Il tornemnto dell'anima senza volto

di Rimbaud_Baudelaire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inadatto ***
Capitolo 2: *** Amizia o Amore? ***
Capitolo 3: *** Grigie Riflessioni ***
Capitolo 4: *** La vipera Nera e anelli gialli ***



Capitolo 1
*** Inadatto ***


00 Inadatto.

Certo, chiunque può sentirsi inadatto.
Persino un gatto può sentirsi inadatto a cacciare i topi se è abituato ad avere già la ciotola di cibo piena a ogni suo miagolio e ogni tipo di coccola o vizio.
Quanti uomini e donne si sentono inadatte a svolgere una mansione, a parlare in pubblico o semplicemente affrontare i problemi della vita?
Ecco, io sono inadatto a viverla. Sono spettatore del mondo, vedo le persone scivolarmi attorno che parlano del tutto e del niente, di com’è vestita quella, di quanto è bello quello, del lavoro, dello sport e del sesso.
Alcuni dicono: parlano solo di frivolezze.
Altri dicono: come sono rari coloro che ancora si ritrovano per far filosofia!
Ma, un momento: guardatevi attorno, tutti quanti e ditemi, che cosa vedete? Non vedete il menefreghismo, la superficialità e la maleducazione che avanza?
Non vi chiedete i valori, dove sono finiti? Probabilmente vi state chiedendo persino che cosa sono i valori.
Hanno detto che con l’andare degli anni, l’uomo si è semplificato la vita, si è reso il tutto più facile, a portata di click. Non hanno mai detto nulla di così sbagliato.
L’uomo non vive più.
I giovani non sanno più giocare tra di loro, parlarsi e comunicare se non con messaggini, chat, social network. Che amarezza!
Il brutto di tutto ciò che sto dicendo è che ci sono incappato pure io, non parlo più con nessuno, a fatica lo faccio con me stesso per il semplice motivo che non ho mai e poi mai aperto la bocca per dire sinceramente quello che provavo, sentivo.
Ho avuto diverse relazioni nella mia vita fin ora, di amicizia e amore, belle e brutte, orrende alcune le definirei…
Nel mio sentirmi inadatto a vivere, voglio raccontarvi la mia storia, farvi vivere la mia vita sotto il mio punto di vista, voglio cercare di riuscire a rendervi partecipi della mia vita e forse farvi versare qualche lacrima.
A voi che mi leggerete, vi dico grazie e non vi svelerò il finale della mia storia, ma vi prometto che, voi che continuerete, vivrete con me, al mio fianco.
Non è un cammino facile, la mia mente non è mai ferma, le mie emozioni volubili, a volte delicate e fragili altre violente; non voglio illudervi dicendo che sarà breve e intenso.
Non so come sarà, ma vi do il benvenuto nella mia anima senza colore, inadatta a vivere e adeguarsi ad uno stile di vita moderno…

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Capitolo 2
*** Amizia o Amore? ***


01 Amicizia o amore?
 
Era un giorno tiepido di autunno quando per la prima volta lo incontrai, me lo avevano fatto conoscere per vie traverse di Facebook, qualche chiacchiera di chat, qualche role di gioco tra personaggi e poi finalmente dopo un anno riuscii a combinare un incontro con lui.
Valentine era, ed è tutt’ora il mio migliore amico.
Lui che è anticonformista con il mondo stesso e sembra uscito da qualche romanzo vampiresco, in modo perfetto e affascinante: il suo modo di parlare, di porsi, vestirsi galante, nobile di animo quanto di aspetto, lasciando tutti sempre un po’ spiazzati per quel suo atteggiamento di altri tempi. Non vedevo difetti in lui, solo all’inizio lo trovavo viscido, infimo, come un serpente. A volte lo detestavo, ma non mi sono mai bloccato ai pregiudizi, come il fatto del suo essere gay, non mi ero scandalizzato quando me lo disse, anzi! Ne fui contento, lui si fidò di me e mi fece quella confessione, quella confidenza che tuttora porto nel cuore.
Ma torniamo all’incontro.
Quel mattino ero come sempre nella mia libreria di fiducia, leggevo Goethe, ma prima delle sue opere leggevo la sua biografia, come ogni autore, mi affascinava e vivevo con lui i momenti immaginavo nella mia testa, che cosa provasse, come agisse, se qualche volta avesse imprecato, immaginavo i suoi sentimenti.
Le biografie tendono ad essere troppo oggettive, ecco perché amo molto di più le autobiografie, c’è un po’ di sentimento in tutti quegli eventi…
Il cellulare mi squillò e sentii una voce profonda, calda e avvolgente, una voce che mi mise i brividi, ma allo stesso tempo mi fece sentire quasi confortato:
‹‹Sir. Edmond? Sono Valentine, ho appena parcheggiato l’auto, dove siete?Mi reco da voi al più presto per raggiungervi.››
Vi mentirei se vi dicessi che quelle parole non mi fecero smuovere le viscere, non riuscii per un momento neppure a rispondere alla sua domanda. Credo che sul volto mi apparve un sorriso un po’ ebete e quando tornai in me riuscii finalmente a rispondere:
‹‹ Valentine..sono alla solita libreria, ti mando un sms con l’indirizzo?›› la mia voce tremava, me ne resi conto solo dopo aver socchiuso le labbra che mi inumidii con la lingua, ero così nervoso!
Nell’anno in cui eravamo stati lontani, che parlavamo solo attraverso chat e mail chilometriche, lettere per lo più, avevo scoperto in lui un’amicizia quasi, quasi, con i miei ideali, l’amicizia che per me era quasi perfetta.
Quasi, perché la lontananza era una brutta parte di essa.
Scritto il messaggio, non riuscii a rimanere seduto con il libro in grembo, così mi alzai e mi recai all’esterno dell’edificio, guardando da una parte all’altra della strada.
inutile dire che le persone mi finissero addosso, che più di qualcuno mi chiedesse di togliermi da in mezzo ai piedi, ma non mi schiodai da lì, troppo in ansia di vederlo.
Ed eccolo lì, dall’altra parte della strada, che attendeva il semaforo pedonale divenire verde. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, il cuore mi scoppiava ad ogni battito, le gambe si mossero per me, attraversai di corsa quella strada trafficata, clacson, imprecazioni, il volto di Valentine diventare bianco di preoccupazione, ma io ero salvo, e mi gettai senza timore al suo petto, abbracciandolo forte.
Indietreggiò, mi strinse tra quelle braccia forti, anche se sottili, mi tenne a lui e mi posò le sue sottili labbra sul capo.
‹‹M’avevan avvisato della vostra statura e corpo minuto. Non ho voluto credere fin quando non mi siete finito tra le braccia.›› Mi parlava con sussurri delicati all’orecchio. ‹‹Tremate Sir?››
La sua domanda sorpresa era del tutto giustificata, tremavo. Sì tremavo come una foglia prima di finire giù dall’albero al termine del giallo, del rosso e infine marrone autunno.
‹‹Non fraintendermi Valentine, semplicemente sono davvero felice di vederti, quasi non ci speravo.›› mi giustificai asciugandomi un po’ gli occhi, mentre lo liberavo dalla mia presa ferrea, ma quando le sue braccia lentamente scivolarono via dalla mia schiena, una sensazione di smarrimento mi colse, ma decisi di ignorarla.
Lo guardai dritto negli occhi, i suoi occhi brillavano di gioia, lo notavo, capii bene i sentimenti che provava per me, me ne aveva parlato a lungo in una lettera, e accennati in altre, che anch’io provassi la sua stessa gioia in quel momento? Che anch’io provassi amore?
‹‹E’ stato difficile arrivare fin qui?›› chiesi cercando d’iniziare una conversazione degna di tale nome.
‹‹No, assolutamente, alcune cose, anche se non vi credete, aiutano davvero! Per esempio il navigatore, il gps dell’auto. Mi ha condotto sino ad un parcheggio molto comodo, sicuro e soprattutto non troppo lontano da qui, dal vostro amato rifugio intellettuale…
Ma ditemi, Sir Edmond, Lady Erika non è con voi quest’oggi? ›› Parlava tranquillamente, e iniziò a dirigersi forse in nessun posto, forse desiderando di passeggiare e mi mossi con lui, seguendolo, senza chiedere nulla a riguardo, lo ascoltavo e sì, dovevo ammetterlo che aveva perfettamente ragione, ma quando toccò il tasto di Erika mi sentii quasi male..
Erika è la mia ragazza, o meglio, dice di esserlo, dice di volermi bene, di amarmi, ma critica ogni mia mossa, mi da contro ogni volta che provo a spiegarle il mio punto di vista, e smettendo di parlarle di ciò ha criticato il mio modo di essere e di vivere insano, ha detto più volte che la escludevo dalla mia vita, che ero freddo. Ma come potevo escluderla se lei per prima se ne stava a  casa invece di venire con me in quella città e parlare con me, passare il tempo con me?
La mente umana è strana, e così passai dei buoni minuti a lamentarmi anche di questo aspetto. Una relazione insana, per la mia mente insana, che mi stava rendendo ancora più complicato e paranoico.
Valentine mi guidò alla fine in un bar, ma a me piace chiamarli come un tempo, in un caffè.
Il luogo era carino, accogliente e caldo con le luci soffuse, non troppo affollato e con posti abbastanza appartati, così che potessimo parlare tranquillamente.
Quando finii le mie lamentele su Erika, lui mi guardò, mi persi nei suoi occhi, e alla carezza sul viso della sua mano non riuscii a non rilassarmi. Mi posai lentamente alla sua mano, strusciai la gota nel suo palmo caldo e quando labbra morbide come petali di rosa si posarono alle mie, non mi sottrassi, schiusi le labbra e ricambiai quel bacio fatto di emozioni strane: malinconia, solitudine, dolore, tormento, desiderio, possessione, affetto, sofferenza.
 
‹‹Dove cazzo sei?!›› gridò Erika al telefono, quando finalmente le risposi.
Già, dov’ero? Non ne avevo la più pallida idea, mi guardai attorno, nel buio, ed ero in un’auto, un corpo caldo accanto a me, sembrava privo di abiti; arrossii quando vidi che era Valentine, che mi cingeva l’addome, gli occhi chiusi, addormentato.
Notai che ero privo di abiti pure io, e notai poi che eravamo fuori città, in un parcheggio sperduto, forse di qualche autogrill.
‹‹Ehm..sono fuori città…›› la mia voce suonò impastata da stanchezza e forse un po’ di alcol, mentre lei, la mia ragazza iniziò a strillare offese e sputarmi rabbia nelle orecchie.
Socchiusi gli occhi e ripensai a come ero arrivato lì: mi ero lasciato baciare da Valentine, lo avevo abbracciato mentre lui mi tirava a sé, poi lui lasciò dei soldi sul tavolo e mi trascinò via da quel posto dopo avermi spinto in auto. Dove mi portava?
Via. Lontano.
Lontano da occhi.
Lontano da tutti.
Mi trascinò nel suo mondo e nuovamente le sue braccia mi avvolsero, le sue mani mi accarezzarono e non riuscii a dirgli “fermati”, solo “continua”. Mi sentii male.

Scesi dall’auto dopo essermi mezzo vestito alla svelta per vomitare bile e succhi gastrici dal sapore acido e l’odore acre, mi sentivo male, per lui e per Erika, come avevo potuto? Non mi ero neppure reso conto, non sapevo neppure come e cosa avevamo fatto, non riuscivo a ricordarlo, ero sconvolto e vomitavo.
Una mano si posò sulla mia spalla e mi tirò indietro i capelli, pulendoli con una salviettina per mani umida..
‹‹Non vi sentite bene? Così prenderete freddo…›› calda e avvolgente, la sua voce mi entrò dentro, chiusi gli occhi nel sentire il suo cappotto caldo sulle spalle e le sue carezze sulla schiena. ‹‹Venite, vi riconduco a casa…››.

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Capitolo 3
*** Grigie Riflessioni ***


02 Grigie Riflessioni
 
I giorni che seguirono per me furono vuoti e bui. Erika non rispondeva ai miei messaggi e se provavo a chiamarla mi spegneva il cellulare.
L’idea di andare da lei, a trovarla a casa era forte, ma il mio unico mezzo altro non era che una bicicletta, parecchio vecchia oltretutto e i chilometri troppi.
Passavo il tempo a fissare il cammino monotono del sole dalla mia finestra, la desolazione di un’alba, il cammino in salita verso il mezzo dì, la rapida discesa e infine un tramonto in qualche modo sanguinoso.
Le ore erano interminabili, e nella mia immobilità pensai molto, al mondo che anche se stavo immobile io esso camminava lo stesso, correva più che altro, verso la propria distruzione.
 
Colto dalla noia, un pomeriggio uscii di casa, per andare a fare una passeggiata solitaria, amavo chiudermi in qualche bar, Mc Donald’s e scrivere ciò che accadeva attorno a me. Captavo dialoghi, notavo come le persone parlavano di cose futili come se fosse questione di vita, o di morte, e delle cose davvero importanti? Boh, forse per loro non esistevano, oppure non pensavano.
Mi ricordai però di un gruppo di ragazzi, prendevano in giro un loro compagno perché era stato a casa della sua ragazza e non ci aveva neppure provato a portarsela a letto. Inizialmente trovai la cosa sconcertante, perché prendere in giro un ragazzo che rispettava il corpo altrui?
Fin quando lui non si giustificò che non le piaceva troppo, che proprio non ce la faceva a “farselo diventare duro” e le scrisse un sms su whatsapp lasciandola.
Vigliacco. Vile. Stupido. Codardo.
I suoi amici risero, approvarono. Stronzi.
Lui rise, lei lo chiamò, lui spense il cellulare.
Stronzo.
Le hai spezzato il cuore e per quale futile motivo? I tuoi amici ti prendevano in giro per averla rispettata e ora? Che rispetto hai avuto di lei e i suoi sentimenti? Perché, uomo, lasci le cose a metà, incompiute o le rovini sul nascere o sul finire?
Perché ogni cosa che vedo mi delude? Ora sono pure deluso da me stesso.
 
Quando alla sera tornai a casa, mangiai una mela in camera mia, accesi il computer e mi collegai a Facebook. Valentine era on-line e così lo salutai.
Mi scusai con lui per essere sparito negli ultimi giorni e gli chiesi come era stato con me.
Ottenni subito risposta, mi disse oltretutto di aver parlato con Erika nei giorni scorsi. Era molto offesa e per sbaglio le disse che cosa c’era stato tra noi.
Merda! Non sapevo neppure io cosa era successo tra di noi! Perché? Perché le aveva raccontato?
“Che cosa le hai detto?”
“Le nostre labbra si son sfiorate, cercato, ci siamo baciati a lungo. Andammo fuori città, ma una volta soli e lontano da occhi, non andammo oltre che accarezzarci i busti, e baciarci. Le ho raccontato solo la verità.”
“Non siamo andati oltre?”
“Non lo rimembrate?!”
No, non ebbi il coraggio di scrivere oltre. Non ricordavo niente di quel momento, tanto era stato il trasporto, non mi ero mai sentito così. Neppure con Erika.
Mi sentii male per tutta la notte, quando finalmente riuscii ad addormentarmi, venni scosso da incubi. Dovevo trovare una soluzione a quella situazione, dovevo cercare un modo per parlare con Erika, dovevo risolvere con lei e anche con Valentine, essere l’uomo conteso tra due poli completamente diversi per me, era ingestibile come situazione.
Ancora non mi ero reso conto, quella notte, quei giorni, che se provavo qualcosa per Valentine, significava che io non ero un etero convinto come pensavo.

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Capitolo 4
*** La vipera Nera e anelli gialli ***


03 La vipera Nera e anelli gialli.
 
E così è finita. Dopo qualche giorno di assoluto distacco dal mondo intero, dove mi potevo perdere chiuso nella mia stanza, nei labirinti della mia mente, avevo preso la mia decisione.
Alla sera portai fuori Erika, la lasciai divertirsi, e tornati a casa di lei le dissi tutto ciò che pensavo, non mi feci chiudere la bocca come al solito e non mi lascia interrompere.
La lasciai.
Inizialmente mi sputò addosso la sua rabbia, poi cercò di impietosirmi con le lacrime, le suppliche, mi fece sentire un mostro e forse chissà, lo ero. Ma non provavo più niente.
Come potevo ancora provare amore per una ragazza che non mi ascoltava perché le mettevo la depressione? Che non voleva sapere il mio punto di vista, che preferiva chiede un parere a suo padre alcolizzato piuttosto che a me?
Ed è stato inutile l’indomani le sue dediche d’amore.
Non potevo più restare con lei.
Penserete dunque che io mi misi con Valentine…e invece no.
Valentine ancora non mi parlava, e io non lo cercavo, ero certo che se l’avessi fatto, non mi avrebbe risposto e attendevo on-line che qualcuno mi parlasse. Uscire di casa i metteva a disagio da qualche giorno.
Uno strano incubo tornava sempre, ogni notte a tormentarmi..e lo fece anche dopo che ebbi lasciato Erika. Allora cosa? Cos’era?
Mi trovavo catapultato in una strada di campagna, stretta e piena di curve, ero solo eppure camminavo, correvo, mi voltavo spesso indietro come a fuggire da qualcuno o qualcosa, ma poi la strada diventa un deserto, pieno di arbusti secchi e pelli di serpente, serpenti di vari colori morti qui e là, nero, verde..uno rosso..e poi passo di fianco ad uno apparentemente morto: nero con anelli gialli in tutta la sua lunghezza..lo sorpasso e vedo che i suoi occhi, neri mi fissano, la sua lingua saggia l’aria e inizia a inseguirmi..è veloce, si immerge nella sabbia per raggiungermi più in fretta, il mio piede inciampa in un arbusto secco, mi impiglio con il piede e noto le dunette di sabbia che mi circondano, il serpente sbuca dalla sabbia, non cambia colore, solo che il collo, appena sotto la testa si apre, come fosse un cobra..apre le sue fauci mi punta il viso e scatta.
Mi sveglio...


L’indomani mi recai alla libreria Feltrinelli, presi un libro nel reparto di letteratura e iniziai a leggere, ma poi mi misi a fissare il lato dei fantasy.
Pensai alla storia dei libri tra 100 anni…il periodo del boom della moda di romanzi rosa di vampiri, pubblicare un libro significava lasciare la firma, in un qual modo e prima o poi il libro stesso sarebbe stato trovato da qualcuno e letto. Mi sfiorò in quel momento l’idea di scrivere ma tenni per me l’idea.
Accesi il piccolo computer e mi collegai al wi-fi gentilmente offerto, scrissi ad un amico e con lui iniziai a parlare, badate, non so nulla di lui, ci scriviamo, sappiamo qualcosa di entrambi, ma ci piace discutere, scriverci, passando così il tempo.
Facebook può essere una bella piattaforma, se ti fa conoscere persone di cultura come lui.

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