escape

di phenominiall
(/viewuser.php?uid=493165)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** beautiful and jerk ***
Capitolo 2: *** where do you go when you skip school? ***
Capitolo 3: *** He declared war, in silence ***
Capitolo 4: *** selfish ***
Capitolo 5: *** party ***
Capitolo 6: *** I hated them ***
Capitolo 7: *** Avviso importante ***
Capitolo 8: *** Nuova fanfiction ***



Capitolo 1
*** beautiful and jerk ***


Beautiful and Jerk

La casa dove vivevo era talmente silenziosa…eppure,io,quel silenzio non lo sentivo.
Avevo il caos nella testa e tutto ciò che ero in grado di sentire erano le mie urla interiori,quelli che solo io riuscivo a sentire. E,giusto per la cronaca, io non ero una di quelle ragazze che si guardano allo specchio e si ripotono di essere grassa quando in realtà ruscirebbero a passare nel foro di un ago, né tanto meno una di quelle che non si trucca o che si veste di fretta e indossa solo maglie larghe e felpe.Certo non mi vedevo bellissima ma sapevo di non essere brutta, felpe e maglie larghe mi piacevano e le indossavo spesso anche...ma non perché coprivano le mie forme…semplicemente mi piacevano…
Insomma ero una ragazza normale, ma la normalità ad un certo punto stanca… e ora, seduta a quel tavolo con la mia famiglia, pensavo ad un modo per cambiare la mia vita.
La mia grigia,triste vita…
Che poi triste è l’aggettivo perfetto. Perché, per quanto mi sforzassi ad apparire felice, dentro stavo morendo. Morivo per la solitudine, perché nessuno mi capiva, morivo perché volevo dare colore a tutto quel grigio.
Morivo per troppi motivi eppure, tutto ciò a cui ero in grado di pensare, l’unico motivo valido per morire: era mio fratello che si stava cacciando in situazioni sbagliate, stava cadendo in un buco che l’avrebbe risucchiato e, senza accorgersene, si stava portando diero anche me.
“Ma mi stai ascoltando?”  mi chiese,appunto,mio fratello.
“No,scusa…cosa hai detto?” cercai di giustificarmi
Sbuffò sonoramente e giuro che in quel momento gli avrei tirato il piatto dritto in faccia.
“Oggi verrà un mio amico” mi spiegò
“E quindi,io dovrei…?” cercai invano di capire il significato della sua affermazione.
“Mm…nulla.Aprire la porta se io non posso.”
Lo guardai per un attimo chiedendomi se mio fratello fosse improvvisamente diventato stupido…ma decisi di non aprire bocca perché avrei portato avanti il discorso per del tempo indefinito e l’ultima cosa di cui avevo voglia era perdermi in chiacchiere inutili.
Il pranzo proseguì come al solito. Mia madre e mio padre continuavano a parlare del lavoro e di tanto in tanto ci buttavano in mezzo discorsi spezzati che, probabilmente, gli passavano per la testa in quel momento o semplicemente per il gusto di parlare.
Mio fratello fissava il piatto ormai vuoto e io ero ancora una volta persa fra i miei pensieri, spostando lo sguardo da mio fratello ai miei genitori.
“Vuoi un autografo?” chiese, gentile come sempre, il mio fratellone
“Ash, non copiarmi la battuta” Lo ripresi
“Ok,allora perché continui a fissarmi?”
“Ti do fastidio?”
“Bhe…abbastanza”
Roteai gli occhi al cielo,sbuffando e alzando le spalle, per fargli intendere che non volevo davvero una risposta.
“Chi è quel tuo amico che deve venire qui oggi?” questa volta la risposta la volevo
“T’importa?”
“Bhe…abbastanza” riutilizzai la sua frase
“Non lo conosci” mi liquidò con un gesto della mano…ma la mia testa era torturata dalle domande ed io avevo bisogno di sapere.
“Come si chiama?”
“Cazzo…ma che t’interessa?”fece una pausa “Luke, Luke Hemmings”
“Oh” risposi stupita dal fatto che mi avesse accontentato “Come l’hai conosciuto?”
“Cos’è un interrogatorio?” si innervosì lui
“Avevo solo voglia di parlare” gli risposi con lo stesso tono. Sbuffò,posò la forchetta sul tavolo e se ne andò in camera sua. Poco dopo feci lo stesso anch’io.
Passai le due ore seguenti a dormire. Dormivo sì…ma la mia testa era invasa da pensieri che mi accompagnavano anche durante i sogni… sognavo,infatti,di mio fratello che mi salutava, che stava andando via da me… le lacrime sul mio viso e i miei occhi azzurri completamente rossi… non parlavamo, lo salutavo con la mano e lo stesso faceva lui e ci fissavamo… finchè non è andato via.
Mi svegliai di botto, mi alzai dal letto e andai in bagno. Mi fissai per un attimo allo specchio, il mio riflesso faceva quasi paura e non perché fossi senza trucco, avessi occhiaie o perché ero stanca… ma perché i miei occhi rispecchiavano la paura, la paura di perdere la persona più importante della mia vita… in quell’istante, fissandomi allo specchio, concessi ad una lacrima di scendere sul mio viso, non l’asciugai, la lasciai lì… e giurai a me stessa, che mai, a nessuno, avrei concesso di portarmi via mio fratello…
Lo so non sembrava tanto amore, quello che ci dimostravamo… eppure era l’unica persona che mi stava veramente accanto… l’unica di cui mi fidavo e di cui mi sarei fidata sempre…
Stavo appunto pensando a quanto bene gli volessi che il campannelo suonò e, sapendo gia che Ash non sarebbe andato ad aprire, mi asciugai quella lacrima solitaria e mi avviai verso l’ingeresso. Ricordai ciò che mi aveva detto mio fratello a pranzo, ovvero che sarebbe venuto un suo amico, e me lo immaginai come quei ragazzi tatuati che, se fosse stato mio fratello, mia mamma avrebbe cacciato di casa.
Ma, quando aprii la porta, mi ritrovai davanti l’esatto opposto di ciò che credevo. Un ragazzo alto,capelli biondi e occhi azzurri da far invidi al mondo, così belli che i miei, azzurri uguali, si vergognarono per la banalità.
E poi mi sorrise. E sorrisi anch’io, un sorriso tirato ma pur sempre un sorriso.
“Sto cercando Ash” mi disse e la sua voce era così bella.
“Si…tu sei?”
“Luke” Disse soltanto. Era innegabilmente un bel ragazzo. Ma non era un ragazzo quello che cercavo in quei giorni. Bensì la salvezza per mio fratello.
“Allora posso entrare?” Disse accendendosi una sigaretta. Mi feci di lato per farlo passare. E così fece.
“A mia madre non piace che si fumi dentro casa” Dissi, sinceramente, io
“Che palle” sbuffò
Bello e coglione. Il mix perfetto, no?




#Angolo autrice
Vi avverto che è la prima fanfiction che scrivo. Il primo capitolo mi è servito giusto a spiegarvi il carattere della protagonista ed il suo aspetto fisico. Avrete capito che Kim ama tantissimo suo fratello ma non lo dimostra molto in questo capitolo, più avanti si capiranno meglio i caratteri di tutti i personaggi ed entraranno in scena anche Cal e Micheal. Spero che la storia vi piaccia sto facendo del mio meglio!
A presto!


 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** where do you go when you skip school? ***


*Leggete lo spazio autrice sotto per favore,almeno le prime righe è importante

Where do you go when you skip school?
a Sara la mia migliore amica,
che sopporta tutte le mie paranoie
e che c'è sempre quando ho bisogno di qualcosa...
Grazie!

 

Ash scese appena sentì la voce dell’amico e io mi ritrovai di nuovo sola.
Avrei voluto salire al piano di sopra, aprire la porta della camera di mio fratello e iniziare ad urlare, dire ciò che pensavo, e porgli le domande che mi giravano in testa da giorni e poter finalmente avere delle risposte, avrei voluto chiarire ogni mio  dubbio, scoprire cosa faceva quando saltava la scuola, avrei voluto salvarlo anche se non sapevo di preciso da chi… probabilmente avrei dovuto salvarlo da sé stesso.
Ero sdraiata sul divano del salone,quando sentii dei passi dirigersi verso di me.
“Luke sta andando via” mi avvertì Ash. Come se potesse importarmene. Annuii e lo salutai con un semplice gesto dalla mano.
“Domani,svegliati presto. Josh vuole vederci” lo avvertì Luke. E ora chi cazzo era Josh?
Avevo detto che volevo delle risposte e perché non iniziare da subito?
“Chi è Josh?” chiesi appunto,dopo che il biondo se ne fu andato.
“Un amico” rispose indifferente.
“Oh – sussurrai – Non frequenta la nostra scuola?”
“No – sospirò – Ha lasciato gli studi ed è più grande di noi”
Cominciò ad irrigidirsi e non volevo che si innervosisse. Quindi mi fermai con le domande, cominciando a giocare con il cellulare. Inviai un messaggio a mia mamma chiedendogli a che ora sarebbe tornata, mi rispose dopo poco dicendomi che avrebbe fatto tardi e che sarebbe passata in studio da mio padre, il quale, sarebbe tornato tardi uguale.
“Ash” chiamai mio fratello. Fece un verso strano per farmi capire che mi stava ascoltando.
“Mamma e papà fanno tardi…”
“Andiamo fuori a cena?” propose lui sorridente.
“Stavo per dirti che avrei preparato qualcosa ma…ok andiamo fuori!” sorrisi anch’io.
Salii di corsa le scale. Era da molto che io e mio fratello non uscivamo insieme e, viste le circostanze, avrei potuto scoprire di più sulla sua “nuova” vita. Anche se, stranamente, quella sera non mi andava di pensare ai problemi. Avrei trascorso una semplice serata con il mio fratellone e avrei finto che, per una volta, andasse tutto finalmente bene. Dopotutto era tutto ciò che potevo permettermi: fingere.
Fingere un sorriso ed andare avanti, fingere di star bene, fingere di non avere la testa piena di domande.
Dopo più o meno mezz’ora ero pronta, non ero vestita particolarmente elegante, anche perché non sapevo dove mio fratello avesse intenzione di portarmi. Eppure non vedevo l’ora di trascorrere la serata con Ash. Solo io, mio fratello e il bene immenso che gli volevo.
Quando scesi le scale, mio fratello mi aspettava sull’uscio della porta con il cellulare tra le mani. Fissava, attento, lo schermo e digitava qualcosa sulla tastiera, probabilmente scriveva un messaggio. Restai sulle scale a fissarlo, aspettando che si accorgesse di me e ,mentre aspettavo, notai i capelli ormai ricci con qualche ciuffo che gli ricadeva sulla fronte, lo vidi sistemarsi il cappello nero e poi alzare gli occhi verso i miei. Mi sorrise e quel semplice gesto, mi ricordò di quando era bambino, e improvvisamente non vedevo più il volto di un diciannovenne alle prese con il cellulare, ma bensì quello di un bambino … quel bambino che mi difendeva dai “grandi”  quando avevo cinque anni.
“Allora andiamo?” chiese avvicinandosi al divano per recuperare il mio cellulare.
“Si… -sussurrai  – Dove andiamo?”
“Pizza?” disse semplicemente ed io annui, contenta della sua scelta, anche se non avevo veramente fame.
Il viaggio in auto fu uno dei più silenziosi mai visti. Non era un silenzio imbarazzante, però. Ash sapeva che quando ero in auto non mi piaceva molto parlare. Preferivo guardare fuori dal finestrino e pensare… a cosa? A tutto. Quando ero con i miei in auto portavo sempre gli auricolari, solo per non sentire le loro voci perchè, spesso, litigavano. Mentre con mio fratello tutto andava alla perfezione, sapeva ciò che mi piaceva e non provò neppure a parlare. D’altronde anche lui sembrava stesse pensando. Lo sguardo inchiodato sulla strada e le mani che stringevano il volante in modo prepotente. Pensai potesse riguardare quella persona di cui parlava Luke:Josh mi pare. Mi voltai a guardarlo e lo richiamai.
“Ash… è successo qualcosa?”
“No, perché?”
“Sembri arrabbiato”
“Stavo pensando” disse con lo sguardo perso nel vuoto.
“A cosa?” chiesi ancora e me ne pentii subito. Dovevo smetterla con le domande.
“A niente” Disse solamente, incitandomi a star zitta con un segno della mano.
Poco dopo arrivammo. La pizzeria non era delle migliori eppure era molto bella, molto più di quello che mi aspettavo. Parcheggiata l’auto, Ash scese e io lo imitai, dirigendomi dietro di lui e cercando di capire dove dovessimo sederci.
Ci mettemmo ben poco fortunatamente. Ci guardavamo negli occhi e nessuno dei due sapeva cosa dire. O meglio, io lo sapevo, ma se l’avessi detto, poi avrei fatto un guaio. Quindi restai in silenzio, fissando mio fratello che, mi accorsi poco dopo, stava in silenzio solo per mettermi pressione. Perché erano quasi cinque minuti che mi fissava negli occhi senza proferir parola e ricordai di quando da piccoli facevamo a gara a chi si guardava di più e spesso vincevo io… quindi stavo solo aspettando che si stancasse. Infatti poco dopo sorrise e distolse lo sguardo.
“Ok  -sbuffò –Io ci ho provato”
“A fare cosa?” chiesi
“A farti parlare- sorrise –ora mi dici che hai?”
Che avevo? Lui che aveva!?Erano giorni che cercavo di capirlo … io avevo tutto, davvero… ma quel tutto non mi bastava se mancava lui. Ma perché continuare a mentire?Perchè nascondersi dietro a un “niente”? Non possiamo semplicemente dire tutto ciò che ci turba? Non potevo farlo anch’io? E invece no, imboccai la via più semplice. Abbassai lo sguardo e sorrisi fissando il piatto ancora vuoto.
“Niente” sussurrai rialzando lo sguardo.
“Non ti credo-sputò –a me puoi dirlo.”
No…proprio a lui non potevo dirlo. Eppure avrei dovuto… sarebbe stato tutto molto più semplice. Voltai lo sguardo altrove… una sola domanda, lo promisi a me stessa.
“Dove vai quando salti la scuola?” Ecco.L’avevo detto e ora, lo fissavo. Il suo sguardo cambiò e si incupì. Capii subito di aver fatto la domanda sbagliata, di star correndo troppo. Capii che con mio fratello…dovevo andare con calma, molta calma.
“Io non salto la scuola” esclamò soltanto, voltando lo sguardo verso la cameriera che si avvicinava.
“Oh –quasi urlai –Ma chi credi di prendere in giro?Sai che ti ho visto!”
“Ok avrò saltato la scuola e sono andato a fare un giro con Luke, qual è il tuo problema?” quasi urlò anche lui.
Guardai la cameriera che per fortuna si era fermata a parlare con un cliente, così da lasciarci continuare la discussione.
“Luke?Quel ragazzo ti sta cambiando, Ash” abbassai lo sguardo mentre pronunciavo quelle parole. Era vero. Da quando aveva smesso di frequentare il suo vecchio gruppo di amici, era cambiato e anche molto.
“Chi sei tu?Mia madre?” chiese avvicinandosi e ridendo.
Giuro che quella era l’ultima reazione che avrei pensato di ottenere. Lo guardai confusa mentre ancora rideva e pian piano contagiò anche me. Ridevamo come due bambini mentre le persone ci fissavano, ridevamo senza un motivo, ridevamo anche se, sapevamo entrambi, che non avremmo dovuto.
“Uffa –sbuffai dandogli un pugno sul braccio –Con te non si può fare una conversazione seria!”
“Scusa mamma” disse fra le risate dandomi un bacio sulla guancia.
Risi e ancora sorridente, dopo avergli dato l’ennesimo pugno, gli risposi:”La smetti!”
Scosse il capo e chiamò la cameriera, la quale si avvicinò dopo poco.
Dopo aver dato le nostre ordinazioni, cominciammo a parlare del più e del meno.
Ma la suoneria del cellulare di Ash, ci interruppe.
“Luke?” chiese Ash, stupito dalla telefonata e con un velo di … paura (?)
Perché era stupito dalla telefonata di Luke?
“Si…arrivo…che è successo? Cazzo, Luke, sei un coglione!”
Lo guardai interrogativa e lui mi fece segno di niente con la mano, eppure a me non sembrava niente, sembrava di più.
Attaccò la telefonata, sbuffò e mi guardò. Contemporaneamente si alzò dalla sedia e mi fece segno di infilare la giacca. Mi prese la mano e mi trascinò, correndo, fino all’auto.
“Ash… che succede?” gli chiesi.
“Non lo so neanche io, ma Luke ha fatto qualcosa e dobbiamo andare a prenderlo” rispose nervoso…
“Kim –mi chiamò,mi voltai verso di lui –Mi prometti che non parlerai di tutto quello che succederà con nessuno, che non farai domande e che non uscirai dall’auto in caso io dovessi scendere?”
“Ok –sussurrai un po’ spaventata –Promesso!”
Mi sorrise e sorrisi anch’io.
“Sai…mi sento davvero piena per quanto abbiamo mangiato” scherzai.
Sorrise e si voltò verso di me: “Mi dispiace se ti sto facendo morire di fame,sorellina”
“Non importa, non ho molta fame”. Sorrisi a mia volta.



#SpazioAutrice
OOOOOK...fa pena lo so. Però ci ho messo davvero molto impegno scrivendolo che poi è venuta fuori 'sta cosa...però...dettagli.No,sul serio,mi piacerebbe che mi facciate sapere cosa ne pensate perchè è un po' inutile scrivere una storia e non avere nessuno che mi fa sapere se piace, perchè se nessuno la legge è inutile continuare a scriverla...detto questo, nel capitolo sarebbero dovuti "apparire" anche Calum e Micheal,ma sarebbe venuto davvero troppo lungo, quindi rimadiamo al capitolo 3. Penso e spero di essere riuscita,nel mio piccolo, a farvi capire il rapporto fra Ash e la protagonista e un po' il carattere di entrambi...Luke invece si è cacciato nei guai...che avrà fatto?
Lasciatemi qualche recensione, vi amo tutti...
Nancy xx

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** He declared war, in silence ***


A Elena,
l'unica persona che mi conosce davvero,
l'unica che riesce a farmi ridere anche se sto per morire,
l'unica che non ringrazierò mai abbastanza
e a cui non dico MAI quanto le voglio bene...

3. "He declared war, in silence"

Occhi inchiodati sulla strada, mani avvolte strette intorno al volante, mascella tesa, labbra semichiuse. Questo era mio fratello mentre ci dirigevamo in un vicolo buio.Mi sentivo come in un film horror, non c’era nessuno nei dintorni, la strada era malridotta e Ash non si decideva spiegarmi dove stavamo andando.
La testa mi stava scoppiando, me la strinsi fra le mani lasciando uscire un lamento dalle mie labbra. Ashton si girò a guardarmi.
“Mi dispiace Kim” sussurrò. Mossi le mani per dirgli di star zitto, avevo bisogno di silenzio, ora più che mai. Stavo pensando ad un motivo valido per il quale mi avesse trascinato via di corsa dalla pizzeria per dirigerci in un posto così orribile.
Era tutto buio e mi faceva paura. Avevo tremendamente paura del buio. Non so perché ma è da quando ero piccola che odiavo i posti scuri, forse perché non vedendo nulla non avevo idea di dove mettevo i piedi, di cosa avessi davanti a me, non avevo il controllo della situazione … ed io avevo bisogno di avere sempre tutto sotto controllo.
“Kim –mi chiamò –Siamo arrivati”
Alzai lo sguardo e notai un enorme edificio di fronte a me, il portone principale era semi-aperto, le enormi finestre erano graffiate e tutte chiuse, sembrava volesse cadere a pezzi da un momento all’altro. Ash prese con un gesto veloce il cellulare dalla tasca e, digitati alcuni numeri sulla tastiera, lo avvicinò all’orecchio.
“Luke – Rispose dopo un po’-Siamo giù, c’è Kim con me, non fare cazzate.”
Prese una pausa, sospirò e sussurrò un:”Ok,arrivo” prima di chiudere la chiamata.
Si voltò verso di me e notai un velo di preoccupazione, mi prese una mano e mi diede un bacio sulla guancia.
“Ricordati cosa mi hai promesso, non muoverti da qui.” Mi avvertì prima di scendere dall’auto.
Passarono circa dieci minuti da quando era entrato in quell’edificio e fino a quel momento sentivo il cuore in gola. Avevo una paura tremenda e sentivo che mio fratello si stava cacciando in un enorme guaio, ed io ero lì, seduta in quell’auto a lasciarlo rovinarsi la vita; non sapevo chi ci fosse lì dentro e perché fosse così preoccupato del fatto che ci fossi anch’io, ma dovevo scoprirlo. Decisi di scendere dopo aver sentito un rumore assordante provenire dall’interno dell’edificio, non posso ben dire che fosse uno sparo di pistola, ma il suono era molto simile a quello che si sente nei film. Mi avvicinai al portone lasciato semi-aperto e percorsi il corridoio buio, non avevo idea di dove andare e, sinceramente, mi era passata per la testa l’idea di tornare indietro. Arrivai di fronte ad una porta e mi ricordai di essermi promessa di evitare che Ash si rovini la vita, quindi silenziosamente l’aprii e, dopo essermi assicurata che non ci fosse nessuno, entrai all’interno dell’enorme stanza.
Era una bella casa in fin dei conti, ben diversa di come appariva all’esterno. Era ben arredata e qualcosa mi faceva credere che ci abitasse un ragazzo.
Volsi lo sguardo verso l’altro corridoio, chiedendomi se fosse giusto continuare ad andare avanti dopo che avevo promesso di restare in auto. Ero ancora immersa fra i miei pensieri quando sentii stringermi la vita, provai ad urlare ma la stessa persona mi tappò la bocca con la mano. Si avvicinò al mio orecchio sussurrando:
“Non voglio farti del male, bellissima”
Cercai di liberarmi, ma la sua presa era davvero troppo forte. Il cuore batteva all’impazzata e avevo una tremenda paura, sentivo le gambe cedere e sapevo che sarei potuta svenire da un momento all’altro.  Perché cazzo non sono rimasta in auto?
“Allora – Sussurrò ancora – me lo dici il tuo nome?”
La parte coerente di me mi diceva di starmene in silenzio, ma la paura ebbe la meglio. Credevo che non sarebbe stato intelligente farlo arrabbiare.
“K-Kim… -balbettai –Kimberly Irwin”
Allentò la presa sui fianchi, iniziando a ridere. Dopo poco tornò serio, fissandomi negli occhi e poi sorrise.
“Dai seguimi” disse trascinandomi lungo il corridoio. Cercai di opporre resistenza ma lui continuava a tirarmi.
“Dove mi stai portando?” chiesi
“In effetti assomigli molto a Ash” esclamò ignorando la mia domanda.
Continuò a trascinarmi fino a quando non arrivammo di fronte ad una porta di legno bianco, con un calcio la aprì, spingendomi, poco delicatamente, all’interno.
“Irwin, indovina un po’ chi ho trovato in giro per casa?” chiese ridendo.
Ash strabuzzò gli occhi, seguito a ruota da Luke.
“Kim –urlò  -cazzo ci facevi qui?”
“Ti stavo cercando” urlai a mia volta per farmi sentire.
“Ti avevo detto di restare in macchina!”
Restai in silenzio, avevo sbagliato eccome se avevo sbagliato.
Luke roteò gli occhi al cielo: “Una rompipalle di più!”
Lo minacciai con lo sguardo, voltandomi ad ispezionare la camera, solo dopo notai un ragazzo più in là con uno strano colore dei capelli, una sigaretta fra le labbra e lo sguardo indifferente, poi fissai il ragazzo che mi aveva portato fino a lì, sembrava quasi asiatico. Aveva la pelle più scura rispetto agli altri, gli occhi quasi neri e i capelli bruni. Sembravano conoscersi da una vita e non riuscivo davvero a capire quale fosse la causa della tanta agitazione di Ash, sembrava che fossi arrivata nel momento sbagliato, date le borse e le innumerevoli buste sul tavolo credevo che mio fratello fosse nel pieno dei suoi giri di “affari” mi aveva sempre detto che ciò che faceva era abbastanza complicato, ma solo in quel momento le mie idee cominciarono a farsi più chiare. Avevo gli occhi fissi sul contenuto delle buste, lentamente mi avvicinai ad Ashton, gli occhi cominciarono a pizzicare, gli presi la mano.
“D-Dimmi che non è vero –lo implorai –Dimmi che tu non c’entri niente, che non è con questo che ti guadagni da vivere, non m’importa quanto sia evidente…  ti crederò”
Abbassò lo sguardo per poi rialzarlo subito dopo. La stanza cominciava a farsi stretta e tutti i presenti stavano in silenzio, tutti stavano assistendo, attendendo impazienti le parole di mio fratello.
“E’ questo che vuoi sentirti dire,Kim? –chiese –Vuoi che menta, dicendoti di non entrarci nulla?”
Scossi la testa: “No! –urlai –Voglio sapere perché…”
“Non lo so, - rispose sinceramente –Non lo so Kim, ma tu stanne fuori, è pericoloso per te”
“Non sono più una bambina Ash, portami a casa”
Si alzò dalla sedia e mi venne incontro, cercò di abbracciarmi ma mi scostai, nello stesso momento in cui mi allontanai senti un brivido scendere lungo tutta la schiena. Luke si avvicinò ad Ashton, sussurrandogli qualcosa all’orecchio, l’altro annuì e si scambiarono uno sguardo d’intesa. Restai a guardarli, ferma impalata, cercavo di capire ma era totalmente impossibile.
“C- come hai iniziato a spacciare?” chiesi spiazzando tutti
“La verità” ribadii
Restammo per circa dieci secondi a fissarci negli occhi, reggevo il suo sguardo, volevo sapere, ne avevo bisogno.
“K-Kim…è complicato –sussurrò, non ebbi il tempo di ribattere che continuò
 -ma te lo dico lo stesso” Sorrisi a quell’affermazione, mentre i suoi amici si irrigidirono.
“Ho conosciuto Luke un po’ di tempo fa, dopo aver litigato con James, ricordi? Avevo perso il lavoro e lui mi ha fatto conoscere Calum e Micheal  –disse indicando gli amici –Loro guadagnavano soldi facili vendendo droga e facendo alcuni lavori per una persona”
“Chi è questa persona?” domandai
“Josh, il ragazzo di cui ti ho parlato oggi –rispose così alla mia domanda –comunque, a me bastava guadagnare il necessario per permettermi di uscire e comprare qualcosa, anche per te. Ma poi…poi entri nel giro e non puoi uscirci, quindi ho iniziato anch’io a fare questi favori, una cosa tira l’altra Kim,se ci sei dentro non puoi uscire,ci resti per sempre, per quanto provi a scappare, è una vita che ti apparterrà per sempre, mi dispiace per non essere il fratello che hai sempre desiderato … non parlare con nessuno, ti prego!” mi supplicò. Annuii con un gesto del capo, mentre le lacrime cominciavano a scendere sulle guance, un singhiozzo smorzato echeggiò nella stanza e mi tappai all’istante le labbra con la mano destra. Ash mi abbracciò stretta e stavolta non mi allontanai,restai con una mano fissa sulle labbra e con l’altra mi asciugavo le lacrime che scendevano. Piangevo perché non ero stata capace di capire in che guaio si stesse cacciando, piangevo perché sapevo che gli avrebbero potuto fare del male, piangevo perché lui era troppo importante e me lo stavano portando via. Era tutto ciò che mi restava ed io ero ferma lì a guardarlo distruggersi la vita, a guardarlo scivolare via da me. Dovevo fermare questo suo masochismo, fermare questo suo rifiuto della vita, fargli capire che c’erano modi migliori per guadagnarsi da vivere e allo stesso tempo, mostrargli tutto l’amore che provo nei suoi confronti.
Eravamo ancora stretti uno fra le braccia dell’altro, quando Michael, che fino a quel momento non aveva aperto bocca, tossì. Ci girammo in contemporanea e notammo partire sul volto del ragazzo un sorriso, che però non riuscii a ricambiare, al contrario invece fece mio fratello, allontanandosi poi dall’abbraccio e lasciandomi nel bel mezzo della stanza, strinsi le mani e abbassai lo sguardo sulle mie scarpe, un’altra lacrima rigò il mio volto, guardai Ashton parlare animatamente con Michael e Calum accordandosi per qualcosa che non mi sforzai nemmeno di capire. Sentivo,però, uno sguardo perforarmi la schiena e, lentamente, mi girai nella direzione di Luke, mi stava fissando e non smise di farlo nemmeno quando si accorse che lo stavo guardando, i nostri sguardi si incrociarono e, come se mi avessero dato un pugno dritto nello stomaco, balzai, ma non faceva male,no per niente… era una sensazione piacevole che mi distrasse per un po’ da tutto ciò che avevo appena scoperto. Sorrise, cioè non era proprio un sorriso, ma si vedevano i denti: mi mostrò i denti, no non mi mostrò i denti perché sembrerebbe strano, però fece qualcosa con le labbra che apparve stranamente bello, straordinariamente perfetto e fottutamente invidiabile… aspettate un attimo… che cazzo stavo dicendo? Tornai in me, eliminando all’istante il sorrisetto idiota che mi si era formato sul viso, mi avvicinai a mio fratello tirandogli lentamente una manica della maglietta come fanno i bambini per attirare l’attenzione della mamma. Proprio come succede con i bimbi, si girò verso di me e mi sorrise, lui sì, sorrise davvero ed era un sorriso bellissimo, ma come tanti, lo conoscevo a memoria, l’avevo visto così tante volte,ormai.
“Torniamo a casa?” chiesi fissandolo negli occhi.
“Sì –rispose –Ti riaccompagna Luke, ora ho da fare.”
“Cosa!? –urlai –Io in auto con quello non ci vado, voglio che sia tu a riaccompagnarmi, ho bisogno di parlarti, Ash, da soli”
Luke mi prese da dietro, tirandomi per la vita fino alla porta dell’appartamento, Michael sussurrò qualcosa ad Ash tipo: “Non doveva scoprirlo così, ha le sue ragioni”
Certo che le avevo. Avevo appena scoperto che mio fratello spacciava droga e faceva  chissà quali altri lavori per un uomo che poteva essere un assassino. Chi non si sarebbe arrabbiato?
Luke mi portò in auto, mi accomodai sul sedile del passeggero e incrociai le braccia al petto guardando fuori dal finestrino quel vicolo buio che avrei preferito non rivedere mai più. Hemmings partì e io quasi non me ne resi conto, a questo punto, non mi andava di pensare a qualunque cosa fosse ritenuta “normale”, avevo bisogno di parlare con Ash, ma prima, era meglio chiarire una cosa Luke, ma da dove iniziare?Come iniziare? Mi chiedevo quale sarebbe stata la sua reazione e, soprattutto, mi chiedevo quale sarebbe stata quella di mio fratello. Ma non m’importava, era mio dovere farlo…lo era,giusto? Arrivammo fuori al cancello di casa mia, e mi guardò, incitandomi silenziosamente a scendere, ora o mai più, ripetei a me stessa.
“Luke” lo richiamai. Mugugnò qualcosa di incomprensibile che mi fece capire che mi stava ascoltando.
“Luke, i-io… -presi un respiro profondo –voglio che la smetti di frequentare mio fratello.- Fatto,secco,deciso. Non rispose, non un gesto, non una parola. La sigaretta ancora fra le labbra, lo sguardo indifferente, che guardava i CD alla ricerca, forse, di uno in particolare, mi invitò, ancora una volta, a scendere. Stavolta lo feci, non sopportavo quel silenzio, Luke Hemmings mi aveva appena dichiarato guerra, in silenzio.




#SpazioAutrice
Amori miei bellissimi...sì stasera sono dolce perchè domani è Pasqua e tanti auguri... no nonè vero,crecavo di comprarvi per far sì che mi lasciate delle recensioni e che mi perdoniate per il ritardo, ma scrivere 'sto capitolo è stato peggio di partorire (Sono esagerata lo so) ma è venuto fuori sto coso non identificato...ora mi arrava tipo un premio su efp per "CAPITOLO PEGGIORE"(Sarebbe figo per oh) si va bhe stasera sto fuori...nel capitolo Kim ha scoperto di Ash, ha detto a Luke di allontanarsi da suo fratello ma lui non l'ha degnata neppure di uno sguardo...cosa succederà?Luke andrà via?Cosa dirà Ash quando tornerà a casa finito il suo "lavoro"? Scrivetemi quello che pensate nelle recensioni (Vi prego)e scoprirete se avete indovinato nel prossimo capitolo...Sembra una telenovelas (non so come si scrive...fatemelo sapere se lo sapete) Baci, notte e buona pasqua (a chi ci crede...a chi non ci crede...bhe...ciao) 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** selfish ***


 
A Martina,
che è stata la prima ad incoraggiami a scrivere, 
e grazie alla quale ho avuto il coraggio di pubblicare ciò che scrivo...
 
"...Selfish..."
 
Sentii  alla porta aprirsi ma decisi di non alzarmi dal mio comodissimo letto, mi ero appena svegliata dopo ore di sonno profondo. Ancora non capivo come avessi fatto a chiudere occhio sapendo che mio fratello era lì fuori a spacciare e a fare chissà cosa. La porta di casa si aprì per poi richiudersi e non capii se qualcuno era entrato oppure uscito. Pensai che fosse Ash che magari era uscito per prendere una boccata d’aria o forse era mio padre tornato ora dal turno di notte. Solo dopo pensai a mia madre, anche lei aveva lavorato tutta la notte e non la sentivo dalla mattina prima, era da molto che non le parlavo, ci eravamo scambiate solo dei saluti, poi lei era uscita di corsa di casa per recarsi all’ospedale, visto che era già in ritardo. La mia ipotesi fu confermata quando la sentii urlare “Sono a casa!” Mi sentii un po’ in colpa visto che nessuno l’aveva degnata di una risposta, così rinunciai al mio caldo letto e a due probabili ore di sonno per andare a salutarla e scambiare quattro chiacchiere. Pigramente scesi le scale che conducevano al piano terra e le andai incontro avvolgendo le braccia intorno al suo collo e stringendola in un caloroso abbraccio.
“Giorno mamma” sussurrai
“Buon giorno, amore –rispose sorridendo –Dormito bene?” Mugugnai qualcosa molto simile ad un sì e lei sorrise ancora. Restai ferma a guardarla mentre preparava la colazione come faceva quando ero piccola e per un istante mi tornarono in mente quelle mattine che tanto mi mancavano, quelle dove io ed Ashton litigavamo per un biscotto o per la tazza rossa che ci regalarono in omaggio per aver comprato due pacchi di cereali. Mi mancavano perché ormai ognuno di noi faceva colazione in un orario diverso, tutte le mattine c’era chi correva a destra chi a sinistra per non fare tardi a lavoro o a scuola. Più guardavo mia madre più la malinconia dei tempi passati si faceva sentire, ma me ne dimenticai subito osservando meglio il volto della meravigliosa donna che mi aveva messo al mondo. Aveva gli occhi stanchi contornati di pesanti occhiaie, segno che la notte era stata molto dura. Mi soffermai sul suo sorriso sforzato e mi resi conto che nonostante la stanchezza lei era lì a preparare la colazione per me.
“Mamma –richiamai la sua attenzione –Va tutto bene?”
“Si tesoro perché?”
“Sembri stanca, guarda che a me puoi dirlo”
“Non è nulla –rispose –è solo che questi turni di notte mi stancano troppo, avrei bisogno di una pausa.”
Non feci in tempo a rispondere che un Ashton assonnato fece il suo ingresso in cucina augurando il buongiorno a tutti. Ci guardammo per un istante negli occhi, scambiandoci uno sguardo d’intesa. La sera prima era rientrato molto tardi e non riuscimmo a parlare, ma avevo rimandato la discussione a più tardi, giusto il tempo di uscire di casa.
“Vostro padre dorme ancora?”
“Credo di sì” rispose Ash.
“Ash –lo chiamai –Potresti, ehm…darmi un passaggio a scuola?”
Mi guardò e capì all’istante che la mia era semplicemente una scusa per poter parlare, annuì con il capo, facendomi segno di andare a prepararmi visto che era già abbastanza tardi. Corsi di sopra, precipitandomi in bagno, mi vestii, mi truccai leggermente e legai i capelli in una coda alta fatta molto velocemente, lasciai quindi che dei ciuffi ribelli mi scendessero sulla fronte, era troppo tardi per sistemarli bene.
Non curante del mio aspetto, presi la borsa con i libri e la misi in spalla, chiamai mio fratello dicendogli che l’avrei aspettato fuori, salutai con un bacio sulla guancia mio padre che si era appena svegliato, e uscii fuori di casa. Ash arrivò poco dopo con le chiavi della moto, salii dietro di lui e partimmo.Il breve viaggio in moto si svolse in religioso silenzio, il vento fra i capelli mi aiutò a pensare a ciò che avevo da dire, e tutto quel silenzio e quell’attesa mi stavano facendo morire dentro. Arrivati fuori scuola decisi di parlare.
“Ash, smettila di ignorarmi…sai che voglio parlarti”
Si girò verso di me, incitandomi a parlare.
“Cosa farai ora? Salterai ancora la scuola per lavorare con quell’uomo?” Abbassò lo sguardo come a dire sì.
“Non frequentare quella gente Ash, trovati un altro lavoro…è meglio per te… non sono soldi guadagnati i tuoi, la tua media si è abbassata di brutto, vuoi buttare così anni e anni di studio?” Cercai di essere il più convincente possibile, provando a fargli aprire gli occhi, per far sì che cambiasse idea.
“Kim –disse quasi in un sussurro –Ho deciso di lasciare gli studi, ne ho parlato con mamma e ha lasciato a me la scelta… ho deciso quale sarà la mia vita.”
“Cosa? Ash…no!” Non mi lasciò finire di parlare che mi strinse a sé, lo strinsi anch’io, affondando la testa nell’incavo del suo collo. Mi resi conto che non potevo fargli cambiare idea, ma almeno potevo assicurarmi che stesse bene, che stesse attento. Forse così avrebbe capito. Come se mi avesse letto nel pensiero escalmò:
“Starò attento, promesso…e poi ti porterò a Londra” risi a quella sua affermazione, era da una vita che mi prometteva di portarmi a Londra. Lo diceva per scherzo, eppure avrei voluto che non lo fosse. Mi diede un bacio sulla guancia, ricordandomi che la campanella era suonata da un pezzo. Così corsi via, entrando nell’edificio scolastico, mi accorsi però che ormai avevo perso la prima ora e che quindi mi toccava aspettare la seconda. Girai per i corridoi a vuoto, cercando qualcosa da fare, ma non lo trovai. Camminando però vidi una chioma bionda, Luke.
Aveva un braccio teso sopra la testa di una ragazza e stavano parlando animatamente. Li fissai da lontano, non so perché, forse per noia, ma in quel momento mi sembrava la cosa giusta. Anche se sapevo che di giusto in quello non c’era nulla, sarei dovuta andare via e lasciare Luke lì, con quella ragazza.
Stavo appunto per girarmi, quando il ragazzo in questione avvicino il suo volto a quello della ragazza, lasciandole un bacio che di casto aveva ben poco. Le labbra scesero più giù lungo il collo della ragazza, mentre lei gli tirava lentamente il ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte. Restare lì a guardare mi sembrava eccessivo, era con la sua ragazza ed io ero assolutamente, inevitabilmente di troppo. Mi voltai disgustata e decisi di incamminarmi verso il bagno per sistemare i capelli che prima di uscire di casa non ero riuscita ad ordinare. Aprii la porta del bagno e lo trovai stranamente deserto. Poggiai la borsa sul lavandino e sciolsi i capelli, rilegandoli poi in una coda alta e decisamente più ordinata di quella di prima. Non che mi importasse molto del mio aspetto, ma ero pur sempre una ragazza e ammetto che mi divertivo a provare nuove pettinature. La campanella della seconda ora suonò e avendo preso già i libri, mi incamminai verso l’aula di geometria, facendo la strada più lunga. Passai di fronte all’armadietto di mio fratello e quindi anche di fronte a quello di Luke e, se di mio fratello non c’era traccia, Luke era davanti a me, girato di spalle, con un braccio sulle spalle della biondina di prima. Più li guardavo, più mi convincevo che erano una bellissima coppia, eppure, non sembravano così affiatati. Erano perfetti insieme fisicamente, sì, ma non erano convincenti.
Proseguii per la mia strada convincendo me stessa a non impicciarmi, non li conoscevo non potevo giudicarli e, per di più, non sapevo neppure se quella fosse effettivamente la sua ragazza. Camminavo a testa bassa, ripassando le regole di geometria che avevo imparato il pomeriggio prima.
“Ehy Kim” mi voltai. Una voce familiare mi chiamò e mi mise i brividi. Calum .
“Ehy” sorrisi, il sorriso più finto che potessi fare.
“Ash non è a scuola?”
“No –risposi guardandomi intorno –credo sia tornato a casa…”
Anche Calum cominciò a guardarsi intorno, ma proprio in quell’istante si avvicinò Luke leggermente nervoso. Mi salutò con gesto della mano e sorrisi. Rimangio tutto quello che ho detto prima. Quello era il sorriso più falso che potessi mai fare.
“Calum, andiamo.” Disse soltanto.Trascinandosi dietro l’amico.
“Ok –acconsentì –Ci vediamo Kim, vado a cercare Michael.” Lo salutai con gesto della mano, vedendolo sparire lungo il corridoio. Calum per il momento era l’unico che mi stava abbastanza simpatico. Entrai nell’aula di lezione e mi posizionai al secondo banco, vicino alla finestra, ma per mia sfortuna questa affacciava semplicemente nel giardino sul retro. E non avrei avuto nulla di interessante da vedere.  C’erano degli scatoloni a terra contenenti i rifiuti della mensa, lì intorno c’erano delle carte e il piccolo spazio era recintato da un cancello di ferro nero. Era un posto bruttissimo, ma poco importava. La persona seduta al mio fianco cominciò a prendere appunti e capii che la lezione era ormai iniziata. Aprii anch’io il quaderno e cominciai a scrivere tutto quello che capivo della noiosissima spiegazione del professor Brown. Ero così concentrata a scrivere che non mi accorsi neppure del biglietto che mi arrivò sul banco, fu infatti Adam, il ragazzo al mio fianco, a passarmelo sotto gli occhi per farmelo notare. Mi guardai intorno cercando di capire la provenienza del biglietto ma non trovai nessuno che avesse potuto essere interessato a me in quel momento. Adam si avvicinò al mio orecchio sussurrando:”Hanna” . Aprii il foglietto e restai meravigliata dalla bellissima ed elegante scrittura che aveva.
“Che ci facevi con Hood nel corridoio?” Ah…dovevo aspettarmelo. Ma,dopotutto, a lei cosa importava cosa ci facevo con Calum nel corridoio, non mi aveva mai calcolato e ora voleva sapere cosa facevo nei corridoi. Risposi con un semplice “nulla” sperando che si accontentasse della risposta.
Hanna era una di quelle ragazze con i capelli neri e gli occhi azzurri e agghiaccianti. Aveva sempre il rossetto rosso sulle labbra ed ogni ragazzo ai suoi piedi. La risposta le bastò per farle storcere il naso e per farle intendere che non ne avrei parlato. Camminavo cercando fra la folla la testa di Ash, sperando che il suo buon senso l’avesse guidato fino a scuola, ma nulla, nemmeno l’ombra. Arrivai all’armadietto e sospirai, appoggiando la schiena all’anta di ferro.
“Stanca?” Sobbalzai.
“Marck,cazzo, non farlo mai più” lo ripresi.
“Che ho fatto?” si difese lui. Sospirai.
“Nulla, lascia perdere… che lezione hai ora?”
“Scienze, con tuo fratello… non c’è a scuola?” Scossi la testa
“E’ da un bel po’ che non lo vedo… sta bene?” mi chiese
“Uhm sì sta bene, ma ha cambiato gruppo di amici, quelle cose lì” Gli risposi iniziando a camminare con lui al mio seguito.
“Sì, sì lo so –ammise –l’ho visto con Hemming, Hood e Clifford, pochi giorni fa al Ecstasy, il bar dietro l’angolo…” Abbassai lo sguardo cercando di ricordare il bar di cui parlava Marck, feci un gesto con la testa non appena me ne ricordai e lui continuò il suo discorso, passando da un argomento all’altro come se niente fosse, gesticolando con le mani come se fosse qualcosa di veramente stupendo, ma io ormai non lo stavo più ascoltando…
“Incredibile, non trovi?” Mi chiese ad un certo punto.
“Ah?Cosa?Sì…sì hai ragione…” scossi la testa,rispondendo alla domanda che nemmeno avevo capito. Mi guardò torvo, alzando le sopracciglia.
“Kimberly… a cosa stai pensando?”
“Nulla –risposi –mi sono distratta, non ti stavo ascoltando, scusa” Sbuffò sussurrando “Grazie mi fa piacere parlare da solo” Era, ovviamente, ironico. Da lontano notai Calum, Michael, Luke, la biondina e un’altra ragazza, e mi accorsi che di mio fratello neppure l’obra, non poteva aver saltato la scuola ancora… Non m’importava se aveva deciso di lasciare gli studi, oggi, sarebbe dovuto essere a scuola. E non m’importava nemmeno di Luke e di quelle due ragazze che non conoscevo, liquidai Marck con un gesto della mano e un saluto veloce e, sotto il suo sguardo incredulo, mi diressi a passo spedito verso il gruppetto che stava fermo di fronte all’entrata della mensa. Mi avvicinai, più precisamente, verso Calum…che per il momento era l’unico che si era dimostrato cordiale.
“Calum –lo chiamai e portarono tutti l’attenzione su di me –Ehm…hai, hai visto Ash?” Luke rise del mio balbettare e io lo fulminai con lo sguardo.
“Kim –rispose stupito –No…non l’ho visto” Abbassai lo sguardo, decisa ad andarmene, lo ringraziai ignorando gli altri, ma proprio quando ero già abbastanza lontana Michael mi richiamò.
“Kimberly…è successo qualcosa?” chiese.
“Non lo so, Michael, dovreste dirmelo voi” Luke tornò improvvisamente serio.
“E cosa dovremmo dirti noi?” mi chiese, realizzai che quel ragazzo era fottutamente stupido. Scossi la testa, per poi riavvicinarmi.
“Tutto –risposi –Tutto Luke, siete voi che lo avete messo in questo guaio, aveva una vita perfetta, ma voi lo avete portato fino a questo punto, siete voi a gestire gli affari, voi dovreste sapere se ci sono dei problemi, dato che mio fratello con me non parla più”
“Aveva una vita perfetta?Tuo fratello con te non ha mai parlato, perché se lo avesse fatto, avresti saputo come viveva tuo fratello, se lo avesse fatto, avresti saputo anche che io ho cercato di tenerlo fuori dal giro, ma lui ci è voluto entrare a tutti i costi… lui ha fatto tutto questo e te l’ha tenuto nascosto solo perché tu non ci rimanessi male, e tu?Tu sei fottutamente egoista perché non fai altro che dire di rivolere il fratello di prima, solo perché faceva comodo a te!Potevi vantarti di avere un fratello perfetto e quando le cose ti vanno male, allora lui è sbagliato…non è cosi? Sei fottutamente egoista Kimberly apri gli occhi, non tutti sono perfetti…e le persone hanno ideali di perfezione diversi dai tuoi!” Mi urlò contro, tanto che furono i quattro ragazzi lì vicino a convincerlo a star zitto…altrimenti non sapevo dove sarebbe potuto arrivare, non ero egoista…Ero tutto, ma mai nella mia vita avevo pensato di essere egoista, e stavo lì a negarlo anche se la parte coerente di me sapeva che nelle parole di Luke, c’era del vero…
“Fanculo” sussurrai con le lacrime agli occhi prima di girarmi e dare le spalle a quelle persone che in due minuti mi avevano fatto crollare il mondo addosso. Voltavo le spalle a quelle persone a cui mio fratello, invece, aveva aperto le braccia. Cosa ci trovava di tanto importante, di tanto essenziale da non poterne fare a meno? Una carovana di persone cominciò a entrare nelle rispettive aule e io mi facevo trascinare da quelle perone, ovunque andassero mi andava bene… ma la scuola non era così grande, e mi ritrovai in pochissimo tempo di fronte all’aula di storia…la lezione stava per iniziare, mi sedetti in ultima fila, pronta per non seguire nulla, per una noiosissima lezione, pronta per i miei pensieri, pronta per i miei problemi. Pronta a trattenere le lacrime che minacciavano di uscire dai miei occhi.


#SpazioAutrice
Sono puntuale ora, no? Allora prima vi dico che vi amo, tutte, e che ringrazio tutte coloro che hanno recensito, aggiunto la storia fra i preferiti,ricordati, seguite.... ringrazio coloro che mi hanno aggiunto fra gli autori preferiti e ringrazio anche voi che leggete ma non mi fate saper nulla! Passando al capitolo...Ash lascia la scuola... e chi se lo sarebbe aspettato?(Praticamente tutti) Kim trova il coraggio di affrontare 3\4 dei 5sos e Luke le urla contro... ma passando ai personaggi secondari...chi sono le due ragazze, chi è la bionda? (io lo so...lalalalala... si ok mi riprendo) Fatemi sapere quello che pensate del capitolo in una recensione...mandatemi anche a fanculo se volete, ditemi che il capitolo è orrendo (tanto è vero) ma scrivetemi vi prego... tanto amore...
Nancy xx

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** party ***


A me stessa,
con la quale sono sempre in guerra.Io e lei.
Nemiche e a volte alleate.
Ma sempre guerriere.

Party!

Quando sei sola a casa, hai tempo per riflettere, hai tempo per te stessa e le mancanze cominciano a farsi sentire, i dubbi e le incertezze a tornare e ti ritrovi a desiderare che ci fosse qualcuno accanto a te. Vi siete mai ritrovati soli e vi siete immaginati, in quel momento, con una qualsiasi altra persona? Bene, io sempre.
E ora mi immaginavo in giro con persone, alcune delle quali non vedevo da anni, e mi divertivo. Ma la realtà ha sempre la meglio, e mi ritrovai sdraiata sul divano, con il telecomando fra le mani e la televisione accesa anche se non la stavo nemmeno guardando. Sospirai, alzandomi pigramente e avviandomi a passo di bradipo verso un posto della casa non ancora definito nella mia testa. Mi ritrovai in salone, presi il cellulare dal tavolo e cominciai a digitare tasti a caso, fino a quando non mi venne la brillante idea di fare una telefonata al mio fratellone, che dalla mattina non si era ancora fatto vivo in casa. Il cellulare bussò per quattro o cinque volte prima che dall’altro lato riuscissi ad ottenere una risposta.
“Pronto?” risposero dall’altro lato, ma la voce non era, decisamente, quella di mio fratello. Credendo di aver sbagliato ricontrollai il numero decifrato ed era quello giusto.
“Ehm…Ash?” chiesi.
“Sono Luke” Sbuffai sonoramente, sussurrando un “Eh che cazzo” e maledicendomi per aver preso quel fottuto telefono.
“Sono Kim, mi passi Ash… -strinsi i denti prima di continuare –Per favore” lo pregai.
Era con lui, me lo sarei dovuta aspettare, era a fare chissà cosa e quando la mattina prima a scuola gliel’avevo chiesto si era anche permesso di darmi dell’egoista.
“Che fine ha fatto la stronza che conoscevo?” rise.
“Luke cazzo, passami mio fratello, ora!” urlai e lo sentii ridere.
“Ah eccola” disse fra le risate prima di passare il telefono ad Ash che mi rispose anche lui ridendo.
“Kim, dimmi”
“Dove sei?”
“Sto tornando, mamma e papà tornano tardi, quindi Luke, Michael e Cal restano a cena da noi”
“Cosa?” urlai esasperata, a cena da noi? Avevo capito male, per forza. La vita non poteva farmi questo, Ash non poteva.
“I- io sto per scendere” inventai
“Ah –sussurrò quasi deluso –torni tardi?”
“No, non credo”  Attaccai la telefonata. E ora dove andavo?
Presi il cellulare e mi venne in mente mia cugina che abitava qualche viale più avanti di quello dove abitavo io.
“Ehy Jenny” la salutai appena ripose.
“Kim, da quanto tempo” disse con fare teatrale. In realtà era solo qualche giorno che non ci vedevamo.
“Hai da fare?” le chiesi, e dopo che mi disse di no, le proposi di andare a fare un giro.
“Ok, fatti bella” mi disse.
“Ok, ma dove andiamo?”
“Sorpresa.” Disse ridendo.
“Jenny ho sedici anni, non posso entrare nelle discoteche” risi anch’io.
“E chi ha parlato di discoteca? Ho diciassette anni, anch’io non posso entrarci –prese fiato e con enfasi continuò –Una mia amica da una festa. Facciamo un salto?”
“Non posso tornare tardi” Le risposi, sinceramente, triste.
“Solo un’ora, poi torniamo, ti prego!” cercò di convincermi con una voce dolce.
“Solo un ora?” le chiesi fingendo di pensare.
“Si promesso”
“Allora sì ci vengo” le risposi e lei cominciò a ringraziarmi infinite volte. Poi attaccò.
Aprii l’armadio e mi ritrovai immersa in una valanga di vestiti, molti dei quali non avevo mai indossato. Ne trovai uno bianco, lungo fino a metà coscia. E pensai che per quella sera avrei potuto indossare dei tacchi.
Jennifer arrivò dopo poco, facendomi segno dell’auto di mio zio che ci avrebbe dato un passaggio.
“Dai sbrigati” mi incoraggiò a salire.
Durante il tragitto, non fece altro che parlare di questa festa, del fatto che desiderasse tanto andarci e che non le importava il tempo che ci saremmo rimaste, ma era curiosa di andare perché, probabilmente, ci sarebbe stato il ragazzo di cui era innamorata. Arrivati fuori all’enorme villa mi sentii quasi fuori luogo. C’erano ragazze con vestiti decisamente più corti di quello mio e di Jenny, molto più truccate e la maggior parte anche più grandi di noi. Mi sentii strana ad essere così semplice. Ma non me ne vergognai. Proseguii all’interno cercando il ragazzo che mi aveva descritto mia cugina ma, proprio quando avevo perso le speranze, la sento stringermi la mano e indicarmi una persona un po’ più in là.
Avvistato, le dico di andare da lui e di non preoccuparsi. Ci mettemmo d’accordo per vederci all’uscita fra un’ora e fui pronta per la festa più noiosa di tutta la mia vita.
Mi guardai intorno e non vidi altro che una massa di ragazzi ubriachi, anche se molti di questi erano minorenni, e quindi preferii non prendere nulla né da bere, né da mangiare. Pensai se quelle non fossero anche il genere di feste a cui andava mio fratello, ma qualcosa mi faceva pensare che quelle a cui andava lui fossero molto peggio. Almeno lì non sembrava girasse droga, almeno per ora.
Passai più o meno dieci minuti a decidere cosa fare. Dopo aver girato tutta la casa almeno due volte decisi di andare a ballare, magari mi sarei anche divertita. Ma arrivata in pista, mi ricordai che ballare non era il mio forte…neanche le feste lo erano, cominciai a muovere i fianchi come avevo visto spesso fare nei film, ma mi accorsi di essere totalmente incapace. Decisi di uscire dalla pista e notai più in là una ragazza, anche lei sola e apparentemente annoiata, che cercava qualcosa da bere. Mi avvicinai, con la scusa di cercare qualcosa di analcolico, ma come risultato ebbi solo un “Non credo ci siano analcolici” e un sorriso. Delusa, stavo per andare a sedermi ma lei mi richiamò e con un sorriso mi porse un bicchiere.
“Non è analcolico, ma è il più leggero fra questi” mi disse sorridendo. Mi promisi che avrei assaggiato solo un bicchiere per non fare la parte della moralista di turno, ma bevuto un sorso sentii come se si fosse accesa una lampadina che mi impediva di fermarmi, la gola bruciava ma era comunque qualcosa di bellissimo. Mi venne però spontaneo chiedere: “Sicura che sia il più leggero?”, lei sorrise e mi guardò scuotendo la testa:
“Sì, sono sicura –rispose alla mia domanda –Comunque io sono Maya” concluse sorridendo.
“Oh, io sono Kimberly, ma chiamami Kim”
“Sei nuova da queste parti, Kim?” mi chiese, e io sorrisi scuotendo la testa.
“No abito qui da quando sono nata, ma non esco spesso” notai un leggero rossore sulle guance, poi abbassò la testa.
“Ah…non ti avevo mai vista”
“Ad essere sincera neanche io avevo mai visto te” la rassicurai anche se non so bene per cosa ed in realtà aveva un viso familiare,ma finsi di non averlo notato.
Presi un altro sorso dal bicchiere che avevo in mano e lei fece lo stesso con il suo.
“A guardarti meglio Kim –mi richiamò –credo di averti visto da qualche parte”
“ Ehm…non saprei” Non avevo davvero idea di dove avevo potuto incontrarla, ma non me ne feci un gran problema, non m’importava parecchio.
“Quanti anni hai Kim?” urlò per sovrastare il volume della musica.
“Sedici, quasi diciassette, tu invece?”
“Diciassette, vieni andiamo” rispose in fretta alla mia domanda e mi tirò verso la pista da ballo, avevo ancora il mio drink fra le mani e lo sorseggiavo di tanto in tanto, più bevevo, più l’imbarazzo spariva e riuscivo a ballare meglio. Passai quasi mezz’ora sulla pista da ballo con Maya, che si era rivelata molto simpatica. La maggior parte del tempo l’avevamo passata ridendo, ma forse era solo l’effetto del alcool. Ci avviammo verso un divano bianco in pelle, e ci sedemmo, sul tavolo di fronte a noi c’erano due bicchieri pieni di un liquido quasi rosa e, incuranti di quello che fosse, cominciammo a bere. Sentii ancora la gola bruciare, una strana sensazione allo stomaco e per un attimo sentii la testa girare, ma stavolta tutte queste sensazioni erano molto più accentuate. Se prima credevo che non girasse droga in quella casa, adesso avevo i miei dubbi. Ma non ci feci caso, cominciai a ridere senza un motivo, seguita a ruota da Maya, ridevamo tanto forte che la musica quasi non la sentivamo più, le persone, le cose, i problemi erano magicamente spariti, era come volare.
Tornammo in pista e ricominciammo a ballare. Delle mani si posarono sui miei fianchi e infischiandomene di chi fosse cominciai a muovere i miei fianchi a ritmo con i suoi. Maya era dinanzi a me, anche lei ballava con  un ragazzo, ma non m’importava di chi fosse. Ridevo,ridevo come non avevo mai fatto in tutta la mia vita, ridevo perché mi sentivo fottutamente bene, e perché Maya sembrava l’amica che avevo sempre desiderato, ridevo perché mio fratello, Luke,Michael, Calum, la droga, l’alcool, i miei genitori non fossero mai esistiti. Continuai a ballare fino a quando due braccia, più piccole e più delicate, mi trascinarono fuori dalla pista da ballo. Cercai di mettere a fuoco l’immagine nella mia testa, ma solo sentendo la voce fui capace di capire chi fosse.
“Kim, che cazzo stai facendo? Ti ho cercata ovunque” urlò mia cugina.
“Oh, sta calma Jenny” cercai di allontanarmi, ma lei mi tenne ferma al mio posto.
“Kimberly…cosa hai bevuto?” mi chiese guardandomi meglio.
“Nulla di che…era quello più leggero, poi ho bevuto qualcosa che ho trovato da qualche parte -dissi gesticolando con le mani –Ora posso tornare a ballare?”
“Tu non torni da nessuna parte –mi rimproverò –Chi ti ha dato quella roba?”
“Maya” risposi semplicemente.
“E chi cazzo è Maya? –non mi diede il tempo di rispondere che continuò –Non importa, non voglio saperlo, torniamo a casa”
Mi portò fuori contro la mia volontà e mi trascinò a piedi fino a casa, che non era poi così lontana.
“Poi mi spiegherai che hai combinato”
“La colpa è tua Jenny” dissi inconsapevolmente .
“Mia? –urlò –E perché sarebbe mia la colpa?”
“Tu mi hai portato a quella festa!” le ricordai.
“Pensavo fossi più responsabile!” continuò ad urlare.
“Ho sedici anni, Jennifer, che ne so io di quello che gira a quelle feste, mi avevano detto che non era molto alcolico, che potevo berlo e l’ho fatto, tu se scomparsa nel nulla” mi difesi.
“Oh ma certo, diamo pure a me tutta la colpa – strepitò –Casa tua è laggiù, sai come arrivarci, chiamami quando diventerai responsabile” concluse avviandosi per il lato opposto e lasciandomi da sola, nel bel mezzo della strada, nel bel mezzo della notte.
Erano solo le dieci di sera, ma in quel periodo non c’era nessuno per la strada e nello stato in cui ero, avrei potuto combinare qualche disastro. Ciò però non accadde e riuscii ad arrivare a casa, ancora sbronza, ma sana e salva. Bussai il campanello e poi mi ricordai di mio fratello e della reazione che avrebbe potuto avere.
Passarono circa dieci secondi prima che la porta si aprisse, Ash mi guardò poi strabuzzò gli occhi notando lo stato in cui ero:quasi non mi reggevo in piedi.
“Kim ma che cazzo hai fatto?” enfatizzò. Prima di prendermi in braccio e portarmi in  cucina, dove i suoi tre amici stavano ancora consumando la pizza. Li notai avere la stessa reazione di Ash, ma leggermente più divertita, almeno sembrava.
Ash mi poggiò a terra, chiedendo a Michael di tenermi per un secondo. Spostò tutto quello che c’era sul divano, prima di farmi sdraiare con l’aiuto dell’amico. Sembrava così calmo, ma sapevo che era solo la calma prima di una lunga tempesta, ero pronta a tutto. Stavolta l’avevo fatta grossa.

#AngoloAutrice
Allora come al solito comincio col ringraziare tutte coloro che hanno recensito,aggiunto la ff alle seguite,preferite,ricordate e tutte coloro che hanno anche semplicemente letto la storia. Il capitolo, come quello precedente, è solo di passaggio, perchè in quello successivo dovrebbe succedere(finalmente) qualcosa, ma ripeto:dovrebbe. Anche perchè non so quali sono le vostre aspettative(magari scrivetemele). Inoltre sto cercando di portare la storia più su qualcosa di "diverso" e meno banale, ma per farlo ho dovuto scrivere questo capitolo che è stato un po' un parto, perchè dovevo far in modo che il tempo passasse in fretta e ho lasciato poco sapzio ai sentimenti, ma vabbhè... Lasciatemi delle recensioni(soprattutto se lunghe perchè mi piace sapere cosa ne pensate) vi amo tutte/i tutte/i...Notte...(amatemi perchè posto sempre i capitoli quando tutti dormono)
Nancy xx


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I hated them ***


A tutti quelli che hanno reso, quei quattro, giorni indimenticabili.
 
I hated them
Il sole illuminava tutta la camera, per la prima volta mi ero svegliata in perfetto orario, evitando quindi, le urla di Ash che mi avvertivano del ritardo. Mi alzai a fatica dal letto, lottando contro il sonno ed un insistente mal di testa. Cercai le pantofole sotto il letto e, abbassando lo sguardo, mi accorsi di avere addosso ancora il vestito bianco della sera prima. In un secondo mi passarono per la testa le immagini della festa, di mia cugina, di Maya, di Michael,Luke, Calum e mio fratello al mio ritorno, mi ricordai del litigo con Jennifer e, meno limpidamente, delle risate e di quello che avevo bevuto. Mi resi conto anche del fatto che, uscendo da quella camera, sarei andata incontro ad una sfuriata di mio fratello. Scesi le scale che conducevano al soggiorno, salutai velocemente mio padre che mi guardò strano chiedendomi  perché avessi ancora quell’abito indosso, lo liquidai con una scusa banale prima di dirigermi verso la cucina, usare la stessa scusa anche con mia madre e poi correre in bagno. Ringraziai mentalmente Ashton per aver tenuto la bocca chiusa e mi cambiai, indossando qualcosa di decisamente più comodo e più adatto al luogo in cui mi stavo dirigendo. Tornata in cucina, notai Ash seduto al suo posto mentre faceva colazione, lo salutai con un bacio sulla guancia che non ricambiò, poi mi sedetti e iniziai anch’io a divorare tutto ciò che mia madre ci aveva messo a disposizione quella mattina.
Dopo poco, mio fratello si alzò, dirigendosi alla porta d’ingresso e facendomi capire che quella mattina non mi avrebbe aspettato per andare a scuola … maturo, Ash, davvero molto maturo da parte tua. Sbuffai, poggiando la testa sul tavolo e imprecando mentalmente.
Uscii di casa poco dopo mio fratello, arrivando a scuola in perfetto ritardo, come mio solito. Aprii la porta della classe e mi guadagnai un occhiata dalla, simpaticissima, professoressa di lettere. Non feci caso al suo, ormai quotidiano, richiamo e mi diressi verso l’unico posto libero, all’ultimo banco. Pronta per una delle più noiose ore della mia vita. Al mio fianco c’era una ragazza bionda, Allison mi pare, che stava seguendo attentamente la lezione, distraendosi ogni tanto per prendere appunti. Ciò mi fece capire che non aveva intenzione di parlare e che quindi sarei stata costretta a trovarmi un diversivo per conto mio. Presi il cellulare dalla tasca dei jeans, lo infilai nell’astuccio e cominciai a scorrere i messaggi che non avevo letto e che non avevo intenzione di leggere. Mi soffermai sul numero di mio fratello, prima di iniziare a scrivergli un messaggio:
“Ho fatto una stronzata lo so, ma potresti comportarti in modo più maturo?”
Inviai sperando almeno che lo leggesse. La vibrazione che arrivò dopo pochi minuti mi fece capire che aveva ricevuto il messaggio e che aveva deciso di rispondermi:
“L’unica che dovrebbe imparare ad essere più matura sei tu…”
Certo. Per lui ero sempre io a sbagliare. Lui, ovviamente, poteva spacciare droga, saltare la scuola, tornare tardi a casa senza una spiegazione, magari uccidere persone e io?A me non permetteva nemmeno di toccare, per sbaglio, un alcolico. Cosa aveva in testa?Frustata decisi di non rispondere e di riporre il telefono in tasca. La campanella suonò dopo poco e a passo di bradipo mi avviai verso il mio armadietto. Passai dinanzi a quello di Ash, ma finsi di non vederlo. Almeno fino a quando una voce femminile non mi richiamò.
“Kim, aspetta!” mi girai e notai una ragazza alta, magra, richiamarmi dal fondo del corridoio. Notai che faceva parte del gruppo di amici di mio fratello ma, a causa della lontananza, non riuscii a mettere a fuoco la sua immagine. Mi fermai aspettandola mentre correva nella mia direzione. Immaginai già il viso stupito di Ash, ma non me ne feci un gran problema quando mi accorsi che quella ragazza era Maya. Quest’ultima mi saltò al collo, abbracciandomi e tenendomi stretta per un bel po’ di tempo.
Cominciò a trascinarmi verso i suoi amici, che erano anche quelli di mio fratello. E sorrideva, cercai invano di capire il motivo di tanta euforia.
“Ieri sera sei scomparsa nel nulla. Ti ho cercata ovunque”
“Lo so –risposi –ma mia cugina mi ha portato via”
Mormorò qualcosa che non riuscii a capire, non mi ci sforzai più di tanto comunque. Era davvero strano, avevo conosciuto quella ragazza la notte scorsa in discoteca, mi ero ubriacata e non ricordo quasi nulla di ciò che ci siamo dette, eppure, lei ora è qui. E non ci eravamo scambiate il numero al cellulare, non ci siamo date l’indirizzo, non sapevo frequentasse la mia stessa scuola. Era una di quelle persone da aggiungere alla lista dei “Conoscenti” ovvero la lista di quelle persone che dici di conoscere ma che in realtà non conosci per niente, quelle persone che se vedi per strada le riconosci a stento. E in più, quella che era prima, una perfetta sconosciuta era un’amica di mio fratello e mi era saltata al collo come se ci conoscessimo da una vita, come se mi avesse sempre visto. E poi mi chiesi…anche lei lavorava con mio fratello?Anche lei spacciava? Poi pensai a mio fratello, cosa avrebbe pensato lui? E tutto questo mi avrebbe costretto a vedere più spesso i suoi amici, tutto questo mi costringeva a vedere di più anche Luke?Tutto questo mi avrebbe potuto far capire qualcosa di più su  Ashton? Se avessi deciso di mantenere i contatti con Maya, per me, si sarebbe aperto un nuovo mondo. E nel caso la cosa degenerasse?Sarei stata capace di richiuderlo?
Tutte quelle domande, arrivate al mio cervello troppo velocemente, tutte quelle domande e non avevo nessuno a cui porle, troppe domande, tutte in un secondo, solo per me. Come sarei andata avanti?A tormentarmi di domande, secondo dopo secondo? Mi maledissi mentalmente per aver seguito mia cugina a quella stupida festa, e maledissi lei, per avermi lasciata da sola. Maya mi prese sotto braccio e mi avvicinò a quel gruppetto che si era formato di fronte all’entrata della mensa. Sorrisi, timidamente, guardando Ash. Gli occhi chiusi a due fessure, lo sguardo confuso e la mascella tesa. Era arrabbiato? Con me? Per cosa? Cosa avevo fatto ora?
“Ragazzi lei è…” cominciò la mora entusiasta.
“Lo sappiamo chi è…” la interruppe Ash, nervoso.
“Oh”
“Vi conoscete?” mi voltai verso Calum che aveva posto la domanda, davvero interessato ad una, ormai palese, risposta.
“Si ehm –cominciò Maya –Ci siamo conosciute ieri sera alla festa di quel mio amico, io non sapevo voi la conoscesse ma lei è molto simpatica e, ho pensato, che magari anche voi potesse pensare lo stesso. Non so che tipo di “odio” c’è fra di voi, ma non volevo peggiorare la situazione, io non pensavo che…”
Cominciò a parlare a vuoto, tanto che mi scappò una breve risata, Maya si fermò e mi guardò, come gli altri d’altronde.
“Maya –iniziai –Ash è mio fratello, non  c’è nessun odio fra noi e francamente non so perché si sta comportando in questo modo.”
Rimase sorpresa, spostò lo sguardo da lui a me, cercando qualche tipo di somiglianza che non sarebbe mai riuscita a trovare.
“Ah non lo sai? –urlò quasi, lui. –Forse vuoi che ti ricordi lo stato in cui sei tornata ieri sera?!”
“E quindi? –urlai a mia volta –E quindi Ash?Tu puoi spacciare, drogarti, ubriacarti fino allo schifo, tornare il giorno dopo puzzando di alcool, dopo aver fatto sesso con chissà quante ragazze ed io?Io non posso essermi ubriacata, per sbaglio tra l’altro”
“Tu hai sedici anni” mi rimprovera lui.
“L’età non conta, puoi avere quanti anni vuoi, se ti comporti come un bambino, allora puoi anche mandare a fanculo i numeri”
“Non c’entra questo, Kim. Sei troppo piccola per bere”
“Per te sono troppo piccola per fare tutto! Per cercare di capirti e aiutarti, per tornare più tardi la sera, troppo piccola per bere, per tutto! E sono fottutamente stanca Ash.”
“Il fatto che tu sia stanca non giustifica i tuoi comportamenti” continuò lui.
“E i tuoi? I tuoi comportamenti cosa li giustifica Ash?” Lui rimase spiazzato per un secondo, ma non mi sarei fermata, non ora. “Non puoi permetterti, proprio tu, di giudicarmi” Gli voltai le spalle, lo lasciai lì nel corridoio con i suoi amici che ci guardavano spiazzati, con Maya che mi chiamava perché mi fermassi, con Calum e Michael sorpresi e Luke con un sorriso sul volto. Li odiavo.
“Ehy amore, che succede?” è l’ultima cosa che sentii, prima però mi voltai e vidi la bionda del giorno prima, abbracciare Luke e lasciargli un bacio a stampo. Lui le sorrise, le cinse i fianchi con un braccio, prima di affondare la testa nell’incavo del suo collo. Disgustoso.
Arrivai all’aula di letteratura e mi fiondai all’ultimo banco. Sentii dopo poco la sedia accanto a me muoversi e voltai lo sguardo, sorridendo alla rossa che si era appena seduta al mio fianco, la quale, ricambiò e mi schioccò un bacio sulla guancia. Mi ero quasi dimenticata di lei. Erano un bel po’ di giorni che non la sentivo, in parte perché era stata fuori con i suoi tutto il week-end, poi perché ultimamente era molto presa da Walter, il suo ragazzo. Alex non era la mia migliore amica -non ne avevo una- però era la cosa più vicina a questa che avessi. Non posso dire che c’era sempre o che era tutto ciò di cui avevo bisogno. Però posso dire di volerle bene, davvero bene.
“Allora, mia bellissima principessa, cosa mi racconti di bello?” enfatizzò sull’ultima parola, ma ebbe come risultato semplicemente un lamento secco da parte mia.
“Qualcosa mi dice che sei nervosa…ciclo?” rise lei. Sorrisi.
“Ma no, idiota. Ho litigato con Ash”
“Wow, ti capita spesso, ultimamente. –osservò lei –è successo qualcosa?”
“No, cioè non proprio. Litigi tra fratelli, sai?” Non potevo parlare di questo proprio con lei. Per un po’ invidiai mio fratello che, nonostante la vita incasinata che aveva, aveva anche degli amici stupendi a cui poteva raccontare tutto e che ci sarebbero stati sempre e comunque. Li odiavo. Per la seconda volta, mi convinsi di odiarli.
“In realtà no, non ne ho idea, sono figlia unica.” Sorrise.
“Se cercavi di farmi ridere, non ci sei riuscita…il tuo sarcasmo è pessimo” Osservai a mia volta.
“Mi scusi Madame” roteò gli occhi al cielo.
“Scuse accettate” Le sorrisi.
Poco dopo, qualcuno si sedette anche al mio fianco sinistro. Voltai lo sguardo e notai Mark, con tanto di ciuffo perfettamente sistemato, sedersi al posto vuoto.
“Ehy” ci salutò
“Ciao Mark” Lo salutò sorridente Alex, mugugnai qualcosa molto simile ad uno “ciao” e mi voltai dall’altra parte.
“E’ nervosa” spiegò la ragazza.
“Ciclo?” Ma cazzo, possibile che pensano tutti alla stessa cosa? Se uno è nervoso è per forza colpa del ciclo? Se un uomo è nervoso che v’inventate eh? Vorrei saperlo.
“No Mark, cazzo smettetela di chiederlo.”
“Scusami”
Sbuffai. Nei giorni così volevo semplicemente starmene a casa, sotto le coperte a non fare nulla. E invece no, ero lì, a scuola, fra due stupidi che non facevano altro che discutere su cose stupide, guardai Mark e notai che la maglia blu che indossava era molto bella. Alla fine Mark era un bel ragazzo. Molto bello, direi. La metà delle ragazze della scuola sbavavano per lui, e lui?Lui beh… a lui non interessavano. A lui non interessavano le ragazze in generale.
“Ti sta bene questa maglia, Mark” Esclamai.
“Ehm…grazie?” Per loro era strano sentire un complimento uscire dalle mie labbra, di solito imprecavo e dicevo stronzate, però ora, essendomi calmata un po’ avevo bisogno di parlare, e quella era la prima cosa che mi passava per la testa.
“Davvero, sei bello”
“Ci stai provando con me, Irwin?”
“Nemmeno se fossi l’ultimo uomo sulla terra –sorrisi –e poi sappiamo entrambi la tua attrazione verso gli uomini”
“Come sappiamo entrambi la tua attrazione verso le donne”
“Non fai ridere Waryl” esclamai. Fece spallucce.
“Quando vedo ragazze come te, amore mio, sono contento che mi piacciano gli uomini” Disse, accarezzandomi la schiena con fare teatrale.
“Fanculo Mark” Dissi, fintamente, offesa.

#AngoloAutrice
Allora bellissime, lo so...manco da una vita, vi avevo promesso il capitolo subito eccetera eccetera...però ho avuto un blocco, totale. Infatti il capitolo fa cagare ma vabbhè. Poi sono partita in viaggio con la scuola e inutile dirvi che sto ancora male per essere tornata. E...ho fatto del mio meglio, però sto capitolo fa davvero schifo. Fatemi sapere cosa ne pensate e...ciao amorini miei! Scusate ancora per il ritardo madornale
Nancy xx

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Avviso importante ***


Allora, mi scuso per non aver postato capitoli in questo periodo, ma ho notato che le recensioni, così come le visualizzazioni, agli ultimi capitoli sono veramente, veramente poche. E capisco che i capitoli ultimamente non siano stati un granchè (non lo sarebbe stato nemmeno il capitolo sette, ma a partire dal numero otto tutto sarebbe cambiato) però avrei preferito qualche tipo di parere, escludendo le lettrici abituali che ringrazio con il cuore. Ciò che volevo in realtà dirvi è che la mia idea iniziale era quella di modificare alcuni aspetti della storia, come ad esempio il carattere dei protagonisti, però non ho idea di che successo potrebbe avere, e dato che non credo continuerete ad assecondare i miei continui cambiamenti, e le mie richieste di un maggior numero di recensioni, ho pensato di cancellare la fanfiction, iniziando quindi la scrittura di una nuova storia (probabilmente non sui 5 seconds of summer, perchè le/i lettrici/lettori sono ben pochi e per me è solo lavoro sprecato, per quanto ci tenga ai ragazzi). So che qualcuno vorrebbe davvero sapere il continuo, ma davvero, ho una vita sociale anch'io e scrivere per nulla non mi va. Quindi vi ringrazio vivamente per avermi incoraggiato nella scrittura della storia, per avermi aiutato a correggere errori, per aver espresso il vostro parere, vi ringrazio per aver aggiunto la storia alle preferite, da ricordare...... vi ringrazio anche semplicemente per aver letto i capitoli, grazie per quelle poche recensioni e per i bellissimi messaggi. Tengo moltissimo alla storia e dover cancellarla fa davvero, davvero male. E' come se cancellassi una parte di me, spero continuerete a seguirmi anche per la storia che ho intenzione di scrivere. In ogni caso, grazie per aver dato importanza (anche se minima) a questa fanfiction che per un po' è stato centro del mio "vivere". Ci salutiamo, credo, nelle recensioni. Nancy xx PS: Perchè cazzo sto piangendo?

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Nuova fanfiction ***


Ho pubblicato il capitolo della nuova fanfiction sui One Direction, spero mi seguiate anche per quella, scusatemi moltissimo... mi dispiace. Grazie a chi mi incoraggerà anche per l'altra fanfiction. Si chiama "More than a dream" e vi assicuro che è molto interessante. Questo è il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2696388

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2520519