In Italia, a Roma

di viggy15
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tram ***
Capitolo 2: *** Lunedì ***
Capitolo 3: *** I veri problemi sono altri ***
Capitolo 4: *** Futuro astratto, presente tangibile ***



Capitolo 1
*** Tram ***


i liceali 1

Tram

Conscia del fatto che un bambino a diciassette anni non è una buona mossa, conscia del fatto che tutte le tue scelte fino a qualche settimana prima si basano su un futuro ormai irraggiungibile. Conscia del fatto che mio padre mi ripudierebbe e fustigherebbe il mio complice, invidio un poco la timida Lucia.

Certo ci sono migliaia di motivi per cui non vorrei essere al suo posto ma pensare che dentro di lei c’è un’altra vita e fra poco uscirà fuori … beh mi fa strana tutto qui.

Alle lezioni a volte si assenta parecchio, per le nausee dice ma penso sia anche per saltare la lezione di latino. Personalmente non ci rivolgo tante attenzioni, le sorrido, avolte chiacchieriamo del più o del eno ma mai nulla di serio.

- … Ergo Petruzzi?-

-Petrucci, Prof.-

-Petruzzi e perfetto. Allora traduci questo passo.-

Di fianco a me Vale riaffiora dalle sue riviste e mi guarda in cerca d’aiuto, sto per risponderle ma il prof ci becca.

-Croce e Catania prendete il libro di Edipo e leggetelo : una farà Tiresia e l’altra Edipo, pagina 69-

Quel deficiente di Cesare inizia a sghignazzare e Malagò, seppure più pacato, non riesce a trattenersi. Ma in fondo li ringrazio, ora Cavicchioli fissa loro.

- Schifani in piedi. Anche tu Malagò … Bene ora Voi leggerete Edipo a pagina 69. Al primo errore avrete cinque e via, via a scalare sempre più in basso.-

Quando suona la campanella io esco sempre fra le prime perché o paura di perdere il tram, e poi se è troppo pieno quell’autista non aspetta nessuno.

Scendo le scale, passo la portineria, esco nel giardino, scavalcò Tommasi che fa l’angelo per terra. Mi chiedo come pretenda di lasciare una sagoma sul cemento … Meglio non distrarsi, mi faccio spazio fino ad arrivare alla fermata per il tram. Lo vedo poco lontano che svolta l’angolo e io lo aspetto.

- Hey … -

Vicino alla mia sinistra compare Malagò è rosso come un peperone e gli sudano le mani.

-Ciao Cristiano ti serve qualcosa? Stai bene, sembri molto accaldato … -

-In, in effetti devo parlarti, cioè, cioè non so se devo ma voglio … Ora forse tutto sembra troppo confuso ma, non vorrei mai che … -

-Malagò è tutto molto interessante ma perdo il tram.- In fatti mentre che Malagò farneticava il tram mi aveva raggiunto ed era piuttosto pieno.

-No! Costanza ma allora non mi hai capito. È molto importante, veramente. –

L’autista mi guardava con rabbia, come sempre. Ci rinuncio, sarei andata a casa a con le mie gambe. Questo voleva dire che avrei preso due bei calli ai piedi, uno alla destra e l’altro alla sinistra.

-E va bene! Cosa c’è?-

Mentre che Malagò mi trascina verso una via secondaria ci raggiunge anche Margherita, la quale mi guarda con apprensione. è Cristiano a parlare:
-Allora … Come faccio a dirtelo?! Beh Rizzo e Cesare e forse altri, non lo so...  Vogliono farti un brutto scherzo. Dopo che gli hai presi per il culo davanti a tutta la scuola, mi pare vogliano … Vogliono…

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Capitolo 2
*** Lunedì ***


Liceali due

Il lunedì era arrivato assieme a una pioggia leggera e rinfrescante da una settimana.

Rizzo era sopraggiunto con la sua macchinina nera e subito un piccolo harem al maschile gli era andato incontro. Tutti più o meno uguali. Stessi abiti, stessi sguardi vuoti, stessi cellulari ultrapiatti sul quale sono stati registrati filmini idioti …

Io li ignoro come al solito, porto alcune ciocche di capelli dietro all’orecchio, sistemo gli occhiali e vado avanti, salgo le scale. Raggiungo la mia classe poso lo zaino e corro in bagno. Sto male, questo luogo mi sta stretto, la dolcevita sembra volermi soffocare e le pareti imbrattate di scritte si muovono avanti, indietro, sfumate. Due minuti dopo riapro gli occhi seduta a terra, contro la schiena sento il freddo del muro e la faccia umida. Qualcuno mi ha inumidito il viso …

Quando rientro in classe la lezione con Cicerino è iniziata da un quarto d’ora all’incirca. Mi sorregge gentilmente Valentina che fino ad ora mi ha fatto da crocerossina.

Mi chiedono se voglio andare in infermeria o tornare a casa. No, no per entrambe le domande … un semplice capogiro nulla di più.

Alle nove la campanella trilla e io mi lascio scivolare sul banco. Mi sa di avere l’influenza …

-Allora Costi c’hai qualche pischello in arrivo?-

Davanti a me il tronfio. Schifani con la camicia bianca immacolata che sghignazza. Il sabato Malagò l’aveva avvertita.

“Vogliono fingere uno scippo e nascondere la refurtiva a casa tua…”

Da ragazza previdente qual’era Costanza era andata a casa, si era osservata attorno. La madre lavorava ancora e quello scansafatiche del padre l’aveva intravisto nel bar all’angolo. Chiamò il fabbro, fece cambiare la serratura e avvertì la portinaia di non far salire nessun ragazzo che diceva di conoscerla.

Poi il piccolo Paolino si era svegliato e lei aveva avuto altro da fare…

Adesso Cesare e il suo amico erano gli ultimi dei suoi problemi e di fatti lo ignorò. Coese in bagno di nuovo. L’ennesima volta della settimana e sempre per miracolo riuscì a raggiungere il cesso in tempo. Doveva passare dal dottore il prima possibile.

Qualcosa non andava…

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Capitolo 3
*** I veri problemi sono altri ***


Liceali 3


I Veri Problemi sono altri...


Il pensiero era confuso … In modo ridicolo la prima riflessione era corsa a una canzone, quella di Venditti, “con un figlio in arrivo, un figlio nuovo di zecca da crescere bene”. Il dottore della Asl mi guardava in modo paterno e un po’ di rimprovero. Fra le dita grassocce e grandi tendeva una cartella beige. In rilievo il mio nome e cognome dentro poche righe, un’ecografia … Un feto minuscolo a metà fra me e l’altro. Ma lui non lo sapeva, non dovevano esserne informati né il padre né chiunque altro.

Mentre attraversavo la strada incontrai il solito ragazzino dai capelli rossi, sorrideva maligno. Forse sapeva che sotto la maglia stava un bambino e sapeva, sapeva proprio tutto. Mi sentivo accaldata come quando in classe qualcuno faceva un complimento e io non sapeva che dire. Perché quando le dicevano “stai molto bene così” io subito avvampavo, poi balbettando ringraziavo.

In classe Cicerino interrogava Pregoni o Cook … Chiunque stesse parlando era nei guai ma pensavo ad altro. Meditavo alle responsabilità, hai doveri, alla bellezza di un pugno chiuso poco più grande di qualche centimetro. Poi guardando verso la finestra la parte razionale di me accennava hai prezzi di un semplice pacco di pannolini.

La Manetti allora si alzò. Come una molla al fondoschiena, e gli occhi allibiti. Le mani attorno al pancione sempre più grande e un leggero gemito.

-Manetti vai pure in bagno.-

Solitamente io non ci davo molta attenzione a quel genere di cose, Lucia aveva spesso delle nausee, o cose simili ma il gridolino mi meravigliò. La ragazza di fatti non si mosse, digrignò i denti e affannosamente fece di no con la testa. Soffiò, soffiò e poi come un sasso cadde a terra. Tonfo sordo che per qualche millesimo di secondo fece raggelare tutta la classe.

Sull’ambulanza l’accompagnarono Schifani e Campitelli.

Cesare. Lo guardai con intensità. Vestito di Bulgari, Calvin Klein, Ferrè … Con quei tipi di abiti si è più pronti a diventare padre? Vestito con una camicia turchino che costa quanto mio padre sperpera al bar in un mese. Forse con quei tipi di ragazzi avere un figlio a diciotto anni è meglio.

Valerio. Dolcemente stringeva la mano sinistra di Lucia. Lui indossava una camicia Etro e un maglioncino coordinato. La sua media scolastica perennemente sull’otto e mezzo e una lunga sfilza di note di merito. Lui anche amava Lucia ma in un modo differente da quello che diceva di sentire Cesare qualche tempo prima. Valerio vedeva in lei una sorella minore da proteggere.

Le porte si chiusero e loro scomparvero. Solo allora vidi la sagoma mora e abbronzata vicino al muretto della scuola. Fumava con Rizzo indifferente. Assaporava quella foschia come se fosse cosa benigna. Gli occhi si posarono su di me in qualche attimo eterno che un mese prima mi avrebbe sciolto il cuore. Ora no però. L’ennesima nausea mi fece correre al bagno del pian terreno.






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Capitolo 4
*** Futuro astratto, presente tangibile ***


liceali 4

Sollevata la busta ficcò il volantino in bocca e con la mano libera afferrò gli altri due sacchetti. 

Lentamente si avvicinò alla porta e quella, rispettando il proprio nome, andò scorrendo lentamente e la fece uscire dal supermercato, un vento freddo le ricordò che l’autunno aveva ceduto tutte le sue foglie al vento. Ora l’inverno stava per sopraggiungere. Per non farsi trovare impreparati in un sacco della spesa si trovavano, medicine biologiche fra cui gocce per la gola, pillole alla liquirizia, soluzioni agl’agrumi e vari estratti di più fiori e piante. Nello stesso sacchetto: fazzoletti colorati con animaletti parlanti dei cartoni e una scatola sostanziosa di cerotti per le frequenti sbucciature da ricoprire. Sedutasi in macchina ispirò a fondo. Il suo riflesso nello specchietto rifletteva l’immagine di una giovane donna di età indefinita. Sotto gli occhi profonde occhiaie e due rughe lievi ai lati delle perle brune. A casa le luci erano quasi tutte spente. Solo in cucina e dalla porta chiusa della stanza da letto le luci erano accese. Cotta la cena e servita chiamò i gemelli a tavola e quelli, correndo e urlando la raggiunsero. 

Andando a dormire si sentì stanca come sempre, come se mai prima di allora o dopo avesse fatto un sonno completo. Il suo più grande sogno che elaborava da qualche settimana era quella di usare stoffe delle logore tutine dei gemelli per cucirgli nuovi abiti di carnevale. Tre giorni prima aveva visto il padre dei bimbi. Seduto in una porche grigia metallica, Valentina Croce –al suo fianco- sorrideva più magra e avvenente di quanto si ricordava. 

Li aveva ritrovati lì, per la tiburtina probabilmente persi mentre lei staccava dal suo lavoro di otto ore da cuoca in una ditta di tendaggi. Vedendoli si era sporta prima in avanti, per accertarsi che fossero veramente loro, e poi indietro, timorosa loro riconoscessero in quella triste donna la loro secchiona compagna di classe. 

Subito dopo si era messa a correre verso la metro. A casa doveva svolgere una ricerca per un liceale ricco e svogliato.  

Ventisei anni e la sua vita non era come quella che si aspettava …

Riscossa dal sogno vide dalla finestra l’aria limpida e fresca sbattere lievemente contro il vetro. Il bambino, o bambini che fossero, erano ancora piccoli feti che si notavano lievemente dalla panca solitamente piatta di Costanza, erano ancora in una limpida primavera e lei non aveva ancora scelto se tenere la creatura o abortire …

 

In questo capitolo non parla Costanza in prima persona per creare un distacco dal futuro astratto al presente tangibile, non si tratta di un errore stilistico :)

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