Per Aspera ad Astra di Dryas (/viewuser.php?uid=48167)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che la guerra abbia inizio ***
Capitolo 2: *** Patto con il diavolo ***
Capitolo 3: *** Questione di coscienza ***
Capitolo 4: *** I dadi sono tratti ***
Capitolo 5: *** Freedom is mine ***
Capitolo 6: *** L'arte di convincere ***
Capitolo 7: *** Convivenza forzata ***
Capitolo 8: *** Gentilezze ***
Capitolo 9: *** Buio e Luce ***
Capitolo 10: *** L'Impossibile ***
Capitolo 11: *** Lealtà reciproca ***
Capitolo 12: *** Fuga d'amore ***
Capitolo 13: *** Bacio dal passato ***
Capitolo 14: *** Scambio di favori ***
Capitolo 15: *** Biglietto di sola andata ***
Capitolo 16: *** Verità nascoste ***
Capitolo 17: *** Mettersi in gioco ***
Capitolo 18: *** Sere d'estate ***
Capitolo 19: *** Senza via di fuga ***
Capitolo 20: *** Maschere che cadono ***
Capitolo 21: *** Codardia ***
Capitolo 22: *** Vendetta ***
Capitolo 23: *** L'unione fa la forza ***
Capitolo 24: *** Ricordi indelebili ***
Capitolo 25: *** Cambiamenti ***
Capitolo 26: *** Per Aspera ad Astra ***
Capitolo 1 *** Che la guerra abbia inizio ***
PRIMO
CAPITOLO
-Che la guerra abbia inizio-
-Non ci sono parole!
Sei inspiegabile! Assolutamente assurda!-
È
così che si era svolto il loro primo vero dialogo, con
insulti che volavano nell’aria e parole gridate al vento, ma
era esattamente ciò che Tenten voleva e si godeva quel
momento fino alla fine.
Irritare, innervosire
e offendere Neji Hyuga era stato il suo più grande sogno per
ben tre ore, il tempo che si trovava in quella stanza bianca. Avrebbe
preferito una soluzione più fisica e violenta per dar sfogo
alla sua rabbia, ma era stata abbastanza assennata da evitare di
mettere le mani al collo ad un uomo sicuramente capace di difendersi,
oltre che di contrattaccare.
-Se quella strana sono
io, mi domando che cosa pensi di te stesso!- sbraitò
lasciando libera la sua lingua -quello che ha problemi qui sei tu!-
-Ti sembra il caso di
urlare in un ospedale?!- ribatté il ragazzo, voltandosi e
avvicinandosi a lei.
-E’ quello
che stai facendo anche tu!- rispose la ragazza alzandosi in piedi per
tenergli testa -o il tuo ego è talmente grande che ti copre
gli occhi e ti chiude le orecchie?! Magari ti chiudesse la bocca!-
-Magari la chiudesse a
te, pazza squilibrata!- rispose a tono Neji -vattene da qui! Non hai il
permesso di stare in questa stanza!-
-Io non mi muovo di un
passo!- replicò -non la lascerò
un’altra volta sola con voi!-
-Ti ho detto di
andartene!- ripeté Neji afferrandola per un braccio e
spingendola verso la porta, ma la ragazza protestò alzando
il volume della voce e sbracciando più che poteva per
liberarsi dalla sua presa.
-Ehi, ehi!-
gridò una voce femminile -fatela finita voi due! O vi sbatto
fuori entrambi!-
-Sakura! Non puoi
permettergli di rimanere qui! Digli di andarsene!- disse la ragazza
alla nuova arrivata.
-Sei tu quella che non
ha il diritto di rimanere!- ribatté Neji -Chi sei tu?! Eh?!
Nessuno!-
-State zitti!-
sbraitò Sakura sovrastando le loro voci -Neji Hyuga,
lasciala andare e tu, Tenten, smettila di provocarlo!-
L’ordine
ebbe il suo effetto ed entrambi rimasero in silenzio. Alzando con un
gesto nervoso il gomito, Tenten si liberò dalla presa del
ragazzo, che rispose lanciandole un’occhiataccia.
-Ragazzi, che fatica-
commentò Sakura sentendo finalmente silenzio -mancavate solo
voi due e la vostra stupida lite per concludere al meglio la giornata!
Non vi bastava quello che è successo?!-
Tenten
abbassò gli occhi, mentre Neji la fulminò.
-Lo vieni a dire a
me?- le disse lapidario -credi che mi stia divertendo?-
-no, Neji, ma
… -
-Haruno, fai andare
via questa donna o chiamo il tuo superiore- la interruppe guardando poi
Tenten con disprezzo -sono stanco di averla tra i piedi-
-Tu le farai solo del
male- gli disse Tenten scaldandosi di nuovo -è di affetto
che ha bisogno, non di gelo!-
-Tenten- la
chiamò Sakura -non puoi stare qui, se Neji vuole che tu te
ne vada può benissimo chiederlo, non sei una parente-
-Ma Sakura
… -
-Non nascondo che sono
d’accordo con te- la fermò, lanciando uno sguardo
significativo a Neji, che eluse con noncuranza -ma qui siamo in un
ospedale e ci sono delle regole ben precise. Vedi di rispettarle-
Tenten
guardò prima Neji, che ricambiò con la stessa
intensità d’odio, e poi il letto di fianco a lui,
in cui giaceva la sua migliore amica, Hinata. Non si era svegliata,
nonostante il loro baccano, non aveva aperto gli occhi.
-D’accordo-
disse infine senza cancellare il tono di fastidio -troverò
un altro modo per starle vicino e aiutarla a guarire. Hyuga, non
credere che stavolta ti lascerò campo libero-
-Devi solo provarci-
la minacciò Neji –non vedo l’ora-
-Bene, allora- rispose
Tenten -che la guerra abbia inizio-
Neji rispose con un
sorriso per nulla tranquillizzante e fissò la schiena di
Tenten fin quando non scomparve dietro la porta. Dopo di che si
girò verso Sakura.
-Vorrei rimanere solo
con Hinata- le disse con fredda educazione -ti dispiace?-
-Affatto- rispose il
medico, con la stessa freddezza -ma prima che me ne vada sento il
dovere di informarti su alcune cose-
-Fai in fretta-
rispose spazientito l’altro.
-Come ho
già detto, credo che tu sia la persona più
sbagliata per stare qua dentro- gli disse apertamente -e al primo segno
di peggioramento tu e tutta la tua famiglia non metterete mai
più piede in questa stanza, intesi? Non lascerò
che la uccidiate-
-Hai finito?-
domandò Neji con fredda calma.
-Non sto scherzando-
ribatté Sakura -la mia è una promessa-
-Non mi importa,
prometti pure quel che vuoi- le disse Neji -non sarai certo tu o quella
svitata a mettermi i bastoni tra le ruote-
-Vedrai che qualcuno
lo farà- fu la risposta di Sakura -forse non
sarò io, ma qualcuno lo farà. Stanne certo-
Sakura chiuse la porta
alle sue spalle, lasciando Neji solo con Hinata ancora incosciente. Il
ragazzo si alzò di scatto e tirò con forza le
tende, facendo calare il buio nella stanza. Dopo di che si sedette,
aspettando pazientemente il risveglio della cugina.
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Capitolo 2 *** Patto con il diavolo ***
SECONDO CAPITOLO
-Patto
con il diavolo-
Tenten si lasciò cadere sulla scomoda sedia di plastica
dell’ospedale e portò
stancamente una mano sugli occhi, cercando di controllare la rabbia e
le
lacrime. Si sentiva inutile, completamente impotente in una situazione
così
delicata e rischiosa.
E mentre ripensava alla lite appena avvenuta comparve di fronte al lei
il
camice bianco di Sakura. Allungando un braccio le porse un bicchiere di
cioccolata e Tenten l’afferrò, ringraziandola e
accennando un sorriso. Il
giovane medico le si sedette accanto.
-Scusami per prima Sakura- le disse Tenten -ho perso il controllo, mi
sono
comportata come una bambina capricciosa-
-Le bambine capricciose non protestano per poter stare di fianco a
un’amica che
soffre- rispose l’altra sorridendole -sei perdonata-
Tenten bevve un piccolo sorso di cioccolata. Non aveva voglia di
parlare.
-E poi devo farti i miei complimenti- continuò Sakura
attirando nuovamente la
sua attenzione -far perdere le staffe a Neji non è
un’impresa facile.
Solitamente le sue reazioni sono di perfida e subdola vendetta, ma
stavolta ha
avuto una reazione che oserei definire normale. Ha persino alzato il
tono della
voce!-
Tenten sorrise. Capiva che era un tentativo di tirarle su il morale e
lo
apprezzava, ma non poteva cancellare il senso di amarezza che provava.
Ricordare Neji, poi, le faceva saltare nuovamente i nervi.
-Scusami- le disse -ma ora proprio non … -
-Haruno- una voce conosciuta e inaspettata le fece voltare entrambe.
Con grande
sorpresa si trovarono di fronte Neji.
-Si è svegliata- disse fissando il medico -credo che tu
debba venire a
visitarla-
Sakura si alzò in piedi a salutò Tenten,
appoggiandole dolcemente una mano
sulla spalla. La ragazza annuì semplicemente e la
seguì con gli occhi mentre si
allontanava. Non si stupì di trovare lo sguardo di Neji
puntato su di lei, e
rispose con la stessa vena di odio.
Lo fissò con intensità fino a quando anche lui
non scomparve nella stanza di
Hinata, poi si alzò in piedi, gettò il bicchiere
di cioccolata ancora mezzo
pieno e si avvicinò alla porta. Si guardò
attorno: il corridoio era deserto.
Silenziosamente appoggiò le mani sulla fredda lastra di
legno, e poi l’orecchio.
Aggrottando le sopracciglia, si concentrò sui suoni che
provenivano
dall’interno, cercando di non ascoltare i rumori della vita
dell’ospedale.
Le parole che riuscì a capire furono ben poche e tutte
scollegate tra loro. La
voce di Sakura era troppo debole; sperare di sentire quella di Hinata,
poi, era
un’idea impossibile, ma almeno voleva sapere se
l’amica stava bene. Voleva
esserne certa.
All’improvviso, però, sentì il suo
equilibrio crollare e si ritrovò con la
faccia attaccata al pavimento.
Appena alzò gli occhi capì che era successo
proprio quello che temeva: la porta
si era aperta.
-Ha fatto il tuo nome- le disse Neji con tutto il disprezzo e la pena
che un
uomo può provare -ma penso che tu lo sappia già-
Subito si allontanò da lei e ritornò al letto
della cugina. Tenten si rimise in
piedi e, guardando all’interno della stanza, vide Sakura che
la invitava a
farsi avanti. Ancora perplessa, fece qualche altro passo, lanciando una
rapida
occhiata a Neji, teso in volto, che però non la guardava
più.
-Vuole parlarti- le disse Sakura -avvicinati-
Tenten corse quando sentì quelle parole e appoggiando le
mani sul letto si
trovò di fronte gli occhi chiari di Hinata. La commozione
ebbe il sopravvento.
-Ciao, Hinata- riuscì a dire -come ti senti?-
Hinata non sorrise né aprì bocca. Si
limitò a guardarla.
-Sei stata tu a portarmi qui?- le chiese con una voce inquietante tanto
era
flebile. Tenten rimase sorpresa di quella domanda ed esitò a
rispondere.
-No- disse -non sono stata io, ma Naruto Uzumaki, quello di cui mi
parli tanto-
-N-Naruto?- domandò Hinata spalancando leggermente gli occhi
per lo stupore
-come faceva a … ?-
-Non ha importanza- l’interruppe Tenten -quello che conta
è che tu sia viva-
-Io non volevo più … - sibilò Hinata
con rabbia -non voglio più … -
-Hinata, sta calma- disse Sakura intervenendo -devi riposare, adesso
devi
dormire-
-Sì, Hinata- aggiunse Tenten -avremo tempo per parlare, di
ogni cosa. Ora è
meglio se ti lasciamo tranquilla-
La ragazza si chinò su di lei e la baciò sulla
fronte, salutandola. Poi si
allontanò e facendo un cenno a Sakura si voltò
per andarsene, ma prima di
uscire si fermò di fronte a Neji.
-Ti devo parlare- gli disse grave -vieni fuori un attimo …
per favore-
Non aspettò nemmeno che rispondesse, aprì la
porta e la lasciò socchiusa,
sicura che il ragazzo l’avrebbe seguita. Tranquilla, si
sedette di nuovo su una
sedia e poco dopo la porta della stanza di Hinata si riaprì.
Con pochi passi
Neji la raggiunse.
-Che vuoi?- le chiese, incrociando le braccia e squadrandola da cima a
fondo.
-Ti propongo un accordo- gli disse, ignorando il suo sguardo -se tu mi
permetti
di vedere Hinata … -
-Oggi è stata un’eccezione- l’interruppe
bruscamente -l’ho fatto solo perché
non mi sembrava il caso di litigare con l’Haruno di fronte a
lei. Non pensare
che ti lasci avvicinare di nuovo-
Tenten si morse la lingua per trattenersi dal rispondergli in malo
modo.
Abbassò il viso e solo quando ebbe ritrovato la calma e
l’equilibrio lo sfidò
di nuovo.
-Farò tutto ciò che vuoi- propose -chiedimi
qualsiasi cosa-
-Io non voglio niente da te- rispose Neji sorridendo -non so nemmeno
chi sei-
-Tenten- disse in fretta la ragazza.
-E credi che mi basti sapere il tuo nome?- le domandò
sarcastico Neji -Tu non
sei nessuno-
-Faccio parte del consiglio studentesco- rispose lei, sempre
più irritata -Casualmente
quest’anno il capitano della squadra di arti marziali alle
nazionali potrebbe
essere uno Hyuga e non più un Uchiha. Casualmente-
-Io non sono così squallido da comprarmi i ruoli-
ribatté Neji disgustato -le
persone come te mi disgustano-
-Oh, su, non fare il moralista- protestò Tenten -lo sappiamo
entrambi che gli
Uchiha sono capitani solo perché popolari. Tu, Hyuga, sei
molto più bravo di
loro, eppure non sei mai stato candidato. Non ti pare
un’ingiustizia? E poi
vincere il torneo nazionale ti assicurerà una borsa di
studio con la quale puoi
andare a vivere negli Stati Uniti. Non ti basta? Ti offro anche il
denaro-
-Sei veramente squallida- commentò Neji -pensavo di aver
visto di tutto, ma non
avevo mai incontrato una persona disonesta quanto te. Sei riuscita a
stupirmi-
-Lo prendo come un sì?-
-Siamo d’accordo- disse Neji dopo una breve pausa -potrai
vederla tre volte
alla settimana, per un’ora e con me presente. Ora vattene-
-Ci vediamo, Hyuga- rispose Tenten alzandosi.
Lo oltrepassò, guardando dritto di fronte a sé,
stanca di averlo di fronte.
Quando fu fuori dall’ospedale si blocco, alzò gli
occhi al cielo e sospirò.
Stava piovendo.
AUTRICE
Grazie a chi ha letto e commentato lo scorso capitolo. Spero
continuerete a farlo!
Dryas
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Capitolo 3 *** Questione di coscienza ***
Questione
di coscienza
Quel
giorno era il primo in cui
entrava in vigore il suo accordo con Neji. Provava ancora un senso di
disgusto
quando ripensava a ciò che aveva promesso. Doveva compiere
volontariamente del
male a qualcuno, e tutto era peggiorato dal fatto che il suo giuramento
era
verso una persona che con molta probabilità non sapeva
nemmeno cosa fosse una
coscienza.
La sua angoscia si attenuò pian piano mentre si avvicinava
alla stanza di
Hinata. A salvarla dalla disperazione c’era il pensiero che
stava agendo per il
bene di un’amica, e questo avrebbe compensato tutto il male
compiuto verso uno
spocchioso Uchiha.
-Buongiorno!- esclamò entrando. Concedendo solo uno sguardo
a Neji, cominciò a
liberarsi di tutto ciò che la ingombrava: zaino, giacca e
una lunga custodia
nera -come ti senti oggi Hinata?-
-Come ieri- fu la sua risposta e Tenten per un attimo fu a disagio.
Ebbe
l’impressione che ogni parola pronta a uscirle dalla bocca
potesse ferirla.
Cercando di apparire rilassata, tirò di un poco il suo
sorriso.
-Andrà meglio domani. Allora, vuoi che ti racconti degli
ultimi pettegolezzi
del liceo?-
-Non è che mi interessino molto … -
-Neanche se si tratta di Naruto?-
Hinata lanciò uno sguardo preoccupato a Neji, che
però sembrò non stare nemmeno
ascoltando il loro discorso. Vedendo che sulla sua faccia non si
muoveva nessun
muscolo e non sembrava intenzionato a prestar loro attenzione,
tornò a
rivolgersi a Tenten.
-Naruto? Oggi l’hai visto?-
-Più che visto, l’ho sentito- esordì
Tenten –se ne stava nell’atrio a
raccontare da vero oratore l’ultima rissa a cui aveva
partecipato. Mi è
sembrato avesse un occhio nero, ma per il resto era in piena salute.
Esuberante, fastidioso e travolgente. Non si smentisce mai-
-Buon pomeriggio gente!- un grido troppo forte per una stanza
d’ospedale
interruppe i loro discorsi.
-Ecco un altro che non si smentisce mai- brontolò Tenten
–cosa ci fai qui Rock
Lee?-
-Sono venuto a trovare Hinata- disse accomodandosi
sull’ultima sedia libera
rimasta e facendo un cenno con il capo a Neji –speravo di
rallegrarle il
pomeriggio. Ride sempre alle mie battute!-
-Perché è troppo gentile- lo liquidò
l’altra.
-Io ti trovo divertente Lee- affermò con voce debole ma
dolce la diretta
interessata –sul serio-
-Ah ah! Che ti avevo detto Tenten?-
-Scusatemi-
Una seconda interruzione impedì loro di continuare il
discorso. Questa volta la
nuova arrivata era Sakura, con camice bianco e occhiali a decorarle il
volto.
Le sue sopracciglia si incresparono vedendo che nella stanza
c’erano più
persone di quante avrebbero potuto, ma non disse niente.
-Dobbiamo portare Hinata a fare degli esami di routine- disse,
rivolgendosi
principalmente a Neji –ma ti riporteremo presto dai tuoi
amici, cara, questione
di un attimo-
Un’infermiera si avvicinò al letto per aiutare la
ragazza ad alzarsi. Da sola
non avrebbe avuto la forza di reggersi in piedi, le sue caviglie e i
suoi polsi
erano come quelli di una bambina di dieci anni ed era talmente esile da
sembrare sul punto di rompersi in ogni momento.
Tenten approfittò della confusione per raggiungere Lee
dall’altra parte della
stanza.
-Che cosa ci fai qui?- gli chiese a bassa voce.
-Te l’ho già detto- rispose l’altro
–sono venuto a trovare un’amica-
-No, tu sei qui perché ti ho detto che ho conosciuto Neji-
sibilò.
-“Ormai gli ho tirato la coda, al mastino, ma non mi
lascerò mordere tanto
facilmente”- continuò l’altro
abbassandosi verso di lei –queste sono state le
tue testuali parole. Cosa avrei dovuto pensare? Voglio scoprire in che
guaio ti
sei cacciata e tirarti fuori il prima possibile-
-Tu puoi giocare con lui ogni sera all’allenamento di arti
marziali e a me non
è concesso nemmeno di respirare la sua stessa aria? Mi
sembra piuttosto
ingiusto-
-Sono sicuro che se ti rivolgi a lui con questa simpatia tra una
settimana ti
omaggerò di un mazzo di crisantemi, al cimitero. Sputa il
rospo, che cosa hai
combinato?-
-Non sono affari tuoi Lee!- si lasciò sfuggire Tenten,
arrabbiata, e vide che
Neji li stava guardando. Il suo interlocutore se la svignò
dicendo che andava a
prendere qualcosa da mettere sotto i denti e la ragazza lo
incenerì con lo
sguardo fino a che non fu fuori dalla stanza.
Non passarono che una manciata di secondi che la sua pazienza fu di
nuovo messa
alla prova. Sbuffando si voltò verso la finestra alle sue
spalle e si mise a
guardare distrattamente i passanti nella strada sottostante, quando uno
spostamento d’aria le suggerì di voltarsi.
Neji torreggiava di fronte a lei con le mani sui fianchi e le spalle
bene
indietro, forse per cercare di intimorirla con la sua stazza, ma la
ragazza non
ne fu troppo impressionata. Tutto quello che provò fu
un’irritazione crescente
per quella seconda seccatura.
-Che vuoi?- gli chiese sgarbata, recuperando l’mp3 dallo
zaino e infilandosi
una cuffia –l’accordo non prevede una qualche
conversazione, quindi lasciami in
pace e fatti anche tu i fatti tuoi-
La seconda cuffia le fu strappata con prepotenza. Presa alla sprovvista
arretrò
di un passo, ma subito dopo tornò indietro e alzò
il mento per guardarlo dritto
negli occhi.
-Non ti ho detto che avresti potuto portare degli assistenti- le disse
incollerito –se succede un’altra volta, stai certa
che qui dentro non ci vieni
più neanche tu-
-Stai per caso minacciando di rompere l’accordo?- chiese
Tenten, scaldandosi a
sua volta –non ci pensare nemmeno! E’
già tanto quello che faccio per te, non
provare a manipolarmi come un burattino, Hyuga, non funziona!-
Cerco di andarsene superandolo di lato, ma lui si spostò
bloccandole il
passaggio e con un braccio l'afferrò per la spalla
respingendola indietro con
tale forza da farla barcollare.
-Parlarmi in questo modo non è un buon inizio- le disse
–o mi porti rispetto o
semplicemente ti togli dai piedi-
-Perché tu mi stai portando rispetto?!-
Spostò la mano che ancora la stringeva con un gesto secco e
disgustato, ma
anche il suo secondo tentativo di allontanarsi fu fermato e questa
volta Neji
l’ afferrò con tanta energia da spingerla contro
la finestra alle sue spalle.
Tenten non riuscì più a nascondere la paura e
stava già cercando un modo per
attirare l’attenzione di qualcuno, quando il ragazzo si
allontanò facendo
scomparire dal suo volto tutta la rabbia con cui la stava investendo.
Lo vide spostare lo sguardo verso il pavimento e scuotere leggermente i
lunghi
capelli neri prima di uscire, senza aggiungere altro e lasciando Tenten
a bocca
aperta e piuttosto confusa.
Neji, invece, imboccò il corridoio con gli occhi fissi sui
distributori
automatici in fondo ad esso.
Non li raggiunse mai.
Nel corridoio adiacente intravide, per caso, una figura conosciuta.
Guardando con
più attenzione si accorse che in realtà erano
due: Hinata e Kiba Inuzuka. Con
passo spedito cambiò direzione e si diresse verso di loro,
che invece non
sembravano essersi accorti di lui.
-Inuzuka, sparisci- disse, conciso e glaciale.
-Sparisci tu, Hyuga- fu la controbattuta.
Senza il minimo timore, Kiba sorresse il suo sguardo e
ricambiò l’astio con
altrettanta sicurezza.
-Ti ho già detto che non hai il permesso di stare qui- gli
disse, afferrando
Hinata e costringendola a fare un passo verso di lui.
-Neji … -
-Chi diavolo credi di essere per dare ordini a destra e a manca?-
continuò Kiba,
alzando la voce di fronte a quella prepotenza.
-Una persona migliore di te-
La risposta che ricevette lo fece rotolare a terra ,portando con
sé anche un
carrello della biancheria. Al frastuono seguirono le urla delle
infermiere e
dei medici, che subito soccorsero Hinata, troppo vicina alla zona della
rissa.
Quando Tenten uscì per maledire chiunque stesse facendo
tutto quel rumore vide
il braccio di Neji, caricato in alto, oltre le sue spalle, scattare
come una
molla e raggiungere con un suono secco il viso di Kiba, che cadde a
terra
violentemente. Corse subito verso di loro.
-Fermatevi!- gridò, facendosi spazio tra la folla che non
osava intervenire –ma
siete impazziti?!-
Non ottenne alcuna risposta. Kiba si era rialzato e si era lanciato
ancora
verso l’avversario, e ora si strattonavano sbattendo contro
pareti, banconi e
barelle.
-Fermatevi!- continuò, e di fronte al suo rinnovato
fallimento decise di fare
di più. Si avvicinò mettendo le mani di fronte a
sé per separarli, ma tutto ciò
che ottenne fu uno schiaffo a dorso sul viso. Chiuse gli occhi, e oltre
a
vedere tutto nero sentì anche un anomalo silenzio.
-Tenten!-
Quando il dolore le fu passato e le lacrime furono controllate, si
decise a
guardare Kiba. Con il fiato corto e il viso sporco di sangue, la
pregava di
perdonarlo. Era stato lui a colpirla e il suo sguardo diceva quanto ne
fosse
dispiaciuto.
-Io non volevo … - esordì.
-Non è niente- lo fermò in modo troppo brusco per
dar ragione alle sue parole.
Kiba non si lasciò convincere e si avvicinò per
controllare i segni che poteva
averle lasciato, accarezzandole la guancia con tanta delicatezza da
farla
arrossire.
-Davvero, non è un problema .. solo .. vattene adesso. Avete
richiamato fin
troppa attenzione-
L’Inuzuka la lasciò con il ricordo dei suoi occhi
pieni di rimorso e la sua
ultima occhiataccia verso Neji le ricordò della sua
presenza. Tenten si voltò ,sperando
che dal suo sguardo lo Hyuga capisse il suo totale disappunto, ma non
riuscì a
trattenersi dal farglielo sapere anche a parole.
-Ti sei bevuto il cervello? Davanti a Hinata?!-
-Non ho tirato io il primo pugno-
-E che cosa vorrebbe dire?!- sbraitò –non avresti
dovuto permettere che
succedesse e basta-
-Sì, mi piacerebbe vedere te alle prese con uno che tenta di
spaccarti la
faccia- ribatté alterato –stanne fuori-
Chiuse così il discorso e fece per andarsene, se lei non
l’avesse richiamato
ancora una volta.
-Vai a far vedere quella mano- consigliò aspramente
–si sta gonfiando-
-E’ così già da un pezzo-
Le voltò le spalle definitivamente, mentre a Tenten
tornò alla mente l’occhio
nero sul volto di Naruto. Strinse i pugni e borbottò una
serie di insulti,
prima di ritrovare il controllo e correre a vedere come stava Hinata.
Si era
già tranquillizzata, solo non riusciva a capire il motivo
della loro ostilità e
ne fu molto dispiaciuta. Tenten la lasciò poco dopo, con i
nervi a fior di
pelle e sperando di non incontrare strada facendo Neji. In caso
contrario, avrebbe
saputo come salutarlo.
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Capitolo 4 *** I dadi sono tratti ***
I dadi sono tratti
Quel giorno pioveva a
dirotto e come sempre Rock Lee non era affatto
preoccupato di non possedere uno straccio di ombrello, e quando si era
posto il
problema, Tenten aveva già spalancato il suo. Come era
solito fare da anni
aveva trovato riparo accanto a lei. La ragazza non protestò,
ma una richiesta
non prevista dell’amico la innervosì parecchio.
-Ma dai, Tenten, non
vedi come piove? Sii gentile-
-No- fu la secca
risposta.
-La palestra
è lontana solo pochi metri, vedrai che non te ne accorgerai
nemmeno- insistette l’altro –non eri tu che volevi
conoscere Neji Hyuga?-
-Non eri tu che volevi
chi lo evitassi? Lo sto facendo, come puoi vedere-
-E’ umano
anche lui, in fondo, potrebbe ammalarsi-
Tenten si prese una
pausa e osservò l’oggetto del loro discorso
camminare con
passo spedito e spalle dritte di fronte a loro. I suoi lunghi capelli
neri
ondeggiavano con pesantezza e gli abiti completamente inzuppati
d’ acqua
aderivano al suo corpo.
-Non mi sembra abbia
bisogno di un ombrello- continuò poi –guarda come
è fiero
di essere l’unico in grado di resistere a un diluvio
universale. Lo ammiro,
sinceramente-
-Sei senza cuore- la
rimproverò l’altro –se ci fossi tu al
suo posto?-
-E va bene, ho capito
Rock Lee- cedette alla fine, alzando gli occhi al cielo
–glie lo chiederò, ma tanto rifiuterà-
Accelerarono il passo
e per reggere l’andatura di Neji a Tenten venne quasi il
fiato corto. Poco prima di affiancarlo, si fece forza e si
ricordò di apparire
spontanea ed educata. Quel ragazzo la metteva a disagio, e quella
sensazione
era presente già prima di stringere con lui
l’accordo. Non aver ancora capito
perché, inoltre, la innervosiva ulteriormente.
-Ehilà
Neji!- esclamò allegro Lee –hai visto come piove?
-No, non me
n’ero accorto- rispose l’altro con sarcasmo. Era
evidente che non fosse
contento di vedere il suo compagno di squadra né Tenten, a
cui concesse solo un
breve sguardo.
-Se il mio ombrello
non è troppo misero per te- esordì la ragazza,
che quanto
irritazione lo batteva –potresti venire qui sotto con noi. Il
posto c’è-
-No, non ne ho
bisogno- disse Neji seccamente.
-Che ti avevo detto?-
chiese Tenten, rivolgendosi a Rock Lee.
-E dai, Neji, sta
piovendo a dirotto- intervenne quest’ultimo, che non aveva
intenzione di arrendersi –vieni sotto e stai un po’
all’asciutto-
Lo Hyuga lo
fulminò con lo guardo e accelerò ancor di
più il passo,
seminandoli. Tenten trattenne a stento una risata, mentre Rock Lee
sbuffava
sonoramente. Non ci volle molto per raggiungere la palestra, dove tutti
e tre
erano diretti, e quando arrivarono trovarono Neji fermo poco oltre la
soglia,
con ai suoi piedi una pozza d’acqua. Ciò che
più li colpì, però, fu il fatto
che stesse parlando con Kiba. Appena li videro entrare si interruppero
e
l’Inuzuka sembrò perdere tutta la sicurezza con
cui stava affrontando lo
sguardo glaciale di Neji.
-Non preoccuparti, non
ho intenzione di dare inizio a un’altra rissa-
affermò
subito, notando lo sguardo preoccupato di Tenten e facendo qualche
passo verso
di lei -lo stavo solo informando che il posto di titolare alle
nazionali è suo-
-Come?
Perché Sasuke non partecipa? Si è forse
infortunato?- chiese Rock Lee,
parecchio interessato, mentre la ragazza chiudeva l’ombrello
e abbassava gli
occhi sul pavimento.
-Hanno trovato delle
amfetamine nel suo armadietto- rispose l’altro
–questo è
bastato a Kakashi per proibirgli di candidarsi-
-Amfetamine?-
domandò l’altro, incredulo.
-Ritardano il senso
della fatica e placano la fame- spiegò la ragazza,
sorpassando entrambi e dirigendosi verso lo spogliatoio femminile
–come credi
che abbia tutti quei muscoli?-
Prima di sparire il
suo sguardo si incontrò con quello di Neji e, anche se si
aspettava di trovarlo, fu comunque insolito sapere di averlo su di
sé. Quello
contribuì ulteriormente ad affondare il suo umore e ad
alimentare il suo senso
di colpa. Era stato Kiba a rimediare la droga, ma l’idea era
stata sua. La sua
parte dell’accordo l’aveva fatta.
L’allenamento
di kendo fu un vero disastro. Quella sera non riuscì a
trovare né
la concentrazione né la motivazione per battersi con le sue
compagne. Le fu
concesso di finire prima dell’ora stabilita, ma decise di
aspettare
pazientemente che anche gli allenamenti di Lee finissero. Fuori pioveva
ancora.
-Era ora-
borbottò, sentendo aprirsi la porta degli spogliatoi. Si
alzò in
piedi, raccogliendo la sua borsa e l’ombrello, ma voltandosi
si trovò di fronte
Neji.
-Rock Lee è
già andato a casa?- chiese, dopo un attimo di smarrimento.
-Oggi non
c’è stato allenamento- rispose l’altro,
continuando a camminare –i
sensei erano impegnati-
-E tu allora?- chiese
lei.
-Non ho bisogno di un
sensei per allenarmi- rispose brusco.
Quando uscì
dalla palestra Tenten lo seguì, ma lui non si
fermò ad aspettarla
né lei lo raggiunse. Continuarono a camminare uno dietro
l’altro per almeno un
paio di isolati e questo sembrò insospettire il ragazzo.
-E’ inutile
che continui a guardarti alle spalle- le disse alla fine Tenten,
stanca delle sue occhiate furtive –non ti sto seguendo,
semplicemente questa è
la strada che anche io devo fare per andare a casa-
-Non ti ho chiesto
spiegazioni- fu la sua breve risposta, e la replica della
ragazza fu quella di raggiungerlo e alzare il braccio abbastanza in
alto per
far entrare la testa di Neji sotto il suo ombrello.
-Non ti ho chiesto se
volevi un riparo- gli disse, evitando il suo sguardo –ma
ti dispiacerebbe se cambiamo lato della strada?-
-Non ne vedo il
motivo- rispose l’altro, che accettò la sua
gentilezza senza
troppe proteste.
-E’
più illuminato, ed è più sicuro-
spiegò Tenten –questo quartiere non mi
piace-
-Sono in grado di
difendermi- disse Neji con sicurezza –e di difendere te-
-Sì, certo,
come no. Non muoveresti neanche un dito per me-
-Se tu fossi in
pericolo, ti difenderei- ripeté l’altro, e Tenten
alzò lo
sguardo su di lui, meravigliata.
-So cosa pensi di me,
non è necessario che tu finga di avere un minimo
interesse per la mia sicurezza- il tono di Tenten era severo e spietato
–me la
sono cavata fino adesso da sola e continuerò a farlo. Non
credere di poterti
prendere gioco di me così facilmente, Hyuga-
Una volta finito il
suo discorso, spostò l’ombrello esponendolo
nuovamente alla
pioggia battente, ma lui l’afferrò per il polso e
la riportò indietro. Rimase
fermò sul marciapiede, all’angolo con una strada
laterale, e Tenten trattenne
il respiro di fronte a quel gesto improvviso e inaspettato.
-Anche io so cosa
pensi di me- esordì lui, e le sue parole per la prima volta
non la ferirono –tu credi, come tutti, che io sia un mostro.
Non me ne stupisco
e non impazzirò di certo per farti cambiare idea, ma sappi
che so distinguere
ciò che è giusto da quello che è
sbagliato-
La ragazza
abbassò lo sguardo da quegli occhi chiari che non avevano
lasciato i
suoi per un attimo. Era sincero, su quello non c’era dubbio,
e se la sua
franchezza le aveva sempre dato fastidio in quel momento
realizzò quanto fosse
rara.
-Mi dispiace- gli
disse, e la fatica che le costarono quelle due parole si
manifestò nel sussurro con cui le espresse
–è solo che non sembri per nulla il
tipo di persona che penserebbe prima agli altri che a se stessa. Forse
… forse
ho sbagliato a giudicarti. Ti ho forse offeso?-
-Non devi
giustificarti con me- disse lui –e non capisco
perché dovrei essere
offeso. Io ora devo voltare a destra-
-Oh- si
lasciò sfuggire Tenten, a cui sembrò di
risvegliarsi improvvisamente
–io continuo ancora per un po’ . Ti bagnerai, ora-
-Non è un
problema- rispose Neji, allontanandosi senza nemmeno salutare.
-A domani- disse la
ragazza, e lo guardò sparire nel buio. Percorse le poche
centinaia di metri che la separavano da casa chiedendosi se la
conversazione appena
avvenuta fosse reale o meno, se la persona con cui aveva parlato fosse
proprio
Neji Hyuga, e se fosse stata davvero così cieca da
sbagliarsi completamente
sulla sua persona.
Angolo
autrice
Capitolo un
pò corto, di passaggio, ma
rimedierò con aggiornamento ultrarapido e questa volta i
protagonisti non saranno Neji e Tenten, ma un biondo e una mora.
A presto, Dryas
|
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Capitolo 5 *** Freedom is mine ***
-Freedom is
mine-
Pioveva.
Il cielo grigio rendeva anche il primo pomeriggio cupo come la sera e
le nuvole
non sembravano avere intenzione di andarsene per mostrare il volto
azzurro del
cielo. Eppure gli alberi, l’erba, i fiori sembravano
più vivi del solito, più
verdi e rigogliosi.
Immerso in quella bizzarra vegetazione c’era un chiosco di
legno, solitario e
umido. Per questo, forse, i pazienti dell’ospedale di Konoha
non lo
frequentavano, se non d’estate per trovare riparo dal caldo.
Sakura spinse la
sedia a rotelle fin sotto il piccolo abitacolo, alzandola per poter
salire il
gradino che lo separava dal sentiero. Hinata, silenziosa, teneva saldo
in mano
l’ombrello che generosamente il medico le aveva offerto,
sacrificandosi di
camminare sotto la pioggia.
-Non è il posto più bello del mondo, ma
sempre meglio che stare dentro
l’ospedale- commentò Sakura guardandosi attorno.
-Grazie- gli disse Hinata.
-Figurati- rispose l’altra mettendosi accanto
–è solo una piccola deviazione
dal solito percorso-
-A me basta sentirmi libera almeno per un po’- disse la
ragazza -là dentro è
come stare in una prigione-
-Sono felice allora di esserti stata d’aiuto, anche a costo
di infrangere le
regole … e soprattutto di ingannare l’intero clan
Hyuga-
-Vorrei … potrei rimanere sola? Solo per qualche minuto-
chiese timidamente -ho
bisogno di aria per fresca per … riflettere-
-Certo, come vuoi- rispose Sakura -torno fra qualche minuto-
Hinata rispose con un debole sorriso. La osservò
allontanarsi, girare l’angolo
e scomparire mentre i suoi occhi si facevano sempre più
tristi. Appoggiando le
mani sulle impugnature della sedia si mise in piedi. Traballante, fece
qualche
passo avanti, come se si stesse liberando di un fardello pesantissimo.
Trovò un
punto fermò aggrappandosi a uno dei pali del chiostro. Lo
strinse con una mano
e vi appoggiò la testa come se fosse la spalla di una
persona.
Con sguardo perso e malinconico osservò la pioggia scendere
e bagnare le foglie
degli alberi. Sapeva già che le lacrime avrebbero fatto lo
stesso sul suo viso,
bagnandolo per l’ennesima volta. Le odiava quasi. Ogni volta
che c’erano loro,
c’era anche il dolore, ma quando se ne andavano almeno stava
un po’ meglio, il
suo corpo stava un po’ meglio.
Perdendo la cognizione del tempo cominciò a vagare con la
mente, verso pensieri
senza scopo ma che almeno non la facevano soffrire. Trovava
meravigliosa la
pioggia, il clima che creava, il mistero che poteva nascondere.
Solo i rumori dei passi alle sue spalle la riportarono alla
realtà e a
malincuore si asciugò il volto per cancellare i segni del
suo tormento.
-Ehi- disse una voce sconosciuta -ma tu sei … ?-
Sorpresa, Hinata si girò. Pensava che fosse Sakura tornata a
riprenderla, ma si
era sbagliata: di fronte a lei c’era un ragazzo alto, con
capelli biodi e
arruffati, che le sorrideva come se fosse la cosa più
naturale del mondo.
-Sì, sei proprio tu!- esclamò appena lei si
voltò -la ragazza che ho salvato!-
Hinata trattenne il respiro. Naruto Uzumaki era di fronte a lei, faccia
a
faccia con lei e parlava proprio con lei: andò in panico.
-Stai bene?- le chiese Naruto, preoccupandosi per la sua reazione -ho
già
chiamato l’ambulanza una volta, se vuoi lo faccio ancora-
-No!- riuscì a rispondere Hinata -mi hai presa alla
sprovvista, tutto qui-
-Ah, per fortuna- disse sospirando il ragazzo -mi hai quasi fatto
venire un
infarto l’altra volta, sai? Ma su, dimmi, come ti senti ora?-
-Sul punto di crollare-
Si reggeva a malapena alla ringhiera e Naruto, notandolo, le si fece
incontro.
L’afferrò per un braccio e l'aiutò a
sostenersi. La ragazza ringraziò il cielo
di aver avuto la forza di non crollare al suolo proprio di fronte a lui.
-Ehm, dove ti metto?- chiese impacciato. Hinata ebbe solo la forza di
indicare
la sedia a rotelle, troppo sconvolta dal sentirlo così
vicino. La stava
addirittura toccando.
Facendo pochi faticosi passi raggiunse la sua meta con la mano di
Naruto sempre
stretta attorno al suo braccio. La distanza da percorrere le
sembrò
interminabile.
-Grazie- gli disse -di nuovo-
-Ma ti pare!- rispose sorridente il ragazzo -non mi sono mai sentito
così utile
come quando ti ho soccorsa! È stato bello! Cioè,
non che … non voglio dire che
mi faceva piacere che tu … insomma, hai capito no?-
-Sì, Naruto- assentì Hinata, sorridendo.
-Sai il mio nome?- domandò sorpreso l’altro.
-L’ho … l’ho sentito a scuola- rispose
Hinata, arrossendo e abbassando lo sguardo.
-Tu vai alla mia stessa scuola?- insistette -in effetti hai una faccia
già
vista-
Si abbassò, piegandosi verso di lei per studiarne il volto.
I suoi grandi occhi
azzurri, incredibilmente profondi, si soffermarono sui lineamenti della
ragazza
tanto da farle andare il viso in fiamme. Incrociando il suo sguardo,
notò un
leggero alone nero attorno all’occhio destro.
-I tuoi occhi non mi sono nuovi- disse infine Naruto, sollevandosi -ma
non mi
viene proprio in mente il tuo nome-
-Sono Hinata- farfugliò lei -Hinata Hyuga-
-Hyuga!-esclamò il ragazzo -ecco chi mi ricordavi! Quel
farabutto di Neji, non
so che farei per restituirgli tutto quello che mi fatto. Mi saltano i
nervi
solo a pensarci. Hai presente chi è?-
-E’ mio cugino- rispose con sincerità lei, e
stavolta ad arrossire fu Naruto.
-Oh, mi dispiace- disse -che figura … è solo che
questo occhio nero è opera sua
e, sai, ci metto un po’ a smaltire le sconfitte. Non volevo
offendere te,
comunque-
-E’ stato lui?- chiese Hinata preoccupata -ti ha dato un
pugno?-
-Uno?! ...ehm, sì, qualche giorno fa- rispose titubante -non
so il motivo, è
entrato nel locale in cui mi trovavo, mi ha puntato e mi ha riempito di
botte.
Non che non mi sia difeso, è chiaro, ma mi ha preso alla
sprovvista e … ho
perso-
-Mi dispiace, mi dispiace davvero molto- disse Hinata amareggiata -ti
chiedo
scusa. Stai bene?-
-Certo che sto bene!- esclamò l’altro -ma non sei
tu che devi chiedermi scusa,
anzi, hai proprio l’aria di una ragazza dolce e perbene, il
contrario di Neji,
se permetti-
Hinata non seppe dove guardare e non rispose. Si nascose dietro il muro
della
sua timidezza, sottraendosi allo sguardo del suo interlocutore.
-Ehi! Cos’è quella faccia?- le domandò
Naruto richiamando la sua attenzione
-non mi piace quando hai quell’aria triste, prima eri molto
più carina, Hinata.
Dai, non pensare a quello che tu ho detto, non ha nessuna importanza.
Mi
prometti che non gli darai importanza?-
Hinata annuì con il capo, sorridendo al secondo complimento,
vero o falso che
fosse, che riceveva nel giro di pochi minuti. Era un fatto
così sconvolgente
che si dimenticò completamente della notizia del cugino,
anzi, si dimenticò di
tutto.
-Ma sei sempre qui da sola?- chiese ancora il ragazzo.
-Beh, non dovrei essere qui- rispose Hinata -solitamente
c’è Neji con me,
quando non ha lezione o gli allenamenti, ma non mi ha mai permesso di
uscire.
Diciamo che ho infranto le regole, oggi-
-Allora anche tu ogni tanto sgarri eh?- chiese divertito Naruto -sei
proprio
curiosa. Beh, ora devo proprio andare. Ti accompagno?-
-No, grazie- rispose Hinata -tra poco vengono a riprendermi .. ma
grazie
comunque-
-Peccato!- escalmò -ci vediamo, allora, Hinata. Felice di
averti conosciuta-
-Anche per me … Naruto-
La ragazza lo pedinò con lo sguardo memorizzando la sua
camminata leggermente
saltellante. Una volta scomparso alla sua vista, sospirò
rumorosamente,
scaricando l’eccessiva tensione accumulata. Chiuse gli occhi,
cercando di far
tornare il battito cardiaco alla normalità. Poi li
riaprì e vide la pioggia
continuare a cadere. Le lacrime minacciarono di ricominciare a
scendere, ma
stavolta sul suo volto c’era un sorriso, uno vero.
Angolo
autrice
Titolo di proprietà della canzone "Feeling good".
Ne approfitto per ringraziare i sei lettori che hanno aggiunto la
storia tra i
preferiti e i ben sedici che la seguono! Ringraziamento particolare a
francyXD,
mia fedelissima commentatrice (ahah non so come si dice "recensore"
al femminile!): se non ci fossi tu, tutto questo non sarebbe continuato!
Grazie in anticipo a tutti coloro che, passando di qu, lasceranno un
segno tra
le recensioni.
Dryas
|
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Capitolo 6 *** L'arte di convincere ***
L’arte
di convincere
Tenten si recò all’ospedale un po’ meno
angosciata dall’idea di dover
trascorrere tutto il pomeriggio con Neji. A quel punto era incuriosita
dal
capire se le sue parole della sera prima fossero solo un bluff o se
davvero
stesse sbagliando nel giudicarlo. Anche Hinata quel giorno sembrava
più serena,
ma non fece a tempo a chiederle il motivo di tanta solarità
che il gelo calò
nella stanza settantacinque del reparto di terapia intensiva.
-Padre- sussurrò Hinata, non appena ebbe riconosciuto
l’altra figura che aveva
fatto il suo ingresso senza nemmeno bussare o preoccuparsi che la
malata stesse
dormendo.
-Sei sveglia- disse l’uomo, guardandola per un attimo
–e lei chi è?-
Tenten si accorse solo in quel momento che Neji si era alzato per poi
spostarsi
accanto a lei. Spalancò gli occhi notando
l’estrema somiglianza tra i due, e
non poté fare a meno di osservarli divertita.
-Un’amica di Hinata- intervenne Neji, con voce grave.
-Mi chiamo Tenten- precisò lei con un sorriso, ma subito la
sua cordialità
venne annientata dallo sguardo di fastidio e disgusto con cui Hiashi la
investì. Non la degnò di altra attenzione e si
mise immediatamente a dare
ordini a destra e manca per avere ogni medico a sua disposizione.
Alla
figlia, però, non chiese nemmeno come si sentisse.
-Esci- le disse Neji, abbassando la voce –lui non ti vuole
qui-
-Non c’è motivo per cui io debba uscire-
protestò Tenten, incrociando le
braccia.
-Esci ti ho detto!- disse con ostinazione l’altro
–non ti farà più mettere
piede qua dentro se gli darai fastidio e ti assicuro che lo stai
già facendo-
-Beh, il fastidio è reciproco- sibilò lei, che
però si avviò a passo lento
verso l’uscita indossando una maschera di malumore
sul viso. Non si
allontanò di molto, ma si sedette sulle sedie che
incorniciavano il corridoio appena
fuori dalla stanza di Hinata. La sua speranza era quella di origliare
il più
possibile, ma sembrava che gli Hyuga comunicassero con gli ultrasuoni
perché
dall’interno non provenne alcun suono.
-Neji ti ha cacciata?-
Rock Lee arrivò all’improvviso e si sedette
accanto a lei.
-Cosa ci fai qui?- gli domandò sorpresa –mi stai
ancora pedinando?-
-Lo sapevo che senza di me non saresti riuscita a tenergli testa-
continuò lui
gongolante –è un osso duro, lo Hyuga-
-Non mi ha cacciata- protestò lei –è
stato Hiashi. Siamo sicuri che quell’uomo
abbia il sangue nelle vene? Secondo me non è umano,
assomiglia più a un demone-
-Povera Hinata, che inquietante riunione di famiglia-
-Non ho ancora capito perché sei qui- insistette
l’altra, sospettosa –sai che
Neji caccerà te, non è vero?-
-Non sono venuto per Hinata, a dire la verità-
-E allora perché sei qui?-
-Per la notizia che mi hai dato stamattina- rispose l’altro,
diventando serio
–non ho fatto altro che pensarci tutto il giorno-
-E’ un appuntamento, Lee, e dovrei essere io quella
ossessionata, non tu-
protestò Tenten –sei insopportabile quando fai
così-
-Mi sto solo preoccupando per te- ribatté l’altro
–io non mi fido di Kiba e mai
lo farò, ma ho trovato la soluzione-
Rock Lee si portò una mano alla tasca della giacca ed
estrasse un foglio di
carta. Mentre lo porgeva a Tenten sul suo volto c’era un
sorriso soddisfatto e
gioioso, con cui sperava di contagiare anche l’amica.
-Cosa hai fatto?!- esclamò lei, e in quel momento la porta
della stanza di
Hinata si spalancò. Hiashi uscì e fu subito
raggiunto dallo stuolo di parenti
che si era portato con sè. Se ne andò senza
degnarli di un saluto benché si
fossero trovati praticamente uno di fronte all’altro.
Prima ancora che Lee potesse aggiungere qualcosa, Tenten era scattata
dalla
sedia e l’aveva lasciato solo. La trovò
indaffarata a raccogliere zaino e
giacca nella camera di Hinata, con la quale si stava scusando per la
sua
partenza improvvisa.
-Stai scappando, Tenten?- decise di fermarla, affrontandola di petto.
Neji alzò un sopracciglio, vagamente interessato alla
risposta della ragazza, e
Hinata sembrò ancora più confusa da tutta quella
situazione.
-Rock Lee, se non ti togli, giuro che ti passo sopra- lo
minacciò lei.
-Tu hai detto che questa volta saresti stata pronta per ogni
eventualità-
continuò l’atro –ecco, questa
è l’unica precauzione di cui hai bisogno-
Le sventolò il foglio di carta di fronte al naso e Tenten
con un gesto rapido
della mano lo afferrò e lo stropicciò, per poi
lanciarlo nel cestino. Era così
arrabbiata con Rock Lee che era davvero tentata di prenderlo a calci.
-Non ne ho bisogno- rispose a denti stretti.
-L’occhio nero e i lividi che ho visto sulle tue braccia
sembrano dire il
contrario- ribatté con una sicurezza che sfiorava
l’impertinenza.
-Tenten, cosa sta succedendo?- domandò Hinata, con voce
flebile e preoccupata
–perché hai dei lividi?-
-Non li ho, Hinata- cercò di rispondere con calma
–e mai li avrò-
-E’ stato Kiba Inuzuka- confessò alla fine Lee, e
questo fu il limite di
sopportazione di Tenten. Con una spallata lo oltrepassò e
lasciò la stanza
senza mai voltarsi indietro. Non era arrabbiata, era furiosa: quello
era il
loro segreto e Lee aveva promesso di non farne parola con nessuno. Ora
non solo
Hinata ne era a conoscenza, ma anche Neji ed era già
difficile convivere con
quel ricordo quando nessun altro a parte Lee lo condivideva con lei.
Per colpa
di quel livido sull’occhio destro non si era presentata a
scuola per una
settimana e le ci volle ancora più tempo per tornare a
fidarsi di un qualsiasi
essere umano di genere maschile, Lee compreso. Kiba era il suo
fidanzato, la
persona di cui più si fidava al mondo e a cui avrebbe
affidato la sua vita.
Aveva alzato le mani su di lei quando l’aveva accusato di non
ricambiare il suo
affetto e, anzi, di condividerlo con altre donne. Da allora erano
passati due
anni e non gli aveva più rivolto la parola, fino a due
giorni prima.
-Tenten- si fermò solo perché per la prima volta
la voce di Neji Hyuga aveva
pronunciato il suo nome.
-Sei venuto sbattermi in faccia un “te l’avevo
detto che l’Inuzuka è un
idiota?”- gli domandò velenosa.
-Non puoi certo dire il contrario- rispose lui, le cui labbra si
curvarono il
un leggero sorriso –Rock Lee, invece, non lo è.
Non del tutto almeno-
-Oh, sì che lo è, e molto più di Kiba-
disse lei, ricominciando a camminare
–non ho intenzione di prendere lezioni di arti marziali per
qualche livido. Me
la so cavare-
-Non credo proprio- continuò l’altro, facendola
bloccare un’altra volta.
-Possiamo sempre fare una prova- propose voltandosi verso di lui e
avvicinandosi di qualche passo –che ne dici?-
Neji rispose allargando le braccia e lasciandola libera di fare
qualsiasi
mossa. Tenten mollò la borsa che aveva sulle spalle e senza
sprecare altro
tempo scattò verso Neji alzando il braccio destro. Il colpo
fallì miseramente:
Neji si spostò di lato con fluidità e lei
rischiò di perdere l’equilibrio e di
cadere a terra.
-Stai un po’ fermo- protestò, tornando
all’attacco.
Questa volta lo colpì, ma si allontanò con un
urlo di dolore e stringendosi la
mano con cui l’aveva urtato.
-Come puoi vedere, è stato del tutto inutile- le disse con
compostezza Neji, il
cui viso non aveva il minimo segno.
-Ma sei fatto di marmo?- domandò lei, ancora sofferente.
-No, sei tu che sei debole: le dita della mano devono essere chiuse se
vuoi che
il tuo avversario senta almeno il solletico, ma sarebbe comunque
inutile visto
che la forza delle tue braccia è praticamente nulla. Rock
Lee ha ragione, sei
debole-
-Da quando in qua dai ragione a Rock Lee?- chiese lei, cercando di
trovare un
po’ di dignità e di apparire del tutto normale.
-Da quando abbiamo un nemico in comune- rispose lui.
Tenten lo guardò di sottecchi. Solo il giorno prima avrebbe
pensato che Neji
ragionasse spinto dalla logica, ma in quel momento non poteva fare a
meno di
chiedersi se in realtà non cercasse di convincerla
perché davvero preoccupato
per lei. Ma per quale motivo doveva essere preoccupato per lei?
-Non ho intenzione di influenzare la tua decisione, se è
questo che ti stai
chiedendo- esordì improvvisamente –ero solo venuto
a dirti che Hinata vorrebbe
parlarti. Rock Lee si è rifiutato di inseguirti e
così è toccato a me. Ho solo
approfittato dell’occasione per farti sapere la mia opinione-
-Grazie, molto gentile da parte tua-
Senza aggiungere altro fece retro-front e rientrò
nell’ospedale. Aveva
intenzione di ignorare Rock Lee e qualsiasi altra opinione di Neji, ma
non
poteva di certo ignorare Hinata. Trovarla con il viso basso e
rattristato le
fece capire quanto era stata insensibile, e tutta la sua rabbia
sparì.
-Mi dispiace- le disse, avvicinandosi e stringendole una mano
–non te l’ho
detto perché non volevo che ti preoccupassi-
-Lo so, Tenten- rispose lei, accarezzandole il viso –ma non
puoi permettere che
succeda ancora. Perché vuoi uscire ancora con lui? Ti prego,
non farlo,
potrebbe farti ancora del male-
-Non lo farà, è cambiato- la rassicurò
lei –credimi, è davvero pentito per
quello che ha fatto-
Rock Lee fece un commento a bassa voce che non riuscì a
capire, ma dal tono
comprese che non era affatto d’accordo con la sua ultima
affermazione.
-Almeno accetterai la proposta di Lee?- domandò la ragazza,
seriamente
impensierita.
-Sì- rispose, infine, con estrema fatica. Non poteva
resistere ai suoi occhi
dolci e affettuosi, non poteva ferire l’unica persona che
aveva sempre avuto
fiducia in lei. Non poteva dirle di no.
-Sì?- chiese incredulo Rock Lee –ha detto
sì?-
-Sì, ho detto sì- ripeté irritata.
-Evviva!- gridò l’altro.
Tenten alla fine si lanciò coinvolgere dal suo entusiasmo e
ritrovò il buon
umore. Scherzarono a lungo e pian piano il sole cominciò a
scendere. Prima di
andarsene Tenten recuperò il foglio di carta che aveva
stropicciato, la sua
iscrizione al corso, e dopo aver salutato sia Neji che Lee gli diede
una rapida
lettura. All’improvviso sbiancò: il suo allenatore
era Maito Gai.
ANGOLO AUTRICE
Grazie a tutti i lettori e ai recensori dello scorso capitolo:
DarkShadowShyra
e Linduz94 (pian piano risponderò, scusatemi ma è
un periodaccio).
Ovviamente chiunque volesse darmi la sua opinione prendendo esempio da
Neji in
questo capitolo, è ben accetto. Non tirerò pugni
in faccia a nessuno, giuro!
A presto, Dryas
|
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Capitolo 7 *** Convivenza forzata ***
Convivenza forzata
Tenten era pronta. Aveva indossato la divisa della palestra, raccolto i
capelli
e indossato i polsini. Doveva solo uscire dallo spogliatoio e dare
inizio al
suo primo allenamento di arti marziali. Tuttavia non era
ancora riuscita
ad alzare la mano destra per abbassare la maniglia degli spogliatoi.
Non sapeva
cosa l’aspettava e non aveva la minima voglia di prendersi
quell’impegno. Solo
per Hinata, si disse, l’avrebbe fatto solo per lei.
Uscì.
-Guardate che meraviglioso bocciolo!-
Tenten sospettò che quella frase fosse rivolta a lei solo
quando metà della
palestra si fermò ad osservarla. Continuò a
camminare sperando che il rossore
sulle sue guance non venisse notato ed evitò di alzare lo
sguardo, o avrebbe
perso ogni briciolo di determinazione che era riuscita a rimediare.
L’individuo
che aveva parlato indossava un’imbarazzante tuta verde e
aveva un’assurda
pettinatura a caschetto, che incorniciava un viso squadrato e con
sopracciglia
foltissime.
-Buonasera, maestro Gai- gli disse fermandosi di fronte a lui e
inchinandosi
–io sono Tenten-
-Questa è la mia nuova allieva! Hai visto Kakashi? Ti
piacerebbe averla, eh?-
continuò a gridare quello, dopo di che
l’abbracciò –benvenuta nel team Gai.
Conosci già i tuoi compagni?-
Tenten guardò alle sue spalle e vide Rock Lee agghindato con
la stessa tuta
aderente. Se avesse saputo prima che andava in giro vestito a quel modo
ci
avrebbe pensato due volte a farsi vedere insieme a lui. La sua
espressione
inorridita ricevette in cambio un sorriso e un pollice in su. Neji,
invece, era
appollaiato su una trave, con le braccia incrociate ed evidentemente
imbronciato.
Non che si aspettasse di trovarlo felice, quello era chiaro.
-Per ufficializzare la tua appartenenza al team, ecco qua il nostro
simbolo-
disse Gai, porgendole con fagotto –indossala con orgoglio-
Non appena Tenten riuscì ad aprire la sacca, rimase
disgustata dal trovare
all’interno l’orrenda tuta verde.
-Non credo di poterlo fare- disse con sincerità.
-Devi- intervenne Lee –è estremamente comoda e
pratica. Vedrai, ti piacerà!-
-Davvero, non è il mio genere- continuò con
gentilezza ma più decisa che mai a
non sottoporsi a quell’imbarazzante rito –non mi
piace il colore-
-Eh dai, Tenten, a chi vuoi che importi il colore!-
“A chi ha un po’ di dignità!”
avrebbe voluto rispondere, ma si trattenne e fece
lavorare il cervello.
-Neji non la indossa- disse, infine, puntandolo con l’indice.
Il ragazzo alzò
lo sguardo su di lei e la fulminò.
-Perché non dici semplicemente la verità,
cioè che sono ridicoli?- la sfidò, e
lei non esitò.
-Siete ridicoli-
Neji stesso rimase sbalordito dalla sua impertinenza, mentre Rock Lee e
Gai
spalancarono la bocca e si guardarono addolorati.
-Vi prometto, ragazzi miei, che farò di tutto per salvarvi
dagli schemi di
questa società conformista- annunciò Gai
facendosi avanti e riprendendosi la
tuta –Neji, Tenten … questa è una
promessa!-
-Non si dia tanta pena, sensei- lo interruppe Neji –vogliamo
darci da fare o
perdiamo altro tempo?-
-Apprezzo la tua voglia di fare, ragazzo- disse Gai, poi si fece
estremamente
serio e chiese a tutti e tre di avvicinarsi –per voi oggi ho
una missione che
richiederà impegno, pazienza, tenacia, intelligenza,
furbizia, decisione e
soprattutto tempo-
Lee pendeva dalle sue labbra, Neji lo guardava con poca convinzione e
Tenten
temeva di scoprire cosa fosse -da oggi voi, Lee e Neji, sarete i sensei
di
Tenten-
Calò il silenzio. A Tenten scappò un lamento di
sofferenza e si portò una mano
alla fronte: era molto peggio di quanto si aspettasse. Lee subito dopo
scoppiò
in un grido di gioia accompagnato da un salto di almeno un metro,
completamente
esaltato per quel compito che definì “encomiabile
e stimolante”. Neji, invece,
intervenne scaraventandolo di lato e attirando su di sé
tutta l’attenzione di
Gai.
-Sta scherzando, vero?- gli chiese.
-Certo che sta scherzando- gli diede man forte Tenten, che non era mai
stata
più d’accordo con lo Hyuga che in quel momento.
-Mai stato più serio- ribadì l’altro,
incrociando le braccia senza perdere
autorità –è una missione difficile, lo
capisco, ma sono sicuro che tu e Lee
abbiate le capacità per affrontarla e, indagando su Tenten,
ho avuto la
conferma che è una ragazza testarda, determinata e molto
promettente. Ne sono
certo, insieme farete un ottimo lavoro-
-Ha indagato su di me?- chiese Tenten, un po’ inquietata.
-Non le pare, sensei, che sia un po’ troppo comodo scaricare
i casi senza
speranza ai propri allievi?- sbottò Neji, incapace di
trattenere oltre il
proprio disappunto -persino l’Uzumaki sarebbe in grado di
essere un maestro in
questo modo!-
-Caso senza speranza a chi?!- sbraitò in risposta Tenten,
piantandosi di fronte
a lui –Hyuga, ti conviene abbassare un po’ le arie-
-Io ho un campionato nazionale da vincere, non ho tempo da perdere con
una
nullità come te- tornò all’attacco il
ragazzo.
-E io credo piuttosto che non sei in grado di insegnare un bel niente a
nessuno- Tenten non demorse –l’incapace qui sei tu-
Gai intervenne, impedendo a Neji di compiere quel passo che
l’avrebbe portato a
una distanza troppo pericolosa per Tenten e lo bloccò
allungando un braccio di
fronte al suo petto. Benché Neji lo guardasse come se
volesse strapparglielo a
morsi, si fermò.
-Non ci siamo, ragazzi miei- disse scuotendo la testa –questo
non è lo spirito
giusto-
-Ho le nazionali … -
-Neji- lo interruppe –la prima regola è: mai far
dubitare l’allievo delle
proprie capacità. Il tuo compito è incoraggiarlo
e potenziare i suoi punti di
forza, mettendolo al corrente dei suoi punti deboli e consigliandogli i
modi
migliori per proteggerli. Conosci così bene Tenten per
affermare che non ha
speranza nelle arti marziali? Non credo proprio, quindi
chiudi la bocca e
ragiona prima di parlare-
Tenten a quel punto temette che Neji lo colpisse in pieno viso, invece
Gai
abbassò anche l’ultima difesa che lo separava da
quest’ultimo dandogli le
spalle e voltandosi verso di lei.
-Tenten- le si rivolse con tono più delicato
–anche tu hai sbagliato mettendo
in dubbio le capacità del tuo maestro. Se non ti fidi ancora
di Neji, per ora
fidati di me: sono certo che anche lui ha le capacità per
farti diventare un
asso nelle arti marziali. Lo farai, cara?-
Tenten guardò Neji, che ricambiò senza nascondere
il suo rancore e la sua
ostilità, ma incontrò anche lo sguardo di Lee. La
stava supplicando di dargli
una seconda possibilità e di ascoltare la parole di Gai.
-Sì- rispose –mi dispiace per quello che ho detto,
non accadrà più-
-Brava ragazza!- esclamò Gai, per poi chinarsi verso di lei
–non fare troppo
caso alle parole di Neji- sussurrò –molte volte
non hanno senso, e questa è una
di quelle-
Tenten si ritrovò a sorridergli. Era premuroso e gentile, a
suo modo, e non era
più così impressionata dalla tuta verde che
indossava. Se il suo animo si fu
finalmente calmato, però, ce n’era ancora uno che
non voleva saperne di trovare
pace.
Neji se n’era andato sbattendo le porte dello spogliatoio
dietro di lui. Lee
sospirò e anche Gai si portò una mano al capo,
pensieroso. Le dispiaceva
sinceramente di aver rovinato l’allenamento, ma i suoi
restanti compagni di
squadra non le lasciarono il tempo di avere sensi di colpa.
Terminò la sua
prima lezione di arti marziali ridendo con Rock Lee della sua
goffaggine e con
la certezza di aver fatto la scelta giusta, ma tutto rischiò
di essere rovinato
dalla presenza di Neji , che trovò fuori dagli spogliatoi
femminili ad
aspettarla. Si fermò di colpo, accorgendosi di temerlo.
-Che cosa vuoi?- gli chiese.
-Tu fai tutto questo per un appuntamento?- le domandò,
ancora molto arrabbiato.
-Mi credi stupida?- ribatté lei, offesa.
-E allora perché?- insistette l’altro
–giuro, non riesco proprio a capire come
diavolo ragioni e non fai altro che complicarmi la vita, da quando ti
ho
conosciuta-
-Se è per questo anche la mia vita non è
più molto serena da quando ci sei tu-
disse Tenten, facendo qualche passo avanti e mettendosi di fronte a
lui–e il
perché dovresti averlo già capito. Come credi che
abbia convinto Kiba a
recuperare le amfetamine? Ci sono uomini che non aspirano solo alla
fama come
te, un appuntamento è più che sufficiente, ma non
ho ancora capito sia è un
bene o un male-
Lo lasciò senza dargli il tempo di rispondere. Si
infilò le cuffie dell’mp3 e
si incamminò con passo spedito verso casa sua, sperando che
Neji quella sera
prendesse un’altra strada o per lo meno la ignorasse come
aveva fatto nei
diciotto anni precedenti.
Dryas
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Capitolo 8 *** Gentilezze ***
Gentilezze
Era passato un mese da quando Neji aveva lasciato gli allenamenti e il
loro
rapporto era diventato ancora più freddo e formale. Da
Hinata non si
scambiavano che qualche breve parola, poi lui lasciava la stanza e vi
ritornava
solo dopo ore. Non che le desse fastidio, ma non era certo previsto dal
loro
accordo un tale privilegio, anzi, questo permise a Hinata di
confessarle un
segreto di cui Neji non doveva venire a conoscenza.
-Ho visto Naruto- le disse, raggiante.
-Quel Naruto? Quello di cui mi parli da lustri?- chiese Tenten.
-Proprio lui-
-Ma è fantastico Hinata! E’ venuto a trovarti?-
-In realtà il primo incontro è stato casuale,
qui, all’ospedale- raccontò –ma
lui si ricordava di me. Ti rendi conto, Tenten? Sapeva chi ero e mi ha
parlato
come se ci conoscessimo da sempre. E’ stato …
è stato … oh, non riesco nemmeno
a trovare le parole!-
Tenten rise di fronte alle sue guance rosee, al suo sorriso felice e ai
suoi
occhi speranzosi.
-Vi siete rivisti, quindi? Gli altri incontri dove sono avvenuti? Nella
sala
prelievi?-
-No, proprio qui- rispose senza cogliere l’ironia
–nei pochi momenti in cui
Neji non c’è, e quando non riesce a venirmi a
trovare mi manda delle lettere-
Da sotto il cuscino estrasse un pacco di lettere alto almeno dieci
centimetri.
Tenten ne fu davvero colpita: da quel che si ricordava Naruto non era
esattamente una cima in lingua e ortografia, per cui se si era
improvvisato
Shakespeare doveva essere per un motivo estremamente valido.
-E’ davvero dolce- commentò, impressionata.
-Sì, lo è- confermò l’altra
con voce rapita –oh, Tenten, non avrei mai osato
sperare a tanta felicità. Ogni mia speranza, ogni mio sogno
e tutta la mia
attesa si sta realizzando proprio ora, qui, tra queste righe di
inchiostro.
Ancora non riesco a crederci!-
-Naruto è davvero tutto questo per te?- le chiese
–non credevo che nella realtà
esistesse questo tipo di amore-
-Certo, Tenten- esclamò afferrandole la mano e stringendola
tra le sue –bisogna
solo avere pazienza e non smettere di sperare. Non dirò che
è semplice, non lo
è affatto, ma poi, quando finalmente riesci ad avvicinarti
all’unica persona
che senti in grado di completarti, sentirai di aver sofferto per un
buon
motivo-
-E cosa ti ha impedito di smettere di sperare?- domandò
Tenten, incantata dalle
sue parole.
-Non sono riuscita a cancellarlo dal mio cuore- rispose
l’altra –mai, in più di
dieci anni, il suo pensiero è rimasto con me-
Tenten lasciò l’ospedale con la testa tra le
nuvole. Aveva sepolto la sua vena
sentimentale nel momento in cui suoi genitori erano morti in un
incidente
stradale, non molti anni prima, lasciandola sola ad affrontare una vita
che non
era nemmeno cominciata. Aveva smesso di sperare nel fato e nelle
coincidenze di
cui parlavano le favole della sua infanzia, perché aveva
conosciuto anche il
destino, crudele, atroce, brutale. Preferiva non aspettarsi niente e
vivere la
vita così come veniva, con la consapevolezza che tutto era
appeso a un filo
sottile.
Gli allenamenti di arti marziali miglioravano di giorno in giorno. Si
divertiva
e lo trovava uno sport davvero interessante. Quando guardava Lee e Gai
affrontarsi, rimaneva meravigliata dalla loro forza e
agilità, e sperava di
riuscire anche lei un giorno ad arrivare a quei livelli. Ma non poteva
dimenticarsi della sua passione più vecchia, il kendo.
Quella sera i due
allenamenti si susseguivano e non appena ebbe finito il primo raccolse
rapidamente le sue cose per spostarsi nella palestra adiacente. Per far
prima e
risparmiare tempo non chiuse nemmeno la borsa, ma non aveva previsto di
incontrare altri ostacoli lungo il percorso. Appena uscì,
infatti, si scontrò
con Neji.
-Mi scusi- disse, non riconoscendo, ma alzando lo sguardo
incontrò i suoi occhi
chiari. Ancora una volta non le rivolse la parola e la
oltrepassò senza
prestarle alcuna attenzione. Tenten lo fissò fino a che
scomparve negli
spogliatoi e sospirò pesantemente, prima di seguirlo.
-Dimmi quello che devi dirmi, Neji- gli disse, incrociando le braccia e
guardandolo dritto negli occhi –e facciamola finita con
questa farsa-
-E’ lo spogliatoio maschile- si limitò a
commentare l’altro, senza smettere di
sfilarsi la maglietta.
-Bene, se non vuoi parlare tu, lo farò io-
affermò con decisione lei –non andrò
più alle lezioni con Lee e Gai, così tu potrai
tornare ad allenarti come ti
pare e piace, d’accordo?-
Se ne andò con passo spedito, pensando che fosse
un’ingiustizia che quel corpo
così perfetto fosse stato dato a una persona così
insopportabile.
Gli allenamenti di kendo furono addirittura migliori dei precedenti. I
suoi
colpi erano diventati più potenti e le sue gambe
più scattanti da quando aveva
cominciato a praticare le arti marziali. Ricevette complimenti da tutte
le
compagne di squadra e l’allenatore le comunicò che
aveva buone probabilità di
partecipare alle nazionali.
-Ehi, Ten, oltre alle nazionali hai qualche altro interesse? Dai, vieni
con noi
a ballare stasera- le propose Temari, sua compagna dai tempi delle
elementari.
-Grazie dell’invito, ma oggi sono davvero distrutta- rispose
l’altra, abbassata
a frugare nel suo borsone.
-Tu sei sempre distrutta da un po’ troppe settimane-
protestò l’altra –se
venissi anche tu, tutti gli uomini cadrebbero ai tuoi piedi di fronte a
un
fisico così-
-E non sei contenta? Li lascio tutti a te- commentò
divertita l’altra –sono
felice, comunque, che tu abbia queste aspirazioni per me-
-No, ho un’altra teoria- continuò
l’altra ignorandola –credo che le tue gambe
ben tornite abbiano già catturato qualche preda, ad esempio
quel bel maschione
di Hyuga che è qua fuori ad aspettarti-
-Aspetta me?- domandò lei, incredula e imbarazzata di fronte
all’accostamento
di due parole come “maschione” e
“Hyuga”.
-Se aspettasse me credi che sarei ancora qui? Certo che no! Starei
tracciando
la linea dei suoi addominali perfetti e tastando i suoi bicipiti
d’acciaio-
Tenten lasciò gli spogliatoi indossando frettolosamente una
maglietta e
cercando di ignorare i vaneggiamenti di Temari. Uscì
così di corsa che dovette
frenare per non scontrarsi di nuovo con Neji.
-Cosa c’è ancora?- gli chiese, drastica. Lui
rimase ad osservarla per qualche
istante, facendola sentire a disagio. Certo, non era nel suo massimo
splendore:
era a piedi nudi e con i capelli ancora bagnati, ma squadrarla in quel
modo era
davvero troppo –Sì, è così
che sono dopo un allenamento e dovresti saperlo
visto che eravamo compagni di squadra!-
-Hai dimenticato questo- disse semplicemente Neji, allungando poi una
mano. Tra
le sue dita c’era il reggiseno che Tenten stava cercando
disperatamente da un
quarto d’ora ed era nero, a baldacchino, di pizzo.
-Oh- riuscì solo a pronunciare, afferrando in tutta fretta
–devo averlo perso
prima-
Imbarazzata si girò per rifugiarsi il prima possibile negli
spogliatoi
femminili, quando Neji si decise finalmente ad affrontarla.
-Sei patetica-
-Come scusa?- domandò lei, bloccandosi.
-Sei patetica- ripeté l’altro, con convinzione.
-Aspetta un secondo, vedo a mettermi questo e poi torno a riempirti di
pugni
con tutta comodità- gli disse, sventolandogli il reggiseno
di fronte al naso e
sparendo in un lampo.
-Tutto bene Tenten?- le chiese Temari.
-No, per niente- rispose, finendo di vestirti frettolosamente
–in questo
momento vorrei uccidere qualcuno-
-No, non è per quello- continuò l’altra
–è che sei piuttosto pallida, hai
mangiato oggi? Non dirmi che hai saltato ancora la cena!-
-Smettila di farmi la predica, Temari-
Uscì tagliando bruscamente la conversazione con
l’amica, troppo arrabbiata per
poter pensare ad altro se non a Neji Hyuga. Quando uscì di
nuovo lo trovò
esattamente dove l’aveva lasciato, ma a cambiare fu la sua
voglia di sfogarsi
su di lui.
-Non ne vale la pena- disse, lasciandolo dietro di sé e
sperando di non doverci
più ad avere a che fare.
-Pensavo che i tuoi pugni facessero almeno il solletico. Lee non ti ha
insegnato proprio niente?-
Lo ignorò, spalancando l’ultima porta che la
separava dal mondo esterno e
lasciandosi investire dall’aria fredda.
-Fermati- insistette Neji, i cui passi erano sempre più
vicini –fermati, per
favore-
Le parole magiche, le chiamano, ma in quel caso erano le parole del
miracolo.
Neji Hyuga aveva fatto un gesto gentile e quello bastò
perché Tenten gli desse
ascolto.
Si girò verso di lui e alzò le spalle, dandogli
la possibilità di dire
qualsiasi cosa. Lui, a quel punto, esitò.
-Lo vedi? Non sei in grado di fare una conversazione normale, non se
non ci
metti qualche insulto come sei pietosa, sei stupida, sei debole e
aggiungi tu
quello che preferisci-
-Aspetta- le disse, impedendole di andarsene di nuovo –voglio
solo sapere il
perché-
-Il perché di cosa?- chiese lei, non capendo.
-Perché lasci gli allenamenti con Gai e Lee-
spiegò l’altro –io non l’avrei
fatto-
-Perché devi vincere le nazionali- rispose Tenten
–non ho svenduto la mia
dignità per un secondo posto, quindi vedi di arrivare almeno
primo-
Sapeva che la verità non sarebbe servita con Neji,
perché quello non era il
motivo che per primo l’aveva spinta a rinunciare. La sua era
stata una
decisione pensata, meditata nelle sere in cui lo aveva spiato allenarsi
da
solo, dopo che tutti gli altri avevano già finito. Era stata
testimone dei suoi
sorrisi quando riusciva a superare il numero di esercizi che poteva
sopportare,
nonostante fosse distrutto e non trovasse più la forza di
rialzarsi.
Quando si allenava Neji era in pace e non lo era mai se non in quei
momenti,
altrimenti non avrebbe avuto quel caratteraccio.
-A me non serve un sensei per vincere- ribadì
–posso farcela da solo-
-Oh sì invece- rispose lei –per i tipi arroganti
come te, un sensei serve per
ricordarvi che anche voi avete dei difetti e dei limiti. Per cui Gai ti
serve,
eccome se ti serve-
-Lo so che mi hai visto allenarmi, dovresti aver capito che posso
benissimo
farcela da solo-
-Neji- disse Tenten, la cui pazienza era al limite –per una
volta accetta una
gentilezza senza fare tante storie, ok? E per favore, fai
un’altra strada per
andare a casa stasera-
Riuscì finalmente a liberarsi da Neji e rimanere da sola,
lasciando la libertà
alla sua mente di insultare tutto e tutti come più le
piaceva e in rigoroso
silenzio. Cercò di ignorare le gambe deboli, le vampate di
sudore freddo e la
testa dolente meglio che poté. Tutto quelle che voleva era
stare da sola.
....Scusate ma
febbraio è un mese d'inferno! Spero che questo capitolo vi
abbia rallegrato ^^ forse i personaggi sono un pò OOC? In
ogni caso, io mi sono divertita un mondo a scriverlo!
A presto, e grazie in
anticipo a chi lascerà un commento, è sempre il
benvenuto.
Dryas
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Capitolo 9 *** Buio e Luce ***
Buio
e Luce
Tenten si accorse di essere sul punto di correre. Voleva arrivare a
casa a
tutti i costi, lasciarsi cadere nel letto e sprofondare tra coperte e
cuscini
per almeno dieci ore consecutive. Era stanca, così stanca da
abbassare la
guardia anche nelle strade buie che temeva fin da quando era bambina.
Non si
aspettava di venere afferrata per un polso e trascinata di forza in un
vicolo
laterale, praticamente impossibile da notare di notte.
-Mi devi qualche spiegazione, Tenten-
Conosceva quella voce, bassa e profonda, la più affascinante
che avesse mai
sentito e che in quel momento le fece venire brividi di paura.
-Lasciami, Sasuke- tentò di divincolarsi dalla sua presa
ferrea. Era grosso
almeno il doppio di lei e nascosta dalle sue spalle spariva
completamente alla
vista di chiunque fosse passato per la strada principale –che
spiegazioni vuoi?
Non capisco-
-Non capisci?- chiese lui, afferrandole il mento e sollevandolo con
delicatezza
fino a far incontrare i loro occhi. Lui era pieno di rabbia e di odio,
tanto
che sentì un dolore fisico nel momento in cui il suo sguardo
la trapassò –oh,
io credo di sì-
La sua mano si strinse e le sue dita le graffiarono il viso. Tenten
gemette, ma
era troppo spaventata anche per mettersi a gridare. Sasuke si
avvicinò
annullando ogni distanza tra loro.
-Non sapevo che Neji Hyuga avesse un debole per le brune- le disse
–o forse,
più semplicemente, sei una puttana. Siete stati voi a
mettere la droga nel mio
armadietto, non è così?!-
Con terrore crescente,
Tenten sentì le sue dita
spostarsi sul suo collo e stringere. Disperata, cercò di
allontanarle, ma tutto
ciò che ottenne fu di venire bloccata dall’altro
suo braccio.
-Vi ho sentiti un secondo fa fuori dalla palestra- continuò
–tu non hai idea di
quello che hai fatto! Hai rovinato la mia vita e la mia carriera!-
Le tirò uno schiaffo così forte da scaraventarla
a terra. Sentendosi libera,
Tenten cercò di rialzarsi e di mettersi a correre, ma lui
l’afferrò per i
capelli ormai sciolti e la trascinò indietro.
-Lasciami andare!- riuscì a gridare, ma tutto ciò
che ottenne fu la sua risata.
La spinse di nuovo contro il muro e, mentre la teneva ferma con il suo
corpo,
le mani accarezzavano il suo. La paura di Tenten divenne
così incontrollabile
da trasformarsi in nausea. Tremava e non era più in grado di
reggersi da sola
sulle gambe, ma quei tocchi invadenti e indelicati fecero nascere in
lei una
rabbia che non avrebbe mai creduto di avere. Con un urlo
trovò la forza di
scalciare e sbracciarsi, ed ebbe la lucidità di individuare
il suo volto per
poi colpirlo con tutta l’energia che ancora le rimaneva,
premurandosi di
chiudere bene le dita.
Ci riuscì, era libera, ma lo sforzo fatto era stato
così faticoso che la sua
corsa ancora una volta fu troncata. Aspettò che nuovo dolore
si aggiungesse a
quello che già provava, ma il rumore secco di due corpi che
si scontrano era
troppo lontano per appartenere a lei. Si ritrovò a terra,
con la faccia
sull’asfalto e una mano dolorante.
-Ce la fai ad alzarti?- una nuova voce le venne in soccorso.
-Neji?- chiese, guardandosi intorno e intravedendo Sasuke
nell’oscurità, steso
a terra. Presa dal terrore di vederlo rialzarsi, piantò i
palmi delle mani
sulla strada e tentò di sollevarsi. Non ce
l’avrebbe mai fatta se Neji non
l’avesse afferrata per entrambe le braccia e sostenuta fin
dai primi passi che
compirono per allontanarsi da lì.
-Sa tutto- gli disse, angosciata e sull’orlo delle lacrime
–ha scoperto che
siamo stati noi-
-A questo penseremo dopo- fu la sua risposta.
Neji camminava troppo velocemente per le sue capacità, ma
mai una volta rischiò
di farla cadere, e non aveva la minima idea di dove la stesse portando.
Si fidò
ciecamente, lei non sarebbe stata in grado nemmeno di ritrovare la
strada di
casa in quello stato. Tutto ciò che le importava era di
allontanarsi il più
possibile da Sasuke.
-Villa Hyuga?- domandò, poi, riconoscendo la casa di Hinata.
Non ottenne
risposta, Neji continuò ad aprire porte e percorrere
corridoi con lei sempre
tra le braccia. La loro corsa finì in una piccola stanza
buia in cui vi erano
solo un divano e un tavolo.
-Vado a prendere qualcosa per medicarti- le disse, lasciandola
scivolare sui
morbidi cuscini e aprendo una seconda porta. Tornò da quello
che Tenten capì
essere il bagno stringendo tra le mani un cassetta rossa segnata da una
croce
bianca.
-Faccio da sola- gli disse.
Lui le lasciò campo libero e la ragazza si chiuse la porta
del bagno alle
spalle. Portandosi le mani al viso, lasciò finalmente
scendere le lacrime,
calde e salate, cercando di trattenere i singhiozzi per non farsi
sentire da
Neji.
Quando riuscì a calmarsi, accese la luce vicino allo
specchio e rimase
inorridita dalla sua stessa immagine. Aveva i capelli arruffati, gli
occhi
gonfi e rossi, un labbro che non sembrava più tale e un
alone nero sulla
guancia destra. Stentò a riconoscersi.
Aprì la cassetta del pronto soccorso trovandovi tutto
l’occorrente. Si lavò il
viso e disinfettò le ferite, coprendole con dei cerotti, ma
era consapevole che
i gonfiori e i lividi sarebbero rimasti per giorni e giorni.
Una volta che ebbe finito andò a raggiungere Neji
nell’altra stanza. Lo trovò
seduto sul divano, assorto nei suoi pensieri, ma appena la vide
scattò in
piedi.
-Voglio andare a casa- gli disse, senza guardarlo in viso.
-Non è sicuro- rispose lui.
-No, vado a casa- insistette lei, facendo per avvicinarsi alla porta da
cui
erano entrati, ma lui le sbarrò la strada.
-Non è sicuro- ripeté con determinazione.
-Ma è sicuro per me- rispose priva di convinzione
l’altra.
-Rimani, puoi dormire nel mio letto se vuoi- continuò Neji
–lui non oserà
venire qui e anche se lo facesse mi troverà sveglio-
Tenten finalmente lo guardò in faccia. Gli occhi di Neji
sembravano davvero
preoccupati e non la stavano giudicando come suo solito. Le sue parole
erano
sincere.
-Davvero?- gli chiese, desiderosa solo di sentirsi al sicuro e di
accettare
quella proposta. Lui fece cenno di sì con il capo.
Tenten si sdraiò sul letto di Neji, decisamente
più duro del suo, ma pieno di
morbidi cuscini. Afferrò le coperte e le tirò fin
sopra la testa, nascondendosi
in un rifugio immaginario che da sempre, nei momenti più
bui, le aveva dato
sicurezza. Chiuse gli occhi e aspettò che il sonno
arrivasse, ma come aveva
temuto non accadde. Sperava di poter dimenticare tutto per almeno una
notte,
anche se sapeva che lo spavento era stato troppo grande per
annientare
così d’un colpo tutti i suoi sensi e per mettere
un freno alla sua mente stanca
ma ancora attiva. Dopo qualche ora, decise di alzarsi.
-Neji? Sei sveglio?- domandò senza accendere la luce.
-Sì, certo- sentì rispondere.
Tenten mettendo di fronte a sé le mani, tentò di
raggiungerlo. Capì di essere
arrivata al divano quando le sue dita sfiorarono il suo braccio e
trovando uno
spazio vicino a lui si sedette accanto.
-Se non ci fossi stato tu … -
-Smettila- la fermò, brusco.
-Ma è così -
Rimasero entrambi in silenzio. L’oscurità piaceva
a Tenten, le permetteva di
fare tutto ciò che voleva senza apparire debole o mostrare i
segni della sua
debolezza.
-Grazie- gli disse –se non ci fossi stato tu … -
-Gli avresti tirato un altro pugno- terminò lui.
-Non che il primo sia servito a molto, anche se questa volta ho tenuto
le dita
chiuse-
-Ti ha dato una via di fuga-
-Ma non sono andata molto lontana- disse lei con un sospiro.
-Devi tenere il braccio più indietro e il gomito
più alzato- spiegò lui –Lee
non ti ha insegnato proprio niente?-
-Lee è un incapace-
Lo sentì ridere per la prima volta. Si accorse di voler
vedere come fosse un
suo sorriso, ma la sua risata bastò per calmarla e pian
piano il sonno le fece
scivolare sulla sua spalla. I suoi lunghi capelli coprirono il braccio
di Neji
ed erano così tanti che arrivano fino alle sue mani. Li
strinse e li tenne tra
le dita finché non vide il sole sbucare tra le imposte alle
finestre. A quel
punto si addormentò anche lui.
:D finalmente inizia il bello! E sappiate che il livello di
sdolcinatezza di
questa FF è infinito (con in aggiunta scene di amabili
litigi). Spero sia
promettente!
Dryas
|
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Capitolo 10 *** L'Impossibile ***
L’Impossibile
Il risveglio di Tenten
fu accompagnato da un morbido rimbalzo su un cuscino azzurro spento.
Impiegò qualche attimo per ambientarsi e capire che quella
stanza non era nient’altro che il salotto di Neji illuminato
dal sole. Sentì la voce di quest’ultimo e
riuscì in fine a individuarlo con gli occhi ancora mezzi
socchiusi in prossimità della porta. Non si fece molte
domande su chi fosse il suo interlocutore perché ne aveva
già altre che non avevano risposta: se la sua testa era
piombata a peso morto sul divano, prima da cosa era sostenuta?
Trattenne un grido.
Si alzò in
piedi solo nel momento in cui Neji chiuse la porta e fece scivolare un
vassoio sul piccolo tavolo a fianco, ma le lanciò solo un
breve sguardo prima di sparire in camera sua. Tenten si
avvicinò alla colazione profumata appena arrivata e non
resistette dall’assaggiare un biscotto. Quando il legittimo
proprietario fece ritorno non ne rimanevano che un paio e non
esitò a mostrare il suo disappunto sottraendo tutto il
rimanente dalla sua portata.
-Bisogna andare a
scuola oggi- disse improvvisamente Tenten, guardando la divisa
indossata da Neji.
-Sì,
è la stessa, se non te ne sei accorta- bofonchiò
lui, per poi bere tutto d’un fiato una tazza di
tè.
-Io non vengo-
continuò la ragazza –magari domani-
-Domani non
sarà diverso da oggi- commentò lui –e
devi anche andare a denunciare Sasuke-
-Denunciarlo? Non ci
penso nemmeno- disse Tenten –non posso dire niente o mi
farà di certo buttare fuori dal liceo. E a me serve quel
dannato diploma per andarmene da qui-
-Se non vai a scuola
non prenderai “quel dannato diploma” in ogni caso-
-Oh, ma che ne vuoi
sapere-
Sibilò
Tenten prima di sparire in bagno. Appoggiandosi alla porta con la
schiena prese un profondo respiro e cercò di far sparire un
po’ dell’angoscia che le chiudeva la gola. Si
avvicinò alla specchio e accendendo la luce vide il proprio
riflesso, ancora diverso da quello che ricordava. La sua guancia era
diventata bluastra e il suo labbro era rimasto un po’ gonfio,
con un taglio rosso a dividerlo in due. Si lavò il viso
e fece del suo meglio per apparire il più normale
possibile.
-Esci dalla finestra-
le disse Neji, una volta che fu uscita, mettendosi in spalla lo zaino e
indicando con un cenno del capo l’unica fonte di luce di
quella piccola stanza –devi solo seguire la recinzione, poi
arriverai all’argine di un fiume e da lì puoi
raggiungere la strada principale. È meglio se
nessuno ti vede-
Tenten fu pienamente
d’accordo e lo salutò con debole
“ciao” non ricambiato.
La mattina
passò e così il pomeriggio. Il sole
tornò a sfumare il cielo di rosso e le stelle cominciarono a
spuntare, timide. Una giornata come le altre, per Neji, che quando
rientrò nel proprio appartamento, il più umile di
villa Hyuga, trovò Tenten ancora seduta sul suo divano.
-Non hai nemmeno il
televisore- gli disse –che noia-
Aveva passato
lì l’intera giornata, ma la finestra del salotto
era ancora aperta. Più volte si era avvicinata per
scavalcarla e lasciare quel posto che le metteva soggezione, ma non
c’era riuscita. Avrebbe dovuto affrontare un mondo in cui
c’era Sasuke e persone come lui, capaci di farle del male
senza che lei fosse in grado di difendersi. Nemmeno a casa sua sarebbe
stata al sicuro, lo sapeva, e villa Hyuga aveva sistemi di allarme e
telecamere. Una protezione che per quel momento le bastava.
-Cosa ci fai ancora
qui?- le chiese, lasciando cadere pesantemente lo zaino –ti
ha vista qualcuno?-
-No, mi sono nascosta
sotto il letto quando è arrivata la domestica- rispose,
sapendo che aveva tutto il diritto di essere arrabbiato, per una volta.
Senza aggiungere altro, Neji la lasciò sola e
andò a cambiarsi: quella sera c’era allenamento,
il primo senza di lei.
-Alzati, andiamo in
palestra- le disse uscendo con una divisa bianca che gli calzava a
pennello.
-Non mi
farò vedere in questo stato da Lee e Gai- rispose, sorpresa
anche solo dal fatto che avesse pensato a un’idea
così stupida –e poi non frequento più
il corso di arti marziali, ricordi?-
-Sì,
invece- ribatté il ragazzo, avvicinandosi di qualche passo
–ti insegnerò come si uccide una persona
così non dovrai accamparti qui per il resto della tua vita.
Avanti, alzati-
-Ti ho detto che non
verrò- disse Tenten e si avvicinò alla finestra
–piuttosto me ne torno a casa-
-Adesso che si
è fatto buio e per le strade non c’è
anima viva?-
Neji era stato brusco,
ma aveva ragione. Tenten si fermò, spaventata
dall’idea di affrontare da sola quel breve tratto di strada,
incapace di prendere una decisione.
-Muoviti, mi stai
facendo perdere tempo- insistette l’altro.
-Ti ho detto di no-
ripeté Tenten, la cui rabbia stava diventando
incontrollabile –sei per caso sordo? Guarda la mia faccia e
la mia mano! Capiranno subito e io non posso … -
-E allora cosa farai?
Rimarrai chiusa in casa per l’eternità? Quei segni
ci saranno anche fra due settimane!-
-E credi che io ne sia
contenta?!- sbraitò lei –tu non hai idea di quello
che sto provando! Ieri mi sono sentita così indifesa da
vergognarmi di me stessa, Sasuke mi ha tolto ogni dignità,
ogni libertà … e non ha chiamato te puttana!-
-E allora hai
intenzione di continuare a farglielo credere?!- Neji, per non alzare
troppo la voce, si era ulteriormente avvicinato, ma non
considerò che quel gesto potesse apparire come una minaccia
per Tenten. La ragazza si irrigidì tutto d’un
colpo e impallidì, mentre i suoi occhi spalancati non
osavano alzarsi e le sue mani erano subito corse a trovare un sostegno.
-Allontanati- gli
disse, e la sua paura si espresse nel sussurro con cui
pronunciò quelle parole. Il ragazzo le diede ascolto, senza
smettere di osservare la sua reazione, totalmente imprevista.
-Mi dispiace- disse
infine la ragazza, che sembrò riprendersi –non so
cosa … -
Neji rimase a
guardarla ancora per un attimo e il suo silenzio fu interpretato da
Tenten come segno d’offesa. A suo modo l’aveva
aiutata e la ricompensa che riceveva era quella. Anche lei si sarebbe
arrabbiata.
-Io non ti farei mai
quello che … -
-Lo so- lo
fermò subito, alzando lo sguardo su di lui. I suoi occhi
chiari sembravano confusi, mentre i suoi per una volta erano sicuri di
sé. Voleva fargli sapere che gli era riconoscente e se
quello che aveva provato di fronte alla sua reazione era senso di
colpa, doveva farlo sparire immediatamente.
-Hai bisogno di aria-
le disse, infine, avvicinandosi alla porta di ingresso e facendole
segno di seguirlo. Ancora una volta la sua andatura fu troppo veloce,
ma lo seguì fino a che sbucarono in un piccolo giardino sul
retro della casa, illuminato solo dalla luna. Il vento fresco
sembrò risvegliare ogni sua fibra e si beò di quella
sensazione per minuti interi.
-Lee non è
stupido- disse infine –capirà subito che tipi di
ferite sono queste-
-No, se ci inventiamo
una buona copertura- rispose Neji, anch’egli del tutto calmo
–lo possiamo fare lungo la strada-
-Sei sicuro di voler
riprendere gli allenamenti? Se ti do fastidio, devi solo dirlo, e io mi
farò da parte-
-Te l’ho
detto, ti insegnerò a difenderti- ribadì lui
–e non dubitare troppo delle mie capacità, ho
affrontato difficoltà peggiori-
-Se lo dici tu-
rispose Tenten, con un piccolo sorriso.
Lasciarono villa Hyuga
stando attenti a non essere visti, ma prima si diressero verso un
chiosco di ramen. L’umore di Neji peggiorò in
maniera notevole di fronte a quell’inconveniente che
accresceva il loro ritardo mostruosamente, ma si riprese un poco quando
la ragazza gli offrì la cena. A quel punto avevano
già saltato un’ora di allenamento, ma Gai non li
rimproverò, anzi fu al settimo cielo quando li vide arrivare
entrambi. Il team era di nuovo al completo e niente era più
importante di quello.
-Cosa hai fatto al
viso Tenten?- le chiese immediatamente Lee, e non riuscì a
impedirgli di accarezzarle il volto ferito –è
stato lui?!-
Neji alzò
un sopracciglio di fronte a quell’accusa ma non disse niente,
si limitò a incrociare le braccia.
-Lo sai come sono
maldestra, Lee- intervenne la ragazza –e sono solo qualche
graffio durante l’allenamento di kendo-
-Pensi che io ci
creda?- la rimproverò, con una rabbia che mai gli aveva
visto –è stato lui!-
Gai lo
fermò prima che potesse raggiungere Neji. Ancora una volta
la situazione non degenerò per un suo intervento.
-Non saltare alle
conclusioni troppo in fretta- gli disse, per poi rivolgersi a Tenten
–cara, se hai qualcosa da dire noi siamo qui solo per
aiutarti. Non devi avere paura-
-Sono stato io- si
intromise Neji e Tenten fu subito pronta a smentire, ma lui la
precedette di nuovo –ci siamo allenati e quelli sono i
risultati della sua pessima difesa. Lee, sei veramente un incapace-
-Hai osato picchiare
una ragazza?!- esclamò l’altro ragazzo, che
cominciò a divincolarsi per liberarsi dalla presa di Gai
–ma non ti vergogni?!-
-Lee!- urlò
invece Tenten –questi segni li avevi anche tu quando hai
iniziato le arti marziali e se mi consideri debole solo
perché sono una donna, bè, allora preferisco di
gran lunga allenarmi con Neji-
Le sue parole furono
un duro colpo per il ragazzo, che si calmò e si
scusò con entrambi umilmente. Per fortuna Gai
riuscì a trovare un lato positivo anche in quel litigio e
l’umore grigio si dissolse un poco. Si distrassero
completamente quando iniziò l’impresa di
migliorare la “pessima difesa” di Tenten e
quest’ultima si divertì persino a guardare gli
altri due compagni di squadra cercare di collaborare. A fine
allenamento si parlavano a monosillabi, perché Gai
proibì ogni tipo di insulto, compresi quelli velati di Neji,
e anche se aveva imparato ben poco,almeno il suo spirito ne usciva
più leggero.
Gai e Rock Lee li
salutarono sparendo negli spogliatoi intonando un inno alla
giovinezza, mentre Tenten si prese qualche minuto per recuperare le
forze.
-In piedi- le disse,
invece, Neji, comparendole davanti.
-Ma
l’allenamento è finito- rispose –Gai e
Lee se ne sono andati-
-Noi non abbiamo
finito- insistette l’altro –ora ti insegno qualcosa
di utile-
Tenten si
rimise in piedi e Neji questa volta fece attenzione a rispettare le
distanze. Si avvicinò quel tanto che bastava e con
naturalezza le afferrò la mano destra. La usò per
insegnarle la giusta posizione delle dita e i punti da colpire,
indicandoli sul suo stesso corpo.
-Prima di tutto gli
occhi- cominciò – colpiscine almeno uno. La vista
è il senso a cui più ci affidiamo e se riesci a
togliere quello sei già a metà
dell’opera-
Guidò il
suo indice lungo il collo, facendoglielo involontariamente sfiorare e
si fermò sopra la piccola fessura tra le clavicole.
-Poi la carotide:
colpiscila con forza, se riesci a trovare il punto giusto riuscirai
persino a fargli perdere i sensi-
-Ho sempre pensato che
per stendere un uomo bisognasse mirare più in basso-
commentò Tenten, dimenticandosi per un attimo di avere di
fronte l’austero e impassibile Neji Hyuga.
-Se l’uomo
è drogato o ubriaco è probabile che non senta
niente, lì in basso- spiegò –meglio
colpire la carotide-
-Me lo
ricorderò- rispose lei –ma un tentativo lo faccio
comunque, lì in basso-
Passò
un’altra mezzora che a Tenten sembrò volare. Anche
se Neji non era tra gli insegnanti più pazienti, sapeva quel
che faceva e le spiegava in maniera impeccabile tutto quello che doveva
fare. Quando ebbero finito, fu così soddisfatta dei suoi
risultati che le scappò una risata.
Uscendo dagli
spogliatoi realizzò che aveva perso le chiavi di casa e non
pensava fosse il caso di svegliare la vicina a cui aveva dato quelle di
scorta alle undici di sera. Il caso volle che incontrò Neji
nello stesso istante in cui usciva anche lei e tornarono a casa
insieme. Passò la seconda notte da lui e si
addormentò pensando a quanto fosse stupido programmare la
propria vita nei minimi dettagli quando anche l’impossibile
può accadere.
Allora che ne dite? Si sta mettendo bene? Sono curiosa di sapere le
vostre opinioni :) Neji è stato molto carino a insegnare a
Tenten qualche trucco, anche se ufficialmente ha un secondo fine:
liberarsi di lei. Ma sarà davvero così?
Alla prossima,
Dryas
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Capitolo 11 *** Lealtà reciproca ***
-Lealtà reciproca-
Tenten passò
da Neji tutte le notti della settimana. Aveva fatto cambiare la
serratura del suo appartamento e installato persino un allarme, ma non
erano serviti a cancellare la paura. Ogni volta che metteva piede in
quella casa, così silenziosa e vuota, l’angoscia
le stringeva il cuore e la faceva scappare nell’unico luogo
in cui si sentiva sicura. Non sapeva se Neji fosse al corrente delle
sue visite: arrivava dopo che se n’era andato a letto e se ne
andava prima che il sole sorgesse. Non l’aveva mai scoperta,
ma il fatto di trovare la finestra aperta ogni sera la fece sospettare
che fosse al corrente delle sue intrusioni.
Che la sua fosse
gentilezza o più semplicemente pietà, poi, non le
importava; gli sarebbe stata grata in ogni caso e tutto quello di cui
aveva bisogno era di sapere che vicino a lei c’erano due paia
di braccia forti pronte a salvarla, come già una volta
avevano fatto. Solo di giorno, in mezzo alla gente, si rendeva
conto di quanto il suo comportamento fosse stupido.
Come ogni pomeriggio
stava andando a trovare Hinata compiendo il suo quotidiano e silenzioso
rito di rimprovero quando un attimo prima di entrare nella stanza
sessantacinque fu fermata.
-Tenten, aspetta un
attimo!- quel sussurro, gridato con urgenza, la fece voltare
guardandosi attorno nel tentativo di capire da dove provenisse. Dal
corridoio adiacente spuntò una testa bionda e una mano
sbucò per convincerla ulteriormente ad avvicinarsi.
-Naruto? Cosa ci fai
qui?- gli domandò una volta che l’ebbe davanti,
consapevole della poca simpatia che correva tra lui e Neji, il quale
era sicuramente già arrivato.
-Voglio vedere Hinata-
confessò determinato –non riesco a stare con lei
da settimane ormai. Mi puoi aiutare? Ti prego, non so più
cosa fare!-
-Vorrei tanto, Naruto,
ma Neji … -
Si bloccò.
In quel momento si accorse che la sua lealtà verso lo Hyuga
aveva raggiunto livelli esagerati, tanto da mettere in secondo piano la
felicità della sua migliore amica.
-Lasciami pensare un
attimo- gli disse alla fine.
Non ebbe tempo di
farlo. Sakura li sorprese entrambi e con un urlo così forte
da farli spaventare. Prima che potessero capire le sue intenzioni
furono trascinati in un angolo isolato del reparto e dopo aver chiuso
la porta dietro di sé il medico si mise a fissare entrambi
con le braccia sui fianchi.
-Naruto, tu che ci fai
qui?- domandò, visibilmente alterata –lo sai che
ti è stato espressamente vietato dalla famiglia Hyuga.
Sparisci se non vuoi guai, prima con Neji e poi con me-
-No, voglio vedere
Hinata- si impuntò il ragazzo –e sono pronto a
prendere a pugni anche Neji se sarà necessario-
-Tu non farai niente
di tutto questo, è chiaro!?- lo minacciò puntando
l’indice verso di lui, dopo di che il suo sguardo di fuoco si
posò su Tenten –e tu che cosa hai fatto al viso?-
-Un allenamento un
po’ disastroso- bofonchiò, intimorita. Sakura le
metteva soggezione e temeva che con lei la sua scusa non avrebbe retto.
Probabilmente fu così, perché il suo tono si
addolci e si offrì di darle un’occhiata.
-Ragazzi, cosa devo
fare con voi?- sospirò alla fine, portandosi una mano alla
fronte.
-Sakura, ti prego,
devo vedere Hinata- ripeté Naruto, i cui occhi azzurri erano
così sinceri e tormentati da lasciare senza fiato Tenten.
-Lui è
l’unico che può portale un po’ di
felicità- gli diede man forte –lo sai anche tu,
Sakura, che è ingiusto che gli sia negato di stare con lei-
-Certo che lo so, ma
ci sono delle regole- rispose il medico, in evidente dubbio
–Neji non accetterà mai di lasciarlo entrare-
-E allora facciamo in
modo che non abbia scelta- propose Tenten –se entri anche tu,
lui non potrà alzare un dito su Naruto. Sa che se fa
qualcosa di sbagliato tu puoi vietargli di entrare di nuovo in
ospedale, e non sarà così avventato-
-Non possiamo
rischiare che faccia un’altra scenata di fronte a Hinata-
protestò Sakura –anche se poi lo posso bandire da
questo posto, le avrà fatto comunque del male-
-Ti giuro Sakura che
me ne andrò non appena mi accorgo che la situazione si fa
pericolosa- intervenne Naruto –ti prego-
-E va bene- cedette il
medico –ma tu, vedi di non provocare Neji e non cedere alle
sue provocazioni, dagli sempre ragione e datti sempre torto, umiliati
se necessario, ma evita che succeda il finimondo-
Uscirono da quello che
doveva essere un ripostiglio e si diressero verso la stanza di Hinata.
Sakura camminava con decisione come se temesse di cambiare idea da un
momento all’altro.
-Dov’è
la mia paziente preferita?- esclamò con allegria,
spalancando la porta. Il sorriso di Hinata da timido divenne raggiante
quando intravide alle spalle del medico l’alta figura di
Naruto, che però ebbe l’effetto opposto su Neji.
Scattò in piedi, pronto a intervenire, ma Tenten fu
più rapida.
-Non ti muovere- gli
disse, tagliandogli la strada e permettendo a Naruto di sgattaiolare
dall’altra parte del letto, il più lontano
possibile da lui.
-Che diavolo ci fa
qui?- le sussurrò con rabbia, fissandolo come se volesse
incenerirlo.
-Rende felice tua
cugina- fu la schietta risposta di Tenten, troppo impegnata a osservare
le dita di Naruto incastrarsi perfettamente con quelle
dell’amica, come se quello fosse il posto esatto in cui si
dovessero trovare. Solo quel semplice gesto era bastato per far
arrossire Hinata, che probabilmente non si era nemmeno accorta della
sua presenza, tanto era rapita dallo sguardo di Naruto.
-Il livido sul tuo
occhio è sparito, sono contenta!- la sentì dire.
-La ferita peggiore
è nel mio orgoglio- disse Naruto, che ricordandosi
improvvisamente della presenza di Neji, autore del suo occhio nero, si
agitò sulla sedia –ma a dire la verità
non me ne importa più molto, anzi, per niente, addirittura
mi sono dimenticato di cosa stavamo parlando!-
Alle sue spalle Neji
si mosse e se lo trovò di fianco. A fermarlo questa volta fu
Sakura che gli passò davanti chiedendogli di reggere quello
che era un pappagallo riempito di farmaci a caso. Il ragazzo nemmeno si
accorse del diversivo, tanto era infastidito dalla presenza del secondo
uomo nella stanza.
-Neji, non muoverti-
ripeté a bassa voce Tenten –vuoi prenderlo a pugni
qui dentro? Sarebbe davvero geniale-
Il ragazzo si
voltò di scatto, sottraendo alla sua vista il viso
sorridente di Naruto. Le sue mani, però, si chiusero in due
pugni di rabbia e Tenten lanciò uno sguardo allarmato a
Sakura. Quest’ultima mise fine all’incontro tra i
due innamorati, trascinando Naruto per il bavero della maglietta fuori
dalla stanza. Quando anche lei se ne fu andata, Tenten cercò
rifugio presso Hinata, ma non riuscì a sfuggire a Neji.
-Vieni fuori- le
ordinò poco gentilmente, ma sapeva di non avere altra
scelta. Qualcuno doveva pur subire la sua ira ed era abbastanza
assennata da non evitarla, peggiorando ulteriormente la situazione. Lo
seguì, lasciando Hinata con un sorriso di rassicurazione.
-Cosa pensavi di
fare?!- sbottò, dopo che l’ebbe seguito per una
decina di metri lungo il corridoio –Naruto?!-
-E’ stato
con lei solo per cinque minuti, Neji, non credo che sia così
grave- rispose, mantenendosi calma.
-Chi sei tu per
dirlo?!- continuò l’altro –lui non
può stare con Hinata!-
-E chi sei tu per
deciderlo?- ribatté Tenten –non hai visto come si
sorridono, come sono … -
-Non me ne importa
niente!- la fermò –e se ti metti in mezzo ancora
una volta, è finita: non vedrai mai più Hinata-
Con quella minaccia se
ne andò. Dopo che l’ebbe lasciata sola, Tenten si
scoprì amareggiata: non le aveva dato nemmeno la
possibilità di chiarirsi. Rimaneva sempre Neji Hyuga, si
disse, e il suo carattere non dipendeva certo da lei.
Quando
rientrò nella stanza di Hinata mascherò
completamente il malumore e si godette ogni secondo passato in
compagnia dell’amica, ignorando la presenza intimidatoria di
Neji. Se ne andò prima, per non rischiare di compiere
insieme a lui il tragitto verso la palestra. A mala pena sapeva se
avrebbe retto due ore di allenamento in sua compagnia.
Il programma del
giorno prevedeva l’insegnamento di una presa per mandare a
terra l’avversario. Lee fu un insegnante perfetto, le
spiegò come posizionare esattamente mani e piedi, mentre
Neji non mise bocca in niente e Tenten considerò il suo
silenzio tombale come una vittoria personale. Al momento della pratica,
però, la situazione si ribaltò.
-E’ una
leva, Tenten, non è così difficile!-
esclamò Lee, dopo l’ennesimo fallimento.
-L’ho capito
che è una leva- ribatté lei –una grande
forza con il minimo sforzo, me l’hai ripetuto alla nausea-
-E allora impegnati!-
Cercò di
sopprimere la propria irritazione, ma ancora una volta non
riuscì a mandare a terra il suo sensei in erba.
-Basta così
per oggi- disse, raccogliendo da terra la felpa e voltandogli le spalle.
-Ti arrendi
così facilmente?- la provocazione di Neji fu
l’ultima goccia. Il vaso traboccò tutto
d’un colpo e con un gran frastuono.
-E’ facile
parlare per te, te ne stai lì con le mani in mano e tutto
quello che sai fare è criticare- ribatté
rivolgendosi direttamente a lui –vuoi che ti asciughi il
sudore dalla fronte?-
Neji rispose alzandosi
in piedi e sciogliendo le braccia lungo i fianchi, senza distogliere lo
sguardo da lei. Sfilò la parte superiore della divisa,
facendole capire che era pronto ad accettare la sfida.
-Lee, le parole con
lei non servono- disse –stai solo sprecando fiato-
Tenten
partì all’attacco, più decisa che mai a
lasciare un segno su quel viso bianco e dalla pelle fin troppo
immacolata. Chiuse il pugno e si premurò di tenere il gomito
più in alto, come il suo avversario le aveva consigliato
qualche sera prima, ma tutto ciò che ottenne fu uno
spostamento d’aria, dopo di che si ritrovò stesa a
terra. Ignorò il dolore alla schiena e
l’umiliazione che provò, e si rialzò in
piedi, pronta a reagire.
-Devo mostrarti
un’altra volta come si fa?- le chiese con aria soddisfatta
Neji, ma Tenten era già ripartita.
Smise di contare il
numero di volte che fu mandata a terra. Neji era irraggiungibile, non
faceva in tempo ad avvicinarsi che lui prendeva il controllo della
situazione e con due rapide mosse la mandava al tappeto. Era stanca di
vederlo sogghignare dal basso, ma a mala pena riusciva a sfiorarlo.
-Tenten, basta adesso-
intervenne Lee.
-No, lo voglio
colpire- rispose lei con determinazione, massaggiandosi il capo, che
per l’ennesima volta aveva colpito il basso materassino.
-Ti farai solo del
male- insistette l’altro e si avvicinò tanto da
toccarle una spalla. Quel gesto fece scattare Tenten che dovette
semplicemente mettere una gamba incrociata alle sue e un braccio dietro
alla sua schiena per farlo ribaltare all’indietro con un
tonfo sordo.
-O dio, scusami Lee!-
esclamò correndo subito a soccorrerlo –mi
dispiace, non volevo! Non era te che volevo colpire-
-Cavolo, che botta- si
lamentò l’altro –mi hai colto del tutto
impreparato, lo ammetto-
-Ti sei fatto male?-
chiese l’altra, ma Lee si era già rialzato e le
sorrideva contento.
-Ce l’hai
fatta Tenten! Era così difficile? Una leva è una
leva-
La ragazza rispose al
sorriso e non riuscì a trattenere l’allegria. Lo
abbracciò e lui la fece girare, condividendo appieno la sua
contentezza. Quando la rimise con i piedi per terra, Tenten si
voltò e fece per abbracciare anche Neji. Si fermò
in tempo, ma il suo sguardo severo non riuscì ad abbattere
il suo spirito.
-Grazie!- gli disse,
sorridendogli e dimenticando per un attimo tutti i loro rancori. Dopo
di che rientrò negli spogliatoi continuando a ridere e a
scherzare insieme a Lee. Il suo buon’umore era tale che
decise di accettare la perpetua richiesta di Temari.
-Sì,
Temari, verrò a ballare con te- ripeté
l’altra.
-Dio, è un
miracolo- fu il suo unico commento –ma ti servirà
un vestito e un trucco decente. Tu oggi vieni a casa con me-
Per la prima volta
dopo dieci giorni i passi di Tenten non furono diretti verso il suo
rifugio sicuro. Quella notte la passò in mezzo a una folla
di sconosciuti, indossando un vestito rosso e con i capelli raccolti in
una lunga treccia. Si divertì come non le succedeva da molto
tempo e ballò fino a quando non fu mattina. A quel punto non
c’erano più ombre a farle paura.
....Naruto
e Hinata sono tanto teneri! Vi è piaciuto lo spazio dedicato
a loro? Spero di sì :) Per quanto riguarda Neji e Tenten, la
situazione è critica. Torneranno ad allontanarsi?
Alla
prossima settimana,
Dryas
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Capitolo 12 *** Fuga d'amore ***
-Fuga d'amore-
Tenten
scavalcò la balaustra rischiando di cadere a terra
rovinosamente e di trascinare con sé la tenda della
finestra. In qualche modo riuscì a rimettersi in piedi e si
sistemò il vestito prima di entrare nella stanza di Neji.
Voleva augurare anche a lui buonanotte, o buongiorno, doveva ancora
decidere.
Spalancò la
porta, pronta a investirlo con la sua allegria e a far scomparire per
sempre il suo broncio, quando trovò il letto vuoto. Per un
attimo rimase smarrita, ma poi alzò le spalle e si
lanciò verso il divano, su cui si addormentò un
secondo dopo.
Fu svegliata da un
martellare incessante, che le rimbombava nel cervello come cannonate
sparate a un millimetro dal suo orecchio. Con una smorfia si
girò dell’altra parte e ficcò la testa
sotto il cuscino.
-Neji, ti prego
smettila! Questa notte è stata devastante e ho assolutamente
bisogno di dormire-
Non ricevette
risposta, ma il frastuono cessò e lei si lasciò
di nuovo pervadere dal piacevole torpore del sonno.
-Il signor Neji si
è già alzato?- una voce sconosciuta, di donna,
acuta e fastidiosa si insinuò nella sua testa e
risvegliò la parte di sé che ancora era in grado
di ragionare. Scattò in piedi e incontrò gli
occhi grigi di quella che doveva essere la domestica.
-Credo che a
quest’ora sia già a scuola- rispose cercando di
apparire ben educata. Poi si accorse di avere le gambe nude e si
affrettò a tirare più in giù che
poteva la gonna per nascondere tutte le grazie che il vestito di Temari
le metteva in bella mostra.
-Oggi è
sabato- rispose l’altra, dopo averla squadrata da capo a
piedi.
-Oh- disse Tenten
–beh, allora sarà di sicuro ad allenarsi-
-Prima avrebbe chiesto
la colazione-
Tenten decise di
chiudere definitivamente la bocca e lasciare che la situazione si
risolvesse da sola, ma la donna non sembrava intenzionata ad andarsene.
Si avvicinò alla tenda appesa a metà e
cercò di sistemarla.
-Sa, Neji è
stato così gentile da ospitarmi questa notte- aggiunse, non
resistendo alla tentazione di salvarsi la faccia in ogni modo
–ho perso le chiavi di casa, ma sapevo che lui mi avrebbe
ospitata volentieri-
Avrebbe voluto
sotterrarsi. Mai, non ci avrebbe creduto mai se almeno una volta nella
sua vita quella donna avesse scambiato una parola con Neji.
Accennò un sorriso quando ricevette il suo sguardo perplesso
e poco convinto, e stava già pensando a che altro fare
quando la porta della stanza di Neji si spalancò.
-Signora Mia- disse,
assonnato e allarmato, e a torso nudo –è
già ora della colazione?-
-Sì,
signore- rispose lei guardandolo con severità
–l’ho appoggiata sul tavolo-
-Grazie,
riporto tutto io alle cucine-
La congedò
in fretta e furia, premurandosi di chiudere a chiave la porta una volta
che fu uscita. Rimase appoggiato ad essa per qualche istante, facendo
crescere l’angoscia di Tenten che fissava il suo petto bianco
e largo, consapevole di aver combinato un bel guaio.
-Mi dispiace- gli
disse, implorandolo con lo sguardo, ma lui nemmeno si voltò
e rientrò in camera sua. Quando uscì indossava
una maglietta e i pantaloni larghi di una tuta, e lei si
sentì così a disagio che desiderò
sparire. Nessuno dei due parlò: Neji era poco distante e la
sua nudità sembrava renderla ancora più
vulnerabile, tanto che si voltò dall’altra parte,
incapace di reggere il suo sguardo di disappunto.
-Forse è
meglio se torni a casa- le disse semplicemente, tralasciando tutto il
resto. Lei annuì, ma un attimo prima di scavalcare la
finestra si fermò.
-Mi presteresti una
felpa?- gli chiese –mi vergogno a farmi vedere
così-
Lui accettò
e lei la indossò. Le arrivava più in basso del
vestito e benché non nascondesse del tutto le sue gambe, fu
sufficiente per far sparire un po’ di imbarazzo.
-E’ meglio
se non ci facciamo più vedere insieme- aggiunse il ragazzo
poco dopo, con tono inflessibile e duro –né
all’ospedale né in palestra-
-Ma come
farò con Hinata?- gli chiese, preoccupata.
-Andrai a trovarla
dopo che io sarò andato agli allenamenti-
Detto quello la
lasciò sola, dando per scontato che avrebbe rinunciato alle
arti marziali per rimediare a quello che aveva fatto. Tenten se ne
andò con la coda tra le gambe, stupita dal fatto che la
rabbia silenziosa di Neji potesse far più male dei suoi
soliti sfoghi verbali. Se fino a quel momento erano riusciti a fare
qualche passo in avanti verso un rapporto civile tutto era stato
rovinato dalla sua incoscienza, e si sentiva terribilmente in colpa.
Arrivata a casa fece
una doccia calda e si spaventò quando uscendo vide nello
specchio un alone nero circondare i suoi occhi. Consumò una
saponetta per far sparire mascara e rossetto dal suo viso e si
ripromise che non avrebbe mai più tentato di essere chi non
era.
Trascorse la notte nel
letto in cui aveva dormito per tutta la vita, eccetto la settimana
prima, ma solo quando il sole cominciò a filtrare tra le
imposte riuscì a prendere sonno. Proprio in quel momento il
campanello suonò. Si irrigidì di colpo e alla
terza volta si decise ad alzarsi e a guardare nello spioncino nuovo di
zecca.
-Che ci fai qui
Naruto?- chiese, spalancando la porta e facendolo entrare.
-Scusa se ti disturbo,
Tenten, ma devo parlarti di qualcosa di importante- disse lui, con aria
scontenta e visibilmente agitato, tanto da ignorare il suo pigiama con
un orso gigante stampato in primo piano.
-Si tratta di Hinata?
Sta male?- domandò immediatamente, preoccupandosi.
-No no, sta benissimo-
rispose l’altro –però sì, si
tratta di Hinata-
Naruto non disse
nient’altro. Tenten cercò di metterlo a suo agio,
facendolo accomodare e offrendogli quel poco di commestibile che aveva
in casa. Ma fu tutto inutile, sospirava e nient’altro.
-Mi vuoi dire che
c’è?!- sbraitò alla fine, incapace di
reggere ancora quello stato di incertezza.
-Sì, hai
ragione, è che è difficile per me-
esordì l’altro –come sai, io e Hinata
siamo innamorati e anche se la situazione in cui ci troviamo non
è delle più facili, siamo riusciti a farcela in
qualche modo. Ma ora Hinata è stanca e vuole …
vuole … -
-Lasciarti?-
domandò Tenten.
-No!- gridò
l’altro, terrorizzato alla sola idea
–perché mai dovrebbe lasciarmi?! .. anche se dopo
quello che sto per fare forse lo vorrà… Ti prego,
Tenten, io non dovrei essere qui, ma mi devi aiutare. Tu sei la sua
migliore amica, non è così?-
-Sì,
Naruto, e stai tranquillo, ti aiuterò … qualsiasi
sia il problema!-
-Hinata vuole scappare
dall’ospedale- confessò, e sembrò
diventare più leggero di una tonnellata. Tenten non si
aspettava tale iniziativa da parte di Hinata e ne fu sorpresa, ma non
troppo. La capiva, chi non avrebbe voluto scappare da Hiashi Hyuga?
-All’inizio
mi sembrava una buona idea- continuò Naruto –ci
saremmo trovati una bella casa lontano da qui e avremmo incominciato
una vita insieme, ma tu e Sakura mi avete fatto riflettere: Hinata
è fragile e anche se cerca di dimostrarmi che ce la
può fare senza la sua famiglia, sono sicuro che ne
soffrirà terribilmente e io sarò
l’unico responsabile del suo dolore. Ma lei adesso non vuole
più cambiare idea, è determinata a scappare-
-Quando?- gli chiese
Tenten.
-Questa notte- disse
Naruto –le parlerai?-
-Dammi dieci minuti e
sarò pronta-
Raggiunsero insieme
l’ospedale, ma solo Tenten entrò. Non volevano
certo peggiorare la situazione mettendo un’altra volta alla
prova la pazienza di Neji. La ragazza aveva appena attraversato
l’ampio ingresso quando una voce conosciuta attirò
la sua attenzione. Subito si nascose nel primo corridoio che
riuscì a raggiungere e per qualche attimo rimase incollata
alla parete con il cuore che minacciava di uscirle dal petto. Facendosi
forza, si sporse quel tanto che bastava per avere uno sguardo su tutto
l’ambiente: sì, era proprio Sasuke e ricevette
un’ulteriore scossa quando vide che il suo interlocutore era
Kiba. I ricordi della sera precedente la investirono. Spinta da tutto
l’alcool che aveva ingerito, gli aveva sorriso e lui le si
era avvicinato per salutarla. Il loro primo appuntamento era stato da
manuale: Tenten si era assicurata che non potesse essere scontento ed
era stata gentile e divertente per tutto il tempo, dandogli
l’impressione di averlo perdonato e di aver dimenticato.
Aveva concluso con un piccolo bacio speranzoso, nulla di
più, ma la sera prima quei baci si erano fatti pericolosi e
se non fosse stato per il dolore alla schiena provocato
dall’allenamento con Neji non avrebbe lasciato la festa
così presto.
Scappò,
prendendo le scale ormai quasi del tutto in disuso e cercando di
mettere più distanza possibile tra di loro. Quando raggiunse
il reparto di terapia intensiva era così confusa che aveva
quasi dimenticato il motivo per cui si trovava lì. Si prese
qualche minuto per pensare e capire il modo migliore con cui
approcciarsi a Neji, il quale non sarebbe stato di certo contento di
vederla, poi bussò.
Salutò
Hinata e il cugino con naturalezza encomiabile e riuscì a
far sì che Neji scambiasse qualche parola in privato con
lei, fuori dalla stanza.
-Tu non dovresti
essere qui- le disse senza guardarla in faccia.
-Lo so- rispose lei,
prendendo un lungo respiro prima di parlare di nuovo –ma
c’è una cosa che dovresti sapere. Riguarda Hinata-
-Quando ti deciderai a
starne fuori?- le domandò, irritato.
-Vuole scappare con
Naruto- confessò ignorando la sua ostilità
–stanotte, e io sono qui per impedirglielo-
Neji si
voltò con sorpresa e forse il suo stupore era più
dovuto al fatto che gliel’avesse detto piuttosto che per
l’intenzione temeraria della cugina. Tenten lesse la
frustrazione sul suo volto stanco e desiderò davvero di
poterlo aiutare.
-Tu sai
dov’è Naruto- le disse con impeto
–dimmelo e gli impedirò io di fare questa idiozia!-
-Spezzandogli le
gambe? Non servirebbe a niente, è Hinata che vuole scappare
da qui- spiegò lei –Naruto è venuto da
me implorandomi di farla ragionare e gli ho promesso che avrei fatto un
tentativo-
-Questo non ha senso-
riprese Neji –perché mai tu e soprattutto Naruto
non dovreste incoraggiarla? Siete voi i primi a volerla lontana da noi
Hyuga, tu stessa l’hai ammesso-
-Non sono stupida-
ribatté quasi offesa –la via più
semplice non è mai la migliore. Lasciami parlare con Hinata
e vedrai che non dovrai più preoccuparti di niente.
Troverò un altro modo per portarla via da voi-
I vecchi rancori erano
tornati di nuovo a galla e Tenten ebbe un deja vu: le sembrò
di rivivere la prima discussione che aveva avuto con Neji, mesi prima,
quando ancora non si conoscevano e non avevano nulla in comune. Ma a
differenza di quella volta, Neji si fece da parte e la
lasciò libera di entrare da sola nella stanza di Hinata.
-Ti avverto, Hiashi
potrebbe arrivare da un momento all’altro- le disse, ma
Tenten alzò semplicemente le spalle.
-Potresti trattenerlo
raccontandogli della “notte devastante” che ho
detto a Mia di aver avuto- disse, godendosi quella sleale vittoria e
sparì prima che potesse iniziare a insultarla.
Mentre affrontava il
problema “fuga d’amore” si
portò con sé lo sguardo imbarazzato di Neji: a
quel punto avrebbe dovuto mettere in gioco tutta se stessa e riuscire
ad abbattere senza pietà la speranza di Hinata, per poi
piantarne un’altra e farla fiorire in lei con tutto lo
splendore possibile. Era un compito difficile, ma aveva la motivazione
giusta per farlo.
...la verità
su Hinata sta per venire a galla, come si può magari
già intuire da questo dodicesimo capitolo. Per quanto
riguarda i due protagonisti, alta tensione! Tenten l'ha fatta grossa,
chissà che cosa avrà pensato Mia vedendola
così nella stanza di Neji, mah! Sono curiosa di sapere le
vostre opinioni su:
1.Naruto: ha fatto bene
a rivolgersi a Tenten? O ha "tradito" Hinata?
2.Neji:
perdonerà Tenten? Dai, alla fine ha deciso di essere sincera
e di confessargli l'idea di Hinata :)
...per concludere, buona
Pasqua a tutti!
Dryas
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Capitolo 13 *** Bacio dal passato ***
-Bacio dal passato-
Tenten chiuse la porta alle sue spalle e sorrise. Non voleva fare giri
di parole, ma essere sincera e diretta, altrimenti Hinata non
l’avrebbe mai presa sul serio.
Si sedette accanto a
lei e la sua espressione suggerì all’altra che
c’era qualcosa che non andava.
-Naruto mi ha detto
del vostro piano- le confessò.
Hinata si
sentì ferita, lo vide chiaramente, e fu dispiaciuta per
Naruto, ma quello era l’unico modo per farle cambiare idea.
-Tenten, sai bene che
non posso più vivere in quella casa- disse infine Hinata
–se ci tornassi, l’incubo ricomincerebbe-
-Lo so- rispose lei
–ma non è così che te ne devi andare-
-Non
c’è altro modo, mio padre non mi
lascerà mai andare di sua spontanea volontà. Mi
ricatterà, mi minaccerà e farà di
tutto per allontanare Naruto da me-
-E pensi che non lo
farà se scappate come due delinquenti?- disse Tenten, a cui
quelle parole costarono palate di volontà –vi
rintraccerà e farà si che non troviate uno
straccio di lavoro. Vi distruggerà per il solo fatto di
averlo sfidato e umiliato. Sarà molto peggio, Hinata-
La ragazza non
rispose, ma si voltò dall’altra parte. Tenten la
sentì piangere e fu così addolorata che la sua
maschera di malvagia e perfida cattiveria si crepò. Le
afferrò la mano e la strinse con energia.
-Sono
arrivata al punto di rischiare la vita per colpa sua- iniziò
a dirle l’altra e la sua voce era ferma –questo non
è il primo ricovero, non è nemmeno la prima volta
che mi infilano un sondino giù per il naso per costringermi
ad alimentarmi e non sarebbe nemmeno la prima volta che una volta
tornata a casa tutto ricominci come prima. No, Tenten, non ci sto. Sono
stanca di vivere in questo modo, non l’accetto più-
-Puoi uscirne Hinata,
l’anoressia è una malattia sì, ma ora
hai la cura!- le disse con un groppo alla gola –hai Naruto e
hai me. Ti prometto che questa volta ci sarò, qualsiasi cosa
accada, io sarò accanto a te-
-Non ci sarai tutte le
volte che lui mi rivolgerà uno sguardo disgustato, non ci
sarai quando si rivolgerà a me insultandomi e umiliandomi,
non ci sarai quando io farò di tutto per attirare la sua
attenzione, per avere un po’ di affetto, una misera briciola
di amore, e anche a costo di morire di fame!-
Tenten si
zittì. Non aveva mai visto Hinata arrabbiata e quella
visione la preoccupava tanto da chiedersi chi avesse di fronte. Non
l’aveva mai capita davvero e solo in quel momento se ne
accorgeva. Sapeva che la sua infanzia non era stata delle migliori,
senza una madre e con un padre assente, ma quel padre purtroppo non era
stato solo assente: era la causa della sua malattia. Con la sua
ossessione che l’amore fosse debolezza aveva fatto credere a
Hinata che il problema fosse lei.
-Hai ragione- rispose
sinceramente, incapace di costruire una frase rassicurante ma vuota
–ma se fossimo noi a regalarti quei sorrisi che tuo padre non
ti ha mai dato? Io e Naruto. Soprattutto Naruto, abbaglierebbe anche un
cieco con quei denti splendenti non credi?-
Il riferimento al
ragazzo le illuminò per una attimo il viso, ma
subito dopo tornò a incupirsi e a nascondere dietro agli
occhi grigio ghiaccio il suo dolore.
-Hinata, non sono qui
per dirti di tornare a villa Hyuga come tutte le altre volte-
continuò Tenten, assumendo un tono serio –sono qui
per dirti che c’è un altro modo per liberarti di
Hiashi: dimostragli chi sei veramente, fagli vedere che sei in grado di
andartene da questo posto sulle tue gambe, diplomati e conquista la tua
indipendenza. Non scappare dalla finestra, ma esci dalla porta
principale-
-Non ne ho la forza
Tenten- rispose l’altra, con voce dispiaciuta.
-Ce la puoi fare
invece- insistette –e non dimenticare che ora
c’è Naruto con te. Quel ragazzo non si fa mettere
i piedi in testa da nessuno, tanto meno da un prepotente come Hiashi.
Hai visto come è stato in grado di aggirare Neji? Vedrai,
troverà il modo di farlo anche con tuo padre-
-Lo credi davvero?-
chiese lei, ritrovando un po’ di speranza –ma se
lui gli facesse del male … -
-Non
riuscirà, te lo prometto- la rassicurò
l’altra –mi preoccuperò io di questo e
lo aiuterò, stanne certa-
Hinata non
parlò ma l’abbracciò, stringendola a
sé con calore. Tenten chiuse gli occhi e si
lasciò investire da quell’affetto sincero, che da
tempo non riceveva così direttamente. Dovette asciugarsi in
fretta gli occhi quando la porta fu spalancata di colpo.
-Padre!-
esclamò Hinata.
Hiashi si
fermò sulla soglia stringendo ancora la maniglia e sul suo
volto si dipinse un’espressione di disappunto totale. Tenten
si sentì investire da tutto il suo disgusto e dalla sua
avversione. Quando le chiese di andarsene ebbe così
soggezione che non osò ribattere.
All’esterno
trovò Neji, che subito le corse incontro, preoccupato.
-Non ho potuto
fermarlo- le disse.
-Tutto quello che ha
visto è stato un abbraccio tra amiche- cercò di
rassicurarlo.
-Ne sei sicura?-
-Non dovresti dubitare
delle mie capacità, sensei- ribatté lei, ironica,
cercando di allontanare la tensione che la stava lacerando e vide le
spalle di Neji rilassarsi un po’.
-Tenten- si
sentì chiamare improvvisamente.
-Kiba?-
domandò voltandosi e trovandosi di fronte i capelli
arruffati e gli occhi vispi del ragazzo –cosa ci fai qui?-
-Sono venuto a
cercarti- le disse dopo un attimo di esitazione, in cui aveva guardato
entrambi con sguardo indagatore –non rispondi alle mie
chiamate, ma ora so il perché e non dovrei nemmeno esserne
sorpreso-
Il suo sguardo
tagliente si spostò su Neji, la cui pazienza era al limite,
Tenten lo sapeva. Quelle insinuazioni gli avrebbero fatto perdere del
tutto il controllo.
-Parla chiaramente
Inuzuka- gli disse, lapidario.
-Beh, si dice che
passiate un bel po’ di tempo insieme- esordì
–mattina, pomeriggio e sera, per poi ricominciare da capo
scendendo dallo stesso letto-
-Kiba!-
gridò Tenten, arrabbiata –se mi cercavi per
chiedermi di uscire di nuovo puoi anche andartene. Non ho intenzione di
ricominciare questo stupido gioco, è chiaro? Mi è
bastata la prima volta-
-Non fare la vittima-
la aggredì lui –tu non vedevi l’ora di
umiliarmi e spezzarmi il cuore. La gente avrebbe capito, in fondo sono
stato io il primo a farlo, non è così?-
-Idiota- gli disse,
avvicinandosi e rivolgendosi esclusivamente a lui –io non
vedevo l’ora di riaverti indietro, di riavere il sogno in cui
vivevamo, ma tu sei così stupido da rovinare tutto prima
ancora di iniziare!-
Kiba si
zittì. I suoi occhi si persero in quelli grandi e dolci di
Tenten, facendolo sospirare e chiedere perdono.
-E’ solo che
penso di non meritarti, tutto qui- le disse –e persino Neji
mi sembra un possibile avversario-
-Neji è
solo l’unico mezzo con cui posso arrivare a Hinata-
spiegò lei abbassando il più possibile il tono di
voce –sospetto che non sappia nemmeno cosa sia una donna. Ti
va se questa sera ceniamo insieme? Io e te, a casa mia-
-Davvero Tenten? Sei
sicura? Se è troppo presto … -
-Alle otto- e lo
salutò con un bacio sulla guancia. Quando se ne
andò, Kiba aveva un sorriso che arrivava alle orecchie,
ricambiato da quello raggiante di Tenten.
-Ti sei bevuta il
cervello?- le chiese impulsivamente Neji, una volta rimasti soli.
-Lasciami in pace-
rispose lei, preparandosi ad andarsene –so quello che faccio-
-No, non lo sai-
insistette l’altro –come diavolo fai a fidarti
ancora di lui? Credevo fossi diversa dalle altre stupide galline del
liceo-
-Non ho mai detto di
fidarmi di lui e grazie per l’alto onore di non considerarmi
una gallina-
Il suo sguardo
inflessibile le suggerì che non l’avrebbe lasciata
andare finché non avesse saputo la verità. Non
era tenuta a farlo, ma si sentiva così in debito verso di
lui che cedette.
-Non più di
mezzora fa l’ho visto parlare con Sasuke Uchiha tre piani
più sotto di questo- confessò –ed
è più facile sapere qualcosa da Kiba che da
Sasuke-
-Cosa si dicevano?-
chiese l’altro –se quell’idiota parla
… cosa ti è saltato in mente di coinvolgerlo?!-
-Lo so, ho sbagliato-
disse lei –ma rimedierò stasera-
-Non stasera- si
impose l’altro.
-Stasera-
ribadì l’altra –e te l’ho
già detto, non dovresti dubitare delle mie
capacità-
Neji era pronto a
ribattere, ma la porta della stanza di Hinata si spalancò.
Quando Hiashi uscì calò il gelo e subito
individuò con lo sguardo la ragazza castana.
-Mia figlia mi ha
rispolverato la memoria- le disse con tono apparentemente normale
–tu sei Tenten, una sua cara amica-
-Sì,
signore- rispose lei –dai tempi delle elementari-
Capì che le
stava dando un punteggio, come probabilmente faceva con ogni persona
che aveva a che fare con i suoi piani, e quando ebbe finito di
squadrarla lanciò un breve ma significativo sguardo a Neji.
-Sa- le disse poi
quest’ultimo quando Hiashi se ne fu andato. La
lasciò sola, con la testa bassa e mortificata come non lo
era mai stata. Non doveva dargli importanza, si disse, e si
concentrò solo sullo scopo della sua serata: scoprire
perché Sasuke e Kiba si trovavano insieme e sembravano molto
amici. Preparò la cena e accese le candele che si era
fermata a comprare lungo la strada, creando un’atmosfera
soffusa e romantica. Poi si andò a preparare. Temari
l’aveva costretta ad accettare un lucidalabbra, una matita e
un mascara e mise in pratica tutti i suoi insegnamenti come meglio
riuscì. Recuperò uno dei suoi vestiti
più eleganti e decisamente più sobrio rispetto a
quello di due sere prima, per poi acconciarsi i capelli in una coda
alta. Era quasi tutto pronto quando il campanello suonò.
Corse ad aprire
sorridente, nonostante il notevole anticipo.
-Naruto?!-
esclamò, riconoscendo gli inconfondibili occhi blu
–cosa ci fai ancora qui?-
-Ho portato la cena!-
disse lui, porgendole un cartone pieno di ramen –stanno
arrivando anche gli altri e, Tenten, non saprò mai
ringraziarti abbastanza per quello che hai fatto oggi-
-Altri? Quali altri?-
chiese l'altra, confusa, e ignorando uno dei rari momenti di
serietà del biondo.
-Rock Lee, Ino,
Shikamaru, Temari. I soliti no?-
Tenten accolse tutti
con allegria e li invitò ad accomodarsi. Non poteva certo
sbatterli fuori di casa e stava giusto pensando cosa dire a Kiba quando
questo la raggiunse in cucina.
-Mi ero dimenticata di
averli invitati per oggi- gli disse sorridendo con aria colpevole
–rimandiamo?-
L’Inuzuka
non fu troppo contrariato. Notò le candele e la particolare
cura con cui Tenten si era preparata e le credette. Ma la ragazza
sapeva bene chi incolpare per quel disguido: Neji Hyuga le aveva messo
i bastoni tra le ruote ancora una volta e non vedeva di essere sola per
andare a risolvere la questione a quattrocchi.
Passarono una serata
in allegria, anche se Lee non fu molto contento di trovarsi come vicino
l’Inuzuka, il quale fu l’ultimo ad andarsene.
-Mi dispiace davvero-
disse Tenten, avvicinandosi e giocherellando con il collo della sua
camicia –mi puoi perdonare?-
-Già fatto-
rispose lui, dandole un bacio sulla guancia –vado a prendere
la mia giacca-
-Ti aspetto-
Tenten
approfittò di quel momento per rimettersi il lucidalabbra e
sistemare i capelli, come Temari si era premurata più volte
di suggerirle e non aveva intenzione di lasciare andar via Kiba senza
che avesse il desiderio di tornare da lei: sarebbe stato un bacio
indimenticabile. Il tempo, però, passava e Kiba non si era
ancora fatto vedere.
-Tutto bene?-
gridò, ma non ottenne risposta, così decise di
andare a vedere di persona. Quando entrò in camera sua lo
trovò a rovistare tra i suoi vestiti, ammucchiati su una
sedia e afferrare la felpa di Neji.
-Cosa stai facendo?-
gli chiese, infastidita da tanta insolenza –stai guardando
tra le mie cose?!-
-E questa come la
spieghi?- ribatté lui, mostrandole ciò che aveva
trovato –potresti almeno dirgli di portar via i vestiti
quando avete finito-
-Una felpa, e allora?
Me l’ha prestata perché avevo freddo-
spiegò lei, non più tanto disponibile a essere
gentile con lui –ma tu non avevi il diritto di frugare tra le
mie cose-
-Neji Hyuga che aiuta
una fanciulla indifesa perché ha freddo- la
canzonò –ma ti senti quando parli Tenten? Neji
Hyuga non è gentile con nessuno, nessuno, tranne che
con te-
-Ti sbagli di grosso-
ripose lei, ormai completamente ostile.
-Ho visto come ti
sorride, Tenten, non negarlo, e Neji Hyuga non sorride mai. Riserva
questo privilegio solo a te- insistette l’altro–lui
ti vuole-
-Non dire idiozie!-
esclamò Tenten ridendo –Neji non ha bisogno di una
ragazza né tanto meno la desidera, le darebbe fastidio e
nient’altro. E quello che conta di più, Kiba,
è quello che voglio io. Non te lo sei nemmeno chiesto
questo?-
-E’ evidente
cosa vuoi- sbatté a terra la felpa –lo so che
passi le tue notti con lui, a casa sua. Ero solo venuto a darti una
possibilità stasera, ma è stato del tutto inutile-
Uscì dalla
stanza spostandola di lato in malo modo. Tenten lo rincorse fino alla
porta, determinata a non lasciarlo andare. Anche se le costava
un’immensa fatica doveva tenere Kiba dalla loro parte.
-C’è
un motivo se sono stata da lui e non è quello che pensi- gli
disse con urgenza.
-Ah, bene, non
aspiravo alla confessione ma già che ci siamo-
commentò lui, abbassando la maniglia.
-Kiba!-
gridò lei, fermando con una mano l’uscio
–dieci giorni fa Sasuke Uchiha mi aggredita mentre tornavo a
casa dalla palestra. E’ stato un caso e una fortuna che Neji
si trovasse lì, mi ha salvata e mi ha portato a casa sua per
medicarmi. E’ così che è andata-
-No, non
può essere- disse lui scuotendo la testa -Sasuke non farebbe
mai una cosa del genere-
-Hai bisogno di vedere
i miei lividi per credermi?-
Kiba si
pietrificò e la guardò negli occhi. Le stava
credendo, era sinceramente preoccupato, lo vedeva, ma c’era
ancora rabbia nel suo sguardo.
-E le altre sere?- le
chiese.
-Avevo paura di
rimanere a casa da sola- spiegò –stavano in due
stanza separate, te lo giuro, non l’ho praticamente mai visto
e so che sembra stupido, ma l’ho fatto solo perché
lui è stato in grado di fermare Sasuke, mentre io no. Avevo
solo paura-
Kiba si
voltò verso di lei e l’abbracciò.
Tenten annusò il suo profumo e lo riconobbe. Il passato
tornò in vita e per un attimo cedette ai ricordi piacevoli
di quegli anni in cui si era sentita amata per la prima volta dopo la
scomparsa dei suoi genitori. Gli aveva voluto sinceramente bene.
-Avresti dovuto
dirmelo- le sussurrò –ti avrei protetta io-
-E iniziare
così il nostro secondo appuntamento? Non mi sembrava il
caso- rispose lei, cercando di sdrammatizzare –ma ora sto
meglio, davvero. E con te a fianco sono certa che andrà
tutto bene, non è così?-
Kiba le rispose con un
bacio. Poi se ne andò, lasciando Tenten confusa e turbata.
Se non fosse stato per il pensiero di Neji non avrebbe avuto nulla a
distrarla dal moto che suo cuore aveva avuto nel ricevere quel bacio
dal passato.
...prima di tutto, mi
scuso per il ritardo. La prossima volta sarò puntuale!
Spero che questo lungo
capitolo vi sia piaciuto. Sospettavate quale fosse il problema di
Hinata? Ora, poi, se n'è aggiunto un altro di nome Kiba
Inuzuka. Tenten si è subito messa all'opera per scoprire i
suoi piani (con il metodo giusto? :P), ma Neji l'ha sabotata sul
nascere. Comportamento protettivo verso di lei o solo paura di essere
scoperto a causa della sua avventatezza?
Al prossimo capitolo!
Dryas
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Capitolo 14 *** Scambio di favori ***
Scambio di favori
Neji dormiva di lato, con un braccio sotto il cuscino e i capelli
spostati dal volto, così che non gli dessero fastidio. Era
quasi indecisa se svegliarlo o no: non capitava certo tutti i giorni di
essere in sua presenza senza che ci fosse anche il suo perpetuo
malumore. Decise che fosse più fastidioso vederlo
così tranquillo e beato quando lei non lo era affatto, e gli
lanciò addosso la sua felpa più forte che
poté.
Neji si svegliò di soprassalto e impiegò un
secondo per mettersi in piedi, pronto a scattare. Tenten lo
guardò con le sopracciglia alzate, meravigliata per quella
lucidità che lei non avrebbe mai avuto di prima mattina.
Quando la riconobbe i suoi pugni si abbassarono e sbuffò
sonoramente.
-Che diavolo vuoi?- le domandò brusco, cercando una
maglietta per coprirsi.
-Volevo rimproverarti per non essere venuto alla mia festa- rispose lei
–hai organizzato tutto tu, perché non ti sei fatto
vedere?-
-Sai perché l’ho fatto- rispose ancora torvo,
trovando una maglietta blu.
-Non avresti dovuto intrometterti!- esclamò lei
–Kiba ha trovato la felpa che mi hai prestato e per colpa tua
tutti i miei sforzi stavano per andare in fumo!-
-Cosa ha fatto?- chiese lui, fermandosi di colpo, con un braccio
infilato e l’altro ancora scoperto.
-Niente- rispose lei, abbassando lo sguardo. Non si aspettava
quell’interessamento, benché burbero, e si
pentì di averlo aggredito in quel modo –ma non
sono riuscita a scoprire cosa trama con Sasuke-
-Per quello c’è tempo- rispose Neji, che stava
ancora litigando con il verso giusto della maglietta.
-Non è necessario che tu la metta- lo sorprese Tenten con
voce gentile, e si era avvicinata tanto da sfiorargli la mano che
stringeva l’etichetta del colletto –non
è certo la prima volta che ti vedo così-
-Non sono presentabile- ribatté lui atono, continuando nel
suo intento, ma Tenten lo fermò di nuovo: sfiorò
il suo petto facendo scivolare delicatamente su di esso il dorso della
sua mano, in una carezza che terminò con una stretta ai suoi
bicipiti.
-Sai, la parte più difficile è stata convincerlo
che tra noi due non ci fosse niente- gli disse, alzando su di lui lo
sguardo, ancor più accentuato delle ciglia allungate dal
mascara –continuava a ripetere che solo con me sorridi e che
mi desideri. E’ così, Neji?-
Il suo corpo si appoggiò a quello del ragazzo con
sinuosità nel momento in cui gli pose quella domanda.
Passarono attimi di silenzio in cui le braccia di Neji si alzarono per
stringere le sue, ma solo per allontanarla.
-Non funziona con me, Tenten- le disse, spostandola delicatamente e
finendo di vestirsi.
-Non funziona cosa?- domandò lei, incredula.
-E’ la stesso gioco che hai fatto con Kiba ieri
all’ospedale- spiegò lui, finalmente coperto
–non sono così idiota-
-Bravo Hyuga!- esclamò Tenten, sorridendogli apertamente e
dandogli un colpetto sulla spalla –sono fiera di te, la
risposta è esatta!-
Dopo di che si lasciò cadere a braccia aperte sul suo letto,
chiudendo gli occhi e sospirando, decisamente più sollevata.
-E’ tua abitudine mettere alla prova ogni ragazzo in questo
modo?- le domandò, vagamente offeso.
-No, tu sei il secondo- rispose con sincerità –e
non intenzione di farlo mai più, stai tranquillo. Non si sa
mai quale potrebbe essere la risposta-
-Questa sì che è saggezza- la canzonò
Neji, sedendosi accanto, e Tenten rise.
-Parlando di cose serie, non credo però che Kiba si
fiderà ancora di Sasuke- continuò la ragazza.
-Non sono passate nemmeno ventiquattro ore da quando l’hai
visto con lui. Non possiamo dirlo con certezza-
Tenten non rispose. Aveva di nuovo gli occhi aperti e sembrava non
essere più lì con la testa, ma lontana, persa in
qualche ricordo.
-Neji, credo di aver combinato un bel casino- confessò
infine –gli ho detto la verità-
-E perché dovrebbe essere un problema?-
-Perché gli ho dato false speranze, un po’ troppe
false speranze- rispose alzandosi sui gomiti e guardandolo negli occhi
–ma riuscirò a rimediare anche a questo-
Tenten si addormentò lì. Stava parlando ed erano
arrivati alla conclusione che il gioco di Sasuke consisteva nello
sfruttare quello che Kiba provava ancora per lei per metterlo contro
Neji, quando semplicemente chiuse gli occhi e non ebbe più
la forza di muovere un muscolo. Neji probabilmente si era addormentato
da un bel pezzo visto che il suo era stato un monologo.
Un suono familiare la risvegliò, ma questa volta non la
trovò impreparata.
-Neji, c’è Mia alla porta!- gli disse scuotendolo
e facendolo alzare di corsa –sbrigati o ci
scoprirà di nuovo!-
Neji si alzò senza dire una parola. Per lo meno era
già vestito e questo avrebbe eliminato un po’ di
sospetto dell’invadente domestica.
-Non è necessario che entri, ci penso io a portarle tutto
quello che è da lavare- lo sentì dire e a Tenten
si fermò il sangue. Era indecisa se lanciarsi dalla finestra
o nascondersi un’altra volta sotto il letto. Optò
di nuovo per la polvere.
Vide le ciabatte di Mia dirigersi verso la stanza di Neji e quando si
chinò per raccogliere da terra la felpa che lei aveva
lanciato la notte prima trattenne a stento un urlo di paura.
Se ne andò su grande insistenza di Neji e la ragazza
uscì dal suo nascondiglio starnutendo.
-Dovresti dirle di pulire qualche volta, lì sotto-
-Vedi di sparire prima che qualcun altro ti veda- Neji era tornato del
suo solito umore nero e decise di seguire il suo consiglio il
più in fretta possibile. Non aveva molto tempo, quel giorno
c’era scuola, ma riuscì a fare colazione e lavarsi
denti e faccia. Con passo spedito arrivò puntale
nell’atrio del liceo e si stava già avviando verso
la sua classe quando un’anomala folla richiamò la
sua attenzione. Era proprio di fronte all’aula di Rock Lee e
Neji, ma c’era troppa calca perché lei potesse
vedere qualcosa.
-Ehi, cosa succede?- chiese a una ragazza a caso che si stava
allontanando tutta eccitata. Questa la guardò con stizza,
dall’altro dei suoi tacchi, e quando si rivolse a lei i suoi
capelli laccati ondeggiarono in maniera irreale.
-Il tuo amico Hyuga è stato convocato dal preside- le disse
–non lo sapevi? Potreste almeno scambiarvi qualche parola
sotto le coperte, non credi?-
-Ehi, bambola, so farti crollare da quei cosi con un dito- la
minacciò, irritata dal fatto che la voce si fosse
già sparsa anche tra i loro compagni –tieni a
freno la lingua e dimmi perché l’ha convocato-
-Perché ha manomesso gli attrezzi della palestra rischiando
di far del male ad altri- rispose l’altra, abbassando i toni
–per toglierli di mezzo, ovviamente, così come ha
fatto con Sasuke-kun-
-Sì, certo- la liquidò –ti sta colando
il mascara, dovresti darti un’occhiata prima che Sasuke ti
veda in questo stato. Sei orribile, credimi-
La fece scappare e proprio in quel momento la folla si aprì
nella sua direzione. Vide il preside avanzare verso di lei con sguardo
severo e alle sue spalle lo seguiva Neji, impassibile come una statua.
Si spostò per fare spazio a entrambi e trattenne il fiato
quando Neji le passò accanto, capendo che la situazione era
seria dall’unico sguardo che le riservò.
Li seguì, mantenendosi a una distanza tale che nessuno si
accorgesse della sua presenza. Si fermò, tirando un pugno di
rabbia al muro dietro cui era nascosta, quando la porta della
presidenza si chiuse. Sasuke non era riuscito a colpire lei, e aveva
deciso di colpire Neji. Avrebbe dovuto pensarci, si disse, avrebbe
dovuto prevedere una mossa così banale. Ora rischiava di
rovinare la reputazione di Neji, e lui non l’avrebbe mai
perdonata.
Attese con pazienza per tutta la mattina, seduta sul primo gradino
delle scale che portavano agli uffici della scuola e solo dopo quattro
ore rivide Neji. Si alzò in piedi non appena
sentì la porta aprirsi, cercando il suo sguardo, ma
incontrò quello di Hiashi Hyuga che la sorpassò
senza neanche rivolgerle un cenno di saluto. Subito dopo
arrivò Neji: lo guardò solo per un attimo, prima
di cominciare a salire le scale.
-Dove stai andando?- le domandò lui, afferrandola per un
polso.
-A dire la verità- rispose con decisione.
-Non essere stupida- le sussurrò, per poi piegarsi verso
di lei –vieni sul tetto, tra un quarto
d’ora-
Quando la lasciò andare anche l’attenzione di
Hiashi si distolse da loro e insieme se ne andarono. Tenten corse
subito sul tetto, il luogo comunemente usato dagli studenti per saltare
lezioni sgradite o combinare qualche guaio. Il tempo le
sembrò trascorrere così lentamente che non
riuscì un attimo a rimanere ferma, ma camminò
avanti e indietro finché non vide arrivare Neji.
-Cosa è successo?- gli chiese con urgenza –cosa ha
fatto Sasuke?-
Neji non rispose subito, ma prima si sedette e prese un profondo
respiro. Tenten lo raggiunse e con aria preoccupata aspettò
che fosse pronto a parlare.
-Ha manomesso gli attrezzi della palestra di potenziamento, accusando
me come responsabile- spiegò –e ha riferito che
più volte durante gli allenamenti e le gare mi ha visto fare
uso di sostanze illecite, le stesse che sono state trovate nel suo
armadietto-
-Ma non ha prove!- esclamò Tenten –come hanno
potuto credergli? Solo per il fatto che è un Uchiha?-
-Ha decine di testimoni pronti a giurare sul mio doping- rispose Neji
–e io sono l’ultimo a essere stato visto entrare
nella palestra la notte del danneggiamento-
-E con questo? Potrebbe essere stato chiunque! Quella sera si allenava
mezzo mondo!-
-La notte, Tenten, non la sera-
-La notte? Che ci facevi in palestra di notte?-
Neji non risposte, ma spostò lo sguardo verso un punto
indefinito di fronte a sé. La mente di Tenten fu costretta a
ragionare per conto suo e quando le venne un’idea ne fu
così spaventata che si dovette sedere accanto a lui.
-Che notte era?- gli chiese, con un nodo alla gola.
-Quella di due giorni fa-
Tenten si prese la testa tra le mani e fu incapace di aggiungere altro
per qualche minuto.
-Non eri nel tuo letto- continuò poi con un filo di voce -ti
prego, non dirmi che era perché …-
-Quando non ti ho vista arrivare sono prima andato a casa tua, ma non
c’eri- iniziò a raccontare il ragazzo -allora sono
tornato alla palestra, l’ultimo posto in cui ti avevo vista,
e in cui avevo visto anche Sasuke-
-Neji … - riuscì solo a dire l’altra.
Era colpita dalla sua premura, nessuno aveva mai dimostrato di
interessarsi a lei così, quasi quanto facevano i suoi
genitori. Kiba era ancora un ragazzino quando erano stati insieme e
l’affetto che le dava era di tutt’altro tipo, ma
quello di Neji, così silenzioso e riservato, invece, era
più piacevole di qualsiasi altra cosa avesse mai provato.
Solo avrebbe dovuto capitare in un altro momento, ora la sensazione che
maggiormente le suscitava era il senso di colpa.
-Mi dispiace così tanto- continuò –sono
stata così stupida quella notte, così stupida, e
l’unico a rimetterci sei tu-
-Non potevamo sapere il piano di Sasuke-
Non la rimproverava nemmeno. Se fosse stata una persona normale
probabilmente l’avrebbe abbracciato per ringraziarlo e per
dimostrargli quanto fosse dispiaciuta, ma con Neji le normali
manifestazioni di affetto non erano contemplate. Si dovette tenere
tutto dentro.
-Ma nella palestra non ci sono telecamere! Come possono accusarti?-
cercò di reagire, incapace di accettare
quell’ingiustizia.
-E’ bastato il video di sorveglianza esterno. Gli Uchiha
hanno fatto sparire tutti gli altri, compreso quello in cui si vede
Sasuke entrare dopo di me, probabilmente-
-E il preside non ha protestato?-
-Il preside si è intascato i soldi- rispose
l’atro, abbattendo ogni speranza di Tenten.
-Non avresti dovuto venirmi a cercare, se non l’avessi fatto
… -
-Non è questo il punto Tenten!- esclamò
l’altro –non siamo certo così innocenti
nemmeno noi, possono sempre trovare le vere prove e io non ho
intenzione di peggiorare la mia situazione-
-E qual è la tua situazione?- chiese con timore
l’altra.
-O gli Hyuga pagano un indennizzo piuttosto consistente o posso
considerarmi espulso e denunciato- rispose –con tanti saluti
alle nazionali-
Tenten avrebbe preferito vederlo arrabbiato ma determinato, piuttosto
che rassegnato. Hiashi non avrebbe speso un soldo in più per
quel nipote sgradito e Neji considerava il suo destino già
segnato. Sarebbe stato suo schiavo a vita senza la
possibilità che il liceo gli offriva di iniziare la carriera
sportiva che tanto desiderava. Non riusciva ad accettarlo: Neji
meritava di più, lei aveva visto che tipo di persona poteva
essere se gli si dava la possibilità ed era stanca che la
gente lo sottovalutasse classificandolo come il classico Hyuga spietato
e senza cuore.
-Forse c’è un modo per rimediare- gli disse
–sì, c’è!-
-Non c’è- ribadì lui, quasi infastidito
da quella debole speranza.
-Non startene lì seduto, Neji, e vieni con me-
ribatté alzandosi in piedi l’altra –tu
mi hai salvato da Sasuke una volta e ora tocca a me ricambiare il
favore-
Ok, non riesco a fare un
aggiornamento decente! Spero solo non smettiate di leggere per la mia
incostanza :S non me lo perdonerei!
Dunque, in questo
capitolo ci sono tanti altri indizi e questa volta non
riguardano solo Neji, ma anche Tenten. Il gesto di Neji
l'avrà fatta capitolare? XD Credo che nella prima parte
Tenten sia palesemente OOC, ma non ho resistito. Neji avrebbe
certamente negato se glie l'avesse chiesto con le buone, no? Ma i due
protagonisti hanno di meglio da pensare che ai loro sentimenti, devono
risolvere la questione "Sasuke" una volta per tutte. Questa volta
rischiano molto!
Mi farebbe molto piacere
sapere cosa ne pensate ^^ alla prossima,
Dryas
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Capitolo 15 *** Biglietto di sola andata ***
Biglietto
di sola andata
Era
sera tardi e la palestra stava per chiudere. Le luci erano
già state spente nella maggior parte degli ambienti e il
custode aspettava solo che gli ultimi atleti uscissero dagli
spogliatoi. In realtà ne mancava solo uno, Sasuke Uchiha.
Si era trattenuto fino
a sera inoltrata, visto che quello era la sua prima settimana di
allenamenti e doveva prepararsi per le nazionali, troppo vicine per
sprecare anche un solo un minuto di tempo.
Nello spogliatoio non
era rimasto nessun altro. Lui era appena uscito dalla doccia e con una
salvietta si stava asciugando sbrigativamente i capelli nero corvino.
Non impiegò molto a percepire una presenza estranea alle sue
spalle.
-Tenten- disse con
tono vagamente sorpreso, ma decisamente divertito –Neji non
è qui se lo stai cercando. Ci sono ancora le segrete a villa
Hyuga?-
-A dire la
verità cercavo te- rispose lei, avvicinandosi e fermandosi a
meno di un metro da lui. Con una spalla si appoggiò agli
armadietti e piegò la testa di lato, facendo spostare con
essa anche i lunghi capelli castani. I suoi occhi stavano studiando il
torace nudo di Sasuke.
-Ti piace quello che
vedi?- le chiese, per poi mettersi ulteriormente in mostra allargando
le braccia e scoppiando a ridere. I suoi muscoli si tesero, tracciando
linee perfette e che sembravano gridare a gran voce quanto fosse
attraente e forte.
-Decisamente- rispose
la ragazza dando un’ultima occhiata sfrontata, per poi
guardarlo dritto negli occhi –ma prima dei tuoi addominali ho
notato il tuo talento, Uchiha-
-Ne ho molti di
talenti- insinuò malizioso, per poi fare un passo avanti e
spostarle dal viso una ciocca ribelle –ti ho vista
l’altra sera, mentre ballavi con l’Inuzuka. Avresti
potuto concedere anche a me questo piacere, il nostro ultimo incontro
non è stato dei migliori e avrei tanto voluto rimediare-
-Che strano, io non ti
ho notato- rispose lei –sarei stata molto curiosa di scoprire
come avresti fatto per farti perdonare, e lo sono ancora. Ma credo che
sia solo opera del il mio vestito nero ed estremamente corto se hai
cambiato idea su di me, non è così? Io non ti
piaccio, Sasuke, ammettilo-
-Non mi piacevi
finché non mi hai dato filo da torcere- rispose sorridendo e
la sua mano si spostò al accarezzare la linea dei suoi
fianchi –adoro le donne con carattere, e tu ne hai da
vendere, Tenten-
-E a me piacciono gli
uomini vincenti- ricambiò l’altra –e con
Neji hai stravinto, devo ammetterlo-
-E
continuerò a farlo- incalzò, abbassandosi sempre
più verso di lei –ti mostrerò cose di
cui lo Hyuga non è nemmeno a conoscenza. Immagino che non
fosse un gran che come amante, non è così?
Sarà scarso come lo è sulla pedana-
-Sasuke, ci
vorrà molto di più di qualche parola per farmi
dimenticare il mio vecchio complice- lo provocò Tenten,
appoggiando un palmo sul suo petto e respingendolo –anche se
lui è caduto come un idiota nel tuo piano banale e
prevedibile, non è detto che io sia così ingenua-
-E così mi
ritieni banale e prevedibile? Io credo che la semplicità del
classico stile Uchiha abbia un fascino di gran lunga maggiore delle
macchinazioni Hyuga. E’ bastato osservarvi per un paio di
settimane per trovare il vostro punto debole e con una semplice mossa
mi sono ripreso ciò che mi spettava di diritto-
-Sto già
cominciando a cambiare idea- mormorò l’altra.
-Mi fa piacere-
sussurrò Sasuke, attirandola verso di sé con un
gesto improvviso –e gli porterò via anche te. Lo
Hyuga non ti merita, sei troppo bella e intelligente per stare con lui-
-Mi dispiace- rispose
lei, con voce tesa –ma non ho ancora cambiato abbastanza idea
per considerare attraente chi mi ha aggredita-
-E’ stato
solo uno schiaffo, Tenten, non esagerare- ribatté
innervosito –e più che meritato. Mi hai sfidato e
non avresti dovuto farlo-
-Mi stavi per
violentare-
-Ho solo dato
un’occhiata a queste morbide curve- le sue mani si fecero di
nuovo insistenti e Tenten cercò di spostarsi, ma ancora una
volta le fu impedito –non scappare, sarò gentile-
-Un mostro come te non
può essere gentile- ringhiò Tenten, per poi
colpirlo in viso così forte da farlo barcollare. Senza
lasciargli il tempo di reagire gli fu addosso e colpì
esattamente dove Neji le aveva insegnato, alla carotide. Sasuke cadde a
terra, ma fu così rapido da afferrarla per una gamba e
trascinarla con sé. In men che non si dica fu sopra di lei,
e la rimise in piedi con una facilità impressionante.
-Stai ancora giocando
con me?- le chiese a un millimetro dal viso, per poi baciarla
violentemente. Tenten aveva le braccia bloccate e le gambe sospese a
mezzaria. L’unica cosa che riuscì a fare fu
morderlo, e lo fece urlare dal dolore. Subito dopo si
ritrovò libera e riuscì a reggersi in piedi,
scontrandosi con uno degli armadietti. Neji era intervenuto e aveva
allontanato Sasuke da lei, per poi colpirlo così forte al
volto che credette gli avesse spaccato la faccia, ma l’unico
sangue presente proveniva dal labbro che lei gli aveva ferito.
-Andiamo- le disse con
urgenza, per poi afferrarle una mano e trascinarla con sé.
Prima, però, si fermarono di fronte a un armadietto aperto e
recuperarono il cellulare di Tenten, la cui telecamera era puntata dove
un attimo prima era in piedi Sasuke.
Corsero a villa Hyuga
senza perdere un attimo di tempo: dovevano mettere al sicuro la prova
che erano riusciti ad ottenere e la cassaforte di Hiashi sarebbe stata
il luogo perfetto. Tenten rimase abbagliata dalla mole di gioielli che
vi erano custoditi, ma Neji non le lasciò il tempo di
ammirarli. Nascosero il cellulare sotto chili di perle e smeraldi e se
ne andarono.
-Che schifo-
esclamò Tenten, pulendosi la bocca con la mano –il
sapore del suo sangue non se n’è ancora andato-
-L’hai
morso- commentò Neji quasi disgustato, lasciandosi cadere
sul divano del suo appartamento.
-Che altro potevo
fare? La tua carotide non ha funzionato molto-
-Perché non
hai colpito dove ti avevo detto- ribatté l’altro.
-Ho colpito dove mi
era possibile farlo- rispose l’altra –ed
è stato ripugnante essere baciata da lui, ho provato
così tanto odio che avrei potuto scoppiare-
Neji rimase in
silenzio, chiudendo gli occhi. Tenten si sedette accanto, condividendo
in pieno la sua stanchezza: avevano passato gli ultimi tre giorni a
pedinare Sasuke, dall’alba a notte fonda, per individuare il
momento adatto in cui agire. Non che Neji avesse accettato il suo piano
di buon grado, anzi, si era opposto con tutte le sue forze. Tenten,
però, mise subito in chiaro che l’avrebbe fatto,
con o senza di lui, e fu così costretto a essere suo
complice di nuovo.
-Grazie Neji- gli
disse –me l’hai tolto di dosso un’altra
volta. Cavolo, penso che tu gli abbia provocato un trauma cranico, Gai
sarebbe molto fiero del tuo destro-
Il ragazzo
mormorò qualcosa senza senso e Tenten si voltò a
guardarlo. Lo conosceva abbastanza bene per sapere che c’era
qualcosa che non andava.
-Non sei contento?
Finalmente questa storia finirà- chiese –faremo
vedere il video al preside e tutto si sistemerà-
-Non è
necessario che lo veda- rispose l’altro
–ricatteremo Sasuke e nient’altro, in modo che
ritiri spontaneamente le accuse-
-Perché?-
chiese lei, non capendo –rischiamo solo di dargli la
possibilità di attaccarci di nuovo. Non ho detto niente che
ci possa far incolpare per l’episodio della droga, per cui di
cosa ti preoccupi?-
-Faremo come ho detto
e basta- ribatté lui, alzandosi e dirigendosi verso la sua
stanza.
-Neji Hyuga!-
esclamò Tenten, facendolo fermare –non dirmi che
hai dei sensi di colpa verso Sasuke!-
-No, certo che no!-
rispose nello stesso tono, tornando a voltarsi –ma tu non
capiresti. Per una volta puoi chiudere la bocca e fare come voglio io?!-
-E per una volta tu
potesti darmi un po’ più di fiducia!-
gridò l’altra. Rimasero entrambi in silenzio, uno
di fronte all’altro, guardandosi con astio. Tenten fu la
prima a cedere, spostando lo sguardo e sbuffando.
-Se è per
quello che ho detto su noi due, sei veramente un idiota-
commentò incrociando le braccia.
-Lo vedi? Non
capisci!- rispose Neji, tornando sui suoi passi.
-E’ davvero
per quello?!- esclamò con voce stridula Tenten, ma il
ragazzo le aveva già sbattuto la porta in faccia.
Passò la
notte. Tenten non chiuse praticamente occhio per il terrore che Sasuke
li venisse a cercare. A quel punto era chiaro che sapesse dove si
nascondessero e doveva essere così arrabbiato da poter fare
qualsiasi cosa. Più volte si alzò a controllare
che porte e finestre fossero ben chiuse, mentre la stanza di Neji
rimaneva blindata. Pensò anche a lui e alla sua ossessione
per la reputazione. Si sentiva offesa: poteva non essere la ragazza
più bella di Konoha, sicuramente non la più
femminile, ma ritenere un insulto avere una relazione con lei era
veramente troppo. Quella sarebbe stata l’ultima volta che
avrebbe avuto a che fare con Neji Hyuga.
Quando
quest’ultimo uscì dal suo rifugio, lei era
già pronta ad andarsene. Il sole era sorto e a scuola
sarebbe stata protetta dalla folla. Non aveva più bisogno di
lui, anzi, rifiutava il suo aiuto.
-Ci vediamo- gli
disse, aprendo la finestra e scavalcandolo.
-Tenten- la
chiamò, ma lei non si fermò ad ascoltarlo.
Continuò dritta per la sua strada, riconquistando
quell’indipendenza che da troppo tempo aveva perso e non si
voltò mai, neanche una volta. Sapeva cosa fare.
Arrivò a
scuola in anticipo e osservò con soddisfazione i numerosi
gruppetti di studenti che si accalcavano di fronte al cancello. Era in
quel momento pre-scolastico che nascevano la maggior parte dei gossip e
aveva di fronte a sé il numero maggiore di pettegole di
Konoha, le “galline” come le aveva definite Neji.
Con passo deciso si inserì tra di loro, in modo che tutti
potessero notarla e andò alla ricerca di una determinata
persona. La trovò al parcheggio dei motorini, circondata dai
soliti amici, e si fece largo con sicurezza.
Kiba non fece nemmeno
in tempo a pronunciare il suo nome che le sue labbra si ritrovarono
impegnate a rispondere al suo intenso bacio.
-Pranziamo insieme?-
gli chiese, poi, sbattendo le ciglia. La risposta fu affermativa.
Tenten trascorse il
resto della mattina a contare gli sguardi che si posavano su di lei e a
origliare i bisbigli che la riguardavano. Non sorrise mai né
diede spiegazioni a chi glie le chiedesse, tranne che a Neji.
Rock Lee
l’aveva avvertita che era stato nuovamente convocato dal
preside e lei fece in modo che si incontrassero non appena
uscì dal suo ufficio, lontano da occhi indiscreti.
-E’ andato
tutto secondo i tuoi piani?- gli chiese, con un vago interesse.
-Sì, Sasuke
ha ammesso di essersi inventato tutto- rispose –e sono
riammesso alle nazionali-
-Buon per te- fu la
sua secca risposta, e considerò finita lì la loro
conversazione.
-Girano voci che tu e
l’Inuzuka formiate una bella coppia- le disse, fermandola un
attimo prima che girasse l’angolo.
-Ho preso le mie
precauzioni- rispose Tenten, senza nemmeno guardarlo –e ti ho
ripulito la reputazione-
-Ti fermerai mai un
attimo a pensare prima di fare queste idiozie?!-
-Beh, non dovrai
più chiedertelo, Neji- gli disse, decidendosi alla fine a
guardarlo negli occhi –finisce qui, da oggi torniamo ad
essere estranei-
Nei mesi che seguirono
si incontrarono raramente. Neji passava la maggior parte del suo tempo
in palestra ad allenarsi e Tenten lasciò le arti marziali
per concentrarsi sul Kendo. Anche lei era stata convocata per le
nazionali ed era determinata a dimostrare il suo valore.
Hinata riacquistava
forza e sicurezza ogni giorno che passava, rinvigorita dalle visite
furtive di Naruto e dalla speranza di poter ricominciare tutto da capo.
Naruto stesso era stato convocato per le nazionali ed era
così entusiasta che metà ospedale era accorso al
palazzetto dello sport per sostenerlo.
Quello era il loro
ultimo anno e Tenten aveva già preparato la valigia: dopo
aver gareggiato e ricevuto il diploma sarebbe partita per un viaggio
che aveva solo il biglietto di andata.
Altro enorme ritardo.
Purtroppo ultimamente aggiornare con regolarità mi
è diventato impossibile, quindi non farò altre
promesse, se non quella di arrivare fino alla fine.
Tornando alla storia,
capitolo chiave. Neji e Tenten sono arrivati a un punto di rottura.
Riuscirà uno dei due a fare un passo indietro? Ma chi
dovrebbe farlo? ;-)
Colgo l'occasione di
ringraziare V@le e Sophie1995 per la recensione del capitolo scorso. Vi
risponderò appena possibile! E ringrazio anticipamente ogni
anima pia che avrà la bontà di farmi sapere cosa
ne pensa di questo quindicesimo capitolo.
A presto,
Dryas
|
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Capitolo 16 *** Verità nascoste ***
Verità nascoste
La serata di apertura
era finalmente arrivata. Il liceo di Konoha vantava venti partecipanti,
tutti vestiti di blu e con una fascia sul braccio a ricordare la loro
provenienza. Quell’anno il ruolo di portabandiera era andato
a Naruto, lo studente più emergente e che inaspettatamente
era stato convocato alle nazionali. Agitò lo stemma come un
bambino eccitato per un nuovo gioco, ma trascinò nel suo
entusiasmo l’intera squadra, Rock Lee per primo.
L’unico a mantenere un po’ di contegno nella parte
anteriore del loro piccolo corteo fu Neji. La squadra di kendo, invece,
chiudeva e come disse Temari “lasciando il segno, e di
rossetto magari”.
Una volta finita la
cerimonia i vari allenatori chiamarono a sé i propri atleti
per le classiche raccomandazioni di servizio, dopo di che furono liberi
di tornare nei loro alloggi. Tenten stava rientrando insieme a Temari
quando sentì Gai chiamarla.
-Guardate un
po’ chi c’è!- esclamò
–una nostra vecchia conoscenza!-
Attorno a lui
c’erano sia Rock Lee che Neji e non le fu difficile
immaginare che il discorso di incoraggiamento fosse andato un
po’ troppo per le lunghe.
-Sensei-
salutò sorridendo gentilmente e separandosi
dall’amica per poi avvicinarsi al gruppo –non ha
ancora finito di far loro la predica?-
-Ah cara mia, vieni
qui e ricaricati dello spirito del team Gai- le disse, mettendole un
braccio attorno alle spalle –sono fiero di te, mi avevano
detto che eri brava, ma partecipare alle nazionali significa essere un
gradino più in su-
-Credo che sia
più dovuto alla scarsità di praticanti di Kendo-
rispose lei, ironica.
-Ecco, questo
è esattamente quello che vi ho detto di evitare!-
esclamò Gai rivolgendosi agli altri due ragazzi
–voi siete qui perché ne avete le
capacità! Siete qui perché siete i migliori,
siete speciali e avete la possibilità di dimostrarlo! Chi
siete voi?!-
-I migliori!-
gridò Lee, alzando un pugno al cielo, mentre Neji
sbuffò girando la testa.
-E questo vale anche
per te, Tenten- le disse tornando a rivolgersi con tono affettuoso
–faccio il tifo per te come se fossi ancora parte della
squadra-
-Se ha finito, io me
ne vado a dormire- si intromise Neji.
-Accompagnate Tenten
nella sua stanza, mi raccomando, fate i gentiluomini-
Rock Lee, Neji e
Tenten si avviarono insieme verso i dormitori. L’unico a
parlare fu Lee, preso dall’eccitazione
dell’imminente gara, e l’unica a rispondere fu
Tenten, ma per lo più riuscì a pronunciare
monosillabi. La presenza di Neji le dava così fastidio che
non vedeva l’ora di liberarsi di loro. Quando Lee
arrivò alla sua stanza, imprecò: ora erano soli.
Dopo averlo salutato
si incamminarono uno di fianco all’altro senza rivolgersi la
parola, entrambi scuri in volto. Non ricordava nemmeno
l’ultima volta che avevano trascorso così tanto
tempo in compagnia l’uno dell’altra e le sembrava
un’altra vita quando succedeva di passare intere giornate con
lui, notte compresa.
-Gai non è
qui per vedere se sei o non sei un gentleman- gli disse infine con
freddo controllo –so trovare da sola la strada per la mia
stanza-
-Questo è
lo stesso percorso che devo fare anche io- rispose atono Neji.
-Mi sembra di averla
già sentita questa storia- fu il commento sarcastico
–ma a questo punto dovresti scappare lontano metri e metri da
me-
Neji
l’afferrò per l’avambraccio, fermandola.
Non c’era rabbia nel suo sguardo, ma era chiaramente
spazientito. Tenten si liberò dalla sua presa con un gesto
brusco e sostenne il suo sguardo.
-Se hai qualcosa da
dirmi abbi il coraggio di dirmelo in faccia- le disse.
-E’ finito
il tempo in cui sprecavo le parole con te, Neji- rispose
l’altra, ricominciando a camminare e mettendo una mano in
tasca.
-Ma non hai perso
l’abitudine di evitare i problemi- la seguì.
-Lasciami in pace-
ringhiò lei, fermandosi di fronte alla sua camera e
inserendovi la chiave –non voglio avere più niente
a che fare con te- gli disse, decisa a sbattergli la porta in faccia,
ma Neji riuscì a fermarla con una sola mano. Per vincere la
resistenza di Tenten dovette insistere solo un attimo e
riuscì a riaprire completamente l’uscio. A quel
punto cominciò ad avanzare, costringendola a fargli spazio.
-E adesso cosa hai
intenzione di fare?- sibilò la ragazza, alzando il mento,
decisa a non spostarsi di un millimetro e in modo da costringerlo a
scontrarsi con il suo corpo se solo avesse voluto continuare.
Neji chiuse la porta
alle sue spalle e la guardò dritta negli occhi.
-Mi stai evitando da
mesi- le disse –non pensi sia ora di finirla?-
-Finire cosa?-
insistette l’altra, che aveva tutta l’intenzione di
affrontarlo a testa alta –finire cosa, Neji?-
ripeté.
Il ragazzo
non rispose. Si limitò a sospirare, esasperato, e la
scansò, annullando la loro estrema vicinanza ed entrando
nella sua camera da letto.
-Non riesci nemmeno a
dirlo- continuò Tenten, la cui rabbia era controllata con
maestria.
-Lo sappiamo entrambi
qual è il problema- rispose l’altro, continuando a
darle le spalle.
-No, non credo
proprio. Tu non immagini nemmeno quanto grande sia il problema, sempre
se te lo sei posto-
-Ma tu lo ingigantisci
a dismisura!- protestò lui, voltandosi di scatto.
-Vattene- gli
ordinò Tenten, con voce ferma e piena di disprezzo
–se sei venuto qui per sentirti dire che hai fatto la scelta
giusta ti sbagli di grosso. Vattene.-
-Già, mi
domando anche io perché diavolo sono qui- disse Neji, che di
gran fretta tornò indietro.
-Controlla che non ci
sia nessuno- aggiunse Tenten –non vorrei
che mi vedessero con te-
Il ragazzo si
bloccò di colpo. Voltò semplicemente la testa e
abbassò lo sguardo verso di lei.
-Non mi vergogno di
te, se è quello che pensi-
Tenten
ignorò le sue parole e lo lasciò, chiedendogli di
chiudere la porta una volta uscito, mentre dall’ingresso
raggiungeva il letto. Una volta che ebbe sentito il rumore della porta
chiudersi si tranquillizzò e smise di riordinare i vestiti
disordinati, sparsi per tutta la stanza. Sospirò e si
sedette con la testa bassa sul materasso.
-Allora è
questo il problema-
Si spaventò
così tanto da trattenere a mala pena un urlo. Neji non se
n’era andato, ma era di fronte a lei e sembrava
più determinato di prima. Non aveva paura di lui, ma non era
a suo agio in sua presenza. Le ricordava momenti che avrebbe voluto
dimenticare.
-Ti avevo chiesto di
andartene- gli disse, sentendosi ingannata.
-Non me ne vado
finché tu non ammetti che ho ragione- affermò
l’altro con fermezza –e ne ho, da vendere-
-E vorresti anche un
applauso?- si lasciò scappare Tenten, spinta dalla rabbia.
Ma poi distolse lo sguardo e cercò di ritrovare
l’autocontrollo con cui si era esercitata per mesi
–non è così che si risolvono i
problemi, Neji, non puoi ricattare le persone per darti ragione-
-Cosa diavolo ti costa
ammetterlo?!- gridò lui.
-Lo stesso che costa a
te dire ad alta voce che hai sbagliato- rispose Tenten
–orgoglio-
-Non essere ridicola-
-Perché
ritieni che io non abbia un mio orgoglio?- incalzò subito la
ragazza, la cui espressione gli fece capire di averla profondamente
ferita. Cercava di sostenere il suo sguardo, ma tutta la sua
risoluzione si sciolse e i suoi grandi occhi castani dalla forma
allungata si velarono di così tanta tristezza da
costringerla ad abbassarli.
-No- rispose
semplicemente.
-Vattene Neji-
ripeté l’altra.
-No- insistette
l’altro, andando a raggiungerla, ma lei gli diede le spalle
–scapperai all’infinito?-
-Non sto scappando-
rispose Tenten, per poi voltarsi e investirlo con tutto il suo dolore
–sto provando a convivere con il pensiero che tu mi disprezzi
così tanto che anche solo un pettegolezzo ti dà
fastidio-
Neji rimase in
silenzio di fronte alla sua reazione. Non era abituato alle lacrime,
gli era sempre stato vietato un tale segno di debolezza, ma non
significava che per questo non fosse in grado di riconoscere la
sofferenza.
-Io non ti disprezzo-
le disse con voce bassa -sei tu che ti sei messa in testa questa idea-
-Mi hai chiesto di
tenere nascosto il video in cui Sasuke ammetteva di avermi aggredito
solo perché non negavo che ci fosse qualcosa tra noi!-
esclamò l’altra –non dirmi che questo me
lo sono inventato!-
-Se tu mi avessi
lasciato il tempo di spiegare … -
-Spiegare cosa?- lo
interruppe, e le sue sopracciglia si piegarono, facendo sparire la sua
aria indifesa. Il suo animo era tornato combattivo e più
aggressivo che mai.
-Che è solo
per una questione morale se non ho voluto mostrarlo- ribatté
l’altro, innervosendosi –ti piacerebbe che quelle
insinuazioni pesanti fossero sulla bocca di tutti?-
-Ma perché
ti importa così tanto di cosa pensa la gente?- chiese
Tenten, sempre più infastidita –quello che conta
è che io e te sappiamo che non sono vere, i nostri amici ci
avrebbero creduto e tutto sarebbe stato dimenticato una volta finito il
liceo-
-La mia famiglia non
avrebbe dimenticato-
-Hiashi Hyuga
è l’ultima persona di cui ti dovrebbe importare!
Come puoi anche solo prendere in considerazione la sua opinione? Non
c’è nessuno peggiore di lui e non dovrebbe
permettersi di giudicare anima viva-
-Anche tu lo faresti
se il tuo futuro dipendesse da lui- sibilò Neji, furente.
-Il tuo futuro dipende
da te Neji! Quanto ci vuole a capirlo?!- urlò Tenten, ma
subito si pentì di aver usato parole così dure.
Era lo stesso errore che aveva commesso con Hinata, aveva dato per
scontato che il suo dolore fosse più importante di quello
degli altri.
Stava per scusarsi
quando Neji si allontanò da lei, rivolgendole uno sguardo
così risentito da toglierle la capacità di
muoversi. Questa volta la porta si chiuse alle sue spalle e rimase sola
con l’amarezza di aver solo aggiunto dolore al dolore.
Neji era furioso. Era
andato da lei con tutte le buone intenzioni per riappacificarsi, e
già quello gli era costato mesi e mesi di autoconvincimento,
ma essere accusato di essere servile e ingenuo era decisamente oltre
ogni limite. A passi marziali sfrecciava tra i corridoi vuoti,
concentrato solo a ripensare a ogni frase pronunciata nel litigio da
cui era appena uscito. Se non avrebbe dormito quella notte la colpa
sarebbe stata tutta di Tenten.
Capitolo
discorsivo e anche parecchio amaro, ma dal prossimo
diventerà tutto più animato, lo prometto. Neji ha
carcato di spiegare il perchè del suo comportamento, ma
senza ottenere grandi risultati. Credete che sia la verità o
solo una scusa? In ogni caso il primo passo l'ha fatto lui,
questo cambierà qualcosa per Tenten? Nel prossimo capitolo
ci saranno più chiarimenti e meno litigi, e con un gruppo di
amici più ampio.
Spero
vi sia piaciuto e ringrazio infinitamente chi ha il buon cuore di
recensire e chi continua a leggere. Grazie!
Dryas
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Capitolo 17 *** Mettersi in gioco ***
Mettersi in gioco
La colazione si
svolgeva in una sala comune in grado di accogliere i circa
centocinquanta persone. Quel giorno sarebbero iniziate le gare e
l’eccitazione era nell’aria. Naruto non
riuscì a ingoiare nemmeno un boccone, mentre Temari era
così nervosa che mangiò il triplo di Tenten. Rock
Lee fu l’ultimo ad arrivare e la sua espressione torva non
preoccupò eccessivamente i compagni.
-Ti sei svegliato
tardi stamattina- gli disse Tenten –non è da te-
-Mi sono svegliato
all’alba- rispose bruscamente lui, afferrando una fetta di
pane e spalmandoci sopra mezzo barattolo di marmellata.
-E’ normale
dormire poco- lo rassicurò Naruto –io non ho
praticamente chiuso occhio… e quello che stai facendo
è veramente disgustoso-
Rock Lee
azzannò la propria colazione, strabordante da ogni lato, e
ignorò tutti i presenti. Risero per quella insolita reazione
dell’amico, ma lo lasciarono in pace a gestire come meglio
preferiva il suo nervosismo.
-Gareggi nel
pomeriggio, non è vero Lee?- gli chiese Tenten, alzandosi
per seguire Temari. Loro sarebbero state le prime della mattina a
scendere in campo.
-Sì-
rispose secco.
-Non essere
così agitato- lo rassicurò Tenten con voce dolce
–vedrai che andrai alla grande-
-Non è per
quello- rispose lui, staccando per un attimo gli occhi dal cibo
–è che quell’idiota di Neji ha deciso
tutto ad un tratto di sparire, a sei ore dalla gara. Lo stiamo cercando
da questa mattina, ma non si trova. Sembra non sia nemmeno rientrato a
dormire stanotte-
-Non è
rientrato?- chiese lei, tornado a sedersi.
-Già-
confermò –ehi, ma tu sei l’ultima ad
averlo visto. Non ti ha per caso detto se andava da qualche parte? Gai
è preoccupato-
-No, non mi ha detto
nulla- rispose –ma la sua stanza è vicina alla
mia, avrei sentito se fosse successo qualcosa-
-La sua stanza
è dalla parte opposta dell’edificio, Tenten,
è la centotrentasette- le disse, per poi infilarsi un panino
tra i denti –ma vedrai che salterà fuori. Io nel
frattempo non perdo tempo a cercare quell’asociale-
Rock Lee la
lasciò con il dubbio che qualcosa di più grave
avesse impedito a Neji di partecipare agli allenamenti e stava
già per dire a Temari di avviarsi senza di lei, quando lo
vide comparire dall’altro lato della stanza.
Dandosi della stupida,
decise di avvertirlo in ogni caso che la sua idiozia stava facendo
preoccupare inutilmente il suo team. Lo raggiunse mentre al self
service ordinava un piatto più simile a un pranzo. Non
sembrò nemmeno notarla.
-Gai ti sta cercando-
gli disse.
-Non dovrebbe- rispose
senza neanche guardarla.
-E’
preoccupato per te- insistette l’altra –non sei
rientrato questa notte?-
-Non sono affari tuoi-
Tenten decise di
rinunciare. Un tempo avrebbe dato ascolto al suo istinto che le
suggeriva di sbraitargli contro finché non avesse capito
quanto fosse insensato comportarsi in quel modo, ma aveva smesso di
preoccuparsi per lui. Era un caso senza speranza, non sarebbe mai
cambiato, qualsiasi cosa avesse fatto e per lei ora la
priorità era vincere le nazionali. Nemmeno Neji Hyuga
l’avrebbe distratta dal suo obbiettivo.
Mancavano due ore alla
gara e impiegò il tempo ad allenarsi con Temari. Era
più taciturna del solito e la sua risata cristallina era
diventata rara, ma il suo animo era così deciso a trionfare
che sfruttò tutta la frustrazione verso Neji per rendere i
suoi colpi ancor più potenti. Impugnò il suo
bokken con la certezza che l’avrebbe portata alla vittoria e
salì sul dojo senza paura. La sua sola sicurezza
bastò per intimidire le avversarie, che mise fuori gioco in
tempi record.
-E io dovrei
affrontarti?- le chiese Temari, dopo l’ultimo incontro
–vedi di non farmi fare quella misera figura almeno-
-Quelle sono delle
incapaci- rispose l’altra, togliendosi il men e sedendosi
accanto a lei, accaldata.
-Come? Non dici
“oh, è stata solo fortuna” come tuo
solito?- le domandò divertita –la tua freddezza
comincia a spaventarmi-
Temari la
lasciò affannata e incapace di rispondere al
quell’osservazione inaspettata e, infastidita da quel
giudizio, Tenten se ne andò senza assistere alla performance
della compagna, la cui sfrontatezza ritenne essere andata oltre ogni
limite.
Il pomeriggio
trovò un posto sugli spalti, accanto a Shikamaru, Ino e
Sakura, accorsi ad assistere alla gara di arti marziali. Tenten ebbe la
sensazione di conoscere molte altre persone, ma non riuscì a
spiegarsi quella stranezza finché non scese in campo Naruto.
Seguì un boato da stadio per il biondo Uzumaki.
-Dove ha reclutato
tutti questi fans?- domandò Shikamaru, vagamente stordito da
quell’improvviso frastuono.
-La metà
sono infermieri e medici, o addirittura pazienti
dell’ospedale- spiegò Sakura –Naruto era
così contento di essere stato convocato che ne ha parlato in
continuazione per settimane, con chiunque. Non mi stupirei se avesse
intrattenuto persino i comatosi-
-Scusate,
c’è un posto anche per me?-
Una voce fioca ma
carica di dolcezza li distrasse dalle loro risate. Tenten
scattò in piedi, così meravigliata da non trovare
le parole con cui esprimersi.
-Non fare quella
faccia Tenten- le disse Hinata, ridendo –te l’avevo
promesso che ce l’avrei fatta-
-Ma quando sei uscita?
Avresti dovuto dirmelo-
-E distrarti dalle
nazionali?- rispose la ragazza, che trovò da sedersi proprio
accanto all’amica –non voglio essere responsabile
di un tuo secondo posto-
Hinata era bellissima.
Il suo viso era sereno, e anche se i suoi occhi rimanevano velati di
malinconia non esprimevano più disperazione, ma una forza
interiore nata da quello stesso dolore che l’aveva fatta
crescere troppo in fretta. Sembrava un’altra persona e quando
Naruto la vide, saltò sopra una trave pur di sbracciarsi per
salutarla.
-Hinata, sai che il
destino che ti attende sarà pieno di questi episodi
imbarazzanti, vero?- la canzonò Shikamaru, ma la ragazza si
limitò ad arrossire e a sorridere.
Naruto era una forza
della natura. Si divertiva come un matto e gareggiava come se fosse un
gioco, ma mai una volta si trovò in svantaggio. Per lui le
qualificazioni furono una passeggiata e quando li raggiunse, ancora
sudato e affaticato, non mancò di sottolinearlo con parole
proprie.
Tenten ascoltava
divertita i suoi racconti quando con la coda dell’occhio
notò Gai
nella prima fila degli
spalti, quella riservata agli allenatori. Era così
impensierito da sembrare invecchiato di dieci anni. Decise di
raggiungerlo.
-Gai sensei- lo
chiamò –qualcosa non va?-
-Oh, mia cara!-
esclamò lui, accogliendola con un sorriso compiaciuto
–tutte le mie preoccupazioni svaniscono vedendo quanto sei
brava! Ho seguito la tua gara dall’inizio alla fine e dai
retta al tuo sensei, il primo posto è tuo se non perdi la
grinta con cui ti ho visto scendere in campo. Sei un fenomeno, davvero
eccezionale!-
-Oh, credo che stia
esagerando- rispose lei, imbarazzata –è solo che
gli allenamenti stanno danno i loro frutti. Tocca a Lee adesso?-
Non era il turno di
Lee, ma di Neji. Rimasero entrambi in silenzio mentre lo guardavano
affrontare il suo avversario: la naturalezza con cui si destreggiava
dava la sensazione che quello fosse lo scopo per cui era nato. Non
c’era un solo difetto nel suo stile, era perfetto, e la sola
sua persona metteva così soggezione da intimidire Tenten
stessa, lontana almeno cinquanta metri. Vide il muscolo del
suo avambraccio gonfiarsi e tendersi, in uno sforzo desiderato e
progettato, prima di colpire in pieno volto l’avversario,
dopo soli due minuti dall’inizio dell’incontro.
-E’ bravo-
commentò a freddo –vincerà di sicuro
lui-
-E’ il
migliore, non c’è dubbio- rispose Gai, che aveva
di nuovo un’espressione grave in volto –ma non sono
più così sicuro che possa arrivare al primo
posto-
-Se è il
migliore ce la farà- disse Tenten, che non riusciva a
seguire il suo ragionamento.
-Hai visto come ha
mandato a terra quel poveretto?- le chiese, per poi voltarsi a
guardarla.
-Con rabbia-
Tenten conosceva da
tempo la risposta. Neji aveva così tanta rabbia dentro di
sé da esprimerla solo quando combatteva, mentre la
sopprimeva dietro una maschera di freddezza e indifferenza per il resto
della giornata. Quella era l’unica certezza che aveva sul suo
carattere.
-Qualcosa è
cambiato- continuò Gai, guardando il suo allievo con
preoccupazione –solo un mese fa ero convinto che avesse
finalmente imparato l’unica lezione che ancora non
è riuscito a comprendere, ma poi tutto è tornato
come prima-
-Quale
lezione?- domandò Tenten, incuriosita.
-A te non
l’ho dovuta spiegare, cara, la conoscevi già prima
di venire da noi- le disse con premura –e così
vale per Naruto e per Lee, ma Neji non è mai stato abituato
a riflettere sui propri sentimenti. L’unica cosa che Hiashi
Hyuga è stato in grado di insegnargli è
di eseguire gli ordini e di prendersi ciò che ritiene gli
spetti di diritto, senza dare importanza ai desideri degli altri-
-Quindi la lezione
sarebbe provare dei sentimenti?- chiese l’altra.
-La lezione
è imparare ad accettarli e farli diventare la propri forza-
rispose Gai, sorridendole –tu hai sofferto molto per la
perdita dei tuoi genitori, ne sono a conoscenza, ma guarda cosa sei
diventata: un fiore, un bellissimo fiore, forte e dai colori vivaci.
Eppure anche Neji ha vissuto la stessa sofferenza, ma l’unica
motivazione che lo spinge ad alzarsi dal letto la mattina è
il desiderio di apparire il migliore-
-Non può
essere solo quello, Gai sensei- cercò di rassicurarlo
Tenten, per poi individuare di nuovo la figura di Neji –ha
detto che era cambiato, non può aver dimenticato ad
affrontare i sentimenti cosi in fretta-
-Mia cara, il cuore
è così fragile che basta un nonnulla per
incrinarlo- le disse –compreso quello di Neji-
-E cosa può
averlo incrinato?- gli domandò, incapace di smettere di
seguire ogni suo spostamento, ogni suo gesto, che le potesse spiegare
perché si comportasse in quel modo, ma fu scoperta: gli
occhi chiari di Neji incontrarono i suoi, scavalcando le decine di
persone che si frapponevano tra loro, e guardandola con tale
intensità da farla sussultare.
-E’ meglio
che vada- disse, tornando a rivolgersi a Gai, e ignorando la sensazione
di avere su di sè il suo sguardo –lei si preoccupa
troppo, sensei, ed è per questo che è il
migliore. Kakashi le fa un baffo!-
L’uomo in
tuta verde le tirò una pacca sulla spalla mentre scoppiava a
ridere e le rinnovava i suoi complimenti. Tenten salì le
gradinate facendole due a due e raggiungendo il gruppo di amici che
aveva temporaneamente abbandonato. Quando tornò di nuovo a
guardare il parquet della pedana, Neji non c’era
più.
-Se stai cercando mio
cugino, se n’è andato sbattendo la porta- le disse
Hinata, facendola quasi spaventare.
-No, sto cercando Lee-
negò, evitando di guardarla negli occhi.
-Te l’ha
detto? Che lavorerà per mio padre una volta finito il
liceo?-
-Credevo avrebbe
intrapreso la carriera sportiva- disse Tenten, spalancando gli occhi
–Hiashi non può di certo obbligarlo-
-Mio padre non obbliga
mai nessuno- rispose l’altra, con tono duro –ma fa
in modo che tu non possa rifiutare le sue condizioni-
Tenten rimase in
silenzio per il resto della gara. Accettò persino la
proposta di Temari di un tour guidato tra i migliori locali del centro
di Konoha pur di essere lasciata tranquilla. Doveva convincere se
stessa che non era diventata fredda e insensibile come Neji Hyuga.
Scusate il ritardo, ma
gli impegni universitari sono davvero troppi in questo periodo :S
Approfitto per augurare a tutti buona estate e spero che questo
capitolo vi sia piaciuto! Ogni commento è ben accetto ;-)
Dryas
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Capitolo 18 *** Sere d'estate ***
Sere
d'estate
L’appuntamento
era nella piazza principale, la più antica e quella sera
illuminata da decine di torce che le conferivano un’aria
medievale. Il vento caldo dell’estate le
scompigliò i capelli, per una volta sciolti, e le
sfiorò la pelle delle gambe e delle braccia dandole
sollievo. Aveva corso per diminuire di qualche secondo il suo mostruoso
ritardo e il calore dello sforzo fisico si aggiunse all’afa
di luglio, colorandole le guance di rosso.
-Scusate il ritardo-
disse con il respiro corto, riconoscendo il gruppo di amici, per poi
piegarsi in avanti e appoggiare le mani sulle sue ginocchia per
riprendere fiato.
-Alleluia Tenten!-
sentì gridare Rock Lee –come sempre bisogna
aspettarti-
-Quando
ritroverò i miei polmoni ti risponderò come si
deve- gli disse, rimettendosi in piedi, ma il suo sorriso impertinente
svanì nel riconoscere Neji, proprio accanto
all’amico.
-Allora ci muoviamo?-
gridò Temari –voglio abbracciare un condizionatore
il prima possibile-
Tenten
cominciò a scervellarsi sul motivo di quella sgradita e
insolita presenza, quando accanto a lei comparve Hinata e tutto le fu
chiaro. Naruto le stringeva la mano e la trascinava con sé
ogni volta che qualcosa di strano attirava la sua attenzione. Con occhi
furtivi, guardò Neji per assicurarsi che non avesse
intenzioni omicide nei confronti del fidanzato della cugina. Con sua
sorpresa, lo vide rivolgere lo sguardo dalla parte opposta.
Il primo bar che
raggiunsero aveva tavoli in legno massiccio e botti in ogni angolo. Il
suo errore fu quello di sedersi accanto a Temari, che ordinò
per lei il doppio di quello che aveva chiesto e le furono portate due
pinte di birra così grandi che si spaventò.
-Neji, il proprietario
ha detto che qui non vendono acqua- disse Temari, passandogli un altro
enorme boccale –mi sono permessa di ordinare questo per te-
Il viso del ragazzo
assunse un’espressione così schifata da far
scoppiare a ridere Naruto.
-Questo è
il tuo destino- disse Shikamaru, appoggiandosi allo schienale della
panca con aria stanca –e se non vuoi morire di sete ti
conviene berla-
Una volta
finita anche l’ultima goccia della seconda pinta, la vista di
Tenten cominciò ad essere poco ferma e decise che avrebbe
fatto una pausa. Naruto nel frattempo era salito in piedi al tavolo e
stava imitando il modo in cui quel giorno aveva steso un avversario
afferrandolo per il naso. Risero così tanto che il
proprietario del locale li invitò ad abbassare la voce.
Temari lo invitò a fare un viaggio in un paese lontano: era
arrivato il momento di cambiare locale.
L’aria
più fresca la rianimò abbastanza da permetterle
un’andatura consona, ma per non rischiare di inciampare in
uno dei numerosi sporgenti sanpietrini afferrò il braccio di
Lee e lo usò come sostegno.
-Hinata, ti stai
divertendo?- chiese all’amica, di fianco a lei.
-Non mi sono mai
divertita così tanto!- gridò l’altra,
entusiasta –ma non credevo, Tenten, che tu sopportassi
così bene tutto quell’alcool. Io ho assaggiato il
drink di Naruto e mi sento già strana!-
-Oh-
esclamò lei, alzando le sopracciglia –questo
è niente … cioè,
c’è stato di peggio, nel senso che … -
-Tenten beve
così tanto quando deve dimenticare qualcosa- si intromise
Lee –che cosa devi dimenticare Tenten?-
-C’è
qualcosa che ti preoccupa?- le chiese Hinata, con una spropositata
reazione di turbamento –oh, Neji, c’è
qualcosa che preoccupa Tenten!-
-Non mi preoccupa un
bel niente!- gridò lei –e Neji Hyuga lo sa meglio
di me-
-Cosa sa Neji che io
non so?- chiese Lee , per poi tornare a rivolgersi a
Tenten–sono io il tuo migliore amico, dovresti dire a me i
tuoi segreti!-
-I suoi segreti non li
dice neanche a se stessa- commentò aspro Neji.
-E che cosa vuol
dire?- si domandò Lee, piegandosi poi verso Hinata per
discuterne –qual è il tuo segreto, Tenten?-
-Temari!-
gridò quest’ultima, ignorando la domanda e
richiamando l’attenzione di metà della gente in
quella via –da qui viene della musica!-
-Musica!-
esclamò l’altra in risposta, alzando al cielo il
bicchiere che aveva portato con sé dal bar precedente.
Gli unici a non
entrare in quella che si rivelò essere una discoteca a
più piani furono Shikamaru e Neji. Entrambi si appoggiarono
al muro esterno, il primo con un’espressione annoiata e una
sigaretta in bocca, il secondo con il broncio e un piede che
picchiettava nervosamente a terra.
-Quanto dovremo
aspettare ancora?- chiese al compagno di sventure.
-Fin quando le nostre
donne si stancheranno di far ondeggiare i fianchi- rispose
l’altro, rassegnato.
Cinque sigarette dopo,
Naruto piombò fuori dal locale rischiando di cadere a terra
a faccia avanti e di trascinare con sé un’insolita
Hinata. Rock Lee uscì subito dopo e sulle sue spalle
c’era Tenten che rideva a crepapelle, reggendosi al collo
dell’amico come meglio poteva. Ino trascinò via
Temari, che si lamentava di aver appena ricevuto un drink gratis da uno
sconosciuto.
-Dio mio, è
molto peggio di quanto mi aspettassi- commentò Shikamaru.
-Ragazzi cosa vi siete
persi!- esclamò Naruto –Tenten ha tirato un pugno
a Kiba! E’ stata una scena epica!-
-Cosa ha fatto?!-
gridò l’unico ancora sobrio della compagnia.
-Dritto sul naso-
commentò la diretta interessata, indicando il proprio ma
rischiando di accecarsi un occhio –ho tenuto il gomito ben in
alto, Neji eh, proprio come mi hai insegnato-
Gli disse, ma non
trovò il suo ascoltatore.
-Neji se
n’è andato proprio adesso- spiegò
Shikamaru per poi indicare con un cenno del capo la schiena del diretto
interessato, che si allontanava in gran fretta.
-Hyuga!-
gridò Tenten a squarciagola, e alzò le mani al
cielo per la contentezza quando lo vide voltarsi, ma poi si
sbilanciò all’indietro e rischiò di
cadere se non ci fosse stato Naruto ad afferrarla al volo.
Tenten, continuando a
ridere, chiese agli altri di aspettarla e si diresse correndo verso
Neji, il quale però non si era fermato.
-Te ne vai di
già?- gli domandò raggiungendolo –e chi
baderà a Hinata?-
-A questo punto credo
che sarà lei a badare a voi- rispose seccato.
-Non ti stai
divertendo?- gli chiese mettendosi davanti a lui e camminando
all’indietro.
-Hai delle macchie di
sangue sul vestito- commentò lui, per poi bloccarsi di
colpo. Tenten si era fermata all’improvviso e stava guardando
con la testa abbassata la gonna bianca ormai rovinata. Se il ragazzo
non avesse avuto i riflessi pronti sarebbero finiti entrambi a terra.
-Maledetto Inuzuka-
brontolò l’altra, estraendo un fazzoletto dalla
tasca e cominciando a sfregare –riesci a darmi fastidio anche
così-
-Tenten, cosa diavolo
hai fatto?- esclamò esasperato Neji.
-Oh, ecco!-
gridò l’altra, tornando a guardarlo –ero
venuta a dirti che ho dato un pugno a Kiba, dritto sul naso! Ho fatto
bene vero? Tu l’avevi già fatto, comunque, non mi
criticare-
-Non ti sto
criticando- le diede corda l’altro, riprendendo a camminare.
-Sì,
invece, ce l’hai scritto in faccia. Non hai più
segreti per me, Neji Hyuga, ormai ti leggo come un libro aperto- disse
l’altra –ma lui mi ha guardato come se volesse
togliermi il vestito di dosso. Ti piace? Guarda che bella gonna che ha-
Tenten
improvvisò una giravolta, facendo assumere
all’abito la forma di un palloncino. Terminò il
volteggio incrociando le caviglie in malo modo e scontrandosi con un
passante.
-Stai attenda a dove
vai- si lamentò quest’ultimo, fermandosi a
guardarla.
-Mi scusi tanto, non
l’avevo vista- disse subito Tenten, dispiaciuta.
-Non mi hai visto o
l’hai fatto apposta?- continuò lo sconosciuto,
avvicinandosi.
-Perché mai
avrei dovuto farlo apposta?-
Tenten non si accorse
del pericolo e nemmeno Neji. Notò il silenzio e
l’isolamento di quella stretta via solo quando altri tre
passanti si fermarono a osservarli, circondandoli.
-Tenten, vieni via- le
disse, afferrandola per un braccio, ma un uomo, alto dieci centimetri
più di lui e largo altrettanto, gli si piazzò
davanti impedendogli di avanzare.
-Che cosa volete?- non
ottenne risposta. Tenten gli fu strappata dalle mani con un urlo,
spezzato da una mano che le chiuse la bocca. Il suo tentativo di
raggiungerla fu fermato dagli altri tre uomini, che gli sbarrarono la
strada. Non appena colse il momento in cui il primo pugno
scattò verso di lui, cominciò a combattere. Ne
mandò a terra uno, creandosi un varco, ma riuscì
a fare solo pochi passi verso la ragazza prima di essere sbattuto
violentemente contro un muro di pietre. Riuscì a respingere
parecchi colpi, prima di essere colpito allo stomaco e poi al viso,
facendolo cadere a terra. L’uomo enorme lo raggiunse e lo
rimise in piedi, ma solo per continuare a riempire il suo corpo di
pugni.
Le sue braccia, alzate
nel tentativo di proteggere il viso, stavano cadendo quando si
sentì libero da quella ferrea presa. Con l’unico
occhio che ancora riusciva ad aprire vide Rock Lee affrontare il
gigante, e Naruto corse subito a dargli man forte, ma non
trovò Tenten. Con un grido di dolore si rimise in piedi e si
guardò attorno, barcollante, finché
nell’ombra riconobbe il vestito bianco. La ragazza cercava in
tutti i modi di divincolarsi, mettendo in grande difficoltà
l’uomo che la stava portando via per una via secondaria.
Tenendo una mano
sull’addome si mise a seguirli. Cercò di ignorare
le fitte di dolore e di ingoiare i lamenti che ogni passo rischiava di
far uscire dalla sua bocca, finché fu abbastanza vicino da
colpire l’uomo, di spalle, proprio al collo. Lo face cadere a
terra privo di sensi e sentì liberarsi l’urlo di
Tenten.
Incontrò i
suoi occhi, che da spaventati divennero terrorizzati. La sua bocca si
aprì, ma non uscì nessuna parola, andò
semplicemente a sorreggendolo nel momento in cui le sue gambe non
ressero più.
-State bene?- Rock
Lee, Naruto e Shikamaru li raggiunsero e la aiutarono a sostenere Neji.
-Tenten!-
gridò Hinata, più spaventata di lei.
-Grazie a dio
c’eravate voi- riuscì a sussurrare, prima di
lasciarsi andare all’abbraccio dell’amica.
-Chi diavolo erano
quelli?- esclamò Temari.
-Uno ha fatto il nome
di Sasuke- rispose Naruto, che non era mai stato più serio
di quel momento.
-Hai qualcosa in
sospeso con lui, Neji?- chiese Shikamaru.
-No- disse
quest’ultimo, ancora piegato in due.
-Tenten?-
-No- rispose, per poi
staccare gli occhi pieni di rabbia dal volto martoriato del suo ex
compagno e lasciarsi cullare delle braccia di Hinata.
Neji non ne volle
sapere di andare in ospedale, così rientrarono tutti insieme
nel dormitorio. Le ragazze accompagnarono Tenten nella sua stanza e si
offrirono di passare lì la notte, ma la proposta fu
gentilmente declinata. Neji, invece, si lasciò toccare solo
da Lee, l’unico che avesse un po’ di esperienza nel
gestire il suo carattere, e riuscì a far smettere di
sanguinare le sue ferite.
Tenten non si mise
nemmeno sotto le coperte. Indossò il pigiama e si sedette di
fronte allo specchio appeso nella camera da letto, spazzolando i
capelli nel tentativo di calmarsi. Si guardava negli occhi e cercava
una risposta a tutti i suoi dubbi, quando alla porta qualcuno
bussò.
-Chi è?-
chiese, allarmata.
-Sono io-
Smise di accarezzare i
lunghi capelli castani e appoggiò la spazzola sul
comò. Si prese qualche istante di tempo, nel quale
sperò che il suo visitatore cambiasse idea e se ne andasse,
ma bussò di nuovo. A quel punto si alzò e
spostò indietro il lenzuolo, per poi coprirsi fin sopra la
testa.
Buonasera!Come sta andando la
vostra estate? Quella di Neji e Tenten è un pochino, ma
giusto un pò, movimentata! Vi è piaciuto il
capitolo? Spero di aver trasmesso un pò di "entusiasmo
giovanile" o meglio ancora che troviatedel tuttto normale questo
piccolo momento di svago per dei poco più che maggiorenni :)
un caloroso saluto a tutti!
Dryas
|
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Capitolo 19 *** Senza via di fuga ***
SENZA VIA
DI FUGA
Secondo
giorno di gare, ma non per lei. Visto l’esito della serata
precedente rimase a letto fino a tardi, tanto che la mensa era
già chiusa quando scese per la colazione. Sconsolata e con
lo stomaco in protesta decise di accontentarsi di un the ai
distributori automatici dall’altra parte
dell’edificio. Attraversando l’atrio, come sempre
affollato, non notò Hiashi Hyuga, seduto a leggere il
giornale.
-Tenten- la
chiamò, facendole venire un brivido lungo la schiena.
-Signore- disse
semplicemente, facendo con un cenno del capo.
-Ho bisogno di
parlarti-
Lo seguì
pazientemente in un “luogo più privato”,
indecisa se comunicargli subito il disgusto che le provocava la sua
sola presenza o mantenere una buona educazione ed essere superiore. La
seconda ebbe la meglio.
-Non capisco di cosa
voglia parlarmi- gli disse una volta che furono entrati in un ampia
aula con sedie di velluto rosso, usata per i convegni –si
tratta di Hinata?-
-Si tratta di Neji-
ammise, mettendosi di fronte.
-Neji-
ripeté lei, impassibile –questo ha ancora meno
senso-
-Lascia che ti
introduca l’argomento- continuò con estrema
cortesia l’altro –Neji è mio nipote,
è uno Hyuga, e nella nostra famiglia siamo abituati a
seguire delle regole. Lo so che esternamente posso sembrare una persona
senza cuore, troppo severa, ma devo esserlo, per proteggere lui, Hinata
e l’altra mia figlia, Hanabi. Sono sicuro che anche i tuoi
genitori non ti lascino la libertà di fare quello che ti
pare e piace, dico bene? E sono d’accordo con loro, questa
è saggezza-
-I miei genitori sono
morti, signore- rispose con freddezza Tenten, incrociando le braccia.
-Oh, non ne ero a
conoscenza- ribatté l’altro, i cui muscoli
facciali non finsero neanche per un istante di essere dispiaciuti
–questo spiega molte cose-
-Cosa vuole dire?-
-Voglio dire che
l'assenza di disciplina giustifica pienamente il tuo comportamento
dissoluto e frivolo, la tua incapacità di vedere i limiti,
la tua assoluta mancanza di principi morali. Ma non è colpa
tua, è solo che i tuoi genitori non ne hanno avuto il tempo-
-Non si permetta
nemmeno nominarli- sibilò l’altra
–valevano cento volte quello che vale lei e se ci fosse
giustizia in questo mondo dovrebbe esserci lei sotto terra visto tutto
il male che ha fatto!-
-Lo vedi? Priva della
capacità di controllo- insistette l’uomo,
sorridendo, ma poi i suoi occhi divennero così freddi e duri
da farle paura –e puoi forse negare di aver sedotto mio
nipote, passando notti intere sotto il tetto di casa mia, di casa mia,
recando insulto a tutta la famiglia Hyuga e costringendolo a svendere
il suo onore per una … -
-Signore!- lo
interruppe a pieni polmoni l’altra, che si
avvicinò di un passo, per nulla intimorita
–può insultarmi quanto vuole, non mi importa, lo
capisce? Non mi importa di quello che pensa lei. Ma sappia che sono le
parole che escono dalla sua bocca a far rivoltare nella tomba i suoi
antenati-
Fece per andarsene, ma
Hiashi Hyuga non era tipo da scende in campo senza un piano di riserva.
-Se non ammetterai
pubblicamente di essere stata tu a indurre Neji ad avere un
comportamento così vergognoso, lui né
subirà le conseguenze perché, come ti ho
già detto, nella mia famiglia ci sono delle regole-
-Ricattarmi su delle
accuse che nemmeno hanno un fondamento, mi scusi, è da
idioti-
-E’ qui che
ti sbagli- disse l’altro, sorridendole malignamente
–ricordi Mia? Forse Neji ti avrà detto che la
scorciatoia sulla riva del fiume era sicura, ed aveva ragione,
finché la mia fedele dipendente non mi ha caldamente
consigliato di tenere d’occhio la finestra del soggiorno.
Quindi, Tenten, prima di darmi dell’idiota assicurati di non
esserlo tu-
Tenten si mise sulla
difensiva, ma senza arretrare.
-Non prova niente-
-Le prove ci sono-
continuò l’altro, quasi ringhiando in risposta
alla sua insolenza –vi hanno visti, vi hanno sentiti, vi
hanno spiati. Ma se questo non ti basta, farò bruciare quel
bel biglietto aereo che hai comprato e rimarrai qui in eterno,
perché nessuna università accetterà
mai come propria studentessa una ragazza sgradita sia agli Hyuga che
agli Uchiha-
-Uchiha?- chiese lei,
sempre più inorridita dalle sue parole.
-Uchiha,
sì- rispose l’altro –i nostri clan si
sostengono dalla notte dei tempi e non sarà certo lo screzio
tra mio nipote e Sasuke a cambiare le cose. Non per una come te-
-Sasuke Uchiha ieri
sera ha fatto aggredire Neji da tre uomini e se non fossero intervenuti
ad aiutarlo l’avrebbero ammazzato!- gridò,
scaldandosi –non ha forse detto che voleva proteggerlo?! Lei
protegge solo se stesso, signore, e nessun altro!-
-L’ho
protetto dall’umiliazione di essere aiutato-
ribatté l’altro, ergendosi di fronte a lei
–per fin troppo tempo ho badato a lui e se non
sarà in grado di soddisfarmi, allora me ne
sbarazzerò prima che possa danneggiare la mia famiglia-
Tenten si
fermò. Capì che ogni sua parola sarebbe stata
inutile, Hiashi Hyuga avrebbe ottenuto quello che voleva e non sarebbe
servito a niente cercare di farlo ragionare. Non aveva via di scampo.
-Cosa intende fare?-
domandò con un filo di voce.
-Il codice Hyuga
prevede l’espulsione dal clan per comportamenti di questo
tipo- spiegò Hiashi –non avrà
più un soldo, né una casa né tanto
meno un lavoro. A meno che tu non intervenga a fermare questa
ingiustizia e ammetta le tue colpe-
-Non ho colpe-
ripeté.
-Allora credo proprio
che per Neji sia finita-
Tenten uscì
da quella stanza con un peso sulle spalle così opprimente da
lascarla disorientata per qualche istante. Si chiese come Hinata avesse
potuto sopportare quell’atteggiamento per così
tanto tempo, si chiese come Neji avesse potuto accettarlo fino a quel
punto. Gli aveva opposto tutta la resistenza possibile, cercando di
tenere a mente che era lei quella dalla parte del giusto, ma era
consapevole di esserne uscita sconfitta: era in trappola.
Con sguardo vuoto,
andò ad allenarsi. Sperò che almeno
l’esercizio fisico riuscisse a distrarla, ma il suo
allenatore la mandò negli spogliatoi dopo un’ora
dicendole di tornare solo quando avesse ritrovato la motivazione giusta
per affrontare le nazionali.
Aprì
la doccia e vi rimase finché Temari andò a
chiamarla. il rumore dell’acqua le impedì di
sentire chiaramente le sue parole, così chiuse in fretta il
getto e uscì avvolgendosi in un asciugamano.
-Ti ho detto di
rimanere lì!- le gridò con urgenza.
-Perché
dovrei rimanere qui?- chiese lei, non capendo il motivo di tanta
insistenza. Temari si trovava sulla porta e guardava fuori da essa,
come se non volesse essere vista, ma lo capì troppo tardi.
Appena le si
affiancò, il suo sguardo andò verso
l’interno della palestra e fu lì che vide Sasuke
Uchiha. Era trattenuto da Kakashi e Gai mentre di fronte a lui Neji si
sbracciava per essere liberato dalla salda presa di Naruto, ed entrambi
urlavano con tanta rabbia da far credere che la fine della rissa fosse
ancora molto lontana.
Se la vista di Sasuke
l’aveva fatta impallidire, il respiro si mozzò
quando vide Lee a terra. Subito corse verso di lui, sfuggendo al
tentativo di Temari di fermarla.
-Stupida, è
te che sta cercando!-
Sasuke fu il primo ad
accorgersi di lei e strattonò la spalla sinistra con
così tanta violenza da riuscire a liberare un braccio.
Kakashi per riuscire a fermarlo di nuovo dovette prendere un bel
po’ di pugni.
Tenten non diede retta
a nessuno, si piegò verso Lee con aria impaurita e con una
mano spostò il suo viso verso di lei, così che
potesse vederlo. Le sue labbra erano diventate bianche e alla tempia
destra vi era già il segno di un ampio ematoma.
Cominciò a
chiamarlo, ignorando tutte le altre voci che chiamavano lei.
-Vattene Tenten!-
sentì Neji gridarle, furioso, e dentro di sé
penso che sì, se ne sarebbe andata dove non avrebbe
più ferito nessuno, né lui né tanto
meno Lee.
-Guardatela, solo lei
poteva farsi vedere in questo stato!- gridò Sasuke,
riferendosi ai suoi capelli bagnati, alle sue spalle nude e alle gambe
mostrate all’intero palazzetto –non ti vergogni?!-
Non gli diede ascolto,
concentrandosi solo a tirare schiaffi sul volto di Lee e a chiamarlo
con tutta la forza che riusciva a trovare. Sentì Neji
rispondere per lei, ma non si curò nemmeno delle sue parole,
il colorito di Lee si stava facendo più roseo e insistette
ancora di più per svegliarlo.
-Solo una poco di
buono vorrebbe essere vista in quel modo! Sei una puttana!-
Di nuovo quella
parola, pronunciata da lui. Il dolore che le provocò le
trafisse il cuore da parte a parte, tanto che la sua mano per un attimo
si appoggiò sulla guancia di Lee senza aver più
la forza di scuoterlo. Ma poi chiuse gli occhi, deglutì e
ricominciò. Un istante dopo i suoi occhi terrorizzati
guardavano quelli confusi dell’amico vicino a lei.
-Come ti senti?- gli
chiese, sorridendogli dolcemente, mentre alle sue spalle facevano di
tutto per zittire Sasuke.
-Tenten?-
domandò Lee, guardandosi intorno –non puoi star
qui- le disse poi con urgenza –Sasuke … -
-Va tutto bene-
rispose lei, tranquillizzandolo –adesso ce ne andiamo-
Lo aiutò a
mettersi in piedi mettendogli un braccio dietro la schiena. Lee la
superava di almeno mezzo metro in altezza e probabilmente ce
l’avrebbe fatta anche da solo, ma non lo lasciò
mai.
-Puttana!-
quell’ultimo insulto la raggiunse un’altra volta,
costringendola involontariamente a incontrare lo sguardo di Sasuke, che
a quel punto sorrise soddisfatto. Non ottenne però la
reazione che si aspettava: gli occhi di Tenten rimasero distaccati e
indifferenti, riservandogli solo quella breve attenzione che
sfumò rapidamente, come se i suoi occhi stessero guardando
il vuoto.
-Tenten-
sentì Neji chiamarla e si voltò. Sul suo viso
c’era rabbia e sdegno, o forse delusione, ma
sembrò non vedere nemmeno lui. Tornò a guardare
Lee e insieme si allontanarono per sparire negli spogliatoi. Lo
medicò come meglio riuscì, rassicurandolo che un
dottore sarebbe presto arrivato per visitarlo. E quando fu certa che
fosse in buone mani, si allontanò, sparendo come un ombra ed
evitando di dare spiegazioni a chi glie le chiedesse.
Hiashi Hyuga non aveva
perso tempo a servirle l’occasione giusta per permetterle di
dichiarare al mondo intero la sua vera natura. Aveva mandato un Uchiha,
aveva fatto sì che suo nipote fosse presente e che
indirettamente venisse assolto da ogni accusa. Lei aveva dovuto solo
tenere la bocca chiusa, niente di più semplice, Sasuke aveva
fatto tutto il resto. Sapeva di aver preso la decisione giusta, ma le
lacrime le scesero per tutta notte finché fu
l’alba.
Buongiorno lettori!
Ma quanti commenti
allo scorso capitolo, mi avete reso tanto tanto felice :D Vi
ringrazio tutti! Questo capitolo, invece, è decisamente
amaro..Tenten ha davvero fatto la scelta giusta o doveva sbattere la
porta in faccia a Hiashi e tanti saluti? Si è sacrificata
troppo per Neji? Per me sì XD Spero che leggendolo odierete
Hiashi tanto quanto lo odio io e amerete Tenten ancora di
più. A questo punto è Neji che dovrà
fare la differenza. La sua discesa in campo è vicina!
Dryas
|
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Capitolo 20 *** Maschere che cadono ***
Maschere
che cadono
Ultimo giorno di gare,
giorno delle finali. Tenten indossò il boku, la sua armatura
dal corpetto rigido e prese il fazzoletto da legare attorno al collo,
un porta fortuna oltre che una protezione. Era appartenuto a sua madre
e tutte le volte, prima di combattere, si circondava del suo profumo,
infondendo così energia al suo animo tramite i ricordi.
Guardò
nervosamente le sue avversarie sfidarsi prima di lei ed
evitò persino la compagnia di Temari. Non voleva
distrazioni, non voleva pensieri, non voleva altri ricordi se non
quelli dalla sua infanzia. Lì, con i suoi genitori a fianco,
gli unici che avrebbero ancora avuto piena fiducia in lei, si preparava
a dare il meglio di sé.
-Fra poco tocca a te-
Sapeva che prima o poi
sarebbe successo e sapeva anche che sarebbe successo in quel momento,
l’unico in tutta la giornata in cui poteva avvicinarla.
Strinse il fazzoletto ancora più forte.
-Già-
rispose, rimanendo concentrata sugli scambi di spada –fra
poco sarà tutto finito-
-Tenten, mio zio
… -
In quel momento
all’altoparlante fu pronunciato il suo nome. Si
alzò in piedi, legò il foulard e calò
il men sul suo viso. Ora era completamente protetta, i suoi occhi
potevano vedere tutto, ma nessuno poteva vedere lei. Nemmeno Neji.
-Cosa centra adesso
tuo zio?- gli chiese, voltando la testa verso di lui. La maschera
funzionò, non le disse più nemmeno una parola e
fu libera di raggiungere la pedana con il bokken tra le dita.
Si inchinò
tre volte, come da regolamento, poi ci fu solo silenzio.
Vibrò un colpo in aria, che fece scattare la sua avversaria
di lato. Non bastò, avanzò di qualche altro
passo, minacciandola di lato, e la mise sotto pressione.
-Dovevi dirmi che era
venuto da te- quell’unica voce si insinuò tra i
suoi pensieri –ti ha minacciata, non è
così?-
Si scosse. Qualcuno
sarebbe intervenuto a far spostare Neji, era troppo vicino e avrebbe
disturbato l’incontro.
Evitò gli
affondi nemici con l’agilità insegnatagli da Gai,
ma poi la strategia dell’avversaria cambiò. Uno
dopo l’altro, i suoi colpi l’aggredirono con
violenza.
-E’ per
quello che ieri non hai reagito con Sasuke- continuò Neji
–credevi che fosse così facile ingannarmi? Sono
uno Hyuga anche io, non dimenticarlo-
E con quello cosa
voleva dire? Si chiese, e avrebbe voluto orientare la sua spada verso
di lui, per colpirlo dritto al petto e chiudergli la bocca una volta
per tutte. Gridò all’arbitro di allontanarlo,
mentre il suo bukken, per nulla intimidito dalla forza con cui veniva
frastornato, rimaneva saldo tra le sue mani ferme. Lo mosse solo quando
anche i suoi piedi si spinsero in avanti, contrastando la potenza
avversaria semplicemente sfruttandola: il suo bukken si
lasciò abbassare dall’ultimo colpo, ma il suo
corpo era già abbastanza in avanti per far sì che
non le sfuggisse dalla presa e scivolasse con sinuosità
roteando impudente attorno alla spada nemica. Anche il suo corpo
ruotò con esso, attorno alla vita, e con un movimento fluido
si trovò le spalle dell’avversaria di fronte. Il
suo primo colpo lo segnò colpendola al capo.
-Non eri tu che mi hai
detto di non considerare nemmeno l’opinione di Hiashi? Non
sei tu che mi hai dato del debole per questo? E hai ragione,
sì, hai ragione! Ma forse sei solo un’ipocrita
Tenten-
Non ebbe neanche il
tempo di essere soddisfatta che la realtà le
piombò di nuovo addosso. Le aveva dato ragione, aveva
sentito bene? Neji Hyuga aveva ammesso di aver torto e le aveva dato
ragione. Si voltò e il suo sguardo dagli occhi di ghiaccio
era così intenso da rimanerne catturata per qualche istante,
finché l’arbitro richiamò lei.
Si ricompose e
tornò in mezzo alla pedana per ricominciare. La sua
avversaria fremeva, poteva vederlo dalle dita che ripetutamente si
aprivano e si chiudevano sull’elsa. L’aveva
intimidita ed era un gran vantaggio, la paura di sbagliare rende
vulnerabili anche i più esperti, e lei non aveva paura di un
incontro di kendo, neanche se si trattava delle nazionali. La vera
paura l’aveva legata attorno al collo.
Gridò
quando le piombò addosso, sperando di confondere
ulteriormente la sua mente e di rendere le sue gambe meno scattanti.
Funzionò, riuscì a parare i suoi colpi basati
sollo sulla forza fisica, privi ogni tipo di tattica.
-Vincerai il primo
premio per andartene con il tuo bel biglietto aereo? Ricordati,
però, che ci sarà sempre qualcuno qui a
ricordarti e lo farà con il soprannome di
“puttana”-
Banale, tentare di
colpirla con unico colpo dritto e rapido. Il suo polso si
piegò verso l’esterno e il suo bukken invece di
alzarsi a parare il fendente che minacciava di calarle in testa, si
mise orizzontale. Piegò il collo di lato, sentendo dolore
per lo sforzo, e gridò quando la sua spada colpì
l’addome della sua avversaria, tagliandola da un fianco
all’altro. Il bukken avversario le sfiorò la
guancia un secondo dopo, ma era stata lei, con quella mossa rapida e
avventata, ad avere la meglio.
L’altra
indietreggiò, scendendo dalla pedana, e sentì il
suo nome rimbombare in tutta la palestra. Aveva così caldo
che quando si tolse il men aveva i capelli appiccicati alla fronte e le
guance infiammate. Nemmeno si era accorta di aver fatto così
tanta fatica. Temari corse ad abbracciarla e il suo entusiasmo era tale
da farla quasi cadere a terra e pian piano cominciò a
riconoscere ogni volto che andava a complimentarsi con lei.
Iniziò con un sorriso timido, che si allargò
sempre di più, finché rise e pianse nelle stesso
tempo.
Aveva vinto, era
libera, e si chiese se Neji a bordo campo non fosse stato solo
un’allucinazione. Appena si liberò da tutte le
mani che le battevano sulla spalla, corse alla pedana di arti marziali.
In un angolo trovò Lee, con un livido enorme sulla fronte,
ma completamente ripreso. L’abbracciò e la fece
girare in aria, mentre lei cercò di consolarlo per il suo
terzo posto.
Ora toccava Naruto e
Neji affrontarsi e i suoi occhi furono subito per il concorrente
veterano. Neji emanava così tanta sicurezza e
abilità in quelle vesti che se fosse stato per lei gli
avrebbe consegnato subito il primo premio senza neanche guardare il
combattimento. Ricordava in maniera confusa la sua voce e non era certa
di una sola delle parole che le aveva rivolto, vera o immaginaria che
fosse, ma aveva ancora impresso nei suoi muscoli freschi di
attività il tumulto che le avevano causato. Un senso di
ribellione, di amara ingiustizia, di desiderio e di speranza.
Quando fu mandato a
terra, trattenne il fiato. Neji aveva perso.
-Non la
prenderà bene- disse Lee, accanto a lei, sinceramente
dispiaciuto. Ma gli occhi di Tenten avevano visto altro in
quell’espressione dura e lapidaria. Il pugno di Naruto era
potente e l’unico modo per sottrarsi ad esso era schivarlo,
ma Neji non l’aveva fatto, l’aveva affrontato di
petto ed era stato sconfitto. Un atto di presunzione che gli era
costata la vittoria.
Lo seguì
negli spogliatoi.
Lo vide togliersi la
parte sopra della divisa, completamente fradicia di sudore, e lanciarla
con violenza su una panchina per poi concludere la sua corsa di rabbia
con un pugno su un armadietto.
Lasciò che
si sfogasse, che imprecasse e che distruggesse ciò che
voleva prima di mostrarsi. Il suo avambraccio era ancora teso e i suoi
lunghi capelli gli coprivano il viso, impedendole di vedere la sua
espressione.
-Hai finito?- gli
chiese, e non si aspettava di certo che si spaventasse.
-Che cosa vuoi?- le
chiese bruscamente.
-Tuo zio-
esordì lei, facendo cambiare la sua espressione
–mi ha insultata in tutti i modi possibili: la mia vita, i
miei modi di fare, i miei errori, i miei genitore, te. Tutto, ha
distrutto tutto, facendomi apparire per quella che non sono. Me ne
andrò Neji, non cambierò idea, e non
perché sono ipocrita, ma perché qui non ho
trovato il mio posto e non me ne importa niente di come mi chiameranno.
Non è certo l’opinione di chi non mi conosce che
mi interessa. Sono contenta, però, che tu abbia vinto,
è come se lo avessi fatto anche per me-
-Io ho perso-
ribadì l’altro a denti stretti, ma Tenten
sembrò divertita.
-Hai lasciato vincere
Naruto- disse per poi avvicinarsi e non esitò quando si
alzò sulle punte dei piedi per lasciarlo con un bacio sulla
guancia. Gli sorrise prima di allontanarsi, decisa a mettere una parola
fine a quella storia una volta per tutte.
-Non è
così che te ne devi andare- lo sentì dire, per
poi essere afferrata al polso e riportata indietro –non senza
mettere le cose in chiaro- ribadì, mantenendo salda la presa.
-Accettalo Neji-
insistette lei, cercando di allontanarsi.
-No-
ringhiò l’altro.
-Potrebbero scambiare
la nostro comportamento per altro!- esclamò ad un tratto
preoccupata, afferrandogli la mano e cercando di staccarla dal suo
braccio, ma il ragazzo glielo impedì.
-Non mi importa- le
disse con tale sicurezza da farle dubitare di aver sentito bene.
Alzò lo sguardo per capire se fosse la verità o
un’altra bugia. Era così confusa che avrebbe
voluto tiragli un pugno.
-Non ti credo- lo
sfidò e Neji si impossessò delle sue labbra con
tale irruenza da farla arretrare. Lo sentì avvolgere le
braccia attorno alle sue spalle, in un gesto che esprimeva
più possessione che affetto, facendola avvicinare di nuovo a
sé. Tenten rispose alzandosi sulle punte dei piedi e
imprimendo le labbra morbide sulle sue, più sottili. Quando
i loro corpi furono totalmente uniti lo sentì sospirare e
così fece lei, stringendo le dita attorno alla stoffa del
suo petto, arrendendosi.
-Non andare- le disse,
e lei appoggiò il capo alla sua spalla, rispondendo con un
movimento del capo. A quel punto c’era un’unica
cosa da fare.
Buongiorno
a tutti! :D
E’
il capitolo dei capitoli! Il bacio finalmente è arrivato e
le maschere sono cadute. Come vi è sembrata la scena?
Può andare? Spero di avervi soddisfatto! Nei prossimi
capitoli inizierà una guerra. Chi contro chi?
Vi
ringrazio ancora per i tantissimi commenti! Vi risponderò
appena possibile :)
See
U soon!
Dryas
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Capitolo 21 *** Codardia ***
NDA: Ho cancellato il capitolo
pubblicato stamattina. Non mi convinceva! Avevo giù scritto
un'alternativa e questa mi soddisfa di più. Pardon!
Codardia
Tenten era uscita dagli spogliatoi con un’espressione
sconvolta in viso. Raggiunse il dormitorio senza dare molta importanza
a dove i piedi la portassero e una volta in camera sua si
lasciò cadere pesantemente sul letto.
Nella sua mente c’era spazio solo per quel bacio.
Ripensando per la centesima volta alla sensazione di calore che aveva
provato si coprì il viso con le mani. Non arrossiva in quel
modo da quando aveva dodici anni e, esausta, si lasciò
sfuggire un gemito di sofferenza.
-Perché?!- gridò –con tutte quelle che
potrebbe baciare, perché ha scelto me?!-
Le sue domande non trovarono risposta e rimasero sospese
nell’aria. Pian piano la luce del sole cominciò a
scendere, colorando la stanza di tutte le tonalità del
giallo, finché il rosso cremisi svanì lasciando
solo il buio.
-Tenten, ci sei?- la ragazza, ancora stesa a pancia all’aria
sul letto, aprì gli occhi. Finalmente un po’ di
sonno era riuscito a placare il suo animo tormentato, ma non si
stupì più di tanto quando fu così
bruscamente interrotto –forse è già
là … - sentì sussurrare e la maggiore
lucidità le fece capire che si trattava di Hinata.
-Arrivo!- gridò, alzandosi di scatto. In meno di tre secondi
aveva già spalancato la porta.
-Ma non sei ancora pronta!- i lunghi capelli neri di Hinata si mossero
avanti e indietro quasi anche loro volessero mostrare stupore e quando
dal viso di Tenten la ragazza capì che non aveva idea di
cosa stesse parlando, assunse un’espressione nuova di zecca:
disappunto.
-Cena per festeggiare la fine delle nazionali non ti dice niente?-
-Oh cavolo!- esclamò Tenten battendosi una mano sulla fronte
–a che ora è?-
-Adesso-
Hinata la seguì dentro la stanza chiudendo rassegnata la
porta dietro di sé. Non era un evento formale, solo una cena
tra amici, ma per loro valeva molto più di quella
organizzata dalla scuola. Tenten aveva scordato anche quello e, mentre
si infilava un vestito nero, sbracciato e decorato solo da piccole
perline attorno al collo, maledisse Neji.
-Non correre Tenten, tanto ormai siamo in ritardo- aggiunse Hinata,
ritrovando la solita gentilezza –sono sicura che capiranno-
-Naruto non me lo perdonerà mai- brontolò
l’altra di rimando –e neanche tu. Ecco
perché sei così agitata-
-Sono solo un po’ nervosa … - mormorò.
-Perché vorresti essere là accanto a lui-
Hinata si zittì, incapace di mentire. Tenten le
lanciò un’occhiata divertita e scoppiarono
entrambe a ridere.
Dopo circa venti minuti le due ragazze corsero giù per le
scale e salirono in un taxi che con un po’ di fortuna le
avrebbe fatte arrivare al ristorante con solo mezzora di ritardo. Al
loro arrivo ad attenderle non c’era nessuno.
-Dai, al massimo saranno al secondo- cercò di sdrammatizzare
Tenten, ma il viso di Hinata rimase impassibile.
-Finalmente!- gridò Naruto dalla parte opposta del
ristorante nel vederle entrare -vi avevamo dato per disperse!-
L’intera tavolata le accolse con calore. C’erano
tutti: Rock Lee, Temari, Shikamaru, Ino, Sakura, Choji e Neji. Tenten
sentì lo stomaco improvvisamente chiuso e lo maledisse per
la seconda volta nel giro di un’ora. La sua nuova mania per
gli eventi mondani, che nei vent’anni precedenti aveva
evitato come la peste, cominciava a darle sui nervi. Quella serata si
prospettava davvero difficile, perché ancora non aveva dato
un senso a quello che era successo quella stessa mattina.
Tra bis e tris di primi, anche Hinata e Tenten riuscirono ad assaggiare
un piatto sostanzioso. La mora finì per trovarsi tra Naruto
e Choji, mentre la seconda tra Rock Lee e Ino. Peccato che ogni volta
che alzasse lo sguardo per versarsi un bicchiere d’acqua
trovasse lo sguardo di Neji di fronte a sé. Saltò
la portata successiva.
La cena fu un successione: brindarono e chiacchierarono a
più non posso, finché arrivò il
momento di pagare il conto e di levare le tende. Era fuori discussione
non continuare la serata nel centro di Konoha, che si trovava lontano
solo pochi passi, e si diressero tutti verso il locale più
vicino.
-Ino, ancora?!- esclamò Shikamaru, quando la compagna lo
trascinò nel locale più chiassoso della via
–non sei stanca di ballare?-
-Mai!- esclamò l’altra, quasi offesa –e
muoviti, o vado a presentarmi al morettino laggiù!-
L’idea della bionda Yamanaka fu accolta con favore anche dal
resto della compagnia, con solo qualche eccezione: Neji, Shikamaru e
Tenten.
-Se sei stanca ti riaccompagno a casa- le disse Lee, accorgendosi del
suo poco entusiasmo.
-No, non fa niente. Mi accontento anche solo di stare seduta in un
angolino a guardarvi divertire-
-Allora io ti farò compagnia!- esclamò
l’altro –non si abbandona un’amica in
difficoltà-
-Non è necessario, Lee- rispose –vai pure a
scatenarti in pista, so che stai morendo dalla voglia-
-Sicura?-
Alla sua ennesima risposta positiva, Lee si decise ad allontanarsi da
lei. Tenten stava finalmente per rilassarsi sul divanetto quando vide
Neji venirle incontro. Se avesse avuto il coraggio di alzare lo sguardo
avrebbe notato che la stava guardando dritta negli occhi, ma per la
paura di dover affrontare un argomento su cui non era preparata
preferì girarsi dall’altra parte e fingere di non
accorgersi di lui.
-Non balli?- le chiese, sedendosi accanto.
-No- rispose lei, continuando a tenere lo sguardo sulla folla in
movimento e sperando che alzassero la musica così che non
potessero scambiare altre parole.
-Mi sembrava ti piacesse-
-E a me sembrava che a te non piacesse-
-Infatti- fu il suo unico commento.
La sua asprezza diede buoni frutti e Neji non disse un’altra
parola. Se ne sarebbe stata buona nel suo piccolo angolo di discoteca
per il resto della notte se non avesse avuto il suo sguardo
perennemente addosso. Per la prima ora cercò di ignorare le
occhiate furtive e taglienti che le rivolgeva, ma poi il suo rimprovero
silenzioso divenne insopportabile.
-Passerai l’intera notte a fissarmi?- sibilò
irritata.
-E tu la passerai a ignorarmi?-
-Non ti sto ignorando- ribatté, mettendosi sulla difensiva
–me ne sto semplicemente per conto mio-
Neji si alzò in piedi e si allontanò facendosi
largo tra la folla. Le gambe di Tenten si misero in moto da sole,
ignorando il cervello che le diceva di non muoversi da lì e
il cuore che rischiava di uscirle dal petto.
-Aspetta- gli disse, afferrandolo per un braccio. Neji si
fermò, ma a quel punto non seppe più cosa dire.
Sentì il suo sguardo farsi sempre più duro, fino
a che si voltò di nuovo e se ne andò. E questa
volta lei non lo rincorse.
Rimase ferma immobile mentre sconosciuti le ballavano attorno. Si
scosse solo quando Hinata la raggiunse con aria preoccupata e la
portò fuori dal locale, all’aria fresca.
-Non ti senti bene Tenten?- le chiese guardandola dritta negli occhi.
-No, sto benissimo- rispose l’altra, sperando di essere
convincente, anche con se stessa, ma Hinata non le credette, lo
capì dalla sua espressione ancor più angosciata.
Abbassò il viso, sentendo il peso al petto farsi sempre
più opprimente, e quando i suoi polmoni cercarono aria, le
sfuggì un singhiozzo. Non riuscì più a
trattenersi e si lasciò avvolgere dall’abbraccio
affettuoso dell’amica, che le lascò tutto il tempo
per calmarsi.
-Riguarda ancora Sasuke?- le chiese con premura, ma Tenten scosse la
testa con decisione.
-Ti metteresti a ridere se ti dicessi di cosa si tratta- rispose
l’altra.
-Non lo farei mai, lo sai-
-Neanche se ti dicessi che si tratta di Neji?-
Hinata ebbe un attimo di esitazione. Probabilmente non capì
immediatamente il problema in cui era coinvolto il cugino: Tenten era
l’unica che fino a quel momento era riuscita a tenergli
testa, dubitava che arrivati a quel punto avesse problemi
nell’affrontarlo. Quando finalmente capì il vero
motivo di tanta agitazione, sgranò gli occhi.
-Sei innamorata di lui?- le chiese con stupore.
-Io non so … - bofonchiò l’altra
–credo di sì-
-E lui di te?-
-Ho il forte sospetto, ma è sempre Neji-
-Come è possibile?- chiese quasi come
un’invocazione Hinata, sconvolta.
-Già, non ha senso!- le diede corda Tenten, ritrovando animo
–sarà colpa di tutta questa storia di Sasuke, ci
ha confuso le idee. Tra qualche settimana passerà tutto e
torneremo ad essere perfetti estranei come prima-
-E’ possibile-
Di fronte a quell’inaspettato supporto Tenten si fece
pallida. Il solo pensiero di non rivedere più Neji, di non
parlargli più o semplicemente di non sentire più
la sua presenza la fece rabbrividire.
-Ma non è quello che vuoi- continuò Hinata
–quindi qual è il problema? E’ chiaro
che lui ti piace-
-Mi credi pazza non è vero?- le domandò
l’altra ragazza –innamorarmi di Neji, è
pazzia, pura pazzia-
-No, per niente- fu la risposta, accompagnata da un sorriso dolce
–ti capisco, invece. E so che mio cugino non è la
persona crudele e senza cuore che vuol far credere, altrimenti non
avrebbe lasciato vincere Naruto alle finali-
-Te l’ha detto lui?-
-No, sai che a noi Hyuga non piace parlare molto- le disse strappandole
una risata –Neji deve aver capito che a Naruto serve qualcosa
che lo renda onorevole agli occhi di mio padre affinché sia
accettato nella nostra famiglia e un titolo nazionale è
già un buon inizio. E’ il suo modo di chiedere
scusa, credo-
-Lo vedi quanto è complicato? E’ un uomo
impossibile, dall’umore variabile come il tempo e testardo
come il muro! Lo giuro, non riesco a trovare un perché per
questa situazione-
-Semplicemente perché non c’è- rispose
Hinata, con tono rassicurante –o forse
c’è, ma è così grande che
non si può esprimere a parole. Lo so che hai paura Tenten,
ma se non lo affronti non farai altro che peggiorare la situazione e ti
assicuro che più il tempo passa più è
doloroso. Vai e affrontalo-
Spinta dalla carica di motivazione che Hinata le aveva gentilmente
regalato, Tenten si mise a correre verso il dormitorio.
Ricordò la prima mattina delle nazionali: Neji non si
trovava e lei era convinta che la sua camera fosse nel suo stesso
corridoio, ma Lee le aveva detto che si trovava dalla parte opposta
dell’edificio. Stanza 65.
Bussò un’infinità di volte, ma non
andò mai ad aprirle. Continuò a martellare la
porta e a chiamarlo per almeno un quarto d’ora,
decisa ad adottare la tecnica dello sfinimento pur di farlo alzare dal
letto. Non funzionò: era convinta che se ci fosse stato, non
avrebbe resistito dall’incenerire con lo sguardo il
fastidioso visitatore.
Prese un taxi per villa Hyuga e, ignorando le telecamere che Hiashi
aveva fatto installare, arrivò alla finestra del salotto.
Era chiusa.
Con foga cominciò a bussare sul vetro, più decisa
che mai a rientrare in quella stanza, ma quando Neji si fece finalmente
vivo, la sua faccia non esprimeva certo gioia.
-Che vuoi?- le chiese bruscamente, aprendo l’anta ma senza
lasciarle lo spazio per entrare.
-Parlare- rispose Tenten, cercando di mantenere un po’ di
sicurezza anche di fronte ai suoi occhi di ghiaccio.
-E di cosa?-
-Lo sai di cosa- ribatté l’altra, innervosita.
-No, non lo so- rispose lapidario chiudendole la finestra in faccia.
-Vedi?! Lo sapevo che il tuo era soltanto un capriccio!-
gridò, furiosa , sbattendo i pugni sul vetro –sei
solo un codardo Neji Hyuga!-
La sua provocazione oltrepasso la lastra di cristallo trasparente
raggiungendo le orecchie del ragazzo, che si bloccò di
colpo. Sembrò pensarci un attimo, poi fece retro front e
tornò da lei.
-Ho consegnato il video alla polizia- le disse con voce ovattata
–ho fatto il mio dovere-
Se ne andò, lasciando solo il buio dietro di sé e
così fece Tenten, sparendo rapidamente e con
l’ultima parola pronunciata da Neji che echeggiava ancora
nella sua mente. Rifletteva su quanto doveva essere triste passare la
vita a fare scelte giuste per dovere e non per amore.
Nuovo capitolo,
alternativa di quello che magari qualcuno di vuoi ha fatto in tempo a
leggere stamattina. Lo so, sono sadica, mi piace complicare le cose. Ha
Tenten vengo mille e più dubbi, che anche a me verrebbero di
fronte a una svolta così inaspettata. Non si parlano per
mesi e poi bum Neji si fa avanti. Voi vi fidereste? Sarà
sincero? Intanto grazie per le recensioni dello scorso capitolo. Mi
hanno reso felicissima :D e scusate il ritardo per questo!
Dryas
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Capitolo 22 *** Vendetta ***
Vendetta
Quel giorno avrebbero
dovuto lasciare definitivamente il dormitorio per tornare alla classica
vita di studenti liceali. L’atrio era già
stracolmo di ragazzi in attesa che i genitori venissero a recuperarli.
Tenten aveva già chiamato un taxi e stava trascinando
pesantemente la sua valigia per le scale quando Rock Lee la raggiunse.
-Dove sei sparita ieri
sera?- le chiese senza neanche salutarla.
-Qui. Ero stanca
morta- rispose atona, con profonde occhiaie a confermare il suo stato
di spossatezza.
-Pensavo fossi fuggita
con qualche spasimante. Mi hai fatto preoccupare-
-Sei carino, Lee, ma
non ho spasimanti-
-Signorina Tenten?-
Entrambi si girarono e
alle loro spalle trovarono due uomini in uniforme. Se Lee si
irrigidì per il solo fatto che fossero dei poliziotti,
Tenten sapeva bene che prima o poi sarebbe successo.
-Deve venire con noi
in caserma-
-E per quale motivo?-
Il ragazzo si
guadagnò due occhiate non proprio amichevoli da parte dei
due ufficiali, ma la domanda era chiaramente rivolta
all’amica, la quale gli disse semplicemente di non
preoccuparsi e lo lasciò con un sorriso.
La stazione di polizia
era un edificio in cemento, freddo e poco ospitale. Tenten venne
lasciata da sola per mezzora prima che la facessero accomodare in uno
stanzino altrettanto spento. Cominciarono a farle domande sul video. Si
sentì libera di un peso enorme quando finalmente
poté raccontare la verità, con la certezza che le
sue parole finalmente sarebbero state ascoltate.
Non fu semplice, le
fecero domande pesanti e altre che mettevano in dubbio la sua versione
dei fatti. Durò l’intero pomeriggio e solo a tarda
sera le fu concesso di tornare a casa. Fuori il sole stava tramontando
ed era solo grazie al colore caldo della luce che il viso di Neji non
sembrava quello bianco di un fantasma. Lo incrociò sulle
scale e non si scambiarono una parola.
Una volta seduta sul
suo comodo divano di casa si avvolse le spalle con una coperta e
impugnò la tazza di tè caldo al profumo di frutti
di bosco. Lasciò che la mente vagasse tra le frivolezze dei
programmi tv, dimenticando per una volta la vita reale e i problemi che
portava con sé. Se solo non ci fosse stato così
tanto silenzio attorno a lei probabilmente ce l’avrebbe fatta
a dimenticare.
-Hinata- disse con
voce flebile al telefono –ti va di venire da me per una tazza
di tè?-
La piccola Hyuga non
se lo fece ripetere. Impugnò anche lei la sua tazza e si
lasciò sprofondare sul divano, guardando senza troppo
interesse le immagini trasmesse sullo schermo.
-Con Neji non
è andata bene- esordì finalmente Tenten
–ma almeno ha fatto la cosa giusta. Hai saputo del video?-
-In casa mia non si
parla d’altro- rispose l’altra –ma Ten,
tu stai bene?-
-Ora sì.
Non mi importa se Hyuga e Uchiha mi odiano, la mia coscienza e la mia
reputazione sono finalmente pulite-
-Intendevo per Neji-
Calò il
silenzio. Non è che Tenten non volesse rispondere, solo che
non conosceva la risposta alla domanda. Da una parte si sentiva
sollevata per aver capito in tempo che stava solo recitando la parte
dell’eroe, dall’altra desiderava dargli una seconda
possibilità e ammettere di aver sbagliato.
-A proposito- disse
cambiando argomento –come farà ora a vivere con
voi?-
-Non è
più da noi. Se n’è andato questa
mattina portandosi via le poche cose che aveva prima ancora che la
domestica gli portasse la colazione- rispose Hinata –non ho
idea di dove si trovi adesso-
-E’ chiaro-
commentò l’altra, prendendo poi un lungo sorso di
tè. Il suo sguardo era più severo che mai.
-Tenten, cosa
è andato storto?- osò domandarle la mora. Il suo
tono di voce era delicato, per nulla invadente, ed esprimeva solo il
desiderio di aiutare un’amica in difficoltà.
-Credo che nessuno dei
due sia portato per la vita di coppia- disse alzando le spalle
–senza dimenticare che litighiamo sempre, fraintendiamo ogni
parola e non c’è mai un attimo di
tranquillità-
-Non essere
così pessimista, questi problemi capitano a tutti, sono
sicura che si potranno risolvere-
-No, Hinata- rispose
Tenten con serietà –non sono semplicemente
disposta ad amarlo, anche se dovessi cambiare l’opinione che
ho di lui adesso. Non ne sono capace, non più-
-Perché
dici una cosa del genere? L’amore è spontaneo, non
si impara-
-Sì invece-
rispose l’altra con sicurezza –tu hai un cuore
così grande che non te ne accorgi nemmeno, sei troppo buona
e disposta a veder del bene in tutti. Ma io no, io non riesco
più a fidarmi di nessuno, se non di te e di poche altre
persone. Ho troppa paura-
Hinata
cercò in tutti i modi di far cambiare idea
all’amica, ma ottenne ben pochi risultati. Uno,
però, fu di grande aiuto a Tenten, che finalmente
riuscì a liberare il suo cuore da un peso che si teneva
dentro da anni. Si salutarono che ormai era notte con la promessa di
rivedersi la sera dopo, ma non passarono che dieci minuti che il suo
campanello suonò di nuovo: era di nuovo Hinata e alle sue
esili spalle si sorreggeva Neji.
-L’ho
trovato ferito poco più avanti- le disse la ragazza,
sconvolta –non so che fare!-
Tenten si
pietrificò sulla porta. “Non è
reale” le suggerì la sua mente, incapace di
accettare anche quel colpo, di sapere di averlo ferito ancora. Si
scosse solo quando vide Hinata vacillare pericolosamente. La fece
entrare e l’aiutò a far stendere Neji sul divano.
Era cosciente, ma non sembrava in grado di parlare né di
capire cosa stesse succedendo.
-Chi gli
avrà fatto questo?- chiese Hinata, pallida e spaventata
–dovremmo chiamare un’ambulanza?-
-Sì, su
questo non c’è dubbio- rispose Tenten, con una
freddezza impressionante. Continuò a guardare da distanza il
corpo martoriato di Neji, mentre Hinata cercava il proprio cellulare
nella borsa. Era chiaro come il sole cosa gli fosse successo.
-Credo di averlo
dimenticato a casa!- esclamò.
-Prendo il mio-
-No-
La voce maschile di
Neji si impose con decisione, facendole voltare entrambe. Hinata si
lasciò sfuggire un sonoro sospiro di sollievo, Tenten invece
diventò rigida come una statua. Di nuovo i suoi occhi.
-Non voglio andare in
ospedale- ribadì il ragazzo, rivolgendosi a Tenten.
-Ma Neji, sei ferito,
devi essere medicato!- gli disse con urgenza la cugina.
-Non è
niente- rispose, cercando di mettersi in piedi, ma il massimo che
riuscì a fare fu di mettersi seduto e lasciarsi sostenere
dai cuscini della padrona di casa.
-Hinata, ti
dispiacerebbe andare a chiamare Sakura? Non abita molto distante da
qui, devi solo girare l’angolo, al numero settantotto- si
intromise Tenten, e quella proposta fu subito accettata. Hinata
lasciò la casa di Tenten quasi correndo, giurando che
sarebbe tornata in un batti baleno. Una volta rimasti soli, Tenten
lasciò il salotto per scomparire nella zona notte, ma Neji
aveva già richiuso gli occhi.
-Sdraiati- gli disse,
tornando con tutto quello che aveva per medicare le ferite
superficiali. Il ragazzo non si mosse, così fu costretta ad
avvicinarsi e ad afferrarlo per le spalle, per poi lentamente aiutarlo
a stendersi. Dopo di che cominciò a pulire le ferite con il
disinfettante, iniziando con quelle delle mani, da cui si capiva che
aveva provato a difendersi.
-Non … -
-Stai zitto- gli
disse, senza permettergli di aggiungere altro. Non voleva parlare con
lui, le costava già un’enorme fatica rimanergli
così vicino senza sudare freddo. Di nuovo il suo cuore si
era fatto intenerire dai ricordi e il pensiero
dell’unicità della loro complicità
stava seducendo la sua mente.
-Aspetterò
Sakura- insistette il ragazzo.
-Ti dà
così fastidio che io ti aiuti?- gli chiese, ma senza tono
provocatorio. La risposta la conosceva già e non aveva
bisogno di illudersi.
-A te dà
fastidio-
Continuò a
fissare le sue nocche escoriate senza riuscire a guardarlo in viso e
cercando di fare un po’ di ordine nella sua testa. Non era
quello che si aspettava di sentire.
-Non mi dà
fastidio- disse, infine, banalmente, ma era la verità e
l’unica frase che riuscì a formulare in quella
situazione –li hai riconosciuti?-
-Vivevano nella mia
stessa casa fino a stamattina- rispose senza che la voce subisse una
nota di amarezza –prima o poi sarebbe successo-
-Già, ma
ora almeno sei libero-
Tenten
spostò la mano che impugnava il cotone verso il viso di
Neji. Come sempre, il suo sguardo sembrava toccarla, ma lo
ignorò come aveva imparato a fare e cominciò a
togliere il sangue dalla sua guancia.
-Non l’ho
fatto per essere libero, se è questo che stai cercando di
dire- le disse, ma Tenten non aveva intenzione di mettersi di nuovo a
discutere con lui.
-Cosa ci facevi da
queste parti?- gli domandò, ignorandolo.
-Cercavo un posto dove
andare- le rispose duramente.
Cercava un posto dove
andare proprio sotto a casa sua. Il particolare non sfuggì
alla mente di Tenten, ma lo sotterrò in un angolo lontano e
si mantenne calma e razionale.
-Sono certa che Lee ti
accoglierebbe volentieri- continuò –per le altre
ferite è meglio aspettare Sakura, io non sono abbastanza
esperta-
-Tenten- la
richiamò, impedendole di allontanarsi troppo –ieri
sera, credo di aver esagerato-
-No, io credo che ieri
sera abbia chiarito tutto- rispose lei, incapace di dimenticare la sua
volubilità.
-Quindi mi consideri
davvero un codardo?- le domandò, scaldandosi.
-No-
confessò Tenten –non lo penso, ma questo non
cambia niente, anzi, quello che è successo non ha
più importanza-
-Ah no? Sicura che il
codardo qui sia io?-
-Non ha più
importanza- gli disse, alzando di un poco la voce e questa volta lo
guardò negli occhi –perché da domani
pomeriggio io non sarò più qui-
Buone feste a tutti!
Dryas
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Capitolo 23 *** L'unione fa la forza ***
L'unione fa la forza
Neji serrò
le labbra indurendo i lineamenti del viso. Osservando il suo torace
Tenten si accorse del respiro accelerato e vide i muscoli delle sue
braccia tendersi finché le mani graffiate si chiusero in due
pugni di rabbia.
Si alzò di
scatto e, anche se ferito, fece l’errore di sottovalutare la
sua agilità. La superò senza darle nemmeno il
tempo di fermarlo.
-Dove vai?- gli chiese
con urgenza, vedendolo spalancare la porta, ma il ragazzo non si
fermò. Se ne andò senza voltarsi indietro.
Era furioso. Non
sopportava più nemmeno di stare in sua presenza tanto gli
dava sui nervi il suo comportamento. Lei era stata la prima persona di
cui gli fosse importato qualcosa e ancora gli bruciava non essere
riuscito a dimenticare il suo volto ferito quando le aveva detto che
non avrebbe reso pubblico il video di Sasuke, ma questa volta ce
l’avrebbe fatta: l’avrebbe dimenticata e avrebbe
continuato a vivere come aveva sempre fatto, cavandosela da solo.
Perché si era sbagliato, non c’era altra
spiegazione.
-Fermati- si
sentì rivolgere alle spalle.
-Sparisci-
sibilò, senza voltarsi e continuando per la sua strada.
-Non andrai molto
lontano in quello stato- continuò Tenten, facendolo
finalmente fermare.
-Ti ho detto di
lasciarmi in pace!- sbraitò Neji, fissandola negli occhi
–la tua falsità mi dà la nausea! Non ti
importa di me come non ti importa di nessun altro, quindi fai un
piacere a tutti e vattene!-
Se le sue parole
fossero state proiettili avrebbero lasciato decine di bossoli
sull’asfalto e avrebbero trapassato Tenten fino a lasciarla
esanime in un lago di sangue. Invece lei era ancora in piedi.
Neji non si
interessò della reazione della ragazza, ma la
lascò senza esitazione, sparendo nel buio di quella notte di
fine estate. Non si sentiva più leggero, anzi, il sapore
amaro era diventato più intenso, aggravato dalla
consapevolezza che non avrebbe resistito a lungo. Le gambe lo avevano
tradito già un paio di volte e la vista non era
più nitida, ma avvolta da una cortina di nebbia. Si
lasciò scivolare sull’argine di un piccolo
torrente, sull’erba morbida e umida, permettendo al dolore di
travolgerlo. La sofferenza fu meno intensa di quello che si aspettava,
non sufficiente ad annebbiargli la mente, e strappò un
ciuffo d’erba per quell’ingiustizia. Era da molto
tempo che non provava quel senso di solitudine e l’unico
desiderio che aveva in quel momento era di cadere nell’oblio
dell’incoscienza.
Improvvisamente i
capogiri si fecero più intensi, tanto che gli strapparono un
lamento e solo dopo qualche istante si accorse che qualcuno lo stava
trascinando per le braccia.
-Ti lascerò
in pace solo dopo che ti avrò visto dentro
un’ambulanza-
Era la voce di Tenten,
che di nuovo tornava a tormentarlo. Cercò di muoversi, di
allontanarsi da lei, di insultarla, ma non riuscì nemmeno ad
aprire la bocca.
-Stavi scivolando nel
fiume- gli disse, e la vide sedersi accanto a lui, portando le
ginocchia al petto e stringendole con le braccia. Non riuscì
più a spostare gli occhi da lei, e non perché
troppo debole per muovere i muscoli del collo, ma perché la
vide piangere. Si chiedeva come fosse possibile non trovare mai una
spiegazione logica, capire il perché non agisse mai secondo
le sue aspettative, come riuscisse ogni volta a sorprenderlo.
Tenten si
asciugò le lacrime con il palmo della mano e assunse
un’espressione marmorea. In lontananza si sentiva la sirena
di un’ambulanza.
-A differenza di
quello che pensi, ho un cuore- gli disse.
Sul ponte poco
distante si sentirono voci di uomini alzarsi all’improvviso,
tanto da distrarre entrambi. Era un gruppo numerosi e si poteva
chiaramente distinguere un flebile tono femminile.
Tenten
scattò in piedi.
-… Hinata?-
-Dannazione!-
esclamò Neji, cercando di sollevarsi a sua volta, ma
riuscendo solo guadagnare altro dolore –stanno cercando me!-
Tenten
cominciò a correre sperando di non trovare nulla lungo
l’argine che la facesse inciampare e precipitare nel fiume.
Più si avvicinava più riusciva a distinguere le
parole di quegli uomini. Neji aveva ragione, stavano cercando lui, e
per farlo cercavano di ottenere qualche informazione da Hinata, con
modi non troppo gentili.
-Vi ho già
detto che non so dove si trova!- esclamò Hinata, alzando il
tono della voce, solitamente pacato –e non ve lo direi
nemmeno se lo sapessi. Non credete abbia già sofferto
abbastanza? Cosa volete fargli ancora, ucciderlo?-
-E’ la
punizione giusta per quel traditore!-
-Vi ha detto mio padre
di farlo?- chiese subito la ragazza –Ve l’ha
ordinato lui?!-
Tenten si
fermò di colpo. Non riusciva ancora a distinguere
chiaramente la figura dell’amica e si chiese se quella voce
appartenesse davvero a lei. Severa, autoritaria, ferma: non era
così che era abituata a sentirla, tanto da farle dubitare
l’impossibile.
-E’ chiaro
che è così- continuò senza ombra di
paura –ma vi state dimenticando un particolare:
Hiashi non è immortale e io sono la sua erede. Se solo osate
torcere un capello a Neji, voi farete la sua stessa fine non appena mio
padre avrà chiuso i suoi occhi per sempre. Sono stata
chiara?-
Alle sue parole
seguì il silenzio, a dimostrazione che il suo discorso aveva
ottenuto l’effetto desiderato, ma non durò a
lungo. Gli uomini cominciarono a criticare le sue parole, a sminuirla,
a insultarla. Dichiararono di non voler rinunciare al loro intento e a
quella minaccia seguì nuovamente quella di Hinata, che non
sembrava intenzionata a farsi mettere in piedi in testa.
Tenten
tornò sui suoi passi. Estrasse il cellulare dalla tasca dei
pantaloni e chiamò Naruto. In quel momento Hinata era in
grado di cavarsela da sola, ma non era intenzionata ad abbandonarla.
-Naruto? Ascoltami,
vieni in zona Hirashina. Gli Hyuga hanno preso Hinata per scoprire
dov’è Neji, fai in fretta-
Chiuse la telefonata
senza nemmeno sentire la risposta del biondo e con gli occhi
tornò a cercare Neji tra le ombre della notte. Era lui ora
il problema principale, doveva nasconderlo da quegli uomini.
-Che diavolo pensavi
di fare andando loro incontro?!- le sbraitò appena la
riconobbe –e dov’è Hinata?!-
-Hinata
starà bene- rispose semplicemente l’altra per poi
chinarsi e infilare un braccio dietro alle sue spalle –ma noi
dobbiamo sparire-
Neji la
scansò. Non che non si aspettasse la sua
ostilità, ma aveva sperato fosse troppo debole per opporre
resistenza fisica. Quell’ostacolò la confuse,
tanto da farla allontanare di qualche passo.
-Ti uccideranno- gli
disse, sperando che mettendolo di fronte alla realtà gli
facesse cambiare idea.
-Che lo facciano!-
esclamò Neji –non mi nasconderò come un
coniglio nella sua tana!-
-Tenere alla propria
vita non è codardia!- ribatte Tenten con altrettanta foga.
Lo stava odiando così tanto da essere tentata di lasciarlo
lì ad arrancare da solo, ma sapeva di non essere capace di
farlo. Così come non era capace di parlare con lui.
-Non
scapperò per una colpa che non ho- disse l’altro,
con freddezza glaciale.
-E allora
perché non ti sei fatto ammazzare quando Hiashi ti ha
chiesto di farla pagare a Naruto per il solo fatto di aver salvato
Hinata? O quando ti ha costretto a farle da guardia del corpo per otto
ore al giorno? O quando per paura ti ha impedito di dire la
verità su Sasuke?- Tenten fece una pausa in cui riprese
fiato –quale colpa avevi per meritarti tutto questo? Non
stavi solo cercando un modo per avere una vita migliore?-
Neji rimase
pietrificato. Le sue parole lo avevano colpito più forte di
qualsiasi pugno avesse mai ricevuto e facevano più male
della ferita che in quel momento gli stava lacerando
l’addome. Il suo comportamento ora sembrava una
contraddizione anche ai suoi occhi. Per tutti quegli anni aveva
aspettato l’occasione giusta per liberarsi delle catene di
Hiashi e ora che l’aveva la stava buttando al vento per
quell’orgoglio che nei vent’anni precedenti aveva
invece calpestato diventando un suo servo.
Sollevò le
ginocchia e le punto sull’erba umida del terreno per poi
darsi una spinta e cercare di rimettersi in piedi. Questa volta non
rifiutò l’aiutò di Tenten e
lasciò che il suo braccio sinistro si adagiasse sulle sue
esili spalle.
-Staranno sicuramente
andando a casa tua- disse Neji per la prima volta con un tono normale,
anche se affaticato.
-Quella non
è l’unica casa che ho- confessò Tenten,
felice di non sentire più ostilità nella sue
parole –la casa dei miei genitori è qui vicino-
Buonasera a tutti!
La FF si sta
concludendo, mancano ormai pochi capitoli! Cosa ne dite di questo? Apre
nuove speranze o complica solo le cose?
Spero continuerete a sostenermi con tanto entusiasmo come adesso. Non
finirò mai di ringraziarvi!
Dryas
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Capitolo 24 *** Ricordi indelebili ***
Ricordi indelebili
Le finestre era
sprangate con assi di legno, inchiodate per non essere mai
più riaperte, e la porta di ingresso non esisteva
più. La casa della sua infanzia era piccola, insignificante
rispetto a quelle ampie e spaziose che nel tempo erano arrivate a
circondarla da ogni lato. Passava inosservata all’occhio di
un passante distratto, ma nel minuscolo giardino con cui si apriva
c’erano ancora i resti di un’altalena.
Tenten sapeva come
entrare. L’aveva creato lei quel passaggio, anni prima,
spinta dalla necessità di riassaporare i momenti felici
della vita che aveva avuto prima della morte dei suoi genitori. Alla
fine, però, i ricordi erano diventati così
dolorosi da non riuscire più a metterci piede.
C’erano
ancora tutti i mobili, le foto appese alle pareti, un vaso con fiori
appassiti da tempo sconosciuto, le braci carbonizzate nel camino. Era
come la bambina di dieci anni la ricordava, solo con più
polvere e umidità.
Aiutò Neji
a sedersi su una sedia trovata a tentoni. Si allontanò da
lui solo qualche secondo prima di tornare reggendo tra le mani una
bugia, al cui centro splendeva una candela già consumata per
metà.
-Non è il
massimo- gli disse, appoggiandola al tavolo lì accanto
–ma credo che nessuno conosca questo posto, a parte me-
-Andrà
più che bene- rispose pacatamente Neji. Il suo viso era
pallido e il modo con cui si era abbandonato sulla sedia tornarono ad
allarmarla. Non poteva più contare su Sakura, visto che
sicuramente gli uomini di Hiashi erano già là
quando aveva mandato Hinata, e non poteva chiamare
l’ospedale, sicuramente presidiato.
-Devi farlo tu- la
voce di Neji si intromise nei suoi pensieri, anticipando
l’unica risposta possibile.
-Non sono in grado, se
sbagliassi … -
-Non sbaglierai-
dichiarò con sicurezza, fissandola dritta negli occhi.
Tenten
cedette. Era la loro unica possibilità.
-Torno subito-
Neji notò
la familiarità con cui si mosse tra le stanze di quella casa
fantasma. La vide aprire armadi e cassetti per recuperare tutto
l’occorrente che serviva loro, come se polvere e ragnatele
non esistessero. Per qualche minuto lo lasciò completamente
solo, era andata a recuperare dell’acqua dalla fontana sul
retro portando con sé una bacinella presa dalla cucina. La
sua attenzione fu catturata da un portafoto al centro di un mobile in
legno alla sua destra. Conservava un’immagine rovinata della
famiglia che aveva vissuto quelle stanze. Rimase stupito nel
riconoscere gli identici lineamenti di Tenten nella donna dai lunghi
capelli lisci che lo guardava con un sorriso gioioso. Se non fosse
stato per gli abiti, così diversi dalla moda del loro tempo,
sarebbe stato sicuramente tratto in inganno dalla somiglianza. Accanto
a lei un uomo alto, dal petto largo, la cingeva alla vita, sfoggiando
un sorriso storto e simpatico, in contrasto con il suo sguardo
penetrante. Poi, poco più in basso, in posa per la foto,
c’era una bambina dagli occhi scuri e un sorriso timido.
Indossava un vestito a fiori e due piccoli chignon le decoravano i capo.
La ragazza lo sorprese
mentre era intento a cogliere anche i minimi dettagli, ma non disse
nulla e così anche lui. Tornò a concentrarsi su
di lei: aveva cominciato a stendere un lenzuolo bianco sul divano
impolverato e cercava di rendere l’ambiente il più
pulito possibile. Aveva anche recuperato forbici, disinfettante e del
filo.
-Dove li hai trovati?-
le chiese, incuriosito.
-Mia madre era
infermiera- risposte, continuando a fare ordine.
-E tuo padre?- chiese
spontaneamente, facendola fermare.
-Era un poliziotto-
rispose guardandolo per un attimo–ora devi stenderti-
Neji cercò
di fare da solo, ma se non avesse avuto Tenten a sostenerlo sarebbe
caduto sul pavimento a peso morto. Di nuovo mise un braccio attorno
alle sue spalle e di fronte ai suoi occhi comparve l’immagine
del padre di Tenten che stringeva la moglie, di
quell’abbraccio voluto, così diverso e allo stesso
tempo simile al contatto che stavano avendo loro. Inconsciamente il suo
respiro accelerò.
-Mi dispiace, non ho
niente per il dolore- gli disse dopo che anche le sue lunghe gambe
furono stese.
-Resisterò-
affermò con convinzione il ragazzo –fai quello che
devi fare, non preoccuparti per me-
Tenten gli
sollevò la maglietta e ritrovò le bende che solo
un’ora prima aveva usato come rimedio di emergenza
completamente intrise di sangue. Recuperò le forbici e
quando casualmente le sue mani fredde toccarono la pelle di Neji lui
sussultò. Liberò la ferita e quella vista la
scoraggiò tanto da decidere di rinunciare.
-Hai bisogno di un
medico vero- esclamò allontanandosi spaventata
–non so cosa mi sia saltato in mente, non posso farlo-
-Sì invece-
Neji la fermò afferrandola per un polso –non
è un taglio grave, non è stato colpito nessun
organo. Devi solo ricucire-
-E se non fosse
così? Se tu … - Tenten gli diede le spalle, il
nodo alla gola non solo le impediva di parlare, ma minacciava di farla
scoppiare in lacrime di fronte all’unica persona a cui voleva
dimostrarsi forte.
-Non
succederà- cercò di rassicurarla Neji e le
sembrò di cogliere della vera compassione nel suo tono
–so che puoi farcela. Mi fido di te-
Il suo cuore aggiunse
un battito in più al suo ritmo normale. La speranza che
l’avesse perdonata le diede la forza di prendere in mano ago
e filo.
-Farà male,
ma cerca di stare fermo- gli disse con voce debole.
Neji non
urlò né si lamentò, ma rimase immobile
come una statua di marmo. Tenten ammirò il suo
autocontrollo, anche se poteva percepire il suo dolore dalla tensione
dei suoi muscoli e dal pallore cadaverico sul suo viso. Quando
finì lo sentì rilassarsi ed emettere un sonoro
sospiro.
-Te l’avevo
detto- le disse, prima di chiudere gli occhi.
-Neji!-
gridò Tenten.
Non era del tutto
privo di sensi, capiva che poteva sentirla, ma il dolore doveva essere
così intenso da stordirlo.
-Devi bere- gli disse
con un tono così sicuro da stonare con il suo stato
d’animo –ti aiuto io-
Con delicatezza
avvicinò il bicchiere alle sue labbra. Sperò che
la freschezza dell’acqua lo facesse rinvenire e che la sua
pressione, sicuramente sotto i piedi visto tutto il sangue perso, si
alzasse a livelli vitali.
-Grazie … -
sussurrò dopo l’ultimo sorso. Tenten gli sorrise,
felice di sentire la sua voce.
-Di niente- rispose
allungando una timida mano verso il suo capo –ora riposa-
Lo osservò
cadere in un sonno pesante. Era sfinito, lo poteva capire dal suo
respiro, lento, profondo e stremato.
Approfittò
di quel momento di incoscienza per studiare ogni suo lineamento, dalle
sopracciglia naturalmente incurvate in un’espressione
accigliata, alle labbra sottili e pallide, il naso dritto e stretto, le
mascelle ben marcate. Osò accarezzare la sua pelle bianca,
pungente per la barba che stava ricrescendo, e lasciò
scivolare le dita tra i suoi capelli setosi. Continuò a
intrecciarli finché la candela fu consumata e scese il buio.
Si addormentò seduta a terra, appoggiando la testa al divano
e allungando la mano per stringere la sua.
Non
l’avrebbe lasciato solo per nulla al mondo.
Quando Neji si
svegliò, il sole filtrava tra le assi delle finestre.
Ricordava esattamente dove si trovava, solo non pensava di provare
così tanto dolore. Si mosse istintivamente e così
facendo scoprì la mano di Tenten appesa debolmente alla sua,
ma fece in tempo solo a memorizzare quell’immagine che si
separarono.
Il movimento
involontario svegliò anche Tenten, il cui viso era
più vicino di quanto si aspettasse.
-Come stai?- gli
chiese, allargando i grandi occhi ancora assonnati.
-Bene- rispose Neji,
preso alla sprovvista dalla loro estrema vicinanza e dal pensiero di
averla avuta accanto per tutta la notte. Poi un’espressione
cupa scese sul viso della ragazza, i cui occhi erano ora diretti verso
l’ambiente intorno a loro. Con la luce del sole la casa aveva
un’aria ancora più spettrale.
-Andiamo via- le
disse, capendo il disagio che doveva provare. Anche a lui era capitato
di sentire una fitta al cuore quando un ricordo improvviso dei suoi
genitori lo coglieva alla sprovvista in un qualsiasi e banale angolo di
villa Hyuga. Il sapore dolceamaro della felicità passata che
non sarebbe più tornata si trasformava pian piano in fiele,
velenosa e amara.
-Questo è
l’unico posto sicuro che abbiamo- rispose lei, mettendosi in
piedi, colpita ma infastidita dal suo intuito –posso
sopportare-
-Ne troveremo un altro-
-No, davvero-
insistette la ragazza, mostrando un sorriso tirato –mi spiace
solo di non poterti offrirti una tazza di tè. Su questo
tavolo avremmo fatto colazione- gli disse appoggiando una mano sul
tavolo al centro della stanza –con i biscotti di mia mamma
appena sfornati e mio papà che borbotta tenendone uno in
bocca e leggendo il giornale. Arrivava sempre in ritardo al lavoro per
di leggerlo fino all’ultima riga -
-Anche mia madre era
sempre in ritardo, nonostante fosse una Hyuga, e prendeva in giro mio
padre per come si agitasse-
Tenten si
voltò a guardarlo con sorpresa. Era la prima volta che lo
sentiva parlare dei suoi genitori. Era la prima volta, in
realtà, che lo sentiva parlare apertamente del suo passato.
Dal suo sguardo capì quanta fatica gli fosse costato aprirsi
e mostrare una ferita che non sarebbe mai guarita del tutto. Si
capirono senza aggiungere altro.
-Bè, ora i
biscotti li preparo io- cercò di sdrammatizzare Tenten
–e anche tu vai in panico per un solo minuto di ritardo. In
fondo qualcosa è rimasto!-
-Non ci avevo mai
pensato- confessò Neji, lasciandosi scappare un sorriso
amaro.
-Posso vedere come va
la ferita?- gli chiese Tenten, tornando ad avvicinarsi. Neji si
sollevò leggermente, per permetterle di muoversi
più comodamente. Gli sollevò la maglietta e
sfiorò nuovamente la sua pelle, generando un brivido lungo
la sua spina dorsale. Tenten non se ne accorse tanto era contenta di
aver fatto un buon lavoro, ma Neji non lo dimenticò. Non
erano le sue dita fredde, non era dolore. Era qualcosa di molto
più intenso.
-Credi che
l’ospedale oggi sarà più sicuro?- gli
domandò, trovandolo a fissare le sue mani con attenzione.
-No- rispose brusco
–così va bene, con il tempo guarirà. Il
problema ora è dove nascondermi, non posso stare qui per
sempre-
-A questo ho
già pensato io- disse Tenten, guardandolo con
serietà –andrai a Suna-
...capitolo dolceamaro,
ma tutto dedicato a Neji e Tenten. Niente litigi, niente insulti,
niente ostilità. Qualcosa li accomuna, qualcosa che solo
pochi riescono a capire. E questo è riuscito a renderli di
nuovo uniti.
Vi è
piaciuto? L'atteggiamento di Neji è cambiato troppo
velocemente? E Tenten?
Questo è il
terzultimo capitolo. Ne mancano solo due! Spero di non metterci
un'eternità a pubblicarli :P un saluto a tutti voi che
continuate a leggere e a commentare. Vi adoro!
Dryas
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Capitolo 25 *** Cambiamenti ***
Cambiamenti
-Suna?
Perché mai dovrei andare a Suna?- chiese Neji, storcendo il
naso.
-Userai il mio
biglietto aereo- spiegò Tenten –il volo parte alle
undici, ma dovremmo avere tempo a sufficienza-
-Per fare cosa?-
domandò di nuovo, confuso.
-Camuffarti, no?
Hiashi avrà sicuramente qualcuno anche
all’aeroporto-
Tenten si
alzò in piedi e cominciò a recuperare le poche
cose che avevano. Non lo guardò mai in viso e
continuò a comportarsi come se nulla fosse finché
si ritrovò Neji davanti.
-Io non
andrò a Suna- dichiarò lapidario.
-Siediti e risparmia
le forze- rispose lei del tutto intestardita a non discutere con lui.
-Prima di tutto, io
non scappo come un delinquente- continuò Neji,
costringendola ad ascoltare –e secondo, è il tuo
biglietto. So che aspetti di andartene da anni e non sarò io
a metterti i bastoni tra le ruote, chiaro?-
Neji finì
il suo breve discorso dandole le spalle e con passo malfermo si diresse
verso il passaggio nascosto da cui la sera prima erano entrati. Le
braccia di Tenten caddero lungo i fianchi e dalle sue labbra
uscì un profondo sospiro.
-E cosa pensi di
fare?- gli chiese, accettando la sfida, anche se di malavoglia
–non hai nessuno disposto ad appoggiarti. Ti uccideranno, lo
sai. Non è successo ieri per pura fortuna, cosa ti dice che
arriverai a stasera?-
-Grazie per
l’appoggio- rispose l’altro, ironico
–troverò un modo-
-Quale, Neji?- si
impose la ragazza con autorità.
Di fronte al suo tono
inflessibile gli occhi chiari del suo interlocutore si animarono, quasi
a ribellarsi di fronte all’obbligo di dare una risposta
plausibile. Rimasero a fissarsi per qualche secondo, in silenzio,
avvolti solo dalla penombra.
-Vai a Suna-
ripeté Tenten –non preoccuparti per me, ne
comprerò un altro-
-No- disse brusco
–non ho intenzione di abbandonare tutto proprio adesso, non
ora che sono libero-
-Non abbandonerai
niente- gli disse Tenten, facendo un passo avanti. Le sue parole erano
state troppo veementi, lo capiva dal suo sguardo smarrito,
così fece un respiro profondo e si avvicinò
ulteriormente, in modo che nessuno dei due urlasse più.
-Quello che voglio
dire- continuò –è che non te ne andrai
per sempre. Il Kazekage di Suna è un ragazzo giovane,
assennato e molto potente. Parlagli, spiegagli cosa sta succedendo a
Konoha. L’ Hokage non lo ignorerà, non lui, e
insieme risolveranno la questione-
-E questa idea quando
ti sarebbe venuta?-
-Appena ti ho visto
entrare mezzo morto in casa mia- risposte infastidita
–è la migliore che mia sia venuta in mente che non
comporti la tua morte prematura-
-E cosa ti assicura
che il Kazekage mi dia retta?-
-Sei uno Hyuga, basta
e avanza- rispose lei.
Neji rimase in
silenzio. Tenten non lo aveva mai visto così in
difficoltà come in quel momento e provava una sincera
compassione, tanto da essere tentata di lasciar uscire quelle parole di
rassicurazione che aveva sulla punta della lingua. Ma sapeva che non
avrebbero funzionato, anzi, avrebbero avuto l’effetto opposto.
-E’
l’unico modo- disse infine.
-E tu come farai?- le
domandò, facendola fermare.
-A far cosa?-
-A rimanere qui-
rispose abbassando il tono della voce –vieni con me-
Tenten
sentì una scossa dentro di sé. Avrebbe voluto
urlare il suo “sì” a squarciagola,
saltargli al collo e baciarlo. Era quello che voleva ed era
lì, a un passo da lei.
-Io sarò la
tua copertura- spiegò con il cuore in gola
–all’aeroporto, farò finta di prendere
quell’aereo così che gli uomini di Hiashi tengano
d’occhio me e non te. In questo modo potrai andartene sano e
salvo-
-Così
farò ammazzare te?!- esclamò l’altro,
alzando gli occhi al cielo per non colpirla con la sua rabbia.
-Chiederò a
Lee di venire con noi-
-Lee non
può sorvegliarti ventiquattro ore su ventiquattro!-
-Nessuno
può- rispose con irritazione Tenten –ma
è un rischio che sono pronta a correre. Cosa possono farmi
ancora? Non ho più niente da perdere e l’unica
cosa importante è che tu stia bene, ovunque sarai-
Ancora una volta Neji
non trovò le parole con cui rispondere. Non era
d’accordo, per niente, ma non riusciva a contrastare
l’idea che lei si stesse sacrificando per un motivo diverso
dal senso del dovere. Eppure il suo comportamento in quegli ultimi
giorni sembrava dire l’opposto, che quel bacio era stato un
errore da dimenticare.
Ma non ci riusciva.
-Va bene- le disse a
fatica, arrendendosi e sentendosi stanco come mai in vita sua. Se ne
sarebbe andato, non per Hiashi, ma per dimenticare lei.
Tenten gli sorrise e
subito prese il telefono dalla tasca dei pantaloni, per poi scrivere un
numero che conosceva a memoria.
-Lee, ciao sono io-
disse –ho bisogno del tuo aiuto-
Dopo solo mezzora la
casa abbandonata si ritrovò popolata da altre tre persone:
Lee, Naruto e Hinata erano corsi loro in aiuto, portando tutto
l’occorrente che Tenten aveva minuziosamente elencato.
-Neji, come stai?-
chiese Hinata al cugino, il quale sembrò sorpreso del suo
interessamento.
-Bene- rispose
semplicemente, senza aggiungere altro.
-Ecco qui i miei
vestiti- si intromise Naruto, estraendoli da uno zaino –spero
ti vadano bene-
Neji li
guardò con aria disgustata.
-E’ proprio
necessario? Non posso presentarmi al Kazekage in questo stato!-
Naruto fu sul punto di
ribattere a quell’evidente offesa al suo stile, ma Tenten lo
anticipò.
-Devi sembrare un
altro- gli disse –quindi vai a vestirti-
Il ragazzo
obbedì, afferrando in malo modo la felpa gialla extralarge e
i pantaloni neri dal cavallo basso. Si prese qualche minuto nella
stanza accanto per potersi cambiare e quando tornò sembrava
che il suo viso non fosse più pallido come al solito.
-Oh mio dio-
esclamò Tenten sorpresa –sembri un ragazzo
normale!-
-E questo cosa
vorrebbe dire?- chiese lui, in evidente disagio.
-Che stai bene-
rispose l’altra, sorridendogli. Neji abbassò lo
sguardo.
-Manca solo una cosa-
si intromise Hinata, accogliendo su di sé
l’attenzione di tutti –i tuo capelli-
Persino Tenten era sul
punto di protestare. Gli piacevano i capelli di Neji, così
neri e lisci. Sarebbe stato un vero peccato tagliarli.
-Hinata ha ragione-
aggiunse Lee –anche a dieci chilometri capirebbero che sei
uno Hyuga con quei capelli. Che ne dici di un taglio come il mio? Ti
donerebbe!-
-Mai-
ringhiò Neji, che sembrava un animale selvaggio di fronte
agli addomesticatori.
-Non preoccuparti- gli
disse con dolcezza Hinata, avvicinandosi e invitandolo a sedere su una
sedia –ci penserò io-
Neji si
lasciò guidare dalla gentilezza della cugina come se fosse
sotto incantesimo. Fulminò con lo sguardo Lee
all’ennesimo tentativo di convincerlo a fare un taglio come
il suo e quello del maestro Gai. Un onore diceva, ma per Neji sarebbe
stata la morte del suo onore.
-E non li voglio
nemmeno come quelli di Naruto- aggiunse, ormai partecipe
dell’argomento –non voglio sembrare uno
spaventapasseri-
Sentì
Tenten ridere alle sue spalle, mentre il biondo protestava animatamente
alla seconda offesa sul suo aspetto. La tensione si era finalmente
sciolta e non si accorsero del tempo che passò e nemmeno
delle lunghe ciocche corvine che cadevano sul pavimento. In un attimo
Neji sembrò trasformarsi.
-Ecco, ho finito!-
esclamò Hinata con un’espressione soddisfatta.
Quando Neji si
alzò in piedi e si girò verso di loro li
lasciò a bocca aperta.
-E’
più bello di Sasuke!- esclamò Lee.
-Diavolo
sì- gli diede corda Naruto –e anche di me-
-Chiudete quelle
dannate boccacce- li minacciò il diretto interessato, in
imbarazzo come mai in vita sua. Spontaneamente i suoi occhi si posarono
su Tenten e si accorsero dell’interesse con cui lo stava
guardando, anche se subito dopo il suo sguardo si spostò.
-Ottimo lavoro Hinata-
disse all’amica, la quale ricambiò con uno sguardo
divertito –ma ora dobbiamo proprio andare-
Si salutarono,
promettendo a Neji che si sarebbero presto rivisti. Hinata fu
l’unica ad avere il coraggio di sfiorarlo, tanto da
abbracciarlo, e lo stesso fece con Tenten. Quando il loro taxi
arrivò, aveva le lacrime agli occhi.
-Ci siamo- disse
Tenten quando il taxi ripartì. Fino a quel momento si era
dimostrata forte e sicura, ma ora sembrava impaurita –spero
di aver preso tutto-
-Hai già
controllato due volte, c’è tutto- rispose Neji
bruscamente, ma poi si fermò a guardarla –stai
dubitando del tuo piano?-
-No- rispose lei con
sicurezza, incontrando i suoi occhi. Con i capelli corti sembrava
più giovane di anni ed era così bello da metterla
a disagio. I tratti del suo viso apparivano più marcati e
davano ulteriormente forza al suo sguardo, che se prima colpiva per
l’insolito colore, ora lasciava senza fiato per
l’intensità che trasmetteva. Avrebbe passato
l’intera vita a guardarli.
-Che
c’è?- gli chiese lui, insospettito da quella lunga
occhiata –ricresceranno prima o poi-
-Oh, no, stai molto
bene- aggiunse subito la ragazza –è solo che
… è strano vederti così, tutto qui-
-Lo è anche
per me, credimi- disse lui, toccandosi i capelli corti con aria
sconsolata –ma in fondo sono solo capelli-
Tenten rise.
-Perché
ridi?- domandò lui, guardandola torvo.
-Niente, è
solo che … bè è chiaro che ci tenevi
alla tua bella chioma- spiegò –ma non vuoi
ammetterlo perché credi che non sia virile avere simili
pensieri. Fai sempre così, anche se una cosa ti interessa
non lo mostri per paura di sembrare debole-
-E questa attenta
analisi del mio carattere l’hai fatta prima o dopo aver
deciso di ignorarmi?-
Non ce
l’aveva fatta a trattenersi. Quella critica era troppo
ingiusta da parte sua, da parte di chi gli aveva dato una speranza per
poi riprendersela senza troppi riguardi. Capì di soffrire
per lei più di quanto pensasse nel momento stesso in cui
sentì la sua stessa voce piena di rabbia uscire dalla sua
bocca con il solo scopo di ferirla.
Tenten
sgranò gli occhi, trafitta nel suo punto debole. Quel
rimpianto mai colmato era perennemente nei suoi pensieri, anche se
doverlo affrontare le faceva più paura che mai. Ora, invece,
veniva usato come arma contro di lei e aveva decisamente funzionato.
-Neji io …
- sospirò –mi sono comportata male, mi dispiace.
Non volevo ignorarti, solo che non sapevo … -
-E’ meglio
se ci concentriamo su quello che dobbiamo fare- tagliò corto
il ragazzo, mettendosi a guardare fuori dal finestrino. Ormai erano
arrivati e non avevano tempo da perdere: Neji sarebbe sceso per primo
con in mano il vero biglietto aereo, Tenten, invece, avrebbe attirato
l’attenzione su di sé dirigendosi al check in con
un biglietto falso, che sicuramente avrebbero rifiutato, e attirando
l’attenzione su di sé finché
l’aereo non fosse decollato.
Neji aprì
la portiera, pronto a scendere e mettere in atto l’ultima
scena di quella commedia, quando Tenten lo fermò
afferrandogli un braccio.
-No- gli disse
–la verità è che sono una vigliacca-
Non gli
lasciò il tempo di pensare né di respirare. Lo
baciò, attirandolo a sé e mettendo le braccia
attorno al suo collo. Voleva che sapesse cosa provava per lui e non
aveva altra occasione se non quella. Quando sentì che la sua
sorpresa iniziale stava svanendo in un abbraccio tenace attorno alla
sua vita, pensò che il suo cuore stesse per
esplodere di gioia. Si fermarono solo quando mancò loro il
fiato.
-Verrò a
Suna appena le acque si saranno calmate- aggiunse Tenten in fretta, a
due centimetri dal suo volto.
-Ti
aspetterò- rispose Neji. Poi scese dalla macchina e la
lasciò sola.
Penultimo
capitolo.
Neji parte. Tenten resta. Io al loro posto sarei impazzita!
Ringrazio Kitiara_92 e Electromaster per le loro recensioni del
capitolo scorso e tutti voi che silenziosamente continuate a leggere.
Dryas
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Capitolo 26 *** Per Aspera ad Astra ***
Per
Aspera ad Astra
Poteva il suo profumo
essere ancora più intenso di quello che ricordava?
Poteva il suo sguardo
essere ancora più magnetico di quanto pensasse?
Poteva la sua voce
essere ancora più seducente di quanto credesse?
Se un fulmine
l’avesse colpita non si sarebbe sentita così
elettrizzata come quando le sue mani accarezzarono le sue spalle, i
suoi fianchi, le sue gambe con tocco avvolgente.
Se uno tsunami
l’avesse travolta non avrebbe provato lo stesso
sconvolgimento che le sue labbra creavano ogni volta che sfioravano le
sue, in un bacio caldo, travolgente e morbido.
Se un tornado
l’avesse trascinata a sé con tutta la sua forza,
non avrebbe provato lo stessa attrazione che provava per Neji.
Era lì.
Davanti a lei. A pochi metri di distanza.
I suoi capelli erano
ancora corti nonostante fossero già passati due anni da
quando Hinata li aveva tagliati. La sua pelle non era più
bianca come il latte, ma il sole di Suna l’aveva resa
più rosea e i suoi occhi sembravano due diamanti
cristallini, impossibili da ignorare, più di prima.
Tenten non
l’aveva raggiunto. Non era andata da lui come gli aveva
promesso. L’aveva lasciato solo. Era stato Neji a tornare,
insieme a Gaara, il kazekage, indossando gli abiti del deserto e
parlando una lingua diversa, incomprensibile.
Anche lui era diverso,
più calmo e più taciturno. La sua sicurezza
incuteva più timore di quando era solito aggredire con
parole di rabbia chiunque si mettesse sulla sua strada.
Si erano rivisti in
un’aula di tribunale. Hiashi Hyuga e Fugaku Uchiha erano
accusati di associazione criminale, estorsione, rapimento ed omicidio.
Se non fosse stato per Hinata e Naruto, Tenten si sarebbe trovata
ancora dietro a delle sbarre di ferro, le stesse che le avevano rubato
la libertà il giorno in cui Neji era partito. Aveva passato
un anno e mezzo in prigione con un’accusa inesistente. Per un
anno e mezzo aveva cercato di sopravvivere anche quando non le davano
da mangiare, quando la picchiavano, quando la sua forza arrivava allo
stremo. Se non fosse stato per Hinata sarebbe già stata
uccisa. Se non fosse stato per Naruto non sarebbe mai stata liberata.
Se non fosse stato per Neji si sarebbe già arresa.
-La corte vi dichiara
colpevoli-
Era stata quella frase
a far sì che finalmente le lacrime cadessero dai suoi occhi.
Poteva smettere di
lottare e di soffrire, poteva essere finalmente libera di vivere la sua
vita con le persone che amava. Non doveva più avere paura.
Rock Lee la sorresse
quando le sue gambe l’abbandonarono. Era uno scheletro.
Sakura le aveva detto che doveva essere ricoverata, ma lei non aveva
voluto perdersi il giorno in cui la tirannia di Hyuga e Uchiha
finalmente veniva abbattuta. Voleva essere lì a mostrare a
tutti quello che le avevano fatto. Il suo stesso corpo era una prova
della loro crudeltà.
Hinata era un idolo a
Konoha. Si era ribellata al suo stesso clan per raccogliere a
sé un’altra famiglia, quella degli innocenti
ingiustamente perseguitati da suo padre. Naruto, invece, era diventato
il braccio destro dell’Hokage. Era stato lui, con il suo
entusiasmo e la sua tenacia, a far smuovere le autorità che
da troppi anni facevano finta di non vedere. Mancava un passo per
ricevere la nomina più alta di Konoha ed era più
che meritata.
-Possiamo andare in
ospedale ora, Ten- le disse Rock Lee stringendola a sé
–è finita-
Rock Lee aveva perso
in un solo giorno entrambi i suoi migliori amici e il suo mondo era
cambiato tanto da ricordare a mala pena i giorni in cui la sua unica
preoccupazione erano stati gli allenamenti di karate. Per due anni
l’aveva spronata a non arrendersi, per due anni aveva
contattato segretamente Neji dicendogli di non abbandonare le speranze.
Per due anni era stato il loro punto di riferimento.
-Portami da lui-
Gli urli di esultanza
coprirono la sua voce, ma non c’era bisogno che capisse le
sue parole. Sapeva qual era il desiderio più grande di
Tenten e fu felice di essere lì con lei quando la
lasciò andare tra le braccia di Neji.
Aveva sognato
così tante volte di essere stretta a lui che non riusciva a
credere che fosse vero. Chiuse gli occhi e si appoggiò al
suo petto, lasciando che il suo cuore ritornasse a vivere.
-Sei qui-
sussurrò.
-Sì, e non
ho più intenzione di prendere un aereo in vita mia- rispose
Neji, strappandole un sorriso –non senza di te-
-Sei a casa ora-
-Per la prima volta
nella mia vita, posso chiamarla così-
La baciò.
Davanti a tutti, senza alcun pensiero se non quello di averla solo per
sé. Le sue braccia le cinsero la vita e
l’attirò ancora più a sé. Le
loro labbra si desiderarono con carezze più intense,
ardenti, nostalgiche. Tenten provò un’emozione
così forte che sentì il petto sul punto di
esplodere.
-Non sono quasi
impazzito solo per vederti svenire tra le mie braccia- le disse dopo
che ripresero fiato -ora andiamo in ospedale-
Tenten rimase per una
settimana con una flebo infilata nel braccio. Era sottopeso e mostrava
evidenti segni di maltrattamenti, ma il sorriso non
abbandonò più le sue labbra. Neji passava ogni
momento libero con lei, parlando dei due anni che avevano trascorso
lontani, lì dove tutto era cominciato. Poteva essere la
stessa stanza in cui si erano conosciuti, dove avevano litigato come
cane e gatto per mesi, dove avevano iniziato a desiderare di essere
speciali l’uno per l’altra. In mezzo a quei ricordi
sembrava esserci un oceano.
Per Neji era stata
dura ambientarsi a Suna e Gaara inizialmente non si era mostrato
interessato a quello che stava capitando a Konoha. Impiegò
quasi sei mesi a convincerlo che era necessario un intervento esterno e
quando seppe da Rock Lee che era stata imprigionata la sua disperazione
crebbe tanto dall’essere sul punto di tornare a Konoha. Solo
a quel punto Gaara si interessò a lui. E da quel momento in
poi lavorarono insieme per risolvere la situazione.
-I tuoi esami vanno
molto meglio, Ten- le comunicò Sakura con un gran sorriso.
-Potrò
partecipare al matrimonio, non è vero?- chiese al medico
speranzosa.
-Senza dubbio. Ti
dimetto oggi stesso, così avrai tutto il tempo per pensare
ai preparativi-
-Quale
matrimonio?- domandò Neji, cadendo dalle nuvole.
-Non te
l’hanno detto?- gli chiese Tenten –Naruto e Hinata
si sposano!-
Era una tiepida e
soleggiata giornata di maggio. I fiori cominciavano a sbocciare e gli
alberi riprendevano energia sfoggiando il verde brillante delle loro
foglie. Non poteva essere una giornata più bella per
festeggiare l’unione di due persone.
Neji andò a
prendere Tenten alle nove come concordato. Aveva un vestito classico,
nero da cerimonia e una camicia bianca, ma la sua semplicità
incantò la sua accompagnatrice. Tenten non era ancora
pronta. Temari aveva suonato al suo campanello alle sette di mattina
per assicurarsi che si truccasse e pettinasse in modo decente e non se
n’era ancora andata.
-E’
un’indecisa cronica- commentò sedendosi accanto a
Neji sul divano –quanto ci vuole a scegliere un vestito?
E’ ovvio che si sceglie il più sexy, dannazione-
Gli occhi di Neji si
soffermarono sullo sgambato abito leopardato di Temari e
alzò le sopracciglia perplesso. Non aveva mai partecipato a
un matrimonio, ma immaginava fosse un altro lo stile richiesto.
-Come sto?-
Il vestito di Tenten
gli piacque molto di più. Senza spalline e con una
scollatura a cuore, metteva in risalto le sue forme senza evidenziare
troppo l’eccessiva magrezza del suo corpo. La gonna si apriva
come i petali di un tulipano a livello della vita e ai piedi due scarpe
rosse la slanciavano con eleganza.
-Se fossi un uomo ci
proverei con te prima ancora che il prete dica
“amen”- commentò Temari, alzandosi per
dare gli ultimo ritocchi alla sua modella preferita. I lunghi capelli
di Tenten cadevano in morbide onde sulla schiena e Neji
desiderò averli tra le sue dita.
-Sono pronta!- gli
disse con piccolo saltello e un sorriso reso ancora più
splendente dal rossetto.
-Allora possiamo
andare- Neji le aprì la porta e fece scivolare il suo
sguardo su di lei come se la stesse accarezzando. Una volta saliti sul
taxi scese il silenzio. Entrambi ricordavano il loro ultimo incontro,
due anni prima.
-Se l’avessi
saputo non sarei mai partito- disse alla fine Neji.
-Non essere sciocco-
rispose Tenten –se tu non fossi partito ora non saremmo qui.
E non staremmo andando al matrimonio di tua cugina-
-Ho pensato di morire,
Tenten-
-Anche io-
Il braccio di Neji
circondò le spalle della ragazza e
l’attirò a sé. Tenten
appoggiò la testa alla sua spalla e lasciò uscire
un profondo sospiro. Era lo stesso abbraccio che suo padre dava a sua
madre ogni volta che erano vicini. Era lo stesso tipo di amore. Ed
entrambi lo sapevano.
Ultimo
capitolo.
Ho
amato “Per Aspera ad Astra” moltissimo. Scriverla
è stato veramente emozionante e coinvolgente, e forse mi
dispiace così tanto che sia finita perché al
99,9% è l’ultima long fic che pubblico. Inoltre
credo che Neji e Tenten siano dei personaggi fantastici, trascurati nel
manga (no comment!), ma che nel loro mistero sanno essere affascinanti.
Infine
ringrazio voi, che mi avete seguito fino a qui. Sicuramente qualcuno di
voi si sarà perso tra i lunghi tempi di attesa tra un
capitolo e l’altro (sorry), e questo è uno dei
motivo che mi spinge a smettere: dedicarmi totalmente a questo hobby
è diventato impossibile.
Spero
di avervi trasmesso delle emozioni, di avervi fatto appassionare, di
avervi coinvolti. Se ci sono riuscita me ne andrò pienamente
soddisfatta e senza rimpianti!
Con
affetto,
Dryas
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