III
Come Home
Secrets I have held in my heart
Are harder to hide than I thought
Maybe I just wanna be yours
I Wanna
Be Yours, Arctic Monkeys
Era tutto il
giorno che non riusciva a stare fermo, al punto che la sua iperattività era
arrivata a livelli che mai in vita sua aveva sfiorato. L’ansia e il nervosismo
gli avevano impedito di dormire quella notte e il mattino lo aveva trovato
steso a letto con gli occhi completamente spalancati.
Che senso aveva
dormire se loro stavano tornando? Stavano tornando, Scott era vivo e Derek…
Il suo cuore
cominciò a battere talmente forte che pensò di essere sull’orlo di un attacco
di panico, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo, le sue labbra che si
stendevano in un piccolo sorriso. Stiles se si
concentrava abbastanza poteva sentire sulla propria pelle il tocco di Derek, il
suo profumo, le sue labbra e ancora ogni cosa che era successa trentatre notti
prima – le aveva contate, perché i numeri erano una certezza per lui in quel
momento in cui il suo mondo era nel caos.
Si concesse una
piccola fantasia, la stessa da trentaquattro giorni, perché sapeva
perfettamente come sarebbe andata, sapeva come il suo cuore avrebbe cominciato
a battere più velocemente alla vista di Derek, come l’uomo avrebbe accennato
una smorfia e basta – perché Derek non era il tipo da grandi slanci d’affetto
in pubblico – ma gli avrebbe fatto capire che era felice di vederlo, che gli
era mancato quando a Stiles era mancato lui, più tardi
nel loft, da soli perché quando erano soli era tutta un’altra storia.
Avrebbe davvero
voluto che gli rispondesse al telefono in quei giorni, era stata davvero dura
per Stiles e mille pensieri spiacevoli avevano preso possesso della sua mente. Il
tarlo del dubbio a rodergli il cervello al punto da farsi venire il mal di
testa, perché infondo Derek non aveva mai fatto promesse su loro insieme, aveva solo annuito quando
lui gli aveva detto che avrebbero parlato al suo ritorno.
Si alzò di
scatto a sedere massaggiandosi le tempie. Non voleva dire niente se non si
erano sentiti in quei giorni, era solo la paranoia che si faceva sentire nei
momenti più inopportuni, ne era certo. Perché era stato bello e importante per
Derek quanto lo era stato per lui, ne era certo, doveva smetterla di
incasinarsi la testa in quel modo.
Era come se
negli ultimi anni, con tutto quello che era successo, non riuscisse ad
aspettarsi altro se non una qualche tragedia, perché aveva visto talmente tante
cose da dubitare che per tutti loro potesse davvero esserci qualcosa di buono.
Massacri e vite rovinate per sempre. Come poteva
nascere qualcosa di buono da tutto quello?
Si infilò sotto
la doccia, rabbrividendo a contatto con l’acqua gelida, s’insaponò con cura il
corpo, chiedendosi se, nonostante fossero passati tanti giorni, un lupo mannaro
potesse sentire ancora l’odore di Derek su di lui. Ricordava fin troppo bene
l’imbarazzo che aveva provato quando Peter, qualche giorno dopo la partenza del
nipote, aveva schioccato le labbra in un’espressione carica di ironia e
divertimento “Che odore curioso, Stilinski” gli aveva
fatto l’occhiolino senza aggiungere altro e il volto di Stiles
si era acceso di un rosso talmente intenso da far sembrare la sua felpa quasi
scolorita, tutto quello sotto lo sguardo confuso e perplesso di Isaac, che poco
dopo gli chiese come mai avesse l’odore di Derek addosso.
Chissà se Derek poteva sentire il suo stesso odore su
di lui, chissà se quella piccola e semplice cosa poteva strappargli un sorriso.
Controllò il
telefono cellulare una volta uscito dalla doccia e vi trovò un messaggio di Lydia, per un solo attimo il suo cuore si era fermato nella
speranza che a scrivergli fosse una persona del tutto differente. Stiles era sempre stato ottimista, era quello del piano b,
quello che riusciva a vedere sempre il lato migliore di ogni situazione, anche
quella più catastrofica.
E anche in quel
momento, nonostante la parte più razionale di lui sapesse che Derek era ancora
in aereo, lui aveva sperato davvero fosse suo il messaggio. Non vedeva l’ora di
vederlo perché sapeva che una volta incrociato il suo sguardo tutti i dubbi che
aveva avuto in quei giorni sarebbero scomparsi, perché Derek era sempre stato
un tipo silenzioso, ma il suo sguardo
avrebbe parlato per lui e avrebbe pronunciato tutte quelle parole che Stiles agognava da quando era partito.
Sì, sarebbe
andata così, ne era certo. Sorrise al suo riflesso prima di cominciare a
vestirsi.
***
Cards on the table, we’re both showing hearts
Risking it all, thought it’s hard
All of Me, John Legend
L’alba aveva bruciato il cielo, scacciando l’oscurità
della notte e trovandoli ancora svegli. Perché dormire se potevano avere tutta
quella notte per loro?
La sveglia che Derek aveva puntato cominciò a suonare,
prima piano, poi sempre più forte, distraendolo per qualche secondo da quello
che aveva provato a fare per tutta la notte. Spense la sveglia prima di tornare
ad accarezzare la schiena di Stiles con la lingua,
riprendendo a contare tutti i suoi nei.
“Sedici”
Lo sentì ridere per poi muoversi piano e sdraiarsi
sulla schiena, cercando le labbra dell’uomo nell’ennesimo bacio di quella
notte.
“Ancora?” lo prese in giro, ricevendo in tutta
risposta un morso sulla spalla che lo fece ridere ancora di più e Derek provò a
ricordare se avesse mai sentito un suono più bello di quello in tutta la sua
vita.
Stiles lo baciò più lentamente, le sue mani che correvano
lungo il suo petto, scomparendo sotto le lenzuola “Ancora?” domandò nuovamente,
anche se la domanda era del tutto differente, la voce più roca e tremante. Derek fu tentato di dire sì, di mandare tutto
al diavolo e di rimanere in quel letto con Stiles, fregandosene
di tutto, di Scott, i cacciatori e gli Argent,
cosa erano queste cose se paragonate alle mani del ragazzo che lentamente si
muovevano su di lui, convincendolo a restare?
“Devo andare” pronunciò contro la pelle morbida del
collo del ragazzo, inspirando il suo odore, il loro odore perché Stiles non aveva più solo il suo solito odore, sapeva anche
un po’ di Derek e di eccitazione, gli girò la testa al punto che ringraziò di
essere ancora sdraiato. Era tutto troppo intenso e inebriante, il suo cuore
prese a battere più velocemente, sentendo qualcosa di molto simile al terrore
stringergli la bocca dello stomaco.
“Devi?” chiese Stiles, alzando
una mano per accarezzargli lievemente i capelli, per poi con un dito percorrere
il profilo della guancia e del mento. Era tutto troppo intimo, troppo… Derek non riuscì nemmeno a finire di formulare quel
pensiero, si scostò lentamente da Stiles, quasi
avesse paura che un distacco troppo veloce potesse fargli male fisicamente.
“Devo” ripeté alzandosi dal letto e recuperando una
manciata di vestiti. Stiles si mise a sedere, il
lenzuolo che gli copriva il grembo, i capelli scompigliati e un’aria un po’ persa.
La luce del sole nascente cominciava a farsi spazio nella stanza e la pelle del
ragazzo sembrava ancora più chiara e morbida illuminata da quella luce leggera.
I grandi occhi castani non perdevano nemmeno un movimento di Derek che stava
prendendo alcune cose prima di chiudersi
in bagno.
Si infilò sotto la doccia e per qualche secondo rimase
immerso sotto il getto bollente completamente immobile. Che diavolo stava
facendo? Nulla di tutto quello che era accaduto era minimamente giusto, non poteva esserlo perché lui non meritava
qualcuno come Stiles. Come poteva essere diventato
tutto così intenso nel giro di una notte soltanto? Come poteva la sua pelle già
in quel momento urlare per la mancanza del tocco di Stiles?
La sua mente era piena di pensieri che si accavallavano l’uno sull’altro, ma
non erano fastidiosi perché riguardavano tutti il ragazzo che era ancora nel
suo letto.
Scosse il capo, come se solo con quel semplice gesto
potesse cancellarli, per poi cominciare a insaponarsi con cura, sfregando con
forza dove ancora poteva sentire il tocco di Stiles
sulla sua pelle, cercando di cancellarlo.
Non c’era nulla di giusto in tutto quello.
Stiles meritava di meglio: meritava una vita normale, di
finire le superiori ed essere ammesso in uno dei college migliori della nazione
– perché con un’intelligenza del genere non poteva essere altrimenti – meritava
feste fino all’alba in una qualche confraternita, meritava una persona che non
lo mettesse in pericolo ogni secondo della sua vita, meritava di meglio di
Derek Hale.
Quella gelida consapevolezza gli strinse lo stomaco,
una forte nausea a colpirlo, come se il suo corpo si stesse ribellando a quella
decisone, come se non potesse concepire il pensiero di allontanare Stiles.
Prese un respiro profondo ed uscì dalla doccia, si
asciugò velocemente, lavò i denti e dopo essersi vestito tornò in camera: Stiles si era rannicchiato fra le lenzuola, una manciata di
stoffa premuta contro le labbra e il naso, teneva gli occhi chiusi e Derek era certo che stesse sorridendo,
anche se non poteva vedere le sue labbra.
Non appena sentì quei movimenti il ragazzo si alzò di
scatto arrossendo vistosamente, Derek non riuscì a trattenere un piccolo
sorriso, il suo corpo che continuava a urlare di non fare ciò che si era
imposto. “Stavi annusando le lenzuola?” gli domandò mentre si avvicinava al
borsone che aveva preparato per il viaggio per controllare di aver preso tutto
il necessario.
“C’è il tuo odore” rispose semplicemente con una
scrollata di spalle, passandosi poi una mano nei capelli irrimediabilmente
scompigliati con fare imbarazzato. “Mi piace il tuo odore” disse ancora
piegando il capo e mordendosi la guancia vedendo che Derek non accennava girarsi verso di lui.
L’uomo a quelle parole rimase fermo immobile, chiuse
gli occhi per qualche istante come se stesse cercando di raccogliere le
forze, chiedendosi se in qualche modo Stiles potesse percepire quello che voleva fare e cercasse
di rendergli tutto ancora più difficile.
Anche a Derek piaceva l’odore di Stiles,
il loft ne era talmente pregno in quel momento che si chiese come avrebbe fatto
a respirare dopo avergli detto ciò che doveva.
E’ stata solo la cosa di una notte.
Niente di serio.
Non cambierà niente fra di noi
Quando aveva iniziato a esserci un noi fra lui e Stiles? Quando aveva iniziato a pensare a loro al plurale?
Quando avevano smesso di essere Derek e Stiles per
essere un noi?
“Tutto bene?” domandò il ragazzo, ancora avvolto fra
le lenzuola, le dita che erano andate a torturare la stoffa morbida con
nervosismo, sentimento ben diverso da quello che lo aveva costretto a
stringerle per tutta la notte appena trascorso.
Derek si girò a guardarlo e fu certo che non ce
l’avrebbe fatta. Stiles aveva un’aria stanca ma
incredibilmente felice seduto fra le lenzuola, il suo viso arrossato e le
labbra ancora gonfie, i capelli erano un
totale casino ma era sconvolgente il modo in cui Derek non riusciva a
distogliere lo sguardo da lui. Si limitò ad annuire con un cenno del capo, fece
per parlare ma il suono del telefono lo precedette.
“Gli Argent sono qui” gli
disse piano mentre Stiles si mordicchiava il labbro e
annuiva.
“Parleremo quando tornerai” promise il ragazzino
nascondendo uno sbadiglio dietro la mano e sfregandosi gli occhi in modo
talmente infantile che all’altro si strinse il cuore. Era una promessa, lo
sapeva perfettamente e Derek ancora
meglio sapeva cosa andava fatto, sperò che il viaggio in Sud America lo
aiutasse, che passare del tempo lontano da Stiles
rendesse tutto più facile.
“D’accordo”
Si guardarono negli occhi per un lungo istante prima che
il telefono di Derek riprendesse a suonare.
“Devi andare” gli fece notare Stiles
con un piccolo sorriso, l’altro semplicemente annuì, rimanendo immobile come se
non riuscisse a fare un passo, continuando a guardare in modo talmente intenso
il ragazzo che questo aggrottò le sopracciglia.
“Sei sicuro di stare bene, Derek?”
“Sì, sì, certo” rispose immediatamente, prese a
camminare verso la porta e una volta arrivato sulla soglia si girò a fargli un
ultimo cenno di saluto con la mano.
“Tornate a casa, tu e Scott” non era un ordine, era una preghiera,
pronunciata piano, ma Stiles sapeva che Derek lo
avrebbe sentito. Semplicemente annuì
prima di uscire, chiudendosi la porta alle spalle con un gesto secco.
Avrebbe dovuto baciarlo prima di andare via, fu sul punto
di tornare indietro e farlo, ma il suo cervello gli impose di continuare a
camminare.
Stiles meritava di meglio.
***
"I thought our story was going to
be epic, you know, you
and me."
"Epic? How?"
"Spanning years and continents, lives ruined, bloodshed - Epic!"
"Ruined lives, bloodshed, do you really think a relationship should be that hard?"
"No one writes song about the ones that come easy."
Erano
arrivati a Beacon Hills da mezz’ora quando Derek lo aveva visto entrare in
casa. Erano tutti a casa di Scott e Melissa aveva passato buona parte del tempo
ad abbracciare e baciare il figlio, Derek aveva pensato che Stiles
sarebbe stato il primo ad arrivare, era qualcosa a cui si era preparato per
tutte le dodici ore di volo, un momento che aspettava con un’ansia talmente
forte che sapeva Scott poteva percepire, al punto che il ragazzo si girò un
paio di volte verso di lui guardandolo preoccupato.
Arrivarono
Isaac e i gemelli per primi, seguiti a ruota dallo Sceriffo, mentre Stiles, con Lydia e Peter - uno
strano terzetto che fece corrugare la fronte a Derek per qualche secondo –
arrivò dopo trenta fottuti minuti che per l’uomo erano stati l’inferno.
Desiderava davvero vederlo, era come un bisogno primordiale, come respirare,
qualcosa che persino il lupo dentro di lui reclamava con ferocia, ma d’altra
parte sapeva cosa sarebbe successo dopo averlo visto, avrebbero dovuto parlare
e non sarebbe stato per nulla piacevole.
Braeden era al suo fianco
quando Stiles entrò in salotto e corse ad abbracciare
Scott, ma non sentì come Derek aveva trattenuto il respiro, non percepì
l’agitazione che prese a scuotergli le membra, impedendogli di rimanere fermo.
Quando il suo sguardo incontrò quello di Stiles, così
caldo, morbido e felice, il suo cuore si fermò dolorosamente nel petto,
leggendo sul suo viso una gioia così pura e luminosa che per un solo attimo
pensò di mandare tutto al diavolo, Braeden in primis,
e di fregarsene del fatto che avrebbe potuto rendere la vita del ragazzo un
inferno.
Fu un
pensiero fugace, quanto Braeden gli si stringeva al
braccio e gli sussurrava qualcosa all’orecchio, posandogli l’altra mano sul
petto. Non sentì quello che la donna gli disse, i suoi sensi erano
completamente concentrati su Stiles che a quel gesto
aveva corrugato in un’espressione confusa, le labbra leggermente dischiuse e il
cuore – Derek lo sentì- che perse un battito.
Fece male da
morire, un male d’inferno perché vide lo sguardo del ragazzo offuscarsi per
qualche secondo, subito Stiles spostò tutta la sua
attenzione su Scott che stava parlando dei Cacciatori che lo avevano tenuto
prigioniero, senza più degnare nemmeno di una sola occhiata Derek .
Poteva
sentire come il respiro del giovane si era fatto pesante e difficile, come la
gola gli si era stretta. Sentiva un male tremendo e per qualche attimo si
domandò se fosse il grado di percepire il dolore di Stiles
o se quello fosse semplicemente il suo.
In ogni caso doveva parlargli, meritava qualche parola, non il trovarsi
davanti al fatto che Derek e Braeden fossero una
coppia senza nessuna spiegazione.
Il suo
sguardo incontrò quello scettico e vagamente perplesso di Peter mentre Scott continuava a parlare, aiutato
dagli Argent che integravano il racconto del ragazzo
con ciò che avevano fatto loro per liberarlo.
Stiles non stava ascoltando,
guardava Scott, annuiva a tratti ma la sua mente era lontana anni luce da tutto
quello, con la testa era nel loft a quando le mani di Derek erano sui suoi
fianchi e non su quelli di Braeden. Era come se fosse un incubo, non riusciva a capire
come mai si trovasse a essere spettatore di Derek con un’altra, ma era certo
che non fosse vero, aspettava paziente di svegliarsi nel suo letto. Già sapeva
che si sarebbe massaggiato il viso rimproverandosi per essere il solito
paranoico, perché quello poteva essere solo un incubo.
Lui ne sapeva
qualcosa di incubi, dopo il sacrificio al Nemeton
aveva passato mesi in una dimensione onirica talmente variegata ma allo stesso
tempo oscura da sapere che i sogni potevano essere vividi quanto la realtà.
Quell’incubo
però sembrava terribilmente reale, perché il male che provò quando Braeden si alzò in punta di piedi per baciare Derek, dopo
avergli sussurrato qualcosa all’orecchio, era reale abbastanza da togliergli il
respiro e fermargli il cuore.
Stiles si morse il labbro e si
passò una mano sugli occhi, fingendo stanchezza quando in realtà la sua vista
si era appannata. Fece finta di niente e nascose il dolore dietro un sorriso
che non sentiva e una battuta che fece ridere
Scott e Isaac mentre Allison e Lydia
alzavano gli occhi al cielo.
“Parleremo quando tornerai”
C’era veramente qualcosa di cui parlare? Perché l’unica
cosa che Stiles desiderava in quel momento era
mettere più distanza possibile fra lui e Derek, lasciarsi tutto alle spalle con
la stessa facilità con cui l’altro si lasciava toccare da Braeden.
Derek riuscì
a parlare con Stiles solo un’ora più tardi, quando il
giovane lo raggiunse nella veranda all’entrata di casa McCall.
Braeden era rimasta dentro a scambiare alcune parole
con gli Argent prima di andare a casa con Derek e Stiles, a pochi passi da lui, abbastanza vicino che bastava
solo muovere un braccio per toccarlo, lo
guardava senza dire una parola, forse aspettando che fosse lui a spiegare
tutto, forse sperando che fosse tutto un malinteso, o semplicemente accusandolo
con lo sguardo.
“Lo sapevi”
pronunciò Derek senza rendersene conto, evitando di guardarlo in faccia perché sapeva
che sarebbe bastato solo quello per farlo crollare. “Sapevo cosa?” domandò Stiles a voce bassa e roca, tremante, come le dita che
erano andate a stringere il polsino della camicia a quadri che indossava.
Tremava Stiles, il dolore era talmente forte da
impedirgli di respirare ma non voleva più mostrarsi debole agli occhi di Derek,
non poteva, perché sapeva che dopo sarebbe stato ancora peggio.
Mani che gli artigliavano i fianchi, labbra
bollenti che non accennavano a lasciare le sue e gli occhi di Derek spalancati
fissi sul volto di Stiles, come se non volesse
perdersi nulla di lui.
“Io e te” due
soggetti distinti, come a voler mettere un muro fra ciò che era stato e quello
che poteva essere. “E’ stato un errore, lo sai anche tu”
Si fermò
quando il suo sguardo incontrò quello dolorosamente lucido di Stiles, che si morse le labbra a sangue, un singhiozzo in
gola pronto ad esplodere ma abbastanza forza ed orgoglio per trattenerlo.
“Derek”
aggrappato alle sue spalle come se da quello dipendesse la sua vita
“Dillo ancora” un ordine, una preghiera
“Un errore”
ripeté Stiles, come se solo articolando quelle parole
queste potessero avere senso nella sua testa, i suoi piedi senza nemmeno che se
ne rendesse conto facevano un passo indietro, allontanandosi da Derek.
Notò quel
movimento e l’uomo quasi fu sul punto di fare un passo in avanti, ma si
trattenne, continuò a parlare, allontanandolo ancora di più. “Non ci può essere
niente fra noi, niente” sapeva quando male provava Stiles
in quel momento perché era lo stesso che sentiva anche lui, ma era l’unica cosa
che poteva fare. Allontanarlo prima che fosse troppo tardi.
Stiles meritava di più di un’esistenza trascorsa a Beacon Hills a
rischiare la vita per lui.
Derek era
pronto a qualsiasi reazione, era pronto a prendersi un pugno da parte di Stiles, a sentirsi urlare contro tutta la sua rabbia,
qualsiasi cosa, ma non quello, perché il ragazzo rimase fermo immobile,
guardandolo con gli occhi pieni di lacrime e il respiro spezzato. Non fece
nulla, si limitò a fissarlo, tutte le sue aspettative, le fantasticherie, ogni
cosa che aveva reso quel mese sopportabile crollarono su di lui, curvò le
spalle e abbassò il capo, tirando su con il naso.
“Sti-“
“Eccomi,
andiamo a casa?”
Braeden rivolse a Derek il più
luminoso dei sorrisi, mentre Stiles si passava una
mano man sul viso, cercando di cancellare il dolore che sapeva essere sin
troppo visibile. L’uomo annuì con un cenno del capo mentre la donna salutava Stiles e si
avviava verso la macchina.
Derek guardò
un’ultima volta Stiles, il cuore che faceva talmente
male che lo spinse a domandarsi se quella era veramente la scelta giusta, perché
non poteva essere giusto tutto quel dolore. Scosse il capo e seguì Braeden verso la Camaro senza
voltarsi, lasciando Stiles solo nella veranda.
“A volte non ti manca il respiro?”
Sì, adesso mi
manca il respiro.
And
all I want is that you
stay, land your hand to me
Oooh, I want show me where it hurts,
we'll make
ok
Tell me that you'll stay
Silhouette,
Active Child feat Ellie Goulding
Ed eccoci qui con l’ultima parte, lo so, lo so, è tremenda,
lo so, ha fatto malissimo anche a me scriverla, qualche piccola noticina:
-
La storia avrà un seguito, si chiamerà Ripped e sarà di tre o cinque capitoli, devo ancora
decidere, ma ci sarà un seguito quindi non odiatemi troppo per questo finale.
-
La citazione all’inizio dell’ultima parte non è
una canzone, come avrete notato, ma è un dialogo preso da una delle mie serie
preferite di sempre, Veronica Mars, mi è capitato
sotto mano per caso e ho pensato “ Cavoli, è perfetto per Derek e Stiles” quindi ecco che l’ho inserito.
Grazie a tutti voi che avete
seguito la storia, che avete recensito o anche solo l’avete seguita
silenziosamente, spero che vi sia piaciuta
quanto a me scriverla e spero di sentirvi ancora con Ripped!
Al prossima!