Sick Body, Strong Mind

di NightWatcher96
(/viewuser.php?uid=449310)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Ore 07:00, la sveglia suona. Il mal di testa martella dolorosamente nella mente di Mikey, solo per ricordargli l'ennesima nottata quasi in bianco. Alla sua porta bussa Donatello, già in possesso di una siringa e due pastiglie.
"Giorno, fratellino! Hai dormito bene?" gli chiede, tastandogli dolcemente la fronte.
"Non proprio... ho avuto e ho un forte mal di testa" gli risponde mogio l'altro, inghiottendo le prime due pastiglie della mattinata.
"Sei un po' caldo, in effetti" constata il viola, infilandogli l'ago nel braccio sinistro: "La doccia ti aspetta, così come la colazione!".
"Sì..." sussurra l'arancione, sopprimento uno sbadiglio...
Sin dalla tenera età di cinque anni, Don si è sempre preso cura del fratellino di tre anni più giovane, affinché non gli succedesse nulla. Lo ha sempre aiutato in tutto: dal mangiare solo cibi sani sino a evitargli situazioni stressanti.
Questo perché Michelangelo non è staro più lo stesso dopo una devastante polmonite a quattro anni...
Don pulisce il volto del fratellino con un panno pulito e lo accompagna in cucina. Leo, Raph e il sensei sono già seduti a tavola, con dei sorrisi calorosi sulle labbra. Entrambi si siedono e il topo porge all'arancione il suo latte scremato e i sette biscotti integrali, come al solito.
"Grazie!" mormora il 14enne, tossendo un po': "Il mal di testa sta scomparendo, sapete?".
"E' una bella notizia, come questa che stiamo per darti" aggiunge Leonardo, di fronte a lui.
Splinter sorseggia il suo té e si schiarisce la voce: "Non hai mai lasciato la tana, Michelangelo... solo perché il tuo corpo non te lo ha mai permesso. Quest'oggi, però, è con grande gioia che approvo la tua venuta nel nostro viaggio in un posto che potrebbe gioviarti".
"Dite sul serio?" squittisce Mikey, incredulo: "E dove andiamo?".
"Alla fattoria della nonna di Casey Jones. Prendilo come un campeggio!" continua Raph, sollevando un sopracciglio.
"Non mi ricordo di Casey..." sospira Michelangelo, sgranocchiando uno dei suoi biscotti.
"Infatti non potresti" sottolinea Leo: "Poce volte Casey è venuto qui, ma ogni volta tu sei sempre stato o incosciente o addormentato".
"Perdo sempre tutto il divertimento!" brontola il 14enne, sorseggiando il latte: "Ricordo meglio April! A proposito, quando si parte?".
Don lo accarezza in testa: "Stasera, verso le 20:00. Abbiamo aspettato maggio perché l'aria è decisamente più calda!".
"Ah! Non vedo l'ora!" esulta l'arancione, pompando i pugni in aria...

Finalmente le 20:00! In tutto il pomeriggio, l'intera famiglia Hamato si è dedicata a raccogliere e a chiudere vari oggetti utili ed essenziali in varie valige. Donatello, raccolta una capiente borsa castana di medicinali, si avvicina al fratellino esausto, per porgergli l'acqua e due pastiglie.
"Devo proprio?" si lamenta il minore: "Oggi ho preso quattro volte queste medicine! E ho dovuto patire cinque iniezioni!".
"E' per il tuo bene, fratellino... questo lo sai fin troppo bene..." gli ricorda il viola, invogliandolo.
Raph torna in possesso di una giacca arancione sbiadito, con tanto di zip chiudibile sino a colletto bianco e caldo. La infila a Michelangelo, facendogli una carezza sul capo; Leo trascina una pesante valigia nera e dondolando le chiavi del Battle Shell, ricorda che è tempo di partire.
"Le medicine sono tutte in questa borsa... sacchi a pelo... scorta di cibarie per Mikey..." conta il genio, controllando nelle valige: "Si', c'è tutto! Possiamo andare!".
E con Splinter si dirigono verso l'ascensore ovoidale per raggiungere il vecchio magazzino abbandonato e "montare" sul Battle Shell.

Ormai a bordo, Michelangelo non può far  meno di schiacciare il volto al finestrino per osservare New York di sera. I classici grattacieli corvini si stagliano controi il cielo bluastro, rischiarandolo con le loro collane di perle di luci. 
Il ponte di Brooklyn si mostra in tutta la sua maestosità anche grazie all'illuminazione riflettente nell'acqua. Negozi, auto, strade e semplicemente la luna piena fra le stelle emozionano la piccola giovane tartaruga.
"Mikey, ci vorranno ancora due ore per raggiungere la fattoria. Coraggio, riposati un po'!" sorride Leo, alla guida del furgone, su una sgombra autostrada.
"Mi piacerebbe, ma non posso!" risponde l'altro, sul sedile anteriore destro: "E' davvero troppo bello guardare qualcosa che non ho mai visto in quattordici anni!".
"Hai ragione!" ridacchia anche Raphie, sgranocchiando alcuni Mikado al latte: "E' esattamente quello che abbiamo pensato nella nostra prima volta fuori la tana!".
"Secondo i miei calcoli, giungeremo alle 22:30, considerando il traffico in fondo al bivio!" spiega Donatello.
"Dai lampeggianti, direi che sembra un posto di blocco, figlioli" constata il maestro Splinter, accarezzandosi la barba.
"E ambulanze" completa un serissimo Leo: "Credo un incidente!".
Il Battle Shell attraversa lentamente quell'ingorgo, fatto anche di persone sconvolte. Mikey sgrana gli occhi azzurri alla vista di un corpo irriconoscibile e sanguinante di un bambino di tre anni.
Il suoi genitori vengono trasportati in barella, pieni di contusioni, ferite e fratture. La loro auto è ridotta in un ammasso nero e grigio, mentre un'altra Ford blu è appena un po' più integra.
"Mikey, non guardare" suggerisce un cupo Leo, notando le lacrime sul volto del fratellino: "Talvolta la vita è ingiusta".
"E' terribile" sussurra l'arancione, affondando il viso nelle mani.
Notando un bivio per una nuova corsia, il leader 17enne ingrana la quarta e si allontana sempre di più da quel luogo di disperazione...

Una sterminata distesa di abeti si estende ad anello verso nord; a sud un sentiero alquanto dissestato congiunge con il paese. A est altri abeti permettono un ottimo nascondiglio per una splendida cascata d'acqua, mentre ad ovest una casa di legno,a due piani e dal tetto spiovente si erge in piedi. Un granaio è sul retro, assieme a una botola.
La fattoria della defunta nonna di Casey Arnold Jones.
"Benvenuto alla Pace Campagnola!" presenta Don, aiutando Mikey a scendere dal furgone: "Che ne pensi?".
"Dico che sono senza parole! E' bellissimo!" sorride il 14enne, tossendo appena.
"Meglio entrare! Ho io le chiavi di casa!" propone Raphael, con un'espressione preoccupata.
Tutti e cinque afferrano i bagagli ed entrano in casa. Immediatamente, il sensei si occupa di rassettare la cucina rustica con Michelangelo, il quale prepara la cena. Gli altri, invece, si dividono le altre stanze dai pavimenti in toghe lignee e le mura bianche.
Aprono le finestre per lasciar svaporare la puzza di muffa e per dire "addio" alla polvere.
"Mikey deve trovare tutto pulito! I batteri sono l'ultima cosa di cui ha bisogno!" ricorda Don, in possesso di una scopa.
"Già!" risponde Leo, rimuovendo un'ostinata macchia di unto dal pavimento: "Siamo venuti qui apposta per vederlo migliorare!".
"E per stasera, strano ma vero (o forse perché ci siamo divisi le camere!), questa è l'ultima stanza!" ghigna Raphael, con un'altra scopa in mano...
Contemporaneamente, in cucina, Mikey si siede sfinito su una sedia, cercando di togliersi la giacca. Il maestro gli poggia una mano su quella zip, fermandolo.
"Qui ci sono degli spifferi, figliolo" mormora con calma: "Non sarebbe salutare esporre il petto all'umidità della notte. Le mie vecchie ossa ne sanno qualcosa".
Mikey sorride e china lo sguardo, afflitto: "Sensei... odio essere sempre debole... gli altri deformano la loro vita per adattarla a me".
Proprio in quell'istante, sulla soglia della porta, compaiono i tre 17enni, il cui sguardo è un misto di amore e tristezza. Sanno bene che tipo di vita affronta Michelangelo.
Raphael gli si siede accanto e velocemente lo tira in un abbraccio: "Non devi preoccuparti... noi ci saremo sempre per te e ti aiuteremo in ogni momento!".
"Giusto!" sottolinea anche Donatello, seduto alla sua destra: "Tu sei il nostro fratellino, no? Hai tre anni in meno e in quanto fratelli maggiori abbiamo il dovere di proteggerti da qualunque cosa, che sia un nemico o un'influenza!".
"Adesso, però, mangiamo e domani andremo a fare una passeggiata nel verde!" aggiunge Leo, aiutando il maestro con le portate.
Mikey sospira dolcemente nell'incavo del collo di Raphie: "Grazie, ragazzi! Siete i migliori!"...

A differenza di quello che ha pensato Donatello, Michelangelo dorme profondamente nelle sue tre coperte di lana, più la calda giacca. La stanza scelta è la meno fredda e la più pulita. Con un parquet e nessuna forma di arredamento, tranne un letto accanto a una finestra con tendine candide, perfettamente chiusa..
Leo, Raph e Don hanno scelto le camere parallele, sempre al primo piano, mentre il sensei ha preferito meditare sul comodo divano, al pian terreno.
La luna irradia la sua luce argentea sino alle 04:30; da lì in poi, il blu del cielo si sfuma di una tonalità che va dal cobalto al celeste, sino al rosa. Lentamente, il sole inizia a bucare alcuni soffici nubi, infondendo la sua spledidia alba dappertutto...
La sveglia per tutti è il canto degli uccelli, alle 07:00. I primi a destarsi dal rilassante sonnellino sono Don e Leo. Il primo prepara le medicine e l'iniezione, mentre il secondo si occupa di riempire la vasca con acqua bella calda.
L'aria è davvero gradevole, tanto che permette di dormire anche solo con un lenzuolo... ma per Mikey non sarà mai affatto così...
Quest'ultimo si sveglia senza nessun dannato sintomo. Con un sorriso strisciante sul volto, distente le braccia, inspirando ed espirando in un sonoro sbadiglio. Non appena si mette seduto, intravedendo un riflesso di sole bucare le tende bianche, Don bussa alla porta di legno.
Mikey osserva l'intera camera vuota mentre Don entra e si porta alla finestra solo per alzare un po' più la persiana e scostare le tende. La luce evidenzia la mancanza di mobilio.
"Giorno!" saluta il genio, porgendogli un vassoio contenente una scodella di latte, biscotti integrali, una mela e le medicine: "Come ti senti?".
"Ho dormito da Dio e sto bene!" esulta l'arancione, iniziando a consumare il pasto.
"Mi fa piacere! Appena avrai finito, andremo a passeggiare!" spiega dolcemente il genio, iniettandogli un siero biancastro nel braccio sinistro.
Mikey cerca di mangiare il più velocemente possibile, ma rischiando di strozzarsi, si ritrova quasi in procinto di rigettare il tutto...
"Ricorda: devi mangiare lentamente!" rimprovera affettuosamente Don...

Dopo essersi preparato a dovere con quella giacca addosso e un piccolo zainetto bianco, contenente un panino, una borraccia, un quadernetto e due matite, Mikey e gli altri  salutano il sensei per addentrarsi nel fitto bosco, ad est.
"Tenete d'occhio Michelangelo, mi raccomando" ricorda, infine, Splinter, chiudendo la porta dietro la sua schiena.
"E' incredibile che non abbia mai visto nulla del genere!" esclama, poi, Mikey.
"Solo perché la tua salute te lo ha sempre impedito, fratellino!" spiega pazientemente Donatello, in possesso della borsa delle medicine.
"Beh, per adesso, godiamoci la passeggiata!" s'intromette uno sghignazzante Raphael, (notando il fratellino già rimasto indietro).
"Va tutto bene?" chiede preoccupato Leonardo.
"Sì, sto solo cercando di prendere di prendere il mio blocco da disegno!".
Mikey adocchia una grossa pietra circondata dalla ricca vegetazione sul lato sinistro del sentiero; felicemente, si siede a gambe incrociate, iniziando a disegnare con la sinistra, da bravo mancino.
"Sembra molto a suo agio, eh?" constata allegramente Donatello.
"Sì, è vero!" ammette Leo, guardando il cielo cristallino: "Quasi non mi sembra vero che Mikey non sia bloccato a letto!".
"Già! Peccato solo che non sia sempre come oggi" sospira cupamente Raphie, fissando il fratellino che si stringe il petto: "Ehi! Mikey, va tutto bene?".
I tre accorrono immediatamente, scavalcando i folti cespugli di foglie smeraldo e i bassi rami degli arbusti.
"Sì, mi stavo solo stringendo la giacca per non perdere l'ispirazione! Scusate, non volevo farvi saltare fuori dal guscio!" spiega ridacchiando Mikey.
Sollevati, i tre 17enni poi adocchiano lo schizzo in monocromo. E' una raffigurazione di loro quattro, in posi estremamente naturali. Mikey è seduto sulla roccia, Leo fissa il cielo, Raph è a braccia conserte e Don con una mano sul fianco.
"Che artista!" si complimenta Leo: "E' un quadro! Mikey, ci hai impersonati superbamente!".
Il piccolo sorride e ripone il blocco al sicuro nello zaino; con un salto scende dalla roccia e osserva il sentiero in salita, mentre i raggi del sole s'infiltrano fra i fetti rami intrecciati degli alberi.
"Proseguiamo" propone Don, afferrando il cellulare dalla cintura: "Di già le 08.10! Mikey, la tua dose di medicine ti attende tra cinca un'ora e cinquanta minuti!".
"Tutto cronometrato?" schernisce l'arancione, con sorriso malizioso, iniziando a camminare, aumentano il ritmo per una corsa: "L'ultimo che arriva è un guscio secco!".
"Ehi, aspetta!" urla Raph, divertito da quell'idea.
Leo e Don si scambiano un'occhiata piacevole, prima di seguirli anche loro...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


I quattro corrono a perdifiato, ignorando l'adrenalina scavare nei loro polpacci, a causa della rapida pendenza del sentiero. Gli alberi profumano e strusciano nel venticello caldo, mentre perle di sudore si formano sul corpo, soprattutto su Mikey.
Ma i quattro, ignorando anche gli uccelli cantare e i bei fiori esotici, nascosti fra i folti cespugli, cercando di raggiungere la cascata.
"Secondo una guida che lessi tempo fa, la cascata è nascosta da una grotta naturale!" spiega un affannato Don, prendendo per mano Michelangelo.
"Beh, siamo fortunati, allora!" indica Raph, puntando l'indice a una chiazza grigia sbucata dalla ricca vegetazione: "Penso sia lì!".
"Michelangelo, pensi di farcela?" chiede Leonardo, con uno sguardo molto serio.
"Sì, non preoccuparti!".
"Bene, saltiamo questi appigli rocciosi perché la strada è sbarrata da alcuni tronchi!" fa Donatello.
Infatti, una serie di alberi spezzati alle basi giacciono in terra, mentre alla destra dei quattro fratelli si ergono vari massi molto alti, posizionati naturalmente come una sorta di scala.
Leonardo, il quale desidera tastare l'integrità della precaria "strada", è il primo a saltare abilmente sulle rocce, raggiungendo la bocca di una grotta profonda.
Raphael è il secondo, Don e Mikey gli ultimi... 
Per fortuna le rocce hanno retto!
"Caspita, quant'è profonda!" esclama Donatello, avvertendo una corrente d'aria più fredda: "Non si vede neppure l'uscita!".
"Andiamo!" taglia corto Raphael: "Qui dentro puzza di... di umidità!".
"E di che ti lamenti, scusa? Noi viviamo nelle fogne!" rimprovera il sorridente Mikey, causando un ridacchiare generale.
"Bella battuta!" si complimenta Don, avvolgendo un braccio intorno le spalle del fratellino...
La lunga grotta costeggiata da varie rampicanti sino all'alto soffitto bombato mostra la fine con alcune infiltrazioni dei raggi del sole...
"Oh, finalmente!" esclama Raphie, allungando le braccia oltre la testa per sgranchirle.
Leonardo sguaina le katana per tagliuzzare le grosse foglie longilinee in modo da liberarsi il percorso.
Un fascio di luce solare e uno scroscio d'acqua catturano l'attenzione dei quattro. La bocca della rotta si erge proprio sopra la cascata d'acqua fredda e turbolenta. Gli alberi s'innalzano in cerchio, sino all'orizzonte, mentre la sponda sinistra della cascata, in basso, sembra un ottimo posto per fermarsi.
"Beh, siamo arrivati!" mormora Don: "Il punto è come scendere!".
Leo si sporge un po' dalla grotta, guardandosi intorno: "Direi che abbiamo semplicemente preso una strada senza uscita".
"Questo vuol dire che dobbiamo tornare indietro?" si lamenta Mikey.
"Non credo proprio" ruggisce un determinato Raphie: "Don, prestami la corda!".
Il genio annuisce e porge quanto chiesto. Una lunga e spessa corda con anima di nylon e guaina di canapa nel pugno destro di Raphie. Quest'ultimo calcola ad occhio la lunghezza fra la grotta e uno spuntone proprio quasi accanto alla torbida cascata. Poggiando un piede sul bordo del tunnel naturale, egli inizia a far vorticare l'estremità principale della corda, scagliandola esattamente sulla sponda opposta. Tira e ghigna vittorioso.
"Ho stretto la corda. Vado per primo" propone, senza attendere un consenso o un diniego.
Piegandosi leggermente sulle gambe, salta con l'afflusso di adrenalina nei polpacci. Come un moderno Tarzan, urla come fosse sulle montagne russe, ritrovandosi sulla roccia opposta.
"Uno, uno o due?" chiede Don, riferendosi al salto unico o divido, come Leo e Raph.
"Vai tu e poi ti seguo!" risponde Mikey: "Guarda! Leo ti ha lanciato la corda!".
Don si catapulta e atterrato accanto agli altri fratelli, osserva il piccolo Mikey, sul bordo con la corda stretta nei pugni.
"Ce la posso fare!" si rincuora l'arancione, ispirando una profonda boccata d'aria.
Con grande coraggio, si lancia mentre acqua gelida e vento gli colpiscono il volto e gran parte del collo; troppo eccitato per accorgersi della traiettoria troppo vicina alla cascata, lascia la corda, atterrando proprio fra le forti braccia di un sorridente Leonardo.
"Ottima presa, fratellone!" esulta il 14enne: "E' stato bellissimo, magnifico, stupendo! E ce l'ho fatta! Avete visto? Vi prego, ditemi che sono stato bravo!".
"Frena un po'!" rimproverò un divertito Raphael: "Sì, sei stato discreto!".
Mikey s'imbroncia ma un flebile bip costringe Don ad estrarre il suo cellulare dalla cintura: sul display lampeggiano le 10:10, ora della merenda e delle medicine.
"Il terreno mi sembra soffice e asciutto qui" indica Raph, saltato giù dalla roccia.
"Mi auguro che con tutta quest'attività fisica, tu abbia fame, fratellino!" riflette Leonardo, notando un colorito più scuro sulla giacca: "Mikey... sei... bagnato?!".
Don passa immediatamente in modalità dottore: "Devi toglierla immediatamente! Oh, cielo! Ma tu sei anche tutto sudato!".
"Abbiamo la voglia per i pic-nic? Sarà utile per coprire Mikey!- aggiunge Leonardo, mentre Raph rovista nel suo zaino nero.
"Eccola! Beh, non so fino a quando possa essere utile, ma è sempre meglio di nulla!" dice Raphie.
Mikey viene avvolto, aiutato con l'iniezione e le medicine, nonostante metta il broncio per l'esasperazione!
Si siedono, poi, sull'erba mentre iniziano a mangiare, parlando del più e del meno, sentendosi proprio come dei veri fratelli...

Le ore trascorrono tranquille fra le altre passeggiate, le risate e le medicine per un Mikey troppo felice di tutto ciò. In quella tovaglia bianca a quadretti rossi, ammira eccitatissimo la varietà di fiori colorati e profumati, trovandosi sempre un passo avanti rispetto ai tre 17enni.
"A quanto pare l'aria aperta fa miracoli per Michelangelo!" constata Donnie, con la giacca del citato sulla spalla: "Sembra quasi impazzito!".
"Chiunque avesse passato quattordici anni in un solo ambiente si comporterebbe come Mikey!" aggiunge Leo.
"Ma non vorrei che tutta la sua energia svanisse da un momento all'altro, però..." mormora Raph.
Don alza lo sguardo al cielo, notando lo spostamento più verso ovest del sole; con un piccolo dubbio, controlla il telefono, leggendo quasi le 16:45 del pomeriggio.
"Abbiamo tre ore per tornare a casa, ragazzi" spiega: "Meglio affrettarci. Non so se l'avete notato, ma il vento è più forte!".
"Sì, chiamiamo Mikey e facciamo dietro front" risponde Raph, urlando il nome del citato.
Mikey si volta imbronciato: "Dobbiamo già tornare a casa?".
"Fratello, siamo stati circa otto ore all'aperto e per quanto mi piacerebbe continuare l'esplorazione, dobbiamo rientrare" spiega un dolce Leo.
"Infatti! E non è il caso di far preoccupare il sensei" ammette Donatello: "Andiamo! Per quanto ne sappiamo, potrebbe venire anche un bel temporale estivo...!".
"Oh, beh..." si arrende Mikey, guardando il cielo grigiastro: "Non posso di certo negare il mio divertimento! Grazie, ragazzi!"...

Come i quattro varcano la porta di legno della casa, un violento temporale diffonde le sue gocce su tutto il creato. Mikey guarda affascinato la pioggia colpire il suolo, mentre il cielo è gi scuro. Don lo tira dolcemente dentro, per evitare colpi di freddo.
"Vi siete divertiti, figli miei?" chiede il sensei, portando il tavola un piatto di riso in brodo vegetale per MIkey e con il sugo per gli altri.
"Sì" esclama l'arancione: "Abbiamo visto tante cose, sensei! Ho anche realizzato alcuni disegni!".
"Dopo me li mostrerai" sorride il topo: "Vi siete spinti sino alla cascata?".
"Hai, sensei" risponde Leo, fissando l'orologio della cucina battere le 21:10: "Nessun tipo di problema".
"Mi fa molto piacere"...
Dopo la semplice ma sostanziosa cena, l'arancione mostra i suoi schizzi al sensei, seduto sul ficano. Il volto di quest'ultimo mostra stupore e la dote artistica del figlio bambino è eccezionale.
Notando i suoi fratelli allenarsi in salotto, Mikey chiede al sensei di potersi unre.
"Figliolo, dovresti riposare" ribatte morbido Splinter: "Non sei stanco dopo una giornata faticosa?".
"Un po'" ammette l'interlocutore: "Però mi sento ancora energico. Per favore, sensei!".
Splinter si liscia la barba e sorride: "D'accordo. Leonardo, Raphael e Donatello! Michelangelo si allena con voi!".
I tre smettono immediatamente i kata: "Davvero? Stentiamo a crederci!".
"Ricordo tutti i movimenti, quindi non vi rallenterò!" sorride Mikey, correndo al fianco di Don.
"Molto bene. Cominciate con i kata basilari" ordina Splinter.
"Mikey possiede fluidità nei movimenti. La sua forza è nelle gambe" pensa Leo, osservando il fratellino concentrato...
Dopo circa quindici minuti di kata, Mikey mette il broncio, annoiato. Con le mani sui fianchi, un'idea gli balena nella mente. Sorridendo, afferra il polso di Don, attirando l'attenzione.
"Combattiamo?" gli chiede malizioso: "Io contro di te! Dai, ti prego!".
"Mikey, no! Il tuo corpo non è abituato a sforzi maggiori che implicano tutta la persona".
"Ma sto bene!" si lamenta il minore, abbracciando Leo: "Tu sì, però! Vuoi lottare con me?".
"Concordo con Donatello. Mi spiace, ma la mia risposta è un no".
Michelangelo ci prova con Raph: "Dai, fratello! Sei la mia unica speranza! Lotta con me! Per favore!".
Splinter riduce gli occhi a due fessure e scende dal divano, aiutandosi con il fido bastone da passeggio. I suoi figli non emettono fiato. Il topo passeggia in cerchio, scrutando l'intera forma sottile di Michelangelo. Senza dir nulla, sfodera un veloce pugno proprio all'altezza del volto.
L'arancione lo para ancora con gli avambracci e le gambe.
"Solo per cinque minuti, contro i tuoi fratelli" emette, infine, sbalordendo tutti.
"Sul serio?" chiede Mikey: "Posso prendere a calci i miei fratelloni con cinque minuti ciascuno?".
Leo fa un passo avanti: "Non per mancarti di rispetto, maestro... ma dici che sia una buona idea?".
Splinter annuisce e picchiando il bastone in terra, Mikey e Donnie si mettono in posizione di combattimento, mentre gli altri tre restano in disparte.
"Cinque minuti. Yahmè!" e Splinter da il via.
Mikey e Donnie si studiano a vicenda... i loro sguardi sono molto concentrati. Mikey inizia a saltellare sul posto, mentre il genio spicca una breve rincorsa che parte con un gancio diretto alla spalla.
L'arancione ghigna e si accovaccia: attende che il fratello gli sia abbastanza vicino per sorprenderlo con una "ruota bassa". Posizionando la caviglia all'infuori, sostenendo il peso sull'altra gamba, Mikey colpisce il piede fraterno facendogli perdere l'equilibrio.
E uno è K.O.
"Mamma che botta!" piagnucola Don, massaggiandosi la nuca: "E io che volevo andarci leggero!".
Una volta aiutato il genio a issarsi su, Michelangelo guarda gli altri due fratelli increduli.
"Chi è il prossimo?!".
"Io!" esclama Raph, scrocchiandosi le nocche.
I due si posizionano frontalmente e Splinter da di nuovo il via.
Il rosso spicca un balzo e cerca di colpire Mikey con un calcio al petto; ignorando di non usare tutta la sua forza bruta, riesce a sorprendere l'altro. Per un attimo, Raphie avverte tutta la magrezza estrema del fratellino caduto in terra...
Pieno di paura per una possibile rottura dello sterno o di qualche costola, si avvicina.
"Con... continuiamo!" mormora Mikey, rimessosi in piedi.
Per quanto sia riluttante, Raph annuisce e attende una mossa. L'arancione, soggiogato dal dolore al petto, sfodera un facile pugno che il fratello para facilmente. Gli occhi miele del focoso ricadono sulla sua famiglia, la quale sembra implorarlo di perdere.
"Ok" pensa, lasciandosi colpire allo stomaco da un debole calcio...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Per quanto sia riluttante, Raph annuisce e attende una mossa. L'arancione, soggiogato dal dolore al petto, sfodera un facile pugno che il fratello para facilmente. Gli occhi miele del focoso ricadono sulla sua famiglia, la quale sembra implorarlo di perdere.
"Ok" pensa, lasciandosi colpire allo stomaco da un debole calcio...


Con quella mossa, Mikey perde l'equilibrio e carponi sul tatami beige (portato da Splinter), constata felicemente di aver "prevalso" su Raphie. In fretta si rialza e porge la mano al fratello che accetta.
"Mi hai battuto. Bravo!".
"Grazie, Raphie! Dici che un giorno potrò avere delle armi tutte mie?" chiede Michelangelo.
"Credo proprio di sì!" sorride il rosso, poggiandogli una mano sulla spalla: "Adesso ti tocca affrontare Leo. Concentrati".
Mikey annuisce e nota il rosso strisciare la mano contro quella del leader.
"Ben fatto, Raph. Siamo orgogliosi di te" sussurra quest'ultimo.
"Cosa non si fa per un fratello minore!" ghigna Raph: "Vacci piano con Mikey, però. Lo vedo barcollante".
"Grazie per avermelo detto, tigre" conclude l'azzurro, posizionandosi dinanzi all'arancione: "Hai battuto Don e Raph. Resisterai con me?".
"Sicuro!" esclama felice l'altro, ricoperto da uno strato di sudore: "Dai, combattiamo!".
Splinter da il via all'ultimo incontro, desideroso di vedere come se la cava il minore. I due fratelli partono all'unisono, con una serie di calci e pugni. Entrambi parano e contrattaccano abilmente.
I tre in disparte non riescono a staccar loro lo sguardo di dosso. E' difficile dire chi vincerà.
"Leo che ti prende?" rimprovera Mikey, eseguendo un calcio rotante: "Mettici più impegno!".
"Risparmia il fiato. Ti serve per combattere!" taglia corto Leo, schivando un pugno al braccio.
Quasi al limite delle forze, l'arancione inizia a manifestare i segni della stanchezza: il suo respiro è molto pesante e le perle di sudore colano lungo il volto, sfumando di una tonalità più scura la maschera.
Leo se ne accorge subito: "E' ora di fermarti. Sei stato in gamba, Mikey".
"N... no... de... vo... batterti...!" ansima l'altro, stringendo i pugni con rabbia.
Si scaglia contro un basito Leo, usando tutte le pochissime energie rimaste nel corpo; inizia con una serie di pugni, per poi eseguire una verticale per poter infrangere la barriera con gli avambracci di Leo, grazie a un calcio a piedi uniti.
Leo barcolla all'indietro e sgrana gli occhi quando il fratellino sparisce dalla sua traiettoria; la "vittima" si guarda intorno, ma quando si ritrova Michelangelo alle spalle, non è in grado di attutire una mossa un po' dolorosa.
Il 14enne gli afferra il braccio sinistro e solleva il fratello oltre il suo corpo, sbattendolo duramente in terra... con una vittoria vera! Increduli, Raph, Don e Splinter non sanno cosa dire se non complimentarsi.
Massaggiandosi il braccio strattonato, Leo sorride e Mikey lo abbraccia felicemente.
"Complimenti! Sei stato un valoroso guerriero!" gli dice, avvolgendogli le braccia sul guscio.
"E hai battuto Leo in 04:30 minuti! Record!" esclama Don, controllando il cronometro sul cellulare.
Mikey annuisce e continua ad abbracciare suo fratello... sentendosi molto stanco e come immerso nell'olio bollente. La sua vista si sdoppia e il cuore martella velocissimo, cercando l'ossigeno per sfamare i polmoni. Le gambe diventano troppo molli... il respiro, invece, un ronzi nelle orecchie...
"Michelangelo, sei molto caldo" dice Leonardo, avvertendo il fratellino scivolare dalla sua presa.
"Oh, no!" urla Raph, ormai compreso che Mikey è privo di sensei.
Posizionandolo supino sul tatami, Don inizia a visitarlo: "Il polso è molto veloce. Il sudore indica... che la febbre è a livelli critici!".
"Come può essere? Stava benissimo!" ringhia Raph, stringendo la mano bollente e tremante del fratellino.
"Dev'essere stato quando ha sudato e si è schizzato con l'acqua fredda della cascata... e il vento... e quando è rimasto solo con quella tovaglia!" quasi singhiozza Don.
"Portatelo nella sua camera!" ordina un quasi furente Splinter: "E' necessario intervenire!".
I tre annuiscono e Leo raccoglie Mikey in stile sposa, notando il calore che irradia la pelle. Don prende una ciotola d'acqua fredda e un panno dalla cucina, così come la borsa con le medicine.
Raph, invece, apre la porta della stanza, chiudendo finestra, persiana e tende, accendendo la luce.
Leo posa il fratellino sotto le coperte, accarezzandogli la guancia e sfilandogli la maschera, così come la cintura, le ginocchiere e le gomitiere.
Tutti sanno che questa sarà una lunga notte...

"E' come in passato... quando Mikey prese quell'influenza. Tossiva ma noi tutti credevamo in un qualcosa di passeggero. Poi, la febbre leggera è diventata sempre più alta... sino a mutarsi in polmonite. Abbiamo rischiato di perderlo... non voglio tutto questo di nuovo..." pensa Leo, seduto su una sedia, accanto al lettino del fratellino malato...

La tartarughina Mikey, di anni quattro, stava scarabocchiando con il suo Orsetto stretto al petto, quando la figura di sette anni di Leo gli comparve dinanzi, nel salottino.
"Ehi, fratellino! Io e gli altri andiamo a fare una corsetta nelle fogne. Vuoi venire?".
Mikey annuì felicissimo e seguì il fratello maggiore, il quale lo condusse facilmente al ritrovo spazioso dove aspettavano sia Don sia Raph.
"Chi arriva per primo alla grata che mostra New York sul mare, vince!" spiegò Raph.
I tre fratelli attesero il "tre, due, uno, via!" di Don e scattarono in uno sprint, dimenticandosi completamente che Mikey era già rimasto indietro.
Non ci impiegarono molto ad allontanarsi sempre più, saltando brevi corsi d'acqua sporca con facilità e a superarsi a vicenda. 
Michelangelo, purtroppo, timoroso perfino della sua ombra distorta dalla serie di luci sulle mura grige dei tunnel bombati, si rannicchiò a pallina, terrorizzato che la sua casa era troppo lontana e ora le tenebre regnavano sovrane.
Spaventatissimo, optò per proseguire e intravide un bivio, alla fine della galleria percorsa. In mezzo a un grande spiazzale dove l'acqua stagnante gli arrivava sino alle caviglie, Mikey guardò attento le tre entrate arcuate e oscure, poste dinanzi, sulle mura di mattoni grigi e screpolati.
"Cosa faccio?" biascicò, con le braccine strette sul petto.
Uno squittio di un topo nero con occhietti rossi lo spaventò quando gli passò accanto, sparendo in una piccola apertura di una delle mura, ad angolo. Mikey scelse la terza porta sulla sinistra, solo perché era parzialmente illuminata da un neon posizionato sulla cornice di mattoni.
Affrontando la sua paura, Michelangelo sperò di ritrovare i fratelli maggiori, già giunti al vicino punto vittoria, senza nemmeno un vincitore, poi. Erano arrivati contemporaneamente accanto a una spessa grata che affacciava un un canale di scolo molto alto, capeggiato da ciuffetti di erba smeraldo.
Da quella posizione e ignorando l'odore nauseabondo, New York appariva così chiara che dava l'illusione di poter essere stretta in una mano. Quei neri grattacieli si innalzavano maestosi contro il rosato/giallino/bluastro di un cielo al tramonto.
"Siamo arrivati!" ansimò felicemente Donnie, sedendosi sul marciapiede, accanto alla grata.
Leonardo saltellò nell'acqua sino alle caviglie, racchiusa in due marciapiedi, a destra e a sinistra. Annuì e guardò Raph aggrappato alla grata per osservare bene la città.
Come un campanello d'allarme, la tartaruga guardò la svolta del percorso verso sinistra, sperando che Mikey stesse arrivando. Era tutto troppo silenzioso senza di lui. 
Non vi erano luci in quel tratto fognario. L'illuminazione giungeva dal cielo o dai lampioni posizionati sull'autostrada appena sopra quella grata. Era quasi sera e sicuramente il maestro Splinter si sarebbe accorto della loro assenza, proprio perché la sua meditazione sarebbe finita da un momento all'altro.
"Dov'è Mikey?" gracchiò, lasciando cadere le spalle.
I due fratelli si voltarono, perplessi. In effetti, il loro fratellino mancava e nell'assoluto silenzio, interrotto solo da plin dei tubi in condensa in piccole pozzanghere, non si udiva alcuno scalpitare.
Don deglutì e si avvicinò alla fine ad angolo del tunnel, guardando l'oscurità: "Non lo vedo! Forse non ha retto il nostro passo!".
"COSA?!" esclamò Raph, a pugni stretti: "Dobbiamo ritrovarlo! Immediatamente! Papà ci punirà se scopre che abbiamo perso Mikey!".
Leonardo e i suoi fratelli corsero rapidi nello stesso tunnel percorso in precedenza e al contrario...
Nel frattempo, il giovane Mikey era giunto in uno stretto tratto fognario, dall'alto soffitto avvolto dalle tenebre. Singhiozzante, udì un rumore costante nei suoi pressi e una specie di corrente gelida alle sue spalle.
"Che cos'è?" fece il piccolo, adocchiando la provenienza del suono: "C'è una ventola!".
Un grosso ventilatore a pale metallizzate fungeva come estrattore meccanico per allontanare i fumi nauseabondi delle fognature. La corrente era forte per Mikey e anche troppo gelida.
Il piccolino, spaventato da quel costante girare, preferì avanzare. Non fece nemmeno in tempo a mettere un piedino su delle intercapedine al suolo che un forte getto di vapore caldo lo investì a pieno.
"PAPA'!" urlò, correndo alla cieca per poi inciampare in alcuni rifiuti e schiantarsi in una pozzanghera gelida: "PAPA'! AIUTAMI!".
Ma non c'era nessuno. Mikey si rialzò tremante e proseguì ancora, stringendosi le manine sul cranio bagnato, per proteggere dagli sbuffi di vapore bollente, proveniente da alcune valvole di sfogo dei generatori di corrente elettrica per varie turbine...
I ragazzi stavano ancora cercando senza sosta, ma alla fine furono costretti a gettare la spugna. Stanchi, sudati e terrorizzati, non erano certamente pronti a dare la triste notizia al sensei. Erano dinanzi alla porta d'entrata e Leo la spinse per entrare.
Splinter era seduto al centro del salottino, con una tazza di te' e tre biscotti. Sembrava ancora in meditazione e i bambini sperarono di poterla fare franca.
"Vi siete divertiti la fuori, figlioli?".
I tre gelarono e stoppandosi dal raggiungere la loro cameretta divisa, s'inginocchiarono con il capo abbassato, mentre Splinter si alzò e li osservò.
"Maestro... abbiamo ignorato la regola di non lasciare la tana..." iniziò Leo: "Ma...".
"Dov'è Michelangelo?".
Raph strinse i pugni sulle cosce, notando l'ombra paterna sempre più vicina.
"Ec... ecco..." balbettò Donnie, raccontando della perdita del bambino.
"CHE COSA?!" urlò il sensei, con il pelo ispido alla fine del racconto: "Siete degli irresponsabili! Come avete potuto perdere vostro fratello? Soprattutto quando è così piccolo! Sono molto deluso da tutti voi e...".
Un cigolio. Passi lenti, un respiro incostante, scosso da singhiozzi appena udibili. Splinter si voltò, come gli altri, spalancando lo sguardo castano ristretto sino a pochi secondi fa. Con il cuore martellante, lo videro...
"MICHELANGELO!" esclamarono, accorrendo per abbracciarlo.
Il bambino aveva il volto rigato dalle lacrime, il corpo bagnato così come la maschera fradicia. C'era un po' di sporcizia sul corpicino ma questo non fermò l'abbraccio di gioia paterno. Splinter, infatti, lo strinse al petto, sfilandogli immediatamente la cintura e la maschera.
"Figlio mio! Sono così felice che tu abbia ritrovato la strada di casa!".
"Mikey, scusaci!" esclamarono i tre fratellini, scoppiando a piangere.
Il piccolino ebbe il tempo solo di sorridere, prima di scoppiare in un eccesso di tosse mucosa che spaventò tutti quanti. Il sensei gli fece subito un bagno caldo, lo nutrì con del latte caldo e lo infilò a letto...
Ma le cose non migliorarono, purtroppo. La disavventura di Michelangelo era sfociata in tosse e febbre, ma la cosa che maggiormente preoccupava era che il termometro segnava sempre il 40,2 gradi.
"Papà...?" chiese Leo, fermo sulla camera paterna, con la luce alle spalle: "Come sta Mikey?".
"Male, figliolo... Se la febbre non si abbasserà, Michelangelo non supererà la notte...".
Leonardo scoppiò in lacrime e dando la terribile notizia anche agli altri, fecero la promessa di proteggere sempre il loro fratellino...

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


E' buio. Fuori il temporale ulula con il vento e romba con i tuoni. Lo scroscio della pioggia è l'unico suono che si ode mentre batte contro i vetri delle finestre. I lampi catturano velocemente immagini buie, rischiarate da viola e bianco.
Leonardo sa che che sono le 01:30 ma non vuole dormire. Lui deve vegliare su Michelangelo; afferra il panno e lo immerge nell'acqua della ciotola, riponendolo sulla fronte del minore. Sentendo un gemito e il respiro affannato, l'azzurro stringe la mano del fratellino.
"Sono qui, Mikey. Non ho intenzione di lasciarti".
L'arancione volta il capo dall'altra parte, iniziando a tossire con profondi sibili mucosi, provenienti dai polmoni. Gemendo in lacrime, il suo respiro si fa appena percettibile. Spaventato a morte, Leo corre a chiamare la sua famiglia.
"NO! NO! NO!" urla un Leo dagli occhi riempiti di lacrime, raggiungendo la camera di un un Don appisolato sulla sedia e lo scuote.
"Mmh... Dai, ho sonno...".
Leo intensifica la presa, allora: "Don, svegliati! Mikey sta peggiorando!".
Inutile dire che il viola scatta letteralmente sulla sedia: "Lo sapevo, dannazione! Leo, chiama gli altri! Dobbiamo intervenire subito!".
Separati per portare a termine i compiti, il viola raggiunge la camera del fratellino, accendendo la luce, solo per trovare Mikey stringere le coperte e piangere sotto il peso della febbre.
"Mikey, sono qui!" esclama il viola, scoprendogli il corpo avvolto dal sudore: "Non va bene! La febbre è troppo alta! E in poco tempo!".
"Figliolo!" chiama Splinter, seguito da Raphie e Leo: "Com'è la situazione?".
Don mette un termometro sotto l'ascella destra di Mikey, asciugandogli il sudore con il panno.
"Sta peggiorando, sensei. Il suo sistema immunitario è praticamente nullo. La passeggiata è stata un errore!" ringhia, riprendendo il termometro: "Oltre 40!".
"COSA?!" urla Raphael: "E' troppo alta! Che cosa facciamo?".
"Un bagno di acqua fredda per abbassare la temperatura... e chiamare April e Casey per delle medicine più potenti" spiega Don.
"Questa non è semplice febbre, vero?" chiede Leo, con un tuffo al cuore.
"No, infatti" mormora Don, sospirando: "Questa è polmonite virale!"...

Alternando cinque minuti in un'ora, Mikey è costretto ad avvertire il freddo dell'acqua contro il suo povero corpo, piagnucolando nel sonno. Ogni colpo di tosse si trasforma in una sorte di incendio nei suoi polmoni e la gola arde dolorosamente.
"Michelangelo, figlio mio... devi svegliarti..." chiama un triste Splinter, seduto sul bordo della candida vasca, in tono ai sanitari e mattonelle.
L'arancione continua a respirare raucamente, soggiogato da un dolore al petto e ai polmoni.
Leo ritorna in possesso di alcuni grossi asciugamani bianchi per avvolgerci il corpo del fratellino.
"Don ha già chiamato April. Dice che può recarsi in ospedale" spiega l'azzurro.
"Era sveglia?".
"Sì. Stava mettendo a posto le numerose cose nel suo negozio" conclude Leo.
"Molto bene" sospira Splinter: "Togliamo Michelangelo dall'acqua".
Leon annuisce e prende in braccio il minore, asciugandolo; ignorando i violenti colpi di tosse e i singhiozzi, lo porta nuovamente in camera, dove Donnie si è appoggiato alla finestra e Raph al muro, a braccia conserte.
"Quanto pensi che arriverà April?" chiede Raph, osservando il fratellino dalle guance rigate: "Sta soffrendo come quando aveva quattro anni...!".
"Direi che dovrebbe essere qui alle 06:30..." sospira Don: "Mikey avrà bisogno anche di un inalatore".
"Problemi respiratori, forse?" chiede Leo, spalancando gli occhi.
Don rimette il termometro sotto l'ascella di Mikey: "Non proprio. Ma con questi colpi di tosse non riuscirebbe a respirare regolarmente".
"E' messo peggio del previsto..." ringhia sottovoce Raphael.
"L... Leo..." chiama dolorosamente Mikey, schiudendo appena gli occhi vitrei.
"Sono qui, fratellino".
"F... fa male..." mormora: "N... non voglio morire...".
Don si mordicchia il labbro inferiore e cercando di soffocare un singhiozzo, una lacrima solitaria sfugge, cadendo sul naso dell'arancione.
"N... non morirai! Ce l'hai fatta dieci anni fa e ce la farai ancora!" quasi urla.
Mikey lascia sfuggire delle lacrime, mentre la tosse sembra strappargli l'anima dal corpo; stringe fortemente la mano del sensei, ormai vicino al sonno... definitivo.
Mikey, no! Non addormentarti, ti prego!" implora Leonardo: "Dai, combatti!".
"Hai vinto con noi! Puoi farlo anche con la polmonite!" aggiunge Raphael.
Don prega interiormente che April possa sbrigarsi... prima che sia troppo tardi. Il termometro segna ancora quaranta, purtroppo... e questo non è affatto un buon segno...

Lentamente, l'alba temporalesca lascia spazio a un cielo grigiastro, con alcune strie cobalto, ma nuove nubi cariche di pioggia iniziano ad addensarsi in esso. Il vento soffia forte e nessun uccello osa cantare.
Sono quasi le 06:30...
In casa Hamato, Leo, Don e Raph si sono appisolati stancamente in terra, contro il muro, tormentati da incubi sulla perdita di Michelagelo. Quest'ultimo riposa dolorosamente, sorvegliato da un cupo sensei, seduto accanto.
"Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo..." pensa il topo, accarezzando la guancia bollente di Mikey: "Mio povero bambino... resisti...".
In quell'istante, un continuo bussare si abbatte sulla porta d'entrata, svegliando di colpo i tre 17enni, i quali estraggono le loro armi. Splinter fa cenno loro di andare a controllare, mentre lui continuerà a vegliare sul figlio bambino.
Leo s'inchina, imitato dagli altri e scendono le scale del corridoio buio, raggiungendo il pian terreno.
Ancor prima che possano comprendere chi siano, il cellulare di Don s'illumina e squilla con un motivetto simpatico.
"Pronto?" risponde il genio, impugnando il Bo nella sinistra: "April, sei tu? Come? Stai bussando alla porta? Ok, ti apriamo!".
Leonardo sblocca la serratura con quattro girate in senso antiorario; sull'uscio ecco che intravedono due figure nere. Raph accende l'interruttore della luce e i volti di April e Casey acquistano le loro sembianze. Entrambi hanno un impermeabile blu addosso e la donna stringe una borsa di cuoio al petto.
"Ci dispiace avervi fatto attendere molto..." si scusa Leo: "Non immaginavo foste voi".
"Non vi preoccupate" sorride April, ormai all'asciutto: "Non appena Don mi ha chiamato, spiegandomi di Mikey, mi sono precipitata immediatamente all'ospedale più vicino".
"Dov'è ora Michelangelo?" chiede, poi, Casey.
"E' al piano superiore con il sensei" risponde Raph, iniziando a salire le scale...

Mikey non fa che peggiorare... Splinter inizia a perdere le speranze... ancor prima che le lacrime possano sfuggire dai suoi occhi castani, sulla porta compaiono i suoi figlioli e i due amici umani.
Il suo cuore batte all'impazzata, senza decidersi se fra la felicità o il dolore.
"Salve, maestro Splinter" salutano i due, adocchiando un Mikey in un bagno di sudore.
"Sembra ancora più piccolo dell'ultima volta che l'ho visto..." mormora April, con fare materno.
"Qual è il problema stavolta, ragazzi?" domanda Casey, con evidente dispiacere.
Don sospira e stringe gli avambracci con rabbia: "Polmonite virale".
"E' terribile!" geme April, con occhi lustri: "Ci avete raccontato che Michelangelo è diventato cagionevole dopo una polmonite, a quattro anni".
"Sì, purtroppo" annuisce Leo: "Ci auguriamo anche che... ciò non arrechi più danni dei presenti".
"Questo si vedrà dopo che l'avrò curato con i farmaci di April" risponde Don, prendendo la borsa in questione dall'amica.
"Hai bisogno di noi?" formula Raph, guardando ancora il fratellino.
"Per ora no..." ringrazia il genio: "Ma quando avrò finito, sì".
"Andiamo figlioli" conclude Splinter, spingendo i presenti fuori la porta: "Lasciamo lavorare Donatello".
Il genio sorride e non appena la porta si chiude, una voglia irrefrenabile di piangere lo fa crollare sulle ginocchia, singhiozzando con la mano di Mikey sulla sua guancia.
"Dipende da me..."...

Una settimana. 
Sono trascorsi sette giorni da quando Mikey è diventato la povera vittima di una polmonite virale; in quelle 168 ore, il piccolo 14enne non si è mai svegliato e con quelle costanti iniezioni di medicinali potenti, la febbre si è abbassata sino ai 37°.
Beh... sempre alta, comunque. E' risaputo che la temperatura normale delle tartarughe mutanti è di 34°.
Splinter, i ragazzi e i due amici si sono alternati i turni per vegliarlo continuamente... la tosse è cresciuta selvaggia, ma con i medicinali è diventata meno frequente. La tensione è presente in ogni momento... così come la paura di perdere la luce della famiglia...
Una domenica mattina, il sole inonda di calda luce ogni camera e Splinter non può fare a meno di sorridere un po' al riflesso argenteo dei suoi ispidi peli. Le 10:30 e la casa è molto silenziosa...
Leo, sveglio già da qualche ora, continua a fissare distrattamente le nubi bianche nel cielo. I raggi del sole illuminano appena il suo stomaco, ma egli non se ne cura. Con la mente offuscata da mille pensieri, si volta solo per raggiungere il suo fratellino inconscio.
"Fratello..." mormora, sedendosi sul bordo del letto: "Voglio vederti sveglio, sorridente... tutti noi vogliamo sentire le tue risate...".
La porta si apre, rivelando un Raphie dagli occhi rossi di pianto: "Il maestro Splinter mi ha chiesto di darti il cambio. C'è del tè che ti aspetta".
"Ok. Grazie per avermi informato" sospira l'altro, con un sorriso sbilenco.
Come Leonardo lascia la stanza, Raphael si strofina la nuca e si siede sul bordo destro del letto, accarezzando la fronte calda del suo pallido fratellino.
"Mi devi la rivincita, sai?" mormora con voce incrinata: "Non sono uno che accetta la sconfitta facilmente. E poi sì... ti voglio talmente bene che solo ora mi rendo conto di quanto vuota possa essere la mia vita senza di te".
Un gemito... un colpo di tosse. Gli occhi di Raphael sgranano quando intravede i segni di risveglio di Michelangelo. Indeciso se chiamare o no gli altri, egli stringe la mano del minore, restandogli accanto.
Due vitree sfere azzurre compaiono su un pallido verde mare. Gli occhi di Michelangelo, dopo una settimana, si riaprono, con grande gioia del rosso. Deglutendo appen, l'arancione tenta di parlare, ignorando il dolore alla gola, al petto e ai polmoni.
"Mikey... sei sveglio?" chiede timoroso Raphael.
"L... lo so... no..." articola faticosamente l'altro, mentre le lacrime mutano il piccolo sorrido in una smorfia di dolore.
Raph, preso dalla paura, corre a chiamare gli altri, i quali non tardano di certo a raggiungere il piccolo raggio di sole. Una volta che Don, cancellate le lacrime di gioia con il pollice, lo visita immediatamente, controlla ogni fattore importante.
"La temperatura è di 36°... è un po' disidratato, ma percepisco la gola un po' gonfia. Con Leatheread dovremo vedere i suoi polmoni...".
"Mikey, come ti senti?" chiede Leonardo, aggiustandogli le coperte sul corpo.
"Male... qui..." risponde, indicando il petto, come previsto dal genio.
Lo sguardo azzurro dell'arancione vaga e si posa su quello altrettanto celeste di Casey.
"Ti ricordi di me, amico? Sono Casey. Casey Jones".
"No, mi spiace..." ammette l'altro: "Ricordo un po' April e Leatheread...".
"Avremo modo di rivederci più spesso, è una promessa. Magari, intorno a una bella pizza!" sorride il vigilante Casey.
"Mi spiace, ma il nsotro fratellino segue una dieta particolare... non può prendere lattosio intero, zuccheri complessi o sale normale" spiega Raphael.
April abbraccia la piccola tartaruga: "Sono molto felice di rivederti sveglio, Michelangelo...".
"Grazie, April!" sussurra l'altro, tossendo e sbadigliando.
"Direi che sia meglio lasciarlo riposare un po'... e dopodomani partire per tornare a casa... non ha più senso restare qui" propone Donatello: "Tu che dici, Mikey?".
La risposa dell'interpellato è un respiro morbido di un sonno finalmente tranquillo...

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Epilogue ***


Superato lo shock di una polmonite virale letale, l'intera famiglia Hamato, April e Casey tornano finalmente a New York. Salutandosi esattamente dinanzi al Second Time Around; il Battle Shell, guidato da Raphael, fa ritorno al vecchio magazzino abbandonato della 39esima.
Una volta che le doppie porte dell'ascensore ovoidale si aprono, le tartarughe avvertono finalmente la tanto mancata "puzza di casa". Mentre Don chiama Leatheread per una radiografia polmonare per Mikey, gli altri iniziano a disfare i bagagli.
"Felice di essere a casa, fratellino?" chiede Raph, notando Michelangelo disegnare alla scrivania della sua cameretta.
"Sì e no" risponde, senza alzare gli occhi dal foglio: "Ammetto che mi sono divertito in campeggio, imprevisti a parte... ma mi dispiace essere tornati a casa, per quando non mi lamenti".
"Come sei complicato" ironizza il rosso: "Ad ogni modo, Leatheread verrà stasera".
"Don ha fatto in fretta..." mormora Mikey, tossendo un po': "Quanto sono stupido! Devo aiutarvi a risistemare il tutto dalle valige!".
"Non preoccuparti. Ci abbiamo già pensato noi. La roba non era moltissima, quindi ci siamo sbrigati subito" spiega Raphie: "Qualcosa non va?".
Mikey mette sulla scrivania la matita: "Avrei preferito morire2.
"Co... cosa?" balbetta incredulo l'altro.
"Credi che non lo sappia? Sono così delicato... sono anni che seguo uno stile di vita su misura. Non posso mangiare una semplice pizza, non posso allenarmi... non mi sento neppure un ninja... non ho le mie armi... sono sempre malato! CHE RAZZA DI VITA!".
Sentendo i singhiozzi, Raph lo abbraccia strettamente, consapevole che gli altri sono sulla soglia della porta.
"E tu credi che se fossi morto, saremmo stati meglio? Io non credo proprio. Saremmo stati vuoti, tristi e la nostra vita non avrebbe avuto più un senso" gli spiega.
"Io sono frustrato! La mia vita sarà sempre così!" esclama l'altro.
"Forse è vero..." aggiunge Don, unendosi con Leo e Splinter all'abbraccio.
"Ma noi siamo una famiglia, figliolo" continua il topo.
"E come tale ti rimarremo sempre accanto, nella buona e nella cattiva sorte" completa Leo.
Improvvisamente, Mikey trema... i suoi singhiozzi si tramutano in un crescendo di risate contagiose. Stringendogi maggiormente a Raphie, costringe a ridere anche gli altri.
"E io vi dichiaro marito e moglie!" esclama: "Leo, hai per caso assistito a un matrimonio?".
Capendo il riferimento a "buona e cattiva sorte", tutti ridono...

Come annunciato, verso le 18:08 Leatheread fa visita ai suoi amici, i quali raccontano della terribile disavventura di Michelangelo. Il coccodrillo prende mentalmente nota della malattia e nel laboratorio di Don, un grosso macchinario di metallo viene acceso per la radiografia.
Mikey viene fatto posizionare contro un pannello di metallo, dapprima di guscio, con le braccia alzate e poi di profilo. Con un flash, le radiazioni trapassano due volte il suo corpo.
Leat elabora le informazioni binarie per via pc, stampando le lastre in negativo; posizionandole contro luce, egli identifica la presenza di "focolai parenchimali ed infiltrativi in atto".
"Il cuore è in asse e nei limit. Il diaframma è regolare" diagnostica Leatheread: "Ma queste cicatrici avranno bisogno di molte medicine per guarire. La polmonite ha danneggiato il 35% dei polmoni".
"Ed è grave?" chiede preoccupato Splinter.
"Solo per la respirazione. Con una terapia di un mese, la situazione migliorerà!".
Tutto sommato, il danno è meno grave del previsto... Mikey sa che dovrà sempre assumere medicine... ma non gli importa più di tanto... ha la sua famiglia, l'amore e amici sinceri...

Leonardo, Raphael e Donatello costeggiavano il lato del futon dove Michelangelo giaceva mollemente, quasi vicino alla morte. Splinter era così amareggiato della situazione declinante che aveva perso del tutto ogni più remota speranza di salvezza.
Il bimbo era pallidissimo, quasi cadaverico, a malapena si intravedeva il petto muoversi e il sudore sul suo corpo indicava la febbre ancora aggressivamente alta.
"Non ci sono parole per descrivere cosa abbiamo commesso..." mormorò Leo, inginocchiato e con lo sguardo basso: "Siamo stati degli egoisti. Abbiamo disubbidito e fatto del male al nostro fratellino".
"Quello a cui più teniamo" proseguì Donnie, con le lacrime sulle guance.
"Il nostro piccolino" fece Raph.
Splinter li guardò, per poi rendere ancora umido il panno sulla fronte del cucciolo moribondo. I bimbi di anni sette erano così frustrati, spaventati e addolorati.
"Perdonami, Mikey..." iniziò Raph, appoggiando la fronte su quella di Mikey: "Ti ho sempre trattato male, come un cane. Solo ora so che sei troppo prezioso per me".
Le lacrime sembrarono unirsi ai singhiozzi di Donnie: "Non posso credere di averti sempre ignorato, rifiutandoti spiegazioni per qualcosa a te nuovo".
"Sono il più grande di tutti noi. Sono stato io a metterti in questo pasticcio" gemette Leo, prendendo la manina del minore: "Mi... distrugge il cuore vederti così".
Splinter sospirò e alzandosi, avvolse le sue braccia sui gusci dei cuccioli, permettendo loro di singhiozzare nel kimono. Guardò Michelangelo e una lacrima corse lungo il suo pelo.
Era quasi mezzanotte. Se Mikey sarebbe morto?
Nel dolore totale, contornato da grida di disperazione e fiumi di lacrime, un piccolo colpo di tosse si udì nella stanza semivuota del maestro, la cui luce proveniva da una serie di candele sistemate su un mobiletto di legno, alla destra di Mikey.
Donnie sbatté gli occhi, strofinandosi gli occhi arrossati. Si voltò meccanicamente verso Mikey e notò la manina contrarsi.
Incredulo, tirò il kimono paterno: "Mikey si è mosso! Mikey si è mosso! E' sveglio! E' vivo!".
Il sensei premette subito la mano sulla fronte del cucciolo, ascoltando i battiti cardiaci con l'altro palmo. Sorrise ampiamente quando un altro colpo di tosse si manifestò con la schiusura degli occhi vitrei del bambino.
"MIKEY!" esclamarono i tre fratelli maggiori, abbracciandolo: "SEI VIVO!".
Il cuccioletto sorrise e strinse la manina a ognuno della famiglia, potendo così tornare a dormire, senza più il dubbio di un non risveglio.
"Ti promettiamo che ti proteggeremo sempre, non importa cosa, a costo della nostra vita, Otouto. Arigatou, Michelangelo"...


"Arigatou, fratello adorato. Domani è un nuovo giorno..."...

The End

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2514340