Be dauntless is a tough job, but someone has to do it

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***
Capitolo 5: *** Cap 5 ***
Capitolo 6: *** Cap 6 ***
Capitolo 7: *** Cap 7 ***
Capitolo 8: *** Cap 8 ***
Capitolo 9: *** Cap 9 ***
Capitolo 10: *** Cap 10 ***
Capitolo 11: *** Cap 11 ***
Capitolo 12: *** Cap 12 ***
Capitolo 13: *** Cap 13 ***
Capitolo 14: *** Cap 14 ***
Capitolo 15: *** Cap 15 ***
Capitolo 16: *** Cap 16 ***
Capitolo 17: *** Cap 17 ***
Capitolo 18: *** Cap 18 ***
Capitolo 19: *** Cap 19 ***
Capitolo 20: *** Cap 20 ***
Capitolo 21: *** Cap 21 ***
Capitolo 22: *** Cap 22 ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


Cap 1

 

 

 

- Finirai con il fare tardi. –

La voce di suo fratello, proveniente dal piano di sotto, la fece sobbalzare e le procurò una bella striscia di eyeliner nero lungo tutta la palpebra. Sbuffò, tamponando con lo struccante e cercando di trovare un rimedio a quel danno.

Come se non fosse già abbastanza nervosa per conto suo. In fin dei conti cosa c’era mai di così importante, si decideva soltanto cosa ne sarebbe stato di tutta la sua vita. Mentre legava i capelli corvini in un’alta coda di cavallo, ripensò al risultato del suo test. Candida o Intrepida? La fazione prima del sangue. Era questo il motto che tutti gli iniziati dovevano tenere a mente prima di fare la loro scelta; sarebbe rimasta nella fazione con i suoi genitori o avrebbe scelto quella degli Intrepidi?

Ancora non lo sapeva e la notte non le aveva certo portato consiglio.

- Fiamma! –

Questa volta era sua madre, impaziente forse anche più di lei, che scalpitava dalla sera precedente e da buona ex intrepida sperava nel passaggio della figlia in quella fazione. Margareth l’aveva lasciata per amore, in una realtà in cui per un’Intrepida non era possibile frequentare un Candido, e da allora non si era pentita particolarmente della sua scelta, ma sperava che quella di sua figlia fosse diversa.

- Sto arrivando! –

Si sistemò meglio la camicia bianca, che cominciava a starle un po’ troppo stretta e aderiva alle sue forme morbide da giovane donna, valutando quanto fosse trasparente sotto la luce al neon. Dopo aver appurato che non si vedeva nulla di compromettente, lanciò un’ultima occhiata a quella che sarebbe stata la sua stanza ancora per pochi secondi e poi si diresse al piano di sotto.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

Tobias osservava suo padre sul podio, tra gli Eruditi e gli Intrepidi, che si schiariva la gola davanti al microfono.

- Benvenuti alla cerimonia della scelta. Benvenuti alla cerimonia in cui onoriamo la filosofia democratica dei nostri antenati, che riconosce a ciascuno di noi il diritto di scegliere la propria strada nella vita. –

Già, come se quelle belle parole fossero davvero ciò che passava per la testa di suo padre.

Si ricordava bene ciò che gli aveva detto la sera precedente, dopo cena, quando ormai aveva sperato che il discorso sulla scelta non sarebbe stato affrontato. Speranza inutile, ovviamente.

“Fa’ ciò che devi, ma sappi che se oserai disonorarmi allora farai bene a fingere di non avere una famiglia, perché questo è ciò che faremo noi”.

Probabilmente anni prima la cosa avrebbe potuto ferirlo, ma ormai l’idea di non essere più costretto a vederlo era quasi un sollievo. A suo padre lui non era mai andato bene, non era il figlio che aveva sempre desiderato, e le sue punizioni e i commenti gelidi non l’avevano mai indotto a credere il contrario.

- Anni fa gli uomini si divisero in fazioni per contrastare il disordine nel mondo. Quelli che davano la colpa all’aggressività fondarono la fazione dei Pacifici. – proseguì.

I Pacifici si sorridevano a vicenda e avevano un’aria rilassata, come se nulla potesse turbarli.

- Quelli che incolpavano l’ignoranza divennero Eruditi. –

Lasciò vagare lo sguardo tra di loro, sulle loro espressioni tronfie di chi era convinto di essere dalla parte della ragione.

- Quelli che accusavano l’ipocrisia si chiamarono Candidi. –

Anche quella sarebbe stata una buona scelta per lui, tutto sommato gli abitanti di quella fazione non erano poi così male.

- Quelli che condannavano l’egoismo formarono gli Abneganti. –

La sua fazione, l’unico posto in cui era assolutamente certo di non voler rimanere.

- E quelli che incolpavano la codardia divennero gli Intrepidi. –

Un brivido gli corse lungo la schiena, come se il suo corpo sapesse ancora prima della sua mente e del suo cuore quale fosse la scelta migliore per lui. La fazione degli Intrepidi sembrava un buon posto da chiamare casa.

 

 

 

*

 

 

 

 

Eric ascoltava le parole di Marcus con la fronte corrugata, infastidito da quell’enorme giro di parole.

- Senza di loro non sopravvivremmo. –

Eccolo lì il colpo di scena. Il silenzio che accolse le sue parole fu assoluto, perché in quella semplice frase era racchiusa la paura più grande di tutti loro; era qualcosa di peggiore persino della morte: diventare un Escluso.

- Perciò in questo giorno celebriamo una lieta ricorrenza, accogliendo gli iniziati nelle nostre fazioni, che lavoreranno con noi per sviluppare una società e un mondo migliore. – concluse.

Eric si unì educatamente allo scroscio di applausi. Quando il silenzio venne ripristinato, Marcus cominciò a chiamare i primi nomi.

Il primo era un Intrepido, che rimase nella sua fazione tra le acclamazioni dei compagni. Tra gli Intrepidi l’idea di cambiare fazione era qualcosa di ancora più inconcepibile che negli altri gruppi, significava tradimento.

- Fiamma Balcoin. –

La seconda chiamata, una Candida, avanzò risolutamente verso le coppe. C’era qualcosa nel suo sguardo, una bruciante determinazione, che lo spinse a osservarla meglio. Si scoprì a notare come i capelli corvini assumessero sfumature rubino sotto le lampade al neon e gli occhi color ghiaccio fissassero come ipnotizzati i carboni crepitanti, come la casta divisa dei Candidi apparisse stranamente seducente su di lei. La vide recidere velocemente il palmo e lasciar gocciolare un po’ di sangue sui carboni. Un’altra Intrepida.  

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Fiamma raggiunse il gruppo degli Intrepidi, venendo accolta da un paio di pacche sulla schiena e qualche lieve sorriso di benvenuto.  Li aveva scelti, ma adesso spettava a loro accettarla come un membro effettivo della fazione.

Raddrizzò la schiena e incrociò lo sguardo del ragazzo che l’aveva fissata per tutta la durata della sua scelta. Era alto, con i capelli neri che gli ricadevano sul volto donandogli un’aria di distratta eleganza e un paio di occhi di un incredibile grigio chiaro. Nel complesso era piuttosto carino.

- Tobias Eaton. –

Il nome, pronunciato con un che di gelido, attirò l’attenzione di tutti. Fiamma ricordava di averne sentito parlare, era il figlio di Marcus. Lo osservò mentre avanzava, l’espressione seria sul bel volto dai tratti marcati, recideva il palmo e lasciava che lo gocce di sangue sfrigolassero sui carboni.

Vide l’espressione di Marcus farsi spietata per una frazione di secondo, poi tornò a essere impassibile.

Tobias si sistemò accanto a lei, fissando risolutamente un punto imprecisato. Seguendo il suo sguardo, capì che stava fissando il muro davanti a sé, deciso a non mostrarsi debole davanti a suo padre.

Erano giunti quasi alla fine quando venne chiamato l’Erudito che l’aveva esaminata con attenzione.

- Eric Murter. –

Avanzò a testa alta, sicuro di sé e della sua scelta, e impiegò solo una frazione di secondo a unirsi agli Intrepidi. Anche il suo ingresso fu accolto con un boato d’approvazione. Quando Elizabeth Cressling scelse i Candidi, la cerimonia ebbe termine.  

- Forza, diamoci una mossa. – esordì uno degli Intrepidi più grandi, guidando il gruppo fuori dalla sala e dando il via a una corsa sfrenata lungo le scale. Quando arrivarono al piano terra, Fiamma era quasi senza fiato, ma sembrava che la loro folle avanzata non fosse ancora finita. Gli Intrepidi si scaraventarono fuori dall’edificio, puntando in direzione del fischio del treno che arrivava in lontananza.

Solo in quel momento realizzò cosa si aspettavano da lei, da tutti loro. Dovevano saltare.

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Salve, sono nuova nel fandom e spero che questo mio tentativo di long non faccia poi troppo schifo. Ho letto Divergent ieri, tutto d’un fiato, e sono rimasta conquistata dalla trama. Tuttavia mi sono chiesta: ma com’è stata l’iniziazione di Quattro, e quella di Eric (sì, perché io devo avere seri problemi dal momento che ho amato questo ragazzo u.u)? Perché questi due non si sopportano affatto? Bene, in questa long cerco di dare una mia personale versione di quegli anni. Spero che vi piaccia e che vogliate lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate. Concludo dicendo che dal prossimo capitolo i POV non saranno alternati come questo ma ogni capitolo sarà dedicato a uno di questi tre ragazzuoli. Alla prossima.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


Cap 2

 

 

 

 

 

 

 

Il treno rallentava mano a mano che si avvicinava a loro. Forse, se avesse preso bene il tempo e lo slancio giusto, sarebbe riuscita a non farsi eliminare ancora prima dell’iniziazione. Scattò in avanti, lasciandosi sfuggire un sorriso sollevato quando avvertì il solido legno del vagone sotto i suoi piedi. Quando il treno sobbalzò lievemente, perse l’equilibrio e fu solo grazie a una mano che le afferrò prontamente il polso e la tirò verso di sé che non cadde nel vuoto. Il contraccolpo la fece sbilanciare in avanti e scontrare con un petto asciutto e lievemente muscoloso, indubbiamente maschile. Alzò lo sguardo verso il suo salvatore, trovando a fissarla nientemeno che il figlio di Marcus. Doveva immaginarselo: chi, se non un Abnegante, avrebbe aiutato una ragazza mai vista prima?

- Grazie … – s’interruppe, dandogli il tempo di presentarsi.

- Tobias. –

- Fiamma. –

Gli porse una mano, sorridendo intenerita quando lo vide corrugare la fronte come se non sapesse bene come comportarsi. Sapeva che gli Abneganti tendevano a evitare ogni contatto fisico che non fosse strettamente necessario, ma vederlo con i propri occhi era tutta un’altra cosa.

- Stringila, è così che ci si saluta tra gli Intrepidi. – gli suggerì.

Tobias obbedì, trattenendole la mano il minimo necessario e sorprendendola con la sua stretta piacevole. Era strano come fosse bastato quel lieve contatto per infonderle la consapevolezza che di quel ragazzo si sarebbe potuta fidare.

- Un Abnegante tra gli Intrepidi è … –

- Strano, ridicolo? –

Scosse la testa, lasciando ondeggiare la coda scura lungo la schiena. – No, stavo per dire inaspettato. –

Tobias lanciò un’occhiata intorno a sé, passando rapidamente in rassegna i volti del resto degli iniziati. Lo guardavano come se fosse uno strano esperimento o uno scherzo della natura.

- A quanto pare non sei la sola a pensarlo. –

- Non puoi certo biasimarci, un Rigido che lascia la fazione non è una cosa da tutti i giorni. –

La voce che era intervenuta era fredda, ironica, e tradiva una punta di arroganza. Si voltarono verso il ragazzo che aveva parlato, trovandosi davanti l’Erudito dagli incredibili occhi grigi che aveva catturato l’attenzione di Fiamma durante la scelta.

- Detto da un Erudito, lo prendo come un complimento. – replicò, impassibile.

Tobias stava per replicare con qualcosa di brusco, ma Fiamma si frappose tra i due, poggiando una mano sul petto di entrambi e allontanando l’uno dall’altro.

- Piantatela, non ho alcuna voglia di starvi a sentire mentre discutete su chi tra voi abbia più testosterone in circolo. –

- Non che ci voglia molto ad avere più testosterone di un Rigido. – concluse, sprezzante, Eric.

Alzando gli occhi al cielo, afferrò una mano di Tobias e lo tirò dietro di sé verso l’altro lato dello scompartimento. Più distanza metteva tra quei due e meglio era.

- Ci si vede più tardi, mild*. Rigido. – gridò loro dietro.  

- O magari ti sfracelli giù dal treno. – soffiò piano Fiamma, facendo ridacchiare Tobias.

Si strinse nelle spalle, indossando un’aria fintamente innocente. – Bè, che c’è, sono stata troppo ottimista? –

Il ragazzo scosse la testa, tacitando lentamente l’attacco di risate che lo scuoteva.

- È solo che non credo che riuscirò mai ad abituarmi alla facilità con cui voi Candidi dite quello che vi passa per la testa. –

- Questo è perché tu sei un Rigido. – scherzò, punzecchiandolo leggermente su un fianco.

Poi, all’improvviso, il rumore stridente dei freni annunciò che il treno stava rallentando la sua folle corsa. Si avvicinarono al portellone, sbirciando fuori. E così quello era il quartier generale degli Intrepidi, la loro nuova casa.

- Forza, è ora di scendere. –

La voce autoritaria dell’Intrepido che li aveva condotti verso il treno echeggiò in tutto lo scompartimento e diede il via alla prima tornata di discesa.

Fiamma afferrò la mano di Tobias, stringendola saldamente e lasciando che fosse il ragazzo a guidarla verso l’aria aperta. Rotolarono sul selciato, per poi rialzarsi doloranti e leggermente ammaccati.

- Tutto bene? –

La ragazza esaminò con aria critica il gomito della camicia, che si era bucato e lasciava esposta la pelle arrossata e leggermente contusa. Piegò l’articolazione, venendo assalita da un lieve senso di bruciore. Solo un graffio, era tutto okay.

- Stavo meglio prima, ma sono tutta intera. Tu? –

Tobias le rivolse un’occhiata ironica, - A meraviglia, perché non si vede? –

Risero all’unisono, poi Fiamma tornò improvvisamente seria e sgranò gli occhi, fissandolo con finto stupore.

- Sbaglio o hai appena fatto una battuta, e divertente per giunta? –

Annuì. – Forse non sono poi così Rigido. –

Si spazzolarono via la polvere e il terriccio dai vestiti e seguirono il resto del gruppo verso l’ingresso. Erano allineati uno dietro l’altro e, da dove si trovava, Fiamma riusciva solo a scorgere un gigantesco buco nero.

- Credo che dobbiamo saltare. – sussurrò, mentre Tobias sgranava leggermente gli occhi, a tradire la sua preoccupazione.

- Vado io. – decretò l’odiosamente familiare voce di Eric, che li spinse di lato e s’incamminò con aria decisa verso il baratro.

Lo seguirono con lo sguardo mentre si sporgeva leggermente, come a valutarne la profondità, si lasciava sfuggire un sospiro, e poi si lanciava nel vuoto. Odioso e arrogante, certo, ma doveva ammettere che quel ragazzo aveva del coraggio.

- Andiamo, non voglio che abbia un’occasione per vantarsi più del dovuto. – decretò Fiamma, marciando verso l’ingresso con Tobias al seguito.

Saltò per prima, chiudendo gli occhi mentre precipitava al buio e serrando con forza i denti per impedirsi di lasciarsi sfuggire il seppur minimo gemito. L’impatto con la rete elastica le fece scattare la testa all’indietro e le intorpidì leggermente le gambe e le braccia. Un Intrepido, che non doveva avere che un paio d’anni più di lei, le rivolse un lieve sorriso e l’aiutò a rimettersi in piedi, sostenendola leggermente quando le gambe le tremarono. Lo osservò, socchiudendo gli occhi per metterlo a fuoco nell’oscurità, e si sorprese nel notare quanto fosse affascinante. Aveva spalle larghe e un fisico muscoloso, le braccia erano coperte di tatuaggi così come un lato del collo, un piercing gli adornava il sopracciglio destro e aveva un orecchino a forma di zanna al lobo opposto. Tuttavia la cosa più incredibile erano i suoi occhi; erano di un verde talmente privo d’imperfezioni che sarebbero tranquillamente potuti passare per quelli di un gatto e si sposavano alla perfezione con le ciocche corvine che gli incorniciavano il volto dagli zigomi alti.

- Come ti chiami? –

Vedendola assorta, si affrettò a sussurrarle all’orecchio, - Pensaci bene, non potrai cambiare nome una volta che l’avrò annunciato. –

Si era lasciata la fazione alle spalle, così come la sua famiglia, e stava cominciando una nuova vita. Voleva un nome da Intrepida, qualcosa che avrebbe fatto tremare al solo sentirlo pronunciare.

- Thanatos**. Mi chiamo Thanatos. –

L’Intrepido sorrise con aria d’apprezzamento, - Io sono Reaper***. –, poi si rivolse al resto dei presenti: - Diamo il nostro benvenuto a Thanatos. –

Un lieve boato si alzò con sempre maggiore intensità tra i presenti, che si aprirono in due per permetterle di passare oltre e le assestarono un paio di pacche vigorose.

Mentre raggiungeva Eric, sentì la voce di Reaper che annunciava l’atterraggio di Tobias. Anzi, Quattro, si corresse prontamente. Avrebbe dovuto chiedergli il motivo di quel nome non appena avessero avuto un momento di tranquillità. 

Quando il resto degli iniziati li raggiunse, si avvicinarono loro Reaper e una ragazza che Fiamma non aveva mai visto prima, ma che dalla voce doveva essere una di quelle che aveva acclamato i nuovi arrivati con più vigore.

- Gli iniziati interni vanno con Jez, i trasfazione con me. – annunciò Reaper.

Un gruppetto di dieci ragazzi seguirono Jez verso l’uscita e Fiamma si prese un paio di secondi per esaminare il resto del suo gruppo. Oltre a lei, Tobias ed Eric, c’erano altre tre ragazze e quattro ragazzi. Riconobbe il profilo elegante e snello di Nicole, una ragazza che frequentava il suo stesso corso di matematica ma con cui aveva a malapena scambiato un paio di parole, e l’altissimo e riservato Stefan, che condivideva con la cugina l’eleganza dei tratti. Le altre due ragazze erano un’Erudita dai ricci capelli rossi e l’espressione malandrina e una biondina dall’aria spaesata e i vestiti tipici dei Pacifici; i ragazzi rimasti erano tre Eruditi e sembravano essere amici a giudicare dalle battute che si scambiavano e dal loro darsi di gomito.

- Mi chiamo Reaper e per le prossime settimane sarò il vostro istruttore. Potete rivolgervi a me per qualsiasi cosa, ma vi avverto: le scene patetiche non sono tollerate. Siete tra gli Intrepidi, adesso, e non vogliamo gente che sente il bisogno di correre a nascondersi dalla mamma o cose simili. È chiaro? –

Una lieve risata percorse il gruppo, ma dalla tensione che emanava si capiva che c’era più di una persona incerta tra di loro. Se Reaper se ne accorse non lo diede a vedere.

- Detto questo, passiamo alle cose serie. Vi faccio fare un giro. –

- Un tipo molto divertente, non c’è che dire. – commentò a mezza bocca Nicole, mentre Stefan al suo fianco annuiva con ironia.

Gli occhi smeraldini di Reaper la fulminarono con un’occhiataccia che la spinse a rimanere in silenzio per tutto il resto del tour. Quando arrivarono alla camerata nella quale avrebbero alloggiato, Fiamma storse il naso e non potè astenersi dal commentare.

- Dobbiamo dormire tutti insieme? –

Reaper si volse verso di lei e per un attimo temette che le avrebbe rivolto la stessa occhiata di Nicole, ma l’espressione sul suo viso era inaspettatamente gentile e solidale.

- Solo per queste prime settimane. Una volta che sarete dei nostri avrete una stanza personale. – la rassicurò.

- Ah, ma allora è capace di rispondere con gentilezza. – commentò Nicole, così piano da farsi udire solo da lei.

Fiamma incrociò il suo sguardo e si scambiarono un’occhiata complice, quel genere di espressione che le ragazze condividevano quando l’intuito diceva loro che erano sulla stessa lunghezza d’onda.

- Vi aspetto qui fuori, avete cinque minuti per sistemare le vostre cose, tra poco comincia la cena. –

Scandagliò la camerata alla ricerca del letto che le avrebbe assicurato la privacy maggiore. Lo individuò in fondo, l’ultimo sulla destra, attaccato alla finestra. Fece un cenno a Tobias e andarono in quella direzione. Nicole e suo cugino li seguirono, occupando i letti di fronte ai loro. Con la coda dell’occhio, vide che Eric aveva scelto uno dei letti più vicini all’ingresso. Meglio così, se non altro avrebbero avuto un’intera camerata a dividerli.

Lasciò cadere la borsa sul letto e rovistò alla ricerca di qualcosa con cui sostituire la camicia bucata e la gonna che non era certamente adatta per vivere tra gli Intrepidi. Nicole stese un lenzuolo e lo tenne davanti a lei, costruendo una specie di separè e permettendole di cambiarsi lontano dagli sguardi indiscreti del resto del gruppo. Optò per un paio di pantaloni neri e una casacca bianca, stringendola alla vita con un alto cinturone nero. Stivali bassi e neri completavano il suo abbigliamento. Una volta pronta, ricambiò il favore e attese pazientemente che Nicole finisse di cambiarsi. Poi, tutti e quattro, raggiunsero Reaper e il resto del gruppo.

Senza sapere come era accaduto, si ritrovò a occupare il posto a tavola vicino a quello di Reaper. Il ragazzo le rivolse un sorriso smagliante e le versò un bicchiere d’acqua, come se sapesse perfettamente che aveva un disperato bisogno di lenire la gola secca.

- Grazie. – sussurrò, prendendo un paio di sorsi e gioendo per la sensazione piacevole che l’acqua fredda le aveva arrecato.

Mangiarono in religioso silenzio finchè uno degli Intrepidi non prese posto davanti a Reaper e scambiò con lui un saluto virile e amichevole.

- Un pezzo grosso che mangia insieme ai novizi? – lo provocò scherzosamente, per poi passare in rassegna i loro volti.

- Un pezzo grosso? – chiese, incapace di trattenersi.

Il nuovo arrivato annuì, divertito. – La curiosità dei Candidi, che cosa carina. Reaper è uno dei nostri capi fazione, non dirmi che non ve l’ha detto. –

Reaper scosse la testa, finendo di masticare un boccone di manzo.

- No, sono solo il loro istruttore per il momento, non c’era bisogno che lo sapessero. –

- La modestia non si addice granchè a un Intrepido. – osservò la ragazza con velata ironia.

- Uh, è pungente la ragazzina, mi piace. – approvò lo sconosciuto, prima di presentarsi, - Bas****. –

- F … Thanatos. – si corresse prontamente.

Avrebbe proprio dovuto cominciare a fare un po’ di pratica con la questione del nuovo nome e tutto il resto. Quella considerazione le fece venire in mente che non aveva ancora chiesto a Tobias cosa significasse “Quattro”. Si voltò verso di lui, ma lo trovò intento a discutere di chissà cosa con Nicole e Stefan. Decise che avrebbe rimandato la questione, almeno per il momento. Si voltò nuovamente verso Reaper, ma era ormai immerso in una fitta conversazione con Bas e Jez, che li aveva raggiunti ed era scivolata silenziosamente accanto a loro.

Riprese a mangiare in silenzio, finchè una lieve gomitata non l’avvisò che Nicole stava cercando di attirare la sua attenzione. Si sporse leggermente verso di lei, perplessa. – Sì? –

Accennò lievemente al capo fazione accanto a Fiamma, con un sorrisetto malizioso, - Reaper non ti toglie gli occhi di dosso. –

A quelle parole arrossì violentemente e scrollò le spalle, come a dire che non erano altro che sciocchezze. Tuttavia, non potè fare a meno di lanciare un’occhiata verso il moro. Sì, Nicole aveva ragione, Reaper partecipava alla conversazione ma guardava lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccomi con il nuovo capitolo, spero vi piaccia e vogliate farmi sapere che ne pensate. Quella che trovate nella foto è il prestavolto che ho scelto per Fiamma (sì, è la bellissima Jemima di Shadowhunters, la vedevo troppo bene per fare l’Intrepida). Qui trovate anche alcune info circa gli asterischi che ho messo:

*mild = Significa "Zuccherino";

**Thanatos = Deriva dal greco ed è la personificazione della Morte;

***Reaper = Significa "Mietitore" inteso come la morte (la "Mietitrice");

****Bas = Sta per Sebastian.

Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

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Capitolo 3
*** Cap 3 ***





Cap 3






































La mattina seguente vennero svegliati da un rumore metallico che si propagava insistentemente per tutta la camerata. Fiamma aprì gli occhi, assonnata, per cercare di capire cosa stesse accadendo. Eric e Tobias erano già in piedi, intenti ad allacciarsi gli scarponi da allenamento, Stefan si trovava nelle sue stesse condizioni e Nicole aveva affondato la testa sotto al cuscino con un gemito frustrato.

- Alzati, Candida, non abbiamo tutto il giorno. –

- Questa non è un’iniziazione, è l’inferno. – borbottò, scendendo controvoglia dal letto e recuperando una felpa.

Fiamma annuì solidale, stiracchiandosi pigramente come avrebbe fatto un gatto e trascinandosi verso Reaper e il resto del gruppo.

Il ragazzo le rivolse un sorriso sghembo, mentre gli occhi verdi luccicavano divertiti.

- Sicura di riuscire a reggerti in piedi, Thanatos? –

- Mettimi alla prova. – replicò, con un tono di sfida che fece scoppiare a ridere Bas, alle spalle di Reaper.

- Sai, ragazzina, credo di cominciare ad amarti. – rise il biondo, rifilandole un buffetto sulla spalla.

Raggiunsero il pozzo in una manciata di minuti, si allinearono contro il muro e attesero pazientemente che Reaper prendesse la parola.

- L’iniziazione si compone di tre moduli: il primo è fisico, il secondo emotivo e il terzo mentale. Verrete preparati separatamente dagli iniziati interni, ma la classifica finale comprenderà tutti quanti. I primi dieci sono dentro, tutti gli altri no. –

Un mormorio indignato e scioccato si diffuse rapidamente tra i ranghi.

- Non credi che sia uno svantaggio colossale per noi? – fece notare un Erudito, dando voce ai pensieri del resto del gruppo che annuì come a voler confermare le sue parole.

Eric si lasciò scappare un verso disgustato che non sfuggì a Reaper.

- Sembra che non tutti siano d’accordo con quello che hai detto. O sbaglio? – aggiunse, puntandogli contro gli occhi verdi.

Annuì, sprezzante.

- Non importa la fazione di provenienza, se sei abbastanza forte puoi battere chiunque. Se hai paura di loro sei solo un codardo e un debole. –

L’Erudito che aveva parlato gli rivolse uno sguardo piccato: - Cosa hai detto? –

- Ho detto che sei un codardo. – ribadì, avvicinandoglisi al punto che solo una decina di centimetri li separavano l’uno dall’atro, - E un debole. Adesso hai capito cosa ho detto o devo ripetertelo ancora? –

Si fissarono in cagnesco, come se non stessero chiedendo nulla di meglio che saltarsi alla gola.

- Eric lo distruggerà. – profetizzò saggiamente Nicole, osservando il suo fisico imponente.

- Credo che distruggerebbe chiunque di noi, e scommetto anche che si divertirebbe un mondo nel farlo. – replicò Fiamma.

Reaper si frappose tra i due ragazzi, poggiando una mano sulla spalla di Eric e stringendola con decisione, come a invitarlo a calmarsi e tornare al suo posto.

- Se avete tanta voglia di combattere, perché non lo fate su un ring? –

Indicò il quadrato poco distante con un cenno del capo. Sembrava quasi che fosse divertito da tutta la situazione.

- A me sta bene, sempre che questo coniglio ne abbia il fegato, ovviamente. –

L’Erudito digrignò i denti e lo seguì senza fiatare.

Bas affiancò Reaper e si chinò a sussurrargli, in modo piuttosto chiaro: - Sicuro che sia una buona idea, Rip? –

Il capo fazione si strinse nelle spalle. – Da qualcuno avremmo pur dovuto cominciare. –

Poi si rivolse ai due sfidanti: - Le regole sono tre: niente morsi, dita negli occhi né colpi bassi. L’incontro finisce con un ko o una resa. Avrete un punteggio, quindi cercate di dare il massimo. Siete pronti? –

Entrambi annuirono.

- Cominciate. –

Eric fu il primo ad attaccare, con una velocità incredibile dato il suo fisico massiccio, sferrando un preciso montante che si abbattè sotto al mento del ragazzo e gli fece scattare la testa all’indietro. Lo colpì con un diretto alla bocca dello stomaco, facendolo finire a terra, e gli assestò un paio di calci violenti.

L’Erudito provò a rimettersi in piedi, ma una ginocchia in piena faccia lo fece ricadere indietro. Rimase sdraiato sulla schiena, tenendosi il naso tra le mani grondanti di sangue. Eric scattò nuovamente, proprio mentre l’avversario gemeva: - Mi arrendo. Ti prego, basta, mi arrendo. –

Si fermò a mezz’aria, lanciando un’occhiata interrogativa a Reaper, che annuì: - Basta così. Bas, dagli una mano ad arrivare in infermeria. –

L’Intrepido annuì, prendendolo sottobraccio e sostenendolo mentre camminavano.

- Non tenere la testa troppo indietro o il sangue ti finirà in gola. –

Quando entrambi furono spariti dalla loro vista, Reaper lasciò scorrere lo sguardo sui volti degli iniziati. Avevano tutti un’aria spaesata, come se stessero rimpiangendo la loro scelta.

- Avete appena avuto una dimostrazione di quanto possa essere dura l’iniziazione degli Intrepidi. Se avete paura, o non vi sentite all’altezza, questo è il momento di andarsene. –

Nessuno si mosse e l’istruttore parve soddisfatto dalla loro reazione.

- Bel lavoro, Eric, per il momento riprendi fiato. – poi aggiunse, leggendo i nomi dalla tavoletta che aveva in mano, - Le prossime sono Nicole e Lucy. –

La Pacifica bionda si fece avanti timorosamente, scrutando Nicole come se fosse un gigante mostruoso e non una esile ragazza di appena cinquanta chili.

- Fantastico, mi tocca l’hippie. – commentò, decisamente sollevata, affidando la felpa a Fiamma e avanzando verso il ring.

L’incontro durò appena un minuto, concludendosi con il ko della Pacifica che andò giù al primo colpo. Reaper scosse la testa, appuntando il punteggio sulla tabella e borbottando qualcosa che assomigliava a un: “Oh, andiamo, è ridicolo”.

- Roxy e Thanatos. –

Fiamma si fece avanti, accompagnata dalle pacche d’incitamento dei suoi nuovi amici.

Salì sul ring, titubante, fronteggiando la ragazza Erudita dai capelli rossi e ricci.

- Combattete. –

Si lasciò cogliere di sorpresa dal primo colpo, avvertendo una fitta di dolore alla mandibola, schivò il secondo e il terzo e incassò un calcio sul costato. Con un gemito, si portò fuori tiro e prese a girare intorno alla sua avversaria. Assestò un manrovescio, trasalendo leggermente quando udì l’impatto con lo zigomo della ragazza. Era la prima volta che faceva a botte in vita sua, ma l’euforia di essere riuscita a colpirla prese il sopravvento sulla paura e la spinse a colpire ancora, ancora e ancora. Stava giusto per mettere fine all’incontrò quando un calcio le colpì il ginocchio, proprio in corrispondenza del crociato che si era lesionata quando era piccola, facendole cedere la gamba e spingendola ad afferrarla e stringerla nel tentativo di lenire il dolore.

Reaper le fu subito accanto.

- Fammi dare un’occhiata, togli la mano. –

Scosse la testa, trattenendo a fatica le lacrime: - Non posso, fa troppo male. –

- Lo so, piccola, ma devo vedere quanto è grave e non posso farlo se non la togli. –

Annuì, stringendo i denti per la rabbia quando si rese conto che una lacrima era sfuggita al suo controllo e le aveva rigato la guancia. Detestava piangere davanti ad altre persone, specie se si trattava di estranei che le avrebbero sicuramente fatto scontare in ogni modo possibile quel suo momento di debolezza.

Reaper le asciugò la guancia con delicatezza, arrotolandole il pantalone fin sopra al ginocchio e manipolandole con cura l’articolazione. Aveva l’aria di chi sapeva perfettamente cosa stesse facendo.

- È il crociato, avevi già avuto qualche lesione? –

Annuì.

- Quando ero piccola, a volte capita che il dolore torni. –

La prese tra le braccia, sollevandola con attenzione per non causarle altro dolore, e si rivolse al resto degli iniziati.

- Cinque minuti di pausa, riprendiamo quando torno. –

S’incamminarono lungo il corridoio che portava all’infermeria e Fiamma, avvolta nella sua stretta, non potè fare a meno di notare la forza di cui era provvisto. La trasportava a passo celere senza tradire il minimo accenno di affaticamento.

- Credo di riuscire a camminare. – tentò, timidamente, anche se nel profondo sperava che Reaper non le desse ascolto e continuasse a stringerla a sé.

- Non dire sciocchezze, e poi non mi dispiace portarti in braccio. –

- Ok. – sussurrò, rilassandosi nel suo abbraccio e appoggiando la testa contro il petto muscoloso.  

Continuarono a camminare in silenzio finchè non giunsero a destinazione. Fiamma venne accolta da una giovane infermiera che rivolse un sorriso tutto zucchero a Reaper e la indirizzò al letto libero più vicino.

La esaminò con cura, facendole flettere un paio di volte il ginocchio. Decretò che non si trattava di nulla di serio e che un po’ di riposo e qualche antidolorifico avrebbero riportato la situazione alla normalità.

- Non posso riposarmi, devo affrontare l’iniziazione, non voglio perdere punti e trovarmi in fondo alla classifica.

Puntò gli occhi di ghiaccio in quelli di Reaper, con determinazione.

- Quello che non puoi fare è continuare a combattere con il ginocchio infiammato in quel modo. Potrai allenarti con i coltelli e le pistole, se proprio hai tanta paura di perdere punti, ma niente incontri finchè la gamba non torna a posto. – ribattè, con il tono di chi stava facendo una grande concessione e non tollerava altre discussioni.

- Non voglio un trattamento privilegiato. –

Sbuffò, alzando gli occhi al cielo, - Questa non è una trattativa, Thanatos. O fai come ti dico o ti vieto ogni tipo di esercitazione e ti rispedisco dai Candidi. –

Deglutì. L’avrebbe fatto sul serio, glielo leggeva negli occhi.

- D’accordo. – cedette.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Tobias passò a trovarla poco prima di cena, insieme a Nicole e Stefan. Aveva un livido violaceo sullo zigomo, ma non sembrava aver riportato gravi danni.

- Contro chi hai combattuto? –

- Uno di quei tre Eruditi che stanno sempre insieme neanche fossero gemelli siamesi. Ho vinto. – asserì con orgoglio.

L’espressione soddisfatta, tuttavia, lasciò immediatamente il suo volto. Evidentemente non riusciva ancora ad accettare il fatto che essere orgogliosi di se stessi non fosse qualcosa di cui vergognarsi; gli insegnamenti della fazione di origine erano duri da cancellare dopo sedici anni in cui si era vissuti in quel modo.

- Avete visto la classifica? – volle sapere. Era finita ultima, avrebbe dovuto dire addio a ogni speranza di entrare tra gli Intrepidi, si sarebbe dovuta rassegnare a una vita da Esclusa?

Tobias annuì, imbarazzato.

- Io sono secondo, Stefan è quarto, Nicole quinta e tu sei settima. –

Settima, aveva tre persone dietro di sé, poteva ancora risalire.

- Fammi indovinare, il primo è Eric? – domandò.

- Già, ma lui e Quattro hanno pochi punti di scarto. – replicò Stefan, con una certa soddisfazione nella voce che appariva del tutto inadeguata dal momento che non si trattava di lui.

Fiamma corrugò la fronte, perplessa, ma poi notò il modo in cui il ragazzo guardava il suo amico. Era lo stesso tipo di occhiata che le ragazze rivolgevano al tipo per il quale si erano prese una cotta. Possibile che Stefan fosse gay? Non che avesse problemi con gli omosessuali, ma dubitava seriamente che Tobias avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti e gli dispiaceva l’idea che il ragazzo ne rimanesse ferito.

- Ti prego, Quattro, devi assolutamente prendere il suo posto come capoclassifica. Immagini quanto si pavoneggerà fino a quando ci sarà lui lassù? –

Nicole annuì, per poi cambiare bruscamente argomento.

- Cosa ti hanno detto, tra quanto puoi tornare a combattere? –

- Un paio di giorni, ma Reaper dice che posso comunque allenarmi al poligono e con i coltelli. –

La ragazza inarcò un sopracciglio perfettamente curato, con un’aria sagace che non prometteva nulla di buono.

- Se devi dire qualcosa, fallo. –

- Certo che Reaper ha detto che puoi, non lo negherebbe mai alla sua piccola. –

Pronunciò l’ultima parola con una risatina maliziosa.

Fiamma abbassò lo sguardo, sentendo le guance che le diventavano rosse come pomodori maturi.

- Nicole, non è come pensi tu. – borbottò, ma evitò di aggiungere che sperava davvero di sbagliarsi.

- È chiaro che sei troppo sconvolta per renderti conto di come stanno le cose. Il bel tenebroso è cotto di te … E tu lo sei di lui, a quanto vedo. –

Tobias e Stefan si scambiarono un’occhiata incredula.

- È il nostro istruttore, non può certo mettersi a flirtare con un’iniziata, e poi è troppo vecchio per lei. – esclamò Quattro.   

- Ma per favore, se ha solo tre anni più di noi. E poi lei non rimarrà un’iniziata per sempre. –

Nicole aveva ragione. Se fosse diventata un’Intrepida non ci sarebbe stato più alcun problema tra loro due. Oh, ma che accidenti stava dicendo? Non era proprio il momento di mettersi a fantasticare su improbabili relazioni sentimentali.

- Rimane troppo vecchio, e lei è troppo giovane per avere un ragazzo. – ribadì Quattro.

Sorrise davanti al tono protettivo dell’amico. Era un po’ come se fosse appena stata adottata come sorella minore. Il rimando ai fratelli le fece ricordare il suo, quello che aveva lasciato nella fazione, e sentì una fitta di nostalgia. La scacciò con decisione, non era il momento di sentimentalismi e piagnistei.

- Ho fame, chi mi aiuta ad arrivare in mensa? – domandò, cambiando bruscamente argomento e tornando su un terreno più sicuro.

- Questa è la cosa più intelligente che abbia sentito nell’ultimo quarto d’ora. Vieni, ti sosteniamo io e Quattro. – decretò Stefan, afferrandola delicatamente per un braccio mentre Tobias la sorreggeva per un fianco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo. Il ragazzo che vedete nella foto prima dell’inizio del capitolo è Adam Gregory, il prestavolto che ho preso per darvi un’idea di com’è Reaper. Di volta in volta aggiungerò una foto e vi dirò di chi si tratta, perché mi piace che chi legge abbia davanti una foto per comprendere bene come immagino il mio personaggio. Passiamo ora alle cose serie, voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto/preferito/ricordato/seguito/recensito la storia. Lo apprezzo molto e mi fa sempre piacere leggere i pareri dei lettori. Spero che vogliate farmi sapere che ne pensate anche di questo capitolo. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 4
*** Cap 4 ***


Cap 4

 

 

 

 

 

 

- Devono proprio farlo davanti a tutti? – domandò Tobias, fissando corrucciato verso uno dei tavoli più vicini.

Fiamma seguì il suo sguardo, scorgendo una coppia di giovani iniziati interni che si baciavano con passione.

- Qual è il problema, oltre che Rigido sei anche frigido? –

Eric scivolò accanto a Fiamma e, quando la vide corrugare la fronte, scrollò le spalle: - Gli altri tavoli sono tutti occupati. –

- Io non sono frigido, solo che non credo che sia il caso di baciarsi in mezzo a tutta questa gente. –

- Sei l’unico che si fa problemi, Rigido, perché non ti rilassi un po’? –

Tobias si guardò attorno e dovette ammettere che aveva ragione; nessun altro sembrava neppur aver notato lo scambio di effusioni tra i due ragazzi.

- Non prenderlo in giro, essere frigidi fa parte della sua natura, così come la saccenteria è nella tua. – commentò Fiamma, sorridendo ironicamente al suo indirizzo. Poi si rivolse a Quattro: - Non preoccuparti, sei tenero quando arrossisci. –

- Già, un Intrepido aspetta con ansia il momento in cui qualcuno lo definisce tenero. – ironizzò Eric.

- Allora tu non avrai problemi, perché nessuno potrebbe mai definirti in quel modo; tutt’al più un grandissimo stronzo. – replicò candidamente, rivolgendogli un sorriso tutto denti che sembrava più un ringhio che altro.

Si portò teatralmente una mano al petto, all’altezza del cuore: - Ehy, così mi ferisci, mild. –

- Nessuna speranza che si tratti di una ferita mortale? –

Scoppiò a ridere, scuotendo la testa divertito.

- Comunque continuo a pensare che sia una cosa sconveniente. – insistè Tobias, incrociando le braccia e distogliendo forzatamente lo sguardo da quello spettacolo indecente.

Eric si sporse verso Fiamma, scoccandole un lieve bacio a fior di labbra.

La ragazza si tirò indietro di scatto non appena realizzò ciò che era successo. La mano le scattò in avanti e puntò in direzione della guancia dell’ ex Erudito, ma non arrivò mai a destinazione perché la bloccò a mezz’aria, afferrandola per il polso.

- Che accidenti ti è passato per la testa?! – esclamò.

- Calma, mild, o comincerò a pensare che Quattro non è l’unico frigido. Volevo solo dimostrargli che in un bacio non c’è nulla di scandaloso; per ovvie ragioni, però, non potevo certo baciare lui. – concluse, arricciando il naso in un’espressione di comico disgusto.

- Fallo un’altra volta e ti cucio la bocca. – promise, fissandolo in cagnesco.

Reaper passò davanti a loro proprio in quel momento, soffermando lo sguardo sulla mano di Eric che era ancora stretta al polso di Fiamma e sull’espressione furiosa della ragazza.

- Problemi? –

- No, nessuno. – replicò Eric.

- Non l’ho chiesto a te. –

Fiamma scosse in fretta la testa, ma non potè impedire alle sue guance di colorarsi di rosso per l’imbarazzo. Chissà cosa avrebbe pensato se fosse arrivato appena una manciata di secondi prima e li avesse visti baciarsi?

- No, è tutto a posto, era solo una piccola discussione. –

- E posso sapere a proposito di cosa? –

Gli occhi verdi di Reaper si erano assottigliati pericolosamente e scrutavano Eric con un’aria che era tutto fuorché amichevole.

- L’ho baciata e se l’è presa, tutto qui. – minimizzò.

- In futuro allora farai meglio a essere certo che una ragazza voglia essere baciata da te. – constatò gelidamente, per poi raggiungere Bas e Jez al tavolo dietro al loro.

Quando Reaper fu abbastanza lontano da non sentirlo, Eric si rivolse a Tobias con un sorrisetto ironico: - Sai, Rigido, credo che anche lui venga dalla tua fazione. –

Tobias decise saggiamente di sorvolare e riprese a mangiare, facendo finta che l’Erudito non gli avesse rivolto la parola.

Al termine della cena, Fiamma e Nicole uscirono sul tetto per passare un po’ di tempo all’aria fresca prima di tornare nell’affollata camerata che condividevano con il resto degli iniziati.

Seduto a cavalcioni sul bordo di sicurezza del tetto, c’era Reaper, intento a ridere e scherzare con Bas e un paio di Intrepidi che Fiamma non aveva mai visto prima. Fu Bas ad accorgersi di loro due per primo, dando leggermente di gomito all’amico e indicandogliele.

- Thanatos, Nicole. – le chiamò, dirigendosi verso di loro con la birra stretta tra le mani.

Bas veniva dietro di lui con altre due bottiglie tra le mani, ancora perfettamente sigillate.

- Ve lo fate un goccio, ragazze? –

Si scambiarono un’occhiata d’intesa, poi annuirono e ne presero una ciascuna.

- Trey, lanciamene un’altra. –

La bottiglia volò veloce verso di loro e venne intercetta a mezz’aria con estrema precisione.

- Bei riflessi. – si complimentò Nicole, lanciandogli un’occhiata d’apprezzamento che vagò per tutto il corpo atletico del ragazzo.

Bas le rivolse un sorriso smagliante, indicandole un punto imprecisato alle sue spalle.

- Ci andiamo a sedere lì? –

Nicole annuì, strizzando l’occhio all’amica e lasciando che l’Intrepido la prendesse per mano e la trascinasse con sé.

Reaper osservò l’espressione corrucciata di Fiamma e si affrettò a rassicurarla: - Bas sembra un irresponsabile, ma è solo un’impressione; non le accadrà nulla, tranquilla. –

- Vieni, voglio farti vedere una cosa. –

Le tese la mano, sorridendole invitante.

- Lo so io cosa vuole farti vedere. – gridò, ridendo maliziosamente, quello che si chiamava Trey.

Esitò, incerta.

- Trey è un idiota, non ascoltarlo. Ti fidi di me? –

Già, quella era la domanda da mille punti. Solitamente non era portata a fidarsi delle persone, ma un ragazzo con degli occhi così luminosi e un sorriso rassicurante come quello non poteva essere un tipo cattivo, no?

- Sì. – decretò, afferrando la mano e lasciando che la guidasse verso un angolo del tetto in cui non c’era quasi nessuno.

La fece affacciare verso il lato Ovest, lasciandola senza fiato davanti allo spettacolo che le si prospettava. Da quel punto si riusciva a vedere tutta la città, illuminata dalle stelle e dall’illuminazione artificiale dei lampioni.

- È una vista stupenda. –

- Sì, è una vista stupenda. – concordò, ma i suoi occhi erano puntati su di lei e non certo sul panorama circostante.

Arrossì violentemente, strascicando il piede con aria nervosa.

Le accarezzò una guancia, portandole dietro l’orecchio una ciocca di capelli che era sfuggita alla stretta dell’elastico. Gli trattenne la mano, coprendola con la sua, avvampando ancora di più quando si rese conto di ciò che aveva appena fatto.

- Scusa. – mormorò, lasciandogli andare la mano e tirandosi leggermente indietro. Così facendo si ritrovò schiacciata tra il corrimano di sicurezza e il suo petto muscoloso.

Reaper mosse un altro passo in avanti, schiacciandola ancora di più e chinandosi leggermente verso di lei. Gli occhi smeraldini luccicavano come stelle nel buio e sembravano in grado di ipnotizzarla.

- Tanto perché tu lo sappia, sto per baciarti, a meno che tu non intenda fermarmi ovviamente. –

No, non aveva alcuna intenzione di fermarlo. Si limitò a fissarlo, immobile, con aria di aspettativa. Stava per ricevere il suo primo vero bacio.

Le sorrise un’ultima volta, apparentemente soddisfatto dalla sua mancanza di obiezioni, per poi catturarle le labbra con le sue. Fiamma chiuse gli occhi, assaporando ogni istante di quel contatto e schiudendo la bocca quando la lingua di lui premette leggermente contro i suoi denti per chiedere l’accesso. La prima cosa che pensò era che si trattava di una sensazione umida, un po’ strana, ma mano a mano che andava avanti diventava decisamente piacevole. Si separarono solo quando entrambi furono a corto di fiato, poggiando uno la fronte contro quella dell’altra.

- Allora, bacio meglio di Eric? – chiese, a metà tra il serio e l’ironico.

Gli cinse il collo con le braccia, attirandolo a sé, e gli sussurrò a fior di labbra: - Sì. –

Poi lo baciò di nuovo.

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La mattina seguente, non appena ebbero messo piede nella mensa per la colazione, l’attenzione di Fiamma e Nicole venne attirata da Bas che sventolava teatralmente una mano.

- Da questa parte, ragazze. –

Lanciarono un’occhiata incerta in direzione di Tobias e Stefan, alle loro spalle.

- Andate pure, ci vediamo all’addestramento. – assicurò loro Tobias, prendendo posto al tavolo più vicino e venendo immediatamente imitato da Stefan.

Se non altro qualcuno sarebbe stato contento di avere l’attenzione di Tobias unicamente per sé, pensò maliziosamente Fiamma mentre si avvicinava agli Intrepidi.

Si chiese distrattamente come avrebbe dovuto comportarsi con Reaper. La sera prima, quando l’aveva riaccompagnata all’ingresso della camerata, erano stati troppo impegnati a scambiarsi decine di baci per prendere in considerazione l’argomento. E parlarne con Nicole, che l’aveva costretta a raccontarle ogni dettaglio sotto la minaccia di non lasciarla andare a dormire,non l’aveva aiutata a capire come gestire la situazione. Farlo presente era da escludere; non aveva mai sentito parlare di una regola che vietasse rapporti tra istruttori e iniziati, ma aveva la netta sensazione che se la cosa fosse diventata di dominio pubblico lei non sarebbe mai stata vista come altro se non la Candida che era entrata in fazione solo perché era la ragazza di uno dei capi. Bè, come gli aveva detto in infermeria il giorno prima, non aveva alcuna intenzione di ricevere un trattamento di favore.

Prese posto sulla panca accanto a Reaper, che le rivolse un sorriso sghembo e cercò la sua mano al di sotto del tavolo. La strinse delicatamente e si sentì pervadere da una sensazione di assoluto piacere.

Intravide Trey, dall’altro lato del tavolo, che le strizzò l’occhio e le passò il vassoio con le frittelle.

- Serviti pure, piccoletta. –

Ne prese un paio, cospargendole con una generosa dose di sciroppo d’acero e si servì un paio di fette di bacon croccante e un pezzo di pane tostato. Mentre mangiava lasciò vagare lo sguardo sui volti degli Intrepidi seduti con lei. Oltre a Bas e Trey, c’erano Jez e una ragazza dai capelli ricci e neri e una vistosa cicatrice che le percorreva buona parte del collo; all’estremità opposta c’erano due dei ragazzi che la sera precedente stavano bevendo sul tetto.

- Jez e Trey li hai già conosciuti, lei è Arianne e i due lì in fondo sono Armand e Tyler. –

- Puoi chiamarmi Ari. – lo corresse la riccia, stringendole la mano e facendo sparire l’ultimo sorso di succo d’arancia. Si alzò dalla panca e, dopo aver scoccato un bacio sulla spalla nuda di Jez, decretò: - Tesoro, vado a lavoro, ci vediamo a pranzo. –

Jez annuì, rivolgendole un sorriso radioso, apparentemente per nulla imbarazzata dal manifestare platealmente la sua omosessualità. Anche il resto dei presenti non sembrò dare alla cosa la minima importanza e tutti continuarono a chiacchierare del più e del meno e a mangiare voracemente le ultime pietanze rimaste.

Quando anche l’ultima frittella fu sparita, Reaper le poggiò una mano sulla spalla, accarezzandole la pelle esposta con una lieve carezza dei polpastrelli che sarebbe passata inosservata a chiunque.

- Forza, questa mattina si comincia con il poligono. –

- Che gioia. – borbottò, ironica, salutando il resto del gruppo e lasciandosi guidare fuori dalla sala.

Quando ebbero voltato l’angolo e furono al riparo da occhiate indiscrete, Reaper le catturò le labbra in un lungo e passionale bacio, afferrandole i fianchi con le mani e strappandole un fremito di piacere a quel tocco.

- Finalmente. Era da quando ti ho vista entrare che volevo farlo. –

- Sei già in crisi d’astinenza dai miei baci? – lo provocò, ironica.

- Assolutamente sì. –

Poi aggiunse, fissando l’abbigliamento di pelle nera che sfoggiava per la prima volta e che sembrava le fosse stato dipinto addosso tanto era aderente.

- Mi piace questo nuovo look. – commentò.

- Sembro una vera Intrepida? –

- Quasi. –

Le accarezzò il collo e afferrò l’elastico con cui aveva raccolto i capelli nella solita coda, sciogliendoli. Le morbide onde corvine le ricaddero sulle spalle a incorniciarle il volto dagli zigomi alti.

- Ecco, ora sei perfetta. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Cap 5 ***


Cap 5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Ricordami di non farti arrabbiare, sei pericolosa quando sei armata. E punta quella roba da un’altra parte. – commentò Nicole, quando mancavano pochi minuti alla fine dell’addestramento e il bersaglio di Fiamma era crivellato di colpi.

- Mi preoccuperei più se l’avessi in mano tu che lei. La tua mira fa schifo. 

Nicole si voltò verso Eric, fulminandolo con un’occhiataccia.

- Nessuno ha chiesto il tuo parere. – replicò, piccata, prendendo nuovamente la mira e sparando. Il proiettile colpì il muro, rimbalzando e venendo evitato da Bas solo per un soffio.

- Stai cercando un modo per farmi fuori, ma belle Niki? –

La ragazza avvampò, mormorando un centinaio di scuse e raggiungendolo per “assicurarsi che stesse effettivamente bene e non fosse rimasto ferito”.

- È una cosa stupida. – borbottò Stefan, mentre espelleva il caricatore.

Fiamma gli rivolse un’occhiata perplessa. Inizialmente aveva pensato che si stesse riferendo allo sparare a un bersaglio, ma poi aveva notato che lo sguardo del ragazzo aveva seguito l’avanzata della cugina.

- Perché? –

Inarcò un sopracciglio, - Non è evidente? –

No, non lo era proprio per niente.

- Se volevo una risposta supponente mi sarei rivolta a Eric … –

- Ehy, guarda che sono qui e ti sento benissimo. – intervenne il diretto interessato.

- Buon per te, se ci senti, significa che non sei sordo. –

Le rivolse un’occhiata strana, come  se si stesse sforzando di non scoppiare a ridere. Ora che ci pensava, non l’aveva mai sentito ridere, se si escludevano quelle mezze risate sarcastiche che rivolgeva alle persone quando facevano qualcosa che a suo giudizio era molto stupido. Si chiese distrattamente che suono potesse avere la sua risata.

Apparentemente ignaro del battibecco in corso, Stefan riprese il suo ragionamento con l’aria di chi la sapeva molto lunga: - È una ragazza carina, amichevole e forse anche troppo, è giovane e ha pochissima esperienza riguardo certe cose. Lui invece è più grande, sicuramente l’esperienza non gli manca, ed è un uomo. –

Disse l’ultima parola come se fosse una cosa negativa, quasi un motivo in più per stargli alla larga.

- Tu credi che … –

Non concluse la frase, imbarazzata. Insomma sapeva che i ragazzi in quegli anni pensavano quasi esclusivamente a una sola cosa, quella cosa, ma non si era minimamente fermata a considerare il fatto che Reaper potesse aspettarsi che lei gli si concedesse.

- Mi sa che l’hai scandalizzata. Forse, dopotutto, è frigida per davvero. – ironizzò Eric, togliendole la pistola dalle mani e passandola al ragazzo che le stava ritirando e rimettendo al loro posto.

- Non sono frigida. – protestò piuttosto vigorosamente, facendo ridacchiare Roxy e Lucy che si trovavano a pochi metri da loro. Lanciò un’occhiataccia a Eric, quasi volesse incolparlo della figuraccia che le aveva appena fatto fare.

- Buono a sapersi. –

La voce di Reaper, bassa e calda, le annunciò che l’istruttore si trovava proprio dietro di loro e aveva sentito la sua nient’affatto velata dichiarazione. Se credeva di essere in imbarazzo prima, ora doveva aver toccato livelli che andavano al di là di ogni umana possibilità. Sentiva chiaramente le guance che le stavano andando a fuoco, perciò puntò lo sguardo a terra e pregò silenziosamente affinchè Bas o chiunque altro lo richiamasse e la traesse d’impaccio da quella situazione spiacevole.

- Sai, sei ancora più carina quando arrossisci. – le sussurrò, chinandosi quanto bastava per avere le labbra alla stessa altezza del suo orecchio.

- Stai forse per confessarmi che hai una passione per i pomodori? – scherzò forzatamente, accennando alle gote di un rosso acceso.

- Bè, suppongo che dipenda dal pomodoro in questione. –

Si scambiarono un’occhiata divertita, scoppiando a ridere, poi le poggiò una mano sulla schiena e la indirizzò verso lo sgabuzzino in cui andava sistemata tutta l’attrezzatura che avevano utilizzato nella mattinata.

- Ti va di darmi una mano a rimettere a posto? –

Annuì, rivolgendo un cenno di saluto agli amici e seguendolo docilmente.

Rimasti soli, trasalì leggermente quando lo sentì chiudere la porta alle sue spalle. Per la prima volta si rese conto di quanto poco spazio ci fosse in uno sgabuzzino. Quando Reaper mosse un passo verso di lei, le venne spontaneo tirarsi indietro. Finì con lo scontrarsi con l’angolo dell’armadietto e attirare l’attenzione del ragazzo, che la guardò con aria perplessa.

- C’è qualche problema? –

Scosse la testa, anche se persino a se stessa non risultava affatto convincente: - Certo che no, perché lo chiedi? –

La scrutò con gli occhi smeraldini, come a voler stabilire la veridicità delle sue parole. Evidentemente non se l’era bevuta perché lo sguardo si rabbuiò.

- Ho fatto qualcosa di male? –

- Ti ho già detto che va … - cominciò, ma venne zittita da un dito che le accarezzò delicatamente il labbro inferiore.

- No, non è vero, e comunque sei una pessima bugiarda. –

Ok, l’aveva beccata, tanto valeva provare a spiegare quale fosse il problema.

- Va bene, ma devi promettere che non ti metterai a ridere. – iniziò, fissandolo con aria risoluta.

Annuì.

- Sono nervosa perché siamo soli in un posto molto stretto e ho iniziato a pensare che tu magari volevi … Bè, hai capito, no? –

Riecco l’imbarazzo. Dannazione, perché dovevano capitare proprio a lei situazioni di quel tipo?

- Credo di aver capito. Bè, è ovvio che io voglia … Ma sono abbastanza sicuro di riuscire a non saltarti addosso solo perché siamo chiusi nella stessa stanza. – concluse, con appena una punta d’asprezza nella voce.

Fantastico, veramente fantastico, era riuscita a farlo arrabbiare.

- Ok, sono una completa idiota. Scusa, ma io non sono abituata a situazioni di questo tipo e preferivo mettere tutto in chiaro prima di arrivare a qualcosa per cui non mi sento pronta. –

Le prese il mento tra le dita, costringendola a guardarlo negli occhi.

- Ho capito, è tutto okay, non sono arrabbiato. –

Le rivolse un sorriso lieve, chinandosi a baciarla delicatamente. Le accarezzò ritmicamente i fianchi, approfondendo il contatto solo quando la sentì cingergli il collo con le braccia e rilassarsi nella sua stretta.

- In fin dei conti abbiamo ancora un sacco di giorni, no? – concluse.

Giorni? Si trattenne dal fargli notare che probabilmente nel loro caso sarebbe stato molto meglio dire settimane piuttosto che giorni, non voleva correre il rischio di farlo arrabbiare nuovamente. 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Un’ora più tardi, quando aveva raggiunto la camerata, aveva trovato Nicole intenta ad aspettarla e, dallo sguardo che aveva, non si prospettava nulla di buono.

- Cosa è successo? – le chiese, senza nemmeno darle il tempo di mettersi seduta.

Sospirò, ravviandosi i lunghi capelli corvini, e si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore.

- Non ho idea di ciò a cui ti riferisci. –

Nicole la osservò con un elegante sopracciglio inarcato: - Sei una pessima bugiarda, lo sai? Ora sputa il rospo. –

Non aveva mai creduto di essere davvero così scadente come bugiarda, lei che tra i Candidi si era trovata talvolta fuori posto per via della difficoltà che trovava nell’essere sincera in determinate situazioni.

- D’accordo, ma piantatela di ripetermelo tutti, la fate sembrare quasi come una cosa negativa. Ci sono stati un po’ di baci e abbiamo parlato di … Bè, di quella cosa. – ammise, arrossendo sotto lo sguardo improvvisamente incredibilmente attento della migliore amica.

- E cosa avete deciso? –

- Io ho deciso di andarci piano, lui ha detto che gli stava bene, ma non credo che abbia capito effettivamente quanto io voglia andare piano. Non penso che la prenderà con molta tranquillità e ho preferito non accennare a lassi temporali o quant’altro. –

- Se non è disposto ad aspettarti allora non ti merita. – decretò saggiamente  Nicole, arricciando il labbro superiore in una buffa espressione che contrastava con il tentativo di apparire saggia.

- Già, la penso anche io così, ma Reaper è … - s’interruppe. Non sapeva neanche lei cosa provasse esattamente per quel ragazzo, ma sicuramente era qualcosa di molto intenso.

- Lo so, un figo stellare. Bè, sorellina, può essere figo quanto vuole, ma se ti fa soffrire giuro che lo stendo. Anzi, lo faccio stendere da Quattro. – ci ripensò.

Sorrise, lasciando attirare in un abbraccio stritolatore e ricambiandolo con trasporto. Le piaceva avere un’amicizia come quella con Nicole, in cui poteva parlare di qualsiasi cosa senza preoccuparsi di venire giudicata.

- Piuttosto, come va tra te e Bas? – replicò, decisa a passare da interrogata a interrogante.

- Diciamo che potrebbe essere successo qualcosa tra di noi … magari la notte scorsa mentre stavate tutti dormendo. – replicò, abbassando lo sguardo e avendo il buongusto di mostrarsi un po’ imbarazzata.

- Nicole! –

- Rilassati, non ci sono andata a letto. Non ho ancora intenzione di giocarmi la grande V, ma ciò non significa che non possa fare qualche altro giochino. – concluse.

- Non voglio neanche starti a sentire. – rise, a metà tra il divertito e lo scandalizzato.

Nicole era decisamente più libertina ed esperta di lei, avrebbe dovuto aspettarsi che in qualche modo avrebbe agito.

Le parole di Stefan le tornarono improvvisamente alla mente.

- Nicky, sei sicura che ne valga la pena … con Bas, intendo? –

La ragazza annuì, rivolgendole un sorriso smagliante.

- Fidati, sorellina, farò perdere la testa a quell’Intrepido. – asserì convinta.

 

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Capitolo 6
*** Cap 6 ***


Cap 6

 

 

 

 

 

 

 

 

La mattina seguente, mentre si dirigevano verso la sala mensa, la loro attenzione venne attirata da un gruppetto di ragazzi e ragazze che chiacchieravano con tono eccitato. Fiamma fermò uno degli iniziati interni, un ragazzo dagli occhi color cioccolato così belli da sembrare quasi in grado di ammaliarti.

- Scusami, sai cosa sta succedendo? –

- Trasfazione? – domandò, esaminando lei e Nicole con sguardo attento, per poi rispondersi da solo: - Sì, vi avrei notate se foste state interne, siete troppo carine per passare inosservate. –

Nicole ridacchiò vezzosamente, sbattendo le lunghe ciglia sugli occhi da cerbiatta, e Fiamma si voltò quanto bastava per sillabarle silenziosamente “Bas”. Questo fu sufficiente perché l’amica smettesse di flirtare e tornasse a essere seria.

- Sì, siamo trasfazione, ora potresti spiegarci cosa succede? – confermò poi, aggrottando leggermente la fronte.

- Domani sera c’è uno dei pochi eventi mondani tra gli Intrepidi, è una festa per gli iniziati che si svolge sempre durante il primo week end dopo la scelta. – spiegò, porgendo poi la mano ad entrambe con un sorriso smagliante che sembrava essere anche assolutamente sincero, - Sono Zeke. –

- Fiamma … e lei è Nicole. –

Ricambiarono la stretta a turno, sorridendo a loro volta.

Aveva sempre pensato che gli iniziati interni fossero boriosi e arroganti addirittura più di Eric, ma quel ragazzo l’aveva completamente spiazzata con il suo comportamento.

- Zeke! –

Un’interna dai lunghi capelli biondi e il viso insolitamente dolce per un’Intrepida, lo richiamò dal drappello di ragazzi composto da quelli che dovevano essere i suoi amici.

- Scusate, devo proprio andare. Ci vediamo in giro. –

Le abbagliò con l’ennesimo sorriso e sparì tra la folla.  

- Tipo strano, no? –

Annuì, distratta da un paio di familiari occhi verdi che la stavano fissando con insistenza. Si alzò in punta di piedi quanto bastava per permetterle di sorridergli e prese Nicole per mano, dirigendosi nella direzione opposta.

Quando ebbero trovato un paio di posti liberi, disgraziatamente sedute accanto a quell’insopportabile pallone gonfiato che andava sotto il nome di Eric, Nicole le lanciò un’occhiata perplessa. Era chiaro che stava morendo dalla voglia di chiederle cosa stava succedendo, ma si tratteneva per paura di apparire indelicata in un momento di così scarsa privacy.

- Coraggio, chiedi pure. – sospirò, versandosi un bicchiere di succo d’arancia.

- Perché sei scappata via non appena lo hai visto? –

Prese a tormentarsi le mani con nervosismo, cercando di trovare una spiegazione logica. La verità era che neanche lei sapeva cosa le era preso; improvvisamente la sola idea di passare del tempo accanto a Reaper la riempiva di ansia e imbarazzo. Era una sensazione stupida e sgradevole, ma aveva paura a stargli vicino in quella situazione perché era un ragazzo intuitivo e avrebbe sicuramente insistito per sapere cosa c’era che non andasse; e lei non voleva litigare, non per un motivo così stupido.

- Appena l’ho visto mi sono sentita a disagio. Non lo so, Nicky, è difficile da spiegare ma finchè non mi sarò tranquillizzata farò molto meglio a girargli al largo. –

La ragazza annuì con serietà, mentre giocherellava con le sue uova strapazzate.

- Cerca solo di sbrigarti a fare chiarezza, se non vuoi che si accorga del problema. –

Già, come se fosse stato così semplice.

Finirono di mangiare e raggiunsero Quattro e Stefan all’ingresso, avanzando compatti verso la  palestra. Quel giorno ci sarebbero stati gli incontri e la curiosità generale era catalizzata su quali sarebbero state le coppie che si sarebbero sfidate sul ring.

Giunti a destinazione trovarono ad attenderli Reaper e Bas, con l’aggiunta di un’Intrepida dai capelli rasati e una vistosissima cicatrice che le solcava quasi interamente la porzione di petto che la canottiera lasciava scoperta. Sembrava una bruciatura, ma Fiamma non avrebbe saputo dirlo con precisione.

- Mettetevi in riga, veloci, non abbiamo tutto il giorno. – sbottò Reaper, rivolgendosi proprio a loro che erano arrivati per ultimi.

Solitamente aveva sempre un occhio di riguardo per il loro gruppo, più che altro perché c’era lei, ma non sembrava che quella mattina fosse di buonumore e aveva la sgradevole sensazione di essere la sola responsabile.

- Qualcuno è nervosetto, chissà perché. – sussurrò Nicole, ironica, scoccandole un’occhiata significativa.

- Le coppie verranno decise dal caso. Nel sacco ci sono cinque coppie di numeri, chi estrae gli stessi numeri forma la coppia di sfidanti. – spiegò brevemente, lasciando il sacchetto a Bas e attendendo che quest’ultimo passasse lungo la fila degli iniziati.

Quando arrivò il suo turno, infilò la mano e chiuse gli occhi nello stesso istante in cui la sua presa si stringeva attorno al pezzetto di carta. L’estrasse, mostrandolo all’Intrepido biondo, che decretò: - Due. –

Mentre Nicole estraeva il suo bigliettino, il numero cinque, Fiamma lasciò scorrere lo sguardo lungo la lista di chi aveva già sorteggiato il foglietto.

2 ... Thanatos; Eric

Magnifico, proprio l’unico iniziato con cui aveva sperato di non essere mai costretta a confrontarsi.

Ultimata l’estrazione, le coppie vennero chiamate sul ring in ordine di numero e, mentre Stefan affrontava e metteva ko uno del gruppo degli idioti trasfazione Eruditi, Fiamma si sforzava di ricordarsi tutte le tecniche di difesa che aveva imparato durante quei primi giorni di allenamento.

Nicole la spintonò leggermente, strappandola ai suoi pensieri.

- Ti hanno chiamata due volte, vai! –

- Allora, Candida, ti decidi a salire sul ring o dobbiamo portartici in braccio? – commentò l’Intrepida sfregiata.

Passò davanti ai tre Intrepidi e lanciò un’occhiataccia alla donna. Reaper  non l’aveva affiancata per darle qualche ultimo consiglio, come faceva di solito, ma decise di ostentare indifferenza. Voleva fare l’offeso e fare finta che lei non fosse nient’altro che una delle tante iniziate? Benissimo.

Salì sul rettangolo e si mise in guardia, in attesa che venisse dato il via.

- Combattete. –

Si mosse con velocità, stando attenta a non farsi cogliere impreparata dai colpi di Eric, ma a dispetto della stazza quel ragazzo era maledettamente veloce. Il primo colpo, un destro con poca intensità, la raggiunse alla spalla; una fitta di dolore si irradiò lungo tutto il braccio. Scrollò le spalle, stringendo i denti e portandosi  nuovamente fuori tiro. Tentò un affondo, ma il colpo venne intercettato e con una leva precisa si ritrovò catapultata a terra. Provò a ribellarsi, trovando con il piede la giuntura del ginocchio e calciando con decisione. Un gemito soffocato le annunciò che il calcio era andato a segno ed era finalmente libera.

- Basta giocare, Eric, comincia a fare sul serio. –

La voce di Reaper la fece sussultare. Cosa? Eric si stava volutamente trattenendo?

Non fece in tempo a formulare la domanda che un gancio preciso si abbatté sotto il suo mento e la fece volare all’indietro.  Sdraiata a terra, con lo sguardo leggermente appannato per il dolore, trovò la risposta alle sue domande. Sì, fino a quel momento Eric aveva cercato di dosare la sua forza.

- Resta giù. –

Il sussurro del ragazzo era stato così lieve che per un attimo credette di esserselo solo immaginato. No, non sarebbe rimasta a terra come una ragazzina debole e spaurita.

Strinse i denti e si tirò su con un colpo di reni, accompagnata dalle grida d’incoraggiamento di Nicole.

Un calcio a giro la colpì nello stesso punto in cui poco prima aveva calciato lei e venne accompagnato da una ginocchiata alla bocca dello stomaco. Crollò bocconi.

- Ti ho detto di rimanere giù, stupida ragazzina testarda. – sbottò Eric.

- Scordatelo, non sono una codarda. – sputò tra i denti.

L’ennesimo pugno s’infranse sulla sua pelle delicata, scontrandosi questa volta con il suo zigomo destro. Il dolore le annebbiò la mente e l’unica cosa che percepì prima di scivolare nel buio fu la sensazione del pavimento freddo sulla guancia incandescente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fiamma era sdraiata sul lettino dell’infermeria, la faccia mezza tumefatta e quell’incessante rumore martellante che le rimbombava nel cervello. Le sembrava di trovarsi ancora in palestra, a incassare sistematicamente un colpo dopo l’altro. Aveva perso il conto di quelli che l’avevano raggiunta, a un certo punto aveva persino pensato di smettere di reagire e di limitarsi a rannicchiarsi a uovo e a cercare di proteggere il volto e lo stomaco. Sarebbe stata una scelta più saggia, a giudicare dal dolore che avvertiva alle costole ogni volta in cui i polmoni si dilatavano per immettere l’aria e dall’aspetto inguardabile che doveva avere la sua faccia.

Sospirò, trasalendo leggermente, e si lasciò sprofondare tra le lenzuola. Non aveva alcuna voglia di vedere nessuno, nemmeno le infermiere, ed era grata al fatto che Tobias non avesse insistito per rimanere con lei dopo averla accompagnata. Forse aveva intuito cosa le passava per la testa, del resto lui era un tipo sveglio.

- Hai visite. – le annunciò una ragazza che non doveva avere più di vent’anni.

Magari, dopotutto, non era poi così sveglio.

- Tobias, ti ho già detto che sto bene e non voglio avere visite. – cominciò, ma si bloccò non appena identificò il volto del ragazzo che aveva di fronte.

Occhi grigi, talmente chiari da sembrare quasi bianco sporco, capelli neri che gli ricadevano sul volto donandogli un’aria di distratta eleganza, spalle larghe e un’altezza fuori dal comune per un Erudito. O meglio, un ex Erudito, dal momento che nessuno che l’avesse visto combattere avrebbe mai potuto pensare che non fosse nato nella fazione degli Intrepidi ma fosse solo un trasfazione.

- Non sono Quattro. –

Sembrava seccato dal fatto che il suo primo pensiero fosse stato Tobias e non lui.

- Già, non sei lui. Perdonami, ma le botte che ho preso devono avermi intontito. – ironizzò, sentendo un sorriso sgradevole stirarle le labbra quando lo vide abbassare lo sguardo con aria imbarazzata.

- Lo sai che non volevo farti male, vero? –

- Strano, a giudicare da come sono ridotta non sembrerebbe. –

Eric si morse il labbro, impedendosi di replicare chissà cosa. Non sapeva neanche lui cosa sarebbe potuto uscire dalla sua bocca quindi preferiva rimanere in silenzio, alla ricerca di qualcosa d’intelligente da dire. Dannazione, era stato un Erudito per sedici anni della sua vita, avrebbe dovuto sapere sempre con certezza qual era la cosa giusta da dire.

- Faceva parte dell’esame, non avrei mai alzato un dito su di te se non fossi stato costretto. –

Non era del tutto vero, e lo sapeva perfettamente. In quello stesso momento doveva sforzarsi di trattenere il desiderio di metterle davvero le mani addosso, ma in un modo molto più dolce e piacevole di quello che aveva usato appena mezz’ora prima.

- Questo sì che mi fa sentire meglio, sono coperta di lividi per una buona causa. Ora, Eric, vorresti dirmi perché sei qui invece di andare a festeggiare il tuo ritorno sulla vetta della classifica? –

- Non sono dell’umore adatto per festeggiare. –

Fiamma inarcò beffardamente un sopracciglio, - Perché, battere una ragazza non è abbastanza onorevole per  te? –

- Cazzo, vuoi starmi a sentire per una dannatissima volta? – esclamò, sbattendo un pugno contro il separè che li divideva dal corridoio principale dell’infermeria.

Annuì, sorpresa dalla reazione del compagno di selezione.

- Mi dispiace, non avrei mai dovuto esagerare in quel modo, sono stato un idiota. Non voglio festeggiare, perché non ci vedo nulla di positivo nell’averti ferita, okay? – concluse aggressivamente.

Non l’aveva mai sentito scusarsi né tantomeno giustificarsi per uno qualsiasi dei suoi comportamenti, che francamente non erano mai stati dei migliori o dei più civili.

Fiamma rimase sconcertata, studiando con attenzione il bel viso dai tratti duri e gelidi che sembravano scavati nella roccia. Era sincero, riusciva a leggerlo nei suoi occhi, che per una volta avevano abbandonato quell’aria gelida e sprezzante con cui fulminava tutti coloro che gli giravano intorno.

- Perché? – sussurrò.

Eric aggrottò la fronte, - Perché cosa? –

- Perché sei venuto a scusarti, non l’hai fatto con tutti gli altri che hai steso, no? –

Sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Doveva proprio farglielo dire, non era stato sufficiente il fatto che avesse ammesso di essere dispiaciuto, di avere persino chiesto scusa?

- Gli altri non erano te, non ho avuto grandi rimorsi nel rifare loro la faccia. –

Fiamma trattenne a fatica una risata, sbuffando, per poi emettere un gemito di dolore. Lo fulminò con i suoi occhi color ghiaccio: - Non farmi ridere, Eric. –

Il ragazzo tuttavia non la stava ascoltando, era troppo impegnato a inginocchiarsi accanto a lei e a scoprirle leggermente i fianchi per esaminare meglio le ferite.

- Che accidenti stai facendo? – esclamò, indignata.

- Controllo le ferite. –

Non capiva dove fosse il problema, voleva solo essere certo che non ci fossero danni troppo gravi.

Fiamma arrossì violentemente, distogliendo lo sguardo dal suo, e solo allora si rese conto delle condizioni in cui si trovava la ragazza. I pantaloni d’allenamento erano stati rimossi e sotto il lenzuolo non indossava nulla tranne la canottiera nera e la biancheria intima. Lasciò che lo sguardo indugiasse per un paio di secondi sulla pelle alabastrina, registrando le forme tornite delle cosce e la linea sinuosa delle anche che saliva fino ai fianchi e alla vita per poi sparire al di sotto della canottiera. Deglutì, coprendola nuovamente con il lenzuolo.

- Scusa, non … Sì, insomma, non pensavo che non fossi vestita. –

Dall’occhiata che le lanciò sembrava quasi che la ritenesse colpevole della cosa, come se lo avesse fatto unicamente per metterlo in una situazione d’imbarazzo o magari per provocarlo.

- Non erano affari tuoi, e poi non avrei mai immaginato che mi avresti tirato via il lenzuolo come un uomo di Neanderthal. –

- Io non ti ho … – cominciò, ma s’interruppe. – Ok, l’ho fatto, ma per una buona ragione. –

- Cioè, vedermi mezza nuda? – lo provocò, ghignando divertita davanti all’espressione che era passata sul suo viso. Allora l’arrogante e spietato Eric non era poi così freddo e insensibile.

- S … no. – si corresse in fretta, impedendosi di dare voce ai suoi reali pensieri.

La verità era che avrebbe rialzato quel lenzuolo in quello stesso istante, e lo avrebbe fatto senza il minimo imbarazzo se solo Fiamma gli avesse fatto capire che la cosa non le era poi dispiaciuta così tanto.

- Sì o no? Coraggio, Eric, non è una domanda difficile. –

Digrignò i denti, sforzando di ignorare la voce che gli urlava nella testa e gli diceva che la bella moretta non stava facendo altro che prenderlo in giro. Stava giocando con lui e ci stava riuscendo fin troppo bene.

- Devo andare. – replicò per tutta risposta, voltandole le spalle e uscendo a passi rapidi dall’infermeria.

Aveva bisogno di una doccia; sì, decisamente, una bella doccia fredda.

 

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Capitolo 7
*** Cap 7 ***


Cap 7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’infermiera le diede il permesso di tornare nel casermone in cui alloggiava il resto dei suoi compagni solo il pomeriggio seguente, dopo essersi accertata per la milionesima volta che il dolore si fosse attenuato e non rischiasse di crollare a terra per una qualche commozione celebrale che non era stata diagnosticata. Con un sospiro, Fiamma si trascinò lungo il corridoio semi deserto e raggiunse la sua meta, lasciandosi cadere sfinita sulla bassa e assolutissimamente scomoda brandina che l’aveva ospitata fino a quel momento. Era strano come, dopo appena una giornata in infermeria, quel bugigattolo che doveva condividere con altre nove persone le risultasse così accogliente; stava forse cominciando a considerare quel posto come la sua nuova casa? Probabilmente sì, considerò, chiudendo gli occhi e scivolando in un lieve dormiveglia che venne interrotto solo un paio d’ore più tardi, quando i suoi compagni d’iniziazione si trascinarono lamentosamente nella stanza e cominciarono a discutere sul chi dovesse farsi la doccia per primo.

Aprì un occhio, spiando la situazione. Nicole si massaggiava la spalla destra con aria sofferente, mentre Stefan si teneva la testa tra le gambe e sembrava sul punto di vomitare anche l’anima. Quattro, l’unico che tra tutti rimaneva in silenzio e fissava con sguardo perso il vuoto, fu il primo ad accorgersi del suo risveglio.

- Come stai? –

Stirò le labbra in un sorriso sarcastico, indicando con l’indice la guancia ancora tumefatta, - A meraviglia, perché non si vede? –

- Sì, in effetti quei lividi hanno proprio un bell’aspetto … non avrei mai detto che il viola fosse il tuo colore. – ironizzò Nicole, strappandole una risata.

Una fitta di dolore l’investì, ricordandole che forse quello non era proprio il momento adatto per lasciarsi andare all’ allegria. Istintivamente portò una mano alle costole, massaggiandole con quel lento movimento del polso che aveva scoperto fosse l’unica cosa in grado di darle un po’ di sollievo.

- Ti va di darmi una mano a prepararmi? – chiese d’un tratto, alzandosi in piedi con la sola forza delle gambe e attirando le occhiate sorprese dei suoi amici.

- Vuoi davvero andare alla festa in queste condizioni? Hai del coraggio, ragazza. – commentò Stefan, osservandola con occhio critico.

Si sentì arrossire sotto l’intensità della sua analisi. Non aveva un bell’aspetto, mezza ammaccata e con il corpo coperto di lividi, lo sapeva benissimo, ma non si sarebbe rinchiusa in quel casermone finchè la sua pelle fosse tornata del consueto colore.

- Certo che voglio andarci, Stef, perché hai intenzione di provare a fermarmi? – replicò, sfoderando la migliore delle sue occhiate da Intrepida. O almeno sperava che fosse credibile, visto che non aveva avuto molto tempo per esercitarsi con l’occhiata, come la chiamava lei.

Il ragazzo alzò le mani in alto, in segno di resa, e annunciò che per lui era giunto il momento di una doccia.

- Scappa davanti a una ragazzina e uno così vorrebbe diventare un Intrepido, bah. – borbottò Eric, mentre gli dava il cambio e tornava nello stanzone con indosso solo un paio di pantaloni neri.

Fiamma si voltò verso di lui, pronta a rispondergli a tono, ma qualcosa le bloccò le parole in gola. Il fatto che Eric avesse un fisico prestante era noto a tutti, persino sotto gli abiti da allenamento era facile intravedere i muscoli che guizzavano mentre schivava e colpiva, ma non si era mai fermata a realizzare quanto il suo corpo fosse effettivamente ben fatto. Il collo era più largo di quello dei suoi compagni, i muscoli del trapezio erano gonfi ed evidenziavano ancora di più le spalle possenti, i bicipiti muscolosi e gli avambracci tatuati; pettorali e addominali, poi, erano così perfetti e scolpiti che probabilmente ci si sarebbe potuto rompere un uovo lì sopra. Era bello. Insopportabile, ai limiti della sociopatia e del misantropismo e con un’indole da animale selvatico certo, ma pur sempre incredibilmente affascinante … e sexy.

- Che c’è: vuoi una foto ricordo, mild? –

Insopportabile e arrogante. Dio, quanto lo detestava.

- Meglio di no, ho paura che la macchina fotografica si rompa pur di non dover immortalare la tua brutta faccia. – replicò a tono.

Lo vide inarcare un sopracciglio, leggermente più gonfio dell’altro a causa del piercing che aveva fatto il giorno prima, come se volesse dirle che non credeva minimamente alla sua affermazione … o forse dubitava che lei pensasse davvero ciò che aveva detto.

Le tornarono alla mente le parole che Nicole e Reaper le avevano detto pochi giorni prima:“Sei una pessima bugiarda.”

Che anche Eric la pensasse allo stesso modo?

Scosse la testa, liberandosi da quella spiacevole vocina interiore che le sussurrava che, dopotutto, una foto di Eric mezzo nudo non sarebbe stata poi così male. Era uno stronzo, per quanto carino, e non doveva commettere l’errore di dimenticarsene.

- Dammi una mano, Nicky. – concluse, abbandonando la discussione e mostrando all’amica l’abito che aveva intenzione di indossare per la serata. Si trattava dell’unico abito elegante che fosse riuscita a scovare al bazar e che si adattasse alla sua figura formosa e poi era di pelle nera. Roba da pazzi, visto che fino a poche ore prima non avrebbe mai neanche sospettato dell’esistenza di un abito da sera di pelle.

Nicole annuì, stendendo il consueto lenzuolo per permetterle di cambiarsi e aiutandola ad allacciare le stringhe del corpetto. Una volta che ebbe terminato, insistette per essere lei a truccarla e acconciarle i capelli. La lasciò fare, attendendo pazientemente finchè non le fu concesso di guardarsi allo specchio.

L’abito la fasciava più di quanto avesse notato quando l’aveva provato e il corpetto, unito al reggiseno di pizzo a balconcino che aveva comprato per l’occasione, la strizzava in un’intrigante effetto push up; all’altezza delle anche si apriva in una lieve gonna a ruota con uno spacco vertiginoso che metteva in bella mostra la gamba destra. Il suo volto, poi, non era mai stato così sensuale e aggressivo come in quel momento: il taglio felino degli occhi era stato esasperato da uno smokey scuro e un rossetto rosso fuoco capeggiava sulle labbra, facendole sembrare turgide e prontissime a elargire il più passionale dei baci; completava il tutto uno chignon dall’aria studiatamente disinvolta che lasciava libere un paio di ciocche a incorniciarle gli zigomi alti. Selvaggia, una bellezza oscura e fatale, ecco come si vedeva.

Uno degli insopportabili Eruditi si lasciò scappare un fischio d’approvazione, venendo fulminato da un’occhiataccia di Quattro.

- Non è un po’ troppo scollato? – domandò, esaminandola con aria critica.

- Già, avrebbe dovuto scegliere un sacco di patate e allacciarlo ben stretto attorno al collo, fosse mai che si veda un pezzo di spalla. – lo stuzzicò Nicole, ridendo davanti alla sua espressione piccata. – Dio, Quattro, sei così Rigido da fare tenerezza. –

- Lui sarà anche decisamente Rigido, ma tu sei decisamente mezza nuda. – osservò il cugino, contrariato, davanti alle gambe lunghe e perfette della ragazza che erano messe ben in mostra dal corto vestito che aveva comprato per l’occasione.

Nicole sventolò una mano con aria sbrigativa, con l’aria di chi non voleva stare a sentire ulteriori commenti. – Posso permettermelo, cugino. –

Stefan era sul punto di ribattere con qualcosa di pungente, a giudicare dall’espressione che aveva assunto il suo viso, ma sembrò ripensarci e decidere di optare per il silenzio. Uscirono insieme dalla camerata, Nicole al braccio del cugino e Fiamma stretta a quello di Quattro, dirigendosi verso la mensa. Mentre cercavano con lo sguardo un tavolo libero, la loro attenzione venne attratta da un iniziato interno che faceva gesti frenetici al loro indirizzo. Fiamma socchiuse gli occhi, sforzandosi di metterlo a fuoco; quando lo sguardo le cadde sugli occhi color cioccolato capì che si trattava del ragazzo del giorno prima. Zeke, o qualcosa di simile.

- Lo conoscete? – domandò Quattro, perplesso, mentre si dirigevano verso di lui e i suoi amici.

- Più o meno, sembra un tipo okay. –

Dopo le presentazioni di rito, durante le quali scoprirono che la bionda dall’aria angelica si chiamava Shauna e aveva chiaramente una gigantesca cotta per Zeke, cominciarono a mangiare chiacchierando del più e del meno finchè un leggero battito di mani annunciò che Max era sul punto di cominciare il suo discorso.

- Non voglio annoiarvi con inutili chiacchiere, perché so che tutti voi stasera volete solo divertivi. Bene, le regole sono le solite, ma intendo riepilogarle per i trasfazione che si sono uniti a noi per l’iniziazione. Il Pozzo tende a risultare stranamente attraente quando si è ubriachi e ad alcuni cervelli particolarmente lenti potrebbe sembrare un’idea furba quella di provare a buttarsi di sotto, lasciatemi dire che questo potrebbe essere un buon piano solo nel caso in cui abbiate deciso di farla finita. Se così non fosse, girateci al largo, perché sono sicuro che a nessuno vada particolarmente a genio l’idea di ripulire sangue e cervella dal pavimento. In secondo luogo, come di consueto domani avrete una giornata libera prima dell’inizio del nuovo modulo perciò vi suggerisco di usarla per smaltire la sbornia perché da dopodomani si comincia a fare sul serio. Il Coprifuoco è spostato alle tre, per allora mi aspetto che tutti voi siate nei vostri letti … da soli. – precisò, lanciando un’occhiata significativa in direzione del gruppo d’ Intrepidi più giovani.

Qualcuno ridacchiò, ma Fiamma non seppe dire se Reaper fosse tra loro o meno.

- Ogni anno alcuni degli Intrepidi fanno a gara a chi si porta a letto più iniziate. – spiegò sottovoce Shauna, con un tono disgustato che Fiamma si sentiva in pieno di condividere.

Stefan lanciò un’occhiata a Nicole, come a dire che lui l’aveva sempre saputo.

- C’è anche Bas tra questi? – chiese la Candida, ostentando una profonda indifferenza. Lo scintillio negli occhi castani, tuttavia, tradiva una leggera apprensione.

- Bas è sempre sul podio, come anche Reaper e Ross. – replicò, indicando il Capofazione e il ragazzo, dai capelli così corti da rendere indistinguibile il loro colore e gli occhi blu, che sedeva al suo fianco e ancora rideva per chissà quale battuta.  

Quelle parole furono come un macigno che si abbatté sul petto di Fiamma. Lei non era nulla di speciale, solo una delle tante iniziate carine da portarsi a letto per vincere una stupidissima sfida. Strinse i pugni con rabbia, imponendosi di mantenere il controllo, perché sicuro come l’inferno non avrebbe permesso che un idiota come quello causasse le sue lacrime.

- Stai bene? –

La voce di Quattro le arrivò come un sussurro gentile, mentre gli incantevoli occhi blu polvere del ragazzo la fissavano con lieve apprensione.

- Sì, certo. –

No, affatto.

Non sembrava molto convinto dalla sua risposta, ma si limitò ad annuire con aria grave e a cambiare diplomaticamente discorso.

Per il resto della cena Fiamma si ritrovò a fingersi interessata a tutti i racconti degli interni, ridendo con poca convinzione quando Zeke tirava fuori qualche battuta. Ci aveva visto giusto, almeno su di lui: non era affatto male e se non fosse stata così priva di entusiasmo probabilmente l’avrebbe trovato ancora più divertente.

- Forza, si va sul tetto. – saltò su d’un tratto, prendendo Shauna per mano e trascinandosela dietro con l’impeto che lo caratterizzava. La ragazza lo seguì di buon grado, sforzandosi di nascondere come le sue guance si fossero colorate di un rosa acceso quando le loro dita si erano intrecciate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

Il tetto era proprio come la sera in cui Reaper l’aveva baciata per la prima volta, con la sola differenza che questa volta c’era molta più gente e tutti erano molto più su di giri e decisamente ubriachi. Qualcuno aveva portato delle casse e una musica pulsante e ritmata accompagnava i movimenti di un paio d’Intrepide che ancheggiavano e sembravano divertirsi un mondo.

- Ehy, ragazze, non vi si è viste molto in giro in questi giorni. –

Bas le raggiunse con un sorriso stampato sul volto, porgendo loro un paio di birre ghiacchiate e chinandosi a baciare Nicole. La ragazza si tirò indietro all’ultimo istante, limitandosi a porgergli una guancia.

Bas aggrottò la fronte, perplesso.

- Ho fatto qualcosa di male? –

- Lo sai. – replicò, voltandogli le spalle con una sventagliata dei lunghi e lisci capelli castani e raggiungendo Shauna e le sue amiche che si erano unite alle ballerine.

Gli occhi color cielo del ragazzo si rivolsero a Fiamma. Sembrava davvero incredulo, come se non fosse in grado di capire quale fosse il problema. Innocente, sincero, e ferito. Sì, c’era dolore nel suo sguardo quando lo posò su Nicole che ballava abbracciata a uno degli amici di Zeke.

- Sa della vostra stupida gara. – gli spiegò.

Improvvisamente la comprensione balenò sul suo volto.

- Ah, quello. È una cretinata, non c’entra nulla con lei … Nicole mi piace sul serio. –

- Già, quello. Concordo sul fatto che sia una cretinata, ma tutto il resto non è a me che dovresti dirlo. –

Bas annuì, mordendosi il labbro con aria pensierosa: - Credo che andrò a parlarle e a spezzare qualche dito a quell’iniziato. – concluse, scoccando un’occhiata malevola al ragazzo che stringeva Nicole con fin troppo trasporto.

- Mi sembra un buon piano, ma prima lasciami quella birra. – ordinò, tendendo una mano in direzione della bottiglia che stava sorseggiando.

Con una risata, le consegnò quanto aveva chiesto e si diresse a passi decisi verso il gruppo di ballerini.

Fiamma li osservò discutere, appoggiata alla protezione del tetto, sorseggiando la birra e cercando con lo sguardo qualche altra faccia conosciuta. Stefan e Quattro erano in un angolo, insieme a Zeke e altri interni, intenti a ridere e scherzare e Nicole sembrava aver deciso di credere a Bas perché ballava avvinghiata a lui e lo baciava con trasporto, incurante degli sguardi divertiti di chi li osservava.

Trey, l’amico di Bas e Reaper che si era divertito a metterla in imbarazzo sul tetto la prima sera in cui si era unita agli intrattenimenti degli Intrepidi, le sedette accanto.

- Prova questo, è roba buona. –

Le porse una bottiglia dal liquido trasparente e l’odore d’alcool che era talmente forte da farle pizzicare il naso solo respirandolo.

Ne prese un lungo sorso, tossicchiando leggermente quando avvertì la gola arderle come se avesse un incendio dentro di sé.

Trey rise, togliendole la bottiglia dalle mani: - Vacci piano, bambina, è così che si fa. –

Prese un sorso più grande del suo, lo tenne in bocca per un po’ e poi lo mandò giù lentamente.

- Devi abituare la bocca al bruciore, solo così si anestetizzerà e non sentirai quasi il dolore alla gola. – le spiegò, tornando a porgerle la bottiglia di vodka, - Prova di nuovo. –

Obbedì, prendendone un sorso più piccolo e imitando i suoi gesti.

- Così va decisamente meglio. – confermò. Poi aggiunse, senza il minimo imbarazzo, - Ti spiace lasciarmela? –

Trey scoppiò nuovamente a ridere, rivolgendole uno sguardo d’approvazione.

- Forse, dopotutto, non sei poi così innocentina come pensavo. Ricordati solo di non esagerare, il post sbronza non è affatto bello. –

Poi la lasciò lì, tornando dai suoi amici e recuperando una bottiglia di chissà cos’altro.

Al diavolo l’esagerazione, pensò tra sé e sé, attaccandosi alla bottiglia e buttando giù tre rapidi sorsi. L’alcool le stava rapidamente salendo al cervello e non avvertiva quasi più quel bruciore fastidioso. Meglio così, non voleva pensare, non voleva rendersi conto di quanto fosse stata idiota.

- Hai deciso di distruggerti il fegato per caso? –

Sussultò leggermente quando la voce bassa e familiare di Reaper le raggiunse le orecchie.

- Se anche fosse non sarebbero certo fatti tuoi, no? – replicò piccata.

- Sono confuso, non dovrei essere io quello arrabbiato dal momento che sono due giorni che mi eviti come se fossi un appestato? –

- Ho ferito i tuoi sentimenti? Oh, che dispiacere. Sai, invece, cosa ha ferito i miei? Scoprire che per te non sono altro che un gioco, l’ennesima ragazzina da portarti a letto per dimostrare a quegli idioti dei tuoi amici quanto tu sia così indiscutibilmente figo. –

Gli occhi smeraldini si assottigliarono, incupiti.

- Chi ti ha detto questa stronzata? – sbottò a denti stretti.

- Lo sanno tutti, Reaper, solo io sono stata così ingenua da credere che potesse essere vero. Il Capofazione che si prende una cotta per un’iniziata trasfazione? Era ovvio che ci fosse qualcosa sotto. –

L’Intrepido scosse la testa, prendendola per mano e tirandola gentilmente verso di sé.

- Vieni con me, voglio parlarti lontano da tutto questo casino. –

C’era qualcosa di strano nel modo in cui pronunciava le esse, quasi strascicandole, e sicuramente ciò era dovuto al troppo alcool, ma il suo sguardo sembrava davvero determinato o forse semplicemente desideroso. Di cosa? Non lo sapeva, ma sperava che il suo discorso fosse simile almeno un po’ a quello che aveva fatto Bas, che lui ci tenesse davvero, che non fosse solo un gioco.

- D’accordo. – sussurrò.

Raggiunsero il corridoio più vicino, si fermarono e rimasero a fissarsi in silenzio per un paio di secondi.

- Fin dal primo momento in cui ti ho vista ho capito che non eri come le altre. Sei pungente, testarda, ma nascondi una dolcezza tutta tua. E sei bella, Dio se lo sei. –

Accarezzò ogni centimetro del suo corpo con lo sguardo, con una scintilla strana che gli illuminava gli occhi smeraldini.

- E questo vestito … è da quando sei entrata in mensa che non riesco a toglierti gli occhi di dosso, che nessuno riesce a farlo. Anche Ross ti ha notata, per questo ho cercato di tenertelo lontano per tutta la sera. Perché tu sei mia, non è vero? – sussurrò, chinandosi su di lei.

Il profumo di pino del suo dopobarba le invase le narici, annebbiandole i sensi. Non era esattamente la dichiarazione che aveva sperato, ma era pur sempre meglio di niente. E lui era così carino e voleva lei … solo lei.

Assecondò i suoi movimenti, ricambiando il bacio e lasciando che la stringesse a sé. L’alito di Reaper sapeva di alcool, ma non vi diede troppo peso; erano a una festa, bere un po’ era normale, no?

Fu quando avvertì la sua mano che vagava lungo la gamba lasciata scoperta dallo spacco che percepì che c’era qualcosa che non andava. Il suo tocco non era quello a cui era abituata, ma brutale, quasi animale, e bramoso. Le morse repentinamente un lobo, strappandole un gemito di dolore invece che di piacere.

- Reaper, mi stai facendo male. – mormorò, cercando di districarsi dalla presa.

Era tutto inutile, era troppo più forte di lei.

- Ti voglio così tanto e so che anche tu mi vuoi. Non è vero? – brontolò rocamente, arpionandole con vigore l’anca nuda al di sotto dello spacco. Un rumore annunciò che parte delle cuciture erano saltate e il vestito era stato strappato fin quasi all’ombelico.

- Dimmi che mi vuoi. –

- Lasciami, mi stai spaventando, sul serio. – decretò, sforzandosi di risultare risoluta ma le uscì solo una voce che ricordava spiacevolmente lo squittio di un topolino.

- Sssh, va tutto bene, devi solo dirlo. Voglio sentirlo dalle tue labbra. –

La mano ruvida le accarezzò il ventre, mentre l’altra si posava  a coppa sul seno.

- Reaper, non voglio, lasciami. –

La voce era rotta dalla disperazione del momento. Era in trappola, non riusciva ad atterrare un iniziato, figurarsi se poteva sperare di avere la meglio su  di lui.

- Andrà tutto bene, ti piacerà, te lo assicuro. –

Provò a spintonarlo con tutte le sue forze, ma l’unica cosa che ottenne fu quella di smuoverlo di appena un millimetro. Chiuse gli occhi, sforzandosi di non scoppiare a piangere. Doveva essere forte, non poteva permettersi di crollare proprio in quel momento.

 - Non voglio, non voglio. Per favore, Reaper, lasciami andare. –

- Te l’ho detto: sei una pessima bugiarda. Io lo so che lo vuoi anche tu, lo vedo come mi guardi. Tu mi desideri. –

Un rumore di passi attirò la loro attenzione.

- Che sta succedendo? –

La voce fredda e tagliente come il vetro di Eric sembrò il suono migliore del mondo alle sue orecchie.

- Nulla che ti riguardi, ora sparisci. – ribattè duramente Reaper, lanciandogli un’occhiataccia.

Eric non parve minimamente colpito e si soffermò sugli occhi di ghiaccio di Fiamma che sembravano pronti ad annegare in un mare di lacrime. Era la prima volta che la vedeva in quello stato, così fragile, e non gli piaceva affatto.

- Di solito quando una ragazza dice di no significa no. – osservò gelidamente.

- Te lo ripeto, Eric, quello che succede tra noi non ti riguarda. –

- Io invece penso proprio di sì. – obiettò, per poi muoversi con la rapidità che lo distingueva e assestare un pugno preciso sul naso di Reaper, spaccandolo.

Prese per mano Fiamma, tirandola verso di sé e allontanandola dal capofazione che imprecava sonoramente e si teneva il naso sanguinante tra le mani.

- Questa me la paghi, ragazzino. Me la pagherete entrambi. – ringhiò.

Eric fece per colpirlo nuovamente ma la mano di Fiamma sul braccio, unita al suo tono supplichevole, lo convinsero a desistere.

- Eric, portami via, ti prego. –

Annuì, passandole una mano intorno ai fianchi e una sotto le gambe, prendendola in braccio e incamminandosi verso la camerata.

Giunti a destinazione si voltò dall’altra parte per darle modo di cambiarsi e attese pazientemente che finisse.

- Ora puoi girarti. –

Indossava una vecchia maglia scura e un pantalone da jogging, i capelli erano ridotti a un ammasso informe e il rossetto era sbafato, ma ai suoi occhi appariva comunque bellissima … e fragile, proprio come una statua di cristallo. L’impulso di tornare indietro e picchiare Reaper fino a farlo a pezzi tornò ad avvampare con intensità.

- Posso chiederti una cosa? – sussurrò Fiamma, timorosamente.

- Certo. –

- Dormiresti con me? Non me la sento di rimanere sola. – mormorò, abbassando lo sguardo con timidezza. Si vedeva che le costava dover ammettere di non essere in grado di rimettere insieme i pezzi da sola.

- Fammi spazio, spero solo che non tiri calci mentre dormi. – borbottò, strappandole un buffo suono che era a metà tra un  sospiro e una risata.

Si accoccolarono sotto le coperte, Fiamma con la testa sul petto di Eric e lui con un braccio intorno alle spalle di lei.

- Cerca di dormire adesso, ci penso io a tenerti al sicuro. – le sussurrò, scompigliandole gentilmente le onde corvine.

- Lo so, mi fido di te. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Cap 8 ***


Cap 8

 

 

 

 

 

 

 POV Eric

 

 

 

 

 

 

Sdraiato accanto a lei, al buio e nel silenzio più completo, avvertì distintamente il cuore che batteva all’impazzata. Per un attimo temette che persino lei riuscisse a sentirlo, ma poi si disse che, sconvolta com’era, se anche lo avesse notato non gli avrebbe dato poi tutta quest’importanza. La osservò con circospezione, soffermandosi sui tratti cesellati del volto, le ciglia lunghe che disegnavano due mezzelune perfette e celavano il più bel paio d’occhi che avesse mai visto in tutta la sua vita.

Scosse la testa, incredulo. Quando aveva cominciato a fissarsi su quei dettagli da ragazzino in preda agli ormoni e, soprattutto, perché diavolo non riusciva a fare a meno di pensare a quanto gli sarebbe piaciuto passare in quel modo tutte le altre notti della sua vita? Storse il naso, disgustato dai suoi stessi pensieri. Si stava rapidamente trasformando in un idiota melenso; ci mancava solo che si mettesse a disegnare cuori attorno alle loro iniziali come facevano le ragazzine durante le lezioni, allora sì che avrebbe saputo con certezza di aver toccato il fondo. Certo era bella, questo non poteva negarlo, ma non poi così bella da giustificare un completo abbandono di tutte le sue capacità intellettive; probabilmente era quel suo essere irritante che, in un qualche assurdo e contorto modo, lo intrigava. O forse era il suo essere all’apparenza forte, ma in realtà fragile; gli faceva venire voglia di prendersi cura di lei, ma allo stesso tempo gli piaceva il fatto che sapesse essere anche indipendente. Non era debole, ma neppure tanto dura quanto si sforzava di dimostrare agli altri. Per certi versi era come lui, forte e imperscrutabile fuori, ma capace di provare sensazioni forti e spesso contrastanti dentro di sé. Si chiese distrattamente se lei sarebbe mai riuscita a vedere oltre la maschera che portava, se avrebbe mai conosciuto il ragazzo che sapeva essere gentile, seppur a modo suo, o se quello stesso ragazzo sarebbe sbiadito pian piano fino a scomparire.

- Che accidenti mi hai fatto, mild? – borbottò sottovoce, scostandole un’onda corvina dal volto.

La ragazza allungò una mano verso di lui, mormorando sottovoce il suo nome. Per un terribile momento pensò che l’avesse sentito e si sforzò di elaborare alla svelta una giustificazione credibile per quell’affermazione. Quando però le prese la mano e la strinse con delicatezza, Fiamma tornò a rilassarsi e non disse più nulla.

Eric tirò un sospiro di sollievo: stava solo dormendo. Il fatto però che avesse mormorato il suo nome gli era piaciuto, lo aveva fatto sentire importante.

Non dire idiozie, lo ha fatto solo perché aveva paura che l’avessi lasciata da sola. Lei non ti ha mai sopportato, fino a stasera si sarebbe fatta sparare su due piedi piuttosto che chiedere il tuo aiuto; non te lo sarai mica dimenticato, vero?

La voce nella sua testa aveva perfettamente ragione; avrebbe fatto molto meglio a darle ascolto, diceva cose sensate. Perché mai sarebbe dovuto piacerle, cosa aveva fatto per catturare il suo interesse? Nulla. E, poi, era proprio sicuro che quell’insopportabile ragazzina gli piacesse davvero? No, affatto.

Non mentire, Eric, non a te stesso.

D’accordo, d’accordo. Lo irritava oltre ogni dire, ma sarebbe stato ben contento di sopportarla purchè gli rimanesse accanto.

Ma non succederà, perché non sei come gli altri. Non sei in grado di controllarti, non sai gestire la rabbia, e quando perdi il controllo faresti o diresti qualsiasi cosa. Credi davvero che possa esistere una persona disposta a sopportare una cosa del genere?

No che non esisteva, persino i suoi genitori non erano stati in grado di accettarlo e amarlo al di sopra di ogni cosa.

Non puoi averla, Eric, semplicemente perché finiresti con il distruggerla. Perché questa è l’unica cosa che sai fare: rovinare qualsiasi cosa bella che ti sia mai capitata nella vita.

Sospirò, chiudendo gli occhi e rassegnandosi all’evidenza dei fatti. Fiamma non sarebbe mai stata sua, ma questo non significava che non poteva fare qualcosa per farla sentire un po’ meglio. Le cinse i fianchi con le braccia, avvicinandola un po’ più a sé e poggiando la testa accanto alla sua. Inspirò l’aroma di cannella che proveniva dai suoi capelli, godendosi la sensazione di poterla avere vicino senza dover fornire spiegazioni che giustificassero questo suo improvviso crollo sdolcinato.

Ancora con queste bugie? Eppure mi era sembrato che avessimo deciso che potevi essere sincero almeno con te stesso. Non la stai stringendo per farla sentire meglio, ma solo perché quest’abbraccio fa tanto bene a lei quanto a te. Sei un egoista.

Sì, lo era, indubbiamente. Per quella notte però andava bene così, perché un po’ di egoismo avrebbe fatto bene a entrambi.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

POV Fiamma

 

 

 

 

 

 

Aprì gli occhi qualche minuto prima dell’alba, stiracchiandosi pigramente e sorprendendosi nel trovare Eric ancora al suo fianco. Aveva mantenuto la promessa, era rimasto a proteggerla. Si districò dolcemente dalla sua presa e si voltò su un fianco, osservandolo con intensità. Dopotutto si era sbagliata sul suo conto, in lui c’era davvero qualcosa che valeva la pena di conoscere e apprezzare. L’attenzione le cadde sul modo in cui la t shirt con lo scollo a V si apriva sul petto muscoloso. Strinse i pugni, soffocando l’impulso di allungare una mano e accarezzarlo. Insomma, per quanto fosse stato gentile e protettivo rimaneva pur sempre Eric, come avrebbe potuto giustificare il fatto di aver sentito il bisogno di toccarlo?

Decise che non le importava. Allungò timorosamente la mano verso di lui, poggiandola sul torace e risalendo verso il collo in una lieve e quasi impercettibile lenta carezza. Ne spiò la reazione, rassicurata dal fatto che stesse ancora dormendo profondamente. Tornò a sdraiarsi su un fianco, lasciando la mano ferma lì.

Una lieve contrazione delle palpebre le annunciò che si era appena svegliato. Prima ancora che avesse il tempo di ritrarre l’arto, si ritrovò con due iridi d’acciaio che la fissavano vagamente incuriosite.

- ‘Giorno. – mormorò, assonnato, per poi soffermare lo sguardo sulla mano di lei.

La ritrasse in fretta, mentre le guance si arrossavano leggermente.

- Scusami, non me ne ero accorta. – mentì in fretta.

Sì, certo, come no. Pessima bugiarda.

Eric tuttavia non parve prestare troppa attenzione alle sue parole, perso in chissà quali riflessioni personali.

- Non fa niente. Vado a farmi una doccia prima che gli altri si sveglino. – annunciò poi, alzandosi in piedi e camminando a piedi nudi in direzione del bagno in comune senza degnarla di un’occhiata.

Perplessa e anche lievemente ferita, Fiamma lo seguì con lo sguardo. Era tutto inutile, ogni volta in cui credeva di essere riuscita a capire qualcosa di quel ragazzo lui si comportava in modo assurdo e mandava in briciole ogni sua certezza.

Decise di lasciar perdere. Aveva appena subito una bella batosta con la B maiuscola a causa di un ragazzo, che senso aveva concentrare le sue attenzioni su qualcuno che era se possibile ancora più incasinato del precedente?

Si pentì della sua considerazione non appena l’ebbe formulata. Non era giusto paragonare Eric a Reaper, lui non era neanche lontanamente simile a quel bastardo del suo ex  ragazzo. Era instabile, imprevedibile e decisamente arrogante, ma non le avrebbe mai fatto del male. Comunque era un vero rebus per lei, su questo non c’era alcun dubbio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

POV Eric

 

 

 

 

 

Complimenti, Eric, sei un perfetto imbecille. Perché sei scappato via come se avessi il diavolo alle calcagna, si può sapere?

La verità era che non lo sapeva neanche lui, si era semplicemente svegliato con le mani di lei sul suo corpo e non era più riuscito a pensare lucidamente. Le condizioni in cui si trovava ogni mattina poi, come d’altronde tutti i ragazzi appena svegli, non l’avevano certo aiutato a gestire la cosa con maggior raziocinio o freddezza. L’immagine particolarmente vivida di come sarebbero stati perfetti i loro corpi nudi allacciati l’uno all’altra, la stessa su cui aveva fantasticato quando l’aveva vista schiacciarsi così volontariamente contro di lui, tornò prepotentemente a lampeggiare nella sua mente.

Dannazione, doveva pensare a qualcos’altro o quella sarebbe passata alla storia come la doccia più lunga fatta nel bagno dei trasfazione.

La scena venne rimpiazzata dallo sguardo perplesso e ferito con cui l’aveva guardato mentre scivolava fuori dal letto e le voltava le spalle.

Scappando via come un coniglio, un vile codardo.

Sì, bè, tante grazie. Comunque la voce aveva ragione, quantomeno avrebbe potuto mostrarsi un po’ più delicato in una situazione del genere. Probabilmente aveva pensato che fosse una specie di psicopatico bipolare che un attimo prima si comportava in modo gentile e quello dopo da sociopatico.

Non che sia poi tanto lontana dalla verità.

Oh, perché accidenti non stava un po’ zitto?

Ogni volta che faceva qualcosa finiva per sbagliarla completamente e dimostrare l’esatto opposto.  Assestò un pugno rabbioso alle mattonelle della doccia, digrignando i denti quando l’ondata di dolore s’irradiò dalle nocche fino alla spalla.

- Eric, va tutto bene? –

La voce, incerta, di Fiamma gli giunse ovattata al di sotto dello scrosciare dell’acqua. Doveva aver colpito più forte di quanto avesse immaginato se era riuscita a sentirlo persino dall’altra stanza.

- A meraviglia. – ringhiò per tutta risposta, chiudendo il rubinetto dell’acqua e avvolgendosi in uno degli ampi teli bianchi.

La trovò ad attenderlo appoggiata al muro davanti all’ingresso dei bagni, intenta a giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli.

Lo sguardo della ragazza cadde sulla sua mano destra, che stava cominciando a gonfiarsi a vista d’occhio e aveva le nocche spaccate e sanguinanti. Gli si avvicinò, prendendola tra le sue ed esaminandola con delicatezza.

Eric chiuse gli occhi, sforzandosi di trattenere la sensazione di calore che l’ aveva invaso. Non si trattava di qualcosa di fisico, non solo per lo meno, ma di più profondo. C’era tenerezza nel suo sguardo mentre esaminava le ferite, vicinanza, forse persino un barlume d’affetto.

Non t’illudere, lo fa solo perché ieri l’hai aiutata e vuole ripagarti il favore. Non prova nulla per te e da domani tornerete a rivolgervi la parola solo per punzecchiarvi.

- Sto bene, non mi serve il tuo aiuto. – decretò, sottraendosi alla sua presa con decisione e voltandole le spalle per la seconda volta nel giro di mezz’ora.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo. Vorrei approfittarne per ringraziare subito tutti coloro che seguono, recensiscono, preferiscono, ricordano o semplicemente fanno parte delle schiere dei lettori silenziosi. Poi urge fare una piccola precisazione visto che come avrete notato in questo capitolo i POV dei due personaggi vengono alternati. La fic continuerà a essere scritta dal punto di vista di Fiamma come nei 7 capitoli precedenti, ma quando capiteranno momenti in cui loro due si trovano da soli ho deciso di analizzare le scene sempre in terza persona ma dal punto di vista dell’una e dell’altro  (credo che sia importante per delineare meglio la psicologia dei personaggi). Fatemi sapere che ne pensate di questa nuova scelta che verrà adottata una tantum. Spero vogliate commentare con la vostra opinione sulla fic e vi rimando al prossimo capitolo.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 9
*** Cap 9 ***


Cap 9

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando il resto della camerata si risvegliò lentamente, Fiamma riuscì finalmente a concentrare la propria attenzione su qualcos’altro che non fosse Eric. Nicole, stiracchiandosi pigramente come una gatta, le fu accanto in un baleno. L’espressione assonnata venne scacciata via dalla curiosità e un barlume di malizia che trapelava dagli occhi castani.

- Allora, cosa è successo ieri sera? A un certo punto tu e Reaper siete spariti. –

S’irrigidì. Il ricordo di lei, schiacciata contro il muro inerme, riaffiorò prepotente e prima che potesse impedirlo una lacrima traditrice corse lungo la guancia. Decisamente non era la reazione che Nicole si era aspettata, era evidente dallo sconcerto con cui la fissava. Tuttavia doveva aver capito che era successo qualcosa di grave, perché la prese per un braccio e la trascinò fuori, lontana da tutti quegli estranei e quella confusione.

- Fiamma, parlami, cosa è successo? –

- Ho seguito Reaper in corridoio, ci siamo baciati, ma poi … Poi lui ha provato a … - balbettò, odiandosi per la fragilità che stava dimostrando. Non era bastato che Eric la vedesse crollare, adesso anche Nicole doveva assistere a quello spettacolo penoso?

- Ha provato a costringerti? – tentò timorosamente.

Annuì, puntando gli occhi a terra. Non voleva guardarla in faccia, leggere la commiserazione nel suo sguardo.

- Quel grandissimo pezzo di merda! Ah, ma giuro che quando lo incontro gli spacco la faccia. – esclamò, furibonda, per poi strizzarla in un abbraccio mozzafiato. La osservò con occhio critico, alla ricerca di chissà quali segni sulla pelle olivastra che testimoniassero ciò che era successo.

- Come sei riuscita a fermarlo? Se ti va di dirmelo, altrimenti cambiamo argomento, non voglio forzarti a parlarne se non te la senti. –

Scosse la testa, rassicurandola.

- No, va bene. In realtà è stato Eric; l’ha steso con un pugno e mi ha riportato in camerata. E … - s’interruppe, incerta se continuare o meno.

Cosa avrebbe potuto dire, che Eric aveva dormito con lei per tutta la notte e che al mattino si era comportato da vero stronzo?

- E? – la esortò, incuriosita.

- E abbiamo dormito insieme. –

Gli occhi castani di Nicole si sgranarono all’inverosimile, come se quella fosse la notizia più assurda che avesse mai sentito in tutta la sua vita.

- Okay, fammi vedere se ho capito bene. Mi stai dicendo che tu e mr un cubetto di ghiaccio emana più calore di me avete passato tutta la notte nello stesso letto? –

Da come l’aveva detto si capiva che doveva aver frainteso, esasperando la situazione, com’era tipico di lei.

- Frena, Nicky, abbiamo solo dormito. E comunque questa mattina ha ricominciato a comportarsi come al solito, quindi non è che adesso siamo amici o roba simile. – concluse, senza riuscire a impedire alla delusione di trapelare dalla sua voce.

Aveva davvero creduto che si fosse instaurato una sorta di connessione mentale tra loro, qualcosa che li avrebbe portati a passare più tempo insieme e a spalleggiarsi l’uno con l’altra. Al momento non riusciva a pensare a un qualsiasi ipotetico futuro amoroso, ma le sarebbe piaciuto averlo come amico.

- Andiamo, è Eric, che ti aspettavi: colazione a letto e una dichiarazione vecchio stile? – ironizzò, per poi corrugare la fronte con aria pensierosa, - Magari è confuso quanto te da quello che è successo. –

Già, anche il suo ragionamento non era poi così assurdo.

- Forza, raggiungiamo gli altri e andiamo a fare colazione. – concluse poi, prendendola per mano e trascinandola verso Stefan e Quattro.

- Nicky, non dirlo a loro, non voglio creare più problemi di quanti già non ci siano. – sussurrò, quando li ebbero quasi raggiunti.

L’amica le fece un cenno d’intesa.

- Si può sapere di cosa stavate parlando? – chiese Quattro, mentre varcavano la soglia della mensa e perlustravano l’area alla ricerca di un tavolo libero.

- Roba da ragazze. Cose tipo trucchi, ragazzi e mestruazioni. – replicò Nicole, strappando un sorriso a Fiamma e un gemito disgustato a entrambi i ragazzi.

- Dell’ultimo dettaglio avrei fatto volentieri a meno. Non so neanche se adesso riuscirò più a mangiare. –

Ridacchiando, Nicole si strinse nelle spalle e ribattè: - Sei tu che l’hai chiesto. –

Poi prese Fiamma sottobraccio e la dirottò verso uno dei tavoli nell’angolo, più lontano rispetto al chiacchiericcio degli Intrepidi e decisamente defilato. L’unico occupante era Eric, intento a mescolare distrattamente il suo caffè.

- Ti dispiace se ci sediamo con te? – esordì e, senza aspettare risposta, occupò la sedia a capotavola e indicò con il capo quella di fronte al biondo ex Erudito.

- Bè, se me lo chiedi con tutta questa educazione non posso certo dirti di no, ti pare? – replicò, sarcastico.

Fiamma scosse la testa davanti all’espressione ghignante dell’amica e si versò un po’ di caffè nella tazza. Con la coda dell’occhio vide che Reaper, seduto a un tavolo in compagnia dei suoi amici, fissava insistentemente verso di lei.

- Zuccherino? –

La voce di Eric la riportò alla realtà, facendola sussultare. Poi una scintilla di comprensione si fece largo nei suoi pensieri e la portò a realizzare come l’aveva chiamata. Zuccherino? Arrossì.

- Scusa? –

- Vuoi uno zuccherino o lo bevi amaro? – ripetè, perplesso.

- Oh … certo, lo zuccherino per il caffè. Sì, ne prendo due, grazie. –

Eric storse il naso: - Due? Che c’è, mild, vuoi forse farti prendere un attacco di diabete per poter essere esonerata dai prossimi combattimenti? Perché in questo caso credo di doverti avvisare che non è un piano particolarmente geniale. –

- Mi piace il mio caffè, è ottimo quando è abbastanza zuccherato … vuoi assaggiare? – domandò, mettendogli la tazza sotto il naso.

Il modo in cui si tirò indietro di scatto, neanche si fosse trattato di un ragno velenoso, la fece scoppiare a ridere.

- Andiamo, solo un piccolo sorso, è buono. – assicurò, sorridendo con aria invitante.

- Tieni alla larga da me le tue diavolerie ipozuccherine, donna. –

- Donna? Sai che neanche mio nonno dice più “donna” per appellare qualcuno? –

- Bè, fino a prova contraria tu sei una donna. – obiettò.

- Certo, ma detto in quel modo è incredibilmente maschilista. –

Eric alzò gli occhi al cielo, sospirando teatralmente.

- Per favore, possiamo iniziare a discutere una volta che avrò consumato la mia dose giornaliera di caffeina? Divento violento quando non mi faccio le mie solite tre tazze. –

Nicole si lasciò sfuggire uno sbuffo che suonava incredibilmente come un tentativo di non scoppiare a ridergli in faccia.

- E che scusa hai per essere sempre stato violento da che ti conosciamo? –

Il ragazzo scosse la testa: - Questo non è vero, ho sempre gestito la mia violenza. A volte anche fin troppo. – concluse, lanciando un’occhiata significativa in direzione di Fiamma.

Il fatto che si stesse riferendo agli avvenimenti della sera precedente era palese e persino Nicole parve capirlo, perché non aggiunse altro e tornò alla sua colazione.

Uno dei protagonisti dell’avvenimento decise proprio in quel momento di fare la sua comparsa, avvicinandosi al loro tavolo con passo lento e sguardo guardingo. Il naso era stato steccato e immobilizzato con un composto di acqua e colla e il livido procurato dalla frattura sembrava formare due borse scure sotto gli occhi verdi. Aveva lo sguardo spento e l’aria da cane bastonato, sembrava sinceramente pentito per ciò che era successo.

Tutto questo non le importava, non avrebbe mai fatto finta che quello che era accaduto fosse stato un banale incidente. L’aveva fatta sentire inerme, debole, bisognosa di protezione e lei detestava sentirsi in quel modo.

- Fiamma, posso parlarti un attimo … in privato? – esordì, fissandola con appena una scintilla di speranza negli occhi smeraldini.

- Stai scherzando, vero? Tu non ti devi neanche avvicinare a lei, figurati rimanerci da solo. – esclamò Nicole, puntandogli  contro il migliore dei suoi sguardi insieme sprezzanti e accusatori.

- Non l’ho chiesto a te. – ribattè, piccato.

Okay, ora ne aveva davvero abbastanza. Lei non aveva bisogno di un paio di guardie del corpo che prendessero costantemente le sue difese. Era grande, era un’Intrepida, poteva farcela da sola.

- Reaper, non ho intenzione di parlare con te né di quello che è successo né di qualsiasi altra cosa. –

- Ascolta, lo so che ce l’hai con me e lo capisco. Sono stato un vero pezzo di merda, ma avevo bevuto e tu eri così bella che … – iniziò, ma Eric intervenne con tono gelido.

- Non hai sentito cosa ha detto? Non vuole parlarti, perciò immagino che non voglia neanche sentire le tue patetiche scuse o avere la tua faccia davanti per più tempo di quanto non sia strettamente necessario. –

Fiamma annuì, confermando le sue parole. Era esattamente questo ciò che intendeva dire. Aveva bisogno di dimenticare e non poteva riuscirci se Reaper continuava a girarle intorno nella speranza di farsi perdonare e riconquistarla.

- Mettici una pietra sopra, Reaper, perché ciò che è stato tra di noi non si ripeterà mai. – concluse, con una voce così gelida e inflessibile che per un attimo faticò a rendersi conto che si trattasse proprio della sua.

- Ma … –

- Allora, te ne vai da solo o devo mandarti via io? Posso romperti anche altre parti del corpo oltre al naso, a me non importa quello che colpisco. –

Eric e Reaper si scambiarono un’altra occhiata, sprezzante e determinata quella del primo e infastidita e contrariata quella del secondo. Poi il Capofazione voltò loro le spalle e tornò verso il tavolo dei suoi amici.

Fiamma cercò lo sguardo di Eric, fissandolo in quelle pozze d’acciaio liquido.

- Grazie. –

- Per cosa? –

- Lo sai. – insistè.

- Figurati, mi fa sempre piacere cominciare la giornata con una bella minaccia, mi concilia l’umore. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci finalmente con l’aggiornamento. Chiedo perdono, ma oggi avevo un esame e nei giorni precedenti mi sono chiusa a studiare, ergo non ho avuto tempo per scrivere e aggiornare (infatti sono anche tipo in super ritardo per un contest … ma ce la posso fare * Parte The eye of the tiger *). Dunque, spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

              Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

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Capitolo 10
*** Cap 10 ***


Cap 10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mentre si dirigevano verso la sala allenamenti Fiamma non potè fare a meno di notare che il gruppo degli iniziati era di gran lunga più numeroso del solito; ai trasfazione si erano infatti aggiunti anche gli iniziati interni e un sorridente Zeke stava puntando proprio verso di loro.

- Buongiorno, meraviglie. – esordì, anche se il suo sguardo non aveva lasciato per un attimo il volto di Nicole ed era chiaro come il Sole che il suo commento fosse diretto solo a quest’ultima.

- Zeke. – replicarono all’unisono.

- Il tuo amico chi è? – aggiunse poi, accennando con un lieve movimento del capo al ragazzo biondo che stava appoggiato al muro e cercava di sembrare naturale e rilassato.

Anche Nicole lo notò, accarezzandone ogni centimetro del corpo con sguardo d’apprezzamento. – Molto carino. –

- Carino, vuoi scherzare? Jesse è più che carino! – poi, resosi conto di ciò che aveva detto, si affrettò a gesticolare con frenesia, - Aspettate, aspettate! Nella mia testa suonava in modo molto meno gay. –

Scoppiarono a ridere, attirando lo sguardo perplesso del biondino. Zeke si voltò verso di lui e lo incitò energicamente a raggiungerli, per poi alzare gli occhi al cielo e sbuffare come se avesse ormai perso le speranze.

- Incantevole e patologicamente timido, strana combinazione. –

- Ti ho sentito, Zezè. – borbottò Jesse, sistemandosi al suo fianco e salutando le ragazze. Le guance chiare si tinsero di un lieve rosa quando incontrò lo sguardo di Fiamma e si affrettò a tornare a guardare il pavimento.

Perplessa, si domandò se avesse fatto qualcosa di sbagliato. L’aveva forse fissato per più tempo di quanto fosse opportuno?

- Ho forse fatto qualcosa che non va? – domandò, incerta.

Jesse scosse la testa: - Se hai fatto qualcosa che non va? No, certo che no, cosa avresti mai potuto fare di sbagliato? No, no, no, la colpa è solo mia. – esclamò, pronunciando le parole a una velocità incredibile. Si passò una mano tra i capelli biondo scuro e puntò gli occhi azzurri in quelli nocciola di Zeke, supplicandolo silenziosamente di tirarlo fuori da quella situazione che si preannunciava come la conversazione più imbarazzante di tutta la sua vita.

- Te l’ho detto, no? Tanto bello quanto timido. Bè, noi raggiungiamo gli altri, anche perché eravamo passati solo per dirvi di non prendere impegni per venerdì sera. –

- Perché, cosa c’è venerdì? –

- Oh, qualcosa che farà andare completamente fuori di testa voi bellezze. – replicò, afferrando Jesse per un braccio e trascinandolo con sé verso Shauna e gli altri interni.

Fiamma e Nicole si scambiarono un’occhiata perplessa.

- Secondo te che cosa hanno in mente? –

- Non ne ho idea, ma se l’ha organizzato Zeke deve essere per forza qualcosa che persone sane di mente non farebbero mai. – replicò Nicole, con appena una punta di sarcasmo nella voce.

- Credevo che Zeke ti piacesse. – osservò.

- Infatti è così, e poi mi piace il fatto che si sforzi così tanto di piacermi. Non so se mi sono spiegata. –

Fiamma rise, annuendo. Sì, aveva sempre immaginato che Nicole fosse una di quelle persone che avevano bisogno di essere costantemente al centro dell’attenzione.

- Forse a qualcuno sfugge lo scopo di una palestra. Qui si viene per allenarsi, non per chiacchierare. Se voi due Candide avete tanta voglia di fare conversazione magari potreste prendere le vostre cose e trasferirvi in una delle baracche degli Esclusi, sono certa che lì avrete tutto il tempo di chiacchierare. –

- Magnifico, miss simpatia c’è anche oggi. – borbottò Nicole.

L’Intrepida sfregiata la folgorò con un’occhiataccia.

- Non sono qui per essere simpatica, ragazzina. Comincia tu, combatterai contro il primo del tuo gruppo. – Scorse rapidamente l’elenco dei nomi, - Eric. –

Il ragazzo fece un passo avanti, lanciando un’occhiata verso di loro e stringendosi nelle spalle. Non sembrava particolarmente entusiasta dell’abbinamento e Fiamma sapeva con certezza che il motivo era da ricollegarsi a quel lieve avvicinamento che avevano avuto. Nicole aveva riso e scherzato con lui quella mattina, non era più una completa estranea che lo evitava a vista.

La sfregiata lo osservò con attenzione, sorridendo malevolmente in direzione di Nicole. La prospettiva che l’iniziata finisse con qualche osso rotto sembrava divertirla parecchio.

- Contro di lui, sta scherzando? Eric la sgranocchierà. – protestò Stefan, facendosi avanti spalleggiato da Quattro.

- Può sempre decidere di non combattere e finire in fondo alla classifica. –

Anche Bas si fece avanti, prendendo l’Intrepida per un braccio e tirandola leggermente verso di sé.

- Andiamo, Zaira, non è un incontro equilibrato. Lo sai che una da tre quarti di classifica non può competere con uno che sta in cima. –

Zaira si sottrasse alla sua presa con violenza, spintonandolo indietro con una forza impressionante persino per una donna della sua stazza.

- Forse Max tollera i vostri comportamenti indulgenti, ma io no. Dovrei darle un avversario più debole solo perché ti scalda il letto? – ringhiò sprezzante.

La frase riecheggiò per tutta la sala e gli iniziati puntarono gli sguardi prima su una e poi sull’altro, chi ridacchiando divertito, chi scioccato dalla notizia e poi c’era lui … Zeke aveva un’espressione corrucciata e gli occhi solitamente scintillanti di malizia e allegria apparivano rabbuiati.

Bas ci mise un paio di secondi prima di riuscire a ribattere e quando lo fece la sua espressione era quasi equivalente a una confessione.

- Teoria interessante, ma hai anche delle prove a supporto o questa mattina ti sei semplicemente svegliata con l’idea che ti frullava per la testa? –

- Nessuna prova, ma basta guardarvi in faccia per capirlo. Farò rapporto a Max, sappilo. –

- Fa pure tutti i rapporti che vuoi, ma ora sparisci dalla mia palestra. – intervenne Reaper, giunto solo in quel momento, affiancandosi all’amico e fissandola con aria truce.

L’Intrepida voltò loro le spalle e si diresse verso l’uscita, rallentando quando passò accanto a Nicole e Fiamma.

- Non mi sono mai piaciute le furbe; vi terrò d’occhio, sottospecie di puttanelle. – sibilò minacciosamente.

Puttanelle?

Chi diavolo si credeva di essere quella?

- Scusa, sfregiata, credo di non aver capito bene l’ultima parola. – ribattè Fiamma a voce alta, calcando sull’appellativo che fece trasalire i presenti.

La cicatrice di Zaira era probabilmente una delle ustioni più brutte a cui si potesse sopravvivere e devastava un volto con cui già dal principio madre natura non era stata affatto generosa. Nessuno in fazione sapeva come se l’era procurata, visto che al momento della scelta ce l’aveva già, però allo stesso tempo non c’era stato iniziato o Intrepido che avesse osato deriderla perché, per quanto raccapricciante potesse essere, era pur sempre un bestione di donna e avrebbe potuto mettere al tappeto praticamente chiunque.

- Sali sul ring, mocciosa. ORA! –

Obbedì, raccogliendo le onde corvine in un’alta coda di cavallo e sfilandosi la felpa che aveva indossato per combattere l’umidità di quel periodo.

Reaper le afferrò un braccio quando gli passò accanto, facendola sussultare come se fosse stata ustionata dal suo tocco.

- Lasciami. – borbottò, tirando all’indietro e cercando di liberarsi.

- Non essere ridicola, non puoi vincere contro di lei, finirai solo con il farti male. –

Gli occhi smeraldini fissavano risolutamente i suoi color ghiaccio, quasi volesse imporle la propria volontà e impedirle di fare quella sciocchezza.

- Tu non sai proprio nulla di cosa posso fare o meno. E ora lasciami, adesso! –

La presa sul suo polso scomparve all’istante e Reaper si fece da parte, continuando a seguire la sua avanzata con aria preoccupata. C’erano anche altri sguardi puntati su di lei, lo riusciva a percepire chiaramente, ma quello che individuò immediatamente era d’acciaio.

Eric.

La sua espressione era impassibile e non riusciva a capire se fosse contrariato, preoccupato, ammirato o semplicemente incredulo.

Non aveva tempo per cercare di capirlo, però, perché Zaira si era già sistemata in posizione davanti a lei.

Scattò in avanti ancora prima che il suo cervello avesse il tempo di provare a formulare un piano d’attacco e avvertì il cupo e soddisfacente tonfo di un pugno che andava a segno. Ritrasse il braccio, preparandosi a colpire nuovamente, incurante della fitta di dolore che dalle nocche si stava rapidamente irradiando fino alla spalla. Ma di cosa era fatta, di marmo?

Fintò un manrovescio per poi colpirla con un montante preciso, proprio sotto il mento. La testa scattò all’indietro, ma non tanto quanto si sarebbe aspettata, e l’attimo seguente davanti ai suoi occhi non ci furono più altro che stelle. Solo quando atterrò di schiena sul tappeto del ring realizzò di essere stata colpita in pieno. Vide Zaira prepararsi a colpirla con un calcio laterale e rotolò di fianco, allungando la gamba sinistra e facendola finire a terra a sua volta con una rapida spazzata. Le saltò addosso, afferrandole con forza il braccio sinistro e torcendolo fino a quando la donna non proruppe in un urlo di dolore.

- Arrenditi o ti spezzo l’articolazione. –

- Spezzala pure, non m’importa, tanto non mi arrendo. – ringhiò in risposta.

Fece leva con più forza, facendola ululare nuovamente dal dolore. Non voleva causarle danni seri, anche perché prima o poi Zaira avrebbe preteso la sua rivincita ed era abbastanza sicura che in quell’occasione per lei le cose non si sarebbero messe molto bene.

- Arrenditi. – insistè.

- Io non … – cominciò, ma un nuovo gemito le strozzò le parole in gola, - D’accordo, mi arrendo. –

La lasciò andare, alzandosi in piedi e portandosi a un paio di metri da lei. Starle troppo vicina non le sembrava un buon piano in condizioni normali, figurarsi ora che era dolorante e infuriata.

Un fischio si levò nel silenzio generale, mentre uno dopo l’altro gli iniziati si univano al coro e la acclamavano a gran voce. Zeke, insieme a Quattro e Stefan, allestì una specie di sedia improvvisata con le braccia e la issò in alto, portandola in giro per la residenza degli Intrepidi come una principessa. Dietro di loro venivano gli altri iniziati e, in leggera disparte, stavano Reaper e Bas, un sorriso stampato sul volto di entrambi.

Quando la rimisero giù, Nicole l’abbracciò con slancio e le urlò: - Tu sei una pazza, una completa incosciente, ma sei stata semplicemente fenomenale! –

- Non potevo certo permettere che ci offendesse in quel modo e la passasse liscia, no? –

Incrociò le braccia al petto con aria risoluta. In quel momento si sentiva invincibile, capace di qualsiasi prodezza.

- Certo che non potevi, che Intrepida saresti stata altrimenti? – concordò lei, ridacchiando e dandole un cinque.

Quando la folla si fu diradata, Reaper annunciò che gli allenamenti per quella mattina erano sospesi e sarebbero stati ripresi dopo pranzo.

L’ennesimo boato d’approvazione si levò tra i ragazzi. Fiamma, folgorata da un’idea talmente assurda che se solo le fosse venuta in mente una settimana prima avrebbe compreso di essersi completamente bevuta il cervello, afferrò Zeke per un braccio e lo trasse a sé. Si chinò a sussurrargli all’orecchio, con tono cospiratorio.

- Se volessi fare un giro sulla zip line tu sapresti a chi chiedere, vero? –

Il ragazzo sgranò gli occhi per una frazione di secondo, preso in contropiede, per poi aprirsi nel sorriso più smagliante del suo repertorio.

- Certo che lo so, dolcezza. –

Quattro, al suo fianco, sbiancò leggermente.

- Vuoi davvero gettarti nel vuoto da un palazzo alto cento piani? –

Annuì con risolutezza.

- Sei completamente impazzita, vero? –

- Ovviamente. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo, spero che vi piaccia e come sempre  vi chiedo di farmi sapere che ne pensate. I vostri pareri sono molto importanti sia per me che per gli scrittori in generale, perché è solo grazie a essi che si migliora. Quindi, fuori gli artigli ;) Al prossimo capitolo.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Cap 11 ***


Cap 11

 

 

 

 

 

 

Mentre l’ascensore li portava lentamente all’ultimo piano, Fiamma si concesse un’occhiata a tutti i suoi compagni. Quattro aveva saldamente assicurato che mai e poi mai si sarebbe offerto volontario per una cosa del genere; “c’è una bella differenza tra l’essere coraggiosi e l’avere istinti suicidi”, aveva detto, e Stefan aveva deciso di rimanere con lui.  Nicole era al suo fianco, intenta a rimirarsi le unghie nel vistoso tentativo di fingersi impassibile; Jesse era appoggiato alla parete della cabina e le lanciava occhiate distratte per poi distogliere lo sguardo non appena si rendeva conto di essere stato scoperto; Zeke era se possibile più eccitato del solito e il sorriso malandrino era ben fermo sulle sue labbra; completavano il gruppo Shauna ed Eric, una euforica e l’altro imperscrutabile come suo solito.

Quando arrivarono al centesimo piano il trillo del campanello che annunciava l’apertura delle porte li fece sussultare. Scoppiarono tutti a ridere, una risata alta e lievemente isterica.

- Se ci trovano passeremo dei seri guai; agli iniziati non è permesso usare la zip line, men che meno da soli. Andremo due alla volta, l’imbracatura è abbastanza resistenze per reggere il peso se riusciamo a formare delle coppie equilibrate. – esordì Zeke, manovrando velocemente l’attrezzatura e lasciando vagare lo sguardo tra di loro.

- Allora, chi va per primo? –

Fiamma si fece avanti con aria decisa. Era stata lei a proporre la cosa, come minimo avrebbe dovuto lanciarsi per prima. Doveva solo trovare qualcuno disposto a lanciarsi con lei.

- Io, ma chi altro viene con me? –

- Può andarci Jesse. – propose Zeke, lanciando un’occhiata d’intesa all’amico.

- Io … Sì, posso lanciarmi per primo, non ci sono problemi. – assicurò il biondo, facendosi timidamente avanti. Una mano possente calò sulla sua spalla, trattenendolo fermo sul posto.

- No, vado io. Non voglio aspettare che voi vi decidiate a lanciarvi, e poi non mi sembra la persona più affidabile di questo mondo: non riesce neanche a parlarle guardandola in faccia. – concluse la sua arringa, fissando Fiamma con sguardo penetrante.

- A te sta bene, mild? –

Prima ancora che il suo cervello potesse formulare i pro e i contro di una proposta del genere, si ritrovò con la testa che annuiva lentamente. A quanto sembrava il suo corpo sapeva perfettamente quali erano le scelte migliori per lei.

- Sistemaci l’imbracatura, Zeke. – replicò, avvicinandosi al parapetto e aspettando pazientemente che l’amico sistemasse le varie cinghie. Si sforzò d’ignorare la sensazione di calore che le stava attraversando il corpo e che aumentava sempre più mano a mano che la distanza tra lei ed Eric diminuiva. Quando le braccia del ragazzo si serrarono intorno alla sua vita e il suo respiro caldo s’infranse contro la pelle sensibile del collo, dovette affondare i denti nel labbro inferiore per impedirsi di sospirare. Non avrebbe mai creduto di arrivare a vedere il giorno in cui avrebbe ammesso di trovare piacevole la vicinanza di quell’ Erudito dal cuore di ghiaccio e i modi sprezzanti.

- Ci siamo, sei pronta? –

Annuì.

- Eric? –

- Hai finito con le domande idiote? Lanciaci e basta. – ribattè bruscamente.

Zeke si strinse nelle spalle, contrariato dall’atteggiamento del trasfazione, ma non disse nulla e si limitò ad azionare la carrucola.

Un millesimo di secondo dopo erano in caduta libera, l’una stretta all’altro, l’adrenalina che entrava rapidamente in circolo e i cuori che battevano all’impazzata. Avvertì la presa di Eric che si rinserrava, quasi volesse proteggerla facendole scudo con il proprio corpo. L’aria sferzava i loro volti, facendo lacrimare gli occhi e arrossare le guance, le sagome sotto di loro apparivano minuscole e sfocate. Era la cosa più simile al volo che Fiamma avesse sperimentato in tutta la sua vita. Era eccezionale, e si disse che aveva fatto la scelta giusta anche solo per aver provato il brivido di un’esperienza del genere. Realizzò che la corsa era finita solo quando udì l’impatto dei suoi piedi contro il terreno. Si lasciarono aiutare nello slacciare le imbracature e si guardarono negli occhi, per poi scoppiare a ridere.

- È stato incredibile. –

Persino gli occhi d’acciaio di Eric sembravano sorriderle.

- Già. –

Dal modo in cui lo disse, Fiamma capì che quella era stata la spinta decisiva per l’evoluzione del loro rapporto. Nulla univa qualcuno più di aver fatto qualcosa di mortalmente rischioso e irresponsabile.

Lei ed Eric non erano più solo due compagni d’iniziazione, ormai erano amici.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli allenamenti pomeridiani ripresero con il consueto ritmo incessante. Mentre calciavano e tiravano pugni contro i sacchi, Reaper la raggiunse. Le poggiò una mano sul ventre, poco sotto lo sterno, facendola sussultare per la sorpresa.

- Mantieni la tensione qui, ti aiuterà a colpire con più decisione. –

S’irrigidì, digrignando i denti e impedendosi di colpirlo in pieno volto. E pensare che solo un paio di giorni prima aveva creduto di trovare piacevole ed eccitante la sua vicinanza; ora l’unica sensazione che l’attanagliava quando il Capofazione era nei paraggi era un forte senso di nausea.

- D’accordo, ma adesso smettila di toccarmi. – esclamò, colpendo con maggior vigore il sacco, per poi aggiungere: - Non lo sopporto. –

Le sue parole, unite al tono tagliante con cui le aveva pronunciate, lo fecero incupire. Cercò il suo sguardo, desideroso di instaurare una specie di contatto.

Bè, lei non voleva proprio avere contatti di alcuna natura con lui.

- Se solo mi lasciassi parlare, magari potrei … – cominciò, ma venne zittito prontamente da una sua occhiataccia.

- Potresti cercare qualche scusa per il tuo comportamento? Bè, non esiste una scusa in tutto l’universo che sia in grado di giustificarti. –

Calciò con violenza, facendo sbattere il sacco addosso al muro. Se non altro aveva scoperto un modo per colpire con maggior vigore: doveva solo far finta che il destinatario dei suoi colpi fosse Reaper.

- Te l’ho detto, ero ubriaco … e tu eri così bella che l’unica cosa che riuscivo a pensare era quanto ti volessi. – insistè, sistemandosi dietro al sacco e afferrandolo con le braccia, tenendolo fermo mentre lo colpiva. In questo modo le era impossibile ignorarlo.

Inarcò un sopracciglio, indignata, - Stai cercando di dire che la colpa di quello che è successo è mia, che me la sono cercata? –

Il ragazzo scosse la testa con vigore e un pizzico d’esasperazione.

- No, certo che no, non intendevo questo. –

- Allora cosa intendevi dire di preciso? – ringhiò, assestando l’ennesimo calcio. Il contraccolpo del sacco contro il suo petto fece gemere lievemente Reaper.

- Che mi dispiace. –

Cercò nuovamente il suo sguardo, ma Fiamma fissava ostentatamente un punto imprecisato alle sue spalle.

- Dannazione, puoi almeno guardarmi in faccia per due secondi?!? – esclamò.

Puntò gli occhi di ghiaccio in quelli smeraldini, rivolgendogli l’occhiata più disgustata e sprezzante che fosse capace di mettere insieme.

- Ecco fatto, ti sto guardando, soddisfatto? –

Dall’espressione che aveva, ferita e lievemente pallida, non sembrava affatto che lo fosse. Anzi, era decisamente il contrario.

- Mi dispiace, sul serio. – insistè.

- Questo lo hai già detto. Ora, se non ti spiace, dovrei continuare ad allenarmi e vorrei farlo da sola. – ribattè gelidamente.

Reaper lasciò andare il sacco con un sospiro e si allontanò lentamente, dirigendosi verso Bas che lo fissava con aria perplessa. Scosse la testa e rivolse la sua attenzione  al resto degli iniziati.

Quando venne dato l’ordine di passare all’esercizio successivo, Fiamma si ritrovò ad essere accoppiata a Eric.

- Tre serie da venti di addominali, avete un intervallo di due minuti tra una serie e l’altra. Cominciate. – ordinò Bas.

- Comincio io. – decretò Eric, sdraiandosi a terra e aspettando che Fiamma si accucciasse accanto a lui per tenergli le gambe saldamente ancorate al suolo.

Prese lo slancio e cominciò a flettere su e giù il busto, tenendo un ritmo veloce e costante che la impressionò. Quando, dieci minuti più tardi, si accingeva a completare l’ultimo addominale lo slancio che usò per contrastare la stanchezza dei muscoli fu eccessivo e il suo viso si ritrovò a un paio di centimetri da quello di Fiamma.

Il grigio acciaio sembrava attrarre le iridi di ghiaccio della ragazza come una calamita avrebbe fatto con il ferro. Da così vicino poteva notare le pagliuzze argentate delle iridi, la perfezione dei tratti volitivi e inspirare il suo profumo pungente. Incapace di distogliere lo sguardo, notò per la prima volta come le sue labbra fossero ben delineate e dovette fare appello a ogni oncia della sua forza di volontà per smettere di pensare a cosa avrebbe provato se avesse annullato la poca distanza che li separava e l’avesse baciato.

Oh, ma che andava a pensare? Baciare Eric, roba da pazzi. Eppure doveva essere completamente impazzita perché il suo corpo non faceva altro che smaniare perché lei lo facesse.

Datti un contegno, ragazza, non sai neanche se lui provi la stessa cosa.

Già. Che poi, cosa avrebbe dovuto provare? Non sapeva neanche lei perché stava fantasticando in quel modo su di lui.

È un bel ragazzo, è legittimo che ti piaccia, no?

Sì, era un bel ragazzo, lo aveva notato fin dalla prima volta in cui aveva posato lo sguardo su di lui, ma questo non voleva automaticamente dire che fosse in diritto di baciarlo.

Lui come reagirebbe se lo facessi?

Già, quella era la vera domanda. Avrebbe ricambiato il bacio, stringendola a sé come aveva fatto Reaper fino a pochi giorni prima, o si sarebbe ritratto indignato e l’avrebbe presa per una completa pazza. Non l’avrebbe certo biasimato se la reazione fosse stata la seconda, in fin dei conti fino a due giorni prima aveva professato a mari e monti di non sopportarlo.

Però ora le piaceva. Forse … O magari erano solo i suoi ormoni che erano improvvisamente impazziti e la portavano a fantasticare su di lui, su quegli addominali di marmo e quegli occhi d’acciaio che sembravano in grado di stregarla come mai prima.

Indecisa, rimase a fissarlo in attesa che fosse lui a distogliere lo sguardo. Però non lo faceva, anzi, sembrava assorto e concentrato in qualcosa di particolarmente interessante. Cosa ci fosse di così coinvolgente nel suo viso non avrebbe saputo dirlo.

La voce seccata di Reaper li riportò alla realtà.

- Ho detto che è ora di invertire i ruoli. Che c’è, siete troppo impegnati per prestare ascolto a quello che vi viene detto? –

Non replicarono, consapevoli che il Capofazione non cercava altro che un buon motivo per punirli in qualche modo.

- Comincio subito. – sussurrò Fiamma, sdraiandosi a terra e aspettando pazientemente che Eric si sistemasse come aveva fatto prima lei.

Vederlo lì, sistemato tra le sue gambe che la fissava, le fece correre un brivido lungo la schiena. L’immagine di loro due, nella stessa posizione ma su un letto, si materializzò prepotentemente nella sua mente. Le avvamparono le guance e distolse lo sguardo, imbarazzata.

- Tutto bene? –

Annuì, dipingendosi sul volto un sorriso e sperando che non apparisse come una smorfia timida.

- Inizia a contare, prima finisco e meglio è. – mormorò, concentrandosi unicamente sui movimenti da fare.

L’esercizio fisico e la stanchezza le avrebbero tolto dalla testa quelle strane fantasie. O almeno sperava.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo … ta tan! Allora, spero che vi sia piaciuto e vi annuncio che nel prossimo ne vedremo delle belle (oltretutto sarà tutto narrato dal punto di vista di Eric). Come sempre ringrazio chi segue, preferisce, ricorda e naturalmente le ragazze che recensiscono. Mi fanno sempre molto piacere i vostri commenti e sono lieta che la storia piaccia. Alla prossima.

Baci baci,

                  Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 12
*** Cap 12 ***


Cap 12

 

 

 

 

 

 

 

POV Eric

 

 

 

 

 

 

 

 

Che gli stava succedendo?

Si era ritrovato a fissarla come se non avesse mai visto una ragazza prima di quel momento. Sicuramente aveva fatto la figura del perfetto imbecille. Perché altrimenti sarebbe arrossita e si sarebbe sforzata di riportare la conversazione su un terreno neutrale?

Conversazione, poi, come se avessero parlato. Si erano limitati a fissarsi negli occhi ed era bastato quel contatto perché un brivido gli solcasse la schiena. Non aveva mai visto uno sguardo così intenso, totalizzante; sembrava quasi che il suo volto fosse l’ultima cosa che avrebbe visto e volesse memorizzarne ogni minimo dettaglio.

La osservò mentre si fletteva, sbuffando lievemente per la fatica, ma stringendo i denti e andando avanti.

Era una delle cose che gli piacevano di lei: non si lagnava come tutte le altre ragazze, ma faceva ciò che le veniva detto e si sforzava di dimostrare di essere in grado di competere con chiunque. Era tosta, per essere una ragazza, e ai suoi occhi acquistava un fascino nuovo. Non aveva mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe nutrito del vero rispetto per una ragazzina insopportabile come mild, ma era evidente che in lei ci fosse molto più di quanto un’occhiata superficiale non lasciasse intendere.

Si chiese come avesse fatto quell’idiota di Reaper a non capirlo. O magari ci era arrivato solo adesso e stava cercando di riavvicinarsi a lei. Per un attimo, quando l’aveva visto avvicinarlesi e metterle le mani addosso aveva dovuto serrare i denti e costringersi a non mollare il sacco e sfogare la sua forza su di lui. Sicuramente sarebbe stato molto più soddisfacente. Però anche in quell’occasione Fiamma era stata in grado di cavarsela da sola, aveva saputo gestirlo ed era abbastanza certo che a buon bisogno sarebbe persino ricorsa alla violenza pur di toglierselo dai piedi.

- Eric, adesso puoi lasciarmi. –

La sua voce lo strappò dai propositi omicidi nei confronti del Capofazione.

- Cosa? –

- Ho finito le serie, puoi lasciarmi le gambe. – ripetè, sorridendo con un pizzico di divertimento.

Che avesse capito che era distratto perché la sua testa non era affollata da altro che non pensieri su di lei?

No, probabilmente in quel caso l’avrebbe affrontato e gli avrebbe fatto arrivare chiaro e tondo il messaggio che non era affatto interessata.

Si alzò in piedi, allungando una mano verso di lei per aiutarla a rimettersi in piedi, fingendo che il gesto gli fosse venuto spontaneo. La verità era che stava diventando maledettamente difficile ignorare le sensazioni che lo attanagliavano quando la sfiorava e ogni scusa era buona per averne un’altra dose. Fiamma stava diventando qualcosa di simile a un oppiaceo per lui, una delle poche cose buone che gli capitasse durante la giornata.

Afferrò la sua mano, sorridendogli e lasciandosi aiutare a rimettersi in piedi.

- Stavo pensando di fare un tatuaggio. – decretò, mentre uscivano dalla palestra fianco a fianco.

- Piacerebbe anche a me. Dove volevi farlo? –

Fiamma si alzò la canottiera nera, scoprendo una bella porzione di pelle e mettendo in mostra la zona che andava dall’anca al basso ventre. Picchiettò il dito sulla parte in questione e assunse un’espressione interrogativa.

- Dici che farà male in questo punto? Non vorrei che batta troppo sull’osso. – riflettè, afferrandogli la mano e poggiandola nel punto che aveva indicato poco prima.

Colto di sorpresa, si ritrovò a deglutire mentre percepiva la morbidezza e la freschezza della pelle delicata. La tastò lievemente, sforzandosi di ignorare gli ormoni che facevano le capriole dentro di lui.

Andiamo, cosa sei, un verginello alle prese con la prima cotta?

Certo che no. Doveva darsi un contegno o avrebbe finito con il fare la figura del maniaco o, peggio ancora, del disperato che si eccitava davanti a qualche centimetro di pelle scoperta.

Scostò la mano, irrigidendo le spalle e imponendosi di suonare distaccato.

- Non credo che sarà troppo doloroso. Se vuoi ti accompagno. – aggiunse, stupendo persino se stesso con quelle parole.

Quella ragazza gli faceva un brutto effetto. Tra gli Eruditi si rifletteva sempre su ogni frase e ogni sua possibile implicazione prima di pronunciarla, invece quando era con lei sembrava che la sua bocca fosse dotata di volontà propria e si rifiutasse di interpellare il cervello prima di uscirsene con strane proposte. Inutile dire che la cosa lo metteva in imbarazzo … e lui detestava essere imbarazzato.

Nell’espressione di Fiamma però, al di là di un pizzico di sorpresa, non c’era proprio nulla che facesse pensare che lo ritenesse inopportuno e appiccicoso.

- È una buona idea, in questo modo mi distrarrai se dovesse fare troppo male. –

Probabilmente se il tatuatore avesse calcato troppo la mano e le avesse fatto più male del necessario sarebbe stato l’ultimo tatuaggio che avrebbe realizzato, visto che non si sarebbe certo fatto problemi a spezzargli le dita una per una.

- Vuoi andare subito? – le chiese.

Fiamma annuì, incamminandosi accanto a lui e dirigendosi rapidamente verso il Pozzo. Fuori dal negozio di tatuaggi trovarono anche Zeke e Jesse, intenti a chiacchierare con l’Intrepido amico di Reaper e Bas.

- Bellezza, anche tu da Tori per un tatuaggio? – esclamò Zeke, sfoggiando orgogliosamente il complicato disegno che gli avvolgeva tutto il braccio sinistro.

- Sì, voglio qualcosa di permanente che testimoni che sono arrivata fino a qui. – confermò, prima di rivolgere l’attenzione su Jesse.

- E tu? –

Il ragazzo arrossì lievemente, per poi mostrarle il tatuaggio che aveva fatto dietro alla spalla. L’Intrepido al suo fianco ne aveva uno identico.

- Io e mio fratello, Ross, lo abbiamo fatto insieme. Rappresenta l’unione fraterna. – le spiegò.

Ora che li vedeva vicini, Eric poteva notare quanto in effetti si assomigliassero quei due; l’unica cosa che li differenziava era l’età e il taglio di capelli e il fatto che Ross sembrava essere fin troppo aperto e disponibile con il sesso femminile.

Non gli piaceva nessuno dei due, comunque, e la sua espressione non doveva nasconderlo perché Ross aveva inarcato un sopracciglio e lo stava fissando con espressione vagamente infastidita.

- Bè, ci vediamo più tardi, ragazzi. –

Fiamma lo trascinò dentro il negozio, fermandosi davanti ad alcuni disegni e osservandoli con espressione concentrata.

- Si può sapere perché li guardavi male? Ho persino creduto che Ross fosse sul punto di darti un pugno. – chiese poi, rompendo il silenzio che si era venuto a creare.

- Doveva solo provarci, l’avrei fatto a pezzi. – borbottò, prima di aggiungere, - E comunque quei due non mi piacciono. –

Fiamma trattenne una risatina che lo fece accigliare.

- Che c’è? –

- Nulla, è solo che ho l’impressione che non siano molte le persone che ti piacciono. –

Abbozzò un sorriso sghembo. Sì, in effetti anche lei aveva ragione.

- Bè, tu mi piaci. – replicò, mordendosi la lingua subito dopo.

Che accidenti si era messo in testa, voleva proprio fare la figura del perfetto imbecille?

Complimenti, Eric, sei stato veramente un genio. E tu saresti un ex Erudito? Continua così e ti farai ridere dietro per il prossimo millennio.

Gli occhi color ghiaccio di Fiamma furono illuminati da una specie di bagliore che non seppe interpretare con precisione e la ragazza abbassò subito dopo lo sguardo, mentre le guance le si tingevano di un delicato rosa pallido.

Si era forse imbarazzata?

Sì, è sicuramente imbarazzata dalla tua stupidità. Ti sembrava una cosa da dirle? Trova subito una soluzione per uscire da questo casino e risparmiarti la peggiore figuraccia della storia dell’umanità, razza di stupido.

- Cioè, nel senso che sei in gamba, per essere una ragazza. –

Ecco, così va meglio.

Finalmente tornò a guardarlo in faccia; il rossore era scomparso dalle sue guance, sostituito da un’espressione ironica.

- “Per essere una ragazza”. Davvero? –

Alzò gli occhi al cielo, consapevole di dove volesse andare a parare.

- Lo so, sono un maschilista. Ricevuto. Ora perché non ti dedichi a scegliere il disegno? –

Annuì, tornando a concentrarsi sui fogli appesi alle pareti girevoli. Tornò verso di lui pochi secondi dopo, stringendo tra le mani il disegno tribale di una pantera nera.

- Ho scelto, faccio questo. – annunciò, fissandolo con aria amorevole.

Sarebbe stato bello se avesse dedicato uno sguardo del genere a lui, anche solo per una volta, pensò.

Tori, l’Intrepida che si occupava del negozio, l’accolse nel salottino e la invitò a mettersi comoda e rilassarsi.

- È il primo? – chiese, professionale, mentre preparava tutta la strumentazione.

- Il primo di una lunga serie. – confermò.

Le rivolse un sorriso complice. Poi scoccò un’occhiata in direzione di lui e gli chiese: - Vuoi assistere mentre tatuo la tua ragazza? –

La sua ragazza?!? Perché, davano l’impressione di essere una coppia?  Decise di non indagare oltre e si limitò ad annuire in silenzio. Con la coda dell’occhio vide che Fiamma era nuovamente arrossita, ma non aveva protestato chiarendo che loro due erano solo … Solo cosa, ora che ci pensava?

Amici, probabilmente. Sì, quella sembrava essere la risposta più plausibile.

Tori era rapida e delicata e ultimò il suo lavoro in appena una ventina di minuti. Quando uscirono dal negozio, lei sorridendo orgogliosa e lui divertito da tutto quell’entusiasmo e sfoggiando il piercing che si era convinto a fare sul sopracciglio, Fiamma si voltò verso di lui con aria incuriosita.

- Vuoi qualcosa? – domandò, incerto.

- Nulla, solo che mi chiedevo perché non avessi detto che non ero la tua ragazza. –

Perché non sarebbe affatto male se lo fossi.

- In realtà ero sovrappensiero e non ho neanche fatto caso al fatto che l’avesse detto. – mentì, sorprendendosi per come la bugia gli fosse uscita spontanea. Decisamente non sarebbe mai potuto entrare a far parte dei Candidi.

Fiamma si mordicchiò il labbro, pensierosa, ma decise di non indagare ulteriormente. A questo punto però toccava a lui togliersi la curiosità.

- Perché, invece, tu non le hai detto nulla? –

- Mi sembrava brutto correggerla, sembrava così convinta che fossimo una coppia. Evidentemente non siamo male da vedere insieme. – replicò, senza tradire la minima traccia d’imbarazzo.

Era una scusa debole, dannatamente debole, e faceva acqua da tutte le parti. Tuttavia decise di lasciar perdere, se avesse voluto sarebbe stata lei a dirgli la vera ragione.

Tornarono in camerata pochi minuti prima dell’ora di cena, quando ormai tutti i loro compagni si erano già cambiati e diretti verso la mensa.

- Dovrei cambiarmi. –

La voce titubante di Fiamma gli ricordò quando la sera prima le aveva dato le spalle in attesa che s’infilasse sotto le coperte. In quel momento gli era parsa la cosa più saggia e delicata che potesse fare, ma adesso doveva fare violenza a se stesso per costringersi a voltarsi e no sbirciare.

- Fai pure. – replicò, girandosi a fissare ostentatamente la porta.

Dietro di lui sentiva solo il fruscio degli abiti che venivano sfilati e ripiegati in un angolo. Si arrischiò a gettare un’occhiata, sollevato dal fatto che anche lei fosse voltata e non potesse vederlo mentre la fissava.

E meno male, perché non dubito affatto che abbia un’espressione a dir poco maniacale.

Seguì con lo sguardo il profilo delle cinghie in pizzo del reggiseno nero, soffermandosi ad ammirarne il contrasto con il colorito della pelle. Chissà se anche lì era liscia come sembrava. Sicuramente sì, non c’era alcun dubbio che tutto in lei fosse incredibilmente piacevole da toccare.

La vide voltarsi e fece appena in tempo a tornare nella posizione in cui era prima.

Evitiamo di fare altre figuracce, almeno per oggi.

- Ho fatto. – annunciò.

Come se non lo sapesse e non l’avesse osservata nei minimi dettagli. Probabilmente avrebbe saputo descriverla alla perfezione senza alcuno sforzo particolare.

Sfilò a sua volta la maglietta, sorprendendola a fissarlo mentre fletteva i muscoli delle braccia e quelli del torace per infilarsi una t shirt che gli stava leggermente stretta a causa della massa muscolare in aumento.

Avrebbe dovuto comprare qualcosa di nuovo se non voleva fare la figura dell’energumeno strizzato in abiti di due taglie più piccoli.

- Possiamo andare. – annunciò, sforzandosi di non far trapelare quanto fosse compiaciuto per essere riuscito ad attirare la sua attenzione.

Forse, dopotutto, Fiamma non era poi così indifferente al suo aspetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

 

Eccoci, come promesso, con un nuovo capitolo tutto dal punto di vista di Eric. Mi scuso se dovessero esserci errori e/o sviste, ma ho finito di scrivere il capitolo all’una e venti e l’attenzione a quest’ora è quella che è. Spero che vi sia piaciuto. Ringrazio ancora una volta le ragazze che recensiscono, perché i vostri commenti sono qualcosa di veramente favoloso. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Cap 13 ***


Cap 13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quando arrivarono in mensa, Fiamma dovette fare uno sforzo immane per ignorare il sorrisetto di Nicole, che aveva tutta l’aria di saperla lunga.

- Carina l’idea del tatuaggio. Non è un appuntamento romantico, ma nessuno sano di mente può aspettarsi che Eric lo sia. – l’accolse, incurante dell’occhiataccia con cui l’aveva fulminata l’amica.

- Non era un appuntamento, mi ha solo accompagnata. –

- Eravate solo voi due, no? A casa mia questo si chiama appuntamento. – insistè, dando di gomito al cugino e attirando anche l’attenzione di Quattro e Zeke.

- Voi che ne pensate, stanno bene insieme? –

Quattro si accigliò, perplesso, - Lei e chi? –

- Lei ed Eric, naturalmente. – esclamò, indignata per il fatto che l’amico fosse provvisto di un così poco spirito d’osservazione.

Fiamma le pestò il piede con vigore, sibilando: - Perché non lo urli un po’ più forte? Sai, credo che ci sia qualcuno che non ha sentito bene. –

Gli occhi nocciola di Nicole brillarono divertiti mentre schioccava le dita con aria soddisfatta.

- Ah, ah! Lo sapevo, lui ti piace. –

Quattro si chinò verso di lei, scrutandola con un’espressione strana negli occhi blu polvere, a metà tra la preoccupazione e lo sconcerto.

- Ti prego, dimmi che questo è solo uno dei tanti deliri di Nicole. A te non può piacere Eric.

Zeke annuì.

-  Certo che non può piacerle, non quando potrebbe avere uno come me. –

Ammiccò, facendo scoppiare a ridere tutto il gruppo.

Fiamma lo ringraziò con un cenno del capo. La sua ironia era l’arma migliore per sdrammatizzare quel momento imbarazzante. Nicole, dal canto suo, inarcò un sopracciglio perfettamente disegnato e lo guardò con aria fintamente indignata.

- Scusa, ma non ero io che ti piacevo, una volta? –

Il sorriso dell’iniziato perse un po’ del suo entusiasmo e la fronte si corrugò. Stava evidentemente pensando a qualcosa che non gli faceva piacere, forse proprio alla relazione tra lei e Bas.

- Già, ma so riconoscere una sconfitta quando ne vedo una. – replicò.

Nicole non parve molto soddisfatta dalla sua replica, ma non disse nulla e si limitò a riprendere a mangiare.

Fiamma, dal canto suo, aveva fatto vagare lo sguardo alla ricerca del tavolo a cui si era seduto Eric. Lo aveva invitato a cenare con loro, ma la sua risposta era stata che “solo perché loro due andavano d’accordo non significava che dovesse per forza farsi piacere anche i suoi amici”. Insomma, il solito Eric.

Lo trovò seduto un paio di tavoli più dietro, intento a tagliare la sua porzione d’arrosto e con un’espressione alquanto scocciata dipinta sul viso. Ne individuò la ragione l’istante dopo. Una ragazza dai capelli biondi e boccolosi, una delle iniziate interne che aveva intravisto durante l’allenamento collettivo di quella mattina, gli sedeva accanto e cercava palesemente di attirare la sua attenzione e coinvolgerlo in una conversazione.

- Chi è quella? – domandò, rivolgendosi a Zeke e Shauna.

- Sheyleen, ci sono uscito per un po’ qualche tempo fa, è sexy. – replicò, incurante delle occhiatacce simultanee che gli avevano rivolto Shauna e Nicole.

- Quella sexy? Ma per favore, è tutta scena ma poca sostanza. – borbottò Nicole.

Shauna annuì.  - È una sciacquetta da quattro soldi, piuttosto stupida tra l’altro. –

Zeke alzò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa sul fatto che le donne non fossero mai obiettive, e poi chiese l’intervento di Quattro. – Tu che ne pensi, amico? –

La scrutò per un paio di secondi, stringendosi nelle spalle, - È carina, ma non è proprio il mio tipo. –

- Okay, ci rinuncio, è ovvio che avete seri problemi di vista. – sospirò.

Fiamma non disse nulla, riprendendo a mangiare in silenzio, e gettando di tanto in tanto qualche occhiata nella loro direzione.

È gelosia questa?

No, lei non era gelosa. Erano solo amici ed Eric era libero di frequentare chiunque volesse.

Quindi se cominciassero a uscire insieme sarebbe stato okay?

Figurarsi se Eric aveva intenzione di uscire con una come quella. Non sembrava affatto il tipo di ragazzo che correva dietro alle oche senza cervello.

Però Zeke aveva detto che era sexy. Possibile che lo pensasse anche lui?

Oh, insomma, si può sapere perché avrebbe dovuto importarle? Poteva anche sposarsela se proprio gli faceva piacere, a lei non importava assolutamente nulla.

Sì, certo, come no.

- Oh, per l’amor del cielo, datti un contegno. – sbottò, quando Sheyleen cominciò a strusciarsi palesemente contro il braccio muscoloso di Eric.

Spinse la sedia indietro con forza, alzandosi in piedi e puntando in direzione dell’uscita. Nessuno la obbligava ad assistere a uno spettacolo come quello.

Quattro la richiamò, ma la replica di Shauna bastò a convincerlo che era meglio lasciarla stare un po’ da sola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

   

 

Eric alzò gli occhi al cielo per la milionesima volta, trattenendosi dal mandarla a quel paese. Voleva semplicemente cenare e poi tornare a starsene per i fatti suoi, chiedeva forse troppo? Evidentemente sì, perché quell’interna con il cervello paragonabile solo a quello di un’oca con seri problemi mentali, gli si era appiccicata addosso come una cozza.

- Ehm, Sheyleen … - cominciò, cercando di imbastire un tono conciliante, se non altro per non attirare su di sé l’attenzione generale. Non gli era mai piaciuto dare spettacolo davanti a tutti, tanto più che quando perdeva il controllo faticava a tornare lucido e a rendersi di conto di ciò che faceva o diceva.

- Puoi chiamarmi Shey. – miagolò, interrompendolo.

E lui odiava profondamente essere interrotto.

Calma, Eric, calma.

- Magari potrei non chiamarti per niente, invece. –

E tanti saluti al tentativo di essere pacato e gentile.

Sheyleen scoppiò a ridere come se avesse detto la cosa più spiritosa che avesse mai sentito in tutta la sua vita. O magari aveva semplicemente sopravvalutato le sue capacità intellettive e non era in grado di capire che la sua non era una battuta di spirito. Sarebbe stato pronto a scommettere tutti i suoi averi sulla seconda opzione.

Si appoggiò al suo braccio, strusciando il seno contro la pelle scoperta del bicipite. Probabilmente uno qualsiasi degli altri ragazzi presenti sarebbe stato più che felice di ricevere quelle attenzioni così esplicite, ma lui non riusciva a fare a meno di pensare a quanto l’avesse scosso il contatto molto più lieve che aveva avuto con Fiamma. Non si era proposta in modo sfrontato, il loro sfiorarsi si verificava sempre casualmente, eppure gli provocava brividi che nessuno degli strusciamenti di Sheyleen era anche solo lontanamente in grado di emulare.

Un rumore stridulo, quello di una sedia che veniva spinta e fatta strusciare sul pavimento, attirò la sua attenzione. Si voltò giusto in tempo per vedere Fiamma, con un’espressione palesemente disgustata dipinta sul volto, che usciva dalla mensa a passo di carica.

Le parole dell’interna seduta accanto a Quattro, gli sembrava che si chiamasse Shauna o qualcosa di simile, gli fornirono una minima spiegazione dell’accaduto.

“Lasciala perdere, certe scene farebbero passare l’appetito a chiunque.”

Sottrasse rudemente il braccio alla presa di Sheyleen, ignorando l’espressione stupita dipinta sul viso della ragazza, e la seguì fuori dalla mensa.

Era arrivato allo strapiombo quando la vide. Sedeva a terra, la schiena appoggiata contro il muro, e gli occhi chiusi come se stesse cercando di riprendere il controllo.

Le scivolò accanto, in silenzio, aspettando che si accorgesse della sua presenza.

- Che ci fai qui, Eric? –

Sgranò gli occhi, sorpreso.

- Come fai a sapere che sono io? –

- Pino. –

Okay, adesso era ufficialmente confuso.

- Cosa? –

- Il tuo profumo. –

Quante altre persone ci sarebbero arrivate?

Poche.

Quante si sarebbero prese il disturbo di memorizzarlo fino al punto di saperlo riconoscere ovunque?

Probabilmente nessuna.

- Allora, perché sei qui? – insistè, aprendo gli occhi e puntandoli contro di lui.

Coraggio, è facile, sono solo poche parole. Devi solo dire: perché mi preoccupo per te.

- Perché ti ho vista uscire a metà cena, sembrava fossi arrabbiata. –

Un guizzo passò negli occhi color ghiaccio.

- Non ero arrabbiata. – sbottò. Da come l’aveva detto, però, era ovvio che fosse l’esatto opposto.

- Ah, no? –

- No. – confermò, risoluta.

Mentiva, sapeva che mentiva.

- Bugiarda. –

- Bugiarda? Come … come ti permetti? – esclamò, indignata, facendo per alzarsi in piedi.

Le afferrò repentinamente un braccio, stando attento a non stringere con troppa forza. Non voleva farle male, ma nemmeno che se ne andasse.

- Dimmi la verità. Perché? –

- Mi era passata la fame. Che c’è, devo renderti conto di ogni mio spostamento? – replicò, con più asprezza di quanto fosse necessario.

- È per Sheyleen? – domandò, mentre la voce gli si abbassava involontariamente.

Era quello il motivo, era davvero gelosa di lui?

Storse il naso sentendo quel nome, come se il solo pensiero della ragazza la disgustasse profondamente.

- Figurati, puoi farti strusciare addosso da qualsiasi sciacquetta della residenza, se ti fa piacere. –

Quindi aveva ragione, si era ingelosita.

Forse, dopotutto, quella piattola bionda non era stata del tutto inutile.

- Eppure sono qui, perciò a quanto pare non mi interessava poi molto farmi strusciare da una sciacquetta qualsiasi. – le fece notare.

La vide sgranare gli occhi e perdere un po’ della sua aggressività. A questo non aveva pensato.

- Perché mi sei venuto a cercare? … e voglio una risposta sincera. – aggiunse, puntandogli minacciosamente contro un dito.

Abbozzò un sorriso sghembo. Come al solito cercava di ribaltare la discussione per distogliere l’attenzione da sé. Era incredibile quanto avessero in comune.

- Perché non mi piace quando ti arrabbi, soprattutto se lo fai con me. –

- Io non … - cominciò, ma una sua carezza parve farle perdere il filo del discorso.

Le accarezzò il profilo della mandibola, alzandole leggermente il mento e spingendola a guardarlo negli occhi. Seguì il profilo delle labbra con un dito, soffermandosi sul labbro inferiore leggermente più sporgente che le conferiva quell’adorabile aria lievemente imbronciata.

Si chinò su di lei, lasciando solo un paio di centimetri a separare le loro labbra. La vide fremere e arrossire lievemente.

- Ecco, ora non sei più arrabbiata. – decretò, alzandosi in piedi e tornando verso la direzione da cui era venuto.

Probabilmente non avrebbe dovuto lasciarla lì così, ma era andato maledettamente vicino al perdere completamente il controllo e baciarla.

Avresti potuto farlo.

No, non quando non ne aveva ancora la certezza al cento per cento.

Avrebbe voluto che la baciassi, le si leggeva in faccia.

E se si fosse tratto in inganno da solo perché era ciò che voleva credere?

Sei un idiota, Eric.

Sì, lo era, decisamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo! Come al solito ringrazio le recensitrici (si potrà dire? Bah, io lo dico lo stesso u.u) per i loro splendidi commenti e spero che questo capitolo sia stato all’altezza delle vostre aspettative (P.S. Se voleste dare un volto anche a Sheyleen, sappiate che l’attrice è quella Gage che recita in Teen Wolf nel ruolo di Erica Reyes, di cui al momento mi sfugge il cognome). Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 14
*** Cap 14 ***


Cap 14

 

 

 

 

 

 

 

 

Fiamma si rigirava tra le lenzuola, senza riuscire a prendere sonno, ripensando a quello che era accaduto due ore prima. Aveva davvero creduto che Eric fosse sul punto di baciarla.

Aveva sperato che stesse per farlo.

Ormai doveva ammetterlo, se non altro a sé stessa: a lei piaceva Eric.

Eric Murter: l’Erudito insopportabile, l’iniziato arrogante, il ragazzo gelido ma affidabile, l’amico impensabile. Era così Intrepido, forte, che solo lo stare nelle sue vicinanze la faceva automaticamente sentire al sicuro. Non le avrebbe mai fatto del male, di questo ne era certa, così come non era in grado di temerlo. Aveva scorto sotto la superficie di ghiaccio e aveva visto quello che poteva essere, che sapeva essere, quando ne aveva voglia.

- Sono innamorata di Eric. – sussurrò, tra sé e sé.

La voce assonnata di Nicole le fece capire di aver parlato un po’ troppo ad alta voce.

- Fantastico, ora però perché non mi fai dormire in santa pace? –

Affondò la testa sotto le lenzuola, imbarazzata, per poi bofonchiare le sue scuse. Tutto inutile dal momento che l’amica si era girata dall’altra parte e aveva ripreso a dormire beatamente. Rimase a guardare il soffitto in silenzio, rassegnata a una nottata insonne dal momento che ogni volta che provava ad addormentarsi vedeva gli occhi d’acciaio di Eric che la fissavano intensamente.

Sospirò. Quando aveva cominciato a essere così ossessionata da lui?

Finalmente, dopo l’ennesima mezz’ora passata a tormentarsi, riuscì a prendere sonno per poi essere svegliata dieci minuti più tardi da un rumore metallico. Spalancò gli occhi, volgendosi verso l’ingresso della camerata. Reaper e Bas, appoggiati al muro, battevano ritmicamente contro un tubo di metallo, facendolo rimbombare per tutta la stanza.

- Capisco che sei cotta, sorellina, ma suonare il tamburo di notte va contro ogni logica. – bofonchiò Nicole, aprendo gli occhi di scatto.

Le lanciò un’occhiata perplessa. Suonare il tamburo? Dove diavolo avrebbe potuto rimediare un tamburo e, cosa ancora più importante, perché l’avere una cotta per Eric avrebbe dovuto farle venire voglia di suonarlo?

- Nicky, non sono io che faccio rumore. –

Le indicò con un cenno del capo l’ingresso. La ragazza si ricompose in fretta, sgusciando fuori dalle lenzuola come stavano facendo tutti gli altri e sistemandosi alla meno peggio i lunghi capelli castani.

Fiamma si prese un paio di secondi in più, preparandosi all’imbarazzo che l’avrebbe assalita quando avesse messo piede fuori dal letto. Si maledisse mentalmente per aver avuto la malaugurata idea di dormire con solo una maglietta che le arrivava poco sotto il sedere.

Mentre cercava di recuperare i vestiti nel modo più rapido possibile, lo sguardo incrociò quello di Eric e le sue guance avvamparono. La stava fissando in modo a dir poco palese e in quelle pozze d’acciaio bruciava un desiderio infuocante mentre osservava con esasperante lentezza ogni centimetro di pelle esposta.

- Forza, avete un minuto per finire di prepararvi e seguirci o vi trasciniamo fuori così come siete. – decretò Reaper, facendo scorrere gli occhi smeraldini su ognuna delle facce stanche degli iniziati.

Una volta che tutti furono vestiti, annunciò: - Andremo a prendere il treno e vi porteremo in un posto. Il gioco preferito di noi Intrepidi è Strappabandiera, vi spiegheremo le regole e formeremo le squadre strada facendo. Ora, forza, muoversi. –

Gli passarono davanti uno dopo l’altro finchè non venne il turno di Fiamma. Reaper la trattenne per una spalla, togliendo la mano non appena gli occhi di ghiaccio lo fulminarono.

- Stai bene? –

- A meraviglia. – replicò a denti stretti.

- Hai l’aria stanca … È successo qualcosa? – insistè.

Per un attimo sembrò tornare a essere il ragazzo premuroso che si era preso cura di lei e le era stato vicino durante i primi giorni dell’iniziazione. Prima che tutto quanto cambiasse, prima di Eric.

- Nessuno ha più cercato di violentarmi, perciò direi che no, non è successo nulla. –

- Hai intenzione di continuare a odiarmi per tutta la vita? – le chiese, esasperato, mentre seguivano il resto del gruppo.

- Chissà, potrebbe anche darsi. –

- Lo sai che mi dispiace. –

- Lo sai che non mi importa. – replicò, telegrafica, per poi allungare il passo e raggiungere Nicole e gli altri ragazzi.

Corsero lungo i binari del treno, saltando uno dopo l’altro, e passarono i primi dieci minuti di viaggio in religioso silenzio; erano tutti troppo stanchi e assonnati per riuscire a commentare con qualsiasi frase.

- Le squadre saranno capitanate da me e Bas … Lascio scegliere prima a te. – aggiunse, rivolgendosi all’amico.

- Troppa grazia. – replicò, sarcastico, prima di decretare: - Nicole. –

- Fiamma. –

Ecco, lo sapeva.

Si allineò dietro di lui, premurandosi di rivolgergli l’occhiata più ostile e feroce che fosse in grado di mettere insieme.

- Eric. –

- Quattro. –

Tobias si sistemò accanto a lei.

- Stefan. –

- Zeke. –

- Hai visto, bellezza, sembra proprio che noi due siamo destinati a stare insieme. – scherzò, facendo alzare gli occhi al cielo a Quattro e ridacchiare Fiamma.

- Sheyleen. –

La bionda ancheggiò esageratamente verso Bas, sistemandosi accanto a Eric e fissandolo con gli occhioni da cerbiatta. Fantastico, sarebbe stato un vero piacere colpirla con quei simulatori di dolore.

- Shauna. –

Bas lasciò vagare lo sguardo nello scompartimento, ignorando di proposito Jesse. A quanto pareva non era affatto intenzionato a prenderlo in squadra, probabilmente a causa della poca sopportazione che provava per suo fratello maggiore.

- Roxanne. –

- Jesse. –

Si distribuirono anche gli ultimi quattro ragazzi rimasti, due ragazzi trasfazione e due ragazze interne, finchè non rimasero gli Intrepidi che si sarebbero uniti al gioco.

- Io vado con Reaper. – annunciò Ross, mentre Jez si affiancava a Bas. Trey seguì il primo e Arianne raggiunse la sua ragazza. 

- Potete scendere per primi, se volete. – li stuzzicò Bas.

Reaper e Ross si scambiarono un’occhiata, ma fu Trey a replicare.

- Non saremo mica così stupidi da rifiutare un vantaggio del genere, no? –

Annuirono.

Uno alla volta comiciarono a saltare giù finchè non rimase solo Fiamma. Dopo un cenno di saluto a Nicole e Stefan, e un’ultima occhiata a Eric, si lanciò anche lei.

L’impatto con il terreno le fece stringere i denti per il contraccolpo, ma fu soddisfatta dal constatare che era stata una dei pochi ad atterrare in piedi e per giunta con grazia. Gli allenamenti di quei giorni avevano dato i loro frutti.

- Sarà meglio dividerci. Io prendo Fiamma, Quattro e Zeke. Trey e Ross, voi prendete gli altri e andate a nascondere la bandiera. – ordinò Reaper, per poi far loro un cenno e ordinargli di seguirlo lungo le stradine deserte e buie, così strette che non si riusciva a passare in più di due per volta.

- Ci divideremo in due coppie per coprire meglio il perimetro, noi prendiamo la zona nord est e voi la sud ovest. – aggiunse, rivolgendosi ai due ragazzi.

In quel momento, concentrato sull’azione e sul desiderio di vincere, Reaper non sembrava neanche essere più il ragazzo che aveva conosciuto. Si chiese distrattamente quante altre facce e personalità nascondesse dietro il bell’aspetto da Capofazione.

Quattro le lanciò un’occhiata incerta, come se volesse chiederle il permesso di lasciarla sola con lui. Era buffo, dal momento che non aveva la minima idea di cosa fosse successo tra loro, ma sembrava sapere perfettamente che c’era qualcosa che non andava.

Annuì, determinata. Sapeva badare a se stessa, ora che aveva scorto sotto la superficie dolce e protettiva che le aveva mostrato i primi giorni.

- Diamoci una mossa, non ho mai perso una partita e non voglio cominciare oggi. – decretò Reaper, incamminandosi verso l’area che toccava a loro pattugliare.

Camminarono in silenzio finchè non individuarono un palazzo che sembrava fare proprio al caso loro. Era abbastanza fatiscente, ma il tetto avrebbe offerto una visuale perfetta e, con la buona mira che avevano, era la postazione ideale per dei cecchini.

- Vai avanti tu, io ti copro le spalle. – borbottò Reaper, caricando il fucile e assottigliando lo sguardo, alla ricerca di sagome nell’ombra.

Senza farselo ripetere un’altra volta, entrò nell’edificio e avanzò con circospezione. I suoi passi rimbombavano nell’atrio e se da un lato le avrebbe permesso di essere identificata subito, dall’altro nessun altro avrebbe potuto assalirla senza che lei avvertisse in anticipo la sua presenza.

Era arrivata alla prima rampa di scale quando alle sue orecchie giunse un gemito soffocato. Si concentrò sui rumori, cercando di capire di chi si trattasse. L’ennesimo gemito le confermò ciò che aveva pensato: Reaper era stato colpito.

Riprese ad avanzare, notando che sul pavimento polveroso erano impresse un paio di impronte. Erano grandi, almeno tre o quattro numeri più del suo trentanove, e piuttosto fresche.

Il cane del fucile arretrò con un sonoro clic. Non era necessario farlo, ma dava sempre un bell’effetto melodrammatico.

Con la coda dell’occhio vide un paio di occhi che luccicavano nella penombra. Acciaio … Eric.

- Sei morta, mild. –

Calma, cerca di farti venire in mente qualcosa.

Già, era una parola. Se quella fosse stata un’arma vera non ci sarebbe stato nulla da fare, il proiettile l’avrebbe raggiunta prima ancora che facesse in tempo a puntare la canna del fucile contro di lui. Però era solo un gioco e in tutti i giochi esisteva una strategia capace di ribaltare le posizioni.

Allungò una gamba, portandola dietro alla caviglia del ragazzo e spingendolo all’indietro con le braccia. Eric sgranò leggermente gli occhi, colto di sorpresa, e si ritrovò con la schiena al suolo.

Si chinò su di lui, adocchiando la bandiera che portava legata al braccio. Stava allungando una mano per afferrarla quando si ritrovò intrappolata nella morsa muscolosa delle braccia di Eric. Provò a divincolarsi, ma i polsi le erano stati assicurati dietro alla schiena grazie alla stretta del compagno.

- Credevi che fosse così facile battermi? –

Sembrava quasi offeso dall’insinuazione.

- Non puoi biasimarmi per averci sperato. – replicò, sorridendo ironica.

- No, non posso. – confermò, mettendosi seduto con un colpo di reni e continuando a tenerla sotto controllo.

- Che stai facendo? –

- Mi metto comodo, siamo in quella che viene definita empasse, se non l’hai notato. Se io ti lascio tu provi a rubarmi la bandiera e io provo a spararti; dovrei fare affidamento solo sui miei riflessi, ma è un dato di fatto che tu sia più veloce di me. Non posso correre il rischio di perdere, quindi mi limito a tenerti sotto controllo finchè la mia squadra non trova la vostra bandiera. – spiegò, utilizzando quel tono pratico e distaccato tipico degli Eruditi.

Gli Intrepidi non erano fatti per le strategie articolate né per la valutazione dei pro e dei contro. I pochi che erano in grado di riuscirci finivano per essere scelti come Capofazione … forse un giorno quello sarebbe stato il ruolo anche di Eric.

- Quindi rimaniamo semplicemente qui ad aspettare? –

- Perché, hai di meglio da fare? – replicò, sarcastico.

- No, in effetti non mi dispiace rimanere così. –

Eric la osservò con un pizzico di malizia, soffermandosi sulle gambe attorcigliate di lei che gli cingevano la vita. I loro corpi erano schiacciati l’uno contro l’altro, più vicini di quanto fossero mai stati se si escludeva la notte in cui avevano dormito insieme.

- Non dispiace neanche a me, anche se il pavimento è scomodo … e freddo. – constatò, con una lieve smorfia contrariata.

Fiamma abbozzò un sorriso, a metà tra il malizioso e l’imbarazzato, guardandolo al di sotto della ciocca di capelli scuri che era sfuggita al controllo dell’acconciatura. Sbuffò, cercando di allontanarlo dagli occhi.

- Aspetta, faccio io. – mormorò, tenendole i polsi con una sola mano e usando l’altra per scostarle la ciocca e accarezzarle delicatamente una guancia.

L’avvertì fremere sotto il suo tocco.

Rimasero a fissarsi in silenzio finchè non fu Fiamma a prendere la parola.

- Bè, avanti, dimmi qualcosa. –

Eric si morse il labbro, come faceva sempre quando non sapeva cosa dire perché aveva troppe idee che gli affollavano la testa o era semplicemente troppo imbarazzato per ammettere ciò che stava pensando. In quel momento però l’unico motivo che lo tratteneva dal dirle ciò che avrebbe voluto era il timore di fare la figura dell’idiota.

- Sei così … – cominciò, ma s’interruppe, deglutendo nervosamente.

- Così? – lo esortò, chinandosi per portare i loro volti più vicini.

Erano vicini, troppo vicini.

- Bella. Sei davvero bella. – concluse.

Fiamma arrossì, abbassando lo sguardo, ma le sue labbra erano stirate in un sorriso compiaciuto e gioioso.

- Lo pensi davvero? –

- Sì. – confermò, prima che il suo corpo prendesse la decisione per lui.

Le labbra di Eric catturarono le sue in un bacio lieve, impulsivo, per poi separarsi in attesa della sua reazione.

- Lasciami. – ordinò.

Il ragazzo obbedì, certo di aver appena fatto la cosa più stupida della sua vita. Non avrebbe dovuto lasciare che i suoi desideri prendessero il sopravvento.

Non fece in tempo a concludere quella considerazione, però, che le braccia di Fiamma gli cinsero il collo e lo attirarono nuovamente a lei. Lo baciò con slancio, accarezzando le labbra con le sue e chiedendo timidamente l’accesso alla sua bocca. Le loro lingue ingaggiarono una specie di lotta per la supremazia, un po’ come facevano quando discutevano tra di loro.

Poi la sorprese. Si alzò in piedi, tenendola stretta a sé per non farla scivolare giù e Fiamma allacciò le gambe intorno alla sua vita con maggior decisione, avvertendo l'eccitazione di lui premere contro di lei. Nascose il viso contro il suo collo, inebriandosi del suo odore. Sentiva delle ondate di desiderio che la scuotevano da dentro.

 Eric la strinse di più a sé e si avvicinò al muro fino a quando la schiena di Fiamma aderì perfettamente alla parete, inchiodandola tra il suo petto e quest’ultima. Si strinse contro di lei, facendola sussultare e sospirare contro la pelle morbida e sensibile del collo. Il gemito che le strappò gli arrivò dritto nell’orecchio, impossibile da ignorare. Ormai non potevano più fare finta che fosse tutto accidentale, erano pienamente consapevoli dei loro corpi che si abbracciavano e incontravano intimamente, come non avevano mai fatto prima. E forse come non avrebbero fatto mai più.

Le mani della ragazza vagarono sulle spalle e sulla schiena di Eric, facendolo fremere e tremare leggermente. Non ce la faceva più, doveva toccarla anche lui, così fece scorrere la sua mano sulla coscia strizzata dai pantaloni fino ad arrivare alla porzione di pelle lasciata scoperta tra la vita dei pantaloni e il bordo del top, e subito capì di aver fatto un errore. Ora gli sarebbe stato impossibile dimenticare la sua pelle, il suo odore, quel momento con lei, quella passione che gli scorreva nelle vene. Sapeva che non avrebbe più potuto ignorare l'attrazione che provava per lei. Non avrebbe più dimenticato la sensazione di toccarla, della sua pelle candida che si infuocava sotto al suo tocco.

Quando si separarono, entrambi a corto di fiato, Fiamma gli sorrise.

- Certo che ce ne hai messo di tempo per deciderti a baciarmi, eh? –

- Vorrà dire che dovremo recuperare il tempo perso. – borbottò in risposta, tornando a baciarla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le labbra di Fiamma erano morbide e delicate proprio come aveva immaginato, ma la passione e l’aggressività famelica con cui rispondeva ai suoi tocchi e movimenti andava al di là di ogni sua immaginazione. Era estremamente eccitato dalla situazione, e anche piacevolmente stupito dal fatto che lei non lo avesse ancora schiaffeggiato. L'aveva sempre considerata come una ragazzina insopportabile, bella e coraggiosa, purtroppo irraggiungibile. In passato l'aveva spesso immaginata tra le sue braccia e tra le sue lenzuola, ma non si era mai fatto avanti per paura della sua reazione. Ma ora sentiva che anche lei lo voleva, e che era eccitata. Da lui. Era una sensazione inebriante.

È una ragazza capace di far perdere la testa a chiunque.

Sì, una volta tanto la fastidiosa voce interiore aveva ragione. Fiamma Balcoin lo stava davvero facendo impazzire.

Sospirò, colto di sorpresa dal lieve morso che gli aveva affibbiato al labbro inferiore, mentre una scarica di desiderio lo invadeva e gli faceva incupire gli occhi.

- Non farlo più. –

- Altrimenti? – lo provocò, mordicchiandosi le labbra.

Dannazione, stava davvero mettendo alla prova il suo autocontrollo.

- Mettiamola così, sarebbe a tuo rischio e pericolo. –

- Magari non m’importa, in fin dei conti sono un’Intrepida.

Rimarcò il concetto con un nuovo bacio, profondo e passionale, tacitando qualsiasi sua replica.

Non che avesse avuto poi tutta quella voglia di controbattere.

- Eric, Fiamma, si può sapere dove vi siete cacciati? – la voce di Nicole echeggiò dall’ingresso del palazzo.

Si separarono con un ultimo bacio a fior di labbra, poi uscirono allo scoperto e si avviarono verso l’uscita.

- Eccoci, Nicky. Chi ha vinto? – domandò Fiamma, raggiungendo l’amica e prendendola sottobraccio.

- La nostra squadra, Eric è stato bravo a portarsi via la bandiera. – replicò soddisfatta, per poi lanciare un’occhiata compiaciuta nella sua direzione.

A quanto sembrava stava lentamente acquisendo punti anche con la migliore amica, faceva passi da gigante. Pensò, ironico, mentre risalivano sul treno e si lasciava cadere a terra.

Lanciò un’occhiata a Fiamma, impegnata nell’ascolto di Zeke che illustrava come avesse fatto fuori tre iniziati prima di essere colpito. Lo ascoltava con aria fintamente interessata, annuendo di tanto in tanto, ma gli occhi color ghiaccio cercavano i suoi.

Le fece l’occhiolino, trattenendosi dal sorridere come un idiota quando la vide illuminarsi e sorridergli in risposta.

Gli piaceva, d’accordo, ma non per questo si sarebbe trasformato in un idiota dagli occhi a cuoricino ogni volta in cui i loro sguardi s’incontravano.

Questo però non esclude il fatto di staccare la testa a Zeke o a chiunque altro cerchi di fare l’idiota con lei.

Ovviamente. Lei era sua.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci qui. Ho plottato tutti i capitoli che mancano alla fine (dovrebbero essere altri quattro), tutti con una lunghezza intorno alle dieci pagine word come questo. Finalmente, al quattordicesimo capitolo, questi due testoni riescono a baciarsi. Alleluja! Bè, spero che siate soddisfatti del capitolo e che vi sia piaciuto almeno quanto a me è piaciuto scriverlo. Tra l’altro, sto considerando l’idea di scrivere un sequel ambientato durante Divergent/Insurgent (trovate una mini long, “Can’t remember to forget you”, che farà da ponte tra questa e l’eventuale sequel). Attendo una vostra opinione, alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Cap 15 ***


Cap 15

 

 

 

 

Fiamma si svegliò con il sorriso sulle labbra, stiracchiandosi pigramente come un gatto e lanciando un’occhiata intorno a sé. La maggior parte dei suoi compagni dormiva ancora, stremati e doloranti per la partita della notte precedente e per il rientro alle prime luci dell’alba, ma il letto vicino alla porta era vuoto e perfettamente rifatto. Scivolò giù, infilandosi un paio di pantaloncini e le scarpe da ginnastica e sostituendo la maglietta extra large con una canottiera nera.

Percorse il corridoio che separava le due file di letti in silenzio, dirigendosi verso il Pozzo. La Residenza non era mai stata tanto calma come quella mattina. Imboccò la strada che portava alla palestra e, giunta in prossimità della sala, avvertì il rumore del bilanciere in funzione. Ci aveva visto giusto, era ad allenarsi. Sbirciò all’interno, osservando Eric che fletteva ritmicamente i muscoli, l’espressione tesa e concentrata. Fin dal primo giorno dell’iniziazione era stato chiaro a tutti che fosse un ragazzo ben piazzato, ma ora che osservava le spalle ampie e la schiena muscolosa senza l’intralcio della maglietta poteva notare quanto la massa muscolare fosse cresciuta in quelle settimane. Di questo passo sarebbe diventato uno degli Intrepidi più massicci dell’intera residenza, constatò, raggiungendolo a passo felpato. Scivolò alle sue spalle, rimanendo a osservarlo con aria indecisa. Avrebbe voluto toccarlo, posare le sue mani su quel corpo tonico, ma allo stesso tempo aveva paura della sua reazione.

Si erano baciati, certo, ma Eric non le sembrava il tipo di ragazzo che apprezzava le attenzioni sdolcinate.

- Che c’è, mi spii, mild? –

Si voltò verso di lei, il sorriso sghembo ben fisso sulle labbra. Aveva l’espressione che avrebbe avuto un gatto dopo aver catturato il topo; peccato solo che la preda in questione fosse lei.

- Sai che è l’egocentrismo è una malattia? – lo rimbeccò.

- Sai che ricorri sempre al sarcasmo quando sei in imbarazzo? –

Scosse la testa, incredula. Da quando aveva imparato a capire così bene i suoi comportamenti?

- Devi avermi osservato parecchio se sai come interpretare ogni mia parola. –

Eric abbassò leggermente lo sguardo, mentre la carnagione solitamente chiara delle guance si colorava di un lievissimo rosa.

Possibile che fosse imbarazzato?

- Mi piace analizzare ciò che m’interessa. – replicò, risistemando il bilanciere e tergendosi la fronte con l’asciugamano lì accanto.

- Quindi t’interesso. –

Non era una domanda, ma Eric rispose lo stesso, inarcando un sopracciglio: - Non è ovvio? –

- Con te non c’è mai nulla di ovvio. – mormorò.

Era vero. Ogni volta che pensava di aver capito che tipo fosse, faceva qualcosa che stravolgeva totalmente l’idea che aveva di lui.

- Bene, non mi piace essere prevedibile. –

- Non si tratta di essere prevedibile o meno, ma di non farmi mai capire cosa vuoi. –

Si alzò in piedi, avvicinandolesi e posandole le mani sui fianchi.

- Ho voglia di baciarti. – decretò, fissandola negli occhi.

Non c’era imbarazzo nel suo sguardo, solo quell’ombra cupa che scuriva il color acciaio delle sue iridi e che gli dava un’aria tenebrosa.

- Allora fallo. – mormorò, sforzandosi di non distogliere lo sguardo e avvicinandosi un po’ di più.

Le labbra di Eric si posarono sulle sue, accarezzandole ed esplorandole con calma, senza alcuna fretta. Baciarlo era un gradevolissimo shock, proprio come la sera prima, e si chiese distrattamente se sarebbe sempre stato così. La morse piano, gentilmente, strappandole un piccolo gemito.

Fiamma realizzò che le loro mani si erano intrecciate solo quando si separarono, leggermente storditi e con le fronti appoggiate l’una all’altra.

Eric le accarezzò il dorso della mano con lenti movimenti circolari del pollice.

- Hai intenzione di andare alla festa di Zeke? – gli chiese.

- Tu vuoi andarci? –

Annuì. – Gliel’ho promesso e poi Nicole mi strozzerà se non l’accompagno. –

- Magari ci faccio un salto. – replicò, fingendosi indifferente.

Quel “magari” suonava tanto come un sì alle orecchie della ragazza.

- Magari ti aspetto lì. –

- Magari voi due trasfazione vorrete spiegarmi cosa ci fate in palestra a quest’ora e per di più durante il vostro giorno di riposo. –

La voce di Max, profonda e condita da un pizzico di divertimento, li fece scattare sull’attenti e districare le mani.

- Avevamo pensato di allenarci un po’, signore. – replicò il ragazzo, a testa alta e con lo sguardo sicuro di chi non aveva fatto nulla di male.

Fiamma, dal canto suo, non riusciva a non pensare a quanto sarebbe stato imbarazzante se il Capofazione fosse entrato un paio di minuti prima.

- Alla tua età non avrei certo passato il mio giorno libero ad allenarmi se avessi avuto una ragazza. –

Le guance dell’ex Candida si tinsero di rosso e distolse lo sguardo, imbarazzata. Doveva cominciare a farci l’abitudine del resto. Lei ed Eric forse non stavano proprio insieme ufficialmente, ma senza ombra di dubbio tra loro era nata una relazione.

- Mancano pochi giorni alla fine dell’iniziazione, non possiamo distrarci proprio adesso. Una volta che entrambi saremo dentro avremo tutto il tempo di stare per conto nostro. –

Max annuì come se ciò che aveva appena detto fosse assolutamente sensato.

- Sembra che la nuova generazione sia più saggia di quanto fosse la mia. – ironizzò, congedandosi con un cenno del capo e uscendo dalla palestra.

Rimasti soli, Fiamma gli rivolse uno sguardo penetrante.

- Quindi vuoi aspettare la fine dell’iniziazione prima di passare un po’ di tempo con me? –

Eric sembrava perplesso.

- Abbiamo appena passato un po’ di tempo insieme. –

Alzò gli occhi al cielo, furiosa. Saggio. Chi, lui? Max doveva proprio aver preso un abbaglio pazzesco.

- Un paio di baci me lo chiami passare il tempo insieme? –

- Bè, eravamo solo noi due … Quindi sì. – confermò, all’apparenza ancora più sconcertato.

- Ora ho capito perché non sei rimasto negli Eruditi. Sei totalmente incapace di arrivare alle conclusioni più ovvie. – esclamò, furibonda, uscendo a passo di carica dalla palestra.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Ragazze, chi le capiva era bravo. Adesso per quale accidenti di motivo era scoppiata come un vulcano in eruzione? Recuperò la maglietta che aveva lasciato in un angolo, l’indossò e tornò verso la camerata.

Uscito dalla doccia, si ritrovò davanti l’unica persona in tutta la fazione che proprio non riusciva a sopportare.

- Cosa vuoi? – esclamò, fissandolo in cagnesco.

Quattro lo fissò nello stesso modo.

- Che succede tra te e Fiamma? – volle sapere.

Fantastico, adesso quel Rigido si atteggiava a cavalier servente. A meno che … possibile che piacesse anche a lui? Li aveva visti passare un sacco di tempo insieme da quando erano arrivati nella residenza, ma non aveva mai avuto l’impressione che tra di loro ci fosse più di un’amichevole complicità.

È un Rigido; anche volendo, cosa pensi che potrebbero mai fare insieme, tenersi per mano e allacciarsi le scarpe a vicenda?

Trattene a fatica un ghigno divertito.

- Che c’è, Rigido, sei qui per dirmi che devo stare lontano da lei perché ti piace o per qualche altro strano motivo? –

Scosse la testa, incredulo.

- Piacermi? È come se mi stessi chiedendo se potrebbe mai piacermi mia sorella. No, voglio solo dirti che se la rendi infelice io ti renderò molto dolorante. –

Adesso passava alle minacce? Wow, c’era da averne paura.

- Credi forse di spaventarmi? –

Lui non era il tipo da farsi intimorire da un buffone che aveva scelto come nuovo nome un numero.

- Non voglio spaventarti, è solo un avvertimento. – replicò serafico.

- Messaggio ricevuto; ora perché non migliori la giornata a tutti e due e ti togli dai piedi? – borbottò, sorpassandolo con una spallata.

Stava indossando una maglietta pulita quando si ritrovò davanti quello scricciolo di ragazza che rispondeva al nome di Nicole. Lo fissava dal basso verso l’alto con un’espressione indignata che gli strappò un ghigno divertito.

- È la mattina delle minacce? – domandò, passandosi una mano tra i capelli corvini ancora bagnati e scompigliandoli.

Scosse la testa, facendo ondeggiare i capelli lisci come spaghetti e incrociando risolutamente le braccia al petto.

Non potè fare a meno di notare come a Fiamma riuscisse meglio quell’atteggiamento risoluto.

- Vedi di rimediare all’epocale stronzata che hai detto, sempre ammesso che t’importi qualcosa. – aggiunse, rivolgendogli uno sguardo penetrante.

Si sedette sul bordo del letto, portandosi quasi alla sua stessa altezza. Era incredibile quanto potesse essere minuta senza risultare assolutamente ridicola. Sembrava più che altro una specie di bambola in formato tascabile.

- Ti sto ascoltando, scricciolo. –

- Se vuoi solo qualcuna che ti scaldi il letto hai scelto proprio la persona sbagliata, perché Fiamma … - riprese, venendo interrotta all’istante.

- Non che la cosa ti riguardi, ma se avessi voluto solo del sesso facile avrei guardato altrove e molto prima. –

- Allora dimostralo invece di uscirtene con frasi come: per me passare del tempo insieme significa unicamente avvinghiarci e baciarci da qualche parte. –

- Non ho mai detto questo. – protestò.

Nicole inarcò un sopracciglio con aria di sfida. – Ah, no? –

Okay, forse non si era espresso proprio al meglio in palestra, ma lui non intendeva quello.

- Devo essermi spiegato male. Io non volevo dire … Cioè, non sono come Reaper. – esclamò.

- Un Erudito che si esprime male, ora ne ho viste di tutti i colori. – ironizzò, prima di aggiungere, - Perché non le dimostri che si sbaglia, allora? –

Certo, la faceva facile lei. Come si faceva a far entrare  in testa a una ragazza testarda come Fiamma che aveva semplicemente frainteso le sue parole?

- E come pensi che dovrei fare? – domandò, prima di mordersi la lingua.

Stava davvero chiedendo aiuto a quella mini bambola?

Nicole si sfregò le mani con aria soddisfatta.

- Pensavo di non vivere abbastanza da vedere il giorno in cui avresti chiesto aiuto a qualcuno. È semplice, devi solo dimostrarle che a lei ci tieni per davvero. –

Un’idea lo folgorò.

A quanto sembrava c’era una festa in programma e la sua presenza era obbligatoria, indipendentemente dal fatto che avrebbe dovuto ricorrere a ogni fibra del suo essere per sopportare la presenza congiunta di Zeke e Quattro.

- La festa di questa sera. – brontolò.

Nicole fece il segno della vittoria. – Allora, dopotutto, non sei proprio un completo idiota. –

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Mancavano un paio d’ore all’inizio della festa quando Fiamma, Nicole e Shauna uscirono dal negozio di Tessa con una busta ciascuna e l’espressione eccitata. Fare shopping con Nicole si era rivelata un’esperienza che non aveva nulla da invidiare all’addestramento in quanto a fatica. La ragazza sfrecciava letteralmente da uno scaffale all’altro, arraffando vestiti e accessori come se ne andasse della sua stessa vita. Le aveva sequestrate per ben un’ora e mezza, costringendole a indossare un capo dopo l’altro e a improvvisare una specie di sfilata davanti a lei e a una Tessa con le lacrime agli occhi per il divertimento.

Alla fine, proprio quando cominciavano a ponderare l’idea di ucciderla e occultarne il cadavere, Nicole diede il suo benestare per i vestiti che avevano addosso. Quello di Fiamma era un abito nero interamente lavorato in pelle che si chiudeva sul davanti con i lacci di un bustino ed era accompagnato da un copri spalle in pizzo nero; era scandalosamente corto e non si sarebbe mai fatta convincere ad acquistarlo se entrambe le ragazze e la stessa Tessa non l’avessero convinta che sembrava essere stato realizzato appositamente per lei. Completavano l’outfit un paio di stivali alla moschettiera che terminavano poco sopra il ginocchio. Il vestito di Shauna era molto più sobrio, un semplice abito a mezzamanica di un bell’azzurro cielo che riprendeva il colore dei suoi occhi e che le arrivava a metà coscia, impreziosito da una serie di ricami di un tono di azzurro leggermente più scuro. La faceva sembrare una bambola di porcellana, con quella sua pelle chiara e i lunghi capelli biondi, ed era precisamente l’idea che Nicole voleva dare di lei: una bellezza eterea e delicata. Infine, il vestito che aveva scelto per sé era un miniabito che riprendeva i colori della fazione d’origine con una striscia centrale di pizzo trasparente sotto alla quale era stato apposto il tessuto bianco per celare le “grazie” della ragazza che l’avrebbe indossato.

- Sono praticamente nuda. – borbottò Fiamma, indossando gli stivali ed esaminandosi davanti allo specchio con aria critica.

- Non essere ridicola, io sono nuda. – ribattè Nicole, ma il suo tono tradiva il compiacimento. Fece una piroetta su se stessa e tornò ad esaminare il suo riflesso con aria critica.

- Ci vuole un po’ più di illuminante. – stabilì, recuperando il vasetto e sfumandone un po’ sugli zigomi. Poi si voltò verso di lei, prendendola per le spalle e spingendola verso il letto.

- Siediti qui e lasciati truccare, manca poco all’inizio della festa. – ordinò, mentre Shauna si sistemava alle sue spalle armata di spazzola, forcine ed elastico per dedicarsi ai suoi capelli.

Quindici minuti dopo, con il collo dolente per aver eseguito tutte le istruzioni che prima una e poi l’altra le impartivano, le fu concesso di guardarsi nuovamente allo specchio. La ragazza che le sorrideva dall’altra parte non poteva essere lei.

Gli zigomi erano ancora più alti del solito, il viso aveva i tratti incredibilmente definiti che la facevano sembrare più magra, le labbra coperte di rossetto apparivano turgide e pronte al più passionale dei baci. Infine gli occhi erano stati messi in  risalto da uno smokey intenso sui toni del bianco e del nero. I capelli erano stati arricciati e acconciati in uno chignon che le conferiva un’aria di distratta eleganza. Persino il vestito non le sembrava più tanto tremendo ora.

- Pronta a entrare in scena, tesoro? – la esortò Nicole.

Annuì. Sì, era decisamente pronta.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Nel momento stesso in cui la vide entrare il suo cervello andò in black out. L’abito le aderiva tanto da non lasciare niente all’immaginazione e la pelle alabastrina lasciata scoperta sembrava attrarre il suo sguardo come una calamita irresistibile. Era da mozzare il fiato.

Un fischio di apprezzamento attirò la sua attenzione.

Ross, appoggiato a uno dei tavoli, aveva alzato la bottiglia in direzione del terzetto come a voler brindare a loro.

- Ripetimi ancora una volta come hai fatto a farti sfuggire una così, Reaper. – commentò, scatenando le risate di un paio di Intrepidi accanto a lui.

Il Capofazione corrugò la fronte e parve infastidito dai commenti almeno quanto lui.

- Già, sembra che l’unico che abbia fatto l’affare qui sia Bas. – aggiunse Trey, appioppando una pacca sulla spalla all’amico che si era diretto a passo svelto verso la sua ragazza.

Eric si chiese distrattamente se avesse dovuto fare la stessa cosa o aspettare che fosse in disparte.

Afferrò un bicchiere e lo vuotò d’un sorso, non perdendola di vista neanche per un attimo. La vide ridere e scherzare con Zeke finchè non prese per mano Quattro e lo trascinò sulla pista.

Quel Rigido non migliorava neanche mentre ballava. Considerò, osservando con divertimento i movimenti impacciati del ragazzo. Quando li vide separarsi fece per andare da lei, ma Reaper lo precedette. Non l’aveva neanche visto spostarsi e quello si era rivelato un errore madornale.

Lo vide avvicinarsi a lei e parlarle con aria sommessa. Fiamma scosse la testa, ritraendosi quando il ragazzo provò a prenderle una mano. Lo vide parlare ancora, questa volta sembrava proprio un cucciolo che era stato appena preso a calci e riusciva a leggere la supplica nei suoi occhi smeraldini persino da lì. La ragazza alzò gli occhi al cielo, sbuffando, ma questa volta non si ritrasse e lasciò che la conducesse in pista.  

Decise che ne aveva abbastanza. Si fece largo tra le coppie intente a ballare, raggiungendoli e interrompendo il loro ballo e le parole di Reaper, che le sussurrava chissà cosa. Scuse, sicuramente.

- C’è qualche problema? – gli chiese il Capofazione, stranito.

- Sì, il problema sei tu. – replicò, fronteggiandolo a brutto muso.

- Perché, invece, non lasciamo decidere a lei con chi preferisce stare? –

Perché, invece, non ti spacco semplicemente la faccia?

- D’accordo. – acconsentì, stringendo i denti.

Fiamma li osservò a turno, sconcertata. Faticava davvero a capire che entrambi non si sarebbero mai arresi, che la desideravano?

- Reaper … per favore, lasciaci soli. – mormorò.

Il ragazzo abbassò lo sguardo, sconfitto. – D’accordo, ma ricordati quello che ti ho detto. –

Eric aspettò che si fosse allontanato per guardarla con intensità.

- Cosa ti ha detto? –

- Che si odia e che si fa schifo per ciò che ha provato a fare. Gli ho detto che gli credo e che penso di poterlo perdonare. –

Sgranò gli occhi, ma non disse nulla. Se lei se la sentiva non sarebbero certo state le sue parole a farle cambiare idea.

- D’accordo, ma non mi piace che ti giri intorno … che nessuno ti giri intorno. – chiarì.

Fiamma gli rivolse uno sguardo di sfida. - E perché, improvvisamente vuoi più di un paio di baci da me? –

- Ho sempre voluto più di un paio di baci. – Poi, rendendosi conto di quanto ambiguo e sfacciato potesse sembrare, aggiunse: - Potrei portarmi a letto quasi chiunque qui dentro. –

- Bè, tu e la modestia andate proprio a braccetto. – ironizzò, sprezzante.

- Fammi finire. Potrei portarmi a letto una qualsiasi, ma non sarebbe te. Non sono bravo con le parole quando si tratta di sentimenti e roba varia, ma so ciò che voglio. Te. Non solo qualche minuto rubato giorno per giorno, ma sempre. –

- È un tentativo maldestro di dire che vuoi stare con me ufficialmente? –

Annuì. – Esatto. –

Si alzò in punta di piedi, baciandolo con delicatezza. Era appena uno sfiorare di labbra, dolce e delicato.

La strinse a sé, baciandola con più vigore, incurante degli sguardi a metà tra il sorpreso e il divertito che li fissavano. Che guardassero pure, lei era sua.

- E, tanto per la cronaca, questo vestito finisce in fondo all’armadio. – decretò, fissandolo contrariato.

- Perché, non ti piace? –

Fece una mezza giravolta, sorridendo sfacciata.

- Al contrario, mi piace troppo, così come piace anche a troppe persone per i miei gusti. – aggiunse.

Si alzò nuovamente in punta di piedi, mormorandogli all’orecchio, con voce maliziosa: - Magari allora potrei indossarlo solo per te. –

Deglutì, sentendo il sangue ribollirgli nelle vene.

Calma, calma. Vuoi forse passare per un troglodita ninfomane?

- Mi sembra una proposta interessante. – replicò, prima che un verso sorpreso uscisse dalla gola della ragazza.

Si voltò verso la direzione in cui stava guardando. Zeke e Nicole erano stretti in un abbraccio mozzafiato e di Bas non c’era alcuna traccia.

- Alla fine si è decisa, finalmente. – esclamò, soddisfatta, prima di tornare a cingergli il collo e baciarlo con trasporto.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Chiedo scusa per l’attesa, ma come  potete notare il capitolo è piuttosto lungo. Vorrei proporvi un piccolo sondaggio. Quale coppia preferite e quale personaggio? Detto ciò, qui sotto vi lascio il link dei vestiti che indossano le tre ragazze. Come sempre vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate di questo aggiornamento e vi rimando al prossimo capitolo.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

Vestito Fiamma:

https://www.google.it/search?biw=1366&bih=508&tbm=isch&sa=1&q=miniabito+in+pelle+nera&oq=miniabito+in+pelle+nera&gs_l=img.3...2628.3196.0.3553.4.4.0.0.0.0.136.527.0j4.4.0....0...1c.1.48.img..4.0.0.fNSqfuGsUXI#facrc=_&imgdii=_&imgrc=ZEZiGdz56DEzlM%253A%3BAzIoYgUTquCFoM%3Bhttp%253A%252F%252Fi00.i.aliimg.com%252Fwsphoto%252Fv0%252F564635182_1%252FFree-shipping-12pc-lot-2012-Sexy-Mini-Dress-With-Glitter-Lace-font-b-Bolero-b-font.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fit.aliexpress.com%252Fw%252Fwholesale-black-leather-bolero.html%3B800%3B800

 

Vestito Shauna:

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Vestito Nicole:

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Capitolo 16
*** Cap 16 ***


Cap 16

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Coraggio, bella addormentata, è ora di alzarsi. –

Affondò la testa sotto al cuscino, cercando riparo dalla voce allegra di Nicole che le rimbombava nei timpani.

Un momento … Nicole sveglia di prima mattina? C’era sicuramente qualcosa che non andava. Si districò dal bozzolo di coperte in cui era avvolta e le puntò un dito contro, con fare accusatorio.

- Perché tu sei già sveglia e, soprattutto, come mai sorridi come un’ebete? –

- Il Sole brilla, è l’inizio di una nuova settimana, e siamo sempre più vicini alla fine di questo strazio. Non ti sembra un motivo per essere felice? – replicò.

La conosceva abbastanza bene da sapere che stava mentendo oppure semplicemente omettendo la causa più importante del suo inaspettato buon umore.

- Tutto questo non ha proprio nulla a che vedere con un certo interno dalla pelle scura e gli occhi color cioccolato? –

- Pensa piuttosto al tuo pallido e inquietante ragazzo. – la rimbeccò, facendole la linguaccia.

Si alzò in piedi, stiracchiandosi pigramente, e gettò un’occhiata in direzione del diretto interessato. Sembrava essere il solito Eric di tutti i giorni, ma gli occhi tradivano una scintilla d’allegria che in precedenza non c’era.

- Eric non è pallido e inquietante. – protestò.

Okay, magari un po’ inquietante lo è, ma non ti piace anche per questo?

Lo vide fulminare con un’occhiataccia l’unico degli insopportabili Eruditi che era sopravvissuto alla prima fase d’eliminazione, che per tutta risposta si affrettò a distogliere lo sguardo e a togliersi immediatamente dai piedi.

D’accordo, è molto inquietante.

- Invece sì che lo è. Santo cielo, è l’incarnazione dell’inquietudine. –

- Chi è inquietante? –

Come la voce le raggiunse le orecchie non potè fare a meno di sorridere. Forse, dopotutto, non era proprio la persona più adatta a rimproverare Nicole per la sua eccessiva dose di felicità e sdolcinatezza.

- Nessuno. – replicò, alzandosi in punta di piedi per scoccargli un bacio a fior di labbra, proprio mentre Nicole decretava: - Proprio tu, mr muscolo. –

Cinse la vita di Fiamma con un braccio, stringendola a sé e sfiorandole il viso con il suo. - Meglio essere inquietante piuttosto che un completo idiota. –

- Guarda che non sto più con Bas, sto uscendo con Zeke adesso. –

- Appunto. – replicò, serafico.

Nicole gonfiò le guance per l’indignazione e Fiamma non potè fare a meno di scoppiare a ridere, non sapendo se essere più divertita dai modi di Eric o dalla comicità delle espressioni dell’amica. Poi, sfoggiando una delle sue migliori interpretazioni drammatiche, annunciò di ritenersi profondamente offesa dai suoi modi da scimmione e uscì alla ricerca di Zeke.

- Gli altri due casi umani che fine hanno fatto? Non che mi lamenti della loro assenza, sia chiaro. – aggiunse in fretta.

Già, quella sì che era una bella domanda. Quando era tornata in camerata Nicole le aveva raccontato tutto ciò che si era persa della serata. Stefan, chissà forse spinto dall’alcool, aveva finito con l’affrontare Quattro e il dichiararsi. L’Abnegante aveva cercato maldestramente di non risultare troppo brusco e aveva declinato la sua proposta, sforzandosi di essere quanto più gentile possibile. Non doveva esserci riuscito granchè bene, però, visto che Stefan si era dileguato e da allora non si erano più rivolti la parola; anzi, quando i loro sguardi si incrociavano anche solo per caso il Candido indossava un’espressione che era un misto di mortificazione e offesa, mentre il Rigido appariva visibilmente imbarazzato e confuso.

- Hanno avuto delle incomprensioni … sentimentali. –

- Lo sapevo! Nessuno può essere così Rigido da non degnare della propria attenzione neanche una ragazza, doveva esserci sotto qualcosa. – esclamò, trionfante come se quella fosse stata la conferma di chissà quale grandiosa teoria elaborata da una mente superiore.

Gli assestò un pugno sul fianco, facendolo gemere lievemente.

- Piantala! E poi, non è Quattro quello che si è dichiarato. –

Questa volta il ragazzo sgranò gli occhi, preso in contropiede.

- Ah no? Quindi stai per caso cercando di insinuare che il Rigido sia etero? No, perché sono certissimo che questo non sia assolutamente possibile. –

- Eric! – esclamò, indignata, colpendolo nuovamente nello stesso punto.

- Cosa? – domandò, sfoderando la sua migliore espressione innocente.

Certo, come se quello fosse un aggettivo a cui potesse accostarsi la sua personalità. Quando Eric sarà innocente con ogni probabilità l’Inferno sarà talmente ghiacciato che verrà inaugurata una stazione sciistica.

- Non puoi proprio essere un po’più gentile? –

- Chi, io? –

- Okay, hai ragione. Che ne dici di approssimativamente gentile? –

Eric finse di pensarci su. Annuì. – Sì, credo di potercela fare. –

Si chinò nuovamente su di lei, catturandole le labbra in un bacio che fu fin troppo breve per i suoi gusti.

- Devo andare a parlare con Stefan, sarà a pezzi. Tu, intanto, perché non ti eserciti con quella questione della gentilezza? –

- Uhm, respinto per un gay, sarà un colpo duro per il mio ego. –

L’occhiataccia con cui lo fulminò lo spinse a ghignare con aria malandrina. – Ehy, ho detto che credevo di farcela, non che ne sarei stato in grado. –

Fiamma alzò gli occhi al cielo, sbuffando, ma non potè fare a meno di increspare le labbra in un lieve accenno di divertimento.

Non c’era niente da fare, sembrava che fosse del tutto incapace di tenergli il broncio per più di qualche secondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Aveva trovato Zeke prima di quanto si fosse aspettata, impegnato come al solito a tenere banco tra gli iniziati interni e a raccontare chissà quale delle sue imprese. O atti di completa pazzia, come preferiva definirli lei.

- Ehy, piccola. – la salutò, facendosi largo tra il gruppetto e tendendo una mano per attirarla a sé. Stretta nel suo abbraccio, non potè fare a meno di ripensare agli avvenimenti delle ultime ore.

Aveva cercato di ripetere a se stessa che Zeke non era nulla più che un ragazzo carino che si divertiva a fare il buffone, che non era minimamente in grado di reggere il confronto con Bas e che lei non provava nei suoi confronti nulla più che quell’attrazione che tutti i bei ragazzi suscitano nelle ragazze che li circondano.

Quando le aveva detto di aver rinunciato all’idea di sedurla, però, aveva sentito una morsa in corrispondenza del cuore. Le ultime settimane erano trascorse nella certezza di piacergli e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per attirare la sua attenzione e adesso, invece, si ritrovava senza più alcun punto fermo. Era stato allora che aveva capito. Non le sarebbe dovuto importare della sua indifferenza, non se amava davvero Bas, ma evidentemente le cose non stavano come aveva cercato di convincersi.

La sera precedente aveva affrontato Bas, provando per la prima volta quella fastidiosa sensazione di colpa che scaturiva dal fare qualcosa di profondamente doloroso e ingiusto a una persona che non se lo meritava. Perché poteva non esserne davvero innamorata, o almeno non quanto lo era di Zeke, ma era un bravo ragazzo che non le aveva mai fatto mancare nulla e spezzargli il cuore la faceva sentire crudele. Bas però non le era sembrato poi così sorpreso, come se per certi versi avesse sempre saputo che quella per Zeke non era solo un’attrazione fisica o un nuovo divertente modo di giocare. Aveva abbassato lo sguardo, stringendo i pugni, e l’aveva pregata di non aggiungere altro. Aveva lasciato la sala a passo di carica senza voltarsi indietro.

Rimasta sola, Nicole aveva fatto vagare lo sguardo alla ricerca di Zeke, trovandolo circondato da un gruppetto di iniziate che ridevano per una delle sue battute. Era stato allora che aveva preso la sua decisione e ora, mentre ispirava il profumo del suo dopobarba e avvertiva il calore e la sicurezza della sua stretta, non poteva fare a meno di ripensare alle parole che si erano scambiati.

 

La sera prima ….

Marciò verso di lui, sforzandosi di apparire calma e rilassata. Una vera impresa considerato il fatto che il suo cuore batteva a ritmo incessante come se fosse del tutto fuori controllo.

- Zeke, posso parlarti? – disse, ignorando le occhiate incuriosite delle ragazze intorno a loro.

Che pensassero pure quello che volevano, le chiacchiere di quattro pettegole non la impensierivano minimamente.

Zeke la guardò perplesso, districandosi dalla presa delle sue ammiratrici e annuendo.

- Fammi strada. –

Raggiunsero l’angolo più esterno della pista, relativamente più tranquillo rispetto al resto della sala, e rimasero a fissarsi in silenzio per un tempo interminabile.

- Allora, di cosa volevi parlarmi? –

Sospirò, cercando di prendere coraggio e trovare le parole giuste che spiegassero ciò che provava per lui. Proprio lei che quella mattina aveva rimproverato Eric di non sapersi esprimere, adesso di trovava a corto d’idee. Decise che c’era solo un modo per fargli capire cosa provava.

Gli gettò le braccia al collo, attirandolo a sé, e lo baciò con passione, cercando di mettere in quel bacio tutto ciò che non riusciva a dirgli a parole.

Quando si separarono, Zeke aveva indosso una curiosa espressione a metà tra la sorpresa e l’incertezza.

- Non che me ne lamenti, ma perché lo hai fatto? – chiese.

- Perché ho scelto te. Ho lasciato Bas, perché voglio stare con te … Se tu ancora mi vuoi. – aggiunse, rammentando le parole che le aveva rivolto quel giorno in mensa.

Zeke la fissava frastornato, come se faticasse a capire il senso di quelle parole.

- Tu vuoi stare con me? – ripetè, incredulo.

Annuì, tormentandosi nervosamente le mani, - E tu? –

Si chinò su di lei, baciandola a sua volta.

- Non è ovvio? –

 

 

 

 

 

- A cosa stai pensando? – le chiese, accarezzandole il collo con le labbra e facendole correre un brivido lungo la schiena.

- Che sono contenta che tu non abbia davvero deciso di ignorarmi. – replicò, voltandosi quanto bastava per far sfiorare le loro labbra in un casto bacio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

Eric, seduto a terra e con le spalle appoggiate al muro, ascoltava con attenzione le parole di Reaper.

- Oggi diamo inizio all’ultimo modulo dell’iniziazione. Non c’è nulla che possa dire per prepararvi a ciò che vi aspetterà perché questa prova è altamente soggettiva. Gli Intrepidi imparano ad affrontare le loro paure e, se siete tali, voi dovrete fare lo stesso. C’è qualche volontario che vuole provare ad affrontare la simulazione per primo? – domandò, lasciando vagare gli occhi smeraldini sui volti degli iniziati.

Si alzò in piedi con un movimento fluido. Quanto poteva essere tremendo? In fin dei conti si trattava solo di qualcosa che era dentro la sua testa, niente di reale.

- Vado io per primo. – decretò, sentendo su di sé lo sguardo preoccupato di Fiamma.

Prima di varcare la soglia della stanza delle simulazioni si concesse di voltarsi verso di lei e le rivolse un sorriso sghembo che significava che tutto sarebbe andato per il meglio. Non era una femminuccia, poteva affrontare tutto ciò che si nascondeva nella sua psiche.

La porta si richiuse alle sue spalle e venne fatto accomodare su una poltroncina. Bas sedeva davanti al monitor del computer e armeggiava con una scatoletta contenente decine di provette. Ne porse una a Reaper, accompagnandola a una siringa.

- È il siero per la simulazione, va iniettato nel collo. – spiegò il Capofazione, caricando la siringa e avvicinandoglisi.

- Posso fare da solo? –

Reaper e Bas si scambiarono un’occhiata, ma non dissero nulla. Reaper scrollò le spalle e gli passò la siringa, cominciando a sistemare gli elettrodi lungo il suo corpo. Quando ebbe finito, tornò vicino allo schermo.

- È tutto pronto, iniettala quando vuoi. –

Eric schiacciò il pistone della siringa, avvertendo la sgradevole sensazione di bruciore dell’ago che penetrava sotto pelle e bucava la vena per farvi fluire il siero. Un senso di torpore lo pervase lentamente, accompagnata da una sensazione di vuoto. Chiuse gli occhi, ormai incapace di tenerli ancora aperti, e per un attimo intorno a sé non vide altro che il buio più totale. Fu allora che una morsa gli serrò lo stomaco. Cosa avrebbe visto? Cosa avrebbe provato?

Riaprì gli occhi nel momento stesso in cui il suo corpo registrò una sensazione di calore insopportabile.

Fuoco.

L’unica cosa che riusciva a vedere intorno a sé erano crepitanti fiammelle che zampillavano con vigore e si libravano alte nell’aria. Una colonna di fumo veniva portata dal vento e l’aria rarefatta assaliva naso e bocca suscitandogli la sensazione di essere sul punto di morire soffocato.

Una volta, quando era bambino, era scoppiato un incendio nel quartiere degli Eruditi in cui viveva e aveva sentito le urla di una donna, intrappolata all’ultimo piano dell’edificio insieme ai suoi due bambini, che chiedeva disperatamente aiuto. Le fiamme però avevano già invaso l’intera costruzione e mancavano pochi  metri perché divorassero anche loro tre. Ricordava di aver assistito alla scena in silenzio, pensando a come sarebbe stato essere nella sua stessa situazione e sentire il panico che prendeva il controllo del corpo e scacciava ogni briciolo di razionalità.

Le urla finirono poco dopo, quando cominciò il puzzo di carne bruciata.

Da allora Eric aveva sempre pensato che non doveva esistere una morte peggiore di quella che causava il fuoco.

Ed ora eccolo lì, circondato dalle fiamme e destinato a fare la stessa fine. Rimase immobile come avrebbe fatto un animale colpito dai fari di una macchina, sforzandosi di farsi venire in mente qualcosa … qualsiasi cosa.

Quando le fiamme lo inglobarono, il panico l’assalì. Tuttavia c’era qualcosa che non andava, perché il calore era asfissiante, ma la sua pelle non accusava il minimo dolore.

Fuoco che non brucia.

Nel momento stesso in cui la sua mente registrò l’assurdità della situazione, aprì gli occhi di scatto e si ritrovò seduto sulla poltroncina.

- Un quarto d’ora, tempo standard per essere la prima volta. –

La simulazione era davvero durata per così tanto? Non riusciva a crederci, eppure aveva l’impressione di essersela cavata tutto sommato.

- Vai a riposarti, Eric, domani faremo un altro tentativo. – ordinò Reaper.

Dalla sua voce sembrava che si stesse sforzando tremendamente di suonare professionale. Che figura avrebbe fatto se si fosse saputo che un Capofazione si sentiva in diritto di rivaleggiare con un iniziato? Probabilmente gli avrebbero riso dietro per il resto della vita.

Annuì, trascinandosi fuori con un sospiro.

Quella sarebbe stata la prova più dura di tutte.

Lo sguardo di Fiamma tornò sul suo.

- Come stai? – chiese.

Si passò una mano tra i capelli, trovandoli madidi di sudore.

- Potrei stare meglio. Torno in camerata, ci vediamo dopo. – replicò seccamente.

Sapeva di risultare odioso, ma doveva prendersi il suo tempo per affrontare quello che aveva appena scoperto. Malgrado fosse sicuro di sé e sapesse di essere coraggioso aveva comunque fatto la parte del ragazzino spaurito.

Non poteva permetterselo, non se voleva arrivare al primo posto e acquisire un titolo di tutto rispetto.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Fiamma scosse la testa, esasperata. Ecco che ricominciava con i suoi comportamenti lunatici. Comunque in quel momento non aveva proprio il tempo di pensare a Eric e alle sue stranezze. Si alzò in piedi, spolverandosi i pantaloni, e seguì Reaper dentro la stanza.

Rivolse un cenno di saluto a Bas e si sdraiò, aspettando pazientemente che gli elettrodi venissero sistemati. Accanto a lei, con la siringa in mano, Reaper cercò il suo sguardo.

- Qualsiasi cosa tu veda, ricordati che è solo una finzione. Non è reale, non può farti male … è tutto nella tua testa. – dichiarò, toccandole gentilmente una tempia.

Annuì, sforzandosi di apparire risoluta. Non poteva cominciare una simulazione di paura pensando già a tutto ciò che avrebbe potuto terrorizzarla. S’impose di respirare tranquillamente e di rallentare i battiti del suo cuore impazzito.

- D’accordo, cominciamo. –

Mentre il siero si riversava bruciando nelle vene, Fiamma cercò d’immaginare quale sarebbe stata la paura che avrebbe dovuto affrontare. Aveva sentito dire che di solito la prima che affiorava era una delle peggiori. Ma quale?

Non appena aprì gli occhi e vide le pareti intorno a lei capì di cosa si trattava.

Claustrofobia.

Spinse le pareti di legno, meravigliandosi del fatto che non si trattasse di una stanza comune. No, era sdraiata e stranamente quella sembrava essere la posizione più adatta. Quando vide il velluto sotto di sé e la chiusura ermetica del coperchio sulla sua testa, realizzò dove si trovava.

- Quando morirò voglio essere cremata. Immagini se si sbagliassero e finissero con il seppellirti viva?-

Ricordava che aveva detto quella frase anni prima, rivolgendosi a sua madre, e che lei ne aveva riso dandogli della sciocca.

- Come possono seppellirti viva? Non è assolutamente possibile. –

Bè a quanto pareva si sbagliava, perché era proprio ciò che le era capitato.

Sentiva i polmoni bruciarle per lo sforzo di trattenere l’aria e non trovarsi priva d’ossigeno. Spinse con più vigore, raschiando il coperchio e spezzandosi le unghie. Vide le dita sanguinarle, ma non avvertiva alcun dolore.

- Qualsiasi cosa accada non è reale, è tutto nella tua testa. –

Lei non era morta, nessuno credeva che lo fosse e nessun funerale era stato celebrato.

- Non mi hanno sepolta. Non mi hanno sepolta. – mormorò, chiudendo gli occhi e imponendo a se stessa di rilassarsi.

Aprì gli occhi, annaspando alla ricerca d’aria e urlando a pieni polmoni: - Non mi hanno sepolta. –

- Sssssh, va tutto bene. Piccola, va tutto bene. –

Le braccia forti di Reaper la strinsero a sé, mentre le mani le accarezzavano ritmicamente la schiena.

- È tutto finito. Sei stata brava, davvero brava. – continuò a mormorare.

Lasciò che la stringesse a sé, mentre le lacrime le scorrevano lungo le guance.

- Adesso ti riporto in camerata, va bene? –

Annuì, lasciando che la sorreggesse e la scortasse verso l’uscita.

Arrivati all’ingresso della camerata era quasi tornata in sé. Tremava ancora, ma sentiva l’autocontrollo farsi largo nella foschia dell’isteria.

- È stato orrendo. Credevo che … Credevo che … -

Non riuscì a terminare la frase. Era troppo orribile persino da dire.

- Lo so, ma va tutto bene. Sei stata in gamba, sei uscita dalla simulazione presto. –

- Andrà meglio con il tempo? –

Reaper scosse la testa, mesto, - Vorrei dirti di sì, ma mentirei, e io non sono capace di mentire … non a te. –

Si chinò su di lei, catturandole le labbra in un lieve bacio.

Fiamma si sottrasse subito, impedendogli di andare oltre un semplice sfiorarsi, e scosse la testa con decisione.

- Ti sono grata per quello che hai fatto, ma non posso. Eric … io sto con Eric. – asserì, muovendo un paio di passi all’indietro.

- Lo so, ma lui dov’è adesso? Lo sai che non puoi fare affidamento su di lui, penserà sempre prima a  se stesso e al suo orgoglio. –

- Non voglio parlarne, non adesso e soprattutto non con te. Voglio andarmi a stendere, grazie ancora per avermi accompagnata fin qui, ma ora sto bene. –

Reaper annuì.

- Come vuoi. Ricordati però che io ci sono. – replicò, con un ultimo sguardo intenso, per poi voltarle le spalle e tornare verso la stanza di simulazione.

Rimasta sola, si lasciò cadere sul suo letto.

Eric non c’era, sparito in chissà quale buco nascosto della Residenza.

Le parole di Reaper le tornarono in mente.

E se avesse avuto ragione? Se Eric avrebbe sempre messo se stesso e il suo orgoglio prima di ogni altra cosa?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Rieccomi! Sarò monotona, ma ringrazio ancora una volta tutte coloro che recensiscono e leggono la storia. Spero che questo capitolo sia all’altezza del tempo che mi dedicate ogni volta e vi annuncio che il progetto si sta dilungando quindi questo non sarà il terzultimo capitolo come avevo programmato, ma probabilmente la storia arriverà almeno fino al capitolo venti … salvo nuove idee che potrebbero nascermi sul momento. Alla prossima.

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

 

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Capitolo 17
*** Cap 17 ***


Cap 17

 

 

 

 

 

 

 

 

- È tutto okay? –

Si voltò verso di Eric, corrugando la fronte. – Non dovrei essere io a chiedertelo? Sei tu quello che è scomparso e si è degnato di rifarsi vivo solo questa mattina. –

Persino alle sue stesse orecchie suonava tremendamente dura e acida, ma le parole di Reaper erano ancora ben fisse nella sua mente e il fatto che Eric si ripresentasse davanti a lei come se niente fosse l’aveva fatta andare in bestia.

- Avevo bisogno di riflettere. – replicò, per poi accennare al tavolo a cui sedevano di solito, - Non mangiamo con gli altri? –

- Tu mangia pure con chi preferisci, io vado a sedermi con Shauna e le ragazze. – ribattè, indicando il tavolo degli istruttori a cui Shauna aveva affiancato Jez e Arianne.

Sapeva che Nicole non se la sarebbe presa, troppo impegnata a tubare con Zeke, e non aveva proprio voglia di fare da mediatrice tra Stefan e Quattro.

Eric le afferrò il polso, costringendola a voltarsi verso di lui.

- Mi dici che succede? Perchè improvvisamente mangi al tavolo con quello? –

- Perché quello mi è stato vicino dopo la simulazione, mi ha aiutata a smetterla di piangere e urlare come un’isterica, mentre tu eri sparito chissà dove. – sibilò, velenosa.

Lo sguardo del ragazzo s’incupì.

- Ti ha sconvolta davvero così tanto? –

Sapeva che era una domanda stupida perché lui stesso aveva sperimentato la simulazione e sapeva perfettamente quanto potesse essere spaventosa, ma era abituato a vederla come una ragazza forte e l’idea che potesse andare in pezzi per qualcosa che esisteva solo dentro la sua testa non l’aveva sfiorato nemmeno lontanamente.

- Ero terrorizzata. Pensavo che saresti tornato in camerata prima o poi, ma non l’hai fatto. Come posso fare affidamento su di te se ogni volta che il tuo stupido orgoglio viene ferito scompari senza degnarti di dirmi nulla? –

- Ho sbagliato. –, ammise, – Sono sempre stato abituato a tenermi tutto dentro, ad affrontare le cose da solo, e spesso mi dimentico che ora posso fare affidamento anche su un’altra persona. –

La strinse a sé e questa volta Fiamma non si ritrasse, sciogliendosi poco alla volta nella sua stretta.

- Vuoi ancora stare al tavolo con quello? – domandò poco dopo, incerto.

Fiamma si separò quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi.

- Ti preoccupa davvero così tanto che io possa riavvicinarmi a Reaper? –

Annuì, aggrottando la fronte: - Non hai intenzione di farlo, vero? –

Scosse la testa, appoggiandosi al suo torace muscoloso.  – Non ci penso neanche, sto bene qui. –

Eric sospirò, sollevato, e si lasciò scortare verso il loro solito tavolo.

- Allora, di che si parla? –

Zeke gli rivolse un’occhiata sorpresa. Non era certo da biasimare dal momento che Eric parlava il minimo indispensabile con loro, tranne che per lanciare frecciatine, e l’unica con cui instaurava una specie di dialogo era Nicole. Un dialogo fatto di frecciatine, scherzi e punzecchiature, certo, ma era pur sempre meglio di niente.

- Sta cercando di farsi perdonare, non gli siete diventati improvvisamente simpatici. – spiegò Fiamma.

- Certo che no, ci mancherebbe solo questo. – concordò.

- Uhm, tutto chiaro. Comunque, si parlava della giornata delle visite. –

Nicole emise un gemito, seguito dal rantolo di dolore che uscì dalle labbra di Quattro. Persino Eric parve perdere un po’ della consueta sicurezza.

- Perché dovrebbe essere un problema? –

- È evidente che non conosci mia madre, Fì, altrimenti anche tu la vedresti come una crisi mondiale. – spiegò Nicole, portandosi una mano tra i capelli.

Stefan annuì, solidale. – Mia zia non è proprio il tipo di donna dal temperamento facile. –

- Mio padre non si farà vedere, almeno spero, ma non ne sono sicuro. – borbottò Quattro. La prospettiva che Marcus potesse presentarsi nel quartier generale degli Intrepidi sembrava essere la cosa peggiore che la sua mente fosse in grado di immaginare.

- Tu, invece, che problema hai con i tuoi? – domandò, volgendosi verso Eric.

Il ragazzo si morse il labbro, indeciso sull’aprire bocca o meno. Poi ricordò ciò che aveva promesso e il discorso sul renderla partecipe di ciò che gli passava per la testa e si decise a parlare.

- Non sono propriamente i genitori più amorevoli sulla faccia della terra. –

- Ecco da chi hai ripreso, allora! – esclamò Zeke, venendo fulminato da un’occhiata omicida particolarmente intensa che lo spinse a correre ai ripari all’istante. – Scusa, non intendevo offendere. –

- Bene, a quanto pare abbiamo tutti dei genitori incasinatissimi. – concluse diplomaticamente Nicole.

- Mia madre è okay e anche mio fratello. Anzi, in realtà non vedo l’ora di rivederli. – replicò Fiamma.

- Tuo padre, invece, che tipo è? – domandò Eric.

Ci mancava soltanto il discorso del padre protettivo sul non sfiorare la sua bambina più di quanto fosse strettamente necessario.

Fiamma distolse lo sguardo, sentendo le lacrime bruciarle gli occhi. Strinse con forza le palpebre per impedirsi di scoppiare a piangere davanti a tutti.

- Mio padre è morto. –

- Scusa, non lo sapevo. –

- È tutto okay, non fa niente, mi serve solo un attimo. – replicò, alzandosi e dirigendosi verso l’uscita.

Si appoggiò alla balaustra del Pozzo, assaporando la lieve brezza che la raggiungeva. Non era granchè, ma almeno le avrebbe rinfrescato un po’ il viso.

- Non ne combino una giusta a quanto pare. – osservò Eric, cingendole i fianchi da dietro.

Si voltò verso di lui, scuotendo la testa.

- Non ci ho ancora fatto l’abitudine. E poi non è colpa tua, non l’ho detto a nessuno qui. –

- Non dovresti tenerti tutto dentro. – osservò, accarezzandole le labbra con un dito.

- Senti da chi viene la predica. –

Risero all’unisono, per poi baciarsi delicatamente.

- Fiamma! –

La ragazza si separò al suono di quella voce familiare. Quella era sua madre?

Percorse la strada che le separava il più rapidamente possibile, finendo tra le sue braccia e stringendola con vigore.

Eric rimase leggermente in disparte, in imbarazzo. Non era certo il modo in cui sperava di incontrare per la prima volta la madre della sua ragazza. Tuttavia, il bacio a cui aveva assistito sembrava essere la minore delle preoccupazioni della signora Balcoin, che fissava con apprensione la pantera stilizzata che si intravedeva al di sotto del top nero.

- È un tatuaggio, quello? –

- Sì, non è bellissimo? – replicò, sorridendo candidamente.

- Mi farai invecchiare prima del tempo. – sospirò la donna, per poi rivolgere l’attenzione su di lui.  

– E tu, giovanotto, come ti chiami? –

- Eric, signora. – replicò, stringendole la mano con delicatezza.

- Sei il ragazzo di mia figlia? – domandò, fissandolo dalla testa ai piedi con grande attenzione.

- Mamma! – protestò.

- Voglio sperare che non baci qualsiasi ragazzo ti si pari davanti e poi non gli ho mica chiesto se ha intenzione di sposarti. –

Eric si lasciò scappare un sorrisetto divertito. Quella schiettezza tipicamente Candida un tempo lo avrebbe innervosito oltre ogni dire, ma adesso la trovava divertente. Fiamma lo stava rendendo a poco a poco più tollerante.

- Sì, signora, sono il suo ragazzo. – confermò.

La signora Balcoin gli girò intorno, osservandolo da ogni angolazione, poi annuì con aria soddisfatta.

- Proprio un bel ragazzo, spero solo che tu abbia intenzioni serie con la mia bambina. –

Fiamma avvampò come un pomodoro.

- Mamma, ti prego. –

Poi intravide in lontananza uno spiraglio di salvezza. Kyran si faceva largo tra i genitori degli altri iniziati, svettando tra tutti grazie al suo metro e novanta.

Corse da lui, abbracciandolo.

- Mi sei mancato. – esclamò, per poi aggiungere: - Ti prego, aiutami, la mamma farà scappare via Eric. – borbottò.

Kyran ridacchiò divertito, lasciando vagare lo sguardo verso sua madre e il ragazzo che aveva di fronte.

- Sembra che se la stia cavando abbastanza bene. È il tuo ragazzo? –

Annuì.

- Non è un po’ troppo grande per te? – domandò, accigliandosi leggermente.

- Ha la mia stessa età, anche lui è un iniziato. –

Kyran sgranò leggermente gli occhi. – Dimmi che anche per gli standard degli Intrepidi lui è enorme. –

- Sì, è un po’ più muscoloso di quanto sono abituati. –

- Bene, voglio conoscerlo. – decretò, raggiungendo la madre e porgendo la mano a Eric.

- Kyran, il fratello di Fiamma. – si presentò.

- Eric. –

Fantastico, adesso sì che non aveva più speranze.

Venti minuti più tardi, Fiamma riuscì finalmente a convincere i suoi parenti che sarebbe stato meglio fare un giro della Residenza invece che rimanere fermi nel Pozzo a parlare.

Mentre faceva vedere loro le palestre da una delle stanze uscì Reaper in compagnia della risatina fastidiosamente acuta di Sheyleen. La ragazza aveva i capelli biondi scompigliati e il rossetto era sbavato, mentre un po’ della tinta impiastricciava le labbra del Capofazione.

Il ragazzo s’impietrì davanti a lei, liberandosi dalla presa di Sheyleen. Fece poi vagare lo sguardo sulla signora e il ragazzo che erano accanto a Eric. Entrambi assomigliavano fin troppo a Fiamma per non essere la sua famiglia. Registrò cosa doveva essere successo: Eric aveva conosciuto la sua famiglia. E sembrava anche piacere loro, a giudicare dall’espressione soddisfatta della madre e dallo sguardo amichevole di quello che doveva essere il fratello.

- Bel rossetto, Reaper. Che colore è: rosso fuoco? – commentò beffardo Eric.

Strinse i denti, imponendosi di mantenere la calma.

- Fiamma, più tardi vorrei parlarti. – disse, cercando di suonare il più professionale possibile.

La ragazza inarcò un sopracciglio. – Di cosa? –

- Di ieri. Sai, la simulazione e tutto il resto. –

- Va bene, se riesco a trovare un po’ di tempo. – acconsentì, con fredda cortesia.

Quando Reaper li ebbe sorpassati, sua madre le lanciò un’occhiata perplessa.

- Chi era quel ragazzo? –

- Uno dei nostri Capofazione. –

- È così giovane. – constatò.

- Di solito i vostri Capofazione s’intrattengono con le iniziate? – chiese allora Kyran.

Eric abbozzò un ghigno infastidito. – È un vizio di Reaper. –

Kyran sembrò interpretare alla perfezione l’affermazione del ragazzo, perché puntò gli occhi chiari in quelli della sorella come se si aspettasse una sua confessione.

- Oh, ma quella è la signora Seafried. Non sapevo che anche sua figlia fosse qui. – esclamò Margareth, lasciando lì i suoi figli e dirigendosi verso Nicole e la sua famiglia.

- È una mia impressione o tra te e quel Reaper c’è stato qualcosa? – indagò Kyran.

- Ci siamo frequentati per le prime due settimane, niente di serio. –

- Non mi piace. – decretò.

Eric alzò una mano, ironicamente: - Siamo in due. –

Spostò lo sguardo su di lui. – Non che serva dirtelo, ma tieniglielo alla larga. Non mi piace come la guarda. Okay? –

- Fidati, Kyran, se fosse per me non ce li avrebbe più gli occhi. – borbottò.

Fiamma sbuffò.

- La smettete di parlare come se io non fossi presente o fossi una completa idiota? Non ho alcuna intenzione di stargli attorno più del necessario e non m’interessa più. Per quanto possa essere carino, è un vero coglione, e io ho decisamente trovato di meglio. –

- Carino? – ripetè Eric, aggrottando le sopracciglia.

- Ci stavo insieme, è ovvio che lo ritenessi carino. Ma ho decisamente trovato di meglio. –

- Sì, ma stai dicendo che lo trovi carino. – insistè.

- Oh, buon Dio, ti sto dicendo che non m’interessa più perché ormai sono innamorata! – sbottò.

Kyran annunciò che raggiungeva Margareth, ma nessuno dei due lo degnò della sua attenzione.

- Sei innamorata? E di chi? –

- Di te, stupido idiota! –

Eric rimase senza parole per un paio di secondi e Fiamma cominciò a pensare seriamente di averlo scioccato in maniera irreversibile.

- E me lo vieni a dire così? – esclamò, indignato.  

Scoppiò a ridere, divertita. – Perché come avrei dovuto dirtelo? –

- Con un minimo di preparazione. Certe cose non si lanciano come bombe. – replicò.

- Non ci credo, l’unico Erudito con il cervello completamente difettoso me lo sono trovata io. – borbottò, per poi portare le mani sui fianchi e fissarlo negli occhi.

- Eric Murter, ti annuncio ufficialmente che sto per ammettere di essere innamorata di te. – esordì, utilizzando il più formale dei toni, per poi addolcirsi: - Ti amo. –

Lo sguardo di Eric si illuminò mentre la prendeva tra le braccia, sollevandola e baciandola con tutto l’impeto di cui era capace.

- Questo lo devo prendere come un: anche io ti amo? – domandò, ironica.

- Sì, anche io … Insomma, ti amo. – borbottò, impacciato, per poi venir ricompensato con l’ennesimo bacio mozzafiato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Finalmente c’è una vera e propria dichiarazione tra questi due! Olèèèèèè! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che l’attesa sia valsa la pena. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Cap 18 ***


Cap 18

 

 

 

Durante la cena, ormai sfinita dalle chiacchiere di sua madre, Fiamma si rannicchiò contro il braccio di Eric. Soffocò uno sbadiglio, venendo fulminata da un’occhiata particolarmente insistente di Zeke.

- Che c’è? –

- Non stai pensando di andare a dormire, vero? – le chiese l’interno, fissandola come se quella fosse la cosa più stupida che gli fosse mai passata per la testa.

- Mi piacerebbe, sono stanchissima. –

Zeke scosse la testa, rivolgendosi alla sua ragazza. – Parlaci tu con lei, io ci rinuncio. –

- Zeke ha organizzato un’uscita serale. – confidò, abbassando la voce per non farsi sentire dal resto degli Intrepidi.

Per quanto ne sapeva solo un paio di loro, il gruppo di Reaper, sapeva della cosa e aveva dato il loro appoggio.

- Non è proibito lasciare la residenza senza un vero Intrepido? – domandò, perplessa.

Avevano fatto tanto in quelle settimane e volevano buttare all’aria tutto quanto per un’uscita?

- Ma noi ce li abbiamo dei veri Intrepidi. Il fratello di Jesse e i suoi amici sono dei nostri. –

- Come se quelli potessero essere considerati dei veri Intrepidi. – borbottò Eric, tra i denti.

- È un pool party, Fì, sarà divertente. Per favoooore. –

Nicole sbattè le ciglia, rivolgendole il migliore dei suoi sguardi da cerbiatta.

Lanciò un’occhiata a Shauna, l’unica a essere rimasta in silenzio durante il discorso.

- Tu che ne pensi? –

La bionda si mordicchiò il labbro inferiore, dubbiosa. – Non saprei, sembra divertente. –

- Ha detto di sì. Coraggio, rimanete solo tu ed Eric da convincere. – esclamò Zeke. Poi, senza aspettare la loro risposta, decretò: - Non sento obiezioni, quindi si va! –

Eric le lanciò un’occhiata penetrante. – Ti va di andarci? –

Le sembrava strano che fosse proprio lui a spingerla ad accettare. Di solito non era il tipo che si mescolava alla folla o si lasciava coinvolgere dalle idee di Zeke.

- Va bene, ma perché improvvisamente sei così favorevole ad assecondare le sue idee? – gli chiese, perplessa.

- Ho solo voglia di stare un po’ con te senza essere circondato dalla gente e uscire dalla Residenza sembra una buona idea. –

Annuì. In fin dei conti anche lui aveva ragione, ma il pensiero di cosa volesse fare da soli la mandava nel panico più totale. Possibile che volesse …?

- Ci hai convinti, Zeke. A che ora si parte? – domandò, sforzandosi di sembrare allegra e disinvolta. Non doveva esserci riuscita granchè bene, però, perché Nicole le rivolse un’occhiata incuriosita.

- Ci vediamo tra mezz’ora ai binari. –

- Sarà meglio cominciare a prepararci allora. – decretò Nicole, sgusciando via dalla sua presa e facendo cenno a Fiamma e Shauna di seguirla.

- Dovete solo infilarvi un costume. Che c’è da preparare? – chiese, perplesso.

- Uomini, non capirete mai che anche “infilarsi un costume” richiede del tempo? – borbottò, spazientita, scoccandogli un bacio a fior di labbra e correndo via.

 

 

In effetti prepararsi non aveva richiesto più di una manciata di minuti, proprio come aveva predetto Zeke, ma Nicole aveva tutta l’intenzione di condurre un vero e proprio interrogatorio prima di darle il permesso di uscire dalla camerata.

- Perché improvvisamente sei diventata paranoica proprio come quando stavi con quel coglione? –

Ecco fatto, niente giri di parole, dritta al punto.

- Eric ha detto di voler stare un po’ da soli e … Bè, lo sai. – concluse, imbarazzata.

- Sì, sei candida e pura come un giglio, proprio come la nostra Shauna. –

L’interna avvampò ancora di più, abbassando lo sguardo.

- Eric ti piace? –

Annuì.

- E lo ami? – insistè.

- Sì. – ammise, sottovoce.

- Allora buttati. Un po’ d’alcool e le inibizioni se ne andranno. Basta solo non esagerare o finiresti con il vomitargli addosso; ecco, quello non sarebbe un bello spettacolo e potrebbe raffreddare un po’ l’atmosfera. – scherzò, beccandosi in risposta una cuscinata in piena faccia.

Shauna si unì alla battaglia, ridendo, anche se negli occhi aveva una scintilla strana.

- Che succede, bella bionda? – le chiese Nicole, afferrando il cuscino al volo e mettendolo via.

L’interna scosse la testa. – Nulla, non preoccupatevi, solo pensieri stupidi. –

- Bè, di sicuro non possono esserlo più dei suggerimenti di Nicole. – replicò Fiamma, coinvolgendola nuovamente in un accesso di risate che fece indignare l’amica.

- Bella considerazione, miss Balcoin, non ti darò più consigli di natura sessuale. –

- È una promessa? Perché io ti prendo in parola, eh. –

Il bussare discreto di Quattro interruppe il loro momento d’ilarità.

- Siete presentabili? – domandò, proprio mentre Zeke si faceva avanti senza tanti scrupoli.

- Ehy, potevamo essere nude. – protestò Nicole.

Uno scintillio birichino passò negli occhi color cioccolato del ragazzo. – Già, è un vero peccato che non sia così. –

Nicole gli puntò un dito contro, fintamente minacciosa: - Attento a ciò che dici, non ti piacerebbe se mi arrabbiassi. –

Fece finta di rabbrividire per lo spavento, poi la sollevò tra le braccia e la portò fuori come se non pesasse nulla, accompagnato dalle risate della ragazza.

Fiamma scosse la testa, divertita. Quei due sembravano proprio essersi trovati. Un po’ come lei ed Eric, considerò, mentre il sorriso si allargava involontariamente.

- A che pensi? –

Sospirò sentendo il suo alito caldo infrangersi sulla pelle ipersensibile del collo.

- A un ragazzo. Moro, alto, con un gran fisico e gli occhi più belli che abbia mai visto. – replicò.

- Lo conosco? –

- Oh, non saprei, non è uno a cui piaccia molto fare conversazione. Sta sempre un po’ sulle sue. –

- Sembra un bel tipo. – commentò, ghignando divertito.

Si voltò verso di lui, sfiorandogli le labbra per una frazione di secondo e scoppiando a ridere davanti alla sua espressione indignata.

- E quello cos’era? –

- Un assaggio di bacio, se vuoi il resto dovrai prima prendermi. –

Scattò verso il Pozzo, concedendosi solo una breve occhiata alle sue spalle. Dopo un attimo di incertezza, Eric era partito all’inseguimento.

Non riuscì a raggiungerla, ma giunti al punto d’incontro, in corrispondenza dei binari, gli gettò le braccia al collo e l’attirò verso di sé.

Questa volta fu un bacio vero, passionale, totalizzante, e si separarono solo quando la voce ironica di Jez gli annunciò che anche gli altri erano arrivati.

- Prendetevi una stanza, ragazzi! – esclamò, scompigliando i capelli a Fiamma con affetto e rivolgendo un’occhiata di apprezzamento ad Eric. – Ottima scelta, ragazzo. Se non fosse assolutamente etero ci avrei provato da un pezzo anche io. –

Arianne, alle sue spalle, le allentò uno scappellotto dietro al collo.

- Ehy, ho detto se non fosse etero. – protestò.

- Appunto. –

- Jez passa troppo tempo con i ragazzi, sta diventando stupida come loro. – sentenziò ironicamente Trey.

- Amico, anche tu sei un ragazzo … o almeno credo. – rise Jez, scrutandolo dalla testa ai piedi e soffermandosi in mezzo alle sue gambe senza alcun imbarazzo.

- Infatti sono stupido. – ammise, sorridendo candidamente.

- Di questo non avevamo alcun dubbio. –

In quella residenza c’erano decine, anzi no centinaia, d’Intrepidi eppure per qualche strano motivo si trovava sempre tra i piedi lui. Se non altro per quella sera non sarebbe stata l’unica a sentirsi in imbarazzo visto che c’era anche Bas.

- Siamo tutti? – chiese, lanciando un’occhiata interrogativa a Ross.

Il ragazzo annuì, contandoli velocemente.

- Pare di sì, Reap. Prepariamoci, il treno arriverà tra una manciata di secondi. –

Come a voler confermare le sue parole, il fischio del treno in avvicinamento li raggiunse e poco dopo comparve la carrozza del macchinista seguita dai primi scompartimenti.

Eric saltò su, tendendole una mano quando anche lei si lanciò. La tirò dentro con facilità, appoggiandosi alla parete dello scompartimento e stringendola a sé, incastrandola tra le sue gambe.

- Ce la facevo anche da sola. – protestò.

- Lo so. È solo che qualche volta mi piace fare l’uomo. –

Fiamma inarcò un sopracciglio, perplessa.

- Stai cercando di dire che hai la sensazione che siamo in due a portare i pantaloni in questa relazione? – tentò.

Annuì. – Sì, mi piacerebbe essere una sicurezza per te. Lo so, suona dannatamente maschilista. –

- Maschilista sì, ma è anche una cosa dolce. –

Eric corrugò la fronte, come se la risposta lo avesse lasciato senza nulla con cui controbattere.

- Che c’è? – chiese.

- È solo che riesci sempre a sorprendermi. Non reagisci quasi mai come mi aspetterei. –

- Bene, non mi piace essere prevedibile. – replicò, utilizzando proprio le stesse parole che le aveva rivolto qualche giorno prima.

Si scambiarono un’occhiata divertita.

- Si scende, gente! – esclamò Bas, affacciandosi dallo scompartimento davanti al loro.

Tutti gli Intrepidi di fatto avevano occupato quello lì, quasi a voler ostentare una netta separazione da quelli che erano solo comuni iniziati. O magari era solo perché sarebbe stato imbarazzante instaurare una conversazione con due coppie di ragazzi che si lanciavano sguardi di fuoco.

In effetti, Fiamma non era ancora sicura che l’idea di un’uscita serale con tutti quanti fosse una buona idea. C’erano troppi drammi amorosi e testosterone in circolo nell’aria.

Saltarono giù tutti insieme, atterrando sul selciato e puntando in direzione della spiaggia. Di solito i membri delle Fazioni ci si recavano di rado, fatta eccezione per i Pacifici, perché era fuori dalla recinzione e servivano permessi nonché tempo interminabile da passare tra un controllo e l’altro sia ingresso che in uscita. Però loro erano Intrepidi, facevano parte della sicurezza della recinzione, e nessuno avrebbe mai fatto loro storie se volevano passare qualche ora in spiaggia, indipendentemente da che ora fosse.

Si sistemarono vicino alla riva, poggiando i teli e le borse termiche colme di bottiglie di birra e superalcolici di cui si erano incaricati gli Intrepidi veterani.

- Mi servono un paio di persone per cercare la legna, fa troppo freddo per non accendere un falò. – stabilì Reaper, prendendo il comando della situazione.

Trey e Bass lo seguirono, sparendo nella pineta buia che costeggiava la spiaggia.

Jez, appoggiata a una delle borse termiche, fissava Ross con aria d’aspettativa. – Allora, li hai presi? – chiese d’un tratto.

L’Intrepido si accigliò, facendo brillare sotto la luce della luna il piercing che portava sul sopracciglio.

- I preservativi? Non credo che ti servano, Jez, ti manca decisamente qualcosa per usarli. – rise.

- Non quelli, idiota. Mi riferivo ai sieri. –

Infilò una mano nella tasca interna del giubbotto di pelle, estraendo alcune fialette di due colori diversi.

- C’erano solo queste, ma dovrebbero bastare. –

Poi rovistò in una delle buste, tirando fuori mezzo filone di pane.

- Quello è per lo spuntino di mezzanotte? – chiese, ironico, Zeke.

Ross ghignò. – Qualcosa del genere, ma più divertente. –

Gli occhi di Jez si illuminarono. – Pane dei Pacifici, un paio di morsi e vai fuori di brutto. –

Fiamma ne aveva sentito parlare, era una specie di pane dell’oblio che utilizzavano quando non volevano che visitatori indesiderati andassero in giro per le campagne a indagare sui loro segreti.

Identificò anche uno dei sieri, quello dal colorito trasparente. Siero della verità, l’aveva visto in azione diverse volte quando si trovava ancora nella sua Fazione d’origine.

- L’altro che siero è? – domandò, indicando una delle fialette dal colorito rossiccio.

- Questo è un prototipo. Abbiamo provato a realizzare un siero Intrepido nei nostri laboratori, qualcosa che faccia scomparire la paura per un po’. –

Lo osservò, affascinata, notando le mille sfumature che assumeva a seconda di come si muoveva il liquido.

Sieri, pane oppiaceo e alcolici, sembrava proprio che quel falò sarebbe passato alla storia come il più sconvolgente a cui avesse mai partecipato.

Reaper e gli altri tornarono poco dopo, lasciando cadere a terra una cospicua quantità di rami secchi e in pochi secondi accesero un bel fuoco scoppiettante.

- Birra? – propose Bas.

Un coro di mani si levò alto nel cielo e le lattine vennero lanciate verso ognuno dei presenti.

Ora che l’alcool cominciava a scorrere, sembrava che l’imbarazzo iniziale fosse stato dimenticato e Fiamma riusciva persino a ignorare la presenza di Sheyleen che si era accomodata tra Ross e Reaper e ridacchiava ad ogni parola che usciva dalla bocca di uno dei due.

- Ci vorrebbe un bagno! –

Lievemente stordita dal troppo bere, Fiamma non riconobbe la voce di chi aveva parlato. Era indubbiamente femminile, forse Jez.

Afferrò la mano che Eric le porgeva e si unì al gruppo che correva verso l’acqua, abbandonando le divise nell’angolo buio accanto agli scogli.

Eric la sollevò di peso, buttandola in acqua, e per tutta risposta si vendicò tirandolo sotto con lei.

L’acqua era gelida, ma dopo pochi minuti il corpo si abituava e non ci si faceva neanche più caso. Ingaggiarono una lotta a suon di spruzzi, finendo con il coinvolgere tutti quanti e scatenando una vera e propria guerra senza esclusione di colpi in cui tutti erano contro tutti.

Riemersero una mezz’ora più tardi, grondanti e infreddoliti, andando alla ricerca dei vestiti disseminati lungo la spiaggia.

Fiamma stava giusto cercando la sua divisa quando avvertì un movimento alle sue spalle. Si voltò aspettando di trovarsi davanti Eric, ma gli occhi che incrociò erano verde smeraldo, non color acciaio.

- Giuro che non ti stavo seguendo. – esordì, prima ancora di darle il tempo di dire qualsiasi cosa.

- Okay … -

- Quella dovrebbe essere la mia maglietta. – aggiunse, sporgendosi in avanti e sfiorandole la pelle nuda.

Fiamma avvertì un brivido lungo la schiena. L’ultima volta che si erano trovati tanto vicini aveva provato a baciarla, sperava che questa volta non tentasse nuovamente.

Reaper però sembrava più concentrato sul contrasto che il completo intimo di pizzo nero faceva con la sua carnagione alabastrina. Una sensazione di calore le attanagliò il volto, annunciandole che era sicuramente arrossita come un peperone. Ringraziò il fatto di essere quasi totalmente nascosta dal buio della notte.

- Sì, è la tua. – confermò, porgendogliela e stando attenta a non sfiorarlo di nuovo.

La prese, rigirandosela tra le mani, per poi infilarla.

- Sai, non mi stancherò mai di dirti quanto tu sia incredibile. –

Non poteva credere che stesse nuovamente tirando in ballo quel discorso. Aveva cercato di essere gentile e allo stesso tempo risoluta, credeva di essere riuscita a fargli entrare in testa che tra di loro non avrebbe potuto esserci più nulla.

- Reaper … -

- Lo so, stai con Eric. -, pronunciò il nome con un’asprezza impressionante, - Non c’è alcun bisogno che continui a sbattermelo in faccia. –

- Io non voglio sbattertelo … - cominciò, ma venne interrotta da un suo gesto secco.

- La tua divisa è lì. – disse, indicandole i vestiti dietro allo scoglio e voltandole le spalle.

Bè, sarebbe anche potuta andare peggio.

Peggio di così? Era stato tremendamente imbarazzante, come sempre del resto.

Avrebbe potuto provare a baciarla di nuovo.

Già, quello sì che sarebbe stato decisamente fuori luogo.

Tutto sommato non poteva lamentarsi per come erano andate le cose. L’orgoglio maschile era una cosa complessa da capire, lo stava realizzando condividendo ogni momento della giornata con Eric, e sospettava che quello di un Capofazione fosse ancora più insidioso e spinoso da ingoiare.

Indossò la divisa, tornando verso il falò, e si accucciò contro la spalla di Eric. Sorrise quando sentì la sua presa che si rinserrava su di lei e la stringeva protettivo.

Lasciò vagare lo sguardo sulle facce dei ragazzi seduti intorno al fuoco.

Zeke e Nicole erano abbracciati teneramente, Stefan era leggermente in disparte con Jesse e Quattro e Shauna sedevano vicini; la ragazza sembrava stranamente imbarazzata da quel lievissimo contatto, ma Quattro non pareva averci fatto caso.

Dall’altro lato c’erano un Reaper e un Bas decisamente prossimi alla sbronza totale, Trey che rideva di chissà cosa con Jez e Arianne e Sheyleen che era spalmata addosso a Ross.

- È ora di iniziare a fare sul serio. – annunciò Ross, alzandosi in piedi tra le acclamazioni dei suoi amici. 

Sfoderò le fialette, teatralmente, come se contenessero chissà quale elisir miracoloso.

- Si inizia con il siero della verità. Trasfazione, perché non iniziate voi? – disse, accennando a Fiamma, Nicole e Stefan che provenivano dalla fazione d’origine del filtro.

Fiamma sapeva riconoscere una sfida quando ne vedeva una e non era in grado di tirarsi indietro quando gliene veniva offerta una su un vassoio d’argento.

- Comincio io. – decretò, alzandosi e afferrando la fialetta.

- Brava, ragazza, è così che si fa. – approvò Jez, alzando un pugno in aria, accompagnata dalle grida d’acclamazione del resto del gruppo.

Eric le rivolse un’occhiata assorta.

- Sicura di volerlo fare? –

- Sono abituata a questo filtro. È solo un po’ di verità, che male potrà mai fare? –

Già, le ultime parole famose.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo aggiornamento. Falò sulla spiaggia per i nostri ragazzi e un curioso modo di giocare a Obbligo o Verità. Effettivamente con i Candidi deve essere uno spasso fare una cosa del genere, almeno si ha la certezza che nessuno menta. La verità talvolta fa male, però, e chissà chi sarà l’interrogatore di Fiamma e, soprattutto, cosa le chiederà. Curiosi? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!

Baci baci,

               Fiamma Erin Gaunt

 

 

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Capitolo 19
*** Cap 19 ***


Cap 19

 

 

 

Pov Eric

 

 

 

 

 

 

Ross le si avvicinò, porgendole la fialetta, e lasciò vagare lo sguardo sui volti dei presenti. – Vi sta bene se la domanda la faccio io? –

Annuirono, lanciando poi un’occhiata verso di lui, quasi volessero la sua conferma.

Sempre meglio lui che Reaper.

- Ok, falle tu la domanda. –

Il sorriso sul volto dell’Intrepido si trasformò in un ghigno furbo.

Forse, tutto sommato, dargli il permesso non era stata proprio l’idea più brillante di tutta la sua vita.

- Cosa è successo dopo la tua simulazione nello scenario della paura? –

Aggrottò la fronte, perplesso. Non riusciva a capire quale fosse il senso di quella domanda; cosa poteva essere successo di eclatante? Ricordava che Fiamma gli aveva detto di essere rimasta scioccata e di essersi lasciata andare a una scenata isterica, ma non ci vedeva nulla di strano o particolarmente interessante.

Ross però non era stupido e se stava ghignando in quel modo significava che c’era qualcosa che lui non sapeva. Qualcosa che non gli sarebbe piaciuto affatto, di questo era certo.

Fiamma giocherellò nervosamente con la sabbia, trascinando i piedi, e fissando ostentatamente verso le fiamme crepitanti del falò.

Quello non era il comportamento di una persona che non aveva nulla di preoccupante da confessare.

Lanciò un’occhiata in direzione di Nicole. Quelle due si dicevano praticamente ogni cosa e se si fosse trattato di qualcosa la sua espressione l’avrebbe tradita. La Candida, però, la fissava con aria incuriosita come se non avesse la minima idea di cosa stesse parlando.

- Reaper mi ha riaccompagnata in camerata. Abbiamo parlato un po’ e … -

- E? –

Eric ci mise un paio di secondi a realizzare che era stato proprio lui a incalzarla. Non sapere cosa fosse successo lo mandava ai matti e l’idea che Reaper fosse uno dei protagonisti della vicenda gli faceva venire una voglia pazzesca di alzarsi e spaccargli la faccia. O altre parti del corpo, per lui non faceva alcuna differenza.

Fiamma si morse il labbro, titubante, mentre gli occhi color ghiaccio si rabbuiavano. Fece per aprire nuovamente bocca, ma venne preceduta da Reaper.

- E l’ho baciata. Soddisfatto? –

Il Capofazione si era alzato in piedi e lo fissava con aria di sfida, frapponendosi tra lui e Fiamma come se volesse farle scudo con il suo corpo. Come se pensasse che lui avrebbe mai potuto farle del male. Digrignò i denti, rabbioso.

L’ho baciata. Soddisfatto?

Quelle parole gli rimbombavano nella testa, facendogli annebbiare la vista e perdere del tutto il controllo. La sagoma del ragazzo ora gli appariva offuscata e arrossata dalla rabbia.

Scattò in avanti, atterrandolo, e si rotolarono furiosamente nella sabbia. Non faceva neanche più caso a cosa stava colpendo; l’unica cosa che gli importava era ferirlo, farlo sanguinare, e cancellare finalmente quell’espressione odiosa dalla sua faccia.

Avvertì una stretta sulla spalla, probabilmente qualcuno degli Intrepidi, ma la voce di Reaper bastò a fargli cambiare idea.

- No, voi statene fuori, è una cosa tra me ed Eric. –

Già, era una cosa tra loro e questa volta l’avrebbero risolta una volta per tutte.

Avvertì il tonfo sordo del suo pugno che andava a segno, infrangendosi contro quello che doveva essere un sopracciglio, o forse uno zigomo, a giudicare dal rumore osseo che aveva prodotto. Non fece in tempo a goderne appieno, però, che un destro potente e preciso si abbattè sul suo labbro, spaccandoglielo. Assaporò il gusto ferroso e amarognolo del suo stesso sangue, sputandolo via.

Si alzarono nuovamente in piedi, iniziando a girarsi intorno come avrebbero fatto due predatori in lotta per il predominio.

Fiamma si frappose tra loro, incrociando risolutamente le braccia e fissandoli con aria severa.

- Adesso basta. Piantatela di fare gli idioti. –

- Spostati. –

- Non ci penso minimamente. Se vuoi che mi sposti, Eric, dovrai portarmi via tu di peso. –

Gli occhi di ghiaccio mandavano lampi furiosi in direzione di entrambi.

Era inutile, non riusciva proprio a capire l’importanza di quello che stavano facendo. Era arrivato il momento di regolare una volta per tutti i conti tra loro e probabilmente la domanda di Ross era stata studiata proprio per quello scopo.

- Per una volta ha ragione lui. Togliti, piccola, non voglio correre il rischio di farti male. –

Piccola? Piccola?!?

Partì nuovamente all’attacco ma un paio di mani lo afferrarono saldamente alle spalle, trattenendolo, mentre Bas faceva lo stesso con Reaper e Trey gli dava una mano.

- Stef, Zeke, qui sarebbe gradito un aiuto. – borbottò Quattro, mentre lui si divincolava per cercare di liberarsi.

- D’accordo, d’accordo, sono calmo. Potete lasciarmi. – ringhiò, divincolandosi nuovamente.

Stefan e Zeke lasciarono la presa su di lui, ma Quattro non gli prestava attenzione e fissava Fiamma, quasi stesse chiedendole il permesso di lasciarlo andare.

La ragazza lo fissò negli occhi e dovette leggervi qualcosa di diverso, perché annuì. – Fa come dice. Lascialo. –

- L’hai sentita, Rigido? Levami le mani di dosso. –

Reaper nel frattempo era stato portato via dai suoi amici e in lontananza si sentiva qualcuna delle frasi di Bas. Non si capiva granchè, ma da quello che arrivava alle loro orecchie c’entrava qualcosa il fatto che lo considerasse “un completo idiota” e che “era ora che la smettesse di fare il bambino testardo e vedesse le cose per come stavano”.

- Eric … -

No, adesso non voleva starla a sentire. Non voleva parlare con nessuno, ma solo starsene per conto suo e sbollire la rabbia. Poi, forse, sarebbe stato pronto a sentire la sua versione.

- Lasciami in pace. –

Le voltò le spalle, sforzandosi di ignorare la sua espressione ferita, e puntò in direzione degli scogli.  Si arrampicò con agilità, sedendosi su quello più alto e fissando il mare in lontananza. La brezza marina gli colpiva il viso e lo aiutava a rinfrescarsi i pensieri.

Reaper mi ha aiutata. Questo gli aveva detto quando aveva parlato della sua crisi di panico. Quelle quattro parole suonavano incredibilmente diverse da: Reaper mi ha baciata.

Perché non gli aveva detto come stavano le cose? Perché non si era confidata su ciò che era successo quel giorno? Avrebbe dovuto farlo se non c’era nulla da nascondere, no?

Probabilmente era rimasta in silenzio perché quel bacio le era piaciuto.

Un rumore attirò la sua attenzione. Si voltò quanto bastava per guardare Fiamma che si arrampicava sugli scogli e avanzava verso di lui.

- Ti ho detto di lasciarmi in pace. –

- Lo so cosa mi hai detto, ma ho deciso di non darti retta. – replicò.

Tipico di lei. Maledizione alla sua testardaggine.

- Non è stato neanche un vero bacio, dannazione. Mi ha colta di sorpresa, ma l’ho respinto subito. – continuò, procedendo incerta.

Di sicuro arrampicarsi sugli scogli in piena notte non era la cosa più salutare di questo mondo, specialmente se erano intrisi dalle alghe e dalla salsedine marina. Però loro erano Intrepidi e quello poteva essere l’unico posto in cui rifugiarsi quando ci si trovava su una spiaggia e si voleva stare per conto proprio.

- Però non me ne hai parlato. –

- Non te ne ho parlato perché … -

Non seppe mai perché non aveva voluto parlarne, perché in quel momento Fiamma mise il piede su un punto particolarmente scivoloso e perse l’equilibrio. La vide sbilanciarsi e cadere all’indietro come se tutto accadesse al rallentatore.

Sfrecciò verso di lei, allungando una mano nel tentativo di afferrarla, ma era stato troppo lento. Vide gli occhi di ghiaccio spalancarsi mentre precipitava nel vuoto e atterrava un paio di metri più giù, battendo la testa sulla parete rocciosa dello scoglio.

Scese giù il più rapidamente possibile, inginocchiandosi accanto a lei e fissando inorridito la piccola pozza di sangue che si era formata sotto il suo cranio.

Fiamma ruotò il collo verso di lui, soffocando un gemito di dolore.

- Mi dispiace, Eric … -

- Ssssh, va tutto bene. Non me ne importa niente di quello che è successo. Adesso stai tranquilla, pensa solo a non chiudere gli occhi, okay? –

- Ci provo, ma ho così tanto sonno. –

La prese tra le braccia, sollevandola nel modo più delicato possibile.

- Andrà bene, starai bene. – mormorò, mentre la trasportava verso il gruppo degli Intrepidi.

Nicole li vide arrivare per prima.

- Ehy, che è successo? –

- È scivolata dagli scogli, ha battuto la testa. –

Era sua quella voce condita da una nota di puro panico?

La ragazza sbiancò, richiamando il resto del gruppo.

Raggiunsero il treno il più rapidamente possibile, caricandola su con attenzione. Eric rimase  accanto a lei per tutto il tragitto, parlandole in continuazione, cercando di mantenerla sveglia. Erano arrivati alla residenza quando Fiamma chiuse gli occhi.

- Non ce la faccio più, Eric, ho troppo sonno. – borbottò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Ta dan … questa non ve l’aspettavate, eh? Cosa accadrà a Fiamma? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo, perché io sono una personcina cattiva u.u. Alla prossima.

Baci baci,

              Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

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Capitolo 20
*** Cap 20 ***


Cap 20

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buio. Non vedeva nient’altro che distese sconfinate di buio davanti a sé. L’oscurità era accompagnata da una voce, una cantilena che le affollava la mente, qualcosa che sapeva di aver già sentito da qualche parte, ma non riusciva a ricordare dove.

La cantilena veniva recitata più e più volte, a intervalli di tempo più o meno regolari, ma questa volta c’era qualcosa di diverso nella voce. Era più dura, forte, e non aveva quella lieve acutezza femminile delle volte precedenti.

Quella voce lei la conosceva bene, però il suo stupido cervello non ne voleva sapere di collaborare e rivelargli il nome.

“Dodo Ninette
Sainte Élisabeth
Endormez moi cette enfant
Jusqu'à l'âge de vingt ans.”

Eccola che ricominciava. Ricordava che quella era una lingua straniera, qualcosa che era abituata a sentire fin da piccola. Francese, le sembrava si chiamasse.

“Quand vingt ans seront passés
Il faudra la marier.

Dans une chambre pleine d'amandes
Un marteau pour les casser
Du pain blanc pour les manger.”

Ma certo, ora aveva tutto perfettamente senso!

Sua madre e sua nonna le cantavano sempre quella ninna nanna quando era piccola, cullandola e aspettando che si addormentasse tra le loro braccia.

Anche quando era malata le ripetevano quelle parole, le uniche in grado di calmarla. Ricordava anche che quando la ninna nanna terminava lei riapriva gli occhi di scatto, costringendole a cantare finchè non fossero state certe che il suo sonno fosse abbastanza profondo da impedirle di sentire l’affievolirsi della loro voce.

Quindi, non appena venne pronunciata l’ultima parola, fece ciò che le veniva naturale: spalancò gli occhi.

Incrociò dei familiari occhi color acciaio, gonfi e arrossati, che la scrutavano con apprensione.

Eric era lì, seduto su una sedia accanto al letto dell’infermeria, e le teneva entrambe le mani.

- E … Eric. – mormorò.

Faticava a parlare perché la gola era tremendamente secca e le grattava fastidiosamente.

- Sssh, non devi sforzarti di parlare subito, sono tre giorni che non bevi, deve farti un male cane. –

Poi si voltò in direzione della porta.

- Ehy, si è svegliata. – annunciò ad alta voce.

Otto teste affiorarono immediatamente. I primi erano sua madre e Kyran, dietro di loro venivano Nicole e Zeke, Shauna e Quattro e Stefan e Jesse. Avevano tutti delle espressioni sollevate e la guardavano come se fosse la cosa più strabiliante al mondo.

Un’infermiera si fece largo tra loro, misurandole la pressione e oscultandole il petto. Poi annuì, soddisfatta, e appuntò qualcosa su un foglio di carta.

- Posso avere dell’acqua? –

- Certo, cara, ma bevi lentamente. – disse, porgendole un bicchiere di plastica.

Il liquido fresco le lenì il bruciore, facendola sentire immediatamente meglio.

- Ragazzi, penso che sia meglio se la lasciamo un po’ con la famiglia. Possiamo passare a trovarla dopo cena. – mormorò Nicole, accarezzandole lievemente una guancia.

Il resto del gruppo annuì ed Eric fece per alzarsi dalla sedia, ma la voce ferma di Margareth lo bloccò.

- Puoi restare, Eric, ormai è come se facessi parte della famiglia. –

Il ragazzo le rivolse un’espressione grata e tornò a tenerle le mani.

- Eri tu che cantavi? – domandò Fiamma, sorpresa.

Annuì, mentre le guance si tingevano di un lieve rossore. – Tua madre mi ha detto che questa ninna nanna era l’unico modo per tenerti tranquilla quando eri piccola, che ti aiutava e quindi ... –

- E quindi ho il ragazzo migliore del mondo. – concluse lei. Poi aggiunse, - Puoi chinarti un po’? –

L’accontentò, perplesso, e venne ricompensato da un lieve bacio a fior di labbra.

- Da quanto è che siete alla Residenza? – domandò poi, spostando l’attenzione sulla sua famiglia.

- Da quando ti hanno portato in infermeria, ci hanno avvertiti subito. Ero così preoccupata per te. – rispose Margareth, con la voce tremante che denotava lo sforzo che stava compiendo per non scoppiare in lacrime.

- Eravamo tutti preoccupati, sei stata in coma per tre giorni. I medici dicevano che il cervello non aveva subito danni, ma tu non ti sei svegliata presto come credevano e … -

Non concluse la frase, non ce n’era bisogno.

Quel “e non sapevamo se ce l’avresti mai fatta” aleggiava nell’aria come un fantasma.

Pensarlo era un conto, ma dirlo l’avrebbe reso reale.

- È tutto okay, sto bene. –, mormorò, per poi notare le nocche spaccate di Eric, - Che è successo alla tua mano? –

Il ragazzo abbassò lo sguardo, imbarazzato, e fu Kyran a rispondere.

- Ha preso a pugni uno dei medici. – spiegò, e dal tono di voce sembrava che la cosa l’avesse divertito parecchio, - Non ho mai visto nessuno tirare dei pugni del genere; è una macchina da guerra il tuo ragazzo. –

- Hai preso a pugni un medico? – ripetè, incredula.

- La colpa è sua, stava dicendo una marea di stronzate. – replicò deciso.

- Ha detto che non serviva che rimanesse qui tutto il tempo perché c’era un’alta probabilità che non ti svegliassi più, quindi non avrebbe fatto alcuna differenza. – borbottò Kyran. – L’avrei preso a pugni anche io se lui non mi avesse preceduto. –

La cosa era ridicola, perché era perfettamente consapevole che sarebbe potuto succedere, ma sentirlo dire ad alta voce faceva tutto un altro effetto.

- Non vi avrei mai lasciati da soli. Non vi avrei abbandonati. –

Margareth le baciò la fronte con amore. – Lo so, tesoro mio, l’ho sempre saputo. Sei una combattente e uno stupido coma non avrebbe mai potuto fermarti. –

La donna colse l’occhiata che Eric aveva rivolto a sua figlia e decise che era venuto il momento che quei due restassero un po’ da soli.

- Noi andiamo a mangiare qualcosa, torniamo tra poco. Va bene? –

Fiamma annuì. – D’accordo, a più tardi, tanto io non mi muovo da qui. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

POV Eric

 

 

 

 

 

 

Si era risvegliata, ce l’aveva fatta.

Nel momento stesso in cui quegli occhi di ghiaccio avevano incontrato i suoi aveva sentito un senso di sollievo inondarlo. Non l’aveva lasciato, era tornata da lui.

Imparare quella ninna nanna e cantarla anche a costo di fare la figura dell’idiota era servito allo scopo e, se fosse stato necessario, ne avrebbe imparate a memoria altre tremila.

- Hai un’aria distrutta. –

Rise, divertito. Aveva passato tre giorni in coma e si prendeva il lusso di criticare il suo aspetto. Tipico di lei.

- Guarda che tu non sei messa tanto meglio, eh. – replicò, ironico.

Gli assestò un piccolo pugno su un fianco.

Riecco il suo animo combattivo. Quella era la sua ragazza, la sua piccola guerriera con un coraggio da tigre.

- No, sul serio, hai delle occhiaie da far spavento. Da quanto è che non dormi un po’? –

Lanciò un’occhiata all’orologio che era appeso in un angolo.

- Più o meno tre giorni e venti minuti. –

Fiamma sgranò gli occhi, incredula, - Non hai chiuso occhio per tutto il tempo in cui ero … bè, lo sai? –

- Già. Non volevo perdermi il momento in cui avresti riaperto gli occhi. – spiegò.

- Avrei potuto non farlo mai. –

- In quel caso non avrei dormito fino a farmi prendere un collasso. –

Fiamma scosse la testa. – Sei impossibile. –

- Sì, mi pare che qualcuno me l’abbia detto. –

- Ma ti amo anche per questo. –

- Anche io ti amo, ma devi giurarmi una cosa. – disse, guardandola con aria seria.

- Cioè? – domandò, inarcando un sopracciglio perfettamente curato.

- Niente più arrampicate sugli scogli né nient’altro di potenzialmente mortale. Non credo che sopravvivrei a un’altra esperienza come questa. –

Fiamma ridacchiò, scoprendo che le costole le facevano male.

- Un paio di costole fratturate, una spalla insaccata e una caviglia fuori uso. – riassunse Eric.

E tre giorni di coma … tutto sommato avrebbe potuto andarle peggio. Quello fuori uso avrebbe potuto essere il collo.

Solo il pensiero gli fece correre un brivido lungo la schiena.

No, non doveva pensarci. Era lì con lui e questa era l’unica cosa che contava.

Un discreto bussare attirò la loro attenzione.

Sulla soglia c’era Reaper, o meglio, una versione piuttosto sconvolta del giovane Capofazione.

- Tu che cazzo ci fai qui? – ringhiò, facendo per alzarsi, ma la mano di Fiamma stretta alla sua lo trattenne sulla sedia.

Non sopportava la sua vista; era tutta colpa sua se avevano discusso, se Fiamma aveva dovuto raggiungerlo sugli scogli e se era caduta e si era ridotta in quello stato.

- Ho saputo che Fiamma si era svegliata e … dovevo passare e vederla con i miei occhi, dovevo sapere che era vero. –

Strascicò i piedi, imbarazzato e colpevole. – Mi dispiace, è stata tutta colpa mia. Sei io non avessi fatto l’idiota, se non avessi provato costantemente a mettermi in mezzo a voi due, non sarebbe successo. –

Eric emise un verso disgustato. – Complimenti, questo lo sapevano già tutti. –

Puntò gli occhi smeraldini in quelli di ghiaccio di lei. – Lo sai che non volevo che ti facessi male. –

Poi si rivolse a lui, e dal suo sguardo si capiva che pensava davvero ciò che stava dicendo. – Lo so che vorresti vedermi morto, lo capisco e se fossi in te proverei lo stesso, ma sono qui anche per un altro motivo. Mi tiro fuori. Lei ha scelto te e l’accetto … basta mettermi in mezzo. – concluse, per poi uscire dalla stanza senza un’altra parola e allontanarsi lungo il corridoio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Erano passati tre giorni dal suo risveglio e finalmente l’infermiera le aveva dato il permesso di tornare in camerata.

Uscì dalla stanza sorretta da Eric e decise di festeggiare il suo ritorno alla vita normale in un modo tutto suo.

- Stavo pensando che potremmo farci un tatuaggio uguale. – disse, passando davanti al negozio di Tori.

Eric sorrise, tenendole aperta la porta e aiutandola quando la caviglia la costrinse a zoppicare vistosamente.

- Quale vorresti? –

Scorse con attenzione i disegni appesi al muro, finchè non trovò quello perfetto. Era un bracciale fatto di fiamme che girava intorno al braccio, poco sotto la spalla.

Glielo mostrò. – Questo qui, ti piace? –

Il luccichio che passò negli occhi grigi fu la muta conferma alle sue parole. Le fiamme non erano solo il simbolo degli Intrepidi, ma anche quello della rinascita e dopo un viaggetto nel buio totale sembravano il tatuaggio adatto a segnare il ritorno alla vita. – È perfetto. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Chiedo scusa per il ritardo con cui ho aggiornato, ma sono alle prese con molti progetti e li sto aggiornando tutti a rotazione. La ninna nanna che ho messo è francese ed è quella che mi cantava sempre mia nonna per farmi addormentare o quando stavo male (quindi quella parte della reazione di Fiamma è reale u.u). Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vogliate lasciarmi una recensioncina. Alla prossima.

Baci baci,

              Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 21
*** Cap 21 ***


Cap 21

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fiamma tirò su la manica della maglietta, ammirando le fiamme nere che abbracciavano il suo bicipite e che creavano un contrasto incredibile con la carnagione alabastrina.

- Tori si è superata, è spettacolare. – commentò Quattro, sdraiato sul letto accanto a lei, mentre ne scrutava ogni minimo dettaglio.

Erano rimasti solo due in camerata, oltre ai due Eruditi che completavano il gruppo dei trasfazione che era giunto all’ultima fase dell’iniziazione, mentre tutti gli altri aspettavano il loro turno per affrontare nuovamente la simulazione della paura.

- Sono felice che a noi tocchi domani, non ce l’avrei fatta ad affrontarla dopo così poco tempo dall’incidente. – mormorò, giocherellando distrattamente con il braccialetto di Quattro.

- Penso che Reaper l’abbia fatto apposta, sai, per non farti affaticare troppo. –

Non commentò. Aveva raccontato al resto del gruppo ciò che era  successo in infermeria, ma non sapeva ancora come comportarsi quando lo incontrava in giro per la Residenza. Per quasi due mesi, volente o no, aveva sempre saputo cosa aspettarsi dal Capofazione ma il suo atteggiamento ora la confondeva. Probabilmente non sarebbe mai riuscita a pensare a lui solo come al Capofazione Reaper.

- Spero solo che lui ed Eric  la smettano di beccarsi in continuazione, visto che ormai è tutto risolto. – replicò, stiracchiandosi pigramente.

- Non sarà mai tutto risolto tra loro due. – replicò Quattro, con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Io giuro che lo ammazzo. Sì, Capofazione o meno, lo ammazzo. –

La voce di Eric giunse dall’altro lato della porta della camerata.

Quattro sembrò guardarla come a dire “che ti avevo detto?”

L’ex Erudito e il resto dei loro amici entrarono proprio in quel momento, tutti pallidi e con l’espressione distrutta di chi aveva affrontato la prova più difficile dell’intera esistenza.

- Che succede? – domandò Fiamma, mettendosi a sedere con un colpo di reni e sussultando leggermente quando la spalla insaccata le mandò una scarica di dolore intenso che parve irradiarsi in ogni fibra nervosa del corpo.

- Eric ha fatto di nuovo pena nella simulazione. – spiegò Nicole, stringendosi nelle spalle quando il ragazzo la fulminò con un’occhiataccia. – E non guardarmi così, è la verità. –

- E Reaper non ha usato mezzi termini nel farglielo notare. – concluse Stefan, che tra tutti sembrava quello più riposato.

- La prossima volta gli strappo la lingua e gliela faccio mangiare. –

- Okay, mr macho versione super killer, perché non vieni un po’ qui e lasci che ti aiuti a dimenticartene? – propose, sorridendo maliziosa e non riuscendo a trattenere un moto di compiacimento quando vide il suo sguardo accendersi.

- Mi sembra un buon piano. – approvò, sedendosi sul materasso e prendendola tra le braccia per sistemarla sulle sue gambe.

- Ehm ehm, piccioncini, vi ricordo che la cena comincia tra poco. – fece notare Nicole, recuperando un asciugamano, - E la doccia è mia. – concluse, sfrecciando verso i bagni e chiudendosi dietro il separè.

- Mi sa che ne approfitto anche io. – decise Fiamma, scoccandogli un rapido bacio a fior di labbra per poi alzarsi in piedi.

- Sicura di non volere compagnia? – chiese, sorridendo malizioso.

Rise, scuotendo la testa e facendo ondeggiare le onde corvine. Poi si morse il labbro inferiore, in modo volutamente provocante, e si chinò per essere all’altezza del suo orecchio.

- Magari un’altra volta. – sussurrò, mordendogli repentinamente il lobo e facendolo rabbrividire contro di lei.

Poi sgusciò via, risistemando il separè e godendosi il getto caldo dell’acqua che le coccolava il corpo dolorante.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

POV Eric

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La cena era passata in relativa calma e una volta tornati in camerata era crollato, troppo stanco e provato per fare qualsiasi altra cosa che non fosse dormire.

Era circa l’una quando venne scosso con decisione da un paio di mani gelide e delicate. Aprì gli occhi, controvoglia, per poi assottigliarli e sforzarsi di mettere a fuoco la sagoma che si trovava seduta sul bordo del suo letto.

- Fiamma? – borbottò, assonnato.

- Ho avuto un’idea geniale. –

Inarcò un sopracciglio, sarcastico: - Hai avuto un’idea? Wow, vuoi che avverta i media? –

La replica della ragazza fu un sonoro pugno che si abbatté contro la sua spalla, nello stesso punto in cui era solita colpirlo quando diceva o faceva qualcosa che non le stava bene. Quindi, praticamente almeno un paio di volte al giorno. Di questo passo avrebbe perso la sensibilità, ne era certo.

- Piantala di fare l’insopportabile o potrei anche decidere di non aiutarti con il tuo problema. –

Si mise a sedere con un rapido colpo di reni e puntò gli occhi grigi nei suoi.

- Cosa intendi esattamente? – domandò, piccato.

- Oh, andiamo, non bisogna essere un’ Erudita per capire che hai problemi a superare il tuo scenario di paura. Senza offesa, ma i tuoi tempi fanno schifo. – replicò, imperturbabile.

In momenti come quelli, in cui usciva tutta la sua impertinenza da Candida, pensava davvero che prima o poi l’avrebbe strangolata; e no, non gli importava il fatto che fosse la sua ragazza. L’idea che si fosse preoccupata per lui, però, non poteva negare che gli facesse piacere.

- Svegliarmi in piena notte faceva parte del piano o l’hai fatto solo per darmi fastidio? – chiese, piegandosi a recuperare gli scarponi da allenamento e allacciandoseli rapidamente.

Gli rivolse un sorriso malandrino: - Oh, ma è ovvio che l’ho fatto per darti fastidio. –

Trattenne una risata, scuotendo la testa e seguendola fuori dalla camerata e lungo il corridoio che portava alla stanza di simulazione.

- Come pensi di riuscire ad aiutarmi? – le chiese, osservandola mentre armeggiava prima con il computer e poi con la fialetta e una siringa.

- Entrerò nel tuo scenario della paura insieme a te, ti aiuterò a superarlo. –

Il modo in cui lo disse, come se non ci fosse nulla di strano, lo lasciò di stucco. Era un’idea sensata, dopotutto, ma entrare nello scenario di qualcun altro era una cosa personale, significava esporsi totalmente agli occhi di una persona.

- D’accordo. – sussurrò, prendendo posto e stringendosi per permetterle di sdraiarsi accanto a lui. Le cinse le spalle con un braccio e sorrise quando la vide accoccolarsi istintivamente contro il suo petto muscoloso.

Lentamente, un senso di torpore iniziò a pervaderlo e la familiare sensazione di vuoto l’assalì. Chiuse  gli occhi, riaprendoli solo quando un calore insopportabile gli colpì il volto.

Accanto a lui, talmente vicina che poteva sentire le loro braccia nude sfiorarsi, c’era Fiamma.

- Inizia sempre con il fuoco. – annunciò.

Era una precisazione inutile dal momento che le fiamme divampavano intorno a loro e si avvicinavano sempre più velocemente.

- Eric, dobbiamo andarcene da qui. – gli disse, ma non ottenne risposta.

Gli occhi grigi fissavano ipnotizzati il movimento ondeggiante delle fiamme. Doveva essere questo ciò che provavano gli animali che venivano investiti dalle macchine, un senso totale d’impotenza.

- Eric. –

Lo scosse gentilmente per il braccio, riportandolo non si sa come alla realtà.

 Doveva affrontare la paura, combatterla e vincerla.

Annuì, afferrando la mano che gli veniva porta e seguendola mentre prendeva la rincorsa e, dopo aver notato un punto in cui le fiamme erano più basse, saltava.

Atterrarono sul pavimento di una sala buia, la paura che affrontava più facilmente delle altre.

- Questa è facile, dobbiamo solo arrivare a quella porta. – le disse, cominciando a camminare con aria risoluta in quella direzione. Posò la mano sulla maniglia e spinse con forza.

La successiva era una stanza di un metro per uno, talmente stretta che erano costretti a stare appiccicati l’uno all’altra.

- Fammi indovinare. – mormorò, flebilmente, - Claustrofobia? –

Qualcosa nel modo in cui l’aveva detto gli fece capire che evidentemente non era l’unico a soffrirne.

- C’è anche nel tuo scenario? –

Annuì. – Il mio è più brutto, però: sono intrappolata in una bara sottoterra. –

Veniva sepolta viva eppure riusciva a uscire dallo scenario prima di lui. Il suo coraggio e la sua forza interiore non avrebbero mai finito di stupirlo.

- Idee su come uscire? –

- Magari basta che mi tranquillizzi. Di solito esco dalla stanza non appena penso a qualcos’ altro. –

- Sì, mi sembra un’idea sensata. Pensi di riuscirci? – domandò, scrutandolo dubbiosa.

Stranamente la cosa non gli sembrava poi così difficile. Ora che c’era lei e sentiva il suo corpo e le sue morbide forme femminili schiacciate contro di lui quasi non faceva caso a dove si trovavano. Dopotutto era un ragazzo, un adolescente di sedici anni, e le reazioni del suo corpo scacciavano violentemente ogni tipo di paura.

- Veramente penso di stare già pensando ad altro. –

Aveva appena finito di parlare che si ritrovarono in un nuovo scenario.

- Tanto per curiosità, a che hai pensato? – domandò Fiamma.

Scrollò le spalle: - Non è necessario che tu lo sappia. –

- Che tradotto significa che mi arrabbierei se me lo dicessi. –

Il sorriso malizioso che le rivolse fu la muta conferma della veridicità delle sue parole.

- Sei un porco, Eric, persino mentre stai per morire soffocato?! – esclamò, indignata.

- Ehy, sono un uomo. – ribattè, come se quella fosse una spiegazione più che logica.

Uno sparo interruppe il loro scambio di battute.

Ecco, adesso cominciavano quelle davvero brutte. Strinse i denti, deglutendo dolorosamente, e preparandosi allo spettacolo che di lì a poco si sarebbe presentato davanti ai suoi occhi.

C’era lui, sdraiato a terra sul pavimento freddo, e una figura senza volto gli stava di fronte. Lo sconosciuto gli puntava contro una pistola, prendeva la mira e sparava. Ancora, ancora e ancora. Si vide portare le mani alle ferite, sussultare per il dolore, e sputare un fiotto di sangue. Vide gli occhi grigi che fissavano il soffitto, privi di vita.

“Era un fallimento completo, un disonore per la sua famiglia e la sua fazione, è molto meglio che si sia finalmente tolto dai piedi.”

“Già, era solo un codardo, un debole. Staremo tutti molto meglio senza di lui.”

Conosceva quelle voci, l’avevano accompagnato fin dal momento in cui era venuto al mondo.

“Troppo stupido per rimanere tra gli Eruditi, troppo codardo e incapace per superare l’iniziazione degli Intrepidi. Sarà un Escluso, non ci si poteva certo aspettare altro da lui.”

- Basta! Basta! – esclamò, coprendosi le orecchie con forza e cadendo in ginocchio.

“Incapace.”

“Debole.”

“Indegno.”

“Un disonore.”

- Basta, state zitti! –

Fiamma gli fu accanto, inginocchiandosi e costringendolo a togliersi le mani dalle orecchie.

- Eric, ascolta me, solo me. La senti la mia voce? –

Annuì, troppo scosso per riuscire a parlare.

- Concentrati solo sulla mia voce, okay? –

- Hanno ragione, sono un codardo, ho troppe paure per diventare un Intrepido. – mormorò.

- Il coraggio è il complemento della paura. Un uomo che è senza paura non può essere coraggioso, ed è anche uno sciocco. Tu sei coraggioso, Eric, perché sei disposto ad affrontare le tue paure e cerchi di superarle. Non so di chi siano queste voci, ma non devi ascoltarle. Io so che tu sei un vero Intrepido, non dubitarne mai. –

Qualcosa nelle sue parole, forse la decisione con cui l’aveva pronunciate, o magari solo il fatto che al mondo esistesse qualcuno che aveva fiducia in lui, lo spinse a reagire.

- Io sono un Intrepido, non sono un codardo né un debole. – decretò ad alta voce.

Fiamma sorrise, soddisfatta dalla sua reazione, ma all’improvviso la sua espressione cambiò e si fece immediatamente spaventata.

- Eric, che stai facendo? Eric, lasciami, mi stai facendo male. – mormorò, con voce strozzata, cercando di liberarsi dalla stretta che le avvolgeva il collo.

La stretta delle sue mani. La stava strangolando. Inorridì, ma nulla di ciò che gli passò per la mente riuscì a convincere il suo corpo a obbedirgli.

- Eric. – gorgogliò, ormai senza fiato, il volto paonazzo e le labbra che cominciavano a farsi bluastre.

- Non riesco a fermarmi. – esclamò.

– Eric, guardami. Lo so che non mi faresti mai del male, tu puoi fermarti e so che lo vuoi. –

Puntò gli occhi nei suoi, osservando la sfumatura chiarissima d’azzurro che diventava più scura lungo il bordo della pupilla.

Qualcosa scattò dentro di sé. Sentì distintamente le mani che si aprivano e le braccia che ricadevano inerti ai lati del suo corpo.

Si ritrovarono sulla poltroncina, abbracciati l’uno all’altra.

Lanciò un’occhiata all’orologio che portava al polso. Nove minuti, era riuscito anche a fare meno della metà del suo solito tempo.

- Il responso? – domandò Fiamma.

- Nove minuti. –

Il volto della Candida si aprì in un sorriso soddisfatto e orgoglioso. Lo abbracciò di slancio, gettandogli le braccia al collo e stringendolo a sé.

Eric chiuse gli occhi, assaporando il profumo di cannella che si irradiava dalla sua chioma scura.

- Non ce l’avrei mai fatta senza di te. – ammise.

- Bè, siamo una bella squadra, no? –

Già, lo erano eccome. Insieme erano invincibili.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto almeno la metà di quanto a me è piaciuto scriverlo e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Come ho scritto anche sulla bio della pagina autore, partirò questa notte per Creta e farò ritorno la notte del quindici, quindi in questa settimana non avrò la possibilità di accedere a Internet; conseguementemente, tutti gli aggiornamenti delle mie storie avranno luogo dal sedici agosto in poi, così come le risposte agli eventuali messaggi privati. Non mi resta che augurarvi un buon ferragosto in anticipo! Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 22
*** Cap 22 ***


Cap 22

 

 

 

 

 

 

 

Stavano tornando in camerata quando lo sentirono. Un urlo forte, disperato, capace di far gelare il sangue nelle vene di chi lo ascoltava. Un urlo familiare … Nicole.

Fiamma si liberò dalla presa di Eric, sfrecciando in avanti e cercando di identificare la direzione da cui provenivano le grida dell’amica. Raggiunse il Pozzo in una manciata di minuti, trovandola lì, in ginocchio davanti all’orlo dello strapiombo. Il volto di solito solare e pieno di malizia si era trasfigurato in una maschera di dolore, le guance erano rigate di lacrime e gli occhi rossi.

Zeke era lì accanto, le cingeva le spalle protettivo e la stringeva a sé, mentre Quattro e Shauna fissavano il vuoto con espressione frastornata. E Stefan … non vedeva Stefan da nessuna parte. Perché non c’era, dove si era andato a cacciare?

Eric sorpassò tutti, sporgendosi per vedere ciò che aveva causato quell’attacco isterico. C’era un corpo sul fondo dello strapiombo. La luce artificiale danzava sui capelli castani e gli occhi nocciola fissavano il cielo sbarrati e completamente privi di vita. Quando Fiamma lo raggiunse, provò a farla rimanere indietro, ma come era prevedibile con scarsi risultati.

- È lui … Dio mio, quello è Stefan – sussurrò la ragazza, portandosi una mano davanti alla bocca.

S’inginocchiò accanto a Nicole, stringendola a sé mentre sentiva a sua volta le lacrime pizzicarle gli occhi e minacciare di farla crollare. Non poteva permetterselo, non adesso che la sua migliore amica aveva bisogno di tutto il sostegno possibile.

Un gruppo d’Intrepidi era giunto sul posto, attirato dalle grida o forse chiamato da qualcuno dei ragazzi che si era svegliato ed era giunto sul posto, e stavano calando una fune per scendere e recuperare la salma.

- Non c’è bisogno che veda questa scena. È meglio se torna in camerata – considerò Eric, intercettando le iridi di ghiaccio della sua ragazza.

Fiamma annuì, tendendole una mano e facendola alzare con l’aiuto di Zeke.

- Coraggio, tesoro, andiamocene di qui – le sussurrò, accarezzandole il viso bagnato e camminandole affianco come una specie di guardia del corpo. Le sarebbe piaciuto poter proteggere anche i suoi sentimenti ed estirpare quel dolore lancinante che doveva avere nel petto, ma tutto ciò non le era permesso.

Raggiunsero la camerata in silenzio, lasciandola sul suo letto e guardandola mentre si rannicchiava in posizione fetale e affondava la faccia nel cuscino, incurante del trucco che colava copioso e macchiava la fodera bianca.

- Voglio sapere come è successo. Non può essersi buttato, non può – mormorò tra sé e sé.

Fiamma era completamente d’accordo con lei. Stefan era un ragazzo dolce, riservato, ma dentro era forte e combattivo e per quanto fosse giù di morale non si sarebbe mai e poi mai suicidato. No, avrebbe affrontato qualsiasi problema lo affliggesse e ne sarebbe uscito ancora più forte di prima. C’era qualcosa che non quadrava e loro avrebbero scoperto di cosa si trattava.

- Faremo qualsiasi cosa per scoprire cosa è successo, Nicky, è una promessa. –

La ragazza annuì, soffocando l’ennesimo singhiozzo, e rimase ferma a piangere finchè la stanchezza e il trauma subito non furono semplicemente troppo da sopportare e il suo corpo cedette allo stress e la costrinse a scivolare in un sonno agitato.

Zeke si stese accanto a lei, stringendola tra le braccia come se non volesse mai più lasciarla da sola neanche per un momento.

- Chiunque sia stato la pagherà cara – disse.

Era la prima volta che Fiamma vedeva quella scintilla pericolosa nel suo sguardo, il genere di espressione di chi poteva facilmente tirare il grilletto di una pistola senza tanti rimorsi. Quello era il lato Intrepido di Zeke Pedrad, quello che di solito riservava unicamente agli allenamenti.

- Ti lascio un po’ solo con lei, credo che tu sia l’unica persona che in questo momento può davvero farla stare meglio – decretò Fiamma, posandogli la mano sulla spalla in un’impercettibile carezza e imboccando l’uscita.

In corridoio incontrò Eric, appoggiato alla parete e in sua evidente attesa. La scrutò con gli occhi color acciaio, come se fosse pronto a vederla crollare da un momento all’altro.

- Sto bene – disse, prima ancora di dargli il tempo di dire qualsiasi cosa.

- No, non è vero. –

- Hai ragione, non è vero – ammise, lasciandosi attirare verso di lui e incassando la testa tra il suo collo e la spalla.

- Vieni, andiamocene di qui – disse, prendendola per mano e indirizzandola verso una delle scale che portava ai piani superiori.

Continuarono a salire finchè non giunsero sul tetto della residenza. Si sedettero lì, sul cornicione, a guardare il cielo notturno che si stava lentamente schiarendo e preparando all’alba.

- Non riesco a credere che sia accaduto davvero. Stefan non si è ucciso. –

- No che non l’ha fatto. Era un tipo forte, anche se non lo dava a vedere – convenne Eric.

Rimasero in silenzio finchè Fiamma non prese la parola.

- Stringimi, per favore – sussurrò.

Eric non l’aveva mai sentita così fragile, neanche quando c’era stata quella brutta storia con Reaper, e gli si strinse il cuore nel sentire quella vocetta flebile. La cinse con un braccio, attirandola a sé e tenendola stretta.

Fiamma alzò la testa quanto bastava per baciarlo e si rilassò avvertendo quella familiare sensazione di piacere che la sconvolgeva ogni volta in cui le loro labbra si toccavano. Lo baciò con più foga, mettendoci dentro tutte le sensazioni che le stavano attanagliando il cuore e una lieve disperazione che non sfuggì al ragazzo. Gli cinse il collo e approfondì ancora di più il contatto, facendolo sbilanciare leggermente e cadere all’indietro. Rimase così, sdraiata su di lui, a baciarlo come se volesse divorarlo.

Eric non disse nulla e si limitò ad assecondarla. Quando però gli strattonò la maglietta, provando a sfilarla, si ritrasse quanto bastava per guardarla negli occhi.

- Non sono sicuro di riuscire a fermarmi se continui così – disse, gli occhi color acciaio cupi per la passione.

- Non voglio che ti fermi. –

Lo baciò di nuovo, con ancora più foga, come per sigillare la solennità di quell’affermazione.

- Ne sei sicura? Assolutamente sicura? –

- Non sono mai stata più sicura di qualcosa in vita mia – assicurò.

Annuì, baciandola a sua volta e facendo scorrere le mani lungo i fianchi, le cosce tornite avvolte nei pantaloni della divisa da allenamento, per poi risalire e insinuarle sotto la maglietta. Sorrise a fior di labbra quando la sentì sospirare contro di lui e mettersi a cavalcioni sulle sue gambe. L’aiutò a liberarsi della maglietta, prendendosi un attimo per osservare il modo incantevole in cui il reggiseno di pizzo nero contrastava con il candore della sua pelle.

Ribaltò le posizioni con un colpo di reni, facendo leva con le braccia per non schiacciarla sotto il suo peso, sigillando quel passaggio con un bacio lungo e profondo.

Mentre si trovava sdraiata a terra, lo sguardo perso in quello di lui, Fiamma non potè fare a meno di pensare a come tutto fosse così naturale e perfetto, ben diverso da ciò che aveva provato quando Reaper aveva provato a spingersi oltre. Strattonò leggermente la maglietta, sussurrando: - Via. –

Si godette lo spettacolo dei muscoli di Eric che si flettevano mentre si spogliava e lasciava cadere l’indumento a pochi metri da loro. Era di una perfezione disarmante, il ragazzo più bello che avesse mai visto in tutta la sua vita. Ed era suo, solo suo.

Chiuse gli occhi solo quando lo sentì chinarsi su di lei e baciarle lentamente il collo, scendendo verso il basso e passando prima per la curva dei seni e poi sui fianchi e il ventre piatto, modellato dagli allenamenti di quelle settimane.

Eric si fermò solo quando incontrò la barriera dei pantaloni, sbuffando seccato e facendola ridacchiare. La guardò come per chiederle il permesso e quando la vide annuire slanciò in fretta bottone e cerniera, facendoli scivolare giù e mandandoli a fare compagnia al resto dei loro abiti.

- Sei ancora troppo vestito per i miei gusti – mormorò, spingendolo gentilmente a terra e sdraiandosi su di lui. Tempestò il petto muscoloso di baci, scendendo a seguire con la lingua il profilo deciso degli addominali. Lo sentì fremere ed emettere un gemito gutturale quando scivolò con la lingua lungo il contorno dei pantaloni. Li sbottonò, accarezzando con le unghie il tessuto dei boxer, tirati sotto la più che visibile erezione del ragazzo. Si strusciò contro di lui come avrebbe fatto una gatta, strappandogli una serie di gemiti inarticolati.

- Smettila di giocare – brontolò con voce roca, tornando a incastrarla sotto di lui e privandola dell’ultima lieve resistenza composta dall’intimo. Osservò ogni centimetro di quel corpo con lentezza esasperante, sorridendo intenerito quando la vide arrossire sotto l’intensità del suo sguardo.

- Ultima occasione per tirarti indietro, Balcoin – disse.

Fiamma scosse la testa, facendo ondeggiare le onde corvine, l’espressione seria e decisa negli occhi di ghiaccio. – Ti voglio – affermò.

Quelle due semplici parole ebbero l’effetto di un incendio in lui.

- Cercherò di essere il più delicato possibile – promise, sistemandosi meglio tra le sue gambe ed entrando lentamente in lei.

La vide sospirare leggermente e intuì che stesse cercando di rilassarsi il più possibile. Le parole gli uscirono prima ancora che potesse pensare a quale fosse la cosa migliore da dire. – Ti amo. –

Fiamma sorrise, scoccandogli un bacio a fior di labbra. – Ti amo anche io. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Un’ora più tardi erano stretti l’uno all’altra, le gambe intrecciate e il capo di Fiamma poggiato sul petto muscoloso di Eric, intenti a guardare il cielo stellato.

Eric si alzò, dirigendosi verso i pantaloni, lasciandola perplessa.

- Dove vai? –

- Aspetta solo un attimo, ho una cosa da darti – disse, estraendo una scatoletta e porgendogliela.

L’aprì con mano tremante trovandosi davanti una spilla a forma di rosa, con i petali neri sapientemente realizzati e il pistillo formato da un diamantino.

- È quella che abbiamo visto l’altro giorno – realizzò, accarezzando il bocciolo delicatamente.

- Ho visto come la guardavi fuori dalla vetrina e le cose belle devono stare insieme – replicò, scrollando le spalle fintamente disinvolto. In realtà era imbarazzato e Fiamma se ne era resa perfettamente conto.

- È magnifica. Tu sei magnifico, però adesso mi sento in colpa perché non ti ho preso niente. –

Scosse la testa, gli occhi d’acciaio che sembravano sorridere a loro volta.

- Stai con me, questa è la cosa migliore che potrei mai desiderare. –

Il rumore di una macchina in avvicinamento interruppe quel momento perfetto e li spinse ad affacciarsi per vedere di cosa si trattasse.

- Quella è una macchina degli Eruditi. Che ci fanno qui? – commentò Eric, con aria corrucciata.

Osservarono Jeanine scendere dalla vettura e venire affiancata immediatamente da Max. Li videro parlottare tra loro e captarono solo una frase. Una semplice frase in grado di dare risposta a tutte le loro domande.

- Avevi ragione, il ragazzo era Divergente, ce ne siamo occupati. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Finalmente ho aggiornato, chiedo scusa per il ritardo mostruoso, ma avevo bisogno di un po’ di tempo per elaborare per bene il pezzo della morte di Stefan e della prima volta di Fiamma ed Eric. Spero che vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

                Fiamma Erin Gaunt

 

 

 

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Capitolo 23
*** Epilogo ***


Nda: Scrivo qui così ho la certezza che tutti voi leggiate. Sono stati mesi lunghi, capitoli scritti di getto, legami emotivi che si sono venuti a creare con i personaggi, momenti di shipping compulsivo. Insomma, tutto questo è stata questa long, cominciata a scrivere un po’ per gioco e un po’ per sperimentare un fandom nuovo. E poi ho trovato voi, fedeli lettrici/lettori, che mi avete seguita fin qui e mi avete ricoperto di complimenti, che vi siete affezionati ai personaggi e alla loro storia e che mi avete mandato fuori di testa per la gioia e l’orgoglio di aver scritto una storia che vi abbia tanto preso e sia riuscita a farvi rivalutare il mio amato Eric. Sì, perché ho cominciato scrivendo questa long quando il fandom non aveva nessuna storia su di lui (al limite qualche comparsata in cui veniva messo sempre in pessima luce) e l’ho finita convertendo un buon numero di ragazze che adesso lo vedono sotto una luce diversa. Ne sono contenta, perché è un personaggio con un grandissimo potenziale. Avete apprezzato anche la mia OC, Fiamma, e non posso negare che la cosa mi abbia fatto un piacere enorme, perché ho messo un buon 90% di me in lei. Insomma, siete state ciò che ogni fanwriter sogna: le lettrici perfette. Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato, per le parole stupende e per le vostre recensioni che mi hanno provocato un moto di orgoglio e gioia indescrivibile mentre le leggevo. Spero di ritrovarvi in qualche mio altro progetto. È stato un piacere intrattenervi con questa fic. Ma ora, prima dei saluti lacrimevoli, vi lascio all’ultimo capitolo della fic.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Epilogo

 

 

 

 

Avevano occupato tutte le due ore prima dell’inizio della cerimonia di ingresso a rimuginare su quella frase.

“Il ragazzo era Divergente, ce ne siamo occupati”.

- Pensi che dovremo dirle ciò che abbiamo scoperto? –

Fiamma si accigliò, scrutandolo negli occhi d’acciaio. – Tu credi che sia meglio far finta di nulla? –

Annuì.

- Dobbiamo saperne di più, capire cosa intendessero Max e Jeanine. Tu quanto nei sai suoi Divergenti? –

Fu costretta a scrollare le spalle. Era vero, non sapevano nulla sui Divergenti né sul perché secondo le alte sfere di Intrepidi ed Eruditi andassero eliminati.

- Nicole vuole solo vendetta, e la capisco, ma dobbiamo prima capire in cosa ci stiamo cacciando, Fiamma. –

- Quindi cosa suggerisci? –

Lo sguardo si fece serio, risoluto: - Che rimanga solo tra me e te, per il momento. Quando scopriremo qualcosa di più rilevante faremo la nostra mossa. Potrebbero volerci giorni, settimane, mesi o forse addirittura anni, ma non possiamo muoverci alla cieca. –

Per quanto detestasse ammetterlo, doveva riconoscere che aveva ragione. Era una cosa grossa, pericolosa, e non avrebbe avuto senso mettere a rischio la propria vita senza sapere neanche per cosa.

- D’accordo, ma vendicheremo Stefan, non importa quanto ci vorrà. –

- Lo vendicheremo – assicurò, chinandosi a catturarle le labbra in un bacio profondo.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

Era arrivato il momento della classifica finale, quello che stavano aspettando fin dall’inizio. Fiamma rivolse un’occhiata ai suoi amici.

Nicole era stretta nell’abbraccio di Zeke, Jesse e Shauna si tenevano per mano, scaricando la tensione, Quattro armeggiava nervosamente con un polsino del giubbotto ed Eric era lì, alle sue spalle, cingendole i fianchi con le mani forti, con indosso la consueta maschera di perfetta imperscrutabilità.

Tuttavia uno sguardo le bastò per capire che era nervoso, tremendamente nervoso, malgrado cercasse di non darlo a vedere. Probabilmente risultava piuttosto convincente per tutti loro, ma non certo per lei che lo conosceva come nessun altro.

- Iniziati, senza altri indugi, cominciamo dal decimo posto – disse la voce di Max, altisonante senza l’aiuto di alcun amplificatore. Era il “capo” dei Capofazione e quando parlava il silenzio calava automaticamente, indipendentemente da quanto la situazione potesse essere densa di tensione ed eccitazione.

- Decima in classifica Sheyleen. –

Un lieve ed educato applauso di propagò dalle file degli Intrepidi. Era un punteggio basso per essere un’interna, ma era pur sempre meglio che diventare un’Esclusa.

- Al nono posto, Robert. –

Era il turno di un altro interno, un ragazzo dai capelli color sabbia che Fiamma non aveva mai degnato di un’occhiata prima di allora.

- Al settimo posto, Jesse. –

La voce di Ross si levò alta tra gli applausi: - Bravo così, fratellino. –

Max sorrise, indulgente, per poi riprendere l’elenco.

- Al sesto posto, Nicole. –

Fiamma si voltò verso l’amica, che per un attimo aveva lasciato che un sorriso soddisfatto le stirasse le labbra, e l’abbracciò forte.

- Al quinto posto, Shauna. –

La bionda venne incorporata nella stretta, diventando rossa per l’imbarazzo e l’attenzione che le veniva dedicata, mentre intrecciava le dita con quelle di Jesse, sforzandosi di apparire disinvolta.

- Al quarto posto, Zeke. –

Il diretto interessato si inchinò esageratamente sotto gli applausi, sorridendo compiaciuto.

- Grazie, grazie. Siete troppo gentili, davvero. –

- Al terzo posto, Fiamma – proseguì Max.

Terza … Era riuscita ad arrivare terza.

Ci mise un paio di secondi a metabolizzare la notizia, mentre uno dopo l’altro i suoi amici la stringevano in un abbraccio spaccaossa. Eric la strinse a sé, con una leggera rigidità dovuta all’essere ancora in attesa del suo risultato.

- Al secondo posto, Eric. –

La rigidità divenne assoluta e Fiamma seppe senza alcun bisogno di guardarlo che aveva serrato la mandibola e gli occhi si erano fatti assenti.

- Ehy, secondo è un gran bel risultato – disse, poggiandogli una mano sul braccio e attirando la sua attenzione.

- Non quanto l’essere arrivati primi – borbottò in risposta, voltandosi a lanciare un’occhiata assassina in direzione di Quattro.

- E, infine, il primo in classifica è Quattro! –

L’ex Rigido aveva un sorrisetto soddisfatto dipinto sulle labbra, ma non sembrava affatto sul punto di cominciare a pavoneggiarsi.

Max lo raggiunse, stringendogli la mano e prendendolo leggermente in disparte.

- Immagino voglia reclutarlo; ho sentito dire che Cassius ha lasciato il posto da Capofazione – disse sottovoce Zeke.

Ora le era tutto più chiaro. Quella notizia doveva essere arrivata anche alle orecchie di Eric e il suo iper esigente fidanzato aveva occhieggiato il titolo con desiderio.

- Eric, giusto? –

A parlare era stato un ragazzo alto all’incirca un metro e ottanta, forse uno e ottantacinque, con la carnagione olivastra e occhi e capelli  scuri. I tratti erano cesellati e gli occhi vagamente a mandorla. Sotto tutti quei muscoli e i tatuaggi che gli decoravano le braccia e il collo, Fiamma riuscì a stento a scorgere il volto familiare del ragazzo che abitava accanto a casa sua. Il suo migliore amico tra i Candidi, che l’anno prima aveva lasciato la Fazione per entrare negli Intrepidi e che a giudicare dall’aura di comando che gli aleggiava intorno doveva aver fatto carriera molto in fretta.

- Oh mio Dio, Richard! – esclamò Fiamma, lasciandosi stringere in un abbraccio mozzafiato dal nuovo arrivato, prima di voltarsi verso di lui con un sorrisone ancora ben stampato sulle labbra.

- È Richard Kang, il figlio di Jack, era il mio migliore amico quando eravamo tra i Candidi. –

Eric cercò di ricordarsi il momento esatto in cui gli aveva detto che uno degli Intrepidi era stato suo amico prima di diventare un trasfazione. Eppure non gli sembrava affatto che avesse mai accennato a quel Richard Kang, né tantomeno al fatto che fosse tanto alto, muscoloso e decisamente attraente.

- Jack Kang, il capo dei Candidi, giusto? –

Il ragazzo annuì. – Qui sono solo Richard il Capofazione – chiarì, sfoggiando il suo solito sorriso sghembo, - E sono qui per offrirti un posto tra di noi … sempre se lo vuoi. –

Eric gli rivolse un’occhiata perplessa.

- Credevo che l’aveste offerto a Quattro. –

Richard si strinse nelle spalle, quasi con aria di scuse.

- Avevo detto a Max che quel ragazzo non faceva al caso nostro, ma lui non mi ha dato ascolto e ha preso un bel picche. Sei tu quello che ci serve. Allora, possiamo considerarti il quinto Capofazione degli Intrepidi? –

Fiamma incrociò il suo sguardo, sorridendo con incoraggiamento. Era la prima volta che lo vedeva così spaesato, euforico, come un bambino la mattina di Natale.

- Io … Sì, certo che sono dei vostri – assicurò.

Richard sorrise con l’aria di chi sapeva perfettamente cosa dovesse provare in quel momento e gli porse il braccio in un saluto virile che il ragazzo ricambiò all’istante. Poi strizzò l’occhio a Fiamma. – Vado a fare l’annuncio. Hai scelto un tipo tosto, brava gatita. –

Eric si accigliò, perplesso.

- Gatita? –

- Gatita negra, in realtà – ammise, sorridendo, per poi spiegare: - Significa gattina nera. Mi chiama così fin dai tempi dell’asilo. –

Eric stava per replicare con qualche commento ironico, ma la voce di Richard reclamò il silenzio.

- Abbiamo sempre avuto cinque Capofazione negli ultimi vent’anni e tutti voi conoscete e stimate Cassius. La notizia è trapelata qualche giorno fa, quindi immagino che sappiate che c’era un posto vacante ai vertici della gerarchia. Dico c’era perché abbiamo trovato un nuovo Capofazione: Eric, il nostro nuovo membro. –

Gli Intrepidi proruppero in una serie di acclamazioni esuberanti, assordandoli e circondando Eric. Lo sollevarono come se non pesasse nulla, portandolo in trionfo per tutta la sala.

Ed Eric sorrideva. Uno di quei sorrisi puri, stupendi, che dedicava solo a lei. E in quel momento Fiamma pensò che n0n c’era cosa più bella del vederlo finalmente felice, conscio di aver trovato il suo posto nel mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

 

 

I festeggiamenti erano finiti da un’ora quando Fiamma si recò sul tetto. Eric le aveva detto che l’avrebbe aspettata lì, senza precisare cosa dovesse dirle di tanto riservato.

Lo trovò appoggiato alla ringhiera di protezione a osservare l’orizzonte con l’aria assorta di chi si stava preparando un discorso lungo e importante.

- Ehy, allora, cosa volevi dirmi? – chiese, affiancandoglisi.

Eric si voltò verso di lei, prendendole le mani e stringendole nelle sue.

- Ti amo, lo sai, e stiamo per cominciare davvero la nostra nuova vita. Io … ecco, è difficile, non sono bravo a parlare quando si tratta di queste cose. Comunque, voglio iniziarla con te al mio fianco. Con te per sempre. E quindi, mi chiedevo se …. – s’interruppe, sospirando e portandosi una mano tra i capelli, scompigliandogli nervosamente, - Forse è meglio se te lo faccio vedere. –

Alzò la maglietta scura che indossava, mostrando un nuovo tatuaggio all’altezza del cuore. Era un diamante, colorato di un leggero azzurro che riprendeva il colore dei suoi occhi, e la cosa la emozionò.

- L’ho fatto pensando a te. Simboleggia la limpidezza, la perfezione e la resistenza e tu sei tutto questo. Ma è anche e soprattutto il simbolo della mia fedeltà eterna a te … -

Fiamma lo interruppe. Aveva bisogno di stemperare un po’ la tensione e l’aspettativa che quel discorso stava creando in lei.

- Sai, di solito i diamanti si montano su un anello quando si fa una proposta di matrimonio – ironizzò.

Eric abbozzò un sorrisetto divertito.

- Diciamo che questa è una testimonianza per un impegno futuro. Allora, Fiamma, un giorno non troppo lontano, vorresti diventare … -

- La signora occhi d’acciaio? – domandò, sempre sorridendo, prima di aggiungere: - Certo che sì. –

Si alzò in punta di piedi, attirandolo a sé, e lo baciò.

Rimasero così, stretti l’uno all’altra, per un tempo che sembrò infinito.

Era l’inizio di una nuova vita; una vita al fianco di Eric, quello che nel giro di qualche anno sarebbe diventato a tutti gli effetti l’unico uomo della sua vita. E lei lo amava, di quell’amore folle e incondizionato tipico dell’ad0lescenza, e tanto bastava.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

È finita. Oddio, mi fa strano scriverlo, ma è così. Avete aspettato un intero mese e ora eccoci qui. Ovviamente ci sarà un sequel: “Angel with a shotgun” che troverete pubblicato o stasera o domani in giornata. Spero che sia stata una conclusione degna e vi ringrazio per la milionesima volta, perché siete stati davvero unici e speciali, i migliori lettori del mondo. A presto, spero, con una nuova fic su questi due ;)

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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