivedere mai più mio fratello,in
fondo era ancora
piccolo... ma bè anche io non sono poi tanto adulta.
“Potrai vederlo di tanto in tanto” Mi
rassicurò Artemide. “Ma sarai libera da
ogni responsabilità. Ci saranno i capi-gruppi del campo a
prendersi cura di
lui. E tu avrai una nuova famiglia: Noi.”
“Una
nuova famiglia” Ripetei incantata da quelle
parole ,finalmente libera, non più sola “Libera da
ogni responsabilità.”
Percy
continuava a ripetere che era una
pazzia ,ora si era aggiunta un'altra voce ,quella di Jake che mi
pregava di non
farlo.
“ne
vale la pena?” Chiesi titubante a Zoe, quella
voce che mi pregava, anche se non la conoscevo bene era...era
importante per
me.
Zoe
annuì convinta.
“Che
devo fare?” Chiesi cercando di non
ascoltare le alte voce oltre quella della cacciatrice.
“Ripeti
dopo di me” Continuò “Consacro me
stessa ad Artemide.”
“Consacro...me stessa alla dea Artemide.”
“Volgo le spalle alla compagnia degli uomini, accetto la
fanciullezza eterna e
mi unisco alla cacciatrici.”
Ripetei
ogni parola “Finito?”
Zoe
annui “Se la Divina Artemide lo accetta,
il voto diventa vincolante.”
“Lo
accetto.” Dichiarò la Dea.
mi
sentivo meglio ,mi sentivo nuova
,sgranai gli occhi “Mi...mi stento più
forte.”
“Benvenuta,sorella.”
Esclamò Zoe che sembrava
,finalmente, meno fredda.
“Rammenta
il tuo voto.” Mi ammonì Artemide
“Adesso è la tua vita.”
“Non
disperate,ragazzi” Disse Artemide
rivolgendosi a i due ragazzi ancora sbigottiti “Percy
Jackson, accompagnerai
ancora i Di angelo al campo. E se questa sarà la
volontà di Nico,lui potrà
restare.”
“Fantastico.”
rispose Percy ,mentre l'altro
ragazzo ancora mi fissava dispiaciuto “E come ci
arriviamo?”
Gli
occhi d'argento di Artemide
scintillarono . “vedi ragazzo,Bianca non è l'unica
ad avere un fratello...irritante
.é ora che tu faccia conoscenza del mio irresponsabile
gemello: Apollo.”
Zoe
sbuffo irritata.
Le
cacciatrici , compresa io, smontarono
l'accampamento nello stesso tempo con cui lo avevano allestito.
Presi Nico in disparte e gli spiegai quello che avevo deciso,lui aveva
le
lacrime a gli occhi.
“Tu
mi vuoi abbandonare, come hanno fatto i
nostri genitori” Mormorò,guardando per terra.
“No,Nico...non..”
“Tu
mi odi.” Selle lacrime grosse e cupe
gli rigarono le guance olivastre, io lo abbracciai non potevo vederlo
cosi, lui
rispose alla stretta bagnandomi la spalla di lacrime.
“Io...io
non ti odio,questo...questo è
meglio per tutti e due,tu sarai al sicuro al campo con altri ragazzi
che ti aiuteranno
e ti vorranno bene...”
“Bugie,tutte
bugie! Tu non mi sopporti, tu
vuoi liberarti di me!” Mi grido contro, una lacrima solitaria
mi rigo la
guancia cadendomi poi sulla mano,poi un'altra e un'altra ancora e cosi
inizia a
singhiozzare,non volevo che pensasse che lo odiavo ,perchè
io gli volevo bene,
era il mio fratellino,in fondo era con lui che avevo passato tutta la
mia
vita...
“S..scusa
non volevo.” Mi sussurrò lui
,cercando la mia mano ,la prese e la strinse
“Ti
prego,perdonami,Nico! Perdonami non voglio
farti soffrire,ti prego...”
Lui
si butto per la seconda volta fra le
mie braccia “Tu sei sempre mia sorella e io ti voglio
bene.”
“anch'io
Nico,anch'io.”
lui
sciolse l'abbraccio ,si asciugo le
lacrime ,mi sorrise per poi correre verso i due ragazzi,Percy e
Jake,con in
mano le solite carte di Mitomagia. sorrisi anch'io.
Mi unì al gruppo delle cacciatrici ,facendo subito
conoscenza con una ragazza
poco più grande di me ,di nome Felicia,diceva di essere una
delle poche mortali
che erano diventate cacciatrici, si era unita alle cacciatrici per
colpo della
madre,che era innamorata di un uomo che picchiava lei e le figlie,
infatti era
la seconda di tre figlie femmine.
Ad
un cero punto il cielo si schiarì fino a
diventare cosi brillante da dover essere costretti a guardare per terra
per non
accecarsi.
“Era
ora. È così pigro in inverno.” Disse
Artemide un po’ contrariata.
“Lei,
ehm, si riferisce al sorgere del
sole?” Chiese Percy, perplesso, come tutti.
“A
mio fratello, sì…”
ci
fu un'improvvisa esplosione di luce
all'orizzonte e un'ondata di calore.
“Non
guardate!” Avvertì Artemide
“Lasciatelo parcheggiare, prima.”
La
luce e il calore si intensificarono fin
che non sentì la mantellina di cotone sciogliersi addosso.
poi,all'improvviso
la luce si spense.
Alzai
gli occhi e vidi una ... macchina?
Una
Maserati Spyder decappottabile rossa.
Il
pilota uscì dalla macchina con un
sorriso smagliante e gli occhiali da sole, poteva avere circa
diciassette o
diciotto anni, aveva i capelli biondi e d un fisico d'atleta, indossava
jeans, dei
mocassini e una maglia senza maniche...
“Cavolo,che
splendore!” Commento la ragazza
punk
“Certo
è il dio del sole.” Osservò Percy
“Non
mi riferivo a quello!”
“Sorellina!”
esclamò Apollo “Come butta?
Non chiami mai. Non scrivi mai. Stavo cominciando a
preoccuparmi.”
Artemide
sospirò “Sto
bene Apollo ,e non sono la tua
sorellina!”
“Ehi!
Io sono nato prima!”
“Siamo
gemelli!quanti altri millenni
dobbiamo ancora litigare...”
“Allora
,come butta?” La interruppe lui. “le
ragazze sono con te,vedo. Serve qualche ripetizione con
l'arco?”
Artemide
strinse i denti “Mi serve un
favore .Devo andare a caccia da sola . Vorrei che tu portassi le mie
compagne
al campo mezzosangue.”
“ma
certo ,sorellina!” Esclamò lui
girandosi e andando verso la macchina/sole.
“Bella
macchina.” Fece Nico
“Grazie
figliolo!”
“Ma
come facciamo a entrarci tutti?”
“Oh”
il dio sembrò accorgersi per la prima
volta del problema “Bè, già. Detesto
cambiare la modalità spyder,ma suppongo...”
[Angolo
autore]
Rieccomi
alla carica con gli auguri che amiate
questa storia, perché sono riuscito a liberarmi. Per causa
della storia, ho
preferito cambiare struttura, dividendo la storia tra u due personaggi
principali: Jake e Bianca. In particolare ringrazio TANTISSIMO *Gli da
tanti
baci* Biancadiangelo che ha accettato di unirsi a me in questa storia
come
seconda autrice e che mi aiuterà scrivendo i capitoli di
Bianca.
Recensite,
per favore :3
AxXx
|
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Capitolo 4 *** Un passaggio sul Sole ***
UN
PASSAGGIO SUL SOLE
La
prima cosa che pensi nel vedere un Dio del Sole che
ti si presenta davanti con l’aria di un figo diciottenne, gli
occhiali da sole
e una spyder è: Wow, questo Dio mi sta simpatico! Aggiungi
il fatto che ha
trasformato la sua macchina in un autobus scolastico color
dell’oro…
Be’,
difficile trovare di meglio.
Una
parte di me sperò vivamente che fosse lui mio padre
divino, soprattutto perché, almeno da quel poco che sapevo,
era lui il Dio
degli Arcieri ed io e mia sorella eravamo bravissimo con
l’arco.
Solo che una vocina nella mia testa mi avvertiva che la
realtà era un'altra: se
eravamo figli del Dio del Sole, di giorno, ci sentivamo sempre spossati
e
stanchi? Certo, non siamo pannelli solari, ma, cavolo! Un minimo aiuto
da parte
di papà ci stava.
Anche
Kate non sembrava molto convinta e lo capii
dall’occhiata che mi lancio, che stava a significare: ‘Non credo dobbiamo cercare
qui.’
Nonostante
questo si fece avanti, ma Apollo la bloccò
alzando le mani e osservando gli occhi al cielo, come se avesse avuto
una
rivelazione.
“Fermi
tutti!” Disse, con aria che sprizzava felicità.
“Sento che mi sta per venire un haiku!”
‘Che
roba è un haiku?’ Mi
chiesi, senza, però, esprimere i miei
dubbi ad alta voce, non volevo offenderlo.
A
quel che potevamo capire, però, non era una cosa
molto bella, visto che le cacciatrici gemettero contrariate, mentre io
guardavo
perplesso mia sorella che fece spallucce. Anche gli altri del Campo
Mezzosangue
sembravano spiazzati quanto noi, da ciò intuii che anche
loro non avevano molta
esperienza in questi haiku.
“Erba
e Neve
Artemide
Soccorro
Quanto
sono forte.”
Declamò
il Dio, con un sorriso raggiante, come se si
aspettasse un applauso di qualsiasi sorta.
‘Ma
è uno scherzo!?’
Domandai, sempre nella mia mente. Che
cavolo di poesia era!? Soprattutto, perché cavolo la stava
declamando davanti a
tutti, quando era palese che a noi non ce ne fregava una cippa e non
era
nemmeno bella. Anche Kate aveva l’aria di una che avesse
beccato un camion in
piena faccia.
“L’ultimo
verso era di sei sillabe.” Sentenziò
Artemide, rompendo il silenzio, con una calma che, mi resi conto, stava
trattenendo a stento una sfuriata.
Mentre
i due fratelli litigavano su quale verso dare
all’ultimo vero, Zoe approfittò del momento per
voltarsi verso di noi e
spiegare: “Il Divino Apollo è da poco tornato da
un suo viaggio in Giappone,
sta attraversando la fase haiku… e forse è un
bene, perché non avrei sopportato
un'altra poesia che iniziava con ‘C’era
una Dea che veniva da sparta…’”
“Grandioso…
avrei preferito essere colpita da una
freccia.” Commentò mia sorella, facendo scoppiare
a ridere tutti, cacciatrici
comprese.
Zoe
la osservò con una certa ammirazione.
“Saresti
anche tu un ottima cacciatrice… mi chiedo come
mai la Divina Artemide non ti abbia chiesto di unirti a noi.”
Commentò,
facendomi infiammare. Avevo una strana antipatia per quel gruppo di
suffragette: le trovavo troppo estremiste… o forse era la
Dea ad esserlo. Anche
se non erano male. E poi ogunino ha il diritto di fare le scelte che
preferisce.
“Forse
perché sapeva che non avrei accettato!”
Ribatté
subito, Kate, facendomi sentire subito meglio. “Non potrei
mai stare lontana
dagli uomini per duemila anni… alcuni di loro non sono male,
soprattutto il mio
adorato fratellino.” Aggiunse, tirandomi uno scappellotto.
“Ti
ricordo che siamo gemelli.” Le dissi, facendole una
linguaccia.
“Fa
lo stesso, sono nata prima io.” Ribatté lei,
sorridendo maliziosa.
“Testona.”
La accusai.
“Antipatico.”
Ribatté lei, facendomi la linguaccia.
Scoppiammo
a ridere: sembravamo la versione soft di
Artemide ed Apollo. Solo Zoe sembrò in disaccordo, ma non
ribatté. Poco lontano
vidi Bianca di Angelo sussultare, nel sentire il nostro discorso e mi
parve che
stesse cercando di non piangere. Capii che stava pensando al fratello.
“Perfetto!”
Annunciò, infine, Apollo, finendo la sua
poesia, liberandoci da quella tortura. “Abbiamo molta strada
da fare e
pochissimo tempo, la via è diretta, si va solo ad
ovest!” Disse, indicando il
suo veicolo, invitandoci a salire.
Tutti
prendemmo la nostra roba, mentre lui ci scrutava
con attenzione. Appena si avvicinò alle cacciatrici Zoe fece
un balzo
all’indietro come un gatto arrabbiato e gli lanciò
uno sguardo assassino, quasi
lui avesse una terribile malattia contagiosa.
“Calma,
dolcezza…” La rassicurò lui, con il
solo
risultato che la ragazza indietreggiò ancora, mostrando i
denti, quasi fosse un
felino.
“Fratello!”
Lo richiamò Artemide esasperata: la sua
pazienza era agli sgoccioli. “Non
aiutare le mia cacciatrici, non
filtrare e NON chiamarle dolcezza!”
“Scusa,
dimenticavo…” Si giustificò il Dio,
alzando le
mani. “A proposito, dove te ne vai, sorellina?”
“A
caccia e non sono affari tuoi!”Rincarò subito la
Dea
della caccia, alzando gli occhi al cielo, impaziente di allontanarsi
dal
fratello rompiscatole. “Tu devi solo portare i Semidei e le
cacciatrici al
campo, non fare casini.”
“Io
non combino mai casini!” Rispose lui offeso.
“Ne
dubito fortemente…” Bisbigliò mia
sorella, così
piano che riuscii solo io a sentirla, facendomi sorridere.
Apollo
continuò la sua ispezione di Semidei, scambiando
parole cordiali con Nico di Angelo, regalando a Talia un bel sorriso
solare (naturalmente),
dopodiché si fermò su
Percy Jackson, studiandolo con attenzione che trovai un po’
inquietante. Avrei
voluto ricevere un trattamento migliore, come quello di Talia, invece,
quando
si soffermò su di noi lo vidi sgranare gli occhi per la
sorpresa, quasi ci
avesse riconosciuti. Ma fu un movimento così veloce che
dubitai perfino che
l’avesse fatto. Eppure, sembrava inquieto.
“Molto
bene… tutti a bordo!” Annunciò
allegramente, ma
con una nota allarmata.
Mentre
salivamo Kate mi prese da parte e mi sussurrò:
“Concentrati e ascolta la pazza.”
Sapevo
che si riferiva a Zoe che, in quel momento stava
scambiando un dialogo veloce con Artemide. Capii cosa intendeva, mi
fermai un
attimo, inginocchiandomi, come per allacciare le scarpe, ma, invece di
fare
quello (Anche perché erano perfettamente allacciate), mi
concentrai sulla mia
respirazione, escludendo ogni elemento di disturbo intorno a me e mi
focalizzai
sul mio udito, pre poterlo rendere ancor più fine, tanto da
sentire le parole
che le due cacciatrici si stavano scambiando.
“…
tienili d’occhio, tutti e due.”
“Anche
il ragazzo, mia signora?” Dal tono di Zoe,
intuii quanto fosse perplessa.
“Sì,
anche lui. Li affido a te e alle altre
cacciatrici, dovrete assicurarvi che non accada loro nulla, a costo di
doverli
spiare o seguire di nascosto… ho una brutta sensazione,
quindi ti chiedo di
farlo, come favore personale.”
“Mia
signora… per me sarebbe un onore… ma non
capisco…”
“Capirai
a tempo debito. Mi fido solo di voi. Non deve
accadergli nulla.” Sentenziò, infine, Artemide
ponendo bruscamente fine alla
conversazione.
“Ragazzi,
state male?”
Percy
si era avvicinato a noi, osservandoci in modo
strano. In effetti dovevamo apparire un po’ stupidi, io
chinato da diversi
secondi a far nulla e mia sorella a gambe incrociate sulla portiera.
“Nulla,
solo un piccolo malore, stiamo bene, adesso.”
Svicolai, subito, cercando di assumere un tono convincente.
Il
ragazzo non era molto convinto, ma, indubbiamente,
non aveva altre spiegazioni, così scrollò le
spalle e ci invitò a salire,
mentre Zoe ci raggiungeva, lanciandoci un occhiata come per dire: ‘Se mi fate passare dei guai, vi
userò come
bersagli nel prossimo allenamento.’
Una
volta che fummo tutti a bordo, mentre Artemide si
avviava verso ovest, Apollo fece tintinnare le chiave intorno
all’indice, con
aria soddisfatta.
“Chi
ha voglia di guidare?”
Difficile
dire di no, ma c’era quel piccolo particolare
che sarebbe stato come guidare una bomba nucleare da qui al campo, se
il Sole
aveva veramente la
capacità di
riscaldare tutta la terra. E io non volevo essere colpevole della
distruzione
del mondo, se avessi sbagliato parcheggio.
“No,
nessuno?” Chiese il Dio, con l’aria delusa.
Le
cacciatrici si misero tutte in fondo al pulman, ben
lontani da tutti i maschi altamente infetti, ma, mentre lo facevano,
Zoe si
rivolse a noi.
“Voi
due, potreste avvicinarvi un po’ di
più?” Chiese,
con un tono marziale, quasi le fosse difficile chiederlo.
“Oh,
no, grazie, sapete com’è? Sono allergica alle
pazze.” Rispose sprezzante mia sorella, lanciandole un
occhiata tagliente, che
venne subito rimandata al mittente, quando la cacciatrice strinse i
pugni.
Capii
che c’erano dei rischi, così decisi di evitarli e
mi misi tra le due: “Calmatevi, ragazze… potremmo
metterci… in mezzo.”
Suggerii, indicando i sedili tra quelli di testa e quelli in fondo, in
modo che
si trovasse un accordo pacifico.
Non
che mi stessero simpatiche le cacciatrici, ma
volevo evitare che ci scannassimo subito. Avremo avuto tutto il tempo
al campo,
dove non avremmo rischiato di far precipitare il Sole, per creare il
più
terribile inverno nucleare della storia.
Zoe
e Kate sbuffarono, ma l’accordo sembrò convincerle
e, senza dire una parole, prendemmo posizione, mentre i miei occhi
indugiavano
su quelli di Bianca, che osservava il fratello, un po’
dispiaciuta, mentre
questi parlava con Apollo di come funzionava il Sole.
Appena
ci sedemmo sentii un gemito e alzai lo sguardo
per vedere Talia pietrificata mentre il Dio le puntava il dito con un
sorriso
smagliante.
“No…
no grazie…” Squittì la ragazza, sempre
più rossa,
guardando implorante i suoi amici, come alla ricerca di qualcuno che la
nascondesse.
“Ma
che dici! Coraggio! Sei la figlia del Signore del
cielo! Non ti fulminerà come l’ultimo che ho
addestrato.” Disse rassicurante,
ridendo.
Bene…
non mi piaceva la storia del fulminare,
soprattutto perché la trovavo un’idea davvero poco
allettante. Volevo vivere ancora un po’, soprattutto volevo
vivere lontano dal
carro del Sole e non volevo rischiare di schiantarmi.
La
figlia di Zeus protestò con tutte le sue forze,
lanciando a tutti, sguardi imploranti, anche alle cacciatrici, ma
nessuno si
sarebbe sognato di mettersi contro una divinità.
Così si mise al volante con
l’aria di una che sta per avere un attacco cardiaco.
In
effetti, io avrei preferito andare a piedi.
Appena
partimmo capii subito che sarebbe stato un
viaggio turbolento. Talia sembrava improvvisamente paralizzata alla
guida e,
nonostante Apollo e Percy la stessero incoraggiando a non essere tesa e
ad
essere sciolta, lei era rigida come un ciocco di legno e guidava con
movenze
robotiche.
“La
velocità è proporzionata al calore,
più sei veloce,
più calore dai.” Stava spiegando Apollo, incurante
del fatto che stavamo
sobbalzando ogni dieci secondi, tanto che mi era venuta la nausea,
mentre mia
sorella, si stava reggendo ai braccioli del posto, accanto a me.
Eravamo
tutti parecchio sballottati e, sinceramente, mi
sentivo come se mi trovassi in una lattina sballottata dai venti.
Odiavo sempre
stare in una macchina o nei posti chiusi in generale, ma i posti chiusi
in aria
erano anche peggio.
“Rallenta!”
Sbottò Apollo, ad un certo punto, mentre
l’autobus iniziava a scendere, anzi, la parola giusta era:
precipitava verso
una cittadina che, da innevata, era diventata allagata.
Urlammo
tutti, tenendoci stretti alle cinture e alle
poltroncine, mentre sentivo la mano di mia sorella stringere la mia
così forte
che non mi sentii più le dita.
“Stai
calma!” Provai a rassicurarla, con il solo
risultato che lei, sgranò ancora di più gli
occhi, per lo spavento.
“Non
sei divertente!” Mi riprese, osservando
terrorizzata il terreno che si stava avvicinando paurosamente.
“Alza
il volante!” Urlò il Dio, tenendosi alla
poltroncina da guidatore, cercando di apparire calmo.
Forse
si era pentito di farla guidare.
Di
mio, ero pentito di salirci, su quel coso.
Talia
riuscì ad alzarsi, evitando, per poco di
provocare un incendio, lasciando, però, una bella porzione
di terra asciutta e
senza neve.
“Ottimo,
abbiamo appena provocato uno sconvolgimento
atmosferico.” Borbottò mia sorella, un
po’ più rilassata.
“Be’,
almeno adesso sappiamo perché, ogni tanto, il
sole è troppo caldo, d’inverno.”
Risposi, cercando di alleggerire la tensione.
Lei
sorrise, ma subito dopo mi volò addosso, quando
Apollo consiglio alla figlia di Zeus di girare a sinistra e lei aveva
eseguito
con una brusca manovra che aveva inclinato il veicolo, schiacciando
tutti sul
finestrino.
Nessuno
aveva più un colorito normale: tutti avevano la
pelle pallida come la morte o verde dalla nausea.
“Eccoci!
Long Island!” Ci informò Apollo, indicando la
baia dove si vedevano delle capanne e una specie di tenuta estiva
costruita
accanto ad un boschetto.
“Rallenta
un po’, tesoro, così ci ammazziamo…
be’, non
tutti ovviamente.” Le consiglio il Dio, con un sorriso, che
tradiva una certa
insicurezza. Onnipotente o no, un impatto del genere non sarebbe stato
bello
nemmeno per lui.
“Ho
tutto sotto controllo!” Urlò Talia, con gli occhi
folli.
‘Come
la macchina che sta precipitando a velocità folle verso quel
laghetto!?’
Avrei voluto chiedere, mentre osservavo il terreno che si avvicinava
pericolosamente a noi. Cadevamo come un sasso.
“Frena!”
Disse Apollo.
“Ce
la posso fare.”
“FRENA!!!”
Gridammo tutti insieme, come per richiamarla
alla realtà.
Fu
lo scossone più terribile della mia vita ed ero
convinto che, nell’impatto, mi fosse rotto almeno tre
costole, un braccio, una
gamba e qualche osso della testa. L’autobus-sole
inchiodò bruscamente a
mezz’aria finendo con il rallentare la caduta a poche
centinai di metri dal
laghetto, per finirci dentro con un grande SPLAAAAAAAAAAAAASH,
alzando una grande nuvola di vapore, mentre un gruppo di ragazze dalla
pelle
diafana (Dopo avrei capito che erano Naiadi), fuggivano in modo
disordinato.
“Be’,
avevi ragione.” Disse Apollo, mentre si rialzava,
per lo scossone, insieme a noi. “Avevi tutto sotto
controllo.”
“Col
cavolo.” Borbottammo io e mia sorella, nello
stesso istante.
[Angolo
dell’autore]
Siamo
tornati in pompa magna, a quanto pare,
il prossimo capitolo è un POV Bianca, ma come vedete, Jake e
Kate sanno il
fatto loro, dato che la sorellina riesce a tenere testa alla povera
Zoe.
Dopotutto sono due tipi che sanno il fatto loro e, ovviamente,
c’è Apollo.
Speriamo non siano figli suoi :P
Allora,
alla prossima, recensite, vi prego!
AxXx
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