Be dauntless is a tough job, but someone has to do it di Fiamma Erin Gaunt (/viewuser.php?uid=96354)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap 3 ***
Capitolo 4: *** Cap 4 ***
Capitolo 5: *** Cap 5 ***
Capitolo 6: *** Cap 6 ***
Capitolo 7: *** Cap 7 ***
Capitolo 8: *** Cap 8 ***
Capitolo 9: *** Cap 9 ***
Capitolo 10: *** Cap 10 ***
Capitolo 11: *** Cap 11 ***
Capitolo 12: *** Cap 12 ***
Capitolo 13: *** Cap 13 ***
Capitolo 14: *** Cap 14 ***
Capitolo 15: *** Cap 15 ***
Capitolo 16: *** Cap 16 ***
Capitolo 17: *** Cap 17 ***
Capitolo 18: *** Cap 18 ***
Capitolo 19: *** Cap 19 ***
Capitolo 20: *** Cap 20 ***
Capitolo 21: *** Cap 21 ***
Capitolo 22: *** Cap 22 ***
Capitolo 23: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Cap 1 ***
Cap
1
-
Finirai con il fare tardi. –
La
voce di suo fratello, proveniente dal piano di
sotto, la fece sobbalzare e le procurò una bella striscia di
eyeliner nero
lungo tutta la palpebra. Sbuffò, tamponando con lo
struccante e cercando di
trovare un rimedio a quel danno.
Come
se non fosse già abbastanza nervosa per conto
suo. In fin dei conti cosa c’era mai di così
importante, si decideva soltanto
cosa ne sarebbe stato di tutta la sua vita. Mentre legava i capelli
corvini in
un’alta coda di cavallo, ripensò al risultato del
suo test. Candida o
Intrepida? La fazione prima del sangue. Era questo il motto che tutti
gli
iniziati dovevano tenere a mente prima di fare la loro scelta; sarebbe
rimasta
nella fazione con i suoi genitori o avrebbe scelto quella degli
Intrepidi?
Ancora
non lo sapeva e la notte non le aveva certo
portato consiglio.
-
Fiamma! –
Questa
volta era sua madre, impaziente forse anche
più di lei, che scalpitava dalla sera precedente e da buona
ex intrepida
sperava nel passaggio della figlia in quella fazione. Margareth
l’aveva
lasciata per amore, in una realtà in cui per
un’Intrepida non era possibile
frequentare un Candido, e da allora non si era pentita particolarmente
della
sua scelta, ma sperava che quella di sua figlia fosse diversa.
-
Sto arrivando! –
Si
sistemò meglio la camicia bianca, che cominciava
a starle un po’ troppo stretta e aderiva alle sue forme
morbide da giovane
donna, valutando quanto fosse trasparente sotto la luce al neon. Dopo
aver
appurato che non si vedeva nulla di compromettente, lanciò
un’ultima occhiata a
quella che sarebbe stata la sua stanza ancora per pochi secondi e poi
si
diresse al piano di sotto.
*
Tobias
osservava suo padre sul podio, tra gli
Eruditi e gli Intrepidi, che si schiariva la gola davanti al microfono.
-
Benvenuti alla cerimonia della scelta. Benvenuti
alla cerimonia in cui onoriamo la filosofia democratica dei nostri
antenati,
che riconosce a ciascuno di noi il diritto di scegliere la propria
strada nella
vita. –
Già,
come se quelle belle parole fossero davvero ciò
che passava per la testa di suo padre.
Si
ricordava bene ciò che gli aveva detto la sera
precedente, dopo cena, quando ormai aveva sperato che il discorso sulla
scelta
non sarebbe stato affrontato. Speranza inutile, ovviamente.
“Fa’
ciò che devi, ma sappi che se oserai
disonorarmi allora farai bene a fingere di non avere una famiglia,
perché questo
è ciò che faremo noi”.
Probabilmente
anni prima la cosa avrebbe potuto
ferirlo, ma ormai l’idea di non essere più
costretto a vederlo era quasi un
sollievo. A suo padre lui non era mai andato bene, non era il figlio
che aveva
sempre desiderato, e le sue punizioni e i commenti gelidi non
l’avevano mai
indotto a credere il contrario.
-
Anni fa gli uomini si divisero in fazioni per
contrastare il disordine nel mondo. Quelli che davano la colpa
all’aggressività
fondarono la fazione dei Pacifici. – proseguì.
I
Pacifici si sorridevano a vicenda e avevano un’aria
rilassata, come se nulla potesse turbarli.
-
Quelli che incolpavano l’ignoranza divennero
Eruditi. –
Lasciò
vagare lo sguardo tra di loro, sulle loro
espressioni tronfie di chi era convinto di essere dalla parte della
ragione.
-
Quelli che accusavano l’ipocrisia si chiamarono
Candidi. –
Anche
quella sarebbe stata una buona scelta per lui,
tutto sommato gli abitanti di quella fazione non erano poi
così male.
-
Quelli che condannavano l’egoismo formarono gli
Abneganti. –
La
sua fazione, l’unico posto in cui era
assolutamente certo di non voler rimanere.
-
E quelli che incolpavano la codardia divennero gli
Intrepidi. –
Un
brivido gli corse lungo la schiena, come se il
suo corpo sapesse ancora prima della sua mente e del suo cuore quale
fosse la
scelta migliore per lui. La fazione degli Intrepidi sembrava un buon
posto da
chiamare casa.
*
Eric
ascoltava le parole di Marcus con la fronte
corrugata, infastidito da quell’enorme giro di parole.
-
Senza di loro non sopravvivremmo. –
Eccolo
lì il colpo di scena. Il silenzio che accolse
le sue parole fu assoluto, perché in quella semplice frase
era racchiusa la paura
più grande di tutti loro; era qualcosa di peggiore persino
della morte:
diventare un Escluso.
-
Perciò in questo giorno celebriamo una lieta
ricorrenza, accogliendo gli iniziati nelle nostre fazioni, che
lavoreranno con
noi per sviluppare una società e un mondo migliore.
– concluse.
Eric
si unì educatamente allo scroscio di applausi.
Quando il silenzio venne ripristinato, Marcus cominciò a
chiamare i primi nomi.
Il
primo era un Intrepido, che rimase nella sua
fazione tra le acclamazioni dei compagni. Tra gli Intrepidi
l’idea di cambiare
fazione era qualcosa di ancora più inconcepibile che negli
altri gruppi,
significava tradimento.
-
Fiamma Balcoin. –
La
seconda chiamata, una Candida, avanzò
risolutamente verso le coppe. C’era qualcosa nel suo sguardo,
una bruciante
determinazione, che lo spinse a osservarla meglio. Si scoprì
a notare come i
capelli corvini assumessero sfumature rubino sotto le lampade al neon e
gli
occhi color ghiaccio fissassero come ipnotizzati i carboni crepitanti,
come la
casta divisa dei Candidi apparisse stranamente seducente su di lei. La
vide
recidere velocemente il palmo e lasciar gocciolare un po’ di
sangue sui
carboni. Un’altra Intrepida.
*
Fiamma
raggiunse il gruppo degli Intrepidi, venendo
accolta da un paio di pacche sulla schiena e qualche lieve sorriso di
benvenuto. Li aveva
scelti, ma adesso
spettava a loro accettarla come un membro effettivo della fazione.
Raddrizzò
la schiena e incrociò lo sguardo del
ragazzo che l’aveva fissata per tutta la durata della sua
scelta. Era alto, con
i capelli neri che gli ricadevano sul volto donandogli
un’aria di distratta
eleganza e un paio di occhi di un incredibile grigio chiaro. Nel
complesso era
piuttosto carino.
-
Tobias Eaton. –
Il
nome, pronunciato con un che di gelido, attirò
l’attenzione
di tutti. Fiamma ricordava di averne sentito parlare, era il figlio di
Marcus. Lo
osservò mentre avanzava, l’espressione seria sul
bel volto dai tratti marcati,
recideva il palmo e lasciava che lo gocce di sangue sfrigolassero sui
carboni.
Vide
l’espressione di Marcus farsi spietata per una
frazione di secondo, poi tornò a essere impassibile.
Tobias
si sistemò accanto a lei, fissando
risolutamente un punto imprecisato. Seguendo il suo sguardo,
capì che stava
fissando il muro davanti a sé, deciso a non mostrarsi debole
davanti a suo
padre.
Erano
giunti quasi alla fine quando venne chiamato l’Erudito
che l’aveva esaminata con attenzione.
-
Eric Murter. –
Avanzò
a testa alta, sicuro di sé e della sua
scelta, e impiegò solo una frazione di secondo a unirsi agli
Intrepidi. Anche
il suo ingresso fu accolto con un boato d’approvazione.
Quando Elizabeth
Cressling scelse i Candidi, la cerimonia ebbe termine.
-
Forza, diamoci una mossa. – esordì uno degli
Intrepidi più grandi, guidando il gruppo fuori dalla sala e
dando il via a una
corsa sfrenata lungo le scale. Quando arrivarono al piano terra, Fiamma
era quasi
senza fiato, ma sembrava che la loro folle avanzata non fosse ancora
finita.
Gli Intrepidi si scaraventarono fuori dall’edificio, puntando
in direzione del
fischio del treno che arrivava in lontananza.
Solo
in quel momento realizzò cosa si aspettavano da
lei, da tutti loro. Dovevano saltare.
Spazio
autrice:
Salve,
sono nuova nel fandom e spero che questo mio
tentativo di long non faccia poi troppo schifo. Ho letto Divergent
ieri, tutto
d’un fiato, e sono rimasta conquistata dalla trama. Tuttavia
mi sono chiesta:
ma com’è stata l’iniziazione di Quattro,
e quella di Eric (sì, perché io devo
avere seri problemi dal momento che ho amato questo ragazzo u.u)?
Perché questi
due non si sopportano affatto? Bene, in questa long cerco di dare una
mia
personale versione di quegli anni. Spero che vi piaccia e che vogliate
lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate. Concludo
dicendo
che dal prossimo capitolo i POV non saranno alternati come questo ma
ogni
capitolo sarà dedicato a uno di questi tre ragazzuoli. Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 2 *** Cap 2 ***
Cap
2
Il
treno rallentava mano a mano che si avvicinava a
loro. Forse, se avesse preso bene il tempo e lo slancio giusto, sarebbe
riuscita a non farsi eliminare ancora prima dell’iniziazione.
Scattò in avanti,
lasciandosi sfuggire un sorriso sollevato quando avvertì il
solido legno del
vagone sotto i suoi piedi. Quando il treno sobbalzò
lievemente, perse l’equilibrio
e fu solo grazie a una mano che le afferrò prontamente il
polso e la tirò verso
di sé che non cadde nel vuoto. Il contraccolpo la fece
sbilanciare in avanti e
scontrare con un petto asciutto e lievemente muscoloso, indubbiamente
maschile.
Alzò lo sguardo verso il suo salvatore, trovando a fissarla
nientemeno che il
figlio di Marcus. Doveva immaginarselo: chi, se non un Abnegante,
avrebbe
aiutato una ragazza mai vista prima?
-
Grazie … – s’interruppe, dandogli il
tempo di
presentarsi.
-
Tobias. –
-
Fiamma. –
Gli
porse una mano, sorridendo intenerita quando lo
vide corrugare la fronte come se non sapesse bene come comportarsi.
Sapeva che
gli Abneganti tendevano a evitare ogni contatto fisico che non fosse
strettamente necessario, ma vederlo con i propri occhi era tutta
un’altra cosa.
-
Stringila, è così che ci si saluta tra gli
Intrepidi. – gli suggerì.
Tobias
obbedì, trattenendole la mano il minimo
necessario e sorprendendola con la sua stretta piacevole. Era strano
come fosse
bastato quel lieve contatto per infonderle la consapevolezza che di
quel
ragazzo si sarebbe potuta fidare.
-
Un Abnegante tra gli Intrepidi è … –
-
Strano, ridicolo? –
Scosse
la testa, lasciando ondeggiare la coda scura
lungo la schiena. – No, stavo per dire inaspettato.
–
Tobias
lanciò un’occhiata intorno a sé,
passando
rapidamente in rassegna i volti del resto degli iniziati. Lo guardavano
come se
fosse uno strano esperimento o uno scherzo della natura.
-
A quanto pare non sei la sola a pensarlo. –
-
Non puoi certo biasimarci, un Rigido che lascia la
fazione non è una cosa da tutti i giorni. –
La
voce che era intervenuta era fredda, ironica, e
tradiva una punta di arroganza. Si voltarono verso il ragazzo che aveva
parlato, trovandosi davanti l’Erudito dagli incredibili occhi
grigi che aveva
catturato l’attenzione di Fiamma durante la scelta.
-
Detto da un Erudito, lo prendo come un
complimento. – replicò, impassibile.
Tobias
stava per replicare con qualcosa di brusco,
ma Fiamma si frappose tra i due, poggiando una mano sul petto di
entrambi e
allontanando l’uno dall’altro.
-
Piantatela, non ho alcuna voglia di starvi a
sentire mentre discutete su chi tra voi abbia più
testosterone in circolo. –
-
Non che ci voglia molto ad avere più testosterone
di un Rigido. – concluse, sprezzante, Eric.
Alzando
gli occhi al cielo, afferrò una mano di
Tobias e lo tirò dietro di sé verso
l’altro lato dello scompartimento. Più
distanza metteva tra quei due e meglio era.
-
Ci si vede più tardi, mild*. Rigido. –
gridò loro
dietro.
-
O magari ti sfracelli giù dal treno. –
soffiò piano
Fiamma, facendo ridacchiare Tobias.
Si
strinse nelle spalle, indossando un’aria
fintamente innocente. – Bè, che
c’è, sono stata troppo ottimista? –
Il
ragazzo scosse la testa, tacitando lentamente l’attacco
di risate che lo scuoteva.
-
È solo che non credo che riuscirò mai ad
abituarmi
alla facilità con cui voi Candidi dite quello che vi passa
per la testa. –
-
Questo è perché tu sei un Rigido. –
scherzò,
punzecchiandolo leggermente su un fianco.
Poi,
all’improvviso, il rumore stridente dei freni
annunciò che il treno stava rallentando la sua folle corsa.
Si avvicinarono al
portellone, sbirciando fuori. E così quello era il quartier
generale degli
Intrepidi, la loro nuova casa.
-
Forza, è ora di scendere. –
La
voce autoritaria dell’Intrepido che li aveva
condotti verso il treno echeggiò in tutto lo scompartimento
e diede il via alla
prima tornata di discesa.
Fiamma
afferrò la mano di Tobias, stringendola
saldamente e lasciando che fosse il ragazzo a guidarla verso
l’aria aperta.
Rotolarono sul selciato, per poi rialzarsi doloranti e leggermente
ammaccati.
-
Tutto bene? –
La
ragazza esaminò con aria critica il gomito della
camicia, che si era bucato e lasciava esposta la pelle arrossata e
leggermente
contusa. Piegò l’articolazione, venendo assalita
da un lieve senso di bruciore.
Solo un graffio, era tutto okay.
-
Stavo meglio prima, ma sono tutta intera. Tu? –
Tobias
le rivolse un’occhiata ironica, - A
meraviglia, perché non si vede? –
Risero
all’unisono, poi Fiamma tornò improvvisamente
seria e sgranò gli occhi, fissandolo con finto stupore.
-
Sbaglio o hai appena fatto una battuta, e
divertente per giunta? –
Annuì.
– Forse non sono poi così Rigido. –
Si
spazzolarono via la polvere e il terriccio dai
vestiti e seguirono il resto del gruppo verso l’ingresso.
Erano allineati uno
dietro l’altro e, da dove si trovava, Fiamma riusciva solo a
scorgere un
gigantesco buco nero.
-
Credo che dobbiamo saltare. – sussurrò, mentre
Tobias sgranava leggermente gli occhi, a tradire la sua preoccupazione.
-
Vado io. – decretò l’odiosamente
familiare voce di
Eric, che li spinse di lato e s’incamminò con aria
decisa verso il baratro.
Lo
seguirono con lo sguardo mentre si sporgeva
leggermente, come a valutarne la profondità, si lasciava
sfuggire un sospiro, e
poi si lanciava nel vuoto. Odioso e arrogante, certo, ma doveva
ammettere che
quel ragazzo aveva del coraggio.
-
Andiamo, non voglio che abbia un’occasione per
vantarsi più del dovuto. – decretò
Fiamma, marciando verso l’ingresso con
Tobias al seguito.
Saltò
per prima, chiudendo gli occhi mentre
precipitava al buio e serrando con forza i denti per impedirsi di
lasciarsi
sfuggire il seppur minimo gemito. L’impatto con la rete
elastica le fece
scattare la testa all’indietro e le intorpidì
leggermente le gambe e le
braccia. Un Intrepido, che non doveva avere che un paio
d’anni più di lei, le
rivolse un lieve sorriso e l’aiutò a rimettersi in
piedi, sostenendola
leggermente quando le gambe le tremarono. Lo osservò,
socchiudendo gli occhi
per metterlo a fuoco nell’oscurità, e si sorprese
nel notare quanto fosse
affascinante. Aveva spalle larghe e un fisico muscoloso, le braccia
erano
coperte di tatuaggi così come un lato del collo, un piercing
gli adornava il
sopracciglio destro e aveva un orecchino a forma di zanna al lobo
opposto.
Tuttavia la cosa più incredibile erano i suoi occhi; erano
di un verde talmente
privo d’imperfezioni che sarebbero tranquillamente potuti
passare per quelli di
un gatto e si sposavano alla perfezione con le ciocche corvine che gli
incorniciavano il volto dagli zigomi alti.
-
Come ti chiami? –
Vedendola
assorta, si affrettò a sussurrarle all’orecchio,
- Pensaci bene, non potrai cambiare nome una volta che
l’avrò annunciato. –
Si
era lasciata la fazione alle spalle, così come la
sua famiglia, e stava cominciando una nuova vita. Voleva un nome da
Intrepida,
qualcosa che avrebbe fatto tremare al solo sentirlo pronunciare.
-
Thanatos**. Mi chiamo Thanatos. –
L’Intrepido
sorrise con aria d’apprezzamento, - Io
sono Reaper***. –, poi si rivolse al resto dei presenti: -
Diamo il nostro
benvenuto a Thanatos. –
Un
lieve boato si alzò con sempre maggiore intensità
tra i presenti, che si aprirono in due per permetterle di passare oltre
e le
assestarono un paio di pacche vigorose.
Mentre
raggiungeva Eric, sentì la voce di Reaper che
annunciava l’atterraggio di Tobias. Anzi, Quattro, si
corresse prontamente.
Avrebbe dovuto chiedergli il motivo di quel nome non appena avessero
avuto un
momento di tranquillità.
Quando
il resto degli iniziati li raggiunse, si
avvicinarono loro Reaper e una ragazza che Fiamma non aveva mai visto
prima, ma
che dalla voce doveva essere una di quelle che aveva acclamato i nuovi
arrivati
con più vigore.
-
Gli iniziati interni vanno con Jez, i trasfazione
con me. – annunciò Reaper.
Un
gruppetto di dieci ragazzi seguirono Jez verso l’uscita
e Fiamma si prese un paio di secondi per esaminare il resto del suo
gruppo.
Oltre a lei, Tobias ed Eric, c’erano altre tre ragazze e
quattro ragazzi.
Riconobbe il profilo elegante e snello di Nicole, una ragazza che
frequentava
il suo stesso corso di matematica ma con cui aveva a malapena scambiato
un paio
di parole, e l’altissimo e riservato Stefan, che condivideva
con la cugina l’eleganza
dei tratti. Le altre due ragazze erano un’Erudita dai ricci
capelli rossi e l’espressione
malandrina e una biondina dall’aria spaesata e i vestiti
tipici dei Pacifici; i
ragazzi rimasti erano tre Eruditi e sembravano essere amici a giudicare
dalle
battute che si scambiavano e dal loro darsi di gomito.
-
Mi chiamo Reaper e per le prossime settimane sarò
il vostro istruttore. Potete rivolgervi a me per qualsiasi cosa, ma vi
avverto:
le scene patetiche non sono tollerate. Siete tra gli Intrepidi, adesso,
e non
vogliamo gente che sente il bisogno di correre a nascondersi dalla
mamma o cose
simili. È chiaro? –
Una
lieve risata percorse il gruppo, ma dalla
tensione che emanava si capiva che c’era più di
una persona incerta tra di
loro. Se Reaper se ne accorse non lo diede a vedere.
-
Detto questo, passiamo alle cose serie. Vi faccio
fare un giro. –
-
Un tipo molto divertente, non c’è che dire.
–
commentò a mezza bocca Nicole, mentre Stefan al suo fianco
annuiva con ironia.
Gli
occhi smeraldini di Reaper la fulminarono con un’occhiataccia
che la spinse a rimanere in silenzio per tutto il resto del tour.
Quando arrivarono
alla camerata nella quale avrebbero alloggiato, Fiamma storse il naso e
non
potè astenersi dal commentare.
-
Dobbiamo dormire tutti insieme? –
Reaper
si volse verso di lei e per un attimo temette
che le avrebbe rivolto la stessa occhiata di Nicole, ma
l’espressione sul suo
viso era inaspettatamente gentile e solidale.
-
Solo per queste prime settimane. Una volta che
sarete dei nostri avrete una stanza personale. – la
rassicurò.
-
Ah, ma allora è capace di rispondere con
gentilezza. – commentò Nicole, così
piano da farsi udire solo da lei.
Fiamma
incrociò il suo sguardo e si scambiarono
un’occhiata
complice, quel genere di espressione che le ragazze condividevano
quando l’intuito
diceva loro che erano sulla stessa lunghezza d’onda.
-
Vi aspetto qui fuori, avete cinque minuti per
sistemare le vostre cose, tra poco comincia la cena. –
Scandagliò
la camerata alla ricerca del letto che le
avrebbe assicurato la privacy maggiore. Lo individuò in
fondo, l’ultimo sulla
destra, attaccato alla finestra. Fece un cenno a Tobias e andarono in
quella
direzione. Nicole e suo cugino li seguirono, occupando i letti di
fronte ai
loro. Con la coda dell’occhio, vide che Eric aveva scelto uno
dei letti più
vicini all’ingresso. Meglio così, se non altro
avrebbero avuto un’intera
camerata a dividerli.
Lasciò
cadere la borsa sul letto e rovistò alla
ricerca di qualcosa con cui sostituire la camicia bucata e la gonna che
non era
certamente adatta per vivere tra gli Intrepidi. Nicole stese un
lenzuolo e lo
tenne davanti a lei, costruendo una specie di separè e
permettendole di
cambiarsi lontano dagli sguardi indiscreti del resto del gruppo.
Optò per un
paio di pantaloni neri e una casacca bianca, stringendola alla vita con
un alto
cinturone nero. Stivali bassi e neri completavano il suo abbigliamento.
Una
volta pronta, ricambiò il favore e attese pazientemente che
Nicole finisse di
cambiarsi. Poi, tutti e quattro, raggiunsero Reaper e il resto del
gruppo.
Senza
sapere come era accaduto, si ritrovò a
occupare il posto a tavola vicino a quello di Reaper. Il ragazzo le
rivolse un
sorriso smagliante e le versò un bicchiere
d’acqua, come se sapesse
perfettamente che aveva un disperato bisogno di lenire la gola secca.
-
Grazie. – sussurrò, prendendo un paio di sorsi e
gioendo per la sensazione piacevole che l’acqua fredda le
aveva arrecato.
Mangiarono
in religioso silenzio finchè uno degli Intrepidi
non prese posto davanti a Reaper e scambiò con lui un saluto
virile e
amichevole.
-
Un pezzo grosso che mangia insieme ai novizi? – lo
provocò scherzosamente, per poi passare in rassegna i loro
volti.
-
Un pezzo grosso? – chiese, incapace di
trattenersi.
Il
nuovo arrivato annuì, divertito. – La
curiosità
dei Candidi, che cosa carina. Reaper è uno dei nostri capi
fazione, non dirmi
che non ve l’ha detto. –
Reaper
scosse la testa, finendo di masticare un
boccone di manzo.
-
No, sono solo il loro istruttore per il momento,
non c’era bisogno che lo sapessero. –
-
La modestia non si addice granchè a un Intrepido.
–
osservò la ragazza con velata ironia.
-
Uh, è pungente la ragazzina, mi piace. –
approvò lo
sconosciuto, prima di presentarsi, - Bas****. –
-
F … Thanatos. – si corresse prontamente.
Avrebbe
proprio dovuto cominciare a fare un po’ di
pratica con la questione del nuovo nome e tutto il resto. Quella
considerazione
le fece venire in mente che non aveva ancora chiesto a Tobias cosa
significasse
“Quattro”. Si voltò verso di lui, ma lo
trovò intento a discutere di chissà
cosa con Nicole e Stefan. Decise che avrebbe rimandato la questione,
almeno per
il momento. Si voltò nuovamente verso Reaper, ma era ormai
immerso in una fitta
conversazione con Bas e Jez, che li aveva raggiunti ed era scivolata
silenziosamente accanto a loro.
Riprese
a mangiare in silenzio, finchè una lieve
gomitata non l’avvisò che Nicole stava cercando di
attirare la sua attenzione.
Si sporse leggermente verso di lei, perplessa. –
Sì? –
Accennò
lievemente al capo fazione accanto a Fiamma,
con un sorrisetto malizioso, - Reaper non ti toglie gli occhi di dosso.
–
A
quelle parole arrossì violentemente e scrollò le
spalle, come a dire che non erano altro che sciocchezze. Tuttavia, non
potè
fare a meno di lanciare un’occhiata verso il moro.
Sì, Nicole aveva ragione,
Reaper partecipava alla conversazione ma guardava lei.
Spazio
autrice:
Eccomi
con il nuovo capitolo, spero vi piaccia e
vogliate farmi sapere che ne pensate. Quella che trovate nella foto
è il
prestavolto che ho scelto per Fiamma (sì, è la
bellissima Jemima di
Shadowhunters, la vedevo troppo bene per fare l’Intrepida).
Qui trovate anche alcune info circa gli asterischi che ho messo:
*mild
= Significa "Zuccherino";
**Thanatos
= Deriva dal greco ed è la personificazione della Morte;
***Reaper
= Significa "Mietitore" inteso come la morte (la "Mietitrice");
****Bas
= Sta per Sebastian.
Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 3 *** Cap 3 ***
Cap
3
La
mattina seguente vennero svegliati da un rumore
metallico che si propagava insistentemente per tutta la camerata.
Fiamma aprì
gli occhi, assonnata, per cercare di capire cosa stesse accadendo. Eric
e
Tobias erano già in piedi, intenti ad allacciarsi gli
scarponi da allenamento, Stefan
si trovava nelle sue stesse condizioni e Nicole aveva affondato la
testa sotto
al cuscino con un gemito frustrato.
-
Alzati, Candida, non abbiamo tutto il giorno. –
-
Questa non è un’iniziazione, è
l’inferno. –
borbottò, scendendo controvoglia dal letto e recuperando una
felpa.
Fiamma
annuì solidale, stiracchiandosi pigramente
come avrebbe fatto un gatto e trascinandosi verso Reaper e il resto del
gruppo.
Il
ragazzo le rivolse un sorriso sghembo, mentre gli
occhi verdi luccicavano divertiti.
-
Sicura di riuscire a reggerti in piedi, Thanatos? –
-
Mettimi alla prova. – replicò, con un tono di
sfida che fece scoppiare a ridere Bas, alle spalle di Reaper.
-
Sai, ragazzina, credo di cominciare ad amarti. –
rise il biondo, rifilandole un buffetto sulla spalla.
Raggiunsero
il pozzo in una manciata di minuti, si
allinearono contro il muro e attesero pazientemente che Reaper
prendesse la
parola.
-
L’iniziazione si compone di tre moduli: il primo è
fisico, il secondo emotivo e il terzo mentale. Verrete preparati
separatamente
dagli iniziati interni, ma la classifica finale comprenderà
tutti quanti. I
primi dieci sono dentro, tutti gli altri no. –
Un
mormorio indignato e scioccato si diffuse
rapidamente tra i ranghi.
-
Non credi che sia uno svantaggio colossale per
noi? – fece notare un Erudito, dando voce ai pensieri del
resto del gruppo che
annuì come a voler confermare le sue parole.
Eric
si lasciò scappare un verso disgustato che non
sfuggì a Reaper.
-
Sembra che non tutti siano d’accordo con quello
che hai detto. O sbaglio? – aggiunse, puntandogli contro gli
occhi verdi.
Annuì,
sprezzante.
-
Non importa la fazione di provenienza, se sei
abbastanza forte puoi battere chiunque. Se hai paura di loro sei solo
un
codardo e un debole. –
L’Erudito
che aveva parlato gli rivolse uno sguardo
piccato: - Cosa hai detto? –
-
Ho detto che sei un codardo. – ribadì,
avvicinandoglisi al punto che solo una decina di centimetri li
separavano l’uno
dall’atro, - E un debole. Adesso hai capito cosa ho detto o
devo ripetertelo
ancora? –
Si
fissarono in cagnesco, come se non stessero
chiedendo nulla di meglio che saltarsi alla gola.
-
Eric lo distruggerà. – profetizzò
saggiamente
Nicole, osservando il suo fisico imponente.
-
Credo che distruggerebbe chiunque di noi, e
scommetto anche che si divertirebbe un mondo nel farlo. –
replicò Fiamma.
Reaper
si frappose tra i due ragazzi, poggiando una
mano sulla spalla di Eric e stringendola con decisione, come a
invitarlo a
calmarsi e tornare al suo posto.
-
Se avete tanta voglia di combattere, perché non lo
fate su un ring? –
Indicò
il quadrato poco distante con un cenno del
capo. Sembrava quasi che fosse divertito da tutta la situazione.
-
A me sta bene, sempre che questo coniglio ne abbia
il fegato, ovviamente. –
L’Erudito
digrignò i denti e lo seguì senza fiatare.
Bas
affiancò Reaper e si chinò a sussurrargli, in
modo piuttosto chiaro: - Sicuro che sia una buona idea, Rip? –
Il
capo fazione si strinse nelle spalle. – Da
qualcuno avremmo pur dovuto cominciare. –
Poi
si rivolse ai due sfidanti: - Le regole sono
tre: niente morsi, dita negli occhi né colpi bassi.
L’incontro finisce con un
ko o una resa. Avrete un punteggio, quindi cercate di dare il massimo.
Siete
pronti? –
Entrambi
annuirono.
-
Cominciate. –
Eric
fu il primo ad attaccare, con una velocità incredibile
dato il suo fisico massiccio, sferrando un preciso montante che si
abbattè
sotto al mento del ragazzo e gli fece scattare la testa
all’indietro. Lo colpì
con un diretto alla bocca dello stomaco, facendolo finire a terra, e
gli
assestò un paio di calci violenti.
L’Erudito
provò a rimettersi in piedi, ma una
ginocchia in piena faccia lo fece ricadere indietro. Rimase sdraiato
sulla
schiena, tenendosi il naso tra le mani grondanti di sangue. Eric
scattò
nuovamente, proprio mentre l’avversario gemeva: - Mi arrendo.
Ti prego, basta,
mi arrendo. –
Si
fermò a mezz’aria, lanciando un’occhiata
interrogativa a Reaper, che annuì: - Basta così.
Bas, dagli una mano ad
arrivare in infermeria. –
L’Intrepido
annuì, prendendolo sottobraccio e
sostenendolo mentre camminavano.
-
Non tenere la testa troppo indietro o il sangue ti
finirà in gola. –
Quando
entrambi furono spariti dalla loro vista,
Reaper lasciò scorrere lo sguardo sui volti degli iniziati.
Avevano tutti un’aria
spaesata, come se stessero rimpiangendo la loro scelta.
-
Avete appena avuto una dimostrazione di quanto possa
essere dura l’iniziazione degli Intrepidi. Se avete paura, o
non vi sentite all’altezza,
questo è il momento di andarsene. –
Nessuno
si mosse e l’istruttore parve soddisfatto
dalla loro reazione.
-
Bel lavoro, Eric, per il momento riprendi fiato. –
poi aggiunse, leggendo i nomi dalla tavoletta che aveva in mano, - Le
prossime
sono Nicole e Lucy. –
La
Pacifica bionda si fece avanti timorosamente,
scrutando Nicole come se fosse un gigante mostruoso e non una esile
ragazza di
appena cinquanta chili.
-
Fantastico, mi tocca l’hippie. –
commentò,
decisamente sollevata, affidando la felpa a Fiamma e avanzando verso il
ring.
L’incontro
durò appena un minuto, concludendosi con
il ko della Pacifica che andò giù al primo colpo.
Reaper scosse la testa,
appuntando il punteggio sulla tabella e borbottando qualcosa che
assomigliava a
un: “Oh, andiamo, è ridicolo”.
-
Roxy e Thanatos. –
Fiamma
si fece avanti, accompagnata dalle pacche d’incitamento
dei suoi nuovi amici.
Salì
sul ring, titubante, fronteggiando la ragazza
Erudita dai capelli rossi e ricci.
-
Combattete. –
Si
lasciò cogliere di sorpresa dal primo colpo,
avvertendo una fitta di dolore alla mandibola, schivò il
secondo e il terzo e
incassò un calcio sul costato. Con un gemito, si
portò fuori tiro e prese a
girare intorno alla sua avversaria. Assestò un manrovescio,
trasalendo
leggermente quando udì l’impatto con lo zigomo
della ragazza. Era la prima
volta che faceva a botte in vita sua, ma l’euforia di essere
riuscita a
colpirla prese il sopravvento sulla paura e la spinse a colpire ancora,
ancora
e ancora. Stava giusto per mettere fine
all’incontrò quando un calcio le colpì
il ginocchio, proprio in corrispondenza del crociato che si era
lesionata
quando era piccola, facendole cedere la gamba e spingendola ad
afferrarla e
stringerla nel tentativo di lenire il dolore.
Reaper
le fu subito accanto.
-
Fammi dare un’occhiata, togli la mano. –
Scosse
la testa, trattenendo a fatica le lacrime: -
Non posso, fa troppo male. –
-
Lo so, piccola, ma devo vedere quanto è grave e
non posso farlo se non la togli. –
Annuì,
stringendo i denti per la rabbia quando si
rese conto che una lacrima era sfuggita al suo controllo e le aveva
rigato la
guancia. Detestava piangere davanti ad altre persone, specie se si
trattava di
estranei che le avrebbero sicuramente fatto scontare in ogni modo
possibile
quel suo momento di debolezza.
Reaper
le asciugò la guancia con delicatezza,
arrotolandole il pantalone fin sopra al ginocchio e manipolandole con
cura l’articolazione.
Aveva l’aria di chi sapeva perfettamente cosa stesse facendo.
-
È il crociato, avevi già avuto qualche lesione?
–
Annuì.
-
Quando ero piccola, a volte capita che il dolore
torni. –
La
prese tra le braccia, sollevandola con attenzione
per non causarle altro dolore, e si rivolse al resto degli iniziati.
-
Cinque minuti di pausa, riprendiamo quando torno. –
S’incamminarono
lungo il corridoio che portava all’infermeria
e Fiamma, avvolta nella sua stretta, non potè fare a meno di
notare la forza di
cui era provvisto. La trasportava a passo celere senza tradire il
minimo
accenno di affaticamento.
-
Credo di riuscire a camminare. – tentò,
timidamente, anche se nel profondo sperava che Reaper non le desse
ascolto e
continuasse a stringerla a sé.
-
Non dire sciocchezze, e poi non mi dispiace
portarti in braccio. –
-
Ok. – sussurrò, rilassandosi nel suo abbraccio e
appoggiando la testa contro il petto muscoloso.
Continuarono
a camminare in silenzio finchè non
giunsero a destinazione. Fiamma venne accolta da una giovane infermiera
che
rivolse un sorriso tutto zucchero a Reaper e la indirizzò al
letto libero più
vicino.
La
esaminò con cura, facendole flettere un paio di
volte il ginocchio. Decretò che non si trattava di nulla di
serio e che un po’
di riposo e qualche antidolorifico avrebbero riportato la situazione
alla
normalità.
-
Non posso riposarmi, devo affrontare l’iniziazione,
non voglio perdere punti e trovarmi in fondo alla classifica.
Puntò
gli occhi di ghiaccio in quelli di Reaper, con
determinazione.
-
Quello che non puoi fare è continuare a combattere
con il ginocchio infiammato in quel modo. Potrai allenarti con i
coltelli e le
pistole, se proprio hai tanta paura di perdere punti, ma niente
incontri finchè
la gamba non torna a posto. – ribattè, con il tono
di chi stava facendo una
grande concessione e non tollerava altre discussioni.
-
Non voglio un trattamento privilegiato. –
Sbuffò,
alzando gli occhi al cielo, - Questa non è
una trattativa, Thanatos. O fai come ti dico o ti vieto ogni tipo di
esercitazione
e ti rispedisco dai Candidi. –
Deglutì.
L’avrebbe fatto sul serio, glielo leggeva
negli occhi.
-
D’accordo. – cedette.
*
Tobias
passò a trovarla poco prima di cena, insieme
a Nicole e Stefan. Aveva un livido violaceo sullo zigomo, ma non
sembrava aver
riportato gravi danni.
-
Contro chi hai combattuto? –
-
Uno di quei tre Eruditi che stanno sempre insieme
neanche fossero gemelli siamesi. Ho vinto. –
asserì con orgoglio.
L’espressione
soddisfatta, tuttavia, lasciò
immediatamente il suo volto. Evidentemente non riusciva ancora ad
accettare il
fatto che essere orgogliosi di se stessi non fosse qualcosa di cui
vergognarsi;
gli insegnamenti della fazione di origine erano duri da cancellare dopo
sedici
anni in cui si era vissuti in quel modo.
-
Avete visto la classifica? – volle sapere. Era finita
ultima, avrebbe dovuto dire addio a ogni speranza di entrare tra gli
Intrepidi,
si sarebbe dovuta rassegnare a una vita da Esclusa?
Tobias
annuì, imbarazzato.
-
Io sono secondo, Stefan è quarto, Nicole quinta e
tu sei settima. –
Settima,
aveva tre persone dietro di sé, poteva
ancora risalire.
-
Fammi indovinare, il primo è Eric? –
domandò.
-
Già, ma lui e Quattro hanno pochi punti di scarto.
– replicò Stefan, con una certa soddisfazione
nella voce che appariva del tutto
inadeguata dal momento che non si trattava di lui.
Fiamma
corrugò la fronte, perplessa, ma poi notò il
modo in cui il ragazzo guardava il suo amico. Era lo stesso tipo di
occhiata
che le ragazze rivolgevano al tipo per il quale si erano prese una
cotta.
Possibile che Stefan fosse gay? Non che avesse problemi con gli
omosessuali, ma
dubitava seriamente che Tobias avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti
e gli dispiaceva
l’idea che il ragazzo ne rimanesse ferito.
-
Ti prego, Quattro, devi assolutamente prendere il
suo posto come capoclassifica. Immagini quanto si
pavoneggerà fino a quando ci
sarà lui lassù? –
Nicole
annuì, per poi cambiare bruscamente
argomento.
-
Cosa ti hanno detto, tra quanto puoi tornare a
combattere? –
-
Un paio di giorni, ma Reaper dice che posso
comunque allenarmi al poligono e con i coltelli. –
La
ragazza inarcò un sopracciglio perfettamente
curato, con un’aria sagace che non prometteva nulla di buono.
-
Se devi dire qualcosa, fallo. –
-
Certo che Reaper ha detto che puoi, non lo
negherebbe mai alla sua piccola.
–
Pronunciò
l’ultima parola con una risatina
maliziosa.
Fiamma
abbassò lo sguardo, sentendo le guance che le
diventavano rosse come pomodori maturi.
-
Nicole, non è come pensi tu. –
borbottò, ma evitò di
aggiungere che sperava davvero di sbagliarsi.
-
È chiaro che sei troppo sconvolta per renderti
conto di come stanno le cose. Il bel tenebroso è cotto di te
… E tu lo sei di
lui, a quanto vedo. –
Tobias
e Stefan si scambiarono un’occhiata
incredula.
-
È il nostro istruttore, non può certo mettersi a
flirtare con un’iniziata, e poi è troppo vecchio
per lei. – esclamò Quattro.
-
Ma per favore, se ha solo tre anni più di noi. E
poi lei non rimarrà un’iniziata per sempre.
–
Nicole
aveva ragione. Se fosse diventata un’Intrepida
non ci sarebbe stato più alcun problema tra loro due. Oh, ma
che accidenti
stava dicendo? Non era proprio il momento di mettersi a fantasticare su
improbabili relazioni sentimentali.
-
Rimane troppo vecchio, e lei è troppo giovane per
avere un ragazzo. – ribadì Quattro.
Sorrise
davanti al tono protettivo dell’amico. Era
un po’ come se fosse appena stata adottata come sorella
minore. Il rimando ai
fratelli le fece ricordare il suo, quello che aveva lasciato nella
fazione, e
sentì una fitta di nostalgia. La scacciò con
decisione, non era il momento di
sentimentalismi e piagnistei.
-
Ho fame, chi mi aiuta ad arrivare in mensa? –
domandò, cambiando bruscamente argomento e tornando su un
terreno più sicuro.
-
Questa è la cosa più intelligente che abbia
sentito nell’ultimo quarto d’ora. Vieni, ti
sosteniamo io e Quattro. – decretò Stefan,
afferrandola delicatamente per un braccio mentre Tobias la sorreggeva
per un
fianco.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo. Il ragazzo che vedete
nella foto prima dell’inizio del capitolo è Adam
Gregory, il prestavolto che ho
preso per darvi un’idea di com’è Reaper.
Di volta in volta aggiungerò una foto
e vi dirò di chi si tratta, perché mi piace che
chi legge abbia davanti una
foto per comprendere bene come immagino il mio personaggio. Passiamo
ora alle
cose serie, voglio ringraziare tutti coloro che hanno
letto/preferito/ricordato/seguito/recensito la storia. Lo apprezzo
molto e mi
fa sempre piacere leggere i pareri dei lettori. Spero che vogliate
farmi sapere
che ne pensate anche di questo capitolo. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 4 *** Cap 4 ***
Cap
4
-
Devono proprio farlo davanti a tutti? – domandò
Tobias, fissando corrucciato verso uno dei tavoli più
vicini.
Fiamma
seguì il suo sguardo, scorgendo una coppia di
giovani iniziati interni che si baciavano con passione.
-
Qual è il problema, oltre che Rigido sei anche
frigido? –
Eric
scivolò accanto a Fiamma e, quando la vide
corrugare la fronte, scrollò le spalle: - Gli altri tavoli
sono tutti occupati.
–
-
Io non sono frigido, solo che non credo che sia il
caso di baciarsi in mezzo a tutta questa gente. –
-
Sei l’unico che si fa problemi, Rigido, perché non
ti rilassi un po’? –
Tobias
si guardò attorno e dovette ammettere che
aveva ragione; nessun altro sembrava neppur aver notato lo scambio di
effusioni
tra i due ragazzi.
-
Non prenderlo in giro, essere frigidi fa parte
della sua natura, così come la saccenteria è
nella tua. – commentò Fiamma,
sorridendo ironicamente al suo indirizzo. Poi si rivolse a Quattro: -
Non
preoccuparti, sei tenero quando arrossisci. –
-
Già, un Intrepido aspetta con ansia il momento in
cui qualcuno lo definisce tenero.
–
ironizzò Eric.
-
Allora tu non avrai problemi, perché nessuno
potrebbe mai definirti in quel modo; tutt’al più
un grandissimo stronzo. –
replicò candidamente, rivolgendogli un sorriso tutto denti
che sembrava più un
ringhio che altro.
Si
portò teatralmente una mano al petto, all’altezza
del cuore: - Ehy, così mi ferisci, mild. –
-
Nessuna speranza che si tratti di una ferita
mortale? –
Scoppiò
a ridere, scuotendo la testa divertito.
-
Comunque continuo a pensare che sia una cosa
sconveniente. – insistè Tobias, incrociando le
braccia e distogliendo
forzatamente lo sguardo da quello spettacolo indecente.
Eric
si sporse verso Fiamma, scoccandole un lieve
bacio a fior di labbra.
La
ragazza si tirò indietro di scatto non appena
realizzò ciò che era successo. La mano le
scattò in avanti e puntò in direzione
della guancia dell’ ex Erudito, ma non arrivò mai
a destinazione perché la
bloccò a mezz’aria, afferrandola per il polso.
-
Che accidenti ti è passato per la testa?! –
esclamò.
-
Calma, mild, o comincerò a pensare che Quattro non
è l’unico frigido. Volevo solo dimostrargli che in
un bacio non c’è nulla di
scandaloso; per ovvie ragioni, però, non potevo certo
baciare lui. – concluse,
arricciando il naso in un’espressione di comico disgusto.
-
Fallo un’altra volta e ti cucio la bocca. –
promise, fissandolo in cagnesco.
Reaper
passò davanti a loro proprio in quel momento,
soffermando lo sguardo sulla mano di Eric che era ancora stretta al
polso di
Fiamma e sull’espressione furiosa della ragazza.
-
Problemi? –
-
No, nessuno. – replicò Eric.
-
Non l’ho chiesto a te. –
Fiamma
scosse in fretta la testa, ma non potè
impedire alle sue guance di colorarsi di rosso per
l’imbarazzo. Chissà cosa
avrebbe pensato se fosse arrivato appena una manciata di secondi prima
e li
avesse visti baciarsi?
-
No, è tutto a posto, era solo una piccola
discussione. –
-
E posso sapere a proposito di cosa? –
Gli
occhi verdi di Reaper si erano assottigliati
pericolosamente e scrutavano Eric con un’aria che era tutto
fuorché amichevole.
-
L’ho baciata e se l’è presa, tutto qui.
–
minimizzò.
-
In futuro allora farai meglio a essere certo che
una ragazza voglia essere baciata da te. –
constatò gelidamente, per poi
raggiungere Bas e Jez al tavolo dietro al loro.
Quando
Reaper fu abbastanza lontano da non sentirlo,
Eric si rivolse a Tobias con un sorrisetto ironico: - Sai, Rigido,
credo che
anche lui venga dalla tua fazione. –
Tobias
decise saggiamente di sorvolare e riprese a
mangiare, facendo finta che l’Erudito non gli avesse rivolto
la parola.
Al
termine della cena, Fiamma e Nicole uscirono sul
tetto per passare un po’ di tempo all’aria fresca
prima di tornare
nell’affollata camerata che condividevano con il resto degli
iniziati.
Seduto
a cavalcioni sul bordo di sicurezza del
tetto, c’era Reaper, intento a ridere e scherzare con Bas e
un paio di
Intrepidi che Fiamma non aveva mai visto prima. Fu Bas ad accorgersi di
loro due
per primo, dando leggermente di gomito all’amico e
indicandogliele.
-
Thanatos, Nicole. – le chiamò, dirigendosi verso
di loro con la birra stretta tra le mani.
Bas
veniva dietro di lui con altre due bottiglie tra
le mani, ancora perfettamente sigillate.
-
Ve lo fate un goccio, ragazze? –
Si
scambiarono un’occhiata d’intesa, poi annuirono e
ne presero una ciascuna.
-
Trey, lanciamene un’altra. –
La
bottiglia volò veloce verso di loro e venne
intercetta a mezz’aria con estrema precisione.
-
Bei riflessi. – si complimentò Nicole,
lanciandogli un’occhiata d’apprezzamento che
vagò per tutto il corpo atletico
del ragazzo.
Bas
le rivolse un sorriso smagliante, indicandole un
punto imprecisato alle sue spalle.
-
Ci andiamo a sedere lì? –
Nicole
annuì, strizzando l’occhio all’amica e
lasciando che l’Intrepido la prendesse per mano e la
trascinasse con sé.
Reaper
osservò l’espressione corrucciata di Fiamma e
si affrettò a rassicurarla: - Bas sembra un irresponsabile,
ma è solo
un’impressione; non le accadrà nulla, tranquilla.
–
-
Vieni, voglio farti vedere una cosa. –
Le
tese la mano, sorridendole invitante.
-
Lo so io cosa vuole farti vedere. – gridò, ridendo
maliziosamente, quello che si chiamava Trey.
Esitò,
incerta.
-
Trey è un idiota, non ascoltarlo. Ti fidi di me? –
Già,
quella era la domanda da mille punti.
Solitamente non era portata a fidarsi delle persone, ma un ragazzo con
degli
occhi così luminosi e un sorriso rassicurante come quello
non poteva essere un
tipo cattivo, no?
-
Sì. – decretò, afferrando la mano e
lasciando che
la guidasse verso un angolo del tetto in cui non c’era quasi
nessuno.
La
fece affacciare verso il lato Ovest, lasciandola
senza fiato davanti allo spettacolo che le si prospettava. Da quel
punto si
riusciva a vedere tutta la città, illuminata dalle stelle e
dall’illuminazione
artificiale dei lampioni.
-
È una vista stupenda. –
-
Sì, è una vista stupenda. –
concordò, ma i suoi
occhi erano puntati su di lei e non certo sul panorama circostante.
Arrossì
violentemente, strascicando il piede con
aria nervosa.
Le
accarezzò una guancia, portandole dietro
l’orecchio una ciocca di capelli che era sfuggita alla
stretta dell’elastico.
Gli trattenne la mano, coprendola con la sua, avvampando ancora di
più quando
si rese conto di ciò che aveva appena fatto.
-
Scusa. – mormorò, lasciandogli andare la mano e
tirandosi leggermente indietro. Così facendo si
ritrovò schiacciata tra il
corrimano di sicurezza e il suo petto muscoloso.
Reaper
mosse un altro passo in avanti,
schiacciandola ancora di più e chinandosi leggermente verso
di lei. Gli occhi
smeraldini luccicavano come stelle nel buio e sembravano in grado di
ipnotizzarla.
-
Tanto perché tu lo sappia, sto per baciarti, a
meno che tu non intenda fermarmi ovviamente. –
No,
non aveva alcuna intenzione di fermarlo. Si
limitò a fissarlo, immobile, con aria di aspettativa. Stava
per ricevere il suo
primo vero bacio.
Le
sorrise un’ultima volta, apparentemente
soddisfatto dalla sua mancanza di obiezioni, per poi catturarle le
labbra con
le sue. Fiamma chiuse gli occhi, assaporando ogni istante di quel
contatto e
schiudendo la bocca quando la lingua di lui premette leggermente contro
i suoi
denti per chiedere l’accesso. La prima cosa che
pensò era che si trattava di
una sensazione umida, un po’ strana, ma mano a mano che
andava avanti diventava
decisamente piacevole. Si separarono solo quando entrambi furono a
corto di
fiato, poggiando uno la fronte contro quella dell’altra.
-
Allora, bacio meglio di Eric? – chiese, a metà tra
il serio e l’ironico.
Gli
cinse il collo con le braccia, attirandolo a sé,
e gli sussurrò a fior di labbra: - Sì. –
Poi
lo baciò di nuovo.
*
La
mattina seguente, non appena ebbero messo piede
nella mensa per la colazione, l’attenzione di Fiamma e Nicole
venne attirata da
Bas che sventolava teatralmente una mano.
-
Da questa parte, ragazze. –
Lanciarono
un’occhiata incerta in direzione di
Tobias e Stefan, alle loro spalle.
-
Andate pure, ci vediamo all’addestramento. –
assicurò loro Tobias, prendendo posto al tavolo
più vicino e venendo
immediatamente imitato da Stefan.
Se
non altro qualcuno sarebbe stato contento di
avere l’attenzione di Tobias unicamente per sé,
pensò maliziosamente Fiamma
mentre si avvicinava agli Intrepidi.
Si
chiese distrattamente come avrebbe dovuto
comportarsi con Reaper. La sera prima, quando l’aveva
riaccompagnata
all’ingresso della camerata, erano stati troppo impegnati a
scambiarsi decine
di baci per prendere in considerazione l’argomento. E
parlarne con Nicole, che
l’aveva costretta a raccontarle ogni dettaglio sotto la
minaccia di non
lasciarla andare a dormire,non l’aveva aiutata a capire come
gestire la
situazione. Farlo presente era da escludere; non aveva mai sentito
parlare di
una regola che vietasse rapporti tra istruttori e iniziati, ma aveva la
netta
sensazione che se la cosa fosse diventata di dominio pubblico lei non
sarebbe
mai stata vista come altro se non la Candida che era entrata in fazione
solo
perché era la ragazza di uno dei capi. Bè, come
gli aveva detto in infermeria
il giorno prima, non aveva alcuna intenzione di ricevere un trattamento
di
favore.
Prese
posto sulla panca accanto a Reaper, che le
rivolse un sorriso sghembo e cercò la sua mano al di sotto
del tavolo. La
strinse delicatamente e si sentì pervadere da una sensazione
di assoluto
piacere.
Intravide
Trey, dall’altro lato del tavolo, che le
strizzò l’occhio e le passò il vassoio
con le frittelle.
-
Serviti pure, piccoletta. –
Ne
prese un paio, cospargendole con una generosa
dose di sciroppo d’acero e si servì un paio di
fette di bacon croccante e un
pezzo di pane tostato. Mentre mangiava lasciò vagare lo
sguardo sui volti degli
Intrepidi seduti con lei. Oltre a Bas e Trey, c’erano Jez e
una ragazza dai
capelli ricci e neri e una vistosa cicatrice che le percorreva buona
parte del
collo; all’estremità opposta c’erano due
dei ragazzi che la sera precedente
stavano bevendo sul tetto.
-
Jez e Trey li hai già conosciuti, lei è Arianne e
i due lì in fondo sono Armand e Tyler. –
-
Puoi chiamarmi Ari. – lo corresse la riccia,
stringendole la mano e facendo sparire l’ultimo sorso di
succo d’arancia. Si
alzò dalla panca e, dopo aver scoccato un bacio sulla spalla
nuda di Jez, decretò:
- Tesoro, vado a lavoro, ci vediamo a pranzo. –
Jez
annuì, rivolgendole un sorriso radioso,
apparentemente per nulla imbarazzata dal manifestare platealmente la
sua
omosessualità. Anche il resto dei presenti non
sembrò dare alla cosa la minima
importanza e tutti continuarono a chiacchierare del più e
del meno e a mangiare
voracemente le ultime pietanze rimaste.
Quando
anche l’ultima frittella fu sparita, Reaper
le poggiò una mano sulla spalla, accarezzandole la pelle
esposta con una lieve
carezza dei polpastrelli che sarebbe passata inosservata a chiunque.
-
Forza, questa mattina si comincia con il poligono.
–
-
Che gioia. – borbottò, ironica, salutando il resto
del gruppo e lasciandosi guidare fuori dalla sala.
Quando
ebbero voltato l’angolo e furono al riparo da
occhiate indiscrete, Reaper le catturò le labbra in un lungo
e passionale
bacio, afferrandole i fianchi con le mani e strappandole un fremito di
piacere
a quel tocco.
-
Finalmente. Era da quando ti ho vista entrare che
volevo farlo. –
-
Sei già in crisi d’astinenza dai miei baci?
– lo
provocò, ironica.
-
Assolutamente sì. –
Poi
aggiunse, fissando l’abbigliamento di pelle nera
che sfoggiava per la prima volta e che sembrava le fosse stato dipinto
addosso
tanto era aderente.
-
Mi piace questo nuovo look. – commentò.
-
Sembro una vera Intrepida? –
-
Quasi. –
Le
accarezzò il collo e afferrò l’elastico
con cui
aveva raccolto i capelli nella solita coda, sciogliendoli. Le morbide
onde
corvine le ricaddero sulle spalle a incorniciarle il volto dagli zigomi
alti.
-
Ecco, ora sei perfetta. –
|
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Capitolo 5 *** Cap 5 ***
Cap
5
-
Ricordami di non farti arrabbiare, sei pericolosa
quando sei armata. E punta quella roba da un’altra parte.
– commentò Nicole,
quando mancavano pochi minuti alla fine dell’addestramento e
il bersaglio di
Fiamma era crivellato di colpi.
-
Mi preoccuperei più se l’avessi in mano tu che
lei. La tua mira fa schifo. –
Nicole
si voltò verso Eric, fulminandolo con
un’occhiataccia.
-
Nessuno ha chiesto il tuo parere. – replicò,
piccata, prendendo nuovamente la mira e sparando. Il proiettile
colpì il muro,
rimbalzando e venendo evitato da Bas solo per un soffio.
-
Stai cercando un modo per farmi fuori, ma belle
Niki? –
La
ragazza avvampò, mormorando un centinaio di scuse
e raggiungendolo per “assicurarsi che stesse effettivamente
bene e non fosse
rimasto ferito”.
-
È una cosa stupida. – borbottò Stefan,
mentre
espelleva il caricatore.
Fiamma
gli rivolse un’occhiata perplessa.
Inizialmente aveva pensato che si stesse riferendo allo sparare a un
bersaglio,
ma poi aveva notato che lo sguardo del ragazzo aveva seguito
l’avanzata della
cugina.
-
Perché? –
Inarcò
un sopracciglio, - Non è evidente? –
No,
non lo era proprio per niente.
-
Se volevo una risposta supponente mi sarei rivolta
a Eric … –
-
Ehy, guarda che sono qui e ti sento benissimo. –
intervenne il diretto interessato.
-
Buon per te, se ci senti, significa che non sei
sordo. –
Le
rivolse un’occhiata strana, come
se si stesse sforzando di non scoppiare a
ridere. Ora che ci pensava, non l’aveva mai sentito ridere,
se si escludevano
quelle mezze risate sarcastiche che rivolgeva alle persone quando
facevano
qualcosa che a suo giudizio era molto stupido. Si chiese distrattamente
che
suono potesse avere la sua risata.
Apparentemente
ignaro del battibecco in corso,
Stefan riprese il suo ragionamento con l’aria di chi la
sapeva molto lunga: - È
una ragazza carina, amichevole e forse anche troppo, è
giovane e ha pochissima
esperienza riguardo certe cose. Lui
invece è più grande, sicuramente
l’esperienza non gli manca, ed è un uomo.
–
Disse
l’ultima parola come se fosse una cosa
negativa, quasi un motivo in più per stargli alla larga.
-
Tu credi che … –
Non
concluse la frase, imbarazzata. Insomma sapeva
che i ragazzi in quegli anni pensavano quasi esclusivamente a una sola
cosa, quella cosa, ma non si era
minimamente
fermata a considerare il fatto che Reaper potesse aspettarsi che lei
gli si
concedesse.
-
Mi sa che l’hai scandalizzata. Forse, dopotutto, è
frigida per davvero. – ironizzò Eric, togliendole
la pistola dalle mani e
passandola al ragazzo che le stava ritirando e rimettendo al loro posto.
-
Non sono frigida. – protestò piuttosto
vigorosamente,
facendo ridacchiare Roxy e Lucy che si trovavano a pochi metri da loro.
Lanciò
un’occhiataccia a Eric, quasi volesse incolparlo della
figuraccia che le aveva
appena fatto fare.
-
Buono a sapersi. –
La
voce di Reaper, bassa e calda, le annunciò che
l’istruttore si trovava proprio dietro di loro e aveva
sentito la sua
nient’affatto velata dichiarazione. Se credeva di essere in
imbarazzo prima,
ora doveva aver toccato livelli che andavano al di là di
ogni umana
possibilità. Sentiva chiaramente le guance che le stavano
andando a fuoco,
perciò puntò lo sguardo a terra e
pregò silenziosamente affinchè Bas o chiunque
altro lo richiamasse e la traesse d’impaccio da quella
situazione spiacevole.
-
Sai, sei ancora più carina quando arrossisci. – le
sussurrò, chinandosi quanto bastava per avere le labbra alla
stessa altezza del
suo orecchio.
-
Stai forse per confessarmi che hai una passione
per i pomodori? – scherzò forzatamente, accennando
alle gote di un rosso
acceso.
-
Bè, suppongo che dipenda dal pomodoro in
questione. –
Si
scambiarono un’occhiata divertita, scoppiando a
ridere, poi le poggiò una mano sulla schiena e la
indirizzò verso lo sgabuzzino
in cui andava sistemata tutta l’attrezzatura che avevano
utilizzato nella
mattinata.
-
Ti va di darmi una mano a rimettere a posto? –
Annuì,
rivolgendo un cenno di saluto agli amici e
seguendolo docilmente.
Rimasti
soli, trasalì leggermente quando lo sentì
chiudere la porta alle sue spalle. Per la prima volta si rese conto di
quanto
poco spazio ci fosse in uno sgabuzzino. Quando Reaper mosse un passo
verso di
lei, le venne spontaneo tirarsi indietro. Finì con lo
scontrarsi con l’angolo
dell’armadietto e attirare l’attenzione del
ragazzo, che la guardò con aria
perplessa.
-
C’è qualche problema? –
Scosse
la testa, anche se persino a se stessa non
risultava affatto convincente: - Certo che no, perché lo
chiedi? –
La
scrutò con gli occhi smeraldini, come a voler
stabilire la veridicità delle sue parole. Evidentemente non
se l’era bevuta
perché lo sguardo si rabbuiò.
-
Ho fatto qualcosa di male? –
-
Ti ho già detto che va … - cominciò,
ma venne
zittita da un dito che le accarezzò delicatamente il labbro
inferiore.
-
No, non è vero, e comunque sei una pessima
bugiarda. –
Ok,
l’aveva beccata, tanto valeva provare a spiegare
quale fosse il problema.
-
Va bene, ma devi promettere che non ti metterai a
ridere. – iniziò, fissandolo con aria risoluta.
Annuì.
-
Sono nervosa perché siamo soli in un posto molto
stretto e ho iniziato a pensare che tu magari volevi …
Bè, hai capito, no? –
Riecco
l’imbarazzo. Dannazione, perché dovevano
capitare proprio a lei situazioni di quel tipo?
-
Credo di aver capito. Bè, è ovvio che io voglia
…
Ma sono abbastanza sicuro di riuscire a non saltarti addosso solo
perché siamo
chiusi nella stessa stanza. – concluse, con appena una punta
d’asprezza nella
voce.
Fantastico,
veramente fantastico, era riuscita a
farlo arrabbiare.
-
Ok, sono una completa idiota. Scusa, ma io non
sono abituata a situazioni di questo tipo e preferivo mettere tutto in
chiaro
prima di arrivare a qualcosa per cui non mi sento pronta. –
Le
prese il mento tra le dita, costringendola a
guardarlo negli occhi.
-
Ho capito, è tutto okay, non sono arrabbiato. –
Le
rivolse un sorriso lieve, chinandosi a baciarla
delicatamente. Le accarezzò ritmicamente i fianchi,
approfondendo il contatto
solo quando la sentì cingergli il collo con le braccia e
rilassarsi nella sua
stretta.
-
In fin dei conti abbiamo ancora un sacco di
giorni, no? – concluse.
Giorni?
Si trattenne dal fargli notare che
probabilmente nel loro caso sarebbe stato molto meglio dire settimane
piuttosto
che giorni, non voleva correre il rischio di farlo arrabbiare
nuovamente.
*
Un’ora
più tardi, quando aveva raggiunto la
camerata, aveva trovato Nicole intenta ad aspettarla e, dallo sguardo
che
aveva, non si prospettava nulla di buono.
-
Cosa è successo? – le chiese, senza nemmeno darle
il tempo di mettersi seduta.
Sospirò,
ravviandosi i lunghi capelli corvini, e si
mordicchiò nervosamente il labbro inferiore.
-
Non ho idea di ciò a cui ti riferisci. –
Nicole
la osservò con un elegante sopracciglio
inarcato: - Sei una pessima bugiarda, lo sai? Ora sputa il rospo.
–
Non
aveva mai creduto di essere davvero così
scadente come bugiarda, lei che tra
i Candidi si era trovata talvolta fuori posto per via della
difficoltà che
trovava nell’essere sincera in determinate situazioni.
-
D’accordo, ma piantatela di ripetermelo tutti, la
fate sembrare quasi come una cosa negativa. Ci sono stati un
po’ di baci e
abbiamo parlato di … Bè, di quella
cosa.
– ammise, arrossendo sotto lo sguardo improvvisamente
incredibilmente attento
della migliore amica.
-
E cosa avete deciso? –
-
Io ho
deciso di andarci piano, lui ha detto che gli stava bene, ma non credo
che
abbia capito effettivamente quanto
io
voglia andare piano. Non penso che la prenderà con molta
tranquillità e ho
preferito non accennare a lassi temporali o quant’altro.
–
-
Se non è disposto ad aspettarti allora non ti
merita. – decretò saggiamente
Nicole,
arricciando il labbro superiore in una buffa espressione che
contrastava con il
tentativo di apparire saggia.
-
Già, la penso anche io così, ma Reaper
è … - s’interruppe.
Non sapeva neanche lei cosa provasse esattamente per quel ragazzo, ma
sicuramente era qualcosa di molto intenso.
-
Lo so, un figo stellare. Bè, sorellina, può
essere
figo quanto vuole, ma se ti fa soffrire giuro che lo stendo. Anzi, lo
faccio
stendere da Quattro. – ci ripensò.
Sorrise,
lasciando attirare in un abbraccio
stritolatore e ricambiandolo con trasporto. Le piaceva avere
un’amicizia come
quella con Nicole, in cui poteva parlare di qualsiasi cosa senza
preoccuparsi
di venire giudicata.
-
Piuttosto, come va tra te e Bas? – replicò, decisa
a passare da interrogata a interrogante.
-
Diciamo che potrebbe essere successo qualcosa tra
di noi … magari la notte scorsa mentre stavate tutti
dormendo. – replicò,
abbassando lo sguardo e avendo il buongusto di mostrarsi un
po’ imbarazzata.
-
Nicole! –
-
Rilassati, non ci sono andata a letto. Non ho
ancora intenzione di giocarmi la grande V, ma ciò non
significa che non possa
fare qualche altro giochino. – concluse.
-
Non voglio neanche starti a sentire. – rise, a
metà tra il divertito e lo scandalizzato.
Nicole
era decisamente più libertina ed esperta di
lei, avrebbe dovuto aspettarsi che in qualche modo avrebbe agito.
Le
parole di Stefan le tornarono improvvisamente
alla mente.
-
Nicky, sei sicura che ne valga la pena … con Bas,
intendo? –
La
ragazza annuì, rivolgendole un sorriso
smagliante.
-
Fidati, sorellina, farò perdere la testa a
quell’Intrepido.
– asserì convinta.
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Capitolo 6 *** Cap 6 ***
Cap
6
La
mattina seguente, mentre si dirigevano verso la
sala mensa, la loro attenzione venne attirata da un gruppetto di
ragazzi e
ragazze che chiacchieravano con tono eccitato. Fiamma fermò
uno degli iniziati
interni, un ragazzo dagli occhi color cioccolato così belli
da sembrare quasi
in grado di ammaliarti.
-
Scusami, sai cosa sta succedendo? –
-
Trasfazione? – domandò, esaminando lei e Nicole
con sguardo attento, per poi rispondersi da solo: - Sì, vi
avrei notate se
foste state interne, siete troppo carine per passare inosservate.
–
Nicole
ridacchiò vezzosamente, sbattendo le lunghe
ciglia sugli occhi da cerbiatta, e Fiamma si voltò quanto
bastava per
sillabarle silenziosamente “Bas”. Questo fu
sufficiente perché l’amica
smettesse di flirtare e tornasse a essere seria.
-
Sì, siamo trasfazione, ora potresti spiegarci cosa
succede? – confermò poi, aggrottando leggermente
la fronte.
-
Domani sera c’è uno dei pochi eventi mondani tra
gli Intrepidi, è una festa per gli iniziati che si svolge
sempre durante il
primo week end dopo la scelta. – spiegò, porgendo
poi la mano ad entrambe con
un sorriso smagliante che sembrava essere anche assolutamente sincero,
- Sono
Zeke. –
-
Fiamma … e lei è Nicole. –
Ricambiarono
la stretta a turno, sorridendo a loro
volta.
Aveva
sempre pensato che gli iniziati interni
fossero boriosi e arroganti addirittura più di Eric, ma quel
ragazzo l’aveva
completamente spiazzata con il suo comportamento.
-
Zeke! –
Un’interna
dai lunghi capelli biondi e il viso
insolitamente dolce per un’Intrepida, lo richiamò
dal drappello di ragazzi
composto da quelli che dovevano essere i suoi amici.
-
Scusate, devo proprio andare. Ci vediamo in giro. –
Le
abbagliò con l’ennesimo sorriso e sparì
tra la
folla.
-
Tipo strano, no? –
Annuì,
distratta da un paio di familiari occhi verdi
che la stavano fissando con insistenza. Si alzò in punta di
piedi quanto
bastava per permetterle di sorridergli e prese Nicole per mano,
dirigendosi
nella direzione opposta.
Quando
ebbero trovato un paio di posti liberi,
disgraziatamente sedute accanto a quell’insopportabile
pallone gonfiato che
andava sotto il nome di Eric, Nicole le lanciò
un’occhiata perplessa. Era
chiaro che stava morendo dalla voglia di chiederle cosa stava
succedendo, ma si
tratteneva per paura di apparire indelicata in un momento di
così scarsa
privacy.
-
Coraggio, chiedi pure. – sospirò, versandosi un
bicchiere di succo d’arancia.
-
Perché sei scappata via non appena lo hai visto? –
Prese
a tormentarsi le mani con nervosismo, cercando
di trovare una spiegazione logica. La verità era che neanche
lei sapeva cosa le
era preso; improvvisamente la sola idea di passare del tempo accanto a
Reaper
la riempiva di ansia e imbarazzo. Era una sensazione stupida e
sgradevole, ma
aveva paura a stargli vicino in quella situazione perché era
un ragazzo
intuitivo e avrebbe sicuramente insistito per sapere cosa
c’era che non
andasse; e lei non voleva litigare, non per un motivo così
stupido.
-
Appena l’ho visto mi sono sentita a disagio. Non
lo so, Nicky, è difficile da spiegare ma finchè
non mi sarò tranquillizzata
farò molto meglio a girargli al largo. –
La
ragazza annuì con serietà, mentre giocherellava
con le sue uova strapazzate.
-
Cerca solo di sbrigarti a fare chiarezza, se non
vuoi che si accorga del problema. –
Già,
come se fosse stato così semplice.
Finirono
di mangiare e raggiunsero Quattro e Stefan
all’ingresso, avanzando compatti verso la palestra.
Quel giorno ci sarebbero stati gli
incontri e la curiosità generale era catalizzata su quali
sarebbero state le
coppie che si sarebbero sfidate sul ring.
Giunti
a destinazione trovarono ad attenderli Reaper
e Bas, con l’aggiunta di un’Intrepida dai capelli
rasati e una vistosissima
cicatrice che le solcava quasi interamente la porzione di petto che la
canottiera lasciava scoperta. Sembrava una bruciatura, ma Fiamma non
avrebbe
saputo dirlo con precisione.
-
Mettetevi in riga, veloci, non abbiamo tutto il
giorno. – sbottò Reaper, rivolgendosi proprio a
loro che erano arrivati per
ultimi.
Solitamente
aveva sempre un occhio di riguardo per
il loro gruppo, più che altro perché
c’era lei, ma non sembrava che quella
mattina fosse di buonumore e aveva la sgradevole sensazione di essere
la sola
responsabile.
-
Qualcuno è nervosetto, chissà perché.
– sussurrò Nicole,
ironica, scoccandole un’occhiata significativa.
-
Le coppie verranno decise dal caso. Nel sacco ci
sono cinque coppie di numeri, chi estrae gli stessi numeri forma la
coppia di
sfidanti. – spiegò brevemente, lasciando il
sacchetto a Bas e attendendo che
quest’ultimo passasse lungo la fila degli iniziati.
Quando
arrivò il suo turno, infilò la mano e chiuse
gli occhi nello stesso istante in cui la sua presa si stringeva attorno
al
pezzetto di carta. L’estrasse, mostrandolo
all’Intrepido biondo, che decretò: -
Due. –
Mentre
Nicole estraeva il suo bigliettino, il numero
cinque, Fiamma lasciò scorrere lo sguardo lungo la lista di
chi aveva già
sorteggiato il foglietto.
2
... Thanatos; Eric
Magnifico,
proprio l’unico iniziato con cui aveva
sperato di non essere mai costretta a confrontarsi.
Ultimata
l’estrazione, le coppie vennero chiamate
sul ring in ordine di numero e, mentre Stefan affrontava e metteva ko
uno del
gruppo degli idioti trasfazione Eruditi, Fiamma si sforzava di
ricordarsi tutte
le tecniche di difesa che aveva imparato durante quei primi giorni di
allenamento.
Nicole
la spintonò leggermente, strappandola ai suoi
pensieri.
-
Ti hanno chiamata due volte, vai! –
-
Allora, Candida, ti decidi a salire sul ring o dobbiamo
portartici in braccio? – commentò
l’Intrepida sfregiata.
Passò
davanti ai tre Intrepidi e lanciò un’occhiataccia
alla donna. Reaper non
l’aveva
affiancata per darle qualche ultimo consiglio, come faceva di solito,
ma decise
di ostentare indifferenza. Voleva fare l’offeso e fare finta
che lei non fosse
nient’altro che una delle tante iniziate? Benissimo.
Salì
sul rettangolo e si mise in guardia, in attesa
che venisse dato il via.
-
Combattete. –
Si
mosse con velocità, stando attenta a non farsi
cogliere impreparata dai colpi di Eric, ma a dispetto della stazza quel
ragazzo
era maledettamente veloce. Il primo colpo, un destro con poca
intensità, la
raggiunse alla spalla; una fitta di dolore si irradiò lungo
tutto il braccio.
Scrollò le spalle, stringendo i denti e portandosi nuovamente fuori tiro.
Tentò un affondo, ma
il colpo venne intercettato e con una leva precisa si
ritrovò catapultata a
terra. Provò a ribellarsi, trovando con il piede la giuntura
del ginocchio e
calciando con decisione. Un gemito soffocato le annunciò che
il calcio era
andato a segno ed era finalmente libera.
-
Basta giocare, Eric, comincia a fare sul serio. –
La
voce di Reaper la fece sussultare. Cosa? Eric si
stava volutamente trattenendo?
Non
fece in tempo a formulare la domanda che un
gancio preciso si abbatté sotto il suo mento e la fece
volare all’indietro. Sdraiata
a terra, con lo sguardo leggermente
appannato per il dolore, trovò la risposta alle sue domande.
Sì, fino a quel
momento Eric aveva cercato di dosare la sua forza.
-
Resta giù. –
Il
sussurro del ragazzo era stato così lieve che per
un attimo credette di esserselo solo immaginato. No, non sarebbe
rimasta a
terra come una ragazzina debole e spaurita.
Strinse
i denti e si tirò su con un colpo di reni,
accompagnata dalle grida d’incoraggiamento di Nicole.
Un
calcio a giro la colpì nello stesso punto in cui
poco prima aveva calciato lei e venne accompagnato da una ginocchiata
alla
bocca dello stomaco. Crollò bocconi.
-
Ti ho detto di rimanere giù, stupida ragazzina
testarda. – sbottò Eric.
-
Scordatelo, non sono una codarda. – sputò tra i
denti.
L’ennesimo
pugno s’infranse sulla sua pelle
delicata, scontrandosi questa volta con il suo zigomo destro. Il dolore
le annebbiò
la mente e l’unica cosa che percepì prima di
scivolare nel buio fu la sensazione
del pavimento freddo sulla guancia incandescente.
*
Fiamma
era sdraiata sul lettino dell’infermeria, la
faccia mezza tumefatta e quell’incessante rumore martellante
che le rimbombava
nel cervello. Le sembrava di trovarsi ancora in palestra, a incassare
sistematicamente un colpo dopo l’altro. Aveva perso il conto
di quelli che
l’avevano raggiunta, a un certo punto aveva persino pensato
di smettere di
reagire e di limitarsi a rannicchiarsi a uovo e a cercare di proteggere
il
volto e lo stomaco. Sarebbe stata una scelta più saggia, a
giudicare dal dolore
che avvertiva alle costole ogni volta in cui i polmoni si dilatavano
per
immettere l’aria e dall’aspetto inguardabile che
doveva avere la sua faccia.
Sospirò,
trasalendo leggermente, e si lasciò
sprofondare tra le lenzuola. Non aveva alcuna voglia di vedere nessuno,
nemmeno
le infermiere, ed era grata al fatto che Tobias non avesse insistito
per
rimanere con lei dopo averla accompagnata. Forse aveva intuito cosa le
passava
per la testa, del resto lui era un tipo sveglio.
-
Hai visite. – le annunciò una ragazza che non
doveva avere più di vent’anni.
Magari,
dopotutto, non era poi così sveglio.
-
Tobias, ti ho già detto che sto bene e non voglio
avere visite. – cominciò, ma si bloccò
non appena identificò il volto del
ragazzo che aveva di fronte.
Occhi
grigi, talmente chiari da sembrare quasi
bianco sporco, capelli neri che gli ricadevano sul volto donandogli
un’aria di
distratta eleganza, spalle larghe e un’altezza fuori dal
comune per un Erudito.
O meglio, un ex Erudito, dal momento che nessuno che l’avesse
visto combattere
avrebbe mai potuto pensare che non fosse nato nella fazione degli
Intrepidi ma
fosse solo un trasfazione.
-
Non sono Quattro. –
Sembrava
seccato dal fatto che il suo primo pensiero
fosse stato Tobias e non lui.
-
Già, non sei lui. Perdonami, ma le botte che ho
preso devono avermi intontito. – ironizzò,
sentendo un sorriso sgradevole
stirarle le labbra quando lo vide abbassare lo sguardo con aria
imbarazzata.
-
Lo sai che non volevo farti male, vero? –
-
Strano, a giudicare da come sono ridotta non
sembrerebbe. –
Eric
si morse il labbro, impedendosi di replicare
chissà cosa. Non sapeva neanche lui cosa sarebbe potuto
uscire dalla sua bocca
quindi preferiva rimanere in silenzio, alla ricerca di qualcosa
d’intelligente
da dire. Dannazione, era stato un Erudito per sedici anni della sua
vita,
avrebbe dovuto sapere sempre con certezza qual era la cosa giusta da
dire.
-
Faceva parte dell’esame, non avrei mai alzato un
dito su di te se non fossi stato costretto. –
Non
era del tutto vero, e lo sapeva perfettamente.
In quello stesso momento doveva sforzarsi di trattenere il desiderio di
metterle davvero le mani addosso, ma in un modo molto più
dolce e piacevole di
quello che aveva usato appena mezz’ora prima.
-
Questo sì che mi fa sentire meglio, sono coperta
di lividi per una buona causa. Ora, Eric, vorresti dirmi
perché sei qui invece
di andare a festeggiare il tuo ritorno sulla vetta della classifica?
–
-
Non sono dell’umore adatto per festeggiare. –
Fiamma
inarcò beffardamente un sopracciglio, -
Perché, battere una ragazza non è abbastanza
onorevole per te?
–
-
Cazzo, vuoi starmi a sentire per una dannatissima
volta? – esclamò, sbattendo un pugno contro il
separè che li divideva dal
corridoio principale dell’infermeria.
Annuì,
sorpresa dalla reazione del compagno di
selezione.
-
Mi dispiace, non avrei mai dovuto esagerare in
quel modo, sono stato un idiota. Non voglio festeggiare,
perché non ci vedo
nulla di positivo nell’averti ferita, okay? –
concluse aggressivamente.
Non
l’aveva mai sentito scusarsi né tantomeno
giustificarsi per uno qualsiasi dei suoi comportamenti, che francamente
non
erano mai stati dei migliori o dei più civili.
Fiamma
rimase sconcertata, studiando con attenzione
il bel viso dai tratti duri e gelidi che sembravano scavati nella
roccia. Era
sincero, riusciva a leggerlo nei suoi occhi, che per una volta avevano
abbandonato quell’aria gelida e sprezzante con cui fulminava
tutti coloro che
gli giravano intorno.
-
Perché? – sussurrò.
Eric
aggrottò la fronte, - Perché cosa? –
-
Perché sei venuto a scusarti, non l’hai fatto con
tutti gli altri che hai steso, no? –
Sbuffò,
alzando gli occhi al cielo. Doveva proprio
farglielo dire, non era stato sufficiente il fatto che avesse ammesso
di essere
dispiaciuto, di avere persino chiesto scusa?
-
Gli altri non erano te, non ho avuto grandi
rimorsi nel rifare loro la faccia. –
Fiamma
trattenne a fatica una risata, sbuffando, per
poi emettere un gemito di dolore. Lo fulminò con i suoi
occhi color ghiaccio: -
Non farmi ridere, Eric. –
Il
ragazzo tuttavia non la stava ascoltando, era troppo
impegnato a inginocchiarsi accanto a lei e a scoprirle leggermente i
fianchi
per esaminare meglio le ferite.
-
Che accidenti stai facendo? – esclamò, indignata.
-
Controllo le ferite. –
Non
capiva dove fosse il problema, voleva solo
essere certo che non ci fossero danni troppo gravi.
Fiamma
arrossì violentemente, distogliendo lo
sguardo dal suo, e solo allora si rese conto delle condizioni in cui si
trovava
la ragazza. I pantaloni d’allenamento erano stati rimossi e
sotto il lenzuolo
non indossava nulla tranne la canottiera nera e la biancheria intima.
Lasciò
che lo sguardo indugiasse per un paio di secondi sulla pelle
alabastrina,
registrando le forme tornite delle cosce e la linea sinuosa delle anche
che
saliva fino ai fianchi e alla vita per poi sparire al di sotto della
canottiera. Deglutì, coprendola nuovamente con il lenzuolo.
-
Scusa, non … Sì, insomma, non pensavo che non
fossi vestita. –
Dall’occhiata
che le lanciò sembrava quasi che la
ritenesse colpevole della cosa, come se lo avesse fatto unicamente per
metterlo
in una situazione d’imbarazzo o magari per provocarlo.
-
Non erano affari tuoi, e poi non avrei mai
immaginato che mi avresti tirato via il lenzuolo come un uomo di
Neanderthal. –
-
Io non ti ho … – cominciò, ma
s’interruppe. – Ok,
l’ho fatto, ma per una buona ragione. –
-
Cioè, vedermi mezza nuda? – lo provocò,
ghignando
divertita davanti all’espressione che era passata sul suo
viso. Allora
l’arrogante e spietato Eric non era poi così
freddo e insensibile.
-
S … no. – si corresse in fretta, impedendosi di
dare voce ai suoi reali pensieri.
La
verità era che avrebbe rialzato quel lenzuolo in
quello stesso istante, e lo avrebbe fatto senza il minimo imbarazzo se
solo
Fiamma gli avesse fatto capire che la cosa non le era poi dispiaciuta
così
tanto.
-
Sì o no? Coraggio, Eric, non è una domanda
difficile. –
Digrignò
i denti, sforzando di ignorare la voce che
gli urlava nella testa e gli diceva che la bella moretta non stava
facendo
altro che prenderlo in giro. Stava giocando con lui e ci stava
riuscendo fin
troppo bene.
-
Devo andare. – replicò per tutta risposta,
voltandole le spalle e uscendo a passi rapidi
dall’infermeria.
Aveva
bisogno di una doccia; sì, decisamente, una
bella doccia fredda.
|
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Capitolo 7 *** Cap 7 ***
Cap
7
L’infermiera
le diede il permesso di tornare nel
casermone in cui alloggiava il resto dei suoi compagni solo il
pomeriggio
seguente, dopo essersi accertata per la milionesima volta che il dolore
si
fosse attenuato e non rischiasse di crollare a terra per una qualche
commozione
celebrale che non era stata diagnosticata. Con un sospiro, Fiamma si
trascinò
lungo il corridoio semi deserto e raggiunse la sua meta, lasciandosi
cadere
sfinita sulla bassa e assolutissimamente scomoda brandina che
l’aveva ospitata
fino a quel momento. Era strano come, dopo appena una giornata in
infermeria,
quel bugigattolo che doveva condividere con altre nove persone le
risultasse
così accogliente; stava forse cominciando a considerare quel
posto come la sua
nuova casa? Probabilmente sì, considerò,
chiudendo gli occhi e scivolando in un
lieve dormiveglia che venne interrotto solo un paio d’ore
più tardi, quando i
suoi compagni d’iniziazione si trascinarono lamentosamente
nella stanza e
cominciarono a discutere sul chi dovesse farsi la doccia per primo.
Aprì
un occhio, spiando la situazione. Nicole si
massaggiava la spalla destra con aria sofferente, mentre Stefan si
teneva la
testa tra le gambe e sembrava sul punto di vomitare anche
l’anima. Quattro, l’unico
che tra tutti rimaneva in silenzio e fissava con sguardo perso il
vuoto, fu il
primo ad accorgersi del suo risveglio.
-
Come stai? –
Stirò
le labbra in un sorriso sarcastico, indicando
con l’indice la guancia ancora tumefatta, - A meraviglia,
perché non si vede? –
-
Sì, in effetti quei lividi hanno proprio un
bell’aspetto
… non avrei mai detto che il viola fosse il tuo colore.
– ironizzò Nicole,
strappandole una risata.
Una
fitta di dolore l’investì, ricordandole che
forse quello non era proprio il momento adatto per lasciarsi andare
all’
allegria. Istintivamente portò una mano alle costole,
massaggiandole con quel
lento movimento del polso che aveva scoperto fosse l’unica
cosa in grado di
darle un po’ di sollievo.
-
Ti va di darmi una mano a prepararmi? – chiese d’un
tratto, alzandosi in piedi con la sola forza delle gambe e attirando le
occhiate sorprese dei suoi amici.
-
Vuoi davvero andare alla festa in queste
condizioni? Hai del coraggio, ragazza. – commentò
Stefan, osservandola con
occhio critico.
Si
sentì arrossire sotto l’intensità della
sua
analisi. Non aveva un bell’aspetto, mezza ammaccata e con il
corpo coperto di
lividi, lo sapeva benissimo, ma non si sarebbe rinchiusa in quel
casermone
finchè la sua pelle fosse tornata del consueto colore.
-
Certo che voglio andarci, Stef, perché hai
intenzione di provare a fermarmi? – replicò,
sfoderando la migliore delle sue
occhiate da Intrepida. O almeno sperava che fosse credibile, visto che
non
aveva avuto molto tempo per esercitarsi con l’occhiata,
come la chiamava lei.
Il
ragazzo alzò le mani in alto, in segno di resa, e
annunciò che per lui era giunto il momento di una doccia.
-
Scappa davanti a una ragazzina e uno così vorrebbe
diventare un Intrepido, bah. – borbottò Eric,
mentre gli dava il cambio e
tornava nello stanzone con indosso solo un paio di pantaloni neri.
Fiamma
si voltò verso di lui, pronta a rispondergli
a tono, ma qualcosa le bloccò le parole in gola. Il fatto
che Eric avesse un
fisico prestante era noto a tutti, persino sotto gli abiti da
allenamento era
facile intravedere i muscoli che guizzavano mentre schivava e colpiva,
ma non
si era mai fermata a realizzare quanto il suo corpo fosse
effettivamente ben
fatto. Il collo era più largo di quello dei suoi compagni, i
muscoli del
trapezio erano gonfi ed evidenziavano ancora di più le
spalle possenti, i
bicipiti muscolosi e gli avambracci tatuati; pettorali e addominali,
poi, erano
così perfetti e scolpiti che probabilmente ci si sarebbe
potuto rompere un uovo
lì sopra. Era bello. Insopportabile, ai limiti della
sociopatia e del
misantropismo e con un’indole da animale selvatico certo, ma
pur sempre
incredibilmente affascinante … e sexy.
-
Che c’è: vuoi una foto ricordo, mild? –
Insopportabile
e
arrogante. Dio, quanto lo detestava.
-
Meglio di no, ho paura che la macchina fotografica
si rompa pur di non dover immortalare la tua brutta faccia. –
replicò a tono.
Lo
vide inarcare un sopracciglio, leggermente più
gonfio dell’altro a causa del piercing che aveva fatto il
giorno prima, come se
volesse dirle che non credeva minimamente alla sua affermazione
… o forse
dubitava che lei pensasse davvero ciò che aveva detto.
Le
tornarono alla mente le parole che Nicole e
Reaper le avevano detto pochi giorni prima:“Sei
una pessima bugiarda.”
Che
anche Eric la pensasse allo stesso modo?
Scosse
la testa, liberandosi da quella spiacevole
vocina interiore che le sussurrava che, dopotutto, una foto di Eric
mezzo nudo
non sarebbe stata poi così male. Era uno stronzo, per quanto
carino, e non
doveva commettere l’errore di dimenticarsene.
-
Dammi una mano, Nicky. – concluse, abbandonando la
discussione e mostrando all’amica l’abito che aveva
intenzione di indossare per
la serata. Si trattava dell’unico abito elegante che fosse
riuscita a scovare
al bazar e che si adattasse alla sua figura formosa e poi era di pelle
nera.
Roba da pazzi, visto che fino a poche ore prima non avrebbe mai neanche
sospettato dell’esistenza di un abito da sera di pelle.
Nicole
annuì, stendendo il consueto lenzuolo per
permetterle di cambiarsi e aiutandola ad allacciare le stringhe del
corpetto.
Una volta che ebbe terminato, insistette per essere lei a truccarla e
acconciarle i capelli. La lasciò fare, attendendo
pazientemente finchè non le
fu concesso di guardarsi allo specchio.
L’abito
la fasciava più di quanto avesse notato
quando l’aveva provato e il corpetto, unito al reggiseno di
pizzo a balconcino
che aveva comprato per l’occasione, la strizzava in
un’intrigante effetto push
up; all’altezza delle anche si apriva in una lieve gonna a
ruota con uno spacco
vertiginoso che metteva in bella mostra la gamba destra. Il suo volto,
poi, non
era mai stato così sensuale e aggressivo come in quel
momento: il taglio felino
degli occhi era stato esasperato da uno smokey scuro e un rossetto
rosso fuoco
capeggiava sulle labbra, facendole sembrare turgide e prontissime a
elargire il
più passionale dei baci; completava il tutto uno chignon
dall’aria
studiatamente disinvolta che lasciava libere un paio di ciocche a
incorniciarle
gli zigomi alti. Selvaggia, una bellezza oscura e fatale, ecco come si
vedeva.
Uno
degli insopportabili Eruditi si lasciò scappare
un fischio d’approvazione, venendo fulminato da
un’occhiataccia di Quattro.
-
Non è un po’ troppo scollato? –
domandò,
esaminandola con aria critica.
-
Già, avrebbe dovuto scegliere un sacco di patate e
allacciarlo ben stretto attorno al collo, fosse mai che si veda un
pezzo di
spalla. – lo stuzzicò Nicole, ridendo davanti alla
sua espressione piccata. –
Dio, Quattro, sei così Rigido da
fare
tenerezza. –
-
Lui sarà anche decisamente Rigido, ma tu sei
decisamente mezza nuda. – osservò il cugino,
contrariato, davanti alle gambe
lunghe e perfette della ragazza che erano messe ben in mostra dal corto
vestito
che aveva comprato per l’occasione.
Nicole
sventolò una mano con aria sbrigativa, con l’aria
di chi non voleva stare a sentire ulteriori commenti. – Posso
permettermelo,
cugino. –
Stefan
era sul punto di ribattere con qualcosa di
pungente, a giudicare dall’espressione che aveva assunto il
suo viso, ma sembrò
ripensarci e decidere di optare per il silenzio. Uscirono insieme dalla
camerata, Nicole al braccio del cugino e Fiamma stretta a quello di
Quattro,
dirigendosi verso la mensa. Mentre cercavano con lo sguardo un tavolo
libero,
la loro attenzione venne attratta da un iniziato interno che faceva
gesti
frenetici al loro indirizzo. Fiamma socchiuse gli occhi, sforzandosi di
metterlo a fuoco; quando lo sguardo le cadde sugli occhi color
cioccolato capì
che si trattava del ragazzo del giorno prima. Zeke, o qualcosa di
simile.
-
Lo conoscete? – domandò Quattro, perplesso, mentre
si dirigevano verso di lui e i suoi amici.
-
Più o meno, sembra un tipo okay. –
Dopo
le presentazioni di rito, durante le quali
scoprirono che la bionda dall’aria angelica si chiamava
Shauna e aveva
chiaramente una gigantesca cotta per Zeke, cominciarono a mangiare
chiacchierando del più e del meno finchè un
leggero battito di mani annunciò
che Max era sul punto di cominciare il suo discorso.
-
Non voglio annoiarvi con inutili chiacchiere, perché
so che tutti voi stasera volete solo divertivi. Bene, le regole sono le
solite,
ma intendo riepilogarle per i trasfazione che si sono uniti a noi per
l’iniziazione.
Il Pozzo tende a risultare stranamente attraente quando si è
ubriachi e ad
alcuni cervelli particolarmente lenti potrebbe sembrare
un’idea furba quella di
provare a buttarsi di sotto, lasciatemi dire che questo potrebbe essere
un buon
piano solo nel caso in cui abbiate deciso di farla finita. Se
così non fosse,
girateci al largo, perché sono sicuro che a nessuno vada
particolarmente a
genio l’idea di ripulire sangue e cervella dal pavimento. In
secondo luogo,
come di consueto domani avrete una giornata libera prima
dell’inizio del nuovo
modulo perciò vi suggerisco di usarla per smaltire la
sbornia perché da dopodomani
si comincia a fare sul serio. Il Coprifuoco è spostato alle
tre, per allora mi
aspetto che tutti voi siate nei vostri letti … da soli.
– precisò, lanciando un’occhiata
significativa in direzione del gruppo d’ Intrepidi
più giovani.
Qualcuno
ridacchiò, ma Fiamma non seppe dire se
Reaper fosse tra loro o meno.
-
Ogni anno alcuni degli Intrepidi fanno a gara a
chi si porta a letto più iniziate. –
spiegò sottovoce Shauna, con un tono
disgustato che Fiamma si sentiva in pieno di condividere.
Stefan
lanciò un’occhiata a Nicole, come a dire che
lui l’aveva sempre saputo.
-
C’è anche Bas tra questi? – chiese la
Candida,
ostentando una profonda indifferenza. Lo scintillio negli occhi
castani,
tuttavia, tradiva una leggera apprensione.
-
Bas è sempre sul podio, come anche Reaper e Ross.
–
replicò, indicando il Capofazione e il ragazzo, dai capelli
così corti da
rendere indistinguibile il loro colore e gli occhi blu, che sedeva al
suo
fianco e ancora rideva per chissà quale battuta.
Quelle
parole furono come un macigno che si abbatté
sul petto di Fiamma. Lei non era nulla di speciale, solo una delle
tante
iniziate carine da portarsi a letto per vincere una stupidissima sfida.
Strinse
i pugni con rabbia, imponendosi di mantenere il controllo,
perché sicuro come l’inferno
non avrebbe permesso che un idiota come quello causasse le sue lacrime.
-
Stai bene? –
La
voce di Quattro le arrivò come un sussurro
gentile, mentre gli incantevoli occhi blu polvere del ragazzo la
fissavano con
lieve apprensione.
-
Sì, certo. –
No,
affatto.
Non
sembrava molto convinto dalla sua risposta, ma
si limitò ad annuire con aria grave e a cambiare
diplomaticamente discorso.
Per
il resto della cena Fiamma si ritrovò a fingersi
interessata a tutti i racconti degli interni, ridendo con poca
convinzione
quando Zeke tirava fuori qualche battuta. Ci aveva visto giusto, almeno
su di
lui: non era affatto male e se non fosse stata così priva di
entusiasmo
probabilmente l’avrebbe trovato ancora più
divertente.
-
Forza, si va sul tetto. – saltò su d’un
tratto,
prendendo Shauna per mano e trascinandosela dietro con
l’impeto che lo
caratterizzava. La ragazza lo seguì di buon grado,
sforzandosi di nascondere
come le sue guance si fossero colorate di un rosa acceso quando le loro
dita si
erano intrecciate.
*
Il
tetto era proprio come la sera in cui Reaper l’aveva
baciata per la prima volta, con la sola differenza che questa volta
c’era molta
più gente e tutti erano molto più su di giri e
decisamente ubriachi. Qualcuno
aveva portato delle casse e una musica pulsante e ritmata accompagnava
i
movimenti di un paio d’Intrepide che ancheggiavano e
sembravano divertirsi un
mondo.
-
Ehy, ragazze, non vi si è viste molto in giro in
questi giorni. –
Bas
le raggiunse con un sorriso stampato sul volto,
porgendo loro un paio di birre ghiacchiate e chinandosi a baciare
Nicole. La
ragazza si tirò indietro all’ultimo istante,
limitandosi a porgergli una
guancia.
Bas
aggrottò la fronte, perplesso.
-
Ho fatto qualcosa di male? –
-
Lo sai. – replicò, voltandogli le spalle con una
sventagliata dei lunghi e lisci capelli castani e raggiungendo Shauna e
le sue
amiche che si erano unite alle ballerine.
Gli
occhi color cielo del ragazzo si rivolsero a
Fiamma. Sembrava davvero incredulo, come se non fosse in grado di
capire quale
fosse il problema. Innocente, sincero, e ferito. Sì,
c’era dolore nel suo
sguardo quando lo posò su Nicole che ballava abbracciata a
uno degli amici di
Zeke.
-
Sa della vostra stupida gara. – gli spiegò.
Improvvisamente
la comprensione balenò sul suo
volto.
-
Ah, quello. È una cretinata, non c’entra nulla con
lei … Nicole mi piace sul serio. –
-
Già, quello. Concordo sul fatto che sia una
cretinata, ma tutto il resto non è a me che dovresti dirlo.
–
Bas
annuì, mordendosi il labbro con aria pensierosa:
- Credo che andrò a parlarle e a spezzare qualche dito a
quell’iniziato. –
concluse, scoccando un’occhiata malevola al ragazzo che
stringeva Nicole con
fin troppo trasporto.
-
Mi sembra un buon piano, ma prima lasciami quella
birra. – ordinò, tendendo una mano in direzione
della bottiglia che stava
sorseggiando.
Con
una risata, le consegnò quanto aveva chiesto e
si diresse a passi decisi verso il gruppo di ballerini.
Fiamma
li osservò discutere, appoggiata alla
protezione del tetto, sorseggiando la birra e cercando con lo sguardo
qualche
altra faccia conosciuta. Stefan e Quattro erano in un angolo, insieme a
Zeke e
altri interni, intenti a ridere e scherzare e Nicole sembrava aver
deciso di
credere a Bas perché ballava avvinghiata a lui e lo baciava
con trasporto,
incurante degli sguardi divertiti di chi li osservava.
Trey,
l’amico di Bas e Reaper che si era divertito a
metterla in imbarazzo sul tetto la prima sera in cui si era unita agli
intrattenimenti degli Intrepidi, le sedette accanto.
-
Prova questo, è roba buona. –
Le
porse una bottiglia dal liquido trasparente e l’odore
d’alcool che era talmente forte da farle pizzicare il naso
solo respirandolo.
Ne
prese un lungo sorso, tossicchiando leggermente
quando avvertì la gola arderle come se avesse un incendio
dentro di sé.
Trey
rise, togliendole la bottiglia dalle mani: -
Vacci piano, bambina, è così che si fa.
–
Prese
un sorso più grande del suo, lo tenne in bocca
per un po’ e poi lo mandò giù
lentamente.
-
Devi abituare la bocca al bruciore, solo così si
anestetizzerà e non sentirai quasi il dolore alla gola.
– le spiegò, tornando a
porgerle la bottiglia di vodka, - Prova di nuovo. –
Obbedì,
prendendone un sorso più piccolo e imitando
i suoi gesti.
-
Così va decisamente meglio. – confermò.
Poi
aggiunse, senza il minimo imbarazzo, - Ti spiace lasciarmela?
–
Trey
scoppiò nuovamente a ridere, rivolgendole uno
sguardo d’approvazione.
-
Forse, dopotutto, non sei poi così innocentina
come pensavo. Ricordati solo di non esagerare, il post sbronza non
è affatto
bello. –
Poi
la lasciò lì, tornando dai suoi amici e
recuperando una bottiglia di chissà cos’altro.
Al
diavolo l’esagerazione, pensò tra sé e
sé,
attaccandosi alla bottiglia e buttando giù tre rapidi sorsi.
L’alcool le stava
rapidamente salendo al cervello e non avvertiva quasi più
quel bruciore
fastidioso. Meglio così, non voleva pensare, non voleva
rendersi conto di
quanto fosse stata idiota.
-
Hai deciso di distruggerti il fegato per caso? –
Sussultò
leggermente quando la voce bassa e
familiare di Reaper le raggiunse le orecchie.
-
Se anche fosse non sarebbero certo fatti tuoi, no?
– replicò piccata.
-
Sono confuso, non dovrei essere io quello
arrabbiato dal momento che sono due giorni che mi eviti come se fossi
un
appestato? –
-
Ho ferito i tuoi sentimenti? Oh, che dispiacere.
Sai, invece, cosa ha ferito i miei? Scoprire che per te non sono altro
che un
gioco, l’ennesima ragazzina da portarti a letto per
dimostrare a quegli idioti
dei tuoi amici quanto tu sia così indiscutibilmente figo.
–
Gli
occhi smeraldini si assottigliarono, incupiti.
-
Chi ti ha detto questa stronzata? – sbottò a denti
stretti.
-
Lo sanno tutti, Reaper, solo io sono stata così
ingenua da credere che potesse essere vero. Il Capofazione che si
prende una
cotta per un’iniziata trasfazione? Era ovvio che ci fosse
qualcosa sotto. –
L’Intrepido
scosse la testa, prendendola per mano e
tirandola gentilmente verso di sé.
-
Vieni con me, voglio parlarti lontano da tutto
questo casino. –
C’era
qualcosa di strano nel modo in cui pronunciava
le esse, quasi strascicandole, e sicuramente ciò era dovuto
al troppo alcool,
ma il suo sguardo sembrava davvero determinato o forse semplicemente
desideroso. Di cosa? Non lo sapeva, ma sperava che il suo discorso
fosse simile
almeno un po’ a quello che aveva fatto Bas, che lui ci
tenesse davvero, che non
fosse solo un gioco.
-
D’accordo. – sussurrò.
Raggiunsero
il corridoio più vicino, si fermarono e
rimasero a fissarsi in silenzio per un paio di secondi.
-
Fin dal primo momento in cui ti ho vista ho capito
che non eri come le altre. Sei pungente, testarda, ma nascondi una
dolcezza tutta
tua. E sei bella, Dio se lo sei. –
Accarezzò
ogni centimetro del suo corpo con lo
sguardo, con una scintilla strana che gli illuminava gli occhi
smeraldini.
-
E questo vestito … è da quando sei entrata in
mensa che non riesco a toglierti gli occhi di dosso, che nessuno riesce
a
farlo. Anche Ross ti ha notata, per questo ho cercato di tenertelo
lontano per
tutta la sera. Perché tu sei mia, non è vero?
– sussurrò, chinandosi su di lei.
Il
profumo di pino del suo dopobarba le invase le
narici, annebbiandole i sensi. Non era esattamente la dichiarazione che
aveva
sperato, ma era pur sempre meglio di niente. E lui era così
carino e voleva lei
… solo lei.
Assecondò
i suoi movimenti, ricambiando il bacio e
lasciando che la stringesse a sé. L’alito di
Reaper sapeva di alcool, ma non vi
diede troppo peso; erano a una festa, bere un po’ era
normale, no?
Fu
quando avvertì la sua mano che vagava lungo la
gamba lasciata scoperta dallo spacco che percepì che
c’era qualcosa che non
andava. Il suo tocco non era quello a cui era abituata, ma brutale,
quasi
animale, e bramoso. Le morse repentinamente un lobo, strappandole un
gemito di
dolore invece che di piacere.
-
Reaper, mi stai facendo male. – mormorò, cercando
di districarsi dalla presa.
Era
tutto inutile, era troppo più forte di lei.
-
Ti voglio così tanto e so che anche tu mi vuoi.
Non è vero? – brontolò rocamente,
arpionandole con vigore l’anca nuda al di
sotto dello spacco. Un rumore annunciò che parte delle
cuciture erano saltate e
il vestito era stato strappato fin quasi all’ombelico.
-
Dimmi che mi vuoi. –
-
Lasciami, mi stai spaventando, sul serio. –
decretò, sforzandosi di risultare risoluta ma le
uscì solo una voce che
ricordava spiacevolmente lo squittio di un topolino.
-
Sssh, va tutto bene, devi solo dirlo. Voglio
sentirlo dalle tue labbra. –
La
mano ruvida le accarezzò il ventre, mentre l’altra
si posava a coppa
sul seno.
-
Reaper, non voglio, lasciami. –
La
voce era rotta dalla disperazione del momento.
Era in trappola, non riusciva ad atterrare un iniziato, figurarsi se
poteva
sperare di avere la meglio su di
lui.
-
Andrà tutto bene, ti piacerà, te lo assicuro.
–
Provò
a spintonarlo con tutte le sue forze, ma l’unica
cosa che ottenne fu quella di smuoverlo di appena un millimetro. Chiuse
gli
occhi, sforzandosi di non scoppiare a piangere. Doveva essere forte,
non poteva
permettersi di crollare proprio in quel momento.
- Non voglio,
non voglio. Per favore, Reaper, lasciami andare. –
-
Te l’ho detto: sei una pessima bugiarda. Io lo so
che lo vuoi anche tu, lo vedo come mi guardi. Tu mi desideri.
–
Un
rumore di passi attirò la loro attenzione.
-
Che sta succedendo? –
La
voce fredda e tagliente come il vetro di Eric
sembrò il suono migliore del mondo alle sue orecchie.
-
Nulla che ti riguardi, ora sparisci. – ribattè
duramente
Reaper, lanciandogli un’occhiataccia.
Eric
non parve minimamente colpito e si soffermò
sugli occhi di ghiaccio di Fiamma che sembravano pronti ad annegare in
un mare
di lacrime. Era la prima volta che la vedeva in quello stato,
così fragile, e
non gli piaceva affatto.
-
Di solito quando una ragazza dice di no significa
no. – osservò gelidamente.
-
Te lo ripeto, Eric, quello che succede tra noi non
ti riguarda. –
-
Io invece penso proprio di sì. –
obiettò, per poi
muoversi con la rapidità che lo distingueva e assestare un
pugno preciso sul
naso di Reaper, spaccandolo.
Prese
per mano Fiamma, tirandola verso di sé e
allontanandola dal capofazione che imprecava sonoramente e si teneva il
naso
sanguinante tra le mani.
-
Questa me la paghi, ragazzino. Me la pagherete
entrambi. – ringhiò.
Eric
fece per colpirlo nuovamente ma la mano di
Fiamma sul braccio, unita al suo tono supplichevole, lo convinsero a
desistere.
-
Eric, portami via, ti prego. –
Annuì,
passandole una mano intorno ai fianchi e una
sotto le gambe, prendendola in braccio e incamminandosi verso la
camerata.
Giunti
a destinazione si voltò dall’altra parte per
darle modo di cambiarsi e attese pazientemente che finisse.
-
Ora puoi girarti. –
Indossava
una vecchia maglia scura e un pantalone da
jogging, i capelli erano ridotti a un ammasso informe e il rossetto era
sbafato, ma ai suoi occhi appariva comunque bellissima … e
fragile, proprio
come una statua di cristallo. L’impulso di tornare indietro e
picchiare Reaper
fino a farlo a pezzi tornò ad avvampare con
intensità.
-
Posso chiederti una cosa? – sussurrò Fiamma,
timorosamente.
-
Certo. –
-
Dormiresti con me? Non me la sento di rimanere
sola. – mormorò, abbassando lo sguardo con
timidezza. Si vedeva che le costava
dover ammettere di non essere in grado di rimettere insieme i pezzi da
sola.
-
Fammi spazio, spero solo che non tiri calci mentre
dormi. – borbottò, strappandole un buffo suono che
era a metà tra un sospiro
e una risata.
Si
accoccolarono sotto le coperte, Fiamma con la
testa sul petto di Eric e lui con un braccio intorno alle spalle di
lei.
-
Cerca di dormire adesso, ci penso io a tenerti al
sicuro. – le sussurrò, scompigliandole gentilmente
le onde corvine.
-
Lo so, mi fido di te. –
|
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Capitolo 8 *** Cap 8 ***
Cap 8
POV
Eric
Sdraiato
accanto a lei, al buio e nel silenzio più completo,
avvertì distintamente il cuore che batteva
all’impazzata. Per un attimo temette
che persino lei riuscisse a sentirlo, ma poi si disse che, sconvolta
com’era,
se anche lo avesse notato non gli avrebbe dato poi tutta
quest’importanza. La
osservò con circospezione, soffermandosi sui tratti
cesellati del volto, le
ciglia lunghe che disegnavano due mezzelune perfette e celavano il
più bel paio
d’occhi che avesse mai visto in tutta la sua vita.
Scosse
la testa, incredulo. Quando aveva cominciato
a fissarsi su quei dettagli da ragazzino in preda agli ormoni e,
soprattutto, perché
diavolo non riusciva a fare a meno di pensare a quanto gli sarebbe
piaciuto
passare in quel modo tutte le altre notti della sua vita? Storse il
naso,
disgustato dai suoi stessi pensieri. Si stava rapidamente trasformando
in un
idiota melenso; ci mancava solo che si mettesse a disegnare cuori
attorno alle
loro iniziali come facevano le ragazzine durante le lezioni, allora
sì che
avrebbe saputo con certezza di aver toccato il fondo. Certo era bella,
questo
non poteva negarlo, ma non poi così
bella
da giustificare un completo abbandono di tutte le sue
capacità intellettive;
probabilmente era quel suo essere irritante che, in un qualche assurdo
e
contorto modo, lo intrigava. O forse era il suo essere
all’apparenza forte, ma
in realtà fragile; gli faceva venire voglia di prendersi
cura di lei, ma allo
stesso tempo gli piaceva il fatto che sapesse essere anche
indipendente. Non
era debole, ma neppure tanto dura quanto si sforzava di dimostrare agli
altri.
Per certi versi era come lui, forte e imperscrutabile fuori, ma capace
di
provare sensazioni forti e spesso contrastanti dentro di sé.
Si chiese
distrattamente se lei sarebbe mai riuscita a vedere oltre la maschera
che
portava, se avrebbe mai conosciuto il ragazzo che sapeva essere
gentile, seppur
a modo suo, o se quello stesso ragazzo sarebbe sbiadito pian piano fino
a
scomparire.
-
Che accidenti mi hai fatto, mild? – borbottò
sottovoce,
scostandole un’onda corvina dal volto.
La
ragazza allungò una mano verso di lui, mormorando
sottovoce il suo nome. Per un terribile momento pensò che
l’avesse sentito e si
sforzò di elaborare alla svelta una giustificazione
credibile per quell’affermazione.
Quando però le prese la mano e la strinse con delicatezza,
Fiamma tornò a
rilassarsi e non disse più nulla.
Eric
tirò un sospiro di sollievo: stava solo
dormendo. Il fatto però che avesse mormorato il suo nome gli
era piaciuto, lo
aveva fatto sentire importante.
Non
dire idiozie, lo ha fatto solo perché aveva paura che
l’avessi lasciata da
sola. Lei non ti ha mai sopportato, fino a stasera si sarebbe fatta
sparare su
due piedi piuttosto che chiedere il tuo aiuto; non te lo sarai mica
dimenticato, vero?
La
voce nella sua testa aveva perfettamente ragione;
avrebbe fatto molto meglio a darle ascolto, diceva cose sensate.
Perché mai
sarebbe dovuto piacerle, cosa aveva fatto per catturare il suo
interesse?
Nulla. E, poi, era proprio sicuro che quell’insopportabile
ragazzina gli
piacesse davvero? No, affatto.
Non
mentire, Eric, non a te stesso.
D’accordo,
d’accordo. Lo irritava oltre ogni dire,
ma sarebbe stato ben contento di sopportarla purchè gli
rimanesse accanto.
Ma
non succederà, perché non sei come gli altri. Non
sei in grado di controllarti,
non sai gestire la rabbia, e quando perdi il controllo faresti o
diresti qualsiasi
cosa. Credi davvero che possa esistere una persona disposta a
sopportare una
cosa del genere?
No
che non esisteva, persino i suoi genitori non
erano stati in grado di accettarlo e amarlo al di sopra di ogni cosa.
Non
puoi averla, Eric, semplicemente perché finiresti con il
distruggerla. Perché questa
è l’unica cosa che sai fare: rovinare qualsiasi
cosa bella che ti sia mai
capitata nella vita.
Sospirò,
chiudendo gli occhi e rassegnandosi all’evidenza
dei fatti. Fiamma non sarebbe mai stata sua, ma questo non significava
che non
poteva fare qualcosa per farla sentire un po’ meglio. Le
cinse i fianchi con le
braccia, avvicinandola un po’ più a sé
e poggiando la testa accanto alla sua.
Inspirò l’aroma di cannella che proveniva dai suoi
capelli, godendosi la
sensazione di poterla avere vicino senza dover fornire spiegazioni che
giustificassero questo suo improvviso crollo sdolcinato.
Ancora
con queste bugie? Eppure mi era sembrato che avessimo deciso che potevi
essere
sincero almeno con te stesso. Non la stai stringendo per farla sentire
meglio,
ma solo perché quest’abbraccio fa tanto bene a lei
quanto a te. Sei un egoista.
Sì,
lo era, indubbiamente. Per quella notte però
andava bene così, perché un po’ di
egoismo avrebbe fatto bene a entrambi.
*
POV
Fiamma
Aprì
gli occhi qualche minuto prima dell’alba,
stiracchiandosi pigramente e sorprendendosi nel trovare Eric ancora al
suo
fianco. Aveva mantenuto la promessa, era rimasto a proteggerla. Si
districò
dolcemente dalla sua presa e si voltò su un fianco,
osservandolo con intensità.
Dopotutto si era sbagliata sul suo conto, in lui c’era
davvero qualcosa che
valeva la pena di conoscere e apprezzare. L’attenzione le
cadde sul modo in cui
la t shirt con lo scollo a V si apriva sul petto muscoloso. Strinse i
pugni,
soffocando l’impulso di allungare una mano e accarezzarlo.
Insomma, per quanto
fosse stato gentile e protettivo rimaneva pur sempre Eric, come avrebbe
potuto
giustificare il fatto di aver sentito il bisogno
di toccarlo?
Decise
che non le importava. Allungò timorosamente
la mano verso di lui, poggiandola sul torace e risalendo verso il collo
in una
lieve e quasi impercettibile lenta carezza. Ne spiò la
reazione, rassicurata
dal fatto che stesse ancora dormendo profondamente. Tornò a
sdraiarsi su un
fianco, lasciando la mano ferma lì.
Una
lieve contrazione delle palpebre le annunciò che
si era appena svegliato. Prima ancora che avesse il tempo di ritrarre
l’arto,
si ritrovò con due iridi d’acciaio che la
fissavano vagamente incuriosite.
-
‘Giorno. – mormorò, assonnato, per poi
soffermare
lo sguardo sulla mano di lei.
La
ritrasse in fretta, mentre le guance si
arrossavano leggermente.
-
Scusami, non me ne ero accorta. – mentì in fretta.
Sì,
certo, come no. Pessima bugiarda.
Eric
tuttavia non parve prestare troppa attenzione
alle sue parole, perso in chissà quali riflessioni personali.
-
Non fa niente. Vado a farmi una doccia prima che
gli altri si sveglino. – annunciò poi, alzandosi
in piedi e camminando a piedi
nudi in direzione del bagno in comune senza degnarla di
un’occhiata.
Perplessa
e anche lievemente ferita, Fiamma lo seguì
con lo sguardo. Era tutto inutile, ogni volta in cui credeva di essere
riuscita
a capire qualcosa di quel ragazzo lui si comportava in modo assurdo e
mandava
in briciole ogni sua certezza.
Decise
di lasciar perdere. Aveva appena subito una
bella batosta con la B maiuscola a causa di un ragazzo, che senso aveva
concentrare le sue attenzioni su qualcuno che era se possibile ancora
più
incasinato del precedente?
Si
pentì della sua considerazione non appena l’ebbe
formulata. Non era giusto paragonare Eric a Reaper, lui non era neanche
lontanamente simile a quel bastardo del suo ex
ragazzo. Era instabile, imprevedibile e decisamente
arrogante, ma non le
avrebbe mai fatto del male. Comunque era un vero rebus per lei, su
questo non c’era
alcun dubbio.
*
POV
Eric
Complimenti,
Eric, sei un perfetto imbecille. Perché sei scappato via
come se avessi il
diavolo alle calcagna, si può sapere?
La
verità era che non lo sapeva neanche lui, si era
semplicemente svegliato con le mani di lei sul suo corpo e non era
più riuscito
a pensare lucidamente. Le condizioni in cui si trovava ogni mattina
poi, come d’altronde
tutti i ragazzi appena svegli, non l’avevano certo aiutato a
gestire la cosa
con maggior raziocinio o freddezza. L’immagine
particolarmente vivida di come
sarebbero stati perfetti i loro corpi nudi allacciati l’uno
all’altra, la
stessa su cui aveva fantasticato quando l’aveva vista
schiacciarsi così
volontariamente contro di lui, tornò prepotentemente a
lampeggiare nella sua
mente.
Dannazione,
doveva pensare a qualcos’altro o quella
sarebbe passata alla storia come la doccia più lunga fatta
nel bagno dei trasfazione.
La
scena venne rimpiazzata dallo sguardo perplesso e
ferito con cui l’aveva guardato mentre scivolava fuori dal
letto e le voltava
le spalle.
Scappando
via come un coniglio, un vile codardo.
Sì,
bè, tante grazie. Comunque la voce aveva
ragione, quantomeno avrebbe potuto mostrarsi un po’
più delicato in una
situazione del genere. Probabilmente aveva pensato che fosse una specie
di
psicopatico bipolare che un attimo prima si comportava in modo gentile
e quello
dopo da sociopatico.
Non
che sia poi tanto lontana dalla verità.
Oh,
perché accidenti non stava un po’ zitto?
Ogni
volta che faceva qualcosa finiva per sbagliarla
completamente e dimostrare l’esatto opposto. Assestò un pugno
rabbioso alle mattonelle
della doccia, digrignando i denti quando l’ondata di dolore
s’irradiò dalle
nocche fino alla spalla.
-
Eric, va tutto bene? –
La
voce, incerta, di Fiamma gli giunse ovattata al
di sotto dello scrosciare dell’acqua. Doveva aver colpito
più forte di quanto
avesse immaginato se era riuscita a sentirlo persino
dall’altra stanza.
-
A meraviglia. – ringhiò per tutta risposta,
chiudendo il rubinetto dell’acqua e avvolgendosi in uno degli
ampi teli
bianchi.
La
trovò ad attenderlo appoggiata al muro davanti
all’ingresso dei bagni, intenta a giocherellare nervosamente
con una ciocca di
capelli.
Lo
sguardo della ragazza cadde sulla sua mano
destra, che stava cominciando a gonfiarsi a vista d’occhio e
aveva le nocche
spaccate e sanguinanti. Gli si avvicinò, prendendola tra le
sue ed esaminandola
con delicatezza.
Eric
chiuse gli occhi, sforzandosi di trattenere la
sensazione di calore che l’ aveva invaso. Non si trattava di
qualcosa di
fisico, non solo per lo meno, ma di più profondo.
C’era tenerezza nel suo sguardo
mentre esaminava le ferite, vicinanza, forse persino un barlume
d’affetto.
Non
t’illudere, lo fa solo perché ieri l’hai
aiutata e vuole ripagarti il favore.
Non prova nulla per te e da domani tornerete a rivolgervi la parola
solo per
punzecchiarvi.
-
Sto bene, non mi serve il tuo aiuto. – decretò,
sottraendosi alla sua presa con decisione e voltandole le spalle per la
seconda
volta nel giro di mezz’ora.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo. Vorrei approfittarne
per ringraziare subito tutti coloro che seguono, recensiscono,
preferiscono,
ricordano o semplicemente fanno parte delle schiere dei lettori
silenziosi. Poi
urge fare una piccola precisazione visto che come avrete notato in
questo
capitolo i POV dei due personaggi vengono alternati. La fic
continuerà a essere
scritta dal punto di vista di Fiamma come nei 7 capitoli precedenti, ma
quando
capiteranno momenti in cui loro due si trovano da soli ho deciso di
analizzare
le scene sempre in terza persona ma dal punto di vista
dell’una e dell’altro
(credo che sia importante per delineare
meglio la psicologia dei personaggi). Fatemi sapere che ne pensate di
questa nuova
scelta che verrà adottata una tantum. Spero vogliate
commentare con la vostra
opinione sulla fic e vi rimando al prossimo capitolo.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 9 *** Cap 9 ***
Cap
9
Quando
il resto della camerata si risvegliò
lentamente, Fiamma riuscì finalmente a concentrare la
propria attenzione su
qualcos’altro che non fosse Eric. Nicole, stiracchiandosi
pigramente come una
gatta, le fu accanto in un baleno. L’espressione assonnata
venne scacciata via
dalla curiosità e un barlume di malizia che trapelava dagli
occhi castani.
-
Allora, cosa è successo ieri sera? A un certo
punto tu e Reaper siete spariti. –
S’irrigidì.
Il ricordo di lei, schiacciata contro il
muro inerme, riaffiorò prepotente e prima che potesse
impedirlo una lacrima
traditrice corse lungo la guancia. Decisamente non era la reazione che
Nicole
si era aspettata, era evidente dallo sconcerto con cui la fissava.
Tuttavia
doveva aver capito che era successo qualcosa di grave,
perché la prese per un
braccio e la trascinò fuori, lontana da tutti quegli
estranei e quella
confusione.
-
Fiamma, parlami, cosa è successo? –
-
Ho seguito Reaper in corridoio, ci siamo baciati,
ma poi … Poi lui ha provato a … -
balbettò, odiandosi per la fragilità che
stava dimostrando. Non era bastato che Eric la vedesse crollare, adesso
anche
Nicole doveva assistere a quello spettacolo penoso?
-
Ha provato a costringerti? – tentò timorosamente.
Annuì,
puntando gli occhi a terra. Non voleva
guardarla in faccia, leggere la commiserazione nel suo sguardo.
-
Quel grandissimo pezzo di merda! Ah, ma giuro che
quando lo incontro gli spacco la faccia. –
esclamò, furibonda, per poi strizzarla
in un abbraccio mozzafiato. La osservò con occhio critico,
alla ricerca di
chissà quali segni sulla pelle olivastra che testimoniassero
ciò che era
successo.
-
Come sei riuscita a fermarlo? Se ti va di dirmelo,
altrimenti cambiamo argomento, non voglio forzarti a parlarne se non te
la
senti. –
Scosse
la testa, rassicurandola.
-
No, va bene. In realtà è stato Eric;
l’ha steso
con un pugno e mi ha riportato in camerata. E … -
s’interruppe, incerta se
continuare o meno.
Cosa
avrebbe potuto dire, che Eric aveva dormito con
lei per tutta la notte e che al mattino si era comportato da vero
stronzo?
-
E? – la esortò, incuriosita.
-
E abbiamo dormito insieme. –
Gli
occhi castani di Nicole si sgranarono all’inverosimile,
come se quella fosse la notizia più assurda che avesse mai
sentito in tutta la
sua vita.
-
Okay, fammi vedere se ho capito bene. Mi stai
dicendo che tu e mr un cubetto di ghiaccio emana più calore
di me avete passato
tutta la notte nello stesso letto? –
Da
come l’aveva detto si capiva che doveva aver
frainteso, esasperando la situazione, com’era tipico di lei.
-
Frena, Nicky, abbiamo solo dormito.
E comunque questa mattina ha ricominciato a
comportarsi come al solito, quindi non è che adesso siamo
amici o roba simile. –
concluse, senza riuscire a impedire alla delusione di trapelare dalla
sua voce.
Aveva
davvero creduto che si fosse instaurato una
sorta di connessione mentale tra loro, qualcosa che li avrebbe portati
a
passare più tempo insieme e a spalleggiarsi l’uno
con l’altra. Al momento non
riusciva a pensare a un qualsiasi ipotetico futuro amoroso, ma le
sarebbe
piaciuto averlo come amico.
-
Andiamo, è Eric, che ti aspettavi: colazione a
letto e una dichiarazione vecchio stile? –
ironizzò, per poi corrugare la
fronte con aria pensierosa, - Magari è confuso quanto te da
quello che è
successo. –
Già,
anche il suo ragionamento non era poi così
assurdo.
-
Forza, raggiungiamo gli altri e andiamo a fare
colazione. – concluse poi, prendendola per mano e
trascinandola verso Stefan e
Quattro.
-
Nicky, non dirlo a loro, non voglio creare più
problemi di quanti già non ci siano. –
sussurrò, quando li ebbero quasi
raggiunti.
L’amica
le fece un cenno d’intesa.
-
Si può sapere di cosa stavate parlando? – chiese
Quattro,
mentre varcavano la soglia della mensa e perlustravano l’area
alla ricerca di
un tavolo libero.
-
Roba da ragazze. Cose tipo trucchi, ragazzi e
mestruazioni. – replicò Nicole, strappando un
sorriso a Fiamma e un gemito
disgustato a entrambi i ragazzi.
-
Dell’ultimo dettaglio avrei fatto volentieri a
meno. Non so neanche se adesso riuscirò più a
mangiare. –
Ridacchiando,
Nicole si strinse nelle spalle e
ribattè: - Sei tu che l’hai chiesto. –
Poi
prese Fiamma sottobraccio e la dirottò verso uno
dei tavoli nell’angolo, più lontano rispetto al
chiacchiericcio degli Intrepidi
e decisamente defilato. L’unico occupante era Eric, intento a
mescolare
distrattamente il suo caffè.
-
Ti dispiace se ci sediamo con te? – esordì e,
senza aspettare risposta, occupò la sedia a capotavola e
indicò con il capo
quella di fronte al biondo ex Erudito.
-
Bè, se me lo chiedi con tutta questa educazione
non posso certo dirti di no, ti pare? – replicò,
sarcastico.
Fiamma
scosse la testa davanti all’espressione
ghignante dell’amica e si versò un po’
di caffè nella tazza. Con la coda dell’occhio
vide che Reaper, seduto a un tavolo in compagnia dei suoi amici,
fissava
insistentemente verso di lei.
-
Zuccherino? –
La
voce di Eric la riportò alla realtà, facendola
sussultare. Poi una scintilla di comprensione si fece largo nei suoi
pensieri e
la portò a realizzare come l’aveva chiamata.
Zuccherino? Arrossì.
-
Scusa? –
-
Vuoi uno zuccherino o lo bevi amaro? – ripetè,
perplesso.
-
Oh … certo, lo zuccherino per il caffè.
Sì, ne
prendo due, grazie. –
Eric
storse il naso: - Due? Che c’è, mild, vuoi
forse farti prendere un attacco di diabete per poter essere esonerata
dai
prossimi combattimenti? Perché in questo caso credo di
doverti avvisare che non
è un piano particolarmente geniale. –
-
Mi piace il mio caffè, è ottimo quando
è
abbastanza zuccherato … vuoi assaggiare? –
domandò, mettendogli la tazza sotto
il naso.
Il
modo in cui si tirò indietro di scatto, neanche
si fosse trattato di un ragno velenoso, la fece scoppiare a ridere.
-
Andiamo, solo un piccolo sorso, è buono. –
assicurò, sorridendo con aria invitante.
-
Tieni alla larga da me le tue diavolerie
ipozuccherine, donna. –
-
Donna? Sai che neanche mio nonno dice più
“donna”
per appellare qualcuno? –
-
Bè, fino a prova contraria tu sei una
donna. – obiettò.
-
Certo, ma detto in quel modo è incredibilmente
maschilista. –
Eric
alzò gli occhi al cielo, sospirando
teatralmente.
-
Per favore, possiamo iniziare a discutere una
volta che avrò consumato la mia dose giornaliera di
caffeina? Divento violento
quando non mi faccio le mie solite tre tazze. –
Nicole
si lasciò sfuggire uno sbuffo che suonava
incredibilmente come un tentativo di non scoppiare a ridergli in faccia.
-
E che scusa hai per essere sempre stato violento
da che ti conosciamo? –
Il
ragazzo scosse la testa: - Questo non è vero, ho
sempre gestito la mia violenza. A volte anche fin troppo. –
concluse, lanciando
un’occhiata significativa in direzione di Fiamma.
Il
fatto che si stesse riferendo agli avvenimenti
della sera precedente era palese e persino Nicole parve capirlo,
perché non
aggiunse altro e tornò alla sua colazione.
Uno
dei protagonisti dell’avvenimento decise proprio
in quel momento di fare la sua comparsa, avvicinandosi al loro tavolo
con passo
lento e sguardo guardingo. Il naso era stato steccato e immobilizzato
con un
composto di acqua e colla e il livido procurato dalla frattura sembrava
formare
due borse scure sotto gli occhi verdi. Aveva lo sguardo spento e
l’aria da cane
bastonato, sembrava sinceramente pentito per ciò che era
successo.
Tutto
questo non le importava, non avrebbe mai fatto
finta che quello che era accaduto fosse stato un banale incidente.
L’aveva
fatta sentire inerme, debole, bisognosa di protezione e lei detestava
sentirsi
in quel modo.
-
Fiamma, posso parlarti un attimo … in privato? –
esordì, fissandola con appena una scintilla di speranza
negli occhi smeraldini.
-
Stai scherzando, vero? Tu non ti devi neanche
avvicinare a lei, figurati rimanerci da solo. –
esclamò Nicole,
puntandogli contro
il migliore dei suoi
sguardi insieme sprezzanti e accusatori.
-
Non l’ho chiesto a te. – ribattè,
piccato.
Okay,
ora ne aveva davvero abbastanza. Lei non aveva
bisogno di un paio di guardie del corpo che prendessero costantemente
le sue
difese. Era grande, era un’Intrepida, poteva farcela da sola.
-
Reaper, non ho intenzione di parlare con te né di
quello che è successo né di qualsiasi altra cosa.
–
-
Ascolta, lo so che ce l’hai con me e lo capisco.
Sono stato un vero pezzo di merda, ma avevo bevuto e tu eri
così bella che … – iniziò,
ma Eric intervenne con tono gelido.
-
Non hai sentito cosa ha detto? Non vuole parlarti,
perciò immagino che non voglia neanche sentire le tue
patetiche scuse o avere
la tua faccia davanti per più tempo di quanto non sia
strettamente necessario. –
Fiamma
annuì, confermando le sue parole. Era
esattamente questo ciò che intendeva dire. Aveva bisogno di
dimenticare e non
poteva riuscirci se Reaper continuava a girarle intorno nella speranza
di farsi
perdonare e riconquistarla.
-
Mettici una pietra sopra, Reaper, perché ciò che
è
stato tra di noi non si ripeterà mai. – concluse,
con una voce così gelida e
inflessibile che per un attimo faticò a rendersi conto che
si trattasse proprio
della sua.
-
Ma … –
-
Allora, te ne vai da solo o devo mandarti via io?
Posso romperti anche altre parti del corpo oltre al naso, a me non
importa
quello che colpisco. –
Eric
e Reaper si scambiarono un’altra occhiata,
sprezzante e determinata quella del primo e infastidita e contrariata
quella
del secondo. Poi il Capofazione voltò loro le spalle e
tornò verso il tavolo
dei suoi amici.
Fiamma
cercò lo sguardo di Eric, fissandolo in
quelle pozze d’acciaio liquido.
-
Grazie. –
-
Per cosa? –
-
Lo sai. – insistè.
-
Figurati, mi fa sempre piacere cominciare la
giornata con una bella minaccia, mi concilia l’umore.
–
Spazio
autrice:
Eccoci
finalmente con l’aggiornamento. Chiedo
perdono, ma oggi avevo un esame e nei giorni precedenti mi sono chiusa
a
studiare, ergo non ho avuto tempo per scrivere e aggiornare (infatti
sono anche
tipo in super ritardo per un contest … ma ce la posso fare *
Parte The eye of
the tiger *). Dunque, spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e
che
vogliate farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 10 *** Cap 10 ***
Cap
10
Mentre
si dirigevano verso la sala allenamenti
Fiamma non potè fare a meno di notare che il gruppo degli
iniziati era di gran
lunga più numeroso del solito; ai trasfazione si erano
infatti aggiunti anche
gli iniziati interni e un sorridente Zeke stava puntando proprio verso
di loro.
-
Buongiorno, meraviglie. – esordì, anche se il suo
sguardo non aveva lasciato per un attimo il volto di Nicole ed era
chiaro come
il Sole che il suo commento fosse diretto solo a quest’ultima.
-
Zeke. – replicarono all’unisono.
-
Il tuo amico chi è? – aggiunse poi, accennando con
un lieve movimento del capo al ragazzo biondo che stava appoggiato al
muro e
cercava di sembrare naturale e rilassato.
Anche
Nicole lo notò, accarezzandone ogni centimetro
del corpo con sguardo d’apprezzamento. – Molto
carino. –
-
Carino, vuoi scherzare? Jesse è più che carino!
–
poi, resosi conto di ciò che aveva detto, si
affrettò a gesticolare con frenesia,
- Aspettate, aspettate! Nella mia testa suonava in modo molto meno gay.
–
Scoppiarono
a ridere, attirando lo sguardo perplesso
del biondino. Zeke si voltò verso di lui e lo
incitò energicamente a
raggiungerli, per poi alzare gli occhi al cielo e sbuffare come se
avesse ormai
perso le speranze.
-
Incantevole e patologicamente timido, strana
combinazione. –
-
Ti ho sentito, Zezè. – borbottò Jesse,
sistemandosi al suo fianco e salutando le ragazze. Le guance chiare si
tinsero
di un lieve rosa quando incontrò lo sguardo di Fiamma e si
affrettò a tornare a
guardare il pavimento.
Perplessa,
si domandò se avesse fatto qualcosa di
sbagliato. L’aveva forse fissato per più tempo di
quanto fosse opportuno?
-
Ho forse fatto qualcosa che non va? – domandò,
incerta.
Jesse
scosse la testa: - Se hai fatto qualcosa che
non va? No, certo che no, cosa avresti mai potuto fare di sbagliato?
No, no,
no, la colpa è solo mia. – esclamò,
pronunciando le parole a una velocità
incredibile. Si passò una mano tra i capelli biondo scuro e
puntò gli occhi
azzurri in quelli nocciola di Zeke, supplicandolo silenziosamente di
tirarlo
fuori da quella situazione che si preannunciava come la conversazione
più
imbarazzante di tutta la sua vita.
-
Te l’ho detto, no? Tanto bello quanto timido. Bè,
noi raggiungiamo gli altri, anche perché eravamo passati
solo per dirvi di non
prendere impegni per venerdì sera. –
-
Perché, cosa c’è venerdì?
–
-
Oh, qualcosa che farà andare completamente fuori
di testa voi bellezze. – replicò, afferrando Jesse
per un braccio e
trascinandolo con sé verso Shauna e gli altri interni.
Fiamma
e Nicole si scambiarono un’occhiata
perplessa.
-
Secondo te che cosa hanno in mente? –
-
Non ne ho idea, ma se l’ha organizzato Zeke deve
essere per forza qualcosa che persone sane di mente non farebbero mai.
–
replicò Nicole, con appena una punta di sarcasmo nella voce.
-
Credevo che Zeke ti piacesse. – osservò.
-
Infatti è così, e poi mi piace il fatto che si
sforzi così tanto di piacermi. Non so se mi sono spiegata.
–
Fiamma
rise, annuendo. Sì, aveva sempre immaginato
che Nicole fosse una di quelle persone che avevano bisogno di essere
costantemente al centro dell’attenzione.
-
Forse a qualcuno sfugge lo scopo di una palestra.
Qui si viene per allenarsi, non per chiacchierare. Se voi due Candide
avete
tanta voglia di fare conversazione magari potreste prendere le vostre
cose e
trasferirvi in una delle baracche degli Esclusi, sono certa che
lì avrete tutto
il tempo di chiacchierare. –
-
Magnifico, miss simpatia c’è anche oggi.
–
borbottò Nicole.
L’Intrepida
sfregiata la folgorò con un’occhiataccia.
-
Non sono qui per essere simpatica, ragazzina.
Comincia tu, combatterai contro il primo del tuo gruppo. –
Scorse rapidamente l’elenco
dei nomi, - Eric. –
Il
ragazzo fece un passo avanti, lanciando un’occhiata
verso di loro e stringendosi nelle spalle. Non sembrava particolarmente
entusiasta dell’abbinamento e Fiamma sapeva con certezza che
il motivo era da
ricollegarsi a quel lieve avvicinamento che avevano avuto. Nicole aveva
riso e
scherzato con lui quella mattina, non era più una completa
estranea che lo
evitava a vista.
La
sfregiata lo osservò con attenzione, sorridendo
malevolmente in direzione di Nicole. La prospettiva che
l’iniziata finisse con
qualche osso rotto sembrava divertirla parecchio.
-
Contro di lui, sta scherzando? Eric la
sgranocchierà. – protestò Stefan,
facendosi avanti spalleggiato da Quattro.
-
Può sempre decidere di non combattere e finire in
fondo alla classifica. –
Anche
Bas si fece avanti, prendendo l’Intrepida per
un braccio e tirandola leggermente verso di sé.
-
Andiamo, Zaira, non è un incontro equilibrato. Lo
sai che una da tre quarti di classifica non può competere
con uno che sta in
cima. –
Zaira
si sottrasse alla sua presa con violenza,
spintonandolo indietro con una forza impressionante persino per una
donna della
sua stazza.
-
Forse Max tollera i vostri comportamenti
indulgenti, ma io no. Dovrei darle un avversario più debole
solo perché ti
scalda il letto? – ringhiò sprezzante.
La
frase riecheggiò per tutta la sala e gli iniziati
puntarono gli sguardi prima su una e poi sull’altro, chi
ridacchiando
divertito, chi scioccato dalla notizia e poi c’era lui
… Zeke aveva un’espressione
corrucciata e gli occhi solitamente scintillanti di malizia e allegria
apparivano
rabbuiati.
Bas
ci mise un paio di secondi prima di riuscire a
ribattere e quando lo fece la sua espressione era quasi equivalente a
una
confessione.
-
Teoria interessante, ma hai anche delle prove a
supporto o questa mattina ti sei semplicemente svegliata con
l’idea che ti
frullava per la testa? –
-
Nessuna prova, ma basta guardarvi in faccia per
capirlo. Farò rapporto a Max, sappilo. –
-
Fa pure tutti i rapporti che vuoi, ma ora sparisci
dalla mia palestra. – intervenne Reaper, giunto solo in quel
momento,
affiancandosi all’amico e fissandola con aria truce.
L’Intrepida
voltò loro le spalle e si diresse verso
l’uscita, rallentando quando passò accanto a
Nicole e Fiamma.
-
Non mi sono mai piaciute le furbe; vi terrò
d’occhio,
sottospecie di puttanelle. – sibilò
minacciosamente.
Puttanelle?
Chi
diavolo si credeva di essere quella?
-
Scusa, sfregiata,
credo di non aver capito bene l’ultima parola. –
ribattè Fiamma a voce alta,
calcando sull’appellativo che fece trasalire i presenti.
La
cicatrice di Zaira era probabilmente una delle
ustioni più brutte a cui si potesse sopravvivere e devastava
un volto con cui
già dal principio madre natura non era stata affatto
generosa. Nessuno in
fazione sapeva come se l’era procurata, visto che al momento
della scelta ce l’aveva
già, però allo stesso tempo non c’era
stato iniziato o Intrepido che avesse
osato deriderla perché, per quanto raccapricciante potesse
essere, era pur
sempre un bestione di donna e avrebbe potuto mettere al tappeto
praticamente
chiunque.
-
Sali sul ring, mocciosa. ORA! –
Obbedì,
raccogliendo le onde corvine in un’alta coda
di cavallo e sfilandosi la felpa che aveva indossato per combattere
l’umidità
di quel periodo.
Reaper
le afferrò un braccio quando gli passò
accanto, facendola sussultare come se fosse stata ustionata dal suo
tocco.
-
Lasciami. – borbottò, tirando
all’indietro e
cercando di liberarsi.
-
Non essere ridicola, non puoi vincere contro di
lei, finirai solo con il farti male. –
Gli
occhi smeraldini fissavano risolutamente i suoi
color ghiaccio, quasi volesse imporle la propria volontà e
impedirle di fare
quella sciocchezza.
-
Tu non sai proprio nulla di cosa posso fare o meno.
E ora lasciami, adesso! –
La
presa sul suo polso scomparve all’istante e
Reaper si fece da parte, continuando a seguire la sua avanzata con aria
preoccupata. C’erano anche altri sguardi puntati su di lei,
lo riusciva a
percepire chiaramente, ma quello che individuò
immediatamente era d’acciaio.
Eric.
La
sua espressione era impassibile e non riusciva a
capire se fosse contrariato, preoccupato, ammirato o semplicemente
incredulo.
Non
aveva tempo per cercare di capirlo, però, perché
Zaira si era già sistemata in posizione davanti a lei.
Scattò
in avanti ancora prima che il suo cervello
avesse il tempo di provare a formulare un piano d’attacco e
avvertì il cupo e
soddisfacente tonfo di un pugno che andava a segno. Ritrasse il
braccio,
preparandosi a colpire nuovamente, incurante della fitta di dolore che
dalle
nocche si stava rapidamente irradiando fino alla spalla. Ma di cosa era
fatta,
di marmo?
Fintò
un manrovescio per poi colpirla con un
montante preciso, proprio sotto il mento. La testa scattò
all’indietro, ma non
tanto quanto si sarebbe aspettata, e l’attimo seguente
davanti ai suoi occhi
non ci furono più altro che stelle. Solo quando
atterrò di schiena sul tappeto
del ring realizzò di essere stata colpita in pieno. Vide
Zaira prepararsi a
colpirla con un calcio laterale e rotolò di fianco,
allungando la gamba
sinistra e facendola finire a terra a sua volta con una rapida
spazzata. Le
saltò addosso, afferrandole con forza il braccio sinistro e
torcendolo fino a
quando la donna non proruppe in un urlo di dolore.
-
Arrenditi o ti spezzo l’articolazione. –
-
Spezzala pure, non m’importa, tanto non mi
arrendo. – ringhiò in risposta.
Fece
leva con più forza, facendola ululare
nuovamente dal dolore. Non voleva causarle danni seri, anche
perché prima o poi
Zaira avrebbe preteso la sua rivincita ed era abbastanza sicura che in
quell’occasione
per lei le cose non si sarebbero messe molto bene.
-
Arrenditi. – insistè.
-
Io non … – cominciò, ma un nuovo gemito
le strozzò
le parole in gola, - D’accordo, mi arrendo. –
La
lasciò andare, alzandosi in piedi e portandosi a
un paio di metri da lei. Starle troppo vicina non le sembrava un buon
piano in
condizioni normali, figurarsi ora che era dolorante e infuriata.
Un
fischio si levò nel silenzio generale, mentre uno
dopo l’altro gli iniziati si univano al coro e la acclamavano
a gran voce.
Zeke, insieme a Quattro e Stefan, allestì una specie di
sedia improvvisata con
le braccia e la issò in alto, portandola in giro per la
residenza degli
Intrepidi come una principessa. Dietro di loro venivano gli altri
iniziati e,
in leggera disparte, stavano Reaper e Bas, un sorriso stampato sul
volto di
entrambi.
Quando
la rimisero giù, Nicole l’abbracciò con
slancio e le urlò: - Tu sei una pazza, una completa
incosciente, ma sei stata
semplicemente fenomenale! –
-
Non potevo certo permettere che ci offendesse in
quel modo e la passasse liscia, no? –
Incrociò
le braccia al petto con aria risoluta. In
quel momento si sentiva invincibile, capace di qualsiasi prodezza.
-
Certo che non potevi, che Intrepida saresti stata
altrimenti? – concordò lei, ridacchiando e dandole
un cinque.
Quando
la folla si fu diradata, Reaper annunciò che
gli allenamenti per quella mattina erano sospesi e sarebbero stati
ripresi dopo
pranzo.
L’ennesimo
boato d’approvazione si levò tra i
ragazzi. Fiamma, folgorata da un’idea talmente assurda che se
solo le fosse
venuta in mente una settimana prima avrebbe compreso di essersi
completamente
bevuta il cervello, afferrò Zeke per un braccio e lo trasse
a sé. Si chinò a
sussurrargli all’orecchio, con tono cospiratorio.
-
Se volessi fare un giro sulla zip line tu sapresti
a chi chiedere, vero? –
Il
ragazzo sgranò gli occhi per una frazione di
secondo, preso in contropiede, per poi aprirsi nel sorriso
più smagliante del
suo repertorio.
-
Certo che lo so, dolcezza. –
Quattro,
al suo fianco, sbiancò leggermente.
-
Vuoi davvero gettarti nel vuoto da un palazzo alto
cento piani? –
Annuì
con risolutezza.
-
Sei completamente impazzita, vero? –
-
Ovviamente. –
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo, spero che vi piaccia e
come sempre vi
chiedo di farmi sapere
che ne pensate. I vostri pareri sono molto importanti sia per me che
per gli
scrittori in generale, perché è solo grazie a
essi che si migliora. Quindi,
fuori gli artigli ;) Al prossimo capitolo.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 11 *** Cap 11 ***
Cap
11
Mentre
l’ascensore li portava lentamente all’ultimo
piano, Fiamma si concesse un’occhiata a tutti i suoi
compagni. Quattro aveva
saldamente assicurato che mai e poi mai si sarebbe offerto volontario
per una
cosa del genere; “c’è una bella
differenza tra l’essere coraggiosi e l’avere
istinti suicidi”, aveva detto, e Stefan aveva deciso di
rimanere con lui. Nicole
era al suo fianco, intenta a rimirarsi
le unghie nel vistoso tentativo di fingersi impassibile; Jesse era
appoggiato
alla parete della cabina e le lanciava occhiate distratte per poi
distogliere
lo sguardo non appena si rendeva conto di essere stato scoperto; Zeke
era se
possibile più eccitato del solito e il sorriso malandrino
era ben fermo sulle
sue labbra; completavano il gruppo Shauna ed Eric, una euforica e
l’altro
imperscrutabile come suo solito.
Quando
arrivarono al centesimo piano il trillo del
campanello che annunciava l’apertura delle porte li fece
sussultare.
Scoppiarono tutti a ridere, una risata alta e lievemente isterica.
-
Se ci trovano passeremo dei seri guai; agli
iniziati non è permesso usare la zip line, men che meno da
soli. Andremo due
alla volta, l’imbracatura è abbastanza resistenze
per reggere il peso se
riusciamo a formare delle coppie equilibrate. –
esordì Zeke, manovrando velocemente
l’attrezzatura e lasciando vagare lo sguardo tra di loro.
-
Allora, chi va per primo? –
Fiamma
si fece avanti con aria decisa. Era stata lei
a proporre la cosa, come minimo avrebbe dovuto lanciarsi per prima.
Doveva solo
trovare qualcuno disposto a lanciarsi con lei.
-
Io, ma chi altro viene con me? –
-
Può andarci Jesse. – propose Zeke, lanciando
un’occhiata d’intesa all’amico.
-
Io … Sì, posso lanciarmi per primo, non ci sono
problemi. – assicurò il biondo, facendosi
timidamente avanti. Una mano possente
calò sulla sua spalla, trattenendolo fermo sul posto.
-
No, vado io. Non voglio aspettare che voi vi
decidiate a lanciarvi, e poi non mi sembra la persona più
affidabile di questo
mondo: non riesce neanche a parlarle guardandola in faccia. –
concluse la sua
arringa, fissando Fiamma con sguardo penetrante.
-
A te sta bene, mild? –
Prima
ancora che il suo cervello potesse formulare i
pro e i contro di una proposta del genere, si ritrovò con la
testa che annuiva
lentamente. A quanto sembrava il suo corpo sapeva perfettamente quali
erano le
scelte migliori per lei.
-
Sistemaci l’imbracatura, Zeke. –
replicò,
avvicinandosi al parapetto e aspettando pazientemente che
l’amico sistemasse le
varie cinghie. Si sforzò d’ignorare la sensazione
di calore che le stava
attraversando il corpo e che aumentava sempre più mano a
mano che la distanza
tra lei ed Eric diminuiva. Quando le braccia del ragazzo si serrarono
intorno
alla sua vita e il suo respiro caldo s’infranse contro la
pelle sensibile del
collo, dovette affondare i denti nel labbro inferiore per impedirsi di
sospirare. Non avrebbe mai creduto di arrivare a vedere il giorno in
cui
avrebbe ammesso di trovare piacevole la vicinanza di quell’
Erudito dal cuore
di ghiaccio e i modi sprezzanti.
-
Ci siamo, sei pronta? –
Annuì.
-
Eric? –
-
Hai finito con le domande idiote? Lanciaci e
basta. – ribattè bruscamente.
Zeke
si strinse nelle spalle, contrariato
dall’atteggiamento del trasfazione, ma non disse nulla e si
limitò ad azionare
la carrucola.
Un
millesimo di secondo dopo erano in caduta libera,
l’una stretta all’altro, l’adrenalina che
entrava rapidamente in circolo e i
cuori che battevano all’impazzata. Avvertì la
presa di Eric che si rinserrava,
quasi volesse proteggerla facendole scudo con il proprio corpo.
L’aria sferzava
i loro volti, facendo lacrimare gli occhi e arrossare le guance, le
sagome
sotto di loro apparivano minuscole e sfocate. Era la cosa
più simile al volo
che Fiamma avesse sperimentato in tutta la sua vita. Era eccezionale, e
si disse
che aveva fatto la scelta giusta anche solo per aver provato il brivido
di
un’esperienza del genere. Realizzò che la corsa
era finita solo quando udì
l’impatto dei suoi piedi contro il terreno. Si lasciarono
aiutare nello
slacciare le imbracature e si guardarono negli occhi, per poi scoppiare
a
ridere.
-
È stato incredibile. –
Persino
gli occhi d’acciaio di Eric sembravano
sorriderle.
-
Già. –
Dal
modo in cui lo disse, Fiamma capì che quella era
stata la spinta decisiva per l’evoluzione del loro rapporto.
Nulla univa
qualcuno più di aver fatto qualcosa di mortalmente rischioso
e irresponsabile.
Lei
ed Eric non erano più solo due compagni
d’iniziazione, ormai erano amici.
*
Gli
allenamenti pomeridiani ripresero con il
consueto ritmo incessante. Mentre calciavano e tiravano pugni contro i
sacchi,
Reaper la raggiunse. Le poggiò una mano sul ventre, poco
sotto lo sterno,
facendola sussultare per la sorpresa.
-
Mantieni la tensione qui, ti aiuterà a colpire con
più decisione. –
S’irrigidì,
digrignando i denti e impedendosi di
colpirlo in pieno volto. E pensare che solo un paio di giorni prima
aveva
creduto di trovare piacevole ed eccitante la sua vicinanza; ora
l’unica
sensazione che l’attanagliava quando il Capofazione era nei
paraggi era un
forte senso di nausea.
-
D’accordo, ma adesso smettila di toccarmi. –
esclamò, colpendo con maggior vigore il sacco, per poi
aggiungere: - Non lo
sopporto. –
Le
sue parole, unite al tono tagliante con cui le
aveva pronunciate, lo fecero incupire. Cercò il suo sguardo,
desideroso di
instaurare una specie di contatto.
Bè,
lei non voleva proprio avere contatti di alcuna
natura con lui.
-
Se solo mi lasciassi parlare, magari potrei … –
cominciò,
ma venne zittito prontamente da una sua occhiataccia.
-
Potresti cercare qualche scusa per il tuo
comportamento? Bè, non esiste una scusa in tutto
l’universo che sia in grado di
giustificarti. –
Calciò
con violenza, facendo sbattere il sacco
addosso al muro. Se non altro aveva scoperto un modo per colpire con
maggior
vigore: doveva solo far finta che il destinatario dei suoi colpi fosse
Reaper.
-
Te l’ho detto, ero ubriaco … e tu eri
così bella
che l’unica cosa che riuscivo a pensare era quanto ti
volessi. – insistè,
sistemandosi dietro al sacco e afferrandolo con le braccia, tenendolo
fermo
mentre lo colpiva. In questo modo le era impossibile ignorarlo.
Inarcò
un sopracciglio, indignata, - Stai cercando
di dire che la colpa di quello che è successo è
mia, che me la sono cercata? –
Il
ragazzo scosse la testa con vigore e un pizzico
d’esasperazione.
-
No, certo che no, non intendevo questo. –
-
Allora cosa intendevi dire di preciso? – ringhiò,
assestando l’ennesimo calcio. Il contraccolpo del sacco
contro il suo petto
fece gemere lievemente Reaper.
-
Che mi dispiace. –
Cercò
nuovamente il suo sguardo, ma Fiamma fissava
ostentatamente un punto imprecisato alle sue spalle.
-
Dannazione, puoi almeno guardarmi in faccia per
due secondi?!? – esclamò.
Puntò
gli occhi di ghiaccio in quelli smeraldini,
rivolgendogli l’occhiata più disgustata e
sprezzante che fosse capace di
mettere insieme.
-
Ecco fatto, ti sto guardando, soddisfatto? –
Dall’espressione
che aveva, ferita e lievemente
pallida, non sembrava affatto che lo fosse. Anzi, era decisamente il
contrario.
-
Mi dispiace, sul serio. – insistè.
-
Questo lo hai già detto. Ora, se non ti spiace,
dovrei continuare ad allenarmi e vorrei farlo da sola. –
ribattè gelidamente.
Reaper
lasciò andare il sacco con un sospiro e si
allontanò lentamente, dirigendosi verso Bas che lo fissava
con aria perplessa.
Scosse la testa e rivolse la sua attenzione
al resto degli iniziati.
Quando
venne dato l’ordine di passare all’esercizio
successivo, Fiamma si ritrovò ad essere accoppiata a Eric.
-
Tre serie da venti di addominali, avete un
intervallo di due minuti tra una serie e l’altra. Cominciate.
– ordinò Bas.
-
Comincio io. – decretò Eric, sdraiandosi a terra e
aspettando che Fiamma si accucciasse accanto a lui per tenergli le
gambe
saldamente ancorate al suolo.
Prese
lo slancio e cominciò a flettere su e giù il
busto, tenendo un ritmo veloce e costante che la
impressionò. Quando, dieci
minuti più tardi, si accingeva a completare
l’ultimo addominale lo slancio che
usò per contrastare la stanchezza dei muscoli fu eccessivo e
il suo viso si
ritrovò a un paio di centimetri da quello di Fiamma.
Il
grigio acciaio sembrava attrarre le iridi di
ghiaccio della ragazza come una calamita avrebbe fatto con il ferro. Da
così
vicino poteva notare le pagliuzze argentate delle iridi, la perfezione
dei
tratti volitivi e inspirare il suo profumo pungente. Incapace di
distogliere lo
sguardo, notò per la prima volta come le sue labbra fossero
ben delineate e
dovette fare appello a ogni oncia della sua forza di volontà
per smettere di
pensare a cosa avrebbe provato se avesse annullato la poca distanza che
li
separava e l’avesse baciato.
Oh,
ma che andava a pensare? Baciare Eric, roba da
pazzi. Eppure doveva essere completamente impazzita perché
il suo corpo non
faceva altro che smaniare perché lei lo facesse.
Datti
un contegno, ragazza, non sai neanche se lui provi la stessa cosa.
Già.
Che poi, cosa avrebbe dovuto provare? Non
sapeva neanche lei perché stava fantasticando in quel modo
su di lui.
È
un bel ragazzo, è legittimo che ti piaccia, no?
Sì,
era un bel ragazzo, lo aveva notato fin dalla
prima volta in cui aveva posato lo sguardo su di lui, ma questo non
voleva
automaticamente dire che fosse in diritto di baciarlo.
Lui
come reagirebbe se lo facessi?
Già,
quella era la vera domanda. Avrebbe ricambiato
il bacio, stringendola a sé come aveva fatto Reaper fino a
pochi giorni prima,
o si sarebbe ritratto indignato e l’avrebbe presa per una
completa pazza. Non l’avrebbe
certo biasimato se la reazione fosse stata la seconda, in fin dei conti
fino a
due giorni prima aveva professato a mari e monti di non sopportarlo.
Però
ora le piaceva. Forse … O magari erano solo i
suoi ormoni che erano improvvisamente impazziti e la portavano a
fantasticare su
di lui, su quegli addominali di marmo e quegli occhi
d’acciaio che sembravano
in grado di stregarla come mai prima.
Indecisa,
rimase a fissarlo in attesa che fosse lui
a distogliere lo sguardo. Però non lo faceva, anzi, sembrava
assorto e
concentrato in qualcosa di particolarmente interessante. Cosa ci fosse
di così
coinvolgente nel suo viso non avrebbe saputo dirlo.
La
voce seccata di Reaper li riportò alla realtà.
-
Ho detto che è ora di invertire i ruoli. Che
c’è,
siete troppo impegnati per prestare ascolto a quello che vi viene
detto? –
Non
replicarono, consapevoli che il Capofazione non
cercava altro che un buon motivo per punirli in qualche modo.
-
Comincio subito. – sussurrò Fiamma, sdraiandosi a
terra e aspettando pazientemente che Eric si sistemasse come aveva
fatto prima
lei.
Vederlo
lì, sistemato tra le sue gambe che la
fissava, le fece correre un brivido lungo la schiena.
L’immagine di loro due,
nella stessa posizione ma su un letto, si materializzò
prepotentemente nella
sua mente. Le avvamparono le guance e distolse lo sguardo, imbarazzata.
-
Tutto bene? –
Annuì,
dipingendosi sul volto un sorriso e sperando
che non apparisse come una smorfia timida.
-
Inizia a contare, prima finisco e meglio è. –
mormorò, concentrandosi unicamente sui movimenti da fare.
L’esercizio
fisico e la stanchezza le avrebbero
tolto dalla testa quelle strane fantasie. O almeno sperava.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo … ta tan! Allora, spero
che vi sia piaciuto e vi annuncio che nel prossimo ne vedremo delle
belle
(oltretutto sarà tutto narrato dal punto di vista di Eric).
Come sempre
ringrazio chi segue, preferisce, ricorda e naturalmente le ragazze che
recensiscono. Mi fanno sempre molto piacere i vostri commenti e sono
lieta che
la storia piaccia. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 12 *** Cap 12 ***
Cap
12
POV
Eric
Che
gli stava succedendo?
Si
era ritrovato a fissarla come se non avesse mai
visto una ragazza prima di quel momento. Sicuramente aveva fatto la
figura del
perfetto imbecille. Perché altrimenti sarebbe arrossita e si
sarebbe sforzata
di riportare la conversazione su un terreno neutrale?
Conversazione,
poi, come se avessero parlato. Si
erano limitati a fissarsi negli occhi ed era bastato quel contatto
perché un
brivido gli solcasse la schiena. Non aveva mai visto uno sguardo
così intenso,
totalizzante; sembrava quasi che il suo volto fosse l’ultima
cosa che avrebbe
visto e volesse memorizzarne ogni minimo dettaglio.
La
osservò mentre si fletteva, sbuffando lievemente
per la fatica, ma stringendo i denti e andando avanti.
Era
una delle cose che gli piacevano di lei: non si
lagnava come tutte le altre ragazze, ma faceva ciò che le
veniva detto e si
sforzava di dimostrare di essere in grado di competere con chiunque.
Era tosta,
per essere una ragazza, e ai suoi occhi acquistava un fascino nuovo.
Non aveva
mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe nutrito del
vero
rispetto per una ragazzina insopportabile come mild, ma era evidente
che in lei
ci fosse molto più di quanto un’occhiata
superficiale non lasciasse intendere.
Si
chiese come avesse fatto quell’idiota di Reaper a
non capirlo. O magari ci era arrivato solo adesso e stava cercando di
riavvicinarsi
a lei. Per un attimo, quando l’aveva visto avvicinarlesi e
metterle le mani
addosso aveva dovuto serrare i denti e costringersi a non mollare il
sacco e
sfogare la sua forza su di lui. Sicuramente sarebbe stato molto
più
soddisfacente. Però anche in quell’occasione
Fiamma era stata in grado di
cavarsela da sola, aveva saputo gestirlo ed era abbastanza certo che a
buon
bisogno sarebbe persino ricorsa alla violenza pur di toglierselo dai
piedi.
-
Eric, adesso puoi lasciarmi. –
La
sua voce lo strappò dai propositi omicidi nei
confronti del Capofazione.
-
Cosa? –
-
Ho finito le serie, puoi lasciarmi le gambe. –
ripetè, sorridendo con un pizzico di divertimento.
Che
avesse capito che era distratto perché la sua
testa non era affollata da altro che non pensieri su di lei?
No,
probabilmente in quel caso l’avrebbe affrontato
e gli avrebbe fatto arrivare chiaro e tondo il messaggio che non era
affatto
interessata.
Si
alzò in piedi, allungando una mano verso di lei
per aiutarla a rimettersi in piedi, fingendo che il gesto gli fosse
venuto
spontaneo. La verità era che stava diventando maledettamente
difficile ignorare
le sensazioni che lo attanagliavano quando la sfiorava e ogni scusa era
buona
per averne un’altra dose. Fiamma stava diventando qualcosa di
simile a un
oppiaceo per lui, una delle poche cose buone che gli capitasse durante
la
giornata.
Afferrò
la sua mano, sorridendogli e lasciandosi
aiutare a rimettersi in piedi.
-
Stavo pensando di fare un tatuaggio. – decretò,
mentre uscivano dalla palestra fianco a fianco.
-
Piacerebbe anche a me. Dove volevi farlo? –
Fiamma
si alzò la canottiera nera, scoprendo una
bella porzione di pelle e mettendo in mostra la zona che andava
dall’anca al
basso ventre. Picchiettò il dito sulla parte in questione e
assunse un’espressione
interrogativa.
-
Dici che farà male in questo punto? Non vorrei che
batta troppo sull’osso. – riflettè,
afferrandogli la mano e poggiandola nel
punto che aveva indicato poco prima.
Colto
di sorpresa, si ritrovò a deglutire mentre
percepiva la morbidezza e la freschezza della pelle delicata. La
tastò
lievemente, sforzandosi di ignorare gli ormoni che facevano le capriole
dentro
di lui.
Andiamo,
cosa sei, un verginello alle prese con la prima cotta?
Certo
che no. Doveva darsi un contegno o avrebbe
finito con il fare la figura del maniaco o, peggio ancora, del
disperato che si
eccitava davanti a qualche centimetro di pelle scoperta.
Scostò
la mano, irrigidendo le spalle e imponendosi
di suonare distaccato.
-
Non credo che sarà troppo doloroso. Se vuoi ti
accompagno. – aggiunse, stupendo persino se stesso con quelle
parole.
Quella
ragazza gli faceva un brutto effetto. Tra gli
Eruditi si rifletteva sempre su ogni frase e ogni sua possibile
implicazione
prima di pronunciarla, invece quando era con lei sembrava che la sua
bocca
fosse dotata di volontà propria e si rifiutasse di
interpellare il cervello
prima di uscirsene con strane proposte. Inutile dire che la cosa lo
metteva in
imbarazzo … e lui detestava essere imbarazzato.
Nell’espressione
di Fiamma però, al di là di un
pizzico di sorpresa, non c’era proprio nulla che facesse
pensare che lo
ritenesse inopportuno e appiccicoso.
-
È una buona idea, in questo modo mi distrarrai se
dovesse fare troppo male. –
Probabilmente
se il tatuatore avesse calcato troppo
la mano e le avesse fatto più male del necessario sarebbe
stato l’ultimo
tatuaggio che avrebbe realizzato, visto che non si sarebbe certo fatto
problemi
a spezzargli le dita una per una.
-
Vuoi andare subito? – le chiese.
Fiamma
annuì, incamminandosi accanto a lui e
dirigendosi rapidamente verso il Pozzo. Fuori dal negozio di tatuaggi
trovarono
anche Zeke e Jesse, intenti a chiacchierare con l’Intrepido
amico di Reaper e
Bas.
-
Bellezza, anche tu da Tori per un tatuaggio? –
esclamò Zeke, sfoggiando orgogliosamente il complicato
disegno che gli
avvolgeva tutto il braccio sinistro.
-
Sì, voglio qualcosa di permanente che testimoni
che sono arrivata fino a qui. – confermò, prima di
rivolgere l’attenzione su Jesse.
-
E tu? –
Il
ragazzo arrossì lievemente, per poi mostrarle il
tatuaggio che aveva fatto dietro alla spalla. L’Intrepido al
suo fianco ne
aveva uno identico.
-
Io e mio fratello, Ross, lo abbiamo fatto insieme.
Rappresenta l’unione fraterna. – le
spiegò.
Ora
che li vedeva vicini, Eric poteva notare quanto in
effetti si assomigliassero quei due; l’unica cosa che li
differenziava era l’età
e il taglio di capelli e il fatto che Ross sembrava essere fin troppo
aperto e
disponibile con il sesso femminile.
Non
gli piaceva nessuno dei due, comunque, e la sua
espressione non doveva nasconderlo perché Ross aveva
inarcato un sopracciglio e
lo stava fissando con espressione vagamente infastidita.
-
Bè, ci vediamo più tardi, ragazzi. –
Fiamma
lo trascinò dentro il negozio, fermandosi
davanti ad alcuni disegni e osservandoli con espressione concentrata.
-
Si può sapere perché li guardavi male? Ho persino
creduto che Ross fosse sul punto di darti un pugno. – chiese
poi, rompendo il
silenzio che si era venuto a creare.
-
Doveva solo provarci, l’avrei fatto a pezzi. –
borbottò, prima di aggiungere, - E comunque quei due non mi
piacciono. –
Fiamma
trattenne una risatina che lo fece
accigliare.
-
Che c’è? –
-
Nulla, è solo che ho l’impressione che non siano
molte le persone che ti piacciono. –
Abbozzò
un sorriso sghembo. Sì, in effetti anche lei
aveva ragione.
-
Bè, tu mi piaci. – replicò, mordendosi
la lingua
subito dopo.
Che
accidenti si era messo in testa, voleva proprio
fare la figura del perfetto imbecille?
Complimenti,
Eric, sei stato veramente un genio. E tu saresti un ex Erudito?
Continua così e
ti farai ridere dietro per il prossimo millennio.
Gli
occhi color ghiaccio di Fiamma furono illuminati
da una specie di bagliore che non seppe interpretare con precisione e
la
ragazza abbassò subito dopo lo sguardo, mentre le guance le
si tingevano di un
delicato rosa pallido.
Si
era forse imbarazzata?
Sì,
è sicuramente imbarazzata dalla tua stupidità. Ti
sembrava una cosa da dirle?
Trova subito una soluzione per uscire da questo casino e risparmiarti
la
peggiore figuraccia della storia dell’umanità,
razza di stupido.
-
Cioè, nel senso che sei in gamba, per essere una
ragazza. –
Ecco,
così va meglio.
Finalmente
tornò a guardarlo in faccia; il rossore era
scomparso dalle sue guance, sostituito da un’espressione
ironica.
-
“Per essere una ragazza”. Davvero? –
Alzò
gli occhi al cielo, consapevole di dove volesse
andare a parare.
-
Lo so, sono un maschilista. Ricevuto. Ora perché non
ti dedichi a scegliere il disegno? –
Annuì,
tornando a concentrarsi sui fogli appesi alle
pareti girevoli. Tornò verso di lui pochi secondi dopo,
stringendo tra le mani
il disegno tribale di una pantera nera.
-
Ho scelto, faccio questo. – annunciò, fissandolo
con aria amorevole.
Sarebbe
stato bello se avesse dedicato uno sguardo
del genere a lui, anche solo per una volta, pensò.
Tori,
l’Intrepida che si occupava del negozio, l’accolse
nel salottino e la invitò a mettersi comoda e rilassarsi.
-
È il primo? – chiese, professionale, mentre
preparava tutta la strumentazione.
-
Il primo di una lunga serie. – confermò.
Le
rivolse un sorriso complice. Poi scoccò
un’occhiata
in direzione di lui e gli chiese: - Vuoi assistere mentre tatuo la tua
ragazza?
–
La
sua ragazza?!? Perché, davano l’impressione di
essere una coppia? Decise
di non
indagare oltre e si limitò ad annuire in silenzio. Con la
coda dell’occhio vide
che Fiamma era nuovamente arrossita, ma non aveva protestato chiarendo
che loro
due erano solo … Solo cosa, ora che ci pensava?
Amici,
probabilmente. Sì, quella sembrava essere la
risposta più plausibile.
Tori
era rapida e delicata e ultimò il suo lavoro in
appena una ventina di minuti. Quando uscirono dal negozio, lei
sorridendo orgogliosa
e lui divertito da tutto quell’entusiasmo e sfoggiando il
piercing che si era
convinto a fare sul sopracciglio, Fiamma si voltò verso di
lui con aria
incuriosita.
-
Vuoi qualcosa? – domandò, incerto.
-
Nulla, solo che mi chiedevo perché non avessi
detto che non ero la tua ragazza. –
Perché
non sarebbe affatto male se lo fossi.
-
In realtà ero sovrappensiero e non ho neanche
fatto caso al fatto che l’avesse detto. –
mentì, sorprendendosi per come la
bugia gli fosse uscita spontanea. Decisamente non sarebbe mai potuto
entrare a
far parte dei Candidi.
Fiamma
si mordicchiò il labbro, pensierosa, ma
decise di non indagare ulteriormente. A questo punto però
toccava a lui
togliersi la curiosità.
-
Perché, invece, tu non le hai detto nulla? –
-
Mi sembrava brutto correggerla, sembrava così
convinta che fossimo una coppia. Evidentemente non siamo male da vedere
insieme. – replicò, senza tradire la minima
traccia d’imbarazzo.
Era
una scusa debole, dannatamente debole, e faceva
acqua da tutte le parti. Tuttavia decise di lasciar perdere, se avesse
voluto
sarebbe stata lei a dirgli la vera ragione.
Tornarono
in camerata pochi minuti prima dell’ora di
cena, quando ormai tutti i loro compagni si erano già
cambiati e diretti verso
la mensa.
-
Dovrei cambiarmi. –
La
voce titubante di Fiamma gli ricordò quando la
sera prima le aveva dato le spalle in attesa che s’infilasse
sotto le coperte.
In quel momento gli era parsa la cosa più saggia e delicata
che potesse fare,
ma adesso doveva fare violenza a se stesso per costringersi a voltarsi
e no
sbirciare.
-
Fai pure. – replicò, girandosi a fissare
ostentatamente
la porta.
Dietro
di lui sentiva solo il fruscio degli abiti
che venivano sfilati e ripiegati in un angolo. Si arrischiò
a gettare un’occhiata,
sollevato dal fatto che anche lei fosse voltata e non potesse vederlo
mentre la
fissava.
E
meno male, perché non dubito affatto che abbia
un’espressione a dir poco
maniacale.
Seguì
con lo sguardo il profilo delle cinghie in
pizzo del reggiseno nero, soffermandosi ad ammirarne il contrasto con
il
colorito della pelle. Chissà se anche lì era
liscia come sembrava. Sicuramente
sì, non c’era alcun dubbio che tutto in lei fosse
incredibilmente piacevole da
toccare.
La
vide voltarsi e fece appena in tempo a tornare
nella posizione in cui era prima.
Evitiamo
di fare altre figuracce, almeno per oggi.
-
Ho fatto. – annunciò.
Come
se non lo sapesse e non l’avesse osservata nei minimi
dettagli. Probabilmente
avrebbe saputo descriverla alla perfezione senza alcuno sforzo
particolare.
Sfilò
a sua volta la maglietta, sorprendendola a
fissarlo mentre fletteva i muscoli delle braccia e quelli del torace
per
infilarsi una t shirt che gli stava leggermente stretta a causa della
massa
muscolare in aumento.
Avrebbe
dovuto comprare qualcosa di nuovo se non
voleva fare la figura dell’energumeno strizzato in abiti di
due taglie più
piccoli.
-
Possiamo andare. – annunciò, sforzandosi di non
far trapelare quanto fosse compiaciuto per essere riuscito ad attirare
la sua
attenzione.
Forse,
dopotutto, Fiamma non era poi così indifferente
al suo aspetto.
Spazio
autrice:
Eccoci,
come promesso, con un nuovo capitolo tutto
dal punto di vista di Eric. Mi scuso se dovessero esserci errori e/o
sviste, ma
ho finito di scrivere il capitolo all’una e venti e
l’attenzione a quest’ora è
quella che è. Spero che vi sia piaciuto. Ringrazio ancora
una volta le ragazze
che recensiscono, perché i vostri commenti sono qualcosa di
veramente favoloso.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 13 *** Cap 13 ***
Cap
13
Quando
arrivarono in mensa, Fiamma dovette fare uno
sforzo immane per ignorare il sorrisetto di Nicole, che aveva tutta
l’aria di
saperla lunga.
-
Carina l’idea del tatuaggio. Non è un appuntamento
romantico, ma nessuno sano di mente può aspettarsi che Eric
lo sia. – l’accolse,
incurante dell’occhiataccia con cui l’aveva
fulminata l’amica.
-
Non era un appuntamento, mi ha solo accompagnata. –
-
Eravate solo voi due, no? A casa mia questo si
chiama appuntamento. – insistè, dando di gomito al
cugino e attirando anche l’attenzione
di Quattro e Zeke.
-
Voi che ne pensate, stanno bene insieme? –
Quattro
si accigliò, perplesso, - Lei e chi? –
-
Lei ed Eric, naturalmente. – esclamò, indignata
per il fatto che l’amico fosse provvisto di un
così poco spirito d’osservazione.
Fiamma
le pestò il piede con vigore, sibilando: - Perché
non lo urli un po’ più forte? Sai, credo che ci
sia qualcuno che non ha sentito
bene. –
Gli
occhi nocciola di Nicole brillarono divertiti
mentre schioccava le dita con aria soddisfatta.
-
Ah, ah! Lo sapevo, lui ti piace. –
Quattro
si chinò verso di lei, scrutandola con
un’espressione
strana negli occhi blu polvere, a metà tra la preoccupazione
e lo sconcerto.
-
Ti prego, dimmi che questo è solo uno dei tanti
deliri di Nicole. A te non può piacere Eric.
–
Zeke
annuì.
- Certo che
non può piacerle, non quando potrebbe avere uno come me.
–
Ammiccò,
facendo scoppiare a ridere tutto il gruppo.
Fiamma
lo ringraziò con un cenno del capo. La sua
ironia era l’arma migliore per sdrammatizzare quel momento
imbarazzante. Nicole,
dal canto suo, inarcò un sopracciglio perfettamente
disegnato e lo guardò con
aria fintamente indignata.
-
Scusa, ma non ero io che ti piacevo, una volta? –
Il
sorriso dell’iniziato perse un po’ del suo
entusiasmo
e la fronte si corrugò. Stava evidentemente pensando a
qualcosa che non gli
faceva piacere, forse proprio alla relazione tra lei e Bas.
-
Già, ma so riconoscere una sconfitta quando ne
vedo una. – replicò.
Nicole
non parve molto soddisfatta dalla sua
replica, ma non disse nulla e si limitò a riprendere a
mangiare.
Fiamma,
dal canto suo, aveva fatto vagare lo sguardo
alla ricerca del tavolo a cui si era seduto Eric. Lo aveva invitato a
cenare
con loro, ma la sua risposta era stata che “solo
perché loro due andavano d’accordo
non significava che dovesse per forza farsi piacere anche i suoi
amici”.
Insomma, il solito Eric.
Lo
trovò seduto un paio di tavoli più dietro,
intento a tagliare la sua porzione d’arrosto e con
un’espressione alquanto
scocciata dipinta sul viso. Ne individuò la ragione
l’istante dopo. Una ragazza
dai capelli biondi e boccolosi, una delle iniziate interne che aveva
intravisto
durante l’allenamento collettivo di quella mattina, gli
sedeva accanto e
cercava palesemente di attirare la sua attenzione e coinvolgerlo in una
conversazione.
-
Chi è quella? – domandò, rivolgendosi a
Zeke e
Shauna.
-
Sheyleen, ci sono uscito per un po’ qualche tempo
fa, è sexy. – replicò, incurante delle
occhiatacce simultanee che gli avevano
rivolto Shauna e Nicole.
-
Quella sexy? Ma per favore, è tutta scena ma poca
sostanza. – borbottò Nicole.
Shauna
annuì. -
È una sciacquetta da quattro soldi,
piuttosto stupida tra l’altro. –
Zeke
alzò gli occhi al cielo, borbottando qualcosa
sul fatto che le donne non fossero mai obiettive, e poi chiese
l’intervento di
Quattro. – Tu che ne pensi, amico? –
La
scrutò per un paio di secondi, stringendosi nelle
spalle, - È carina, ma non è proprio il mio tipo.
–
-
Okay, ci rinuncio, è ovvio che avete seri problemi
di vista. – sospirò.
Fiamma
non disse nulla, riprendendo a mangiare in
silenzio, e gettando di tanto in tanto qualche occhiata nella loro
direzione.
È
gelosia questa?
No,
lei non era gelosa. Erano solo amici ed Eric era
libero di frequentare chiunque volesse.
Quindi
se cominciassero a uscire insieme sarebbe stato okay?
Figurarsi
se Eric aveva intenzione di uscire con una
come quella. Non sembrava affatto il tipo di ragazzo che correva dietro
alle
oche senza cervello.
Però
Zeke aveva detto che era sexy. Possibile che lo pensasse anche lui?
Oh,
insomma, si può sapere perché avrebbe dovuto
importarle? Poteva anche sposarsela se proprio gli faceva piacere, a
lei non
importava assolutamente nulla.
Sì,
certo, come no.
-
Oh, per l’amor del cielo, datti un contegno. –
sbottò, quando Sheyleen cominciò a strusciarsi
palesemente contro il braccio
muscoloso di Eric.
Spinse
la sedia indietro con forza, alzandosi in
piedi e puntando in direzione dell’uscita. Nessuno la
obbligava ad assistere a
uno spettacolo come quello.
Quattro
la richiamò, ma la replica di Shauna bastò a
convincerlo che era meglio lasciarla stare un po’ da sola.
*
Eric
alzò gli occhi al cielo per la milionesima volta,
trattenendosi dal mandarla a quel paese. Voleva semplicemente cenare e
poi
tornare a starsene per i fatti suoi, chiedeva forse troppo?
Evidentemente sì, perché
quell’interna con il cervello paragonabile solo a quello di
un’oca con seri problemi
mentali, gli si era appiccicata addosso come una cozza.
-
Ehm, Sheyleen … - cominciò, cercando di imbastire
un tono conciliante, se non altro per non attirare su di sé
l’attenzione
generale. Non gli era mai piaciuto dare spettacolo davanti a tutti,
tanto più
che quando perdeva il controllo faticava a tornare lucido e a rendersi
di conto
di ciò che faceva o diceva.
-
Puoi chiamarmi Shey. – miagolò, interrompendolo.
E
lui odiava profondamente essere interrotto.
Calma,
Eric, calma.
-
Magari potrei non chiamarti per niente, invece. –
E
tanti saluti al tentativo di essere pacato e
gentile.
Sheyleen
scoppiò a ridere come se avesse detto la
cosa più spiritosa che avesse mai sentito in tutta la sua
vita. O magari aveva
semplicemente sopravvalutato le sue capacità intellettive e
non era in grado di
capire che la sua non era una battuta di spirito. Sarebbe stato pronto
a
scommettere tutti i suoi averi sulla seconda opzione.
Si
appoggiò al suo braccio, strusciando il seno
contro la pelle scoperta del bicipite. Probabilmente uno qualsiasi
degli altri
ragazzi presenti sarebbe stato più che felice di ricevere
quelle attenzioni
così esplicite, ma lui non riusciva a fare a meno di pensare
a quanto l’avesse
scosso il contatto molto più lieve che aveva avuto con
Fiamma. Non si era
proposta in modo sfrontato, il loro sfiorarsi si verificava sempre
casualmente,
eppure gli provocava brividi che nessuno degli strusciamenti di
Sheyleen era
anche solo lontanamente in grado di emulare.
Un
rumore stridulo, quello di una sedia che veniva
spinta e fatta strusciare sul pavimento, attirò la sua
attenzione. Si voltò
giusto in tempo per vedere Fiamma, con un’espressione
palesemente disgustata
dipinta sul volto, che usciva dalla mensa a passo di carica.
Le
parole dell’interna seduta accanto a Quattro, gli
sembrava che si chiamasse Shauna o qualcosa di simile, gli fornirono
una minima
spiegazione dell’accaduto.
“Lasciala
perdere, certe scene farebbero passare l’appetito
a chiunque.”
Sottrasse
rudemente il braccio alla presa di
Sheyleen, ignorando l’espressione stupita dipinta sul viso
della ragazza, e la
seguì fuori dalla mensa.
Era
arrivato allo strapiombo quando la vide. Sedeva
a terra, la schiena appoggiata contro il muro, e gli occhi chiusi come
se
stesse cercando di riprendere il controllo.
Le
scivolò accanto, in silenzio, aspettando che si
accorgesse della sua presenza.
-
Che ci fai qui, Eric? –
Sgranò
gli occhi, sorpreso.
-
Come fai a sapere che sono io? –
-
Pino. –
Okay,
adesso era ufficialmente confuso.
-
Cosa? –
-
Il tuo profumo. –
Quante
altre persone ci sarebbero arrivate?
Poche.
Quante
si sarebbero prese il disturbo di memorizzarlo fino al punto di saperlo
riconoscere ovunque?
Probabilmente
nessuna.
-
Allora, perché sei qui? – insistè,
aprendo gli
occhi e puntandoli contro di lui.
Coraggio,
è facile, sono solo poche parole.
Devi solo dire: perché mi preoccupo
per te.
-
Perché ti ho vista uscire a metà cena, sembrava
fossi arrabbiata. –
Un
guizzo passò negli occhi color ghiaccio.
-
Non ero arrabbiata. – sbottò. Da come
l’aveva
detto, però, era ovvio che fosse l’esatto opposto.
-
Ah, no? –
-
No. – confermò, risoluta.
Mentiva,
sapeva che mentiva.
-
Bugiarda. –
-
Bugiarda? Come … come ti permetti? –
esclamò,
indignata, facendo per alzarsi in piedi.
Le
afferrò repentinamente un braccio, stando attento
a non stringere con troppa forza. Non voleva farle male, ma nemmeno che
se ne
andasse.
-
Dimmi la verità. Perché? –
-
Mi era passata la fame. Che c’è, devo renderti
conto di ogni mio spostamento? – replicò, con
più asprezza di quanto fosse
necessario.
-
È per Sheyleen? – domandò, mentre la
voce gli si
abbassava involontariamente.
Era
quello il motivo, era davvero gelosa di lui?
Storse
il naso sentendo quel nome, come se il solo
pensiero della ragazza la disgustasse profondamente.
-
Figurati, puoi farti strusciare addosso da
qualsiasi sciacquetta della residenza, se ti fa piacere. –
Quindi
aveva ragione, si era ingelosita.
Forse,
dopotutto, quella piattola bionda non era
stata del tutto inutile.
-
Eppure sono qui, perciò a quanto pare non mi
interessava poi molto farmi strusciare da una sciacquetta qualsiasi.
– le fece
notare.
La
vide sgranare gli occhi e perdere un po’ della
sua aggressività. A questo non aveva pensato.
-
Perché mi sei venuto a cercare? … e voglio una
risposta sincera. – aggiunse, puntandogli minacciosamente
contro un dito.
Abbozzò
un sorriso sghembo. Come al solito cercava
di ribaltare la discussione per distogliere l’attenzione da
sé. Era incredibile
quanto avessero in comune.
-
Perché non mi piace quando ti arrabbi, soprattutto
se lo fai con me. –
-
Io non … - cominciò, ma una sua carezza parve
farle perdere il filo del discorso.
Le
accarezzò il profilo della mandibola, alzandole
leggermente il mento e spingendola a guardarlo negli occhi.
Seguì il profilo
delle labbra con un dito, soffermandosi sul labbro inferiore
leggermente più
sporgente che le conferiva quell’adorabile aria lievemente
imbronciata.
Si
chinò su di lei, lasciando solo un paio di
centimetri a separare le loro labbra. La vide fremere e arrossire
lievemente.
-
Ecco, ora non sei più arrabbiata. –
decretò,
alzandosi in piedi e tornando verso la direzione da cui era venuto.
Probabilmente
non avrebbe dovuto lasciarla lì così,
ma era andato maledettamente vicino al perdere completamente il
controllo e
baciarla.
Avresti
potuto farlo.
No,
non quando non ne aveva ancora la certezza al
cento per cento.
Avrebbe
voluto che la baciassi, le si leggeva in faccia.
E
se si fosse tratto in inganno da solo perché era
ciò che voleva credere?
Sei
un idiota, Eric.
Sì,
lo era, decisamente.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo capitolo! Come al solito
ringrazio le recensitrici (si potrà dire? Bah, io lo dico lo
stesso u.u) per i
loro splendidi commenti e spero che questo capitolo sia stato
all’altezza delle
vostre aspettative (P.S. Se voleste dare un volto anche a Sheyleen,
sappiate
che l’attrice è quella Gage che recita in Teen
Wolf nel ruolo di Erica Reyes,
di cui al momento mi sfugge il cognome). Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt
|
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Capitolo 14 *** Cap 14 ***
Cap
14
Fiamma
si rigirava tra le lenzuola, senza riuscire a
prendere sonno, ripensando a quello che era accaduto due ore prima.
Aveva
davvero creduto che Eric fosse sul punto di baciarla.
Aveva
sperato che
stesse per farlo.
Ormai
doveva ammetterlo, se non altro a sé stessa: a
lei piaceva Eric.
Eric
Murter: l’Erudito insopportabile, l’iniziato
arrogante, il ragazzo gelido ma affidabile, l’amico
impensabile. Era così Intrepido,
forte, che solo lo stare
nelle sue vicinanze la faceva automaticamente sentire al sicuro. Non le
avrebbe
mai fatto del male, di questo ne era certa, così come non
era in grado di
temerlo. Aveva scorto sotto la superficie di ghiaccio e aveva visto
quello che
poteva essere, che sapeva essere, quando ne aveva voglia.
-
Sono innamorata di Eric. – sussurrò, tra
sé e sé.
La
voce assonnata di Nicole le fece capire di aver
parlato un po’ troppo ad alta voce.
-
Fantastico, ora però perché non mi fai dormire in
santa pace? –
Affondò
la testa sotto le lenzuola, imbarazzata, per
poi bofonchiare le sue scuse. Tutto inutile dal momento che
l’amica si era
girata dall’altra parte e aveva ripreso a dormire beatamente.
Rimase a guardare
il soffitto in silenzio, rassegnata a una nottata insonne dal momento
che ogni
volta che provava ad addormentarsi vedeva gli occhi d’acciaio
di Eric che la
fissavano intensamente.
Sospirò.
Quando aveva cominciato a essere così
ossessionata da lui?
Finalmente,
dopo l’ennesima mezz’ora passata a
tormentarsi, riuscì a prendere sonno per poi essere
svegliata dieci minuti più
tardi da un rumore metallico. Spalancò gli occhi, volgendosi
verso l’ingresso
della camerata. Reaper e Bas, appoggiati al muro, battevano
ritmicamente contro
un tubo di metallo, facendolo rimbombare per tutta la stanza.
-
Capisco che sei cotta, sorellina, ma suonare il
tamburo di notte va contro ogni logica. –
bofonchiò Nicole, aprendo gli occhi
di scatto.
Le
lanciò un’occhiata perplessa. Suonare il tamburo?
Dove diavolo avrebbe potuto rimediare un tamburo e, cosa ancora
più importante,
perché l’avere una cotta per Eric avrebbe dovuto
farle venire voglia di
suonarlo?
-
Nicky, non sono io che faccio rumore. –
Le
indicò con un cenno del capo l’ingresso. La
ragazza si ricompose in fretta, sgusciando fuori dalle lenzuola come
stavano
facendo tutti gli altri e sistemandosi alla meno peggio i lunghi
capelli
castani.
Fiamma
si prese un paio di secondi in più,
preparandosi all’imbarazzo che l’avrebbe assalita
quando avesse messo piede
fuori dal letto. Si maledisse mentalmente per aver avuto la malaugurata
idea di
dormire con solo una maglietta che le arrivava poco sotto il sedere.
Mentre
cercava di recuperare i vestiti nel modo più
rapido possibile, lo sguardo incrociò quello di Eric e le
sue guance
avvamparono. La stava fissando in modo a dir poco palese e in quelle
pozze d’acciaio
bruciava un desiderio infuocante mentre osservava con esasperante
lentezza ogni
centimetro di pelle esposta.
-
Forza, avete un minuto per finire di prepararvi e
seguirci o vi trasciniamo fuori così come siete. –
decretò Reaper, facendo
scorrere gli occhi smeraldini su ognuna delle facce stanche degli
iniziati.
Una
volta che tutti furono vestiti, annunciò: -
Andremo a prendere il treno e vi porteremo in un posto. Il gioco
preferito di
noi Intrepidi è Strappabandiera, vi spiegheremo le regole e
formeremo le
squadre strada facendo. Ora, forza, muoversi. –
Gli
passarono davanti uno dopo l’altro finchè non
venne il turno di Fiamma. Reaper la trattenne per una spalla, togliendo
la mano
non appena gli occhi di ghiaccio lo fulminarono.
-
Stai bene? –
-
A meraviglia. – replicò a denti stretti.
-
Hai l’aria stanca … È successo
qualcosa? –
insistè.
Per
un attimo sembrò tornare a essere il ragazzo
premuroso che si era preso cura di lei e le era stato vicino durante i
primi
giorni dell’iniziazione. Prima che tutto quanto cambiasse,
prima di Eric.
-
Nessuno ha più cercato di violentarmi, perciò
direi che no, non è successo nulla. –
-
Hai intenzione di continuare a odiarmi per tutta
la vita? – le chiese, esasperato, mentre seguivano il resto
del gruppo.
-
Chissà, potrebbe anche darsi. –
-
Lo sai che mi dispiace. –
-
Lo sai che non mi importa. – replicò, telegrafica,
per poi allungare il passo e raggiungere Nicole e gli altri ragazzi.
Corsero
lungo i binari del treno, saltando uno dopo
l’altro, e passarono i primi dieci minuti di viaggio in
religioso silenzio;
erano tutti troppo stanchi e assonnati per riuscire a commentare con
qualsiasi
frase.
-
Le squadre saranno capitanate da me e Bas … Lascio
scegliere prima a te. – aggiunse, rivolgendosi
all’amico.
-
Troppa grazia. – replicò, sarcastico, prima di
decretare: - Nicole. –
-
Fiamma. –
Ecco,
lo sapeva.
Si
allineò dietro di lui, premurandosi di
rivolgergli l’occhiata più ostile e feroce che
fosse in grado di mettere
insieme.
-
Eric. –
-
Quattro. –
Tobias
si sistemò accanto a lei.
-
Stefan. –
-
Zeke. –
-
Hai visto, bellezza, sembra proprio che noi due
siamo destinati a stare insieme. – scherzò,
facendo alzare gli occhi al cielo a
Quattro e ridacchiare Fiamma.
-
Sheyleen. –
La
bionda ancheggiò esageratamente verso Bas,
sistemandosi accanto a Eric e fissandolo con gli occhioni da cerbiatta.
Fantastico, sarebbe stato un vero piacere colpirla con quei simulatori
di
dolore.
-
Shauna. –
Bas
lasciò vagare lo sguardo nello scompartimento,
ignorando di proposito Jesse. A quanto pareva non era affatto
intenzionato a
prenderlo in squadra, probabilmente a causa della poca sopportazione
che provava
per suo fratello maggiore.
-
Roxanne. –
-
Jesse. –
Si
distribuirono anche gli ultimi quattro ragazzi
rimasti, due ragazzi trasfazione e due ragazze interne,
finchè non rimasero gli
Intrepidi che si sarebbero uniti al gioco.
-
Io vado con Reaper. – annunciò Ross, mentre Jez si
affiancava a Bas. Trey seguì il primo e Arianne raggiunse la
sua ragazza.
-
Potete scendere per primi, se volete. – li
stuzzicò Bas.
Reaper
e Ross si scambiarono un’occhiata, ma fu Trey
a replicare.
-
Non saremo mica così stupidi da rifiutare un
vantaggio del genere, no? –
Annuirono.
Uno
alla volta comiciarono a saltare giù finchè non
rimase solo Fiamma. Dopo un cenno di saluto a Nicole e Stefan, e
un’ultima
occhiata a Eric, si lanciò anche lei.
L’impatto
con il terreno le fece stringere i denti
per il contraccolpo, ma fu soddisfatta dal constatare che era stata una
dei
pochi ad atterrare in piedi e per giunta con grazia. Gli allenamenti di
quei
giorni avevano dato i loro frutti.
-
Sarà meglio dividerci. Io prendo Fiamma, Quattro e
Zeke. Trey e Ross, voi prendete gli altri e andate a nascondere la
bandiera. –
ordinò Reaper, per poi far loro un cenno e ordinargli di
seguirlo lungo le
stradine deserte e buie, così strette che non si riusciva a
passare in più di
due per volta.
-
Ci divideremo in due coppie per coprire meglio il
perimetro, noi prendiamo la zona nord est e voi la sud ovest.
– aggiunse,
rivolgendosi ai due ragazzi.
In
quel momento, concentrato sull’azione e sul
desiderio di vincere, Reaper non sembrava neanche essere più
il ragazzo che
aveva conosciuto. Si chiese distrattamente quante altre facce e
personalità
nascondesse dietro il bell’aspetto da Capofazione.
Quattro
le lanciò un’occhiata incerta, come se
volesse chiederle il permesso di lasciarla sola con lui. Era buffo, dal
momento
che non aveva la minima idea di cosa fosse successo tra loro, ma
sembrava
sapere perfettamente che c’era qualcosa che non andava.
Annuì,
determinata. Sapeva badare a se stessa, ora
che aveva scorto sotto la superficie dolce e protettiva che le aveva
mostrato i
primi giorni.
-
Diamoci una mossa, non ho mai perso una partita e
non voglio cominciare oggi. – decretò Reaper,
incamminandosi verso l’area che
toccava a loro pattugliare.
Camminarono
in silenzio finchè non individuarono un
palazzo che sembrava fare proprio al caso loro. Era abbastanza
fatiscente, ma
il tetto avrebbe offerto una visuale perfetta e, con la buona mira che
avevano,
era la postazione ideale per dei cecchini.
-
Vai avanti tu, io ti copro le spalle. – borbottò
Reaper,
caricando il fucile e assottigliando lo sguardo, alla ricerca di sagome
nell’ombra.
Senza
farselo ripetere un’altra volta, entrò
nell’edificio
e avanzò con circospezione. I suoi passi rimbombavano
nell’atrio e se da un
lato le avrebbe permesso di essere identificata subito,
dall’altro nessun altro
avrebbe potuto assalirla senza che lei avvertisse in anticipo la sua
presenza.
Era
arrivata alla prima rampa di scale quando alle
sue orecchie giunse un gemito soffocato. Si concentrò sui
rumori, cercando di
capire di chi si trattasse. L’ennesimo gemito le
confermò ciò che aveva
pensato: Reaper era stato colpito.
Riprese
ad avanzare, notando che sul pavimento
polveroso erano impresse un paio di impronte. Erano grandi, almeno tre
o
quattro numeri più del suo trentanove, e piuttosto fresche.
Il
cane del fucile arretrò con un sonoro clic.
Non era necessario farlo, ma dava
sempre un bell’effetto melodrammatico.
Con
la coda dell’occhio vide un paio di occhi che
luccicavano nella penombra. Acciaio … Eric.
-
Sei morta, mild. –
Calma,
cerca di farti venire in mente qualcosa.
Già,
era una parola. Se quella fosse stata un’arma
vera non ci sarebbe stato nulla da fare, il proiettile
l’avrebbe raggiunta prima
ancora che facesse in tempo a puntare la canna del fucile contro di
lui. Però
era solo un gioco e in tutti i giochi esisteva una strategia capace di
ribaltare le posizioni.
Allungò
una gamba, portandola dietro alla caviglia
del ragazzo e spingendolo all’indietro con le braccia. Eric
sgranò leggermente
gli occhi, colto di sorpresa, e si ritrovò con la schiena al
suolo.
Si
chinò su di lui, adocchiando la bandiera che
portava legata al braccio. Stava allungando una mano per afferrarla
quando si
ritrovò intrappolata nella morsa muscolosa delle braccia di
Eric. Provò a divincolarsi,
ma i polsi le erano stati assicurati dietro alla schiena grazie alla
stretta
del compagno.
-
Credevi che fosse così facile battermi? –
Sembrava
quasi offeso dall’insinuazione.
-
Non puoi biasimarmi per averci sperato. – replicò,
sorridendo ironica.
-
No, non posso. – confermò, mettendosi seduto con
un colpo di reni e continuando a tenerla sotto controllo.
-
Che stai facendo? –
-
Mi metto comodo, siamo in quella che viene
definita empasse, se non l’hai notato. Se io ti lascio tu
provi a rubarmi la
bandiera e io provo a spararti; dovrei fare affidamento solo sui miei
riflessi,
ma è un dato di fatto che tu sia più veloce di
me. Non posso correre il rischio
di perdere, quindi mi limito a tenerti sotto controllo
finchè la mia squadra
non trova la vostra bandiera. – spiegò,
utilizzando quel tono pratico e
distaccato tipico degli Eruditi.
Gli
Intrepidi non erano fatti per le strategie articolate
né per la valutazione dei pro e dei contro. I pochi che
erano in grado di
riuscirci finivano per essere scelti come Capofazione …
forse un giorno quello
sarebbe stato il ruolo anche di Eric.
-
Quindi rimaniamo semplicemente qui ad aspettare? –
-
Perché, hai di meglio da fare? –
replicò,
sarcastico.
-
No, in effetti non mi dispiace rimanere così. –
Eric
la osservò con un pizzico di malizia,
soffermandosi sulle gambe attorcigliate di lei che gli cingevano la
vita. I
loro corpi erano schiacciati l’uno contro l’altro,
più vicini di quanto fossero
mai stati se si escludeva la notte in cui avevano dormito insieme.
-
Non dispiace neanche a me, anche se il pavimento è
scomodo … e freddo. – constatò, con una
lieve smorfia contrariata.
Fiamma
abbozzò un sorriso, a metà tra il malizioso e
l’imbarazzato, guardandolo al di sotto della ciocca di
capelli scuri che era
sfuggita al controllo dell’acconciatura. Sbuffò,
cercando di allontanarlo dagli
occhi.
-
Aspetta, faccio io. – mormorò, tenendole i polsi
con una sola mano e usando l’altra per scostarle la ciocca e
accarezzarle
delicatamente una guancia.
L’avvertì
fremere sotto il suo tocco.
Rimasero
a fissarsi in silenzio finchè non fu Fiamma
a prendere la parola.
-
Bè, avanti, dimmi qualcosa. –
Eric
si morse il labbro, come faceva sempre quando
non sapeva cosa dire perché aveva troppe idee che gli
affollavano la testa o
era semplicemente troppo imbarazzato per ammettere ciò che
stava pensando. In
quel momento però l’unico motivo che lo tratteneva
dal dirle ciò che avrebbe
voluto era il timore di fare la figura dell’idiota.
-
Sei così … – cominciò, ma
s’interruppe, deglutendo
nervosamente.
-
Così? – lo esortò, chinandosi per
portare i loro
volti più vicini.
Erano
vicini, troppo vicini.
-
Bella. Sei davvero bella. – concluse.
Fiamma
arrossì, abbassando lo sguardo, ma le sue
labbra erano stirate in un sorriso compiaciuto e gioioso.
-
Lo pensi davvero? –
-
Sì. – confermò, prima che il suo corpo
prendesse
la decisione per lui.
Le
labbra di Eric catturarono le sue in un bacio
lieve, impulsivo, per poi separarsi in attesa della sua reazione.
-
Lasciami. – ordinò.
Il
ragazzo obbedì, certo di aver appena fatto la
cosa più stupida della sua vita. Non avrebbe dovuto lasciare
che i suoi
desideri prendessero il sopravvento.
Non
fece in tempo a concludere quella
considerazione, però, che le braccia di Fiamma gli cinsero
il collo e lo
attirarono nuovamente a lei. Lo baciò con slancio,
accarezzando le labbra con
le sue e chiedendo timidamente l’accesso alla sua bocca. Le
loro lingue
ingaggiarono una specie di lotta per la supremazia, un po’
come facevano quando
discutevano tra di loro.
Poi
la sorprese. Si alzò in piedi, tenendola
stretta a sé per non farla scivolare giù e Fiamma
allacciò le gambe intorno
alla sua vita con maggior decisione, avvertendo l'eccitazione di lui
premere contro
di lei. Nascose il viso contro il suo collo, inebriandosi del suo
odore. Sentiva
delle ondate di desiderio che la scuotevano da dentro.
Eric la
strinse di più a sé e si avvicinò al
muro fino a quando la schiena di Fiamma
aderì perfettamente alla parete, inchiodandola tra il suo
petto e quest’ultima.
Si strinse contro di lei, facendola sussultare e sospirare contro la
pelle
morbida e sensibile del collo. Il gemito che le strappò gli
arrivò dritto nell’orecchio,
impossibile da ignorare. Ormai non potevano più fare finta
che fosse tutto
accidentale, erano pienamente consapevoli dei loro corpi che si
abbracciavano e
incontravano intimamente, come non avevano mai fatto prima. E forse
come non
avrebbero fatto mai più.
Le
mani della ragazza vagarono sulle spalle e sulla
schiena di Eric, facendolo fremere e tremare leggermente. Non ce la
faceva più,
doveva toccarla anche lui, così fece scorrere la sua mano
sulla coscia strizzata
dai pantaloni fino ad arrivare alla porzione di pelle lasciata scoperta
tra la
vita dei pantaloni e il bordo del top, e subito capì di aver
fatto un errore.
Ora gli sarebbe stato impossibile dimenticare la sua pelle, il suo
odore, quel
momento con lei, quella passione che gli scorreva nelle vene. Sapeva
che non
avrebbe più potuto ignorare l'attrazione che provava per
lei. Non avrebbe più
dimenticato la sensazione di toccarla, della sua pelle candida che si
infuocava
sotto al suo tocco.
Quando
si separarono, entrambi a corto di fiato,
Fiamma gli sorrise.
-
Certo che ce ne hai messo di tempo per deciderti
a baciarmi, eh? –
-
Vorrà dire che dovremo recuperare il tempo perso.
– borbottò in risposta, tornando a baciarla.
*
Le
labbra di Fiamma erano morbide e delicate
proprio come aveva immaginato, ma la passione e
l’aggressività famelica con cui
rispondeva ai suoi tocchi e movimenti andava al di là di
ogni sua
immaginazione. Era estremamente eccitato dalla situazione, e anche
piacevolmente stupito dal fatto che lei non lo avesse ancora
schiaffeggiato.
L'aveva sempre considerata come una ragazzina insopportabile, bella e
coraggiosa,
purtroppo irraggiungibile. In passato l'aveva spesso immaginata tra le
sue
braccia e tra le sue lenzuola, ma non si era mai fatto avanti per paura
della
sua reazione. Ma ora sentiva che anche lei lo voleva, e che era
eccitata. Da
lui. Era una sensazione inebriante.
È
una ragazza capace di far perdere la testa a chiunque.
Sì,
una volta tanto la fastidiosa voce interiore
aveva ragione. Fiamma Balcoin lo stava davvero facendo impazzire.
Sospirò,
colto di sorpresa dal lieve morso che gli
aveva affibbiato al labbro inferiore, mentre una scarica di desiderio
lo invadeva
e gli faceva incupire gli occhi.
-
Non farlo più. –
-
Altrimenti? – lo provocò, mordicchiandosi le
labbra.
Dannazione,
stava davvero mettendo alla prova il suo
autocontrollo.
-
Mettiamola così, sarebbe a tuo rischio e pericolo.
–
-
Magari non m’importa, in fin dei conti sono un’Intrepida. –
Rimarcò
il concetto con un nuovo bacio, profondo e
passionale, tacitando qualsiasi sua replica.
Non
che avesse avuto poi tutta quella voglia di controbattere.
-
Eric, Fiamma, si può sapere dove vi siete
cacciati? – la voce di Nicole echeggiò
dall’ingresso del palazzo.
Si
separarono con un ultimo bacio a fior di labbra,
poi uscirono allo scoperto e si avviarono verso l’uscita.
-
Eccoci, Nicky. Chi ha vinto? – domandò Fiamma,
raggiungendo l’amica e prendendola sottobraccio.
-
La nostra squadra, Eric è stato bravo a portarsi
via la bandiera. – replicò soddisfatta, per poi
lanciare un’occhiata
compiaciuta nella sua direzione.
A
quanto sembrava stava lentamente acquisendo punti
anche con la migliore amica, faceva passi da gigante. Pensò,
ironico, mentre
risalivano sul treno e si lasciava cadere a terra.
Lanciò
un’occhiata a Fiamma, impegnata nell’ascolto
di Zeke che illustrava come avesse fatto fuori tre iniziati prima di
essere
colpito. Lo ascoltava con aria fintamente interessata, annuendo di
tanto in
tanto, ma gli occhi color ghiaccio cercavano i suoi.
Le
fece l’occhiolino, trattenendosi dal sorridere
come un idiota quando la vide illuminarsi e sorridergli in risposta.
Gli
piaceva, d’accordo, ma non per questo si sarebbe
trasformato in un idiota dagli occhi a cuoricino ogni volta in cui i
loro
sguardi s’incontravano.
Questo
però non esclude il fatto di staccare la testa a Zeke o a
chiunque altro cerchi
di fare l’idiota con lei.
Ovviamente.
Lei era sua.
Spazio
autrice:
Eccoci
qui. Ho plottato tutti i capitoli che mancano
alla fine (dovrebbero essere altri quattro), tutti con una lunghezza
intorno
alle dieci pagine word come questo. Finalmente, al quattordicesimo
capitolo,
questi due testoni riescono a baciarsi. Alleluja! Bè, spero
che siate
soddisfatti del capitolo e che vi sia piaciuto almeno quanto a me
è piaciuto
scriverlo. Tra l’altro, sto considerando l’idea di
scrivere un sequel
ambientato durante Divergent/Insurgent (trovate una mini long,
“Can’t remember
to forget you”, che farà da ponte tra questa e
l’eventuale sequel). Attendo una
vostra opinione, alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 15 *** Cap 15 ***
Cap
15
Fiamma
si svegliò con il sorriso sulle labbra,
stiracchiandosi pigramente come un gatto e lanciando
un’occhiata intorno a sé.
La maggior parte dei suoi compagni dormiva ancora, stremati e doloranti
per la
partita della notte precedente e per il rientro alle prime luci
dell’alba, ma
il letto vicino alla porta era vuoto e perfettamente rifatto.
Scivolò giù,
infilandosi un paio di pantaloncini e le scarpe da ginnastica e
sostituendo la
maglietta extra large con una canottiera nera.
Percorse
il corridoio che separava le due file di
letti in silenzio, dirigendosi verso il Pozzo. La Residenza non era mai
stata
tanto calma come quella mattina. Imboccò la strada che
portava alla palestra e,
giunta in prossimità della sala, avvertì il
rumore del bilanciere in funzione.
Ci aveva visto giusto, era ad allenarsi. Sbirciò
all’interno, osservando Eric
che fletteva ritmicamente i muscoli, l’espressione tesa e
concentrata. Fin dal
primo giorno dell’iniziazione era stato chiaro a tutti che
fosse un ragazzo ben
piazzato, ma ora che osservava le spalle ampie e la schiena muscolosa
senza l’intralcio
della maglietta poteva notare quanto la massa muscolare fosse cresciuta
in quelle
settimane. Di questo passo sarebbe diventato uno degli Intrepidi
più massicci
dell’intera residenza, constatò, raggiungendolo a
passo felpato. Scivolò alle
sue spalle, rimanendo a osservarlo con aria indecisa. Avrebbe voluto
toccarlo,
posare le sue mani su quel corpo tonico, ma allo stesso tempo aveva
paura della
sua reazione.
Si
erano baciati, certo, ma Eric non le sembrava il
tipo di ragazzo che apprezzava le attenzioni sdolcinate.
-
Che c’è, mi spii, mild? –
Si
voltò verso di lei, il sorriso sghembo ben fisso
sulle labbra. Aveva l’espressione che avrebbe avuto un gatto
dopo aver
catturato il topo; peccato solo che la preda in questione fosse lei.
-
Sai che è l’egocentrismo è una
malattia? – lo rimbeccò.
-
Sai che ricorri sempre al sarcasmo quando sei in
imbarazzo? –
Scosse
la testa, incredula. Da quando aveva imparato
a capire così bene i suoi comportamenti?
-
Devi avermi osservato parecchio se sai come
interpretare ogni mia parola. –
Eric
abbassò leggermente lo sguardo, mentre la
carnagione solitamente chiara delle guance si colorava di un lievissimo
rosa.
Possibile
che fosse imbarazzato?
-
Mi piace analizzare ciò che m’interessa.
– replicò,
risistemando il bilanciere e tergendosi la fronte con
l’asciugamano lì accanto.
-
Quindi t’interesso. –
Non
era una domanda, ma Eric rispose lo stesso,
inarcando un sopracciglio: - Non è ovvio? –
-
Con te non c’è mai nulla di ovvio. –
mormorò.
Era
vero. Ogni volta che pensava di aver capito che
tipo fosse, faceva qualcosa che stravolgeva totalmente l’idea
che aveva di lui.
-
Bene, non mi piace essere prevedibile. –
-
Non si tratta di essere prevedibile o meno, ma di
non farmi mai capire cosa vuoi. –
Si
alzò in piedi, avvicinandolesi e posandole le mani
sui fianchi.
-
Ho voglia di baciarti. – decretò, fissandola negli
occhi.
Non
c’era imbarazzo nel suo sguardo, solo quell’ombra
cupa che scuriva il color acciaio delle sue iridi e che gli dava
un’aria
tenebrosa.
-
Allora fallo. – mormorò, sforzandosi di non
distogliere lo sguardo e avvicinandosi un po’ di
più.
Le
labbra di Eric si posarono sulle sue,
accarezzandole ed esplorandole con calma, senza alcuna fretta. Baciarlo
era un
gradevolissimo shock, proprio come la sera prima, e si chiese
distrattamente se
sarebbe sempre stato così. La morse piano, gentilmente,
strappandole un piccolo
gemito.
Fiamma
realizzò che le loro mani si erano
intrecciate solo quando si separarono, leggermente storditi e con le
fronti
appoggiate l’una all’altra.
Eric
le accarezzò il dorso della mano con lenti
movimenti circolari del pollice.
-
Hai intenzione di andare alla festa di Zeke? – gli
chiese.
-
Tu vuoi andarci? –
Annuì.
– Gliel’ho promesso e poi Nicole mi
strozzerà
se non l’accompagno. –
-
Magari ci faccio un salto. – replicò, fingendosi
indifferente.
Quel
“magari” suonava tanto come un sì alle
orecchie
della ragazza.
-
Magari ti aspetto lì. –
-
Magari voi due trasfazione vorrete spiegarmi cosa
ci fate in palestra a quest’ora e per di più
durante il vostro giorno di
riposo. –
La
voce di Max, profonda e condita da un pizzico di
divertimento, li fece scattare sull’attenti e districare le
mani.
-
Avevamo pensato di allenarci un po’, signore. –
replicò il ragazzo, a testa alta e con lo sguardo sicuro di
chi non aveva fatto
nulla di male.
Fiamma,
dal canto suo, non riusciva a non pensare a
quanto sarebbe stato imbarazzante se il Capofazione fosse entrato un
paio di
minuti prima.
-
Alla tua età non avrei certo passato il mio giorno
libero ad allenarmi se avessi avuto una ragazza. –
Le
guance dell’ex Candida si tinsero di rosso e
distolse lo sguardo, imbarazzata. Doveva cominciare a farci
l’abitudine del resto.
Lei ed Eric forse non stavano proprio insieme ufficialmente, ma senza
ombra di
dubbio tra loro era nata una relazione.
-
Mancano pochi giorni alla fine dell’iniziazione,
non possiamo distrarci proprio adesso. Una volta che entrambi saremo
dentro
avremo tutto il tempo di stare per conto nostro. –
Max
annuì come se ciò che aveva appena detto fosse
assolutamente sensato.
-
Sembra che la nuova generazione sia più saggia di
quanto fosse la mia. – ironizzò, congedandosi con
un cenno del capo e uscendo
dalla palestra.
Rimasti
soli, Fiamma gli rivolse uno sguardo
penetrante.
-
Quindi vuoi aspettare la fine dell’iniziazione
prima di passare un po’ di tempo con me? –
Eric
sembrava perplesso.
-
Abbiamo appena passato un po’ di tempo insieme. –
Alzò
gli occhi al cielo, furiosa. Saggio. Chi, lui?
Max doveva proprio aver preso un abbaglio pazzesco.
-
Un paio di baci me lo chiami passare il tempo
insieme? –
-
Bè, eravamo solo noi due … Quindi sì.
– confermò,
all’apparenza ancora più sconcertato.
-
Ora ho capito perché non sei rimasto negli
Eruditi. Sei totalmente incapace di arrivare alle conclusioni
più ovvie. –
esclamò, furibonda, uscendo a passo di carica dalla palestra.
*
Ragazze,
chi le capiva era bravo. Adesso per quale
accidenti di motivo era scoppiata come un vulcano in eruzione?
Recuperò la
maglietta che aveva lasciato in un angolo,
l’indossò e tornò verso la camerata.
Uscito
dalla doccia, si ritrovò davanti l’unica
persona in tutta la fazione che proprio non riusciva a sopportare.
-
Cosa vuoi? – esclamò, fissandolo in cagnesco.
Quattro
lo fissò nello stesso modo.
-
Che succede tra te e Fiamma? – volle sapere.
Fantastico,
adesso quel Rigido si atteggiava a
cavalier servente. A meno che … possibile che piacesse anche
a lui? Li aveva
visti passare un sacco di tempo insieme da quando erano arrivati nella
residenza, ma non aveva mai avuto l’impressione che tra di
loro ci fosse più di
un’amichevole complicità.
È
un Rigido; anche volendo, cosa pensi che potrebbero mai fare insieme,
tenersi
per mano e allacciarsi le scarpe a vicenda?
Trattene
a fatica un ghigno divertito.
-
Che c’è, Rigido,
sei qui per dirmi che devo stare lontano da lei perché ti
piace o per qualche
altro strano motivo? –
Scosse
la testa, incredulo.
-
Piacermi? È come se mi stessi chiedendo se
potrebbe mai piacermi mia sorella. No, voglio solo dirti che se la
rendi
infelice io ti renderò molto dolorante. –
Adesso
passava alle minacce? Wow, c’era da averne
paura.
-
Credi forse di spaventarmi? –
Lui
non era il tipo da farsi intimorire da un
buffone che aveva scelto come nuovo nome un numero.
-
Non voglio spaventarti, è solo un avvertimento. –
replicò serafico.
-
Messaggio ricevuto; ora perché non migliori la
giornata a tutti e due e ti togli dai piedi? –
borbottò, sorpassandolo con una
spallata.
Stava
indossando una maglietta pulita quando si
ritrovò davanti quello scricciolo di ragazza che rispondeva
al nome di Nicole.
Lo fissava dal basso verso l’alto con
un’espressione indignata che gli strappò
un ghigno divertito.
-
È la mattina delle minacce? – domandò,
passandosi
una mano tra i capelli corvini ancora bagnati e scompigliandoli.
Scosse
la testa, facendo ondeggiare i capelli lisci
come spaghetti e incrociando risolutamente le braccia al petto.
Non
potè fare a meno di notare come a Fiamma
riuscisse meglio quell’atteggiamento risoluto.
-
Vedi di rimediare all’epocale stronzata che hai
detto, sempre ammesso che t’importi qualcosa. –
aggiunse, rivolgendogli uno
sguardo penetrante.
Si
sedette sul bordo del letto, portandosi quasi
alla sua stessa altezza. Era incredibile quanto potesse essere minuta
senza
risultare assolutamente ridicola. Sembrava più che altro una
specie di bambola
in formato tascabile.
-
Ti sto ascoltando, scricciolo. –
-
Se vuoi solo qualcuna che ti scaldi il letto hai
scelto proprio la persona sbagliata, perché Fiamma
… - riprese, venendo
interrotta all’istante.
-
Non che la cosa ti riguardi, ma se avessi voluto
solo del sesso facile avrei guardato altrove e molto prima. –
-
Allora dimostralo invece di uscirtene con frasi
come: per me passare del tempo insieme significa unicamente
avvinghiarci e
baciarci da qualche parte. –
-
Non ho mai detto questo. – protestò.
Nicole
inarcò un sopracciglio con aria di sfida. –
Ah, no? –
Okay,
forse non si era espresso proprio al meglio in
palestra, ma lui non intendeva quello.
-
Devo essermi spiegato male. Io non volevo dire …
Cioè, non sono come Reaper. – esclamò.
-
Un Erudito che si esprime male, ora ne ho viste di
tutti i colori. – ironizzò, prima di aggiungere, -
Perché non le dimostri che
si sbaglia, allora? –
Certo,
la faceva facile lei. Come si faceva a far
entrare in testa a
una ragazza testarda
come Fiamma che aveva semplicemente frainteso le sue parole?
-
E come pensi che dovrei fare? – domandò, prima di
mordersi la lingua.
Stava
davvero chiedendo aiuto a quella mini bambola?
Nicole
si sfregò le mani con aria soddisfatta.
-
Pensavo di non vivere abbastanza da vedere il
giorno in cui avresti chiesto aiuto a qualcuno. È semplice,
devi solo
dimostrarle che a lei ci tieni per davvero. –
Un’idea
lo folgorò.
A
quanto sembrava c’era una festa in programma e la
sua presenza era obbligatoria, indipendentemente dal fatto che avrebbe
dovuto
ricorrere a ogni fibra del suo essere per sopportare la presenza
congiunta di
Zeke e Quattro.
-
La festa di questa sera. – brontolò.
Nicole
fece il segno della vittoria. – Allora,
dopotutto, non sei proprio un completo idiota. –
*
Mancavano
un paio d’ore all’inizio della festa
quando Fiamma, Nicole e Shauna uscirono dal negozio di Tessa con una
busta
ciascuna e l’espressione eccitata. Fare shopping con Nicole
si era rivelata un’esperienza
che non aveva nulla da invidiare all’addestramento in quanto
a fatica. La
ragazza sfrecciava letteralmente da uno scaffale all’altro,
arraffando vestiti
e accessori come se ne andasse della sua stessa vita. Le aveva
sequestrate per
ben un’ora e mezza, costringendole a indossare un capo dopo
l’altro e a
improvvisare una specie di sfilata davanti a lei e a una Tessa con le
lacrime
agli occhi per il divertimento.
Alla
fine, proprio quando cominciavano a ponderare l’idea
di ucciderla e occultarne il cadavere, Nicole diede il suo benestare
per i
vestiti che avevano addosso. Quello di Fiamma era un abito nero
interamente lavorato
in pelle che si chiudeva sul davanti con i lacci di un bustino ed era
accompagnato da un copri spalle in pizzo nero; era scandalosamente
corto e non
si sarebbe mai fatta convincere ad acquistarlo se entrambe le ragazze e
la
stessa Tessa non l’avessero convinta che sembrava essere
stato realizzato appositamente
per lei. Completavano l’outfit un paio di stivali alla
moschettiera che
terminavano poco sopra il ginocchio. Il vestito di Shauna era molto
più sobrio,
un semplice abito a mezzamanica di un bell’azzurro cielo che
riprendeva il
colore dei suoi occhi e che le arrivava a metà coscia,
impreziosito da una
serie di ricami di un tono di azzurro leggermente più scuro.
La faceva sembrare
una bambola di porcellana, con quella sua pelle chiara e i lunghi
capelli
biondi, ed era precisamente l’idea che Nicole voleva dare di
lei: una bellezza
eterea e delicata. Infine, il vestito che aveva scelto per
sé era un miniabito
che riprendeva i colori della fazione d’origine con una
striscia centrale di
pizzo trasparente sotto alla quale era stato apposto il tessuto bianco
per
celare le “grazie” della ragazza che
l’avrebbe indossato.
-
Sono praticamente nuda. – borbottò Fiamma,
indossando gli stivali ed esaminandosi davanti allo specchio con aria
critica.
-
Non essere ridicola, io sono nuda.
– ribattè Nicole, ma il suo tono tradiva il
compiacimento. Fece una piroetta su se stessa e tornò ad
esaminare il suo
riflesso con aria critica.
-
Ci vuole un po’ più di illuminante. –
stabilì, recuperando
il vasetto e sfumandone un po’ sugli zigomi. Poi si
voltò verso di lei,
prendendola per le spalle e spingendola verso il letto.
-
Siediti qui e lasciati truccare, manca poco all’inizio
della festa. – ordinò, mentre Shauna si sistemava
alle sue spalle armata di
spazzola, forcine ed elastico per dedicarsi ai suoi capelli.
Quindici
minuti dopo, con il collo dolente per aver
eseguito tutte le istruzioni che prima una e poi l’altra le
impartivano, le fu
concesso di guardarsi nuovamente allo specchio. La ragazza che le
sorrideva
dall’altra parte non poteva essere lei.
Gli
zigomi erano ancora più alti del solito, il viso
aveva i tratti incredibilmente definiti che la facevano sembrare
più magra, le
labbra coperte di rossetto apparivano turgide e pronte al
più passionale dei
baci. Infine gli occhi erano stati messi in
risalto da uno smokey intenso sui toni del bianco e del
nero. I capelli
erano stati arricciati e acconciati in uno chignon che le conferiva
un’aria di distratta
eleganza. Persino il vestito non le sembrava più tanto
tremendo ora.
-
Pronta a entrare in scena, tesoro? – la esortò
Nicole.
Annuì.
Sì, era decisamente pronta.
*
Nel
momento stesso in cui la vide entrare il suo
cervello andò in black out. L’abito le aderiva
tanto da non lasciare niente all’immaginazione
e la pelle alabastrina lasciata scoperta sembrava attrarre il suo
sguardo come
una calamita irresistibile. Era da mozzare il fiato.
Un
fischio di apprezzamento attirò la sua
attenzione.
Ross,
appoggiato a uno dei tavoli, aveva alzato la
bottiglia in direzione del terzetto come a voler brindare a loro.
-
Ripetimi ancora una volta come hai fatto a farti
sfuggire una così, Reaper. – commentò,
scatenando le risate di un paio di
Intrepidi accanto a lui.
Il
Capofazione corrugò la fronte e parve infastidito
dai commenti almeno quanto lui.
-
Già, sembra che l’unico che abbia fatto
l’affare
qui sia Bas. – aggiunse Trey, appioppando una pacca sulla
spalla all’amico che
si era diretto a passo svelto verso la sua ragazza.
Eric
si chiese distrattamente se avesse dovuto fare
la stessa cosa o aspettare che fosse in disparte.
Afferrò
un bicchiere e lo vuotò d’un sorso, non
perdendola di vista neanche per un attimo. La vide ridere e scherzare
con Zeke
finchè non prese per mano Quattro e lo trascinò
sulla pista.
Quel
Rigido non migliorava neanche mentre ballava.
Considerò, osservando con divertimento i movimenti
impacciati del ragazzo.
Quando li vide separarsi fece per andare da lei, ma Reaper lo
precedette. Non l’aveva
neanche visto spostarsi e quello si era rivelato un errore madornale.
Lo
vide avvicinarsi a lei e parlarle con aria
sommessa. Fiamma scosse la testa, ritraendosi quando il ragazzo
provò a prenderle
una mano. Lo vide parlare ancora, questa volta sembrava proprio un
cucciolo che
era stato appena preso a calci e riusciva a leggere la supplica nei
suoi occhi
smeraldini persino da lì. La ragazza alzò gli
occhi al cielo, sbuffando, ma
questa volta non si ritrasse e lasciò che la conducesse in
pista.
Decise
che ne aveva abbastanza. Si fece largo tra le
coppie intente a ballare, raggiungendoli e interrompendo il loro ballo
e le
parole di Reaper, che le sussurrava chissà cosa. Scuse,
sicuramente.
-
C’è qualche problema? – gli chiese il
Capofazione,
stranito.
-
Sì, il problema sei tu. – replicò,
fronteggiandolo
a brutto muso.
-
Perché, invece, non lasciamo decidere a lei con
chi preferisce stare? –
Perché,
invece, non ti spacco semplicemente la faccia?
-
D’accordo. – acconsentì, stringendo i
denti.
Fiamma
li osservò a turno, sconcertata. Faticava
davvero a capire che entrambi non si sarebbero mai arresi, che la
desideravano?
-
Reaper … per favore, lasciaci soli. –
mormorò.
Il
ragazzo abbassò lo sguardo, sconfitto. –
D’accordo,
ma ricordati quello che ti ho detto. –
Eric
aspettò che si fosse allontanato per guardarla
con intensità.
-
Cosa ti ha detto? –
-
Che si odia e che si fa schifo per ciò che ha
provato a fare. Gli ho detto che gli credo e che penso di poterlo
perdonare. –
Sgranò
gli occhi, ma non disse nulla. Se lei se la
sentiva non sarebbero certo state le sue parole a farle cambiare idea.
-
D’accordo, ma non mi piace che ti giri intorno …
che nessuno ti giri intorno. – chiarì.
Fiamma
gli rivolse uno sguardo di sfida. - E perché,
improvvisamente vuoi più di un paio di baci da me?
–
-
Ho sempre voluto più di un paio di baci. – Poi,
rendendosi conto di quanto ambiguo e sfacciato potesse sembrare,
aggiunse: -
Potrei portarmi a letto quasi chiunque qui dentro. –
-
Bè, tu e la modestia andate proprio a braccetto. –
ironizzò, sprezzante.
-
Fammi finire. Potrei portarmi a letto una
qualsiasi, ma non sarebbe te. Non sono bravo con le parole quando si
tratta di
sentimenti e roba varia, ma so ciò che voglio. Te. Non solo
qualche minuto
rubato giorno per giorno, ma sempre. –
-
È un tentativo maldestro di dire che vuoi stare
con me ufficialmente? –
Annuì.
– Esatto. –
Si
alzò in punta di piedi, baciandolo con
delicatezza. Era appena uno sfiorare di labbra, dolce e delicato.
La
strinse a sé, baciandola con più vigore,
incurante degli sguardi a metà tra il sorpreso e il
divertito che li fissavano.
Che guardassero pure, lei era sua.
-
E, tanto per la cronaca, questo vestito finisce in
fondo all’armadio. – decretò, fissandolo
contrariato.
-
Perché, non ti piace? –
Fece
una mezza giravolta, sorridendo sfacciata.
-
Al contrario, mi piace troppo, così come piace
anche a troppe persone per i miei gusti. – aggiunse.
Si
alzò nuovamente in punta di piedi, mormorandogli
all’orecchio, con voce maliziosa: - Magari allora potrei
indossarlo solo per
te. –
Deglutì,
sentendo il sangue ribollirgli nelle vene.
Calma,
calma. Vuoi forse passare per un troglodita ninfomane?
-
Mi sembra una proposta interessante. – replicò,
prima
che un verso sorpreso uscisse dalla gola della ragazza.
Si
voltò verso la direzione in cui stava guardando.
Zeke e Nicole erano stretti in un abbraccio mozzafiato e di Bas non
c’era
alcuna traccia.
-
Alla fine si è decisa, finalmente. –
esclamò,
soddisfatta, prima di tornare a cingergli il collo e baciarlo con
trasporto.
Spazio
autrice:
Chiedo
scusa per l’attesa, ma come
potete notare il capitolo è piuttosto lungo.
Vorrei proporvi un piccolo sondaggio. Quale coppia preferite e quale
personaggio?
Detto ciò, qui sotto vi lascio il link dei vestiti che
indossano le tre
ragazze. Come sempre vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate di
questo
aggiornamento e vi rimando al prossimo capitolo.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
Vestito
Fiamma:
https://www.google.it/search?biw=1366&bih=508&tbm=isch&sa=1&q=miniabito+in+pelle+nera&oq=miniabito+in+pelle+nera&gs_l=img.3...2628.3196.0.3553.4.4.0.0.0.0.136.527.0j4.4.0....0...1c.1.48.img..4.0.0.fNSqfuGsUXI#facrc=_&imgdii=_&imgrc=ZEZiGdz56DEzlM%253A%3BAzIoYgUTquCFoM%3Bhttp%253A%252F%252Fi00.i.aliimg.com%252Fwsphoto%252Fv0%252F564635182_1%252FFree-shipping-12pc-lot-2012-Sexy-Mini-Dress-With-Glitter-Lace-font-b-Bolero-b-font.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fit.aliexpress.com%252Fw%252Fwholesale-black-leather-bolero.html%3B800%3B800
Vestito
Shauna:
https://www.google.it/search?tbm=isch&q=mini+abito+azzurro&spell=1&sa=X&ei=cj6tU-jnI4qM0AWD8YCADA&ved=0CB4QBSgA&dpr=1&biw=1366&bih=508#facrc=_&imgdii=yQreM3tYJSVIRM%3A%3BbMnaajcKYsziZM%3ByQreM3tYJSVIRM%3A&imgrc=yQreM3tYJSVIRM%253A%3BMYAGJWeQ6NW54M%3Bhttp%253A%252F%252Fd.repubblica.it%252Fimages%252F2011%252F09%252F16%252F150747592-5d9c8a4b-9ef2-4f12-849e-000b1d3941ee.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fd.repubblica.it%252Fargomenti%252F2011%252F09%252F22%252Ffoto%252Fdive_abito-517726%252F3%252F%3B333%3B500
Vestito
Nicole:
https://www.google.it/search?biw=1366&bih=508&tbm=isch&sa=1&q=mini+abito+pizzo&oq=mini+abito+&gs_l=img.1.7.0l10.72092.72092.0.77809.1.1.0.0.0.0.164.164.0j1.1.0....0...1c.1.48.img..0.1.162.FUH7YM0I4no#facrc=_&imgdii=_&imgrc=0QnNgDI-IAUPsM%253A%3Bh6RumaYmeqA0uM%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.specialprezzi.com%252Fopen2b%252Fvar%252Fcatalog%252Fimages%252F801%252F0-fdc5eb20-800.jpg%3Bhttp%253A%252F%252Fwww.specialprezzi.com%252Fproduct%252F801%252FMini-abito-sexy-senza-spalline-rivestito-in-pizzo-Sexy-Shop-Bianco-Nero-Codice-97000644.html%3B625%3B800
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Capitolo 16 *** Cap 16 ***
Cap
16
-
Coraggio, bella addormentata, è ora di alzarsi. –
Affondò
la testa sotto al cuscino, cercando riparo
dalla voce allegra di Nicole che le rimbombava nei timpani.
Un
momento … Nicole sveglia di prima mattina? C’era
sicuramente qualcosa che non andava. Si districò dal bozzolo
di coperte in cui
era avvolta e le puntò un dito contro, con fare accusatorio.
-
Perché tu
sei già sveglia e, soprattutto, come mai sorridi come
un’ebete? –
-
Il Sole brilla, è l’inizio di una nuova settimana,
e siamo sempre più vicini alla fine di questo strazio. Non
ti sembra un motivo
per essere felice? – replicò.
La
conosceva abbastanza bene da sapere che stava
mentendo oppure semplicemente omettendo la causa più
importante del suo
inaspettato buon umore.
-
Tutto questo non ha proprio nulla a che vedere con
un certo interno dalla pelle scura e gli occhi color cioccolato?
–
-
Pensa piuttosto al tuo pallido e inquietante
ragazzo. – la rimbeccò, facendole la linguaccia.
Si
alzò in piedi, stiracchiandosi pigramente, e
gettò un’occhiata in direzione del diretto
interessato. Sembrava essere il
solito Eric di tutti i giorni, ma gli occhi tradivano una scintilla
d’allegria
che in precedenza non c’era.
-
Eric non è pallido e inquietante. –
protestò.
Okay,
magari un po’ inquietante lo è, ma non ti piace
anche per questo?
Lo
vide fulminare con un’occhiataccia l’unico degli
insopportabili Eruditi che era sopravvissuto alla prima fase
d’eliminazione,
che per tutta risposta si affrettò a distogliere lo sguardo
e a togliersi
immediatamente dai piedi.
D’accordo,
è molto inquietante.
-
Invece sì che lo è. Santo cielo, è
l’incarnazione
dell’inquietudine. –
-
Chi è inquietante? –
Come
la voce le raggiunse le orecchie non potè fare
a meno di sorridere. Forse, dopotutto, non era proprio la persona
più adatta a
rimproverare Nicole per la sua eccessiva dose di felicità e
sdolcinatezza.
-
Nessuno. – replicò, alzandosi in punta di piedi
per scoccargli un bacio a fior di labbra, proprio mentre Nicole
decretava: -
Proprio tu, mr muscolo. –
Cinse
la vita di Fiamma con un braccio, stringendola
a sé e sfiorandole il viso con il suo. - Meglio essere
inquietante piuttosto
che un completo idiota. –
-
Guarda che non sto più con Bas, sto uscendo con
Zeke adesso. –
-
Appunto. – replicò, serafico.
Nicole
gonfiò le guance per l’indignazione e Fiamma
non potè fare a meno di scoppiare a ridere, non sapendo se
essere più divertita
dai modi di Eric o dalla comicità delle espressioni
dell’amica. Poi, sfoggiando
una delle sue migliori interpretazioni drammatiche, annunciò
di ritenersi
profondamente offesa dai suoi modi da scimmione e uscì alla
ricerca di Zeke.
-
Gli altri due casi umani che fine hanno fatto? Non
che mi lamenti della loro assenza, sia chiaro. – aggiunse in
fretta.
Già,
quella sì che era una bella domanda. Quando era
tornata in camerata Nicole le aveva raccontato tutto ciò che
si era persa della
serata. Stefan, chissà forse spinto dall’alcool,
aveva finito con l’affrontare
Quattro e il dichiararsi. L’Abnegante aveva cercato
maldestramente di non
risultare troppo brusco e aveva declinato la sua proposta, sforzandosi
di
essere quanto più gentile possibile. Non doveva esserci
riuscito granchè bene,
però, visto che Stefan si era dileguato e da allora non si
erano più rivolti la
parola; anzi, quando i loro sguardi si incrociavano anche solo per caso
il
Candido indossava un’espressione che era un misto di
mortificazione e offesa,
mentre il Rigido appariva visibilmente imbarazzato e confuso.
-
Hanno avuto delle incomprensioni … sentimentali. –
-
Lo sapevo! Nessuno può essere così Rigido da non
degnare della propria attenzione neanche una ragazza, doveva esserci
sotto
qualcosa. – esclamò, trionfante come se quella
fosse stata la conferma di
chissà quale grandiosa teoria elaborata da una mente
superiore.
Gli
assestò un pugno sul fianco, facendolo gemere
lievemente.
-
Piantala! E poi, non è Quattro quello che si è
dichiarato. –
Questa
volta il ragazzo sgranò gli occhi, preso in
contropiede.
-
Ah no? Quindi stai per caso cercando di insinuare
che il Rigido sia etero? No,
perché
sono certissimo che questo non sia assolutamente
possibile. –
-
Eric! – esclamò, indignata, colpendolo nuovamente
nello stesso punto.
-
Cosa? – domandò, sfoderando la sua migliore
espressione innocente.
Certo,
come se quello fosse un aggettivo a cui potesse accostarsi la sua
personalità.
Quando Eric sarà innocente con ogni probabilità
l’Inferno sarà talmente
ghiacciato che verrà inaugurata una stazione sciistica.
-
Non puoi proprio essere un po’più gentile?
–
-
Chi, io? –
-
Okay, hai ragione. Che ne dici di
approssimativamente gentile? –
Eric
finse di pensarci su. Annuì. – Sì,
credo di
potercela fare. –
Si
chinò nuovamente su di lei, catturandole le
labbra in un bacio che fu fin troppo breve per i suoi gusti.
-
Devo andare a parlare con Stefan, sarà a pezzi.
Tu, intanto, perché non ti eserciti con quella questione
della gentilezza? –
-
Uhm, respinto per un gay, sarà un colpo duro per
il mio ego. –
L’occhiataccia
con cui lo fulminò lo spinse a
ghignare con aria malandrina. – Ehy, ho detto che credevo di farcela, non che ne sarei
stato in grado. –
Fiamma
alzò gli occhi al cielo, sbuffando, ma non
potè fare a meno di increspare le labbra in un lieve accenno
di divertimento.
Non
c’era niente da fare, sembrava che fosse del
tutto incapace di tenergli il broncio per più di qualche
secondo.
*
Aveva
trovato Zeke prima di quanto si fosse
aspettata, impegnato come al solito a tenere banco tra gli iniziati
interni e a
raccontare chissà quale delle sue imprese. O atti di
completa pazzia, come
preferiva definirli lei.
-
Ehy, piccola. – la salutò, facendosi largo tra il
gruppetto e tendendo una mano per attirarla a sé. Stretta
nel suo abbraccio,
non potè fare a meno di ripensare agli avvenimenti delle
ultime ore.
Aveva
cercato di ripetere a se stessa che Zeke non
era nulla più che un ragazzo carino che si divertiva a fare
il buffone, che non
era minimamente in grado di reggere il confronto con Bas e che lei non
provava
nei suoi confronti nulla più che quell’attrazione
che tutti i bei ragazzi
suscitano nelle ragazze che li circondano.
Quando
le aveva detto di aver rinunciato all’idea di
sedurla, però, aveva sentito una morsa in corrispondenza del
cuore. Le ultime
settimane erano trascorse nella certezza di piacergli e che avrebbe
fatto
qualsiasi cosa per attirare la sua attenzione e adesso, invece, si
ritrovava
senza più alcun punto fermo. Era stato allora che aveva
capito. Non le sarebbe
dovuto importare della sua indifferenza, non se amava davvero Bas, ma
evidentemente le cose non stavano come aveva cercato di convincersi.
La
sera precedente aveva affrontato Bas, provando
per la prima volta quella fastidiosa sensazione di colpa che scaturiva
dal fare
qualcosa di profondamente doloroso e ingiusto a una persona che non se
lo
meritava. Perché poteva non esserne davvero innamorata, o
almeno non quanto lo
era di Zeke, ma era un bravo ragazzo che non le aveva mai fatto mancare
nulla e
spezzargli il cuore la faceva sentire crudele. Bas però non
le era sembrato poi
così sorpreso, come se per certi versi avesse sempre saputo
che quella per Zeke
non era solo un’attrazione fisica o un nuovo divertente modo
di giocare. Aveva
abbassato lo sguardo, stringendo i pugni, e l’aveva pregata
di non aggiungere
altro. Aveva lasciato la sala a passo di carica senza voltarsi
indietro.
Rimasta
sola, Nicole aveva fatto vagare lo sguardo
alla ricerca di Zeke, trovandolo circondato da un gruppetto di iniziate
che
ridevano per una delle sue battute. Era stato allora che aveva preso la
sua
decisione e ora, mentre ispirava il profumo del suo dopobarba e
avvertiva il
calore e la sicurezza della sua stretta, non poteva fare a meno di
ripensare
alle parole che si erano scambiati.
La
sera prima ….
Marciò
verso di lui, sforzandosi di apparire calma e rilassata. Una vera
impresa
considerato il fatto che il suo cuore batteva a ritmo incessante come
se fosse
del tutto fuori controllo.
-
Zeke, posso parlarti? – disse, ignorando le occhiate
incuriosite delle ragazze
intorno a loro.
Che
pensassero pure quello che volevano, le chiacchiere di quattro
pettegole non la
impensierivano minimamente.
Zeke
la guardò perplesso, districandosi dalla presa delle sue
ammiratrici e
annuendo.
-
Fammi strada. –
Raggiunsero
l’angolo più esterno della pista, relativamente
più tranquillo rispetto al
resto della sala, e rimasero a fissarsi in silenzio per un tempo
interminabile.
-
Allora, di cosa volevi parlarmi? –
Sospirò,
cercando di prendere coraggio e trovare le parole giuste che
spiegassero ciò
che provava per lui. Proprio lei che quella mattina aveva rimproverato
Eric di
non sapersi esprimere, adesso di trovava a corto d’idee.
Decise che c’era solo
un modo per fargli capire cosa provava.
Gli
gettò le braccia al collo, attirandolo a sé, e lo
baciò con passione, cercando
di mettere in quel bacio tutto ciò che non riusciva a dirgli
a parole.
Quando
si separarono, Zeke aveva indosso una curiosa espressione a
metà tra la
sorpresa e l’incertezza.
-
Non che me ne lamenti, ma perché lo hai fatto? –
chiese.
-
Perché ho scelto te. Ho lasciato Bas, perché
voglio stare con te … Se tu ancora
mi vuoi. – aggiunse, rammentando le parole che le aveva
rivolto quel giorno in
mensa.
Zeke
la fissava frastornato, come se faticasse a capire il senso di quelle
parole.
-
Tu vuoi stare con me? – ripetè, incredulo.
Annuì,
tormentandosi nervosamente le mani, - E tu? –
Si
chinò su di lei, baciandola a sua volta.
-
Non è ovvio? –
-
A cosa stai pensando? – le chiese, accarezzandole
il collo con le labbra e facendole correre un brivido lungo la schiena.
-
Che sono contenta che tu non abbia davvero deciso
di ignorarmi. – replicò, voltandosi quanto bastava
per far sfiorare le loro
labbra in un casto bacio.
*
Eric,
seduto a terra e con le spalle appoggiate al
muro, ascoltava con attenzione le parole di Reaper.
-
Oggi diamo inizio all’ultimo modulo
dell’iniziazione. Non c’è nulla che
possa dire per prepararvi a ciò che vi
aspetterà perché questa prova è
altamente soggettiva. Gli Intrepidi imparano ad
affrontare le loro paure e, se siete tali, voi dovrete fare lo stesso.
C’è
qualche volontario che vuole provare ad affrontare la simulazione per
primo? –
domandò, lasciando vagare gli occhi smeraldini sui volti
degli iniziati.
Si
alzò in piedi con un movimento fluido. Quanto
poteva essere tremendo? In fin dei conti si trattava solo di qualcosa
che era
dentro la sua testa, niente di reale.
-
Vado io per primo. – decretò, sentendo su di
sé lo
sguardo preoccupato di Fiamma.
Prima
di varcare la soglia della stanza delle
simulazioni si concesse di voltarsi verso di lei e le rivolse un
sorriso
sghembo che significava che tutto sarebbe andato per il meglio. Non era
una
femminuccia, poteva affrontare tutto ciò che si nascondeva
nella sua psiche.
La
porta si richiuse alle sue spalle e venne fatto
accomodare su una poltroncina. Bas sedeva davanti al monitor del
computer e
armeggiava con una scatoletta contenente decine di provette. Ne porse
una a
Reaper, accompagnandola a una siringa.
-
È il siero per la simulazione, va iniettato nel
collo. – spiegò il Capofazione, caricando la
siringa e avvicinandoglisi.
-
Posso fare da solo? –
Reaper
e Bas si scambiarono un’occhiata, ma non
dissero nulla. Reaper scrollò le spalle e gli
passò la siringa, cominciando a sistemare
gli elettrodi lungo il suo corpo. Quando ebbe finito, tornò
vicino allo
schermo.
-
È tutto pronto, iniettala quando vuoi. –
Eric
schiacciò il pistone della siringa, avvertendo
la sgradevole sensazione di bruciore dell’ago che penetrava
sotto pelle e
bucava la vena per farvi fluire il siero. Un senso di torpore lo
pervase
lentamente, accompagnata da una sensazione di vuoto. Chiuse gli occhi,
ormai
incapace di tenerli ancora aperti, e per un attimo intorno a
sé non vide altro
che il buio più totale. Fu allora che una morsa gli
serrò lo stomaco. Cosa
avrebbe visto? Cosa avrebbe provato?
Riaprì
gli occhi nel momento stesso in cui il suo
corpo registrò una sensazione di calore insopportabile.
Fuoco.
L’unica
cosa che riusciva a vedere intorno a sé
erano crepitanti fiammelle che zampillavano con vigore e si libravano
alte
nell’aria. Una colonna di fumo veniva portata dal vento e
l’aria rarefatta
assaliva naso e bocca suscitandogli la sensazione di essere sul punto
di morire
soffocato.
Una
volta, quando era bambino, era scoppiato un
incendio nel quartiere degli Eruditi in cui viveva e aveva sentito le
urla di
una donna, intrappolata all’ultimo piano
dell’edificio insieme ai suoi due
bambini, che chiedeva disperatamente aiuto. Le fiamme però
avevano già invaso
l’intera costruzione e mancavano pochi
metri perché divorassero anche loro tre.
Ricordava di aver assistito
alla scena in silenzio, pensando a come sarebbe stato essere nella sua
stessa
situazione e sentire il panico che prendeva il controllo del corpo e
scacciava
ogni briciolo di razionalità.
Le
urla finirono poco dopo, quando cominciò il puzzo
di carne bruciata.
Da
allora Eric aveva sempre pensato che non doveva
esistere una morte peggiore di quella che causava il fuoco.
Ed
ora eccolo lì, circondato dalle fiamme e
destinato a fare la stessa fine. Rimase immobile come avrebbe fatto un
animale
colpito dai fari di una macchina, sforzandosi di farsi venire in mente
qualcosa
… qualsiasi cosa.
Quando
le fiamme lo inglobarono, il panico l’assalì.
Tuttavia c’era qualcosa che non andava, perché il
calore era asfissiante, ma la
sua pelle non accusava il minimo dolore.
Fuoco
che non brucia.
Nel
momento stesso in cui la sua mente registrò
l’assurdità della situazione, aprì gli
occhi di scatto e si ritrovò seduto
sulla poltroncina.
-
Un quarto d’ora, tempo standard per essere la
prima volta. –
La
simulazione era davvero durata per così tanto?
Non riusciva a crederci, eppure aveva l’impressione di
essersela cavata tutto
sommato.
-
Vai a riposarti, Eric, domani faremo un altro
tentativo. – ordinò Reaper.
Dalla
sua voce sembrava che si stesse sforzando
tremendamente di suonare professionale. Che figura avrebbe fatto se si
fosse
saputo che un Capofazione si sentiva in diritto di rivaleggiare con un
iniziato? Probabilmente gli avrebbero riso dietro per il resto della
vita.
Annuì,
trascinandosi fuori con un sospiro.
Quella
sarebbe stata la prova più dura di tutte.
Lo
sguardo di Fiamma tornò sul suo.
-
Come stai? – chiese.
Si
passò una mano tra i capelli, trovandoli madidi
di sudore.
-
Potrei stare meglio. Torno in camerata, ci vediamo
dopo. – replicò seccamente.
Sapeva
di risultare odioso, ma doveva prendersi il
suo tempo per affrontare quello che aveva appena scoperto. Malgrado
fosse
sicuro di sé e sapesse di essere coraggioso aveva comunque
fatto la parte del
ragazzino spaurito.
Non
poteva permetterselo, non se voleva arrivare al
primo posto e acquisire un titolo di tutto rispetto.
*
Fiamma
scosse la testa, esasperata. Ecco che
ricominciava con i suoi comportamenti lunatici. Comunque in quel
momento non
aveva proprio il tempo di pensare a Eric e alle sue stranezze. Si
alzò in
piedi, spolverandosi i pantaloni, e seguì Reaper dentro la
stanza.
Rivolse
un cenno di saluto a Bas e si sdraiò,
aspettando pazientemente che gli elettrodi venissero sistemati. Accanto
a lei,
con la siringa in mano, Reaper cercò il suo sguardo.
-
Qualsiasi cosa tu veda, ricordati che è solo una
finzione. Non è reale, non può farti male
… è tutto nella tua testa. –
dichiarò, toccandole gentilmente una tempia.
Annuì,
sforzandosi di apparire risoluta. Non poteva
cominciare una simulazione di paura pensando già a tutto
ciò che avrebbe potuto
terrorizzarla. S’impose di respirare tranquillamente e di
rallentare i battiti
del suo cuore impazzito.
-
D’accordo, cominciamo. –
Mentre
il siero si riversava bruciando nelle vene,
Fiamma cercò d’immaginare quale sarebbe stata la
paura che avrebbe dovuto affrontare.
Aveva sentito dire che di solito la prima che affiorava era una delle
peggiori.
Ma quale?
Non
appena aprì gli occhi e vide le pareti intorno a
lei capì di cosa si trattava.
Claustrofobia.
Spinse
le pareti di legno, meravigliandosi del fatto
che non si trattasse di una stanza comune. No, era sdraiata e
stranamente
quella sembrava essere la posizione più adatta. Quando vide
il velluto sotto di
sé e la chiusura ermetica del coperchio sulla sua testa,
realizzò dove si
trovava.
-
Quando morirò voglio essere cremata. Immagini se si
sbagliassero e finissero
con il seppellirti viva?-
Ricordava
che aveva detto quella frase anni prima,
rivolgendosi a sua madre, e che lei ne aveva riso dandogli della
sciocca.
-
Come possono seppellirti viva? Non è assolutamente
possibile. –
Bè
a quanto pareva si sbagliava, perché era proprio
ciò che le era capitato.
Sentiva
i polmoni bruciarle per lo sforzo di
trattenere l’aria e non trovarsi priva d’ossigeno.
Spinse con più vigore,
raschiando il coperchio e spezzandosi le unghie. Vide le dita
sanguinarle, ma
non avvertiva alcun dolore.
-
Qualsiasi cosa accada non è reale, è tutto nella
tua testa. –
Lei
non era morta, nessuno credeva che lo fosse e
nessun funerale era stato celebrato.
-
Non mi hanno sepolta. Non mi hanno sepolta. –
mormorò, chiudendo gli occhi e imponendo a se stessa di
rilassarsi.
Aprì
gli occhi, annaspando alla ricerca d’aria e urlando
a pieni polmoni: - Non mi hanno sepolta. –
-
Sssssh, va tutto bene. Piccola, va tutto bene. –
Le
braccia forti di Reaper la strinsero a sé, mentre
le mani le accarezzavano ritmicamente la schiena.
-
È tutto finito. Sei stata brava, davvero brava. –
continuò a mormorare.
Lasciò
che la stringesse a sé, mentre le lacrime le
scorrevano lungo le guance.
-
Adesso ti riporto in camerata, va bene? –
Annuì,
lasciando che la sorreggesse e la scortasse
verso l’uscita.
Arrivati
all’ingresso della camerata era quasi
tornata in sé. Tremava ancora, ma sentiva
l’autocontrollo farsi largo nella
foschia dell’isteria.
-
È stato orrendo. Credevo che … Credevo che
… -
Non
riuscì a terminare la frase. Era troppo orribile
persino da dire.
-
Lo so, ma va tutto bene. Sei stata in gamba, sei
uscita dalla simulazione presto. –
-
Andrà meglio con il tempo? –
Reaper
scosse la testa, mesto, - Vorrei dirti di sì,
ma mentirei, e io non sono capace di mentire … non a te.
–
Si
chinò su di lei, catturandole le labbra in un
lieve bacio.
Fiamma
si sottrasse subito, impedendogli di andare
oltre un semplice sfiorarsi, e scosse la testa con decisione.
-
Ti sono grata per quello che hai fatto, ma non
posso. Eric … io sto con Eric. –
asserì, muovendo un paio di passi all’indietro.
-
Lo so, ma lui dov’è adesso? Lo sai che non puoi
fare affidamento su di lui, penserà sempre prima a se stesso e al suo
orgoglio. –
-
Non voglio parlarne, non adesso e soprattutto non
con te. Voglio andarmi a stendere, grazie ancora per avermi
accompagnata fin
qui, ma ora sto bene. –
Reaper
annuì.
-
Come vuoi. Ricordati però che io ci sono. –
replicò, con un ultimo sguardo intenso, per poi voltarle le
spalle e tornare
verso la stanza di simulazione.
Rimasta
sola, si lasciò cadere sul suo letto.
Eric
non c’era, sparito in chissà quale buco
nascosto della Residenza.
Le
parole di Reaper le tornarono in mente.
E
se avesse avuto ragione? Se Eric avrebbe sempre
messo se stesso e il suo orgoglio prima di ogni altra cosa?
Spazio
autrice:
Rieccomi!
Sarò monotona, ma ringrazio ancora una
volta tutte coloro che recensiscono e leggono la storia. Spero che
questo
capitolo sia all’altezza del tempo che mi dedicate ogni volta
e vi annuncio che
il progetto si sta dilungando quindi questo non sarà il
terzultimo capitolo
come avevo programmato, ma probabilmente la storia arriverà
almeno fino al
capitolo venti … salvo nuove idee che potrebbero nascermi
sul momento. Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 17 *** Cap 17 ***
Cap
17
-
È tutto okay? –
Si
voltò verso di Eric, corrugando la fronte. – Non
dovrei
essere io a chiedertelo? Sei tu quello che è scomparso e si
è degnato di
rifarsi vivo solo questa mattina. –
Persino
alle sue stesse orecchie suonava
tremendamente dura e acida, ma le parole di Reaper erano ancora ben
fisse nella
sua mente e il fatto che Eric si ripresentasse davanti a lei come se
niente
fosse l’aveva fatta andare in bestia.
-
Avevo bisogno di riflettere. – replicò, per poi
accennare al tavolo a cui sedevano di solito, - Non mangiamo con gli
altri? –
-
Tu mangia
pure con chi preferisci, io vado a sedermi con Shauna e le ragazze.
– ribattè,
indicando il tavolo degli istruttori a cui Shauna aveva affiancato Jez
e
Arianne.
Sapeva
che Nicole non se la sarebbe presa, troppo
impegnata a tubare con Zeke, e non aveva proprio voglia di fare da
mediatrice
tra Stefan e Quattro.
Eric
le afferrò il polso, costringendola a voltarsi
verso di lui.
-
Mi dici che succede? Perchè improvvisamente mangi
al tavolo con quello? –
-
Perché quello
mi è stato vicino dopo la simulazione, mi ha
aiutata a smetterla di
piangere e urlare come un’isterica, mentre tu
eri sparito chissà dove. – sibilò,
velenosa.
Lo
sguardo del ragazzo s’incupì.
-
Ti ha sconvolta davvero così tanto? –
Sapeva
che era una domanda stupida perché lui stesso
aveva sperimentato la simulazione e sapeva perfettamente quanto potesse
essere
spaventosa, ma era abituato a vederla come una ragazza forte e
l’idea che
potesse andare in pezzi per qualcosa che esisteva solo dentro la sua
testa non
l’aveva sfiorato nemmeno lontanamente.
-
Ero terrorizzata. Pensavo che saresti tornato in
camerata prima o poi, ma non l’hai fatto. Come posso fare
affidamento su di te
se ogni volta che il tuo stupido orgoglio viene ferito scompari senza
degnarti
di dirmi nulla? –
-
Ho sbagliato. –, ammise, – Sono sempre stato
abituato a tenermi tutto dentro, ad affrontare le cose da solo, e
spesso mi
dimentico che ora posso fare affidamento anche su un’altra
persona. –
La
strinse a sé e questa volta Fiamma non si
ritrasse, sciogliendosi poco alla volta nella sua stretta.
-
Vuoi ancora stare al tavolo con quello?
– domandò poco dopo, incerto.
Fiamma
si separò quel tanto che bastava per
guardarlo negli occhi.
-
Ti preoccupa davvero così tanto che io possa
riavvicinarmi a Reaper? –
Annuì,
aggrottando la fronte: - Non hai intenzione
di farlo, vero? –
Scosse
la testa, appoggiandosi al suo torace
muscoloso. –
Non ci penso neanche, sto
bene qui. –
Eric
sospirò, sollevato, e si lasciò scortare verso
il loro solito tavolo.
-
Allora, di che si parla? –
Zeke
gli rivolse un’occhiata sorpresa. Non era certo
da biasimare dal momento che Eric parlava il minimo indispensabile con
loro,
tranne che per lanciare frecciatine, e l’unica con cui
instaurava una specie di
dialogo era Nicole. Un dialogo fatto di frecciatine, scherzi e
punzecchiature,
certo, ma era pur sempre meglio di niente.
-
Sta cercando di farsi perdonare, non gli siete
diventati improvvisamente simpatici. – spiegò
Fiamma.
-
Certo che no, ci mancherebbe solo questo. –
concordò.
-
Uhm, tutto chiaro. Comunque, si parlava della
giornata delle visite. –
Nicole
emise un gemito, seguito dal rantolo di
dolore che uscì dalle labbra di Quattro. Persino Eric parve
perdere un po’
della consueta sicurezza.
-
Perché dovrebbe essere un problema? –
-
È evidente che non conosci mia madre, Fì,
altrimenti anche tu la vedresti come una crisi mondiale. –
spiegò Nicole,
portandosi una mano tra i capelli.
Stefan
annuì, solidale. – Mia zia non è
proprio il
tipo di donna dal temperamento facile. –
-
Mio padre non si farà vedere, almeno spero, ma non
ne sono sicuro. – borbottò Quattro. La prospettiva
che Marcus potesse
presentarsi nel quartier generale degli Intrepidi sembrava essere la
cosa
peggiore che la sua mente fosse in grado di immaginare.
-
Tu, invece, che problema hai con i tuoi? –
domandò, volgendosi verso Eric.
Il
ragazzo si morse il labbro, indeciso sull’aprire
bocca o meno. Poi ricordò ciò che aveva promesso
e il discorso sul renderla
partecipe di ciò che gli passava per la testa e si decise a
parlare.
-
Non sono propriamente i genitori più amorevoli
sulla faccia della terra. –
-
Ecco da chi hai ripreso, allora! – esclamò Zeke,
venendo fulminato da un’occhiata omicida particolarmente
intensa che lo spinse
a correre ai ripari all’istante. – Scusa, non
intendevo offendere. –
-
Bene, a quanto pare abbiamo tutti dei genitori
incasinatissimi. – concluse diplomaticamente Nicole.
-
Mia madre è okay e anche mio fratello. Anzi, in
realtà non vedo l’ora di rivederli. –
replicò Fiamma.
-
Tuo padre, invece, che tipo è? –
domandò Eric.
Ci
mancava soltanto il discorso del padre protettivo
sul non sfiorare la sua bambina più di quanto fosse
strettamente necessario.
Fiamma
distolse lo sguardo, sentendo le lacrime
bruciarle gli occhi. Strinse con forza le palpebre per impedirsi di
scoppiare a
piangere davanti a tutti.
-
Mio padre è morto. –
-
Scusa, non lo sapevo. –
-
È tutto okay, non fa niente, mi serve solo un
attimo. – replicò, alzandosi e dirigendosi verso
l’uscita.
Si
appoggiò alla balaustra del Pozzo, assaporando la
lieve brezza che la raggiungeva. Non era granchè, ma almeno
le avrebbe
rinfrescato un po’ il viso.
-
Non ne combino una giusta a quanto pare. – osservò
Eric, cingendole i fianchi da dietro.
Si
voltò verso di lui, scuotendo la testa.
-
Non ci ho ancora fatto l’abitudine. E poi non è
colpa tua, non l’ho detto a nessuno qui. –
-
Non dovresti tenerti tutto dentro. – osservò,
accarezzandole le labbra con un dito.
-
Senti da chi viene la predica. –
Risero
all’unisono, per poi baciarsi delicatamente.
-
Fiamma! –
La
ragazza si separò al suono di quella voce
familiare. Quella era sua madre?
Percorse
la strada che le separava il più
rapidamente possibile, finendo tra le sue braccia e stringendola con
vigore.
Eric
rimase leggermente in disparte, in imbarazzo.
Non era certo il modo in cui sperava di incontrare per la prima volta
la madre
della sua ragazza. Tuttavia, il bacio a cui aveva assistito sembrava
essere la
minore delle preoccupazioni della signora Balcoin, che fissava con
apprensione
la pantera stilizzata che si intravedeva al di sotto del top nero.
-
È un tatuaggio, quello? –
-
Sì, non è bellissimo? –
replicò, sorridendo
candidamente.
-
Mi farai invecchiare prima del tempo. – sospirò la
donna, per poi rivolgere l’attenzione su di lui.
–
E tu, giovanotto, come ti chiami? –
-
Eric, signora. – replicò, stringendole la mano con
delicatezza.
-
Sei il ragazzo di mia figlia? – domandò,
fissandolo dalla testa ai piedi con grande attenzione.
-
Mamma! – protestò.
-
Voglio sperare che non baci qualsiasi ragazzo ti
si pari davanti e poi non gli ho mica chiesto se ha intenzione di
sposarti. –
Eric
si lasciò scappare un sorrisetto divertito.
Quella schiettezza tipicamente Candida un tempo lo avrebbe innervosito
oltre
ogni dire, ma adesso la trovava divertente. Fiamma lo stava rendendo a
poco a
poco più tollerante.
-
Sì, signora, sono il suo ragazzo. –
confermò.
La
signora Balcoin gli girò intorno, osservandolo da
ogni angolazione, poi annuì con aria soddisfatta.
-
Proprio un bel ragazzo, spero solo che tu abbia
intenzioni serie con la mia bambina. –
Fiamma
avvampò come un pomodoro.
-
Mamma, ti
prego. –
Poi
intravide in lontananza uno spiraglio di
salvezza. Kyran si faceva largo tra i genitori degli altri iniziati,
svettando
tra tutti grazie al suo metro e novanta.
Corse
da lui, abbracciandolo.
-
Mi sei mancato. – esclamò, per poi aggiungere: -
Ti prego, aiutami, la mamma farà scappare via Eric.
– borbottò.
Kyran
ridacchiò divertito, lasciando vagare lo
sguardo verso sua madre e il ragazzo che aveva di fronte.
-
Sembra che se la stia cavando abbastanza bene. È il
tuo ragazzo? –
Annuì.
-
Non è un po’ troppo grande per te? –
domandò,
accigliandosi leggermente.
-
Ha la mia stessa età, anche lui è un iniziato.
–
Kyran
sgranò leggermente gli occhi. – Dimmi che
anche per gli standard degli Intrepidi lui è enorme.
–
-
Sì, è un po’ più muscoloso
di quanto sono
abituati. –
-
Bene, voglio conoscerlo. – decretò, raggiungendo
la madre e porgendo la mano a Eric.
-
Kyran, il fratello di Fiamma. – si presentò.
-
Eric. –
Fantastico,
adesso sì che non aveva più speranze.
Venti
minuti più tardi, Fiamma riuscì finalmente a
convincere i suoi parenti che sarebbe stato meglio fare un giro della
Residenza
invece che rimanere fermi nel Pozzo a parlare.
Mentre
faceva vedere loro le palestre da una delle
stanze uscì Reaper in compagnia della risatina
fastidiosamente acuta di
Sheyleen. La ragazza aveva i capelli biondi scompigliati e il rossetto
era
sbavato, mentre un po’ della tinta impiastricciava le labbra
del Capofazione.
Il
ragazzo s’impietrì davanti a lei, liberandosi
dalla presa di Sheyleen. Fece poi vagare lo sguardo sulla signora e il
ragazzo
che erano accanto a Eric. Entrambi assomigliavano fin troppo a Fiamma
per non
essere la sua famiglia. Registrò cosa doveva essere
successo: Eric aveva
conosciuto la sua famiglia. E sembrava anche piacere loro, a giudicare
dall’espressione
soddisfatta della madre e dallo sguardo amichevole di quello che doveva
essere
il fratello.
-
Bel rossetto, Reaper. Che colore è: rosso fuoco? –
commentò beffardo Eric.
Strinse
i denti, imponendosi di mantenere la calma.
-
Fiamma, più tardi vorrei parlarti. – disse,
cercando di suonare il più professionale possibile.
La
ragazza inarcò un sopracciglio. – Di cosa?
–
-
Di ieri. Sai, la simulazione e tutto il resto. –
-
Va bene, se riesco a trovare un po’ di tempo. –
acconsentì, con fredda cortesia.
Quando
Reaper li ebbe sorpassati, sua madre le
lanciò un’occhiata perplessa.
-
Chi era quel ragazzo? –
-
Uno dei nostri Capofazione. –
-
È così giovane. – constatò.
-
Di solito i vostri Capofazione s’intrattengono con
le iniziate? – chiese allora Kyran.
Eric
abbozzò un ghigno infastidito. – È un
vizio di
Reaper. –
Kyran
sembrò interpretare alla perfezione l’affermazione
del ragazzo, perché puntò gli occhi chiari in
quelli della sorella come se si
aspettasse una sua confessione.
-
Oh, ma quella è la signora Seafried. Non sapevo
che anche sua figlia fosse qui. – esclamò
Margareth, lasciando lì i suoi figli
e dirigendosi verso Nicole e la sua famiglia.
-
È una mia impressione o tra te e quel Reaper
c’è
stato qualcosa? – indagò Kyran.
-
Ci siamo frequentati per le prime due settimane,
niente di serio. –
-
Non mi piace. – decretò.
Eric
alzò una mano, ironicamente: - Siamo in due. –
Spostò
lo sguardo su di lui. – Non che serva
dirtelo, ma tieniglielo alla larga. Non mi piace come la guarda. Okay?
–
-
Fidati, Kyran, se fosse per me non ce li avrebbe
più gli occhi. – borbottò.
Fiamma
sbuffò.
-
La smettete di parlare come se io non fossi
presente o fossi una completa idiota? Non ho alcuna intenzione di
stargli
attorno più del necessario e non m’interessa
più. Per quanto possa essere
carino, è un vero coglione, e io ho decisamente trovato di
meglio. –
-
Carino? – ripetè Eric, aggrottando le
sopracciglia.
-
Ci stavo insieme, è ovvio che lo ritenessi carino.
Ma ho decisamente trovato di meglio. –
-
Sì, ma stai dicendo che lo trovi carino. –
insistè.
-
Oh, buon Dio, ti sto dicendo che non m’interessa
più perché ormai sono innamorata! –
sbottò.
Kyran
annunciò che raggiungeva Margareth, ma nessuno
dei due lo degnò della sua attenzione.
-
Sei innamorata? E di chi? –
-
Di te, stupido idiota! –
Eric
rimase senza parole per un paio di secondi e
Fiamma cominciò a pensare seriamente di averlo scioccato in
maniera
irreversibile.
-
E me lo vieni a dire così? – esclamò,
indignato.
Scoppiò
a ridere, divertita. – Perché come avrei
dovuto dirtelo? –
-
Con un minimo di preparazione. Certe cose non si lanciano
come bombe. – replicò.
-
Non ci credo, l’unico Erudito con il cervello
completamente difettoso me lo sono trovata io. –
borbottò, per poi portare le
mani sui fianchi e fissarlo negli occhi.
-
Eric Murter, ti annuncio ufficialmente che sto per
ammettere di essere innamorata di te. – esordì,
utilizzando il più formale dei
toni, per poi addolcirsi: - Ti amo. –
Lo
sguardo di Eric si illuminò mentre la prendeva
tra le braccia, sollevandola e baciandola con tutto l’impeto
di cui era capace.
-
Questo lo devo prendere come un: anche io ti amo? –
domandò, ironica.
-
Sì, anche io … Insomma, ti amo. –
borbottò,
impacciato, per poi venir ricompensato con l’ennesimo bacio
mozzafiato.
Spazio
autrice:
Finalmente
c’è una vera e propria dichiarazione tra
questi due!
Olèèèèèè!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che l’attesa sia
valsa la pena. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 18 *** Cap 18 ***
Cap
18
Durante
la cena, ormai sfinita dalle chiacchiere di
sua madre, Fiamma si rannicchiò contro il braccio di Eric.
Soffocò uno
sbadiglio, venendo fulminata da un’occhiata particolarmente
insistente di Zeke.
-
Che c’è? –
-
Non stai pensando di andare a dormire, vero? – le
chiese l’interno, fissandola come se quella fosse la cosa
più stupida che gli
fosse mai passata per la testa.
-
Mi piacerebbe, sono stanchissima. –
Zeke
scosse la testa, rivolgendosi alla sua ragazza.
– Parlaci tu con lei, io ci rinuncio. –
-
Zeke ha organizzato un’uscita serale. –
confidò,
abbassando la voce per non farsi sentire dal resto degli Intrepidi.
Per
quanto ne sapeva solo un paio di loro, il gruppo
di Reaper, sapeva della cosa e aveva dato il loro appoggio.
-
Non è proibito lasciare la residenza senza un vero
Intrepido? – domandò, perplessa.
Avevano
fatto tanto in quelle settimane e volevano
buttare all’aria tutto quanto per un’uscita?
-
Ma noi ce li abbiamo dei veri Intrepidi. Il
fratello di Jesse e i suoi amici sono dei nostri. –
-
Come se quelli potessero essere considerati dei
veri Intrepidi. – borbottò Eric, tra i denti.
-
È un pool party, Fì, sarà divertente.
Per
favoooore. –
Nicole
sbattè le ciglia, rivolgendole il migliore
dei suoi sguardi da cerbiatta.
Lanciò
un’occhiata a Shauna, l’unica a essere
rimasta in silenzio durante il discorso.
-
Tu che ne pensi? –
La
bionda si mordicchiò il labbro inferiore,
dubbiosa. – Non saprei, sembra divertente. –
-
Ha detto di sì. Coraggio, rimanete solo tu ed Eric
da convincere. – esclamò Zeke. Poi, senza
aspettare la loro risposta, decretò:
- Non sento obiezioni, quindi si va! –
Eric
le lanciò un’occhiata penetrante. – Ti
va di
andarci? –
Le
sembrava strano che fosse proprio lui a spingerla
ad accettare. Di solito non era il tipo che si mescolava alla folla o
si
lasciava coinvolgere dalle idee di Zeke.
-
Va bene, ma perché improvvisamente sei così
favorevole ad assecondare le sue idee? – gli chiese,
perplessa.
-
Ho solo voglia di stare un po’ con te senza essere
circondato dalla gente e uscire dalla Residenza sembra una buona idea.
–
Annuì.
In fin dei conti anche lui aveva ragione, ma
il pensiero di cosa volesse fare da soli la mandava nel panico
più totale.
Possibile che volesse …?
-
Ci hai convinti, Zeke. A che ora si parte? –
domandò, sforzandosi di sembrare allegra e disinvolta. Non
doveva esserci
riuscita granchè bene, però, perché
Nicole le rivolse un’occhiata incuriosita.
-
Ci vediamo tra mezz’ora ai binari. –
-
Sarà meglio cominciare a prepararci allora. –
decretò Nicole, sgusciando via dalla sua presa e facendo
cenno a Fiamma e
Shauna di seguirla.
-
Dovete solo infilarvi un costume. Che c’è da
preparare? – chiese, perplesso.
-
Uomini, non capirete mai che anche “infilarsi un
costume” richiede del tempo? – borbottò,
spazientita, scoccandogli un bacio a
fior di labbra e correndo via.
In
effetti prepararsi non aveva richiesto più di una
manciata di minuti, proprio come aveva predetto Zeke, ma Nicole aveva
tutta
l’intenzione di condurre un vero e proprio interrogatorio
prima di darle il
permesso di uscire dalla camerata.
-
Perché improvvisamente sei diventata paranoica
proprio come quando stavi con quel coglione? –
Ecco
fatto, niente giri di parole, dritta al punto.
-
Eric ha detto di voler stare un po’ da soli e …
Bè, lo sai. – concluse, imbarazzata.
-
Sì, sei candida e pura come un giglio, proprio
come la nostra Shauna. –
L’interna
avvampò ancora di più, abbassando lo
sguardo.
-
Eric ti piace? –
Annuì.
-
E lo ami? – insistè.
-
Sì. – ammise, sottovoce.
-
Allora buttati. Un po’ d’alcool e le inibizioni se
ne andranno. Basta solo non esagerare o finiresti con il vomitargli
addosso;
ecco, quello non sarebbe un bello spettacolo e potrebbe raffreddare un
po’
l’atmosfera. – scherzò, beccandosi in
risposta una cuscinata in piena faccia.
Shauna
si unì alla battaglia, ridendo, anche se
negli occhi aveva una scintilla strana.
-
Che succede, bella bionda? – le chiese Nicole,
afferrando il cuscino al volo e mettendolo via.
L’interna
scosse la testa. – Nulla, non
preoccupatevi, solo pensieri stupidi. –
-
Bè, di sicuro non possono esserlo più dei
suggerimenti di Nicole. – replicò Fiamma,
coinvolgendola nuovamente in un
accesso di risate che fece indignare l’amica.
-
Bella considerazione, miss Balcoin, non ti darò
più consigli di natura sessuale. –
-
È una promessa? Perché io ti prendo in parola,
eh.
–
Il
bussare discreto di Quattro interruppe il loro
momento d’ilarità.
-
Siete presentabili? – domandò, proprio mentre Zeke
si faceva avanti senza tanti scrupoli.
-
Ehy, potevamo essere nude. – protestò Nicole.
Uno
scintillio birichino passò negli occhi color
cioccolato del ragazzo. – Già, è un
vero peccato che non sia così. –
Nicole
gli puntò un dito contro, fintamente
minacciosa: - Attento a ciò che dici, non ti piacerebbe se
mi arrabbiassi. –
Fece
finta di rabbrividire per lo spavento, poi la
sollevò tra le braccia e la portò fuori come se
non pesasse nulla, accompagnato
dalle risate della ragazza.
Fiamma
scosse la testa, divertita. Quei due
sembravano proprio essersi trovati. Un po’ come lei ed Eric,
considerò, mentre
il sorriso si allargava involontariamente.
-
A che pensi? –
Sospirò
sentendo il suo alito caldo infrangersi
sulla pelle ipersensibile del collo.
-
A un ragazzo. Moro, alto, con un gran fisico e gli
occhi più belli che abbia mai visto. –
replicò.
-
Lo conosco? –
-
Oh, non saprei, non è uno a cui piaccia molto fare
conversazione. Sta sempre un po’ sulle sue. –
-
Sembra un bel tipo. – commentò, ghignando
divertito.
Si
voltò verso di lui, sfiorandogli le labbra per
una frazione di secondo e scoppiando a ridere davanti alla sua
espressione
indignata.
-
E quello cos’era? –
-
Un assaggio di bacio, se vuoi il resto dovrai
prima prendermi. –
Scattò
verso il Pozzo, concedendosi solo una breve
occhiata alle sue spalle. Dopo un attimo di incertezza, Eric era
partito
all’inseguimento.
Non
riuscì a raggiungerla, ma giunti al punto
d’incontro, in corrispondenza dei binari, gli
gettò le braccia al collo e
l’attirò verso di sé.
Questa
volta fu un bacio vero, passionale,
totalizzante, e si separarono solo quando la voce ironica di Jez gli
annunciò
che anche gli altri erano arrivati.
-
Prendetevi una stanza, ragazzi! – esclamò,
scompigliando i capelli a Fiamma con affetto e rivolgendo
un’occhiata di
apprezzamento ad Eric. – Ottima scelta, ragazzo. Se non fosse
assolutamente
etero ci avrei provato da un pezzo anche io. –
Arianne,
alle sue spalle, le allentò uno
scappellotto dietro al collo.
-
Ehy, ho detto se non fosse etero. – protestò.
-
Appunto. –
-
Jez passa troppo tempo con i ragazzi, sta
diventando stupida come loro. – sentenziò
ironicamente Trey.
-
Amico, anche tu sei un ragazzo … o almeno credo. –
rise Jez, scrutandolo dalla testa ai piedi e soffermandosi in mezzo
alle sue
gambe senza alcun imbarazzo.
-
Infatti sono stupido. – ammise, sorridendo
candidamente.
-
Di questo non avevamo alcun dubbio. –
In
quella residenza c’erano decine, anzi no
centinaia, d’Intrepidi eppure per qualche strano motivo si
trovava sempre tra i
piedi lui. Se non altro per quella sera non sarebbe stata
l’unica a sentirsi in
imbarazzo visto che c’era anche Bas.
-
Siamo tutti? – chiese, lanciando un’occhiata
interrogativa a Ross.
Il
ragazzo annuì, contandoli velocemente.
-
Pare di sì, Reap. Prepariamoci, il treno arriverà
tra una manciata di secondi. –
Come
a voler confermare le sue parole, il fischio
del treno in avvicinamento li raggiunse e poco dopo comparve la
carrozza del
macchinista seguita dai primi scompartimenti.
Eric
saltò su, tendendole una mano quando anche lei
si lanciò. La tirò dentro con
facilità, appoggiandosi alla parete dello
scompartimento e stringendola a sé, incastrandola tra le sue
gambe.
-
Ce la facevo anche da sola. – protestò.
-
Lo so. È solo che qualche volta mi piace fare
l’uomo. –
Fiamma
inarcò un sopracciglio, perplessa.
-
Stai cercando di dire che hai la sensazione che
siamo in due a portare i pantaloni in questa relazione? –
tentò.
Annuì.
– Sì, mi piacerebbe essere una sicurezza per
te. Lo so, suona dannatamente maschilista. –
-
Maschilista sì, ma è anche una cosa dolce.
–
Eric
corrugò la fronte, come se la risposta lo
avesse lasciato senza nulla con cui controbattere.
-
Che c’è? – chiese.
-
È solo che riesci sempre a sorprendermi. Non
reagisci quasi mai come mi aspetterei. –
-
Bene, non mi piace essere prevedibile. – replicò,
utilizzando proprio le stesse parole che le aveva rivolto qualche
giorno prima.
Si
scambiarono un’occhiata divertita.
-
Si scende, gente! – esclamò Bas, affacciandosi
dallo scompartimento davanti al loro.
Tutti
gli Intrepidi di fatto avevano occupato quello
lì, quasi a voler ostentare una netta separazione da quelli
che erano solo
comuni iniziati. O magari era solo perché sarebbe stato
imbarazzante instaurare
una conversazione con due coppie di ragazzi che si lanciavano sguardi
di fuoco.
In
effetti, Fiamma non era ancora sicura che l’idea
di un’uscita serale con tutti quanti fosse una buona idea.
C’erano troppi
drammi amorosi e testosterone in circolo nell’aria.
Saltarono
giù tutti insieme, atterrando sul selciato
e puntando in direzione della spiaggia. Di solito i membri delle
Fazioni ci si
recavano di rado, fatta eccezione per i Pacifici, perché era
fuori dalla
recinzione e servivano permessi nonché tempo interminabile
da passare tra un
controllo e l’altro sia ingresso che in uscita.
Però loro erano Intrepidi,
facevano parte della sicurezza della recinzione, e nessuno avrebbe mai
fatto
loro storie se volevano passare qualche ora in spiaggia,
indipendentemente da
che ora fosse.
Si
sistemarono vicino alla riva, poggiando i teli e
le borse termiche colme di bottiglie di birra e superalcolici di cui si
erano
incaricati gli Intrepidi veterani.
-
Mi servono un paio di persone per cercare la
legna, fa troppo freddo per non accendere un falò.
– stabilì Reaper, prendendo
il comando della situazione.
Trey
e Bass lo seguirono, sparendo nella pineta buia
che costeggiava la spiaggia.
Jez,
appoggiata a una delle borse termiche, fissava
Ross con aria d’aspettativa. – Allora, li hai
presi? – chiese d’un tratto.
L’Intrepido
si accigliò, facendo brillare sotto la
luce della luna il piercing che portava sul sopracciglio.
-
I preservativi? Non credo che ti servano, Jez, ti
manca decisamente qualcosa per usarli. – rise.
-
Non quelli, idiota. Mi riferivo ai sieri. –
Infilò
una mano nella tasca interna del giubbotto di
pelle, estraendo alcune fialette di due colori diversi.
-
C’erano solo queste, ma dovrebbero bastare. –
Poi
rovistò in una delle buste, tirando fuori mezzo
filone di pane.
-
Quello è per lo spuntino di mezzanotte? – chiese,
ironico, Zeke.
Ross
ghignò. – Qualcosa del genere, ma più
divertente. –
Gli
occhi di Jez si illuminarono. – Pane dei
Pacifici, un paio di morsi e vai fuori di brutto. –
Fiamma
ne aveva sentito parlare, era una specie di
pane dell’oblio che utilizzavano quando non volevano che
visitatori
indesiderati andassero in giro per le campagne a indagare sui loro
segreti.
Identificò
anche uno dei sieri, quello dal colorito
trasparente. Siero della verità, l’aveva visto in
azione diverse volte quando
si trovava ancora nella sua Fazione d’origine.
-
L’altro che siero è? –
domandò, indicando una
delle fialette dal colorito rossiccio.
-
Questo è un prototipo. Abbiamo provato a
realizzare un siero Intrepido nei nostri laboratori, qualcosa che
faccia scomparire
la paura per un po’. –
Lo
osservò, affascinata, notando le mille sfumature
che assumeva a seconda di come si muoveva il liquido.
Sieri,
pane oppiaceo e alcolici, sembrava proprio
che quel falò sarebbe passato alla storia come il
più sconvolgente a cui avesse
mai partecipato.
Reaper
e gli altri tornarono poco dopo, lasciando
cadere a terra una cospicua quantità di rami secchi e in
pochi secondi accesero
un bel fuoco scoppiettante.
-
Birra? – propose Bas.
Un
coro di mani si levò alto nel cielo e le lattine
vennero lanciate verso ognuno dei presenti.
Ora
che l’alcool cominciava a scorrere, sembrava che
l’imbarazzo iniziale fosse stato dimenticato e Fiamma
riusciva persino a
ignorare la presenza di Sheyleen che si era accomodata tra Ross e
Reaper e ridacchiava
ad ogni parola che usciva dalla bocca di uno dei due.
-
Ci vorrebbe un bagno! –
Lievemente
stordita dal troppo bere, Fiamma non
riconobbe la voce di chi aveva parlato. Era indubbiamente femminile,
forse Jez.
Afferrò
la mano che Eric le porgeva e si unì al
gruppo che correva verso l’acqua, abbandonando le divise
nell’angolo buio
accanto agli scogli.
Eric
la sollevò di peso, buttandola in acqua, e per
tutta risposta si vendicò tirandolo sotto con lei.
L’acqua
era gelida, ma dopo pochi minuti il corpo si
abituava e non ci si faceva neanche più caso. Ingaggiarono
una lotta a suon di
spruzzi, finendo con il coinvolgere tutti quanti e scatenando una vera
e
propria guerra senza esclusione di colpi in cui tutti erano contro
tutti.
Riemersero
una mezz’ora più tardi, grondanti e
infreddoliti, andando alla ricerca dei vestiti disseminati lungo la
spiaggia.
Fiamma
stava giusto cercando la sua divisa quando
avvertì un movimento alle sue spalle. Si voltò
aspettando di trovarsi davanti
Eric, ma gli occhi che incrociò erano verde smeraldo, non
color acciaio.
-
Giuro che non ti stavo seguendo. – esordì, prima
ancora di darle il tempo di dire qualsiasi cosa.
-
Okay … -
-
Quella dovrebbe essere la mia maglietta. –
aggiunse, sporgendosi in avanti e sfiorandole la pelle nuda.
Fiamma
avvertì un brivido lungo la schiena. L’ultima
volta che si erano trovati tanto vicini aveva provato a baciarla,
sperava che
questa volta non tentasse nuovamente.
Reaper
però sembrava più concentrato sul contrasto
che il completo intimo di pizzo nero faceva con la sua carnagione
alabastrina.
Una sensazione di calore le attanagliò il volto,
annunciandole che era
sicuramente arrossita come un peperone. Ringraziò il fatto
di essere quasi
totalmente nascosta dal buio della notte.
-
Sì, è la tua. – confermò,
porgendogliela e stando
attenta a non sfiorarlo di nuovo.
La
prese, rigirandosela tra le mani, per poi
infilarla.
-
Sai, non mi stancherò mai di dirti quanto tu sia
incredibile. –
Non
poteva credere che stesse nuovamente tirando in
ballo quel discorso. Aveva cercato di essere gentile e allo stesso
tempo
risoluta, credeva di essere riuscita a fargli entrare in testa che tra
di loro
non avrebbe potuto esserci più nulla.
-
Reaper … -
-
Lo so, stai con Eric. -,
pronunciò il nome con un’asprezza impressionante,
- Non
c’è alcun bisogno che continui a sbattermelo in
faccia. –
-
Io non voglio sbattertelo … - cominciò, ma venne
interrotta da un suo gesto secco.
-
La tua divisa è lì. – disse,
indicandole i vestiti
dietro allo scoglio e voltandole le spalle.
Bè,
sarebbe anche potuta andare peggio.
Peggio
di così? Era stato tremendamente
imbarazzante, come sempre del resto.
Avrebbe
potuto provare a baciarla di nuovo.
Già,
quello sì che sarebbe stato decisamente fuori
luogo.
Tutto
sommato non poteva lamentarsi per come erano
andate le cose. L’orgoglio maschile era una cosa complessa da
capire, lo stava
realizzando condividendo ogni momento della giornata con Eric, e
sospettava che
quello di un Capofazione fosse ancora più insidioso e
spinoso da ingoiare.
Indossò
la divisa, tornando verso il falò, e si
accucciò contro la spalla di Eric. Sorrise quando
sentì la sua presa che si
rinserrava su di lei e la stringeva protettivo.
Lasciò
vagare lo sguardo sulle facce dei ragazzi
seduti intorno al fuoco.
Zeke
e Nicole erano abbracciati teneramente, Stefan
era leggermente in disparte con Jesse e Quattro e Shauna sedevano
vicini; la
ragazza sembrava stranamente imbarazzata da quel lievissimo contatto,
ma
Quattro non pareva averci fatto caso.
Dall’altro
lato c’erano un Reaper e un Bas
decisamente prossimi alla sbronza totale, Trey che rideva di
chissà cosa con
Jez e Arianne e Sheyleen che era spalmata addosso a Ross.
-
È ora di iniziare a fare sul serio. –
annunciò
Ross, alzandosi in piedi tra le acclamazioni dei suoi amici.
Sfoderò
le fialette, teatralmente, come se
contenessero chissà quale elisir miracoloso.
-
Si inizia con il siero della verità. Trasfazione,
perché non iniziate voi? – disse, accennando a
Fiamma, Nicole e Stefan che
provenivano dalla fazione d’origine del filtro.
Fiamma
sapeva riconoscere una sfida quando ne vedeva
una e non era in grado di tirarsi indietro quando gliene veniva offerta
una su
un vassoio d’argento.
-
Comincio io. – decretò, alzandosi e afferrando la
fialetta.
-
Brava, ragazza, è così che si fa. –
approvò Jez,
alzando un pugno in aria, accompagnata dalle grida
d’acclamazione del resto del
gruppo.
Eric
le rivolse un’occhiata assorta.
-
Sicura di volerlo fare? –
-
Sono abituata a questo filtro. È solo un po’ di
verità, che male potrà mai fare? –
Già,
le ultime parole famose.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo aggiornamento. Falò sulla
spiaggia per i nostri ragazzi e un curioso modo di giocare a Obbligo o
Verità.
Effettivamente con i Candidi deve essere uno spasso fare una cosa del
genere,
almeno si ha la certezza che nessuno menta. La verità
talvolta fa male, però, e
chissà chi sarà l’interrogatore di
Fiamma e, soprattutto, cosa le
chiederà. Curiosi? Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 19 *** Cap 19 ***
Cap
19
Pov
Eric
Ross
le si avvicinò, porgendole la fialetta, e
lasciò vagare lo sguardo sui volti dei presenti. –
Vi sta bene se la domanda la
faccio io? –
Annuirono,
lanciando poi un’occhiata verso di lui,
quasi volessero la sua conferma.
Sempre
meglio lui che Reaper.
-
Ok, falle tu la domanda. –
Il
sorriso sul volto dell’Intrepido si trasformò in
un ghigno furbo.
Forse,
tutto sommato, dargli il permesso non era
stata proprio l’idea più brillante di tutta la sua
vita.
-
Cosa è successo dopo la tua simulazione nello
scenario della paura? –
Aggrottò
la fronte, perplesso. Non riusciva a capire
quale fosse il senso di quella domanda; cosa poteva essere successo di
eclatante? Ricordava che Fiamma gli aveva detto di essere rimasta
scioccata e
di essersi lasciata andare a una scenata isterica, ma non ci vedeva
nulla di
strano o particolarmente interessante.
Ross
però non era stupido e se stava ghignando in
quel modo significava che c’era qualcosa che lui non sapeva.
Qualcosa che non
gli sarebbe piaciuto affatto, di questo era certo.
Fiamma
giocherellò nervosamente con la sabbia,
trascinando i piedi, e fissando ostentatamente verso le fiamme
crepitanti del
falò.
Quello
non era il comportamento di una persona che
non aveva nulla di preoccupante da confessare.
Lanciò
un’occhiata in direzione di Nicole. Quelle
due si dicevano praticamente ogni cosa e se si fosse trattato di
qualcosa la
sua espressione l’avrebbe tradita. La Candida,
però, la fissava con aria
incuriosita come se non avesse la minima idea di cosa stesse parlando.
-
Reaper mi ha riaccompagnata in camerata. Abbiamo
parlato un po’ e … -
-
E? –
Eric
ci mise un paio di secondi a realizzare che era
stato proprio lui a incalzarla. Non sapere cosa fosse successo lo
mandava ai
matti e l’idea che Reaper fosse uno dei protagonisti della
vicenda gli faceva
venire una voglia pazzesca di alzarsi e spaccargli la faccia. O altre
parti del
corpo, per lui non faceva alcuna differenza.
Fiamma
si morse il labbro, titubante, mentre gli
occhi color ghiaccio si rabbuiavano. Fece per aprire nuovamente bocca,
ma venne
preceduta da Reaper.
-
E l’ho baciata. Soddisfatto? –
Il
Capofazione si era alzato in piedi e lo fissava
con aria di sfida, frapponendosi tra lui e Fiamma come se volesse farle
scudo
con il suo corpo. Come se pensasse che lui avrebbe mai potuto farle del
male.
Digrignò i denti, rabbioso.
L’ho
baciata. Soddisfatto?
Quelle
parole gli rimbombavano nella testa, facendogli
annebbiare la vista e perdere del tutto il controllo. La sagoma del
ragazzo ora
gli appariva offuscata e arrossata dalla rabbia.
Scattò
in avanti, atterrandolo, e si rotolarono
furiosamente nella sabbia. Non faceva neanche più caso a
cosa stava colpendo; l’unica
cosa che gli importava era ferirlo, farlo sanguinare, e cancellare
finalmente
quell’espressione odiosa dalla sua faccia.
Avvertì
una stretta sulla spalla, probabilmente
qualcuno degli Intrepidi, ma la voce di Reaper bastò a
fargli cambiare idea.
-
No, voi statene fuori, è una cosa tra me ed Eric. –
Già,
era una cosa tra loro e questa volta l’avrebbero
risolta una volta per tutte.
Avvertì
il tonfo sordo del suo pugno che andava a
segno, infrangendosi contro quello che doveva essere un sopracciglio, o
forse
uno zigomo, a giudicare dal rumore osseo che aveva prodotto. Non fece
in tempo
a goderne appieno, però, che un destro potente e preciso si
abbattè sul suo
labbro, spaccandoglielo. Assaporò il gusto ferroso e
amarognolo del suo stesso
sangue, sputandolo via.
Si
alzarono nuovamente in piedi, iniziando a girarsi
intorno come avrebbero fatto due predatori in lotta per il predominio.
Fiamma
si frappose tra loro, incrociando risolutamente
le braccia e fissandoli con aria severa.
-
Adesso basta. Piantatela di fare gli idioti. –
-
Spostati. –
-
Non ci penso minimamente. Se vuoi che mi sposti,
Eric, dovrai portarmi via tu di peso. –
Gli
occhi di ghiaccio mandavano lampi furiosi in
direzione di entrambi.
Era
inutile, non riusciva proprio a capire l’importanza
di quello che stavano facendo. Era arrivato il momento di regolare una
volta
per tutti i conti tra loro e probabilmente la domanda di Ross era stata
studiata proprio per quello scopo.
-
Per una volta ha ragione lui. Togliti, piccola,
non voglio correre il rischio di farti male. –
Piccola?
Piccola?!?
Partì
nuovamente all’attacco ma un paio di mani lo
afferrarono saldamente alle spalle, trattenendolo, mentre Bas faceva lo
stesso
con Reaper e Trey gli dava una mano.
-
Stef, Zeke, qui sarebbe gradito un aiuto. –
borbottò Quattro, mentre lui si divincolava per cercare di
liberarsi.
-
D’accordo, d’accordo, sono calmo. Potete lasciarmi.
– ringhiò, divincolandosi nuovamente.
Stefan
e Zeke lasciarono la presa su di lui, ma
Quattro non gli prestava attenzione e fissava Fiamma, quasi stesse
chiedendole
il permesso di lasciarlo andare.
La
ragazza lo fissò negli occhi e dovette leggervi
qualcosa di diverso, perché annuì. – Fa
come dice. Lascialo. –
-
L’hai sentita, Rigido?
Levami le mani di dosso. –
Reaper
nel frattempo era stato portato via dai suoi
amici e in lontananza si sentiva qualcuna delle frasi di Bas. Non si
capiva
granchè, ma da quello che arrivava alle loro orecchie
c’entrava qualcosa il
fatto che lo considerasse “un completo idiota” e
che “era ora che la smettesse
di fare il bambino testardo e vedesse le cose per come
stavano”.
-
Eric … -
No,
adesso non voleva starla a sentire. Non voleva
parlare con nessuno, ma solo starsene per conto suo e sbollire la
rabbia. Poi,
forse, sarebbe stato pronto a sentire la sua versione.
-
Lasciami in pace. –
Le
voltò le spalle, sforzandosi di ignorare la sua
espressione ferita, e puntò in direzione degli scogli. Si arrampicò
con agilità, sedendosi su quello
più alto e fissando il mare in lontananza. La brezza marina
gli colpiva il viso
e lo aiutava a rinfrescarsi i pensieri.
Reaper
mi ha aiutata. Questo
gli aveva detto quando aveva
parlato della sua crisi di panico. Quelle quattro parole suonavano
incredibilmente diverse da: Reaper mi ha
baciata.
Perché
non gli aveva detto come stavano le cose? Perché
non si era confidata su ciò che era successo quel giorno?
Avrebbe dovuto farlo
se non c’era nulla da nascondere, no?
Probabilmente
era rimasta in silenzio perché quel
bacio le era piaciuto.
Un
rumore attirò la sua attenzione. Si voltò quanto
bastava per guardare Fiamma che si arrampicava sugli scogli e avanzava
verso di
lui.
-
Ti ho detto di lasciarmi in pace. –
-
Lo so cosa mi hai detto, ma ho deciso di non darti
retta. – replicò.
Tipico
di lei. Maledizione alla sua testardaggine.
-
Non è stato neanche un vero bacio, dannazione. Mi
ha colta di sorpresa, ma l’ho respinto subito. –
continuò, procedendo incerta.
Di
sicuro arrampicarsi sugli scogli in piena notte
non era la cosa più salutare di questo mondo, specialmente
se erano intrisi
dalle alghe e dalla salsedine marina. Però loro erano
Intrepidi e quello poteva
essere l’unico posto in cui rifugiarsi quando ci si trovava
su una spiaggia e
si voleva stare per conto proprio.
-
Però non me ne hai parlato. –
-
Non te ne ho parlato perché … -
Non
seppe mai perché non aveva voluto parlarne,
perché
in quel momento Fiamma mise il piede su un punto particolarmente
scivoloso e
perse l’equilibrio. La vide sbilanciarsi e cadere
all’indietro come se tutto
accadesse al rallentatore.
Sfrecciò
verso di lei, allungando una mano nel
tentativo di afferrarla, ma era stato troppo lento. Vide gli occhi di
ghiaccio
spalancarsi mentre precipitava nel vuoto e atterrava un paio di metri
più giù,
battendo la testa sulla parete rocciosa dello scoglio.
Scese
giù il più rapidamente possibile,
inginocchiandosi accanto a lei e fissando inorridito la piccola pozza
di sangue
che si era formata sotto il suo cranio.
Fiamma
ruotò il collo verso di lui, soffocando un
gemito di dolore.
-
Mi dispiace, Eric … -
-
Ssssh, va tutto bene. Non me ne importa niente di
quello che è successo. Adesso stai tranquilla, pensa solo a
non chiudere gli
occhi, okay? –
-
Ci provo, ma ho così tanto sonno. –
La
prese tra le braccia, sollevandola nel modo più
delicato possibile.
-
Andrà bene, starai bene. – mormorò,
mentre la
trasportava verso il gruppo degli Intrepidi.
Nicole
li vide arrivare per prima.
-
Ehy, che è successo? –
-
È scivolata dagli scogli, ha battuto la testa. –
Era
sua quella voce condita da una nota di puro
panico?
La
ragazza sbiancò, richiamando il resto del gruppo.
Raggiunsero
il treno il più rapidamente possibile,
caricandola su con attenzione. Eric rimase
accanto a lei per tutto il tragitto, parlandole in
continuazione,
cercando di mantenerla sveglia. Erano arrivati alla residenza quando
Fiamma
chiuse gli occhi.
-
Non ce la faccio più, Eric, ho troppo sonno. –
borbottò.
Spazio
autrice:
Ta
dan … questa non ve l’aspettavate, eh? Cosa
accadrà a Fiamma? Lo scoprirete solo nel prossimo capitolo,
perché io sono una
personcina cattiva u.u. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 20 *** Cap 20 ***
Cap
20
Buio.
Non vedeva nient’altro che distese sconfinate
di buio davanti a sé. L’oscurità era
accompagnata da una voce, una cantilena
che le affollava la mente, qualcosa che sapeva di aver già
sentito da qualche
parte, ma non riusciva a ricordare dove.
La
cantilena veniva recitata più e più volte, a
intervalli di tempo più o meno regolari, ma questa volta
c’era qualcosa di
diverso nella voce. Era più dura, forte, e non aveva quella
lieve acutezza femminile
delle volte precedenti.
Quella
voce lei la conosceva bene, però il suo
stupido cervello non ne voleva sapere di collaborare e rivelargli il
nome.
“Dodo Ninette
Sainte Élisabeth
Endormez moi cette enfant
Jusqu'à l'âge de vingt
ans.”
Eccola
che ricominciava.
Ricordava che quella era una lingua straniera, qualcosa che era
abituata a
sentire fin da piccola. Francese, le sembrava si chiamasse.
“Quand
vingt ans seront
passés
Il faudra la marier.
Dans
une chambre pleine
d'amandes
Un marteau pour les casser
Du pain blanc pour les manger.”
Ma
certo, ora aveva tutto
perfettamente senso!
Sua
madre e sua nonna le
cantavano sempre quella ninna nanna quando era piccola, cullandola e
aspettando
che si addormentasse tra le loro braccia.
Anche
quando era malata le
ripetevano quelle parole, le uniche in grado di calmarla. Ricordava
anche che
quando la ninna nanna terminava lei riapriva gli occhi di scatto,
costringendole a cantare finchè non fossero state certe che
il suo sonno fosse
abbastanza profondo da impedirle di sentire l’affievolirsi
della loro voce.
Quindi,
non appena venne
pronunciata l’ultima parola, fece ciò che le
veniva naturale: spalancò gli
occhi.
Incrociò
dei familiari
occhi color acciaio, gonfi e arrossati, che la scrutavano con
apprensione.
Eric
era lì, seduto su una
sedia accanto al letto dell’infermeria, e le teneva entrambe
le mani.
-
E … Eric. – mormorò.
Faticava
a parlare perché la
gola era tremendamente secca e le grattava fastidiosamente.
-
Sssh, non devi sforzarti
di parlare subito, sono tre giorni che non bevi, deve farti un male
cane. –
Poi
si voltò in direzione
della porta.
-
Ehy, si è svegliata. –
annunciò ad alta voce.
Otto
teste affiorarono
immediatamente. I primi erano sua madre e Kyran, dietro di loro
venivano Nicole
e Zeke, Shauna e Quattro e Stefan e Jesse. Avevano tutti delle
espressioni
sollevate e la guardavano come se fosse la cosa più
strabiliante al mondo.
Un’infermiera
si fece
largo tra loro, misurandole la pressione e oscultandole il petto. Poi
annuì,
soddisfatta, e appuntò qualcosa su un foglio di carta.
-
Posso avere dell’acqua? –
-
Certo, cara, ma bevi
lentamente. – disse, porgendole un bicchiere di plastica.
Il
liquido fresco le lenì
il bruciore, facendola sentire immediatamente meglio.
-
Ragazzi, penso che sia
meglio se la lasciamo un po’ con la famiglia. Possiamo
passare a trovarla dopo
cena. – mormorò Nicole, accarezzandole lievemente
una guancia.
Il
resto del gruppo annuì
ed Eric fece per alzarsi dalla sedia, ma la voce ferma di Margareth lo
bloccò.
-
Puoi restare, Eric,
ormai è come se facessi parte della famiglia. –
Il
ragazzo le rivolse un’espressione
grata e tornò a tenerle le mani.
-
Eri tu che cantavi? –
domandò Fiamma, sorpresa.
Annuì,
mentre le guance si
tingevano di un lieve rossore. – Tua madre mi ha detto che
questa ninna nanna
era l’unico modo per tenerti tranquilla quando eri piccola,
che ti aiutava e
quindi ... –
-
E quindi ho il ragazzo
migliore del mondo. – concluse lei. Poi aggiunse, - Puoi
chinarti un po’? –
L’accontentò,
perplesso, e
venne ricompensato da un lieve bacio a fior di labbra.
-
Da quanto è che siete
alla Residenza? – domandò poi, spostando
l’attenzione sulla sua famiglia.
-
Da quando ti hanno
portato in infermeria, ci hanno avvertiti subito. Ero così
preoccupata per te. –
rispose Margareth, con la voce tremante che denotava lo sforzo che
stava
compiendo per non scoppiare in lacrime.
-
Eravamo tutti
preoccupati, sei stata in coma per tre giorni. I medici dicevano che il
cervello non aveva subito danni, ma tu non ti sei svegliata presto come
credevano e … -
Non
concluse la frase, non
ce n’era bisogno.
Quel
“e non sapevamo se ce
l’avresti mai fatta” aleggiava nell’aria
come un fantasma.
Pensarlo
era un conto, ma
dirlo l’avrebbe reso reale.
-
È tutto okay, sto bene. –,
mormorò, per poi notare le nocche spaccate di Eric, - Che
è successo alla tua
mano? –
Il
ragazzo abbassò lo
sguardo, imbarazzato, e fu Kyran a rispondere.
-
Ha preso a pugni uno dei
medici. – spiegò, e dal tono di voce sembrava che
la cosa l’avesse divertito
parecchio, - Non ho mai visto nessuno tirare dei pugni del genere;
è una
macchina da guerra il tuo ragazzo. –
-
Hai preso a pugni un
medico? – ripetè, incredula.
-
La colpa è sua, stava
dicendo una marea di stronzate. – replicò deciso.
-
Ha detto che non serviva
che rimanesse qui tutto il tempo perché c’era
un’alta probabilità che non ti
svegliassi più, quindi non avrebbe fatto alcuna differenza.
– borbottò Kyran. –
L’avrei preso a pugni anche io se lui non mi avesse
preceduto. –
La
cosa era ridicola, perché
era perfettamente consapevole che sarebbe potuto succedere, ma sentirlo
dire ad
alta voce faceva tutto un altro effetto.
-
Non vi avrei mai
lasciati da soli. Non vi avrei abbandonati. –
Margareth
le baciò la
fronte con amore. – Lo so, tesoro mio, l’ho sempre
saputo. Sei una combattente
e uno stupido coma non avrebbe mai potuto fermarti. –
La
donna colse l’occhiata
che Eric aveva rivolto a sua figlia e decise che era venuto il momento
che quei
due restassero un po’ da soli.
-
Noi andiamo a mangiare
qualcosa, torniamo tra poco. Va bene? –
Fiamma
annuì. – D’accordo,
a più tardi, tanto io non mi muovo da qui. –
*
POV
Eric
Si
era risvegliata, ce l’aveva
fatta.
Nel
momento stesso in cui
quegli occhi di ghiaccio avevano incontrato i suoi aveva sentito un
senso di
sollievo inondarlo. Non l’aveva lasciato, era tornata da lui.
Imparare
quella ninna nanna
e cantarla anche a costo di fare la figura dell’idiota era
servito allo scopo
e, se fosse stato necessario, ne avrebbe imparate a memoria altre
tremila.
-
Hai un’aria distrutta. –
Rise,
divertito. Aveva
passato tre giorni in coma e si prendeva il lusso di criticare il suo
aspetto.
Tipico di lei.
-
Guarda che tu non sei
messa tanto meglio, eh. – replicò, ironico.
Gli
assestò un piccolo
pugno su un fianco.
Riecco
il suo animo
combattivo. Quella era la sua ragazza, la sua piccola guerriera con un
coraggio
da tigre.
-
No, sul serio, hai delle
occhiaie da far spavento. Da quanto è che non dormi un
po’? –
Lanciò
un’occhiata all’orologio
che era appeso in un angolo.
-
Più o meno tre giorni e
venti minuti. –
Fiamma
sgranò gli occhi,
incredula, - Non hai chiuso occhio per tutto il tempo in cui ero
… bè, lo sai? –
-
Già. Non volevo perdermi
il momento in cui avresti riaperto gli occhi. –
spiegò.
-
Avrei potuto non farlo
mai. –
-
In quel caso non avrei
dormito fino a farmi prendere un collasso. –
Fiamma
scosse la testa. –
Sei impossibile. –
-
Sì, mi pare che qualcuno
me l’abbia detto. –
-
Ma ti amo anche per
questo. –
-
Anche io ti amo, ma devi
giurarmi una cosa. – disse, guardandola con aria seria.
-
Cioè? – domandò,
inarcando un sopracciglio perfettamente curato.
-
Niente più arrampicate
sugli scogli né nient’altro di potenzialmente
mortale. Non credo che
sopravvivrei a un’altra esperienza come questa. –
Fiamma
ridacchiò,
scoprendo che le costole le facevano male.
-
Un paio di costole
fratturate, una spalla insaccata e una caviglia fuori uso. –
riassunse Eric.
E
tre giorni di coma …
tutto sommato avrebbe potuto andarle peggio. Quello fuori uso avrebbe
potuto
essere il collo.
Solo
il pensiero gli fece
correre un brivido lungo la schiena.
No,
non doveva pensarci.
Era lì con lui e questa era l’unica cosa che
contava.
Un
discreto bussare attirò
la loro attenzione.
Sulla
soglia c’era Reaper,
o meglio, una versione piuttosto sconvolta del giovane Capofazione.
-
Tu che cazzo ci fai qui?
– ringhiò, facendo per alzarsi, ma la mano di
Fiamma stretta alla sua lo
trattenne sulla sedia.
Non
sopportava la sua
vista; era tutta colpa sua se avevano discusso, se Fiamma aveva dovuto
raggiungerlo sugli scogli e se era caduta e si era ridotta in quello
stato.
-
Ho saputo che Fiamma si
era svegliata e … dovevo passare
e
vederla con i miei occhi, dovevo
sapere che era vero. –
Strascicò
i piedi,
imbarazzato e colpevole. – Mi dispiace, è stata
tutta colpa mia. Sei io non
avessi fatto l’idiota, se non avessi provato costantemente a
mettermi in mezzo
a voi due, non sarebbe successo. –
Eric
emise un verso
disgustato. – Complimenti, questo lo sapevano già
tutti. –
Puntò
gli occhi smeraldini
in quelli di ghiaccio di lei. – Lo sai che non volevo che ti
facessi male. –
Poi
si rivolse a lui, e
dal suo sguardo si capiva che pensava davvero ciò che stava
dicendo. – Lo so
che vorresti vedermi morto, lo capisco e se fossi in te proverei lo
stesso, ma
sono qui anche per un altro motivo. Mi tiro fuori. Lei ha scelto te e
l’accetto
… basta mettermi in mezzo. – concluse, per poi
uscire dalla stanza senza un’altra
parola e allontanarsi lungo il corridoio.
*
Erano
passati tre giorni dal
suo risveglio e finalmente l’infermiera le aveva dato il
permesso di tornare in
camerata.
Uscì
dalla stanza sorretta
da Eric e decise di festeggiare il suo ritorno alla vita normale in un
modo
tutto suo.
-
Stavo pensando che potremmo
farci un tatuaggio uguale. – disse, passando davanti al
negozio di Tori.
Eric
sorrise, tenendole
aperta la porta e aiutandola quando la caviglia la costrinse a
zoppicare vistosamente.
-
Quale vorresti? –
Scorse
con attenzione i
disegni appesi al muro, finchè non trovò quello
perfetto. Era un bracciale
fatto di fiamme che girava intorno al braccio, poco sotto la spalla.
Glielo
mostrò. – Questo qui,
ti piace? –
Il
luccichio che passò
negli occhi grigi fu la muta conferma alle sue parole. Le fiamme non
erano solo
il simbolo degli Intrepidi, ma anche quello della rinascita e dopo un
viaggetto
nel buio totale sembravano il tatuaggio adatto a segnare il ritorno
alla vita. –
È perfetto. –
Spazio
autrice:
Chiedo
scusa per il
ritardo con cui ho aggiornato, ma sono alle prese con molti progetti e
li sto
aggiornando tutti a rotazione. La ninna nanna che ho messo è
francese ed è
quella che mi cantava sempre mia nonna per farmi addormentare o quando
stavo
male (quindi quella parte della reazione di Fiamma è reale
u.u). Spero che il
capitolo vi sia piaciuto e che vogliate lasciarmi una recensioncina.
Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 21 *** Cap 21 ***
Cap
21
Fiamma
tirò su la manica
della maglietta, ammirando le fiamme nere che abbracciavano il suo
bicipite e
che creavano un contrasto incredibile con la carnagione alabastrina.
-
Tori si è superata, è
spettacolare. – commentò Quattro, sdraiato sul
letto accanto a lei, mentre ne
scrutava ogni minimo dettaglio.
Erano
rimasti solo due in
camerata, oltre ai due Eruditi che completavano il gruppo dei
trasfazione che
era giunto all’ultima fase dell’iniziazione, mentre
tutti gli altri aspettavano
il loro turno per affrontare nuovamente la simulazione della paura.
-
Sono felice che a noi
tocchi domani, non ce l’avrei fatta ad affrontarla dopo
così poco tempo dall’incidente.
– mormorò, giocherellando distrattamente con il
braccialetto di Quattro.
-
Penso che Reaper l’abbia
fatto apposta, sai, per non farti affaticare troppo. –
Non
commentò. Aveva
raccontato al resto del gruppo ciò che era
successo in infermeria, ma non sapeva ancora come
comportarsi quando lo
incontrava in giro per la Residenza. Per quasi due mesi, volente o no,
aveva
sempre saputo cosa aspettarsi dal Capofazione ma il suo atteggiamento
ora la
confondeva. Probabilmente non sarebbe mai riuscita a pensare a lui solo
come al
Capofazione Reaper.
-
Spero solo che lui ed
Eric la smettano di
beccarsi in
continuazione, visto che ormai è tutto risolto. –
replicò, stiracchiandosi
pigramente.
-
Non sarà mai tutto
risolto tra loro due. – replicò Quattro, con
l’aria di chi la sapeva lunga.
-
Io giuro che lo ammazzo.
Sì, Capofazione o meno, lo ammazzo. –
La
voce di Eric giunse
dall’altro lato della porta della camerata.
Quattro
sembrò guardarla
come a dire “che ti avevo detto?”
L’ex
Erudito e il resto
dei loro amici entrarono proprio in quel momento, tutti pallidi e con
l’espressione
distrutta di chi aveva affrontato la prova più difficile
dell’intera esistenza.
-
Che succede? – domandò Fiamma,
mettendosi a sedere con un colpo di reni e sussultando leggermente
quando la
spalla insaccata le mandò una scarica di dolore intenso che
parve irradiarsi in
ogni fibra nervosa del corpo.
-
Eric ha fatto di nuovo
pena nella simulazione. – spiegò Nicole,
stringendosi nelle spalle quando il
ragazzo la fulminò con un’occhiataccia.
– E non guardarmi così, è la
verità. –
-
E Reaper non ha usato
mezzi termini nel farglielo notare. – concluse Stefan, che
tra tutti sembrava
quello più riposato.
-
La prossima volta gli
strappo la lingua e gliela faccio mangiare. –
-
Okay, mr macho versione
super killer, perché non vieni un po’ qui e lasci
che ti aiuti a
dimenticartene? – propose, sorridendo maliziosa e non
riuscendo a trattenere un
moto di compiacimento quando vide il suo sguardo accendersi.
-
Mi sembra un buon piano.
– approvò, sedendosi sul materasso e prendendola
tra le braccia per sistemarla
sulle sue gambe.
-
Ehm ehm, piccioncini, vi
ricordo che la cena comincia tra poco. – fece notare Nicole,
recuperando un asciugamano,
- E la doccia è mia. – concluse, sfrecciando verso
i bagni e chiudendosi dietro
il separè.
-
Mi sa che ne approfitto
anche io. – decise Fiamma, scoccandogli un rapido bacio a
fior di labbra per
poi alzarsi in piedi.
-
Sicura di non volere
compagnia? – chiese, sorridendo malizioso.
Rise,
scuotendo la testa e
facendo ondeggiare le onde corvine. Poi si morse il labbro inferiore,
in modo
volutamente provocante, e si chinò per essere
all’altezza del suo orecchio.
-
Magari un’altra volta. –
sussurrò, mordendogli repentinamente il lobo e facendolo
rabbrividire contro di
lei.
Poi
sgusciò via,
risistemando il separè e godendosi il getto caldo
dell’acqua che le coccolava
il corpo dolorante.
*
POV
Eric
La
cena era passata in relativa calma e una volta tornati in camerata era
crollato, troppo stanco e provato per fare qualsiasi altra cosa che non
fosse
dormire.
Era
circa l’una quando venne scosso con decisione da un paio di
mani gelide
e delicate. Aprì gli occhi, controvoglia, per poi
assottigliarli e sforzarsi di
mettere a fuoco la sagoma che si trovava seduta sul bordo del suo
letto.
-
Fiamma? – borbottò, assonnato.
-
Ho avuto un’idea geniale. –
Inarcò
un sopracciglio, sarcastico: - Hai avuto un’idea? Wow, vuoi
che
avverta i media? –
La
replica della ragazza fu un sonoro pugno che si abbatté
contro la sua
spalla, nello stesso punto in cui era solita colpirlo quando diceva o
faceva
qualcosa che non le stava bene. Quindi, praticamente almeno un paio di
volte al
giorno. Di questo passo avrebbe perso la sensibilità, ne era
certo.
-
Piantala di fare l’insopportabile o potrei anche decidere di
non aiutarti
con il tuo problema. –
Si
mise a sedere con un rapido colpo di reni e puntò gli occhi
grigi nei
suoi.
-
Cosa intendi esattamente? – domandò, piccato.
-
Oh, andiamo, non bisogna essere un’ Erudita per capire che
hai problemi a
superare il tuo scenario di paura. Senza offesa, ma i tuoi tempi fanno
schifo.
– replicò, imperturbabile.
In
momenti come quelli, in cui usciva tutta la sua impertinenza da
Candida,
pensava davvero che prima o poi l’avrebbe strangolata; e no,
non gli importava
il fatto che fosse la sua ragazza. L’idea che si fosse
preoccupata per lui,
però, non poteva negare che gli facesse piacere.
-
Svegliarmi in piena notte faceva parte del piano o l’hai
fatto solo per
darmi fastidio? – chiese, piegandosi a recuperare gli
scarponi da allenamento e
allacciandoseli rapidamente.
Gli
rivolse un sorriso malandrino: - Oh, ma è ovvio che
l’ho fatto per
darti fastidio. –
Trattenne
una risata, scuotendo la testa e seguendola fuori dalla camerata
e lungo il corridoio che portava alla stanza di simulazione.
-
Come pensi di riuscire ad aiutarmi? – le chiese, osservandola
mentre
armeggiava prima con il computer e poi con la fialetta e una siringa.
-
Entrerò nel tuo scenario della paura insieme a te, ti
aiuterò a
superarlo. –
Il
modo in cui lo disse, come se non ci fosse nulla di strano, lo
lasciò di
stucco. Era un’idea sensata, dopotutto, ma entrare nello
scenario di qualcun
altro era una cosa personale, significava esporsi totalmente agli occhi
di una
persona.
-
D’accordo. – sussurrò, prendendo posto e
stringendosi per permetterle di
sdraiarsi accanto a lui. Le cinse le spalle con un braccio e sorrise
quando la
vide accoccolarsi istintivamente contro il suo petto muscoloso.
Lentamente,
un senso di torpore iniziò a pervaderlo e la familiare
sensazione di vuoto l’assalì. Chiuse gli
occhi, riaprendoli solo quando
un calore insopportabile gli colpì il volto.
Accanto
a lui, talmente vicina che poteva sentire le loro braccia nude
sfiorarsi, c’era Fiamma.
-
Inizia sempre con il fuoco. – annunciò.
Era
una precisazione inutile dal momento che le fiamme divampavano intorno
a loro e si avvicinavano sempre più velocemente.
-
Eric, dobbiamo andarcene da qui. – gli disse, ma non ottenne
risposta.
Gli
occhi grigi fissavano ipnotizzati il movimento ondeggiante delle
fiamme. Doveva essere questo ciò che provavano gli animali
che venivano
investiti dalle macchine, un senso totale d’impotenza.
-
Eric. –
Lo
scosse gentilmente per il braccio, riportandolo non si sa come alla
realtà.
Doveva
affrontare la paura, combatterla e vincerla.
Annuì,
afferrando la mano che gli veniva porta e seguendola mentre prendeva
la rincorsa e, dopo aver notato un punto in cui le fiamme erano
più basse,
saltava.
Atterrarono
sul pavimento di una sala buia, la paura che affrontava più
facilmente delle altre.
-
Questa è facile, dobbiamo solo arrivare a quella porta.
– le disse,
cominciando a camminare con aria risoluta in quella direzione.
Posò la mano
sulla maniglia e spinse con forza.
La
successiva era una stanza di un metro per uno, talmente stretta che
erano
costretti a stare appiccicati l’uno all’altra.
-
Fammi indovinare. – mormorò, flebilmente, -
Claustrofobia? –
Qualcosa
nel modo in cui l’aveva detto gli fece capire che
evidentemente
non era l’unico a soffrirne.
-
C’è anche nel tuo scenario? –
Annuì.
– Il mio è più brutto, però:
sono intrappolata in una bara
sottoterra. –
Veniva
sepolta viva eppure riusciva a uscire dallo scenario prima di lui. Il
suo coraggio e la sua forza interiore non avrebbero mai finito di
stupirlo.
-
Idee su come uscire? –
-
Magari basta che mi tranquillizzi. Di solito esco dalla stanza non
appena
penso a qualcos’ altro. –
-
Sì, mi sembra un’idea sensata. Pensi di riuscirci?
– domandò, scrutandolo
dubbiosa.
Stranamente
la cosa non gli sembrava poi così difficile. Ora che
c’era lei
e sentiva il suo corpo e le sue morbide forme femminili schiacciate
contro di
lui quasi non faceva caso a dove si trovavano. Dopotutto era un
ragazzo, un
adolescente di sedici anni, e le reazioni del suo corpo scacciavano
violentemente ogni tipo di paura.
-
Veramente penso di stare già pensando ad altro. –
Aveva
appena finito di parlare che si ritrovarono in un nuovo scenario.
-
Tanto per curiosità, a che hai pensato? –
domandò Fiamma.
Scrollò
le spalle: - Non è necessario che tu lo sappia. –
-
Che tradotto significa che mi arrabbierei se me lo dicessi. –
Il
sorriso malizioso che le rivolse fu la muta conferma della
veridicità
delle sue parole.
-
Sei un porco, Eric, persino mentre stai per morire soffocato?!
– esclamò,
indignata.
-
Ehy, sono un uomo. – ribattè, come se quella fosse
una spiegazione più
che logica.
Uno
sparo interruppe il loro scambio di battute.
Ecco,
adesso cominciavano quelle davvero brutte. Strinse i denti,
deglutendo dolorosamente, e preparandosi allo spettacolo che di
lì a poco si
sarebbe presentato davanti ai suoi occhi.
C’era
lui, sdraiato a terra sul pavimento freddo, e una figura senza volto
gli stava di fronte. Lo sconosciuto gli puntava contro una pistola,
prendeva la
mira e sparava. Ancora, ancora e ancora. Si vide portare le mani alle
ferite,
sussultare per il dolore, e sputare un fiotto di sangue. Vide gli occhi
grigi
che fissavano il soffitto, privi di vita.
“Era
un fallimento completo, un disonore per la sua famiglia e la sua
fazione, è molto meglio che si sia finalmente tolto dai
piedi.”
“Già,
era solo un codardo, un debole. Staremo tutti molto meglio senza di
lui.”
Conosceva
quelle voci, l’avevano accompagnato fin dal momento in cui
era
venuto al mondo.
“Troppo
stupido per rimanere tra gli Eruditi, troppo codardo e incapace per
superare l’iniziazione degli Intrepidi. Sarà un
Escluso, non ci si poteva certo
aspettare altro da lui.”
-
Basta! Basta! – esclamò, coprendosi le orecchie
con forza e cadendo in
ginocchio.
“Incapace.”
“Debole.”
“Indegno.”
“Un
disonore.”
-
Basta, state zitti! –
Fiamma
gli fu accanto, inginocchiandosi e costringendolo a togliersi le
mani dalle orecchie.
-
Eric, ascolta me, solo me. La senti la mia voce? –
Annuì,
troppo scosso per riuscire a parlare.
-
Concentrati solo sulla mia voce, okay? –
-
Hanno ragione, sono un codardo, ho troppe paure per diventare un
Intrepido. – mormorò.
-
Il coraggio è il complemento della paura. Un uomo che
è senza paura non
può essere coraggioso, ed è anche uno sciocco. Tu
sei coraggioso, Eric, perché
sei disposto ad affrontare le tue paure e cerchi di superarle. Non so
di chi
siano queste voci, ma non devi ascoltarle. Io so che tu sei un vero
Intrepido,
non dubitarne mai. –
Qualcosa
nelle sue parole, forse la decisione con cui l’aveva
pronunciate,
o magari solo il fatto che al mondo esistesse qualcuno che aveva
fiducia in
lui, lo spinse a reagire.
-
Io sono un Intrepido, non sono un codardo né un debole.
– decretò ad alta
voce.
Fiamma
sorrise, soddisfatta dalla sua reazione, ma all’improvviso la
sua
espressione cambiò e si fece immediatamente spaventata.
-
Eric, che stai facendo? Eric, lasciami, mi stai facendo male.
– mormorò,
con voce strozzata, cercando di liberarsi dalla stretta che le
avvolgeva il
collo.
La
stretta delle sue mani. La stava strangolando. Inorridì, ma
nulla di ciò
che gli passò per la mente riuscì a convincere il
suo corpo a obbedirgli.
-
Eric. – gorgogliò, ormai senza fiato, il volto
paonazzo e le labbra che
cominciavano a farsi bluastre.
-
Non riesco a fermarmi. – esclamò.
–
Eric, guardami. Lo so che non mi faresti mai del male, tu puoi fermarti
e
so che lo vuoi. –
Puntò
gli occhi nei suoi, osservando la sfumatura chiarissima
d’azzurro che
diventava più scura lungo il bordo della pupilla.
Qualcosa
scattò dentro di sé. Sentì
distintamente le mani che si aprivano e
le braccia che ricadevano inerti ai lati del suo corpo.
Si
ritrovarono sulla poltroncina, abbracciati l’uno
all’altra.
Lanciò
un’occhiata all’orologio che portava al polso. Nove
minuti, era
riuscito anche a fare meno della metà del suo solito tempo.
-
Il responso? – domandò Fiamma.
-
Nove minuti. –
Il
volto della Candida si aprì in un sorriso soddisfatto e
orgoglioso. Lo abbracciò
di slancio, gettandogli le braccia al collo e stringendolo a
sé.
Eric
chiuse gli occhi, assaporando il profumo di cannella che si irradiava
dalla sua chioma scura.
-
Non ce l’avrei mai fatta senza di te. – ammise.
-
Bè, siamo una bella squadra, no? –
Già,
lo erano eccome. Insieme erano invincibili.
Spazio
autrice:
Eccoci
con il nuovo
capitolo, spero vi sia piaciuto almeno la metà di quanto a
me è piaciuto
scriverlo e che vogliate farmi sapere che ne pensate. Come ho scritto
anche
sulla bio della pagina autore, partirò questa notte per
Creta e farò ritorno la
notte del quindici, quindi in questa settimana non avrò la
possibilità di
accedere a Internet; conseguementemente, tutti gli aggiornamenti delle
mie
storie avranno luogo dal sedici agosto in poi, così come le
risposte agli
eventuali messaggi privati. Non mi resta che augurarvi un buon
ferragosto in
anticipo! Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 22 *** Cap 22 ***
Cap
22
Stavano
tornando in camerata quando lo sentirono. Un
urlo forte, disperato, capace di far gelare il sangue nelle vene di chi
lo
ascoltava. Un urlo familiare … Nicole.
Fiamma
si liberò dalla presa di Eric, sfrecciando in
avanti e cercando di identificare la direzione da cui provenivano le
grida
dell’amica. Raggiunse il Pozzo in una manciata di minuti,
trovandola lì, in
ginocchio davanti all’orlo dello strapiombo. Il volto di
solito solare e pieno
di malizia si era trasfigurato in una maschera di dolore, le guance
erano
rigate di lacrime e gli occhi rossi.
Zeke
era lì accanto, le cingeva le spalle protettivo
e la stringeva a sé, mentre Quattro e Shauna fissavano il
vuoto con espressione
frastornata. E Stefan … non vedeva Stefan da nessuna parte.
Perché non c’era,
dove si era andato a cacciare?
Eric
sorpassò tutti, sporgendosi per vedere ciò che
aveva causato quell’attacco isterico. C’era un
corpo sul fondo dello
strapiombo. La luce artificiale danzava sui capelli castani e gli occhi
nocciola fissavano il cielo sbarrati e completamente privi di vita.
Quando
Fiamma lo raggiunse, provò a farla rimanere indietro, ma
come era prevedibile
con scarsi risultati.
-
È lui … Dio mio, quello è Stefan
– sussurrò la
ragazza, portandosi una mano davanti alla bocca.
S’inginocchiò
accanto a Nicole, stringendola a sé
mentre sentiva a sua volta le lacrime pizzicarle gli occhi e minacciare
di
farla crollare. Non poteva permetterselo, non adesso che la sua
migliore amica
aveva bisogno di tutto il sostegno possibile.
Un
gruppo d’Intrepidi era giunto sul posto, attirato
dalle grida o forse chiamato da qualcuno dei ragazzi che si era
svegliato ed
era giunto sul posto, e stavano calando una fune per scendere e
recuperare la
salma.
-
Non c’è bisogno che veda questa scena.
È meglio se
torna in camerata – considerò Eric, intercettando
le iridi di ghiaccio della
sua ragazza.
Fiamma
annuì, tendendole una mano e facendola alzare
con l’aiuto di Zeke.
-
Coraggio, tesoro, andiamocene di qui – le
sussurrò, accarezzandole il viso bagnato e camminandole
affianco come una
specie di guardia del corpo. Le sarebbe piaciuto poter proteggere anche
i suoi
sentimenti ed estirpare quel dolore lancinante che doveva avere nel
petto, ma
tutto ciò non le era permesso.
Raggiunsero
la camerata in
silenzio, lasciandola sul suo letto e guardandola mentre si
rannicchiava in
posizione fetale e affondava la faccia nel cuscino, incurante del
trucco che
colava copioso e macchiava la fodera bianca.
-
Voglio sapere come è
successo. Non può essersi buttato, non può
– mormorò tra sé e sé.
Fiamma
era completamente
d’accordo con lei. Stefan era un ragazzo dolce, riservato, ma
dentro era forte
e combattivo e per quanto fosse giù di morale non si sarebbe
mai e poi mai
suicidato. No, avrebbe affrontato qualsiasi problema lo affliggesse e
ne
sarebbe uscito ancora più forte di prima. C’era
qualcosa che non quadrava e
loro avrebbero scoperto di cosa si trattava.
-
Faremo qualsiasi cosa
per scoprire cosa è successo, Nicky, è una
promessa. –
La
ragazza annuì,
soffocando l’ennesimo singhiozzo, e rimase ferma a piangere
finchè la
stanchezza e il trauma subito non furono semplicemente troppo da
sopportare e
il suo corpo cedette allo stress e la costrinse a scivolare in un sonno
agitato.
Zeke
si stese accanto a
lei, stringendola tra le braccia come se non volesse mai più
lasciarla da sola
neanche per un momento.
-
Chiunque sia stato la
pagherà cara – disse.
Era
la prima volta che
Fiamma vedeva quella scintilla pericolosa nel suo sguardo, il genere di
espressione di chi poteva facilmente tirare il grilletto di una pistola
senza
tanti rimorsi. Quello era il lato Intrepido di Zeke Pedrad, quello che
di
solito riservava unicamente agli allenamenti.
-
Ti lascio un po’ solo
con lei, credo che tu sia l’unica persona che in questo
momento può davvero
farla stare meglio – decretò Fiamma, posandogli la
mano sulla spalla in
un’impercettibile carezza e imboccando l’uscita.
In
corridoio incontrò
Eric, appoggiato alla parete e in sua evidente attesa. La
scrutò con gli occhi
color acciaio, come se fosse pronto a vederla crollare da un momento
all’altro.
-
Sto bene – disse, prima
ancora di dargli il tempo di dire qualsiasi cosa.
-
No, non è vero. –
-
Hai ragione, non è vero
– ammise, lasciandosi attirare verso di lui e incassando la
testa tra il suo
collo e la spalla.
-
Vieni, andiamocene di
qui – disse, prendendola per mano e indirizzandola verso una
delle scale che
portava ai piani superiori.
Continuarono
a salire
finchè non giunsero sul tetto della residenza. Si sedettero
lì, sul cornicione,
a guardare il cielo notturno che si stava lentamente schiarendo e
preparando
all’alba.
-
Non riesco a credere che
sia accaduto davvero. Stefan non si è ucciso. –
-
No che non l’ha fatto.
Era un tipo forte, anche se non lo dava a vedere – convenne
Eric.
Rimasero
in silenzio
finchè Fiamma non prese la parola.
-
Stringimi, per favore –
sussurrò.
Eric
non l’aveva mai
sentita così fragile, neanche quando c’era stata
quella brutta storia con
Reaper, e gli si strinse il cuore nel sentire quella vocetta flebile.
La cinse
con un braccio, attirandola a sé e tenendola stretta.
Fiamma
alzò la testa
quanto bastava per baciarlo e si rilassò avvertendo quella
familiare sensazione
di piacere che la sconvolgeva ogni volta in cui le loro labbra si
toccavano. Lo
baciò con più foga, mettendoci dentro tutte le
sensazioni che le stavano
attanagliando il cuore e una lieve disperazione che non
sfuggì al ragazzo. Gli
cinse il collo e approfondì ancora di più il
contatto, facendolo sbilanciare leggermente
e cadere all’indietro. Rimase così, sdraiata su di
lui, a baciarlo come se
volesse divorarlo.
Eric
non disse nulla e si
limitò ad assecondarla. Quando però gli
strattonò la maglietta, provando a sfilarla,
si ritrasse quanto bastava per guardarla negli occhi.
-
Non sono sicuro di
riuscire a fermarmi se continui così – disse, gli
occhi color acciaio cupi per
la passione.
-
Non voglio che ti fermi.
–
Lo
baciò di nuovo, con
ancora più foga, come per sigillare la solennità
di quell’affermazione.
-
Ne sei sicura?
Assolutamente sicura? –
-
Non sono mai stata più
sicura di qualcosa in vita mia – assicurò.
Annuì,
baciandola a sua
volta e facendo scorrere le mani lungo i fianchi, le cosce tornite
avvolte nei pantaloni
della divisa da allenamento, per poi risalire e insinuarle sotto la
maglietta. Sorrise
a fior di labbra quando la sentì sospirare contro di lui e
mettersi a
cavalcioni sulle sue gambe. L’aiutò a liberarsi
della maglietta, prendendosi un
attimo per osservare il modo incantevole in cui il reggiseno di pizzo
nero
contrastava con il candore della sua pelle.
Ribaltò
le posizioni con
un colpo di reni, facendo leva con le braccia per non schiacciarla
sotto il suo
peso, sigillando quel passaggio con un bacio lungo e profondo.
Mentre
si trovava sdraiata
a terra, lo sguardo perso in quello di lui, Fiamma non potè
fare a meno di
pensare a come tutto fosse così naturale e perfetto, ben
diverso da ciò che
aveva provato quando Reaper aveva provato a spingersi oltre.
Strattonò
leggermente la maglietta, sussurrando: - Via. –
Si
godette lo spettacolo
dei muscoli di Eric che si flettevano mentre si spogliava e lasciava
cadere l’indumento
a pochi metri da loro. Era di una perfezione disarmante, il ragazzo
più bello
che avesse mai visto in tutta la sua vita. Ed era suo, solo suo.
Chiuse
gli occhi solo
quando lo sentì chinarsi su di lei e baciarle lentamente il
collo, scendendo
verso il basso e passando prima per la curva dei seni e poi sui fianchi
e il
ventre piatto, modellato dagli allenamenti di quelle settimane.
Eric
si fermò solo quando
incontrò la barriera dei pantaloni, sbuffando seccato e
facendola ridacchiare. La
guardò come per chiederle il permesso e quando la vide
annuire slanciò in
fretta bottone e cerniera, facendoli scivolare giù e
mandandoli a fare
compagnia al resto dei loro abiti.
-
Sei ancora troppo
vestito per i miei gusti – mormorò, spingendolo
gentilmente a terra e
sdraiandosi su di lui. Tempestò il petto muscoloso di baci,
scendendo a seguire
con la lingua il profilo deciso degli addominali. Lo sentì
fremere ed emettere
un gemito gutturale quando scivolò con la lingua lungo il
contorno dei pantaloni.
Li sbottonò, accarezzando con le unghie il tessuto dei
boxer, tirati sotto la
più che visibile erezione del ragazzo. Si
strusciò contro di lui come avrebbe
fatto una gatta, strappandogli una serie di gemiti inarticolati.
-
Smettila di giocare –
brontolò con voce roca, tornando a incastrarla sotto di lui
e privandola dell’ultima
lieve resistenza composta dall’intimo. Osservò
ogni centimetro di quel corpo
con lentezza esasperante, sorridendo intenerito quando la vide
arrossire sotto
l’intensità del suo sguardo.
-
Ultima occasione per
tirarti indietro, Balcoin – disse.
Fiamma
scosse la testa,
facendo ondeggiare le onde corvine, l’espressione seria e
decisa negli occhi di
ghiaccio. – Ti voglio – affermò.
Quelle
due semplici parole
ebbero l’effetto di un incendio in lui.
-
Cercherò di essere il
più delicato possibile – promise, sistemandosi
meglio tra le sue gambe ed
entrando lentamente in lei.
La
vide sospirare
leggermente e intuì che stesse cercando di rilassarsi il
più possibile. Le
parole gli uscirono prima ancora che potesse pensare a quale fosse la
cosa
migliore da dire. – Ti amo. –
Fiamma
sorrise,
scoccandogli un bacio a fior di labbra. – Ti amo anche io.
–
*
Un’ora
più tardi erano
stretti l’uno all’altra, le gambe intrecciate e il
capo di Fiamma poggiato sul
petto muscoloso di Eric, intenti a guardare il cielo stellato.
Eric
si alzò, dirigendosi
verso i pantaloni, lasciandola perplessa.
-
Dove vai? –
-
Aspetta solo un attimo,
ho una cosa da darti – disse, estraendo una scatoletta e
porgendogliela.
L’aprì
con mano tremante
trovandosi davanti una spilla a forma di rosa, con i petali neri
sapientemente
realizzati e il pistillo formato da un diamantino.
-
È quella che abbiamo
visto l’altro giorno – realizzò,
accarezzando il bocciolo delicatamente.
-
Ho visto come la
guardavi fuori dalla vetrina e le cose belle devono stare insieme
– replicò,
scrollando le spalle fintamente disinvolto. In realtà era
imbarazzato e Fiamma
se ne era resa perfettamente conto.
-
È magnifica. Tu sei
magnifico, però adesso mi sento in colpa perché
non ti ho preso niente. –
Scosse
la testa, gli occhi
d’acciaio che sembravano sorridere a loro volta.
-
Stai con me, questa è la
cosa migliore che potrei mai desiderare. –
Il
rumore di una macchina
in avvicinamento interruppe quel momento perfetto e li spinse ad
affacciarsi
per vedere di cosa si trattasse.
-
Quella è una macchina
degli Eruditi. Che ci fanno qui? – commentò Eric,
con aria corrucciata.
Osservarono
Jeanine
scendere dalla vettura e venire affiancata immediatamente da Max. Li
videro
parlottare tra loro e captarono solo una frase. Una semplice frase in
grado di
dare risposta a tutte le loro domande.
-
Avevi ragione, il
ragazzo era Divergente, ce ne siamo occupati. –
Spazio
autrice:
Finalmente
ho aggiornato,
chiedo scusa per il ritardo mostruoso, ma avevo bisogno di un
po’ di tempo per
elaborare per bene il pezzo della morte di Stefan e della prima volta
di Fiamma
ed Eric. Spero che vi sia piaciuto e che vogliate farmi sapere che ne
pensate.
Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt
|
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Capitolo 23 *** Epilogo ***
Nda:
Scrivo qui così ho la certezza che tutti voi leggiate. Sono
stati mesi lunghi,
capitoli scritti di getto, legami emotivi che si sono venuti a creare
con i
personaggi, momenti di shipping compulsivo. Insomma, tutto questo
è stata
questa long, cominciata a scrivere un po’ per gioco e un
po’ per sperimentare
un fandom nuovo. E poi ho trovato voi, fedeli lettrici/lettori, che mi
avete
seguita fin qui e mi avete ricoperto di complimenti, che vi siete
affezionati
ai personaggi e alla loro storia e che mi avete mandato fuori di testa
per la
gioia e l’orgoglio di aver scritto una storia che vi abbia
tanto preso e sia
riuscita a farvi rivalutare il mio amato Eric. Sì,
perché ho cominciato
scrivendo questa long quando il fandom non aveva nessuna storia su di
lui (al
limite qualche comparsata in cui veniva messo sempre in pessima luce) e
l’ho
finita convertendo un buon numero di ragazze che adesso lo vedono sotto
una
luce diversa. Ne sono contenta, perché è un
personaggio con un grandissimo
potenziale. Avete apprezzato anche la mia OC, Fiamma, e non posso
negare che la
cosa mi abbia fatto un piacere enorme, perché ho messo un
buon 90% di me in
lei. Insomma, siete state ciò che ogni fanwriter sogna: le
lettrici perfette.
Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato, per le parole stupende
e per
le vostre recensioni che mi hanno provocato un moto di orgoglio e gioia
indescrivibile mentre le leggevo. Spero di ritrovarvi in qualche mio
altro
progetto. È stato un piacere intrattenervi con questa fic.
Ma ora, prima dei
saluti lacrimevoli, vi lascio all’ultimo capitolo della fic.
Epilogo
Avevano
occupato tutte le due ore prima dell’inizio della cerimonia
di
ingresso a rimuginare su quella frase.
“Il
ragazzo era Divergente, ce ne siamo occupati”.
-
Pensi che dovremo dirle ciò che abbiamo scoperto? –
Fiamma
si accigliò, scrutandolo negli occhi d’acciaio.
– Tu credi che sia
meglio far finta di nulla? –
Annuì.
-
Dobbiamo saperne di più, capire cosa intendessero Max e
Jeanine. Tu
quanto nei sai suoi Divergenti? –
Fu
costretta a scrollare le spalle. Era vero, non sapevano nulla sui
Divergenti né sul perché secondo le alte sfere di
Intrepidi ed Eruditi
andassero eliminati.
-
Nicole vuole solo vendetta, e la capisco, ma dobbiamo prima capire in cosa ci stiamo cacciando,
Fiamma. –
-
Quindi cosa suggerisci? –
Lo
sguardo si fece serio, risoluto: - Che rimanga solo tra me e te, per
il momento. Quando scopriremo qualcosa di più rilevante
faremo la nostra mossa.
Potrebbero volerci giorni, settimane, mesi o forse addirittura anni, ma
non
possiamo muoverci alla cieca. –
Per
quanto detestasse ammetterlo, doveva riconoscere che aveva ragione. Era
una cosa grossa, pericolosa, e non avrebbe avuto senso mettere a
rischio la
propria vita senza sapere neanche per cosa.
-
D’accordo, ma vendicheremo Stefan, non importa quanto ci
vorrà. –
-
Lo vendicheremo – assicurò, chinandosi a
catturarle le labbra in un
bacio profondo.
*
Era
arrivato il momento della classifica finale, quello che stavano
aspettando fin dall’inizio. Fiamma rivolse
un’occhiata ai suoi amici.
Nicole
era stretta nell’abbraccio di Zeke, Jesse e Shauna si
tenevano per
mano, scaricando la tensione, Quattro armeggiava nervosamente con un
polsino
del giubbotto ed Eric era lì, alle sue spalle, cingendole i
fianchi con le mani
forti, con indosso la consueta maschera di perfetta
imperscrutabilità.
Tuttavia
uno sguardo le bastò per capire che era nervoso,
tremendamente
nervoso, malgrado cercasse di non darlo a vedere. Probabilmente
risultava
piuttosto convincente per tutti loro, ma non certo per lei che lo
conosceva
come nessun altro.
-
Iniziati, senza altri indugi, cominciamo dal decimo posto –
disse la
voce di Max, altisonante senza l’aiuto di alcun
amplificatore. Era il “capo”
dei Capofazione e quando parlava il silenzio calava automaticamente,
indipendentemente
da quanto la situazione potesse essere densa di tensione ed eccitazione.
-
Decima in classifica Sheyleen. –
Un
lieve ed educato applauso di propagò dalle file degli
Intrepidi. Era
un punteggio basso per essere un’interna, ma era pur sempre
meglio che
diventare un’Esclusa.
-
Al nono posto, Robert. –
Era
il turno di un altro interno, un ragazzo dai capelli color sabbia che
Fiamma non aveva mai degnato di un’occhiata prima di allora.
-
Al settimo posto, Jesse. –
La
voce di Ross si levò alta tra gli applausi: - Bravo
così, fratellino. –
Max
sorrise, indulgente, per poi riprendere l’elenco.
-
Al sesto posto, Nicole. –
Fiamma
si voltò verso l’amica, che per un attimo aveva
lasciato che un
sorriso soddisfatto le stirasse le labbra, e
l’abbracciò forte.
-
Al quinto posto, Shauna. –
La
bionda venne incorporata nella stretta, diventando rossa per
l’imbarazzo
e l’attenzione che le veniva dedicata, mentre intrecciava le
dita con quelle di
Jesse, sforzandosi di apparire disinvolta.
-
Al quarto posto, Zeke. –
Il
diretto interessato si inchinò esageratamente sotto gli
applausi,
sorridendo compiaciuto.
-
Grazie, grazie. Siete troppo gentili, davvero. –
-
Al terzo posto, Fiamma – proseguì Max.
Terza
… Era riuscita ad arrivare terza.
Ci
mise un paio di secondi a metabolizzare la notizia, mentre uno dopo
l’altro
i suoi amici la stringevano in un abbraccio spaccaossa. Eric la strinse
a sé,
con una leggera rigidità dovuta all’essere ancora
in attesa del suo risultato.
-
Al secondo posto, Eric. –
La
rigidità divenne assoluta e Fiamma seppe senza alcun bisogno
di
guardarlo che aveva serrato la mandibola e gli occhi si erano fatti
assenti.
-
Ehy, secondo è un gran bel risultato – disse,
poggiandogli una mano sul
braccio e attirando la sua attenzione.
-
Non quanto l’essere arrivati primi –
borbottò in risposta, voltandosi a
lanciare un’occhiata assassina in direzione di Quattro.
-
E, infine, il primo in classifica è Quattro! –
L’ex
Rigido aveva un sorrisetto soddisfatto dipinto sulle labbra, ma non
sembrava affatto sul punto di cominciare a pavoneggiarsi.
Max
lo raggiunse, stringendogli la mano e prendendolo leggermente in
disparte.
-
Immagino voglia reclutarlo; ho sentito dire che Cassius ha lasciato il
posto da Capofazione – disse sottovoce Zeke.
Ora
le era tutto più chiaro. Quella notizia doveva essere
arrivata anche
alle orecchie di Eric e il suo iper esigente fidanzato aveva
occhieggiato il
titolo con desiderio.
-
Eric, giusto? –
A
parlare era stato un ragazzo alto all’incirca un metro e
ottanta, forse
uno e ottantacinque, con la carnagione olivastra e occhi e capelli scuri. I tratti erano
cesellati e gli occhi
vagamente a mandorla. Sotto tutti quei muscoli e i tatuaggi che gli
decoravano
le braccia e il collo, Fiamma riuscì a stento a scorgere il
volto familiare del
ragazzo che abitava accanto a casa sua. Il suo migliore amico tra i
Candidi,
che l’anno prima aveva lasciato la Fazione per entrare negli
Intrepidi e che a
giudicare dall’aura di comando che gli aleggiava intorno
doveva aver fatto
carriera molto in fretta.
-
Oh mio Dio, Richard! – esclamò Fiamma, lasciandosi
stringere in un abbraccio mozzafiato dal nuovo arrivato, prima di
voltarsi
verso di lui con un sorrisone ancora ben stampato sulle labbra.
-
È Richard Kang, il figlio di Jack, era il mio migliore
amico quando eravamo tra i Candidi. –
Eric
cercò di ricordarsi il momento esatto in cui gli aveva
detto che uno degli Intrepidi era stato suo amico prima di diventare un
trasfazione. Eppure non gli sembrava affatto che avesse mai accennato a
quel
Richard Kang, né tantomeno al fatto che fosse tanto alto,
muscoloso e
decisamente attraente.
-
Jack Kang, il capo dei Candidi, giusto? –
Il
ragazzo annuì. – Qui sono solo Richard il
Capofazione –
chiarì, sfoggiando il suo solito sorriso sghembo, - E sono
qui per offrirti un
posto tra di noi … sempre se lo vuoi. –
Eric
gli rivolse un’occhiata perplessa.
-
Credevo che l’aveste offerto a Quattro. –
Richard
si strinse nelle spalle, quasi con aria di scuse.
-
Avevo detto a Max che quel ragazzo non faceva al caso
nostro, ma lui non mi ha dato ascolto e ha preso un bel picche. Sei tu
quello
che ci serve. Allora, possiamo considerarti il quinto Capofazione degli
Intrepidi?
–
Fiamma
incrociò il suo sguardo, sorridendo con
incoraggiamento. Era la prima volta che lo vedeva così
spaesato, euforico, come
un bambino la mattina di Natale.
-
Io … Sì, certo che sono dei vostri –
assicurò.
Richard
sorrise con l’aria di chi sapeva perfettamente cosa
dovesse provare in quel momento e gli porse il braccio in un saluto
virile che
il ragazzo ricambiò all’istante. Poi
strizzò l’occhio a Fiamma. – Vado a fare
l’annuncio.
Hai scelto un tipo tosto, brava gatita.
–
Eric
si accigliò, perplesso.
-
Gatita? –
-
Gatita negra, in
realtà – ammise, sorridendo, per poi spiegare: -
Significa gattina nera. Mi
chiama così fin dai tempi dell’asilo. –
Eric
stava per replicare con qualche commento ironico, ma la
voce di Richard reclamò il silenzio.
-
Abbiamo sempre avuto cinque Capofazione negli ultimi
vent’anni
e tutti voi conoscete e stimate Cassius. La notizia è
trapelata qualche giorno
fa, quindi immagino che sappiate che c’era un posto vacante
ai vertici della
gerarchia. Dico c’era perché abbiamo trovato un
nuovo Capofazione: Eric, il
nostro nuovo membro. –
Gli
Intrepidi proruppero in una serie di acclamazioni
esuberanti, assordandoli e circondando Eric. Lo sollevarono come se non
pesasse
nulla, portandolo in trionfo per tutta la sala.
Ed
Eric sorrideva. Uno di quei sorrisi puri, stupendi, che
dedicava solo a lei. E in quel momento Fiamma pensò che n0n
c’era cosa più
bella del vederlo finalmente felice, conscio di aver trovato il suo
posto nel
mondo.
*
I
festeggiamenti erano finiti da un’ora quando Fiamma si
recò sul tetto.
Eric le aveva detto che l’avrebbe aspettata lì,
senza precisare cosa dovesse
dirle di tanto riservato.
Lo
trovò appoggiato alla ringhiera di protezione a osservare
l’orizzonte
con l’aria assorta di chi si stava preparando un discorso
lungo e importante.
-
Ehy, allora, cosa volevi dirmi? – chiese, affiancandoglisi.
Eric
si voltò verso di lei, prendendole le mani e stringendole
nelle sue.
-
Ti amo, lo sai, e stiamo per cominciare davvero
la nostra nuova vita. Io … ecco, è difficile, non
sono
bravo a parlare quando si tratta di queste cose. Comunque, voglio
iniziarla con
te al mio fianco. Con te per sempre. E quindi, mi chiedevo se
…. – s’interruppe,
sospirando e portandosi una mano tra i capelli, scompigliandogli
nervosamente,
- Forse è meglio se te lo faccio vedere. –
Alzò
la maglietta scura che indossava, mostrando un nuovo tatuaggio
all’altezza
del cuore. Era un diamante, colorato di un leggero azzurro che
riprendeva il
colore dei suoi occhi, e la cosa la emozionò.
-
L’ho fatto pensando a te. Simboleggia la limpidezza, la
perfezione e la
resistenza e tu sei tutto questo. Ma è anche e soprattutto
il simbolo della mia
fedeltà eterna a te … -
Fiamma
lo interruppe. Aveva bisogno di stemperare un po’ la tensione
e l’aspettativa
che quel discorso stava creando in lei.
-
Sai, di solito i diamanti si montano su un anello quando si fa una
proposta di matrimonio – ironizzò.
Eric
abbozzò un sorrisetto divertito.
-
Diciamo che questa è una testimonianza per un impegno
futuro. Allora,
Fiamma, un giorno non troppo lontano, vorresti diventare … -
-
La signora occhi d’acciaio? – domandò,
sempre sorridendo, prima di
aggiungere: - Certo che sì. –
Si
alzò in punta di piedi, attirandolo a sé, e lo
baciò.
Rimasero
così, stretti l’uno all’altra, per un
tempo che sembrò infinito.
Era
l’inizio di una nuova vita; una vita al fianco di Eric,
quello che
nel giro di qualche anno sarebbe diventato a tutti gli effetti
l’unico uomo
della sua vita. E lei lo amava, di quell’amore folle e
incondizionato tipico
dell’ad0lescenza, e tanto bastava.
Spazio
autrice:
È
finita.
Oddio, mi fa strano scriverlo, ma è così. Avete
aspettato un intero mese e ora
eccoci qui. Ovviamente ci sarà un sequel: “Angel
with a shotgun” che troverete
pubblicato o stasera o domani in giornata. Spero che sia stata una
conclusione
degna e vi ringrazio per la milionesima volta, perché siete
stati davvero unici
e speciali, i migliori lettori del mondo. A presto, spero, con una
nuova fic su
questi due ;)
Baci
baci,
Fiamma
Erin
Gaunt
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