A Story about … What?! Love?

di Sisya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risvegli, merletti e principi imprudenti ***
Capitolo 2: *** Nostalgia di casa, tempismo imperfetto e cheesecake ***
Capitolo 3: *** Come spezzare il cuore al proprio miglior amico ***
Capitolo 4: *** Di male in peggio ~ Scoperte, ricordi e parole sbagliate ***
Capitolo 5: *** Ovvero, come vivere felici e contenti, nonostante tutto ***



Capitolo 1
*** Risvegli, merletti e principi imprudenti ***


A Story about … What?! Love?

Angolino Iniziale *O*
Questa è la prima Edward/Winry che scrivo.
Ci sono certe storie che un momento prima stavi pensando a chissà cosa, e il momento dopo, puff!, ecco che ti compaiono nei pensieri. Speriamo in bene, non sempre questa è una cosa positiva >//< Giusto un pizzico di RoyAi ad addolcire il tutto (oh, d'accordo, forse un po' più che solo un pizzico XD) e la comparsa non prevista di Ling e Lan Fan, che sono stati coinvolti proprio all'ultimo momento. Essendo la fic un'AU, mi sono presa la libertà di sconvolgere un po' di cose; per eventuali chiarimenti, o se non vi è chiaro qualcosa, chiedete pure e risponderò … ma niente anticipazioni XP Ehm, poi, ho messo ooc nelle note per sicurezza, ma cercherò come sempre di mantenere i caratteri originali dei personaggi, per quello che consente la trama. Infine, non so quanti saranno i capitoli della fic ma di sicuro non molti. Gli aggiornamenti non saranno regolari, perciò non aspettatevi troppo da una pigrona come me XP
Dedicata a tutta la mia famigghia RoyAi, in particolare a Lely, Shatzy, Valy, e Stray, perché sono senza dubbio le mie gelatine ondeggianti preferite *O*
Dedicata alla mia shore Suzuna, perché ama l'edwin e anche se non riesce a comprendere la suprema bellezza del RoyAi per stavolta la perdono ù.ù
E dedicata un po' anche a mia madre, perché come per tante altre cose, se lo merita.



Dire che Winry quella mattina si svegliò molto di buonumore, sarebbe stato un eufemismo bello e buono. Quando riemerse da sotto il lenzuolo, sbadigliando, e scivolò fuori dal groviglio informe delle coperte, ancora non era del tutto sveglia, ma il sorriso le andava già da un lato all'altro della faccia. Si sarebbe messa a saltellare sul letto per la gioia, come faceva sempre da bambina se solo non fosse stato così poco conveniente - perciò si limitò soltanto a due o tre rimbalzi, tappandosi la bocca con una mano per soffocare le risate -
Si sentiva euforica e sciocca - terribilmente sciocca - nello stesso tempo, ma non poteva farne a meno.
Corse in camicia da notte fino al davanzale, alzandosi in punta di piedi e sporgendosi di sotto, il sorriso che non accennava a diminuire. Una folata di vento tiepido le sospinse indietro i capelli biondi, facendola ridere di nuovo e riempiendole le narici del profumo umido dei boschi. I fiori si aprivano dondolanti sul campo di iris che si stendeva a perdita d'occhio sotto la sua finestra. In lontananza, le acque calme di un lago rilucevano dorate. Winry prese un respiro profondo, indietreggiando di qualche passo.
Si infilò in tutta fretta le ciabatte, abbandonate ai piedi del letto, e uscì dalla camera.

 Scese in cucina e trovò la sorella, indaffarata come al solito, che canticchiava mentre preparava la colazione - cosa che invece non era mai stata da lei - Ma d'altra parte, la gravidanza l'aveva cambiata molto. Sembrava risplendere, quando si muoveva per casa, quasi come se vivesse in una dimensione tutta sua. Winry indossò il grembiule pulito e diede un bacio sulla guancia di Riza.
- Ehi, ti sei svegliata finalmente, dormigliona - constatò quella con una risata mentre alzava la fiammella sotto il bricco del latte e finiva di infornare una teglia di torta.
- Sono così eccitata che non riesco a stare ferma, ci credi? - rise lei, inclinando il capo biondo da un lato - Voglio dire, ho atteso questo giorno da mesi! Mesi! Edo sta tornando da Londra! Oh, cavoli, a proposito, devo essere alla stazione tra due ore! Non voglio fare tardi - esclamò poi, bevendo un piccolo sorso dalla tazza di caffè amaro che Riza le aveva passato - Io oh, non vedo l'ora di riabbracciarlo. Sapessi quanto mi è mancato quel nanetto scorbutico! -
- Uh uhm, davvero così tanto? Beh, allora avrete sicuramente molte cose da dirvi - replicò lei facendo spallucce, con l'aria di chi la sapeva lunga ma non voleva parlare. Winry inarcò un sopracciglio con fare sospettoso, ma non fece domande.
- Ehi, Rizey, tu mi accompagni, vero? Vero? -
- Solo se la smetti di chiamarmi così -
- Ah, giusto, dimenticavo solo il tuo adorato Roy può farlo - esclamò lei, giungendo le mani sotto il mento con aria sognante per prenderla in giro.
Riza le lanciò addosso lo strofinaccio, ridendo.
- Vai a vestirti, signorina, o rischiamo di non fare in tempo per il suo arrivo -
- Corro, corro! - esclamò Winry precipitandosi di nuovo di volata su per le scale.
Stava tornando. Il suo migliore amico. Il suo Edward stava tornando!
E lei non stava più nella pelle.
- È una splendida, splendida giornata! - si ripeté facendo i gradini a due a due, convinta più che mai. Senza quasi rendersene conto, cominciò anche lei a canticchiare mentre tirava fuori dall'armadio un vestito dopo l'altro, appoggiandoli con cura sul materasso. Merletti e stoffe colorate sbucavano da tutte le parti. Dal piano di sotto, Riza non poté fare a meno di sorridere nel sentirla.
Ma in fondo non era poi così strano, a pensarci bene.
Doveva aspettarsela una reazione simile da Winry.
Dopotutto, si trattava di Edward.

~

Il giovane Elric si affacciò dal finestrino con un sorrisone felice, i gomiti appoggiati di traverso sul bordo del vetro e il vento che gli sferzava il viso, mentre il treno faceva il suo rumoroso ingresso nella piccola stazione affollata, lasciandosi dietro una nuvola di fumo.
Ma dopo un "ehi piccoletto fai attenzione" e una gomitata che per poco non lo fece precipitare giù dal predellino insieme al suo bagaglio, l'umore gli precipitò istantaneamente sotto le suole delle scarpe. - Edo, accipicchia, come sei cresciuto - constatò una voce ben nota dal tono canzonatorio, che lo costrinse a sollevare lo sguardo avvilito da terra.
- Davvero? - s'illuminò subito lui, tutto sorridente.
- Uhm. Sì, certo. Un paio di millimetri al massimo - replicò la voce, ridacchiando.
Edward sbuffò pesantemente, calcandosi il cappello sulla testa e brontolando qualcosa di imprecisato verso l'uomo davanti a lui, che lo aspettava sulla banchina a braccia incrociate e lo stesso sorrisetto strafottente dei suoi tempi migliori.
- Da quanto tempo, eh? -
- Quattro mesi e undici giorni - replicò Ed scrollando la testa.
- Beh. Sono contento che tu sia tornato al nido, caro il mio
piccolo scienziato -
- Ehi, prova un po' a ripeterlo …! - esclamò lui, sventolandogli un pugno sotto il naso e riprendendo aria per replicare. Ma fu subito costretto a interrompersi. Intravide giusto in tempo Roy che si accostava sorridendo a Riza, posandole un bacio leggero sulla fronte, quando la sua visuale fu coperta da qualcos'altro di non ben identificato. Si vide avvolto da un fruscio di merletti e ancora prima di rendersene conto si ritrovò Winry appesa al collo, che rideva e lo stringeva forte. Talmente forte che per un attimo si domandò se volesse stritolarlo.
- Edo! Edo. Sei qui! -
Un po' interdetto, dovette far passare qualche secondo prima di riuscire a rilassare le braccia e tornare a respirare normalmente.
E riprendere un colorito un po' meno fosforescente. - Perché, dove dovrei essere, scusa? - domandò, sbuffando. Le cinse la vita con un braccio, facendola volteggiare un paio di volte nel bel mezzo della banchina, mentre lei rideva, tenendosi il capello con una mano. Sul volto del giovane si aprì un altro sorriso, in riflesso di quello di lei. Non l'avrebbe mai ammesso ma Dio, se le era mancata.
La conosceva bene, quella sensazione di sollievo all'altezza dello stomaco.
E sapeva anche cosa voleva dire.
Finalmente, era a casa.

~

Il futuro re di Xing, il più delle volte, sembrava fare di tutto pur di non comportarsi come si conveniva al futuro re di Xing. Quasi che lo facesse apposta. Anche adesso, che se ne stava accucciato sul parapetto della nave, sporgendosi all'ingiù, non sembrava avere proprio un bel niente di così principesco o maestoso. Anzi, un filo di vento in più del necessario sarebbe bastato a farlo precipitare - molto poco regalmente - di sotto.
- Altezza, vi prego, scendete da lì una buona volta - ripeté la figura in nero accanto a lui, con voce sconsolata da dietro la sua maschera impassibile. - Non corro alcun rischio! E poi è divertente! Dovresti provare anche tu a …! -
Non aveva ancora finito la frase che il fischio improvviso della nave lo fece sobbalzare, facendogli perdere l'equilibrio.
Se non ci fosse stata una mano fulminea che riuscì a trattenerlo per la casacca, fermando la sua caduta, avrebbe senza dubbio fatto un bel tuffo. Lui per tutta risposta si lasciò andare a una risata, decidendosi però finalmente a scendere dal sopra il parapetto. Da dietro la maschera, la figura in nero tirò un lento respiro di sollievo.
- Foo, ne sei sicuro, allora? Dici che è il posto giusto? -
- Certo signore, è sicuramente il posto giusto per trovare una buona moglie per il futuro re di Xing - concordò il vecchio seduto a pochi passi da loro, inchinandosi ma senza alzare gli occhi dal libro che stava consultando.
Una guida turistica che indicava dove trovare mogli ideali, forse.
- Hai sentito Lan Fan? Presto troverò una moglie e finalmente sarò re! - esclamò Ling sorridendo, coi gomiti appoggiati al parapetto.
La figura in nero si tolse la maschera, rivelando il suo volto da ragazzina, due scurissimi occhi a mandorla e una crocchia di capelli scuri.
- Ne sono lieta, Altezza. Sarà un bene per tutta Xing - Il principe annuì, continuando a tenere lo sguardo fisso sulla linea dell'orizzonte, fiducioso, e non notò l'accenno di sorriso triste della giovane di fianco a lui, che lei comunque si affrettò a nascondere di nuovo dietro la maschera. Sarebbe stato un bene per tutta quanta Xing. Tranne che per lei. Davanti a loro, intanto, si profilavano sempre più nitide le coste dell'Inghilterra.

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Capitolo 2
*** Nostalgia di casa, tempismo imperfetto e cheesecake ***



- Accidenti, devo proprio ammetterlo, mi è mancato questo posto - commentò Ed entrando a grandi falcate nella stanza, il borsone cacciato di traverso su una spalla. Winry rimase a osservarlo sulla soglia, in disparte, le mani allacciate dietro la schiena e un sorriso timido che non era per niente da lei - Non credevo che avrei finito per soffrire la nostalgia di un paesino sperduto nel nulla come il nostro, eppure - riprese poi, voltandosi ridendo verso l'amica. Incrociò per un attimo lo sguardo sorpreso di lei e distolse in fretta gli occhi, grattandosi la nuca imbarazzato. Forse, si disse, non era stato solo il paese a mancargli così tanto
- Quanto quanto hai intenzione di rimanere, Edo? - domandò infine Winry, incapace di trattenersi ancora, una lieve esitazione nella voce. Il ragazzo lasciò cadere la borsa sul pavimento con un tonfo sordo. Si fissarono per qualche istante, rimanendo entrambi in silenzio. - Beh. Dipende, Win - replicò lui, facendo spallucce - Al per il momento è rimasto in Accademia, lo sai. Stiamo continuando gli studi insieme, e non -
- Dipende da cosa, Edo? -
- Da insomma, da un sacco di cose - borbottò in risposta con tono scocciato.
- Ehi, voi due piccioncini lassù, avete finito di tubare o ancora no? - domandò a quel punto Roy dal piano di sotto, ridacchiando.
Riza gli affibbiò uno scappellotto sulla testa accompagnato da un'occhiata di ammonimento nel passargli accanto con i piatti del pranzo.
- Sarà meglio scendere adesso, non vorrei che si facessero strane idee - rise Winry, scrollando la testa con un sospiro.
- Sì. D'accordo - annuì lui - Sistemo qui e vi raggiungo -
- Va bene - stava già per uscire quando sembrò ricordarsi di qualcosa d'importante, che la fece voltare di nuovo - Mi stavo quasi dimenticando di dirtelo Bentornato a casa, Edo-chan - Lui alzò gli occhi al cielo, lei gli fece la linguaccia e scomparve dietro la porta. Sentì i suoi passi frettolosi giù per le scale e si lasciò cadere all'indietro, allargando le braccia. Le molle del letto cigolarono sotto il suo peso. - Dipende da te, Win. Solo da te - borbottò, coprendosi gli occhi con un braccio.

~

- Oh! Salve buon uomo, sia lieto di fare la mia conoscenza. Io - esclamò Ling, i gomiti appoggiati al bancone della reception, mentre indicava se stesso con un gran sorrisone - Sono un principe. Non è che sapreste per caso indicarmi dove poter trovare nelle vicinanze una moglie carina, simpatica e che sappia cucinare bene? - Lan Fan sospirò pesantemente dietro di lui, accostandosi con un inchino frettoloso per intervenire a salvare il salvabile della situazione. - Vostra Altezza, perdonatemi, ma credo sarebbe più opportuno cominciare da qualcosa di più semplice, come una camera dove alloggiare -
- Giusto - fece lui, annuendo, e si rivolse di nuovo all'uomo dietro il bancone, che probabilmente si stava domandando se fosse una cosa molto sensata affittare una camera a un soggetto del genere - Ma casomai vedesse una signorina che fa al caso mio, potrebbe …? -
Solo una volta che si fu chiusa la porta della stanza alle spalle e il silenzio fu calato su di lei, Lan Fan poté finalmente tirare un sospiro di sollievo. Si tolse in fretta la maschera, lasciandola cadere sul cuscino. Sentiva tutte le braccia indolenzite e la schiena a pezzi. Neanche un minuto dopo stava uscendo di nuovo dal bagno con asciugamano in vita, strofinandosi i capelli umidicci con un telo, un'espressione distesa e rilassata che non si concedeva da giorni. Passò silenziosamente accanto alla porta, dirigendosi verso il letto per recuperare i suoi vestiti, quando
- Lan Fan, hai per caso visto il mio -
Si ritrovarono a fissarsi in silenzio, a occhi sgranati, per qualche secondo.
Ling, ritto sulla soglia, la mano ancora sulla maniglia. Lan Fan in piedi davanti a lui, seminuda e ancora bagnata, talmente sbalordita che le ci vollero ben tre secondi per rendersi conto di cosa stesse accadendo e ricordarsi di arrossire violentemente.
Ben quattro per riuscire a riprendersi e reagire.
Lanciò l'asciugamano con cui si stava strofinando i capelli dritto in faccia a Ling, che non lo vide nemmeno arrivare, e altrettanto velocemente scattò a richiudere la porta, spintonandolo fuori, col respiro accelerato e le guance arrossate dall'imbarazzo. Poco importava adesso la sua mancanza di rispetto. Poco importava che lui fosse l'erede al trono di Xing. Alle volte avrebbe solo voluto strozzarlo! Prenderlo per il collo e gettarlo fuori dalla finestra, o peggio ancora avrebbe voluto avrebbe tanto voluto poterlo Si sedette sul bordo del letto, con le gambe che non la reggevano più, prendendosi il volto tra le mani e cercando di controllarsi. Si sentiva bruciare. Lo sapeva fin dall'inizio che questo viaggio sarebbe stato la sua rovina

~

Si accomodò sul divanetto appoggiando la testa sulle sue gambe e mugugnando soddisfatto, gli stivali sul bracciolo imbottito. Riza abbassò il libro che stava leggendo per squadrarlo con fare interrogativo. - Allora, che cosa ne pensi, di tutta questa storia? - domandò Roy. - Penso che ne vedremo delle belle - replicò lei sospirando.
Il pancione di Riza era appena visibile sotto gli ampi e comodi vestiti.
Roy ci appoggiò una guancia sorridendo - Io penso che noi siamo davvero fortunati a non avere più i loro problemi -
Socchiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal tocco delle sua dita tra i capelli, mentre lei riprendeva a leggere tranquilla.
- Roy? - lo richiamò dopo qualche minuto.
- Sì?
- Che cosa strana mi è appena venuta come una voglia terribile di cheesecake, non lo trovi buffo? Ti prego, non è che andresti a comprarmelo? - Roy sollevò lo sguardo sulla moglie, come per domandarle se stesse scherzando, poi lanciò un'occhiata di sbieco fuori dalla finestra, al ticchettio incessante della pioggia contro il vetro. Purtroppo per lui, Riza non poteva essere più seria al riguardo.
Sospirò pesantemente, alzandosi e arrancando verso il suo impermeabile. Dopotutto, ogni situazione aveva sempre i suoi - piccoli - pro e i suoi - non tanto piccoli - contro.

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Capitolo 3
*** Come spezzare il cuore al proprio miglior amico ***


  Le sponde del lago erano ricoperte di verde, e le acque scintillavano tiepide sotto il sole del primo pomeriggio. Lei stava seduta su albero il cui tronco si piegava a penzoloni fin dentro l'acqua, e dondolava i piedi sospesi nel vuoto; lui era accucciato sullo spiazzo di terra vicino alla riva, un berretto messo di traverso sulla testa bionda e lo sguardo dorato perso nella grande distesa luccicante davanti a loro.
Winry teneva gli occhi socchiusi, il capo reclinato all'indietro. Edo deglutì appena, spostando lo sguardo sul profilo dell'amica, bagnato dei riflessi del lago. - Venivamo sempre qui, da bambini. Era il nostro rifugio segreto - disse lei, aprendosi in un sorriso dopo qualche altro minuto di silenzio - Ti ricordi, Edo? -
- Sì, Win, me lo ricordo bene - rispose lui, annuendo.
Strinse nel pugno della mano destra qualcosa che teneva in tasca e prese un respiro profondo.
Probabilmente, il respiro più profondo di tutta la sua vita.
Adesso o mai più, si disse.

~

- Winry, io - esordì timidamente, seguendola con gli occhi mentre lei si rialzava senza difficoltà in equilibrio sul tronco e lo ripercorreva all'indietro, saltellando poi giù con grazia e venendo a sedersi accanto a lui - Winry, ti dovrei parlare è piuttosto importante -
La ragazza alzò gli occhi su di lui, sorpresa, interrompendosi nel gesto di spiegare la gonna.
- Ah. D'accordo, va bene. Dimmi, Edo. Cosa c'è? -
Lui si volse per guardarla in viso, l'espressione seria e concentrata, sforzandosi di ricordare il discorso perfetto e pieno di romanticismo che si era preparato mentalmente durante le dieci ore di treno che si era fatto fino al loro paese. Winry allargò appena gli occhi, ma rimase in silenzio, osservandolo con curiosità mista a sconcerto.
- Noi due siamo amici da tanto tempo. Lo sai, no? Sì, certo che lo sai no, ecco, voglio dire non prima di tutto, non ci saranno problemi di denaro, te lo garantisco. Non mi sono ancora affermato a Londra, ma .. ma studiando molto sono sicuro che riuscirò a mantenerci entrambi, di questo non dovrai preoccuparti. E poi lo so che siamo giovani, ma credimi, non posso più aspettare, e accidenti, Win, devo devo proprio dirtelo - prese fiato, sotto lo sguardo esterrefatto di lei - Tutto questo tempo lontano da casa mi ha fatto riflettere. Su di me. Su di noi. Su quello che siamo sempre stati. E sono giunto alla conclusione che non voglio più esserti amico. Perché perché non mi basta più. Io oh, cavolo, voglio dire, cioè, potrebbe anche esserci una remota possibilità che io mi sia cioè, no, no, in verità ne sono certo insomma, io sono innamorato di te. Lo sono sempre stato, Win. Sì, ti ho sempre amata, con tutto me stesso, più di quanto tu possa immaginare. E e, se tu mi vorrai, prometto di amarti fino alla fine dei miei giorni. Win, ti sto chiedendo di essere mia. Di sposarmi. Di diventare mia moglie. Se accetterai, diverrò un uomo immensamente felice, e farò tutto quello che è in mio potere per ricambiare, ed essere un buon marito, un buon padre, tutto ciò che vorrai io lo sarò. Per te. Ti amo. Ecco io ho finito - deglutì rumorosamente - Cosa cosa mi rispondi allora? - Winry era rimasta ammutolita durante tutto il discorso, ascoltando a occhi sgranati.
Quando Edward concluse, arrossendo come non mai, e sollevò timidamente gli occhi su di lei, Winry si domandò per un attimo se per caso non stesse ancora dormendo. Si sarebbe data volentieri un pizzicotto per controllare.
- Win …? -

~

Edward aspettava.
Col suo cuore, i suoi sogni, il suo amore tra le mani, tese verso di lei, aspettava.
Oh, si era anche preparato ad un rifiuto. E in quel caso, avrebbe fatto i bagagli e sarebbe andato via, via lontano.
Ma se lei avesse annuito, nascosto un timido sorriso dietro la mano, e annuito di nuovo, con le lacrime agli occhi magari - si era immaginato la scena un centinaio di volte, considerando ogni possibile variante e beandosene mentre sedeva nello scompartimento affollato del treno - allora lui, lui, Edward Elric, l'avrebbe sollevata e fatta volteggiare fino allo sfinimento, poi sarebbero ricaduti entrambi sull'erba, poi sì, poi si sarebbe chinato su di lei, e l'anello di fidanzamento sarebbe stato finalmente al suo posto, scintillante sul suo anulare.
Ma quello che avvenne, quello che avvenne realmente, lo spiazzò del tutto.
Non lo aveva previsto, né preso in considerazione, in nessuna delle sue infinite varianti immaginarie.
Eppure, forse proprio per questo, riuscì a spezzargli il cuore. Sentì chiaramente lo strappo mentre qualcosa, dentro di lui, si lacerava.
Del suo cuore, dei suoi sogni, del suo amore racchiusi tra le mani, tesi speranzose verso di lei, pronti ad essere raccolti al più minuscolo cenno di assenso, non rimase nient'altro che un mucchietto di polvere, inconsistente, che venne spazzato via al primo colpo di vento che soffiò contro di loro scompigliando i capelli ad entrambi.
 Perché lei gettò indietro la testa e rise.
Rise, dandogli una pacca scherzosa su una spalla e continuando a ridere, scuotendo continuamente la testa, le lacrime agli occhi.
- Oh, Edo, cavoli, sei stato davvero bravo, con quel tono tutto serioso poi veramente, ti assicuro, per un attimo ci ho quasi creduto davvero! Anche tu però, farmi uno scherzo del genere Sei rimasto sempre il solito, non cambierai mai, accidenti! Che idiota che sei, ma poi ti sembra il momento? Sei qui da neanche un giorno e già ti metti a prendermi in giro! - Rise, e non notò che lui chinava il capo, allentando la stretta sull'anello nascosto in tasca, né l'espressione indecifrabile del suo volto.
Perché non era stato respinto, no, non si poteva neanche dire una cosa del genere.
Non era stato nemmeno creduto. Nemmeno preso in considerazione.
Cosa poteva esserci di peggio, per un ragazzo innamorato?

Winry si rialzò, spazzolando l'abito con entrambe le mani per scrollare il terriccio e i fili d'erba rimasti attaccati. Tese una mano verso di lui, dichiarando che era arrivata l'ora del the. Mano che lui prese, sebbene riluttante, perché altrimenti spiegarle il contrario sarebbe stato ancora più doloroso. Rimaneva pur sempre la sua migliore amica.
La sua migliore amica, che aveva appena rifiutato la sua offerta di amore sincero.
Ma questo lei non poteva saperlo.
Eppure lui ci aveva creduto. Ci aveva creduto davvero.
Winry sorrise, e non si chiese perché lui non lo stesse facendo, né sentì gli ultimi rimasugli del cuore del suo migliore amico, sparsi a terra, infranti dai passi leggeri delle sue scarpette eleganti e piene di pizzo.
Edward non disse una parola durante tutto il tragitto di ritorno, lasciando che fosse lei a colmare i suoi silenzi. Guardava il paesaggio scorrere di fianco a lui senza davvero vederlo, nella testa solo la ferma intenzione di prendere il treno del mattino dopo per Londra, e scappare il più lontano possibile per attutire il dolore, almeno per quanto fosse possibile.

E dire che era sempre stata una delle sue convinzione più grandi. Il sole era un corpo celeste. Il mare era un composto di acqua e sali.
E lui, una volta trovato abbastanza denaro per poterselo permettere e il coraggio necessario per domandarglielo, avrebbe sposato Winry.
 La mano di lei, ancora stretta nella sua, bruciava contro la sua pelle, mentre il calesse procedeva spedito lungo la strada sterrata.
Il suo sorriso risplendeva, ora più che mai, ed Edo si ritrovò a pensare che non l'avrebbe mai più rivisto, se non nei suoi sogni.
L'anellino dorato che teneva in tasca, gli parve diventare improvvisamente più pesante di un macigno. Mentre alle sue spalle, nelle orecchie, ovunque intorno a lui, c'era soltanto il fragore del mondo intero che gli crollava addosso, schiacciandolo e togliendogli il respiro.

~

Riza sporse una mano oltre lo steccato, accarezzando il muso sporgente di Audrey.
Vide la carrozza che dal sentiero in lontananza si avvicinava verso casa e sorrise. Non appena furono giunti al vialetto, Winry saltò giù e le corse incontro, radiosa. Ma Edward, rimanendo dietro di lei, rivolse alla sorella maggiore un sorriso mesto che non aveva bisogno di spiegazioni. Riza rimase interdetta, tornando a fissare Winry, senza capire. - È stato proprio come ai vecchi tempi, non è vero Edo? Dovremo tornarci ancora - esclamò lei ridendo come se nulla fosse, e la sorpassò per entrare in casa.
Edward chinò il capo, lasciando crollare le spalle.
- Posso provare a parlarle, Edward - cominciò Riza, ma lui la interruppe subito scuotendo la testa, e il sorriso mesto scomparve.
Adesso non sorrideva proprio più. - No, ti ringrazio. Non ce n'è bisogno. Riparto domani -
- Ma, Edward -
- Ho detto che parto domani. Raggiungerò di nuovo Alphonse all'Accademia, e lì resterò, una volta per tutte. È quello il mio posto - infilò le mani in tasca, voltandole le spalle - Sapevo che tornare non era una buona idea - Attese di aver percorso un buon tratto di strada, e con la sicurezza di non essere più visibile, accostò una mano al viso per strofinarsi via quelle stupide lacrime fastidiose che gli appannavano la visuale.

Riza sospirò pesantemente, richiudendosi la porta di casa alle spalle.
Lanciò un'occhiata al piano superiore, dove Winry aveva ripreso a canticchiare.
- Vorrei proprio sapere cosa accidenti le è preso -

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Capitolo 4
*** Di male in peggio ~ Scoperte, ricordi e parole sbagliate ***


  Come due mattine prima, Winry scese in cucina saltando i gradini delle scale a due a due, con un sorriso che andava da un angolo all'altro della bocca. - Winry - tentò di chiamarla Riza non appena la vide, riappoggiando la tazza di caffelatte sul tavolo e seguendola con lo sguardo, un sopracciglio inarcato. Lei si voltò a guardarla, senza smettere di sorridere - Sai, stavo pensando che se si mantiene un tempo così, potremmo fare un picnic tutti insieme, che ne dici, non è una splendida idea? -
- Winry? - tentò di nuovo Riza, esitante.
- Potrei preparare dei panini, prendere la carrozza e-
- Winry! -
- Ah, beh, ovviamente dobbiamo andare a chiamare Edo per -
- Winry, Winry, ascoltami per favore - esclamò Riza bloccandola per le spalle e costringendola a guardarla in faccia - Edward se n'è andato, stamattina all'alba. È tornato a Londra, col primo treno disponibile - Winry rimase impietrita sul posto, gli occhi sbarrati. Incontrò lo sguardo della sorella, sbattendo le palpebre come se qualcuno le avesse appena dato uno schiaffo. - Che che cosa? - riuscì appena a balbettare.

~

Lan Fan non aveva ancora fatto in tempo a mettere piede fuori dalla stanza che avvertì all'istante tutto intorno a sé un insolito trambusto. Foo, sbucato dal chissà dove come suo solito, le lanciò un'occhiata da sotto le folte sopracciglia, ma non disse nulla.
 - Dov'è Sua Altezza? - fu quindi costretta a domandare, con un sospiro - E che diavolo sta succedendo qui, si può sapere? - esclamò poi, incrociando le braccia al petto, irritata, nel vedersi passare davanti una sfilza di signorine ben vestite che la squadrarono da sotto in su con i loro risolini fastidiosi. Lan Fan si rammaricò di aver lasciato tutte quante le armi da taglio in camera.
- Dov'è Sua Altezza? - domandò di nuovo, voltandosi fremente verso Foo.
- Beh, ora è impegnato in un'intensa attività di socializzazione -
Lan Fan lo fissò per qualche secondo, sconcertata.
- eh? -
- Comunque, mi ha appena chiesto di te -
- Ah. Va bene, allora vado da lui -
Ma si bloccò, irrigidendosi, quando vide Ling seduto a gambe incrociate sul divanetto della hall, attorniato da un'altra cerchia di donnine ridacchianti. Si sentì prendere dalla voglia improvvisa di infilarsi a spintoni nel mucchio e prendere il suo amato signore per il collo. Foo le rivolse un'occhiata perplessa. - Ha chiesto di me
per cosa, esattamente? - domandò lei a denti stretti.
- Sua Altezza vorrebbe conoscere il tuo personale parere su alcune delle sue nuove gradevoli conoscenze - rispose Foo, esitante.
- Il mio personale parere è che preferirei non essere coinvolta - Si voltò innervosita e ripercorse il corridoio all'indietro, sbattendosi la porta della camera alle spalle. Poco dopo, Ling si affiancò a Foo, un po' interdetto. - Dov'è finita Lan Fan? Ti avevo detto di chiamarmela per -
- Dice che non vuole essere coinvolta nelle sue beghe sentimentali, Vostra Altezza - replicò Foo con un breve inchino, nascondendo in fretta la faccia dietro la sua immancabile guida.
Ling spalancò gli occhi, sorpreso.
- Le mie …? Eh? Ma che le prende? Beh, forse sarà meglio che vada a cercarla -
- Sia prudente, le donne sono creature piuttosto instabili - Attese che si fosse allontanato, per poi mettersi a ridacchiare di gusto.
- Soprattutto quelle innamorate, Vostra Altezza -

~

Winry guardò fissa la sua immagine riflessa nello specchio, le labbra premute una contro l'altra, gli occhi cerulei un po' appannati e i pugni stretti convulsamente sulla stoffa della camicia da notte. Dietro di lei, in piedi, Riza continuava tranquillamente a passarle la spazzola tra le ciocche bionde, senza fare domande.
Aspettava che fosse lei a cominciare.
- Oh, insomma! - sbottò infine la sorella minore - No, non riesco a capire, per quanto mi sforzi, non ci arrivo! Perché? Perché non me lo ha detto? Perché non mi ha nemmeno salutata? Come ha potuto farmi una cosa del genere? È stato davvero da parte sua, è stato davvero meschino, ecco! -
- Meschino? Ma Win, cosa pretendevi? Che facesse finta di niente? -
- In che senso? -
- Win, come hai potuto rifiutarlo in quel modo? Stavolta proprio non so cosa dirti. Sono io che non riesco a capirti, cosa accidenti ti è preso? -
- Ma di cosa stai parlando? -
- Di Edward. Della sua proposta -
Winry batté le palpebre, corrugando la fronte senza capire.
- Stai … forse parlando di quello stupido scherzo? Te l'ha raccontato? Sì, lo so. Ancora non riesco a capire come abbia fatto a-
Riza sospirò, riappoggiando la spazzola sul ripiano, e si portò una mano sotto il ventre mentre tornava a sedersi sul bordo del letto per riprendere fiato. Sua sorella aveva decisamente bisogno di aprire gli occhi. - Edward non stava affatto scherzando, Win. Lui ti ama. Ti ama davvero. Come come puoi non averlo capito? Insomma, non ti ricordi? Quando eravate bambini veniva ogni giorno in cucina e rubava il cestello dei biscotti per portarteli fino a scuola. Si metteva sempre nei guai per far colpo su di te, inventando scuse su scuse per starti accanto il più possibile. Lui è innamorato di te da sempre, sorellina -
Winry scosse il capo, fissandola incredula.
- Ma no, ti sbagli. Lui è il mio migliore amico, e io io non - Sgranò gli occhi, portandosi una mano alla bocca.
- Forse lui ha smesso di considerarti un'amica tanto tempo fa davvero non hai pensato che fosse serio? Nemmeno per un attimo? -
Lei scosse la testa, disorientata.
- Non lo ami, Winry? Io credevo di sì -
- E perché mai hai creduto una cosa simile? -
- Beh, credo per come lo guardavi. Sai, sorridi sempre di più quando lui ti è attorno, anche se non te ne accorgi. E quando lui era lontano tu ne parlavi continuamente. Per questo, mi ero convinta che ne fossi perdutamente innamorata. Ma evidentemente mi sbagliavo, Win - spiegò Riza con calma, mentre si scioglieva le trecce bionde sotto lo sguardo stupefatto della sorella.
- Ma ma io non lo so come come faccio a capire se ne sono innamorata? Cosa dovrei provare? Io non lo so. Mi sento così confusa, Riza e tu ami Roy, non è vero? Dimmi, ti prego, come hai fatto a capirlo? - esclamò Winry, correndole appresso e sedendosi accanto a lei sul letto. Riza arrossì lievemente, finendo con cura di sciogliersi i capelli prima di risponderle.
- Beh. Ho capito di amare Roy da tante cose, Win. Mi sono semplicemente resa conto di quanto lui contasse per me. Che volevo averlo accanto, che mi faceva sentire bene con la sua semplice presenza -
- Ma non c'è stato un momento preciso in cui lo hai realizzato? -
- Un giorno, qualche anno fa, mentre ero andata a far compere all'emporio, l'ho visto insieme a una ragazza che non conoscevo. Li ho visti sorridere e scherzare, e ci sono rimasta così così male, ecco. Perché lui le stava sorridendo, e in quel momento ho pensato che avrei voluto che sorridesse così solo e soltanto a me -
- E poi? -
- Poi beh, sono tornata subito a casa, di corsa, dimenticandomi persino di comprare quello che mi serviva. Mi sono chiusa in camera mia e ho pianto per tutto il pomeriggio. Ero davvero fuori di me -
- Oh, adesso mi ricordo. Ma mi avevi detto che era perché Audrey si era azzoppata -
Riza sorrise, scuotendo dolcemente la testa.
- Audrey stava benissimo. In realtà ero soltanto gelosa - sospirò - Da morire -
- E poi, dopo, cosa è successo? -
- Gli ho fatto una specie di scenata. Ricorderò per sempre la sua faccia, quando gli ho dato dello stupido e del farfallone davanti a tutti. Pensavo che fosse furioso, che ce l'avesse con me, e che forse non avrebbe voluto parlarmi mai più. Ma il giorno dopo Roy si è presentato alla nostra fattoria, con un mazzo di rose nascosto dietro la schiena. Sorrideva perfino, tutto impacciato .. non l'avevo mai visto così. In quel momento, credo, quando l'ho visto che scappava da una capra per difendere il mio mazzo di fiori, ho capito che ero davvero innamorata di lui. Per cui ho sceso le scale di corsa, ho aperto la porta e gli sono praticamente saltata tra le braccia -
Riza rise al ricordo.
- Sei stata fortunata, sorellona, a trovare uno come Roy. Edo non si presenterebbe mai da me con un mazzo di fiori - constatò Winry con un sospiro affranto. - Ah. Beh, credo credo di no - fece Riza, immaginandosi per un attimo la scena.
Un Edward viola per l'imbarazzo che le sbatteva in mano dei fiori e si allontanava borbottando.
- Ma il fatto è che tu vorresti che lo facesse -
- O dei cioccolatini, mi andrebbero bene lo stesso - fece lei, stringendosi nelle spalle.
- Dimmi una cosa, Win. Quando non è qui, lui ti manca, non è vero? -
Winry abbassò lo sguardo sulla trapunta, intrecciando le dita.
- Mi manca immensamente - rispose, poi sollevò gli occhi sulla sorella, spaesata, come colpita da un'improvvisa consapevolezza - Questo questo significa che sono innamorata di lui, Riza …? -
- Win, non posso certo risponderti io. È una cosa che devi capire da sola. Ora però va a dormire sorellina, si è fatto tardi -
Riza spense la candela, uscendo a passo dondolante dalla stanza.
Winry si rintanò sotto le coperte, stringendo al petto il cuscino con un sospiro.
La finestra semiaperta le ricordò Edward, che ogni tanto, certe notti, quando erano ancora bambini, si arrampicava sulla grondaia e compariva accucciato sul davanzale, a sorpresa, per farla spaventare. Ma forse, solo adesso se ne rendeva conto, era soltanto un pretesto come un altro per starle vicino. Passavano la notte a parlare, e lei gli teneva sempre la mano, anche se lui si rifiutava e borbottava tutto il tempo imbarazzato. Già. Imbarazzato. Probabilmente era innamorato di lei anche a quel tempo.
  Winry arrossì al ricordo, scese dal letto e richiuse le ante della finestra.
Spostò lo sguardo sulla sedia accanto al muro, in penombra, dove aveva gettato arrabbiata la giacca che Edward aveva dimenticato nella fretta della partenza. La prese, stringendosela addosso. Sapeva ancora di lui. Qualcosa luccicò per un attimo nel fondo della tasca.
 Incuriosita, Winry infilò la mano all'interno, ritrovandosi poi a rimirare la piccola fede dorata nel palmo aperto. Crollò in ginocchio, perché le gambe non la ressero più. Con mani tremanti, e la vista annebbiata dalle lacrime, si provò l'anello sull'anulare sinistro.
- Stupida - esclamò rivolta a se stessa, con la voce rotta dal pianto, coprendosi il viso con entrambe le mani - Stupida -

~

La ragazza le rivolse un'occhiata di sottecchi, osservandola con attenzione.
Lan Fan si strinse nelle spalle, distogliendo lo sguardo, a disagio. - Tu lo conosci bene, non è vero? Sei una sua amica. Parlami di lui, ti prego è talmente affascinante, ma è davvero così fantastico come sembra? E .. e pensi che io .. io potrei mai piacergli? -
Lan Fan strinse i pugni, deglutendo. - Se vuole una mia opinione, signorina, io io penso che non dovrebbe sposarlo - balbettò con un sospiro, arricciando di poco le labbra. - E perché mai?! - esclamò quella, stupefatta.

- Non sarebbe un buon marito per lei, ecco cosa intendo. Il mio signore è un egoista, e pensa soltanto a se stesso. Non si prende mai sul serio, e alle volte mi domando come potrà mai essere in grado di diventare un buon re. Inoltre è uno stupido, e le assicuro che una volta sposati, lei passerà senza dubbio la metà del suo tempo a rincorrerlo dappertutto per assicurarsi che non rimanga con la testa incastrata da qualche parte, o che una carrozza non lo investa, o che non cada giù dal parapetto di una nave o chissà cos'altro. E non non riconoscerebbe l'amore nemmeno se questo gli sbattesse contro il naso. Sinceramente, signorina, io credo che farebbe meglio ad andarsene, almeno finché è ancora in tempo -
La giovane pretendente la fissò per qualche secondo, scettica, poi si rialzò in tutta fretta e corse verso la porta, scomparendo indignata in uno svolazzo di sete e profumi costosi. Lan Fan sprofondò contro la sedia con un sospiro, prendendosi la testa pulsante tra le mani. Lo stava deliberatamente ostacolando, e ne era perfettamente consapevole.
Era davvero una persona spregevole.
Il principe non avrebbe mai dovuto riporre la sua fiducia in lei.
Ma cos'altro, cos'altro poteva fare? Aspettare che Ling ne trovasse una abbastanza accettabile e la sposasse? Le venne quasi da piangere. Infatti aveva gli occhi lucidi e la vista appannata, quando una voce ben nota la fece sobbalzare sul posto, congelandole il sangue nelle vene. Ling la stava fissando a braccia incrociate, sulla soglia della porta. Lan Fan alzò di scatto la testa, chiedendosi da quanto tempo fosse rimasto lì fuori ad ascoltare. Fin dall'inizio, a giudicare dalla sua faccia. Non gli aveva mai visto fare un'espressione del genere. Sembrava furioso, incredulo, e deluso.
- Allora è così? È questo che veramente pensi di me? - Lan Fan si sentì morire.
Avrebbe voluto correre da lui piangendo e abbracciarlo forte, dirgli che no, non era vero, che lo amava, lo amava da sempre, e non voleva che sposasse altre che lei. Che per una volta voleva comportarsi anche lei da egoista, e mettere la sua felicità al primo posto, e non sacrificarla per il bene del suo paese. Avrebbe tanto voluto dirgli questo. Ma non lo fece.
Tutto quello che poté fare fu chinare il capo, distrutta.
- Ebbene? - incalzò lui,
- Io sono mortificata - balbettò lei, imponendosi di non piangere.
Non ancora, non davanti a lui. - Rispondimi, è tutto vero? -
- Vostra altezza, io -
- Bene. Capisco - Ling chinò il capo, senza più fissarla - Da adesso in poi, considerati dispensata da ogni tuo incarico riguardante la mia protezione - le lanciò uno sguardo ferito - E io che ti credevo mia amica, Lan Fan -
- Altezza ... -
- Esci da qui, per favore -
Lan Fan si alzò tremante, passandogli accanto, gli occhi offuscati dalle lacrime.
- E non prenderti il disturbo di tornare -



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Capitolo 5
*** Ovvero, come vivere felici e contenti, nonostante tutto ***


Ultimo capitolo,
tutto dedicato alla mia shore Suzu
Perché lo aspetta da ... da non so quanto XD
Ti voglio bene shore !




- Devo andare a parlargli. Devo devo sentirmelo dire -
Riza seguì con gli occhi i movimenti frenetici della sorella, che si allacciava il nastro del cappello sotto al mento, ostentando un’aria risoluta sebbene le mani tremanti la tradissero. Annuì, passandole il soprabito dal finestrino.
- Riportaci Edward a casa, sorellina - Winry distolse lo sguardo con un sospiro.
- Vedrò quel che posso fare -


Lan Fan si fece largo a spintoni tra la folla, infischiandosene se era o non era consono alle buone maniere. Ling se ne stava spaparanzato come suo solito sulla portantina reale, ma quando se la vide comparire davanti a testa alta, si raddrizzò all’istante, incespicando nel tentativo di riassumere una posizione più composta. Si mise a gambe e braccia incrociate, e i due rimasero così, a fissarsi in silenzio per qualche infinito minuto.
- Vostra Altezza …! - proruppe lei.
- Lan Fan - fece lui in risposta, suonando più sorpreso che arrabbiato.
I dignitari della corte, Foo compreso, si scambiarono tra loro sguardi perplessi.
- Sono qui per chiedere udienza con Vostra Altezza -
- Ah. Beh ehm, permesso accordato -
- Con tutto il rispetto, Vostra Altezza, voi siete davvero un-
- Un …? -
- Un completo imbecille! No, aspettate, lasciatemi finire! Ma ma credete davvero di poter trovare una moglie così? In questo modo? Una donna da amare? E che vi ami, soprattutto? La regina di Xing dovrebbe essere in grado di sostenervi e starvi accanto in ogni occasione! Non passare tutto il suo tempo a incipriarsi il naso o che ne so. Io .. Vostra Altezza, sono dispiaciuta di avervi offeso davvero, non è mai stata mia intenzione, volevo soltanto mettere in fuga quella orribile donna che -
- Quindi stai dicendo - la interruppe lui, inarcando un sopracciglio - che mi servirebbe sì una moglie, ma una come come te -
Lan Fan strinse i pugni lungo i fianchi, inspirando, e scosse con decisione la testa.
- No, Vostra Altezza, non come me -
Ling si sporse dalla portantina, stupito.
- E come, allora? - domandò.
- Non come me - ripeté lei - Me, Vostra Altezza, d-dovreste sposare .. me - la voce le si ridusse a un debole sussurro - Io vi amo così tanto - Il volto di Ling si contrasse in un’espressione sbalordita, mentre i presenti cominciavano a borbottare tra loro.
Lan Fan non si era mai sentita tanto stupida e inadeguata in vita sua. Indietreggiò di qualche passo, tenendo lo sguardo incollato a terra. Avrebbe tanto voluto voltarsi e scappare via per mettere più distanza possibile tra lei e lo sguardo incredulo di Ling, ma non si sentiva più le gambe. - Oh, allora è così che stanno le cose - Sul volto del giovane principe comparve pian piano un sorriso serafico.
- Beh, a me sta bene -
Lan Fan rialzò la testa di scatto.
- Vi vi sta bene? - ripeté, incredula.
- Sì, più che bene -
Un attimo dopo i borbottii della folla esplosero, stordendola ma durò solo per un istante, perché quello successivo Lan Fan si ritrovò senza preavviso ad affondare il viso nella casacca di Ling, a stringere i pugni su di essa, seduta di traverso sul suo grembo, entrambi al riparo delle pesanti tende della portantina. Lui le scostò una ciocca di capelli dal volto arrossato, sorridendo.
- Questo viaggio in Inghilterra non è stato poi così inutile come pensavo in fin dei conti è servito alla mia Lan Fan per uscire allo scoperto - commentò sornione - E ora, ci attende un lungo viaggio di ritorno -
Lei lo guardò, stupefatta, per poi scoppiare a ridere e gettargli le braccia al collo.
- Solo se mi prometti di non cadere dalla nave -
- Oh, non c’è pericolo. Tanto ho intenzione di passare tutto il viaggio chiuso in cabina insieme a te - Questa volta non c’erano maschere a nascondere il rossore improvviso sul viso di lei, e lui rise, sprofondando all’indietro con la schiena nei cuscini dorati e trascinandola con sé.


Toc. Toc.
Edward si alzò stancamente dalla sua branda, sbuffando.
L’Accademia era un bel posto, anche se ci stava un po’ stretto. Tutte quelle regole, alle volte gli davano decisamente alla testa. Lanciò un’occhiata di sbieco al suo cuscino; era senza federa, perché l’aveva gettata via il giorno stesso che aveva fatto ritorno, eludendo con una scrollata di spalle tutte le domande stupite di Al. Aveva troppi merletti per i suoi gusti, tutto qui. Toc. Toc. Toc.
- Entra pure, è aperto. Cosa c’è Alphonse, cos’ hai dimentica - Due occhi azzurri lo fissarono timidi dalla soglia, le dita che intanto stritolavano nervosamente il pizzo della gonna, e le guance tinte di rosso. E troppi, davvero troppi merletti, in definitiva.
- Cosa cosa diavolo ci fai tu qui? C-cosa sei venuta a fare?! -
- Proprio niente di niente! - rispose in fretta lei - C-cioè - si corresse poi, arrossendo - Ho ho solo fatto un salto a salutarti -
- Hai fatto un salto fino a Londra per salutarmi? - ripeté lui, scettico.
Winry annuì cercando di assumere un’aria convincente - Ma certo -
- Ah-ah - fece lui, venendole incontro con un sopracciglio inarcato - E pretenderesti pure che me la beva? Avanti, dimmi che vuoi. Cosa è successo? -
- Edward, tu quella volta, dicevi sul serio - sussurrò allora lei senza guardarlo, tendendo il pugno chiuso verso di lui. Entrambi sapevano benissimo a cosa si stesse riferendo. Lui tese la mano a sua volta, e riconobbe sul palmo la consistenza familiare del suo anellino. Il cuore gli si strinse in una morsa dolorosa. Che strano. Si era convinto di averlo perso per sempre quel dannato pomeriggio. O che giacesse ancora in frantumi sul prato, in riva al lago. Eppure adesso sembrava tornato a battergli nel petto, tre volte più veloce, come rinato. - Sì, è vero Win, dicevo sul serio. Ma ormai non ha più alcuna importanza -
- Non non ha più importanza? - ripeté lei, incredula - Mi hai chiesto di sposarti, Edo. Hai detto che mi ami. Come può non avere più importanza? -
- Forse non lo sai, ma per certe cose di solito bisogna essere in due altrimenti non funziona un granché bene - fece lui con un sorrisetto mesto.
- Ma sono qui - balbettò lei - Sono qui, adesso! No, aspetta, devo assolutamente leggerti una cosa - tirò fuori da una tasca dell’abito un foglietto scritto con cura, si schiarì la gola e cominciò a elencare, le guance imporporate - Vorrei che tu mi regalassi dei fiori o anche dei cioccolatini, come preferisci. E che tu mi portassi di nuovo al lago, per poter rimanere lì accanto a te per ore e ore. E vorrei beh, in pratica, ecco, questo significa che-
- Winry, adesso basta, smettila. Ti stai comportando da stupida. Io ti ho chiesto di sposarmi e tu mi hai riso in faccia. Questo come risposta mi basta e avanza. E ora scusami, ma sono molto occupato con gli studi e e tutto il resto -
- Ma - fece per replicare lei.
- Tornatene a casa, Win. Non hai più niente da fare qui -
E le richiuse la porta in faccia, senza aggiungere altro.

Winry rimase lì ferma, impietrita, stritolando il foglietto tra le dita esili, stringendolo talmente forte che le nocche divennero quasi bianche. A poco a poco, cominciò a piangere. Non avrebbe voluto, davvero, quella era l’ultima cosa che avrebbe voluto fare, ma le lacrime erano troppe e i suoi occhi non riuscivano più a contenerle. E il cuore pulsava, pulsava e faceva troppo male.
Batté un paio di colpi sulla porta, la vista lucida e annebbiata.
- Senti Edo, almeno ascoltami, per favore. Hai hai ogni diritto di avercela con me, lo so. Ma solo perché sono una stupida che non aveva capito niente, questo non significa che io non ti ami. Edward, andiamo, non essere ridicolo, è ovvio che ti amo! L’ho capito persino io, che non sono un genio come te. E voglio sposarti, certo che voglio sposarti! Sono innamorata di te. E se ho rovinato davvero tutto quanto va bene, non mi vedrai mai più, te lo prometto, ma almeno almeno non - si interruppe per riprendere fiato, asciugandosi il viso arrossato con una manica - Ti sto chiedendo scusa, Edo. Mi dispiace tanto, non avrei mai voluto farti soffrire -

Lui riaprì lentamente la porta, appoggiandosi allo stipite con la schiena e incrociando le braccia sul petto. Non sembrò turbato dal vederla in lacrime, rimase impassibile, squadrandola con un’espressione quasi strafottente. Winry si disse che l’influenza di Roy Mustang su di lui non doveva avergli fatto troppo bene, in fin dei conti.
- Dillo di nuovo -
Winry arrossì terribilmente, ma ingoiò l’orgoglio per l’ennesima volta in quelle poche ore e si costrinse a ripetere, la voce tremante.
- Sono sono solo una stupida che non aveva capito niente e -
- No, non questo. Quello dopo -
- Che che ti amo, Edo - pigolò lei.
- Non ho sentito -
- Ti amo - ripeté, a voce un po’ più alta. Stava cominciando a innervosirsi. Va bene tutto, d’accordo che era arrabbiato, ma trattarla così non era per niente da gentiluomo. Non si poteva obbligare una ragazza perbene a dire certe cose in pubblico solo per ripicca!
- Non ci siamo proprio. Dillo più forte - Stavolta Winry si arrabbiò sul serio. Strinse i pugni lungo i fianchi, arrossendo di rabbia e vergogna nello stesso tempo e passandosi una mano tremante sulle guance umide di pianto. Poi sollevò di scatto la testa, risoluta, e lo afferrò per i baveri della camicia con uno strattone, spiazzandolo. - Dannazione, Edo, ho detto che ti amo! - gli urlò praticamente in faccia - Ti amo! E mi dispiace di essere stata così stupida da non accorgermene prima. Sei soddisfatto adesso? -
- Uhm, beh quasi - replicò lui, reclinando la testa da un lato e sorridendo appena. Winry gli restituì l’occhiata a occhi sgranati.
- Ah, no, ti avverto, prova a farmelo ripetere solo un’altra volta e giuro che, dichiarazione o no, ti smonto pezzo per -
Ma le sue labbra, impertinenti, inattese, giunsero a bloccare ogni protesta sul nascere, posandosi con decisione sulle quelle di lei, già semidischiuse. Le sue mani calde le incorniciarono il viso, attirandola più vicino, asciugando con la punta delle dita gli ultimi rimasugli di lacrime rimaste sotto le ciglia.
- Ti perdono solo perché sei una sciocchina. Ah, e anche perché sì, per la cronaca, purtroppo per me ti amo anch’ io -
- Oh - sussurrò lei ridendo imbarazzata, e allacciando le braccia dietro al suo collo con un ampio sorriso - Beh, buono a sapersi -
- Questo ehm, questo allora significa che mi sposerai? -
- Vuoi mettere, dopo tutta questa fatica? Ovvio che ti sposo, Edo -
- Bene - sussurrò lui, appoggiando la fronte contro la sua e sorridendo - Bene -
- Ma, ma aspetta, aspetta - esclamò lei, allontanandosi bruscamente dal suo petto per poterlo guardare in faccia, ed era elettrizzata - Prima di tutto dobbiamo discutere del mio abito da sposa! Sai, mentre venivo qui sono passata davanti a un paio di boutique assolutamente favolose, e ci sono dei modelli da togliere il fiato, lo sapevi? E poi, voglio che i merletti escano da tutte le parti, dovrà essere un abito perfetto, e così, ho pensato …! -
- Ehi, ehi, frena un attimo, hai idea di quanto mi costerà? Non se ne parla pro -
Ma questa volta fu lei a baciarlo, cogliendolo di sorpresa.
- Uhm. Ecco, già ora questa discussione comincia a piacermi di più -
Lei rise, alzandosi in punta di piedi, sfiorandogli il naso col suo.
- E lo sai, lo sai dove mi piacerebbe davvero tanto sposarmi, Edo? -
- Sì. Credo proprio di saperlo -


Seduti in riva al lago, guardavano fisso l’orizzonte luccicante.
Lei stavolta però gli era seduta accanto, la testa reclinata sulla spalla di lui.
Il bianco del suo abito creava uno strano contrasto con l’erba tutt’attorno e il bouquet di lillà che teneva in grembo.
- Perché una sposa senza merletti non è una sposa - commentò Winry.
- Mi sembra giusto - fece lui, ridacchiando.
La giovane si rialzò e gli tese una mano, sorridendo. Sempre un po’ di più, quando lui le era accanto. Riza aveva ragione, come su tante altre cose. Sarebbe stata una brava mamma, ne era sicura, e anche lei, un giorno non troppo lontano.
- Torniamo a casa, Edo? - Lui guardò la sua mano tesa, poi guardò di nuovo lei.
Sorrise, in risposta, facendo scivolare palmo contro palmo, e intrecciando le dita nelle sue.
Avrebbe dovuto dare un bel po’ di spiegazioni ad Alphonse, ma ci avrebbe pensato poi. E si disse che sì, era esattamente così che sarebbe dovuta andare. Con qualche intoppo, d’accordo, ma alla fine quello che importava era il risultato.
Il sole era un corpo celeste. Il mare era un composto di acqua e sali. Ed Edward Elric era innamorato da sempre della sua migliore amica. E, stando agli ultimi aggiornamenti, ne era persino ricambiato. Wow. In fondo erano soltanto piccole grandi verità quotidiane, da tenere bene a mente, per vivere felici. Perché se la meritavano un po’ di felicità, dopotutto.
- Sì. Torniamo a casa, Win -


- Hai visto? Eh? Cosa ti avevo detto? Ah, ma io lo sapevo! - esclamò Roy sbuffando, per poi decidersi finalmente a scostarsi dalla finestra che dava sul giardino, dove Ed e Winry stavano teneramente passeggiando mano nella mano.
- E poi dava a me del melenso! Ma dai, guardalo, mi fa venire l’orticaria solo a guardarlo! Vero o no che quella mezza calzetta di tuo zio gronda melassa da tutti i pori, mmh? - commentò con risata, mentre il fagottino che reggeva in braccio gli mostrava un sorrisetto sdentato e appoggiava entrambe le manine paffutelle sul suo mento proteso - Ma tutto è bene quel che finisce bene …! Anche se a pensarci meglio, forse è stato un finale persino un po’ troppo scontato, non ti pare? Insomma, nessun colpo di scena, nessun inseguimento mozzafiato, nessuna battaglia all’ultimo sangue, nessun vascello pirata che appare all’orizzonte, nessun -
- Sì, va bene, però adesso smettila di spiare quei due poveretti e vieni a darmi una mano coi piatti -
Riza rimase qualche minuto in attesa della risposta, senza risultato.
Entrò in salotto con le mani sui fianchi, indispettita, ma la sua espressione si rilassò all’istante, distendendosi in un sorriso intenerito.
Roy boccheggiava nel sonno, spaparanzato sul divanetto di pelle; la fronte coperta dai capelli scompigliati e la testa reclinata all’indietro, mentre Maes dormiva accoccolato sulla sua pancia, la manina aggrappata alla stoffa della camicia di lino e la bocca semiaperta.
Che accoppiata vincente. Facendo attenzione a non svegliarli, Riza gattonò molto poco elegantemente accanto al marito, sollevandogli il braccio libero e rannicchiandosi contro il suo collo. Lo vide mugugnare qualcosa, e sorridere nel sonno. I piatti, decise allora, reclinando il capo sulla sua spalla e chiudendo gli occhi, potevano benissimo aspettare.
- Sarà anche scontato - sussurrò, nel suo orecchio - Ma funziona sempre -

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