Forgotten at home

di E M M A
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Epilogo finale. ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


Natale è alle porte, e a casa Penn ormai, quasi tutta la famiglia è al completo. Staci, Daphne e Carmen Penn, le cugine di Laney, con i loro genitori erano arrivate da una mezz'oretta circa, Daniela e Vincent, gli zii della rossa, con la sedicenne Eleanore, erano arrivati da due giorni
-Laney tesoro, chi manca?- chiese dolcemente la madre, erano talmente numerosi in famiglia, che aveva scritto una lista con tutti i partecipanti al viaggio che avrebbero fatto tutti insieme
  1. Staci. Sì
  2. Daphne. Sì
  3. Carmen. Sì
  4. Zia Ally e zio Mauro. Sì
  5. Zia Daniela, zio Vinny. Sì
  6. Eleanore. Sì
  7. Zio March, zia Alex, e i gemelli...
  8. Nonno e nonna
-Mancano solo i nonni, zio March, zia Alex e i gemelli!- esclamò la rossa quasi urlando, avendo più di dieci persone in casa, ed era difficile farsi sentire.
Laney non era mai contenta quando si riuniva tutta la famiglia, alcuni soggetti proprio non li sopportava.
Staci, Daphne e Carmen ad esempio, erano le cugine quindicenni, tre dive allucinanti, viziate, cattive, antipatiche... un trio insopportabile!
Mauro, era il fratello di suo padre, per questo portavano lo stesso cognome, cresciuti insieme, era molto estroverso e infantile, cercava in tutti i modi di piacere alla sua adorata nipotina Laney, con scarsi risultati, forse proprio a causa del suo animo spensierato. Ally, sua moglie, era una donna gentile e di animo buono, semplice e sofisticata, molto femminile, ma allo stesso tempo vivace e trasgressiva, nulla a che vedere con le persone di quella monotona famiglia, in cui si era inserita tanto bene. Era una delle poche ad aver suscitato un leggero interesse, nei confronti della permalosa ragazza dai capelli rossi.
Lo zio Vinny, era il fratello di sua madre, perciò il loro cognome non combaciava, e di questa diversità Laney non poteva essere più felice, non che lo odiasse, anzi, lui le piaceva, anche se a volte poteva essere permaloso, brontolone e un po' rompi scatole, ma in modo dolce, insomma, una volta che entri nelle sue simpatie, si farebbe in quattro per te. Ama la musica, ed era stato proprio lui ad insegnarle a suonare il basso. Quindi il loro rapporto era... sì... ok!
Quelle che invece non sopportava minimamente erano sua zia e sua cugina.
Eleanore, era tre volte peggio di Staci, Daphne e Carmen messe insieme, era la sedicenne adolescente della famiglia, anch'essa insopportabile. Una figlia unica viziata, arrogante ed esageratamente strafottente.
Sua madre, identica a lei, si crede una diva di Hollywood, una di quelle con i capelli cotonatissimi, e con la faccia chirurgicamente rifatta. Daniela e suo zio, si erano conosciuti quando Eleanore aveva già tre anni di vita, perciò niente sangue in comune!
In quanto allo zio March e alla zia Alex... beh... loro erano forti, già, erano... Alex in realtà era la sua madrina di battesimo, ma chiamarla "zia" la rendeva felice, sempre meglio che chiamarla "Alexmadrina", come faceva da piccola.
Lei amava viaggiare, visitare posti, e aveva preso il vizio di portarle sempre qualcosa dai luoghi in cui andava, erano quelli i tempi in cui l'adorava. Poi un giorno conobbe March, aitante marinaio di una nave turistica, e fu a quel punto che rimase incinta, e la sua vita cominciò a sembrare una telenovela spagnola di basso livello, di quelle che conciliano la nausea ad una come Laney. Per non parlare poi della grande sorpresa, lei non volendo conoscere il sesso del bambino, durante il travaglio si ritrovò a partorire tre gemelli, tre piccoli diavoletti riccioluti, e ovviamente, era a Laney che toccava fare da baby sitter, durante le loro visite.
Nonno e nonna Penn erano i peggiori...
Lei, dall'apparenza sembra una normale nonnina, ma in realtà è una macchinetta spara-cazzate più astronomica di... qualsiasi cosa! Si inventa storie anormali ogni volta che stanno insieme ed, essendo la più piccola, era lei a doversi subire tutte le dimostrazioni d'affetto di sua nonna, (pizzicotti sulle guance, moine, ecc...).
Suo nonno invece era molto diverso, distaccato e menefreghista, buono solo a giudicare e ad offendere, cosa che non giovava affatto alla sua autostima. Ma Laney cercava comunque di non badarci troppo.
-Ehi!- esclamò gioiosa sua madre in un saluto, abbracciando Alex e March, mentre i tre gemelli di tre anni, fecero eruzione in casa, correndo e distruggendo qualsiasi cosa si presentasse sul loro cammino, letteralmente.
-Guardata pel di carota! Prediamola!- esclamò il riccioluto castano puntandola, odiava quando la chiamava così, i suoi capelli erano rossi non arancioni, ma non poteva mettersi a discutere su questo con dei bimbi, a cui in teoria "dovrebbe" voler bene
Laney salì di corsa le scale, entrò in camera e li chiuse la porta in faccia, rigirando la chiave nella serratura. Tre anni... avevano solo tre anni...
Si affacciò alla finestra
-Cavolo... è Natale e io sono bloccata qui, con sti tizzi!- il suo cellulare comincio a squillare, la rossa si butto sul letto guardando il dispaly, su cui c'era la foto di Corey e il suo nome scritto in lettere cubitali. Non ci pensò due volte e rispose subito, l'unica cosa che l'avrebbe fatta sorridere era lui...
-Corey!- esclamò
-Ehi Lanes!- la salutò lui con entusiasmo -Come va con i tuoi parenti?- chiese. Aspetta, lui si era ricordato di quello che gli aveva detto tempo fa? E l'aveva chiamata solo per sapere come stava? Che... dolce da parte sua... la lasciò senza parole
-Emh... sì... va bene più o meno...- disse incerta, in realtà non andava affatto bene, avrebbe passato una settimana lontana dai suoi amici per stare con gente che sopportava a malapena... quindi no... non andava bene affatto -In realtà... non proprio...- confessò
-Tranquilla, Natale passa in fretta!- e aveva ragione. Tra due giorni sarebbe stato Natale e visto che era arrivato così in fretta, sarebbe passato ancora più velocemente...
-Okay Core... Ci sentiamo..!- lo salutò dolcemente, accorgendosi che ormai doveva essere ora di cena
-Ciao pulce..!- rispose lui chiudendo la conversazione. "Pulce" lo ha sempre odiato, ma se era Corey a chiamarla così, questo stupido nomignolo riusciva persino a piacerle.
Sua madre la chiamò, e a quel punto, dovette scendere per forza. Scese le scale di corsa, raggiungendola in cucina
-Laney, ti siedi tu con i bambini?- la rossa rivolse uno sguardo al tavolo su cui si erano seduti i tre gemelli, che litigavano per l'ennesimo, stupido, motivo
-Ho qualche scelta?- chiese ironica, mentre l'aiutava a sistemare i dodici bicchieri sul grande tavolo allestito per la cena
-No amore, non credo- la ragazza alzò le spalle, sarebbe toccato a lei fino a che non fossero stati abbastanza grandi per versarsi la zuppa addosso da soli, senza l'aiuto di Laney. La cosa triste è che lei sapeva che in un modo o nell'altro, quelle tre pesti le avrebbero fatto qualche orribile scherzo, sospirò sconsolata
-Va bene...- rinunciò.
-Chiama le tue cuginette, è pronta la cena!-
Appoggiò l'ultimo bicchiere davanti a suo nonno, lui mormorò qualcosa in modo sgarbato, ma lei non lo ascoltò, si diresse in salotto dove il trio di quindicenni piangeva di fronte alla televisione
-Ehi... è pronta la cena...- disse scocciata incrociando le braccia, cosa guardavano di così deprimente da riuscire a farle piangere in questo modo?
-Arriviamo...- disse la ragazza seduta in mezzo alle altre, aveva i capelli ricci e arancioni, che stonavano incredibilmente con la grossa montatura degli occhiali blu, Laney alzò le spalle e passò oltre, ma prima di andare nell'altra stanza sbirciò la televisione: riconobbe il volto di Leonardo di Caprio.... Titanic? Lo aveva visto mille volte, e non aveva mai pianto... Ma lei non era come loro... (per fortuna).
-Eleanore?- la chiamò. La ragazza dai capelli mossi ramati, se ne stava davanti allo specchio del bagno, sistemandosi il capelli, sbattendo le lunghe ciglia e facendo strane smorfie con la bocca, simili a bacini, verso suo riflesso. Era lei la persona con cui avrebbe condiviso la stanza in hotel? Laney ruotò gli occhi, e tossì un paio di volte per attirare la sua attenzione
-Disturbo?- chiese ironica
-Cuggi! Cosa c'è?- domando entusiasta senza rivolgerle il minimo sguardo
-Non vieni a mangiare..?- continuò. La cugina stava per rispondere quando il suo cellulare cominciò a squillare, la zittì mettendole una mano davanti alla faccia, poi rispose al cellulare. Salutò una sua amica dall'altra parte della cornetta, urlando il suo nome con una voce talmente stridula da traforare i timpani della rossa, che chiuse la porta del bagno e tornò in sala da pranzo.
-Eleanore sta arrivando- disse rivolta agli "adulti", poi si sedette accanto al cuginetto dai riccioli neri, forse quello meno cattivo del gruppetto, forse uno dei pochi a cui avesse mai avuto l'impressione di volergli bene.
-Dammi la coca cola!- esclamò, visto che anche allungando le mani verso la bibita, non riusciva a raggiungerla
-Tieni..- rispose dolcemente Laney versando il contenuto nel bicchierino blu di plastica, già forse non era così male...
Ma poi quel piccolo diavolo lo versò sui suoi pantaloni, creando un'enorme macchia marrone sui pantaloni rossi, no, mai gli avrebbe voluto bene
-Ehi faccia da scema! Te la sei fatta sotto!- esclamò il riccioluto biondo, lei si alzò di scatto guardando i suoi poveri pantaloni
-ADESSO BASTA!- sbottò di colpo, raggiungendo e superando il limite della sua pazienza -SAI CHE VI DICO PICCOLI MOSTRI? VE LO PULITE DA SOLI IL MOCCIO DAL NASO!- la sua reazione li spaventò, tanto che gli occhi dei tre si riempirono di lacrime, ma lei se ne frego, e tornò in camera sua.
 
-Non sopporto la mia famiglia!- scrisse in un messaggio che poi inviò a Corey, che rispose dopo alcuni secondi
-Perché?-
-Sono tutti insopportabili... tutti! A volte... se non assomigliassi così tanto a mia madre... penserei di essere stata adottata...- non aveva mai detto ciò che realmente pensava, ma era troppo stanca e arrabbiata per tenersi dentro i suoi sentimenti
-Andiamo, non può essere così grave...-
-Oh... tu non ne hai idea...-
-Vuoi che vanga lì a farti compagnia?- quel messaggio la lasciò un po' perplessa, stava seriamente parlando con Corey? Sembrava così... disponibile e... dolce. Rifletté seriamente sulla sua proposta, ma era già tardi... che peccato, avrebbe tanto voluto vederlo in quel momento
-No dai... mi basta che domani mi vieni a salutare!-
-Okay, allora a domani!-
-A domani- chiuse la conversazione, si infilò nel suo pigiama verde, e si addormentò, lasciandosi la sua odiosa famiglia alle spalle.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Il mattino seguente Laney si svegliò stranamente da sola, lei era più solita a farsi ripetere le cose svariate volte da sua madre, prima di alzarsi.
Si sedette sul letto stropicciandosi più volte gli occhi ancora appiccicati dal sonno. Si cambiò indossando la sua t-shirt gialla, sotto la sua canottiera nera e verde, si infilò i pantaloni rossi puliti, e gli stivali neri.
Andò in bagno, si pettinò i capelli rossi tirando indietro il ciuffetto ribelle con la molletta gialla, come ultimo passaggio del suo rito mattutino, si passò l'ombretto nero sulle palpebre. Si fermò di colpo.
Ma non aveva venti persone in casa quella settimana? C'era troppa tranquillità... scese in cucina, ma non c'era nessuno, così come in sala, e nelle varie camere per gli ospiti. Era sola.
In un primo momento si spaventò, spalancò la porta diretta all'esterno, e Corey era lì, con l'indice a pochi centimetri dal campanello, si scontrarono
-Sono spariti!- esclamò la ragazza massaggiandosi la botta sul braccio
-Che cosa?- non capiva, era solo andato a salutarla prima del suo viaggio
-Non ci sono più Corey! Sono scomparsi tutti quanti!- era terrorizzata, agitata e sconsolata allo stesso tempo
-Si sono dimenticati di me! Sono partiti lasciandomi qui!- ripeté con le lacrime agli occhi, mentre il ragazzo non poteva far altro che ascoltarla raccontare quella deprimente storia
-Mi hanno lasciata sola! Sono partiti per le Hawaii, e mi anno abbandonata qui!- lo fissò ferita e delusa, in attesa di una risposta, di un abbraccio, o semplicemente di un gesto di conforto da parte del suo migliore amico.
-Mi dispiace...- disse abbracciandola e lei si lasciò stringere, poi realizzò una cosa...
-Aspetta!- disse allontanandolo, mentre lo afferrava per le braccia
-Sono sola! Senza quei rompi scatole! Passerò un Natale normale da sola! Con... la neve e... un albero di Natale vero!- esclamò, incredibile fu il suo sbalzo d'umore da spaventata ad eccitata. Il blu non continuava a capire... cosa intendeva con "Un Natale normale"?
-Corey, mi volevano far passare in Natale alle Hawaii, con il sole, e il mare... Questo non è Natale! Ma adesso sono da sola e farò quello che mi pare!- spiegò cercando di essere più chiara, capendo di averlo leggermente confuso. Lo abbracciò ancora entusiasta, non credeva di poter mai essere così felice e invece...
Lo lasciò dalla sua presa poi gli chiuse la porta in faccia.
Fu allora che si accorse di aver lasciato fuori il suo amico, spalancò gli occhi e riaprì la porta con la stessa velocità con cui l'aveva chiusa, un po' mortificata
-Eh eh... scusa... vuoi entrare?-
***
-Passa questa a Laney- disse la madre quando furono arrivati alle Hawaii, mentre in aeroporto distribuiva le valige a tutti. I cugini cominciarono a passarsi i bagagli alternando un "Passalo a Laney", ma giunto all'ultimo gemello, non c'era più nessuna faccia familiare, solo alcuni sconosciuti che lo ignorarono, allora il bimbo dai riccioli scuri alzò le spalle menefreghista, facendo passare nuovamente la valigia -Laney non c'è- bisbigliò con la sua vocina, il bagaglio arrivò fino a sua madre, che, tutta presa, scaricò nuovamente la valigia a suo marito ripetendo indaffarata -Laney non c'è..- passarono alcuni secondi prima che i due potessero realizzare
-Cosa?- chiese l'uomo sperando di aver sentito male, si guardarono, sgranando gli occhi
-Oh mio Dio! Laney!-
***
Si accoccolò sul divano con la sua cioccolata calda in mano, non poteva immaginarsi un Natale migliore, tranquillità, nessun gemello fastidioso, nessun litigio tra oche, solo lei, solo Laney. 
Passarono alcune ore, e Laney aveva già finito il suo libro, quello che aveva appena iniziato, e che temeva di non riuscir a completare per via dei suoi cugini. Con il passare del tempo, nell'esatto punto in cui aveva appoggiato il suo libro, si formò una lunga pila di racconti e storie varie. Sorrise, era ancora sola...
Aveva tutto il tempo che voleva per fare tutto ciò che voleva, corse ad accendere la televisione, e inserì una cassetta: L'esorcista
Pur essendo uno dei film horror più famosi... non aveva avuto ancora l'occasione di vederlo, sempre a causa dei suoi genitori che lo avevano etichettato come: "Troppo spaventoso", "Traumatizzante" o "Ma che roba ti guardi? No!"
Adesso aveva finalmente via libera anche su quello! Il video partì, aveva pianificato tante volte questo momento. Dopo poco tempo, capì perché i suoi non volevano che lo vedesse, e più il film si addentrava nel genere disgustoso, più Laney non poteva staccare gli occhi dallo schermo, non riusciva nemmeno a sbattere le palpebre, infondo è questo l'effetto che fanno gli horror. Si nascose dietro un cuscino quando il prete si ritrovò di fronte alla ragazza, e appena successe... quel che... successe... la rossa gettò a terra il cuscino dalla fodera scura e ci di inginocchiò sopra, per ammirare più da vicino la scena.
Il film finì, e fuori calò il buio. Laney avrebbe voluto rivederlo, ma allo stesso tempo voleva mettere un punto agli horror, avrebbe voluto distrarsi da quelle scene orribili, ma ormai queste le si erano impresse nella mente, sorrise ancora di più, riconoscendo di amare quel terrificante genere.
Il buio ormai era dominante, nonostante fuori fossero solo le 19, aveva ottenuto quello che voleva, cioè passare il Natale senza tutta la sua famiglia, allora perché non si sentiva bene con sè stessa? Era sola, e presto il suo animo si trasformò da triste, ad arrabbiata
-SERIAMENTE NESSUNO SI E' ACCORTO DELLA MIA ASSENZA!?- urlò in preda alla rabbia, il suo cellulare non segnalava niente, né un messaggio, né una chiamata persa...
Stava per ditruggere qualcosa, quando qualcuno suonò alla porta, la aprì chiedendosi chi potesse essere a quest'ora
-Pronta per la festa?-
***
-Non potrebbe fare più veloce?- chiese agitata la signora Penn, cercando comunque di mantenere un tono calmo e gentile
-Amore calmati...- sorrise suo marito stringendole la mano e scostandole un ciuffo rossastro dalla pelle candida
-Calmarmi..? Oh ma io sono calma! Io sono sempre calma! Quello che non è calmo sei solo tu!- rispose agitandosi ancora di più, purtroppo il tassista non poteva accelerare, per questioni di sicurezza
-Avanti, lo sai che Laney è una ragazza in gamba! Se la caverà benissimo anche senza di noi...- cercò si rassicurarla il marito, baciandola poi sulla guancia e lasciandole un'espressione quasi sollevata in viso
-Sì... poi è a casa...- disse fissando il vuoto, e sorridendo leggermente pensando a quello che doveva dire dopo -E di certo Laney non il tipo di ragazza che organizza feste, appena noi non ci siamo...- i due scoppiarono a ridere.
***
-Che ci fate qui?- questa le venne spontanea, sarebbe venuta a tutti infondo. Corey, Kin e Kon se ne stavano davanti alla sua porta, mentre quello con il berretto arancione, aveva portato con sè uno stereo, che diavolo avevano in mente sta volta?
-Non ci andava giù l'idea di farti passare il Natale tutta da sola...- spigò lui entrando, seguito dagli altri due -Quindi abbiamo deciso di restare qui con te!- continuò semplicemente, appoggiando lo stereo sul tavolino della sala, lo accese e la musica si espanse per tutta la casa. Senza nemmeno accorgersene, in quel momento sul suo viso, si disegnò un'espressione da vera deficiente
-Allora?- le chiese il ragazzo dagli occhi azzurri, avvicinandosi
-C... cosa?- cercò di essere più distaccata possibile, ma in fondo è difficile... perché loro erano stati così... così dolci... ed era così commovente sapere che qualcuno a lei infondo ci teneva sul serio... non come la sua famiglia... che non si è minimamente interessata a Laney...
***
-COME SAREBBE A DIRE?- urlò la donna dai lunghi capelli rossi, sgranando gli occhi, ormai sull'orlo di una crisi di nervi
-Sono spiacente signora... ma tutti i voli sono stati annullati per i prossimi tre giorni...- si scusò la donna dall'altra parte, si aggiusto gli occhiali e continuò a parlare al telefono. La donna picchiettò con le lunghe unghie sul bancone di marmo bianco
-Mi scusi, io sarei ancora qui!- la rimproverò, cercando di mantenare una calma costante, con poco successo, la donna si abbassò i piccoli occhiali quadrati sul naso, guardandola con uno sguardo da Killer, come per dire: "Ma non vedi che sto parlando..?", poi tornò a parlare al telefono alternando la sua vocina allegra, con qualche pausa in cui ascoltava la sua interlocutrice, la madre di Laney incrociò le braccia, aspettando che riattaccasse per rispondere alle sue domande
-Ascolti... mia figlia...- ma fu subito interrotta da un dito che le sfiorò le labbra, e di nuovo la donna scoppiò a ridere per qualcosa che le avevano detto
-Okay adesso sono stanca...- sussurrò a suo marito, che fino a quel momento, era stato zitto zitto, sapendo che se si fosse intromesso in quella discussione, sarebbe degenerata tutta la situazione. Cercò di trattenere la moglie dal fare mosse azzardate, ma lei sorpassò il bancone, le rubò la cornetta dalle mani, e riattaccò, cominciando a scandire per bene ogni sua parola
-Mi ascolti molto attentamente...- disse calma -Mia figlia si trova a casa, da sola, indifesa e spaventata, senza una madre e un padre che la possano proteggere- il suo tono si irritò leggermente -Quindi lei ora fa partire uno di questi stupidissimi aerei e ci riporta a Peaceville, o lo farò io!-
-Sono spiacente- ribatté la donna, alzandosi, in tono di sfida 
-Ma questo non è un problema mio!- ghignò -Arrivederci...-
La madre stava per saltarle addosso dalla rabbia, ma suo marito la bloccò, trascinandola lontano. Si sedettero.
-Prova a chiamarla, dille di andare da uno dei suoi amici, e poi tra tre giorni torniamo subito da lei!- disse dolcemente, coccolandola
-Okay...- rispose componendo il numero della figlia.
***
Il cellulare nero cominciò a vibrare, molto a lungo, ma la troppa musica copriva la debole suoneria, così da rendere il piccolo aggeggio inutile.
La ragazza si arrampicò sul divano -Mi prendi?- chiese quasi urlando al suo amico
-Certo!- rispose lui con lo stesso tono alto di voce, girandosi verso di lei, che si buttò cadendogli addosso, e facendolo precipitare a terra insieme a lei. Scoppiarono a ridere, nessuno dei due si era mai divertito tanto, erano arrivati almeno quattro vicini a lamentarsi per il troppo rumore, ma a loro non interessava, soprattutto a Corey, perché finalmente, dopo tanto tempo la sua amica sorrideva, si poteva dire che sembrava quasi… felice!
-Corey, io ti amo- disse sinceramente smettendo di ridere per un attimo, poi appoggiò la testa sul suo petto, riprendendo fiato, per poi riprendere a ridere, lui rimase a fissarla, a bocca semi aperta, senza riuscir a far uscire le parole
-Scusa se vi disturbo Core…- disse Kin ironico, avvicinandosi ai due, prese Laney da sotto le ascelle e la fece sedere sul divano.
-Ho combinato un casino…- esclamò mortificato
-Cosa?- chiese il blu preoccupato dal tono serio dell’amico
-Ehm…- congiunse le mani timidamente –La coca cola… potrebbe non essere, esattamente coca cola…- cercò di spiegarsi, sempre più imbarazzato
-Cosa c’era lì dentro Kin?- il blu si avvicinò lentamente, arrabbiato, perché Laney ne aveva bevuta tanta di quella roba
-Ho trovato il limoncello dei Penn vuoto, si sarà versato…- cercò di rimanere sul vago, ma Corey si arrabbiò di più esplodendo
-HAI SOMMINISTRATO DEGLI ALCOLICI A LANES?-
-E’ stato un’incidente!!!- avrebbe voluto inseguirlo per tutta la casa ma… sospirò semplicemente… e tutta la sua collera finì lì, infondo lui, fortunatamente per Kin, non amava arrabbiarsi. Almeno adesso sapeva perché Laney era così allegra, e perché gli aveva detto quella cosa… quel “ti amo”, era solo ubriaca… Aspetta ubriaca? Avevano ubriacato Laney? Cavolo, questa volta l’avevano fatta grossa… si avvicinò alla sua amica, che si era accoccolata sul divano, e dormiva profondamente, le mise un braccio sotto la schiena, e l’altra sotto le gambe, alzandola e cercando di trasportarla in camera sua, salendo le due file scale
-Sono troppo pesante?- chiese impacciatamente, svegliandosi sorrise leggermente, contagiandolo
-No… è colpa mia, non sono abituato a trasportare grandi pesi per lunghi percorsi…- ironizzò lui sorridendole
-Molto male dovresti…- ma non finì la frase che chiuse gli occhi, addormentandosi ancora, questa volta in braccio al ragazzo, suscitandogli un altro sorriso.
L’adagiò delicatamente sul suo letto, coprendola fino al mento con una coperta di lana
-Notte Core…- sorrise, non solo a causa dell’alcol
-Notte pulce…- rispose lui baciandola sulla guancia
Fu così che Laney passò il più bel Natale di sempre.
Sì... sarebbe bello... sarebbe questo il modo in cui vorrei finire questa storia, ma purtroppo non è questo il caso… Questo è solo l’inizio…

Angolo Autrice:
Okay… ho fatto ubriacare Laney, mi sento cattiva… non ho molte scuse. Una ce l’ho, è che guardo troppa televisione, soprattutto MTV… Comunque mi serviva solo per far confessare Laney… ciaooo!

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Un tonfo, un rumore di vetri infranti, e Laney si svegliò.
Aprì gli occhi di colpo, svegliata da un rumore proveniente dal piano inferiore. Si sedette sul letto sbadigliando profondamente, lanciò uno sguardo alla sveglia, erano le 3:20 del mattino, sgranò gli occhi, le 3:20?
-Al diavolo! Io mi rimetto a letto!- esclamò nascondendo la testa sul cuscino, convinta che se lo fosse solo immaginato, riuscì a prendere sonno quasi subito, ma appena la sua mente si spense da qualsiasi pensiero... *Crack*. Questa volta lo aveva sentito veramente, ne era sicura! Qualcuno stava camminando sui vetri infranti poco prima.
"Cosa! Qualcuno è entrato in casa?" pensò terrorizzata, saltando in piedi e appoggiando di corsa l'orecchio alla porta, riusciva a sentire delle voci, ma non capiva a chi appartenessero, o cosa dicessero, però i passi li sentiva bene, stavano salendo le scale, passo dopo passo, verso la sua camera.
Si avvicinavano sempre di più, il rumore dei passi si faceva più intenso, segno che stavano per arrivare, poi ad un tratto, cessarono completamente, e per qualche secondo, dominò il silenzio.
Laney era paralizzata di fronte alla sua porta, incapace di fare qualsiasi azione, di pensare ad una soluzione, o semplicemente di nascondersi. Sapeva che c'era qualcuno, e non erano i suoi genitori...
Il pomello della porta cominciò a girare lentamente, stavano entrando, allora lei appoggiò una mano sull'oggetto tondo esercitando un po’ di pressione per bloccare la porta
-Questa è chiusa a chiave...- la voce all'esterno della camera apparteneva ad un uomo, ne era certa, si poteva ascoltare chiaramente quello che dicevano
-Se non trovo niente?- chiese una seconda voce, anch'essa di un uomo
-La gente tiene sempre qualcosa in casa idiota! Muoviti e cerca, non abbiamo molto tempo...-
Ancora il rumori di passi, questa volta però si allontanavano, fu allora che Laney poté mollare il pomello della porta per riprendere a respirare normalmente. Non sapeva bene cosa fare, era ancora paralizzata dal terrore, non si era mai ritrovata in una situazione simile, voleva solo non essere sola… Afferrò frettolosamente il cellulare, chiamando il primo numero della lista.
-Chi è...- chiese la voce confusa dal sonno del ragazzo dall'altra parte
-Corey! Corey devi venire ora! A casa mia!- sussurrò lei velocemente, cercando di non farsi sentire dai due uomini
-Ma cosa...- tentò di rispondere lui, ma la ragazza lo interruppe
-Ora Corey! E' un'emergenza!-
-Ma... Chi parla?-
-Oh... Sono io, Laney!- rispose imbarazzata per non averglielo detto prima
-Ma Lanes! Sono le quattro del mattino!- urlò lui dall'altra parte, probabilmente avendo appena visto l'ora sulla sua sveglia
-Ma due tizi sono entrati in casa mia!- ribatté lei. Lui chiuse
-Corey?- sussurrò lei -Coreyyy!!!- ripeté soffocando un urlo, ma lui aveva già riattaccato, era sola. Di nuovo.
Doveva pensare a cosa fare, e doveva farlo in fretta, non poteva di certo restare, se fossero tornati? Doveva uscire, e poteva farlo solo in un modo. Aprì la finestra e guardò di sotto, avrebbe dovuto scendere due piani, sospirò, pensando che fosse un suicidio, ma era anche l'unica scelta che aveva.
Cominciò a legare fra loro il copriletto, lenzuola, e tutto ciò che poteva formare una corda resistente
-Ehi!- una voce alle sue spalle la fece sobbalzare, si girò di colpo, terrorizzata, quale orribile figura poteva nascondersi dietro quella voce.... Corey?
-Corey?- chiese lei, aspettandosi di ritrovarsi di fronte un vecchio matto con il passamontagna e tutto il resto -Corey!- esclamò felice di vederlo, un volta che ebbe realizzato di non essere più sola, poi si ricordò anche di essere arrabbiata con lui, gli diede un pungo sulla spalla
-Ahi! Ma per...- tentò di dire lui massaggiandosi il punto in cui aveva preso la botta
-Tu mi hai riattaccato il telefono! Sono rimasta da sola! Ero terrorizzata!- urlò quasi lei, trattenendosi a stento, solo per non farsi scoprire dai due uomini
-Scusami, io... tu hai detto che c'era qualcuno in casa e io sono arrivato subito...- non lo fece finire che si lanciò subito tra le sue braccia, cingendogli il ventre in un abbraccio
-Grazie! Grazie mille per non avermi lasciato da sola!- lui sorrise, appoggiandole le mani sulla schiena, e stringendola ancora di più
-Non avrei potuto lasciarti sola nemmeno volendo…- rispose sorridendole.

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


POV Corey:
-Ma Lanes! Sono le quattro del mattino!- le urlo, avendo appena visto l'ora sulla mia sveglia
-Ma due tizi sono entrati in casa mia!- ribatte lei dall'altra parte e allora io riaggancio la cornetta.
Senza pensarci due volte decido di fare qualcosa, indosso subito la mia maglietta nera dalle maniche bianche per coprirmi e infilo il berretto arancio rivestendo i folti capelli blu, devo raggiungerla in fretta.
Esco dalla mia camera e lentamente scendo le scale, mio padre ancora dorme e mia sorella... boh chissenefrega di che cosa fa mia sorella... devo solo cercare di uscire senza farmi scoprire, avanzo velocemente e molto silenziosamente, quando noto che in cucina c'è qualcuno. Dopo “un'attenta riflessione” afferro d'impulso il mini aspirapolvere posto sotto l'attaccapanni, pronto a colpire chiunque mi si presenti di fronte, lo so è scarso come piano, mi avvicino sempre più lentamente all'intruso quando... 
Un'orribile figura dai capelli rosa raccolti in dieci bigodini e il viso letteralmente verde, mi si presenta davanti, voglio urlare dalla paura ma lei sta... dormendo..? La osservo bene, gli occhi sono chiusi e il respiro è pesante, mi trattengo dal ridere perché so che se comincio ora non finirò mai più, non avrei mai pensato che Trina potesse essere... sonnambula!
Mi copro la bocca con una mano, soffocando le risate, perché io devo ridere, come posso trattenermi? Trina è sonnambula! Arretro fino a raggiungere la porta d'ingresso, mi sto lentamente dimenticarmi il mio obbiettivo principale: Laney, e non va bene, chiudo delicatamente la porta, per non rischiare di svegliare nessuno, ma poi penso che è di Trina che stiamo parlando, apro leggermente la porta per poi sbatterla con tutta la forza che ho, lei si sveglia di colpo e si sente un urlo provenire dall'interno, non capisco davvero perché dicono che svegliare un sonnambulo è pericoloso… la spio dalla finestra, è caduta a terra e adesso si guarda intorno perplessa, forse è pericoloso per lei..!
Ma comunque adesso devo ricordare il motivo principale della mia "fuga", Laney!
Comincio a correre verso casa sua, saranno due isolati ma lei li fa ogni giorno per venire in garage no? Accelero il passo, fa molto freddo, ci saranno si e no sei gradi, d'altronde è anche naturale, oggi è Natale… Entro nella sua strada quando inciampo nei lacci (che non ho avuto tempo di allacciare) per poi piombare a terra, e atterrare proprio di fronte al portico di casa Penn.
Mi alzo faticosamente e mi avvicino alla porta con cautela
“Fermo non ti avvicinare sei pazzo?” mi blocco di colpo… chi ha parlato? Come se mi avesse letto nel pensiero la voce mi risponde:
“Sono il tuo buon senso e ti avverto, se adesso entri finisce moltooo male per te!” incrocio le braccia, quant'è noioso il mio buon senso, e ovvio che non mi metto a suonare il campanello e ad aspettare che i rapinatori mi aprano!
“E come dovrei entrare sapientone?” sono molto curioso…
“Dalla finestra!” risponde lui come se fosse una cosa normale, beh… normale no… ma divertente sì!
Corro nel giardino interno, che porta sul retro della grande casa marroncina, la finestra a destra del secondo piano è aperta, e quella è Laney! (quando si era affacciata) mi sbraccio per farmi notare ma lei purtroppo non mi vede e rientra, almeno non ha chiuso la finestra!
Mi arrampico sulla grata di legno fissata saldamente al muro, fino a raggiungere il secondo piano, ma le persiane sono completamente chiuse, ho sbagliato finestra, allora mi sposto piano più a destra, per poi raggiungere finalmente la camera di Laney, mi butto dentro appena sono arrivato. Che fatica fare l’amico!
-Ehi!- la saluto ansimando dalla corsa.. e dalla salita, poi la vedo trasalire dallo spavento
-Corey?-
***

Mentre la ragazza spiava dal buco della serratura, il blu silenziosamente si assicurava che stesse bene
-Come ti senti...- chiese osservandola attentamente
-Ehm... bene...- rispose lei, incerta da tutto quell'interessamento
-Sei proprio sicura?- ne era sicura, a parte i ladri in casa, era tutto normale
-Sì... ho un po' mal di testa, ma sarà per via della tensione, insomma non mi aspettavo gli "ospiti" per Natale!- rispose sarcastica, e lui scoppio a ridere nervosamente
-Già la tensione! Che cosa può essere se non la tensione! E' ovvio che è solo quello il motivo!- la ragazza l'osservò perplessa, Corey era strano quella notte... ma almeno era lì con lei...
-Credi che sia meglio uscire o aspettare?- chiese impaurita
-Aspettare che ci trovino o che diano fuoco alla casa?- rispose serio
-Hai ragione... allora che proponi?-
-Di chiamare la polizia!- la rossa si avvicinò al suo cellulare esclamando "morto..!" il ragazzo si controllò nelle tasche dei pantaloni, per utilizzare il suo ma…
-Ops..- disse, la ragazza gli rivolse uno sguardo, poi trattenne una risata, non si era cambiato i pantaloni e indossava ancora il pigiama, una tuta blu notte, che era talmente larga da renderlo terribilmente buffo.
-Non puoi metterlo sotto carica?- si affrettò a cambiare discorso imbarazzato
-Probabilmente il carica cellulare ha preso un biglietto di sola andata per le Hawaii- rispose sconsolata, poi notando l'espressione confusa dell'amico continuò: -L'ho prestato a mia cugina due giorni fa..-
-Ahhh...!- allora capì.
Rimasero lì in piedi di fronte alla porta, ancora per qualche minuto
-Quindi...- chiese il ragazzo leggermente ansioso e annoiato
-Beh ci sarebbe il telefono fisso!- azzardò la rossa pensierosa
-E dirlo prima no!-
-E' al piano di sotto! Se vuoi ci vai tu!- esclamò di risposta e lui sospirò triste.
La ragazza si avvicinò prendendogli il viso tra le mani -Ascolta Core, adesso ho bisogno che tu tiri fuori tutto il tuo genio perverso per toglierci dai casini okay?- lui la guardò negli occhi, con affare mortificato -Okay?- ripeté lei tentando di convincerlo
-Lanes... io non credo di avere un piano!- la ragazza si scostò da lui inspirando profondamente dallo shock
-No! Non tu! Tu hai sempre un piano!- esclamò -E adesso più che mai ci serve un tuo piano!- lui sospirò, riflettendo su quello che la sua amica gli stava dicendo. Si alzò di colpo dal letto su cui si era seduto per riposarsi, staccando la presa della lampada dalla scrivania e porgendogliela
-Ma cosa….- non fece in tempo a finire la frase che lui le appoggiò un dito sulle labbra zittendola “Shhhhh”
-Se ti minacciano, colpisci!- disse solamente, togliendo lentamente il dito e dirigendosi verso la porta
-Certo… se un tizio mi punta una pistola contro… io lo abbatto a colpi di lampadate in testa…- rispose ironica, appoggiandosi i pugni sui fianchi
-Hai un piano migliore?- la rimproverò e lei sospirò rassegnata
-No… non ce l’ho…- rispose
-Allora farai come ti dico?- ruotò gli occhi senza nemmeno rispondere –Perfetto!-

 
***

La vibrazione di un cellulare riuscì a svegliare la donna che alzò piano la testa dalla spalla di suo marito, solo quando riuscì a far funzionare appieno il suo cervello, comprese che era proprio il suo di cellulare a vibrare!
-E’ Laney!- esclamò facendo involontariamente svegliare l’uomo accanto a lei, al dire il vero non sapeva se era davvero sua figlia o uno stupido messaggio della Tim, ma presa dall’emozione…
-Oh… falso allarme…- disse scoraggiata, insieme a suo marito erano davvero irrequieti, volevano subito sapere qualcosa sulla loro “bambina”, ma la vibrazione avvisava semplicemente che il cellulare era scarico. Insomma perché Laney non rispondeva?
-Tranquilla…- cerco di rasserenarla il marito, baciandola sulla fronte –Sarà sicuramente andata da qualche suo amico… lo sai che una ragazza brillante!-
-Sì lo so… è meglio pensarla così!-

***

Aprì lentamente la porta, guardando prima a destra e poi a sinistra, quando fu sicuro che su quel piano non ci fosse nessuno, le fece segno di seguirlo, allora la rossa uscì dalla sua camera molto lentamente, cercando di produrre meno rumore possibile, scese i primi due gradini controllando il piano inferiore
-Di sotto non c'è nessuno!- sussurrò, per poi sentire un rumore provenire dal bagno della stanza accanto alla sua
-Di sotto!- esclamò il blu spingendola
-Così mi fai cadere!-
-Allora sbrigati!-
Scesero di corsa le scale e Laney lo trascinò fino al salone, visto che lui non sapeva da che parte andare, nonostante fossero amici sin dai tempi dell'asilo, Corey non era mai entrato in casa sua, e questo lo faceva sentire completamente stranito.
La ragazza raggiunse la cornetta dicendogli di rimanere di guardia alla porta, digitò il numero del 911, ma prima che potesse fornire l'indirizzo e il numero di casa, un dito blocco la conversazione riattaccando, appena alzò lo sguardo si zittì subito, e il suo respiro, che prima era tutto affannato, ora era completamente cessato.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


La ragazza a stento riusciva a respirare, e le parole erano totalmente placate dal terrore, l'uomo di fronte a lei era alto, magrolino con dei folti capelli sull’arancione
-Tentavi di chiamare la polizia?!- esclamò arrabbiato, mentre la rossa non sapeva se rispondere o tremare ancora come una foglia, lui tentò di afferrarla per un braccio, ma lei d'impulso, lo colpì con la lampada, atterrandolo, un rivolo di sangue gli colava dalla testa... cos'aveva fatto?
-Ehm... sei vivo?- gli chiese con un filo di voce, tentando di non cadere in preda al panico, l'uomo non rispose ma in compenso stava visibilmente respirando, lei alzò le spalle, infondo lui era il cattivo, perché si sarebbe dovuta sentire in colpa? Si girò verso la porta dove doveva esserci Corey per fare da "palo", ma anche lui era a terra.
Appena lo vide sgranò gli occhi e gli si inginocchiò di fianco, preoccupata
-Corey? Corey svegliati! Svegliati per favore...- gli strinse il colletto della maglietta, percuotendolo nell'intento di svegliarlo, e infatti lui, per fortuna dopo poco riaprì gli occhi, ad agio
-Abbiamo vinto?- chiese con un filo di voce, alzandosi piano e dolorante
-Vinto? Abbiamo appena cominciato!- rispose lei prendendolo per le mani e alzandolo, poi lo sguardo del blu si posò sul corpo semi tramortito dell'uomo
-Sei stata tu?- le domando fissandolo, profondamente colpito dal coraggio dell'amica
-E' stato un'incidente! Lo giuro!- lui la guardò accigliato, incrociando le braccia
-Mi stava attaccando! Si chiama legittima difesa!- continuò agitata, tentando di convincerlo
-Sì "legittima difesa"...-
-Lo stai difendendo? Io non l'ho mica ucciso!- lui sorrise appoggiandole un braccio sulle spalle
-E' bello prenderti in giro!-
-Lo sai cos'è bello? Prenderti a pugni se non la finisci!- esclamò irritata incrociando le braccia.
Questa volta a farli tacere fu un altro tonfo giunto dal piano superiore, i due trasalirono, per poi dirigersi verso le scale e accucciarsi in un posto lì vicino da cui nessuno li avrebbe visti. La ragazza tentò ancora di chiedergli se avesse un piano convincente per salvarli, guadagnandosi uno sguardo malizioso da parte dell'amico, che si alzò facendo per allontanarsi
-Cosa? E mi lasci qui da sola?- esclamò scioccata la rossa
-Avanti, credo che tu ti sappia difendere benissimo anche da sola- ironizzò indicando l'altra stanza, dove c'era l'uomo non ancora rinvenuto -Torno subito- continuò per rassicurarla, per poi sparire nel garage della ragazza.
Laney si rannicchiò ancora di più nella sua "postazione", intimorita dal solo pensiero di essere scoperta, e intanto sentì l'uomo che dal piano superiore usciva dal bagno, era basso e tarchiato, con delle ciocche spettinate di capelli castani ai margini della nuca pelata, portava dei vecchi pantaloni marroni sporchi, e una maglietta bianca anch'essa vecchia e sporca, nella mano destra stringeva un passamontagna nero che si era tolto probabilmente perché credeva che in casa non ci fosse nessuno, per sua fortuna là giù non poteva vederla, anche se lei poteva vedere lui.
Passò indifferente davanti alla porta aperta della sua camera, possibile che non gli sia venuto alcun dubbio? Insomma la porta prima era chiusa e adesso no, non gli era venuto in mente che qualcuno fosse uscito di lì? A quanto pare no, ma infondo era meglio per loro. L'uomo sparì nella camera degli ospiti, e fu allora che Corey tornò, con sé aveva una bottiglia di olio lubrificante in mano
-A che ti serve quello?- chiese tutta agitata, riuscendo faticosamente a stare ferma
-Lo vedrai...- rispose lui emozionato dall'assurda idea che aveva in mente, salì di corsa le scale cercando di non fare rumore, cospargendo ogni gradino con il lubrificante, uno per uno fino all’ultimo in fondo, quando tornò dalla sua amica lei stava per dire qualcosa, ma lui le fece segno di stare zitta e di guardare -Ora ci divertiamo!- esclamò.
Doveva ammetterlo, aveva sempre paura quando il blu diceva frasi del tipo: "Ora ci divertiamo" o "Guarda e impara" o altra cose del genere, ma non quel giorno, finalmente dopo un piccolo momento di insicurezza era tornato il Corey di sempre!
***
 
-Allora dov'è Laney?- chiese la zia Ally correndogli incontro preoccupata, la madre della rossa si alzò e l'abbraccio
-Non risponde al cellulare!- disse in preda alle lacrime, stringendola più forte, cercando disperatamente l’affetto di un’amica
-Cosa? Ma non siete andati a prenderla?- le strofinò la schiena premurosa, per poi lasciarla completamente e abbracciare il marito
-No il... il prossimo volo parte tra un paio d'ore ...- rispose poggiandosi una mano sulla fronte, come se così facendo potesse placare il suo doloroso mal di testa
-E voi avete aspettato qui tutta la notte?- entrambi annuirono tristi, poi tutto il resto della loro famiglia li raggiunse correndo
-State tranquilli, adesso torniamo tutti a Peaceville!- tentò di rassicurarli Mauro con il suo solito entusiasmo, anche se in realtà, non era convinto nemmeno lui.
***
 
-Shan! Cazzo mi hanno colpito!- esclamò l'uomo dal salotto, molto probabilmente rivolto a quello del piano superiore
-Ma che dici! Qui non c'è nessuno a parte noi! Ti sarai colpito da solo!- gli urlò l'altro, avvicinandosi agli scalini, certo il suo compagno non era mai stato un vero e proprio esempio di intelligenza, ma colpirsi addirittura da solo…
-Il tizio di sopra si chiama Shan!- sussurrò la rossa
-Sì ho sentito!- rispose il blu, poi, quando l'uomo appoggiò un piede sul primo gradino, un gigantesco ghigno maligno gli si disegnò in volto. Shan scivolò sul liquido sdruccioloso, sbattendo la testa contro ogni singolo gradino lì presente, appena arrivò all'ultimo, il ragazzo prese per mano la sua amica, e insieme si allontanarono di corsa, diretti in cucina.
-Cavolo, quello sì che gli lascerà il segno!- esclamò la ragazza crepando dal ridere
-E questo è solo l'inizio!- continuò lui ridendo a sua volta di gusto, ancora nessuno dei due si era accorto di stringere la mano dell’altro, appena realizzarono si divisero imbarazzati
-Mi dispiace…- si scusò Laney diventando rossa in volto, e quando le sue parole si mescolarono con uno “scusa” detto in contemporanea da lui, si sorrisero per l’ironia della coincidenza.

 
***
 
-Perché diavolo hai cosparso le scale di lubrificante?- urlò l'uomo atterrito, mentre quello apparentemente più giovane, era appena uscito dal salone, per raggiungerlo
-Io non ho cosparso niente, te lo detto, ci sono due ragazzini in casa!- rispose seccato con una voce da ebete, mentre si teneva una mano sulla tempia, l'altro si rimise in piedi lentamente
-Joan, che hai fatto alla testa?- chiese in tono menefreghista, passando oltre
-La ragazzina mi ha colpito con una lampada- piagnucolò seguendolo
-Okay, adesso allora insegneremo a quei due che non ci si infiltra in casa d'altri...- ghignò malizioso caricando una pistola che teneva in tasca per eventuali “contrattempi”
-Ma non è quello che facciamo noi? Infiltrarci in casa d'altri?- domandò perplesso Joan
-Chiudi il becco idiota!-

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


-Allora… che cos’hai in mente adesso?- chiese la ragazza sorridendo
-Hai avvertito la polizia prima?- ribatté lui pensieroso
-No… non credo di esserci riuscita...- si sedettero entrambi a terra, sconsolati
-Non possiamo riprovarci, se lo aspetterebbero…-
-Quindi il telefono fisso è fuori questione…- disse la rossa appoggiando la testa contro il muro –A pensarci bene però… c’è ne uno pubblico appena dall’altra parte della strada
-Perfetto allora andiamo lì!- esclamò il blu alzandosi di colpo, ma appena si affacciò alla porta, notò che uno dei due uomini si era seduto proprio davanti alla porta d’ingresso e pareva non avere affatto buone intenzioni
-Altra via d’uscita?- chiese ritirandosi in cucina
–Possiamo uscire dal garage!- la ragazza lo prese per mano, uscirono dalla cucina per poi ritrovarsi, sfortunatamente, il secondo uomo a guardia della porta del garage, all’inizio, solo a vederlo i due si irrigidirono dalla paura, ma in seguito, osservandolo bene, si accorsero che… dormiva. Per evitare di svegliarlo inutilmente, arretrarono, per tornare a nascondersi nel loro “posto sicuro”
-Fantastico! Resteremo per sempre bloccati nella tua cucina!- esclamò il ragazzo
-Invece no!- esultò con un sorriso a trentadue denti l’amica, a cui era venuta evidentemente un’idea, ancora per mano lo condusse al piano superiore, su per le scale, senza farsi scoprire dall’uomo ancora sveglio e cercando di fare meno rumore possibile, per poi sbucare in camera sua
-Cosa ci facciamo qui?- chiese il ragazzo mentre osservava dubbioso la sua amica che cercava invano di spostare il grande armadio di legno
-Un giorno, mentre avevo la febbre- cominciò a raccontare ansimando dalla fatica –Non sono andata a scuola e mi annoiavo, e prima che mettessero questo armadio qua, avevo trovato una specie di…- appoggiò la schiena sull’armadio, cercando di spingerlo indietro -Ascensore o una cosa simile- gli fece cenno di aiutarla e lui obbedì, in poco tempo spostarono l’imponente immobile lasciando spazio ad una parte della parete blu, segnata da tutto lo sporco accumulato col passare degli anni, alla ragazza le si illuminarono gli occhi, e sorrise, anche se vedeva qualcosa, che in realtà Corey non vedeva.
Soffiò sopra la polvere, in un punto impreciso, poi fece scivolare un dito sulla parete, fino a trovare una specie di maniglia, e quando la tirò una piccola porticina si aprì davanti ai loro occhi
-Cos’è?- chiese il blu
-La nostra via d’uscita!-
 
-Su entra!- esclamò la rossa frettolosa, spingendo il suo amico dentro il montavivande –Fa presto Core!- continuò a spingerlo finché non fu completamente dentro, poi si unì a lui chiudendo la porticina
-Dobbiamo scendere fino al garage- disse mentre afferrava la corda e la manovrava per farli scendere, ma poi qualcosa non funzionò e il montavivande si bloccò di colpo
-Non dirmi che si è bloccato!- esclamò il ragazzo agitato
-Okay, come vuoi, non te lo dico…- rispose la ragazza altrettanto terrorizzata
***
Un colpo in testa svegliò l’uomo in modo brusco, e mentre sbatteva le pesanti palpebre ancora insonnolito, si accorse che il suo “aggressore” non era altri che il suo “socio”
-Ma cosa fai?- chiese con la sua voce profondamente scema
-Non ti sei accorto del rumore che c’è qui!- urlò l’atro, poi entrambi stettero zitti ad ascoltare
-Non sento alcun rumore!-
-Appunto! Se ne sono andati- mentre il compagno si alzava, lui gli sbatté la pistola sul petto
-Se li trovi tu, sai cosa fare!-

 
***
La donna si sedette sul sedile, accanto al marito, aveva pregato tutti quanti gli altri di restare lì, perché sarebbero riusciti da soli a riportare Laney indietro.
Dal suo sedile accanto al finestrino poteva perfettamente vedere le nuvole bianche diventare grigi, e in poco tempo, scurire tutto il cielo, questo la demoralizzò ancora di più, come se non fosse già abbastanza stressata per conto suo.
Poggiò la testa sul pugno chiuso del braccio che aveva appoggiato sul finestrino, mentre con le dita tamburellavano sul bracciolo del sedile, una seconda mano scivolò verso la sua, prendendola e stringendola dolcemente e lei, dovette girarsi a guardare gli occhi del proprietario della mano
-Stai tranquilla!- disse con affare tranquillo e protettivo –Adesso torniamo a casa dalla nostra Laney!- la moglie appoggiò la testa sulla sua spalla –Anch’io sono preoccupato per lei, ma adesso vedrai che starà bene!- la donna annuì, ma la realtà era che nessuno dei due riusciva ad essere pienamente ottimista, e le cupe nuvole che riempivano il cielo, non promettevano niente di buono. Cominciò a piovere e la donna si addormentò sulla spalla del marito, cullata dal suono delle goccioline che picchiettavano leggere sul vetro.

 
***
-Cosa facciamo adesso?- chiese nervosa la ragazza, mentre intorno a lei le pareti sembravano ristringersi sempre di più, ci appoggiò le mani come per placarle, e questo inquietò di più il suo amico–Ti prego Corey fa qualcosa!-
-E che cosa?- chiese altrettanto agitato il blu, non sapendo davvero cosa fare
-Qualsiasi cosa!- urlò l’altra
-PERCHÉ GRIDI ORA!-
-TU PERCHÉ GRIDI?-
-MA PERCHÈ GRIDI TU!-
Uno strattone li zittì immediatamente e li costrinse a guardarsi, un altro più forte li fece traballare, la corda che sosteneva il montavivande stava cedendo, non fecero in tempo a dire niente che uno strattone dopo stavano già precipitando, i due cominciarono a gridare e si abbracciarono, poi… il vuoto.
 
Angolo Me:
Salve a tutti!!! *schiva una padellata proveniente dal pubblico virtuale* sì sono tornata! (pensavate di esservi liberati di me eh?) invece eccomi qua!
Premetto che sto leggermente andando fuori di testa a causa di questa fic che… non so come continuare!!! Mi sono impegnata a fondo in questo capitolino solo per Marti15_98, ciao Marti! E visto che non sapevo cosa scrivere so che è uscita una cosa molto breve e anche molto banale, ma la suspense non potevo non metterla, adesso aspetterete un altro mese (spero prima) per sapere se i nostri amatissimi Corey e Laney sono sopravvissuti *ride come… una deficiente* perché sono una stronza! Ahahaha no dai, cercherò di aggiornare prima possibile! Un abbraccio grande grande a tutte!
Ciao!
LaNeY.

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Tossirono incessantemente per colpa della polvere che si era alzata nel momento dell’impatto
-Tutto okay?- chiese il blu tra un colpo di tosse e l’altro
-Sì…- rispose lei –Abbiamo fatto un volo…-
-Presto usciamo di qui!- il ragazzo avrebbe aperto tranquillamente la porticina del montavivande, se non fosse che quest’ultima si era completamente disintegrata durante la collisione, solo una nube di polvere li divideva dal garage. Appena il blu fu fuori, a testa bassa vide, i piedi di qualcuno.
Merda.
Alzò molto lentamente lo sguardo, fino a ritrovarsi una pistola puntata sul naso, deglutì molto rumorosamente, dietro la pistola, il proprietario aveva i capelli bruciacchiati e letteralmente sparati all’aria, e il viso completamente nero, come se qualcosa gli fosse esploso in faccia, ma nemmeno quello bastò a far ridere Corey. Anche la ragazza poco dopo uscì, ed ebbe la medesima reazione
-Muovetevi!- ordinò l’uomo indicando un angolo del garage, e i due, senza farselo ripetere, obbedirono correndo
-Carino lo scherzetto della scossa!- ironizzò Joan girandosi per fare una chiamata, la ragazza sussurrò all’amico: -Dove diavolo l’hai trovato il tempo di fare uno scherzo?-
 
Flashback:
-Cosa? E mi lasci qui da sola?- esclamò scioccata la rossa
-Avanti, credo che tu ti sappia difendere benissimo anche da sola- ironizzò indicando l'altra stanza, dove c'era l'uomo non ancora rinvenuto -Torno subito- continuò per rassicurarla, per poi sparire nel garage della ragazza.
Si sedette sulla ringhiera delle scale e scivolò fino al garage, era più piccolo del suo dove quotidianamente facevano le prove; lì tenevano l’auto, oggetti e ricordi dell’infanzia della sua amica, come una vecchia bicicletta color limone, svariati peluche impolverati e libri, tanti tantissimi libri.
Corey trovò quel che cercava, tra gli oggetti del Signor. Penn, l’olio lubrificante, che avrebbe sparso su tutto il perimetro delle scalinate, così da rendere un po’ più difficoltosa la “caccia”.
Sentì un rumore che lo fece sobbalzare dalla paura, e si ricordò che doveva fare in fretta, e tornare dalla sua amica, afferrò di corsa l’olio e risalì le scale, ma perché no? Poteva divertirsi ancora un po’! Gettò a caso ancora del lubrificante sulle scalinate del garage, e poi manipolò la maniglia con qualcosa comprata pochi giorni primi al joke shop. Appena finì si riunì frettolosamente alla sua amica.
 
-Guarda la sua faccia! Ne è valsa davvero la pena!- si congratulò compiaciuto con sé stesso
-Se lo dici tu Core…-
Una corda massiccia atterrò sulle gambe del ragazzo
-Sai legarti da solo?- chiese in tono brusco, ma il blu stette zitto, non sapendo cosa rispondere, l’uomo borbottò qualcosa al telefono, e dopo aver ricevuto un ordine dal suo collega gli ordinò di legare prima Laney e poi sé stesso, il ragazzo obbedì riluttante.
 
***
La ragazza dai capelli rossi continuò a correre a perdifiato, senza una meta precisa, voleva solo scappare via da quella situazione, “non ti girare” si ripeteva, e per un certo periodo non lo fece, ma poi cominciò ad essere stanca, tutto il fiato che aveva sprecato cominciò a farsi sentire, le gambe cominciarono a bruciare, dopo di che cadde a terra, ma la paura ed il terrore prevalsero sulla stanchezza, si girò seduta reggendosi sulle braccia. Appena la figura scura che la seguiva si avvicinò del tutto, tirò un urlo -Mamma!-.
 
La donna riaprì gli occhi di colpo –Laney!- urlò, ma poi si accorse di trovarsi ancora rinchiusa in quella fottuta trappola volante, normalmente chiamata “aereo”, e che tutti gli altri passeggeri si erano girati a guardarla, una mano però, si ostinava a stringere la sua, dolcemente
-Tranquilla, è stato solo un brutto sogno- la rassicurò, ma lei era tutt’altro che calma, avrebbe voluto dare di matto e scendere in quel preciso momento dall’aereo
-Dobbiamo sbrigarci!- esclamò –Sta succedendo qualcosa alla nostra Laney! Me lo sento!-
- Laney sta benissimo, e tra meno di dieci minuti la rivedrai!- una voce meccanica l’interruppe:
Siamo spiacenti di informarvi che a causa di qualche problema tecnico non arriveremo a Peaceville nell’orario previsto, tarderemo quindi di una o due ore…
La donna stritolò la mano del marito, che tirò un gemito di dolore –MA MI STANNO PRENDENDO IN GIRO!-
***
Un urlo, un volo, un tonfo, ed ecco che l’altro uomo fece il suo “ingresso” in garage. Stufo dello “Scherzetto” delle scale scivolose, caricò la pistola puntandola contro i due ragazzi, legati schiena contro schiena
-Vi divertite a fare gli scherzetti eh?- ringhiò appoggiando il dito sul grilletto
-Aspetta!- lo bloccò una vocina semi terrorizzata –Se ci uccidete adesso, non troverete mai il.. tesoro..!- l’uomo, incuriosito abbassò la pistola
-Di che cosa stai parlando ragazzina?-
-Beh, ma del tesoro…- sembrava incerta e al primo tentativo non lo convinse
-Sì, certo, e ti aspetti che io ti creda?-
-Mi sbaglio o finora non avete ancora trovato niente?- infierì con un ghigno, e lui non poté darle torto
-E va bene, allora adesso tu, saputella, vieni con noi- disse facendo un cenno al compagno, che si avvicinò con un ghigno alla ragazza, costringendola ad alzarsi -E tu…- questa volta si avvicinò a Corey, tappandogli la bocca con lo scotch –Divertiti a morire qui da solo- il blu sgranò gli occhi, agitandosi allarmato.
-Cosa! No!- protestò la ragazza, ma ormai l’altro uomo la stava già trascinando fuori dal garage, puntandole la pistola sulla tempia –Corey!-
L’uomo chiuse la porta del garage, -Ora mi diverto io con il lubrificante- ghignò spargendolo sulla porta, poi accese un accendino, dando fuoco alla dimora.
La sua casa bruciò davanti ai suoi occhi, ma ancora la ragazza non voleva realizzare che là dentro c’era ancora il suo migliore amico.
-COREY!- gridò scansando l’uomo e correndo verso casa sua, ma fu subito bloccata dal secondo tizio
-No, tu ora vieni con noi..- i suoi occhi si riempirono di lacrime
-Corey…-
 
Angolo Me:
Tan tan tan! Sono tornata! *coro di grilli*
Non ve lo aspettavate eh? *schiva un melone* Okay okay, non è molto ma mi è venuta così, spero che vi piaccia ma non vi prometto che aggiornerò presto, l’originalità scarseggia D: Vabbè ciao!
Laney.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


-Allora, dove si trova questo tesoro?- che deficiente, Laney non poteva credere che quel tizio abbia abboccato così facilmente, che allocco! La rossa comunque non rispose, rimase a fissare il panorama fuori dal finestrino, con gli occhi ancora rossi e gonfi dalle lacrime -Vuoi parlare!-
-Io…- si passò entrambe le mani sul viso e poi tra i capelli -Ho bisogno di andare in bagno- l’uomo sospirò pesantemente
-E va bene- parcheggiò in un autogrill, facendola scendere, gentilmente scortata dall’altro tizio, che la seguì fino alla porta del bagno delle ragazze
-Beh? Cos’è vuoi anche entrare?- lo bloccò la rossa, chiaramente seccata -Lo vedi questo?- disse indicando l’omino rosa con la gonna attaccato sulla porta del bagno -Significa che tu non puoi entrare!!- l’uomo annuì, leggermente intimorito dal tono omicida della ragazza, che poco dopo entrò in bagno. Finalmente sola.
 
Cause you had a bad day 
You're taking one down 
You sing a sad song just to turn it around.

 
La suoneria del suo cellulare che teneva in tasca attirò la sua attenzione, prima di rispondere si asciugò l’ultima volta gli occhi, per poi notare il nome scritto sul display: -C… Corey?- i suoi occhi si riempirono di entusiasmo, e le sue mani cominciarono a tremare, poi, giurerei di averle visto, per un secondo, un sorriso stampato in faccia.
Si affrettò a rispondere, anche se le mani che tremavano glielo impediva, perciò l’aggeggio le scivolò dalle mani –No no no!- esclamò buttandosi a terra e strisciando verso il cellulare, schiacciò il pulsante verde, e poi…
-Corey!-
-Laney!- Era. Ancora. Vivo.
-Cosa… come...- non sapeva ancora cosa dire
-Dopo, adesso dimmi dove sei!- ordinò lui con un tono che andava dal premuroso al nervoso
-Non lo so io… sto improvvisando, avevo intenzione di guadagnare tempo e… siamo in un autogrill sulla superstrada!-
-Vengo a prenderti!-
-Cosa!?- ma dall’altra parte aveva già riattaccato -Corey? Pronto!- si morse il labbro, okay niente panico… allora, Corey era ancora vivo! E adesso lei non sapeva né dove fosse, né cos’avesse in mente (infondo era quasi impossibile capire come funzionasse la sua testa). Quindi in poche parole, la sua vita era nelle mani di Corey… okay panico!
Deglutì rumorosamente sfilandosi il rossetto alla fragola dalla tasca, scrivendo frettolosa qualcosa sulla parete di fronte a lei, poi uscì dal bagno
-Hai fatto?-
-Che t’importa?- ribatté la rossa, lasciando cadere qualcosa a terra, per poi salire nuovamente sul furgone, non essendoci alcun tesoro, dovette indicargli un’altra strada, e sapeva benissimo dove farlo andare
-Devi tornare a Peaceville!-
-Non ti stai prendendo gioco di me vero mocciosa?-
-Nient’affatto!- concluse, fingendo un tono offeso, per poi girarsi cercando di nascondere l’enorme ghigno disegnatosi sul suo volto.
 
Il blu riattaccò la chiamata, guardando con rammarico, la casa della sua migliore amica ardere tra le fiamme, fece il numero dei vigili del fuoco, che arrivarono  dopo circa un quarto d’ora.
Mentre alcuni pompieri spegnevano le fiamme, lui non poté far altro che pensare alla su… emh.. a Laney!
Uno di quegli uomini gli si avvicinò, forse attirato dalla fuliggine sul suo viso
-Tu stai bene? Puoi dirmi cos’è successo?-
-Beh…-
 
FLASHBACK:
-COREY!- riuscì solo a sentire le urla della sua amica, scorgendo la paura nei suoi occhioni verdi, poi l’uomo chiuse la porta del garage, fu allora che il ragazzo capì che Laney aveva bisogno di lui… non poteva importargli della sua situazione, insomma, si trovava intrappolato in una casa in fiamme, che molto probabilmente tra poco, pochissimo tempo, sarebbe andata in pezzi, eppure in quel momento gli importava solo che lei stesse bene! Con una forza surreale, (che nemmeno lui sapeva di avere), riuscì ad alzarsi in piedi, notando che tra gli scaffali alti del garage, c’era una motosega…
 
È pericoloso, azzardato e mortale. Pensò. È perfetto!
 
Si avvicinò allo scaffale, colpendo più e più volte con la schiena, e scansandosi prima che la sega a motore gli potesse cadere addosso. Così si inginocchiò di fronte a quell’aggeggio armeggiando con i piedi fino farlo funzione. Riuscì –ancora incredulo- ad accenderla, mozzò la corda che ormai gli aveva impedito la circolazione dei polsi con la motosega, riuscendo comunque a non sfracellarsi le braccia, e si staccò con una mossa veloce il nastro adesivo dalla bocca, (tirando poi un urlo di dolore).
Cominciò a correre verso la porta del garage, cercando un punto che non fosse totalmente ricoperto dalle fiamme. Un rumore per niente rassicurante proveniente da sopra la sua testa lo incitò a schivare un pezzo del soffitto, che ancora qualche secondo e lo avrebbe preso in piena testa. La porta del garage era ufficialmente sbarrata.
Il suo respiro era affannato, e la tentazione di rinunciare era sempre più allettante, ma non sarebbe morto oggi, non finché Laney era ancora in pericolo.
Raggirò uno scaffale, scansando le fiamme che pian piano si facevano sempre più ostili, salì quei cinque gradini che lo dividevano dalla salvezza due a due, e scassinò la serratura della porta, per poi ritrovarsi nel corridoio di casa Penn, dove per fortuna, non erano ancora giunte le fiamme.
Attraversò a grandi passi la hall, e usci dalla porta d’ingresso, finalmente respirando aria… pulita.
Adesso gli toccava salvare Laney, ma prima di agire, doveva pensare a qualcosa di intelligente da fare, perché questa volta i suoi folli piani no-sens non lo avrebbero affatto aiutato. Si gettò a capofitto sul telefono pubblico dall’altra parte della strada, digitando impacciatamente il numero della sua amica, rispondi rispondi rispondi. Dopo tre squilli ancora non parlava, forse avrebbe dovuto mollare… poi, al quinto squillo, sentì la sua meravigliosa voce.
-Corey?-
-Laney!-
Dopo una dettagliata conversazione con la sua amica, che a quanto pare si trovava in un autogrill sulla superstrada, capì cosa fare…
-Vengo a prenderti!- esclamò riattaccando. Subito dopo chiamò i vigili del fuoco.
FINE FLASHBACK.
 
-Ho… lasciato il gas acceso….- mentì in risposta al pompiere, per poi scappare via.
 

Angolo me:
Ehy!
Scusate lo schifo di capitolo! :P Non mi veniva in mente niente!
Corey che si libera con la motosega…. Beh… o quello o moriva! (comunque lo avrei voluto vedere XD)
Riguardo Laney… ecco la vera utilità del rossetto! ^.^
Ahahah sono molto di fretta ciao ciao!
Laney… *corre*

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Okay Corey, hai solo un tentativo si disse tra sé e sé, mentre si toglieva la collana e sfilava il plettro dalla catenina ORA! Lo lanciò contro il muro, si abbassò per non farsi prendere e rimbalzò contro l’albero alle sue spalle, per poi fare un secondo rimbalzo e distruggere il vetro della finestra dei gemelli. Attese per qualche secondo, poi, con suo enorme sollievo, Kin si affacciò
-COSA SEI SCEMO?!- esclamò incazzato, probabilmente senza gli occhiali non lo aveva ancora riconosciuto
-KIN! SONO IO! COREY!- stando al terzo piano non riuscivano a comunicare senza urlare. Il pianista si sistemò gli occhiali sul naso, e la sua vista si schiarì
-COREY! COSA CI FAI QUI ALLE SEI DI MATTINA!- chiese il moro, tentato chiudergli la finestra in faccia, sempre se gli fosse rimasta ancora una finestra da sbattere…
-SCENDETE E VI SPIEGO!- quello con gli occhiali sbuffò sonoramente, rintanando –KIN!- ma ormai se n’era tornato dentro. Corey aspettò qualche minuto per poi tentare ancora –PER FAVORE! DOBBIAMO AIUTARE LANEY!- niente.
-Non c’è bisogno che gridi tanto!- disse Kin, che insieme a suo fratello erano scesi in cortile. Corey abbozzò un enorme sorriso.
-Cos’è successo a Laney?- chiese distrattamente Kon, stropicciandosi con foga un occhio, ancora intontito dal sonno
-È successo un casino! Ma ora dobbiamo brigarci! Come possiamo raggiungerla in poco tempo?- domandò il blu in preda al panico, i gemelli ci pensarono a lungo, per poi esclamare all’uniscono:
-Con l’auto di papà!- Corey stette a fissarli, inarcando un sopracciglio. Guidare? Loro? A tredici anni? Il blu fece spallucce
-Perché no! Muoviamoci!-
Raggiunsero la macchina parcheggiata sul vialetto di casa Kujira –Geni, non abbiamo le chiavi!- disse il frontman incrociando le braccia
-Sì ma…- Kon, con tutta la naturalezza del mondo, fece pressione sulla maniglia della portiera dell’auto, aprendola
-Ovviamente…- Corey non sembrava affatto stupito
-È tipico di papà lasciare la macchina aperta- Kin entrò, accomodandosi sul sedile del passeggero –E comunque Corey… ripigliati! Sembri Laney!- il blu, sedendosi di fronte al volante, sbuffò
-Scusate se sono così pessimista ma…-
-Sei preoccupato per Laney…- conclusero la frase i gemelli
-Già..- ammise lui sospirando
-È normale se ti piace qualcuno!- continuò Kon senza pensarci, suscitando l’imbarazzo del blu
-Cosa? NO! Insomma… siamo… solo amici!- si giustificò nervosamente -È naturale che sia preoccupato, lei è la mia migliore amica…-
-Se lo dici tu Core…- proseguì Kin –Piuttosto… tu sai guidare un’auto?- Corey alzò le spalle
-C’è sempre una prima volta! Ma voltavolta!ma mi sembra comunque un po’ difficile senza le chiavi- ribatté, poi il pianista ghignò, con un’evidente idea in testa.
Tirò fuori dallo sportello dell’auto di fronte a sé, uno strumento con cui tagliò alcuni fili, Corey ci capiva sempre di meno…
-Hai bisogno di una mano?- chiese mentre il suo amico armeggiava là sotto con i fili della macchina
-No… mi rallentereste…-
-Ci dovremmo offendere?- sussurrò Corey a Kon, seduto sul sedile inferiore, ma non ricevette alcuna risposta. Kin aveva già finito.
-Che velocità!-
-Parti parti!-
-Parto!-
***

La donna tremava visibilmente. Di fronte ai suoi occhi, la sua dimora era appena stata “salvata” dalle fiamme, ma gli orribili ricordi inceneriti erano un pugno in un occhio da vedere, ma cosa più importante, della loro dolce Laney non c’era alcuna traccia.
L’uomo cercò di tranquillizzarla con qualche parola di conforto, ma ancora prima di poter parlare, la donna svenne tra le braccia del marito.
-Cos’è successo?- chiese ad un vigile che passava di lì, che scrutava la casa con un cennò d’assenso
-Un ragazzino con i capelli blu…- disse distogliendo lo sguardo e prestando la propria attenzione all’uomo –Dice di aver dimenticato il gas acceso… ma non ne siamo sicuri…- poi si accorse della rossa priva di sensi –Si sente bene?- alluse alla donna
-Stia tranquillo… succede quando è preoccupata!- il vigile annuì, togliendo il disturbo.
Il Signor Penn sapeva perfettamente a chi si riferisse l’uomo quando parlava del “ragazzino dai capelli blu”.
 
***
-FRENA FRENA FRENA!- gridarono i gemelli in preda al panico
-Non so come si fa!- ribatté il blu mentre cercava in qualche modo di tenere fermo il volante
-No no! Quello è l’acceleratore!- Corey levò il piede dall’acceleratore, tenendo premuto poi, il pedale accanto. I tre tirarono un urlo, mentre andavano a schiantarsi contro il muro di un autogrill. Riuscì a frenare in tempo.
In quell’auto era calato il silenzio. Si riuscivano a percepire solamente i respiri affannati dei tre ragazzi appena scampati ad una brutta, orrenda fine… Corey, Kin e Kon si scambiarono uno sguardo, scioccati, per poi saltare in piedi dai propri sedili, esultando come forsennati.
-Rifacciamolo!- esclamò il batterista entusiasta, battendo un cinque al fratello
-Dopo- continuò il blu improvvisamente serio –Prima dobbiamo ritrovare Laney!-
Scesero dall’auto, cercando qualcosa che potesse indicare loro, che la rossa era stata lì.
Erano finiti in quell’autogrill per caso, e quindi non avevano molte altre possibilità.
Dopo quaranta minuti di ricerca, tra area benzina, ristorazione, e parcheggio… ancora niente!
Corey si lascio cadere seduto a terra, con la testa nascosta tra le braccia, segno di un’evidente disperazione
-Tranquillo Core, la ritroveremo!- disse Kin dandogli qualche pacca sulla schiena
-E come? Lei qui non c’è! L’hanno portata via e quando scopriranno che non esiste alcun tesoro la faranno fuori!- il ragazzo balzò in piedi, arrivando quasi sul punto di gridare
-Tesoro?-
-Lei li sta prendendo in giro!- spiegò –Era per salvarci la vita ma mi hanno lasciato lì! Adesso vorrei esserci morto tra le fiamme!- sussurrò scivolando nuovamente a terra, coprendosi il viso con entrambe le mani, a Kin si spezzò il cuore nel vederlo così
-Corey, ti prometto che la ritroveremo, anche a costo di cercarla tutto il giorno!- disse deciso
-Trovato!- esclamò Kon da lontano
-Visto? Abbiamo fatto presto!- sorrise trascinando il pessimista Corey (mi fa strano dirlo) fino al… bagno delle ragazze?
-Guardate!- disse il batterista mostrando quello che teneva in mano, una molletta gialla
-È quella di Laney!- esclamò Kin sistemandosi la montatura degli occhiali sul naso
-Quindi lei dev’essere dall’altra parte!- continuò Corey, ritrovando il suo solito entusiasmo, e precipitandosi a capofitto sulla maniglia della porta, i gemelli lo fermarono prima che potesse fare eruzione là dentro, tirandolo per il colletto di dietro della maglietta –Ma che vi prende?-
-Non puoi entrare lì!-
-E perché no?- il blu inarcò un sopracciglio
-Ma perché quello è il bagno delle ragazze!- esclamarono all’unisono, aspettando poi in silenzio una risposta dal loro amico, che li fulminò con lo sguardo
-State scherzando? Non dite cavolate!- e detto questo entrò in bagno.
Pur essendo in un bagno pubblico, quello delle ragazze aveva un profumo estremamente più gradevole di quello dei ragazzi.
Su una delle pareti bianche del bagno, appena sopra i lavandini, c’era una scritta rosso fuoco in bella vista che diceva:
 
Al Parco Nazionale di Peaceville. L.
 
Insomma più chiaro di così..!
Corey usci di corsa dal bagno, aveva il fiatone solo per quello che aveva letto
-Forza andiamo! Andiamo!- esclamò spingendo i suoi amici verso l’auto
-Hai trovato qualcosa?- chiese Kon cercando di non inciampare
-So dove si trova Laney!-
 
Angolo Autrice Laney:
Ehyla! Sono riuscita ad aggiornare *-*
Chissà se ce la faranno i nostri eroi a salvare Laney in tempo?
E Laney riuscirà a ingannare quei due stolti fino all’arrivo dei suoi amici?
-Ma li hai visti bene? Potresti dire loro che in realtà tu sei una brava scrittrice e ci crederebbero!
Ah-ah… sempre così simpatica? -.- comunque le tue battute fanno pena! Tiè!
Cooomunque … dicevo… ah sì! E la Signora Penn recupererà conoscenza?
Tutto questo e altro nel prossimo e ultimo capitolo! ^^
Mi era venuta voglia di mettere un “finale” alla Chris Mclane :D
AHAHAHA ciao!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


-È qui?- chiese l’uomo inarcando un ciglio, puntando la pistola contro un punto indefinito del terreno
-Esatto!- confermò la ragazza decisa
-Proprio qui sotto i nostri piedi?-
-Precisamente!- mentì ancora
-Quindi se io scavo qui trovo il tesoro?-
-Vuoi parlare o scavare?-
-Mi piace il tuo temperamento ragazza!- Laney ruotò gli occhi e incrociò le braccia al petto, mentre osservava quei due idioti scavare una buca a caso nel bel mezzo del Parco Nazionale di Peaceville. Si guardò attorno, cercando speranzosa un berretto arancione tra il verde del parco, non avrebbero certo scavato tutto il giorno quei due e sperava solo che Corey avesse ricevuto il suo messaggio.
-QUI NON C’È NIENTE!- gridò quello più vecchio, lanciando la pala che si era portato per scavare oltre una serie di alberi, la rossa strinse i denti. Corey, sarebbe davvero un ottimo momento per intervenire! Pensò tra sé e sé.
-Hai tentato di fregarci eh ragazzina?!- esclamò spingendola a terra e puntandole la pistola contro, Laney si strinse contro un albero, coprendosi con le mani, come se così facendo, potesse proteggersi da quel proiettile. Okay Corey, questo è l’ultimo momento per intervenire!
***
-NON FRENA!- gridò il blu, ormai aveva ripetuto quella frase troppe volte in una sola giornata –COS’HA CHE NON VA QUEST’AUTO!?!?-
-SEI TU CHE NON LA SAI GUIDARE!- ribatté Kin, tenendosi fermamente ai braccioli del sedile del passeggiero
-HO TREDICI ANNI! NON DEVO SAPER GUIDARE UN’AUTO!- oltrepassarono a gran velocità una un camper, due o tre bimbi si affacciarono a osservarli con occhi sgranati e pieni di shock.
Giunsero alla loro meta in meno di due minuti, e lì Corey la vide, i due uomini stavano… scavando? E lei se ne stava a guardare con le braccia incrociate, scuotendo la testa. Tipico di Laney!
La voce di Kon lo portò alla realtà.
-Fratello la strada! GUARDA LA STRADA!- gridò, il blu riprese possesso del volante, e mentre raggirava il parco, ordinò a Kin di prendere il suo posto
-C…cosa?- quello con gli occhiali sbiancò
-Laney è lì e ha bisogno di me!- spiegò, la sua serietà riuscì a colpire persino i gemelli –Quindi io ora vado da lei, e tu tieni il volante!-
-Vorresti buttarti da un’auto in corsa! Andiamo a più di duecento all’ora!-
-Dite che è una follia?-
-No! Diciamo solo che sei sempre tu quello che si diverte!- ribatté Kon. Il ragazzo ruotò gli occhi, aprendo la portiera dell’auto e passando il volante all’amico.
Uno… due… tre!
 
***
Ormai per Laney era finita, l’uomo stava per premere il grilletto, e lo avrebbe anche fatto se un urlo pieno di terrore proveniente da dietro le loro spalle, non attirò l’attenzione dei tre, gli occhi della rossa si riempirono di lacrime di gioia.
Era arrivato. Per lei. Corey era venuto a salvarla. (con un’entrata in scena molto… emh… particolare!) Ma era venuto comunque per lei!
-Corey!- gridò la ragazza, e per un attimo, si dimenticò della pistola che appena due secondi prima stava brutalmente minacciando la sua vita.
Il ragazzo da canto suo, se ne stava steso a terra, trattenendo gemiti di puro dolore, conseguenza del suo “morbido” atterraggio. Riuscì solo a percepire la voce della sua migliore amica, e questo basto a farlo rialzare.
-Ancora tu!- sbottò l’uomo, rosso dalla rabbia -Io ti avevo eliminato!-
-Se sono qui…- continuò il blu senza troppa voglia di scherzare a causa di quel violento impatto –E perché rivoglio indietro la mia migliore amica!- Laney, approfittando della disattenzione dell’uomo, tirò un calcio sulla mano che impugnava la pistola, facendogliela sfuggire, riuscendo poi a prendere al volo l’arma. Corey la raggiunse.
-Io questa non la voglio!- esclamò lei lanciandola verso l’amico, che la prese al volo
-Beh io nemmeno!- e detto questo la ripassò alla rossa. I due si ritrovarono a litigare, nel momento più inopportuno che potevano trovare, per chi dovesse tenere quell’arma mortale, finché la canna della pistola del secondo uomo sfiorò i capelli blu del ragazzo
-Siete pronti a morire?- sussurrò, Corey e Laney si girarono verso i lui, ritrovandosi l’arma ad un palmo dal naso, deglutirono all’unisono, arretrando fino a che le loro schiene incontrarono l’albero di poco prima, scivolarono seduti, li uni nelle braccia dell’atro, ad occhi chiusi, mentre tremanti come due foglie, aspettavano quella pallottola che avrebbe definito per sempre il loro destino, insieme.
Ciò non avvenne.
L’ennesimo colpo di scena fu quello decisivo che salvò le vite dei due ragazzi, l’urlo delirante di dolore dell’uomo spinse i due a guardare; Kin e Kon, che in sella alla loro immancabile auto, avevano steso i due malviventi, li fissavano con un enorme sorriso stampato in faccia
-Abbiamo imparato a frenare!- esclamò Kin entusiasta
-Cosa ci siamo persi?- chiese il fratello altrettanto sorridente, i due fratelli Kujira stavano letteralmente consumando con lo sguardo la tenera coppietta abbracciata sotto i piedi di un albero
-Avete appena steso i due ladri…- disse Corey ancora incredulo. Non era esattamente la risposta che si aspettavano…
-Che?- chiesero all’unisono, Laney annuì, altrettanto spaesata
-Sono esattamente sotto di voi!-
-Li abbiamo uccisi?!- chiesero scioccati, ma a giudicare dai lamenti dolorati provenienti dai due uomini, poterono dedurre di no. La polizia arrivò cinque minuti dopo, caricò i due malviventi in auto, e li portò in centrale.
-LANEY!- un donna dai capelli rossi attirò l’attenzione dei quattro, la rossa sciolse l’abbraccio di Corey per poi correrle incontro.
Lui la vide abbracciare i suoi genitori e non poté far altro che sorridere, allora anche lei aveva avuto paura...
-Noi ci accorgiamo di amare qualcuno, solo quando lo perdiamo, o quando siamo in difficoltà, ma se il nostro amore è ricambiato realmente, quella persona, non ci abbandonerà mai...-
 
 
Angolo Autrice:
Ehy! Come va?
Una cosa; ma quanto fanno schifo le mie… mmh… “perle di saggezza” di Corey?
-Tanto!
Ma chi ti ha chiesto niente a te! Bah…
Cooomunque… siamo giunti alla fine anche di questa long! *tutti si svegliano ed esplodono in fragoroso applauso appassionato*
-Già, non vedevano l’ora di andarsene!
Ma cosa… sta zitto! *sbam*
Allora, questo ultimo capitolo (e il penoso angolo autrice) si merita una recensione??? Anche piccolina!!! *occhioni da cucciolotta*
Scusate se oggi vi sono sembrata un po’, emh, moscia ma è colpa della febbre!
Ora vado! Sciau!
Laney.

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Capitolo 11
*** Epilogo finale. ***


Riepilogo.
POV Laney
Natale. Non è andato esattamente come me lo aspettavo…
Oggi alle sette e mezzo di mattina hanno portato via i due truffatori, ed io mi sono ritrovata a passare il resto della giornata da sola con i miei genitori, come avrei voluto sin dall’inizio.
L’unica pecca era stata tornare a casa, o almeno, quello che ne rimaneva. Un ammasso di macerie ancora fumante occupava il posto della mia meravigliosa dimora…
Perciò quella stessa sera, spinta dall’appoggio dei miei, mi ritrovai a bussare alla porta di un garage fin troppo familiare.
-Laney?- chiese la voce quasi incredula del mio migliore amico
-Ehy Corey. Dopo avermi salvato la vita –o quasi- non è che mi potresti fare un altro piccolissimo favore?- lui afferra al volo e, la sua espressione da confusa lasciò campo libero ad uno stupendo sorriso pieno di conforto e comprensione.
Erano più o meno le 20: 30 quando siamo arrivati da Corey, quindi abbiamo fatto eruzione più o meno nel momento meno opportuno di sempre: la cena di Natale. Stranamente a come mi immaginavo casa Riffin in quest’occasione; Kin, Kon e la loro famiglia sedevano tranquillamente alla grande tavolata allestita per l’occasione
-Ciao Laney!-
-Ehy ragazzi!-
Il sonoro uff… di Trina attirò la nostra attenzione: -E io dovrei tipo passare tutta la sera a mangiare con quegli sfigati degli amici di Corey? Mi bastava tipo uno sfigato solo eccetera…- il Signor Riffin la fulminò con lo sguardo, ma ormai la dolce e tenera sorellina di Corey aveva già tolto il disturbo.
E alla fine ci ritrovammo noi, amici da una vita, seduti ad un tavolo il giorno di Natale, dopo aver trascorso una di quelle pazze giornate che si vedono solo nei film thriller.
 
Raggiungo Corey che se ne sta sullo stipite della porta, a guardare con immensa gioia due gemelli scartare un pacco incartato di giallo -Sei davvero sicuro che non ti diamo fastidio?- chiesi un po’ titubante.
-Tranquilla, passare la notte insieme sarà divertente!- sorrisi spontaneamente.
Sembrava tutto così tranquillo e dolce, finché qualcuno non spinse Corey verso di me e viceversa, facendo scontrare per un secondo (un luuungo secondo) le nostra labbra.
Appena ci staccammo, notai che gli occhi di Corey si erano dilatati e il suo sguardo smarrito sorrideva, e certamente io, anche se non potevo vedermi, con quella faccia da emerita ebete non ero da meno.
-Cioè, stavate proprio sotto il vischio ve lo siete cercato!- la voce di Kon ci richiamò “all’attenti”, prima di ritornare con suo fratello in sala da pranzo. Dovevo aspettarmelo da quei due…. Il mio sguardo si posa nuovamente sul blu che, rosso come un peperone, mi propose di raggiungere gli altri.
Io mi grattai la testa nervosamente, per poi accettare.
-A ehm… quasi dimenticavo! Grazie ragazzi è stato bello!- un’altra volta non so con chi Corey si sia messo a parlare...
-Come bello? Ma se siamo quasi morti!-                                                
 
Angolo Autrice:
Ciao!!!
Ecco quello che io chiamo un “Epilogo a sorpresa” vi piace?
-Ma se il finale fa schifo comunque!
Ma non dovevi andare tu?
-Andare dove?
Di là! A fare quella cosa senza rompere a me!
-Uff… ok vado…
Cooomunque, dato che non sapevo come concludere (sì, poteva venire decisamente meglio!) ho deciso di… ehm… “prendere in prestito” il finale della serie.
In poche parole: Marti e Corey vi ho fregato il finale! (ancora ^.^)
Visto che non mi andava di finire la long in quel modo e avevo in mente questo piccolo momento Corney (che poteva anch’esso venire molto meglio!) ho pensato bene di aggiungere questo epilogo *yuppy -.-*
Comunque, posso dichiarare ufficialmente conclusa Forgotten at home *coro di grilli*
-Davvero? Non hai in mente altri possibili finali che nessuno vuole leggere?
Davvero _-_ *I lettori scoppiano in un fragoroso e appassionato applauso*
 
Ringraziamenti:
E da tanto che volevo farlo ^.^
 
I lettori silenziosi:
TDfan
lioness04
 
Farfalla_Lilla che ha messo la storia tra le preferite <3
Angy_Sunny che ha recensito tutti i capitoli ^.^
E marti_penn che adoro come lettrice, scrittrice e soprattutto come amica <3 (Ti voglio bene ;)
)

 
E ora che ho finito anche questa long penso che sia ora di andare! A presto ragazzi ;)
Laney.

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