Gli ultimi giorni di M'Zulf

di AleGritti92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ultima decisione ***
Capitolo 2: *** Combattere o scappare ***
Capitolo 3: *** L''ultima carica ***



Capitolo 1
*** L'ultima decisione ***


Osservava le doppie porte che, minacciose, si stagliavano davanti a lui. In realtà comunissime porte in metallo dwemer, ma rappresentavano per Bold il segno che tutto il suo mondo stava per andare in frantumi come una bottiglia di skooma.

Si, perché oltre quei pochi pollici di metallo si trovava un'ospite particolare. Qualcuno che solo per evento come quelli che stavano accadendo, avrebbe messo piede nei freddi e machiavellici meandri dell'Animocultorio.

Trasse un lungo sospiro ad occhi chiusi prima di spalancare il portone. Davanti a lui, seduti al tavolo di pietra sedevano i sei consiglieri, immersi in un religioso silenzio.

Erano tutti troppo concentrati a fissare la bizzarra creatura in piedi a capotavola, per accorgersi dell'arrivo dell'ambasciatore da M'Zulf.

E così gli elfi della neve sono fatti così, pensò Bold, squadrando l'ospite, mentre questi lo osservava con uno sguardo di beneducata attesa.

-Ora che ci siamo tutti, possiamo cominciare.- disse l'elfo con tono grave.

Rapidamente il nano raggiunse il suo posto al tavolo, ignorando lo sguardo sospettoso del centurione che stava di guardia, di fianco alla porta.

Da bambino, Bold, adorava i centurioni e le sfere. Guardandoli si sentiva protetto e al sicuro. Quando gli passava una sfera di fianco gli si illuminavano gli occhi e cominciava a saltellare dall'eccitazione, tanto che ogni volta si buscava un ceffone da sua madre.

Raggiunta la maggiore età si arruolò nella guardia cittadina sperando di riuscire a lavorare a stretto contatto con quei costrutti che tanto amava. In fondo fu persino contento quando una banda di briganti argoniani decise di infiltrarsi nel Black Reach. Finalmente poté vederli all'opera. E ne rimase traumatizzato. Un centurione da solo sbudellò le lucertole, con freddezza e senza pietà. A volte Bold si svegliava la notte, sognando quella scena raccapricciante.

Non è che ora non si fidasse degli automi, semplicemente non gli piacevano.

-Secondo alcune fonti gli umani arrivano da nord. Sbarcano sulla spiaggia e si addentrano nel continente a piedi o cavalcando grossi cani.- continuò l'elfo.

-Cani?- chiese colpito un consigliere.

-Non li abbiamo mai visti prima d'ora.- rispose l'elfo.

-Cosa proponete di fare?- chiese Bold.

-Noi elfi della neve vogliamo combattere. Ma purtroppo le nostre forze sono esigue, la nostra magia si è rivelata insufficiente.-

-Quindi siete qui per proporre un'alleanza.- riprese Bold.

-Precisamente.- rispose l'elfo speranzoso.

-E per quale motivo dovremmo aiutarvi? Voglio dire, a noi basta sigillare le porte e rintanarci in profondità. Nessuno tranne un dwemer sarebbe così pazzo da affrontare i centurioni.- rispose un consigliere come se tutto ciò fosse ridicolo.

-Voi non capite. La minaccia è seria. Voi non li avete visti in azione, in battaglia. Sono feroci, sono possenti, quasi animaleschi. Le loro urla insinuano la paura persino nei cuori più coraggiosi. Non si sono fermati davanti a niente fin'ora.-

-Tutto ciò è ridicolo. Non è possibile che questi umani siano così temibili. Scommetto che basterebbe un paio dei nostri centurioni da battaglia perché scappino come kajiit.-

-Consigliere Val, lei è molto offensivo.- rispose l'elfo stizzendosi.

-Ascoltami bene, elfetto da quattro soldi, a noi dwemer non piace essere presi in giro a questo modo. Noi dwemer...-

Ma il resto della frase fu interrotta dal violento aprirsi della porta.

-Perché questo chiasso? Per gli dei, cosa sta succedendo?- esclamò infuriato un nano.

A passo rapido entrò un giovane soldato con indosso la corazza. Portava i segni di una lunga marcia e sulla lama della spada, appesa al suo fianco, luccicava del sangue ormai rappreso.

-Mi spiace interrompere questa riunione, spero di non avervi offeso.- disse rivolto all'elfo, il quale lo invitò a proseguire con un cenno del capo.

-Arrivo dal Reach e porto notizie di sciagura.- riprese. -Gli umani hanno scovato Bthardamz e l'hanno assaltata. L'abbiamo difesa più che abbiamo potuto ma non c'è stato nulla da fare. La città è caduta. Ora l'esercito nemico sta marciando verso Markart. Dovrebbe arrivarci tra pochi giorni.-

Il gelo cala sulla sala. Le paure dell'elfo erano fondate.

-Dobbiamo mandare immediatamente tutte le nostre truppe a proteggere Markart.- esclamò Val alzandosi in piedi.

-Sarebbe tempo sprecato. Ci vorrebbero giorni solo per radunarle e prepararle alla battaglia, figurarsi marciare fino a Markart, anche passando per il Black Reach.- disse con calma Bold, senza sollevare lo sguardo dalla lama insanguinata del soldato.

-Il consigliere ha ragione.- riprese l'elfo. -Possiamo solo sperare che riescano a respingere il nemico. O almeno che fuggano in tempo.-

-E poi cosa facciamo? Stiamo qui ad aspettare che ci vengano a stanare uno per uno? Arciprete Vyrthur, dobbiamo fare qualcosa!- chiese qualcuno spaventato.

-Come ho già detto, dobbiamo combattere.- rispose lui sereno. -Disponiamo di cinquemila arcieri e diecimila fanti, ma l'esercito nemico è composto da decine di migliaia di unità. Ci serve aiuto.-

-In questo caso raduneremo l'esercito e tenteremo una sortita per scacciare la minaccia dalle nostre terre.- affermò pomposo il consigliere Val.

-Useremo anche i costrutti?- chiese Bold.

-Consiglio di utilizzare ogni possibile risorsa.- propose umilmente Vyrthur.

-Perdonate quanto sto per dire, arciprete, ma questa è una decisione del consiglio, vorremmo poterne deliberare in privato.- disse un dwemer che fino ad allora era rimasto in silenzio.

-Nessuna offesa, Primo Consigliere. Attenderò con ansia il vostro verdetto.- disse l'elfo alzandosi.

-Vuole accompagnarmi alla porta?- chiese poi rivolto al soldato, rimasto li in piedi ad attendere di essere congedato.

-Ma certo, vostra eccellenza, seguitemi.- disse il nano inchinandosi per quanto l'armatura glielo permettese.

Quando le porte si furono chiuse, all'interno della sala scoppiò un pandemonio.

-Come si permette di venire qui a suggerirci come combattere?-

-Ma chi si crede di essere.-

-Dobbiamo combattere!-

-No, dobbiamo fuggire e salvarci.-

-Chiudiamoci nel Black Reach e aspettiamo che se ne vadano.-

-Silenzio!- urlò il Primo Consigliere. Si era alzato in piedi e il suo grido aveva fatto tremare tutta la sala.

-Vi prego, non facciamoci prendere dal panico. Per quanto mi costi ammetterlo, l'arciprete Vyrthur ha ragione. Nasconderci sottoterra non servirebbe ad altro che farci prendere come topi. La soluzione migliore è affrontare il nemico e respingerlo a nord, verso il mare. Su questo speriamo che siamo tutti d'accordo.-

Per tutta risposta si levò un brusio di frasi che andavano dall'assenso al disfattismo.

-Propongo una votazione. Quanti a favore dell'intervento in guerra?- chiese qualcuno. Per tutta risposta le mani del Primo Consigliere più altre due si levarono.

-Quanti per la fuga nel Black Reach?- riprese. Oltre la sua si levarono altre due mani.

-Tre favorevoli, tre contrari. Consigliere Bold, l'ultimo voto è il tuo. Ti prego di prendere una decisione.- disse il Primo Consigliere autoritario.

-Non è certo una decisione da prendere tanto alla leggera. Potrebbe fare la differenza tra la sopravvivenza e la distruzione della nostra razza.-

-Capisco, ma non possiamo comunque starcene qui con le mani in mano. Attaccare o scappare, la scelta deve essere presa.-

-Non è così semplice. Poche parole possono fare tanta differenza. Ma poi saremmo in grado di vivere con il peso delle nostre azioni?-

-Non siamo qui per filosofeggiare, ma per decidere del nostro futuro.-

-Ma è vero. Non possiamo buttarci a capofitto in una guerra senza conoscere le probabilità di successo. Signori miei, se dovesse essere una disfatta, sareste in grado di convivere con il rimorso? D'altra parte, le nostre mura, i nostri guardiani e i nostri sigilli, sarebbero in grado di fermare il nemico se fuggissimo?-

-Consigliere Bold, stai solo dando voce ai pensieri di tutti, in questa sala. Sappiamo molto bene cosa rischiamo, per questo esiste il consiglio. Ma questa è una di quelle situazioni in cui non esistono decisioni giuste o sbagliate, esiste solo il fatto che se non ne prendiamo una saremo perduti. Ora dai il tuo voto o vattene. Tornatene a M'Zulf e manda qualcuno al tuo posto. Ma nel frattempo il nemico avrà preso Markart e altre città.-

-Perdonatemi, tutti quanti. Voto per l'intervento militare.- rispose infine, come se ciò gli costasse uno sforzo tremendo.

-Molto bene. Fate dunque ritorno alle vostre città e preparatevi alla guerra. Informerò personalmente l'arciprete della decisione.-

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Capitolo 2
*** Combattere o scappare ***


Il viaggio di ritorno fino a M'Zulf fu rapido. La delegazione diplomatica temeva un attacco improvviso, da parte di briganti, bestie feroci o peggio ancora, quindi le guardie stavano costantemente all'erta, senza riposo.

Per questo motivo Bold trasse un sospiro di sollievo quando, all'alba, vide gli alti cancelli d'ingresso della sua città natale.

Ad attenderli il Primo Consigliere di M'Zulf, impaziente di avere notizie.

-Abbiamo da discutere, ma non qui.- tagliò corto Bold, prima che il reggente gli ponesse qualsiasi domanda. Si limitò ad annuire con aria grave.

Entrarono insieme, percorrendo i corridoi illuminati dalle torce, camminando in silenzio fino agli alloggi del Primo Consigliere.

-La situazione è grave.- disse Bold chiudendo la porta alle sue spalle.

-Quanto grave?-

-Bthardamz è caduta, e Markart sarà la prossima.-

-È inevitabile?-

-No, se le difese della città reggono, ma non è tutto.-

-Cos'altro?-

-Il consiglio ha votato per l'intervento militare. Entriamo in guerra.-

Il Primo Consigliere si lasciò cadere su una sedia. Nell'ultima guerra aveva perso suo figlio, per questo aveva dedicato la sua vita alla pace e alla diplomazia.

-Darò ordine di preparare l'esercito. Va a riposarti ora, il viaggio deve essere stato stancante.-

-Con permesso.- disse Bold facendo un debole inchino, prima di congedarsi.

***

Nei mesi successivi, nonostante gli sforzi, le sconfitte si susseguirono una dopo l'altra. Le città cadevano una ad una, costringendo gli occupanti a rintanarsi in profondità.

Persino gli elfi della neve, ormai alleati dei dwemer, trovavano rifugio nel sottosuolo.

-Tutto questo è inammissibile! Intollerabile! Non possiamo starcene qui a guardare mentre le nostre città cadono! Mentre il nostro popolo muore!- la voce del consigliere Val era furiosa e spaventata allo stesso tempo. Non aveva mai dimostrato grande propensione alla calma e all'autocontrollo.

-Dunque?- chiese Bold impassibile, mentre lo guardava di sottecchi, attraverso le mani giunte, mentre sedeva comodo davanti al braciere.

-Dunque cosa?- chiese confuso Val.

-Dice che non possiamo star qui a perdere la guerra, ma non mi sembra che fin'ora abbia fatto qualcosa di concreto per aiutare la causa.-

-Fatto niente? Fatto niente? Io ho votato per nasconderci nel sottosuolo! Se avessi ascoltato me, al posto del Primo Consigliere Vacuum adesso il nostro popolo sarebbe al sicuro! Ce ne staremmo belli belli rintanati coi costrutti ai proteggerci, fintanto che gli uomini del nord non se ne sarebbero andati! Ecco cosa ho fatto.-

-Consigliere Val, vorrei ricordarti che nonostante le porte sigillate, i centurioni e i migliori reparti della guardia cittadina, il nemico ha sopraffatto Markart, la nostra città più grande, ha sopraffatto Alftand, sede della nostra conoscenza, e ora sta marciando qui! A M'Zulf!-

-Oh, cielo.- disse il consigliere Val appoggiandosi a un tavolino, in preda a un leggero mancamento.

-Credevo fossero solo voci.-

-Confermate dai nostri amici elfi.-

-Pff.- gli schernì Val.

-Qualche problema? A quanto pare abbiamo fatto bene a non sterminarli tutti.- si adirò Bold. Era sempre stato contrario alla guerra contro gli elfi, iniziata per una questione territoriale, conclusa con lo sterminio selettivo degli elfi stessi.

-Si, forse. Ma ora cosa facciamo? Restiamo qui ad attendere la morte?-

-Potremmo. Oppure possiamo accoglierla, ma con un'armatura addosso e una spada in mano.-

-Stai dicendo di unirci allo scontro? Andare in faccia alla morte?- il tono questa volta era disperato.

-Meglio morire in combattimento, piuttosto che farlo fuggendo come codardi.-

-Beh, sai che ti dico? “Meglio coniglio che cadavere”. Così diceva sempre mio padre.-

-E come è morto? Tuo padre, intendo.-

-Scappando da una tigre.- rispose Val imbarazzato. -Ma non è questo il punto!-

-È questo il punto, invece! Scappare è inutile, ci troverebbero e ci ucciderebbero. Combattendo, invece, abbiamo una speranza di farcela. Persino io l'ho capito.-

-Si, ma a quale prezzo! Centinaia, no, che dico? Migliaia di vite spezzate per una folle e ottusa idea!-

Bold stava per ribattere, ma la conversazione fu interrotta dall'aprirsi della porta. Entrò un giovane in armatura, sul petto, lo stemma della guardia cittadina, con lui, un ragno guerriero.

-Sono spiacente di interrompervi, signori, ma porto notizie.- disse pomposo.

-Avanti, dunque. Aggiornaci.- disse Val sprezzante.

-Le nostre pattuglie in avanscoperta riferiscono che l'avanguardia nemica sta avanzando. Raggiungeranno la nostra prima linea di difesa tra un'ora. Consiglio a vostre eccellenze di rifugiarvi nel Black Reach.-

Val si alzò immediatamente e raggiunse la porta, smanioso di correre al riparo.

-Vai e nasconditi per bene sotto una pietra, amico mio. Le nostre strade si dividono qui.- disse Bold melodrammatico.

-Che intendi dire? Non avrai realmente intenzione di portare avanti la tua sciocca crociata e scendere sul campo di battaglia?-

-Si, è esattamente quello che intendo fare.-

-Allora ti auguro buona fortuna, e, nel caso, una morte rapida.- disse Val, poi sparì oltre la porta.

-Eccellenza, non è saggio scendere in battaglia.- disse il soldato ragionevole.

-Già, non lo è. E tu allora che ci stai a fare?- guardò per un attimo il soldato, confuso dalle sue parole.

-Andiamo dai, mi servirà un'armatura.-

***

-I dwemer guideranno la prima ondata, gli elfi la seconda. Paladino Sures, rimani all'interno delle mura. Un mio ordine e qualcuno vi aprirà la porta.-

L'elfo annuì, guardando con fiducia il generale nanico davanti a lui.

-I centurioni li portate con voi?- chiese Sures.

-No, rimarranno qui a difendere la città, nel caso...-

-Capisco...-

-Rimanete ed attendete l'ordine, niente è più importante di questo per la riuscita del piano.- disse il generale severo.

-Piano di cui sarei curioso di esserne messo a conoscenza.- disse Sures speranzoso.

-A suo tempo, amico mio. A suo tempo.- disse con un sorriso.

***

-Generale, le porte sono state sigillate.-

-Eccellente.-

-Ma non ne capisco il motivo. Insomma, perché bloccarli dentro e impedire loro di combattere?-

-Se venissimo sopraffatti ci sarebbero solo gli elfi a proteggere la città. Se uscissero nel mezzo dello scontro, invece, non ci sarebbe proprio nessuno.-

-Adesso capisco perché lei è un generale.- disse il soldato con ammirazione.

-Odio i leccapiedi.-

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Capitolo 3
*** L''ultima carica ***


-Generale.- salutò Bold educatamente. L'armatura gli andava un filo stretta, soprattutto dalle parti della pancia, ma sapeva che entro poco non sarebbe più importato.

-Consigliere. Che piacere averla qui. Credevo che voi del consiglio aveste preferito mettere i vostri grassocci sederi al sicuro.-

-Non io.- rispose impassibile.

-Meglio, un bersaglio in più per le lame nemiche.-

-Qual'è il piano?- domandò ignorando la provocazione.

-Per quanto mi riguarda è sopravvivere. Ma se vuole qualche dettaglio, i nostri arcieri sfoltiranno le linee nemiche, prima di un assalto diretto.-

-Senza offesa, ma non mi sembra un gran piano.-

-Nessuna offesa. Purtroppo qualsiasi altra tattica ha fallito in precedenza, quindi tanto vale affrontarli di petto.-

-Capisco. È lei l'esperto.-

Un piccolo cenno con la mano del generale, e due ragazzini presero energeticamente fiato, soffiando in altrettanti corni. Il suono riempì la valle riecheggiando fino alle montagne più lontane.

Era il segnale. L'intero esercito dwemer si mise in marcia.

Le formazioni nemiche erano già visibili davanti a loro, già a portata delle frecce.

-Arcieri! Scoccate!- urlo il generale.

Per un istante il cielo si fece nero, oscurato dalle migliaia di frecce che puntavano dritto verso lo schieramento nemico.

Bold osservò affascinato la nube mortale abbattersi sul nemico.

Molti alzarono lo scudo in tempo, salvandosi dai dardi. Altri non furono così veloci.

Poche decine di metri separavano ora i due schieramenti, mentre i nani avanzavano a passo di marcia.

Arrivò una seconda salva di frecce, ma fu totalmente inutile. A quel punto fu dato un altro segnale. Due volte i corni si fecero sentire, ordinando ai soldati la carica.

Un urlo disumano si levò da entrambi gli schieramenti mentre i dwemer si lanciavano all'assalto.

Bold, al centro dello schieramento riuscì a sentire il boato delle prime linee che si scontravano, mentre la battaglia aveva inizio.

I due eserciti cominciarono a mischiarsi, formando un'unica massa di corpi che combatteva.

Ci vollero pochi secondi per amalgamare entrambi gli schieramenti in un unico tripudio di sangue e violenza.

Prima che se lo aspettasse Bold si trovò davanti il suo primo umano. Era molto più giovane di lui e indossava un'armatura di pelle e metallo. Nei suoi occhi c'era la furia animalesca, la sete di sangue di un guerriero.

Ma era inesperto e lasciò il fianco scoperto, permettendo a Bold di trafiggerlo con la spada.

Lo osservò mentre la vita lasciava i suoi occhi, accasciandosi a terra

Non era la prima volta che la lama del nano assaggiava il sangue, ma era la prima volta che provava quella soddisfazione nell'uccidere. Questa volta era per una buona causa.

Un altro nemico si avventò su di lui, brandendo uno spadone e vibrando un fendente dall'alto verso il basso. Bold schivò il colpo scartando a destra, prima che lo tagliasse in due. L'arma del suo avversario era pesante e prima che potesse alzarla per colpirlo di nuovo, il dwemer lo decapitò con un abile colpo di spada.

Accanto a lui un giovane soldato era stato buttato a terra stava per essere infilzato dal suo avversario. Reagendo d'istinto menò un fendente dal basso verso l'alto, mozzando il braccio del malcapitato, mandandolo a roteare in aria, tracciando in arco di sangue.

L'uomo cacciò un urlo di dolore, ma fu messo a tacere da un affondo del giovane atterrato.

Bold aiutò il ragazzo a rialzarsi, prima di rigettarsi nella mischia.

Attorno a lui amici e nemici cadevano in egual numero. Se fossero andati avanti così ancora a lungo sarebbero stati spacciati. I numeri non erano dalla loro parte.

-Generale! Ci serve l'aiuto dei falmer! Generale!- urlò con quanto fiato avesse in corpo, ma fu tutto inutile. Il generale, impegnato in un duello, lo ignorò completamente.

Improvvisamente la situazione degenerò. Un manipolo di uomini, in sella a delle gigantesche bestie, che avevano poi scoperto chiamarsi cavalli, irruppe nella battaglia, travolgendo chiunque si trovasse davanti a loro.

-Ritirata! Ritirata!- urlò il generale spaventato.

Ma fu tutto inutile. In pochi istanti lo schieramento fu totalmente circondato. Con la fuga tagliata i nani si fecero prendere dal panico e in un attimo la battaglia fu persa.

 

***

 

Bold tentò di liberarsi dalla corda che lo teneva legato. La fronte gli pulsava nel punto in cui era stato colpito, mandandolo nel mondo onirico.

Attorno a lui decine di prigionieri giacevano nella gabbia. Qualcuno piangeva, altri pregavano, altri ancora riversavano immobilizzati dalla paura.

A intervalli regolari arrivava una guardia, prendeva un soldato e lo portava via, per interrogarlo, per giustiziarlo. Non lo sapevano, nessuno faceva ritorno.

Ormai erano rimasti una ventina, probabilmente gli ultimi venti nani del mondo. Questo pensiero accompagnò Bold tutto il tempo, man mano che i dwemer sopravvissuti venivano prelevati.

Ebbe un tuffo al cuore quando vide il generale costretto ad alzarsi e condotto fuori, verso morte certa. Per un attimo volle urlare qualcosa. Parole di rispetto, di conforto. Ma questo l'avrebbe tradito, rivelandone il grado, e quindi garantendogli attenzioni speciali.

-Spero solo che sia rapido e indolore.- sussurro un soldato di fianco a Bold. Il nano si girò a guardarlo in faccia. Aveva il volto rigato dalle lacrime, gli occhi spenti, fissi nel vuoto. Gli occhi di chi ha perso la speranza.

Verso sera erano rimasti solo in due, nella gabbia. Bold, che attendeva il suo turno paziente, e un altro, che piangeva scosso dai singhiozzi.

Quando la porta venne aperta Bold fissò i suoi aguzzini. Quella lunga attesa del suo turno di morire era stata la tortura peggiore. Ormai desiderava la morte più di ogni altra cosa.

Ma gli uomini lo ignorarono completamente, dirigendosi verso il dwemer singhiozzante.

Quando lo sollevarono di peso, cominciò a urlare e a dimenarsi, pregando i suoi carcerieri di lasciarlo andare.

Lo trascinarono fuori e Bold poté udire le sue grida di aiuto ancora per poco prima che furono fatte cessare di colpo.

-Ecco che tra poco tocca a me... Sarei dovuto andare anche io nel Black Reach.- sbuffò sottovoce.

In quel momento la porta della gabbia venne aperta ancora un volta.

Prima che potessero afferrarlo e trascinarlo via, Bold si alzò in piedi.

-Vogliamo andare?- chiese sorridente ai suoi aguzzini.

Un po' sorpresi lo condussero attraverso l'accampamento fino ad una piccola piazza.

Il sangue impregnava il terreno, tanto che non riusciva più a defluire. Oltre ad una piccola folla di soldati c'era un trono, dove sedeva un anziano con la barba bianca ed un uomo con un'ascia bipenne in mano. Ai suoi piedi un ceppo di legno.

Bold fu fatto inginocchiare davanti ad esso.

-Come si accede alla tua città, mostro?- chiese severo il vecchio seduto sul trono.

Bold non rispose. Rimase zitto, certo che il suo fato non sarebbe stato diverso.

-Non vuoi rispondere? Bene. Che gli dei abbiano pietà della tua anima.-

Qualcuno spinse in avanti il dwemer, costringendolo ad appoggiare il collo sul ceppo.

-Un ultimo desiderio, mostro?- chiese il boia.

-Vorrei sapere il nome del mio uccisore.- chiese pacato.

-Ysgramor.- disse.

Poi l'ascia calò.



L'ultimo capitolo della mia FF "la fine dei dwemer secondo me" spero vi sia piaciuta, e di leggere, magari, qualche altra versione sulla fine di questo affascinante quanto misterioso popolo.

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