Diario di uno Shikigami - La storia di Ichizomi

di Ichizomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ichizomi ***
Capitolo 2: *** Ritorno ad una falsa normalità ***
Capitolo 3: *** Yukari Yakumo ***
Capitolo 4: *** I miei più grandi errori pt.1 ***



Capitolo 1
*** Ichizomi ***


Io sono Ichizomi e...e questo è il modo più banale per iniziare il mio racconto, ma non avendo molta inventiva non sono riuscito a pensare ad un incipit migliore. L'inizio non è la cosa che ritengo più importante al momento, ciò che più mi preme è raggiungere lo scopo che mi ero prefissato. Ho deciso di scrivere questa sorta di diario per lasciare una traccia dei periodi più importanti della mia vita ed evitare che vengano perduti. Cercherò di narrare i fatti accaduti in maniera più oggettiva che potrò.

 

Parte 1: Ichizomi

“Ichizomi, Ichizomi! Svegliati, su!” Come ogni mattina quella voce mi svegliò. Non sono mai stato un tipo particolarmente pigro ma quel giorno non avevo la minima voglia di aiutare la mia padrona nei suoi compiti. A quel tempo ero lo shikigami di Lady Hakurei, la sacerdotessa dell'omonimo tempio. Ero ai suoi servigi da tempo immemore, ormai, ma ricordo perfettamente che quel giorno era l'anno 1885, questo non potrò mai dimenticarlo. Quello fu l'anno in cui tutto il mio mondo cambiò. Mi alzai controvoglia e seguii Lady Hakurei per aiutarla come di consueto. Sgobbavamo come schiavi per tutto il giorno, l'unico momento di pausa lo avevamo all'ora di pranzo. Era il momento che preferivo perché in quel breve lasso di tempo lei si occupava un po' di me, grattandomi e accarezzandomi il pelo. Sì, il pelo, il mio bellissimo manto argentato. Non credo di averlo detto prima, ma io sono uno youkai, per la precisione sono un Hoko. Ma non sono un hoko come tutti gli altri, altrimenti Lady Hakurei non mi avrebbe mai preso con sé. Stando a quel che diceva lei, io avevo delle potenzialità al di sopra degli altri, cosa che all'inizio non capii, ma che ora, dopo tanti tanti anni, credo di aver compreso. Inizialmente, quando decise di accogliermi nel suo santuario, non mi disse nulla riguardo ai miei talenti nascosti, ma giustificò il tutto dicendo che aveva bisogno di un aiutante e che aveva scelto me perché le piaceva la barbetta che mi cresceva sotto il muso. Per anni vivemmo tranquilli e felici, occupandoci del santuario e dando la caccia agli youkai che causavano fastidi o che avrebbero potuto rappresentare una minaccia per gli umani. Anni e anni trascorsi in questo modo, in una piacevole routine in cui non trovavo alcuna pecca. Di tanto in tanto andavo a far visita al mio vecchio branco e ogni volta lo trovavo decimato, e tutti i miei vecchi compagni, con i quali ero cresciuto, mi apparivano più vecchi, più stanchi, mentre io conservavo giovinezza e vitalità. Per molto tempo mi arrovellai per capire il perché di questo, lo compresi quando Lady Hakurei decise che ero pronto a studiare le arti magiche sotto la sua guida. Mi disse che era dovuto alla sua magia il mio innaturale invecchiamento ritardato e che aveva fatto ciò per studiare meglio il mio comportamento e vedere se ero degno di apprendere i segreti tramandati nel santuario. Da quel giorno iniziai a studiare le arti magiche, ma non è questo il grande cambiamento di cui ho parlato in precedenza. Da quel giorno avemmo sempre meno tempo per rilassarci e passare del tempo insieme per il piacere di farlo. Tutta la nostra giornata era occupata dai doveri al santuario e quando questi terminavano ci dedicavamo alle arti magiche. Una volta finite le lezioni del giorno eravamo così stanchi che, indipendentemente dall'ora, andavamo immediatamente a dormire. A Lady Hakurei questo non faceva bene, ogni giorno sembrava stare peggio. Arrivai a pensare di interrompere le lezioni inventandomi che non ero così portato per le arti magiche come lei pensava; ma ogni volta che provavo a parlarle mi bloccavo al solo pensiero della delusione che avrebbe potuto provare nel sentirmi dire certe cose. Così lasciai stare e mi impegnai più che potei per padroneggiare tutti gli incantesimi che mi mostrava (anche se alcuni di essi erano di utilità assai discutibile). Francamente non capivo il motivo del suo comportamento, non c'era alcun bisogno di lavorare così tanto e, soprattutto, tutti i giorni. Si svegliava anche prima di me e non riposava un attimo. Ogni giorno la vedevo sempre più debole. Non riuscendo a tollerare la situazione, dopo due settimane le parlai e le chiesi perché non si riposasse, e le proposi di interrompere per qualche giorno le lezioni; si limitò a sorridere e mi disse: “Ormai siamo quasi alla fine, dopo mi riposerò tutto il tempo”. Le sue parole mi rincuorarono e come un sciocco pensai che fosse tutto a posto. Ancora mi pento di non aver insistito di più.

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Capitolo 2
*** Ritorno ad una falsa normalità ***


“Due mesi! Sono passati due mesi da quando mi hai detto che avevamo quasi finito!” Mi arrabbiai. Lo ricordo perfettamente. Odio quando mi si mente, e lei mi aveva mentito. Dopo due mesi di intenso lavoro Lady Hakurei si era ridotta all'osso, quasi non mangiava più e trascurava i suoi doveri al santuario. Tutto per farmi apprendere le più complesse arti magiche il prima possibile. Trascurando il santuario anche i visitatori avevano smesso di venire e le offerte scarseggiavano. Come potergli dare torto? Il giardino che circondava la zona antistante l'entrata, un tempo curato e pieno di fiori dallo splendido aroma, aveva assunto l'aspetto e gli odori di un immondezzaio. Ma questo non era il peggiore dei mali: il santuario stesso si era trasformato, al punto da sembrare disabitato da anni. Inutile dire che io avrei voluto fare qualcosa per riportare tutto all'antico splendore ma ero tenuto d'occhio tutto il giorno da Lady Hakurei che non mi concedeva un solo istante di distrazione e, in fondo, neppure io volevo concedermelo. Desideravo solo applicarmi il più possibile agli studi in modo da finirli in fretta e poter far finalmente riposare la mia padrona. Verso la fine del terzo mese di studi decisi di fare qualcosa per il santuario. Una notte finsi di andare a dormire e, dopo aver aspettato che Lady Hakurei si fosse addormentata, sgattaiolai nel giardino esterno, deciso a ripulirlo. Fattasi l'alba, tornai dentro e mi misi sotto le coperte aspettando che la mia padrona mi svegliasse con la sua dolce voce. Non accadde. Per una decina di minuti temetti il peggio ma non ebbi il coraggio di alzarmi, anzi, forse è più corretto dire che non ne avevo la forza. Sentii dei rumori nella stanza accanto alla mia, allora la preoccupazione svanì. Dato che Lady Hakurei non era venuta a svegliarmi, immaginai che si fosse arresa alla stanchezza e attribuii quei rumori di poco prima a delle coperte che si attorcigliavano su un corpo per coprirlo. Sciocco io che, all'epoca, lo pensai. Solo una settimana dopo seppi la vera causa di quei rumori. Erano bisbigli. Non volevano che io sentissi. Da quella mattina, con mia grande gioia, la padrona annunciò che gli studi erano finiti. La felicità fu tale che dimenticai che in quei giorni stavo perfezionando e mettendo a punto uno degli incantesimi più difficili, e probabilmente l'ultimo che mi mancava. Fu un errore, uno dei tanti. Ormai ne ho perso il conto e credo sia meglio così. Un altro dei miei tanti errori fu credere che quegli studi erano stati fatti senza un secondo fine e, quindi, una volta che finirono smisi di esercitarmi con costanza e arrivai a dimenticare alcuni degli incantesimi che ritenevo superflui. Che “ritenevo”, appunto, dopo scoprii che non erano così inutili come pensavo. Credo di stare per perdere il filo del discorso, forse perché tendo a divagare, o forse perché inconsciamente ricordare questi avvenimenti mi provoca malinconia (e anche un briciolo di tristezza). Al diavolo la malinconia! Mi sono ripromesso di scrivere questo diario per trascrivere le mie memorie e lo farò. Ecco, forse ora mi sono davvero allontanato troppo dal racconto e me ne scuso con voi che state leggendo. Dicevamo: da quando Lady Hakurei mi disse che gli studi erano finalmente terminati la vita al santuario tornò come prima. Ripulimmo e aggiustammo tutto e i visitatori tornarono entusiasti (e aumentarono anche le donazioni). Tutto faceva pensare che avremo continuato con quella vita per parecchi anni. Anche Lady Hakurei aveva riacquistato le forze e si dedicava al santuario con grande energia, mangiava e dormiva anche più di prima. Eh sì, sembrava proprio in gran forma. Altro errore che sono riuscito a capire solo di recente: mangiava e dormiva più del normale perché era sempre più stanca e il suo fisico reggeva a malapena. Ormai erano passati tre mesi da quando avevamo iniziato le lezioni. Ormai davo per scontato che era finito quell'inferno di lezioni e allenamenti continui. Ormai mi ero riabituato all'idea di una vita normale con la mia padrona. Tutto cambiò di nuovo quando allo scadere del terzo mese Lady Hakurei mi venne vicino e disse: “Viene una mia vecchia conoscenza: Yukari Yakumo.”.

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Capitolo 3
*** Yukari Yakumo ***


“Chi diamine è Yukari Yakumo?” Prima di allora non l'avevo mai sentita nominare; oggi, invece, la conosco fin troppo bene... Una risata proruppe alle mie spalle, ne fui sorpreso, non avevo sentito nessuno entrare in quella stanza. “Il tuo cagnolino chiede chi sono io -ci fu una nuova risata- Eppure credevo di essere piuttosto famosa”. Ricordo che mi girai col fiato sospeso, pronto a balzare all'attacco se fosse stato necessario. Fu allora che la vidi per la prima volta: sul suo volto era stampato un sorrisetto divertito e mi fissava in maniera scettica con i suoi occhi viola. Pensai che non mi credeva degno di essere lo shikigami di Lady Hakurei. Finii di osservarla, non avevo mai visto un volto così bello e così sfrontato; a completare il tutto c'era una cascata di capelli biondi (di tanto in tanto bloccati da alcuni fiocchetti) che scendevano da un cappello bianco. Ricordo bene il terrore che provai quando, spostando lo sguardo per guardarla nella sua interezza, vidi solo la sua testa fluttuare nel vuoto. Lei se ne accorse e rise divertita. Per placare il mio terrore Lady Hakurei mi fece notare due fiocchetti vicino al collo che sembravano far da contorno ad un “buco” e mi spiegò che il potere di Yukari era il controllo dei confini. Confini....avevo già sentito quella parola... “Tu...tu sei la Youkai dei confini?” dissi sorpreso. Ormai Yukari Yakumo è una figura piuttosto conosciuta, ma all'epoca era nota solo con il nome di Youkai dei confini; in pochi riuscivano a vederla, in pochissimi lo volevano raccontare. Rise ancora una volta. Ne avevo abbastanza di lei e delle sue risatine; ancora non sapevo che quel che pensavo di lei era destinato a cambiare in fretta. In peggio. Lady Hakurei mi spiegò il perché aveva deciso di chiamarla e capì dal suo tono che erano piuttosto amiche, o quanto meno si conoscevano bene. La mia padrona mi elencò vari motivi ma l'unico che ricordo (forse perché era l'unico veramente importante ed urgente) era l'informare Yakumo dell'iper-attività degli youkai in quel periodo. Essi stavano diventando sempre più numerosi e non si facevano molti scrupoli di essere visti dagli umani e di attaccarli. Disse che negli ultimi due mesi aveva raddoppiato il lavoro di sterminio e controllo. Rimasi scioccato. In quei mesi era impegnata con il mio addestramento e io credevo che dopo le dure giornate di allenamento andasse subito a dormire. Scoprii che non era così, la notte andava a caccia di youkai. Si accorse che la guardai male e sul suo volto si dipinse un'espressione da cane bastonato che implorava perdono. Continuò, poi, dicendo che era giunta alle decisione di rinchiudere gli youkai nella regione di Gensokyo e di sigillare quest'ultima in un'altra dimensione. Le serviva il potere di Yakumo per realizzare il suo piano. Il santuario Hakurei avrebbe fatto da “porta” tra i due mondi e la discendenza Hakurei lo avrebbe custodito fino all'eternità. Tutto ciò che diceva la mia padrona mi appariva sensato ed ero entusiasta all'idea che avrebbe partecipato una youkai potente come Yakumo, ero certo che con il suo aiuto tutto sarebbe andato per il meglio, in fondo chi meglio di lei poteva aiutarci ad effettuare il trasferimento nella nuova dimensione? Certo, c'erano incantesimi di alto livello che potevano essere usati per la creazione di dimensioni e trasferimenti in esse, ma Yakumo era stata benedetta degli Dei con un grande dono: il controllo sui confini. Per lei era naturale usarli e non sembrava stancarsi mai nell'utilizzarli. “Ah, Ichizomi, parteciperai anche tu al trasferimento; potresti esserci d'aiuto e interverrai se qualcosa andrà storto” disse Lady Hakurei allegramente. Scodinzolai felice, le sarei potuto essere finalmente d'aiuto per davvero (ma in cuor mio speravo di non dover intervenire, avrebbe significato che le due donne non riuscivano a gestire il trasferimento). Mentre io e la mia padrona ci guardavamo sorridendo Yakumo disse freddamente: “Non dite assurdità, rinunciate. È troppo pericoloso.”.

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Capitolo 4
*** I miei più grandi errori pt.1 ***


Io e Lady Hakurei ci guardammo sbigottiti, non ci aspettavamo una risposta del genere da Yakumo. “Yukari cosa intendi dire? Col tuo aiuto andrà tutto sicuramente per il meglio.” “Non dire sciocchezze, sai bene a che mi riferisco.”. Detto questo rinfilò la testa nel “buco” e sparì. Guardai Lady Hakurei incredulo. Cos'era questo grande pericolo di cui non ero stato informato? La mia padrona stava dicendo qualcosa ma non l'ascoltai; uscii di corsa dal santuario urlando il nome di Yakumo. La cercai per ore, fino al calar della sera; ero sul punto di rinunciare quando alle mie spalle una voce scocciata disse: “Hai urlato così forte che ti sentivo fin dentro l'altra dimensione; non mi hai fatto di dormire.”. Era lei. Finalmente si era mostrata; e ora? Non sapevo che dirle; ero corso via spinto dalla rabbia. Riorganizzai le idee e la confusione che mi ero creato in testa e decisi che avrei provato a convincerla ad aiutare Lady Hakurei. Iniziai con calma ed esporre le mie ragioni a ad ogni rifiuto diventavo sempre più nervoso. Esplosi. Non riuscii a trattenermi, le urlai contro. Ignorando chi avevo davanti commisi l'errore di sfidarla ad un duello; posi come condizione che se avessi vinto io lei avrebbe aiutato la mia padrona con il trasferimento. Rise, poi accettò. Uscì dall'altra dimensione completamente e per la prima volta la vidi per intero: portava un lungo vestito viola e le braccia erano coperte da un paio di lunghi guanti bianchi. Non ebbi neppure il tempo di osservarla che dopo un istante attaccò, un pugno mi colpì in pieno sul muso e mi sbalzò all'indietro. Non mi sembrava possibile, lei distava circa 5 metri da me, non capii come avesse fatto a colpirmi, poi vidi il suo braccio uscire da uno di quei “buchi” e compresi. Compresi di avere davanti a me un avversario di gran lunga più forte, più esperto e più furbo di tutti quelli affrontati fino a quel momento. Balzai verso di lei a fauci spalancate ma morsi solo aria; mi girai di scatto, cercando di colpire con le code tutto ciò che avevo intorno. La mancai di nuovo, sapeva sfruttare il suo potere con un'abilità fuori dall'ordinario. Non avevo modo di difendermi efficacemente. Mi arrivavano pugni e danmaku da ogni parte ma grazie alla mia agilità ne evitavo la maggior parte; ad ogni balzo, ad ogni schivata lei rideva; ad ogni balzo, ad ogni schivata mi avvicinavo sempre di più. Avevo trovato il suo punto debole: quando usava i suoi poteri per attaccare evitava di muoversi per restare sempre concentrata più che poteva. Ne approfittai. Sfruttando i poteri delle mie code le bloccai lentamente le caviglie nel terreno, coprii il mio corpo con il fuoco per proteggermi dai suoi pugni e le scagliai contro una saetta. Dopo averla lanciata creai un sottile strato di acqua sul terreno. Appena si accorse della saetta generò un confine e ne pose un altro appena sopra di me, collegandolo al primo. Sorrisi, aveva fatto ciò che avevo previsto. Nell'istante prima di essere colpito dal mio stesso fulmine scartai di lato e questo colpì l'acqua sparsa sul terreno. Yakumo ricevette in pieno la scossa e urlò di dolore. Da sciocco pensavo che il fuoco con cui mi ero ricoperto il corpo fosse abbastanza forte da far evaporare l'acqua intorno a me. Non fu così, non l'avevo alimentato a sufficienza. Ricevetti anch'io la scarica elettrica. Poco prima che si facesse tutto nero ricordo che vidi Yakumo rialzarsi da terra sorridendo. Poi ci fu il buio. Quando rinvenni mi trovai accanto Lady Hakurei con un piccolo pezzo di carta in mano. Mi si gettò al collo e mi abbracciò piangendo, mi diede dello stupido, dello scemo e disse che sarei potuto morire se Yakumo non mi avesse salvato. Piano piano recuperò il sorriso, a quel punto mi diede il pezzetto di carta e mi disse che era da parte di Yakumo.
Ora capisco perché Yume ha deciso di prenderti come suo shikigami, hai un grande talento per la magia e sei anche molto sveglio. Nonostante questo però non sei riuscito a vincere. Per questo il trasferimento non può essere fatto.
- Yakumo Yukari”
Ululai di rabbia e, sconfitto, me ne tornai al santuario affiancato da Lady Hakurei.

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