Bittersweet AU Symphony

di ELE106
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Photographer! Nasir - Model!Agron ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Rocker!Nasir - Pianist!Agron ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: College/High School ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Teacher!Agron – Student!Nasir ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Het!Agron – Gay!Nasir ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Fantasy ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Policeman!Agron ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Photographer! Nasir - Model!Agron ***


Bittersweet AU Symphony

 

 
Day 1 (March 24th) - Photographer! Nasir - Model!Agron
For Nagron Week 2014
 

 

‘Pack your things, leave somehow.
Blackbird's song is over now.’
Blackbird's song - Lee Dewyze
 



È un’immagine mentale, più che altro.
Un qualcosa che costruisci prima ancora di scattare la foto ed imprimerla su un supporto digitale.

Seduto sugli scogli, in alto rispetto alla riva, ascolti una canzone che piange solitudine come te, mentre guardi un lago d’inverno, immobile e cristallino. Osservi il velo di nebbia che offusca i contorni di un panorama freddo e stupendo. Registri il luccichio dell’acqua e l’improvviso alzarsi in volo degli uccelli, che per un secondo interrompe l’eternità di quel dipinto che si era creato nella tua mente.

Senti un po’ freddo e affondi le guance nella sciarpa di lana bianca che hai comprato quella mattina, quando ti sei accorto di non aver addosso abbastanza roba per scaldarti. Non sei abituato a questo clima, da dove vieni tu è sole ed aria secca e calda.

Guardi la spiaggia di sassolini bianchi, miliardi e miliardi, tutti uguali, sporcati solo da qualche pietra colorata sparsa qua e la.
Ti fermi ad osservare la figura di uno sconosciuto che passeggia con il suo cane... e sembra in pace, lui e quello che lo circonda.
Come se tutto fosse dove dovrebbe essere, compreso te e la tua macchina fotografica. Come quando senti di essere lì apposta per cogliere quel momento.

Zoomi, scatti una foto, due, tre e sai che saranno esattamente come l’immagine, il dipinto che la tua mente ha immaginato.

Lo sconosciuto è alto, avvolto nel suo giaccone pesante, se zoomi abbastanza riesci a vederlo in viso.
Sorride ed è bello come la riva del lago che lui sfiora appena con gli scarponi scuri. Pensi che, se non fosse gelida, sarebbe buffo se ci finisse dentro con il suo cane e giocassero e ridessero per ore.

Tu sei solo da così tanto tempo, non conosci nessuno in quel posto nuovo e ti sembra incredibile come guardare uno sconosciuto da lontano, possa generare un tale calore nel tuo cuore, in un freddo mattino come tanti altri.

E pensi che scenderai sulla riva, lo raggiungerai, ti presenterai senza sembrargli un pazzo squinternato e gli chiederai di bere qualcosa di caldo insieme a te. 
Perché l’immagine, il dipinto che si è appena creato nella tua mente, ti piace proprio tanto e forse riuscirai ad imprimerlo da qualche parte.

A fargli una foto che duri per sempre.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Rocker!Nasir - Pianist!Agron ***


Day 2 (March 25th)- Rocker!Nasir - Pianist!Agron
For Nagron Week 2014
 



 
‘A boulevard of hope and dreams, and streets made of desire.
Lost in the city of angels, down in the comfort of strangers.
I found myself in the fire burnt hills. In the land of a billion lights.
I am home.’
City of Angels – Thirty Seconds to Mars
 
 



Nasir apre gli occhi e si muove pigramente nel letto sfatto. Avverte quel fastidioso e freddo senso di vuoto, di quando ricordi di esserti addormentato abbracciato stretto a qualcuno e quel qualcuno non c’è al tuo risveglio.

È allora che lo sente.
 
 
Il fruscio lieve del suo pigiama di cotone disturba appena il suono lento e melodico del pianoforte. È triste, malinconico, è come chi lo sta suonando.
Passo leggero e piedi nudi, Nasir si avvicina
ad Agron, mollemente seduto al suo strumento, in piena notte. Osserva la schiena curva e i capelli disordinati. Di fronte a lui, la vetrata del soggiorno cui penetra la tenue luce di uno spicchio di luna morente.
Allunga una mano e la poggia sulla sua spalla. Scorre, accarezza, solletica attraverso la stoffa sottile della maglietta; l’altra mano raggiunge la prima e Nasir lo abbraccia, lo stringe forte al suo petto.
Affonda il naso nei capelli profumati di shampoo e si accoccola contro di lui.

“Amore, perché non dormi?”

Agron suona ancora, lento e ritmico, note conosciute, eppure nuove, forse composte in quel momento.
Si abbandona con la schiena contro Nasir e sospira, una mano sui tasti e l’altra stretta alla sua, che si porta alle labbra e bacia a occhi chiusi.

“Ti manca suonare, vero?”

“Mi manca più il suono della tua voce.”

Nasir lo bacia sul collo, i capelli neri e lunghi che scendono delicati a solleticargli la pelle.

“Canto ancora per te...”

Un altro bacio dietro l’orecchio e la malizia umida della punta della sua lingua.

“Quando facciamo l’amore canto sempre, ricordi?”

Sotto le sue labbra la pelle di Agron è caldissima e cosparsa di brividi.

“Oh si... si, in effetti canti parecchio quando lo facciamo in un certo modo.”

Una risata leggera e un altro sospiro.

“Vieni a letto e usa le dita su di me, come stai facendo ora.”

Nasir scivola davanti ad Agron e si siede a cavalcioni su di lui, le mani sulle spalle larghe, gli occhi languidi di sonno e desiderio che infiamma veloce.

“Suonami.”

Le dita di Agron abbandonano il pianoforte per poggiarsi sui fianchi di Nasir, infilarsi leggere sotto la t-shirt (enorme, perché dorme con le sue) e scorrere in alto fino al petto, poi di nuovo in basso e dietro la schiena.
Nasir si inarca e si tende; si tende tutto quando lui lo tocca in quel modo.
Chiude gli occhi e ricorda.
 
Tempo indietro, quando si erano appena conosciuti e vivevano di sogni impossibili, Nasir ricorda il suono del pianoforte di Agron, mischiato a quello della sua voce acerba e calda; uno, armonioso e delicato, l’altra, arrabbiata e disperata. Sembravano creati agli opposti, eppure in musica si fondevano alla perfezione.
Nasir ricorda il miracolo che sembrava compiersi ogni volta che insieme creavano qualcosa di unico, tutto era musica che riempiva aria, orecchie e cuore, e nient’altro era importante al mondo.
 
“Sei bravo a suonarmi...”

Sospira tremando, inclinando la testa e porgendogli il collo, arrendevole, accogliente, sensuale.
Agron vi posa le labbra e morde, lascia un leggero segno rosso che subito lecca e bacia e ama e vuole con tutto se stesso.

“E tu a cantare quando vieni... con me dentro... e le mie mani addosso.”
 
Quel tempo ora è lontano, eppure ancora forte e presente, ogni qual volta sono così vicini e si sentono, si annusano, si toccano, si concedono uno all’altro; i ricordi esplodono violenti e rendono tutto più disperato e meraviglioso allo stesso tempo.

E non importa se un ex pianista e un ex rocker dilettanti, ora fanno un lavoro noiosissimo col quale pagano le bollette, se non se lo dimenticano.

Non importa se a casa loro spesso manca tutto, persino da mangiare.

Non importa nulla, finché Nasir avrà voce per cantare un ‘Ti amo’ e il pianoforte di Agron cullerà notti malinconiche.
 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: College/High School ***


Day 3 (March 26th) - College/High School
For Nagron Week 2014
 
Capitolo  1.
 
 

 
‘Say something, I’m giving up on you.
I’ll be the one, if you want me to.

Anywhere, I would’ve followed you.’
Say Something - A Great Big World feat. Christina Aguilera
 
 
 
Il professore di tedesco aveva quelle mani grandi e quelle dita lunghe che davano a chi le guardava un senso di forza, calore e protezione.

A lezione, Nasir si piazzava nel banco proprio in prima fila e le osservava muoversi, indicare, scrivere, distendersi sulla scrivania. A volte picchiettava le dita e...

Oh Dio, adoro quando picchietta le dita!

Il professore aveva quegli occhi indecifrabili, come il cielo quando infuria una tempesta; Nasir smetteva di guardargli le mani, soltanto per imbambolarsi ad osservare gli occhi. Sentiva persino i tuoni e i fulmini, quando lui ricambiava lo sguardo e gli sorrideva.

Il professore era madre lingua e il suo accento era marcato e 'grosso' come lui; aveva le labbra perfette, non sottili, né carnose, fatte per raccontare storie e per baciare le sue.
Si, solo le sue! Il professore ancora non lo sapeva, ma Nasir era geloso.
Estremamente.
 
Nasir aveva quasi diciotto anni e ogni giorno che passava, pensava che non sarebbe stato affatto male se, finita la scuola, avesse dato forma e voce alle fantasie sconce che, ormai da un anno intero, popolavano sonni, nonché estenuanti, frustranti ed insoddisfacenti veglie.
Il professore era molto giovane e Nasir si era informato: il suo impegno con la loro scuola finiva al termine dell’anno in corso.
 
“Professore, io so cosa farà alla fine dell’anno!”

Gli aveva detto un giorno Nasir, prima di uscire dalla classe per ultimo (come sempre), al termine della lezione che non aveva ascoltato.
Il professore aveva alzato gli occhi su di lui, incuriosito.

“Certo che lo so! Mendicherò supplenze in giro per Roma.”

“No.”

Nasir si era avvicinato piano e gli era arrivato a fianco. Seduto alla scrivania, il professore era perfettamente alla sua altezza e lo guardava ancora, senza capire.

“Uscirà con me!”

Lo aveva baciato a fior di labbra ed era filato via, veloce come il sorriso che si era formato sulle labbra del suo professore, senza che se ne accorgesse.
 
Nasir lo voleva, lo aveva scelto, doveva averlo. E aveva dalla sua l’impudenza e la sconsideratezza della sua età. 
Ma aveva imparato presto che desiderare qualcosa non comporta necessariamente ottenerla, quanto meno senza sforzi. E che nella vita accadono cose sulle quali non si ha controllo.

Il professore era stato trasferito e metà del secondo quadrimestre e Nasir non l’aveva più visto... fino ad oggi.
 
 

Continua...
 
 
 

Nda inutili: SALVEEEEE! Siccome questo e il prossimo prompt mi sembrano strettamente legati, ho pensato di utilizzarli per la stessa AU divisa in due capitoli ;) A domani per il prossimo! Baci
Ele

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Teacher!Agron – Student!Nasir ***


Day 4 (March 27th) - Teacher!Agron – Student!Nasir
For Nagron Week 2014 
 
Capitolo 2.
 


 
‘And I will stumble and fall.
I’m still learning to love,
Just starting to crawl’

Say Something - A Great Big World feat. Christina Aguilera
 
 

Il suo studente aveva un paio d’occhi enormi e neri come non ne aveva mai visti in vita sua. Due fari di malizia su un viso dai lineamenti dolcissimi e ancora acerbi.

A lezione, Agron non osava guardarlo, nemmeno per sbaglio, quando si sedeva a fissarlo proprio al primo banco. Ma sentiva... oh se lo sentiva quello sguardo scuro ed elettrico.
Quando picchiettava le dita nervoso sulla scrivania, con la coda dell’occhio notava come il suo giovanissimo studente mordeva la penna tra labbra pienissime e gonfie e...

Oh mio Dio, mi sento uno di quei professori pervertiti di cui parla la tv!

Alla fine ricambiava lo sguardo, Agron, perché non poteva evitarlo, perché era come se un magnete gli voltasse la testa di forza e gli tendesse le labbra per sorridergli in risposta.
 
Si chiamava Nasir; un nome che scivolava morbido tra i denti, che incantava, un po’ come quella sua carnagione scura ed esotica, il timbro voce da adolescente e il fuoco nero e liquido di quegli occhi inesperti eppure curiosi.
 
Il suo studente lo puntava come si fa con le prede facili. Lo aspettava dopo le lezioni, gli parlava di frivolezze non mancando mai, però, di rivolgersi a lui dandogli del lei; gli camminava a fianco troppo vicino e lo sfiorava di continuo con le dita, con le braccia, con quei capelli sottili e lunghi che legava con non curanza dietro la nuca, mostrando ampie porzioni di pelle e un collo sottile e invitante.
 
Il suo studente non aveva ancora diciotto anni, era sbagliato persino guardarlo a quel modo, ma Agron sapeva che presto sarebbe finito tutto e avrebbe smesso di fantasticare su di lui, peraltro in maniere assai poco caste.
E non aveva detto niente, no, proprio niente, quando Nasir lo aveva baciato svelto e impacciato; gli aveva sorriso invece, e si era ricordato che il suo tempo in quella scuola era finito e che sarebbe andato via presto.

No... non usciremo insieme, piccoletto.

Ricordava quel bacio, ogni giorno, come un dolce, buffo e inconsapevole addio da parte del suo esuberante studente di tedesco. Il sorriso si era spento sul nascere, veloce, come era svanito il lieve tepore del contatto appena accennato, con quelle labbra così morbide.

Non ne aveva più ricevuti di uguali e si era sempre chiesto, con un pizzico di rammarico, come sarebbe stato quel fine anno scolastico a Roma, se fosse rimasto e lo avesse aspettato.
 
Se lo era sempre chiesto Agron, fino ad oggi.
 
 
 
 

È un pomeriggio di un tardo autunno e c’è il sole a Capua, ma non fa per nulla caldo.
Agron va in biblioteca nel suo giorno libero, perché gli piace stare lì, gli piace il silenzio e il rispettoso ignorarsi di poche anime solitarie, tutte assorte nel medesimo passatempo.
Legge veloce, quando una mano minuta gli allunga un foglietto proprio sulle pagine aperte del suo libro.
 
‘E ora ci esci con me, professore?’
 
Sgrana gli occhi e li alza sulla figura mai dimenticata, in piedi di fronte al suo banco; capelli, occhi e bocca come le ricorda ogni volta che sogna di lui, ancora oggi.
Gli sorride, quel suo Nasir, gli sorride come un anno fa, come non fosse trascorso che un giorno.

“Dì qualcosa...”

E Agron si alza, balbetta un ‘si’ in risposta e gli restituisce il foglietto, posandoglielo sulla mano e poggiando sopra la sua.
Gli sorride anche lui ed è ora che capisce: Nasir lo ha scelto, lo ha voluto e lo ha cercato.
 
Eppure Agron era già suo allora, senza nemmeno saperlo.
 
 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Het!Agron – Gay!Nasir ***


Day 5 (March 28th) - Het!Agron – Gay!Nasir
For Nagron Week 2014
 

 
‘What do I stand for? Most nights, I don't know...
So this is it? I sold my soul for this? Washed my hands of that for this?
No. When I see stars, when I see stars, that's all they are’
Some Nights – Fun

 
 
 
Sua moglie è bella come le terre calde dove è nata, come le spiagge assolate dove le persone vanno in vacanza, come le albe infuocate dietro orizzonti lontani, che ci si trova ad ammirare per caso, magari dopo una notte di baldoria che non è ancora finita.

Agron ha la sua foto nel taschino della mimetica, proprio sul cuore e quando gli sparano brucia da impazzire e brucia proprio lì vicino.
Le orecchie fischiano e non sente nemmeno più la raffica di proiettili e il frastuono delle bombe a mano, perché probabilmente lo hanno assordato definitivamente.

Brucia, cazzo, brucia da morire proprio dove sta la foto e ‘Porca puttana, se me l’avete rovinata, giuro che resuscito e vi ammazzo tutti, fottuti beduini del cazzo!’

Non vede più, luce bianca, poi nera, poi puntini, poi gli occhi di sua moglie assonnati, quando si sveglia accanto a lui la mattina; poi niente di nuovo.
Si sente esplodere da dentro, il sangue circola sbagliato e va tutto lì, lo sente, lo avverte colargli fuori ed è troppo, troppo, morirà dissanguato.
Non perde conoscenza, non ancora.
È a terra, sente la schiena bloccata, non si può muovere.

“Paramedico! Paramedico qui!”

‘Ah non sono sordo, no, ci sento ancora.’

Qualcuno lo tiene immobilizzato, l’adrenalina è in circolo, Agron scatta sotto mani sconosciute, vorrebbe alzarsi e piombare su qualcosa e distruggere il mondo.

“Brucia da impazzire!”

“Sta giù, cazzo!”

“La foto!”

Non vede ancora niente, sente la mano del militare appoggiata proprio sul cuore, sul buco che gli hanno aperto nel petto, tenta di scostarla.

“La foto!”

Lo stronzo gli scaccia via la mano e urla ancora, urlano tutti in questo dannato esercito di idioti teste di cazzo.

‘Idratati, pattuglia deserti vuoti, disidratati, lancia bombe a mano nel nulla, studia itinerari, spara (sempre al nulla) e idratati ancora. Questo dobbiamo fare: aspettare la guerra e vaffanculo tutti, poi la guerra arriva e sono cazzi!’ (*)
 
“Cristo, tenetegli ferme le dannate mani!”

Ok, questo è lo shock. Inizia il dolore, lo riconosce, quando alle superiori si era rotto un gomito, giocando a rugby, era più o meno così.
Prima non sentiva niente e ora ‘Cazzo, cazzo, morirò! Fa male, cazzo, fa male!’

“Paramedico! Subito!”

Ora si che perde conoscenza, Agron se lo sente che è troppo, lo sente che qualcosa gli scivola sopra il cervello, sopra gli occhi, un velo nero che lo difende dal dolore.
Prima però, qualche attimo di luce e riesce a vedere il soldato che lo ha soccorso.
Ha gli occhi neri come sua moglie, è tutto sporco di terra, tranne due solchi sulle guance.

‘Che fa, piange?’ pensa, mentre quello grida sopra di lui e Agron può vedere i lineamenti del suo volto contrarsi.

“Assomigli a lei... la foto... la foto...”

Mormora, forse delira già, gli guarda le labbra, si muovono ma non capisce quello che gli sta dicendo.

‘Hai gli occhi come lei, cazzo. Chi sei?’

Poi tutto buio, tutto vuoto.

‘Idratati, pattuglia deserti vuoti, disidratati, lancia bombe a mano nel nulla, idratati ancora e all’improvviso guerra, guerra dappertutto.’
 

 
Agron si sveglia un numero imprecisato di giorni dopo, in un ospedale militare da campo.
Suda, ha una sete d’inferno e una spalla che pulsa, esplode ad ogni goccia di sangue che attraversa quella zona.
Ci vede bene però e ci sente. ‘Grazie a Dio!’ pensa.
 
La guerra è finita per lui, è il suo primo pensiero e non sa neppure se esserne contento.
Ma sua moglie a casa lo aspetta e che vorrebbe essere con lei ora, questo lo sa. Sentirla chiacchierare senza ascoltare quello che dice, guardarla sistemarsi i capelli o fare altre di quelle cose che fa lei, in giro per casa.

“La tua foto è qui sul comodino.”

Si volta e lo riconosce, il soldato che gli ha salvato la vita.

‘Oh Dio, sembra un marmocchio di dieci anni, che cazzo ci fa con una divisa militare?’

E ‘porco cazzo’ ha davvero gli occhi identici a quelli di sua moglie, Agron non riesce, proprio non riesce a smettere di fissarlo ad occhi sgranati.

“Cosa mi hai detto?”

Gli domanda a bruciapelo.

“Un grazie bastava, soldato.”

“Cosa mi hai detto, prima che perdessi conoscenza?”

“Ti ho detto che mi chiamo Nasir e ti ho chiesto il tuo nome.”

“Agron.”

“Lo so.”

Gli sorride e Agron si sente strano, ma non sa bene il perché; però ha tanta, tanta voglia di tornare a casa e sono gli occhi del piccoletto, ne è sicuro, lo guardano proprio come lo guarda lei.
Comunque continua a sorridere e Agron gli sorride anche lui.

“Somiglio a tua moglie, lo hai notato?”

“Un po’... si, cazzo!”

Ridono di più, il bruciore alla spalla si fa sentire, da fastidio ma meno male che non era il cuore, come pensava.

“Ti avrei sposato anche io, fossi stato lei. Non sei male per niente, soldato.”

‘Ma che mi sta davvero ammiccato a quel modo?’

Oh Dio, deve proprio raccontarlo a sua moglie, quando torna, che suo marito è un bocconcino persino per l’altra sponda.
 
 
 
 
 
(*) citazione ispirata dal film Jarhead di Sam Mendes con un Jake Gyllenhaal stupendo; film che io ho amato moltissimo. Se non l’avete visto PERCHE’ NON L’AVETE VISTO??? A MORTE TUTTI! mi sento di consigliarvelo, per chi ama il genere ;)
 
 
 
Nda: Di nuovo salve a tutti! Se qualcuno è in ‘ascolto’, vorrei avvisare che, per mia regola autoimposta, non utilizzo mai il pc durante il fine settimana, per cui non credo sarò in grado di pubblicare sabato e domenica gli ultimi due prompt rimasti, per quanto mi dispiaccia. Sono però felicissima di essere arrivata fin qui, considerando che sto scrivendo di getto e si vede. Pensavo di non andare oltre il primo prompt... XD, quindi considero il tutto un successo! Dovrei finire con la Nagron Week 2014 entro lunedì o martedì prossimo. Un bacione a tutti quelli che mi stanno seguendo in questo esperimento che, personalmente, ho trovato molto divertente!
Ele

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Fantasy ***


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day6 Day 6 (March 29th) - Fantasy [Ladyhawke: Navarre!Agron - Isabeau!Nasir]
For Nagron Week 2014

 

'I have seen your beauty grow
 Where all this fades, you shine in gold
 Our love will be legend
 If we let it go, let it go home'

Whispers - Dave Baxter


Nella sua forma di lupo, Agron sente tutto e non sente niente.

Annusa l’aria ghiacciata, il corpo trema nonostante il pelo folto, ma non di freddo, di paura. È stordito e i colori notturni gli sembrano più opachi del solito.

La notte è istinto, caccia, sopravvivenza, Agron dimentica il dolore e la solitudine, ma sente, sente che c’è, sente che è una liberazione effimera, momentanea, che quel qualcosa che gli manca, gli mancherà per sempre.

Agron cerca, anche da lupo, anche senza mente umana e ricordi, la notte è fatta per cercare, cercare e cercare.

Ma cosa? Chi?

Ad ogni alba i suoi occhi cambiano, colpiti dai raggi di un sole ancora tiepido. Azzurri? Verdi? Entrambi i colori, forse, perché gli occhi di Agron sono proprio come lui e il suo amore perduto, proprio come la loro maledizione.

Di giorno in un modo, di notte in un altro.

 
E infine il sole sorge. Sempre. La mente ricorda e il cuore di Agron si spezza perché Lui... gli manca come il respiro.

 
Nasir.

Sanguina il suo cuore battagliero, piange, muore ogni volta che torna uomo e il suo istinto di lupo gli scivola via dalle membra, insieme alla pelliccia.

 

Ma c’è un attimo, un attimo appena... poco prima dell’alba, quando sole e luna si abbracciano e non c’è giorno, non c’è notte, non c’è lupo e non c’è falco.

C’è un attimo in cui sono solo loro due e non gli importa, no, se sarà come rubare un istante all’eterno, Agron deve rivedere i suoi occhi e ricordare che Nasir è stato suo davvero, è esistito, l’ha toccato, amato e avuto, seppur per troppo poco tempo.

E così accade.

La notte è al termine, il lupo si assopisce, l’uomo pian piano si risveglia.

La sente, una mano delicata che accarezza il  pelo del suo dorso, sente e la riconosce come sua.

Nasir... Nasir, sei tu?.

Oh ti prego, Dio ti prego, solo un momento. Lascia che lo veda solo un momento.

Agron sente freddo, sempre più freddo, le carezze svaniscono ma il calore di un corpo dietro al suo rimane, qualcuno attende alle sue spalle.

Il sole si fa strada dietro l’ombra buia delle montagne, Agron si volta di scatto e anche se contro luce, anche se i raggi quasi lo accecano, lo vede.

Nasir... Nasir... Nasir!

 

Piange, il suo Nasir, piange per il cuore di entrambi distrutto da un dolore che non ha misura, che non si può arginare, non si può superare; i suoi enormi occhi neri, disperati e stravolti, Agron vuole toccarlo, vuole riaverlo.

Amore mio, mia vita, mio tutto.

Piange, il suo amore perduto, si tortura le belle labbra di morsi nervosi e oh vorrebbe sentirla ancora quella sua voce di miele.

Nasir allunga le dita verso di lui, tremano forte, mentre la mano di Agron tenta di raggiungerle.

Ma il sole non ha compassione, non rallenta, non smette di sorgere ogni dannato, maledetto giorno, e anche questo non sarà diverso.

Le dita di Nasir sono ad un soffio, Agron non stacca mai gli occhi dai suoi e li vede: stanno già cambiando, la mutazione sta iniziando.

Fili d’ebano, i suoi capelli, mossi dalla brezza del mattino, morbidi come nei suoi sogni, come nei suoi ricordi lontani, svanisco sotto i suoi occhi.

No...

Percepisce l’esatto istante in cui Nasir non c’è più; il calore appena percettibile delle sue dita, solo sfiorate, svanisce in un fruscio d’ali maestose.

Il meraviglioso falco vola lontano da lui, alto, sempre più in alto, lotta col vento che lo contrasta violento, mentre lui non ha potuto toccarlo.

No!

Agron sente qualcosa spezzarsi dentro, eppure era convinto di essere vuoto, di non aver nulla più da salvare, di aver perso ogni speranza, di aver perso la sua umanità, insieme a Nasir.

No... no... no!

Urla strazianti provengono dal buco di terra umida e gelata, in cui tutto si è consumato in un attimo eterno.

Urla, Agron, conficca le mani nel terreno, faccia a terra, rabbia cieca; nemmeno i versi acuti del falco riescono a coprire il terrificante suono del suo dolore.

Sempre insieme, eternamente divisi.

 





Nda: da che parle inizio?? *è commossa* Prima di tutto vi invito a cliccare il link all'ultima frase, dove troverete una bella (speriamo) sorpresa! ;))) Io e la mia splendida Thinias, proprio oggi, abbiamo scoperto di avere in comune una passione immensa per questo splendido film: Ladyhawke . Ci siamo lasciate andare a vecchi ricordi ed emozioni e ci siamo perse completamente. È finita che abbiamo sentito il bisogno di dichiarare al mondo questo nostro amore e lo abbiamo fatto così. Speriamo davvero di avervi regalato qualche attimo per sognare ad occhi aperti, perché quella di Navarre ed Isabeau, personalmente, credo sia la storia d'amore più bella mai raccontata.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Policeman!Agron ***


Day 7 (March 30th) - Policeman!Agron

For Nagron Week 2014



 

‘But in the end is right
I hope you had the time of your life
So take the photographs
And still frames in your mind'

Good Riddance (Time Of Your Life) – Green Day



 

 

 

 

Prima o dopo tutte le storie finiscono. Che siano state belle, brutte oppure mediocri, la fine è inevitabile e le accomuna senza distinzioni.

 
Per uno scrittore, la fine rappresenta malinconia, nostalgia, a volte tristezza; ma anche soddisfazione e orgoglio, quella bella sensazione di aver fatto del tuo meglio e aver portato a termine qualcosa.

A Nasir piace quella sensazione, tanto quanto il brivido che si prova ad iniziare quelle stesse storie.


Non è uno scrittore professionista, non ancora almeno, è uno di quei ventenni senza lavoro fisso e tanti di quei sogni impossibili da riempire un attico costosissimo; peccato disponga solo di un monolocale per contenerli tutti.

Vive come occupante abusivo, ma permanente, in casa di Agron (amore della sua vita e compagno fisso), sebbene continui a sostenere con estrema convinzione, che si tratti di una situazione temporanea, finché diventerà ricco grazie alle sue filastrocche.


In una tiepida settimana di fine marzo, Nasir ha abbozzato sei storielle (dalle quali dubita fortemente otterrà mai qualcosa di pubblicabile) e le ha stampate su carta, perché ad Agron non piace leggere al pc... il ché equivale a negare che non gli piaccia leggere e basta.

Seduto sul loro letto a gambe incrociate, Nasir osserva Agron scorrere le dita sulla carta, mentre legge i suoi racconti, e in quell’esatto istante realizza di aver scritto sei storie su loro due, in sei universi alternativi diversi, senza disturbarsi nemmeno a cambiare i nomi.

Si sente molto stupido, molto ingenuo, molto innamorato e straccerebbe tutto, non fosse che ormai è troppo tardi e ha promesso ad Agron che gli avrebbe lasciato scegliere quello che sarebbe dovuto diventare il suo primo romanzo.



“Mi piace un sacco quella del soldato!”

Finito di leggere, Agron è impassibile, non sembra minimamente colpito dal fatto di essere il protagonista di ogni singola riga.

“Oh, per l’amor di Dio, Agron, proprio quella? È un tuo lato etero di cui non mi hai parlato?”

Nasir alza un sopracciglio sospettoso ma si rilassa d'istinto e, dal sorriso sincero di Agron, capisce che quel che ha scritto gli piace davvero. Non che il suo adorato compagno sia un'autorità in materia letteraria, ma il fatto che si appassioni a qualcosa scritto da lui, ha il potere di renderlo euforico e di dargli immediata sicurezza.

“Ma è chiaro che, se la continuerai, soldato Agron e soldato Nasir si innamoreranno!”

“Da qua!”

Nasir gli strappa via i fogli con poca grazia e Agron gli rotola addosso ancor meno delicatamente.

“Dovresti essere un tutore della legge, una persona seria!”

Strilla, mentre ride come un disperato sotto l’attacco di solletico di Agron.

“Senza la divisa, posso fare il cretino quanto voglio. Se poi sei tu a togliermela, posso anche abusare di te sessualmente...”

“Ah si?”

Si bloccano; Nasir respira con fatica sotto di lui, ma è agile e, prima che la montagna di muscoli lo immobilizzi definitivamente, gli circonda i fianchi con le gambe e stringe forte. Agron sbuffa, colto alla sprovvista, ma ride; sono pari, come sempre. Nessuno prende nessuno, tra loro funziona così sin dall’inizio.

Amarsi è concedersi.


“Certo! Se mi spogli tu, vale come assenso, è la legge.”

Nasir allenta un po' la presa e si muove languido coi fianchi; leggero, fa scorrere le mani sull'ampia schiena e giù, sempre più giù, fino ai glutei. Attraverso il tessuto leggero degli abiti di entrambi, il contatto sembra ancora più erotico.

“Vada per il jarhead con chiari segni di omosessualità latente... sarà una bella storia.”

Sussurra piano, voce bassa, brividi ovunque.

“E farà il poliziotto, tornato a casa dalla guerra?”

“Ovvio!”

Poi Agron inizia a baciarlo ed è a quel punto che solitamente Nasir smette di pensare.

“So già come andrà finire.”

“Come?”

Mormora, tra un gemito e l’altro, vagamente contrariato dal fatto che Agron abbia smesso di cercare i suoi punti sensibili con la lingua e pensi ancora al suo dannato romanzo, invece di pensare a come continuare a farlo impazzire.

“Che faranno tanto... tanto, tantissimo sesso!”

Nasir lo allontana spingendo entrambe le mani sul suo petto.

“I finali lasciali allo scrittore.”

“Ovvio che per il sesso spinto, ti rifarai ad esperienze fatte in prima persona. Con me.”

“E con che autorità pensa di potermi dare ordini, agente?”

“Ho le manette... e so usarle.”


“Dimostramelo!”




Spesso, succede anche che gli scrittori detestino i finali. In nessun modo, nessun contesto, nessuna frase, nessun concetto sembra chiudere degnamente la storia che hanno messo in piedi.

A Nasir non accade, almeno non così spesso.


E comunque, come può un finale con un letto, Nasir che spoglia Agron e un paio di manette, definirsi indegno?

Suvvia, un po' di comprensione per noi poveri scrittori dilettanti!









Fine




 

Nda: ok, col poliziotto non ci azzecca una mazza sta cosa, ma tiè! Beccatevela!!! Ce l'ho fattaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa ho finito, non ci posso credere! Ho già detto e lo ripeto che per me tutto ciò è stato divertentissimo, massacrante, impossibile, delirante, allucinante, STUPENDO.
Ringrazio Fiorellina per aver organizzato ed avermi convinto a partecipare, Thinias (COME SEMPRE) per avermi sopportato in corso d'opera, DonnaRosa71 e SceneOfTheCrime per avermi dedicato una parolina durante la pubblicazione di ogni capitolo e TUTTI quelli che hanno letto e gradito.

Un bacione immenso e alla prossima ;))

Ps: se avete voglia, fatemi sapere quale delle AU vi è piaciuta di più! Date una mano anche voi al piccolo Nasir, aspirante scrittore X’D

 

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