Il caldo abbraccio che nessuno conosce

di Nihal07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** The End ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***




Premessa: Ho scritto un bel po’ di Kakasaku e man mano che il tempo passa, spero sempre di non inciampare in una trama già scritta.
Quindi… Ecco una nuova Kakasaku partorita in una sera in cui non riuscivo a dormire e contemporaneamente non pensavo ad altro.
Buona lettura! (Aspetto pareri)
 
 
 

Il caldo abbraccio che nessuno conosce


Dedicata ad una persona speciale...

 

 Capitolo I

 
Cosa poteva esserci di più semplice che allevare una pianta grassa?
Sakura aveva proprio scelto una di quelle per mettere alla prova le sue capacità da… Allevatrice?
Nella lista c'era scritto:
1.      Pianta grassa
2.      Qualche fiore un po’ più impegnativo
3.      Un gatto
4.      Un bambino
Eh si, perché per avere 20 anni, aveva un bel po’ di idee chiare.
Se entro i 32 anni non ho un figlio, ne adotto uno, si ripeteva.
Forse sarebbe stato meglio dire: se entro i 32 anni non ho un compagno, adotto un figlio.
Non che avesse bisogno dell’amore della sua vita in quel momento, ma soltanto di un po’ di coccole.
Guardò la piantina che stava annaffiando: poca acqua solo quando è necessaria.
Guardò il cielo: probabilmente sarebbe piovuto da lì a poco.
Prese il piccolo Andrew, nome che aveva dato al suo piccolo cactus e lo mise sopra al tavolo.
Diventerai una super pianta, pensò.
Si diresse verso la porta e si mise le scarpe.
Sarebbe andata a fare un giro prima del diluvio.
Fece per prendere le chiavi, ma qualcuno iniziò a bussare energicamente alla sua porta.
Erano le sei del pomeriggio e a quell’ora potevano essere soltanto tre persone: Ino, Naruto o Kakashi.
Peccato che Kakashi era in missione.
Sospirò e si diresse verso la porta.
“Sakura!” Il biondo respirava velocemente, cercando di riprendere più fiato possibile.
“Naruto?”
“Kakashi…”
“Che cos’ha Kakashi?”
“È in ospedale. È stato ferito mentre era in missione”
 
Sakura si fermò davanti alla porta aperta della stanza del jonin.
Poteva vedere Tsunade che portava a termine gli ultimi accertamenti e quando ebbe finito, la ragazza si avvicinò alla donna.
“Lady Tsunade come sta Kakashi?!”
“Credo abbia visto giorni migliori. Non so quando si sveglierà, ma il pericolo dovrebbe essere passato.”
Sakura sospirò. “Grazie al cielo.”
“Però…”
“Però?”
“Ha riportato delle brutte ferite: una al fianco e una agli occhi. Il nemico deve averlo colpito durante il tentativo di usare lo Sharingan ipnotico.”
“Tipico di Kakashi…” Sakura spostò lo sguardo sul suo maestro. Aveva gli occhi bendati. “Idiota…”
“Sakura…”
“Si?”
Tsunade pensò se allarmarla riguardo i rischi, ma poi decise di lasciar perdere.
“Io vado. Chiamami se vedi qualcosa di strano.”
La donna fece per uscire, ma Sakura la fermò.
“Mi ha detto tutto? Delle brutte ferite non se ne vanno come niente fosse.”
Tsunade le sorrise e l’Haruno si sentì più tranquilla.
“Prima aspettiamo si svegli, ok?”
“Si certo.”
A quel punto Tsunade uscì dalla stanza e chiuse la porta.
Sakura prese una sedia e la mise accanto al letto dell’uomo.
“Ti hanno ridotto proprio male eh?” Tirò su con il naso. “Ma tu ti sveglierai perché a causa tua sono dovuta uscire di casa di corsa e non ho nemmeno chiuso tutte le finestre.”
Guardò fuori dalla finestra: iniziava a piovere.
Appoggiò una mano su quella dell’ uomo: “Ma ti prometto che non ti lascio da solo, potesse arrivare il diluvio, o l’apocalisse o la fine del mondo.”


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Capitolo 2
*** Capitolo II ***



Capitolo II
 
 
Il risveglio fu tutt’altro che veloce: pian piano realizzò di essere ancora vivo, poi arrivò alla parte in cui di solito controllava di essere ancora tutto intero. Successivamente iniziò a muovere le dita e la sensazione di un letto caldo e soffice si fece spazio in lui.
Respirò profondamente.
Quello non era di certo il suo letto.
Annusò ancora l’aria.
Sono in ospedale, pensò. La mia seconda casa, si disse.
Cercò di tirarsi su, ma ogni tentativo fu vano. Poi si portò una mano al viso e in un istante gli tornarono alla mente molte cose e la missione appena conclusa fu una di quelle.
Conclusa, si fa per dire.
“Kakashi.”
“Hokage?”
“Esatto. Come ti senti?”
“Come uno che si è svegliato dopo una settimana a causa di un brutto trauma post-missione.”
“Si e no. Sono solo tre giorni che dormi e anche sul trauma ti sbagli, ma ci sono stati dei giorni in cui sei stato molto meglio.”
“I miei sintomi sono?”
Tsunade lo squadrò contrariata.
“Dovrai stare un bel po’ in ospedale e credo che tu riesca a farti un’analisi accurata da solo.”
Kakashi aspettò un attimo per ribattere. “Non ci vedo.”
“E sarà così per un bel po’.”
“Un bel po’? Perché non lo quantifichiamo?”
“Kakashi, questo non è…”
In quel momento si aprì la porta. “Lady Tsunade, posso…”
Gli occhi di Sakura si illuminarono quando vide Kakashi sveglio e fu tutto così veloce che la ragazza non riuscì a sottrarsi alla volontà del suo… Cuore? Corpo? Al diavolo.
L’ultimo sforzo compiuta da Kakashi per tirarsi su andò a buon fine e rischiò di risultare vano quando Sakura gli saltò al collo.
“Sakura… Ahi… Vacci piano, ti prego…”
A quel punto l’Haruno si staccò e arrossì. “Mi dispiace… Ho interrotto qualcosa?”
Tsunade negò con la testa.
“Stavo giusto dicendo a Kakashi che dovrà stare un bel po’ di settimane in ospedale.”
L’uomo riflettè un attimo. “Non voglio stare “un bel po’” di settimane in ospedale. Sto bene, e sono sicuro che tornare a casa potrà soltanto farmi sentire meglio. Infondo è casa mia, nulla è cambiato da quando sono partito.”
Tsunade sbuffò. “Se tu torni a casa ti affiderò ad una delle mie infermiere.”
“Una donna per casa mia? Hokage, apprezzo, davvero, ma posso farcela da solo.”
Tsunade a quel punto continuò, senza prestare minimamente attenzione all’opinione dell’uomo riguardo l’avere una donna a casa sua.
“Ho deciso che ti dimetterò domani Kakashi. Domani tornerai a casa tua, e penso potrò affidarti alle cure di Shizune. Ma forse ti troveresti meglio con qualcuno che conosci bene, magari Sakura.”
La ragazza arrossì. “Cosa? Io? Ma… Ma… Signorina Tsunade… Penso che una come Shizune possa essere più qualificata e… Ecco…”
“No.”
Le due donne si girarono verso l’uomo.
“Già mi disturba il fatto di non poter vedere nulla, non potete inoltre rispedirmi a casa con una…”
Kakashi si bloccò non sapendo come continuare.
“Una cosa?!” Sakura si sentì offesa da quella frase incompiuta e Kakashi lo percepì bene.
Ma infondo, un ninja come lui, il quale si era sempre arrangiato da solo, non poteva, anzi, non voleva farsi accudire da una… Ragazza? Oh, insomma! E va bene; la verità era che a casa sua non voleva nessuno, figuriamoci la propria allieva! Lei non avrebbe MAI messo piede lì dentro, non gli avrebbe MAI fatto da badante, nemmeno avesse avuto 80 anni e fosse stato in punto di morte!
Lei era la bambina che aveva visto crescere! Aveva un orgoglio da difendere! Già aveva perso gran parte della sua autorità quando erano cresciuti, figuriamoci la catastrofe che sarebbe scoppiata se solo quella ragazza fosse…
“Kakashi, è un ordine. Domani Sakura passerà a prenderti e… Non voglio obiezioni da nessuno dei due.”
E con questo Kakashi la sentì chiudere la porta dietro di lei.
L’uomo si portò una mano al viso e Sakura sorrise.
“Kakashi non sarò troppo invasiva, te lo prometto. Passerò da casa tua soltanto quando sarà ora delle medicazioni.”
“Ok. Però, ora puoi andare per favore?”
Sakura rimase interdetta per un paio di secondi. “Ok, a domani.”
Chiusa la porta, Kakashi si tirò su le coperte fino al naso. “Sarà solo per pochi giorni.”
D’altra parte però, Sakura iniziò a canticchiare vagando per i corridoi dell’ospedale, fino a quando non incontrò Shizune.
“Sakura, come va?”
“Oh, benissimo Shizune! E tu?”
La mora annuì sorridendo, prima di salutare la rosa, la quale ricambiò e si fiondò in giardino.
Tornò a casa e si cambiò, pronta a dedicarsi ad una serata tutta film e patatine.
Domani vedrò la casa di Kakashi, pensò.
Chissà se queste settimane passeranno in fretta, si chiese.
Però Kakashi non l’aveva mica presa benissimo.
Sorrise.
Questa situazione la imbarazzava, ma la rallegrava nello stesso tempo.
Corse in camera sua e aprì l’armadio: “Domani mi metto…”
Però poi si diede della stupida, in quanto le venne in mente che Kakashi non poteva vederla.
Kakashi, Kakashi, Kakashi…
Andò a letto presto, e con questo pensiero in testa: ma chissà cosa avrebbe trovato a casa del suo maestro…

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


 
Capitolo III
 
 
Quel giorno Sakura si svegliò prima del solito e sistematasi, passò un quarto d’ora ad aspettare il momento giusto per recarsi in ospedale.
Scorto l’edificio, il suo passo aumentò senza che lei se ne rendesse conto, e i 5 minuti previsti per arrivare da Kakashi si tramutarono in 2.
Non bussò alla porta; semplicemente la aprì e si sporse.
Lo vide in piedi, intento con una mano e seguire la direzione del muro.
“Il tuo scopo è?” Chiese la ragazza avvicinandosi.
“Sakura? Non si bussa più?”
La ragazza si bloccò un attimo e cercò di analizzare la sensazione che le aveva procurato quella domanda sgarbata.
“Mi dispiace, non ci ho pensato.”
Ci fu un attimo di silenzio e il primo a romperlo fu Kakashi.
“Volevo aprire la finestra…”
“Non potevi chiamare qualcuno?” La rosa sorrise dolcemente, ma Kakashi non rispose.
Qualcuno non è di buon umore, pensò la ragazza.
Lo prese sottobraccio e lo condusse davanti alla finestra che aprì poco dopo.
“Ora è aperta. Goditi l’aria d’ospedale ancora per poco, perché adesso uno dei ninja più brontoloni in questo edificio, tornerà a casa.”
Solo perché non sei tu quella che non vede, pensò Kakashi; ma ricacciò questo pensiero indietro quando riflettè sul fatto che lei stava solo cercando di farlo sentire più a suo agio.
Seguendo con le dita il braccio della ragazza, Kakashi appoggiò la sua mano su quella di lei, e questo provocò a Sakura non poche palpitazioni.
Ringraziò di essere lei il ninja medico.
Ma la domanda era: perché questo le procurava tutte queste emozioni poco gradite?
“Grazie.”
Fortuna che non poteva vederla, oh grazie Kami!
“Figurati. Però voglio che tu sappia che nessuno ti mette alcuna fretta. Nessuno vuole che tu guarisca subito. O meglio, la cosa non mi dispiacerebbe, ma… Ecco, quello che voglio dirti è che…”
“Sakura…”
“Si?”
“C’è qualcuno di interessante fuori?”
La ragazza si sporse. “Nessuno che io conosca. Qualche bambino che gioca e un paio di adulti.”
L’uomo sospirò. “Andiamo? Mi manca casa mia.”
La rosa sorrise e annuì.
 
Arrivarono dopo 10 minuti.
Quando Kakashi diceva che conosceva casa sua come il palmo della sua mano, era vero.
Fece i gradini quasi più velocemente di lei, cosa che infastidì un po’ Sakura.
Sei tu quello che è stato ferito! Se devo prendermi cura di te, almeno fai finta di avere qualche handicap in modo che io possa tirare fuori tutta la mia dolcezza e disponibilità!
Anche questo pensiero scandalizzò la ragazza.
La rosa aprì la porta e Kakashi entrò dopo di lei.
“Scusa per il disordine, Sakura.”
In effetti Kakashi non era un uomo molto ordinato.
La rosa rise. “Per questo non vuoi donne per casa? Perché hai paura che ti mettano la casa in ordine?”
L’appartamento del jonin non era per niente male e nemmeno la disposizione dei mobili: era tutto molto semplice, neutro ed equilibrato.
“Sakura” Kakashi si staccò da lei e con un po’ di difficoltà trovò la strada per arrivare a sedersi sul divano. “Questo è il soggiorno, a destra c’è la cucina ed infondo al corridoio ci sono due porte; sinistra camera e destra bagno, quindi se ti servirà qualcosa, sai come orientarti.”
“Ok e…”
“Puoi andare.”
Un’espressione interrogativa si disegnò sul volto della ragazza. “Cosa?!”
“Senti, ti ringrazio davvero, ma ti ricordi quando mi hai detto che saresti passata solo per i “momenti medicazione”? Bè, ora sto bene, mi hai accompagnato a casa e lo vedi anche tu che posso stare da solo.”
La ragazza non se la sentì di insistere. “Ti va bene se passo domani mattina?”
“Come vuoi.”
A quel punto la ragazza uscì e aspettò di essere abbastanza lontana dalla casa del suo maestro per sentirsi risentita.
Sembrava dovesse essere una bellissima giornata quella, eppure niente era andato come si aspettava. Ma infondo, cosa poteva succedere? Niente di diverso dal solito.
Si chiese perché fantasticasse così tanto, ma non si diede una risposta. Domani sarebbe ritornata alla carica, e quel giorno sì, che sarebbe stato uno dei migliori!
 
Sakura bussò un paio di volte, ma non rispose nessuno.
Poteva sempre entrare dalla finestra, ma sarebbe stato sgarbato da parte sua.
Ci pensò un attimo e decise di usare quell’entrata così alternativa.
Pensa ad una scusa Sakura: credevo ti fossi sentito male. Ah no?
Quando fu dentro trovò Kakashi disteso sul divano. Probabilmente stava solo dormendo.
Gli appoggiò una mano sulla spalla e lo scosse dolcemente.
“Kakashi… Sono Sakura.”
Capì che si era svegliato solo quando l’uomo si portò una mano al viso.
“Sakura… Come sei entrata?”
“La porta era aperta… “ BUGIA “So che odi quando la gente fa qualcosa che non ti va, ma… Pensavo…”
“Si, va bene. Non fa niente.”
Perché non la lasciava mai finire?
Si guardò attorno: “Che ne dici se questa mattina resto un po’ con te? A pranzo se vuoi possiamo andare a fare un giro al Ramen Ichiraku.”
L’uomo sembrò ritornare alla realtà. “Senti, cosa devi fare? Cambiarmi le bende o usare qualche tecnica strana? Prima iniziamo, prima finiamo, no?”
Era una sua impressione o non la ascoltava? O, ancora peggio, ignorava completamente le sue proposte!
Frugò dentro la sua borsa, tirò fuori tutto il necessario e si sedette davanti a Kakashi.
“Non vedi proprio nulla? Nemmeno il riflesso o il bagliore della luce?”
“No.”
Sakura sospirò.
“Come è andata ieri? Sei riuscito a convivere con la tua situazione di “non vedente” temporanea?”
O almeno lo sperava fosse una condizione passeggera.
“Come puoi immaginare le mie attività sono molto limitate.”
“Immagino tu non possa più sapere come si concludono quei tuoi libretti porno. Starai morendo dalla curiosità!” Sakura rise, ma Kakashi non rispose come lei avrebbe voluto. Quando i suoi allievi dicevano che i suoi libretti erano roba vietata ai minori, lui controbatteva sempre.
“Già. Per ora dovrò accontentarmi di quello che so.”
“E senti… Hai mangiato ieri? È molto importante una giusta alimentazione per riprendersi.”
“Si, vuoi sapere altro?”
In realtà avrebbe dovuto rispondere di no. Semplicemente non aveva fame. Era comprensibile, no? O forse aveva paura. Paura di scoprire che non riusciva a fare qualcosa. Qualcosa per cui avrebbe dovuto chiedere aiuto a qualcuno.
“Io… No…” Sakura decise che le cose non potevano continuare così. “Ascolta, io oggi resto con te almeno fino all’ora di pranzo. Se non ti va di uscire, allora rimaniamo qui, ma se vuoi che queste settimane passino in fretta, dobbiamo trovare qualcosa da fare.”
Kakashi non rispose. Forse la questione gli era indifferente, o semplicemente sapeva che vincere con lei su queste cose era impossibile.
La ragazza finì di medicarlo e riprodusse la fasciatura.
“Adesso metto un po’ in ordine, ma prima faccio un salto in bagno.”
Una cosa che non mancava a casa di Kakashi erano i libri. Ne trovò un paio anche in bagno. Forse era ora di trovare un posto adatto a tutti quei volumi e metterli insieme.
Ad un tratto le venne un’idea!
“Kakashi!”
“Hmm?”
“Esco un attimo. Cerco di tornare il prima possibile.”
Si sarà spaventata per qualcosa, pensò.
Eppure il bagno non doveva essere cambiato dall’ultima volta che era andato in missione, si disse l’uomo.
“Come vuoi Sakura. Tanto io non vado da nessuna parte.”
“L’ho notato.” Kakashi non poteva vederla, ma sapeva che stava sorridendo. “A dopo”.
Passarono circa 5 minuti e qualcuno bussò alla porta di Kakashi.
Il jonin rischiò di uccidersi un paio di volte inciampando, e nonostante non fosse sua abitudine sbottare dietro alle persone, ma soprattutto alle cose, stavolta qualche imprecazione gli sfuggì dalle labbra.
Arrivò alla porta convinto che Sakura fosse già tornata.
“Potevo aspettarti direttamente davanti alla porta, se…”
Quando aprì, la voce che sentì lo turbò leggermente, in quanto completamente differente da quella dell’Haruno.
“Kakashi! Sei… Tornato…”
“Anko? Che ci fai qui?”
“Questo non è importante! Piuttosto, non ti vedo da giorni a causa di una missione e tu mi ritorni così? Cosa ti è successo?”
La mora allungò una mano sfiorando il viso dell’uomo, che però si ritrasse dopo poco.
“Direi che è una storia lunga. Ora non ho molto tempo, quindi perché non mi dici come mai ti trovi qui?”
“Io devo parlarti.”
“Fallo allora.”
Anko si morse il labbro inferiore. “Potremmo riprovarci, che ne dici?”
Kakashi sospirò e si portò una mano al viso. “Sai che non funzionerebbe.” Una nota di risentimento di fece spazio tra le parole dell’uomo.
“Non ci siamo mai dati una seconda possibilità.”
“No Anko, sei tu che non ce ne hai date. Non sono cambiato, sono sempre lo stesso. L’uomo pieno di impegni, il solito ninja noioso che non ha tempo per nessuno, tranne che per i suoi stupidi libri.”
“Non serve che mi ripeti quello che ho detto!”
“Anko, ho bisogno dei miei spazi, di stare ai miei tempi, non voglio cambiare per una donna che non fa altro che ricordarmi quello che la irrita di me.”
La donna si sentì ferita nel profondo. “La nostra relazione non si fermava a questo! Semplicemente…”
“Semplicemente non mi avresti mollato se noi fossimo riusciti a trovare un compromesso tra le nostre abitudine troppo differenti e…”
“E?”
Kakashi sbuffò. “Non lo so. Sono davvero stanco, quindi per favore, finiamola qui.”
La mora si avvicinò lentamente e lo abbracciò.
Finiva sempre così quando litigavano: lei lo abbracciava e poi finivano indiscutibilmente a letto.
“Mi sei mancato tanto…”
“Stento a crederlo.” Cercò di dirlo nel modo più disinvolto possibile, ma Anko non era una stupida. Il suo comportamento lo destabilizzava fin troppo, nonostante fossero passate un paio di settimane dall’ultima volta che l’aveva vista.
“Kakashi…”
La donna si staccò leggermente, abbassò la maschera del jonin e lo baciò.
L’uomo cercò di resistere per un paio di secondi, ma Anko aveva il suo fascino. Poteva essere una rompiballe senza limiti quando voleva, ma il fascino restava senza alcuna ombra di dubbio.
“Kakashi! Sono tornata!”
Nel sentire quella voce l’Hatake si staccò da Anko e si tirò su la maschera, cercando di apparire il più normale possibile.
“Sakura… Finalmente.”
Anko rimase un tantino scossa e il primo pensiero che le passò per la testa fu: se la fa con la sua allieva. Per quanto riguardava Sakura, la sua idea non si differenziò molto: se la fa con una sua collega. Ma come opzione non le piaceva molto, quindi si convinse che si stava sbagliando.
“Anko? Come mai qui?”
“Sono venuta a parlare con Kakashi a proposito di un rapporto di una missione conclusa tre settimane fa.” Come no…
Kakashi pensò che come scusa era davvero penosa.
“Oh, no no. Niente lavoro per un po’ di tempo.” Sakura sorrise e per poco la pila di libri che aveva in mano non cadde.
“Tanto avevamo finito. Anko, Sakura fa l’infermiera part-time e si occupa del sottoscritto fino a quando…”
“Fino a quando non tornerà a vedere meglio di prima!” Lo interruppe la rosa.
La mora sospirò, sentendosi più tranquilla. “Mi sembra una bellissima idea. Bè, allora ci vediamo!”
Oh certo, come no. Kakashi non vedeva l’ora (sarcasmo).
L’uomo sparì dalla soglia di casa senza badare al saluto di Anko, anche perché era molto irritato dal fatto che era riuscita a persuaderlo ancora una volta.  Però lui non sarebbe MAI tornato insieme a lei, nemmeno fosse stata l’ultima donna sulla Terra. Forse.
Sakura invece salutò con un sorriso a 32 denti, contenta che si trattasse solo di uno stupido rapporto di lavoro.
“Allora Kakashi! Ho preso in prestito qualche libro e ho fatto la spesa, così a pranzo potrai mangiare qualcosa di decente. Inoltre ho comprato due film, i quali muoio dalla voglia di vedere e… Puoi sempre ascoltare le parole, no?”
La rosa si girò, ma Kakashi non prestava alcuna attenzione a quello che diceva.
Prese uno dei libri della biblioteca e si sedette di fianco al jonin.
Kakashi sembrava essersi rifugiato in un mondo tutto suo, e pensieri non collegati tra loro continuavano a volteggiare nella sua mente: alcuni riguardavano Anko. Anko che tornava come nulla fosse, Anko che faceva la ruffiana sperando in una seconda possibilità e Anko che gli finiva inevitabilmente in bocca. E se non fosse arrivata Sakura? Diamine! Quanto lo innervosiva quella Mitarashi!
Poi però la sua attenzione si focalizzò su altro: e se non avesse più recuperato la vista? Addio missioni? Addio alla solita routine? Alla sua normale vita, ai suoi libri, al viso delle persone che conosceva?
Per un attimo il panico ebbe la meglio. Aveva bisogno di alzarsi, di fare qualcosa, qualsiasi cosa che potesse tenerlo occupato. Di solito leggeva o camminava all’aria aperta, ma ora? Era completamente al buio e quando non si vede, è come avere gli occhi chiusi. Non vedi quello che hai intorno e la tua attenzione si focalizza soltanto su…
“E poi ho preso questo perché mi piacevano la copertina e il titolo. La copertina la vedrai più avanti, tanto ho un mese di tempo per riconsegnare il libro. Si intitola… Kakashi, mi ascolti?”
La ragazza appoggiò una mano sulla spalla dell’uomo, che in un attimo ritornò in sé: “No Sakura. Senti, ho bisogno di stare da solo, torna a casa.”
A quel punto Kakashi si alzò e andò in cucina. La strada la sapeva a memoria e non ebbe grandi difficoltà ad arrivare.
Prese dal tavolo la bottiglia d’acqua che aveva appoggiato sul tavolo la sera prima, e andò verso la credenza sospesa sopra il lavandino.
L’ultima volta i bicchieri li aveva lasciati lì.
Ne quasi-prese uno che però cadde.
“Dannazione”.
Sakura, sentito del vetro che si infrangeva, si sporse a vedere sulla soglia della cucina.
“Kakashi…”
“No Sakura, non avvicinarti.” Lo disse con voce ferma, tanto che Sakura ebbe paura per un paio di secondi.
Prese un secondo bicchiere e stavolta provò a versare dell’acqua, ma ci riuscì solo in parte. Dopo pochi secondi chiuse la bottiglia e la spostò. “Al diavolo…”
Si sedette per terra, le mani sulla testa e Sakura sospirò.
Si avvicinò lentamente.
“Non sono un degenerato mentale Sakura… E nemmeno un cane che ha paura.”
In effetti i movimenti della ragazza erano davvero lenti. “Kakashi…” Si abbassò al suo stesso livello e gli prese una mano, aspettando che si calmasse del tutto.
“Quale sarebbe il problema? Ascolta, so che tu sei uno dei ninja più forti della Foglia, ma Kakashi, questo non vuol dire che tu non sia umano.”
Lo abbracciò. “Tu sei stato il mio maestro, mi hai sempre protetta e molte volte salvata. Perché adesso non vuoi lasciarti salvare? Nessuno pensa che tu sia indistruttibile… E non mi interessa se tu non vuoi il mio aiuto, perché starti vicino è un mio dovere, sia come medico, sia come persona la quale ti vuole bene, e il tuo è quello di accettare la mia decisione di aiutarti.”
Si staccò da lui e sorrise. “Qualcuno che non ti conosce direbbe che sei pazzo, io invece penso che tu sia solo un’inguaribile testardo orgoglioso.”
L’Haruno non lo aveva mai visto così vulnerabile. Se avesse potuto, avrebbe dato lei la sua vista per rivederlo sorridere.
“Sakura…”
“Si?”
“C’è la possibilità che non possa più ritornare a vedere?”
Lei non lo sapeva, ma conosceva qualcuno che si era già fatto un’idea. Tsunade.
“Io non lo so. Ma farò di tutto perché questo non accada.”
Seguirono attimi di silenzio in cui Sakura dubitò che Kakashi si fosse rifugiato in un universo tutto suo per la seconda volta, ma si sbagliava.
“Ho paura…”
La ragazza arrossì per pochi istanti, giusto il momento di sentirsi importante; perché Kakashi non le aveva mai parlato così. Non le aveva mai detto cosa provava. Era anche vero però, che lei non glielo aveva mai chiesto.
Ma poteva capirlo: il buio perenne non ha mai fatto piacere a nessuno.
“Lo so, ma tu dai già tutto per scontato. Perché non prendiamo tutto con più calma, giorno per giorno? Per esempio, io ho fame. Penso che dovremmo impegnare le nostre energie per mangiare, anche perché mi hai fatto fare un infarto pochi minuti fa, e credo di meritarmi un pranzo degno di un medico stupendo come me.”  Rise. “Io resto qui con te Kakashi.”

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***




Capitolo IV
 
 
Da quel momento le cose andarono meglio: subito dopo pranzarono e Sakura per la prima volta vide in faccia il suo maestro. La situazione fu imbarazzante per entrambi, ma molto presto la superarono. La sera “guardarono” un film. Più che altro fu Sakura quella più attenta, in quanto Kakashi si perse in un sonnellino pomeridiano del tutto doveroso (dormì per circa tre ore).
La ragazza fece un salto da Tsunade a parlare della situazione di Kakashi e la donna dovette acconsentire. Esistevano poche probabilità che Kakashi non tornasse a vedere, ma c’erano, e anche quelle che prevedevano il “non recupero completo di tutta la vista” preoccupavano la rosa.
Tornata a casa mise un po’ a posto qua e là – tanto Kakashi non se ne sarebbe accorto – e ne approfittò per curiosare in giro.
Non trovò nulla di interessante però, tranne quando non fu ora di fare il bucato e rimettere tutto nei cassetti. Guardare la biancheria intima di un uomo non è come guardare quella di una donna. Guardare i boxer di Kakashi era come guardare le sue magliette. Rimettendo a posto però notò una maglietta da donna. E questa cos’è?, si chiese.
“Sakura…”
“Kakashi?” L’uomo apparve ancora assonnato.
“Che cosa ci fai in camera mia?”
Lei arrossì. “Mettevo un po’ a posto i libri. Ne hai sparsi per tutta la casa. Senti, non è che potresti evocare Pakkun? Potrebbe starti vicino quando io non ci sono.”
Kakashi sbuffò.
“Kakashi, ne abbiamo parlato prima! Non puoi fare tutto da solo!”
“E va bene… Va bene…”
Riuscì ad evocarlo e Pakkun stette a guardare Sakura per un paio di minuti.
“E tu chi sei? La nuova fidanzata di Kakashi?!”
Sakura arrossì nello stesso momento di Kakashi, il quale però lo nascose molto bene.
“Pakkun, lei è Sakura!”
“Oh… La ragazzina…”
“Eheh” Sakura rise. “Ma dimmi Pakkun, come sarebbe a dire “nuova ragazza”? Kakashi ne ha avute di ragazze?”
“Sakura, finiscila…” Kakashi era nettamente imbarazzato.
“Eccome. Tutte gran…”
L’uomo lo zittì. “Direi che per oggi la finiamo qui. Pakkun, vieni di là con me.”
Kakashi e il cane sparirono, e Sakura rimase con la maglietta “femminile” in mano.
Era scorretto da parte sua raccontare una bugia al suo maestro che per di più non poteva vedere, ma voleva andare più a fondo. Ma perché?
Si fermò di colpo quando sentì Pakkun e Kakashi parlare a bassa voce.
“Non tocchiamo più l’argomento, va bene?”
“Ok Kakashi…”
L’uomo parlò di nuovo soltanto dopo un paio di secondi: “Anko è tornata e mi ha chiesto di… Riprovare…”
“Sul serio? E tu, cosa hai deciso?”
“Non lo so.”
Sia Sakura che Kakashi rimasero stupiti da quella risposta, ma la rosa né uscì più triste di prima
“Kakashi?”
“Si?”
“Che ne dici di uscire?”
L’uomo sospirò. “Perché mi poni ogni tuo ordine sotto forma di domanda?”
Sakura sorrise. “Forse perché so che se tu potessi, diresti di no.”
Il jonin si alzò, e la ragazza, senza preavviso, lo prese per mano. Questo gesto lo imbarazzò un pochino, ma infondo gli stava soltanto prendendo la mano per accompagnarlo durante la strada, no?
Pakkun guardò la scena divertito. L’ultima volta che aveva visto Kakashi passeggiare per mano con una ragazza era stato… Kakashi aveva mai passeggiato per mano con una ragazza? Mha!
Camminarono un bel po’: passarono davanti il Palazzo dell’Hokage, vicino l’ospedale, poi svoltarono per il Ramen Ichiraku e finalmente arrivarono al campo d’addestramento.
“Indovina dove siamo!”
“Al campo d’addestramento.”
Sakura si sedette delusa. “Come fai a saperlo?”
“Ero sicuro all’80% che mi avresti portato qui.”
“Ti odio…”
“Sì, sarebbe comprensibile.”
Kakashi si sedette di fianco a lei. “Scusami. So di essere stato intrattabile.” Ne aveva parlato con Pakkun…
 
“Lei sta facendo tutto questo per te, potresti come minimo accettare le sue decisioni e non fare il testardo!”
 
La ragazza rimase colpita. Si stava scusando con lei?
“Non importa! È comprensibile il tuo comportamento… Credo che altri avrebbero fatto… C’è, no… Si sarebbero comportati in un altro modo… No, voglio dire… Peggio, o addirittura come te… No aspetta… Oddio, non so più parlare, scusami…” L’Haruno arrossì e Kakashi rise.
“Senti… Tu come stai?”
Sakura pensò che andava tutto bene fino a pochi minuti prima, ma dopo aver saputo di Anko, le cose andava peggiorando. Ma perché questo fatto la stava turbando? Forse non le andava che il suo maestro intraprendesse una relazione con altre donne. Ma era solo una gelosia dovuta al fatto che lui era sempre stato con lei fin da bambina, o qualcosa di più?
“Bene…”
“Provi a mentire ad un povero cieco? Per di più al tuo maestro? Sei uno scandalo.”
“Kakashi, davvero! Va benissimo.”
L’uomo annuì. “Torniamo a casa?”
“Non stai bene?”
“Sono solo un po’ stanco.”
Quando tornarono a casa, Sakura lasciò Kakashi nelle mani di Pakkun, ma prima di andarsene, prese dal cassetto la maglia della presunta donna di casa Hatake.
“Io vado, va bene? Ci vediamo domani!”
Respirò profondamente e iniziò a camminare decisa.
 
Bussò un paio di volte. “Ti prego, fa che sia la casa giusta…”
Una donna aprì lentamente la porta. “Sakura?”
“Anko! Scusa se ti disturbo prima di cena, ma ho dato una sistemata alla casa di Kakashi un paio di ore fa, e ho trovato questa. Lui mi ha detto che l’unica che può aver lasciato qualcosa di suo a casa sua puoi essere tu. Te l’avrebbe riportata, ma come ben sai, gli sarebbe risultato difficile. Dato che passavo di qua, mi sono offerta io.”
Aspettò che Anko reagisse positivamente a quella confessione, per poi appoggiare la maglietta nelle sue mani. “Sì, è mia. Grazie Sakura.”
La nostalgia apparve negli occhi della donna, e la rosa si sentì quasi in colpa. Ma quella sensazione sparì subito, in quanto la mora rovinò quel momento magico tra sole ragazze.
“Qualche volta succede che la gente si dimentichi vestiti o altro dopo una notte di divertimento a casa della persona con cui passa la notte.”
E quell’affermazione era mirata a??
Anko sperò in una reazione, dato che non era molto convinta del fatto che Sakura passasse del tempo con Kakashi SOLO per qualche stupida medicazione.
“Sarà… Ma io non ho mai lasciato nulla a casa dei miei compagni, di conseguenza… Ci vediamo Anko!”
Fu una risposta semplice ed ingenua, ma Sakura non era stupida.
Comunque si tranquillizzò. Se era finita, doveva pur sempre esserci stato un motivo.
Non esistevano seconde possibilità in amore, né ripensamenti o cavolate simili.

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


 
Capitolo V
 
 
I giorni seguenti passarono più velocemente di quanto Sakura si sarebbe mai aspettata.
Ormai Kakashi aveva rinunciato ad arrabbiarsi se lei entrava senza permesso.
Molte volte lo sorprendeva ancora a letto, allora si sedeva, prendeva un libro e aspettava che si svegliasse.
Quel giorno Sakura lo trovò rannicchiato sul divano. Si sedette vicino a lui senza fare rumore e aspettò desse qualche segno di risveglio. Quando si tirò su, la ragazza gli saltò addosso atterrandolo.
“Kakashi!”
“Tu vuoi uccidermi…”
Sakura rise. “Come stai oggi?”
“Come ieri, Sakura.”
“Bè, vediamo se almeno la tua vista è migliorata. In quanto umore la mattina, invece, sembrano esserci stati dei peggioramenti.”
La rosa sorrise e iniziò a medicare Kakashi. Tolse le bende e il jonin si portò istintivamente una mano davanti gli occhi. “Potresti chiudere la finestra? La luce mi da fastidio…”
“La luce?”
“Si.”
“Vedi il bagliore della luce anche con gli occhi chiusi?”
“È una cosa positiva?”
“Ovvio che lo è, idiota!”
Kakashi si passò una mano dietro la testa. “Oh, bene, allora credo di essere migliorato…”
“Non dirlo così! Sembra che non ti interessi! Mettici un po’ di entusiasmo. E se aprì gli occhi, vedi qualcosa?”
“Solo ombre.”
Sakura sorrise. “Meglio di niente.”
Finì di medicarlo e si fermò a guardarlo un attimo.
“Sakura, perché non parli?”
“Sto pensando a cosa potremmo fare.”
Kakashi si rilassò sul divano e iniziò a pensare: era già da ieri che ci stava pensando, mentre Sakura girava per casa sua parlandogli di quanti film gli avrebbe fatto vedere non appena avrebbe recuperato la vista. Recuperarla? Non ne era mica sicuro. Però ora le cose sembravano migliorare e anche se non riusciva a dimostrarlo pienamente, era contento.
Tutto merito di questa ragazza, pensò. E lui non aveva fatto niente per dimostrarle quanto le era grato. Non cantare vittoria, disse una vocina dentro di lui, ma non la badò nemmeno.
Avrebbe fatto qualcosa quella sera.
“Sakura…”
“Si?”
“Senti, stasera hai da fare?”
“Co-Cosa? Perché?!”
“Niente di particolare. Ho bisogno di un favore.”
“Certo, dimmi.” E lei che sperava in un appuntamento. Un appuntamento? Ma Sakura, stai degenerando?
“Potresti, appunto, ripassare da me questa sera all’ora di cena?”
“Come mai? Io pensavo di restare da te il pomeriggio.”
“Cambio di programma. Devo trovarmi con una persona prima di pranzo.”
Sakura iniziava a non capire. “Come vuoi… Però…”
“Stavolta decido io. È da tanto che non vedi Ino? Immagino di si.”
“L’ho vista ieri sera.”
Kakashi si alzò. “Davvero? Bè, non importa.” La prese per mano e la portò davanti alla porta che aprì pochi istanti dopo. “Ci vediamo stasera.”
E con questo la spinse delicatamente fuori e chiuse la porta.
La ragazza rimase per un attimo frastornata, ma poi decise che un pomeriggio tutto per lei non guastava. Avrebbe inoltre fatto un po’ di ordine dentro di sé.
Quel pomeriggio uscì con Ino: parlarono del loro lavoro, della loro vita sentimentale e spettegolarono, tipica attività femminile.
“Ino, devo parlarti di una cosa…”
“Certo Sakura!”
“Stando con Kakashi, l’ho conosciuto di più: è un inguaribile ritardatario, pure testardo e orgoglioso. È un idiota il quale non riesce mai a capire come deve comportarsi con una ragazza. Molte volte ti irrita proprio dal profondo, sai? Però…”
Ino aspettò pazientemente.
“Credo che mi piaccia. L’altro giorno Anko è venuta a casa sua e quando l’ho vista, ho pensato “Magari stanno insieme!” e la tristezza mista a gelosia mi hanno pervasa. Inoltre, oggi speravo mi chiedesse di andare con lui da qualche parte, tipo un appuntamento! E dovevi vedermi! Arrossisco come una ragazzina e mi sembra di trovarmi in uno di quegli anime dove tutto è perfetto, dove lui è il tipo complicato, il quale ha tutta la situazione sotto controllo, e nonostante abbia molti difetti, fa sembrare tutto una favola, perché infondo ogni gesto, ogni sensazione, ogni momento, sembra proprio uscito da lì. Da uno stupido libro di favole.”
Ino sorrise. “Prima di tutto tu non sei stupida Sakura. È normale che quando una persona ti piace, vuoi che tutto sia perfetto. Sai, mia madre dice sempre che se non stai vivendo la tua favola, c’è qualcosa di sbagliato.”
“Ma Ino… Lui è il mio maestro…”
“Ti crea problemi questo?”
“A me no…”
“E allora perché non ci provi?”
“Rovinerei tutto.”
“Se è così speciale come dici, capirà. Anche se non capisco come ha fatto a colpirti un bradipo come Kakashi!”
Le due amiche iniziarono a ridere come non facevano da molto tempo, e Sakura pensò che era davvero fortunata ad avere una migliore amica come Ino.
 
Anko andò ad aprire la porta con malavoglia.
“Chi è?!”
“Anko.”
“Kakashi? Come ci sei arrivato qui?” Vide Pakkun. “Ok, domanda stupida.”
“Ho bisogno di un favore Anko.”
“Cosa?! Tu, un favore, da me?!”
Kakashi annuì. “Ho bisogno di una donna che sappia cucinare.”
La mora lo guardò in modo interrogativo. “Perché?”
“Primo, come sai, io non riesco a vedere, di conseguenza fare la spesa è un problema. Idem cucinare.”
“Va bene, ma non può farlo Sakura?”
Kakashi abbassò la testa. “Non è così semplice… Comunque ti ringrazio. Andiamo?”
Anko sbuffò e uscì chiudendo la porta a chiave.
Fecero la spesa e tornarono a casa di Kakashi.
Mentre Anko cucinava, lui cercava di dare una mano come poteva.
“Kakashi…”
“Si?”
“L’altro giorno è venuta Sakura a riconsegnarmi la mia maglietta. Non mi ero nemmeno accorta di averla dimenticata da te, ma…”
“Cosa centra Sakura con una tua maglietta?”
“Non le hai chiesto di venire?”
Kakashi fece segno di no con la testa. “Non pensavo nemmeno di avere roba tua in casa.”
L’uomo si chiuse in un silenzio di tomba e iniziò a pensare.
Anche Anko lo fece, e pensò che Sakura avesse tirato ad indovinare per vedere se la maglietta era veramente firmata Mitarashi. Oh bè, aveva la prova che l’Haruno era veramente interessata a Kakashi.
“Kakashi!”
“Hmm?”
“Io qui ho finito. Ho messo tutto a posto e la roba fredda che abbiamo preparato è in frigo. Ti serve altro? Devi preparare la tavola?”
“Ah, no no! O meglio, si, ma faccio da solo. Ti ringrazio Anko.”
La mora se ne andò senza provarci con Kakashi (cosa che lasciò sconvolto pure lui) e probabilmente quella era stata la scelta migliore. Ma perché Kakashi le aveva chiesto di cucinare per lui? E poi, tutta quella roba? I suoi pensieri ritornarono a Sakura, e sorrise. Poteva stare certa che non sarebbe per niente stata gentile con quella piccola infermiera – che poi, infermiera non era –.
 
Kakashi si ritrovò con una tavola da preparare.
Respirò profondamente e si convinse del fatto che poteva farcela.
Di solito, con sua estrema lentezza, per preparare la tavola in condizioni fisiche normali ci metteva 5 minuti, questa volta, ci mise mezz’ora –anche se parlando seriamente, lui la tavola per mangiare non la preparava quasi mai. Preferiva il divano. E cucinare? Proprio 0. Forse era per questo che le donne non restavano molto al suo fianco. Ma era quasi sempre lui a mollarle, se poi, mollare, è il termine giusto. Se ne andavano per sfinimento, tutto qui –.
Tovaglia, bicchieri, posate, piatti e… Ci pensò un attimo e si disse che l’essenziale era quello.
Ma dove voleva arrivare?
Perché aveva preparato quella cena? Era una cosa romantica?
La parola “romanticismo” nel vocabolario di Kakashi Hatake non esisteva.
Servivano delle candele? Aspetta! Lui non aveva candele!
Fermati Kakashi. Le cose romantiche si fanno per la persona che ci interessa. Sakura ti interessa?
La sua mente rispose no, il suo cuore non lo ascoltò neppure.
Si disse che bastavano dei fiori.
Fiori, fiori, fiori… Diamine!
“Pakkun.”
“Woof?”
“Mi servono dei fiori.”
“Questo è un problema.”
“Tu sai dov’è il negozio di Ino, l’amica di Sakura, no?”
“Il negozio di fiori?”
“Si.”
“Forse.”
A quel punto Kakashi mise il guinzaglio a Pakkun e i due si diressero a comprare quei maledetti fiori.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***




Capitolo VI
 
 
“Ino?”
“Kakashi?! Che ci fai qui?!”
L’imbarazzo che Kakashi provò fu immane.
“Deve comprare dei fiori!”, ululò Pakkun.
“Ahah, l’avevo intuito. Quali?”
“Ino, scegli tu.”
La ragazza rimase perplessa. “Sono per qualcuno?”
“No, mi servono solo come centro-tavola”
“Di che colore è la tovaglia?”
Kakashi ci pensò: quando è stata l’ultima volta che l’hai usata idiota? Di che colore era?
“Gialla.” Forse. “Ino, le orchidee sono belle.”
“Si, ma quelle che ho io sono fucsia. Non so se sul giallo…”
“Ascolta, non mi importa se non si abbinano con il resto. Sono carine. Anche i gigli.”
Ino sorrise. Aveva visto molti uomini entrare da quella porta per comprare dei fiori e la maggior parte ne voleva regalare un mazzo ad una ragazza. Ecco, Kakashi sembrava proprio uno di quelli: idee confuse e grande inesperienza.
“Facciamo così: ti do sia i gigli, sia le orchidee. Poi scegli tu.”
Cosa un po’ difficile scegliere. Magari Pakkun lo farà per me, pensò Kakashi.
“Grazie Ino.”
Salutata la ragazza, Kakashi tornò a casa.
“Kakashi!”
“Dimmi Pakkun.”
“La tovaglia è bianca.”
 
Sakura uscì da casa sua sulle 19.00.
Provarci o non provarci? Questo è il dilemma.
Certo che se Kakashi era un tipo da Anko, lei non aveva molte possibilità.
Decise di non tormentarsi più con il gioco crudele dell’ “e se”.
Arrivò davanti alla casa di Kakashi dopo 5 minuti, salì le scale ed infine, respirando profondamente, bussò.
“Un attimo!”
L’attimo di Kakashi andava da, pochi secondi, fino ad arrivare a, un minuto.
L’uomo in effetti aveva avuto qualche problema con i fiori e decise di finire il suo operato prima di andare ad aprire.
Le orchidee erano state la sua scelta e aveva appena riempito d’acqua il vaso in cui le avrebbe messe.
Accelerò il passo appena fu fuori da bagno; il vaso davanti a lui.
“Dammi un attimo Sakura!”
 Fu proprio quando lo disse che avvenne la catastrofe: una fitta al fianco lo bloccò immediatamente, mise male il piede ed inciampò in avanti, sbattendo la testa e perdendo il vaso che cadde rompendosi, rilasciando acqua ovunque.
Sentito tutto quel rumore, Sakura entrò senza chiedere dalla finestra, la quale Kakashi teneva sempre aperta e chiudeva solo quando la sera andava a dormire.
“Kakashi!”
Corse verso di lui, leggermente preoccupata. Ma stette subito meglio quando lo vide tirarsi su e risponderle.
“Diamine! Devo aver fatto un casino.”
Sakura sospirò. “Grazie al cielo stai bene. Che diavolo volevi fare?!”
“Bè, ecco… Sfortunatamente i fiori vanno messi in un vaso con dell’acqua, o mi sbaglio?”
“Non potevo farlo io quando sarei arrivata?!”
“Volevo fosse una sorpresa.”
“Sorpresa?! Dei fiori in un vaso? Sei irrecuperabile!”
La ragazza lo aiutò ad alzarsi e quando guardò in cucina si fermò di colpo.
C’era la tavola pronta, le orchidee erano al centro, ma mancava quel maledetto vaso.
“Hai visto? Sono stato bravo, no? Volevo farti una sorpresa. Nel frigo c’è da mangiare, tranquilla. Non ti ho fatta venire qui solo per vedere un tavolo.”
Sakura era stranamente commossa.
“L’hai fatto per me?”
“Bè…” Kakashi si passò una mano dietro la testa. “Diciamo che prima o poi, una soddisfazione dovevo dartela, no?”
La ragazza arrossì, ma nonostante questo, sorrise.
“Grazie.”
Dopo aver ripulito un po’ in giro, mangiarono.
Verso le 20.30 Sakura optò per un film, dato che Kakashi non aveva per niente voglia di uscire.
Nonostante in quei giorni la sua vista migliorasse, era davvero molto stanco.
Finì per addormentarsi a metà film, con la testa che dopo un po’ cadde sulla spalla di Sakura.
La ragazza pregò che il suo corpo non la tradisse; un minimo movimento poteva essere fatale.
Però Kakashi era davvero un amore quando dormiva.
Lo scombussolamento ormonale che la situazione le provocò durò molto poco, circa 10 minuti, in quanto Kakashi si svegliò dopo pochissimo.
“Scusa.”
“N-Niente, figurati…”
Dentro di sé, l’uomo sorrise. Lento sì, ma cretino no. Quel “niente” equivaleva a “fallo ancora, mettimi ancora in una situazione così imbarazzante, e giuro che ti squarto vivo.” Kakashi pensò che come immagine non gli piaceva per niente.
“Successo qualcosa di interessante?”
“No.” Ma lui pensava veramente che lei stesse guardando il film? Un Hatake che dormiva era sicuramente più interessante. “Kakashi!”
In quel momento Sakura si accorse della mano dell’uomo, la quale stava sfiorando la sua. Probabilmente lui non se ne era accorto ma… Emerito idiota, togli subito quella mano, o te la stacco a morsi!
“Ti ascolto.”
“Bè… Ecco…” Quello era il momento giusto per dirgli cosa provava per lui?
Dall’altra parte l’Hatake stava pensando a quando avrebbe potuto liberarsi di quei dannati cosi colorati che profumavano come… Era insopportabile! Ok Kakashi, ora o mai più, fallo!
“Ah, Sakura, aspetta. Non so di preciso in che momento andrebbero dati dei fiori. Di solito nei film li danno subito, ma come hai potuto vedere, la fortuna oggi non è stata dalla mia parte.”
Si girò, tastando lo spazio dietro il divano e dopo un paio di secondi tirò fuori i gigli che aveva deciso di non esibire a tavola.
“Li avevo presi perché non sapevo quale fiore sarebbe stato meglio sopra il mio tavolo, e dato che non sono il tipo a cui le piante o qualsiasi essere vegetale piacciono molto, pensavo che ti avrebbe fatto piacere averli.”
“Ah, grazie… Ma tutto questo solo per il mio aiuto?”
“E per la tua pazienza.”
“Oh…” Avrebbe chiesto: e non altro?
Kakashi si girò verso di lei. “Che cosa c’è?”
Finalmente si era liberato di quei fiori, grazie!
“Prima volevo dirti che…” L’Haruno si fermò un attimo a pensare. Lui aveva fatto tutto questo solo per ricambiare il suo gesto? Sospirò dentro di sé e fece no con la testa. Per un attimo aveva veramente pensato che le cose potessero andare nel verso giusto, ma ora che era più lucida e che l’euforia dell’attesa era scomparsa, la tristezza aveva fatto capolino nel suo cuore. “Credo dovrei andare a casa adesso.”
Kakashi annuì. “Come vuoi.”
Tu puoi sempre chiedermi di restare, pensò Sakura alzandosi e avviandosi verso la porta.
Guardò i fiori e una piacevole sensazione di calore si fece spazio dentro di lei, ridonandole il sorriso.
“Attenta per la strada, mi raccomando.”
“Kakashi, non ho dodici anni. Comunque grazie per tutto.”
“Ehm, bè…”
Sakura appoggiò una mano sul viso dell’uomo e gli diede un leggero bacio sulla guancia.
“Ci vediamo.”
La rosa chiuse la porta e Kakashi rimase in piedi come un idiota.
“Non devi ringraziare.” Sospirò, camminò fino al divano e ci si lasciò cadere sopra.
Non aveva voglia di pensare; voleva solo dormire e dimenticare ogni cosa.
E fu proprio questo quello che successe.
Niente pensieri e zero problemi, almeno fino al mattino seguente.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***



Capitolo VII
 
 
Sakura si fermò davanti la sua porta e aspettò un attimo prima di bussare.
Per un attimo le lacrime le offuscarono la vista, ma decise di trattenerle lì dov’erano.
Ora l’avrebbe visto, avrebbe, come ogni giorno, passato del tempo con lui e infine sarebbe dovuta tornare a casa più triste di prima.
Succedeva ogni volta così: più stava con lui, più gli mancava quando era da sola.
Sarebbe voluta restare lì, anche senza dire niente, perché con lui si sentiva a casa.
La porta si aprì di colpo e Sakura sussultò.
“Sei tu Sakura?”
“Ka-Kakashi?”
“Sei stupita di vedermi? Sei tu quella fuori dalla mia porta.”
“Io… Ecco… Mi ero fermata un attimo a pensare.”
La rosa entrò e l’uomo chiuse la porta.
“Sakura, credo di essere migliorato.”
La ragazza sorrise, appoggiò le chiavi sul tavolo della cucina e si sedette dopo di lui. “Davvero?”
Dalla sera in cui Kakashi le aveva regalato i fiori erano passati un paio di giorni.
L’Haruno gli tolse la fasciatura e aspettò che dicesse qualcosa.
“Come va?”
L’uomo aprì lentamente gli occhi e rimase in silenzio.
La ferita ormai era sparita e Sakura si complimentò con se stessa per l’ottimo lavoro.
“Eddai Kakashi, non lasciarmi sulle spine!!”
L’Hatake si guardò una mano e fu piacevolmente sollevato del fatto che poteva vederla ben definita.
“Vedo abbastanza bene le cose vicine, però quelle infondo rimangono con i contorni sfuocati.”
“Quindi mi vedi bene?”
Il jonin annuì e Sakura lo abbracciò tutta entusiasta.
“Fantastico! Allora ascoltami: non devi sforzarti troppo ok? Non serve più alcuna fasciatura in quanto la ferita è scomparsa, ma devi riposarti comunque. Inoltre…”
“Sakura…”
“Si?” La rosa si bloccò di colpo.
“Devo parlarti di una cosa.”
“Come vuoi…”
Kakashi si passò una mano dietro alla testa e sorrise.
“L’altro giorno ho parlato con Anko e ha detto che tu le hai riportato una maglietta che hai trovato a casa mia.”
La rosa arrossì e Kakashi stavolta se ne accorse, in quanto la vista l’aveva più che recuperata.
“Si, è vero…”
“Come facevi a sapere che era sua? E perché gliel’hai riportata? Io non ti ho detto di farlo.”
“Ecco…” Ormai la verità era l’unica cosa che poteva dire. “Quando vi ho visti insieme la prima volta mi è sorto qualche dubbio, poi ho sentito la conversazione tra te e Pakkun e ho capito che i miei dubbi erano tutto tranne che infondati.”
“E quindi?”
“Quindi cosa??”
“Lei mi ha detto che gliel’hai riportata dicendo che ero stato io a dirtelo. Perché?”
“Non lo so.”
L’uomo cominciava a non capire. “Non lo sai?”
“Credo di averlo fatto perché mi dava fastidio l’idea che…” Kakashi aspettò che finisse. ”Lei fosse stata con te. Volevo solo verificare se c’era ancora una minima possibilità che la cosa potesse accadere di nuovo.”
L’Hatake sospirò. “E che conclusione hai tratto da tutto questo?”
“Che non devo farmi gli affari degli altri?”
“Che io e lei non stiamo insieme. Ma il problema è un altro.”
Sakura arrossì. “Ero solo curiosa, tutto qui. In più mi sembrava davvero strano che il mio maestro potesse stare con una come Anko.”
Kakashi negò con la testa. “La cosa strana è che tu provi qualcosa per me.”
 
 
“Kakashi?”
“Si Pakkun?”
Il cane aspettò un attimo prima di continuare.
“Volevo parlarti di Sakura.”
Kakashi annuì, aspettando che l’amico a quattro zampe continuasse.
“Credo stia iniziando a provare qualcosa per te. Forse tu non te ne sei accorto, ma…”
L’uomo si distese sul divano e incrociò le braccia dietro la testa. “Lo so.”
“Lo sai? E da quanto? E non hai fatto ancora niente per farle capire che è solo una perdita di tempo?”
Kakashi sbuffò. “Penso solo che non mi dispiacerebbe se un giorno…”
“Se un giorno cosa?”
“Lei decidesse di restare.”
 
 
“Non è vero!!” La risposta però esitò ad arrivare.
“Ah si?”
In quel momento qualcuno bussò alla porta e Sakura si alzò si scatto. “Vado ad aprire.”
Dall’altra parte, Kakashi sbuffò.
“Sakura.”
Dietro la porta si materializzò una figura che l’Haruno conosceva fin troppo bene. “Anko?”
“Proprio così, c’è Kakashi?”
La mora spinse leggermente la rosa che si scostò dalla porta e senza chiedere permesso, entrò andando in cucina.
“Kakashi! Vedo che stai meglio.”
“Anko? Cosa ci fai qui? E poi, sai che odio quando la gente entra senza chiedere.”
La mora notò delle chiavi sopra il tavolo, e le prese in mano, proprio quando Kakashi si girò per vedere che fine avesse fatto la sua allieva.
“Una volta non facevi tante storie se la sera mi facevo trovare a casa tua.”
Sakura sentì l’affermazione della donna, e si morse il labbro.
Voleva Kakashi? Bene, poteva tenerselo. Tanto ormai, la sua dignità era andata a farsi fottere.
“Kakashi, io vado.”
“Aspetta Sakura, non ho finito di parlare con te.”
La rosa abbassò lo sguardo. “Io si. Domani passa da Tsunade e fatti controllare. Ci vediamo.”
L’uomo sospirò quando sentì la porta chiudersi.
“Anko, cosa vuoi?”
Un sorriso malizioso si formò sul volto della donna. “Te.”
Ma prima che si potesse avvicinare, Kakashi si alzò e andò verso la porta. “Credo sia meglio che tu vada.”
“Tu non vuoi che me ne vada veramente.”
“Leggi anche nel pensiero adesso?”
Anko avvicinò il viso a quello dell’Hatake. “Tu hai bisogno di me.”
 
 
Sakura arrivò dopo pochi minuti davanti la porta di casa sua e controllò le tasche.
Era arrabbiata e allo stesso tempo sconvolta dal fatto che uno come il suo maestro potesse essere stato con… Quella strega.
“Ma dove diavolo sono le mie chiavi?!”
Un attacco isterico la colse dopo pochi secondi e tirò un pugno alla porta. “Aiha.”
Qualche lacrima iniziò a scendere dal suo viso e si vergognò di essere così debole a causa di quella donna.
No, se fosse stato soltanto per Anko, non avrebbe speso nessuna lacrima. Era Kakashi il problema!
O meglio, ora il problema era l’aver dimenticato le sue chiavi a casa di quel figo!
Respirò profondamente e cercò di calmarsi.
Era stato lui a dirle che la sua relazione con Anko ormai era finita, quindi di cosa aveva avuto paura poco fa?
Decise di tornare a casa dell’Hatake.
“Affronterò Anko e anche se Kakashi non prova nulla per me, è mio dovere provarci.”
Camminò veloce seguendo la strada, e dopo aver preso una via laterale si fermò davanti a delle scale. Pochi scalini e sarebbe arrivata.
Puoi sempre ripensarci, si disse.
No, ormai era lì.
Fatto il primo scalino però si fermò e guardò in alto, vedendo due figure in piedi davanti alla porta.
“Kakashi…”
Subito la ragazza avvertì una fitta allo stomaco e il nodo alla gola che l’aveva tormentata fino a prima si dissolse e si trasformò in pianto.
Si portò una mano alla bocca cercando di non fare rumore e indietreggiò lentamente. Poi corse, ancora più veloce di quanto avesse fatto prima.
Arrivò davanti casa sua e si sedette sullo scalino davanti alla porta, nascondendosi il viso con le mani.
Sarebbe rimasta fuori casa. Al diavolo!
Non voleva tornare lì, era stato uno sbaglio. Tutto quello in cui aveva creduto era stato soltanto una brutta bugia. Non doveva credere al suo cuore, e nemmeno a Kakashi.
 
 
Kakashi si staccò da Anko, o meglio, dalle labbra di quella donna, e puntò i suoi occhi in quelli di lei.
“Credi che il venire a casa mia ti permetta di venirmi in bocca come e quando vuoi?!”
Anko si leccò le labbra. “Niente vieta a te di presentarti davanti alla mia porta invece. Almeno non ci sarà alcun pericolo di trovare qualche mio allievo che si aggira per casa mia sperando che un giorno io mi accorga di lui.”
“Quindi il presentarti a casa mia che scopo aveva? Far star male Sakura sperando che io mi accorga di quanto tieni a me?”
La donna lo guardò con disprezzo. “Lei è solo una ragazzina.”
“E tu credi di essere molto più matura di lei? Dopo oggi Anko, non provare mai più a presentarti qui sperando in una seconda possibilità.”
Anko strinse i pugni. “Perché non vuoi capire che per te, io…”
Kakashi la interruppe bruscamente. “Perché io non ho bisogno di questo.”
Dopo un paio di secondi passati in silenzio, l’uomo chiuse la porta, e la donna decise di arrendersi una volta per tutte.
Scese le scale e si diresse verso casa di Sakura.
La trovò lì, seduta sui gradini che portavano alla porta. Aspettò alzasse lo sguardo e poi iniziò a parlare. “Tieni, queste sono tue.”
Anko le lanciò le chiavi e fece per andarsene.
“Aspetta.”
Si fermò, quando sentì la voce di Sakura. “Che c’è?”
“Ognuno alla fine ha quello che si merita.”
“È normale il tuo disprezzo per la sottoscritta, ma passerà. Infondo, ora siamo pari, infermiera.”
La rosa non capì, ma la lasciò andare.
Si alzò e aprì la porta. “Dottore, idiota.”
 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


 
Capitolo VIII
 
 
La mattina seguente Kakashi si alzò davvero tardi. Optò per non fare colazione, in quanto uno strano senso di nausea l’aveva colpito fin dal primo momento in cui si era svegliato.
Non si meravigliò di non vedere Sakura. Neppure lui si sarebbe ripresentato se fosse stato in lei.
Passò quasi tutta la giornata a mettere a posto casa sua, cercando oggetti che Sakura aveva semplicemente ordinato, ma che a un uomo come lui passavano continuamente sotto il naso senza mai essere visti.
Trovò uno dei film che lei aveva preso in prestito dalla biblioteca e dentro di sé sorrise.
Era sempre stato una frana con le donne. Lui era un uomo troppo diretto quando si trattava di parlare di cose importanti, e per quanto odiasse ammetterlo, con Sakura si era comportato male.
L’avrò spaventata, si disse.
Però ne era quasi sicuro: lei doveva per forza provare qualcosa per lui.
Lo sentiva nel profondo.
Ma gli importava davvero?
Voleva correre il rischio di intraprendere qualcosa di serio con la sua allieva?
Pensò che probabilmente stava iniziando a diventare pazzo. Che diamine di ragionamenti stava facendo?
Poco prima di cena si immerse nella lettura.
Si sentiva uno schifo, in tutti i sensi.
Era stanco e non era nemmeno andato da Sakura per chiederle scusa.
Si spiaccicò una mano in faccia quando si ricordò di non essere andato da Tsunade.
Che scusa avrebbe potuto tirare fuori?
Avevo la testa fra le nuvole perché i miei ormoni erano tutti indirizzati verso Anko e per questo non ti stavo ascoltando?
Sakura l’avrebbe ucciso.
Dopo aver cenato, dentro di lui iniziarono a formarsi tanti buoni propositi, che poi però andarono a farsi fottere.
Credo che domani andrò da Tsunade, si disse.
Sì, perché doveva proprio stare male.
Si sedette, incrociò le braccia sul tavolo e ci appoggiò la testa sopra.
Era stanco di pensare, soprattutto a Sakura.
Per un attimo la nausea si accentuò, pensando per la 100esima volta a quel nome.
Perché doveva farsi perdonare?
Lui non aveva fatto nulla!
Non era colpa sua se le donne si innamoravano di lui.
L’unica colpa che aveva era quella di non sceglierne mai una.
Sentì qualcuno bussare alla porta e sperò quasi fosse Asuma.
Alcool + Asuma = perfetto svaccamento.
A quel pensiero, il fianco iniziò a fargli male e si disse che la scelta “Alcool” non era una delle migliori.
Si alzò e camminò fino alla porta, pregando di trovarsi davanti Asuma, Iruka, Genma, ma non…
“Sakura.”
La ragazza si mostrò nera in volto.
L’avrebbe ucciso e forse a Kakashi sarebbe anche andato bene.
Si portò una mano al viso. “Sakura, che cosa c’è?”
Uno schiaffo arrivò dritto in viso a Kakashi.
“Sei un idiota!”
L’uomo pensò che andava bene.
Era stato avventato, si.
Aveva lasciato che Anko si comportasse male con lei, si.
Le aveva regalato dei fiori che puzzavano, si.
Ma che cosa voleva da lui?!
L’idiota, poteva anche starci, ma non quella manata dritta sul muso.
“Qual è il tuo problema?”
“Avevi detto che tra voi non c’era più nulla!”
Kakashi sorrise amaro e in quei pochi secondi perse molta della sua compostezza.
“Oh, quindi è questo il problema? Devo rendere conto di qualsiasi mia azione alla mia allieva? Scusa, la prossima volta ti chiamerò quando mi servirà un consiglio su quale donna scegliermi, Sakura.”
La ragazza rimase in silenzio.
“Non è un mio problema se ti da fastidio Sakura. Non sei la mia ragazza, e nemmeno mia moglie, quindi sono libero di farmela con chi mi pare e piace.”
Sakura strinse i pugni.
“Sei solo un’idiota, strafottente che pensa di sapere tutto di tutti! Il solito ninja noioso e borioso che non ha tempo per nessuno, tranne che per i suoi stupidi libri!”
In quel momento nella mente di Kakashi, tutto si fermò.
All’immagine della ragazza che aveva davanti iniziò a sovrapporsi quella di Anko, che gli ripeteva le stesse identiche parole. E lui continuava a ripeterle che non voleva una donna che cercasse di cambiarlo, perché non ne aveva bisogno.
Fu in quel momento che decise che quella conversazione era finita.
Con lo sguardo assente fece un passo indietro. “Sakura, per favore, torna a casa.”
“Io non ho finito di parlare con te Kakashi!”
La voce della ragazza sembrava arrivargli da lontano, sempre più flebile. “Sakura, ti prego…”
“Io… Tu… Hai ragione, su tutto, ma la verità è che io ti ho creduto e…”
Non sapeva nemmeno lei dove voleva andare a parare. Voleva soltanto sistemare le cose, ma non sapeva come. Dirgli che gli mancava da morire e che veramente provava qualcosa per lui, e l’idea di mollare tutto proprio ora, non le piaceva per niente.
“Per quanto possa contare, io credo, anzi, sono sicura di…”
Una fitta improvvisa al fianco, più forte delle precedenti, sorprese Kakashi, il quale cadde sulle ginocchia tossendo.
“Kakashi!”
“Aspetta…”
La ragazza si avvicinò subito. “Ma cos’hai in quella testa?! Potevi dirmi che…”
“Non sono andato da Tsunade?”
Sakura si bloccò. “Vuoi sapere una cosa? Noi due ora, andiamo subito in ospedale.”
 
 
 
Sakura sbucò da dietro la porta. “Come stai?”
Kakashi si tirò su. “Meglio di ieri sera.”
La ragazza sorrise. “Mi hai fatto fare un colpo.” Si sedette sul bordo del letto.
“Come mai sei qui?”
“Volevo… Vedere come stavi. Che domande assurde fai?!” Arrossì.

L'uomo si prese un attimo per pensare. "Non volevo essere sgarbato con te, mi dispiace."
La ragazza negò con la testa. "Non devi scusarti. Hai ragione, non sono nessuno per dirti quello che devi fare. Se vuoi stare con una come Anko, va bene."
Kakashi alzò un sopracciglio. "Io sto con chi?"
"Ecco... Avevo lasciato le chiavi a casa tua e quando sono tornata indietro ti ho visto con lei e..." In un attimo, a Sakura tornò in mente il discorso fatto con Anko il giorno prima, davanti casa sua. "Ma lascia stare. Non ha importanza."

Il jonin decise di lasciar perdere e di iniziare un nuovo discorso. "E così, io ti piaccio."
Sakura rimase spiazzata dalla mancanza di tatto del jonin. "Io non ho mai detto nulla di simile!"
"Peccato..."
La ragazza si morse il labbro inferiore. "Sei scorretto, non riesco mai ad immaginare a cosa pensi."
"Penso che sarei contento se parlassi con Tsunade e la convincessi a farmi tornare a casa." Il jonin lo disse abbassando il tono della voce.
La rosa stette al gioco. "Sono già stata costretta a trovare una scusa per quanto riguarda il fatto di averti portato qui a notte inoltrata. Non rischierò ancora la vita per farti uscire prima da questo ospedale."
"Nemmeno se..."
La porta si aprì. "Kakashi, spero tu ti senta meglio." Tsunade lo fulminò con lo sguardo.
Il jonin annuì. "Penso di poter uscire anche oggi stesso."
L'Hokage prese in mano la sua cartella e Kakashi si sporse verso la rosa. "Nemmeno se stasera ti invitassi a cena a casa mia? Se resto qui dentro, tu ci perdi un sacco."
L'Haruno lo guardò schifata. "Mi stai comprando?"
Kakashi sospirò. "E se ti supplicassi?"
"Iniziamo già a ragionare." Sakura si concentrò su Tsunade. "lady Tsunade, tutti i parametri sono stabili e Kakashi sembra davvero stare meglio."
L'Hokage chiuse la cartella, la appoggiò sul tavolo e si avviò verso la porta. "Sakura, mia cara, Kakashi non si muoverà da quel letto, almeno fino a quando non si pentirà di sfruttarti ogni volta che ne ha la possibilità, per uscire da questo ospedale. Ci vediamo domani." E se ne andò.
L'uomo sospirò per la seconda volta. "Tutta colpa tua. Di solito sei più convincente."
Sakura sorrise. "Però la cena puoi offrirmela lo stesso. Ho sentito che oggi la mensa dell'ospedale presenta una delle sue specialità."
"Se è come quello che si mangia di solito, passo. Non vorrei mai rimanere in ospedale una settimana in più per indigestione."
Sakura si alzò. "Vada per la specialità del giorno."
Kakashi sorrise. "Specialità del giorno."



 

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Capitolo 9
*** The End ***




ATTENZIONE!!!
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ATTENZIONE!!! Ultimo capitolo ;-) Grazie a tutti quelli che hanno letto la storia!
 
 

The End
 
Presa coscienza del fatto di essere sveglio, Kakashi si stiracchiò e puntò lo sguardo verso la sveglia sul suo comodino. Non suonava più – non che ricordasse di averla sentita, naturalmente – infatti l’ora del presunto risveglio era già stata sorpassata di ben 15 minuti. Era in ritardo.
Contò fino a 5, poi si tirò su di colpo.
Non fece colazione, andò in bagno, si preparò alla buona e si vestì.
Non chiuse nemmeno la porta a chiave e quando si ricordò di non averle portate con lui, iniziò a prepararsi moralmente per un futuro atto di scassinamento della serratura. L’aveva fatto fin troppe volte.
Imboccò la strada più corta e meno affollata e finalmente arrivò. In ritardo, ma arrivò al campo d’addestramento.
Come non detto, era andata via.
L’uomo sospirò e si diresse verso il centro del villaggio dove si trovava la casa di Sakura.
Questa volta però, camminò a passo lento. Tanto oramai il danno era fatto.
Quando arrivò davanti la porta ebbe un attimo di esitazione, ma poi bussò.
Una Sakura scocciata gli aprì di scatto la porta. “Sei in ritardo. Dovrei esserci abituata, ma chissà perché continua a darmi su i nervi.”
“Posso spiegarti… Tutto è iniziato quando la sveglia è suonata in orario. Sono uscito da casa mia, ma un gatto nero mi ha tagliato la strada e tu sai quanto io sia fissato con queste superstizioni che la gente comune tramanda di generazione in generazione. Così ho fatto un altro giro ma una vecchietta mi ha fermato chiedendomi se avevo visto un gatto nero che fatalità era proprio quello che mi aveva tagliato la strada, e così io…”
Sakura si spiaccicò una mano sul viso. “Kakashi, stai zitto. Sappiamo tutti e due che non hai sentito la sveglia. In qualsiasi caso dovresti iniziare a raccontare una storia diversa, dato che questa oramai l’hai usata 20mila volte da quando io e Naruto eravamo bambini, solo con qualche variante in più.”
L’uomo sorrise. “Entro io o esci tu?”
La ragazza arrossì. “Chi ti ha detto che voglio ancora passare la giornata con te?!”
“Intuito maschile.”
Sakura lo lasciò entrare e chiuse la porta. “A dire la verità, prima che tu arrivassi, avevo deciso di guardare un film, ma se ti va possiamo fare altro.”
Il jonin si sedette sul divano e fece segno alla ragazza di fare lo stesso di fianco a lui. “Decidi tu, per me è lo stesso. Infondo sono arrivato in ritardo, di conseguenza hai una possibilità di scelta in più del sottoscritto.”
La rosa sospirò e si sedette. Accese la tv e si infilò sotto una coperta. “Tu stai meglio?”
Kakashi annuì. “Ci vuole ben altro per farmi fuori.”
La ragazza sorrise, contenta di quella affermazione. Sfortunatamente trovava la situazione estremamente imbarazzante. Lui sapeva dei suoi sentimenti, eppure era lì. Si trovavano insieme non perché fossero una coppia, ma perché era stato lui a proporle di vedersi una volta uscito dall’ospedale. Forse per parlare di tutto quello che era successo?
“Ascolta Kakashi…”
“Si?”
La rosa abbassò lo sguardo. “So che non dovrei, ma ho bisogno di parlartene…”
“Proprio durante il primo atto? Non puoi aspettare la pubblicità?”
Sakura rimase interdetta per una paio di secondi, poi annuì debolmente, e Kakashi rise.
“Ti chiederai perché ti ho chiesto un appuntamento.”
“Cosa?! No, ti sbagli! Io non penso sia un appuntamento! Forse ti andava di parlare di quello che era successo…”
“Non ne avevamo già parlato in ospedale?”
L’Haruno iniziò a tormentarsi le mani. “Ecco… S-Si… Ma era la mia unica ipotesi…”
“Allora penso che qualcuno farebbe meglio a chiarirti le idee.”
Il jonin allungò nel modo più ingenuo e innocuo possibile un braccio avvolgendole le spalle. La sentì sussultare sotto il suo tocco, si abbassò la maschera e quando Sakura si girò di scatto le sfiorò il viso con una mano e la baciò.
Quando si staccò, l’uomo sorrise ancora. “Sappi che ci sto provando con te Sakura, e non sono solito ad accettare un no come risposta.” A questo punto iniziò a fare il vago, tornando a prestare attenzione al film.
La ragazza rimase in silenzio per un paio di secondi, stupita del passo compiuto dal jonin.
“Non so… Che dire…”
“Non devi dire per forza qualcosa.”
La rosa decise di non farsi domande. Quello che era successo la rendeva così tanto felice e non voleva rovinare tutto ponendosi quesiti o dubbi inutili.
Si avvicinò di più a lui, prendendogli la mano e sistemandosi.
“Ti piace il film?”
Kakashi la guardò e sorrise. “E così pensi davvero che stessi prestando attenzione al film?”
La tirò a sé con un braccio e avvicinò le sue labbra all’orecchio di lei. “Meglio se iniziamo a guardarlo da capo.”

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