Per Aspera ad Astra

di Dryas
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che la guerra abbia inizio ***
Capitolo 2: *** Patto con il diavolo ***
Capitolo 3: *** Questione di coscienza ***
Capitolo 4: *** I dadi sono tratti ***
Capitolo 5: *** Freedom is mine ***
Capitolo 6: *** L'arte di convincere ***
Capitolo 7: *** Convivenza forzata ***
Capitolo 8: *** Gentilezze ***
Capitolo 9: *** Buio e Luce ***
Capitolo 10: *** L'Impossibile ***
Capitolo 11: *** Lealtà reciproca ***
Capitolo 12: *** Fuga d'amore ***
Capitolo 13: *** Bacio dal passato ***
Capitolo 14: *** Scambio di favori ***
Capitolo 15: *** Biglietto di sola andata ***
Capitolo 16: *** Verità nascoste ***
Capitolo 17: *** Mettersi in gioco ***
Capitolo 18: *** Sere d'estate ***
Capitolo 19: *** Senza via di fuga ***
Capitolo 20: *** Maschere che cadono ***
Capitolo 21: *** Codardia ***
Capitolo 22: *** Vendetta ***
Capitolo 23: *** L'unione fa la forza ***
Capitolo 24: *** Ricordi indelebili ***
Capitolo 25: *** Cambiamenti ***
Capitolo 26: *** Per Aspera ad Astra ***



Capitolo 1
*** Che la guerra abbia inizio ***




PRIMO CAPITOLO


-Che la guerra abbia inizio-








-Non ci sono parole! Sei inspiegabile! Assolutamente assurda!-
È così che si era svolto il loro primo vero dialogo, con insulti che volavano nell’aria e parole gridate al vento, ma era esattamente ciò che Tenten voleva e si godeva quel momento fino alla fine.
Irritare, innervosire e offendere Neji Hyuga era stato il suo più grande sogno per ben tre ore, il tempo che si trovava in quella stanza bianca. Avrebbe preferito una soluzione più fisica e violenta per dar sfogo alla sua rabbia, ma era stata abbastanza assennata da evitare di mettere le mani al collo ad un uomo sicuramente capace di difendersi, oltre che di contrattaccare.
-Se quella strana sono io, mi domando che cosa pensi di te stesso!- sbraitò lasciando libera la sua lingua -quello che ha problemi qui sei tu!-
-Ti sembra il caso di urlare in un ospedale?!- ribatté il ragazzo, voltandosi e avvicinandosi a lei.
-E’ quello che stai facendo anche tu!- rispose la ragazza alzandosi in piedi per tenergli testa -o il tuo ego è talmente grande che ti copre gli occhi e ti chiude le orecchie?! Magari ti chiudesse la bocca!-
-Magari la chiudesse a te, pazza squilibrata!- rispose a tono Neji -vattene da qui! Non hai il permesso di stare in questa stanza!-
-Io non mi muovo di un passo!- replicò -non la lascerò un’altra volta sola con voi!-
-Ti ho detto di andartene!- ripeté Neji afferrandola per un braccio e spingendola verso la porta, ma la ragazza protestò alzando il volume della voce e sbracciando più che poteva per liberarsi dalla sua presa.
-Ehi, ehi!- gridò una voce femminile -fatela finita voi due! O vi sbatto fuori entrambi!-
-Sakura! Non puoi permettergli di rimanere qui! Digli di andarsene!- disse la ragazza alla nuova arrivata.
-Sei tu quella che non ha il diritto di rimanere!- ribatté Neji -Chi sei tu?! Eh?! Nessuno!-
-State zitti!- sbraitò Sakura sovrastando le loro voci -Neji Hyuga, lasciala andare e tu, Tenten, smettila di provocarlo!-
L’ordine ebbe il suo effetto ed entrambi rimasero in silenzio. Alzando con un gesto nervoso il gomito, Tenten si liberò dalla presa del ragazzo, che rispose lanciandole un’occhiataccia. 
-Ragazzi, che fatica- commentò Sakura sentendo finalmente silenzio -mancavate solo voi due e la vostra stupida lite per concludere al meglio la giornata! Non vi bastava quello che è successo?!-
Tenten abbassò gli occhi, mentre Neji la fulminò.
-Lo vieni a dire a me?- le disse lapidario -credi che mi stia divertendo?-
-no, Neji, ma … -
-Haruno, fai andare via questa donna o chiamo il tuo superiore- la interruppe guardando poi Tenten con disprezzo -sono stanco di averla tra i piedi-
-Tu le farai solo del male- gli disse Tenten scaldandosi di nuovo -è di affetto che ha bisogno, non di gelo!-
-Tenten- la chiamò Sakura -non puoi stare qui, se Neji vuole che tu te ne vada può benissimo chiederlo, non sei una parente-
-Ma Sakura … -
-Non nascondo che sono d’accordo con te- la fermò, lanciando uno sguardo significativo a Neji, che eluse con noncuranza -ma qui siamo in un ospedale e ci sono delle regole ben precise. Vedi di rispettarle-
Tenten guardò prima Neji, che ricambiò con la stessa intensità d’odio, e poi il letto di fianco a lui, in cui giaceva la sua migliore amica, Hinata. Non si era svegliata, nonostante il loro baccano, non aveva aperto gli occhi.
-D’accordo- disse infine senza cancellare il tono di fastidio -troverò un altro modo per starle vicino e aiutarla a guarire. Hyuga, non credere che stavolta ti lascerò campo libero- 
-Devi solo provarci- la minacciò Neji –non vedo l’ora-
-Bene, allora- rispose Tenten -che la guerra abbia inizio-
Neji rispose con un sorriso per nulla tranquillizzante e fissò la schiena di Tenten fin quando non scomparve dietro la porta. Dopo di che si girò verso Sakura.
-Vorrei rimanere solo con Hinata- le disse con fredda educazione -ti dispiace?-
-Affatto- rispose il medico, con la stessa freddezza -ma prima che me ne vada sento il dovere di informarti su alcune cose-
-Fai in fretta- rispose spazientito l’altro.
-Come ho già detto, credo che tu sia la persona più sbagliata per stare qua dentro- gli disse apertamente -e al primo segno di peggioramento tu e tutta la tua famiglia non metterete mai più piede in questa stanza, intesi? Non lascerò che la uccidiate-
-Hai finito?- domandò Neji con fredda calma.
-Non sto scherzando- ribatté Sakura -la mia è una promessa-
-Non mi importa, prometti pure quel che vuoi- le disse Neji -non sarai certo tu o quella svitata a mettermi i bastoni tra le ruote-
-Vedrai che qualcuno lo farà- fu la risposta di Sakura -forse non sarò io, ma qualcuno lo farà. Stanne certo-
Sakura chiuse la porta alle sue spalle, lasciando Neji solo con Hinata ancora incosciente. Il ragazzo si alzò di scatto e tirò con forza le tende, facendo calare il buio nella stanza. Dopo di che si sedette, aspettando pazientemente il risveglio della cugina.


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Capitolo 2
*** Patto con il diavolo ***



SECONDO CAPITOLO


-Patto con il diavolo-









Tenten si lasciò cadere sulla scomoda sedia di plastica dell’ospedale e portò stancamente una mano sugli occhi, cercando di controllare la rabbia e le lacrime. Si sentiva inutile, completamente impotente in una situazione così delicata e rischiosa.
E mentre ripensava alla lite appena avvenuta comparve di fronte al lei il camice bianco di Sakura. Allungando un braccio le porse un bicchiere di cioccolata e Tenten l’afferrò, ringraziandola e accennando un sorriso. Il giovane medico le si sedette accanto.
-Scusami per prima Sakura- le disse Tenten -ho perso il controllo, mi sono comportata come una bambina capricciosa-
-Le bambine capricciose non protestano per poter stare di fianco a un’amica che soffre- rispose l’altra sorridendole -sei perdonata-
Tenten bevve un piccolo sorso di cioccolata. Non aveva voglia di parlare.
-E poi devo farti i miei complimenti- continuò Sakura attirando nuovamente la sua attenzione -far perdere le staffe a Neji non è un’impresa facile. Solitamente le sue reazioni sono di perfida e subdola vendetta, ma stavolta ha avuto una reazione che oserei definire normale. Ha persino alzato il tono della voce!-
Tenten sorrise. Capiva che era un tentativo di tirarle su il morale e lo apprezzava, ma non poteva cancellare il senso di amarezza che provava. Ricordare Neji, poi, le faceva saltare nuovamente i nervi.
-Scusami- le disse -ma ora proprio non … -
-Haruno- una voce conosciuta e inaspettata le fece voltare entrambe. Con grande sorpresa si trovarono di fronte Neji.  
-Si è svegliata- disse fissando il medico -credo che tu debba venire a visitarla-
Sakura si alzò in piedi a salutò Tenten, appoggiandole dolcemente una mano sulla spalla. La ragazza annuì semplicemente e la seguì con gli occhi mentre si allontanava. Non si stupì di trovare lo sguardo di Neji puntato su di lei, e rispose con la stessa vena di odio.
Lo fissò con intensità fino a quando anche lui non scomparve nella stanza di Hinata, poi si alzò in piedi, gettò il bicchiere di cioccolata ancora mezzo pieno e si avvicinò alla porta. Si guardò attorno: il corridoio era deserto. Silenziosamente appoggiò le mani sulla fredda lastra di legno, e poi l’orecchio. Aggrottando le sopracciglia, si concentrò sui suoni che provenivano dall’interno, cercando di non ascoltare i rumori della vita dell’ospedale.
Le parole che riuscì a capire furono ben poche e tutte scollegate tra loro. La voce di Sakura era troppo debole; sperare di sentire quella di Hinata, poi, era un’idea impossibile, ma almeno voleva sapere se l’amica stava bene. Voleva esserne certa.
All’improvviso, però, sentì il suo equilibrio crollare e si ritrovò con la faccia attaccata al pavimento.
Appena alzò gli occhi capì che era successo proprio quello che temeva: la porta si era aperta.
-Ha fatto il tuo nome- le disse Neji con tutto il disprezzo e la pena che un uomo può provare -ma penso che tu lo sappia già-
Subito si allontanò da lei e ritornò al letto della cugina. Tenten si rimise in piedi e, guardando all’interno della stanza, vide Sakura che la invitava a farsi avanti. Ancora perplessa, fece qualche altro passo, lanciando una rapida occhiata a Neji, teso in volto, che però non la guardava più.
-Vuole parlarti- le disse Sakura -avvicinati-
Tenten corse quando sentì quelle parole e appoggiando le mani sul letto si trovò di fronte gli occhi chiari di Hinata. La commozione ebbe il sopravvento.
-Ciao, Hinata- riuscì a dire -come ti senti?-
Hinata non sorrise né aprì bocca. Si limitò a guardarla.
-Sei stata tu a portarmi qui?- le chiese con una voce inquietante tanto era flebile. Tenten rimase sorpresa di quella domanda ed esitò a rispondere.
-No- disse -non sono stata io, ma Naruto Uzumaki, quello di cui mi parli tanto-
-N-Naruto?- domandò Hinata spalancando leggermente gli occhi per lo stupore -come faceva a … ?-
-Non ha importanza- l’interruppe Tenten -quello che conta è che tu sia viva-
-Io non volevo più … - sibilò Hinata con rabbia -non voglio più … -
-Hinata, sta calma- disse Sakura intervenendo -devi riposare, adesso devi dormire-
-Sì, Hinata- aggiunse Tenten -avremo tempo per parlare, di ogni cosa. Ora è meglio se ti lasciamo tranquilla-
La ragazza si chinò su di lei e la baciò sulla fronte, salutandola. Poi si allontanò e facendo un cenno a Sakura si voltò per andarsene, ma prima di uscire si fermò di fronte a Neji.
-Ti devo parlare- gli disse grave -vieni fuori un attimo … per favore-
Non aspettò nemmeno che rispondesse, aprì la porta e la lasciò socchiusa, sicura che il ragazzo l’avrebbe seguita. Tranquilla, si sedette di nuovo su una sedia e poco dopo la porta della stanza di Hinata si riaprì. Con pochi passi Neji la raggiunse.
-Che vuoi?- le chiese, incrociando le braccia e squadrandola da cima a fondo.
-Ti propongo un accordo- gli disse, ignorando il suo sguardo -se tu mi permetti di vedere Hinata … -
-Oggi è stata un’eccezione- l’interruppe bruscamente -l’ho fatto solo perché non mi sembrava il caso di litigare con l’Haruno di fronte a lei. Non pensare che ti lasci avvicinare di nuovo-
Tenten si morse la lingua per trattenersi dal rispondergli in malo modo. Abbassò il viso e solo quando ebbe ritrovato la calma e l’equilibrio lo sfidò di nuovo.
-Farò tutto ciò che vuoi- propose -chiedimi qualsiasi cosa-
-Io non voglio niente da te- rispose Neji sorridendo -non so nemmeno chi sei-
-Tenten- disse in fretta la ragazza.
-E credi che mi basti sapere il tuo nome?- le domandò sarcastico Neji -Tu non sei nessuno-
-Faccio parte del consiglio studentesco- rispose lei, sempre più irritata -Casualmente quest’anno il capitano della squadra di arti marziali alle nazionali potrebbe essere uno Hyuga e non più un Uchiha. Casualmente-
-Io non sono così squallido da comprarmi i ruoli- ribatté Neji disgustato -le persone come te mi disgustano-
-Oh, su, non fare il moralista- protestò Tenten -lo sappiamo entrambi che gli Uchiha sono capitani solo perché popolari. Tu, Hyuga, sei molto più bravo di loro, eppure non sei mai stato candidato. Non ti pare un’ingiustizia? E poi vincere il torneo nazionale ti assicurerà una borsa di studio con la quale puoi andare a vivere negli Stati Uniti. Non ti basta? Ti offro anche il denaro-
-Sei veramente squallida- commentò Neji -pensavo di aver visto di tutto, ma non avevo mai incontrato una persona disonesta quanto te. Sei riuscita a stupirmi-
-Lo prendo come un sì?-
-Siamo d’accordo- disse Neji dopo una breve pausa -potrai vederla tre volte alla settimana, per un’ora e con me presente. Ora vattene-
-Ci vediamo, Hyuga- rispose Tenten alzandosi.
Lo oltrepassò, guardando dritto di fronte a sé, stanca di averlo di fronte. Quando fu fuori dall’ospedale si blocco, alzò gli occhi al cielo e sospirò.

Stava piovendo.










AUTRICE
Grazie a chi ha letto e commentato lo scorso capitolo. Spero continuerete a farlo!
Dryas

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Capitolo 3
*** Questione di coscienza ***


Questione di coscienza

 

Quel giorno era il primo in cui entrava in vigore il suo accordo con Neji. Provava ancora un senso di disgusto quando ripensava a ciò che aveva promesso. Doveva compiere volontariamente del male a qualcuno, e tutto era peggiorato dal fatto che il suo giuramento era verso una persona che con molta probabilità non sapeva nemmeno cosa fosse una coscienza.
La sua angoscia si attenuò pian piano mentre si avvicinava alla stanza di Hinata. A salvarla dalla disperazione c’era il pensiero che stava agendo per il bene di un’amica, e questo avrebbe compensato tutto il male compiuto verso uno spocchioso Uchiha.
-Buongiorno!- esclamò entrando. Concedendo solo uno sguardo a Neji, cominciò a liberarsi di tutto ciò che la ingombrava: zaino, giacca e una lunga custodia nera -come ti senti oggi Hinata?-
-Come ieri- fu la sua risposta e Tenten per un attimo fu a disagio. Ebbe l’impressione che ogni parola pronta a uscirle dalla bocca potesse ferirla. Cercando di apparire rilassata, tirò di un poco il suo sorriso.
-Andrà meglio domani. Allora, vuoi che ti racconti degli ultimi pettegolezzi del liceo?-
-Non è che mi interessino molto … -
-Neanche se si tratta di Naruto?-
Hinata lanciò uno sguardo preoccupato a Neji, che però sembrò non stare nemmeno ascoltando il loro discorso. Vedendo che sulla sua faccia non si muoveva nessun muscolo e non sembrava intenzionato a prestar loro attenzione, tornò a rivolgersi a Tenten.
-Naruto? Oggi l’hai visto?-
-Più che visto, l’ho sentito- esordì Tenten –se ne stava nell’atrio a raccontare da vero oratore l’ultima rissa a cui aveva partecipato. Mi è sembrato avesse un occhio nero, ma per il resto era in piena salute. Esuberante, fastidioso e travolgente. Non si smentisce mai-
-Buon pomeriggio gente!- un grido troppo forte per una stanza d’ospedale interruppe i loro discorsi.
-Ecco un altro che non si smentisce mai- brontolò Tenten –cosa ci fai qui Rock Lee?-
-Sono venuto a trovare Hinata- disse accomodandosi sull’ultima sedia libera rimasta e facendo un cenno con il capo a Neji –speravo di rallegrarle il pomeriggio. Ride sempre alle mie battute!-
-Perché è troppo gentile- lo liquidò l’altra.
-Io ti trovo divertente Lee- affermò con voce debole ma dolce la diretta interessata –sul serio-
-Ah ah! Che ti avevo detto Tenten?-
-Scusatemi-
Una seconda interruzione impedì loro di continuare il discorso. Questa volta la nuova arrivata era Sakura, con camice bianco e occhiali a decorarle il volto. Le sue sopracciglia si incresparono vedendo che nella stanza c’erano più persone di quante avrebbero potuto, ma non disse niente.
-Dobbiamo portare Hinata a fare degli esami di routine- disse, rivolgendosi principalmente a Neji –ma ti riporteremo presto dai tuoi amici, cara, questione di un attimo-
Un’infermiera si avvicinò al letto per aiutare la ragazza ad alzarsi. Da sola non avrebbe avuto la forza di reggersi in piedi, le sue caviglie e i suoi polsi erano come quelli di una bambina di dieci anni ed era talmente esile da sembrare sul punto di rompersi in ogni momento.
Tenten approfittò della confusione per raggiungere Lee dall’altra parte della stanza.
-Che cosa ci fai qui?- gli chiese a bassa voce.
-Te l’ho già detto- rispose l’altro –sono venuto a trovare un’amica-
-No, tu sei qui perché ti ho detto che ho conosciuto Neji- sibilò.
-“Ormai gli ho tirato la coda, al mastino, ma non mi lascerò mordere tanto facilmente”- continuò l’altro abbassandosi verso di lei –queste sono state le tue testuali parole. Cosa avrei dovuto pensare? Voglio scoprire in che guaio ti sei cacciata e tirarti fuori il prima possibile-
-Tu puoi giocare con lui ogni sera all’allenamento di arti marziali e a me non è concesso nemmeno di respirare la sua stessa aria? Mi sembra piuttosto ingiusto-
-Sono sicuro che se ti rivolgi a lui con questa simpatia tra una settimana ti omaggerò di un mazzo di crisantemi, al cimitero. Sputa il rospo, che cosa hai combinato?-
-Non sono affari tuoi Lee!- si lasciò sfuggire Tenten, arrabbiata, e vide che Neji li stava guardando. Il suo interlocutore se la svignò dicendo che andava a prendere qualcosa da mettere sotto i denti e la ragazza lo incenerì con lo sguardo fino a che non fu fuori dalla stanza.
Non passarono che una manciata di secondi che la sua pazienza fu di nuovo messa alla prova. Sbuffando si voltò verso la finestra alle sue spalle e si mise a guardare distrattamente i passanti nella strada sottostante, quando uno spostamento d’aria le suggerì di voltarsi.
Neji torreggiava di fronte a lei con le mani sui fianchi e le spalle bene indietro, forse per cercare di intimorirla con la sua stazza, ma la ragazza non ne fu troppo impressionata. Tutto quello che provò fu un’irritazione crescente per quella seconda seccatura.
-Che vuoi?- gli chiese sgarbata, recuperando l’mp3 dallo zaino e infilandosi una cuffia –l’accordo non prevede una qualche conversazione, quindi lasciami in pace e fatti anche tu i fatti tuoi-
La seconda cuffia le fu strappata con prepotenza. Presa alla sprovvista arretrò di un passo, ma subito dopo tornò indietro e alzò il mento per guardarlo dritto negli occhi.
-Non ti ho detto che avresti potuto portare degli assistenti- le disse incollerito –se succede un’altra volta, stai certa che qui dentro non ci vieni più neanche tu-
-Stai per caso minacciando di rompere l’accordo?- chiese Tenten, scaldandosi a sua volta –non ci pensare nemmeno! E’ già tanto quello che faccio per te, non provare a manipolarmi come un burattino, Hyuga, non funziona!-
Cerco di andarsene superandolo di lato, ma lui si spostò bloccandole il passaggio e con un braccio l'afferrò per la spalla respingendola indietro con tale forza da farla barcollare.
-Parlarmi in questo modo non è un buon inizio- le disse –o mi porti rispetto o semplicemente ti togli dai piedi-
-Perché tu mi stai portando rispetto?!-
Spostò la mano che ancora la stringeva con un gesto secco e disgustato, ma anche il suo secondo tentativo di allontanarsi fu fermato e questa volta Neji l’ afferrò con tanta energia da spingerla contro la finestra alle sue spalle.
Tenten non riuscì più a nascondere la paura e stava già cercando un modo per attirare l’attenzione di qualcuno, quando il ragazzo si allontanò facendo scomparire dal suo volto tutta la rabbia con cui la stava investendo.
Lo vide spostare lo sguardo verso il pavimento e scuotere leggermente i lunghi capelli neri prima di uscire, senza aggiungere altro e lasciando Tenten a bocca aperta e piuttosto confusa.  
Neji, invece, imboccò il corridoio con gli occhi fissi sui distributori automatici in fondo ad esso.
Non li raggiunse mai.
Nel corridoio adiacente intravide, per caso, una figura conosciuta. Guardando con più attenzione si accorse che in realtà erano due: Hinata e Kiba Inuzuka. Con passo spedito cambiò direzione e si diresse verso di loro, che invece non sembravano essersi accorti di lui.
-Inuzuka, sparisci- disse, conciso e glaciale.
-Sparisci tu, Hyuga- fu la controbattuta.
Senza il minimo timore, Kiba sorresse il suo sguardo e ricambiò l’astio con altrettanta sicurezza.
-Ti ho già detto che non hai il permesso di stare qui- gli disse, afferrando Hinata e costringendola a fare un passo verso di lui.
-Neji … -
-Chi diavolo credi di essere per dare ordini a destra e a manca?- continuò Kiba, alzando la voce di fronte a quella prepotenza.
-Una persona migliore di te-
La risposta che ricevette lo fece rotolare a terra ,portando con sé anche un carrello della biancheria. Al frastuono seguirono le urla delle infermiere e dei medici, che subito soccorsero Hinata, troppo vicina alla zona della rissa.
Quando Tenten uscì per maledire chiunque stesse facendo tutto quel rumore vide il braccio di Neji, caricato in alto, oltre le sue spalle, scattare come una molla e raggiungere con un suono secco il viso di Kiba, che cadde a terra violentemente. Corse subito verso di loro.
-Fermatevi!- gridò, facendosi spazio tra la folla che non osava intervenire –ma siete impazziti?!-
Non ottenne alcuna risposta. Kiba si era rialzato e si era lanciato ancora verso l’avversario, e ora si strattonavano sbattendo contro pareti, banconi e barelle.
-Fermatevi!- continuò, e di fronte al suo rinnovato fallimento decise di fare di più. Si avvicinò mettendo le mani di fronte a sé per separarli, ma tutto ciò che ottenne fu uno schiaffo a dorso sul viso. Chiuse gli occhi, e oltre a vedere tutto nero sentì anche un anomalo silenzio.
-Tenten!-
Quando il dolore le fu passato e le lacrime furono controllate, si decise a guardare Kiba. Con il fiato corto e il viso sporco di sangue, la pregava di perdonarlo. Era stato lui a colpirla e il suo sguardo diceva quanto ne fosse dispiaciuto.
-Io non volevo … - esordì.
-Non è niente- lo fermò in modo troppo brusco per dar ragione alle sue parole. Kiba non si lasciò convincere e si avvicinò per controllare i segni che poteva averle lasciato, accarezzandole la guancia con tanta delicatezza da farla arrossire.
-Davvero, non è un problema .. solo .. vattene adesso. Avete richiamato fin troppa attenzione-
L’Inuzuka la lasciò con il ricordo dei suoi occhi pieni di rimorso e la sua ultima occhiataccia verso Neji le ricordò della sua presenza. Tenten si voltò ,sperando che dal suo sguardo lo Hyuga capisse il suo totale disappunto, ma non riuscì a trattenersi dal farglielo sapere anche a parole.
-Ti sei bevuto il cervello? Davanti a Hinata?!-
-Non ho tirato io il primo pugno-
-E che cosa vorrebbe dire?!- sbraitò –non avresti dovuto permettere che succedesse e basta-
-Sì, mi piacerebbe vedere te alle prese con uno che tenta di spaccarti la faccia- ribatté alterato –stanne fuori-
Chiuse così il discorso e fece per andarsene, se lei non l’avesse richiamato ancora una volta.
-Vai a far vedere quella mano- consigliò aspramente –si sta gonfiando-
-E’ così già da un pezzo-
Le voltò le spalle definitivamente, mentre a Tenten tornò alla mente l’occhio nero sul volto di Naruto. Strinse i pugni e borbottò una serie di insulti, prima di ritrovare il controllo e correre a vedere come stava Hinata. Si era già tranquillizzata, solo non riusciva a capire il motivo della loro ostilità e ne fu molto dispiaciuta. Tenten la lasciò poco dopo, con i nervi a fior di pelle e sperando di non incontrare strada facendo Neji. In caso contrario, avrebbe saputo come salutarlo.



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Capitolo 4
*** I dadi sono tratti ***




I dadi sono tratti







Quel giorno pioveva a dirotto e come sempre Rock Lee non era affatto preoccupato di non possedere uno straccio di ombrello, e quando si era posto il problema, Tenten aveva già spalancato il suo. Come era solito fare da anni aveva trovato riparo accanto a lei. La ragazza non protestò, ma una richiesta non prevista dell’amico la innervosì parecchio.
-Ma dai, Tenten, non vedi come piove? Sii gentile-
-No- fu la secca risposta.
-La palestra è lontana solo pochi metri, vedrai che non te ne accorgerai nemmeno- insistette l’altro –non eri tu che volevi conoscere Neji Hyuga?-
-Non eri tu che volevi chi lo evitassi? Lo sto facendo, come puoi vedere-
-E’ umano anche lui, in fondo, potrebbe ammalarsi-
Tenten si prese una pausa e osservò l’oggetto del loro discorso camminare con passo spedito e spalle dritte di fronte a loro. I suoi lunghi capelli neri ondeggiavano con pesantezza e gli abiti completamente inzuppati d’ acqua aderivano al suo corpo.
-Non mi sembra abbia bisogno di un ombrello- continuò poi –guarda come è fiero di essere l’unico in grado di resistere a un diluvio universale. Lo ammiro, sinceramente-
-Sei senza cuore- la rimproverò l’altro –se ci fossi tu al suo posto?-
-E va bene, ho capito Rock Lee- cedette alla fine, alzando gli occhi al cielo –glie lo chiederò, ma tanto rifiuterà-
Accelerarono il passo e per reggere l’andatura di Neji a Tenten venne quasi il fiato corto. Poco prima di affiancarlo, si fece forza e si ricordò di apparire spontanea ed educata. Quel ragazzo la metteva a disagio, e quella sensazione era presente già prima di stringere con lui l’accordo. Non aver ancora capito perché, inoltre, la innervosiva ulteriormente.
-Ehilà Neji!- esclamò allegro Lee –hai visto come piove?
-No, non me n’ero accorto- rispose l’altro con sarcasmo. Era evidente che non fosse contento di vedere il suo compagno di squadra né Tenten, a cui concesse solo un breve sguardo.
-Se il mio ombrello non è troppo misero per te- esordì la ragazza, che quanto irritazione lo batteva –potresti venire qui sotto con noi. Il posto c’è-
-No, non ne ho bisogno- disse Neji seccamente.
-Che ti avevo detto?- chiese Tenten, rivolgendosi a Rock Lee.
-E dai, Neji, sta piovendo a dirotto- intervenne quest’ultimo, che non aveva intenzione di arrendersi –vieni sotto e stai un po’ all’asciutto-
Lo Hyuga lo fulminò con lo guardo e accelerò ancor di più il passo, seminandoli. Tenten trattenne a stento una risata, mentre Rock Lee sbuffava sonoramente. Non ci volle molto per raggiungere la palestra, dove tutti e tre erano diretti, e quando arrivarono trovarono Neji fermo poco oltre la soglia, con ai suoi piedi una pozza d’acqua. Ciò che più li colpì, però, fu il fatto che stesse parlando con Kiba. Appena li videro entrare si interruppero e l’Inuzuka sembrò perdere tutta la sicurezza con cui stava affrontando lo sguardo glaciale di Neji.
-Non preoccuparti, non ho intenzione di dare inizio a un’altra rissa- affermò subito, notando lo sguardo preoccupato di Tenten e facendo qualche passo verso di lei -lo stavo solo informando che il posto di titolare alle nazionali è suo-
-Come? Perché Sasuke non partecipa? Si è forse infortunato?- chiese Rock Lee, parecchio interessato, mentre la ragazza chiudeva l’ombrello e abbassava gli occhi sul pavimento.
-Hanno trovato delle amfetamine nel suo armadietto- rispose l’altro –questo è bastato a Kakashi per proibirgli di candidarsi-
-Amfetamine?- domandò l’altro, incredulo.
-Ritardano il senso della fatica e placano la fame- spiegò la ragazza, sorpassando entrambi e dirigendosi verso lo spogliatoio femminile –come credi che abbia tutti quei muscoli?-
Prima di sparire il suo sguardo si incontrò con quello di Neji e, anche se si aspettava di trovarlo, fu comunque insolito sapere di averlo su di sé. Quello contribuì ulteriormente ad affondare il suo umore e ad alimentare il suo senso di colpa. Era stato Kiba a rimediare la droga, ma l’idea era stata sua. La sua parte dell’accordo l’aveva fatta.
L’allenamento di kendo fu un vero disastro. Quella sera non riuscì a trovare né la concentrazione né la motivazione per battersi con le sue compagne. Le fu concesso di finire prima dell’ora stabilita, ma decise di aspettare pazientemente che anche gli allenamenti di Lee finissero. Fuori pioveva ancora.
-Era ora- borbottò, sentendo aprirsi la porta degli spogliatoi. Si alzò in piedi, raccogliendo la sua borsa e l’ombrello, ma voltandosi si trovò di fronte Neji.
-Rock Lee è già andato a casa?- chiese, dopo un attimo di smarrimento.
-Oggi non c’è stato allenamento- rispose l’altro, continuando a camminare –i sensei erano impegnati-
-E tu allora?- chiese lei.
-Non ho bisogno di un sensei per allenarmi- rispose brusco.
Quando uscì dalla palestra Tenten lo seguì, ma lui non si fermò ad aspettarla né lei lo raggiunse. Continuarono a camminare uno dietro l’altro per almeno un paio di isolati e questo sembrò insospettire il ragazzo.
-E’ inutile che continui a guardarti alle spalle- le disse alla fine Tenten, stanca delle sue occhiate furtive –non ti sto seguendo, semplicemente questa è la strada che anche io devo fare per andare a casa-
-Non ti ho chiesto spiegazioni- fu la sua breve risposta, e la replica della ragazza fu quella di raggiungerlo e alzare il braccio abbastanza in alto per far entrare la testa di Neji sotto il suo ombrello.
-Non ti ho chiesto se volevi un riparo- gli disse, evitando il suo sguardo –ma ti dispiacerebbe se cambiamo lato della strada?-
-Non ne vedo il motivo- rispose l’altro, che accettò la sua gentilezza senza troppe proteste.
-E’ più illuminato, ed è più sicuro- spiegò Tenten –questo quartiere non mi piace-
-Sono in grado di difendermi- disse Neji con sicurezza –e di difendere te-
-Sì, certo, come no. Non muoveresti neanche un dito per me-
-Se tu fossi in pericolo, ti difenderei- ripeté l’altro, e Tenten alzò lo sguardo su di lui, meravigliata.
-So cosa pensi di me, non è necessario che tu finga di avere un minimo interesse per la mia sicurezza- il tono di Tenten era severo e spietato –me la sono cavata fino adesso da sola e continuerò a farlo. Non credere di poterti prendere gioco di me così facilmente, Hyuga-
Una volta finito il suo discorso, spostò l’ombrello esponendolo nuovamente alla pioggia battente, ma lui l’afferrò per il polso e la riportò indietro. Rimase fermò sul marciapiede, all’angolo con una strada laterale, e Tenten trattenne il respiro di fronte a quel gesto improvviso e inaspettato.
-Anche io so cosa pensi di me- esordì lui, e le sue parole per la prima volta non la ferirono –tu credi, come tutti, che io sia un mostro. Non me ne stupisco e non impazzirò di certo per farti cambiare idea, ma sappi che so distinguere ciò che è giusto da quello che è sbagliato-
La ragazza abbassò lo sguardo da quegli occhi chiari che non avevano lasciato i suoi per un attimo. Era sincero, su quello non c’era dubbio, e se la sua franchezza le aveva sempre dato fastidio in quel momento realizzò quanto fosse rara.
-Mi dispiace- gli disse, e la fatica che le costarono quelle due parole si manifestò nel sussurro con cui le espresse –è solo che non sembri per nulla il tipo di persona che penserebbe prima agli altri che a se stessa. Forse … forse ho sbagliato a giudicarti. Ti ho forse offeso?-
-Non devi giustificarti con me- disse lui –e non capisco perché dovrei essere offeso. Io ora devo voltare a destra-
-Oh- si lasciò sfuggire Tenten, a cui sembrò di risvegliarsi improvvisamente –io continuo ancora per un po’ . Ti bagnerai, ora-
-Non è un problema- rispose Neji, allontanandosi senza nemmeno salutare.
-A domani- disse la ragazza, e lo guardò sparire nel buio. Percorse le poche centinaia di metri che la separavano da casa chiedendosi se la conversazione appena avvenuta fosse reale o meno, se la persona con cui aveva parlato fosse proprio Neji Hyuga, e se fosse stata davvero così cieca da sbagliarsi completamente sulla sua persona.






Angolo autrice
Capitolo un pò corto, di passaggio, ma rimedierò con aggiornamento ultrarapido e questa volta i protagonisti non saranno Neji e Tenten, ma un biondo e una mora.
A presto, Dryas

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Capitolo 5
*** Freedom is mine ***





-Freedom is mine-







Pioveva.
Il cielo grigio rendeva anche il primo pomeriggio cupo come la sera e le nuvole non sembravano avere intenzione di andarsene per mostrare il volto azzurro del cielo. Eppure gli alberi, l’erba, i fiori sembravano più vivi del solito, più verdi e rigogliosi.
Immerso in quella bizzarra vegetazione c’era un chiosco di legno, solitario e umido. Per questo, forse, i pazienti dell’ospedale di Konoha non lo frequentavano, se non d’estate per trovare riparo dal caldo. Sakura spinse la sedia a rotelle fin sotto il piccolo abitacolo, alzandola per poter salire il gradino che lo separava dal sentiero. Hinata, silenziosa, teneva saldo in mano l’ombrello che generosamente il medico le aveva offerto, sacrificandosi di camminare sotto la pioggia.
-Non è il posto più bello del mondo, ma sempre meglio che stare dentro l’ospedale- commentò Sakura guardandosi attorno.
-Grazie- gli disse Hinata.
-Figurati- rispose l’altra mettendosi accanto –è solo una piccola deviazione dal solito percorso-
-A me basta sentirmi libera almeno per un po’- disse la ragazza -là dentro è come stare in una prigione-
-Sono felice allora di esserti stata d’aiuto, anche a costo di infrangere le regole … e soprattutto di ingannare l’intero clan Hyuga-
-Vorrei … potrei rimanere sola? Solo per qualche minuto- chiese timidamente -ho bisogno di aria per fresca per … riflettere-
-Certo, come vuoi- rispose Sakura -torno fra qualche minuto-
Hinata rispose con un debole sorriso. La osservò allontanarsi, girare l’angolo e scomparire mentre i suoi occhi si facevano sempre più tristi. Appoggiando le mani sulle impugnature della sedia si mise in piedi. Traballante, fece qualche passo avanti, come se si stesse liberando di un fardello pesantissimo. Trovò un punto fermò aggrappandosi a uno dei pali del chiostro. Lo strinse con una mano e vi appoggiò la testa come se fosse la spalla di una persona.
Con sguardo perso e malinconico osservò la pioggia scendere e bagnare le foglie degli alberi. Sapeva già che le lacrime avrebbero fatto lo stesso sul suo viso, bagnandolo per l’ennesima volta. Le odiava quasi. Ogni volta che c’erano loro, c’era anche il dolore, ma quando se ne andavano almeno stava un po’ meglio, il suo corpo stava un po’ meglio.
Perdendo la cognizione del tempo cominciò a vagare con la mente, verso pensieri senza scopo ma che almeno non la facevano soffrire. Trovava meravigliosa la pioggia, il clima che creava, il mistero che poteva nascondere.
Solo i rumori dei passi alle sue spalle la riportarono alla realtà e a malincuore si asciugò il volto per cancellare i segni del suo tormento.   
-Ehi- disse una voce sconosciuta -ma tu sei … ?-
Sorpresa, Hinata si girò. Pensava che fosse Sakura tornata a riprenderla, ma si era sbagliata: di fronte a lei c’era un ragazzo alto, con capelli biodi e arruffati, che le sorrideva come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Sì, sei proprio tu!- esclamò appena lei si voltò -la ragazza che ho salvato!-
Hinata trattenne il respiro. Naruto Uzumaki era di fronte a lei, faccia a faccia con lei e parlava proprio con lei: andò in panico.
-Stai bene?- le chiese Naruto, preoccupandosi per la sua reazione -ho già chiamato l’ambulanza una volta, se vuoi lo faccio ancora-
-No!- riuscì a rispondere Hinata -mi hai presa alla sprovvista, tutto qui-
-Ah, per fortuna- disse sospirando il ragazzo -mi hai quasi fatto venire un infarto l’altra volta, sai? Ma su, dimmi, come ti senti ora?-
-Sul punto di crollare-
Si reggeva a malapena alla ringhiera e Naruto, notandolo, le si fece incontro. L’afferrò per un braccio e l'aiutò a sostenersi. La ragazza ringraziò il cielo di aver avuto la forza di non crollare al suolo proprio di fronte a lui.
-Ehm, dove ti metto?- chiese impacciato. Hinata ebbe solo la forza di indicare la sedia a rotelle, troppo sconvolta dal sentirlo così vicino. La stava addirittura toccando.
Facendo pochi faticosi passi raggiunse la sua meta con la mano di Naruto sempre stretta attorno al suo braccio. La distanza da percorrere le sembrò interminabile.  
-Grazie- gli disse -di nuovo-
-Ma ti pare!- rispose sorridente il ragazzo -non mi sono mai sentito così utile come quando ti ho soccorsa! È stato bello! Cioè, non che … non voglio dire che mi faceva piacere che tu … insomma, hai capito no?-
-Sì, Naruto- assentì Hinata, sorridendo.
-Sai il mio nome?- domandò sorpreso l’altro.
-L’ho … l’ho sentito a scuola- rispose Hinata, arrossendo e abbassando lo sguardo.
-Tu vai alla mia stessa scuola?- insistette -in effetti hai una faccia già vista-
Si abbassò, piegandosi verso di lei per studiarne il volto. I suoi grandi occhi azzurri, incredibilmente profondi, si soffermarono sui lineamenti della ragazza tanto da farle andare il viso in fiamme. Incrociando il suo sguardo, notò un leggero alone nero attorno all’occhio destro.
-I tuoi occhi non mi sono nuovi- disse infine Naruto, sollevandosi -ma non mi viene proprio in mente il tuo nome-
-Sono Hinata- farfugliò lei -Hinata Hyuga-
-Hyuga!-esclamò il ragazzo -ecco chi mi ricordavi! Quel farabutto di Neji, non so che farei per restituirgli tutto quello che mi fatto. Mi saltano i nervi solo a pensarci. Hai presente chi è?-
-E’ mio cugino- rispose con sincerità lei, e stavolta ad arrossire fu Naruto.
-Oh, mi dispiace- disse -che figura … è solo che questo occhio nero è opera sua e, sai, ci metto un po’ a smaltire le sconfitte. Non volevo offendere te, comunque-
-E’ stato lui?- chiese Hinata preoccupata -ti ha dato un pugno?-
-Uno?! ...ehm, sì, qualche giorno fa- rispose titubante -non so il motivo, è entrato nel locale in cui mi trovavo, mi ha puntato e mi ha riempito di botte. Non che non mi sia difeso, è chiaro, ma mi ha preso alla sprovvista e … ho perso-
-Mi dispiace, mi dispiace davvero molto- disse Hinata amareggiata -ti chiedo scusa. Stai bene?-
-Certo che sto bene!- esclamò l’altro -ma non sei tu che devi chiedermi scusa, anzi, hai proprio l’aria di una ragazza dolce e perbene, il contrario di Neji, se permetti-
Hinata non seppe dove guardare e non rispose. Si nascose dietro il muro della sua timidezza, sottraendosi allo sguardo del suo interlocutore.
-Ehi! Cos’è quella faccia?- le domandò Naruto richiamando la sua attenzione -non mi piace quando hai quell’aria triste, prima eri molto più carina, Hinata. Dai, non pensare a quello che tu ho detto, non ha nessuna importanza. Mi prometti che non gli darai importanza?-
Hinata annuì con il capo, sorridendo al secondo complimento, vero o falso che fosse, che riceveva nel giro di pochi minuti. Era un fatto così sconvolgente che si dimenticò completamente della notizia del cugino, anzi, si dimenticò di tutto.
-Ma sei sempre qui da sola?- chiese ancora il ragazzo.
-Beh, non dovrei essere qui- rispose Hinata -solitamente c’è Neji con me, quando non ha lezione o gli allenamenti, ma non mi ha mai permesso di uscire. Diciamo che ho infranto le regole, oggi-
-Allora anche tu ogni tanto sgarri eh?- chiese divertito Naruto -sei proprio curiosa. Beh, ora devo proprio andare. Ti accompagno?-
-No, grazie- rispose Hinata -tra poco vengono a riprendermi .. ma grazie comunque-
-Peccato!- escalmò -ci vediamo, allora, Hinata. Felice di averti conosciuta-
-Anche per me … Naruto-
La ragazza lo pedinò con lo sguardo memorizzando la sua camminata leggermente saltellante. Una volta scomparso alla sua vista, sospirò rumorosamente, scaricando l’eccessiva tensione accumulata. Chiuse gli occhi, cercando di far tornare il battito cardiaco alla normalità. Poi li riaprì e vide la pioggia continuare a cadere. Le lacrime minacciarono di ricominciare a scendere, ma stavolta sul suo volto c’era un sorriso, uno vero.







Angolo autrice
Titolo di proprietà della canzone "Feeling good".
Ne approfitto per ringraziare i sei lettori che hanno aggiunto la storia tra i preferiti e i ben sedici che la seguono! Ringraziamento particolare a francyXD, mia fedelissima commentatrice (ahah non so come si dice "recensore" al femminile!): se non ci fossi tu, tutto questo non sarebbe continuato!
Grazie in anticipo a tutti coloro che, passando di qu, lasceranno un segno tra le recensioni.

Dryas


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Capitolo 6
*** L'arte di convincere ***




L’arte di convincere










Tenten si recò all’ospedale un po’ meno angosciata dall’idea di dover trascorrere tutto il pomeriggio con Neji. A quel punto era incuriosita dal capire se le sue parole della sera prima fossero solo un bluff o se davvero stesse sbagliando nel giudicarlo. Anche Hinata quel giorno sembrava più serena, ma non fece a tempo a chiederle il motivo di tanta solarità che il gelo calò nella stanza settantacinque del reparto di terapia intensiva.
-Padre- sussurrò Hinata, non appena ebbe riconosciuto l’altra figura che aveva fatto il suo ingresso senza nemmeno bussare o preoccuparsi che la malata stesse dormendo.
-Sei sveglia- disse l’uomo, guardandola per un attimo –e lei chi è?-
Tenten si accorse solo in quel momento che Neji si era alzato per poi spostarsi accanto a lei. Spalancò gli occhi notando l’estrema somiglianza tra i due, e non poté fare a meno di osservarli divertita.
-Un’amica di Hinata- intervenne Neji, con voce grave.
-Mi chiamo Tenten- precisò lei con un sorriso, ma subito la sua cordialità venne annientata dallo sguardo di fastidio e disgusto con cui Hiashi la investì. Non la degnò di altra attenzione e si mise immediatamente a dare ordini a destra e manca per avere ogni medico a sua disposizione. Alla  figlia, però, non chiese nemmeno come si sentisse.
-Esci- le disse Neji, abbassando la voce –lui non ti vuole qui-
-Non c’è motivo per cui io debba uscire- protestò Tenten, incrociando le braccia.
-Esci ti ho detto!- disse con ostinazione l’altro –non ti farà più mettere piede qua dentro se gli darai fastidio e ti assicuro che lo stai già facendo-
-Beh, il fastidio è reciproco- sibilò lei, che però si avviò a passo lento verso l’uscita indossando una maschera di malumore sul  viso. Non si allontanò di molto, ma si sedette sulle sedie che incorniciavano il corridoio appena fuori dalla stanza di Hinata. La sua speranza era quella di origliare il più possibile, ma sembrava che gli Hyuga comunicassero con gli ultrasuoni perché dall’interno non provenne alcun suono.
-Neji ti ha cacciata?-
Rock Lee arrivò all’improvviso e si sedette accanto a lei.
-Cosa ci fai qui?- gli domandò sorpresa –mi stai ancora pedinando?-
-Lo sapevo che senza di me non saresti riuscita a tenergli testa- continuò lui gongolante –è un osso duro, lo Hyuga-
-Non mi ha cacciata- protestò lei –è stato Hiashi. Siamo sicuri che quell’uomo abbia il sangue nelle vene? Secondo me non è umano, assomiglia più a un demone-
-Povera Hinata, che inquietante riunione di famiglia-
-Non ho ancora capito perché sei qui- insistette l’altra, sospettosa –sai che Neji caccerà te, non è vero?-
-Non sono venuto per Hinata, a dire la verità-
-E allora perché sei qui?-
-Per la notizia che mi hai dato stamattina- rispose l’altro, diventando serio –non ho fatto altro che pensarci tutto il giorno-
-E’ un appuntamento, Lee, e dovrei essere io quella ossessionata, non tu- protestò Tenten –sei insopportabile quando fai così-
-Mi sto solo preoccupando per te- ribatté l’altro –io non mi fido di Kiba e mai lo farò, ma ho trovato la soluzione-
Rock Lee si portò una mano alla tasca della giacca ed estrasse un foglio di carta. Mentre lo porgeva a Tenten sul suo volto c’era un sorriso soddisfatto e gioioso, con cui sperava di contagiare anche l’amica.
-Cosa hai fatto?!- esclamò lei, e in quel momento la porta della stanza di Hinata si spalancò. Hiashi uscì e fu subito raggiunto dallo stuolo di parenti che si era portato con sè. Se ne andò senza degnarli di un saluto benché si fossero trovati praticamente uno di fronte all’altro.
Prima ancora che Lee potesse aggiungere qualcosa, Tenten era scattata dalla sedia e l’aveva lasciato solo. La trovò indaffarata a raccogliere zaino e giacca nella camera di Hinata, con la quale si stava scusando per la sua partenza improvvisa.
-Stai scappando, Tenten?- decise di fermarla, affrontandola di petto.
Neji alzò un sopracciglio, vagamente interessato alla risposta della ragazza, e Hinata sembrò ancora più confusa da tutta quella situazione.
-Rock Lee, se non ti togli, giuro che ti passo sopra- lo minacciò lei.
-Tu hai detto che questa volta saresti stata pronta per ogni eventualità- continuò l’atro –ecco, questa è l’unica precauzione di cui hai bisogno-
Le sventolò il foglio di carta di fronte al naso e Tenten con un gesto rapido della mano lo afferrò e lo stropicciò, per poi lanciarlo nel cestino. Era così arrabbiata con Rock Lee che era davvero tentata di prenderlo a calci.
-Non ne ho bisogno- rispose a denti stretti.
-L’occhio nero e i lividi che ho visto sulle tue braccia sembrano dire il contrario- ribatté con una sicurezza che sfiorava l’impertinenza.
-Tenten, cosa sta succedendo?- domandò Hinata, con voce flebile e preoccupata –perché hai dei lividi?-
-Non li ho, Hinata- cercò di rispondere con calma –e mai li avrò-
-E’ stato Kiba Inuzuka- confessò alla fine Lee, e questo fu il limite di sopportazione di Tenten. Con una spallata lo oltrepassò e lasciò la stanza senza mai voltarsi indietro. Non era arrabbiata, era furiosa: quello era il loro segreto e Lee aveva promesso di non farne parola con nessuno. Ora non solo Hinata ne era a conoscenza, ma anche Neji ed era già difficile convivere con quel ricordo quando nessun altro a parte Lee lo condivideva con lei. Per colpa di quel livido sull’occhio destro non si era presentata a scuola per una settimana e le ci volle ancora più tempo per tornare a fidarsi di un qualsiasi essere umano di genere maschile, Lee compreso. Kiba era il suo fidanzato, la persona di cui più si fidava al mondo e a cui avrebbe affidato la sua vita. Aveva alzato le mani su di lei quando l’aveva accusato di non ricambiare il suo affetto e, anzi, di condividerlo con altre donne. Da allora erano passati due anni e non gli aveva più rivolto la parola, fino a due giorni prima.
-Tenten- si fermò solo perché per la prima volta la voce di Neji Hyuga aveva pronunciato il suo nome.
-Sei venuto sbattermi in faccia un “te l’avevo detto che l’Inuzuka è un idiota?”- gli domandò velenosa.
-Non puoi certo dire il contrario- rispose lui, le cui labbra si curvarono il un leggero sorriso –Rock Lee, invece, non lo è. Non del tutto almeno-
-Oh, sì che lo è, e molto più di Kiba- disse lei, ricominciando a camminare –non ho intenzione di prendere lezioni di arti marziali per qualche livido. Me la so cavare-
-Non credo proprio- continuò l’altro, facendola bloccare un’altra volta.  
-Possiamo sempre fare una prova- propose voltandosi verso di lui e avvicinandosi di qualche passo –che ne dici?-
Neji rispose allargando le braccia e lasciandola libera di fare qualsiasi mossa. Tenten mollò la borsa che aveva sulle spalle e senza sprecare altro tempo scattò verso Neji alzando il braccio destro. Il colpo fallì miseramente: Neji si spostò di lato con fluidità e lei rischiò di perdere l’equilibrio e di cadere a terra.
-Stai un po’ fermo- protestò, tornando all’attacco.
Questa volta lo colpì, ma si allontanò con un urlo di dolore e stringendosi la mano con cui l’aveva urtato.
-Come puoi vedere, è stato del tutto inutile- le disse con compostezza Neji, il cui viso non aveva il minimo segno.
-Ma sei fatto di marmo?- domandò lei, ancora sofferente.
-No, sei tu che sei debole: le dita della mano devono essere chiuse se vuoi che il tuo avversario senta almeno il solletico, ma sarebbe comunque inutile visto che la forza delle tue braccia è praticamente nulla. Rock Lee ha ragione, sei debole-
-Da quando in qua dai ragione a Rock Lee?- chiese lei, cercando di trovare un po’ di dignità e di apparire del tutto normale.
-Da quando abbiamo un nemico in comune- rispose lui.
Tenten lo guardò di sottecchi. Solo il giorno prima avrebbe pensato che Neji ragionasse spinto dalla logica, ma in quel momento non poteva fare a meno di chiedersi se in realtà non cercasse di convincerla perché davvero preoccupato per lei. Ma per quale motivo doveva essere preoccupato per lei?
-Non ho intenzione di influenzare la tua decisione, se è questo che ti stai chiedendo- esordì improvvisamente –ero solo venuto a dirti che Hinata vorrebbe parlarti. Rock Lee si è rifiutato di inseguirti e così è toccato a me. Ho solo approfittato dell’occasione per farti sapere la mia opinione-
-Grazie, molto gentile da parte tua-
Senza aggiungere altro fece retro-front e rientrò nell’ospedale. Aveva intenzione di ignorare Rock Lee e qualsiasi altra opinione di Neji, ma non poteva di certo ignorare Hinata. Trovarla con il viso basso e rattristato le fece capire quanto era stata insensibile, e tutta la sua rabbia sparì.
-Mi dispiace- le disse, avvicinandosi e stringendole una mano –non te l’ho detto perché non volevo che ti preoccupassi-
-Lo so, Tenten- rispose lei, accarezzandole il viso –ma non puoi permettere che succeda ancora. Perché vuoi uscire ancora con lui? Ti prego, non farlo, potrebbe farti ancora del male-
-Non lo farà, è cambiato- la rassicurò lei –credimi, è davvero pentito per quello che ha fatto-
Rock Lee fece un commento a bassa voce che non riuscì a capire, ma dal tono comprese che non era affatto d’accordo con la sua ultima affermazione.
-Almeno accetterai la proposta di Lee?- domandò la ragazza, seriamente impensierita.
-Sì- rispose, infine, con estrema fatica. Non poteva resistere ai suoi occhi dolci e affettuosi, non poteva ferire l’unica persona che aveva sempre avuto fiducia in lei. Non poteva dirle di no.
-Sì?- chiese incredulo Rock Lee –ha detto sì?-
-Sì, ho detto sì- ripeté irritata.
-Evviva!- gridò l’altro.
Tenten alla fine si lanciò coinvolgere dal suo entusiasmo e ritrovò il buon umore. Scherzarono a lungo e pian piano il sole cominciò a scendere. Prima di andarsene Tenten recuperò il foglio di carta che aveva stropicciato, la sua iscrizione al corso, e dopo aver salutato sia Neji che Lee gli diede una rapida lettura. All’improvviso sbiancò: il suo allenatore era Maito Gai.





ANGOLO AUTRICE
Grazie a tutti i lettori e ai recensori dello scorso capitolo: DarkShadowShyra e Linduz94 (pian piano risponderò, scusatemi ma è un periodaccio).  
Ovviamente chiunque volesse darmi la sua opinione prendendo esempio da Neji in questo capitolo, è ben accetto. Non tirerò pugni in faccia a nessuno, giuro!

A presto, Dryas


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Capitolo 7
*** Convivenza forzata ***




Convivenza forzata







Tenten era pronta. Aveva indossato la divisa della palestra, raccolto i capelli e indossato i polsini. Doveva solo uscire dallo spogliatoio e dare inizio al suo primo allenamento di arti marziali. Tuttavia non era  ancora riuscita ad alzare la mano destra per abbassare la maniglia degli spogliatoi. Non sapeva cosa l’aspettava e non aveva la minima voglia di prendersi quell’impegno. Solo per Hinata, si disse, l’avrebbe fatto solo per lei. Uscì.
-Guardate che meraviglioso bocciolo!-
Tenten sospettò che quella frase fosse rivolta a lei solo quando metà della palestra si fermò ad osservarla. Continuò a camminare sperando che il rossore sulle sue guance non venisse notato ed evitò di alzare lo sguardo, o avrebbe perso ogni briciolo di determinazione che era riuscita a rimediare. L’individuo che aveva parlato indossava un’imbarazzante tuta verde e aveva un’assurda pettinatura a caschetto, che incorniciava un viso squadrato e con sopracciglia foltissime.
-Buonasera, maestro Gai- gli disse fermandosi di fronte a lui e inchinandosi –io sono Tenten-
-Questa è la mia nuova allieva! Hai visto Kakashi? Ti piacerebbe averla, eh?- continuò a gridare quello, dopo di che l’abbracciò –benvenuta nel team Gai. Conosci già i tuoi compagni?-
Tenten guardò alle sue spalle e vide Rock Lee agghindato con la stessa tuta aderente. Se avesse saputo prima che andava in giro vestito a quel modo ci avrebbe pensato due volte a farsi vedere insieme a lui. La sua espressione inorridita ricevette in cambio un sorriso e un pollice in su. Neji, invece, era appollaiato su una trave, con le braccia incrociate ed evidentemente imbronciato. Non che si aspettasse di trovarlo felice, quello era chiaro.
-Per ufficializzare la tua appartenenza al team, ecco qua il nostro simbolo- disse Gai, porgendole con fagotto –indossala con orgoglio-
Non appena Tenten riuscì ad aprire la sacca, rimase disgustata dal trovare all’interno l’orrenda tuta verde.
-Non credo di poterlo fare- disse con sincerità.
-Devi- intervenne Lee –è estremamente comoda e pratica. Vedrai, ti piacerà!-
-Davvero, non è il mio genere- continuò con gentilezza ma più decisa che mai a non sottoporsi a quell’imbarazzante rito –non mi piace il colore-
-Eh dai, Tenten, a chi vuoi che importi il colore!-
“A chi ha un po’ di dignità!” avrebbe voluto rispondere, ma si trattenne e fece lavorare il cervello.
-Neji non la indossa- disse, infine, puntandolo con l’indice. Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei e la fulminò.
-Perché non dici semplicemente la verità, cioè che sono ridicoli?- la sfidò, e lei non esitò.
-Siete ridicoli-
Neji stesso rimase sbalordito dalla sua impertinenza, mentre Rock Lee e Gai spalancarono la bocca e si guardarono addolorati.
-Vi prometto, ragazzi miei, che farò di tutto per salvarvi dagli schemi di questa società conformista- annunciò Gai facendosi avanti e riprendendosi la tuta –Neji, Tenten … questa è una promessa!-
-Non si dia tanta pena, sensei- lo interruppe Neji –vogliamo darci da fare o perdiamo altro tempo?-
-Apprezzo la tua voglia di fare, ragazzo- disse Gai, poi si fece estremamente serio e chiese a tutti e tre di avvicinarsi –per voi oggi ho una missione che richiederà impegno, pazienza, tenacia, intelligenza, furbizia, decisione e soprattutto tempo-
Lee pendeva dalle sue labbra, Neji lo guardava con poca convinzione e Tenten temeva di scoprire cosa fosse -da oggi voi, Lee e Neji, sarete i sensei di Tenten-
Calò il silenzio. A Tenten scappò un lamento di sofferenza e si portò una mano alla fronte: era molto peggio di quanto si aspettasse. Lee subito dopo scoppiò in un grido di gioia accompagnato da un salto di almeno un metro, completamente esaltato per quel compito che definì “encomiabile e stimolante”. Neji, invece, intervenne scaraventandolo di lato e attirando su di sé tutta l’attenzione di Gai.
-Sta scherzando, vero?- gli chiese.
-Certo che sta scherzando- gli diede man forte Tenten, che non era mai stata più d’accordo con lo Hyuga che in quel momento.
-Mai stato più serio- ribadì l’altro, incrociando le braccia senza perdere autorità –è una missione difficile, lo capisco, ma sono sicuro che tu e Lee abbiate le capacità per affrontarla e, indagando su Tenten, ho avuto la conferma che è una ragazza testarda, determinata e molto promettente. Ne sono certo, insieme farete un ottimo lavoro-
-Ha indagato su di me?- chiese Tenten, un po’ inquietata.
-Non le pare, sensei, che sia un po’ troppo comodo scaricare i casi senza speranza ai propri allievi?- sbottò Neji, incapace di trattenere oltre il proprio disappunto -persino l’Uzumaki sarebbe in grado di essere un maestro in questo modo!-
-Caso senza speranza a chi?!- sbraitò in risposta Tenten, piantandosi di fronte a lui –Hyuga, ti conviene abbassare un po’ le arie-
-Io ho un campionato nazionale da vincere, non ho tempo da perdere con una nullità come te- tornò all’attacco il ragazzo.
-E io credo piuttosto che non sei in grado di insegnare un bel niente a nessuno- Tenten non demorse –l’incapace qui sei tu-
Gai intervenne, impedendo a Neji di compiere quel passo che l’avrebbe portato a una distanza troppo pericolosa per Tenten e lo bloccò allungando un braccio di fronte al suo petto. Benché Neji lo guardasse come se volesse strapparglielo a morsi, si fermò.
-Non ci siamo, ragazzi miei- disse scuotendo la testa –questo non è lo spirito giusto-
-Ho le nazionali … -
-Neji- lo interruppe –la prima regola è: mai far dubitare l’allievo delle proprie capacità. Il tuo compito è incoraggiarlo e potenziare i suoi punti di forza, mettendolo al corrente dei suoi punti deboli e consigliandogli i modi migliori per proteggerli. Conosci così bene Tenten per affermare che non ha speranza nelle arti marziali? Non credo proprio,  quindi chiudi la bocca e ragiona prima di parlare-
Tenten a quel punto temette che Neji lo colpisse in pieno viso, invece Gai abbassò anche l’ultima difesa che lo separava da quest’ultimo dandogli le spalle e voltandosi verso di lei.
-Tenten- le si rivolse con tono più delicato –anche tu hai sbagliato mettendo in dubbio le capacità del tuo maestro. Se non ti fidi ancora di Neji, per ora fidati di me: sono certo che anche lui ha le capacità per farti diventare un asso nelle arti marziali. Lo farai, cara?-
Tenten guardò Neji, che ricambiò senza nascondere il suo rancore e la sua ostilità, ma incontrò anche lo sguardo di Lee. La stava supplicando di dargli una seconda possibilità e di ascoltare la parole di Gai.
-Sì- rispose –mi dispiace per quello che ho detto, non accadrà più-
-Brava ragazza!- esclamò Gai, per poi chinarsi verso di lei –non fare troppo caso alle parole di Neji- sussurrò –molte volte non hanno senso, e questa è una di quelle-
Tenten si ritrovò a sorridergli. Era premuroso e gentile, a suo modo, e non era più così impressionata dalla tuta verde che indossava. Se il suo animo si fu finalmente calmato, però, ce n’era ancora uno che non voleva saperne di trovare pace.
Neji se n’era andato sbattendo le porte dello spogliatoio dietro di lui. Lee sospirò e anche Gai si portò una mano al capo, pensieroso. Le dispiaceva sinceramente di aver rovinato l’allenamento, ma i suoi restanti compagni di squadra non le lasciarono il tempo di avere sensi di colpa. Terminò la sua prima lezione di arti marziali ridendo con Rock Lee della sua goffaggine e con la certezza di aver fatto la scelta giusta, ma tutto rischiò di essere rovinato dalla presenza di Neji , che trovò fuori dagli spogliatoi femminili ad aspettarla. Si fermò di colpo, accorgendosi di temerlo.
-Che cosa vuoi?- gli chiese.
-Tu fai tutto questo per un appuntamento?- le domandò, ancora molto arrabbiato.
-Mi credi stupida?- ribatté lei, offesa.
-E allora perché?- insistette l’altro –giuro, non riesco proprio a capire come diavolo ragioni e non fai altro che complicarmi la vita, da quando ti ho conosciuta-
-Se è per questo anche la mia vita non è più molto serena da quando ci sei tu- disse Tenten, facendo qualche passo avanti e mettendosi di fronte a lui–e il perché dovresti averlo già capito. Come credi che abbia convinto Kiba a recuperare le amfetamine? Ci sono uomini che non aspirano solo alla fama come te, un appuntamento è più che sufficiente, ma non ho ancora capito sia è un bene o un male-
Lo lasciò senza dargli il tempo di rispondere. Si infilò le cuffie dell’mp3 e si incamminò con passo spedito verso casa sua, sperando che Neji quella sera prendesse un’altra strada o per lo meno la ignorasse come aveva fatto nei diciotto anni precedenti.





Dryas

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Capitolo 8
*** Gentilezze ***




Gentilezze







Era passato un mese da quando Neji aveva lasciato gli allenamenti e il loro rapporto era diventato ancora più freddo e formale. Da Hinata non si scambiavano che qualche breve parola, poi lui lasciava la stanza e vi ritornava solo dopo ore. Non che le desse fastidio, ma non era certo previsto dal loro accordo un tale privilegio, anzi, questo permise a Hinata di confessarle un segreto di cui Neji non doveva venire a conoscenza.
-Ho visto Naruto- le disse, raggiante.
-Quel Naruto? Quello di cui mi parli da lustri?- chiese Tenten.
-Proprio lui-
-Ma è fantastico Hinata! E’ venuto a trovarti?-
-In realtà il primo incontro è stato casuale, qui, all’ospedale- raccontò –ma lui si ricordava di me. Ti rendi conto, Tenten? Sapeva chi ero e mi ha parlato come se ci conoscessimo da sempre. E’ stato … è stato … oh, non riesco nemmeno a trovare le parole!-
Tenten rise di fronte alle sue guance rosee, al suo sorriso felice e ai suoi occhi speranzosi.
-Vi siete rivisti, quindi? Gli altri incontri dove sono avvenuti? Nella sala prelievi?-
-No, proprio qui- rispose senza cogliere l’ironia –nei pochi momenti in cui Neji non c’è, e quando non riesce a venirmi a trovare mi manda delle lettere-
Da sotto il cuscino estrasse un pacco di lettere alto almeno dieci centimetri. Tenten ne fu davvero colpita: da quel che si ricordava Naruto non era esattamente una cima in lingua e ortografia, per cui se si era improvvisato Shakespeare doveva essere per un motivo estremamente valido.
-E’ davvero dolce- commentò, impressionata.
-Sì, lo è- confermò l’altra con voce rapita –oh, Tenten, non avrei mai osato sperare a tanta felicità. Ogni mia speranza, ogni mio sogno e tutta la mia attesa si sta realizzando proprio ora, qui, tra queste righe di inchiostro. Ancora non riesco a crederci!-
-Naruto è davvero tutto questo per te?- le chiese –non credevo che nella realtà esistesse questo tipo di amore-
-Certo, Tenten- esclamò afferrandole la mano e stringendola tra le sue –bisogna solo avere pazienza e non smettere di sperare. Non dirò che è semplice, non lo è affatto, ma poi, quando finalmente riesci ad avvicinarti all’unica persona che senti in grado di completarti, sentirai di aver sofferto per un buon motivo-
-E cosa ti ha impedito di smettere di sperare?- domandò Tenten, incantata dalle sue parole.
-Non sono riuscita a cancellarlo dal mio cuore- rispose l’altra –mai, in più di dieci anni, il suo pensiero è rimasto con me-
Tenten lasciò l’ospedale con la testa tra le nuvole. Aveva sepolto la sua vena sentimentale nel momento in cui suoi genitori erano morti in un incidente stradale, non molti anni prima, lasciandola sola ad affrontare una vita che non era nemmeno cominciata. Aveva smesso di sperare nel fato e nelle coincidenze di cui parlavano le favole della sua infanzia, perché aveva conosciuto anche il destino, crudele, atroce, brutale. Preferiva non aspettarsi niente e vivere la vita così come veniva, con la consapevolezza che tutto era appeso a un filo sottile.
Gli allenamenti di arti marziali miglioravano di giorno in giorno. Si divertiva e lo trovava uno sport davvero interessante. Quando guardava Lee e Gai affrontarsi, rimaneva meravigliata dalla loro forza e agilità, e sperava di riuscire anche lei un giorno ad arrivare a quei livelli. Ma non poteva dimenticarsi della sua passione più vecchia, il kendo. Quella sera i due allenamenti si susseguivano e non appena ebbe finito il primo raccolse rapidamente le sue cose per spostarsi nella palestra adiacente. Per far prima e risparmiare tempo non chiuse nemmeno la borsa, ma non aveva previsto di incontrare altri ostacoli lungo il percorso. Appena uscì, infatti, si scontrò con Neji.
-Mi scusi- disse, non riconoscendo, ma alzando lo sguardo incontrò i suoi occhi chiari. Ancora una volta non le rivolse la parola e la oltrepassò senza prestarle alcuna attenzione. Tenten lo fissò fino a che scomparve negli spogliatoi e sospirò pesantemente, prima di seguirlo.
-Dimmi quello che devi dirmi, Neji- gli disse, incrociando le braccia e guardandolo dritto negli occhi –e facciamola finita con questa farsa-
-E’ lo spogliatoio maschile- si limitò a commentare l’altro, senza smettere di sfilarsi la maglietta.
-Bene, se non vuoi parlare tu, lo farò io- affermò con decisione lei –non andrò più alle lezioni con Lee e Gai, così tu potrai tornare ad allenarti come ti pare e piace, d’accordo?-
Se ne andò con passo spedito, pensando che fosse un’ingiustizia che quel corpo così perfetto fosse stato dato a una persona così insopportabile.
Gli allenamenti di kendo furono addirittura migliori dei precedenti. I suoi colpi erano diventati più potenti e le sue gambe più scattanti da quando aveva cominciato a praticare le arti marziali. Ricevette complimenti da tutte le compagne di squadra e l’allenatore le comunicò che aveva buone probabilità di partecipare alle nazionali.  
-Ehi, Ten, oltre alle nazionali hai qualche altro interesse? Dai, vieni con noi a ballare stasera- le propose Temari, sua compagna dai tempi delle elementari.
-Grazie dell’invito, ma oggi sono davvero distrutta- rispose l’altra, abbassata a frugare nel suo borsone.
-Tu sei sempre distrutta da un po’ troppe settimane- protestò l’altra –se venissi anche tu, tutti gli uomini cadrebbero ai tuoi piedi di fronte a un fisico così-
-E non sei contenta? Li lascio tutti a te- commentò divertita l’altra –sono felice, comunque, che tu abbia queste aspirazioni per me-
-No, ho un’altra teoria- continuò l’altra ignorandola –credo che le tue gambe ben tornite abbiano già catturato qualche preda, ad esempio quel bel maschione di Hyuga che è qua fuori ad aspettarti-
-Aspetta me?- domandò lei, incredula e imbarazzata di fronte all’accostamento di due parole come “maschione” e “Hyuga”.
-Se aspettasse me credi che sarei ancora qui? Certo che no! Starei tracciando la linea dei suoi addominali perfetti e tastando i suoi bicipiti d’acciaio-
Tenten lasciò gli spogliatoi indossando frettolosamente una maglietta e cercando di ignorare i vaneggiamenti di Temari. Uscì così di corsa che dovette frenare per non scontrarsi di nuovo con Neji.
-Cosa c’è ancora?- gli chiese, drastica. Lui rimase ad osservarla per qualche istante, facendola sentire a disagio. Certo, non era nel suo massimo splendore: era a piedi nudi e con i capelli ancora bagnati, ma squadrarla in quel modo era davvero troppo –Sì, è così che sono dopo un allenamento e dovresti saperlo visto che eravamo compagni di squadra!-
-Hai dimenticato questo- disse semplicemente Neji, allungando poi una mano. Tra le sue dita c’era il reggiseno che Tenten stava cercando disperatamente da un quarto d’ora ed era nero, a baldacchino, di pizzo.
-Oh- riuscì solo a pronunciare, afferrando in tutta fretta –devo averlo perso prima-
Imbarazzata si girò per rifugiarsi il prima possibile negli spogliatoi femminili, quando Neji si decise finalmente ad affrontarla.
-Sei patetica-
-Come scusa?- domandò lei, bloccandosi.
-Sei patetica- ripeté l’altro, con convinzione.
-Aspetta un secondo, vedo a mettermi questo e poi torno a riempirti di pugni con tutta comodità- gli disse, sventolandogli il reggiseno di fronte al naso e sparendo in un lampo.
-Tutto bene Tenten?- le chiese Temari.
-No, per niente- rispose, finendo di vestirti frettolosamente –in questo momento vorrei uccidere qualcuno-
-No, non è per quello- continuò l’altra –è che sei piuttosto pallida, hai mangiato oggi? Non dirmi che hai saltato ancora la cena!-
-Smettila di farmi la predica, Temari-
Uscì tagliando bruscamente la conversazione con l’amica, troppo arrabbiata per poter pensare ad altro se non a Neji Hyuga. Quando uscì di nuovo lo trovò esattamente dove l’aveva lasciato, ma a cambiare fu la sua voglia di sfogarsi su di lui.
-Non ne vale la pena- disse, lasciandolo dietro di sé e sperando di non doverci più ad avere a che fare.
-Pensavo che i tuoi pugni facessero almeno il solletico. Lee non ti ha insegnato proprio niente?-
Lo ignorò, spalancando l’ultima porta che la separava dal mondo esterno e lasciandosi investire dall’aria fredda.
-Fermati- insistette Neji, i cui passi erano sempre più vicini –fermati, per favore-
Le parole magiche, le chiamano, ma in quel caso erano le parole del miracolo. Neji Hyuga aveva fatto un gesto gentile e quello bastò perché Tenten gli desse ascolto.
Si girò verso di lui e alzò le spalle, dandogli la possibilità di dire qualsiasi cosa. Lui, a quel punto, esitò.
-Lo vedi? Non sei in grado di fare una conversazione normale, non se non ci metti qualche insulto come sei pietosa, sei stupida, sei debole e aggiungi tu quello che preferisci-
-Aspetta- le disse, impedendole di andarsene di nuovo –voglio solo sapere il perché-
-Il perché di cosa?- chiese lei, non capendo.
-Perché lasci gli allenamenti con Gai e Lee- spiegò l’altro –io non l’avrei fatto-
-Perché devi vincere le nazionali- rispose Tenten –non ho svenduto la mia dignità per un secondo posto, quindi vedi di arrivare almeno primo-
Sapeva che la verità non sarebbe servita con Neji, perché quello non era il motivo che per primo l’aveva spinta a rinunciare. La sua era stata una decisione pensata, meditata nelle sere in cui lo aveva spiato allenarsi da solo, dopo che tutti gli altri avevano già finito. Era stata testimone dei suoi sorrisi quando riusciva a superare il numero di esercizi che poteva sopportare, nonostante fosse distrutto e non trovasse più la forza di rialzarsi.  Quando si allenava Neji era in pace e non lo era mai se non in quei momenti, altrimenti non avrebbe avuto quel caratteraccio.
-A me non serve un sensei per vincere- ribadì –posso farcela da solo-
-Oh sì invece- rispose lei –per i tipi arroganti come te, un sensei serve per ricordarvi che anche voi avete dei difetti e dei limiti. Per cui Gai ti serve, eccome se ti serve-
-Lo so che mi hai visto allenarmi, dovresti aver capito che posso benissimo farcela da solo-
-Neji- disse Tenten, la cui pazienza era al limite –per una volta accetta una gentilezza senza fare tante storie, ok? E per favore, fai un’altra strada per andare a casa stasera-
Riuscì finalmente a liberarsi da Neji e rimanere da sola, lasciando la libertà alla sua mente di insultare tutto e tutti come più le piaceva e in rigoroso silenzio. Cercò di ignorare le gambe deboli, le vampate di sudore freddo e la testa dolente meglio che poté. Tutto quelle che voleva era stare da sola.







....Scusate ma febbraio è un mese d'inferno! Spero che questo capitolo vi abbia rallegrato ^^ forse i personaggi sono un pò OOC? In ogni caso, io mi sono divertita un mondo a scriverlo!
A presto, e grazie in anticipo a chi lascerà un commento, è sempre il benvenuto.

Dryas

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Capitolo 9
*** Buio e Luce ***




Buio e Luce










Tenten si accorse di essere sul punto di correre. Voleva arrivare a casa a tutti i costi, lasciarsi cadere nel letto e sprofondare tra coperte e cuscini per almeno dieci ore consecutive. Era stanca, così stanca da abbassare la guardia anche nelle strade buie che temeva fin da quando era bambina. Non si aspettava di venere afferrata per un polso e trascinata di forza in un vicolo laterale, praticamente impossibile da notare di notte.
-Mi devi qualche spiegazione, Tenten-
Conosceva quella voce, bassa e profonda, la più affascinante che avesse mai sentito e che in quel momento le fece venire brividi di paura.
-Lasciami, Sasuke- tentò di divincolarsi dalla sua presa ferrea. Era grosso almeno il doppio di lei e nascosta dalle sue spalle spariva completamente alla vista di chiunque fosse passato per la strada principale –che spiegazioni vuoi? Non capisco-
-Non capisci?- chiese lui, afferrandole il mento e sollevandolo con delicatezza fino a far incontrare i loro occhi. Lui era pieno di rabbia e di odio, tanto che sentì un dolore fisico nel momento in cui il suo sguardo la trapassò –oh, io credo di sì-
La sua mano si strinse e le sue dita le graffiarono il viso. Tenten gemette, ma era troppo spaventata anche per mettersi a gridare. Sasuke si avvicinò annullando ogni distanza tra loro.
-Non sapevo che Neji Hyuga avesse un debole per le brune- le disse –o forse, più semplicemente, sei una puttana. Siete stati voi a mettere la droga nel mio armadietto, non è così?!-
Con terrore crescente, Tenten sentì le sue dita spostarsi sul suo collo e stringere. Disperata, cercò di allontanarle, ma tutto ciò che ottenne fu di venire bloccata dall’altro suo braccio.
-Vi ho sentiti un secondo fa fuori dalla palestra- continuò –tu non hai idea di quello che hai fatto! Hai rovinato la mia vita e la mia carriera!-
Le tirò uno schiaffo così forte da scaraventarla a terra. Sentendosi libera, Tenten cercò di rialzarsi e di mettersi a correre, ma lui l’afferrò per i capelli ormai sciolti e la trascinò indietro.
-Lasciami andare!- riuscì a gridare, ma tutto ciò che ottenne fu la sua risata. La spinse di nuovo contro il muro e, mentre la teneva ferma con il suo corpo, le mani accarezzavano il suo. La paura di Tenten divenne così incontrollabile da trasformarsi in nausea. Tremava e non era più in grado di reggersi da sola sulle gambe, ma quei tocchi invadenti e indelicati fecero nascere in lei una rabbia che non avrebbe mai creduto di avere. Con un urlo trovò la forza di scalciare e sbracciarsi, ed ebbe la lucidità di individuare il suo volto per poi colpirlo con tutta l’energia che ancora le rimaneva, premurandosi di chiudere bene le dita.
Ci riuscì, era libera, ma lo sforzo fatto era stato così faticoso che la sua corsa ancora una volta fu troncata. Aspettò che nuovo dolore si aggiungesse a quello che già provava, ma il rumore secco di due corpi che si scontrano era troppo lontano per appartenere a lei. Si ritrovò a terra, con la faccia sull’asfalto e una mano dolorante.
-Ce la fai ad alzarti?- una nuova voce le venne in soccorso.
-Neji?- chiese, guardandosi intorno e intravedendo Sasuke nell’oscurità, steso a terra. Presa dal terrore di vederlo rialzarsi, piantò i palmi delle mani sulla strada e tentò di sollevarsi. Non ce l’avrebbe mai fatta se Neji non l’avesse afferrata per entrambe le braccia e sostenuta fin dai primi passi che compirono per allontanarsi da lì.
-Sa tutto- gli disse, angosciata e sull’orlo delle lacrime –ha scoperto che siamo stati noi-
-A questo penseremo dopo- fu la sua risposta.
Neji camminava troppo velocemente per le sue capacità, ma mai una volta rischiò di farla cadere, e non aveva la minima idea di dove la stesse portando. Si fidò ciecamente, lei non sarebbe stata in grado nemmeno di ritrovare la strada di casa in quello stato. Tutto ciò che le importava era di allontanarsi il più possibile da Sasuke.
-Villa Hyuga?- domandò, poi, riconoscendo la casa di Hinata. Non ottenne risposta, Neji continuò ad aprire porte e percorrere corridoi con lei sempre tra le braccia. La loro corsa finì in una piccola stanza buia in cui vi erano solo un divano e un tavolo.
-Vado a prendere qualcosa per medicarti- le disse, lasciandola scivolare sui morbidi cuscini e aprendo una seconda porta. Tornò da quello che Tenten capì essere il bagno stringendo tra le mani un cassetta rossa segnata da una croce bianca.
-Faccio da sola- gli disse.
Lui le lasciò campo libero e la ragazza si chiuse la porta del bagno alle spalle. Portandosi le mani al viso, lasciò finalmente scendere le lacrime, calde e salate, cercando di trattenere i singhiozzi per non farsi sentire da Neji.
Quando riuscì a calmarsi, accese la luce vicino allo specchio e rimase inorridita dalla sua stessa immagine. Aveva i capelli arruffati, gli occhi gonfi e rossi, un labbro che non sembrava più tale e un alone nero sulla guancia destra. Stentò a riconoscersi.
Aprì la cassetta del pronto soccorso trovandovi tutto l’occorrente. Si lavò il viso e disinfettò le ferite, coprendole con dei cerotti, ma era consapevole che i gonfiori e i lividi sarebbero rimasti per giorni e giorni.
Una volta che ebbe finito andò a raggiungere Neji nell’altra stanza. Lo trovò seduto sul divano, assorto nei suoi pensieri, ma appena la vide scattò in piedi.
-Voglio andare a casa- gli disse, senza guardarlo in viso.
-Non è sicuro- rispose lui.
-No, vado a casa- insistette lei, facendo per avvicinarsi alla porta da cui erano entrati, ma lui le sbarrò la strada.
-Non è sicuro- ripeté con determinazione.
-Ma è sicuro per me- rispose priva di convinzione l’altra.
-Rimani, puoi dormire nel mio letto se vuoi- continuò Neji –lui non oserà venire qui e anche se lo facesse mi troverà sveglio-
Tenten finalmente lo guardò in faccia. Gli occhi di Neji sembravano davvero preoccupati e non la stavano giudicando come suo solito. Le sue parole erano sincere.
-Davvero?- gli chiese, desiderosa solo di sentirsi al sicuro e di accettare quella proposta. Lui fece cenno di sì con il capo.
Tenten si sdraiò sul letto di Neji, decisamente più duro del suo, ma pieno di morbidi cuscini. Afferrò le coperte e le tirò fin sopra la testa, nascondendosi in un rifugio immaginario che da sempre, nei momenti più bui, le aveva dato sicurezza. Chiuse gli occhi e aspettò che il sonno arrivasse, ma come aveva temuto non accadde. Sperava di poter dimenticare tutto per almeno una notte, anche se  sapeva che lo spavento era stato troppo grande per annientare così d’un colpo tutti i suoi sensi e per mettere un freno alla sua mente stanca ma ancora attiva. Dopo qualche ora, decise di alzarsi.
-Neji? Sei sveglio?- domandò senza accendere la luce.
-Sì, certo- sentì rispondere.
Tenten mettendo di fronte a sé le mani, tentò di raggiungerlo. Capì di essere arrivata al divano quando le sue dita sfiorarono il suo braccio e trovando uno spazio vicino a lui si sedette accanto.
-Se non  ci fossi stato tu … -
-Smettila- la fermò, brusco.
-Ma è così -
Rimasero entrambi in silenzio. L’oscurità piaceva a Tenten, le permetteva di fare tutto ciò che voleva senza apparire debole o mostrare i segni della sua debolezza.
-Grazie- gli disse –se non ci fossi stato tu … -
-Gli avresti tirato un altro pugno- terminò lui.
-Non che il primo sia servito a molto, anche se questa volta ho tenuto le dita chiuse-
-Ti ha dato una via di fuga-
-Ma non sono andata molto lontana- disse lei con un sospiro.
-Devi tenere il braccio più indietro e il gomito più alzato- spiegò lui –Lee non ti ha insegnato proprio niente?-
-Lee è un incapace-
Lo sentì ridere per la prima volta. Si accorse di voler vedere come fosse un suo sorriso, ma la sua risata bastò per calmarla e pian piano il sonno le fece scivolare sulla sua spalla. I suoi lunghi capelli coprirono il braccio di Neji ed erano così tanti che arrivano fino alle sue mani. Li strinse e li tenne tra le dita finché non vide il sole sbucare tra le imposte alle finestre. A quel punto si addormentò anche lui.









:D finalmente inizia il bello! E sappiate che il livello di sdolcinatezza di questa FF è infinito (con in aggiunta scene di amabili litigi). Spero sia promettente!
Dryas





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Capitolo 10
*** L'Impossibile ***





L’Impossibile









Il risveglio di Tenten fu accompagnato da un morbido rimbalzo su un cuscino azzurro spento. Impiegò qualche attimo per ambientarsi e capire che quella stanza non era nient’altro che il salotto di Neji illuminato dal sole. Sentì la voce di quest’ultimo e riuscì in fine a individuarlo con gli occhi ancora mezzi socchiusi in prossimità della porta. Non si fece molte domande su chi fosse il suo interlocutore perché ne aveva già altre che non avevano risposta: se la sua testa era piombata a peso morto sul divano, prima da cosa era sostenuta? Trattenne un grido.
Si alzò in piedi solo nel momento in cui Neji chiuse la porta e fece scivolare un vassoio sul piccolo tavolo a fianco, ma le lanciò solo un breve sguardo prima di sparire in camera sua. Tenten si avvicinò alla colazione profumata appena arrivata e non resistette dall’assaggiare un biscotto. Quando il legittimo proprietario fece ritorno non ne rimanevano che un paio e non esitò a mostrare il suo disappunto sottraendo tutto il rimanente dalla sua portata.
-Bisogna andare a scuola oggi- disse improvvisamente Tenten, guardando la divisa indossata da Neji.
-Sì, è la stessa, se non te ne sei accorta- bofonchiò lui, per poi bere tutto d’un fiato una tazza di tè.
-Io non vengo- continuò la ragazza –magari domani-
-Domani non sarà diverso da oggi- commentò lui –e devi anche andare a denunciare Sasuke-
-Denunciarlo? Non ci penso nemmeno- disse Tenten –non posso dire niente o mi farà di certo buttare fuori dal liceo. E a me serve quel dannato diploma per andarmene da qui-
-Se non vai a scuola non prenderai “quel dannato diploma” in ogni caso-
-Oh, ma che ne vuoi sapere-
Sibilò Tenten prima di sparire in bagno. Appoggiandosi alla porta con la schiena prese un profondo respiro e cercò di far sparire un po’ dell’angoscia che le chiudeva la gola. Si avvicinò alla specchio e accendendo la luce vide il proprio riflesso, ancora diverso da quello che ricordava. La sua guancia era diventata bluastra e il suo labbro era rimasto un po’ gonfio, con un taglio rosso a dividerlo in due. Si lavò il viso e fece del suo meglio per apparire il più normale possibile.
-Esci dalla finestra- le disse Neji, una volta che fu uscita, mettendosi in spalla lo zaino e indicando con un cenno del capo l’unica fonte di luce di quella piccola stanza –devi solo seguire la recinzione, poi arriverai all’argine di un fiume e da lì puoi raggiungere la strada principale. È meglio se nessuno ti vede-
Tenten fu pienamente d’accordo e lo salutò con debole “ciao” non ricambiato.
La mattina passò e così il pomeriggio. Il sole tornò a sfumare il cielo di rosso e le stelle cominciarono a spuntare, timide. Una giornata come le altre, per Neji, che quando rientrò nel proprio appartamento, il più umile di villa Hyuga, trovò Tenten ancora seduta sul suo divano.
-Non hai nemmeno il televisore- gli disse –che noia-
Aveva passato lì l’intera giornata, ma la finestra del salotto era ancora aperta. Più volte si era avvicinata per scavalcarla e lasciare quel posto che le metteva soggezione, ma non c’era riuscita. Avrebbe dovuto affrontare un mondo in cui c’era Sasuke e persone come lui, capaci di farle del male senza che lei fosse in grado di difendersi. Nemmeno a casa sua sarebbe stata al sicuro, lo sapeva, e villa Hyuga aveva sistemi di allarme e telecamere. Una protezione che per quel momento le bastava.
-Cosa ci fai ancora qui?- le chiese, lasciando cadere pesantemente lo zaino –ti ha vista qualcuno?-
-No, mi sono nascosta sotto il letto quando è arrivata la domestica- rispose, sapendo che aveva tutto il diritto di essere arrabbiato, per una volta. Senza aggiungere altro, Neji la lasciò sola e andò a cambiarsi: quella sera c’era allenamento, il primo senza di lei.
-Alzati, andiamo in palestra- le disse uscendo con una divisa bianca che gli calzava a pennello.
-Non mi farò vedere in questo stato da Lee e Gai- rispose, sorpresa anche solo dal fatto che avesse pensato a un’idea così stupida –e poi non frequento più il corso di arti marziali, ricordi?-
-Sì, invece- ribatté il ragazzo, avvicinandosi di qualche passo –ti insegnerò come si uccide una persona così non dovrai accamparti qui per il resto della tua vita. Avanti, alzati-
-Ti ho detto che non verrò- disse Tenten e si avvicinò alla finestra –piuttosto me ne torno a casa-
-Adesso che si è fatto buio e per le strade non c’è anima viva?-
Neji era stato brusco, ma aveva ragione. Tenten si fermò, spaventata dall’idea di affrontare da sola quel breve tratto di strada, incapace di prendere una decisione.
-Muoviti, mi stai facendo perdere tempo- insistette l’altro.
-Ti ho detto di no- ripeté Tenten, la cui rabbia stava diventando incontrollabile –sei per caso sordo? Guarda la mia faccia e la mia mano! Capiranno subito e io non posso … -
-E allora cosa farai? Rimarrai chiusa in casa per l’eternità? Quei segni ci saranno anche fra due settimane!-
-E credi che io ne sia contenta?!- sbraitò lei –tu non hai idea di quello che sto provando! Ieri mi sono sentita così indifesa da vergognarmi di me stessa, Sasuke mi ha tolto ogni dignità, ogni libertà … e non ha chiamato te puttana!-
-E allora hai intenzione di continuare a farglielo credere?!- Neji, per non alzare troppo la voce, si era ulteriormente avvicinato, ma non considerò che quel gesto potesse apparire come una minaccia per Tenten. La ragazza si irrigidì tutto d’un colpo e impallidì, mentre i suoi occhi spalancati non osavano alzarsi e le sue mani erano subito corse a trovare un sostegno.
-Allontanati- gli disse, e la sua paura si espresse nel sussurro con cui pronunciò quelle parole. Il ragazzo le diede ascolto, senza smettere di osservare la sua reazione, totalmente imprevista.
-Mi dispiace- disse infine la ragazza, che sembrò riprendersi –non so cosa … -
Neji rimase a guardarla ancora per un attimo e il suo silenzio fu interpretato da Tenten come segno d’offesa. A suo modo l’aveva aiutata e la ricompensa che riceveva era quella. Anche lei si sarebbe arrabbiata.
-Io non ti farei mai quello che … -
-Lo so- lo fermò subito, alzando lo sguardo su di lui. I suoi occhi chiari sembravano confusi, mentre i suoi per una volta erano sicuri di sé. Voleva fargli sapere che gli era riconoscente e se quello che aveva provato di fronte alla sua reazione era senso di colpa, doveva farlo sparire immediatamente.
-Hai bisogno di aria- le disse, infine, avvicinandosi alla porta di ingresso e facendole segno di seguirlo. Ancora una volta la sua andatura fu troppo veloce, ma lo seguì fino a che sbucarono in un piccolo giardino sul retro della casa, illuminato solo dalla luna. Il vento fresco sembrò risvegliare ogni sua fibra e si beò di quella sensazione per minuti interi.
-Lee non è stupido- disse infine –capirà subito che tipi di ferite sono queste-
-No, se ci inventiamo una buona copertura- rispose Neji, anch’egli del tutto calmo –lo possiamo fare lungo la strada-
-Sei sicuro di voler riprendere gli allenamenti? Se ti do fastidio, devi solo dirlo, e io mi farò da parte-
-Te l’ho detto, ti insegnerò a difenderti- ribadì lui –e non dubitare troppo delle mie capacità, ho affrontato difficoltà peggiori-
-Se lo dici tu- rispose Tenten, con un piccolo sorriso.
Lasciarono villa Hyuga stando attenti a non essere visti, ma prima si diressero verso un chiosco di ramen. L’umore di Neji peggiorò in maniera notevole di fronte a quell’inconveniente che accresceva il loro ritardo mostruosamente, ma si riprese un poco quando la ragazza gli offrì la cena. A quel punto avevano già saltato un’ora di allenamento, ma Gai non li rimproverò, anzi fu al settimo cielo quando li vide arrivare entrambi. Il team era di nuovo al completo e niente era più importante di quello.
-Cosa hai fatto al viso Tenten?- le chiese immediatamente Lee, e non riuscì a impedirgli di accarezzarle il volto ferito –è stato lui?!-
Neji alzò un sopracciglio di fronte a quell’accusa ma non disse niente, si limitò a incrociare le braccia.
-Lo sai come sono maldestra, Lee- intervenne la ragazza –e sono solo qualche graffio durante l’allenamento di kendo-
-Pensi che io ci creda?- la rimproverò, con una rabbia che mai gli aveva visto –è stato lui!-
Gai lo fermò prima che potesse raggiungere Neji. Ancora una volta la situazione non degenerò per un suo intervento.
-Non saltare alle conclusioni troppo in fretta- gli disse, per poi rivolgersi a Tenten –cara, se hai qualcosa da dire noi siamo qui solo per aiutarti. Non devi avere paura-
-Sono stato io- si intromise Neji e Tenten fu subito pronta a smentire, ma lui la precedette di nuovo –ci siamo allenati e quelli sono i risultati della sua pessima difesa. Lee, sei veramente un incapace-
-Hai osato picchiare una ragazza?!- esclamò l’altro ragazzo, che cominciò a divincolarsi per liberarsi dalla presa di Gai –ma non ti vergogni?!-
-Lee!- urlò invece Tenten –questi segni li avevi anche tu quando hai iniziato le arti marziali e se mi consideri debole solo perché sono una donna, bè, allora preferisco di gran lunga allenarmi con Neji-
Le sue parole furono un duro colpo per il ragazzo, che si calmò e si scusò con entrambi umilmente. Per fortuna Gai riuscì a trovare un lato positivo anche in quel litigio e l’umore grigio si dissolse un poco. Si distrassero completamente quando iniziò l’impresa di migliorare la “pessima difesa” di Tenten e quest’ultima si divertì persino a guardare gli altri due compagni di squadra cercare di collaborare. A fine allenamento si parlavano a monosillabi, perché Gai proibì ogni tipo di insulto, compresi quelli velati di Neji, e anche se aveva imparato ben poco,almeno il suo spirito ne usciva più leggero.
Gai e Rock Lee li salutarono sparendo negli spogliatoi intonando un inno alla giovinezza, mentre Tenten si prese qualche minuto per recuperare le forze.
-In piedi- le disse, invece, Neji, comparendole davanti.
-Ma l’allenamento è finito- rispose –Gai e Lee se ne sono andati-
-Noi non abbiamo finito- insistette l’altro –ora ti insegno qualcosa di utile-
 Tenten si rimise in piedi e Neji questa volta fece attenzione a rispettare le distanze. Si avvicinò quel tanto che bastava e con naturalezza le afferrò la mano destra. La usò per insegnarle la giusta posizione delle dita e i punti da colpire, indicandoli sul suo stesso corpo.
-Prima di tutto gli occhi- cominciò – colpiscine almeno uno. La vista è il senso a cui più ci affidiamo e se riesci a togliere quello sei già a metà dell’opera-
Guidò il suo indice lungo il collo, facendoglielo involontariamente sfiorare e si fermò sopra la piccola fessura tra le clavicole.
-Poi la carotide: colpiscila con forza, se riesci a trovare il punto giusto riuscirai persino a fargli perdere i sensi-
-Ho sempre pensato che per stendere un uomo bisognasse mirare più in basso- commentò Tenten, dimenticandosi per un attimo di avere di fronte l’austero e impassibile Neji Hyuga.
-Se l’uomo è drogato o ubriaco è probabile che non senta niente, lì in basso- spiegò –meglio colpire la carotide-
-Me lo ricorderò- rispose lei –ma un tentativo lo faccio comunque, lì in basso-
Passò un’altra mezzora che a Tenten sembrò volare. Anche se Neji non era tra gli insegnanti più pazienti, sapeva quel che faceva e le spiegava in maniera impeccabile tutto quello che doveva fare. Quando ebbero finito, fu così soddisfatta dei suoi risultati che le scappò una risata.
Uscendo dagli spogliatoi realizzò che aveva perso le chiavi di casa e non pensava fosse il caso di svegliare la vicina a cui aveva dato quelle di scorta alle undici di sera. Il caso volle che incontrò Neji nello stesso istante in cui usciva anche lei e tornarono a casa insieme. Passò la seconda notte da lui e si addormentò pensando a quanto fosse stupido programmare la propria vita nei minimi dettagli quando anche l’impossibile può accadere.













Allora che ne dite? Si sta mettendo bene? Sono curiosa di sapere le vostre opinioni :) Neji è stato molto carino a insegnare a Tenten qualche trucco, anche se ufficialmente ha un secondo fine: liberarsi di lei. Ma sarà davvero così?
Alla prossima,

Dryas

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Capitolo 11
*** Lealtà reciproca ***





-Lealtà reciproca-










Tenten passò da Neji tutte le notti della settimana. Aveva fatto cambiare la serratura del suo appartamento e installato persino un allarme, ma non erano serviti a cancellare la paura. Ogni volta che metteva piede in quella casa, così silenziosa e vuota, l’angoscia le stringeva il cuore e la faceva scappare nell’unico luogo in cui si sentiva sicura. Non sapeva se Neji fosse al corrente delle sue visite: arrivava dopo che se n’era andato a letto e se ne andava prima che il sole sorgesse. Non l’aveva mai scoperta, ma il fatto di trovare la finestra aperta ogni sera la fece sospettare che fosse al corrente delle sue intrusioni.
Che la sua fosse gentilezza o più semplicemente pietà, poi, non le importava; gli sarebbe stata grata in ogni caso e tutto quello di cui aveva bisogno era di sapere che vicino a lei c’erano due paia di braccia forti pronte a salvarla, come già una volta avevano fatto. Solo di giorno, in mezzo alla gente, si rendeva conto di quanto il suo comportamento fosse stupido.
Come ogni pomeriggio stava andando a trovare Hinata compiendo il suo quotidiano e silenzioso rito di rimprovero quando un attimo prima di entrare nella stanza sessantacinque fu fermata.
-Tenten, aspetta un attimo!- quel sussurro, gridato con urgenza, la fece voltare guardandosi attorno nel tentativo di capire da dove provenisse. Dal corridoio adiacente spuntò una testa bionda e una mano sbucò per convincerla ulteriormente ad avvicinarsi.
-Naruto? Cosa ci fai qui?- gli domandò una volta che l’ebbe davanti, consapevole della poca simpatia che correva tra lui e Neji, il quale era sicuramente già arrivato.
-Voglio vedere Hinata- confessò determinato –non riesco a stare con lei da settimane ormai. Mi puoi aiutare? Ti prego, non so più cosa fare!-
-Vorrei tanto, Naruto, ma Neji … -
Si bloccò. In quel momento si accorse che la sua lealtà verso lo Hyuga aveva raggiunto livelli esagerati, tanto da mettere in secondo piano la felicità della sua migliore amica.
-Lasciami pensare un attimo- gli disse alla fine.
Non ebbe tempo di farlo. Sakura li sorprese entrambi e con un urlo così forte da farli spaventare. Prima che potessero capire le sue intenzioni furono trascinati in un angolo isolato del reparto e dopo aver chiuso la porta dietro di sé il medico si mise a fissare entrambi con le braccia sui fianchi.
-Naruto, tu che ci fai qui?- domandò, visibilmente alterata –lo sai che ti è stato espressamente vietato dalla famiglia Hyuga. Sparisci se non vuoi guai, prima con Neji e poi con me-
-No, voglio vedere Hinata- si impuntò il ragazzo –e sono pronto a prendere a pugni anche Neji se sarà necessario-
-Tu non farai niente di tutto questo, è chiaro!?- lo minacciò puntando l’indice verso di lui, dopo di che il suo sguardo di fuoco si posò su Tenten –e tu che cosa hai fatto al viso?-
-Un allenamento un po’ disastroso- bofonchiò, intimorita. Sakura le metteva soggezione e temeva che con lei la sua scusa non avrebbe retto. Probabilmente fu così, perché il suo tono si addolci e si offrì di darle un’occhiata.
-Ragazzi, cosa devo fare con voi?- sospirò alla fine, portandosi una mano alla fronte.
-Sakura, ti prego, devo vedere Hinata- ripeté Naruto, i cui occhi azzurri erano così sinceri e tormentati da lasciare senza fiato Tenten.
-Lui è l’unico che può portale un po’ di felicità- gli diede man forte –lo sai anche tu, Sakura, che è ingiusto che gli sia negato di stare con lei-
-Certo che lo so, ma ci sono delle regole- rispose il medico, in evidente dubbio –Neji non accetterà mai di lasciarlo entrare-
-E allora facciamo in modo che non abbia scelta- propose Tenten –se entri anche tu, lui non potrà alzare un dito su Naruto. Sa che se fa qualcosa di sbagliato tu puoi vietargli di entrare di nuovo in ospedale, e non sarà così avventato-
-Non possiamo rischiare che faccia un’altra scenata di fronte a Hinata- protestò Sakura –anche se poi lo posso bandire da questo posto, le avrà fatto comunque del male-
-Ti giuro Sakura che me ne andrò non appena mi accorgo che la situazione si fa pericolosa- intervenne Naruto –ti prego-
-E va bene- cedette il medico –ma tu, vedi di non provocare Neji e non cedere alle sue provocazioni, dagli sempre ragione e datti sempre torto, umiliati se necessario, ma evita che succeda il finimondo-
Uscirono da quello che doveva essere un ripostiglio e si diressero verso la stanza di Hinata. Sakura camminava con decisione come se temesse di cambiare idea da un momento all’altro.
-Dov’è la mia paziente preferita?- esclamò con allegria, spalancando la porta. Il sorriso di Hinata da timido divenne raggiante quando intravide alle spalle del medico l’alta figura di Naruto, che però ebbe l’effetto opposto su Neji. Scattò in piedi, pronto a intervenire, ma Tenten fu più rapida.
-Non ti muovere- gli disse, tagliandogli la strada e permettendo a Naruto di sgattaiolare dall’altra parte del letto, il più lontano possibile da lui.
-Che diavolo ci fa qui?- le sussurrò con rabbia, fissandolo come se volesse incenerirlo.
-Rende felice tua cugina- fu la schietta risposta di Tenten, troppo impegnata a osservare le dita di Naruto incastrarsi perfettamente con quelle dell’amica, come se quello fosse il posto esatto in cui si dovessero trovare. Solo quel semplice gesto era bastato per far arrossire Hinata, che probabilmente non si era nemmeno accorta della sua presenza, tanto era rapita dallo sguardo di Naruto.
-Il livido sul tuo occhio è sparito, sono contenta!- la sentì dire.
-La ferita peggiore è nel mio orgoglio- disse Naruto, che ricordandosi improvvisamente della presenza di Neji, autore del suo occhio nero, si agitò sulla sedia –ma a dire la verità non me ne importa più molto, anzi, per niente, addirittura mi sono dimenticato di cosa stavamo parlando!-
Alle sue spalle Neji si mosse e se lo trovò di fianco. A fermarlo questa volta fu Sakura che gli passò davanti chiedendogli di reggere quello che era un pappagallo riempito di farmaci a caso. Il ragazzo nemmeno si accorse del diversivo, tanto era infastidito dalla presenza del secondo uomo nella stanza.
-Neji, non muoverti- ripeté a bassa voce Tenten –vuoi prenderlo a pugni qui dentro? Sarebbe davvero geniale-
Il ragazzo si voltò di scatto, sottraendo alla sua vista il viso sorridente di Naruto. Le sue mani, però, si chiusero in due pugni di rabbia e Tenten lanciò uno sguardo allarmato a Sakura. Quest’ultima mise fine all’incontro tra i due innamorati, trascinando Naruto per il bavero della maglietta fuori dalla stanza. Quando anche lei se ne fu andata, Tenten cercò rifugio presso Hinata, ma non riuscì a sfuggire a Neji.
-Vieni fuori- le ordinò poco gentilmente, ma sapeva di non avere altra scelta. Qualcuno doveva pur subire la sua ira ed era abbastanza assennata da non evitarla, peggiorando ulteriormente la situazione. Lo seguì, lasciando Hinata con un sorriso di rassicurazione.
-Cosa pensavi di fare?!- sbottò, dopo che l’ebbe seguito per una decina di metri lungo il corridoio –Naruto?!-
-E’ stato con lei solo per cinque minuti, Neji, non credo che sia così grave- rispose, mantenendosi calma.
-Chi sei tu per dirlo?!- continuò l’altro –lui non può stare con Hinata!-
-E chi sei tu per deciderlo?- ribatté Tenten –non hai visto come si sorridono, come sono … -
-Non me ne importa niente!- la fermò –e se ti metti in mezzo ancora una volta, è finita: non vedrai mai più Hinata-
Con quella minaccia se ne andò. Dopo che l’ebbe lasciata sola, Tenten si scoprì amareggiata: non le aveva dato nemmeno la possibilità di chiarirsi. Rimaneva sempre Neji Hyuga, si disse, e il suo carattere non dipendeva certo da lei.
Quando rientrò nella stanza di Hinata mascherò completamente il malumore e si godette ogni secondo passato in compagnia dell’amica, ignorando la presenza intimidatoria di Neji. Se ne andò prima, per non rischiare di compiere insieme a lui il tragitto verso la palestra. A mala pena sapeva se avrebbe retto due ore di allenamento in sua compagnia.
Il programma del giorno prevedeva l’insegnamento di una presa per mandare a terra l’avversario. Lee fu un insegnante perfetto, le spiegò come posizionare esattamente mani e piedi, mentre Neji non mise bocca in niente e Tenten considerò il suo silenzio tombale come una vittoria personale. Al momento della pratica, però, la situazione si ribaltò.
-E’ una leva, Tenten, non è così difficile!- esclamò Lee, dopo l’ennesimo fallimento.
-L’ho capito che è una leva- ribatté lei –una grande forza con il minimo sforzo, me l’hai ripetuto alla nausea-
-E allora impegnati!-
Cercò di sopprimere la propria irritazione, ma ancora una volta non riuscì a mandare a terra il suo sensei in erba.
-Basta così per oggi- disse, raccogliendo da terra la felpa e voltandogli le spalle.
-Ti arrendi così facilmente?- la provocazione di Neji fu l’ultima goccia. Il vaso traboccò tutto d’un colpo e con un gran frastuono.
-E’ facile parlare per te, te ne stai lì con le mani in mano e tutto quello che sai fare è criticare- ribatté rivolgendosi direttamente a lui –vuoi che ti asciughi il sudore dalla fronte?-
Neji rispose alzandosi in piedi e sciogliendo le braccia lungo i fianchi, senza distogliere lo sguardo da lei. Sfilò la parte superiore della divisa, facendole capire che era pronto ad accettare la sfida.
-Lee, le parole con lei non servono- disse –stai solo sprecando fiato-
Tenten partì all’attacco, più decisa che mai a lasciare un segno su quel viso bianco e dalla pelle fin troppo immacolata. Chiuse il pugno e si premurò di tenere il gomito più in alto, come il suo avversario le aveva consigliato qualche sera prima, ma tutto ciò che ottenne fu uno spostamento d’aria, dopo di che si ritrovò stesa a terra. Ignorò il dolore alla schiena e l’umiliazione che provò, e si rialzò in piedi, pronta a reagire.
-Devo mostrarti un’altra volta come si fa?- le chiese con aria soddisfatta Neji, ma Tenten era già ripartita.
Smise di contare il numero di volte che fu mandata a terra. Neji era irraggiungibile, non faceva in tempo ad avvicinarsi che lui prendeva il controllo della situazione e con due rapide mosse la mandava al tappeto. Era stanca di vederlo sogghignare dal basso, ma a mala pena riusciva a sfiorarlo.
-Tenten, basta adesso- intervenne Lee.
-No, lo voglio colpire- rispose lei con determinazione, massaggiandosi il capo, che per l’ennesima volta aveva colpito il basso materassino.
-Ti farai solo del male- insistette l’altro e si avvicinò tanto da toccarle una spalla. Quel gesto fece scattare Tenten che dovette semplicemente mettere una gamba incrociata alle sue e un braccio dietro alla sua schiena per farlo ribaltare all’indietro con un tonfo sordo.
-O dio, scusami Lee!- esclamò correndo subito a soccorrerlo –mi dispiace, non volevo! Non era te che volevo colpire-
-Cavolo, che botta- si lamentò l’altro –mi hai colto del tutto impreparato, lo ammetto-
-Ti sei fatto male?- chiese l’altra, ma Lee si era già rialzato e le sorrideva contento.
-Ce l’hai fatta Tenten! Era così difficile? Una leva è una leva-
La ragazza rispose al sorriso e non riuscì a trattenere l’allegria. Lo abbracciò e lui la fece girare, condividendo appieno la sua contentezza. Quando la rimise con i piedi per terra, Tenten si voltò e fece per abbracciare anche Neji. Si fermò in tempo, ma il suo sguardo severo non riuscì ad abbattere il suo spirito.
-Grazie!- gli disse, sorridendogli e dimenticando per un attimo tutti i loro rancori. Dopo di che rientrò negli spogliatoi continuando a ridere e a scherzare insieme a Lee. Il suo buon’umore era tale che decise di accettare la perpetua richiesta di Temari.
-Sì, Temari, verrò a ballare con te- ripeté l’altra.
-Dio, è un miracolo- fu il suo unico commento –ma ti servirà un vestito e un trucco decente. Tu oggi vieni a casa con me-
Per la prima volta dopo dieci giorni i passi di Tenten non furono diretti verso il suo rifugio sicuro. Quella notte la passò in mezzo a una folla di sconosciuti, indossando un vestito rosso e con i capelli raccolti in una lunga treccia. Si divertì come non le succedeva da molto tempo e ballò fino a quando non fu mattina. A quel punto non c’erano più ombre a farle paura.

















....Naruto e Hinata sono tanto teneri! Vi è piaciuto lo spazio dedicato a loro? Spero di sì :) Per quanto riguarda Neji e Tenten, la situazione è critica. Torneranno ad allontanarsi?
Alla prossima settimana,
Dryas


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Capitolo 12
*** Fuga d'amore ***




-Fuga d'amore-










Tenten scavalcò la balaustra rischiando di cadere a terra rovinosamente e di trascinare con sé la tenda della finestra. In qualche modo riuscì a rimettersi in piedi e si sistemò il vestito prima di entrare nella stanza di Neji. Voleva augurare anche a lui buonanotte, o buongiorno, doveva ancora decidere.
Spalancò la porta, pronta a investirlo con la sua allegria e a far scomparire per sempre il suo broncio, quando trovò il letto vuoto. Per un attimo rimase smarrita, ma poi alzò le spalle e si lanciò verso il divano, su cui si addormentò un secondo dopo.  
Fu svegliata da un martellare incessante, che le rimbombava nel cervello come cannonate sparate a un millimetro dal suo orecchio. Con una smorfia si girò dell’altra parte e ficcò la testa sotto il cuscino.
-Neji, ti prego smettila! Questa notte è stata devastante e ho assolutamente bisogno di dormire-
Non ricevette risposta, ma il frastuono cessò e lei si lasciò di nuovo pervadere dal piacevole torpore del sonno.
-Il signor Neji si è già alzato?- una voce sconosciuta, di donna, acuta e fastidiosa si insinuò nella sua testa e risvegliò la parte di sé che ancora era in grado di ragionare. Scattò in piedi e incontrò gli occhi grigi di quella che doveva essere la domestica.
-Credo che a quest’ora sia già a scuola- rispose cercando di apparire ben educata. Poi si accorse di avere le gambe nude e si affrettò a tirare più in giù che poteva la gonna per nascondere tutte le grazie che il vestito di Temari le metteva in bella mostra.
-Oggi è sabato- rispose l’altra, dopo averla squadrata da capo a piedi.
-Oh- disse Tenten –beh, allora sarà di sicuro ad allenarsi-
-Prima avrebbe chiesto la colazione-
Tenten decise di chiudere definitivamente la bocca e lasciare che la situazione si risolvesse da sola, ma la donna non sembrava intenzionata ad andarsene. Si avvicinò alla tenda appesa a metà e cercò di sistemarla.
-Sa, Neji è stato così gentile da ospitarmi questa notte- aggiunse, non resistendo alla tentazione di salvarsi la faccia in ogni modo –ho perso le chiavi di casa, ma sapevo che lui mi avrebbe ospitata volentieri-
Avrebbe voluto sotterrarsi. Mai, non ci avrebbe creduto mai se almeno una volta nella sua vita quella donna avesse scambiato una parola con Neji. Accennò un sorriso quando ricevette il suo sguardo perplesso e poco convinto, e stava già pensando a che altro fare quando la porta della stanza di Neji si spalancò.
-Signora Mia- disse, assonnato e allarmato, e a torso nudo –è già ora della colazione?-
-Sì, signore- rispose lei guardandolo con severità –l’ho appoggiata sul tavolo-
 -Grazie, riporto tutto io alle cucine-
La congedò in fretta e furia, premurandosi di chiudere a chiave la porta una volta che fu uscita. Rimase appoggiato ad essa per qualche istante, facendo crescere l’angoscia di Tenten che fissava il suo petto bianco e largo, consapevole di aver combinato un bel guaio.
-Mi dispiace- gli disse, implorandolo con lo sguardo, ma lui nemmeno si voltò e rientrò in camera sua. Quando uscì indossava una maglietta e i pantaloni larghi di una tuta, e lei si sentì così a disagio che desiderò sparire. Nessuno dei due parlò: Neji era poco distante e la sua nudità sembrava renderla ancora più vulnerabile, tanto che si voltò dall’altra parte, incapace di reggere il suo sguardo di disappunto.
-Forse è meglio se torni a casa- le disse semplicemente, tralasciando tutto il resto. Lei annuì, ma un attimo prima di scavalcare la finestra si fermò.
-Mi presteresti una felpa?- gli chiese –mi vergogno a farmi vedere così-
Lui accettò e lei la indossò. Le arrivava più in basso del vestito e benché non nascondesse del tutto le sue gambe, fu sufficiente per far sparire un po’ di imbarazzo.
-E’ meglio se non ci facciamo più vedere insieme- aggiunse il ragazzo poco dopo, con tono inflessibile e duro –né all’ospedale né in palestra-
-Ma come farò con Hinata?- gli chiese, preoccupata.
-Andrai a trovarla dopo che io sarò andato agli allenamenti-
Detto quello la lasciò sola, dando per scontato che avrebbe rinunciato alle arti marziali per rimediare a quello che aveva fatto. Tenten se ne andò con la coda tra le gambe, stupita dal fatto che la rabbia silenziosa di Neji potesse far più male dei suoi soliti sfoghi verbali. Se fino a quel momento erano riusciti a fare qualche passo in avanti verso un rapporto civile tutto era stato rovinato dalla sua incoscienza, e si sentiva terribilmente in colpa.
Arrivata a casa fece una doccia calda e si spaventò quando uscendo vide nello specchio un alone nero circondare i suoi occhi. Consumò una saponetta per far sparire mascara e rossetto dal suo viso e si ripromise che non avrebbe mai più tentato di essere chi non era.
Trascorse la notte nel letto in cui aveva dormito per tutta la vita, eccetto la settimana prima, ma solo quando il sole cominciò a filtrare tra le imposte riuscì a prendere sonno. Proprio in quel momento il campanello suonò. Si irrigidì di colpo e alla terza volta si decise ad alzarsi e a guardare nello spioncino nuovo di zecca.
-Che ci fai qui Naruto?- chiese, spalancando la porta e facendolo entrare.
-Scusa se ti disturbo, Tenten, ma devo parlarti di qualcosa di importante- disse lui, con aria scontenta e visibilmente agitato, tanto da ignorare il suo pigiama con un orso gigante stampato in primo piano.
-Si tratta di Hinata? Sta male?- domandò immediatamente, preoccupandosi.
-No no, sta benissimo- rispose l’altro –però sì, si tratta di Hinata-
Naruto non disse nient’altro. Tenten cercò di metterlo a suo agio, facendolo accomodare e offrendogli quel poco di commestibile che aveva in casa. Ma fu tutto inutile, sospirava e nient’altro.
-Mi vuoi dire che c’è?!- sbraitò alla fine, incapace di reggere ancora quello stato di incertezza.
-Sì, hai ragione, è che è difficile per me- esordì l’altro –come sai, io e Hinata siamo innamorati e anche se la situazione in cui ci troviamo non è delle più facili, siamo riusciti a farcela in qualche modo. Ma ora Hinata è stanca e vuole … vuole … -
-Lasciarti?- domandò Tenten.
-No!- gridò l’altro, terrorizzato alla sola idea –perché mai dovrebbe lasciarmi?! .. anche se dopo quello che sto per fare forse lo vorrà… Ti prego, Tenten, io non dovrei essere qui, ma mi devi aiutare. Tu sei la sua migliore amica, non è così?-
-Sì, Naruto, e stai tranquillo, ti aiuterò … qualsiasi sia il problema!-
-Hinata vuole scappare dall’ospedale- confessò, e sembrò diventare più leggero di una tonnellata. Tenten non si aspettava tale iniziativa da parte di Hinata e ne fu sorpresa, ma non troppo. La capiva, chi non avrebbe voluto scappare da Hiashi Hyuga?
-All’inizio mi sembrava una buona idea- continuò Naruto –ci saremmo trovati una bella casa lontano da qui e avremmo incominciato una vita insieme, ma tu e Sakura mi avete fatto riflettere: Hinata è fragile e anche se cerca di dimostrarmi che ce la può fare senza la sua famiglia, sono sicuro che ne soffrirà terribilmente e io sarò l’unico responsabile del suo dolore. Ma lei adesso non vuole più cambiare idea, è determinata a scappare-
-Quando?- gli chiese Tenten.
-Questa notte- disse Naruto –le parlerai?-
-Dammi dieci minuti e sarò pronta-
Raggiunsero insieme l’ospedale, ma solo Tenten entrò. Non volevano certo peggiorare la situazione mettendo un’altra volta alla prova la pazienza di Neji. La ragazza aveva appena attraversato l’ampio ingresso quando una voce conosciuta attirò la sua attenzione. Subito si nascose nel primo corridoio che riuscì a raggiungere e per qualche attimo rimase incollata alla parete con il cuore che minacciava di uscirle dal petto. Facendosi forza, si sporse quel tanto che bastava per avere uno sguardo su tutto l’ambiente: sì, era proprio Sasuke e ricevette un’ulteriore scossa quando vide che il suo interlocutore era Kiba. I ricordi della sera precedente la investirono. Spinta da tutto l’alcool che aveva ingerito, gli aveva sorriso e lui le si era avvicinato per salutarla. Il loro primo appuntamento era stato da manuale: Tenten si era assicurata che non potesse essere scontento ed era stata gentile e divertente per tutto il tempo, dandogli l’impressione di averlo perdonato e di aver dimenticato. Aveva concluso con un piccolo bacio speranzoso, nulla di più, ma la sera prima quei baci si erano fatti pericolosi e se non fosse stato per il dolore alla schiena provocato dall’allenamento con Neji non avrebbe lasciato la festa così presto.
Scappò, prendendo le scale ormai quasi del tutto in disuso e cercando di mettere più distanza possibile tra di loro. Quando raggiunse il reparto di terapia intensiva era così confusa che aveva quasi dimenticato il motivo per cui si trovava lì. Si prese qualche minuto per pensare e capire il modo migliore con cui approcciarsi a Neji, il quale non sarebbe stato di certo contento di vederla, poi bussò.
Salutò Hinata e il cugino con naturalezza encomiabile e riuscì a far sì che Neji scambiasse qualche parola in privato con lei, fuori dalla stanza.
-Tu non dovresti essere qui- le disse senza guardarla in faccia.
-Lo so- rispose lei, prendendo un lungo respiro prima di parlare di nuovo –ma c’è una cosa che dovresti sapere. Riguarda Hinata-
-Quando ti deciderai a starne fuori?- le domandò, irritato.
-Vuole scappare con Naruto- confessò ignorando la sua ostilità –stanotte, e io sono qui per impedirglielo-
Neji si voltò con sorpresa e forse il suo stupore era più dovuto al fatto che gliel’avesse detto piuttosto che per l’intenzione temeraria della cugina. Tenten lesse la frustrazione sul suo volto stanco e desiderò davvero di poterlo aiutare.
-Tu sai dov’è Naruto- le disse con impeto –dimmelo e gli impedirò io di fare questa idiozia!-
-Spezzandogli le gambe? Non servirebbe a niente, è Hinata che vuole scappare da qui- spiegò lei –Naruto è venuto da me implorandomi di farla ragionare e gli ho promesso che avrei fatto un tentativo-
-Questo non ha senso- riprese Neji –perché mai tu e soprattutto Naruto non dovreste incoraggiarla? Siete voi i primi a volerla lontana da noi Hyuga, tu stessa l’hai ammesso-
-Non sono stupida- ribatté quasi offesa –la via più semplice non è mai la migliore. Lasciami parlare con Hinata e vedrai che non dovrai più preoccuparti di niente. Troverò un altro modo per portarla via da voi-
I vecchi rancori erano tornati di nuovo a galla e Tenten ebbe un deja vu: le sembrò di rivivere la prima discussione che aveva avuto con Neji, mesi prima, quando ancora non si conoscevano e non avevano nulla in comune. Ma a differenza di quella volta, Neji si fece da parte e la lasciò libera di entrare da sola nella stanza di Hinata.
-Ti avverto, Hiashi potrebbe arrivare da un momento all’altro- le disse, ma Tenten alzò semplicemente le spalle.
-Potresti trattenerlo raccontandogli della “notte devastante” che ho detto a Mia di aver avuto- disse, godendosi quella sleale vittoria e sparì prima che potesse iniziare a insultarla.
Mentre affrontava il problema “fuga d’amore” si portò con sé lo sguardo imbarazzato di Neji: a quel punto avrebbe dovuto mettere in gioco tutta se stessa e riuscire ad abbattere senza pietà la speranza di Hinata, per poi piantarne un’altra e farla fiorire in lei con tutto lo splendore possibile. Era un compito difficile, ma aveva la motivazione giusta per farlo.









...la verità su Hinata sta per venire a galla, come si può magari già intuire da questo dodicesimo capitolo. Per quanto riguarda i due protagonisti, alta tensione! Tenten l'ha fatta grossa, chissà che cosa avrà pensato Mia vedendola così nella stanza di Neji, mah! Sono curiosa di sapere le vostre opinioni su:
1.Naruto: ha fatto bene a rivolgersi a Tenten? O ha "tradito" Hinata?
2.Neji: perdonerà Tenten? Dai, alla fine ha deciso di essere sincera e di confessargli l'idea di Hinata :)
...per concludere, buona Pasqua a tutti!

Dryas


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Capitolo 13
*** Bacio dal passato ***





-Bacio dal passato-









Tenten chiuse la porta alle sue spalle e sorrise. Non voleva fare giri di parole, ma essere sincera e diretta, altrimenti Hinata non l’avrebbe mai presa sul serio.

Si sedette accanto a lei e la sua espressione suggerì all’altra che c’era qualcosa che non andava.
-Naruto mi ha detto del vostro piano- le confessò.
Hinata si sentì ferita, lo vide chiaramente, e fu dispiaciuta per Naruto, ma quello era l’unico modo per farle cambiare idea.
-Tenten, sai bene che non posso più vivere in quella casa- disse infine Hinata –se ci tornassi, l’incubo ricomincerebbe-
-Lo so- rispose lei –ma non è così che te ne devi andare-
-Non c’è altro modo, mio padre non mi lascerà mai andare di sua spontanea volontà. Mi ricatterà, mi minaccerà e farà di tutto per allontanare Naruto da me-
-E pensi che non lo farà se scappate come due delinquenti?- disse Tenten, a cui quelle parole costarono palate di volontà –vi rintraccerà e farà si che non troviate uno straccio di lavoro. Vi distruggerà per il solo fatto di averlo sfidato e umiliato. Sarà molto peggio, Hinata-
La ragazza non rispose, ma si voltò dall’altra parte. Tenten la sentì piangere e fu così addolorata che la sua maschera di malvagia e perfida cattiveria si crepò. Le afferrò la mano e la strinse con energia.
-Sono arrivata al punto di rischiare la vita per colpa sua- iniziò a dirle l’altra e la sua voce era ferma –questo non è il primo ricovero, non è nemmeno la prima volta che mi infilano un sondino giù per il naso per costringermi ad alimentarmi e non sarebbe nemmeno la prima volta che una volta tornata a casa tutto ricominci come prima. No, Tenten, non ci sto. Sono stanca di vivere in questo modo, non l’accetto più-
-Puoi uscirne Hinata, l’anoressia è una malattia sì, ma ora hai la cura!- le disse con un groppo alla gola –hai Naruto e hai me. Ti prometto che questa volta ci sarò, qualsiasi cosa accada, io sarò accanto a te-
-Non ci sarai tutte le volte che lui mi rivolgerà uno sguardo disgustato, non ci sarai quando si rivolgerà a me insultandomi e umiliandomi, non ci sarai quando io farò di tutto per attirare la sua attenzione, per avere un po’ di affetto, una misera briciola di amore, e anche a costo di morire di fame!-
Tenten si zittì. Non aveva mai visto Hinata arrabbiata e quella visione la preoccupava tanto da chiedersi chi avesse di fronte. Non l’aveva mai capita davvero e solo in quel momento se ne accorgeva. Sapeva che la sua infanzia non era stata delle migliori, senza una madre e con un padre assente, ma quel padre purtroppo non era stato solo assente: era la causa della sua malattia. Con la sua ossessione che l’amore fosse debolezza aveva fatto credere a Hinata che il problema fosse lei.
-Hai ragione- rispose sinceramente, incapace di costruire una frase rassicurante ma vuota –ma se fossimo noi a regalarti quei sorrisi che tuo padre non ti ha mai dato? Io e Naruto. Soprattutto Naruto, abbaglierebbe anche un cieco con quei denti splendenti non credi?-
Il riferimento al ragazzo le  illuminò per una attimo il viso, ma subito dopo tornò a incupirsi e a nascondere dietro agli occhi grigio ghiaccio il suo dolore.
-Hinata, non sono qui per dirti di tornare a villa Hyuga come tutte le altre volte- continuò Tenten, assumendo un tono serio –sono qui per dirti che c’è un altro modo per liberarti di Hiashi: dimostragli chi sei veramente, fagli vedere che sei in grado di andartene da questo posto sulle tue gambe, diplomati e conquista la tua indipendenza. Non scappare dalla finestra, ma esci dalla porta principale-
-Non ne ho la forza Tenten- rispose l’altra, con voce dispiaciuta.
-Ce la puoi fare invece- insistette –e non dimenticare che ora c’è Naruto con te. Quel ragazzo non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, tanto meno da un prepotente come Hiashi. Hai visto come è stato in grado di aggirare Neji? Vedrai, troverà il modo di farlo anche con tuo padre-
-Lo credi davvero?- chiese lei, ritrovando un po’ di speranza –ma se lui gli facesse del male … -
-Non riuscirà, te lo prometto- la rassicurò l’altra –mi preoccuperò io di questo e lo aiuterò, stanne certa-
Hinata non parlò ma l’abbracciò, stringendola a sé con calore. Tenten chiuse gli occhi e si lasciò investire da quell’affetto sincero, che da tempo non riceveva così direttamente. Dovette asciugarsi in fretta gli occhi quando la porta fu spalancata di colpo.
-Padre!- esclamò Hinata.
Hiashi si fermò sulla soglia stringendo ancora la maniglia e sul suo volto si dipinse un’espressione di disappunto totale. Tenten si sentì investire da tutto il suo disgusto e dalla sua avversione. Quando le chiese di andarsene ebbe così soggezione che non osò ribattere.
All’esterno trovò Neji, che subito le corse incontro, preoccupato.
-Non ho potuto fermarlo- le disse.
-Tutto quello che ha visto è stato un abbraccio tra amiche- cercò di rassicurarlo.
-Ne sei sicura?-
-Non dovresti dubitare delle mie capacità, sensei- ribatté lei, ironica, cercando di allontanare la tensione che la stava lacerando e vide le spalle di Neji rilassarsi un po’.
-Tenten- si sentì chiamare improvvisamente.
-Kiba?- domandò voltandosi e trovandosi di fronte i capelli arruffati e gli occhi vispi del ragazzo –cosa ci fai qui?-
-Sono venuto a cercarti- le disse dopo un attimo di esitazione, in cui aveva guardato entrambi con sguardo indagatore –non rispondi alle mie chiamate, ma ora so il perché e non dovrei nemmeno esserne sorpreso-
Il suo sguardo tagliente si spostò su Neji, la cui pazienza era al limite, Tenten lo sapeva. Quelle insinuazioni gli avrebbero fatto perdere del tutto il controllo.
-Parla chiaramente Inuzuka- gli disse, lapidario.
-Beh, si dice che passiate un bel po’ di tempo insieme- esordì –mattina, pomeriggio e sera, per poi ricominciare da capo scendendo dallo stesso letto-
-Kiba!- gridò Tenten, arrabbiata –se mi cercavi per chiedermi di uscire di nuovo puoi anche andartene. Non ho intenzione di ricominciare questo stupido gioco, è chiaro? Mi è bastata la prima volta-
-Non fare la vittima- la aggredì lui –tu non vedevi l’ora di umiliarmi e spezzarmi il cuore. La gente avrebbe capito, in fondo sono stato io il primo a farlo, non è così?-
-Idiota- gli disse, avvicinandosi e rivolgendosi esclusivamente a lui –io non vedevo l’ora di riaverti indietro, di riavere il sogno in cui vivevamo, ma tu sei così stupido da rovinare tutto prima ancora di iniziare!-
Kiba si zittì. I suoi occhi si persero in quelli grandi e dolci di Tenten, facendolo sospirare e chiedere perdono.
-E’ solo che penso di non meritarti, tutto qui- le disse –e persino Neji mi sembra un possibile avversario-
-Neji è solo l’unico mezzo con cui posso arrivare a Hinata- spiegò lei abbassando il più possibile il tono di voce –sospetto che non sappia nemmeno cosa sia una donna. Ti va se questa sera ceniamo insieme? Io e te, a casa mia-
-Davvero Tenten? Sei sicura? Se è troppo presto … -
-Alle otto- e lo salutò con un bacio sulla guancia. Quando se ne andò, Kiba aveva un sorriso che arrivava alle orecchie, ricambiato da quello raggiante di Tenten.
-Ti sei bevuta il cervello?- le chiese impulsivamente Neji, una volta rimasti soli.
-Lasciami in pace- rispose lei, preparandosi ad andarsene –so quello che faccio-
-No, non lo sai- insistette l’altro –come diavolo fai a fidarti ancora di lui? Credevo fossi diversa dalle altre stupide galline del liceo-
-Non ho mai detto di fidarmi di lui e grazie per l’alto onore di non considerarmi una gallina-
Il suo sguardo inflessibile le suggerì che non l’avrebbe lasciata andare finché non avesse saputo la verità. Non era tenuta a farlo, ma si sentiva così in debito verso di lui che cedette.
-Non più di mezzora fa l’ho visto parlare con Sasuke Uchiha tre piani più sotto di questo- confessò –ed è più facile sapere qualcosa da Kiba che da Sasuke-
-Cosa si dicevano?- chiese l’altro –se quell’idiota parla … cosa ti è saltato in mente di coinvolgerlo?!-
-Lo so, ho sbagliato- disse lei –ma rimedierò stasera-
-Non stasera- si impose l’altro.
-Stasera- ribadì l’altra –e te l’ho già detto, non dovresti dubitare delle mie capacità-
Neji era pronto a ribattere, ma la porta della stanza di Hinata si spalancò. Quando Hiashi uscì calò il gelo e subito individuò con lo sguardo la ragazza castana.
-Mia figlia mi ha rispolverato la memoria- le disse con tono apparentemente normale –tu sei Tenten, una sua cara amica-
-Sì, signore- rispose lei –dai tempi delle elementari-
Capì che le stava dando un punteggio, come probabilmente faceva con ogni persona che aveva a che fare con i suoi piani, e quando ebbe finito di squadrarla lanciò un breve ma significativo sguardo a Neji.
-Sa- le disse poi quest’ultimo quando Hiashi se ne fu andato. La lasciò sola, con la testa bassa e mortificata come non lo era mai stata. Non doveva dargli importanza, si disse, e si concentrò solo sullo scopo della sua serata: scoprire perché Sasuke e Kiba si trovavano insieme e sembravano molto amici. Preparò la cena e accese le candele che si era fermata a comprare lungo la strada, creando un’atmosfera soffusa e romantica. Poi si andò a preparare. Temari l’aveva costretta ad accettare un lucidalabbra, una matita e un mascara e mise in pratica tutti i suoi insegnamenti come meglio riuscì. Recuperò uno dei suoi vestiti più eleganti e decisamente più sobrio rispetto a quello di due sere prima, per poi acconciarsi i capelli in una coda alta. Era quasi tutto pronto quando il campanello suonò.
Corse ad aprire sorridente, nonostante il notevole anticipo.
-Naruto?!- esclamò, riconoscendo gli inconfondibili occhi blu –cosa ci fai ancora qui?-
-Ho portato la cena!- disse lui, porgendole un cartone pieno di ramen –stanno arrivando anche gli altri e, Tenten, non saprò mai ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto oggi-
-Altri? Quali altri?- chiese l'altra, confusa, e ignorando uno dei rari momenti di serietà del biondo.
-Rock Lee, Ino, Shikamaru, Temari. I soliti no?-
Tenten accolse tutti con allegria e li invitò ad accomodarsi. Non poteva certo sbatterli fuori di casa e stava giusto pensando cosa dire a Kiba quando questo la raggiunse in cucina.
-Mi ero dimenticata di averli invitati per oggi- gli disse sorridendo con aria colpevole –rimandiamo?-
L’Inuzuka non fu troppo contrariato. Notò le candele e la particolare cura con cui Tenten si era preparata e le credette. Ma la ragazza sapeva bene chi incolpare per quel disguido: Neji Hyuga le aveva messo i bastoni tra le ruote ancora una volta e non vedeva di essere sola per andare a risolvere la questione a quattrocchi.
Passarono una serata in allegria, anche se Lee non fu molto contento di trovarsi come vicino l’Inuzuka, il quale fu l’ultimo ad andarsene.
-Mi dispiace davvero- disse Tenten, avvicinandosi e giocherellando con il collo della sua camicia –mi puoi perdonare?-
-Già fatto- rispose lui, dandole un bacio sulla guancia –vado a prendere la mia giacca-
-Ti aspetto-
Tenten approfittò di quel momento per rimettersi il lucidalabbra e sistemare i capelli, come Temari si era premurata più volte di suggerirle e non aveva intenzione di lasciare andar via Kiba senza che avesse il desiderio di tornare da lei: sarebbe stato un bacio indimenticabile. Il tempo, però, passava e Kiba non si era ancora fatto vedere.
-Tutto bene?- gridò, ma non ottenne risposta, così decise di andare a vedere di persona. Quando entrò in camera sua lo trovò a rovistare tra i suoi vestiti, ammucchiati su una sedia e afferrare la felpa di Neji.
-Cosa stai facendo?- gli chiese, infastidita da tanta insolenza –stai guardando tra le mie cose?!-
-E questa come la spieghi?- ribatté lui, mostrandole ciò che aveva trovato –potresti almeno dirgli di portar via i vestiti quando avete finito-
-Una felpa, e allora? Me l’ha prestata perché avevo freddo- spiegò lei, non più tanto disponibile a essere gentile con lui –ma tu non avevi il diritto di frugare tra le mie cose-
-Neji Hyuga che aiuta una fanciulla indifesa perché ha freddo- la canzonò –ma ti senti quando parli Tenten? Neji Hyuga non è gentile con nessuno, nessuno, tranne che con te-
-Ti sbagli di grosso- ripose lei, ormai completamente ostile.
-Ho visto come ti sorride, Tenten, non negarlo, e Neji Hyuga non sorride mai. Riserva questo privilegio solo a te- insistette l’altro–lui ti vuole-
-Non dire idiozie!- esclamò Tenten ridendo –Neji non ha bisogno di una ragazza né tanto meno la desidera, le darebbe fastidio e nient’altro. E quello che conta di più, Kiba, è quello che voglio io. Non te lo sei nemmeno chiesto questo?-
-E’ evidente cosa vuoi- sbatté a terra la felpa –lo so che passi le tue notti con lui, a casa sua. Ero solo venuto a darti una possibilità stasera, ma è stato del tutto inutile-
Uscì dalla stanza spostandola di lato in malo modo. Tenten lo rincorse fino alla porta, determinata a non lasciarlo andare. Anche se le costava un’immensa fatica doveva tenere Kiba dalla loro parte.
-C’è un motivo se sono stata da lui e non è quello che pensi- gli disse con urgenza.
-Ah, bene, non aspiravo alla confessione ma già che ci siamo- commentò lui, abbassando la maniglia.
-Kiba!- gridò lei, fermando con una mano l’uscio –dieci giorni fa Sasuke Uchiha mi aggredita mentre tornavo a casa dalla palestra. E’ stato un caso e una fortuna che Neji si trovasse lì, mi ha salvata e mi ha portato a casa sua per medicarmi. E’ così che è andata-
-No, non può essere- disse lui scuotendo la testa -Sasuke non farebbe mai una cosa del genere-  
-Hai bisogno di vedere i miei lividi per credermi?-
Kiba si pietrificò e la guardò negli occhi. Le stava credendo, era sinceramente preoccupato, lo vedeva, ma c’era ancora rabbia nel suo sguardo.
-E le altre sere?- le chiese.
-Avevo paura di rimanere a casa da sola- spiegò –stavano in due stanza separate, te lo giuro, non l’ho praticamente mai visto e so che sembra stupido, ma l’ho fatto solo perché lui è stato in grado di fermare Sasuke, mentre io no. Avevo solo paura-
Kiba si voltò verso di lei e l’abbracciò. Tenten annusò il suo profumo e lo riconobbe. Il passato tornò in vita e per un attimo cedette ai ricordi piacevoli di quegli anni in cui si era sentita amata per la prima volta dopo la scomparsa dei suoi genitori. Gli aveva voluto sinceramente bene.
-Avresti dovuto dirmelo- le sussurrò –ti avrei protetta io-
-E iniziare così il nostro secondo appuntamento? Non mi sembrava il caso- rispose lei, cercando di sdrammatizzare –ma ora sto meglio, davvero. E con te a fianco sono certa che andrà tutto bene, non è così?-
Kiba le rispose con un bacio. Poi se ne andò, lasciando Tenten confusa e turbata. Se non fosse stato per il pensiero di Neji non avrebbe avuto nulla a distrarla dal moto che suo cuore aveva avuto nel ricevere quel bacio dal passato.











...prima di tutto, mi scuso per il ritardo. La prossima volta sarò puntuale!
Spero che questo lungo capitolo vi sia piaciuto. Sospettavate quale fosse il problema di Hinata? Ora, poi, se n'è aggiunto un altro di nome Kiba Inuzuka. Tenten si è subito messa all'opera per scoprire i suoi piani (con il metodo giusto? :P), ma Neji l'ha sabotata sul nascere. Comportamento protettivo verso di lei o solo paura di essere scoperto a causa della sua avventatezza?
Al prossimo capitolo!
Dryas


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Capitolo 14
*** Scambio di favori ***





Scambio di favori










Neji dormiva di lato, con un braccio sotto il cuscino e i capelli spostati dal volto, così che non gli dessero fastidio. Era quasi indecisa se svegliarlo o no: non capitava certo tutti i giorni di essere in sua presenza senza che ci fosse anche il suo perpetuo malumore. Decise che fosse più fastidioso vederlo così tranquillo e beato quando lei non lo era affatto, e gli lanciò addosso la sua felpa più forte che poté.
Neji si svegliò di soprassalto e impiegò un secondo per mettersi in piedi, pronto a scattare. Tenten lo guardò con le sopracciglia alzate, meravigliata per quella lucidità che lei non avrebbe mai avuto di prima mattina. Quando la riconobbe i suoi pugni si abbassarono e sbuffò sonoramente.
-Che diavolo vuoi?- le domandò brusco, cercando una maglietta per coprirsi.
-Volevo rimproverarti per non essere venuto alla mia festa- rispose lei –hai organizzato tutto tu, perché non ti sei fatto vedere?-
-Sai perché l’ho fatto- rispose ancora torvo, trovando una maglietta blu.
-Non avresti dovuto intrometterti!- esclamò lei –Kiba ha trovato la felpa che mi hai prestato e per colpa tua tutti i miei sforzi stavano per andare in fumo!-
-Cosa ha fatto?- chiese lui, fermandosi di colpo, con un braccio infilato e l’altro ancora scoperto.
-Niente- rispose lei, abbassando lo sguardo. Non si aspettava quell’interessamento, benché burbero, e si pentì di averlo aggredito in quel modo –ma non sono riuscita a scoprire cosa trama con Sasuke-
-Per quello c’è tempo- rispose Neji, che stava ancora litigando con il verso giusto della maglietta.
-Non è necessario che tu la metta- lo sorprese Tenten con voce gentile, e si era avvicinata tanto da sfiorargli la mano che stringeva l’etichetta del colletto –non è certo la prima volta che ti vedo così-
-Non sono presentabile- ribatté lui atono, continuando nel suo intento, ma Tenten lo fermò di nuovo: sfiorò il suo petto facendo scivolare delicatamente su di esso il dorso della sua mano, in una carezza che terminò con una stretta ai suoi bicipiti.
-Sai, la parte più difficile è stata convincerlo che tra noi due non ci fosse niente- gli disse, alzando su di lui lo sguardo, ancor più accentuato delle ciglia allungate dal mascara –continuava a ripetere che solo con me sorridi e che mi desideri. E’ così, Neji?-
Il suo corpo si appoggiò a quello del ragazzo con sinuosità nel momento in cui gli pose quella domanda. Passarono attimi di silenzio in cui le braccia di Neji si alzarono per stringere le sue, ma solo per allontanarla.
-Non funziona con me, Tenten- le disse, spostandola delicatamente e finendo di vestirsi.
-Non funziona cosa?- domandò lei, incredula.
-E’ la stesso gioco che hai fatto con Kiba ieri all’ospedale- spiegò lui, finalmente coperto –non sono così idiota-
-Bravo Hyuga!- esclamò Tenten, sorridendogli apertamente e dandogli un colpetto sulla spalla –sono fiera di te, la risposta è esatta!-
Dopo di che si lasciò cadere a braccia aperte sul suo letto, chiudendo gli occhi e sospirando, decisamente più sollevata.
-E’ tua abitudine mettere alla prova ogni ragazzo in questo modo?- le domandò, vagamente offeso.
-No, tu sei il secondo- rispose con sincerità –e non intenzione di farlo mai più, stai tranquillo. Non si sa mai quale potrebbe essere la risposta-
-Questa sì che è saggezza- la canzonò Neji, sedendosi accanto, e Tenten rise.
-Parlando di cose serie, non credo però che Kiba si fiderà ancora di Sasuke- continuò la ragazza.
-Non sono passate nemmeno ventiquattro ore da quando l’hai visto con lui. Non possiamo dirlo con certezza-
Tenten non rispose. Aveva di nuovo gli occhi aperti e sembrava non essere più lì con la testa, ma lontana, persa in qualche ricordo.
-Neji, credo di aver combinato un bel casino- confessò infine –gli ho detto la verità-
-E perché dovrebbe essere un problema?-
-Perché gli ho dato false speranze, un po’ troppe false speranze- rispose alzandosi sui gomiti e guardandolo negli occhi –ma riuscirò a rimediare anche a questo-
Tenten si addormentò lì. Stava parlando ed erano arrivati alla conclusione che il gioco di Sasuke consisteva nello sfruttare quello che Kiba provava ancora per lei per metterlo contro Neji, quando semplicemente chiuse gli occhi e non ebbe più la forza di muovere un muscolo. Neji probabilmente si era addormentato da un bel pezzo visto che il suo era stato un monologo.
Un suono familiare la risvegliò, ma questa volta non la trovò impreparata.
-Neji, c’è Mia alla porta!- gli disse scuotendolo e facendolo alzare di corsa –sbrigati o ci scoprirà di nuovo!-
Neji si alzò senza dire una parola. Per lo meno era già vestito e questo avrebbe eliminato un po’ di sospetto dell’invadente domestica.
-Non è necessario che entri, ci penso io a portarle tutto quello che è da lavare- lo sentì dire e a Tenten si fermò il sangue. Era indecisa se lanciarsi dalla finestra o nascondersi un’altra volta sotto il letto. Optò di nuovo per la polvere.
Vide le ciabatte di Mia dirigersi verso la stanza di Neji e quando si chinò per raccogliere da terra la felpa che lei aveva lanciato la notte prima trattenne a stento un urlo di paura.
Se ne andò su grande insistenza di Neji e la ragazza uscì dal suo nascondiglio starnutendo.
-Dovresti dirle di pulire qualche volta, lì sotto-
-Vedi di sparire prima che qualcun altro ti veda- Neji era tornato del suo solito umore nero e decise di seguire il suo consiglio il più in fretta possibile. Non aveva molto tempo, quel giorno c’era scuola, ma riuscì a fare colazione e lavarsi denti e faccia. Con passo spedito arrivò puntale nell’atrio del liceo e si stava già avviando verso la sua classe quando un’anomala folla richiamò la sua attenzione. Era proprio di fronte all’aula di Rock Lee e Neji, ma c’era troppa calca perché lei potesse vedere qualcosa.
-Ehi, cosa succede?- chiese a una ragazza a caso che si stava allontanando tutta eccitata. Questa la guardò con stizza, dall’altro dei suoi tacchi, e quando si rivolse a lei i suoi capelli laccati ondeggiarono in maniera irreale.
-Il tuo amico Hyuga è stato convocato dal preside- le disse –non lo sapevi? Potreste almeno scambiarvi qualche parola sotto le coperte, non credi?-
-Ehi, bambola, so farti crollare da quei cosi con un dito- la minacciò, irritata dal fatto che la voce si fosse già sparsa anche tra i loro compagni –tieni a freno la lingua e dimmi perché l’ha convocato-
-Perché ha manomesso gli attrezzi della palestra rischiando di far del male ad altri- rispose l’altra, abbassando i toni –per toglierli di mezzo, ovviamente, così come ha fatto con Sasuke-kun-
-Sì, certo- la liquidò –ti sta colando il mascara, dovresti darti un’occhiata prima che Sasuke ti veda in questo stato. Sei orribile, credimi-
La fece scappare e proprio in quel momento la folla si aprì nella sua direzione. Vide il preside avanzare verso di lei con sguardo severo e alle sue spalle lo seguiva Neji, impassibile come una statua. Si spostò per fare spazio a entrambi e trattenne il fiato quando Neji le passò accanto, capendo che la situazione era seria dall’unico sguardo che le riservò.
Li seguì, mantenendosi a una distanza tale che nessuno si accorgesse della sua presenza. Si fermò, tirando un pugno di rabbia al muro dietro cui era nascosta, quando la porta della presidenza si chiuse. Sasuke non era riuscito a colpire lei, e aveva deciso di colpire Neji. Avrebbe dovuto pensarci, si disse, avrebbe dovuto prevedere una mossa così banale. Ora rischiava di rovinare la reputazione di Neji, e lui non l’avrebbe mai perdonata.
Attese con pazienza per tutta la mattina, seduta sul primo gradino delle scale che portavano agli uffici della scuola e solo dopo quattro ore rivide Neji. Si alzò in piedi non appena sentì la porta aprirsi, cercando il suo sguardo, ma incontrò quello di Hiashi Hyuga che la sorpassò senza neanche rivolgerle un cenno di saluto. Subito dopo arrivò Neji: lo guardò solo per un attimo, prima di cominciare a salire le scale.
-Dove stai andando?- le domandò lui, afferrandola per un polso.
-A dire la verità- rispose con decisione.
-Non essere stupida- le sussurrò, per poi piegarsi verso di  lei –vieni sul tetto, tra un quarto d’ora-
Quando la lasciò andare anche l’attenzione di Hiashi si distolse da loro e insieme se ne andarono. Tenten corse subito sul tetto, il luogo comunemente usato dagli studenti per saltare lezioni sgradite o combinare qualche guaio. Il tempo le sembrò trascorrere così lentamente che non riuscì un attimo a rimanere ferma, ma camminò avanti e indietro finché non vide arrivare Neji.
-Cosa è successo?- gli chiese con urgenza –cosa ha fatto Sasuke?-
Neji non rispose subito, ma prima si sedette e prese un profondo respiro. Tenten lo raggiunse e con aria preoccupata aspettò che fosse pronto a parlare.
-Ha manomesso gli attrezzi della palestra di potenziamento, accusando me come responsabile- spiegò –e ha riferito che più volte durante gli allenamenti e le gare mi ha visto fare uso di sostanze illecite, le stesse che sono state trovate nel suo armadietto-
-Ma non ha prove!- esclamò Tenten –come hanno potuto credergli? Solo per il fatto che è un Uchiha?-
-Ha decine di testimoni pronti a giurare sul mio doping- rispose Neji –e io sono l’ultimo a essere stato visto entrare nella palestra la notte del danneggiamento-
-E con questo? Potrebbe essere stato chiunque! Quella sera si allenava mezzo mondo!-
-La notte, Tenten, non la sera-
-La notte? Che ci facevi in palestra di notte?-
Neji non risposte, ma spostò lo sguardo verso un punto indefinito di fronte a sé. La mente di Tenten fu costretta a ragionare per conto suo e quando le venne un’idea ne fu così spaventata che si dovette sedere accanto a lui.
-Che notte era?- gli chiese, con un nodo alla gola.
-Quella di due giorni fa-
Tenten si prese la testa tra le mani e fu incapace di aggiungere altro per qualche minuto.
-Non eri nel tuo letto- continuò poi con un filo di voce -ti prego, non dirmi che era perché …-
-Quando non ti ho vista arrivare sono prima andato a casa tua, ma non c’eri- iniziò a raccontare il ragazzo -allora sono tornato alla palestra, l’ultimo posto in cui ti avevo vista, e in cui avevo visto anche Sasuke-
-Neji … - riuscì solo a dire l’altra.
Era colpita dalla sua premura, nessuno aveva mai dimostrato di interessarsi a lei così, quasi quanto facevano i suoi genitori. Kiba era ancora un ragazzino quando erano stati insieme e l’affetto che le dava era di tutt’altro tipo, ma quello di Neji, così silenzioso e riservato, invece, era più piacevole di qualsiasi altra cosa avesse mai provato. Solo avrebbe dovuto capitare in un altro momento, ora la sensazione che maggiormente le suscitava era il senso di colpa.
-Mi dispiace così tanto- continuò –sono stata così stupida quella notte, così stupida, e l’unico a rimetterci sei tu-
-Non potevamo sapere il piano di Sasuke-
Non la rimproverava nemmeno. Se fosse stata una persona normale probabilmente l’avrebbe abbracciato per ringraziarlo e per dimostrargli quanto fosse dispiaciuta, ma con Neji le normali manifestazioni di affetto non erano contemplate. Si dovette tenere tutto dentro.
-Ma nella palestra non ci sono telecamere! Come possono accusarti?- cercò di reagire, incapace di accettare quell’ingiustizia.
-E’ bastato il video di sorveglianza esterno. Gli Uchiha hanno fatto sparire tutti gli altri, compreso quello in cui si vede Sasuke entrare dopo di me, probabilmente-
-E il preside non ha protestato?-
-Il preside si è intascato i soldi- rispose l’atro, abbattendo ogni speranza di Tenten.
-Non avresti dovuto venirmi a cercare, se non l’avessi fatto … -
-Non è questo il punto Tenten!- esclamò l’altro –non siamo certo così innocenti nemmeno noi, possono sempre trovare le vere prove e io non ho intenzione di peggiorare la mia situazione-
-E qual è la tua situazione?- chiese con timore l’altra.
-O gli Hyuga pagano un indennizzo piuttosto consistente o posso considerarmi espulso e denunciato- rispose –con tanti saluti alle nazionali-
Tenten avrebbe preferito vederlo arrabbiato ma determinato, piuttosto che rassegnato. Hiashi non avrebbe speso un soldo in più per quel nipote sgradito e Neji considerava il suo destino già segnato. Sarebbe stato suo schiavo a vita senza la possibilità che il liceo gli offriva di iniziare la carriera sportiva che tanto desiderava. Non riusciva ad accettarlo: Neji meritava di più, lei aveva visto che tipo di persona poteva essere se gli si dava la possibilità ed era stanca che la gente lo sottovalutasse classificandolo come il classico Hyuga spietato e senza cuore.
-Forse c’è un modo per rimediare- gli disse –sì, c’è!-
-Non c’è- ribadì lui, quasi infastidito da quella debole speranza.
-Non startene lì seduto, Neji, e vieni con me- ribatté alzandosi in piedi l’altra –tu mi hai salvato da Sasuke una volta e ora tocca a me ricambiare il favore-









Ok, non riesco a fare un aggiornamento decente! Spero solo non smettiate di leggere per la mia incostanza :S non me lo perdonerei!
Dunque, in questo capitolo ci sono tanti altri indizi e questa  volta non riguardano solo Neji, ma anche Tenten. Il gesto di Neji l'avrà fatta capitolare? XD Credo che nella prima parte Tenten sia palesemente OOC, ma non ho resistito. Neji avrebbe certamente negato se glie l'avesse chiesto con le buone, no? Ma i due protagonisti hanno di meglio da pensare che ai loro sentimenti, devono risolvere la questione "Sasuke" una volta per tutte. Questa volta rischiano molto!
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate ^^ alla prossima,
Dryas

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Capitolo 15
*** Biglietto di sola andata ***





Biglietto di sola andata












Era sera tardi e la palestra stava per chiudere. Le luci erano già state spente nella maggior parte degli ambienti e il custode aspettava solo che gli ultimi atleti uscissero dagli spogliatoi. In realtà ne mancava solo uno, Sasuke Uchiha.
Si era trattenuto fino a sera inoltrata, visto che quello era la sua prima settimana di allenamenti e doveva prepararsi per le nazionali, troppo vicine per sprecare anche un solo un minuto di tempo.
Nello spogliatoio non era rimasto nessun altro. Lui era appena uscito dalla doccia e con una salvietta si stava asciugando sbrigativamente i capelli nero corvino. Non impiegò molto a percepire una presenza estranea alle sue spalle.
-Tenten- disse con tono vagamente sorpreso, ma decisamente divertito –Neji non è qui se lo stai cercando. Ci sono ancora le segrete a villa Hyuga?-
-A dire la verità cercavo te- rispose lei, avvicinandosi e fermandosi a meno di un metro da lui. Con una spalla si appoggiò agli armadietti e piegò la testa di lato, facendo spostare con essa anche i lunghi capelli castani. I suoi occhi stavano studiando il torace nudo di Sasuke.
-Ti piace quello che vedi?- le chiese, per poi mettersi ulteriormente in mostra allargando le braccia e scoppiando a ridere. I suoi muscoli si tesero, tracciando linee perfette e che sembravano gridare a gran voce quanto fosse attraente e forte.
-Decisamente- rispose la ragazza dando un’ultima occhiata sfrontata, per poi guardarlo dritto negli occhi –ma prima dei tuoi addominali ho notato il tuo talento, Uchiha-
-Ne ho molti di talenti- insinuò malizioso, per poi fare un passo avanti e spostarle dal viso una ciocca ribelle –ti ho vista l’altra sera, mentre ballavi con l’Inuzuka. Avresti potuto concedere anche a me questo piacere, il nostro ultimo incontro non è stato dei migliori e avrei tanto voluto rimediare-
-Che strano, io non ti ho notato- rispose lei –sarei stata molto curiosa di scoprire come avresti fatto per farti perdonare, e lo sono ancora. Ma credo che sia solo opera del il mio vestito nero ed estremamente corto se hai cambiato idea su di me, non è così? Io non ti piaccio, Sasuke, ammettilo-
-Non mi piacevi finché non mi hai dato filo da torcere- rispose sorridendo e la sua mano si spostò al accarezzare la linea dei suoi fianchi –adoro le donne con carattere, e tu ne hai da vendere, Tenten-
-E a me piacciono gli uomini vincenti- ricambiò l’altra –e con Neji hai stravinto, devo ammetterlo-
-E continuerò a farlo- incalzò, abbassandosi sempre più verso di lei –ti mostrerò cose di cui lo Hyuga non è nemmeno a conoscenza. Immagino che non fosse un gran che come amante, non è così? Sarà scarso come lo è sulla pedana-
-Sasuke, ci vorrà molto di più di qualche parola per farmi dimenticare il mio vecchio complice- lo provocò Tenten, appoggiando un palmo sul suo petto e respingendolo –anche se lui è caduto come un idiota nel tuo piano banale e prevedibile, non è detto che io sia così ingenua-
-E così mi ritieni banale e prevedibile? Io credo che la semplicità del classico stile Uchiha abbia un fascino di gran lunga maggiore delle macchinazioni Hyuga. E’ bastato osservarvi per un paio di settimane per trovare il vostro punto debole e con una semplice mossa mi sono ripreso ciò che mi spettava di diritto-
-Sto già cominciando a cambiare idea- mormorò l’altra.
-Mi fa piacere- sussurrò Sasuke, attirandola verso di sé con un gesto improvviso –e gli porterò via anche te. Lo Hyuga non ti merita, sei troppo bella e intelligente per stare con lui-
-Mi dispiace- rispose lei, con voce tesa –ma non ho ancora cambiato abbastanza idea per considerare attraente chi mi ha aggredita-
-E’ stato solo uno schiaffo, Tenten, non esagerare- ribatté innervosito –e più che meritato. Mi hai sfidato e non avresti dovuto farlo-
-Mi stavi per violentare-
-Ho solo dato un’occhiata a queste morbide curve- le sue mani si fecero di nuovo insistenti e Tenten cercò di spostarsi, ma ancora una volta le fu impedito –non scappare, sarò gentile-
-Un mostro come te non può essere gentile- ringhiò Tenten, per poi colpirlo in viso così forte da farlo barcollare. Senza lasciargli il tempo di reagire gli fu addosso e colpì esattamente dove Neji le aveva insegnato, alla carotide. Sasuke cadde a terra, ma fu così rapido da afferrarla per una gamba e trascinarla con sé. In men che non si dica fu sopra di lei, e la rimise in piedi con una facilità impressionante.
-Stai ancora giocando con me?- le chiese a un millimetro dal viso, per poi baciarla violentemente. Tenten aveva le braccia bloccate e le gambe sospese a mezzaria. L’unica cosa che riuscì a fare fu morderlo, e lo fece urlare dal dolore. Subito dopo si ritrovò libera e riuscì a reggersi in piedi, scontrandosi con uno degli armadietti. Neji era intervenuto e aveva allontanato Sasuke da lei, per poi colpirlo così forte al volto che credette gli avesse spaccato la faccia, ma l’unico sangue presente proveniva dal labbro che lei gli aveva ferito.
-Andiamo- le disse con urgenza, per poi afferrarle una mano e trascinarla con sé. Prima, però, si fermarono di fronte a un armadietto aperto e recuperarono il cellulare di Tenten, la cui telecamera era puntata dove un attimo prima era in piedi Sasuke.
Corsero a villa Hyuga senza perdere un attimo di tempo: dovevano mettere al sicuro la prova che erano riusciti ad ottenere e la cassaforte di Hiashi sarebbe stata il luogo perfetto. Tenten rimase abbagliata dalla mole di gioielli che vi erano custoditi, ma Neji non le lasciò il tempo di ammirarli. Nascosero il cellulare sotto chili di perle e smeraldi e se ne andarono.
-Che schifo- esclamò Tenten, pulendosi la bocca con la mano –il sapore del suo sangue non se n’è ancora andato-
-L’hai morso- commentò Neji quasi disgustato, lasciandosi cadere sul divano del suo appartamento.
-Che altro potevo fare? La tua carotide non ha funzionato molto-
-Perché non hai colpito dove ti avevo detto- ribatté l’altro.
-Ho colpito dove mi era possibile farlo- rispose l’altra –ed è stato ripugnante essere baciata da lui, ho provato così tanto odio che avrei potuto scoppiare-
Neji rimase in silenzio, chiudendo gli occhi. Tenten si sedette accanto, condividendo in pieno la sua stanchezza: avevano passato gli ultimi tre giorni a pedinare Sasuke, dall’alba a notte fonda, per individuare il momento adatto in cui agire. Non che Neji avesse accettato il suo piano di buon grado, anzi, si era opposto con tutte le sue forze. Tenten, però, mise subito in chiaro che l’avrebbe fatto, con o senza di lui, e fu così costretto a essere suo complice di nuovo.
-Grazie Neji- gli disse –me l’hai tolto di dosso un’altra volta. Cavolo, penso che tu gli abbia provocato un trauma cranico, Gai sarebbe molto fiero del tuo destro-
Il ragazzo mormorò qualcosa senza senso e Tenten si voltò a guardarlo. Lo conosceva abbastanza bene per sapere che c’era qualcosa che non andava.
-Non sei contento? Finalmente questa storia finirà- chiese –faremo vedere il video al preside e tutto si sistemerà-
-Non è necessario che lo veda- rispose l’altro –ricatteremo Sasuke e nient’altro, in modo che ritiri spontaneamente le accuse-
-Perché?- chiese lei, non capendo –rischiamo solo di dargli la possibilità di attaccarci di nuovo. Non ho detto niente che ci possa far incolpare per l’episodio della droga, per cui di cosa ti preoccupi?-
-Faremo come ho detto e basta- ribatté lui, alzandosi e dirigendosi verso la sua stanza.
-Neji Hyuga!- esclamò Tenten, facendolo fermare –non dirmi che hai dei sensi di colpa verso Sasuke!-
-No, certo che no!- rispose nello stesso tono, tornando a voltarsi –ma tu non capiresti. Per una volta puoi chiudere la bocca e fare come voglio io?!-
-E per una volta tu potesti darmi un po’ più di fiducia!- gridò l’altra. Rimasero entrambi in silenzio, uno di fronte all’altro, guardandosi con astio. Tenten fu la prima a cedere, spostando lo sguardo e sbuffando.
-Se è per quello che ho detto su noi due, sei veramente un idiota- commentò incrociando le braccia.
-Lo vedi? Non capisci!- rispose Neji, tornando sui suoi passi.
-E’ davvero per quello?!- esclamò con voce stridula Tenten, ma il ragazzo le aveva già sbattuto la porta in faccia.
Passò la notte. Tenten non chiuse praticamente occhio per il terrore che Sasuke li venisse a cercare. A quel punto era chiaro che sapesse dove si nascondessero e doveva essere così arrabbiato da poter fare qualsiasi cosa. Più volte si alzò a controllare che porte e finestre fossero ben chiuse, mentre la stanza di Neji rimaneva blindata. Pensò anche a lui e alla sua ossessione per la reputazione. Si sentiva offesa: poteva non essere la ragazza più bella di Konoha, sicuramente non la più femminile, ma ritenere un insulto avere una relazione con lei era veramente troppo. Quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe avuto a che fare con Neji Hyuga.
Quando quest’ultimo uscì dal suo rifugio, lei era già pronta ad andarsene. Il sole era sorto e a scuola sarebbe stata protetta dalla folla. Non aveva più bisogno di lui, anzi, rifiutava il suo aiuto.
-Ci vediamo- gli disse, aprendo la finestra e scavalcandolo.
-Tenten- la chiamò, ma lei non si fermò ad ascoltarlo. Continuò dritta per la sua strada, riconquistando quell’indipendenza che da troppo tempo aveva perso e non si voltò mai, neanche una volta. Sapeva cosa fare.
Arrivò a scuola in anticipo e osservò con soddisfazione i numerosi gruppetti di studenti che si accalcavano di fronte al cancello. Era in quel momento pre-scolastico che nascevano la maggior parte dei gossip e aveva di fronte a sé il numero maggiore di pettegole di Konoha, le “galline” come le aveva definite Neji. Con passo deciso si inserì tra di loro, in modo che tutti potessero notarla e andò alla ricerca di una determinata persona. La trovò al parcheggio dei motorini, circondata dai soliti amici, e si fece largo con sicurezza.
Kiba non fece nemmeno in tempo a pronunciare il suo nome che le sue labbra si ritrovarono impegnate a rispondere al suo intenso bacio.
-Pranziamo insieme?- gli chiese, poi, sbattendo le ciglia. La risposta fu affermativa.
Tenten trascorse il resto della mattina a contare gli sguardi che si posavano su di lei e a origliare i bisbigli che la riguardavano. Non sorrise mai né diede spiegazioni a chi glie le chiedesse, tranne che a Neji.
Rock Lee l’aveva avvertita che era stato nuovamente convocato dal preside e lei fece in modo che si incontrassero non appena uscì dal suo ufficio, lontano da occhi indiscreti.
-E’ andato tutto secondo i tuoi piani?- gli chiese, con un vago interesse.
-Sì, Sasuke ha ammesso di essersi inventato tutto- rispose –e sono riammesso alle nazionali-
-Buon per te- fu la sua secca risposta, e considerò finita lì la loro conversazione.
-Girano voci che tu e l’Inuzuka formiate una bella coppia- le disse, fermandola un attimo prima che girasse l’angolo.
-Ho preso le mie precauzioni- rispose Tenten, senza nemmeno guardarlo –e ti ho ripulito la reputazione-
-Ti fermerai mai un attimo a pensare prima di fare queste idiozie?!-
-Beh, non dovrai più chiedertelo, Neji- gli disse, decidendosi alla fine a guardarlo negli occhi –finisce qui, da oggi torniamo ad essere estranei-
Nei mesi che seguirono si incontrarono raramente. Neji passava la maggior parte del suo tempo in palestra ad allenarsi e Tenten lasciò le arti marziali per concentrarsi sul Kendo. Anche lei era stata convocata per le nazionali ed era determinata a dimostrare il suo valore.
Hinata riacquistava forza e sicurezza ogni giorno che passava, rinvigorita dalle visite furtive di Naruto e dalla speranza di poter ricominciare tutto da capo. Naruto stesso era stato convocato per le nazionali ed era così entusiasta che metà ospedale era accorso al palazzetto dello sport per sostenerlo.
Quello era il loro ultimo anno e Tenten aveva già preparato la valigia: dopo aver gareggiato e ricevuto il diploma sarebbe partita per un viaggio che aveva solo il biglietto di andata.










Altro enorme ritardo. Purtroppo ultimamente aggiornare con regolarità mi è diventato impossibile, quindi non farò altre promesse, se non quella di arrivare fino alla fine.
Tornando alla storia, capitolo chiave. Neji e Tenten sono arrivati a un punto di rottura. Riuscirà uno dei due a fare un passo indietro? Ma chi dovrebbe farlo? ;-)
Colgo l'occasione di ringraziare V@le e Sophie1995 per la recensione del capitolo scorso. Vi risponderò appena possibile! E ringrazio anticipamente ogni anima pia che avrà la bontà di farmi sapere cosa ne pensa di questo quindicesimo capitolo.
A presto,
Dryas

 

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Capitolo 16
*** Verità nascoste ***





Verità nascoste










La serata di apertura era finalmente arrivata. Il liceo di Konoha vantava venti partecipanti, tutti vestiti di blu e con una fascia sul braccio a ricordare la loro provenienza. Quell’anno il ruolo di portabandiera era andato a Naruto, lo studente più emergente e che inaspettatamente era stato convocato alle nazionali. Agitò lo stemma come un bambino eccitato per un nuovo gioco, ma trascinò nel suo entusiasmo l’intera squadra, Rock Lee per primo. L’unico a mantenere un po’ di contegno nella parte anteriore del loro piccolo corteo fu Neji. La squadra di kendo, invece, chiudeva e come disse Temari “lasciando il segno, e di rossetto magari”.  
Una volta finita la cerimonia i vari allenatori chiamarono a sé i propri atleti per le classiche raccomandazioni di servizio, dopo di che furono liberi di tornare nei loro alloggi. Tenten stava rientrando insieme a Temari quando sentì Gai chiamarla.
-Guardate un po’ chi c’è!- esclamò –una nostra vecchia conoscenza!-
Attorno a lui c’erano sia Rock Lee che Neji e non le fu difficile immaginare che il discorso di incoraggiamento fosse andato un po’ troppo per le lunghe.
-Sensei- salutò sorridendo gentilmente e separandosi dall’amica per poi avvicinarsi al gruppo –non ha ancora finito di far loro la predica?-
-Ah cara mia, vieni qui e ricaricati dello spirito del team Gai- le disse, mettendole un braccio attorno alle spalle –sono fiero di te, mi avevano detto che eri brava, ma partecipare alle nazionali significa essere un gradino più in su-
-Credo che sia più dovuto alla scarsità di praticanti di Kendo- rispose lei, ironica.
-Ecco, questo è esattamente quello che vi ho detto di evitare!- esclamò Gai rivolgendosi agli altri due ragazzi –voi siete qui perché ne avete le capacità! Siete qui perché siete i migliori, siete speciali e avete la possibilità di dimostrarlo! Chi siete voi?!-
-I migliori!- gridò Lee, alzando un pugno al cielo, mentre Neji sbuffò girando la testa.
-E questo vale anche per te, Tenten- le disse tornando a rivolgersi con tono affettuoso –faccio il tifo per te come se fossi ancora parte della squadra-
-Se ha finito, io me ne vado a dormire- si intromise Neji.
-Accompagnate Tenten nella sua stanza, mi raccomando, fate i gentiluomini-
Rock Lee, Neji e Tenten si avviarono insieme verso i dormitori. L’unico a parlare fu Lee, preso dall’eccitazione dell’imminente gara, e l’unica a rispondere fu Tenten, ma per lo più riuscì a pronunciare monosillabi. La presenza di Neji le dava così fastidio che non vedeva l’ora di liberarsi di loro. Quando Lee arrivò alla sua stanza, imprecò: ora erano soli.
Dopo averlo salutato si incamminarono uno di fianco all’altro senza rivolgersi la parola, entrambi scuri in volto. Non ricordava nemmeno l’ultima volta che avevano trascorso così tanto tempo in compagnia l’uno dell’altra e le sembrava un’altra vita quando succedeva di passare intere giornate con lui, notte compresa.
-Gai non è qui per vedere se sei o non sei un gentleman- gli disse infine con freddo controllo –so trovare da sola la strada per la mia stanza-
-Questo è lo stesso percorso che devo fare anche io- rispose atono Neji.
-Mi sembra di averla già sentita questa storia- fu il commento sarcastico –ma a questo punto dovresti scappare lontano metri e metri da me-
Neji l’afferrò per l’avambraccio, fermandola. Non c’era rabbia nel suo sguardo, ma era chiaramente spazientito. Tenten si liberò dalla sua presa con un gesto brusco e sostenne il suo sguardo.
-Se hai qualcosa da dirmi abbi il coraggio di dirmelo in faccia- le disse.
-E’ finito il tempo in cui sprecavo le parole con te, Neji- rispose l’altra, ricominciando a camminare e mettendo una mano in tasca.
-Ma non hai perso l’abitudine di evitare i problemi- la seguì.
-Lasciami in pace- ringhiò lei, fermandosi di fronte alla sua camera e inserendovi la chiave –non voglio avere più niente a che fare con te- gli disse, decisa a sbattergli la porta in faccia, ma Neji riuscì a fermarla con una sola mano. Per vincere la resistenza di Tenten dovette insistere solo un attimo e riuscì a riaprire completamente l’uscio. A quel punto cominciò ad avanzare, costringendola a fargli spazio.
-E adesso cosa hai intenzione di fare?- sibilò la ragazza, alzando il mento, decisa a non spostarsi di un millimetro e in modo da costringerlo a scontrarsi con il suo corpo se solo avesse voluto continuare.
Neji chiuse la porta alle sue spalle e la guardò dritta negli occhi.
-Mi stai evitando da mesi- le disse –non pensi sia ora di finirla?-
-Finire cosa?- insistette l’altra, che aveva tutta l’intenzione di affrontarlo a testa alta –finire cosa, Neji?- ripeté.
 Il ragazzo non rispose. Si limitò a sospirare, esasperato, e la scansò, annullando la loro estrema vicinanza ed entrando nella sua camera da letto.
-Non riesci nemmeno a dirlo- continuò Tenten, la cui rabbia era controllata con maestria.
-Lo sappiamo entrambi qual è il problema- rispose l’altro, continuando a darle le spalle.
-No, non credo proprio. Tu non immagini nemmeno quanto grande sia il problema, sempre se te lo sei posto-
-Ma tu lo ingigantisci a dismisura!- protestò lui, voltandosi di scatto.
-Vattene- gli ordinò Tenten, con voce ferma e piena di disprezzo –se sei venuto qui per sentirti dire che hai fatto la scelta giusta ti sbagli di grosso. Vattene.-
-Già, mi domando anche io perché diavolo sono qui- disse Neji, che di gran fretta tornò indietro.
-Controlla che non ci sia nessuno- aggiunse Tenten –non vorrei che mi vedessero con te-
Il ragazzo si bloccò di colpo. Voltò semplicemente la testa e abbassò lo sguardo verso di lei.
-Non mi vergogno di te, se è quello che pensi-
Tenten ignorò le sue parole e lo lasciò, chiedendogli di chiudere la porta una volta uscito, mentre dall’ingresso raggiungeva il letto. Una volta che ebbe sentito il rumore della porta chiudersi si tranquillizzò e smise di riordinare i vestiti disordinati, sparsi per tutta la stanza. Sospirò e si sedette con la testa bassa sul materasso.
-Allora è questo il problema-
Si spaventò così tanto da trattenere a mala pena un urlo. Neji non se n’era andato, ma era di fronte a lei e sembrava più determinato di prima. Non aveva paura di lui, ma non era a suo agio in sua presenza. Le ricordava momenti che avrebbe voluto dimenticare.
-Ti avevo chiesto di andartene- gli disse, sentendosi ingannata.
-Non me ne vado finché tu non ammetti che ho ragione- affermò l’altro con fermezza –e ne ho, da vendere-
-E vorresti anche un applauso?- si lasciò scappare Tenten, spinta dalla rabbia. Ma poi distolse lo sguardo e cercò di ritrovare l’autocontrollo con cui si era esercitata per mesi –non è così che si risolvono i problemi, Neji, non puoi ricattare le persone per darti ragione-
-Cosa diavolo ti costa ammetterlo?!- gridò lui.
-Lo stesso che costa a te dire ad alta voce che hai sbagliato- rispose Tenten –orgoglio-
-Non essere ridicola-
-Perché ritieni che io non abbia un mio orgoglio?- incalzò subito la ragazza, la cui espressione gli fece capire di averla profondamente ferita. Cercava di sostenere il suo sguardo, ma tutta la sua risoluzione si sciolse e i suoi grandi occhi castani dalla forma allungata si velarono di così tanta tristezza da costringerla ad abbassarli.
-No- rispose semplicemente.
-Vattene Neji- ripeté l’altra.
-No- insistette l’altro, andando a raggiungerla, ma lei gli diede le spalle –scapperai all’infinito?-
-Non sto scappando- rispose Tenten, per poi voltarsi e investirlo con tutto il suo dolore –sto provando a convivere con il pensiero che tu mi disprezzi così tanto che anche solo un pettegolezzo ti dà fastidio-
Neji rimase in silenzio di fronte alla sua reazione. Non era abituato alle lacrime, gli era sempre stato vietato un tale segno di debolezza, ma non significava che per questo non fosse in grado di riconoscere la sofferenza.
-Io non ti disprezzo- le disse con voce bassa -sei tu che ti sei messa in testa questa idea-
-Mi hai chiesto di tenere nascosto il video in cui Sasuke ammetteva di avermi aggredito solo perché non negavo che ci fosse qualcosa tra noi!- esclamò l’altra –non dirmi che questo me lo sono inventato!-
-Se tu mi avessi lasciato il tempo di spiegare … -
-Spiegare cosa?- lo interruppe, e le sue sopracciglia si piegarono, facendo sparire la sua aria indifesa. Il suo animo era tornato combattivo e più aggressivo che mai.
-Che è solo per una questione morale se non ho voluto mostrarlo- ribatté l’altro, innervosendosi –ti piacerebbe che quelle insinuazioni pesanti fossero sulla bocca di tutti?-
-Ma perché ti importa così tanto di cosa pensa la gente?- chiese Tenten, sempre più infastidita –quello che conta è che io e te sappiamo che non sono vere, i nostri amici ci avrebbero creduto e tutto sarebbe stato dimenticato una volta finito il liceo-
-La mia famiglia non avrebbe dimenticato-
-Hiashi Hyuga è l’ultima persona di cui ti dovrebbe importare! Come puoi anche solo prendere in considerazione la sua opinione? Non c’è nessuno peggiore di lui e non dovrebbe permettersi di giudicare anima viva-
-Anche tu lo faresti se il tuo futuro dipendesse da lui- sibilò Neji, furente.
-Il tuo futuro dipende da te Neji! Quanto ci vuole a capirlo?!- urlò Tenten, ma subito si pentì di aver usato parole così dure. Era lo stesso errore che aveva commesso con Hinata, aveva dato per scontato che il suo dolore fosse più importante di quello degli altri.
Stava per scusarsi quando Neji si allontanò da lei, rivolgendole uno sguardo così risentito da toglierle la capacità di muoversi. Questa volta la porta si chiuse alle sue spalle e rimase sola con l’amarezza di aver solo aggiunto dolore al dolore.
Neji era furioso. Era andato da lei con tutte le buone intenzioni per riappacificarsi, e già quello gli era costato mesi e mesi di autoconvincimento, ma essere accusato di essere servile e ingenuo era decisamente oltre ogni limite. A passi marziali sfrecciava tra i corridoi vuoti, concentrato solo a ripensare a ogni frase pronunciata nel litigio da cui era appena uscito. Se non avrebbe dormito quella notte la colpa sarebbe stata tutta di Tenten.











Capitolo discorsivo e anche parecchio amaro, ma dal prossimo diventerà tutto più animato, lo prometto. Neji ha carcato di spiegare il perchè del suo comportamento, ma senza ottenere grandi risultati. Credete che sia la verità o solo una scusa? In ogni caso il primo passo l'ha fatto lui, questo cambierà qualcosa per Tenten? Nel prossimo capitolo ci saranno più chiarimenti e meno litigi, e con un gruppo di amici più ampio.
Spero vi sia piaciuto e ringrazio infinitamente chi ha il buon cuore di recensire e chi continua a leggere. Grazie!
Dryas


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Capitolo 17
*** Mettersi in gioco ***





Mettersi in gioco









La colazione si svolgeva in una sala comune in grado di accogliere i circa centocinquanta persone. Quel giorno sarebbero iniziate le gare e l’eccitazione era nell’aria. Naruto non riuscì a ingoiare nemmeno un boccone, mentre Temari era così nervosa che mangiò il triplo di Tenten. Rock Lee fu l’ultimo ad arrivare e la sua espressione torva non preoccupò eccessivamente i compagni.
-Ti sei svegliato tardi stamattina- gli disse Tenten –non è da te-
-Mi sono svegliato all’alba- rispose bruscamente lui, afferrando una fetta di pane e spalmandoci sopra mezzo barattolo di marmellata.
-E’ normale dormire poco- lo rassicurò Naruto –io non ho praticamente chiuso occhio… e quello che stai facendo è veramente disgustoso-
Rock Lee azzannò la propria colazione, strabordante da ogni lato, e ignorò tutti i presenti. Risero per quella insolita reazione dell’amico, ma lo lasciarono in pace a gestire come meglio preferiva il suo nervosismo.
-Gareggi nel pomeriggio, non è vero Lee?- gli chiese Tenten, alzandosi per seguire Temari. Loro sarebbero state le prime della mattina a scendere in campo.
-Sì- rispose secco.
-Non essere così agitato- lo rassicurò Tenten con voce dolce –vedrai che andrai alla grande-
-Non è per quello- rispose lui, staccando per un attimo gli occhi dal cibo –è che quell’idiota di Neji ha deciso tutto ad un tratto di sparire, a sei ore dalla gara. Lo stiamo cercando da questa mattina, ma non si trova. Sembra non sia nemmeno rientrato a dormire stanotte-
-Non è rientrato?- chiese lei, tornado a sedersi.
-Già- confermò –ehi, ma tu sei l’ultima ad averlo visto. Non ti ha per caso detto se andava da qualche parte? Gai è preoccupato-
-No, non mi ha detto nulla- rispose –ma la sua stanza è vicina alla mia, avrei sentito se fosse successo qualcosa-
-La sua stanza è dalla parte opposta dell’edificio, Tenten, è la centotrentasette- le disse, per poi infilarsi un panino tra i denti –ma vedrai che salterà fuori. Io nel frattempo non perdo tempo a cercare quell’asociale-
Rock Lee la lasciò con il dubbio che qualcosa di più grave avesse impedito a Neji di partecipare agli allenamenti e stava già per dire a Temari di avviarsi senza di lei, quando lo vide comparire dall’altro lato della stanza.
Dandosi della stupida, decise di avvertirlo in ogni caso che la sua idiozia stava facendo preoccupare inutilmente il suo team. Lo raggiunse mentre al self service ordinava un piatto più simile a un pranzo. Non sembrò nemmeno notarla.
-Gai ti sta cercando- gli disse.
-Non dovrebbe- rispose senza neanche guardarla.
-E’ preoccupato per te- insistette l’altra –non sei rientrato questa notte?-
-Non sono affari tuoi-
Tenten decise di rinunciare. Un tempo avrebbe dato ascolto al suo istinto che le suggeriva di sbraitargli contro finché non avesse capito quanto fosse insensato comportarsi in quel modo, ma aveva smesso di preoccuparsi per lui. Era un caso senza speranza, non sarebbe mai cambiato, qualsiasi cosa avesse fatto e per lei ora la priorità era vincere le nazionali. Nemmeno Neji Hyuga l’avrebbe distratta dal suo obbiettivo.
Mancavano due ore alla gara e impiegò il tempo ad allenarsi con Temari. Era più taciturna del solito e la sua risata cristallina era diventata rara, ma il suo animo era così deciso a trionfare che sfruttò tutta la frustrazione verso Neji per rendere i suoi colpi ancor più potenti. Impugnò il suo bokken con la certezza che l’avrebbe portata alla vittoria e salì sul dojo senza paura. La sua sola sicurezza bastò per intimidire le avversarie, che mise fuori gioco in tempi record.
-E io dovrei affrontarti?- le chiese Temari, dopo l’ultimo incontro –vedi di non farmi fare quella misera figura almeno-
-Quelle sono delle incapaci- rispose l’altra, togliendosi il men e sedendosi accanto a lei, accaldata.
-Come? Non dici “oh, è stata solo fortuna” come tuo solito?- le domandò divertita –la tua freddezza comincia a spaventarmi-
Temari la lasciò affannata e incapace di rispondere al quell’osservazione inaspettata e, infastidita da quel giudizio, Tenten se ne andò senza assistere alla performance della compagna, la cui sfrontatezza ritenne essere andata oltre ogni limite.
Il pomeriggio trovò un posto sugli spalti, accanto a Shikamaru, Ino e Sakura, accorsi ad assistere alla gara di arti marziali. Tenten ebbe la sensazione di conoscere molte altre persone, ma non riuscì a spiegarsi quella stranezza finché non scese in campo Naruto. Seguì un boato da stadio per il biondo Uzumaki.
-Dove ha reclutato tutti questi fans?- domandò Shikamaru, vagamente stordito da quell’improvviso frastuono.
-La metà sono infermieri e medici, o addirittura pazienti dell’ospedale- spiegò Sakura –Naruto era così contento di essere stato convocato che ne ha parlato in continuazione per settimane, con chiunque. Non mi stupirei se avesse intrattenuto persino i comatosi-
-Scusate, c’è un posto anche per me?-
Una voce fioca ma carica di dolcezza li distrasse dalle loro risate. Tenten scattò in piedi, così meravigliata da non trovare le parole con cui esprimersi.
-Non fare quella faccia Tenten- le disse Hinata, ridendo –te l’avevo promesso che ce l’avrei fatta-
-Ma quando sei uscita? Avresti dovuto dirmelo-
-E distrarti dalle nazionali?- rispose la ragazza, che trovò da sedersi proprio accanto all’amica –non voglio essere responsabile di un tuo secondo posto-
Hinata era bellissima. Il suo viso era sereno, e anche se i suoi occhi rimanevano velati di malinconia non esprimevano più disperazione, ma una forza interiore nata da quello stesso dolore che l’aveva fatta crescere troppo in fretta. Sembrava un’altra persona e quando Naruto la vide, saltò sopra una trave pur di sbracciarsi per salutarla.
-Hinata, sai che il destino che ti attende sarà pieno di questi episodi imbarazzanti, vero?- la canzonò Shikamaru, ma la ragazza si limitò ad arrossire e a sorridere.
Naruto era una forza della natura. Si divertiva come un matto e gareggiava come se fosse un gioco, ma mai una volta si trovò in svantaggio. Per lui le qualificazioni furono una passeggiata e quando li raggiunse, ancora sudato e affaticato, non mancò di sottolinearlo con parole proprie.
Tenten ascoltava divertita i suoi racconti quando con la coda dell’occhio notò Gai
nella prima fila degli spalti, quella riservata agli allenatori. Era così impensierito da sembrare invecchiato di dieci anni. Decise di raggiungerlo.
-Gai sensei- lo chiamò –qualcosa non va?-
-Oh, mia cara!- esclamò lui, accogliendola con un sorriso compiaciuto –tutte le mie preoccupazioni svaniscono vedendo quanto sei brava! Ho seguito la tua gara dall’inizio alla fine e dai retta al tuo sensei, il primo posto è tuo se non perdi la grinta con cui ti ho visto scendere in campo. Sei un fenomeno, davvero eccezionale!-
-Oh, credo che stia esagerando- rispose lei, imbarazzata –è solo che gli allenamenti stanno danno i loro frutti. Tocca a Lee adesso?-
Non era il turno di Lee, ma di Neji. Rimasero entrambi in silenzio mentre lo guardavano affrontare il suo avversario: la naturalezza con cui si destreggiava dava la sensazione che quello fosse lo scopo per cui era nato. Non c’era un solo difetto nel suo stile, era perfetto, e la sola sua persona metteva così soggezione da intimidire Tenten stessa, lontana  almeno cinquanta metri. Vide il muscolo del suo avambraccio gonfiarsi e tendersi, in uno sforzo desiderato e progettato, prima di colpire in pieno volto l’avversario, dopo soli due minuti dall’inizio dell’incontro.
-E’ bravo- commentò a freddo –vincerà di sicuro lui-
-E’ il migliore, non c’è dubbio- rispose Gai, che aveva di nuovo un’espressione grave in volto –ma non sono più così sicuro che possa arrivare al primo posto-
-Se è il migliore ce la farà- disse Tenten, che non riusciva a seguire il suo ragionamento.
-Hai visto come ha mandato a terra quel poveretto?- le chiese, per poi voltarsi a guardarla.
-Con rabbia-
Tenten conosceva da tempo la risposta. Neji aveva così tanta rabbia dentro di sé da esprimerla solo quando combatteva, mentre la sopprimeva dietro una maschera di freddezza e indifferenza per il resto della giornata. Quella era l’unica certezza che aveva sul suo carattere.
-Qualcosa è cambiato- continuò Gai, guardando il suo allievo con preoccupazione –solo un mese fa ero convinto che avesse finalmente imparato l’unica lezione che ancora non è riuscito a comprendere, ma poi tutto è tornato come prima-
 -Quale lezione?- domandò Tenten, incuriosita.
-A te non l’ho dovuta spiegare, cara, la conoscevi già prima di venire da noi- le disse con premura –e così vale per Naruto e per Lee, ma Neji non è mai stato abituato a riflettere sui propri sentimenti. L’unica cosa che Hiashi Hyuga  è stato in grado di insegnargli è di eseguire gli ordini e di prendersi ciò che ritiene gli spetti di diritto, senza dare importanza ai desideri degli altri-
-Quindi la lezione sarebbe provare dei sentimenti?- chiese l’altra.
-La lezione è imparare ad accettarli e farli diventare la propri forza- rispose Gai, sorridendole –tu hai sofferto molto per la perdita dei tuoi genitori, ne sono a conoscenza, ma guarda cosa sei diventata: un fiore, un bellissimo fiore, forte e dai colori vivaci. Eppure anche Neji ha vissuto la stessa sofferenza, ma l’unica motivazione che lo spinge ad alzarsi dal letto la mattina è il desiderio di apparire il migliore-
-Non può essere solo quello, Gai sensei- cercò di rassicurarlo Tenten, per poi individuare di nuovo la figura di Neji –ha detto che era cambiato, non può aver dimenticato ad affrontare i sentimenti cosi in fretta-
-Mia cara, il cuore è così fragile che basta un nonnulla per incrinarlo- le disse –compreso quello di Neji-
-E cosa può averlo incrinato?- gli domandò, incapace di smettere di seguire ogni suo spostamento, ogni suo gesto, che le potesse spiegare perché si comportasse in quel modo, ma fu scoperta: gli occhi chiari di Neji incontrarono i suoi, scavalcando le decine di persone che si frapponevano tra loro, e guardandola con tale intensità da farla sussultare.
-E’ meglio che vada- disse, tornando a rivolgersi a Gai, e ignorando la sensazione di avere su di sè il suo sguardo –lei si preoccupa troppo, sensei, ed è per questo che è il migliore. Kakashi le fa un baffo!-
L’uomo in tuta verde le tirò una pacca sulla spalla mentre scoppiava a ridere e le rinnovava i suoi complimenti. Tenten salì le gradinate facendole due a due e raggiungendo il gruppo di amici che aveva temporaneamente abbandonato. Quando tornò di nuovo a guardare il parquet della pedana, Neji non c’era più.
-Se stai cercando mio cugino, se n’è andato sbattendo la porta- le disse Hinata, facendola quasi spaventare.
-No, sto cercando Lee- negò, evitando di guardarla negli occhi.
-Te l’ha detto? Che lavorerà per mio padre una volta finito il liceo?-
-Credevo avrebbe intrapreso la carriera sportiva- disse Tenten, spalancando gli occhi –Hiashi non può di certo obbligarlo-
-Mio padre non obbliga mai nessuno- rispose l’altra, con tono duro –ma fa in modo che tu non possa rifiutare le sue condizioni-
Tenten rimase in silenzio per il resto della gara. Accettò persino la proposta di Temari di un tour guidato tra i migliori locali del centro di Konoha pur di essere lasciata tranquilla. Doveva convincere se stessa che non era diventata fredda e insensibile come Neji Hyuga.








Scusate il ritardo, ma gli impegni universitari sono davvero troppi in questo periodo :S Approfitto per augurare a tutti buona estate e spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Ogni commento è ben accetto ;-)

Dryas

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Capitolo 18
*** Sere d'estate ***





Sere d'estate

   









L’appuntamento era nella piazza principale, la più antica e quella sera illuminata da decine di torce che le conferivano un’aria medievale. Il vento caldo dell’estate le scompigliò i capelli, per una volta sciolti, e le sfiorò la pelle delle gambe e delle braccia dandole sollievo. Aveva corso per diminuire di qualche secondo il suo mostruoso ritardo e il calore dello sforzo fisico si aggiunse all’afa di luglio, colorandole le guance di rosso.
-Scusate il ritardo- disse con il respiro corto, riconoscendo il gruppo di amici, per poi piegarsi in avanti e appoggiare le mani sulle sue ginocchia per riprendere fiato.
-Alleluia Tenten!- sentì gridare Rock Lee –come sempre bisogna aspettarti-
-Quando ritroverò i miei polmoni ti risponderò come si deve- gli disse, rimettendosi in piedi, ma il suo sorriso impertinente svanì nel riconoscere Neji, proprio accanto all’amico.
-Allora ci muoviamo?- gridò Temari –voglio abbracciare un condizionatore il prima possibile-
Tenten cominciò a scervellarsi sul motivo di quella sgradita e insolita presenza, quando accanto a lei comparve Hinata e tutto le fu chiaro. Naruto le stringeva la mano e la trascinava con sé ogni volta che qualcosa di strano attirava la sua attenzione. Con occhi furtivi, guardò Neji per assicurarsi che non avesse intenzioni omicide nei confronti del fidanzato della cugina. Con sua sorpresa, lo vide rivolgere lo sguardo dalla parte opposta.
Il primo bar che raggiunsero aveva tavoli in legno massiccio e botti in ogni angolo. Il suo errore fu quello di sedersi accanto a Temari, che ordinò per lei il doppio di quello che aveva chiesto e le furono portate due pinte di birra così grandi che si spaventò.
-Neji, il proprietario ha detto che qui non vendono acqua- disse Temari, passandogli un altro enorme boccale –mi sono permessa di ordinare questo per te-
Il viso del ragazzo assunse un’espressione così schifata da far scoppiare a ridere Naruto.
-Questo è il tuo destino- disse Shikamaru, appoggiandosi allo schienale della panca con aria stanca –e se non vuoi morire di sete ti conviene berla-
 Una volta finita anche l’ultima goccia della seconda pinta, la vista di Tenten cominciò ad essere poco ferma e decise che avrebbe fatto una pausa. Naruto nel frattempo era salito in piedi al tavolo e stava imitando il modo in cui quel giorno aveva steso un avversario afferrandolo per il naso. Risero così tanto che il proprietario del locale li invitò ad abbassare la voce. Temari lo invitò a fare un viaggio in un paese lontano: era arrivato il momento di cambiare locale.
L’aria più fresca la rianimò abbastanza da permetterle un’andatura consona, ma per non rischiare di inciampare in uno dei numerosi sporgenti sanpietrini afferrò il braccio di Lee e lo usò come sostegno.
-Hinata, ti stai divertendo?- chiese all’amica, di fianco a lei.
-Non mi sono mai divertita così tanto!- gridò l’altra, entusiasta –ma non credevo, Tenten, che tu sopportassi così bene tutto quell’alcool. Io ho assaggiato il drink di Naruto e mi sento già strana!-
-Oh- esclamò lei, alzando le sopracciglia –questo è niente … cioè, c’è stato di peggio, nel senso che … -
-Tenten beve così tanto quando deve dimenticare qualcosa- si intromise Lee –che cosa devi dimenticare Tenten?-
-C’è qualcosa che ti preoccupa?- le chiese Hinata, con una spropositata reazione di turbamento –oh, Neji, c’è qualcosa che preoccupa Tenten!-
-Non mi preoccupa un bel niente!- gridò lei –e Neji Hyuga lo sa meglio di me-
-Cosa sa Neji che io non so?- chiese Lee , per poi tornare a rivolgersi a Tenten–sono io il tuo migliore amico, dovresti dire a me i tuoi segreti!-
-I suoi segreti non li dice neanche a se stessa- commentò aspro Neji.
-E che cosa vuol dire?- si domandò Lee, piegandosi poi verso Hinata per discuterne –qual è il tuo segreto, Tenten?-
-Temari!- gridò quest’ultima, ignorando la domanda e richiamando l’attenzione di metà della gente in quella via –da qui viene della musica!-
-Musica!- esclamò l’altra in risposta, alzando al cielo il bicchiere che aveva portato con sé dal bar precedente.
Gli unici a non entrare in quella che si rivelò essere una discoteca a più piani furono Shikamaru e Neji. Entrambi si appoggiarono al muro esterno, il primo con un’espressione annoiata e una sigaretta in bocca, il secondo con il broncio e un piede che picchiettava nervosamente a terra.
-Quanto dovremo aspettare ancora?- chiese al compagno di sventure.
-Fin quando le nostre donne si stancheranno di far ondeggiare i fianchi- rispose l’altro, rassegnato.
Cinque sigarette dopo, Naruto piombò fuori dal locale rischiando di cadere a terra a faccia avanti e di trascinare con sé un’insolita Hinata. Rock Lee uscì subito dopo e sulle sue spalle c’era Tenten che rideva a crepapelle, reggendosi al collo dell’amico come meglio poteva. Ino trascinò via Temari, che si lamentava di aver appena ricevuto un drink gratis da uno sconosciuto.
-Dio mio, è molto peggio di quanto mi aspettassi- commentò Shikamaru.
-Ragazzi cosa vi siete persi!- esclamò Naruto –Tenten ha tirato un pugno a Kiba! E’ stata una scena epica!-
-Cosa ha fatto?!- gridò l’unico ancora sobrio della compagnia.
-Dritto sul naso- commentò la diretta interessata, indicando il proprio ma rischiando di accecarsi un occhio –ho tenuto il gomito ben in alto, Neji eh, proprio come mi hai insegnato-
Gli disse, ma non trovò il suo ascoltatore.
-Neji se n’è andato proprio adesso- spiegò Shikamaru per poi indicare con un cenno del capo la schiena del diretto interessato, che si allontanava in gran fretta.
-Hyuga!- gridò Tenten a squarciagola, e alzò le mani al cielo per la contentezza quando lo vide voltarsi, ma poi si sbilanciò all’indietro e rischiò di cadere se non ci fosse stato Naruto ad afferrarla al volo.  
Tenten, continuando a ridere, chiese agli altri di aspettarla e si diresse correndo verso Neji, il quale però non si era fermato.
-Te ne vai di già?- gli domandò raggiungendolo –e chi baderà a Hinata?-
-A questo punto credo che sarà lei a badare a voi- rispose seccato.
-Non ti stai divertendo?- gli chiese mettendosi davanti a lui e camminando all’indietro.
-Hai delle macchie di sangue sul vestito- commentò lui, per poi bloccarsi di colpo. Tenten si era fermata all’improvviso e stava guardando con la testa abbassata la gonna bianca ormai rovinata. Se il ragazzo non avesse avuto i riflessi pronti sarebbero finiti entrambi a terra.
-Maledetto Inuzuka- brontolò l’altra, estraendo un fazzoletto dalla tasca e cominciando a sfregare –riesci a darmi fastidio anche così-
-Tenten, cosa diavolo hai fatto?- esclamò esasperato Neji.
-Oh, ecco!- gridò l’altra, tornando a guardarlo –ero venuta a dirti che ho dato un pugno a Kiba, dritto sul naso! Ho fatto bene vero? Tu l’avevi già fatto, comunque, non mi criticare-
-Non ti sto criticando- le diede corda l’altro, riprendendo a camminare.
-Sì, invece, ce l’hai scritto in faccia. Non hai più segreti per me, Neji Hyuga, ormai ti leggo come un libro aperto- disse l’altra –ma lui mi ha guardato come se volesse togliermi il vestito di dosso. Ti piace? Guarda che bella gonna che ha-
Tenten improvvisò una giravolta, facendo assumere all’abito la forma di un palloncino. Terminò il volteggio incrociando le caviglie in malo modo e scontrandosi con un passante.
-Stai attenda a dove vai- si lamentò quest’ultimo, fermandosi a guardarla.
-Mi scusi tanto, non l’avevo vista- disse subito Tenten, dispiaciuta.
-Non mi hai visto o l’hai fatto apposta?- continuò lo sconosciuto, avvicinandosi.
-Perché mai avrei dovuto farlo apposta?-
Tenten non si accorse del pericolo e nemmeno Neji. Notò il silenzio e l’isolamento di quella stretta via solo quando altri tre passanti si fermarono a osservarli, circondandoli.
-Tenten, vieni via- le disse, afferrandola per un braccio, ma un uomo, alto dieci centimetri più di lui e largo altrettanto, gli si piazzò davanti impedendogli di avanzare.
-Che cosa volete?- non ottenne risposta. Tenten gli fu strappata dalle mani con un urlo, spezzato da una mano che le chiuse la bocca. Il suo tentativo di raggiungerla fu fermato dagli altri tre uomini, che gli sbarrarono la strada. Non appena colse il momento in cui il primo pugno scattò verso di lui, cominciò a combattere. Ne mandò a terra uno, creandosi un varco, ma riuscì a fare solo pochi passi verso la ragazza prima di essere sbattuto violentemente contro un muro di pietre. Riuscì a respingere parecchi colpi, prima di essere colpito allo stomaco e poi al viso, facendolo cadere a terra. L’uomo enorme lo raggiunse e lo rimise in piedi, ma solo per continuare a riempire il suo corpo di pugni.
Le sue braccia, alzate nel tentativo di proteggere il viso, stavano cadendo quando si sentì libero da quella ferrea presa. Con l’unico occhio che ancora riusciva ad aprire vide Rock Lee affrontare il gigante, e Naruto corse subito a dargli man forte, ma non trovò Tenten. Con un grido di dolore si rimise in piedi e si guardò attorno, barcollante, finché nell’ombra riconobbe il vestito bianco. La ragazza cercava in tutti i modi di divincolarsi, mettendo in grande difficoltà l’uomo che la stava portando via per una via secondaria.
Tenendo una mano sull’addome si mise a seguirli. Cercò di ignorare le fitte di dolore e di ingoiare i lamenti che ogni passo rischiava di far uscire dalla sua bocca, finché fu abbastanza vicino da colpire l’uomo, di spalle, proprio al collo. Lo face cadere a terra privo di sensi e sentì liberarsi l’urlo di Tenten.
Incontrò i suoi occhi, che da spaventati divennero terrorizzati. La sua bocca si aprì, ma non uscì nessuna parola, andò semplicemente a sorreggendolo nel momento in cui le sue gambe non ressero più.
-State bene?- Rock Lee, Naruto e Shikamaru li raggiunsero e la aiutarono a sostenere Neji.
-Tenten!- gridò Hinata, più spaventata di lei.
-Grazie a dio c’eravate voi- riuscì a sussurrare, prima di lasciarsi andare all’abbraccio dell’amica.
-Chi diavolo erano quelli?- esclamò Temari.
-Uno ha fatto il nome di Sasuke- rispose Naruto, che non era mai stato più serio di quel momento.
-Hai qualcosa in sospeso con lui, Neji?- chiese Shikamaru.
-No- disse quest’ultimo, ancora piegato in due.
-Tenten?-
-No- rispose, per poi staccare gli occhi pieni di rabbia dal volto martoriato del suo ex compagno e lasciarsi cullare delle braccia di Hinata.
Neji non ne volle sapere di andare in ospedale, così rientrarono tutti insieme nel dormitorio. Le ragazze accompagnarono Tenten nella sua stanza e si offrirono di passare lì la notte, ma la proposta fu gentilmente declinata. Neji, invece, si lasciò toccare solo da Lee, l’unico che avesse un po’ di esperienza nel gestire il suo carattere, e riuscì a far smettere di sanguinare le sue ferite.
Tenten non si mise nemmeno sotto le coperte. Indossò il pigiama e si sedette di fronte allo specchio appeso nella camera da letto, spazzolando i capelli nel tentativo di calmarsi. Si guardava negli occhi e cercava una risposta a tutti i suoi dubbi, quando alla porta qualcuno bussò.
-Chi è?- chiese, allarmata.
-Sono io-
Smise di accarezzare i lunghi capelli castani e appoggiò la spazzola sul comò. Si prese qualche istante di tempo, nel quale sperò che il suo visitatore cambiasse idea e se ne andasse, ma bussò di nuovo. A quel punto si alzò e spostò indietro il lenzuolo, per poi coprirsi fin sopra la testa.  









Buonasera!Come sta andando la vostra estate? Quella di Neji e Tenten è un pochino, ma giusto un pò, movimentata! Vi è piaciuto il capitolo? Spero di aver trasmesso un pò di "entusiasmo giovanile" o meglio ancora che troviatedel tuttto normale questo piccolo momento di svago per dei poco più che maggiorenni :) un caloroso saluto a tutti!

Dryas





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Capitolo 19
*** Senza via di fuga ***





SENZA VIA DI FUGA










Secondo giorno di gare, ma non per lei. Visto l’esito della serata precedente rimase a letto fino a tardi, tanto che la mensa era già chiusa quando scese per la colazione. Sconsolata e con lo stomaco in protesta decise di accontentarsi di un the ai distributori automatici dall’altra parte dell’edificio. Attraversando l’atrio, come sempre affollato, non notò Hiashi Hyuga, seduto a leggere il giornale. 
 -Tenten- la chiamò, facendole venire un brivido lungo la schiena.
-Signore- disse semplicemente, facendo con un cenno del capo.
-Ho bisogno di parlarti-
Lo seguì pazientemente in un “luogo più privato”, indecisa se comunicargli subito il disgusto che le provocava la sua sola presenza o mantenere una buona educazione ed essere superiore. La seconda ebbe la meglio.
-Non capisco di cosa voglia parlarmi- gli disse una volta che furono entrati in un ampia aula con sedie di velluto rosso, usata per i convegni –si tratta di Hinata?-
-Si tratta di Neji- ammise, mettendosi di fronte.
-Neji- ripeté lei, impassibile –questo ha ancora meno senso-
-Lascia che ti introduca l’argomento- continuò con estrema cortesia l’altro –Neji è mio nipote, è uno Hyuga, e nella nostra famiglia siamo abituati a seguire delle regole. Lo so che esternamente posso sembrare una persona senza cuore, troppo severa, ma devo esserlo, per proteggere lui, Hinata e l’altra mia figlia, Hanabi. Sono sicuro che anche i tuoi genitori non ti lascino la libertà di fare quello che ti pare e piace, dico bene? E sono d’accordo con loro, questa è saggezza-
-I miei genitori sono morti, signore- rispose con freddezza Tenten, incrociando le braccia.
-Oh, non ne ero a conoscenza- ribatté l’altro, i cui muscoli facciali non finsero neanche per un istante di essere dispiaciuti –questo spiega molte cose-
-Cosa vuole dire?-
-Voglio dire che l'assenza di disciplina giustifica pienamente il tuo comportamento dissoluto e frivolo, la tua incapacità di vedere i limiti, la tua assoluta mancanza di principi morali. Ma non è colpa tua, è solo che i tuoi genitori non ne hanno avuto il tempo-
-Non si permetta nemmeno nominarli- sibilò l’altra –valevano cento volte quello che vale lei e se ci fosse giustizia in questo mondo dovrebbe esserci lei sotto terra visto tutto il male che ha fatto!-
-Lo vedi? Priva della capacità di controllo- insistette l’uomo, sorridendo, ma poi i suoi occhi divennero così freddi e duri da farle paura –e puoi forse negare di aver sedotto mio nipote, passando notti intere sotto il tetto di casa mia, di casa mia, recando insulto a tutta la famiglia Hyuga e costringendolo a svendere il suo onore per una … -
-Signore!- lo interruppe a pieni polmoni l’altra, che si avvicinò di un passo, per nulla intimorita –può insultarmi quanto vuole, non mi importa, lo capisce? Non mi importa di quello che pensa lei. Ma sappia che sono le parole che escono dalla sua bocca a far rivoltare nella tomba i suoi antenati-
Fece per andarsene, ma Hiashi Hyuga non era tipo da scende in campo senza un piano di riserva.
-Se non ammetterai pubblicamente di essere stata tu a indurre Neji ad avere un comportamento così vergognoso, lui né subirà le conseguenze perché, come ti ho già detto, nella mia famiglia ci sono delle regole-
-Ricattarmi su delle accuse che nemmeno hanno un fondamento, mi scusi, è da idioti-
-E’ qui che ti sbagli- disse l’altro, sorridendole malignamente –ricordi Mia? Forse Neji ti avrà detto che la scorciatoia sulla riva del fiume era sicura, ed aveva ragione, finché la mia fedele dipendente non mi ha caldamente consigliato di tenere d’occhio la finestra del soggiorno. Quindi, Tenten, prima di darmi dell’idiota assicurati di non esserlo tu-
Tenten si mise sulla difensiva, ma senza arretrare.
-Non prova niente-
-Le prove ci sono- continuò l’altro, quasi ringhiando in risposta alla sua insolenza –vi hanno visti, vi hanno sentiti, vi hanno spiati. Ma se questo non ti basta, farò bruciare quel bel biglietto aereo che hai comprato e rimarrai qui in eterno, perché nessuna università accetterà mai come propria studentessa una ragazza sgradita sia agli Hyuga che agli Uchiha-
-Uchiha?- chiese lei, sempre più inorridita dalle sue parole.
-Uchiha, sì- rispose l’altro –i nostri clan si sostengono dalla notte dei tempi e non sarà certo lo screzio tra mio nipote e Sasuke a cambiare le cose. Non per una come te-
-Sasuke Uchiha ieri sera ha fatto aggredire Neji da tre uomini e se non fossero intervenuti ad aiutarlo l’avrebbero ammazzato!- gridò, scaldandosi –non ha forse detto che voleva proteggerlo?! Lei protegge solo se stesso, signore, e nessun altro!-
-L’ho protetto dall’umiliazione di essere aiutato- ribatté l’altro, ergendosi di fronte a lei –per fin troppo tempo ho badato a lui e se non sarà in grado di soddisfarmi, allora me ne sbarazzerò prima che possa danneggiare la mia famiglia-
Tenten si fermò. Capì che ogni sua parola sarebbe stata inutile, Hiashi Hyuga avrebbe ottenuto quello che voleva e non sarebbe servito a niente cercare di farlo ragionare. Non aveva via di scampo.  
-Cosa intende fare?- domandò con un filo di voce.
-Il codice Hyuga prevede l’espulsione dal clan per comportamenti di questo tipo- spiegò Hiashi –non avrà più un soldo, né una casa né tanto meno un lavoro. A meno che tu non intervenga a fermare questa ingiustizia e ammetta le tue colpe-
-Non ho colpe- ripeté.
-Allora credo proprio che per Neji sia finita-
Tenten uscì da quella stanza con un peso sulle spalle così opprimente da lascarla disorientata per qualche istante. Si chiese come Hinata avesse potuto sopportare quell’atteggiamento per così tanto tempo, si chiese come Neji avesse potuto accettarlo fino a quel punto. Gli aveva opposto tutta la resistenza possibile, cercando di tenere a mente che era lei quella dalla parte del giusto, ma era consapevole di esserne uscita sconfitta: era in trappola.
Con sguardo vuoto, andò ad allenarsi. Sperò che almeno l’esercizio fisico riuscisse a distrarla, ma il suo allenatore la mandò negli spogliatoi dopo un’ora dicendole di tornare solo quando avesse ritrovato la motivazione giusta per affrontare le nazionali.
 Aprì la doccia e vi rimase finché Temari andò a chiamarla. il rumore dell’acqua le impedì di sentire chiaramente le sue parole, così chiuse in fretta il getto e uscì avvolgendosi in un asciugamano.
-Ti ho detto di rimanere lì!- le gridò con urgenza.
-Perché dovrei rimanere qui?- chiese lei, non capendo il motivo di tanta insistenza. Temari si trovava sulla porta e guardava fuori da essa, come se non volesse essere vista, ma lo capì troppo tardi.
Appena le si affiancò, il suo sguardo andò verso l’interno della palestra e fu lì che vide Sasuke Uchiha. Era trattenuto da Kakashi e Gai mentre di fronte a lui Neji si sbracciava per essere liberato dalla salda presa di Naruto, ed entrambi urlavano con tanta rabbia da far credere che la fine della rissa fosse ancora molto lontana.
Se la vista di Sasuke l’aveva fatta impallidire, il respiro si mozzò quando vide Lee a terra. Subito corse verso di lui, sfuggendo al tentativo di Temari di fermarla.
-Stupida, è te che sta cercando!-
Sasuke fu il primo ad accorgersi di lei e strattonò la spalla sinistra con così tanta violenza da riuscire a liberare un braccio. Kakashi per riuscire a fermarlo di nuovo dovette prendere un bel po’ di pugni.
Tenten non diede retta a nessuno, si piegò verso Lee con aria impaurita e con una mano spostò il suo viso verso di lei, così che potesse vederlo. Le sue labbra erano diventate bianche e alla tempia destra vi era già il segno di un ampio ematoma.
Cominciò a chiamarlo, ignorando tutte le altre voci che chiamavano lei.
-Vattene Tenten!- sentì Neji gridarle, furioso, e dentro di sé penso che sì, se ne sarebbe andata dove non avrebbe più ferito nessuno, né lui né tanto meno Lee.
-Guardatela, solo lei poteva farsi vedere in questo stato!- gridò Sasuke, riferendosi ai suoi capelli bagnati, alle sue spalle nude e alle gambe mostrate all’intero palazzetto –non ti vergogni?!-
Non gli diede ascolto, concentrandosi solo a tirare schiaffi sul volto di Lee e a chiamarlo con tutta la forza che riusciva a trovare. Sentì Neji rispondere per lei, ma non si curò nemmeno delle sue parole, il colorito di Lee si stava facendo più roseo e insistette ancora di più per svegliarlo.
-Solo una poco di buono vorrebbe essere vista in quel modo! Sei una puttana!-
Di nuovo quella parola, pronunciata da lui. Il dolore che le provocò le trafisse il cuore da parte a parte, tanto che la sua mano per un attimo si appoggiò sulla guancia di Lee senza aver più la forza di scuoterlo. Ma poi chiuse gli occhi, deglutì e ricominciò. Un istante dopo i suoi occhi terrorizzati guardavano quelli confusi dell’amico vicino a lei.  
-Come ti senti?- gli chiese, sorridendogli dolcemente, mentre alle sue spalle facevano di tutto per zittire Sasuke.
-Tenten?- domandò Lee, guardandosi intorno –non puoi star qui- le disse poi con urgenza –Sasuke … -
-Va tutto bene- rispose lei, tranquillizzandolo –adesso ce ne andiamo-
Lo aiutò a mettersi in piedi mettendogli un braccio dietro la schiena. Lee la superava di almeno mezzo metro in altezza e probabilmente ce l’avrebbe fatta anche da solo, ma non lo lasciò mai.
-Puttana!- quell’ultimo insulto la raggiunse un’altra volta, costringendola involontariamente a incontrare lo sguardo di Sasuke, che a quel punto sorrise soddisfatto. Non ottenne però la reazione che si aspettava: gli occhi di Tenten rimasero distaccati e indifferenti, riservandogli solo quella breve attenzione che sfumò rapidamente, come se i suoi occhi stessero guardando il vuoto.
-Tenten- sentì Neji chiamarla e si voltò. Sul suo viso c’era rabbia e sdegno, o forse delusione, ma sembrò non vedere nemmeno lui. Tornò a guardare Lee e insieme si allontanarono per sparire negli spogliatoi. Lo medicò come meglio riuscì, rassicurandolo che un dottore sarebbe presto arrivato per visitarlo. E quando fu certa che fosse in buone mani, si allontanò, sparendo come un ombra ed evitando di dare spiegazioni a chi glie le chiedesse.
Hiashi Hyuga non aveva perso tempo a servirle l’occasione giusta per permetterle di dichiarare al mondo intero la sua vera natura. Aveva mandato un Uchiha, aveva fatto sì che suo nipote fosse presente e che indirettamente venisse assolto da ogni accusa. Lei aveva dovuto solo tenere la bocca chiusa, niente di più semplice, Sasuke aveva fatto tutto il resto. Sapeva di aver preso la decisione giusta, ma le lacrime le scesero per tutta notte finché fu l’alba.












Buongiorno lettori!
Ma quanti commenti allo scorso capitolo, mi avete reso tanto tanto felice :D  Vi ringrazio tutti! Questo capitolo, invece, è decisamente amaro..Tenten ha davvero fatto la scelta giusta o doveva sbattere la porta in faccia a Hiashi e tanti saluti? Si è sacrificata troppo per Neji? Per me sì XD Spero che leggendolo odierete Hiashi tanto quanto lo odio io e amerete Tenten ancora di più. A questo punto è Neji che dovrà fare la differenza. La sua discesa in campo è vicina!


Dryas


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Capitolo 20
*** Maschere che cadono ***



Maschere che cadono









Ultimo giorno di gare, giorno delle finali. Tenten indossò il boku, la sua armatura dal corpetto rigido e prese il fazzoletto da legare attorno al collo, un porta fortuna oltre che una protezione. Era appartenuto a sua madre e tutte le volte, prima di combattere, si circondava del suo profumo, infondendo così energia al suo animo tramite i ricordi.
Guardò nervosamente le sue avversarie sfidarsi prima di lei ed evitò persino la compagnia di Temari. Non voleva distrazioni, non voleva pensieri, non voleva altri ricordi se non quelli dalla sua infanzia. Lì, con i suoi genitori a fianco, gli unici che avrebbero ancora avuto piena fiducia in lei, si preparava a dare il meglio di sé.
-Fra poco tocca a te-
Sapeva che prima o poi sarebbe successo e sapeva anche che sarebbe successo in quel momento, l’unico in tutta la giornata in cui poteva avvicinarla. Strinse il fazzoletto ancora più forte.
-Già- rispose, rimanendo concentrata sugli scambi di spada –fra poco sarà tutto finito-
-Tenten, mio zio … -
In quel momento all’altoparlante fu pronunciato il suo nome. Si alzò in piedi, legò il foulard e calò il men sul suo viso. Ora era completamente protetta, i suoi occhi potevano vedere tutto, ma nessuno poteva vedere lei. Nemmeno Neji.
-Cosa centra adesso tuo zio?- gli chiese, voltando la testa verso di lui. La maschera funzionò, non le disse più nemmeno una parola e fu libera di raggiungere la pedana con il bokken tra le dita.
Si inchinò tre volte, come da regolamento, poi ci fu solo silenzio. Vibrò un colpo in aria, che fece scattare la sua avversaria di lato. Non bastò, avanzò di qualche altro passo, minacciandola di lato, e la mise sotto pressione.
-Dovevi dirmi che era venuto da te- quell’unica voce si insinuò tra i suoi pensieri –ti ha minacciata, non è così?-
Si scosse. Qualcuno sarebbe intervenuto a far spostare Neji, era troppo vicino e avrebbe disturbato l’incontro.
Evitò gli affondi nemici con l’agilità insegnatagli da Gai, ma poi la strategia dell’avversaria cambiò. Uno dopo l’altro, i suoi colpi l’aggredirono con violenza.
-E’ per quello che ieri non hai reagito con Sasuke- continuò Neji –credevi che fosse così facile ingannarmi? Sono uno Hyuga anche io, non dimenticarlo-
E con quello cosa voleva dire? Si chiese, e avrebbe voluto orientare la sua spada verso di lui, per colpirlo dritto al petto e chiudergli la bocca una volta per tutte. Gridò all’arbitro di allontanarlo, mentre il suo bukken, per nulla intimidito dalla forza con cui veniva frastornato, rimaneva saldo tra le sue mani ferme. Lo mosse solo quando anche i suoi piedi si spinsero in avanti, contrastando la potenza avversaria semplicemente sfruttandola: il suo bukken si lasciò abbassare dall’ultimo colpo, ma il suo corpo era già abbastanza in avanti per far sì che non le sfuggisse dalla presa e scivolasse con sinuosità roteando impudente attorno alla spada nemica. Anche il suo corpo ruotò con esso, attorno alla vita, e con un movimento fluido si trovò le spalle dell’avversaria di fronte. Il suo primo colpo lo segnò colpendola al capo.
-Non eri tu che mi hai detto di non considerare nemmeno l’opinione di Hiashi? Non sei tu che mi hai dato del debole per questo? E hai ragione, sì, hai ragione! Ma forse sei solo un’ipocrita Tenten-
Non ebbe neanche il tempo di essere soddisfatta che la realtà le piombò di nuovo addosso. Le aveva dato ragione, aveva sentito bene? Neji Hyuga aveva ammesso di aver torto e le aveva dato ragione. Si voltò e il suo sguardo dagli occhi di ghiaccio era così intenso da rimanerne catturata per qualche istante, finché l’arbitro richiamò lei.
Si ricompose e tornò in mezzo alla pedana per ricominciare. La sua avversaria fremeva, poteva vederlo dalle dita che ripetutamente si aprivano e si chiudevano sull’elsa. L’aveva intimidita ed era un gran vantaggio, la paura di sbagliare rende vulnerabili anche i più esperti, e lei non aveva paura di un incontro di kendo, neanche se si trattava delle nazionali. La vera paura l’aveva legata attorno al collo.
Gridò quando le piombò addosso, sperando di confondere ulteriormente la sua mente e di rendere le sue gambe meno scattanti. Funzionò, riuscì a parare i suoi colpi basati sollo sulla forza fisica, privi ogni tipo di tattica.
-Vincerai il primo premio per andartene con il tuo bel biglietto aereo? Ricordati, però, che ci sarà sempre qualcuno qui a ricordarti e lo farà con il soprannome di “puttana”-
Banale, tentare di colpirla con unico colpo dritto e rapido. Il suo polso si piegò verso l’esterno e il suo bukken invece di alzarsi a parare il fendente che minacciava di calarle in testa, si mise orizzontale. Piegò il collo di lato, sentendo dolore per lo sforzo, e gridò quando la sua spada colpì l’addome della sua avversaria, tagliandola da un fianco all’altro. Il bukken avversario le sfiorò la guancia un secondo dopo, ma era stata lei, con quella mossa rapida e avventata, ad avere la meglio.
L’altra indietreggiò, scendendo dalla pedana, e sentì il suo nome rimbombare in tutta la palestra. Aveva così caldo che quando si tolse il men aveva i capelli appiccicati alla fronte e le guance infiammate. Nemmeno si era accorta di aver fatto così tanta fatica. Temari corse ad abbracciarla e il suo entusiasmo era tale da farla quasi cadere a terra e pian piano cominciò a riconoscere ogni volto che andava a complimentarsi con lei. Iniziò con un sorriso timido, che si allargò sempre di più, finché rise e pianse nelle stesso tempo.
Aveva vinto, era libera, e si chiese se Neji a bordo campo non fosse stato solo un’allucinazione. Appena si liberò da tutte le mani che le battevano sulla spalla, corse alla pedana di arti marziali. In un angolo trovò Lee, con un livido enorme sulla fronte, ma completamente ripreso. L’abbracciò e la fece girare in aria, mentre lei cercò di consolarlo per il suo terzo posto.
Ora toccava Naruto e Neji affrontarsi e i suoi occhi furono subito per il concorrente veterano. Neji emanava così tanta sicurezza e abilità in quelle vesti che se fosse stato per lei gli avrebbe consegnato subito il primo premio senza neanche guardare il combattimento. Ricordava in maniera confusa la sua voce e non era certa di una sola delle parole che le aveva rivolto, vera o immaginaria che fosse, ma aveva ancora impresso nei suoi muscoli freschi di attività il tumulto che le avevano causato. Un senso di ribellione, di amara ingiustizia, di desiderio e di speranza.
Quando fu mandato a terra, trattenne il fiato. Neji aveva perso.
-Non la prenderà bene- disse Lee, accanto a lei, sinceramente dispiaciuto. Ma gli occhi di Tenten avevano visto altro in quell’espressione dura e lapidaria. Il pugno di Naruto era potente e l’unico modo per sottrarsi ad esso era schivarlo, ma Neji non l’aveva fatto, l’aveva affrontato di petto ed era stato sconfitto. Un atto di presunzione che gli era costata la vittoria.
Lo seguì negli spogliatoi.
Lo vide togliersi la parte sopra della divisa, completamente fradicia di sudore, e lanciarla con violenza su una panchina per poi concludere la sua corsa di rabbia con un pugno su un armadietto.
Lasciò che si sfogasse, che imprecasse e che distruggesse ciò che voleva prima di mostrarsi. Il suo avambraccio era ancora teso e i suoi lunghi capelli gli coprivano il viso, impedendole di vedere la sua espressione.
-Hai finito?- gli chiese, e non si aspettava di certo che si spaventasse.
-Che cosa vuoi?- le chiese bruscamente.
-Tuo zio- esordì lei, facendo cambiare la sua espressione –mi ha insultata in tutti i modi possibili: la mia vita, i miei modi di fare, i miei errori, i miei genitore, te. Tutto, ha distrutto tutto, facendomi apparire per quella che non sono. Me ne andrò Neji, non cambierò idea, e non perché sono ipocrita, ma perché qui non ho trovato il mio posto e non me ne importa niente di come mi chiameranno. Non è certo l’opinione di chi non mi conosce che mi interessa. Sono contenta, però, che tu abbia vinto, è come se lo avessi fatto anche per me-
-Io ho perso- ribadì l’altro a denti stretti, ma Tenten sembrò divertita.
-Hai lasciato vincere Naruto- disse per poi avvicinarsi e non esitò quando si alzò sulle punte dei piedi per lasciarlo con un bacio sulla guancia. Gli sorrise prima di allontanarsi, decisa a mettere una parola fine a quella storia una volta per tutte.
-Non è così che te ne devi andare- lo sentì dire, per poi essere afferrata al polso e riportata indietro –non senza mettere le cose in chiaro- ribadì, mantenendo salda la presa.
-Accettalo Neji- insistette lei, cercando di allontanarsi.
-No- ringhiò l’altro.
-Potrebbero scambiare la nostro comportamento per altro!- esclamò ad un tratto preoccupata, afferrandogli la mano e cercando di staccarla dal suo braccio, ma il ragazzo glielo impedì.
-Non mi importa- le disse con tale sicurezza da farle dubitare di aver sentito bene. Alzò lo sguardo per capire se fosse la verità o un’altra bugia. Era così confusa che avrebbe voluto tiragli un pugno.
-Non ti credo- lo sfidò e Neji si impossessò delle sue labbra con tale irruenza da farla arretrare. Lo sentì avvolgere le braccia attorno alle sue spalle, in un gesto che esprimeva più possessione che affetto, facendola avvicinare di nuovo a sé. Tenten rispose alzandosi sulle punte dei piedi e imprimendo le labbra morbide sulle sue, più sottili. Quando i loro corpi furono totalmente uniti lo sentì sospirare e così fece lei, stringendo le dita attorno alla stoffa del suo petto, arrendendosi.
-Non andare- le disse, e lei appoggiò il capo alla sua spalla, rispondendo con un movimento del capo. A quel punto c’era un’unica cosa da fare.








Buongiorno a tutti! :D
E’ il capitolo dei capitoli! Il bacio finalmente è arrivato e le maschere sono cadute. Come vi è sembrata la scena? Può andare? Spero di avervi soddisfatto! Nei prossimi capitoli inizierà una guerra. Chi contro chi?
Vi ringrazio ancora per i tantissimi commenti! Vi risponderò appena possibile :)
See U soon!

Dryas

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Capitolo 21
*** Codardia ***


 NDA: Ho cancellato il capitolo pubblicato stamattina. Non mi convinceva! Avevo giù scritto un'alternativa e questa mi soddisfa di più. Pardon!

Codardia












Tenten era uscita dagli spogliatoi con un’espressione sconvolta in viso. Raggiunse il dormitorio senza dare molta importanza a dove i piedi la portassero e una volta in camera sua si lasciò cadere pesantemente sul letto.
Nella sua mente c’era spazio solo per quel bacio.
Ripensando per la centesima volta alla sensazione di calore che aveva provato si coprì il viso con le mani. Non arrossiva in quel modo da quando aveva dodici anni e, esausta, si lasciò sfuggire un gemito di sofferenza.
-Perché?!- gridò –con tutte quelle che potrebbe baciare, perché ha scelto me?!-
Le sue domande non trovarono risposta e rimasero sospese nell’aria. Pian piano la luce del sole cominciò a scendere, colorando la stanza di tutte le tonalità del giallo, finché il rosso cremisi svanì lasciando solo il buio.
-Tenten, ci sei?- la ragazza, ancora stesa a pancia all’aria sul letto, aprì gli occhi. Finalmente un po’ di sonno era riuscito a placare il suo animo tormentato, ma non si stupì più di tanto quando fu così bruscamente interrotto –forse è già là … - sentì sussurrare e la maggiore lucidità le fece capire che si trattava di Hinata.
-Arrivo!- gridò, alzandosi di scatto. In meno di tre secondi aveva già spalancato la porta.
-Ma non sei ancora pronta!- i lunghi capelli neri di Hinata si mossero avanti e indietro quasi anche loro volessero mostrare stupore e quando dal viso di Tenten la ragazza capì che non aveva idea di cosa stesse parlando, assunse un’espressione nuova di zecca: disappunto.
-Cena per festeggiare la fine delle nazionali non ti dice niente?-
-Oh cavolo!- esclamò Tenten battendosi una mano sulla fronte –a che ora è?-
-Adesso-
Hinata la seguì dentro la stanza chiudendo rassegnata la porta dietro di sé. Non era un evento formale, solo una cena tra amici, ma per loro valeva molto più di quella organizzata dalla scuola. Tenten aveva scordato anche quello e, mentre si infilava un vestito nero, sbracciato e decorato solo da piccole perline attorno al collo, maledisse Neji.
-Non correre Tenten, tanto ormai siamo in ritardo- aggiunse Hinata, ritrovando la solita gentilezza –sono sicura che capiranno-
-Naruto non me lo perdonerà mai- brontolò l’altra di rimando –e neanche tu. Ecco perché sei così agitata-
-Sono solo un po’ nervosa … - mormorò.
-Perché vorresti essere là accanto a lui-
Hinata si zittì, incapace di mentire. Tenten le lanciò un’occhiata divertita e scoppiarono entrambe a ridere.
Dopo circa venti minuti le due ragazze corsero giù per le scale e salirono in un taxi che con un po’ di fortuna le avrebbe fatte arrivare al ristorante con solo mezzora di ritardo. Al loro arrivo ad attenderle non c’era nessuno.
-Dai, al massimo saranno al secondo- cercò di sdrammatizzare Tenten, ma il viso di Hinata rimase impassibile.
-Finalmente!- gridò Naruto dalla parte opposta del ristorante nel vederle entrare -vi avevamo dato per disperse!-
L’intera tavolata le accolse con calore. C’erano tutti: Rock Lee, Temari, Shikamaru, Ino, Sakura, Choji e Neji. Tenten sentì lo stomaco improvvisamente chiuso e lo maledisse per la seconda volta nel giro di un’ora. La sua nuova mania per gli eventi mondani, che nei vent’anni precedenti aveva evitato come la peste, cominciava a darle sui nervi. Quella serata si prospettava davvero difficile, perché ancora non aveva dato un senso a quello che era successo quella stessa mattina.
Tra bis e tris di primi, anche Hinata e Tenten riuscirono ad assaggiare un piatto sostanzioso. La mora finì per trovarsi tra Naruto e Choji, mentre la seconda tra Rock Lee e Ino. Peccato che ogni volta che alzasse lo sguardo per versarsi un bicchiere d’acqua trovasse lo sguardo di Neji di fronte a sé. Saltò la portata successiva.
La cena fu un successione: brindarono e chiacchierarono a più non posso, finché arrivò il momento di pagare il conto e di levare le tende. Era fuori discussione non continuare la serata nel centro di Konoha, che si trovava lontano solo pochi passi, e si diressero tutti verso il locale più vicino.
-Ino, ancora?!- esclamò Shikamaru, quando la compagna lo trascinò nel locale più chiassoso della via –non sei stanca di ballare?-
-Mai!- esclamò l’altra, quasi offesa –e muoviti, o vado a presentarmi al morettino laggiù!-
L’idea della bionda Yamanaka fu accolta con favore anche dal resto della compagnia, con solo qualche eccezione: Neji, Shikamaru e Tenten.
-Se sei stanca ti riaccompagno a casa- le disse Lee, accorgendosi del suo poco entusiasmo.
-No, non fa niente. Mi accontento anche solo di stare seduta in un angolino a guardarvi divertire-
-Allora io ti farò compagnia!- esclamò l’altro –non si abbandona un’amica in difficoltà-
-Non è necessario, Lee- rispose –vai pure a scatenarti in pista, so che stai morendo dalla voglia-
-Sicura?-
Alla sua ennesima risposta positiva, Lee si decise ad allontanarsi da lei. Tenten stava finalmente per rilassarsi sul divanetto quando vide Neji venirle incontro. Se avesse avuto il coraggio di alzare lo sguardo avrebbe notato che la stava guardando dritta negli occhi, ma per la paura di dover affrontare un argomento su cui non era preparata preferì girarsi dall’altra parte e fingere di non accorgersi di lui.
-Non balli?- le chiese, sedendosi accanto.
-No- rispose lei, continuando a tenere lo sguardo sulla folla in movimento e sperando che alzassero la musica così che non potessero scambiare altre parole.
-Mi sembrava ti piacesse-
-E a me sembrava che a te non piacesse-
-Infatti- fu il suo unico commento.
La sua asprezza diede buoni frutti e Neji non disse un’altra parola. Se ne sarebbe stata buona nel suo piccolo angolo di discoteca per il resto della notte se non avesse avuto il suo sguardo perennemente addosso. Per la prima ora cercò di ignorare le occhiate furtive e taglienti che le rivolgeva, ma poi il suo rimprovero silenzioso divenne insopportabile.
-Passerai l’intera notte a fissarmi?- sibilò irritata.
-E tu la passerai a ignorarmi?-
-Non ti sto ignorando- ribatté, mettendosi sulla difensiva –me ne sto semplicemente per conto mio-
Neji si alzò in piedi e si allontanò facendosi largo tra la folla. Le gambe di Tenten si misero in moto da sole, ignorando il cervello che le diceva di non muoversi da lì e il cuore che rischiava di uscirle dal petto.
-Aspetta- gli disse, afferrandolo per un braccio. Neji si fermò, ma a quel punto non seppe più cosa dire. Sentì il suo sguardo farsi sempre più duro, fino a che si voltò di nuovo e se ne andò. E questa volta lei non lo rincorse.
Rimase ferma immobile mentre sconosciuti le ballavano attorno. Si scosse solo quando Hinata la raggiunse con aria preoccupata e la portò fuori dal locale, all’aria fresca.
-Non ti senti bene Tenten?- le chiese guardandola dritta negli occhi.
-No, sto benissimo- rispose l’altra, sperando di essere convincente, anche con se stessa, ma Hinata non le credette, lo capì dalla sua espressione ancor più angosciata.
Abbassò il viso, sentendo il peso al petto farsi sempre più opprimente, e quando i suoi polmoni cercarono aria, le sfuggì un singhiozzo. Non riuscì più a trattenersi e si lasciò avvolgere dall’abbraccio affettuoso dell’amica, che le lascò tutto il tempo per calmarsi.
-Riguarda ancora Sasuke?- le chiese con premura, ma Tenten scosse la testa con decisione.
-Ti metteresti a ridere se ti dicessi di cosa si tratta- rispose l’altra.
-Non lo farei mai, lo sai-
-Neanche se ti dicessi che si tratta di Neji?-
Hinata ebbe un attimo di esitazione. Probabilmente non capì immediatamente il problema in cui era coinvolto il cugino: Tenten era l’unica che fino a quel momento era riuscita a tenergli testa, dubitava che arrivati a quel punto avesse problemi nell’affrontarlo. Quando finalmente capì il vero motivo di tanta agitazione, sgranò gli occhi.
-Sei innamorata di lui?- le chiese con stupore.
-Io non so … - bofonchiò l’altra –credo di sì-
-E lui di te?-
-Ho il forte sospetto, ma è sempre Neji-
-Come è possibile?- chiese quasi come un’invocazione Hinata, sconvolta.
-Già, non ha senso!- le diede corda Tenten, ritrovando animo –sarà colpa di tutta questa storia di Sasuke, ci ha confuso le idee. Tra qualche settimana passerà tutto e torneremo ad essere perfetti estranei come prima-
-E’ possibile-
Di fronte a quell’inaspettato supporto Tenten si fece pallida. Il solo pensiero di non rivedere più Neji, di non parlargli più o semplicemente di non sentire più la sua presenza la fece rabbrividire.
-Ma non è quello che vuoi- continuò Hinata –quindi qual è il problema? E’ chiaro che lui ti piace-
-Mi credi pazza non è vero?- le domandò l’altra ragazza –innamorarmi di Neji, è pazzia, pura pazzia-
-No, per niente- fu la risposta, accompagnata da un sorriso dolce –ti capisco, invece. E so che mio cugino non è la persona crudele e senza cuore che vuol far credere, altrimenti non avrebbe lasciato vincere Naruto alle finali-
-Te l’ha detto lui?-
-No, sai che a noi Hyuga non piace parlare molto- le disse strappandole una risata –Neji deve aver capito che a Naruto serve qualcosa che lo renda onorevole agli occhi di mio padre affinché sia accettato nella nostra famiglia e un titolo nazionale è già un buon inizio. E’ il suo modo di chiedere scusa, credo-
-Lo vedi quanto è complicato? E’ un uomo impossibile, dall’umore variabile come il tempo e testardo come il muro! Lo giuro, non riesco a trovare un perché per questa situazione-
-Semplicemente perché non c’è- rispose Hinata, con tono rassicurante –o forse c’è, ma è così grande che non si può esprimere a parole. Lo so che hai paura Tenten, ma se non lo affronti non farai altro che peggiorare la situazione e ti assicuro che più il tempo passa più è doloroso. Vai e affrontalo-
Spinta dalla carica di motivazione che Hinata le aveva gentilmente regalato, Tenten si mise a correre verso il dormitorio. Ricordò la prima mattina delle nazionali: Neji non si trovava e lei era convinta che la sua camera fosse nel suo stesso corridoio, ma Lee le aveva detto che si trovava dalla parte opposta dell’edificio. Stanza 65.
Bussò un’infinità di volte, ma non andò mai ad aprirle. Continuò a martellare la porta e a  chiamarlo per almeno un quarto d’ora, decisa ad adottare la tecnica dello sfinimento pur di farlo alzare dal letto. Non funzionò: era convinta che se ci fosse stato, non avrebbe resistito dall’incenerire con lo sguardo il fastidioso visitatore.
Prese un taxi per villa Hyuga e, ignorando le telecamere che Hiashi aveva fatto installare, arrivò alla finestra del salotto.
Era chiusa.
Con foga cominciò a bussare sul vetro, più decisa che mai a rientrare in quella stanza, ma quando Neji si fece finalmente vivo, la sua faccia non esprimeva certo gioia.
-Che vuoi?- le chiese bruscamente, aprendo l’anta ma senza lasciarle lo spazio per entrare.
-Parlare- rispose Tenten, cercando di mantenere un po’ di sicurezza anche di fronte ai suoi occhi di ghiaccio.
-E di cosa?-
-Lo sai di cosa- ribatté l’altra, innervosita.
-No, non lo so- rispose lapidario chiudendole la finestra in faccia.
-Vedi?! Lo sapevo che il tuo era soltanto un capriccio!- gridò, furiosa , sbattendo i pugni sul vetro –sei solo un codardo Neji Hyuga!-
La sua provocazione oltrepasso la lastra di cristallo trasparente raggiungendo le orecchie del ragazzo, che si bloccò di colpo. Sembrò pensarci un attimo, poi fece retro front e tornò da lei.
-Ho consegnato il video alla polizia- le disse con voce ovattata –ho fatto il mio dovere-
Se ne andò, lasciando solo il buio dietro di sé e così fece Tenten, sparendo rapidamente e con l’ultima parola pronunciata da Neji che echeggiava ancora nella sua mente. Rifletteva su quanto doveva essere triste passare la vita a fare scelte giuste per dovere e non per amore.






Nuovo capitolo, alternativa di quello che magari qualcuno di vuoi ha fatto in tempo a leggere stamattina. Lo so, sono sadica, mi piace complicare le cose. Ha Tenten vengo mille e più dubbi, che anche a me verrebbero di fronte a una svolta così inaspettata. Non si parlano per mesi e poi bum Neji si fa avanti. Voi vi fidereste? Sarà sincero? Intanto grazie per le recensioni dello scorso capitolo. Mi hanno reso felicissima :D e scusate il ritardo per questo!
Dryas

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Capitolo 22
*** Vendetta ***




Vendetta










Quel giorno avrebbero dovuto lasciare definitivamente il dormitorio per tornare alla classica vita di studenti liceali. L’atrio era già stracolmo di ragazzi in attesa che i genitori venissero a recuperarli. Tenten aveva già chiamato un taxi e stava trascinando pesantemente la sua valigia per le scale quando Rock Lee la raggiunse.
-Dove sei sparita ieri sera?- le chiese senza neanche salutarla.
-Qui. Ero stanca morta- rispose atona, con profonde occhiaie a confermare il suo stato di spossatezza.
-Pensavo fossi fuggita con qualche spasimante. Mi hai fatto preoccupare-
-Sei carino, Lee, ma non ho spasimanti-
-Signorina Tenten?-
Entrambi si girarono e alle loro spalle trovarono due uomini in uniforme. Se Lee si irrigidì per il solo fatto che fossero dei poliziotti, Tenten sapeva bene che prima o poi sarebbe successo.
-Deve venire con noi in caserma-
-E per quale motivo?-
Il ragazzo si guadagnò due occhiate non proprio amichevoli da parte dei due ufficiali, ma la domanda era chiaramente rivolta all’amica, la quale gli disse semplicemente di non preoccuparsi e lo lasciò con un sorriso.  
La stazione di polizia era un edificio in cemento, freddo e poco ospitale. Tenten venne lasciata da sola per mezzora prima che la facessero accomodare in uno stanzino altrettanto spento. Cominciarono a farle domande sul video. Si sentì libera di un peso enorme quando finalmente poté raccontare la verità, con la certezza che le sue parole finalmente sarebbero state ascoltate.
Non fu semplice, le fecero domande pesanti e altre che mettevano in dubbio la sua versione dei fatti. Durò l’intero pomeriggio e solo a tarda sera le fu concesso di tornare a casa. Fuori il sole stava tramontando ed era solo grazie al colore caldo della luce che il viso di Neji non sembrava quello bianco di un fantasma. Lo incrociò sulle scale e non si scambiarono una parola.
Una volta seduta sul suo comodo divano di casa si avvolse le spalle con una coperta e impugnò la tazza di tè caldo al profumo di frutti di bosco. Lasciò che la mente vagasse tra le frivolezze dei programmi tv, dimenticando per una volta la vita reale e i problemi che portava con sé. Se solo non ci fosse stato così tanto silenzio attorno a lei probabilmente ce l’avrebbe fatta a dimenticare.
-Hinata- disse con voce flebile al telefono –ti va di venire da me per una tazza di tè?-
La piccola Hyuga non se lo fece ripetere. Impugnò anche lei la sua tazza e si lasciò sprofondare sul divano, guardando senza troppo interesse le immagini trasmesse sullo schermo.
-Con Neji non è andata bene- esordì finalmente Tenten –ma almeno ha fatto la cosa giusta. Hai saputo del video?-
-In casa mia non si parla d’altro- rispose l’altra –ma Ten, tu stai bene?-
-Ora sì. Non mi importa se Hyuga e Uchiha mi odiano, la mia coscienza e la mia reputazione sono finalmente pulite-
-Intendevo per Neji-
Calò il silenzio. Non è che Tenten non volesse rispondere, solo che non conosceva la risposta alla domanda. Da una parte si sentiva sollevata per aver capito in tempo che stava solo recitando la parte dell’eroe, dall’altra desiderava dargli una seconda possibilità e ammettere di aver sbagliato.
-A proposito- disse cambiando argomento –come farà ora a vivere con voi?-
-Non è più da noi. Se n’è andato questa mattina portandosi via le poche cose che aveva prima ancora che la domestica gli portasse la colazione- rispose Hinata –non ho idea di dove si trovi adesso-
-E’ chiaro- commentò l’altra, prendendo poi un lungo sorso di tè. Il suo sguardo era più severo che mai.
-Tenten, cosa è andato storto?- osò domandarle la mora. Il suo tono di voce era delicato, per nulla invadente, ed esprimeva solo il desiderio di aiutare un’amica in difficoltà.
-Credo che nessuno dei due sia portato per la vita di coppia- disse alzando le spalle –senza dimenticare che litighiamo sempre, fraintendiamo ogni parola e non c’è mai un attimo di tranquillità-
-Non essere così pessimista, questi problemi capitano a tutti, sono sicura che si potranno risolvere-
-No, Hinata- rispose Tenten con serietà –non sono semplicemente disposta ad amarlo, anche se dovessi cambiare l’opinione che ho di lui adesso. Non ne sono capace, non più-
-Perché dici una cosa del genere? L’amore è spontaneo, non si impara-
-Sì invece- rispose l’altra con sicurezza –tu hai un cuore così grande che non te ne accorgi nemmeno, sei troppo buona e disposta a veder del bene in tutti. Ma io no, io non riesco più a fidarmi di nessuno, se non di te e di poche altre persone. Ho troppa paura-
Hinata cercò in tutti i modi di far cambiare idea all’amica, ma ottenne ben pochi risultati. Uno, però, fu di grande aiuto a Tenten, che finalmente riuscì a liberare il suo cuore da un peso che si teneva dentro da anni. Si salutarono che ormai era notte con la promessa di rivedersi la sera dopo, ma non passarono che dieci minuti che il suo campanello suonò di nuovo: era di nuovo Hinata e alle sue esili spalle si sorreggeva Neji.
-L’ho trovato ferito poco più avanti- le disse la ragazza, sconvolta –non so che fare!-
Tenten si pietrificò sulla porta. “Non è reale” le suggerì la sua mente, incapace di accettare anche quel colpo, di sapere di averlo ferito ancora. Si scosse solo quando vide Hinata vacillare pericolosamente. La fece entrare e l’aiutò a far stendere Neji sul divano. Era cosciente, ma non sembrava in grado di parlare né di capire cosa stesse succedendo.
-Chi gli avrà fatto questo?- chiese Hinata, pallida e spaventata –dovremmo chiamare un’ambulanza?-
-Sì, su questo non c’è dubbio- rispose Tenten, con una freddezza impressionante. Continuò a guardare da distanza il corpo martoriato di Neji, mentre Hinata cercava il proprio cellulare nella borsa. Era chiaro come il sole cosa gli fosse successo.
-Credo di averlo dimenticato a casa!- esclamò.
-Prendo il mio-
-No-
La voce maschile di Neji si impose con decisione, facendole voltare entrambe. Hinata si lasciò sfuggire un sonoro sospiro di sollievo, Tenten invece diventò rigida come una statua. Di nuovo i suoi occhi.
-Non voglio andare in ospedale- ribadì il ragazzo, rivolgendosi a Tenten.
-Ma Neji, sei ferito, devi essere medicato!- gli disse con urgenza la cugina.
-Non è niente- rispose, cercando di mettersi in piedi, ma il massimo che riuscì a fare fu di mettersi seduto e lasciarsi sostenere dai cuscini della padrona di casa.
-Hinata, ti dispiacerebbe andare a chiamare Sakura? Non abita molto distante da qui, devi solo girare l’angolo, al numero settantotto- si intromise Tenten, e quella proposta fu subito accettata. Hinata lasciò la casa di Tenten quasi correndo, giurando che sarebbe tornata in un batti baleno. Una volta rimasti soli, Tenten lasciò il salotto per scomparire nella zona notte, ma Neji aveva già richiuso gli occhi.
-Sdraiati- gli disse, tornando con tutto quello che aveva per medicare le ferite superficiali. Il ragazzo non si mosse, così fu costretta ad avvicinarsi e ad afferrarlo per le spalle, per poi lentamente aiutarlo a stendersi. Dopo di che cominciò a pulire le ferite con il disinfettante, iniziando con quelle delle mani, da cui si capiva che aveva provato a difendersi.
-Non … -
-Stai zitto- gli disse, senza permettergli di aggiungere altro. Non voleva parlare con lui, le costava già un’enorme fatica rimanergli così vicino senza sudare freddo. Di nuovo il suo cuore si era fatto intenerire dai ricordi e il pensiero dell’unicità della loro complicità stava seducendo la sua mente.
-Aspetterò Sakura- insistette il ragazzo.
-Ti dà così fastidio che io ti aiuti?- gli chiese, ma senza tono provocatorio. La risposta la conosceva già e non aveva bisogno di illudersi.
-A te dà fastidio-
Continuò a fissare le sue nocche escoriate senza riuscire a guardarlo in viso e cercando di fare un po’ di ordine nella sua testa. Non era quello che si aspettava di sentire.
-Non mi dà fastidio- disse, infine, banalmente, ma era la verità e l’unica frase che riuscì a formulare in quella situazione –li hai riconosciuti?-
-Vivevano nella mia stessa casa fino a stamattina- rispose senza che la voce subisse una nota di amarezza –prima o poi sarebbe successo-
-Già, ma ora almeno sei libero-
Tenten spostò la mano che impugnava il cotone verso il viso di Neji. Come sempre, il suo sguardo sembrava toccarla, ma lo ignorò come aveva imparato a fare e cominciò a togliere il sangue dalla sua guancia.
-Non l’ho fatto per essere libero, se è questo che stai cercando di dire- le disse, ma Tenten non aveva intenzione di mettersi di nuovo a discutere con lui.
-Cosa ci facevi da queste parti?- gli domandò, ignorandolo.
-Cercavo un posto dove andare- le rispose duramente.
Cercava un posto dove andare proprio sotto a casa sua. Il particolare non sfuggì alla mente di Tenten, ma lo sotterrò in un angolo lontano e si mantenne calma e razionale.
-Sono certa che Lee ti accoglierebbe volentieri- continuò –per le altre ferite è meglio aspettare Sakura, io non sono abbastanza esperta-
-Tenten- la richiamò, impedendole di allontanarsi troppo –ieri sera, credo di aver esagerato-
-No, io credo che ieri sera abbia chiarito tutto- rispose lei, incapace di dimenticare la sua volubilità.
-Quindi mi consideri davvero un codardo?- le domandò, scaldandosi.
-No- confessò Tenten –non lo penso, ma questo non cambia niente, anzi, quello che è successo non ha più importanza-
-Ah no? Sicura che il codardo qui sia io?-
-Non ha più importanza- gli disse, alzando di un poco la voce e questa volta lo guardò negli occhi –perché da domani pomeriggio io non sarò più qui-









Buone feste a tutti!
Dryas

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Capitolo 23
*** L'unione fa la forza ***




L'unione fa la forza








Neji serrò le labbra indurendo i lineamenti del viso. Osservando il suo torace Tenten si accorse del respiro accelerato e vide i muscoli delle sue braccia tendersi finché le mani graffiate si chiusero in due pugni di rabbia.
Si alzò di scatto e, anche se ferito, fece l’errore di sottovalutare la sua agilità. La superò senza darle nemmeno il tempo di fermarlo.
-Dove vai?- gli chiese con urgenza, vedendolo spalancare la porta, ma il ragazzo non si fermò. Se ne andò senza voltarsi indietro.
Era furioso. Non sopportava più nemmeno di stare in sua presenza tanto gli dava sui nervi il suo comportamento. Lei era stata la prima persona di cui gli fosse importato qualcosa e ancora gli bruciava non essere riuscito a dimenticare il suo volto ferito quando le aveva detto che non avrebbe reso pubblico il video di Sasuke, ma questa volta ce l’avrebbe fatta: l’avrebbe dimenticata e avrebbe continuato a vivere come aveva sempre fatto, cavandosela da solo. Perché si era sbagliato, non c’era altra spiegazione.
-Fermati- si sentì rivolgere alle spalle.
-Sparisci- sibilò, senza voltarsi e continuando per la sua strada.
-Non andrai molto lontano in quello stato- continuò Tenten, facendolo finalmente fermare.
-Ti ho detto di lasciarmi in pace!- sbraitò Neji, fissandola negli occhi –la tua falsità mi dà la nausea! Non ti importa di me come non ti importa di nessun altro, quindi fai un piacere a tutti e vattene!-
Se le sue parole fossero state proiettili avrebbero lasciato decine di bossoli sull’asfalto e avrebbero trapassato Tenten fino a lasciarla esanime in un lago di sangue. Invece lei era ancora in piedi.
Neji non si interessò della reazione della ragazza, ma la lascò senza esitazione, sparendo nel buio di quella notte di fine estate. Non si sentiva più leggero, anzi, il sapore amaro era diventato più intenso, aggravato dalla consapevolezza che non avrebbe resistito a lungo. Le gambe lo avevano tradito già un paio di volte e la vista non era più nitida, ma avvolta da una cortina di nebbia. Si lasciò scivolare sull’argine di un piccolo torrente, sull’erba morbida e umida, permettendo al dolore di travolgerlo. La sofferenza fu meno intensa di quello che si aspettava, non sufficiente ad annebbiargli la mente, e strappò un ciuffo d’erba per quell’ingiustizia. Era da molto tempo che non provava quel senso di solitudine e l’unico desiderio che aveva in quel momento era di cadere nell’oblio dell’incoscienza.
Improvvisamente i capogiri si fecero più intensi, tanto che gli strapparono un lamento e solo dopo qualche istante si accorse che qualcuno lo stava trascinando per le braccia.
-Ti lascerò in pace solo dopo che ti avrò visto dentro un’ambulanza-
Era la voce di Tenten, che di nuovo tornava a tormentarlo. Cercò di muoversi, di allontanarsi da lei, di insultarla, ma non riuscì nemmeno ad aprire la bocca.
-Stavi scivolando nel fiume- gli disse, e la vide sedersi accanto a lui, portando le ginocchia al petto e stringendole con le braccia. Non riuscì più a spostare gli occhi da lei, e non perché troppo debole per muovere i muscoli del collo, ma perché la vide piangere. Si chiedeva come fosse possibile non trovare mai una spiegazione logica, capire il perché non agisse mai secondo le sue aspettative, come riuscisse ogni volta a sorprenderlo.
Tenten si asciugò le lacrime con il palmo della mano e assunse un’espressione marmorea. In lontananza si sentiva la sirena di un’ambulanza.
-A differenza di quello che pensi, ho un cuore- gli disse.
Sul ponte poco distante si sentirono voci di uomini alzarsi all’improvviso, tanto da distrarre entrambi. Era un gruppo numerosi e si poteva chiaramente distinguere un flebile tono femminile.
Tenten scattò in piedi.
-… Hinata?-
-Dannazione!- esclamò Neji, cercando di sollevarsi a sua volta, ma riuscendo solo guadagnare altro dolore –stanno cercando me!-
Tenten cominciò a correre sperando di non trovare nulla lungo l’argine che la facesse inciampare e precipitare nel fiume. Più si avvicinava più riusciva a distinguere le parole di quegli uomini. Neji aveva ragione, stavano cercando lui, e per farlo cercavano di ottenere qualche informazione da Hinata, con modi non troppo gentili.
-Vi ho già detto che non so dove si trova!- esclamò Hinata, alzando il tono della voce, solitamente pacato –e non ve lo direi nemmeno se lo sapessi. Non credete abbia già sofferto abbastanza? Cosa volete fargli ancora, ucciderlo?-
-E’ la punizione giusta per quel traditore!-
-Vi ha detto mio padre di farlo?- chiese subito la ragazza –Ve l’ha ordinato lui?!-
Tenten si fermò di colpo. Non riusciva ancora a distinguere chiaramente la figura dell’amica e si chiese se quella voce appartenesse davvero a lei. Severa, autoritaria, ferma: non era così che era abituata a sentirla, tanto da farle dubitare l’impossibile.
-E’ chiaro che è così- continuò senza ombra di paura –ma  vi state dimenticando un particolare: Hiashi non è immortale e io sono la sua erede. Se solo osate torcere un capello a Neji, voi farete la sua stessa fine non appena mio padre avrà chiuso i suoi occhi per sempre. Sono stata chiara?-
Alle sue parole seguì il silenzio, a dimostrazione che il suo discorso aveva ottenuto l’effetto desiderato, ma non durò a lungo. Gli uomini cominciarono a criticare le sue parole, a sminuirla, a insultarla. Dichiararono di non voler rinunciare al loro intento e a quella minaccia seguì nuovamente quella di Hinata, che non sembrava intenzionata a farsi mettere in piedi in testa.
Tenten tornò sui suoi passi. Estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e chiamò Naruto. In quel momento Hinata era in grado di cavarsela da sola, ma non era intenzionata ad abbandonarla.
-Naruto? Ascoltami, vieni in zona Hirashina. Gli Hyuga hanno preso Hinata per scoprire dov’è Neji, fai in fretta-
Chiuse la telefonata senza nemmeno sentire la risposta del biondo e con gli occhi tornò a cercare Neji tra le ombre della notte. Era lui ora il problema principale, doveva nasconderlo da quegli uomini.
-Che diavolo pensavi di fare andando loro incontro?!- le sbraitò appena la riconobbe –e dov’è Hinata?!-
-Hinata starà bene- rispose semplicemente l’altra per poi chinarsi e infilare un braccio dietro alle sue spalle –ma noi dobbiamo sparire-
Neji la scansò. Non che non si aspettasse la sua ostilità, ma aveva sperato fosse troppo debole per opporre resistenza fisica. Quell’ostacolò la confuse, tanto da farla allontanare di qualche passo.
-Ti uccideranno- gli disse, sperando che mettendolo di fronte alla realtà gli facesse cambiare idea.
-Che lo facciano!- esclamò Neji –non mi nasconderò come un coniglio nella sua tana!-
-Tenere alla propria vita non è codardia!- ribatte Tenten con altrettanta foga. Lo stava odiando così tanto da essere tentata di lasciarlo lì ad arrancare da solo, ma sapeva di non essere capace di farlo. Così come non era capace di parlare con lui.
-Non scapperò per una colpa che non ho- disse l’altro, con freddezza glaciale.
-E allora perché non ti sei fatto ammazzare quando Hiashi ti ha chiesto di farla pagare a Naruto per il solo fatto di aver salvato Hinata? O quando ti ha costretto a farle da guardia del corpo per otto ore al giorno? O quando per paura ti ha impedito di dire la verità su Sasuke?- Tenten fece una pausa in cui riprese fiato –quale colpa avevi per meritarti tutto questo? Non stavi solo cercando un modo per avere una vita migliore?-
Neji rimase pietrificato. Le sue parole lo avevano colpito più forte di qualsiasi pugno avesse mai ricevuto e facevano più male della ferita che in quel momento gli stava lacerando l’addome. Il suo comportamento ora sembrava una contraddizione anche ai suoi occhi. Per tutti quegli anni aveva aspettato l’occasione giusta per liberarsi delle catene di Hiashi e ora che l’aveva la stava buttando al vento per quell’orgoglio che nei vent’anni precedenti aveva invece calpestato diventando un suo servo.
Sollevò le ginocchia e le punto sull’erba umida del terreno per poi darsi una spinta e cercare di rimettersi in piedi. Questa volta non rifiutò l’aiutò di Tenten e lasciò che il suo braccio sinistro si adagiasse sulle sue esili spalle.
-Staranno sicuramente andando a casa tua- disse Neji per la prima volta con un tono normale, anche se affaticato.
-Quella non è l’unica casa che ho- confessò Tenten, felice di non sentire più ostilità nella sue parole –la casa dei miei genitori è qui vicino-







Buonasera a tutti!
La FF si sta concludendo, mancano ormai pochi capitoli! Cosa ne dite di questo? Apre nuove speranze o complica solo le cose?
Spero continuerete a sostenermi con tanto entusiasmo come adesso. Non finirò mai di ringraziarvi!

Dryas


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Capitolo 24
*** Ricordi indelebili ***



Ricordi indelebili











Le finestre era sprangate con assi di legno, inchiodate per non essere mai più riaperte, e la porta di ingresso non esisteva più. La casa della sua infanzia era piccola, insignificante rispetto a quelle ampie e spaziose che nel tempo erano arrivate a circondarla da ogni lato. Passava inosservata all’occhio di un passante distratto, ma nel minuscolo giardino con cui si apriva c’erano ancora i resti di un’altalena.
Tenten sapeva come entrare. L’aveva creato lei quel passaggio, anni prima, spinta dalla necessità di riassaporare i momenti felici della vita che aveva avuto prima della morte dei suoi genitori. Alla fine, però, i ricordi erano diventati così dolorosi da non riuscire più a metterci piede.
C’erano ancora tutti i mobili, le foto appese alle pareti, un vaso con fiori appassiti da tempo sconosciuto, le braci carbonizzate nel camino. Era come la bambina di dieci anni la ricordava, solo con più polvere e umidità.
Aiutò Neji a sedersi su una sedia trovata a tentoni. Si allontanò da lui solo qualche secondo prima di tornare reggendo tra le mani una bugia, al cui centro splendeva una candela già consumata per metà.
-Non è il massimo- gli disse, appoggiandola al tavolo lì accanto –ma credo che nessuno conosca questo posto, a parte me-
-Andrà più che bene- rispose pacatamente Neji. Il suo viso era pallido e il modo con cui si era abbandonato sulla sedia tornarono ad allarmarla. Non poteva più contare su Sakura, visto che sicuramente gli uomini di Hiashi erano già là quando aveva mandato Hinata, e non poteva chiamare l’ospedale, sicuramente presidiato.
-Devi farlo tu- la voce di Neji si intromise nei suoi pensieri, anticipando l’unica risposta possibile.
-Non sono in grado, se sbagliassi … -
-Non sbaglierai- dichiarò con sicurezza, fissandola dritta negli occhi.
 Tenten cedette. Era la loro unica possibilità.
-Torno subito-
Neji notò la familiarità con cui si mosse tra le stanze di quella casa fantasma. La vide aprire armadi e cassetti per recuperare tutto l’occorrente che serviva loro, come se polvere e ragnatele non esistessero. Per qualche minuto lo lasciò completamente solo, era andata a recuperare dell’acqua dalla fontana sul retro portando con sé una bacinella presa dalla cucina. La sua attenzione fu catturata da un portafoto al centro di un mobile in legno alla sua destra. Conservava un’immagine rovinata della famiglia che aveva vissuto quelle stanze. Rimase stupito nel riconoscere gli identici lineamenti di Tenten nella donna dai lunghi capelli lisci che lo guardava con un sorriso gioioso. Se non fosse stato per gli abiti, così diversi dalla moda del loro tempo, sarebbe stato sicuramente tratto in inganno dalla somiglianza. Accanto a lei un uomo alto, dal petto largo, la cingeva alla vita, sfoggiando un sorriso storto e simpatico, in contrasto con il suo sguardo penetrante. Poi, poco più in basso, in posa per la foto, c’era una bambina dagli occhi scuri e un sorriso timido. Indossava un vestito a fiori e due piccoli chignon le decoravano i capo.
La ragazza lo sorprese mentre era intento a cogliere anche i minimi dettagli, ma non disse nulla e così anche lui. Tornò a concentrarsi su di lei: aveva cominciato a stendere un lenzuolo bianco sul divano impolverato e cercava di rendere l’ambiente il più pulito possibile. Aveva anche recuperato forbici, disinfettante e del filo.
-Dove li hai trovati?- le chiese, incuriosito.
-Mia madre era infermiera- risposte, continuando a fare ordine.
-E tuo padre?- chiese spontaneamente, facendola fermare.
-Era un poliziotto- rispose guardandolo per un attimo–ora devi stenderti-
Neji cercò di fare da solo, ma se non avesse avuto Tenten a sostenerlo sarebbe caduto sul pavimento a peso morto. Di nuovo mise un braccio attorno alle sue spalle e di fronte ai suoi occhi comparve l’immagine del padre di Tenten che stringeva la moglie, di quell’abbraccio voluto, così diverso e allo stesso tempo simile al contatto che stavano avendo loro. Inconsciamente il suo respiro accelerò.
-Mi dispiace, non ho niente per il dolore- gli disse dopo che anche le sue lunghe gambe furono stese.
-Resisterò- affermò con convinzione il ragazzo –fai quello che devi fare, non preoccuparti per me-
Tenten gli sollevò la maglietta e ritrovò le bende che solo un’ora prima aveva usato come rimedio di emergenza completamente intrise di sangue. Recuperò le forbici e quando casualmente le sue mani fredde toccarono la pelle di Neji lui sussultò. Liberò la ferita e quella vista la scoraggiò tanto da decidere di rinunciare.
-Hai bisogno di un medico vero- esclamò allontanandosi spaventata –non so cosa mi sia saltato in mente, non posso farlo-
-Sì invece- Neji la fermò afferrandola per un polso –non è un taglio grave, non è stato colpito nessun organo. Devi solo ricucire-
-E se non fosse così? Se tu … - Tenten gli diede le spalle, il nodo alla gola non solo le impediva di parlare, ma minacciava di farla scoppiare in lacrime di fronte all’unica persona a cui voleva dimostrarsi forte.
-Non succederà- cercò di rassicurarla Neji e le sembrò di cogliere della vera compassione nel suo tono –so che puoi farcela. Mi fido di te-
Il suo cuore aggiunse un battito in più al suo ritmo normale. La speranza che l’avesse perdonata le diede la forza di prendere in mano ago e filo.
-Farà male, ma cerca di stare fermo- gli disse con voce debole.
Neji non urlò né si lamentò, ma rimase immobile come una statua di marmo. Tenten ammirò il suo autocontrollo, anche se poteva percepire il suo dolore dalla tensione dei suoi muscoli e dal pallore cadaverico sul suo viso. Quando finì lo sentì rilassarsi ed emettere un sonoro sospiro.
-Te l’avevo detto- le disse, prima di chiudere gli occhi.
-Neji!- gridò Tenten.
Non era del tutto privo di sensi, capiva che poteva sentirla, ma il dolore doveva essere così intenso da stordirlo.
-Devi bere- gli disse con un tono così sicuro da stonare con il suo stato d’animo –ti aiuto io-
Con delicatezza avvicinò il bicchiere alle sue labbra. Sperò che la freschezza dell’acqua lo facesse rinvenire e che la sua pressione, sicuramente sotto i piedi visto tutto il sangue perso, si alzasse a livelli vitali.
-Grazie … - sussurrò dopo l’ultimo sorso. Tenten gli sorrise, felice di sentire la sua voce.
-Di niente- rispose allungando una timida mano verso il suo capo –ora riposa-
Lo osservò cadere in un sonno pesante. Era sfinito, lo poteva capire dal suo respiro, lento, profondo e stremato.
 Approfittò di quel momento di incoscienza per studiare ogni suo lineamento, dalle sopracciglia naturalmente incurvate in un’espressione accigliata, alle labbra sottili e pallide, il naso dritto e stretto, le mascelle ben marcate. Osò accarezzare la sua pelle bianca, pungente per la barba che stava ricrescendo, e lasciò scivolare le dita tra i suoi capelli setosi. Continuò a intrecciarli finché la candela fu consumata e scese il buio. Si addormentò seduta a terra, appoggiando la testa al divano e allungando la mano per stringere la sua.
Non l’avrebbe lasciato solo per nulla al mondo.
Quando Neji si svegliò, il sole filtrava tra le assi delle finestre. Ricordava esattamente dove si trovava, solo non pensava di provare così tanto dolore. Si mosse istintivamente e così facendo scoprì la mano di Tenten appesa debolmente alla sua, ma fece in tempo solo a memorizzare quell’immagine che si separarono.
Il movimento involontario svegliò anche Tenten, il cui viso era più vicino di quanto si aspettasse.
-Come stai?- gli chiese, allargando i grandi occhi ancora assonnati.
-Bene- rispose Neji, preso alla sprovvista dalla loro estrema vicinanza e dal pensiero di averla avuta accanto per tutta la notte. Poi un’espressione cupa scese sul viso della ragazza, i cui occhi erano ora diretti verso l’ambiente intorno a loro. Con la luce del sole la casa aveva un’aria ancora più spettrale.
-Andiamo via- le disse, capendo il disagio che doveva provare. Anche a lui era capitato di sentire una fitta al cuore quando un ricordo improvviso dei suoi genitori lo coglieva alla sprovvista in un qualsiasi e banale angolo di villa Hyuga. Il sapore dolceamaro della felicità passata che non sarebbe più tornata si trasformava pian piano in fiele, velenosa e amara.
-Questo è l’unico posto sicuro che abbiamo- rispose lei, mettendosi in piedi, colpita ma infastidita dal suo intuito –posso sopportare-
-Ne troveremo un altro-
-No, davvero- insistette la ragazza, mostrando un sorriso tirato –mi spiace solo di non poterti offrirti una tazza di tè. Su questo tavolo avremmo fatto colazione- gli disse appoggiando una mano sul tavolo al centro della stanza –con i biscotti di mia mamma appena sfornati e mio papà che borbotta tenendone uno in bocca e leggendo il giornale. Arrivava sempre in ritardo al lavoro per di leggerlo fino all’ultima riga -
-Anche mia madre era sempre in ritardo, nonostante fosse una Hyuga, e prendeva in giro mio padre per come si agitasse-
Tenten si voltò a guardarlo con sorpresa. Era la prima volta che lo sentiva parlare dei suoi genitori. Era la prima volta, in realtà, che lo sentiva parlare apertamente del suo passato. Dal suo sguardo capì quanta fatica gli fosse costato aprirsi e mostrare una ferita che non sarebbe mai guarita del tutto. Si capirono senza aggiungere altro.
-Bè, ora i biscotti li preparo io- cercò di sdrammatizzare Tenten –e anche tu vai in panico per un solo minuto di ritardo. In fondo qualcosa è rimasto!-
-Non ci avevo mai pensato- confessò Neji, lasciandosi scappare un sorriso amaro.
-Posso vedere come va la ferita?- gli chiese Tenten, tornando ad avvicinarsi. Neji si sollevò leggermente, per permetterle di muoversi più comodamente. Gli sollevò la maglietta e sfiorò nuovamente la sua pelle, generando un brivido lungo la sua spina dorsale. Tenten non se ne accorse tanto era contenta di aver fatto un buon lavoro, ma Neji non lo dimenticò. Non erano le sue dita fredde, non era dolore. Era qualcosa di molto più intenso.
-Credi che l’ospedale oggi sarà più sicuro?- gli domandò, trovandolo a fissare le sue mani con attenzione.
-No- rispose brusco –così va bene, con il tempo guarirà. Il problema ora è dove nascondermi, non posso stare qui per sempre-
-A questo ho già pensato io- disse Tenten, guardandolo con serietà –andrai a Suna-









...capitolo dolceamaro, ma tutto dedicato a Neji e Tenten. Niente litigi, niente insulti, niente ostilità. Qualcosa li accomuna, qualcosa che solo pochi riescono a capire. E questo è riuscito a renderli di nuovo uniti.
Vi è piaciuto? L'atteggiamento di Neji è cambiato troppo velocemente? E Tenten?
Questo è il terzultimo capitolo. Ne mancano solo due! Spero di non metterci un'eternità a pubblicarli :P un saluto a tutti voi che continuate a leggere e a commentare. Vi adoro!
Dryas




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Capitolo 25
*** Cambiamenti ***




Cambiamenti











-Suna? Perché mai dovrei andare a Suna?- chiese Neji, storcendo il naso.
-Userai il mio biglietto aereo- spiegò Tenten –il volo parte alle undici, ma dovremmo avere tempo a sufficienza-
-Per fare cosa?- domandò di nuovo, confuso.
-Camuffarti, no? Hiashi avrà sicuramente qualcuno anche all’aeroporto-
Tenten si alzò in piedi e cominciò a recuperare le poche cose che avevano. Non lo guardò mai in viso e continuò a comportarsi come se nulla fosse finché si ritrovò Neji davanti.
-Io non andrò a Suna- dichiarò lapidario.
-Siediti e risparmia le forze- rispose lei del tutto intestardita a non discutere con lui.
-Prima di tutto, io non scappo come un delinquente- continuò Neji, costringendola ad ascoltare –e secondo, è il tuo biglietto. So che aspetti di andartene da anni e non sarò io a metterti i bastoni tra le ruote, chiaro?-
Neji finì il suo breve discorso dandole le spalle e con passo malfermo si diresse verso il passaggio nascosto da cui la sera prima erano entrati. Le braccia di Tenten caddero lungo i fianchi e dalle sue labbra uscì un profondo sospiro.
-E cosa pensi di fare?- gli chiese, accettando la sfida, anche se di malavoglia –non hai nessuno disposto ad appoggiarti. Ti uccideranno, lo sai. Non è successo ieri per pura fortuna, cosa ti dice che arriverai a stasera?-
-Grazie per l’appoggio- rispose l’altro, ironico –troverò un modo-
-Quale, Neji?- si impose la ragazza con autorità.
Di fronte al suo tono inflessibile gli occhi chiari del suo interlocutore si animarono, quasi a ribellarsi di fronte all’obbligo di dare una risposta plausibile. Rimasero a fissarsi per qualche secondo, in silenzio, avvolti solo dalla penombra.
-Vai a Suna- ripeté Tenten –non preoccuparti per me, ne comprerò un altro-
-No- disse brusco –non ho intenzione di abbandonare tutto proprio adesso, non ora che sono libero-
-Non abbandonerai niente- gli disse Tenten, facendo un passo avanti. Le sue parole erano state troppo veementi, lo capiva dal suo sguardo smarrito, così fece un respiro profondo e si avvicinò ulteriormente, in modo che nessuno dei due urlasse più.
-Quello che voglio dire- continuò –è che non te ne andrai per sempre. Il Kazekage di Suna è un ragazzo giovane, assennato e molto potente. Parlagli, spiegagli cosa sta succedendo a Konoha. L’ Hokage non lo ignorerà, non lui, e insieme risolveranno la questione-
-E questa idea quando ti sarebbe venuta?-
-Appena ti ho visto entrare mezzo morto in casa mia- risposte infastidita –è la migliore che mia sia venuta in mente che non comporti la tua morte prematura-
-E cosa ti assicura che il Kazekage mi dia retta?-
-Sei uno Hyuga, basta e avanza- rispose lei.
Neji rimase in silenzio. Tenten non lo aveva mai visto così in difficoltà come in quel momento e provava una sincera compassione, tanto da essere tentata di lasciar uscire quelle parole di rassicurazione che aveva sulla punta della lingua. Ma sapeva che non avrebbero funzionato, anzi, avrebbero avuto l’effetto opposto.
-E’ l’unico modo- disse infine.
-E tu come farai?- le domandò, facendola fermare.
-A far cosa?-
-A rimanere qui- rispose abbassando il tono della voce –vieni con me-
 Tenten sentì una scossa dentro di sé. Avrebbe voluto urlare il suo “sì” a squarciagola, saltargli al collo e baciarlo. Era quello che voleva ed era lì, a un passo da lei.
-Io sarò la tua copertura- spiegò con il cuore in gola –all’aeroporto, farò finta di prendere quell’aereo così che gli uomini di Hiashi tengano d’occhio me e non te. In questo modo potrai andartene sano e salvo-
-Così farò ammazzare te?!- esclamò l’altro, alzando gli occhi al cielo per non colpirla con la sua rabbia.
-Chiederò a Lee di venire con noi-
-Lee non può sorvegliarti ventiquattro ore su ventiquattro!-
-Nessuno può- rispose con irritazione Tenten –ma è un rischio che sono pronta a correre. Cosa possono farmi ancora? Non ho più niente da perdere e l’unica cosa importante è che tu stia bene, ovunque sarai-
Ancora una volta Neji non trovò le parole con cui rispondere. Non era d’accordo, per niente, ma non riusciva a contrastare l’idea che lei si stesse sacrificando per un motivo diverso dal senso del dovere. Eppure il suo comportamento in quegli ultimi giorni sembrava dire l’opposto, che quel bacio era stato un errore da dimenticare.
Ma non ci riusciva.
-Va bene- le disse a fatica, arrendendosi e sentendosi stanco come mai in vita sua. Se ne sarebbe andato, non per Hiashi, ma per dimenticare lei.
Tenten gli sorrise e subito prese il telefono dalla tasca dei pantaloni, per poi scrivere un numero che conosceva a memoria.
-Lee, ciao sono io- disse –ho bisogno del tuo aiuto-
Dopo solo mezzora la casa abbandonata si ritrovò popolata da altre tre persone: Lee, Naruto e Hinata erano corsi loro in aiuto, portando tutto l’occorrente che Tenten aveva minuziosamente elencato.
-Neji, come stai?- chiese Hinata al cugino, il quale sembrò sorpreso del suo interessamento.
-Bene- rispose semplicemente, senza aggiungere altro.
-Ecco qui i miei vestiti- si intromise Naruto, estraendoli da uno zaino –spero ti vadano bene-
Neji li guardò con aria disgustata.
-E’ proprio necessario? Non posso presentarmi al Kazekage in questo stato!-
Naruto fu sul punto di ribattere a quell’evidente offesa al suo stile, ma Tenten lo anticipò.
-Devi sembrare un altro- gli disse –quindi vai a vestirti-
Il ragazzo obbedì, afferrando in malo modo la felpa gialla extralarge e i pantaloni neri dal cavallo basso. Si prese qualche minuto nella stanza accanto per potersi cambiare e quando tornò sembrava che il suo viso non fosse più pallido come al solito.
-Oh mio dio- esclamò Tenten sorpresa –sembri un ragazzo normale!-
-E questo cosa vorrebbe dire?- chiese lui, in evidente disagio.
-Che stai bene- rispose l’altra, sorridendogli. Neji abbassò lo sguardo.
-Manca solo una cosa- si intromise Hinata, accogliendo su di sé l’attenzione di tutti –i tuo capelli-
Persino Tenten era sul punto di protestare. Gli piacevano i capelli di Neji, così neri e lisci. Sarebbe stato un vero peccato tagliarli.
-Hinata ha ragione- aggiunse Lee –anche a dieci chilometri capirebbero che sei uno Hyuga con quei capelli. Che ne dici di un taglio come il mio? Ti donerebbe!-
-Mai- ringhiò Neji, che sembrava un animale selvaggio di fronte agli addomesticatori.
-Non preoccuparti- gli disse con dolcezza Hinata, avvicinandosi e invitandolo a sedere su una sedia –ci penserò io-
Neji si lasciò guidare dalla gentilezza della cugina come se fosse sotto incantesimo. Fulminò con lo sguardo Lee all’ennesimo tentativo di convincerlo a fare un taglio come il suo e quello del maestro Gai. Un onore diceva, ma per Neji sarebbe stata la morte del suo onore.
-E non li voglio nemmeno come quelli di Naruto- aggiunse, ormai partecipe dell’argomento –non voglio sembrare uno spaventapasseri-
Sentì Tenten ridere alle sue spalle, mentre il biondo protestava animatamente alla seconda offesa sul suo aspetto. La tensione si era finalmente sciolta e non si accorsero del tempo che passò e nemmeno delle lunghe ciocche corvine che cadevano sul pavimento. In un attimo Neji sembrò trasformarsi.
-Ecco, ho finito!- esclamò Hinata con un’espressione soddisfatta.
Quando Neji si alzò in piedi e si girò verso di loro li lasciò a bocca aperta.
-E’ più bello di Sasuke!- esclamò Lee.
-Diavolo sì- gli diede corda Naruto –e anche di me-
-Chiudete quelle dannate boccacce- li minacciò il diretto interessato, in imbarazzo come mai in vita sua. Spontaneamente i suoi occhi si posarono su Tenten e si accorsero dell’interesse con cui lo stava guardando, anche se subito dopo il suo sguardo si spostò.
-Ottimo lavoro Hinata- disse all’amica, la quale ricambiò con uno sguardo divertito –ma ora dobbiamo proprio andare-
Si salutarono, promettendo a Neji che si sarebbero presto rivisti. Hinata fu l’unica ad avere il coraggio di sfiorarlo, tanto da abbracciarlo, e lo stesso fece con Tenten. Quando il loro taxi arrivò, aveva le lacrime agli occhi.
-Ci siamo- disse Tenten quando il taxi ripartì. Fino a quel momento si era dimostrata forte e sicura, ma ora sembrava impaurita –spero di aver preso tutto-
-Hai già controllato due volte, c’è tutto- rispose Neji bruscamente, ma poi si fermò a guardarla –stai dubitando del tuo piano?-
-No- rispose lei con sicurezza, incontrando i suoi occhi. Con i capelli corti sembrava più giovane di anni ed era così bello da metterla a disagio. I tratti del suo viso apparivano più marcati e davano ulteriormente forza al suo sguardo, che se prima colpiva per l’insolito colore, ora lasciava senza fiato per l’intensità che trasmetteva. Avrebbe passato l’intera vita a guardarli.
-Che c’è?- gli chiese lui, insospettito da quella lunga occhiata –ricresceranno prima o poi-
-Oh, no, stai molto bene- aggiunse subito la ragazza –è solo che … è strano vederti così, tutto qui-
-Lo è anche per me, credimi- disse lui, toccandosi i capelli corti con aria sconsolata –ma in fondo sono solo capelli-
Tenten rise.
-Perché ridi?- domandò lui, guardandola torvo.
-Niente, è solo che … bè è chiaro che ci tenevi alla tua bella chioma- spiegò –ma non vuoi ammetterlo perché credi che non sia virile avere simili pensieri. Fai sempre così, anche se una cosa ti interessa non lo mostri per paura di sembrare debole-
-E questa attenta analisi del mio carattere l’hai fatta prima o dopo aver deciso di ignorarmi?-
Non ce l’aveva fatta a trattenersi. Quella critica era troppo ingiusta da parte sua, da parte di chi gli aveva dato una speranza per poi riprendersela senza troppi riguardi. Capì di soffrire per lei più di quanto pensasse nel momento stesso in cui sentì la sua stessa voce piena di rabbia uscire dalla sua bocca con il solo scopo di ferirla.
Tenten sgranò gli occhi, trafitta nel suo punto debole. Quel rimpianto mai colmato era perennemente nei suoi pensieri, anche se doverlo affrontare le faceva più paura che mai. Ora, invece, veniva usato come arma contro di lei e aveva decisamente funzionato.
-Neji io … - sospirò –mi sono comportata male, mi dispiace. Non volevo ignorarti, solo che non sapevo … -
-E’ meglio se ci concentriamo su quello che dobbiamo fare- tagliò corto il ragazzo, mettendosi a guardare fuori dal finestrino. Ormai erano arrivati e non avevano tempo da perdere: Neji sarebbe sceso per primo con in mano il vero biglietto aereo, Tenten, invece, avrebbe attirato l’attenzione su di sé dirigendosi al check in con un biglietto falso, che sicuramente avrebbero rifiutato, e attirando l’attenzione su di sé finché l’aereo non fosse decollato.
Neji aprì la portiera, pronto a scendere e mettere in atto l’ultima scena di quella commedia, quando Tenten lo fermò afferrandogli un braccio.
-No- gli disse –la verità è che sono una vigliacca-
Non gli lasciò il tempo di pensare né di respirare. Lo baciò, attirandolo a sé e mettendo le braccia attorno al suo collo. Voleva che sapesse cosa provava per lui e non aveva altra occasione se non quella. Quando sentì che la sua sorpresa iniziale stava svanendo in un abbraccio tenace attorno alla sua vita, pensò che il suo cuore  stesse per esplodere di gioia. Si fermarono solo quando mancò loro il fiato.
-Verrò a Suna appena le acque si saranno calmate- aggiunse Tenten in fretta, a due centimetri dal suo volto.
-Ti aspetterò- rispose Neji. Poi scese dalla macchina e la lasciò sola.










Penultimo capitolo.
Neji parte. Tenten resta. Io al loro posto sarei impazzita!
Ringrazio Kitiara_92 e Electromaster per le loro recensioni del capitolo scorso e tutti voi che silenziosamente continuate a leggere.

Dryas

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Capitolo 26
*** Per Aspera ad Astra ***




Per Aspera ad Astra








Poteva il suo profumo essere ancora più intenso di quello che ricordava?
Poteva il suo sguardo essere ancora più magnetico di quanto pensasse?
Poteva la sua voce essere ancora più seducente di quanto credesse?
Se un fulmine l’avesse colpita non si sarebbe sentita così elettrizzata come quando le sue mani accarezzarono le sue spalle, i suoi fianchi, le sue gambe con tocco avvolgente.
Se uno tsunami l’avesse travolta non avrebbe provato lo stesso sconvolgimento che le sue labbra creavano ogni volta che sfioravano le sue, in un bacio caldo, travolgente e morbido.
Se un tornado l’avesse trascinata a sé con tutta la sua forza, non avrebbe provato lo stessa attrazione che provava per Neji.
Era lì. Davanti a lei. A pochi metri di distanza.
I suoi capelli erano ancora corti nonostante fossero già passati due anni da quando Hinata li aveva tagliati. La sua pelle non era più bianca come il latte, ma il sole di Suna l’aveva resa più rosea e i suoi occhi sembravano due diamanti cristallini, impossibili da ignorare, più di prima.
Tenten non l’aveva raggiunto. Non era andata da lui come gli aveva promesso. L’aveva lasciato solo. Era stato Neji a tornare, insieme a Gaara, il kazekage, indossando gli abiti del deserto e parlando una lingua diversa, incomprensibile.
Anche lui era diverso, più calmo e più taciturno. La sua sicurezza incuteva più timore di quando era solito aggredire con parole di rabbia chiunque si mettesse sulla sua strada.
Si erano rivisti in un’aula di tribunale. Hiashi Hyuga e Fugaku Uchiha erano accusati di associazione criminale, estorsione, rapimento ed omicidio. Se non fosse stato per Hinata e Naruto, Tenten si sarebbe trovata ancora dietro a delle sbarre di ferro, le stesse che le avevano rubato la libertà il giorno in cui Neji era partito. Aveva passato un anno e mezzo in prigione con un’accusa inesistente. Per un anno e mezzo aveva cercato di sopravvivere anche quando non le davano da mangiare, quando la picchiavano, quando la sua forza arrivava allo stremo. Se non fosse stato per Hinata sarebbe già stata uccisa. Se non fosse stato per Naruto non sarebbe mai stata liberata. Se non fosse stato per Neji si sarebbe già arresa.
-La corte vi dichiara colpevoli-
Era stata quella frase a far sì che finalmente le lacrime cadessero dai suoi occhi.
Poteva smettere di lottare e di soffrire, poteva essere finalmente libera di vivere la sua vita con le persone che amava. Non doveva più avere paura.
Rock Lee la sorresse quando le sue gambe l’abbandonarono. Era uno scheletro. Sakura le aveva detto che doveva essere ricoverata, ma lei non aveva voluto perdersi il giorno in cui la tirannia di Hyuga e Uchiha finalmente veniva abbattuta. Voleva essere lì a mostrare a tutti quello che le avevano fatto. Il suo stesso corpo era una prova della loro crudeltà.
Hinata era un idolo a Konoha. Si era ribellata al suo stesso clan per raccogliere a sé un’altra famiglia, quella degli innocenti ingiustamente perseguitati da suo padre. Naruto, invece, era diventato il braccio destro dell’Hokage. Era stato lui, con il suo entusiasmo e la sua tenacia, a far smuovere le autorità che da troppi anni facevano finta di non vedere. Mancava un passo per ricevere la nomina più alta di Konoha ed era più che meritata.
-Possiamo andare in ospedale ora, Ten- le disse Rock Lee stringendola a sé –è finita-
Rock Lee aveva perso in un solo giorno entrambi i suoi migliori amici e il suo mondo era cambiato tanto da ricordare a mala pena i giorni in cui la sua unica preoccupazione erano stati gli allenamenti di karate. Per due anni l’aveva spronata a non arrendersi, per due anni aveva contattato segretamente Neji dicendogli di non abbandonare le speranze. Per due anni era stato il loro punto di riferimento.
-Portami da lui-
Gli urli di esultanza coprirono la sua voce, ma non c’era bisogno che capisse le sue parole. Sapeva qual era il desiderio più grande di Tenten e fu felice di essere lì con lei quando la lasciò andare tra le braccia di Neji.
Aveva sognato così tante volte di essere stretta a lui che non riusciva a credere che fosse vero. Chiuse gli occhi e si appoggiò al suo petto, lasciando che il suo cuore ritornasse a vivere.
-Sei qui- sussurrò.
-Sì, e non ho più intenzione di prendere un aereo in vita mia- rispose Neji, strappandole un sorriso –non senza di te-
-Sei a casa ora-
-Per la prima volta nella mia vita, posso chiamarla così-
La baciò. Davanti a tutti, senza alcun pensiero se non quello di averla solo per sé. Le sue braccia le cinsero la vita e l’attirò ancora più a sé. Le loro labbra si desiderarono con carezze più intense, ardenti, nostalgiche. Tenten provò un’emozione così forte che sentì il petto sul punto di esplodere.
-Non sono quasi impazzito solo per vederti svenire tra le mie braccia- le disse dopo che ripresero fiato -ora andiamo in ospedale-
Tenten rimase per una settimana con una flebo infilata nel braccio. Era sottopeso e mostrava evidenti segni di maltrattamenti, ma il sorriso non abbandonò più le sue labbra. Neji passava ogni momento libero con lei, parlando dei due anni che avevano trascorso lontani, lì dove tutto era cominciato. Poteva essere la stessa stanza in cui si erano conosciuti, dove avevano litigato come cane e gatto per mesi, dove avevano iniziato a desiderare di essere speciali l’uno per l’altra. In mezzo a quei ricordi sembrava esserci un oceano.
Per Neji era stata dura ambientarsi a Suna e Gaara inizialmente non si era mostrato interessato a quello che stava capitando a Konoha. Impiegò quasi sei mesi a convincerlo che era necessario un intervento esterno e quando seppe da Rock Lee che era stata imprigionata la sua disperazione crebbe tanto dall’essere sul punto di tornare a Konoha. Solo a quel punto Gaara si interessò a lui. E da quel momento in poi lavorarono insieme per risolvere la situazione.
-I tuoi esami vanno molto meglio, Ten- le comunicò Sakura con un gran sorriso.
-Potrò partecipare al matrimonio, non è vero?- chiese al medico speranzosa.
-Senza dubbio. Ti dimetto oggi stesso, così avrai tutto il tempo per pensare ai preparativi-
-Quale matrimonio?-  domandò Neji, cadendo dalle nuvole.
-Non te l’hanno detto?- gli chiese Tenten –Naruto e Hinata si sposano!-
Era una tiepida e soleggiata giornata di maggio. I fiori cominciavano a sbocciare e gli alberi riprendevano energia sfoggiando il verde brillante delle loro foglie. Non poteva essere una giornata più bella per festeggiare l’unione di due persone.
Neji andò a prendere Tenten alle nove come concordato. Aveva un vestito classico, nero da cerimonia e una camicia bianca, ma la sua semplicità incantò la sua accompagnatrice. Tenten non era ancora pronta. Temari aveva suonato al suo campanello alle sette di mattina per assicurarsi che si truccasse e pettinasse in modo decente e non se n’era ancora andata.
-E’ un’indecisa cronica- commentò sedendosi accanto a Neji sul divano –quanto ci vuole a scegliere un vestito? E’ ovvio che si sceglie il più sexy, dannazione-
Gli occhi di Neji si soffermarono sullo sgambato abito leopardato di Temari e alzò le sopracciglia perplesso. Non aveva mai partecipato a un matrimonio, ma immaginava fosse un altro lo stile richiesto.
-Come sto?-
Il vestito di Tenten gli piacque molto di più. Senza spalline e con una scollatura a cuore, metteva in risalto le sue forme senza evidenziare troppo l’eccessiva magrezza del suo corpo. La gonna si apriva come i petali di un tulipano a livello della vita e ai piedi due scarpe rosse la slanciavano con eleganza.
-Se fossi un uomo ci proverei con te prima ancora che il prete dica “amen”- commentò Temari, alzandosi per dare gli ultimo ritocchi alla sua modella preferita. I lunghi capelli di Tenten cadevano in morbide onde sulla schiena e Neji desiderò averli tra le sue dita.
-Sono pronta!- gli disse con piccolo saltello e un sorriso reso ancora più splendente dal rossetto.
-Allora possiamo andare- Neji le aprì la porta e fece scivolare il suo sguardo su di lei come se la stesse accarezzando. Una volta saliti sul taxi scese il silenzio. Entrambi ricordavano il loro ultimo incontro, due anni prima.
-Se l’avessi saputo non sarei mai partito- disse alla fine Neji.
-Non essere sciocco- rispose Tenten –se tu non fossi partito ora non saremmo qui. E non staremmo andando al matrimonio di tua cugina-
-Ho pensato di morire, Tenten-
-Anche io-
Il braccio di Neji circondò le spalle della ragazza e l’attirò a sé. Tenten appoggiò la testa alla sua spalla e lasciò uscire un profondo sospiro. Era lo stesso abbraccio che suo padre dava a sua madre ogni volta che erano vicini. Era lo stesso tipo di amore. Ed entrambi lo sapevano.

 









Ultimo capitolo.
Ho amato “Per Aspera ad Astra” moltissimo. Scriverla è stato veramente emozionante e coinvolgente, e forse mi dispiace così tanto che sia finita perché al 99,9% è l’ultima long fic che pubblico. Inoltre credo che Neji e Tenten siano dei personaggi fantastici, trascurati nel manga (no comment!), ma che nel loro mistero sanno essere affascinanti.
Infine ringrazio voi, che mi avete seguito fino a qui. Sicuramente qualcuno di voi si sarà perso tra i lunghi tempi di attesa tra un capitolo e l’altro (sorry), e questo è uno dei motivo che mi spinge a smettere: dedicarmi totalmente a questo hobby è diventato impossibile.
Spero di avervi trasmesso delle emozioni, di avervi fatto appassionare, di avervi coinvolti. Se ci sono riuscita me ne andrò pienamente soddisfatta e senza rimpianti!
Con affetto,

Dryas

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