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Lilly guardò l’orologio, erano appena le sei e mezza, come
al solito l’ufficio era deserto. L’unica persona presente era l’addetto alla
portineria e qualcuno negli altri piani, probabilmente alle prese con qualche
caso complicato. Posò la pistola nell’armadietto e si avvicinò alla propria
scrivania. Stava già riflettendo su cosa sarebbe stato meglio fare per
incominciare, quando davanti a lei comparve una bambina. “Ciao, mi chiamo Ann,
il mio papà mi ha detto di aspettarlo qui”, Lilly rimase a dir poco sbalordita,
la bambina non doveva avere più di cinque anni forse ancora meno, cosa ci
faceva lì da sola? “Ciao, io sono Lilly… chi è il tuo papà? E dov’è adesso?”
intanto si guardava intorno, doveva essere lì da qualche parte… “Il mio papà si
chiama Peter, è dovuto andare via, ma mi ha promesso che tornerà” la detective
la osservò era ben vestita e chiaramente non aveva segni di mal nutrizione
stava per chiedere della madre ma il fatto che la piccola non ne avesse fatto
cenno la fermò, “Cosa c’è in quella bella busta?” solo ora aveva notato che Ann
teneva fra le mani un busta bianca, magari conteneva informazioni sulla
presenza della bambina in quel luogo o sull’identità del padre. La piccola la
guardò con sguardo colpevole, era chiaro che era stata colta in fallo, “Mi sono
dimenticata, il mio papà ha detto di darlo alla prima persona che vedevo…” “Non
importa Ann, ora te ne sei ricordata, no?” Lilly che si era abbassata per
parlare con lei le sorrise “Me la fai vedere? Così poi dopo andiamo a prenderci
qualcosa di buono… ti piace la cioccolata?” “Oh si tantissimo, soprattutto
quella con le noccioline!” dicendo questo la bambina fece un grande sorriso e
le passò la lettera. Lilly lesse velocemente e più leggeva più si preoccupava. Il
testo era molto chiaro:
Devo prendere
l’assassino di mia moglie, devo vendicarla, non ho nessuno a cui lasciarla,
tornerò per prendermi le mie responsabilità, vi prego di badare alla mia
piccola.
Non tentate di
fermarmi.
Ann la stava guardando fiduciosa, Lilly la guardò con
tristezza, cosa poteva fare? “Ann qual è il tuo nome intero? Te lo ricordi?”
“Si! Il mio papà mi ha anche insegnato a scriverlo: Ann Tods!” “Sei molto
brava, grazie”, scrisse il nome sul suo taccuino, poi sperando in un po’ di
fortuna chiese ancora “Sai dirmi anche esattamente dov’è andato il tuo papà?”,
Ann la guardò dispiaciuta “No”, “Pazienza, non importa, andiamo a prendere la
cioccolata allora?” “Si, che bello, grazie!” Lilly sorrise, era così piccola,
così gentile e dolce, non si rendeva conto che suo padre si era messo in guai
davvero grossi. Comunque il capo sarebbe arrivato tra poco ed era inutile
privare la piccola di una cioccolata promessa solo per non perdere qualche
minuto. Si avviarono alla macchinetta delle merendine e Ann scelse una barretta
di cioccolata con le noccioline, ora che era più rilassata chiacchierava con
Lilly e le raccontava ciò che faceva con suo padre, dei cartoni che guardava e
dei suoi amici, più parlava più la detective capiva che era una bambina felice,
certamente non maltrattata. Ann finì la cioccolata alla scrivania di Lilly,
mentre lei iniziava le ricerche, le aveva dato un foglio e la bambina disegnava
in silenzio. Inserendo cognome e nome del padre di Ann trovò quello che
cercava, era sposato con Marie McCallister, uccisa quasi un anno prima, il caso
era stato chiuso senza un colpevole. Se volevano trovare Peter prima che
compisse l’irreparabile dovevano trovare il colpevole prima di lui.
Il capo entrò in quel momento in ufficio insieme a Jeffries
e Vera “Ciao Lilly, tutto…” non finì la frase e guardò con sorpresa la bambina
Vera non diede il tempo a Lilly di spiegare “Lilly non sapevo che ti fossi
fatta fare un piccolo clone!”, lei lo guardò stupita poi voltandosi verso Ann
capì, in effetti era la sua copia sputata, esile e bionda, ma aveva gli occhi
verdi non azzurri come i suoi, non rispose alla battuta e si rivolse a Stillman
“Possiamo parlare nel suo ufficio?”, la bambina vedendola andare via si agitò
“Lilly…”, la detective le sorrise “Devo parlare un attimo con questo signore,
torno subito, guarda, potrai vedermi, sarò in quella stanza, questi sono Will e
Nick, poi si avvicinò e le sussurrò all’orecchio in modo che tutti sentissero
“Nick sembra solo brutto e cattivo, in realtà sa essere molto gentile, se
vuole…” poi seguì il capo in ufficio godendosi la faccia di Vera. In ufficio
spiegò la situazione a Stillman che concordò con lei, dovevano assolutamente
capire dove stava andando Peter per fermarlo e l’unico modo era sperare che qualcuno
fosse a conoscenza dei suoi piani e li rivelasse a loro oppure anticiparlo
trovando prima di lui il colpevole. Lilly uscì dall’ufficio, Kat era appena
arrivata e stava facendo conoscenza con Ann, andò dai colleghi e li mandò da
Stillman, non poteva dir loro niente davanti alla bambina. Si sedette alla
scrivania e cercò i parenti della famiglia, il primo punto da cui partire, Ann
continuava a disegnare seduta dall’altro lato del tavolo.
Scotty era in ritardo, come al solito, in più non aveva
dormito affatto bene, aveva fatto un sogno stranissimo, non brutto di per sé,
ma che l’aveva lasciato stupefatto. Aveva sognato di giocare con una bimba
bionda dagli occhi azzurri identici a quelli di Lilly, anzi ad essere sinceri
erano quelli di Lilly, la piccola con cui giocava l’aveva chiamato papà, si era
svegliato e non era più stato capace di riaddormentarsi fino al mattino, così
poi non aveva sentito la sveglia. Non riusciva a capire il suo sogno, o forse
non voleva ammettere quello che il suo subconscio aveva già ben chiaro. Era
passato a prendere dei caffé per farsi perdonare, ma quando entrò in ufficio
per poco non li lasciò cadere, davanti ai suoi occhi c’era la copia della
bambina del suo sogno ed era alla scrivania di Lilly, proprio in quel momento lei
la guardò e fece una domanda alla bambina che le rispose ridendo. Scotty non
credeva hai suoi occhi, possibile che…
Per tutto quel tempo era rimasto imbambolato davanti alla
porta senza accorgersene, ma Vera, che era uscito dall’ufficio del tenente da poco,
se ne accorse e ne approfittò “Cosa c’è Valens, hai visto un fantasma?” Scotty
si riscosse, entrò, “No, certo che no…” Ann si voltò verso di lui per guardarlo
e lui vide due bei occhi verdi. Senza essersene reso conto aveva trattenuto il
respiro, ora lo rilasciò. Vera gli spiegò la situazione lontano dalle orecchie
della bambina e lui si sentì tremendamente stupido.
Vera e Jeffries scesero in archivio per recuperare il
cartone della madre di Ann. Scotty, che aveva distribuito i caffé, portò a
Lilly il suo le sorrise e chiese “Mi presenti la tua amica?” Ann sentendosi
presa in causa intervenne subito “Mi chiamo Ann, e tu?” “Io mi chiamo Scotty,
cosa stai disegnando di bello?” “Un treno, il mio papà me ne a fatto vedere uno
questa mattina”, Lilly che era intenta nel suo lavoro si voltò verso la piccola
“L’hai visto prima di venire qui?” “Sì, il mio papà doveva comprare un
biglietto”. Lilly e Scotty si guardarono, questo non era un dettaglio
trascurabile. “Ti dispiace se parlo un attimo con Scotty?” Ann scosse la testa.
I due detective entrarono nell’ufficio di Stillman, che vedendoli entrare
chiese “Novità?” “Forse capo” iniziò Scotty “Ann ci ha appena detto che Peter
ha comprato un biglietto del treno questa mattina, probabilmente sta andando
lontano da Philadelphia, abbiamo più tempo di quello che potevamo immaginare!”,
“Bene, Lilly, scoperto qualcosa sui famigliari?” “Marie aveva già perso i
genitori, le rimane soltanto una zia, Peter invece ha ancora il padre, con
fedina penale sporca, è stato in carcere per una rissa in un bar, aveva
picchiato quasi a morte un altro uomo, risulta poi una denuncia della moglie,
poi ritirata, per violenza” “Allora, tu e Scotty andate dalla zia mentre Kat e
Vera vanno dal padre, io e Will ci occupiamo del vecchio caso”. Scotty uscì,
Lilly stava per seguirlo quando si voltò “E Ann?” Stillman sospirò, “Non so
ancora… se chiamiamo i servizi sociali, quando ritroviamo Peter sarà difficile
per lui riprenderla… sperando di trovarlo prima che commetta una sciocchezza!”
“Potremmo tenerla qui per un po’, se siamo fortunati Peter tornerà indietro
rendendosi conto di fare una stupidaggine!” suggerì Scotty, che era rientrato
per ascoltare “Potrebbe essere un’idea capo, la piccola non disturba affatto!”
lo appoggiò Lilly, Stillman scosse la testa pensieroso “Va bene, però se entro
questa sera non è cambiata la situazione chiamo i servizi sociali, non posso
fare di più” “Grazie capo”. I detective uscirono e diedero le consegne agli
altri che intanto erano ritornati con la scatola. Tutti facevano ben attenzione
a parlare in modo da non pronunciare mai i nomi, di modo che Ann non capisse
che stavano parlando di persone che lei conosceva. La bambina non si curò di
loro, ma continuò tranquillamente a disegnare fino a quando Lilly non indossò il
capotto per uscire, allora la guardò preoccupata, scese dalla sedia e le si
avvicinò “Posso venire con te?”, Lilly che presa dal lavoro non aveva pensato
che la piccola sarebbe rimasta da sola non seppe cosa dire, ovviamente non
poteva portarla con sé! “Ann, io devo andare via, non puoi accompagnarmi, ma
tornerò presto non ci metterò molto…”, la piccola aveva le lacrime agli occhi,
Lilly non sapeva proprio cosa fare, Stillman che aveva seguito la scena
intervenne “Ann, ti dispiace venire qui con me, avrei proprio bisogno del tuo
aiuto” la bambina lo guardò con interesse allora lui continuò “Lilly tornerà
tra poco e allora andrete a mangiare insieme, va bene? Ma ora lei deve fare un
lavoro per me e tu mi devi proprio aiutare” mentre Stillman parlava la piccola
si era avvicinata a lui, ora che la guardava con sguardo interrogativo fece di
sì con la testa, si voltò verso Lilly la salutò con la manina e le sorrise “Ci
vediamo dopo Lilly, ciao Scotty”. Scotty e Lilly ricambiarono il saluto e
partirono per la casa di Betty Suss. Appena saliti in macchina Scotty chiese
sorridendo a Lilly “Come hai fatto a conquistarla in così poco tempo, dimmi il
tuo segreto, se funziona anche con le donne è meglio del Graal!” Lilly lo
guardò di traverso, poi disse seria “Il sacro potere della cioccolata!”,
entrambi risero di gusto.
Arrivati alla casa scesero dall’auto e bussarono alla porta,
venne ad aprire un donna sulla cinquantina.
Betty Suss:
Cosa desiderate?
Lilly: Siamo della omicidi, detective Rush e Valens,
possiamo entrare?
Betty Suss: Non so proprio niente io! Comunque,
accomodatevi.
Scotty: Vorremmo sapere quando a visto per l’ultima volta
Peter
Betty Suss:
Chi? Non so di chi sta parlando…
Lilly: Di Peter Tods il marito di sua nipote Marie, il padre
di Ann!
Betty Suss: Non lo dica come se fosse ovvio, non conoscevo
quasi per nulla mia nipote e Peter l’ho conosciuto al funerale di Marie, io e
suo padre non siamo mai andati d’accordo, e quindi non ho quasi avuto dei
rapporti con la figlia.
Scotty: Quindi dal funerale non ha più visto Peter?
Betty Suss: No, in realtà è passato ieri sera con la
bambina.
Lilly: E?
Betty Suss: Niente, pensate che ha avuto la faccia tosta di
chiedermi di tenere la bambina per un po’! Pensate, tenere una mocciosa di
quattro anni!
Lilly la guardò in malo modo pronta a rispondere per le rime
ma Scotty l’anticipò
Scotty: Sa dirci perché voleva lasciarle la bambina? Le ha
detto qualcosa al riguardo?
Betty Suss: No niente, solo che aveva già chiesto ad un
collega che aveva detto di no, comprensibile!
Lilly: Niente altro?
Betty Suss: No… oh si… mi ha chiesto di farlo per Marie…
Lilly: E lei a continuato a rifiutare?
Betty Suss: Lei ha figli detective? No direi di no! Io ho
lavorato per una famiglia ricca con tre figli, niente di più rumoroso,
fastidioso e terribile dei bambini, allora ho giurato che non ne avrei mai
avuto e sicuramente non mi prendo quelli degli altri!
Scotty: Va bene, arrivederci.
Lasciarono la casa, il buon umore di Lilly era evaporato
“Come si può essere così insensibili! A quella donna non importa di niente!”
Scotty non le rispose, aveva ragione certo, ma non poteva rispondergli che non
tutti erano gentili e altruisti come lei.
Kat e Vera erano usciti un attimo prima di Lilly e Scotty,
avevano raggiunto la casa del padre di Peter, Jeff Tods. Lo trovarono nel
giardino, intento a bere birra.
Vera: Lei è Jeff Tods?
Jeff Tods: Sì perché?
Kat: Siamo detective della omicidi, vorremmo parlare di suo
figlio.
Jeff Tods: Mio figlio?
Vera: Peter Tods! Forse avrebbe la mente più lucida se la
smettesse di bere!
Jeff Tods: Vada a fare la morale a qualcun altro, non vedo
mio figlio dalla morte di mia moglie, aveva diciassette anni, sparito! Non l’ho
mai più rivisto, se si è messo nei guai sono proprio contento!
Kat: Non sa nulla della moglie? E della figlia?
Jeff Tods: Ah è così? Si è sposato e ha prolificato! Non me
ne può importare di meno! E ora lasciatemi in pace!
I due ispettori se ne andarono, non valeva la pena
insistere, probabilmente diceva la verità, chiunque sarebbe scappato da un
padre simile e si capiva anche perché Peter non aveva chiesto aiuto al padre,
nessuna persona sana di mente avrebbe anche soltanto preso in considerazione
l’idea di lasciare la propria figlia ad un simile energumeno!
Approfitto del secondo
capitolo per ringraziare tutti quelli che hanno letto le mie FF o che in futuro
lo faranno. In particolare Cipollina, Sammy4ever e Pucchetta90 che mi hanno
recensito. Spero che leggendo le mie storie vi sia venuta voglia di vedere l’originale,
telefilm a mio parere tra i migliori mai realizzati! Grazie mille e buona
lettura!!!
Capitolo secondo
In centrale Stillman e Jeffries avevano controllato il caso
della madre, non era sorta nessuna traccia valida, coloro che avevano indagato
sul caso la prima volta erano giunti alla conclusione che fosse uno sconosciuto,
aveva visto la ragazza, aveva tentato di rapinarla lei si era difesa, e lui
l’aveva colpita troppo forte uccidendola, poi era scappato senza portare via
nulla, nel panico. Stillman, per impegnare Ann, le aveva mostrato come ordinare
i rapporti, lavoro che la teneva tuttora impegnata, non sapendo leggere non era
disturbata dalle violenze descritte su quei fogli, ma era totalmente presa dai
numeri, che sapeva riconoscere e che doveva ordinare. Stillman non la
controllava tanto tra quei rapporti c’era già una tale confusione che peggio la
bambina non poteva fare.
Lilly, Scotty, Vera e Kat arrivarono praticamente insieme,
fecero rapporto e furono informati più nei dettagli sul caso di Marie. “Betty
Suss ci ha parlato di un collega di Peter, forse un suo amico, credo che
dovremmo andare a parlargli” “Si, Lilly, però è ora di pranzo e io ho fatto una
promessa, comunque a quest’ora non troveremmo nessuno negli uffici dove lavora
Peter” Stillman si voltò verso Ann “Ann vieni, mettiti il cappotto, avrai fame
no? Lilly e Scotty ti portano a mangiare” Ann si alzò felice “Che bello, avevo
quasi finito però…” Vera vide che indicava i rapporti e disse “ Lilly ma è
davvero il tuo clone! Ha solo quattro anni ed è già una stacanovista come te! A
meno che non sia contagioso!” “No non è contagioso, basta guardare te!” Scotty
non aveva perso l’occasione di vendicarsi per la battuta della mattina, tutti
risero. Lilly, Scotty e Ann presero i capotti ed uscirono, gli altri avrebbero
mangiato come al solito qualcosa portato da un fattorino, ma il capo voleva che
la piccola mangiasse bene e che si allontanasse un po’ dalla centrale.
“Cosa vuoi mangiare?” chiese Scotty ad Ann “Mi piace molto
la pizza…” “Vada per la pizza allora, va bene Lilly?” “Certo, Ann conosci
qualche amico del tuo papà?” Scotty guardò Lilly sorridendo, non riusciva
proprio a perdere tempo! “Vuoi dire David?” “Lavora con tuo padre?” continuò
Scotty “Sì, a volte viene a casa e mi porta delle caramelle…” “Bene grazie
mille, sei veramente molto utile lo sai!” la piccola si illuminò al complimento
di Lilly, era evidentemente alla ricerca della sua approvazione. Andarono a
mangiare Ann chiacchierava con Lilly e Scotty felice e spensierata. Alla cassa
la commessa fece a Scotty lo sconto famiglia e gli fece i complimenti per la
bellissima ed educata bambina che aveva, lui, rimasto interdetto, non aveva
obiettato. Quando si era voltato Lilly stava parlando con Ann che le aveva
preso la mano, sembrava non avesse sentito nulla anche se quando aveva alzato
lo sguardo su di lui era leggermente arrossita. Ann che invece non aveva notato
nulla prese con la sua mano libera quella di Scotty ed uscirono.
Rientrati in centrale il capo li riunì nell’ufficio “Peter
non sembra voler tornare, Lilly e Scotty andrete a vedere sul posto di lavoro
se trovate qualcuno che lo conosce o che sa qualcosa, mentre Will, Nick e Kat,
voi andate in stazione, forse qualcuno dei bigliettai riconosce la foto e sa
dirci dove è andato” “Ok capo, abbiamo chiesto ad Ann e ci ha dato un nome di
un collega di Peter che a volte viene a trovarli a casa, probabilmente un
amico” “Bene, speriamo di cavare qualcosa di più rispetto a questa mattina. Io
mi occupo della bambina, non ho mai avuto i rapporti così in ordine!” Sorrisero
alla battuta del capo, poi si diressero ai propri compiti, Ann, questa volta,
non disse niente vedendoli partire, li salutò poi entrò nell’ufficio di
Stillman, pronta all’importante compito che questi volesse affidarle.
Lilly e Scotty si diressero all’agenzia dove lavorava Peter,
appena arrivati parlarono con il direttore che disse loro che Peter era un buon
impiegato, puntuale e rigoroso nelle consegne, sempre gentile, non aveva mai
dei litigi, anche se dalla morte della moglie non parlava più praticamente con
nessuno, lavorava e basta. Due giorni prima gli aveva chiesto un paio di giorni
di ferie, lui gliel’aveva concessi, era la prima volta che faceva una richiesta
simile dalla morte della moglie e lui sperava avesse finalmente superato il
trauma. I due ispettori gli chiesero se conosceva Marie, il direttore rispose
di no, l’aveva vista una sera, poco prima che morisse, ad una festa
dell’agenzia, non avevano neanche parlato. Lo ringraziarono e gli chiesero dove
avrebbero potuto trovare un certo David che avrebbe dovuto lavorare per lui, il
direttore gli disse che doveva trattarsi di David Pitterson e indicò loro come
raggiungere il suo ufficio. Salirono le scale e arrivarono all’ufficio di
David, Scotty bussò alla porta ed entrò.
Scotty: Salve, detective Valens e Rush della omicidi, vorremmo
parlare di Peter
David Pitterson: Non mi dite che ha fatto una sciocchezza!
Lilly: Perché? Cosa sa lei?
David Pitterson: Ieri mi ha chiesto di tenerle la bambina e
visto la faccia che aveva e la sua ossessione…
Scotty: Quale ossessione?
David li guardò, era confuso “Non sapete nulla?”
Lilly: Perché non ci dice cosa è successo?
David Pitterson: Va bene… Peter ha perso la moglie…
Scotty: Questo già lo sappiamo, vada avanti…
David Pitterson: Sì… da allora non è più lui, è un anno che
indaga, alla ricerca del colpevole, non era mai giunto a niente, poi due giorni
fa ha chiesto un permesso, quando la sera sono passato da lui era fuori di sé,
mi diceva che l’aveva trovato, che aveva un nome, che finalmente avrebbe fatto
giustizia!
Lilly: E lei cosa ha fatto?
David Pitterson: Ho cercato di calmarlo, di farlo ragionare,
ma lui niente allora gli ho ricordato che aveva una figlia, che non poteva
abbandonarla.
Scotty: Allora Peter gli ha chiesto di tenerla?
David Pitterson: Sì, per qualche giorno, magari anche di
meno… io non sapevo più cosa fare per trattenerlo, così ho rifiutato e me ne
sono andato… oggi ho scoperto che non era a lavoro e che aveva chiesto ancora
qualche giorno al direttore…
Lilly: Perché non ha chiamato la polizia? Non avremmo perso
tutta la mattina, se lei avesse chiamato!
David Pitterson: Io non sapevo cosa fare, non volevo
metterlo nei guai…
Scotty: Se non fosse per lei sarebbe in guai minori! Ci dica
dove è andato, e da chi!
David Pitterson: Io non lo so! Vi ho detto tutto, ve lo
giuro!
Lilly: Dove è andato ieri?
David Pitterson: Da un’amica di Marie, una che aveva
conosciuto al liceo…
Scotty : Il nome!
David
Pitterson: Sandy… Sandy Baker… mi pare…
Lilly: Se Peter commetterà una stupidaggine sappia che sarà
anche colpa sua!
Scotty: Arrivederci
I detective uscirono dall’ufficio, appena furono più lontano
Scotty scosse la testa, “Non è possibile e si definisce un amico!”, Lilly annuì
concorde. Tornati in centrale iniziarono le ricerche di Sandy Baker,
probabilmente era lei la chiave del caso, era lei che aveva rivelato a Peter il
dettaglio che gli aveva fatto scoprire il colpevole. Will, Nick e Kat non erano
ancora tornati dalla stazione, più il tempo passava più temevano di sentire il
telefono squillare con la notizia dell’arresto di Peter per omicidio. L’unica a
non partecipare alla tensione generale era Ann tranquilla e beata continuava a
giocare, aveva già disegnato tutti e cinque i detective e il tenente, ora stava
ordinando le matite che Lilly teneva sulla scrivania. Jeffries, Vera e Miller
arrivarono molto tardi, si riunirono nell’ufficio di Stillman. “Perché le
stazioni toccano sempre a me?” Chiese Vera a tutti e a nessuno, fece un sospiro
e vedendo l’aria interrogativa dei colleghi rimasti in centrale, iniziò a
spiegare “Ci siamo fatti tutti i bigliettai, gli inservienti e gli impiegati
della stazione! Non potete immaginare quanti sono!” Will che era subito dietro
lo interruppe “Smettila di lamentarti… alla fine abbiamo trovato un barbone che
ci ha confermato di aver visto Peter e Ann questa mattina, ricordava la piccola
perché gli aveva fatto un bel sorriso” tutti sorrisero a questa affermazione,
quella bambina era davvero gentile, Kat continuò “E ora la bella notizia, il
barbone ci ha assicurato che Peter ha preso un biglietto per Providence! Il che
ci da più tempo, considerando che il treno che ha preso non era un diretto e
che ha dovuto attendere a New York la coincidenza, dovrebbe essere arrivato a
Providence da poco, se siamo fortunati non conosce l’indirizzo della persona
che cerca…” “Quindi se tutto va bene abbiamo tempo fino a domani” la interruppe
Vera. Stillman prese la parola “Lilly, Scotty avete trovato Sandy Baker?” “No
capo, sembra non esistere…” rispose Scotty scuotendo la testa. “Avete provato
tra i matrimoni? Forse a cambiato cognome…” propose Jeffries abituato più degli
altri alla ricerca “No, avevamo appena finito di cercare tra i detentori di
patenti quando siete arrivati voi, è un ottima idea inizieremo subito” disse
Lilly. Uscirono tutti dall’ufficio pronti a cercare questa Sandy. Stillman
bloccò la detective “Lilly, aspetta un attimo… devo chiamare i servizi sociali,
non posso farne a meno…” Scotty che non era ancora uscito sentì la frase e
rientrò nell’ufficio, Lilly era di spalle, ma anche da così poteva notare la
piega presa dalle sue spalle, la forma che assumeva quando allontanava il
dispiacere e il dolore per non soffrire, doveva fare qualcosa, si erano tutti
affezionati a quella piccola, Lilly in particolare e lui non voleva che la
bambina e Lilly soffrissero, quindi senza sapere bene perché intervenne “Capo,
potrebbe stare con noi ancora un po’…” “Cosa intendi Scotty? Sono le sette deve
mangiare e andare a dormire, non posso aspettare oltre!”, Lilly che aveva
capito cosa volesse dire Scotty parlò “Potrebbe dormire da me… non sarebbe un
problema e per lei credo sarebbe più facile che dormire in un istituto…”
Stillman che si era affezionato alla piccola non seppe cosa rispondere, era
ovvio che per la piccola era meglio stare con Lilly, però non sapeva quanto
fosse legale. Li guardò e sospirò “Lo sapete che accetterei volentieri… farò
qualche telefonata per vedere cosa si può fare, ma non vi prometto niente,
chiaro? Ora andate a cercare questa Sandy…” Lilly e Scotty uscirono
dall’ufficio trionfanti Lilly fece un enorme sorriso a Scotty “Grazie mille!
Non avevo pensato a questa soluzione!” Scotty felice rispose “E’ per questo che
siamo una coppia perfetta!” entrambi arrossirono, Scotty ancora più di Lilly
non si era reso conto che quello che stava per dire poteva non avere che il
significato di coppia di colleghi. A tirarlo dall’imbarazzo fu Vera che
vedendoli lì imbambolati intervenne “Avete intenzione di darci una mano sì o
no?”, non gli risposero, ma Scotty si rivolse di nuovo a Lilly “Speriamo che il
capo ce la faccia…” poi più forte a beneficio di tutti disse “Andiamo, Vera
senza di noi non ce la fa!”. Si godettero un po’ di rispostacce di Vera, poi
tutti si rimisero al lavoro.
Grazie mille per le recensioni
sono molto contenta che vi piacciano le mie FF!!! Eccovi un nuovo capitolo, che posso
definire molto interessante, soprattutto per le “Shippeuse” come me!!! Buona
lettura!
Capitolo terzo
Era passato un quarto d’ora quando Stillman fece cenno a
Lilly di entrare, Scotty osservò la scena dall’esterno.
Stillman sorrise a Lilly che tirò un sospiro di sollievo, “Allora,
ho chiamato un’assistente sociale che conosco, gli ho spiegato la situazione
con un po’ di discrezione, mi ha detto che se proprio non si poteva farne a
meno avrebbe mandato un foglio da firmare, una specie di autorizzazione per una
notte… me la deve faxare, però domani verrà qualcuno a prenderla, gli ho detto
di farlo venire in commissariato, che la piccola sarebbe stata qui, diciamo nel
pomeriggio, non ho potuto fare altro per la piccola e Peter…” “Grazie capo,
speriamo di trovarlo e fermarlo, non sembra il tipo d’uomo capace di uccidere
per vendetta…” Quando Lilly uscì dall’ufficio Scotty non ebbe bisogno del suo
cenno d’assenso per capire che aveva funzionato, il sorriso che le illuminava
il volto era più che sufficiente! Ann, che continuava a girare per l’ufficio
alla ricerca di una penna che Vera aveva nascosto perché la cercasse, non
sembrava preoccupata, ma quando Lilly le si avvicinò e si inginocchiò per
poterle parlare disse senza aspettare “Non voglio andare via! Per favore…” le
lacrime le erano salite agli occhi e lei le tratteneva a stento. Lilly la
strinse tra le braccia “Ma come e io che pensavo già alla bella cena che ci
potevamo preparare a casa mia! Non vuoi venire a casa con me?” Ann tirò su con
il naso, si strofinò gli occhi e fece un bel sorriso “Possiamo mangiare le
frittelle?” “Certo, anche se non sono proprio il mio forte!”. Stillman era
uscito dall’ufficio e chiese cosa avessero trovato, Vera iniziò dicendo che non
avevano trovato nessuno, ma proprio in quel momento Jeffries intervenne
“Eccola! Sandy Paster da nubile Baker, non abita più a Philadelphia, per questo
non riuscivamo a trovarla, ora risiede a Trenton…” “Bene, allora, è tardi e
Trenton non è proprio dietro l’angolo, ci andremo domani mattina, buona notte a
tutti”. Chiaramente il tenente non ammetteva repliche e l’unica che ne avrebbe
fatte ora era impegnata con una bambina. Il fax era arrivato e Lilly aveva
firmato, gli altri erano usciti salutati da Ann, rimaneva solo Scotty che le
accompagnò di sotto “Lilly, vi serve un passaggio?” Ann si intromise “Scotty,
perché non vieni a mangiare anche tu con noi? Come prima?” Scotty imbarazzato
non seppe cosa dire “Sì Scotty, non è una brutta idea, perché non vieni con
noi?” Lilly ne approfittò subito, Scotty sapeva fare delle ottime frittelle.
“Volentieri, però cucino io, per sdebitarmi!” “Non ho obiezioni!” Lilly rise
tra sé, lo conosceva proprio bene Scotty, sempre così gentile e premuroso. Ann
tutta felice prese anche la mano di Scotty e canticchiando si avviò verso la
macchina.
Scotty come promesso preparò la cena, mentre Lilly faceva il
bagno ad Ann, non era per lei una cosa insolita occuparsi di una bambina, aveva
dovuto prendersi cura di sua sorella fin da piccola e poi di sua madre prima
che morisse, però per la prima volta lo faceva davvero volentieri, senza quella
sensazione che fosse una cosa sbagliata. Badare a sua sorella, malgrado fosse
ancora, anche lei, una bambina, le era sempre sembrato strano, le compagne di
scuola non dovevano preoccuparsi di controllare che la sorella o il fratellino
mangiassero pranzo, era la loro mamma ad occuparsi di quello e neanche
occuparsi della madre era stato naturale, coricarla quando era ubriaca, pulire
i disastri che aveva combinato a causa dell’alcool non era certo ovvio.
Quando ebbero finito Lilly le fece indossare dei vestiti che
Kat gli aveva dato, sua figlia non li indossava più da tempo, poi ritornarono
da Scotty. Mangiarono felici, facendo i complimenti a Scotty per l’ottima cena,
certo aveva superato se stesso, l’atmosfera era tranquilla e anche se Lilly a
volte si perdeva ripensando al caso e alle cose che avrebbero dovuto fare il
giorno dopo, questo non turbò la generale aria di felicità, soprattutto grazie
ad Ann che aveva mille cose da raccontare. Alla fine però iniziò a crollare di
sonno, la giornata era stata certo molto eccitante per lei, le emozioni che
aveva nascosto l’avevano stancata, Lilly la coricò e lei in pochi minuti si
addormentò, Olivia le si era acciambellata ai piedi, le avrebbe fatto
compagnia, Lilly baciò la piccola, era straordinario come quella bambina la
faceva stare bene, la fiducia che la piccola chiaramente riponeva il lei la
faceva sentire importante per qualcuno, Ann le voleva bene indipendentemente da
tutto e malgrado la conoscesse solo da un giorno. Voleva assolutamente essere
degna di quel affetto e l’unico modo era riportarle il padre, possibilmente non
richiudendolo in galera subito dopo.
Scotty la stava aspettando, Lilly gli sorrise scacciando i
suoi pensieri “Domani faremo tutto il possibile, inutile pensarci ora…” Scotty
la sorprese con questa osservazione, era chiaro che sapeva leggerle nella
mente, “Hai ragione… grazie per la cena e la compagnia, sei stato davvero
gentile…”, Scotty abbassò la testa per guardarsi i piedi, che non riusciva a tenere
fermi… “Lil… grazie a te… sono stato molto bene…” Anche Lilly aveva abbassato
il volto, gli sorrise senza sapere cosa rispondere, anche lui le sorrise poi
alzò le spalle, come faceva spesso, Lilly conosceva bene quel gesto “Direi che
è meglio che vada, è tardi, e domani dobbiamo lavorare…” “Già…” Lilly fece un
cenno affermativo con la testa, non capiva perché non riusciva a guardare
Scotty. Alla fine lui si avviò verso la porta, l’aprì, poi si volse di nuovo
verso di lei, voleva dirle qualcosa aprì la bocca, poi la richiuse, scosse la
testa sorridendo, stupito da se stesso, alla fine disse soltanto “Ciao, buona
notte”, “Ciao, a domani…”. La porta si richiuse e Scotty sparì dalla vista di
Lilly, che sospirò stupita, cosa era appena successo? Non capiva, non aveva mai
pensato a Scotty diversamente che come un caro amico, aveva fiducia in lui, ma
quella sera era successo qualcosa di strano, il suo cuore aveva fatto un balzo
inaspettato quando lui si era voltato per aggiungere qualcosa, era stata lì lì
per chiedergli di rientrare, di prendere un caffé con lei, ma si era trattenuta
e lui l’aveva salutata. Controllò che Ann dormisse tranquilla e poi si coricò.
Scotty si allontanò dalla casa di Lilly dandosi del
deficiente, era stato ad un passo dal dire a Lilly quello che provava per lei,
ci aveva riflettuto tutta la giornata, era chiaro che se ne era innamorato, non
sapeva quando era successo, il loro rapporto all’inizio era stato quasi ostile,
poi si erano scoperti uno con l’altra si erano rivelati le debolezze e i dolori
del passato e del presente, erano diventati amici e Scotty la pensava così
anche quella mattina, ma poi durante tutta la giornata era stato con lei e la
serata passata a ridere e a chiacchierare l’avevano illuminato, adorava vederla
ridere e sorridere, il suo cuore faceva una capriola tutte le volte che questi
sorrisi erano rivolti a lui e si riempiva di gioia quando era lui a farla
ridere. Stava per dirgli tutto questo, quando la paura di perderla per sempre,
di non essere ricambiato, l’avevano fatto rimanere in silenzio. Si torturò con
questi pensieri fino al suo appartamento, si coricò e il suo ultimo pensiero fu
che almeno l’avrebbe vista il giorno dopo.
Al mattino Lilly svegliò Ann che dormiva beata, fecero
colazione e poi insieme si recarono in commissariato, per la prima volta Lilly
non fu la prima, Stillman era già in ufficio. “Buongiorno a tutte due, passata
una buona serata?” Ann gli sorrise raggiante “Oh sì!, Scotty ha fatto delle
frittelle buonissime!” Lilly arrossì, ma Stillman non diede peso alla cosa,
sorrise ad Ann a chiese a Lilly di raggiungerlo nel suo ufficio, in quel
momento entrarono anche gli altri. Ann si sedette al suo posto all’ufficio di
Lilly e iniziò a disegnare un bel gatto rosso, i detective si riunirono
nell’ufficio del tenente. Mentre entravano Scotty quasi si scontrò con Lilly,
si salutarono leggermente in imbarazzo, poi Scotty si spostò per lasciarla
entrare per prima e entrambi si concentrarono su ciò che Stillman stava per
dire. “Buongiorno a tutti, dobbiamo agire in fretta, non possiamo sperare oltre
nella fortuna, Will e Nick voi andrete da Sandy Baker, Lilly, Scotty e Kat voi
andrete a Providence, sperando che a Trenton voi due riusciate ad ottenere il
nome della persona che Peter considera come il colpevole, così che voi possiate
recarvi da lui, intercettare Peter ed interrogare entrambi per scoprire
qualcosa di più sull’omicidio di Marie”. Scotty si rivolse a Stillman “Capo,
come faremo ad arrivare a Providence in tempo? Anche andando a tutta velocità
arriveremmo per l’ora di pranzo…” “Lo so, ma andarci prima di parlare con Sandy
non avrebbe avuto senso, però ho chiamato qualche mia conoscenza e sono
riuscito a rimediarvi un mezzo di trasporto più veloce…” il tenente sorrise
“Dovrebbe arrivare a minuti”. L’elicottero non si fece attendere, Lilly, Scotty
e Kat salirono sul tetto. Sarebbero arrivati a Providence in poco più di un
ora. Vera e Jeffries erano già partiti. Ann. che aveva notato il fermento si
era un po’ agitata, ma Lilly l’aveva calmata, gli aveva detto che sarebbe
tornata un po’ più tardi del solito, ma che forse gli avrebbe portato una
sorpresa, la piccola si era tranquillizzata e aveva raggiunto l’ufficio di
Stillman, come si era abituata a fare quando gli altri detective erano fuori.
Will e Nick arrivarono a Trenton e trovarono facilmente
l’indirizzo che cercavano, scesi dall’auto, incrociarono le dita, se non
trovavano subito Sandy tutto si sarebbe complicato. Suonarono e attesero, venne
ad aprire una donna.
Vera: La signora Sandy Baker?
Sandy Baker: Sì… sono anni che non sento questo cognome ed
ora è la seconda volta in pochi giorni! Cosa desiderate?
Jeffries: Siamo detective della omicidi di Philadelphia, chi
altro l’ha chiamata con il suo vecchio nome?
Sandy Baker: Oh, non ricordo il nome… comunque conoscevo
bene la moglie, se vi è d’aiuto, Marie McCallister…
Vera: Peter Tods, potrebbe dirci cosa voleva da lei?
Sandy
Baker: Certo! Accomodatevi!
Si sedettero in salotto.
Sandy Baker: Desiderate qualcosa, del the? Caffé?
Vera: Scusi signora, ma siamo davvero di fretta, potrebbe
dirci cosa voleva Peter?
Sandy Baker:Certo,
allora, è venuto da me due giorni fa e mi ha detto di essere il marito di
Marie, io e Marie eravamo molto amiche al liceo, mi ha detto che voleva fare
una festa a sorpresa per Marie e radunare tutti i suoi vecchi amici. Io ero
felice dell’idea, il tempo ci aveva diviso, ma mi avrebbe fatto piacere
riallacciare i ponti. Abbiamo chiacchierato un po’, gli ho dato altri numeri di
vecchie conoscenze e se ne è andato…
Era ovvio che l’invenzione della festa era un pretesto per
sapere i nomi di amici del liceo di Marie, Peter probabilmente indagava su quel
fronte. Era altrettanto chiaro che Sandy non sapeva della morte di Marie. I
detective si guardarono e concordarono in silenzio di non dire niente, dovevano
ottenere un’informazione ed in fretta, non potevano rischiare di avere una
testimone in lacrime.
Jeffries: E’ sembrato turbato ad un nome in particolare?
Qualcuno che ora abita a Providence?
Sandy Baker: Certo, dimenticavo, gli ho fatto vedere una
vecchia lettera d’amore di un nostro amico indirizzata a Marie, pensavo fosse
una cosa divertente del passato, nulla di più, in effetti a quel punto se né
andato molto velocemente…
Vera: Chi era il mandante della lettera?
Sandy Baker: Victor Sanders, un bravo ragazzo…
Jeffries: Grazie mille, arrivederci
I detective stavano per uscire quando Vera si voltò “Come
mai aveva lei una lettera d’amore inviata a Marie?” Sandy arrossì “Bè… ecco
Marie l’ha gettata via, io l’ho recuperata, la trovavo molto dolce…” “Va bene
grazie ancora ed arrivederci”.
Appena fuori dalla casa Vera prese il cellulare e chiamò i
colleghi sull’elicottero informandoli degli sviluppi, avrebbero dovuto cercare
questo Victor Sanders e trovarlo prima di Peter.
Mille grazie per le
recensioni, siete gentilissime! Sì sappiamo che Lilly le frittelle non le sa
fare e allora chi poteva farle, certamente non Ann! E poi trovo romantico
Scotty che prepara la cena no?! La scena sulla porta piace molto anche a me,
credo sia adatta ai due personaggi che si dividono tra silenzi e confidenze…
La storia va avanti
e non mancherà un piccolo sviluppo sul versante love… buona lettura e
recensite!
Capitolo quarto
La polizia di Providence era stata informata dell’arrivo dei
detective di Philadelphia, così al loro arrivo trovarono ad attenderli una
macchina e l’indirizzo di Victor Sanders. Giunti al suo palazzo estrassero tutti
e tre le armi ed entrarono. Non incontrarono nessuno nell’edificio, arrivati
alla porta dell’appartamento, che era stato indicato loro, Scotty bussò poi si
tirò indietro ed attese, si era messo tra la porta e Lilly, se ci fosse stato
uno scontro a fuoco il suo corpo l’avrebbe coperta. La porta si aprì e un uomo
guardò sbalordito le pistole che erano puntate su di lui, alzò le mani
istintivamente “Cosa succede?” I detective abassarono le armi, Scotty presa la
parola “Siamo detective di Philadelphia, Valens, Rush e Miller lei è Victor
Sanders?” “Sì, Philadelphia? Non vado in quella città da un bel po’ di tempo…”,
“Oggi ha incontrato un uomo di nome Peter Tods?” chiese Kat mostrandoli la foto
che avevano di lui.
Victor Sanders: “No, ma credo di conoscerlo… è il marito di
Marie?”
Lilly: “Quando lo ha conosciuto?”
Abbassò la testa e li fece entrare, sospirò “Amo Marie, l’ho
sempre amata...”
Scotty: “E allora perchè l’ha uccisa!”
Victor li guardò con occhi sconvolti “Cosa state dicendo!
Marie non è morta, lei è felice, ha una bambina, non può essere morta!” abbassò
la testa e iniziò a piangere sommessamente.
Lilly guardò Scotty che era sorpreso quanto lei, non poteva
immaginare che Victor non sapesse della morte di Marie. Si allontanarono un po’
da Sanders che continuava a piangere “Direi che o è un fantastico attore o non
sapeva della sua morte e quindi Peter si sbagliava, non è stato lui ad
ucciderla” Lilly parlò a bassa voce, Scotty annuì “Proviamo a capire cosa sa…”.
Lilly: “Ci dispiace, pensavamo lo sapesse…”
Kat: “Dovremmo farle delle domande…”
Victor aveva gli occhi rossi ma cercò di calmarsi annuì
“Scusate…”
Lilly: “Quando ha visto Marie, per l’ultima volta?”
Victor Sanders: “E’ stato un anno fa, passavo a Philadelphia
e volevo rivederla, speravo che nel tempo i suoi sentimenti per me fossero
cambiati, gli ho telefonato e lei sembrava felice di vedermi, io ho osato
sperare…”
Lilly: “Ma lei era ormai sposata… giusto?”
Victor Sanders: “Già, che stupido, sperare ancora dopo tutto
quel tempo…”
Lilly: “Non è mai stupido amare…continuare ad amare qualcuno
anche dopo molto tempo è…”
Scotty che era poco indietro fece un cenno a Kat poi uscì
dicendosi che doveva controllare l’entrata dell’edificio per non rischiare di
trovarsi Peter all’improvviso davanti, in realtà non poteva rimanere e sentire
Lilly dichiarare così il suo amore per Ray, perché era chiaro che parlava di
lui, il suo giovane amore, il ragazzo che per poco aveva sposato, adesso aveva
capito che ancora gli voleva bene, che ancora lo amava, non c’era spazio che
per l’amicizia nel cuore di Lilly avrebbe dovuto metterselo bene in testa. Uscì
e si posizionò in un posto da cui poteva controllare sia la porta
dell’appartamento sia, da una finestra, quella dell’edificio.
Lilly intanto non si era accorta dell’uscita di Scotty,
presa com’era dall’interrogatorio, dai suoi sentimenti, dalle sue speranze,
tutte le persone che le avevano detto di amarla se ne erano andati prima o poi,
quell’amore era svanito, trovare un uomo capace di amare per così tanto tempo,
anche senza speranze l’aveva commossa, anche lei avrebbe un giorno avuto
diritto ad un simile amore? Mentre pensava a queste cose l’immagine di Scotty
le balenò alla mente, rimase così colpita che perse il filo di ciò che diceva e
rimase in silenzio, Kat intervenne “Ci racconti cosa è successo quel giorno”
Victor Sanders: “Ci siamo visti, lei mi ha portato le foto
del marito e della figlia, io sono rimasto senza parole, l’ho salutata e me ne
sono andato, troppo scioccato per restare”
Kat: “Di che giorno sta parlando se lo ricorda?”
Victor Sanders: “Era il 18 ottobre, me lo ricorderò per
sempre, il mio cuore si spezzò per la seconda volta, ma questa volta era per
sempre…”
Lilly: “Mi dispiace ma il 18 è esattamente il giorno della
sua morte, le devo chiedere se c’è qualcuno che può affermare che lei non è
tornato da lei più tardi quella sera…”
Victor Sanders: “Certo capisco… Sandy Baker, sono passato da
lei a recuperare i miei bagagli, era lei ad ospitarmi, era un’amica di Marie al
liceo, ci siamo tutti conosciuti lì, sapeva che ero innamorato di Marie. Le ho
raccontato tutto e lei stessa ha incontrato Marie…
Kat: “Come?”
Victor Sanders: “Ero da lei quando Marie è arrivata, io non
volevo incontrarla così me ne sono andato, ho preso il primo treno per New York
e da lì a Providence, ho tenuto il biglietto, se volete posso andare a
prenderlo…”
Lilly: “ Non sarà necessario, con lei rimarrà un agente,
temiamo che Peter la creda l’assassino della moglie, potrebbe tentare qualcosa.
Arrivederci…” Lilly voleva aggiungere qualcosa, ma Victor abbassò il volto,
l’agente era da poco arrivato, si installò nell’appartamento, così Lilly e Kat
poterono raggiungere Scotty che le aspettava fuori, Kat lo aggiornò, Lilly era
stranamente silenziosa, rifletteva su quello che avevano saputo. Raggiunsero la
macchina entrarono poi Scotty che era alla guida chiese “E ora che si fa? Non
possiamo certo tornare a Philadelphia senza Peter!”, “Potremmo mandare un
avviso di ricerca, sarebbe più semplice trovarlo…” propose Kat, Lilly scosse la
testa, pensierosa “Scotty perché non andiamo in stazione? Se non ha raggiunto
Victor a quest’ora è perché qualcosa lo ha fermato e il posto da cui partire è
sicuramente la stazione…”. Si diressero alla stazione, nella speranza che Peter
fosse ancora lì. Arrivati iniziarono a guardarsi intorno, era molto grande, Kat
propose di dividersi, il primo che lo avesse visto chiamava gli altri, Scotty
scosse la testa poco convinto non voleva lasciare Lilly sola, Peter molto
probabilmente era armato e chiaramente fuori di sé, avrebbe potuto reagire
male. Non ebbe il tempo di formulare una idea migliore, Lilly assentì subito e
si divisero le aree della stazione.
Iniziarono la ricerca, dopo dieci minuti Scotty si disse che
era inutile preoccuparsi, probabilmente non lo avrebbero trovato.
Lilly cercava da circa dieci minuti quando vide un uomo
seduto su una panchina lo sguardo perso nel vuoto, era Peter, non c’erano
dubbi. Si avvicinò come se niente fosse, si sedette sulla panchina accanto a
lui ed attese un po’, lui non fece segno di essersi accorto di lei, stava
fissando una scolaresca, erano tutti all’incirca dell’età di Ann. Lilly sorrise
poi parlò “Fantastici i bambini, non trova? Lei ha figli?” Peter la guardò
stupito rendendosi conto della sua presenza solo ora “Sì… una bambina…”. Scotty
aveva finito di controllare la sua zona e stava tornando indietro quando vide
Lilly seduta sulla panchina con Peter, gli sfuggì un’imprecazione, perché
doveva sempre esporsi in quel modo? Si stava avvicinando velocemente quando
Lilly lo vide e con una sola occhiata lo fermò. Scotty la maledì ancora, capiva
quello che voleva fare, ma aveva paura per lei, continuò a camminare e si mise
nella posizione migliore possibile per poter intervenire poi avvisò Kat.
Peter non si era accorto di nulla, Lilly gli parlò ancora
“Io non ne ho, ma ho conosciuto da poco una bambina, dolce e molto simpatica…”
Peter annuì, la ascoltava anche se era in parte perso nei pensieri “Suo padre
vuole fare una sciocchezza e io ho paura per lei…” Peter la guardò, ora aveva tutta
la sua attenzione, Lilly continuava a guardare verso la scolaresca “La madre è
morta e lei non ha nessun altro…” “Ha lei… no?” Lilly sospirò “Non è
sufficiente, lei ha bisogno del padre, sa, io sono cresciuta senza padre e mia
madre preferiva l’alcool a me, so cosa significa… ma anche lei, non è vero
Peter?” Peter la guardò stupito “Chi è lei? Come fa a conoscermi?” “Sono della
polizia di Philadelphia, ieri mattina ho trovato sua figlia nel mio ufficio…”
Peter si agitò sulla panchina “Sta bene?” Lilly gli sorrise “Sì, è una bambina
forte, l’ha tirata su molto bene…” Peter scosse la testa e la abbassò, Lilly
allora gli posò una mano sulla spalla “Perché non torna con noi a Philadelphia
e ci racconta tutto quello che è successo?” “Mi toglieranno Ann?” “No, non ha
fatto nulla, non è vero?” “Io… non ne sono stato capace, sul treno c’era una
bambina dell’età di Ann, ha chiacchierato per tutto il viaggio, quando sono
arrivato qui non sono riuscito a muovermi, sono un codardo, non sono riuscito a
vendicare sua madre!” Strinse forte i pugni e portò la mano verso la tasca
della giacca, Lilly alzò la testa e vide Scotty che estraeva l’arma allora
parlò velocemente “Non faccia una stupidaggine, Victor è innocente, allontani
la mano dall’arma!” Peter si bloccò, poi allontanò la mano dalla tasca “Non
volevo farle del male…” “Lo so…” guardò verso Scotty aveva abbassato l’arma, ma
era chiaramente pronto ad agire, Peter ora teneva le mani sulle ginocchia “Cosa
vuol dire che Victor non è colpevole, è stato lui ad ucciderla…” “No, gli ho
appena parlato, non sapeva neanche della sua morte…” a quelle parole Peter
iniziò a piangere, poi disse tra le lacrime “Stavo per uccidere un uomo
innocente, lasciavo mia figlia per uccidere un uomo che non c’entra niente!”
“Ma non ha fatto niente, si è fermato in tempo!” “Cosa cambia? Non ho trovato
ancora l’assassino, non posso saperlo da qualche parte tranquillo, mentre io
ogni mattina mi sveglio sperando di vederla accanto a me!” Le lacrime gli
scendevano sulle guance Lilly aveva gli occhi colmi di lacrime “Faremo il
possibile per trovarlo, abbiamo riaperto l’indagine, questa volta potremmo
farcela… ma lei deve venire con noi a Philadelphia, dobbiamo sapere tutto e poi
ho promesso a sua figlia di portarle una sorpresa…” Peter sorrise tra le
lacrime, alzò gli occhi e li fisso in quelli di Lilly “Lo sa, lei ha gli stessi
capelli di Ann, lei li ha presi dalla madre…” “Gli occhi li ha presi da lei non
ci sono dubbi!”, infatti Lilly non aveva potuto fare a meno di notare quanto
quegli occhi fossero simili a quelli della figlia anche se nella piccola non
c’era quella disperazione, che invece si leggeva nei suoi. Fece un cenno ai due
detective che attendevano, Scotty si avvicinò, sollevato, recuperò la pistola
di Peter e fece per prendere le manette ma un cenno negativo di Lilly gliele
fece riporre, si fidava del giudizio di Lilly, anche se la considerava troppo
incurante della propria salute. Kat chiamò il tenente e lo informò sulla
situazione, poi chiamò la centrale di Providence e chiese loro di ritirare
l’agente di guardia alla casa di Victor, non era più necessario. Presero la
macchina e tornarono all’elicottero che intanto li attendeva per riportarli a
casa. Per tutto il tragitto Peter non disse una parola, Scotty fece
altrettanto, era insolito per lui, Lilly lo osservava, temeva che ci fosse
qualcosa che lo turbava, probabilmente il ricordo di Elisa, Lilly sapeva quanto
lui gli aveva voluto bene, probabilmente la situazione di Peter gli aveva fatto
riemergere ricordi sopiti. Rifletté su ciò che provava per lui, mentre
interrogava Victor aveva capito che era più di amicizia, la sera prima aveva
solo reso evidente la cosa, ma si rendeva anche conto che lui la considerava
solo un amica e lei avrebbe dovuto mettere a tacere i sentimenti, in fondo era
sempre stata capace, a proprio discapito, di tenere per sé ciò che provava,
avrebbe continuato ad essere sua amica, solo quello, niente di più, non voleva
perderlo.
Quando arrivarono a Philadelphia, trovarono ad attenderli Stillman.
Il tenente riferì loro che Vera e Jeffries erano tornati da Sandy e l’avevano
portata a Philadelphia, per essere interrogata, ora era lei l’ultima ad aver
visto Marie viva.
Ann era nell’ufficio di Stillman intenta a lucidare le
medaglie che il tenente teneva appese alla parete. Lilly che accompagnava Peter
la vide e si diresse da lei, Peter era rimasto indietro, tra Scotty e Kat, la
bambina appena vide entrare Lilly lasciò le medaglie per andare ad
abbracciarla, Lilly le sorrise “Ti ho portato la sorpresa, vuoi vederla?” “Sì,
cos’è?” “Vedrai, vieni, è qui fuori” uscirono, quando Ann vide suo padre gli
corse in contro, lui la prese in braccio, la baciò e la strinse forte, appena
fu a terra Ann iniziò a raccontare al padre tutto quello che aveva fatto, gli
presentò tutti i detective, il padre sorrideva, contento di vederla così
felice, poi il suo sguardo si fece serio si inginocchiò, le prese le mani e le
disse piano guardandola negli occhi “Non ti lascerò mai più da sola, promesso!”
la piccola gli sorrise “Lo so papà e poi non ero sola, c’era Lilly e tutti
loro!”, Peter la strinse ancora, alla fine Stillman intervenne “Ann, il tuo
papà deve parlare con Lilly, ti dispiace?” Peter lasciò andare Ann e si alzò,
la bambina rispose “Va bene, io devo finire le medaglie!” così dicendo si
diresse si nuovo nell’ufficio del tenente saltellando. Lilly accompagnò Peter
nella sala interrogatori, doveva ancora chiarire diversi punti, nel frattempo
Jeffries e Vera avrebbero interrogato Sandy.
Peter: “Grazie…”
Lilly: “E’stato un piacere…, perché non mi racconta cosa le
ha fatto pensare che sua moglie era stata uccisa da Victor?”
Peter: “Il giorno in cui è morta mi aveva parlato di un
vecchio spasimante che voleva vederla, me l’aveva detto come battuta, non ci ho
più pensato fino a qualche giorno fa, quando mi è venuto in mente ho pensato
che non doveva essere stato un caso, allora ho ricercato tra le sue cose e ho
trovato l’indirizzo di Sandy, lei mi ha parlato di Victor e io mi sono
precipitato, come un deficiente, a Providence”
Lilly: “Bene, le dispiace aspettare qui un attimo…”
Si alzò e entrò nella stanza accanto, Scotty la stava
aspettando “Il capo ha chiamato i servizi sociali, non so cosa gli ha detto,
comunque non verranno a prendere Ann… l’ho visto strappare il foglio che avevi
firmato…” Lilly annuì, stava per ritornare da Peter per rassicurarlo sulla sua
situazione quando Scotty la richiamò “Lil… perché non ci hai chiamato prima di
interrogare Peter?” Lilly si voltò, non si era aspettata una simile domanda “Non
era una minaccia…” “Lilly, era armato! Avrebbe potuto colpirti!” Scosse la
testa arrabbiato “Scotty, non è successo niente, sapevo che non mi avrebbe
fatto del male, era…” “Non dire che era inoffensivo! Avevamo un accordo,
avresti dovuto chiamarci prima di avvicinarti! Sono quasi morto di…” si
interruppe bruscamente, Lilly lo guardò, stupita dalla sua reazione “Hai
ragione, mi spiace, non succederà più…” entrambi abbassarono gli occhi
imbarazzati, dopo un momento di silenzio Lilly disse che doveva tornare da
Peter ed uscì. Appena fuori prese un grosso respiro, Scotty si preoccupava per
lei, si disse che era normale, era suo amico, però Kat non aveva detto
assolutamente niente ed anche se il rapporto tra loro era diverso certo Scotty
aveva avuto una reazione esagerata, forse… Scosse la testa non doveva mettersi
strane idee in testa, lui era semplicemente stato un po’ apprensivo, si rese
conto che Scotty stava aspettando che lei rientrasse nella sala interrogatori
allora si mosse, riferì a Peter la buona notizia.
Nella stanza accanto Vera e Jeffries interrogavano Sandy.
Vera: “Cosa pensa di questo
Victor?”
SandyBaker:
“Non capisco perché mi avete fatto venire fin qui vi ho già detto quello che
sapevo…”
Jeffries: “Risponda alla domanda”
SandyBaker:
“Io e Marieeravamo sue
amiche al liceo, ve l’ho già detto era un bravo ragazzo!”
Vera: “E non l’ha più visto dai bei tempi del liceo, come
non ha più visto Marie, giusto?”
SandyBaker:
“Esatto!”
Jeffries: “Se non ha niente da nascondere perché sta mentendo?”
SandyBaker:
“Proprio non capisco! Vi ho detto la verità!”
Vera: “Fingere di non sapere della morte diMarie, anche quello non è mentire?”
Sandy chiuse gli occhi “Va bene,
sapevo che era morta, ma questo non cambia le cose…”
Vera: “Oh sì che le cambia! Perché
a finto?”
SandyBaker:
“Il marito pensava fosse all’oscuro e io ho retto il
gioco, non sapevo cosa volesse fare dei nomi che gli ho dato, non volevo essere
scortese!”
Jeffries: “Scortese?”
Vera: “Forse non voleva che il marito sapesse che era stata
lei ad uccidere Marie!”
SancyBaker:
“Che assurdità! Non la vedevo da anni!”
Vera: “Ecco che mente di nuovo!”
Jeffries: “Sappiamo che la sera
dell’omicidio lei ha incontrato sia Victor cheMarie”
Vera si rivolse a Jeffries:
“Secondo me lei è innamorata di Victor, tiene le sue lettere d’amore! Direi che è semplice, lui viene a Philadelphia,
l’amore sopito riaffiora, però lui è venuto per Marie,
lei lo rifiuta spezzandogli il cuore allora la cara Sandy
vendica il suo amato uccidendola! Non è forse andata così?”
SandyBaker:
“No! E’ vero ho ospitato Victor e ne ero innamorata,
ma non ho ucciso Marie!”
Jeffries: “Perché dovremmo crederle dopo tutte queste menzogne?”
SandyBaker:
“Perché è la verità! Quella sera Marie è venuta da
me, Victor è scappato, non voleva incontrarla, io ero arrabbiata con lei e
probabilmente gliene avrei dette quattro, Marie è entrata mi ha detto che aveva visto Victor, che
aveva ripensato al liceo e alla sua migliore amica, aveva quindi pensato di
passare da me, non ha neanche avuto il tempo di togliere la giacca, ha ricevuto
una telefonata, si è scusata, mi ha detto che mi avrebbe telefonato ed è
sparita. Qualche giorno dopo ho saputo che era morta.”
Vera: “Una telefonata? Sa dirci di chi?”
SandyBaker:
“Un certo David, me lo ricordo perché è lo stesso nome di mio marito…”
I detective uscirono dalla stanza, nella sala accanto gli altri li aspettavano “Dunque quella sera David
ha chiamato Marie… ma perché?” il tenente pose la
domanda agli altri Lilly rispose “Lo sapremo presto, lo faccio convocare”.
David arrivò poco dopo: “Avete saputo qualcosa di Peter?” Lilly gli sorrise “Sì,
l’abbiamo trovato e non solo, abbiamo trovato il colpevole” David la guardò e
sorrise a sua volta la detective gli fece segno di entrare nella sala
interrogatori “Lì potremmo parlare tranquilli…” David entrò, Scotty seguì Lilly e chiuse la porta.
David: “Allora Peter potrà tornare
a casa?”
Lilly: “Sì, non vuole sapere chi è il colpevole?”
David si era seduto e stava di fronte a Lilly, mentre Scotty in piedi si era posizionato
alle sue spalle, si guardò attorno nervosamente, poi rispose “Certo, sono
contento che l’abbiate preso, così Peter tornerà a
vivere…”
Lilly: “Già… solo un dettaglio non ci torna… perché ha
chiamato Marie quella sera?”
David: “Io? No io non l’ho chiamata…”
Scotty: “No? Eppure dai tabulati risulta una chiamata fatta con il suo cellulare…”
David: “Ora ricordo, mi avevano rubato il cellulare, ha
chiamare sarà stato il ladro…”
Scotty: “Certo…,
Lilly ti dispiace darmi il numero?” così dicendo estrasse il cellulare
dalla tasca, poi sorridendo disse “Se siamo fortunati risponderà l’assassino…”
David si agitò sulla sedia: “Va bene non me l’hanno rubato, l’ho chiamata quella sera, volevo solo sapere
dov’era Peter, nulla di più…”
Scotty: “La smetta di mentire!
Sappiamo che è stato lei! Cosa è successo quella sera!
Cosa voleva da lei?”
David: “No… io non potevo farle del male…”
Lilly: “Ho visto delle foto di Marie,
davvero una bellissima donna, ho conosciuto sua figlia, ha un fascino innato,
se ha preso dalla madre allora capisco perché ben tre uomini erano innamorati
di lei… Peter, Victor e lei, non è così?”
David: “Sì… l’avevo appena conosciuta, era così bella,
gentile, dolce, me ne sono innamorato subito…”
Lilly: “Quella sera voleva parlarle?”
David: “Volevo dirle che l’amavo,
così le ho detto che Peter aveva bisogno che lei
passasse a prenderlo… quando è arrivata mi sono dichiarato…” David parlava tra
le lacrime.
Lilly: “Ma lei amava Peter… cosa
ha fatto?”
David: “Lei è stata gentile, mi ha detto
che non poteva esserci niente tra me e lei…”
Scotty: “Perché l’hai colpita?”
David: “Si è voltata, io non volevo che se ne andasse volevo che capisse che io l’avrei amata più di Peter, così ho cercato di afferrarla…
Lilly: “Vai avanti David, dobbiamo sapere…”
David: “Si è divincolata, io l’ho trattenuta e lei è
scivolata, ha battuto la testa contro un blocco di cemento sparti traffico, non
si è più mossa, io sono fuggito…” ormai non si tratteneva più, piangeva a
dirotto “Ho ucciso la donna che amavo!” Lilly guardò Scotty
lui fece un cenno ed entrambi uscirono, lasciando
David solo con il suo dolore, almeno per un po’.
Informarono Peter, che fu
sconvolto dal sapere che l’unico amico che aveva l’aveva tradito togliendogli
la donna che amava, Stillman parlò con lui a lungo,
alla fine Peter chiamò Ann
per tornare a casa. La bambina salutò tutti e distribuì ad ognuno un suo
disegno, lasciò Lilly per ultima, si abbracciarono, poi Ann
le diede tre disegni, le diede un bacio sulla guancia
e promise che sarebbe venuta a trovarla presto. Lilly la salutò un po’
malinconica nel veder partire la bambina che in così poco tempo gli aveva fatto
breccia nel cuore. Poi guardò i disegni che le aveva
dato e sorrise, in uno c’era Olivia, in un altro lei alla scrivania, mentre nel
terzo erano raffigurati lei e Scotty che tenevano per
mano Ann.
Stillman fece compilare i
rapporti, poi li mandò a casa, Scotty si avvicinò a Lilly quando erano ormai fuori dall’ufficio “Passo a
prenderti tra mezz’ora a casa tua mettiti una tuta e portati un ricambio” Lilly
lo guardò sbalordita “Cosa? Dove vuoi portarmi?” Scotty
fece un’aria misteriosa “Lo scoprirai quando ci sarai…
mezz’ora ok?” Lilly rise “Va bene!”.
Come promesso mezz’ora dopo Scotty
arrivò davanti casa sua, aveva indossato una tuta e
aveva con se un borsone “Pronta?” “Sì, non vuoi ancora dirmi dove vuoi andare?”
Scotty scosse la testa, salì in macchina.
La portò in una palestra di pugilato, lei lo guardò sempre
più confusa, allora Scotty le sorrise e disse “Se non
riesci a fare a meno di metterti nei guai allora voglio essere sicuro di aver
fatto il possibile per prepararti!” Lilly non poté fare a meno di ridere “Va bene, ma vacci piano! Non faccio queste cose
dall’accademia di polizia!”.
Dopo due ore Scotty aveva
insegnato a Lilly i fondamenti della box, allora la lasciò
riposare “Accidenti sai essere terribile!” gli disse Lilly tirandogli un
amichevole pugno sulla spalla, “Vedrai, questo è niente, ben presto saprai
stendere qualunque taglia, anche di molto superiore alla tua, persino Vera!”,
risero entrambi, felici di essere insieme, felici di passare una serata senza
nessun altro pensiero che la presenza dell’altro. Rimasero in silenzio
guardandosi, gli occhi dell’uno fissi in quello dell’altro, Lilly fu la prima a
distogliere lo sguardo, Scotty parlò “Lil, lo so che per te sono solo un amico, che ami ancora Ray, ma in questi due giorni ho capito che non posso essere
tuo amico, io… mi sono innamorato di te!” Lilly alzò lo
sguardo confusa “Cosa… che c’entra Ray… lui fa
parte del mio passato…” Scotty che non aveva smesso
di guardarla distolse lo sguardo “Mi dispiace, dimentica quello che ti ho
detto…” “No Scotty… io…” non seppe come continuare, Scotty la guardò poi si allontanò “Vado a fare una doccia
ci vediamo fuori ok? Così ti riporto a casa…” fece un sorriso tirato, avrebbe voluto non dire quello che
provava, ma per un attimo gli era sembrato che lei lo guardasse con occhi
diversi dal solito, era stato stupido, aveva rovinato tutto! “Scotty…” si voltò Lilly l’aveva seguito ed ora era a pochi
centimetri da lui, lo stava guardando dritto negli occhi “Non c’è Ray nel mio cuore, non più… Scotty…”,
lui non attese altro le si avvicinò lentamente, non
voleva obbligarla, poteva andarsene, allontanarsi, ma non lo fece,le loro
labbra si incontrarono, fu un bacio tenero, durò a lungo entrambi non volevano
che finisse, alla fine si guardarono, Lilly gli sorrise “Sai Scotty, credo che tu abbia un problema… mi sono innamorata
di te!” lo baciò di nuovo, si amavano, ed entrambi sapevano che avrebbero
superato, insieme, qualsiasi ostacolo. Per sempre.