Il mondo degli zombie

di Seya89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo 1 ***


Mi chiamo Max Reynolds sono un capitano della quarta compagnia del reggimento statunitense. L’elicottero ci stava portando nella zona  di quarantena di un piccolo paese poco più di duemila abitanti e li che si trovava la mi unica famiglia. Sotto di me nell’unico ponte rimasto della cittadina, molti soldati spararono contro gli zombie. Un orda terrificante di persone trasformante in quelle orrende creature, ma non era quello l’unico via d’accesso al paese, un’altra via si trovava a ovest del paese e li che noi dovremmo andare, per proteggerla fino all’arrivo dei soccorsi. Il pilota attero poco più ad un paio di metri di distanza, ordinai alla mia squadra di installare un paio di torrette automatiche sopra alle mura, infine i miei soldati cominciarono a sparare in testa a quei maledetti zombie. Prima di armare l’arma mi girai, guardando l’ospedale dove si trovava la mia unica famiglia, poi armai, il mio fucile d’assalto e sali sopra alla muraglia, cominciai a sparare a quei maledetti. Non finivano mai, continuavano ad arrivare sempre di più, guardai i miei compagni esausti e capi che non c’è la facevano più, le torrette avevano esaurito i colpi e infine dissi ad alta voce «ritirata» così i miei uomini si ritirano, ma con sorpresa decisero di difendere l’ospedale, che era la cosa più importante. Entrai di corsa dentro l’edificio, e vidi tanti genitori nella reception che parlarono con le infermiere, una di esse mi vide, non mi fermo, capendo chi ero, e sali fino al primo piano. Nelle stanze si trovavano bambini, bambine e ragazzi molto ammalati. Io entrai nella stanza 23 e li la vidi con un flebo attaccato nel braccio ed era così bella, la mia dolce figlia Sophia, lei mi sorrise e mi chiese se stavamo vincendo e io per rassicurarla le risposi di si. All’improvviso senti delle urla, corsi in corridoio e vide che dall’ascensore erano usciti fuori un paio di zombie, e di conseguenza stavano mordendo ad un paio di infermieri e molte altre ancora. Chiesi a mia figlia di mettersi dietro alla mia schiena e di tenersi forte, uscimmo fuori, e con una pistola uccisi un paio di zombie, che ci avevano visti. Entrai in una stanza, aprì una finestra. «tieniti stretta a me» e mi butto verso un cassonetto pieno di scatoloni. Uscimmo fuori dal cassonetto con cautela, e vedemmo tantissimi zombie a mangiare e mordere molti soldati,  e comincia a correre verso il bosco al sicuro da questa orda di zombie, e la cosa più importante era di portare mia figlia al sicuro da questo incubo terrificante. Arrivammo abbastanza in alto, da poter vedere il paese bruciare e gli zombie che divorarono le persone. Tutto questo era cominciato un paio di mesi fa….

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


Come ogni mattina verso le sette, corsi lungo la spiaggia, mi tenevo sempre allenato, durante il periodo di riposo, corsi per quasi dieci chilometri, sia andata e ritorno. Mi fermai davanti ad un bar, e li presi un bicchiere d’acqua, poi guardai l’orologio ed erano già quasi le otto, giusto il tempo per andare a trovare mia figlia, in ospedale. La mia e sola unica famiglia, era tutto per me, purtroppo ebbe una brutta malattia. L’avevano riscontrata all’età di otto anni, si trattava di un tumore. Quella volta cedei in disperazione, ero solo al mondo, mia moglie era andata via da qualche anno per lavoro, sapevo solamente che lavorava in un’azienda farmaceutica. L’ospedale era in mezzo al paese dove vivevo io, e dietro ad esso c’era una foresta, per andare verso la baiata si doveva prendere una stradina. Sali le scale fino al primo piano, e quando entrai salutai alcune infermiere che mi conoscevano da molti anni. Entrai nella stanza 23, sentendola parlare con un infermiera , ed era colei che mi aveva aiutato a rimettermi in sesto dopo  che mia moglie, se ne era andata  all’estero per lavoro. Da quella volta non la vidi più, fino al giorno del decimo compleanno di nostra figlia. «ciao principessa» la salutai con un sorriso e la bacia sulla fronte.
«papà sono contenta che sei venuto a trovarmi. E vorrei dirti una cosa  molto bella» dicendomi mia figlia, non la vedevo così felice  da quando era venuta sua madre un mese fa.
«sono curioso, che cosa mi vorresti dire»  chiesi a mia figlia, mi sedetti accanto a lei e guardai anche l’infermiera che stava sorridendo. «papà sai che volevo uscire, almeno per un giorno per vedere il mare ?»  disse mia figlia, e di colpo mi ricordai, che circa un mese fa, voleva uscire per vedere almeno il mare, ma i medici respinsero la richiesta e ci rimase male. Da quella volta la infermiera Ellen ci promise entrambi che avrebbe fatto di tutto per chiedere al capo reparto, il permesso di uscire, e capì subito cosa voleva dirmi, ma rimasi con una faccia, di uno che non capiva nulla.
«papà non ti ricordi ?. te lo dico lo stesso, Ellen è riuscita a convincere il capo reparto, per farmi uscire domani, sono contenta» disse mia figlia dandomi una buona notizia, l’abbracciai, con gioia e allo stesso momento, con le labbra ringraziò la infermiera. «adesso il papà deve andare a lavoro, a domani piccola mia» la salutai e poi usci dalla stanza insieme all’infermiera.
«grazie ancora Ellen, non so come ringraziarti»
«so bene io, come potresti, ringraziarmi» dicendomi con un sorriso, e capì immediatamente cosa intendeva.
«passerò alle otto, così ceneremo, in un bel ristorante, che si trova vicino alla spiaggia» le risposi, e lei avvicinandosi verso di me , mi sussurro nell’orecchio ‘che era perfetto ‘e poi se ne andò via con un sorriso compiaciuto. Uscì dall’ospedale, presi la macchina e andai verso la base militare Io sono un ufficiale a capo di una compagnia d’elitè, siamo i numeri uno della nazione, dove ci saranno le missioni rischiosi, noi saremo stati quelli giusti per affrontarle. Oggi era il giorno in cui dovevo riposare, ma il colonnello mi aveva chiamato ieri sera, per dirmi di presentarmi alla base con due giorni d’anticipo, mi disse che era una cosa molto urgente, già pensai al peggio, forse mi avrebbero affidato una nuova unità, oppure una missione all’estero, in Iraq o Afghanistan, non mi restava soltanto di scoprirlo di persona. Arrivai alla base militare, e vidi che alcuni miei soldati erano già anche loro tornati dalle vacanze, e mi domandai che diavolo stava succedendo? come mai ci avevano chiamato due giorni prima?. «capo, anche lei è stato chiamato» mi domandò il soldato James Ray, detto l’uomo che non sta mai zitto, parla sempre anche quando non deve, però è bravo ed esperto con i fucili d’assalto. «ieri sera il colonnello, mi aveva chiamato, e vedo che ci siete quasi tutti» guardai intorno e c’erano  i tre soldati esperti nell’assalto, Sam Taylor, Kevin Kirk e Lucas Cox, loro tre sono forti nel caso in cui si bisogna difendere il perimetro, dall’arrivo degli elicotteri. Poi vidi che c’era anche Seth Stilman, detto la montagna, alto più di due metri, ed è esperto nelle armi pesanti, anche se per lui sembrano leggere, per la sua grossezza e la sua statura. Con lui nelle missioni siamo al sicuro, in caso ci scoprono e inviano moltissime unità, e lui con la sua mitragliatrice pesante, fanno moltissime stragi. Mancavano altri tre soldati, all’appello, soprattutto, lei la donna che mi sta sempre appiccicata al collo, da quando la salvai in una missione segreta in Pakistan. Quella volta era solamente un soldato aveva diciotto anni, appena uscita dal corso di addestramento e me la affidarono a me, per addestrarla al meglio, era la più giovane della compagnia, ma anche la più veloce ad arrivare al grado di tenente, mi sa che l’avranno lasciata ancora in vacanza. Dopodiché entrammo dentro una stanza, dove ci stava spettando il colonnello, Aron Smith un uomo alto magro, e di carnagione scura. «sedetevi, adesso vi spiego tutto» ci disse Smith con un aria seria, e chiuse le luci, accese il proiettore, dove apparve una foto, ed era un grande edificio.
«questa struttura si trova a venti chilometri fuori dal paese, ed è isolato da tutto, come potete vedere dalle recinzioni alte. Il personale lavora giorno e notte, sia ai piani superiori e sia ai piani inferiori. Ieri sera il soldato di turno, aveva ricevuto un segnale di allarme nell’edificio, aveva provato a contattarli, ma i telefoni erano morti. Dopo che me lo avevano comunicato, avevo pensato di mandare una squadra» ci disse il colonnello prendendosi qualche secondo di pausa.
«signore non siamo tutti mancano altri tre, compresa, il tenente Rachel Reed» chiesi al colonnello.
«la tenente Reed arriverà tra poco, ma è già informata su questa situazione. Per quanto riguarda gli altri tre, solamente l’esperto ai computer Nikolai Yuchenko era disponibile, gli altri due sono all’estero e torneranno dopo domani. Una volta arrivati dovrete controllare solamente il piano sottoterra, diciamo è a circa due mila metri sotto l’edificio, ma sta sera alle 21.00 vi dirò il resto della missione, per adesso rompete le righe e andate a fare quello che volete» ci congedò il colonnello, per fortuna avevo il tempo per andare all’appuntamento con l’infermiera Ellen.
 
 
Arrivai davanti a casa sua poco prima delle otto, ero ansioso di incontrarla e uscire con lei, in fondo era stata la prima persona ad aiutarmi dopo che mia moglie se ne era andata e mia figlia era malata e non sapevo cosa fare. Per fortuna c’era Ellen che mi aveva tirato su di morale, suonai il campanello ed aprimi la porta era un’altra ragazza dai capelli castani, aveva un corpo snello e dall’aspetto aveva più o meno sui diciotto anni, mi stava guardava dalle punta dei piedi fino all’ultimo capello, dopo mi sorrise e mi fecce entrare, chiuse la porta. Mi guardai intorno ed era piuttosto una bella casa, però mi accorsi che la ragazzina mi stava ancora guardando, con occhi seducenti, mi sa che avevo fatto colpo. Sentì una voce chiamarmi, e con lo sguardo la vidi scendere dalle scale, era stupenda, aveva un abito lungo e rosso, i suoi capelli erano lisci, e indossava anche un paio di orecchini splendidi, ero rimasto sbalordito nel vedere una donna così bella. «questa è mi a sorella Vanessa, ha diciotto anni» mi presentò a sua sorella. «piacere Max» presentandomi gentilmente. «so chi si, mia sorella mi parla sempre di te- Ellen la interruppe, e mi chiese di andare subito, se no facevamo tardi per la cena, usciamo fuori. Come gentleman aprì la portiera e una volta salita la richiusi. Poi entrai in macchina e andammo verso il ristorante. L’ultima volta che ero andato a cena con mia moglie era circa due anni fa, il giorno in cui ci eravamo sposati, dopo quella faccenda del lavoro, ci distaccammo molto. Stavamo mangiando un antipasto a base di affettati, dopo quello i camerieri ci portarono un piatto a base di pesce misto. «scusami per mia sorella, di come ti guardava. Lei è molto protettiva perché molti uomini non erano gentili con me, volevano solo avventure e certi si arrabbiavano molto, e per questo ti guardava, voleva osservarti, ma gli piaci come persona» dicendo Ellen.
«come hai parlato di me, lo credo che gli piaccio?» dissi ridendo e anche lei scoppiò a ridere.
«anche per quello. Sai Max con te sono felice anche se sei un uomo sposato, sei sempre una persona speciale per me» mi disse Ellen e restai di stucco alle sue parole.
«io e lei ormai non ci vediamo più. Ma adesso è la nostra serata» le dissi e continuammo a mangiare il pesce. Per finire mangiamo una fetta di torta alla vaniglia. Poi pagai il conto e la riportai a casa. Una volta arrivati spensi l’auto, scendemmo e l’accompagnai fino alla porta, ci guardammo un attimo negli occhi, ed era bellissima, il mio cuore mi batteva forte. «è stato bello, passare questa serata con te, se vuoi potremmo uscire questo week end?» le proposi un altro appuntamento, non sapevo cosa mi avesse preso, forse ero di nuovo innamorato. «questo sabato potremo andarci insieme alla sagra». Le risposi di sì. Ci guardammo ancora un secondo e mancava solo il bacio, ma mi suonò il cercapersone, lo presi e lessi –è ora di andare- era la tenente Reed. «scusami, devo andare, ma questo week end, ci sarò» la salutai e corsi veloce in auto, la misi in moto, e corsi veloce, ero in ritardo.
 
Quando mi videro arrivare, la prima cosa risero della mia eleganza, infatti avevano ragione, io non amavo vestirmi in abiti di lusso, ma per questa sera avevo fatto un eccezione, per una donna splendida, mi cambia di corsa. Fuori dagli spogliatoi, ci dirigemmo verso l’hunger. «allora come mai eri così elegante?» mi chiese Rachel.
«ero uscito con una persona» dissi solamente questo.
«sono contenta per lei» dicendo la tenete, poi prese la sua arma, ed entro dentro l’elicottero, infine presi un fucile d’assalto, una pistola .45, e qualche caricatore. Partimmo subito, non c’era tempo da perdere, e così il colonnello ci spiegava la missione nei dettagli. Per prima cosa dovevamo scendere, ai piani inferiori, e andare a spegnere il sistema di sicurezza, dopodiché dovevamo entrare dentro i vari uffici, laboratori alla ricerca delle persone, e tutto questo in quattro ore, esatte. Il pilota ci fecce scendere davanti all’ingresso dell’edificio, e poi se ne andò via, neanche il colonnello rimase, eravamo soli. Taylor cercò di aprirla, ma mi fecce segno che era chiusa, e poi diedi ordine a Seth di aprirla a modo suo. Con un bel calcio aveva sfondato la porta entrammo con cautela, anche se la porta aveva fatto casino sbattendo contro il muro, dopo feci segno a due soldati di portare dentro il paco, si trattava di un affare che permette di spegnere, il sistema di sicurezza. Nikolai riuscii a bypassare il sistema di sicurezza della porta, e come magia si aprì, e proseguivamo verso ai piani inferiori, non c’era molte scale da fare, raggiungemmo in un batti baleno, il treno che ci avrebbe portato fino ai livelli inferiori. Ordinai al soldato Cox di vedere se l’alimentatore era ancora al suo posto, mentre noi aspettavamo, impostai il timer esattamente quattro ore esatte, vidi uscire il soldato facendomi segno di venire subito dentro, entrai e vidi, una donna in camicie bianco, aveva i capelli davanti al viso, non si vedeva bene chi era, la squadra era entrata dentro, partimmo subito e attivai il timer, e dopo mi concentrai sulla donna per vedere chi era. La tenente Reed spostò i capelli, ed un tratto rimanemmo tutti sbalorditi.  

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


Sapevo benissimo chi era, questa ragazza. Lavorava nell’azienda farmaceutica di mia moglie, ed era sotto la sua responsabilità, la vedevo ogni volta che mi a moglie, veniva a trovare nostra figlia, all’ospedale. Non sapevo cosa ci faceva qui, ma rimasi sbalordito trovarla, svenuta, dentro al treno. La tenente Reed mi chiamò, due volte e non le risposi, ero ancora immerso nei ricordi, del passato. «Max» urlò la tenente reed, e ritornai, alla realtà.
«scusami, mi ha sorpreso di ritrovarla qua»
«Max, la conosci ?»
«è la collega di mia moglie, credo, ma per sicurezza dammi il suo tesserino». La tenente reed lo prese e me lo consegnò.
«si chiama, Dakota Miller, nata a New York, e lavora come scienziata, in questa struttura, e guarda, il nome dell’azienda»
«Dynamic corporation»
«chissà, come mai hanno segnalato, un emergenza proprio qua»
Poco a poca dakota aprì gli occhi, e guardò per un attimo attorno a sé, e poi incrociò il mio sguardo. Il soldato Taylor, esperto anche nel campo medico, la visitò un attimo, e mi disse che era tutto apposto.
«Dakota, sono io Max Raynolds, ti ricordi di me?
«vagamente, dove ci troviamo?»
«stiamo andando a controllare, l’edificio, dove lavoravi tu»
«mi ricordo vagamente, di questo posto, so soltanto che mi avevano trasferita tre giorni fa»
Arrivammo a destinazione. Riuscì a camminare da sola, così ci aveva risparmiato di portarla in spalla. La mia squadra era già, in vanati, per controlla re, se non ci fossero, guai in vista, ma c’erano soltanto, scatole di varie dimensioni, con il logo dell’azienda. Come sempre Nikolai, era riuscito ad aprire la porta dove conduceva, nei piani inferiori. Non potevamo, usare l’ascensore, per via del sistema di sicurezza. Questa struttura, in caso di emergenza estrema, il sistema di sicurezza automaticamente, blocca ogni via d’acceso, per uno strano motivo, la porta delle scale, era ancora attiva. E Nikolai era riuscito a trovare il codice per aprirla. Ci sembrava un eternità scendere, dalle scale, per fortuna arrivammo ad un corridoi che portava in altri posti.
«voi andate nella sala principale»
«e tu dove andrai?»
«devo controllare una cosa, Dakota vieni con me»
A questo punto, ci dividemmo in due gruppi. Io stavo andando verso gli uffici del personale, volevo controllare se mia moglie, lavorasse anche lei in questa struttura. Non mi parlò molto del suo lavoro, si limitò a dirmi, che stavano lavorando alle cure contro i tumori e il cancro. Non avevo mai visto gli uffici così in disordine, le carte riservate, per terra, oggetti personali rotti e altri erano per terra. «cosa diavolo, è successo qua». Controllai ogni targhetta, per trovare quello di mia moglie, ma non c’era.
«lei non lavora qui, mi avevano trasferita soltanto, me»
«vedo che stai recuperando la memoria, e ti ricordi di me?
«si, mi ricordo sei Max e hai una figlia all’ospedale»
«questo è un bel passo in avanti, ma come mai ti avevano trasferita? E cosa, diavolo è successo a questo posto? Dove sono gli altri?»
«non mi ricordo, molto, ma so soltanto che sua moglie, aveva insistito di accettare il trasferimento, voleva delle prove per incastrare l’azienda»
«quali prove?» chiese a Dakota. Dalla faccia, si capiva benissimo, che non sapeva altro. Presi un paio di fogli, per capire, cosa stessero facendo, in questo posto. Non trovai nulla, quando stavo per chiamare Dakota, vidi dietro di lei comparire, una persona, dal viso sporco di sangue. Le ordinai di fermarsi, ma mi ignorò del tutto stava per afferrare Dakota, e in quel momento presi una pistola e gli sparai in pieno petto, ma non morì, sparai a raffica e cadde a terra. La ragazza venne verso di me, nel suo volta aveva paura. Però l’uomo si rialzò subito. «che diavolo è ?». Per istinto gli sparai in testa, senza pensarci due volte, fuggimmo da quel posto. Arrivammo subito a destinazione, ed entrammo dentro la sala principale.
«ragazzi, è meglio muoverci»
«che ha capo, la vedo sconvolto»
«c’era una persona, ricoperta di sangue, gli ho detto di fermarsi, ma no stava per morderla, gli ho sparato, in pieno petto, ma si muoveva ancora, poi gli ho sparato dritto in testa, non so se è via. Facciamo presto»
Nikolai riuscì ad aprire la porta, che conduceva verso, la stanza del ripristino della corrente. Per primo entrò Seth e poi al seguito Kevin e Lucas, che trasportavano il pacco. E la porta si chiuse velocemente. Dai monitor, vedemmo il primo soldato, diviso in due da un laser.
«Nikolai disattiva il sistema di sicurezza, fa presto»
La porta si aprì, e con lo sguardo, notai i tre soldato, tranciati in due dal laser
«lo disattivato, troppo tardi»
Ordinai agli altri di seguirmi, ed entrammo dentro alla sala del ripristino dell’energia. Mentre stava sostituendo, il generatore con quello nuovo, apparve un ologramma, una graziosa bambina.
«fermi, non dovete ripristinare la corrente»
«chi sei, per dirci quello non dobbiamo fare?»
«non badate a lei, è soltanto, un ologramma, e fa parte del sistema di sicurezza, una volta disattivo il sistema di sicurezza, non comparirà più»
«non sapete quello che andrete incontro, non fatelo»
Alla fine il sistema di sicurezza venne disattivato e la bambina sparì.
Così potemmo proseguire verso, i laboratori scientifici
 
 
 
 

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