Love, it turns out only by loving.

di Allie__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5. ***
Capitolo 6: *** Chapter 6. ***
Capitolo 7: *** Chapter 7. ***
Capitolo 8: *** Chapter 8. ***
Capitolo 9: *** Chapter 9. ***
Capitolo 10: *** Chapter 10. ***
Capitolo 11: *** Chapter 11. ***
Capitolo 12: *** Chapter 12. ***
Capitolo 13: *** Chapter 13 ***
Capitolo 14: *** Chapter 14. ***
Capitolo 15: *** Chapter 15. ***
Capitolo 16: *** Chapter 16. ***
Capitolo 17: *** Chapter 17. ***
Capitolo 18: *** Chapter 18. ***
Capitolo 19: *** Chapter 19. ***
Capitolo 20: *** Chapter 20. ***
Capitolo 21: *** Chapter 21. ***
Capitolo 22: *** Chapter 22. ***
Capitolo 23: *** Chapter 23. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***


Chapter 1.

 

 

 

La penna scivolava veloce sul foglio, già alle prime ore del mattino senza sosta. La finestra lasciava entrare i primi leggeri raggi del sole, permettendo alla ragazza di avere piena visibilità sul suo scrittoio.
Caroline non era una ragazza come le altre o meglio non era quello che ci si aspettava da una ragazza di quel tempo. Era la fine del settecento ed a una donna non era permesso essere indipendente, ma doveva essere sempre sotto ad un'autorità del padre e in seguito di un marito. Caroline tuttavia, era convinta di avere il diritto di essere indipendente e detestava quella assurda etichetta, che obbligava una donna ad essere sottomessa per tutta la sua vita, a partire dal padre, seppur quello lo accettava di buon grado, a finire ad un'altro uomo, che avrebbe avuto la stessa autorità, senza che lei potesse mai dire la sua.
Una donna a quell'epoca era proibita qualsiasi cosa e destava scandalo una donna con dell'intelletto ed Caroline non poteva essere da meno. La sua passione era sempre stata fin da piccola la scrittura e la sua ingenua curiosità l'aveva portata a voler imparare sempre più cose, che per sua fortuna il padre le aveva concesso.

Purtroppo la famiglia di Caroline non viveva molto agiatamente; il padre era un pastore con molti debiti sulla testa e la madre si occupava giorno e notte della casa e dei suoi fratelli.
Caroline era pienamente cosciente del fatto che un matrimonio con un giusto partito, avrebbe risolto molti problemi alla sua famiglia, ma se c'era una cosa che distingueva Caroline da tutti era la sua testardaggine e nessuno l'avrebbe mai convinta a sposarsi con qualcuno che non amava.
Pur essendo molto corteggiata e molti attendevano un suo prossimo matrimonio, lei rifiutava con convinzione ogni proposta che le veniva fatta.
Eppure non capiva, aveva altre due sorelle Rose ed Elena e non riusciva a capire perchè tutti si accanissero su di lei, quando c'erano anche loro, che non la pensavano come lei e che quindi sarebbero state più propense ad accettare la corte e in seguito il matrimonio con uno di quei damerini impettiti. Come se non bastasse la madre si era intestardita nel volerla far sposare con Mister Tyler Lockwood, ovvero il figlio della famiglia più ben in vista dell'Empshire. Tutto era ovviamente facilitato dal fatto , che il giovane ereditiero era palesemente interessato a lei.

Stava continuano tranquillamente a scrivere i suoi pensieri, quando la porta della sua stanza si spalancò di colpo e fece eruzione sua sorella Elena, tutta eccitata.
« Caroline sorella, vieni che ti auto a sistemarti, è appena arrivato mister Lockwood e ti sta aspettando in salotto per fare una passeggiata» disse tutto d'un fiato, afferrando la sorella per un braccio e trascinandola davanti allo specchio.
Caroline, però non era esattamente dell'umore di vedere quell'uomo pacchiano e pieno di se e non cercò neanche di nasconderlo lontanamente.
« Sorella, perchè non ci vai tu al posto mio?» chiese con un finto sorriso la ragazza.

« Oh non fare la sciocca, quell'uomo è ricco ed è chiaramente infatuato di te, mia cara sorella e pagherei oro per essere al posto tuo, sarebbe..» ma non riuscì a continuare che Caroline aveva alzato una mano e sbuffato sonoramente.

« Ti prego, evitami il tuo sproloquio di quando sarebbe magnifico eccetera eccetera.» ribatté mentre Elena finiva di acconciagli i capelli in un'elaborata treccia.
 

Calò un attimo di silenzio tra le due, mentre Elena terminava di sistemare Caroline e non appena ebbe terminato, la fece alzare prendendola per mano e la portò davanti a lei.
Gli scappò un sorriso divertito nel vedere il volto della sorella imbronciato e le accarezzò lentamente una guancia.
« Forza, sembra che devi andare al patibolo, è solo una passeggiata e se ti farà la proposta, ti prego sorella non dare risposte affrettate, nostra madre è così entusiasta che Mister Lockwood ti stia conteggiando, che non la prenderebbe di certo bene, se saprebbe di un tuo rifiuto, l'ennesimo.» rise infine Elena, per poi soridergli amorevolmente.
Elena era la sua sorella maggiore, era come una seconda madre per Caroline, che non era mai andata d'accordo la madre e aveva quindi preso come punto di riferimento la sorella.
Caroline annuì sommessamente, tirando un profondo respiro.

« Va bene, se dovesse farmi davvero la proposta, prenderò tempo, ma Elena non potrei mai accettare, io non lo amo e sono anche pienamente convinta che non lo potrei mai amare.» disse risoluta Caroline, mentre si allontanava dalla sorella, per sistemare i fogli sparsi sullo scrittoio.

« L'amore sorella, non ha mai salvato nessuno dalla povertà e sai bene tanto quanto me, quanto in questa casa ci sia bisogno di denaro e dubito che quei fogli possano portarne.» disse chiara e concisa sua sorella.
« Questi fogli, come li chiami tu, mi renderanno indipendente, non sarà di certo una stupida etichetta maschilista a impedirmelo!» esclamò Caroline voltandosi verso la sorella.

« Come dici tu, ma questi resteranno solo bellissimi sogni, sorella, niente di più, dovresti fartene una ragione.» disse pacatamente Elena, ma cercando di essere il più chiara possibile. « Ora è meglio se raggiungiamo nostro padre, che si trova con Mister Lockwood da troppo tempo.» aggiunse in fine, prendendo la sorella per il braccio e accompagnandola verso il salotto.
« Oh Elena, la pena capitale sarebbe mille volte meglio, che vedere quell'uomo.» disse mestamente Caroline, mentre scendeva le scale al braccio della sorella, che si lasciò sfuggire un risolino divertito. Sua sorella era davvero un caso irrecuperabile.

 

 






 

 

***






 




 

Londra si era svegliata da ore ormai, ma un giovane ancora era coricato e non sembrava avere l'intenzione di alzarsi per cominciare la giornata. Un raggio di sole riuscì ad oltrepassare le persiane ancora chiuse della stanza e finì per illuminare in pieno in viso del ragazzo.
Un sonoro ringhio di frustrazione uscì dalla sua bocca, portandosi il cuscino sopra il volto.
Era tornato a casa alle prime luci dell'alba e l'alcool che aveva ingerito quella notte, non lo stavano per niente aiutando. Non gli importava che ore fossero, ma sapeva bene che tra poco, sarebbero venuti a bussare alla sua porta per la ventesima volta e dubitava che questa volta, se ne sarebbero semplicemente andati, urlandogli di alzarsi.
Si, suo fratello Elijah, poteva sembrare un uomo di buone maniere ed educato, ma con lui quella mattina, sembrava che avesse dimenticato improvvisamente tutta la sua galanteria, la forte emicrania, che gli era salita dopo l'ultimo colpo alla porta ne era stata la conferma.
Senza un preavviso, la porta della sua stanza s spalancò di colpo, facendo entrare un Elijah del tutto innervosito, che senza dagli un avvertimento, spalancò le persiane e fece illuminare la stanza in un solo istante.
« Niklaus, ho perso il conto di quante volte ti sono venuto a chiamare questa mattina. Nostro padre è già andata in tribunale e dobbiamo muoverci, se non vogliamo arrivare tardi.» disse mentre toglieva le coperte al fratello, che si era immediatamente coperto il più possibile, appena aveva spalancato le finestre.
« Perchè non mi lasci in pace, fratello? Come puoi vedere non sono nelle condizioni di seguire tutti quei processi oggi.» bisbigliò a sua volta Niklaus, rigirandosi nel letto.

« Nostro padre non sarà di certo contento di non vederti, per l'ennesima volta e sai bene che è contrario a queste tue scappatelle nel cuore della notte e lo sono pure io.» disse con voce risoluta Elijah, mentre si avvicinava al letto del fratello per farlo alzare.

« Nostro padre, sempre nostro padre e come sempre tu gli fai da tappetino. A me non sembra di fare niente di male, mi diverto niente di più.» disse Niklaus alzandosi di scatto, mettendosi a sedere incentro al letto e guardando il fratello dritto negli occhi, con un sorriso sarcastico a incurvargli le labbra.

« Ci si può divertire in altri modi, fratello e non c'è bisogno che cerchi scusanti. In ogni caso io ora ho intenzione di andare al tribunale, cerca di arrivare in tempo.» disse Elijah, congedandosi poco dopo e uscendo dalla camera.

Niklaus alzò gli occhi verso il soffitto e si ributtò, steso supino in mezzo al letto.
Avrebbe riposato un'altro minuto e poi si sarebbe preparato, sapeva bene che non aveva scelta e l'ultima cosa che aveva bisogno quella mattina era sentire le urla di suo padre. Forse prima però gli serviva un bagno, si sentiva addosso, ancora il sangue della donna della notte scorsa.









Rieccomi qui ;) 
spero che questa volta non ci siano problemi con i dialoghi, come per la storia precedente. A proposito, volevo dire per chi si aspettava che l'avrei ripubblicata immediatamente, che per ora non intendo portarla avanti, ho avuto un attimo di ispirazione dopo aver visto un film e ho scritto questa e voglio concentrarmi per ora solo su questa. Quindi tornando a questo capitolo, sono curiosa di sapere cosa ne pensate! Il secondo è già quasi terminato e sarà più lungo di questo, diciamo che questo qui era solo per darvi una idea a grandi linee della storia. 
Spero che lascierete una vostra opinione, positiva o negativa che sia! 
Bene, direi che non ho altro da dire, al prossimo capitolo, che arriverà in questi giorni :) 
Un bacio a tutte! 

p.s. dimenticavo è una Klaroline se non si fosse capito ahah ;)

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***


Chapter 2.



 

 

Stava passeggiando al braccio di Mister Lockwood da un'infinità di tempo e sembrava che il giovane non avesse nessuna intenzione di far terminare al più presto la loro lunga passeggiata.
Che stesse prendendo tempo? Che davvero era arrivato il momento?
Il cervello di Caroline sarebbe esploso a breve, se quel borioso ragazzo al suo fianco, non si fosse deciso a parlare, anche perchè iniziava a sentire male ai piedi, cosa che di certo non avrebbe mai ammesso, per orgoglio.

La passeggiata continuò ancora per molto con Mister Lockwood che la intratteneva elogiando le sue bravure e i suoi innumerevoli viaggi in giro per il mondo, mentre Caroline fingeva di ascoltare tutto, annuendo di tanto in tanto, ma la sua attenzione era da tutt'altra parte.
Non riusciva ad interessarsi di cose così futili, seppur fosse affascinata da altri luoghi ed avesse una gran voglia di visitare il mondo, non riusciva a prestare attenzione ai suoi discorsi, concentrati tutti su se stesso e ribadendo ogni due frasi, il fatto che lui fosse un ricco ereditiero.
Era esasperante per lei dover subire quel supplizio, ma non poteva rifiutarsi, non si negava mai la corte di un uomo, specialmente se quell'uomo proveniva da una famiglia agiata.


Arrivarono davanti ad un laghetto, che si trovava nel bel mezzo del bosco, dove stavano passeggiando e Mister Lockwood si arrestò di colpo.
Il cuore di Caroline perse un battito nel vedere il giovane, pararsi difronte a lei e guardarla con fierezza negli occhi. Era arrivato il momento e Caroline continuava a ripetersi come un mantra di stare calma e di non agire di impulso, cosa che sapeva sarebbe stato difficile.

«Miss Forbes, spero di non averla annoiata con i miei racconti, so che alle donne interessano tutt'altre cose, ma non volevo spaventarvi arrivando subito al motivo di questa mi visita» disse lui con calma, continuando a guardarla dritta negli occhi.
Caroline lo poteva leggere chiaramente sul volto del suo corteggiatore, che non si aspettava minimamente un no.
Si lisciò la gonna dell'abito e cercando di apparire tranquilla, guardò il giovane, dritto negli occhi.

«E di grazia, per quale motivo siete realmente qui?» disse civettando, come sapeva fare meglio, Caroline.
«Come avrete capito, mi interessate molto, mi affascinate in un modo, che nessuna c'era mai riuscita. Come ben sapete ho molti soldi e farebbero molto comodo alla vostra famiglia, quindi sarebbe a favore di entrambi e per questo, volevo chiedervi se mi fareste l'onore di diventare mia moglie.» disse infine Mister Lockwood, prendendo una mano della ragazza e inginocchiandosi davanti a lei.
Caroline aspettandosi quella proposta, cercò di sorvolare l'ennesimo riferimento sull'immenso capitale di cui era provvisto l'uomo e sorrise imbarazzata, abbassando lo sguardo.

«Sono onorata della vostra proposta Mister Lockwood, ma vi chiedo..» si bloccò un attimo cercando di sembrare il più naturale possibile e poi continuò. «..vi chiedo di darmi del tempo per pensarci, mi avete colta impreparata e non vorrei darvi una risposta troppo affretta.» disse sorridendo falsamente.
Mister Lockwood da suo canto non si aspettava di certo una tale risposta, ma sorrise intenerito dall'ingenuità della ragazza.

«Ma certamente, Miss. Spero che non avrete bisogno di troppo tempo però.» disse baciandogli il dorso della mano, che ancora teneva nella sua.
«Il tempo che occorrerà, Mister Lockwood. Ora gradirei tornare a casa, si sta facendo tardi e non vorrei far preoccupare mio padre.» disse infine Caroline, sperando che Mister Lockwood acconsentisse.
«Certo Miss, stare in vostra compagnia il tempo vola.» Esclamò lui sorridendogli e dopo essersi rialzato e sistemata la giacca, prese la ragazza sotto braccio e si avviò verso la tenuta Forbes.

 

 

 

«Si madre, ho preso tempo come mi avevate detto di fare, ma quanto non cambia le cose, la mia risposta sarà comunque un no. E' solo uno stupido borioso, esuberante e egocentrico ereditiero, che crede di poter avere tutto quello che vuole. » disse risoluta Caroline rivolta a sua madre.

Era tornata da poco dalla passeggiata e non appena Mister Lockwood si era congedato, era stata subito aggredita dalla madre e dalla sorella Elena per sapere cosa fosse successo.
Ora si ritrovava seduta in salotto, con la madre che le camminava nervosamente, avanti e indietro davanti a lei, alzando le mani al cielo e scuotendo la testa, mentre una più tranquilla Elena, sedeva al suo fianco, conscia del fatto, che sua sorella non si sarebbe mai sposata con quell'uomo.


«Ma cosa devo fare con te, figlia mia?» esclamò Miss Forbes, continuando a camminare, sempre più innervosita. «Cosa devo fare per farti capire, che abbiamo bisogno di quei soldi e che questo matrimonio sarebbe una benedizione? Tu ci manderai in rovina se continuerai a rifiutare ogni corteggiatore.»  
Caroline fissò indignata i propri occhi in quelli della madre e senza rendersene conto un fiume di parole gli uscì dalla bocca, senza nemmeno volerlo.

«Io non mi sposerò per soldi! Ci sono Elena e Rose che farebbero a gara a chi si sposerebbe l'ereditiero più ricco e invece voi vi siete intestardita che quella che deve sposarsi sono io! Date una di loro in sposa a quel Mister Lockwood, perchè se vi aspettate che io acconsentirò a sposarlo, allora preparatevi a rimanere delusa. Non sposerò mai qualcuno che non amo.. mai, madre!> urlò fuori di se la ragazza, per poi correre al piano superiore e chiudersi nella sua stanza.

«Figlia, torna subito qui! Non ti permetto di parlarmi con questo tono!» disse la madre cercando di seguirla, ma venne fermata per un braccio dall'altra sua figlia, che era rimasta per un attimo senza sapere cosa fare, dopo aver udito le parole piene d'ira della sorella.
Lei e Rose erano così frivole secondo il parere di Caroline? Lei si era sempre comportata secondo l'etichetta e se un uomo le offriva di vivere agiatamente, solo una stupida non avrebbe accettato.
Ma Caroline non era una stupida, era solo ancora troppo ingenua, nel credere di poter trovare l'amore.


«Fermatevi madre, lasciatela calmarsi e poi proverò a parlarle io.» disse con tranquillità Elena rivolgendosi alla madre.
«Speriamo che almeno tu, riesci a mettere un po di sale in quella testa dura di tua sorella.» rispose stizzita Miss Forbes, dirigendosi poi verso l'uscita e tornare al suo lavoro.

Elena non attese un altro istante e salì le scale che portavano alle camere da letto e raggiunse quella della sorella. Bussò delicatamente alla porta, aspettando di sentire il consenso dall'altra parte, ma Caroline non sembrava aver voglia di avere compagnia.
«Lasciatemi in pace.» disse chiaramente, alzando volutamente la voce.
A quelle parole, Elena dimenticò le buone maniere per una volta ed entrò comunque nella stanza.
C'era un disordine impressionante, libri buttati a terra, il letto sfatto e vestiti ovunque. Pure sullo scrittoio regnava il caos più totale, fogli, inchiostro e pennini erano sparsi ovunque.
Caroline era seduta per terra, con le ginocchia contro il busto e le braccia intorno ad esse. Non aveva aperto gli occhi neanche quando aveva sentito la sorella entrare nella camera, era rimasta semplicemente in quella posizione, senza avere alcuna intenzione di muoversi.


«Sorella cara, ma cosa è successo qui dentro? Sembra che sia appena scoppiata una tempesta!» esclamò continuando a guardarsi intorno. Non ricevendo nessuna risposta da parte di Caroline, sospirò e si andò a sedere accanto a lei.
«Sai bene, che nostra madre si è intestardita su questo matrimonio e farà di tutto per convincerti, ma pensaci bene, magari con il passare del tempo, imparerai anche ad amarlo, come puoi esserne tanto sicura, se nemmeno non vuoi provare?» chiese Elena senza guardare la sorella, ma rivolgendo il suo sguardo al soffitto.
«E se non lo amerò mai? Io non posso farlo, sorella. Non lo amo, perchè è così difficile da capire?» chiese sommessamente Caroline, aprendo lentamente gli occhi e voltandosi verso la sorella.
«L'amore conta ben poco in questa società e lo sai bene. Seppur io sarei felicissima di ricevere una proposta da un uomo come Mister Lockwood, voglio essere onesta con te, sorella mia.» disse prendendo le mani della sorella nelle proprie e guardandola, «Fai quello che ti senti, ti continuo a reputare una stupida per questa tua scelta, ma non potrei mai essere felice, nel vedere infelice te.» disse sorridendole dolcemente.
«Dici davvero?» chiese sorpresa Caroline, con gli occhi che stavano diventando nuovamente lucidi. «Oh Elena, mi dispiace così tanto di aver detto quelle cose prima in salotto, non volevo offendere ne te ne tanto meno Rose, ma..» venne interrotta improvvisamente dal dito di Elena che si era posato sulle sue labbra per zittirla.
«Non ti devi scusare, non importa. Domani Mister Lockwood è stato invitato al ricevimento qui a casa, se sei davvero convinta di non volerlo sposare, non aspettare.» disse Elena accarezzandole una guancia.
Caroline da suo canto, annui sorridendo felice alla sorella.
Forse qualcuno alla fine la comprendeva, ma sapeva che sarebbe stato difficile spiegare ancora a sua madre le sue motivazioni.

 

 

 

 

 





 

***

 

 









Come fu previsto, Niklaus arrivò nettamente in ritardo in tribunale e non appena entrò nella stanza, gli occhi del padre lo trapassarono da parte a parte, come quelli dei suoi “compagni”.
Era conscio che quello non era un buon segno, ma preferì far finta di niente e andò a sedersi al suo posto, accanto al fratello, che gli riservò l'ennesimo sguardo.
Niklaus si sistemò meglio quel orrendo copricapo bianco in testa, che iniziò immediatamente a prudergli, facendolo innervosire ulteriormente. Cominciò a prendere appunti svogliatamente, cercando di seguire il più possibile il processo che era incorso, ma l'emicrania non gli era di certo d'aiuto.
Lui non aveva mai voluto fare l'avvocato, ma suo padre non gli diede moltre altre possibilità di scelta. Era stato un colpo basso mettergli davanti tutta la sua eredità e digli che l'avrebbe persa se non avesse studiato, come suo fratello, per diventare avvocato e poi magari in un lontano futuro giudice, proprio come lui.

La lezione finì dopo una buona mezz'ora e tutti gli aspiranti avvocati, uscirono per andare a pranzare nella locanda situata a pochi passi dal tribunale. Tutti tranne Niklaus, che venne convocato nello studio di suo padre e aveva capito fin da subito, che non sarebbe stata una visita di piacere la sua.

Bussò alla posta dello studio ed attese il permesso per entrare, che non tardò ad arrivare, permettendogli di aprire la porta ed entrare nella maestosa stanza. Con un sorriso strafottente si andò a sedere in malo modo, sulla sedia posta al lato opposto, a quella dove si trovava seduto Mister Mikaelson.
«Mi avete fatto chiamare, padre?» chiese come suo solito con sfrontatezza.
«Figlio, sono stanco del tuo comportamento irrispettoso verso di me e verso l'etichetta, non credere che non sappia delle tue uscite notturne e dei vestiti macchiati di sangue. Smettila di comportarti da mostro quale sei e comportati da uomo come si deve!» gli disse Mister Mikaelson rimproverandolo.
Niklaus, dal suo canto non sembrò minimamente colpito da tali parole e rispose seccamente alla provocazione del padre.
«Questo mostro lo avete creato voi stesso, ci tengo a precisarlo. In ogni caso, come ho già ripetuto più volte al vostro figlio prediletto, non faccio nulla di male, nessuno è morto e non succederà. So perfettamente controllarmi senza che voi, mi diciate cosa posso e non posso fare.» .
Era stanco di sentirsi trattare così ogni volta che faceva qualcosa, o meglio essere sempre l'unico ad essere trattato in quel modo. Sapeva però che tutta la sua ricchezza dipendeva dal padre e che se si sarebbe ribellato avrebbe perso tutto.
I suoi fratelli non erano come lui, Elijah era il classico brav uomo, figlio perfetto e ovviamente il preferito di tutti, sua sorella Rebekah era la classica ragazza di quel tempo, che seguita l'etichetta alla lettera, mai uno sgarro e sempre al centro dell'attenzione di tutti.
Niklaus era molto protettivo con quest'ultima e allo stesso tempo, la sorella era molto legata a lui.
La madre era morta da molto tempo ormai e tutto il potere su di loro, era rimasto al padre, segnando la fine della sua vita tranquilla.
Sapeva bene che tra suo padre e lui non scorreva buon sangue, ma non si sarebbe mai aspettato, un cambiamento così radicale, che andò sempre più peggiorando.


«Non ti permetto di rivolgerti così a me, tuo padre! Quest'ultimo tuo ritardo in tribunale è stato troppo, non accetterò più un comportamento simile, Niklaus. Perciò ho deciso che andrai in punizione da un tuo zio nel Empshire per una settimana..» ma fu interrotto da Niklaus che sbattè con forza i pugni sul tavolo davanti a se.
«In punizione? Scherzate, vero? Non potete mandarmi in quella campagna dispersa nel nulla! Che padre siete?» esclamò fuori di se.
«Sono un padre stanco di doversi vergognare per il proprio figlio e se fosse necessario, potresti restare più del tempo stabilito, dipende tutto da te.» disse serio e senza ripensamenti Mister Mikaelson.
«Voi non potete farmi questo!» gridò ancora più alterato Niklaus alzandosi di colpo dalla sedia.
«Posso eccome, figlio. Ora va a preparare le tue cose, partirai nel primo pomeriggio e non ti resta molto tempo.» disse voltando le testa verso la finestra, per non voler sentire più repliche.
Preso dall'ira, Niklaus uscì come una furia dalla stanza sbattendo la porta, ancora incredulo che il padre gli avesse fatto una cosa simile.

 

 

Stava finendo di buttare alla rinfusa i suoi abiti nella valigia, quando sua sorella Rebekah piombò in camera e si fiondò tra le braccia del fratello.
«Ho saputo solo adesso, Nik. Voglio venire con te!» disse in lacrime la sorella, guardando il fratello negli occhi.
«Sorella, non essere sciocca, resterai qui, infondo sono solo un paio di settimane e sarò qui ancor prima che tu ti sia accorta della mia assenza.» disse Niklaus cercando di tranquillizzare la sorella.
Non si erano mai divisi e al solo pensiero di abbandonare la sorella con il padre per una settimana o più, non lo rendeva per nulla sereno, ma sapeva bene che poteva contare su Elijah e che non avrebbe permesso, che accadesse nulla di male alla sorella.

«Non è giusto, nostro padre non può farti una cosa simile, Elijah ha provato a parlarci ma non vuole cambiare idea.» disse andando a sedersi sul letto, accanto alla valigia del fratello.
«Non cambierà idea, sorella. Andrò nell'Empshire e pensandoci bene non sarà poi male, starò lontano da nostro padre per un po almeno e la cosa ha solo lati positivi.» disse stancamente Niklaus, riponendo nella valigia le ultime cose.
Rebekah lo guardava, seguendo ogni sua azione, senza dire più una parola, anche perchè in realtà non sapeva più davvero cosa dire e fare per far restare suo fratello.Si sarebbe allontanato da lei per delle settimane e sarebbe andato in una landa desolata, abitata da chissà che persone poco civilizzate, che al solo pensiero le provocava dei brividi lungo la schiena.


«Promettimi che almeno mi scriverai, voglio essere sicura che starai bene.» disse Rebekah, allungando una mano e afferrando quella del fratello, che con un sorriso sarcastico la guardò dubbioso.
«Cosa potrebbe mai accadermi?Sorella andiamo, lo sai benissimo che non può accadermi niente, almeno che uno di quei contadini abbia un paletto di quercia bianca in casa come arma, ma ne dubito fortemente.» disse sorridendo e contagiando pure la sorella.
«Si lo so, ma ti prego promettimelo lo stesso, Nik.» lo supplicò con lo sguardo la sorella.
Niklaus a quel punto non potè fare altro che promettere che gli avrebbe scritto una lettera ogni due giorni, perchè alla fine era ben conscio che non avrebbe ai potuto dire di no a sua sorella.
«Ora devo andare, la carrozza mi starà aspettando già da qualche minuto, nostro padre non ha perso tempo, per mandarmi via.» disse Niklaus sorridendo sarcastico e afferrò la valigia, ma prima di dirigersi fuori dalla stanza, diede una casto bacio sulla guancia della sorella, promettendogli che sarebbe tornato presto.


 

La carrozza come aveva previsto si trovava già in strada ad aspettarlo, pronta a portarlo in qualche bosco sperduto. Diede la sua valigia al cocchiere e che la mise sopra la carrozza e attese che il giovane salisse, per partire.
Nel mentre Niklaus, stava per salire sulla carrozza, fu chiamato dal fratello, che si ergeva sulla soglia del portone e lo guardava con apprensione.
Niklaus si volto subito, appena si sentì chiamare e attese che il fratello dicesse qualcosa, cosa che il fratello non gli fece attendere.
«Sta attento, Niklaus.» disse semplicemente guardandolo dritto negli occhi.
«So badare a me stesso, fratello. Non preoccuparti per me, ma bada a nostra sorella.» disse semplicemente, mentre si voltava e saliva con disinvoltura sulla carrozza e chiudeva dietro di se lo sportello.
Pochi attimi dopo il cocchiere spronò i cavalli e la carrozza si allontanò dal centro di Londra, avviandosi verso le colline al di fuori delle mura.




 








 

***

 











 


Si stava facendo ormai scuro e Caroline si trova seduta nel porticato di casa Forbes a leggere un libro. Ovviamente all'epoca le ragazze non poteva leggere qualsiasi libro e Caroline, seppur molto facilitata dalla mente aperta del padre, doveva osservare queste regole e le era permessi solo libri di poco spessore.
Alcune volte era riuscita a rubare uno dei libri del padre, ma quelle poche volte era sempre stata scoperta e le avevano sempre rifilato la bibbia, perchè lei essendo figlia di un pastore, doveva saperla. Sapeva di essere testarda, ma non capiva perchè non poteva leggere altri libri, infondo se li leggeva in casa, nessuno sarebbe venuto a saperlo, no?
Purtroppo per Caroline, tutti non la pensavano esattamente come lei e alla fine doveva sottomettersi al volere dei suoi genitori.

Stava voltando pagina, quando in lontananza riuscì ad udire distintamente una carrozza. Era una ragazza curiosa per natura ed era più forte di lei voler sapere di tutto e di tutti.
Siccome non era cosa di tutti i giorni che una carrozza girasse per quelle strade ad ormai notte, appoggiò il suo libro sul tavolino davanti a lei e scese dal porticato e si avvicinò alla strada, per poter vedere la carrozza, che sarebbe passata da li a pochi minuti, davanti a casa sua. Con aria indifferente, si guardò intorno e non appena la carrozza si mostrò alla sua vista, la curiosità aumentò di gran lunga. Era una carrozza che proveniva dalla città, da Londra, ne era certa e a quell'ora non c'erano carrozze ne che arrivavano da Londra, ne che si dirigevano in quella città.


La carrozza passo davanti a lei e per quella breve frazione di secondo, in cui la ebbe davanti a se, potè giurare di aver visto un uomo, a lei sconosciuto, seduto al suo interno.
Seguì con lo sguardo la strada che stava prendendo la carrozza e scoprì, che si stava dirigendo verso casa Whitmore.

Tornò tutta raggiante verso casa e non appena arrivò davanti a casa incontrò Rose che stava portando un po di legna in casa.
«Rose, è appena arrivato un uomo da Londra a casa dei Whitmore!» le urlo andandole incontro.
«E' già arrivato?» chiese stranita la ragazza, guardando sua sorella raggiungerla.
«Sapevi che avrebbero avuto un'ospite?» chiese incuriosita Caroline.
«Si, me l'ha detto oggi Anna, che avrebbero dovuto ospitare un suo cugino per qualche settimana, ma non pensavo sarebbe arrivato oggi stesso. Spero che almeno sia scapolo, magari avrò fortuna.» disse Rose parlando più a se stessa che alla sorella.
«Ma è possibile che pensi solo a questo, sorella?» chiese stranita Caroline, guardando Rose.

«Cosa c'è di male? Vive a Londra quindi sarà di sicuro di buona famiglia. Io almeno cerco di aiutare la nostra famiglia, non come te che fai solo la capricciosa e non ti vuoi sposare!» disse secca Rose.
«Io almeno quando mi sposerò sarò felice, lo stesso non posso essere sicura per te, mia cara sorella.» dicendo questo Caroline entrò in casa ed andò ad informare la famiglia dell'ospite a casa Whitmore.









Angolo autrice. 
Allora ho già postato il nuovo capitolo, perchè uno era ormai pronto da ieri sera e secondo perchè domani non avrei potuto pubblicarlo, perchè sono via, quindi piuttosto che arrivare in ritardo, ho preferito anticipare, dato che il primo capitolo era misero misero. La mia mente sta viaggiando senza freni in questi giorni e vi posso dire, che il terzo capitolo è già in fase di stesura, quindi settimana prossima o magari anche prima, lo posterò già.
Parlando del capitolo, abbiamo visto che Caroline non è per niente dell'idea di sposarsi, soprattutto non con Tyler, anche se la madre non sembra dello stesso avviso e non si arrenderà tanto facilmente. Elena come avete potuto leggere, è dalla parte della sorella e la trovo molto dolce a permettere alla sorella di scegliere quello che vuole, il contrario si può dire di Rose, che non accetta le idee di Caroline. Per quanto riguada il nostro caro Klaus, bhe Mikael è stronzo nella seria e pure qui e lo caccia da Londra, mandandolo in punizione da uno zio. Come avrete letto, la famiglia Mikaelson non ha nessun problema con la legge, ma è semplicemente la legge. 
Come avrete notato amo molto molto anche il klebekah e ci saranno molte scene a riguardo. 
Che altro dire? Klaus è arrivato nell'Empshire, ora partirà la vera storia!
Direi che ho detto tutto, un bacio a tutte e al prossimo capitolo :) 

Allie.

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


Chapter 3.

 

 

 

 

 

Il cinguettio di alcuni uccelli, fuori dalla finestre svegliarono Caroline dal suo sonno. Con non poca difficoltà si alzò dal letto ed andò ad aprire l'enorme finestra, che era situata accanto al suo letto.
Si sentiva uno straccio come ogni mattina e la voglia di tornare in quel caldo giaciglio era sempre li a tentarla, ma quella mattina in particolare non poteva cadere in quella tentazione.
Si sedette allo scrittoio e recuperò gli ultimi fogli, che aveva scritto qualche giorno addietro e cominciò a rileggerli, per essere certa che non ci fossero errori o che la sua lettura sembrasse troppo monotona. Quel giorno si sarebbe tenuto l'annuale ricevimento a casa Forbes, dove tutti i cittadini dell'Empshire erano invitati a un enorme banchetto e in seguito a intrattenimenti vari.
Seppur la famiglia Forbes non fosse nelle condizioni di permettesi questo ricevimento, Miss Forbes non avrebbe mai permesso, che fosse cancellato, così fino a mesi e mesi prima, iniziava a mettere da parte quello che poteva per deliziare gli ospiti, che sarebbero venuto al banchetto.
Ogni anno purtroppo il pranzo era sempre più povero, ma nessuno si era mai lamentato di questo, conoscendo la condizione in cui versava la famiglia.
L'unica cosa che creava ansia alla giovane Caroline, come ogni anno, era il primo pomeriggio, quando sarebbe arrivato l'ora delle letture e come sempre tutti si aspettavano di leggere qualcosa scritto da lei. Era il momento che tutti aspettavano con trepidazione, consci della bravura della ragazza a scrivere, che una volta Mister Forbes arrivò pure a pensare, che se accorrevano ancora tutti al loro ricevimento, fosse esclusivamente, per sentire la figlia leggere uno dei suoi scritti.
Caroline, altrettanto non voleva sfigurare e ci metteva tutta se stessa in quello che scriveva, arrivando a scrivere e riscrivere un numero infinito di volte, finchè il lavoro non le sembrava perfetto.

 

Terminò di leggere l'ultimo foglio e ripose in ordine i fogli sullo scrittoio.
Si cambiò dalla camicia da notte e indossò un vestito semplice, di un azzurro pastello, che metteva in risalto i suoi occhi. L'abito ricadeva con un leggero rigonfiamento nella parte della gonna sui fianchi, ma fasciava perfettamente la parte superiore, mettendo in risalto le forme della giovane e le maniche arrivavano appena dopo il gomito. Sul petto erano cucite delle fantasie in oro, che richiamava il bordo finale della gonna e della scollatura del vestito.
Caroline non amava quei vestiti troppo pomposi, che le dame di corte amavano tanto indossare, li trovava terribilmente scomodi. Non appena ebbe finito di sistemarsi , si mise davanti allo specchio e acconciò i capelli in una crocchia, lasciando qualche ciocca, ricadergli accanto al viso.
Uscì subito dopo dalla stanza, dirigendosi la piano inferiore, dove tutti erano già in movimento e affaccendati nei preparativi.


 

 

La mattinata era passata velocemente, tra i vari preparativi per il ricevimento, durante la quale Caroline si era fatta in due, per aiutare il più possibile.
Ora però si trovava ferma sul ciglio della porta, sfoggiando sorrisi e lusinghe da circa un quarto d'ora, salutando e ringraziando tutti coloro che ero venuti a quel evento annuale.
Aveva perso il conto di quante persone fosse già arrivate e sperava di tutto cuore, che non ne mancassero ancora molte. Elena e Rose al contrario di lei, erano sempre più raggianti nel salutare chiunque, ma soprattutto gli occhi di Elena iniziarono a brillare non appena la Famiglia Salvatore, scese dalla carrozza davanti a casa. Mister e Miss Salvatore, erano ormai di età avanzata e uscivano dalla loro dimora, solo per occasioni particolari.
Erano una delle famiglie più importanti dell'Empshire, purtroppo non più potenti come una volta, ma erano ancora pur sempre un buon partito ed il fatto che i coniugi avessero due così bei figli, giocava molto a loro vantaggio.
Damon e Stefan Salvatore non erano molto conosciuti, essendo che erano tornati da poco, dal collegio dove erano stati mandati dai genitori, per la loro condotta poco appropriata, ma adescavano sempre molto scalpore, per la loro innaturale bellezza ed eleganza.
Elena d'altro canto, non poteva resistere al loro fascino, specialmente a quello di Damon.
Purtroppo il più vecchio dei fratelli, seppur continuasse a farle visita, non gli aveva ancora chiesto la mano e questo scoraggiava di parecchio la giovane.
Arrivano davanti all'ingresso ed come da buon uso il pastore Forbes strinse la mano di Mister Salvatore e lo salutò, seguito dall'inchino delle figlie e della madre, come segno di saluto.
«Pastore Forbes, noto con piacere che le vostre figlie diventano ogni giorno sempre più belle.» disse il figlio più vecchio di Mister Salvatore, che baciando il dorso della mano a tutte e tre le giovani, soffermandosi maggiormente su Elena.
«Ti ringrazio, giovanotto» disse semplicemente il pastore, rivolgendosi a Damon.
Elena nel mentre, era rimasta immobile con lo sguardo rivolto verso il basso e le sue guance si erano tinte di un rosso più acceso.
«Ovviamente la più bella siete voi Miss Elena.» aggiunse poi il maggiore dei fratelli.
Elena, se era possibile arrossì ancora di più e un timido sorriso le si formò sulle labbra.
Era ormai saputo, che Damon Salvatore stesse corteggiando, in tutti i modi la più vecchia delle sorella Forbes, ma che quest'ultima per la troppa timidezza, si tirasse sempre indietro quando il ragazzo provava un approccio più ravvicinato.
Era affascinata e lusingata di essere corteggiata da un Salvatore, ma ancora non sapeva cosa aspettarsi dal ragazzo.
I Salvatore entrarono in casa, lasciando il pastore Forbes e la famiglia ad accogliere una nuova famiglia. Caroline era sempre più impaziente di conoscere l'ospite dei Whitmore, ma con suo grande dispiacere, la famiglia si presentò senza il giovane al seguito e lasciando tutti un po straniti dalla mancanza del nipote di Mister Whitmore, il quale deviava ogni domanda che gli veniva posta a riguardo.

 

 





 

 

***









 

«Caroline, ma è vero che Mister Lockwood vi ha fatto la proposta?» esordì affascinata Katherine Pierce, non che sua amica di infanzia.
«Si, ieri pomeriggio si è presentato improvvisamente qui e dopo una lunga passeggiata, mi ha fatto la proposta» disse con ben poca gioia nella voce Caroline.
«Oh, come siete fortunata Miss Forbes, come vi invidio, anche io vorrei trovare un marito così di buona famiglia.» sospirò Anna guardando Caroline con occhi sognanti.
«Non avete nulla da invidiarmi Miss Whitmore, veramente.» disse con estrema calma la ragazza, rivolgendo un finto sorriso alla giovane.
«Ma quindi parlate, quando si terrà il grande giorno» chiese Bonnie Bennet, interrompendo la conversazione.
«Mia sorella, sciocca ragazza qual'è, non ha ancora risposto a una così invitante proposta, mie signore.» esordì Rose, beccandosi un'occhiataccia da parte di Elena, che intervenne prontamente in aiuto della sorella.
«Quello che la mia cara sorella Rose, sta cercando di dirvi, è che Caroline ha pensato di aspettare oggi, per rendere ufficiale l'evento, durante il nostro annuale ricevimento.» chiarì Elena, parlando con disinvoltura con le altre signore presenti nel salottino. Il pranzo era ormai terminato da qualche ora e le giovani donne si erano ritrovate, per spettegolare degli ultimi avvenimenti e notizie di cui erano a conoscenza.
«E invece voi, quando vi sposerete con il maggiore dei Salvatore? Ormai è risaputo, che il giovane non ha occhi che per voi, Miss Forbes.» intervenne Bonnie interessata.

Elena a quella domanda rimase un po sorpresa e iniziò a torturarsi la mani, in evidente stato di agitazione.
«Non lo so, Miss Bennet. Non ho ancora ricevuto nessuna proposta.» disse mestamente ma con una punta di agitazione ben visibile.
Tutte e tre le sorelle sapevano bene che loro padre, in quel preciso istante si trovava in una stanza con Mister Salvatore e il suddetto figlio per parlare proprio di questo.

«E' un passo importate e sicuramente Mister Salvatore, vorrà andare con calma.» Si intromise a quel punto Caroline, sorridendo alla sorella.
«Per quanto riguarda il mio annuncio, è come ha detto mia sorella poco fa.» aggiunse in fine per dare conferma di quello che la sorella aveva detto, prima che si aprisse una discussione sull'argomento Salvatore.
«Un annuncio importante, in una giornata importante, ottima scelta Miss Forbes.» constatò allegramente Anna, sorridendo a Caroline, che si stava ancora trattenendo a stento dall'ammazzare la sorella, che la guardava dall'alto in basso.
«A proposito di annunci importanti..» esordì Rose improvvisamente, attirando subito l'attenzione di tutte. « ..ho saputo che tuo cugino, è già tra noi.» continuò entusiasta la ragazza, rivolgendosi ad Anna Whitmore.
«La notizia è volata in fretta vedo..» confermò più tra se e se la ragazza, per poi proseguire.«..è arrivato ieri ad ormai sera.» disse senza dire molto.
«Tutto qui? Non avete altro da dirci?» chiese curiosa Rose.
«Avanti Miss Whitmore, diteci qualcosa su di lui. Com'è? » si aggiunse Bonnie, curiosa tanto quanto Rose e tutte le altre ragazze. Caroline sembrava l'unica a non prestare minimamente attenzione, all'argomento che sembrava all'ordine del giorno.
«Non c'è molto da dire, è davvero un bellissimo uomo, un po sfacciato e altezzoso, ma davvero vi fa innamorare ad un solo sguardo.» proferì a quel punto Anna con fare sognante.
«E sai se è già promesso a qualcuna?» chiese a quel punto Rose.
«O no, è scapolo..» disse lanciando un'occhiata di pura sfida a Rose. «..ma non credere che tu sia il suo tipo, mia cara.» aggiunse seria in volto Anna.
«Qui mi sa che Miss Whitmore, si sia innamorata del bel cugino.» bisbigliò Katherine all'orecchio di Caroline, che si fece sfuggire un risolino divertito.
«Cosa c'è di tanto divertente sorella?» Chiese a qual punto Rose, infastidita dalle parole di Miss Whitmore.
«Nulla, assolutamente nulla.» disse Caroline, cercando di ritrovare il contegno che l'aveva abbandonata per qualche istante.
«E Miss Whitmore, possiamo sapere come mai vostro cugino, non si è presentato qui quest'oggi?» chiese Elena, cercando di tornare al discorso principale, facendo si allo stesso tempo di evitare una lite, che sapeva non sarebbe terminata bene.
«A dire il vero non lo so..» disse Anna pensierosa. «..sono andata io stessa a svegliarlo stamane, ma lui non era in camera sua e mio padre non mi ha dato spiegazioni.» aggiunse.
«Un gesto davvero poco rispettoso essendo appena arrivato.» disse a qual punto Elena.

Restarono in silenzio per qualche attimo, aspettando forse che una di loro trovasse un nuovo argomenti di cui parlare o una soluzione a quel mistero.
«Caroline avete in serbo per noi, qualcosa anche quest'anno, spero.» esclamò tutto d'un tratto Katherine, afferrando una mano di Caroline e guarndandola con gioia. «Ogni volta che arriva questo evento, aspetto solo di sentirvi leggere uno dei vostri meravigliosi scritti.» aggiunse euforica la ragazza.
«Sono d'accordo con Miss Pierce, pure io sono sempre in trepida attesa di sentire cosa avete in serbo, per noi ogni anno.» si intromise Bonnie Bennet.
Caroline sorrise felice di sapere che le sue letture erano apprezzate fino a quel punto, ma un moto d'ansia si impossesò di lei. Aveva sempre il terrore di sbagliare, di commettere qualche errore e di quindi fare una pessima figura e queste lusinghe, la agitavano ancora di più, perchè sapeva che oltre alla figura che avrebbe fatto lei, i suoi ascoltatori ne sarebbero rimasti delusi.
«Sono davvero onorata di queste vostre parole.» disse rivolgendosi alle due ragazza. «Spero solo di non deludervi neanche quest'anno.» aggiunse Caroline.
«Dubito che riuscirete a deluderci, mia cara» disse a quel punto Anna, sorridendo di rimanda alla giovane.
La loro conversazione venne interrotta dall'entrata di Miss Forbes, che annunciava alle ragazze di raggiungere tutti gli ospiti nel salotto, dove si sarebbero tenute le letture e intrattenimenti con musica e conversazioni. Le ragazze non se lo fecero ripete due volte e si alzarono,uscendo una alla volta dal salottino dove si erano rinchiuse da diverso tempo. Caroline se prime si sentiva ansiosa ora sentiva che era aumentata a dismisura e prima di raggiungere tutti nel salotto, si diresse al piano superiore per recuperare i foglie, che aveva alche ora prima, depositato sullo scrittoio e raggiunse in seguito gli ospiti.


 

 









 

***









 

Erano rinchiusi nello studio del pastore Forbes da diversi minuti e Mister Salvatore, stava elencando tutti i lati positivi, che si sarebbero ricavati da quella unione, tra i loro giovani figli.
Come tutti sapevano il pastore era un uomo di larghe vedute che a differenza della moglie, voleva che le figlie si sposassero solo con l'uomo che avrebbero ritenuto degno e che amavano.
Non gli interessava se avrebbero vissuto nella povertà, l'unica cosa di cui si curava era il benessere delle figlie e avrebbe sempre messo quello davanti a tutto.
«Dovete capire, pastore Forbes che i giovani sono pienamente d'accordo con questo matrimonio.» disse Mister Salvatore, seduto comodamente su una sedia, mentre sorseggiava del bourbon.
«Come potete sapere che mia figlia Elena, desideri questo?» chiese a quel punto il pastore.
«Mio figlio mi ha confermato più volte, che l'interesse è reciproco..» disse a quel punto Mister Salvatore. « Sta solo aspettando di avere la vostra benedizione per chiedere la mano di Miss Forbes.» continuò pacatamente.
Il figlio, Damon Salvatore se ne stava dietro al padre in piedi e fissava senza dire una parola, l'intera scena.
Era affascinato da Elena e già da molto tempo voleva farle la fatidica proposta, ma sapeva che prima avrebbe dovuto avere la benedizione del pastore Forbes, che era ben conscio avrebbe faticato ad ottenere.
« Anche se così fosse, dovete capire il mio dubbio, nel acconsentire questo matrimonio.» aggiunse a quel punto il pastore. « Vostro figlio non gode di una buona fama ed io del resto devo pensare al bene per mia figlia e non sono del tutto sicuro, che con vostro figlio possa essere al sicuro, Mister Salvatore.»
«Andiamo Bill, lasciamo da parte le formalità per un momento,ci conosciamo da tanto tempo ormai.» fece Mister Salvatore a quel punto. « Comprendo bene il tuo disappunto a riguardo, ma ti posso garantire, che mio figlio ora è diventato un gentiluomo e che tua figlia sarà al sicuro con lui. Io stesso ti do la mia parola d'onore, che non succederà nulla a tua figlia.» aggiunse con sicurezza.
«Non devo avere la tua parola Giuseppe, ma quella di tuo figlio. Solo se sarò pienamente sicuro che a mia figlia non verrà tolto un capello, consentirò a questo matrimonio.» disse il pastore Forbes, rivolgendosi al figlio di Mister Salvatore.
Quest'ultimo non fece aspettare il pastore e rispose subito alle sue parole.
«Vi do la mia parola pastore Forbes, che non succederà nulla a vostra figlia. Sono cambiato molto in questi anni e soprattutto tengo davvero a Miss Elena e non gli farei mai del male.» esclamò Damon, avvicinandosi al pastore, che si trovava seduto sulla sedia opposta a quella del padre.
«Voglio anche un'altra cosa da te, figliolo. Devi promettermi che mai mia figlia verrà a sapere che cosa sei e mai dovrai mostrarti a lei in quelle sembianze.» disse risoluto il pastore Forbes.

Damon si irrigidì al suono di quelle parole.
Il pastore non poteva saperlo, ma Elena aveva già visto quel suo lato, durante una delle innumerevoli passeggiate e non sembrava aver minimamente paura di lui. In quel istante però non sapeva cosa dire, se avrebbe dovuto dire la verità al pastore oppure promettergli una cosa, che in realtà aveva già infranto. Per sua fortuna suo padre intervenne al posto suo, tirandolo fuori da quell'impiccio.
«Purtroppo questo, mio figlio non te lo può promettere.» si intromise Mister Salvatore.
«Cosa intendi dire, Giuseppe» chiese allarmato il pastore.
«Intendo dire mio caro Bill, che tua figlia è già a conoscenza di questa cosa e come puoi vedere non ne ha fatto parola con nessuno.» aggiunse Mister Salvatore, guardando dritto negli occhi il vecchio amico, seduto davanti a lui.
«Non è possibile! Povera figlia mia sarà rimasta traumatizzata!» esclamò il pastore, alzandosi in piedi all'improvviso.
«Assolutamente no, pastore Forbes.» intervenne immediatamente Damon. «Non si è spaventata, ne ho l'assoluta certezza, dato che è successo parecchio tempo fa e vostra figlia a continuato a frequentarmi comunque» .
Il pastore Forbes, si risedette, quasi senza forze, sulla sedia dove era seduto qualche istante prima e prese il proprio mento tra le dita e rimase in silenzio per qualche istante. Sua figlia sapeva, era a conoscenza di quel mondo, che lui aveva cercato in ogni modo di tenere lontano da loro, eppure non sembrava essere terrorizzata, come invece aveva immaginato.
Sospirò profondamente e tornò a guardare prima Mister Salvatore e in fine il figlio.

«Hai la mia benedizione, ragazzo ma attento a te.» disse infine, vedendo distintamente un sorriso farsi largo sul viso del giovane.
«Vi ringrazio pastore Forbes, vi assicuro che non le accadrà niente.» esclamò Damon Salvatore, con una felicità, che suo padre non aveva mai visto nel figlio.
«Bene, ora che questa piccola formalità, è stata sistemata, figliolo puoi andare da Elena e fagli finalmente la proposta mentre Bill ti pregherei di dedicarmi altri due minuti.» fece Mister Salvatore rivolto prima al figlio, poi al pastore.
«Certamente padre, vado subito, con permesso.» aggiunse Damon, uscendo immediatamente dallo studio.

Aspettarono di sentire il ragazzo essersi allontanato abbastanza e subito i due uomini tornare seri.
«Di cosa devi parlarmi, Giuseppe?» chiese a quel punto il pastore Forbes.
«Hai saputo che i Whitmore, hanno un ospite?» chiese senza tanti giri di parole Mister Salvatore.
«Si, mi è arrivata voce, ma quest'oggi si sono presentati senza quest'uomo.» fece il pastore.
«Mio caro amico, lui è uno di loro.» disse semplicemente Mister Salvatore, guardando il pastore. «Se fossi in te starei molto attento, perchè è diverso dagl'altri e molto pericoloso.» aggiunse subito dopo, con voce più bassa.
«Ne sei sicuro?» chiese impaurito il pastore.
«Più che sicuro, mi sono arrivate voci da Londra, che sia stato il padre stesso a mandarlo qui in una specie di esilio, per la sua condotta.» lo informò per poi continuare. «Cosa dovremmo fare?»

Il pastore si prese qualche istate per pensarci e poi senza nessuna esitazione, si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta della studio.
«Non faremo niente, lo terremo d'occhio per il momento. E' inutile creare terrore tra la gente ora.» esclamò senza emettere repliche. «Raggiungiamo gli altri ospiti, che saranno di certo già riuniti in salotto.» aggiunse infine aprendo la porta e dirigendosi verso la stanza, seguito da Mister Salvatore.

 









 

***









 


 

Non appena aveva messo piede nel salotto, si accorse immediatamente della mancanza di una persona. Sua sorella Elena non era nella stanza, così senza pensarci due volte, si avvicinò a Rose, per chiedere a lei.
«Rose, sai dov'è finita nostra sorella? Tra poco dovrò leggere.» fece Caroline, strattonando per la manica dell'abito sua sorella, per ottenere la sua attenzione.
«Che modi sono questi? Non lo so dov'è Elena.» esclamò indifferente e scontrosa la sorella.
«Io l'ho vista uscire con il figlio più vecchio di Mister Salvatore, Damon.» si intromise Anna, che come sempre aveva gli occhi su tutti, per essere la prima a sapere qualsiasi pettegolezzo.
«Secondo me quest'oggi gli farà la proposta, ne sono certa. Voi che ne pensate, Caroline?» chiese Katherine, che come sempre non riusciva a non farsi gli affari degli altri.
«Non lo so, ma credo che lo sapremmo presto.» disse infine la ragazza, notando la sorella rientrare in sala al braccio del suddetto Damon Salvatore.
Caroline, seguì con lo sguardo la sorella e il giovane Salvatore, andare verso il centro della sala e richiamare l'attenzione di tutti su di loro. In quel preciso istante, anche suo padre e Mister Salvatore, entrarono nella stanza e si misero di lato, guardando orgogliosi i propri figli.
Caroline, rimase di sasso non appena udì le parole del ragazzo.
«Scusatemi un attimo, ma vorrei richiamare la vostra attenzione per dare a tutti voi un'annuncio importante.» esclamò Damon con un sorriso ad incurvargli le labbra.
«Vorrei annunciarvi il mio matrimonio con la incantevole Miss Forbes.» continuò subito dopo aver avuto l'attenzione di tutti i presenti nella stanza, che rimasero sorpresi e allo stesso tempo felici per l'annuncio che la coppia aveva appena dato.
Un applauso e mille complimenti riempirono il salotto.
C'era chi si avvicinava alla giovane coppia per stringere la mano ad i giovani e congratularsi, chi già si era ritirato in angolo a spettegolare su improponibili voci riguardo i due.
Caroline in tutto quel lasso di tempo, era rimasta immobile senza dire una parola o muovere un muscolo. Non si aspettava che la sorella si sarebbe sposata così improvvisamente, seppur era conscia che le frequentazioni tra sua sorella e il giovane Salvatore stavano andando avanti da molto tempo.

Elena dopo essersi liberata da tutte le persone, che erano accorse a fagli i propri auguri, si diresse verso la sorella, che aveva notato essere rimasta immobile per tutto il tempo dell'annuncio del suo matrimonio.
«Sorella cara, non sei felice per me?» chiese Elena appena la ebbe raggiunta.
« Certo che sono contenta per te, Elena solo che..» sospirò affranta Caroline guardando la sorella. «..non mi avevi detto nulla, che ti saresti sposata.»
Elena si intenerì davanti alla reazione della sorella.
«Oh ma non lo sapevo nemmeno io fino a qualche minuto fa, sorella cara.» disse Elena, afferrando dolcemente la sorella per le braccia. «E' successo tutto così all'improvviso..ma spero che tu sia felice per me, perchè io non lo sono mai stata così tanto.» aggiunse sorridendo felice Elena, che riuscì a trasmettere la sua gioia persino a Caroline.
«Certo che sono felice per te!» esclamò a quel punto Caroline abbracciando la sorella. «Ricordi? Se sei felice tu lo sono anch'io.» sussurrò teneramente all'orecchio della sorella.

Rimasero abbracciate per diversi secondi, fino a quando Miss Forbes non le interruppe, richiamando Caroline.
«Figliola, tutti stiamo aspettando la tua lettura.» esclamò la madre andando incontro alle figlie, che sciolsero il loro abbraccio e Caroline si avviò verso il centro della sala, dove sua padre gli passò i fogli del suo scritto.
«Vorrei dedicare questa lettura alla mia cara sorella, che si sta per sposare.» aggiunse prima di cominciare a leggere.


 








 

***








 


 

 

Caroline stava leggendo da qualche minuto.

Tutti nella stanza pendevano dalle sue labbra e qualche uomo era persino incredulo del fatto che una donna, potesse arrivare a scrivere quasi meglio di uomo.
Era nota ormai a tutti la bravura di Caroline nella scrittura, ma ogni volta ne restavano tutti esterrefatti, come se fosse la prima volta che sentivano uno suo scritto.
Erano tutti intenti ad ascoltare la voce di Caroline, quando improvvisamente la porta principale si apri attirando l'attenzione di tutti e in seguito una figura alta e snella, fece la sua apparizione dentro la stanza, facendo involontariamente bloccare Caroline dal continuare a leggere.
Tutti fissavano il giovane con sorpresa e curiosità, finchè il pastore non si avvicinò a quest'ultimo.
«Non vi hanno insegnato le buone maniere? Chi siete?» chiese il pastore Forbes guardando di traverso il giovane.

Un uomo tra i presenti si fece avanti, frapponendosi tra il pastore e il ragazzo.
«Chiedo scusa pastore Forbes, questo è mio nipote Niklaus Mikaelson.» disse trafelato Mister Whitmore, lanciando occhiataccia al nipote, che non sembrò curarsene.
«Ah, perciò siete voi il famoso ospite dei Whitmore.» aggiunse allora il pastore, guardando il giovane.
«In carne ed ossa, signore. Perdonatemi per l'entrata ad effetto, ma non ho potuto presentarmi prima.» disse cordialmente, suppur snobbando altamento il pastore, Niklaus.

Un mormorio si alzò nella sala, mentre ognuno tornava ai propri posti e Niklaus si affiancava a Stefan Salvatore.
Nella stanza regnava di nuovo il silenzio, senza contare ancora qualche mormorio qua e là.
«Noto che siete rimasto sempre lo stesso egocentrico, dalle entrate ad effetto.» esclamò sottovoce il più piccolo dei Salvatore al nuovo arrivato.
«Mi piace distinguermi dalla massa, Salvatore.» rispose a tono Niklaus, riservando un sorriso divertito all'amico.
I due si erano conosciuti nel periodo di esilio forzato a Londra da parte dei fratelli Salvatore, per ritrovare la retta via, ma da quando Stefan aveva fatto ritorno nell'Empshire non avea più ne visto ne sentito il suo caro amico di scorribande.

Caroline era rimasta infastidita da quell'entrata del giovane, che aveva interrotto la sua lettura e ancora si trovava a stringere con forza il fogli, guardando in malo modo il giovane, che se la stava ridendo allegramente con il piccolo Salvatore.

Niklaus, sentendosi osservato, alzò lo sguardo sulla ragazza e con sarcasmo, incitò la ragazza a proseguire.
«Scusatemi, continuate pure.» disse infatti con noncuranza alla ragazza.
Caroline dopo avergli assestato un'altra occhiataccia, si schiarì la voce e riprese a leggere, attirando nuovamente l'attenzione su di se. Anna aveva pienamente ragione quando aveva dato tutti quei aggettivi malevoli al cugino, era un egocentrico di prim'ordine.



 

 

La lettura era appena terminata e tutti si avvicinavano a Caroline, facendogli i proprio complimenti.
Era incoraggiante per lei sentirsi così apprezzata e soprattutto amava stare al centro dell'attenzione, ma in particolare era felice che le veniva riconosciuta la sua bravura da così tante persone.
Stava facendo conversazione con il figlio dei Donovan, Matt che si stava complimentando per l'ennesima volta per la sua lettura.
Accanto a lei si trovava quello sfacciato di Niklaus Mikaelson con Stefan Salvatore e ridevano sommessamente tra di loro.
«Non avete mai pensato di scrivere un libro?» chiese Mister Donovan improvvisamente.
Caroline, riportò la sua attenzione su di lui, che si era persa nel cercare di capire di cosa sgtessero parlando i due giovani accanto a loro.
«E' uno dei miei futuri progetti, spero di riuscirci un giorno.» rispose Caroline con un sorriso.
Niklaus che aveva sentito l'affermazione della ragazza, si lasciò scappare un commento, rivolgendosi al piccolo Salvatore.
«Dubito che la ragazza possa realmente arrivare a scrivere un libro.»disse sogghignando Niklaus, guardando la ragazza.
«Perchè dite questo? Io la trovo un'ottima scrittrice, per essere una donna.» fece il giovane Salvatore.
«Io non la definirei poi così ottima.» aggiunse a tono Niklaus, tornando a guardare l'amico.

Caroline che nel frattempo aveva sentito tutta la conversazione, non poté fare a meno di intervenire e senza nemmeno degnare di un saluto Mister Donovan si era ritrovata a camminare a passo di marcia, verso quello sfrontato, che osava criticarla.
«Prego? Se avete delle critiche da fare, potete benissimo dirmele in faccia, Mister Mikaelson, o non avete forse il coraggio, di ripetere davanti a me, quello che ho appena udito?» esclamò furiosa Caroline, appena si era ritrovata a un passo da lui.
Niklaus d'altro canto, rimase stupito dal coraggio della giovane nel rivolgersi a lui con quel tono; era evidente che non sapeva chi lui fosse veramente.

«Non vorrei ferire il vostro ego smisurato, Miss Forbes.» rispose con un sorriso sarcastico, Niklaus.
«Il mio ego.. cosa? Voi siete un villano!» esclamò ancora più fuori di se Caroline.
«Un villano io? Bene, se credete questo di me, vi dirò cosa penso davvero del vostro scritto.» disse pacatamente Niklaus, guardandola dritta negli occhi. « E' privo di spessore quello che scrivete, senza contenuto, una frivolezza insomma e dubito davvero che se voi arriverete a scrivere un libro, qualcuno lo leggerebbe, Miss Forbes.» .

Stefan era rimasto accanto all'amico in silenzio, osservando il battibecco. Aveva paura ad intervenire, tutti conoscevano il temperamento della giovane Forbes e quella del suo amico gli era più che conosciuta.

Caroline avvampò, sentendosi ferita nell'orgoglio e istintivamente strinse le mani in due pugli, tenendo le braccia tese lungo la gonna del vestito. Nessuno si era mai permesso di rispondergli in tale modo e sopratutto nessuno aveva mai detto che i suoi scritti fosse frivoli.

Senza pensarci due volte, Caroline si voltò e fece per andarsene senza proferire parola, ben conscia che se lo avrebbe fatto, sarebbe uscito solo un fiume di insulti dalla sua bocca.
Niklaus vedendo che la ragazza se ne stava per andare, intervenne prontamente.
«Se vi ho offeso, vi chiedo perdono, non era mia intenzione.» .
Caroline senza voltarsi, rispose il più freddamente possibile, destabilizzando persino Niklaus. «Oh era proprio quello che volevate fare invece, con permesso.» disse prima di indirizzarsi dal lato opposto della stanza, raggiungendo Katherine che stava conversando con il piccolo Jeremy Gilbert.









Angolo autrice. 
Rieccomi come promesso con un nuovo capitolo. Questo è un tantino pieno di cose e spero davvero che vi piaccia. 
Partiamo dal fatto che Elena e Damon hanno annunciato il loro matrimonio (si sono una delena u.u) e la cosa è un colpo di scena per tutti, tanto quanto l'entrata ad effetto di Klaus, che ovviamente deve essere sempre al centro dell'attenzione ahah. Non ho molto da dire riguardo a questo capitolo. Se avete domande a riguardo basta che me lo scrivete e sarò pronta a rispondere a tutto .
A proposito di questo sono rimasta un po male, dal fatto che solo in due avete recensito, ci tengo davvero molto hai pareri riguardo a questa storia, quindi anche se dovete lasciarmi anche solo una riga vi prego di farlo, perchè ve ne sarei molto grata. 
Ringrazio oltre alle due ragazze che hanno recensito, anche tutte quelle che già l'hanno aggiunto hai preferiti, ricordate e seguite :) 
Un bacio alla prossima,
Allie.

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Capitolo 4
*** Chapter 4. ***


Chapter 4.




 

 

Dalla terrazza poteva udire chiaramente, la musica che stava riempendo il salotto e dove sicuramente alcune coppie si erano messe a ballare.
Caroline non era esattamente dell'umore di ballare, ne tanto meno di conversare in quel momento, non dopo avere avuto quella spiacevolissima conversazione con Mister Mikaelson.
Odiava quell'uomo, come poteva anche solo permettersi di insultarla in tale maniera?
Era solo un riccone, che credeva di essere un dio sceso in terra, quando in realtà non era nessuno, cosa che a quanto pareva nessuno gli aveva mai fatto notare.
Caroline era irritata , stringeva le mani in due pugni, per cercare di frenare la sua voglia di irruppere nella stanza e scaraventarsi addosso a quel borioso uomo e sfogare tutta la sua ira.
Era ferma sulla terrazza da diversi minuti, quando una presenza alle sue spalle, che ovviamente lei non aveva notato, si schiarì la voce, per farsi notare da Caroline.

Come se avesse ricevuto una scossa, la ragazza si voltò di scatto, portandosi una mano al cuore, che aveva iniziato a pompare sangue all'impazzata.
Prese un profondo respiro, per cercare di calmarsi e guardò come sollevata la persone che si ergeva davanti a lei, anche se non poteva dire di essere contenta di quell'incontro.

«Oh, siete voi Mister Lockwood, mi avete spaventata» fece sorpresa Caroline, rivolgendosi al giovane, che la guardava sorridendo.
«Scusatemi, non era mia intenzione.. solo che vi ho visto qui fuori da sola e non ho potuto fare a meno di raggiungervi, per farvi un po di compagnia.» rispose raggiante Mister Lockwood, avvicinandosi alla ringhiera, dove Caroline si era appoggiata.
Lei di rimando le sorrise tirata, senza aggiungere altro. In realtà l'ultima cosa che avrebbe voluto, era la compagnia di Mister Lockwood e l'idea di restare da sola, in quel momento era l'unica cosa allettante che le veniva in mente, ma non poteva di certo dire al giovane, che non gradiva la sua compagnia, sarebbe stata troppo sgarbata.
Calò il silenzio tra i due per qualche istante, fino a quando Mister Lockwood non ruppe il ghiaccio, arrivando dritto al sodo, dove Caroline sapeva bene, sarebbe andato a parare.

«Miss Forbes, non vorrei sembrarvi opprimente, ma vorrei sapere se avete già pensato e preso una decisione, riguardo alla mia proposta.» chiese diretto il giovane, senza troppi giri di parole.
Caroline, rimase per un attimo immobile, guardando dritta davanti a se, senza nemmeno rivolgergli lo sguardo. A dire il vero non ci aveva minimamente pensato, anche se la sua risposta era già pronta dal preciso instante in cui, il ragazzo le aveva chiesto la sua mano.

«E' passato solo un giorno, Mister Lockwood..» iniziò incerta Caroline «..vi avevo chiesto del tempo per pensarci e me ne occorre di più.» cercò di scusarsi, voltandosi a guardare il giovane.
«Lo so, mia cara, ma non posso aspettare. Capisco le vostre paure, ma di norma si risponde subito a una proposta simile e un giorno per pensarci, credo che sia più che sufficiente, dato che credo che la risposta sia scontata.» fece spavaldo Mister Lockwood, guardando dritto negli occhi la ragazza.
Caroline a quelle parole si innervosì ancora più maggiormente di quanto non lo fosse già prima ed esplose come una bomba.

Maledetta la sua mancanza di filtro tra cervello e bocca, che sempre sua madre le criticava.

«Risposta scontata? Voi credete davvero che la mia risposta sarebbe un si? Io non vi amo, non provo nessun sentimento, che si possa avvicinare o essere minimamente paragonato alla parola amore! Siete solo un presuntuoso, ricco bambino viziato, che è abituato a ricevere sempre tutto quello che vuole, ma la sapete una cosa, mio caro Mister Lockwood?» lo guardò infervorata Caroline, puntandogli un dito contro. «c'è sempre una prima volta per tutto e questo sarò il vostro primo no!» esclamò stizzita rivolta al giovane.
Mister Lockwood rimase senza parole difronte alla reazione, che la ragazza aveva appena avuto, incapace di credere a quello che aveva udito.
« Mi state forse rifiutando? La vostra famiglia ha bisogno di soldi, come potete essere così egoista?» esclamò scioccato a quel punto il ragazzo.
«Si, vi sto rifiutando e no non vi sposerò!» disse decisa Caroline, voltandosi verso le finestre e facendo per andarsene, per concludere al più presto quella conversazione, che sapeva sarebbe degenerata, se sarebbe rimasta un solo minuto di più, ma si bloccò dopo appena un passo, voltandosi di nuovo verso il giovane. «.e voi non permettetevi di dire una sola parola sulla mia famiglia» aggiunse prima di abbandonare un Mister Lockwood scioccato sulla terrazza.

Il ragazzo rimase imbambolato seguendo con lo sguardo la ragazza, che rientrava nel salotto, senza più degnarlo di uno sguardo.
Come si permetteva quella insulsa ragazzina di offenderlo in quel modo?
Glie l'avrebbe fatta pagare in un modo o nell'altro, si promise a se stesso, mentre si ricomponeva e faceva ritorno anch'esso nella stanza.














***







 

 

 

 

Caroline non aveva fatto parola con nessuno dello scontro avvenuto con Mister Lockwood il giorno prima, ma aveva udito chiaramente il chiacchiericcio che si era creato, appena uno dopo l'altro lei e Mister Lockwood avevano fato ritorno nella stanza.
Era consapevole del fatto che ora avrebbero costruito storie su storie su questa vicenda, soprattutto quando avrebbero scoperto, che lei aveva rifiutato di sposarlo.
Sapeva però che quella non sarebbe stata la parte peggiore di tutta quella storia, ma lo scontro che avrebbe avuto con sua madre, che sicuramente non avrebbe tardato ad arrivare, dato che in quel preciso istante si trovava alla residenza dei Lockwood, per prendere un tè con la signora, che senza ombra di dubbio era già al corrente di tutto.
Caroline con tutti quei pensieri per la testa, riprese a scrivere qualche parola sul foglio, dove era intenta a scrivere una nuova storia.

Quando era agitata o nervosa, l'unica cosa che riusciva a tranquillizzarla era scrivere e in quel momento aveva davvero bisogno di calmarsi o sarebbe esplosa.

Elena irruppe nella stanza della sorella, richiudendosi la porta alle spalle con il fiatone e rossa in volto. Caroline da suo canto, si spaventò vendendo la sorella in quello stato e si alzò subito dalla sua postazione e la raggiunse, afferrandola dolcemente per le spalle e cercando di capire cosa avesse scombussolato fino a quel punto la sua cara sorella.

«Elena cara, che è successo?» chiese agitata Caroline, guardando la sorella con sguardo indagatore.
Elena però non sembrava in grado di aprire bocca e rimase immobile a fissare il vuoto davanti a se, come se la sorella non fosse davanti a lei in quel momento.
«Sorella, mi stai facendo preoccupare.. cosa ti è successo?» chiese di nuovo con voce più preoccupata Caroline, accarezzando la guancia della sorella. A quel contatto Elena, si riscosse dal suo stato di trans e guardò la sorella con occhi illuminati di una luce nuova, che Caroline non aveva mai visto nella sorella.

Un grande sorriso impreziosì improvvisamente il volto di Elena, che prese tra le proprie le mani di Caroline. «Damon mi ha baciata..» disse semplicemente sorridendo ancora di più se possibile.

Non ci fu bisogno di aggiungere altro, che Caroline strinse in un abbraccio la sorella, sorridendo a sua volta.
«Oh Elena.. e dimmi..» disse dopo poco, guardando la sorella con occhi sognanti. «..com'è stato? Com'è essere baciate?» chiese curiosa come una bambina, che scopre una cosa nuova.
Elena sorrise intenerita dalla reazione di Caroline e la portò con se a sedersi sul letto, sorridendole con aria persa.
«E' stato.. non so come definirlo, sorella..è una sensazione bellissima!» esclamò al massimo della gioia Elena.
«E com'è successo? Tu non gli hai mai permesso di superare il limite.» chiese Caroline, che pendeva dalle labbra della sorella.
«Sorella cara, diventerà presto mio marito, non c'è motivo per cui io debba ancora mantenere così le distanze, ovviamente sempre entro un certo limite.» iniziò Elena. «E' stato così insolente, mi ha colto all'improvviso, ma è stato.. ah sorella, capirai solo quando succederà anche a te.» aggiunse Elena, guardando il soffitto con aria sognante.

Caroline invidiava la sorella in quel momento, perchè no, lei non poteva capire cosa avesse provato, cosa si provava veramente nell'essere baciata.
«Quanto ti invidio, Elena.» disse sconfortata Caroline, abbassando lo sguardo.
«Non fare così, succederà anche a te, devi solo sapere aspettare.» disse con dolcezza alla sorella.
Caroline sorrise di rimando alla sorella e la abbracciò nuovamente calorosamente. Era felice per la sorella, sapeva che con il figlio di Mister Salvatore, sarebbe stata felice e questo non poteva che riempigli il cuore di gioia.
«Ma tu dimmi sorella, ieri sei riuscita a parlare Mister Lockwood? Vi hanno visto tutti rientrare.» fece Elena, staccandosi dall'abbraccio della sorella.
Caroline si irrigidì sul posto non appena sentì le parole della sorella. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto parlare di quello che era successo ed era anche sicura che Elena l'avrebbe compresa.
Prese un profondo respiro e iniziò a torturarsi le mani.
«Si, abbiamo parlato ed io non sono riuscita a tenere a freno la lingua..» iniziò Caroline.
«Come al solito..» scoppiò a ridere Elena, tornando immediatamente seria per lasciare proseguire la sorella.
Caroline le rifilò un'occhiataccia, per poi proseguire. «..era convinto che avrei detto si, solo perchè la mia famiglia è sull'orlo dell'abisso.» continuò teatralmente Caroline, alzando gli occhi al cielo. «Non potevo stare zitta.» esclamò irritata al pensiero delle parole del giovane.
«Quindi la tua risposta è stata no.» concluse la sorella, sospirando sommessamente. «Ora il problema sarà dirlo a nostra madre, non la prenderà bene.» aggiunse mortificata Elena.
«Non ci sarà bisogno, ora si trova alla residenza dei Lockwood per prendere il tè con la signora, sicuramente saprà già tutto.» disse rassegnata Caroline abbassando lo sguardo.
«Bene, quindi ti aspetta solo la solita predica, sorella.» sorrise Elena, cercando di sdrammatizzare.
«Come se fosse poco.» fece di rimando Caroline, mettendo il broncio.
Odiava la madre per non riuscire a comprenderla.
Era sempre stata poco presente per lei e in più voleva pure decidere per il suo futuro, se pur fosse una cosa normale, ma Caroline non riusciva ad accettarlo.


«So che hai fatto anche un'altro incontro ieri, sorella cara.» aggiunse improvvisamente Elena, cambiando discorso.
«Cosa?» esclamò Caroline non capendo a cosa la sorella si stesse riferendo.
«Mister Mikaelson.» rispose semplicemente Elena, con un sorriso beffardo in volto.

Se il broncio di Caroline prima poteva sembrare divertente, ora era alquanto buffo. Incrociò le braccia al petto con fare infastidito, sbuffando come una bambina.

«Quello sfacciato, impertinente, maleducato Mister Mikaelson?» chiese restando in quella posizione.
Elena scoppiò in una sonora risata nel vedere l'espressione della sorella.
«Impertinente? Cosa avrà mai fatto oltre interrompere la tua lettura?» chiese divertita Elena.
«Quello è stato un comportamene a dir poco irrispettoso, ma si è anche permesso di criticare la mai storia, dicendo che era frivola.. frivola capisci?» esclamò adirata Caroline, rivolgendosi verso la sorella.
«L'ha definita addirittura frivola? Bhe si è stato decisamente poco cordiale.» notò Elena, pensandoci un'attimo. «..ma non ti sembra comunque di esagerare? Infondo è un suo parere, potresti cercare di migliorare.» provò a dire Elena.
«Pensi anche tu che siano frivolezze, quelle che scrivo?» chiese triste Caroline, rivolgendosi alla sorella.
«No, non sto dicendo questo, solo che potresti dimostrargli che si sbaglia, sorella.» cercò di spiegarsi Elena, sorridendo a Caroline.

Tutto sommato, Caroline sapeva che Elena aveva ragione, doveva far vedere a quel Mister Mikaelson, che lei valeva qualcosa e lo avrebbe fatto ricredere i tutti i modi.
Dal piano inferiore sentirono, la porta aprirsi e la voce di Miss Forbes invase tutto la casa.

«Caroline Forbes vieni subito in salotto!»

Le due sorella si scambiarono occhiata, che non aveva bisogno di essere spiegata.
Era la fine per Caroline.


 

 

 

 

 

Caroline corse subito al piano inferiore e raggiunse la madre in salotto, dove la trovò a camminare avanti e indietro per il perimetro intorno al divano, con sguardo arrabbiato.
Sapeva che sarebbe esplosa da un momento all'altro e lei non poteva fare altro, se non starsene zitta e accettare tutto quello, che la madre gli avrebbe rivolto contro.
«Madre, eccomi mi avete chiamato?» chiese titubante Caroline, dopo essersi accorta, che Miss Forbes non aveva ancora notato la sua presenza.
Infatti, non appena udì la voce della figlia, si bloccò immediatamente e voltò il viso verso il suo.

«Dove ho sbagliato con te?» chiese semplicemente.

Caroline rimase interdetta al suono di quelle parole, non sapeva cosa poteva rispondere, senza far innervosire sua madre, così alla fine decise di tacere ed attendere che continuasse.
Miss Forbes da suo canto, non ricevendo risposta dalla figlia, riprese a camminare, più lentamente seguendo sempre lo stesso percorso.

«Davvero non capisco cosa ho sbagliato, dimmelo figlia mia.» chiese più concisa la donna.
«Nulla madre, non avete sbagliato nulla.» disse sommessamente Caroline, tenendo il capo chino.
«Allora se non ho sbagliato nulla, com'è possibile che tu mi faccia vergognare in questo modo?» chiese voltandosi verso Caroline. «Com'è possibile che tu sia così sfacciata da pensare a te stessa, quando questa famiglia sta finendo sempre più in basso?» chiese alzando ancora di più il tono di voce.
Caroline non sapeva cosa rispondere, sapeva che sua madre avesse tutte la ragione, per parlale in quel modo, ma lei era ancora pienamente convinta di aver fatto la cosa giusta, rifiutando Mister Lockwood.

«Poteva darti una vita migliore.» continuò Miss Forbes. «Poteva dare a noi tutti una vita migliore.» esclamò infervorandosi.
«Mi dispiace, madre.» sussurrò Caroline con gli occhi che diventavano sempre più lucidi.
«Ti dispiace, certo è il minimo! Ma la colpa di tutto questo non è mia, ma di tuo padre! Ti asseconda in tutto e ti permette troppo.» aggiunse Miss Forbes. «..ora va in camera tua e rimugina su quello che hai fatto.» concluse, voltando le spalle alla figlia, che non si fece ripetere due volte di abbandonare la stanza.

Arrivò davanti alle scale, che conducevano al piano superiore e incontrò suo padre che stava rientrando in casa, proprio in quel momento.
Caroline senza pensarci due volte gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo.
«Padre..» mormorò stringendosi all'unica ancora che aveva nella sua vita.
«Figliola, che è successo?» chiese teneramente il pastore, accarezzando i capelli della figlia.
«Vostra moglie, ha scoperto che ho rifiutato Mister Lockwood e..» ma Caroline non riuscì a terminare la frase, che scoppiò in un pianto liberatorio.

Bill Forbes strinse più forte a se la figlia, cercando di calmarla.
Era inutile lui non sopportava vedere sua figlia piangere e sapeva che avrebbe presto litigato nuovamente con Elizabeth, per difendere le ragioni di Caroline.

 








 

 

***








 

 

Nel tardo pomeriggio Caroline decise di concedersi una passeggiata per i sentieri del bosco, accanto a casa sua.
Aveva bisogno di allontanarsi per un po da casa o sarebbe ricominciata l'ennesima crisi di nervi, nel udire il litigio che era in corso al piano inferiore, dove il pastore stava discutendo animatamente con la moglie.
Si sentiva in colpa, perchè sapeva che il motivo di quella discussione era lei, ma cosa poteva fare?
Suo padre l'aveva sempre compresa, sostenuta in tutto quello che lei si metteva in testa di fare, con lui aveva un rapporto stupendo al contrario di quello che poteva dire della madre.
Non erano mai realmente andate d'accordo, avevano i loro attimi di tregua momentanea, che non duravano più di qualche giorno.
Caroline ovviamente voleva bene a sua madre, ma alle volte faticava a non odiarla, perchè mai una volta Miss Forbes aveva provato a comprenderla, a cercare di capire il pensiero di Caroline o anche solo ad ascoltarlo.
Per lei non esisteva che la figlia si rifiutasse di sposarsi e quelle che per la figlia erano sani principi, per lei erano delle stupide fantasie di una ragazza, che non voleva guardare in faccia la realtà.
Rose, sua sorella, era pienamente d'accordo con la madre, che più di una volta aveva scoperto parlare male di lei. Non sapeva da cosa era partito tutto questo astio, forse per invidia, continuava a pensare Caroline, ma non si era mai preoccupata veramente del motivo e cercato di risolverlo.
Stava percorrendo quel sentiero da qualche minuto e subito si perse ad ammirare quel paesaggio. I boschi dell'hampshire erano molto famosi, per la loro bellezza e lo spettacolo ogni volta incantava Caroline, come una bambina di 6 anni che stava ammirando un giocattolo nuovo.

Rimaneva sempre stupita, nel pensare a chissà quante cose e persone avevano visto quegli alberi nel corso della loro vita e alle volte le piaceva immaginare, che il fruscio del vento tra i rami, erano dei sussurri di un racconto che le piante narravano, raccontando tutto quello che avevano vissuto.
Caroline si sentiva stupida alle volte a fare quei ragionamenti, ma le piaceva sentirsi in un certo senso diversa e credere di poter essere l'unica a sentirli.


Passeggiò per un tempo che gli sembrò infinito, ma non era stanca e quelle passeggiate l'aiutavano anche a fare chiarezza nella sua testa, sempre in preda a qualche tempesta. In un paio di giorni erano successe tante cose e Caroline non aveva ancora avuto un attimo per pensarci e riflettere.
Aveva ricevuto e rifiutato la proposta di matrimonio di Mister Lockwood, c'era stato l'annuale ricevimento alla sua residenza, aveva nuovamente avuto una lite con sua madre e poi c'era l'ospite a casa dei Whitmore.
Detestava con tutta se stessa Mister Mikaelson per come aveva inopportunamente criticato il modo in cui scriveva, come se lui ne sapesse più di lei su quell'argomento.
Caroline era cosciente del fatto che non sapeva niente riguardo a quell'uomo e che quindi poteva anche essere uno scrittore rinomato in tutta Londra, il che se fosse stato vero avrebbe distrutto la sua autostima e il suo sogno in un batter d'occhio, ma se invece fosse stato così, non avrebbe avuto nessun diritto di offenderla in quel modo.
L'unica cosa che le rimaneva da sperare, era che se ne andasse il prima possibile e solo allora Caroline si sarebbe sentita libera da quella presenza così nauseante che Mister Mikaelson le provocava.













 

***

 









 

Niklaus si ritrovava nello scantinato della casa di suo zio, con lui e suo cugino Aaron ad armeggiare alcuni fucili.
Mister Whitmore era famoso in tutto l'Hampshire per la sua passione per la caccia e la sua bravura e quel giorno aveva deciso di mostrare la sua attrezzatura a suo nipote, che con poca voglia aveva acconsentito e aveva seguito lo zio nella sua stanza privata, che altro non era che lo scantinato di quella dimora.
«Questo è il migliore di tutta la mia collezione, guarda Niklaus..cosa ti sembra?» chiese fiero Mister Whitmore, porgendo al nipote un fucile.
«Un fucile?» chiese sarcastico Niklaus, afferrandolo e provando a mirare un punto indefinito.
«Divertente ragazzo.» esclamò Mister Whitmore ridendo appena, della risposta di Niklaus.
Stavano ospitando Niklaus da qualche giorno e per ora non avevano avuto ancora problemi di nessun tipo, soprattutto Mister Whitmore sperava di non doverne avere, perchè sapeva che non sarebbero stati semplici problemi, ma delle vere e proprie catastrofi.

Suo cugino, Mikael era stato molto chiaro nella lettera, che gli aveva fatto recapitare qualche ora prima dell'arrivo del nipote e non prometteva niente di buono.

 

 

«Madre, dov'è Niklaus?» chiese Anna, apparendo dal nulla sulla veranda, dove Miss Whitmore stava leggendo comodamente un libro.
«E' nello scantinato con tuo padre e tuo fratello.» fece non curante Miss Whitmore, rivolgendo uno sguardo veloce alla figlia.
Senza farselo ripetere due volte, la giovane si diresse in corsa, verso la finestra, che sbucava a livello del terreno dello scantinato e si affacciò per poter spiare tranquillamente cosa stessero facendo in quel momento.
Anna era diventata ossessionata da suo cugino, non aveva mai visto uomo più bello ai suoi occhi ed averlo in casa, era davvero una tentazione per lei.
Si sporse maggiormente verso il vetro, per poter vedere meglio e vide Niklaus che impugnava l'ennesimo fucile, che sicuramente suo padre gli aveva mostrato.
In quel preciso istante Anna, scivolò su un sasso e sbatte le mani contro la finestrella, provocando una reazione a catena.
Niklaus si spaventò del colpo improvviso e fece partire un colpo dal fucile, che credeva essere scarico. Anna si ricompose immediatamente e scappò via, correndo verso la madre che si era alzata udendo lo sparo.
Niklaus rimase un attimo incredulo, guardandosi intorno e riportando solo successivamente la sua attenzione sullo zio.
«Scusatemi, ero convinto che era scarico.» disse con noncuranza metre, Mister Whitmore si avvicinava e gli toglieva il fucile dalle mani.
«Non li lascio mai scarichi, non si può mai sapere.» disse semplicemente, appoggiando il fucile sul tavolo. «Non è stata colpa tua, Niklaus..ho sentito anche io un rumore» continuò tranquillo l'uomo notando però quanto il ragazzo, fosse rimasto teso e in allerta.
«Era Anna, padre.» si intromise Aaron. «L'ho vista scappare dalla finestra.» aggiunse andando verso la porta, per cercare la sorella.
«Quella ragazzina, non so cosa le stia prendendo ultimamente..» commentò più rivolto a se stesso che a qualcuno in particolare. «Niklaus, perchè non vai a farti una passeggiata? Qui ci sono molti sentieri nei boschi, così ti rilassi un attimo, che ne dici?» chiese dopo un attimo Mister Whitmore, avvicinandosi al ragazzo e appoggiandogli una mano sulla spalla.
«Credo sia una buona idea..» rispose Niklaus, senza rivolgere uno sguardo allo zio e incamminarsi verso l'uscita.



 

Quella ragazzina lo avrebbe fatto impazzire.

Non era la prima volta in quei due giorni, che lo faceva spaventare, ritrovandosela improvvisamente da qualche parte ad osservarlo.
Era nell'Hampshire non credeva di doversi curare di pericoli o altro, quindi non aveva ritenuto indispensabile restare sempre in allerta, ma da oggi avrebbe decisamente cambiato comportamento. Niklaus sperava, che quella settimana passasse molto velocemente, perchè se sua cugina avrebbe continuato a comportarsi così, non sapeva come sarebbe andata a finire, ma sicuramente non bene per lei.
Era ormai risaputo che aveva ben poca pazienza e seppur aveva molto autocontrollo, dal suo punto di vista, Niklaus non era certo di poter restare calmo ancora per molto di quel passo.
Stava camminando nel bel mezzo del bosco, senza seguire i sentieri e si stava ritrovando a lottare con quelle piccole piante del sottobosco, che gli intralciavano il cammino.
Ora sapeva perchè amava tanto la città, lui non era portato per la campagnia, figuriamoci per il bosco.
In lontananza udì i passi di una persona che si stava dirigendo, proprio verso la sua direzione e si affrettò a raggiungere il sentiero per poter chiedere informazioni.

Quello che sicuramente non si aspettava, era incontrare proprio quella persona,nel bosco.
A qualche metro più in là, Caroline si era bloccata sui propri passi, nel vedere una delle motivazioni del suo malumore, materializzarsi davanti a lei.
«Voi!» esclamò disgustata Caroline, guardandolo e dirigendosi a passo sostenuto verso di lui e superandolo, cercando di allontanarsi il più possibile.

Niklaus rimase interdetto e si voltò richiamando la giovane. «Aspettate, vi prego!» fece, materializzandosi davanti alla ragazza, che perse un battito per lo spavento.
«Voi come?...come avete fatto a..»chiese Caroline impaurita e curiosa allo stesso tempo, guardando Mister Mikaelson, che si ergeva davanti a lei.
«E' complicato da spiegare, ma non vi spaventate vi prego.» disse Niklaus cercando di calmarla. Il sangue pompava all'impazzata nelle vene di Caroline e lui poteva distintamente sentirne il sapore.
«Non vi spaventate? Siete apparso dal nulla davanti a me..» rispose sotto shock Caroline.

Niklaus si passò una mano tra i capelli, cercando di distogliere la sua attenzione dal pulsare delle vene della ragazza, che lo stavano attirando sempre di più.
Fece un passo avanti e si posizionò a pochi centimetri dal viso di Caroline.
«Dimenticate quello che è successo, io vi ho semplicemente raggiunto, correndovi dietro.» disse spazientito dalla reazione della ragazza. Non voleva soggiogare nessuno, ma odiava i problemi e in questo caso non voleva proprio subire una crisi di nervi da quella ragazzina.
Caroline sbattè gli occhi un paio di volte, cercando di capire cosa stesse accadendo, fino a quando non mise a fuoco la figura che si parava difronte a lei.

«Ancora voi? Lasciatemi in pace!» esordì alzando la voce, spintonando Niklaus e sorpassandolo.
«Oh andiamo, non vi sarete veramente offesa per quello, che ho detto ieri riguardo la vostra lettura.» esclamò a quel punto il giovane, alzando le braccia al cielo esasperato da quella ragazza.
Caroline si arrestò sui suoi passi, senza voltarsi a guardarlo.
«Certo che mi avete offesa, Mister Mikaelson.» esclamò innervosita Caroline, stringendo le mani in due pugni.
«Perdonatemi, Miss..non ricordo il vostro nome, scusatemi.» fece Niklaus avvicinandosi a Caroline.
«Forbes.» rispose decisa Caroline, senza degnarlo di uno sguardo.
«Bene, perdonatemi Miss Forbes se vi ho offesa..» disse allora il ragazzo, parandosi davanti a Caroline. «Posso sapere anche il vostro nome?» continuò sorridendo sornione Niklaus.
«Non vi è consentito saperlo, Mister Mikaelson, buona giornata.» esclamò Caroline, allontanandosi nuovamente e questa volta senza avere nessuna intenzione di essere fermata.
«Aspettate, potete indicarmi il sentiro per raggiungere la mia residenza?» chiese Niklaus, facendo qualche passa avanti.
«Visto che sapete tutto, trovatevela da solo la strada.» urlò Caroline che ormai si era allontanata a passo di marcia da lui.


Niklaus rimase stupito dalla risposta della ragazza, ma un sorriso divertito gli incurvò le labbra.
Quella ragazzina era orgogliosa e testarda tanto quanto lui, che forse alla fine si sarebbe divertito i quel esilio forzato nell'Hampshire. 











Angolo autrice: 
Rieccomi come promesso :) 
Ammetto, che questo capitolo ho fato fatica a terminarlo per il poco tempo che aveva a disposizione questa settimana, il prossimo sarà più pieno di "novità" diciamo. 
Allora, allora Caroline ha rifiutato Tyler e quest'ultimo non sembra averla presa proprio benissimo e ha promesso di vendicarsi, chissà che farà. 
Ennessimo scontro tra Caroline e sua madre, devo dire che mi dispiace aver creato questo rapporto tra lei due, ma alla fine Liz è poco presente anche nella vera vita di Caroline, quindi ho voluto lasciare un po le cose come stavano, con questo non intendo dire che le cose non potrebbero migliorare. Si vedrà ;) 
Sto mettendo anche un po di delena, dato che ovviamente shippo pure loro. Certo non saranno i protagonisti, ma ogni tanto li inseriroò .
Maa, passiamo alla parte più importante, Caroline e Klaus si incontrano nel bosco. 
Non voglio esprimermi a riguardo, voglio sapere da voi cosa ne pensate da questa scena. 

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e anche chi segue in silenzio. 
Al prossimo lunedì.
Allie.

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Capitolo 5
*** Chapter 5. ***


Chapter 5.







 

Era una splendida giornata, il sole era alto nel cielo e la temperatura era la tipica in piena primavera. Una leggera brezza scompigliava lievemente i capelli ribelli di Caroline, che munita di ombrellino, si stava dirigendo con le sorelle sotto braccio, verso il luogo dove si sarebbe tenuta la partita di cricket quel giorno.
Era un immenso prato, sistemato per l'occasione, dove alcuni degli abitanti più in vista si erano riuniti per quella giornata di sport.

Seppur indossasse un abito comodo, senza rigonfiamenti eccessivi, si ritrovava a sentirsi goffa, con tutta quella stoffa addosso, per andare andare a vedere una semplice partita di cricket, per non parlare delle fastidiose scarpe, che le avrebbero rotto la caviglia uno di quei giorni.
Se solo le fosse stato concesso, si sarebbe vestita con quell'unico semplice abito di cui disponeva, ma ovviamente le sue sorelle e sua madre, non erano d'accordo con lei.


Arrivano alla radura, dove alcuni uomini stavano già giocando.
Caroline non notò una presenza in particolare, fino a quando non ebbe raggiunto, il gruppo di signore, che munite di cappelli e ombrellini erano sedute di lato a conversare ed ogni tanto ad applaudire pure gli uomini, per l'ottimo lancio.
La reazione della ragazza non tardò ad arrivare, non appena si sedette su una di quelle sedie bianco immacolato di ferro battuto e portò la sua attenzione sul campo da gioco.

Niklaus era proprio li, che la fissava con un sorriso beffardo, mentre tirava la palla verso il battitore.

«Cosa ci fa lui qui?» chiese sorpresa Caroline, più a se stessa che a qualcuno in particolare, stringendo le mani in due pugni.
«Che modi sorella, perchè non dovrebbe essere qui anche Mister Mikaelson?»esclamò Rose, riservando un'occhiata di sbieco alla sorella.
«Perchè non credevo che questi giochi lo interessassero e nemmeno che ci sapesse giocare così..» iniziò Caroline, rivolgendo la sua attenzione all'uomo in questione, che stava correndo da una parte all'altra del campo.
«..meravigliosamente.» aggiunse Anna, sbucando da dietro le sorelle Forbes e sedendosi nella sedia accanto a Rose. «Non trovate che giochi come un professionista?» esclamò con occhi sognanti Anna, guardando il cugino.
«Giocherà pur bene, ma Anna non ti consiglio di riferirglielo o il suo ego si ingrosserà ancor di più.» fece Caroline, snervata dai complimenti che Anna rivolgeva verso quell'uomo.
«Perchè sei così scontrosa oggi sorella? Quell'uomo non ti ha fatto niente, portagli un po di rispetto.» intervenne Rose, dopo aver visto Anna boccheggiare all'affermazione di Caroline, come sconvolta da tali parole.
«Che non mi ha fatto niente, lo dici tu cara sorella.» iniziò Caroline. «Quell'uomo dovrebbe capire, che non è superiore a nessuno.» continuò convinta della sua idea.

«Caroline!» esclamarono sconvolte Rose ed Anna in contemporanea, assumendo un'espressione imbarazzata.
«Che c'è?» chiese Caroline non capendo, il motivo della loro reazione.
«C'è che, Miss Forbes..» sentì dire da una voce, proprio difronte a lei. «..è poco consono da parte di una giovane donna come voi, affermare certe cose.»
Caroline alzò piano lo sguardo, fino a ritrovarsi faccia a faccia con Niklaus, che la guardava in modo strano.
Non era arrabbiato per le parole che aveva usato nei suoi confronti, sembrava più divertito per l'imbarazzo che si stava impossessando sempre di più di lei.


Caroline, però non rispose, restò in silenzio a fissare negli occhi l'uomo, con sguardo di sfida.
«Vedo che il gatto vi ha mangiato la lingua, Miss Forbes.» esclmò a quel punto Niklaus, sorridendo sardonico alla giovane.
«Mi scuso per mia sorella, Mister Mikaelson...» si intromise Rose. «Alle volte non sa quello che dice.» cercò di spiegare, attirando su di se l'attenzione di Niklaus.
«Già sarà così, bhe mie giovani fanciulle devo tornare in campo..» disse facendo un breve inchino. «Spero che farete il tifo per me.» e detto questo Niklaus, corse al centro del campo, pronto alla battuta.

«Spero che ferete il tifo per me.» le fece eco Caroline, lanciandogli uno sguardo gelido.

Quello che purtroppo Caroline non sapeva, era che l'uomo era in grado di sentire anche a quella distanza, non per altro si era avvicinato a quel gruppetto, dopo aver udito le belle parole che Caroline gli stava riservando e non aveva resistito di mettere a disagio quella ragazzina.
Si divertiva, o se si divertiva a vederda chiudere gli occhi in due fessure e guardarlo male, la trovava in un modo seppur alquanto contorto, adorabile.

«Sorella, dire che hai creato abbastanza problemi per oggi.» esclamò irritata Rose.
Sapeva che la sorella non era cattiva, ma quando si metteva a farle da madre, proprio non lo sopportava, cosa che purtroppo faceva di continuo.
Caroline si chiuse nuovamente nel suo mutismo, incrociando le braccia sotto il seno, senza notere che qualcuno dal campo la stava guardando con un sorriso divertito.







Passò una buona mezzora, dove Caroline venne salvata dal chiacchiericcio di sua sorella Rose con Anna da Katherine, che senza fare troppi complimenti, l'aveva trascinata, ad un'altro tavolino per parlare indisturbate.
Nessuno vedeva bene Katherine Pierce, un po per le sue origini bulgare, non molto gradite dai cittadini, un po per il modo schietto in cui la ragazza si esponeva senza alcun timore.
Lei e Caroline erano cresciute insieme, per la vicinanza dalla sua residenza con quella dei Forbes e avevano instaurato un'ottimo rapporto.
Caroline aveva sempre odiato i pregiudizi, soprattutto quando quest'ultimi era fini ad indebolire moralmente una persona, se poi questa sua persona era pure sua amica, niente e nessuno l'avrebbe fermata.
«Mio padre sta pensando di mandarmi a Londra per istruirmi.» fece all'improvviso Katherine, prendendo le mani di Caroline tra le proprie.
«Cosa? Ma non può farti questo, come faremo a vederci?» chiese rattristita Caroline, mentre gli occhi andavano già ad inumidirsi.
«Non lo so, ma in qualche modo faremo.» ripose Katherine, tenendo lo sguardo basso. Non era facile per nessuna delle due, sopratutto per lei, che non aveva avuto mai una vera amica al di fuori di Caroline. «Ma non sai da chi andrò.» esclamò con un pizzico di gioia Katherine.
«Da chi» chiese a quel punto curiosa Caroline.
«La famiglia Mikaelson, ti dice qualcosa?» chiese guardando in faccia l'amica, aspettandosi già la sua reazione.
«Stai scherzando? Se sono tutti come quel Mikaelson, povera te, cara.» esclamò inorridita Caroline, stringendo maggiormente le mani dell'amica.
«Non fare la melodrammatica, Caroline.. solo a te sta antipatico Mister Mikaelson.» fece Katherine lanciando un'occhiata veloce al giovane.
«Vorrei vedere tu al mio posto, se fossi stata schernita in quel modo.» disse risentita Caroline, storcendo la bocca.

«Alle volte sembri davvero ancora una bambina, amica mia.» esclamò ridendo Katherine, guardando l'espressione sempre più imbronciata dell'amica.

Le due ragazze furono interrotte da Mister Gilbert, che urlava.

«Dov'è finito Matt? Tocca a lui!» urlò il giovane Jeremy, attirando l'attenzione di tutti.
Caroline sorrise all'amica, che capii immediatamente cosa stava passando per il suo cervello.
«Cara, non vorrai veramente..» chiese con calma Katherine, che come risposta vide Caroline alzarsi dalla sedia e dopo aver appoggiato l'ombrellino, si diresse verso il centro del campo, dove afferrò la mazza, che il giovane Gilbert teneva in mano.

«Sostituisco i Mister Donovan, se per voi non è un problema, Mister Gilbert.» fece Caroline, sorridendo al giovane, che con un sorriso annuì senza problemi.
Alle loro spalle però le donne non avevano preso bene, l'atteggiamento di Caroline e iniziarono a borbottare tra loro, fino a quando non sentì la voce di sua madre.
«Figlia, ma che stai facendo! Tu non puoi..» disse tenendo il tono della voce alto per farsi udire dalla figlia, che in risposta le riservò un sorriso.
«Gioco, madre..ecco che faccio.» esclamò raggiante, andando a sistemarsi al posto del ricevitore.
Per sua grande sorpresa e non, il lanciatore altri non era che Niklaus, che non era rimasto poi tanto stupito dall'azione della ragazza.
«Sarò gentile con voi, farò piano.» fece mentre si allontanava con la palla in mano.

Gli altri uomini che erano in campo, gli gridavano di andarci piano e gli sorridevano, ma Caroline non si fece scoraggiare.
«Non ce n'è bisogno, andate pure tranquillo, Mister Mikaelson.» esclamò Caroline, mettendosi in posizione.

Niklaus si fece scappare una lieve risata, prima di fermarsi dopo aver percorso la distanza necessaria per il lancio.
Si prestò a fare una breve corsetta, fino ad arrivare a tirare il più piano possibile la palla, che Caroline colpì in pieno lasciando tutti senza parole.
«Corri, Caroline!» si sentì urlare da Katherine, che era saltata in piedi, pronta a tifare per l'amica, seguita da Elena, che incitò ugualmente la sorella.
Senza farselo ripetere, Caroline cominciò a correre afferrando una delle mazze e portandola indietro. Niklaus, rimase fermo a guardarla interdetto, stupito del fatto che una ragazza sapesse giocare a cricket.
Afferrò la palla che improvvisamente gli arrivò tra le mani, ma seppur cercò di correre il più possibile, ovviamente senza utilizzale la sua vera velocità, Caroline riuscì a portare, prima del suo arrivo l'ultima mazza.

Katherine e le altre ragazze, corsero da Caroline per farle i loro complimenti, mentre Niklaus, le guardava divertito.

«Mi dispiace, ma la mia futura cognata è più brava di voi, Mister Mikaelson.» esclamò Damon, apparendo dietro le spalle di Niklaus.
«Quella ragazza è piena di sorprese.» esclamò rapito, continuando a fissare Caroline.

















 

***





















 

La candela che era appoggiata sullo scrittoio, illuminava quel poco che bastava per far terminare la lettera che Niklaus stava scrivendo.
Era diventata ormai notte inoltrata e dopo la giornata estenuante, non aveva ancora un briciolo di sonno, così si ricordò della promessa fatta alla sorella prima di partire e cominciò a scrivere qualche parola. Sapeva con certezza, che far sapere a Rebekah che tutto sommato, non si trovava male, l'avrebbe rincuorata e resa meno in agitazione per lui.
Era sempre stato così, lui c'era sempre stato per lei e viceversa.
Quella improvvisa lontananza, gli aveva fatto comprendere quanto tenesse realmente alla sorella, perchè se c'era un motivo per cui non vedeva la fine di quell'esilio, era proprio perchè gli mancava.

Continuò a scrivere, cercando di spiegare in poche righe come stava e le varie novità.
Tra quelle novità comparve un nome, che non si rese nemmeno conto di scrivere, fino a quando non rilesse l'intera lettera.

 

C'è anche una ragazza, cara sorella. Dovresti proprio conoscerla, si chiama Caroline e sono sicuro che ti piacerebbe. E' testarda, orgogliosa e credo proprio di essere affascinato da lei.

 

Rimase per un attimo interdetto, dopo aver riletto quelle parole.
Perchè aveva scritto di quella ragazza a sua sorella Rebekah?
Era solo un'insulsa ragazzina di campagna, come poteva annoiare la sorella nominandogliela?

Eppure gli era venuto spontaneo, parlarle di lei, come se fosse ormai una cosa che faceva parte della sua vita e che doveva per forza condividere con Rebekah.

Allontanò la sedia dallo scrittoio e si alzò inpiedi, avvicinandosi alla finestra.
Tutti quegli strani pensieri, stavano scombussolando Niklaus, non riuscendo a capirne la causa.
Doveva ammettere, che quella ragazza lo intrigava, ma non pensava di essere affascinato da lei fino a tal punto.

Un moto di stizza si impossessò di lui, facendolo tremare di rabbia.
Odiava non avere il pieno controllo dei suoi sentimenti, ma cosa peggiore odiava averne.
Gli unici per cui provava qualcosa erano Elijah e Rebekah e anche con loro faticava a dimostrarglielo. Niklaus era abituato a non provare niente, fin da quando il padre aveva iniziato a denigrarlo in ogni modo possibile, costringendolo a spegnere piano piano ogni emozione.
Era ciò che era e non se ne vergognava, anzi era fiero di quello che era, ma nella sua testa l'unico modo che aveva per definirsi restava solo ed esclusivamente un modo.
Mostro.


 

Aprì la finestra e si affacciò, lasciando che il lieve venticello gli scompigliasse leggermente i capelli corti. Improvvisamente chiuse gli occhi e appena gli riaprì non avevano più quel colore dell'oceano, ma avevano lasciato il posto a due occhi terrificanti, iniettati di sangue con sfumature tendenti al giallo.
Lui era quello, un mostro che non provava nulla e doveva restare tale, convinzione che gli era entrata nella mente come un mantra, per le parole del padre.
Niklaus appoggiò le mani sul davanzale della finestra e con un balzo impeccabile, piombò nel giardino retrostante la tenuta dei Whitmore.
Per quella sera aveva bisogno di non pensare a nulla, specialmente a quella ragazza e l'unica cosa che gli veniva in mente, per distrarsi, altri non era che nutrirsi.
Aveva un disperato bisogno di nutrirsi e di sentirsi quel mostro, che tanto suo padre amava definirlo.























 

***























 

Il giorno seguente Caroline si alzò di buon ora, per prepararsi per la messa domenicale.
Non le dispiaceva andare in chiesa, perchè le piaceva stare ad ascoltare suo padre, ma odiava doversi alzare così presto, per raggiungere la chiesa prima di tutti.

Dopo aver riempito la bacinella ed essersi lavata il viso, si posizionò davanti al grande e guardarsi attentamente le profonde occhiaie, che incorniciavano il suo sguardo.
Aveva avuto una notte poco quieta e le ore di sonno erano state davvero poche e quei segni vicino ai suoi occhi, ne erano solo la conferma.


Senza perdere tempo si diresse verso l'armadio in legno e ne estrasse il vestito, che usava abitualmente per la messa.
Odiava quell'abito per una semplice ragione, era scuro.
Caroline amava i colori, specialmente i colori pastello, ma per la messa domenicale era costretta ad indossare quell'abito, con annesso cappellino e mantella, che sembravano quelle di una donna in fase di lutto. Indossò quell'abito, che come al solito ricadeva con un leggero rigonfiamento sui fianchi, trovando qualche difficoltà ad allaccialo.
Non appena ebbe finito, Caroline si diresse nuovamente davanti allo specchio, sedendosi e cominciando a spazzolare i capelli.
Dopo diversi colpi di spazzola, acconciò i capelli in una crocchia disordinata, lasciando ricadere qualche ciuffo biondo ai lati del suo viso.


Infine dopo un'ultima occhiata, si diresse al piano inferiore, dove trovò l'intera famiglia a tavola, intenta a fare colazione.

«Buongiorno» esclamò sorridendo e andandosi a sedere accanto ad Elena, che già stava consumando la sua colazione.
«Buongiorno, figliola..» rispose il padre. «Ti vedo di buon'umore oggi o sbaglio?» chiese sorridendo in direzione della figlia, che si era già servita la colazione.
«Mi sono semplicemente svegliata di buon'umore, padre.» sorrise la ragazza, riservando poi un'occhiata dubbiosa a quella massa, non ben definita che aveva nella scodella.

Ormai ci aveva fatto l'abitudine a non mangiare più come una volta, ma rimaneva sempre stupita nel trovarsi nel piatto, certe sostanze di cui non era certa l'esistenza.
Eppure la fame chiamava e non avrebbe di certo fatto storie.

«Oggi padre di cosa parlerete?» chiese interessata Rose, rivolgendosi al pastore.
«Parlerò dell'uguaglianza.» rispose semplicemente il pastore Forbes.
«Non ne avete già parlato la domenica precedente, marito?» si intromise Miss Forbes, che stava sparecchiando la tavola.
«Si, ma dopo alcuni avvenimenti, credo che ribadire il concetto, non faccia male a nessuno.» esordì l'uomo rivolgendosi alla moglie ed infine alzarsi dal tavolo .
«Forza, dobbiamo andare ora.» concluse, sorridendo alle figlie e dirigendosi poi, nel suo studio per prendere alcuni libri.


 

Caroline ed Elena sparecchiarono le rispettive scodelle, mentre Rose aiutava la madre a pulirle.
Dopo una decina di minuti, le donne di casa Forbes, si trovava all'ingresso, intente ad indossare le mantelle.
Purtroppo, non disponendo più di una carrozza, che il pastore era stato obbligato a vendere, l'intera famiglia, dovette dirigersi verso la chiesa a piedi, che per loro fortuna, non distava a tanti minuti dalla loro residenza.

 

Una volta giunti, il pastore Forbes sparì immediatamente all'interno dell'edificio, andandosi a preparare per la santa messa, mentre le donne, andarono ad accomodarsi, nei primi banchi, vicino all'altare, dove iniziarono a recitare alcune preghiere.

Piano piano, la chiesa cominciò a riempirsi e Caroline lanciava di tanto in tanto, occhiate, verso il fondo della chiesa, per vedere chi fosse arrivato.
In realtà nel suo subconscio, lei stava aspettando qualcuno anche senza esserne realmente cosciente.
Si voltò un'ultima volta volta, prima che il padre fece il suo ingresso e incominciò la messa.
La chiese era di media grandezza, completamente affrescata sulla cupola.
Era completamente fatta in sasso chiaro e levigato e il pavimento era ricoperto da ciottoli di verse forme e grandezze, che formavano un disegno astratto.
Dietro all'altare c'era una grande finestra colorata, che rifletteva direttamente sull'altare.
Frapposta tra la vetrata e l'altare c'era una statua di una madonna, semplice ed elaborata allo stesso tempo, che teneva in braccio Gesù.
Ai lati di tutta la chiesa c'erano statue, che raffiguravano diversi santi, con piccoli cavalletti, che sostenevano diverse candele.


«...concludo dicendo, che dobbiamo cominciare a rispettarci tutti un po di più, miei cari fratelli e che nessuno è superiore a qualcun'altro, ricordatevi non fate agli altri, ciò che non volete sia fatto a voi.» concluse il suo salmone il pastore Forbes.

Una sagoma che era entrata da poco nella chiese e che sostava a qualche passo dal portone, sorrise divertito a quelle parole.
Perchè lui si sentiva superiore eccome e si divertiva a vedere quella massa di pecore, che ogni domenica si recavano dentro quell'insulso edificio a pregare un dio, che per lui non esisteva, o perlomeno che lo aveva abbandonato da tempi ormai lontani.


 

 

 

 

La messa era terminata da qualche minuto e tutti si stavano apprestando ad uscire dalla chiesa, riversandosi nel piccola spiazzo di verde, davanti ad essa.
Andare a messa era l'equivalente di andare in salotto di Londra e sapere tutti i pettegolezzi e crearne altrettanti di nuovi, su chi non si era presentato alla santa messa.
Caroline stava passeggiando sul retro dell'edificio, per trovare un po di calma ed ammirare quello spazio che il tempo sembrava non scalfire mai.
Amava ritrovarsi li, dopo ogni messa, era un posto tranquillo, che la aiutava inspiegabilmente a rilassarsi e forse cosa più importante non ci andava quasi nessuno, perchè tutti erano troppo impegnati ad aggiornarsi e a conversare, per concedersi una passeggiata.

«Come mai siete qui tutta sola, Miss Forbes?» una voce arrivò all'improvviso all'orecchio di Caroline, che sobbalzò per la sorpresa.

Quella voce ormai l'avrebbe riconosciuta ovunque, tanto la irritava.

«Non sono affari che vi riguardano, Mister Mikaelson.» esclamò Caroline, voltandosi verso il suo interlocutore.
Non appena si voltò, incrociò lo sguardo con Niklaus, che la guardava sorridendo come in ammirazione.
«Mi piace il vostro carattere..» iniziò Niklaus, facendo qualche passo avanti, nella direzione della giovane. «Lo definirei, interessante.. come voi del resto.» fece, fermandosi a qualche passo da lei.
Caroline spalancò gli occhi nell'udire quelle parole.
«Come, prego? Mi avere derisa e insultata fino a un giorno fa e ora cosa fate?..» chiese sconvolta, «..ci provate addirittura? Cosa siete, bipolare per caso, Mister Mikaelson?» chiese esterrefatta Caroline, senza distogliere lo sguardo da lui.
Niklaus scoppiò in una risata, che fece innervosire Caroline.
Cosa ci trovava di tanto divertente?


«Non ci trovo nulla di esilarante in quello che ho detto!» esclamò Caroline, rivolgendogli un'occhiataccia.
«E' molto esilarante invece, Miss Forbes..» fece Niklaus, portandosi una mano sul petto, cercando di contenere le risate. «..non immaginate neanche quanto.»
Caroline rimase a guardarlo dubbiosa. Quell'uomo aveva qualche serio problema, come poteva fino a un giorno prima deriderla e poi cambiare così drasticamente?
«Vi dirò, cara..» continuò Niklaus, tornando serio. «.. credevo che mi sarei annoiato venendo qui, ma voi state cambiando questo mio pensiero.» sorrise, vedendo la ragazza incrociare le braccia sotto il senoe guardarlo con sguardo torvo.
«Io? Mister Mikaelson io non vi sopporto e da quello che avevo capito, la cosa era reciproca.» iniziò Caroline. «.. non riesco a capire questo vostro improvviso cambiamento.»
«Non lo comprendo nemmeno io, ad essere sincero Miss Forbes, ma potrei giustificarmi, dicendovi che non vi avevo osservata bene, all'inizio.» rispose sorridendo beffardo Niklaus.
«Con questo cosa intendete dire?» chiese Caroline, non capendo.
«Che siete così piena di luce, che mi avete accecato..» fece Niklaus, guardandola dritta negli occhi.

«Io non vi capisco..» rispose titubante Caroline, perdendosi per un attimo nelle profondità di quegli oceani, che la stavano fissando con insistenza.

«Siete ancora così piccola ed ingenua.» esclmò Niklaus, sorridendo.
Caroline a quelle parole si ridestò.
Odiava sentirsi dare dell'ingenua.

«Ingenua? Credete che io sia ingenua?» chiese spintonando l'uomo, che ovviamente non si mosse di un solo millemetro. «Correte dietro a un'altra gonna, perchè avete proprio sbagliato persona, se credete che io sia quel tipo di donna.» esclamò infervorandosi, sempre di più.
«Io non ho detto questo, siete voi che siete arrivata a questa conclusione, non io.» rispose con calma l'uomo. «Però dovete sapere che a Londra, una ragazza che rifiuta il matrimonio, può essere solo quel tipo di donna, mia cara Miss Forbes.»disse stuzzicandola.

Tutto accadde in una frazione di secondo, dove nessuno dei due aveva previsto quello che stava accadendo.
La mano di Caroline si schiantò sulla guancia di Niklaus, provocando un sonoro rumore, quando la mano venne a contatto con il viso dell'uomo.

«Non vi permettete mai più, di insinuare una cosa simile.»sussurrò tramante Caroline, spaventata lei stessa per il gesto che aveva appena fatto.
Niklaus, si portò una mano sulla guancia colpita e rivolse uno sguardo d'ira alla ragazza.
Come si permetteva quella ragazzina? Nessuna si era mai permessa di arrivare a tanto.

Senza pensarci due volte, le afferrò il braccio e lo strinse con forza, strattonandola verso di se e guardandola dritta negli occhi.
«E voi non permettetevi mai più di fare un gesto simile, capito?» chiese con ira Niklaus, guardando senza ripensamenti la giovane.

Caroline dal canto suo, sentiva sempre più male e gli occhi gli si inumidirono quasi immeditamente.

«Vi prego, mollatemi mi state facendo male.» sussurrò, guardando Niklaus, con aria implorante.
Come percosso da una scossa, Niklaus si rese conto di quello che stava facendo e lasciò immediatamente, il braccio di Caroline allontanandosi da lei.
Aveva perso il controllo, quello schiaffo lo aveva fatto impazzire e il battito accelerato del cuore della ragazzo, aveva fatto il resto.
«Perdonatemi, Miss Forbes..io non..» cominciò Niklaus, realmente dispiaciuto per averla spaventata e cercando di riavvicinarsi nuovamente a lei.
«No! Non fate un'altro passo.. statemi lontano!» esclamò, indietreggiando Caroline e allontanandosi con passo svelto per raggiunge per il prima possibile la sua famiglia.

Niklaus non mosse un solo muscolo, la guardò semplicemente scappare via.

Era la prima volta, dopo secoli, che non perdeva il controllo, ma quella ragazza sembrava destabilizzarlo a tal punto, da non sapersi più controllare. 
Quel gesto aveva riacceso in lui l'odio e la voglia di attaccarsi alla sua gola, fino a quando, non sarebbe rimasto altro che un corpo senza vita, tra le sua braccia.

Aveva paura, stava cominciando a preoccuparsi dell'effetto che quella ragazza giorno dopo giorno, aveva su di lui.   










Angolo autrice: 

Rieccomi con un giorno in anticipo. 
Domani non ero sicura di trovare il tempo di postare, perciò essendo che il capitolo era pronto, ho deciso di pubblicarlo già stasera. 
Sinceramente, non mi ocnvince molto questo capitolo, ma lascio a voi l'ultima parola a riguardo :) 

Niklaus è attratto da Caroline, anche se la cosa sembra turbarlo. 
Caroline ora oltre all'astio che prova nei suoi confronti è pure impaurita da lui. 
Che succederà? 

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito ovviamente e anche chi l'ha aggiuta alle preferite, ricordate e seguite! Siete davvero in molti!  
Al prossimo lunedì :)
Bacio Allie.

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Capitolo 6
*** Chapter 6. ***


Chapter 6.







 

Inizialmente si era rifiutata con tutta se stessa di mettere piede in quella residenza, fino al punto di sentirsi dare da Elena della bambina. In realtà il modo di picchiare il piede nervosamente, quando si metteva in testa qualcosa, sembra in tutto e per tutto un capriccio di un bambino di 6 anni.

Caroline se ne era resa conto, ma le veniva involontariamente e non poteva farci niente.
Quando si metteva in testa una cosa, c'era poco o niente da fare per farle cambiare minimamente idea, il che non alla volte faceva arrendere fin dal principio i suoi familiari.
Quella volta però, non ebbe minimamente voce in capitolo e fu costretta a salire sul calesse e sotto le occhiatacce della madre, ormai arrivata al limite della sopportazione per la figlia.
L'unico che ancora se la rideva, per il comportamento sfrontato ed esuberante di Caroline, era il padre. Ormai era noto a tutti che il pastore prediligesse la figlia più piccola, diversamente dalla madre che era più legate alle prime due figlie, in modo particolare a Rose.
Durante il tragitto da casa Forbes alla residenza dei Whitmore, Caroline aveva pensato ad ogni modo, per potersi defilare, appena scesa dal calesse, evitando così la tortura di mettere piede in quella casa.

Non che odiasse andare a far visita ai coniugi Whitmore, seppur trovasse Miss Whitmore fin troppo frivola, per non parlare della figlia, Anna.
Madre e figlia si assomigliavano in tutto e per tutto. Gli unici che si salvavano di quella famiglia erano proprio Mister Whitmore e il figlio Aaron.
C'era una cosa però, che aveva fatto impuntare maggiormente Caroline e aveva un nome e cognome.


Niklaus Mikaelson.

Se non fosse stato, che lui risedeva ospite dei Whitmore, avrebbe fatto molte meno disapprovazioni su quella visita.

Era martedì, perciò erano passati solo due giorni dal loro ultimo incontro, avvenuto dopo la santa messa, incontro che avrebbe preferito rimuovere.
Si era davvero spaventata della reazione di Niklaus quel giorno e ancora non sapeva se doveva davvero aver paura di lui o meno.


L'unica cosa che le restava di sperare, era che per una volta, dio fosse con lei e che per qualche bontà divina, non lo avrebbe incontrato.

 

*

 

Il calesse si fermò dopo un buon quarto d'ora di viaggio, davanti alla residenza dei Whitmore.
Il pastore Forbes, scese per primo, aiutando a scendere le quattro donne della famiglia.
Era in momenti come quelli, che Caroline ricordava perchè odiava tanto quei vestiti ingombranti.
La madre l'aveva obbligato ad indossare un vestito più vaporoso, di quelli che portava normalmente. Tutto sommato non era un brutto abito, era sulle sfumature del verde pastello, stretto nella parte superiore e allargandosi di molto sui fianchi, ma Caroline si ritrovava troppo scomoda.

Ovviamente era capace di non far notare il suo malessere portando quella trappola mortale, ma l'unica cosa che aspettava era l'ora di tornare a casa, per poterselo togliere ed indossare qualcosa di decisamente più comodo per lei.

Davanti alla porta d'entrata ritrovarono ad aspettarli entrambi i coniugi, che sorrisero, andando incontro ai loro ospiti.

«Ben arrivati, vi stavamo aspettando, com'è andato il tragitto?» chiese Miss Whitmore, avvicinandosi sorridente alla famiglia, rivolgendosi a Miss Forbes.
«Egregiamente, Pearl vi ringrazio.» fece in risposta la madre di Caroline.

«Mio caro vecchio amico, ci ritiriamo nello studio? Così lasciamo le nostre signore a parlare tranquillamente.» si intromise Mister Whitmore, appoggiando una mano sulla spalla del pastore.
«Certamente August, se volete scusarci signore.» rispose, rivolgendosi poi alle donne presenti.

«Andate pure, noi entreremo a prenderci una tazza di te.» rispose Miss Whitmore, rivolta ai due uomini.

 

*
 

Le signore si erano riunite da poco nello spazioso salotto della residenza dei Whitmore e dopo che Aaron le aveva lasciate da sole, rifilando alla madre una scusa, iniziarono subito a parlare dell'ultimo grande avvenimento.

«A voi è arrivato l'invito per il ballo alla residenza dei Lockwood, Pearl?» chiese subito impaziente la madre di Caroline.
«Proprio questa mattina, Elizabeth..a voi?» chiese di rimando Miss Whitmore, sorseggiando del tè, dalla tazzina che si era appena riempita.
«Prima di raggiungervi..» fece Miss Forbes, sorseggiando anch'essa il tè. «Anche se devo essere onesta, non credevo di riceverlo, non dopo il rifiuto che mia figlia ha dato al giovane Lockwood.» esclamò amareggiata, rivolgendo un'occhiata alla figlia, che con la testa china, si stava versando del tè nella sua tazzina.

«Andiamo Elizabeth, non facciamola così tragica.» fece la signora in risposta. «Devo ammettere però, che non ti capisco cara, come si può rifiutare una proposta da Mister Lockwood? Anna ne sarebbe stata entusiasta al tuo posto.» fece Miss Whitmore, rivolgendosi a Caroline, che sentendosi interpellata, alzò lo sguardo verso la padrona di casa.

Prima ancora, però, che Caroline riuscisse ad aprire bocca e rispondere per le rime a quella affermazione, Elena si intromise, bloccando la sorella.

«Perchè parliamo di questo? Ci sono cose più importanti in questo momento, come sapere quando sarà questo ballo, ancora ci avete detto quando si terrà.» cercò di cambiare discorso Elena.
Miss Whitmore che era un'amante dei balli, cascò nel tentativo di cambiare argomento della sorella e Caroline gli e ne fu infinitamente grata.

«Tra due giorni, è impressionante quanto poco avviso diano ogni volta e come i balli siano sempre impeccabili.» esclamò sorridendo la signora.
Il discorso per fortuna continuò su questo argomento, passando dal ballo in se a cosa avrebbero indossato ognuna di loro.
Purtroppo per Caroline la pace non durò molto, perchè come già sapeva tale madre, tale figlia e quella era stata l'ennesima prova.


«E tu Caroline, parteciperai al Ballo?» chiese innocentemente Anna, ma era ben chiaro che avesse un secondo fine.
«Perchè non dovrei?» chiese stranita Caroline, guardando l'amica, senza capire.
«Bhe, pensavo che dato il rifiuto che avete dato a Mister Lockwood, non avreste avuto l'ardire di presentarvi in casa sua.» spiegò Anna, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Devo ammettere che mia figlia ha ragione, ti presenterai?» chiese a sua volta Miss Whitmore, rivolgendosi a Caroline.
«Non vedo, perchè dovrei mancare a un'evento così importante.» iniziò Caroline con calma. «Se la mia famiglia ha ricevuto l'invito, si vede che la mia presenza è gradita, per cui, certo che sarò presente al ballo.» concluse Caroline, guandando con fermezza le due donne di casa.
«Mia sorella a ragione, se Mister Lockwood non l'avesse voluta al suo ballo, non avremmo ricevuto l'invito.» si intromise Rose, schiacciando l'occhi a Caroline, che le fu immensamente grata di avere per quella volta il suo supporto.
«Effettivamente, avete ragione.» sentenziò Miss Whitmore con aria pensierosa.














 

***

 


















La conversazione tra le signore era proseguita ancora per molto, fino a quando non decisero tutte di comune accordo, di fare una passeggiata per il boschetto vicino alla residenza, tutte tranne Caroline, che aveva preferito restare sulla veranda a prendere a leggere un libro.

Purtroppo c'era una parte del carattere di Caroline, che era propensa nel ficcanasare ovunque poteva e seppur sapesse che in casa c'erano ancora Mister Whitmore e suo padre, decise di fare un giro per quella gigantesca tenuta.
Una cosa in particolare era curiosa di visitare, la biblioteca.
Tutti parlavano di quanto Mister Whitmore avesse una vasta scelta di libri a sua disposizione ed essendo Caroline una lettrice accanita, era curiosa di vedere con i suoi stessi occhi i libri di sua proprietà.

Dopo qualche giro, raggiunse un piccolo corridoio con sul fondo, una porta e quando l'aprì si ritrovò di fronto un immensa libreria.
Caroline si avvicinò per dare un'occhiata ai titoli dei diversi libri, ma nessuno attirò la sua attenzione. Erano pressoché tutti riguardanti la storia o riguardanti le scienze, cose che seppur interessanti, non affascinavano poi molto la ragazza.
Girò intorno alla libraria per ritrovarsi davanti una seconda per poi finire con una gigantesca libreria a muro, con una piccola scaletta, che permetteva di raggiungere i libri più in alto.
Caroline si soffermò davanti a quest'ultima ed esaminò con attenzione tutti i libri, afferrandone uno che attirò maggiormente la sua attenzione e cominciò a sfogliarlo.

Troppo intenta nella sua volece valutazione del libro, per rendersi conto che dietro alle sue spalle, era apparsa una presenza.
Quest'ultima si avvicinò, fino ad arrivare dietro le spalle di Caroline e sbirciò così il libro che la giovane teneva in mano.

«Non credo che quello sia un libro che faccia per voi, Miss Forbes.» esclamò tutto d'un tratto.

Il cuore di Caroline perse un battito appena udì quella voce così vicina e si portò istintivamente il libro contro il petto, come se potesse difenderla e si girò di scatto, spaventata.

«Non..non farelo mai più, mi avete spaventata.» fece, premendosi una mano sul petto per lo spavento.
«Che ci volete fare, mi piacciono le entrate ad effetto.» rispose l'ospite sorridendo beffardo.
«Lo avevo notato, Mister Mikaelson.» disse Caroline, lanciandogli un'occhiataccia. «Credevo che non foste in casa, non vi siete fatto vedere per tutto il pomeriggio.» continuò Caroline, ritornando a guardarlo negli occhi con sfida.

Aveva ormai avuto la certezza che non lo avrebbe incontrato dopo quelle ore passate dai Whitmore senza averlo visto, ma a quanto pareva la fortuna non era mai dalla sua parte.

Maledetta lei e la sua idea di fare un giro per la casa o forse ancora peggio, avrebbe dovuto andare con le altre signore a fare una passeggiata, se solo non si fosse impuntata di non voler andare.

«Avevo delle faccende da sbrigare..» rispose Niklaus sorridendole. «..cos'è mi stavate cercando?» continuò punzecchiandola.

«Io cercare voi? Perchè mai dovrei, Mister Mikaelson? Io non vi sopporto..»

Caroline era seria e convinta delle parole che diceva, ma forse il suo subconscio aveva agito per lei, facendola andare in perlustrazione della casa.
Forse non era davvero la biblioteca che stava cercando.


«Voi non mi sopportate, ma sembra che il destino voglia farci comunque incontrare.» disse Niklaus, avvicinandosi di mezzo passo a lei.

Quel gesto fece indietreggiare istintivamente Caroline, che ancora intimorita dal loro ultimo incontro, non sapeva se fidarsi o meno dell'uomo.
Niklaus, guardò stranito la ragazza che si allontanava di qualche passo da lui.
Poteva udire chiaramente il suo cuore che pompava più velocemente il sangue.
Era impaurita o meglio aveva paura di lui.
Come un filmine a ciel sereno si ricordò di quello che era successo durante il loro ultimo incontro, facendogli fare un'ennesimo passo avanti, alzando le mani .
«Calmatevi, non ho intenzione di farvi del male, potete stare tranquilla.> disse piano Niklaus, guardandola dritta negli occhi.
«Come posso esserne certa?» chiese guardando sospettosa l'uomo.
«Fidatemi di me, Miss Forbes..» disse serio Niklaus. «non ho mai avuto nessun intenzione di farvi del male, l'altro giorno non so nemmeno io cosa mi sia preso.
Vi prego di perdonare il mio gesto e vi prometto che non si ripeterà mai più» continuò Niklaus sorridendo lievemente alla ragazza.

Caroline però era titubante, seppur Niklaus sembrava sincero, non sapeva ancora cosa fare.
«Vi prego..» insistette lui, vedendo che la giovane non rispondeva.

«Va bene.» sussurrò alla fine Caroline, abbassando lo sguardo per un attimo, rialzandolo l'attimo successivo con sfida. «..ma questo non cambia il fatto, che non vi sopporto!» esclamò convinta cercando di restare seria, davanti al ghigno divertito di Niklaus per la sua affermazione.

«Non sia mai, Miss Forbes.» scoppiò a ridere, contagiando subito anche la ragazza.

Era una situazione surreale, ritrovarsi li con lui a ridere.
Niklaus dopo essersi calmato, si avvicinò alla libreria ed estrasse un libro, porgendolo a Caroline, che lo fissava, non capendo.
«Non è come i soliti libri da poco che leggete, parla più nello specifico, ma penso che vi potrebbe piacere.» disse, lasciandogli il libro in mano, mentre Caroline se lo rigirava, per capire di cosa trattasse.

«Più nello specifico in che senso?» chiese riportando la sua attenzione sull'uomo.
«Passione, Sentimenti e Amore.» gli rispose Niklaus. «Sicuramente tematiche che avrete già letto, ma non così nello specifico.» concluse sorridendole lievemente.

«Io non..non potrei leggere questo genere di libri.» sussurrò, abbassando il capo Caroline, facendo per restituirgli il libro.
«Sono sicuro, che troverete il modo di leggerlo, senza che nessuno lo scopra.» rispose sorridendo divertito, respingendo la mano della giovane con il libro.
Caroline alzò di colpo il capo, guardandolo dritto negli occhi, per poi spostare il suo sguardo sul libro e stringerselo al petto.
«Grazie, Mister Mikaelson.» rispose semplicemente Caroline.

«Chiamatemi pure, Niklaus.» disse lui tranquillamente.
«Non starebbe bene, sono obbligata a chiamarvi così.» fece Caroline, guardando stranita Niklaus.
«Potreste sempre farlo, in momenti come questi, quando siamo da soli.» aggiunse allora l'uomo.
«Non abbiamo tutta questa confidenza Mister Mikaelson!» sottolineando volutamente il nome.
«Già, dimenticavo voi non mi avete in simpatia.» rispose Niklaus, che non sembrava essersela presa per l'affermazione della ragazza.
«Esatto, Mister Mikaelson.» confermò risoluta Caroline, guardandolo risoluta.

Le labbra di Niklaus si stesero in un sorriso divertito per la testardaggine della ragazza, quando qualcosa attirò la sua attenzione all'esterno della residenza.

Un chiacchiericcio si stava avvicinando e quello poteva solo significare che le signore avevano terminato la loro passeggiata.
«Temo che dobbiamo salutarci, per vostro dispiacere Miss Forbes.» sorrise sarcastico Niklaus. «Le signore hanno terminato la passeggiata e non credo che voi vogliate farvi trovare in mia compagnia.» aggiunse, facendo un breve inchino e facendo per allontanarsi.

«Voi.. voi come fate a sapere..?» chiese Caroline, che venne prontamente interrotta da Niklaus.
«E' un segreto.» ripose sorridendo divertito e uscendo poi dalla stanza.

Caroline strinse la mano libera in un pugno e si lasciò sfuggire uno sbuffo.
Ecco perchè non sopportava quell'uomo. Appariva e scompariva dal nulla e il più delle volte, lasciandogli dubbi o senza dargli risposte, come quella volta.


Un attimo dopo, udì la voce chiara delle sorelle, che erano appena rientrate, chiacchierare di qualcosa con Anna.
Rimase per un secondo interdetta, nel constatare che Niklaus aveva avuto ragione, per poi nascondere il libro il meglio che poteva, raggiungendo in seguito le sorelle e la madre nel salotto.

 









***







 


Un pugno sbatté leggero contro la porta della camera di Caroline, facendola trasalire.
Subito dopo cena, si era rintanata in camera con la scusa di dover scrivere, scomparendo immediatamente su per le scale.
Quella non era stata poi una vera e propria bugia, dato che per la prima mezzora si era dedicata alla scrittura di un nuovo racconto, ma in seguito non resistette più e andò a recuperare il libro, che aveva magistralmente nascosto sotto il materasso.
Tornò a sedersi allo scrittoio e incominciò a leggere una pagina dopo l'altra.
Quello non era sicuramente il genere di libro che le era concesso leggere, ma ormai la curiosità aveva preso il sopravvento e non avrebbe smesso di leggere, fino a quando non lo avrebbe terminato.
Caroline era scombussolata da mille domande nel leggere quelle cose, perchè mai prima d'ora aveva trattato quegli argomenti in quel modo, se non in modo fittizio e molto evasivo.

La passione che travolge due persone per i forti sentimenti, che entrambi provano l'uno per l'altro, il bisogno fisico di toccarsi e sentirsi desiderati, quei bisogni che avevano poco a che fare con il pudore o un semplice bacio rubato.
Era tutto completamente nuovo per lei e più leggeva e più si sentiva in imbarazzo, perchè mai aveva pensato a quelle cose.
Un'unica domanda però prese il sopravento sulle altre.

Perchè Niklaus le aveva dato proprio quel libro?

 

*


Un'ennesimo colpo contro la porta la fece destare dai suoi pensieri, rendendosi conto solo in quel momento, che stavano bussando.
«Un momento.» esclamò Caroline, afferrando il libro e nascondendolo di nuovo sotto il materasso, tornando successivamente a sedersi allo scrittoio e prendendo alcuni fogli, fece finta di star rileggendo qualcosa.

«Caroline?» sentì distintamente la voce di Elena, che la chiamava dall'altra parte della porta.
«Scusa, sorella..entra pure.» rispose, voltandosi verso la porta, mentre la vedeva aprirsi, per lasciare entrare Elena e Rose.
«Se sei troppo impegnata ti lasciamo da sola.» intervenne prontamente Elena, notando l'accumolo d fogli sparsi sullo scrittoio e lo sguardo teso della sorella.
«No, tranquille. Avete bisogno di qualcosa?» chiese tranquillamente Caroline, rivolgendosi ad entrambe.
«Volevamo sapere, se avevi già scelto che vestito indossare per il ballo.» chiese Rose, andandosi a sedere sul letto della sorella.
«A dire il vero no, non ancora.» rispose sospirando Caroline.

Nel sul armadio, non c'era niente che sarebbe potuto andare bene per quell'evento e lo sapeva bene.

«Era quello che immaginavamo, quindi domani mattina abbiamo pensato di andare a fare compere in città.» iniziò Elena sorridendo raggiante. «Nostro padre si è offerto di accompagnarci, per cui non accettiamo un no.» fece incrociando le braccia al petto, sorridendo verso Caroline.

«Dite davvero? Oh ma è stupendo!» esclamò esaltata Caroline, spostando lo sguardo da Elena a Rose, per essere certa che non fosse uno scherzo.
«Si, l'importante è che ti comprerai un abito come si deve, non vorrei mica sfigurare.» esclamò Rose, rivolta alla sorella.

«Non sia mai, che Miss Rose Forbes sfiguri ad un ballo come questo.» scherzò Caroline, scoppiando a ridere assieme ad Elena.
«Bene, prima che iniziate a battibeccare, ti lasciamo sola a finire quello che stavi facendo.» aggiunse Elena, avvicinandosi a Caroline. «Buonanotte, sorella cara.» fece , stampando un bacio sulla fronte di Caroline.

«Buonanotte, sorelle.» rispose di rimando, dopo che anche Rose le aveva augurato la buonanotte ed erano uscite dalla stanza, lasciandola di nuovo sola.

 










***









 

Il giorno successivo come era stato prefissato, le figlie del pastore Forbes, accompagnate da quest'ultimo, si dedicarono agli acquisti nella città.
Comprarono tre abiti, uno sulle tonalità del rosso scuro per Elena, con inserti in pizzo nero; un'altro sui colori del rosa antico e bianco crema per Rose e infine un abito di azzurro cielo con il finale delle maniche in tulle e qualche ricamo sul corpetto per Caroline.
Si potevano ritenere tutte e tre soddisfatte per la loro scelta e dopo una buon ora, erano già sul calesse, di ritorno verso la residenza Forbes.
Lungo il tragitto, Caroline si ricordò del libro, che si era portata appresso, per poterlo in seguito riconsegnare ai Whitmore, così cercò di trovare una scusa esaudiente per convincere il padre a fare una sosta alla tenuta dei Whitmore.
«Padre, possiamo passare da casa Whitmore?» chiese improvvisamente Caroline.
«Perchè dovremmo, figlia?» chiese stranito da quella richiesta il padre, ricordandosi dei capricci che solo il giorno precedente Caroline aveva fatto per recarsi dai signori.

«Sono curiosa di sapere che abito indosserà Anna, padre.» iniziò Caroline sapendo che a quelle parole Rose l'avrebbe immediatamente appoggiata.
«Non puoi attendere domani sera, per scoprirlo?» chiese a quel punto il pastore, continuando a guidare il cavallo.
«Padre, vi prego!» insistette Caroline, che venne subito seguita da Rose.

«Caroline ha ragione, dobbiamo essere informate, padre.» si intromise quest'ultima. «..magari ha scelto un vestito uguale a uno dei nostri.» proseguì enfatizzando il tutto Rose.
«Padre, credo che non abbiate molta scelta.» rise Elena, notando quanto le sorelle si fossero impuntate. L'unica cosa che non riusciva a capire, era perchè proprio Caroline avesse proposto quella visita.

Lo capiva da Rose, ma dalla sorella minore proprio non riusciva a capirlo.


«E va bene, però non ci fermeremo molto.» cedette alla fine il pastore, svoltando nella stradina sterrata, che portava alla residenza dei Whitmore.


 

*



Erano seduti da qualche istante nel salotto con Anna, che aveva subito cominciato a parlare dell'abito che suo padre, le aveva comprato appositamente per quel ballo e di quanto Niklaus le avesse detto, che per era perfetto.

Caroline ascoltava distaccata tutti quei discorsi, cercando mentalmente un modo, per potersi assentare e rimettere nella biblioteca il libro, che il giorno seguente aveva portato via.

«E' uno degli abiti più belli, che io abbia mai visto.» stava continuando a dire Anna, enfatizzando quanto il suo abito sarebbe stato superiore a tutti quelli dei presenti al ballo.

«Sicuramente ti starà d'incanto!» esclamò Rose, sorridendo all'amica.
«E il tuo Elena com'è?» chiese Anna, rivolgendosi in seguito ad Elena, dopo aver risposto con un sorriso all'affermazione di Rose.

«Scusate, dovrei andare al bagno, con permesso.» si intromise improvvisamente Caroline, alzandosi dalla sedia, con fare disinvolto.
«Certo, cara..vai pure.» rispose Anna, ritornando subito dopo a portare la sua attenzione su Elena.

Caroline non se lo fece ripetere e uscì dalla stanza, dirigendosi però dalla parte opposta a dov'era il bagno.
Salì la prima rampa di scale e raggiunse il breve corridoio dove si trovava la biblioteca.
Entrò assicurandosi che non ci fosse nessuno al suo interne e si diresse velocemente verso l'ultima libreria, dove sistemò il libro.

Caroline tirò un sospiro di sollievo, nel non essere stata scoperta, quando avvertì una risata sommessa nella stanza. Il cuore prese a batterle all'impazzata per lo spavento e si guardò intorno alla ricerca del proprietario di quella risata.
La stanza era vuota, oltre a lei non c'era nessuno, eppure era sicura di aver udito una leggera risata.
Il suo sguardo cadde sulla scaletta, che serviva per raggiungere lo scaffale più in alto e decise di salire per dare un'occhiata.


Si sentiva una stupida, perchè aveva già potuto constatare che non c'era nessuno e che probabilmente quella risata se l'era solo immaginata, ma quando arrivò in cima alla breve scaletta, notò che dietro all'ultima libreria c'era una specie di piccolo salottino, composto da quattro poltrone attorno a un tavolino con a lato un caminetto.

Una di quelle poltrone però erano occupate da una capigliatura bionda, che le dava le spalle, che stava leggendo un libro.

Il cuore di Caroline se potè cominciò a battere ancora più veloce, attirando ovviamente l'attenzione dell'uomo che sentendo un cuore, si drizzò subito sulla poltrona.

Caroline da suo canto, vedendo la reazione dell'uomo, pensò di essere stata scoperta e persorse senza fare rumore ma velocemente, la scaletta e fece per andarsene, quando una figura sbucò da dietro l'ultima libreria.

«Ve ne andate senza salutarmi, Miss Forbes.» disse sorridendo beffardo, Niklaus.

Caroline udendo la sua voce, si bloccò e si voltò verso il suo interlocutore.

«Ho solo rimesso a posto il libro e ora torno da vostra cugina, Mister Mikaelson.» esclamò con fare scocciato, verso l'uomo.
«Come l'avete trovato il libro?» chiese a quel punto Niklaus, appoggiandosi contro l'angolo della libraria.
«Non adatto a una ragazza come me.» rispose semplicemente Caroline.
«Però lo avete letto tutto in una sera, se lo avete già riportato e questo mi fa presumere che vi abbia interessata.» fece Niklaus, facendo qualche passo nella sua direzione.
«Parla solo di attrazione fisica e i sentimenti non riguardano quello, ma quello che ti dice il cuore.» rispose risoluta Caroline, convinta della sua affermazione.

Niklaus sorrise divertito da quella affermazione.

«Voi credete? Io credo che ci debba essere anche passione o se no sarebbe tutto, alquanto monotono.» intervenne lui, ormai a qualche passo dalla ragazza.

«Quella è solo superbia e lussuria.» rispose Caroline, guardandolo dritto negli occhi.
«Scommettereste?» chiese Niklaus, restando serio.
«Su cosa? Non capisco.» disse Caroline guardandolo torva.
«Che riesco a farvi cambiare idea?» rispose lui, avvicinandosi di più al viso della giovane, che rimase per un attimo stordita dalla troppa vicinanza, ma che subito si scansò, rivolgendo un'occhiataccia all'uomo.
«Non vedo a cosa servirebbe, state perdendo tempo ve l'ho già detto, se credete che io sia una di quelle donne.» esclamò risentita, Caroline e fece per andarsene.

«Voi fraintendete sempre le mie parole, ma almeno una cosa vi chiedo di concedermela.» fece Niklaus, restando fermo, mentre Caroline si fermava, ma continuando a dargli le spalle.
«Cosa, Mister Mikaelson?» chiese non capendo nuovamente, dove voleva andare a parare l'uomo.

«Domani, al ballo..» iniziò «Sarei onorato se mi riservaste un ballo, Miss Forbes.» disse speranzoso.

Caroline rimase colpita da quella richiesta e per sua fortuna si ritrovava a dargli le spalle o avrebbe sicuramente notato il lieve rossore che si era impossessato di lei.
Era sempre stata convinta che si odiassero, lei era convinta di odiarlo, ma i suoi modi la mettevano sempre in difficoltà, come in quel momento.


«Vedremo,Mister Mikaelson.» esclamò cercando di mantenere ferma la voce. «Ora con permesso, torno da vostra cugina e dalle mie sorelle.» concluse, uscendo dalla stanza.

Lei non potè vederlo, ma sul volto di Niklaus apparì il primo vero sorriso, che da molto non appariva sulle sue labbra.










 

***





















 

«Non si sono ancora verificati problemi, ma restiamo ancora in guardia.» disse il pastore Forbes, rivolgendosi a Mister Whitmore.
«E' un ragazzo particolare, ma non credo che ci causerà problemi. Vuole tornare al più presto a Londra, quindi farà di tutto per abbreviare il suo soggiorno.» rispose Mister Whitmore.
Il pastore Forbes, rimase per qualche istante in silenzio, annuendo in fine.
«Va bene, August, ma meglio essere prudenti.» concluse, bevendo l'ultimo sorso di whisky dal suo bicchiere. 










Angolo autrice: 
Ancora una volta posto in anticipo, yep!
Ho il wifi poco collaborativo e non mi funziona per niente bene, quindi un momento riesco a collegarmi e l'altro no, quindi ho colto al volo questo momento per pubblicare. 

Ci sarà un ballo, eh si! 
Il prossimo capitolo sarà interamente concentrato su quello e chissà cosa accadra ;) 

Alla prossima settimana, 
un bacio, allie.  

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Capitolo 7
*** Chapter 7. ***


Chapter 7.

 





 


Il sole quel giorno non aveva voluto fare la sua comparsa, lasciando lo spazio a nuvole scure, che promettevano pioggia.
Quello non era di certo un tempo adatto per un ballo, ma purtroppo nessuno aveva il controllo sulla natura e alla popolazione del Hampshire non restava che adeguarsi.
Giunta ormai la sera, il tempo non era migliorato, ma sembrava voler graziare i cittadini, che si stavano recando a bordo dei calessi alla residenza dei Lockwood.
Abiti tra i più pomposi e voluminosi, riempivano l'atrio della casa, dove due servi ricevevano i mantelli dei vari ospiti.

 

 

Caroline fu l'ultima ad entrare della sua famiglia, nell'enorme salotto della residenza, allestito per il ricevimento.
Nel fare di pochi secondi, l'intera famiglia di divise.
Rose si diresse subito da Anna Whitmore, che stava già conversando con altre giovani ragazze; Elena fu rapita da Damon Salvatore, che voleva presentare la sua futura moglie ad alcuni conoscenti e i coniugi Forbes sparirono in mezzo alle persone, lasciando Caroline, ferma sull'entrata.

Fino a quando non fu entrata nella stanza, non aveva mai pensato a Niklaus, ma il suo sguardo percorse ogni centimetro del salotto alla sua ricerca.
La certezza di incontrarlo non era stata scalfita, nemmeno dopo che i suoi occhi non lo avevano trovato, ma sapeva che ci sarebbe stato.
La fortuna volle però, che il suo sguardo incrociò involontariamente quello di Mister Lockwood, che le stava riservando uno sguardo indecifrabile.
Non ci volle molto, prima che quest'ultimo si avvicinò a lei, facendole un'inchino.


Senza scomporsi, Caroline sorrise cortesemente, anche se molto imbarazzata da quel gesto.

«Miss Forbes, sono lieto che avete deciso di partecipare al mio ricevimento.» si rivolse cortesemente Mister Lockwood, guardando la ragazza con fare deciso.
«Non sarei mai potuta mancare e vi ringrazio per l'invito, Mister Lockwood» rispose Caroline, iniziando a guardarsi intorno, in cerca di una scappatoia.
«Spero che mi riserverete un ballo, più tardi e vorrei anche conversare con voi se possibile.» fece senza pensarci due volte il giovane.

Caroline rimase interdetta, aveva iniziato a sospettare che ci fosse un secondo scopo a tutta quella messa in scena e che ora iniziava a comprendere.

«Dovrete mettervi in fila allora, Mister Lockwood, la signorina è già impegnata con il sottoscritto per un ballo.» esordì una voce, dietro le spalle di Caroline.
Non le servì nemmeno voltarsi, ormai quell'accento incantevole e allo stesso tempo odioso, lo aveva imparato a riconoscere fin troppo bene.
«Voi dovete essere, Mister Mikaelson, il nipote di Mister Whitmore se non sbaglio.» rispose indispettito Mister Lockwood, rivolgendo uno sguardo per niente amichevole al nuovo arrivato.
«Corretto, Mister Lockwood.» rispose Niklaus, mettendosi accanto a Caroline, che gli rivolse uno sguardo risentito e allo stesso tempo grato per il suo intervento.
«Bene, ma credo che Miss Forbes riuscirà benissimo a concedermi un po del suo tempo, stasera.» disse, rivolgendosi alla giovane, che era rimasta ancora in silenzio, non sapendo cosa rispondere.
«Tutto dipende se siete fortunato, Mister Lockwood.» rispose a sua volte Niklaus, con un sorriso beffardo.
«Miss Forbes?»chiese a quel punto Mister Lockwood rivolgendosi a Caroline, alquanto stizzito.
«Vedremo nel corso della serata, ora se volete scusarmi.» disse Caroline velocemente, allontanandosi subito dai due uomini.


Garbo, tolleranza e pazienza, questo le avevano insegnato, ma in certe occasioni sembrava proprio non ricordarsene e si diresse a passo di marca il più lontano possibile da loro.

Caroline non era fatta per essere di cattivo umore, ma la serata non prometteva bene, se Mister Lockwood aveva intenzione di parlarle, sicuramente non aveva deciso di arrendersi, anche dopo il suo rifiuto.

Così, dopo aver trovato Katherine Pierce ed averla letteralmente rapita dai suoi genitori, le raccontò tutte le sue pene e suoi sospetti su quello che era appena accaduto.
«Mister Mikaelson è stato davvero un gentiluomo!» esclamò rapita Katherine, dal reconto dellla conversazione che aveva appena avuto luogo tra quest'ultimo e Mister Lockwood.
«Gentiluomo o meno, la sua presenza mi irrita e non posso farne a meno di provare questo sentimento.» iniziò incrociando le braccia Caroline. «..oh cara, cosa devo fare?» chiese infine, non sapendo più cosa fare.

Quella serata non sarebbe per nulla stata piacevole, se lo sentiva.


«Goditi la serata,amica mia e se Mister Lockwood si avvicina, prendi una scusa che il ballo successivo lo avevi già riservato.» le spiegò Katherine, prendendole una mano, per tranquilizzarla. «Ed ora togli quel broncio cara, che non ti si addice.» sorrise infine all'amica.
Caroline sorrise rincuorata, dalle parole di Katherine e si diressero in seguito verso il centro della sala a braccetto.




 

*






 

I primi due giri di danza furono mortificanti.
Per quanto si sforzasse di conversare quel giovanotto, con cui stava danzando, non poteva sentirsi a suo agio.
Mister Whitmore, Aaron Whitmore era goffo e impacciato, di certo non uno dei migliori ballerini della secolo, era continuamente in errore sui passi da compiere e si distraeva continuando a scusarsi con Caroline, sbagliando nuovamente scambio.
Per fortuna di Caroline, i primi due giri di danza terminarono, liberandola da quella agonia, che i suoi poveri piedi calpestati chiedevano da un po.

Ballò i due balli successivi, con un'ufficiale e poi le toccò nuovamente ballare con Mister Whitmore, per deviare la richiesta di ballare con Mister Lockwood e la tortura ricominciò.

«Ballate davvero bene, Miss Forbes.» disse Mister Whitmore, sorridendo a Caroline.
Caroline, sorrise tirata di rimando, cercando di mascherare le smorfie.
«Anche voi, devo dire.» rispose semplicemente, troppo intenta a non farsi, colpire nuovamente i piedi, già dolenti per i balli precedenti.

Una volta terminate le danze, andò a sedersi accanto a Katherine, che vedendola arrivare con una smorfia per nulla contenta, si trattenne a stento dal ridere.
«Ballerino eccellente Mister Whitmore, non trovate Caroline?» chiese stentando una serietà, che faticava a mantenere.
«Chiedetelo ai miei potevi piedi, Katherine.» esclamò mortificata Caroline, sperando con tutta se stessa di non dover subire un'altro ballo con quel giovane.
«Ammetto, che ha un modo di ballare alquanto particolare.» continuò Katherine, ridendosela sotto i baffi.
«Si, pestando i piedi delle proprie dame, davvero un modo particolare, amica mia.» fece in risposta Caroline, sbuffando sonoramente.
«Bhe, sembra che per il prossimo giro sarete fortunata..» disse all'improvviso l'amica.

Caroline si voltò solo verso di lei, guardandola con un sopracciglio inarcato, non capendo.

«Mister Mikaelson si sta dirigendo verso di noi, Caroline.» si spiegò meglio Katherine a voce bassa.

In quello stesso istante, Caroline avvertì una presenza dietro di se e voltandosi si ritrovò Niklaus, che le sorrideva.
«Spero che vorrete riservarmi il prossimo ballo, Miss Forbes.» disse rivolgendosi alla ragazza.
Senza pensare a ciò che stava facendo, Caroline accettò l'invito.
«Certo, Mister Mikaelson.» rispose di rimando, puntando i suoi pozzi chiari, in quelli di un azzurro più accesso del suo interlocutore.
Niklaus, non aggiunse altro, si limitò a fare un breve inchino alle signore e si allontanò, lasciando Caroline ad affliggersi per la propria mancanza di autocontrollo.

Lei non aveva promesso nessun ballo a Niklaus e l'irritazione che provava per lui, sicuramente non le avrebbe mai fatto fare una promessa simile, ma per qualche assurdo motivo, appena la richiesta dell'uomo arrivò alle sue orecchie, la bocca partì immediata, senza dare il tempo al suo cervello di registrare la domanda e rispondere coerentemente.


I pensieri di Caroline vennero interrotti da Katherine, che la riportò alla realtà .

«Credo proprio, che sarà un giro di ballo, molto piacevole.» disse Katherine, mentre si alzava e si sistemava il vestito di un verde smeraldo.
«Come puoi dirlo? Sarà un'altra tortura.» esclmò Caroline, alzandosi a sua volta infastidita.
«Vedi il lato positivo della cosa, non ti pesterà i piedi almeno lui.» rise rivolgendosi all'amica, che non sembrava dello stesso avviso.
«Come mai ti vedo così entusiasta per questo giro?» chiese dubbiosa Caroline, notando che l'amica era troppo in fibrillazione per quel ballo.
Katherine se potè sorrise ancora di più, di quanto non stesse già facendo.
«Stefan Salvatore, mi ha chiesto di essere la sua dama per i prossimi due giri di danza.» esclmò euforica.
«Ora si spiega tutto.» intervenne Caroline, prendendo l'amica sotto braccio e dirigendosi verso la parte del salotto riservata alle danze.







 

*






 

Le coppie si erano già disposte, uomini davanti alle donne.
Caroline potè notare, che a quel giro di danza, partecipavano praticamente tutti.
Elena con Damon Salvatore, Katherine con il minore dei fratelli Salvatore, Rose con un'ufficiale, che durante la serata aveva avuto modo di sapere che si chiamava Finn e persino Mister Lockwood, aveva preso parte alle danze con Bonnie Bennett.


Gli uomini fecero un profondo inchino alle dame, prima che la musica partì, riempiendo l'ambiente e iniziando la danza.
Caroline teneva risoluta, lo sguardo fiero in quello di Niklaus, mentre compivano il primo giro, che la danza imponeva loro di fare.

Nessuna cosa al mondo l'avrebbe convinta a conversare con lui e il suo modo di fare altezzoso, la stava solo ancora irritando maggiormente.

«Avete intenzione di non rivolgermi la parola, per tutta la durata del ballo?» chiese improvvisamente, Niklaus, mentre prendeva a braccetto la sua dama.
«Siamo qui per ballare, non per conversare, Mister Mikaelson.» rispose con tono risoluto Caroline.
«Mi risulta, che durante di balli si conversi con la propria dama, Miss Forbes, ma forse voi non siete abituata a certe buone maniere.» la punzecchiò a quel punto, sapendo che le sue parole, avrebbero avuto il giusto effetto.
«State forse insinuando, che non sono educata, Mister Mikaelson?» chiese guardandolo tra l'irritata e l'offesa, Caroline.
«Non mi permetterei mai, mia cara.» rispose sorridendo per nulla ingenuamente Niklaus.
Caroline non potè ribattere, perchè la coppia dovette dividersi, per scambiarsi di posto con quella accanto a loro e quando tornarono l'uno di fronte all'altro, restarono per qualche istante in silenzio ad osservarsi.

Niklaus la guardò meglio e notò come quell'abito azzurro cielo, le risaltasse gli occhi. Era davvero la donna più bella dentro a quella sala e l'unica in grado di attirare la sua attenzione.
La danza, dopo quella breve pausa, che non durò più di qualche secondo, riprese compiendo gli stessi giri precedenti e l'uomo ne approfittò per divertirsi ancora con la sua dama.
«Vedete non vi ho ancora mangiato, cara.» fece Niklaus, rivolgendole uno sguardo divertito.
«Non ho paura di voi.» esclamò risoluta lei.
«Voi credete? Solo di una cosa però, ho la piena certezza, di ballare molto meglio di mio cugino.» continuò Niklaus, guardando di sottecchi la giovane.
«Siete sempre così modesto?» domandò a quel punto Caroline, guardandolo di sfuggita.
«Ho solo detto la verità, mia cara e sono sicuro che anche voi la pensate così.»

Caroline dovette ammettere a malincuore che per una volta, l'uomo aveva ragione.

«Vostro cugino, ha solo una propensione a schiacciare i piedi delle proprie dame.» rispose con una smorfia.

Il resto della durata del ballo lo passarono, scambiandosi qualche frecciatina, fino a che non giunse quasi la fine del ballo e Niklaus si avvicinò molto di più di quello, che il ballo richiedeva.
« E' stato un vero onore, poter ballare con voi, amore.» sussurrò al suo orecchio, prima di allontanarsi e tornare alla posizione iniziale, facendo un'inchino, come tutti gli altri uomini.

Caroline rimase immobile, come se fosse allucinata dopo aver udito quelle parole.
L'aveva chiamata amore, senza averne nessun diritto di farlo e per quanto quella libertà che si era preso la infastidiva, il suo cuore batteva ancora all'impazzata, dopo quella vicinanza.
Aveva sentito il suo respiro carezzarle la pelle e una scarica di brividi si era presa possesso di lei, senza saperselo spiegare.


Senza rendersene conto, dopo la fine del ballo, le sue gambe si mossero verso la prima sedia libera che trovò e si sedette per riprendersi.

Il suo breve attimo di pace però, venne quasi subito interrotto da una delle serve, che le annunciava che Miss Lockwood, la madre di Tyler, voleva vederla nel suo studio.
Le era abbastanza chiaro il motivo per cui voleva vederla, ma non del tutto.
Aveva capito che l'intento del giovane era quella di riprovarci, ma che pure la madre si mettesse in mezzo, quello non le era passato neanche per un momento, per l'anticamera del cervello.












 

*








 

Lo studio di Miss Lockwood, era di modeste dimensioni, disposto con un caminetto sulla parete centrale e con delle poltrone accanto.
Le altre due pareti erano rivestite da delle librerie, stracolme di libri e in un angoletto, c'era un piccolo tavolo, che sicuramente la signora utilizzava come scrittoio.
Caroline entrò titubante dentro la stanza,non sapendo cosa esattamente si dovesse aspettare.
La serva gentilmente le disse di accomodarsi su una delle poltrone, poste accanto al caminetto e che la signora stava arrivando.
Lei, fece come le era stato detto e si sedette, guardandosi in torno un po inquieta.
Lo studio era illuminato solo dal fuoco del caminetto in quel momento e la maggior parte dei angoli della stanza erano in ombra, dando al luogo un'aria per nulla accogliente.



Dopo pochi minuti, Miss Lockwood fece la sua comparsa nella stanza e senza degnare Caroline di mezzo saluto, si andò ad accomodare sulla poltrona difronte la sua.
Rimase a guardarla in silenzio, come se la stesse studiando, poi dopo aver prese un respiro profondo, parlò.
«Bene, arriverò dritta al punto, perchè non mi piace girare tanto intorno alle cose.» iniziò con voce dura, la donna. «So, che voi Miss Forbes avete rifiutato mio figlio.» continuò senza distogliere los guardo dalla ragazza.
«Sono davvero mortificata, Miss Lockwood ma..» si intromise Caroline, che venne prontamente interrotta dalla signora.

«Questo è il minimo, mia cara ragazza, ma la cosa ancora più grave, è che mio figlio questa sera ha provato in tutti i modi a corteggiarti e tu cosa hai fatto?» chiese direttamente la donna, senza il minimo accenno di cedimento nel tono di voce.
«Le ho rifiutate, Miss Lockwood.» sospirò, abbassando lo sguardo Caroline, sentendosi tremendamente a disagio.
«E non si rifiuta mai la corte di un'uomo, non lo sai?» chiese allora Miss Lockwood. «A quanto pare no.. Mio figlio si è intestardito con te mia cara e non sarai di certo tu a metterlo in ridicolo, quindi spero che metterai da parte le tue sciocche idee e avrai un po di buon senso almeno questa volta.» concluse, aspettando una risposta da parte della ragazza.

«Signora io davvero non..» iniziò Caroline, ma ancora una volta venne interrotta.

«Buon senso mia cara, bisogna avere buon senso.» la interruppe Miss Lockwood, alzandosi poi successivamente dalla sedia e dirigendosi verso la porta.
«Spero che la serata sia di tuo gradimento, comunque. Buon proseguimento.» aggiunse prima di uscire dallo studio e lasciare Caroline da sola.










*







 

Dopo aver abbandonato lo studio, Caroline si diresse verso l'uscita per prendere un po d'aria.
Faceva davvero freddo e l'essersi dimenticata di richiedere il mantello, non giocava di certo a suo favore.
Così, si strinse nelle braccia, sfregandosi con vigore le braccia, sperando di trovare un po di sollievo.

Le parole di Miss Lockwood, rimbombavano ancora nella sua testa, chiare e nette.
Era stata davvero molto chiara nel suo discorso, voleva che lei accettasse la corte del figlio, senza pensarci e sembrava non aver altra scelta dalle sue parole.
C'era solo un piccolo problema in tutta quella faccenda, che a lei non interessava Mister Lockwood e dubitava fortemente che le cose sarebbero potute cambiare.


Si avvicinò con passò lento, verso uno dei calessi e accarezzo il muso di uno dei cavalli, che sembravano non sentire il freddo a sua differenza.

Un sorriso spontaneo nacque sulle sue labbra, mentre accarezzava l'animale.

«Ti invidio sai?» chiese rivolgendosi al cavallo. «Tu non hai i mille problemi che ho io e non li avrai mai, ti basterebbe scappare per correre per sempre libero in qualche luogo, lontano da qui, cosa che di certo io non potrò mai fare.» continuò abbassando lo sguardo, facendo scivolare via la mano dal muso dell'animale.
«I cavalli sono ottimi ascoltatori, ma per i tuoi problemi credo che ti servirebbe qualcun'altro.» esclamò una voce poco lontana da lei.
Caroline si voltò piano, per poi ritrovarsi a pochi passi, Niklaus che si stava avvicinando a lei.
«Possibile che vi trovo ovunque vada?» chiese scocciata, riportando la sua attenzione sul cavallo.
«Sarà il destino, amore.» rispose tranquillamente Niklaus, avvicinandosi per poter accarezzare anche lui l'animale.
«Non chiamatemi amore, non ne avete il diritto.» esclamò senza nessuna intonazione di voce Caroline, ormai stanca.
«Perchè vi è tanto difficile da capire?» chiese, rivolgendo il suo sguardo a lei.
«Capire cosa?» fece Caroline, voltandosi verso di lui.

«Mi affascinate, non posso più negarlo e non so ancora se questo possa essere un bene o un male ma..» iniziò Niklaus.

«Fermatevi! Vi prego.. ho già troppi problemi, non me ne servono di nuovi.» lo interruppe implorante Caroline.
«Non vi sto chiedendo di sposarvi, se è questo che vi preoccupa.» continuò Niklaus, sorridendo per rassicurarla. «Voglio solo che sapiate, che non ce l'ho con voi, ma tutto il contrario.» terminò risoluto Niklaus.

Caroline rimase in silenzio, non sapendo cosa rispondere.
Tutto si sarebbe aspettato da quell'uomo tranne questo.


Un colpo improvviso di vento, la fece tremare di freddo, facendo istintivamente avvinare Niklaus.
«Forse è meglio che rientriamo, voi non avete neppure il mantello.» si preoccupò quest'ultimo.
«Si, forse è meglio e Mister Mikaelson..» richiamò la sua attenzione Caroline, guardandolo. «Scusatemi per il mio comportamento di prima.» disse semplicemente.
«Siete arrivata a scusarvi? State facendo dei passi avanti, mia cara.» rise Niklaus, prendendola a braccetto e incamminandosi verso l'entrata della residenza, con Caroline che si lasciò scappare una piccola risata al suo fianco.





 

 

La serata purtroppo non era ancora terminata e tutti si stavano avvicinando alla immensa sala da pranzo, dove si sarebbe servita la cena.
Caroline non potè ritenersi fortuna, nel trovarsi accanto Mister Lockwood, cosa che però non la stupì affatto.

Il fatto che lui fosse un giovanotto affascinante e sopratutto ricco, che abitasse ad appena tre miglia da loro, sembrava averlo reso sempre più sicuro nel riuscire a conquistare la più bella figlia del pastore.

Caroline si rincuorò per lo meno di avere dal lato opposto Katherine, che la intratteneva parlando di qualsiasi cosa le venisse in mente.
Elena si era seduta vicino al suo futuro marito e al cognato. Il resto della famiglia era riunito, uno vicino all'altro dall'altro lato della tavolata qualche sedia più in giù, rispetto a Caroline.
Sempre dal lato opposto, seduto proprio di fronte a lei, c'era Niklaus, che le lanciava occhiate fugaci, che sembrava cogliere solo Caroline, o almeno questo era quello che credeva.


«Mi sembra di notare una nuova intesa tra voi e Mister Mikaelson, mia cara amica.» intervenne improvvisamente Katherine, mentre veniva servita la seconda portata.

Caroline deglutì a fatica il sorso d'acqua, che stava bevendo dal bicchiere in argento.

«Cosa? Vi state assolutamente sbagliando.» rispose velocemente Caroline.
«Sarà di certo così, cara.» sorrise divertita Katherine, iniziando a mangiare.

Il silenzio calò sulla sala, interrotto solo dal rumore delle posate e dei bicchieri.
Qualche bisbiglio di tanto in tanto, riempiva la sala, ma il momento della cena a casa Lockwood era sempre avvenuto in completo silenzio.

Quando i piatti iniziarono a essere vuoti, le voci dei commensali riempirono la stanza e ognuno, ricominciò a conversare con il proprio vicino.

«Come avete trovato la cena, Miss Forbes?» intervenne inaspettatamente Mister Lockwood, rivolgendosi a Caroline.
«Davvero ottima.» si limitò a rispondere Caroline, che sentendosi osservata alzò lo sguardo davanti a se, dove due lampeggianti occhi blu la stavano fissando.
Sorrise imbarazzata e abbassò il capo, afferrando il tovagliolo e pulendosi delicatamente le labbra.

Niklaus era in grado di farle provare mille emozioni contemporaneamente. Un attimo prima lo odiava, quello dopo le era persino simpatico e quello successivo ancora si sentiva in soggezione.

«Vi andrebbe di ballare con me il prossimo giro di danza?» chiese ancora Mister Lockwood, insistendo per attirare la sua attenzione, che aveva ben notato essere rivolta altrove.
«Io veramente.. credo che finita la cena ci fermeremo ancora per poco, Mister Lockwood. Sapete mio padre, si stanca facilmente.
» cercò di spiegarsi Caroline, sperando di riuscire a scamparla.
«Certamente, comprendo..» rispose allora Mister Lockwood. «E se vi chiedessi allora, di venire a fare una passeggiata con me domattina?» chiese nuovamente il giovane.

«Ne sarei molto onorata, ma..» iniziò Caroline, incerta. Sembrava proprio che non si sarebbe arreso tanto facilmente.

«Mi dispiace interrompervi, ma domattina Caroline è già impegnata, vero cara?» si intromise Katherine, sorridendo all'amica.
«Esatto, purtroppo ho già un'impegno.» aggiunse titubante Caroline, non capendo dove l'amica volesse andare a parare.
«E' un'impegno così inderogabile?» provò a insistere Mister Lockwood.
«Certo, sicuramente il suo accompagnatore, non ne sarebbe felice, se lei disdicesse all'ultimo momento.» rispose Katherine, spostando poi il suo sguardo su un'altra persona. «Non è vero, Mister Mikaelson?» chiese facendo sbiancare Caroline, sentendolo tirare in causa.

Niklaus se ne era rimasto zittoma aveva assistito a tutta la scena e quando udì la giovane, fare il suo nome, prima ebbe un attimo di smarrimento, ma che durò poco più di due secondi, cogliendo al volo l'opportunità , che quella ragazza le stava offrendo.
«Vero, Miss Pierce.» rispose prontamente. «Caroline poi è una donna di parola.»continuò, fissando il suo sguardo in quello della ragazza, che ne era certo, lo stava mandando al diavolo in tutti i modi possibili.
«Ne sono certo, sarà per un'altra volta quindi, Miss Forbes.» intervenne Mister Lockwood, per nulla contento di essere venuto a conoscenza, che si sarebbero incontrati.

Se tra se Caroline fu felicissima, di aver deviato l'invito di Mister Lockwood, era anche sconvolta per il tranello che la sua amica e Niklaus le avevano teso.
Katherine era conscia, che l'amica avrebbe preferito qualsiasi cosa piuttosto, che dover passeggiare con Mister Lockwood e aveva semplicemente preso la palla al balzo.


«Questa me la pagherai, Katherine Pierce.» le sussurrò all'orecchio Caroline, mentre l'amica le poggiò una mano sulla spalla.
«Mi ringrazierai, invece.» sorrise, cambiando discorso.










 

*








 

La serata terminò da li a poco.
Gli ospiti vennero intrattenuti con canti e altri giri di danza per le successive due ore, prima che le persone iniziassero ad avvicinarsi all'uscita per richiedere i propri mantelli.

Caroline si ritrovava, proprio all'uscita con la famiglia, mentre attendeva che uno dei servi trovasse il suo mantello, quando Niklaus le passò accanto con Anna a braccetto.

«A domani, Miss Forbes.» disse sorridendo divertito alla ragazza, che in cambio gli rifilò un'occhiataccia.  











Angolo autrice. 
Questo capitolo è stato un vero e proprio parto! 
Ho le dita che mi chiedono pietà quindi, non aggiungo altro questa volta. 
Ringrazio tutti, tutti per seguire questa storia e spero che avrete il tempo di lasciare un vostro parere. 
A lunedì prossimo :* 
Allie.

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Capitolo 8
*** Chapter 8. ***


Chapter 8.










 

Niklaus quella mattina si alzò decisamente di buon'umore.
La serata precedente oltre ad essere stata molto piacevole, gli aveva permesso di ottenere una passeggiata con Caroline, tutto grazie all'amica di quest'ultima, che sapeva a grandi linee chiamarsi Katherine e che presto sarebbe andata a vivere da loro a Londra.
Al pensiero della sua casa a Londra, fece un piccolo calcolo mentale e con estrema delusione si rese conto, che mancavano solo due giorni alla fine del suo esilio nell'hampshire, il che significava, che in meno di 72 ore sarebbe dovuto tornare a Londra e non avrebbe più rivisto la ragazza.

Non si sarebbe mai aspettato di arrivare a voler restare in quella landa desolata, ma quella ragazza l'aveva tratto a se come se fosse sotto una magia.
La cosa che più gli fece provocare un piccolo ghignò fu arrivare alla conclusione, che si era cacciato in quel guaio completamente da solo, dato l'odio , seppur in diminuzione, da parte di Caroline, nei suoi confronti.


Con la testa invasa da mille pensieri, si vestì e una volta pronto scese le scale, che portavano al piano inferiore e si avviò verso la porta, per poter andare a consumare la sua colazione quotidiana, che sicuramente non avrebbe trovato in casa.

Era ormai sull'uscio quando la voce di Mister Whitmore, lo richiamò, invitandolo a seguirlo nel suo studio.
«Chiudi la porta, ragazzo.» fece Mister Whitmore, non appena Niklaus, varcò la porta della stanza che non se lo fece ripetere e chiuse la porta dietro di se.
«Spero che sia importante, perchè stavo andando a fare colazione.» esclamò svogliato Niklaus, rivolgendosi allo zio.
«Lo è eccome, Niklaus ma non ti tratterò per molto.» iniziò sbrigativo l'uomo. «Riguarda la tua permanenza qui.» continuò sapendo che a quelle parole avrebbe avuto l'attenzione del ragazzo.
«Mancano ancora due giorni, vi siete già stancato di avermi in giro?» chiese strafottente Niklaus.

Mister Whitmore non rispose alla provocazione del nipote e semplicemente appoggiò una busta sulla scrivania.

«Cos'è quella?» chiese a quel punto, insospettendosi.
«E' arrivata oggi da tuo padre.» rispose Mister Whitmore, riafferrando la lettere e porgendola al ragazzo.
«State pur tranquillo che non contiene nulla di amorevole, potete leggerla voi.» disse tranquillamente Niklaus, rifiutando il pezzo di carta.
«Io in realtà l'ho già letta, Niklaus.» disse allora l'uomo. «Non vuoi leggere cosa dice?» chiese, cercando di insistere.
«No, le parti che mi possono interessare di certo, potete benissimo dirmele voi.» disse con fare distaccato Niklaus.

L'uomo prese un profondo respiro e cercò mentalmente le parole più adatte, per dare quella comunicazione al nipote, che era certo non l'avrebbe presa bene.

«Resterai ancora per una settimana e partirai con Miss Pierce a fine di quest'ultima.» cercò di dire pacatamente Mister Whitmore, pronto a una qualsiasi reazione del ragazzo, che non tardò ad arrivare.
«Quindi ho ancora 9 giorni?» chiese come se la cosa non lo toccasse.
«Si, non so perchè tuo padre abbia preso questa decisione, nella lettera non lo dice> rispose guardingo.
«E' tutto?» fece Niklaus il più sereno possibile.
«S-si, è tutto.» rispose stranito da quella reazione Mister Whitmore.

Si sarebbe aspettato di vedere una furia, un mostro tramutarsi davanti a lui per la rabbia e invece, sembrava quasi essere felice di aver più tempo da trascorrere li.

Quello che però sfuggiva a Mister Whitmore era che Niklaus aveva un valido motivo per voler restare ancora nell'Hampshire e aveva un nome e un cognome.

«Bene, ora scusate ma la fame chiama.» esclamò Niklaus uscendo a velocità non umana dallo studio e dirigendosi in villaggio li vicino.
Quella mattina doveva festeggiare e non avrebbe di certo ucciso qualche animale per colazione, ma avrebbe fatto a modo suo.













 

***










 

Alla residenza dei Forbes, avevano da poco terminato la colazione e le figlie si accingevano a lavare le scodelle.
Ormai era da un'anno a quella parte che avevano dovuto abbandonare ogni privilegio e non avendo più molti soldi a non potersi più permettere dei servi, tutti si erano dovuti rimboccare le maniche.
Il che per certi aspetti aveva giovato alla famiglia, o meglio alle donne.
Essendo obbligate a svolgere mansioni insieme, si era venuto a creare un rapporto, che non era mai esistito tra le donne in quella casa.

Elena e Rose avevano legato molto di più con la madre, a differenza di Caroline, che per un motivo o per l'altro finiva sempre con litigarci, ma in compenso si era avvicinata molto ad Elena e con Rose ci stava ancora lavorando.
Avevano tutte e tre un carattere molto diverso ed era allo stesso tempo difficile farle andare tutte d'accordo.
L'unico in quella casa che sembrava non avere problemi con nessuno era il pastore, che era sempre stato presente nella vita delle figlie.

Caroline stava finendo di asciugare un bicchiere, quando la madre che sostava a qualche passo da lei, intenta a riporre alcuni oggetti, non la richiamò.
«Ho saputo che ieri al ballo, Moster Lockwood ha chiesto di te, Caroline» disse la madre con finta nonchalance.
«Vero, è venuto più volte da me, a chiedermi dove fossi.» si intromise Rose, rivolgendosi alla sorella.
«E so ce ti ha chiesto più volte di danzare con lui, ma tu hai rifiutato.» continuo imperterrita la madre.
«È così madre, ma avevo già accettato l'invito di altri uomini e sarebbe stato oltraggioso, non mantenere la mia parola, solo perché Mister Lockwood voleva danzare con me.» sproloquió Caroline cercando di essere il più convincente possibile.
«Madre, Caroline ha ragione, non sarebbe stato rispettoso.» aggiunse allora Elena.
«Va bene.» aggiunse la donna a quel punto, ma continuó. «Ma so anche che ti ha chiesto di passeggiare con lui quest'oggi e tu hai rifiutato.> fece senza demordere.
Dal punto di vista di Caroline, sembrava che la madre cercasse a tutti i costi qualcosa per incolparla.

«Avevo già un'impegno per oggi.» mormorò Caroline, tremendamente a disagio al ricordo del tranello che Katherine le aveva giocato.

«Un'impegno?» chiese stranita la donna.
«Ma come, madre? Non lo avete saputo che ieri al ballo, Mister Mikaelson le ha chieste di passeggiare con lui. Non immagini quanto ti sto invidiando, sorella.» intervenne Rose.
«L'ospite dei Whitmore? Quel..» mormorò sconvolta Miss Forbes, facendo corrugare la fronte ad Elena.
«C'è qualcosa non va, madre?» chiese quest'ultima, preoccupata per la reazione della madre.
Tu non uscirai con quell'uomo!» inizió la donna, risoluta. « E' privo di eleganza, senza il minimo pudore e soprattutto non segue l'etichetta. Non mi piace e tu figlia mia, avresti dovuto accettare l'invito di Mister Lockwood, che quello di una persona così di poco gusto.» esclamó, quasi come rimproverando Caroline.

Quest'ultima aveva cercato fin dall'inizio di stare calma, ma tutti erano al corrente di quanto poco autocontrollo disponeva la ragazza, in certe occasioni.

«E' mai possibile che qualsiasi cosa io faccia, non va mai bene per voi?» chiese esasperata Caroline. «Non conoscete nemmeno quell'uomo e vi credete in grado di poterlo giudicare.
Onestamente l'unica persona, che trovo per niente educata, siete voi madre.» continuo ormai come un fiume in piena.
Sapeva di star esagerando, ma ormai aveva dato aria a tutti i suoi pensieri e dubitava, che sarebbe riuscita a fermarsi.

«Come ti permetti di rivolgerti in questo modo a me, figlia ingrata?» rispose di rimando la madre.
«Mi permetto, madre dal momento, che vengono sempre criticata per ogni cosa da voi.» esclamó ormai senza controllo la ragazza.

La reazione successiva immobilizzo tutti dentro la stanza.
La mano di Miss Forbes arrivó dritta a colpire la guancia della figlia, lasciando Caroline e le sorelle immobili senza fiatare.


«Non ti permettere mai più, ora vai in camera tua, non uscirai con quell'uomo e non voglio sentire altro.» concluse Miss Forbes, aspettando che la figlia seguisse il suo ordine.
Caroline dall'altro canto, spiazzata per il gesto della madre, si portó una mano sulla guancia colpita e con quel poco orgoglio rimasto, uscì a testa alta dalla stanza.

Elena e Rose si scambiarono uno sguardo preoccupato per la sorella e solo Rose, che era decisamente quella con più carattere, decise di dire qualcosa.
«Madre, non credete di aver esagerato?» chiese titubante.
«No, vostra sorella deve capire che non può fare come vuole lei.» esclamó risoluta la donna, tornando a svolgere il lavoro, che aveva precedentemente abbandonato.

Il silenzio caló nella stanza, lasciando Elena e Rose a guardarsi l'un l'altra, sperando che Caroline stesse bene.

 










***

 









 

«Ma non pensate alla sicurezza di nostra figlia, Mister Forbes?» esclamó scioccata la donna, rivolgendosi al marito.
Stavano rinchiusi nello studio del pastore da qualche minuto e l'argomento altro non era, che Caroline.
«Ci penso si, mia cara ma quel giovane non ha ancora destato problemi, quindi non trovo motivo di vietare a nostra figlia di passeggiare con lui.» rispose serafico l'uomo, mentre leggeva distrattamente una pagina, del libro che teneva tra le mani.
«E' pur sempre un mostro, voi stesso siete stato a dirlo, appena Mister Whitmore ci aveva comunicato del suo arrivo.» rispose sconcertata da donna, dalla calma del marito.
«Vero, ma finché non crea problemi, non lo ritengo una minaccia.» disse Il pastore.
«Vi faccio notare comunque, che una delle vostre figlie è già promessa a un mostro, come avete appena detto voi, mia cara.» continuó, alzando gli occhi dal libro, con fare scettico.
«Ma Mister Forbes, il maggiore dei Salvatore è un giovane coscienzioso e so per certo, che non farebbe mai del male ad Elena.» intervenne la donna.
«Non ti resta che sperare, mia cara, che anche Mister Mikaelson sia un giovane coscienzioso.» esclamó divertito l'uomo.

In cuor suo aveva paura per sua figlia, essendo il primo che stava tenedo sotto controllato il ragazzo.
Le morti nei paesi vicini, avevano già raggiunto il suo orecchio, ma si era convinto che quello era niente, confronto a cosa avrebbe potuto fare quell'essere.
Sapere che si era invaghito della figlia, soprattutto della sua prediletta, lo spaventava, ma aveva udito chiaramente come la figlia lo aveva difeso, durante la discussione con la madre e impedirle di vederlo, esigeva delle spiegazioni, che non voleva dare alla figlia.


«Non c'è da scherzare su queste cose, Mister Forbes, come potete acconsentire?» continuó insistente la moglie.
«Vostra figlia non è una stupida e facendo così ci state solo facendo odiare maggiormente da lei.» concluse Il pastore, tornando al suo libro, in chiaro segno che per lui la discussione era terminata.

 

 

 

Poco dopo l'ora di pranzo Niklaus giunse alla residenza dei Forbes e venne accolto gentilmente dal pastore, che prima di invitarlo in casa, gli disse poche semplici parole.
«Spero di potermi fidare e che il tuo segreto rimanga tale a mia figlia.» disse il pastore chiaro e conciso.
Niklaus non si scompose e annui semplicemente a quella richiesta.
«Potete stare tranquillo, non succederà niente a vostra figlia.» rispose con una calma quasi irritate, prima di entrare nella casa preceduto dal pastore.
Appena giunti in salotto, Miss Forbes si alzó dal divano e con un sorriso di circostanza salutó il giovane.
«Salve, Mister Mikaelson.» disse la donna, guardando poi il marito in una chiara supplica a non permettere una cosa simile.
«Buona giornata a voi, Miss Forbes.» rispose gentile Niklaus, voltandosi in seguito verso il padrone di casa.
«Se mi permettete vorrei andare subito a fare una passeggiata con vostra figlia. Il tempo sta decisamente peggiorando e non vorrei incombere in qualche acquazzone.» fece Niklaus, sorridendo cordialmente all'uomo , che con un cenno di assenso si volto verso la moglie.

«Andate a chiamare, Caroline»











 

***










 

Stavano percorrendo il sentiero, che conduceva al boschetto, dietro la residenza dei Forbes, uno poco distante dall'altro.
Niklaus inizialmente gli aveva porso il suo braccio, ma Caroline decisa a non voler dargliela vinta, si era rifiutata e stava camminando a pochi passi da lui, non con qualche difficoltà.
Il sentiero non era nelle migliori condizioni e le scarpe di Caroline non le stavano per nulla facilitando la camminata, ma non avrebbe mai detto al suo accompagnatore di aver bisogno d'aiuto.

«È proprio questo che mi piace di voi.» disse improvvisamente Niklaus e l'espressionecorrucciata della ragazza, lo spronó a continuare, per spiegarmi meglio. « Questa vostra ostinazione a voler sempre dimostrare che potete farcela da sola, anche quando è decisamente chiaro che siete in difficoltà; è una parte che mi piace molto di voi.» continuó guardandola.

«Non è ostinazione la mia, Mister Mikaelson» inizió Caroline. « Se ho bisogno, non ho problemi ad ammetterlo» fece convinta delle sue parole.

Parole che presto la tradirono, appoggiando il piede su un sasso un po' scivoloso, che la fece quasi capitolare a terra, se non fosse stato per il pronto intervento di Niklaus, che era riuscito a prenderla in tempo.
«Dicevate» chiese sarcastico, volgendo uno sguardo divertito alla ragazza, che si stava reggendo alle spalle dell'uomo.
«Va bene, forse potrei aver bisogno d'aiuto.» rispose Caroline senza guardarlo negli occhi.

Niklaus divertito dalla risposta di Caroline, sorrise alla ragazza e prendendola a braccetto l'aiutò, proseguendo con la loro passeggiata.
«Voglio essere onesto con voi, non credevo avreste accettato di venire a passeggiare con me quest'oggi.» intervenne l'uomo, guardando dritto davanti a se.
«Perchè non avrei dovuto? Io mantengo sempre la parola data.» intervenne Caroline, voltandosi verso di lui.

«La vostra amica vi ha semplicemente tolto da un'impiccio a cui io ho partecipato, ma fino a quando non siete uscita dalla porta d'entrata con me, ho avuto il timore che non avreste acconsentito.» continuò Niklaus, stranito lui stesso dalle sue stesse parole.
«Mi avete salvata da Mister Lockwood, questo era il minimo che potevo fare.» rispose Caroline, sorridendo imbarazzata.
«Devo forse ritenere che il vostro odio verso la mia persona, stia diminuendo?» chiese allora con un sorriso sornione, stampato sul volto.
«Forse, ma non dimentico che avete criticato il mio modo di scrivere.» rispose altezzosa Caroline, scoppiando poi a ridere per l'espressione del suo accompagnatore.

«Mi duole avervi ferita, ma non avreste mai trovato una persona più sincera di me.» rispose di rimando con lo stesso tono, divertito Niklaus.

Era incredibilmente a suo agio in quel momento.
Chi lo avrebbe mai detto?
L'uomo che più aveva destestato si stava rivelando di ottima compagnia e stava pericolosamente prendendo possesso dei suoi pensieri.


«E' troppo azzardato da parte mia chiedervi di venire a fare una passeggiata a cavallo con me, anche l'indomani?» chiese poi improvvisamente Niklaus.
«Mister Mikaelson, così tutti penserebbero che mi state corteggiando se continuiamo a vederci.» rispose con finta meraviglia la giovane, anche se un po la situazione la metteva in soggezione.

Niklaus le aveva già esposto chiaramente i suoi sentimenti, ma arrivare a pensare che volesse fare le cose sul serio e la spaventava non poco, perchè quella volta non era certa che avrebbe rifiutato le avance, che l'ennesimo uomo le faceva.


«Che lo pensino pure, amore.» disse dopo un'attimo di esitazione Niklaus. «Resterò qui ancora per una settimana e voi siete l'unica che riesce a far sembrare quest'esilio, una vacanza di piacere.» continuò, voltandosi verso Caroline.
«Dovete smetterla di chiamarmi amore, la gente potrebbe pensare che..» cercò di ribattere Caroline.
«Qui non c'è nessuno a parte noi, quindi potete stare tranquilla.» intervenne prontamente, cercando di tranquillizzare la giovane. «Comunque, non mi avete ancora dato una risposta, verrete?» chiese di nuovo Niklaus.
«Io non so se è il caso..» provò a dire Caroline, che venne nuovamente interrotta.
«Guardate, che mi distruggerete il cuore, se non verrete.» disse Niklaus, portandosi una mano al cuore con fare sarcastico.
Caroline trattenne una risata,abbassando appena lo sguardo per poi ripuntare i suoi occhi chiari, in quelli così profondi di lui.
«Dopo mi sentirei in colpa per tutta la vita, quindi non ho altra scelta, presumo.» disse divertita Caroline, sorridendo all'uomo che aveva davanti.
«Direi proprio di no, amore.»

 








 

***







 

 

Era ormai buio quando i due rientrarono e data ormai l'ora tarda, il pastore Forbes aveva insistito perchè Niklaus restasse a cenare con loro.
La giornata era trascorsa in modo piacevole, si erano ritrovati a passeggiare per molto, parlando del più e del meno e il tempo era volato in momento.
Caroline si stava sempre più rendendo conto, che l'odio che provava inizialmente verso quell'uomo stava pian piano svanendo o forse era meglio dire, che era già quasi del tutto sparito.

La cena passò anch'essa molto velocemente, tra chiacchiere e risate da parte di tutti, o quasi.
Miss Forbes al contrario di tutti non sembrava gradire molto la presenza del giovane che era seduto alla sua tavola, intervenendo nelle discussioni solo se richiesto, aveva passato la maggior parte della consumazione del pasto, in silenzio.


Una volta terminata la cena, Niklaus si dovette scusare, ma era arrivata per lui l'ora di andare a casa. Aveva fame e prima si sarebbe cibato e prima sarebbe stato meglio.
La gola iniziava a bruciare lievemente e il battito di tutti quei cuori presenti in quella casa, lo stavano mandando in confusione e conoscendosi se sarebbe rimasto un'altro po, avrebbe rischiato di fare una strage. 

 

Si stava infilando il mantello, quando tutta la famiglia lo venne a salutare e ringraziare per la compagnia, compresa una guardinga Miss Forbes.
Si scambiarono gli ultimi saluti e uscì dalla porta, incamminandosi verso il cavallo, che aveva legato quel pomeriggio a un albero.
Mentre stava sciogliendo il nodo, sentì la porta a qualche passo da lui, aprirsi e una figura gli corse incontro.

«Mister Mikaelson, non mi avete dette per che ora volete che mi presenti domani.» chiese impacciata Caroline, che le era ormai vicina.
Appena Niklaus aveva varcato la porta, si era ricordata dell'invito, che le era stato fatto in precedenza dall'uomo e prendendola forse come scusa, lo aveva immediatamente raggiunto fuori.

«Tanta preoccupazione per un'orario?» chiese divertito dall'arrivo della ragazza, di cui riusciva a vederne il volto, seppur in penombra. «Nel primo pomeriggio, se vi va bene.» continuò in seguito, voltandosi verso Caroline, con le briglie in mano.
«Va bene, certo nel primo pomeriggio.» ripetè Caroline. «Allora a domani, buonanotte Mister Mikaelson.» continuò facendo per voltarsi e rientrare in casa.

Niklaus tempestivamente la prese per un braccio, bloccandola e facendola nuovamente voltare verso di se.
«Siete davvero venuta solo per chiedermi a che ora avreste dovuto raggiungermi, l'indomani?» chiese scrutando il suo viso, aspettando di vedere il minimo mutamente.
«Certo, per cos'altro sarei dovuta venire?» chiese Caroline, cercando di mascherare il tremendo imbarazzo che si stava impossessando di lei.
«Non lo so, ve lo sto appunto domandando, ma se dite che eravate venuta solo per questo.» fece tranquillo Niklaus, avvicinandosi in seguito al viso di Caroline.

Niklaus portò le labbra vicino all'orecchio di lei, facendo gelare sul posto Caroline, che sembrava aver pesso il controllo del suo corpo.
«Buonanotte, amore.» sussurrò Niklaus al suo orecchio, prima di spostare le labbra sulla guancia di Caroline e lasciarli un piccolo e dolce bacio.
Nel punto esatto dove le labbra di Niklaus si erano posate, Caroline percepì la pelle andare a fuoco e appena l'uomo si allontanò da lei, istintivamente portò una mano sulla guancia.

Niklaus da suo canto, sorrise intenerito a quella reazione, ma senza dire più+ una parola, montò sul suo cavallo e dopo un'ultimo breve cenno alla ragazza se ne andò.


Qualcosa stava cambiando, solo che entrambi ancora non riuscivano a capirlo. 








Angolo autrice: 
Tadà! qualcosa si sta muovendo tra i due. 
Non ho molto tempo (come sempre) quindi vi lascio subito. 
Ringrazio come sempre chi recensisce e chi segue la storia in silenzio. 
Al prossimo lunedì :) 
Allie.

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Capitolo 9
*** Chapter 9. ***


Chapter 9


















 

«Un'altra settimana?» chiese uno degli uomini presenti nella stanza « Si era parlato solo di pochi giorni.» continuó accigliato l'uomo, rivolgendosi a un'altro dei presenti.
«Non possiamo correre il rischio, che la cosa degeneri.» intervenne un'altro.
«Non ha creato molto scompiglio, vi prego di calmarvi signori.» intervenne un'altro ancora.
«August ha ragione, calmiamoci tutti.» intervenne il pastore.
«Non sarete favorevole al prolungamento del soggiorno di quell'essere, Bill.» intervenne qualcuno «Lo sai meglio di noi, quanto è pericoloso e l'ultima strage al paese vicino al nostro, seppur non grave, non dobbiamo prenderlo sotto gamba.» continuó ad insistere.
«Sono pienamente cosciente, signori miei di quello che è e quello che può creare e credetemi sono il primo a non essere, per nulla tranquillo della sua rinnovata presenza, ma quello che ci chiedo di aspettare è solo per un'altra settimana e il problema sparirà da solo.» spiegó pacatamente il pastore Forbes.

Il consiglio si era riunito per discutere di alcune novità per lo più di routine, fino a quando Mister Whitmore non diede la notizia del prolungamento del soggiorno del nipote.

«Spero che voi abbiate ragione Bill, perchè la gente inizia a mormorare, sapete che un semplice chiacchiericcio, si può trasformare in caos.» intervenne uno degli uomini.
«Ne sono cosciente, ma agire ora per nessun valido motivo, è ancor più da incoscienti.» continuò il pastore.
«Amico, non per cambiare discorso, ma mia moglie mi ha detto, che il ragazzo sta girando intorno a vostra figlia minore, è così?» chiese Mister Lockwood, Richard Lockwood.
«E' così e anche se non ho ancora preso una posizione a riguardo, non sembra aver cattive intenzioni.» rispose vagamente il pastore.
«Non ci si può mai fidare, Bill.» intervenne qualcuno.
«Dovresti impedire a tua figlia di vederlo.» esclamò un'altro.
«Sembrate tutti mia moglie.» rispose con un lieve ghigno il pastore. «Comunque sia, non siamo qui per parlare di mia figlia.» fece, cambiando successivamente discorso.









 

***










 

Caroline era in camera sua a scrivere da qualche mezzora.
Era da un po che non si dedicava alla scrittura, perchè ogni volta che aveva intenzione di sedersi al suo scrittoio, arrivava sempre qualcosa, che per un motivo o per un'altro le facevano rimandare l'idea.
Quel giorno sembrava aver la fortuna, per una volta dalla sua parte ed era riuscita già a riempire diverse pagine.
Probabilmente doveva ringraziare il fatto, che stava incentrando il racconto su una persona in particolare, sul quale aveva molte cose da dire.
Stava scrivendo di un uomo misterioso, che era apparso improvvisamente nella vita di una ragazza e di quanto piano, piano sta riuscendo ad entrare nei suoi pensieri.

Sembrava un po la sua biografia, infondo.

L'uomo che stava descrivendo, assomigliava in tutto e per tutto a Niklaus.
La cosa che proprio non riusciva a spiegarsi, era come aveva fatto dal passare ad odiarlo al pensarlo praticamente in ogni attimo della giornata.
Forse era sotto un qualche incantesimo o forse era semplicemente lei, che non riusciva ad essere coerente con se stessa.


Restava il fatto, che il racconto stava proseguendo a vista d'occhio e se all'inizio l'aveva descritto come un uomo avventato e poco elegante, ora iniziava a ritenerlo affascinante e misterioso.

D'un tratto la porta della sua stanza si aprì di colpo, facendo entrare una Elena con il fiatone.
Aveva chiaramente corso per arrivare da lei e la sua mancanza di buone maniere, nel bussare alla porta prima di entrare, fece pensare a niente buono.


«Lockwood..» riuscì solo a dire, mentre cercava di riprendere fiato.
Caroline al suono di quel nome, si alzò di colpo dalla sedia, per niente contenta della notizia, che stava per arrivare.

«E' qui?» chiese esasperata, rivolgendosi alla sorella.
«No, ha mandato un'invito per te, chiede la tua presenza a cena da lui, questa sera.» disse dopo un attimo Elena, che aveva appena ripreso a respirare normalmente.
«Dimmi, che nostra madre, non ha letto l'invito.» esclamò subito Caroline, preoccupata.
«Non ancora, nostro padre ha incontrato il servo dei Lockwood sulla strada e ha lui l'invito.» rispose subito dopo la sorella, che si voltò l'istante dopo, verso la porta, da dove proveniva il rumore di una persona che stava salendo le scale.

Anche Caroline, rimase immobile ad aspettare di vedere chi fosse e quando suo padre si presentò davanti alla sua porta, si sentì per un attimo meglio, anche se aveva ben chiaro il motivo della sua venuta.
Elena diede una breve occhiata a Caroline e poi si dileguò, uscendo immediatamente dalla stanza.

Il pastore entrò e dopo aver dato una breve occhiata alla stanza della figlia, si rivolse a lei.
«Immagino che tua sorella, ti abbia già messo al corrente, dell'invito che hai ricevuto.» disse l'uomo, guardando la figlia.
«Si, padre.» rispose sommessamente Caroline. «Vi prego, non obbligatemi ad accettare, quell'uomo continua ad insistere ed io..» continuò, senza sapere come terminare la frase.
«Lo sai bene, che se questo invito arriva nelle mani di tua madre, non che mia moglie, sarai costretta ad andarci, vero?» chiese con calma serafica il padre.
Caroline d'altro canto, sbuffò sonoramente, facendo sorridere il pastore, che si avvicinò alla figlia e la strinse in un'abbraccio, che quest'ultima ricambiò subito.
«Infondo è solo una cena, sopravviverai ne sono certo.» iniziò a dire l'uomo. «Devo comunque ammettere, che per un certo verso tua madre ha ragione. Quel ragazzo potrebbe darti una vita agiata e sarei davvero sereno nel saperti al sicuro.» continuò, allontanando appena la figlia da se, per riuscire a guardarla negli occhi.

«Lo so padre, ma non lo amo e sono sicura di non poterlo amare neanche in futuro.» fece Caroline. «Mister Lockwood è il classico uomo che non sposerei mai, è completamente diverso da quello vorrei io.»
«E Mister Mikaelson, invece?» disse improvvisamente il pastore.

Doveva sapere cosa provasse la figlia nei riguardi di quel ragazzo e sperava con tutto se stesso nella totale indifferenza per lui, da parte della figlia.

Caroline rimase spiazzata dalla domanda del padre, di certo non si aspettava una domanda su Niklaus, soprattutto non da suo padre.

«Cosa centra Mister Mikaelson, padre?» chiese allora la ragazza con finta noncuranza.
«Non sono cieco figlia mia, ho notato che il giovane ti sta corteggiando.» rispose semplicemente il padre, sorridendo a Caroline.
«Non lo so padre, alle volte è così irritante..» fece Caroline, stringendo le mani in due pugni.

Il pastore udendo quelle parole, si lasciò scappare una piccola risata, vedendo l'espressione della figlia, ma dentro di se quelle parole risultarono come un'allarme.

«Ti prego solo, di stare molto attenta.» disse infine il padre, sorridendo rassicurante alla figlia. «Tornando a prima, partecipa alla cena, non sarebbe visto bene un tuo rifiuto.» concluse, depositando un casto bacio, sulla fronte della figlia ed uscì dalla stanza, lasciando Caroline interdetta e allo stesso tempo scocciata per le ultime parole del padre.

Si voltò verso la finestra e notò che il sole era ormai alto nel cielo e che sicuramente tra poco, avrebbe dovuto raggiungere le sorelle e la madre per preparare il pranzo, ma la cosa che fece sorridere involontariamente Caroline, fu il pensiero che da li a poche ore avrebbe visto Niklaus.












 

***











 

Le parole comparivano veloci e chiare sulla carta, mentre la mente elaborava in un secondo le parole, che la mano doveva riportare.
Era stranamente felice e doveva aggiornare la sorella, sugli ultimi avvenimenti e soprattutto su come stessero andando le cose con l'umana.
Rebekah era stata categorica nella sua ultima lettera di risposta, voleva sapere più particolari di Caroline, che già aveva preso in simpatia, seppur non conoscendola.

Leggere le lettere dove Niklaus, le diceva che era sereno grazie alla presenza di quella umana, l'aveva resa subito la persona più ben accetta per lei, il che conoscendo Rebekah voleva dire davvero molto.



Continuò a scrivere, fino a quando non udì delle voci fuori dalla finestra della sua stanza.
Si alzò dalla sedia e si diresse verso di essa, per scostare le tende e riuscire a vedere cosa stava causando quel vociferare.
Non appena notò una chioma bionda, racchiusa in una treccia elaborata, un sorriso incorniciò il suo viso.
Era da tempi immemori che non sorrideva così tanto, come stava facendo in quell'ultimo periodo e la ragione era sempre Caroline.
Quella ragazza era talmente piena di luce, che ne restava ogni volta accecato, finendo per non capire più nulla e agire di conseguenza, come la sera prima.
Niklaus si era aspettato una qualche razione da parte della ragazza, che però era rimasta immobile. Una cosa ovviamente non era sfuggita al suo udito; il battito accelerato del suo cuore.


In un attimo tornò alla realtà e dopo aver riposto la lettera per la sorella, si incamminò verso l'entrata della residenza, dove ancora sostava Caroline con la cugina.





«Cosa vi porta qui, Caroline?» chiese Anna, appena aveva visto Caroline avvicinarsi alla residenza e le era andata incontro, abbracciandola come se fossero sorelle.

In realtà Caroline, non sopportava Anna, era troppo frivola e la sua mala lingua era conosciuta in ogni dove e questo faceva sicuramente desistere Caroline, da ritenerla sua amica.
Non per altro l'atteggiamento della giovane, l'aveva interdetta non poco, quando l'aveva stratta in quell'abbraccio, che aveva trovato decisamente falso e inadatto.


«Dovrei vedere vostro cugino.» rispose semplicemente Caroline.
Sul volto di Anna potè notare tutta l'invidia e la riluttanza per quell'affermazione, che confermava sempre di più, l'idea che ormai tutti si erano fatti, che Anna fosse infatuata del cugino.

«Non ne sapevo niente, ma dubito che oggi potrete godere della sua compagnia.» fece dopo un attimo la giovane. «Si è rinchiuso nella sua stanza subito dopo pranzo, per scrivere una lettere a Rebekah e ha esplicitamente chiesto di non essere disturbato.» continuò impettita Anna.

La mente di Caroline, aveva colto solo una parola di tutto quello che Anna, le aveva appena riferito.

Rebekah.
Chi era? Forse una sua amante a Londra?

Il suo cervello stava già elaborando mille ipotesi, tranne quella corretta e un moto di irritazione si impossessò di lei, credendo di essere stata presa in giro dall'uomo.
«Ho forse detto qualcosa che vi ha turbato?» chiese Anna, vedendo che Caroline non le rispondeva.
«Assolutamente no, forse avete ragione voi, oggi non avrà sicuramente tempo da dedicarmi.» rispose Caroline, trattenendo lo sfogo che stava in tutti i modi tentando di trattenere.

Mentre Caroline si stava congedando da Anna, con tutta l'intenzione di tornare alla sua residenza, Niklaus uscì nel porticato e scese i pochi gradini per raggiungerla, ma appena lo fece, Caroline si era già voltata e stava per lasciare la residenza dei Whitmore.

In un primo momento, Niklaus si bloccò, non capendo cosa fosse successo e perchè di conseguenza se ne stesse andando, ma l'attimo successivo posò il suo sguardo su Anna, che le stava venendo incontro con un sorriso di puro godimento, stampato in faccia.
«Ha detto che probabilmente oggi non avevate tempo da dedicarle e se ne voluta andare.» lo precedette Anna, prima che li ponesse la domanda e con noncuranza rientrò in casa.

Dopo il breve attimo di smarrimento, Niklaus corse ovviamente molto più avvantaggiato e raggiunse in una frazione di secondo Caroline, che era ormai ai confini dei territori dei Whitmore.

«Caroline!» disse senza pensarci, quando si trovava poco dietro di lei.
L'aveva chiamata volutamente per nome, dato che si sentiva ormai abbastanza in confidenza, per lasciare da parte i convenevoli, che lui tanto detestava.


Lei sentendosi chiamare, arrestò il suo passo di marcia, che aveva adottato per allontanarsi il più velocemente, ma che ovviamente era ostacolato dalle gonne che indossava.
«Cosa volete?» rispose stizzita Caroline, voltandosi per fronteggiarlo.
«Perchè ve ne siete andata, amore? Anna vi ha forse detto qualcosa che vi ha infastidita?» chiese, avvicinandosi di qualche passo a lei, fino a raggiungerla.
Dal tono con cui le si era rivolto,aveva subito capito che era successo qualcosa e dall'espressione di Caroline, sembrava che quel qualcuno che aveva fatto quel qualcosa, doveva essere proprio lui.


«Anna mi ha semplicemente aperto gli occhi, forse involontariamente, ma l'ha comunque fatto.» esclamò Caroline, guardandolo come se lo stesse incenerendo con il solo potere della vista.
«Dubito, che qualsiasi cosa vi abbia detto, l'abbia fatto involontariamente, vedendo i risultati.» fece Niklaus con fare ovvio. «Posso almeno sapere, cosa vi ha detto?»
«Che non volevate essere disturbato, perchè stavate scrivendo una lettere a una certa Rebekah.» rispose ancora più irritata, dovendo nominare quel nome.

Niklaus di conseguenza scoppiò a ridere, cercando invanamente di trattenersi, facendo se possibile infuriare notevolmente Caroline.

«Ridete? Seriamente? Vorrei proprio sapere cosa ci trovate di divertente in tutto questo.» disse Caroline, prima di cominciare a sproloquiare per il nervosismo. «Mi avete detto tante belle parole, parole al vento, che sicuramente avrete detto a mille altre donne e io pure come un'ingenua ci stavo pure cascando, ma sapete una cosa? Sono troppo intelligente per essere sedotta da voi e.. la volete smettere di ridere?» esclamò infuriata Caroline, vedendo che Niklaus ormai aveva il mal di pancia da quanto se la stava ridendo bellamente davanti a lei.

«Scusatemi amore, ma è più forte di me, dato che vi siete costruita una cosa che non esiste nella vostra testolina.» disse l'uomo, cercando di riprendere il contegno.
«Di cosa state parlando?» chiese Caroline, non capendo a cosa si riferisse in particolare.
«Sto parlando, che state facendo una scenata di gelosia in piena regola per nulla.» rispose Niklaus, ancora scosso leggermente dalle risate.
«Io non sto facendo una scenata di gelosia, è una questione di dignità!» esclamò ancora Caroline con fare ovvio, anche se una vocina dentro la sua testa le stava confermando, che quella era solo una scenata di gelosia.

«Amore, Rebekah è mia sorella, non è ne una mia amante o qualsiasi altra cosa vi sia passata per la testa.» disse infine divertito, per la cocciutaggine della giovane.
Caroline si zittì immediatamente, elaborando l'informazione.

Rebekah era sua sorella e lei era una perfetta idiota, che aveva fatto una scenata per niente.

«Vostra sorella..» disse più rivolta a se stessa che a Niklaus.
«Esatto amore, mia sorella.» confermò nuovamente lui.
La bocca di Caroline, si sigillò come la bocca del suo stomaco. Dopo poco però, Niklaus spezzò il silenzio che si era creato.
«Ora, se me lo concedete, vi vorrei portare a fare la cavalcata che vi avevo promesso.» disse porgendo la mano, verso la ragazza.

Caroline esitò un attimo, ma alla fine accettò e porse la sua mano, che Niklaus afferrò subito.









 

***










 

I cavalli erano già stati sellati e un servo stava terminando di strigliare l'ultimo puro sangue.
I Whitmore erano una delle famiglie più benestanti dell'Hampshire dopo i Lockwood e già solo dall'imponente casa, si poteva notare la loro ricchezza.

Niklaus e Caroline si stavano avvicinando alle scuderie, con la mano di lei appoggiata all'avambraccio di lui.
Da quando si erano incamminati verso le scuderie, Caroline si era rinchiusa in un mutismo, che sembrava non voler abbandonare tanto velocemente.

Era stata insopportabile per lei, fare una figura così con lui.
Tutto aveva pensato tranne, che quella ragazza potesse essere sua sorella.


«Avete intenzione di rendermi partecipe dei vostri pensieri amore, o volete stare in silenzio per tutto il pomeriggio?» chiese dopo un po' Niklaus, mentre afferrava le briglie dei cavalli.

Caroline resto ancora muta e si limito ad accarezzare il muso di uno dei cavalli.

«Suppongo che questo, significhi di si.» si rispose da solo Niklaus.
L'uomo lasció le briglie di un cavallo a lei, per poi passare a regolare meglio la sella del suo.
«Sapete salirci o vi serve una mano?» chiese continuando nel suo monologo.
« Non sono mai salita su un cavallo a dire il vero» rispose Caroline, guardando l'animale.

Le piacevano i cavalli e anche tanto, se no fosse che aveva la tremenda paura di montarne uno.


Niklaus si avvicinó a lei e l'aiutó tenendo fermo il cavallo.
«Dovete appoggiare un piede qui e darvi la spinta per salire. Reggetevi dalla sella.» le spiegó, restando accanto a lei.
«Non potremmo prendere solo un cavallo?» chiese indecisa, fissando con timore la sella dell'animale.
«Non mi verrete a dire, che avete paura dei cavalli. Mi era sembrato di capire, che vi piacevano.» disse Niklaus, perplesso dalla sua reazione.
« Mi piacciono molto in realtà, ma ho paura a montarli.» rispose in evidente imbarazzo Caroline, abbassando lo sguardo sui suoi piedi.
«Un giorno vi insegnerò a cavalcare allora, ma se avete così paura,per oggi ne prenderemo solo uno.» disse con tranquillità Niklaus, che era più che favorevole a quella sua iniziativa.

Un solo cavallo significava stare vicini, molto vicini e di certo non sarebbe stato un sacrificio per lui.


Richiamó il servo e gli lasció uno dei cavalli, per poi montare sul suo, con estrema facilità.
Fece avvicinare il cavallo a Caroline e gli porse la mano per farla salire.

«Avanti, non dovete aver paura.» disse Niklaus, vedendo ancora la ragazza titubare.
Caroline dopo aver preso un profondo respiro, afferró la sua mano e con meno difficoltà di quanto credeva, riuscì a salire, posizionandosi davanti a Niklaus, nella classica postura all'amazzone.

Le braccia di Niklaus corsero subito a circondarle la vita, mentre con le mani teneva le briglie del cavallo, che dopo un lieve movimento dei piedi da parte dell'uomo, cominció a muoversi a un'andatura lenta.


Dopo un po', quando ormai si erano allontanati dalla residenza, spronó il cavallo a un piccolo trotto, facendogli aumentare il passo.
Inconsciamente o meno, Niklaus spingeva il cavallo, in ogni sentiero rovinato e che provocava qualche sussulto al cavallo, facendo così in modo, che Caroline si stringessi, involontariamente a lui.

«E' proprio necessario, passare per questi sentieri?» chiese a un certo punto Caroline.
« Si amore, ma state tranquilla non vi farete del male.» rispose bonariamente Niklaus, che aveva stampato in faccia un sorriso di puro godimento.




La cavalcata duro per una buona mezz'ora fino a quando non raggiunsero una radura, dove Niklaus fece arrestare il cavallo.
Era un piccola radura ai margini del bosco, con un piccolo ruscello, che sgorgava tranquillo a qualche mentre da dove si trovavano loro.
Sembrava un luogo che insinuava pace e tranquillità e Caroline si innamoró subito di quel posto.


Niklaus scese da cavallo e dopo aver fatto il giro intorno ad esso, raggiunse il lato di Caroline, che con estrema facilità, afferró per i fianchi e la fece scendere, scontrandosi contro il suo corpo e quello del cavallo.
La troppa vicinanza, fece esplodere in un secondo il cuore di Caroline, che rimase a fissare Niklaus, anche quando ormai aveva appoggiato i piedi per terra, con le mani dell'uomo ancora ben ancorate alla sua vita.


«Mi fate un brutto effetto, amore.» disse piano Niklaus, continuando a tenere i suoi occhi puntanti in quelli della ragazza.
«Un brutto effetto?» chiese stordita Caroline.
« Si, perché quando sono con voi, non capisco più nulla e questo non mi rende tranquillo.» rispose Niklaus, avvicinandosi di più a Caroline.

Dal suo canto, Caroline deglutì a disagio per quello che sapeva stava per accadere.

Gli occhi di uno, negli occhi dell'altro sembravano non stancarsi di scrutarsi e un improvviso black out nella testa di Niklaus, gli fece fare compiere quel gesto.
In un moto automatico poggió le sue labbra su quelle di Caroline, che seppur cosciente di quello che stava accadendo, sussultó appena le loro bocche entrarono in contatto.

Non sapeva dire se quello che stava facendo, fosse giusto o sbagliato, sapeva solo che non riusciva a tirarsi indietro e che per una volta, avrebbe dato uno strappo alle regole della società.

La bocca di Niklaus, premette con più forza contro la sua, in un chiaro tentativo di farle dischiudere le labbra, mentre le sue mani, la attiravano maggiormente a se.

La sentiva così fragile, che aveva il terrore di fagli del male, aveva quella terribile vocina, che dentro la sua testa continuava a digli di contenersi, di non lasciare fuoriuscire il vero se stesso.


Dopo una breve resistenza le labbra di Caroline cedettero, facendo in modo che le loro lingue entrassero in contatto.

Fu un bacio lungo, uno di quei primi baci tanto agognati, umidi e profondi, ma non voraci.

Quando le loro labbra si divisero, Niklaus porto una mano sula viso di Caroline, accarezzandogli lievemente una guancia.

«Non ho potuto resistere amore, spero che potrete perdonarmi.» disse dopo qualche istante Niklaus.
Caroline ancora scombussolata dal bacio, abbasso lo sguardo.
« Sono io che devo, scusarmi con voi per la mia scenata di prima.» disse sommessamente, ancora imbarazzata per l'accaduto.
«Devo ammettere, che siete stata la prima a farmi ridere così di gusto, amore.» disse piegando le labbra in un sorriso divertito.
« Fate pure, prendervi gioco di me.» disse incrociando le braccia al petto e imbronciando il viso.
«Non vi sto prendendo gioco di voi, sono serio.» disse ridendo appena, spostandole una ciocca di capelli, dietro l'orecchio.
« Ve l'hanno mai detto, che non siete spiritoso?» chiese fintamente scocciata, Caroline.
« Mi offendete, dicendo così.» disse scoppiando in una sonora risata, facendo scappare un sorriso pure a Caroline.












 

***










 

Si era fatta ormai sera e Caroline aveva fatto ritorno da qualche ora a casa, dopo l'intenso pomeriggio passato con Niklaus.
Le cose stavano cambiando a vista d'occhio, senza quasi che le se ne rendesse conto, ma la cosa che più la stava mandando in visibilio era il fatto che l'aveva baciata.
Durante il ritorno si era detta, che era stato uno sfrontato e maleducato a baciarla così, ma erano solo parole che continuava a ripetersi per mascherare l'eccitazione che provava.

Tutta quella euforia però venne presto spenta, quando dopo essere arrivata a casa, nel viale l'attendeva già una carrozza, provieniente sicuramente da Mister Lockwood.

La conferma arrivó appena entrata dalla porta, venne aggredita dalla madre, che la accusava di essere in ritardo e che doveva fare in fretta a prepararsi.

Ecco cosa avrebbe rovinato la sua giornata idilliaca, la cena a casa Lockwood.



 

In circa mezz'ora, era pronta e si ritrovava nella carrozza, che la stava conducendo alla residenza dei Lockwood.
Era snervante, pensare che avrebbe dovuto affrontare una intera cena, da sola con quella famiglia, che sembrava volerla perseguitare.

Non appena giunse a destinazione, Caroline speró con tutta se stessa, che la serata passasse il più velocemente possibile e specialmente di non mietere vittime con la sua bocca, che si apriva senza un suo comando specifico, il più delle volte.

Venne fatta scortare da un servo, fino alla sala da pranzo, dove la famiglia era già comodamente seduta ad aspettarla, per poter cenare.

«Miss Forbes sono lieto, che abbiate accettato il mio invito.» disse subito Mister Lockwood, non appena Caroline si era presentata nella stanza. «Prego, accomodatevi pure.» continuó con il suo solito modo di fare, che seppur galante, infastidiva Caroline.
Purtroppo per lei, il posto che le venne assegnato, fu proprio accanto al giovane Lockwood, il che prometteva una lunga e snervante serata.



I servi cominciarono a servire le prime portate e il tutto si stava svolgendo, nel più totale silenzio, da arte delle persone presenti a tavola.
Caroline di certo non si sarebbe lamentata, anzi sarebbe stato sicuramente più piacevole per lei, cenare senza dover parlare con loro.

«Ditemi, Miss Forbes.» proferì improvvisamente Miss Lockwood.« Avete passato una gradevole giornata?» chiese con noncuranza.
«Si Miss Lockwood, la ringrazio per l'interesse.» rispose educatamente Caroline.
« Mi chiedevo, figliolo» intervenne Mister Lockwood, Richard Lockwood. «Perché non mostri la nostra biblioteca, dopo cena alla nostra ospite? So che siete una amante dei libri.» disse il signore rivolgendosi prima al figlio e in seguito a Caroline.
«Molto volentieri, padre.» intervenne in giovane Lockwood, sorridendo alla ragazza.
«Non vorrei disturbare, maggiormente.» provo a dire Caroline, che venne immediatamente interrotta da Miss Lockwood, dicendo che non era di nessun disturbo.

La cena proseguì con argomenti neutrali, parlando del più e del meno, nulla che aveva messo alle strette Caroline, ma alla fine la cena terminó e i due coniugi, con una scusa si ritirarono nello studio, lasciando i due giovani da soli.

Mister Lockwood non si fece scappare per nulla l'occasione e portó, come suggerito dal padre, Caroline a visitare la loro biblioteca.

Caroline in un primo momento, rimase meravigliata, dalla quantità inumane di libri che disponevano, che nemmeno degno di uno sguardo il giovane che la stava seguendo, nella sua perlustrazione.

«Miss Forbes, volevo chiedervi una cosa.» fece ad un tratto Mister Lockwood, mentre Caroline sfogliava distrattamente qualche libro.
«Chiedete pure, Mister Lockwood.» rispose con poco interesse Caroline.
«Volevo chiedervi, se avevate per caso cambiato idea, riguarda la proposta che vi avevo fatto.»

Ed ecco li il tranello, che Caroline stava attendendo da tutta la sera.
Sapeva che quella cena aveva un secondo fine e ora ne aveva la prova concreta.


Si volto con calma, verso il suo interlocutore e rispose schiettamente.
«No Mister Lockwood, sono sempre più convinta della mia risposta.»rispose sinceramente.
«Io davvero non riesco a comprendervi.» disse Mister Lockwood,che iniziava ad irritarsi.

Quel ragazzo doveva imparare ad accettare i rifiuti, si appunto mentalmente Caroline, mentre esasperata dalla sua insistenza, fece per allontanarsi.


«Nessuno ci riesce, quindi non dovete rimanerci male.» rispose con pacatezza.
Mister Lockwood vendo che la ragazza aveva l'intenzione di andarsene, la intrappolò tra se e una delle librerie, impedendole la fuga.
«Cosa fate? Lasciatemi andare subito!» disse categorica e allo stesso tempo impaurita Caroline.
«Voglio sapere perché mi rifiutate!» esclamó irritato il ragazzo.
«Ve l'ho già spiegato e ora lasciatemi andare!» insistette Caroline, cercando di liberarsi.
«C'è un'altro, vero?» chiese quasi stizzito, Mister Lockwood.
«Non sono affari, che vi riguardano.» rispose risoluta Caroline.

Il ragazzo avvicinó eccessivamente il viso a quello di Caroline, con il chiaro intento di baciarla.
La mano di Caroline si mosse in un movimento automatico, provando un evidente rossore sulla guancia del giovane.

«Non provateci mai più!» esclamó inorridita Caroline, riuscendo a liberarsi per la distrazione del ragazzo, che aveva causato lo schiaffo appena ricevuto.

Senza pensarci due volte abbandonó la biblioteca e uscì il più velocemente possibile da quella casa.


L'unica cosa che voleva, era tornare a casa sua e rinchiudersi nella sua stanza per le prossime 12 ore.









Angolo autrice. 
Sto facendo troppi parti! Direi che questo è stato peggio del precedente, dato che è dalle due e mezza che ci sono dietro per completarlo. 
Le mie povere dita chiedono pietà, quindi lascio a voi i commenti a riguardo e spero che vi piaccia :) 
Un bacio a tutte e come sempre grazie per il supporto che mi date! 
Al prossimo Lunedì :) 

Allie. 

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Capitolo 10
*** Chapter 10. ***


Chapter 10.








 

Vi è mai capitato di sentire la mancanza di qualcosa?
Come se per tutta la vostra intera vita, siete state a contatto con quella determinata cosa e che da un momento all'altra ve l'hanno strappata, lasciandovi senza la vostra ancora di salvezza?
Come se tutto fosse sempre e solo girato intorno ad essa?

Era proprio così che lei si sentiva.
Come se le avessero strappato la parte più importante di lei e ora si ritrovava a restare a galla a fatica, mentre una forza la spingeva sempre di più verso il basso.
Era facile e difficile allo stesso tempo spiegare il rapporto che aveva con suo fratello, ma se avesse potuto scegliere una sola parola per descriverlo, sarebbe stata la sua ancora.
Perché si era sempre aggrappata a lui quando stava per cedere o cadere nel baratro.
Perché ogni volta che loro padre, la riprendeva facendola rimanere male, lui era sempre li, pronto a mettersi contro il loro genitore, pur di difenderla.


Ammetteva che ogni tanto lo odiava, perché il senso di protezione che aveva nei suoi riguardi, non si limitava solo dentro casa, ma anche all'esterno.
Non c'era ragazzo, che avessi anche solo avuto l'intenzione di corteggiar la, che non fosse scappato correndo, appena suo fratello apriva bocca o ancora peggio dopo che lo aveva adeguatamente minacciato.
Era protettivo, forse troppo, ma per quanto lei si sentisse offesa, perché dimostrava che la riteneva ancora troppo ingenua o sciocca, l'amore incondizionato che provava per lui, faceva passare tutto in secondo, terzo e in fine al piano zero, dove finivano le cose a cui non dava o non voleva dare importanza.

Si ricordava ancora, le sue parole che le aveva detto la prima volta,che si era intromesso con un suo spasimante.

«Lo faccio per te sorella, non ti merita, a dire il vero nessuno ti merita, perché sei troppo per tutti questi insulsi individui e credimi se ti dico, che lo faccio anche perché non voglio vederti soffrire, perché lo faranno, loro ti faranno soffrire.»

Le aveva impresse nella sua mente quelle parole e per quanto sudassero possesso, sapeva che lui agiva solo per lei, perché l'amava, sopra ogni altra cosa e non avrebbe mai permesso, che qualcuno le facesse del male.

Ora era sola e mai come in quel momento, si rese conto di aver assoluto bisogno di lui.

«Rebekah, ti prego dimmi qualcosa.»
La voce di Elijah la riportó bruscamente alla realtà e con un movimento lento del volto, si giró a guardarlo.
«Voglio Nik qui, adesso come era stato deciso, non voglio aspettare ne un giorno di più e assolutamente non una settimana.» esordì con gli occhi lucidi, rivolgendosi al fratello.

La notizia che Niklaus, sarebbe rimasto nell'Hampshire per altri interminabili sette giorni, era appena giunta a loro da uno dei loro servi. Ovviamente loro padre, l'aveva ritenuta una notizia non tanto importate da essere lui stesso a informare i due figli.

«Lo vorrei anche io, ma sorella infondo sono solo altri sette giorni e poi tornerà.» cercó di convincerla Elijah.
«Nostro padre non lo farà più tornare, non è vero?» chiese distrattamente Rebekah, dando libero sfogo a quel pensiero che tanto la stava tormentando. «Ha finalmente trovato un modo per sbarazzar si di lui.» continuó, come per rendere ancora più forte la sua supposizione.
«No sorella, Niklaus tornerà tra sette giorni, non ci sarà più nessun prolungamento della sua permanenza in campagna.» fece convinto delle sue parole Elijah, che non avrebbe mai permesso al padre di lasciare Niklaus nell'Hampshire.

Dopo un breve lasso di tempo, dove tra i due fratelli cadde il silenzio, Rebekah parló senza rendersene conto.
«Sono debole .» mormorò più a se stessa che a suo fratello.
«Tu non sei debole, Rebekah.» intervenne Elijah, avvicinandosi a lei e prendendo le sue mani nelle proprie. «Niklaus non sarebbe per niente contento di sentirti dire questo.» continuó Elijah.
«Infatti lui non mi sente.» disse decisa Rebekah come per far sembrare stupida l'affermazione del fratello.
«Oh Elijah..» continuó poco dopo, stringendosi nell'abbraccio, in cui Elijah l'aveva racchiusa subito dopo la sua esclamazione.

«Lui aveva promesso, che non ci avrebbe mai abbandonato.» inzió Rebekah, stringendosi di più nell'abbraccio confortante del fratello. «Quindi farà di tutto per tornare.»
Elijah sorrise all'affermazione della sorella, perché di una cosa era certo, che niente è nessuno avrebbe potuto tenere Niklaus, lontano da loro.
«Tornerà ne sono certo.» rispose semplicemente, mentre Rebekah si calmava.

Era sempre stato quello il potere che Elijah, aveva su di lei.
Se Niklaus era la sua ancora di salvezza, Elijah era la sua cura.
Perché non c'era persona che era in grado di curare le sue ferite, anche quelle più profonde, di Elijah.
Lei aveva bisogno in ugual misura di entrambi i fratelli, senza anche solo uno di essi, era come se fosse una bilancia, non riusciva più a stare in equilibrio e cadeva rovinosamente tra le braccia di chi restava, a pezzi.


Loro tre erano una cosa unica, un sostegno l'uno per l'altro e questo non sarebbe mai cambiato.

 













 

***

 














 

 

 

Erano già passati due giorni dalla giornata a cavallo e Caroline non aveva ancora rivisto Niklaus.
In cuor suo Caroline sapeva che era meglio così, perché aveva bisogno di pensare, pensare a quello che era successo e quello che sarebbe successo quando lo avrebe rivisto.
Aveva parlato dell'accaduto solo con Elena, la quale aveva subito abbracciato la sorella inondandola in seguito, di domande su come si fosse sentita.
«Nel posto giusto.» aveva semplicemente risposto Caroline, facendo sorridere intenerita Elena, che capiva perfettamente le parole della sorella.
Anche lei quando aveva baciato per la prima volta Il maggiore dei fratelli Salvatore, non che suo futuro marito, si era sentita così, nel posto giusto, con la persona giusta.




Ora si ritrovava a svolgere alcune faccende, che la madre le aveva affidato e con la testa piena di domande, ma con nessuna risposta.
Rose ed Elena erano uscite per andare a comprare alcune cose al mercato e suo padre come ogni pomeriggio, era rinchiuso nel suo studio.
L'unica anima che girava per casa era sua madre, che sembrava volesse chiedergli qualcosa, ma che Caroline deviava ogni volta con qualche scusa.
Sapeva benissimo, cosa voleva sapere e sapeva anche che il risultato sarebbe stata un'ennesima lite e quel giorno era l'ultima cosa ci cui aveva bisogno.


Per sua fortuna, verso metà pomeriggio sua madre la informó che doveva andare dai Bennett e così poté finalmente tirare un respiro di sollievo.



Caroline era esausta e anche se non aveva terminato, ancora tutti i compiti che aveva da fare, decise di concedersi una pausa e di fare una passeggiata per il boschetto
Afferró il mantello e senza pensarci due volte uscì da quella casa, che sembrava la volesse soffocare e si incamminó verso il sentiero.
Mentre camminava si fermava di tanto in tanto, per afferrare qualche frutto di bosco, per poi mangiarselo e riprendere il cammino.
Era talmente soprappensiero che non si accorse che qualcuno stava venendo proprio nella sua direzione.
«Caroline!» si sentì chiamare improvvisamente da una voce a lei famigliare.

Quando alzó lo sguardo, che fino a quel momento aveva tenuto basso e incontró due occhi verdi che la stavano guardando, per un attimo si sentì smarrita.
«Stefan..» mormorò lei quasi avesse paura di nominare il suo nome.

Erano cresciuti insieme e fin da piccoli erano stati molto uniti, poi qualcosa aveva fatto si che Stefan fosse obbligato ad andarsene, assieme al fratello e si erano persi.
Lo aveva rivisto al ricevimento annuale alla sua residenza ed erano già passati tre anni, tre anni che non l'aveva più visto.


Ora si sentiva sempre più impacciata, perché non sapeva come comportarsi, se poteva avere la stessa confidenza che avevano un tempo oppure tutto era diverso.
«Passeggiata pomeridiana?» chiese con nonchalance Il più piccolo dei Salvatore, avvicinandosi a lei.
«Si, tu come mai qui? Abiti dalla parte opposta.» rispose Caroline, ancora un po' titubante.
« Sto tornando da casa Whitmore e ho pensato di fare prima una passeggiata.» disse tranquillamente il ragazzo.

La testa di Caroline però, recepì una sola informazione, ovvero Whitmore.

«Ah, capisco.» fece Caroline, per poi muoversi per continuare la sua passeggiata. «Ti lascio alla tua passeggiata,allora.» continuó titubante.
«Caroline aspetta, possiamo parlare» intervenne subito Stefan, fermando per un braccio Caroline.
Lei si limitó a guardarlo, incerta sul da farsi, ma alla fine annuì lievemente e si diressero verso casa di Caroline.

 















 

***

 














 

Si trovavano ormai da diversi minuti seduti nella veranda di casa Forbes e tra di loro era caduto un silenzio, per nulla piacevole.
Sembrava, che entrambi stessero aspettando, che l'altro cominciasse una sorta di dialogo, che però non sembrava incominciare.
Caroline si torturava le mani, cercando di sembrare però il più disinvolta possibile, cosa che ovviamente non le stava per niente riuscendo.

«Da quando tra di noi calano questi silenzi?» chiese improvvisamente Stefan, cercando di cominciare in qualche modo.
«Da circa tre anni, credo.» rispose distrattamente Caroline.
Stefan prese un profondo respiro, concentrandosi poi sulla ragazza che aveva accanto.

«Mi dispiace Caroline, ma non ho scelto io di andarmene.» iniziò il ragazzo, cercando di essere il più sincero possibile. «Era una cosa più grande di me e non ho avuto scelta.» cercò di spiegarsi.
«C'erano delle rivolte e degli assassini che giravano per questi boschi.» disse Caroline, senza rivolgere lo sguardo al ragazzo. «Avevi promesso, che mi avresti protetta sempre.» continuò con risentimento nella voce.

«Lo so.» ma come potevo proteggerti, se ero io uno di quei assassini? Pensò il ragazzo tra se.

Il silenzio calò nuovamente tra di loro, fino a quando Stefan non lo ruppe nuovamente.
«Perdonami.» gli chiese. «Perdonami, per non esserci stato.»
Caroline al suono di quelle parole, voltò appena il viso verso di lui, con gli occhi ormai lucidi.
Era come il fratello che non aveva mai avuto, era un'Elena al maschile e dio solo sapeva quanto aveva avuto bisogno di lui in tutti quegli anni.

Annuì solo, ma bastò a Stefan per far apparire un sorriso sul suo volto, che Caroline ricambiò un po più tirato.
Si sciugò con stizza quelle odiose lacrime, che non era riuscita a contenere e infine gli fece la domanda che da quando l'aveva incontrato, teneva sulla punta della lingua.

«Come mai eri a casa Whitmore?» chiese interessata Caroline.
Stefan si rilassò subito, nell'udire quella domanda.
Stava semplicemente a significare, che la tensione tra di loro era sparita e la cosa non poteva fare altro che fargli piacere.


«Sono andato a trovare, Mister Mikaelson.» rispose con tranquillità il ragazzo, ma che rimase pronto a scrutare il minimo mutamento di espressione della giovane.
«Siete amici?» chiese dopo un attimo Caroline.
«Si, può dire di si.» rispose Stefan, ridendo tra se all'idea di poter definire Niklaus suo amico.
«Ti ha parlato di qualcosa in particolare?» chiese a quel punto Caroline, sempre più interessata.

Voleva sapere.
Aveva bisogno di sapere, se l'uomo stava mantenendo il segreto su quello che era successo o stava informando tutto l'Hampshire.


«Avrebbe dovuto?» chiese distrattamente Stefan.
Ora iniziava a fare uno più uno.
Durante la sua breve visita, Niklaus non aveva fatto altro, che chiedergli se conoscesse Caroline e se sapeva digli qualcosa in più riguardo a lei.
Era stato molto insistente e la cosa aveva fin da subito insospettito Stefan.
Ora però vedendo lo stesso interesse, seppur più celato, in Caroline stava iniziando a capire, che c'era effettivamente qualcosa sotto.


«No, certo che no. Era solo per fare conversazione.» rispose subito Caroline, tornando a torturarsi le mani e sentendo le guance andarle a fuoco.
Lo sguardo che Stefan le stava riservando, aveva un solo significato, ovvero che stava iniziando a capire qualcosa, che in realtà non avrebbe dovuto capire.


«Sempre così per fare conversazione allora, dovrei sapere qualcosa, che ancora non so?» chiese puntando la sua attenzione totalmente su Caroline.
Lei si voltò verso di lui, guardandolo di sottecchi, cercando di capire dove voleva andare a parare.
«No, non c'è assolutamente nulla.» rispose sconcertata.

Stefan continuò a guardarla per qualche altro attimo, fino a quando non si alzò e con un breve inchino salutò Caroline.
«Bene, per quanto vorrei restare ancora a parlare con te, devo proprio andare ora.» disse sistemandosi il mantello.
«Spero che troveremo il tempo per una passeggiata in questi giorni.» aggiunse subito dopo, sorridendo alla ragazza.
«Sicuramente.» sorrise Caroline, felice di star ritrovando il suo amico d'infanzia.
«Arrivederci, Caroline.» disse con eleganza.
Dopo che Caroline, ricambiò il saluto, si alzò con l'intenzione di rientrare in casa e finire le ultime faccende, prima dell'arrivo della madre.

Stefan però la richiamò subito prima, che lei potesse mettere un piede dentro casa.
«Se vuoi non farti scoprire, ti conviene non arrossire più così vistosamente, quando senti il suo nome.» le disse Stefan, sorridendo divertito e con un'altro breve inchino si defilò.
Caroline si portò istintivamente la mano sulle guance.

Davvero Niklaus, iniziava a farle quell'effetto?




















 

***



















 





Era ormai sera tarda, quando Caroline era in salotto a leggere un libro con Rose.
Sua madre e il pastore si erano andati a coricare presto e avevano lasciato le ultime mansioni a loro.
L'unica che ancora non aveva terminato era Elena, che era andata a prendere della legna.
Nessuna delle due ci fece caso, talmente erano immerse ciascuna nel proprio libro, ma Elena ci stava mettendo più del dovuto per portare in casa qualche ciocco.

Quando finalmente rientrò, si diresse in salotto, per depositare la legna, accanto al camino, ma prima si avvicinò a Caroline, invitandola a bassa voce, per non farsi sentire da Rose, ad uscire un momento.
«Perchè dovrei uscire, sorella?» chiese stranita Caroline, non capendo l'atteggiamento della sorella.
«Tu esci un attimo, vai a prenderti una boccata d'aria, sembra proprio che tu ne abbia bisogno, credimi.» continuò ad insistere Elena.



 

Alla fine seppur titubante si obbligó ad uscire, senza capirne realmente il motivo.
Afferró uno scialle che probabilmente sua madre, aveva lasciato sulla sedia per dimenticanza ed uscì in veranda.

Si guardó in giro, cercando un valido motivo per cui Elena aveva insistito tanto per farla uscire, ma non c'era nulla.

L'unica cosa che le stava facendo compagnia era il rumore dei gufi e dei grilli nel prato.
Una leggera brezza le fece stringere maggiormente lo scialle addosso e la voglia di tornarsene dentro casa.


Caroline si strofinó le braccia con forza per scaldarsi un poco.
Seppur non fosse inverno, le notti nell'Hampshire non erano di certo calde e Caroline stava davvero sentendo la mancanza del caminetto, che l'aveva scaldata fino a qualche attimo prima.

All'improvviso udì un leggero rumore,provenire da dietro l'angolo della casa e senza pensarci si avvicinó per controllare.
Si poteva dire tutto di Caroline, ma non che non era coraggiosa; al suo posto un'altra donna sarebbe scappata dentro casa impaurita a chiamare un'uomo.


Appena svoltó l'angolo, si ritrovo schiacciata contro il muro da qualcosa.
Istintivamente Caroline chiuse gli occhi, ora decisamente spaventata.


Non voleva aprire gli occhi, terrorizzata da cosa potesse essere, ma si calmó stranamente quando avverti una leggera carezza sulla sua guancia.
A quel contatto, aprì di colpo gli occhi, trovandosi davanti, l'ultima persona che avrebbe immaginato di vedere.
«Non volevo spaventarvi, scusatemi.» disse quella voce che ormai le rimbombava in testa da qualche giorno.

Niklaus era lì, a pochi centimetri da lei e anche se non riusciva a vedergli bene il volto, per la scarsità della luce, sapeva che stava sorridendo.
«Cosa ci fate qui? È tardi, se mio padre si dovesse svegliare..» inizió con il suo sproloquio che pro venne interrotto dal dito di Niklaus che si posó sulle sue labbra.
«Non dovete preoccuparvi.» rispose semplicemente.

La trovava adorabile, quando andava in paranoia, era così vera priva di finzione, una rarità.

Quella sera non aveva capito nemmeno lui cosa lo aveva spinto ad andare fino dai Forbes o forse si, aveva bisogno di vederla.
Erano due giorni che stava pensando a quanto quella ragazza, gli stesse sconvolgendo la vita ed erano due giorni che aveva deciso di lasciarle un po' di spazio.
Sapeva che quel bacio che lui stesso le aveva rubato, non seguiva di certo l'etichetta.
Nulla di tutto quello che stava facendo la seguiva in realtà, come trovarsi dietro casa di una giovane donna in piena notte , in quella posizione.


«Non mi avete ancora risposto. Perché siete qui?» chiese nuovamente Caroline.
«Passeggiavo.» rispose distrattamente Niklaus, vedendo chiaramente Caroline alzare gli occhi al cielo.
Ovviamente non gli aveva creduto.

«Siete voi il motivo, per cui immagino mia sorella insisteva tanto per farmi prendere una boccata d'aria, vero?» chiese Caroline, in una domanda chiaramente retorica.
«Forse.» rispose Niklaus, che aveva spostato la sua carezza sulle labbra di Caroline.

Caroline si ammutolì quando sentì, le dita dell'uomo toccare le sue labbra, cercando nell'oscurità i suoi occhi.
Il respiró di Niklaus su di esse, le fece capire che si era avvicinato pericolosamente e seppur lei non sapeva ancora quello che voleva, non aveva le forze per respingerlo.
Non vedendo nessuna reazione da parte della ragazza, Niklaus si avvicinó maggiormente, facendo sfiorare le sue labbra con quelle di lei, indugiando per un breve istante prima di premerle con bramosia.

Appena le bocche di entrambi entrarono in contatto, Caroline non capì più nulla e nella sua testa esplose ancora una volta una bomba atomica.
Si strinse istintivamente a lui, portando le sue mani sul viso di Niklaus.


Il bacio divenne subito più profondo e umido, un contatto che diventava sempre meno casto.

Niklaus senza nessuna difficoltà sollevó da terra Caroline, facendo aderire maggiormente la sua schiena contro il muro , mentre le sue gambe gli cingevano il bacino.
Le gonne del vestito erano abbastanza d'intralcio, ma per quanto Niklaus sarebbe andato oltre volentieri, non lo avrebbe mai fatto.


Il bacio duró ancora qualche istante, fino a quando Niklaus non depositó Caroline a terra e separò le loro labbra gonfie.

Rimasero per qualche istante in silenzio a scrutarsi.

«Non dovremmo stare qui.» disse Caroline in un mormorio, quasi più a rimprovero verso se stessa, ma poco convinto.
«Vi sto dando solo il bacio della buonanotte, l'etichetta vieta pure questo?» chiese Niklaus, tornando ad accarezzare con le nocche della sua mano, una guancia di Caroline.
«Volete davvero che vi rispondo?» chiese divertita, continuando a mantenere le mani il petto di lui.
«No, però purtroppo credo sia ora che rientrate, per quanto preferirei che restiate qui.» rispose Niklaus, posando un casto bacio sulle labbra di Caroline.
«Buonanotte.» mormorò Caroline,appena le labbra di Niklaus si allontanarono dalle sue.
«Buonanotte, amore.» sorrise lui, allontanarono un poco da lei, per permetterle di muoversi.

Caroline attese un breve istante prima di fare un breve inchino, quasi impercepibile e allontanandosi per tornare dentro casa, mentre Niklaus rimase lì immobile ad osservarla.

 












 

***














 

Quando Caroline rientró in casa trovo il salotto vuoto e il caminetto spento, segno che le sue sorelle aveva deciso di andare a coricarsi.

La cosa però la mise un po in allerta. Quanto era rimasta fuori?

Aveva una tremenda paura di essere stata fuori il tempo necessario per destre qualche chiacchiera.
Continuando a tormentarsi, Caroline raggiunse la sua stanza, dove all'interno illuminata solo da una piccola lampada ad olio, c'era Elena seduta sul suo letto, che sfogliava svogliatamente un libro,che abbandonó immediatamente appena la vide entrare.
«Esigo di sapere ogni dettaglio, cara sorella.» disse risoluta Elena ed era chiaro che non si sarebbe mossa da li, fino a quando Caroline non avrebbe parlato.












Angolo autrice: 
Bene, rieccomi puntuale :) 
Che dire questo capitolo è stato molto influenzato da degli eventi, che penso tutti sappiate. 
La prima parte mi sono voluta concentrare sul rapporto di Rebekah e Klaus, perchè oltre ad amarli, Claire qualche giorno fa su twitter ha scritto che le mancava Joseph con una foto della seria, il che mi ha portato a questo :) 
La seconda parte nell'incontro con Stefan perchè diciamocelo, chi non ha pianto per la sua morte? in più amo lo steroline, hanno un'amicizia stupenda e non capisco ancora adesso perchè la Plec si sia ostinata a rovinarli. 
Il resto credo che si commenti da solo no? Klaroline è Klaroline quindi lascio a voi i commenti :) 

Ringrazio tutti coloro che hanno recensito i precedenti episodi e anche chi segue la storia in silenzio e l'ha aggiunta alle preferite, seguite e ricordate. Siete davvero tantissime e la cosa non può che farmi sempre più piacere :) 
Al prossimo lunedì :) 

Allie.

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Capitolo 11
*** Chapter 11. ***


Chapter 11









 

Quel giorno nessuno avrebbe avuto un attimo di pace.
Elena si era intestardita nel voler scegliere l'abito da sposa quello stesso giorno, costringendo le donne della famiglia Forbes a recarsi nella cittadina più vicina.
La tradizione voleva che la figlia indossasse l'abito da sposa della madre, purtroppo il vestito in questione era mal messo ed Elena aveva colto al volo l'opportunità per andare a comprare l'abito che voleva.
Ovviamente sapeva già quale sarebbe stato il suo abito, ma una volta giunte al negozio, tra una moltitudine di vestiti, Elena perse la sua sicurezza sull'abito.
Alla fine dopo un'ora e con aiuti da parte di entrambe le sorelle e Miss Forbes, trovarono l'abito giusto.

Era un abito bianco molto vaporoso, con le gonne molto ampie, che sicuramente non avrebbero facilitato i movimenti ad Elena. 
Il corsetto era sapientemente ricamato con filamenti d'argento, che constringevano la povera ragazza a trattenere il respiro per la maggior parte del tempo. 

Nel complesso era l'abito più bello che Caroline avesse mai visto e seppur il prezzo superava di molto le possibilità della famiglia, i coniugi Forbes non avrebbero badato a spese per una delle loro figlie, specialmente se si trattava del matrimonio di una di loro.


Nel mentre la scelta dell'abito era fatta, il pastore stava organizzando la chiesa per il lieto evento, che sembrava sarebbe avvenuto da un giorno all'altro.

La settimana per Caroline passó così velocemente tra preparativi per il matrimonio della sorella e incontri sempre più frequenti con Niklaus.
Ormai si era resa conto, che l'odio era completamente sparito, se non peggio, trasformato in qualcosa di più.

L'unica che era a conoscenza di questo incontri, era Elena che copriva con entusiasmo le scappatelle dei due.
Aveva notato un notevole cambiamento nella sorella, che altro non poteva essere, se la causa della vicinanza di quell'uomo.


Eppure nella testa di Elena cominciava ad aggirarsi il sospetto, che In realtà sua sorella si stava mettendo nella sua stessa situazione.

«E' misterioso alle volte, che proprio non riesco a capire. Sembra che voglia nascondermi qualcosa e alle volte fa delle cose, che non riesco e che non vuole che io capisca» le aveva detto una sera Caroline, quando cercava delle risposte che evidentemente non riusciva a trovare.

 






La settimana passó e il giorno delle nozze era dietro l'angolo, come l'imminente partenza di Niklaus.
Caroline aveva sperato con tutto il cuore che quel giorno tardasse il più possibile ad arrivare, perché oltre a perdere lui, avrebbe perso anche Katherine.

La sera prima del matrimonio di sua sorella, Caroline cercó di uscire di casa, senza fare il minimo rumore, cosa che ormai aveva imparato a fare più che bene.

Aveva capito dove si trovavano le assi scricchiolanti e aveva imparato ad evitarle.


Una volta fuori, si mise a correre il più veloce che poteva verso i margini del boschetto, dove ormai sapeva che l'avrebbe trovato.

Non appena arrivó, Niklaus era già li che l'attendeva, appoggiato contro il tronco di un'albero, con quel suo fare elegante e allo stesso tempo sfacciato.

«Scusate il ritardo, ma c'era molta agitazione per domani e non ho potuto fare prima.» si scusó con un leggero fiatone Caroline, che ormai si trovava a qualche passo da lui.
«Non preoccupatevi, amore.» rispose solamente l'uomo, avvicinandosi per lasciare un casto bacio sulle labbra della giovane, che ancora andava a fuoco, ogni volta che succedeva.

«Vi andrebbe una passeggiata?» chiese dopo un breve istante Niklaus.
Caroline si limitò ad annuire e tenendosi al braccio dell'uomo cominciarono a passeggiare per il sentiero, che percorreva il bosco.

«Così domani ci sarà il matrimonio di vostra sorella.» iniziò vacuo Niklaus.
«Si, credo che non riuscirà a dormire questa notte, per quanto è agitata.» rispose Caroline, stringendosi di più al suo braccio.

Era buio e la stradina non era sicuramente illuminata, tranne che per qualche bagliore offerto dalla luna, che splendeva nel cielo, così che Caroline si stava affidando completamente a lui per muoversi.
Non sapeva come, ma sembrava che lui non avesse nessun problema a muoversi, anche se l'oscurità era predominante.


«Immagino, è un giorno importante, che non le accadrà più.» fece Niklaus, continuando imperterrito a guardare davanti a se.
Doveva parlare, doveva metterla al corrente dei fatti che sarebbero accaduti subito dopo il matrimonio, ma non ci riusciva.

Stava per altro tirando avanti una discussione, che poco lo interessava, solo per rimandare quello che voleva e doveva dire.


«Niklaus c'è qualcosa che non va?» chiese Caroline, notando il distacco dell'uomo, che seppur faceva difficoltà a distinguere i lineamenti del volto, aveva notato non deniarla di mezza attenzione.

«No, però dovrei mettervi a conoscenza di una cosa.» disse, facendo una breve pausa, che non piacque per niente alla giovane. «Subito dopo il matrimonio, sarò costretto a prendere la prima carrozza, che parte per Londra. La settimana è trascorsa quasi senza che me ne accorgersi.» parlò quasi più rivolgendosi a se stesso che a Caroline.

Caroline nel sentire quelle parole si fermó, come se facendo un passo più in la sarebbe caduta in qualche burrone.
«Io credevo che vi sarete farmato, ancora per qualche giorno.» mormorò presa alla sprovvista dalla realtà che le si parava davanti.

Se Niklaus sarebbe partito per tornare a Londra, si sarebbe sicuramente dimenticato di lei e lei invece come una sciocca si era troppo abituata alla sua presenza.
Lo sapeva benissimo, che presto o tardi sarebbe ripartito, ma non pensava di certo subito dopo il matrimonio di sua sorella.


«No purtroppo, ho ricevuto una lettera di mio padre questa mattina, che annunciava la fine del mio esilio» rispose Niklaus, portandosi davanti a lei e accarezzandole il viso con una mano, per tranquillizzarla.

«Così vi dimenticherete di questo posto.» e di me avrebbe tanto voluto dire, ma l'orgoglio non le avrebbe mai permesso di arrivare a tanto.

Se ne sarebbe andato e avrebbe ripreso la sua vita, dimenticandosi sicuramente di lei.


«Cosa vi turba tanto, amore?» chiese Niklaus vedendo Caroline immersa nei suoi pensieri.
«Nulla, non sapevo solo che sareste ripartito l'indomani.» mentì spudoratamente Caroline, tenendo lo sguardo basso.
«Vi scriverò.» inizio Niklaus prendendo in contropiede la ragazza. «Non potrei mai dimenticarmi di voi.» disse dopo aver capito i reali timori di Caroline.
«Avrete sicuramente meglio da fare, che scrivere a una ragazza di campagna, mentre siete a Londra.» esclamó lei, cercando di coprire l'effetto che in realtà quelle parole le aveva fatto.

Era forse una promessa?


«Ma voi amore, non siete di certo una ragazza qualunque.» disse piano Niklaus spostando una ciocca di capelli di Caroline dietro al suo orecchio.

I suoi occhi che cercavano quello di lei,non ci misero tanto a trovarli, quando con delicatezza le sollevò il mento con due dita.
Lei vaqua non riusciva a vedere bene i suoi lineamenti, al contrario di lui, che invece la vedeva chiara e netta.


Niklaus si avvicinó ancora di più a lei, fino a che le loro labbra non si sfiorarono.
Rimasero fermi così per qualche istante, come se stessero aspettando la mossa dell'altro, fino a quando stupendo persino se stessa, fu Caroline a eliminare quella minuscola distanza, che ancora li separava.

Le labbra di uno premute su quelle dell'altro si stavano assaggiando in modo diverso rispetto al solito.

Era come se suggellassero un patto, che nessuno dei due si sarebbe scordato dell'altro.

Niklaus fece solo una lieve pressione per far aprire le labbra di Caroline, che sembravano andare a suo comando.
Le loro lingue si intrecciarono con passione, facendo scontrate non solo le loro bocche con maggior impetto, ma anche i loro corpi.
Niklaus la tiró a se senza tante cerimonie e accarezzava la sua schiena.

Sapere che era l'ultimo momento che avrebbe passato con lei, gli stava rendendo difficile mantenere qualsiasi istinto.


Caroline teneva le mani sul petto di lui, ma poco alla volta scivolarono con prudenza verso il suo collo, poi tra i suoi capelli.

Improvvisamente si ritrovó schiacciata contro un albero e non riusciva a capire come avevano fatto ad arrivare li, ma quel pensiero svanì completamente dal sua testa, quando sentì le mani di Niklaus farsi più audaci.

Era sceso dalla schiena fino ai suoi fianchi, stringendo la se possibile ancora più a se, che poi aveva fatto risalire fino ai suoi seni.
Niklaus aveva un completo black out nella testa, tanto che non si era accorto, di aver trascinato Caroline nel mezzo del boschetto, non a una velocità umanamente possibile.


Il bacio diventava ogni istante più umido e solo quando Niklaus prese a baciarle il collo lei riuscì a parlare o almeno ci poteva provare.
«Niklaus..» sussurró tra un sospiro e un'altro.

«Niklaus, vi prego fermatevi.» esaló togliendo le mani dai suoi capelli.

Forse solo udendo la sua voce quasi ansimare, si era reso conto di quello che stava succedendo.
Sapeva che doveva controllarsi, che lei era diversa dalle altre, ma quando aveva realizzato di non poterla più vedere ogni sera, il suo cervello aveva dato di matto, come la sua gola quando aveva cominciato a lasciarle dei baci lascivi sul collo.
I canini poteva sentirli chiaramente spingere per uscire e la vista gli era incredibilmente migliorata, segno che doveva fermarsi subito o sarebbe stata la fine di tutto.


«Perdonatemi amore, non avrei dovuto andare così oltre.» disse, sollevando il viso dal collo di lei e accarezzando lentamente una sua guancia.
Caroline arrossì vistosamente, rendendosi conto come un lampo a ciel sereno, di cosa stava per succedere.

«Caroline?» la richiamó Niklaus, vedendo che la ragazza non rispondeva.
«Va tutto bene Niklaus,state tranquillo è solo che..» disse Caroline un po' titubante.
« Lo so amore, lo so.» sospiró Niklaus, dandole un piccolo bacio a stampo.


«Vi accompagno a casa. Si è fatto troppo tardi e..» inizió a dire Niklaus ,che venne subito bloccato da Caroline.
«Non dovete preoccuparvi, più che qualche volpe, nessuno può farmi del male.» lo interruppe lei, sorridendo vedendo la preoccupazione di lui. «inoltre siamo nell'Hampshire, qui non succede mai niente.» esclamó Caroline, tranquillamente.

« Va bene amore, ma state attenta.» disse a quel punto Niklaus, sapendo che non sarebbe riuscito a aralie cambiare idea. Le diede un'ultimo casto bacio prima di salutarla.

« Domani spero che mi prenoterete un ballo.» disse sorridendo sornione Niklaus.
«Se capiterà che non ho un cavaliere, vi chiamerò, Mister Mikaelson.» gli rispose canzonatoria Caroline, chiamandolo volutamente con il cognome.

Niklaus sorrise, facendo un breve inchino.

«Aspetterò con inpazzienza che qualche vostro cavaliere, non si presenti.» rispose beffardo lui, mentre Caroline già si stava allontanando.


 

Era stato più forte di lui seguirla.
Per quanto poteva credere, che nel tragitto verso casa, non le sarebbe accaduto niente, non poté fare a meno di seguirla in disparte senza farsi vedere.
Solo quando la vide in lontananza entrare dalla porta d'ingresso della casa, decise che era ora di andare a mangiare qualcosa.


















 

***





















 

La piccola chiesetta era completamente addobbata di rose bianche e nastri celesti e già gremiva di gente.
Il pastore Forbes era davanti all'entrata della sua chiesa e stringeva le mani a tutti gli invitati, con un sorriso pieno di gioia.
Era contento di poter vedere una delle sue figlie sistemarsi e saperla al sicuro.
Si fidava del più grande dei fratelli Salvatore, se non fosse che dopo la sua cattiva fama passata, aveva visto un radicale cambiamento in lui, che l'aveva portato a dare la sua benedizione al matrimonio con la figlia.

La famiglia Salvatore era già arrivata e Damon, sostava davanti all'altare con il fratello, nell'attesa della sposa.

La chiesa che di solito era un luogo di culto sempre silenzioso, era riempito dal brusio di tante voci, che parlottavano tra di loro, nell'attesa di ammirare la figlia del pastore.

 




 

Nello stesso istante dai Forbes c'era l'agitazione più totale.
Elena era entrata nella classica paranoia pre matrimonio e barbottava cose senza senso con la madre.
Diceva che aveva paura del sangue e altre cose che Caroline stava classificando come paura per le nozze.

Dopo una buona mezz'ora riuscirono a calmarla e salirono sulla carrozza che i Salvatore avevano mandato per Elena.

 

Quando arrivarono,Caroline rimase stupefatta nel poter constatare quanta gente si fosse riunita per il matrimonio della sorella.
Ormai mancava solo l'entrata della sposa, che si era atta attendere, anche più del dovuto.

 

Non appena Elena entró nella chiesa, il lieve silenzio che il pastore era riuscito ad ottenere, svanì per lasciar spazio ai pianti sommessi di gioia, a chi parlava con la vicina dell'abito e chi ancora ammirava Elena parlando ad alta voce tra se e se.

 

La cerimonia fu la cosa più bella che Caroline aveva mai visto.
Sua madre aveva allestito al meglio la chiesa e i due ormai coniugi era davvero perfetti.


Stava seguendo lo scambio delle fedi, con le mani giunte per l'emozione, quando si sentì insistentemente osservata e voltando appena la testa, notó un paio di occhi azzurri come l'oceano, che la guardavano.
Sorridevano, quegli occhi avevano la spettacolare capacità di sorridere, senza che le labbra si incurvarsero.

Caroline sorrise di rimando, tornando a guardare la sorella, che ora era totalmente in lacrime per la gioia.

 

«Ti affido mia figlia, ora vi dichiaro marito e moglie.» disse solennemente il pastore, incitando poi con un gesto della mano i due a baciarsi.
Il bacio fu un scoppio di pianti e lievi applausi con un quasi del tutto svenimento da parte di Miss Forbes.

 



 

Il resto della giornata si trasferì nel giardino della residenza dei Salvatore, che era più grande e accogliente, rispetto quello dei Forbes.
Era stato allestito un banchetto e uno spazio per le danze, il tutto rigorosamente decorato.

Caroline ammirava in disparte la sorella, che sorrideva felice, ad ogni invitato che le si avvicinava per congratularsi.

Alla fine arrivó il momento tanto atteso da tutti.
Il ballo.


Damon ed Elena si misero al centro e appena la musica riempì l'aria cominciarono la danza, che consisteva in un leggero sfioramento di mani e di giri, l'uno intorno all'altra.

Dopo il primo giro di danza, che era stato eseguito solo dagli sposi, si unirono altre coppie e Caroline, sapeva già chi stava aspettando.

Più di un giovane si era avvicinato, chiedendo la sua mano per quel secondo giro di danza, ma lei risoluta diceva, che aveva già un cavaliere, che ovviamente non si fece attendere.

«Ho udito, che state aspettando il vostro cavaliere, quindi immagino di essere arrivato tardi.» disse Niklaus apparendo davanti a lei, mentre con sicurezza le porgeva una mano.
Caroline sorrise divertita, inarcando lievemente un sopracciglio e appoggio la sua mano in quella di lui.
«Siete fortunato, mi sono appena ritrovata senza un cavaliere.» rispose Caroline, facendo scoppiare a ridere entrambi.











 

*** 















 

«Caroline!» si sentì chiamare, monete stava entrando dentro casa alla ricerca del bagno.
Voltandosi si ritrovó Katherine a qualche mentre, che con eleganza la stava raggiungendo.
«Vi ho cercata per tutta la festa e non riuscivo a trovarvi» esclamó una volta che l'ebbe raggiunta Katherine.

«Sono.. Sono dovuta andare a prendere delle cose all'interno per la festa.» cerco di giustificarsi Caroline.
In realtà dopo il primo giro di ballo con Niklaus i due, erano nuovamente sparito per ricavare dell'altro tempo insieme e non si erano minimamente preoccupati di giustificare la loro assenza.


«Avete passato tutta la festa all'interno? Non è che per caso,eravate da qualche altra parte?» chiese lasciva Katherine, che aveva notato l'assenza anche di Niklaus.

«Cosa andate a pensare! Non trovavo quello che mi avevano chiesto.» rispose il più convincente possibile.
«Va bene, cercherò di credervi.» disse Katherine, che ovviamente non ci aveva creduto. «Comunque mia cara, ero venuta a cercarti perché sto per partire e non potevo andarmene senza averti salutata.» disse cercando di contenersi.

Era noto che Katherine Pierce non lasciava mai trasparire i suoi sentimenti e che per quanto poteva sembrare fredda e distaccata, in realtà avrebbe tanto voluto piangere.

Le due semplicemente si strinsero in un abbraccio, che non aveva bisogno di parole.

Era già stato difficile salutare Niklaus.
Avevano preferito salutarsi in disparte, perché davanti a tutti non avrebbero potuto farlo come volevano.
Ora al pensiero di dover dire addio anche all'unica vera amica che avesse mai avuto, la stava buttando definitivamente a terra.


« Prometto che vi scriverò!» disse Katherine.
Tra di loro si erano sempre date del voi, seppur fossero molto legate, ma per Katherine non esisteva altro linguaggio.


« Attenderò con ansia le vostre lettere.» rispose Caroline ancora stretta nell'abbraccio con l'amica.
« Vedrò di mandarvela, assieme a quelle di Mister Mikaelson.» sorrise furba, Katherine.

In quel momento Caroline capì.
Katherine aveva capito tutto.

«Non preoccupatevi, ci penserò io a tenerlo in riga.» e le due amiche scoppiarono a ridere.

Il padre di Katherine richiamó la figlia e le due dovettero salutarsi per davvero.

Caroline osservó la sua amica salire sulla carrozza,che era già occupata da Niklaus.
Non resistette per più di 5 secondi e si allontanó dalla festa.


Ora era tutto fuorché propensa a festeggiare qualcosa.













 

 

***

































 

Elena si era trasferita la sera stessa delle nozze a casa Salvatore.
E come da copione, si stava apprestando a prepararsi per la prima notte di nozze.

Non era spaventata per l'atto in se, sapeva che una moglie non poteva sottrarsi ai suoi doveri, ma per lo scambio di sangue.
Damon nei giorni precedenti, le aveva spiegato, che lo scambio di sangue è la cosa più intima e importante che un vampiro più fare e se inizialmente era stata onorata e felice, che il suo futuro marito volesse fare una cosa così importante, l'attimo successivo le era salito il panico.

Aveva paura, non di suo marito ovviamente, ma di quello che poteva comportare quell'atto.


Elena si trovava dietro il separé ed era intenta con qualche difficoltà a togliesi l'abito.
Il corpetto dopo qualche breve resistenza sembrò arrendersi, lasciando il corpo di Elena coperto solo da una leggere chemise color perla.


Dopo un attimo di esitazione, si diresse verso il letto, dove suo marito, la stava già attendendo, sotto le coperte.
Non appena Elena si distese sotto il manto di quelle pesanti coperte, si rese conto che non sapeva assolutamente cosa doveva fare.

«Stai tranquilla.» le disse piano Damon,mentre si voltava con l'intero corpo verso di lei.
«Sono tranquilla, solo che non so cosa fare.» disse in imbarazzo Elena.
«Devi solo rilassarti, va bene» chiese dolcemente Damon, accarezzando una guancia di sua moglie. La stava osservando quasi in adorazione, ancora non poteva credere, che quella creatura fosse realmente solo sua.

Era perfetta, anche in quel momento, che si trovava in completo imbarazzo.


«Parliamo un po, almeno ti tranquillizzi.» le disse sorridendole, cercando di calmarla.

Aveva paura di farle del male, sapeva che la sua forza era di netta superiorità rispetto a quella di un uomo, la cosa diventava ancora più spaventosa per Damon, pensando che lei era una donna e pure molto fragile.


«Posso farti una domanda su Mister Mikaelson?» chiese allora subito, diretta Elena.
«Perchè vuoi parlare di lui? Per tua sorella?» chiese stranito Damon.
«Si per lei..Lui è come te?» chiese a bruciapelo Elena, guardando dritta negli occhi il marito.
«Cosa? Elena, no lui..» Damon non sapeva cosa dire.

Era chiaro che ora sua moglie, fosse più propensa a riconoscere persone come lui, sapendo della loro esistenza, ma come poteva dirgli cos'era Niklaus?


«Ti prego, dimmelo.» insistette lei, ferma nella sua decisione di sapere.
Alla fine Damon si ritrovò a sospirare affranto e a vuotare il sacco.
«E' come me, ma allo stesso tempo non lo è. Non è solo un vampiro, non chiedermi altro.» rispose risoluto Damon.
Sapeva che se avrebbe detto tutto quello che sapeva su Niklaus ad Elena, l'avrebbe spaventata e avrebbe assillato la sorella, fino a far salire in lei qualche sospetto.

«Oddio, ma è un mostro quindi? E io che l'ho pure aiutato a vedere, Caroline.» disse prendendosi il volto tra le mani, con fare disperato.

«Calmati, Elena. Non è pericoloso.» mentì Damon. «Lo conosco e se fosse stato pericoloso, nemmeno tuo padre avrebbe permesso una cosa simile.» cercò di tranquillizzarla.

Elena annuì appena, trovando un fondo di verità nelle sue parole.
Suo padre non l'avrebbe mai permesso, se era un'essere pericoloso.


Quella nuova consapevolezza la tranquillizzò, portandola a sentire però maggior bisogno di protezione.
Si voltò verso suo marito e lo baciò.
Aveva bisogno di lui e ora si sentiva molto meno impacciata, rispetto a prima.


Damon non se lo fece ripetere due volte, il chiaro invito di Elena e si posizionò sopra la sua sposa.



Quella notte chi per un motivo, chi per un'altro, non l'avrebbe scordata nessuno. 













Angolo autrice: 
E rieccomi puntuale :) 
Elena e Damon si sono sposati ** dopo aver visto il finale di stagione, mi sono detta che il matrimonio non poteva più spettare. (Come al solito la plec rovina tutto, ma ormai credo che ci abbiamo fatto l'abitudine.) 
Klaroline, Klaroline boh Klaus è la tenerezza e amo troppo fare i botta e risposta tra i due. 
Al prossimo lunedì donzelle e come sempre grazie a tutte!! :) 

p.s. se vi va di lasciarmi qualche vostra opinione sui due finali di stagione di tvd e to, ne sarei molto contenta. Sono curiosa di sapere cosa ne avete pensato. 

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Capitolo 12
*** Chapter 12. ***


Chapter 12 








 

 

Un giorno che mancava il sole.
Un giorno intero in cui tutto sembrava tetro e scuro, senza nessuna luce di allegria.

Fuori dalla finestra però il sole c'era e non aveva mai abbandonato il suo regolare ciclo e aveva scaldato l'Hampshire, ricordandogli che l'estate si stava ormai avvicinando.

Il sole, quella luce così prorompete mancava solo in Caroline.
Aveva seppur invanamente cercato di mascherare tutto, con qualche sorriso di circostanza, che a quanto pare sembrava funzionare.
L'unica che avrebbe potuto scoprirla, era Elena, ma ormai lei viveva con suo marito e sicuramente nella loro prima settimana di nozze non si sarebbe fatta vedere, anche perché l'attendeva la luna di miele.

Quello era un vero e proprio sollievo per Caroline, perché così non avrebbe dovuto rispondere a domande scomode, alla quale non voleva per nulla dare risposte.

Gli altri componenti della famiglia erano troppo impegnati alle solite mansioni o a parlare del matrimonio della sorella, che non si erano accorti di nulla.


Caroline era grata per una volta di questa loro mancanza di osservazione, ma dentro avrebbe tanto voluto lasciar esplodere tutto.

Ancora non riusciva a capacitarsi di come in poco più di una settimana la sua vita era completamente cambiata.
Lo aveva odiato con ogni parte di lei all'inizio, per passare improvvisamente ad essere il suo primo pensiero ad ogni risveglio e ogni volta che si coricava prima di cadere addormentata.
Aveva sempre promesso a se stessa che non si sarebbe mai sposata se non fosse stata innamorata, ma ora aveva paura che se non avesse potuto sposare l'uomo che amava, sarebbe finita per restare zitella o avrebbe dovuto mettere da parte le sue idee e sposare qualcuno, solo sul volere principalmente di sua madre.


Tutto nella sua vita sembrava aver perso ogni morale e aveva paura delle conseguenze di questa mancanza.

 




















 

***




















 

 

Quell'abbraccio sembrava non voler terminare mai.
La teneva così stretta a se, come se avesse il timore che potesse svanire da un momento all'altro dalle sue braccia.

Era giunta ormai la notte quando la carrozza di Niklaus e di Katherine raggiunse Londra e tutte quelle facce che lo attendevano, non riuscivano ad infonder gli nessun tipo di famigliarità, se non quell'abbraccio tanto sentito, quanto voluto.

«Mi sei mancato, Nik.» mormorò in lacrime Rebekah tra le braccia del fratello.
Niklaus non aveva fatto nemmeno in tempo a scendere completamente dalla carrozza, che si era ritrovato la sorella stretta a se.

La cosa istintiva che fece, fu sorridere spontaneamente di quel gesto da parte della sorella e ricambiando immediatamente la stretta.

Le era mancata, non poteva negarlo.

«Anche tu, sorella.» mormorò infatti di rimando.
Si staccarono solo quando udirono un lieve colpo di tosse dietro di loro, che proveniva da Elijah.
Tra i due fratelli non c'era mai stata così tanta espansività come entrambi avevano con Rebekah, ma sapevano comunque dimostrare il bene che provavano l'uno per l'altro.

« Ben tornato, Niklaus.» esclamó Elijah, che nel frattempo si era avvicinato a loro e aveva appoggiato una mano sulla spalla del fratello, stringendogli appena la spalla, in segno di saluto.
Entrambi si sorrisero, scambiandosi un'occhiata che valeva più di mille abbracci, che era più che sufficiente per loro, per dimostrasi tutto l'affetto che nel profondo provavano.

«Nostro padre ti sta già aspettando.» fece dopo una breve pausa Elijah.
«Non perde tempo, a quanto pare.» rispose ridendo Niklaus, lasciando andare Rebekah, che ancora si era stretta al fratello.
«Sei appena tornato.» gli fece capire Elijah. «Non farti rispedire da qualche parte di nuovo.» continuó con chiaro intento di avvertirlo.
«Immagino che sia il suo più grande desiderio, rispedirmi da qualche parte, magari per un mese questa volta» rispose Niklaus, mentre si allontanava dai fratelli ed entrava in casa, per raggiungere il padre.

L'attenzione dei due fratelli rimasti, fu catturata da una seconda figura, che fino a quel momento, era rimasta ancora sulla carrozza, ma che in quell'istante, stava uscendo allo scoperto, aiutata da uno dei servi.
Il cappello che portava le copriva gran parte del volto, ma appena la donna si raddrizzò, dopo essersi sistemata accuratamente l'abito, la luce illuminó suo splendido viso.

Elijah rimase immediatamente colpito, dai suoi occhi così profondi e così impenetrabili, come un pozzo senza fondo.
L'uomo sempre elegante e rigido, in quel momento non sapeva che fare, se non restare immobile ad ammirare quella apparizione, che aveva davanti a se.

«Voi dovete essere, Katherine immagino.» esclamó Rebekah, guardando la donna da capo a piedi. Era già chiaro che quella donna non le piaceva, al contrario del fratello.
«Si, Miss Mikaelson.» esclamó Katherine, facendo un breve inchino.

Seppur non fosse nel suo carattere, in quel momento si sentiva fuori posto e per nulla a suo agio.
Sapeva che quelli che aveva davanti a lei, oltre all'uomo con cui aveva condiviso il viaggio, erano la famiglia più in vista e potente di Londra e la cosa, la faceva un po sentire in soggezione.


«Miss Pierce, se volete vi accompagno ai vostri alloggi.» intervenne Elijah, che si era riscosso dal suo stato di turbamento, porgendo il braccio alla giovane donna.
«Con molto piacere, Mister Mikaelson.» rispose sorridendo timidamente Katherine, accettando il braccio di Elijah e facendosi condurre dentro l'enorme residenza.
« Voi che aspettare.» disse Rebekah rivolgendosi a due servi, che sostavano accanto all'entrata, dopo aver guardato torva il fratello che spariva dentro l'enorme portone dell'abitazione. «portate dentro i bagagli di mio fratello e quelli di Miss Pierce» fece con voce risoluta, entrando poi a sua volta, per nulla contenta della nuova arrivata.

 

 

 

Niklaus raggiunse in pochi minuti lo studio del padre, dove come sempre, era seduto al suo scrittoio, con impettita eleganza.
Non si disturbó nemmeno a bussare ed entró direttamente nella stanza.

« Hai dimenticato le buone maniere durante l'esilio, figlio?» fece con freddezza Mikael, che vedendo la porta aprirsi all'improvviso, si era alzato dalla sua postazione.
«Non credo, che mi abbiate convocato per parlare delle mie buone maniere, padre.» fece quest'ultimo,sorridendo come al suo solito. «Comunque sia, sono lieto di rivedervi pure io.» continuó con sarcasmo, andando a versarsi del whisky.

«Non sei nella condizione di fare lo sbruffone, ragazzo.» lo rimproveró il padre. «Spero, però, che il tuo soggiorno in campagna ti sia servito a qualcosa.» disse tornando a sedersi alla sua sedia.
«Non potete neanche immaginare quanto..» rispose sorridendo contro il bordo del bicchiere, prima di berne una lunga sorsata del liquido che ne era contenuto.


Non potete davvero immaginare quanto.Pensó Niklaus.



 

La riunione con il padre duró più del previsto, dovendo presentare lui stesso, l'ospite Katherine Pierce, al padre.
Avrebbe avuto una migliore istruzione, grazie a loro e doveva essere tratta con riguardo, anche se questo non sembrava poter diventare un problema, notando quanto riguardo ci stesse mettendo il fratello nei confronti della donna.

Dopo essersi finalmente liberato, da tutti quegli impicci, riuscì a raggiungere i suoi alloggi ed a pensare un attimo a tutta la situazione.
Il viaggio era stato lungo, ma abbastanza piacevole dato le continue chiacchiere di Katherine, che l'avevano distratto dal pensare a lei.
Ora però la sua mente era invasa da mille domande, libera com'era da qualsiasi altro svago per tenerla occupata.

Cosa starà facendo?

Non lo sapeva e non poteva saperlo nemmeno volendo.
Niklaus era consapevole che doveva scordarsi di lei e che tutto era iniziato e allo stesso tempo finito, quando lui era salito sula carrozza verso Londra.

Un lieve bussare alla porta, lo fece risalire dai suoi soffocanti pensieri e andò ad aprire.
Senza dire una parola, si scostó e fece entrare la donna che aveva bussato.

«Ben tornato, Mister Mikaelson.» esordì con una voce tenue e un breve inchino, una delle innumerevoli cortigiane di cui disponeva. «Avete fatto buon viaggio?» chiese ancora, una volta entrata ed essersi voltata verso il suo interlocutore.
«Gradevole, si.» rispose con poco interesse lui, dopo aver chiuso la porta.
Niklaus la fissó per un breve istante, nella quale la sua mente capì perché aveva chiesto, proprio di lei.
Aveva i capelli biondi e leggermente mossi, occhi chiari ma non limpidi come i suoi.
Poteva benissimo notare tutte le disuguaglianze che aveva con la sua Caroline, ma aveva bisogno di distrarsi e lei era stata la prima che gli era venuta in mente.


«Ora però basta parlare.» esclamó semplicemente Niklaus, mentre si avvicinó a lei a velocità non umana e la bació con foga, mentre spingeva la donna sul letto.
Successe tutto molto velocemente, le alzó senza tante cerimonie le gonne e mentre esplorava sotto di esse, portó la sua bocca, sul collo di lei.

Dalla bocca della donna fuoriuscivano solo ansimi e si stringeva come più poteva al corpo di Niklaus, mente i vestiti di entrambi venivano tolti di mezzo.
La bocca di Niklaus vagó per un po su l collo della cortigiana, fino a quando non affondó nella sua carne, con una vemenza, che fece appena sussultare la giovane.

«Fate piano, mio signore.» mormorò ansante la donna, mente portava una mano tra i capelli di lui.

La sua voce gli arrivó ovattata e la ignoró completamente, continuando ad assaporare il suo sangue e qualche istante dopo, penetrare in lei con nessuna gentilezza.
Lei non era Caroline.
Lei non meritava nessuna attenzione.



















 

***


















 

Il filo entrava e usciva a una velocità quasi meccanica, da far sembrare Caroline una macchina, che ripeteva gli stessi movimenti, fino al completamento di quello che stava facendo.
La testa china sul suo lavoro a maglia, cercando di restare il più concentrata possibile.
Caroline odiava il cucito o tutto ciò che comprendeva ago e filo, ma aveva già letto un libro intero e scritto, che alla fine era in estremo bisogno di trovare qualcos'altro che la potesse distrarre.

Il suo lavoro in compenso non era molto ben chiaro, perché per quanto la sua idea iniziale fosse stata quella di fare un grazioso ricamo. quella figura che doveva assomigliare a un fiore, non aveva neanche vagamente l'aspetto desiderato.
Lei però non si arrendeva e continuava nel suo lavoro, solo per occupare li tempo e la mente.

Stava per esasperarsi, per il filo che era uscito per l'ennesima volta dall'ago quando, quando sua madre si sedette sulla sedia in vimini accanto a lei, nella veranda.
Caroline le lanció solo una breve occhiata, ma senza perdere di vista il suo lavoro.
Quando sua madre si sedeva con lei, non era mai una buona cosa e portava sempre e solo a un'ennesimo litigio.

«E' proprio una bella giornata oggi, non credi?» chiese vagamente Miss Forbes, giungendo le mani in grembo, guardandosi attorno.
«Si, madre.» rispose con poco interesse Caroline.
«Oh ma guarda, finalmente ti sei messa a ricamare, figlia mia.» continuó ancora, sporgendosi un poco verso il lavoro della figlia, che questa subito scostó bruscamente,guardando dritta negli occhi sua madre.
«Avete bisogno qualcosa, madre?» chiese esausta Caroline, che già aveva capito.
«No, di nulla mia cara.» rispose Miss Forbes non capendo.
«Dovete forse dirmi qualcosa?» provó ancora, convinta che la madre le stesse nascondendo qualcosa.

La vide prendere un enorme respiro, prima di far uscire quelle parole, che ormai Caroline aveva come imparato a memoria.
«Vedi figlia, hai un'età in cui devi trovare marito o potresti rischiare di non trovarlo più. Ma per fortuna hai una madre, che si tiene molto informata e che è venuta a sapere, che ci sarebbe un giovane ragazzo, che vorrebbe venire a chiedere la tua mano.» sproloquio la donna, gesticolando.
«Madre, per la millesima volta, io non sposerò qualcuno che non amo.» cerco di spiegare nuovamente alla madre il suo punto di vista.
«Ma questa volta è diverso, vedi è un tuo amico d'infanzia!» insistette la madre.
«Non cambia le cose,madre.» continuó Caroline, stanca di tuta quella situazione.
«Cambieranno, perché tra due giorni, sarà nostro ospite per pranzo, così potrete passare un po' di tempo insieme.» disse risoluta la donna, alzandosi dalla sedia e stirando con le mani le gonne del vestito.

«Almeno posso sapere chi sia questo pretendente, madre?» chiese ormai conscia al fatto, che sua madre non si sarebbe mai arresa, finché non l'avrebbe vista sposata.
«Scoprirai chi è tra due giorni.» rispose semplicemente la donna, prima di tornare dentro casa.

Tutto stava andando di male in peggio, penso Caroline, mentre fissando il suo lavoro, da ogni angolazione possibile, capì che lei e il ricamo, dovevano vivere due vite separate.















 

***















 

«Nik, apri la porta so che sei nella stanza!» esclamó la voce di Rebekah dall'altro lato della porta in legno.
«Se non alzi il tuo posteriore, sfondo la porta!» disse a gran voce per l'ennesima volta.

Niklaus se ne staa ancora tra la coltre di coperte e fissava esasperato il soffitto, sperando che la sorella si arrendesse e lo lasciasse riposare, almeno per un altro po.

«Nik!!» urló nuovamente la ragazza, facendo alzare i scatto Niklaus dal letto e a passo sostenuto, avvicinarsi alla porta e aprirla con un colpo secco.

«Cosa vuoi!?» le sbraitó contro, esasperato dalla sua voce, che gli aveva fatto terminare del tutto il suo sonno.
«Ci voleva tanto?» chiese ovvia Rebekah, entrando nella stanza da letto del fratello e sedendosi, su una delle poltroncine, del salottino della stanza.
Niklaus rimase a fissarla per qualche istante interdetto, poi richiude la porta e si diresse verso la sedia accanto al suo letto, per prendere una camicia di lino leggera e indossarla sul petto nudo.

La cortigiana l'aveva abbandonato subito dopo la fine dell'amplesso e si era sentito troppo devastato per rivestirsi completamente, così che era riuscito a indossare solo dei pantaloni, prima di lasciarsi ricadere nel letto.
«Allora a cosa devo questo risveglio rumoroso, sorella?» chiese infastidito Niklaus, andandosi a sedere davanti a lei.
«Mi hanno riferito che hai avuto compagnia stanotte.» inizió Rebekah, guardandola con sguardo torvo.
«Ti sei messa a controllare quello che faccio?» chiese aprendo il più possibile gli occhi per la sorpresa.

«No, però le voci corrono.» rispose vaga, la ragazza, tornando poi seria. «La cosa che non riesco a capire, è perché tu abbia chiamato una tua cortigiana, quando mi sembrava di aver capito che avevi messo la testa a posto.» parló Rebekah più a se stessa, come per trovare una qualche risposta, che al fratello.
«Non sono cosa che ti riguardano, sorella.» rispose evasivo, alzandosi dalla poltrona e dirigendosi alla finestra.

Quell'argomento non gli piaceva dove sarebbe andato a parare.


«No, ma mi preoccupo per te e questo mi riguarda.» disse Rebekah, alzandosi a sua volta dalla sedia e raggiungendo il fratello. «È successo qualcosa con quella ragazza, di cui mi hai scritto? Caroline, se non ricordo male.» continuó guardando il fratello, con interesse.
«Non è successo niente, io ora sono tornato qui e lei è rimasta dov'era.» rispose seccato l'uomo senza guardare la sorella.
«Quindi è proprio come immaginavo.» sorrise improvvisamente Rebekah, che si strinse a una spalla di lui.
«Come immaginavi?» chiese stranito Niklaus, voltando il capo verso la sua direzione e osservandola.

«Che ti sei innamorato di lei.» esordì con un sorriso ancora più ampio.

Niklaus da suo canto scoppió a ridere, per la sciocchezza.
Si era affezionato molto a Caroline questo si, la pensava molto e le mancava, ma tra questo ed esserne innamorato c'era un'abisso o almeno questo era quello che pensava lui.


Eppure una piccola parte di lui gli stava dicendo, che forse Rebekah non aveva detto male, ma era pur sempre una vocina piccola contro quella più prerompente della sua cocciutaggine.

«Non negarlo!» esclamó vedendo il fratello pensieroso e con un'espressione per niente convinta. «Non c'è niente di male nell'amare una persona.» disse Rebekah per tranquillizzarlo.
«E' un'umana, sorella.» disse lui come per trovare una scusa a tutto quello, quando non gli era mai importato che lei fosse solo un'umana.
«Questo è un dettagli di poco conto e te ne sei accorto pure tu, se no non mi creati scritto in quel modo di lei.» fece convinta Rebekah appoggiando una mano sulla spalla del fratello.
«Meriti anche tu di trovare qualcuno con cui condividere la tua vita. Il fatto che sia umana è facilmente un problema che si può risolvere.» cercó di fargli comprendere.

Infondo Niklaus sapeva che avrebbe potuto trasformarla, ma prima di arrivare a quel punto, avrebbe dovuto metterla a conoscenza della sua vera natura.













 

***











 

Katherine si stava tutto sommato trovando a suo agio.
Tutta l'agitazione della sera prima era quasi completamente sparita, grazie anche alle attenzioni che Elijah le riservava.
Niklaus che in realtà era l'univo che poteva definire di conoscere un po' meglio degl'altri non si era ancora presentato, per farle fare il giro della tenuta.
Durate il tragitto Hampshire-Londra l'uomo le aveva promesso che le avrebbe dato visitare tutta la sua residenza il giorno seguente, ma di lui ancora non si era vista traccia.
Rebekah, la sorella minore, sembrava averla presa già in antipatia, fin dal primo momento e la situazione che si è a posta a Katherine non era delle migliori.

L'unica cosa positiva erano le attenzione di Elijah, che al contrario del fratello si presentava alla sua porta, ogni istate che poteva, per assicurarsi che stesse bene e che non le mancasse niente.
Alla fine con un po' di coraggio, chiese a lui di accompagnarla per farle vedere la casa, menzionando il fatto che il fratello non sembrava volesse mantenere alla parola data.

«Niklaus sarà sicuramente occupato, in qualcosa di importate se si è scordato di voi.» le aveva risposto Elijah, mentre aveva accettato con piacere di mostrarle ogni stanza.



Aveva già visto più di metà casa e ancora si stava stupendo per quanto fosse imponente e gigantesca.
Per tutto il tempo i due risero e scherzarono, facendo per un attimo svanire il solito contegno che distingueva Elijah.

«Provate a prendermi se ci riuscite.» lo aveva schernito Katherine mente correva per un lungo corridoio, tenendosi le gonne lievemente sollevate da terra, per riuscire a muoversi meglio.
Era come se fosse entrambi dei bambini di poco più di 7 anni, che giocavano a rincorrersi, ma nessuno dei due sembrava farci caso.


«Accetto sempre una sfida, ma vi devo avvisare che non ne ho mai persa una, Miss Pierce.» rispose Elijah, che in un batter d'occhio l'aveva raggiunta e racchiusa tra il suo corpo e la parete.
«Come avete fatto a..?» chiese ansante e sorpresa Katherine ma per nulla spaventata.
«Non vi hanno messo al corrente prima di farvi venire a Londra?» chiese stranito Elijah.
«Mi è stato detto solo che siete diversi, ma niente di più di questo.» esordi Katherine.
«Non avete paura però.» confermò a se stesso Elijah, guardando la ragazza.
«So che non mi fareste mai del male.» fece la ragazza, sentendosi un po in imbarazzo per la posizione ambigua in cui si trovavano.

«Su questo potete starne certa.» le sorrise lui, per poi allontanarsi da lei, sentendo il disagio che stava creando alla ragazza.
«Allora, quale sarà la prossima stanza» chiese dopo un attimo di smarrimento Katherine, mentre tornava al fianco dell'uomo che le stava facendo da guida.
«La biblioteca. Vi piace leggere, Miss Pierce?» chiese Elijah.
«In verità non molto, ma una mia amica nell'Hampshire, si ostinava a farmi leggere libroni di qualsiasi genere.» ricordò con un sorriso, pensando a Caroline ed a quanto avrebbe voluto che fosse li insieme a lei.

«Avete un'amica molto colta. Oserei dire strano per una donna.» fece Elijah, porgendo il braccio alla giovane donna, per proseguire fino alla biblioteca.
«E' una donna molto strana in effetti, non per altro ha fatto colpo su vostro fratello.» esordì senza neanche accorgersene Katherine.
«Su mio fratello?» si incuriosì Elijah, non credendo possibile che il fratello si fosse davvero interessato a qualcosa.
«Certo, non lo sapevate?»
«No, non ho ancora avuto modo di parlare con mio fratello, dal suo arrivo di ieri notte.» rispose allora Elijah, cercando di deviare il discorso. «Eccoci arrivati, prego.» disse rivolgendosi a lei, permettendole di entrare per prima nella stanza, dopo aver parto la porta.


Più tardi sarebbe sicuramente andato alla ricerca del fratello, forse ancora non era tutto perduto per lui. 










Angolo Autrice: 
Mi sto meravigliando di me per la puntualità che sto riuscendo a mantenere, anche se il tempo sembra giocare abbastanza a mio favore. Piove e cosa potrei mai fare se resto a casa se non scrivere? 

Allora parto con augurare a tutte una buona Klaroweek :) 
Questa settimana è dedicata a noi, ma specialmente a loro, che sono i protagonisti di tutto c'ho. 

Aperta e chuisa questa piccola parentesi, passo al capitolo. 
Caroline e Klaus si sono salutati nel precedente capitolo e ora si vedono le diverse reazioni da parte dei due. 
Vorrei farvi notare la cortigiana, di cui non ho voluto mettere il nome, ma che sarei curiosa di sapere se si è capito il riferimento, quindi nella recensione se vi va ditemelo. 
Per il resto ho cercato di mettere più in risalto il rapporto klebekah e kalijah (altro che halijah o come si chiama poi) 
Bhe ringrazion come sempre tutte! Sia voi che recensite e quelle che seguono in silenzio. 
Devo ammettere che sono davvero contenta del successo che sta avendo questa ff e sono contenta di vedere che in davvero tante la seguite. 
Un bacio a tutte, a lunedì prossimo . 
Allie:)

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Capitolo 13
*** Chapter 13 ***


Chapter 13.







 

 

Lo shock era l'emozione predominante sul suo volto.
Davanti a lei impettito e vestito di tutto punto, c'era il maggiore dei figli di mister Donovan, che le sorrideva e cercava di fare conversazione.
Seppur si fosse sempre trovata a suo agio, non poteva dire di aver mai sognato una vita con Matt.
Caroline non era una donna che pretendeva molto e poco importava se i Donovan fossero messe alle strette come loro, ma più si sforzava di immaginarsi al suo fianco, più al posto della faccia del giovane Donovan appariva quella di un'altro uomo, che cercava invanamente di scacciare dai propri pensieri.

Il pranzo tutto sommato era andato nei migliori dei modi, dato che i Donovan ed i Forbes erano da sempre due famiglia molte unite e sempre disposte ad aiutarsi tra loro.
L'unico intoppo era la voce insistente della madre di Caroline, che cercava di mettere il più possibile in luce i pregi di Matt, perché ben conscia del fatto che la persona da convincere a quel corteggiamento, non era il giovane, ma la figlia stessa.

 

A fine pranzo per sua fortuna e quella di Matt, i due furono incoraggiati a passeggiare insieme, distogliendogli per qualche momento dall'asfissia della madre di Caroline.

Non si allontanarono molto dalla residenza, ma passeggiarono tranquillamente ai bordi dei campi li vicini.

«Certo che vostra madre, non si stanca mai di parlare.» proferì Matt, quando arrivarono a toccare l'argomento.

«Quando mai succederà, sarete il primo a saperlo, ma dubito che avverrà mai.» disse mesa, ormai persa ogni speranza.

«Caroline, io vorrei parlarvi molto chiaramente, riguardo a tutto.. Insomma a tutto questo.» disse improvvisamente Matt, arrestandosi e voltandosi verso Caroline, indicando l'un l'altro per cercare di spiegarmi meglio.

«Dovete esserlo.» rispose Caroline, guardando l'amico.

«Bene. Io davvero non so come potrei spiegarmi, senza ferirvi.» inizió titubante il ragazzo, grattandosi la testa con fare imbarazzato.«Vedete, tutto questo è successo così all'improvviso..mia madre con vostra madre hanno organizzato tutto, senza nemmeno interpellarci, per lo meno nessuno di noi due e per quanto io tenga davvero a voi.. Si insomma..» continuó sempre più incerto, senza riuscire a trovare le parole giuste per concludere.

«Matt, vi conosco da quando avrò avuto 6 anni, non dovete aver paura di dirmi qualcosa.» lo tranquillizzò Caroline, appoggiando una mano sul suo braccio in segno di conforto.

«Io non posso sposarvi.» disse tutto d'un fiato.

Il cuore di Caroline perse un battiti per quelle parole. Perse un battito per il sollievo.

«io sono già innamorato di un'altra donna, non potrei mai darvi quello che meritate, perché il mio cuore appartiene già ad un'altra. Credetemi l'ultima cosa che voglio è ferirvi, ma siamo amici e non potevo mentire proprio a voi.» si spiegó meglio il giovane, che ora attendeva immobile una qualsiasi reazione da parte della ragazza.

«Bhe questo è decisamente un problema .» inizió tristemente Caroline. «Lo sarebbe stato sicuramente in un'altra circostanza, ma credetemi se vi dico che comprendo benissimo quello che mi avete detto.» gli sorrise poi Caroline, reazione che spiazzó Matt.

«Quindi per voi va bene così?» chiese stupito il ragazzo.

«Mai stata più d'accordo con un'uomo di ora.» rispose raggiante Caroline. «L'unico problema vero sarà convincere le nostre madri.» ragionó sospirando amaramente .

«Non preoccupatevi, parlerò a mio padre e cercherò di sistemare tutto.» sorrise rincuorato, di non aver ferito l'amica, ma ora una domanda aleggiava nella sua mente.

«Avete detto che mi capite..» inizió«cosa intendevate dire?» chiese scrutando il volto della ragazza, che rimase spiazzata dalla domanda.

«Quello che ho detto, ma meglio non scendere nei particolari di cose che ancora preferisco negare.» disse Caroline , afferrando per un braccio Matt e sottobraccio ripresero la loro passeggiata.



Alle volte la coscienza, prende sopravvento sui nostri pensieri e si impossessa della nostra bocca , rivelando verità che preferiremo sicuramente tenere nascoste.

























 

***

 
























Sentiva una presenza accanto a se, anche se gli occhi chiusi le impedivano di vedere chi fosse.
Era turbata perchè sentiva distintamente quegli occhi su di lei, che la mettevano ogni state sempre più in soggezione.

Caroline era seduta sulla sedia in vimini della veranda, intenta a concedersi un attimo di tranquillità e di riposo, lasciando che quei lievi raggi di sole, le riscaldassero il viso.
Era una sensazione che aveva sempre amato, sentire quel lieve calore sulla pelle, che la metteva immediatamente di buon umore.
Sedeva li da pochi minuti, quando aveva notato quella presenza, che da qualche li vicino la stava osservando.

Chiunque fosse, non sembrava intenzionata a mostrarsi e Caroline aveva deciso di ignorare quella sensazione, per lasciarsi cullare dai raggi del sole.

Era ormai caduta in uno stato di dormiveglia, quando un fruscio poco lontano da lei, la fece trasalire.

«C'è qualcuno?» chiese alzandosi di colpo dalla sedia, guardando verso l'argine del boschetto, da dove proveniva il rumore.

Nessuno rispose e la cosa trasmise un leggero stato di ansia a Caroline.

Fece un passo indietro, continuando a guardarsi intorno, aspettandosi di vedere apparire qualcosa da un momento all'altro.

Per quello che poteva saperne, poteva trattarsi di una volpe che muovendosi nella sottobosco aveva provocato quel rumore, come poteva essere che ci fosse una persona.

Quella sensazione, di due occhi fissi su di lei, le fece venire i brividi e dopo un'ultima occhiata intorno a lei, si decise a rientrare per niente serena.



 

A qualche metro da lei una presenza c'era veramente, un uomo era appostato dietro un albero e la stava fissando con interesse e desiderio.

«Sarete mia.» disse tra se, seguendo con lo sguardo la figura di Caroline, che entrava dentro casa e spariva alla sua vista.



 

Caroline si diresse con quella strana sensazione addosso, verso il salotto, dove comodamente sedute, trovò Anna e Rose che parlottavano tra di loro, tranquillamente.

«Caroline! Dovete sapere le ultime novità.» la richiamò Anna, appena la notò e la invitò ad unirsi a lei ed alla sorella.

Caroline si accomodò sul divano accanto a quest'ultima e si sporse per afferrare una tazza di tè, che era appoggiato sul tavolino davanti a lei.

«Quali ultime novità?» chiese con poco interesse, mentre prendeva una prima sorsata di quel liquido caldo.

«Jeremy Gilbert ha chiesto la mano della qui presente Anna Whitmore.» rispose con fare solenne Rose, facendo andare di traverso il tè a Caroline.

«Cosa? Quando?» chiese presa in contro piede lei, rivolgendosi ad Anna, che la guardava con un sorriso da trentadue denti dalla felicità.

«Questa mattina. Tra un mese ci sposeremo.» annunciò con fare civettuolo, sprizzando felicità in ogni dove.

«Sono davvero contenta per voi, Anna.» esordì sorridendo felice per lei.

Sembrava che tutti stessero trovando un buon marito. Si, tutte tranne lei.

A quella rivelazione, le prese un colpo al cuore.

Forse sua madre non aveva tutti i torti ad insistere per far si che si sposasse.
Aveva ormai diciotto anni e più il tempo passava, più rischiava davvero di restare sola a vita.

Questa rivelazione le arrivò come una secchiata di acqua gelata in pieno volto, facendola per un attimo rimanere bloccata.

Solo Elena sembrava aver avuto la fortuna di innamorarsi e di sposare l'uomo che amava, cosa che per lei sembrava diventare ogni minuto sempre più un sogno irraggiungibile.

L'unica persona per cui aveva provato realmente qualcosa, se n'era andato e sicuramente si era già dimenticato di lei.

Il solo pensiero le provocò una scossa al cuore.

«Caroline» la richiamò Rose, che la stava guardando con fare confuso.

«Si?» chiese riprendendosi bruscamente da quei pensieri.

«Vi ho chiesto cosa ne pensate a riguardo.» richiese Anna, aspettando una risposta, guardandola con insistenza.
«Riguardo a cosa» chiese non capendo Caroline.

«Riguardo al vestito per il mio matrimonio, non stavate ascoltando» chiese interdetta Anna, chiaramente rimasta male, per la poca attenzione dell'amica per una cosa così di vitale importanza, per lei.

«Oh certo, il vestito.» disse Caroline sorridendo appena. «Certo che vi stavo ascoltando.» continuò cercando di capire a cosa avrebbe dovuto rispondere.

«Secondo me l'avorio va molto quest'anno.» continuò a quel punto Rose.

«Caroline, voi cosa dite?» chiese nuovamente Anna.

«L'avorio direi che è perfetto.» commentò con enfasi, per sembrare interessata, mentre dentro di lei, i pensieri la stavano facendo cadere a pezzi.












 

***














 

Si era scordato che la su normale routine sarebbe ricominciata da dove l'aveva lasciata, dal momento in cui sarebbe tornato.
Come la vecchia routine, arrivò sempre in ritardo in tribunale, sempre con quel poco interesse, che faceva innervosire il padre e che fratello, cercava di fargli mascherare in tutti i modi possibili.

La sua vita era ricominciata esattamente come prima, anche se questa volta qualcosa era cambiata.
Le cortigiane facevano visita ai suoi alloggi ogni notte, ma tutto non era più come prima che partisse.
Ogni volta che aveva quei corpi contro di se, che li sentiva fremere e che spingeva sempre con più foga dentro di loro, si rendeva conto che non lo soddisfavano più come una volta.
Nella sua testa aleggiava sempre e solo il suo volto e la notte si perdeva con quelle donne, che non riuscivano a trasmettergli più nulla.


Voleva lei, anche dopo ormai un mese dall'ultima volta che l'aveva vista.
Le mancava tutto di lei, il suo sorriso che lo illuminava, sprigionando luce propria e mille volte più accecante del sole.
La sua semplicità, la sua risata e il suo modo di tenergli testa.
Non avrebbe più trovato una donna così, qualcuna che non sapeva della sua natura, che non lo temeva e che non lo definiva un mostro.

Niklaus ripensava notte e giorno ai momenti che avevano passato insieme, mentre la sua vita andava avanti, tra il tribunale, feste e tutto il contorno di Londra.

 

Se ne stava steso sul suo letto, intento a leggere un libro, quando qualcuno bussò alla sua porta.

Inizialmente pensò d far finta di non esserci, per poter essere lasciato in pace, ma quando il bussare sembrava non voler cessare, si costrinse a alzarsi e raggiungere l'enorme porta in legno ed aprirla.

Davanti a lui, si presentò l'ultima persona che avrebbe voluto vedere quel giorno e nei giorni a venire.

Senza dire una parola, l'uomo entrò nella stanza, aspettando poi, che Niklaus chiudesse la porta.

«Fate pure come se fossero i vostri alloggi.» lo schernì Niklaus, chiudendo la porta e tornando poi a stendersi come se niente fosse sul letto e riprese a leggere il libro.

«Sono miei infatti, ragazzo.» lo rimproverò Mikael, per nulla amichevole.

«Dovete dirmi qualcosa? Perchè come vedere avrei da fare.»

Mikael si avvicinò al figlio e li tolse il libro dalle mani, gettandolo con poco riguardo a terra.

«Non ti permetto di rivolgerti così a me.» lo rimproverò.

Niklaus senza scomporsi, si alzò dal letto e si parò davanti al padre.

«Bene, ditemi quello che avete da dire e poi lasciatemi in pace.» esordì sicuro di se.

Per quanto si mostrasse forte e spavaldo, aveva sempre temuto suo padre, perchè restava per all'appunto suo padre e per quanto l'odiasse, aveva ancora un poco di soggezione verso quell'uomo, che lo denigrava in tutti i modi.

«Da quello che ho potuto vedere, il tuo esilio non ti è servito a nulla. Le cose sono tornate esattamente come prima.» cominciò unendo le mani dietro la schiena il padre. «Quindi ti darò un'ultima occasione. Dovrei trovarti una moglie.» disse conciso, fissando il figlio.

Niklaus sbarrò gli occhi e lo guardò come se avesse davanti un fantasma.

«State scherzando, vero?» chiese scioccato.

«Ti sembra che scherzi,ragazzo? Magari così metterai la testa apposto.»

Niklaus continuava a guardarlo stralunato, sperando che quello era solo una scherzo di cattivo gusto, che gli stavano giovando le sue orecchie.

«Sono anche buono e ti darò una settimana di tempo per trovare una persona rispettabile e di buon nome. In caso contrario, sarai obbligato a sposare chi ho scelto io.» disse l'uomo, facendo per andarsene.

«Che gesto magnanimo il vostro, davvero.» lo schernì nuovamente Niklaus.

«Hai una settimana, se fossi in te mi darei da fare ragazzo.» lo riprese prima di uscire dalla porta Mikael.



 

Appena rimase da solo, si lasciò cadere su una delle poltroncine del piccolo salottino, che aveva nella sua stanza e si prese le testa tra le mani.

Suo padre stava diventando sempre più una tortura per lui.
Non bastava averlo mandato nella campagna in esilio, come se fosse un bambino di 8 anni, ora pretendeva pure che si sposasse da un giorno all'altro, con il solo intento di toglierselo di torno.
La cosa avrebbe giovato anche a lui, non avere più il padre a pochi metri di distanza, ma lui non era tipo da matrimonio e non lo sarebbe mai stato.


Era immortale, cosa poteva interessare a una persona immortale di sposarsi?
Non lo concepiva ed ora si trovava davanti a una scelta.
O scegliere lui stesso una moglie, che doveva per giunta essere accettata dal padre o essere scelta da quest'ultimo.

Niklaus si rese conto che non c'era molta differenza tra le due opzioni che il padre gli aveva dato, perchè alla fine quello che avrebbe sempre deciso sarebbe stato solo Mikael.


Un basso ringhio gli sfuggì dalle labbra.

Doveva trovare una soluzione al più presto o sarebbe stato incastrato a vita e per una persona come lui valeva davvero il per sempre.



 

Improvvisamente però un sorriso gli incurvò le labbra.
Aveva la soluzione e l'unico ostacolo da aggirare sarebbe stato suo padre.

 

Niklaus si alzò di scatto dalla poltrona e uscì velocemente dalla stanza, raggiungendo in pochi attimi le stanze della sorella, dove la trovò in compagnia del fratello.

«Nik, tutto bene?» chiese alzandosi dalla poltrona Rebekah, vedendo il fratello entrare come una furia dentro la stanza.

«Ho bisogno di te.» disse solamente Niklaus, avvicinandosi alla sorella, che lo guardava con sguardo sempre più preoccupato.

«Non capisco.»

«Nostro padre ne ho trovata un'altra per liberarsi del sottoscritto, ma io ho trovato la soluzione che andrà bene ad entrambi.» spiegò velocemente Niklaus.

«Ha ancora proposto di mandarti da qualche altro parente?» chiese subito in allerta Elijah.

«Oh no questa volta, vuole che mi sposi.» disse con fare ironico.

«Nik, non è divertente.» lo riprese la sorella, convinta che stesse scherzando.

«Sono serio, sorella.»

«Quindi cosa avresti in mente di fare?» chiese Elijah, avvicinandosi al fratello.

«Semplice, ho già la mia sposa.» ripose con un sorriso che lasciò di sasso entrambi i fratelli.

Niklaus che sorrideva era un vero e proprio evento da segnarsi a vita.

«Come» chiese sorpreso Elijah guardando il fratello.

L'unica che sembrava non essere poi tanto sorpresa da quella affermazione, era proprio Rebekah, che aveva già capito a chi si riferiva Niklaus.

«Andiamo fratello, ti offro qualcosa da bere e ti racconto cosa ti sei perso.» disse scherzando Niklaus, appoggiando una mano sulla spalla di Elijah, prima di uscire con lui al seguito dalla stanza.


















 

***














 

Il pastore Forbes rientrò in casa con una lettera tra le mani.

Era ormai sera quando un uomo bussò alla loro porta, portando con se un messaggio.

«E' per Miss Caroline Forbes.» aveva detto l'uomo, che dopo aver consegnato il pezzo di carta, era risalito sul suo cavallo e se n'era andato, sparendo nel nulla, così come era arrivato.

 

«E' per te, figlia mia.» disse il pastore, porgendo a Caroline, la lettera ripiegata perfettamente.

Caroline afferrò il foglio e con sorpresa lo esaminò per qualche istante, capovolgendolo diverse volte, prima di decidersi ad aprire la lettera e leggerne il contenuto.


 

 

 

Cara Caroline,

 

Ho aspettato troppo per scrivervi, ma se lo sto facendo ora, è per comunicarvi una cosa importante, amore.
Mio padre non ha perso tempo appena sono tornato ed è stato un vero inferno,ora mi ha obbligato a trovare una moglie.
Tranquillizzatevi, non c'è ancora nessuna ed è proprio per questo che vi sto scrivendo.

Mi mancate davvero Miss Forbes, da quando ci siamo salutati quel giorno, non ho fatto altro che pensare a voi giorno e notte.
Non mi ero accorto di quando eravate diventata importante per me, solo la lontananza mi ha aperto gli occhi.

Quindi vi chiedo di venire a Londra da me,per presentarvi a mio padre, perchè ho tutta l'intenzione di chiedere la vostra mano a vostro padre.
E' una cosa inaspettata e imprevista per voi quanto per me, ma siete l'unica per cui farei questo passo.

Verrò a prendervi l'indomani con una carrozza, perchè non posso aspettare un giorno di più per rivedervi.

Spero che accetterete.

 

Vostro Niklaus.

 






 

Le mani di Caroline cominciarono a tremare, dopo la prima riga e il tremore aumentò sempre di più, mentre andava avanti a leggere.
Gli occhi le divennero lucidi e per un attimo pensò si trattasse solo di un sogno.

Le mancava e voleva sposarla.

Tutti nella stanza stavano guardando straniti la reazione di Caroline, aspettando che la ragazza, li rendesse partecipi di cosa riportava quella lettera.

Caroline alzò lo sguardo sui presenti e con un filo di voce quasi inesistente, comunicò a tutti il contenuto.

«Mister Mikaelson mi ha chiesto di sposarlo.» disse in un sussurro appena udibile, che fece sbiancare sua madre.

Rose si alzò subito e corse dalla sorella abbracciandola, per poi prendere la lettere e leggere quelle poche righe, che Niklaus le aveva scritto.

«Non può, vero Mister Forbes?» chiese sua madre, rivolgendosi al pastore. «Non vi ha chiesto la sua mano, quindi la proposta non è valida.» continuò iniziandosi a far prendere dal panico la donna.

«Madre, qui dice che verrà a chiedere la mano di Caroline a nostro padre.» asserì Rose, che teneva ancora la lettera tra le mani.

«Mister Forbes dite qualcosa» lo interpellò nuovamente la donna.

«Quando verrà a chiedermi la sua mano, ne riparleremo.» disse semplicemente il pastore, sorridendo verso la figlia.

Caroline nel frattempo era rimasta ancora immobile, seduta dritta sulla poltrona e fissava con sguardo perso le fiamme del camino accesso.

Non l'aveva dimenticata come credeva e ora voleva sposarla.
Riusciva a pensare solo a questo.

Forse per lei una speranza c'era ancora, perchè sapeva che nel profondo si era innamorata di lui, seppur ancora tentava di negarlo in ogni modo, persino a se stessa.

 

Verrò a prendervi l'indomani con una carrozza.

 

Il suo cuore perse un battito.

Domani l'avrebbe rivisto e sarebbe andata con lui per la prima volta in vita sua a Londra.

«Oddio, devo ancora preparare tutto..i-io..» mormorò tra se, venendo successivamente presa per un braccio da Rose.

«Andiamo ti aiuto a preparare.»

Non ricordava da quando lei e Rose fossero diventate così collaborative, ma la cosa non poteva fare altro che farle piacere.

«Arriverà domani mattina..» ripetè come un mantra nella sua testa, guardando Rose.

«Si, domani lo vedrai, ma ora andiamo a preparare i tuoi bagagli o dovrai far aspettare molto il tuo futuro sposo domani.» disse trascinandola con se al piano superiore.

 

I coniugi Forbes restarono per qualche istante in silenzio, fino a quando la donna fece per dire qualcosa.

«Vi prego, non voglio sentire altro. Non avete fatto tanto rumore per Elena e ora lo fate per Caroline» chiese ormai al limite della sopportazione il pastore.

«Elena è più intelligente di Caroline.» cercò di giustificarsi la donna.

«Sapete è proprio per questo che le vostre figlie non vi considerano molto. Io non faccio differenza tra loro, non schernisco nessuna di loro al contrario vostro.»

Dette quelle parole il pastore sistemò un libro, nella libreria e si voltò poi nuovamente verso la moglie.

«Ora vado a dormire, si presume una giornata molto piena domani.» disse semplicemente, prima di abbandonare la donna nella stanza.

Miss Forbes rimase per un attimo interdetta, prima di spegnere il fuoco e seguire il marito al piano superiore.

Perchè nessuno capiva che lei pensava solo al bene delle sue figlie?













Angolo autrice: 
Sono davvero di fretta oggi, quindi vi ringrazio solo come sempre tutte e spero che il capitolo vi piaccia :) 
a lunedì prossimo :*

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Capitolo 14
*** Chapter 14. ***


Chapter 14.

 

 

«Mister Donovan ha ritrattato, finiremo in miseria.»

«Mia cara, non finiremo mai più in miseria di così.» esordì il pastore.

«Si, ma i Donovan erano la nostra ultima speranza, per far sposare con un uomo facoltoso vostra figlia.» continuò piagnucolando Miss Forbes.

«Vi ricordo, che oggi arriverà a prendere Caroline una carrozza direttamente da Londra, con al suo interno l'uomo più facoltoso, che potrete mai incontrare nella vostra restante vita, cara.»

«Facoltoso, ma pericoloso Mister Forbes. Io penso anche al bene delle mie figlie.» disse con voce dura la donna.

«Per la millesima volta, Caroline se la saprà cavare e sarà poi compito di suo marito metterla a conoscenza della sua natura. Elena è la prova di quanto le nostre figlie siano coraggiose e intrepide. Caroline sono sicuro non sarà da meno e il discorso finisce definitivamente qui.» concluse l'uomo ormai stanco delle continue chiacchiere della moglie.

L'unica cosa che lei voleva era tornare a vivere nel lusso servendosi delle figlie, questo ormai gli era chiaro già da un po' e per quanto la prima figlia avesse avuto fortuna ad innamorarsi del suo promesso, sapeva che se avrebbero imposto un matrimonio a Caroline, non sarebbe accaduto lo stesso.

«Ve ne state prendendo voi la responsabilità, non io.» esordì con fare scocciato la donna prima di abbandonare la stanza.

 

Ancora una volta si stava ricordando, perchè ci tenesse che le sue figlie si sposassero sperando nell'amore.

Tra lui e la moglie era stato un matrimonio combinato e l'amore tra i due non era mai sbocciato.

Si erano semplicemente adeguati a convivere la loro vita insieme ed a cercare di andare d'accordo, cosa che ancora sembrava essere lontano anni luce dal realizzarsi.

Infondo però Mister Forbes voleva bene a sua moglie, un bene che era più una sotto forma di rispetto per la donna che aveva dato alla luce le sue figlie.

Caroline in quel momento stava avendo l'opportunità, che lui non aveva mai avuto.

Poter sposare la persona che amava.












































 

***

 










































Caroline era affacciata alla finestra in trepida attesa.

Ogni minimo movimento al di fuori della finestra la faceva saltare in aria, anche il solo semplice uccello che s muoveva tra i rami di un albero.

Era ancora nella sua stanza assieme a Rose ed Elena che l'aveva raggiunta appena aveva saputo la notizia.

Inizialmente era stata molto titubante al riguardo, soprattutto dopo le parole del marito, ma aveva preferito nascondere tutto per bene ed indossare il suo consueto sorriso, per non rattristare la sorella.

 

Si poteva fidare di quell'uomo oppure no?

 

Elena fece qualche passo nella stanza, per avvicinarsi alla sorella ed invitarla a sedersi un momento.

«No, potrebbe arrivare da un momento all'altro.» affermò convinta Caroline, risoluta a non voler abbandonare la sua postazione di vedetta sulla strada sterrata, che portava alla casa.

«Sorella è tutto pronto e sicuramente se ti siedi un attimo, non succederà niente.» la esortò Elena.

«La carrozza non partirà senza di te, puoi stare tranquilla.» si intromise anche Rose.

Caroline alla fine annuì stancamente e si andò a sedere sull'unica poltroncina libera rimasta.

Le tre sorella si scambiarono per un attimo una breve occhiata guardandosi in silenzio.

Era strana quella situazione, nessuna si era mai aspettata di abbandonare l'Hampshire, per non parlare di andare a Londra.

La situazione sembrava surreale a tutte e tre, ma specialmente alla diretta interessata.

«Allora, pretendo una lettera al mese.» esordì Elena con fare serio, incurvando successivamente le labbra in un sorriso.

«Come minimo a casa dovrai mandarla ogni settimana.» continuò Rose, parlando in sovrappensiero.

«Va bene, vedrò di trovare il tempo per scrivervi il più possibile.» sorrise Caroline rivolgendosi alle sorelle.

«Seconda cosa, respira o rischi di non arrivare nemmeno a Londra.» rise Elena, vedendo la sorella sempre più in ansia.

«E' tutto così surreale, credevo che non lo avrei più rivisto.» disse più rivolta a se stessa Caroline.

Calò per un attimo il silenzio, colmo di tensione sprigionata quasi tutta completamente da Caroline.

«Ora manchi solo tu.» disse Elena, rivolgendosi a Rose.

«Forse non per molto.»

«Come? Chi??» chiese sconvolta Elena.

«E' arrivato un nuovo giovane uomo alla vecchia residenza dei Fell e nostra madre come potrete ben immaginare, non si è fatta attendere.»

«Fammi indovinare, domani?» chiese ovvia la sorella.

«In mattinata.» disse Rose, tra l'arresa e l'eccitazione.

Caroline nel mentre era immersa nella più profonda concentrazione, cercando di captare anche da quella distanza il più lieve rumore di zoccoli.

Era inutile, l'unica cosa che riusciva ad attirare la sua attenzione in quel momento era l'attesa di poterlo finalmente rivedere.

 

Improvvisamente si udì un rumore di zoccoli, seguito dal rumore delle ruote che sobbalzavano per la velocità e per i sassi sparsi lungo la strada.

Caroline saltò subito in piedi e si diresse velocemente alla finestra, per essere sicuro di quello che aveva udito.

Una carrozza si stava fermando proprio in quel momento davanti all'entrata e il cocchiere, stava scendendo dalla sua postazione, per aprire lo sportellino.

La prima cosa che riuscì a vedere fu una chioma bionda e solo dopo che l'uomo si era messo dritto e si stava sistemando la giacca, potè vedere anche i suoi occhi color del mare.

Caroline ne rimase imbambolata, venendo riscossa sola dalla mano di Elena, che si posava sulla sua spalla.

«Forse sarebbe più opportuno, che scendi sorella.» disse Elena, attirando l'attenzione di Caroline.

La parola sembrava aver completamente abbandonato la ragazza, che si limitò ad annuire e seguire le sorelle, fuori dalla sua camera e infine giù per le scale.

Una volta terminata la rampa di scale, si diressero in salotto, dove il pastore stava porgendo un bicchiere, riempito da un liquido chiaro a Niklaus.

Caroline si arrestò sull'entrata della stanza, puntando i suoi occhi cerulei sulla figura, che sostava in centro ad essa.

«Caroline, eccoti finalmente.» fece il padre, avvicinandosi a lei, facendo automaticamente voltare Niklaus verso la ragazza, che ancora teneva lo sguardo fisso su di lui.

Il viso dell'uomo si aprì in un solare sorriso, appena i suoi occhi incrociarono quelli di Caroline, che rimase folgorata.

«Stavo giusto chiarendo alcune cose con Mister Mikaelson, ma sembrerebbe che non dovrebbero esserci problemi.» continuò il padre, che non si era accorto dello scambio di sguardi tra i due.

 

Come era stato ovvio, aveva messo immediatamente in chiaro la posizione della figlia e pregato Niklaus di avere più tatto possibile, quando avrebbe deciso di informare la figlia riguardo la sua vera natura. Il resto erano state solo chiacchiere di routine per un padre. La dote della figlia, quanto avrebbero ricevuto loro come famiglia di sua moglie.

Ovviamente durante tutto questo la madre di Caroline, non aveva ancora fatto gli onori di casa all'ospite e sembrava non aver nessuna intenzione di intraprendere una qualsiasi discussione.

«Quindi se non vi dispiace, potremmo partire il prima possibile? Sapete il viaggio è lungo e stancante e la mia famiglia è impaziente di conoscere vostra figlia.» chiese con gentilezza, ma allo stesso tempo fermezza Niklaus.

«Certo, vado a far strada al vostro cocchiere per caricare il baule.» disse il pastore, allontanandosi dalla stanza.

Non appena l'uomo varcò la soglia della stanza, Niklaus fece qualche passo in direzione di Caroline, fino ad arrivare a pochi passi da lei.

«Sono lieto di vedere che avete accettato la mia offerta.» fece con fare malizioso.

«Non mi sembra che qualcuno qui abbia detto “Caroline Forbes ha accettato di sposare Niklaus Mikaelson.” o sbaglio?» chiese infastidita come sempre da modo di fare altezzoso dell'uomo.

«Era sottinteso.» disse con fare ovvio Niklaus, prendendo una mano di Caroline e depositandovi sopra un casto bacio.

«Rimanete sempre troppo modesto.» disse sorridendo lievemente Caroline, ormai abituata a quelo scambio di battute.

«Me lo dicono in molti.»

«Bene, Mister modesto, vado a prendere il mantello, se permettete.» disse Caroline, facendo un breve inchino e senza attendere una risposta, si voltò e seguita da Rose uscirono dalla stanza.

 

«Miss Salvatore, ditemi come state? L'ultima volta che ci siamo visti, era un giorno di festa per voi.» esordì Niklaus, rivolgendosi all'ultima persona, oltre a lui rimasta nella stanza.

«Sto bene, vi ringrazio.» iniziò Elena, ma proseguì subito dopo diretta la punto. «Spero che tratterete bene mia sorella.» disse, guardando dritto negli occhi l'uomo.

«Potete starne certa, che non mancherà niente a Caroline e che sarà al sicuro.» rispose Niklaus.

«Non mi riferisco a quello, ma a voi.» continuò Elena, spiazzando Niklaus.

«Voi sapete? La cosa in effetti non dovrebbe stupirmi, siete moglie di Damon Salvatore, mio simile infondo.» parlò portandosi una mano al mento, come per riflettere.

«So quello che c'è da sapere e so anche che mia sorella è all'oscuro di tutto.»

«Credete che scapperebbe, una volta saputa la verità?» chiese un po timoroso Niklaus.

«Non credo, non è da Caroline.» rispose Elena. «Ma spero che non le accadrà nulla e se mai vorrà tornare dalla sua famiglia una volta scoperto, voi non la fermerete.» insistette.

Niklaus rimase colpito dal coraggio della giovane.

Sapeva chi era e con ogni probabilità anche il suo temperamento, ma non sembrava per nulla intimorita da lui.

«Ve lo prometto, non farei mai del male a Caroline. Non permetterei mai, che le accadesse qualcosa.» intervenì prontamente Niklaus.

«Lo spero davvero.»

La discussione venne interrotta dall'arrivo di Rose, che annunciava che Caroline era già fuori in cortile e stava attendendo di salutare Elena.





























































 

***








































 

La carrozza era appena partita quando i due si guardarono.

«Mi siete mancata.» disse Niklaus, sporgendosi verso la ragazza.

Caroline abbassò la testa, in evidente imbarazzo, per il poco spazio che c'era tra loro all'interno della carrozza.

Per quanto fossero stati molto più vicino, dopo quel breve ma sentito periodo di lontananza, la metteva in soggezione, la presunzione che l'uomo aveva.

«Ammetto che mi sarei aspettato di sentire, che vi ero mancato pure io.» disse con fare ironico, vedendo che Caroline non rispondeva.

«Non avrei mai pensato di rivedervi.» esordì quasi in un sussurro Caroline, cambiando volutamente discorso.

Niklaus si alzò dalla sua postazione, davanti alla ragazza, per andare a sedersi, nel posto accanto a lei.

«Come potete vedere siete stata troppo provveduta.» disse, prendendo una sua mano nella propria.

Caroline alzò finalmente lo sguardo, per posarlo sulle loro mani, che Niklaus aveva unito.

Non riuscì a dire nulla, perchè senza preavviso si ritrovò le labbra di Niklaus sulle sue, che premevano leggermente.

Le era mancata quella sensazione.

Sentire le loro labbra unite.

Il sapore delle sue.

Senza aspettare la bocca di Caroline si aprì, permettendo alla lingua dell'uomo di esplorare nuovamente e di danzare dopo un tempo che per loro pareva infinito, nuovamente con la sua.

Il bacio da prima casto, divenne subito più intenso e profondo e Niklaus portò una sua mano tra i capelli biondi di Caroline, avvicinandola il più possibile a lui.

Voleva sentirla, ne aveva bisogno.

Era diventata qualcosa di cui non riusciva a smettere di saziarsi e ogni volta ne voleva sempre di più.

 

Caroline si lasciò trasportare dal bacio e portò anch'essa le sua mani tra i capelli di Niklaus, che con nessuno sforzo, la sollevò e la fece sedere sulle se gambe.

La voleva, più di ogni altra cosa.

Caroline non si rese neanche conto del suo cambiamento di postazione e si aggrappava con sempre più forza a lui.

«Caroline..» mormorò Niklaus, non appena abbandonò le sue labbra, per occuparsi del collo della ragazza.

Lei immediatamente buttò la testa all'indietro , ormai in balia di tutte quelle emozioni, che solo lui le aveva mai dato.

 

I due ripresero presto a baciarsi e l'aria nel piccolo spazio della carrozza diventava sempre più pesante.

Niklaus alzò lievemente le gonne di Caroline, facendo risalire la mano per tutta la sua gamba.

Si stava facendo ogni minuto più audace, incapace di fermarsi e incoraggiato dagli ansimi della giovane.

Stava quasi per raggiungere la sua femminilità, quando la mano di Caroline scattò subito al di sopra delle gonne ed afferrò quella di Niklaus che si trovava al di sotto.

«No.» mormorò semplicemente, cercando di ritrovare un contegno, che ormai aveva capito di aver perso.

Non avrebbe mai perso la sua verginità in una carrozza, anche se l'uomo con cui l'avrebbe persa, era il suo futuro marito.

Niklaus la guardò per alcuni istanti, cercando di riprendersi dallo stato di trance in cui era caduto, prima che venisse fermato.

«Perdonatemi, non avrei dovuto andare così oltre. Capisco che..» iniziò Niklaus, che venne però prontamente interrotto da Caroline.

«Non dovete scusarvi, sono io che non dovevo permettervi di arrivare a tanto. La colpa è mia.» disse cercando di sistemarsi le gonne il meglio che poteva, mentre con fare imbarazzato, poteva sentire distintamente qualcosa di duro, premere contro una sua coscia.

Il momenti di imbarazzò aumentò, quando Caroline realizzò di essere seduta sulle gambe di Niklaus.

Con una mossa fluida si riportò a sedere accanto a lui, continuando quasi con fare nervoso a lisciarsi le gonne.

La mano di Niklaus scattò subito verso le sue e le afferrò con intento di calmarla.

«Non dovete preoccuparvi, va bene?» chiese afferrando con la mano libera il mento della ragazza, per poterla guardare negli occhi.

Caroline si limitò ad annuire, sentendo subito dopo le labbra di Niklaus posarsi sulle sue, in un casto bacio.

«Ora forse è meglio se riposate un po, il viaggio è ancora lungo.»

«Credo che sia una buona idea.» rispose Caroline, ricuorata che la tensione stesse svanendo.

 

Con fare disinvolto si appoggiò contro la spalla di Niklaus e chiuse gli occhi, con un leggero sorriso che le incurvava le labbra.

Niklaus sorrise intenerito vedendola accoccolarsi a lui e le passò un braccio intorno alle spalle, stringendola a se.

«La strada è dissestata poco più avanti.» si giustificò, quando sentì il corpo della ragazza irrigidirsi.

 

Mai aveva amato quella strada, tranne che in quel momento.




































































 

***



























 

Il viaggio durò ancora parecchio tempo, ma per Caroline sembravano passati solo pochi istanti, da quando aveva chiuso gli occhi.

Ora si ritrovava a contemplare la città, da dietro i vetri della carrozza, con aria sognante ed a esclamare ad ogni cosa nuova che vedeva.

Niklaus la osservava estasiato e rideva quando vedeva la parte bambina di Caroline, salire a galla quando indicava con stupore una bancarella del mercato, mentre stavano attraversando la piazza.

Amava quella sua ingenuità da bambina, che la faceva sembrare ancora più pura e brillante che mai.

 

Raggiunsero la residenza dei Mikaelson in pochi minuti e Caroline rimase letteralmente a bocca aperta quando vidi la struttura.

Era come un piccolo castello, incastonato in centro pulsante di Londra e spiccava sopra ogni abitazione per la sua imponenza e grandezza.

Sopra il portone si poteva ben notare lo stemma di famiglia, che altro non era che uno scudo con incisa sopra una M.

Il tutto sembrava rispecchiare molto Niklaus.

Imponente.

Esagerato.

Erano le uniche parole che venivano in mente a Caroline, per descrivere quel posto.

 

Non appena arrivarono trovarono tutta la famiglia al completo, eccetto il padre di Niklaus, ad attenderli all'entrata.

Prima di chiunque altra persona, si ritrovò abbracciata a Katherine, che già si era promessa di farle conoscere tutta la residenza o per lo meno, la parte che lei conosceva.

In seguito fu accolta da un uomo alto di portamento elegante e disinvolto, che in seguito scoprì essere Elijah.

Per ultima ma non per importanza, Rebekah.

Quando la vide, si ricordì di quanto era stata stupida quando aveva creduto, che fosse un'amante di Niklaus e invece ora che finalmente l'aveva davanti, si rendeva conto di quanto assomigliasse a Niklaus.

«Ho sentito così tanto parlare di voi, che praticamente è come se già vi conoscessi.» le aveva detto, facendo sbuffare dietro di lei, Niklaus.

Era chiaro che si sentiva in imbarazzo, perchè se la sorella la conosceva così bene, come aveva appena detto, stava solo a significare, che lui aveva parlato molto di lei.

 

Tutto per Caroline sembrava perfetto in quella giornata, ma l'atmosfera cambiò radicalmente, quando il padre di Niklaus, fece il suo ingresso a cena.

Tutti divennero immediatamente tesi, specialmente Caroline.

«Padre vorrei presentarvi Miss Caroline Forbes, sarà nostra ospite..» disse Niklaus, che venne interrotto però bruscamente da Mikael.

«Ospite? Non mi ricordavo avessimo degli ospiti e non mi ricordo di conoscere nessun Forbes.» iniziò sedendosi a capo tavola, guardando di sottecchi la ragazza.

«Li conoscerete presto allora, perchè lei è la mia futura moglie.» esordì con tono serafico Niklaus, per nulla intimorito dal padre.

 

Un silenzio inquietante scese nella stanza.

«Futura moglie?» chiese retorico.

«Si, domani sarò lieto di presentarvela come si deve, ma capirete di certo, che il viaggio l'ha stancata molto.» continuò Niklaus, mentre iniziava a mangiare, come se nulla fosse.

Caroline era rigida sulla sua sedia e quasi saltò in aria, quando la mano di Niklaus, si posò sulla sua gamba, accarezzandogliela in chiaro segno di conforto.

Mikael guardò il resto della tavolata e si servì in silenziò del cibo, seguito a ruota dai figli e Katherine.

«Ditemi Miss Forbes, da dove venite?» chiese tra un boccone e l'altro di carne l'uomo.

«Hampshire,signore.» disse titubante la ragazza.

Non sapeva perchè ma quell'uomo le metteva paura.

«Molto lontano, tuo padre chi è?» chiese con poco interesse.

«Padre, credo che potrete interrogarla l'indomani, Caroline è molto stanca.» intervenne Rebekah, che vedeva la ragazza in seria difficoltà.

 

Caroline era sicura che il giorno dopo sarebbe stata la giornata più impegnativa, che avesse mai dovuto affrontare.  












Angolo autrice: 
Finalmente estate! Okay non teoricamente, ma è come se già lo sia. 
Con ogni probabilità potrei rischiare di tardare qualche volta, ma cercherò di essere sempre puntuale:) 
Dopo risponderò a tutte le recensione, che ho letto, ma che non ho mai avuto il tempo di dare una risposta. 
Vi ringrazio tutte come sempre e al prossimo lunedì!
 

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Capitolo 15
*** Chapter 15. ***


Chapter 15.













 

Nella piccola casa non entrava un filo di luce.

Ogni porta, finestra o spiraglio di luce, era stato sprangato con assi e chiodi, in modo che l'abitazione rimanesse completamente nell'oscurità.

L'unica cosa che permetteva di muoversi al suo interno, erano le candele posizionate sul vecchio tavolo di legno, ormai marcio, che si trovava al centro dell'unica stanza da cui era composta la casa.

L'aria che si respirava era cattiva, segno che ormai la casa era chiusa da parecchio tempo.

 

Una donna si stava aggirando intorno alla casa, nel tentativo di trovare un modo per mostrare la sua presenza.

Le era stato chiaramente ordinato, di non bussare per nessun motivo alla porta e le finestre sprangate, non l'aiutavano nel suo intento.

Alla fine si decise di battere leggermente un pugno, contro uno degli assi marci di una finestra, attendendo un qualsiasi rumore all'interno.

La donna rimase immobile, sistemandosi il lungo mantello nero che portava e tenendo ben saldo con le mani il cappuccio, che minacciava ogni istante di cadere dalla sua testa, per colpa del forte vento.

Intorno a lei il nulla più totale, dato che il villaggio distava qualche metro più avanti.

 

All'improvviso udì un leggero movimento dentro la casa, fino a quando non percepì il chiaro rumore di una chiave che girava.

La porta che si trovava alla sua sinistra, si aprì lievemente, quanto bastava per far entrare una persona.

 

Dopo un breve sguardo intorno a lei, la donna si decise ad avvicinarsi alla porta ed infine ad entrarci, richiudendola immediatamente dietro di se.

L'aria sembrava essersi un po alleggerita, ma non appena si mosse per raggiungere il tavolo, la'ria pesante di chiusura, la sovrastò provocandole una smorfia di disgusto.

 

«Ancora non riesco a comprendere come fai a vivere sprangata qui dentro. Se non sapessi che sei viva, mi verrebbe da pensare, che il tuo corpo stia andando in decomposizione in questo momento, per la puzza.»

 

Da un angolo buio si mosse una figura, che dopo aver compiuto qualche passo, venne illuminata dalla luce fiocca di una delle candele.

 

«Quando ti ritroverai ad essere una delle streghe più potenti, circondata da umani che ti credono figlia del male, solo perchè hanno paura delle tue capacità, ne riparleremo Jules.» rispose con voce bassa la donna.

 

Una folta chioma rossa, stava risplendendo alla luce delle candele, rivelando anche il candore della pelle della giovane donna.

 

«Hai delle novità per me?» chiese subito dopo la strega, avvicinandosi a una delle sedie, per poi sedersi, appoggiando con grazia le mani sulle gonne del suo abito.

 

«Non verrei mai qui, se non fosse perchè ho delle novità.» rispose con fare seccato ed innorridito per l'odore Jules.

 

«Voi stupidi lupi e il vostro olfatto.» mormorò tra se la strega, conscia che la donna l'avrebbe comunque udita.

«Stavo dicendo..» continuò Jules, guardando di traverso la rossa. «..che si, ho ovviamente delle novità e riguardano Niklaus Mikaelson.» esordì con fare teatrale, enfatizzando il nome.

 

«Niklaus?» scattò in piedi la strega, appoggiando le mani sul tavolo. «Parla, subito.» le ordinò con

fare urgente.

 

«Mikael lo sta obbligando a sposarsi e la ragazza in questione è umana.»

 

La rossa crollò sulla sedia, guardando un punto fisso davanti a se.

Era da tempo che stava attendendo il momento adatto per vendicarsi di lui.

 

«La ama?» chiese rivolgendo lo sguardo a Jules.

 

«Non si tratta di un matrimonio combinato, se è questo che intendi. Quindi si potrebbe anche amarla.»

 

La strega piombò in un silenzio che per un breve istante fece venire i brividi alla licantropa.

Lei aveva amato con tutta se stessa l'ibrido, ma non era stata mai ricambiata e l'unica cosa che aveva ricevuto in cambio, era quella situazione in cui era costretta a vivere.

 

«La ragazza deve morire.» esalò senza pensarci la strega.

 

«Ho già allarmato molti branchi. Se la ragazza dovrebbe rimanere incinta potrebbe essere la fine per tutti noi.» esalò con ansia Jules.

 

«Non avrà il tempo per metterla incinta.» disse in un soffio la strega, aprendo uno dei tomi che aveva davanti a se sul tavolo ed iniziando a sfogliarlo.

 

 

























































 

***


























































 

 

Era una giornata di sole e Caroline non poteva sentirsi più a disagio, di come si stava sentendo in quel esatto momento.

Il padre di Niklaus, l'aveva convocata di prima mattina, per sapere il più possibile su di lei e la sua famiglia, cosa che non aveva aiutato Caroline a metterla a suo agio.

 

Sapeva che un uomo potente come Mister Mikaelson, non avrebbe mai permesso a uno dei suoi figli di sposarsi con qualcuno, di un rango inferiore.

 

In quel momento era li, seduta su quella sedia a dir poco scomoda, nello studio di quell'uomo, che le incuteva una sorta di paura mista ad angoscia.

Era chiaro come il sole, che non le piaceva e che stava cercando in tutti i modi di trovare qualcosa, che non gli andasse bene, per rimandarla il prima possibile nel Hampshire.

 

Caroline lo stava guardando, mentre con nonchalance l'uomo stava bevendo con tranquillità il suo liquore trasparente, dentro quel raffinato bicchiere.

 

«Quindi Miss Forbes..» cominciò, appoggiando il bicchiere sul tavolo. «Dopo tutte queste informazioni, che ho appreso, credo sia il caso che prenderò qualche ora per pensare e decidere se potrete essere la moglie adeguata, per mio figlio.»

 

Caroline annuì.

Stava cercando in tutti i modi di parlare solo lo stretto necessario, per la paura di dire una sola parola sbagliata.

 

In quell'istante, qualcuno bussò alla porta, dalla quale pochi istanti dopo entrò uno dei servitori, con un busta poggiata, su un piccolo vassoio d'argento.

 

«E' appena arrivata questa, Mister Mikaelson.» disse con voce flebile, il ragazzo che era evidentemente intimorito, anche lui da quell'uomo.

 

«Bene, devo constatare che la voce di questo matrimonio non ancora confermato, abbia già fatto il giro.» disse l'uomo, dopo aver preso la lettere e letto il mittente.

 

«Puoi andare, Justin.» continuò rudemente, rivolgendosi al ragazzo, che senza farselo ripetere si dileguò immediatamente.

 

«Avete ancora bisogno di me o posso andare, Mister Mikaelson?» chiese in un sussurro Caroline, appena vide richiudere la porta e sentirsi nuovamente in trappola.

 

«No, credo che potete andare Miss Forbes.» rispose, appoggiandosi comodamente allo schienale della sua sedia imbottita e sicuramente più comoda di quella dove era seduta Caroline, incrociando le dite sulla pancia inesistente.

 

Caroline si alzò subito e con un breve inchino, si apprestò ad abbandonare subito la stanza, per potersi nascondere da quello sguardo indagatore e per nulla benevolo, che Mister Mikaelson le aveva rivolto per tutta la durata del loro colloquio.

 

 

Appena uscita però, si ricordò di non conoscere ancora bene tutti quei corridoi, che si intrecciavano tra loro e quelle scale, che sembravano portarla ovunque tranne dove voleva lei.

Si guardò per un istante intorno e decise, che avrebbe un po' curiosato in giro, come era sua abitudine fare.

 

La curiosità. La peggiore caratteristica che una donna poteva possedere.

Questo era quello che sua madre, le ripeteva di continuo.

 

Caroline si ritrovò ad aprire qualche porta qua e la, sbirciando con discrezione cosa si nascondesse dietro a ciascuna di esse, fino a quando dopo aver sceso una scala e percorso un breve corridoio, si ritrovò davanti uno spettacolo, che mai avrebbe pensato di trovare.

 

Davanti a lei, separata solo da una porta a vetro lavorata, c'era una serra, piena di sgargianti fiori di ogni tipologia e colore.

Piante tra le più esotiche si stagliavano ad ogni angolo e nel centro di tutta quella fauna, perfettamente curata, c'era un piccolo tavolino, con due sedie accanto.

 

Si era ripromessa di dare solo un'occhiata, ma quella visione la stava troppo attraendo per rinunciarci.

Così senza pensarci oltre, aprì la porta a vetro e si introdusse in quel meraviglioso spazio, che sembrava non essere toccato dal tempo.

Tutte le piante e fiori sembravano essere li da milioni di anni, intatte ed eterne, perfette nei loro colori.

 

Caroline raggiunse il piccolo tavolino e si sedette su una delle due sedie in ferro battuto.

I suoi occhi vagarono immediatamente ad osservare ogni cosa la stava circondando.

Le sembrava tanto di essere in uno di quei sogni, dove si ritrovava in un mondo incantato tutto per lei.

 

Pieno di fiori e colori.

 

Per la prima volta da quando aveva raggiunto Londra, si stava trovando a suo agio e per niente in soggezione, ma in completa pace con se stessa.

 

In un moto automatico, appoggiò indietro la testa, chiudendo appena gli occhi, lascuandosi inebriare dal profumo, che quella serra conteneva.

Senza volerlo o forse si, si ritrovò a pensare alla sera precedente, quando Niklaus l'aveva accompagnata alla sua stanza.

 

 

Stava iniziando ad odiare quel vestito, era stra maledettamente scomodo e lei odiava i vestiti scomodi.

Caroline era ancorata al braccio di Niklaus, che la stava accompagnando alla sua stanza, seguendo un percorso, che Caroline aveva già scordato.

Quella casa era troppo piena di corridoi tutti uguali, per ricordarsi dove avevano svoltato ogni volta o quale rampa di scale avevano preso.

 

Quando a un certo punto, Caroline stava per chiedere all'uomo, quanto mancasse o se per caso aveva intenzione di rinchiuderla in qualche torre nascosta, Niklaus arrestò il suo passo davanti a una spessa porta di legno lavorato.

 

«Ecco la vostra stanza.» disse quasi in un sussurro Niklaus, voltandosi verso di lei.

 

«Credo che mi perderò, per raggiungerla ogni volta. Già, mi sono scordata il tragitto.» confessò Caroline, guardando per terra, sentendosi inspiegabilmente in imbarazzo.

 

«Se dovreste perdervi arrivereste comunque da me, questa parte della casa è completamente mia.» esordì con fare dolce Niklaus, accarezzando una guancia di Caroline.

 

«Dovrei sentirmi rincuorata?» chiese con sarcasmo, alzando lo sguardo per scontrarlo con quello di lui.

 

«Perchè non dovreste?» chiese sorridendo sornione Niklaus, avvicinandosi un secondo dopo alle labbra della ragazza, che accettò di buon grado quel dolce bacio.

 

La lingua di Niklaus prese però presto a cercare di insinuarsi, tra le labbra di Caroline, che cercò di resistere solo per un primo momento, arrendendosi alla fine a quella lenta e dolce tortura, che l'uomo le stava provocando.

 

Con gentilezza Niklaus la spinse contro il muro alle spalle di Caroline e continuò a baciarla, per un momento, che a Caroline sembrò infinito.

 

Non sapeva cosa aspettarsi, ma la testa della ragazza aveva deciso di godersi per una volta quel momento, senza farselo rovinare da stupidi pensieri.

Niklaus invece, si staccò poco dopo da lei, lasciandole infine un casto bacio sulle labbra, come per suggellare il momento.

 

«Buonanotte Caroline.» mormorò ancora vicino alla sua bocca, sorridendole.

 

«Buonanotte Niklaus.» rispose di rimando, scombussolata Caroline.

 

L'uomo si allontanò l'attimo successivo e scomparve, lungo il corridoio, lasciando Caroline interdetta da quell'uscita.

Forse stava cominciando a volare troppo con la fantasia, perchè si sarebbe aspettata, che non l'avrebbe lasciata da sola la prima notte.

 

Come se fosse un'automa, aprì la porta ed entrò nella sua camera, rimanendo per un attimo stupefatta da quello che i suoi occhi, le stavano mostrando.

 

Era grande quattro volte la sua camera nel Hampshire, con un piccolo salottini incorporato e un caminetto, posto proprio davanti all'enorme letto a baldacchino.

Le pareti erano rivestite in legno, come il pavimento e le finestre erano state coperte per notte, da delle pesanti tende rosse.

Per Caroline quello non le sembrava altro che un sogno, non poteva credere di avere una stanza simile.

Appena voltò l'angolo di un separè trovò una vasca da bagno completamente splendente con una vestaglia appoggiata sul bordo.

Era di seta, color panna, con dei ricami che la ricoprivano completamente.

 

Caroline era incredula e dopo un po riuscì a riprendersi dal suo stato di smarrimento ed iniziò ad allentare i lacci del corsetto, facendo con scivolare a terra il vestito e restando con addosso solo la sua chemise color perla.

Afferrò la vestaglia e la indossò e si avvicinò al letto.

 

Non fece nemmeno in tempo ad afferrare le pesanti coperte per spostarle, che sentì qualcuno bussare alla sua porta.

 

Caroline venne destata dai suoi pensieri dall'arrivo di qualcuno nella serra.

Aprì di scatto gli occhi e si ritrovò a qualche centimetro il volto di Niklaus, sorridente che la fissava con interesse.

Era appoggiato con le mani ai braccioli della sedia e si era sporto in avanti, per osservarla più da vicino.

 

«A cosa stavate pensando?» chiese interessato, trattenendo a stento una risata, dalla faccia sconvolta di Caroline, che poteva benissimo intuire dal suo battito accelerato, che l'aveva spaventata.

 

Aprì la porta e si ritrovò davanti Niklaus, che senza attendere oltre,si avventò sulle sue labbra, richiudendo dietro di se la porta.

 

«A nulla in particolare.» rispose arrossendo vistosamente Caroline.

 

In meno di pochi secondi, si ritrovò distesa su quel enorme letto con Niklaus sopra di lei, che la baciava con passione e desiderio.

«Se volete che mi fermi, ditemelo subito.» sussurrò con voce rocca l'uomo, staccandosi appena dalle labbra di quell'angelo che aveva sotto di se.

 

«Ve l'ho mai detto, che siete adorabile quando arrossite» chiese portando una mano su una guancia di Caroline, che non accennava a spegnere quel colore rosso acceso.

 

Caroline sentiva la gola secca e le parole sembravano non volerle uscire, così fece l'unica cosa che era capace di fare in quell'istante.

Portò le sue mani dietro il collo di Niklaus e lo tirò verso di se, premendo le sue labbra contro quelle di lui.

 

«Ed io ve l'ho mai detto, che non siete capace di mettere a proprio agio una donna?» chiese di rimando la ragazza, che si stava sentendo le guance andare in fiamme.

 

«Questa notte non mi sembra, che eravate a disagio.» mormorò malizioso Niklaus, sapendo che così avrebbe messo ancora di più in imbarazzo Caroline.

 

In poco tempo i vestiti vennero lanciati, da qualche parte nella stanza, mentre loro restavano coperti solo dalla pelle dell'altro.

 

«Come avete fatto a trovarmi?» chiese Caroline, cercando di cambiare discorso.

 

«Siete venuta nel mio angolo di pace, siete voi che avete trovato me.» sussurrò lasciando un casto bacio sulle labbra di Caroline.

 

«Fate piano, vi prego.» mormorò Caroline,quando ormai aveva capito che non avrebbe più potuto tirarsi indietro. Ovviamente non che volesse farlo.

«Non preoccupatevi, amore.» sussurrò piano al suo orecchio Niklaus,mentre con una leggera pressione,iniziava a penetrarla.

 

Caroline si ritrovò a sorridere come un'ebete, appena le loro labbra si staccarono e una nuova consapevolezza si impossessò di lei.

Non ne aveva mai abbastanza.

Non ne aveva mai abbastanza di lui.

 

I loro corpi si intrecciava e muovevano in sincronia perfetta.

Gli ansimi di entrambi si mischiavano li uni agli altri.

 

Spesso si ricordava delle parole che sua madre le aveva detto una volta.

La prima volta non proverai niente, farà male ma poi imparerai che è un tuo dovere accontentare tuo marito e diventerà piacevole.”

Doveva completamente dissentire con quelle parole.

Non le aveva fatto così male come si aspettava e prima di quanto si immaginasse il piacere l'aveva investita come una tempesta.

 

«Venite, i miei fratello e Katherine, ci stanno aspettando per bere il tè.» sorrise di rimando l'ibrido, aiutando Caroline ad alzarsi e porgendole in seguito un braccio, che la ragazza accettò volentieri.
















































 

***

 





































































Mikael non aveva perso un solo istante per leggere la lettera.

Appena la ragazza, aveva abbandonato il suo studio, aveva subito aperto la busta e con attenzione aveva letto quelle poche righe che componevano quello scritto.

 

Mister Mikaelson,

sono dovuto ad informarla, che la futura moglie di vostro figlio è la figlia di una famiglia ormai in rovina.

Una famiglia importante ed altolocata come la vostra non poteva essere presa in giro,

per cui ho voluto subito mettervi al corrente di questo dettaglio.

Il pastore Forbes, padre di Miss Caroline Forbes, non ha sangue di nessuna stirpe

ma solo di semplici contadini.

Inoltre vorrei informarvi che Miss Forbes ha rifiutato parecchi corteggiamenti,

sicuramente per aspettarne uno più ambito.

E' una scalatrice sociale, è devota solo ai soldi.

Mi sembrava giusto mettervi al correnti di ciò.

 

Mister Tyler Lockwood.

 

La lettera venne immediatamente stritolata dalle mani di Mikael, che una volta finita di leggerla sembrava aver finalmente capito le reali intenzioni della ragazza.

Non avrebbe mai permesso, che una contadina, sposasse uno dei suoi figli.

Questo non sarebbe mai accaduto ed ora doveva solo sistemare la faccenda e riportare tutto a suo posto.

 

Mikael si alzò dalla sua postazione ed aprì la porta fermando uno dei servitori, che per sua disgrazia stava passando proprio da li in quel momento.

«Tu, manda a chiamare Miss Marshall.»








































Angolo autrice: 
*si nasconde* allora non odiatemi per il finale, ma la storia è ancora lunga e io non sono una per i facili "vissero felici e contenti" . 
Spero che però posso essere graziata con la parte Klaroline. 
Ammetto che non ero del tutto sicura di far già accadere qualcosa di conscreto tra i due, ma tutto mi è uscito da solo e alla fine mi sono convinta. 
Sono già 15 capitolo dovranno pur combinare qualcosa poveretti ahah. 

Coooomunque, non vi ringrazierò mai abbastanza per tutto il supporto che mi date! 
Grazie alle 52 persone che seguono questa ff ed a tutte le altre che l'hanno messa tra le preferite e ricordate, siete in tantissime e davvero non so come ringraziarvi. 
Ringrazio chi trova sempre un attimo di tempo per lasciarmi qualche riga nelle recensioni, che mi sono sempre utilissime. 
Grazie davvero a tutte quante :) 

Al prossimo lunedì, un bacione Allie :)

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Capitolo 16
*** Chapter 16. ***


Chapter 16.

 

 

 

«Vi ricordate, quando vostro padre ci colse mentre stavamo leggendo uno di quei libroni, che non ci era permesso nemmeno di toccare?»chiese Katherine, mentre si versava un'altra tazza di tè.

«Ricordo le scuse, che avete cercato di dirgli per convincerlo a non punirci.» rispose Caroline, trattenendo a stento una lieve risata.

«Vostro padre, non mi è sembrato un uomo severo.» si intromise Niklaus, che era rimasto in ascolto di tutti quegli aneddoti, che le ragazze stavano raccontando.

 

«Oh no, mio padre non lo è, ma sia io che Katherine gli abbiamo sempre dato molto filo da torcere.» gli sorrise Caroline, mentre beveva un sorso di tè dalla sua tazzina.

 

Erano seduti nell'enorme salone da circa un'ora e il sole ormai stava tramontando, ma sembrava che le portate di dolci e biscotti non finissero mai.

Le due ragazze non avevo perso tempo a riportare a galla vecchi ricordi, facendo trattenere a stento dal ridere pure il composto Elijah.

 

«Ditemi Caroline, come vi trovate qui?» chiese inaspettatamente Rebekah, se sembrava avere molto a cuore la ragazza.

 

«Bene, mi piace molto qui in effetti.»

 

«Sono contenta, che ne pensate se domani in giornata andassimo al mercato? Non potete immaginare la quantità di stoffe che si possono trovare.» esordì già eccitata all'idea Rebekah.

 

«Mi farebbe molto piacere, non ho ancora visto nulla di Londra, se non quel poco durante il mio arrivo.» rispose con un sorriso raggiante Caroline.

 

«Perfetto, allora è deciso. Chissà magari troveremo anche una stoffa adatta, per il vostro abito da sposa.»

 

«Sorella, sai bene che non puoi abbandonare la casa, sono diventate troppo pericolose le strade.» si intromise Elijah, spinto da uno sguardo di disapprovazione del fratello.

 

«So bene, che le facce da bambino capriccioso di Nik, non ci smuoveranno dalla mia decisione, giusto Caroline» chiese con fare sfacciato Rebekah, rivolgendo prima uno sguardo di sfida a Niklaus e infine rivolgendosi a Caroline.

 

«Non succederà nulla, potete stare tranquillo.. so badare a me stessa.» disse Caroline, guardando Niklaus, che sembrava non essere ancora molto convinto di tale iniziativa.

 

« Come volete, ma una scorta vi seguirà comunque.» decretò infine Niklaus, che per far scemare il discorso, bevve tutto d'un fiato il liquore, che era contenuto nel suo bicchiere.

 

«Brontolone.» borbottò Rebekah a bassa voce, guardando di sottecchi il fratello.

 

«Sorella, non farmi cambiare idea.» la guardò male di rimando Niklaus, provocando un sonoro sbuffo da parte di Elijah.

«Mie signore vi prego di non farci caso, ma avete purtroppo a che fare con due bambini.» disse ormai sconfortato l'uomo, che ricevette un'occhiataccia da parte di entrambi i fratelli.

 

Al contrario Caroline e Katherine scoppiarono a ridere, vedendo quello strambo quadretto, che avevano davanti.

Sicuramente nessuno avrebbe potuto dire che si sarebbe annoiato in compagnia di quella famiglia.














































 

***




































































 

«Abbiamo ricevuto dei chiari ordini dalla strega e così dovremo comportarci.» esalò ormai sull'orlo di una crisi di nervi, Jules.

 

Nessuno del suo branco, sembrava propenso ad immischiarsi in una faccenda così grande e pericolosa, soprattutto se in tutto quello centrava un Mikaelson.

 

«E' pericoloso, non riuscite a capire, che quella strega ci porterà al massacro?» chiese uno dei giovani.

 

«Non accadrà niente di simile, per ora dobbiamo solo limitarci ad avere più informazioni possibili.»

 

«Ma lo scopo finale è quello di eliminare la ragazza, giusto? Cosa farà dopo Klaus quando scoprirà che siamo stati noi?» chiese un'altro componente del branco.

 

Nell'ampio fienile calò il silenzio.

Jules non sapeva cosa sarebbe accaduto in seguito, ma sapeva che se permetteva a quella ragazza di mettere al mondo un figlio, sarebbe stata la fine per tutti.

 

Genevieve era stata molto chiara al riguardo e le conseguenze di una tale nascita si sarebbe abbattuta su tutti loro, nessuno escluso.

Quindi tanto valeva rischiare la propria vita, quella del suo branco, piuttosto che quella di ogni singolo essere sopranaturale sulla terra.

 

«Non intendo discutere ancora di questa faccenda, è deciso.» esclamò infine Jules, ormai all'estremo delle forze.

 

Si voltò, uscendo dal fienile, lasciando dietro di se un brusio, che man mano che lei si allontanava, scemava sempre di più.

Jules si inoltrò nel bosco, camminando quasi alla cieca, senza nessuna meta ben precisa.

 

Non aveva più dubbi al riguardo.

Avrebbe ucciso la ragazza, salvato tutti da una catastrofe di dimensioni bibliche e per ultima cosa avrebbe dato la sua vita, per una causa che ormai credeva di essere quella giusta.

 

Un rumore di zoccoli, la fece voltare improvvisamente, verso un punto alla sua sinistra, dove dietro a una fila infinita di alberi, una figura a cavallo si stava avvicinando, con andatura veloce.

Nel fare di qualche attimo, la figura divenne nitida nella sua visuale e si ritrovò l'uomo a cavallo a qualche metro di distanza.

 

«Hai fatto quello che ti avevo chiesto» chiese Jules con fare neutro, verso l'uomo.

 

«Si, è tutto sistemato, ma non credo che lui si arrenderà.»

 

«Di quello non sarai tu ad occupartene, Tyler.»

 

































































***






















































 

Londra era la città perfetta per Caroline.

Le persone che passeggiavano per le strade allegre e con abiti dei più variopinti colori, si concentravano tutte al mercato, dove Caroline non aveva mai visto tante persone messe assieme.

 

Bancherelle ovunque, con le più svariate cose, attiravano di continuo la sua attenzione.

Era incredibile, quante cose si potevano trovare, quante cose che per lei erano ancora delle novità.

 

Rebekah, Katherine e lei girarono in lungo e in largo le intere file di bancherelle, comprando anche l'oggetto più inutile, fino a quando arrivarono a quelle delle stoffe.

 

Caroline ne rimase abbagliata.

Non aveva mai visto tante stoffe messe assieme.

 

«Non mi dite che vi stupite per così poco, Caroline.» disse Rebekah, improvvisamente mentre stava esaminando una stoffa.

 

«No, però è la prima volta che vedo così tanti colori e fantasie, tutte insieme.»

 

«Da voi, non c'è una merceria?» chiese con nonchalance Rebekah.

 

«Si, però è molto piccola e tiene lo stretto necessario.» commentò Caroline.

 

Si sentiva a disagio in quelle situazioni.

Caroline capiva bene, la differenza di ceto sociale che lei e Niklaus avevano, come era chiaro che la sorella stesse cercando di mettere queste differenze, il più possibile in risalto.

 

«Caroline, venite, sono sicura che questo colore vi piacerà» esclamò Katherine, attirando l'attenzione dell'amica.

 

Caroline si avvicinò incuriosita a quest'ultima, per poi rimanere a bocca aperta.

La stoffa che Katherine, stava tenendo appoggiata su un braccio per mostragliela era di un azzurro sfumato, sulle tonalità del mare, partendo dall'alto su una tonalità molto tenue, per poi finire con un azzurro intenso.

 

Se lo vedeva già indosso e subito si innamorò di quella immagine nella sua testa.

 

«E' stupendo!» esclamò entusiasta Caroline. «Solo voi potevate trovare la stoffa perfetta.»

 

«Appena l'ho vista, ho capito che era perfetta per voi e immaginate la faccia di Niklaus quando vi vedrà con questa addosso.» fece Katherine passando la stoffa al mercante, che si stava accingendo a piegarla al ben meglio.

 

Caroline al suono di quelle parole arrossì.

L'unica cosa che importava era il giudizio del suo futuro marito, che però era certa avrebbe approvato la scelta della stoffa.

 

«Non fate caso a quello che dice Rebekah, è una sorella molto protettiva e credetemi le state simpatica, solo che sta cercando di capire come siete.» esordì improvvisamente Katherine, prendendo alla sprovvista Caroline.

 

«Non sembra che provi molta simpatia nei mie confronti invece.» rispose in un sospiro Caroline.

 

«Fidatevi è così, non potete avere idea di come mi guardava all'inizio. Niente a che vedere con voi.» la rassicurò Katherine, scoppiando in una leggera risata.

 

 

Si fermarono per una buona mezzora a quella bancherella e quando alla fine furono tutte e tre soddisfatte deciso di proseguire il giro.

 

La scorta che altri non era che due vampiri ben piazzati, le seguivano a qualche metro di distanza, cercando si dare il meno possibile nell'occhio, cosa che ovviamente riusciva molto difficile.

 

Rebekah aveva insistito fino all'ultimo a non volerli, ma entrambi i fratelli, sembravano dell'idea opposta alla sua e niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.

 

Le tre ragazze proseguirono i loro giro, per un'altra ora, dove Caroline e Rebekah cominciarono a parlarsi di più e alla fine Caroline dovette ritrovarsi ad ammettere, che Katherine aveva ragione.

 

Rebekah altro non era che una sorella gelosa dei suoi fratelli e voleva assicurarsi che Caroline fosse la moglie giusta per suo fratello.

 

Sembrava tutto perfetto, se non fosse per un piccolo particolare.

Mikael Mikaelson.

 

 

 

 

Qualche ora più tardi si ritrovarono tutte nelle stanze di Caroline, dove Rebekah stava ammirando la stoffa che avevano scelto per l'abito del matrimonio.

 

«E' assolutamente perfetto.» esclamò Rebekah, toccando la stoffa.

 

«E' quello che ho pensato pure io, appena l'ho visto.» si intromise Katherine

 

«Domani manderò a chiamare il sarto, così si metterà subito al lavoro.» fece Rebekah, battendo le mani dalla gioia.

 

Caroline era rimasta in silenzio, immobile seduta sul bordo del suo letto.

Aveva un terribile presentimento.

 

«Caroline, state bene?» chiese preoccupata Katherine.

 

«Si, cioè non proprio.» mormorò affranta.

 

Come faceva a spiegare, che si sentiva che qualcosa sarebbe andato storto, quando stavano parlando del suo abito per il matrimonio?

 

«E' per mio padre, vero?» chiese esitante Rebekah, capendo la preoccupazione della futura cognata.

 

«Si, non mi è sembrato, molto favorevole.»

«Vedrete che andrà tutto bene.» cercò di rassicurarla Rebekah, prendendo le sue mani nelle proprie.

 

«Niklaus non permetterà, che qualcosa vada storto.» aggiunse Katherine, appoggiando una mano sulla spalla dell'amica.

 

Avrebbe tanto voluto credergli, ma qualcosa dentro di lei, le diceva che niente sarebbe andato per il verso giusto.

 


















































































***

 






































































 

Niklaus aveva sentito distintamente le ragazze rientrare e sarebbe corso volentieri ad abbracciare la sua Caroline in quel momento, ma ormai era in trappola.

 

Suo padre l'aveva convocato per parlare del matrimonio o almeno così credeva, ma quando entrò nel suo studio, trovò l'ultima persona che avrebbe voluto trovarsi davanti.

 

«E' uno scherzo?» chiese sarcastico, appena i suoi occhi si posarono sulla figura che stava seduta allo scrittoio .

 

«No, Niklaus.» rispose con fare lascivo la donna.

 

«Invece credo proprio che lo sia. Dov'è mio padre?» chiese teso.

 

«Credo, che avesse da sistemare alcune questioni in tribunale.»

 

Odiava quella donna, era stata la sua rovina e aveva fatto di tutto per evitare di ritrovarsela nuovamente davanti.

 

«Perchè siete qui?» chiese con tono grave, ormai infastidito.

 

«Non siete contento di vedermi?» chiese civettuola, avvicinandosi a lui lentamente, dopo essersi alzata dalla poltrona.

 

«Hayley vi ho chiesto, perchè siete qui?»

 

«Nostalgia e gelosia.» rispose vagamente la donna, ormai a pochi centimetri da lui.

 

«Cosa?»

 

«Un'uccellino mi ha detto che stavate per sposarvi e non potevo di certo stare a guardare.»

 

Niklaus deglutì faticosamente.

Ora stava iniziando a capire.

 

Suo padre, era sempre suo padre a creare i problemi.

 

«E' stato mio padre a mandarvi a chiamare?» chiese Niklaus per nulla amichevole.

 

«Forse.» rispose facendo spallucce la donna, che si era messa a girare intorno a Niklaus.

 

«Va bene, non mi interessa, voglio che ve ne andiate subito da questa casa.» disse con fermezza , guardando male la donna, che aveva appoggiato una mano sulla sua spalla.

«L'amate?» chiese sprezzante Hayley.

«Si e vi ripeto che vi voglio fuori di qui nel più breve tempo possibile.» disse Niklaus, scostando malamente la sua mano dalla propria spalla e avvicinandosi successivamente alla porta per uscire.

 

«Non fa per voi, Niklaus!» esclamò a quel punto Hayley. «E' solo un'umana, una ragazzina umana.»

Niklaus al suono di quelle parole si arrestò, con la mano sulla maniglia in ottone della porta.

«L'invidia vi rende ancora più insopportabile e non lo dico per offendervi.» disse con sarcasmo le ultime parole, prima di uscire dalla porta e chiudersela alle sue spalle.



Hayley rimase ferma incentro alla stanza, con lo sguardo perso sulla porta che si era appena chiusa.

Nessuno le avrebbe rubato il suo uomo, specialmente non un'insulsa umana.  


















Angolo autrice: 

Premetto che è un capitolo molto incasinato e mi scuso se qualche pezzo può sembrarvi poco connesso, ma non ho potuto rileggere questo capitolo perchè ho problemi con il pc, che mi si spegne e accende da solo, quindi sarò breve epr evitare che si spenga proprio ora che sto postando. 

Ripeto mi rendo conto che il capitolo è un po incasinato, ma tutto sarà più chiaro nel prossimo. 

Ringrazio tutti tutti come sempre ♥ 

Un bacio Allie.

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Capitolo 17
*** Chapter 17. ***


Angolo autrice: 

Dico due rughe qui questa volta e poi vi lascio al capitolo.
Ho trovato lavoro quindi avrò sicuramente meno tempo per scrivere, quindi se notate capitoli un po più brevi mi scuso, ma vorrrei cercare di mantenere l'aggiornamento di lunedì, se no rischio di postare chissà dopo quanto tempo. 
Detto questo questo capitolo è incentrato su una scena Klaroline e la vera storia parte da qui. 
Non dico altro e vi lascio al capitolo! 
Un bacione a tutte, Allie. :)



Chapter 17 







 

 

L'incontro del giorno precedente aveva innervosito non poco Niklaus, che in quel momento si stava dirigendo con passo di carica verso lo studio del padre.

Voleva avere quella dannata approvazione e potersene poi andare con Caroline, dicendo finalmente addio a quel uomo, che ancora chiamava padre.

Sapeva che dopo le nozze sarebbero andati a vivere in un'altra casa, la loro che Niklaus si stava già da qualche giorno accingendo a cercare.

Nella sua testa si era già figuratola sua vita, con l'unica donna che mai gli aveva tenuto testa a mille miglia da suo padre.

Un quadretto perfetto, se non fosse stata per la sgradevole sorpresa di Hayley.

Aveva capito quasi immediatamente c'è dietro c'era suo padre, dato che sapeva bene quanto quella donna le andasse a genio, al contrario a quanto pareva di Caroline.

 

Arrivato davanti alla porta, diede due colpi secchi contro il legno spesso della porta imponente, attendendo nervosamente il consenso per entrare.

Avrebbe tanto voluto entrare come suo solito, senza tante cerimonie, ma se davvero pe sue supposizioni erano esatte, un ennesimo passo falso non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione.

 

«Entrate pure.» udì la voce la del padre all'interno, dopo qualche istante.

 

Non se lo fece ripetere due volte.

Niklaus entró nella stanza come una furia, sbattendo con ben poco riguardo, la porta dietro di se.

 

«A che gioco state giocando, padre?» chiese ormai al limite della sopportazione.

 

«Come, ragazzo?» chiese fintamente stranito Mikael, mettendosi ulteriormente comodo sulla poltrona.

 

«Avete perfettamente capito. Cos'è questo un gioco? Chiamare Hayley?» fece Niklaus, che sentiva i canini premere per uscire.

Era davvero su tutte le furie.

 

«Miss Marshall era nei paraggi ed essendo una gradita ospite, l'ho voluta ospitare.> rispose con poco interesse l'uomo.

 

«Non è una gradita ospite! O forse non ricordate che ha complottato contro tutti noi?»

 

«Sono io in questa casa che decido, chi è gradito o meno ragazzo e ricordo bene, che stava molto spesso nelle tue stanze.» disse con fare ovvio Mikael, cercando di schernire il figlio.

 

«Dove volete arrivare?» chiese Niklaus, stringendo i pugni.

 

«La ragazza ha imparato dai suoi errori e da molto ormai sta al mio servizio, per certe questioni. Quindi è affidabile e inoltre proviene da una famiglia molto potente di licantropi.» inizió Mikael, guardando negli occhi il figlio.

 

«Quindi? Arrivate al punto padre.» disse acidamente Niklaus, ormai però giunto da solo alla conclusione.

 

«Non ci sarà nessun matrimonio, tra voi e Miss Forbes. Se solo fossi più intelligente ragazzo, ti saresti accorto che è solo una arrampicatrice sociale, nulla di più.» continuó, confermando i sospetto di Niklaus.

 

« Non vi permetto di parlare in questo modo di lei, nemmeno la conoscete!» esclamó ormai senza controllo Niklaus.

 

«Ho delle provo riguardo a quello che sto affermando e ora va, ti stai mostrando per quello che sei ed immagino che la tua innamorata non ne sia al corrente, o sbaglio» disse con fare ovvio l'uomo per poi abbassare lo sguardo su dei fogli, che aveva davanti a se.

 

Niklaus ormai stava mostrando completamente il suo vero volto. Gli occhi erano diventati gialli con le vene rigonfie intorno e i canini erano usciti, senza che nemmeno se ne accorgesse.

 

Se solo avesse potuto sarebbe saltato alla gola del padre in quello stesso istante, ma sapeva che non sarebbe cambiato il verdetto.

Quell'uomo si credeva superiore a tutti e aveva sempre una riserva su tutto.

 

Niklaus abbandonó la stanza ed a velocità non umana, si rinchiuse nelle sue stanze con l'intento di riprendere il controllo su di se.


 

***

 

Caroline si era alzata di buon umore quella mattina, anche se sentiva che c'era qualcosa che non andava.

La sera precedente Niklaus era andato a farle nuovamente visita nella sua stanza, ma sentiva che non era per nulla sereno.

Era teso, nervoso e stava cercando di estraniare tutto, concentrandosi su di lei.

 

Avevano fatto l'amore e tutto sembrava nuovamente tornato come sempre, se non fosse che durante la notte, aveva udito distintamente l'uomo al suo fianco sospirare più di una volta.

Una volta aveva pure aperto gli occhi, per scrutare il suo viso, alla ricerca di una risposta a quel suo comportamento, ma niente, non aveva trovato assolutamente niente.

Niklaus si stava limitando a fissare il soffitto, perso in chissà quale altro mondo, dove lei non era evidentemente inclusa.

La mattina quando Caroline si era svegliata, aveva trovato l'altro lato del letto vuoto. Vuoto come le risposte che stava cercando di darsi.

 

Tutto quello però non riusciva a farla stare di cattivo umore.

Appena aveva tirato le pesanti tende e la luce aveva colpito il suo volto, si era sentita subito meglio e un sorriso incurvò le sue labbra.

 

Caroline rimase qualche istante davanti alla finestra, a contemplare la vita che scorreva a qualche metro sotto di lei.

Londra era già sveglia da un po' o forse non era nemmeno mia andata a dormire.

Le persone passeggiavano, indaffarate per le strade, con cesti pieni di cibo e le carrozze andavano in ogni direzione della città.

Vedeva dei bambini che poco più in là stavano giocando con una lattina vuota e la utilizzavano come se fosse stata una palla, rincorrendosi da ogni lato della strada, schivando le carrozze.

 

Quella visione di spensieratezza aveva reso la sua giornata già migliore e dopo essersi lavata ed aver indossato il suo abito, che una serva le aveva precedentemente preparato e dopo essersi acconciata i capelli, fermando alcune ciocche dietro la nucca, lasciando che i suoi boccoli ricadessero liberi sulle spalle, si sentiva pronta per affrontare la giornata.

 

Giornata che era stata davvero stressante e allo stesso tempo divertente.

Il sarto come promesso era stato mandato a chiamare e nel primo pomeriggio, si era presentato con spilli e centimetro per prendere le misure della futura sposa.

 

Rebekah e Katherine avevano fatto da supervisore e avevano riso per la poca pazienza che Caroline possedeva.

Non c'era stato attimo in cui avesse chiesto..

«Manca ancora molto?» con il tono classico che utilizzavano i bambini prima di mettere il broncio, quando il sarto le rispondeva ogni volta, che aveva quasi finito.

Alla fine quel “quasi finito” del sarto, durò quasi tutto il pomeriggio e alla fine Caroline si era ritrovata a maledire Rebekah, che invece se la stava ridendo come mai prima d'ora.

 

Ora dopo aver trascorso un pomeriggio tra donne e dopo essersi resa conto, che Niklaus non si era mai fatto vedere, aveva deciso di andare lei stessa a cercarlo.

 

Si trovava davanti alla porta della sua stanza, dopo averlo cercato per tutta la residenza, persino nella serra, aveva capito che l'unico posto in cui poteva essere era li.

Caroline non fece in tempo a posare il pugno sulla porta, per bussare che udì un rumore all'interno della stanza, come se qualcosa di grosso fosse finito contro il muro e in seguito si fosse rotto in un milioni di pezzi.

Per un attimo a quel punto esitò, non più sicura se fosse il caso di aspettare la cena per incontrarlo, ma il suo cuore perse un battito quando udì un basso ringhio provenire dall'interno.

 

In quel momento non ragionò, pensò solo al peggio, che stesse accadendo qualcosa a Niklaus, che fosse in pericolo e aprì la porta in un movimento automatico, senza nemmeno dare l'impulso al suo cervello di farlo.

 

«Niklaus» urlò nel mentre entrava e la sua vista poteva vedere chiaramente cosa stava accadendo.

 

Quello che però si parò davanti agli occhi di Caroline la fece bloccare e spalancare gli occhi dalla paura.

Non era lui, quello che aveva davanti agli occhi e che si era volta appena aveva sentito la porta aprirsi e che ora la stava guardando paralizzato, non era Niklaus.

 

Agli occhi di Caroline quello era un mostro, qualcosa che non era possibile che esistesse, perchè quelle creature erano invenzioni degli adulti solo per spaventare i bambini, non erano assolutamente reali.

 

«Caroline..» sussurrò guardandola e tornando alle sue sembianze umane.

 

Non doveva scoprirlo così. Pensò subito Niklaus, impaurito per la prima volta in vita sua, della reazione che avrebbe potuto avere quella ragazza nel vedere cos'era veramente.

 

«Caroline..» ripetè avvicinandosi di qualche passo a lei, allungando una mano, cercando di non spaventarla.

 

Caroline di scatto indietreggiò e iniziò a scuotere freneticamente la testa.

«State lontano da me.» disse con un filo di vole, guardando l'uomo che al suono di quelle parole, si era fermato sui suoi passi.

 

«Lasciate che vi spieghi, amore.»

 

«Cosa..Cosa siete?» chiese tremante Caroline.

 

«Vi giuro, che non avrei mai voluto che lo scopriste così..» iniziò a parlare Niklaus, che venne però subito interrotto da Caroline.

 

«Vi ho chiesto cosa siete» esclamò ormai urlando dal panico Caroline.

 

«Caroline..» cercò di calmarla Niklaus, facendo un piccolo passo verso di lei.

 

«Rispondete!» urlò Caroline, con gli occhi ormai pieni di lacrime.

 

«Va bene, esistono delle creature diverse dagli umani, che non sono solo storie inventate per spaventare i bambini amore. Esistono streghe, vampiri e licantropi e poi esisto io, che non sono esattamente nessuno di questi tre esseri, ma l'insieme di due di loro. Vampiro e licantropo.» cercò di spiegarsi Niklaus, guardando dritto negli occhi Caroline, per vedere anche il più piccolo cambiamento sul suo viso.

 

«Quelle cose non esistono, insomma tra un po mi direte che esiste il mostro nero, che vive sotto il letto?» chiese per niente tranquillizzata Caroline.

 

«Non vi sto prendendo in giro..» disse Niklaus facendo diventare i suoi occhi gialli.

 

«Voi siete..siete..» balbettò incerta Caroline, portandosi una mano sulla bocca.

 

«Ditelo.» la spronò Niklaus, che aveva capito cosa la ragazza stava tentando di dire, mentre il suo cuore se non fosse stato fermo da secoli, in quel momento avrebbe di certo perso battiti.

 

«Un mostro.» mormorò Caroline, guardandolo.

 

«Caroline sono sempre io..» disse Niklaus avvicinandosi a lei.

 

«Siete l'unico?» chiese Caroline, indietreggiando nel medesimo momento, in cui Niklaus avanzava.

 

«No, tutta la mia famiglia, anche se non è come me.» sospirò Niklaus.

 

Il viso di Caroline si riempì di così tante sensazioni, che Niklaus faticava a capirle. Non sarebbe dovuto andare così.

Non in quel momento.

Non in quello stato.

 

«Katherine.. oh mio dio devo andare a cercarla.» mormorò più a se stessa che all'uomo che aveva davanti, voltandosi come un automa verso la porta per andare a cercare l'amica.

 

«Lei lo sa. Caroline molta gente ne è a conoscenza, anche vostro padre.» cercò di farle capire, senza però vedere nessun miglioramento.

 

«Lo sanno? Come..» disse incredula Caroline, voltandosi esitante verso di lui. «Perchè io non sapevo niente? Perchè?» fece gesticolando, alzando nuovamente il tono della voce.

 

«Amore appena vi calmerete vi spiegherò tutto.» disse Niklaus avvicinandosi in un batter di ciglia a lei, che per lo spavento, si portò la mano al petto per paura che il cuore, potesse uscirgli dal petto.

«Voi.. ma come avete.. no! Io non resterò qui un minuto di più!»

 

«Caroline non siate sciocca, dovete solo calmarvi e tutto poi vi sembrerà più chiaro.» disse l'uomo, cercando il suo sguardo.

Stava iniziando a perdere la pazienza.

Se Caroline non si sarebbe calmata da li a poco, avrebbe ricorso al soggiogamento, per evitare l'evitabile.

 

«No! Vi ho detto di stare lontano da me! » urlò nuovamente Caroline, quando si sentì sfiorare il braccio da Niklaus. «Mi dispiace, ma non credo di essere più così sicura di voler diventare vostra moglie, non dopo questo.»

 

Le faceva male dire quelle parole, dio solo sapeva quando avrebbe voluto abbracciarlo e lasciarsi baciare da lui, dopo quella giornata, ma non ci riusciva aveva una tremenda paura.

Quello che aveva visto le sembrava solo un brutto incubo, qualcosa che per la sua testa, non poteva davvero esistere e lei non poteva conviverci.

Non poteva convivere con dei mostri.

 

«State vaneggiando.» affermò Niklaus con gli occhi spalancati per lo stupore.

Non pensava sarebbe arrivata a tanto.

 

«No, non voglio sposare un mostro!» esclamò sembrando convinta di quelle parole e dentro di lei qualcosa si stava rompendo.

 

L'ira di Niklaus, che era riuscito a reprimere appena l'aveva vista apparire nella sua stanza, tornò a galla, facendolo esplodere come una bomba.

 

«Bene! Tanto non ci saremo comunque sposati, perchè mio padre non ha approvato! Siete stata accontentata comunque.» esclamò furibondo Niklaus, voltandosi e portando le mani tra i capelli.

 

Caroline rimase paralizzata sulla porta, per quel breve istante.

La sua vita stava nuovamente cadendo a pezzi, come quando aveva visto Niklaus salire sulla carrozza il giorno delle nozze di Elena.

 

Preso dalla foga, Niklaus afferrò una delle poltrone del salottino e la scagliò contro il muro con tutta la forza che possedeva.

Il cuore di Caroline gli pompava nelle orecchie come una melodia macabra, che avrebbe volentieri voluto far cessare.

 

Fu un attimo e Caroline scappò via dalla stanza, quello stesso attimo in cui Niklaus si era voltato per guardarla e lei non c'era più.


 

***

 

Non sapeva con esattezza dove stava andando, sapeva solo che non poteva più fidarsi di nessuno e che doveva correre.

 

Si era stupita, ma allo stesso tempo rincuorata, quando aveva visto che Niklaus non la stava seguendo.

Aveva sceso velocemente le scale e si era ritrovata fuori dal portone d'ingresso in un batter d'occhio.

 

Ora però che si trovava per le vie di Londra, non sapeva che fare.

Scappare le era sembrata la cosa più logica da fare, ma non aveva pensato minimamente a una destinazione.

 

La paura a volte gioca brutti scherzi, ti annebbia la parte logica, quella vera, della tua testa e ti fa agire senza pensare, ritrovandoti poi persa per una città che non conosci.

 

Caroline arrivò alla fine lungo le rive del Tamigi e si sedette su un piccolo spiazzo di prato li vicino.

 

Aveva bisogno di pensare, riuscire a mettere insieme i tasselli e soprattutto capire da che parte di Londra si trovava.

 

«Bene Caroline, ora chiudi gli occhi e quando li riaprirai, scoprirai che è stato tutto un incubo.» si disse tra se Caroline, agendo successivamente.

Quando però riaprì gli occhi, nulla era cambiato.

 

Ancora faticava a crederci.

Vampiri, Licantropi e persino streghe erano tutti reali.

Aveva sempre creduto che esistessero nelle storie, fiabe per bambini, non che un giorno tutto quello che da piccola l'affascinava, sarebbero diventati i suoi incubi nella vita reale.

 

Amava Niklaus, ma quello che aveva visto l'aveva terrorizzata fino a tal punto, d'aver paura persino di lui.

 

Qualcosa però si accese dentro la sua testa ed elaborò un'informazione, che ancora non aveva preso in considerazione.

 

“Mio padre non ha approvato”

 

Caroline realizzò solo in quel istante, che la sua vita sarebbe andata in pezzi comunque, che il suo cuore sarebbe finito come i mobili nella stanza di Niklaus.

Distrutto in mille pezzi.

 

Ora doveva solo riprendere in mano la situazione, però.

Doveva trovare un luogo dove dormire e dove poter ragionare meglio su tutto l'insieme di avvenimenti, che si sovrapponevano l'uno all'altro.

 

Caroline così, si alzò sistemandosi le gonne del vestito e si guardò intorno.

 

«A noi Londra.» disse, mentre si inoltrava nuovamente nel centro della città alla ricerca di un posto dove passare la notte.

 



***



 

Nessuno in casa si era accorto della mancanza di Caroline.

Niklaus era uscito qualche istante dopo Caroline e si era diretto al primo bar appena fuori città, dove sapeva avrebbe trovato qualche povero innocente con cui sfogarsi.

 

I restanti abitanti della casa, credevano che Caroline fosse nella propria stanza.

 

Solo una persona aveva visto la piccola umana scappare, per le vie di Londra, dalla finestra delle sue stanze.

 

«Sta scappando.» disse con poco interesse la donna.

 

«Niklaus l'avrà avvertita, che non si terrà nessun matrimonio, per lo meno non il loro.» disse con voce piatta Mikael, avvicinandosi anche lui alla finestra.

 

«Niklaus non ne vuole sapere di me, non potete impormi come sua moglie.» fece dopo una breve pausa la donna.

 

«Come io ho riportato fiducia in voi, anche mio figlio lo farà Miss Marshall e poi sono in affari con vostro padre, è già tutto deciso a riguardo.»

 

«Lui ama lei.» esclamò con ovvietà Hayley, che si sentiva di troppo dentro quella casa.

 

«L'amore è una cosa di poco conto, mia cara. Un matrimonio che unirà la vostra con la nostra famiglia, porterà solo vantaggi e conta molto di più.» disse solenne Mikael, lasciando successivamente sola la ragazza.

 

Hayley capì che era solo inizio di qualcosa, che non sarebbe terminato molto presto.  

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Capitolo 18
*** Chapter 18. ***


Chapter 18







 

 

Una leggera luce filtrava dalle tende blu notte, che la sera precedente Caroline aveva tirato.

La camera che aveva trovato poco distante dalla piazza del mercato, non era il massimo, ma per quella notte non aveva avuto altra scelta.

Il letto era abbastanza scomodo e il mal di schiena di Caroline quella mattina, ne era la conferma.

Era una piccola locanda, ma ovviamente non poteva permettersi altro, dato che era uscita di corsa da quella casa e con se aveva solo qualche spicciolo, giusto per potersi permettere quella stanza per nulla accogliete, che però l'aveva salvata dal passare una notte fuori al freddo.

 

Caroline l'aveva abbandonata poco dopo essersi alzata e dopo essersi sistemata, aveva deciso che doveva andarsene da quel luogo, che iniziava ad avere un'odore sempre meno sopportabile.

Così dopo aver pagato il prezzo per quella notte, a una donna robusta e dall'aspetto per nulla curato, era corsa fuori di li, respirando finalmente un po' di aria sana e pulita.

I suoi polmoni per lo meno le furono davvero molto grata e mai come in quel momento, aveva sentito il bisogno di sentire quella leggera brezza accarezzarle la pelle.

 

Il problema però era li dietro l'angolo.

Cosa avrebbe fatto ora? Dove sarebbe andata?

 

Sapeva che sarebbe dovuta tornare prima o poi, ma non aveva nessuna intenzione di tornare così presto.

Aveva bisogno di spazio, di ragionare e di stare il più lontano possibile a quegli esseri, che ancora non poteva credere, che esistessero.

 

Caroline alla fine si ritrovò nel bel mezzo del mercato, che quel giorno sembrava più trafficato del solito, il che andava non poco a suo favore.

Con quella massa di gente accalcata per quelle stradine, tra le varie bancherelle, sarebbe stato più facile nascondersi, per quanto quell'abito più pomposo del solito, di uno spiccato color verde, la aiutasse a passare inosservata.

 

In quel momento poteva davvero vedere da vicino le vite di quelle persone.

Si stava chiedendo se anche loro, erano al corrente dell'esistenza di vampiri, streghe e licantropi.

Quest'ultimi specialmente, le facevano davvero venire da ridere.

Sembrava la trama di una fiaba, i lupi cattivi della situazione e pensare a persone che si potevano trasformare in lupi, le sembrava una cosa davvero divertente.

Divertente ovviamente, fino a quando non si ricordava che non era solo un pensiero di sua fantasia, ma che c'erano davvero persone che potevano farlo.

Non era facile.

Non lo era per niente, accettare di punto in bianco, l'esistenza di un qualcosa, che non puoi credere realmente che esista.

Caroline però aveva avuto la prova vivente davanti a lei, il giorno prima e quella cosa non poteva essere definita umana.

 

Stava continuando a camminare quando una bambina le si scontrò contro.

Teneva in mano un pezzo di pane e stava chiaramente scappando, cosa che trovò conferma, quando vide un uomo correre nella loro direzione.

 

L'uomo si fermò davanti a Caroline, che aveva appoggiando una mano sulla spalla della piccola bambina, che stava tremando letteralmente dalla paura.

 

«La ringrazio Miss, questa piccola ladruncola credeva di farla franca.» disse con disprezzo l'uomo, rivolgendosi alla bambina.

 

Caroline abbassò lo sguardo verso la piccola, che teneva quel piccolo pezzo di pane, stretto tra le braccia e il cuore di Caroline si riempì immediatamente di tenerezza.

Vide l'uomo avvicinare una mano verso la piccola, con l'intento di strappargli il cibo dalle mani, quando Caroline si mise in mezzo, spingendo la bambina dietro di lei.

 

«Non crede di stare esagerando, signore? E' solo una bambina che ha fame.» esordì Caroline, guardando con tono di rimprovero l'uomo.

 

«Esagerando? Io vivo dei soldi che guadagno, grazie anche solo a quel pezzo di pane!» esclamò sbalordito l'uomo, agitando le braccia.

 

«Va bene, se questo è il problema, tenete.» disse Caroline, porgendo all'uomo le ultime monete che le erano rimaste. «Credo che potrebbero bastare.»

 

«Vi ringrazio, Miss. Non dovreste però fidarvi di questi bambini, rubano tutto quello che trovano.» disse con fare ovvio l'uomo, mentre contava le monete che la donna le aveva dato.

 

«Credo di sapermela cavare.» esordì Caroline, che voltandosi verso la bambina, le regalò un sorriso sincero, completamente ricambiato dalla piccola.

 

L'uomo scuotendo il capo si allontanò, tornando al suo lavoro.

 

Caroline si chinò appena verso la bambina, che la guardava con ancora un sorriso timido sulle labbra.

 

«Non ti stanno aspettando a casa?» chiese Caroline, sorridendo teneramente.

 

La bambina si limitò ad annuire, spezzando in seguito un pezzetto di pane e porgendolo a Caroline, che sorridendo accettò, vedendo subito dopo la bambina correre via, perdendola poi di vista, in mezzo a tutte quelle persone.

 

Caroline non fece in tempo a tornare dritta, che sentì una mano posarsi sulla sua spalla, facendola sussultare dallo spavento.

 

Appena si voltò ritrovò l'unico viso, che avrebbe voluto vedere in quella circostanza.

 

«Katherine!» esclamò rincuorata Caroline, gettando le braccia al collo dell'amica, che per la prima volta ricambiò l'abbraccio, cercando di infonderle coraggio.

 

«Vi stiamo cercando tutti. Niklaus è stato fuori tutta la notte a cercarvi preoccupato.» disse con calma Katherine.

 

«Voi sapevate tutto, perchè non me l'avete detto?» chiese con gli occhi lucidi la bionda.

 

«Andiamo in un posto un po più tranquillo, vi va?» fece Katherine, prendendo l'amica sotto braccio.

 

Camminarono fino a quando non arrivarono a una panchina, appena fuori dal mercato.

Si sedettero e Caroline rimase in silenzio, fissando con insistenza l'amica, nell'attesa di ottenere una risposta, almeno una di quelle che stava cercando di darsi da tutta la notte.

 

«Non guardatemi così.» disse a un certo punto Katherine, vedendo lo sguardo dell'amica. «Non potevo dirvi nulla, non aspettava a me farlo e nemmeno avrei saputo come spiegarvelo.» continuò Katherine, sistemandosi le gonne del vestito beige che indossava.

 

«Siete mia amica, avreste dovuto dirmelo e basta!» esclamò Caroline «Almeno quando avete scoperto, che avrei sposato Niklaus.» disse calando gradualmente il tono di voce, rendendosi conto che ormai quello era solo un lontano ricordo.

 

«Toccava a lui, mostrarvi cos'era.» disse semplicemente Katherine.

 

Caroline rimase in silenzio soppesando le parole dell'amica.

Aveva ragione e lo sapeva, ma non riusciva a non avercela un minimo con lei.

Katherine sapeva e lei no.

 

«C'è altro che dovrei sapere?» chiese a stento Caroline.

 

«Forse si, ieri sera Mister Mikaelson ci ha presentato Miss Marshall.»

 

«E'..» chiese titubante Caroline, guardando negli occhi Katherine, che annuì, prendendo tra le mani una mano di Caroline.

 

«E' quello che hanno fatto intendere.» fece Katherine, cercando di confortare l'amica.

 

Un breve silenzio cadde nuovamente tra di loro, fino a quand Katherine riprese la parola.

 

«Non credete di dover parlare con Niklaus? Sarà sicuramente molto preoccupato.» disse Katherine, cercando lo sguardo dell'amica.

 

Caroline scosse solamente la testa, in senso di dissenso.

 

«Almeno tornate a casa, un bagno lo avete sicuramente bisogno cara mia e da questo posso anche solo immaginare, in che topaia avete passato la notte.» continuò Katherine, facendo sorridere Caroline.

 

Effettivamente aveva davvero bisogno di un bagno, le sue ossa richiedevano un momento di relax in una tinozza di acqua calda, per almeno un paio d'ore.

 

«Su questo non posso che essere d'accordo con te.» rispose Caroline, sorridendo all'amica, che si era già alzata e porgeva una mano alla bionda.

 

***

 

Quella era stata la nottata più lunga e brutta di tutta la sua vita.

Solo al pensiero che Caroline era li fuori da qualche parte, da sola e spaventata, non l'aveva fatto stare in pace con se stesso nemmeno per un minuto.

 

In quel momento era stato obbligato dalla sorella a riposarsi almeno per un'ora, ma l'unica cosa che aveva ottenuto, era ancora più ansia.

 

Si sentiva tremendamente in colpa.

Caroline non avrebbe dovuto vederlo in quelle condizioni, non ancora almeno e non in quel modo.

L'unica cosa che più di tutto ora lo preoccupava, era il pensiero che lei se ne sarebbe andata e non era sicuro di accettare una tale scelta.

 

Suo padre non voleva che si sposassero?

Quando mai lui aveva fatto quello che suo padre diceva?

Quando mai si era innamorato di una ragazza? Di un'umana per di più.

Quando mai aveva incontrato una come lei?

 

Mai.

 

Un leggero bussare alla porta lo fece scattare verso di essa, aprendola di colpo, facendo spaventare il servo.

 

«Che vuoi?» chiese Niklaus con nessuna cortesia nella voce.

 

«Mi ha mandato Miss Pierce ad avvisarvi, che ha trovato Miss Forbes e che ora si sta facendo un bagno.» disse in un sussurro il servo, spaventato.

 

Niklaus spalancò gli occhi e senza degnare il servo di uno sguardo, corse a velocità non umana verso la stanza della ragazza.

 

Aprì la porta senza pensarci due volte e si ritrovò davanti una visione celestiale.

Caroline era vestita solo di una leggera chemise color perla, che si voltò spaventata verso di lui, coprendosi come istinto di protezione il petto con le braccia.

 

«State bene?» si preoccupò subito Niklaus, facendo un piccolo passo verso di lei.

 

«Si.» rispose sbrigativa Caroline, che teneva lo sguardo inchiodato su di lui, credendo di prevedere in quel modo ogni suo possibile movimento.

 

«Vorrei potervi parlare di quello che è successo ieri.» disse subito Niklaus, guardando quella creatura come la più fragile dell'intero mondo, in quel istante.

 

«Non credo che ci sia qualcosa da dire.» disse seria Caroline.

 

«Vorrei spiegarvi. Non vi farei mai del male.»

 

«Niklaus credo che sia il caso che andiate, dovrei farmi un bagno.» rispose sbrigativa Caroline.

 

«Come volete, ma più tardi parleremo.» fece risoluto Niklaus, voltandosi per uscire.

 

Caroline, tirò un sospiro e non fece in tempo a voltarsi per dirigersi alla tinozza, che un forte capogiro, la fece cadere sulle ginocchia, provocandole un forte conato di vomito.

 

Niklaus si voltò immediatamente verso Caroline, sentendo il tonfo dietro le sue spalle e si precipitò verso di lei, sollevandola, prendendola tra le sue braccia.

 

«Amore, cos'avete?» chiese preoccupato Niklaus, spostandole alcune ciocche di capelli, dal viso.

 

«Non..non lo so, la stanza mi gira tutta.» mormorò Caroline, lasciandosi andare tra le braccia di quell'uomo che ancora la spaventava, ma che in quel momento, era l'unica che avrebbe voluto avere li.

Per quanto quello che era, Caroline non l'avesse ancora digerito, si sentiva al sicuro tra le sue braccia e quello non poteva cambiarlo.

 

Niklaus senza alcuno sforzo la portò sul letto, facendola stendere lentamente, sedendosi accanto a lei, prendendole una mano.

 

«Mando a chiamare un dottore.» disse dopo un attimo Niklaus, facendo per alzarsi.

 

«No!» disse con fermezza Caroline, trattenendolo per una mano. «Sta passando.»

 

«Non sarebbe meglio, che vi faceste visitare?» chiese ancora Niklaus, accarezzando una guancia alla bionda.

 

«Non credo, che ce ne sia più bisogno.» disse Caroline, mentre la nausea stava lentamente passando.

 

«Riposate adesso, più tardi poi parleremo.»

 

«Niklaus.» lo richiamò Caroline, prima che l'uomo potesse alzarsi dal letto. «Ho bisogno del tempo per digerire tutto questo, ma non credo che il mio posto sia ancora qui.» mormorò Caroline.

 

«Cosa state dicendo?» chiese Niklaus, sperando di star capendo male, le parole della ragazza.

 

«Che ho intenzione di tornare a casa.»

 

***

 

La salvia bruciava indisturbata a un angolo del tavolo, che era ricoperto da tomi di ogni dimensione.

Genevieve stava recitando una lenta litania, cercando di collegarsi con la futura sposa di Niklaus, che grazie a Tyler era riuscita ad impossessarsi di una sua collana, facendo si possibile un suo collegamento con la ragazza.

 

Stava recitando quelle parole in una lingua antica, da qualche minuto quando una fitta allo stomaco, la fece piegare su se stessa.

 

Prese un profondo respiro e ricominciò a dire la litania, ricevendo dopo qualche altro istante, un'altro colpo allo stomaco.

 

Questa volta più ben assestato e solo in quel istante capì.

 

«Non è possibile.» mormorò incredula, spalancando gli occhi.

 

Genevieve si accasciò alla sedia scura incredula.

Dovevano agire subito e quella scoperta la fece tremare di paura per un breve istante.

 

Si alzò dalla sedia e prese un pezzo di carta e con un pennino scrisse poche parole sul foglio.

Rilesse velocemente quello che aveva scritto, posando successivamente il pezzo di carta sul tavolo e pronunciando poche parole per due volte, la carta prese fuoco, lasciando poco dopo solo della cenere al suo posto.

 

La ragazza è incinta, dobbiamo agire subito. 

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Capitolo 19
*** Chapter 19. ***


Chapter 19.






 

 

 

La mattina seguente era stato a dir poco frustrante per Caroline.

Di prima mattina Rebekah si era presentata da lei, con il chiaro intento di convincerla a restare, provando in tutti i modi a trovare una ragione, che potesse sembrare vagamente accettabile.

Caroline però era stata chiara.

Quella non era casa sua, lei non avrebbe nemmeno potuto sposare Niklaus, il che rendeva la sua permanenza, solo uno sgradevole impiccio.

 

«Caroline, vi prego non fate questo a mio fratello.» esordì Rebekah, mentre guardava ormai disperata Caroline, che ripiegava una vestaglia, per poi depositarla nel baule.

 

Caroline si limitò a tacere, ma appena vide con la coda dell'occhio Rebekah fare un passo di troppo verso di lei, indietreggiò istintivamente, guardandola con timore.

 

«Non avvicinatevi, vi prego.» mormorò Caroline, «Ormai ho preso la mia decisione.» continuò risoluta, vedendo la delusione farsi strada sul volto di Rebekah.

 

«Eravate la sua unica speranza.» mormorò affranta la ragazza, prima di voltarsi ormai sconfitta, verso la porta. «Comunque sia, nessuno di noi vi avrebbe mai fatto del male.» intervenne poco dopo Rebekah, prima di lasciare definitivamente Caroline da sola.

 

Si, era stata la mattinata più faticosa e stancante della sua vita e per quanto cercasse di non darlo a vedere, i capogiri non l'avevano ancora abbandonata.

 

Per tutto il resto della mattinata si ritrovò ad evitare chiunque all'interno di quella casa, eccetto per Katherine, che era l'unica persone alla quale era permesso avvicinarsi a lei senza che Caroline, indietreggiasse spaventata.

 

«Quindi siete certa che sia la soluzione migliore?» chiese nuovamente Katherine, come nell'ultima ora.

 

«Continuare a chiedermelo, non mi farà cambiare idea.» esordì stanca Caroline, che stava giocando con i ricami del proprio vestito.

 

«Voglio solo essere sicura, che siete convinta di quello che state facendo.» disse Katherine, prendendo le mani di Caroline tra le sue.

 

«Lo sono e anche se non lo fossi, non ho altra scelta.»

 

«C'è sempre una seconda scelta.» fece Katherine, guardando l'amica. «Potete mandare al diavolo Mister Mikaelson e fuggire con Niklaus, potete se solo lo volete davvero.»

 

Caroline rimase alcuni istanti in silenzio.

Era vero, lei poteva fuggire con Niklaus, prima sarebbe stata la prima cosa che avrebbe proposto al suo futuro sposo, ma ora come poteva?

 

Come poteva fuggire con la persone dalla quale stava fuggendo?

 

«Non questa volta, Katherine.» disse Caroline, abbassando lo sguardo sul suo vestito, come se tutto d'un tratto fosse diventata la cosa più interessante.

Improvvisamente un capogiro più forte degli altri, la fece quasi scivolare a terra dalla panchina dove era seduta.

Katherine, l'aiutò prontamente a tornare seduta, guardando preoccupata l'amica.

 

«Caroline, vi sentite bene?» chiese con urgenza l'amica.

 

«Si, sarà stato solo un calo degli zuccheri.» esordì Caroline, portandosi una mano tra i capelli, cercando di capire cosa fosse successo.

 

«Cara, siete pallida da tutto il giorno, c'è qualcosa che non va e non credo sia colpa degli zuccheri.» disse con fare ovvio Katherine, mentre accarezzava un braccio dell'amica. «Forse dovremmo mandare a chiamare..» iniziò a dire, prima di venire interrotta da Caroline.

 

«No..non c'è bisogno di chiamare nessuno, sto bene.» fece Caroline, prima di alzarsi, barcollando lievemente. «Devo andare ora, la carrozza sarà qui a momenti.» continuò come per spiegare il suo gesto.

 

«Va bene, ma promettetemi che appena arriverete a casa, vi farete visitare e mi farete sapere come state.» disse alzandosi Katherine, per aiutare l'amica, ancora non del tutto stabile.

 

«Ve lo prometto.» disse con fare non curante Caroline, prima di incamminarsi con Katherine, per l'ultima volta verso quella casa.

 

***

 

Non capiva e forse non avrebbe mai capito.

Se la felicità non sembrava essere fatta per lui, se nemmeno l'amore era fatto per lui, che senso aveva trattenersi dall'essere il vero se stesso?

 

Che senso aveva stare a guardare dalla finestra, la sua unica certezza svanire dentro una carrozza, che l'avrebbe riportata lontano da lui?

 

Il liquore nel suo bicchiere finì in un solo sorso, annebbiando i suoi pensieri.

 

Perchè l'alcool non faceva lo stesso effetto come per gli umani, su di lui?

Avrebbe tanto voluto riuscire ad ubriacarsi, lasciarsi andare a una lenta agonia, che piano piano sarebbe stata annebbiata completamente dal nulla, lasciandolo vuoto e pieno allo stesso tempo.

 

Niklaus abbassò nuovamente lo sguardo sulla strada, dove lei ormai era sparita e dove era rimasto solo il rumore del pianto di Katherine, immerso nella frenetica Londra.

 

Tutto aveva perso il suo senso, tutto lo stava portando ad autodistruggersi.

 

Un'autodistruzione che avrebbe avuto l'effetto di una bomba atomica, verso chiunque gli fosse intorno.

 

«Avete intenzione di restare li a compiangervi in eterno?» chiese una voce dietro di lui. «Non vi ricordavo così, Niklaus.»

 

«Lasciatemi solo.» disse con fare duro, senza voltarsi verso la propria interlocutrice.

 

«Non sono qui per impormi Niklaus e voi lo sapete bene, ma vostro padre non cambierà idea.» cercò di spiegarsi la ragazza, che si era avvicinata alla finestra e che ora sostava accanto all'ibrido.

 

«Allora convincetelo voi. Siete brava a manovrare le persone, non credo che sia un compito arduo per voi questo.» rispose Niklaus, senza degnarla di uno sguardo.

 

«Ce l'avete ancora con me e vi capisco, ma iniziare una guerra contro vostro padre, non è il modo migliore per fargli pagare tutto questo.» mormorò Hayley, guardando qualcosa di indefinito fuori dalla finestra.

 

«Cosa avete in mente?» chiese per nulla allarmato Niklaus, voltandosi verso di lei.

 

«Niente, è così difficile da credere per voi?» chiese sbuffando la ragazza.

 

«Ho i miei buoni motivi, per non fidarmi di voi.» disse con fare pratico.

 

«Vi dimostrerò allora che potete fidarvi.» fece Hayley rivolgendo un'occhiata di traverso all'uomo. «Comunque, ho trovato questa nella vostra stanza, credo che sia da parte della vostra amata.» disse dopo una breve pausa, porgendo a Niklaus, la lettera che teneva tra le mani.

 

Niklaus si limitò a guardarla, prima di prendere con poca grazia la lettera dalle sue mani.

Non fece in tempo ad aprirla, che Hayley lo lasciò solo, sparendo dal nulla dietro la porta, così com'era apparsa.

 

Niklaus si rigirò la lettera tra le mani, un po di volte prima di decidersi ad aprirla.

 

I suoi occhi scorrevano veloci sulle poche righe, che c'erano scritte.

 

 

Può sembrarvi strano, ma dovevo lasciarvi qualcosa prima di partire.

Non mi sarei mai aspettata, una conclusione così per noi, ma forse quel noi non è mai realmente esistito.

Fa male, perchè vorrei tanto poter passare sopra a tutto e far finta di non aver paura di voi, ma ne ho e tanta.

Vostro padre, ha semplicemente facilitato le cose, impedendo le nozze.

Siete stato la cosa più vicina all'amore, che sicuramente mai più avrò e di questo ve ne sono grata.

Sto scrivendo frasi sconnesse, perchè in realtà non so davvero perchè vi sto scrivendo.

Spero che starete bene.

Vostra, Caroline.

 

 

Se quello era solo un incubo, avrebbe tanto voluto svegliarsi immediatamente, perchè ora gli sembrava tutto troppo tremendamente reale.

 

***

 

Caroline sentiva nuovamente l'aria di casa, entrare nei suoi polmoni e per un attimo si sentì, molto più tranquilla e quasi al sicuro, perchè dentro di lei sentiva che c'era qualcosa che non andava, qualcosa che già la stava soffocando con la sua mancanza.

 

Appena la carrozza iniziò a percorrere il sentiero di casa, la tensione che prima sembrava essersi alleggerita, era tornata a farsi sentire più che mai.

 

All'entrata, sulla veranda, notò che tutti la stavano aspettando, compresa Elena.

Scese dalla carrozza, facendosi aiutare da un servo, che l'abbandonò subito dopo, per depositare a terra il suo baule.

 

Caroline sorrise in modo tirato, verso la sua famiglia, che era rimasta immobile a guardarla scendere dalla carrozza, senza nemmeno avvicinarsi a lei.

 

Vedeva chiaramente un cipiglio di disappunto sul viso della madre, che però la fece sentire in un certo senso, a casa.

 

«Caroline!» esultò dopo un attimo Elena, fiondandosi tra le braccia della sorella, che sorrise di quel contatto.

 

Ne aveva bisogno, un tremendo bisogno in quel momento.

 

Sapeva che la prima cosa avrebbe fatto, una volta che si fosse sistemata, sarebbe stata parlare con Elena.

Tenere tutto quello che sapeva per se, era troppo e aveva davvero bisogno di sfogarsi con qualcuno.

 

Caroline ricambiò la stretta della sorella, che la lasciò andare qualche istante dopo, sorridendole come solo lei poteva fare.

 

«Devi raccontarmi tutto!» disse con tono pratico Elena, afferrando per un braccio Caroline, come a non voler aspettare un minuto di più.

 

«Figlia, lascia almeno il tempo a tu sorella di entrare in casa.» disse il pastore, avvicinandosi a sua volta alle due ragazze ed abbracciando Caroline.

 

«Mi siete mancato, padre.» esordì Caroline, rifugiandosi tra le braccia del padre.

 

«Anche tu, figliola.» rispose in un sospiro.

 

Caroline si ricordava ancora le parole di Niklaus, che le aveva detto la sera in cui aveva scoperto tutto.

 

Anche tuo padre sa.

 

Avrebbe dovuto parlare anche con lui più tardi, per farsi dare delle spiegazioni concrete, perchè ora li era l'unica persona con cui poteva trattare quell'argomento.

 

«Entrate in casa, non avrete intenzione di passare il resto della serata li fuori.» disse con fare distaccato sua madre, che senza degnarla di una parola in più, rientrò dentro casa, seguita da Rose, che aveva lanciato un sorriso tirato alla sorella.

 

Qualcosa doveva essere successo durante la sua assenza ed a quanto pareva, non sarebbe stata l'unica a dover raccontare gli ultimi avvenimenti.

 

***

 

Elena piombò in camera chiudendosi la porta alle spalle.

Appoggiò la candela sullo scrittoio di Caroline e si sedette accanto alla sorella sul letto, con le spalle contro il muro.

«Allora, cos'è successo?» chiese Elena, guardando la sorella.

 

«Tu cosa sai?» chiese l'istante dopo Caroline.

 

«Nostro padre ci ha solo detto, che saresti tornata a casa, perchè il matrimonio non si sarebbe più celebrato, quindi ora esigo di sapere il perchè.» disse Elena, sbrigativa.

 

Caroline rimase qualche momento a pensare, cosa avrebbe potuto dire e cosa no.

Non voleva spaventare la sorella, ma non sapeva nemmeno come fare a spiegarle quello che era successo, tralasciando quella enorme informazione.

 

«Mister Mikaelson, il padre di Niklaus, non ha acconsentito al matrimonio, ma non so le motivazioni.» disse con fare vago Caroline.

 

«Non hai chiesto a Niklaus di dirti queste motivazioni? Era un tuo diritto sapere.»

 

«Io e Niklaus..non ci parlavamo più molto negli ultimi giorni.» ammise Caroline, giocando distrattamente con i fronzoli del suo scialle.

 

«Perchè? Non capisco sembravate così uniti, così innamorati.» cercò di capire Elena.

 

«A volte non basta, sorella. I segrete rovinano sempre tutto o magari alle volte sarebbe meglio che rimanessero tali.» parlò Caroline più rivolta a se stessa che alla sorella, che non riusciva a capire a cosa si stesse riferendo.

 

«Segreti? Aveva un'altra donna?» chiese titubante Elena.

 

«No non era quello.. cioè si, è apparsa un'altra donna alla fine.» disse Caroline, non sapendo come esprimersi.

 

Aveva scoperto di Hayley da Katherine, ma il vero segreto non era quello.

In confronto era una cosa del tutto irrilevante.

 

Un campanello di allarme risuonò ad Elena, che stava iniziando ad avere il sospetto, che Caroline avesse scoperto qualcosa, qualcosa di molto più grande di lei.

 

«Sorella, sai che con me può dire tutto.» cercò di rassicurarla Elena, prendendo la sue mani tra le proprie. «Se qualcosa ti turba puoi parlarne con me.»

 

Caroline, la fissò per qualche momento, indecisa sul da farsi.

 

«Se ti dicessi, che Niklaus non è esattamente quello che sembra? Cioè se avessi scoperto che lui, in realtà non è come si mostra alle persone, ma che quella è solo una sua maschera per nascondere il vero se stesso?» chiese vagamente Caroline, fissando attentamente il viso della sorella, per coglierne il minimo cambiamento.

 

«Tu lo sai..» disse in un sussurro Elena, portandosi una mano alla bocca, spalancando gli occhi in modo innaturale.

 

«So cosa?» chiese Caroline, spaventata dalla reazione della sorella.

 

«Tu hai scoperto cos'è Niklaus.» mormorò quasi in modo inudibile Elena, restando immobile a guardare la sorella.

 

 

***

 

Era notte fonda, quando qualcosa lo fece svegliare di soprassalto.

Era completamente sudato e in preda a un attacco di panico si guardò intorno, pensando di vedere qualcuno o qualcosa.

 

Appena si rese conto, che era stato solo un tremendo incubo, fece ricadere la testa sul letto, puntando i suoi occhi verso il soffitto.

 

Stirò le braccia, ma nel farlo, la sua mano destra urtò qualcosa che non ricordava fosse sul suo letto.

Si sporse verso quel pezzo di carta, che era comparso dal nulla e lo prese, leggendo velocemente il contenuto.

 

Caroline era tornata quella sera ed era stato l'uomo più felice del mondo in quel momento, ma quel biglietto stava nuovamente complicando tutto.

 

Aveva sperato, che se lei si fosse allontanata dall'ibrido, le streghe l'avrebbero lasciata in pace, ma quello era stato un imprevisto che non aveva potuto e voluto calcolare.

 

Caroline era incinta e presto sarebbe morta.

 

«Dannazione.» sbuffò portandosi le mani tra i capelli.

 

L'amava, l'aveva sempre amata fin da quando erano bambini.

Il rifiuto della sua proposta era stata una mara sconfitta, che però non si era ancora deciso di dichiarare.

 

Avrebbe trovato un modo, per far morire quell'essere che ora stava crescendo dentro la pancia di Caroline.

Avrebbe trovato un modo per poterla salvare.  

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Capitolo 20
*** Chapter 20. ***


 Chapter 20. 







 

 

Caroline corse velocemente dentro caso, rifugiandosi il più velocemente possibile nel bagno, facendo appena in tempo prima, che un'altro conato la invase, facendola questa volta rigettare tutto quello che aveva mangiato.

 

Quel odore di rosa, che tanto lei amava, aveva avuto un brutto effetto su di lei, che ancora non riusciva a spiegarsi.

 

Caroline udì la porta dietro di se aprirsi e richiudersi l'istante dopo, ma non si voltó a guardare chi fosse entrato, per colpa del successivo conato.

 

Era da giorni, che i capogiri si erano leggermente alleviati, ma in loro assenza era subentrato un continuo colloquio privato con il suo bagno, per più di tre volte al giorno.

 

Per sua fortuna, era ancor riuscita a non. Far notare nulla ai suoi genitori, per non farlo stare in pensiero e l'unica che era a conoscenza dei suoi malesseri era Elena.

 

Una mano si posizionò sulla sua fronte, tirandole indietro i capelli con l'altra e senti con chiarezza la sorella sospirare, ormai stanca.

 

« Sorella, dovresti davvero farti vedere dal dottor Thompson, non puoi andare avanti così.» sospiró Elena, proponendo per l'ennesima volta alla sorella di farsi visitare.

 

Caroline si voltó verso la sorella, guardandola con uno sguardo che non ammetteva una parola in più.

 

«Non ho bisogno di essere visitata, sarà un effetto del cambiamento d'aria.» provó a dire Caroline, ma anche a lei quella sembrava la cosa più ridicola, che avesse mai potuto dire.

 

«Caroline è da un po' che volevo chiedertelo, ma non è una cosa di cui si dovrebbe parlare, perciò ho sempre rimandato.» inzió gesticolando appena Elena, in evidente imbarazzo.« Tu e Niklaus avete mai..» continuó diventando di un leggero color rosa acceso sulle guance.

 

Caroline strabuzió gli occhi al suono di quelle parole.

 

«Elena» rispose arrossendo a sua volta Caroline.

 

A quei tempi l'argomento era tabù, nessuno riferimento generico era ammesso; l'argomento restava una cosa di cui non si doveva parlare.

 

Ovviamente quando qualcuno cercava di intraprendere quell'argomento, l'unica cosa che si poteva ottenere, era l'imbarazzo e la vergogna generale dei presenti.

 

«Lo so, ma queste tue nausee, i capogiri potrebbero essere dovuti a una tua..» disse Elena, che venne interrotta da una Caroline nel panico.

 

«Stai insinuando, che io potrei essere...cioè che io, donna non sposata potrei...» disse in panico Caroline.

 

«È del tutto possibile, sorella.» rispose in un sospiro Elena, metre aiutava la sorella a rialzarsi.

 

Caroline caló in un pensate silenzio, dove la sua testa stava andando in corto circuito, per il troppo stress che stava accumulando nell'ultimo periodo.

 

Doveva però ammettere che l'idea le era passata per la mente e per questo si era rifiutata più volte di farsi visitare, perché finché non lo avrebbe fatto, sarebbe restata solo una sua supposizione e non la realtà.

 

Una realtà che avrebbe fatto male.

Lei che rimaneva incinta dell'uomo che prima amava, ma che adesso temeva.

Tutto stava andando a pezzi, tutto si stava sgretolando tra le sue mani e lei.. Lei non poteva fare altro che stare a guardare da spettatrice, come tutti.

 

«Se i nostri genitori dovrebbero venirlo a sapere, sarebbe uno scandalo. Non oso pensare cosa fare nostra madre.» mormorò Caroline, prendo in considerazione l'ipotesi.

 

«Se non ti farai visitare, potrai fare solo supposizioni e la realtà ti investirà all'improvviso, quando si inizierà a vedere qualcosa.» cerco di spiegarle Elena.

 

«Sempre che io lo sia.» insistette Caroline.

 

«Vado a mandare a chiamare il dottor Thompson.» disse semplicemente Elena, uscendo dal bagno.

 

«Ma oggi è domenica, sicuramente sarà impegnato.» cercó di fermarla Caroline, presa nuovamente dal panico.

 

«Caroline.» la richiamó Elena, lanciandole uno sguardo ammonitore.

 

«Va bene, va bene, mandalo a chiamare.» disse alzando le mani al cielo, in segno di resa.

 

Elena non attese oltre e si diresse verso l'entrata.

La mancanza di servi era una cosa a cui ancora dovevano imparare ad abituarsi, ma per lo meno avevano ancora Peter, un ragazzo, che era rimasto con loro anche dopo la loro rovina.

 

«Peter, puoi andare a chiamare il dottor Thompson? È una cosa urgente.» lo chiamó Elena, appena intravide il ragazzo.

 

«Miss Caroline non sta ancora bene» chiese preoccupato il ragazzo.

 

«Nulla di grave, ma preferiamo che venga visitata.» rispose con un lieve sorriso Elena.

 

«Va bene, Miss Elena vado immediatamente.»

 

«Peter aspetta..» lo fermó Elena, che corse al piano superiore e ritornó con una lettera in mano. «Potete portare anche questa a casa Salvatore e chiedere, che venga recapitata il prima possibile a Katherine Pierce?» chiese gentilmente.

 

«Certo, Miss Elena.» disse il ragazzo, prendendo la lettera ed uscendo subito dopo.

 

Elena non fece in tempo a voltarsi per tornare dalla sorella, che venne afferra per la vita da due forti mani, ritrovandosi l'istante dopo, contro il corpo marmoreo di suo marito.

 

«Come sta vostra sorella?» chiese Damon, a una distanza quasi inesistente dalle labbra della moglie.

 

«Bene.» sorrise Elena, contro le labbra dell'uomo, che non attese oltre ad unire le loro bocche tra di loro, in un bacio appassionato, ma breve.

 

«Allora sarei curioso di sapere, perché avete mandato a chiamare il dottor Thompson» chiese Damon, appena si staccó dalle labbra della moglie.

 

« È per un controllo, sta meglio, ma non si è mai troppo prudenti in questi casi» cercó di mentire Elena.

 

Damon si avvicinó all'orecchio della moglie.

«Se è per dare conferma hai vostri dubbi, potevate chiedere a me.»

 

«Voi potete..» chiese sorpresa Elena.

 

«Non sono un dottore, ma riconosco il battito cardiaco debole di un bambino, che si sta formando.» disse con calma Damon.

 

«Ma è impossibile, Caroline non lo sarebbe da molto. Il bambino non è ancora provvisto di un cuore!» rispose stralunata Elena.

 

«Non in un bambino normale, ma questo ovviamente non lo è ed sta crescendo a velocità diversa, da quella che avrebbe un bambino comune.» gli spiegó Damon, accarezzando un braccio alla moglie.

 

Elena si portó una mano alla bocca, incredula di quello che aveva appena sentito.

 

«Caroline non corre pericoli vero?» chiese subito dopo, guardando con supplica il marito.

 

«Non lo so, di solito le uomine incinta di noi, prendono una dose quotidiana di sangue, dal padre del bambino, per restare in forze, ma in questo caso non credo sia possibile.» spiegó Damon,pensando più tra se e se, che rivolgendosi ad Elena.

 

«L'unica cosa da fare, sarebbe che Caroline ritornasse da Niklaus.» concluse infine Damon.

 

«Non può bere sangue di un'altro vampiro?» chiese Elena, che aveva già scartato la proposta del marito.

 

«No, non sarebbe compatibile con il bambino e rischierebbe di perderlo.» rispose Damon, guardando di sottecchi la moglie. «C'è qualcosa che dovrei sapere?» chiese dopo un attimo, vendendo il chiaro turbamento della moglie.

 

«Caroline sa ed è anche per questo, che ha abbandonato Londra.» esordì Elena, abbassando lo sguardo.

 

Da quando Caroline era tornata, Elena era rimasta accanto alla sorella e da ormai quattro giorni, dormiva nuovamente bella casa dei suoi genitori per restarle più vicino possibile.

 

«Vi prego, provate a parlarle.» lo esortó Elena.

 

«Non so quanto potrà servire, ma farò del mio meglio.» annuì Damon, stringendo a se la moglie, che gli regaló un casto bacio sulle labbra, come ringraziamento.

 

«Per voi farei di tutto, ma sarei più contento di riavervi a casa con me.» mormorò Damon, sulle labbra di lei.

 

« Caroline ha bisogno di me.» si giustificò Elena.

 

«Allora non mi resta che rapirvi.» sorrise Damon, prendo in braccio la moglie e sparendo a velocità sovrannaturale.

 

***


 

«Mio fratello è uscito dalle sue stanze?» chiese a un servo, che passava di li in quel istante.

 

«No, mio signore.» rispose sbrigativo il servo, che teneva una pila di legna tra le mani.

 

Elijah annuì semplicemente, afferrando con disinvoltura un ciocco di legno più piccolo, rispetto agli altri e si avviò con la sua solita eleganza, verso le stanze del fratello.

 

Era da quando Caroline, se ne era andata, che si era rinchiuso in un mutismo, che stava iniziando a preoccupare tutti, soprattutto lui e Rebekah.

Sapevano bene entrambi, che prima o poi quel silenzio che lo contornava, sarebbe sparito, lasciando una strage dietro di se.

 

L'unica cosa che Elijah sperava di riuscire a fare, era far reagire in un qualche modo il fratello, spronandolo a non tenersi tutto dentro.

Cosa che ovviamente non sarebbe stata una passeggiata, dato il suo poco fidarsi delle persone.

 

Aveva percorso tutto il corridoio, fino ad arrivare davanti alla camera da letto di Niklaus ed anche se sapeva non sarebbe servito a nulla, bussò prima di irrompere nella camera.

 

Niklaus era seduto su una delle poltroncine e stava bevendo l'ennesimo bicchiere di un qualche liquore, che prima era contenuto in una bottiglia vuota, che sostava ai suoi piedi.

 

La stanza aveva un'aria pesante, che fece storcere per un breve attimo, il naso ad Elijah, che senza spettare oltre, si avvicinò alla finestra e tirò le tende, per permettere alla luce di entrare nella stanza.

Aprì in un solo gesto le finestre e una ventata di aria pulita inebriò il suo naso.

 

«Non si aspetta più che qualcuno dica avanti, dopo aver bussato» chiese con voce vuota Niklaus, che ancora non aveva distolto lo sguardo, da un punto non definito davanti a lui.

 

«In casi estremi come questi, è una cosa superflua.» rispose cordialmente Elijah, che si stava rigirando il pezzo di legno tra le mani.

 

«Cos'è sei venuto qui a liberarti di me? Fallo pure, fratello.» esordì con tono vuoto Niklaus, spostando la sua attenzione sul fratello.

 

« Non essere ridicolo, Niklaus.» disse sospirando leggermente Elijah. «Sono qui per farti reagire.»

 

«Reagire? A cosa?» chiese senza muovere un solo muscolo.

 

Elikah non ci pensò un minuto di più.

Non riusciva a stare a guardare il fratello in quello stato e gli fu addosso in un secondo, scaraventandolo contro il muro accanto al letto e puntandogli il pezzo di legno, dritto contro lo stomaco.

 

«E' da quando Caroline se è andata via, che non fai altro, che stare in questa stanza!» gli urlò quasi contro Elijah.

 

«Non nominare il suo nome.» mormorò vitreo Niklaus, guardando male il fratello.

 

«Il Niklaus che conoscevamo tutti, sarebbe già andato a riprendersela a spiegarle come stanno le cose!» continuò Elijah, lacerandogli lievemente la pelle con il paletto.

 

«LEI NON MI VUOLE! HA PAURA DI ME, NON LO CAPISCI!» urlò fuori di se Niklaus, sbattendo il fratello, contro la parete opposta a quella dove si trovava lui.

 

«E' solo spaventata perchè ne era all'oscuro, non ha realmente paura di te!» cercò di fargli capire Elijah.

 

«Sono un mostro, come ha detto lei e fa bene ad avere paura di me.» disse Niklaus, puntandogli un dito contro e scomparendo l'istante successivo.

Elijah si staccò dalla parete, pronto a seguirlo, ma il fratello era stato più veloce di lui ed ora non avrebbe più potuto trovarlo.

 

«Cos'è successo?» chiese una voce femminile, sbucare improvvisamente dalla porta.

 

«Niente, l'abbiamo perso.» rispose con tono asciutto Elijah, voltandosi a guardare la sorella.

 

«Dimmi che non gli hai fatto del male.» esordì la sorella, indicando il pezzo di legno, che ancora teneva tra le mani.

 

«Sta bene, per quanto possa stare bene realmente.»

 

Rebekah annuì lievemente, ricordandosi poi il motivo che la stava portando li, ancor prima che sentisse i due fratelli litigare.

 

«Katherine mi ha messa al corrente di una cosa.» disse attirando l'attenzione del fratello. «Ha ricevuto una lettera dalla sorella di Caroline, dove le diceva che i malesseri non le erano ancora passati e che si sarebbe fatta visitare a breve.»

 

«Speriamo che si riprenderà, non oso immaginare come potrebbero finire le cose, se le succedesse qualcosa.» commentò Elijah, sistemandosi la giacca.

 

«Non ho finito, ha detto anche che crede di sapere a cosa siano dovuti.» lo interruppe Rebekah.

 

Elijah la guardò interrogativo, vedendo la sorella agitata, ma allo stesso tempo con un lieve sorriso che le incurvava le labbra.

 

«Katherine ha detto che la sorella crede, che Caroline possa essere incinta.»

 

***

 

Il medico era appena entrato nella stanza di Caroline, quando la ragazza cadde nuovamente nel panico.

Non le erano mai piaciuti i dottori, men che meno se era obbligata a farsi visitare da loro.

 

Elena però era stata irremovibile a riguardo, doveva farsi visitare per sapere cosa le stava succedendo e non poteva continuare a scappare per paura della verità.

 

Gli occhi di Caroline, si spalancarono dal terrore quando vide Elena uscire dalla stanza.

 

«Non mi vorrai lasciare da sola con lui, sorella!» esclamò facendo bloccare Elena sulla porta.

 

«Alle volte mi chiedo, se sei cresciuta o se sei ancora una bambina.» sospirò ridendo Elena, rientrando nella stanza e facendo stendere sul letto Caroline.

 

«Tu ridi, ma potrebbe essere un uomo con cattive intenzioni ed io non voglio correre rischi.» fece imbronciandosi Caroline, incrociando le braccia al petto.

 

«Si, sei ancora una bambina.» rise Elena, guardando la sorella.

 

Il dottor Thompson si avvicinò a lei, con uno stetoscopio tra le mani e dopo esserselo posizionato nelle orecchie, si sporse per appoggiare l'altra estremità sul petto di Caroline.

 

Caroline lo guardava dubbiosa, per niente rassicurata.

Aveva paura, una tremenda paura che i suoi sospetti fossero reali.

 

«Dovete calmarvi Miss Forbes, sono qui solo per aiutarvi.» disse con gentilezza il dottore, continuando la visita.

 

«Su questo abbiamo opinioni, ben diverse.» mormorò quasi in un sibilo, Caroline.

 

Elena le lanciò un'occhiataccia, che le fece chiudere la bocca, per il resto della visita.

Stessa cosa non si poteva dire dei bei pensieri che stava facendo sul dottore, come se fosse li per ucciderla.

 

 

 

La visita durò quasi più di mezz'ora.

Caroline era un fascio di nervi, ogni volta che vedeva il dottor Thompson scrivere qualcosa sul blocco che aveva in mano.

 

Voleva sapere e tutta quell'attesa la stava solo innervosendo.

 

«Bene, ho finito.» esordì l'uomo, riponendo gli strumenti nella sua valigetta.

 

«Quindi, dottore» chiese Elena, sovrastando Caroline nella domanda.

 

«Miss Forbes sono lieto di comunicarle, che lei sta aspettando un bambino.» disse con un sorriso il dottor Thompson.

 

Tra le due sorella cadde un silenzio, quasi inquietante.

 

Caroline stava ancora cercando di metabolizzare quelle parole.

Era incinta.

Non era più solo una sua paura, no ora quella era la più tremenda realtà.

 

Come avrebbe fatto?

Non era sposata e lo scandalo avrebbe ricoperto di vergogna la sua famiglia.

Inoltre era sola.

 

Sola.

Caroline si rese conto solo in quel momento di quello che significava quella parola.

 

Avrebbe dovuto crescere un figlio con le sue sole forze, avrebbe dovuto crescere un bambino che poteva assomigliare a lui.

 

In quel momento un'altra cosa la prese alla sprovvista.

Il bambino sarebbe potuto nascere come Niklaus.

 

Il panico che da giorni era diventato il suo nuovo amico del cuore, tornò a farle compagnia, richiamando con lo sguardo la sorella, che accorse immediatamente da lei.

 

«Dottore la ringrazio, ma ora vorrei restare da sola con mia sorella.» chiese Elena, rivolgendosi al dottor Thompson. « E le saremo molto grate, se non spargeste la voce. Sapete bene, che mia sorella non è sposata.» disse con fare serio Elena.

 

«Certamente, capisco.» rispose l'uomo, prendendo la sua valigia e con un breve inchino, lasciò le due giovani donne da sole.

 

Elena si sedette sul letto accanto alla sorella, accarezzandole lentamente i capelli.

 

«Aspetto un figlio.» mormorò Caroline.

 

«Si e non devi aver paura, ti aiuteremo tutti noi.» la tranquillizzò Elena.

 

«Ma Elena, tu sai cos'è Niklaus e se il bambino dovesse essere..» iniziò a dire Caroline, che però non riuscì a proseguire.

 

«Come lui?» chiese dolcemente Elena.

 

Caroline annuì, sfiorando le dita la pancia da sopra la vestaglia.

 

«Troveremo una soluzione.» disse Elena.

 

Non era tranquilla, ma doveva sembrarlo per la sorella.

Come poteva dirle, che la sua gravidanza era a rischio, sia per lei che per il bambino, se non avrebbe bevuto il sangue di Niklaus?

 

«Non sono sicura, che sarei in grado di reggere la situazione.» fece Caroline, sdraiandosi completamente sul letto e voltando le spalle alla sorella.

 

Elena a quel punto, si ritrovò senza sapere cosa dire.

 

Doveva fare qualcosa però o avrebbe perso oltre che a un nipote, pure una sorella.

 

*** 

 

La luna era alta nel cielo e mancava poco affinché fosse completa.

Il rumore che producevano le foglie che calpestava, arrivava come un suono terrorizzante alle sue orecchie.

 

Sentiva come se qualcuno lo stesse seguendo, ma era stato cauto ed era certo che nessuno l'avesse sentito abbandonare la casa.

 

Stava risalendo una collinetta, dove poteva già avvertire, che una presenza era li pronta ad aspettarlo.

 

Non appena ebbe raggiunto la cima, si ritrovò a pochi passi, da una figura alta e longilinea.

Era inquietante nella sua perfezione.

 

«Sei in ritardo.» disse quella voce, procurandogli dei brividi lungo tutto il corpo.

 

«Perdonatemi, ma ho dovuto attendere che si addormentassero tutti.» si giustificò il ragazzo.

 

La figura si avvicinò a lui per farsi illuminare dalla luce della luna.

 

«Pensavo di trovare Jules.» continuò dopo poco il ragazzo.

 

«Ho capito, che se voglio che le cose siano fatte come dico, devo farle direttamente da me.» esordì la donna. «Hai tre giorni di tempo per sbarazzarti di lei e del bambino.» disse duramente.

 

«E' troppo poco, non credo di..» cercò di spiegare il giovane.

 

«Tu lo farai e basta. A Niklaus ci penserò io, quindi a te resta il compito più semplice.» disse con tono pratico da donna, che non ammetteva repliche.

 

«Non sono così vicino a lei, non potrei mai farcela in soli tre giorni.» disse cercando di farle cambiare idea.

 

«Lockwood ti ho scelto, perchè Jules mi aveva detto che su di te, potevamo contare. Se non porti a termine il compito, diventerai un danno collaterale.» fece seccamente la donna, inclinando di lato la testa. «Sono stata abbastanza chiara?»

 

«Si.» rispose abbassando la testa il ragazzo.

 

«Bene, tu preoccupati dell'umana e al resto penseremo noi.» fece allontanandosi la donna. «Ricorda il feto ci serve.» aggiunse prima di svenire nell'oscurità, dietro a degli alberi.

 

Tyler si passò una mano sulla fronte.

Ormai non aveva scampo.

Doveva uccidere Caroline o sarebbe morto lui. 











Angolo autrice: 

Scusate per il ritardo e il mancato aggiornamento di lunedì scorso, ma come sapete sono davvero molto presa.
Che dire, vi devo annunciare che questo è l'ultimo capitolo per questa estate e che proseguirò a settembre :) 

Se volete potete seguirmi su twitter dove aggiorno sempre riguardo alla storia e per eventuali ritardi. 
Sto prendendo in considerazione di creare una pagina su facebook, per facilitarvi le cose, ma è ancora tutto da vedere . 

https://twitter.com/alliepedeferri vi lascio il link comunque :) 

Ringrazio davvero tutte quante, siete davvero in molte a seguire la storia e ve ne sono grata! 

A settembre e un bacione a tutte :) 



p.s. Avete saputo che Joseph ha sposato Persia? il Jodice è ufficialmente un caso archiaviato purtroppo. 

 

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Capitolo 21
*** Chapter 21. ***


 Chapter 21.












 

 

Alcuni dicono, che sia una sensazione magnifica, portare in grembo una nuova vita.

Sentirla muoversi dentro di se e vedere mese dopo mese la pancia, che cresce senza sosta, così come quella piccola vita, al suo interno.

 

Certe madri ricordano con gli occhi lucidi la loro gioia, nel scoprire di aspettare un bambino. Un piccolo esserino, che sta avendo vita grazie a te.

 

Dovrebbe essere uno dei più bei doni, che ha la donna, giusto?

Dovrebbe essere l'esperienza più bella e felice, sapere di star per mettere al mondo, il frutto di un'amore.

 

Caroline aveva sentito tanto parlare della gioia immensa, che si provava.

Tutte le ragazze sognavano di sposarsi e successivamente di restare incinta.

 

Si, tutte lo sognavano, ma lei aveva saltato un passaggio, non di poco conto.

 

Erano ormai passati quattro giorni, da quando aveva scoperto, che i suoi presentimenti erano fondati.

Erano passati quattro giorni, di pure inferno per lei.

 

Caroline si era chiusa in se stessa e rivolgeva poche e distratte parole anche a sua sorella, Elena.

Si era chiusa, nel suo mondo a parte, per cercare di metabolizzare la situazione e un possibile futuro.

Futuro, che non avrebbe mai voluto così.

 

Quel pomeriggio si trovava, ancora una volta nello studio nel padre, a leggere un libro, che in realtà non stava realmente leggendo.

Le parole stavano scorrendo veloci sotto il suo sguardo, come le pagine, ma la sua mente era completamente altrove.

 

Proprio quando ormai, le sue mani avevano presa a girare le pagine, in un moto automatico, sentì un lieve bussare alla porta.

 

Sul momento, Caroline stava prendendo in considerazione di ignorare, chiunque avesse avuto la malsana idea di venire a disturbarla, ma quando udì per la seconda volta, le nocche di una mano, appoggiarsi sopra il legno dall'altra parte della porta, alzò il suo sguardo dal libro e lo indirizzò verso la porta.

Chiuse il libro con un semplice gesto, restando ancora in silenzio, continuando a tenere il suo sguardo rivolto verso la porta.

 

Studiò a fondo quella lastra di legno, fino a quando non vide chiaramente, la maniglia della porta, abbassarsi lentamente, come se la persone temesse, di fare rumore.

 

Appena la porta fu aperta il tanto necessario, per far passare una persona, la sagoma di un uomo, fece il suo ingresso, nella stanza.

 

«Allora, ci siete.» esordì il cognato, richiudendosi la porta alle spalle.

 

Damon era l'unico oltre ad Elena a sapere del suo stato.

Nessuno era stato ancora messo al corrente del perchè Caroline si comportasse in quello strano modo.

Inoltre il suo malessere non sembrava aver fine, facendo notevolmente insospettire i signori Forbes.

 

«Sapevo, che eravate voi. Vi manda mia sorella, non è vero?» chiese con tono stanco, Caroline.

 

Aveva notato durante il pranzo, un susseguirsi di occhiate tra i due coniugi Salvatore, che si indirizzavano alla fine a lei.

Non era stupida, aveva capito, che entro fine giornata uno dei due, sarebbe venuto per parlare con lei, di qualcosa che però era all'oscuro.

 

Qualcosa che stava facendo sedere Damon Salvatore, suo cognato, sulla poltrona accanto alla sua in quel istante.

 

« Siete perspicace, come del resto già sapevo.» disse con fare disinvolto, l'uomo.

 

«Arrivate al punto, vi prego. Non sono molto in vena di conversare.»

 

«Non mi stupisce, nemmeno questa vostra affermazione.» continuò Damon. «Ma vi accontento, anche perchè non mi piace molto, girare intorno alle cose.»

 

«Perfetto, quindi avanti, parlate. Riguarda il mio stato, immagino.» disse sicura Caroline, incrociando le mani sopra al libro, che aveva appoggiato, sul suo grembo.

 

«Ci sono delle cose, che dovreste sapere per la vostra incolumità e purtroppo non credo, che vi piaceranno.» iniziò Damon.

 

Caroline storse la bocca e fece per replicare, ma Damon la fermò con un gesto della mano, continuando.

 

«Fatemi prima finire, poi ascolterò volentieri, quello che avete da dire in contrario.» fece Damon, appoggiando le braccia sulle gambe e sporgendosi automaticamente in avanti.

« Ho saputo da vostra sorella, che avete scoperto chi è in realtà Niklaus e posso comprendere che possa essere un grande shock da affrontare, insieme alla scoperta del vostro stato interessante.» iniziò Damon, cercando di trovare le parole più adatte, per mettere al corrente la cognata, di quel piccolo dettaglio, che poteva costarle la vita.

«Quello di cui volevo parlarvi, riguarda entrambe le cose, perchè come avrete immaginato, il bambino che portate in grembo, non è del tutto umano..» prese un breve respiro, gesticolando appena.

 

Non era solito essere indulgente e altruista, erano doti che andavano contro il suo modo di essere e il suo carattere esuberante e per certi versi egoista, ma davanti ala figura così mal messa di Caroline, non riusciva proprio ad essere duro e dire in poche parole, quello che stava tirando per le lunghe.

 

«Avevate detto, che sareste andato dritto alla questione cognato, ma mi sembra di vedere che state girando intorno alla questione, più del dovuto. Se c'è qualche rischio per me o per il bambino, avete il dovere di dirmelo, senza addolcirmi la pillola.» intervenne allora Caroline, vedendo la titubanza nel cognato.

 

Il tono che le uscì sembrò sicuro e deciso, ma dietro a tutta quella sicurezza, si poteva leggere distintamente una nota di panico e terrore.

Damon annuì e decise di smetterla di girare intorno alla questione e afferrando le mani della cognata, la guardò dritta negli occhi.

 

«Il bambino sta crescendo a un ritmo, molto più veloce rispetto a quello di un normale essere umano, il che ovviamente porta delle complicazioni, data la sua possibile natura. Come penso sappiate, Niklaus è unico nel suo genere, quindi non posso nemmeno assicurarvi, su cosa sia realmente vostro figlio, ma una cosa ve la posso dire con certezza.»

 

Caroline a quelle parole tremò lievemente, facendo arrestare per un breve attimo Damon dal proseguire, ma venne poco dopo incitato con lo sguardo dalla cognata a continuare.

 

«Da sempre i vampiri non hanno mai visto bene, il mischiare la propria razza con quella umana, ergo nemmeno i matrimoni misti sono ben accetti da molti di loro. Questo però non hai mai impedito a donne umane di restarne incinta, come voi. Il punto è che le donne in questione, dovevano assumere quotidianamente una dose di sangue, per assicurarsi la propria vita e quella del bambino. Questi bambini hanno l'esigenza del sangue, fin da quando si formano e se non ne ricevono, iniziano..a nutrirsi della madre stessa.» disse tutto d'un fiato Damon, senza staccare mai gli occhi dalla cognata.

 

Caroline dal canto suo, sgranò il più possibile gli occhi a quelle parole.

 

Il bambino aveva bisogno di sangue.

Lei avrebbe dovuto bere del sangue.

 

Il bambino, suo figlio avrebbe potuto ucciderla, cibandosi di lei.

 

Il panico l investì in pieno, lasciando andare definitivamente quel poco di autocontrollo, che aveva cercato di mantenere fin dall'inizio di quella conversazione.

 

«Ch-che tipo di sangue avrebbe bisogno?» chiese titubante.

 

«Quello del padre. Nessun altro tipo di sangue, sarebbe compatibile con il bambino.»

 

Niklaus. Pensò subito Caroline, ormai con le lacrime agli occhi.

 

«Mi dispiace dovervelo dire, perchè so che non è facile, ma dovete in qualche modo riprendere i contatti con Niklaus.» disse piano Damon lasciando andare le mani della cognata e alzandosi dalla poltrona.

 

«Dite di sapere che non è facile, ma non crediate che sia ancora così ingenua.» esordì Caroline, tirando indietro le lacrime, più per orgoglio che per altro.

 

«Come dite?» chiese inarcando un sopracciglio Damon, non capendo cosa Caroline stesse dicendo.

 

«Ho capito cosa siete..» disse semplicemente Caroline, guardandolo negli occhi, vedendo quelli del cognato dilatarsi a dismisura, per la rivelazione. «All'inizio non pensavo fosse possibile, ma poi ho sentito chiaramente una vostra discussione con mia sorella e lì ho compreso.»

 

«Caroline..» cercò di intervenire Damon.

 

«No, non c'è bisogno. Mia sorella è al corrente e se a lei sta bene così, non sarò di certo io a intromettermi, ma sappiate una cosa..non dovrà mai accadere qualcosa ad Elena.» disse con fare deciso, alzandosi a sua volta dalla poltrona e prendendo il libro, si avviciniò a una libreria, riponendolo.

 

«E' al sicuro con me.» rispose semplicemente Damon, sorridendo lievemente alla cognata.

 

«Lo spero.»

 

Calò un breve silenzio, che venne successivamente interrotto quando Damon si congedò e lasciò Caroline da sola a pensare a tutto quel casino, che il loro amore stava creando.








 

***








 

La situazione stava diventando insostenibile.

Dopo l'ultimo scontro che aveva avuto con il fratello, Elijah aveva del tutto perso ogni speranza.

 

L'unica sua ancora di salvezza era diventata quella bottiglia di bourbon, che svuotava nel giro di pochi minuti e che finiva a fare compagnia a una dozzina di altre bottiglie uguali completamente vuote sul pavimento del suo studio.

 

Dipingeva.

Forse l'unico segnale di vita che sembrava dare.

 

Elijah, continuava a spiarlo senza farsi notare, ma nulla era cambiato in una settimana.

 

Nulla era cambiato, come il comportamento insistente di suo padre, che non si arrendeva a voler far sposare al più presto Niklaus e Hayley.

 

Tutto sembrava diventato così surreale, che nemmeno Elijah riusciva più a mantenere la sua compostezza da uomo sempre elegante e disinvolto.

L'aria sempre più pensante, era solo la conferma, che di li a poco sarebbe esploso qualcosa.

 

«Dobbiamo mettere al corrente Niklaus.» disse nuovamente la voce ferma di Elijah, mentre svuotava completamente il bicchiere di whisky che aveva in mano.

 

«Impazzirebbe del tutto.» intervenne Rebekah, scuotendo la testa, tenendo lo sguardo fuori dalla finestra.

 

«Katherine ha ricevuto la conferma, non possiamo tenerlo all'oscuro! Miss Forbes avrà bisogno di lui, è umana Rebekah, cerca di ricordartelo.» insistette lui rivolgendosi alla sorella.

 

«Katherine? Tutta questa confidenza? Di solito non chiami mai nessuno per nome al di fuori di noi.» disse con fare sospetto e indagatore Rebekah, guardando il fratello agitarsi lievemente.

 

Tutta quella situazione stava trasformando anche l'unico fratello sano, che aveva.

 

«Rebekah, non stiamo parlando di questo ora.» fece con fare evasivo Elika, riempiendosi un'altro bicchiere.

 

«Come vuoi. Resto però del parere, che avvertire Niklaus, non sia del tutto una buona idea.» si arrese infine lei.

 

«Ha il diritto di sapere e non sia mai che magari lo fa rinsavire questa notizia.»

 

Ed ora si trovava li, dietro quella lastra di legno, indecisa se bussare realmente o seguire il so buon senso e andarsene.

 

Elijah glie l'avrebbe pagata cara questa.

Lei neppure era d'accordo, nel mettere al corrente di tutto Niklaus e alla fine quella che doveva fare il lavoro sporco era ancora, sempre lei.

 

«Sei sua sorella e per quanto il tatto non sia un tuo pregio, questa notizia sarai sicuramente in grado di dargliela meglio te.»

 

Si ricordava ancora quelle parole di qualche ora prima, maledicendosi mentalmente per aver ceduto alla fine.

 

Non perchè era una donna, voleva dire che sapeva trattare questi argomenti.

Non perchè era una donna, sarebbe sfuggita a un possibile attacco da parte del fratello.

 

«Sono nata nella famiglia sbagliata.» mormorò tra se e se, esasperata.

 

Guardò ancora con titubanza quella porta e alla fine si decise a bussare, aprendo subito dopo la porta, senza aspettare il suo consenso.

 

La stanza era buia, le tende tirate, come a volersi riparare dal sole.

Un odore di alcool le invase le narici, portandola a storcere disgustata il naso.

 

C'era odore di chiuso, stantio quasi come se ci fosse un cadavere li dentro.

 

Rebekah avanzò di qualche passo fino ad incontrare qualcosa che intralciò il suo cammino.

Quando si rese finalmente conto di cosa fosse, strabuzzò gli occhi e con una movimento deciso, sposto di lato quel corpo ormai senza vita.

 

«Nik!» strepitò in prenda a una crisi di nervi.

 

Quel cadavere doveva essere li da giorni, dato l'odore che riempiva la stanza.

 

Senza pensarci due volte si diresse con passo di marcia verso le finestre e tirò le tende, facendo entrare nella stanza un po' di luce, aprendo successivamente le finestre per far uscire quell'odore insopportabile.

 

Lo scenario che le si parò davanti, non era tanto diverso da quello che si aspettava.

 

Tracce di sangue macchiavano tutto l'enorme tappetto sul pavimento.

Bottiglie vuote troneggiavano in ogni dove, persino sull'enorme letto a baldacchino.

 

Sembrava una taverna, o forse ancora peggio.

 

Lo sguardo di Rebekah corse per tutta la stanza, cercando il fratello, che però non sembrava essere li.

Ringraziò per un breve secondo, di averla scampata, quando sentì un breve e basso ringhio provenire dalla porta mezza socchiusa, che portava al suo studio.

 

Una persona qualunque si sarebbe facilmente persa in quella casa. Rebekah stessa odiava tutti quei passaggi segreti, che univano le stanze.

 

«Nik?» chiamò nuovamente Rebekah, facendo per avvicinarsi alla porta.

 

Una figura apparve, ancora prima che lei potesse arrivare a qualche centimetro per aprire del tutto la porta e la spinse contro il muro opposto della camera, provocandole un dolore atroce alla schiena.

 

«Ho detto che voglio essere lasciato in pace, Rebekah!» ringhiò a qualche centimetro dal volto della sorella, premendo con mano attorno al suo collo.

 

«Lo so, ma devi sapere una cosa riguardo a Caroline.» cercò di dire Rebekah, con non poca difficoltà, data la stretta del fratello sul suo collo.

 

Niklaus la squadrò rudemente per qualche istante, lasciandola poi andare e voltandosi, racccolse una bottiglia mezza vuota dal pavimento e ne bevve un sorso.

 

Quel nome gli faceva ancora troppo effetto.

 

«Non mi interessa. Vattene.» disse con tono grave, che voleva tanto sembrare un'ordine.

 

«E' incinta, Nik.» disse all'improvviso Rebekah, sapendo che non avrebbe potuto fare altrimenti.

 

Doveva essere decisa o lui non l'avrebbe mai lasciata parlare.

 

Vide distintamente il corpo del fratello irrigidirsi, fermandosi con la bottiglia a mezz'aria.

Rimase così per qualche istante, voltandosi poi lentamente verso la sorella, con uno sguardo indecifrabile, persino per lei.

 

«Cosa?» chiese, convinto di aver capito male.

 

«Caroline sta aspettando un bambino. E' umana Nik, avrà bisogno di te, anche se in queste condizioni, come già avevo cercato di spiegare ad Elijah, non le sei per niente d'aiuto.» disse duramente Rebekah, sicura di toccare i punti giusti con quelle parole.

 

«Non è possibile..Lei non stava bene..E' incinta.» disse senza un senso logico, la testa che formulava troppi pensieri uno dietro l'altro e la sua bocca, che non rispondeva più al suo controllo.

 

«Forse è ora che mandi qualcuno a ripulire questa stanza ed a portare via quello.» fece indicando il corpo senza vita di una donna, che poco prima aveva spostato. «Poi magari, dovresti andare a fare una visita nell'Hampshire.» proferì Rebekah, guardando il fratello, ancora in un mondo a parte, che guardava dritto davanti a se, nel vuoto.

 

Niklaus annuì lievemente, tornando alla realtà.

 

Lei era incinta.

Lei aspettava il loro bambino.

Forse avrebbe avuto una seconda possibilità.

 

In quel momento, non pensò nemmeno alle parole della sorella.

Lei è umana.

Il pericolo che si nascondeva dietro quelle parole, era passato in secondo piano.

































 

***











 

Aveva sempre pensato che le passeggiate per i sentieri di quel boschetto, erano la cosa più più rilassante che poteva esserci.

Quel giorno però sembrava che niente volesse calmare i suoi pensieri.

 

Caroline era uscita di casa senza farsi vedere da nessuno e aveva presa la via del bosco, per cercare di chiarirsi un po' le idee.

 

Il fattore “incinta” l'aveva scombussolata abbastanza fino a quel momento, ma ora la questione peggiorava dopo le ultime novità.

 

Non solo aveva appena scoperto che esistevano realmente altre creature, non esattamente umane, ma in più doveva temere per la sua vita, perchè il bambino che cresceva dentro di lei, si sarebbe nutrito di lei, se non riceveva del sangue al più presto.

 

Il suo sangue.

 

Tutto era un continuo di ma e se, che non la stavano portando da nessuna parte se non nella disperazione più totale.

 

Caroline camminava tra quegli alberi che l'avevano vista crescere, senza accorgersi che qualcuno la stava seguendo da un po'.

 

Il bosco che sembrava attutire i passi e i respiri, la corsa e infine il momento.

 

Una mano si posizionò sulla bocca di Caroline, facendole sgranare gli occhi e con un moto automatico, cercò invanamente di liberarsi da quella presa della persona che aveva alle spalle, che ora teneva bloccato tutto il suo corpo.

 

Il panico di prima, non era minimamente paragonabile a quello che provava adesso Caroline.

Non avrebbe dovuto uscire senza avvisare nessuno.

Non avrebbe dovuto uscire e basta.

 

Cercò di liberarsi nuovamente, mordendo la mano del suo aggressore, che cercava in tutti modi di tenerla ferma.

 

Caroline strinse i denti contro il palmo della mano della persona e non dovette attendere molto, prima che la presa sulla sua bocca scomparve e lei riuscì con una mossa veloce a liberarsi.

 

Corse subito il più velocemente che poteva, anche se l'abito non le era d'aiuto e nella foga della corsa, una radice di poco in rilievo sfuggì alla sua attenzione, facendola cadere a terra.

Un forte crampo al basso ventre la fece tremare di paura, cercando però di rialzarsi senza risultati.

 

Si voltò solo per un breve istante, per vedere dove e chi fosse il suo aggressore, ma non fece in tempo a mettere a fuoco, che la visti le diventò subito offuscata e davanti a lei solo il buio. 










Angolo autrice: 

Okay, non uccidetemi per questo enorme ritardo. 
Settimane fa avevo annunciato su twitter, che avrei aggiornato, ma ho avuto un blocco. 
Diciamo anche, che mancava proprio la voglia di scrivere e premetto che questo capitolo ancora adesso, non mi convince molto.
Lo vorrei mettere come un nuovo inizio, perchè da qui partirà una nuova parte della storia, quindi anche se un po' scarno per i miei gusti, non mi sentivo di rimandare ancora in là l'aggiornamento. 

I prossimi capitolo torneranno come al solito e se riesco, un po' più lunghi e con più dialoghi, ma cercate di non linciarmi per questo, perchè davvero ero a quota zero di iniziativa fino a poche ore fa. 

Aspetto di leggere cosa ne pensate ed a lunedì prossimo ♥ 
Un bacio, Allie.

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Capitolo 22
*** Chapter 22. ***


Chapter 22.











Il processo di comprensione e infine di realizzazione della notizia, stava prendendo vita solo da qualche minuto nella sua testa.
Tutto era rimasto così offuscato, fino a pochi istanti prima, che la sua carrozza varcasse i confini della città.

 

Come se l’uscita da quelle mura, l’avesse fatto risvegliare da un profondo intorpimento, che durava ormai da mesi.

Niklaus aveva deciso di partire subito dopo la notizia.
Il cadavere giaceva ancora nella sua camera da letto, ma non se ne era propriamente preoccupato.


 

Era certo che appena aveva messo un piede fuori dall’enorme portone principale, la sorella aveva mandato qualcuno a disinfestare le sue stanze.

La carrozza aveva da poco più di mezz’ora abbandonato anche i paesini, circostanti Londra e ora si stava dirigendo, verso quelle distese collinose.

Il paesaggio, che vedeva scorrere al di fuori stava già mutando notevolmente, lasciando spazio ad immensi alberi secolari, dove prima vedeva solo tetti di case pressoché stabili.

Era in ansia, per quanto fosse strano e allo stesso tempo famigliare provare quel sentimento, non riusciva a stare tranquillo.

 

Sapeva, ora, che la cosa più importante non era avere una seconda possibilità con Caroline, ma saperla al sicuro e soprattutto viva.

La testa di Niklaus stava ragionando ormai da diversi istanti, su quanto tempo potesse essere passato da quando Caroline era rimasta incinta.

 

Stava sperando, che i suoi calcoli non fossero corretti, perché se era così il processo era già cominciato e non voleva nemmeno immaginare, quali erano le conseguenze.

Niklaus bussò lievemente alle sue spalle e con voce alta e ferma si rivolse all’uomo alla guida della carrozza.

«Vai più veloce, non voglio arrivare domani mattina.» ordinò senza tanti giri di parole, sentendo distintamente subito dopo, i cavallo che venivano spronati.

Era tremendamente preoccupato e non avrebbe resistito ancora per molto.


 





 

***








 


 


 

«Niklaus è partito.»
La voce bassa e incerta della ragazza raggiunsero chiare e nette, le orecchie di un Mikael già evidentemente alterato.

«Come?» chiese alzando il capo dai suoi innumerevoli fogli, ammucchiati sull’enorme scrittoio.

«È salito su una carrozza qualche minuto fa.» proferì ancora incerta Hayley.


 

«Miss Marshall, voi avevate il compito di tenere d’occhio mio figlio, nonché vostro futuro marito e ora mi venite a dire, che ha preso una carrozza dal nulla e se nè andato?» chiese alzandosi e puntando le mani sulla superficie di legno dello scrittoio.


 

«Sapete meglio di me, che in quest’ultimo periodo, è rimasto chiuso nelle sue stanze e non voleva vedere nessuno, non potevo di certo impormi, avrei rischiato l’osso del collo!» intervenne allora più sicura Hayley, alzando appena le braccia ormai esasperata da quella situazione.


 

Lei non voleva nemmeno starci a Londra, figuriamoci se per stare dietro a qualcuno che era evidentemente innamorato di un’altra.

« Sono solo scuse le vostre! Come vi vedo spiegare che questa unione gioverà tutto quanti? Infondo la vostra maglia ne trarrà benefici, come ovviamente io e cosa più importante toglierete quel fardello dalla mia vista.» disse con fare ovvio e sbrigativo Mikael.

Odiava ripetersi inutilmente, ma sembrava che nessuno in quella casa lo ascoltasse mai veramente.


 

«Mi dispiace, ma credo proprio che i vostri piani stiano andando, diversamente da come avevate programmato.» rispose Hayley, con l’unica intenzione di concludere li quella snervante conversazione.

«Niente va mai diversamente da come io avevo deciso, sappiatelo.» esaló in un basso ringhio Mikael, avvicinandosi alla ragazza.

«Cosa intendete dire?» chiese un attimo titubante Hayley, non del tutto sicura di voler realmente sapere, dove quelle parole volevano andare a parare.

«Intendo dire, Miss Marshall che ovunque mio figlio si sta dirigendo, tornerà presto indietro, perché qui abbiamo un matrimonio da organizzare e portare a compimento e niente e nemmeno Niklaus si intrometterà.» esordì a pochi centimetri dalla ragazza, che ebbe un brivido di paura a quelle parole.

Tutti sapevano che Mikael Mikaelson non scherzava e che quando si metteva in testa una cosa, arrivava in un modo o nell’altro ad ottenere sempre quello, che si era prefissato.

Hayley deglutì guardando l’uomo dritto negli occhi.

«Se fossi in voi, starei attento a vostro figlio, perché sicuramente non riuscirete a tenerlo alle strette come fate con me.»

«Ho i miei metodi per tenere Niklaus sotto stretta e ottenere da lui c’ho che voglio.» rispose sbrigativo l’uomo.

La ragazza rimase un momento interdetta e poi con un lieve inchino di congedo abbandonó la stanza.

 

In quel momento avrebbe tanto voluto trovarsi su quella carrozza con Niklaus, per andarsene da quella casa infernale.

Mikael stava riguardando alcune carte, quando un’uccello alla finestra attirò la sua attenzione.

Un corvo nero.

Si alzó con leggerezza dalla sedia e si avvicinò al vetro, aprendolo.

Come aveva immaginato era un messaggero.

Aprì il foglio, che era stato ripiegato con cura e inserito in una cordicella posta al collo del volatile.
Lesse velocemente quelle poche righe e infine richiuse la finestra, scacciando l’animale.

Mikael si avvicinò al camino acceso e getto con un movimento rapido il piccolo pezzo di carta, osservando la sua fine.

Tutto andava sempre come aveva deciso.


 


 

***






 


 

I polsi le dolevano, la testa girava e un ronzio riempiva le sue orecchie.
Gli occhi erano ancora ben chiusi, ancora intorpiditi, per il lento risveglio che stava avendo atto in quel momento.

La gola le bruciava, lo poteva sentire distintamente e uno strano sapore metallico invadeva la sua bocca.

Si sentiva debole e incredibilmente spossata come se non mangiasse e dormisse da diversi giorni.
La sua mente ancora annebbiata non le permetteva di mettere a fuoco gli ultimi ricordi, che l’avrebbero riportata a capire dove si trovava.

Caroline aprì con estrema lentezza gli occhi, lasciando che piano piano mettessero a fuoco, quello che aveva davanti.
La prima cosa che vide, fu il finale del suo vestito, completamente ricoperto di sangue. Trasalì credendo di essere stata ferita e di aver potuto in qualche modo danneggiare il feto.

Con molta calma alzo la testa, che le provocò una tremenda emicrania, da farla desistere dal continuare per qualche istante.

Quando finalmente riuscì ad avere una visuale completa del luogo in cui si trovava, il panico la invase.

Tutte intorno a lei c’erano delle pareti di roccia, che le provocarono dei brividi di freddo.
La stanza era di per se piccola e l’unica cosa che l’occupava era la sedia mal ridotta, dove si trovava legata Caroline.

Le corde ai suoi polsi, sfregavano la pelle ad ogni più piccolo movimento, provocando dei solchi, che facevano stringere gli occhi a Caroline per il dolore.

Ancora non capiva dove si trovava, ma poteva intuire, che si trattasse di una cantina.
Il freddo che provava, ne era la prova.

Le forza sembravano abbandonarla di secondo in secondo.
In un moto istintivo si piegò per valutare il sangue, che sporcava il bordo inferiore del vestito, per essere sicura che non fosse ferita.
Nel farlo, una fitta di dolore le spezzò il respiro e sentì distintamente il suo stomaco, contorcersi.

Fece in tempo a notare una enorme macchia di sangue, che riversava sul pavimento in pietra, quando udì dei passi avvicinarsi alla pirata e in seguito, una chiave che girava.

«Io non entro.» esordì una voce dietro alla lastra in ferro della porta.

Caroline era sicura di aver già sentito quella voce.

«Vi impressionate per così poco.» disse una seconda voce.

«Io non ho mai voluto arrivare a questo.» disse alzando la voce, la prima persona, che Caroline riuscì a distinguere come una voce maschile.

 

«Se avete dei ripensamenti, sappiate che non fareste una bella fine. Non posso permettermi errori, ne astratta ne fisici.»

 

«Cosa volete dire?» chiese tremante la prima voce.

 

«Quello che ho detto. Ora preoccupatevi di svolgere il vostro compito.» rispose schiettà la seconda voce.

 

Caroline udì i passi di qualcuno che si allontanava, lasciandola in uno stato d'ansia.

Sapeva che solo una delle due persona, se ne era andata, quindi stava a significare, che qualcuno si trovava ancora dietro alla porta e non avrebbe atteso ancora molto a mostrarsi.

La porta si spalancò infatti, l’attimo dopo mostrando agli occhi di Caroline, la figura sconciata di una donna.

Il cappuccio calato sul capo, mostrava distintamente i capelli rossi della donna.

«Vedo che vi siete svegliata finalmente.» esalò con una punta di durezza nella voce.

«Chi siete? Perché sono qui?» chiese in un gemito sommesso Caroline, che cercava di non lasciarsi cadere nel panico.

«Non importa chi sono, sono qui per fare anche un favore a voi, mia cara.»

«Rapirmi e legarmi qui dentro, vi sembra un favore?» chiese Caroline, ormai sull’orlo di una crisi di nervi.

La donna si avvicinò a lei e guardó per un breve istante il sangue della ragazza.

«Il bambino si sta già cibando di voi, quello che farò sarà semplicemente salvare la vostra vita e per tornaconto personale ovviamente, ma questo non vi deve interessare.» disse la donna. «Vedetela così, vi sto salvando da quel demonio, che vi sta dissanguando.» concluse la donna sorridendo beffarda a Caroline.

Caroline rimase interdetta a quelle parole.
Capo immediatamente il perché del sangue, ma non credeva che il bambino fosse già così avanti, da aver bisogno di lei.

Mille pensieri le affollarono la mente, ma uno in particolare risuonava a gran voce dentro di lei.

Non toccheranno il mio bambino.

«Non preoccupatevi, domani cominceremo, ho già l’incantesimo pronto e perdonatemi per la sistemazione, ma non possiamo correre rischi.» disse per fonte la rossa, prima di allontanarsi da Caroline.

«Incantesimo? Io non voglio fare morire il mio bambino!» esordì Caroline cercando di liberarsi dalle corde, ma infliggendosi solo altro più dolore.

«Se fossi al vostro posto sarebbe l’ultimo dei miei pensieri, ma spererei di passare la notte e di non morire dissanguata.» disse la donna voltandosi verso di lei con un sorriso disprezzante in volto.

Caroline strabuzzò gli occhi, fino a ritrovarsi nuovamente da sola in quella stanza.

I passo si allontanarono e sparirono, così come erano apparsi.
Le forze sembrarono abbandonarla definitivamente è il buio si impossessò nuovamente di lei.











***









 

Niklaus arrivò in tarda serata davanti alla residenza dei Forbes e non attese nemmeno un istante, scendendo dalla carrozza ancora prima, che si fosse fermata.

Doveva vederla, non poteva aspettare un solo minuti di più.
Doveva avere delle risposte.
Doveva vedere con i suoi occhi quella pancia leggermente ricurva, per poterci finalmente credere davvero.

Infondo lui non poteva avere figli, il suo essere ibrido, lo aveva reso sterile, ma per qualche strana ragione, Caroline era rimasta incinta e non avrebbe mai preso in considerazione, l’ipotesi che fosse andata con un’altro uomo.

La conosceva, non l’avrebbe mai fatto.
Troppo pudica e troppo rispettosa, per compiere un gesto simile.

Niklaus arrivò davanti alla porta e sbattè il pugno contro la porta per due volte.

All’interno di poteva udire un grande vociferare e pochi istanti dopo, che aveva bussato, sentì dei passi correre verso la porta.

«Caroline!» esordì la voce di Elena appena spalancò la porta e si bloccó l’esatto istante dopo, aver visto che la persona, che aveva appena bussato alla porta non era la sorella.

Il volto spaventato e inquieto della giovane donna, mise subito in allerta Niklaus.

«Cos’è successo?» chiese senza pensarci due volte. La voce dura e spaventata allo stesso tempo.

Dietro alle spalle di Elena, apparve il marito, che appoggiando una mano sulla spalla della moglie, prese parola per lei.

« Non potevate arrivare in un momento migliore.» disse ironicamente Damon, rivolgendosi all’ibrido.

«Salvatore, non mi ripeterò un’altra volta, cos’è successo?» chiese stringendo i pugni.

«Mister Mikaelson mia sorella è scomparsa da questo pomeriggio. Nessuno l’ha vista e io credevo che..» mormorò crollando in un pianto disperato, Elena e voltandosi per stringerai al marito.

Niklaus rimase in silenzio per qualche istante, ripentendo mentalmente le parole della donna.

Caroline è sparita.

Una enorme paura si impossessò di lui assieme alla rabbia.

«Non l’avete cercata?» chiese quando furioso.

«Sono appena tornato, Mister Mikaelson e ho cercato mia figlia per tutto il paese e il bosco.» disse il pastore apparendo anche lui alla porta, con sguardo preoccupato.

«Entrate, vi prego.» si intromise Elena. «Stiamo organizzando delle ronde con alcuni uomini, voi potreste esserci di grande aiuto.»

« Non starò un solo secondo con le mani in mano. La cercherò da solo.» disse senza aggiungere altro Niklaus e voltando le spalle alla famiglia Forbes, si diresse nuovamente verso la carrozza.

«Permettete di aiutarvi, in due sarà di certo più facile.» disse la voce di Stefan apparendo da dietro la casa dei Forbes, tornato da un giro di perlustrazione.

Niklaus lo guardò per un breve istante e poi annuì lievemente.

L’avrebbe trovata, anche se avesse dovuto cercarla per tutto il mondo.

«Muoviamoci.» fece freddamente Niklaus, salendo in carrozza, seguito a ruota da Stefan.


 

Non avrebbe atteso un solo istante.

Per la prima volta in vita sua, si ritrovò ad avere paura per la vita di qualcun'altro al di fuori della sua.


 









***


 


 


 




Katherine si trovava nel salone principale dell’enorme casa dei Mikaelson, mentre sfogliava distrattamente un libro, che aveva trovato appoggiato lì vicino.

Era in pensiero per Caroline.

Aveva sentito i discorsi di Rebekah ed Elijah e da quel momento, non poteva fare altro, che essere preoccupata per l’amica.

Niklaus era partito la mattina, per raggiungerla ma ancora il suo cuore non ne voleva sapere di tranquillizzarsi.

«Cosa state leggendo?» chiese improvvisamente la voce di Elijah.

Katherine sobbalzò nell’udire la sua voce.
Ultimamente si erano visti poco, non per suo volete ovviamente, ma sembrava che il vampiro, cercasse di tenere il più possibile le distanze da lei.

« La vita è sogno.» rispose Katherine, spostando lo sguardo sulla copertina del libro.

«Pedro Calderón.» esordì Elijah. «Non sapevo ce vi appassiona a il gente drammatico, filosofico.» continuo, sedendosi accanto alla giovane.

«In realtà no, ho trovato il libro per caso.» fece Katherine, con fare imbarazzato.

«È un libro molto complesso.» rispose semplicemente Elijah. «Immagino starete studiando lo spagnolo, per leggere questo libro.»

«Non sono molto portata, ma inizio a comprendere alcune parole.» rispose vagamente Katherine.

Da un po’ di tempo, si sentiva tremendamente strano, quando si trovava vicino alla giovane donna, talmente strano, che le parole gli morivano in gola, ancora prima che pensasse cosa dire.

«Ho saputo, che vostro fratello è partito questa mattina.» disse alla fine Katherine per alleggerire la tensione.

«Si, speriamo che vada tutto per il meglio.»

«Ho paura.» sussurró Katherine, senza pensarci due volte.

«Di cosa?» chiese in apprensione Elijah, vede sola tremare lievemente.

«Che possa succedere qualcosa a Caroline. È così una brava ragazza, piena di vita e solare, che non merita tutto l’inferno che starà passando.» disse tutto d’un fiato, per sfogarsi.

«Vedrete, che starà bene. Niklaus sarà già arrivato da lei.» tentò di rassicurarla.

In un gesto automatico, Katherine si ritrovo tra le braccia di Elijah, che senza nemmeno essersene accorto, aveva tirato a se la giovane, con il solo intento di infonderle un po’ di sicurezza.

Katherine rimase spaesata, da quel gesto tanto intimo e tanto atteso da parte sua.
Il cuore che pompava nel suo petto, sembrava che stesse per uscire e andarsene da qualche parte e non tornare più.

«Vi ringrazio.» mormorò Katherine, restando immobile.

«Non dovete ringraziarmi.» rispose Elijah con il suo solito modo gentile.

«Invece si, siete tanto gentile con me.» proferì lei alzando appena il viso verso di lui.

Elijah si perse i quei occhi così profondi, fino a perdere la misura del tempo e delle sue azioni.

Si avvicinò fino a sfiorare con le sue labbra quelle tremanti di Katherine, che lo guardava con occhi sgranati per la sorpresa.

Le loro labbra si sfiorarono e toccarono solo per alcuni secondi, fino a quando Katherine non si ritrovo da sola nella stanza.

Apri gli occhi, che aveva chiuso in precedenza, restando per un breve secondo interdetta, ma aprendosi successivamente in un enorme sorriso.

Il cuore che batteva più che mai.











Angolo autrice: 

Rieccomi qui :) 
La scorsa volta mi sono scordata di dirvi, che per un po' di tempo, posterò ogni due settimane. 
Ciò significa, che non posterò ogni lunedì, ma uno si e uno no. 
Purtroppo sono costretta a fare così, perchè ho cominciato patente e tra schede e lezioni, non ho il tempo materiale, per mettermi dietro e tirare fuori un capitolo a settimana. 
Quindi per un po' sarà così. 

Ammetto che sono rimasta un pochetto delusa, dalle poche recensione, anche perchè mi fate pensare, che non vi attiri più di tanto, più va avanti. 
Quindi vi prego di lasciare anche solo una riga o una parola, ma lasciatela, perchè è davvero molto importante per me. 

Ringrazio, chi comunque continua a seguire e recensire. 
Ci sto davvero mettendo l'anima in questa ff. 

Quindi che dire, al prossimo lunedì. 
Un bacio, Allie.

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Capitolo 23
*** Chapter 23. ***


Chapter 23. 







 

Avevano ormai girato in lungo e in largo tutto l’Hampshire, ma di Caroline non c’era traccia.

Stefan non sapeva più come tenere calmo Niklaus, che stava iniziando a dare di matto, infuriandosi per la minima sciocchezza.
Era comprensibile, lui stesso era tremendamente preoccupato per Caroline, ma se non la trovavano subito, avrebbe rischiato di vedere molto sangue innocente venire versato.

Si ricordava bene il temperamento dell’uomo, ma mai come in quel momento era terrorizzato all’idea, che potesse compiere una qualche strage.

Quello che stavano abbandonando era l’ennesimo paesino e l’ennesimo buco nell’acqua.
Ormai non sapevano più dove cercare e la tensione era alta.

Appena furono abbastanza lontani dalle case, Stefan propose di fermarsi per un istante per nutrirsi, mettendo in chiaro che non avrebbero ucciso nessuno.
Il malumore di Niklaus non era contenibile e non si sarebbe mai fidato a farlo stare a meno di due metri di distanza da una persona.

«Davvero volete cibarvi di uno scoiattolo? Spero che questo sia uno scherzo, Salvatore..» esordì sgranando gli occhi Niklaus.

«Accontentatevi, non vi farò avvicinare ad un’umano in questo stato.»

«Non sapevo di aver chiesto un vostro parere riguardo al mio stato. Sicuramente quello..» fece indicando lo scoiattolo,che Stefan teneva tra le mani. «..non sarebbe abbastanza nemmeno se acconsentissi a cibarmene.» disse con fare ovvio e contrariato Niklaus.

«Allora sarà per me un piacere vedervi diventare sempre più debole.» esaló Stefan rifilando un’occhiata al compagno e avventandosi l’attimo successivo sull’animale, che ancora teneva in mano.

Niklaus storse il naso appena l’odore del sangue, venne percepito dal suo olfatto.
Non si sarebbe mai abbassato a tanto, ma la fame che stava prendendo sempre più possesso di lui, non poteva essere ignorata ancora per molto.

Così, di mala voglia tese per un istante il suo udito, in cerca del più piccolo movimento.
Doveva farlo per Caroline.
Se non era in forze, non avrebbe mai potuto saperla al sicuro.

Una folata di vento colpì il volto di Stefan, che aveva appena terminato di bere da quella innocente creatura e stette in ascolto, per assicurarsi che Niklaus non avesse individuato una persona.
Il rumore che pochi stati dopo avvertì, lo tranquillizzò.
Di certo Niklaus non si sarebbe mai accontentato di uno scoiattolo e il verso di quel cervo, che arrivava alle sue orecchie, ne era la conferma.

Qualche istante dopo Niklaus, fece nuovamente la sua apparizione, pulendosi con fare disinvolto la bocca da qualche residuo di sangue.

«Vedete? Non è poi tanto difficile.» disse Stefan, che guardava con un ghigno divertito, l’espressione di Niklaus.

«Non è difficile, è il sapore che lascia molto a desiderare.» rispose sprezzante l’uomo.

«Dopo un po’ diventa abitudine.»

«Contento voi. Ora abbiamo perso, anche abbastanza tempo, muoviamoci!» disse Niklaus con fare che non ammetteva repliche.

I due si misero nuovamente alla ricerca, raggiungendo in poco tempo, l’ennesimo paese e le ennesime residenze.

Camminarono per quelle strade dissestate, con l’udito concentrato sul minimo rumore o parola, che poteva essere udita.

Niklaus non aveva mai visto un paese messo peggio di quello.
Si ricordava le strade di tanti cittadine, come Meryton, completamente diverse da quelle che stava percorrendo.
La disgrazia aveva colpito quelle poche case.
I tetti sembravano precari e in procinto di rovinare al suolo in ogni momento.
I negozi sembravano quasi spettrali da quanto erano vuoti e privi di colore.
Più si guardavano intorno, più i due uomini stavano iniziando a pensare, che quel posto fosse veramente dimenticato da dio.

Improvvisamente l’aria si fece più frizzante e Niklaus fu il primo a cogliere quel particolare, arrestando la sua camminata, per focalizzare tutta la sua attenzione sul luogo dal quale proveniva quella energia.

Stefan, che aveva compiuto qualche altro passo si arrestò, notando che l’uomo era fermo diversi passi dietro di lui.
Lo guardò con sguardo interrogativo e poi cercò di concentrarsi per cercare di percepire qualcosa.

«Qualcuno sta utilizzando la magia ed è qui vicino.» mormorò Niklaus, conscio che Stefan l’avrebbe sentito lo stesso.

Senza aggiungere altro, Niklaus iniziò a camminare a passo spedito, verso un viottolo più mal messo, seguito a ruota da Stefan.

Ci impiegarono poco più di dieci secondi a raggiungere l’abitazione.
Ora anche Stefan poteva sentire distintamente, che c’era qualcosa di diverso nell’aria.

« Cosa facciamo?» chiese Stefan, pronto ad irruppero nella piccola casa.

« Semplice, otteniamo delle risposte su dove tengono Caroline.» disse ovvio Niklaus.

« Come fate ad essere sicuro, che ci siano le streghe dietro a tutto questo?»

« Non ne sono affatto sicuro, ma possono essere comunque d’aiuto.» rispose l’uomo, che senza attendere un altro istante, si avvicinò alla porta e batté le nocche con irruenza sulla lastra di legno.

All’interno, qualcosa cadde rovinosamente per terra e Stefan udì chiaramente un cuore battere furiosamente.

Attesero qualche secondo, senza però avere nessuno risultato, così Niklaus, battè nuovamente la mano sulla porta.

«Non fatemi essere scortese. Aprite o sarò costretto ad abbattere io stesso questo pezzo di legno.» disse con fare minaccioso, ma allo stesso tempo tranquillo Niklaus.

Alla fine all’interno qualcuno si mosse e dopo un breve istante la porta si aprì, mostrando una minuta figura.

«Così tanto potere, in un così piccolo corpo.» disse Niklaus osservando la ragazza, che non doveva avere più di vent’anni.

«Cosa volete?» chiese evidentemente spaventata.

Stefan rimase dietro Niklaus in silenzio. Lasciò parlare lui, perché conscio che sapeva essere molto più persuasivo e anche perché preferiva concentrare la sua attenzione su quest’ultimo, per essere sicuro, che non avesse reazioni avventate.

«Un incantesimo di localizzazione. Non credo che per voi sarà un problema svolgerlo e dato che non posso avere la certezza, che voi centriate qualcosa con il nostro problema, sarò clemente.. per il momento.»

«Cosa vi fa credere, che io vi aiuterò in qualsiasi sia il vostro problema?» rispose esitante la ragazza.

«Oh mia cara, la mia non era una richiesta, era un’ordine. Il che sta a significare che non avete scelta.» rispose sorridendo l’ibrido.

«So chi siete voi e proprio per questo, non ho nessuna intenzione di aiutarvi.» disse la ragazza, facendo per richiudere la porta.

Il volto di Niklaus cambiò immediatamente espressione, facendo intervenire prontamente Stefan che era pronto a quell’evenienza.
Si paró davanti a Niklaus, impedendo alla ragazza di chiudere la porta.

«Ascoltate, non va a vostro favore rifiutare. Se davvero lo conoscete come dite, dovreste saperlo. Vi chiedo solo di fare quel incantesimo e poi vi lasceremo in pace.» disse risoluto Stefan, guardando dritto negli occhi la ragazzina.

Niklaus dietro di lui, aveva poco gentilmente ringhiato in segno di assenso, ma l’intervento dell’uomo l’aveva a dir poco irritato.

La giovane strega si ritrovò a guardare pensierosa il vampiro che le sostava davanti, con non pochi dubbi sul da farsi.

Alla fine annuì lievemente.
«Entrate.» esordì per poi spostarsi,senza distogliere lo sguardo da Niklaus.

Quest’ultimo passandole accanto, le rifilò un’occhiata per nulla amichevole, che la mise ancora più sulla difensiva con l’uomo.

La casa all’interno era ancora più mal messa, che all’esterno.
C’era poco più che l’essenziale.
Un piccolo tavolo in legno con due panche ai lati e un camino si ergeva sulla parere opposta all’entrata.
Un piccolo angolo era adibito a cucina, con giusto il minimo indispensabile.
Accanto al camino, era situata una porta, in quel momento aperta, che faceva intravedere una piccola brandina sfatta.

Stefan si stupì delle reali condizioni in cui viveva quella ragazza e ne rimase colpito a tal punto, che rimase in silenzio per svariati minuti, mentre un Niklaus più nervoso, camminava avanti e indietro.

La ragazza andó subito a prendere quello che le occorreva e posizionò una candela e una cartina delle terre circostanti sul tavolo.

«Per l’incantesimo mi serve un’oggetto appartenente alla persona che volete trovare.» disse diretta la ragazza.

Niklaus senza farselo ripetere estrasse un fazzoletto, che aveva trovato nella camera di Caroline e che aveva tenuto con se, da quando l’aveva lasciato.
Lo appoggio sul tavolo,dove la strega lo afferrò.

«Bene, possiamo velocizzare le cose?» disse Niklaus, incrociando le braccia al petto, battendo un piede.

Stefan gli rifilò un occhiata di ammonimento.

«Non lo ascoltate e fate il meglio che potete, vi prego..» iniziò Stefan, bloccandosi rendendosi conto di non sapere il nome della ragazza.

«Davina.» rispose senza tanti giri di parole la ragazza. «Ora possiamo cominciare.»

La strega aprì il grimorio, cercando l’incantesimo e in seguito si tagliò una mano facendo cadere qualche goccia sulla mappa che aveva accanto a se e prese il fazzoletto tra le mani, iniziando a ripetere quella lenta litania, per svariate volte.
La candela si accese all’improvviso, facendo alzare vertiginosamente la fiamma.

Niklaus si affiancò a Stefan e rimase immobile con lo sguardo fisso su quella scia di sangue, che si stava muovendo, dirigendosi dove mai si sarebbe aspettato.

«È impossibile.» esaló Stefan, guardando il punto sulla mappa.

«Io ho fatto la mia parte, ora fate la vostra andandovene.» disse con poca gentilezza la strega.

Niklaus allungò una mano verso la ragazza, indicandole il fazzoletto.

«Quello non vi appartiene.» disse con voce ferma, ricevendo immediatamente indietro il pezzo di stoffa.

«Ed ora? Non è possibile che sia li.» disse Stefan.

«Niente è impossibile, Salvatore. Prepariamoci, ci aspetta un lungo viaggio.»

 
















***














 

Katherine si aggirava per la casa, senza un vero motivo.
Elijah era praticamente tornato ad ignorarla e non sapeva più come comportarsi nei suoi confronti.

La sera precedente si era sentita così felice. Felice, perché finalmente poteva riporre qualche speranza in più.

Quella stessa mattina però, la felicità provata era scemata di colpo, quando si era ritrovata all’enorme tavolo imbandito per la colazione, in sola compagnia di Miss Marshall, che altri non era che l’ultima persona con cui voleva avere a che fare.

Di Elijah non c’era stata traccia e solo poco dopo pranzo, trascorso nuovamente in compagnia di Miss Marshall e per fortuna anche di Rebekah, aveva avuto la fortuna o sfortuna di incontrarlo, mentre si dirigeva verso i suoi appartamenti per cambiare abito.

Quello che riuscì a ricevere fu un tirato “Buongiorno, miss Pierce” senza aggiungere null’altro e proseguì come se niente fosse, lasciandola più che interdetta.

Odiava quel cambiamento repentino di Elijah, perché metteva ancora più in crisi tutti i suoi ragionamenti.

Quel pomeriggio comunque, aveva deciso di percorrere senza un motivo i corridoi di quella enorme casa, per cercare di mettere ordine nella sua testa.

Senza rendersene pienamente conto, Katherine si ritrovò nella zona riservata agli alloggi di Mikael e per nulla a suo agio, aveva immediatamente deciso di fare retro front.

Non si capacitava del perché, ma Mikael non le era mai piaciuto e si sentiva sempre maledettamente a disagio in sua presenza.
Di certo trovarsi proprio nella sua zona della casa, non la faceva stare tranquilla.

Prima che però, riuscisse a compiere il terzo passo per allontanarsi da li, una voce prese possesso delle sue orecchie, talmente aveva urlato.

Katherine si immobilizzò sul posto, completamente impietrita.
Era la voce di Mikael quella che sembrava stesse avendo un attacco nervoso contro qualcuno, che in quel momento non poteva di certo ritenersi fortunato.

La voce scemò di colpo, dando giusto il tempo a Katherine di nascondersi dietro all’angolo della parete, che dava su un altro corridoio, prima di vedere la porta aprirsi di colpo e un furente Mikael passarle davanti, senza vederla.

Attese qualche istante per essere sicura che non ci fosse nessun’altra persona e si sporse dal suo nascondiglio, per dare una rapida occhiata.

La porta dello studio era rimasta socchiusa, dopo l'irruenta uscita del proprietario e la curiosità prese il sopravvento sulla giovane donna.
Era sicura che ci fosse un’altra persona con Mikael, ma sembrava che l’intera ala di quella parte di casa fosse deserta, eccetto per lei.

Katherine si avvicinò alla porta e sbirciò al suo interno con circospezione e alla fine si introdusse, guardandosi intorno per niente serena.

Se l’avessero scoperta sarebbe stata la sua fine.

«Dovresti imparare ad essere meno curiosa.» si scimmiottò da sola, ricordando le parole del padre, anche se in quel momento non poteva essere più che d’accordo con lui.

Uno strano pezzo di carta bruciava nel caminetto e incuriosita Katherine si avvicinò e lo raccolse.
Era stato lanciato male tra le fiamme e solo un piccolo angolo era diventato di un lieve colore nero.

Ci serve quell’ultimo oggetto per poter compiere l’incantesimo e non possiamo aspettare oltre.
Dovete presentarvi subito o sarò costretta a fare a modo mio.
La ragazza è ormai poco lontana alla morte.

Katherine rimase per qualche istante con quel foglio in mano, cercando di cogliere il significato, che quel biglietto poteva nascondere.
Mikael stava tenendo qualcuno in ostaggio?
Perché questa persona, che presumeva fosse una strega, doveva fare un’incantesimo così urgentemente?

Il leggero scricchiolio alla porta la fece sobbalzare, quando vide il viso di Rebekah spuntare da dietro la porta.

«Mi avete spaventata» esclamò Katherine, portandosi una mano sul cuore, che batteva all’impazzata.

Rebekah entró chiudendosi la porta alle spalle e la fissó per una momento in silenzio.

«Cosa ci fate voi qui?» chiese guardandola intensamente.

«Potrei porvi la stessa domanda.» rispose di rimando Katherine.

Rebekah lasció cadere a quel punto il discorso e si avvicinò a lei, notando che teneva qualcosa tra le mani.

«Cos’è quella?»

«L’ho trovata nel camino, ma non comprendo il significato di tutto questo.» disse Katherine, porgendo il pezzo di carta alla ragazza difronte a se.

Rebekah lesse velocemente quelle poche righe e gli occhi le si spalancarono l’istante successivo.

Era stata informata il giorno precedente della scomparsa di Caroline, da un breve messaggio del fratello, che la informava che so stava mettendo alla sua ricerca.

Quella non poteva essere una coincidenza.


















































***



















































 

Ci sono quei giorni che sembrano non terminare mai, come certe notti.
Quando soffri di insonnia e le ore si fermano e il tempo non passa mai.

Per Caroline era esattamente così in quel momento.
Le ore, i minuti e persino i secondi sembravano essersi bloccati, per lasciarla a quella lenta agonia, che peggiorava di minuto in minuto.

Il dolore diventava sempre più insopportabile e il sangue che sentiva distintamente, che cadeva sul freddo pavimento di pietra, le stava togliendo quel poco di forze che le erano ancora rimaste.

Caroline aveva ripreso conoscenza da qualche ora o almeno credeva e nessuno si era più presentato a degnarla di una qualche spiegazione.

Non avrebbe mai sacrificato la vita del suo bambino, per niente al mondo.
Quella era l’unica certezza che aveva e che si continuava a ripete come un mantra.

In lontananza, finalmente si udirono dei passi, che poco alla volta diventarono sempre più chiari all’udito della giovane donna.
Era arrivato con ogni probabilità il momento e doveva escogitare al più presto un modo per fuggire.

La porta si aprì dopo diversi giri di chiave e la persona che si parò davanti a lei, la lascio impietrita e senza fiato.

« Voi..» esaló Caroline incredula di aver quel viso davanti a se.

L’uomo richiuse la porta dietro di se e con sguardo basso, si avvicinò a lei.
Afferró dal mazzo di chiavi che aveva in mano una chiave più piccola e si inginocchiò per aprire il primo lucchetto, che teneva le corde alla quali lei era legata.

« Cosa centrate voi in tutto questo? Perché siete qui?» chiese in un filo di voce.

« Non avrei mai voluto arrivare a questo, perdonatemi.» mormorò più verso se stesso, che verso Caroline.

Caroline rimase interdetta da quelle parole ed inorridì l'istante seguente.

« Questo è tutto perché vi ho rifiutato?» chiese stupita, sgranando gli occhi.

L’uomo non diede risposta e continuò nel suo lavoro, fino a quando non arrivò a dover slegare i suoi polsi.

« Mister Lockwood merito una risposta!» si infervorò Caroline, dimenandosi appena, infliggendosi solo altro dolore.

« Non avreste dovuto immischiarvi con quel mostro. Avete fatto tutto da sola, come con quel mostro che avete in grembo. Se aveste accettato la mia proposta, ora non sareste qui. Ora non saremmo qui.» disse con voce intensa e dura l’uomo, slegandole finalmente i polsi.

« Mi state dicendo, che mi sono andata a cercare tutto questo?» chiese irosa Caroline, guardandosi in giro, per intendere il luogo dove si trovava. « Il vostro è solo risentimento verso un rifiuto, che altro non poteva essere. Io non vi amavo e non vi amo sicuramente ora.» continuò scontrosa.

Dove stesse trovando tutte quelle forze, per non ricadere nel buio, non lo sapeva nemmeno lei ma era conscia che non avrebbe retto ancora per molto.

« Si, perché adesso verrete a dirmi che amate quel mostro?» chiese alzando la voce Tyler e strattonandola per un braccio la fece alzare.

L’improvviso sbalzo, fece cadere subito Caroline rovinosamente a terra.
Solo con il tempismo di Tyler, riuscì a non toccare il suolo e venne sollevata da lui, che le faceva da stampella per non crollare nuovamente.

« Ecco cosa vi siete andata a cercare.» disse infine Tyler, trascinandola ormai svenuta fuori di li.


La strega nello stesso istante, stava finendo di preparare tutto l’occorrente.
Solo una cosa mancava e la rendeva molto irrequieta.

Per sua fortuna, pochi minuti dopo avvertì qualcuno bussare alla porta dello scantinato ed essendosi messa lì in attesa, apri immediatamente con un gesto deciso la porta in legno massiccio.

«Pensavo che non sareste più arrivato. Avete quello che vi ho chiesto?» chiese la rossa sbrigativa.

« Certo, purtroppo Londra non è esattamente dietro all’angolo Milady.» fece con fare irritato a sua volta Mikael, estraendo una pacchettino da una tasca. « Solo una scaglia come mi avevate chiesto.» esordì l’uomo.

Genevieve aprì il pacchettino per assicurarsi che ci fosse e appena lo aprì un frammento del paletto di quercia bianca, fece la sua comparsa.

« Perfetto, vi informerò appena avrò terminato.» e così dicendo richiuse la porta e incamminandosi verso la sala che aveva allestito per il rituale.

Mikael rimase un poco interdetto ma si dileguò subito da li, per timore che qualcuno potesse vederlo.













***













 

Come previsto impiegarono poco più di mezza giornata per tornare a casa e non appena Stefan scese dalla carrozza, la porta d’ingresso dell’abitazione si spalancò mostrando subito la figura del pastore, che andò incontro ai due uomini.

«Ditemi che l’avete trovata!» disse immediatamente appena di davanti a loro.

« Purtroppo non ancora, ma sappiamo dov’è.» rispose Stefan. « Siamo solo venuti a chiedere rinforzi da parte di mio fratello. » continuò per spiegare la loro visita.

« Dov’è? Sta bene almeno?» chiese apprensivo il pastore.

« Non possiamo averne la certezza, ma non ne siamo sicuri. Il bambino sta già mettendo a repentaglio la sua vita.» si intromise Niklaus. « Comunque non dovete preoccuparvi, si trova qui vicino nel bosco.»

« Nel bosco? L’unico luogo dove potrebbe essere..» iniziò il pastore, che venne prontamente interrotto dall’arrivo di Damon.

« ..Le vecchie cantine dei Lockwood.» terminò per lui la frase.

« Suppongo, che sappiate anche il luogo preciso dove sono situate.» disse Niklaus, ricevendo da parte dell’uomo un segno di assenso.

Nel mentre il pastore cambiò colorito nel giro di pochi secondi, quando come un lampo a ciel sereno, gli tornarono alla memoria le parole dell’ibrido.

« Aspettate.. Bambino? Quale bambino?» chiese guardando Niklaus e poi gli altri due uomini.

Niklaus non sapeva che ne fosse all’oscuro, ma dall’espressione dell’uomo era abbastanza chiaro, che la notizia che la figlia fosse incinta, era una completa novità per lui.

« Vi spiegheremo tutto più tardi, quando Caroline sarà finalmente al sicuro.» rispose Damon e si avvicinò al fratello ed a Niklaus.

Non diedero nemmeno il tempo al pastore di aprire bocca, che tutti e tre erano già spariti.


Il tramonto era ormai verso la fine e le luci cominciavano a sparire, per lasciare lo spazio alla notte.

Damon per sua fortuna, aveva dalla sua parte una fervida memoria, che li fece raggiungere il posto in poco tempo.

L’entrata era ne nascosta da un accumulo di rocce, che nascondevano alla vista le scale, che si facevano spazio nel terreno e conducendo sotto terra.

Non aspettarono un solo secondo, è sceso quella rampa di scale, fino a raggiungere una porta in legno.

«Lasciate fare a me.» intervenne Niklaus.

Con un solo colpo secco della mano, ruppe la maniglia e automaticamente la serratura, facendo in modo che la porta si aprisse davanti a loro, mostrandogli un lungo corridoio.

«Da qui in avanti, voi pensarete a salvare Caroline, al resto ci penserò io.» disse nuovamente Niklaus, sparendo per il corridoio.





























Angolo autrice: 
Ciao ragazze :D 
Allora prima di tutto mi volevo scusare per gli innumerevoli errori nel capitolo precedente, ma sto scrivendo i capitolo tramite cellulare e il correttore mi cambia le parole come vuole lui alle volte e non me ne accorgo. Questa volta ho riletto più di una volta il testo e spero che non ce ne siano, idem per il problema delle virgole. 
Purtroppo mi trovo più comoda a scriverlo tramite app, l'unico inconveniente è questo e vi prego, se ne trovate anche in questo ditemelo, così mi spronate a controllorla anche 100 volte, per essere sicura che non ci siano errori.

Comunque ci tenevo a ringraziarvi tutte per il supporto! Davvero grazie di cuore. 
Non ho ancora le idee chiare per quanto andrà ancora avanti la storia, ma siamo sicuramente a metà e non avrei mai immaginato di arrivare fino a qui. 

Sto provando comunque, a fare capitolo un po' più lunghi anche per il fatto, che non aggiorno più ogni lunedì. Questo capitolo infatti l'ho dovuto tagliare fino a qui, per una questione che se dovevo scrivere tutto il capitolo come lo avevo in mente, non avreste visto il capitolo per un'altra settimana.

Comunque concludo qui e grazie ancora anche a chi mi ha fatto gli auguri per la patente. 
Ci sarà presto un nuovo pericolo alla guida haha :) 

Un bacione, Allie.

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