Dawn - L'alba

di 6july2014
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio del viaggio. ***
Capitolo 2: *** I'm fine ***
Capitolo 3: *** Primo giorno ***



Capitolo 1
*** L'inizio del viaggio. ***


CAPITOLO 1

Ero finalmente in aereoporto, agitata dalla paura di perdere l'aereo. Cavolo, andrò a Londra!!
"Summer calmati, manca ancora un'ora alla partenza!"Mi disse mio padre tranquillizzandomi.
"Allora, sicura di aver preso tutto? Non è che se hai dimenticato un libro posso venire a portartelo!"
Sbuffai e scrollai le spalle. Quella era la centesima volta che mio padre mi faceva la stessa domanda, ma non gli dissi niente sapendo che lui era preoccupato quanto me.
"Allora pà, ho detto alla vicina di prepararti un piatto caldo ogni tanto e di tenerti d'occhio, mi raccomando comportati bene!"Gli ricordai preoccupata.
"Signorsì capitano."Sbuffò scherzosamente.
Nella mia famiglia i ruoli erano completamente invertiti, io ero l'adulta e lui il bambino da dover tenere sotto controllo.Tutto sommato questo ruolo non mi dispiaceva,adoravo prendermi cura di lui e per un bel pò non avrei più potuto farlo.
Dopo aver superato il controllo del biglietto e delle valige, ci dirigemmo verso il tunnel, dove mio padre mi abbracciò forte e mi sussurrò all'orecchio."Ora vado se no non ti lascio più partire, ti voglio bene tesoro".
Prima di scomparire del tutto dalla mia visuale però si volta e gridando, mi ricorda di telefonarlo appena sbarcata.
Un pò imbarazzata per gli sguardi indiscreti delle persone rivolti verso di me, attraversai il tunnel e sbucai direttamente sull'aereo dove un'hostess mi indicò gentilmente il mio posto a sedere. Attraversato lo stretto corridoio arrivai al mio sedile e dopo aver messo il bagaglio a mano negli aramadietti notai la signora vicino. In seguto scoprii chiamarsi Jody, infatti dopo essermi sistemata, quella donna di quarant'anni circa iniziò a fare domande sul mio viaggio, ma, nonostante le sue continue interruzzioni dai miei pensieri, ebbi anche il tempo di pormi tutti i problemi del mondo.
E se non fossi riuscita ad adattarmi alla nuova scuola? E se non avessi fatto amicizia? E se non mi destreggiassi poi così bene come pensavo nell'Inglese?
Tutte le mie preoccupazioni vennero a galla in pochi secondi, e il mio nervosismo aumentava a ogni piccola scossa dell'aereo.
Guardai fuori dal finestrino e vedendo quelle nuvole di un bianco limpido mi venne in mente la frase di una canzone:"Dietro le nuvole il cielo è sempre azzurro", dopo essermi tranquillizzata un pò, presi il mio I-pod e mi infilai le cuffiette, perchè come si suol dire nella famiglia Evans,"Un pò di musica al giorno toglie i problemi di torno."


                                                                ***

"Si avvisano i gentili passeggeri di prepararsi all'atterraggio".
La voce elettronica proveniente dagli autoparlanti mi fece svegliare di soprassalto.Ci misi un paio di secondi a ricordarmi di dov'ero, infatti all'uscita dell'aereo ero ancora un pò scombussolata.
Ora arrivava la parte difficile, avrei dovuto trovare in mezzo a tutto quel via vai di gente mia Zia Kelly.L'avevo vista solo un paio di volte quando ero piccola, eppure ricordavo ancora benissimo la sua bizzarra figura.
Infatti, dopo qualche minuto, la scorsi vicino al nastro trasportatore con già in mano la mia enorme valigia viola.
Kelly era una donna affascinante, con lunghissimi capelli rossi raccolti in una treccia messa di lato.Aveva grandi occhi verdi con folte ciglia che glieli rendevano ancora più grossi, un naso sottile e una bocca a cuore.
Per questo il fatto di saperla ancora single mi stupiva alquanto. Nel lungo periodo in cui avremmo vissuto assieme l'avrei conosciuta meglio e avrei scoperto il motivo dell'assenza di un uomo nella sua vita.
Vedendomi arrivare, Zia kelly mi fece un enorme sorriso e appena vicine mi accolse in un caloroso abbraccio inaspettato.
"Allora ti sono mancata ragazza?"Mi chiese senza nemmeno volere realmente una risposta e scompigliandomi i capelli.
"Ciao Zia, non sei cambiata per niente!"Le dissi, sorridendole ammirata.
"Dai Sam, andiamo alla macchina che l'ho parcheggiata male e non vorrei dover tornare a casa a piedi."
Uscimmo dall'aereoporto e ci incamminammo verso l'auto.

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Capitolo 2
*** I'm fine ***


CAPITOLO 2 

Per tutto il tragitto Zia Kelly non fece altro che farmi domande su domande, sulla scuola, su come stava mio padre e infine si fece scappare quello che non doveva uscire dalla sua bocca, almeno non in un momento già così difficile.

Infatti entro pochi giorni sarebbero stati due anni da quel fatidico incidente che mise fine alla vita di mia mamma.Dopo quei due anni di oscurità ero ancora tormentata dai sensi di colpa, se quel giorno non fosse dovuta venire a prendermi perchè mi avevano rubato la bici, probabilmente lei sarebbe ancora qui, a consolarmi per qualche sciocchezza, tenendomi la testa tra le gambe e pettinandomi i capelli in quel modo così delicato che nessun'altro sapeva fare.
Sarebbe ancora qui ad incoraggiarmi a seguire il mio sogno e a farmi sentire speciale.
Dopo il funerale la mia vita era cambiata completamente, insieme a quella di mio padre.Quella casa così grande per due persone sembrava ricordarci ogni giorno la mancanza di un elemento fondamentale, come una camera senza letto o una classe senza banchi.
Fu anche in quel periodo che mi resi conto di non avere veri amici, alcuni mi scrissero le condoglianze per messagio altri invece, la maggior parte, non si fecero proprio sentire e l'unica cosa che seppi fare io di risposta, fu cancellare completamente la rubrica.
Finito quel primo orribile anno di vuoto, decisi di stravolgere ulteriormente il mio futuro, iniziai a studiare giorno e notte con l'unico scopo di cambiare scuola per poter finalmente inizire una nuova vita in un posto lontano dall'Italia, nel posto dove affondano le mie origini.
La mia famiglia, infatti, era da parte di mio padre di origini inglesi, ma quando aveva sposato la mamma mio padre si era trasferito in Italia, dove aveva trovato lavoro come professore di letteratura straniera.
Così dopo aver passato gli esami per poter studiare all'estero, mio padre non ci mise tanto a convincere sua sorella, mia zia, a darmi una dimora e un controllo adulto.
"Allora, ti piace la tua nuova stanza?"
"Sam...Summer!"Mi chiamò più forte Kelly, che in quell'ora di traffico non aveva fatto altro che ripetermi che la sua regola principale era quella di non usare il termine zia in pubblico "perchè la fa sembrare più vecchia".
"Scusa zi... ehm volevo dire, scusa Kelly mi ero imbambolata, sembra che stia per piovere e non è proprio il modo migliore di iniziare una vacanza."Le risposi voltandomi verso la grossa finestra della mia camera ancora vuota.
"Comunque sì, mi piace molto ed è dieci volte più grande della mia vecchia stanza!"Le risposi in un soffio, ancora stupita dal fatto che tutto quello spazio sarebbe stato mio.
Non mi era sconosciuto il fatto che la zia fosse ricca, eppure, vederlo con i propri occhi aveva tutto un altro effetto.
Quella villa infatti era immensa in confronto al piccolo alloggio al quarto piano del condominio di Roma, dove avevo abitato fino a quel momento.
"Okay Sam, sistema la tua roba che poi ti porto a fare un giro turistico per Londra"
"Ma zi...cioè, ma Kelly tra poco piove di sicuro, guarda che cielo!".Non sarei mai riuscita ad abituarmi a chiamarla Kelly e basta, che nervoso!
"Piccola hai ancora tante cose da imparare."Disse scrollando le spalle e buttandosi la lunga treccia di capelli rossi dietro le spalle.
"Ricorda bimba , che dietro le nuvole il cielo è sempre azzurro."
Io stavo per ribattere acidamente ma preferii tenere la bocca chiusa.
Intanto quella donna non faceva che incuriosirmi sempre di più.

                                                                     
                                      ***

Dopo che la zia mi lasciò sola, disfai le valige e misi i vestiti dentro quella grande cabina armadio, dove probabilmente ci sarebbe potuto stare un altro letto e misi una foto di me e mio padre sul comodino. Appena la guardai mi ricordai di aver dimenticato di chiamare il grande capo e mi maledii in tutte le lingue, chissà quanto si sarà preoccupato!
Presi il cellulare dalle tasche dei miei jeans e composi il numero, il suo era l'unico che ricordavo, forse perchè era l'unico veramente importante da ricordare.
"Pronto chi è?"Rispose una voce femminile.
"Sto cercando mio padre, è lì?"Chiesi titubante.
"Ah tu devi essere Summer, te lo passo subito.E'stato un piacere conoscerti, ciao."La mia mente cercava ancora di collegare le informazioni, ma in vano.
"Ciao tesoro, la donna che hai sentito era una collega dovevamo parlare di...di un alunno con certe problematiche.Tu come stai?Perchè ci hai messo così tanto a 
chiamarmi?". Quella spiegazione non mi convinceva però al momento non avevo voglia di approfondire l'argomento.
"Sì, tutto bene, scusa ma la zia mi ha tenuto la mente così impegnata che me ne sono scordata e il viaggio mi ha stancato parecchio. Mi sa che la città la visiterò domani ma sarà dura convincere quella cocciuta".
"Con mia sorella ci parlo io, ma ricorda di darle il rispetto che dai a me piccola rompiscatole, ci sentiamo presto devo andare." E chiuse la chiamata.
Non avevo mai avuto una discussione così breve con lui, ma in quel momento l'unica cosa a cui pensavo era un piatto di pasta e un letto caldo, così scesi al piano di sotto dove la zia stava preparando da mangiare.
Mi chiedevo come mai una donna così ricca non avesse dei maggiordomi o delle domestiche ma era una conversazione troppo lunga da affrontare, glielo avrei domandato il giorno seguente. La cena passò silenziosa per gli standard di Kelly e alle domande che mi venivano rivolte rispondevo a monosillabi.
"Tuo padre mi ha detto che sei stanca, quindi fila a letto che la prossima settimana inizia la scuola e tu sei nuova quindi sarà ancora più stancante e dovrai arrivarci fresca e riposata come una rosa."
Le diedi la buona notte e salii in camera. Le parole "scuola-nuova" nella stessa frase mi rendevano euforica e nervosa allo stesso tempo.
Misi il pigiama di seta che tanto mi piaceva per la sua morbiezza, presi le cuffiette me le ficcai nelle orecchie e alzai il volume al massimo, cosicché la musica superasse il volume dei pensieri.
Ben presto mi addormentai sulle note di "Uncover" che mi accompagnarono nel mondo dei sogni.
*ANGOLO AUTRICE* questa è la mia prima FF quindi non so come verrà la storia,le idee non mi mancano, spero solo di riuscire a farvi capire la storia di Summer che per il momento conoscete solo in parte e poi presto arriverà il nostro biondino irlandese preferito!Se recensite mi fate un grosso piacere perchè ho bisogno di sapere cosa ne pensate. grazie per la lettura:)


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Capitolo 3
*** Primo giorno ***


CAPITOLO 3

In quella lunga settimana di Settembre la zia mi aveva fatto visitare tutta Londra, obbligato a conoscere tutti ragazzi del quartiere e a correre qualche centinaio di 
kilometri di corsa.
Al posto di essere rilassata e pronta per la nuova esperienza ero solo stanca e tesa. Insomma, sarei stata la "nuova arrivata" a scuola e tutti gli sguardi sarebbero stati puntati su di me, una cosa che proprio odio.
La radio-sveglia suonò alle 7:00 in punto precise.I numeri rossi continuavano a lampeggiare senza sosta ma il canale in cui si era sintonizzato quell'apparecchio mi fece ricordare di LUI. Un groppo mi salii velocemente alla gola e nonostante le lacrime fossero già pronte per rigare le mie guance mi feci forza. Non avrei pianto, non in quel giorno già così difficile di suo.
Presi velocemente le prime cose dall'armadio, una felpa larga e dei jeans blu sbiaditi. Non mi piaceva presentarmi bene nei primi giorni semplicemente per non deludere le aspettative di tutti...non mi sarei mai truccata e vestita bene tutti i giorni dell'anno, quindi si sarebbero trovati subito di fronte la vera me.
Una ragazza normale. Mi guardai allo specchio e inorridii alla sola vista, nei capelli neri sembrava fosse passato un uragano e delle leggere occhiaie aleggiavano intorno agli occhi, ma nella mia pelle torbida si notavano non poco. Al contrario delle altre ragazze non riuscivo a nasconderli.
Non riconoscevo quella ragazza riflessa allo specchio. Non potevo essere io. Non poteva essere quella ragazza che soli tre anni prima era la più popolare della scuola, sempre piena di ragazzi intorno e che tutte le ragazze ammiravano.
Ero felice di non essere più l'incredibile stronza di un tempo, ma insieme alla popolarità era scomparsa anche la sicurezza e tutte le paure erano salite a galla come se non aspettasero altro che un passo falso...un orribile e stupidissimo passo falso che aveva cambiato la vita di troppa gente.
"SUMMEEEEER, MA CHE CAVOLO ASPETTI A SCENDERE? UN FUCILE PUNTATO?" Gridò la zia dal piano di sotto.
Per fortuna quelle urla insopportabili mi distolsero per un attimo dai pensieri che vorticavano incessantemente nella mia testa.
Scesi le scale con fare teatrale, da normale quindicenne senza alcuna voglia di ricominciare la scuola.
Così sputai un pò del mio solito sarcasmo , incurante del mio atteggiamento nei confronti di Kelly.
"Per questa volta non ce n'è stato bisogno ma ti conviene procurartelo il fucile. Ora vado a divertirmi in quella gabbia di matti, spero di essere ancora intera per l'ora di pranzo." Bofonchiai mettendomi lo zaino azzurro e pieno di scritte in spalla.
"Basta che ritorni anche solo un pezzettino di te e mi sentirò la zia più felice del mondo. Buon primo giorno Brontolo."


                                                                       *******

Un lato positivo di quella scuola in effetti c'era. Era a solo qualche centinaio di metri dalla villa e così non ero obbligata a buttarmi fin da subito in quell'autobus sudicio e pieno di gente che si spinge per prendere posto vicino al più figo della scuola.
La strada ormai la conoscevo da tutte le escursioni fatte nella settimana appena trascorsa, così svoltati alcuni vicoli pieni di graffiti ai muri raggiunsi l'edificio 
bianco con la scritta a caratteri cubitali "HOLLOWAY SCHOOL", come se senza quelle enormi lettere metalliche gli studenti non trovassero la via della tortura.
Attraversai la grossa entrata e subito un uragano di ragazzi mi travolsero, senza darmi il tempo di ragionare su quello che avrei dovuto fare in quel momento.
Fortunatamente d'un tratto sentii una mano afferarmi la spalla per portarmi lontano dalla folla e il rumore fastidioso e assillante di tutti i racconti sulle vacanze 
appena passate cessarono.
Mi ritrovai davanti una minuta ragazza con capelli biondi sciolti e lisci, ma quello che più attirò la mia attenzione furono i grandi occhi verdi che appena vidi mi ispirarono subito una dolcezza e una fiducia immensa.
Fu in quel momento che accadde. Sorrisi. Non succedeva ormai da mesi, eppure, quel gesto ormai estraneo al mio viso, mi risultò così spontaneo che subito decisi che io e quella ragazza saremmo diventate amiche.
La ragazza interruppè quell'imbarazzante silenzio. "Ciao, mi chiamo Sophia, piacere di conoscerti!"
Silenzio. Non riuscivo ad aprire bocca, era da troppo tempo che non parlavo con qualcuno che non avesse una trentina d'anni in più di me.
Ma il suo sorriso mi incoraggiò a spiaccicare parole senza un preciso ordine logico, ma sempre meglio della scena muta.
"ehm...piacere, sono Summer ma i miei amici mi chiamano Sum...no, cioè mio padre mi chiama Sum perchè...no va beh lasciamo stare. Comunque piacere!"
Lei a quel punto rise e io arrossii bruscamente.
"Guarda che con me non devi essere timida! Appena ti ho vista ho deciso di prenderti sotto la mia ala protettrice...ora seguimi novellina che ti faccio fare il giro della 'celeberrima Holloway School'!". Disse tutto in pochi secondi, la sua bocca si muoveva ad una velocità allucinante e ad ogni parola imprimeva un tono teatrale che rendeva il discorso molto buffo.
Però dopo aver riso con lei e averla seguita per il lungo corridoio decisi di riprendere un pò della poca dignità che mi era rimasta.
"Mi sei simpatica ma...NON SONO TIMIDA, sono solo un pò arrugginita e poi come fai a sapere che sono nuova di qui?"
"Okay, come dici tu. Comunque scoprirai ben presto che le voci si spargono velocemente qui e poi si vede e si sente benissimo che sei Italiana".
L'ultima parola la disse con una certa ammirazione che non mi sentivo più rivolgere da tanto e , stranamente, mi sentii felice di questa attenzione.
La campanella suonò talmente forte da farmi tappare le orecchie e abbassare la testa per il  rumore.
Quando rialzai gli occhi da terra il mio cuore perse un colpo. Un ragazzo mi era davanti, aveva gli occhi di un intenso grigio e dei capelli neri con un ciuffo che gli cadeva sulla faccia. Lo guardai dal basso verso l'alto per dei secondi che mi sembrarono un'eternità.
"Allora, pensi di restare lì tutto il giorno a squadrarmi come se fossi un marziano e farti prendere subito di mira dai nuovi professori o pensi di andare a 
lezione?"Disse con un certo sarcasmo, girando la testa di lato come se mi stesse analizzando.
Fu a quel punto che misi a fuoco anche Sophia che aveva un braccio sopra la spalla del ragazzo.
"No ehm, credo proprio sia meglio di no. Sophia lui è il tuo..." Non feci in tempo a finire che lei mi interruppe.
"Già è il mio ragazzo ed è off limits, mi dispiace." Disse scompigliandogli i capelli.
"Possessiva la ragazza."Finii l'altro scoccandole un bacio sulla guancia.
"Ehm, okay...ora vado a lezione. Vado, anzi corro!"Mi diressi velocemente lungo il corridoio, quando mi accorsi di non sapere dove fosse la mia aula così mi voltai e vidii i due ridere. "Se vuoi puoi andare con lui Sum, siete nella stessa aula di Biologia."
Ritornai indietro imbarazzata e Sophia ci lasciò soli dicendomi che ci saremmo viste alla mensa più tardi, come fossimo già vecchie amiche.
"Comunque mi chiamo Summer, Summer Evans."Dissi per interrompere il silenzio che si dilungava durante il percorso.
"sì, lo avevo capito. Comunque ti ho accompagnata perchè me lo ha chiesto lei, non voglio nessuna nuova amicizia e non ho tempo da perdere con gente come te."Disse bruscamente, guardandomi come se fossi un pezzo difettoso. 
Sentii la delusione, la vergogna e il vuoto tornare a far parte di me. Pensavo lì sarebbe stato diverso, che la gente sarebbe stata più amichevole e invece...
Fortunatamente oramai eravamo arrivati nell'aula e feci appena in tempo di sedermi nel posto più lontano dal moro che il professore entrò.
Non mi fecero presentare e nessuno mi diede alcun tipo di accoglienza, ma era meglio così. Mi ero aperta per pochi stramaledettissimi minuti e già la mia barriera si era rialzata. Ma questa volta capii che non l'avrei più abbassata, mai più.
Non volevo più stare male e quale modo migliore se non quello di evitare ogni sorta di problema?
Arrivò dopo mezzora un ragazzo che si dovette sedere vicino a me dato che era l'ultimo banco rimasto. Ma non alzai la testa, non lo degnai di uno sguardo. 
Le due ore passarono lente e il tamburellio delle dita del vicino di banco non fecero che aumentare il mio nervosismo.
Suonata la campanella camminai il più in fretta possibile per dirigermi nel posto meno affollato che trovai. Un piccolo giardino lontano da tutto e , soprattutto, da TUTTI.
Mi sedetti contro il muretto e presi il mio panino dalla borsa. Cuffie nelle orecchie e sguardo perso nel vuoto mi aiutarono a rilassarmi.
Tutto di nuovo come prima. Una lacrima mi rigò il volto ma la asciugai subito, non volevo essere debole, non POTEVO essere debole.
"Come mai piangi?" La domanda arrivò inaspettatamente. A parlare fu un ragazzo. Non potei fare a meno di notare i suoi occhi, azzurri come il cielo, talmente belli da perdersi dentro in pochi secondi. Ma fu la mia maschra di odio a parlare.
"Non sono fatti tuoi."Bisbigliai acidamente, e dicendolo mi rialzai e uscii dalla scuola. 
Non avrei passato un minuto di più lì dentro. Non sapevo dove sarei andata...qualunque posto ma lontano da lì.



*ANGOLO AUTORE*

Ho fatto molta fatica a scrivere questo capitolo e probabilmente lo troverete un pò pesante ma vi assicuro che è neccessario per rendere più intrigante il prossimo dove finalmente ci saranno scene Siall eheheh vi assicuro che non ve ne pentirete.
Aspetto vostre recensioni e ringrazio le mie amiche che anche se distanti mi sono vicine. GRAZIE #CrazyMofos.

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