Il figlio di Sobek

di Farkas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incontro lo spuntino di un coccodrillo ***
Capitolo 2: *** Nemico o alleato? ***
Capitolo 3: *** Inizia il team-up più strano della mia vita ***
Capitolo 4: *** Gli uragani restringono la pelle di coccodrillo ***
Capitolo 5: *** Spiegazioni & Arrivederci ***



Capitolo 1
*** Incontro lo spuntino di un coccodrillo ***


IL COCCODRILLO GIGANTE ERA SICURAMENTE UNA BRUTTA COSA.
MA IL RAGAZZO CON LA SPADA CURVA RESE LA GIORNATA UN VERO INCUBO.
Forse dovrei presentarmi.
Mi chiamo Percy Jackson capocabina della casa tre al Campo Mezzosangue, pretore del campo Giove, figlio di Poseidone, Salvatore dell'Olimpo e ammazzamostri mitologici,costante spina del fianco per molte divinità greco-romane. Questa che sto per raccontarvi è una delle mie avventure più folli il che la dice lunga fidatevi. Tutto iniziò in una tranquillissima mattina al campo che era stata uguale a cento altre finchè non sentii grida di terrore venire dalla stalle dei pegasi; erano proprio loro a gridare o meglio a nitrire ma col fatto che mio padre ha creato i cavalli io posso sentire i loro pensieri e i loro pensieri erano qualcosa del tipo: "Aiuto si è mangiato Dosankos! Trottiamo via se non vogliamo fare la stessa fine!". Logicamente mi precipitai alla stalla dei pegasi senza dire niente a nessuno, dove mi accolse il mio cavallo alato preferito Blackjack che nitrì:-Capo finalmente sei arrivato! Quel coso orrendo si è mangiato Dosankos era enorme squamoso e...
-Frena Blackjack- lo interruppi-Primo non chiamarmi capo, secondo CHI si è mangiato Dosankos?
-Un coso orrendo grosso e squamoso! Un lucertolone enorme a quattro zampe.-
La descrizione di Blackjack mi fece venire in mente un coccodrillo ma mi sembrava un po' strano, che un animale simile riuscisse a entrare nei confini magici del campo. Se ci proteggevano da mostri e mortali avrebbero dovuto tener lontani anche i comuni animali feroci o no?
-E quanto era grande questo lucertolone?-chiesi.
-Più grande della cabina più grande capo!-rispose lui. Perciò o era un T-rex sopravvissuto o un mostro, propendevo per la seconda ma rimaneva il dubbio di COME fosse riuscito a penetrare i confini del campo. In quel momento arrivarono Chirone ed altri ragazzi attirati anche loro dagli schiamazzi, non appena riferii ciò che mi aveva detto Blackjack il mio ex-insegnante di latino impallidì, e lo sentii mugolare qualcosa del tipo:-Impossibile...non può essere... anche questo no-.
Morivo dalla voglia di avere spiegazioni ma pensai che fosse più urgente trovare il coccodrillone -Dobbiamo subito formare un squadra di ricerca -dissi- Quel mostro se è davvero così grosso potrebbe mettere in pericolo molte vite va fermato immediatamente.-
-No- rispose secco Chirone
-No?-ripeté sbalordita Annabeth- Che significa no?-
-Significa che nessuno andrà alla ricerca del mostro. Quell'essere non è di nostra competenza è ... troppo pericoloso se ne occuperà qualcun altro. Fino a nuovo ordine nessuno uscirà dal campo -. Le ultime parole le disse in tono che non ammetteva repliche e che non aveva mai usato prima d'ora.
-Ma che gli prende?-chiesi ad Annabeth -Non ci ha mai vietato l'azione in modo così... così totale!-
-Non ne ho idea-mi rispose lei-Però hai ragione: non si è mai comportato così .-
-Cambiando discorso sai cos'era il mostro che si è mangiato Dosankos?-
-Non ne ho idea- ripeté
. Il fatto che Annabeth non sapesse qualcosa era talmente inedito che mi lasciò a bocca aperta.
-E non fare quella faccia- mi disse -Non posso sapere tutto; oltretutto i coccodrilli non c'entrano nulla con la mitologia Greco-Romana, credo che abbiano qualche legame con l'antico Egitto ma...- sospirò e scosse il capo.
Riuscii a restare al campo come voleva Chirone per quattro giorni. Quattro giorni, ma quando gli Stoll mi dissero che alla radio avevano parlato di una creatura enorme che sbranava la fauna locale vicino alla Montauk Highway, che era addirittura stata soprannominata il Mostro della Palude di Long Island e che quelle voci erano in circolazione da parecchio capii che bisognava agire anche se Chirone era contrario, così andai da Blackjack e lo convinsi a portarmi via dal campo di nascosto (di nuovo).
Una volta raggiunta la zona degli acquitrini Blackjack volle atterrare con una picchiata; così facendo però che sollevò un mucchio di fango e mi sporcò.
-Grande- mi lamentai
-Scusa capo dai un calcione a quel mostro anche da parte mia e di Dosankos. Sei sicuro di non volere che venga con te?-.
Era un’offerta molto generosa ma sinceramente non credevo che Blackjack avrebbe potuto aiutarmi molto contro mister croco e poi non volevo che finisse a far compagnia a Dosankos nello stomaco del mostro.
-Non preoccuparti però resta nei paraggi per riportarmi al campo quando avrò trasformato quel mostro in una borsetta-.
Il mio amico nitrì un assenso e volò via. Mi misi alla ricerca del coccodrillo e dopo una mezz’ora lo trovai; i pegasi non avevano esagerato a descriverlo: era enorme lungo almeno dodici metri e grosso quanto un container, ma la cosa che più mi stupii , fu il fatto che portasse al collo una collana d’oro immensa quanto il proprietario, sufficiente a comprare una dozzina di ville con piscina. Fortunatamente ero alle sue spalle così caricai e lo colpì da dietro: un colpo magistrale, un colpo da campioni. Sperai che si disintegrasse invece lo ferii e basta e vidi sabbia uscire dalla ferita.
La cosa mi riportò alla mente Anteo, ma sperai con tutto il cuore che non bisognasse alzare anche quel coso da terra per abbatterlo perché per farlo avrei avuto bisogno di almeno una dozzina di aerei. Il mostro ruggì, balzò in avanti e sputò qualcosa a circa sei metri da me. Ero prontissimo ad affrontare un altro mostro o a cercare di non vomitare alla vista di un pranzo da coccodrillo gigante mezzo digerito e poi sputato fuori, perciò ero totalmente impreparato a ciò che vidi. L’alligatore gigante aveva rigurgitato un ragazzo afro-americano, che dopo essersi alzato, aver tossito, sputacchiato, e ripulitosi la faccia dalla bava di coccodrillo mi vide. Chi era e che diavolo ci faceva li dentro?
Ci guardammo: sembrava un po’ più piccolo di me forse sui sedici anni, era vestito come uno che stesse andando a un corso di karate, in una mano aveva uno strano affare simile a un boomerang, e nell’altra una spada molto diversa da tutte quelle che avessi visto in vita mia; era piegata e affilata solo su un lato eppure mi ricordava qualcosa. Anche lui fissava la mia spada e capii che la vedeva per ciò che era. Pensai che fosse un mezzosangue solo che io conoscevo tutti quelli del campo greco e questo ragazzo non l’avevo mai, mai visto.
-Il coccodrillo-disse in un tono che cercava di essere calmo. - Dov’è finito?
“Ehi amico - pensai- ti ho appena salvato dall’essere digerito un piccolo grazie non ci starebbe male” tuttavia mi limitai a dirgli
-Bentornato.
-Cosa?
-Gli ho infilato questa nel fondoschiena. -Mimai il gesto con la spada. -Per questo ti ha vomitato fuori. Quindi bentornato. Cosa ci facevi là dentro?-
Già mentre lo dicevo mi resi conto che era una domanda stupida; karate-boy dovette pensarla allo stesso modo perché mi rispose acido: -Stavo facendo un sonnellino. Cosa credi che stessi facendo? Piuttosto, chi sei tu, e perché stai lottando contro il MIO mostro?-
Il suo mostro? Bene bene -Il TUO mostro?-mi avvicinai a lui tanto il fango non mi dava problemi -Amico, non so chi sei, ma quel coccodrillo sta terrorizzando Long Island da settimane. È una faccenda che definirei “personale”, perché questo è il mio territorio. Qualche giorno fa quello si è mangiato uno dei nostri pegasi.
Lui parve sbalordito-Hai detto PEGASI?
Ma davvero sperava di farsi prendere per un mortale? Era ovvio che fosse un mezzosangue stavo ancora cercando di riconoscerlo -È il tuo mostro si o no?
-Non sono il suo proprietario!-ringhiò- Sto cercando di fermarlo! Insomma dove …
-Si è diretto da quella parte. -Indicai con Vortice verso sud- Gli sarei già dietro ,ma tu mi hai preso alla sprovvista.
Lo guardai di nuovo: ormai ero certo che non appartenesse al campo mezzosangue, ma non mi sembrava neppure un Romano dato che non aveva la loro aria di autorità tuttavia, gli si leggeva in faccia che era un guerriero .E se fosse stato un solitario?
Alla fine scossi la testa. Tanto valeva chiederlo direttamente a lui- Rinuncio. Un figlio di Ares? Devi essere un mezzosangue, ma cos’è successo alla tua spada? È tutta piegata.
-È un KHOPESH .- Rispose arrabbiato. DEVE essere curvo.-
Pareva offeso. Forse non gli piaceva essere figlio di Ares /Marte? Ma neanche a Frank piaceva e lui non aveva mai fatto quella faccia. E poi che diavolo era un copesc?
-Togliti dai piedi.- disse in un tono decisamente da Ares - Ho un coccodrillo da catturare.
Certo come no. Se sperava di fare il bullo aveva davvero sbagliato persona. Gliela avrei fatta vedere io a questo tizio. Però non avevo voglia di sprecare energia in una rissa quindi feci un ultimo tentativo per convincerlo.
-Amico sono IO che devo occuparmi di un coccodrillo – insistei -L’ultima volta che ci hai provato ti ha inghiottito in un boccone hai presente?
Strinse l’impugnatura della sua strana spada e rispose
-Ho tutto sotto controllo. Stavo per evocare un potente …
E borbottò un’altra parola incomprensibile tipo kefa. Le sue repliche facevano proprio pena e stavo per dirglielo quando si materializzò dal nulla un luminescente pugno gigante che mi scagliò nella contea vicina con un uppercut. Cioè... Mi scagliò letteralmente FUORI dalle scarpe! Non ci voleva molto a capire che era opera di karate-boy,quel tizio non era greco, ma neanche romano. Non era un semidio. Poteva solo essere l’ennesimo mostro, che avrei sconfitto.
DISCLAIMER:Lo dirò una volta sola:Percy Jackson e Carter Kane appartengono solo al maestro Riondan.Questa storia è stata scritta solo per divertimento senza alcuno scopo di lucro.
NOTE DELL’AUTORE
UFFFFF è fatta!Ma ci credete che quelle che ho riscritto nel POV di Percy non sono neppure le prime 10 pagine della versione originale? Comunque questa è la mia prima fic e spero di ricevere qualche commento. Accetto anche critiche purché siano costruttive.
Farkas.
Percy-and-Carter

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Capitolo 2
*** Nemico o alleato? ***


-Accidenti.- Urlò Karate-Boy un attimo prima di mettersi ad arrancare nel fango alla mia ricerca.
-Ehi, mi dispiace!-gridò-Stai bene?-
Di certo era una finta, si fingeva dispiaciuto per farmi abbassare la guardia e darmi il colpo di grazia. O almeno così mi sarei detto dopo.
In quel momento però ero troppo, arrabbiato per pensare: io il potente Percy Jackson eccetera, eccetera mi ero fatto fregare come un pivellino da un tizio che era chiaramente sospetto e la mia rabbia era anche alimentata dal male boia che mi aveva fatto lo-strano-coso-pugno-gigante evocato da karate-boy.
Il quale si era appena avvicinato abbastanza da permettermi di colpirlo con un'onda alta sei metri che lo spinse indietro nel fiume.
Gli balzai addosso in perfetto stile ninja sollevando Vortice pronto a finirlo con l'approccio vecchio stile, ma lui alzò la sua strana spada e deviò il colpo.
Continuai ad attaccarlo senza tregua, mentre barcollava all'indietro ma lui riuscii a parare tutti i miei colpi.
Mi seccava ammetterlo ma non era affatto male come spadaccino, sebbene non ai miei livelli, e poi (ammisi anche questo) ero avvantaggiato anche dal fatto che la mia spada fosse più leggera e veloce della sua.
-Adesso capisco-dissi, mulinando la spada attorno alla sua testa. -Tu sei una qualche specie di mostro.
CLANG! Intercettò il mio colpo e cadde all'indietro.
-Non sono un mostro-disse.
Certo come no. Roteai di nuovo la spada e lui strinse la presa sulla-cosa-simile-a-un-boomerang .
L'aria fra noi lampeggiò e crepitò, e una strana forza mi spinse indietro. Per poco non persi l'equilibrio. Intorno a me comparvero scintille azzurre.
"Scintille?" pensai" Scintille=elettricità e c'è un solo dio i cui figli hanno potere sull'elettricità."
No. Non poteva essere. Un figlio di Zeus/Giove non poteva mandare un mostro ad attaccare il campo, ma lui aveva detto che il coccodrillo era suo.
Certo Karate-Boy non assomigliava granché a Talia o a Jason ,ma questo non voleva dire poi molto.
Neanche Luke, assomigliava a Travis e Connor e tutti e tre erano lo stesso figli di Ermes.
Restava il giuramento però.
Cavolo il vecchio sparafulmini non poteva averlo infranto TRE volte!
-Hai detto che il coccodrillo era TUO-borbottai incupito, sperando di spingerlo a parlare. Di botto mi venne un'idea terribile che avrebbe anche ammesso che lui fosse figlio di Zeus.
-Scommetto che ti sei perso il tuo animaletto da compagnia. Sei uno spirito degli Inferi che ha attraversato le Porte della Morte?
In teoria ora era impossibile, ma forse non eravamo riusciti a mettere Gea KO in modo soddisfacente e lei si stava già riprendendo
Forse questo ragazzo era la sua avanguardia.
Se era così ce lo rispedivo all'istante nel Tartaro.
Affogato.
Protesi la mano libera e l’acqua lo sommerse di nuovo.
Il mio misterioso avversario tuttavia si rimise dritto quasi subito, caricai di nuovo con la spada, e Karate-Boy lascio cadere il boomerang sparafulmini dopodiché infilò una mano nello zaino, da dove estrasse… un pezzo di corda.
Non mi pareva chissà che arma terribile perciò continuai l’attacco e riuscii finalmente a colpirlo al polso mentre lui gridava un’altra parola incomprensibile.
-tas!-
Le corde si animarono all’improvviso e mi si lanciarono addosso, come serpenti. Forse avrei fatto in tempo a evitarle ma l’espressione sofferente del ragazzo di fronte a me e il sangue che zampillò da dove l’avevo colpito mi distrassero.
E mi fecero sentire in colpa; a questo punto avevo la certezza di aver colpito e ferito una persona.
E qualcosa mi diceva: una persona VIVA, proprio come lo ero io.
Quelle riflessioni filosofiche vennero interrotte dalle corde, che mi avevano bloccato la mano con cui tenevo Vortice vicino alla testa.
Risultato? Pareva che mi fosse spuntata un antenna di bronzo dietro l’orecchio.
Cercai di liberarmi, ma non ci fu verso; per quanto la tirassi quella maledetta corda non si muoveva di un millimetro.
Alla fine rinuncia e mi sedetti nell’acqua avvilito; non riuscivo a non pensare a quanto dovessi essere ridicolo.
Sospirai e mi voltai verso Karate-Boy che si era fasciato alla meno peggio la ferita.
-Sto cominciando a odiarti sul serio.
-Tu odiare ME ?-protestò. -Ma se sono io quello che si sta dissanguando! E poi sei stato tu a cominciare chiamandomi “mezzosangue”!
Pareva offeso. Doveva odiarlo per davvero il suo genitore divino chiunque fosse.
-Oh, ma per favore-mi alzai seppur a fatica e mi avvicinai, ormai doveva piantarla con questa recita.
-Non puoi essere un mortale. Se lo fossi stato, la mia spada ti avrebbe trapassato. Se non sei uno spirito o un mostro devi per forza essere un mezzosangue. Un maledetto semidio dell’esercito di Crono, direi.
Alcuni di loro avevano rifiutato il perdono olimpico, e se ne andavano in giro cercando di dare a noi e ai nostri genitori più grane possibili. Una cosa che mi faceva arrabbiare parecchio. Lui mi fissò, come se stessi dando i numeri.
-Ma allora quando hai detto mezzosangue …-
Ma quanto era cretino questo tizio?
-Intendevo dire semidio. Certo. Cosa credevi?-
Ma mentre lo dicevo lo guardai meglio e mi resi conto che la sua pelle aveva un colore… strano.
Era scura si ma non quanto avrebbe dovuto esserlo quella di un afroamericano; chissà forse aveva anche parenti bianchi.
Oh! E quindi quando l’avevo chiamato mezzosangue la prima volta, lui aveva capito …
“Bravo” mi dissi. Ecco perché mi aveva guardato in quel modo: evidentemente mi aveva preso per un idiota razzista.
-Tu cosa sei ?-mi chiese -Mago combattente elementalista delle acque ? A quale Nomo appartieni?-
Ma che stava farneticando ? Gnomi ? Era lui quello che dava i numeri .
Non riuscii a frenare una risatina amara: - Amico, non so di cosa tu stia parlando. Io non frequento gli gnomi. I satiri, a volte. Persino i ciclopi. Ma gli gnomi no.
Le mie parole parvero sconvolgerlo.
-Senti- disse -mi spiace di averti colpito con l’incantesimo del pugno. È stato un incidente. Quello che non capisco però.. è che avrebbe dovuto ucciderti. Invece sei vivo e vegeto. E questo non ha senso.
Roba che ha a che fare con me non ha senso ? Viva la novità.
-Non essere troppo dispiaciuto- borbottai in risposta.
-Comunque, già che siamo in argomento, anche tu dovresti essere morto. Non sono molti quelli che riescono a combattere così bene contro di me. E la mia spada avrebbe anche dovuto polverizzare il tuo coccodrillo.
-Allora, te lo dico per l’ultima volta: non è il MIO coccodrillo.
Chissà magari era vero. In fondo quando l’avevo incontrato il coccodrillo era li li per digerirlo.
-D’accordo di chiunque sia. - Avevo ancora qualche dubbio.- Il fatto è…be', l’avevo infilzato alla grande, ma l’ho fatto solo arrabbiare. Il bronzo celeste avrebbe dovuto ridurlo in polvere.
-Il bronzo celeste?-ripeté lui.
Lo disse in un tono così stupito che persi anche gli ultimi sospetti.
Non era un semidio. Non sapeva davvero nulla del mio mondo.
Ma allora chi e cos’era?
Non lo sapevo allora e non lo so ancora oggi. Ma fu in quel momento che cominciai a credere che non fosse un nemico.

ANGOLO DELL’AUTORE
Uff…ed è fatta anche per il secondo capitolo(e sono solo 4 pagine della versione cartacea!).
Colgo l’occasione per ringraziare Avejackson, Gwinny e Jesuistupide che hanno recensito il primo capitolo. Spero che anche questo vi piaccia.
Siete fantastiche ragazze!

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Capitolo 3
*** Inizia il team-up più strano della mia vita ***


Karate-boy mi guardò negli occhi.- Dobbiamo fermare il coccodrillo.

Non potevo essere più d'accordo-Tregua-proposi.

- Tregua- concordò lui.- Possiamo tornare a ucciderci reprocicamente dopo che ci saremo occupati del coccodrillo.

- Affare fatto. Ora potresti per favore liberarmi la mano e togliermi la spada dalla testa? Mi sento un maledetto unicorno.

Dopo essermi fatto liberare (ed aver esultato in cuor mio perché nessuno mi aveva visto in quello stato) recuperai le mie scarpe ed aiutai Karate-boy a fasciarsi la ferita ed aspettai che bevesse un po' di nettare, o almeno qualcosa che credetti fosse nettare.

Poi ci mettemmo in caccia del rettile.

Intendiamoci: non mi fidavo ancora del tutto del mio improvvisato compagno di squadra, ma almeno avevamo lo stesso obiettivo. Mi mossi di corsa verso il luogo da dove credevo provenisse l'urlo di prima, ma mi resi conto di aver lasciato indietro Karate-boy.

Ovvio: a me il fango non dava alcun problema a lui sì. La cosa mi fece ricordare un'altra volta che non sapevo NIENTE di quel tipo, neppure il suo nome.

Lui dovette pensare lo stesso perché mi chiese senza smettere di correre nonostante il fiatone:

- Ehi, ma come ti chiami?-

Gli scoccai un'occhiata diffidente: - Non sono sicuro che sia il caso di dirtelo. I nomi possono essere pericolosi.

Non dissi quella frase solo per fare il fico, ma perché Chirone e perfino il signor D la ripetevano spesso, e poi perchè percepivo qualcosa di ... diverso nel ragazzo che avevo dietro di me. Non saprei dire cosa.

-Giusto- disse lui - Prima io. Mi chiamo Carter.

Non so perché ma gli credetti.

-Percy- ricambiai io.

Superammo con un salto un tronco marcio e, uscimmo dalla palude. Mentre ci arrampicavamo su una collinetta sentii altre urla.

- Tanto per avvertirti-mi disse Carter-guarda che non puoi uccidere il mostro-

-Aspetta e vedrai- borbottai in risposta. Pensai di aggiungere "ne ho stesi di peggiori" ma peggio di un coccodrillo lungo dodici metri che sembrava immune al bronzo celeste...

- Nel senso che è immortale.- Precisò lui.

- Questa l'ho già sentita. Ma ho polverizzato un sacco di IMMORTALI, mandandoli dritti nel Tartaro.

Uno sguardo all'espressione di Carter e capii che, anche questo (che è l'ABC di ogni semidio) per lui era ostrogoto puro.

-No- provò di nuovo a metà pendio.- Quel mostro è un PETSUCHOS, un figlio di Sobek.

Un nome che non avevo mai sentito in vita mia- Chi è Sobek?-chiesi.

- Il signore dei coccodrilli. Un dio egizio.

L'ultima parola mi fece fermare di botto.

EGIZIO.

Un dio EGIZIO. Fissai Carter: i suoi vestiti così strani, la sua spada (ora mi ricordavo dove l'avevo vista: da bambino in un cartone animato ambientato proprio nell'antico Egitto), il coso simile a un boomerang.

La voce di Annabeth che diceva " Credo che i coccodrilli c'entrino qualcosa con l'antico Egitto."

Un'orribile idea si formò nella mia mente "Sta a vedere che esistono anche..."

- Da dove vieni? La verità.

-In origine?-chiese.- Da Los Angeles. Ora però vivo a Brooklyn.

Se devo essere sincero la cosa non mi tranquillizzò per niente: a Los Angeles c’è l’ingresso degli inferi.- Quindi questo mostro, questo PET-SUCK-OZ... o che ne so io...

-PETSUCHOS- ripetè- È una parola greca, ma il mostro è egizio. Faceva da mascotte del tempio di Sobek, adorato come dio vivente.

Feci un grugnito. Se l'avessi sentito parlare prima in questo modo non l'avrei MAI preso per un figlio di Ares; cavolo uno che in quel momento riusciva a parlare come un'enciclopedia aveva una cultura tale da far invidia ad un certo architetto di mia conoscenza!

Distrattamente diedi voce a questo pensiero.- Parli come Annabeth.

- Chi?

Sarebbe stato un po' lungo spiegare tutto il mio rapporto con Annabeth come si era evoluto o quante ne avevamo passate (grazie zia Era) e sinceramente non avevo voglia di parlare di una cosa così personale con un perfetto sconosciuto, perciò liquidai l'argomento alla svelta.

- Niente. Saltiamo la lezione di storia. Come facciamo a ucciderlo?

-Ti ho detto che ...

Stavolta oltre che da un grido venimmo interrotti da un sonoro CRUNCH, di quelli che una pressa se li sogna, scattammo verso la cima del colle, scavalcammo uno steccato, e ci infilammo dritti in un vicolo a fondo cieco.

Eravamo finiti in una stradina tipo quelle dei cartoni animati o dei telefilm ambientati in America, dove il coccodrillone si stava mangiando una macchina come quella del mio patrigno.

Perfino io con la mia dislessia riuscii a leggere ciò che diceva l'adesivo attaccato sul paraurti: IL MIO BARBONCINO È PIU' INTELLIGENTE DEL TUO PRIMO DELLA CLASSE.

"Ma che razza di imbecille, scrive una cosa simile sulla sua macchina? " pensai.

Chissà forse il coccodrillo la pensava come me e stava dando una lezione a quell'idiota del proprietario. O forse aveva solo fame. O forse odiava i barboncini.

Capire la gente è difficile, ma anche i coccodrilli giganti sono complicati cosa credete?

Mentre io e Carter lo fissavamo il coccodrillo tranciò in due l'auto, ma non fu quella la parte più folle della giornata. Quel titolo lo vinsero i bambini che assalirono il mostro armati di gavettoni e pistole ad acqua.

Ero allibito: il più vecchio di loro non poteva avere undici anni, ma assalirono il bestione lanciandogli addosso le bombe ad acqua, senza un'ombra di paura.

Pazzo e suicida? Altroché, ma non si poteva non ammirare il loro coraggio; soprattutto perché non si vedeva un adulto in giro.

Certo non era detto che vedessero il mostro così com'era: potevano credere che fosse il loro maestro venuto ad aumentargli i compiti delle vacanze, così come potevano essere convinti di avere a che fare con un camionista impazzito.

Comunque la realtà dei fatti non cambiava: erano in pericolo mortale.

Carter doveva essere già arrivato a questa considerazione perché si buttò alla carica gridando: - Allontanatevi! Scappate! Di corsa!

Poi puntò il coso simile a un boomerang alla testa del mostro gridando un'altra delle sue parole incomprensibili (che ormai avevo imparato a temere).

-Sa-mir!

Colpì la belva sul muso e un 'ondata di energia azzurra ne attraversò il corpo, procurandogli un bel po' di danni, tanto che il mostro si contorse e ululò furibondo.

I bambini a quel punto grazie al cielo avevano avuto il buon senso di nascondersi. Fischiai ammirato. -Direi che hai attirato la sua attenzione.

- Già.

Sperando di poter risolvere alla svelta la faccenda domandai:- Sei sicuro che non possiamo ucciderlo?

- Già.

Per la cronaca il coccodrillo ci stava fissando come a chiedersi chi di noi due fosse il più saporito.

- Se anche riuscissi a distruggerne il corpo- spiegò - lui non farebbe altro che apparire di nuovo da qualche altra parte. Vedi quella collana? È resa magica dal potere di Sobek. Per sconfiggere il mostro dobbiamo togliergliela . A quel punto il petsuchos dovrebbe tornare alle dimensioni di un coccodrillo normale.

Si almeno sull'Egitto e relativi mostri ne sapeva di certo più di Annabeth - Detesto la parola DOVREBBE- borbottai. In genere nella mia vita le cose non andavano mai come avrebbero dovuto -Va bene. Io prendo la collana. Tu intanto tienilo occupato.

- Perché dovrei essere IO quello che lo tiene occupato?

- Perché sei quello più irritante- tagliai corto. Poi mi ricordai che Carter si era già fatto un tour tutto compreso nella pancia del coccodrillo

- Cerca solo … di non farti mangiare di nuovo. Aggiunsi a mo' di scuse.

Il mostro balzò verso di noi togliendo al mio nuovo compagno d’armi ogni possibilità di replicare, io balzai di lato mentre lui rimase fermo.

Mi lanciai verso il fianco destro del mostro. I bambini si rimisero a lanciare bombe d’acqua come se volessero aiutarci. Mi voltai per vedere cosa stava facendo Carter. Ed ebbi l’ennesimo choc della giornata.

Carter si librava al centro di un gigantesco guerriero di luce azzurra con la testa d’uccello.

Fece un passo avanti pronto al combattimento e quell’affare di luce replicò la sua posa.

Ufficialmente uno dei poteri più fighi che avessi mai visto. E ne avevo visti tanti.

Non riuscii a non gridare: - Divina Era! Cosa diavolo …?

Il mostro non fu impressionato come me (lo ammetto ero impressionato!) da quella scena visto che assalì il braccio del guerriero di Carter, lui contrattaccò colpendolo a una spalla. Dalla ferita uscì della sabbia come era successo quando l’avevo ferito io, ma ciò non fermo a lungo il pet-coso dacché scuotendo la testa sollevò Carter di peso e lo buttò sulla casa più vicina. Sperai non ci fosse nessuno all’interno.

Il mostro caricò di nuovo. In quel momento mi resi conto che Carter mi stava fissando con aria seccata.

- Che razza di sporco trucco sarebbe, questo?- gridai tanto per dire qualcosa che non facesse capire quanto fossi stupefatto. – Sei dentro a un uomo-pollo gigante!

- Un FALCO, prego!- gridò lui, indispettito, per tutta risposta. Poi aggiunse altro decisamente più sensato

- Ehi! Un piccolo aiuto? Sveglia!

Dandomi mentalmente dell’idiota corsi verso il coccodrillo. Qualunque cosa facesse Carter non mi sarei più distratto, se fossimo sopravvissuti a quella giornata avrei avuto tutto il tempo di chiedergli spiegazioni.

Ma ora avevamo delle vite da proteggere.

Angolo dell’autore

E anche se un po’ in ritardo è arrivato anche il terzo capitolo! Inizialmente volevo mettere qui tutto lo scontro, con il figlio di Sobek ma poi ho pensato che il capitolo sarebbe diventato troppo lungo, quindi ho deciso di dividere la battaglia in due parti.

Ed ora i ringraziamenti: un enorme grazie a gwinny ed a AveJackson che mi hanno recensito entrambi i capitoli precedenti (spero che vi piaccia anche questo).

Grazie anche a DiamanteLightMoon,feli_007,FraDresPJ, e di nuovo a gwinny che hanno messo la storia fra le seguite.

Grazie anche a giugiu8 che ha inserito la storia fra le preferite (se non ti è di troppo disturbo mi piacerebbe che tu in una recensione o in un messaggio mi spiegassi cosa ti ha spinto a farlo)

Grazie anche a tutti voi che leggete la mia storia e basta,ma se voleste lasciarmi una recensione mi farebbe molto piacere.

Farkas.

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Capitolo 4
*** Gli uragani restringono la pelle di coccodrillo ***


Mentre Carter continuava a tenere impegnato il coccodrillo, io gli arrivai alla schiena e saltai sulla sua coda.
Il mostro se ne accorse e cercò di scrollarmi via ma riuscii a tenermi in equilibrio; le lezioni di arrampicata al campo dovevano pur servire a qualcosa dopotutto oltre che far esercitare la casa di Apollo a curare scottature e ossa rotte.
I bambini non demordevano: armati ora di pietre e pezzi di metallo, avevano riaperto il fuoco; per fortuna era Carter a calamitare le attenzioni del mostro.
-EHI!-strillò mulinandogli la spada davanti al muso; probabilmente voleva colpirlo alla gola o qualcosa del genere , ma chissà come quel coso riuscì ad addentare la lama e trattenerla in bocca, così il mio nuovo amico e il nostro avversario si impegnarono in un tiro alla fune stile "il padrone non riesce a togliere il bastoncino di bocca al cane".
Sarebbe stata buffa come scena se il contesto e le dimensioni dei contendenti, non l'avessero resa così terrificante.
-Percy!-gridò- Quando vuoi!
Mi lanciai verso la collana, la presi e cominciai a colpirla con tutte le mie forze, ma inutilmente: quel dannato gioiello sembrava indistruttibile.
Di certo non era fatto con l'oro comune, ma non sembrava neppure di Oro Imperiale.
-Sbrigati, Percy!- mi incitò Carter con voce affaticata.
-Non riesco a tagliarla!-gridai in risposta.
-Un fermaglio- insistette. Deve essercene uno!
Lo cercai con lo sguardo e Carter gridò- Là sotto!
Mi avvicinai il più possibile, e stavo quasi per farcela quando il guerriero-pollo...pardon falco di Carter decise che era arrivato il momento di piantarci in asso e il suo evocatore piombò esausto per terra.
Fortunatamente il coccodrillo aveva continuato a tirare per tutto il tempo, perciò quando il suo giocattolo scomparve, il mio nuovo amico fu scaraventato all'indietro.
Io intanto avevo -finalmente- raggiunto quello stramaledetto fermaglio, peccato che fosse un ovale d'oro senza serrature con dei geroglifici egizi disegnati sopra.
E avevo pure perso Vortice, in mezzo a tutti quegli scossoni.         
Potevo solo aspettare che mi ricomparisse in tasca...e lasciare a Carter il compito non facile di cavarsela come meglio poteva.
Il pet - qualcosa si rialzò e puntò gli occhi sul ragazzo di fronte a lui.
E il brontolio del suo stomaco non mi rassicurava per niente, così come le sirene della polizia che si sentivano in lontananza: meraviglioso. Sentivamo proprio la mancanza, di altri mortali da proteggere.
Carter si rialzò e fissò il coccodrillo.
-Fermo, ragazzo-.
Perfino il mostro sbuffò ironico: si vedeva lontano un miglio che era a pezzi.
Eppure cercava ancora di difendere i bambini attirando su di se l'attenzione del rettile; il mio rispetto per lui salì di parecchi livelli ma non era il momento di perdersi in pensieri simili.
Dovevo fare qualcosa per salvarlo.
Carter prese qualcosa dallo zaino un...blocco di cera.
"Magari vuole vedere la pancia del rettile illuminata stavolta e si sta costruendo una candela?" pensai prima di ricordarmi degli effetti del pezzo di corda che aveva usato prima.
- Percy - chiamò.
-Non riesco a sganciare il fermaglio!- strillai in risposta, mentre prendevo a pugni la base della collana. Niente magia, qui?
In quel momento il mostro balzò in avanti e Carter lanciò il pezzo di cera.
Sperai che si ingigantisse e bloccasse le mascelle del rettile; invece si trasformò in un ippopotamo o meglio in QUALCOSA che forse avrebbe dovuto essere un ippopotamo e si ficcò nella narice del coccodrillo.
Un'altra scena che a vederla dall'esterno mi avrebbe fatto morir dal ridere.
Il pet - quello che era si agitò tanto che mi fece perdere l'equilibrio.
Roteava su stesso come una trottola, e riuscì a balzare in piedi e ad afferrare Carter spostandolo dalla sua traiettoria ,appena prima che lo colpisse.
Corremmo fino all'estremità della strada, dove si erano radunati i bambini.
Nessuno di loro si era ancora ferito, ma dovevano andarsene di lì.
-Stai bene?-chiesi a Carter.
Lui boccheggiò sfinito, ma annuì.
Probabilmente quell' affare di luce che aveva evocato prima consumava parecchia energia.
Uno dei bambini fece per dargli la sua pistola ad acqua. Rifiutò con un cenno.
- Ragazzi- dissi loro.- Avete sentito le sirene? Dovete correre in fondo alla strada e fermare la polizia. Dite loro che è troppo pericoloso venire qui. Cercate di fermarli!
Meno male che mi ascoltarono. Sperai con tutto il cuore che riuscissero almeno a ritardare l'arrivo della polizia, fino a che noi non avessimo fermato il cugino acquatico di Godzilla.
Carter aveva ritrovato abbastanza fiato per due parole:- Ben fatto.
Annuì ma non mi sentivo molto più fiducioso. Almeno per ora i bimbi erano in salvo, ma non mi illudevo su quanto ancora ci avrebbe messo il coccodrillo a liberarsi il naso.
Però … era stato un bel colpo. Dovevo sapere se Carter poteva sfoderare altre magie, e quali: magari combinando i nostri poteri avremmo avuto una chance.
-Certo che ne sai, di mosse- ammisi. C’è altro nella tua borsa dei trucchi?
-Niente- rispose desolato “E quando mai?", mi dissi seccato. "Possibile che la fortuna non giri mai dalla mia parte? "Carter ricominciò a parlare.
-Sono rimasto a corto di tutto. Ma se riesco ad arrivare a quel fermaglio, credo di poterlo aprire.
Io avevo provato di tutto e non ci ero riuscito. Ma Carter sembrava abbastanza convinto di quello che aveva detto, e poi aveva dimostrato di conoscere quel coso.
Le sirene della polizia si stavano avvicinando. Non avevamo molto tempo .Tanto valeva dargli fiducia.
Mi venne un ‘idea: ora che non dovevamo più proteggere nessuno potevo …
-Allora immagino che tocchi a me distrarre il nostro simpatico amico- dissi.- Tieniti pronto a correre verso quella benedetta collana.
-Ma non hai nemmeno più la spada- protesto lui.
-Ci lascerai la pelle!
Sorrisi. Ora Toccava a ME lasciare LUI stupefatto, finalmente!
-Tu pensa solo a correre non appena comincia.
-Non appena comincia cosa?
Non potei rispondere perché il coccodrillo si liberò in quell’esatto momento e ruggì rabbioso, nella nostra direzione, allora corsi verso di lui e alzai le braccia.
Sia Carter sia il mostro, dovettero pensare che avessi sviluppato un improvviso istinto suicida.
Cambiarono idea quando cominciai a far ruotare l’acqua che sgorgava dal corpo del mostro; poco a poco il mulinello invase l’intera strada.
Mi voltai verso Carter sperando che avesse seguito il mio consiglio…e vidi che si stava trasformando in un uccello (ipotizzai che fosse un falco).
“Se sopravviviamo” pensai ”magari gli faccio conoscere Frank, ma farò in modo che non incontri mai Annabeth: probabilmente farebbero a turno a spiegarmi cose per l’eternità”.
L’uragano ormai aveva travolto anche il coccodrillo gigante, mi spiaceva per i danni che stavo procurando alle case e alle automobili, ma per i proprietari era sempre meglio che essere divorati.
-Quando vuoi, ora-mormorai a denti stretti, sperando che mi sentisse. Poco lo vidi di nuovo umano vicino al fermaglio. Mi resi conto di una cosa che prima non avevo calcolato: anche Carter poteva essere travolto dalla tempesta che avevo scatenata.
Gemetti: era faticassimo e per quanto facessi mi resi conto che la bufera si stava placando. Gridai di rabbia: dopo tutto quello che avevo passato non poteva finire così!
Mi chiesi che sarebbe successo se fossi morto: mia madre e tutti i miei amici si sarebbero disperati; poi Nico avrebbe evocato il mio fantasma per sapere cosa mi era successo e dopo che io avessi risposto:-Un coccodrillo gigante ha divorato me e uno strano ragazzo di nome Carter che parlava di dei egizi. Già che ci siete vi spiace informare anche la sua famiglia?-probabilmente, avrebbero passato il resto della loro vita a negare di avermi conosciuto.
Mi piegai su un ginocchio. Il mulinello si esaurì.
Il coccodrillo ruggì compiaciuto: dovevo migliorare il mio discorso da fantasma.
Alzai lo sguardo e vidi il petsuchos (ce l’avevo fatta! Avevo ricordato il suo nome!) barcollare e poi inizio a restringersi, sempre di più fino a diventare delle dimensioni di un barboncino. La collana era li vicino ridotta anche lei a dimensioni normali, ma preferì non raccoglierla ;non ci tenevo a diventare Lizard.
Carter era sdraiato per terra; mi avvicinai e notai con sollievo che non era ferito. Sorrisi.
-Bel lavoro,-gli dissi. -Prendi la collana.
-La collana?-ripeté .Si mise seduto e la afferrò prima di balbettare-Il…Il mostro. Dove…?-
Glielo indicai. La sua faccia mostrò lo sbalordimento più totale.
-Stai scherzando-disse.
-Magari qualcuno ha abbandonato il suo animaletto domestico-ipotizzai facendo spallucce .-Certe volte lo dicono al telegiornale.-
Carter non poté replicare perché sentimmo delle voci che gridavano:-Lassù! Ecco i due ragazzi!
Non ci tenevo proprio a rispondere alle domande della polizia e credevo proprio che lo stesso valesse per falco-boy.
-Sarà meglio andarsene-. Raccolsi il coccodrillino, e gli chiusi le mascelle con una mano (prima dopotutto pareva trovarci appetitosi).Lanciai uno sguardo a Carter: ora che l’emergenza era rientrata potevano benissimo separarci, ma per quanto qualcosa mi dicesse che meno sapevo di quella storia, meglio era volevo che mi desse qualche spiegazione.
-Vieni?
E insieme tornammo di corsa alla palude.

Angolo dell’autore

Scusate per il ritardo ma un po’ è stata colpa degli esami di Maturità, un po’ di mio fratello che mi ha mandato in tilt il computer.
Vabbè passiamo ad argomenti più piacevoli tipo i ringraziamenti.
Ringrazio le fedelissime gwinny e AveJacson che hanno recensito ogni capitolo di questa storia, eiden che ha recensito lo scorso capitolo e Alice1999 che ha recensito da poco il primo capitolo. Grazie nuovi lettori /lettrici mi fanno sempre molto piacere.
Un grazie va anche a Dubhe06 che ha recensito lo scorso capitolo con un commento breve (spero che per questo vorrai lasciarmi una recensione vera e propria).
Ringrazio anche DiamanteLightMoon,feli_007,FraDresPJ,Fyamma e di nuovo eiden,gwinny e AveJacson che hanno messo la mia storia fra le seguite.
Un grazie anche a giugiu8 che ha messo la storia tra le preferite .
Grazie anche a tutti voi che leggete e basta, ma se voleste lasciarmi un commento mi fareste felice.
A presto per il prossimo (nonché ultimo) capitolo.
Farkas.

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Capitolo 5
*** Spiegazioni & Arrivederci ***


Poco dopo avevamo legato il coccodrillino nel bosco, usando la famosa corda di prima non sapendo di preciso cosa farne di lui.
Carter mi diede un po’ di nettare (o almeno qualcosa che pensai fosse nettare).
Poi ci sedemmo in un fast-food troppo sfiniti per parlare.
A ripensarci è strano che il proprietario non ci abbia cacciati via: sembravamo due rifugiati scappati da una zona di guerra.
Carter era bagnato fradicio, e la sua maglietta era piena di piume; mentre io pur essendo perfettamente asciutto avevo la maglietta strappata, e i capelli sporchi e spettinati.
I mortali avevano deciso che tutta la devastazione che avevamo provocato, era stata causata da una fuga di gas, sebbene i bambini cercassero di dire che era stato il mostro della palude di Long Island a distruggere tutto , nel corso di uno scontro con due ragazzi.
E così avevano visto tutto così com’era.
Chissà magari c’era qualche mezzosangue fra di loro… avrei chiesto a Grover di mandare un satiro in quel quartiere.
-Una fuga in un collettore del gas- dissi alla fine del servizio.- Questa è la prima volta che la sento.
-Tu, forse-borbottò Carter in tono seccato.- Per quel che mi riguarda, sembra che io provochi questo tipo di incidente ovunque vada.
Mi ricordai di colpo che qualche anno fa, ce n’era stata una grossa a Washington e più recentemente una in Texas. Forse Carter era collegato in qualche modo a questi incidenti?
-Su col morale- esclamai.- Il pranzo lo pago io.
Frugai nelle tasche e tirai fuori Vortice. Nient’altro.
-Oh…-Non avevo un centesimo dietro. Ero uscito dal campo in tutta fretta.- Ehm, in effetti…Riesci a evocare un po’ di soldi?
Ci riuscì. Così alla fine, fu lui a offrire il pranzo a me (meno male! Dopo tutto quello che avevamo passato, non ce l’avrei fatta a sfuggire a un cameriere inferocito).
Poco dopo arrivarono cheeseburger e patatine e il mondo divenne meno brutto.
-Cheeseburger – sospirai. Talia avrebbe fatto carte false per essere con noi.- Cibo degli dei.
-Completamente d’accordo – rispose lui, ma ci guardammo e capii che pensavamo la stessa cosa: io e lui ci riferivamo a dei DIVERSI.
-Allora, la collana- chiesi mentre mangiavamo.- Com’è la storia?
Carter esitò prima di rispondere, e io lo capivo. Eravamo vicini a qualcosa di… ENORME, molto più grande perfino della scoperta dell’esistenza del Campo Giove.
Certo ora che io e Carter avevamo combattuto fianco a fianco non riuscivo a non fidarmi di lui, lo rispettavo ormai, sia per i suoi poteri che, per il suo coraggio eppure capivo che non potevamo essere amici. Non ancora.
Era…era SBAGLIATO che fossimo seduti uno davanti all’altro.
-La collana è incantata -disse di colpo Carter, interrompendo le mie riflessioni.- Qualunque rettile che la indossi si trasforma nel prossimo petsuchos, il figlio di Sobek. Quel coccodrillino, in qualche modo se l’è infilata al collo.
Un brivido mi corse lungo la schiena:-Come a dire che qualcuno gliel’ha MESSA al collo- commentai.
Carter annuì.
-Quindi? Chi?- lo incalzai sperando che avesse la risposta.
- Difficile definire una rosa di candidati- rispose lui.- Ho un sacco di nemici-.
Sbuffai; evidentemente avevamo più cose in comune di quanto sembrasse:-Questo posso capirlo. Qualche idea sul perché, allora?
Carter morsico il suo panino, prima di rispondere:-Qualcuno che ha voluto creare un problema.- Si fermò un istante poi aggiunse-Credo forse…-mi fissò come per decidere cosa potesse dirmi Forse qualcuno voleva creare un problema che attirasse la nostra attenzione.
L’attenzione di ENTRAMBI.
Gemetti tra me e me. Disegnai l’iniziale greca di Gea con una patatina nel ketchup. Creare una simile baraonda solo per farmi incontrare Carter, sarebbe stato da lei.
-Il mostro aveva un nome greco- mormorai ad alta voce. – Si stava mangiando un pegaso nel mio…- Esitai; a questo punto ero convinto che Carter non fosse un nemico, ma qualcosa mi diceva che non dovevo dirgli troppo.
-Nel tuo territorio- completò per me lui.- Una specie di campo estivo, a giudicare dalla tua maglietta.
Mi agitai, a disagio sulla sedia. Carter era decisamente troppo acuto.
Alla fine lo guardai e pur dispiacendomi di non potergli spiegare nulla sul mondo degli dei greco/romani dissi:- Senti, Carter. Tutto sommato non sei così irritante come credevo. E oggi siamo stati una buona squadra, ma…
 Di nuovo concluse lui la frase al posto mio:- Non hai voglia di condividere i tuoi segreti. Non ti preoccupare. Non ho intenzione di indagare sul tuo campo. O sui poteri che hai. O su qualunque altra cosa.
Mi sentivo come se mi avessero tolto il peso del cielo dalle spalle (di nuovo) ma non ero sicuro, che stesse dicendo la verità. Inarcai un sopracciglio:- Non sei curioso?
-Sono CURIOSISSIMO. Ma finché non riusciremo a capire che cosa sta succedendo, penso sia meglio tenere un po’ le distanze. Se qualcuno -o qualcosa- ha sguinzagliato quel mostro sapendo che avrebbe attirato la nostra attenzione…
Stavolta fui io a concludere per lui:- Allora forse quel qualcuno voleva che ci incontrassimo- dichiarai- Sperando che succedesse qualcosa di brutto.
Lui annuii. Sinceramente mi dispiaceva però: ero arrivato a rispettarlo molto durante il combattimento con il petsuchos, e mi sarebbe piaciuto averlo come alleato nelle future battaglie, come era stato in quella contro il coccodrillone
-Il fatto è che ora ci siamo conosciuti- dissi alla fine dando voce ai miei dubbi.- Tu sai che io sono là fuori, a Long Island. Io so che tu vivi a Brooklyn. Se dovessimo cercarci per qualche altra…
-Io lo sconsiglio- rispose.- Perlomeno finché non ne sapremo qualcosa di più. Ho bisogno di fare qualche indagine… uh, per conto mio, per cercare di scoprire chi c’era dietro questo piccolo incidente del coccodrillo.
-Va bene- concordai – Io farò lo stesso.
Poi indicai la collanina magica che aveva causato tutto quel guaio: - Che ne facciamo di quella?
-Posso mandarla in un luogo sicuro- mi assicurò.- Non darà altri problemi. Noi abbiamo spesso a che fare con reperti di questo genere.
-NOI- mormorai.- Intendi dire che… siete in tanti?
Poteva esserci un campo di semidei egizi da qualche parte? La mia domanda non ebbe alcuna risposta.
-Va bene- dissi alzando le mani con i palmi aperti a in segno di resa.- Non ho chiesto niente.
 Ho qualche amico al Ca… uh, dalle mie parti, a cui piacerebbe molto gingillarsi con una collanina magica come quella; ma mi fiderò di te. Prendila pure tu.
Con “qualche amico” intendevo le case di Atena e Efesto e forse anche di Ecate, che avrebbero fatto di tutto per mettere le mani su quella collana ma qualcosa mi diceva che meglio lasciare quell’ affare a Carter, sperando che lo costudisse bene.
Lui tirò un sospiro di sollievo:- Grazie. Perfetto.
-E il coccodrillino?- chiesi poi.
Carter ridacchiò:- Lo vuoi tu?-
-Cielo, no .
-Posso prendere anche lui, dargli una belle casa.- Rispose.- Ma sì, credo che ci starà benissimo.
Dopo questa sua uscita ero lì lì per chiedergli che razza di posti frequentasse o che genere di roba avesse in casa se, credeva di poter tranquillamente trovare un luogo in cui crescere un coccodrillo, ma mi trattenne: sia perché forse non avrebbe risposto, sia perché avevo paura di offenderlo di nuovo e magari stavolta, gli sarebbe partito un calcio luminoso che mi avrebbe rispedito al campo senza bisogno di pegasi.
Perciò mi limitai a rispondere: - Ok bene…- e tendergli la mano. – E stato bello lavorare con te Carter.
Ed era vero: possedeva poteri incredibili, era coraggioso e pronto a sacrificarsi per gli altri.
Lui mi strinse la destra; quasi quasi credevo che al tocco delle nostre mani si sarebbe scatenata un’esplosione, o che sarebbe comparso chissà quale dio a fulminarci ma non accadde nulla. Fu una stretta di mano normalissima… fra due ragazzi che di normale non avevano un bel niente.
-Anche con te, Percy.-
Stavo per andarmene, quando mi venne in mente una dettaglio che avevamo trascurato.
- Un’ultima cosa- dissi.- Se questo qualcuno, chiunque sia, che ci ha fatto incontrare… se è un nemico di entrambi… E se avessimo BISOGNO l’uno dell’altro, per combatterlo? Come faccio a contattarti?
Dopo qualche istante rispose:- Ehm, posso scriverti una cosa  sulla mano?
Aggrottai la fronte ricordando, quando eravamo usciti dal Labirinto:- Tipo il tuo numero di cellulare?
Dopo tutte quelle magie mi ero aspettato qualcosa di più impressionante. Non fui deluso.
-Uhm… Non esattamente.-
Prese una strana penna e mi disegnò un occhio sulla mano. Il simbolo brillò e poi scomparve.
-Basta che pronunci il mio nome- disse- e io ti sentirò. Saprò dove sei, e verrò da te. Ma funzionerà una volta sola, perciò scegli quella giusta.
Mi guardai la mano prima di rispondere:- Quindi devo fidarmi: non si tratta di un qualche tipo di congegno magico per rintracciare le persone.
-Esatto- rispose.- E io devo fidarmi che quando mi chiamerai non sarà perché mi vuoi attirare in qualche sorta di imboscata.
Lo fissai ricordando la mia diffidenza iniziale, ma poi ricordai anche come avevamo lottato fianco a fianco. Sorrisi.
-Perfetto- dissi.- Arrivederci, C…
-Non pronunciare il mio nome!- urlò lui.
-Ti stavo solo prendendo in giro.- Gli puntai contro un dito e gli feci l’occhiolino.- In gamba, amico.
Poi me ne andai e richiamai il mio pegaso nero.
Ora tutta la storia con Carter è così strana persino in base ai miei criteri che credo sia meglio non parlarne a nessuno. Nemmeno ad Annabeth.
Non che non mi fidi di lei, ma dopo tutto quello che abbiamo passato dopo la scoperta del mondo romano, non voglio turbarla con l’idea che potrebbe esserci anche il mondo egizio, a pochi passi da noi.
Chirone deve saperne qualcosa però: ci sconsiglia spesso di andare a Brooklyn , e sapeva già dei romani.
Forse gliene parlerò in privato un giorno. E mi consulterò con lui su cosa fare.
Comunque credo che ciò accadrà presto: qualcuno ha scatenato quel mostro e non credo proprio, che abbia fatto incontrare me e Carter solo perché io potessi scroccargli il pranzo.
Un giorno forse non lontano dovrò dire il suo nome. Sentirà di colpo il suo nome e saprà che abbiamo un nemico comune.
Un nemico, da non sottovalutare.
A presto Carter.


Angolo dell’autore
Bè eccomi qui. Sono finalmente arrivato alla fine della mia prima long e, mia prima fic in assoluto.
E’ stata una fatica dura scrivere questa storia, ma mi sono divertito e spero di aver fatto divertire anche voi.
Spero che recensirete in molti questo ultimo capitolo. Ogni recensione a qualsiasi capitolo di questa storia sarà ben gradita e riceverà una risposta il prima possibile, oggi come fra cent’anni.
In tanto passiamo ai ringraziamenti.
Grazie alle fedelissime gwinny e AveJackson che hanno recensito questa fic sin dal primo capitolo.
Grazie anche, a dubhe06 che segue la storia dal terzo capitolo.
Grazie a Emma_Powell e a la_nuova_figlia_di_ade che hanno recensito lo scorso capitolo.
Grazie a DiamanteLightMoon, eiden, feli_007, FraDresPj, Fiamma, e di nuovo ad Avejackson e gwinny che hanno messo la storia fra le seguite (spero che ora che si conclude, la farete passare nelle ricordate).
Grazie anche a giugiu8 che ha messo la storia nei preferiti.
Grazie anche a tutti voi che leggete e basta, se volete lasciare un commento sarà come ho già detto cosa gradita.
Tornerò nel fandom con un’altra long fra qualche tempo; tuttavia ho già scritto su altre cose e se vi va fate un giro sulla mia pagina autore e date un ‘occhiata alle altre mie fanfiction.
Fino a quel momento arrivederci e auuuuuuuuuuuuuuuuu da Farkas!
 
 

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