IFHY di malpensandoti (/viewuser.php?uid=400627)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 ***
Capitolo 3: *** 2 ***
Capitolo 4: *** 3 ***
Capitolo 5: *** 4 ***
Capitolo 6: *** 5 ***
Capitolo 7: *** 6 ***
Capitolo 8: *** 7 ***
Capitolo 9: *** 8 ***
Capitolo 10: *** 9 ***
Capitolo 11: *** 10 ***
Capitolo 12: *** 11 ***
Capitolo 13: *** 12 ***
Capitolo 14: *** 13 ***
Capitolo 15: *** 14 ***
Capitolo 16: *** 15 ***
Capitolo 17: *** 16 ***
Capitolo 18: *** 17 ***
Capitolo 19: *** 18 ***
Capitolo 20: *** 19 ***
Capitolo 21: *** 20 ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
adesso che ti lecchi le
cicatrici e soffi sulle ferite
ti giuro che ti
porto via da qui
È
ottobre e Rosie è pienamente convinta che
nevicherà tra meno di un mese. Il
sole c’è ancora, va e viene quando gli pare, ma fa
comunque freddo, di quel
freddo tipico di quando c’è la neve. Freddo gelo,
per intenderci.
Frida invece
resiste con le sue convinzioni del 2013 senza neve, mette in tavola i
suoi
discorsi sul clima che cambia, sui ghiacciai che si sciolgono e
sull’effetto
serra che sta praticamente distruggendo il nostro mondo.
Poi
c’è
Harry che beh, lui semplicemente
ascolta.
Sono
tutti e tre alla fermata dell’autobus. 8:08 AM.
Rosie
ha in bocca la seconda sigaretta della giornata, lo zaino ai propri
piedi e i
capelli tagliati da poco acconciati sopra la testa. Batte quasi con
violenza e
ritmicamente la Converse blu sull’asfalto e ha il volto
apatico di chi si è
svegliato da una nottata nella quale non ha dormito. Accanto a lei,
Harry
indossa la divisa scolastica della loro scuola con gli anfibi ai piedi
e i
capelli ricci tirati indietro da qualche goccia di gel del suo
patrigno. La sua
Merit è più tra le labbra di Frida che tra le
sue.
Quest’ultima
è in piedi a braccia e caviglie incrociate, la divisa della
Saint Patrick High
School e lo zaino che pende da una spalla.
“Sheila
mi ha detto che oggi arriva quello nuovo – Frida spegne la
sigaretta
sull’asfalto e lancia una breve occhiata al loro quartiere
che si sta
svegliando – Spero che sia bello. Ci manca un bel ragazzo
nelle ore di
letteratura”
“Non
è
detto che frequenti i tuoi stessi corsi” ribatte Harry, col
tono un po’ più
rude del normale. Si schiarisce subito la voce ed evita lo sguardo
pungente di
Frida.
“Speriamo
di sì, allora”
sbuffa lei, alzando
gli occhi al cielo.
Rosie
aspira un’altra boccata di fumo, serra le palpebre e appoggia
la testa contro
il vetro dietro di lei: “Oggi c’è il
test di storia” dice.
“Hai
studiato?” le chiede Frida.
L’amica
ridacchia senza entusiasmo, “Ma ti sembra? –
esclama, aprendo un occhio
stancamente – Cercherò di copiare il
più possibile da Harry e poi mi taglierò
le vene sul foglio come al solito. Sai, per riempire il
bianco”
Harry
rotea gli occhi e scuote appena la testa, evitando –
sapientemente – di
commentare. Frida, invece, ride e si sistema meglio lo zaino sulla
spalla
sinistra. “Meno male che vado alla Saint Patrick –
sospira – Noi non facciamo
un cazzo ma lo facciamo bene”
“Hai
proprio ragione – Harry quasi ringhia, adesso –
Chissà quanto deve essere
entusiasmante finire a vendere cheeseburger in un fast-food”
“Sai,
Harry? – Frida alza gli occhi al cielo e getta la sigaretta
dentro al tombino –
Non tutti hanno un patrigno capace di cagare soldi come il tuo,
permettendo
all’amato figliastro di frequentare scuole private. E adesso,
se me lo
permetti, c’è il mio autobus”
Il
ragazzo infila le mani dentro la giacca scura che porta e mastica un
“Va’ a
quel paese” nello stesso momento in cui Frida lascia un bacio
sulla fronte a
Rosie, che non sembra neanche notarla.
“A
più
tardi” li saluta, entrando poi sull’autobus.
Quando,
qualche secondo dopo, Rosie decide di non fumare un’altra
sigaretta per
mancanza di tempo, riesce finalmente a voltarsi verso Harry e accennare
un
sorriso: “Quand’è che le dirai che ti
piace?”
La
risposta di Harry arriva insieme al loro autobus, due minuti
più tardi.
“Mai”
Frida
sta distrattamente scrivendo qualcosa sul suo taccuino, i capelli
dietro le
orecchie e il mento appoggiato al palmo della mano destra. Miss Cox
è intenta a
ripassare le equazioni di primo grado, con il suo accento americano
trascinato
e gli occhiali che continuano a scenderle dal naso dritto, la classe
continua a
chiacchierare e lei, ogni tre minuti d’orologio, sbatte una
mano sul legno
della sua cattedra, dice un “Silenzio, grazie”
svogliato e riprende.
A
metà
lezione, più o meno, la porta della classe si apre con un
cigolio inquietante,
il preside Chang entra in classe e si schiarisce la voce, lanciando uno
sguardo
seccato ai banchi: “Tranquilli – mormora con sono
sarcastico – non vi alzate,
restate pure ai vostri posti”
Miss
Cox alza gli occhi dal libro che ha davanti,
“Sì?”
L’uomo
si passa una mano sul suo pizzetto brizzolato, ha una corporatura
robusta e gli
occhi piccoli e sottili, la testa calva e il tono di voce basso. Guarda
prima
la donna e poi si gira verso l’uscio, “Coraggio,
giovanotto – dice, un po’
burbero – Non ho tutta la mattina”
A quel
punto anche Frida dall’ultima fila sembra essere interessata.
Dalla porta entra
un ragazzo biondo, in divisa, con la camicia fuori dai pantaloni e un
paio di Nike
ai piedi. Ha un sorriso parecchio divertito, per nulla imbarazzato, gli
occhi
azzurri e le guance rosse che risaltano ancora di più la sua
pelle chiara e le
lentiggini che gli costellano il volto, non così evidenti.
Affianca il preside,
una mano nella giacca della divisa e l’altra che stringe la
cintura dello zaino
pendente da una spalla.
E su
diciassette ragazze presenti in classe – più Simon
che beh, lui è di sesso indefinito
-, Frida è più che sicura di
non essere l’unica ad aver pensato a quanto questo ragazzo
sia tremendamente figo. E bello.
“Niall
Horan – biascica Chang velocemente, spingendo il giovane a
farsi avanti – è la
sua prima ora qui. Cercate di non farvi mettere incinte da lui per
almeno due
settimane”
Qualcuna
ridacchia, altre tossicchiano, c’è perfino chi
alza e rotea gli occhi.
“E
tu –
adesso l’uomo si rivolge direttamente a lui – tieni
le tue mani solo sui libri. Sono a
un passo così da
aprire un centro di teen-mom o dal
licenziamento. So che sembra strano, ma questa è una scuola – gli dà una
pacca sul braccio – Vedi di ricordatelo”
“Agli
ordini, capo” sogghigna Niall, sfoggiando un sorriso dritto e
bianco.
Il
preside Chang lascia la classe l’attimo più tardi,
mentre Miss Cox riprende la
sua lezione dopo un “Siediti dove vuoi e non
fiatare”
Niall
si guarda intorno, continuando a sorridere leggermente. Alla fine
– neanche a
dirlo – sceglie il posto in ultima fila, vicino a Frida, che
lo squadra da capo
a piedi prima di togliere le sue robe dal pezzo di banco libero.
“Ciao
–
le si siede accanto e le tende una mano, cordiale – Niall.
Niall Horan”
La
ragazza lancia un’occhiata al pacchetto di sigarette infilato
nel taschino
della sua divisa, “Hai una cartina?” gli chiede di
rimando e sembra che il
sorriso di lui si allarghi, un po’ compiaciuto.
Si
china per aprire lo zaino, tira fuori qualche libro,
l’astuccio e poi un’intera
confezione di cartine contenente anche qualche filtro di troppo.
Anche
Frida adesso sorride, osservando le mani abili di Niall, lei apre
l’astuccio
sul banco e afferra la piccola pallina ricoperta dalla pellicola
trasparente.
Quando si volta verso di lui, il ragazzo ha un’espressione
indecifrabile.
“Che
c’è? – gli domanda a quel punto,
sogghignando – Non hai mai visto
dell’erba?”
Niall
scuote la testa, riprendendosi. Le sorride: “Non ho mai visto
erba così scadente
– la beffeggia, a bassa voce –
Si sente che è di pessima qualità – si
sporge per annusarla – Sa
di cavallo e cannella”
“Beh,
a
me piace” risponde stizzita la ragazza, poi si china e pesca
nello zaino il suo
grinder rosa confetto.
Niall
continua a sorriderle con quello sguardo compiaciuto e bastardo, e lei
non può
fare a meno di sorridere di rimando, scuotendo la testa esasperata.
“Ma se tipo
ti venisse voglia di procurarmene altra di buona qualità,
beh, chissà. Magari
accetterei”
Il
ragazzo scoppia a ridere leggermente.
“Volentieri…”
“…Frida”
“Frida”
ripete e questa scuola gli piace già.
A Bampton esistono tre licei: il Birkbeck, che è il liceo per
i futuri spacciatori, il Saint
Patrick, famoso
per le sue studentesse piene di lavoretti,
e il Merry Hill, il liceo privato e cattolico.
Rosie
Mullen, neanche a dirlo, frequenta il terzo. Perché i Mullen
sono quella
famiglia perfetta col giardino sempre più verde e il conto
in banca sempre più
grosso. I classici che puoi vedere nelle pubblicità dei
biscotti al miele o
negli spot di Euro Disney. Praticanti, soci di innumerevoli club e i
primi
vicini che ti portano la torta se traslochi nel quartiere.
E Rosie
Mullen, nonostante la famiglia, è cresciuta un po’
come ne aveva voglia. In
effetti ha sempre fatto quello che voleva, senza chiedere il permesso a
nessuno. Frequenta il liceo privato, certo, ma questo perché
ha ancora
diciassette anni e poi a scuola ci va comunque quando vuole lei. Sua
madre la
vorrebbe più femminile, suo padre più rispettosa,
Rosie torna tardi e si
sveglia presto. Si siede alla fermata con Frida e Harry, fuma e poi
ogni tanto
va anche a scuola. Fuma ancora, magari passa dal centro e ruba qualcosa
da
Primark, così, tanto per.
L’importante,
si ripete sempre, è non venire coinvolti in niente.
L’importante è restare ai
margini, baciare sconosciuti alle feste senza conoscere i nomi,
messaggiare con
più ragazzi senza provare nient’altro che
attrazione, andare a scuola senza
impegnarsi davvero, evitare di fremere per emozioni diverse
perché i sentimenti
non la porteranno da nessuna parte.
E Rosie
come i suoi genitori non ci vuole finire.
Vuole sentire, non provare.
Sentire
l’adrenalina con il top non pagato dentro la borsa, il
rossetto che non è
passato dalla cassa, sentire le mani dell’ennesimo ragazzo
sui fianchi e tra le
gambe, sentire il sapore ruvido del fumo contro il palato e
giù per la gola.
Provare
attrazione, provare a stringere la mano a qualcuno, sorridere quando si
sta
bene, provare preoccupazione, rabbia, rimpianto, ansia, forse amore.
Provare e
provarci.
Poi
arriva Niall Horan, e cambia tutto.
e chi se lo sarebbe mai
aspettata una storia di malpensandoti su niall horan?
della serie
never say never ahah
btw,
buonasera!
ho aspettato
tutto il giorno per decidere se pubblicare o meno, alla fine mi son
detta che la persona a cui dedico tutta questa storia un po' se lo
merita, perciò eccoci qui :)
questo
è solo il prologo, e nonostante sia lunghissimo per i miei
standard, non c'è scritto niente che riesca a dare una
minima sbirciata su ciò che sarà questa fan
fiction!
so che
all'inizio vi sarà sembrata la solita palla dei compagni di
banco + triangolo lei/niall/harry, ma vi assicuro che siete totalmente
fuori strada! infatti la protagonista è rosie, non
frida! era
comunque necessario il pezzo di niall con frida e ce ne saranno
tantissimi altri perché è frida che fa iniziare
tutto (e ho detto già abbastanza)
che dire? non
fatevi ingannare dalle apparenze! sto carcando di rendere questa storia
più veritiera e diversa possibile, non giungete a
conclusioni affrettate senza aver prima un piccolo quadro completo.
spero con
tutto il cuore che questo progetto e questo prologo vi sia piaciuto, ci
tengo particolarmente e mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne
pensate! è importante per me!
mi sono
allungata già troppo ahah alla prossima e grazie di cuore a
chiunque leggerà e mi farà sapere il proprio
parere!
a presto,
caterina
note:
- Bampton esiste davvero, è nel
Devon. il resto relativo a questa città però
è del tutto inventato
- Se volete vedere i prestavolti della due
ragazze, cliccate sui loro nomi nello spazio autore
- Il titolo di questa fan fiction
è preso da questa
canzone che dovete necessariamente ascoltare
- Questa storia contiene un linguaccio
abbastanza forte e dei riferimenti esplici a uso di droghe e violazioni
contro la legge. Non imitate a casa!
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Capitolo 2 *** 1 ***
capitolo
uno
Rosie
passeggia con la sua borsa larga sotto l’ascella e le labbra
corrucciate. Passa
le dita tra qualche capo d’abbigliamento che attira la sua
attenzione e ogni
tanto si ferma davanti ad un paio di jeans particolarmente bello,
scuotendo
subito dopo la testa.
Sono
le
cinque del pomeriggio e i due piani di Primark sono zuppi di
adolescenti appena
usciti da scuola e qualche mamma col passeggino, la fila alle casse
è
lunghissima e Rosie oggi si sente particolarmente ispirata.
Frida,
dietro di lei, le sta raccontando il resoconto della giornata,
seguendola e
sfogliando qualche crop top di poco conto.
“Vieni”
dice
Rosie qualche secondo più tardi, puntando dritto verso il
reparto accessori, in
fondo al piano terra.
E
Frida ha
già capito tutto, per questo si permette di alzare gli occhi
al cielo e di
accelerare il passo. Si guarda intorno con disinvoltura, come se
conoscesse
quel copione a memoria.
Non
c’è
nessuno che le stia guardando.
Rosie
si
nasconde dietro il corridoio dei braccialetti, afferra un paio di
confezioni di
quelli non troppo eccentrici e con un paio di mosse esperte li sfila
dall’antitaccheggio, gli occhi puntanti rigorosamente in alto
per non destare
sospetti.
Frida
le è
di fianco, le gambe leggermente divaricare per coprirla meglio.
“Non
capirò
mai perché lo fai – borbotta esasperata
– hai tutti i soldi del mondo e in più
quei braccialetti fanno schifo”
Rosie
pensa
che Frida ha ragione, non capirebbe mai. Per questo neanche ci prova a
spiegarglielo. Sorride solo vittoriosa quando ha tra le mani una decina
di
braccialetti completamente liberi. Li infila nella borsa, lasciando per
terra
l’antitaccheggio ormai inutile.
“Forza
–
dice soltanto, incamminandosi verso l’uscita – ti
offro un frappè da Costa”
Sono
da Costa,
sedute nei tavoli fuori. Non c’è molta gente
fortunatamente, Rosie sta fumando
una sigaretta mentre Frida mescola contenta il suo frappè al
cioccolato bianco
e caffè.
“Come
hai
detto che si chiama quello nuovo?” chiede la bionda, dopo
qualche secondo. Il
marciapiede è grande e porta fino alle scale per la piazza,
in giro ci sono
ancora qualche ragazzo in divisa e parecchi adulti con una ventiquattro
ore e
la puzza di metropolitana.
“Niall
–
risponde subito Frida, gli occhi che si illuminano per la contentezza
– Niall
Horan”
Rosie
annuisce lentamente, cercando di collegare il volto alla persona o,
eventualmente, al profilo di Facebook.
“È
fidanzato?” s’informa.
Frida annuisce:
“Da due anni circa, dice che è
una cosa serissima. Lei frequenta
la
tua scuola a proposito, ma è una bambina. Deve fare il
secondo o il terzo
anno”
“Nome?”
La
mora ci
pensa un attimo, mordicchiando la sua cannuccia rosa:
“Angelina Thomas o qualcosa del genere”
Rosie
spalanca
gli occhi, iniziando a tossire per via del fumo che
l’è andato di traverso.
“Merda!
–
esclama poi – Angelina Thomas? Scherzi?”
Frida
nega
col capo, “La conosci?”
“Chi
non conosce Angelina Thomas, Frida!
– Rosie incrocia la braccia al petto e fa cadere a
terra la sua sigaretta – Lei
è praticamente la ragazza più famosa di tutta
Bampton”
“Beh,
io non la conosco”
Rosie
scuote
la testa esasperata, alzando gli occhi al cielo: “Se tu fossi su qualche social network invece
che fare l’alternativa,
sapresti che è la figa di legno per eccellenza”
Frida
ridacchia e beve un altro sorso di frappè, “Non ci
credo – dice poi – Niall non
è il tipo da
figa di legno, fidati”
“Fidati
tu, Frida – ribatte
la bionda,
irremovibile – Quella è una santarellina, la
classica tipa casa e chiesa. Non
so che razza di relazione abbiano quei due, ma di sicuro lei
è la regina delle
vergini. L’unico pacco che abbia mai toccato è
quello dell’abbonamento a alla
Catholic Herald
che le arriva a casa tutte le settimane”
Frida
scoppia a ridere e finisce il suo frappè, poi sfila dal
pacchetto di Rosie
appoggiato sul tavolo una Marlboro e osserva attenzione la sua migliore
amica,
riflettendo.
“Dovrei
fartelo conoscere, Niall – mormora dopo un po’,
sovrappensiero – Andreste
d’accordo. Anzi scusa, come non detto – scuote la
testa e sorride – Vi odiereste
a morte”
~~~
Frida
scopre
con piacere che Niall Horan condivide con lei la maggior parte dei
corsi.
Matematica, letteratura inglese, chimica, storia, religione ed
educazione
fisica.
Lo
intravede
seduto sulle scale della scuola mentre è intento a parlare
con un paio di
ragazzi del terzo anno. Sorride di riflesso perché quel
ragazzo le sta troppo
simpatico, lo raggiunge lentamente e gli sfila la sigaretta che gli
pende dalle
labbra, cogliendolo di sorpresa.
Niall
rimane
smarrito per un paio di secondi, poi la guarda e ride leggermente:
“Buongiorno”
dice, alzandosi in piedi e afferrando lo zaino appoggiato lì
affianco.
Saluta
con
qualche pacca sulla spalla gli altri due ragazzi – Frida si
chiede se li
conoscesse già o se si sia già ambientato in meno
di quattro giorni – e insieme
iniziano a camminare verso le porte della scuola.
L’edificio
da fuori assomiglia più ad una fabbrica abbandonata che ad
un vero e proprio istituto,
dentro invece ci sono solo corridoi lunghi e spogli, linoleum blu ai
pavimenti
e classi tristi e vuote.
Niall
attira
l’attenzione della maggior parte delle studentesse a cui
passano vicini, Frida
alza gli occhi al cielo e si ricorda della conversazione che ha avuto
qualche
giorno fa con Rosie.
“Come
stai
oggi?” gli chiede, sistemandosi la gonna a pieghe blu della
divisa.
Niall
stringe la cintura dello zaino, alza le spalle e le sorride. Ha gli
occhi
rossi.
“Pensavo
peggio, sai? – le confida, davanti all’aula di
inglese. Si ferma sulla soglia e
la lascia passare – Qui non fa così schifo come al
Birkbeck”
Si
siedono
vicini agli ultimi banchi, approfittando del fatto che metà
della classe – metà
della scuola,
in realtà – salta quasi sempre la prima ora. O
tutta la giornata.
Frida
conosce
Niall Horan da pochi giorni, ma vanno d’accordo comunque, si
capiscono al volo,
hanno idee diverse per la maggior parte del tempo ma ne parlano senza
mai
alzare la voce o bisticciare realmente.
“Per
lo meno
qui nessuno butta i banchi fuori dalle finestre chiuse
– il ragazzo continua mentre prende posto, appoggiando lo
zaino
per terra e sfoggiando un sorriso quasi nostalgico – e non
fumate erba in
classe”
Frida
ride e
non ribatte. Appoggia la testa sul banco, stanca, e chiude gli occhi
per un
attimo. Quando li riapre, Niall ha i gomiti appoggiati contro il banco
e il
telefono tra le mani.
“Come
va con
Angelina?” gli domanda, con noncuranza.
Niall
ha
accennato alla sua relazione il primo giorno, quando Gina Willis,
nell’ora di
inglese, gli ha urlato ad occhi spalancati: “Ma tu stai con
Angelina Thomas!”.
Lui ha sorriso e annuito quasi con fierezza, facendo inarcare la fronte
di
Frida, che ha evitato di commentare.
Adesso
Niall
la guarda con i suoi occhi blu e arrossati, aggrottando le sopracciglia
bionde,
poi alza le spalle con noncuranza e “Bene, direi –
risponde – anche se non
usciamo molto durante la settimana. I suoi non vogliono”
“Mi
hanno detto
che è una brava ragazza” mormora Frida, e adesso
sorride per non scoppiare a
ridere.
Il
signor Truman
entra in classe in quel momento, e il resto degli studenti in piedi si
siede
senza smettere di parlare.
“Abbastanza”
dice Niall.
“Non
abbastanza. Molto –
rimarca Frida –
Troppo”
A
quel punto
il ragazzo abbassa il telefono e la guarda, capisce. Spalanca gli occhi
e
scoppia a ridere nervosamente, scuotendo la testa bionda: “Oh! – esclama – Tu
pensi che…? Nah! Scherzi, vero?”
“Questo
è
quello che si dice in giro” borbotta la mora, alzando il capo
dal banco.
“Io
e
Angelina scopiamo tantissimo
– tende a smentire Niall, continuando a sorridere
– Quello che si dice in giro sono assolutamente cazzate. Lei
è una brava
ragazza sì, e non se la cava molto bene con tutto quello che
riguarda la bocca, ma io la amo,
capito? Scopiamo e
ci amiamo”
“Se
lo dici
tu..” Frida sorride e la
conversazione finisce lì.
Alla quarta
ora, lei sta rollando una canna sulle gradinate del campo da calcio,
Niall le è sdraiato accanto e fissa il cielo plumbeo con le
mani dietro la
testa e le caviglie incrociate.
“Davvero
durante religione vieni sempre qui?” le chiede, ghignando.
Frida
lecca
la cartina e sorride: “Non è colpa mia se quella
donna scoppia a piangere ogni
volta che qualcuno parla nelle sue ore. Teoricamente le stiamo
agevolando il
lavoro, stando qui”
“Sei
una
salvezza, cazzo – mormora Niall, passandosi la mano sul volto
– In questa scuola sono tutte delle puttane
isteriche. Se non ci fossi tu sarei già scoppiato”
“Mi
conosci
da neanche una settimana! – ribatte Frida con le guance
arrossate – Chi ti dice
che io non sia una psicopatica peggio delle altre?”
“Mi
fai fare
un tiro?”
“Certo”
“Vedi?
–
Niall sorride – Non sei per niente come le altre”
L’ultima
campanella della giornata suona e Frida è in piedi ancora
prima che Miss Cox ci
provi,
a dare i compiti.
Afferra
il
suo zaino e si sistema la giacca con lo stemma della scuola, aspettando
Niall
fuori dalla classe.
“Senti,
ma... – lui arriva qualche secondo più tardi e si
sta già infilando una
sigaretta in bocca. Iniziano a camminare verso l’uscita
– Tu con chi giri?
Voglio dire, chi frequenti?”
Frida
scuote
la testa e sorride, stringendosi nelle spalle: “Giri troppo
diversi dai tuoi –
risponde – Non conosci nessuno di quelli con cui esco
io”
Accetta
volentieri una sigaretta quando Niall le porge il pacchetto. Saluta con
un
gesto secco del capo qualche compagnia di corso e osserva il ragazzo
accanto a
sé, che ha aggrottato le sopracciglia e tirato fuori dal
taschino della giacca
un clipper blu.
“Per
chi mi
hai preso? – esclama, fingendosi offeso – Sono
davvero così out
per i tuoi
amici?”
Escono
fuori
dalle porte della scuola in contemporanea, Frida che ride e si lascia
accendere
la sigaretta tra le labbra.
“Tu
per chi mi hai preso! –
ribatte,
scendendo gli scalini – Insinui per caso che io sia una brava
ragazza?”
“Lo
stai
negando?” Niall sorride e la segue.
Si
fermano
nel piazzale dopo il cancello in ferro battuto, assieme ad un mucchio
di
ragazze e qualche decina di maschi.
Per
ogni
cento studentesse, il Saint Patrick offre la bellezza di sette
studenti.
Frida
scuote
la testa e sbuffa una nuvoletta di fumo: “Si vede che hai
ancora tanto da
imparare, Niall” lo beffeggia con un sorriso.
Il
ragazzo
pesca dalla tasca dei pantaloni il suo vecchio Nokia, “Quel
tipo ci sta
fissando malissimo” asserisce e risponde al telefono.
La
ragazza
si volta verso il cancello aperto. Dall’altra parte della
strada, accanto alla
fermata dell’autobus e ad una fila di biciclette tutte
aggrovigliate, Harry
tiene la spalla contro il palo della luce e gli occhi fissi su di lei,
socchiusi. Accanto a lui, Rosie mastica distrattamente una chewingum
arrotolandosi i capelli con un dito.
“Sì,
amore.
Sono appena uscito. – sta dicendo Niall, dietro di lei
– In piazza? Adesso? Non
posso. Angie, cazzo! Non posso! Devo torn…okay, va bene.
Okay. Sì, ciao amore”
“Quello
è
solo uno stronzo” bofonchia Frida a denti stretti, lo sguardo
ancora fisso su
Harry.
“Oh!
È quello che ti piace
– Niall
scoppia a ridere, stringendola in un abbraccio – Allora
questo non gli deve far
piacere, giusto?”
Le
dà un
bacio sulla guancia, mormorando un “Se lo sapesse Angelina ci
ucciderebbe entrambi”.
Dall’altra
parte della strada, Rosie Muller guarda Niall Horan per la prima volta
in tutta
la sua vita.
Non
prova
assolutamente niente.
ecco
qui il primo capitolo!
qui veniamo a scoprire
qualcosa di più sui personaggi, anche se per un quadro
completo ci vorrà del tempo! btw si scopre che niall
è arrivato dal birkbeck, che è fidanzato (!!!!!!)
e che è innamorato.
lo so che
è un capitolo pesante e mi dispiace però non
sapevo come strutturarlo! sembra di passaggio ma in realtà
è fondamentale! per un confronto rosie/niall dovrete
aspettare il prossimo capitolo, minimo! posso dirvi che presto
appariranno anche gli altri ragazzi e che soprattutto ci
sarà l'entata in scena di angelina.
sono
assolutamente grata a tutte le persone che hanno messo questa storia
tra le seguite perché non mi aspettavo un seguito
così grosso - si dice così? - quindi grazie di
cuore a tutte!
fatemi sapere
i vostri pensieri su questo primo capitolo, ci tengo parecchio!
taaaaanti
baci e abbracci, a presto
caterina
note:
- Primark
è un outlet inglese dove vendono vestiti a prezzi stracciati
(e son pure belli!)
- la
Catholic Herald è la rivista cattolica più
importante degli UK
- Costa
è una catena di bar, tipo Starbucks ma migliore, per
intenderci
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Capitolo 3 *** 2 ***
capitolo
due
Rosie infila distrattamente il proprio pigiama nella borsa, poi i
trucchi e lo spazzolino da denti.
La
sua stanza è grande, femminile. Le pareti sono di un rosa
pesca
elegante, il letto a due piazze padroneggia la camera e sta sotto la
finestra
che s’affaccia in strada. La cabina armadio è di
fianco al bagno personale, la
scrivania è vuota – ovviamente – ed
è alla destra del materasso. Il pavimento è
interamente ricoperto di moquette bianca, il lampadario è
costruito in vetro pregiato
e sui muri sono appese diverse fotografie in bianco a nero di quando
ancora
andava alle elementari.
Afferra
il telefono sul letto, le sigarette, l’accendino e chiude
la borsa con un suono secco. Guarda fuori dalla finestra e per il
sollievo
quando riconosce davanti al vialetto il pick-up metallizzato.
Esce
dalla sua stanza, fa gli scalini di casa due a due e prende
la giacca di pelle dall’attaccapanni all’ingresso.
“Io
vado!” strilla.
Sua
madre compare sulla soglia della cucina, il grembiule perfettamente
allacciato sul suo corpo esile ed elegante.
“Sicura
che non vuoi mangiare neanche un boccone?” le domanda,
apprensiva.
Rosie
apre il portone di casa, sbuffando, “No – risponde,
secca –
Mangerò qualcosa da Frida”
Gabrielle
Muller sospira pesantemente, stringendo tra le mani la
stoffa della sua gonna a balze. Poi lancia una piccola occhiata a
ciò che la
circonda, la sua casa, la sua dimora pregiata, i dipinti costosi, le
fotografie
incorniciate, la statua rinascimentale davanti all’entrata e
l’arco che porta
al salotto. Poi ritorna con gli occhi fissi su quelli così
simili di sua
figlia, ai suoi capelli trasandati, la postura impaziente, il trucco
pesante, i
jeans troppo stretti.
“D’accordo
– mormora, come chi si sta arrendendo lentamente –
Saluta i genitori di Frida”
Rosie
non replica e sbatte il portone pesante dietro le sue spalle
piccole.
Fuori
c’è buio e già dal porticato
può sentire i lamenti di Harry
per il volume eccessivamente alto della radio e può sentire
nettamente anche
Frida ripetergli quanto sia coglione. Sorride di riflesso e raggiunge
il
pick-up parcheggiato sulla strada vuota. Getta la borsa nel cassone del
veicolo
e apre la portiera, mentre la mora si scosta nel posto accanto ad Harry
e le
chiede: “Tutto bene?”
“Solite
cose. Adesso andiamo però. Sto morendo di fame e voglio
fumare”
Dopo la piazza di Bampton, c’è un ponte sopra al
fiume che separa
la città e che porta direttamente all’ingresso del
parco. È uno spiazzo enorme,
antico, coi blocchi di prato suddivisi da viali di ciottoli alberati e
alcune
panchine illuminate dai lampioni. È il ritrovo giornaliero
degli anziani e
quello notturno degli adolescenti, Rosie lo ha soprannominato Weed e lo ama.
È
accerchiata da diverse persone, in uno dei tanti spazi con le
panchine e i lampioni. Ne conosce la metà, ma piuttosto che
presentarsi e
quindi alzarsi dalla sua postazione, resterebbe muta per tutta la
serata.
È
seduta a gambe incrociate sul legno della panchina vicino a
Frida, che tiene le gambe incrociate e il volto alzato verso Louis
Tomlinson,
del Birkbeck, quello con gli occhi azzurri e le Vans sempre di colori
diversi,
lo skateboard vicino e le battute pungenti.
“Siamo
scappati prima che arrivassero gli sbirri – sta raccontando
il ragazzo, una punta d’orgoglio nella voce vellutata
– Quel vecchio bastardo
li aveva avvisati davvero. Se vai in periferia, lo vedi ancora, il
graffito. È
vicino alla stazione, ma non è completo. Una di queste sere
lo finiamo”
“Ah,
l’arte! –
Frida
sospira estasiata, tirando un’altra boccata di canna
– Non tutti comprendono il
valore essenziale di tale meraviglia”
Louis
inarca le sopracciglia e ride, con un’espressione tra il
confuso e il divertito. “Già, che
peccato” commenta.
Rosie
ruba dalle mani dell’amica la paglia al sapore di hashish,
aspirandola avidamente. La testa inizia subito a girare vorticosamente,
facendole strizzare gli occhi per qualche secondo. Le tempie pesano un
mattone
intero e tutto si fa indefinito, non reale. Lei sorride e si guarda
intorno
finché il peso di ogni cosa – scuola,
casa, compiti, responsabilità, scuola, vita
– si fa sfocato. Non esiste più
niente.
Riconosce
nell’altra panchina Dana Month, Suki Yowi e Jessica
Cooper, anche soprannominate le Mouths
Gold – e non è difficile capire il
perché -.
Rosie
le ha sempre definite le Charlie’s
Angels per via dei loro colori – Dana è
bionda platino, Suki ha origini
orientali e Jessica porta i suoi capelli rosso fuoco acconciati in
lunghe
trecce -, girano sempre insieme e le consigliano sempre quale ragazzo
è bravo a
letto e chi è, come loro stesse definiscono, tanto fumo e
niente cazzo. Non sono antipatiche,
sono
persone di seconda mano, scarti del Birkbeck che finiranno
inevitabilmente
dietro il bancone di un fast-food. A Rosie non fanno né
caldo né freddo, ma i
loro resoconti sui ragazzi sono in assoluto i migliori.
Davanti
a loro, c’è Zayn Malik affiancato da Liam Payne,
entrambi
con le gambe divaricate e l’espressione divertita. Il primo
è magro, stretto in
una varsity verde e un paio di skinny jeans neri, uno snapback con la
visiera
rovesciata e la lingua incastrata tra i denti. Liam invece ha un
piumone
pesante e un paio di pantaloni della tuta di poco conto, gli scarponi
pesanti e
un livido scuro che gli circonda tutta la palpebra sinistra.
Rosie
si chiede come se lo sia procurato, senza dire niente.
In
un’altra panchina ci sono due ragazzi che lei ha come amici
su
Facebook, Debbie Thurman del suo stesso corso di matematica alle medie
e Finn
Maniero, il ragazzo coi capelli a spazzola che frequenta scienze con
lei e che
ha la voce altissima.
Il
resto è gente sconosciuta.
Rosie
aspira un’altra boccata di canna.
Ad
un certo punto, Frida socchiude gli occhi per poi spalancarli
l’attimo successivo, stupita. Si alza in piedi di scatto.
“Ma guarda chi c’è!”
esclama, felice.
Rosie
aggrotta le sopracciglia nell’osservare con disinteresse la
figura poco illuminata che sta camminando nella loro direzione,
trascinandosi
stancamente sui ciottoli dei viale.
Anche
gli altri si voltano a guardare, curiosi.
Sono
le 11:23 PM quando Niall Horan fa la sua prima comparsa della
serata.
“Voi
due vi conoscete?” chiede Louis, verso Frida, indicando
mollemente prima lei e poi Niall.
“Certo!
– esclama la ragazza, battendo le mani – Niall
è il
miracolo del Saint Patrick”
Il
suddetto miracolo
adesso è accanto a Louis, instabile, ricurvo su se stesso.
Ha un sorriso strafatto
sul volto pallido, le guance rossissime e gli occhi uguali, i capelli
alzati
malamente sulla testa e le ginocchia molli. Dice qualcosa,
più altro cerca di
dirlo.
“Come
dici, amico?” gli domanda Louis con un sorriso,
circondandogli le spalle con il braccio e facendogli perdere
l’equilibrio.
“Lasciami
stare, punk del cazzo” biascica il biondo, e subito
scoppia a ridere.
“Merda,
Horan, sei strafatto” esclama Zayn a quel punto, spegnendo
la sigaretta sotto la suola della sua scarpa.
“E
quando mai il buon vecchio Niall non è in queste
condizioni?”
ride Liam, scuotendo appena la testa.
Niall
si libera a fatica dalla stretta di Louis, barcollando sulle
sue gambe magre. “Fanculo, bastardi. Sto da dio”
“Si
vede” è il commento laconico di Rosie, che sbuffa
e volta il
capo. Nessuno dà segno di averla sentita.
Le
Mouths Gold sospirano
affrante nello stesso istante, sincronizzate. Poi Dana accavalla le
gambe,
mettendo in mostra la sua gonna a tubino bianca, e dice con voce
triste: “Che
peccato che sia fidanzato”
“Angelina
è così
fortunata” è ciò che risponde Suki, nel
medesimo tono.
“Fossi
in lei non uscirei più dal letto” conclude
Jessica.
Frida
scoppia a ridere un po’ troppo forte, risedendosi sulla
panchina. Si passa le mani tra i capelli e guarda Niall, che sembra
particolarmente preso dall’osservare il profilo apatico di
Rosie, annoiata a
morte.
“A
proposito di Angelina – comincia, la voce squillante
– dov’è?
Voglio conoscerla, cazzo, ne parlano tutti così
bene”
C’è
una punta di sarcasmo nella sua voce, un doppio significato
che però Niall non riesce a cogliere – troppo
complicato nelle sue condizioni
-.
“A
casa – le risponde però, pratico –
è tardi”
Finn
Maniero scoppia a ridere di gusto, la sigaretta che gli cade
dalle labbra: “Oh! In bianco anche stasera, eh,
Horan?”
“Questa
è la…uhm, cinquecentesima serata?” lo
beffeggia ancora
Louis.
“Lasciatemi
in pace, cazzo – ridacchia Niall, senza alcun cenno di
cattiveria nella voce – Almeno io ce l’ho una
ragazza, brutti stronzi”
Frida
gli intercetta di nuovo lo sguardo, ancora fisso sul volto
di Rosie, che adesso sta fumando la canna mentre si osserva le unghie
dipinte
di nero. Sorride come una bambina. “Questa è
Rosie, comunque – la presenta
quindi – La mia migliore amica, te ne ho parlato”
La
ragazza in questione alza la testa di scatto, puntando gli
occhi azzurri su quelli arrossati di Niall. Gli rivolge un piccolo
sorriso,
soddisfatta di essere al centro dell’attenzione:
“Piacere di conoscerti”
mormora, con voce bassa.
Anche
Niall le sorride, passandosi una mano tra i capelli e
scompigliandoseli.
(le
Mouths Gold
sospirano ancora, estasiate)
“Piacere
mio. Io sono Niall” risponde, trascinando il proprio
nome.
“È
off-limits, cara – s’inserisce Dana a quel punto,
guardando
Rosie con comprensione – Ci abbiamo provato tutte, ma sembra
che a Niall
piaccia vedere inginocchiata
solamente la sua Angelina”
Gli sguardi di tutto il
gruppo si concentrano sul biondo, che si sta accendendo una sigaretta
cercando
di coprire la fiamma dell’accendino con mani lente e
scoordinate. Alla fine
aspira una boccata, socchiude gli occhi e inarca le sopracciglia.
“Che
volete che vi dica, signore? – dice alla fine –
Sono un uomo
che le donne le rispetta, io”
“Dove diavolo sei stato?” è la domanda
stizzita di Frida quando,
all’una e un quarto, fuori dai cancelli del parco, Harry tira
fuori dai suoi
jeans le chiavi della macchina.
Rosie
è accanto all’amica, sorridente per via
dell’erba che Finn
Maniero ha tirato fuori all’ultimo e stanca per via della
notte insonne che ha
passato sotto le coperte del suo letto.
Harry
si blocca di scatto, appena fuori il ferro battuto del
cancello, e rivolge ad entrambe uno sguardo prima confuso e poi
arrabbiato.
“Ti
ho chiamato duecento volte! – continua Frida – Hai
detto che
andavi a fare un giro e sei sparito per più di due
ore!”
Lui
si mette subito sulla difensiva, stringendo i pugni: “Non sei
mia madre, Frida! Non ti devo assolutamente nessuna spiegazione, sono
libero di
fare quel cazzo che mi pare, sai? E poi non mi sembravi così
preoccupata mentre
ridevi con il suo nuovo amico! Ho incontrato alcuni miei compagni e
sono stato
con loro. Contenta, adesso?”
“Vaffanculo,
Harry! – grida Frida di rimando – Sei davvero una
testa di cazzo, lo sai?”
Lui
apre bocca per parlare, per farle male e fargliene ancora di
più – farle capire
come ci si sente
-, ma Rosie alza una mano, bloccandolo e dice: “Portatemi a
casa e smettetela
di gridare, cazzo! – per poi aggiungere come
un’imprecazione – Merda, sembro
mia madre”
Nessuno
parla più, neanche in macchina.
buona domenica e
perdonate il piccolo ritardo!
non sapevo come
portare avanti il capitolo e in più sono stata parecchio
impegnata questa settimana, comunque spero che vi ricordiate ancora di
me ahaha
non so proprio
come classificarlo questo capitolo, perché è
lungo, vengono spiegati parecchi personaggi secondari - che spero vi
siano piaciuti! - e vengono delineati altri aspetti di quelli
principali.
e poi
c'è l'incontro di niall con rosie e spero che non sia venuto
una schifezza nonostante non sia quello che mi ero prefissata in testa!
vi ringrazio
infinitamente per le recensioni dello scorso capitolo e in generale per
seguire in così tante la storia, è davvero
gratificante vedere tutto questo "calore" :)
sono davvero
curiosa di sapere cosa ne pensate dei nuovi personaggi e del
comportamento di rosie con niall!
fatemi sapere e
grazie di cuore ancora :)
a presto,
caterina
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Capitolo 4 *** 3 ***
capitolo
tre
A volte capita
che Rosie si perda ad
osservare le gambe di qualche ragazza che le passa accanto. Si sofferma
sulla
stoffa dei jeans, le pieghe sulle caviglie, le cosce toniche e magre,
le
ginocchia piccole e appuntite.
Capita che si
soffermi a guardare le mani
e gli anelli di chi in qualche negozio sta cercando qualcosa da
comprare,
capita che riesca a guardare la stessa macchia sul vetro della classe
di
inglese per due ore filate, senza mai staccare gli occhi.
Capita anche che
riesca a sorridere a sua
madre – raramente – o che riesca a guardare in
faccia suo padre – ancora più
raramente -. Capita che dia ragione ad Harry e ai suoi gusti musicali,
capita
che riesca a sfogliare un libro di poesie, che si metta uno smalto
chiaro e che
si ricordi di allacciarsi le scarpe prima di uscire di casa.
Rosie non
è di tante parole, e anzi, è
una tipa che le parole ce le ha, da qualche parte. Le nasconde, senza
voce,
senza coraggio, senza nient’altro che una sigaretta in bocca.
Succede che sta
male, capita che stia
ancora peggio, che litighi coi suoi genitori e che scappi di casa per
un paio
di ore. Succede che ritorna, succede che i suoi fanno finta di niente e
che di
conseguenza lei stia zitta.
Capita che alle
due del mattino lei si
chiuda in bagno e accenda il getto dell’acqua gelato e poi
bollente per provare qualcosa. Che
scivoli sulle
parete, che guardi il vuoto, che non ci riesca.
Che le ustioni
fanno male, così come le
litigate e i graffi sulle ginocchia, ma vuoi mettere il non provare
nient’altro
che
niente?
Frida ha preso l’autobus dieci minuti
prima, piuttosto che vedere Harry alla fermata.
Adesso ha le
caviglie incrociate e la
gonna della divisa che svolazza, e sta seduta sulle gradinate della
scuola con
lo sguardo perso, la bocca rigida.
Non sta fumando.
Niall le arriva
davanti con un sorriso
sulle labbra, i capelli arruffati e la camicia che salta
un’asola.
“Voglio
il suo numero” è la prima cosa
che dice.
Frida sobbalza
visibilmente, scuotendo la
testa per riprendersi. Aggrotta le sopracciglia e lo guarda, poi
sospira e si
alza in piedi, arrivando alla sua altezza.
“Hai
detto qualcosa?” gli domanda.
“Voglio
il suo numero”
“Il
numero di chi?”
Niall fa uno
scalino, avvolgendo il
braccio sulle spalle della ragazza per incitarla a camminare. Entrambi
salutano
un paio di persone di poco conto, poi entrano nel corridoio lungo
trascinando i
piedi sul pavimento blu.
“La tua
amica – risponde quindi lui,
senza perdere il sorriso – Voglio il suo numero”
Frida frena di
scatto, spalancando gli
occhi verdi. Evita accuratamente di rispondere alla ragazza che le ha
consigliato vivamente
di andare da una certa parte dopo averle bloccato la
strada e sbatte le palpebre più volte, lo sguardo sconvolto
ancora contro quello
sereno di Niall.
“Scusa.
Ripeti”
Il ragazzo
scoppia a ridere, riprendendo
a camminare.
“Ma
dai! – esclama, quando lei è di nuovo
al suo fianco – Non fare quella faccia da imbecille.
È parecchio figa. Rosie,
giusto?”
“Non
è una faccia da imbecille – Frida scuote
la testa e si sistema lo zaino sulle spalle, raggiungendo le scalinate
che
portano alla palestra del piano terra – è una vera
e propria faccia angosciata!
Tu non eri fidanzato felicemente con la tua Angelina?”
Niall non
risponde subito, si limita a
scendere gli gradini saltellando, con le punte delle Nike
all’infuori e le gambe
agili.
Poi si ferma
davanti alla porta in legno
dello spogliatoio dei ragazzi, rivolgendole un sorriso furbo.
Dice solo:
“È proprio una bella giornata,
vero? Ho una voglia assurda di picchiare qualcuno”
Rosie sta guardando fuori dalla finestra,
durante l’ora di storia dell’arte. Tiene le mani
impegnate con una matita, la
bocca corrucciata e i capelli crespi a nasconderle il volto dal resto
della
classe.
Harry, accanto a
lei, sta disegnando
quello che sembra il ritratto stilizzato di una ragazza.
“Harry,
ti hanno mai fatto un pompino?”
La sua mano
affusolata si blocca di
scatto, la punta della matita si spezza l’attimo dopo.
Lui chiude gli
occhi un istante,
respirando così forte che le sue spalle larghe
s’irrigidiscono. Poi volta la
testa lentamente nella direzione di Rosie, che lo sta guardando con
curiosità,
priva d’imbarazzo.
“Scusami?”
scandisce a bassa voce,
sperando di aver sentito male.
L’amica
piega appena il capo e ripete con
un tono quasi dolce, come se stesse parlando con un neonato:
“Un pompino. Te l’hanno
mai fatto?”
Harry apre la
bocca, a corto di parole. A
quel punto Rosie inarca le sopracciglia e fa un movimento allusivo
– e imbarazzante
– della lingua: “Sai, quella cosa
dove…”
“Lo so
che cos’è quello!
– esclama sgomento Harry, lanciando un’occhiata al
resto
della classe, sperando che nessuno senta la conversazione –
Ma non capisco come
questo
ti possa interessare”
“Oh,
andiamo! Ovvio che m’interessa! –
Rosie sorride e alza appena il tono della voce – Sei il mio
migliore amico”
Harry sbuffa,
scuotendo la testa esasperato.
“Il
sesso vale di più per me…capito? Ci
vuole sentimento” bofonchia dopo un po’, con le
guance rosse.
Rosie annuisce e
si morde un sorriso,
iniziando a canticchiare un motivetto e bassa voce.
“Sai
– riprende qualche minuto dopo,
quando la campanella della seconda ora suona – Frida te lo
farebbe, un pompino.
Un pompino con del sentimento”
Harry avvampa di
colpo.
Non ribatte.
Alla seconda ora di educazione fisica, la
classe è divisa in due squadre. Se Frida ha capito bene,
deve semplicemente
schivare le palle che gli avversari dall’altro campo le
lanciano e cercare di
colpirne altrettanto.
Nella sua squadra
sono rimasti lei,
Niall, Rachel e Nikol. Dall’altra parte, Edwin Mitchell
continua a lanciare palloni
come se fossero bolidi.
Non ha superato gli esami degli anni scorsi, deve avere
almeno un paio di anni in più. Ha i capelli rasati, rossi,
gli occhi chiari e
le lentiggini sul volto pallido e mascolino. È un armadio a
cui la maggior
parte delle ragazze del liceo ha fatto una sega nei bagni.
Frida lo odia.
Niall si muove
velocemente, schiva tutti
i palloni senza perdere la concentrazione e ne lancia altri di diretti,
precisi.
“Forza,
Horan! – urla Edwin, facendo
rimbombare la sua voce per la palestra praticamente vuota –
Fatti beccare!”
Lancia una delle
tre palle di plastica,
così tanto forte che lo schiocco contro la coscia di Rachel
Bugg fa accapponare
la pelle anche a Frida, che fa immediatamente un passo indietro.
La ragazza
colpita strilla un’imprecazione
e stringe i pugni con le lacrime agli occhi.
“Mitchell!
– esclama il signor Pawel, in
piedi a gambe incrociate sulla riga bianca del campo – Piano!
Non vogliamo
morti”
“Testa
di cazzo” grugnisce Niall, e Frida
si volta a guardarlo, scoprendolo improvvisamente serio, rigido.
Il gioco riprende
e lei si rifugia all’angolo
del suo campo, innocua.
Quando anche
Nikol viene presa al
braccio, Niall si volta velocemente nella sua direzione:
“Stai dietro di me e
non cercare di prenderle al volo” dice.
“Come
se già non lo sapessi” ribatte
Frida.
Niall si
è trasformato in una manciata di
minuti. Adesso sembra agitato, nervoso, una bomba pronta ad esplodere
da un
momento all’altro. Si muove coi pugni serrati e la mascella
tesa, schiva i
palloni con le gambe che tremano per qualcosa che assomiglia alla
rabbia.
Frida, dietro di
lui, ferma, è sul punto
di chiedergli se sta bene, ma non appena apre bocca per dire qualcosa,
la sua
gamba destra inizia a bruciare in sincronia allo schiocco della palla
che l’ha
colpita.
Perde
l’equilibrio per la velocità e la
potenza del colpo, stordita.
L’attimo
dopo, quando realizza che cosa
sia successo e alza gli occhi, vede la figura di Niall Horan
inginocchiata sul
corpo di Edwin Mitchell che continua a tirare pugni contro un naso
già
inevitabilmente rotto con nocche già inevitabilmente
spaccate.
Nocche di Niall, ovviamente.
Quella stessa sera, su Facebook, Frida dà
il numero di Rosie ad un Niall appena tornato dall’ufficio
del preside.
È
l’inizio della fine, anche se ancora
nessuno lo sa.
perdonate il ritardo, non ho
tempo neanche di fermarmi a commentare!
spero che il capitolo vi sia
piaciuto! mi farebbe tanto piacere sentire le vostre ipotesi sul
comportarmento di niall, sono proprio curiosa!
un grazie a voi che seguite la
storia!
a presto,
caterina
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Capitolo 5 *** 4 ***
capitolo quattro
Frida
socchiude gli occhi per il
freddo e per i brividi sulla schiena, che son due cose diverse. Picchietta
le dita bianche sulla
lana delle sue calze nere, leccandosi le labbra ogni trentadue secondi
precisi.
La
nebbia stamattina è fitta e
rende impossibile qualsiasi avvistamento dell’autobus escluso
dai venti metri
attorno a lei, ma è presto e in strada non
c’è nessuno.
Nessuno,
a parte Harry.
Harry
è seduto accanto a lei
sulla panchina della fermata, lo sguardo fisso sull’asfalto e
il cappotto
pesante che gli copre la divisa scura che indossa. I suoi guanti
lasciano
scoperte le sue dita affusolate e ferme sulle ginocchia spigolose.
Frida
rabbrividisce ancora.
Non
si sono ancora scambiati una
parola, neanche un buongiorno o un ‘testa di
cazzo’.
C’è
imbarazzo, adesso. Un
silenzio pesante che lascia Frida completamente a corto di qualsiasi
frecciatina. Continua a picchiettare nervosa la sua mano contro la
gamba,
sperando con tutto il suo cuore che Rosie arrivi presto.
Ad
un certo punto, Harry allunga le
dita verso le sue, chiudendo la sua mano con uno scatto quasi rabbioso.
Entrambi sobbalzano, guardandosi a vicenda.
Lui
allenta la presa, lei smette
di rabbrividire.
“Si
può sapere che cazzo hai
fatto?”
Harry
toglie la mano dalla sua
gamba e tutti e due fissano la figura ansimante di Rosie, in piedi
davanti a
loro con lo zaino che pende da una spalla e i capelli spettinati dal
vento
freddo.
Frida
avvampa di colpo come una
ragazzina e si schiarisce la voce: “Spiegati
meglio” mormora.
La
bionda alza gli occhi al cielo
e le porge il proprio telefono, aperto su una conversazione con il
contato “Non Rispondere”.
“Perché
gli hai dato il mio
numero?” chiede, sempre più arrabbiata.
Frida
non capisce inizialmente,
aggrotta le sopracciglia e inizia a scorrere la conversazione. Poi,
quando
intercetta il primo errore di battitura, scoppia a ridere e le
restituisce il
telefono.
“Perché
no? – ribatte, scrollando
le spalle – Lo voleva a tutti i costi e gliel’ho
dato. Dopo quello che ha fatto
ieri, mi sembrava il minimo”
Rosie sospira e si appoggia al vetro della fermata, incrociando le
caviglie: “È
un idiota, ed è pure fidanzato. Continuava a fare battutine
sul mio nome e a chiedermi di sposarlo”
“Oh,
andiamo! È simpatico” lo
difende Frida, sorridendo.
Rosie
scuote la testa senza
replicare, poi tutti e tre aspettano in silenzio l’autobus di
Frida, che arriva
qualche minuto più tardi.
“Dì
a Niall Horan di cancellare
il mio numero” è l’ultima cosa che le
dice Rosie, prima che le porte del mezzo
si chiudano e lei scoppi a ridere forte.
Il corso di chimica è gestito dal
signor Rodríguez, un affascinante uomo di
quarant’anni dalla pelle scura e gli
occhi verdi, scintillanti. Porta sempre camicie a scacchi arrotolate
sulle braccia
muscolose, pantaloni stretti e i capelli tirati indietro da chili di
gel
economico.
L’aula
è divisa in quattro grandi
banconi da lavoro, le luci al neon sono accese e la classe,
stranamente, presta
attenzione alla lezione.
Frida
sa che è il signor Rodríguez
a causare questo effetto.
Con la coda dell’occhio osserva i movimenti di Niall,
seduto accanto a lei sullo sgabello. Tiene i gomiti appoggiati sul
bancone e l’espressione
concentrata sulle parole del professore, che alla lavagna continua a
scrivere
formule su formule. I capelli biondi sono scompigliati, il volto
è pallido, le
guance più rosse del solito. Si sta mangiucchiando
distrattamente l’unghia del
pollice e ha le sopracciglia aggrottate.
“Ecco
fatto – il signor Rodríguez
posa il pennarello blu sulla cattedra, voltandosi verso la classe con
un
sorriso perfetto – Ora provate voi. Fate delle coppie e
cercate di non far
esplodere la scuola”
A
quel punto, Niall si volta
verso Frida, di riflesso. Le sorride calorosamente e
“Andiamo, dimmi cosa ti ha
detto” le dice.
Frida
si sposta i capelli dal
volto e afferra la maschera trasparente sul bancone davanti a lei,
mettendosela sugli occhi: “Ha detto
che devi smettere di scriverle e che sei un idiota” risponde
quindi.
Niall
fa lo stesso e poi scoppia
a ridere ad alta voce, scuotendo la testa: “Ah, Rosie!
– sospira, mentre l’amica
riempie la loro beuta con un liquido azzurro – Ha proprio un
bel culo, sai? E
anche una bella bocca”
“Ma
Angelina?” chiede Frida senza
guardarlo. Ruba dalla postazione di Ronnie Grey una provetta piena di
acqua e
la butta tutta nella beuta. Niall la guarda con un sopracciglio
inarcato,
scrollando le spalle: “Angelina cosa?”
“Come
cosa, Niall? State ancora
insieme?”
“Certo!
– esclama – Non la sto
mica tradendo, infatti! Non ho chiesto seriamente a Rosie
di sposarmi, anzi. Solo ha un
bel culo, non ci trovo nulla di sbagliato”
Frida
gli lancia una breve
occhiata, poi ritorna con lo sguardo fisso sul lavoro che sta
compiendo.
“L’hai
mai fatto?” mormora, dopo
un po’.
“Cosa?”
“Tradirla.
Hai mai tradito
Angelina?”
Niall
ridacchia, irrigidendo la
spalle: “Vuoi scherzare? Assolutamente no. Non sono il tipo e
in più, te l’ho
detto, con lei sto bene”
Frida
si lecca le labbra,
reprimendo l’istinto di ricordargli le sue esatte parole. Scopiamo e ci amiamo.
“Ma
allora perché…?” borbotta
però, senza concludere la frase.
Niall
capisce lo stesso, perché
le circonda le spalle con un braccio, facendole perdere
l’equilibrio sulla
provetta vuota che ha ancora in mano. Le bacia una tempia e ridacchia:
“Mi sto
solo divertendo un po’, Frida – le dice,
affettuosamente – Non sto facendo assolutamente
nulla di sbagliato”
La
mora sbuffa ma è contenta,
rimette a posto tutto il materiale che ha usato e controlla la miscela
dentro
la beuta.
“Quindi
– ricapitola,
lanciandogli uno sguardo malizioso – visto che non stai
facendo assolutamente nulla di
sbagliato,
Angelina non si dovrebbe arrabbiare se, per esempio, lo venisse a
scoprire, giusto?”
Il
sorriso sulle labbra di Niall scompare
l’istante dopo, sostituito repentinamente da
un’espressione di puro panico.
Frida
scoppia a ridere e alza una
mano, richiamando l’attenzione del professore.
“Era
esattamente la risposta che
mi aspettavo”
Da:
Non Rispondere
Me
lo dai un bacio quando mi
vedi?
All’uscita
della Saint Patrick,
Frida intercetta la divisa bianca e nera di Rosie che spicca tra il
cortile. È sola
e sta fumando una sigaretta.
“Non
c’è Harry?” è la prima cosa
che le dice, raggiungendola accanto al cancello d’ingresso.
La
bionda le lancia uno sguardo d’astio,
spegnendo la cicca sotto la suola delle sue scarpe: “Ciao,
eh! Fa piacere anche
a me vederti!”
Frida
scuote la testa e si lecca
le labbra: “Sì, hai ragione, scusami. Come
stai?”
Rosie
però non le risponde,
perché sta fissando un punto dietro le sue spalle,
attentamente.
“Cos-
che c’è?”
Frida
si gira a sua volta, con le
sopracciglia aggrottate.
Al
centro del cortile della
scuola, Niall sta stringendo forte una ragazzina bassa, bionda. Lei gli
stringe
forte il collo, i piedi sulle punte e la divisa uguale a quella di
Rosie, di
qualche misura più piccola. Ha i capelli lunghi, lucenti
sulla schiena magra.
Niall la tiene per i fianchi stretti, lanciando occhiate divertite al
resto delle
persone presenti che si gustano la scena, poi le bacia la fronte e si
stacca da
lei.
“Quella
è Angelina?” domanda
Frida, senza staccare gli occhi dalla coppia.
“In
venti chili bagnati? Sì, è
proprio lei” conferma Rosie, con l’ironia che
trapela dalla sua voce profonda.
Angelina
si china in quel momento
per riprendere la sua borsa, caduta a terra probabilmente per la foga
del
momento, e Frida riesce finalmente a guardarle il volto. Ha gli occhi
piccoli, quasi
grigi, i lineamenti da bambina e la bocca carnosa. Il trucco
è leggero,
essenziale, la pelle è chiara e priva
d’imperfezioni, il fisico è piccolo e
proporzionato, piatto.
“Cazzo
– impreca Frida, con uno
sbuffo – è bellissima”
Niall
prende la mano ad Angelina,
camminando verso l’uscita. Passano davanti alle due ragazze,
lui sorride impacciatamente
a Frida e poi a Rosie, che non ricambia.
Si
morde le labbra per evitare di
chiedere: “Lo vuoi ancora il bacio?” e si affretta
ad accendersi un’altra
sigaretta.
In
silenzio.
Da:
Non Rispondere
Quando
ci sposiamo?
A:
Non Rispondere
I
ragazzi impegnati non mi
piacciono ;)
Da:
Non Rispondere
Ma io sono
solo tuo. Adoro il tuo
culo, sai? Ci sposiamo? E il mio bacio?
hello!
chiedo
scusa per il piccolo ritardo nell'aggiornare, ma purtroppo anche
durante le vacanze di pasqua - che spero vi siano andate bene - ho
avuto parecchio da fare!
anyway,
eccomi qui!
spero
che il capitolo vi sia piaciuto, è un capitolo importante
perché finalmente viene fuori il personaggio di angelina (vi
lascio una sua immagine sotto). e, insomma, lei e niall sono ancora
felicemente fidanzati, vero? e allora come lo spiegate il comportamento
di lui nei confronti di rosie?
so
che può sembrare una storia totalmente inverosimile,
però, come ho già detto sul mio profilo facebook,
questa fan fiction si rifà totalmente - e, aggiungerei,
disgraziatamente - alla realtà, perciò io
fondalmentalmente non faccio nulla di più! credetemi quando
vi dico che io per prima rimango basita - nonostante l'evoluzione della
storia che non vedo l'ora di scrivere!! - dal comportamento del vero
'niall'.
btw, spero seriamente che il capitolo non vi abbia fatto troppo schifo
e che, in generale, la storia continui a piacervi!
riguardo ai giorni degli aggiornamenti, come avrete potuto vedere non
ho un giorno fisso della settimana, diciamo che tendo dai 5 ai 7
giorni, ma ho un sacco di cose da fare e scrivere mi risulta sempre
più difficile! però non vi preoccupate che
aggiorno, perciò non chiedetemi ovunque quando
aggiornerò ahaha perché lo faccio, voi contate 5
giorni dall'ultimo capitolo e saprete che da lì a poco
arriverà IFHY :)
e dopo questo immenso papiro, vi ringrazio di cuore per il supporto, vi
auguro un buon rientro a scuola per chi ancora ci va e vi mando un
bacio!
a presto (e fatemi sapere!),
caterina
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Capitolo 6 *** 5 ***
capitolo cinque
Frida
è vegetariana dall’età di dodici anni,
ma, diversamente da quello che pensano i
suoi insegnanti, non è stupida.
È semplicemente
attenta a quello che vuole lei, sempre esuberante e sorridente, con una
parlantina il più delle volte stancante e con una sessantina
di richieste d’amicizia
in sospeso su Facebook.
E,
non essendo stupida, a Frida basta una fugace occhiata a Niall per
capire che
c’è qualcosa che non funziona.
Il ragazzo tiene il capo appoggiato contro il
banco dell’aula d’inglese, gli occhi chiusi e i
pugni stretti nelle sue ciocche
biondicce.
Frida
entra in classe con le sopracciglia già aggrottate e
l’attenzione delle sue
compagne sembra tutta rivolta verso Niall. Parlano, sussurrano nelle
orecchie
delle altre, sbuffano, ridacchiano.
“Cos’è
successo?” chiede Frida a Gina Willis, seduta sulla cattedra.
Ha un sacco di
lentiggini e i capelli rossi, la corporatura robusta e
l’apparecchio ai denti
storti, ma ha dei bellissimi occhi verdi.
“Non
lo so, è entrato così” scrolla le
spalle e torna a parlare con Margareth
Corviero.
Frida si sente tanto una
mamma, mentre squadra
con delle occhiate fulminanti le sue compagne che continuano a
spettegolare su
Niall. Le danno fastidio e non fanno altro che aumentare il malumore
del
ragazzo, ne è convinta.
Lo
raggiunge lentamente, come per osservarlo meglio, poi quando
è davanti a lui
stringe la cinghia del suo zaino, leccandosi le labbra.
“Facciamo
un giro?”
Niall
non si premura neanche di aprire gli occhi mentre fa scorrere la sedia
sopra la
moquette blu dell’aula e si alza in piedi. Poi li spalanca,
sospira
rumorosamente e pare esausto: “Andiamo” sibila, poi
esce dall’aula prendendo il
suo zaino ancora chiuso.
E
Frida, nonostante tutto, è quasi contenta perché
è arrivata a quel punto dove
lei tiene a lui e lui si fida di lei. Così sfoggia un
sorriso vittorioso alle
sue compagne di classe, senza pensarci due volte.
Bastarde.
C’è
il vento, sugli spalti del campo da calcio.
“Quindi…”
“Ho
troppi casini in testa, Frida. Non so più cosa cazzo fare.
Non ne esco”
“Del
tipo?”
C’è
la sigaretta di Frida dal pacchetto di Niall che si sta consumando tra
le sue
dita.
“Andiamo,
Frida. Hai visto la gente con cui giro? Zayn? Louis? L’occhio
nero di Liam, l’hai
visto?”
“Non
capisco di cosa tu stia parlando. Vai al punto”
Ci
sono i talloni delle mani di Niall che sono piantate contro i suoi
occhi chiari
e la sua pelle chiara che contro il vento si arrossa ancora di
più.
“Il
punto è che siamo delle teste di cazzo, siamo dei coglioni,
dei drogati. Chiamaci
come vuoi”
“E
quindi? Non siete gli unici che si fanno le canne! È solo
questo il problema?
Sai quanta gen…”
“Io
sniffo, Frida”
C’è
la sigaretta di Frida che rotola sul gradone più basso, lei
che chiude appena
gli occhi e la sua gola secca.
“Oh”
“Già”
Niall
sospira pesantemente, appoggiandosi coi gomiti al cemento dietro di
lui, china
la testa per passarsi le dita tra i capelli e guarda il campo vuoto
davanti a sé. Frida gli è seduta accanto, con le
gambe incrociate e la faccia ricoperta
dai capelli che non stanno fermi, il cielo è grigio e forse
pioverà.
“Ieri
ho litigato con il compagno di mia madre. Cazzo, dovevi
vederla – mormora lui,
con la voce stanca – ci siamo presi a pugni, ma lui
è un figlio di puttana e
non è riuscito a farmi nulla. Poi mia madre l’ha
cacciato di casa ed io sono
uscito dalla finestra. Sono tornato verso le due e lei dormiva contro
la porta
chiusa della mia camera”
E
ci sono anche i brividi sulle schiena di Frida che non
c’entrano col freddo ma
con le parole. E questo lato della vita di Niall è un lato
che lei non
conosceva e che non avrebbe mai immaginato. È straziante
perché sembra una
puntata di Criminal Minds e invece è tutto vero, reale, e
lei stessa lo può
toccare sfiorando le spalle magre del suo amico. Fa male
perché ha sempre visto
Niall come quello indistruttibile e adesso sembra sabbia che col vento
che c’è viene
spazzata via davanti a suoi occhi.
“Perché
avete discusso?” gli domanda, mordendosi le labbra subito
dopo.
Niall
si accende una sigaretta velocemente, poi risponde.
“Quello stronzo stava
parlando di me con mia madre. Diceva cose come ‘Non combina
mai niente di buono’ oppure ‘Frequenta
brutti giri’, poi ha iniziato a parlare della scuola e del
mio rendimento
scolastico, di quanto mi farebbe bene il riformatorio e del fatto che
con la
storia della rissa con quello sfigato di Mitchell mi sono giocato
l’anno.
Edwin ha sporto denuncia sai? – si volta a guardarla e
accenna un sorriso
rabbioso – Figlio di puttana… I miei amici lo
vogliono pestare, così magari
capisce meglio che non deve fare il furbo. Ad ogni modo, mi sono
incazzato
tantissimo perché odio quando mia madre e il suo compagno
parlano di me. Gliel’ho
detto, lui ha alzato la voce come se fosse mio padre e io
l’ho spinto, lui mi
ha spinto e beh, il resto si capisce. Credo di avergli rotto il
naso”
Nonostante
tutto, a Frida viene da sorridere. Si allunga verso di lui,
scompigliandogli i
capelli: “Ma ti piace proprio, rompere il naso alle
persone?” gli domanda.
Niall
scoppia a ridere di gusto, e nei suoi occhi non si scorge
più quel vuoto
apatico come quando parlava. Sono di nuovo luminosi, sereni, forse
ancora
arrabbiati ma Frida s’accontenta lo stesso.
Lui l’abbraccia con entrambe le
braccia e entrambi finiscono sdraiati sul gradone, a guardare il cielo
plumbeo,
stretti.
Rosie
va a correre tre volte a settimana nelle settimane che vuole lei.
Quelle
parecchio tristi e deprimenti come questa settimana.
Fa il giro di quattro
isolati, poi attraversa il Weed Park e
finisce davanti al negozio dell’usato che
c’è prima di Tesco. Quando è
parecchio stanca, ruba una bottiglietta di acqua – la
cassiera di Tesco è una
compagna di Frida e non bisogna mai
mettersi contro Frida – e prende il 105, scendendo qualche
fermata prima di
casa sua.
Oggi
però non piove e il vento si è placato, non fa
ancora buio e lei ha voglia di
camminare ascoltando tutto il cd dei The Neighbourhood.
Ci
ha messo meno di due ore per arrivare da Tesco e sta tornando indietro,
ha già
superato il Weed e gli uffici postali. Le rimangono solo tre isolati o
poco
più.
Cammina
orgogliosamente accanto alle macchine parcheggiate sul marciapiede, lo
sguardo
fiero e le gambe agili. Ai piedi, le sue Nike fluorescenti che Harry ha
definito pessime la fanno sentire
anche più alta e atletica.
Si
guarda intorno, osservando con indifferenza le casette piccole e tutte
ammassate del quartiere, in mattoni qualche volta dipinti dei
più svariati
colori.
Si
ferma di scatto nel momento in cui, da una di queste case, è
la figura di Niall
Horan quella che esce. Il ragazzo ha una felpa blu col cappuccio alzato
e un
paio di pantaloni pesanti della tuta, con delle Nike ai piedi parecchio
rovinate. Esce dal vialetto costeggiato da un giardinetto piccolo e
curato e fa
per infilarsi le cuffie nelle orecchie, quando Rosie si sfila le sue e
dice: “Ah,
quindi è questo quello che fai quando tua moglie esce di
casa?”
E
non è per niente divertente, se ci si pensa. Anzi,
è imbarazzante. Si morde
subito le labbra e si maledice per non essere stata zitta.
Il
ragazzo, adesso davanti a lei, alza la testa di scatto, e la sua
espressione si
trasforma subito. Le sorride apertamente e rimette l’iPod
dentro la tasca della
felpa.
“Amore,
ti posso spiegare…Non è come pensi,
giuro” sta al gioco, e Rosie sorride
ampiamente per non dargli la soddisfazione di vederla ridere.
“Inventati
le scuse per gli avvocati. E sappi che voglio almeno mille sterline di
alimenti”
Niall
invece scoppia a ridere rumorosamente, chiudendo addirittura gli occhi.
La
sua risata è un miscuglio di suoni. C’è
un sospiro iniziale, poi un riso
aperto, che coinvolge e imbarazza allo stesso tempo e che si spegne
lentamente
con piccoli singhiozzi.
“Che
ci fai qui?” le domanda a quel punto.
Rosie
scrolla le spalle: “La stessa cosa che fai tu,
immagino” risponde, lanciando un’occhiata
al suo abbigliamento.
Niall
annuisce e le fa segno di raggiungerlo. Iniziano a camminare vicini,
non
troppo.
“Hai
già finito?” le chiede, con un sorriso.
“Già
– conferma la ragazza – Sto tornando a casa. Abito
a qualche isolato di
distanza”
“Perfetto,
allora. Ti accompagno”
Le
loro mani si sfiorano mentre parlano del più e del meno,
Rosie ritrae le dita
ogni volta che sente di star andando troppo oltre.
Sono
sensazioni strane quelle che sente. Non ha mai avuto un fidanzato, ha
avuto
delle storie con dei ragazzi che sono durate tre settimane o una notte
intera,
ha avuto letti in cui fare sesso e poi dormire schiena contro schiena e
ha
avuto angoli bui dove toccare e lasciarsi toccare.
Questo
però è strano, perché è
diverso e nuovo. Perché c’è luce e
Niall la sfiora
involontariamente e basta, perché entrambi ridono e
raccontano, chi più e chi
meno.
Quando
arrivano davanti a casa di Rosie, Niall sorride ancora. Ha le guance
rosse, i
denti bianchi e gli occhi blu, vispi.
Lei
è ancora leggermente sudata, coi vestiti da mettere in
lavatrice e la voglia di
farsi una doccia e restare ancora con lui.
Quando
il ragazzo si china leggermente verso di lei, Rosie spalanca gli occhi
e gli
mette una mano sulla bocca, bloccandolo malamente.
“Scherzi,
vero?” gli domanda, incredula.
Niall
ride contro il suo palmo, poi si tira indietro e la guarda, scrollando
le
spalle: “Ci stava” si giustifica.
“Sei
fidanzato”
“Non
pensare ad Angelina – mormora
lui
indifferente e le lascia un bacio sulla guancia – Ci vediamo
in giro”
“Come
ti pare”
E
non c’è bisogno di dire a qualcuno che lei non ha
smesso di sorridere sotto la
doccia o a cena. Non c’è bisogno neanche di far
sapere in giro che è stata
bene.
‘Che
sì, è stata bene.
con
l'intera discografia di drake come sottofondo, vi dico haaaaaola
dunque,
questo capitolo è il primo capitolo che io posso definire
importante perché si vengono a sapere un sacco di cose
riguardo niall! ho cercato per mari e monti altri termini per
sostituire il banale "sniffare", ma non credo che esista il rispettivo
"stendere" inglese. btw mi informerò, anche
perché sarà un tema che da adesso in poi
sarà frequente in questa storia.
ho aspettato un po' prima di
pubblicare perché, detto sinceramente, mi aspettavo qualche
parere in più ahaha mi ricordo ai tempi di no church quando
mi facevate sapere tutto per recensione o anche solo su ask e okay,
magari io sono una nostalgica, però. boh, mi ""mancano""
quei tempi! ahah non lo so cosa io abbia fatto, ma mi sembra di avere
lettrici parecchio più fredde e distaccate e volevo sapere
il perché!
ad ogni modo,
grazie di cuore a tutte, siete preziose.
aspetto i
vostri pareri ovunque ahah perché sono curiosa di sapere se
l'evolversi di questa storia è ciò che vi
aspettavate o meno!
ho pubblicato una os l'altro giorno, nel caso non sappiate cosa fare
qui c'é il link: Vorrei
portarti via
a
presto,
caterina
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Capitolo 7 *** 6 ***
capitolo sei
Da: Non rispondere
Aspetto
ancora un bacio.
“Perché
sorridi?”
Rosie alza la testa di
scatto, il telefono tra le mani e lo sguardo indagatore di Harry
davanti a lei.
Sono appena scesi dell’autobus e si sente la prima campanella
d’avvertimento
dall’altra parte della strada.
Il Merry Hill è
un’enorme palazzo dell’ottocento, con delle scale
imponenti all’ingresso e le
decorazioni georgiane, le finestre leggere e bianche e un enorme
giardino
interno circondato dalla scuola.
La ragazza mette via il
proprio cellulare senza rispondere, riponendolo nella tasca del suo
blazer
scuro.
“Niall Horan è un
cretino” dice soltanto, riprendendo a camminare.
“Ti scrive ancora?” domanda
Harry affiancandola, un po’ scocciato.
Rosie saluta qualche sua
compagna di corso con un sorriso un po’ tirato e sale gli
scalini dell’ingresso
con lo zaino pieno e le calze di lana sopra al ginocchio.
“Già. Non ha ancora
capito che con me non attacca”
Il piano terra della
scuola è tappezzato di quadri raffiguranti i primi presidi e
finestre che s’affacciano
sul cortine interno, al centro del quale c’è un
pozzo inagibile da anni. Quando Rosie
l’ha saputo
ha commentato con uno svogliato “Neanche la soddisfazione di
suicidarsi come si
deve”, tremendamente seria.
I due camminano
lentamente, facendosi largo tra i ragazzini del primo anno che
ripassano la
lezione a memoria o che parlano dei più grandi con gli occhi
sgranati.
Il pavimento è lucido,
di un marmo chiaro, perfettamente pulito dall’inserviente,
Marcus, che ha
origini latine e una pancia prosperosa, oltre che un sorriso coperto da
dei
folti baffi brizzolati. A Rosie sta simpatico, specie quando la fa
fumare nel
bagno dell’ultimo piano.
“Che imbecille –
riprende a parlare Harry, quando salgono le scale per l’aula
di matematica – è pure
fidanzato”
Nel suo tono c’è una
punta di rabbia e Rosie sorride appena perché la
protettività di Harry nei suoi
confronti e in quelli di Frida lo ha sempre messo a disagio, facendolo
diventare parecchio suscettibile e nervoso. Ad Harry non sono mai
piaciuti i
ragazzi che le sue due migliori amiche hanno frequentato; troppo alti,
troppo
biondi, troppo sorridenti o troppo stupidi.
Una volta raggiunto il
primo piano, Rosie alza lo sguardo verso la finestra, individuando
Angelina
Thomas seduta sul davanzale, la gonna perfettamente piegata sulle gambe
magre e
accavallate e i capelli biondi e lucenti spostati su una spalla esile,
lasciando così scoperta la curva del collo elegante.
Sta ridendo con alcune
sue amiche in piedi davanti a lei, emanando quasi una luce angelina che
Rosie
sicuramente definirebbe verginale.
Ride dei suoi stessi
pensieri, tirando fuori di nuovo il telefono dalla tasca ed entrando in
classe
con Harry dietro di sé.
Non importa se i capelli
di Angelina Thomas sono più belli e se i suoi occhi sono
più azzurri. È semplicemente
una bambina innamorata del ragazzo cattivo, un cliché di
merda che fa solo
venire il voltastomaco. Nulla di più.
Da: Non
Rispondere
Vai
a correre anche oggi, tesoro?
A: Non
Rispondere
Sì.
E non chiamarmi tesoro!
Da: Non Rispondere
Allora
passa da casa mia alle quattro, andiamo insieme. Tanto lo so che lo
adori. E che
adori me.
Rosie arriva
davanti a
casa Horan che sono le sei e ventiquattro. Il ragazzo è
seduto sul muretto in
mattoni, le gambe a penzoloni e le mani infreddolite.
Lei indossa un paio di
leggings scuri, una maglietta blu sotto la felpa azzurra e le Nike
fluorescenti
che spiccano sull’atmosfera grigia
dell’Inghilterra.
Niall invece porta un
paio di pantaloncini corti da basket, una maglietta termica e delle
scarpe
rovinate sulle punte. Quando la vede le sorride a denti scoperti,
scendendo e
raggiungendola.
“Stavo pensando che mi
avessi dato buca” è la prima cosa che le dice.
“Avrei dovuto farlo”
commenta Rosie, ma sorride lo stesso.
Iniziano a camminare
vicini, coi gomiti che si sfiorano – ancora -.
“Arriviamo al Weed e poi
facciamo come si deve, okay?”
domanda Rosie, pratica.
“Al che?” Niall spalanca
gli occhi, ridendo.
“Al Weed.
Chiamiamo così Elisabeth
Park”
“Perché?”
“Prima ad indovinare”
Il ragazzo la osserva
per diversi secondi, con un sorriso sghembo sul volto, un misto tra il
meravigliato e qualcos’altro. Ha gli occhi azzurri, blu, con
delle sfumature
gialle e verdi, le pupille piccole e le ciglia chiare.
Rosie distoglie lo
sguardo quando si accorge di essersi fermata a fissarlo e di essere
avvampata. Troppo
intimo.
Si schiarisce la voce e
riprende a camminare. Lo stesso fa lui, che adesso sogghigna.
“Fumi erba?” le chiede,
collegando le cose.
“Non si vede?” dice lei
di rimando, alzando un sopracciglio.
“Nah. Non proprio.
Insomma, vai alla Merry Hill, quelli come voi non lo fanno”
Quell’affermazione la
irrita leggermente, ma cerca comunque di non farlo vedere. Si lecca le
labbra e
dice: “Si vede che non mi conosci”
Come risposta, Niall
ride a bocca aperta e allunga un braccio per circondarle le spalle e
tirarla
verso di lui. Rosie sbatte fianco contro fianco e il ragazzo le bacia
una
tempia coperta dai capelli biondi.
Lei inizia a pensare
che, in fondo, stare appena più vicini non è
così male. Niall è sicuro nei
movimenti, un po’ troppo espansivo ma comunque attento, non
le fa male e non la
stringe troppo. Rosie non fa mai il primo passo e mai lo abbraccerebbe
di sua
spontanea volontà, ma se lui è felice di farlo,
beh, allora…
Ciò che la irrigidire di
scatto è ciò che pensa dopo, ciò che
è reale, concreto.
Niall è fidanzato e le
attenzioni che rivolge a lei sono le stesse che rivolge ad
un’altra persona, un’altra
ragazza. E questo la fa arrabbiare, anche se non lo dice.
Si libera, piuttosto,
dalla presa del ragazzo, iniziando a correre.
“Tieni il passo se ci
riesci” gli dice, voltandosi leggermente per farsi sentire.
Niall ride e la
raggiunge.
Il respiro
leggero di
Frida è in netto contrasto con gli sbuffi quasi ansanti di
Harry.
Lui è fermo sull’altalena,
gli anfibi impiantati sul terriccio e lo sguardo perso tra i pochi fili
d’erba,
lei invece con le gambe si dà delle piccole spinte,
oscillando leggermente
avanti e indietro, la tempia incollata alla catena di metallo e gli
occhi
chiusi.
Sono nel piccolo parco
davanti a casa di Harry, mentre le loro madri – migliori
amiche dal liceo –
prendono il rigoroso tea delle cinque del giovedì.
Il cielo è plumbeo, con
il vento che soffia a scatti più e meno potenti. Non
c’è nessuno, e Frida
inizia a sentirsi a disagio.
Lei è una ragazza
spigliata, sempre solare, con una parola – buona o sbagliata
che sia – per tutti
e con una voglia tremenda di conoscere persone. Ma Harry è
la sua eccezione e
questo, adesso, sta diventando difficile da gestire.
Così prende un respiro
profondo e apre gli occhi, voltando appena il capo verso il ragazzo,
che ha l’espressione
dura e tesa.
“Avevamo detto di fare
finta di niente…”
“No, Frida. Tu
avevi
detto di fare finta di niente”
“Tu però eri d’accordo”
“Certo”
C’è una sorta di
sarcasmo mal celato nella voce di Harry. Il ragazzo respira con le
narici
allargate e tira su col naso, infreddolito. Si lecca le labbra secche e
sbuffa.
Allora Frida alza gli
occhi al cielo e stringe tra le mani la catena di metallo:
“Perché devi
comportarti così? – domanda, esasperata
– Sei sempre così incazzato con me! Non combino
mai nulla di buono, mai niente che ti vada bene, ma si può
sapere cosa
ho fatto di così sbagliato?”
Harry si alza di scatto,
passandosi una mano tra i capelli spettinati. Respira più
velocemente e sembra
arrabbiato quando la fissa negli occhi.
“Tu non…tu non puoi
pretendere che io faccia finta di… - chiude gli occhi e
cerca di controllarsi e
controllare la voce. Stringe i pugni e sospira, poi alza le palpebre e
sembra
un’altra persona – Va bene. Hai ragione. A volte mi
dimentico con chi ho a che
fare”
“Che cosa vuol dire?”
mormora Frida, piano.
“Abbiamo due modi
diversi di interpretare quello che è successo tra di noi.
Per te è stato solo
sesso, è più che evidente”
E c’è una cattiveria che
la fa tremare da capo a piedi, in quelle parole. A Frida salgono i
brividi e le
lacrime per la rabbia e l’umiliazione.
Non è così che doveva
andare. ‘Che c’è stato tutto, quella
notte, tranne che solo sesso.
(Mani fuse, gambe intrecciate,
capelli solleticanti, bocche calde e sussurri lenti come i movimenti
delle ossa
dei loro fianchi)
“Sei uno stronzo”
sibila, alzandosi in piedi e camminando velocemente fuori dal parco.
Da:
Non Rispondere
Te
lo giuro. Hai il culo più bello di tutto il mondo.
buon pomeriggio!
sono
così contenta delle recensioni nel capitolo precedente che
ho cercato di fare il prima possibile stavolta (con scarsi risultati ma
ehi!, l'importante è provarci)
questo capitolo
è dedicato alle fans della coppia frida/harry, so che siete
parecchie e spero che con questa rivelazione possiate capire un po'
meglio il rapporto che c'è tra di loro.
sono stata
davvero ma davvero contenta di avervi trovate così in tante,
nel capitolo precedente. insomma, so che i numeri non sono importanti,
ma sentire le diverse opinioni è sempre gratificante per chi
scrive!
dal prossimo
capitolo partirà un'altra parte della storia, che
francamente sono molto curiosa di farvi leggere perché
sarà decisiva, e spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
ah, non pensiate
che non legga le recensioni: purtroppo siamo agli sgoccioli con la
scuola e ho un sacco di problemi da risolvere a livello emotivo e non,
quindi è per questo che ritardo con il rispondervi. domani
però risponderò a tutto, promesso!
spero che siate
così numerose anche stavolta, grazie di cuore per tutto!
a presto,
caterina
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Capitolo 8 *** 7 ***
capitolo
sette
Frida
picchietta contro
la mano di Niall, emettendo un verso di protesta.
“Mi hai portato in un
fast-food e io sono vegetariana,
lasciami mangiare la patatine per lo meno!”
Il ragazzo seduto di
fronte a lei sorride pimpante, lo snapback blu girato e i gomiti sul
tavolo. “Hai
ragione – dice – Scusami”
Hanno entrambi saltato
le lezioni del pomeriggio, quel venerdì, e ora stanno
mangiando in uno dei
tavoli fuori dal ristorante, mentre il sole leggero batte contro
l’asfalto del
centro.
Niall poi socchiude
appena gli occhi e fissa quella che ormai è diventata a
pieni effetti la sua
migliore amica. Aggrotta le sopracciglia e la osserva mentre
mangiucchia una
patatina distrattamente, guardando il proprio vassoio con disinteresse.
Non è sicuramente un
comportamento che ti aspetteresti da una come Frida, sempre
allegra
e mai arrabbiata.
Così, “Che ti succede?”
le chiede, curioso.
Lei scrolla le spalle,
respirando rumorosamente.
“Frida. – riprova allora
il ragazzo, con più insistenza – Davvero.
Cos’hai?”
Frida allontana con un
gesto secco il proprio vassoio, facendo vibrare il bordo del suo
bicchiere di
green tea al mango. Emette un verso di impotenza e “Harry
Styles, ecco cos’ho!”
esclama, quasi con rabbia.
Niall sembra veramente
confuso, tiene le sopracciglia chiare aggrottate e la bocca
corrucciata.
Qualche istante dopo inclina appena la testa: “Devo
picchiarlo?” mormora,
piano.
Nonostante tutto, a
Frida viene a ridere. Si stringe nelle spalle e lo guarda con gli occhi
lucidi,
come un tacito ringraziamento. Anche Niall sorride e ha capito tutto.
Il pick-up di
Harry sa
di fumo, benzina e profumo maschile.
Lui guida in silenzio,
con una mano sul cambio e l’altra impiantata sul volante,
mentre Rosie accanto
a lui tiene il telefono tra le dita come se fosse la cosa
più preziosa del
mondo, sorridendo di tanto in tanto. Frida invece canticchia a bassa
voce la
canzone che stanno trasmettendo in radio, mordendosi le labbra di tanto
in
tanto.
È venerdì sera e gli
amici degli amici
di una compagnia di corso di Frida hanno organizzato una
festa a casa di un altro
loro amico, chiamando praticamente tutti gli
adolescenti di Bampton che hanno superato i 16 anni.
All’ultimo sorrisino di
Rosie, Harry alza gli occhi al cielo e rallenta appena. “Si
può sapere con chi
stai parlando?” le domanda spazientito, indicando con un
cenno della testa il
telefono.
“Jonathan Gallagher”
risponde l’amica, pratica.
Frida si volta di scatto
nella sua direzione: “Non era Niall?” chiede, con
gli occhi appena spalancati.
Rosie la guarda a sua
volta, aggrottando le sopracciglia. “No? – mormora
– Perché dovrebbe, scusa?”
“Perché, beh…niente,
lascia perdere”
La bionda ridacchia,
sistemandosi una ciocca dietro all’orecchio. “Horan
non mi piace, Frida –
spiega, come se stesse parlando con una bambina – Potrebbe
mai piacermi uno che
fa così
essendo, a detta di tutti, felicemente
fidanzato con un’altra? E poi nemmeno io piaccio a lui,
è tutta una cosa
fisica. Si diverte e basta e io glielo lascio fare”
Harry sbuffa, Frida non
capisce. Del resto, vallo a spiegare a chi ama – e ama forte
– che si sta bene
anche senza provarci.
Il ragazzo alza il
volume della radio, e nessuno parla fino all’arrivo.
Jonathan
Gallagher ha le
spalle ben piazzate e un tatuaggio che sbuca dalle maniche tirate fino
ai
gomiti del suo maglione pesante. Ha gli occhi sottili e scuri, il naso
lungo e
la faccia spigolosa, i capelli chiari e ricci. È appoggiato
allo stipite della
cucina della casa in cui si sta svolgendo la festa, con le braccia
incrociate e
la testa china verso quella di Rosie, per ascoltare e farsi sentire.
Lei tiene le gambe
leggermente divaricate e indossa un top scollato e un paio di jeans
chiari, il
trucco pesante e il suo solito sorriso malizioso che riserva a tutti i
ragazzi
che la vogliono.
Quando lui le chiede di
andare a ballare, sfiorandole il braccio, Rosie annuisce e gli stringe
il
polso, facendosi guidare verso il salotto ben arredato e spazioso, dove
già
parecchie persone ballano, bevono e fumano.
Lui subito la stringe
forte, passando le mani sui suoi fianchi magri, mentre lei appoggia il
mento
oltre la sua spalla e ridacchia al suo orecchio.
Si sono conosciuti
tramite amici in comuni fuori da scuola, poi lui l’ha seguita
su Instagram e l’ha
aggiunta su Facebook e tra poco si baceranno.
Qualche minuto più
tardi, quando la musica si fa più forte e il tappeto sotto
di loro diventa
fastidioso, Rosie intercetta un paio di occhi azzurri e divertiti,
davanti a
lei.
Niall balla stringendo
Angelina con affetto, tenendole le mani attorno alla vita piccola
mentre lei ha
le braccia dietro il suo collo. Lei indossa un vestito rosa pallido che
le
arriva sopra al ginocchio, non troppo attillato, mentre i capelli
lunghi e
biondi sono legati in una treccia elegante.
Il ragazzo ha gli occhi
fissi su Rosie e continua a sorriderle, divertito. Anche lei adesso
ghigna e
lancia un’occhiata alla figura di Angelina per fargli capire,
lui fa lo stesso
con quella di Jonathan, poi alza un mano e quindi il pollice, come per
darle il
proprio parere sul ragazzo.
Quando poi Jonathan la
bacia e le chiede di seguirla al piano di sopra per parlare senza tutta
quella
confusione, Rosie ha ancora quel sorrisetto divertito e malizioso che
accompagna anche le labbra di Niall, che nel frattempo sono posate sul
collo
magro di Angelina.
Frida
è seduta sul
dondolo del portico, mentre fa leva lentamente coi piedi per spingersi
e fuma
una sigaretta offerta da Louis Tomlinson, che sta di fronte a lei
appollaiato
sulla staccionata chiara.
Accanto a lei, ci è
seduto Liam Payne, con le gambe larghe e la faccia brilla, che
interviene nella
conversione e ride a scatti, come se stesse tossendo.
L’ultima volta che Frida
ha visto Rosie, questa parlava con Gallagher, mentre l’ultima
volta che invece
ha visto Harry, lui parlava con una spocchiosa del Merry Hill ma va’!,
mica le
importa.
“Come te l’eri fatto
quel livido enorme?” domanda verso Liam, curiosa.
Da dentro la casa si
sente il rumore delle voci attutite dalla musica, mentre dalla strada
residenziale non si sente nulla se non i miagolii indistinti di un
gatto
randagio.
Liam aggrotta le
sopracciglia e poi spalanca gli occhi, annuendo: “Ah,
sì – risponde, ricordando
– Una rissa. Incomprensioni sul prezzo dell’erba e
puttanate simili. Niente di
grave”
Zayn Malik arriva in
quel preciso istante, sedendosi velocemente sul dondolo e facendolo
vacillare
pericolosamente. Allunga un braccio sullo schienale e toglie la
sigaretta dalla
bocca di Frida, facendola sorridere.
“Sì, beh – s’aggiunge
–
Non è una cosa che rimane in sospeso così. Voglio
dire, chi è quello stronzo
che picchia il nostro Liam e pensa di passarla liscia?”
“Sembrate molto uniti”
riflette Frida, pensante.
A quel punto, Louis si
gira di scatto verso la strada, assottigliando lo sguardo e guardando
l’ultima
macchina che si è fermata sul vialetto della casa. Da essa
escono cinque
ragazzi che sbattono la portiera con violenza, Frida sente Zayn accanto
a lei
irrigidirsi di scatto.
“Merda..” mormora lui.
I cinque ragazzi
marciano verso l’ingresso della casa, col passo felpato e le
spalle ricurve.
Con la luce scarsa del portico, Frida riesce a mettere a fuoco solo il
primo di
loro: ha una felpa pesante, un paio di scarpe larghe e dei jeans
strappati. La
faccia è allungata e un taglio gli rovina il sopracciglio
sinistro, ha i
capelli rasati e il naso grande. Scavalca gli scalini
dell’ingresso e si ferma
davanti a loro. Louis balza in piedi.
“Dov’è” scandisce
l’altro,
e sembra quasi un ordine.
Frida rabbrividisce e si
stringe nelle spalle.
“Hey, Tom! – Zayn sorride
e raddrizza le spalle – Non te l’hanno mai detto
che è maleducazione
presentarsi ad una festa a cui non si è invitati?”
“Vaffanculo, Malik –
bercia il ragazzo in piedi, stringendo appena i pugni mentre i suoi
amici
dietro di lui si guardano intorno – E’ dentro,
vero?”
“Non capisco di cosa tu
stia parlando” mormora ancora Zayn, innocente.
“Horan. Quello stronzo.
Andiamo, ragazzi – Tom addolcisce il tono, - non fatemi
entrare dentro. Non
voglio rovinare la festa a nessuno. Chiamatemi Horan, noi prendiamo i nostri soldi e ce ne andiamo”
“Sono mesi che non
facciamo affari con voi e i vostri
soldi – rimarca a quel punto Louis, col tono quasi annoiato
– Niall non vi deve
proprio niente”
L’attimo dopo, il
sottoscritto esce dalla casa, appoggiandosi un attimo al muro.
Strabuzza gli
occhi alla vista dei nuovi arrivati e poi, come se nulla fosse, sorride
ai suoi
amici: “Ragazzi – dice, a mo’ di saluto,
per poi aggiungere – Frida”
Tom ringhia e poi
sbuffa. Fa saettare lo sguardo da Niall a Frida per un paio di volte,
poi si
ferma ad osservare la ragazza e fa un passo avanti.
“Oh, tu sei Frida, vero?
– domanda, con un sorriso – Ti ho come amica su
Facebook. Condividi sempre cose
interessanti, anche se la maggior parte sono grandi
puttanate”
“Credo che tu ti stia
confondendo” ribatte la ragazza pacata, facendo schioccare la
lingua.
“Tom, lasciala stare”
dice Niall, a mo’ d’avvertimento. Non sorride.
“No, davvero! – continua
però il ragazzo – Soprattutto le tue foto. Quelle
mi piacciono parecchio. Hai
anche un’amichetta, vero? La biondina, quella che ha due
labbra per i pom…”
La frase gli muore in
gola nel momento in cui Niall lo placca selvaggiamente,
facendo finire entrambi
contro il suolo. Tom emette un grido strozzato e sia Zayn che Liam
balzano in
piedi, ma nessuno interviene.
“Niall!” esclama Frida e
si alza anche lei.
Quando fa un passo
avanti, Zayn le blocca un polso e la guarda: “Non fare
niente” sibila.
Anche gli amici di Tom
rimangono in disparte, non meno attenti però, pronti a
colpire, ma fermi.
Niall afferra il
colletto della felpa del ragazzo e non lo lascia alzare: “Te
lo giuro, stronzo –
mormora piano – Non devi neanche pensarle queste cose, okay?
I miei amici, le
mie amiche.
Niente di niente. Sono faccende che riguardano me e te, il resto
lascialo fuori. Va bene? – lo scuote – Va
bene?”
Poi si alza in piedi e
sputa per terra, infuriato: “Vattene adesso. Domani al solito
posto e regoliamo
i conti”
Tom si alza in piedi e
fa un passo indietro. Sputa per terra anche lui:
“Sarà meglio per te, stronzo”
sibila, e fa cenno ai suoi amici di tornare indietro.
“Che cazzo hai fatto,
Niall?” domanda Louis quando la macchina riparte e sparisce.
Niall si gira ed emette
un grido, facendo sbattere un pugno contro la porta
d’ingresso socchiusa, che
si apre con uno scatto.
“Vaffanculo, vaffanculo!”
impreca e torna dentro.
Da: Non
Rispondere
Aveva i capelli
più
brutti che avessi mai visto.
A: Non
Rispondere
L’importante
è quello
che aveva sotto.
Da:
Non Rispondere
Io sono
migliore, sai?
pardon
per il ritardo, però ho avuto parecchio da fare in questa
settimana!
btw non mi trattengo a lungo, solo per un paio di cose: questo capitolo
ha lo scopo di far chiarire che Niall e Rosie non si piacciono a
livello sentimentale. come potrebbe, dopo così poco tempo ed
essendo due persone come loro?
ci vorrà del tempo :)
sappiate che però ho trovato il finale di questa storia e
sono parecchio felice per una cosa che è successa oggi e
niente, spero vi piaccia il nuovo capitolo!
grazie di cuore a tutte, siete preziose, ve lo giuro!
grazie anche alla veronica che voleva intitolare questo capitolo "rosie
wants the D", sempre con me ahahaha
fatemi sapere!!
a presto,
caterina
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Capitolo 9 *** 8 ***
capitolo
otto
Rosie chiude
la porta
d’ingresso senza preoccuparsi di non farla sbattere. Il suono
che produce è
fastidioso e le fa arricciare il naso e sbuffare. Si toglie la giacca e
l’appoggia alla bell’è meglio
sull’attaccapanni.
Sua madre compare sulla
soglia della cucina con un sorriso affettuoso sul volto e chissenefrega
se sua
figlia è tornata a casa adesso dopo quasi due giorni.
“Ciao amore – le dice –
come stai?”
Rosie cerca di coprire
il succhiotto che ha sul collo coi capelli, “Bene”
mastica apatica, poi stringe
con più forza la borsa che ha tra le mani e inizia a fare le
scale per il piano
di sopra, ignorando la voce di suo padre che, dal salotto, le dice che
la cena
sarà pronta tra poco.
“Non ho fame” è l’ultima
cosa che dirà, oggi.
La notte l’ha passata a
casa di Jonathan Gallagher, nella stanza dei suoi genitori che
festeggiano i 19
anni di matrimonio in Canada. Lui è un tipo un po’
superficiale, parecchio
egocentrico, ma, tra una battuta e una carezza, l’ha fatta
ridere e a Rosie va
bene così.
È andata via verso
mezzogiorno, con la consapevolezza di non rispondere più ai
messaggi del
ragazzo, è passata da casa di Frida e poi da quella di
Harry. Ha fatto qualche
giro del quartiere, fumato una canna stipata dietro un albero del parco
e preso
il coraggio necessario per tornare a casa.
Rosie crede di odiarli, i suoi
genitori. E questo
perché hanno questi modi da famiglia perfetta che
l’hanno sempre messa prima in
imbarazzo e poi fatta incazzare. Loro non sono una famiglia perfetta.
In realtà
fanno anche parecchio schifo.
Suo padre guadagna i
soldi necessari per mandarla in una public school, ma la maggior parte
delle
settimane le trascorre all’estero, sua madre fa finta di
credergli e poi si
lamenta alla sera al telefono con le sue amiche più strette,
senza mai andare
nei dettagli perché, le brave
mogli, si
lamentano dei mariti ma li amano comunque.
Rosie sta su un altro
pianeta, Rosie è apatica e le bugie non le piacciono. Come
non le piacciono le
carezze di sua madre e le battute di suo padre. Forse perché
non sembrano
credibili, forse perché le cose rovinate non
c’è verso di metterle a posto.
E allora succede che
Rosie si smezzi una canna con Frida o metta nella borsa un rossetto o
una
maglia in più, giusto per far capire al suo corpo che riesce
a sentire ancora
qualcosa.
Niall chiude
la porta
lentamente, cercando di fare il meno rumore possibile.
Sua madre è seduta sul
tavolo del salotto, con le mani tra i capelli e una tazza fumante
accanto a sé,
la testa china e gli occhi chiusi.
Quando lo sente sulla
soglia della stanza, alza lo sguardo di scatto. Ha gli occhi azzurri
come i
suoi e le occhiaie sul volto giovane ma stanco, stravolto dalle troppe
emozioni.
“Niall…” sussurra
angosciata, e non si capisce se sia una richiesta d’aiuto o
una preghiera.
“Hey” dice lui, piano.
La donna sembra rendersi
conto solo in quel momento del livido che cattura l’intero
zigomo di suo
figlio. Scoppia a piangere, nascondendo il volto tra le mani,
disperata.
A Niall, in questi
momenti, verrebbe voglia di farsi del male, coprirsi di ferite che non
hanno
niente a che fare con le botte che ha preso e che ha dato la notte
scorsa. Male veramente,
perché per lo meno
smetterebbe di soffrire come un cane ogni volta che torna a casa e vede
sua
madre in queste condizioni a causa sua.
Monique è una donna
meravigliosa, una donna che l’ha cresciuto da solo, una donna
forte e, adesso,
una donna che si sta arrendendo contro un figlio che non riesce a
smettere di
farla stare così.
Se potesse tornare
indietro, Niall sarebbe diverso, sarebbe il figlio che lei si
è sempre
meritata. Un figlio che non si mette nei guai, un figlio che le
dà
soddisfazioni a scuola e che non torna a casa con gli occhi rossi e
gonfi.
Ma Niall ci è troppo dentro
e soprattutto, Niall indietro non ci può tornare.
Per questo, “Mi
dispiace…” sussurra, l’ennesima volta.
‘Che le cose rovinate
non c’è verso di metterle a posto.
~~~
Frida
è seduta sulle
gradinate della palestra, con la testa di Niall sulle ginocchia e i
gomiti sul
gradino dietro di lei.
Metà della loro classe
di educazione fisica è esonerata dalla lezione, mentre
l’altra metà sta
giocando a bodgeball proprio in quel momento.
Frida accarezza con le
dita lo zigomo martoriato di Niall, che le lancia un’occhiata
che vale più di
mille parole inutili. Lei gli sorride.
“Sembrate fidanzati,
sapete?” dice Susan, seduta qualche gradino più in
là. Ha i capelli rossi e le
labbra piccole, le gambe lunghe e i denti storti.
“Già – conferma Hannah,
accanto a lei – se vi vedesse Angelina non sarebbe affatto contenta”
Niall ride e si tira a
sedere, poi abbraccia Frida che poggia la testa sulla sua scapola.
“In realtà io sono perdutamente
innamorato di Frida – dice
lui – E non vedo l’ora di farla incazzare come si
deve”
“Come, prego?” chiede la
ragazza, confusa.
Niall la lascia andare e
si gratta una guancia, scrollando le spalle. “Beh –
spiega – tu non t’incazzi
mai, Frida. Sei sempre sorridente e gentile e vegetariana.
Sei verde, capito? Il verde non s’arrabbia e io non
vedo l’ora di farti incazzare per vederti rossa come un
peperone”
“Io mi
arrabbio!” esclama piccata la ragazza, con le sopracciglia
aggrottate.
Niall fa schioccare la
lingua, negando: “Nah. Non è vero. Sei
un’ottimista del cazzo, e ti piace aiutare
le persone. Sei...ingenua”
Frida non replica,
perplessa. Si guarda intorno invece, e osserva come le facce delle loro
compagne di classe sembrino approvare ciò che Niall ha
appena detto.
Susan rompe quel
silenzio riflessivo: “Ha ragione, Frida – dice
– Non ti arrabbi mai, cerchi
sempre di pensare positivo. Anche quando minacci le ragazzine del primo
anno,
tu sorridi. Sei snervante, a volte”
Frida non commenta e
pensa a quand’è stata l’ultima volta che
si è arrabbiata.
Guarda Niall. “Ieri ho
bestemmiato per la D in matematica” gli fa presente.
Il ragazzo scuote la
testa: “No, Frida. Incazzata. Incazzata nera”
E, pensandoci, forse i
suoi compagni hanno ragione. Ma Frida è fatta
così, con la testa fra le nuvole
ma comunque sulle spalle. Con la preoccupazione e la voglia di aiutare
gli
altri.
Lei è verde. Ma verdi
sono anche gli occhi di…
“Harry – dice,
improvvisamente – Harry mi fa incazzare”
Niall arriccia le labbra
e ci pensa un po’ su, poi annuisce: “Hai ragione.
Le persone di cui siamo
innamorati fanno incazzare”
Le loro compagne
scoppiano in risatine isteriche e commenti del tipo “Come sei
romantico!”, “Che
dolce!”.
Frida lo guarda
attentamente, con un sorriso pigro sulle labbra: “Litighi
spesso con Angelina?”
Niall non risponde, ma
lo sguardo che le lancia è anche meglio di una bugia.
A: Non
Rispondere
Mi hanno detto che
ti
hanno pestato. Stai bene?
Da: Non
Rispondere
Sei preoccupata
per me?
A: Non
Rispondere
Forse
sì
Da: Non
Rispondere
Ti aspetto davanti
a casa
mia. Fai presto.
eccomi
qui!
di questo capitolo non ho tanto da dire, se non che ho voluto dedicare
uno spazio per la situazione di entrambi i protagonisti. alla fine, non
sono così diversi come entrambi pensano, no?
sono davvero curiosa di sapere cosa pensate della situazione (non
è ancora nulla, solo un accenno) di niall.
nel prossimo capitolo si spiegherà il suo livido nero e
anche il ruolo di tom (ve lo ricordate?) nella storia. spero che il
capitolo vi sia piaciuto!
grazie di cuore per continuare a seguire la storia, vi adoro!
ah, l'altro giorno ho pubblicato una nuova storia, originale stavolta.
e niente, se volete leggerla qui c'è il link: Still
standing
a presto,
caterina
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Capitolo 10 *** 9 ***
capitolo
nove
Niall
è seduto sul muretto di
mattoni, con le mani congiunte sulle ginocchia e il capo chinato verso
il
basso. Indossa un paio di pantaloni della tuta pesanti e una felpa
nera.
Rosie cammina piano,
osservandogli ogni dettaglio man mano che si fa più vicina.
Il mento definito, le ciglia
chiare, le guance rosse, il livido sullo zigomo, le mani screpolate.
Deglutisce leggermente e gli
arriva davanti, facendolo sobbalzare. Sorridono entrambi, lui la guarda
e poi
si alza in piedi.
“Sempre più in ritardo, vero?”
esordisce.
Rosie alza gli occhi al cielo, ma
è segretamente contenta. “E tu sempre
più malmesso, vero?” lo beffeggia,
guardando lo zigomo martoriato.
Iniziano a camminare vicini sul
marciapiede, col cielo delle quattro e venti e i lampioni
già accesi.
Niall si stringe nelle spalle e
sorride: “Mi fa sembrare più
uomo” dice, convinto.
La ragazza scuote la testa,
esasperata. “Allora? Com’è
successo?”
Non smettono di camminare, però
l’andatura di Niall si fa più pesante e lenta
mentre guarda prima l’asfalto e poi il
cielo.
“Niente di cui preoccuparsi. –
risponde, dopo un po’ – Il tipo voleva fare a
botte, era chiaro. Io ero
strafatto, non ci ho capito molto. Ha iniziato ad insultarmi
pesantemente
mentre io ridevo. Poi ha allungato le mani e io odio quando
allungano le mani.
Così ci siamo pestati. Fine della storia”
Rosie aggrotta le sopracciglia e
annuisce lentamente. Nel fissarlo, lo trova particolarmente attraente e
bello. Poi scuote la testa e
sospira una
risata.
Niall la osserva di rimando, assorto. Le guarda
gli occhi verdastri, il naso piccolo, il viso elegante e pure la
ricrescita che
inizia a vedersi.
Sta per dire qualcosa, apre la
bocca ma non esce fuori nulla. Invece fa scorrere un braccio sul suo
collo,
stringendosela contro.
E se Niall pensa che tutto questo
contatto non ha niente a che fare con gli abbracci di Frida, Rosie sta
pensando alle mani di lui che vorrebbe sentire
stringerla un po’ più forte e un po’
più vicino.
Sorridono insieme e non parlano.
“Parlami
di te”
Rosie si volta di scatto,
buttando fuori il fumo della sua sigaretta.
Sono entrambi seduti su
una panchina del Weed,
Niall si è fermato
a prendere un pacchetto di sigarette dal tabaccaio, che gli ha sorriso
e lo ha
salutato calorosamente, dimenticandosi
di chiedergli il documento.
Inizia a fare buio e tutti e due
battono leggermente i denti per il freddo.
Niall continua a fumare con la
paglia all’angolo della bocca, il sorriso garbato e i gomiti
appoggiati alla
panchina. La sta guardando con curiosità e lei non sa cosa
dire.
“Mi chiamo Rosie – comincia,
scrollando le spalle e guardando la sigaretta tra le sue dita
– Ho diciassette
anni, una casa, due genitori, degli amici e un iPhone”
Niall ride ed insiste. “Sono
serio, Rosie. Parlami di te”
“Anche io sono seria – dice lei –
Non sono una persona entusiasmante”
“Ti stai sottovalutando?” domanda
il ragazzo, sorpreso.
Rosie sospira ed evita di
guardarlo. Fissa la ghiaia del viale e poi gli alberi che la
circondano. “No –
risponde, sincera – ma non so cosa dirti”
“Se ti faccio delle domande,
prometti di rispondermi dicendo la verità?” chiede
Niall, incerto.
Lei lo guarda negli occhi che
sono blu scuri adesso, profondi. Annuisce leggermente e lui batte le
mani,
sorridendo. Fa finta di pensarci e poi sogghigna.
“Primo fidanzato?”
“Mai avuto”
Spalanca gli occhi. “Non ci
credo! – ride – Tu non..non puoi non aver mai avuto
un ragazzo. È impossibile”
Rosie sorride, imbarazzata. “È
così strano? – mormora – Non mi
piacciono le relazioni”
“Non
è strano, è impossibile”
rimarca lui, convinto.
“Perché?”
“Perché sei bella. Sei
bellissima. Sei troppo bella per non aver avuto nessuno”
E il tono in cui lo dice, il modo
in cui l’ammette, le fa stringere appena gli occhi e magari
anche i pugni.
Sente i brividi lungo la schiena, dietro il collo e tra le mani
perché sì, di
complimenti ne ha ricevuti. Ma lui è Niall Horan e Niall
Horan è il
cazzone per
eccellenza. È un altro sapore, un’altra
storia.
Sa di verità, o al limite di gran
cazzata.
Opta per la prima e sorride. “Non
vuol dire niente, sai? – dice – Io ho un sacco di
gente che mi scrive, ragazzi
che mi vogliono, persone che mi desiderano…E non fare quella
faccia! È la
verità. Sono io che non voglio stare con qualcuno di
fisso”
“E perché?” chiede Niall,
curioso.
Rosie sospira e getta il
mozzicone di sigaretta sulla ghiaia. “Perché
nessuno mi è mai sembrato disposto
a…all’andare oltre, ecco. E poi non sono il tipo
da relazioni serie”
“Ne parli come se fosse la fine
del mondo” le fa presente Niall, e si muove per guardarla
meglio.
Rosie incrocia il suo sguardo e
sorride maliziosamente. “Preferisco restare sola piuttosto
che avere un ragazzo
che alla prima occasione va’ a letto con altre”
Lui capisce il riferimento perché s’incupisce di
scatto. Smette di sorridere e
aggrotta le sopracciglia con fare serio.
“Pensi che io sia quel genere di
ragazzo?”
“Le tue azioni lo dimostrano”
Niall sospira pesantemente,
chiudendo appena gli occhi. Getta la cicca a terra e si alza in piedi,
senza
rispondere. Le fa cenno col capo e insieme riprendono a camminare verso
casa.
Le loro mani si sfiorano per
tutto il tempo. Rosie si morde le labbra e di quel silenzio non sa cosa
farsene.
Il cielo continua a scurirsi e lei pensa di aver sbagliato
tutto.
Non voleva
propriamente accusarlo, ma solo fargli capire che è lei a non essere quel
tipo di ragazza.
Rosie si fa gli affari suoi, i
problemi le piace guardarli da fuori. Niall invece è
diverso, e non c’è bisogno
di conoscerlo a fondo per capirlo. Lui nei problemi ci si tuffa, li
crea e poi
forse li risolve.
Sono appena arrivati in
quartiere quando Niall le prende con forza il braccio, facendola
voltare di
scatto. La fa indietreggiare rudemente contro le sbarre del cancello
della casa
di riposo, imprigionandola col suo corpo slanciato.
Rosie spalanca gli occhi e
respira più velocemente contro la bocca di lui, che la fissa
intensamente,
facendola tremare.
Ci sono le mani di Niall che le
stringono i fianchi e una sua gamba infilata tra quelle di Rosie.
C’è lui che
si spinge contro di lei e lei che per riflesso mette le dita sulle sue
spalle,
trattenendolo.
Le labbra di Niall si scontrano
contro le sue perché il loro non è un bacio, sono
tanti piccoli scatti di
muscoli e il tremito di mani che vorrebbero ma non possono. Sono i loro
respiri
caldi, il loro chiudere gli occhi e cercarsi tra il buio, la mente in
pappa, i
denti che sbattono e loro che ridono piano.
Non è un bacio, sembra una
liberazione. Un limite superato, il controllo mandato a puttane da un
paio di
occhi ed un sorriso furbo.
Non è un bacio perché di baci
Rosie ne ha dati tanti, è qualcosa che le fa arricciare lo
stomaco e pregare che duri un
po’ di più.
“Io non…tu…” biascica Niall,
contro il suo collo.
Lei gli stringe i capelli, lo
abbraccia, lo tira più vicino.
“Io non sono quel tipo di ragazzo
– dice Niall, alzando la testa per guardarla negli occhi
– Sei tu che…”
Ma finire la frase
significherebbe ammettere qualcosa che lui non è disposto
ancora a dare e che Rosie
non è ancora disposta a sentire. Per questo la bacia ancora,
più forte. La
stringe. Più forte.
Ed è anche quello che prega lei
nella sua mente mentre sente le sue mani.
Un po’ più forte.
e si
sono baciati!!
ahahaha scusate per il ritardo ma questo capitolo è stato
molto più duro del previsto!
però sono contenta?? per come si uscito il bacio che non
è un bacio è bla bla bla
ahahah oggi sono parecchio contenta perché sono tornata
bionda e poi perché sta per finire la scuola!!!!
un po' mi dispiace per le ""poche"" recensioni dell'ultimo capitolo,
perché ho sempre paura che le mie storie siano una palla
assurda aahahah comunque grazie di cuore per continuare a leggerla, nel
bene e nel male
e niente, sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate, specie
perché è un capitolo importante!
fatemi sapere!
a presto,
caterina
|
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Capitolo 11 *** 10 ***
capitolo
dieci
A
Giulia e Cecilia che sono dei cuori immensi
Frida corre per
i corridoi della
scuola, coi capelli che puntualmente le vanno sul viso e il giaccone
che inizia
a farle caldo.
La campanella
deve essere suonata
già da parecchi minuti perché la ragazza incontra
solo i soliti ritardatari e
chi, invece, in classe non ci vuole proprio entrare.
La mensa
scolastica si trova in
un edificio singolo, dopo il cortile interno, collegato con la scuola
tramite un corridoio stretto, Frida la raggiunge con il respiro pesante
e
subito si guarda intorno, trovandola completamente vuota.
“Frida!”
O quasi.
Si volta verso
il bancone di
metallo, poi sorride e si avvicina, gettando il proprio zaino su uno
dei tanti
tavoli blu.
Niall indossa
una retina sui
capelli e un grembiule bianco, è appoggiato coi gomiti sul
bancone e sta
sorridendo, con lo zigomo viola e giallastro.
“Maledetto
figlio di puttana! –
inveisce Frida, e sorride anche lei – Ti sei limonato la mia
migliore amica!”
Il ragazzo ride
un po’ fiero e si
mette in piedi, grattandosi un gomito: “L’ho
fatto?” domanda, innocentemente.
“Sì,
l’hai fatto – rimarca
ancora
lei – e questo è quello che ti meriti” e
con un gesto indica il suo
abbigliamento e poi l’intera mensa.
Niall afferra
uno strofinaccio e
la bacinella d’acqua lì di fianco, poi cammina
fuori dal bancone e raggiunge i
tavoli squadrati, iniziando a pulirli.
“Veramente
– tende a precisare –
questo è quello che mi merito dopo aver difeso il tuo onore
in palestra”
Frida sbuffa una
risata,
sedendosi sulla superficie di un tavolo non ancora lavato:
“Quanto ti hanno
dato?” chiede.
“Due
settimane di sospensione più
questi cazzo di lavori in mensa dove non posso neanche fumare!
– sbotta Niall –
Per lo meno le cuoche sono simpatiche”
L’attimo
dopo si sente un
frastuono di posate arrivare dalle cucine, Frida lancia
un’occhiata annoiata e
poi aggrotta le sopracciglia, senza commentare.
“E con
Rosie…?”
Niall ferma i
suoi movimenti,
voltandosi a guardarla tra l’esasperato e il divertito:
“Perché mi fai la
domanda quando sai sicuramente
più di
me?”
“Sì,
certo – Frida incrocia le
braccia – Come se fosse facile parlare con Rosie di queste
cose…l’unica cosa
che mi ha detto è che vi siete baciati, poi ha cambiato
argomento”
Niall sembra
sorpreso, perché
spalanca appena gli occhi azzurri e fa un sorriso strano.
“Non
penso si debba aggiungere
altro” commenta poi, e riprende a strofinare un altro tavolo.
“Niall!
– sbotta Frida,
accigliata – Avanti, dimmi!”
Il ragazzo fa
schioccare la
lingua e sorride, negando con il capo. “Piuttosto –
la guarda – perché non mi
racconti tu qualcosa?”
La ragazza si
ferma, aggrotta le
sopracciglia ed è confusa. “Cosa?”
Niall scrolla le
spalle, passa
un’altra volta lo straccio su una zona giù umida,
“Vorrei farmi anche io i
cazzi tuoi, una volta tanto” dice.
Frida si lecca
le labbra, le
mordicchia e rimane in silenzio. Fa oscillare le gambe e si guarda
intorno,
improvvisamente a disagio. Lui la osserva con le sopracciglia
aggrottate e uno
sguardo sbalordito perché, diavolo!, è riuscito a
fare stare zitta Frida! Chissà come si
fa a farla incazzare…
“Raccontami
di Harry” la sprona,
con un sorriso furbo.
La ragazza si
stringe nelle spalle,
soffocando un’imprecazione. Non lo guarda negli occhi quando
chiede: “Cosa
dovrei dirti?”
“Non
saprei – lui fa un gesto
vago con la mano – Quello che vuoi. Non so un cazzo di voi,
raccontami e basta”
Lei sospira,
passandosi le mani
tra i capelli e scompigliandoseli un poco. Tentenna appena e pensa che
forse
sarebbe stato meglio andare in classe.
“Noi
siamo… - comincia, incerta –
Noi siamo amici da una vita, le nostre madri sono migliori amiche e
siamo
praticamente cresciuti insieme. Dal primo anno è cambiato
tutto, perché lui ha
iniziato a pensare molto di più alla scuola e a quello che
pensa la gente anche
se fa di tutto per fingere il contrario. Litighiamo praticamente ogni
giorno e
bah, io penso di essere innamorata di lui proprio per questo.
Perché è un
bastardo schizofrenico del cazzo”
Niall sorride
senza guardarla:
“Sei troppo romantica, Frida”
“Ad
ogni modo – continua lei,
facendo finta di niente – una sera eravamo entrambi sbronzi,
quest’estate. Ci
siamo baciati, poi ci siamo baciati ancora e siamo finiti a letto
insieme. Io
ero…come dire…vergine?
E anche lui…è stato…bello. Cazzo se
è stato bello”
Sorridono
entrambi, Frida con le
guance rosse e Niall che è un po’ malizioso e un
po’ dolce, affettuoso. “Era la
tua prima volta?” le chiede poi, sorpreso.
Lei annuisce
brevemente, facendo
schioccare la lingua nervosamente.
“Quindi
lo hai fatto solo una
volta in tutta la tua vita? – esclama il ragazzo –
Woah, che
coraggio!”
Frida incrocia
le caviglie e
aggrotta le sopracciglia, socchiudendo gli occhi per la confusione.
“Certo che
no” risponde, ovvia.
“E
allora cosa pretendi, Frida! –
Niall scoppia a ridere e le punta lo strofinaccio contro –
Anche io sarei
incazzato con te! Cazzo, chiunque
farebbe lo stronzo! Non puoi scopare con
altri quando sei in questa situazione! Non è
corretto”
Non lo dice con
cattiveria, ma le
parole che usa scatenano qualcosa dentro Frida perché la
predica se la possono tutti
risparmiare. Così stringe i pugni e
sospira pesantemente. “Non sei nella posizione di giudicare,
Niall” sibila,
piano.
Lui getta lo
strofinaccio su un
tavolo, alzando gli occhi al cielo. “Ancora con questa storia
in testa? – dice,
esasperato – Lascia da parte Angelina per una buona
volta”
“No!
– Frida sorride per
l’assurdità
di quel ragionamento – Tu sei fidanzato e hai comunque
baciato Rosie! Perché io
dovrei essere fedele ad Harry quando siamo semplicemente
andati a letto
insieme?”
Dovrebbe essere
una domanda
retorica, ma Niall non capisce – o fa finta di non capire
– perché incrocia le
braccia al petto e la guarda.
“Perché
sei innamorata di lui”
risponde, spiazzandola.
E Frida non se
la sarebbe mai
aspettata una frase del genere, perché boccheggia e rimane
zitta, aggrottando
le sopracciglia più e più volte, come per
capacitarsi di quello che ha appena
sentito. Ci sono un miliardo di cose che vorrebbe dire a questo punto,
un sacco
di domande che vorrebbe fargli e anche tanti pugni che gli darebbe
volentieri
per scaricare la frustrazione di averlo come amico.
“Vaffanculo,
Niall” dice
semplicemente qualche istante più tardi, e il ragazzo
scoppia a ridere.
Rosie è a tanto così
dallo
spegnere la sigaretta tra i capelli di Angelina Thomas.
È l’intervallo e lei è con Harry
seduta sulle scale antiincendio dove di solito la maggior parte dei
ragazzi
dell’ultimo anno vanno per fumarsi una sigaretta o per
scaricare la tensione.
Ultimo
anno. Ultimo.
Quindi “Per quale cazzo di motivo lei è
qui?” sibila ancora all’orecchio di
Harry.
Sono entrambi seduti sui primi
scalini, davanti alla porta antincendio che dà
sull’edificio in mattoni della
palestra e sullo spiazzo asfaltato dove ogni tanto
l’insegnate di educazione
fisica fa correre quelli del primo anno. Angelina
e il suo branco di
amiche invece sono più in basso, e stanno ridendo come delle
oche passive per
qualcosa che Rosie non riesce a capire.
Harry, di fianco a lei, sbuffa
sonoramente, “Suolo pubblico” biascica e si passa
una mano tra i capelli.
“Suolo pubblico un cazzo –
ribatte la bionda, digrignando i denti – Questo è
il mio territorio” poi
scoppia a ridere perché la parte della cattiva
è sempre divertente.
“E quello era il suo
ragazzo” le fa presente Harry, ma
sorride anche lui.
“E quindi? – Rosie fa un gesto
incurante con la mano – Lui
ha
baciato me” tende a precisare.
In quel momento, un’amica di
Angelina si alza in piedi, facendo oscillare la sua gonna.
“Oh, Angie! – esclama,
a voce alta – Anch’io voglio un fidanzato come
Niall”
Angelina, che è seduta con la
schiena contro il muro di mattoni e le gambe stese su un gradino
intero,
sorride maliziosamente e si sistema i capelli biondi. “Lo so
– dice con
fierezza – Niall è il migliore. Ieri sera mi ha
scritto un messaggio che mi ha
praticamente fatta finire in lacrime. Diceva che sono la sua vita e che
mi ama
da impazzire”
E a quel punto, l’oca passiva è
solo Rosie che scoppia a ridere talmente forte che il fumo le va di
traverso,
facendola tossire contemporaneamente.
Il gruppetto di ragazze si volta
nella sua direzione mentre lei con gli occhi socchiusi e le pacche di
Harry
sulla schiena cerca di rimettersi in sesto.
“Tutto a
posto, tutto a posto – mormora,
alzando una mano – Sto bene, scusate”
Angelina la squadra con un
sopracciglio alzato, poi scuote appena la testa e riprende a sorridere
come se
nulla fosse: “Non mi sono mai fidata tanto
come mi fido di lui” dice alle sue
amiche.
Rosie afferra la manica del
maglione di Harry, alzandosi in piedi di scatto e tirandolo con
sé.
“Andiamo via, ti prego –
biascica, cercando di smettere di ridere – Rischio seriamente
di morire
soffocata”
“Imbecille” ride Harry, e la
segue.
e
dopo
sette giorni precisi, eccomi qui!
mi rendo conto che la storia è assolutamente un casino, e mi
dispiace perché io che so come andranno a finire le cose
sono molto più agevolata, ma voi che siete dei tesori potete
capire tutto come nulla ahahaha
ad ogni
modo, se avete dei dubbi potete trovarmi un po' ovunque, facebook
ed ask :)
non
vedo l'ora di scrivere il nuovo capitolo perché
verrà fuori l'altra faccia di niall eheh
un grazie di cuore a tutte le ragazze che hanno recensito lo scorso
capitolo! domani è l'ultimo giorno di scuola aka mi gioco la
media di matematica quindi vi risponderò nel week-end,
promesso!
spero che il nuovo capitolo vi piaccia! fatemi sapere, per me
è importante!
auguri per le pagelle e auguri a chi ha la maturità o gli
esami di stato!!
a presto,
caterina
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Capitolo 12 *** 11 ***
capitolo
undici
Una settimana
fa,
Charlie Sheen ha creato un evento su Facebook. Una piccola festicciola
in casa
sua mentre i suoi sono via per il terzo viaggio di nozze. Ha invitato
gli amici
più intimi, che con la scusa di “più si
è, meglio è” hanno chiamato a loro
volta
altre persone che ne hanno chiamate altre che ne hanno chiamate altre
perché a
Bampton funziona così.
“Ci sei stasera?” chiede
Frida quel venerdì mattina, davanti a scuola.
Niall indossa uno
snapback rovesciato blu e ha le mani infilate nella giacca della
divisa. Sono
davanti al cancello aperto del cortile e non è ancora
suonata la campanella,
lui è seduto sul muretto mentre lei è in piedi
davanti a lui, un po’
infreddolita.
“Dove?” chiede Niall,
aggrottando le sopracciglia e guardandola dal basso.
“C’è una festa, a casa
di uno del Merry Hill. C’è un sacco di gente, ne
parlano come la festa del
secolo” spiega Frida, poi sbadiglia.
Niall sbuffa con
scetticismo, guardandosi intorno: “Non lo so –
risponde poi – Sento gli altri e
ti faccio sapere, d’accordo?”
Frida annuisce ma non
smette di guardarlo neanche un secondo. Si sistema i capelli quando il
vento
glieli sbatte davanti agli occhi, si stringe nelle spalle per il freddo
e
deglutisce un paio di volte, a disagio.
Quando Niall volta la
testa nella sua direzione, il suo sguardo si fa confuso e divertito
allo stesso
tempo. Non l’ha mai vista così indecisa.
“Che c’è?” le domanda,
con un sorriso.
Frida si morde il
labbro, poi sospira pesantemente: “Tu hai… -
deglutisce – Tu hai della…roba,
no?” chiede, incerta. Non riesce a
stare ferma con le gambe, fa piccoli passi a destra e sinistra come se
si
stesse calmando.
“Frida, io ho un sacco di
roba – Niall ride,
senza capire – Di che diavolo stai parlando?”
La ragazza si passa una
mano tra i capelli, scostandoseli con rabbia. Sbuffa un’altra
volta e scuote
appena la testa, poi guarda per terra: “La roba –
mormora ancora – La roba…tu
hai, sì insomma…mi vendi delle
pasticche?”
Lo dice velocemente,
senza preoccuparsi di scandire le sillabe. È una richiesta
che la fa vergognare
e nemmeno lei sa il perché, ma ieri sera Rosie ha insistito
così tanto per far
sì che lo chiedesse che poi l’ha addirittura
convinta.
“Una
volta, per provare.
Non è mai morto nessuno con la roba del gruppo di Niall, no?
– le ha detto, per
telefono – Guarda
lui! È bello come il sole”
Niall non risponde per
diversi secondi e lei non ha il coraggio di alzare lo sguardo e
veder…
“No – lui si alza in
piedi di scatto, teso come un violino – Assolutamente
no”
Frida spalanca gli occhi
e lo guarda, aggrottando le sopracciglia:
“Ma…”
“Toglietelo dalla testa,
Frida – il tono di lui è duro, fa un passo avanti
e le prende i polsi,
stringendoglieli appena – Non ci pensare neanche, sul serio.
Quella merda non è
uno scherzo, stacci alla larga”
A questo punto, lei è
contrariata. Serra la mascella e sbuffa: “Non sei nella
posizione di potermi
giudicare” rimbecca.
“Non ti sto giudicando –
Niall lascia la presa, si gratta il mento con il pollice – Ti
sto avvertendo. Non
ne esci più, capisci?”
La campanella suona e
Frida annuisce semplicemente: “D’accordo
– afferra il suo zaino lasciato
accanto al muretto – Ci vediamo dopo”
Niall annuisce
brevemente, poi sospira e alza gli occhi al cielo, pronto a scrostare
le
pentole un’altra fantastica
volta.
Niall Horan
è una di
quelle persone che non sanno neanche chi sia, Charlie Sheen,
però sta occupando
comunque il suo divano e sta sporcando i suoi cuscini con la cenere
della sigaretta.
La casa è grande, tutta
estesa su un piano, con un giardino a circondarla e i muri di tutte le
stanze
pitturati con colori differenti. Quelli del salotto sono rossi, in
contrasto
con i due divani bianchi e il tappeto persiano blu.
C’è un televisore al plasma
appeso alla parete, una libreria stracolma e uno stereo di ultima
generazione
che sta passando una canzone di Chris Brown. C’è
davvero un mare di gente,
tutti con qualche cosa di alcolico in mano e con l’odore di
erba ad invadere le
narici.
Angelina è rimasta a
casa perché a lei le feste non piacciono granché,
preferisce di gran lunga uno
sleepover club con le amiche mentre in televisione danno The Vampire
Diaries.
Niall sospira un’altra
volta e si guarda intorno, poi spegne la sua sigaretta nel posacenere
sul
mobile di legno accanto al bracciolo del divano.
Zayn è seduto vicino a
lui e sta parlando con Louis e Liam, seduti sul tavolino basso davanti
a loro.
Parlano a voce bassa, fittamente, gesticolando e guardandosi intorno,
come se
stessero aspettando qualcosa.
Zayn gli dà un colpo sul
braccio, e Niall si volta a guardarlo con le sopracciglia aggrottate.
“Hey, amico – il moro lo
squadra – Stai bene?”
Niall sbatte le palpebre
più volte, focalizzando ciò che lo circonda. Si
sente perso e ha una brutta
sensazione.
“Sì, scusa – si
schiarisce la voce – di cosa stiamo parlando?”
Zayn lo guarda con gli
occhi spalancati per la sorpresa: “Del fatto che Tom e quei
figli di puttana
dei suoi amici sono qui, Niall…” dice, ovvio.
Il biondo s’irrigidisce
subito, socchiudendo le palpebre.
Lo sapeva. Lo sentiva.
“Cosa?” domanda,
stringendo i pugni.
Louis annuisce,
riflessivo: “Sono arrivati da poco – spiega
– Hanno fatto un po’ di casino e
poi sono spariti. Davvero non ti sei accorto di nulla?”
“Sei strano, Niall – continua
Liam – È successo qualcosa? Sei nei
casini?”
Il biondo si massaggia
le palpebre chiuse, scuotendo la testa. Si sente esausto.
“Ho bisogno di aria
fresca – dichiara, alzandosi in piedi – Venite con
me?”
Escono tutti e quattro,
facendosi largo tra quella calca di persone in movimento, che ride e
fuma e se
ne frega.
Il giardino è buio, la
musica si sente anche fuori e il porticato è pieno di altri
ragazzi, Niall
vorrebbe solamente tornare a casa e starci finché quello
schifo di malumore non
passerà.
Si accende una sigaretta
con il clipper di Liam, che continua a guardarlo con una sorta di
diffidenza.
Alla fine è sempre Zayn il più coraggioso del
gruppo, perché con uno sbuffo “Ci
sei proprio rimasto” dichiara, piatto.
Niall stringe la mano
libera: “Io non…” inizia a difendersi,
per poi bloccarsi quando sente qualcuno
chiamarlo.
Si volta di scatto,
lasciando cadere la sigaretta a terra.
Le Mouths Gold
sono appena
uscite dall’abitazione e Dana e Suki stanno reggendo alla
bell’è meglio Frida.
Anzi, no. Non la stanno reggendo,
la
stanno fermando.
“Ma che cazzo…?” sente
Louis mormorare.
Con una spinta che fa
indignare Dana, Frida si libera dalla presa e corre verso Niall, che
indietreggia di qualche passo quando lei gli si lancia letteralmente
addosso,
con le braccia intorno al suo collo, le mani tra i capelli biondi.
“Niall! – cinguetta nel
suo orecchio – Niall! Niall!”
Continua a saltellare
anche quando lui la lascia per guardarla. Tiene gli occhi fissi in alto
e muove
la testa a ritmo di musica, senza smettere di sorridere.
“Frida, Frida – la
chiama lui – Frida, cazzo, fermati”
E lei scoppia a ridere,
scuote la testa e si aggrappa ai suoi avambracci, continuando a
muoversi.
“Niall – Liam si
avvicina, il tono preoccupato – Le pupille”
E Niall adesso è così incazzato
col mondo che con uno scatto
blocca tutti i movimenti della ragazza, stringendola in un abbraccio
autoritario. Lei emette un suono sorpreso e prova a dimenarsi, ma lui
le
afferra la testa, aprendole una palpebra.
“Porca puttana… -
sussurra, per poi guardare verso le Mouths
Gold ed esclamare – Che cazzo è
successo?”
Quelle alzano le spalle
piccole, senza preoccuparsene più di tanto. Dana fa un gesto
incurante della
mano, si avvicina di un passo: “Ecstasy, immagino”
risponde, piatta.
Niall ringhia e cerca di
restare calmo anche se è troppo furioso per non spaccare la
testa a nessuno.
Prende tra le mani il volto arrossato di Frida, che lo guarda senza
smettere di
saltellare.
“Guardami, Frida – le dice,
cercando i suoi occhi – Frida, dimmi chi ti ha dato la roba.
Non sto
scherzando, dimmelo”
La ragazza lo osserva e
si spaventa per il suo tono duro, per il volto imbronciato e serio. In
uno
schizzo di lucidità, capisce che la situazione è
più grave del previsto, anche
se ancora non riesce a capire cosa
sia,
la situazione.
Inizia a respirare più
affannosamente, cercando le braccia di Niall per sorreggersi. Lui piega
le
ginocchia per riflesso, scostandole i capelli dal vivo.
“No, no, no – cantilena –
Frida, respira. Zayn!”
I suoi amici si
precipitano accanto a loro, Liam nota le dita di Niall tramare e
afferra Frida
delicatamente, mentre il biondo si passa le mani sul volto con gli
occhi
arrossati.
“Fatele bere tanta acqua
– ordina poi, quando si riprende – Sputategliela in
bocca se necessario, okay?”
Poi inizia a marciare
verso la porta d’ingresso, coi pugni serrati e il respiro
corto.
“Dove vai?” lo blocca
Zayn.
Non risponde, perché è
troppo furioso e non ha tempo da perdere.
La trova nella stanza
dei genitori di Sheen, piegata su una striscia di cocaina ancora
intatta, con
la mano di un ragazzo sul suo fondoschiena e gli occhi curiosi.
“Horan! – il tipo gli
sorride calorosamente – Amico, ciao! Vuoi unirti a noi? Rosie
stava giusto
iniziando”
Lei alza gli occhi di
scatto, issandosi in piedi e lasciando perdere il comodino.
Sembra stare bene.
Niall ignora il ragazzo,
con due falcate afferra il polso di Rosie e la trascina fuori, senza
pensare ai
suoi lamenti.
Pesca la prima porta del
corridoio libera e ci infila dentro entrambi, poi la sbatte con forza,
furioso.
Rosie spalanca gli
occhi, si appoggia al muro di riflesso e si lecca le labbra.
Rimangono in silenzio
per qualche minuto, con la musica dal fondo del corridoio e i loro
respiri
pesanti, incerti.
La stanza deve essere
quella degli ospiti perché sobria, con un letto
singolo, una scrivania e un
tappeto bianco. I muri sono gialli.
“Niall…” sussurra lei
perché non lo ha mai visto così e inizia a
spaventarsi.
“Non parlare” sibila
lui.
E un attimo prima si stanno fissando negli occhi, senza parlare. Quello
dopo, Niall la sta spingendo verso il letto, con le mani sul suo corpo
e la
bocca che la bacia forte, con disperazione, come se stesse sfogando le
sue
emozioni su di lei. E Rosie lo accoglie, lo capisce, si lascia
spogliare, lo
bacia e gli sorride.
E ci sarebbero un
milione di cose a cui pensare, ma adesso, pieni di brividi e di lividi
per il
troppo stare vicini, entrambi sanno che non c’è
niente di male, in questo.
scusate il ritardo, spero di
essermi fatta perdonare con questo capitolo/pov niall
fatemi sapere e
grazie di cuore a tutte!
buone vacanze, a
presto!!
caterina
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Capitolo 13 *** 12 ***
ifhy
capitolo dodici
Niall ha
ancora il
respiro pesante e le mani sui fianchi di Rosie, con la presa stretta,
salda.
Tiene le ginocchia puntate sul materasso e il volto nascosto contro la
pelle
nuda del collo di Rosie, immobile sotto di lui.
Il ragazzo fa un respiro
profondo, poi deglutisce con la gola secca. Fa scorrere le mani su
tutto il
profilo del corpo della ragazza e poi si tira a sedere senza vergogna.
Rosie si siede a sua
volta, poi si stiracchia e si alza in piedi, iniziando a vestirsi come
se nulla
fosse.
“Beh? – Niall commenta,
tra il sarcastico e l’allibito – Davvero? Tutto
qui?”
Lei ha già indosso gli
slip quando si volta a guardarlo, col seno nudo, i capelli scompigliati
e la
pelle chiara. “Cosa?” chiede, aggrottando le
sopracciglia.
Niall si alza in piedi, leccandosi le labbra e passandosi una mano tra
i capelli: “Vuoi
davvero andartene come se non fosse accaduto nulla?” le
domanda, e stavolta
sembra davvero allucinato, nervoso.
Rosie si aggancia il
reggiseno con praticità, poi socchiude gli occhi e
“Vuoi le coccole?”
ridacchia.
“No, ma…cristo santo! –
Niall allarga le braccia, frustrato – Abbiamo appena fatto
sesso e tu ti stai
comportando come se ti avessi spiegato delle merdose leggi di
matematica!”
Rosie si è rimessa il
vestito scuro e sta cercando le scarpe, quando si volta a guardarlo di
nuovo. Gli si avvicina e lo inquadra affettuosamente, come se avesse a
che fare con un bambino piccolo. Gli poggia le mani sulle guance,
accarezzandolo: “Tu – scandice, lentamente
– Sei.
Fidanzato”
Lui fa un passo indietro
e le scosta i polsi con rabbia, sbattendo contro il letto. È
arrabbiato, è
incazzato nero. Si sente quasi umiliato dai suoi stessi pensieri e
dalle sue
stesse azioni.
Si riveste in fretta
anche lui, sotto lo sguardo di Rosie.
“Che diavolo vuoi che ti
dica? – sbotta lei dopo un po’, quando Niall si
è già infilato i jeans neri –
Cosa pretendi tu da me?”
“Non fare questi
giochetti del cazzo, Rosie – sibila lui, facendo un passo
verso di lei, con il
respiro un po’ più pesante per via della troppa
emozione – Non pensarci neanche
di dare la colpa a me e al fatto che io sono fidanzato per non pretendere che tu possa avere un
briciolo di amore per te stessa. Eri più che consenziente
mentre ti scopavo o
sbaglio? Non mi sembra che ti sia così dispiaciuto, o
no?”
La sta deliberatamente
provocando.
Rosie stringe i pugni
per non colpirlo, sentendosi avvampare per la rabbia.
“Vaffanculo, Niall! –
strilla – Non devi neanche pensare di potermi parlare
così! Darmi delle troia
non ti farà sentire meno sporco, sai? Proprio
perché il sesso si fa in due, sei
tu che dovresti pensare all’amore per te stesso e per la tua
ragazza”
E lui non lo sa come
hanno fatto a passare dal baciarsi e stringersi così
forte al volersi prendere
a pugni in meno di cinque minuti.
Sa solo che
improvvisamente gli sembra di avere settant’anni, si sente
stanco e spossato e
ha bisogno di calmarsi.
“Vaffanculo tu, Rosie! –
urla anche lui, e si rimette le scarpe senza preoccuparsi di
allacciarsi i
lacci delle Jordan – Per te non sono nient’altro
che un figlio di puttana
caduto ai tuoi piedi come mille altri, vero? Scusami tanto se ho voluto
salvarti da morte certa! A quest’ora potevo essere al piano
di sotto ad
aiutare…”
E la sua voce si
affievolisce come una tempesta che si placa d’improvviso. Non
la finisce la
frase, perché in un paio di secondi rimette insieme i pezzi
e la lucidità
adatta per comprendere la situazione.
“Cazzo” impreca,
spalancando la porta della stanza con un colpo secco.
Rosie lo segue in
corridoio, scocciata: “È così che
concludi le conversazioni? – esclama –
Scappando?”
Lui non le risponde,
continua a correre verso le scale, lasciandola da sola. Rosie
è allibita e
arrabbiata e troppo cocciuta per lasciar perdere.
Si rimette le scarpe in meno di dieci secondi,
poi scende al piano di sotto.
Non è cambiato niente,
se non per la canzone – adesso c’è Ellie
Goulding – e la gente, che sembra
essersi triplicata.
Rosie si guarda intorno,
si alza sulle punte e sospira. Non lo troverà mai.
Riconosce un paio ragazzi,
qualche ragazza dei suoi stessi corsi, la tipa che la fissa sempre in
corridoio
e la coppia di amici che ci ha provato con lei qualche settimana fa.
All’improvviso, sente un
corpo pressarsi un paio di secondi contro la schiena. Quello dopo,
qualcuno urla al
suo orecchio: “Fuori!” e lei si volta di scatto,
irrigidendo le spalle.
Louis Tomlinson ha le
sopracciglia inarcate e i capelli scompigliati, gli occhi un
po’ arrossati e il
sorriso incerto. Deve leggerle la confusione negli occhi,
perché si riavvicina
al suo orecchio ed “È fuori – le ripete
– Sono fuori entrambi”
Rosie annuisce
brevemente, ringraziandolo con un’occhiata, poi gli
dà le spalle e si fa largo
tra le persone, raggiungendo la porta aperta da cui entra
l’aria gelida della
sera.
Si guarda intorno, coi
brividi per il freddo sulla pelle scoperta che Niall ha baciato e
ribaciato
neanche dieci minuti prima.
(rabbrividisce ancora,
ma per altro)
Lo riconosce subito. È
di spalle, piegato davanti alla panchina di marmo in mezzo al prato che
costeggia la casa. Riconosce anche Frida ed Harry.
Improvvisamente si sente
meno sola.
“Che diavolo succede?”
esclama, raggiungendoli.
Niall volta la testa
nella sua direzione per un attimo e basta, privo di qualsiasi
espressione, poi
ritorna con gli occhi fissi su Frida. Tiene le mani ancorate sulle
ginocchia
della ragazza mentre lei è seduta sulla panchina con gli
occhi socchiusi e la
testa inclinata. Di fianco a lei, Harry si muove nervosamente,
toccandole le
braccia, la schiena, i capelli e le gambe, respirando in modo pesante.
Nessuno le risponde e
Rosie inizia a preoccuparsi davvero, “Allora?”
incalza, la voce grave.
Harry si alza in piedi
di scatto, come se la vicinanza con Frida lo mandasse fuori di testa.
“È impasticcata come lo
schifo – risponde, passandosi nervosamente una mano tra i
capelli – Ed è tutta
colpa tua”
Rosie inizia a sudare
freddo, “Colpa mia?” mormora, angosciata.
“Già, sì! –
l’accusa
Harry, alzando il volume della voce e puntandole il dito contro
– Solo perché
vuoi ucciderti prima di compiere diciotto anni, non vuol dire che devi
trascinare nella merda anche la gente che ti sta intorno!”
Rosie boccheggia e le
sembra tutto troppo pesante perché le sue gambe iniziano a
tremare. C’è un buco
immenso dentro di lei e non sa cosa dire. Non vuole piangere.
“Non parlarle così”
sibila Niall, senza neanche voltarsi.
Afferra con forza il
mento di Frida, che emette un verso di disapprovazione, strizzando gli
occhi.
“Dimmi qualcosa” ordina
lui.
La ragazza apre la bocca
lentamente, impastata. Respira piano e poi “Mi stai facendo
male” sussurra.
Lui non la lascia andare
ed Harry stringe i pugni.
“Riesci a muovere le
gambe?” chiede Niall.
Le gambe di Frida
iniziano a penzolare lentamente, lei si schiarisce la voce.
“Ti ricordi chi ti ha
dato quelle pasticche?” riprova il biondo.
Lei scuote la testa,
esausta. Sembra che le costi una fatica immensa tenere gli occhi
aperti, così
Niall si alza in piedi e le sistema i capelli dietro la schiena, in un
gesto
pieno di affetto. Poi sospira e guarda Harry: “Portala a
casa” gli dice, secco.
Il riccio scatta perché
è troppo emotivo per riuscire a calmarsi: “Non mi
dai ordini” sibila.
Niall rotea gli occhi al
cielo: “Senti, coglione – esclama – Se
non fosse per Frida ti avrei preso a
testate già dalla prima volta ti ho incontrato. Non solo sei
un idiota, ma sei
anche un merdoso ragazzino che pensa di essere superiore agli altri
solo perché
sei pieno di soldi e giuro su Dio che se mi guardi ancora
così io ti…”
Nel momento in cui fa un
passo avanti, Rosie gli blocca il braccio, in panico.
“Ti prego, Harry –
supplica quasi – Andate via adesso”
Harry rimane in piedi,
fermo per qualche istante, tra il buio del giardino e la musica che
continua a
suonare dentro casa. Ha il respiro incerto e il petto di fuori, fiero.
Osserva
la sua migliore amica per un paio di secondi, poi guarda la presa che
lei ha
sul braccio di Niall ed infine si muove. Prende in braccio Frida,
facendole
passare un braccio intorno al suo collo e inizia a camminare verso il
proprio
pick-up in fondo al viale.
“Io… - Rosie boccheggia
quando rimangono soli, come se stesse metabolizzando per la prima volta
tutto
ciò che è appena successo – io
devo…”
“Vai, Rosie – Niall
sembra che sorrida, mentre la interrompe – Non è
successo niente tra di noi.
Vattene, okay?”
E non è vero che non è
successo niente. Qualcosa è successo perché a lei
viene da piangere e non sa
perché. Il fatto è che a lei stava bene
finché i nomi alle circostanze non
venivano dati. ‘Che non c’era bisogno di stamparci
sopra un’etichetta, no?
E invece lui gliel’ha
segnato con l’indelebile e ci ha scritto
“Niente” e lei adesso lo sente sulla
sua pelle, come se l’avesse marchiata, vicino a quella serie
di baci che le son
rimasti sul collo.
Niente. Non è successo
niente.
Quando Rosie
gli dà le
spalle, le dita di Niall iniziano a tremare per la fretta con cui tasta
le
tasche dei suoi jeans.
La bustina è ancora lì e
al buio, gli sembra che la polvere sia ancora più candida del solito.
Non ci mette neanche
quindici secondi per spargerla con la tessera sanitaria che tiene nelle
tasche
posteriori, in modo uniforme, a disegnare una piccola striscia
compatta.
Si chiude la narice
sinistra che si dice porti fortuna e si piega scompostamente,
sporcandosi la
punta del naso e parte delle labbra per la troppa fretta.
La scossa di adrenalina
che sente subito dopo gli fa accapponare la pelle. Ed è un
po’ come rinascere e
tornare a respirare.
Ci vede, ci sente,
sorride. Va tutto bene.
ciao a tutti :)
ecco qui il
capitolo! nelle recensioni precedenti ho visto che quancuna di voi
è stata parecchio sorpresa dal comportamento di Niall e
spero che i suoi svariati cambiamenti d'umore e di
personalità quasi, abbiano trovato la fonte in questo
capitolo!
sono davvero
molto contenta che la storia continui a prendervi così
tanto, e mi fa sempre un sacco piacere leggere le vostre recensioni!
grazie di
cuore veramente, a tutte quante!
penso che non
riuscirò ad aggiornare prima della settimana prossima,
quindi - per chi andrà - divertitevi ai concerti del 28 e
del 29! e chissà che magari non mi vediate :)
a presto,
caterina
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Capitolo 14 *** 13 ***
capitolo tredici
Il pick-up di Harry si
ferma davanti a casa di Frida con uno scoppio del motore per niente
rassicurante. Lui gira le chiavi, tira il freno a mano e si volta a
guardare la
ragazza, che ha la testa contro il finestrino e gli occhi chiusi.
“Frida?” la chiama, a
bassa voce.
Lei mugola, strizzando
le palpebre.
“Siamo arrivati –
riprende lui – I tuoi sono in casa?”
Frida sospira
pesantemente, poi con un gesto impacciato nega con la testa.
“Dove sono le chiavi?”
“Borsa”
Harry si allunga sotto
al sedile, recuperando la borsa nera della ragazza. Cerca le chiavi ed
esce dal
pick-up, raggiungendo l’altra portiera.
Il quartiere
residenziale è illuminato dai lampioni che rendono
l’asfalto di un arancio
scuro, le case sono quasi tutte spente e il gatto della famiglia
Griffin
miagola senza sosta vicino al suo prato.
“Riesci a camminare?”
domanda Harry verso Frida, che ha appena aperto gli occhi.
È spaesata, ha le
pupille dilatate e il respiro corto.
Bella da far male.
Annuisce brevemente ma
si aggrappa comunque alla spalla del ragazzo per uscire dal pick-up. I
suoi
passi sono incerti e le sue gambe magre tremano appena ogni volta che
un piede
si alza. Harry chiude la sua auto e l’accompagna per tutto il
vialetto,
camminando al contrario, senza lasciarla andare.
“Dove sono i tuoi
genitori?” domanda Harry, quando sono davanti al portone
d’ingresso. Infila le
chiavi nella toppa conduce la ragazza in casa, accendendo le luci
lì dove sa
che siano gli interruttori.
(conosce a memoria anche
la sua abitazione)
Frida sembra più
reattiva adesso, riesce a raggiungere il salotto e a sedersi sul
divano, da
sola. Appoggia la testa contro il cuscino grigio e chiude gli occhi.
“Mamma Londra convegno –
biascica poi – Papà ospedale turno notte”
Harry si lascia scappare
un sorriso distrutto, mentre richiude la porta con due girate di chiavi
e si
toglie la giacca, appoggiandola all’attaccapanni
dell’ingresso.
La raggiunge sul divano,
senza permettersi di non toccarla.
Le
sfiora il braccio nudo, il gomito, la pelle sensibile del polso, le
dita.
A Frida basta alzare
appena il busto per crollare poi contro la spalla di Harry.
“Mi dispiace” sussurra
ad occhi chiusi.
Harry si passa una mano
tra i capelli, si inumidisce le labbra e sospira.
“Va bene” dice, senza
sapere perché.
“Mi dispiace” ripete
Frida.
Harry si sistema meglio
sul divano, allunga il braccio sulle spalle di Frida e se la stringe
contro.
Chiude gli occhi anche
lui.
“Va tutto bene” dice.
Dormono con la luce
accesa.
Lunedì
è anche più
traumatico di quanto non sia effettivamente
la parola ‘lunedì’.
Alla fermata non c’è
nessuno che spiaccichi parole, Frida prende l’autobus senza
guardare in faccia
nessuno e Rosie si siede vicino ad una signora anziana,
dall’altra parte del
veicolo dove Harry tiene gli occhi puntati contro la suola dei suoi
anfibi.
Quando arriva al Merry
Hill, Rosie percepisce praticamente tutti gli occhi puntati addosso.
È più una
sensazione che qualcosa di effettivo, ma si sente esposta, derisa,
osservata
fino allo sfinimento.
C’è
qualcuno che la
guarda, qualcuno che la scruta sia in cortile che tra i corridoi, ma
non così tanto. Odia
questa sensazione.
Non ha dormito niente
queste due notti, ed è troppo stanca per mettere insieme
qualcosa di sensato da
dire. Si limita a trasportare il suo zaino e le sue gambe verso
l’aula di
inglese, cercando di non scoppiare a piangere per non sa neanche lei
cosa.
È quando sente la voce
di Angelina Thomas, che sembra risvegliarsi di scatto.
Lei e un’altra ragazza sono
vicino alle macchinette del piano terra. Angelina è
appoggiata con la schiena
contro il muro mentre tiene il suo zaino tra i piedi e un quaderno a
ganci
ancorato al petto. I capelli sono legati in due trecce bambinesche, e
ha messo
un po’ troppa terra in faccia. La sua amica invece
è più alta di lei, con la
pelle scura e i capelli corti, neri come la pece.
Rosie si china per
terra, fa finta di cercare qualcosa nel suo zaino e tende le orecchie.
“Me lo ha detto James –
sta dicendo la ragazza di colore, decisa – Lo ha sentito da
Paul che è sicuro
di averlo visto”
“Non dire stupidaggini –
ribatte Angelina seccamente – Non lo farebbe mai”
“Non lo farebbe ma
l’ha fatto! – sbotta l’altra –
Devi
parlargli, Angie. Non capisci? Tutta la città ne sta
parlando in questo
momento! Sei sulla bocca di tutti”
“Io sono sempre sulla
bocca di tutti”
“Ma non per questo!
– sembra esasperata – Niall ti
ha tradito, Angie! Con un’altra ragazza!”
A Rosie le si mozza il
respiro in gola. Irrigidisce le spalle e chiude di scatto gli occhi
come se in
questo modo potesse scomparire sul serio.
“Smettila, idiota! –
Angelina alza la voce, arrabbiata – Sei capace di giudicare
senza sapere
niente! Tu non lo conosci, nessuno lo conosce meglio di me! Se pensi di
mettermi in guardia raccontandomi delle cavolate che hai sentito in
giro, beh
stai pur certa che riesco a trovarne cento migliori di te”
Il fatto che poi non si
sente nient’altro se non il chiacchiericcio indistinto del
corridoio è
abbastanza confortante da far aprire gli occhi di Rosie, che si rimette
in
piedi quasi meccanicamente.
Quando si volta verso
l’angolo in cui prima c’era Angelina, la ritrova
comunque esattamente lì, come
se avesse atteso solo quel momento.
Ha le spalle rigide, la
bocca chiusa e gli occhi socchiusi, gelidi.
E Rosie non si sente in
colpa, non è da lei. Più che altro prova
compassione per quella ragazzina, così
innamorata e credulona. Per un attimo – uno solo –
si sente vicina ad Angelina.
Solo un po’, giusto quel minimo che le faccia ricordare che
lei, così, non ci
finirà mai.
È
il primo giorno di
scuola dopo la sospensione, e Niall non potrebbe essere più
stanco di così.
Si trascina verso il
banco senza alzare la testa, ma individua comunque Frida, seduta al
solito
posto mentre gira il grinder con più forza del dovuto.
Non si salutano come di
consuetudine, lui però la osserva qualche secondo in
più prima di iniziare a
tirare fuori il tabacco e le cartine dalla tasca del suo zaino.
“Ti sei ripresa?” le
chiede, dopo un po’.
“Secondo Wikipedia
potrei morire da un momento all’altro – dice Frida
distrattamente – Nei
prossimi sei mesi potrei avere attacchi di panico, attacchi di ansia,
sintomi
di depressione, svenimenti e perdita momentanea della memoria. Sto da
dio,
giuro”
Niall sospira, scuotendo
la testa.
Lei si lecca le labbra e
gli lancia un’occhiata colpevole, “Sei
arrabbiato?” gli domanda, piano.
Il ragazzo infila il tabacco
sulla cartina aperta sul banco, sorride senza allegria.
“No, Frida – risponde –
Non sono arrabbiato. Ma sarei molto meno
arrabbiato se sapessi chi è stato a darti quelle
pastiglie”
“Non lo so, Niall –
sospira lei, chiudendo gli occhi per un momento – Non mi
ricordo un cazzo di
venerdì”
“Neanche di me ed Harry
che ci picchiamo?”
Frida si volta così
velocemente che la testa inizia a pulsarle per qualche istante:
“Tu ed Harry cosa?”
Niall scoppia a ridere:
“Scherzo, sta’ tranquilla – la rassicura
– Volevo farlo, però. Intendo
picchiarlo. È una testa di cazzo, di quelle grosse”
“Lo so” mormora Frida,
ma sorride.
La lezione inizia
qualche minuto più tardi, e procede ininterrotta fin quando
Annabeth dal primo
banco dichiara al signor Dixon di essere incinta, scoppiando a piangere
come
una disperata mentre Gemma la consola inutilmente. L’uomo
porta entrambe fuori
dalla porta, con l’ansia dipinta sul volto. Restano
lì per il resto dell’ora.
“Io e Rosie abbiamo
scopato – è ciò che dice Niall
nell’orecchio di Frida, facendola sobbalzare per
l’intensità con cui pronuncia sillaba per sillaba
– Abbiamo scopato e io ci
sono così tanto dentro a tutta questa merda che è
una fortuna che non sia
ancora morto”
Lei si volta a
guardarlo, senza riuscire a capire di cosa stia parlando.
Apre la bocca per
parlare, per chiedere e per comprendere, ma poi il naso di Niall inizia
a
sanguinare dalla narice sinistra e non c’è
più neanche la voglia e la necessità di
dare spiegazioni.
Ha già capito tutto.
ciao
a tutti e scusate il ritardo!
ho iniziato a lavorare, sono stata a Milano e ho sempre qualcosa da
fare e scrivere mi risulta davvero troppo difficile! però
adesso sono qui, e spero che il capitolo vi sia piaciuto!
ho pensato di fare un missing moment sulla coppia Harry/Frida, visto il
discreto successo che hanno avuto, nonostante il poco spazio che
uccuperanno nella storia - più come sfondo che come
altro.
vedremo!
come si può facilmente notare, la festa ha davvero devastato
tutti, Rosie compresa, che è sempre quella più
statica. secondo voi Angelina sa quello che è successo?
è davvero così ingenua o sospetta
qualcosa?
lascio a voi tutti i commenti, sperando che il capitolo vi sia piaciuto!
a presto e grazie di cuore a tutte, siete un tesoro!
caterina
- il grinder
è un attrezzo relativamente piccolo che serve per sminuzzare
l'erba e a manicarla
- la perdita del sangue dal naso
può essere uno dei sintomi del consumo di cocaina tramite le
narici
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Capitolo 15 *** 14 ***
capitolo quattordici
Il Weed di pomeriggio è pieno di
carrozzine e persone che fanno
jogging, nonostante il freddo e il brutto tempo. I ragazzi non hanno
bisogno da
nascondersi dai lampioni o tra le siepi, restano in gruppo tra le
piazzette di
panchine e ghiaie o, tempo permettendo, seduti sull’erba ben
curata del parco.
Frida tiene la testa
appoggiata sul suo zaino e tutti e quattro gli arti aperti, come una
stella. Ha
il sorriso spensierato e gli occhi chiusi e si gusta il sole raro
dell’Inghilterra, che è comunque freddo ma non per
questo meno luminoso.
Di fianco a lei, Harry
tiene i palmi ancorati sull’erba dietro la sua schiena e le
gambe leggermente
aperte, senza permettersi di togliere dalla sua faccia
quell’inconfondibile
broncio che ormai è parte di lui. Non è veramente
sempre arrabbiato,
è che preferisce di gran lunga dare
l’impressione sbagliata, piuttosto che iniziare a fare la
persona amichevole e
pentirsene l’attimo dopo.
Seduta davanti a lui,
Rosie fuma una sigaretta a gambe incrociate, coi jeans arrotolati sulle
caviglie
piccole e i capelli legati in una buffa acconciatura. Non si
è truccata oggi,
ma non gliene frega un cazzo.
“Ah, che bella la vita –
Frida sorride più ampiamente, senza aprire gli occhi
– Vero, Harry?”
Il ragazzo le lancia
un’occhiata che lei non vede ma sente,
indurendo la mascella subito dopo. Dopo quella dannata
sera passata a dormire insieme, è stato Harry a svegliarsi
per primo. L’ha lasciata sul divano, premurandosi di farla
stare comoda, e poi
si è rimesso le scarpe, uscendo di casa verso le sei del
mattino.
Nessuno dei due ha detto
niente, nei giorni seguenti.
“Vero, Harry?” richiede
ancora Frida, stavolta più insistente.
Il ragazzo aggrotta le
sopracciglia per la luce bastarda, poi sbuffa sonoramente quando
riconosce le due
figure che camminano vicine sul viale.
Frida, non ricevendo
risposta, apre un occhio, indirizzando lo sguardo verso Harry. Poi alza
appena
il capo da terra quanto basta per guardare nella sua stessa direzione.
Spalanca gli occhi,
contenta, poi agita una mano in aria: “Niall!
Niall!”
Rosie si irrigidisce di
scatto, con la cenere che le finisce sui pantaloni. Si volta anche lei,
frenetica, per poi mormorare un’infinità di
“No, Frida. Che cazzo fai? Che
cazzo faccio? Cazzo”
Niall viene trascinato da Angelina
verso di loro, senza
apparire né troppo contento né scontento. Quasi
seccato, per così dire.
Angelina invece è
energica, coi capelli sciolti e lucenti e gli occhi più
azzurri del solito, il
vestito rosa e le calze trasparenti.
“Harry! – è la prima
cosa che esclama, quando raggiungono gli altri tre sul prato
– Che coincidenza”
Frida alza un
sopracciglio, Harry si schiarisce la voce, Niall si guarda intorno e
Rosie
tiene gli occhi bassi.
“Ehm, ciao Angelina –
risponde Harry, poi si lecca le labbra e sembra vagamente a disagio con
la
testa all’insù contro sole per guardarla negli
occhi – Come…come va?”
“Benissimo! – esclama la
ragazza, sorridendo. Si fa più vicino a Niall e gli arpiona
il braccio –
Stavamo facendo una passeggiatina romantica”
Niall di riflesso lancia
un’occhiata a Rosie, che guarda ancora a per terra. Ed
è un po’ come sentire la
bolla invisibile che separa due calamite, che se provi a farle stare
insieme
con la forza finiscono per cadere a terra da sole.
Frida scoppia a ridere,
cercando di camuffare il tutto con un colpo di tosse, perché
questa situazione
è così ridicola da sembrare imbarazzante.
“Non vogliamo
intrattenervi troppo, allora – mormora – Ciao
Niall, ci vediamo domani.
Divertiti, romanticone che non sei
altro”
“Vaffanculo, Frida”
ringhia lui a bruciapelo, facendola ridere un’altra volta
mentre lei torna a
sedersi e Rosie a respirare.
A:
Non Rispondere
Sei
ancora vivo?
Da:
Non Rispondere
No.
A:
Non Rispondere
Puoi
dirmi cosa ti succede, per favore?
Da:
Non Rispondere
Ho
troppi casini a cui badare. Mi dispiace, mi dispiace tanto.
A:
Non Rispondere
Niall,
mi stai facendo preoccupare.
Da:
Non Rispondere
Ti
chiamo.
La chiama alle
02:12 AM,
due giorni dopo l’episodio del Weed.
Rosie prima sente il suo
respiro pesante che increspa la cornetta, poi la risata sguainata di
Louis Tomlinson di sottofondo che lo incita a restare con
loro e poi, la sua voce.
Sembra arrugginita, ha
totalmente perso il suo tono quasi nasale e inconfondibile.
È solo un sussurro
di qualcuno che fa fatica a parlare.
Rimangono in silenzio
per minuti interi, entrambi a tastare con sicurezza il respiro
dell’altro, per
avere coscienza, per capire se sono ancora insieme, se mai lo sono
stati.
Poi, alla fine, è lui a
sospirare un po’ più forte e a mormorare:
“Sono un casino”
E lei non riesce ad
articolare niente se non quello che ha pensato per giorni interi. Un
ordine,
una richiesta.
Una preghiera.
“Lasciala”
“Tu non… - lui si blocca
di scatto, risucchiando altra aria e buttandone fuori altrettanto
– Mi
aspetterai?”
E Rosie, nel buio della
sua stanza, con la porta chiusa a chiave e il muro dietro le sue spalle
sottili, proprio non sa cosa rispondere. Non è da lei,
aspettare.
Soprattutto chi forse
non ha intenzione di arrivare.
“Niall..”
“No. – ribatte lui
subito, risoluto – Rosie.
Per-per
favore. Aspetta. Non riesco a pensare lucidamente in questi giorni, non
riesco
a combinare niente e ho bisogno di tempo per risolvere questi fottuti
casini.
Ti sto chiedendo di…non mollare. La lascerò, te
lo prometto”
“Giuramelo”
“Cazzo, te lo giuro
sulle mie palle! – strilla lui – Devi solo
aspettare”
Rosie si morde il
labbro, senza sapere come rispondere. Potrebbe dargli corda, stare al
suo gioco
fino a quando non si stuferà. Potrebbe anche mentirgli, o
più semplicemente
riagganciare.
“Non – ritenta lui,
sentendo solo silenzio –Non dimenticarti tutto. Non farlo. Io
non l’ho fatto,
non lo farò. Non ti chiedo la luna, cazzo! Ti chiedo di
darmi del tempo per
rimettere la testa a posto. Io voglio te. Solo te”
Le viene da piangere. È
tutto troppo intenso che non vede
l’ora che finisca.
“Va bene – balbetta, col
fiato corto – va bene, va bene”
“Aspettami. –
ripete lui, un’altra volta – Solo te”
Niall Horan
smette
completamente di andare a scuola da un giorno all’altro. Non
avvisa nessuno, Frida
ancora lo aspetta all’entrata.
Smette semplicemente di
esistere per gli altri. Sparisce dalla circolazione, salta gli
appuntamenti con
i suoi amici e le serate organizzate a casa di altri.
All’inizio sembra una
cosa momentanea, ai professori non interessa – non
sarà né il primo, né
l’ultimo – e Frida solo si guarda intorno e fa
finta di niente.
Poi i giorni diventano
settimane, e lei inizia a spazientirsi e ad arrabbiarsi. Lo chiama, gli
manda
messaggi e ricatta Zayn Malik per farsi dare informazioni.
Rosie semplicemente si
comporta come se niente fosse, continuando a parlare di stronzate varie
e
provocare Harry fino a farlo sbottare. Sembra tutto normale, nella
quotidianità
di Frida, e addirittura riesce, di tanto in tanto, a reggere gli occhi
verdi di
Harry.
C’è solo un banco vuoto,
che non riempie il buco che si è creato dentro di lei.
Tutto quello che riesce
a strappare dalla bocca di Zayn è un misero “Ha
deciso di non andare più a
scuola, non riesce neanche a capire che cazzo dice, ormai”,
che le fa
così male da rischiare di stringere un po’ troppo
forte il braccio del ragazzo.
Si sente abbandonata da
quello che ormai considerava il suo migliore amico, una parte
essenziale. Ed è
la stessa sensazione che sentiresti se qualcuno ti colpisse di punto in
bianco,
perché il dolore è intenso uguale.
Ti ritrovi la botta,
forse il livido, poi la rabbia e la delusione per te stessa e per chi
ti ha
colpito. E tutto quello a cui riusciresti a pensare, poi, sarebbe uno
schifosissimo “Perché”.
Già, perché. Perché ha
mollato e ha scelto di non farcela.
Perché?
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Capitolo 16 *** 15 ***
capitolo quattordici
Rosie non lo aspetta, ovviamente.
Sarebbe troppo facile e troppo scontato, e lei non è assolutamente il tipo. Si può dire che ci provi, per un po', ma perfino lei sa quanto la cosa sia inutile.
Non lo chiamerebbe comunque tradimento – e non perché effettivamente loro non stiano insieme. Cerca di non pensare a questo punto -, ma piuttosto qualcosa di puramente fisico. Qualcosa che la distragga dal pensiero ossessivo della scuola, dalle parole dei suoi genitori, dal fatto che faccia tutto un po' più schifo del solito.
Sono ragazzi che conosce di vista grazie a qualche like su Facebook, amici di amici di qualche conoscente, gente che riesce a malapena a vedere durante l'amplesso e che sicuramente non rivedrà più durante tutta la sua esistenza, nonostante il buco di città che è Bampton.
Harry nei suoi confronti ha assunto un'aria più schiva, strettamente formale. Non smette di giudicarla neanche quando sta in silenzio, e lei lo capisce dalle sue sopracciglia aggrottate e il broncio perenne. Frida è più spenta, più suscettibile, ma è comunque l'unica persona a farla rimanere a galla.
Non ne parlano mai, perché nessuna delle due ha il coraggio di tirare fuori il banco vuoto e le corse per la città in solitudine. Si scrivono, piuttosto. Di notte, perché Rosie ha iniziato a non dormire, a tornare dallo psicologo, a saltare scuola e a piangere chiusa in bagno.
Non ne parlano, non dicono niente. Usano i suoni, certo, si smezzano sigarette e lattine di birre, ma sostanzialmente fanno finta di niente. È più facile così.
Frida arriccia le labbra, stende le gambe davanti a lei e socchiude gli occhi per la rabbia. Non le è mai piaciuto il Merry Hill per una lista infinite di cose – persone – che potrebbe elencare ininterrottamente per giorni interi senza mai ripetersi.
Gli stupidi ragazzini con la puzza sotto al naso e lo stemma della scuola sul blazer sono probabilmente la categoria più inutile sulla faccia della terra. Li odia, così come odia le ragazzine con la gonna a balze che le stanno passando davanti senza chiederle scusa se inciampano nei suoi piedi.
È seduta sulla panchina dall'altra parte della strada, in attesa che Rosie esca dalle porte immense dell'edificio o che qualcuno fermi la patetica scenetta a cui sta assistendo.
Deve essere sicuramente una del primo anno, quella che tiene la mano ancorata al braccio di Harry, nel cortile della scuola. È sicuramente una novellina, perché perfino gli alberi sanno che Harry Styles è suo. Frida non alza mai la voce, in famiglia si usa così, tuttavia sa come farsi rispettare. Ha marcato il territorio innumerevoli volte con innumerevoli ragazze, quindi perché diavolo quella stronza lo sta ancora toccando?
“La ucciderai”
Frida sobbalza, girando la testa di scatto.
Zayn la guardando con un sorriso consapevole, la cinghia dello zaino stretta nella mano destra e la divisa scura che gli calza a pennello.
“Come?” domanda lei, aggrottando le sopracciglia.
Lui non smette di sorridere mentre “Se continui a guardarla così – le spiega – la ucciderai”
Lancia un'occhiata verso Harry e la ragazzina con cui sembra avere un'interessantissima conversazione.
Frida sbuffa: “Perché i maschi non capiscono un cazzo, Zayn?” chiede, sinceramente perplessa.
Il ragazzo scoppia a ridere e infila le mani dentro il suo giubbotto a stampa militare, per poi sedersi accanto a lei sulla panchina.
“Dovrei sentirmi chiamato in causa? - dice di rimando, lanciandole un'occhiata divertita – Comunque non lo so, sai? Me lo chiedo spesso anche io”
Le offre una sigaretta che lei accetta di buon grado, “Che ci fai qui, ad ogni modo?” gli domanda poi.
Zayn indica la strada alla sua sinistra. “Sto andando a casa di Liam, abita in fondo a questa via”
Frida riempie i polmoni di fumo mentre annuisce lentamente.
“Tu e Liam siete tipo...”
“Fidanzati, sì”
Lei spalanca gli occhi per la sorpresa, tossendo appena. Poi gli colpisce forte il braccio, facendolo imprecare.
“Cazzo, stavo per dire migliori amici! - esclama, allibita – E me lo dici così?”
“Come cazzo avrei dovuto dirtelo, scusa? - si difende lui, alzando le sopracciglia – Non mi sembra qualcosa da annunciare con una cerimonia”
Frida alza gli occhi al cielo e si appoggia allo schienale della panchina, scuotendo appena la testa.
“Che spreco...” borbotta, e lui ride.
Dopo quasi dieci minuti di conversazione, Harry sembra finalmente aver finito – con un bacio sulla guancia – di parlare. Sta ancora sorridendo mentre si sistema lo zaino pendente da una spalla e si passa una mano tra i capelli.
Attraversa la strada con fare disinteressato, per poi fermarsi davanti a Frida come se si fosse reso conto solo in quel momento della sua presenza.
“Rosie non è venuta a scuola – è la prima cosa che le dice – Forse dovevo avvisarti prima, hai aspettato inutilmente”
Frida s'irrigidisce di scatto, come punta da uno spillo. Lo guarda con rabbia, senza neanche provare a nascondere la smorfia infastidita delle sue labbra. Per un attimo, si chiede come diavolo abbia fatto a perdere la testa per uno stronzo del genere.
Apre la bocca per replicare, ma Zayn accanto a lei è più veloce. Allunga un braccio sulle sue spalle minute e se la tira contro.
“Non ti preoccupare, amico – sorride – Il tempo è volato, vero tesoro?”
Frida si morde il labbro inferiore per non scoppiare e ridere, annuendo. La vede, la sfumatura che gli occhi di Harry prendono, nel vedere la mano di Zayn sul suo braccio. La vede e la riconosce, perché è la stessa che hanno anche i suoi occhi. È gelosia, è possessione, è vedere come ciò a cui si appartiene e ciò che ci appartiene ci sta sfuggendo di mano per la troppa paura.
Harry si inumidisce le labbra e infila i pugni serrati in tasca: “Va bene, allora – borbotta, seccamente – Ci vediamo”
Frida scoppia a ridere solo quando lo vede voltare l'angolo, abbracciando Zayn come per riflesso.
“Uno spreco – ripete, contro la sua spalla – Sei una perdita del mondo eterosessuale”
Frida odia la casa dei Muller. È sempre troppo buia, troppo fredda. È un'abitazione, non una casa.
Per questo ci mette diversi minuti a decidere di suonare il campanello. Attende paziente, sentendo diversi rumori dall'interno. Quando la porta si apre, Gabrielle sembra avere un'illuminazione. Le sorride apertamente, facendola entrare.
“Ciao, Gabrielle” saluta la ragazza, cordiale.
“Frida, tesoro – la donna s'infila un cappotto sicuramente firmato – Io sto uscendo, Rosie è sotto la doccia e mio marito è a Londra fino a lunedì. In cucina ci sono i soldi per la pizza, mi raccomando non uscite che dicono pioverà, d'accordo?”
Non le dà il tempo di rispondere perché le bacia velocemente le guance e si chiude la porta alle spalle, lasciandola perplessa.
Adesso che c'è il silenzio più assoluto, si riesce a sentire il fruscio dell'acqua al piano di sopra.
Frida si prende il suo tempo, si collega al wi-fi, risponde a qualche messaggio, dice a sua madre che è arrivata sana e salva e cerca su Internet il numero dell'unica pizzeria decente della città.
Dieci minuti dopo, è fuori dalla porta del bagno, mentre bussa leggermente. C'è ancora l'acqua che scorre e l'umidità inizia a farsi pesante anche in corridoio. E quando entra nella stanza, il vapore la investe, facendole arrossare le guance e serrare gli occhi.
“Rosie? Sono Frida”
Il bagno è spazioso, ampio ed elegante. Individua la sagoma della sua migliore amica attraverso il vetro appannato della doccia. È in piedi, ma completamente immobile.
A Frida iniziano a formicolare le mani mentre la lingua s'impasta di qualcosa molto simile alla paura. Con tre falcate pesanti, raggiunge il box grande, tirando la porta a vetro finché non è completamente spalancata. I suoi jeans e le sue scarpe si bagnano subito, mentre l'acqua inizia a scendere sul pavimento. Lei singhiozza per il terrore, andando sotto al getto in un riflesso involontario.
Rosie ha gli occhi aperti ed è appoggiata contro le piastrelle del muro, paralizzata, nuda. Il suo sguardo è vuoto, perso contro l'angolo della doccia.
Frida spegne l'acqua e abbraccia Rosie quasi dolorosamente. La stringe forte mentre si china per terra, portandosela con sé. Le toglie i capelli dalla fronte, le bacia la tempia, la culla, cerca di togliere via il dolore.
Rosie rimane impassibile, probabilmente nemmeno se ne accorge. Continua a fissare lo stesso punto indefinito, con la pelle ricoperta di brividi.
“Rosie, sono qui, capito?” Frida la chiama in piccoli sussurri, i vestiti bagnati che le creano prurito e la preoccupazione che le fa tremare le ossa anche se non c'è spazio per darlo a vedere.
“Non sento niente – è ciò che mormora Rosie – Non provo niente”
buon ferragosto - anche se in ritardo di un giorno!
spero che le vostre vacanze stiano andando bene, meglio delle mie se non altro ahaha
sono tornata martedì notte dall'Inghilterra e non ho più il mio amato pc, ma solo quello stupido computer fisso che non riesco a far andare come vorrei, perciò se l'html è una merda non è colpa mia!
spero che ci sia ancora gente che segua questa storia, questo capitolo è un misto di emozioni, direi
non shippo assolutamente negli ziam e non credo che ci sia niente se non amicizia tra di loro, tuttavia mi sembrava perfetto, ho scritto di botto, mi auguro che nel 2014 questa cosa non turbi nessuno
l'assenza di niall si sente, eh? manca anche a me!
spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie di cuore a tutti!
fatemi sapere!!!
a presto,
caterina
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Capitolo 17 *** 16 ***
capitolo
sedici
Niall sapeva farla sorridere.
E sembra sì una cosa scontata, ma per una
persona fatta solo di maschere come Rosie, sorridere e non ridere è
qualcosa di importante, prezioso. La faceva anche arrossire, di tanto
in tanto, ed era l'unico che non usava mai i cuori nei messaggi, se
non in casi eccezionali.
Forse le prime volte aveva pensato che fosse
semplicemente un presuntuoso egocentrico ragazzo di strada, sempre
troppo convinto delle sue azioni e sempre troppo imbecille per fare
la cosa giusta, ma.
Niall era anche altro.
E Rosie, che alle persone non si affeziona
praticamente mai, l'ha capito solo dopo. Solo quando lui se
n'è
andato.
E non può aspettarlo, perché
in cuor suo sa che il suo – loro
– momento non arriverà
mai, ma può sentire la sua mancanza, e aggrapparsi ai
momenti
che hanno condiviso. Alle passeggiate, ai baci, alla scia delle sue
mani, al brivido della paura di entrambi.
Non sa se questo sia amore, non sa come sia
essere innamorati.
Sa solo che fa male, fa male tutto.
Frida è in quella fase dove la testa si
sta appesantendo fino alla nausea, prima che tutti i suoi pensieri
vengano scacciati prepotentemente dagli effetti della canna.
È
un giovedì delle vacanze natalizie di dicembre e Rosie
è
in punizione per aver mandato a quel paese – in altri
termini,
ovviamente
– suo padre.
Frida è con Harry, entrambi seduti dietro
una quercia immensa del Weed, circondati dal buio
del parco e
delle risate lontane.
C'è ancora imbarazzo, tra di loro, e un
sacco di silenzi che nessuno dei due ha il coraggio di compensare, ma
per lo meno riescono a stare insieme – e da soli –
senza
azzannarsi.
In effetti, quando sono loro due e basta, senza
nessuna persona intorno da convincere, i loro dibattiti sembrano
così...superflui.
Aspira un'altra boccata di fumo e poi chiude gli
occhi. Sente Harry muoversi di fianco a lei, sfiorandole la giacca
pesante che indossa.
“E così... - Harry si schiarisce la voce
qualche minuto dopo, la voce resa più roca a causa della
canna
che tiene tra le mani – Tu e Malik, mhm?”
“Pardon?” lei si volta a guardarlo, confusa.
“Dico – il ragazzo fa un sorriso strano e
spegne la cartina arrotolata sotto la suola della sua scarpa, per poi
mettersi in tasca ciò che ne rimane – state tipo,
insieme?”
Oh. Frida collega le cose, mentre scoppia
a ridere rumorosamente, facendo quasi finire a terra la canna che
tiene in mano. Incrocia le gambe e sbuffa.
“Pensi che io sia quel genere di ragazza?”
gli domanda, aggrottando le sopracciglia.
“Non ho idea di che ragazza tu sia” risponde
Harry, sincero.
Frida scuote appena la testa, stanca, gli passa
la canna e poi si alza in piedi con incertezza.
“Io sono innamorata di te, Harry – glielo
dice chiaro, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
(Forse
la è). Lui la guarda dal basso, le spalle improvvisamente
rigide – Ti amo, e tu lo sai. Non so perché tu ce
l'abbia
tanto con me, ma il tuo giocare mi ha stancata. Sono stufa di questa
situazione, perciò basta. Sei una delle persone
più
importanti della mia vita, ma non riesco più a reggere le
tue
cazzo di paure per non so cosa. Se ti...se ti interessa davvero, se io
ti interesso davvero, lascia da parte tutto il resto”
Il suo telefono inizia a vibrare nella tasca dei
suoi jeans, lei si lecca le labbra e sorride alla luce lontana dei
lampioni del parco.
“Buonanotte, Harry – mormora, facendo un
passo indietro dalla sua figura immobile – Grazie per
l'erba”
È
un numero
sconosciuto, quello che la sta chiamando.
Frida risponde con incertezza qualche
passo dopo aver lasciato Harry, già sul viale principale del
Weed.
“Pronto?”
C'è un baccano allucinante, dall'altra
parte della cornetta. La ragazza allontana subito il cellulare
dall'orecchio, imprecando.
Sente il suo nome, poi, e qualcuno che intima ad
altri di fare silenzio.
Ci riprova, stringendosi nella giacca. “Pronto?”
“Frida? Cazzo, bastardi! State zitti!”
È senza ombra di dubbio...
“Niall!”
“Frida!” la chiama ancora, poi scoppia a
ridere.
“Pezzo di merda che non sei altro! - non riesce
a capire se essere felice, arrabbiata o sollevata – Vuoi
cortesemente tornare a scuola, dopo le
vacanze?”
Lui deve allontanarsi dal suo gruppo di amici,
perché l'attimo dopo il rumore inizia ad affievolirsi, fino
a
scomparire quasi del tutto.
“Frida...io non ci torno a scuola”
“No, tu
ci torni. - Frida supera l'uscita del
parco, gesticolando – Torni a scuola e risolvi i casini che
hai
combinato con Rosie”
“No, no, no
– lo sente ripetere, convinto –
Io non...Senti, Frida...So di aver sbagliato, ma...Non so se
è
Rosie quella che voglio davvero”
E Frida si blocca in mezzo al marciapiede
illuminato, al gelo, con gli occhi spalancati perché
“Che
cazzo stai dicendo, Niall?”
“La verità, cazzo! La verità! -
il ragazzo impreca a bassa voce – Insomma, mi tradirebbe
sicuramente e lo sappiamo entrambi! Angelina per lo meno mi ama e non
le devo dare spiegazioni. Ma Rosie? Quella ragazza
è...cazzo,
è strana. Non ha emozioni, non ha un cazzo di niente da
darmi
e io...”
“Tu devi andare a farti fottere, Niall
–
Frida stringe il pugno libero, sconcertata, assurdamente incazzata
nera – Sei uno stronzo, lo sai?”
“Oh, andiamo Frida! - ribatte Niall, dall'altra
parte – Non le ho mai promesso niente, lo sapeva che sarebbe
andata
a finire così”
“Questo è quello che pensi tu” sibila
la ragazza.
“A scuola non ci torno” mormora lui, qualche
istante dopo, la voce improvvisamente più bassa.
“Va' al diavolo, stronzo”
Frida riaggancia e si porta le dita tra i
capelli, senza parole. Le sembra di vivere uno scherzo, uno scherzo
pessimo. Vorrebbe semplicemente tornare a casa e urlare, l'effetto
benefico della cannabis andato completamente a male.
Chiude gli occhi, cerca di darsi un contegno. Lo
disprezza. Non lo odia, perché l'odio è troppo
importante. Lo disprezza, invece, perché si merita solo
questo.
Non dirà niente a Rosie, decide.
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Capitolo 18 *** 17 ***
capitolo
diciassette
Angelina
si siede nel suo posto standard della mensa, sistemandosi dietro la
schiena i capelli biondi. La sua amica le mormora qualcosa
all'orecchio, ed entrambe scoppiano a ridere sul tavolo rettangolare.
“È
andato a vivere fuori città”
Harry
aggrotta le sopracciglia, lo sguardo ancora fisso sul suo vassoio.
Volta la testa riccia lentamente e osserva con curiosità
Rosie, il mento appoggiato sul palmo della mano e l'espressione spenta.
“Cosa?” le chiede, senza capire.
“Niall.
- risponde lei, monocorde – Sua madre lo ha sbattuto fuori di
casa.
Adesso sta da sua nonna, che vive a dieci minuti da qui. Ci arrivi
col 128, me l'ha detto Louis”
Lo
spaventa, il tono che Rosie usa mentre lo dice. È...vuoto,
come se neanche si stesse accorgendo di parlare e di parlare con lui.
Loro non conversano praticamente più da quella sera alla
festa, e di sicuro non conversano a proposito di Niall Horan.
Meno
ne sente parlare, meglio è, Harry non lo ha mai sopportato
granché. Adesso però, può tastare con
fermezza
quanto lo disprezzi.
Rosie è sempre stata una ragazza abbastanza menefreghista,
ma mai così vuota, così spenta.
Niall
Horan le ha portato via tutto, e Harry non potrebbe sentirsi
più
in colpa di così. Perché, per quanto la sua parte
egoistica dica il contrario, lui l'ha abbandonata nel
momento in cui
la sua migliore amica aveva più bisogno di supporto. E Harry
non è un tipo violento, è solo che vorrebbe
picchiare
Niall Horan a mani nude, sì.
“Lo
hai più sentito?” le chiede cauto.
Rosie
sembra risvegliarsi per un attimo dallo stato di trance in cui
è
caduta, perché scuote appena la testa e si volta a
guardarlo,
gli occhi improvvisamente stupiti.
“No
– risponde poi, leccandosi le labbra – Lui non si
è più
fatto sentire e io beh, neanche”
“Vorresti,
però?” domanda Harry ancora.
La
ragazza annuisce velocemente, un po' a disagio: “Io... -
biascica,
deglutendo poi con forza e muovendosi nervosamente sulla sedia come
se stesse per scoppiare a piangere – Io lo amo”
E
c'è così tanta verità nelle sue parole
e
talvolta così tanta tristezza, che Harry non può
fare a
meno di rabbrividire. Non è la stessa Rosie che conosce.
Lei
poi distoglie lo sguardo e lo punta davanti a sé, lui lo
intercetta velocemente ed entrambi fissano Angelina che in fondo alla
mensa continua a ridere spensierata.
“Il
128 passa davanti a scuola, vero?”
Rosie
spalanca gli occhi, lo torna a fissare e
“Perché?” ribatte
subito.
Harry
scrolla le spalle, si schiarisce la voce: “Se lui non
può
venire, andiamo noi da lui, no?”
“Non
credo sia la cosa giusta da fare” dice la ragazza, ma nella
sua
espressione c'è un barlume di speranza.
“E
da quando tu fai la cosa giusta?” lui sorride, cerca di farla
stare
meglio.
Rosie
alza gli angoli della bocca, sconfitta: “Grazie”
mormora.
E
vale più di mille altre parole.
Sull'autobus
incontrano Louis e Zayn, che sorridono a Rosie con simpatia.
“Andate
da Niall?” chiede il pakistano, appoggiando il gomito contro
lo
schienale del sedile davanti a quello di Rosie.
Lei
annuisce velocemente, “Anche voi?”
Louis
è seduto su una coppia di sedili dall'altro corridoio, la
schiena appoggiata contro il finestrino e le mani in grembo.
“Già
– risponde al posto dell'amico – Ora che quel
vecchio bastardo s'è fatto
cacciare anche da sua madre e non vuole andare a scuola, ci riuniamo
tutti allo skate-park che
c'è
davanti a casa di sua nonna. È un po' figo, e non
c'è
nessun poliziotto che rompa i coglioni ogni tre minuti come in
città”
La
signora seduta davanti a lui porta di riflesso entrambe le mani sulla
borsetta, facendo una smorfia quasi schifata.
Zayn
allunga il collo per vedere la fronte di Harry contro il finestrino
accanto a Rosie, ridacchia e “Frida non è
venuta?”
domanda.
Si
morde il labbro inferiore per non ridere quando nota il riccio
stringere un pugno contro i pantaloni della divisa.
“Oh
– Rosie sembra illuminarsi di scatto, mentre l'autobus
rallenta –
Devo chiamarla, giusto”
“Sì,
beh – Zayn si mette in piedi, Louis già al suo
fianco –
Siamo arrivati”
Scendono
tutti e quattro, e subito gli altri passeggeri sembrano meno rigidi,
liberi di evitare di tenere i propri portafogli nascosti come diamanti,
Rosie infila la mano
dentro al proprio zaino e pesca il telefono, seguendo Zayn e Louis
dall'altra parte della strada.
L'autobus
li ha lasciati su una strada che finisce dritta nelle campagne della
contea, con un piccolo raggruppamento di case lungo la trasversale.
Dovrebbe esserci anche una piscina pubblica, nella zona. Harry chiude
il gruppo, le mani infilate in tasca e lo sguardo vigile. Gli altri
due ragazzi li conducono all'interno di un parco illuminato grazie
alla rarissima luce dell'inverno inglese. È un pezzo di
terreno verde non troppo grande, con delle attrezzature per bambini e
lo spazio per gli skateboard
circondato da
una staccionata in ferro rosso.
“Niall,
pezzo di merda! - esclama Louis, andando incontro al gruppo di
ragazzi seduti sul blocco di marmo a lato delle due rampe –
Indovina chi ti abbiamo portato?”
Zayn
si siede sulle ginocchia di Liam, si sorridono e si sfiorano senza
baciarsi.
Niall
è in piedi davanti a loro, e indossa un paio di jeans che
sembra quasi gli stiano per cadere, una felpa bordeaux e uno snapback
verde rovesciato.
“Chi?”
domanda, voltandosi curiosamente.
Il
primo che riconosce è Harry, che è fin troppo a
disagio
per dire qualcosa. Lo odia sì, ma se gli tirasse un pugno
adesso, in mezzo a tutti i suoi amici, probabilmente non rivedrebbe
più la luce del giorno o qualcosa del genere.
Sorprendentemente,
Niall si apre in un sorriso felice, mentre lo raggiunge a braccia
spalancate. Gliene mette una sulle spalle e lo trascina verso gli
altri, senza smettere di saltellare.
“Harry,
vecchio bastardo! - strilla contento – Sono felice di
vederti, sai?
Bisogno di qualcosa?”
Il
riccio tenta di liberarsi dalla sua presa, si passa una mano tra i
capelli scompigliati e indica qualcosa dietro di sé.
“Non io”
mormora.
Gli
occhi chiari di Niall seguono la traiettoria finché non
scorge
la figura minuta di Rosie che cammina lentamente fuori dalla
staccionata, il telefono portato all'orecchio e una sigaretta tra le
dita dell'altra mano.
Il
suo sorriso bianco si inclina leggermente, mentre toglie il braccio
dalle spalle di Harry e “Con chi parla?” domanda.
Il
riccio non riesce a capire la sfumatura del suo tono. “Con
Frida”
gli risponde, osservando attentamente la piega che assume la sua
espressione, improvvisamente seria, allarmata.
“Cazzo”
impreca, e inizia a correre.
Si
è
accesa una sigaretta nel momento in cui lo ha visto voltato di
schiena con quell'orribile cappellino verde. Chiamare Frida non
è
nient'altro che una stupida scusa per ritardare ormai l'inevitabile,
perché un conto è volerlo
così tanto da
star male e un conto è averlo.
Frida
le risponde al terzo squillo. “Pronto?”
“Harry
ed io siamo da Niall”
“Aspetta,
cosa?”
Rosie
aspira un tiro di sigaretta, cammina lentamente sull'erba fredda e si
morde il labbro inferiore.
“Abbiamo
preso il 128 e abbiamo incontrato Zayn e Louis. È davanti a
me, Frida. E io lo amo”
“Non
è una buona idea, Rosie” è
ciò che le dice la
sua migliore amica, spiazzandola.
Se
lo sarebbe sicuramente aspettata da Harry, non da
Frida. Che
diavolo sta succedendo?
“Scusami?”
Frida
sospira rumorosamente ed emette un gemito di frustrazione.
“Ascolta,
c'è qualcosa che non ti ho detto...”
Quando
la raggiunge, Rosie ha appena riagganciato, e lo sta fissando con uno
sguardo che Niall non riesce a sopportare. Gli occhi di Rosie lo
hanno sempre reso più vulnerabile.
È una testa di
cazzo.
Fa
l'ultimo passo nella sua direzione, poi alza appena le mani e
“Posso
spiegarti” mormora, cauto.
“Vaffanculo”
è la risposta secca della ragazza, che però
rimane
immobile. Non se ne va.
Getta
a terra la sigaretta e incrocia le braccia al petto. Attende.
Niall
deglutisce e sospira, poi si strofina l'occhio con una mano.
“Guardami – le dice – Insomma, cazzo.
Guardami. Guarda che
cazzo sono diventato, Rosie. Mia madre mi ha sbattuto fuori di casa,
mi...mi sono fottuto il cervello con questa merda
ed è
chiaro che per te è semplicemente una cotta”
La
ferisce, con quelle parole. Rosie si irrigidisce di scatto e serra la
mascella. “Parla per te” sibila, socchiudendo gli
occhi.
Niall
sobbalza, visibilmente sorpreso. “Tu mi...tu sei
innamorata?”
“Tu
me lo avevi promesso, testa di cazzo! - sbotta lei improvvisamente,
puntandogli il dito contro – Mi avevi promesso che l'avresti
lasciata, te lo ricordi? Mi hai detto che volevi solo me, il tuo
fottuto
cervello se lo ricorda questo?”
“Puoi...
- la voce di Niall traballa, mentre evita di guardarla negli occhi
–
puoi dirmelo?”
“Cosa?
Che sei uno stronzo?”
“Che...che
mi ami”
Le
bruciano gli occhi, nel rendersi conto di quanto sia vero. Lo ama,
dannazione.
“Non
ha più importanza” mormora, schiarendosi la voce.
“No,
no.
– Niall sembra entrare in panico – Ascolta, Rosie.
Io
non...non lo sapevo. Tu pensi che io sia una testa dio cazzo e hai
ragione, sì. Sono uno stronzo, ma. Per tutta la mia vita ho
pensato di non meritare assolutamente un cazzo, capisci? Mio padre mi
ha abbandonato e mia mamma ha pianto per due anni senza che io
potessi fare nulla. Mi sono sentito responsabile, ed era ingiusto.
Poi è arrivata Angelina, e lei...lei mi ama con quel poco
voglio darle. Non fa domande, non è invadente, e basta che
le
dica quelle tre stronzate per farla stare buona. È una
relazione basata su cazzate, ma è qualcosa che regge, in
qualche modo. È qualcosa di sicuro, qualcosa che in mezzo a
tutti i casini che combino, mi serve”
“E
quindi io – deglutisce Rosie – io non ti servo a un
cazzo, è
questo quello che stai dicendo?”
“Ti
sto dicendo che questo è tutto quello che riesco a darti
adesso
– risponde Niall, sinceramente – Possiamo vederci,
possiamo fare sesso, possiamo fare tutto quello che vuoi ma non...non
sono in grado di lasciare Angelina, adesso”
Rosie
inizia a tremare un po', incredula. “Non..tu mi hai
mentito”
Niall
emette un gemito disperato. “Ci sto provando, okay? - sbotta
–
Non è facile, Rosie. Non è per niente facile
fidarsi. Non ho mai provato qualcosa del genere per qualcuna,
neanche per Angelina, ma. Non ci riesco, non adesso”
Lei
boccheggia, sembra che non riesca neanche a respirare. Chiude gli
occhi, sentendoli troppo umidi. Cerca di togliere quella vocina
assidua che non smette di ripeterle che non è abbastanza,
che
non è niente a cui aggrapparsi, che Niall non si fida di lei.
Si
concentra sulle mani di lui che adesso le accarezzano i polsi in una
carezza confortante, il respiro caldo che le batte sulla fronte, il
fatto che Niall provi qualcosa, anche se non
è
abbastanza.
Nell'aprire
di nuovo gli occhi, sono quelli incredibilmente azzurri di lui la
prima cosa che vede.
Alza la testa e deglutisce. “Va bene. Ci sto”
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Capitolo 19 *** 18 ***
!!! attenzione !!! niall !!!
è !!! scemo !!!
!!! non pensate che
ciò che dice/pensa/faccia sia giusto perché non
lo è !!!
HUGS NOT DRUGS
capitolo diciotto
Le
basta un semplice sguardo, qualche bacio dato tanto per e diverse
parole, per farle capire che Niall è completamente diverso.
È
più lunatico, più irascibile e talvolta
più
simpatico, più alla mano e più propenso alle
chiacchiere. E parla, parla tantissimo. Non tace un attimo, e non la
smette di toccarle i capelli e fianchi neanche quando camminano. E
camminano un sacco, più di prima. Lui prende l'autobus, si
incontrano alla fermata e girano l'intero bosco che c'è dopo
la fabbrica di tessuti, vicino all'autostrada. E, oltre a questo, si
baciano un sacco, tra una frase e l'altra, perché Niall
sembra
un bambino in cerca continuamente di attenzioni. China la testa
affinché Rosie gli accarezzi le guance, l'abbraccia da
dietro
e unisce le loro mani tra le foglie secche degli alberi.
È
dimagrito tanto, Niall, e non ha più le guance paffute di un
tempo. Ha perso il timbro potente nella voce e le sue gambe hanno un
tic quasi spaventoso, come le sue dita, che si scrocca a tempi
regolari come se non ne potesse fare a meno.
Rosie
non gli fa presente niente, conserva quei momenti con gelosia,
perché
Niall è suo e suo soltanto. A scuola non ci va
più e se
lo fa è per vedere Angelina e riderle in faccia, osservando
i
suoi lineamenti dolci avere spasmi di rabbia.
Niall
diventa polvere ogni giorno che passa, la stessa che gli circola in
corpo dalla mattina alla sera. Rosie, al contrario, è
più
allegra, felice. Sta bene.
Da:
Non Rispondere
Arrivo.
I
suoi genitori sono via per il fine settimana, e Rosie è
così
contenta che ha deciso di non andare a scuola neanche oggi.
Si
è fatta una doccia veloce, ha spazzolato i capelli almeno
sei
volte e si è messa a guardare un film sull'iPad, cercando di
ammazzare l'ansia e il tempo.
Niall
suona che sono le dieci e ventiquattro, e lei si prende qualche
minuto per sistemare le coperte via dal divano e guardarsi allo
specchio.
Lui
indossa un paio di jeans neri e felpa che gli sta enorme,
e i suoi capelli biondi sono infilati sotto alla cuffia di lana che
lei ha già visto sulla testa di Louis, qualche volta.
“Ma
buongiorno” le sorride, mentre chiude la porta dietro di
sé.
Rosie
ricambia il gesto e lo conduce in salotto, l'iPad che sul tavolino
continua a riprodurre il film.
“Hai
fame?” gli chiede, sedendosi sul divano e guardandolo dal
basso, in
attesa.
Niall
osserva l'arredamento con interesse, il tavolo lungo e il mobile
lussuoso della televisione, i quadri alle pareti e il tappeto
persiano. Alla fine, si toglie la cuffia e la lancia sulla poltrona
che dà le spalle alla finestra, voltandosi poi per guardarla
con un sorriso malizioso.
“No,
- risponde, facendo un passo avanti nella sua direzione – ma
voglio
fare sesso”
Rosie
sorride di rimando, ma ha imparato a non arrossire per le parole di
Niall. Invece batte una mano sul divano accanto a sé e
semplicemente mormora “Allora facciamo sesso”
Harry
ha l'influenza, ma Frida è comunque a casa sua e stanno
comunque guardando The Big Bang Theory
seduti sul divano, lui con una tazza di tea caldo in mano e lei con
le ginocchia al petto.
Si
è auto invitata, esordendo alla porta con un
“Rosie mi ha
detto che sei malato”. Non gli ha dato altre spiegazioni, lui
non
le ha chieste. Ma ha sorriso.
Il
silenzio tra di loro è compensato da piccoli sorrisi e Frida
che si fa sempre più vicina ad ogni misero spostamento.
Harry
ha i capelli tirati indietro da una fascia nera e lo sguardo fisso
sullo schermo del televisore, ma lei sa comunque che è
nervoso
e che sente la distanza tra di loro diminuire gradualmente.
Alla
fine, quando è abbastanza vicina, Frida scivola quanto basta
per appoggiare la testa contro la scapola del ragazzo. Ruota
leggermente sul divano, in modo tale da essere comoda e guardare lo
stesso la televisione.
Lo
sente muoversi a propria volta, leggermente a disagio, e sorride un
po'. Harry si schiarisce la voce. “Ti ammalerai” le
dice, ma non
si sposta.
Lei
scrolla le spalle per quanto le è possibile, gli si avvicina
ancora di più e gli circonda lo stomaco con un braccio.
Cerca
di farlo sentire a proprio agio, cerca di fargli capire che gli sta
andando incontro, che ha capito che lui ha paura ma
che questo non serve a farle cambiare idea.
“È
okay” mormora poi.
Harry
sospira, irrigidito. La sua mano è incerta, mentre si alza
per
accarezzarle la schiena, fermandosi poi sulla sua spalla, in un goffo
abbraccio. Frida rabbrividisce e sorride.
“È
okay” ripete lui.
Si
sono spostati nella stanza di Rosie, e, nudi sotto alle coperte,
Niall le sta raccontando dell'ultimo furto che ha commesso, senza
smettere di sentirsi orgoglioso.
“Gioco
da ragazzi – dice, a pancia in giù, voltando verso
di lei –
Non se ne sono neanche accorte. Jean distraeva le commesse mentre
Peter e io infilavamo i soldi dentro la giacca. Abbiamo preso quasi
tremila sterline senza neanche usare una pistola!”
Rosie,
la guancia premuta contro il cuscino, forse dovrebbe imparare a
distinguere ciò che è giusto e ciò che
non lo è.
Forse dovrebbe sgridarlo, e dirgli che queste cose sono sbagliate. Ma
c'è qualcosa negli occhi di Niall da renderlo
così
felice e contento, che la contagia a sua volta, facendola sorridere.
“Tu
ti arricchisci – mormora, a bassa voce – mentre io
cerco un modo
rapido e indolore per morire”
Niall
si scurisce di colpo, diventando più serio di quanto lei lo
abbia mai visto. Rosie non se ne rende conto, e non capisce.
“Perché
dici così?” le chiede, aggrottando le sopracciglia.
Lei
si sdraia di schiena, l'appoggia contro alla testata del
letto e si copre il seno col lenzuolo. È difficile sostenere
sguardi così intensi.
“Per
dire – risponde, scrollando le spalle – Tu non ci
pensi mai alla
morte?”
Niall
ci pensa adesso, perché fa vagare le pupille tra le pareti
della
stanza, poi fa leva sulle braccia e si mette nella stessa posizione
della ragazza.
“Non
mi piace sapere che tu pensi alla morte” borbotta.
Rosie
rotea gli occhi al cielo, ma ne è segretamente lusingata.
“Vuoi forse dirmi che non hai mai
pensato alla morte, Niall? Neanche una volta? Nemmeno quando eri
così
triste da fare schifo?”
“Non
ho mai pensato al suicidio,
no – ribatte il ragazzo, incrociando le
braccia sul petto nudo – E non devi pensarci neanche tu,
chiaro?”
Lei
sbuffa e si sporge fino al comodino per raccogliere sigarette e
accendino, ne accende una e gli passa il pacchetto.
“Sei
tu quello che si sta ammazzando così” gli dice,
leccandosi
le labbra.
Niall
sorride al soffitto, facendo schioccare la lingua e buttando fuori il
fumo. Scrocca le ossa della mano sinistra.
“Sì,
ma – ribatte – è la cosa più
bella del mondo, il
modo in cui mi sto facendo a pezzi”
|
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Capitolo 20 *** 19 ***
capitolo
diciannove
Qualcuno
ha affittato il Marysol per la sua festa di
compleanno. Rosie
non pensa di sapere neanche il nome, ma sa che il suo, di
nome, è in lista. Il Marysol è vicino alla
stazione, ed è la discoteca della città
più
grande in assoluto. Lei ci è stata solo una volta, coi
documenti falsi che sua cugina le aveva procurato.
Stavolta
non deve neanche far finta di avere diciotto anni. Si è
messa
il vestito bianco, quello col pizzo e la schiena scoperta, ha
stirato i capelli così tanto essere quasi irriconoscibile,
si
è truccata a dovere ed è salita sul pick-up di
Harry
senza nessuna voglia di andare.
Adesso,
in macchina, stanno ascoltando la playlist
del ragazzo, mentre Frida canticchia a labbra chiuse e Rosie
risponde al telefono con l'aria scocciata.
“Pronto”
“Dove
sei?” chiede subito Niall, senza giri di parole.
“Sto
andando al Marysol – risponde lei,
lanciando un'occhiata
fuori dal finestrino ed evitando quella curiosa di Frida –
Perché?”
“Ci
vediamo lì” dice invece lui, riattaccando.
Rosie
allora impreca a denti stretti e getta con stizza il telefono sul
cruscotto, passandosi una mano tra i capelli e “Vaffanculo,
lo
odio” dire, nervosa.
“Lascialo
perdere, - mormora Frida, con un sorriso consolatorio – hai
più
cocaina in corpo che sangue”
“Tu
lo hai sentito?”
Scuote
la testa e incrocia le braccia: “Saranno mesi che non ci
parliamo.
Due giorni fa, te l'ho detto, quando l'ho visto con Angelina non mi
ha neanche salutata”
Rosie
annuisce brevemente e sospira, appoggiando la fronte contro il
finestrino: “Si sta comportando come uno stronzo –
dice, con
rabbia – Come uno psicopatico. Sarà la sesta
telefonata che
ricevo oggi e tutte sono durate neanche dieci secondi. Non si
capisce neanche cosa cazzo dice!”
“Perché,
allora, non gli dai un ultimatum?” le chiede Harry a quel
punto,
fermandosi a un semaforo.
“Perché
lo perderei” risponde, piatta.
Perché
sceglierebbe lei, vorrebbe
aggiungere.
“Non
ci pensiamo adesso! - Frida intercetta la tensione e batte le mani,
come se in questo modo si potesse non sentire – Stiamo
andando solo
a divertirci! Avremo modo di pensare ai cocainomani in un altro
momento. Adesso, invece...” e lascia la frase in sospeso,
girando
la manopola del volume mentre Kids
degli MGMT arriva al ritornello.
Harry,
nell'accelerare, soffoca un sorriso.
Due
ore dopo, i piedi di Rosie stanno chiedendo pietà.
Harry
lo hanno perso mezz'ora fa in pista, mentre lui parlava con qualche
suo compagno di corso. Adesso, lei e Frida stanno fumando nello
spiazzo che c'è prima del parcheggio del locale, pieno di
gruppi di ragazzi e ragazze che come loro preferiscono l'aria aperta
al caldo soffocante che c'è all'interno.
Frida
è ancora allegra, a differenza dell'amica, e quasi saltella
nel raccontare la
caduta che Jessica Cooper, quella delle Mouths Gold,
stava per fare in pista.
È
buio, e Rosie a malapena riesce a distinguere i contorni di chi
è
troppo lontano, tuttavia non si fa sfuggire il gruppo di ragazzi che
l'attimo successivo passa dietro Frida, e la mano di uno di loro che
sfiora il fondo schiena della sua amica.
Va letteralmente
fuori di testa.
“Senti, tu.
– richiama il ragazzo, indicandolo con la sigaretta ancora
accesa.
Tutto il gruppo si ferma a qualche passo da loro due, mentre il tipo
si volta verso di lei – Non le chiedi scusa?”
“Come?”
quello molleggia sulle sue gambe, infila le mani nella giacca e ride.
“Chiedile
scusa – ordina Rosie – Le hai toccato il culo.
Chiedile scusa”
Frida
la guarda con un certo timore, facendo un passo avanti e allungando
una mano nella sua direzione. “Rosie...”
“No!
- la bionda si muove di scatto, poi ritorna con gli occhi
fiammeggianti verso il ragazzo – Chiedile scusa”
Quello
ride ancora più forte, seguito a ruota dai suoi tre amici
dietro di lui. “Ascolta, bambolina – dice
– da dove arrivi?”
“Dal
mondo in cui se un pezzo di merda come te tocca una ragazza senza il
suo consenso, le chiede scusa” ribatte Rosie, sprezzante.
Non
riesce a capire cosa le sta succedendo. Non è una cosa
normale. Non è da lei, da Rosie. Non ha mai provato
così
tanta rabbia in tutta la sua vita. Vorrebbe semplicemente spaccare
tutto, si sente così tanto viva
da andare a fuoco.
Sta tremando.
È come se tutti i sentimenti
che ha provato e che ha sempre ripudiato
si stessero scatenando adesso, come uno tsunami che non puoi gestire.
Frida
sta per dire qualcosa, perché ha capito che la sua migliore
amica sta esplodendo, ma alla sua voce allarmata se ne aggiunge
un'altra.
“Va
tutto bene?”
Si
voltano verso Zayn, Liam e Louis, giunti di fianco a Frida con i
volti seri, in allerta.
Rosie
non si degna neanche si rispondere alla domanda del pakistano,
perché
“Chiedile scusa – continua, verso il ragazzo
– L'hai toccata
senza il suo consenso, no? Chiedile scusa”
“Ti
ha toccata?” domanda Zayn e Frida, che boccheggia, incapace
di dire
qualcosa.
Sembra
sconvolta, nel
guardare la sua migliore amica.
“Senti,
bello – interviene a quel punto Louis, vagamente infastidito
–
perché non fai un favore a tutti e chiedi scusa alla
signorina?”
Il
ragazzo sbuffa una risata e si rivolge a Frida, che non lo guarda:
“Scusa, zuccherino – biascica, facendo un passo
indietro – La
prossima volta toccherò qualcos'altro”
Liam
rotea gli occhi al cielo nel guardare il gruppo allontanarsi,
mormorando un “Maschilisti del cazzo” che fa
sorridere il suo
ragazzo.
Sorriso
che si spegne nel momento in cui si sente la voce piena di panico di
Frida, inginocchiata alla figura ora semi cosciente di Rosie.
“Chiamate
un'ambulanza!” strilla, tenendo la testa della sua migliore
amica
rialzata.
Louis
ha già tirato fuori il proprio telefono.
Quando
i coniugi Muller mettono piede nel corridoio dell'ospedale, i medici
hanno già stabilito che quello che ha colpito la loro
figlia,
non è nient'altro che un attacco cardiaco.
Frida
cerca di capire il più possibile quello che il dottore
Kennedy
sta cercando di spiegare ai genitori di Rosie. Lui parla di THC nel
sangue, di assunzione di droghe leggere e possibili droghe
più
pesanti, dice che la crisi asmatica è stata così
forte
da doverla ricoverare d'urgenza.
Poi
Gabrielle le si siede accanto, le prende una mano sulle sedie scomode
della sala d'aspetto e le chiede di raccontarle tutto.
Sono le tre e mezza quando Frida inizia a raccontare la storia di una
figlia alla madre, come se parlasse di una sconosciuta.
In
quel corridoio, lasciato da Zayn, Liam e Louis qualche mezz'ora
prima, mentre Harry ha gli occhi chiusi contro il muro dietro la sua
testa, Frida parla dell'unica persona importante che
adesso non c'è.
Niall
Horan non si va vivo neanche i giorni successivi.
Manda
un messaggio, però, al telefono di Rosie che, ormai scarico,
viene ritirato da Gabrielle quella stessa notte.
Da:
Non Rispondere
Ti
amo.
|
Ciao a tutti!
Sarò
veloce, perché sono a casa con l'influenza e voglio
rispondere alle vostre recensioni come si deve.
Dunque,
direi che siamo giunti praticamente alla fine di questa storia. Mancano
circa 2/3 capitoli epilogo compreso, quindi sarei curiosa di sapere:
secondo voi, come va a finire?
Ho
voluto scrivere questo capitolo in questo modo perché volevo
mettere in evidenzia la serie di eventi che si svolge in
così poco tempo da sconvolgere tutti.
Ma,
a ogni modo, se avete qualche dubbio, sono a vostra completa
disposizione!
Un
grazie immenso a tutte le persone che continuano a seguire questa
storia tira e molla, vi adoro!
Al
prossimo capitolo!
caterina
|
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Capitolo 21 *** 20 ***
non
ho molto da dire, solo che il prossimo è l'epilogo!
grazie
a tutti, col cuore.
capitolo venti
È un college di Oxford, solo per ragazze, Rosie pensava
neanche esistessero più.
Parte domenica mattina perché sua madre ha sborsato qualche
zero in più per farla ammettere a metà anno
scolastico
senza troppi controlli . Lei non ha neanche provato a controbattere,
perché un po' se l'era immaginato.
Ha pianto tanto, però, più di quanto le fosse
concesso.
Ha pianto fino al vomito e fino agli occhi ruvidi per lo stress, fuori
dall'ospedale.
Probabilmente avrebbe meritato qualcosa di più di una fine
come questa.
Le dispiace, forse.
È che non riesce a provare più nulla,
è tornata
la sua vecchia compagna di vita che il consulente scolastico, coi
suoi genitori, chiamava 'apatia'.
Ma le viene da sorridere, sull'autobus, mentre aspetta la sua
fermata, perché se avesse rispettato quello che si era
ripromessa, se non avesse risposto, tutto questo non
sarebbe successo.
Il Weed è pieno di persone intente nel far jogging, quando
Frida ci mette piede, quel sabato mattina.
Di fianco al cancello d'entrata centrale, Niall sta fumando con due
ragazzi che lei non ha mai visto. Non si ferma, perché sono
mesi che lui non si fa sentire e
perché non ha voglia di piangere ancora, vuole solo
raggiungere Rosie alla solita panchina e restare con lei per sempre.
Niall non sembra dello stesso avviso, perché non appena la
vede, balza giù dal muretto e inizia a rincorrerla, poi le
afferra il polso per fermarla e farla voltare.
“Ho trovato quello che ti ha dato le pastiglie alla festa di
Charlie Seen” è la prima cosa che le dice, il tono
cauto ma
la faccia orgogliosa.
Frida
annuisce.
“Lo ha trovato un amico di Louis, in realtà
– continua lui
– Sapeva che lo stavamo cercando da un po', così
ci ha dato
una mano. È un amico di Tom, te lo ricordi? Avrei dovuto
immaginarlo. Si chiama Anthony e qualcosa e penso di avergli rotto il
naso”
La ragazza lo fissa negli occhi, le pupille piccole e gli occhi
già
arrossati, il volto adesso spigoloso, gli zigomi non più
rossi
ma pallidi come la neve. Non gli risponde neanche stavolta, ma invece
scuote la testa e boccheggia, come se si fosse resa conto per la
prima volta di chi ha realmente davanti.
Forse è così davvero.
“Che cosa sei diventato...” è il suo
sussurro spezzato.
Niall smette di sorridere all'istante nell'aggrottare le sopracciglia
e “Cosa?” le domanda, senza capire.
Frida gli volta le spalle e continua a camminare, lui la ferma di
nuovo e “Aspetta, aspetta – la richiama,
piazzandosi di fronte a
lei per guardarla, adesso, con una sorta di incertezza – Come
sta
Rosie?”
Dopo quella domanda, lei è a tanto così dal
tirargli
uno schiaffo. Seppur sia assolutamente contraria a ogni tipo di
violenza, le sue mani hanno uno spasmo involontario. Le sigilla a
pugno, però, fa un respiro profondo per poi dire:
“Se ne va”
“In che senso 'se ne va'?” Niall sembra sempre
più
lontano, non riesce a capire.
“Se ne va, cazzo – esclama Frida, puntandogli il
dito contro –
Se ne va ed è tutta colpa tua”
“Colpa mia?”
“Colpa tua! - lo spinge, alzando la voce –
Perché cazzo
non potevi restartene da un'altra parte al posto che venire a
rovinare la vita a tutti noi? Tu con i tuoi cazzo di problemi! La
verità è che sei un drogato che vuole portare a
tutti i
costi nella merda anche gli altri. Ma non te ne rendi conto? Che fine
ha fatto il ragazzo che quasi scoppia a piangere sulle gradinate
della scuola parlando con me? Dei suoi problemi, di sua madre? Che
cazzo di fine hai fatto, Niall? Dove cazzo sei andato a finire? E
dove cazzo hai mandato a finire noi! Tu hai rovinato tutto!
Sei la persona che più detesto al mondo e lei adesso se ne
andrà e io rimarrò sola ed è tutta
colpa tua!”
E ci sarebbero un mucchio di cose da aggiungere, altre imprecazioni e
altri spintoni per farlo finalmente cadere a terra, solo che ci sono
troppe lacrime, adesso, che sente fatica anche solo a respirare. Ha
il corpo che freme di ira e la gola che brucia da morire. Niall
rimane zitto per quelli che sembrano anni, guardandola con gli occhi
di chi è consapevole, di chi sa. Frida lo vede, il rimpianto
nel suo sguardo, il pentimento. Se ne è finalmente accorto,
perché stanno perdendo tutti.
Alla fine lui può solo che alzare l'angolo della bocca
secca,
allargare le braccia nella direzione della ragazza e dire:
“Ti ho
fatta arrabbiare, finalmente”
Frida gli piange contro la spalla.
I coniugi Muller stanno già dormendo, quando Niall manda un
messaggio al telefono di Frida, quella stessa sera.
Lei lancia un'occhiata agli occhi arrossati di Rosie, facendole
intendere la situazione. La sua amica, seduta sulla poltrona del suo
salotto, annuisce semplicemente e si alza in piedi, sistemandosi la
felpa grigia che le calza larga.
“Vado a salutarlo e torno” informa i suoi due
migliori amici,
seduti sul divano elegante, che annuiscono a loro volta.
Harry la segue con lo sguardo finché non sente la porta
dell'ingresso aprirsi e chiudersi lentamente, poi sospira e chiude
gli occhi, appoggiandosi al cuscino dietro la sua testa.
“Ti amo”
Spalanca le palpebre, guardando il soffitto improvvisamente troppo
illuminato, fastidioso.
Non si volta, non ne ha la palle.
“Ti amo – ripete Frida, la voce che si inclina,
trema come le
gambe di lui – e dovevo dirtelo. Ti amo. E sta per finire
tutto e
io...sarò qui, quando vorrai fare quel cazzo di passo che ci
occorre per stare insieme. Qui – sospira, piange –
Ti amo”
Harry boccheggia perché vorrebbe rispondere che
sì,
anche lui la ama, cazzo!, che poi alla fine non dice niente. Gli
prendono a scorrere i brividi lungo la schiena come quando capisci
che non hai scampo ma solo il vuoto. Ed è la
medesima situazione, realizza. La ama, porca puttana se la ama. Ma
non ce la fa, e l'amore non ti basta e non ti salva in questi casi.
Sta zitto, richiude gli occhi. La sente piangere anche così.
Rosie lo vede alla luce del lampione, fermo sul ciglio del
marciapiede mentre gioca con l'elastico che tiene al polso e che
appartiene a lei.
Niall indossa un maglione scuro e un paio di pantaloni della tuta,
delle Nike consumate e lo snapback rovesciato. Quando la vede, blocca
il movimento nervoso delle sue dita e alza la testa, facendo un passo
avanti. La ragazza lo raggiunge lentamente, prendendosi il tempo
necessario per non tornare in lacrime per l'ennesima volta.
Quando sono abbastanza vicini – non troppo, solo abbastanza
-, lui
fa un sorriso tenue e dice: “Te ne stavi andando senza
salutarmi”
“Non volevo dirti addio”
“Non è un addio”
Sorride anche Rosie, gli occhi ancora rossi. Fa freddo, nota, e la
strada è deserta. La diverte quasi, il tono convinto che usa
lui.
“Mi dispiace per quello che è successo –
mormora Niall, e
quando vede che lei non ribatte, continua – Sono serio,
Rosie. Mi
dispiace, per tutto. Ho combinato casini su casini e ti ho fatta
stare male”
“Ma l'ho sopportato – ribatte la ragazza, la voce
che pare un
soffio gelido – l'ho sopportato, perché io volevo
solo stare
con te”
“Lo so, - Niall inizia a muoversi nervosamente ancora, e
l'unica
cosa a cui Rosie riesce a pensare, nel vederlo, è il numero
di
strisce che deve essersi fatto per restare in piedi così a
lungo – ma noi siamo stati insieme. Chissene fotte di quello
che
pensano gli altri, tu hai me e io ho te. Ti voglio ancora, Rosie, sul
serio”
Ci crede sul serio alle stronzate che sta dicendo, Rosie gli sorride
perché è a metà strada tra l'essere
buffo e
patetico. Niall non riesce ad arrivarci, i suoi neuroni non collegano.
“Tu hai Angelina – gli dice lentamente, guardandolo
negli occhi e
incrociando le braccia – e lei ha te. Va bene
così, Niall.
Non era destino”
“Invece sì! - esclama lui, alzando la voce
– Sì,
cazzo! Non è finita, non è finita”
“Non è mai iniziata” ribatte Rosie.
E lui allora la bacia, fortissimo, quasi come se volesse farle male e
toglierle dalla bocca ciò che ha appena detto. Le stringe la
schiena con mani che non riescono a stare ferme, come per dirle:
“Non
andare. Resta.”
Rosie soffoca un singhiozzo contro le sue labbra, poi si lascia
cullare un'ultima volta dalle sue braccia diventate sotto il suo
tocco sempre più magre, chiudendo gli occhi a contatto con
la
pelle pallida del suo collo.
“Ti vengo a trovare – sussurra Niall al suo
orecchio, come se
avessero tutto il tempo del mondo – Vengo da te e stiamo
insieme.
Non è finita”
Rosie sorride in mezzo al pianto, fa finta di crederci.
“Ti ricordi quando mi hai detto che mi stavo ammazzando con
questa
merda? - lei annuisce e si stringe ancora di più contro al
corpo di
Niall, lui parla e non la lascia andare – E io ti ho risposto
che mi stavo facendo a pezzi con la cosa migliore che potesse
capitarmi? Eri tu”
|
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Capitolo 22 *** Epilogo ***
eviva
preferisco
scrivervi qui, perché scrivere alla fine mi sembra un po' di
rovinare l'atmosfera di un capitolo.
ho
scritto il finale di questa storia mentre la mia città si
allagava, così come la mia scrivania per le troppe lacrime.
e
tutto quello a cui riesco a pensare è doveva
andare così.
vi
ringrazio un'ultima volta per tutto il supporto e l'amore che mi avete
dato durante questa storia, grazie di cuore.
sarebbe
tutto diverso, se non ci foste voi.
penso
che tornerò a scrivere su questi personaggi, ho
già in mente qualcosa, perciò se volete
continuare a seguire questo 'viaggio', potete controllare di tanto in
tanto il mio profilo, non si sa mai.
è
stata una bella avventura, e doveva andare così.
grazie,
col cuore e tutto il resto,
a
presto!
caterina
Tornare
fa sempre uno strano effetto, anche se sono posti che non ti
appartengono.
Rosie guarda fuori dal finestrino del treno con Childish Gambino in
loop nell'iPod. Glielo ha fatto scoprire Taylor, la ragazza della
stanza accanto alla sua.
A Frida piacerebbe da impazzire.
Ogni
volta che sente qualcosa iniziare a espandersi nello stomaco, come
una nostalgia malcelata, alza di un po' il volume della musica, come
a zittire il resto. Non vuole ricordare.
Agosto
è caldo, ma la vicinanza con la costa rende tutto molto
più
ventilato, diverso dal caldo turistico di Oxford.
Alla
fermata di Bampton, scendono solo lei e un'anziana di colore.
Rosie
si lecca le labbra, poi ci infila in mezzo una sigaretta e l'accende
con il clipper che dice 'I love London' che ha comprato al centro
commerciale di Oxford.
Si
guarda intorno, coi capelli cresciuti e più biondi e il viso
struccato, stanco morto. Si sfila le cuffie dalle orecchie e arrotola
il filo attorno all'iPod bianco, infilandolo nella borsa larga sotto
al braccio.
Fa
qualche passo indifferente, guardando senza troppo entusiasmo la
struttura vecchia della stazione, le panchine sporche e le
macchinette di dolciumi. Poi individua la figura quasi scheletrica
ferma davanti all'ingresso che dà sui binari, vestita
completamente di nero, con le occhiaie attorno agli occhi verdi e i
capelli sciupati, il sorriso instabile, stretto.
Frida
la sta aspettando con l'aria di chi non ha più niente a cui
aggrapparsi, e Rosie sente di nuovo quella sensazione straziante allo
stomaco perché sta guardando negli occhi la persona che una
volta era la più importante della sua vita.
Perché
adesso non sono più amiche, e lo sanno entrambe.
È
finito tutto, completamente.
Capeggia
quella cortesia di due conoscenti che per educazione si salutano per
strada e che se si incontrano nello stesso posto scambiano il minimo
di bugie essenziali. Come stai? Sto bene e tu? Tutto bene, grazie.
Quando
raggiunge Frida, entrambe tentennano. Dovrebbero abbracciarsi?
Piangere?
Sono
quasi otto mesi che non si vedono e cinque che non si sentono, cosa
sono adesso?
Alla
fine è Frida che parla per prima, la voce completamente
cambiata, bassa.
“Ciao,
Rosie – mormora, optando per sfiorarle un gomito –
Bentornata”
I suoi
genitori non sono neanche venuti a prenderla.
Si
erano giurate amicizia eterna, perché è questo
ciò
che fai nel momento in cui qualcosa si spezza. Vuoi delle
stabilità,
e vuoi sapere che andrà tutto bene.
Il
primo mese a Oxford è stato un pianto continuo, Rosie si
rintanava in ogni buco possibile per stare da sola a versare tutto
quello che aveva in corpo. Non usciva dalla sua stanza se non per le
lezioni ed evitava qualsiasi tipo di gita programmata.
Poi ha
conosciuto Valerie, la ragazza francese in Inghilterra da sei anni, e
le cose hanno iniziano a smuoversi un po'. Valerie è
semplicemente un uragano di energie e capelli ricci, sempre in
movimento e sempre con la parola di conforto. Sono diventate amiche
lentamente, perché Rosie ti può sorridere ma poi
non è
detto che si fidi, e Frida è passata poco a poco in secondo
piano. Ma non si è mai lamentata, e non ne hanno mai
discusso,
perché era giusto così. Rosie doveva pensare alla
realtà che stava vivendo, e Frida non sarebbe mai stata
così
tanto egoista da impedirglielo.
I messaggi sono diventati sempre
più
rari, le chiamate sono completamente sparite e così anche il
loro rapporto.
L'ultima
volta che si sono sentite per telefono, è stato a marzo, il
diciotto. Frida le aveva dato la buonanotte di quell'infernale giorno
con un “Stare
bene vuol dire andare avanti”, a cui Rosie aveva
risposto con “Ed
è quello che abbiamo fatto, anche se da
parti opposte”. Da lì, la bionda
aveva cancellato la
conversazione, chiudendo per sempre l'unico ponte che le rimaneva con
la sua vecchia vita.
Si
sente una turista che visita per la seconda volta una città,
mentre il 198 passa per il centro.
Stanno sedute sui sedili vicine,
ma non parlano. Frida guarda davanti a lei, le mani venose appoggiate
sui jeans neri e il sorriso quasi ubriaco, di una bambola spezzata.
Rosie invece fissa fuori dal finestrino, e non è cambiato
niente da quello che si ricordava.
“Vuoi
scendere?” domanda Frida a un certo punto, davanti al ponte
che
porta al Weed.
Rosie
si volta a guardarla con le sopracciglia e No, no, no.,
vorrebbe rispondere. Invece annuisce veloce e “Sì,
okay”
mormora.
“Bene”
la mora sorride ancora con quell'espressione persa e chiama la
fermata.
Il
parco è invece più rigoglioso, più
verde, sembra
quasi più grande. Camminano sul viale alberato in silenzio,
vicine ma non abbastanza. Sembra che entrambe vogliano iniziare a
parlare, perché di tanto in tanto qualcuna apre la bocca e
boccheggia, poi la richiude e deglutisce.
Arrivate
al chiosco, Frida sembra acquisire abbastanza sicurezza da alzare la
voce.
“Come
stai?”
Ed è
una domanda di merda, se si pensa a quello che hanno passato insieme.
Se si pensa al fatto che si conoscono come le loro tasche, che non ci
sono mai stati segreti, se pensi al fatto che una è Rosie e
l'altra è Frida. Il semplice chiedere come sta l'altra,
perché
fondamentalmente non lo sai, è
abbastanza per farti
capire che non c'è più niente che abbia il nome
di
entrambe. Non c'è più niente che condividono,
forse
solo i ricordi.
“Bene
– Rosie sembra quasi tentennare nel ripetere la domanda,
perché
Frida non sta e basta – E tu?”
La
vede con la coda dell'occhio azzurro alzare le spalle magre,
sorridere – di nuovo – leggermente.
“Anche
io, grazie” risponde.
“Sì?
- la bionda deglutisce, cerca di sembrare il più interessata
possibile – Come vanno le cose qui?”
“Dipende
dai punti di vista – spiega Frida, la voce bassa e
arrugginita,
guardando la punta delle sue Converse nere – Non
c'è mai
niente di interessante da fare, e d'estate è ancora
peggio”
Rosie
annuisce lentamente, si lega i capelli con l'elastico che Valerie le
ha dato quella mattina.
“Con
chi giri, adesso?” s'informa, senza voler pensare troppo a
quell'adesso.
Adesso
che non ci sono io e adesso che non torno.
“Oh
– Frida sembra quasi dispiaciuta nel risponderle, assume
l'aria di
una bambina indifesa, completamente smarrita – In
realtà non
c'è molta gente con cui uscire...ogni tanto- ogni tanto esco
con Zayn o con Louis. Loro mi hanno...mi hanno aiutata molto, in
questi mesi. Zayn si è preso cura di me, e ogni tanto mi
chiede se voglio passare del tempo con loro, ma io so che Liam non
vuole perché non gli piaccio molto, quindi...quindi sto
sola,
ecco”
A
Rosie vengono i brividi nel sentirla parlare, e più la
guarda,
più si rende conto che ciò che ha davanti non
è
nient'altro che il restante delle macerie della sua migliore amica.
Il solo pensare
che una come Frida stia sola, che sia
sola, è straziante.
È
brutto da pensare, ma le fa quasi pena.
“Ah”
è l'unica cosa che riesce a dirle, stringendo i pugni.
Frida
annuisce e fa un altro sorriso.
“Harry
si è fidanzato – dice, come se se ne fosse
scordata – Lei
si chiama Ingrid. Dovresti- dovresti vederla, è davvero
carina, anche se è un po' bassa”
Sembra
che stia per piangere, perché i suoi occhi si fanno
lucidissimi anche mentre continua a sorridere con quella smorfia di
dolore stampata sul volto scavato.
“Fidanzato?”
esclama Rosie, fermandosi di scatto.
“Già
– Frida si ferma a sua volta, la guarda con gli occhi spenti
e
bagnati – Strano, eh? Ma stanno bene insieme. Voglio dire,
sembrano
felici. È questo l'importante, no? Lui...lui con me non
voleva
starci, e ha trovato di meglio”
Meglio
di qualcuno come Frida per Harry c'è solo...Frida. Non
è
possibile che lui sia stato così codardo da non fare niente.
Dopo tutto quello hanno passato tutti e tre, Harry
l'ha
lasciata sola completamente.
Frida non ha più nessuno, e
seppure Rosie sia lì fisicamente, non ha neanche lei.
La
bionda rimane in silenzio, senza sapere cosa dire. Riprendono a
camminare finché l'altra non si ferma ancora.
“Vuoi
andarlo a trovare?”
Non
dice neanche chi. Non ce n'è bisogno.
“Io...”
“Ti
ci accompagno, se vuoi – continua Frida – Ci vado
spesso, e non
c'è mai nessuno. È un posto carino, alla fine, il
migliore in cui lui si sia mai rintanato”
Fa una
risata spenta, poi scuote la testa e attende che Rosie parli. E lei
non sa proprio perché le venga quasi naturale mentirle,
farle
un sorriso tirato e dire: “Magari un'altra volta”
Però
succede.
La
vede annuire, “Sì, sì, certo”
mormora, e torna
zitta.
I
fucking hate you
Lo
cerca in mezzo a tutti quegli occhi, velocemente, come se non
avesse tempo da perdere. Si sente fuori posto, perché luoghi
silenziosi come quelli non le sono mai piaciuti.
E lo
odia anche per questo e per tutto quello che le ha fatto.
Rosie, in
otto mesi, ha potuto capire più di quanto abbia mai fatto
prima d'ora.
Lo
odia, cazzo. Lo odia perché l'ha resa debole,
perché
l'ha spezzata e ha spezzato tutto quello a cui lei riusciva ad
aggrapparsi. Perché l'ha lasciata sola, e le ha promesso
cose
che non sono mai arrivate, perché era un codardo e
perché
l'ha trascinata in basso, a fondo. E odia se stessa per averglielo
permesso, perché si è fidata, perché
lo ha
toccato e si è lasciata toccare, lo ha lasciato
fare, perché era diverso.
Quando
lo trova, stipato in fondo a quel giardino pieno di fiori, e Niall la
guarda con quegli occhi che sembrano ancora più chiari,
sente
l'odio viscerale esploderle dentro.
Gli si
siede davanti perché le gambe non riescono a reggere il peso
di tutto quanto, e lo guarda e guarda ciò che è
diventato.
Non
dice niente, perché non vuole che la sua voce si incrini,
perché non se lo merita.
Si
immagina la cerimonia, la chiesa mezza vuota, il prete che dice
stronzate su stronzate e Zayn, Liam e Louis in fondo alla navata con
le mani congiunte e i volti bassi. S'immagina il volto di sua madre,
l'espressione di chi sapeva che sarebbe successo, la faccia arresa,
priva di speranza, i vestiti scuri e gli occhiali neri. Vede
Angelina, la testa appoggiata alla spalla della sua amica mentre
piange copiosamente. Vede Frida, nascosta dietro la schiena di Zayn,
coi capelli sul volto e le mani vuote, aperte, come se stesse
raccogliendo i pezzi di quello che le hanno lasciato e si stesse
ricostruendo.
E
s'immagina il ghigno bastardo di Niall anche lì, seduto
dietro
a sua madre con le braccia e le gambe comode, ad assistere alla morte
di qualcuno che non conosceva. Si immagina i suoi ultimi respiri, tra
il letto dell'ospedale, e si chiede se le abbia pensato, prima di
chiudere gli occhi.
E le
viene da ridere, nel guardare la foto che lo ritrae appiccicata a
quella tomba grigia, perché è perfino morto,
piuttosto che stare con lei.
Perché
è sempre facile morire, è un cliché
che
applicano anche gli scrittori. Perché il dolore vende, molto
di più di una storia che finisce bene. Perché
morire è
sempre la via più corta, richiede meno impegno di una vita
intera, perché è facile morire, sì. Il
dolore di
una perdita è qualcosa che non se ne va, e proprio
perché
si è masochisti, ci piace pizzicare i punti ancora lesi, per
scuoterci, per farci ricordare. Ed è più facile
morire
con la promessa del 'per sempre' piuttosto che restare in vita e
vedere se le cose poi funzionano davvero.
Ed è
per questo che Rosie non gli ha mai creduto fino in fondo. Rosie
crede nel chi lotta invece, come ha fatto lei. Crede nel chi resta,
crede in chi non se ne va.
Niall.
Frida. Harry.
Ad
andare via sono capaci tutti, anche se non sembra. Lei stessa ha
preso un treno per Oxford, Frida si è isolata, Harry ha
trovato una ragazza, Niall è morto d'overdose da cocaina.
Morto.
La
morte ti porta frustrazione e non ti lascia pace. Non è come
un qualcosa che manca, un semplice ritardo che ti porta a perdere il
treno. È qualcosa che non torna. Puoi pensare
“cazzo, se
solo avessi fatto questo...”, ma non aggiusti nulla.
Perché
con la morte muoiono piano piano anche i ricordi e i sogni, e quella
voglia di crescere per vedere il mondo insieme. Muore la convinzione
di essere forti abbastanza, e la voglia di andare avanti. Puoi
pensare a tutti quei se,
ci puoi dormire la notte, puoi urlare e
piangere, ma non cambia. La morte è facile, se ci pensi puoi
morire con tutto, perché finisce qualcosa per te. Il fatto
è
che con la morte, soffrono gli altri. È una catena quasi
indispensabile, e un dolore che qualcuno si deve prendere
perché
è così che vanno le cose. Lo puoi nascondere,
puoi
pensare che non esista, ma arriverà un momento, che tu sia
sotto la doccia, in classe o davanti al messaggio che aspettavi da
una vita che ti dice Ti amo, in cui ti cederanno le
gambe e i
muscoli, in cui sentirai talmente tanto dolore da pensare di non
farcela, e allora morirai anche tu, piano piano, perché non
c'entra se rimani in vita, non c'entra se cammini, se respiri, se ti
vedi riflessa allo specchio.
La
morte non è solo morire, è anche restare in vita,
senza
nient'altro che battiti di un cuore freddo.
E lei se lo
sente sorridere contro il collo, in un soffio di vento davanti a
quella data di marzo, mentre Niall la guarda con gli occhi da cui non
è mai riuscita a scappare veramente.
Perché
nonostante tutto, ha vinto lui ancora.
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