Karate-boy mi guardò negli occhi.- Dobbiamo fermare il coccodrillo.
Non potevo essere più d'accordo-Tregua-proposi.
- Tregua- concordò lui.- Possiamo tornare a ucciderci reprocicamente dopo che ci saremo occupati del coccodrillo.
- Affare fatto. Ora potresti per favore liberarmi la mano e togliermi la spada dalla testa? Mi sento un maledetto unicorno.
Dopo essermi fatto liberare (ed aver esultato in cuor mio perché nessuno mi aveva visto in quello stato) recuperai le mie scarpe ed aiutai Karate-boy a fasciarsi la ferita ed aspettai che bevesse un po' di nettare, o almeno qualcosa che credetti fosse nettare.
Poi ci mettemmo in caccia del rettile.
Intendiamoci: non mi fidavo ancora del tutto del mio improvvisato compagno di squadra, ma almeno avevamo lo stesso obiettivo. Mi mossi di corsa verso il luogo da dove credevo provenisse l'urlo di prima, ma mi resi conto di aver lasciato indietro Karate-boy.
Ovvio: a me il fango non dava alcun problema a lui sì. La cosa mi fece ricordare un'altra volta che non sapevo NIENTE di quel tipo, neppure il suo nome.
Lui dovette pensare lo stesso perché mi chiese senza smettere di correre nonostante il fiatone:
- Ehi, ma come ti chiami?-
Gli scoccai un'occhiata diffidente: - Non sono sicuro che sia il caso di dirtelo. I nomi possono essere pericolosi.
Non dissi quella frase solo per fare il fico, ma perché Chirone e perfino il signor D la ripetevano spesso, e poi perchè percepivo qualcosa di ... diverso nel ragazzo che avevo dietro di me. Non saprei dire cosa.
-Giusto- disse lui - Prima io. Mi chiamo Carter.
Non so perché ma gli credetti.
-Percy- ricambiai io.
Superammo con un salto un tronco marcio e, uscimmo dalla palude. Mentre ci arrampicavamo su una collinetta sentii altre urla.
- Tanto per avvertirti-mi disse Carter-guarda che non puoi uccidere il mostro-
-Aspetta e vedrai- borbottai in risposta. Pensai di aggiungere "ne ho stesi di peggiori" ma peggio di un coccodrillo lungo dodici metri che sembrava immune al bronzo celeste...
- Nel senso che è immortale.- Precisò lui.
- Questa l'ho già sentita. Ma ho polverizzato un sacco di IMMORTALI, mandandoli dritti nel Tartaro.
Uno sguardo all'espressione di Carter e capii che, anche questo (che è l'ABC di ogni semidio) per lui era ostrogoto puro.
-No- provò di nuovo a metà pendio.- Quel mostro è un PETSUCHOS, un figlio di Sobek.
Un nome che non avevo mai sentito in vita mia- Chi è Sobek?-chiesi.
- Il signore dei coccodrilli. Un dio egizio.
L'ultima parola mi fece fermare di botto.
EGIZIO.
Un dio EGIZIO. Fissai Carter: i suoi vestiti così strani, la sua spada (ora mi ricordavo dove l'avevo vista: da bambino in un cartone animato ambientato proprio nell'antico Egitto), il coso simile a un boomerang.
La voce di Annabeth che diceva " Credo che i coccodrilli c'entrino qualcosa con l'antico Egitto."
Un'orribile idea si formò nella mia mente "Sta a vedere che esistono anche..."
- Da dove vieni? La verità.
-In origine?-chiese.- Da Los Angeles. Ora però vivo a Brooklyn.
Se devo essere sincero la cosa non mi tranquillizzò per niente: a Los Angeles c’è l’ingresso degli inferi.- Quindi questo mostro, questo PET-SUCK-OZ... o che ne so io...
-PETSUCHOS- ripetè- È una parola greca, ma il mostro è egizio. Faceva da mascotte del tempio di Sobek, adorato come dio vivente.
Feci un grugnito. Se l'avessi sentito parlare prima in questo modo non l'avrei MAI preso per un figlio di Ares; cavolo uno che in quel momento riusciva a parlare come un'enciclopedia aveva una cultura tale da far invidia ad un certo architetto di mia conoscenza!
Distrattamente diedi voce a questo pensiero.- Parli come Annabeth.
- Chi?
Sarebbe stato un po' lungo spiegare tutto il mio rapporto con Annabeth come si era evoluto o quante ne avevamo passate (grazie zia Era) e sinceramente non avevo voglia di parlare di una cosa così personale con un perfetto sconosciuto, perciò liquidai l'argomento alla svelta.
- Niente. Saltiamo la lezione di storia. Come facciamo a ucciderlo?
-Ti ho detto che ...
Stavolta oltre che da un grido venimmo interrotti da un sonoro CRUNCH, di quelli che una pressa se li sogna, scattammo verso la cima del colle, scavalcammo uno steccato, e ci infilammo dritti in un vicolo a fondo cieco.
Eravamo finiti in una stradina tipo quelle dei cartoni animati o dei telefilm ambientati in America, dove il coccodrillone si stava mangiando una macchina come quella del mio patrigno.
Perfino io con la mia dislessia riuscii a leggere ciò che diceva l'adesivo attaccato sul paraurti: IL MIO BARBONCINO È PIU' INTELLIGENTE DEL TUO PRIMO DELLA CLASSE.
"Ma che razza di imbecille, scrive una cosa simile sulla sua macchina? " pensai.
Chissà forse il coccodrillo la pensava come me e stava dando una lezione a quell'idiota del proprietario. O forse aveva solo fame. O forse odiava i barboncini.
Capire la gente è difficile, ma anche i coccodrilli giganti sono complicati cosa credete?
Mentre io e Carter lo fissavamo il coccodrillo tranciò in due l'auto, ma non fu quella la parte più folle della giornata. Quel titolo lo vinsero i bambini che assalirono il mostro armati di gavettoni e pistole ad acqua.
Ero allibito: il più vecchio di loro non poteva avere undici anni, ma assalirono il bestione lanciandogli addosso le bombe ad acqua, senza un'ombra di paura.
Pazzo e suicida? Altroché, ma non si poteva non ammirare il loro coraggio; soprattutto perché non si vedeva un adulto in giro.
Certo non era detto che vedessero il mostro così com'era: potevano credere che fosse il loro maestro venuto ad aumentargli i compiti delle vacanze, così come potevano essere convinti di avere a che fare con un camionista impazzito.
Comunque la realtà dei fatti non cambiava: erano in pericolo mortale.
Carter doveva essere già arrivato a questa considerazione perché si buttò alla carica gridando: - Allontanatevi! Scappate! Di corsa!
Poi puntò il coso simile a un boomerang alla testa del mostro gridando un'altra delle sue parole incomprensibili (che ormai avevo imparato a temere).
-Sa-mir!
Colpì la belva sul muso e un 'ondata di energia azzurra ne attraversò il corpo, procurandogli un bel po' di danni, tanto che il mostro si contorse e ululò furibondo.
I bambini a quel punto grazie al cielo avevano avuto il buon senso di nascondersi. Fischiai ammirato. -Direi che hai attirato la sua attenzione.
- Già.
Sperando di poter risolvere alla svelta la faccenda domandai:- Sei sicuro che non possiamo ucciderlo?
- Già.
Per la cronaca il coccodrillo ci stava fissando come a chiedersi chi di noi due fosse il più saporito.
- Se anche riuscissi a distruggerne il corpo- spiegò - lui non farebbe altro che apparire di nuovo da qualche altra parte. Vedi quella collana? È resa magica dal potere di Sobek. Per sconfiggere il mostro dobbiamo togliergliela . A quel punto il petsuchos dovrebbe tornare alle dimensioni di un coccodrillo normale.
Si almeno sull'Egitto e relativi mostri ne sapeva di certo più di Annabeth - Detesto la parola DOVREBBE- borbottai. In genere nella mia vita le cose non andavano mai come avrebbero dovuto -Va bene. Io prendo la collana. Tu intanto tienilo occupato.
- Perché dovrei essere IO quello che lo tiene occupato?
- Perché sei quello più irritante- tagliai corto. Poi mi ricordai che Carter si era già fatto un tour tutto compreso nella pancia del coccodrillo
- Cerca solo … di non farti mangiare di nuovo. Aggiunsi a mo' di scuse.
Il mostro balzò verso di noi togliendo al mio nuovo compagno d’armi ogni possibilità di replicare, io balzai di lato mentre lui rimase fermo.
Mi lanciai verso il fianco destro del mostro. I bambini si rimisero a lanciare bombe d’acqua come se volessero aiutarci. Mi voltai per vedere cosa stava facendo Carter. Ed ebbi l’ennesimo choc della giornata.
Carter si librava al centro di un gigantesco guerriero di luce azzurra con la testa d’uccello.
Fece un passo avanti pronto al combattimento e quell’affare di luce replicò la sua posa.
Ufficialmente uno dei poteri più fighi che avessi mai visto. E ne avevo visti tanti.
Non riuscii a non gridare: - Divina Era! Cosa diavolo …?
Il mostro non fu impressionato come me (lo ammetto ero impressionato!) da quella scena visto che assalì il braccio del guerriero di Carter, lui contrattaccò colpendolo a una spalla. Dalla ferita uscì della sabbia come era successo quando l’avevo ferito io, ma ciò non fermo a lungo il pet-coso dacché scuotendo la testa sollevò Carter di peso e lo buttò sulla casa più vicina. Sperai non ci fosse nessuno all’interno.
Il mostro caricò di nuovo. In quel momento mi resi conto che Carter mi stava fissando con aria seccata.
- Che razza di sporco trucco sarebbe, questo?- gridai tanto per dire qualcosa che non facesse capire quanto fossi stupefatto. – Sei dentro a un uomo-pollo gigante!
- Un FALCO, prego!- gridò lui, indispettito, per tutta risposta. Poi aggiunse altro decisamente più sensato
- Ehi! Un piccolo aiuto? Sveglia!
Dandomi mentalmente dell’idiota corsi verso il coccodrillo. Qualunque cosa facesse Carter non mi sarei più distratto, se fossimo sopravvissuti a quella giornata avrei avuto tutto il tempo di chiedergli spiegazioni.
Ma ora avevamo delle vite da proteggere.
Angolo dell’autore
E anche se un po’ in ritardo è arrivato anche il terzo capitolo! Inizialmente volevo mettere qui tutto lo scontro, con il figlio di Sobek ma poi ho pensato che il capitolo sarebbe diventato troppo lungo, quindi ho deciso di dividere la battaglia in due parti.
Ed ora i ringraziamenti: un enorme grazie a gwinny ed a AveJackson che mi hanno recensito entrambi i capitoli precedenti (spero che vi piaccia anche questo).
Grazie anche a DiamanteLightMoon,feli_007,FraDresPJ, e di nuovo a gwinny che hanno messo la storia fra le seguite.
Grazie anche a giugiu8 che ha inserito la storia fra le preferite (se non ti è di troppo disturbo mi piacerebbe che tu in una recensione o in un messaggio mi spiegassi cosa ti ha spinto a farlo)
Grazie anche a tutti voi che leggete la mia storia e basta,ma se voleste lasciarmi una recensione mi farebbe molto piacere.
Farkas.
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