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di malpensandoti
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




prologo


adesso che ti lecchi le cicatrici e soffi sulle ferite
ti giuro che ti porto via da qui








È ottobre e Rosie è pienamente convinta che nevicherà tra meno di un mese. Il sole c’è ancora, va e viene quando gli pare, ma fa comunque freddo, di quel freddo tipico di quando c’è la neve. Freddo gelo, per intenderci.

Frida invece resiste con le sue convinzioni del 2013 senza neve, mette in tavola i suoi discorsi sul clima che cambia, sui ghiacciai che si sciolgono e sull’effetto serra che sta praticamente distruggendo il nostro mondo.

Poi c’è Harry che beh, lui semplicemente ascolta.

Sono tutti e tre alla fermata dell’autobus. 8:08 AM.

Rosie ha in bocca la seconda sigaretta della giornata, lo zaino ai propri piedi e i capelli tagliati da poco acconciati sopra la testa. Batte quasi con violenza e ritmicamente la Converse blu sull’asfalto e ha il volto apatico di chi si è svegliato da una nottata nella quale non ha dormito. Accanto a lei, Harry indossa la divisa scolastica della loro scuola con gli anfibi ai piedi e i capelli ricci tirati indietro da qualche goccia di gel del suo patrigno. La sua Merit è più tra le labbra di Frida che tra le sue.

Quest’ultima è in piedi a braccia e caviglie incrociate, la divisa della Saint Patrick High School e lo zaino che pende da una spalla.

“Sheila mi ha detto che oggi arriva quello nuovo – Frida spegne la sigaretta sull’asfalto e lancia una breve occhiata al loro quartiere che si sta svegliando – Spero che sia bello. Ci manca un bel ragazzo nelle ore di letteratura”

“Non è detto che frequenti i tuoi stessi corsi” ribatte Harry, col tono un po’ più rude del normale. Si schiarisce subito la voce ed evita lo sguardo pungente di Frida.

“Speriamo di , allora” sbuffa lei, alzando gli occhi al cielo.

Rosie aspira un’altra boccata di fumo, serra le palpebre e appoggia la testa contro il vetro dietro di lei: “Oggi c’è il test di storia” dice.

“Hai studiato?” le chiede Frida.

L’amica ridacchia senza entusiasmo, “Ma ti sembra? – esclama, aprendo un occhio stancamente – Cercherò di copiare il più possibile da Harry e poi mi taglierò le vene sul foglio come al solito. Sai, per riempire il bianco”

Harry rotea gli occhi e scuote appena la testa, evitando – sapientemente – di commentare. Frida, invece, ride e si sistema meglio lo zaino sulla spalla sinistra. “Meno male che vado alla Saint Patrick – sospira – Noi non facciamo un cazzo ma lo facciamo bene

“Hai proprio ragione – Harry quasi ringhia, adesso – Chissà quanto deve essere entusiasmante finire a vendere cheeseburger in un fast-food”

“Sai, Harry? – Frida alza gli occhi al cielo e getta la sigaretta dentro al tombino – Non tutti hanno un patrigno capace di cagare soldi come il tuo, permettendo all’amato figliastro di frequentare scuole private. E adesso, se me lo permetti, c’è il mio autobus”

Il ragazzo infila le mani dentro la giacca scura che porta e mastica un “Va’ a quel paese” nello stesso momento in cui Frida lascia un bacio sulla fronte a Rosie, che non sembra neanche notarla.

“A più tardi” li saluta, entrando poi sull’autobus.

Quando, qualche secondo dopo, Rosie decide di non fumare un’altra sigaretta per mancanza di tempo, riesce finalmente a voltarsi verso Harry e accennare un sorriso: “Quand’è che le dirai che ti piace?”

La risposta di Harry arriva insieme al loro autobus, due minuti più tardi.

“Mai”

Frida sta distrattamente scrivendo qualcosa sul suo taccuino, i capelli dietro le orecchie e il mento appoggiato al palmo della mano destra. Miss Cox è intenta a ripassare le equazioni di primo grado, con il suo accento americano trascinato e gli occhiali che continuano a scenderle dal naso dritto, la classe continua a chiacchierare e lei, ogni tre minuti d’orologio, sbatte una mano sul legno della sua cattedra, dice un “Silenzio, grazie” svogliato e riprende.

A metà lezione, più o meno, la porta della classe si apre con un cigolio inquietante, il preside Chang entra in classe e si schiarisce la voce, lanciando uno sguardo seccato ai banchi: “Tranquilli – mormora con sono sarcastico – non vi alzate, restate pure ai vostri posti”

Miss Cox alza gli occhi dal libro che ha davanti, “Sì?”

L’uomo si passa una mano sul suo pizzetto brizzolato, ha una corporatura robusta e gli occhi piccoli e sottili, la testa calva e il tono di voce basso. Guarda prima la donna e poi si gira verso l’uscio, “Coraggio, giovanotto – dice, un po’ burbero – Non ho tutta la mattina”

A quel punto anche Frida dall’ultima fila sembra essere interessata. Dalla porta entra un ragazzo biondo, in divisa, con la camicia fuori dai pantaloni e un paio di Nike ai piedi. Ha un sorriso parecchio divertito, per nulla imbarazzato, gli occhi azzurri e le guance rosse che risaltano ancora di più la sua pelle chiara e le lentiggini che gli costellano il volto, non così evidenti. Affianca il preside, una mano nella giacca della divisa e l’altra che stringe la cintura dello zaino pendente da una spalla.

E su diciassette ragazze presenti in classe – più Simon che beh, lui è di sesso indefinito -, Frida è più che sicura di non essere l’unica ad aver pensato a quanto questo ragazzo sia tremendamente figo. E bello.

“Niall Horan – biascica Chang velocemente, spingendo il giovane a farsi avanti – è la sua prima ora qui. Cercate di non farvi mettere incinte da lui per almeno due settimane”

Qualcuna ridacchia, altre tossicchiano, c’è perfino chi alza e rotea gli occhi.

“E tu – adesso l’uomo si rivolge direttamente a lui – tieni le tue mani solo sui libri. Sono a un passo così da aprire un centro di teen-mom o dal licenziamento. So che sembra strano, ma questa è una scuola – gli dà una pacca sul braccio – Vedi di ricordatelo”

“Agli ordini, capo” sogghigna Niall, sfoggiando un sorriso dritto e bianco.

Il preside Chang lascia la classe l’attimo più tardi, mentre Miss Cox riprende la sua lezione dopo un “Siediti dove vuoi e non fiatare”

Niall si guarda intorno, continuando a sorridere leggermente. Alla fine – neanche a dirlo – sceglie il posto in ultima fila, vicino a Frida, che lo squadra da capo a piedi prima di togliere le sue robe dal pezzo di banco libero.

“Ciao – le si siede accanto e le tende una mano, cordiale – Niall. Niall Horan”

La ragazza lancia un’occhiata al pacchetto di sigarette infilato nel taschino della sua divisa, “Hai una cartina?” gli chiede di rimando e sembra che il sorriso di lui si allarghi, un po’ compiaciuto.

Si china per aprire lo zaino, tira fuori qualche libro, l’astuccio e poi un’intera confezione di cartine contenente anche qualche filtro di troppo.

Anche Frida adesso sorride, osservando le mani abili di Niall, lei apre l’astuccio sul banco e afferra la piccola pallina ricoperta dalla pellicola trasparente. Quando si volta verso di lui, il ragazzo ha un’espressione indecifrabile.

“Che c’è? – gli domanda a quel punto, sogghignando – Non hai mai visto dell’erba?”

Niall scuote la testa, riprendendosi. Le sorride: “Non ho mai visto erba così scadente – la beffeggia, a bassa voce – Si sente che è di pessima qualità – si sporge per annusarla – Sa di cavallo e cannella”

“Beh, a me piace” risponde stizzita la ragazza, poi si china e pesca nello zaino il suo grinder rosa confetto.

Niall continua a sorriderle con quello sguardo compiaciuto e bastardo, e lei non può fare a meno di sorridere di rimando, scuotendo la testa esasperata. “Ma se tipo ti venisse voglia di procurarmene altra di buona qualità, beh, chissà. Magari accetterei”

Il ragazzo scoppia a ridere leggermente.

“Volentieri…”

“…Frida”

“Frida” ripete e questa scuola gli piace già.






A Bampton esistono tre licei: il Birkbeck, che è il liceo per i futuri spacciatori, il Saint Patrick, famoso per le sue studentesse piene di lavoretti, e il Merry Hill, il liceo privato e cattolico.

Rosie Mullen, neanche a dirlo, frequenta il terzo. Perché i Mullen sono quella famiglia perfetta col giardino sempre più verde e il conto in banca sempre più grosso. I classici che puoi vedere nelle pubblicità dei biscotti al miele o negli spot di Euro Disney. Praticanti, soci di innumerevoli club e i primi vicini che ti portano la torta se traslochi nel quartiere.

E Rosie Mullen, nonostante la famiglia, è cresciuta un po’ come ne aveva voglia. In effetti ha sempre fatto quello che voleva, senza chiedere il permesso a nessuno. Frequenta il liceo privato, certo, ma questo perché ha ancora diciassette anni e poi a scuola ci va comunque quando vuole lei. Sua madre la vorrebbe più femminile, suo padre più rispettosa, Rosie torna tardi e si sveglia presto. Si siede alla fermata con Frida e Harry, fuma e poi ogni tanto va anche a scuola. Fuma ancora, magari passa dal centro e ruba qualcosa da Primark, così, tanto per.

L’importante, si ripete sempre, è non venire coinvolti in niente. L’importante è restare ai margini, baciare sconosciuti alle feste senza conoscere i nomi, messaggiare con più ragazzi senza provare nient’altro che attrazione, andare a scuola senza impegnarsi davvero, evitare di fremere per emozioni diverse perché i sentimenti non la porteranno da nessuna parte.

E Rosie come i suoi genitori non ci vuole finire.

Vuole sentire, non provare.

Sentire l’adrenalina con il top non pagato dentro la borsa, il rossetto che non è passato dalla cassa, sentire le mani dell’ennesimo ragazzo sui fianchi e tra le gambe, sentire il sapore ruvido del fumo contro il palato e giù per la gola.

Provare attrazione, provare a stringere la mano a qualcuno, sorridere quando si sta bene, provare preoccupazione, rabbia, rimpianto, ansia, forse amore. Provare e provarci.

Poi arriva Niall Horan, e cambia tutto.












e chi se lo sarebbe mai aspettata una storia di malpensandoti su niall horan?
della serie never say never ahah
btw, buonasera!
ho aspettato tutto il giorno per decidere se pubblicare o meno, alla fine mi son detta che la persona a cui dedico tutta questa storia un po' se lo merita, perciò eccoci qui :)
questo è solo il prologo, e nonostante sia lunghissimo per i miei standard, non c'è scritto niente che riesca a dare una minima sbirciata su ciò che sarà questa fan fiction!
so che all'inizio vi sarà sembrata la solita palla dei compagni di banco + triangolo lei/niall/harry, ma vi assicuro che siete totalmente fuori strada! infatti la protagonista è rosie, non frida! era comunque necessario il pezzo di niall con frida e ce ne saranno tantissimi altri perché è frida che fa iniziare tutto (e ho detto già abbastanza)
che dire? non fatevi ingannare dalle apparenze! sto carcando di rendere questa storia più veritiera e diversa possibile, non giungete a conclusioni affrettate senza aver prima un piccolo quadro completo.
spero con tutto il cuore che questo progetto e questo prologo vi sia piaciuto, ci tengo particolarmente e mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate! è importante per me!
mi sono allungata già troppo ahah alla prossima e grazie di cuore a chiunque leggerà e mi farà sapere il proprio parere!
a presto,
caterina














note:
  • Bampton esiste davvero, è nel Devon. il resto relativo a questa città però è del tutto inventato
  • Se volete vedere i prestavolti della due ragazze, cliccate sui loro nomi nello spazio autore
  • Il titolo di questa fan fiction è preso da questa canzone che dovete necessariamente ascoltare
  • Questa storia contiene un linguaccio abbastanza forte e dei riferimenti esplici a uso di droghe e violazioni contro la legge. Non imitate a casa!

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Capitolo 2
*** 1 ***




capitolo uno






Rosie passeggia con la sua borsa larga sotto l’ascella e le labbra corrucciate. Passa le dita tra qualche capo d’abbigliamento che attira la sua attenzione e ogni tanto si ferma davanti ad un paio di jeans particolarmente bello, scuotendo subito dopo la testa.

Sono le cinque del pomeriggio e i due piani di Primark sono zuppi di adolescenti appena usciti da scuola e qualche mamma col passeggino, la fila alle casse è lunghissima e Rosie oggi si sente particolarmente ispirata.

Frida, dietro di lei, le sta raccontando il resoconto della giornata, seguendola e sfogliando qualche crop top di poco conto.

“Vieni” dice Rosie qualche secondo più tardi, puntando dritto verso il reparto accessori, in fondo al piano terra.

E Frida ha già capito tutto, per questo si permette di alzare gli occhi al cielo e di accelerare il passo. Si guarda intorno con disinvoltura, come se conoscesse quel copione a memoria.

Non c’è nessuno che le stia guardando.

Rosie si nasconde dietro il corridoio dei braccialetti, afferra un paio di confezioni di quelli non troppo eccentrici e con un paio di mosse esperte li sfila dall’antitaccheggio, gli occhi puntanti rigorosamente in alto per non destare sospetti.

Frida le è di fianco, le gambe leggermente divaricare per coprirla meglio.

“Non capirò mai perché lo fai – borbotta esasperata – hai tutti i soldi del mondo e in più quei braccialetti fanno schifo”

Rosie pensa che Frida ha ragione, non capirebbe mai. Per questo neanche ci prova a spiegarglielo. Sorride solo vittoriosa quando ha tra le mani una decina di braccialetti completamente liberi. Li infila nella borsa, lasciando per terra l’antitaccheggio ormai inutile.

“Forza – dice soltanto, incamminandosi verso l’uscita – ti offro un frappè da Costa”

Sono da Costa, sedute nei tavoli fuori. Non c’è molta gente fortunatamente, Rosie sta fumando una sigaretta mentre Frida mescola contenta il suo frappè al cioccolato bianco e caffè.

“Come hai detto che si chiama quello nuovo?” chiede la bionda, dopo qualche secondo. Il marciapiede è grande e porta fino alle scale per la piazza, in giro ci sono ancora qualche ragazzo in divisa e parecchi adulti con una ventiquattro ore e la puzza di metropolitana.

“Niall – risponde subito Frida, gli occhi che si illuminano per la contentezza – Niall Horan”

Rosie annuisce lentamente, cercando di collegare il volto alla persona o, eventualmente, al profilo di Facebook.

“È fidanzato?” s’informa.

Frida annuisce: “Da due anni circa, dice che è una cosa serissima. Lei frequenta la tua scuola a proposito, ma è una bambina. Deve fare il secondo o il terzo anno”

“Nome?”

La mora ci pensa un attimo, mordicchiando la sua cannuccia rosa: “Angelina Thomas o qualcosa del genere”

Rosie spalanca gli occhi, iniziando a tossire per via del fumo che l’è andato di traverso.

“Merda! – esclama poi – Angelina Thomas? Scherzi?”

Frida nega col capo, “La conosci?”

Chi non conosce Angelina Thomas, Frida! – Rosie incrocia la braccia al petto e fa cadere a terra la sua sigaretta – Lei è praticamente la ragazza più famosa di tutta Bampton”

“Beh, io non la conosco”

Rosie scuote la testa esasperata, alzando gli occhi al cielo: “Se tu fossi su qualche social network invece che fare l’alternativa, sapresti che è la figa di legno per eccellenza”

Frida ridacchia e beve un altro sorso di frappè, “Non ci credo – dice poi – Niall non è il tipo da figa di legno, fidati”

“Fidati tu, Frida – ribatte la bionda, irremovibile – Quella è una santarellina, la classica tipa casa e chiesa. Non so che razza di relazione abbiano quei due, ma di sicuro lei è la regina delle vergini. L’unico pacco che abbia mai toccato è quello dell’abbonamento a alla Catholic Herald che le arriva a casa tutte le settimane”

Frida scoppia a ridere e finisce il suo frappè, poi sfila dal pacchetto di Rosie appoggiato sul tavolo una Marlboro e osserva attenzione la sua migliore amica, riflettendo.

“Dovrei fartelo conoscere, Niall – mormora dopo un po’, sovrappensiero – Andreste d’accordo. Anzi scusa, come non detto – scuote la testa e sorride – Vi odiereste a morte”

~~~

Frida scopre con piacere che Niall Horan condivide con lei la maggior parte dei corsi. Matematica, letteratura inglese, chimica, storia, religione ed educazione fisica.

Lo intravede seduto sulle scale della scuola mentre è intento a parlare con un paio di ragazzi del terzo anno. Sorride di riflesso perché quel ragazzo le sta troppo simpatico, lo raggiunge lentamente e gli sfila la sigaretta che gli pende dalle labbra, cogliendolo di sorpresa.

Niall rimane smarrito per un paio di secondi, poi la guarda e ride leggermente: “Buongiorno” dice, alzandosi in piedi e afferrando lo zaino appoggiato lì affianco.

Saluta con qualche pacca sulla spalla gli altri due ragazzi – Frida si chiede se li conoscesse già o se si sia già ambientato in meno di quattro giorni – e insieme iniziano a camminare verso le porte della scuola.

L’edificio da fuori assomiglia più ad una fabbrica abbandonata che ad un vero e proprio istituto, dentro invece ci sono solo corridoi lunghi e spogli, linoleum blu ai pavimenti e classi tristi e vuote.

Niall attira l’attenzione della maggior parte delle studentesse a cui passano vicini, Frida alza gli occhi al cielo e si ricorda della conversazione che ha avuto qualche giorno fa con Rosie.

“Come stai oggi?” gli chiede, sistemandosi la gonna a pieghe blu della divisa.

Niall stringe la cintura dello zaino, alza le spalle e le sorride. Ha gli occhi rossi.

“Pensavo peggio, sai? – le confida, davanti all’aula di inglese. Si ferma sulla soglia e la lascia passare – Qui non fa così schifo come al Birkbeck”

Si siedono vicini agli ultimi banchi, approfittando del fatto che metà della classe – metà della scuola, in realtà – salta quasi sempre la prima ora. O tutta la giornata.

Frida conosce Niall Horan da pochi giorni, ma vanno d’accordo comunque, si capiscono al volo, hanno idee diverse per la maggior parte del tempo ma ne parlano senza mai alzare la voce o bisticciare realmente.

“Per lo meno qui nessuno butta i banchi fuori dalle finestre chiuse – il ragazzo continua mentre prende posto, appoggiando lo zaino per terra e sfoggiando un sorriso quasi nostalgico – e non fumate erba in classe”

Frida ride e non ribatte. Appoggia la testa sul banco, stanca, e chiude gli occhi per un attimo. Quando li riapre, Niall ha i gomiti appoggiati contro il banco e il telefono tra le mani.

“Come va con Angelina?” gli domanda, con noncuranza.

Niall ha accennato alla sua relazione il primo giorno, quando Gina Willis, nell’ora di inglese, gli ha urlato ad occhi spalancati: “Ma tu stai con Angelina Thomas!”. Lui ha sorriso e annuito quasi con fierezza, facendo inarcare la fronte di Frida, che ha evitato di commentare.

Adesso Niall la guarda con i suoi occhi blu e arrossati, aggrottando le sopracciglia bionde, poi alza le spalle con noncuranza e “Bene, direi – risponde – anche se non usciamo molto durante la settimana. I suoi non vogliono”

“Mi hanno detto che è una brava ragazza” mormora Frida, e adesso sorride per non scoppiare a ridere.

Il signor Truman entra in classe in quel momento, e il resto degli studenti in piedi si siede senza smettere di parlare.

“Abbastanza” dice Niall.

“Non abbastanza. Molto – rimarca Frida – Troppo”

A quel punto il ragazzo abbassa il telefono e la guarda, capisce. Spalanca gli occhi e scoppia a ridere nervosamente, scuotendo la testa bionda: “Oh! – esclama – Tu pensi che…? Nah! Scherzi, vero?”

“Questo è quello che si dice in giro” borbotta la mora, alzando il capo dal banco.

“Io e Angelina scopiamo tantissimo – tende a smentire Niall, continuando a sorridere – Quello che si dice in giro sono assolutamente cazzate. Lei è una brava ragazza sì, e non se la cava molto bene con tutto quello che riguarda la bocca, ma io la amo, capito? Scopiamo e ci amiamo”

“Se lo dici tu..” Frida sorride e la conversazione finisce lì.


Alla quarta ora, lei sta rollando una canna sulle gradinate del campo da calcio, Niall le è sdraiato accanto e fissa il cielo plumbeo con le mani dietro la testa e le caviglie incrociate.

“Davvero durante religione vieni sempre qui?” le chiede, ghignando.

Frida lecca la cartina e sorride: “Non è colpa mia se quella donna scoppia a piangere ogni volta che qualcuno parla nelle sue ore. Teoricamente le stiamo agevolando il lavoro, stando qui”

“Sei una salvezza, cazzo – mormora Niall, passandosi la mano sul volto – In questa scuola sono tutte delle puttane isteriche. Se non ci fossi tu sarei già scoppiato”

“Mi conosci da neanche una settimana! – ribatte Frida con le guance arrossate – Chi ti dice che io non sia una psicopatica peggio delle altre?”

“Mi fai fare un tiro?”

“Certo”

“Vedi? – Niall sorride – Non sei per niente come le altre”

L’ultima campanella della giornata suona e Frida è in piedi ancora prima che Miss Cox ci provi, a dare i compiti.

Afferra il suo zaino e si sistema la giacca con lo stemma della scuola, aspettando Niall fuori dalla classe.

“Senti, ma... – lui arriva qualche secondo più tardi e si sta già infilando una sigaretta in bocca. Iniziano a camminare verso l’uscita – Tu con chi giri? Voglio dire, chi frequenti?”

Frida scuote la testa e sorride, stringendosi nelle spalle: “Giri troppo diversi dai tuoi – risponde – Non conosci nessuno di quelli con cui esco io”

Accetta volentieri una sigaretta quando Niall le porge il pacchetto. Saluta con un gesto secco del capo qualche compagnia di corso e osserva il ragazzo accanto a sé, che ha aggrottato le sopracciglia e tirato fuori dal taschino della giacca un clipper blu.

“Per chi mi hai preso? – esclama, fingendosi offeso – Sono davvero così out per i tuoi amici?”

Escono fuori dalle porte della scuola in contemporanea, Frida che ride e si lascia accendere la sigaretta tra le labbra.

Tu per chi mi hai preso! – ribatte, scendendo gli scalini – Insinui per caso che io sia una brava ragazza?”

“Lo stai negando?” Niall sorride e la segue.

Si fermano nel piazzale dopo il cancello in ferro battuto, assieme ad un mucchio di ragazze e qualche decina di maschi.

Per ogni cento studentesse, il Saint Patrick offre la bellezza di sette studenti.

Frida scuote la testa e sbuffa una nuvoletta di fumo: “Si vede che hai ancora tanto da imparare, Niall” lo beffeggia con un sorriso.

Il ragazzo pesca dalla tasca dei pantaloni il suo vecchio Nokia, “Quel tipo ci sta fissando malissimo” asserisce e risponde al telefono.

La ragazza si volta verso il cancello aperto. Dall’altra parte della strada, accanto alla fermata dell’autobus e ad una fila di biciclette tutte aggrovigliate, Harry tiene la spalla contro il palo della luce e gli occhi fissi su di lei, socchiusi. Accanto a lui, Rosie mastica distrattamente una chewingum arrotolandosi i capelli con un dito.

“Sì, amore. Sono appena uscito. – sta dicendo Niall, dietro di lei – In piazza? Adesso? Non posso. Angie, cazzo! Non posso! Devo torn…okay, va bene. Okay. Sì, ciao amore”

“Quello è solo uno stronzo” bofonchia Frida a denti stretti, lo sguardo ancora fisso su Harry.

Oh! È quello che ti piace – Niall scoppia a ridere, stringendola in un abbraccio – Allora questo non gli deve far piacere, giusto?”

Le dà un bacio sulla guancia, mormorando un “Se lo sapesse Angelina ci ucciderebbe entrambi”.

Dall’altra parte della strada, Rosie Muller guarda Niall Horan per la prima volta in tutta la sua vita.

Non prova assolutamente niente.












ecco qui il primo capitolo!
qui veniamo a scoprire qualcosa di più sui personaggi, anche se per un quadro completo ci vorrà del tempo! btw si scopre che niall è arrivato dal birkbeck, che è fidanzato (!!!!!!) e che è innamorato.
lo so che è un capitolo pesante e mi dispiace però non sapevo come strutturarlo! sembra di passaggio ma in realtà è fondamentale! per un confronto rosie/niall dovrete aspettare il prossimo capitolo, minimo! posso dirvi che presto appariranno anche gli altri ragazzi e che soprattutto ci sarà l'entata in scena di angelina.
sono assolutamente grata a tutte le persone che hanno messo questa storia tra le seguite perché non mi aspettavo un seguito così grosso - si dice così? - quindi grazie di cuore a tutte!
fatemi sapere i vostri pensieri su questo primo capitolo, ci tengo parecchio!
taaaaanti baci e abbracci, a presto
caterina






note:
  • Primark è un outlet inglese dove vendono vestiti a prezzi stracciati (e son pure belli!)
  • la Catholic Herald è la rivista cattolica più importante degli UK
  • Costa è una catena di bar, tipo Starbucks ma migliore, per intenderci

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Capitolo 3
*** 2 ***




capitolo due








Rosie infila distrattamente il proprio pigiama nella borsa, poi i trucchi e lo spazzolino da denti.

La sua stanza è grande, femminile. Le pareti sono di un rosa pesca elegante, il letto a due piazze padroneggia la camera e sta sotto la finestra che s’affaccia in strada. La cabina armadio è di fianco al bagno personale, la scrivania è vuota – ovviamente – ed è alla destra del materasso. Il pavimento è interamente ricoperto di moquette bianca, il lampadario è costruito in vetro pregiato e sui muri sono appese diverse fotografie in bianco a nero di quando ancora andava alle elementari.
Afferra il telefono sul letto, le sigarette, l’accendino e chiude la borsa con un suono secco. Guarda fuori dalla finestra e per il sollievo quando riconosce davanti al vialetto il pick-up metallizzato.
Esce dalla sua stanza, fa gli scalini di casa due a due e prende la giacca di pelle dall’attaccapanni all’ingresso.
“Io vado!” strilla.
Sua madre compare sulla soglia della cucina, il grembiule perfettamente allacciato sul suo corpo esile ed elegante.
“Sicura che non vuoi mangiare neanche un boccone?” le domanda, apprensiva.
Rosie apre il portone di casa, sbuffando, “No – risponde, secca – Mangerò qualcosa da Frida”
Gabrielle Muller sospira pesantemente, stringendo tra le mani la stoffa della sua gonna a balze. Poi lancia una piccola occhiata a ciò che la circonda, la sua casa, la sua dimora pregiata, i dipinti costosi, le fotografie incorniciate, la statua rinascimentale davanti all’entrata e l’arco che porta al salotto. Poi ritorna con gli occhi fissi su quelli così simili di sua figlia, ai suoi capelli trasandati, la postura impaziente, il trucco pesante, i jeans troppo stretti.
“D’accordo – mormora, come chi si sta arrendendo lentamente – Saluta i genitori di Frida”
Rosie non replica e sbatte il portone pesante dietro le sue spalle piccole.
Fuori c’è buio e già dal porticato può sentire i lamenti di Harry per il volume eccessivamente alto della radio e può sentire nettamente anche Frida ripetergli quanto sia coglione. Sorride di riflesso e raggiunge il pick-up parcheggiato sulla strada vuota. Getta la borsa nel cassone del veicolo e apre la portiera, mentre la mora si scosta nel posto accanto ad Harry e le chiede: “Tutto bene?”
“Solite cose. Adesso andiamo però. Sto morendo di fame e voglio fumare”







Dopo la piazza di Bampton, c’è un ponte sopra al fiume che separa la città e che porta direttamente all’ingresso del parco. È uno spiazzo enorme, antico, coi blocchi di prato suddivisi da viali di ciottoli alberati e alcune panchine illuminate dai lampioni. È il ritrovo giornaliero degli anziani e quello notturno degli adolescenti, Rosie lo ha soprannominato Weed e lo ama.

È accerchiata da diverse persone, in uno dei tanti spazi con le panchine e i lampioni. Ne conosce la metà, ma piuttosto che presentarsi e quindi alzarsi dalla sua postazione, resterebbe muta per tutta la serata.
È seduta a gambe incrociate sul legno della panchina vicino a Frida, che tiene le gambe incrociate e il volto alzato verso Louis Tomlinson, del Birkbeck, quello con gli occhi azzurri e le Vans sempre di colori diversi, lo skateboard vicino e le battute pungenti.
“Siamo scappati prima che arrivassero gli sbirri – sta raccontando il ragazzo, una punta d’orgoglio nella voce vellutata – Quel vecchio bastardo li aveva avvisati davvero. Se vai in periferia, lo vedi ancora, il graffito. È vicino alla stazione, ma non è completo. Una di queste sere lo finiamo”
“Ah, l’arte! – Frida sospira estasiata, tirando un’altra boccata di canna – Non tutti comprendono il valore essenziale di tale meraviglia”
Louis inarca le sopracciglia e ride, con un’espressione tra il confuso e il divertito. “Già, che peccato” commenta.
Rosie ruba dalle mani dell’amica la paglia al sapore di hashish, aspirandola avidamente. La testa inizia subito a girare vorticosamente, facendole strizzare gli occhi per qualche secondo. Le tempie pesano un mattone intero e tutto si fa indefinito, non reale. Lei sorride e si guarda intorno finché il peso di ogni cosa – scuola, casa, compiti, responsabilità, scuola, vita – si fa sfocato. Non esiste più niente.
Riconosce nell’altra panchina Dana Month, Suki Yowi e Jessica Cooper, anche soprannominate le Mouths Gold – e non è difficile capire il perché -.
Rosie le ha sempre definite le Charlie’s Angels per via dei loro colori – Dana è bionda platino, Suki ha origini orientali e Jessica porta i suoi capelli rosso fuoco acconciati in lunghe trecce -, girano sempre insieme e le consigliano sempre quale ragazzo è bravo a letto e chi è, come loro stesse definiscono, tanto fumo e niente cazzo. Non sono antipatiche, sono persone di seconda mano, scarti del Birkbeck che finiranno inevitabilmente dietro il bancone di un fast-food. A Rosie non fanno né caldo né freddo, ma i loro resoconti sui ragazzi sono in assoluto i migliori.
Davanti a loro, c’è Zayn Malik affiancato da Liam Payne, entrambi con le gambe divaricate e l’espressione divertita. Il primo è magro, stretto in una varsity verde e un paio di skinny jeans neri, uno snapback con la visiera rovesciata e la lingua incastrata tra i denti. Liam invece ha un piumone pesante e un paio di pantaloni della tuta di poco conto, gli scarponi pesanti e un livido scuro che gli circonda tutta la palpebra sinistra.
Rosie si chiede come se lo sia procurato, senza dire niente.
In un’altra panchina ci sono due ragazzi che lei ha come amici su Facebook, Debbie Thurman del suo stesso corso di matematica alle medie e Finn Maniero, il ragazzo coi capelli a spazzola che frequenta scienze con lei e che ha la voce altissima.
Il resto è gente sconosciuta.
Rosie aspira un’altra boccata di canna.
Ad un certo punto, Frida socchiude gli occhi per poi spalancarli l’attimo successivo, stupita. Si alza in piedi di scatto. “Ma guarda chi c’è!” esclama, felice.
Rosie aggrotta le sopracciglia nell’osservare con disinteresse la figura poco illuminata che sta camminando nella loro direzione, trascinandosi stancamente sui ciottoli dei viale.
Anche gli altri si voltano a guardare, curiosi.
Sono le 11:23 PM quando Niall Horan fa la sua prima comparsa della serata.
“Voi due vi conoscete?” chiede Louis, verso Frida, indicando mollemente prima lei e poi Niall.
“Certo! – esclama la ragazza, battendo le mani – Niall è il miracolo del Saint Patrick”
Il suddetto miracolo adesso è accanto a Louis, instabile, ricurvo su se stesso. Ha un sorriso strafatto sul volto pallido, le guance rossissime e gli occhi uguali, i capelli alzati malamente sulla testa e le ginocchia molli. Dice qualcosa, più altro cerca di dirlo.
“Come dici, amico?” gli domanda Louis con un sorriso, circondandogli le spalle con il braccio e facendogli perdere l’equilibrio.
“Lasciami stare, punk del cazzo” biascica il biondo, e subito scoppia a ridere.
“Merda, Horan, sei strafatto” esclama Zayn a quel punto, spegnendo la sigaretta sotto la suola della sua scarpa.
“E quando mai il buon vecchio Niall non è in queste condizioni?” ride Liam, scuotendo appena la testa.
Niall si libera a fatica dalla stretta di Louis, barcollando sulle sue gambe magre. “Fanculo, bastardi. Sto da dio”
“Si vede” è il commento laconico di Rosie, che sbuffa e volta il capo. Nessuno dà segno di averla sentita.
Le Mouths Gold sospirano affrante nello stesso istante, sincronizzate. Poi Dana accavalla le gambe, mettendo in mostra la sua gonna a tubino bianca, e dice con voce triste: “Che peccato che sia fidanzato”
“Angelina è così fortunata” è ciò che risponde Suki, nel medesimo tono.
“Fossi in lei non uscirei più dal letto” conclude Jessica.
Frida scoppia a ridere un po’ troppo forte, risedendosi sulla panchina. Si passa le mani tra i capelli e guarda Niall, che sembra particolarmente preso dall’osservare il profilo apatico di Rosie, annoiata a morte.
“A proposito di Angelina – comincia, la voce squillante – dov’è? Voglio conoscerla, cazzo, ne parlano tutti così bene”
C’è una punta di sarcasmo nella sua voce, un doppio significato che però Niall non riesce a cogliere – troppo complicato nelle sue condizioni -.
“A casa – le risponde però, pratico – è tardi”
Finn Maniero scoppia a ridere di gusto, la sigaretta che gli cade dalle labbra: “Oh! In bianco anche stasera, eh, Horan?”
“Questa è la…uhm, cinquecentesima serata?” lo beffeggia ancora Louis.
“Lasciatemi in pace, cazzo – ridacchia Niall, senza alcun cenno di cattiveria nella voce – Almeno io ce l’ho una ragazza, brutti stronzi”
Frida gli intercetta di nuovo lo sguardo, ancora fisso sul volto di Rosie, che adesso sta fumando la canna mentre si osserva le unghie dipinte di nero. Sorride come una bambina. “Questa è Rosie, comunque – la presenta quindi – La mia migliore amica, te ne ho parlato”
La ragazza in questione alza la testa di scatto, puntando gli occhi azzurri su quelli arrossati di Niall. Gli rivolge un piccolo sorriso, soddisfatta di essere al centro dell’attenzione: “Piacere di conoscerti” mormora, con voce bassa.
Anche Niall le sorride, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoseli.
(le Mouths Gold sospirano ancora, estasiate)
“Piacere mio. Io sono Niall” risponde, trascinando il proprio nome.
“È off-limits, cara – s’inserisce Dana a quel punto, guardando Rosie con comprensione – Ci abbiamo provato tutte, ma sembra che a Niall piaccia vedere inginocchiata solamente la sua Angelina”
Gli sguardi di tutto il gruppo si concentrano sul biondo, che si sta accendendo una sigaretta cercando di coprire la fiamma dell’accendino con mani lente e scoordinate. Alla fine aspira una boccata, socchiude gli occhi e inarca le sopracciglia.
“Che volete che vi dica, signore? – dice alla fine – Sono un uomo che le donne le rispetta, io”








“Dove diavolo sei stato?” è la domanda stizzita di Frida quando, all’una e un quarto, fuori dai cancelli del parco, Harry tira fuori dai suoi jeans le chiavi della macchina.

Rosie è accanto all’amica, sorridente per via dell’erba che Finn Maniero ha tirato fuori all’ultimo e stanca per via della notte insonne che ha passato sotto le coperte del suo letto.
Harry si blocca di scatto, appena fuori il ferro battuto del cancello, e rivolge ad entrambe uno sguardo prima confuso e poi arrabbiato.
“Ti ho chiamato duecento volte! – continua Frida – Hai detto che andavi a fare un giro e sei sparito per più di due ore!”
Lui si mette subito sulla difensiva, stringendo i pugni: “Non sei mia madre, Frida! Non ti devo assolutamente nessuna spiegazione, sono libero di fare quel cazzo che mi pare, sai? E poi non mi sembravi così preoccupata mentre ridevi con il suo nuovo amico! Ho incontrato alcuni miei compagni e sono stato con loro. Contenta, adesso?”
“Vaffanculo, Harry! – grida Frida di rimando – Sei davvero una testa di cazzo, lo sai?”
Lui apre bocca per parlare, per farle male e fargliene ancora di più – farle capire come ci si sente -, ma Rosie alza una mano, bloccandolo e dice: “Portatemi a casa e smettetela di gridare, cazzo! – per poi aggiungere come un’imprecazione – Merda, sembro mia madre”
Nessuno parla più, neanche in macchina.











buona domenica e perdonate il piccolo ritardo!
non sapevo come portare avanti il capitolo e in più sono stata parecchio impegnata questa settimana, comunque spero che vi ricordiate ancora di me ahaha
non so proprio come classificarlo questo capitolo, perché è lungo, vengono spiegati parecchi personaggi secondari - che spero vi siano piaciuti! - e vengono delineati altri aspetti di quelli principali.
e poi c'è l'incontro di niall con rosie e spero che non sia venuto una schifezza nonostante non sia quello che mi ero prefissata in testa!
vi ringrazio infinitamente per le recensioni dello scorso capitolo e in generale per seguire in così tante la storia, è davvero gratificante vedere tutto questo "calore" :)
sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate dei nuovi personaggi e del comportamento di rosie con niall!
fatemi sapere e grazie di cuore ancora :)
a presto,
caterina

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Capitolo 4
*** 3 ***




capitolo tre










A volte capita che Rosie si perda ad osservare le gambe di qualche ragazza che le passa accanto. Si sofferma sulla stoffa dei jeans, le pieghe sulle caviglie, le cosce toniche e magre, le ginocchia piccole e appuntite.
Capita che si soffermi a guardare le mani e gli anelli di chi in qualche negozio sta cercando qualcosa da comprare, capita che riesca a guardare la stessa macchia sul vetro della classe di inglese per due ore filate, senza mai staccare gli occhi.
Capita anche che riesca a sorridere a sua madre – raramente – o che riesca a guardare in faccia suo padre – ancora più raramente -. Capita che dia ragione ad Harry e ai suoi gusti musicali, capita che riesca a sfogliare un libro di poesie, che si metta uno smalto chiaro e che si ricordi di allacciarsi le scarpe prima di uscire di casa.
Rosie non è di tante parole, e anzi, è una tipa che le parole ce le ha, da qualche parte. Le nasconde, senza voce, senza coraggio, senza nient’altro che una sigaretta in bocca.
Succede che sta male, capita che stia ancora peggio, che litighi coi suoi genitori e che scappi di casa per un paio di ore. Succede che ritorna, succede che i suoi fanno finta di niente e che di conseguenza lei stia zitta.
Capita che alle due del mattino lei si chiuda in bagno e accenda il getto dell’acqua gelato e poi bollente per provare qualcosa. Che scivoli sulle parete, che guardi il vuoto, che non ci riesca.
Che le ustioni fanno male, così come le litigate e i graffi sulle ginocchia, ma vuoi mettere il non provare nient’altro che

niente?









Frida ha preso l’autobus dieci minuti prima, piuttosto che vedere Harry alla fermata.

Adesso ha le caviglie incrociate e la gonna della divisa che svolazza, e sta seduta sulle gradinate della scuola con lo sguardo perso, la bocca rigida.
Non sta fumando.
Niall le arriva davanti con un sorriso sulle labbra, i capelli arruffati e la camicia che salta un’asola.
“Voglio il suo numero” è la prima cosa che dice.
Frida sobbalza visibilmente, scuotendo la testa per riprendersi. Aggrotta le sopracciglia e lo guarda, poi sospira e si alza in piedi, arrivando alla sua altezza.
“Hai detto qualcosa?” gli domanda.
“Voglio il suo numero”
“Il numero di chi?”
Niall fa uno scalino, avvolgendo il braccio sulle spalle della ragazza per incitarla a camminare. Entrambi salutano un paio di persone di poco conto, poi entrano nel corridoio lungo trascinando i piedi sul pavimento blu.
“La tua amica – risponde quindi lui, senza perdere il sorriso – Voglio il suo numero”
Frida frena di scatto, spalancando gli occhi verdi. Evita accuratamente di rispondere alla ragazza che le ha consigliato vivamente di andare da una certa parte dopo averle bloccato la strada e sbatte le palpebre più volte, lo sguardo sconvolto ancora contro quello sereno di Niall.
“Scusa. Ripeti”
Il ragazzo scoppia a ridere, riprendendo a camminare.
“Ma dai! – esclama, quando lei è di nuovo al suo fianco – Non fare quella faccia da imbecille. È parecchio figa. Rosie, giusto?”
“Non è una faccia da imbecille – Frida scuote la testa e si sistema lo zaino sulle spalle, raggiungendo le scalinate che portano alla palestra del piano terra – è una vera e propria faccia angosciata! Tu non eri fidanzato felicemente con la tua Angelina?”
Niall non risponde subito, si limita a scendere gli gradini saltellando, con le punte delle Nike all’infuori e le gambe agili.
Poi si ferma davanti alla porta in legno dello spogliatoio dei ragazzi, rivolgendole un sorriso furbo.
Dice solo: “È proprio una bella giornata, vero? Ho una voglia assurda di picchiare qualcuno”








Rosie sta guardando fuori dalla finestra, durante l’ora di storia dell’arte. Tiene le mani impegnate con una matita, la bocca corrucciata e i capelli crespi a nasconderle il volto dal resto della classe.

Harry, accanto a lei, sta disegnando quello che sembra il ritratto stilizzato di una ragazza.
“Harry, ti hanno mai fatto un pompino?”
La sua mano affusolata si blocca di scatto, la punta della matita si spezza l’attimo dopo.
Lui chiude gli occhi un istante, respirando così forte che le sue spalle larghe s’irrigidiscono. Poi volta la testa lentamente nella direzione di Rosie, che lo sta guardando con curiosità, priva d’imbarazzo.
“Scusami?” scandisce a bassa voce, sperando di aver sentito male.
L’amica piega appena il capo e ripete con un tono quasi dolce, come se stesse parlando con un neonato: “Un pompino. Te l’hanno mai fatto?”
Harry apre la bocca, a corto di parole. A quel punto Rosie inarca le sopracciglia e fa un movimento allusivo – e imbarazzante – della lingua: “Sai, quella cosa dove…”
“Lo so che cos’è quello! – esclama sgomento Harry, lanciando un’occhiata al resto della classe, sperando che nessuno senta la conversazione – Ma non capisco come questo ti possa interessare”
“Oh, andiamo! Ovvio che m’interessa! – Rosie sorride e alza appena il tono della voce – Sei il mio migliore amico”
Harry sbuffa, scuotendo la testa esasperato.
“Il sesso vale di più per me…capito? Ci vuole sentimento” bofonchia dopo un po’, con le guance rosse.
Rosie annuisce e si morde un sorriso, iniziando a canticchiare un motivetto e bassa voce.
“Sai – riprende qualche minuto dopo, quando la campanella della seconda ora suona – Frida te lo farebbe, un pompino. Un pompino con del sentimento
Harry avvampa di colpo.
Non ribatte.








Alla seconda ora di educazione fisica, la classe è divisa in due squadre. Se Frida ha capito bene, deve semplicemente schivare le palle che gli avversari dall’altro campo le lanciano e cercare di colpirne altrettanto.

Nella sua squadra sono rimasti lei, Niall, Rachel e Nikol. Dall’altra parte, Edwin Mitchell continua a lanciare palloni come se fossero bolidi.
Non ha superato gli esami degli anni scorsi, deve avere almeno un paio di anni in più. Ha i capelli rasati, rossi, gli occhi chiari e le lentiggini sul volto pallido e mascolino. È un armadio a cui la maggior parte delle ragazze del liceo ha fatto una sega nei bagni.

Frida lo odia.
Niall si muove velocemente, schiva tutti i palloni senza perdere la concentrazione e ne lancia altri di diretti, precisi.
“Forza, Horan! – urla Edwin, facendo rimbombare la sua voce per la palestra praticamente vuota – Fatti beccare!”
Lancia una delle tre palle di plastica, così tanto forte che lo schiocco contro la coscia di Rachel Bugg fa accapponare la pelle anche a Frida, che fa immediatamente un passo indietro.
La ragazza colpita strilla un’imprecazione e stringe i pugni con le lacrime agli occhi.
“Mitchell! – esclama il signor Pawel, in piedi a gambe incrociate sulla riga bianca del campo – Piano! Non vogliamo morti”
“Testa di cazzo” grugnisce Niall, e Frida si volta a guardarlo, scoprendolo improvvisamente serio, rigido.
Il gioco riprende e lei si rifugia all’angolo del suo campo, innocua.
Quando anche Nikol viene presa al braccio, Niall si volta velocemente nella sua direzione: “Stai dietro di me e non cercare di prenderle al volo” dice.
“Come se già non lo sapessi” ribatte Frida.
Niall si è trasformato in una manciata di minuti. Adesso sembra agitato, nervoso, una bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro. Si muove coi pugni serrati e la mascella tesa, schiva i palloni con le gambe che tremano per qualcosa che assomiglia alla rabbia.
Frida, dietro di lui, ferma, è sul punto di chiedergli se sta bene, ma non appena apre bocca per dire qualcosa, la sua gamba destra inizia a bruciare in sincronia allo schiocco della palla che l’ha colpita.
Perde l’equilibrio per la velocità e la potenza del colpo, stordita.
L’attimo dopo, quando realizza che cosa sia successo e alza gli occhi, vede la figura di Niall Horan inginocchiata sul corpo di Edwin Mitchell che continua a tirare pugni contro un naso già inevitabilmente rotto con nocche già inevitabilmente spaccate.
Nocche di Niall, ovviamente.







Quella stessa sera, su Facebook, Frida dà il numero di Rosie ad un Niall appena tornato dall’ufficio del preside.

È l’inizio della fine, anche se ancora nessuno lo sa.









perdonate il ritardo, non ho tempo neanche di fermarmi a commentare!
spero che il capitolo vi sia piaciuto! mi farebbe tanto piacere sentire le vostre ipotesi sul comportarmento di niall, sono proprio curiosa!
un grazie a voi che seguite la storia!
a presto,
caterina















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Capitolo 5
*** 4 ***


 

capitolo quattro







Frida socchiude gli occhi per il freddo e per i brividi sulla schiena, che son due cose diverse. Picchietta le dita bianche sulla lana delle sue calze nere, leccandosi le labbra ogni trentadue secondi precisi.
La nebbia stamattina è fitta e rende impossibile qualsiasi avvistamento dell’autobus escluso dai venti metri attorno a lei, ma è presto e in strada non c’è nessuno.
Nessuno, a parte Harry.
Harry è seduto accanto a lei sulla panchina della fermata, lo sguardo fisso sull’asfalto e il cappotto pesante che gli copre la divisa scura che indossa. I suoi guanti lasciano scoperte le sue dita affusolate e ferme sulle ginocchia spigolose.
Frida rabbrividisce ancora.
Non si sono ancora scambiati una parola, neanche un buongiorno o un ‘testa di cazzo’.
C’è imbarazzo, adesso. Un silenzio pesante che lascia Frida completamente a corto di qualsiasi frecciatina. Continua a picchiettare nervosa la sua mano contro la gamba, sperando con tutto il suo cuore che Rosie arrivi presto.
Ad un certo punto, Harry allunga le dita verso le sue, chiudendo la sua mano con uno scatto quasi rabbioso. Entrambi sobbalzano, guardandosi a vicenda.
Lui allenta la presa, lei smette di rabbrividire.
“Si può sapere che cazzo hai fatto?”
Harry toglie la mano dalla sua gamba e tutti e due fissano la figura ansimante di Rosie, in piedi davanti a loro con lo zaino che pende da una spalla e i capelli spettinati dal vento freddo.
Frida avvampa di colpo come una ragazzina e si schiarisce la voce: “Spiegati meglio” mormora.
La bionda alza gli occhi al cielo e le porge il proprio telefono, aperto su una conversazione con il contato “Non Rispondere”.
“Perché gli hai dato il mio numero?” chiede, sempre più arrabbiata.
Frida non capisce inizialmente, aggrotta le sopracciglia e inizia a scorrere la conversazione. Poi, quando intercetta il primo errore di battitura, scoppia a ridere e le restituisce il telefono.
“Perché no? – ribatte, scrollando le spalle – Lo voleva a tutti i costi e gliel’ho dato. Dopo quello che ha fatto ieri, mi sembrava il minimo”
Rosie sospira e si appoggia al vetro della fermata, incrociando le caviglie: “È un idiota, ed è pure fidanzato. Continuava a fare battutine sul mio nome e a chiedermi di sposarlo”

“Oh, andiamo! È simpatico” lo difende Frida, sorridendo.
Rosie scuote la testa senza replicare, poi tutti e tre aspettano in silenzio l’autobus di Frida, che arriva qualche minuto più tardi.
“Dì a Niall Horan di cancellare il mio numero” è l’ultima cosa che le dice Rosie, prima che le porte del mezzo si chiudano e lei scoppi a ridere forte.
 
 
 



Il corso di chimica è gestito dal signor Rodríguez, un affascinante uomo di quarant’anni dalla pelle scura e gli occhi verdi, scintillanti. Porta sempre camicie a scacchi arrotolate sulle braccia muscolose, pantaloni stretti e i capelli tirati indietro da chili di gel economico.

L’aula è divisa in quattro grandi banconi da lavoro, le luci al neon sono accese e la classe, stranamente, presta attenzione alla lezione. Frida sa che è il signor Rodríguez a causare questo effetto.
Con la coda dell’occhio osserva i movimenti di Niall, seduto accanto a lei sullo sgabello. Tiene i gomiti appoggiati sul bancone e l’espressione concentrata sulle parole del professore, che alla lavagna continua a scrivere formule su formule. I capelli biondi sono scompigliati, il volto è pallido, le guance più rosse del solito. Si sta mangiucchiando distrattamente l’unghia del pollice e ha le sopracciglia aggrottate.

“Ecco fatto – il signor Rodríguez posa il pennarello blu sulla cattedra, voltandosi verso la classe con un sorriso perfetto – Ora provate voi. Fate delle coppie e cercate di non far esplodere la scuola”
A quel punto, Niall si volta verso Frida, di riflesso. Le sorride calorosamente e “Andiamo, dimmi cosa ti ha detto” le dice.
Frida si sposta i capelli dal volto e afferra la maschera trasparente sul bancone davanti a lei, mettendosela sugli occhi: “Ha detto che devi smettere di scriverle e che sei un idiota” risponde quindi.
Niall fa lo stesso e poi scoppia a ridere ad alta voce, scuotendo la testa: “Ah, Rosie! – sospira, mentre l’amica riempie la loro beuta con un liquido azzurro – Ha proprio un bel culo, sai? E anche una bella bocca”
“Ma Angelina?” chiede Frida senza guardarlo. Ruba dalla postazione di Ronnie Grey una provetta piena di acqua e la butta tutta nella beuta. Niall la guarda con un sopracciglio inarcato, scrollando le spalle: “Angelina cosa?”
“Come cosa, Niall? State ancora insieme?”
“Certo! – esclama – Non la sto mica tradendo, infatti! Non ho chiesto seriamente a Rosie di sposarmi, anzi. Solo ha un bel culo, non ci trovo nulla di sbagliato”
Frida gli lancia una breve occhiata, poi ritorna con lo sguardo fisso sul lavoro che sta compiendo.
“L’hai mai fatto?” mormora, dopo un po’.
“Cosa?”
“Tradirla. Hai mai tradito Angelina?”
Niall ridacchia, irrigidendo la spalle: “Vuoi scherzare? Assolutamente no. Non sono il tipo e in più, te l’ho detto, con lei sto bene”
Frida si lecca le labbra, reprimendo l’istinto di ricordargli le sue esatte parole. Scopiamo e ci amiamo.
“Ma allora perché…?” borbotta però, senza concludere la frase.
Niall capisce lo stesso, perché le circonda le spalle con un braccio, facendole perdere l’equilibrio sulla provetta vuota che ha ancora in mano. Le bacia una tempia e ridacchia: “Mi sto solo divertendo un po’, Frida – le dice, affettuosamente – Non sto facendo assolutamente nulla di sbagliato”
La mora sbuffa ma è contenta, rimette a posto tutto il materiale che ha usato e controlla la miscela dentro la beuta.
“Quindi – ricapitola, lanciandogli uno sguardo malizioso – visto che non stai facendo assolutamente nulla di sbagliato, Angelina non si dovrebbe arrabbiare se, per esempio, lo venisse a scoprire, giusto?”
Il sorriso sulle labbra di Niall scompare l’istante dopo, sostituito repentinamente da un’espressione di puro panico.
Frida scoppia a ridere e alza una mano, richiamando l’attenzione del professore.
“Era esattamente la risposta che mi aspettavo”
 
 

Da: Non Rispondere
Me lo dai un bacio quando mi vedi?
 
 
 
 
All’uscita della Saint Patrick, Frida intercetta la divisa bianca e nera di Rosie che spicca tra il cortile. È sola e sta fumando una sigaretta.
“Non c’è Harry?” è la prima cosa che le dice, raggiungendola accanto al cancello d’ingresso.
La bionda le lancia uno sguardo d’astio, spegnendo la cicca sotto la suola delle sue scarpe: “Ciao, eh! Fa piacere anche a me vederti!”
Frida scuote la testa e si lecca le labbra: “Sì, hai ragione, scusami. Come stai?”
Rosie però non le risponde, perché sta fissando un punto dietro le sue spalle, attentamente.
“Cos- che c’è?”
Frida si gira a sua volta, con le sopracciglia aggrottate.
Al centro del cortile della scuola, Niall sta stringendo forte una ragazzina bassa, bionda. Lei gli stringe forte il collo, i piedi sulle punte e la divisa uguale a quella di Rosie, di qualche misura più piccola. Ha i capelli lunghi, lucenti sulla schiena magra. Niall la tiene per i fianchi stretti, lanciando occhiate divertite al resto delle persone presenti che si gustano la scena, poi le bacia la fronte e si stacca da lei.
“Quella è Angelina?” domanda Frida, senza staccare gli occhi dalla coppia.
“In venti chili bagnati? Sì, è proprio lei” conferma Rosie, con l’ironia che trapela dalla sua voce profonda.
Angelina si china in quel momento per riprendere la sua borsa, caduta a terra probabilmente per la foga del momento, e Frida riesce finalmente a guardarle il volto. Ha gli occhi piccoli, quasi grigi, i lineamenti da bambina e la bocca carnosa. Il trucco è leggero, essenziale, la pelle è chiara e priva d’imperfezioni, il fisico è piccolo e proporzionato, piatto.
“Cazzo – impreca Frida, con uno sbuffo – è bellissima”
Niall prende la mano ad Angelina, camminando verso l’uscita. Passano davanti alle due ragazze, lui sorride impacciatamente a Frida e poi a Rosie, che non ricambia.
Si morde le labbra per evitare di chiedere: “Lo vuoi ancora il bacio?” e si affretta ad accendersi un’altra sigaretta.
In silenzio.
 
 
 
 
Da: Non Rispondere
Quando ci sposiamo?
A: Non Rispondere
I ragazzi impegnati non mi piacciono ;)
Da: Non Rispondere
Ma io sono solo tuo. Adoro il tuo culo, sai? Ci sposiamo? E il mio bacio?















hello!
chiedo scusa per il piccolo ritardo nell'aggiornare, ma purtroppo anche durante le vacanze di pasqua - che spero vi siano andate bene - ho avuto parecchio da fare!
anyway, eccomi qui!
spero che il capitolo vi sia piaciuto, è un capitolo importante perché finalmente viene fuori il personaggio di angelina (vi lascio una sua immagine sotto). e, insomma, lei e niall sono ancora felicemente fidanzati, vero? e allora come lo spiegate il comportamento di lui nei confronti di rosie?
so che può sembrare una storia totalmente inverosimile, però, come ho già detto sul mio profilo facebook, questa fan fiction si rifà totalmente - e, aggiungerei, disgraziatamente - alla realtà, perciò io fondalmentalmente non faccio nulla di più! credetemi quando vi dico che io per prima rimango basita - nonostante l'evoluzione della storia che non vedo l'ora di scrivere!! - dal comportamento del vero 'niall'.
btw, spero seriamente che il capitolo non vi abbia fatto troppo schifo e che, in generale, la storia continui a piacervi!
riguardo ai giorni degli aggiornamenti, come avrete potuto vedere non ho un giorno fisso della settimana, diciamo che tendo dai 5 ai 7 giorni, ma ho un sacco di cose da fare e scrivere mi risulta sempre più difficile! però non vi preoccupate che aggiorno, perciò non chiedetemi ovunque quando aggiornerò ahaha perché lo faccio, voi contate 5 giorni dall'ultimo capitolo e saprete che da lì a poco arriverà IFHY :)
e dopo questo immenso papiro, vi ringrazio di cuore per il supporto, vi auguro un buon rientro a scuola per chi ancora ci va e vi mando un bacio!
a presto (e fatemi sapere!),
caterina







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Capitolo 6
*** 5 ***





capitolo cinque







Frida è vegetariana dall’età di dodici anni, ma, diversamente da quello che pensano i suoi insegnanti, non è stupida. È semplicemente attenta a quello che vuole lei, sempre esuberante e sorridente, con una parlantina il più delle volte stancante e con una sessantina di richieste d’amicizia in sospeso su Facebook.
E, non essendo stupida, a Frida basta una fugace occhiata a Niall per capire che c’è qualcosa che non funziona.
Il ragazzo tiene il capo appoggiato contro il banco dell’aula d’inglese, gli occhi chiusi e i pugni stretti nelle sue ciocche biondicce.
Frida entra in classe con le sopracciglia già aggrottate e l’attenzione delle sue compagne sembra tutta rivolta verso Niall. Parlano, sussurrano nelle orecchie delle altre, sbuffano, ridacchiano.
“Cos’è successo?” chiede Frida a Gina Willis, seduta sulla cattedra. Ha un sacco di lentiggini e i capelli rossi, la corporatura robusta e l’apparecchio ai denti storti, ma ha dei bellissimi occhi verdi.
“Non lo so, è entrato così” scrolla le spalle e torna a parlare con Margareth Corviero.
Frida si sente tanto una mamma, mentre squadra con delle occhiate fulminanti le sue compagne che continuano a spettegolare su Niall. Le danno fastidio e non fanno altro che aumentare il malumore del ragazzo, ne è convinta.
Lo raggiunge lentamente, come per osservarlo meglio, poi quando è davanti a lui stringe la cinghia del suo zaino, leccandosi le labbra.
“Facciamo un giro?”
Niall non si premura neanche di aprire gli occhi mentre fa scorrere la sedia sopra la moquette blu dell’aula e si alza in piedi. Poi li spalanca, sospira rumorosamente e pare esausto: “Andiamo” sibila, poi esce dall’aula prendendo il suo zaino ancora chiuso.
E Frida, nonostante tutto, è quasi contenta perché è arrivata a quel punto dove lei tiene a lui e lui si fida di lei. Così sfoggia un sorriso vittorioso alle sue compagne di classe, senza pensarci due volte.
Bastarde.
 
 
 
 




C’è il vento, sugli spalti del campo da calcio.
“Quindi…”
“Ho troppi casini in testa, Frida. Non so più cosa cazzo fare. Non ne esco”
“Del tipo?”
C’è la sigaretta di Frida dal pacchetto di Niall che si sta consumando tra le sue dita.
“Andiamo, Frida. Hai visto la gente con cui giro? Zayn? Louis? L’occhio nero di Liam, l’hai visto?”
“Non capisco di cosa tu stia parlando. Vai al punto”
Ci sono i talloni delle mani di Niall che sono piantate contro i suoi occhi chiari e la sua pelle chiara che contro il vento si arrossa ancora di più.
“Il punto è che siamo delle teste di cazzo, siamo dei coglioni, dei drogati. Chiamaci come vuoi”
“E quindi? Non siete gli unici che si fanno le canne! È solo questo il problema? Sai quanta gen…”
“Io sniffo, Frida”
C’è la sigaretta di Frida che rotola sul gradone più basso, lei che chiude appena gli occhi e la sua gola secca.
“Oh”
“Già”
Niall sospira pesantemente, appoggiandosi coi gomiti al cemento dietro di lui, china la testa per passarsi le dita tra i capelli e guarda il campo vuoto davanti a sé. Frida gli è seduta accanto, con le gambe incrociate e la faccia ricoperta dai capelli che non stanno fermi, il cielo è grigio e forse pioverà.
“Ieri ho litigato con il compagno di mia madre. Cazzo, dovevi vederla – mormora lui, con la voce stanca – ci siamo presi a pugni, ma lui è un figlio di puttana e non è riuscito a farmi nulla. Poi mia madre l’ha cacciato di casa ed io sono uscito dalla finestra. Sono tornato verso le due e lei dormiva contro la porta chiusa della mia camera”
E ci sono anche i brividi sulle schiena di Frida che non c’entrano col freddo ma con le parole. E questo lato della vita di Niall è un lato che lei non conosceva e che non avrebbe mai immaginato. È straziante perché sembra una puntata di Criminal Minds e invece è tutto vero, reale, e lei stessa lo può toccare sfiorando le spalle magre del suo amico. Fa male perché ha sempre visto Niall come quello indistruttibile e adesso sembra sabbia che col vento che c’è viene spazzata via davanti a suoi occhi.
“Perché avete discusso?” gli domanda, mordendosi le labbra subito dopo.
Niall si accende una sigaretta velocemente, poi risponde.
“Quello stronzo stava parlando di me con mia madre. Diceva cose come ‘Non combina mai niente di buono’ oppure ‘Frequenta brutti giri’, poi ha iniziato a parlare della scuola e del mio rendimento scolastico, di quanto mi farebbe bene il riformatorio e del fatto che con la storia della rissa con quello sfigato di Mitchell mi sono giocato l’anno. Edwin ha sporto denuncia sai? – si volta a guardarla e accenna un sorriso rabbioso – Figlio di puttana… I miei amici lo vogliono pestare, così magari capisce meglio che non deve fare il furbo. Ad ogni modo, mi sono incazzato tantissimo perché odio quando mia madre e il suo compagno parlano di me. Gliel’ho detto, lui ha alzato la voce come se fosse mio padre e io l’ho spinto, lui mi ha spinto e beh, il resto si capisce. Credo di avergli rotto il naso”
Nonostante tutto, a Frida viene da sorridere. Si allunga verso di lui, scompigliandogli i capelli: “Ma ti piace proprio, rompere il naso alle persone?” gli domanda.
Niall scoppia a ridere di gusto, e nei suoi occhi non si scorge più quel vuoto apatico come quando parlava. Sono di nuovo luminosi, sereni, forse ancora arrabbiati ma Frida s’accontenta lo stesso.
Lui l’abbraccia con entrambe le braccia e entrambi finiscono sdraiati sul gradone, a guardare il cielo plumbeo, stretti.
 
 
 
 
 


Rosie va a correre tre volte a settimana nelle settimane che vuole lei.
Quelle parecchio tristi e deprimenti come questa settimana.
Fa il giro di quattro isolati, poi attraversa il Weed Park e finisce davanti al negozio dell’usato che c’è prima di Tesco. Quando è parecchio stanca, ruba una bottiglietta di acqua – la cassiera di Tesco è una compagna di Frida e non bisogna mai mettersi contro Frida – e prende il 105, scendendo qualche fermata prima di casa sua.
Oggi però non piove e il vento si è placato, non fa ancora buio e lei ha voglia di camminare ascoltando tutto il cd dei The Neighbourhood.
Ci ha messo meno di due ore per arrivare da Tesco e sta tornando indietro, ha già superato il Weed e gli uffici postali. Le rimangono solo tre isolati o poco più.
Cammina orgogliosamente accanto alle macchine parcheggiate sul marciapiede, lo sguardo fiero e le gambe agili. Ai piedi, le sue Nike fluorescenti che Harry ha definito pessime la fanno sentire anche più alta e atletica.
Si guarda intorno, osservando con indifferenza le casette piccole e tutte ammassate del quartiere, in mattoni qualche volta dipinti dei più svariati colori.
Si ferma di scatto nel momento in cui, da una di queste case, è la figura di Niall Horan quella che esce. Il ragazzo ha una felpa blu col cappuccio alzato e un paio di pantaloni pesanti della tuta, con delle Nike ai piedi parecchio rovinate. Esce dal vialetto costeggiato da un giardinetto piccolo e curato e fa per infilarsi le cuffie nelle orecchie, quando Rosie si sfila le sue e dice: “Ah, quindi è questo quello che fai quando tua moglie esce di casa?”
E non è per niente divertente, se ci si pensa. Anzi, è imbarazzante. Si morde subito le labbra e si maledice per non essere stata zitta.
Il ragazzo, adesso davanti a lei, alza la testa di scatto, e la sua espressione si trasforma subito. Le sorride apertamente e rimette l’iPod dentro la tasca della felpa.
“Amore, ti posso spiegare…Non è come pensi, giuro” sta al gioco, e Rosie sorride ampiamente per non dargli la soddisfazione di vederla ridere.
“Inventati le scuse per gli avvocati. E sappi che voglio almeno mille sterline di alimenti”
Niall invece scoppia a ridere rumorosamente, chiudendo addirittura gli occhi.
La sua risata è un miscuglio di suoni. C’è un sospiro iniziale, poi un riso aperto, che coinvolge e imbarazza allo stesso tempo e che si spegne lentamente con piccoli singhiozzi.
“Che ci fai qui?” le domanda a quel punto.
Rosie scrolla le spalle: “La stessa cosa che fai tu, immagino” risponde, lanciando un’occhiata al suo abbigliamento.
Niall annuisce e le fa segno di raggiungerlo. Iniziano a camminare vicini, non troppo.
“Hai già finito?” le chiede, con un sorriso.
“Già – conferma la ragazza – Sto tornando a casa. Abito a qualche isolato di distanza”
“Perfetto, allora. Ti accompagno”
Le loro mani si sfiorano mentre parlano del più e del meno, Rosie ritrae le dita ogni volta che sente di star andando troppo oltre.
Sono sensazioni strane quelle che sente. Non ha mai avuto un fidanzato, ha avuto delle storie con dei ragazzi che sono durate tre settimane o una notte intera, ha avuto letti in cui fare sesso e poi dormire schiena contro schiena e ha avuto angoli bui dove toccare e lasciarsi toccare.
Questo però è strano, perché è diverso e nuovo. Perché c’è luce e Niall la sfiora involontariamente e basta, perché entrambi ridono e raccontano, chi più e chi meno.
Quando arrivano davanti a casa di Rosie, Niall sorride ancora. Ha le guance rosse, i denti bianchi e gli occhi blu, vispi.
Lei è ancora leggermente sudata, coi vestiti da mettere in lavatrice e la voglia di farsi una doccia e restare ancora con lui.
Quando il ragazzo si china leggermente verso di lei, Rosie spalanca gli occhi e gli mette una mano sulla bocca, bloccandolo malamente.
“Scherzi, vero?” gli domanda, incredula.
Niall ride contro il suo palmo, poi si tira indietro e la guarda, scrollando le spalle: “Ci stava” si giustifica.
“Sei fidanzato”
“Non pensare ad Angelina –  mormora lui indifferente e le lascia un bacio sulla guancia – Ci vediamo in giro”
“Come ti pare”
E non c’è bisogno di dire a qualcuno che lei non ha smesso di sorridere sotto la doccia o a cena. Non c’è bisogno neanche di far sapere in giro che è stata bene.
‘Che sì, è stata bene.









con l'intera discografia di drake come sottofondo, vi dico haaaaaola
dunque, questo capitolo è il primo capitolo che io posso definire importante perché si vengono a sapere un sacco di cose riguardo niall! ho cercato per mari e monti altri termini per sostituire il banale "sniffare", ma non credo che esista il rispettivo "stendere" inglese. btw mi informerò, anche perché sarà un tema che da adesso in poi sarà frequente in questa storia.
ho aspettato un po' prima di pubblicare perché, detto sinceramente, mi aspettavo qualche parere in più ahaha mi ricordo ai tempi di no church quando mi facevate sapere tutto per recensione o anche solo su ask e okay, magari io sono una nostalgica, però. boh, mi ""mancano"" quei tempi! ahah non lo so cosa io abbia fatto, ma mi sembra di avere lettrici parecchio più fredde e distaccate e volevo sapere il perché!
ad ogni modo, grazie di cuore a tutte, siete preziose.
aspetto i vostri pareri ovunque ahah perché sono curiosa di sapere se l'evolversi di questa storia è ciò che vi aspettavate o meno!
ho pubblicato una os l'altro giorno, nel caso non sappiate cosa fare qui c'é il link: Vorrei portarti via
a presto,
caterina







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Capitolo 7
*** 6 ***





capitolo sei




Da: Non rispondere

Aspetto ancora un bacio.

 

 

“Perché sorridi?”
Rosie alza la testa di scatto, il telefono tra le mani e lo sguardo indagatore di Harry davanti a lei. Sono appena scesi dell’autobus e si sente la prima campanella d’avvertimento dall’altra parte della strada.
Il Merry Hill è un’enorme palazzo dell’ottocento, con delle scale imponenti all’ingresso e le decorazioni georgiane, le finestre leggere e bianche e un enorme giardino interno circondato dalla scuola.
La ragazza mette via il proprio cellulare senza rispondere, riponendolo nella tasca del suo blazer scuro.
“Niall Horan è un cretino” dice soltanto, riprendendo a camminare.
“Ti scrive ancora?” domanda Harry affiancandola, un po’ scocciato.
Rosie saluta qualche sua compagna di corso con un sorriso un po’ tirato e sale gli scalini dell’ingresso con lo zaino pieno e le calze di lana sopra al ginocchio.
“Già. Non ha ancora capito che con me non attacca”
Il piano terra della scuola è tappezzato di quadri raffiguranti i primi presidi e finestre che s’affacciano sul cortine interno, al centro del quale c’è un pozzo inagibile da anni. Quando Rosie l’ha saputo ha commentato con uno svogliato “Neanche la soddisfazione di suicidarsi come si deve”, tremendamente seria.
I due camminano lentamente, facendosi largo tra i ragazzini del primo anno che ripassano la lezione a memoria o che parlano dei più grandi con gli occhi sgranati.
Il pavimento è lucido, di un marmo chiaro, perfettamente pulito dall’inserviente, Marcus, che ha origini latine e una pancia prosperosa, oltre che un sorriso coperto da dei folti baffi brizzolati. A Rosie sta simpatico, specie quando la fa fumare nel bagno dell’ultimo piano.
“Che imbecille – riprende a parlare Harry, quando salgono le scale per l’aula di matematica – è pure fidanzato”
Nel suo tono c’è una punta di rabbia e Rosie sorride appena perché la protettività di Harry nei suoi confronti e in quelli di Frida lo ha sempre messo a disagio, facendolo diventare parecchio suscettibile e nervoso. Ad Harry non sono mai piaciuti i ragazzi che le sue due migliori amiche hanno frequentato; troppo alti, troppo biondi, troppo sorridenti o troppo stupidi.
Una volta raggiunto il primo piano, Rosie alza lo sguardo verso la finestra, individuando Angelina Thomas seduta sul davanzale, la gonna perfettamente piegata sulle gambe magre e accavallate e i capelli biondi e lucenti spostati su una spalla esile, lasciando così scoperta la curva del collo elegante.
Sta ridendo con alcune sue amiche in piedi davanti a lei, emanando quasi una luce angelina che Rosie sicuramente definirebbe verginale.
Ride dei suoi stessi pensieri, tirando fuori di nuovo il telefono dalla tasca ed entrando in classe con Harry dietro di sé.
Non importa se i capelli di Angelina Thomas sono più belli e se i suoi occhi sono più azzurri. È semplicemente una bambina innamorata del ragazzo cattivo, un cliché di merda che fa solo venire il voltastomaco. Nulla di più.
 

 

 

Da: Non Rispondere
Vai a correre anche oggi, tesoro?

 A: Non Rispondere
Sì. E non chiamarmi tesoro!

 Da: Non Rispondere
Allora passa da casa mia alle quattro, andiamo insieme. Tanto lo so che lo adori. E che adori me.

 

 

 

Rosie arriva davanti a casa Horan che sono le sei e ventiquattro. Il ragazzo è seduto sul muretto in mattoni, le gambe a penzoloni e le mani infreddolite.
Lei indossa un paio di leggings scuri, una maglietta blu sotto la felpa azzurra e le Nike fluorescenti che spiccano sull’atmosfera grigia dell’Inghilterra.
Niall invece porta un paio di pantaloncini corti da basket, una maglietta termica e delle scarpe rovinate sulle punte. Quando la vede le sorride a denti scoperti, scendendo e raggiungendola.
“Stavo pensando che mi avessi dato buca” è la prima cosa che le dice.
“Avrei dovuto farlo” commenta Rosie, ma sorride lo stesso.
Iniziano a camminare vicini, coi gomiti che si sfiorano – ancora -.
“Arriviamo al Weed e poi facciamo come si deve, okay?” domanda Rosie, pratica.
“Al che?” Niall spalanca gli occhi, ridendo.
“Al Weed. Chiamiamo così Elisabeth Park
“Perché?”
“Prima ad indovinare”
Il ragazzo la osserva per diversi secondi, con un sorriso sghembo sul volto, un misto tra il meravigliato e qualcos’altro. Ha gli occhi azzurri, blu, con delle sfumature gialle e verdi, le pupille piccole e le ciglia chiare.
Rosie distoglie lo sguardo quando si accorge di essersi fermata a fissarlo e di essere avvampata. Troppo intimo.
Si schiarisce la voce e riprende a camminare. Lo stesso fa lui, che adesso sogghigna.
“Fumi erba?” le chiede, collegando le cose.
“Non si vede?” dice lei di rimando, alzando un sopracciglio.
“Nah. Non proprio. Insomma, vai alla Merry Hill, quelli come voi non lo fanno”
Quell’affermazione la irrita leggermente, ma cerca comunque di non farlo vedere. Si lecca le labbra e dice: “Si vede che non mi conosci”
Come risposta, Niall ride a bocca aperta e allunga un braccio per circondarle le spalle e tirarla verso di lui. Rosie sbatte fianco contro fianco e il ragazzo le bacia una tempia coperta dai capelli biondi.
Lei inizia a pensare che, in fondo, stare appena più vicini non è così male. Niall è sicuro nei movimenti, un po’ troppo espansivo ma comunque attento, non le fa male e non la stringe troppo. Rosie non fa mai il primo passo e mai lo abbraccerebbe di sua spontanea volontà, ma se lui è felice di farlo, beh, allora…
Ciò che la irrigidire di scatto è ciò che pensa dopo, ciò che è reale, concreto.
Niall è fidanzato e le attenzioni che rivolge a lei sono le stesse che rivolge ad un’altra persona, un’altra ragazza. E questo la fa arrabbiare, anche se non lo dice.
Si libera, piuttosto, dalla presa del ragazzo, iniziando a correre.
“Tieni il passo se ci riesci” gli dice, voltandosi leggermente per farsi sentire.
Niall ride e la raggiunge.

 

 

 

 

Il respiro leggero di Frida è in netto contrasto con gli sbuffi quasi ansanti di Harry.
Lui è fermo sull’altalena, gli anfibi impiantati sul terriccio e lo sguardo perso tra i pochi fili d’erba, lei invece con le gambe si dà delle piccole spinte, oscillando leggermente avanti e indietro, la tempia incollata alla catena di metallo e gli occhi chiusi.
Sono nel piccolo parco davanti a casa di Harry, mentre le loro madri – migliori amiche dal liceo – prendono il rigoroso tea delle cinque del giovedì.
Il cielo è plumbeo, con il vento che soffia a scatti più e meno potenti. Non c’è nessuno, e Frida inizia a sentirsi a disagio.
Lei è una ragazza spigliata, sempre solare, con una parola – buona o sbagliata che sia – per tutti e con una voglia tremenda di conoscere persone. Ma Harry è la sua eccezione e questo, adesso, sta diventando difficile da gestire.
Così prende un respiro profondo e apre gli occhi, voltando appena il capo verso il ragazzo, che ha l’espressione dura e tesa.
“Avevamo detto di fare finta di niente…”
“No, Frida. Tu avevi detto di fare finta di niente”
“Tu però eri d’accordo”
“Certo”
C’è una sorta di sarcasmo mal celato nella voce di Harry. Il ragazzo respira con le narici allargate e tira su col naso, infreddolito. Si lecca le labbra secche e sbuffa.
Allora Frida alza gli occhi al cielo e stringe tra le mani la catena di metallo: “Perché devi comportarti così? – domanda, esasperata – Sei sempre così incazzato con me! Non combino mai nulla di buono, mai niente che ti vada bene, ma si può sapere cosa ho fatto di così sbagliato?”
Harry si alza di scatto, passandosi una mano tra i capelli spettinati. Respira più velocemente e sembra arrabbiato quando la fissa negli occhi.
“Tu non…tu non puoi pretendere che io faccia finta di… - chiude gli occhi e cerca di controllarsi e controllare la voce. Stringe i pugni e sospira, poi alza le palpebre e sembra un’altra persona – Va bene. Hai ragione. A volte mi dimentico con chi ho a che fare”
“Che cosa vuol dire?” mormora Frida, piano.
“Abbiamo due modi diversi di interpretare quello che è successo tra di noi. Per te è stato solo sesso, è più che evidente”
E c’è una cattiveria che la fa tremare da capo a piedi, in quelle parole. A Frida salgono i brividi e le lacrime per la rabbia e l’umiliazione.
Non è così che doveva andare. ‘Che c’è stato tutto, quella notte, tranne che solo sesso.
(Mani fuse, gambe intrecciate, capelli solleticanti, bocche calde e sussurri lenti come i movimenti delle ossa dei loro fianchi)
“Sei uno stronzo” sibila, alzandosi in piedi e camminando velocemente fuori dal parco.

 

 

Da: Non Rispondere
Te lo giuro. Hai il culo più bello di tutto il mondo.





 





buon pomeriggio!
sono così contenta delle recensioni nel capitolo precedente che ho cercato di fare il prima possibile stavolta (con scarsi risultati ma ehi!, l'importante è provarci)
questo capitolo è dedicato alle fans della coppia frida/harry, so che siete parecchie e spero che con questa rivelazione possiate capire un po' meglio il rapporto che c'è tra di loro.
sono stata davvero ma davvero contenta di avervi trovate così in tante, nel capitolo precedente. insomma, so che i numeri non sono importanti, ma sentire le diverse opinioni è sempre gratificante per chi scrive!
dal prossimo capitolo partirà un'altra parte della storia, che francamente sono molto curiosa di farvi leggere perché sarà decisiva, e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
ah, non pensiate che non legga le recensioni: purtroppo siamo agli sgoccioli con la scuola e ho un sacco di problemi da risolvere a livello emotivo e non, quindi è per questo che ritardo con il rispondervi. domani però risponderò a tutto, promesso!
spero che siate così numerose anche stavolta, grazie di cuore per tutto!
a presto,
caterina




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Capitolo 8
*** 7 ***




capitolo sette





Frida picchietta contro la mano di Niall, emettendo un verso di protesta.
“Mi hai portato in un fast-food e io sono vegetariana, lasciami mangiare la patatine per lo meno!”
Il ragazzo seduto di fronte a lei sorride pimpante, lo snapback blu girato e i gomiti sul tavolo. “Hai ragione – dice – Scusami”
Hanno entrambi saltato le lezioni del pomeriggio, quel venerdì, e ora stanno mangiando in uno dei tavoli fuori dal ristorante, mentre il sole leggero batte contro l’asfalto del centro.
Niall poi socchiude appena gli occhi e fissa quella che ormai è diventata a pieni effetti la sua migliore amica. Aggrotta le sopracciglia e la osserva mentre mangiucchia una patatina distrattamente, guardando il proprio vassoio con disinteresse.
Non è sicuramente un comportamento che ti aspetteresti da una come Frida, sempre  allegra e mai arrabbiata.
Così, “Che ti succede?” le chiede, curioso.
Lei scrolla le spalle, respirando rumorosamente.
“Frida. – riprova allora il ragazzo, con più insistenza – Davvero. Cos’hai?”
Frida allontana con un gesto secco il proprio vassoio, facendo vibrare il bordo del suo bicchiere di green tea al mango. Emette un verso di impotenza e “Harry Styles, ecco cos’ho!” esclama, quasi con rabbia.
Niall sembra veramente confuso, tiene le sopracciglia chiare aggrottate e la bocca corrucciata. Qualche istante dopo inclina appena la testa: “Devo picchiarlo?” mormora, piano.
Nonostante tutto, a Frida viene a ridere. Si stringe nelle spalle e lo guarda con gli occhi lucidi, come un tacito ringraziamento. Anche Niall sorride e ha capito tutto.

 

 

 


Il pick-up di Harry sa di fumo, benzina e profumo maschile.
Lui guida in silenzio, con una mano sul cambio e l’altra impiantata sul volante, mentre Rosie accanto a lui tiene il telefono tra le dita come se fosse la cosa più preziosa del mondo, sorridendo di tanto in tanto. Frida invece canticchia a bassa voce la canzone che stanno trasmettendo in radio, mordendosi le labbra di tanto in tanto.
È venerdì sera e gli amici degli amici di una compagnia di corso di Frida hanno organizzato una festa a casa di un altro loro amico, chiamando praticamente tutti gli adolescenti di Bampton che hanno superato i 16 anni.
All’ultimo sorrisino di Rosie, Harry alza gli occhi al cielo e rallenta appena. “Si può sapere con chi stai parlando?” le domanda spazientito, indicando con un cenno della testa il telefono.
“Jonathan Gallagher” risponde l’amica, pratica.
Frida si volta di scatto nella sua direzione: “Non era Niall?” chiede, con gli occhi appena spalancati.
Rosie la guarda a sua volta, aggrottando le sopracciglia. “No? – mormora – Perché dovrebbe, scusa?”
“Perché, beh…niente, lascia perdere”
La bionda ridacchia, sistemandosi una ciocca dietro all’orecchio. “Horan non mi piace, Frida – spiega, come se stesse parlando con una bambina – Potrebbe mai piacermi uno che fa così essendo, a detta di tutti, felicemente fidanzato con un’altra? E poi nemmeno io piaccio a lui, è tutta una cosa fisica. Si diverte e basta e io glielo lascio fare”
Harry sbuffa, Frida non capisce. Del resto, vallo a spiegare a chi ama – e ama forte – che si sta bene anche senza provarci.
Il ragazzo alza il volume della radio, e nessuno parla fino all’arrivo.

 

 

 

 

Jonathan Gallagher ha le spalle ben piazzate e un tatuaggio che sbuca dalle maniche tirate fino ai gomiti del suo maglione pesante. Ha gli occhi sottili e scuri, il naso lungo e la faccia spigolosa, i capelli chiari e ricci. È appoggiato allo stipite della cucina della casa in cui si sta svolgendo la festa, con le braccia incrociate e la testa china verso quella di Rosie, per ascoltare e farsi sentire.
Lei tiene le gambe leggermente divaricate e indossa un top scollato e un paio di jeans chiari, il trucco pesante e il suo solito sorriso malizioso che riserva a tutti i ragazzi che la vogliono.
Quando lui le chiede di andare a ballare, sfiorandole il braccio, Rosie annuisce e gli stringe il polso, facendosi guidare verso il salotto ben arredato e spazioso, dove già parecchie persone ballano, bevono e fumano.
Lui subito la stringe forte, passando le mani sui suoi fianchi magri, mentre lei appoggia il mento oltre la sua spalla e ridacchia al suo orecchio.
Si sono conosciuti tramite amici in comuni fuori da scuola, poi lui l’ha seguita su Instagram e l’ha aggiunta su Facebook e tra poco si baceranno.
Qualche minuto più tardi, quando la musica si fa più forte e il tappeto sotto di loro diventa fastidioso, Rosie intercetta un paio di occhi azzurri e divertiti, davanti a lei.
Niall balla stringendo Angelina con affetto, tenendole le mani attorno alla vita piccola mentre lei ha le braccia dietro il suo collo. Lei indossa un vestito rosa pallido che le arriva sopra al ginocchio, non troppo attillato, mentre i capelli lunghi e biondi sono legati in una treccia elegante.
Il ragazzo ha gli occhi fissi su Rosie e continua a sorriderle, divertito. Anche lei adesso ghigna e lancia un’occhiata alla figura di Angelina per fargli capire, lui fa lo stesso con quella di Jonathan, poi alza un mano e quindi il pollice, come per darle il proprio parere sul ragazzo.
Quando poi Jonathan la bacia e le chiede di seguirla al piano di sopra per parlare senza tutta quella confusione, Rosie ha ancora quel sorrisetto divertito e malizioso che accompagna anche le labbra di Niall, che nel frattempo sono posate sul collo magro di Angelina.

 

 

 

 

Frida è seduta sul dondolo del portico, mentre fa leva lentamente coi piedi per spingersi e fuma una sigaretta offerta da Louis Tomlinson, che sta di fronte a lei appollaiato sulla staccionata chiara.
Accanto a lei, ci è seduto Liam Payne, con le gambe larghe e la faccia brilla, che interviene nella conversione e ride a scatti, come se stesse tossendo.
L’ultima volta che Frida ha visto Rosie, questa parlava con Gallagher, mentre l’ultima volta che invece ha visto Harry, lui parlava con una spocchiosa del Merry Hill ma va’!, mica le importa.
“Come te l’eri fatto quel livido enorme?” domanda verso Liam, curiosa.
Da dentro la casa si sente il rumore delle voci attutite dalla musica, mentre dalla strada residenziale non si sente nulla se non i miagolii indistinti di un gatto randagio.
Liam aggrotta le sopracciglia e poi spalanca gli occhi, annuendo: “Ah, sì – risponde, ricordando – Una rissa. Incomprensioni sul prezzo dell’erba e puttanate simili. Niente di grave”
Zayn Malik arriva in quel preciso istante, sedendosi velocemente sul dondolo e facendolo vacillare pericolosamente. Allunga un braccio sullo schienale e toglie la sigaretta dalla bocca di Frida, facendola sorridere.
“Sì, beh – s’aggiunge – Non è una cosa che rimane in sospeso così. Voglio dire, chi è quello stronzo che picchia il nostro Liam e pensa di passarla liscia?”
“Sembrate molto uniti” riflette Frida, pensante.
A quel punto, Louis si gira di scatto verso la strada, assottigliando lo sguardo e guardando l’ultima macchina che si è fermata sul vialetto della casa. Da essa escono cinque ragazzi che sbattono la portiera con violenza, Frida sente Zayn accanto a lei irrigidirsi di scatto.
“Merda..” mormora lui.
I cinque ragazzi marciano verso l’ingresso della casa, col passo felpato e le spalle ricurve. Con la luce scarsa del portico, Frida riesce a mettere a fuoco solo il primo di loro: ha una felpa pesante, un paio di scarpe larghe e dei jeans strappati. La faccia è allungata e un taglio gli rovina il sopracciglio sinistro, ha i capelli rasati e il naso grande. Scavalca gli scalini dell’ingresso e si ferma davanti a loro. Louis balza in piedi.
“Dov’è” scandisce l’altro, e sembra quasi un ordine.
Frida rabbrividisce e si stringe nelle spalle.
“Hey, Tom! – Zayn sorride e raddrizza le spalle – Non te l’hanno mai detto che è maleducazione presentarsi ad una festa a cui non si è invitati?”
“Vaffanculo, Malik – bercia il ragazzo in piedi, stringendo appena i pugni mentre i suoi amici dietro di lui si guardano intorno – E’ dentro, vero?”
“Non capisco di cosa tu stia parlando” mormora ancora Zayn, innocente.
“Horan. Quello stronzo. Andiamo, ragazzi – Tom addolcisce il tono, - non fatemi entrare dentro. Non voglio rovinare la festa a nessuno. Chiamatemi Horan, noi prendiamo i nostri soldi e ce ne andiamo”
“Sono mesi che non facciamo affari con voi e i vostri soldi – rimarca a quel punto Louis, col tono quasi annoiato – Niall non vi deve proprio niente”
L’attimo dopo, il sottoscritto esce dalla casa, appoggiandosi un attimo al muro. Strabuzza gli occhi alla vista dei nuovi arrivati e poi, come se nulla fosse, sorride ai suoi amici: “Ragazzi – dice, a mo’ di saluto, per poi aggiungere – Frida”
Tom ringhia e poi sbuffa. Fa saettare lo sguardo da Niall a Frida per un paio di volte, poi si ferma ad osservare la ragazza e fa un passo avanti.
“Oh, tu sei Frida, vero? – domanda, con un sorriso – Ti ho come amica su Facebook. Condividi sempre cose interessanti, anche se la maggior parte sono grandi puttanate”
“Credo che tu ti stia confondendo” ribatte la ragazza pacata, facendo schioccare la lingua.
“Tom, lasciala stare” dice Niall, a mo’ d’avvertimento. Non sorride.
“No, davvero! – continua però il ragazzo – Soprattutto le tue foto. Quelle mi piacciono parecchio. Hai anche un’amichetta, vero? La biondina, quella che ha due labbra per i pom…”
La frase gli muore in gola nel momento in cui Niall lo placca selvaggiamente, facendo finire entrambi contro il suolo. Tom emette un grido strozzato e sia Zayn che Liam balzano in piedi, ma nessuno interviene.
“Niall!” esclama Frida e si alza anche lei.
Quando fa un passo avanti, Zayn le blocca un polso e la guarda: “Non fare niente” sibila.
Anche gli amici di Tom rimangono in disparte, non meno attenti però, pronti a colpire, ma fermi.
Niall afferra il colletto della felpa del ragazzo e non lo lascia alzare: “Te lo giuro, stronzo – mormora piano – Non devi neanche pensarle queste cose, okay? I miei amici, le mie amiche. Niente di niente. Sono faccende che riguardano me e te, il resto lascialo fuori. Va bene? – lo scuote – Va bene?”
Poi si alza in piedi e sputa per terra, infuriato: “Vattene adesso. Domani al solito posto e regoliamo i conti”
Tom si alza in piedi e fa un passo indietro. Sputa per terra anche lui: “Sarà meglio per te, stronzo” sibila, e fa cenno ai suoi amici di tornare indietro.
“Che cazzo hai fatto, Niall?” domanda Louis quando la macchina riparte e sparisce.
Niall si gira ed emette un grido, facendo sbattere un pugno contro la porta d’ingresso socchiusa, che si apre con uno scatto.
“Vaffanculo, vaffanculo!” impreca e torna dentro.




 

 

 

Da: Non Rispondere
Aveva i capelli più brutti che avessi mai visto.

A: Non Rispondere
L’importante è quello che aveva sotto.

Da: Non Rispondere
Io sono migliore, sai?






pardon per il ritardo, però ho avuto parecchio da fare in questa settimana!
btw non mi trattengo a lungo, solo per un paio di cose: questo capitolo ha lo scopo di far chiarire che Niall e Rosie non si piacciono a livello sentimentale. come potrebbe, dopo così poco tempo ed essendo due persone come loro?
ci vorrà del tempo :)
sappiate che però ho trovato il finale di questa storia e sono parecchio felice per una cosa che è successa oggi e niente, spero vi piaccia il nuovo capitolo!
grazie di cuore a tutte, siete preziose, ve lo giuro!
grazie anche alla veronica che voleva intitolare questo capitolo "rosie wants the D", sempre con me ahahaha
fatemi sapere!!
a presto,
caterina

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Capitolo 9
*** 8 ***




capitolo otto


Rosie chiude la porta d’ingresso senza preoccuparsi di non farla sbattere. Il suono che produce è fastidioso e le fa arricciare il naso e sbuffare. Si toglie la giacca e l’appoggia alla bell’è meglio sull’attaccapanni.
Sua madre compare sulla soglia della cucina con un sorriso affettuoso sul volto e chissenefrega se sua figlia è tornata a casa adesso dopo quasi due giorni.
“Ciao amore – le dice – come stai?”
Rosie cerca di coprire il succhiotto che ha sul collo coi capelli, “Bene” mastica apatica, poi stringe con più forza la borsa che ha tra le mani e inizia a fare le scale per il piano di sopra, ignorando la voce di suo padre che, dal salotto, le dice che la cena sarà pronta tra poco.
“Non ho fame” è l’ultima cosa che dirà, oggi.

 
La notte l’ha passata a casa di Jonathan Gallagher, nella stanza dei suoi genitori che festeggiano i 19 anni di matrimonio in Canada. Lui è un tipo un po’ superficiale, parecchio egocentrico, ma, tra una battuta e una carezza, l’ha fatta ridere e a Rosie va bene così.
È andata via verso mezzogiorno, con la consapevolezza di non rispondere più ai messaggi del ragazzo, è passata da casa di Frida e poi da quella di Harry. Ha fatto qualche giro del quartiere, fumato una canna stipata dietro un albero del parco e preso il coraggio necessario per tornare a casa.
Rosie crede di odiarli, i suoi genitori. E questo perché hanno questi modi da famiglia perfetta che l’hanno sempre messa prima in imbarazzo e poi fatta incazzare. Loro non sono una famiglia perfetta. In realtà fanno anche parecchio schifo.
Suo padre guadagna i soldi necessari per mandarla in una public school, ma la maggior parte delle settimane le trascorre all’estero, sua madre fa finta di credergli e poi si lamenta alla sera al telefono con le sue amiche più strette, senza mai andare nei dettagli perché, le brave mogli, si lamentano dei mariti ma li amano comunque.
Rosie sta su un altro pianeta, Rosie è apatica e le bugie non le piacciono. Come non le piacciono le carezze di sua madre e le battute di suo padre. Forse perché non sembrano credibili, forse perché le cose rovinate non c’è verso di metterle a posto.
E allora succede che Rosie si smezzi una canna con Frida o metta nella borsa un rossetto o una maglia in più, giusto per far capire al suo corpo che riesce a sentire ancora qualcosa.
 

 

 

 

Niall chiude la porta lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile.
Sua madre è seduta sul tavolo del salotto, con le mani tra i capelli e una tazza fumante accanto a sé, la testa china e gli occhi chiusi.
Quando lo sente sulla soglia della stanza, alza lo sguardo di scatto. Ha gli occhi azzurri come i suoi e le occhiaie sul volto giovane ma stanco, stravolto dalle troppe emozioni.
“Niall…” sussurra angosciata, e non si capisce se sia una richiesta d’aiuto o una preghiera.
“Hey” dice lui, piano.
La donna sembra rendersi conto solo in quel momento del livido che cattura l’intero zigomo di suo figlio. Scoppia a piangere, nascondendo il volto tra le mani, disperata.
A Niall, in questi momenti, verrebbe voglia di farsi del male, coprirsi di ferite che non hanno niente a che fare con le botte che ha preso e che ha dato la notte scorsa. Male veramente, perché per lo meno smetterebbe di soffrire come un cane ogni volta che torna a casa e vede sua madre in queste condizioni a causa sua.
Monique è una donna meravigliosa, una donna che l’ha cresciuto da solo, una donna forte e, adesso, una donna che si sta arrendendo contro un figlio che non riesce a smettere di farla stare così.
Se potesse tornare indietro, Niall sarebbe diverso, sarebbe il figlio che lei si è sempre meritata. Un figlio che non si mette nei guai, un figlio che le dà soddisfazioni a scuola e che non torna a casa con gli occhi rossi e gonfi.
Ma Niall ci è troppo dentro e soprattutto, Niall indietro non ci può tornare.
Per questo, “Mi dispiace…” sussurra, l’ennesima volta.
‘Che le cose rovinate non c’è verso di metterle a posto.

 
~~~

 

Frida è seduta sulle gradinate della palestra, con la testa di Niall sulle ginocchia e i gomiti sul gradino dietro di lei.
Metà della loro classe di educazione fisica è esonerata dalla lezione, mentre l’altra metà sta giocando a bodgeball proprio in quel momento.
Frida accarezza con le dita lo zigomo martoriato di Niall, che le lancia un’occhiata che vale più di mille parole inutili. Lei gli sorride.
“Sembrate fidanzati, sapete?” dice Susan, seduta qualche gradino più in là. Ha i capelli rossi e le labbra piccole, le gambe lunghe e i denti storti.
“Già – conferma Hannah, accanto a lei – se vi vedesse Angelina non sarebbe affatto contenta”
Niall ride e si tira a sedere, poi abbraccia Frida che poggia la testa sulla sua scapola.
“In realtà io sono perdutamente innamorato di Frida – dice lui – E non vedo l’ora di farla incazzare come si deve”
“Come, prego?” chiede la ragazza, confusa.
Niall la lascia andare e si gratta una guancia, scrollando le spalle. “Beh – spiega – tu non t’incazzi mai, Frida. Sei sempre sorridente e gentile e vegetariana. Sei verde, capito? Il verde non s’arrabbia e io non vedo l’ora di farti incazzare per vederti rossa come un peperone”
“Io mi arrabbio!” esclama piccata la ragazza, con le sopracciglia aggrottate.
Niall fa schioccare la lingua, negando: “Nah. Non è vero. Sei un’ottimista del cazzo, e ti piace aiutare le persone. Sei...ingenua”
Frida non replica, perplessa. Si guarda intorno invece, e osserva come le facce delle loro compagne di classe sembrino approvare ciò che Niall ha appena detto.
Susan rompe quel silenzio riflessivo: “Ha ragione, Frida – dice – Non ti arrabbi mai, cerchi sempre di pensare positivo. Anche quando minacci le ragazzine del primo anno, tu sorridi. Sei snervante, a volte”
Frida non commenta e pensa a quand’è stata l’ultima volta che si è arrabbiata.
Guarda Niall. “Ieri ho bestemmiato per la D in matematica” gli fa presente.
Il ragazzo scuote la testa: “No, Frida. Incazzata. Incazzata nera
E, pensandoci, forse i suoi compagni hanno ragione. Ma Frida è fatta così, con la testa fra le nuvole ma comunque sulle spalle. Con la preoccupazione e la voglia di aiutare gli altri.
Lei è verde. Ma verdi sono anche gli occhi di…
“Harry – dice, improvvisamente – Harry mi fa incazzare”
Niall arriccia le labbra e ci pensa un po’ su, poi annuisce: “Hai ragione. Le persone di cui siamo innamorati fanno incazzare”
Le loro compagne scoppiano in risatine isteriche e commenti del tipo “Come sei romantico!”, “Che dolce!”.
Frida lo guarda attentamente, con un sorriso pigro sulle labbra: “Litighi spesso con Angelina?”
Niall non risponde, ma lo sguardo che le lancia è anche meglio di una bugia.

 

A: Non Rispondere
Mi hanno detto che ti hanno pestato. Stai bene?

Da: Non Rispondere
Sei preoccupata per me?

A: Non Rispondere
Forse sì

Da: Non Rispondere
Ti aspetto davanti a casa mia. Fai presto.








eccomi qui!
di questo capitolo non ho tanto da dire, se non che ho voluto dedicare uno spazio per la situazione di entrambi i protagonisti. alla fine, non sono così diversi come entrambi pensano, no?
sono davvero curiosa di sapere cosa pensate della situazione (non è ancora nulla, solo un accenno) di niall.
nel prossimo capitolo si spiegherà il suo livido nero e anche il ruolo di tom (ve lo ricordate?) nella storia. spero che il capitolo vi sia piaciuto!
grazie di cuore per continuare a seguire la storia, vi adoro!
ah, l'altro giorno ho pubblicato una nuova storia, originale stavolta. e niente, se volete leggerla qui c'è il link: Still standing
a presto,
caterina



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Capitolo 10
*** 9 ***




capitolo nove





Niall è seduto sul muretto di mattoni, con le mani congiunte sulle ginocchia e il capo chinato verso il basso. Indossa un paio di pantaloni della tuta pesanti e una felpa nera.
Rosie cammina piano, osservandogli ogni dettaglio man mano che si fa più vicina.
Il mento definito, le ciglia chiare, le guance rosse, il livido sullo zigomo, le mani screpolate.
Deglutisce leggermente e gli arriva davanti, facendolo sobbalzare. Sorridono entrambi, lui la guarda e poi si alza in piedi.
“Sempre più in ritardo, vero?” esordisce.
Rosie alza gli occhi al cielo, ma è segretamente contenta. “E tu sempre più malmesso, vero?” lo beffeggia, guardando lo zigomo martoriato.
Iniziano a camminare vicini sul marciapiede, col cielo delle quattro e venti e i lampioni già accesi.
Niall si stringe nelle spalle e sorride: “Mi fa sembrare più uomo” dice, convinto.
La ragazza scuote la testa, esasperata. “Allora? Com’è successo?”
Non smettono di camminare, però l’andatura di Niall si fa più pesante e lenta mentre guarda prima l’asfalto e poi il cielo.
“Niente di cui preoccuparsi. – risponde, dopo un po’ – Il tipo voleva fare a botte, era chiaro. Io ero strafatto, non ci ho capito molto. Ha iniziato ad insultarmi pesantemente mentre io ridevo. Poi ha allungato le mani e io odio quando allungano le mani. Così ci siamo pestati. Fine della storia”
Rosie aggrotta le sopracciglia e annuisce lentamente. Nel fissarlo, lo trova particolarmente attraente e bello. Poi scuote la testa e sospira una risata.
Niall la osserva di rimando, assorto. Le guarda gli occhi verdastri, il naso piccolo, il viso elegante e pure la ricrescita che inizia a vedersi.
Sta per dire qualcosa, apre la bocca ma non esce fuori nulla. Invece fa scorrere un braccio sul suo collo, stringendosela contro.
E se Niall pensa che tutto questo contatto non ha niente a che fare con gli abbracci di Frida, Rosie sta pensando alle mani di lui che vorrebbe sentire stringerla un po’ più forte e un po’ più vicino.
Sorridono insieme e non parlano.

 


 

 

“Parlami di te”
Rosie si volta di scatto, buttando fuori il fumo della sua sigaretta. 
Sono entrambi seduti  su una panchina del Weed, Niall si è fermato a prendere un pacchetto di sigarette dal tabaccaio, che gli ha sorriso e lo ha salutato calorosamente, dimenticandosi di chiedergli il documento.
Inizia a fare buio e tutti e due battono leggermente i denti per il freddo.
Niall continua a fumare con la paglia all’angolo della bocca, il sorriso garbato e i gomiti appoggiati alla panchina. La sta guardando con curiosità e lei non sa cosa dire.
“Mi chiamo Rosie – comincia, scrollando le spalle e guardando la sigaretta tra le sue dita – Ho diciassette anni, una casa, due genitori, degli amici e un iPhone”
Niall ride ed insiste. “Sono serio, Rosie. Parlami di te”
“Anche io sono seria – dice lei – Non sono una persona entusiasmante”
“Ti stai sottovalutando?” domanda il ragazzo, sorpreso.
Rosie sospira ed evita di guardarlo. Fissa la ghiaia del viale e poi gli alberi che la circondano. “No – risponde, sincera – ma non so cosa dirti”
“Se ti faccio delle domande, prometti di rispondermi dicendo la verità?” chiede Niall, incerto.
Lei lo guarda negli occhi che sono blu scuri adesso, profondi. Annuisce leggermente e lui batte le mani, sorridendo. Fa finta di pensarci e poi sogghigna. 
“Primo fidanzato?”
“Mai avuto”
Spalanca gli occhi. “Non ci credo! – ride – Tu non..non puoi non aver mai avuto un ragazzo. È impossibile”
Rosie sorride, imbarazzata. “È così strano? – mormora – Non mi piacciono le relazioni

“Non è strano, è impossibile” rimarca lui, convinto.
“Perché?”
“Perché sei bella. Sei bellissima. Sei troppo bella per non aver avuto nessuno”
E il tono in cui lo dice, il modo in cui l’ammette, le fa stringere appena gli occhi e magari anche i pugni. Sente i brividi lungo la schiena, dietro il collo e tra le mani perché sì, di complimenti ne ha ricevuti. Ma lui è Niall Horan e Niall Horan è il cazzone per eccellenza. È un altro sapore, un’altra storia.
Sa di verità, o al limite di gran cazzata.
Opta per la prima e sorride. “Non vuol dire niente, sai? – dice – Io ho un sacco di gente che mi scrive, ragazzi che mi vogliono, persone che mi desiderano…E non fare quella faccia! È la verità. Sono io che non voglio stare con qualcuno di fisso”
“E perché?” chiede Niall, curioso.
Rosie sospira e getta il mozzicone di sigaretta sulla ghiaia. “Perché nessuno mi è mai sembrato disposto a…all’andare oltre, ecco. E poi non sono il tipo da relazioni serie”
“Ne parli come se fosse la fine del mondo” le fa presente Niall, e si muove per guardarla meglio.
Rosie incrocia il suo sguardo e sorride maliziosamente. “Preferisco restare sola piuttosto che avere un ragazzo che alla prima occasione va’ a letto con altre”
Lui capisce il riferimento perché s’incupisce di scatto. Smette di sorridere e aggrotta le sopracciglia con fare serio. 
“Pensi che io sia quel genere di ragazzo?”
“Le tue azioni lo dimostrano”
Niall sospira pesantemente, chiudendo appena gli occhi. Getta la cicca a terra e si alza in piedi, senza rispondere. Le fa cenno col capo e insieme riprendono a camminare verso casa.
Le loro mani si sfiorano per tutto il tempo. Rosie si morde le labbra e di quel silenzio non sa cosa farsene. Il cielo continua a scurirsi e lei pensa di aver sbagliato tutto. 
Non voleva propriamente accusarlo, ma solo fargli capire che è lei a non essere quel tipo di ragazza.
Rosie si fa gli affari suoi, i problemi le piace guardarli da fuori. Niall invece è diverso, e non c’è bisogno di conoscerlo a fondo per capirlo. Lui nei problemi ci si tuffa, li crea e poi forse li risolve.
Sono appena arrivati in quartiere quando Niall le prende con forza il braccio, facendola voltare di scatto. La fa indietreggiare rudemente contro le sbarre del cancello della casa di riposo, imprigionandola col suo corpo slanciato.
Rosie spalanca gli occhi e respira più velocemente contro la bocca di lui, che la fissa intensamente, facendola tremare.
Ci sono le mani di Niall che le stringono i fianchi e una sua gamba infilata tra quelle di Rosie. C’è lui che si spinge contro di lei e lei che per riflesso mette le dita sulle sue spalle, trattenendolo.
Le labbra di Niall si scontrano contro le sue perché il loro non è un bacio, sono tanti piccoli scatti di muscoli e il tremito di mani che vorrebbero ma non possono. Sono i loro respiri caldi, il loro chiudere gli occhi e cercarsi tra il buio, la mente in pappa, i denti che sbattono e loro che ridono piano.
Non è un bacio, sembra una liberazione. Un limite superato, il controllo mandato a puttane da un paio di occhi ed un sorriso furbo.
Non è un bacio perché di baci Rosie ne ha dati tanti, è qualcosa che le fa arricciare lo stomaco e pregare che duri un po’ di più.
“Io non…tu…” biascica Niall, contro il suo collo.
Lei gli stringe i capelli, lo abbraccia, lo tira più vicino.
“Io non sono quel tipo di ragazzo – dice Niall, alzando la testa per guardarla negli occhi – Sei tu che…”
Ma finire la frase significherebbe ammettere qualcosa che lui non è disposto ancora a dare e che Rosie non è ancora disposta a sentire. Per questo la bacia ancora, più forte. La stringe. Più forte.
Ed è anche quello che prega lei nella sua mente mentre sente le sue mani.
Un po’ più forte.








e si sono baciati!!
ahahaha scusate per il ritardo ma questo capitolo è stato molto più duro del previsto!
però sono contenta?? per come si uscito il bacio che non è un bacio è bla bla bla
ahahah oggi sono parecchio contenta perché sono tornata bionda e poi perché sta per finire la scuola!!!!
un po' mi dispiace per le ""poche"" recensioni dell'ultimo capitolo, perché ho sempre paura che le mie storie siano una palla assurda aahahah comunque grazie di cuore per continuare a leggerla, nel bene e nel male
e niente, sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate, specie perché è un capitolo importante!
fatemi sapere!
a presto,
caterina



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Capitolo 11
*** 10 ***




capitolo dieci

A Giulia e Cecilia che sono dei cuori immensi


Frida corre per i corridoi della scuola, coi capelli che puntualmente le vanno sul viso e il giaccone che inizia a farle caldo.
La campanella deve essere suonata già da parecchi minuti perché la ragazza incontra solo i soliti ritardatari e chi, invece, in classe non ci vuole proprio entrare.
La mensa scolastica si trova in un edificio singolo, dopo il cortile interno, collegato con la scuola tramite un corridoio stretto, Frida la raggiunge con il respiro pesante e subito si guarda intorno, trovandola completamente vuota.
“Frida!”
O quasi.
Si volta verso il bancone di metallo, poi sorride e si avvicina, gettando il proprio zaino su uno dei tanti tavoli blu.
Niall indossa una retina sui capelli e un grembiule bianco, è appoggiato coi gomiti sul bancone e sta sorridendo, con lo zigomo viola e giallastro.
“Maledetto figlio di puttana! – inveisce Frida, e sorride anche lei – Ti sei limonato la mia migliore amica!”
Il ragazzo ride un po’ fiero e si mette in piedi, grattandosi un gomito: “L’ho fatto?” domanda, innocentemente.
“Sì, l’hai fatto – rimarca ancora lei – e questo è quello che ti meriti” e con un gesto indica il suo abbigliamento e poi l’intera mensa.
Niall afferra uno strofinaccio e la bacinella d’acqua lì di fianco, poi cammina fuori dal bancone e raggiunge i tavoli squadrati, iniziando a pulirli.
“Veramente – tende a precisare – questo è quello che mi merito dopo aver difeso il tuo onore in palestra”
Frida sbuffa una risata, sedendosi sulla superficie di un tavolo non ancora lavato: “Quanto ti hanno dato?” chiede.
“Due settimane di sospensione più questi cazzo di lavori in mensa dove non posso neanche fumare! – sbotta Niall – Per lo meno le cuoche sono simpatiche”
L’attimo dopo si sente un frastuono di posate arrivare dalle cucine, Frida lancia un’occhiata annoiata e poi aggrotta le sopracciglia, senza commentare.
“E con Rosie…?”
Niall ferma i suoi movimenti, voltandosi a guardarla tra l’esasperato e il divertito: “Perché mi fai la domanda quando sai sicuramente più di me?”
“Sì, certo – Frida incrocia le braccia – Come se fosse facile parlare con Rosie di queste cose…l’unica cosa che mi ha detto è che vi siete baciati, poi ha cambiato argomento”
Niall sembra sorpreso, perché spalanca appena gli occhi azzurri e fa un sorriso strano.
“Non penso si debba aggiungere altro” commenta poi, e riprende a strofinare un altro tavolo.
“Niall! – sbotta Frida, accigliata – Avanti, dimmi!”
Il ragazzo fa schioccare la lingua e sorride, negando con il capo. “Piuttosto – la guarda – perché non mi racconti tu qualcosa?”
La ragazza si ferma, aggrotta le sopracciglia ed è confusa. “Cosa?”
Niall scrolla le spalle, passa un’altra volta lo straccio su una zona giù umida, “Vorrei farmi anche io i cazzi tuoi, una volta tanto” dice.
Frida si lecca le labbra, le mordicchia e rimane in silenzio. Fa oscillare le gambe e si guarda intorno, improvvisamente a disagio. Lui la osserva con le sopracciglia aggrottate e uno sguardo sbalordito perché, diavolo!, è riuscito a fare stare zitta Frida! Chissà come si fa a farla incazzare…
“Raccontami di Harry” la sprona, con un sorriso furbo.
La ragazza si stringe nelle spalle, soffocando un’imprecazione. Non lo guarda negli occhi quando chiede: “Cosa dovrei dirti?”
“Non saprei – lui fa un gesto vago con la mano – Quello che vuoi. Non so un cazzo di voi, raccontami e basta”
Lei sospira, passandosi le mani tra i capelli e scompigliandoseli un poco. Tentenna appena e pensa che forse sarebbe stato meglio andare in classe.
“Noi siamo… - comincia, incerta – Noi siamo amici da una vita, le nostre madri sono migliori amiche e siamo praticamente cresciuti insieme. Dal primo anno è cambiato tutto, perché lui ha iniziato a pensare molto di più alla scuola e a quello che pensa la gente anche se fa di tutto per fingere il contrario. Litighiamo praticamente ogni giorno e bah, io penso di essere innamorata di lui proprio per questo. Perché è un bastardo schizofrenico del cazzo”
Niall sorride senza guardarla: “Sei troppo romantica, Frida”
“Ad ogni modo – continua lei, facendo finta di niente – una sera eravamo entrambi sbronzi, quest’estate. Ci siamo baciati, poi ci siamo baciati ancora e siamo finiti a letto insieme. Io ero…come dire…vergine? E anche lui…è stato…bello. Cazzo se è stato bello”
Sorridono entrambi, Frida con le guance rosse e Niall che è un po’ malizioso e un po’ dolce, affettuoso. “Era la tua prima volta?” le chiede poi, sorpreso.
Lei annuisce brevemente, facendo schioccare la lingua nervosamente.
“Quindi lo hai fatto solo una volta in tutta la tua vita? – esclama il ragazzo – Woah, che coraggio!”
Frida incrocia le caviglie e aggrotta le sopracciglia, socchiudendo gli occhi per la confusione. “Certo che no” risponde, ovvia.
“E allora cosa pretendi, Frida! – Niall scoppia a ridere e le punta lo strofinaccio contro – Anche io sarei incazzato con te! Cazzo, chiunque farebbe lo stronzo! Non puoi scopare con altri quando sei in questa situazione! Non è corretto”
Non lo dice con cattiveria, ma le parole che usa scatenano qualcosa dentro Frida perché la predica se la possono tutti risparmiare. Così stringe i pugni e sospira pesantemente. “Non sei nella posizione di giudicare, Niall” sibila, piano.
Lui getta lo strofinaccio su un tavolo, alzando gli occhi al cielo. “Ancora con questa storia in testa? – dice, esasperato – Lascia da parte Angelina per una buona volta”
“No! – Frida sorride per l’assurdità di quel ragionamento – Tu sei fidanzato e hai comunque baciato Rosie! Perché io dovrei essere fedele ad Harry quando siamo semplicemente andati a letto insieme?”
Dovrebbe essere una domanda retorica, ma Niall non capisce – o fa finta di non capire – perché incrocia le braccia al petto e la guarda.
“Perché sei innamorata di lui” risponde, spiazzandola.
E Frida non se la sarebbe mai aspettata una frase del genere, perché boccheggia e rimane zitta, aggrottando le sopracciglia più e più volte, come per capacitarsi di quello che ha appena sentito. Ci sono un miliardo di cose che vorrebbe dire a questo punto, un sacco di domande che vorrebbe fargli e anche tanti pugni che gli darebbe volentieri per scaricare la frustrazione di averlo come amico.
“Vaffanculo, Niall” dice semplicemente qualche istante più tardi, e il ragazzo scoppia a ridere.


Rosie è a tanto così dallo spegnere la sigaretta tra i capelli di Angelina Thomas.
È l’intervallo e lei è con Harry seduta sulle scale antiincendio dove di solito la maggior parte dei ragazzi dell’ultimo anno vanno per fumarsi una sigaretta o per scaricare la tensione.

Ultimo anno. Ultimo. Quindi “Per quale cazzo di motivo lei è qui?” sibila ancora all’orecchio di Harry.
Sono entrambi seduti sui primi scalini, davanti alla porta antincendio che dà sull’edificio in mattoni della palestra e sullo spiazzo asfaltato dove ogni tanto l’insegnate di educazione fisica fa correre quelli del primo anno. Angelina e il suo branco di amiche invece sono più in basso, e stanno ridendo come delle oche passive per qualcosa che Rosie non riesce a capire.
Harry, di fianco a lei, sbuffa sonoramente, “Suolo pubblico” biascica e si passa una mano tra i capelli.
“Suolo pubblico un cazzo – ribatte la bionda, digrignando i denti – Questo è il mio territorio” poi scoppia a ridere perché la parte della cattiva è sempre divertente.
“E quello era il suo ragazzo” le fa presente Harry, ma sorride anche lui.
“E quindi? – Rosie fa un gesto incurante con la mano – Lui ha baciato me” tende a precisare.
In quel momento, un’amica di Angelina si alza in piedi, facendo oscillare la sua gonna. “Oh, Angie! – esclama, a voce alta – Anch’io voglio un fidanzato come Niall”
Angelina, che è seduta con la schiena contro il muro di mattoni e le gambe stese su un gradino intero, sorride maliziosamente e si sistema i capelli biondi. “Lo so – dice con fierezza – Niall è il migliore. Ieri sera mi ha scritto un messaggio che mi ha praticamente fatta finire in lacrime. Diceva che sono la sua vita e che mi ama da impazzire”
E a quel punto, l’oca passiva è solo Rosie che scoppia a ridere talmente forte che il fumo le va di traverso, facendola tossire contemporaneamente.
Il gruppetto di ragazze si volta nella sua direzione mentre lei con gli occhi socchiusi e le pacche di Harry sulla schiena cerca di rimettersi in sesto.
“Tutto a posto, tutto a posto – mormora, alzando una mano – Sto bene, scusate”
Angelina la squadra con un sopracciglio alzato, poi scuote appena la testa e riprende a sorridere come se nulla fosse: “Non mi sono mai fidata tanto come mi fido di lui” dice alle sue amiche.
Rosie afferra la manica del maglione di Harry, alzandosi in piedi di scatto e tirandolo con sé.
“Andiamo via, ti prego – biascica, cercando di smettere di ridere – Rischio seriamente di morire soffocata”
“Imbecille” ride Harry, e la segue.













e dopo sette giorni precisi, eccomi qui!
mi rendo conto che la storia è assolutamente un casino, e mi dispiace perché io che so come andranno a finire le cose sono molto più agevolata, ma voi che siete dei tesori potete capire tutto come nulla ahahaha
ad ogni modo, se avete dei dubbi potete trovarmi un po' ovunque, facebook ed ask :)
non vedo l'ora di scrivere il nuovo capitolo perché verrà fuori l'altra faccia di niall eheh
un grazie di cuore a tutte le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo! domani è l'ultimo giorno di scuola aka mi gioco la media di matematica quindi vi risponderò nel week-end, promesso!
spero che il nuovo capitolo vi piaccia! fatemi sapere, per me è importante!
auguri per le pagelle e auguri a chi ha la maturità o gli esami di stato!!
a presto,
caterina


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Capitolo 12
*** 11 ***




capitolo undici






Una settimana fa, Charlie Sheen ha creato un evento su Facebook. Una piccola festicciola in casa sua mentre i suoi sono via per il terzo viaggio di nozze. Ha invitato gli amici più intimi, che con la scusa di “più si è, meglio è” hanno chiamato a loro volta altre persone che ne hanno chiamate altre che ne hanno chiamate altre perché a Bampton funziona così.
“Ci sei stasera?” chiede Frida quel venerdì mattina, davanti a scuola.
Niall indossa uno snapback rovesciato blu e ha le mani infilate nella giacca della divisa. Sono davanti al cancello aperto del cortile e non è ancora suonata la campanella, lui è seduto sul muretto mentre lei è in piedi davanti a lui, un po’ infreddolita.
“Dove?” chiede Niall, aggrottando le sopracciglia e guardandola dal basso.
“C’è una festa, a casa di uno del Merry Hill. C’è un sacco di gente, ne parlano come la festa del secolo” spiega Frida, poi sbadiglia.
Niall sbuffa con scetticismo, guardandosi intorno: “Non lo so – risponde poi – Sento gli altri e ti faccio sapere, d’accordo?”
Frida annuisce ma non smette di guardarlo neanche un secondo. Si sistema i capelli quando il vento glieli sbatte davanti agli occhi, si stringe nelle spalle per il freddo e deglutisce un paio di volte, a disagio.
Quando Niall volta la testa nella sua direzione, il suo sguardo si fa confuso e divertito allo stesso tempo. Non l’ha mai vista così indecisa.
“Che c’è?” le domanda, con un sorriso.
Frida si morde il labbro, poi sospira pesantemente: “Tu hai… - deglutisce – Tu hai della…roba, no?” chiede, incerta. Non riesce a stare ferma con le gambe, fa piccoli passi a destra e sinistra come se si stesse calmando.
“Frida, io ho un sacco di roba – Niall ride, senza capire – Di che diavolo stai parlando?”
La ragazza si passa una mano tra i capelli, scostandoseli con rabbia. Sbuffa un’altra volta e scuote appena la testa, poi guarda per terra: “La roba – mormora ancora – La roba…tu hai, sì insomma…mi vendi delle pasticche?”
Lo dice velocemente, senza preoccuparsi di scandire le sillabe. È una richiesta che la fa vergognare e nemmeno lei sa il perché, ma ieri sera Rosie ha insistito così tanto per far sì che lo chiedesse che poi l’ha addirittura convinta.
“Una volta, per provare. Non è mai morto nessuno con la roba del gruppo di Niall, no? – le ha detto, per telefono – Guarda lui! È bello come il sole”
Niall non risponde per diversi secondi e lei non ha il coraggio di alzare lo sguardo e veder…
“No – lui si alza in piedi di scatto, teso come un violino – Assolutamente no”
Frida spalanca gli occhi e lo guarda, aggrottando le sopracciglia: “Ma…”
“Toglietelo dalla testa, Frida – il tono di lui è duro, fa un passo avanti e le prende i polsi, stringendoglieli appena – Non ci pensare neanche, sul serio. Quella merda non è uno scherzo, stacci alla larga”
A questo punto, lei è contrariata. Serra la mascella e sbuffa: “Non sei nella posizione di potermi giudicare” rimbecca.
“Non ti sto giudicando – Niall lascia la presa, si gratta il mento con il pollice – Ti sto avvertendo. Non ne esci più, capisci?”
La campanella suona e Frida annuisce semplicemente: “D’accordo – afferra il suo zaino lasciato accanto al muretto – Ci vediamo dopo”
Niall annuisce brevemente, poi sospira e alza gli occhi al cielo, pronto a scrostare le pentole un’altra fantastica volta.  

 

 

 

Niall Horan è una di quelle persone che non sanno neanche chi sia, Charlie Sheen, però sta occupando comunque il suo divano e sta sporcando i suoi cuscini con la cenere della sigaretta.
La casa è grande, tutta estesa su un piano, con un giardino a circondarla e i muri di tutte le stanze pitturati con colori differenti. Quelli del salotto sono rossi, in contrasto con i due divani bianchi e il tappeto persiano blu. C’è un televisore al plasma appeso alla parete, una libreria stracolma e uno stereo di ultima generazione che sta passando una canzone di Chris Brown. C’è davvero un mare di gente, tutti con qualche cosa di alcolico in mano e con l’odore di erba ad invadere le narici.
Angelina è rimasta a casa perché a lei le feste non piacciono granché, preferisce di gran lunga uno sleepover club con le amiche mentre in televisione danno The Vampire Diaries.
Niall sospira un’altra volta e si guarda intorno, poi spegne la sua sigaretta nel posacenere sul mobile di legno accanto al bracciolo del divano.
Zayn è seduto vicino a lui e sta parlando con Louis e Liam, seduti sul tavolino basso davanti a loro. Parlano a voce bassa, fittamente, gesticolando e guardandosi intorno, come se stessero aspettando qualcosa.
Zayn gli dà un colpo sul braccio, e Niall si volta a guardarlo con le sopracciglia aggrottate.
“Hey, amico – il moro lo squadra – Stai bene?”
Niall sbatte le palpebre più volte, focalizzando ciò che lo circonda. Si sente perso e ha una brutta sensazione.
“Sì, scusa – si schiarisce la voce – di cosa stiamo parlando?”
Zayn lo guarda con gli occhi spalancati per la sorpresa: “Del fatto che Tom e quei figli di puttana dei suoi amici sono qui, Niall…” dice, ovvio.
Il biondo s’irrigidisce subito, socchiudendo le palpebre.
Lo sapeva. Lo sentiva.
“Cosa?” domanda, stringendo i pugni.
Louis annuisce, riflessivo: “Sono arrivati da poco – spiega – Hanno fatto un po’ di casino e poi sono spariti. Davvero non ti sei accorto di nulla?”
“Sei strano, Niall – continua Liam – È successo qualcosa? Sei nei casini?”
Il biondo si massaggia le palpebre chiuse, scuotendo la testa. Si sente esausto.   
“Ho bisogno di aria fresca – dichiara, alzandosi in piedi – Venite con me?”
Escono tutti e quattro, facendosi largo tra quella calca di persone in movimento, che ride e fuma e se ne frega.
Il giardino è buio, la musica si sente anche fuori e il porticato è pieno di altri ragazzi, Niall vorrebbe solamente tornare a casa e starci finché quello schifo di malumore non passerà.
Si accende una sigaretta con il clipper di Liam, che continua a guardarlo con una sorta di diffidenza. Alla fine è sempre Zayn il più coraggioso del gruppo, perché con uno sbuffo “Ci sei proprio rimasto” dichiara, piatto.
Niall stringe la mano libera: “Io non…” inizia a difendersi, per poi bloccarsi quando sente qualcuno chiamarlo.
Si volta di scatto, lasciando cadere la sigaretta a terra.
Le Mouths Gold  sono appena uscite dall’abitazione e Dana e Suki stanno reggendo alla bell’è meglio Frida. Anzi, no. Non la stanno reggendo, la stanno fermando. 
“Ma che cazzo…?” sente Louis mormorare.
Con una spinta che fa indignare Dana, Frida si libera dalla presa e corre verso Niall, che indietreggia di qualche passo quando lei gli si lancia letteralmente addosso, con le braccia intorno al suo collo, le mani tra i capelli biondi.
“Niall! – cinguetta nel suo orecchio – Niall! Niall!”
Continua a saltellare anche quando lui la lascia per guardarla. Tiene gli occhi fissi in alto e muove la testa a ritmo di musica, senza smettere di sorridere.
“Frida, Frida – la chiama lui – Frida, cazzo, fermati”
E lei scoppia a ridere, scuote la testa e si aggrappa ai suoi avambracci, continuando a muoversi.
“Niall – Liam si avvicina, il tono preoccupato – Le pupille”
E Niall adesso è così incazzato col mondo che con uno scatto blocca tutti i movimenti della ragazza, stringendola in un abbraccio autoritario. Lei emette un suono sorpreso e prova a dimenarsi, ma lui le afferra la testa, aprendole una palpebra.
“Porca puttana… - sussurra, per poi guardare verso le Mouths Gold ed esclamare – Che cazzo è successo?”
Quelle alzano le spalle piccole, senza preoccuparsene più di tanto. Dana fa un gesto incurante della mano, si avvicina di un passo: “Ecstasy, immagino” risponde, piatta.
Niall ringhia e cerca di restare calmo anche se è troppo furioso per non spaccare la testa a nessuno. Prende tra le mani il volto arrossato di Frida, che lo guarda senza smettere di saltellare.
“Guardami, Frida – le dice, cercando i suoi occhi – Frida, dimmi chi ti ha dato la roba. Non sto scherzando, dimmelo”
La ragazza lo osserva e si spaventa per il suo tono duro, per il volto imbronciato e serio. In uno schizzo di lucidità, capisce che la situazione è più grave del previsto, anche se ancora non riesce a capire cosa sia, la situazione.
Inizia a respirare più affannosamente, cercando le braccia di Niall per sorreggersi. Lui piega le ginocchia per riflesso, scostandole i capelli dal vivo.
“No, no, no – cantilena – Frida, respira. Zayn!
I suoi amici si precipitano accanto a loro, Liam nota le dita di Niall tramare e afferra Frida delicatamente, mentre il biondo si passa le mani sul volto con gli occhi arrossati.
“Fatele bere tanta acqua – ordina poi, quando si riprende – Sputategliela in bocca se necessario, okay?”
Poi inizia a marciare verso la porta d’ingresso, coi pugni serrati e il respiro corto.
“Dove vai?” lo blocca Zayn.
Non risponde, perché è troppo furioso e non ha tempo da perdere.

 

 

 

 

La trova nella stanza dei genitori di Sheen, piegata su una striscia di cocaina ancora intatta, con la mano di un ragazzo sul suo fondoschiena e gli occhi curiosi.
“Horan! – il tipo gli sorride calorosamente – Amico, ciao! Vuoi unirti a noi? Rosie stava giusto iniziando”
Lei alza gli occhi di scatto, issandosi in piedi e lasciando perdere il comodino.
Sembra stare bene.
Niall ignora il ragazzo, con due falcate afferra il polso di Rosie e la trascina fuori, senza pensare ai suoi lamenti.
Pesca la prima porta del corridoio libera e ci infila dentro entrambi, poi la sbatte con forza, furioso.
Rosie spalanca gli occhi, si appoggia al muro di riflesso e si lecca le labbra.
Rimangono in silenzio per qualche minuto, con la musica dal fondo del corridoio e i loro respiri pesanti, incerti.
La stanza deve essere quella degli ospiti perché sobria, con un letto singolo, una scrivania e un tappeto bianco. I muri sono gialli.
“Niall…” sussurra lei perché non lo ha mai visto così e inizia a spaventarsi.
“Non parlare” sibila lui.
E un attimo prima si stanno fissando negli occhi, senza parlare. Quello dopo, Niall la sta spingendo verso il letto, con le mani sul suo corpo e la bocca che la bacia forte, con disperazione, come se stesse sfogando le sue emozioni su di lei. E Rosie lo accoglie, lo capisce, si lascia spogliare, lo bacia e gli sorride.

E ci sarebbero un milione di cose a cui pensare, ma adesso, pieni di brividi e di lividi per il troppo stare vicini, entrambi sanno che non c’è niente di male, in questo.










scusate il ritardo, spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo/pov niall
fatemi sapere e grazie di cuore a tutte!
buone vacanze, a presto!!
caterina

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Capitolo 13
*** 12 ***


ifhy
 

capitolo dodici






Niall ha ancora il respiro pesante e le mani sui fianchi di Rosie, con la presa stretta, salda. Tiene le ginocchia puntate sul materasso e il volto nascosto contro la pelle nuda del collo di Rosie, immobile sotto di lui.
Il ragazzo fa un respiro profondo, poi deglutisce con la gola secca. Fa scorrere le mani su tutto il profilo del corpo della ragazza e poi si tira a sedere senza vergogna.
Rosie si siede a sua volta, poi si stiracchia e si alza in piedi, iniziando a vestirsi come se nulla fosse.
“Beh? – Niall commenta, tra il sarcastico e l’allibito – Davvero? Tutto qui?”
Lei ha già indosso gli slip quando si volta a guardarlo, col seno nudo, i capelli scompigliati e la pelle chiara. “Cosa?” chiede, aggrottando le sopracciglia.
Niall si alza in piedi, leccandosi le labbra e passandosi una mano tra i capelli: “Vuoi davvero andartene come se non fosse accaduto nulla?” le domanda, e stavolta sembra davvero allucinato, nervoso.
Rosie si aggancia il reggiseno con praticità, poi socchiude gli occhi e “Vuoi le coccole?” ridacchia.
“No, ma…cristo santo! – Niall allarga le braccia, frustrato – Abbiamo appena fatto sesso e tu ti stai comportando come se ti avessi spiegato delle merdose leggi di matematica!”
Rosie si è rimessa il vestito scuro e sta cercando le scarpe, quando si volta a guardarlo di nuovo. Gli si avvicina e lo inquadra affettuosamente, come se avesse a che fare con un bambino piccolo. Gli poggia le mani sulle guance, accarezzandolo: “Tu – scandice, lentamente – Sei. Fidanzato”
Lui fa un passo indietro e le scosta i polsi con rabbia, sbattendo contro il letto. È arrabbiato, è incazzato nero. Si sente quasi umiliato dai suoi stessi pensieri e dalle sue stesse azioni.
Si riveste in fretta anche lui, sotto lo sguardo di Rosie.
“Che diavolo vuoi che ti dica? – sbotta lei dopo un po’, quando Niall si è già infilato i jeans neri – Cosa pretendi tu da me?”
“Non fare questi giochetti del cazzo, Rosie – sibila lui, facendo un passo verso di lei, con il respiro un po’ più pesante per via della troppa emozione – Non pensarci neanche di dare la colpa a me e al fatto che io sono fidanzato per non pretendere che tu possa avere un briciolo di amore per te stessa. Eri più che consenziente mentre ti scopavo o sbaglio? Non mi sembra che ti sia così dispiaciuto, o no?”
La sta deliberatamente provocando.
Rosie stringe i pugni per non colpirlo, sentendosi avvampare per la rabbia.
“Vaffanculo, Niall! – strilla – Non devi neanche pensare di potermi parlare così! Darmi delle troia non ti farà sentire meno sporco, sai? Proprio perché il sesso si fa in due, sei tu che dovresti pensare all’amore per te stesso e per la tua ragazza”
E lui non lo sa come hanno fatto a passare dal baciarsi e stringersi così forte al volersi prendere a pugni in meno di cinque minuti.
Sa solo che improvvisamente gli sembra di avere settant’anni, si sente stanco e spossato e ha bisogno di calmarsi.
“Vaffanculo tu, Rosie! – urla anche lui, e si rimette le scarpe senza preoccuparsi di allacciarsi i lacci delle Jordan – Per te non sono nient’altro che un figlio di puttana caduto ai tuoi piedi come mille altri, vero? Scusami tanto se ho voluto salvarti da morte certa! A quest’ora potevo essere al piano di sotto ad aiutare…”
E la sua voce si affievolisce come una tempesta che si placa d’improvviso. Non la finisce la frase, perché in un paio di secondi rimette insieme i pezzi e la lucidità adatta per comprendere la situazione.
“Cazzo” impreca, spalancando la porta della stanza con un colpo secco.
Rosie lo segue in corridoio, scocciata: “È così che concludi le conversazioni? – esclama – Scappando?”
Lui non le risponde, continua a correre verso le scale, lasciandola da sola. Rosie è allibita e arrabbiata e troppo cocciuta per lasciar perdere.  Si rimette le scarpe in meno di dieci secondi, poi scende al piano di sotto.
Non è cambiato niente, se non per la canzone – adesso c’è Ellie Goulding – e la gente, che sembra essersi triplicata.
Rosie si guarda intorno, si alza sulle punte e sospira. Non lo troverà mai.
Riconosce un paio ragazzi, qualche ragazza dei suoi stessi corsi, la tipa che la fissa sempre in corridoio e la coppia di amici che ci ha provato con lei qualche settimana fa.
All’improvviso, sente un corpo pressarsi un paio di secondi contro la schiena. Quello dopo, qualcuno urla al suo orecchio: “Fuori!” e lei si volta di scatto, irrigidendo le spalle.
Louis Tomlinson ha le sopracciglia inarcate e i capelli scompigliati, gli occhi un po’ arrossati e il sorriso incerto. Deve leggerle la confusione negli occhi, perché si riavvicina al suo orecchio ed “È fuori – le ripete – Sono fuori entrambi”
Rosie annuisce brevemente, ringraziandolo con un’occhiata, poi gli dà le spalle e si fa largo tra le persone, raggiungendo la porta aperta da cui entra l’aria gelida della sera.
Si guarda intorno, coi brividi per il freddo sulla pelle scoperta che Niall ha baciato e ribaciato neanche dieci minuti prima.
(rabbrividisce ancora, ma per altro)
Lo riconosce subito. È di spalle, piegato davanti alla panchina di marmo in mezzo al prato che costeggia la casa. Riconosce anche Frida ed Harry.
Improvvisamente si sente meno sola.
“Che diavolo succede?” esclama, raggiungendoli.
Niall volta la testa nella sua direzione per un attimo e basta, privo di qualsiasi espressione, poi ritorna con gli occhi fissi su Frida. Tiene le mani ancorate sulle ginocchia della ragazza mentre lei è seduta sulla panchina con gli occhi socchiusi e la testa inclinata. Di fianco a lei, Harry si muove nervosamente, toccandole le braccia, la schiena, i capelli e le gambe, respirando in modo pesante.
Nessuno le risponde e Rosie inizia a preoccuparsi davvero, “Allora?” incalza, la voce grave.
Harry si alza in piedi di scatto, come se la vicinanza con Frida lo mandasse fuori di testa.
“È impasticcata come lo schifo – risponde, passandosi nervosamente una mano tra i capelli – Ed è tutta colpa tua”
Rosie inizia a sudare freddo, “Colpa mia?” mormora, angosciata.
“Già, sì! – l’accusa Harry, alzando il volume della voce e puntandole il dito contro – Solo perché vuoi ucciderti prima di compiere diciotto anni, non vuol dire che devi trascinare nella merda anche la gente che ti sta intorno!”
Rosie boccheggia e le sembra tutto troppo pesante perché le sue gambe iniziano a tremare. C’è un buco immenso dentro di lei e non sa cosa dire. Non vuole piangere.
“Non parlarle così” sibila Niall, senza neanche voltarsi.
Afferra con forza il mento di Frida, che emette un verso di disapprovazione, strizzando gli occhi.
“Dimmi qualcosa” ordina lui.
La ragazza apre la bocca lentamente, impastata. Respira piano e poi “Mi stai facendo male” sussurra.
Lui non la lascia andare ed Harry stringe i pugni.
“Riesci a muovere le gambe?” chiede Niall.
Le gambe di Frida iniziano a penzolare lentamente, lei si schiarisce la voce.
“Ti ricordi chi ti ha dato quelle pasticche?” riprova il biondo.
Lei scuote la testa, esausta. Sembra che le costi una fatica immensa tenere gli occhi aperti, così Niall si alza in piedi e le sistema i capelli dietro la schiena, in un gesto pieno di affetto. Poi sospira e guarda Harry: “Portala a casa” gli dice, secco.
Il riccio scatta perché è troppo emotivo per riuscire a calmarsi: “Non mi dai ordini” sibila.
Niall rotea gli occhi al cielo: “Senti, coglione – esclama – Se non fosse per Frida ti avrei preso a testate già dalla prima volta ti ho incontrato. Non solo sei un idiota, ma sei anche un merdoso ragazzino che pensa di essere superiore agli altri solo perché sei pieno di soldi e giuro su Dio che se mi guardi ancora così io ti…”
Nel momento in cui fa un passo avanti, Rosie gli blocca il braccio, in panico.
“Ti prego, Harry – supplica quasi – Andate via adesso”
Harry rimane in piedi, fermo per qualche istante, tra il buio del giardino e la musica che continua a suonare dentro casa. Ha il respiro incerto e il petto di fuori, fiero. Osserva la sua migliore amica per un paio di secondi, poi guarda la presa che lei ha sul braccio di Niall ed infine si muove. Prende in braccio Frida, facendole passare un braccio intorno al suo collo e inizia a camminare verso il proprio pick-up in fondo al viale.
“Io… - Rosie boccheggia quando rimangono soli, come se stesse metabolizzando per la prima volta tutto ciò che è appena successo – io devo…”
“Vai, Rosie – Niall sembra che sorrida, mentre la interrompe – Non è successo niente tra di noi. Vattene, okay?”
E non è vero che non è successo niente. Qualcosa è successo perché a lei viene da piangere e non sa perché. Il fatto è che a lei stava bene finché i nomi alle circostanze non venivano dati. ‘Che non c’era bisogno di stamparci sopra un’etichetta, no?
E invece lui gliel’ha segnato con l’indelebile e ci ha scritto “Niente” e lei adesso lo sente sulla sua pelle, come se l’avesse marchiata, vicino a quella serie di baci che le son rimasti sul collo.
Niente. Non è successo niente.

 
 

Quando Rosie gli dà le spalle, le dita di Niall iniziano a tremare per la fretta con cui tasta le tasche dei suoi jeans.
La bustina è ancora lì e al buio, gli sembra che la polvere sia ancora più candida del solito.
Non ci mette neanche quindici secondi per spargerla con la tessera sanitaria che tiene nelle tasche posteriori, in modo uniforme, a disegnare una piccola striscia compatta.
Si chiude la narice sinistra che si dice porti fortuna e si piega scompostamente, sporcandosi la punta del naso e parte delle labbra per la troppa fretta.
La scossa di adrenalina che sente subito dopo gli fa accapponare la pelle. Ed è un po’ come rinascere e tornare a respirare.
Ci vede, ci sente, sorride. Va tutto bene.

 



ciao a tutti :)
ecco qui il capitolo! nelle recensioni precedenti ho visto che quancuna di voi è stata parecchio sorpresa dal comportamento di Niall e spero che i suoi svariati cambiamenti d'umore e di personalità quasi, abbiano trovato la fonte in questo capitolo! 
sono davvero molto contenta che la storia continui a prendervi così tanto, e mi fa sempre un sacco piacere leggere le vostre recensioni!  
grazie di cuore veramente, a tutte quante!
penso che non riuscirò ad aggiornare prima della settimana prossima, quindi - per chi andrà - divertitevi ai concerti del 28 e del 29! e chissà che magari non mi vediate :)
a presto,
caterina

 

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Capitolo 14
*** 13 ***


 

capitolo tredici



Il pick-up di Harry si ferma davanti a casa di Frida con uno scoppio del motore per niente rassicurante. Lui gira le chiavi, tira il freno a mano e si volta a guardare la ragazza, che ha la testa contro il finestrino e gli occhi chiusi.
“Frida?” la chiama, a bassa voce.
Lei mugola, strizzando le palpebre.
“Siamo arrivati – riprende lui – I tuoi sono in casa?”
Frida sospira pesantemente, poi con un gesto impacciato nega con la testa.
“Dove sono le chiavi?”
“Borsa”
Harry si allunga sotto al sedile, recuperando la borsa nera della ragazza. Cerca le chiavi ed esce dal pick-up, raggiungendo l’altra portiera.
Il quartiere residenziale è illuminato dai lampioni che rendono l’asfalto di un arancio scuro, le case sono quasi tutte spente e il gatto della famiglia Griffin miagola senza sosta vicino al suo prato.
“Riesci a camminare?” domanda Harry verso Frida, che ha appena aperto gli occhi.
È spaesata, ha le pupille dilatate e il respiro corto.
Bella da far male.
Annuisce brevemente ma si aggrappa comunque alla spalla del ragazzo per uscire dal pick-up. I suoi passi sono incerti e le sue gambe magre tremano appena ogni volta che un piede si alza. Harry chiude la sua auto e l’accompagna per tutto il vialetto, camminando al contrario, senza lasciarla andare.
“Dove sono i tuoi genitori?” domanda Harry, quando sono davanti al portone d’ingresso. Infila le chiavi nella toppa conduce la ragazza in casa, accendendo le luci lì dove sa che siano gli interruttori.
(conosce a memoria anche la sua abitazione)
Frida sembra più reattiva adesso, riesce a raggiungere il salotto e a sedersi sul divano, da sola. Appoggia la testa contro il cuscino grigio e chiude gli occhi.
“Mamma Londra convegno – biascica poi – Papà ospedale turno notte”
Harry si lascia scappare un sorriso distrutto, mentre richiude la porta con due girate di chiavi e si toglie la giacca, appoggiandola all’attaccapanni dell’ingresso.
La raggiunge sul divano, senza permettersi di non toccarla. Le sfiora il braccio nudo, il gomito, la pelle sensibile del polso, le dita.
A Frida basta alzare appena il busto per crollare poi contro la spalla di Harry.
“Mi dispiace” sussurra ad occhi chiusi.
Harry si passa una mano tra i capelli, si inumidisce le labbra e sospira.
“Va bene” dice, senza sapere perché.
“Mi dispiace” ripete Frida.
Harry si sistema meglio sul divano, allunga il braccio sulle spalle di Frida e se la stringe contro.
Chiude gli occhi anche lui.
“Va tutto bene” dice.
Dormono con la luce accesa.

 

 

 

 

Lunedì è anche più traumatico di quanto non sia effettivamente  la parola ‘lunedì’.
Alla fermata non c’è nessuno che spiaccichi parole, Frida prende l’autobus senza guardare in faccia nessuno e Rosie si siede vicino ad una signora anziana, dall’altra parte del veicolo dove Harry tiene gli occhi puntati contro la suola dei suoi anfibi.
Quando arriva al Merry Hill, Rosie percepisce praticamente tutti gli occhi puntati addosso. È più una sensazione che qualcosa di effettivo, ma si sente esposta, derisa, osservata fino allo sfinimento.
C’è qualcuno che la guarda, qualcuno che la scruta sia in cortile che tra i corridoi, ma non così tanto. Odia questa sensazione.
Non ha dormito niente queste due notti, ed è troppo stanca per mettere insieme qualcosa di sensato da dire. Si limita a trasportare il suo zaino e le sue gambe verso l’aula di inglese, cercando di non scoppiare a piangere per non sa neanche lei cosa.
È quando sente la voce di Angelina Thomas, che sembra risvegliarsi di scatto.
Lei e un’altra ragazza sono vicino alle macchinette del piano terra. Angelina è appoggiata con la schiena contro il muro mentre tiene il suo zaino tra i piedi e un quaderno a ganci ancorato al petto. I capelli sono legati in due trecce bambinesche, e ha messo un po’ troppa terra in faccia. La sua amica invece è più alta di lei, con la pelle scura e i capelli corti, neri come la pece.
Rosie si china per terra, fa finta di cercare qualcosa nel suo zaino e tende le orecchie.
“Me lo ha detto James – sta dicendo la ragazza di colore, decisa – Lo ha sentito da Paul che è sicuro di averlo visto”
“Non dire stupidaggini – ribatte Angelina seccamente – Non lo farebbe mai”
“Non lo farebbe ma l’ha fatto! – sbotta l’altra – Devi parlargli, Angie. Non capisci? Tutta la città ne sta parlando in questo momento! Sei sulla bocca di tutti”
“Io sono sempre sulla bocca di tutti”
“Ma non per questo! – sembra esasperata – Niall ti ha tradito, Angie! Con un’altra ragazza!”
A Rosie le si mozza il respiro in gola. Irrigidisce le spalle e chiude di scatto gli occhi come se in questo modo potesse scomparire sul serio.
“Smettila, idiota! – Angelina alza la voce, arrabbiata – Sei capace di giudicare senza sapere niente! Tu non lo conosci, nessuno lo conosce meglio di me! Se pensi di mettermi in guardia raccontandomi delle cavolate che hai sentito in giro, beh stai pur certa che riesco a trovarne cento migliori di te”
Il fatto che poi non si sente nient’altro se non il chiacchiericcio indistinto del corridoio è abbastanza confortante da far aprire gli occhi di Rosie, che si rimette in piedi quasi meccanicamente.
Quando si volta verso l’angolo in cui prima c’era Angelina, la ritrova comunque esattamente lì, come se avesse atteso solo quel momento.
Ha le spalle rigide, la bocca chiusa e gli occhi socchiusi, gelidi.
E Rosie non si sente in colpa, non è da lei. Più che altro prova compassione per quella ragazzina, così innamorata e credulona. Per un attimo – uno solo – si sente vicina ad Angelina. Solo un po’, giusto quel minimo che le faccia ricordare che lei, così, non ci finirà mai.

 

 

 
 

È il primo giorno di scuola dopo la sospensione, e Niall non potrebbe essere più stanco di così.
Si trascina verso il banco senza alzare la testa, ma individua comunque Frida, seduta al solito posto mentre gira il grinder con più forza del dovuto.
Non si salutano come di consuetudine, lui però la osserva qualche secondo in più prima di iniziare a tirare fuori il tabacco e le cartine dalla tasca del suo zaino.
“Ti sei ripresa?” le chiede, dopo un po’.
“Secondo Wikipedia potrei morire da un momento all’altro – dice Frida distrattamente – Nei prossimi sei mesi potrei avere attacchi di panico, attacchi di ansia, sintomi di depressione, svenimenti e perdita momentanea della memoria. Sto da dio, giuro”
Niall sospira, scuotendo la testa.
Lei si lecca le labbra e gli lancia un’occhiata colpevole, “Sei arrabbiato?” gli domanda, piano.
Il ragazzo infila il tabacco sulla cartina aperta sul banco, sorride senza allegria.
“No, Frida – risponde – Non sono arrabbiato. Ma sarei molto meno arrabbiato se sapessi chi è stato a darti quelle pastiglie”
“Non lo so, Niall – sospira lei, chiudendo gli occhi per un momento – Non mi ricordo un cazzo di venerdì”
“Neanche di me ed Harry che ci picchiamo?”
Frida si volta così velocemente che la testa inizia a pulsarle per qualche istante: “Tu ed Harry cosa?”
Niall scoppia a ridere: “Scherzo, sta’ tranquilla – la rassicura – Volevo farlo, però. Intendo picchiarlo. È una testa di cazzo, di quelle grosse”
“Lo so” mormora Frida, ma sorride.
La lezione inizia qualche minuto più tardi, e procede ininterrotta fin quando Annabeth dal primo banco dichiara al signor Dixon di essere incinta, scoppiando a piangere come una disperata mentre Gemma la consola inutilmente. L’uomo porta entrambe fuori dalla porta, con l’ansia dipinta sul volto. Restano lì per il resto dell’ora.
“Io e Rosie abbiamo scopato – è ciò che dice Niall nell’orecchio di Frida, facendola sobbalzare per l’intensità con cui pronuncia sillaba per sillaba – Abbiamo scopato e io ci sono così tanto dentro a tutta questa merda che è una fortuna che non sia ancora morto”
Lei si volta a guardarlo, senza riuscire a capire di cosa stia parlando.
Apre la bocca per parlare, per chiedere e per comprendere, ma poi il naso di Niall inizia a sanguinare dalla narice sinistra e non c’è più neanche la voglia e la necessità di dare spiegazioni.
Ha già capito tutto.




ciao a tutti e scusate il ritardo!
ho iniziato a lavorare, sono stata a Milano e ho sempre qualcosa da fare e scrivere mi risulta davvero troppo difficile! però adesso sono qui, e spero che il capitolo vi sia piaciuto!
ho pensato di fare un missing moment sulla coppia Harry/Frida, visto il discreto successo che hanno avuto, nonostante il poco spazio che uccuperanno nella storia - più come sfondo che come altro. 
vedremo!
come si può facilmente notare, la festa ha davvero devastato tutti, Rosie compresa, che è sempre quella più statica. secondo voi Angelina sa quello che è successo? è davvero così ingenua o sospetta qualcosa? 
lascio a voi tutti i commenti, sperando che il capitolo vi sia piaciuto!
a presto e grazie di cuore a tutte, siete un tesoro!
caterina






  • il grinder è un attrezzo relativamente piccolo che serve per sminuzzare l'erba e a manicarla
  • la perdita del sangue dal naso può essere uno dei sintomi del consumo di cocaina tramite le narici 

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Capitolo 15
*** 14 ***


 

capitolo quattordici





Il Weed di pomeriggio è pieno di carrozzine e persone che fanno jogging, nonostante il freddo e il brutto tempo. I ragazzi non hanno bisogno da nascondersi dai lampioni o tra le siepi, restano in gruppo tra le piazzette di panchine e ghiaie o, tempo permettendo, seduti sull’erba ben curata del parco.
Frida tiene la testa appoggiata sul suo zaino e tutti e quattro gli arti aperti, come una stella. Ha il sorriso spensierato e gli occhi chiusi e si gusta il sole raro dell’Inghilterra, che è comunque freddo ma non per questo meno luminoso.
Di fianco a lei, Harry tiene i palmi ancorati sull’erba dietro la sua schiena e le gambe leggermente aperte, senza permettersi di togliere dalla sua faccia quell’inconfondibile broncio che ormai è parte di lui. Non è veramente sempre arrabbiato, è che preferisce di gran lunga dare l’impressione sbagliata, piuttosto che iniziare a fare la persona amichevole e pentirsene l’attimo dopo.
Seduta davanti a lui, Rosie fuma una sigaretta a gambe incrociate, coi jeans arrotolati sulle caviglie piccole e i capelli legati in una buffa acconciatura. Non si è truccata oggi, ma non gliene frega un cazzo.
“Ah, che bella la vita – Frida sorride più ampiamente, senza aprire gli occhi – Vero, Harry?”
Il ragazzo le lancia un’occhiata che lei non vede ma sente, indurendo la mascella subito dopo. Dopo quella dannata sera passata a dormire insieme, è stato Harry a svegliarsi per primo. L’ha lasciata sul divano, premurandosi di farla stare comoda, e poi si è rimesso le scarpe, uscendo di casa verso le sei del mattino.
Nessuno dei due ha detto niente, nei giorni seguenti.
“Vero, Harry?” richiede ancora Frida, stavolta più insistente.
Il ragazzo aggrotta le sopracciglia per la luce bastarda, poi sbuffa sonoramente quando riconosce le due figure che camminano vicine sul viale.
Frida, non ricevendo risposta, apre un occhio, indirizzando lo sguardo verso Harry. Poi alza appena il capo da terra quanto basta per guardare nella sua stessa direzione.
Spalanca gli occhi, contenta, poi agita una mano in aria: “Niall! Niall!”
Rosie si irrigidisce di scatto, con la cenere che le finisce sui pantaloni. Si volta anche lei, frenetica, per poi mormorare un’infinità di “No, Frida. Che cazzo fai? Che cazzo faccio? Cazzo”
Niall viene trascinato da Angelina verso di loro, senza apparire né troppo contento né scontento. Quasi seccato, per così dire.
Angelina invece è energica, coi capelli sciolti e lucenti e gli occhi più azzurri del solito, il vestito rosa e le calze trasparenti.
“Harry! – è la prima cosa che esclama, quando raggiungono gli altri tre sul prato – Che coincidenza”
Frida alza un sopracciglio, Harry si schiarisce la voce, Niall si guarda intorno e Rosie tiene gli occhi bassi.
“Ehm, ciao Angelina – risponde Harry, poi si lecca le labbra e sembra vagamente a disagio con la testa all’insù contro sole per guardarla negli occhi – Come…come va?”
“Benissimo! – esclama la ragazza, sorridendo. Si fa più vicino a Niall e gli arpiona il braccio – Stavamo facendo una passeggiatina romantica”
Niall di riflesso lancia un’occhiata a Rosie, che guarda ancora a per terra. Ed è un po’ come sentire la bolla invisibile che separa due calamite, che se provi a farle stare insieme con la forza finiscono per cadere a terra da sole.
Frida scoppia a ridere, cercando di camuffare il tutto con un colpo di tosse, perché questa situazione è così ridicola da sembrare imbarazzante.
“Non vogliamo intrattenervi troppo, allora – mormora – Ciao Niall, ci vediamo domani. Divertiti, romanticone che non sei altro”
“Vaffanculo, Frida” ringhia lui a bruciapelo, facendola ridere un’altra volta mentre lei torna a sedersi e Rosie a respirare.


 

 

A: Non Rispondere
Sei ancora vivo?
Da: Non Rispondere
No.
A: Non Rispondere
Puoi dirmi cosa ti succede, per favore?
Da: Non Rispondere
Ho troppi casini a cui badare. Mi dispiace, mi dispiace tanto.
A: Non Rispondere
Niall, mi stai facendo preoccupare.
Da: Non Rispondere
Ti chiamo.


 

 

La chiama alle 02:12 AM, due giorni dopo l’episodio del Weed.
Rosie prima sente il suo respiro pesante che increspa la cornetta, poi la risata sguainata di Louis Tomlinson di sottofondo che lo incita a restare con loro e poi, la sua voce.
Sembra arrugginita, ha totalmente perso il suo tono quasi nasale e inconfondibile. È solo un sussurro di qualcuno che fa fatica a parlare.
Rimangono in silenzio per minuti interi, entrambi a tastare con sicurezza il respiro dell’altro, per avere coscienza, per capire se sono ancora insieme, se mai lo sono stati.
Poi, alla fine, è lui a sospirare un po’ più forte e a mormorare: “Sono un casino”
E lei non riesce ad articolare niente se non quello che ha pensato per giorni interi. Un ordine, una richiesta.
Una preghiera.
“Lasciala”
“Tu non… - lui si blocca di scatto, risucchiando altra aria e buttandone fuori altrettanto – Mi aspetterai?”
E Rosie, nel buio della sua stanza, con la porta chiusa a chiave e il muro dietro le sue spalle sottili, proprio non sa cosa rispondere. Non è da lei, aspettare.
Soprattutto chi forse non ha intenzione di arrivare.
“Niall..”
“No. – ribatte lui subito, risoluto – Rosie. Per-per favore. Aspetta. Non riesco a pensare lucidamente in questi giorni, non riesco a combinare niente e ho bisogno di tempo per risolvere questi fottuti casini. Ti sto chiedendo di…non mollare. La lascerò, te lo prometto”
“Giuramelo”
“Cazzo, te lo giuro sulle mie palle! – strilla lui – Devi solo aspettare”
Rosie si morde il labbro, senza sapere come rispondere. Potrebbe dargli corda, stare al suo gioco fino a quando non si stuferà. Potrebbe anche mentirgli, o più semplicemente riagganciare.
“Non – ritenta lui, sentendo solo silenzio –Non dimenticarti tutto. Non farlo. Io non l’ho fatto, non lo farò. Non ti chiedo la luna, cazzo! Ti chiedo di darmi del tempo per rimettere la testa a posto. Io voglio te. Solo te”
Le viene da piangere. È tutto troppo intenso che non vede l’ora che finisca.
“Va bene – balbetta, col fiato corto – va bene, va bene”
“Aspettami. – ripete lui, un’altra volta – Solo te”

 

 

 


Niall Horan smette completamente di andare a scuola da un giorno all’altro. Non avvisa nessuno, Frida ancora lo aspetta all’entrata.
Smette semplicemente di esistere per gli altri. Sparisce dalla circolazione, salta gli appuntamenti con i suoi amici e le serate organizzate a casa di altri.
All’inizio sembra una cosa momentanea, ai professori non interessa – non sarà né il primo, né l’ultimo – e Frida solo si guarda intorno e fa finta di niente.
Poi i giorni diventano settimane, e lei inizia a spazientirsi e ad arrabbiarsi. Lo chiama, gli manda messaggi e ricatta Zayn Malik per farsi dare informazioni.
Rosie semplicemente si comporta come se niente fosse, continuando a parlare di stronzate varie e provocare Harry fino a farlo sbottare. Sembra tutto normale, nella quotidianità di Frida, e addirittura riesce, di tanto in tanto, a reggere gli occhi verdi di Harry.
C’è solo un banco vuoto, che non riempie il buco che si è creato dentro di lei.
Tutto quello che riesce a strappare dalla bocca di Zayn è un misero “Ha deciso di non andare più a scuola, non riesce neanche a capire che cazzo dice, ormai”, che le fa così male da rischiare di stringere un po’ troppo forte il braccio del ragazzo.
Si sente abbandonata da quello che ormai considerava il suo migliore amico, una parte essenziale. Ed è la stessa sensazione che sentiresti se qualcuno ti colpisse di punto in bianco, perché il dolore è intenso uguale.
Ti ritrovi la botta, forse il livido, poi la rabbia e la delusione per te stessa e per chi ti ha colpito. E tutto quello a cui riusciresti a pensare, poi, sarebbe uno schifosissimo “Perché”.
Già, perché. Perché ha mollato e ha scelto di non farcela.
Perché?

 

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Capitolo 16
*** 15 ***


 
 
capitolo quattordici
 

 

 



Rosie non lo aspetta, ovviamente.
Sarebbe troppo facile e troppo scontato, e lei non è assolutamente il tipo. Si può dire che ci provi, per un po', ma perfino lei sa quanto la cosa sia inutile.
Non lo chiamerebbe comunque tradimento – e non perché effettivamente loro non stiano insieme. Cerca di non pensare a questo punto -, ma piuttosto qualcosa di puramente fisico. Qualcosa che la distragga dal pensiero ossessivo della scuola, dalle parole dei suoi genitori, dal fatto che faccia tutto un po' più schifo del solito.
Sono ragazzi che conosce di vista grazie a qualche like su Facebook, amici di amici di qualche conoscente, gente che riesce a malapena a vedere durante l'amplesso e che sicuramente non rivedrà più durante tutta la sua esistenza, nonostante il buco di città che è Bampton.
Harry nei suoi confronti ha assunto un'aria più schiva, strettamente formale. Non smette di giudicarla neanche quando sta in silenzio, e lei lo capisce dalle sue sopracciglia aggrottate e il broncio perenne. Frida è più spenta, più suscettibile, ma è comunque l'unica persona a farla rimanere a galla.
Non ne parlano mai, perché nessuna delle due ha il coraggio di tirare fuori il banco vuoto e le corse per la città in solitudine. Si scrivono, piuttosto. Di notte, perché Rosie ha iniziato a non dormire, a tornare dallo psicologo, a saltare scuola e a piangere chiusa in bagno.
Non ne parlano, non dicono niente. Usano i suoni, certo, si smezzano sigarette e lattine di birre, ma sostanzialmente fanno finta di niente. È più facile così.

 

 

 

 

Frida arriccia le labbra, stende le gambe davanti a lei e socchiude gli occhi per la rabbia. Non le è mai piaciuto il Merry Hill per una lista infinite di cose – persone – che potrebbe elencare ininterrottamente per giorni interi senza mai ripetersi.
Gli stupidi ragazzini con la puzza sotto al naso e lo stemma della scuola sul blazer sono probabilmente la categoria più inutile sulla faccia della terra. Li odia, così come odia le ragazzine con la gonna a balze che le stanno passando davanti senza chiederle scusa se inciampano nei suoi piedi.
È seduta sulla panchina dall'altra parte della strada, in attesa che Rosie esca dalle porte immense dell'edificio o che qualcuno fermi la patetica scenetta a cui sta assistendo.
Deve essere sicuramente una del primo anno, quella che tiene la mano ancorata al braccio di Harry, nel cortile della scuola. È sicuramente una novellina, perché perfino gli alberi sanno che Harry Styles è suo. Frida non alza mai la voce, in famiglia si usa così, tuttavia sa come farsi rispettare. Ha marcato il territorio innumerevoli volte con innumerevoli ragazze, quindi perché diavolo quella stronza lo sta ancora toccando?
“La ucciderai”
Frida sobbalza, girando la testa di scatto.
Zayn la guardando con un sorriso consapevole, la cinghia dello zaino stretta nella mano destra e la divisa scura che gli calza a pennello.
“Come?” domanda lei, aggrottando le sopracciglia.
Lui non smette di sorridere mentre “Se continui a guardarla così – le spiega – la ucciderai”
Lancia un'occhiata verso Harry e la ragazzina con cui sembra avere un'interessantissima conversazione.
Frida sbuffa: “Perché i maschi non capiscono un cazzo, Zayn?” chiede, sinceramente perplessa.
Il ragazzo scoppia a ridere e infila le mani dentro il suo giubbotto a stampa militare, per poi sedersi accanto a lei sulla panchina.
“Dovrei sentirmi chiamato in causa? - dice di rimando, lanciandole un'occhiata divertita – Comunque non lo so, sai? Me lo chiedo spesso anche io”
Le offre una sigaretta che lei accetta di buon grado, “Che ci fai qui, ad ogni modo?” gli domanda poi.
Zayn indica la strada alla sua sinistra. “Sto andando a casa di Liam, abita in fondo a questa via”
Frida riempie i polmoni di fumo mentre annuisce lentamente.
“Tu e Liam siete tipo...”
“Fidanzati, sì”
Lei spalanca gli occhi per la sorpresa, tossendo appena. Poi gli colpisce forte il braccio, facendolo imprecare.
“Cazzo, stavo per dire migliori amici! - esclama, allibita – E me lo dici così?”
“Come cazzo avrei dovuto dirtelo, scusa? - si difende lui, alzando le sopracciglia – Non mi sembra qualcosa da annunciare con una cerimonia”
Frida alza gli occhi al cielo e si appoggia allo schienale della panchina, scuotendo appena la testa.
“Che spreco...” borbotta, e lui ride.
Dopo quasi dieci minuti di conversazione, Harry sembra finalmente aver finito – con un bacio sulla guancia – di parlare. Sta ancora sorridendo mentre si sistema lo zaino pendente da una spalla e si passa una mano tra i capelli.
Attraversa la strada con fare disinteressato, per poi fermarsi davanti a Frida come se si fosse reso conto solo in quel momento della sua presenza.
“Rosie non è venuta a scuola – è la prima cosa che le dice – Forse dovevo avvisarti prima, hai aspettato inutilmente”
Frida s'irrigidisce di scatto, come punta da uno spillo. Lo guarda con rabbia, senza neanche provare a nascondere la smorfia infastidita delle sue labbra. Per un attimo, si chiede come diavolo abbia fatto a perdere la testa per uno stronzo del genere.
Apre la bocca per replicare, ma Zayn accanto a lei è più veloce. Allunga un braccio sulle sue spalle minute e se la tira contro.
“Non ti preoccupare, amico – sorride – Il tempo è volato, vero tesoro?”
Frida si morde il labbro inferiore per non scoppiare e ridere, annuendo. La vede, la sfumatura che gli occhi di Harry prendono, nel vedere la mano di Zayn sul suo braccio. La vede e la riconosce, perché è la stessa che hanno anche i suoi occhi. È gelosia, è possessione, è vedere come ciò a cui si appartiene e ciò che ci appartiene ci sta sfuggendo di mano per la troppa paura.
Harry si inumidisce le labbra e infila i pugni serrati in tasca: “Va bene, allora – borbotta, seccamente – Ci vediamo”
Frida scoppia a ridere solo quando lo vede voltare l'angolo, abbracciando Zayn come per riflesso.
“Uno spreco – ripete, contro la sua spalla – Sei una perdita del mondo eterosessuale”

 

 

Frida odia la casa dei Muller. È sempre troppo buia, troppo fredda. È un'abitazione, non una casa.
Per questo ci mette diversi minuti a decidere di suonare il campanello. Attende paziente, sentendo diversi rumori dall'interno. Quando la porta si apre, Gabrielle sembra avere un'illuminazione. Le sorride apertamente, facendola entrare.
“Ciao, Gabrielle” saluta la ragazza, cordiale.
“Frida, tesoro – la donna s'infila un cappotto sicuramente firmato – Io sto uscendo, Rosie è sotto la doccia e mio marito è a Londra fino a lunedì. In cucina ci sono i soldi per la pizza, mi raccomando non uscite che dicono pioverà, d'accordo?”
Non le dà il tempo di rispondere perché le bacia velocemente le guance e si chiude la porta alle spalle, lasciandola perplessa.
Adesso che c'è il silenzio più assoluto, si riesce a sentire il fruscio dell'acqua al piano di sopra.
Frida si prende il suo tempo, si collega al wi-fi, risponde a qualche messaggio, dice a sua madre che è arrivata sana e salva e cerca su Internet il numero dell'unica pizzeria decente della città.
Dieci minuti dopo, è fuori dalla porta del bagno, mentre bussa leggermente. C'è ancora l'acqua che scorre e l'umidità inizia a farsi pesante anche in corridoio. E quando entra nella stanza, il vapore la investe, facendole arrossare le guance e serrare gli occhi.
“Rosie? Sono Frida”
Il bagno è spazioso, ampio ed elegante. Individua la sagoma della sua migliore amica attraverso il vetro appannato della doccia. È in piedi, ma completamente immobile.
A Frida iniziano a formicolare le mani mentre la lingua s'impasta di qualcosa molto simile alla paura. Con tre falcate pesanti, raggiunge il box grande, tirando la porta a vetro finché non è completamente spalancata. I suoi jeans e le sue scarpe si bagnano subito, mentre l'acqua inizia a scendere sul pavimento. Lei singhiozza per il terrore, andando sotto al getto in un riflesso involontario.
Rosie ha gli occhi aperti ed è appoggiata contro le piastrelle del muro, paralizzata, nuda. Il suo sguardo è vuoto, perso contro l'angolo della doccia.
Frida spegne l'acqua e abbraccia Rosie quasi dolorosamente. La stringe forte mentre si china per terra, portandosela con sé. Le toglie i capelli dalla fronte, le bacia la tempia, la culla, cerca di togliere via il dolore.
Rosie rimane impassibile, probabilmente nemmeno se ne accorge. Continua a fissare lo stesso punto indefinito, con la pelle ricoperta di brividi.
“Rosie, sono qui, capito?” Frida la chiama in piccoli sussurri, i vestiti bagnati che le creano prurito e la preoccupazione che le fa tremare le ossa anche se non c'è spazio per darlo a vedere.
“Non sento niente – è ciò che mormora Rosie – Non provo niente”

 





 

buon ferragosto - anche se in ritardo di un giorno!
spero che le vostre vacanze stiano andando bene, meglio delle mie se non altro ahaha
sono tornata martedì notte dall'Inghilterra e non ho più il mio amato pc, ma solo quello stupido computer fisso che non riesco a far andare come vorrei, perciò se l'html è una merda non è colpa mia!
spero che ci sia ancora gente che segua questa storia, questo capitolo è un misto di emozioni, direi
non shippo assolutamente negli ziam e non credo che ci sia niente se non amicizia tra di loro, tuttavia mi sembrava perfetto, ho scritto di botto, mi auguro che nel 2014 questa cosa non turbi nessuno
l'assenza di niall si sente, eh? manca anche a me!
spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie di cuore a tutti!
fatemi sapere!!!
a presto,
caterina

 
 
 

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Capitolo 17
*** 16 ***




capitolo sedici









Niall sapeva farla sorridere.
E sembra sì una cosa scontata, ma per una persona fatta solo di maschere come Rosie, sorridere e non ridere è qualcosa di importante, prezioso. La faceva anche arrossire, di tanto in tanto, ed era l'unico che non usava mai i cuori nei messaggi, se non in casi eccezionali.
Forse le prime volte aveva pensato che fosse semplicemente un presuntuoso egocentrico ragazzo di strada, sempre troppo convinto delle sue azioni e sempre troppo imbecille per fare la cosa giusta, ma.
Niall era anche altro.
E Rosie, che alle persone non si affeziona praticamente mai, l'ha capito solo dopo. Solo quando lui se n'è andato.
E non può aspettarlo, perché in cuor suo sa che il suo – loro – momento non arriverà mai, ma può sentire la sua mancanza, e aggrapparsi ai momenti che hanno condiviso. Alle passeggiate, ai baci, alla scia delle sue mani, al brivido della paura di entrambi.
Non sa se questo sia amore, non sa come sia essere innamorati.
Sa solo che fa male, fa male tutto.






Frida è in quella fase dove la testa si sta appesantendo fino alla nausea, prima che tutti i suoi pensieri vengano scacciati prepotentemente dagli effetti della canna. È un giovedì delle vacanze natalizie di dicembre e Rosie è in punizione per aver mandato a quel paese – in altri termini, ovviamente – suo padre.
Frida è con Harry, entrambi seduti dietro una quercia immensa del Weed, circondati dal buio del parco e delle risate lontane.
C'è ancora imbarazzo, tra di loro, e un sacco di silenzi che nessuno dei due ha il coraggio di compensare, ma per lo meno riescono a stare insieme – e da soli – senza azzannarsi.
In effetti, quando sono loro due e basta, senza nessuna persona intorno da convincere, i loro dibattiti sembrano così...superflui.
Aspira un'altra boccata di fumo e poi chiude gli occhi. Sente Harry muoversi di fianco a lei, sfiorandole la giacca pesante che indossa.
“E così... - Harry si schiarisce la voce qualche minuto dopo, la voce resa più roca a causa della canna che tiene tra le mani – Tu e Malik, mhm?”
“Pardon?” lei si volta a guardarlo, confusa.
“Dico – il ragazzo fa un sorriso strano e spegne la cartina arrotolata sotto la suola della sua scarpa, per poi mettersi in tasca ciò che ne rimane – state tipo, insieme?”
Oh. Frida collega le cose, mentre scoppia a ridere rumorosamente, facendo quasi finire a terra la canna che tiene in mano. Incrocia le gambe e sbuffa.
“Pensi che io sia quel genere di ragazza?” gli domanda, aggrottando le sopracciglia.
“Non ho idea di che ragazza tu sia” risponde Harry, sincero.
Frida scuote appena la testa, stanca, gli passa la canna e poi si alza in piedi con incertezza.
“Io sono innamorata di te, Harry – glielo dice chiaro, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. (Forse la è). Lui la guarda dal basso, le spalle improvvisamente rigide – Ti amo, e tu lo sai. Non so perché tu ce l'abbia tanto con me, ma il tuo giocare mi ha stancata. Sono stufa di questa situazione, perciò basta. Sei una delle persone più importanti della mia vita, ma non riesco più a reggere le tue cazzo di paure per non so cosa. Se ti...se ti interessa davvero, se io ti interesso davvero, lascia da parte tutto il resto”
Il suo telefono inizia a vibrare nella tasca dei suoi jeans, lei si lecca le labbra e sorride alla luce lontana dei lampioni del parco.
“Buonanotte, Harry – mormora, facendo un passo indietro dalla sua figura immobile – Grazie per l'erba”


È un numero sconosciuto, quello che la sta chiamando.
Frida risponde con incertezza qualche passo dopo aver lasciato Harry, già sul viale principale del Weed.
“Pronto?”
C'è un baccano allucinante, dall'altra parte della cornetta. La ragazza allontana subito il cellulare dall'orecchio, imprecando.
Sente il suo nome, poi, e qualcuno che intima ad altri di fare silenzio.
Ci riprova, stringendosi nella giacca. “Pronto?”
“Frida? Cazzo, bastardi! State zitti!”
È senza ombra di dubbio...
“Niall!”
“Frida!” la chiama ancora, poi scoppia a ridere.
“Pezzo di merda che non sei altro! - non riesce a capire se essere felice, arrabbiata o sollevata – Vuoi cortesemente tornare a scuola, dopo le vacanze?”
Lui deve allontanarsi dal suo gruppo di amici, perché l'attimo dopo il rumore inizia ad affievolirsi, fino a scomparire quasi del tutto.
“Frida...io non ci torno a scuola”
“No, tu ci torni. - Frida supera l'uscita del parco, gesticolando – Torni a scuola e risolvi i casini che hai combinato con Rosie”
“No, no, no – lo sente ripetere, convinto – Io non...Senti, Frida...So di aver sbagliato, ma...Non so se è Rosie quella che voglio davvero”
E Frida si blocca in mezzo al marciapiede illuminato, al gelo, con gli occhi spalancati perché “Che cazzo stai dicendo, Niall?”
“La verità, cazzo! La verità! - il ragazzo impreca a bassa voce – Insomma, mi tradirebbe sicuramente e lo sappiamo entrambi! Angelina per lo meno mi ama e non le devo dare spiegazioni. Ma Rosie? Quella ragazza è...cazzo, è strana. Non ha emozioni, non ha un cazzo di niente da darmi e io...”
Tu devi andare a farti fottere, Niall – Frida stringe il pugno libero, sconcertata, assurdamente incazzata nera – Sei uno stronzo, lo sai?”
“Oh, andiamo Frida! - ribatte Niall, dall'altra parte – Non le ho mai promesso niente, lo sapeva che sarebbe andata a finire così”
“Questo è quello che pensi tu” sibila la ragazza.
“A scuola non ci torno” mormora lui, qualche istante dopo, la voce improvvisamente più bassa.
“Va' al diavolo, stronzo”
Frida riaggancia e si porta le dita tra i capelli, senza parole. Le sembra di vivere uno scherzo, uno scherzo pessimo. Vorrebbe semplicemente tornare a casa e urlare, l'effetto benefico della cannabis andato completamente a male.
Chiude gli occhi, cerca di darsi un contegno. Lo disprezza. Non lo odia, perché l'odio è troppo importante. Lo disprezza, invece, perché si merita solo questo.
Non dirà niente a Rosie, decide.

 

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Capitolo 18
*** 17 ***






capitolo diciassette











Angelina si siede nel suo posto standard della mensa, sistemandosi dietro la schiena i capelli biondi. La sua amica le mormora qualcosa all'orecchio, ed entrambe scoppiano a ridere sul tavolo rettangolare.
È andato a vivere fuori città”
Harry aggrotta le sopracciglia, lo sguardo ancora fisso sul suo vassoio. Volta la testa riccia lentamente e osserva con curiosità Rosie, il mento appoggiato sul palmo della mano e l'espressione spenta. “Cosa?” le chiede, senza capire.
Niall. - risponde lei, monocorde – Sua madre lo ha sbattuto fuori di casa. Adesso sta da sua nonna, che vive a dieci minuti da qui. Ci arrivi col 128, me l'ha detto Louis”
Lo spaventa, il tono che Rosie usa mentre lo dice. È...vuoto, come se neanche si stesse accorgendo di parlare e di parlare con lui. Loro non conversano praticamente più da quella sera alla festa, e di sicuro non conversano a proposito di Niall Horan.
Meno ne sente parlare, meglio è, Harry non lo ha mai sopportato granché. Adesso però, può tastare con fermezza quanto lo disprezzi. Rosie è sempre stata una ragazza abbastanza menefreghista, ma mai così vuota, così spenta.
Niall Horan le ha portato via tutto, e Harry non potrebbe sentirsi più in colpa di così. Perché, per quanto la sua parte egoistica dica il contrario, lui l'ha abbandonata nel momento in cui la sua migliore amica aveva più bisogno di supporto. E Harry non è un tipo violento, è solo che vorrebbe picchiare Niall Horan a mani nude, sì.
Lo hai più sentito?” le chiede cauto.
Rosie sembra risvegliarsi per un attimo dallo stato di trance in cui è caduta, perché scuote appena la testa e si volta a guardarlo, gli occhi improvvisamente stupiti.
No – risponde poi, leccandosi le labbra – Lui non si è più fatto sentire e io beh, neanche”
Vorresti, però?” domanda Harry ancora.
La ragazza annuisce velocemente, un po' a disagio: “Io... - biascica, deglutendo poi con forza e muovendosi nervosamente sulla sedia come se stesse per scoppiare a piangere – Io lo amo
E c'è così tanta verità nelle sue parole e talvolta così tanta tristezza, che Harry non può fare a meno di rabbrividire. Non è la stessa Rosie che conosce.
Lei poi distoglie lo sguardo e lo punta davanti a sé, lui lo intercetta velocemente ed entrambi fissano Angelina che in fondo alla mensa continua a ridere spensierata.
Il 128 passa davanti a scuola, vero?”
Rosie spalanca gli occhi, lo torna a fissare e “Perché?” ribatte subito.
Harry scrolla le spalle, si schiarisce la voce: “Se lui non può venire, andiamo noi da lui, no?”
Non credo sia la cosa giusta da fare” dice la ragazza, ma nella sua espressione c'è un barlume di speranza.
E da quando tu fai la cosa giusta?” lui sorride, cerca di farla stare meglio.
Rosie alza gli angoli della bocca, sconfitta: “Grazie” mormora.
E vale più di mille altre parole.





Sull'autobus incontrano Louis e Zayn, che sorridono a Rosie con simpatia.
Andate da Niall?” chiede il pakistano, appoggiando il gomito contro lo schienale del sedile davanti a quello di Rosie.
Lei annuisce velocemente, “Anche voi?”
Louis è seduto su una coppia di sedili dall'altro corridoio, la schiena appoggiata contro il finestrino e le mani in grembo.
Già – risponde al posto dell'amico – Ora che quel vecchio bastardo s'è fatto cacciare anche da sua madre e non vuole andare a scuola, ci riuniamo tutti allo skate-park che c'è davanti a casa di sua nonna. È un po' figo, e non c'è nessun poliziotto che rompa i coglioni ogni tre minuti come in città”
La signora seduta davanti a lui porta di riflesso entrambe le mani sulla borsetta, facendo una smorfia quasi schifata.
Zayn allunga il collo per vedere la fronte di Harry contro il finestrino accanto a Rosie, ridacchia e “Frida non è venuta?” domanda.
Si morde il labbro inferiore per non ridere quando nota il riccio stringere un pugno contro i pantaloni della divisa.
Oh – Rosie sembra illuminarsi di scatto, mentre l'autobus rallenta – Devo chiamarla, giusto”
Sì, beh – Zayn si mette in piedi, Louis già al suo fianco – Siamo arrivati”
Scendono tutti e quattro, e subito gli altri passeggeri sembrano meno rigidi, liberi di evitare di tenere i propri portafogli nascosti come diamanti, Rosie infila la mano dentro al proprio zaino e pesca il telefono, seguendo Zayn e Louis dall'altra parte della strada.
L'autobus li ha lasciati su una strada che finisce dritta nelle campagne della contea, con un piccolo raggruppamento di case lungo la trasversale. Dovrebbe esserci anche una piscina pubblica, nella zona. Harry chiude il gruppo, le mani infilate in tasca e lo sguardo vigile. Gli altri due ragazzi li conducono all'interno di un parco illuminato grazie alla rarissima luce dell'inverno inglese. È un pezzo di terreno verde non troppo grande, con delle attrezzature per bambini e lo spazio per gli skateboard circondato da una staccionata in ferro rosso.
Niall, pezzo di merda! - esclama Louis, andando incontro al gruppo di ragazzi seduti sul blocco di marmo a lato delle due rampe – Indovina chi ti abbiamo portato?”
Zayn si siede sulle ginocchia di Liam, si sorridono e si sfiorano senza baciarsi.
Niall è in piedi davanti a loro, e indossa un paio di jeans che sembra quasi gli stiano per cadere, una felpa bordeaux e uno snapback verde rovesciato.
Chi?” domanda, voltandosi curiosamente.
Il primo che riconosce è Harry, che è fin troppo a disagio per dire qualcosa. Lo odia sì, ma se gli tirasse un pugno adesso, in mezzo a tutti i suoi amici, probabilmente non rivedrebbe più la luce del giorno o qualcosa del genere.
Sorprendentemente, Niall si apre in un sorriso felice, mentre lo raggiunge a braccia spalancate. Gliene mette una sulle spalle e lo trascina verso gli altri, senza smettere di saltellare.
Harry, vecchio bastardo! - strilla contento – Sono felice di vederti, sai? Bisogno di qualcosa?”
Il riccio tenta di liberarsi dalla sua presa, si passa una mano tra i capelli scompigliati e indica qualcosa dietro di sé. “Non io” mormora.
Gli occhi chiari di Niall seguono la traiettoria finché non scorge la figura minuta di Rosie che cammina lentamente fuori dalla staccionata, il telefono portato all'orecchio e una sigaretta tra le dita dell'altra mano.
Il suo sorriso bianco si inclina leggermente, mentre toglie il braccio dalle spalle di Harry e “Con chi parla?” domanda.
Il riccio non riesce a capire la sfumatura del suo tono. “Con Frida” gli risponde, osservando attentamente la piega che assume la sua espressione, improvvisamente seria, allarmata.
Cazzo” impreca, e inizia a correre.


Si è accesa una sigaretta nel momento in cui lo ha visto voltato di schiena con quell'orribile cappellino verde. Chiamare Frida non è nient'altro che una stupida scusa per ritardare ormai l'inevitabile, perché un conto è volerlo così tanto da star male e un conto è averlo.
Frida le risponde al terzo squillo. “Pronto?”
Harry ed io siamo da Niall”
Aspetta, cosa?”
Rosie aspira un tiro di sigaretta, cammina lentamente sull'erba fredda e si morde il labbro inferiore.
Abbiamo preso il 128 e abbiamo incontrato Zayn e Louis. È davanti a me, Frida. E io lo amo”
Non è una buona idea, Rosie” è ciò che le dice la sua migliore amica, spiazzandola.
Se lo sarebbe sicuramente aspettata da Harry, non da Frida. Che diavolo sta succedendo?
Scusami?”
Frida sospira rumorosamente ed emette un gemito di frustrazione. “Ascolta, c'è qualcosa che non ti ho detto...”




Quando la raggiunge, Rosie ha appena riagganciato, e lo sta fissando con uno sguardo che Niall non riesce a sopportare. Gli occhi di Rosie lo hanno sempre reso più vulnerabile.
È una testa di cazzo.

Fa l'ultimo passo nella sua direzione, poi alza appena le mani e “Posso spiegarti” mormora, cauto.
Vaffanculo” è la risposta secca della ragazza, che però rimane immobile. Non se ne va.
Getta a terra la sigaretta e incrocia le braccia al petto. Attende.
Niall deglutisce e sospira, poi si strofina l'occhio con una mano. “Guardami – le dice – Insomma, cazzo. Guardami. Guarda che cazzo sono diventato, Rosie. Mia madre mi ha sbattuto fuori di casa, mi...mi sono fottuto il cervello con questa merda ed è chiaro che per te è semplicemente una cotta”
La ferisce, con quelle parole. Rosie si irrigidisce di scatto e serra la mascella. “Parla per te” sibila, socchiudendo gli occhi.
Niall sobbalza, visibilmente sorpreso. “Tu mi...tu sei innamorata?”
Tu me lo avevi promesso, testa di cazzo! - sbotta lei improvvisamente, puntandogli il dito contro – Mi avevi promesso che l'avresti lasciata, te lo ricordi? Mi hai detto che volevi solo me, il tuo fottuto cervello se lo ricorda questo?”
Puoi... - la voce di Niall traballa, mentre evita di guardarla negli occhi – puoi dirmelo?”
Cosa? Che sei uno stronzo?”
Che...che mi ami”
Le bruciano gli occhi, nel rendersi conto di quanto sia vero. Lo ama, dannazione.
Non ha più importanza” mormora, schiarendosi la voce.
No, no. – Niall sembra entrare in panico – Ascolta, Rosie. Io non...non lo sapevo. Tu pensi che io sia una testa dio cazzo e hai ragione, sì. Sono uno stronzo, ma. Per tutta la mia vita ho pensato di non meritare assolutamente un cazzo, capisci? Mio padre mi ha abbandonato e mia mamma ha pianto per due anni senza che io potessi fare nulla. Mi sono sentito responsabile, ed era ingiusto. Poi è arrivata Angelina, e lei...lei mi ama con quel poco voglio darle. Non fa domande, non è invadente, e basta che le dica quelle tre stronzate per farla stare buona. È una relazione basata su cazzate, ma è qualcosa che regge, in qualche modo. È qualcosa di sicuro, qualcosa che in mezzo a tutti i casini che combino, mi serve”
E quindi io – deglutisce Rosie – io non ti servo a un cazzo, è questo quello che stai dicendo?”
Ti sto dicendo che questo è tutto quello che riesco a darti adesso – risponde Niall, sinceramente – Possiamo vederci, possiamo fare sesso, possiamo fare tutto quello che vuoi ma non...non sono in grado di lasciare Angelina, adesso
Rosie inizia a tremare un po', incredula. “Non..tu mi hai mentito”
Niall emette un gemito disperato. “Ci sto provando, okay? - sbotta – Non è facile, Rosie. Non è per niente facile fidarsi. Non ho mai provato qualcosa del genere per qualcuna, neanche per Angelina, ma. Non ci riesco, non adesso”
Lei boccheggia, sembra che non riesca neanche a respirare. Chiude gli occhi, sentendoli troppo umidi. Cerca di togliere quella vocina assidua che non smette di ripeterle che non è abbastanza, che non è niente a cui aggrapparsi, che Niall non si fida di lei.
Si concentra sulle mani di lui che adesso le accarezzano i polsi in una carezza confortante, il respiro caldo che le batte sulla fronte, il fatto che Niall provi qualcosa, anche se non è abbastanza.
Nell'aprire di nuovo gli occhi, sono quelli incredibilmente azzurri di lui la prima cosa che vede.
Alza la testa e deglutisce. “Va bene. Ci sto”






 

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Capitolo 19
*** 18 ***



!!! attenzione !!! niall !!! è !!! scemo !!!
!!! non pensate che ciò che dice/pensa/faccia sia giusto perché non lo è !!!
HUGS NOT DRUGS









capitolo diciotto








Le basta un semplice sguardo, qualche bacio dato tanto per e diverse parole, per farle capire che Niall è completamente diverso.

È più lunatico, più irascibile e talvolta più simpatico, più alla mano e più propenso alle chiacchiere. E parla, parla tantissimo. Non tace un attimo, e non la smette di toccarle i capelli e fianchi neanche quando camminano. E camminano un sacco, più di prima. Lui prende l'autobus, si incontrano alla fermata e girano l'intero bosco che c'è dopo la fabbrica di tessuti, vicino all'autostrada. E, oltre a questo, si baciano un sacco, tra una frase e l'altra, perché Niall sembra un bambino in cerca continuamente di attenzioni. China la testa affinché Rosie gli accarezzi le guance, l'abbraccia da dietro e unisce le loro mani tra le foglie secche degli alberi.
È dimagrito tanto, Niall, e non ha più le guance paffute di un tempo. Ha perso il timbro potente nella voce e le sue gambe hanno un tic quasi spaventoso, come le sue dita, che si scrocca a tempi regolari come se non ne potesse fare a meno.
Rosie non gli fa presente niente, conserva quei momenti con gelosia, perché Niall è suo e suo soltanto. A scuola non ci va più e se lo fa è per vedere Angelina e riderle in faccia, osservando i suoi lineamenti dolci avere spasmi di rabbia.
Niall diventa polvere ogni giorno che passa, la stessa che gli circola in corpo dalla mattina alla sera. Rosie, al contrario, è più allegra, felice. Sta bene.





Da: Non Rispondere

Arrivo.





I suoi genitori sono via per il fine settimana, e Rosie è così contenta che ha deciso di non andare a scuola neanche oggi.
Si è fatta una doccia veloce, ha spazzolato i capelli almeno sei volte e si è messa a guardare un film sull'iPad, cercando di ammazzare l'ansia e il tempo.
Niall suona che sono le dieci e ventiquattro, e lei si prende qualche minuto per sistemare le coperte via dal divano e guardarsi allo specchio.
Lui indossa un paio di jeans neri e felpa che gli sta enorme, e i suoi capelli biondi sono infilati sotto alla cuffia di lana che lei ha già visto sulla testa di Louis, qualche volta.
Ma buongiorno” le sorride, mentre chiude la porta dietro di sé.
Rosie ricambia il gesto e lo conduce in salotto, l'iPad che sul tavolino continua a riprodurre il film.
Hai fame?” gli chiede, sedendosi sul divano e guardandolo dal basso, in attesa.
Niall osserva l'arredamento con interesse, il tavolo lungo e il mobile lussuoso della televisione, i quadri alle pareti e il tappeto persiano. Alla fine, si toglie la cuffia e la lancia sulla poltrona che dà le spalle alla finestra, voltandosi poi per guardarla con un sorriso malizioso.
No, - risponde, facendo un passo avanti nella sua direzione – ma voglio fare sesso”
Rosie sorride di rimando, ma ha imparato a non arrossire per le parole di Niall. Invece batte una mano sul divano accanto a sé e semplicemente mormora “Allora facciamo sesso”







Harry ha l'influenza, ma Frida è comunque a casa sua e stanno comunque guardando The Big Bang Theory seduti sul divano, lui con una tazza di tea caldo in mano e lei con le ginocchia al petto.
Si è auto invitata, esordendo alla porta con un “Rosie mi ha detto che sei malato”. Non gli ha dato altre spiegazioni, lui non le ha chieste. Ma ha sorriso.
Il silenzio tra di loro è compensato da piccoli sorrisi e Frida che si fa sempre più vicina ad ogni misero spostamento. Harry ha i capelli tirati indietro da una fascia nera e lo sguardo fisso sullo schermo del televisore, ma lei sa comunque che è nervoso e che sente la distanza tra di loro diminuire gradualmente.
Alla fine, quando è abbastanza vicina, Frida scivola quanto basta per appoggiare la testa contro la scapola del ragazzo. Ruota leggermente sul divano, in modo tale da essere comoda e guardare lo stesso la televisione.
Lo sente muoversi a propria volta, leggermente a disagio, e sorride un po'. Harry si schiarisce la voce. “Ti ammalerai” le dice, ma non si sposta.
Lei scrolla le spalle per quanto le è possibile, gli si avvicina ancora di più e gli circonda lo stomaco con un braccio. Cerca di farlo sentire a proprio agio, cerca di fargli capire che gli sta andando incontro, che ha capito che lui ha paura ma che questo non serve a farle cambiare idea.
È okay” mormora poi.
Harry sospira, irrigidito. La sua mano è incerta, mentre si alza per accarezzarle la schiena, fermandosi poi sulla sua spalla, in un goffo abbraccio. Frida rabbrividisce e sorride.
È okay” ripete lui.






Si sono spostati nella stanza di Rosie, e, nudi sotto alle coperte, Niall le sta raccontando dell'ultimo furto che ha commesso, senza smettere di sentirsi orgoglioso.
Gioco da ragazzi – dice, a pancia in giù, voltando verso di lei – Non se ne sono neanche accorte. Jean distraeva le commesse mentre Peter e io infilavamo i soldi dentro la giacca. Abbiamo preso quasi tremila sterline senza neanche usare una pistola!”
Rosie, la guancia premuta contro il cuscino, forse dovrebbe imparare a distinguere ciò che è giusto e ciò che non lo è. Forse dovrebbe sgridarlo, e dirgli che queste cose sono sbagliate. Ma c'è qualcosa negli occhi di Niall da renderlo così felice e contento, che la contagia a sua volta, facendola sorridere.
Tu ti arricchisci – mormora, a bassa voce – mentre io cerco un modo rapido e indolore per morire”
Niall si scurisce di colpo, diventando più serio di quanto lei lo abbia mai visto. Rosie non se ne rende conto, e non capisce.
Perché dici così?” le chiede, aggrottando le sopracciglia.
Lei si sdraia di schiena, l'appoggia contro alla testata del letto e si copre il seno col lenzuolo. È difficile sostenere sguardi così intensi.
Per dire – risponde, scrollando le spalle – Tu non ci pensi mai alla morte?”
Niall ci pensa adesso, perché fa vagare le pupille tra le pareti della stanza, poi fa leva sulle braccia e si mette nella stessa posizione della ragazza.
Non mi piace sapere che tu pensi alla morte” borbotta.
Rosie rotea gli occhi al cielo, ma ne è segretamente lusingata. “Vuoi forse dirmi che non hai mai pensato alla morte, Niall? Neanche una volta? Nemmeno quando eri così triste da fare schifo?”
Non ho mai pensato al suicidio, no – ribatte il ragazzo, incrociando le braccia sul petto nudo – E non devi pensarci neanche tu, chiaro?”
Lei sbuffa e si sporge fino al comodino per raccogliere sigarette e accendino, ne accende una e gli passa il pacchetto.
Sei tu quello che si sta ammazzando così” gli dice, leccandosi le labbra.
Niall sorride al soffitto, facendo schioccare la lingua e buttando fuori il fumo. Scrocca le ossa della mano sinistra.
Sì, ma – ribatte – è la cosa più bella del mondo, il modo in cui mi sto facendo a pezzi”

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Capitolo 20
*** 19 ***




capitolo diciannove
 







Qualcuno ha affittato il
Marysol per la sua festa di compleanno. Rosie non pensa di sapere neanche il nome, ma sa che il suo, di nome, è in lista. Il Marysol è vicino alla stazione, ed è la discoteca della città più grande in assoluto. Lei ci è stata solo una volta, coi documenti falsi che sua cugina le aveva procurato.
Stavolta non deve neanche far finta di avere diciotto anni. Si è messa il vestito bianco, quello col pizzo e la schiena scoperta, ha stirato i capelli così tanto essere quasi irriconoscibile, si è truccata a dovere ed è salita sul pick-up di Harry senza nessuna voglia di andare.
Adesso, in macchina, stanno ascoltando la playlist del ragazzo, mentre Frida canticchia a labbra chiuse e Rosie risponde al telefono con l'aria scocciata.
“Pronto”
“Dove sei?” chiede subito Niall, senza giri di parole.
“Sto andando al Marysol – risponde lei, lanciando un'occhiata fuori dal finestrino ed evitando quella curiosa di Frida – Perché?”
“Ci vediamo lì” dice invece lui, riattaccando.
Rosie allora impreca a denti stretti e getta con stizza il telefono sul cruscotto, passandosi una mano tra i capelli e “Vaffanculo, lo odio” dire, nervosa.
“Lascialo perdere, - mormora Frida, con un sorriso consolatorio – hai più cocaina in corpo che sangue”
“Tu lo hai sentito?”
Scuote la testa e incrocia le braccia: “Saranno mesi che non ci parliamo. Due giorni fa, te l'ho detto, quando l'ho visto con Angelina non mi ha neanche salutata”
Rosie annuisce brevemente e sospira, appoggiando la fronte contro il finestrino: “Si sta comportando come uno stronzo – dice, con rabbia – Come uno psicopatico. Sarà la sesta telefonata che ricevo oggi e tutte sono durate neanche dieci secondi. Non si capisce neanche cosa cazzo dice!”
“Perché, allora, non gli dai un ultimatum?” le chiede Harry a quel punto, fermandosi a un semaforo.
“Perché lo perderei” risponde, piatta.
Perché sceglierebbe lei, vorrebbe aggiungere.
Non ci pensiamo adesso! - Frida intercetta la tensione e batte le mani, come se in questo modo si potesse non sentire – Stiamo andando solo a divertirci! Avremo modo di pensare ai cocainomani in un altro momento. Adesso, invece...” e lascia la frase in sospeso, girando la manopola del volume mentre Kids degli MGMT arriva al ritornello.
Harry, nell'accelerare, soffoca un sorriso.





Due ore dopo, i piedi di Rosie stanno chiedendo pietà.
Harry lo hanno perso mezz'ora fa in pista, mentre lui parlava con qualche suo compagno di corso. Adesso, lei e Frida stanno fumando nello spiazzo che c'è prima del parcheggio del locale, pieno di gruppi di ragazzi e ragazze che come loro preferiscono l'aria aperta al caldo soffocante che c'è all'interno.
Frida è ancora allegra, a differenza dell'amica, e quasi saltella nel raccontare la caduta che Jessica Cooper, quella delle Mouths Gold, stava per fare in pista.
È buio, e Rosie a malapena riesce a distinguere i contorni di chi è troppo lontano, tuttavia non si fa sfuggire il gruppo di ragazzi che l'attimo successivo passa dietro Frida, e la mano di uno di loro che sfiora il fondo schiena della sua amica.
Va
letteralmente fuori di testa.
Senti, tu. – richiama il ragazzo, indicandolo con la sigaretta ancora accesa. Tutto il gruppo si ferma a qualche passo da loro due, mentre il tipo si volta verso di lei – Non le chiedi scusa?”
Come?” quello molleggia sulle sue gambe, infila le mani nella giacca e ride.
Chiedile scusa – ordina Rosie – Le hai toccato il culo. Chiedile scusa”
Frida la guarda con un certo timore, facendo un passo avanti e allungando una mano nella sua direzione. “Rosie...”
No! - la bionda si muove di scatto, poi ritorna con gli occhi fiammeggianti verso il ragazzo – Chiedile scusa”
Quello ride ancora più forte, seguito a ruota dai suoi tre amici dietro di lui. “Ascolta, bambolina – dice – da dove arrivi?”
Dal mondo in cui se un pezzo di merda come te tocca una ragazza senza il suo consenso, le chiede scusa” ribatte Rosie, sprezzante.
Non riesce a capire cosa le sta succedendo. Non è una cosa normale. Non è da lei, da Rosie. Non ha mai provato così tanta rabbia in tutta la sua vita. Vorrebbe semplicemente spaccare tutto, si sente così tanto viva da andare a fuoco.
Sta tremando.
È come se tutti i sentimenti che ha provato e che ha sempre
ripudiato si stessero scatenando adesso, come uno tsunami che non puoi gestire.
Frida sta per dire qualcosa, perché ha capito che la sua migliore amica sta esplodendo, ma alla sua voce allarmata se ne aggiunge un'altra.
Va tutto bene?”
Si voltano verso Zayn, Liam e Louis, giunti di fianco a Frida con i volti seri, in allerta.
Rosie non si degna neanche si rispondere alla domanda del pakistano, perché “Chiedile scusa – continua, verso il ragazzo – L'hai toccata senza il suo consenso, no? Chiedile scusa”
Ti ha toccata?” domanda Zayn e Frida, che boccheggia, incapace di dire qualcosa.
Sembra sconvolta, nel guardare la sua migliore amica.
Senti, bello – interviene a quel punto Louis, vagamente infastidito – perché non fai un favore a tutti e chiedi scusa alla signorina?”
Il ragazzo sbuffa una risata e si rivolge a Frida, che non lo guarda: “Scusa, zuccherino – biascica, facendo un passo indietro – La prossima volta toccherò qualcos'altro”
Liam rotea gli occhi al cielo nel guardare il gruppo allontanarsi, mormorando un “Maschilisti del cazzo” che fa sorridere il suo ragazzo.
Sorriso che si spegne nel momento in cui si sente la voce piena di panico di Frida, inginocchiata alla figura ora semi cosciente di Rosie.
Chiamate un'ambulanza!” strilla, tenendo la testa della sua migliore amica rialzata.
Louis ha già tirato fuori il proprio telefono.







Quando i coniugi Muller mettono piede nel corridoio dell'ospedale, i medici hanno già stabilito che quello che ha colpito la loro figlia, non è nient'altro che un attacco cardiaco.
Frida cerca di capire il più possibile quello che il dottore Kennedy sta cercando di spiegare ai genitori di Rosie. Lui parla di THC nel sangue, di assunzione di droghe leggere e possibili droghe più pesanti, dice che la crisi asmatica è stata così forte da doverla ricoverare d'urgenza.
Poi Gabrielle le si siede accanto, le prende una mano sulle sedie scomode della sala d'aspetto e le chiede di raccontarle tutto.
Sono le tre e mezza quando Frida inizia a raccontare la storia di una figlia alla madre, come se parlasse di una sconosciuta.

In quel corridoio, lasciato da Zayn, Liam e Louis qualche mezz'ora prima, mentre Harry ha gli occhi chiusi contro il muro dietro la sua testa, Frida parla dell'unica persona importante che adesso non c'è.
Niall Horan non si va vivo neanche i giorni successivi.
Manda un messaggio, però, al telefono di Rosie che, ormai scarico, viene ritirato da Gabrielle quella stessa notte.




Da: Non Rispondere

Ti amo.








Ciao a tutti!

Sarò veloce, perché sono a casa con l'influenza e voglio rispondere alle vostre recensioni come si deve.
Dunque, direi che siamo giunti praticamente alla fine di questa storia. Mancano circa 2/3 capitoli epilogo compreso, quindi sarei curiosa di sapere: secondo voi, come va a finire?
Ho voluto scrivere questo capitolo in questo modo perché volevo mettere in evidenzia la serie di eventi che si svolge in così poco tempo da sconvolgere tutti.
Ma, a ogni modo, se avete qualche dubbio, sono a vostra completa disposizione!
Un grazie immenso a tutte le persone che continuano a seguire questa storia tira e molla, vi adoro!
Al prossimo capitolo!
caterina







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Capitolo 21
*** 20 ***


non ho molto da dire, solo che il prossimo è l'epilogo!
grazie a tutti, col cuore.







capitolo venti








È un college di Oxford, solo per ragazze, Rosie pensava neanche esistessero più. Parte domenica mattina perché sua madre ha sborsato qualche zero in più per farla ammettere a metà anno scolastico senza troppi controlli . Lei non ha neanche provato a controbattere, perché un po' se l'era immaginato.
Ha pianto tanto, però, più di quanto le fosse concesso. Ha pianto fino al vomito e fino agli occhi ruvidi per lo stress, fuori dall'ospedale.
Probabilmente avrebbe meritato qualcosa di più di una fine come questa.
Le dispiace, forse.
È che non riesce a provare più nulla, è tornata la sua vecchia compagna di vita che il consulente scolastico, coi suoi genitori, chiamava 'apatia'.
Ma le viene da sorridere, sull'autobus, mentre aspetta la sua fermata, perché se avesse rispettato quello che si era ripromessa, se non avesse risposto, tutto questo non sarebbe successo.









Il Weed è pieno di persone intente nel far jogging, quando Frida ci mette piede, quel sabato mattina.
Di fianco al cancello d'entrata centrale, Niall sta fumando con due ragazzi che lei non ha mai visto. Non si ferma, perché sono mesi che lui non si fa sentire e perché non ha voglia di piangere ancora, vuole solo raggiungere Rosie alla solita panchina e restare con lei per sempre.
Niall non sembra dello stesso avviso, perché non appena la vede, balza giù dal muretto e inizia a rincorrerla, poi le afferra il polso per fermarla e farla voltare.
“Ho trovato quello che ti ha dato le pastiglie alla festa di Charlie Seen” è la prima cosa che le dice, il tono cauto ma la faccia orgogliosa.
Frida annuisce.
“Lo ha trovato un amico di Louis, in realtà – continua lui – Sapeva che lo stavamo cercando da un po', così ci ha dato una mano. È un amico di Tom, te lo ricordi? Avrei dovuto immaginarlo. Si chiama Anthony e qualcosa e penso di avergli rotto il naso”
La ragazza lo fissa negli occhi, le pupille piccole e gli occhi già arrossati, il volto adesso spigoloso, gli zigomi non più rossi ma pallidi come la neve. Non gli risponde neanche stavolta, ma invece scuote la testa e boccheggia, come se si fosse resa conto per la prima volta di chi ha realmente davanti.
Forse è così davvero.
“Che cosa sei diventato...” è il suo sussurro spezzato.
Niall smette di sorridere all'istante nell'aggrottare le sopracciglia e “Cosa?” le domanda, senza capire.
Frida gli volta le spalle e continua a camminare, lui la ferma di nuovo e “Aspetta, aspetta – la richiama, piazzandosi di fronte a lei per guardarla, adesso, con una sorta di incertezza – Come sta Rosie?”
Dopo quella domanda, lei è a tanto così dal tirargli uno schiaffo. Seppur sia assolutamente contraria a ogni tipo di violenza, le sue mani hanno uno spasmo involontario. Le sigilla a pugno, però, fa un respiro profondo per poi dire: “Se ne va”
“In che senso 'se ne va'?” Niall sembra sempre più lontano, non riesce a capire.
“Se ne va, cazzo – esclama Frida, puntandogli il dito contro – Se ne va ed è tutta colpa tua”
“Colpa mia?”
“Colpa tua! - lo spinge, alzando la voce – Perché cazzo non potevi restartene da un'altra parte al posto che venire a rovinare la vita a tutti noi? Tu con i tuoi cazzo di problemi! La verità è che sei un drogato che vuole portare a tutti i costi nella merda anche gli altri. Ma non te ne rendi conto? Che fine ha fatto il ragazzo che quasi scoppia a piangere sulle gradinate della scuola parlando con me? Dei suoi problemi, di sua madre? Che cazzo di fine hai fatto, Niall? Dove cazzo sei andato a finire? E dove cazzo hai mandato a finire noi! Tu hai rovinato tutto! Sei la persona che più detesto al mondo e lei adesso se ne andrà e io rimarrò sola ed è tutta colpa tua!”
E ci sarebbero un mucchio di cose da aggiungere, altre imprecazioni e altri spintoni per farlo finalmente cadere a terra, solo che ci sono troppe lacrime, adesso, che sente fatica anche solo a respirare. Ha il corpo che freme di ira e la gola che brucia da morire. Niall rimane zitto per quelli che sembrano anni, guardandola con gli occhi di chi è consapevole, di chi sa. Frida lo vede, il rimpianto nel suo sguardo, il pentimento. Se ne è finalmente accorto, perché stanno perdendo tutti.
Alla fine lui può solo che alzare l'angolo della bocca secca, allargare le braccia nella direzione della ragazza e dire: “Ti ho fatta arrabbiare, finalmente”
Frida gli piange contro la spalla.









I coniugi Muller stanno già dormendo, quando Niall manda un messaggio al telefono di Frida, quella stessa sera.
Lei lancia un'occhiata agli occhi arrossati di Rosie, facendole intendere la situazione. La sua amica, seduta sulla poltrona del suo salotto, annuisce semplicemente e si alza in piedi, sistemandosi la felpa grigia che le calza larga.
“Vado a salutarlo e torno” informa i suoi due migliori amici, seduti sul divano elegante, che annuiscono a loro volta.
Harry la segue con lo sguardo finché non sente la porta dell'ingresso aprirsi e chiudersi lentamente, poi sospira e chiude gli occhi, appoggiandosi al cuscino dietro la sua testa.
“Ti amo”
Spalanca le palpebre, guardando il soffitto improvvisamente troppo illuminato, fastidioso.
Non si volta, non ne ha la palle.
“Ti amo – ripete Frida, la voce che si inclina, trema come le gambe di lui – e dovevo dirtelo. Ti amo. E sta per finire tutto e io...sarò qui, quando vorrai fare quel cazzo di passo che ci occorre per stare insieme. Qui – sospira, piange – Ti amo”
Harry boccheggia perché vorrebbe rispondere che sì, anche lui la ama, cazzo!, che poi alla fine non dice niente. Gli prendono a scorrere i brividi lungo la schiena come quando capisci che non hai scampo ma solo il vuoto. Ed è la medesima situazione, realizza. La ama, porca puttana se la ama. Ma non ce la fa, e l'amore non ti basta e non ti salva in questi casi.
Sta zitto, richiude gli occhi. La sente piangere anche così.








Rosie lo vede alla luce del lampione, fermo sul ciglio del marciapiede mentre gioca con l'elastico che tiene al polso e che appartiene a lei.
Niall indossa un maglione scuro e un paio di pantaloni della tuta, delle Nike consumate e lo snapback rovesciato. Quando la vede, blocca il movimento nervoso delle sue dita e alza la testa, facendo un passo avanti. La ragazza lo raggiunge lentamente, prendendosi il tempo necessario per non tornare in lacrime per l'ennesima volta.
Quando sono abbastanza vicini – non troppo, solo abbastanza -, lui fa un sorriso tenue e dice: “Te ne stavi andando senza salutarmi”
“Non volevo dirti addio”
“Non è un addio”
Sorride anche Rosie, gli occhi ancora rossi. Fa freddo, nota, e la strada è deserta. La diverte quasi, il tono convinto che usa lui.
“Mi dispiace per quello che è successo – mormora Niall, e quando vede che lei non ribatte, continua – Sono serio, Rosie. Mi dispiace, per tutto. Ho combinato casini su casini e ti ho fatta stare male”
“Ma l'ho sopportato – ribatte la ragazza, la voce che pare un soffio gelido – l'ho sopportato, perché io volevo solo stare con te”
“Lo so, - Niall inizia a muoversi nervosamente ancora, e l'unica cosa a cui Rosie riesce a pensare, nel vederlo, è il numero di strisce che deve essersi fatto per restare in piedi così a lungo – ma noi siamo stati insieme. Chissene fotte di quello che pensano gli altri, tu hai me e io ho te. Ti voglio ancora, Rosie, sul serio”
Ci crede sul serio alle stronzate che sta dicendo, Rosie gli sorride perché è a metà strada tra l'essere buffo e patetico. Niall non riesce ad arrivarci, i suoi neuroni non collegano.
“Tu hai Angelina – gli dice lentamente, guardandolo negli occhi e incrociando le braccia – e lei ha te. Va bene così, Niall. Non era destino”
“Invece sì! - esclama lui, alzando la voce – Sì, cazzo! Non è finita, non è finita”
“Non è mai iniziata” ribatte Rosie.
E lui allora la bacia, fortissimo, quasi come se volesse farle male e toglierle dalla bocca ciò che ha appena detto. Le stringe la schiena con mani che non riescono a stare ferme, come per dirle: “Non andare. Resta.”
Rosie soffoca un singhiozzo contro le sue labbra, poi si lascia cullare un'ultima volta dalle sue braccia diventate sotto il suo tocco sempre più magre, chiudendo gli occhi a contatto con la pelle pallida del suo collo.
“Ti vengo a trovare – sussurra Niall al suo orecchio, come se avessero tutto il tempo del mondo – Vengo da te e stiamo insieme. Non è finita”
Rosie sorride in mezzo al pianto, fa finta di crederci.
“Ti ricordi quando mi hai detto che mi stavo ammazzando con questa merda? - lei annuisce e si stringe ancora di più contro al corpo di Niall, lui parla e non la lascia andare – E io ti ho risposto che mi stavo facendo a pezzi con la cosa migliore che potesse capitarmi? Eri tu”








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Capitolo 22
*** Epilogo ***


eviva
preferisco scrivervi qui, perché scrivere alla fine mi sembra un po' di rovinare l'atmosfera di un capitolo.
ho scritto il finale di questa storia mentre la mia città si allagava, così come la mia scrivania per le troppe lacrime.
e tutto quello a cui riesco a pensare è doveva andare così.
vi ringrazio un'ultima volta per tutto il supporto e l'amore che mi avete dato durante questa storia, grazie di cuore.
sarebbe tutto diverso, se non ci foste voi.
penso che tornerò a scrivere su questi personaggi, ho già in mente qualcosa, perciò se volete continuare a seguire questo 'viaggio', potete controllare di tanto in tanto il mio profilo, non si sa mai.
è stata una bella avventura, e doveva andare così.
grazie, col cuore e tutto il resto,
a presto!
caterina





 


epilogo












Tornare fa sempre uno strano effetto, anche se sono posti che non ti appartengono. Rosie guarda fuori dal finestrino del treno con Childish Gambino in loop nell'iPod. Glielo ha fatto scoprire Taylor, la ragazza della stanza accanto alla sua.
A Frida piacerebbe da impazzire.
Ogni volta che sente qualcosa iniziare a espandersi nello stomaco, come una nostalgia malcelata, alza di un po' il volume della musica, come a zittire il resto. Non vuole ricordare.
Agosto è caldo, ma la vicinanza con la costa rende tutto molto più ventilato, diverso dal caldo turistico di Oxford.
Alla fermata di Bampton, scendono solo lei e un'anziana di colore.
Rosie si lecca le labbra, poi ci infila in mezzo una sigaretta e l'accende con il clipper che dice 'I love London' che ha comprato al centro commerciale di Oxford.
Si guarda intorno, coi capelli cresciuti e più biondi e il viso struccato, stanco morto. Si sfila le cuffie dalle orecchie e arrotola il filo attorno all'iPod bianco, infilandolo nella borsa larga sotto al braccio.
Fa qualche passo indifferente, guardando senza troppo entusiasmo la struttura vecchia della stazione, le panchine sporche e le macchinette di dolciumi. Poi individua la figura quasi scheletrica ferma davanti all'ingresso che dà sui binari, vestita completamente di nero, con le occhiaie attorno agli occhi verdi e i capelli sciupati, il sorriso instabile, stretto.
Frida la sta aspettando con l'aria di chi non ha più niente a cui aggrapparsi, e Rosie sente di nuovo quella sensazione straziante allo stomaco perché sta guardando negli occhi la persona che una volta era la più importante della sua vita. Perché adesso non sono più amiche, e lo sanno entrambe. È finito tutto, completamente.
Capeggia quella cortesia di due conoscenti che per educazione si salutano per strada e che se si incontrano nello stesso posto scambiano il minimo di bugie essenziali. Come stai? Sto bene e tu? Tutto bene, grazie.
Quando raggiunge Frida, entrambe tentennano. Dovrebbero abbracciarsi? Piangere?
Sono quasi otto mesi che non si vedono e cinque che non si sentono, cosa sono adesso?
Alla fine è Frida che parla per prima, la voce completamente cambiata, bassa.
“Ciao, Rosie – mormora, optando per sfiorarle un gomito – Bentornata”
I suoi genitori non sono neanche venuti a prenderla.








Si erano giurate amicizia eterna, perché è questo ciò che fai nel momento in cui qualcosa si spezza. Vuoi delle stabilità, e vuoi sapere che andrà tutto bene.
Il primo mese a Oxford è stato un pianto continuo, Rosie si rintanava in ogni buco possibile per stare da sola a versare tutto quello che aveva in corpo. Non usciva dalla sua stanza se non per le lezioni ed evitava qualsiasi tipo di gita programmata.
Poi ha conosciuto Valerie, la ragazza francese in Inghilterra da sei anni, e le cose hanno iniziano a smuoversi un po'. Valerie è semplicemente un uragano di energie e capelli ricci, sempre in movimento e sempre con la parola di conforto. Sono diventate amiche lentamente, perché Rosie ti può sorridere ma poi non è detto che si fidi, e Frida è passata poco a poco in secondo piano. Ma non si è mai lamentata, e non ne hanno mai discusso, perché era giusto così. Rosie doveva pensare alla realtà che stava vivendo, e Frida non sarebbe mai stata così tanto egoista da impedirglielo.
I messaggi sono diventati sempre più rari, le chiamate sono completamente sparite e così anche il loro rapporto.
L'ultima volta che si sono sentite per telefono, è stato a marzo, il diciotto. Frida le aveva dato la buonanotte di quell'infernale giorno con un “Stare bene vuol dire andare avanti”, a cui Rosie aveva risposto con “Ed è quello che abbiamo fatto, anche se da parti opposte”. Da lì, la bionda aveva cancellato la conversazione, chiudendo per sempre l'unico ponte che le rimaneva con la sua vecchia vita.
Si sente una turista che visita per la seconda volta una città, mentre il 198 passa per il centro.
Stanno sedute sui sedili vicine, ma non parlano. Frida guarda davanti a lei, le mani venose appoggiate sui jeans neri e il sorriso quasi ubriaco, di una bambola spezzata. Rosie invece fissa fuori dal finestrino, e non è cambiato niente da quello che si ricordava.
“Vuoi scendere?” domanda Frida a un certo punto, davanti al ponte che porta al Weed.
Rosie si volta a guardarla con le sopracciglia e No, no, no., vorrebbe rispondere. Invece annuisce veloce e “Sì, okay” mormora.
“Bene” la mora sorride ancora con quell'espressione persa e chiama la fermata.








Il parco è invece più rigoglioso, più verde, sembra quasi più grande. Camminano sul viale alberato in silenzio, vicine ma non abbastanza. Sembra che entrambe vogliano iniziare a parlare, perché di tanto in tanto qualcuna apre la bocca e boccheggia, poi la richiude e deglutisce.
Arrivate al chiosco, Frida sembra acquisire abbastanza sicurezza da alzare la voce.
“Come stai?”
Ed è una domanda di merda, se si pensa a quello che hanno passato insieme. Se si pensa al fatto che si conoscono come le loro tasche, che non ci sono mai stati segreti, se pensi al fatto che una è Rosie e l'altra è Frida. Il semplice chiedere come sta l'altra, perché fondamentalmente non lo sai, è abbastanza per farti capire che non c'è più niente che abbia il nome di entrambe. Non c'è più niente che condividono, forse solo i ricordi.
“Bene – Rosie sembra quasi tentennare nel ripetere la domanda, perché Frida non sta e basta – E tu?”
La vede con la coda dell'occhio azzurro alzare le spalle magre, sorridere – di nuovo – leggermente.
“Anche io, grazie” risponde.
“Sì? - la bionda deglutisce, cerca di sembrare il più interessata possibile – Come vanno le cose qui?”
“Dipende dai punti di vista – spiega Frida, la voce bassa e arrugginita, guardando la punta delle sue Converse nere – Non c'è mai niente di interessante da fare, e d'estate è ancora peggio”
Rosie annuisce lentamente, si lega i capelli con l'elastico che Valerie le ha dato quella mattina.
“Con chi giri, adesso?” s'informa, senza voler pensare troppo a quell'adesso.
Adesso che non ci sono io e adesso che non torno.
“Oh – Frida sembra quasi dispiaciuta nel risponderle, assume l'aria di una bambina indifesa, completamente smarrita – In realtà non c'è molta gente con cui uscire...ogni tanto- ogni tanto esco con Zayn o con Louis. Loro mi hanno...mi hanno aiutata molto, in questi mesi. Zayn si è preso cura di me, e ogni tanto mi chiede se voglio passare del tempo con loro, ma io so che Liam non vuole perché non gli piaccio molto, quindi...quindi sto sola, ecco”
A Rosie vengono i brividi nel sentirla parlare, e più la guarda, più si rende conto che ciò che ha davanti non è nient'altro che il restante delle macerie della sua migliore amica.
Il solo pensare che una come Frida stia sola, che sia sola, è straziante.
È brutto da pensare, ma le fa quasi pena.
“Ah” è l'unica cosa che riesce a dirle, stringendo i pugni.
Frida annuisce e fa un altro sorriso.
“Harry si è fidanzato – dice, come se se ne fosse scordata – Lei si chiama Ingrid. Dovresti- dovresti vederla, è davvero carina, anche se è un po' bassa”
Sembra che stia per piangere, perché i suoi occhi si fanno lucidissimi anche mentre continua a sorridere con quella smorfia di dolore stampata sul volto scavato.
“Fidanzato?” esclama Rosie, fermandosi di scatto.
“Già – Frida si ferma a sua volta, la guarda con gli occhi spenti e bagnati – Strano, eh? Ma stanno bene insieme. Voglio dire, sembrano felici. È questo l'importante, no? Lui...lui con me non voleva starci, e ha trovato di meglio”
Meglio di qualcuno come Frida per Harry c'è solo...Frida. Non è possibile che lui sia stato così codardo da non fare niente. Dopo tutto quello hanno passato tutti e tre, Harry l'ha lasciata sola completamente.
Frida non ha più nessuno, e seppure Rosie sia lì fisicamente, non ha neanche lei.
La bionda rimane in silenzio, senza sapere cosa dire. Riprendono a camminare finché l'altra non si ferma ancora.
“Vuoi andarlo a trovare?”
Non dice neanche chi. Non ce n'è bisogno.
“Io...”
“Ti ci accompagno, se vuoi – continua Frida – Ci vado spesso, e non c'è mai nessuno. È un posto carino, alla fine, il migliore in cui lui si sia mai rintanato”
Fa una risata spenta, poi scuote la testa e attende che Rosie parli. E lei non sa proprio perché le venga quasi naturale mentirle, farle un sorriso tirato e dire: “Magari un'altra volta”
Però succede.
La vede annuire, “Sì, sì, certo” mormora, e torna zitta.









I fucking hate you







Lo cerca in mezzo a tutti quegli occhi, velocemente, come se non avesse tempo da perdere. Si sente fuori posto, perché luoghi silenziosi come quelli non le sono mai piaciuti.

E lo odia anche per questo e per tutto quello che le ha fatto.
Rosie, in otto mesi, ha potuto capire più di quanto abbia mai fatto prima d'ora.
Lo odia, cazzo. Lo odia perché l'ha resa debole, perché l'ha spezzata e ha spezzato tutto quello a cui lei riusciva ad aggrapparsi. Perché l'ha lasciata sola, e le ha promesso cose che non sono mai arrivate, perché era un codardo e perché l'ha trascinata in basso, a fondo. E odia se stessa per averglielo permesso, perché si è fidata, perché lo ha toccato e si è lasciata toccare, lo ha lasciato fare, perché era diverso.
Quando lo trova, stipato in fondo a quel giardino pieno di fiori, e Niall la guarda con quegli occhi che sembrano ancora più chiari, sente l'odio viscerale esploderle dentro.
Gli si siede davanti perché le gambe non riescono a reggere il peso di tutto quanto, e lo guarda e guarda ciò che è diventato.
Non dice niente, perché non vuole che la sua voce si incrini, perché non se lo merita.
Si immagina la cerimonia, la chiesa mezza vuota, il prete che dice stronzate su stronzate e Zayn, Liam e Louis in fondo alla navata con le mani congiunte e i volti bassi. S'immagina il volto di sua madre, l'espressione di chi sapeva che sarebbe successo, la faccia arresa, priva di speranza, i vestiti scuri e gli occhiali neri. Vede Angelina, la testa appoggiata alla spalla della sua amica mentre piange copiosamente. Vede Frida, nascosta dietro la schiena di Zayn, coi capelli sul volto e le mani vuote, aperte, come se stesse raccogliendo i pezzi di quello che le hanno lasciato e si stesse ricostruendo.
E s'immagina il ghigno bastardo di Niall anche lì, seduto dietro a sua madre con le braccia e le gambe comode, ad assistere alla morte di qualcuno che non conosceva. Si immagina i suoi ultimi respiri, tra il letto dell'ospedale, e si chiede se le abbia pensato, prima di chiudere gli occhi.
E le viene da ridere, nel guardare la foto che lo ritrae appiccicata a quella tomba grigia, perché è perfino morto, piuttosto che stare con lei.
Perché è sempre facile morire, è un cliché che applicano anche gli scrittori. Perché il dolore vende, molto di più di una storia che finisce bene. Perché morire è sempre la via più corta, richiede meno impegno di una vita intera, perché è facile morire, sì. Il dolore di una perdita è qualcosa che non se ne va, e proprio perché si è masochisti, ci piace pizzicare i punti ancora lesi, per scuoterci, per farci ricordare. Ed è più facile morire con la promessa del 'per sempre' piuttosto che restare in vita e vedere se le cose poi funzionano davvero.
Ed è per questo che Rosie non gli ha mai creduto fino in fondo. Rosie crede nel chi lotta invece, come ha fatto lei. Crede nel chi resta, crede in chi non se ne va.
Niall. Frida. Harry.
Ad andare via sono capaci tutti, anche se non sembra. Lei stessa ha preso un treno per Oxford, Frida si è isolata, Harry ha trovato una ragazza, Niall è morto d'overdose da cocaina.
Morto.
La morte ti porta frustrazione e non ti lascia pace. Non è come un qualcosa che manca, un semplice ritardo che ti porta a perdere il treno. È qualcosa che non torna. Puoi pensare “cazzo, se solo avessi fatto questo...”, ma non aggiusti nulla. Perché con la morte muoiono piano piano anche i ricordi e i sogni, e quella voglia di crescere per vedere il mondo insieme. Muore la convinzione di essere forti abbastanza, e la voglia di andare avanti. Puoi pensare a tutti quei se, ci puoi dormire la notte, puoi urlare e piangere, ma non cambia. La morte è facile, se ci pensi puoi morire con tutto, perché finisce qualcosa per te. Il fatto è che con la morte, soffrono gli altri. È una catena quasi indispensabile, e un dolore che qualcuno si deve prendere perché è così che vanno le cose. Lo puoi nascondere, puoi pensare che non esista, ma arriverà un momento, che tu sia sotto la doccia, in classe o davanti al messaggio che aspettavi da una vita che ti dice Ti amo, in cui ti cederanno le gambe e i muscoli, in cui sentirai talmente tanto dolore da pensare di non farcela, e allora morirai anche tu, piano piano, perché non c'entra se rimani in vita, non c'entra se cammini, se respiri, se ti vedi riflessa allo specchio.
La morte non è solo morire, è anche restare in vita, senza nient'altro che battiti di un cuore freddo.
E lei se lo sente sorridere contro il collo, in un soffio di vento davanti a quella data di marzo, mentre Niall la guarda con gli occhi da cui non è mai riuscita a scappare veramente.
Perché nonostante tutto, ha vinto lui ancora.





but I love you






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