Demon

di ANormalGirl
(/viewuser.php?uid=621874)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Brava ragazza ***
Capitolo 2: *** Red One ***
Capitolo 3: *** Harley Davidson ***
Capitolo 4: *** Pancake ***
Capitolo 5: *** Stammi vicina ***
Capitolo 6: *** A cena ***
Capitolo 7: *** Collega ***
Capitolo 8: *** Parlami di te ***
Capitolo 9: *** Persa ***
Capitolo 10: *** Il risveglio ***
Capitolo 11: *** Toccare il fondo ***
Capitolo 12: *** Fai il bravo ***
Capitolo 13: *** Innamorato ***
Capitolo 14: *** Tensione ***
Capitolo 15: *** L'ancora ***
Capitolo 16: *** Alba ***
Capitolo 17: *** Tuoni e fulmini ***
Capitolo 18: *** Fratellino ***
Capitolo 19: *** Nathan ***
Capitolo 20: *** Addio ***
Capitolo 21: *** Direzione Manchester ***
Capitolo 22: *** Doris Hill ***
Capitolo 23: *** Di nuovo a casa ***
Capitolo 24: *** Ancora insieme ***
Capitolo 25: *** La verità ***
Capitolo 26: *** Mi hai stravolto la vita ***
Capitolo 27: *** È solo l'inizio ***



Capitolo 1
*** Brava ragazza ***


Molti dicono che gli opposti si attraggono; altri ancora dicono che siamo attratti dalle persone più simili a noi per via dell'aspetto fisico, o per il modo di pensare e agire.
Io credo che siamo attratti da chi ci affascina fisicamente e intellettualmente; da chi ama il meglio di noi stessi ma anche il peggio, da chi ci rimane accanto e da chi, anche in un giorno di pioggia, riesce a farci vedere il sole.
I cattivi ragazzi non mi sono mai interessati,ho sempre evitato di mettermi nei guai e chi li portava. La mia migliore amica e tutti coloro che mi conoscono mi definiscono una diciottenne tranquilla, introversa, una ragazza comune con la testa sulle spalle: una brava ragazza.
Ho sempre detestato questa espressione, ho sempre odiato tutto questo ma alla fine credo di essere diventata proprio quel tipo di ragazza. Ho iniziato ad essere quello che loro vedono  invece di essere quella che sono.
Vivo con la mia migliore amica e una coinquilina in un appartamento niente male a Londra e come una "brava ragazza" mi sono subito data da fare per trovare un lavoro.
Quando avevamo sedici anni Jessica ed io  parlavamo di comprare casa in un lussuoso quartiere londinese e di trovare un lavoro nella moda, magari come modelle.
Non pensiate che sia una ragazza  tutto trucchi e vestiti succinti, sono piuttosto un maschiaccio. Sognavamo di sposare un cantante oppure un attore.
Quante stronzate. Faccio la commessa in uno Starbucks non molto lontano da casa e di ragazzi nemmeno l'ombra. Chi vorrebbe uscire con una ragazza come me?
A Jessica è andata meglio; lavora in un negozio di abbigliamento in centro a Picadilly Circus e ha conosciuto un ragazzo un mese fa circa. Un tipo alto,con fantastici capelli neri come la notte e profondi occhi nocciola; un ragazzo che, per quello che mi dice, la tratta come una principessa. Non l'ho ancora conosciuto ma lei mi ha assicurato che una sera di queste me lo presenterà.

Il sole di giugno mi scalda il viso mentre cammino per le affollate vie di Londra; mi nascondo dietro ai miei Rayban neri e i Green Day risuonano a tutto volume nelle mie orecchie.
Unghie nere, shorts di jeans scuri strappati, canottiera bianca con una grossa stampa con la scritta Nirvana, una borsa nera con le borchie a tracolla e le mie inseparabili Converse alte bianche. Questa sono io. Niente fiorellini, niente mini abitini, niente rossetto o scarpe con il tacco.
Raccolgo i lunghi capelli neri in una alta coda di cavallo mettendo in mostra i due orecchini sul lobo sinistro e uno sul destro; infilo il grembiule verde petrolio, una volta nel locale per poi sistemarmi dietro alla cassa.
"Perchè quella faccia?" mi chiede scettica Alexia, la mia superiore.
"Nulla, è solo che non mi va di stare quattro ora qua dentro" le rispondo infastidita.
"Devi sorridere o farai scappare i clienti" mi dice squadrandomi e sorridendo acida.
Sono qua dentro solo per fare la brava coinquilina e guadagnare qualcosa per pagare parte dell'affitto, dei clienti m'importa poco.
Dopo due ore di noia pura prendendo ordinazioni di caffè e muffin, appendo il grembiule con la mia targhetta ed esco dal locale per una veloce pausa.
"Ehi, Jess" dico portandomi il cellulare all'orecchio e lasciandomi cadere su una delle sedie in vimini del locale.
"Sei già stanca?" risuona la sua voce
"Sono in pausa" rispondo, la mia voce è bassa e priva di entusiasmo; parlo per alcuni minuti con la mia amica fino a quando sento cadere qualcosa di freddo e appiccicoso sulle mie gambe.
"Cazzo!" urlo alzandomi dalla sedia.
"Devo andare!" continuo chiudendo la chiamata infastidita.
"Ops, non volevo" si trattiene dal ridere il ragazzo biondo; indossa jeans, maglia e Rayban neri in netto contrasto con i capelli. Lo guardo in cagnesco e ritorno all'interno del locale, mi dirigo in bagno dove comincio a strofinare con i fazzoletti bagnati sulle gambe per pulirmi dall'appiccicosa aranciata.
"Che è successo?" mi chiede Alexia quando mi vede sbuffare dietro alla cassa.
"Un coglione mi ha rovesciato tutta la sua aranciata sulle gambe" urlo infuriata appoggiandomi al bancone.
"Quel tipo biondo intendi?" mi chiede indicando fuori dal locale; il ragazzo è seduto dove poco prima c'ero io e sta parlando con una ragazza.
"Si" annuisco sentendo le gambe ancora appiccicose.
"E' un tipo davvero misterioso, però è sexy" mi sorride maliziosa per poi scomparire nel retro del locale.
Dopo altre due ore esco da quell'inferno e mi incammino alla fermata dell'autobus per andare a Picadilly da Jess.
Timbro il mio biglietto e mi siedo negli unici due posti liberi di tutto all'autobus scivolando vicino al finestrino.
"E' libero?" sento chiedermi.
"Ancora tu?!" esclamo vedendo il ragazzo biondo; è senza occhiali da sole per cui posso vedere i suoi profondi occhi azzurri.
"E' libero o no?" insiste, scanso la mia borsa e lui si siede con poca finezza. Sembra si sia seduto un elefante.
"Ascolti i Green Day?" mi chiede toccandomi il braccio; guardo prima la sua mano che sta ancora su di me e poi lui.
"Si" dico liberandomi della sua presa con aria indifferente.
"Ascolti anche i Nirvana o quella canottiera la indossi solo perchè va di moda?" mi chiede fissandomela.
"Prima cosa, smettila di guardami la maglia. Seconda cosa,  la indosso perchè mi piacciono e non perchè l'hanno tutti. Terza cosa, fatti gli affari tuoi" termino sorridendogli acida.
"Miao! Cazzo, volevo solo parlare un po'. Sei incazzata per la spremuta d'arancia?" il suo tono di voce è scherzoso e divertito.
"Ho ancora le gambe che appiccicano grazie a te" 
Ma questo che vuole da me?
Per diversi minuti finalmente rimane in silenzio, ma penso sia dovuto al fatto che sta messaggiando con qualcuno.
"Dove stai andando?" il silenzio di spezza alla sua domanda.
"A Picadilly" rispondo fredda
"Anche io. Devo incontrarmi con un mio amico" continua lui; non rispondo e continuo a guardare il paesaggio cittadino correre via.
L'autobus si ferma e molti scendono compresa me; cammino per diversi metri con accanto questo ragazzo senza dire una parola e poi finalmente arrivo davanti al negozio di Jessica. Sorrido acida al biondo che si ferma sulla soglia della porta ed io entro passando accanto ad un ragazzo; mi volto e li vedo salutarsi per poi scomparire tra la folla.
"Eccoti!" mi sorride stanca Jessica; afferra la borsetta e dopo aver urlato qualcosa alla sua collega mi afferra per il braccio e mi trascina fuori da li.
"Jess, non mi hai nemmeno fatto vedere i vestiti. A che ti serve lo sconto dipendenti se non posso usufruirne?" chiedo con tono cantilenante mentre camminiamo tra le numerose persone.
"Quello è per i dipendenti e tu non lo sei Skye" ride sistemandosi i lunghi capelli rossi.
"Andiamo, sono tua amica" le sorrido, per poi scoppiare a ridere.
"Comunque, domani usciamo a pranzo con Jeremy e un suo amico" mi informa entusiasta battendo le mani.
"Non voglio un'appuntamento ok?" 
"Non lo sarà! Vedrai, sarà divertente" mi sorride dolcemente.
Quando una persona dice quella frase è sicuro che non sarà affatto così. In prima liceo Jess mi disse di provare le montagne russe, che sarebbe stato divertente trovarsi a testa in giù, vomitai tutto il giorno.
"E chi sarebbe il suo amico?" chiedo sospirando.
"L'ho visto una volta, è un bel ragazzo. Potresti farci un pensierino secondo me" ride 
"Ne dubito" mi affretto a rispondere.
"Beh si chiama Jamie Campbell Bower"
NOTE DELL'AUTRICE
In questa FF Jamie non è un attore, non è famoso(non ancora per lo meno) è un ragazzo qualunque.
E' la mia prima storia e spero vi piaccia :) 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Red One ***


"La vipera sarà già a casa?" mi chiede Jess trattenendo una risata.
Percorriamo il breve giardinetto colmo di fiori e ci fermiamo davanti al portone nero; la mia amica preme il campanello per diversi secondi prima che la voce stridula della nostra coinquilina si diffonda nell'aria.
La serratura scatta e Jess spinge la pesante porta entrando seguita da me; le scale di legno bianco con la moquette rossa davanti a noi sono illuminate dalla debole luce del sole che filtra dal lucernario dell'ultimo piano. Sento il legno scricchiolare sotto i miei piedi a ogni passo che faccio.
"Salve!" esclama allegramente Jessica 
"Buona pomeriggio signorine!" ci salutano all'unisono la signora Willson e la signora Hood del primo piano quando ci vedono passare; sono sempre sul pianerottolo a spettegolare.
Salgo l'ultima rampa di scale e finalmente vedo la porta bianca con  il grosso 23 d'oro brillare.
"Ho bisogno di una doccia" dico chiudendo la porta dietro di me; getto le chiavi nel grande piatto in cristallo sul basso mobiletto di legno all'entrata e appoggiandomi alla porta mi sfilo le Converse.
"Allora ti sei decisa a lavarti" sento dirmi da una voce stridula; alzo lo sguardo e dal lungo corridoio la vedo avanzare verso di noi. Indossa un'accappatoio rosa, è a piedi nudi e cammina come fosse una papera: credo per via del rosso smalto appena steso.
"Paris!" l'ammonisce Jess andando in cucina seguita da lei.
Alzo gli occhi al cielo e mi aggrego alle altre; apro il frigorifero per prendere una Cola ma Paris mi scansa con prepotenza ed estrae un bicchiere alto e stretto con uno strano liquido denso e verde.
"E' uno dei tuoi tanti intrugli?" chiedo sorridendo acida, prendo la bottiglietta in vetro e la stappo bevendo un lungo sorso.
"Fa bene alla pelle" mi informa lei  con un tono di voce irritato, mi parla come se fossi una stupida.
Paris ha quasi vent'anni, ma si comporta come una bambina sotto alcuni aspetti; proviene da una famiglia ricca e lavora part-time per una agenzia di modelle.
E' stata abituata fin da piccola ad avere tutto ciò che voleva, vestiti, trucchi, gioielli. Non si accontenta nemmeno di un solo ragazzo, lei preferisce "sperimentare". E' alta, bionda con due grossi occhi azzurri, sicura di se, sexy, ha molti amici ma è una grande stronza.
"Ricordati il pranzo con Jeremy e Jamie" mi ricorda Jess aprendo il portatile bianco sul bancone della cucina.
"Come? Un ragazzo?" mi guarda divertita Paris.
"Finiscila" dico irritata. Poso la Cola e a passi pesanti mi avvio lungo il corridoio raggiungendo il bagno.
L'acqua tiepida scorre lungo il mio corpo lavando via tutto lo stress e la tensione; passo le mani coperte di shampoo tra i lunghi capelli insaponandoli per bene per poi infilarmi sotto al getto d'acqua gettando la testa all'indietro e chiudendo i miei occhi. Adoro farmi la doccia, sentire l'acqua sulla mia pelle ma nello stesso tempo credo sia la cosa peggiore; è come una macchina che ti riporta indietro nel tempo, che ti fa rivivere quei ricordi che vorresti sparissero per sempre ed è proprio quello che sta facendo a me in questo istante: il ballo studentesco, Jess che balla con il suo cavaliere ed io seduta al tavolo che mi guardo attorno cercando qualcuno con cui scambiare qualche parola,sola, sforzando un sorriso...
La voce sommessa di Paris mi riporta alla realtà; mi sciacquo il viso per poi spegnere l'acqua e afferrare il mio accappatoio, passo la mano sul vetro appannato e mi guardo per qualche secondo. La ragazza che sto guardando sorride ma so che non è felice, so che le manca qualcosa, ma cosa?
Avvolgo i capelli in un asciugamano ed esco da li venendo travolta dalla fresca aria che esce dal condizionatore.
"Skye, tesoro, puoi portarmi la lima delle unghie? E' nel mobile del bagno" mi urla Paris dal soggiorno, alzo gli occhi al cielo e ritorno dentro venendo avvolta questa volta da una nube di vapore.
Esisto solo quando le faccio comodo.

"Alexie io vado" dico afferrando la mia borsa.
"Certo, ci vediamo lunedì" mi sorride per poi correre ad un tavolo tenendo il vassoio su una mano, mi chiedo come ci riesca; io sono così maldestra e distratta che hanno preferito mettermi dietro ad una cassa ma in fin dei conti poco m'importa.
Indosso gli occhiali da sole e spingo la porta per uscire dal locale; è l'ora di pranzo e moltissime persone sono per le vie della città, i locali e i bar sono colmi di gente affamata. Dopo alcuni minuti a farmi largo tra la folla, arrivo davanti al Red One e fuori, vicino all'entrata vedo Jessica con accanto un ragazzo, probabilmente Jeremy. E' molto alto, il fisico è slanciato, abbastanza muscoloso e anche da questa distanza posso notare i capelli scuri. Jessica aveva ragione, sono fantastici.
"Eccoti!" esclama lei abbracciandomi, le sorrido e poi mi soffermo a guardare il ragazzo che mi sorride allegro.
"Tu devi essere Skye, piace Jeremy" mi allunga la mano ed io l'afferro presentandomi.
"Entriamo?" continua lui indicando la porta di vetri neri in contrasto con il tappetto rosso fuoco con stampato il nome del locale a caratteri cubitali.
"Non c'è il tuo amico?" chiede Jess guardandolo perplesso 
"Arriva in ritardo" sospira lui guardandoci quasi scusandosi,faccio spallucce ed entro nel locale. All'entrata un signore vestito in giacca e cravatta ci accoglie calorosamente; le pareti sono scure e tutto il resto, tovaglie, lampade, tappeti sono rossi.
"O'Kelly" sento dire dal ragazzo della mia amica al signore che,molto gentilmente, ci fa strada fino al nostro tavolo; il locale pian piano comincia ad affollarsi di persone ma del suo amico nemmeno l'ombra.
"Allora Skye, Jess mi ha parlato moltissimo di te." mi sorride bevendo un sorso d'acqua
"A si? Bene,anche lei mi ha parlato molto di te. Non faceva altro che dirmi di quanto fossero fantastici i tuoi capelli" lancio uno sguardo d'approvazione a Jessica che ricambia stringendo il braccio di Jeremy.
"Quindi sei irlandese?" gli chiedo giocherellando con il tovagliolo. Jeremy sta per rispondere ma lo vedo alzare lo sguardo e sventolare la sua mano.
"Ci sono!" sento urlare alle mie spalle, questa voce...questa voce io l'ho già sentita. Mi volto per vedere meglio e verso di noi sta venendo quello strano ragazzo biondo che l'altro giorno mi ha rovesciato la sua aranciata addosso.
Mi faccio piccola scivolando sulla sedia verso il basso cercando di nascondermi.
"Scusate il ritardo ma ho avuto un po' da fare" la sua voce va in calare così giro il capo lentamente e lo vedo fissarmi divertito.
"Deve essere il destino" mi sorride beffardo sedendosi davanti a me; Jess e Jeremy ci guardando perplessi ed io sento le guance avvampare per l'imbarazzo. Destino? Credo c'entri di più la sfortuna!
"Vi conoscete?" chiede sorpreso il fidanzato della mia amica.
"Si" risponde Jamie 
"No" esclamo in contemporanea con lui. Lo fulmino con lo sguardo e lui maliziosamente si passa la lingua sulle labbra.
"Si o no?" mi chiede curiosa Jessica dandomi una gomitata, alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
"Mi ha rovesciato la sua bevanda sulle gambe" dico con un tono non curante.
"Ho cercato anche di instaurare una conversazione con lei ma nulla da fare. Ha davvero un pessimo carattere." s' intromette Jamie trattenendo una risata.
"Non ho un pessimo carattere" replico con il sangue che ribolle nelle vene; come si permette di dire una cosa del genere? Nemmeno mi conosce. E' come tutti gli altri, giudica senza davvero sapere con chi sta parlando, guarda solo l'apparenza.
La mia mente è occupata da così tanti pensieri che le loro voci sono lontane e distaccate; riesco a cogliere solo ogni tanto qualche parola e torno alla realtà solo quando uno di loro mi rivolge una domanda. Non sono mai stata brava a parlare con le persone, forse  mi riusciva meglio ascoltarle o forse nemmeno quello.
Forse penso di non essere brava a parlare perchè nessuno mi ha mai ascoltato veramente, perchè quasi nessuno è stato mai interesso a ciò che dicevo.
L'orologio che lampeggia sullo schermo del cellulare segna le 14.15; sono passate circa due ore da quando siamo entrate qua dentro; Jamie continua a raccontare i suoi aneddoti mentre gli altri ridono divertendosi, Jess ogni tanto mi guarda sorridendomi ed io fingo ricambiando con il sorriso più bello e felice che posso fare.
Mi sono sempre sentita sola anche quando stavo in mezzo a tante persone.
"Scusate, ma io ora devo proprio andare" dico posando il tovagliolo sul tavolo, mi alzo dalla sedia e afferro la mia borsa. 
"Come di già?" esclama sorpreso il biondo alzando lo sguardo fino ad incontrare il mio.
"Si, scusate ma non mi sento molto bene. Credo sia meglio che vada a casa." sorrido imbarazzata.
"Skye vuoi che venga con te?" mi chiede premurosa la mia amica.
"No tranquilla. Alla prossima" poso venti sterline sul tavolo e mi incammino verso l'uscita salutando il signore che gentilmente mi apre la porta da dove sono entrata.
Mi sento così stupida per aver abbandonato il pranzo ma sono fatta così: reagisco d'impulso.
So di non essere così; so che la ragazza che è appena scappata da un normale pranzo tra amici non è la vera me ma col passare del tempo mi sono rinchiusa in un guscio dal quale a fatica riesco uscirne. 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Harley Davidson ***


Raccolgo i capelli in uno chignon per niente perfetto e passo un leggero strato di matita nera sugli occhi che,alla luce del bagno, sono di un verde accesso. Mi guardo un'ultima volta, prima di uscire da li; sono sempre stata poco sicura di me stessa, non mi sono mai sentita bella e sexy e ogni volta che esco di casa mi specchio almeno un centinaio di volte prima di convincermi di essere abbastanza carina e presentabile.
Il suono dei miei passi risuona in tutta la casa, che or mai è vuota; Jessica e Paris sono già al lavoro da diverse ore ed io, ci sto andando proprio in questo momento.
Il leggero vento mi accarezza il viso mentre il tiepido sole lo riscalda; i numerosi braccialetti tentennano e ad ogni passo che faccio il mio stomaco si stringe sempre di più e vengo investita da una senso di ansia, forse per paura di incontrare quel Jamie.
"Ben arrivata!" esclama Alexie passando come un fulmine davanti a me con un vassoio colmo di tazze. La saluto priva di entusiasmo e mi sistemo dietro alla cassa a svolgere la solita e monotona routine; nulla di eccitante è mai capitato nella mia vita, forse dovuto al fatto che io sono sempre stata così "brava" oppure al semplice fatto che ho sempre preferito starmene a casa con una coperta e un film piuttosto che trascorrere un'intera serata ad una festa piena di ubriaconi.
"Buon pomeriggio. Cosa desidera?" alzo lo sguardo e il mio cuore parte a battere così forte che lo sento risuonare nelle orecchie e pulsare nelle tempie e l'ansia che stava svanendo ricompare in un batter d'occhio, travolgendomi come un'onda.
"Skye, giusto?" mi sorride Jamie passandosi una mano tra i capelli troppo scompigliati per essere stati spazzolati almeno una volta.
"Già" sospiro incurvando le spalle, mantenendo una posa alquanto goffa e per nulla femminile.
"Stai meglio ora?" mi chiede alzando gli occhiali da sole nere per lasciar spazio ai profondi occhi azzurri.
"Si, grazie" mento guardando altrove.
"Certo, ed io dovrei crederti" ride appoggiandosi con le mani al bancone e sporgendosi in avanti con il busto; faccio un passo indietro e lo ignoro come se quello che ha appena detto non mi avesse per niente infastidito.
"Ordini qualcosa oppure spostati che fai fila" gli dico indicando dietro di lui, si volta e dietro ci sono almeno cinque persone.
"Una spremuta d'arancia" mi dice con sguardo di sfida sorridendomi. Alzo gli occhi al cielo e sospiro battendo l'ordine alla cassa; posa cinque sterline sul bancone e si sistema gli occhiali agganciandoli alla maglietta scura con un grosso scollo a "V" che lascia travedere il petto.
"Tiene il resto" ammicca maliziosamente; afferra la sua aranciata e si siede ad un tavolino non molto lontano da dove sono io, mi da le spalle  ma non è fuori dal mio campo visivo.
Servo diversi clienti durante il pomeriggio e ogni tanto lancio un'occhiata a Jamie che è seduto lì da circa due ore; non fa altro che messaggiare e sorseggiare la spremuta, ogni tanto qualche ragazza li si siede accanto e cerca di instaurare una conversazione ma lui nulla, le ignora. Il suo comportamento è strano visto che in autobus l'altro giorno è stato proprio lui ad iniziare la "conversazione".
"Bello eh?" mi da una leggera gomitata la mia superiore fermandosi affianco a me.
"Chi?" chiedo fingendomi sorpresa dalla domanda.
"Quel biondo! Cazzo, se solo avessi qualche anno in meno e non fossi felicemente fidanzata" ride allontanandosi, le sorriso e continuo il mio ruolo fino alle 18.30 quando termino di lavorare. Saluto Alexie e mi incammino alla porta; Jamie come un veloce scatto si avventa sulla porta e sorridendomi me la apre, timidamente sorrido ed esco seguita da lui.
"Vuoi un passaggio?" mi chiede bloccandomi il passaggio; alzo lo sguardo ma vedo solo la sua scura figura per via della luce del sole che lentamente sta calando dietro ai palazzi.
"No, grazie. Preferisco andare a piedi" rispondo riprendendo a camminare ma lui mi blocca ancora una volta, sospiro mentre lui mi guarda divertito.
"Dai, devo farmi perdonare per la spremuta d'arancia" ha un tono di voce così dolce e persuasivo che alzo gli occhi al cielo e dopo qualche secondo passato a fissarlo annuisco anche se titubante.
"Hai l'auto?" chiedo guardando le diverse macchine parcheggiate davanti a noi.
"No, meglio" mi dice, lo seguo fino dietro all'angolo e ci fermiamo davanti ad una grossa, imponente Harley Davidson di un nero lucente, così tanto da riuscire  a specchiarmici dentro.
"Scherzi?!" esclamo senza rendermene conto guardandolo perplessa.
"Hai paura delle moto?" trattiene una risata afferrando due caschi, ovviamente neri; me ne lancia uno ed io goffamente lo afferro prima che possa cadere a terra, non rispondo e  sposto lo sguardo da lui ai miei piedi.
"Andiamo Skye" sale in sella e mi allunga la man; la fisso per alcuni secondi in silenzio e poi, quasi senza ragionare lucidamente, accetto il passaggio afferrandola. Mi sistemo dietro di lui e indosso il casco; Jamie fa lo stesso e accende la moto, il motore romba per tutta la via sovrastando il rumore delle auto.
"Attaccati o cadrai" afferra le mie mani e le posa sui suoi fianchi, con il busto si piega in avanti ed io faccio lo stesso per tenermi stretta; parte a tutto gas scendendo dal marciapiede e si infila nel traffico londinese a tutta velocità.
La Harley si ferma proprio davanti casa mia ed io scendo sospirando; mi sfilo il casco, le orecchie sono bollenti ma ora si stanno raffreddando al leggero vento, Jamie fa lo stesso e mi sorride divertito.
"Hai paura delle moto" ride, alzo gli occhi al cielo e gli passo prepotentemente il casco.
"Grazie per il passaggio" sorrido acida
"Quando vuoi" ammicca; apro il cancelletto nero in ferro battuto cigolante, arrivo al portone nero e prima di inserire le chiavi sento la moto allontanarsi lungo la via per poi non udirla più.
"Chi era?" mi chiede Paris precipitandosi da me appena metto piede in casa. E' così pettegola.
"Chi?" chiedo distrattamente sfilando le scarpe.
"Il biondo da urlo che ti ha appena accompagnata a casa" continua lei non stando più nella pelle.
"Un amico di Jessica" le dico fredda; mi incammino verso il bagno per poi chiudere la porta in faccia alla mia coinquilina che continua a farmi domande, apro l'acqua della doccia per coprire l'irritante voce e mi ci infilo sotto.

Per gli altri due giorni consecutivi, alle stessa ora, Jamie venne al locale per bere la spremuta d'arancia, si sedeva nel solito tavolo e rimaneva li; mi sentivo osservata così,quando lo guardavo, lui distoglieva lo sguardo ed io sorridevo per la scena buffa, molto spesso alcune ragazze si avvicinavano a lui ma le ignorava continuando a sorseggiare la sua aranciata.

"Ci vediamo domani" saluto Alexie e mi incammino all'uscita; mi guardo attorno ma oggi di Jamie nemmeno l'ombra. Pensavo che lui venisse qui per vedermi ma a quanto pare sono solo io che mi faccio strani viaggi mentali, che m'illudo come ho sempre fatto.
Chiudo la porta di casa dietro di me e mentre mi dirigo verso camera mia mi accorgo di Paris che è incollata alla finestra del soggiorno.
"Che stai facendo?" chiedo avvicinandomi a lei; di sotto, davanti casa ,c'è Jess con il suo ragazzo che si stanno baciando, sono così innamorati ed io mi sento così vuota e sola.
"Stai spiando Smith?" chiedo incrociando le braccia sul mio petto e guardandola truce.
"Shhhh" mi azzittisce lei senza distogliere lo sguardo dai due piccioncini.
"Sai che non ti sentono vero?" sospiro davanti  alla sua enorme intelligenza. I due si spostano dal nostro campo visivo e dopo alcuni secondi sentiamo la porta di casa aprirsi e la voce di Jessica salutarci. Guardo Paris, lei mi spinge con forza facendomi cadere sulla poltrona li vicino e con uno scatto felino si getta sul divano afferrando una rivesta.
"Che fate?" chiede la mia amica entrando in soggiorno e guardandoci perplessa.
"Ehm...sto sistemando la borsa. Sai è colma di cose inutili...tipo questo!" esclamo estraendo da essa l'abbonamento per l'autobus.
"Ok...forse questo no" continuo abbassando lo sguardo.
"Beh, ho preso la cena!" ci sorride Jess ignorando ciò che ho appena detto e mostrandoci il sacchetto con il cibo giapponese all'interno.
Prediamo posto e dopo alcuni minuti di totale silenzio, Jess si schiarisce la gola rompendolo.
"Devo chiedervi una cosa" ci dice posando le bacchette e pulendosi la bocca con il tovagliolo.
"Dicci" esclamo continuando a mangiare il sushi.
"Possiamo ospitare due persone per circa due settimane?" chiede sorridendo timidamente.
"Ok. Ma in camera mia non ci dorme nessuno" si affretta a dire Paris con tono noncurante. Sia mai che qualcuno tocchi le sue preziosissime lenzuola di seta.
"E chi sarebbero?" chiede posando le bacchette; Jess non fa in tempo a risponde che il campanello suona e lei come un razzo si dirige al citofono.
"Credo che lei abbia dato per scontato che noi avremmo detto di si" mi guarda Paris divertita per poi raggiungere Jessica; sento una voce famigliare provenire dalle scale ma non ci bado molto, poso il mio piatto nel lavandino e poi mi blocco sentendo la seconda voce.
Esco dalla cucina e in soggiorno vedo Jeremy che sta stringendo la mano alla nostra coinquilina.
"Skye!" sento urlami alle spalle, faccio un salto dallo spavento e mi volto con il cuore in gola.
"Tu?!" urlo vedendo Jamie con una valigia grigia.
"Oh, piacere" mi scansa Paris, il tono di voce è profondo e sexy e la camminata da gatta morta; Jamie la guarda sconvolto e poi trattenendo una risata le stringe la mano.
"Tu sei il tipo biondo in moto di qualche giorno fa" mi guarda sconvolta Paris, la ignoro e raggiungo la mia amica che sta parlando con il suo ragazzo.
"Jess. Jess posso parlarti un attimo? In privato!" esclamo sorridendo nervosa a Jeremy, la trascino in cucina e chiudo la porta appoggiandomici.
"Stai scherzando?!" esplodo mettendomi le mani tra i capelli, letteralmente.
"Non ti piace Jeremy?" mi chiede perplessa.
"Non m'interessa di Jeramy. Ma anche l'altro doveva venire?" continuo con un tono cantilenante e quasi disperato.
"Il loro appartamento è infestato dagli scarafaggi. Non sapevano dove andare" mi informa con occhi da cucciolo. Scuoto la testa e poi, afflitta, apro la porta e con lei torno dagli altri.
"Jeremy ovviamente dormirà in camera con me" Jess si solleva sulle punte e da un lungo bacio sulle labbra al suo ragazzo. 
"Scordatelo" dico fredda guardando Jamie che mi sorride.
"Tranquilla, non voglio dormire con te. Dormirò qui, sul divano" dice gettandosi su di esso a peso morto.
"Davvero lo fai dormire qui?" mi chiede allibita Paris.
"L'ha detto lui no?" faccio spallucce sorridendogli acida.
"Beh se vuole, camera mia è libera" lo guarda maliziosa lei.
"Tu dormirai con Skye?" sussulta lui, guardandomi perplesso.
"No!" esclamiamo all'unisono io e Paris scambiandoci uno sguardo disgustoso.
"E allora preferisco il divano" sorride ironico lui mentre l'espressione della nostra coinquilina è estremante indignata.
Sono le 2.35 quando mi sveglio, la stanza è buia e la casa silenziosa, fin troppo forse. A piedi scalzi percorro il corridoio per poi entrare in cucina; apro il frigorifero e la luce si diffonde in tutta la stanza proiettando le ombre degli elettrodomestici.
"Non riesci a dormire?" mi sussurra una voce roca all'orecchio; mi volto e illuminato dalla luce fredda del frigorifero c'è Jamie in boxer con una maglietta attillata e grigia, sull'avambraccio ci sono tatuate delle scritte ma è troppo buio per decifrarle.
 Si passa una mano tra i capelli e poi, come fosse casa sua, estrae dal frigo una bottiglia d'acqua.
"Dove sono i bicchieri?" mi chiede assonnato.
"Faccio io" rispondo aprendo il secondo armadietto partendo da destra; ne afferro due e improvvisamente non vedo più nulla, la stanza ora è illuminata solo dalla luce soffusa del lampione che sta giù in strada. La figura di Jamie davanti alla finestra è completamente scura ma riesco comunque a vedere la forma del suo fisico e i capelli scompigliati.
"Sei proprio un genio" commento sarcastica sottovoce.
"Che ho fatto?" bisbiglia.
"Hai chiuso il frigorifero, ora non ci vediamo!" cerco a tastoni l'interruttore della piccola luce della cappa; quando lo trovo la stanza assume  un colore più rosato e Jamie prende posto a tavola cercando di non far rumore con la sedia; posa l'acqua sul tavolo ed io faccio lo stesso ma con i bicchieri.
"Comunque no,non riesco a dormire" rispondo passandogli un bicchiere.
"Nemmeno io, sai, il vostro divano non è proprio come un letto di un hotel a cinque stelle" replica versando prima a me e poi a lui dell'acqua. Ne bevo un lungo sorso, la sento scivolare fredda lungo la mia gola rinfrescandomi.
"Mi spiace, ma domani se si alza per le 10.30 potrà far colazione con degli ottimi pancake" continuo tenendo stretto il bicchiere tra le mani per sentire fresco.
"E' più facile conversare con te alle 2.30 del mattino che sull'autobus" ride mettendosi una mano sulla bocca per non far rumore.
"Tutta colpa del sonno" sorrido alzando gli occhi al cielo e portando il bicchiere vicino alle labbra.
"Lo fai spesso?" mi chiede osservandomi attentamente.
"Cosa? Alzarmi nel cuore della notte e parlare con uno sconosciuto in boxer in cucina?" rispondo sarcastica, lo sento ridere e poi lo vedo tornare serio.
"Alzare gli occhi al cielo, intendo" mentre lo dice mi imita ma gli esce davvero male, mi lascio fuggire una risata alla quale lui si blocca a guardarmi per poi sorridere.
"A volte. Perchè?" bevo l'ultimo goccio d'acqua.
"Niente, è sexy" mi dice guardandomi; l'acqua che ho in bocca mi va per traverso e comincio a tossire.
"Tutto ok?" mi chiede alzandosi appena dalla sedia e avvicinandosi con il busto.
"Si, tutto ok...ehm...torno a letto" mi affretto a dire, mi alzo e velocemente mi dirigo in camera mia per poi chiudermi dentro.
Mi getto sul letto e chiudo gli occhi cercando di addormentarmi ma se già facevo fatica a dormire prima figuriamoci ora. Il cuore batte forte nel petto e sul mio volto c'è un grosso sorriso; lo sguardo è fisso sul soffitto dove alle volta vengono proiettate le luci delle auto che passano in strada. Credo sia il primo ragazzo che faccia una considerazione del genere su di me; non sono abituata a ricevere commenti da persone vicine a me, figuriamoci da uno appena conosciuto. Cerco con tutta me stessa di dormire ma il fatto che lui è di là in soggiorno mi agita, non capisco il motivo ma il mio stomaco è in subbuglio e mi chiedo se anche lui sta pensando a me in questo momento.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Pancake ***


Apro gli occhi,la leggera luce del sole filtra dalle bianche tende e si diffonde per tutta la stanza illuminando qua e la gli oggetti, mostrandomi l'infinito disordine.
La sveglia sul comodino accanto a me segna le 9.00 esatte; mi giro nel letto affondando il viso nel cuscino e aspirando profondamente, lo faccio sempre prima di alzarmi, è come un rito d'iniziazione per la nuova giornata. I lunghi pantaloni grigi del pigiama scivolano verso il basso quando appoggio i piedi a terra e un brivido mi percorre lungo tutta la schiena quando sento il freddo parquet sotto ad essi. Prima di uscire dalla stanza mi raccolgo i capelli e apro la finestra per far cambiare l'aria. La casa è silenziosa; tutti stanno ancora dormendo ed io ne approfitto per fare colazione in santa pace, senza Jess che mi parla del suo perfetto fidanzato e Paris che si lamenta per l'ennesima volta dello smalto troppo poco luminoso. Quando arrivo davanti alla cucina con la coda dell'occhio vedo Jamie dormire beato in soggiorno, mi ero completamente dimenticata di lui. Dorme a pancia in su e il braccio destro penzola giù dal divano; lo guardo per qualche secondo, non sembra affatto il ragazzo spavaldo e misterioso, sembra quasi un ragazzo innocente, sembra quasi un'angelo.
Mi metto all'opera per preparare i pancake, che tanto amo e dopo diversi minuti finalmente sono pronti; sto finendo di guarnirli con lo zucchero a velo quando sento dei passi entrare in cucina.
"Guarda Jess!" esclamo girandomi con il piatto colmo di quei deliziosi pancake, ma mi accorgo che dall'altra parte del tavolo non c'è la mia migliore amica ben sì Campbell; ha gli occhi ancora semichiusi, l'aria assonata e i capelli scompigliati come la notte scorsa. 
"Tranquilla, da piccolo mi scambiavano per una femmina a causa della mia chioma" mi dice stiracchiandosi prima di aprire il frigorifero. Sorrido imbarazzata; questa volta c'è una bella luce in cucina e non faccio fatica a vederlo per cui noto perfettamente i suoi boxer neri; prendo posto e lui fa lo stesso, mi passa un bicchiere e poi mi versa del succo d'arancia.
"Non pensavo ci fossero davvero" mi dice incredulo guardando la mia creazione.
"Invece..." dico sottovoce, con un tono pieno d'imbarazzo.
"A casa, io e Jeremy, facciamo a malapena colazione. Credo che ne facciamo due all'anno" continua afferrando un pancake ed iniziando a mangiare; lo guardo fino a quando non alza il viso e mi sorride.
"Che c'è?" mi chiede con la bocca piena.
"Non mi dici come sono?" 
"Sei uno schianto anche in pigiama" sento le guance avvampare dall'imbarazzo e il battito del cuore accelerare.
"No, intendevo i pancake" rido nervosamente.
"Ah, si sono ottimi" mi risponde sorridendo ma noto che anche in quel suo sorriso si nasconde un po' d'imbarazzo.
Pochi secondi dopo in cucina fa capolino Paris; indossa un mini vestito da notte rigorosamente di seta viola, ai piedi porta un paio di pantofole intinta con il vestito e i lunghi capelli biondi cadono sulle sue spalle. Come fa ad essere perfetta in ogni momento non me lo so spiegare. Io indosso un paio di pantaloni troppo grandi per me e una canottiera di un bianco pallido invecchiato dal tempo.
"Buon giorno!" esclama allegramente; prende posto tra me e Jamie e afferra un pancake.
"Fantastico!" continua iniziando a mangiarli. Paris è quel tipo di ragazza che ci tiene molto alla sua linea, mangia in modo salutare, fa molta attività fisica per mantenere la sua bellezza e quelle poche volte che si concede un dolce mangia come se non ci fosse un domani.
"Sono davvero ottimi" mi dice Jamie pulendosi la bocca con il tovagliolo dallo zucchero a velo.
"Skye è un disastro in quasi ogni cosa: lavoro, capelli, trucco, vestiti, ragazzi... ma in questo è la migliore" interviene Paris indicando il suo piatto con la forchetta.
"Grazie" commento con un tono piuttosto irritato, la mia coinquilina fa spallucce e riprende a ingozzarsi; in cucina cala un freddo silenzio fino quando finisce di far colazione.
"Beh, vado al lavoro ora. Oh, comunque ieri notte vi ho sentito, sta notte è il mio turno" ride uscendo dalla cucina muovendo il suo sedere a destra e a sinistra.
"Ma, ieri notte..." mi guarda perplesso Jamie; mi alzo dalla sedia e comincio a lavare il mio piatto e quello di Paris.
"Non farci caso a lei, è fatta così" la giustifico iniziando a riempire il lavandino con l'acqua e il detersivo, in pochi secondi si forma uno spesso strato di bianca schiuma.
"Fatta come?" mi chiede affiancandosi a me, fa scivolare il piatto dentro all'acqua e poi si appoggia con la schiena contro il bancone senza distogliere lo sguardo me. Sono una ragazza timida e introversa; è difficile che dia confidenza alle persone che non conosco, soprattutto ai ragazzi, mi è già complicato instaurare un discorso figuriamoci se poi devo farlo con uno che è in boxer.
"A lei piace provare i ragazzi" gli spiego togliendo il tappo dal lavandino; l'acqua comincia a scorrere veloce nelle tubature formando un mulinello, afferro l'asciugamano ma Jamie fa lo stesso.
"Ti aiuto" mi dice serio iniziando ad asciugare un piatto.
"Come mai tutta questa gentilezza?" chiedo ironica incrociando le braccia al petto.
"Dovremmo convivere per due settimane e poi con le belle ragazze bisogna essere sempre gentili" sorride senza distogliere lo sguardo dall'asciugamano colorato.
"Ehi!" sento esclamare, la voce di Jessica è allegra e squillante come non lo è mai stata; è già perfettamente pettina e vestita, dietro di lei c'è Jeremy che ci saluta assonnato, anche lui è già lavato e profumato. Mi guardo, indosso ancora il pigiama per niente femminile e sexy; guardo poi Jamie che è in boxer e sorrido divertita , confronto a lui sono addirittura elegante.
"Volete dei pancake?" chiedo gentilmente indicandogli, Jess scuoto il capo.
"No, scusa. Siamo di fretta" mi spiega, mi da un veloce bacio sulla guancia e poi prende da mano il suo ragazzo.
"Jamie, fa il bravo!" gli urla il suo amico venendo trascinato fuori casa da Jessica; subito dopo davanti alla porta compare Paris con un mini abito nero, un paio scarpe con dei tacchi da capogiro,i capelli raccolti in una alta coda di cavallo e la sua inseparabile Chanel nella mano destra.
"Wow" esclama Jamie spalancando gli occhi; questa è la reazione che lei suscita nei ragazzi ogni volta che si presenta in pubblico, io non ho mai suscitato una reazione del genere e mai la susciterò.
"Chiudi la bocca, ti prego" dico disgustata alzando gli occhi al cielo, mi volto e, strappandogli da mano lo strofinaccio continuo ad asciugare l'ultimo piatto.
"Beh io vado, buona giornata" le sento dire con tono di voce profondo e sexy come solo lei sa fare. Mi volto verso il biondo che ha lo sguardo fisso sulla porta, alzo gli occhi al cielo e sospiro, è uguale a tutti gli altri.
"Che hai?" sento chiedermi da Campbell con un tono perplesso quando la porta di casa si chiude, sembra quasi come se fosse arrivato da un'altro pianeta. Non gli rispondo e vado in camera mia; la casa è vuota, a riempirla ci siamo solo noi due e la cosa mi agita un tantino, inserisco l'ipod nelle casse e metto a tutto volume la musica mentre comincio a rifare il letto, la finestra è ancora spalancata e le tende ondeggiando al leggero vento che entra in stanza.
"Allora ascolti veramente i Nirvana?" esclama Jamie appoggiandosi allo stipite della porta di camera mia con un sorriso spavaldo.
"Sei tu che non ci credevi" replico continuando a sistemare i vestiti sparsi per tutta la stanza.
"Devi andare al lavoro?" continua
"Si, come sempre" sospiro scostano la ciocca di capelli che mi cade sul viso dopo aver rimesso in ordine ogni cosa.
"Ti ci porto io" lo guardo perplessa per diversi secondi, l'agitazione comincia salire e non so se è dovuta al fatto che devo salire ancora una volta su quella dannata moto oppure al fatto che un ragazzo voglia portarmi al lavoro.
"Non voglio un no come risposta ok? Tu hai fatto i pancake" mi sorride tornando in corridoio.
Mi fiondo in bagno, faccio una doccia veloce a malapena mi trucco e indosso i miei soliti vestiti; non troppo belli, far colpo non m' importa visto che sto per circa quattro ore dietro ad una cassa con indosso uno stupido grembiule.
"Andiamo?" chiedo sistemando la borsa a tracolla mentre entro in soggiorno, trovo Jamie con indosso solo i suoi jeans neri sdraiato sul divano a fissare il soffitto.
"Si,arrivo" mi dice alzandosi e avvicinandosi a me; alzo la mano quasi come per toccargli il petto e lui si blocca guardandomi dritto negli occhi.
"La maglia" dico con un tono freddo, lui si osserva il petto e poi ridendo come uno stupido afferra la biancha maglietta che si trova sulla poltrona.
Chiudo la porta di casa e insieme a lui scendo le scale; le due signore ci salutano allegre e ci guardando fino a quando non siamo più nel loro campo visivo.
"Stavano parlando di noi?" chiede Jamie percorrendo il corto vialetto che separa la casa dalla strada.
"Parlano di tutti, è questo il punto" dico fermandomi davanti al mio incubo più grande: l' Harley Davidson nera.
"Skye?" trattiene una risata passandomi il casco; lo guardo quasi disgustata, come la prima volta e poi deglutisco.
"E' una bella giornata...perchè non facciamo..." non riesco a finire la frase che Jamie sale in sella e accende il motore che risuona per tutta la via; dei passanti dall'altra parte delle strada ci guardando ammirando la moto, anche se alcune ragazze si soffermano più su Jamie che sulla Harley.
"Non dir di più" mi allunga la mano ed io afflitta l'afferro; non so perchè continuo a dagli retta, perchè continuo ad accettare un suo pasaggio, infondo io nemmeno lo conosco. Cingo i suoi fianchi con le mani, dopo essersi assicurato che sia ben salda a lui parte a tutto gas sfrecciando come un fulmine tra le auto.
"Tutto ok?" mi chiede quando ci fermiamo ad un semaforo
"Si,tutto ok" annuisco, Jamie si volta verso di me alzando la visiera e mi sorride.
"Ok, allora andiamo" alza il peiede sinistro da terra e ridà gas alla moto riprendendo la nostra corsa quando scatta il verde.
Sento il vento sfiorare la mia pelle; le auto e tutto il resto passano accanto a noi velocemente sfuggendo alla mia vista, il sole brilla alto nel'azzurro cielo e si riflette nel casco di Jamie scaldandomi le braccia,le gambe e l'anima.
Può sembrare strano, addirittura patetico ma non mi sono mai sentita così viva.


Spazio autrice.
Salve a tutti! 
Volevo ringraziare tutti coloro che leggono la mia storia, è la prima che scrivo e non so se sia buona o meno per cui se volete fatemelo sapere.
Un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Stammi vicina ***


La moto si ferma proprio davanti al locale; scendo ringraziando il cielo di non essere morta, mi sfilo il casco mentre i capelli cadono come una cascata sulle mie spalle, Jamie solleva la visiere e mi guarda mentre mi ravvivo i capelli aggrovigliati.
"Sana e salva" ride lui.
"Smettila di farmi salire su questo affare" replico passandogli il casco; mi incammino verso l'entrata e prima di tirare la maniglia della porta a vetri mi volto.
"Grazie" gli sorrido; vedo i suoi occhi brillare per poi diventare freddi e cupi in pochi secondi, si riabbassa la visiera e corre via con la moto a tutta velocità.
Perplessa entro,dove ad aspettarmi impaziente c'è Alexie che ha un sorriso enorme.
"E' il biondo sexy?" mi chiede non stando più nella pelle.
"E' il biondo" le rispondo andando nel retro del locale per posare la borsa e prendere il mio grembiule.
"Skye, ti devi lasciare andare" mi dice la mia superiore affiancandosi a me con le mani sui fianchi. Alexie ha sempre avuto un comportamento da "sorella maggiore" fin dal primo giorno che ho messo piede qui dentro.
"Non capisco" scuoto il capo e mentre mi allaccio questo orribile pezzo di stoffa mi fermo dietro alla cassa.
"Perchè non ci provi?" continua seguendomi
"Perchè non mi piace, è semplice" gli dico appoggiandomi al bancone.
"Come fa a non piacerti? Quando entra qua dentro tutte lo mangiano con lo sguardo e a te non piace?!" mi chiede perplessa e sconvolta, è quasi a bocca aperta.
"Ha qualcosa che non mi convince ok? Ora basta Alexie" replico abbassando lo sguardo, la sento sospirare e i suoi passi allontanarsi.
Jamie è un bel ragazzo, su questo non ci piove ma ha qualcosa, dentro di se, che lo tormenta o almeno è quello che sento io quando gli sto vicino. I suoi occhi passano dall'essere spensierati al cupo in pochi secondi.
Le ore passano lentamente ma per fortuna passano e finalmente è ora per me di tornare a casa. Saluto i miei colleghi, Alexie mi sorride teneramente, so cosa sta pensando e questo mi fa andare su tutte le furie, mi vede come un cucciolo impaurito della vita. Quando esco vengo avvolta da una ventata d'aria calda; sono le 5.30 e il soole lentamente sta calando, abbasso i miei RayBan e faccio alcuni metri fino ad arrivare alla fermata dell'autobus. Poco dopo lo vedo inchiodare davanti a me, le porte si aprono, mi guardo attorno un'ultima volta e poi salgo seguita da altre persone.
Pochi metri mi separano da casa mia; Jamie è appoggiato al muretto in pietra del mio condominio, sta fumando una sigaretta, ma più mi avvicino e più sento che l'odore che emana è tutt'altro che tabacco.
Mentre mi avvicino lui mi nota; getta il mozzicone a terra e ci passa sopra il piede spegnendolo del tutto, lo guardo senza dire nulla e passo oltre, imbocco il vialetto e percorro il giardino fino ad arriva davanti al nero portone.
"Skye" mi chiama venendomi dietro come un cagnolino; velocemente salgo le scale fermandomi quando vedo la porta del mio appartamento.
"Vedi di mettere i vestiti fuori sul balcone. Non voglio che gli altri sentano l' odore di erba. Chiaro?" gli dico severa quando sento la porta chiudersi dietro di me.
"E non ti azzardare a fumare qua a casa" continuo sfilandomi le Converse, lui fa lo stesso togliendosi i bikers neri.
"Non sono un cazzo di drogato" mi dice seguendo in cucina; poso la borsa sul tavolo con le chiavi e apro il frigo per prendermi una cola.
"A me di quello che fai non m'interessa. E' la tua vita. Ma non portare quella merda dentro casa" gli spiego stappando la bottiglia.
"Era solo per rilassarmi un po'" continua guardandomi come se si sentisse in colpa.
"Ci si rilassa guardando un film, dormendo, prendendo il sole. Non fumando canne. Ma ripeto, fai quello che vuoi" mi siedo al tavolo e comincio a sfogliare la rivista di gossip di Paris.
"Non dire niente a nessuno ok?" mi chiede posando le mani sul tavolo e sporgendosi in avanti con il busto.
"Pensi che abbia cinque anni? Che andrò a spifferare tutto a tutti? Si vede che non mi conosci" sorrido beffarda continuando a girare la pagine del giornale.
"Skye, promettimelo. Soprattutto a Jeremy" continua lui.
"Si, Jamie. Ma ti stai rovinando" replico alzandomi irritata.
"Hai detto che non t'importa della mia vita" mi dice guardandomi freddo.
"Ho detto che non m'importa di quello che fai. E comunque io ho visto l'effetto di quella merda, per cui se hai intenzione di continuare cerca di starmi lontano." gli dico, stringo i pugni per trattenere le lacrime; quelle vecchie cicatrici si stanno riaprendo una ad uno facendo riaffiorare vecchi ricordi. Fortunatamente la porta si apre e compare Paris, ha in mano le sue scarpe con il tacco quindici e la sua Chanel.
"Ciao!" ci saluta allegramente dirigendosi in camera sua, senza fermarsi.
"Non c'è bisogno di dirmelo di starti lontano" mi dice con tono severo, i suoi occhi ritornano cupi. 
"Vado a fare una doccia" commenta sottovoce; lo vedo dirigersi verso il bagno e poi sento la porta sbattere pesantemente.
Ma che mi è preso? E cosa significa quello che mi ha detto? Davvero io non lo capisco, prima fa tutto il premuroso accompagnandomi al lavoro, mi fa i complimenti e poi si comporta in questo modo.
"Jess e Jeremy stanno fuori per cena ed io esco." mi dice Paris presentandosi davanti a me, che sono sdraiata sul divano; indossa un mini abito rosa, i suoi tacchi neri e una piccolo borsetta in tinta con le scarpe.
"Come?!" esclamo alzandomi.
"Si, che ti lamenti. Avrei una cenetta romantica con Jamie" ammicca per poi uscire di casa; mi affaccio alla finestra e la vedo salire su un'auto nera, forse una Porche e sfrecciare via. Sento l'acqua della doccia spegnersi e poco dopo i passi di Jamie.
"Dove è andata?" sento chiedermi da lui
"Fuori a cena. Come gli altri due" gli rispondo tornando a sedermi.
"Quindi siamo solo noi due?" mi chiede sedendosi accanto a me; indossa un paio di pantaloncini da calcio neri e una canottiera grigia, posa la mano sinistra sul ginocchio e noto il tatuaggio a forma di teschio sul dito medio.
"A quanto pare" replico sarcastica distogliendo lo sguardo dalla sua mano.
"Fantastico" commenta portandosi le mani sul volto e lasciandosi cadere al'indietro per appoggiare la schiena al divano.
"Puoi sempre uscire a cena se star con me è così un sacrificio" il mio tono di voce è acido, incrocio le braccia al petto e lo imito appoggiando la schiena contro i morbidi cuscini.
"Lo sai che non è così" mi dice senza distogliere lo sguardo dal soffitto.
"Come faccio a saperlo se nemmeno ti conosco?" chiedo perplessa.
"Pensavo avessi capito" ha un'aria sicura ma continua a preferire il soffitto a me.
"Capito che cosa?" continuo ancora più perplessa, lo vedo sorridere ironicamente.
"Che m'interessi Skye. Andiamo, non te ne sei accorta? Stavo le ore seduto su quella cazzo di sedia, ti ho portato al lavoro. Ti ho fatto pure i complimenti" mi spiega lui; sono spaventata dalle sue parole, lui è il tipico ragazzo che ho sempre voluto evitare eppure non riesco a non sorridere.
"Che mangiamo?" chiedo incrociando le gambe sul divano;  si volta verso di me e mi guarda senza dire una parola, sento i suoi occhi azzurri penetrare dentro di me, fino a toccarmi l'anima.
"Quello che vuoi" mi risponde facendo spallucce per poi tornare a guardare il soffitto.
"Molto utile, grazie" commento sbuffando.
"Ordiniamo una pizza?" continua lui.
"Per me è ok...come la vuoi?" mi alzo dal divano per prendere il telefono portatile che si trova sul basso tavolino accanto a Jamie; compongo il numero e aspetto che dall'altra parte qualcuno m risponda.
"Jamie? Che piazza vuoi?" lo vedo assorto nei suoi pensieri così mi avvicino e gli schiocco le dita proprio davanti ai suoi occhi.
"Con il salame piccante e...non farlo mai più" mi dice soffiando via il ciuffo biondo che gli cade sul viso; alzo gli occhi al cielo e poi parlo con il tipo della pizzeria.
"Non farlo Skye" sento dirmi da lui; lo guardo perplessa, sembra un vegetale su quel divano, riattacco e poso il telefono.
"Ma cosa stai dicendo? E' l'effetto dell'erba?" chiedo, Jamie si mette in posizione eretta e mi guarda truce.
"Finiscila" commenta con uno sguardo quasi cagnesco; un cellulare comincia a squillare, mi guardo attorno e Jamie anche.
"Non è il mio" dico risedendomi sul divano, afferro il telecomando e comincio a fare zapping.
Jamie si alza e dopo aver frugato nelle tasca del suo giubbotto di belle appeso all'entrata risponde chiudendosi in bagno. Sento la sua voce sommessa, la curiosità è alle stelle ma non farò la bambina nascondendomi dietro alla porta per origliare. 
Doversi secondi dopo sento la porta aprire e Jamie implicare contro qualcosa o meglio qualcuno.
"Cazzo!" esclama infuriato lasciandosi cadere sul divano accanto a me.
"Che succede?" gli chiedo, lo vedo guardarmi quasi sorpreso dalla mia domanda.
" Domani sera devo andare a cena con mia padre e la sua compagna." mi spiega girandosi verso di me e appoggiando il braccio destro sulla testiera del divano.
"E...?" 
"E' complicato il rapporto tra me e mio padre, mi serve aiuto" fa una breve pausa e poi mi guarda con gli occhi che luccicano.
"Skye...perchè non vieni anche tu con me?" mi chiede con un enorme sorriso spostandosi più vicino a me.
"Come?! Io? Scherzi?! No, quasi non conosco te, figurati se voglio conoscere la tua famiglia!" esclamo saltando in piedi.
"Non è la mia famiglia, è solo mio padre. Ti prego, mi serve un sostegno morale. Sarà per poche ore" si getta a terra ai miei piedi e mi prega con due enormi occhi da cucciolo. Secondo me, questo è l'effetto dell'erba.
"Ok, ok..ma alzati, per favore" dico cercando di tirarlo su; il citofono suona ed io mi avvio alla porta per scendere di sotto a prendere le nostre pizze.
Scendo le scale sorridendo da sola, come una scema per la scena di poco fa; apro il portone e un ragazzo circa della mia età con un berretto rossa con la scritta Marcus mi allunga i due cartoni sorridendomi gentilmente.
Afferro le pizze dandogli il denaro; ricambio il saluto per poi chiudere la porta con il piede.
"Si mangia!" esclama quando poso i due scatolini sul tavolo; dalle pizze esce un leggero fumo e il dolce profumo si propaga per l'intera cucina, per i primi minuti mangiamo in totale silenzio, quasi come due estranei. A me il silenzio ha sempre fatto male perchè sento fin troppo bene i pensieri che si accumulano nella mia testa; comincio a chiedermi perchè Jamie ha chiesto proprio a me di accompagnarlo,perchè non vuole stare solo con sue padre. Improvvisamente vengo investita da una forte ansia, dovrò conoscere la sua famiglia e non sono pronta, quasi non conosco il ragazzo che sta mangiando difronte a me figuriamoci fingere di essere grandi amici.
"Skye. Skye, tutto ok?" la voce di Jamie mi riporta alla realtà,esco dai miei pensieri e mi concentro su di lui.
"Come?" chiedo quasi fossi arrivata da un'altro pianeta.
"Avevi lo sguardo perso nel vuoto" mi dice scrutandomi attentamente.
"Oh, si tutto ok" annuisco per addentare la fetta di pizza ancora calda. Jamie mi sorride un po' perplesso ma preferisce non continuare a parlare per cui riprende a mangiare.
"Mi dovrai dire qualcosa su di te" gli dico posando i bicchieri nel lavandino, già colma di acqua e sapone.
"Perchè?" mi chiede passandomi le posate.
"Se tuo papà mi chiede qualche cosa? Io non so nulla di te" gli dico senza alzare lo sguardo.
"Che vuoi sapere?" mi chiede ritornandosi a sedere; mi volto e mi appoggio al bordo del lavandino guardandolo divertita.
"Qualsiasi cosa" gli sorrido dolcemente.
"Adoro i tatuaggi, le ragazze, la musica punk, ho una moto. Abito con il mio migliore amico ma ora divido la casa con tre ragazze." ha il viso serio ma appena finisce di parlare sul suo volto compare un sorriso, quasi da bambino.
"Divertente. Magari qualcosa che già non so?" dico portando le braccia al petto.
"Beh, se vuoi sapere di più, stammi vicina" lo guardo fino a a quando scompare del tutto.


Spazio autrice.
Salve!
Volevo specificare che i comportamenti di Jamie sono stati modificati da me; anche il rapporto che ha con la sua famiglia non rispiecchia quello originale.
Spero vi piaccia, grazie.
Un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** A cena ***


Jessica ride ballando nel suo abito da principessa; il suo ragazzo la tiene stretta a se sorridendo con lei, tutti li guardano sperando di essere un giorno come loro ed io mi guardo intorno cercando qualcuno ma c'è troppo casino per vedere nitidamente, la musica è troppo forte per sentire e poi improvvisamente un ragazzo si ferma davanti a me, è una sagoma scura, parla, ma io non lo sento.
"Skye! Skye!" sento urlarmi nell'orecchio; sussulto quasi cadendo aprendo gli occhi.
"Cazzo! Ti sembra il modo di svegliare una persona?!" urlo infuriata lanciando un cuscino in pieno volto a Jamie.
"Devi vestirti" mi dice gettandolo a terra per poi scomparire in cucina; me ne sono completamente dimenticata, dovo andare a cena con la sua famiglia e invece di prepararmi due ore prima come fanno tutte le ragazze mi sono addormentata sul divano.
Guardo l'orologio sopra il caminetto, ho ancora trenta minuti per prepararmi prima di uscire. Mi avvio verso camera mia e trovo sul letto un'abito nero a tubino ma con un paio di spalline abbastanza larghe, accanto c'è un biglietto di Jessica : 'Sapevo sarebbe successo per cui, ho provveduto io a cercartene uno. Spero ti piaccia, baci'
Mi infilo questo affare per niente comodo ma per lo meno è abbastanza coprente, la mia amica se che odio i vestiti che mostrano troppo, non che abbia chissà che cosa da mostrare.
Sgattaiolo in bagno senza farmi vedere da Jamie che è seduto in soggiorno; metto il mio solito breve e poco intenso tratto di eyeliner, mi copro qualche imperfezione qua e la con il correttore, un po' di profumo rubato a Paris e sono pronta.
"Skye! Ti muovi?! Non abbiamo tutta la sera, fortunatamente!" Jamie si alza dal divano e quando si volta e mi vedo si blocca per qualche secondo squadrandomi da testa a piedi.
"Andiamo?" chiedo ironica alzando gli occhi al cielo; si schiarisce la voce e afferra le chiavi e si avvicina all'appendi abiti vicino alla porta d'ingresso per indossare il suo giubbotto di pelle.
"Aspetta" gli dico raggiungendolo, sono a pochi centimetri dal suo viso gli sorrido e gl sistemo il colletto della camicia bianca in netto contrasto con i jeans neri e i suoi bikers, devo dire che tutto l' insieme non è niente male.
"Che fai mi rubi le scarpe?" mi chiede abbassando lo sguardo indicando i miei bikers leggermente più bassi e femminili.
"Se vuoi che indossi le scarpe col tacco, scordatelo!" gli dico incrociando le braccia al petto.
"No, sei perfetta" mi dice ammiccando; si infila il giubbotto ed esce da casa. Prendo il mio di pelle e la piccola borsa nera a tracolla; chiudo la porta a chiave e scendo le scale, sento il rombo della moto e quando arrivo davanti a lui mi blocco.
"Non dirmi che hai paura di nuovo?" mi dice allungandomi il casco.
"No, è che ho su un vestito se non l'hai notato. La moto non è il mezzo migliore" gli faccio notare.
"Vieni più vicino a me e non si vedrà nulla. Salta su!" faccio come mi dice anche se contro voglia e mi appiccico letteralmente a lui, mette in moto e sfreccia come sempre tra le auto mentre io come al solito prego di sopravvivere in sella a questo aggeggio infernale.
"Guarda che capelli!" mi lamento cercando di sistemarli specchiandomi nella vetrina del ristorante.
"Smettila Skye!" mi afferra la mano e mi trascina dentro senza il minimo garbo; il locale è uno dei più gettonati della città, dal soffitto cadono come gocce di pioggia i luminosi cristalli degli imponenti lampadari. I camerieri sono tutti in giacca e cravatta mentre i clienti tutti vestiti elegantemente; mi guardo e m'imbarazzo vedendo i bikers ai miei piedi per niente femminili ed eleganti vedendo le signore con tacchi da capogiro.
In fondo al locale vedo un signore sventolare con entusiasmo il suo braccio, Jamie mi stringe ancor di più la mano quasi dimenticandosi che è attaccata al mio corpo, sospira e poi mi fa strada.
"Potevi dirmelo che era un locale di lusso, mi sarei vestita meglio" gli sussurro continuando a sorridere come una scema.
"Per questa gente? No, non c'è motivo di farlo" mi risponde cupo.
"Ehi, figliolo!" esclama l'uomo di mezza età dai corti capelli grigi e due occhi azzurri come quelli di Jamie ma lui non sembra per niente felice di vederlo.
Jamie lo abbraccia freddo e poi guarda la signora accanto al padre.
"Charlotte" saluta il biondo che ancora non mi ha lasciato la mano, mi tiene dietro di se quasi come se mi stesse proteggendo, ma da cosa?
"E lei chi è?" mi sorride le donna; ha lunghi capelli dorati, due occhi color smeraldo ed ha qualche anno in meno del padre di Jamie.
"Lei è Skye. Skye lui è Edward, mio padre e lei è Charlotte, la sua compagna" mi presenta senza il minimo di entusiasmo. Gli stringo la mano lasciando prima quella del biondo e poi prendiamo posto a tavola.
"Allora Jamie, guidi ancora quella moto, vedo" sorride beffardo il padre.
"Si,papà" alza gli occhi al cielo sbuffando.
"Non immagini quante cadute ha fatto" mi dice Edward ridendo.
"Immagino, immagino" dico tra me e me senza farmi sentire, fingo un sorriso e poi mi guardo attorno sentendo gli occhi dei due puntanti come riflettori su di me.
"Hai trovato un lavoro?" continua suo padre stappando lo champagne e versandone un po' a tutti.
"No e per favore non iniziare a farmi una delle tue scenate" Jamie beve un lungo sorso per poi appoggiare pesantemente il bicchiere di cristallo, alto e snello sul tavolo.
"Hai vent'anni, quando ti deciderai?" chiede interessata Charlotte, mi volto verso Jamie e lo vedo molto irritato con il viso paonazzo.
"E tu hai quarantacinque anni, quando deciderai di trovartene uno? Oh, aspetta. Preferisci vivere a scrocco da papà" il suo tono è acido e freddo.
"Jamie!" lo ammonisce Edward, sbarro gli occhi e per poco lo champagne non mi va di traverso. Perchè è così scorbutico?
"Skye? Tu che fai nella tua vita?" il padre sposta il discorso su di me notando la sua compagna in grande difficoltà a far ripartire la conversazione.
"Lavoro part-time in un negozio." spiego timidamente, vedo i loro occhi brillare.
"Finalmente una ragazza con la testa sulle spalle!" esclama l'uomo sussultando sulla sedia, come se qualcosa lo avesse pizzicato.
"E guadagni bene?" osa domandare Charlotte.
"Beh, è quel che basta per pagare parte dell'affitto. Sa le grande aziende non calcolano una ragazzina di diciott'anni. Massimo che potrei fare è portare i caffè" continuo mentre gioco con le posate.
"Mi piace questa ragazza. Sai le altre amiche di mio figlio sono tutti tatuate, pieni di piercing e con strane professioni. Già non approvo il look di Jamie, quei tatuaggi e quel anello al naso, compresi gli orecchini" mi spiega Edward.
"Papà, finiscila" lo ammonisce Jamie. Il cameriere ci interrompe prendendo le nostre ordinazioni e poi posa un cestino di pane al centro del tavolo per poi scomparire.
"E' la prima vera ragazza con la testa sulle spalle. E' proprio una brava ragazza" eccolo, ecco il termine che odio. Sento le guance avvampare dall'imbarazzo e un po' dal nervoso.
"Papà io e Skye..." cerca di intervenire Jamie ma lui lo interrompe senza ascoltarlo.
"Sono felice che abbia incontrato una come te. Magari duri più delle altre" ammicca l'uomo, Charlotte gli da una gomitata sgranando gli occhi.
"Edward, non è carino da dire!" lo ammonisce lei.
"E' fortunato ad avere Jamie come figlio, sa? E' molto...premuroso" sorrido ai due e poi al biondo che mi guarda sconvolto.
Ci viene servito la prima portata; un tris di pasta italiana e poi per secondo un misto di formaggi. Odio il formaggio, ma faccio finta di andarne matta per cui ingoio tutto sorridendo felice anche se vorrei vomitare.
"Da quanto state insieme?" Charlotte riprende il discorso ed io mi sento mancare, credevo avessimo finito con questa storia.
"Pochi giorni" interviene Jamie un po' spaesato, non sa bene che dire o come comportarsi per cui ritorna a mangiare il tortino al cioccolato.
"Andiamo sorridi un po' maledizione!" esclama suo padre posando il cucchiaino dopo aver finito il suo dolce.
Lo vedo scuotere il capo contraendo la mascella dal nervoso; sorriso a Charlotte che è da diversi secondi che mi sta fissando.
"Ma fa così anche quando è con te?" mi chiede lei indicando il biondo accanto a me.
"No, no. Sorride spesso." gli rispondo titubante, ma mi rilasso quando vedo che ha apprezzato ciò che le ho appena detto.
Dopo diversi minuti arriva l'ora di tornare a casa; ci alziamo e dopo aver pagato usciamo dal locale.
"Sai mi piace moltissimo il tuo vestito" mi dice Charlotte guardandomi da testa a piedi.
"La ringrazio" sorrido guardando il suo; ovviamente l'avrà detto per gentilezza, il mio Jess l'ha comprato ad una bancarella e il suo...beh il suo è firmato Burbary, la vedo dura che trovi bello un normale pezzo di stoffa nero.
"Come mai niente tacchi?" continua lei, guardo Jamie che mi sorride mentre suo padre gli sta parlando, ma sembra non ascoltarlo.
"Perchè mi trovo meglio con gli stivali e poi lui mi ha già costretto salire in moto con un vestito figuriamoci se avessi avuto i tacchi" non so più che pesci pigliare, sono in estremo imbarazzo; queste persone sono di un'altro livello, sarebbero perfetto per Paris ma non per me, io non sono quel tipo di ragazza, io non penso ai vestiti.
"Ti stanno davvero bene. Io non ho mai indossato un vestito senza tacchi ma accidenti, a te stanno davvero bene!" questa volta colgo un pizzico di verità nelle sue parole per cui le sorrido rilassandomi per alcuni secondo.
"Skye, è stato un piacere conoscerti. Ti aspettiamo a casa per Natale eh?" ride suo padre stringendomi la mano calorosamente; arriva poi il turno della sua compagna che mi da due baci sulle guance, li guardiamo salire su un'auto nera e non ci muoviamo fino a quando questa non scompare.
"Da quando sono il tuo fidanzato?" mi chiede Jamie divertito mentre mi passa il casco.
"Smettila!" lo ammonisco ridendo
"Perchè lo hai fatto?" sale in sella ed io mi sistemo dietro di lui.
"Perchè mi sembrava di essere a cena con mio padre" gli rispondo allacciando il casco.
"Anche per il tuo quello che fai non va mai bene?" mi chiede prima di mettere in moto, annuisco sentendo una stretta al cuore; appoggio le mani sui suoi fianchi, le luci si accendo, il motore romba e poco dopo mi trovo nel bel mezzo del traffico londinese.


Spazio autrice.
Salve!
Volevo scusarmi se il capitolo è lungo e se ci sono errori ma ho avuto pochissimo tempo per corregerlo.
Fatemi sapere che ne pensate e se devo continuare, un bacio :)
Grazie.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Collega ***



"Com'è andata la sera?" mi chiede Jessica appena metto piede in cucina. Sta mangiando il suo yogurt ai mirtilli e mi osserva maliziosa.
"Bene." gli rispondo sbadigliando con noncuranza. Apro il frigorifero, afferro il contenitore del latte, scostando il solito intruglio di Paris che oggi è di un'arancione vivo. Me ne verso un po' in un alto e stretto bicchiere di vetro.
"Ehi" esclama addormentato Jamie facendo capolino anche lui nella stanza.
"Buon giorno!" esclamiamo all'unisono noi due. Porto il bicchiere alla bocca ma lui me lo afferra e ne beve un lungo sorso per poi asciugarsi la bocca con il dorso della mano.
"Molto elegante" commento disgustata.
"Ho la schiena a pezzi ok? Non infierire anche tu" mi guarda truce facendomi sentire in colpa per farlo dormire in soggiorno.
"Accidenti se il buon giorno si vede dal mattino, il vostro non deve essere uno dei migliori" esclama ironica Jess osservandoci.
"Si...Jeremy?" chiede il biondo appoggiandosi al bancone accanto a me mentre io mi riverso il latte.
"E' uscito prima, aveva del lavoro da fare." spiega lei con totale tranquillità. Si alza dal tavolo e dopo gettato la colorata confezione si dirige verso il bagno. Sento la porta chiudersi e l'acqua della doccia scorrere nelle tubature.
"Devi andare al lavoro?" mi chiede Jamie.
Annuisco senza prestagli troppa importanza. Poso il bicchiere nel lavabo e ripongo il contenitore del latte nel frigorifero.
"Ti accompagno io" la sua voce mi risuona nelle orecchie.
"No. Posso andare con l'autobus. Grazie lo stesso" mi affretto a rispondere.
"Dai Skye. Non so che fare qua a casa. Non voglio restare da solo. E' noioso!" si lamenta con un tono cantilenante mentre mi segue fin davanti camera mia.
"Trovati un hobby Jamie" gli suggerisco mentre comincio a sistemare i vestiti che sono accumulati sulla sedia di camera mia.
"Ti sembro un tipo da hobby?" mi domanda quasi disgustato.
"Non si sa mai nella vita." continuo ritornando in corridoio con in cesto dei panni sporchi. Busso alla porta del bagno. La voce di sommessa di Jess mi invita ad aspettare qualche secondo. Nel frattempo Paris esce da camera sua. Indossa un abito bianco a fiori rossi con i un paio di zeppe altrettanto rosse. I capelli sono raccolti con un alto chignon  bloccato con un pettinino a forma di rosa.
"Dove vai vestita cosi? A ballare il tango?" trattiene una risata il biondo accanto  a me. Abbasso il volto per non scoppiare a ridere. In fondo non ha tutti i torti.
"No. Ho un servizio fotografico. Ora se mi volete scusare." ha il portamento di una principessa ma ha ben poco di nobile.
"Sua maestà. La carrozza la sta aspettando" commenta Jamie con un tono acido mentre fa un goffo inchino quando Paris passa tra di noi.
La guardiamo fino a quando scompare dietro alla porta d' ingresso. Mi volto verso Jamie che ancora si trattiene dal ridere. Gli sorrido e i suoi occhi si illuminano.
"Lo sai che gli autobus sono pericolosi?" ha la voce piena di speranza. Alzo gli occhi al cielo e busso ancora alla porta del bagno. Si spalanca e Jessica fa capolino davanti a noi, lavata e profumata. Mi da un bacio sulla guancia e poi fa lo stesso con Jamie.
"A sta sera!" urla uscendo anche lei da casa.
"Tu non me lo dai mai un bacio sulla guancia" mi dice andando in soggiorno. Sbuffo per poi entrare finalmente in bagno.
"Jamie, io vado" lo informo mettendo la testa dentro in soggiorno dopo essermi preparata.
"Allora non posso proprio darti un passaggio eh?" mi domanda quando mi vede aprire la porta d'ingresso.
"No.Trovati un lavoro se non sei tipo da hobby" gli sorrido acida per poi uscire.

"Ehi, collega" sento,finisco di allacciarmi il grembiule e poi alzo lo sguardo rimanendo scioccata. Sgrano gli occhi per vedere meglio.
 E' difronte me; indossa anche lui lo straccio verde petrolio e ha una targhetta dorata appesa su di esso.
"Jamie?! Perchè?" indico la divisa. Le parole fanno fatica ad uscire.
"Mi ha detto di trovarmi un lavoro." mi sorride entusiasta ma colgo un barlume di sfida nei suoi occhi.
"No.No.No. Io non intendevo il mio stesso lavoro!" gli dico perdendo le staffe.
"La tua superiore era felice di assumermi. Anzi, la nostra" ammicca. Afferra un paio di caffè ed inizia a servire i tavoli.
"Lexie. Lexie! Possiamo parlare?" le chiedo inseguendola per il locale.
"Certo tesoro. Ma fai in fretta, oggi è pieno" si ferma appoggiando una mano su un tavolo e tenendo stretta nell'altra uno strofinaccio giallo macchiato di caffè.
"Perchè Jamie?!" esclamo indicando il biondo che ovviamente sta flirtando con le due ragazze sedute al tavolo cinque.
"Jamie? Mi aveva detto di chiamarsi Marcus" si volta e lui le sorride.
"E' per questo che non capisco perchè tu lo hai assunto" 
"Skye, sostituisce Henry solo per tre giorni visto che ha preso il morbillo. Lo pago solo dieci sterline" mi spiega incamminandosi nel retro del locale.
"Dieci, venti sterline, non ha importanza. Ma perchè proprio lui?" domando con un tono cantilenante.
"Pensavo ti piacesse. Guarda, piace a tutte!" 
E' vero Jamie fa colpo molto velocemente su tutte le ragazze presenti nel locale.
"Davvero, non ti capisco" scuote il capo per poi tornare tra i tavoli. Sospiro ormai esausta e mi fermo dietro alla cassa.
Dopo circa due ore che io lavoro mentre Jamie si intrattiene a parlare con le clienti nel locale fa capolino un ragazzo. Lo vedo varcare la porta del locale. Si sfila gli occhiali da sole e con un passo sicuro si avvicina al bancone.
E' alto, abbastanza muscoloso e ha corti capelli, scuri come la notte che mettono in risalto gli occhi verdi smeraldo.
"Ehi dolcezza. Un frappuccino" mi sorride dolcemente appoggiandosi al bancone.
"Sono due sterline" ricambio il sorrido un po' imbarazzata.
Mi porge il denaro ed io comincio a trafficare con la cassa.
"Perchè una bella ragazza come te è in questo posto?" mi chiede il ragazzo fissandomi.
"Ehm...non saprei" sento il cuore battere e le mani sudare. Io non so intrattenere discorsi con gli sconosciuti, soprattutto con ragazzi così belli.
"Tu sei?" continua lui
"Skye" sorrido spostandomi la ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Io sono...." ma si blocca venendo interrotto
"Liam...che ci fai qui?" Jamie si ferma accanto a me. Ha la mascella contratta e l'espressione sul volto mi fa intendere che tra di loro non scorre buon sangue.
"Sono tornato in città per le vacanze estive. Bello no?" chiede il moro beffardo.
"Preferivo non vedere la tua faccia da coglione" ribatte Jamie freddo.
Liam afferra il suo frappuccino con un sorriso di sfida.
"E' stato un piace Skye" ammicca. Si infila gli occhiali e con la stessa sicurezza con la quale era entrato se ne esce.
"Che ti è preso?" gli chiedo incrociando le braccia al petto.
"Ti piace?" mi chiede corrucciato.
"Questa è bella! Non lo conosco. E' un bel ragazzo ovviamente, ma piacermi addirittura? No, non sono quel tipo di ragazza" replico irritata.
"Bene. Sta lontana da lui." continua Jamie.
"Ma..." la sua mano afferra il mio braccio e i suoi occhi incontrano i miei per diversi secondi. 
"Devi stagli lontano, chiaro?" il tono è serio e i suoi occhi sono diventati cupi.
"Ragazzi, i clienti non si servono da soli" sentiamo esclamare da Lexie. Jamie lascia la presa e si allontana con passo pesante.
Il cuore batte così forte; lo sento rimbombare nelle orecchie e avverto ancora il suo sguardo. Quegli occhi che ti penetrano fin dentro all'anima, che si impadroniscono di te lasciandoti una strana sensazione. Una sensazione poco piacevole e moltissimo dubbi.



*Spazio autrice*
Salve! 
Volevo chiedervi che ne pensate e chiedervi scusa se il capitolo è troppo corto e se non è molto interessante, Ma nel prossimo approfondirò un po' più di cose ovviamente.
Grazie e un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Parlami di te ***



Le luci dell'appartamento sono accese. Probabilmente Paris è a casa, l'auto di Jeremy non è qui per cui escludo che siano già tornati.
Imbocco il vialetto, Jamie mi blocca prima che possa aprire la porta di casa.
"Sei stata brava sta sera" mi sorride con un cenno di capo.
"Se questo è un modo per dirmi grazie, beh, non c'è di che!" la luce del soggiorno è accesa come la TV; noto Paris seduta sul divano nel suo pigiama di cotone, i capelli sono raccolti in una orrenda coda di cavallo, ho un pacchetto di fazzoletti sulle gambe e stringe un cuscino singhiozzando. Sussulto sentendo la porta sbattere dietro di bene. Mi volto guardando in cagnesco Jamie che ha sul viso un enorme punto di domanda.
"Cosa..." lo interrompo chiudendogli la bocca con la mia mano, la ritraggo immediatamente trattenendo un urlo quando me la morde.
"Non far rumore" gli sussurro pulendola dalla saliva sul suo giubbotto.
"Perchè?" mi chiede guardandomi perplesso
"La vedi? E' in crisi. Il ragazzo l'ha lasciata, non chiedermi quale...ne ha molti. Per cui, se vuoi sopravvivere qua dentro, non far casino" gli spiego sfilandomi lentamente gli stivali.
"Scherzi?! Io ci devo dormire su quel divano!" esclama ad alta voce. Paris si volta verso di noi, ha gli occhi rossi e gonfi, sorrido imbarazzata per poi correre verso camera mia.
"Skye? Dove vai?" mi urla Jamie.
"Ho un forte mal di testa. A domani!" gli riposndo fermandomi solo per aprire la porta.
"Mi lasci qui da solo?!" continua allargando le braccia, gli sorrido e poi scivolo dentro la stanza chiudendo la porta alle mie spalle.
Paris è una ragazza molto teatrale, fa una tragedia per ogni cosa che le capita. Io se sto male mi chiudo in me stessa e continuo come se nulla fosse e forse sbaglio. Forse è più giusto come fa lei, che esterna ogni sensazione, le ingigantisce un po' troppo ma sicuramente soffre meno di me che accumulo tutto dentro.
Dopo un ora circa che sono in camera mia a guardare i video musicale sul computer sento bussarmi alla porta. Inizialmente ignoro ma i colpi si fanno sempre più continui e pesanti.
"Chi è ?" urlo dal letto.
"Babbo natale! Apri!" la voce scorbutica di Jamie risuona sommessa dietro ad essa. Scocciata mi alza ed apro; il ragazzo non mi da nemmeno il tempo di aprirla completamente che fa capolino all'interno.
"Lo sai che ti detesto? Oh, se ti detesto Skye" si getta a pancia in su sul mio letto passandosi le mani tra i biondi capelli.
"Prego, fai pure come se fosse casa tua" commento ironica.
"Mi hai abbandonato di là, da solo, con quella psicopatica!" esclama indicano verso il soggiorno.
"Ti avevo avvertito" gli dico, mi siedo davanti a lui incrociando le gambe.
"Che stavi facendo?" mi domanda tornado in posizione eretta.
Solo ora noto che indossa una tuta grigia abbastanza larga che stringe verso le caviglie, mettendo in mostra i calzini bianchi e porta una maglia nera con un enorme scollo a "v".
"Stavo cercando di prendere sonno" gli rispondo, lo vedo sorridere e poi voltarsi verso di me.
"Ascoltando i Green Day? Non è la musica adatta per addormentarsi" ride indicandomi il computer accanto a lui. Comincia a gironzolare per la stanza guardando e toccando tutto ciò mentre io ripongo il pc.
"E questo? Chi è?" sento domandarmi. Jamie regge in mano una vecchia fotografia, quasi sbiadita in una cornice di legno scuro con una piccola stellina azzurra nell'angolo in alto a destra.
"Nathan, il mio migliore amico" rispondo fredda strappandogliela dalle mani.
"Migliore amico? Non c'è altro?" mi chiede malizioso.
"No. Non sarebbe possibile una relazione con lui." gli spiego riponendola sullo scaffale accanto ai libri.
"Non mi hai ancora parlato di te" continua Jamie sedendosi sulla sedia girevole della scrivania.
"Nemmeno tu mi hai parlato di te" gli faccio notare, sistemandomi sul letto.
"Ok. Io parlerò di me se prima tu mi parli di te." ammicca dandosi una spinta e facendo un veloce giro su se stesso.
"Promesso?" chiedo 
"Ovvio" mi risponde sistemandosi i capelli scompigliati. 
Non parlo lo guardo e basta; non sono mai stata capace di parlare di me stessa, mi sono sempre sentita troppo noiosa per farlo e soprattutto non ho mai parlato di me stessa ad un ragazzo appena conosciuto.
"Vuoi una domanda?" mi chiede perplesso. Annuisco. Lui mi sorride e poi si schiarisce la voce per poi ottenere una postura degna delle migliore famiglie reali.
"Prima domanda. Perchè mio padre ti ha ricordato il tuo?" sento i suoi occhi cadere su di me come macigni; il suo viso è illuminato solo dalla leggera luce della abasciur che si trova accanto a me, sul comodino.
Il mio cuore comincia a battere all'impazzata.
"Perchè sono molto simili. Anche il mio mi diceva cosa dovevo fare, con chi dovevo uscire, come tenere i capelli." gli spiego giocherellando con il cuscino.
"Di certo era meglio del mio" commenta Jamie.
"No. Tu non sai che significa vivere con lui, sotto lo stesso tetto. Ti toglie il fiato. Io voglio bene a mio padre, è una delle persone più importanti della mia vita ma..." mi fermo per qualche secondo con le mani che tremano.
"Ma ogni giorno venivo criticata per qualcosa. Era una cosa insopportabile, fino a quando mi sono trasferita qui con Jess." sento la mia voce bassa e il cuore pulsare nelle mie orecchie.
"E' per questo che sei venuta a vivere qui? E' per tuo padre?" Jamie si fa sempre più vicino con la sedia.
"Era iniziato come un progetto tra due amiche ma poi per me è diventata una via di fuga. Mio papà diceva che si comportava in quel modo solo perchè mi voleva bene, che lo faceva per me. Non si rendeva conto che in quel modo mi distruggeva e basta." il biondo è serio e mi ascolta come nessun altro ha mai fatto.
" E ora?" mi osserva attentamente.
"Non ci parliamo più da cinque mesi" la mia voce è rotta e sento le lacrime affiorare. Mi asciugo velocemente gli occhi e sorrido imbarazzata a Jamie.
"Tocca a te" gli dico sospirando e cercando di riprendermi.
"Mio padre ha sempre voluto che diventassi avvocato, come lui. Che pazzia. Io mi sono sempre ribellato ad ogni cosa che lui mi imponeva o che mi diceva. Criticava il mio modo di vestirmi,criticava i miei tatuaggi, criticava il mio modo d'essere e lo fa tutt'ora anche se ho vent'anni e non vivo più sotto il suo tetto. Da quando mamma è andata via, lui è diventato sempre più critico nei miei confronti." vedo nei suoi occhi un po' di nostalgia ma anche rabbia.
"Ma almeno tu hai avuto la forza di ribellarti. Sei stato capace di non dagli retta e fare come volevi. Io invece quelle parole le scolpivo dentro di me, iniziando a odiarmi per non essere come lui voleva." gli dico mordendomi il labbro inferiore per non lasciar spazio alle lacrime.
"In un modo o nell'altro ci siamo isolati entrambi dai nostri genitori. Io scappando e tu chiudendoti in te stessa. Siamo più simili di quanto pensi sai?" mi fa notare  sorridendo debolmente.
"Come?! No, non siamo per niente uguali!" mi affretto a replicare, incrocio le braccia al petto. Jamie scivola sul letto sedenodosi accanto a me.
"Ti sbagli Skye." mi dice  con un sorrisino sul volto. Cerco di replicare ma lui è già in piedi davanti alla porta.
"Beh, buona notte" gli sorrido e non distolgo lo sguardo da lui fino a quando non lo vedo svanire del tutto dietro ad essa.
Siamo simili, ha ragione. Era quella la sensazione che provavo standogli accanto, quel peso che tormentava la sua anima, forse lo stesso che tormenta la mia. I motivo per il quale non voglio ammettere di essere come lui è per il semplice fatto che io ho sempre evitato ragazzi come Jamie. Lui è riuscito a guardare nella mia anima in due giorni; nemmeno Jess sa di mio padre ma con Jamie mi sono aperta senza pensarci su perchè in fondo è vero, io e lui siamo simili.


Spazio autrice.
Eccomi di nuovo qui!
Volevo solo chiedervi scusa se è da molto che non aggiorno.  Comunque se vi va, fatemi sapere che ne pensate.
Un bacio :)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Persa ***


"Lo vuoi un passaggio o ancora no?" sento chiedermi. Jamie mi apre la porta del locale premettendomi di uscire.
"Senti, accetto solo perchè in questo modo chiudi quella bocca" sospiro alzando gli occhi al cielo. Jamie mi sorride malizioso per poi accendersi una sigaretta.
"Tranquilla. E' normale tabacco" mi dice sarcastico. Lo guardo truce incrociando le braccia al petto.
"Mi spieghi chi è quel Liam?" domando. Jamie getta la sigaretta spegnendola passandoci sopra il piede. Si avvicina alla Harley salendoci.
"Perchè ti interessa?" mi passa il casco.
"Non so, forse perchè mi hai detto di stagli alla larga?" chiedo sarcastica. Infilo il casco e poi mi accingo a lui.
"Vuoi fare un altro pigiama party come ieri notte?" si infila anche lui il casco nero. Due ragazze che escono dal locale lo salutano e lui ricambio con un freddo cenno di capo.
"Sono seria" esclamo 
"Ho fame. Tu?" si abbassa la visiera con un sorriso di sfida.
"Jamie! Mi stai prendendo per il culo?" chiedo dandogli una sberla sulla spalla. Mette in moto e prima di partire si volta verso di me.
"Prima mangiamo e poi parliamo" riesco a vedere i suoi azzurri occhi dietro alla plastica scura della visiera. Annuisco ormai stanca di continuare la conversazione. La moto parte a tutto gas ed io mi stringo a lui chiudendo gli occhi quando passiamo tra due auto in corsa.
Perdo due anni di vita ogni volta che salgo su questa dannata moto.
Ci fermiamo davanti ad un locale mai visto prima. La scritta verde smeraldo su sfondo nero è in perfetta sintonia con il nome : Green.
Guardo il biondo un po' perplessa. Lui mi sorride e mi afferra la mano per poi spingere la porta dai vetri verdi, ovviamente. 
Il locale è completamente in legno; in fondo si trova un piccolo palco e tre ragazzi stanno suonando una allegra melodia, la cameriera ci viene in contro con un smagliante sorriso.
"Ecco qui Bower. Qual buon vento?" chiede lei guardandoci. E' più alta di me di diversi centimetri ed io sono circa un metro e settantacinque. Ha lunghi capelli rossi legati in una alta coda di cavallo e sul viso due enormi occhi verdi. Ha circa vent'anni ma ne dimostra di più.
"Diane. Hai un tavolo?" replica Jamie sorridendole.
"Per te? Ovviamente, da questa parte" seguiamo la ragazza che ci accompagna al nostro tavolo e posa su di esso un paio di menù.
Io e il biondo prendiamo posto. Siamo in un piccolo angolo del locale vicino alla vetrina; il sole fuori sta appena calando ma qua  dentro sembra già notte per via delle pareti scure e le luci basse.
"Che mangi?" mi chiede da dietro il menù.
"Credo prenderò il cheese burger" 
"Ottima scelta. Io prendo il bacon" posa il quadernetto rilegato sul tavolo fiero di se stesso. Sorrido per la sua buffa espressione.
"Allora dolcezze, ditemi pure" esclama Diane fermandosi accanto a noi.
"Un bacon e un cheese burger e due cole grandi. Grazie" lei sorride schizzando via.
Poco dopo ritorna portandoci i panini imbottiti e due bicchieri colmi si cola.
"E' da un po' che non passavi" sento dirle mentre posa tutto sul tavolo.
"Si. Non avevo motivo di farlo" risponde freddo Jamie. Io ci sarei rimasta male ad una affermazione del genere ma sembra che a lei questo non importi.
"Ti serviva una valida ragione. Capisco" Diane ammicca ed io sorrido imbarazzata.
"Non è la mia ragazza" interviene lui bevendo un sorso di cola.
"Come? O mio dio. Ti devo insegnare proprio tutto eh! Ma guardala, è bellissima. Davvero tesoro, sei fantastica." la cameriera si rivolge a me sorridendomi entusiasta.
"Grazie...credo" rispondo titubante.
"Diane, ti prego" Jamie si mette una mano sul viso scuotendo il capo.
"Non è mai stato bravo con le ragazze. Ha il brutto vizio di portarsele a letto per poi mollarle." continua la ragazza. Guardo in direzione di Jamie che è completamente paonazzo per via dell'imbarazzo.
"Via, per favore" sento dire da lui. Diane mi sorride; da un pacca sulla schiena al biondo e poi scompare fra i tavoli.
"Non dire nulla." continua lui.
"Non ho detto niente infatti" replico addentando il mio cheese burger.
Per diversi minuti nessuno dei due fiata. Sento le voci che ci circondano e la musica dei ragazzi risuona nel locale. La porta continua ad aprirsi accogliendo famiglie, e coppie di fidanzati.
"Non mi parlerai mai di Liam, vero?" chiedo pulendomi la bocca con il tovagliolo. Si guarda attorno contraendo la mascella. Sembra irritato sentendo quel nome.
"Quando sarà il momento." mi risponde posando il suo panino.
"Quando sarà il momento" ripeto. 
Oltre alla storia del padre credo che dietro a quello sguardo truce che ha rivolto a Liam ci sia altro. Forse altro dolore, altre incomprensioni. 
Non parla, è vero, ma riesco a percepire la sua insofferenza e sono riuscita a percepire il disprezzo che ha provato quando lui è entrato nel locale.
Riesco a capire meglio lui che me stessa.
"Skye? Che ti prende?" la voce di Jamie mi fa uscire dai miei pensieri riportandomi nella realtà.
"Come?" chiedo perplessa.
"Ti ho chiesto se ti piace il panino ma tu non mi hai risposto."
"Oh, si...è buono" sorrido debolmente.
"Che hai che non va? Sei strana." continua lui osservandomi attentamente.
"E' tutto ok." annuisco. Jamie continua a guardarmi negli occhi in silenzio per poi sollevare un sopracciglio.
"Secondo me non è così." commenta passandosi una mano tra i capelli.
"Eri completamente persa nei tuoi pensieri. Non stai bene." 
Come un coltello le sue parole penetrano nel mio cuore. Lo sento aumentare sempre di più e gli ingranaggi del mio cervello cominciano a girare a vuoto.
Come ha fatto? Come ha fatto a capire che non sto bene? Che ho mentito? 
L'ho sempre fatto. Ho sempre mentito su ciò che provo e fin ora nessuno se ne era mai accorto, pensavo di essere diventata brava a nascondermi ma lui, lui ha sconvolto tutto.
"Ti stai chiedendo come ho fatto a capirlo? Non è vero?" mi domanda, io annuisco e basta, senza dir nulla.
"Beh, tu hai lo stesso sguardo che ho io quando mi vedo riflesso nello specchio. E' freddo e spento." porta l'indice e il pollice vicino alla bocca continuando a guardarmi. Mi sento così a disagio che l'unica cosa che riesco a fare è abbassare lo sguardo.
"Ok. Scusami, non volevo entrare nella tua vita privata. Fai come se non avessi detto nulla" 
"No. Tu hai capito tutto senza sentire una parola o senza conoscermi." sento dirmi, sollevo lo sguardo e lo vedo sorridere mantenendo la stessa posizione di poco fa.
"Già detto. Siamo simili." continua beffardo, quasi facendomi pesare il fatto che non gli avevo creduto. Ma la verità è che lo credo anche io. Io comprendo lui e lui comprende me attraverso uno sguardo.
Improvvisamente Diane compare affianco al nostro tavolo con quel suo sorriso smagliante.
"Ragazzi, domani sera qui fanno un party per festeggiare i dieci anni di questo posto. Ci siete vero?" lei ci guarda speranzosa di sentire un si. Apro appena la bocca per degradare l'invito ma Jamie mi precede.
"Si. Skye ha bisogno di lasciarsi andare e svagarsi un po'" sento esclamare. Lo fulmino con lo sguardo.
"Allora con Bower sei in buone mani. Come fa impazzire lui le ragazze non lo sa fare nessuno. Beh, a sta sera!" la ragazza ci saluta correndo in cucina.


"Avresti potuto chiedermelo prima?!" esclamo infuriata entrando in casa. Jeremy e Jess sono in soggiorno accoccolati menti guardando un film. Jamie chiude la porta e posa la giacca di pelle sull'appendiabiti.
"Dai Skye. Se te lo avessi chiesto avresti detto no per cui..." mi dice andando in soggiorno. Lo seguo a passo pesante.
"Esattamente! Io non ci vengo!" continuo lasciandomi cadere sulla poltrona. I due ci guardando perplessi.
"Che succede?" chiede la mia amica guardandomi preoccupata.
"Non vuole venire a uno stupido party!" interviene Jamie appoggiandosi al caminetto. Jess mi guarda a bocca aperta per poi farsi seria.
"Tu ci vai ok?! Non esci mai da casa ed ora che hai l'opportunità non ci vuoi andare?!!" continua lei alzandosi in piedi.
"Esatto" rispondo schietta.
"Per le 1.30 saremmo già a casa!" Jamie prende il posto di Jess sul divano, affianco a Jeremy che assiste alla scena divertito.
"A che ora dovete andare?" mi domanda la mia amica. Io scuoto il capo indicano Jamie.
"Alle 11.30" sento digli; Jess mi afferra la mano e mi trascina in camera mia. La porta si chiude con un grande tonfo dietro di noi e in un batter d'occhio mi ritrovo sul letto.
Jessica comincia a frugare nel mio armadio lanciando in aria ogni tipo di abito. 
"Trovato!" esclama a gran voce. Si volta verso di me con in mano un abito bianco con del pizzo in fondo ad esso.
"No. Mai e poi mai!" scuoto il capo disgustata da l'affare che ha in mano.
"Tu sei completamente pazza! Ti sta benissimo. Su mettitelo!" me lo lancia dritto in faccia.
"L'ho messo una volta, alla festa dell'ultimo anno di scuola e mi ero promessa di non metterlo mai più!" replico rigettandolo a Jess.
"Solo perchè attiravi l'attenzione. Ma sei una cosa? Tu la devi attirare, cazzo! Forse non ci riuscirai molto visto che avrei quel biondo appiccicato tutta sera ma credo che anche la sua attenzione vada bene!" ammicca maliziosa.
"Jamie? No, lui troverà di sicura una ragazza da portarsi a casa." le dico alzando gli occhi al cielo.
"Secondo me quella ragazza sarai tu! Andiamo amica mia, vedo come ti guarda Jamie." rido lanciandogli un cuscino in pieno volto.
"Coraggio, mettitelo!" mi alzo e afferro a malincuore quel dannato abito. Poco dopo averlo indossato e aver ottenuto l'approvazione di Jessica mi pettino i capelli raccogliendoli in una alta coda di cavallo e mi sistemo la matita ormai sbavata.
"Signori e signore è con mio piacere che vi presento Skye!" urla Jessica con un tono da presentatrice televisiva quando entra in soggiorno. I due ragazzi si voltano verso la porta e rimangono a bocca aperta. Jeremy sorride estasiata mentre Jamie rimane serio.
"Vi piace?" continua Jess. 
"E' imbarazzante!" esclamo mettendomi una mano sul viso. Sono in piedi davanti a loro con indosso il mio miniabito bianco, i capelli raccolti e un paio di All-Star alte bianche. Dopo venti minuti a contrattare con Jessica sono riuscita ad ottenere le mie amate scarpe. Non sono pronta per i tacchi, forse quando dovrò sposarmi ma ora no.
"Vieni vestita così?" chiede Jamie quasi fosse appena atterrato con la sua navicella sulla terra.
"A quanto pare" replico guardando truce Jessica che mi sorride divertita.
"Non è uno schianto?" commenta lei. Jeremy fischia per poi ridere dolcemente.
"Fin troppo. Non voglio farle da guardia del corpo tutta sera!" intervie Jamie. Guarda un ultima volta me e poi la mia amica. Sospira.
"Andiamo!" mi afferra la mano e mi trascina fuori casa. 
"Niente Harley?" chiedo quando la superiamo a piedi.
"Berremo. Non voglio schiantarmi" 
Prendiamo un autobus e diversi minuti dopo siamo nel locale. La musica è altissima rispetto a poche ora fa. E' colmo di persone che si dimenano reggendo drink. Molti sono già completamente ubriachi, altri, lo saranno ben presto.
"Vuoi qualcosa da bere?" non riesco nemmeno a rispondere che già mi ritrovo al bancone del locale con un bicchierino colmo di alcol.
"Salute!" mi dice Jamie sollevando il suo. Per un momento voglio lasciarmi andare, voglio essere come tutti gli altri. Voglio dimenticarmi della "brava ragazza" ed essere come voglio essere.
"Alla tua!" esclamo alzando in aria il mio e bevendo un lungo sorso.
Dopo alcuni shots mi sento molto allegra e vedo che Jamie lo è altrettanto.
"Ok, ti sfido Skye. Devi andare da quel ragazzo, ballare con lui e vedere se riesci ad avere il suo numero!" indica un tipo alto, con un cresta altrettanto alta. Ammicco al biondo e mi avvicino al prescelto. Sento l'alcol scorrere nelle mie vene. 
Il ragazzo mi nota e mi sorride. Inizio a ballargli attorno e lui, senza perdere un secondo, posa le sue mani sulla mia vita. Mi avvicina a se continuando a ballare. Vedo Jamie in lontananza vigilare su di me e in qualche modo mi sento sicura. 
Il ragazzo mi avvicina ancora di più a lui. Sento le sue labbra sul mio collo e a quel punto lo spingo via.
"Che cazzo fai?" urlo per sovrastare la musica.
"Andiamo fino in fondo!" mi risponde. Sento di nuovo le sue mani su di me.
"Ho capito che t'interesso" mi dice avvicinando la bocca al mio orecchio.
"No, hai capito...male" replico spingendolo di nuovo lontano da me. Ma è deciso a non mollare la sua presa. Comincio a dimenarmi per evitare che le sue labbra tocchino le mie. Attorno a noi c'è un gran fracasso e la gente sembra non accorgersene.
Improvvisamente vengo strappata via dalle sue grinfie e davanti a me compare Jamie. Ha la mascella contratta mentre fissa il ragazzo.
"E tu sei?" chiede 
"Non toccarla" il tono del biondo è duro e freddo.
"E' venuta lei da me!" continua il ragazzo spingendo via Jamie per avvicinarsi ancora una volta a me.
"Hai capito male. E' venuta per una scommessa, ti sembra che una ragazza fantastica come lei può guardare uno come te?" ride beffardo Jamie.
Il ragazzo fa per andarsene ma poi si volta di scatto e cerca di colpire con un pugno Jamie in pieno volto. Il biondo lo schiva abilmente bloccandogli il braccio.
"Sparisci!" minaccia Bower. Molla la presa e il ragazzo corre via mischiandosi alla folla.
"Grazie!" dico gettandogli le braccia al collo e stringendolo forte. Sento le sue mani posarsi sulla mia schiena quasi nuda e sento un brivido percorrermi lungo tutto il corpo. Sono in punta di piedi per la differenza d'altezza ma riesco a sentire l'acqua di colonia che gli profuma il collo.
"Che ne dici di tornare a casa?" mi chiede una volta aver rimesso quei diversi centimetri di distanza tra di noi. Annuisco incamminandomi con lui fuori da quel posto che oramai puzza di birra e alcol.
Apro lentamente la porta di casa per non far rumore. Sono circa le 12.45 e tutti stanno già dormendo o così sembra. Ci sfiliamo le scarpe e a punta di piedi mi dirigo verso camera mia seguita da Jamie.
"Vado a farmi una doccia" mi sussurra.
"Grazie ancora" 
"No, è stata colpa mia" si avvicina a me per evitare di urlare. La debole luce che filtra dalla finestra dal soggiorno illumina a tratti il corridoio.
Vedo i suoi occhi azzurri e il mio cuore comincia ad accelerare.
"Tu mi hai protetto" replico. Lui sorride facendosi sempre più vicino.
"E lo farò sempre" la sua bocca sfiora appena il mio orecchio;sento di nuovo quel brivido e poi le sue labbra sul mio collo. Con la mano destra apre la porta della camera e mi spinge dentro chiudendola lentamente per non farsi sentire.
Posa le mani sul mio viso cominciando a darmi piccoli baci sulla bocca.
"No, Skye. Sei...ubriaca" mi dice tra un bacio e l'altro. Lo sono, non riesco a ragionare lucidamente ma ogni parte del mio corpo vuole lui e basta.
Scuoto il capo e poso le mani attorno al suo collo. Jamie riprende a baciarmi con più passione.
"E' sbagliato" commenta ma continua a baciarmi. Il letto ormai è a pochi centimetri da noi. Gli sfilo la maglia e lui fa lo stesso con il mio vestito.
"Cosa mi stai facendo Skye? Io...io non sono così." sento digli, ma non riesco ad ascoltarlo perchè lentamente mi sto perdendo in lui.


Spazio autrice
Ehi!
Non ho avuto tempo di rileggere la storia purtroppo per via dei troppo impegni. Spero comunque che sia buona e che si siano pochi errori.*incrocia le dita*
Un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Il risveglio ***


Apro lentamente gli occhi, sono sdraiata sul lato sinistro. Difronte a me, illuminata dalla luce del sole, c'è la porta bianca di camera mia. Appesa ad essa c'è la mia adorata felpa rossa, ormai sbiadita dal tempo. Sento la testa pesante, forse per colpa dei troppi shots della sera prima. Improvvisamente i ricordi cominciano a riaffiorare. Il cuore comincia a battermi forte nel petto quando mi rendo conte che non indosso nulla, che sono semplicemente avvolta nelle candide lenzuola. Ho paura, ma prendo fiato e mi volto. Dall'altro lato del letto c'è Jamie. Dorme ancora. E' a pancia in giù e il viso è rivolto verso la finestra.
<< Cazzo >> sussurro mettendo un piede giù dal letto. Noto che i nostri vestiti sono ancora li a terra. Velocemente afferro il reggiseno e le mutande per poi infilare i pantaloni grigi del pigiama e la mia bianca canottiera. Apro la porta senza far rumore per evitare di svegliarlo. 
La richiudo dietro di me, non voglio che qualcuno lo veda passando di lì. 
Entro in cucina massaggiandomi le tempie.
<< Ecco la festaiola! Allora, male alla testa?>> mi chiede Jeremy ridendo. E' seduto al tavolo e sta leggendo il giornale.
<< Abbiamo un'aspirina?>> chiedo 
<< Eccola, sapevo che la volevi>> Jess fa scivolare la scatola sul tavolo ed io la fermo con la mano prima che possa cadere a terra.
<< L'alcol non è cosa per tutti>> interviene ironica Paris accendendo il frullatore per fare una delle sue centrifughe.
Mi avvicino al lavabo.Verso dell'acqua dentro al bicchiere e poi ci getto la pastiglia che comincia a fare le bollicine.
<< Giorno >> sento la voce di Jamie risuonare nella stanza. I ragazzi ricambiano. Il frullatore riparte sovrastando le voci di Jess e del suo ragazzo. Io non mi volto, mantengo lo sguardo fisso fuori dalla finestra per paura di incrociare quello del biondo.
<< Ehi>> mi sussurra nell'orecchio. Mi blocco sentendo le guance avvampare quando mi da una leggera sberla sul sedere. Lentamente mi volto ma gli altri non hanno assistito alla scena, troppo impegnati nelle loro faccende. I due piccioncini continuano a fare colazione parlando e Paris si sta versando il frullato.
Jamie mi guarda stando appoggiato al bancone con la schiena. Ogni tanto beve un sorso di latte e poi torna a guardarmi mentre io continuo a mantenere lo sguardo basso.
<< Andiamo! >> esclama Jess alzandosi.
<< Dove andate?>> chiede Paris.
<< Ad Hyde Park a fare una corsetta.>> gli risponde Jeremy. Paris li guarda con uno sguardo perplesso quasi avesse detto che stanno andando a fare una rapina.
<< Ok. A dopo>> continua lei andando in soggiorno. Ha indosso il suo mini abito da notte e Jamie non riesce a distogliere lo sguardo da lei fino a quando non scompare del tutto.
Saluto i ragazzi con un freddo cenno di capo e rimango ferma, in ascolto, per sentire la porta chiudersi. Dal soggiorno proviene la voce di Tyra Banks. Paris starà guardando "American's next top model", come tutte le domeniche mattina.
<< Allora, adesso che siamo solo noi due, ti degnerai di guardarmi?>> mi chiede Jamie avvicinandosi. Posa le sue mani sui miei fianchi e i miei occhi, questa volta, non riescono a non incontrare i suoi.
Indossa la solita magli e un paio di pantaloncini neri.
<< In questo momento mi risulta difficile>> gli rispondo abbassando di nuovo lo sguardo. Faccio girare il bicchiere tra le mani osservando l'acqua dentro ad esso che ormai ha un coloro opaco per via della pastiglia.
<< Wow. Sei la prima sai?>> Jamie indietreggia appoggiandosi al tavolo dietro di lui. Io rimango nella stessa posizione, dando le spalle alla finestra.
<< A fare?>> chiedo intimidita.
<< Di solito sono io che me ne vado. >> il suo tono di voce è freddo, come l'atmosfera che è calata tra di noi.
<< Sono qui. Non sono andata via>> continuo a bassa voce per evitare che Paris possa sentire.
<< No, mi sono svegliato e tu non c'eri. Questo lo faccio io, di solito.>> decido di alzare lo sguardo. I suoi occhi azzurri sono spenti e ha le braccia vicino al petto. 
<< Ero ubriaca Jamie. >> 
E' vero, lo ero. Ma ora ho come un nodo alla gola perchè io ero più che cosciente, io capivo, io sapevo che stava succedendo e non ho fatto nulla per impedirlo.
Ora non so che fare. Non so se percepire quello che è successo ieri notte come qualcosa di bello oppure se vergognarmene e pensare che sia stato solo un grosso sbaglio.
<< Si, ovviamente. Per cui deduco che per te sia stato solo un'errore e non vuoi che ricapiti mai più. Giusto?>> 
Che rispondo? Io non so che voglio. Ma sicuramente non voglio vedere Jamie in questo stato. Sembra che si senta in colpa. Certo, lo dimostra con la stessa durezza di sempre.
<< No. Si. Non lo so.>> scuoto il capo e poso il bicchiere nel disordine più totale dei miei pensieri. Mi dirigo verso la porta ma Jamie mi blocca afferrandomi il braccio.
Mi guarda per diversi secondi. Tento di distogliere lo sguardo ma gli occhi azzurri sono così ipnotici che è come se stessi lottando contro me stessa.
Lo vedo avvicinarsi e chiudo gli occhi.
<< Aspetterò>> mi sussurra all'orecchio per poi darmi un bacio sulla guancia. Li riapro e lo vedo a pochi centimetri da me.
<< Mi serve una doccia>> dico schizzando in corridoio. Sento il parquet freddo sotto i miei piedi per poi passare al tepore del morbido tappeto del bagno. L'acqua comincia a scorrere nelle tubature ed io mi ci infilo sotto. La tiepida acqua cade su di me come pioggia inumidendomi il viso e ogni parte del mio corpo che forse è stata toccata da Jamie e questo mi provoca un senso d'ansia.
Mentre mi sciacquo i capelli sento la porta aprirsi.
<< Paris, vattene.>> esclamo passando le mani tra i capelli annodati.
<< Hai sbagliato persona>> la sua voce riecheggia nella stanza e dentro di me.
<< Esci subito!" urlo ancor di più.
<< Devo lavaremi i denti>> ride Jamie, tiro la tende fiorellata della doccia giusto per far intravedere solo il viso. Il ragazzo si volta verso di me e mi sorride divertito. Come fa cambiare umore così velocemente?
Ha lo spazzolino in bocca e il tubetto del dentifricio in mano.
<< Beh?>> esclama 
<< Proprio ora devi lavarti i denti? Non vedi che sto facendo la doccia?>> domando con un tono acido.
<< Mica me li devi lavare tu. So farlo da solo, grazie>> fa finta di niente iniziando a passarlo su tutti i denti. Velocemente sulle labbra compare la schiuma bianca.
<< Jamie?!>> urlo irritata tenendomi stretta alla tenda da doccia mentre l'acqua mi batte contro.
<< Che c'è? Ti ho già vista nuda. Non mi sconvolgo mica!>> ride dopo aver sputato il dentifricio nel lavandino.
<< Esci >> dico cercando di mantenere la calma.
Mi ha già vista nuda ma io questo non lo ricordo molto bene per cui sono estremamente in imbarazzo.
<< Tu sei completamente pazza>> continua a ridere. Lo guardo truce fino a quando non scompare dietro la porta.
Faccio un lungo respiro e mi infilo di nuovo sotto il getto d'acqua.
Dopo diversi minuti esco dal bagno. I capelli sono ancora un po' umidi e cadono sulle spalle lasciate nude dalla canottiera.
<< E così sai fare a pugni?>> sento dire da Paris. E' seduta in soggiorno sul divano e accanto c'è Jamie.
<< Ehm...si>> risponde lui seguendomi con lo sguardo fino a quando non mi siedo sulla poltrona.
<< Che cosa virile>> commenta lei con la bava alla bocca. Patetica.
<< A molte ragazze piace>> Jamie si passa una mano tra i capelli facendo spallucce.
<< Fai anche a botte? Molto bene.>> sorrido acida alzando gli occhi al cielo. Tutto quello che evito è racchiuso in un solo ragazzo. Com'è possibile?
<< Lo facevo per guadagnare un po'>> mi spiega lui.
<< Si, quanto vorrei vederlo>> Paris gli si avvinghia al braccio e i suoi occhi brillano come quando un avido guarda le sue ricchezze.
Scuoto il capo indignata dalla reazione della mia coinquilina. Terribilmente patetica. 


Spazio autrice.
Ehi!
Spero che la mia storia via piaccia. Mi impegno molto per farla bene e renderla interessante per cui se volete lasciare un commento mi farebbe piacere.
Un bacio
!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Toccare il fondo ***


<< Mi spiace non lo faccio più >> la fredda voce e il distacco di Jamie fa indietreggiare Paris. 
<< E come mai?>> domanda lei fingendosi veramente interessata alla sua vita. Io la conosco. L'unica cosa che le importa è se stessa e come le stanno i capelli.
<< Non era un lavoro. Erano incontri illegali in uno scantinato. Sai non volevo finire in prigione prima dei vent'anni>> gli spiega 
<< Prima dei vent'anni?!>> esclamo sussultando sulla poltrona. I due si voltano verso di me. Mi guardano perplessi e Paris solleva un sopracciglio prima di aprire bocca.
<< Comunque...sarai stato pieno di ragazze. Com'era? Eccitante?>> la mia coinquilina comincia a fare domande, una dopo l'altra e lui la fissa terrorizzato.
<< No, non era eccitante. Io...picchiavo un poveretto a caso che voleva sfidarmi. Non era per niente eccitante.>> risponde serio ma con un tono quasi disgustato dalle domande di Paris. 
La suoneria di un cellulare comincia a squillare all'impazzata. Paris riconosce che si tratta del suo e schizza in camera sbattendo la porta dietro di lei. Il tonfo risuona in tutta la casa facendoci sobbalzare.
<< Grazie a Dio>> esclama sollevato il biondo appoggiando la schiena al divano e rilassando tutti i muscoli. Sorrido vedendo che anche lui non la sopporta. 
I raggi del sole filtrano dalla finestra illuminando a tratti Jamie e scaldandomi le gambe. La finestra è spalancata; il leggero venticello fa ondeggiare le bianche tende e sento il cinguettio degli uccellini che si trovano sugli alberi del parco difronte a casa.
<< Hai ancor mal di testa?>> sento domandarmi da Bower. Scuoto appena il capo. Il ragazzo si alza infilando le mani in tasca per sistemarle. Mi passa davanti e poi si dirige alla porta d'ingresso.
<< Dove vai?>> domando mettendomi sul l'orlo della poltrona con l'intenzione di alzarmi in piedi.
<< Al supermarket. Devo prendere una Red Bull>> mi sorride.
<< Allora aspettami. Vengo con te. Mi serve lo shampoo.>> lo raggiungo. Infilo le Converse e poi afferro la maniglia della porta.
<< Sei in pigiama Skye>> mi fa notare. Abbasso lo sguardo sui pantaloni grigi.
<< Non si nota neanche>> faccio spallucce e apro la porta. Jamie mi segue giù per le scale ridendo per il mio abbigliamento. Salutiamo le signore Willson e Hood per poi scomparire dietro al portone nero. Lungo il vialetto del giardino si sente un piacevole odore di gelsomino e i miei capelli si raffreddano quando il vento soffia su di noi.
<< Hai i capelli ancora umidi. Ti ammalerai>> mi dice premuroso passando le sue dita tra le ciocche dei miei capelli. Lungo la schiena scorre il solito brivido ed io mi irrigidisco scansandomi per evitare il suo tocco.
<< Sarà anni che non mi ammalo>> gli sorrido timidamente. 
Dopo alcuni metri arriviamo al negozio di alimentari. Le porte automatiche si aprono quando ci avviciniamo ad esse. I cestini rossi sono impilati all'ingresso. Si sentono i
bip delle casse ogni qualvolta un prodotto viene passato sopra al lettore di codici.
In sottofondo, la canzone di Macklemore "Thrift shop", si diffonde per tutto il supermarket e fa da colonna sonora a chi sta facendo la spesa. Jamie afferra il cestino. Iniziamo a passeggiare tra gli scaffali guardandoci attorno come se fossimo ad un museo. 
<< But shit, it was 99 cents, buy it, cop it and washing it >> canticchia il biondo. Mi volto guardandolo divertita.
<< Sai cantare? >> domando sorridendo entusiasta.
<< Baby, sono meglio di Macklamore, Jay-Z e 50Cent >> ride scuotendo il capo. E' imbarazzato, lo capisco dalle guance paonazze.
<< Allora quando andremo a casa mi farai un autografo. Magari varrà un sacco di soldi e quando sarai ricco e famoso ricordati di me ok? Io voglio entrare gratis ai tuoi concerti, sia chiaro>> rido dandogli un leggero colpo sulla spalla. Jamie mi guarda sorridendo teneramente.
<< Credi che ti dimenticherei?>> mi domanda. Io sto in silenzio ma vedo che lui è in attesa di una risposta.
<< Di solito lo fanno>> sussurro abbassando lo sguardo. Sento la sua mano sulla mia spalla per poi ritrovarmi stretta a lui. 
<< Io no >> dice dandomi un bacio sulla testa mentre continuiamo a camminare tra gli scaffali alla ricerca della sua Red Bull. Inutile dire che per l' ennesima volta provo quel dannato brivido ma questa volta lo ignoro. Non mi irrigidisco e rimango sotto il suo braccio. Mi domando come abbiamo fatto a finire in questa situazione, i baci sulla testa e le frasi dolci.
<< Pensa, magari, in un futuro lontano saremo ancora qui. Sposati a fare la spesa da portare nella nostra splendida casa.>> esclama aprendo il frigorifero per estrarre una confezione a sei di lattine. Lo guardo perplessa sollevando un sopracciglio.
<< Ho detto qualcosa che non dovevo dire?>> mi domanda preoccupato quando vede il mio viso corrucciato.
<< Si. Nostro figlio dove lo hai lasciato?!>> esclamo trattenendo una risata. Jamie si rilassa quando inizio a ridere.
<< Tu mi farai impazzire Skye.>> faccio spallucce e mi incammino nella prossima corsia per cercare il mio shampoo.
Passo a rassegna tutte le boccettine colorati su tutti gli scaffali per poi afferrare quella alta, stretta e verde con una scritta dorata.
<< Alleluia>> esclama Jamie quando lo raggiungo alla cassa. Sul nastro trasportatore oltre alle lattine di Red Bull ci sono anche due pacchetti di patatine al formaggio e una confezione di caramelle Haribo.
<< Non dovevi prendere solo da bere?>> domando perplessa posando il mio prodotto.
<< Si, ma sai com'è...una cosa tira l'altra>> mi sorride come un bambino. Alzo gli occhi al cielo e lo scanso per andare a pagare.
<< Volete un sacchetto?>> mi chiede la signora di circa quarant'anni seduta dietro alla cassa. Ha indosso uno di quei grembiuli azzurri a strisce bianche e la targhetta con il nome "Cecilia" e mi viene in mente il mio orribile grembiule verde petrolio che indosso al lavoro.
<< No, grazie>> le sorrido. Lei sgrana gli occhi.
<< Ma sono un po di cose da tenere in mano>> mi fa notare masticando furiosamente il chewing gum. Scuoto il capo convinta.
<< Ci pensa il mio amico.>> sorrido indicando Jamie che sta osservando i diversi tipi di lamette. La signora lo guarda e lui, ignaro di tutto, le sorride avvicinandosi a me.
Le consegno il denaro e lei, dopo aver battuto lo scontrino me lo pone con il resto.
<< E la borsa?>> chiede Jamie osservando le enormi confezioni di patatine.
<< Le porti tu!>> esclamo afferrando il mio shampoo.
<< Arrivederci>> saluto allegramente. Jamie alza gli occhi al cielo e afferra tutto ciò che è rimasto sul nastro. Esco dalla porta e lui mi corre dietro attento a non far cadere tutto.
<< Perchè mi devi torturare? Non potevamo prendere un sacchetto di plastica?>> si lamenta.
<< Sai che quegli affari costano circa una sterlina!>> dico cercando di rimanere seria.
<< Skye >> dice cantilenante
<< Andiamo Jamie, non pesano nulla>> continuo a camminare a passo veloce mentre lui cerca di starmi dietro.
<< Erano anche biodegradabili>> sospira seguendomi come un cagnolino.
Ben presto siamo quasi a casa. Dal fondo della via posso scorgere il mio appartamento e i bambini che corrono nel parco difronte. Un ragazzo dall'aria famigliare è fermo, vicino al cancello. Si guarda attorno. Lancio un'occhiata a Jamie che contrae la mascella e il viso rilassato e felice lascia il posto ad uno duro e per niente contento.
<< Eccoti Bower>> esclama il ragazzo. Ci fermiamo proprio davanti a lui.
<< Cazzo ci fai qui Liam?>> domanda furioso Jamie. Liam gli sorride beffardo e poi posa il suo sguardo su di me.
<< Dolcezza.>> ammicca. Sorrido ma subito cambio espressione quando vedo il biondo fulminarmi con lo sguardo.
<< Come fai a conoscere questo indirizzo?>> continua Bower freddo. Il ragazzo moro, ride per poi portarsi le mani dietro alla nuca. Inspira.
<< Bella giornata oggi, non è vero Skye?>> si rivolge a me con un tono gentile. Annuisco senza dir nulla per paura della reazione di Jamie.
<< Liam, rispondi alla domanda>> continua lui. Stringe i pacchetti di patatine che ha in mano e capisco che è tutt'altro che calmo.
<< Conosco sempre gli indirizzi dei miei clienti>> gli sorride scuotendo il capo. 
Mi volto verso Jamie guardandolo perplessa. Lui mi osserva con la coda dell'occhio.
<< Va a casa Skye>> mi dice.
<< Come?!>> esclamo irritata.
<< Sali>> continua. Mi passa gli acquisti con poco riguardo.
<< Jamie...>> protesto puntando i piedi.
<< Sali!>> mi urla infuriato. Lo guardo per alcuni secondi e poi entro nel cancelletto dandogli una spallata.
<< Ci si vede, dolcezza>> sento urlarmi da Liam. Sollevo una mano senza voltarmi e poi spingo la porta con il piede che è semi aperta. Con passo veloce salgo le scale. La porta sbatte dietro di me. Poso tutto sul tavolo in cucina e poi corro in soggiorno. 
Paris è ancora sdraiata sul divano a leggere una rivista.
<< Che stai facendo?>> chiede.
<< Shhh >> l'azzitisco. Cazzo, sempre lei.
Scosto appena la tenda per vedere di sotto. I due stanno parlando animatamente. Liam è sempre nella stessa posizione, ha le mani in tasca e sembra rilassato mentre Jamie, neanche un po'.
<< Carino!>> esclama la mia coinquilina avvicinandosi a me.
<< Sparisci!>> le urlo. Indignata afferra la rivista e va in camera sua.  Lancio un'occhiata in strada e non vedo più nessuno. La porta si apre ed io mi affretto a raggiungerla.
<< Cosa voleva?>> domando quando lo vedo entrare.
<< Nulla>> mi dice duro.
<< Non è vero. Che succede Jamie? Che significa che conosce gli indirizzi dei suoi "clienti"?>> continuo bloccandogli la strada.
<< Non sono affari tuoi>> mi spinge via passando oltre ma io mi fermo di nuovo davanti a lui.
<< Jamie...dimmi che non è come penso >> dico con le mani che tremano. Non so neanche io perchè sono così agitata. Forse perchè il suo modo di fare di poco fa, di urlare, mi ha spaventato e mi ha fatto pensare a tutt'altro che di una semplice conversazione tra due persone che si odiano.
Mi guarda. I suoi occhi sono pieni di rabbia ma nello stesso tempo noto la preoccupazione.
<< Jamie?>> la mia voce è rotta. Cerco di trovare nella sua espressione un qualcosa che mi faccia capire che quello che sto pensando è completamente sbagliato ma non è così.
<< Jamie.>> urlo indietreggiando. 
<< Skye...no, non fare così>> mi si avvicina e allunga il braccio per toccare il mio ma io mi ritraggo.
<< Ti vende l'erba!>> esclamo. Lui con un veloce scatto mette la mano sulla mia bocca ed io cerco di spostarmi per impedirgli di chiudermela.
<< Non urlare!>> mi spinge verso camera mia. Cerco di liberarmi ma lui è più forte e riesce a farmi entrare nella stanza. La porta si chiude e lui lascia la presa.
Improvvisamente altri ricordi della sera prima riaffiorano. Il bacio di Jamie diventa nitido nella mia mente e non riesco a controllare il battito del cuore.
<< Non mi vede l'erba>> mi dice infuriato.
<< Allora spiega santo cielo! Spiegati Jamie! Mi dici di stagli lontano e poi lo trovo sotto casa mia. Ti chiama cliente e...tu non mi dici nulla!>> esclamo esausta facendomi cadere sul letto dietro di me. Il silenzio cala; si sentono solo le auto che sfrecciano sotto casa e le risate dei bambini.
<< Skye, vorrei ma...>> si avvicina a me sedendosi accanto. Il letto si abbassa ancora di qualche centimetro.
<< Meno sai e meglio è, credimi. Io faccio solo casini e non voglio tirarti in mezzo.>> mi spiega estremamente calmo. Mi volto appena verso di lui.
<< Io ho bisogno di cadere. Ho bisogno di toccare il fondo>> la voce è rotta. I suoi occhi incontrano i miei e sono stupefatti.
<< Cosa stai dicendo? Vuoi rovinare tutto per aiutare me?>> scuote il capo.
<< No Skye. Stanne fuori.>> schizza in piedi iniziando a passeggiare nervosamente avanti e indietro.
<< Non capisci. Io sono sempre stata quella brava, quella diligente, la ragazza noiosa con una stupida vita. Tu  devi tornare a galla ed io devo affondare per capire chi sono. Per capire se la ragazza che vedo nello specchio tutte le mattine è la vera me. Devo affondare per riuscire in questo e se non tocco il fondo non riesco nemmeno a  riportare te in superficie.>> lo seguo alzandomi. Lui si ferma a pochi centimetri da me. Sospira e poi si passa una mano tra i capelli, perennemente arruffati.
<< Non sono come gli altri Skye, io sono circondato da casini.>> 
<< Beh, io li ho dentro. Lo hai detto tu, siamo simili.>> 
Sospira e poi mi attira a se stringendomi forte. Premo la guancia contro il suo petto mente lui inspira sprofondando il volto tra i miei capelli.
E' una pazzia, io non so salvare me stessa, figuriamoci salvare gli altri ma questa volta è diverso. Questa volta ne ho davvero bisogno e sono pronta a tutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Fai il bravo ***


<< Sei così bella.>> i nostri occhi si incontrano. Sento la sua mano calda scorrere lenta sulla mia guancia. Sorrido imbarazzata. Le guance stanno andando a fuoco, lui probabilmente lo sta sentendo e questo mi mette ancor di più in agitazione.
<< Perchè fai così?>> sento domandarmi appena abbasso lo sguardo.
<< Così, come?>> replico alzando appeno il viso, la sua mano è ancora su di esso.
<< Ti vergogni. Arrossisci. Abbassi lo sguardo. Perchè lo fai? A me piace vedere i tuoi occhi verdi ma tu me lo impedisci ogni volta che ti guardo>> 
Le altre volte sarei scappa, sarei corsa lontana a nascondermi ma questa volta no. Il contatto con lui, la sua voce. Ogni cosa di lui mi fa venir voglia di restare. Niente di me vuole andarsene, abbandonare tutto come ho sempre fatto. E' qualcosa che va oltre le mie capacità. 
<< Non mi hanno mai guardata negli occhi come lo fai tu.>> rispondo titubante. Jamie abbozza un sorriso.
<< E come ti guardo?>>  la bellissima curva sulla sua bocca diventa lentamente maliziosa e le sue mani si posano sui miei fianchi. Deglutisco. Il cuore ormai è salito fino alla gola e la bocca è secca. Che sta scucendo? Perchè non ho più il controllo di me stessa? Cosa mi sta facendo questo ragazzo? Può un demone aver il viso d'angelo?
<< Non saprei. Mi guardi come nessun altro ha mai fatto>> cerco le parole, ma la verità è che davvero non lo so.
<< Io invece non ho mai guardando una ragazza come te. >> sorride avvicinandomi a lui.
<< Ora dovrei chiederti: come sono?>> sorrido divertita. Nei suoi occhi compare una scintilla. Sorride ridendo debolmente.
<< Non lo sai?>> mi domanda sollevando le sopracciglia.
<< No. Tu cosa vedi in me? Io non so più riconoscermi>> rispondo. 
Il ragazzo inclina leggermente la testa e mi osserva. Si morde il labbro inferiore e poi, dopo avermi dato un'ultima e attenta occhiata prende fiato.
<< Vuoi davvero sapere ciò che vedo io?>> Annuisco.
<< Sicura Skye? Sai che io non ho peli sulla lingua>> mi avverte. Faccio spallucce.
<< Ok. Io vedo una ragazza che ha paura. Ha paura di mostrarsi agli altri così com'è, perfino alla sua migliore amica. Ha così tante cose da dire, da spiegare ma le tiene dentro e questo le fa male. Non cerca parole, a quelle non ci crede più. Lei vuole solo dimostrazioni, abbracci, baci, sorrisi, è questo che le serve.>> 
La testa comincia a girare. Le mani tramano e un grosso nodo alla gola mi impedisce di respirare regolarmente. 
Non so che dire. Sono senza parole. Lui ha già detto tutto. 
<< Scusa. Ho esagerato.>> scuote il capo. Sento le sue mani scivolare via da me. 
<< No.>> le afferro riportandole dov'erano. Jamie mi guarda perplesso.
<< Non hai esagerato. Hai semplicemente detto quello che andava detto.>>> continuo.
Jamie mi fa indietreggiare facendomi sedere sul letto. Si affianca a me sporgendosi in avanti con il busto.
<< Sai ieri notte, io non volevo. Non volevo rovinarti Skye.>> mi dice serio.
<< Rovinarmi? >> domando perplessa.
<< Non mi hai rovinato Jamie>> continuo.
<< Eri ubriaca. Non avrei dovuto. Ho cercato di evitare che succedesse ma eri così bella illuminata dalla luna. >> sento gli occhi inumidirsi ad ogni sua parola. La sua immagine è lontana anni luce da tutto ciò che è realmente.
<< Scusami >> mi sussurra voltandosi completamente verso di me.
Scuoto il capo.
<< No Jamie, no. Non ti devi permettere di chiedermi scusa. Non per questo almeno. >> mi affretto a dirgli. Lui mi sorride.
<< Vedi, tu sei completamente pazza. Mi piace>> 
<< Perchè sull'autobus mi hai parlato?>> domando dal nulla. Non so perchè questa domanda. Forse voglio sapere perchè un ragazzo come lui si è interessato ad una come me.
<< Eri triste. Volevo farti distrarre >> mi spiega passandosi la mano tra i capelli.
<< Triste? Stavo ascoltando la musica.>> lo guardo perplessa piegandola testa su un lato.
<< Guarda che so riconoscere le persone tristi. Eri persa nei tuoi pensieri. Non ti eri nemmeno accorta che ero accanto a te>> ride Jamie teneramente.
<< Ok. Tu sei strano. Mi piace>> rido dandogli un leggero colpo sulla spalla.
<< Tu? Perchè sei triste?>> domando. Appoggio la schiena contro la testata del letto e incrocio le gambe dopo aver sfilato le converse.
<< Io? Non sono triste!>> esclama indignato.
Sollevo un sopracciglio. Lui mi guarda per qualche secondo e poi sospira.
<< Fumi erba...perchè?>> continuo. Jamie si guarda attorno e poi prende fiato come se stesse per tuffarsi giù da una scogliera.
<< Mia madre. Ha divorziato da mio padre circa cinque anni fa. Ero un ragazzino ma capivo perfettamente quello che stava succedendo. Quando tornavo da scuola portavo mio fratello minore, Sam, al parco o altrove per non fagli vedere quello schifo.>> si sfila le scarpe e si sistema accanto a me. Appoggia anche lui la schiena contro la testata del letto in ferro battuto e allunga le gambe.
<< Hai un fratello?>> domando colta alla sprovvista.
<< Si, ma quella è un'altra storia>> ammicca per poi riprendere il discorso.
<< Credevo di essere in una famiglia modello. Insomma, una bella famiglia invece era uno schifo. Mamma tradiva papà e papà tradiva mamma. Lei era la mia forza. Quando avevo dei problemi era sempre lì, pronta ad aiutarmi. Lei mi difendeva quando papà calcava troppo la mano.>> si ferma. Abbassa il viso ed inizia a giocherellare con l'anello d'argento che ha sul dito medio della mano sinistrogira, prorpio sopra al tatuaggio col teschio.
<< Una mattina mentre scendevo le scale per andare in cucina a far colazione mi bloccai in cima ad esse. Mamma era sulla porta d'ingresso. Stava parlando con la cameriera. Acconto a lei c'era un' enorme valigia rossa e in mano una delle sue grosse borse di Louis Viutton. Alzò lo sguardo e mi sorrise. Cazzo, amavo i suoi sorrisi. Era uno di quelli che ti scaldano il cuore anche se su un volto triste.>> 
Lungo il mio viso sento scivolare una lacrima. Mi affretto ad asciugarla. Lui mi guarda per un'istante.
<< Mi disse "Fai il bravo Jamie" per poi voltarsi. Afferrò la borsa e scomparve dietro a quella maledetta porta. Corsi giù lungo quelle scale che sembravano interminabili. Aprì la porta ma la sua auto era già in strada. Non la raggiunsi.>>
Ormai le lacrime scorrono su di me come un fiume in piena e gli occhi lucidi di Jamie non fanno altro che alimentare il fiume.
<< "Fai il bravo". No. Non lo feci. Perchè avrei dovuto? Loro non si erano comportati bene. Loro non avevano tenuto fede alle promesse che si erano scambiati. Loro avevano distrutto tutto ed io, di certo, non avrei fatto il bravo. Perchè fumo quella merda? Per sopprimere il dolore che provo ogni volta chd mi viene in mente il suo viso. E' cinque anni che non la vedo e non la sento.>> 
Non dico nulla. Nessuna parola sarà mai abbastanza. Appoggio la testa sulla sua spalla.
<< E' un modo carino per dirmi che mi vuoi bene?>> domanda lui accennando appena un sorriso.
<< No, è per dirti che io ci sono.>>

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Innamorato ***


Resistiamo in silenzio per alcuni minuti. Chissà quante cose ha dovuto sopportare. Chissà quante cose ha dentro e nessuno conosce. Più mi avvicino a lui e più capisco che noi non siamo simili, siamo uguali.
La porta di camera si apre improvvisamente. Jamie sobbalza e finisce a terra, tra il letto e la finestra. 
<< Sono in crisi!>> urla Jess facendo capolino dentro la stanza. Io mi volto verso di lei perplessa.
<< Che stavi facendo?>> mi domanda vedendomi seduta sul letto, sola. Jamie è sdraiato a terra per non farsi vedere dalle mia amica.
<< Nulla. Tu che hai?>> domando scuotendo il capo. Jess chiude la porta lentamente dietro di lei e poi ci si appoggia.
<< Jeremy vuole farmi conoscere i suoi genitori. Domani sera? Capisci? Non sono pronta! Poi non ho nulla da mettermi!>> esclama tutt'uno fiato.
<< Che? Tu non sei pronta ad incontrare i genitori del tuo ragazzo?!>> esclamo alzando le braccia al cielo. Jessica mi osserva con un enorme punto interrogativo sul viso.
<< Io ho dovuto conoscere il padre di Jamie e la sua compagna. Io nemmeno conoscevo Jamie!  Tu non puoi venirmi a dire che non sei pronta ok? Ora, va di là e cercati qualcosa da mettere!>> le dico alzandomi in piedi e aprendole la porta.
<< Che ti succede Skye? Non ti ho mai vista così...>> 
<< Così come? >> la interrompo.
<< Beh, così!>> fa spallucce uscendo dalla stanza. Faccio per chiudere la porta ma lei si volta. Posa la sua mano su di essa impedendomi bloccandola. Si guarda attorno e poi sistemandosi il ciuffo che le cade sul viso mi sorride maliziosa.
<< Non è che per caso hai visto Jamie?>> 
Sorrido imbarazzata.
<< Perchè lo chiedi a me?>> domando guardando in ogni direzione per evitare lo sguardo pungente della mia amica.
<< Io sono arrivata ora dalla corsa. In casa c'eri tu>> risponde con una brillante osservazione. Faccio spallucce e sento la mia lingua schioccare.
<< Hai provato a chiedere a Paris? Io sono appena tornata dal supermarket>> indico la cucina. Jessica mi osserva.
<< Ok. Ti tengo d'occhio. Sappilo>> mi dice senza distogliere lo sguardo da me. Lentamente indietreggia fino ad entrare in camera sua. La porta si chiude ed io faccio lo stesso con la mia.
<< Esci! >> esclamo precipitandomi da Jamie. Si alza in piedi ridendo.
<< Mi stai cacciando? >> domanda senza smettere di ridere.
<< Si. Fai finta di essere appena tornato >> bisbiglio per evitare che qualcuno mi senta. Lo spingo fuori fino alla porta d'ingresso. 
<< Stai scherzando? >> solleva un sopracciglio.
<< No. Esci. Ah, quando entri urla che sei a casa >> 
Jamie sospira per poi scomparire dietro ad essa. Corro in camera richiudendomici dentro. Appoggio l'orecchio alla porta in attesa di sentire la sua voce. Qualche secondo dopo sento dei passi e la voce squillate del biondo che a mala pena trattiene le risate.
<< Sono a casa! >> urla.
 Esco da camera mia in contemporanea con Jess. Le sorrido spavalda.
<< Trovato>> esclamo indicando Bower che è in piedi davanti alla porta.
<< Si... Jamie, sei uscito solo con i calzini?>> domanda lei. Entrambi abbassiamo lo sguardo sui suoi piedi. Muove le dita dentro alle bianche calze. Guardo Jess perplessa fingendomi stupita quando lei.
<< Beh? Paris esce vestita da tanghera ed io non posso uscire con le calze?>> il tono di voce è sarcastico e cercando di mantenere un minimo di dignità si dirige in cucina a testa alta.
<< Siete strani. Davvero>> commenta lei sottovoce. Non rispondo, la guardo e basta. Lei sta per tempestarmi di domande ma fortunatamente Jeremy entra in casa. In mano ha un elegante abito nero avvolto in un cellofan.
<< Che cazzo è? Devi sposarti?>> domanda Jamie uscendo dalla cucina con una lattina di Red Bull in mano.
<< Non gli hai detto niente?>> domanda Jeremy guardando la sua ragazza con aria delusa.
<< Detto cosa?>> Jamie finge di non essere al corrente della situazione ma sa benissimo che sta succedendo. Ha ascoltato tutta la conversazione da sotto il letto.
<< L'ho detto a Skye. Jamie è arrivato qualche secondo fa>> alza gli occhi al cielo sbuffando. Jeremy guarda il suo amico.
<< A si? Non ti ho visto. Ho parcheggiato proprio qua sotto>> commenta. 
Il biondo gli sorride. Si sfrega la fronte con il dorso della mano libera e poi, senza farsi vedere dagli altri, mi guarda. 
<< E così farai conoscere i tuoi genitori a Jess. Tu si che hai fegato ragazzo>> rido nervosamente. La mia amica mi da una forte gomitata nel fianco ed io mi piego implicando.
<< Che cazzo?!>> esclamo guardandola truce. Jeremy ride e Jamie lo segue cercando di essere naturale. Avverto l'imbarazzo che ormai si è impossessato di tutti. 
<< Cosa succede? C'è una riunione?>> domanda sarcastica Paris uscendo dalla sua stanza. Sospiro, felice di vedere la mia coinquilina per la prima volta.
<< Jessica, dobbiamo parlare>> dice serio Jeremy trascinando la mia amica in camera sua. La porta si chiude e noi tre ci guardiamo perplessi.
<< Beh, che si mangia?>> domanda Jamie sorridendoci.

<< Eeeeh ciùùù>> mi strofino il naso.
Il locale è chiuso e lo rimarrà per altri due per cui non ho molto da fare. In casa ci sono solo io. Il silenzio mi avvolge procurandomi una forte nostalgia. La voce della presentatrice sembra lontana rispetto a dove mi trovo. Paris è andata al lavoro. Jessica e Jeremy a cercare un abito adatto all'occasione per la mia amica e Jamie...Jamie è scomparso dopo aver pranzato.
Stufa di star distesa sul divano decido di mettermi addosso qualcosa di più decente per uscire rispetto al pigiama.
I jeans semi stracciati ai quali sono estremamente affezionata; una semplice maglia bianca con una stampa e le mie Converse. Afferro la borsa e le chiavi che si trovano nel piatto di cristallo.
E' una bellissima giornata di sole e il cielo è limpido, non ci sono nuvole per via del leggero vento.
Solo questa mattina passeggiavo per queste via in compagnia di Bower ed ora sono tutta sola. Ho questa strana sensazione di malinconia, come se mi mancasse qualcosa o forse qualcuno.
Dopo aver preso un caffè freddo mi avvio verso Hyde Park. E' il luogo più rilassante che conosca. I bambini che giocano, le vecchiette che passeggiano, gli studenti dell'università che leggono i loro enormi libri all'ombra degli alberi. Questo posto riesce sempre a farmi dimenticare di tutto e tutti.
Una dolce melodia mi avvolge. E' il suono di una chitarra. Decido di seguirlo fino ad arrivare ad un bianco gazebo in legno bianco. E' coperto da piante rampicanti colme di fiori fucsia. Le persone formano un cerchio ed io, per riuscire a capire che sta succedendo, cerco di farmi largo tra la folla.
Una voce maschile comincia a cantare una canzone a me sconosciuta. Cerco di vederlo; mi sollevo sulle punte ma le persone sono troppe per riuscire nell'intento. La voce è calda e stranamente famigliare.
Mi guardo attorno cercando un posto migliore. Spintonando qua e la riesco a intrufolarmi tra due ragazze e quando finalmente ho piena visuale del ragazzo rimango a bocca aperta.
<< And I’ll wait for you in the dark, arms out stretched, comforting lover. My bones may be falling apart, but I’ll wait for you come the summer ... >> canta con il capo chino sulla sua chitarra. La folla attorno a me applaude calorosamente e un via vai di persone lascia la prorpia offerta nella custodia della chitarra. Sorrido come una bambina in un negozio di caramelle osservandolo. Suona come se non ci fosse un domani. In ogni movimento e in ogni parola si percepisce la passione che prova.
La canzone finisce e mentre le persone si disperdono io rimango immobile ad osservarlo. 
<< Bravo >> dico con un enorme sorriso. Solleva lo sguardo e mi guarda per alcuni secondi senza dire nulla.
<< Grazie >> mi risponde richiudendo lo strumento nella nera custodia. Mi avvicino e mi siedo sul muretto osservandolo.
<< Perchè non mi hai detto che sapevi suonare e cantare? Così bene,per di più!>> sorrido.
<< Skye, so suonare e cantare. Mi hanno detto che so farlo anche bene >> ride dolcemente sedendosi accanto a me. Si passa una mano tra i biondi capelli e poi indossa i suoi RayBan neri.
<< Jamie, ora non vale >> rido dandogli una leggera spallata. 
<< No sul serio. Lo fai spesso? >> domando mostrandomi interessata. Lui mi guarda e poi distoglie lo sguardo sorridendo.
<< Suono da molti anni. So suonare anche il pianoforte e...beh, questo è il mio palcoscenico >> mi dice aprendo le braccia per indicarmi il parco.
Sorrido divertita.
<< Così, il ragazzo sexy, tenebroso, sempre in cerca di ragazze e spasso con un 'anima perennemente tormentata ama suonare e cantare. Se Lexie lo saprebbe credo urlerebbe di gioia. >> 
<< E tu no? >> domanda scherzosamente.
<< Ma lo sai che io ti adoro >> sento dirmi. Jamie sgrana gli occhi ed io subito arrossisco. 
<< Oh...ehm...insomma...>> non so che dire. Sono imbarazzata e non so perchè ho detto quelle parole.
<< Skye, calmati ok? Tranquilla.>> mi dice alzandosi.
<< Lo so che in fondo tu mi vuoi bene >> continua incamminandosi verso il laghetto.
Scatto in piedi e lo seguo.
<< Beh se è per questo anche tu me ne vuoi >> gli dico raggiungendolo. 
<< Ovviamente. Non è mica un segreto. Anche un stupido lo capirebbe. Ma forse uno stupido capirebbe qualcosa di più rispetto a te >> sorride beffardo continuando a camminare. Gli alti alberi fanno ombra sul lungo viale dal parco lasciando filtrare i caldi raggi del sole. Siamo avvolti dalle grida e dalle risate dei bambini. Affianco ci passano ragazzi con i rollers e affannati ciclisti. Jamie regge la sua chitarra su una spalla e i raggi che illuminano i biondi capelli lo rendono ancor più bello. Si, lui è davvero bello. Non "figo" come molte ragazze potrebbero definirlo. Lui è proprio BELLO.
<< Sei uno stronzo! Mi stai dicendo che sono più stupida di uno stupido?! >> esclamo ridendo.
<< Esatto. Poi, evidentemente, se due stronzi s'incontrano finiscono per amarsi >> sorride teneramente. Lo guardo perplessa.
<< E' uno modo strano ma carino per dirmi che sono stronza?>> domando osservando due artisti di strada che compongono meravigliose figure con le bolle di sapone.
<< E' un modo carino per dirti che sono innamorato di te >> 
Le sue parole sono così dirette e concise che mi fermo. Lui si volta fermandosi a pochi passi da me.
<< Come? >> domando sconvolta. Il cuore pulsa nel petto e i miei occhi non riescono a staccarsi dal suo volto.
<< Può sembrare una pazzia ma è così.>> risponde con tono estremamente calmo. Solo io sono agitata e spaventata.
<< Ci conosciamo da pochi giorni...come puoi...>> cerco di trovare le parole ma la gola è secca e sento solo le mani tremare.
<< Andiamo a casa >> si avvicina e posa la sua mano sulla mia spalla. Si comporta come se quello che avesse appena detto non fosse successo. 
<< No, Jamie. Fermati.>> esclamo dopo diversi metri che ho percorso immersa nei miei pensieri.
<< Che succede?>> mi domanda preoccupato.
<< Che succede?>> ripeto sconvolta. Mi guardo attorno. Tutto prosegue come se niente fosse ma dentro di me ogni cosa si è fermata a qualche minuto fa, a quella frase.
<< Jamie, hai detto che ti sei innamorato di me. >> continuo.
<< E te lo direi altre mille volte. Quindi? >> l'espressione sul suo viso è perplessa. Scuoto il capo incredula.
<< Ma davvero non capisci?! >> riprendo a camminare ancor più sconvolta. Ho il passo pesante e la testa completamente nel caos più totale. Il biondo mi segue , cercando di stare al mio passo. Lo sento chiamarmi e chiedermi di aspettarlo ma io continuo a camminare. Mi fermo solo quando raggiungo la fermata dell'autobus. Fortuna che sono uscita perchè ero stufa di starmene da sola, ed ora, è l'unica cosa che voglio.
<< Skye, cazzo. Che ti prende?>> mi domanda. L'espressione sul suo viso è perplessa.
<< Sta zitto Jamie >> replico infuriata. Come fa a non capire ? Quello che mi ha detto è importante o comunque lo è per me ma si comporta come se avesse detto che indosso una bella maglietta. Il pullman si ferma proprio davanti a noi e non appena le porte si aprono salgo, precipitandomi sui posti liberi. Getto la borsa accanto a me.
C'è ne sono alcuni liberi ma Jamie l'afferra e me la posa sul ventre. Mi volto indignata e lo vedo sedersi.
<< Parla.>> mi dice sistemando la chitarra tra le gambe. Scuoto il capo.
<< Skye, dannazione. Parla! >> esclama irritato. Sollevo un sopracciglio e lo guardo truce.
<< Ok. Non vuoi parlare. Beh. vaffanculo! Che problema hai? Perchè non vuoi esprimere quello che provi? Perchè hai paura?>> continua.
 Mi guardo attorno e vedo che le poche persone che sono sedute ci guardando perplesse.
<< Non urlare! >> esclamo ad alta voce.
<< Tu stai urlando! >> replica. 
<< Jamie! >> stringo i pugni. 
La coppia di anziani signori sedutadavanti a noi si volta per vedere che sta succedendo.
<< Le sembra normale che non vuole ammettere che prova i miei stessi sentimenti?>> 
Rimango a bocca aperta quando sento Jamie porre la domanda alla signora. La vecchietta si rivolge a suo marito con un'espressione scioccata ed incredula.
Il pullman frena e i signori si affrettano  a scendere.
Guardo Jamie.
<< Ti sembra il modo? >> domando su tutte le furie.
<< Stiamo davvero litigando ? >> replica allargando le braccia.
<< A te cosa sembra? >> continuo con un tono acido.
<< Litighiamo perchè ho detto che sono innamorato di te? >> la testa mi gira e comincio a non capire più nulla di ciò che sta succedendo.
<< Jamie, io non sono...nessuno si è mai innamorato di me. Nessuno si interessa a me. Se poi ti rendi conto di aver fatto la scelta sbagliata? Magari stando con me tutto il giorno poi ti scocci >> dico abbassando la voce e scivolando lungo il sedile.
<< Io già passo le mie giornate con te. Ho trovato addirittura un lavoro per stare con te. >> si volta completamente verso di me, si svila i RayBan mostrandomi i suoi profondi occhi azzurri. Mi guarda per diversi secondi ed io sento il suo sguardo pesare su di me.
<< Sei così tanto presa a odiarti, che non capisci quando cazzo sei bella come persona. E' vero, forse non ci conosciamo come due persone che si frequentano da anni, ma a me non importa. Con te sto bene.>> 
I miei occhi cominciano ad appannarsi per via delle lacrime. Per una volta mi sento amata. Il mio cuore ora è caldo e non è più avvolto da quella fredda corazza.
<< Tu non vuoi avere il fidanzato? Perfetto. Solo Skye, non uscire dalla mia vita. Comportati come hai fatto fino a poco fa, ti prego.>> 
Un lacrima scorre veloce lungo il mio viso lasciando un profondo solco. Mi volto sorridendogli.
<< Non me ne andrei mai. Sei l'unico che mi capisce >> 
Il viso di Jamie si rilassa lasciando spazio ad un allegro sorriso. Si avvicina al mio viso; posa la sua mano sul mio mento e mi da un lungo e delicato bacio sulla fronte.

Spazio autrice
Eccomi qui!
Scusate il ritardo. Tra poco la scuola finisce e avrò più tempo.
Sspero vi piaccia e fatemi sapere che ne pensate, se vi va ;)
Un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Tensione ***


Arrivati a casa troviamo Paris appiccicata alla porta della camera di Jessica.
<< Che succede? >> domando. 
Jamie chiude la porta d'ingresso lentamente dietro di sé.
<< Shhhhhh >> mi azzittisce lei continuando a tenere il suo orecchio destro contro la porta di legno.
Guardo Jamie che mi fa spallucce. Improvvisamente la porta si spalanca, Paris con un balzo si unisce a noi e in corridoio compare Jeremy.
<< Vaffanculo! >> urla infuriato.
<< Sei un cazzo di bambino! >> Jessica è rossa in volta e stringe i pugni. 
Noi ci guardiamo esterrefatti. Jessica richiude pesantemente la porta e il rumore che provoca si diffonde nel resto dell'appartamento.
<< Cazzo! Cazzo! >> commenta Jeremy fuori di sé. 
<< Amico che succede? >> gli domanda Jamie seguendolo in soggiorno.
 Io e Paris ci avviciniamo alla porta della camera della mia amica. Busso leggermente.
<< Andate via! >> sento la sua voce sommessa dall'altra parte.
<< Sono io, apri >> dico battendo ancora sulla porta.
<< Cazzona, apri subito questa porta di merda! >> sbraita Paris. 
Sento la serratura scattare. La mia coinquilina mi sorride acida e poi entra.
Sul letto, immersa in una montagna di bianchi fazzoletti, c'è Jessica. Ha gli occhi gonfi e rossi, tira su dal naso in modo poco femminile. Paris mi guarda disgustata e poi si siede accanto a lei spostando con altrettanto disgusto tutto ciò che la circonda.
<< Che è successo? >> domando fermandomi ai piedi del letto.
<< E' un bambino! >> esclama continuando a piangere.
<< Ti ha chiesto che è successo, non com'è Jeremy >> le fa notare la nostra coinquilina con poca gentilezza. 
Paris non ha per niente tatto con le persone, ma almeno il suo modo di fare le costringe  a parlare. Sarebbe perfetta per un interrogatorio della polizia.
<< E' per via dei suoi genitori. Io non sono pronta! Non stiamo insieme neanche da un anno! E poi..guardatemi... >> si soffia il naso. 
Paris fa per parlare ma io la interrompo esplodendo. 
<< Ancora?! Cazzo, Jess! >> le due ragazze si voltano verso di me perplesse.
<< Cosa vuoi? >> mi domanda facendosi cupa.
<< Non sei pronta? Solo un mese fa stavi già parlando di matrimonio e non sei pronta a stringere la mano ai suoi genitori! Sei patetica! Hai paura di cosa? Di non essere accettata? Perchè mai non dovrebbero farlo?!  >> continuo su tutte le furie. Paris e Jessica rimangono a bocca aperte davanti alla mia reazione.
<< Skye ma che ti prende? >> mi domanda Paris.
<< Non puoi costringermi a fare quello che non voglio. Solo perchè tu hai conosciuto il papà di Jamie non significa che devo fare la stessa cosa! >> urla infuriata. Paris le poggia una mano sulla spalla cercando di calmarla.
<< Io capisco che sei nervosa e tutto il resto ma devi smetterla di fare la vittima! >>
<< La vittima? Non sto facendo la vittima! >> 
Mi porto le mani sulla faccia, faccio un lungo respiro per calmarmi e poi riprendo.
<< Sei bella, intelligente, piena di qualità. Sei un'amica fantastica e hai la cosa più importante di tutte : Jeremy. >>
Jessica si volta verso la coinquilina che annuisce.
<< Jeremy ti ama con tutto se stesso. E' innamorato perso di te, cazzo. Se vuole farti conoscere i suoi genitori è perchè crede che tu sia quella giusta. Ma quella giusta da regalarti un anello e da farti diventare sua moglie tra qualche anno. Si, hai solo 19 anni, ma se è lui che ti rende felice non devi farlo andar via per una stupida paura >> la mia vista si appanna.
 Paris si asciuga un lacrima nascondendosi dietro ai lunghi capelli.
<< Brutta stronza >> mi dice Jess scoppiando a piangere. Mi getta le braccia attorno al collo ed io la stringo forte a me.
<< Oggi me lo avete detto in molti >> rido lasciando cadere alcune lacrime.
<<  Non voglio sapere >> ride dolcemente.
<< Meglio >> sorrido.
Poso lo sguardo su Paris invitandola ad unirsi a noi ma lei scuote il capo.
<< Paris >> la chiama Jess con voce cantilenante. Sbuffa ma decide comunque di unirsi a noi abbandonandosi anche lei all'abbraccio.
<< Credo che Jamie ti faccia bene >> ammicca Jessica con la complicità di Paris. Alzo gli occhi al cielo per poi uscire dalla stanza seguita dalle altre.
<< Tutto tuo! >> commenta sfinito Jamie indicando l'amico seduto sul divano.
<< L'amore >> sospira Paris.
<< Fa proprio schifo! >> continua acida.
 Imbocca la porta di camera sua e ci si chiude dentro. Jamie trattiene una risata e poi mi posa il braccio attorno al collo mentre insieme a me guarda i due piccioncini scambiarsi baci e scuse.
<< Sarà un notte movimentata! >> commenta sarcastico il biondo, ridendo gli do una leggera gomitata.
Ci spostiamo in cucina per lasciare un po' d'intimidita ai due fidanzati. Prendo posto. Jamie afferra due bicchieri dalla credenza sopra ai fornelli e gli riempie di aranciata. Si siede anche lui e fa scivolare il bicchiere verso di me.
<< Ma in questa casa non si mangia? >> chiede portandolo alla bocca.
<< Sono solo le 6.30 Jamie >> gli faccio notare.
<< Beh, io ho fame! >> si lamenta come un bambino muovendosi sulla sedia. Sorrido scuotendo il capo divertita.
<< Che facciamo domani? I due innamorati non ci saranno e Paris ha un servizio fotografico >> 
Guardo pensierosa il liquido denso all'interno del mio bicchiere. La sua domanda mi fa agitare. Non capisco il motivo ma sento il cuore battere all'impazzata. 
<< Dobbiamo andare a lavoro domani mattina >> sollevo lo sguardo e vedo Jamie fissarmi divertito. Dopo quello che mi ha detto poco fa in autobus faccio molta fatica a guardarlo negli occhi.
<< Intendevo domani pomeriggio. Domani sera, sciocca! >> gli sorrido timidamente.
Lui continua a guardarmi ma io rimango in silenzio. Riesco solo a sentire il battito del mio cuore.
<< Cazzo, quante idee che hai. Credo sceglierei la seconda, si, è molto coinvolgente come cosa. >> posa il viso sul palmo della mano con aria da stupido, ma è così bello. Il piercing al naso lo rende maledettamente sexy.
<< Scemo! >> rido
<< Ok, visto che dalla tua bellissima testolina non esce un cazzo, facciamo a modo mio>> mi sorride malizioso iniziando a far tamburellare le dita sul tavolo. Lo guardo perplessa, quasi preoccupata.
<< Dimmi quattro cose che non hai mai fatto e vorresti fare >> 
Mi guardo attorno pensando alle mille cose che avrei voluto fare e che per mancanza di coraggio non avevo mai realizzato. Jamie mi sta offrendo la possibilità di farle con lui, non posso di certo farmelo scappare.
<< Farmi un tatuaggio >> comincio.
<< Sei in buone mani >> annuisce entusiasta Jamie.
<< Salire sul London Eye >> 
<< Non ci sei mai salita? Com'è possibile? >> mi domanda perplesso.
<< Soffro di vertigini. Quell'affare è altissimo! >> esclamo allargando le braccia. Il biondo ride e mi dice di proseguire.
<< Stare sveglia tutta la notte per vedere l'alba >> continuo lanciando uno sguardo fuori dalla finestra. Lui mi guarda attentamente.
<< Possiamo fare anche quello >>  acconsente.
<< E....vorrei dire "ti amo" alla persona giusta >> 
Jamie sbarra gli occhi. Si passa la lingua sulle labbra e poi i la mano tra i capelli sospirando.
<< Beh, questo sarà un po' complicato, ma vedremo di fare anche questo >> mi sorride dolcemente.
<< Tadaaaa >> sento urlare alle mie spalle. Jamie sobbalza mentre io mi volto di scatto.
<< Che ne pensate? >> domanda Jess.
Indossa il nuovo abito. Fa un paio di giri su se stessa facendo ruotare la fine del vestito. Ha uno stile classico e raffinato : è a vita alta con un grazioso scollo a cuore. Stretto in alto e largo verso la fine. E' color panna e ha una deliziosa cintura in caucciù proprio appena sopra l'ombelico che mette in risalto le curve.
<<  O mio dio è fantastico! >> esclamo correndo ad abbracciarla.
<< Vero?  Lo adoro! Farò un figurone >> mi dice fiera di sè.
La crisi è passata. E' bastato poco per far tornare la vera Jessica, sembra quasi entusiasta di incontrare i genitori del suo ragazzo.
<< Bower, ti piace? >> si rivolge a Jamie facendo un altro giro.
Il biondo non risponde. Ha il bicchiere incollato alla bocca e l'unica cosa che fa è alzare il pollice all'insù.
<< Accidenti, non esprimerti troppo >> sbuffa la mia amica. Le sorriso e poi la spingo fuori dalla stanza.
<< Paris ti ha già vista? >> non faccio in tempo ad ottenere una risposta che la sento urlare.
E' sulla soglia di camera sua e fissa l'abito di Jessica.
<< E' bellissimo! >> la nostra coinquilina si lancia su di lei e comincia a ispezionare ogni millimetro. Passa dalla stoffa alla cintura.
<< Ti piace? Davvero? >> chiedo perplessa. Jess è stupita quando me.
A Paris non sono mai piaciuto i nostri abiti, soprattutto i miei. Non li ha mai ritenuti abbastanza femminili.
<< Si, mi pesa a dirlo, ma è così >> replica lei alzando gli occhi al cielo.
Dalla camera della mia amica compare Jeremy con indosso il suo abito elegante. Ci passa accanto con aria sicura ed ammicca mentre noi tratteniamo un  risata.
Lo osserviamo fino a quando non mette piede in cucina e da essa fuoriesce una fragorosa risata.
<< Vaffunculo coglione! >> sentiamo dire da Jeremy. La risata di Jamie in sottofondo che non cessa fa scoppiare a ridere pure noi tre.
<< Stronzo! >> implica Jeremy ricomparendo in corridoio. Ha il volto cupo.
<< E dai Jey. Sai che ti amo. Ma andiamo...sembri un cazzo di damerino >> commenta Jamie tra un risata e l'altra. Si appoggia alla porta con le braccia al petto.
<< Ah, ah. Divertente. Alla mia ragazza piaccio molto invece! >> gli fa la linguaccia mettendo un braccio attorno al collo di Jessica. Lei annuisce e poi gli stampa un bacio sulla guancia.
<< Prima o poi anche tu lo indosserai >> ride Paris avvicinandosi per dagli un colpo sulla spalla.
<< Si, al mio funerale. Anzi, no. Avrei più stile anche in una tomba >> continua lui sarcastico.
<< L'altra volta con tuo padre non ti sei vestito bene? >> domanda Jeremy tenendo stretto la sua ragazza.
<< Indossava un camicia bianca, il giubbotto di pelle, i jeans neri e i bikers >> intervengo divertita.
<< Come?! O mio dio! Sei una vergogna per la moda! >> esclama Paris quasi avendo un colpo al cuore.
<< Che cazzo volete? Fottetevi, tutti quanti. Vado a farmi un doccia! >> ride venendo verso di me.
<< A te piacevo però >> mi sussurra nell'orecchio quando mi passa accanto.
<< Bravo lavati, che puzzi di fogna! >> gli urla divertito Jey. Jamie si ferma davanti alla porta del bagno. Alza il medio sinistro, dove ha tatuato il teschio, e sorridendo all'amico scampare dietro alla porta.



Spazio autrice.
Eccomi, scusate il ritardo.
Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie, un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** L'ancora ***


Le strade di Londra sono completamente intasate.Gli automobilisti fermi in colonna, davanti al locale, suonano energicamente il loro clacson.
Dalle ampie vetrine filtra appena la luce del sole che oggi non ha proprio intenzione di uscire da dietro le grigie nuvole. L'aria è comunque calda e molte signore entrano per refrigerarsi.
Jamie serve ai tavoli con molta disinvoltura e Lexie l'osserva entusiasta. Da quando c'è lui, l'incasso della giornata è raddoppiato.
<< Buona giornata >> esclamo porgendo il resto ad un uomo vestito elegante. Lexie mi si avvicina e appoggia una mano sul bancone mentre nell'altra stringe uno strofinaccio.
<< Allora Skye. Tra voi due è tornata la quiete? >> chiede scherzosamente la mia superiore quando Jamie voltandosi mi sorride. 
Scosto una ciocca di capelli e la porto dietro all'orecchio imbarazzata.
<< Si... >> mi schiarisco la voce. 
Lexie solleva un sopracciglio e il suo gelido sguardo si ferma su di me.
<< Ok. Quando sono con lui ho sempre una strana sensazione. E' come se fosse una bomba ad orologeria pronta a esplodere >> sbuffo alzando gli occhi al cielo.
 La mia superiore mi sorride, fiera di aver ottenuto la risposta che voleva sentirsi dire.
<< Ma è lui o sei tu? >> 
La osservo perplessa. Lexie mi sorride e poi si allontana lasciandomi con un enorme punto interrogativo. Vorrei rincorrerla per il locale e farmi spiegare ma c'è così tanta gente che a mala pena sono riuscita ad andare in bagno e per pranzo ho dovuto mangiare un misero sandwich con lattuga e tonno, integrale per giunta.
Ormai sono ben sei ore che lavoro, ed è arrivato il momento per me di uscire da questo inferno. 
<< Ci si vede domani! >> sento urlare da Jamie. Dopo aver posato il mio grembiule e aver preso la borsa, esco anche io dal locale.
Il biondo è già in sella alla sua moto con due caschi tra le mani.
<< Hai già sentito Jess? >> mi domanda.
 In quel preciso momento il mio cellulare comincia a suonare all'impazzata e la foto buffa della mia amica compare sullo schermo.
<< Tesoro! >> urla dall'altro lato. Jamie ride, evidentemente ha sentito la sua voce.
<< Allora? Siete già arrivati? >> domando.
<< Mancano pochi minuti. Oddio, sono emozionata >> 
E' buffo come poche parole possano farti cambiare idea, opinione in così pochi secondi. Non ci voleva andare ed ora si sente la persone più felice al mondo. 
<< Andrà tutto bene, vedrai! >> cerco di tranquillizzarla.
<< Che farete te e Bower? >> mi domanda con voce maliziosa. Lancio una rapida occhiata a Jamie.
<< Non saprei >> 
<< Beh, non divertitevi troppo! ...Cazzo, sembro mia madre. Comunque ora ti saluto! Ti voglio bene e salutami il coglione da parte di Jey. >> 
<< Certo. Ti voglio bene anche io e buona serata! >> riattacco. Infilo il cellulare nella borsa e poi mi avvicino a quella maledetta Harley.
<< Pronta? >> mi chiede con un sorriso enorme. 
<< A salire su questo affare? >> 
<< No, ha farti bucare la pelle! >> mi dice serio. Sbarro gli occhi dubbiosa sul da farsi.
<< Dobbiamo andare da Donny >> continua lui. Infilo il casco e mi sistemo dietro. Avvolgo le mani attorno alla sua vita e la moto romba per tutta la strada.
<< Donny? Jamie, mi stai portando davvero a farmi tatuare? >> il cuore mi batte a mille. Non sono pronta ad aver un tatuaggio. Non sono pronta a sentire un ago che mi fora la pelle in continuazione.
<< L'hai detto tu! >> si abbassa la visiera e poi si posizione accanto ad un auto.
<< Non devi prendere tutto alla lettera! >> gli urlo quando da gas alla moto e sfreccia via tra le vetture.
Dopo diversi minuti, in cui mi sono vista un paio di volte spiaccicata contro un parabrezza, arriviamo a Camden Lock. Un bizzarro quartiere di Londra. E' colmo di piccoli negozietti che vendono di tutto e poi strani locali che per accedervi, bisogna scendere diversi gradini nel buio più totale. L' unica luce è quella debole prodotta dei neon di diversi colori.
La Harley si ferma proprio davanti ad un edificio. Ha la facciata rosa, in netto contrasto con le facciate gialle e blu degli edifici accanto. C'è una enorme scritta d'orata: Tattoo. Da essa, dipinte, s'innalzano alte fiamme arancioni e sull'estremità dell'edificio sono disegnati quattro assi.
L'entrata mi è impossibile vederla per via della fiumana di persone. Scendo dalla moto. Jamie mi da una pacca sulla spalla.
<< Coraggio, Donny è il migliore! >> 
Anche se cerca di rassicurarmi a ogni passo che facciamo io continuo ad essere in ansia. Il biondo spinge la porta a vetri con rifiniture in rosso e mi ritrovo in una stanza piccola ma ben decorata.
Morbidi divanetti rossi sono addossati alle pareti e in fondo alla stanza c'è un bancone. Dietro una ragazza fa scoppiare un chewing gum. La voce di Billie Joe Armstrong dei Green Day, risuona in tutta la stanza e la canzone "Let yourself go" mi sembra azzeccatissima per l'occasione. Devo lasciarmi andare per compiere questo passo. 
<< Ehi, Jamie! >> esclama quando ci nota. Vengo letteralmente trascinata da lui verso il bancone. La ragazza ci sorride e noto il piercing spuntare da sotto il labbro. I capelli sono di un azzurro stinto e il trucco è estremamente pesante. Le braccia sono completamente coperte da tatuaggi.
<< Donny? >> domanda Jamie.
<< Di là. Devi fartene un'altro? >> sorride mostrando ancora il piercing.
<< Non io. Lei >> mi indica. 
La ragazza mi osserva attentamente. Sembra simpatica e molto gentile.
<< Certamente, seguitemi >> scosta un tenta di perline e ci fa strada. Nell'altra stanza,un uomo sui trent'anni è seduto ad una scrivania. Alle pareti sono appese diverse foto di corpi tatuati, probabilmente da lui.
<< Donny, c'è Jamie! >> urla la ragazza per poi tornare nella sala principale. L'uomo si gira ed io sussulto quando vedo la pistola per fare i tatuaggi.
 E' coperto da colorati disegni, addirittura sul collo. I capelli sono corti, a spazzala di un nero intenso.
<< Amico! >> esclama venendogli incontro. Lo abbraccia e poi si rivolge a me.
<< Che bella ragazza! Sei la sua? >> ammicca.
<< No Donny >> si affretta a dire Jamie.
<< Ok, sono cose personali. Quindi, ditemi. Chi devo bucare? >> alle sue parole sbianco e mi nascondo appena dietro al biondo.
<< Deduco che sei tu >> ride. Io sorrido timidamente e Jamie mi trascina davanti a sé.
<< Deve fare il primo >> commenta lui. 
Donny mi osserva attentamente e poi mi indica la sedia reclinabile. Deglutisco e nervosamente mi vado a sedere.
<< Tranquilla, andrà tutto bene >> mi dice Jamie posando la sua mano sulla mia spalla. Donny si infila i guanti in lattice e prende posto sulla sedia accanto a me.
<< Allora dolcezza, dimmi. Cosa desideri? Farfalle,cuori, stelle, rose...>> 
<< Un ancora >> lo interrompo.
 Sul suo viso compare un espressione felice mentre Jamie è confuso.
<< Mi piace questa ragazza. Le altre vengono qua dentro e si fanno tutte le stesse cose! >> applaude divertito.
<< Dove lo vuoi? >> continua. Allungo il braccio verso di lui e indico il polso.
<< Ok, iniziamo! >> 
Alzo lo sguardo. Jamie mi sorride dolcemente; afferra un sedia e si siede accanto a me dal lato opposto di dove si trova il tatuatone. Il ronzio di quell'affare si diffonde nella stanza e quando lo posa sulla mia pelle chiudo gli occhi e stringo i denti.
<< Tesoro, vedrai che tra poco la pelle si abituerà e farà meno male >>
<< Lo spero! >> gli dico a denti stretti. Nel frattempo Jamie afferra l'altra mia mano e la stringe forte.
<< Ahi! >> esclamo. Donny solleva subito l'ago dalla mia pelle.
<< Ti ho fatto male? >> mi domanda. Scuoto il capo.
<< Non tu, Jamie! Cazzo, mi stai fermando il sangue! >> gli urlo. Lui mi sorride intimidito e rallenta la presa.
Un'ora dopo Donny spegne lo strumento e osserva fiero il suo capolavoro. 
<<  Fatto ! >> esclama. Jamie mi lascia la mano ed io sollevo il braccio per osservare il mio tatuaggio. E' assolutamente fantastico. E' un piccola e graziosa ancora.
<< Grazie mille! >> sorrido a Donny. 
Mi fascia il polso e mi spiega quale crema devo mettere per alcuni giorni e come mi devo comportare.
<< E' stato un piacere! >> mi abbraccia. 
<< Allison, metti sul mio conto. Tornerò presto per farmene un altro >> sorride divertito Jamie alla ragazza.
<< Non ne ho dubbi amico! >> Donny ci saluta un ultima volta e poi scompare dietro alla tenda. Salutiamo anche Allison.
Il polso è ancora intorpidito dal dolore ma mi sento diversa, mi sento felice per aver realizzato ciò che ho sempre avuto paura di fare.
<< Ti piace? >> mi chiede Jamie.
<< Cazzo, si! E' fantastico, ma non c'era bisogno che pagassi tu >> gli dico
<< Io vivo a scrocco in casa tua. E' il minimo >> mi sorride.
Passeggiamo un po' per Candem facendoci largo tra la folla dove incontriamo le persone più strane. Credo di non essermi mai sentita così felice come mi sto sentendo in questo momento.
Mi volto verso di lui e lui fa lo stesso, mi guarda e sul suo viso la bocca forma una graziosa curva all'insù. E' fantastico come un persona possa passare dall'essere un estraneo a diventare la ragione del tuo sorriso. Jamie, anche se non voglio ammetterlo, mi provoca proprio questo. Mi fa sorridere e lo ringrazio con tutto il cuore.
<< Ti fa ancora male? >> mi domanda premurosamente indicando il polso sinistro avvolto nella garza.
<< Un po', ma è sopportabile >> rispondo.
<< Perchè proprio un ancora? >> continua. Io lo guardo e poi abbasso lo sguardo sorridendo timidamente.
<< Può sembrare una cosa stupida ma...>> faccio un breve pausa.
<< Nella mia vita ho ben poche sicurezza. Io sono sempre incerta anche su me stesse e l'ancora è qualcosa di irremovibile. E' qualcosa che quando getti a fatica riesce rimuovere. >> 
Jamie mi sorride entusiasta.
<< Questa >> mi dice battendo la sua mano sul suo braccio destro.
<< Quest' ancora io me la sono fatta tatuare due anni dopo che mamma se ne era andata. Papà era su tutte le furie. L'ho tatuata per il tuo stesso motivo >> 
Sento una stretta al cuore. E' come se sentiamo e proviamo le stesse identiche sensazioni ma io le rinchiudo in me stessa mentre lui le esterna in tutti i modi possibili. Giusti o sbagliati che siano. Arriviamo alla Harley e Jamie sale in sella passandomi un casco. Lo faccio girare per alcuni secondo tra le mani e poi mi avvicino a lui dandogli un bacio sulla guancia.
<< Grazie >> gli sussurro per poi prendere posto dietro di lui.
<< Se fare tatuaggi ti fa questo effetto, credo che verremo molto spesso >> 
Alzo gli occhi al cielo divertita e mi stringo forte a lui.
<< E adesso? >> domando
<< London Eye >> 




Il cielo è grigio e, anche l'ultimo raggio di sole, ha rinunciato a cadere su di noi. Le persone che camminano lungo il Tamigi sono moltissime; i turisti scattano una foto a ogni metro che percorrono immortalando anche i fastidiosi piccioni di Londra. 
Jamie è in coda da circa dieci minuti per acquistare due biglietti del London Eye. La sua assenza mi permette di pensare più lucidamente e rido posando lo sguardo su quella garza bianca. Penso a quello che ho appena fatto e a quello che sto per fare, tutto per merito suo.
<< Ecco a te! >> sbuffa stanco. Afferro il pezzo di carta e con lui mi metto in fila. Una fila interminabile e ad ogni passo sento l'ansia salire.
<< Non mi svenire ok? >> mi dice sogghignando quando la cabina si ferma davanti a noi. 
Sento le gambe tremare e appena metto piede all'interno, mi fiondo sulla panchina al centro d'essa. Jamie prende posto accanto a me.
<< Stai tranquilla! >> mi dice dandomi un bacio sulla tempie e stringendomi a se. 
<< Si, andremo a soli 135 metri dall'altezza ma, cosa vuoi che sia >> rido nervosamente. 
La ruota panoramica gira lentamente in modo da mostrarti per bene il fantastico panorama. I quattro bambini all'interno sono letteralmente schiacci contro i vetri. Alcuni turisti tedeschi scattano foto qua e la, due signore anziane ridono allegramente mentre noi stiamo seduti senza muovere un muscolo.
<< Ti va di alzarti? >> mi chiede. Annuisco titubante. Jamie mi porge la mano ed io l'afferro saldamente.
Come quei bambini anche noi ci appoggiamo al vetro ma i miei occhi sono semi chiusi.
<< Skye, aprili >> sento la sua voce.
 Faccio un lungo respiro e lentamente li apro, uno alla volta. Davanti a me compare il Big Ben. Posso vedere la sua cima e il Parlamento. L'acqua del Tamigi è scura per via delle nuvole ma i bianchi battelli risaltano in essa.
Le auto e gli autobus sono piccoli e sfrecciano sotto di noi. Le persone sono ancor più piccole ma da qua su si può realmente capire quanta gente si trovi la sotto.
Jamie mi da una leggera spallata abbassando la testa al mio livello. 
<< Come va? >> mi chiede senza distogliere lo sguardo dal fantastico panorama.
<< Bene >> annuisco un po' più sicura rispetto a quando sono salita. Con un veloce scatto il biondo mi porta dall'altro lato della cabina.
Lo Shard London Bridge, il grattacielo più alto di Londra, si erge davanti a noi in tutta la sua imponenza e le nuvole si rispecchiano dentro ai suoi vetri. Spunta dai tetti degli altri edifici come un albero si innalza nel bel mezzo di un prato.
Appena abbasso lo sguardo sento un forte giramento di testa e le gambe tremare. Mi attacco al braccio di Jamie e chiudo gli occhi.
<< Va tutto ok >> mi sussurra nell'orecchio. 
La sua voce penetra dentro di me. E' così calda, rilassate ed estremamente sensuale. 
Apro gli occhi e lo guardo in volto. Il grigio che ci circonda svanisce quando incontro i suoi occhi azzurri. Mi sorride dolcemente ed io faccio lo stesso.
Si, sorrido. Anche se ho le gambe che tremano e il cuore a mille per l'altezza, sorrido perchè è il suo a trascinarmi. E' la cosa più bella che potessi vedere in questa giornata grigia. Lo spiraglio di luce più accecante. E' un po' come se fosse la mia salvezza, la mia felicità. Lui è la mia ancora.
<< O mio dio! Siete così carini! >> sentiamo. Ci voltiamo appena e due signore sui settant'anni ci stanno osservando.
<< Grazie...credo >> risponde dubbioso Jamie.
<< Siete bellissimi! Non è vero Marilù? >> la signora alta e magra con un abito azzurro anni 80' si rivolge all'amica. E' l'opposto di lei. Bassa, sovrappeso; anche lei indossa un abito retrò e porta un buffo cappellino su metà testa di un rosso accesso.
<< Già. Siete pieni d'amore! >> ci sorride entusiasta. 
Mi rivolgo a Jamie divertita mentre lui è sconcertato. La ruota si blocca e le porte si aprono.
<< Buona serata ragazzi! Ci si becca in gira! >> ci dice la donna alta e magra prima di scendere mentre l'altra ci ammicca.
<< Anche a voi >> le dico trattenendo una risate mentre il biondo le guarda perplesso.
<< Andiamo! >> sogghigno dandogli un colpetto.
<< Quelle signore sono strane! " ci si becca in giro" ? O mio dio! >> ride Jamie passandomi il casco della moto.
<< Finiscila! >> alzo gli occhi al cielo. Sistemo le mani attorno alla sua vita.
<< Allora : tatuaggio fatto, London Eye fatto...ora manca vedere l'alba >> mi dice voltandosi appena verso di me.
<< Davvero? E dove andiamo? >> domando titubante
<< Vedrai >> ammicca. Si abbassa la visiera e parte a tutto gas.



*Spazio autrice*
Salve!
Il capitolo è più lungo rispetto agli altri anche perchè per due settimane non potrò aggiornare visto che parto per le vacanze.
Mi dispiace moltissimo!
Spero comunque che questo capitilo vi piaccia. Un bacione e buone vacanze anche a voi! 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Alba ***


Per diversi minuti giriamo per la città. Il traffico è sempre fitto e il cielo è sempre più scuro. Sono circa le 7.30 e Jamie imbocca la strada che porta a Picadilly Circus. 
<< Mangiamo qui? >> domando quando ci fermiamo davanti al Red One, il locale in cui ero venuta con Jess e avevo conosciuto il suo ragazzo e il biondo. Il ricordo è lontano, come se fossero passati anni e invece sono passati solo alcuni giorni.
<< Perchè? Non ti piace? >> si sfila il casco e si riavviava i biondi capelli. Io faccio lo stesso con miei e mi scappa l'occhio su due ragazze che ci stanno passando accanto. La biondina da un gomitata all'amica che subito sorride non appena si accorge di Jamie. Sollevo un sopracciglio e scuoto il capo divertita.
<< Che hai? >> mi domanda. 
Posa il braccio libero dal casco sulla mia spalla e lentamente mi conduce verso la porta del locale.
<< Non te ne accorgi? >> replico divertita.
 Jamie mi guarda perplesso quando si ferma per aprirmi la porta. Scivolo dentro e lo stesso signore elegante della volta precedente ci accoglie a braccia aperte.
<< Buona sera! Per due? >> chiede. 
Annuisco e seguiamo l'uomo. Il locale è pieno di persone ma fortunatamente c'è un tavolo, un piccolo tavolo accanto ad una graziosa colonna. La luce soffusa rende tutto più interessante e..romantico.
<< Ecco a voi >> ci sorride gentilmente. Posa sul tavolo due menù e poi si allontana.
Jamie continua a guardarmi. 
<< Allora? Che stavi dicendo? >> apre il libretto rilegato e comincia a sfogliarlo.
<< Quelle due che passavano. Ti hanno squadrato da testa a piedi. Credo che se non ci fossi stata io, ti sarebbero saltate addosso >> rido girando le pagine plastificate.
<< Già. Peccato che io ho occhi solo per una ragazza >> continua con aria noncurante. Improvvisamente la felicità che sto provando svanisce quando sento le sue parole. Mi sento quasi in colpa per non essere pronta ad afferragli quel faccino angelico e rubagli un bacio.
<< Lo sai che la notte è lunga? >> gli dico ironica quando usciamo dal locale. Sono solo le 9.15. Londra è in continuo movimento e l'assenza del sole non ha di certo scoraggiato i turisti e gli abitanti a stare in casa.
<< Ma con te passerà in fretta >> mi sorride. Entriamo in uno Starbucks e prendiamo due caffè doppi. Jamie guarda l'orologio sul suo cellulare poi lo infila in tasca.
<< Andiamo! >> mi dice alzandosi di scatto. L'osservo senza capire che sta succedendo e poi lo seguo fuori. Ripercorriamo tutta la strada fatto fino a ritornare al Red One. Saliamo in moto e ci dirigiamo verso il Tower Bridge. Non ho idea di dove stiamo andando ma mi abbandono a lui. Lo stringo forte a me. Passiamo davanti alla City dove, uomini d'affari in giacca e cravatta, escono dai loro uffici muniti della loro ventiquattrore. Jamie parcheggia la moto in un vicolo. 
<< Dove siamo? >> domando alzando gli occhi per vedere gli altri palazzoni. Lui non mi risponde. Afferra la mia mano e mi fa strada. Imbocchiamo piccoli vicoli, cupi e umidi. Jamie si ferma davanti ad una porta scura chiusa a chiave, la scala antincendio si innalza accanto ad essa.
<< Jamie, non possiamo entrare! >> esclamo guardandomi attorno per vedere se qualcuno ci stesse osservando.
<< Rilassati. Abbiamo il permesso. Beh, io almeno >> mi dice facendo spallucce. Spinge il cassonetto dei rifiuti accanto a noi, si inchina e solleva un sudicio tombino. Da esso estrae una chiave con un grosso portachiavi, uno di quelli che ti regalano ai fastfood.
<< Ecco fatto >> mi sorride quando sente la serratura scattare.
La pesante porta, coperta di graffiti, si apre e al di là c'è un buio corridoio.
<< Jamie... >> mi schiarisco la voce facendo un passo indietro. Lui mi guarda e dopo aver notato la mia espressione titubante si rilassa, fa un lungo respiro e poi mi sorride.
<< E' il palazzo di mio padre. Lui lavora qui ed è il proprietario. Io ho il permesso di entrare e poi ho la chiave >> me la sventola proprio davanti al naso con fare beffardo.
Sospiro. La mia testa mi dice di non varcare quella soglia. Di fare retro marcia ma il mio cuore dice l'opposto. Mi dice di andare oltre. se rinunciassi mi perderei una delle cose più belle della mia vita. Mi dice di seguire quel biondo così infilo l'indice nel passante dei suoi jeans. Non vedo nulla e sono completamente nelle sue mani.
Jamie si blocca ed io faccio lo stesso. Comincia a tastare qua e la poi uno spiraglio di luce compare nella stanza. Scivoliamo all'interno della seconda porta e numerose scale si innalzano. Jamie mi trascina su di esse facendo gli scalini di metallo due alla volta.
Un'altra porta ci sbarra la strada. Il biondo si volta verso di me con un sorriso enorme. Io sorrido debolmente. Quando la apre il sole che ormai è quasi calato riflette un ultimo raggio su di noi e i grattacieli della City si ergono davanti ai nostri occhi. Siamo sul tetto dell'edificio e da qui posso vedere parte di Londra. L'orizzonte è di un rosa tenue ma ormai sta lasciando il posto al nero della notte.
Jamie fa alcuni passi, la porta si richiude dietro di noi. Ci sediamo a terra con la schiena contro il muro da dove siamo entrati.
Sento il mio cuore battere e per qualche strana ragione ho voglia di parlagli, di raccontagli ciò che non ho mai detto.
<< Mio papà mi portava qui qualche volta dopo il lavoro. Ovviamente prima che succedesse quel casino con mia madre >> sento dirmi da Jamie.
<< Sono dovuto crescere in fretta. Non ho mai fatto il ragazzino di quindici anni. Ho rinunciato anche al ballo scolastico. Ero infuriato con il mondo intero, forse lo sono ancora adesso >> scuote il capo accennando un sorrisino.
<< Io avrei rinunciato al ballo scolastico molto volentieri. Avrei voluto perdere quegli anni, molto volentieri. >> intervengo con il capo chino. Sento i suoi occhi posarsi su di me.
<< Perchè? E' stato così brutto? >>
<< Orribile...insomma lei era Jessica ed io l'amica di Jessica. Nessuno si accorgeva mai di me, nessuno si interessava mai a me. Tutti l'adoravano. Qualsiasi ragazzo la vedesse, anche per poche ore, si prendeva una sbandata per lei. A me queste cose non capitavano mai, non mi capitano mai. Per questo io mi odio e sono dura con me stessa, perchè mi incolpo per il fatto di non essere abbastanza >> le lacrime cominciano a rigarmi il viso e dolcemente Jamie me lo afferra. Mi guarda dritto negli occhi e accenna appena un sorriso. Passa i pollici su di me asciugandomi le lacrime. 
<< La malattia di questa generazione è la bassa autostima e tu sei gravemente malata >> mi dice con un pizzico di ironia, sollevo un sopracciglio.
<< Tranquilla, io conosco la cura >> ammicca lasciandomi il viso.
<< A si? E quale sarebbe? >> domando curiosa.
<< Io >> mi dice allargando le braccia per farsi vedere bene. Rido vedendo l'espressione buffa sul suo viso.
<< Tu?! >> esclamo divertita.
<< Oh andiamo, chi è che ti ha fatto sentire bella? Anche per una sola sera? >> 
Lo guardo perplessa. Non so a cosa si sta riferendo ma pensandoci bene io mi sento bella ogni volta che lui mi guarda. Il suo sguardo è diverso quando si posa su di me e mi fa sentire bene.
<< Beh non dirmi che tu sei sempre sicuro di te stesso >> gli do una leggera pacca sulla spalla. Appoggio la schiena al muro e lui fa lo stesso.
<< No e..da un paio di giorni non sono più sicuro di nulla >> mi risponde sempre con quel sorrisetto.
<< Ma di una lo sono >> gira il viso verso di me e mi guarda serio. Lo fisso in attesa che finisca la frase.
<< La prima volta che ci siamo baciati, o comunque che io ti ho baciato. Non so vedila come vuoi, ho capito che non avrei più voluto baciare un altra ragazza che non fossi tu. Può sembrare strano e anche se non ti piace ricordare che siamo andati a letto insieme, io me lo ricordo benissimo e non voglio dimenticarlo >> 
Ascolto ogni singola parola e la chiudo dentro al mio cuore.
Il sole oramai è calato e i lampioni in strada si accendono uno dopo l'altro seguiti da quelli degli alti palazzoni. L'aria è fresca, porto le gambe vicino al petto e stringo le spalle.
<< Non vuoi proprio parlarmi di Liam >> sento dirmi, tengo lo sguardo fisso sul Tower Bridge che è ancora molto trafficato.
<< Perchè t'interessa così tanto di Liam? >> domanda.
<< Ehm...non so. Quel ragazzo mi fa venire i brividi >> replico.
 Jamie accenna una risata.
<< Liam è tutta apparenza. Si sente onnipotente solo perchè ha un bel faccino >> 
Tossisco divertita e lui mi fulmina con lo sguardo.
<< Beh, è un bel ragazzo >> faccio spallucce per poi scoppiare a ridere.
<< Ok, solo per questo non ti dirò nulla >> mi segue ridendo. 
L'aria è ancor più fredda e comincio ad aver i brividi. Jamie si avvicina a me e posa il suo braccio attorno al mio; mi accuccio accanto a lui che mi stringe ancor di più. Comincio a sentire il suo calore su di me; sbadiglio sentendo gli occhi pesanti.
<< Come fa la canzone? Quella che cantavi al parco? >> domando.
<< Vuoi che te la canti per caso? >> sorride beffardo. Annuisco e appoggio il capo contro il suo petto.
<< Lights go down you try and not make a sound hearts collide we still have plenty of time I’m like a child, a boy, a young man at 23 and I believe in us because you believe in me. Believe in me... >> 
la sua voce mi avvolge e ogni mio muscolo si rilassa.
<<...and I’ll wait for you in the dark, arms out stretched, comforting lover... >> ora la sua voce si fa lontana e miei occhi sono troppo pesanti per tenerli aperti. Lentamente li sento chiudersi e il mio battito farsi regolare.

<< Skye. Skye, svegliati >> una voce calda penetra nelle mie orecchio e il respiro caldo si posa sul mio collo. Apro gli occhi. Il cielo si sta colorando di un tenue rosa, i contorni delle nuvole sono in evidenza. Il braccio di Jamie mi tiene ancora stretto a sé.
<< Forza non vorrai perderti l'alba >> mi sussurra. Mi sfrego gli occhi ed annuisco. Il biondo si alza per poi allungarmi una mano. Mi porta dall'altra parte del tetto dove i palazzi sono più bassi e dove il cielo è più visibile.
<< Sei stato sveglio tutta la notte? >> gli domando guardando l'orizzonte al di sopra dei tetti.
<< Si >> mi rispende con fermezza.
<< Potevi dormire un po' anche tu >> continuo. Siamo in piedi uno accanto all'altro ed entrambi abbiamo lo sguardo lontano.
<< Ma avevo te tra le braccia. Non avrei potuto >> scuoto il capo non capendo cosa voglia dire.
<< Quella mattina non ti ho visto svegliarti perchè ti eri già alzata. Questa volta non volevo perdermelo >> fa spallucce e appoggia le mani sul muretto che separa il tetto dal precipizio. Sorrido nascondendomi dietro ai capelli.
L'enorme sfera rossa spunta lentamente da dietro i tetti emanando raggi caldi in tutte le direzioni. Il cielo è completamente rosa e le nuvole scure risaltano ancor di più. Jamie posa ancora una volta il braccio attorno al mio collo ed io, per la prima volta, lo stringo portando le mani attorno alla sua vita. Abbassa il viso e mi da un lungo bacio sulla testa. Lungo la mia schiena compare quel brivido, il brivido che provavo i primi giorni con lui. 
Inspiro. Voglio assaporare ogni secondo, ogni profumo e ogni sensazione di questo momento. 
<< E' bellissima >> commento chiudendo gli occhi quando una leggera ventata mi sfiora la pelle.
<< Anche questa è fatta >> esclama fiero di sé. Lo stringo strofinando la guancia contro il suo petto. Mi sento protetta e per una volta felice, ma felice per davvero.
<< Che ne dici di una bella colazione? >> mi domanda.
<< Sono le 5.30 >> rido.
<< Conosco un posto a circa mezz'ora da qui che apre alle 6.00 >>
Annuisco ma non riesco a staccarmi da lui, forse perchè sto bene e, a quanto pare, nemmeno lui.
<< Siamo strani >> sorride
<< Perchè? >>
<< Beh...non siamo amici, non siamo nemmeno fidanzati. Litighiamo ma aspettiamo l'alba insieme. Cos'è tutto questo? >> 
Alzo il viso e guardo i suoi occhi azzurri persi nel cielo.
<< Andiamo Jamie >> scivolo via dalla sua presa e mi incammino verso le scale seguita da lui.
<< Non sei troppo stanco per guidare? >> gli domando salendo sulla Harley.
<< Con te accanto? No >> scuote il capo e mette in moto. I lampioni si stanno spegnendo e nelle strade cominciano a riversarsi le persone. Corrono verso la metropolitana con le loro ventiquattrore. Alcuni negozi stanno facendo rifornimento mentre noi gli sfrecciamo davanti.
Mezz'ora dopo siamo davanti ad un piccolo locale nel quartiere di Tottenham. E' completamente in legno, assomiglia a quei pub antichi. Appesi alla porta ci sono due vasi colmi di fiori rossi.
Jamie spinge la porta e la campanella posta al di sopra di essa tentenna. Appena metto piede all'interno vengo avvolta da una canzone degli ACDC.
Sono le 6.10 ma qua dentro sembra già di essere all'ora di punta.
<< Ehi, cazzone! >> esclama Jamie. Sgrano gli occhi, lui mi sorride ammiccano. 
Il ragazzo al bancone smette di pulire i bicchieri e alza il capo.
<< Chi si vede! Come mai da queste parti? >> 
<< Era l'unico posto aperto a quest ora! >> commenta.
<< Che fottuto stronzo! Ti servo solo a questo eh? Ti ricordo che mi devi anche un favore. Si, quando ti ho lasciato casa mia libera con... >> la sua voce va in calare quando mi vede.
<< Skye, questo coglione è Sean. Sean, questa è Skye >> ci presenta Jamie ridendo.
<< Oh cazzo. Scusami, non ti avevo vista. Jamie è un bravo ragazzo...sai, lui... >> lo vedo in difficoltà e mi scappa una risata.
<< Sta zitto. Mi conosce e non è la mia ragazza >> interviene il biondo sedendosi al bancone seguito da me.
<< Come fate a conoscervi? >> domando.
<< Lui è il migliore amico di mio fratello Sam e beh...lavoravamo insieme ogni tanto >> mi spiega Jamie.
<< Lavoravate? >> 
<< Baby, meglio non sapere >> ammicca Sean. Sollevo un sopracciglio e lui batte la mani.
<< Ok, ragazzi. Ditemi, che volete? >>
<< Uova strapazzate e bacon...ti va? >> 
Annuisco anche se la mia espressione è truce. Jamie mi sorride.
<< Dai, Skye. Non fare così >> si avvicina e comincia a farmi il solletico sui fianchi mentre mi da piccoli baci sul viso. Io rido cercando di fermarlo.
<< Siete sicuri che non state insieme? >> chiede il ragazzo con un enorme sorriso.
<< Facci sta cazzo di colazione >> risponde scettico Jamie.
<< Come sei delicato con i tuoi amici >> rido



 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Tuoni e fulmini ***


Mangiamo la nostra colazione ed una volta finita Jamie si alza, seguito da me.
<< Grazie mille! >> sorrido a Sean che come risposta ammicca allegramente.
<< Riferisci a tuo fratello che quando torna mi deve una birra! >> si rivolge a Jamie che nel frattempo estrae una banconota dal portafoglio.
<< Certamente >> posa i soldi sul bancone.
<< A me ne deve due >> continua. Si infila il portafoglio nella tasca posteriore dei jeans. Mi afferra la mano e mi conduce fino alla porta.
<< Ci si vede! >> sentiamo dire dal ragazzo. Jamie alza una mano e sorridendo esce dal locale.
Il sole fatica ad uscire da dietro le nubi ma le strade lentamente si stanno propalando sempre più. Il freddo venticello soffia su di noi facendomi rabbirvidire.
<< Direi di andare a casa a fare una dormita >> dico stirandomi. Oggi è il nostro giorno di pausa per cui, il mio unico pensiero, è quello d'indossare il pigiama.
<< Ehi, tu hai dormito. Sono io che sono rimasto sveglio tutta la notte >> mi dice ridendo.
<< Non sono stata io a chiedertelo >> lo colpisco leggermente con la mano sulla pancia e lui si blocca guardandomi truce.
<< Se non ci fossi stato io a tenerti tra le mia braccia, saresti morta di freddo, signorina >> mi spiega con aria da superiore. Alzo gli occhi al cielo.
<< Andiamo si o no? >> domando scocciata.
<< Ai suoi ordini >> fa un goffo inchino e mi passa il casco, rido infilandolo. 
Diversi minuti dopo siamo a casa. La serratura della bianca porta scatta e in punta di piedi entriamo in casa. L'orologio digitale sul mobiletto all'entrata segna le 7.45.
<< Ok, buona notte >> mi dice frettolosamente. Mi supera ma appena mette piede in soggiorno lo blocco chiamandolo.
<< Che c'è? >> mi domanda.
Cosa sto per fare? Perchè mi vengono questo idee? Il mio cervello mi dice di smetterla di pensare e di filare in camera eppure il mio cuore vuole trascorrere ancora un po' di tempo con lui. La mia bocca si apre appena.
<< Ti va di venire di la con me? >> improvvisamente sento le guance avvampare dall'imbarazzo. Mi domando perchè mai ho fatto una domanda del genere a Jamie, che si sa, lui sicuramente la interpreta a sua modo.
Stringe gli occhi e si morde il labbro. Mi osserva per alcuni secondi.
<< Mi stai chiedendo se io e te... >>
<< No! Jamie, no! >> scuoto il capo e lui tira un sospiro di sollievo.
<< Ok, sai... così su de piedi, insomma, è imbarazzante. Poi con gente in casa...>> continua lui, appoggiandosi allo stipite.
<< Sta zitto un attimo! Volevo solo chiederti se volevi dormire in camera mia invece che su quello schifo di divano >> dico senza prendere fiato. Il suo volto si illumina.
<< Allora lo sai anche tu che quel divano fa schifo. Quando lo cambierete? >> mi dice incamminandosi verso la mia camera. Spalanca la porta e si getta a peso morto sul letto rimbalzando sulla schiena.
<< Non c'è bisogno di rompermelo >> dico ironica chiudendo la pota. Mi avvicino al letto e mentre cerco di togliere le Converse Jamie mi afferra per i fianchi facendomi cadere accanto a lui.
<< Come siamo gentili! >> esclama iniziando a farmi il solletico ovunque. Cerco di trattenere le risate per evitare di svegliare gli altri ma mi risulta impossibile.
<< Shhhh, sveglierai tutti >> posa la sua sulla mia bocca ed io la mordo.
<< AHI! >> esclama spostandosi da me. Mi volto e lo guardo con aria fiera.
<< Mi hai morso? Mi hai morso? >> ripete divertito.
<< Mi sono vendicata >> rido tirandogli un cuscino sul volto. Ha i capelli scompigliati e sul volto un espressione stupida.
<< Come fai a non avere sonno? >> domando incrociando le gambe. Jamie è sdraiato sulla schiena, le braccia incrociate dietro alle testa e  mi guarda con un espressione serena.
<< Ci credi che quando sono con te non ho bisogno di nulla? >> 
Sorrido imbarazzata. Scosto una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Dopo una breve pausa, il silenzio che si è venuto a creare scompare quando sento la voce spezzata di Jamie.
<< Skye, di devo dire una cosa >> il suo sguardo, come le altre volte, diventa cupo. Deglutisco e nervosa annuisco.
<< Da dove parto? ... Cazzo, nel mio cervello sembrava meno complicato >> si sfrega la fronte col dorso della mano e chiude gli occhi.
<< Devo fare un ultimo incontro >> esclama tutt'uno fiato. Lo dice con così tanta fretta che quasi mi risulta difficile capire. La luce nella stanza è tenue e sulle tende si riflettono i rami degli alberi del parco difronte.
<< Fare cosa?! >> domando scuotendo il capo.
<< Liam mi ha chiamato questa notte. Mi ha detto che mi manca un incontro e che poi sarò libero. Non dovrò più combattere e... >> 
<< Frena, frena >> lo interrompo scioccata.
<< Liam? E' per questo che conosci Liam? E' questo che fa? Organizza incontri illegali di pugilato?! >>  Jamie abbassa lo sguardo ed io sento il sangue ribollirmi nelle vene.
<< Non fa solo quello >> sento dirmi. Per un instante mi sento morire e comincio a sudare freddo.
<< Ti vende l'erba, giusto? >> chiedo con le mani che tremano. Il biondo solleva appena lo sguardo, i capelli gli coprono parte del viso ma riesco comunque a intravedere i cupi occhi azzurri.
<< Mi hai mentito. Mi avevi detto che lui non ti vendeva quella merda >> le lacrime cominciano ad affiorare e il cuore se prima batteva forte, ora andava ancor più forte.
<< Ho sbagliato Skye. Ancora non ti conoscevo e...con questo incontro uscirò da tutto >> si avvicina al mio volto, incrocia le gambe. I jeans rotti  lasciano intravedere la rosa tatuata sul ginocchio destro. Mi afferra il volto delicatamente e mi guarda dritto negli occhi ed io, come di regola, mi perdo nei suoi.
Esternamente assomigli quasi ad un angelo mentre all'interno c'è un demone che lo divora.
<< Promettimelo. Promettimi che dopo, tutta quella merda sparirà >> chiudo gli occhi  e una lacrima scivola lungo la mia guancia fermandosi quando incontra la mano di Jamie.
<< Skye, non sono più il ragazzo di prima. Sono cambiato nel momento in cui ho incontrato i tuoi occhi su quell'autobus >> mi sorride dolcemente
<< Promettimelo >> ripeto stringendo i pugni.
<< Te lo prometto >> mi da una bacio sulla fronte  per poi scivolare contro la testiera del letto.
<< Vieni qui. Ho bisogno di dormire un po' >> batte la mano sul materasso accanto a lui.
Sospiro. Mi sistemo accanto appoggiando la testa sul suo petto e , come sul tetto, mi abbraccia. Questa volta però sono i suoi occhi a cedere. Il respiro si fa regolare e anche se dorme, la presa è ben salda. 
Lo ammiro mentre dorme e non faccio altro che ripetermi di quanto sono stupida a non digli che lo amo, perchè è così: io lo amo.

Il rumore sommesso dell'asciugacapelli di Paris mi risuona nelle orecchie. Un lampo illumina completamente la stanza. L'orologio del cellulare sul comodino indica le 11.30. 
Mi stiracchio sollevano il capo da Jamie. Anche lui apre gli occhi sbadigliando con poca grazia.
<< Ehi >> mi dice sorridendo con gli occhi semichiusi. La visione migliore che potessi avere appena sveglia.
<< Ho una chiamata persa da mia madre. E' meglio che la richiami >> dico osservando lo schermo del cellulare. Lo porto all'orecchio e aspetto che squilli. Jamie appoggia la schiena contro la testata del letto e mi osserva. I capelli scompigliati li cado sul viso e con l'indice e il pollice gioca con il suo labbro inferiore.
<< Pronto? >> la voce di mamma risuona dall'altra parte e per un istante mi paralizzo. Guardo fuori dalla finestra e prendo fiato.
<< Ciao mamma, mi hai chiamato? >> 
<< Ciao tesoro! Si, ti ho svegliato per caso? >> mi domanda premurosamente. Sorrido appena e Jamie lo nota sorridendo a sua volta.
<< No mamma. Tranquilla. Che volevi? >> continuo scostando i capelli dietro all'orecchio.
<< Tra due giorni c'è il compleanno di tua cugina Violet >> il mio cuore subisce un duro colpo.
<< No mamma. No ti prego. Violet no! >> mi affretto a dirle con tono di supplica.
<< Tesoro...ci saranno anche gli zii. Fallo per me. >> mi dice mia madre 
<< E papà? >> le chiedo. Jamie, che sembrava assorto nei suoi pensieri, sobbolaza sul letto e mi guarda attentamente.
<< Papà ti vuole. Mi ha detto di salutarti tanto. >>
<< Ok...ma io mamma, come dire, non sono da sola >> tossisco imbarazzata.
<< Oh, porta anche il tuo ragazzo >> esclama allegramente.
<< Non lo è mamma >> scuoto il capo con le guance che avvampano dall'imbarazzo.
<< Non importa. Amico, fidanzato. Venite e basta! Alle 19.30 fatevi trovare qua? Ok? Ciao un bacione >>
Non faccio nemmeno in tempo a replicare che lei ha già riattaccato. Getto il telefono ai piedi del letto e mi lascio cadere accanto al biondo.
<< Aaaah! Perchè?! Perchè?! >> urlo portandomi il cuscino sulla faccia.
<< Che stai facendo? >> sento la voce di Bower. Non rispondo così lui lo afferra strappandomelo.
Mi guarda.
<< Beh? >>
<< Uff, devo andare a casa dei miei genitori per lo stupido compleanno della mia noiosissima cugina >> sospiro. Lui sorride appena e si passa una mano tra i capelli.
<< Credo che il problema sia tutta la famiglia, non tua cugina >> 
<< E' per questo che tu mi accompagnerai! >> esclamo. Jamie sbarra gli occhi e si alza dal letto.
<< Scordatelo! >> esce dalla stanza seguito da me. 
<< Jamie, dai. Ti prego! >> lo supplico entrando in cucina.
Jeremy e la mia amica stanno parlando seduti al tavolo e si interrompono appena ci vedono.
<< No Skye! >> sbuffa aprendo il frigorifero.
<< Che succede? >> chiede curioso Jeremy.
Gli spiego la situazione e come risposta ottengo una fragorosa risata da parte del fidanzato della mia amica.
<< Come? Non mi ha invitato quella piccola stronzetta? Non che mi importi molto...però che stronza! >> si lamenta Jess continuando a sfogliare la rivista di Paris.
<< Se vuoi andare tu al mio posto >> interviene Jamie. I due si voltano prima verso di lui e poi guardano me a bocca aperta.
<< Lui? Vuoi far conoscere Jamie hai tuoi? >> Jeremy sgrana gli occhi.
<< No! E'solo per non sentirmi sola! >> faccio spallucce e poi sospirando mi avvicino a Jamie che nel frattempo si sta scolando una bottiglia di succo d'arancia.
<< Ti prego Jamie. Ti supplico, fallo per me >> lo imploro tirandogli il braccio come fanno i bambini quando vogliono qualcosa. Lui senza dire una parole scuote il capo fiero della sua decisione.
Nella stanza compare Paris e tutti ci fermiamo a guardarla. Ha indosso un abito lungo fino a metà coscia a righe bianco e blu come le zeppe che porta ai piedi. I capelli sono sciolti e cadono sulle spalle fermati da un ampio cappello di paglia con una graziosa fascia bianca.
<< Ma...dove stai andando? >> domanda perplessa  la mia amica. I ragazzi sbarrano gli occhi e Jamie per poco non si strozza.
<< Sta diluviando fuori. Non è tempo da mare >> continua il fidanzato di Jess con un voce titubante. 
<< Ho un servizio fotografico. Mio dio, ma non avete ancora capito che lavoro faccio? >> sbuffa alzando gli occhi al cielo. Afferra il suo impermeabile che è appeso all'entrata e poi ci sorride acida prima di uscire da casa.
Un lampo illumina la cucina e il rumore sordo di un suono fa tentennare i bicchieri sullo scaffale. Jessica salta in piedi e afferra anche Jeremy.
<< Coraggio. Mi devi accompagnare a fare shopping >> 
Sento Jey emettere un suono di disapprovazione e lei lo fulmina con lo sguardo.
<< Me lo avevi promesso >> si lamenta
<< Si ma Jess. Guarda cosa sta vendo giù?! Quella non è pioggia! >> la voce cantilenante del fidanzato fa sorridere me e Jamie che ha ripreso a bere il suo succo d'arancia.
<< Muovi quel culo! >> ringhia Jessica. In un batter d'occhio i due scompaiono in camera ed io rimango sola con il biondo e la pioggia. Lo guardo con il labbro inferiore appena all'infuori e con occhi da cucciolo. Lui sospira scuotendo ancora il capo.
<< Fallo per me >> dico sussurrandogli all'orecchio. Le mie labbra lo sfiorano appena, si irrigidisce e lentamente posa la bottiglia.
<< Skye >> si schiarisce la voce. Io mi avvicino ancor di più al suo orecchio, sorrido maliziosamente per poi dargli un bacio sulla guancia.
<< Grazie >> esclamo allegra incamminandomi verso la porta.
<< Non vale Skye. Tu mi stai corrompendo >> mi indica con sguardo truce. Faccio spallucce non capendo.
<< Che? Non ti ho offerto nulla >> spiego perplessa. Jamie sorride malizioso e improvvisamente nel mio cervello cominciano a vorticare strani e perversi pensieri.
<< Bower! >> urlo stringendo i pugni. Il biondo mi guarda divertito venendo illumino da un altro lampo. I vetri e lo specchio in corridoio tentennano ancora e per un attimo la luce cala.
<< Non ho detto nulla >> ride beffardo. Lo fulmino con lo sguardo e me ne ritorno in camera da letto. Dopo alcuni secondi vedo i due piccioncini uscire muniti d'ombrello e mantellina anti-pioggia.
<< Buona giornata >> esclamo sorridendo ai due ironica. Jessica ricambia, sembra stia camminando su una nuvola mentre Jeremy mi guarda in cagnesco quasi maledicendomi.
<< Sicuramente >> mi risponde ironico. Sento la porta chiudersi e la lontana voce di Jessica.
Dopo alcuni minuti di totale silenzio, dove, l'unico suono è quello della pioggia che batte incessantemente contro i vetri delle finestre sento suonare il campanello. Uno, due, tre volte.
Jamie che è sartiato sul divano e non ha la minima intenzione di alzarsi così trascino i piedi fino alla porta d'ingresso.
<< Ehi, dolcezza! Bower è qui? Cazzone! >> urla Liam spingendomi per entrare in casa. Sono sconcertata. Come si è permesso? Non è casa sua!
Lo seguo in soggiorno, si ferma accanto al divano e sorride divertito vedendo Jamie. Indossa un giubbotto scuro dove si notano ancora le gocce di pioggia. I jeans sono rigorosamente stracciati e le alte Nike bagnate emettono sordi cigolii a contatto con il parquet 
<< Jamie, c'è il tuo...amico? >> dico perplessa. Si volta lentamente verso di noi e sbarra gli occhi, sconcertato quanto me.
<< Che cazzo ci fai qui? >> domanda saltando in piedi. Liam apre le braccia e ride.
<< Come? Non ti ricordi? E si che hai smesso da poco. Sono qui per organizzare l'incontro che si terrà tra due giorni coglione >> Liam si lascia cadere sulla poltrona ed io rimango a bocca aperta.
Improvvisamente sento come una stretta alla gola e la rabbia risalire dal ventre.
<< Cazzo, l'incontro. Me ne ero scordato! >> esclama portandosi una mano sul volto. Lo guardo truce appoggiandomi con la schiena contro lo stipite della porta.
<< Certo. Non lo sapevi >> sussurro acida.
<< Non voglio sapere i vostri problemi di coppia ok? Non sono un consulente matrimoniale >> interviene Liam muovendo le mani come fosse un presentatore televisivo. 
<< Già, sei una specie di criminale? >> domando ironica, sono così infuriata che le non mi accorgo nemmeno di quello che dico ma poco m'importa.
<< Io mi definirei più un uomo d'affari >> fa una smorfia con la bocca guardando il soffitto. La pioggia continua a battere forte contro i vetri.
<< Si loschi >> esclamo.
<< Skye! >> mi ammonisce Jamie, lo guardo truce per poi sbuffare.
<< Bower mi servi carico ok? Devi combattere contro McGray e quello è un tipo duro. Ha staccato più denti lui che un dentista >> 
Guardo Jamie e sembra rilassato. Davvero non capisco come faccia. Per un'istante la rabbia svanisce lasciando posto all'ansia e alla paura.
<< Dobbiamo farci trovare alle 21.30 al vecchio edificio a Camden Town, capito? Entrerai dalla finestra rotta che c'è sul retro e... >>
Liam spiega al biondo come se stesse progettando una missione militare, è accurato e non trascura nessun dettaglio. Se solo usasse la sua intelligenza per fare qualcosa di più costruttivo. Mentre ascolto l'ansia aumenta e i brividi percorrono il mio corpo.
<< Ci siamo intesi? >> Liam guarda Jamie come un cacciatore guarda il suo miglior segugio.
<< Certo >> annuisce lui senza lasciar trapelare alcun tipo di emozione.
<< Perfetto! E' stato bello vedervi ma ora ho cose più importati da fare. Dolcezza, ci si vede >> ammicca ed io sorrido acida.
<< Oh, te ne sei scelta una proprio niente male. Chissà se anche a letto..>> dice mentre raggiungere la porta. Jamie si alza di conseguenza e gli posa una mano sul petto
<< Wow, frena quella cazzo di lingua >> dice interrompendolo, contrae la mascella e lo fissa per diversi secondi. Il ragazzo sorride beffardo.
<< Non è la tua ragazza >> gli sussurra all'orecchio con fare di sfida. Jamie lo afferra per il collo della giubbotto e lo attira a sè. Il respiro è irregolare e le narici sono dilatate.
<< No, Jamie. Smettila >> intervengo mettendomi in mezzo. Il biondo dopo alcuni strattoni lo lascia. Liam si sistema il cappuccio che è tutto arrotolato. Cerca di riprendere un'aria dignitosa e poi ci sorride.
<< Spero che all'incontro avrei la stessa energia. Ci si vede >> sorride beffardo, si avvia alla porta per poi scomparire dietro. Corriamo alla finestra e lo vediamo salire su un grosso Range Rover nero opaco.
<< Ne fa di soldi però >> commento sarcastica. Jamie mi guarda perplesso.
<< Non sei arrabbiata? >> mi domanda.
<< Se sono arrabbiata? Ah, no. >> faccio una pausa fermando ad osservare le gocce di pioggia che scivolano veloci lungo il vetro. Gli alberi ora ondeggiano per via del forte vento e il cielo è ancor più scuro e cupo.
<< Sono furiosa! >> alle mie parole la stanza s'illumina e un forte tuono cade su di noi.
Il biondo corruga la fronte e mi osserva basito.
<< Skye, me ne ero dimenticato >> tenta di scusarsi con il tono di voce cantilenante.
<< Si certo, è il combattimento più importante e tu te ne dimentichi >> dico irritata.
<< Perchè quando sono con te non penso più a nulla >> mi dice con gli occhi pieni d'amore.
<< Oh, finiscila! Tu lo sapevi! L'hai fatto apposta! Ah, non sai quando ti vorrei a prendere a schiaffi in questo momento! >> urlo voltandomi verso la finestra.
<< Andiamo, è una stupida festa di compleanno. Io non c'entro niente con la tua famiglia. Cosa vengo a fare? >> sento dirmi da lui. Mi volto furiosa e lo fisso in cagnesco. Il sorrisino stupido lascia spazio ad un espressione seria.
<< Io ci tenevo ok? Io volevo andarci con te >> gli dico con una calma degna di un monaco buddista.
<< Perchè? >> fa spallucce.
<< Perchè tu sei l'unico che mi fa sentire a mio agio e... >> mi blocco, quello che sto per dire credo sia la cosa più egoista di tutte.
<< E perchè vedendoti mio padre probabilmente avrebbe dato di matto >>
<< Quindi io sono l'oggetto per la tua repicca >> finisce la frase Jamie. Lo guardo piena di odio nei miei confronti per aver pensato ad una cosa del genere ma lui mi sorride.
<< Skye! Sono così fiero di te! >> mi stringe a se sollevandomi da terra. Facciamo alcuni giri su noi stessi  e poi, con la testa che gira, mi posa di nuovo a terra.
<< Grazie >> rispondo perplessa.


*Spazio autrice*
Ehi! Come sta andando la vostra estate?
Io sabato parto per andare al mare una settimana e, non uccidetemi, non potrò aggiornare.
Continuerò a scrivere il prossimo capitolo, ovviamente.
Spero che questo vi piaccia comunque.
Un bacione, a presto!















Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Fratellino ***


La pioggia cade incessantemente sulla città. Dopo un'ora circa dalla visita sgradita di Liam, Jamie ha deciso di andare a farsi una passeggiata. Dice che la pioggia lo aiuta a pensare, su cosa non me l'ha detto ma non indagherò, non voglio sapere che passa per quella mente contorta.
Il campanello di casa suona ancora per alcune volte. Sbuffando vado ad aprire maledicendo Jessica di non avere le chiavi ma quando apro la porta mi ritrovo un ragazzo dai capelli biondi, sono corti sul lato sinistro mentre cadono lunghi su quello opposto. E' qualche centimetro più alto di me e ha due grossi occhi azzurri. Lo guardo perplessa osservano i bizzarri Jeans stinti semi stracciati e la grossa camicia a scacchi blu e nera. 
<< Ciao >> dico titubante. Il ragazzo mi sorride e guarda dietro di me.
<< Jamie abita qui, giusto? >> mi domanda, io annuisco.
<< Non sei un altro dei suoi strani amici vero? >> chiedo, il ragazzo ride dolcemente scuotendo il capo.
<< Piacere, Samuel Bower. Ma chiamami Sam >> mi allunga la mano ed io l'afferro a bocca aperta.
<< Sei il fratello di Jamie?! >> esclamo guardandolo da testa a piedi.
<< In carne ed ossa >> mi sorride scansandomi per entrare. Si, è proprio suo fratello.
<< Tu devi essere...Skye, non è vero? >> mi domanda. Chiudo la porta alle mie spalle e lo seguo in soggiorno. Si lascia cadere sul divano ed io sulla poltrona.
<< Si, come fai a saperlo? >> Samuel ride ed io sorrido appena.
<< Oh, so molte cose >> mi dice guardandosi attorno come se si trovasse in un negozio di caramelle.
<< "Un altro degli strani amici di Jamie"? Mio fratello è ancora nei casini? >> improvvisamente si fa serio ed io mi trovo in difficoltà. Che faccio? Gli dico di Liam e dell'erba oppure devo mentire?
Rimango in silenzio per diversi secondi a pensare a cosa dire, lui mi sorride.
<< Tranquilla, lo so che combina. Lo sento spesso e mi dice delle sue bravate >> si passa la mano tra i capelli, proprio come fa suo fratello.
<< Come mai sei qui? >> domando rilassandomi.
<< Oh. Ecco. Devo dire una cosa a Jamie >> fa una breve pausa dove stacca la schiena dal divano, divarica appena le gambe e unisce le mani.
<< Ti avrà detto che studio a New York ma ecco...io, non sto più là. Mi son trasferito a Copenaghen da circa quattro mesi e non l'ho detto a Jamie >> ride socchiudendo gli occhi, ma capisco che è nervoso.
<< A Copenaghen?! Perchè proprio lì? >> domando sobbalzando sulla poltrona. Un tuono cade su di noi, Sam lancia uno sguardo fuori dalla finestra e poi ritorna su di me.
<< Non mi avevano ammesso a New York così ho dato gli esami ad uno scuola di Copenaghen e sono stato accettato. Il motivo per il quale non l'ho detto a mio fratello è perchè lui sicuramente mi avrebbe preso in giro >> i suoi occhi si fanno cupi e comincia a muovere nervosamente la gamba.
<< Come? Perchè mai? >> chiedo non capendo.
<< Ho conosciuto una ragazza negli Stati Uniti, si stava trasferito a Copenaghen. Così ho fatto domanda nella sua stessa università e..beh, il resto lo sai >> mi spiega con un innocente sorriso sulle labbra.
<< Hai paura che ti prenda per il culo per il fatto che ti sei innamorato? >> scuoto il capo incredula.
<< Siamo sempre stati io e lui da quando mamma è andata via e abbiamo sempre fatto i duri su tutto e con tutti. Digli che una ragazza mi ha fatto addirittura cambiare continente, non è molto da tipo tosto...capisci? >> schizza in piedi e comincia a passeggiare avanti e indietro per la stanza. Io l'osservo e non faccio altro che pensare a Jamie, sono molto simili ma si capisce lontano un miglio che Sam è capace di  ascoltare il suo cuore e di far vedere le sue debolezze senza nascondersi dietro ad un viso duro.
<< E come mai ora hai scelto di diglielo? >> 
Sam si ferma appoggiandosi al caminetto accanto a me. Ogni tanto la luce abbagliante di un fulmine lo illumina ancor di più.
<< Perchè ho capito che mio fratello è cambiato grazie a te, Skye >> inclino il capo su un lato e l'osservo ancor più perplessa di prima.
<< Ti prego spiegati perchè io non sto capendo nulla >> esclamo allargando le braccia. Samuel ride teneramente.
<< Ok. Un paio di giorni fa ho chiamato mio padre, dicendogli che sarei venuto in città per pochi giorni. Lui era tutto su di giri perchè aveva conosciuto la ragazza di Jamie. Mi disse che si chiamava Skye e tutto il resto. Al momento non capii, mi aveva detto che lui non voleva un fidanzata ma non ci feci molto caso. Qualche giorno dopo decisi di chiamarlo ma mi rispose Jeremy, mi disse che era al lavoro. Al lavoro?! O mio dio! Questa era bella! Jamie non è ancora pronto per avere un lavoro! >> Sam riprende a passeggiare per il soggiorno mentre  io lo ascolto attentamente.
<< La sera stessa mio fratello mi richiamò e gli chiesi di te ma lui mi mandò a 'fanculo, mi disse che non aveva una ragazza e che avevo idee del cazzo. Però ci pensai su : mio padre felice per aver conosciuto questa Skye, Jamie trova un lavoro casualmente dove lavora la stessa ragazza, questa è un informazione di Jey. Però mi dice che non ha la fidanzata. Puoi capire che il mio cervello sia impazzito in quel momento >> 
I miei occhi sono sbarrati e il mio cervello in palla. Non capisco più nulla, eppure stavo vivendo quella situazione. Annuii titubante, Sam si risiede.
<< In poche parole: sono venuto qui, ora, perchè ho capito che mio fratello è cambiato grazie a te. Ad una ragazza. Per cui se io gli dico che ho fatto quello che ho fatto per amore lui, questa volta capirà >> 
Sono completamente senza parole, non so che dire o che pensare. A quanto mi dice sembra quasi che Jamie sia innamorato di me e per questo è cambiato.
<< Hai ragione. Jamie non è più il ragazzo di prima. O almeno è quello che mi ha detto >> sorrido imbarazzata.
<< E solo grazie a te! >> Sam mi afferra la mano facendomi alzare e mi stringe forte a sé. Rimango spiazzata dalla dimostrazione d'affetto ma sono divertita nello stesso momento per cui lo stringo anche io.
<< Ehm...disturbo? >> la voce di Jamie si diffonde nella stanza. Sam si stacca ed io sento le guance avvampare dall'imbarazzo.
<< Fratellone! >> esclama Sam allargando le braccia e andandogli in contro.
<< Che cazzo ci fai qui? >> lancia il giubbotto di pelle umido sull'attaccapanni e lo abbraccia forte dandogli amichevoli pacche sulla spalla.
<< Non sei felice di vedermi? >> domanda sorridendo.
<< Si, ovviamente. Ma evita di toccarla e ...quelle mani, quando abbracci un ragazza vedi di tenerle più in alto >> Bower lo ammonisce mentre raggiunge il caminetto. Ha gli abiti leggermente umidi. Lo guardo e lui ammicca.
<< Mi hai detto che non hai la ragazza >> Sam mi lancia un'occhiata ed io sogghigno.
<< Non è la mia ragazza infatti >> scuote i capelli facendo finire piccole gocce di pioggia addosso a me facendomi rabbrividire.
<< Allora per quale motivo non posso toccarla? Scusa Skye, sai che intendo >> Sam mi sorride imbarazzato.
<< Tranquillo >> porto le braccia al petto e osservo i due fratelli. Sono così simili che se non fosse per la differenza d'età potrebbero essere scambiati per gemelli.
Jamie sospira.
<< Perchè sei qui? >> chiede in modo sgarbato. 
<< Ok, non studio a New York ma a Copenaghen. E prima che tu m'interrompa con una delle tue cazzate da coglione ti dico che l'ho fatto perchè mi sono innamorato di Kirsten che si è dovuta trasferire lì. Non te l'ho detto prima perchè tu ti saresti infuriato e mi avresti sfottuto >> 
E' incredibile come cambi il linguaggio di Sam quando parla con suo fratello.
<< Ok >> Jamie lo fissa con uno sguardo inespressivo.
<< "Ok?" Solo "ok"? >> Samuel lo guarda perplesso e lui fa spallucce.
<< Oh, ma davvero Jamie?! >> intervengo scocciata. I fratelli Bower mi guardando. Per un attimo voglio andarmene ma anche io non sono più la ragazza di un tempo. 
<< Lui è venuto qui per dirti come stanno le cose. Te l'ha tenute nascoste per mesi per paura che tu reagissi male e sai dire solo "ok"? Scusami ma non mi sembra corretto nei suoi confronti! Perchè devi sempre fare lo stronzo? Nemmeno con tuo fratello sai sciogliere quel cuore? >> la mia sfuriata lascia senza parole il biondo mentre Sam mi sorride, fa un cenno di capo, ringraziandomi.
<< Capisci perchè passo il mio tempo con lei? >> Jamie mi sorride teneramente e poi va verso suo fratello.
<< Hai fatto la cosa giusta >> appoggia la sua mano sulla spalla del fratello. Sam gli sorride a trentadue denti.
<< Hai usato i soldi di papà, vero? >> chiede Jamie.
<< Ovviamente >> ride Samuel abbracciandolo di nuovo.
<< Dove starai? >> domando al piccolo Bower.
<< Oh, non so. Ma domani pomeriggio ho l'aereo di ritorno >> mi spiega.
<< Vuoi restare qui per la notte? >> domanda Jamie.
<< Che? No! Scherzi?! >> esclama Sam scuotendo il capo.
<< Non devi farti problemi, tanto questa casa è diventata un hotel >> intervengo, sorrido acida a Jamie che alza gli occhi al cielo.
<< Bene, resterai per la notte. Agli altri non darai fastidio, tranquillo >> Campbell gli da un'altra pacca sulla spalla e il fratello sorride pieno di gratitudine.
<< L'unica cosa, stai attento a Paris. Con il faccino che ti ritrovi sei una succulenta preda per lei >> lo avverto risedendomi sulla poltrona mentre loro prendono posto sul divano.
<< Chi è Paris? >> chiede.
<< La coinquilina di Skye. E' una specie di  stronza Barbie ma più porno. Gira con mini abitini che... >> 
<<< Jamie! >> lo ammonisco. I due cominciano a ridere ed io li seguo.
<< Ma dove dormo? >> domanda ritornando serio.
<< Su questo ottimo esemplare di divano >> Campbell batte la mano sul cuscino dal quale si innalza un leggera e impalpabile nube di polvere. Sam comincia a tossire.
<< E tu? >> chiede tra un colpo di tosse e l'altro. Jamie solleva lo sguardo verso di me e mi sorride malizioso.
<< Ho un comodo letto >> commenta con un filo di voce. I miei occhi si perdono nei suoi ma riesco comunque ad accorgermi di Sam che guarda me e poi suo fratello con un espressione stupida e affascinata.
<< Mi fate venire il diabete! >> esclama ridendo. Jamie prende il cuscino dietro di lui e glielo lancia in pieno volto.
Gli osservo sorridente. Chissà com'era vivere con loro due sotto lo stesso tetto. Non riesco a concepire che la madre li abbia abbandonati e che il padre critichi così tanto Jamie. Insomma sono due persone, nei loro difetti, estremamente perfette.
Ma a volte la gente infelice è proprio quella che ha tutto.

*Spazio autrice*
Eccomi, sono tornata!
Mi dispiace moltissimo che il capitolo sia corto, ma durate la vacanza non ho avuto molto tempo. Il prossimo sarà più lungo, promesso!
Un bacio :)

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Nathan ***


Sono passate alcune ore da quando Sam è arrivato a casa nostra. Il campanello suona per l'ennesima volta, guardo Jamie dalla poltrona.
<< Ti prego, vai tu ad aprire. Io non ne posso più >> sbuffo gettando la testa all'indietro. Si alza, mi da un pacca sulla gamba e poi va verso la porta.
<< Sei sopravvissuto >> sento esclamare da Jamie. 
In salotto fa capolino la mia amica con tre borse tra le mani e Jey è dietro di lei con altrettante borse. Ha l'aria afflitta e distrutta.
Jessica nota Sam e lo guarda sorridendo.
<< Sammy! >> esclama Jeremy mollando i sacchetti che cadono sul pavimento provocando un suono sordo per via del tappeto. Samuel si alza dal divano e, come aveva fatto con suo fratello, lo abbraccia dandogli pacche sulla schiena. Jessica tossisce guardandoli.
<< Oh, Sammy lei è Jessica, la mia ragazza. Jess lui è Samuel >> li presenta. L'espressione della mia amica è interrogativa quando gli stringe la mano.
<< E' il mio fratellino >> interviene Jamie raggiungendoci dall'anticamera.
<< Uau! Siete molto simili >> esclama entusiasta.
<< Spero solo che non hai la testa di cazzo di tuo fratello >> sussurra a Sam che scoppia a ridere.
Improvvisamente la porta di casa si riapre e la voce assordante di Paris invade la stanza. 
<< Sono a casa! >>
Un tuono cade forte sulla città facendoci rabbrividire.
<< La strega è arrivata >> fa notare Jessica con poco garbo.
Lancia l'impermeabili di Burbery sull'attaccapanni e a testa bassa entra in soggiorno. Sta frugando nella sua Chanel in cerca di qualcosa, che ovviamente mai troverà. E' così piena di cose stupide come trucchi e barrette dietetiche che è più semplice trovare un ago in un pagliaio.
<< E' lei Paris? >> mi domanda Sam avvicinandosi.
Annuisco sospirando. La mia coinquilina solleva lo sguardo e incontra quello divertito di Samuel.
<< Oh...piacere >> esclama con la stessa voce sexy e profonda che aveva usato quando aveva visto Jamie per la prima volta.
<< Sono Paris >> si avvicina con passo da gatta morta spingendo via Jess che comincia a implicarle contro. Jey cerca di tranquillizzarla e lei sbuffa seguendola con lo sguardo.
<< E tu sei? >> continua porgendogli la mano con il dorso rivolto verso l'alto.
<< Samuel, il fratello di Jamie e se credi che ti baci la mano, sei fuori strada >> gli dice stringendogliela goffamente.
<< Fortuna che sei carino >> commenta acida.
<< Bene, Sam sarà ospite per questa note da noi >> interviene Jamie sfregandosi le mani. Parla dalla porta del soggiorno, è appoggiato allo stipite bianco ed ha un aria così sexy con quei capelli appena umidi che cadono sul viso.
<< Molto bene! Io ho un letto matrimoniale, se ti va puoi... >> si affretta a dire Paris ma Samuel l'interrompe subito.
<< Sono fidanzato...felicemente >> scuote la mano cercando di mettere distanza tra loro due. Paris si corruccia portando le braccia vicino al petto.
<< Ma dove dormi tu? >> domanda Jeremy rivolgendosi all'amico. Guardo il biondo e viceversa. Jessica ride.
<< Dove credi abbia dormito questa notte...la notte prima e quella prima ancora? >> chiede ironica al suo fidanzato. Improvvisamente sento tutti gli occhi su di me e le guance andare a fuoco.
<< Beh? Qual'è il problema se dormo con Skye? Siamo amici >> interviene Jamie, duro come sempre. Ma noto comunque un leggero imbarazzo.
<< Ok, chi ha fame? >> chiede Jey per cambiare discorso.
Paris e i due fratelli lo seguono in cucina mentre io vengo letteralmente trascinata nella mia stanza da Jess.
Chiude la porta a chiave e mi fa sedere sul letto. Lei passeggia aventi e indietro.
<< Bower sta notte dormirà qui, giusto? >> 
Annuisco.
<< Dove ha già dormito >>
Annuisco di nuovo sentendomi una perfetta deficiente.
<< Che stai facendo? >> chiede allargando le braccia. Corrugo la fronte e sollevo un sopracciglio.
<< Nulla! >> esclamo indignata.
<< Skye, tesoro. Se stai frequentando Bower puoi dirmelo, non c'è bisogno di nasconderlo >> continua sedendosi accanto a me, appoggia la sua mano sulla mia spalla e mi guarda intenerita.
<< Io non sto con Jamie! >> esclamo ad alta voce, quasi perdendo il controllo. Lei mi guarda perplessa ed io faccio un lungo respiro.
<< Non sono per lui >> continuo con un tono di voce più basso.
<< Lui ha bisogno di una ragazza che lo aiuti. Ha una vita troppo incasinata ed io sono troppo...io! Non sono forte come lui, io crollo. Guardami, ho queste stupide lacrime >> dico indicandomi gli occhi. Jess mi sorride scuotendo il capo.
<< E' qui che sbagli. Sarà la tua fragilità a salvarlo Skye >> 
<< Mi stai dicendo che devo soffrire? >> 
Jessica sorride divertita.
<< Oh, no, no.Voi siete esattamente ciò che vi serve. Siete l'esatta metà dell'altro. Mio dio! Ragazza, apri gli occhi! Quel ragazzo morirebbe per te! Lo vedo sai, sembra che non ci faccia caso ma io vi vedo. Vedo come ti parla, come ti guarda. Quella mattina ho visto che Jamie non era sul divano. Ho pensato fosse da Paris e poi lo vedo darti quella sberla sul sedere e beh...fai due più due. >>
Le mie mani cominciano a tremare e l'imbarazzo aumenta sempre più. Ma so che quelle parole sono vere, è solo che io non lo voglio accettare perché sono troppo insicura per farlo.
<< Perchè? Perchè continui a dirti che non sei abbastanza?! >> Jess allarga le braccia incredula.
<< Perchè non lo sono mai stata. In niente! Qualunque cosa faccio non è mai abbastanza. Scuola, amici, ragazzi...ha ragione Paris, io sono un disastro in tutto >> le lacrime riprendono a scivolare lungo il mio viso.
<< Io non posso aiutarti. Sei solo tu che devi iniziare a credere in te stessa e a capire che sei abbastanza per tutto. Posso solo dirti che in cucina c'è un ragazzo che ti vede bellissima. Non voglio vederti perdere questa occasione perchè la vita è una merda Skye. O l'afferri al volo oppure passa >> le parole della mia amica scavano un solco dentro me così profondo che quasi mi manca il fiato. Mi gira la testa e il cuore batte a mille. Ha ragione, devo smetterla.
<< Quello che dice Paris non conta. E' solo gelosia la sua per cui, alza quel culo. Datti una sistemata e va in contro alla vita >> getto le braccia attorno al suo collo e la stringo forte a me.
<< Non c'è di che >> ride passandomi una mano sui capelli.
Jessica raggiunge gli altri in cucina, io voglio fare una veloce scappata in bagno per rinfrescarmi la faccia.
<< Tutto ok? >> sento chiedermi mentre chiudo la porta di camera dietro di me. Chiudo gli occhi per pochi secondi e inspiro.
<< Si, certamente >> rispondo. Jamie mi sta fissando dal corridoio con sguardo interrogativo. Non sembra affatto convinto della mia risposta.
<< Sicura? >> continua.
E' preoccupato per me e questo avvalora ancor di più tutto quello che mi ha detto Jessica.
<< Si, grazie >> sorrido. Bower ricambia, mi guarda fino a quando non scompaio dietro alla porta del bagno. Getto l'acqua fredda sul mio viso sfregando gli occhi. Faccio lunghi respiri osservando il mio riflesso nello specchio. Sento bussare alla porta. Uno, due colpi.
<< Skye >> la voce di Jamie mi fa sorridere. Questo ragazzo può essere il più stronzo al mondo ma anche il più dolce.
Apro la porta ritrovandomelo di fronte. I suoi occhi azzurri mi guardano e la sua bocca si curva appena all'insù. 
<< Ti si raffredda la cena >> 
A quell'esclamazione scoppio a ridere. Lui mi sorride divertito, gli do un leggera pacca sulla pancia e poi mi dirigo in cucina dove si trovano tutti gli altri.
Restiamo a tavola per diverse ore a parlare. Sam racconta la sua breve, ma intesa, esperienza a New York. Paris continua parlando dei suoi bizzarri set fotografici. Per un momento sembra che tutto il mondo sia in armonia, o forse sono io che per una volta mi sento nel posto giusto.
<< Beh, vi voglio bene e siete tutti molto carini ma io vado a letto >> esclama Jeremy stiracchiandosi sulla sedia. Jessica annuisce e si dilegua con il suo ragazzo.
<< Buona notte! >> ci dice Paris coricandosi. 
Anche noi usciamo dalla cucina. Spengo la luce e raggiungo i due fratelli in soggiorno.
<< Se domani mattina hai mal di schiena, non preoccuparti, non stai invecchiando. E' solo il divano >> ride Jamie. Samuel si sdraia a pancia in su, ci manda un bacio e poi spegne l' abasciur che si trova sul basso tavolino accanto al divano. La casa è completamente buia ma riusciamo comunque a raggiungere la mia stanza.
Jamie si sfila la maglia e i jeans rimanendo con solo i boxer. Io metto il pigiama nell'oscurità della stanza. Sento le molle del letto cigolare e deduco che Bower si sia già coricato.
Tiro indietro le lenzuola e mi sistemo anche io. Sento il mio corpo a contatto con la pelle nuda del dorso di Jamie e il solito brivido mi percorre il corpo.
La pioggia cade ancora e sbatte contro la finestra. Il lampione in strada proietta l'ombra delle goccioline sulla parete e su parte del letto.
<< Non hai freddo? >> domando sdraiandomi a pancia in giù.
<< No, c'è abbastanza calore in questo letto >> mi risponde. Sollevo il busto e lo guardo anche se l'unica cosa che riesco a distinguere niditamente sono i capelli.
<< Beh? Questo letto è troppo piccolo per due persone >> mi dice.
<< Scusa, se lo sapevo invece di pretendere un letto da una piazza e mezza avrei preso uno matrimoniale >> rispondo sarcastica.
Jamie sogghigna ed io appoggio nuovamente la testa.
<< Che fai? >> sento chiedermi.
<< Dormo >> la mia voce è sommessa per via dl cuscino.
<< Dormi? Così? >> apro gli occhi non capendo cosa intende.
<< Come dovrei dormire? >> 
<< Mi ero abituato ad addormentarmi con te tra le braccia >> la mia espressione perplessa lascia spazio ad un grosso e felice sorriso. Scivolo appena verso di lui e appoggio la guancia contro il suo petto. Sento il suo cuore battere forte.
<< Ora va meglio? >> chiedo chiudendo gli occhi.
<< Molto meglio >>
Gli occhi si fanno sempre più pesanti e il respiro regolare, ben presto mi abbandono al sonno.
Diverse ore dopo apro gli occhi lentamente. Fuori è ancora completamente buio. Mi stacco da Jamie che sta dormendo così profondamente da russare.
Il cellulare indica le 3.30 di mattina. Sento la gola secca così, senza far rumore, esco dalla stanza e mi avvio verso la cucina. Appena entro vedo la luce azzurra del frigorifero e una figura piegata in avanti.
<< Ehi >> esclamo avvicinandomici. Noto che è Sam così gli sorrido ancora mezza addormentata.
<< Oh, ciao >> esclama sfregandosi gli occhi. Nella mano destra regge la bottiglia d'acqua gassata.
<< Mi dai un sorso? >> domando, Sam annuisce ed io afferro i bicchieri dalla credenza.
<< Come mai sei già sveglia? >> mi passa la bottiglia. Appena viene a contatto con la mia mao rabbrividisco, è ghiacciata.
<< Notte movimentata? >> ammicca nella penombra.
<< Tuo fratello russa >> rido sottovoce. Sam mi segue.
<< Anche mamma non voleva dormire con lui al campeggio, diceva che gli perforava i timpani >> mentre parla il suo sorriso si fa triste e gli occhi malinconici.
<< Vi manca tanto? >> chiedo bevendo un sorso d'acqua. Samuel sorride beffardo.
<< Non più. Ci siamo abituati o almeno io. Jamie ne soffre ancora molto >> fa una pausa.
<< Lui era molto affezionato a lei. Era sua e quando ha saputo che un altro l'aveva presa...conosci Jamie e la sua testa di cazzo >> sorride appena poi si alza. Scola il suo bicchiere d'acqua.
<< Stagli accanto >> passa la sua mano sulla mia spalla e poi scompare in soggiorno. Rimango su quella sedia, in silenzio a fissare fuori dalla finestra per diversi minuti. Ormai aveva smesso di piovere e le nuvole stavano prendendo colore.
In punta di piedi torno in camera da letto. Mi sdraio acconto al biondo ma lui apre appena gli occhi.
<< Che succede? >> chiede in dormiveglia.
<< Nulla. Torna a dormire >> gli dico appoggiando di nuovo il viso sul petto. Jamie mi guarda per alcuni secondi e poi, stringendomi a se, si riaddormenta.

<< Skye...Skye...Skye ti prego, non lasciarmi andare...ti prego >> 
il dirupo sotto di noi è una voragine senza fine, è come un buco nero. Nathan è aggrappato alla mia mano ed io sono stesa a terra. Lo vedo penzolare e chiedermi aiuto ma le forze stanno per finire. Guardo i suoi occhi verdi, lentamente la presa si allenta. Nathan guarda la mia mano scivolare via dalla sua.
<< Skye! >> urla mentre cade nel vuoto.
<< Aaaaaaaaaaaah!!! >> urlo alzandomi di scatto e muovendo braccia e gambe all'impazzata. Jamie sobbalza.
Ho il cuore a mille e sulla fronte ho piccole gocce di sudore.
<< Skye! Skye calma. Era solo un incubo >> Jamie cerca di afferrami per la vita.
<< No! No! >> urlo portando le gambe contro il petto. 
<< Calma >> cerca di attirami a sè. Ruoto appena il busto verso di lui e mi appoggio alla sua spalla. Jamie mi accarezza i capelli stringendomi.
Sento la porta di camera aprirsi e la voce di Jessica.
<< Che succede?! >> domanda con la voce spezzata.
<< Abbiamo sentito urlare >> interviene Jeremy. Mi stringo a Jamie affondando il viso sul suo collo
<< Non ne ho idea >> replica continuando a passare la mano sui miei capelli imbevuti di sudore.
<< Ma sta bene? >> chiede di nuovo Jess. Io annuisco e Jamie riferisce. La porta si richiude ed io, con il cuore a mille e gli occhi pieni di lacrime, mi alzo dal letto.
<< Skye...tutto ok? >> mi domanda quando mi vede passeggiare avanti e indietro per la stanza. Ho le mani vicino alla bocca e faccio lunghi respiri. Il viso di Nathan è vivo nei miei pensieri e non riesco a scacciarlo. Mi avvicino alla mensola dove si trova la foto nostra foto e la fisso mentre le lacrime cadono sul pavimento diventando grossi cerchi.
<< Skye >> la voce spezzata di Jamie mi risuona nelle orecchie. Sento la sua presenza dietro di me così, con la foto tra le mani e mi volto verso di lui.
<< Sai quando ti ho detto che era impossibile essere più di una amica per Nathan? >> 
Jamie annuisce preoccupato.
<< Beh, questo perchè non c'è più. Si, insomma lui è morto >> continuo passando una mano sulla foto.
<< Lo stavi sognando? >> mi domanda.
<< E' colpa mia se è morto Jamie. Io non ho fatto nulla per impedirlo >> inizio a tremare di nuovo, il biondo mi afferra per le spalle e mi guarda dritto negli occhi.
<< Che stai dicendo? >> 
Predo fiato e , anche se ho ancora le lacrime agli occhi e un senso di angoscia dentro di me, decido di parlare. Di parlare di quello che è successo, della persona a cui ho voluto più bene.
Jamie mi prende la mano e mi fa sedere di nuovo sul letto. Incrocio le gambe, come lui e mi ci siedo accanto.
<< Io, lui e Jess. I tre moschettieri eravamo per quelli del vicinato. Insieme dal primo giorno d'asilo e vicini di casa. Era una di quelle persone estremamente testarde ma era così gentile e divertente. Era il mio calciatore. Nathan era un'asso del calcio, è stato capitano dalle medie fino alle superiori. Diceva che era bravo quanto Rodney e bello quanto Beckham. Lui doveva essere il terzo coinquilino qua dentro, non Paris. Ma l' ultimo anno di medie i suoi iniziarono una vera e propria crisi. Tutto il vicinato li sentiva urlare ed io vedevo Nathan correre fuori, afferrare la bici e sfrecciare via. Andò avanti per molto. Un giorno venne a scuola con dell'erba. Ci disse che era solo per "rilassare i nervi", di non preoccuparsi che l'assumeva una volta al mese. Ma poi la famiglia peggiorò, suo padre iniziò a bere, sua madre non tornava a casa per gironi e la scuola era sempre peggio. Venne cacciato dalla squadra di calcio il secondo anno di liceo. Ben presto iniziò a fare uso di qualche stupefacente. Cercammo di fermalo ma lui non  ci ascoltava nemmeno più. Passo poi all'eroina >>
Mentre racconto Jamie mi osserva con gli occhi cupi e solo ora mi rendo conto che la sua mano sta stringendo la mia. La guardo un attimo e poi riprendo.
<< Una sera mi chiamò, mi disse che c'era una festa appena fuori Londra. Gli risposi di no, che non volevo avere a che fare con quella merda e sai che mi disse? " Skye, ti voglio bene, non dimenticarlo mai. Di a Jess che prima o poi mi darà la rivincita a FIFA". Due ore dopo il mio cellulare squillò di nuovo. Mi rispose una voce femminile, mi chiese se ero un conoscente di Nathan e poi mi sentii mancare. "Abbiamo trovavo Nathan vicino alla stazione, è in overdose e lo stiamo trasportando in ospedale" Overdose...aveva ancora la siringa nel braccio quando lo avevano trovato >>
E' troppo per me, cerco di trattenere le tanto odiate lacrime ma adesso o mai più. Devo buttare fuori tutto ciò che ho rinchiuso in me per troppo tempo ed ora...ora che ho Jamie non mi fermerò.
<< Corsi all'ospedale, Jess mi raggiunse. I suoi genitori erano già in sala operatoria. Dal silenzio della stanza si innalzò il grido agghiacciante di sua madre che mi fece rabbrividire. Jessica scoppiò in lacrime ed io mi accasciai. Non riuscivo nemmeno a piangere. Il padre di  Nathan uscì dalla stanza guardò il mio e scosse il capo per poi lasciarmi cadere sulla sedia e scoppiare in un pianto isterico. La cosa peggiore era che, Nathan era finito in quella merda, per colpa loro. Aveva una vita così triste, brutta che ha preferito andarsene e quella chiamata era stato il suo biglietto d'addio ed io...io l 'ho ignorato. Se solo fossi andata alla festa, magari, avrei potuto impedirlo >>
Jamie mi guarda allibito, apre appena la bocca.
<< Uau >> esclama con voce spezzata. I suoi occhi sono lucidi.
<< Ecco perchè mi hai detto che non volevi avere a che fare con la droga, di nuovo >> mi dice stringendomi la mano.
<< Non vorrei perde un altra persona alla quale voglio bene per quella cosa. Sai, le cicatrici non vanno via apposta per ricordarti di non commettere lo stesso sbaglio >> annuisco senza distogliere i miei occhi dai suoi. Jamie rimane serio per alcuni secondi e poi con un veloce scatto porta le sue mani sul mio viso. Le sue labbra si posano delicatamente sule mie trasmettendomi tutto l'amore e l'affetto che prova ed io, non faccio altro, che diventare suo complice.
La porta si spalanca, noi due sobbalziamo allontanandoci appena.
<< Alzate quei culi! Sammy tra poco se ne va! >> ci urla Jey mettendo la testa appena dentro la camera. Lascia la porta aperta così io e Jamie siamo costretti ad alzarci. Mi sorride ed io faccio lo stesso imbarazzata ma felice come non mai.
In soggiorno ci sono tutti, compresa Paris con indosso il suo pigiama di seta. Sam ci sorride e quando Jamie si volta, suo fratello ammicca ed io, divertita, scuoto il capo.
<< E' stato un piacere passare qualche ora con voi. Davvero, siete fantastici ma è giunto per me il momento de andare >> dice entusiasta Samuel. Jey gli si lancia addosso cominciando a stringerlo con poca grazia. Viene poi il turno di Jessica e quello di Paris che non si scolla più. 
<< Ok, ok...spostati. Paris, levati! >> le urlo da dietro. Molla la presa e sbuffa scansandosi.
<< Fai il bravo >> sussurro all'orecchio del piccolo Bower mentre mi stringe a sè. 
<< Voglio esserci al vostro matrimonio >> ride.
<< Fratello >> sospira Jamie allargando le braccia. Sam sorride dolcemente.
<< Ci si vede >> gli dice stringendolo. Casualmente mi cade l'occhio su Jessica. La vedo guardare il soffitto e respirare profondamente mentre sbatte animatamente le palpebre.
<< Sta piangendo? >> sussurro a Jeremy che si avvicina. Lancia una rapida occhiata alla sua ragazza. Chiude gli occhi e poi si gira verso di me.
<< Non chiederlo >> mi risponde scuotendo il capo.
Sam ci saluta un ultima volta e poi scompare dietro alla porta. L'osserviamo dalla finestra e lo vediamo prendere un taxi. Quando questo gira l'angolo scomparendo dal nostro campo visivo ci scansiamo.
Paris si rifugia in bagno, io e i due ragazzi in cucina per fare colazione.
<< Oggi dobbiamo andare al lavoro >> dico a Jamie mentre mangio i cereali. Lui fa schioccare la lingua e alza il pollice. Il sole è alto nel cielo e il suo calore sta già asciugando le pozzanghere.
<< Skye, questa è tua >> Jessica posa accatto a me una busta bianca. L'afferro e in fretta e furia la apro. Leggo attentamente ciò che c'è scritto sorridendo.
<< Quindi? >> continua la mia amica. La guardo divertita.
<< Devo dare l'ultimo esame! >> esclamo saltando in piedi. Jess urla e mi abbraccia forte, iniziando a saltellare. I due ci guardano perplessi.
<< Possiamo sapere? >> chiede intimidito Jey. Annuisco e prendo fiato mentre mi risiedo con Jessica.
<< Mi manca un esame per entrare all'università per il designer >> esclamo per poi riprendere a mangiare i miei cereali.
<< Non sapevo avessi fatto domanda >> commenta cupo Jamie senza alzare il volto. Si trova davanti a me.
<< Beh, ancora non ti conoscevo >> replico acida.
<< Oh, mi mancherai >> Jess mi si avventa addosso stringendomi forte, quasi mi fa sputare ciò che ho in bocca.
Jamie solleva di scatto il capo. Jey sobbalza al suo scatto, siede a capo tavola tra me e lui.
<< Jess mollami >> dico non respirando. La mia amica si allontana e prende posto dal lato opposto del suo ragazzo e comincia a versarsi del latte.
<< Perchè? >> domanda Jamie scuro in viso.
<< L'università si trova a Manchester >> interviene Jessica, annuisco e continuo.
<< Fare Manchester - Londra quasi tutti i giorni diventerebbe troppo pesante. Pensavo di trovare un appartamento la e... >> non riesco a finire di parlare che il biondo molla il cucchiaio nella scodella che comincia a tentennare. Spinge la sedia indietro e con passo pesante se ne va. Rimango a bocca aperta.
<< Che gli prende? >> chiedo stupita a Jeremy.
<< Oh, cazzo! Skye! >> si lamenta passandosi una mano sul viso.
<< Che ho fatto? >> urlo infastidita. Jey non mi risponde, abbandona la colazione e segue l'amico. Lo sento bussare ad una porta la quale poi si richiude.
<< Ma che cazzo ho fatto? >> domando infuriata a Jessica. Lei fa spallucce continuando a mangiare.
<< Molto bene! Siete tutti pazzi qua dentro! >> mi alzo strisciando la sedia sul pavimento.
<< Sveglierai la signora Willson >> mi ammonisce lei.
<< E che m'importa! >> urlo alzando le braccia al cielo. Entro in camera mia afferro gli abiti puliti e poi mi chiudo in bagno. L'acqua tiepida della doccia mi fa rilassare i muscoli, il vapore si alza verso il soffitto e si deposita sullo specchio.
Mi avvio verso la porta d'ingresso. Afferro la borsa, scosto i capelli da un lato e infilo le Converse bianche.
<< Io vado al lavoro >> urlo. La "rilassante" doccia, in fin dei conti, non è servita molto.
Jessica mi saluta e prima che possa uscire sento una porta aprirsi alle mie spalle.
<< Vai già al lavoro? >> mi domanda Jamie, sta uscendo dalla camera di Jessica in compagnia di Jey.
<< Si. Qua dentro sembra di stare in un manicomio >> gli sorrido acida e poi mi dileguo. Corro veloce giù, lungo le scale e quando mi trovo in cortile vedo quella dannata Harley fissarmi. Passo accanto specchiandomici.
Il sole brilla caldo sulla città. Percorro circa cento metri in totale silenzio, senza nessuno che mi parli, senza sentire il cellulare squillare o la musica pompare nelle mie orecchie. Quando arrivo davanti alla fermata del pullman vedo un paio di ragazzi e signori. Ma più mi avvicino più i visi si fanno nitidi e riconosco il biondo.
<< O mio dio! No! >> dico alzando gli occhi al cielo.
<< Come hai fatto? >> domando allargando le braccia quando me lo ritrovo davanti.
<< Ad arrivare prima di te oppure sapere che stavi venendo qui? >> mi chiede acido Jamie.
<< Sai una cosa...non m'interessa  >> continuo  inspirando profondamente. Jamie sogghigna voltandosi dal lato opposto di dove mi trovo io ma lo noto.
<< Che hai da ridere?! >> sono estremamente irritata per via del suo comportamento. Passa dall'essere incazzato all'essere euforico nel giro di pochi minuti. Che cazzo! Sembra una donna con le mestruazioni.
<< Nulla >> mi dice tornando serio. L'autobus inchioda davanti a noi. Salgo velocemente e prendo posto accanto al finestrino. Metto la borsa sul sedile accanto quando lo vedo salire.
<< Posso? >> mi domanda indicandolo. Lo ignoro rivolgendo lo sguardo fuori, verso le auto parcheggiate. Improvvisamente sento la borsa cadermi sul ventre. Lo guardo sollevando un sopracciglio. 
<< Andiamo Skye! Non fare la scorbutica! >> mi dice passandosi la mano tra i biondi capelli. Scoppio a ridere.
<< Questa è bella! Sei tu che sei impazzito a casa! >> gli dico infuriata. Porto le braccia al petto e comincio a fissare dritto davanti a me ma non c'è molto da vedere, visto che ho una donna con uno di quei imbarazzanti capelli alti quanto una torta a due piani.
Lo sento sospirare.
<< Bella maglia >> 
Abbasso appena gli occhi e guardo la scritta Nirvana. E' la stessa identica maglia che indossavo il primo giorno in cui lo incontrai.
<< Me lo hai già detto >> replico acida.
<< E te lo dirò tutte le volte che la vedrò. Come ti dirò sempre che sei bellissima >> a quelle parole ruoto appena il capo e lo guardo con la coda dell'occhio.
<< Non ricordo mi avessi detto che sono bellissima >> 
<< Magari non l'hai sentito o forse ancora non  l'hai capito >> mi risponde sicuro di sè.
<< Sta di fatto che tu non me lo hai mai detto >> dico a bassa voce.
<< Skye! Ti prego! Vogliamo continuare così tutto il giorno? Sono testardo, lo sai! >> si volta completamente verso di me, appoggia il gomito sullo schienale del suo sedile e mi guarda truce.
<< Lo sono anche io, Jamie! Fino a quando non mi dirai perchè hai avuto quella reazione io non ti parlo >> mi passo due dita sulle labbra come se ci fosse una cerniera e poi gli sorrido acida.
<< Mi farai impazzire >> appoggia la testa allo schienale e scivola lentamente verso il basso sospirando.
 



*Spazio autrice*
Buona sera!
Eccomi con un'altro capitolo. Questo è più lungo rispetto a tutti gli altri perchè (non uccidetemi) purtroppo non potrò aggiornare per circa 24 giorni, più o meno.
Grazie mille a tutti che seguono la mia storia.
Un bacione! 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Addio ***


Sono passate circa due ore e mezza da quando ho messo piede nel locale. Ancora non ho rivolto la parola a Jamie, il suo comportamento da bambino mi fa andare su tutte le furie e quasi sicuramente anche io mi sto comportando nelle stesso modo.
<< Allora ci si vede tra due giorni >> sento dirmi da Debby, una ragazza che lavora con me. Ha appena finito il suo turno di lavoro ed io la invidio da morire mentre io sto semplicemente andando in pausa pranzo.
Annuisco sorridendo. Appendo il grembiule e lancio un occhiata a Jamie che mi sta raggiungendo nel retro del locale.
<< Dove vai di bello? >> mi domanda Lexie sedendosi alla scrivania.
<< Dai miei genitori, fuori città >> rispondo priva d'entusiasmo.
In quel preciso istante il biondo mi passa accanto, sfiora la mia mano con la sua ed io m'irrigidisco. Lexie esce dalla stanza quando vede il mio sguardo posarsi su di lui.
<< Buon pranzo dolcezze >> dice trattenendo una risata.
Mi volto completamente verso di lui e porto le braccia sul petto. Jamie incrocia il mio sguardo e solleva un sopracciglio.
<< No Skye...ti prego. Non qui! >> si lamenta scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
<< Volevo solo chiederti dove andavi per pranzo ma evidentemente non gradisci la mia presenza >> spiego voltandomi per uscire.
<< 'Fanculo >> sento esclamare. Sorrido appena. Ritorno su di lui con lo sguardo e lo vedo con quel suo grazioso ghigno sul viso. Mi guarda come nessuno mi ha mai guardata. Come se i suoi occhi si stessero perdendo in me e questo mi fa uno strano effetto.
<< Non ho la Harley per cui...non molto lontano da qui >> mi afferra la mano trascinandomi fuori dallo Starbucks.
Mi tiene accanto a sé fino a quando non entriamo in un pub.
<< Per due >> esclama fiero al signore dietro al bancone. Un ragazzo della nostra età circa indica un tavolino e subito prendiamo posto.
<< Lo sai che ti vorrò comunque bene. Vero? >> chiedo mangiando il mio panino imbottito. 
<< Si. Sarà diverso però. I giorni stanno finendo. Non ho molto tempo ancora da trascorrere con te >> replica senza alzare lo sguardo dal piatto. Scuoto il capo.
<< Jamie. Anche se non starai più a casa mia, non significa che non ci parleremo più >> sorrido dolcemente. Lui alza appena lo sguardo e mi osserva con quei suoi occhi azzurri. Ma il mio sorriso si spegne quando vedo quello sguardo così pieno di tristezza.
<< Ma tu sarai a Manchester >> quegli occhi si posano su di me facendomi rabbrividire. Deglutisco cercando di mantenere la calma anche se sento il cuore scandire i battiti addirittura nei polpastrelli delle dita.
<< Sembrava stesse andando tutto nel verso giusto Skye. Perchè te ne devi andare? Perchè vuoi lasciarmi solo anche tu? >>
Sento come un vuoto dentro di me e per pochi secondi tutto quello che mi circonda passa in secondo piano, anche i rumori si fanno più lontani. Le sue parole mi provocano un senso di inquietudine e tristezza. Mi sta paragonando a sua madre in qualche modo?
<< Io non voglio e non ti lascerò solo...che ti viene in mente? >> domando incredula. Jamie posa un paio di sterline sul tavolo e, seguito da me, esce.
<< Non andare. Ti prego. Non farlo >> continua camminando a testa bassa. Ha una postura curva e goffa, le mani son  ben salde nelle tasche posteriori dei jeans.
<< Mi dispiace >> questo riesco a dire. Solo un misero e freddo "mi dispiace".
<< Domani davvero non puoi venire con me? >> lui mi sorride e solleva lo sguardo rivolgendolo a me.
<< Non credo >> 
<< Mi avrebbe fatto molto piacere >> sorrido timidamente.
<< Ovviamente. Avresti fatto infuriare tuo padre >> continua beffardo.
<< Avresti reso la giornata migliore  >> sorrido guardando a terra.
<< Uau! Beh se riesco io a rendere più bello un pranzo di famiglia pensa come trasformi tu le mie giornate >>
Jamie continua a camminare ma ha già assunto un aspetto diverso. E' composto e cammina a testa alta. Posa il suo braccio attorno al mio collo ed io sorrido.
<< Come siamo dolci >> rido stringendomi a lui.
<< Mi stai prendendo per il culo? >> sogghigna divertito.
Annuisco.
<< Mi fai venire il diabete Bower! >> esclamo ironica. Il biondo mi da uno spintone ed io barcollo precaria.
<< Qual è il tuo problema? >> domanda puntandosi l'indice sulla tempia. Ha un aria maledettamente sexy e provocante. Il sorriso è abbagliante, più del sole, in questo momento. I capelli biondi ondeggiando a ogni sua mossa e cascano sugli occhi azzurri.
<< Tu >> rispondo senza esitare con un enorme sorriso da ebete.
<< Io? Quindi io sarei un problema? >> chiede indignato ma divertito nello stesso tempo. Ha quella stupida espressione sul volto.
<< Beh..non tutti i problemi sono brutti >>
In lontananza scorgo l'insegna del locale e senza accorgermene rallento la camminata. Ho voglia di restare con lui a parlare, ha fare la cogliona.
<< O mio dio! Credo che inizierò a vomitare arcobaleni cavalcati da unicorni! >> esclama mimando una persone che sta rigurgitando. Rido portandomi una mano sulla bocca.
<< Bower! Sei uno stronzo! >> affermo ridendo a crepapelle. Jamie si blocca sollevando un sopracciglio.
<< Stronzo? Mi hai appena detto che ti faccio venire il diabete? >> urla. Scuote il capo facendo comparire sul viso quel dannato sorriso. Mi osserva per pochi secondi e poi riprende a camminare. Riposa la sua mano sulla mia spalla e mi stringe ancor di più a sé. Quel tanto da riuscire a stamparmi un bacio sulla testa.
<< Come farò senza di te? >> domanda. Sembra si stia rivolgendo più a se stesso piuttosto che a me. 
<< Non farai >> sorrido spingendo la porta del locale.
Il locale è ancora colmo di persone così ci precipitiamo nel retro per indossare i nostri grembiuli.
<< Skye, io sta sera non torno per cena >> mi dice Jamie allacciandolo.
<< Oh...okay >> sorrido correndo frettolosamente dietro alla cassa. Una marea di persone si presentano nel pomeriggio e non ho nemmeno il tempo di andare in bagno. Odio questo stupido lavoro.
Alle 18.30 sono finalmente a casa. Jessica sta già preparando la cena. Jeremy è sdraiato sul divano a vedersi un'emozionate partita di ping-pong. Non sapevo nemmeno che trasmettessero quelle cose. A dire il vero, non sapevo affatto che ci esistessero campionati di ping-pong.
Paris è chiusa in camera sua. La sento urlare al telefono, forse un'altro delle sue vittime.
<< Ehi! Ben tornata! >> esclama la mia amica appena metto piede in cucina.
<< Ma...dov'è Bower? >> mi domanda quando, girandosi, non lo vede al mio fianco. Lancio uno sguardo fuori dalla finestra. Il sole è ancora alto nel cielo anche se di un arancione vivo.
<< Non torna per cena, così mi ha detto >> rispondo sedendomi a tavola. Inizio a sfogliare la solita rivista di Paris.
<< E come mai? >> continua lei, tornando a cucinare.
<< Non lo so >> faccio spallucce mostrandomi per niente interessata ma voglio sapere anche io, quanto lei, dov'è andato.
Alle 19.30 finiamo di cenare. Alle 20.15 siamo tutti e quattro in soggiorno a vedere Got To Dance, un programma di ballo. 
Alle 22.45 il programma finisce e i ragazzi si ritirano nei loro letti. 
<< Buona notte Skye! >> mi dice assonato Jey. Lo saluto e lo guardo scomparire dietro alla porta della camera di Jess.
<< Tu che fai? Non vai a dormire? >> mi chiede lei.
Dissento, scuotendo il capo. Jessica mi sorride e dopo avermi dato un bacio sulla guancia si dilegua anche lei.
Guardo fuori dalla finestra, il sole ha lasciato posto alla luna che ora splende alta nel cielo buio. Rimango seduta su quel divano a fissare la TV. Sento gli occhi pesanti, tutto attorno a me è scuro, solo la luce della televisione mi tiene compagnia. Senza rendermene conto crollo dal sonno. 
Uno scricchiolio mi sveglia. Ho la vista appannata per cui passo una mano sugli occhi. L'orologio del televisore segna la 1.30.
Pigramente mi volto e vedo l'esile figura di Jamie chiudere la porta d'entrata.
<< Skye? Skye che ci fai ancora sveglia? >> sussurra lui per non farsi sentire. 
<< Mi sono addormentata sul divano a dire il vero >> mi allungo per accendere la lampada. Ora c'è più luce e mi consente di veder meglio ciò che mi circonda, compreso il biondo.
Ha il cappuccio della felpa calato sul viso e  le mani ritratte nelle maniche del giubbotto di pelle.
<< Non vai a dormire? >> mi domanda cercando di non avere un contatto visivo. Inclino appena il capo perplessa.
<< Ti do fastidio? >> replico acida.
<< No, è tardi. Forse è meglio che tu vada a riposarti, domani devi alzarti presto e... >> mi afferra la mano e con un secco strattone mi fa alzare. 
<< Jamie! Jamie! Ma che stai facendo?! >> punto i piedi a terra e mi fermo osservandolo irritata.
<< Mi stai nascondendo qualcosa? >> domando portando le braccia vicino al petto.
<< No! >> esclama facendo qualche passa indietro per mettere spazio tra di noi.
<< Mi avevi detto che non tornavi per cena...non che saresti tornato nel cuore della notte >>
<< Allora è per questo? Perchè sono tornato tardi? >> si sistema il cappuccio calandoselo ancor di più sul viso. 
D'impulso mi avvicino e con uno scatto felino glielo abbasso.
Ha il sopracciglio sinistro completamente tagliato e sanguina ancora. L'occhio è appena gonfio e il labbro ha un piccolo taglio nell'angolo a destra. Ma la cosa che più mi lascia senza parole è quel segno rosso circolare sul collo.
<< Skye... >> si schiarisce la voce. Infuriata gli afferro le mani sollevandogli le maniche.
Le nocche sono completamente arrossate e in alcuni tratti, dai piccoli taglietti, esce anche del sangue.
<< Non era domani sera? >> chiedo indignata. Jamie mi guarda e dopo pochi secondi abbassa il capo.
<< Quindi era una bugia per non venire con me >> contraggo la mascella cercando di mantenere un briciolo di calma per evitare di svegliare gli altri.
<< Grazie. Sei stato davvero un'ottimo amico >> gli dico incamminandomi delusa.
<< No. Skye. Andiamo >> mi si ferma davanti bloccandomi la strada.
<< Spostati >> dico dandogli un spintone ed entrando in camera mia.
Il sangue mi ribolle nelle vene. Sono furiosa e delusa. Come ha potuto mentirmi? Sto forse ingigantendo tutto? Sto facendo la bambina? Oh, al diavolo! Mi sono sempre sottovalutata. Ho sempre incolpato me stessa. 'Faculo! 

<< Giorno >> esclama assonnato Jamie entrando in cucina. Si massaggia la schiena. Non è più abituato a dormire su quel divano.
Lo ignoro continuando a mangiare i miei cereali e cerco di rilassarmi per la lunga giornata.
Tra meno di due ore devo partire per andare dai miei genitori e sinceramente un'altro pensiero non lo voglio.
Lo sento guardarmi e poi il frigorifero cigolare.
<< Giorno >> ripete fermandosi davanti a me. Posa il latte sul tavolo e anche le mani. Si sporge in avanti con il busto e inclina appena la testa di lato.
<< Skye? >> 
Sento pronunciare il mio nome con quel tono cantilenante che tanto m'irrita. Batto un pugno sul tavolo e di scatto mi alzo. Afferro la scodella e con poca grazia la poso nel lavabo per poi appoggiarmici.
<< Ti comporti da stupida >> mi dice con voce dura. Sorrido beffarda e mi giro.
<< Si, sono stupida. Stupida a darti retta! >> ribatto infuriata.
<< Cosa cazzo stai dicendo?! Non mi pare che ti abbia fatto del male! >> urla alzandosi dalla sedia.
<< Potevi venire Jamie. Potevi venire con me! Che ti costava?! >> 
<< Non sono tipo da fare quelle cose >> allarga le braccia.
<< Sta zitto! Ti prego, se devi dire solo cazzate : STA ZITTO! >> grido perdendo il controllo.
<< Vaffanculo! Io devo stare zitto? Cazzo, non ti ho fatto niente! Cosa vuoi? Dimmi cosa cazzo vuoi? Desideri che ti prepari la colazione? Che ti lavi gli abiti? >> mi si avvicina pericolosamente ed io mi schiaccio ancor di più al bancone.
<< Fottiti! Mi hai mentito solo per non venire con me quando io l' ho fatto per te! Va al diavolo >> replico urlandogli in faccia.
<< Me lo rinfaccerai a vita?! Perchè se è questa la tua intenzione me ne vado subito! >>
<< Allora vattene! Va via! Vai dalla tua amichetta! >> sbotto indicandogli il segno rosso sul collo che è ancora ben visibile.
<< Ma che succede?! >> urla Jeremy entrando nella stanza con Jessica. Non ci bado molto visto che sono troppo impegnata a litigare con Bower.
<< Sparisci dalla mia vista! >> dico con le lacrime agli occhi.
<< Sei una bambina! >> mi urla mentre Jeremy lo afferra per il braccio allontanandolo da me.
<< Ehi! Ehi! Skye basta! >> mi dice la mia amica mietendosi davanti a me.
<< Torna dalla tua puttanella! >> contraggo la mascella cercando lo sguardo di Jamie.
<< Oh ci torno volentieri! Andare a letto con lei è più entusiasmante >> 
Mi fermo. Apro appena la bocca. Come ha potuto? Come si è permesso di dirmi una cosa del genere? Delle lacrime scivolano fredde sul mio viso infuocato. Jessica si volta verso Jamie a bocca aperta.
Tutto attorno a me si muove al rallentatore. Sento il cuore battere nelle mie orecchie.
<< Skye..no.. >> la voce di Jamie si fa lontana. L'espressione furibonda ha lasciato spazio ad una dispiaciuta ma ormai il mio orgoglio, la mia sicurezza ed il mio cuore sono spezzati.
Mi divincolo dalla presa di Jessica. Mi avvicino a lui e senza esitare gli tiro uno schiaffo in pieno volto, sulla guancia destra.
Jey sgrana gli occhi.
<< Non è il fumo, non è nemmeno la droga o l'alcol a uccidere una persona. Sono le parole. Complimenti. Mi hai appena ucciso Jamie >> dico guardandolo dritto negli occhi azzurri. Così azzurri da far invidia al cielo.
Faccio per uscire dalla stanza ma prima mi volto un'ultima volta.
<< Ricordati, anzi, ricordami per quella che ha avuto il coraggio di dirti addio guardandoti con gli occhi pieni di odio ma anche pieni d'amore >> 



*Spazio autrice*
Salve gente!
Finalmente sono tornata! Lo so che sono stata via tanto e per questo vi chiedo scusa!
Un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Direzione Manchester ***


Un ora e mezza dopo sono pronta. Afferro la mia borsa ed esco dalla camera da letto. 
<< Perchè urlavate? >> domanda Paris comparando sulla porta del bagno. Alla buon ora. Potevo averlo già ucciso.
<< Chiedi agli altri. Devo andare. Scusami >> rispondo fredda chiudendo la porta dietro di me. Percorro il corridoio e noto Bower seduto sul divano. Sospiro profondamente e apro la porta di casa per poi richiuderla velocemente.
Scendo le scale con il cuore a mille. Non so se batte così forte per il fatto che dovrò incontrare la mia famiglia oppure per quel coglione che sta poltrendo nel mio soggiorno.
La metropolitana è colma di persone che corrono in ogni angolo. Puoi trovare dai truffatori che cercano di ingannarti con i loro giochi di carte ai dirigenti della City nei loro abiti scuri.
Quando salgo nella mia carrozza noto un posto libero così mi ci fiondo per occuparlo. Il rumore e il buio che scorre fuori dal finestrino mi fa entrare in una specie di trans. Credo di aver calcato un po' troppo la mano con Jamie ma quella frase, il suo " andare a letto con lei è più emozionante" ...beh, mi ha ferita.
Mi aveva detto che non riusciva a staccarsi da me quella notte e oggi salta fuori con questo. A cosa devo credere?
Improvvisamente la voce di una signora mi riporta alla realtà.
 Siamo solamente alla seconda fermata eppure a me sembra di stare seduta da una vita.
<< Non pesarci >> mi sorride la signora anziana. Indossa uno di quei bizzarri capelli con la retina ed un fiore rosa. I tipi capelli British per capirci.
Tiene la borsetta stretta sul suo grembo e mi osserva con un'espressione davvero buffa.
<< Come? >> scuoto il capo riprendendomi.
<< Ti ha fatto soffrire. Vero? >> mi domanda sorridendomi teneramente. La metro riparte e molte delle persone che sono in piedi sobbalzano cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa si trovi davanti a loro.
<< Un po' >> rispondo titubante. La donna stringe le labbra.
<< Tesoro sei giovane e bella. Chissà quanti ragazzi ti fanno la corte >> sogghigna.
<< Si stupisce se le dico nessuno? >> chiedo sorridendo a mia volta. La signora sgrana gli occhi e incredula scuote il capo.
<< Oh andiamo. Guardati attorno >> guarda le persone sulla nostra carrozza ed io faccio lo stesso.
<< Nulla? >> domanda ed io rispondo negativamente con un cenno di capo.
<< Lo ami davvero tanto allora >> 
<< Credo di si. Mi offendo per sciocchezze >> faccio spallucce iniziando a giocare con la cerniera della borsa.
<< Se è quello giusto, le cose, si sistemeranno da sole. Vedrai >> 
La metro si ferma di nuovo e la signora si avvicina alle porte.
<< E' stato un piacere >> le urlo prima che esse possano richiudersi. La donna ammicca e poi svanisce nella folla.
" Se è quello giusto le cose si si temeranno da sole". Si, e se non fosse quello giusto? Che faccio?
Ben presto arriva il mio turno. Quando arrivo in superficie vengo accecata dal sole. Faccio diversi metri e poi eccola, la casa di mamma e papà. La MBW nera è parcheggiata nel vialetto. Prendo fiato e poso il dito sul campanello. Sento il suo suono tonfo dall'altra parte della porta e una sagoma, non ben definita per via del vetro smerigliato, venire verso di me.
<< Amore mio! >> urla mamma abbracciandomi ancor prima di farmi aprir bocca.
<< Ehi >> esclamo con il poco fiato che ho per via della forte stretta. Quando riesco finalmente a respirare di nuovo entro in casa. 
La tavola in soggiorno è già ben apparecchiate e seduti sul divano ci sono lo zio Fred, la zia Carol e Violet.
<< Ciao! >> saluto fingendomi felice di vederli. Baci, abbracci...le solite smancerie che la gente si fa quando non si vede da diverso tempo. Ma diciamocelo, a nessuno importa realmente di come stai, è solo per sembrare gentili.
<< Papà >> dico quando lo vedo alzarsi dalla poltrona per salutarmi.
<< Skye. Tutto ok? >> mi domanda mentre cerca di simulare un'abbraccio. Annuisco.
<< Tesoro, vieni in cucina con me >> mamma mi afferra per il braccio e come un fulmine mi porta nella stanza adiacente.
Una donna alta dai capelli lunghi e color miele ci da le spalle.
<< Zia Megan! >> esclamo. La donna si gira e con un sorriso enorme mi viene incontro. Mi stringe a sé stando attenda a non versarmi addosso il bicchiere di vino rosso.
<< O mio dio! Sei bellissima! >> esclama facendomi fare una piroetta.
Mia zia Megan è la persona più vicina ad una sorella che ho mai avuto. Ha trentaquattro anni, non è sposata ed è sempre in giro per il mondo. Quando ero più piccola desideravo tanto essere come lei. Lei era il mio modello.
<< Tua madre mi ha detto che il tuo amico non viene >> continua facendo le virgolette sulla parola "amico". Annuisco.
<< Che peccato vero? Volevo tanto vederlo >> sento dire da mamma che sta finendo di preparare le ultime cose.
<< Hai una foto sul cellulare? Dai, facci vedere >> zia Megan si avvicina ancor di più a me. 
Un po' contraria estraggo il mio smartphone dalla tasca posteriore dei jeans e inizio cercare una foto. Ne ho solamente due che lui stesso si era scattato durante una pausa pranzo.
<< Porca puttana! >> urla zia quasi strozzandosi con il vino.
<< Megan! >> l'ammonisce mia madre.
<< Skye...questo ragazzo è un figo pazzesco! Se avessi la tua età me lo...ok, hai capito >> ammicca quando vedo lo sguardo truce di mamma. Anche lei si avvicina e, dopo aver scansato zia e aver indossato gli occhiali, osserva lo schermo del mio cellulare.
<< Uau! Davvero un bel ragazzo >> mi sorride maliziosa.
Sorrido imbarazzata. Zia Megan, dopo aver bevuto un lungo sorso di vino, inizia a tormentarmi di domante del tipo : quanti anni ha, da dove viene, se è gay...cose del genere. 
<< Zia non posso assicurarti che non sia mai stato in prigione ma di certo non è gay. Credimi >> rido.
<< A tavola! >> sbraita mamma con poca finezza. Prendiamo posto e dopo un "buon appetito" collettivo ci iniziamo ad abbuffare. Ogni tanto mi sento un po' in imbarazzo anche se si tratta della mia famiglia.
<< Skye, il lavoro tutto bene? >> mi domanda zio.
<< Si. Tutto bene. Domani parto per Manchester >> rispondo infiocchettando il coniglio.
<< Fantastico! >> sento esclamare da zia Carol che mi osserva con ammirazione. Papà invece tace all'altra estremità del tavolo.
Il pranzo passa lentamente. Mi sembra di essere al lavoro dove le ore sembrano non scorrere mai.
Finiamo di bere anche il caffè quando sone ormai le 16.30
<< Skye...non doveva esserci anche il tuo amico? >> mi domanda Violet. E ci risiamo.
<< Non è potuto venire >> rispondo abbassando lo sguardo.
<< Ah...strano >> sento borbottare da papà. Alzo lo sguardo e improvvisamente tutti iniziano ad osservarlo.
<< Max, per favore >> lo ammonisce mia madre.
<< Andiamo Marta. Speravi veramente di vederla con un ragazzo? Sappiamo tutti com'è chiusa tua figlia! >> risponde mio padre alzandosi dalla poltrona e muovendo il bicchiere di Brandy che ha tra le mani.
<< E' sempre un piacere passare del tempo con te >> intervengo acida.
<< Lo so che ti arrabbi ogni volta che te lo dico. Ma se lo faccio è perchè... >>
<< Perchè mi vuoi bene. Si lo so. Questa cosa l'ho sentita almeno un centinaio di volte >> sbuffo alzando gli occhi al cielo.
<< Ma non cambi mai però >> continua lui irritato.
 Scatto in piedi e recupero la borsa di pelle. Sono stanca. Stanca di sentire ogni santa volta le sue prediche.
<< Grazie per il pranzo. Ci vediamo ok? >> do un bacio a mamma, a zia Megan e faccio ancora gli auguri a mia cugina per poi avviarmi verso la porta. 
<< Ti chiamo più tardi! >> sento dire da mamma. Le sorriso per poi scomparire dietro alla porta. Con passo svelto mi avvio verso la metropolitana con le lacrime agli occhi per il nervoso.
Mi fermo all'incrocio. Vedo la scritta "Underground" dall'altra parte. Il semaforo è ancora rosso ed io batto impazzente il piede.
Quando penso che non ci possa essere niente di più irritante di mio padre e dell'attesa di uno stupido semaforo una Harley nera luccicante frena davanti  a me. 
Il ragazzo solleva la visiera scura e due occhi azzurri mi guardano. 
<< Già finito il pranzo? >> mi chiede. 
<< Che t'importa? >> replico guardando altrove.
<< Pensavo di fare in tempo almeno per il bis del dolce >> mi risponde. Gli lancio un'occhiata.
<< Fai il simpatico? >> 
Jamie solleva lo sguardo sospirando.
<< Di sicuro lo sono più di te >> sorride. Scuoto il capo. Noto che il semaforo è verde così lo abbandono e decido di attraversare ma lui con un balzo scende dalla moto e mi segue togliendosi il casco.
<< Scusami! Scusami Skye! >> sento urlagli. Mi volto  cercando di azzittirlo visto che stava attirando l'attenzione dei passanti.
<< Perdona la mia testa di cazzo. Perdona la mia bocca del cazzo. Perdona il mio essere impulsivo. Perdona me Skye >> mi dice allargando le braccia.
<< Perchè? Perchè Jamie? Per sentirmi dire che non sono abbastanza? >> chiedo stringendo i pugni.
<< Che? No. Che stai dicendo? >> chiede lui non capendo.
Abbasso lo sguardo.
<< Oddio no. Skye. No, che ti viene in mente >> mi dice quando capisce a cosa mi riferisco.
<< Sei tu che me lo hai detto. Davanti ai nostri amici per giunta >> gli faccio notare. Jamie si avvicina a me.
<< Ero furioso. Non ci andato a letto >> mi dice posando la mano libera dal casco sul mio viso.
<< Beh però me lo hai detto e mi hai ferita. Non una. Ben due volte. Il farmi sentire "non abbastanza" e il fatto che sei stato con un altra, perchè diciamocelo Jamie...quel succhiotto? Non credo te lo abbia fatto Nathan  >> replico acida.
<< Lo so e per questo mi sento un emerito coglione. >>
<< Skye, io .... io non so che fare >> continua dopo una pausa.
 Sorrido debolmente e poso la mia mano sulla sua.
<< Finiamola qui. In tutti i sensi. Domani io andrò a Manchester e non so nemmeno quando ci rivedremo >>
<< Non più tempo per cui >> mi dice con occhi che farebbero sciogliere anche un ghiacciaio. << Ne avremo altro >> replico. Jamie annuisce anche se con uno sguardo perplesso e malinconico.
<< Siamo passati da tutto a niente in meno di ventiquattro ore >> ride Jamie passandosi una mano tra i capelli.
<< Già, siamo due disastri ma una mi hanno detto che: se è la persona giusta le cose si sistemeranno da sole. Dobbiamo solo attendere e sperare di essere la persona giusta per l'altro >> sorrido guardandolo dritto in quegli occhi da togliere il fiato.
<< Nel frattempo posso darti uno strappo? >> chiede dolcemente indicandomi la moto. Accetto. E' il minimo che posso fare, insomma, mi ha appena dimostrato di tenere a me.

<< Oddio quanto mi mancherai! >> urla Jessica singhiozzando sulla banchina della stazione.
Le persone che ci passano accanto la guardano come se fosse una pazza. In fin dei conti lo è.
<< Tranquilla, ci sentiremo tutti i giorni >> le dico stringendola forte.
<< E' il minimo! >> replica passandosi il dorso della mano sul naso con poca femminilità.
<< Fai il bravo eh! >> dico abbracciando Jeremy.
<< Anche tu! >> ride dandomi un bacio sulla guancia. Paris è già al lavoro ma mi ha fatto tutte le raccomandazioni pochi minuti prima di uscire e stranamente ho visto anche una lacrima scorrere sulla sua guancia.
Jamie si avvicina e senza dirmi nulla mi avvolge tra le sue braccia. Amo questa sensazione. Vorrei sprofondare nella sua maglia e assorbire il suo profumo.
<< Okay...vi lasciamo soli per un po' >> ride Jess prendendo da mano il suo ragazzo e allontanandosi.
<< Jamie, non respiro >> rido tra le sue braccia. 
Il biondo mi osserva inclinando appena il volto di lato.
<< E' normale che quando ti guardo penso che vorrei tenerti accanto a me per sempre? >> mi dice. Sento le guance scaldarsi, scosto la ciocca dietro all'orecchio e poi lo guardo negli occhi.
Sorrido lusingata e lui fa lo stesso per poi farsi serio.
<< Skye...io non ti dico "Non posso vivere senza di te" perchè sarebbe una gran cazzata. Sono riuscito, a malincuore, a fare meno di persone che credevo essenziali. Ho passate periodi che addirittura non volevo nemmeno la mia di compagnia. Posso benissimo vivere senza di te. Il problema è che io non voglio vivere senza te Skye >>  noto i suoi occhi appena umidi e un nodo alla gola affiora. Ora anche i miei di occhi si fanno lucidi.
<< Sei la cosa migliore nel periodo peggiore Bower >> dico gettandomi tra le sue braccia. Lo stringo forte, tanto da aggrapparmi alla sua maglia e una lacrima cade su di essa, seguita dalle altre.
<< Credo sia arrivata l'ora che tu vada >> 
In lontananza vedo Jessica arrivare con Jeremy.
<< Grazie >> dico sorridendogli.
<< Ehm..posso dirti un ultima bugia? >> domanda guardandosi alle spalle. Ha fretta, vuole dirlo prima che gli altri ci raggiungano.
<< Dimmi! >>
<< Ti voglio bene >> 
<< Perchè è una bugia? >> domando perplessa.
<< Beh..perchè io ti amo >> 
Il sorriso che avevo sul viso si spegne. Non per delusione o altro ma perchè non me lo aspettavo. No, insomma, me lo aspettavo ma non in questo modo. Non in questo momento. 
<< Ultimo avviso ai passeggeri del treno diretto a Manchester >> sento una voce metallica risuonare nelle mie orecchie. "Ultimo avviso"? Quando ha dato gli altri?
Mi guardo attorno, quasi disorientata. Sto davvero lasciando tutto? Jessica mi sorride quasi avesse sentito.
<< Chiamami tutti i giorni >> mi dice un ultima volta. Annuisco con gli occhi pieni di lacrime. Afferro la mia valigia e salgo su quel maledetto treno. Prendo posto e come prima cosa che faccio è voltarmi verso il finestrino. Sorrido anche se l'unica cosa che vorrei fare è affogare nelle mie lacrime.
Li saluto con la mano e loro fanno lo stesso. Stanno in piedi, immobili, a fissarmi dietro la linea gialla. Muovono le loro mani a destra e a sinistra, quasi come un moto perpetuo senza fine. Tengo lo sguardo su di loro anche quando il treno parte e lo mantengo fino a quando non lasciamo la stazione e mi viene impossibile continuare a farlo.
Sospiro malinconica lasciandomi cadere sul sedile. Appoggio il capo e rivolgo lo sguardo a chi mi sta attorno.
Accanto a me c'è una signora sulla trentina che è troppo impegnata  a massaggiare con il suo Iphone bianco e rosa, ultimo modello per rendersi conto che davanti a lei si è appena seduto un uomo.
Credo abbia qualche anno in più di lei. Sarà sicuramente un uomo d'affari. Professionale e autoritario nel suo completo scuro munito di cravatta. Ha estratto un portatile dalla sua ventiquattrore e l'ha appoggiato sulle sue ginocchia. Sento il ticchettio dei tasti che vengono toccati. Ogni tanto guarda la ragazza accanto a me e non appena lei solleva lo sguardo lui si rifugia dietro allo schermo. Sorrido a questa dolce scena per poi infilarmi le cuffiette e schiacciandomi contro il vetro del finestrino mi lascio trasportare dai ricordi che, come il paesaggio fuori, corrono veloci. Ma un pensiero corre in continuazione nella mia mente : perchè non l'ho baciato?


*Spazio autrice*
Buona sera. Ecco un' altro capitolo. L'ho ultimato questa mattina appena alzata. Spero vi piaccia.
Un bacio!

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Doris Hill ***


<< Maledetta valigia! >> grido contro al trolley nero che mi porto dietro da metà mattinata e che ora non ha intenzione di salire queste dannata scale.
Sono così vecchie che sembra si stiano per sfondare da un momento all'altro. L'intero dormitorio dell'università sembra pronto a crollare. 
Faccio alcuni metri per poi fermarmi davanti alla mia stanza.
Apro la cigolante porta ed entro.
<< Ciao >> sento. 
Sobbalzo dallo spavento. Una ragazza dai capelli verde - azzurro mi guarda dal suo letto addossato alla parete di destra. Le lenzuola e il copriletto sono completamente nere.
<< Ciao >> replico perplessa con occhi sbarrati.
<< Mi...si insomma...che ci fai qui? >> domando.
<< Che ci fai tu >> replica titubante quanto me. Mi passo una mano tra i capelli e sospiro.
<< Mi avevano detto che avrei avuto una camera singola >> gli spiego.
<< Anche a me >> annuisce. 
<< Okay...beh, sono Skye >> dico sistemando la valigia sul letto a sinistra.
<< Martha >> mi sorride per poi tornare a leggere il libro che aveva tra le mani.
<< Da quanto sei qui? >> chiedo iniziando a sistemare un po' di cose.
<< Circa un mese. Tu? >> 
Mi volto perplessa. Ma questa che problemi ha?
<< Oggi >> rispondo allibita.
<< Di dove sei? >> continuo anche se un po' preoccupata della risposta.
<< Birmingham >>  cambia pagina leccandosi prima la punta del dito indice.
<< Londra >> dico anche se so che a lei non importa un accidenti di me e in fin dei conti nemmeno a me importa realmente di lei.
<< Hai il ragazzo? >> sento chiedermi. Infilo  l'ultima felpa in quello che dovrebbe essere il mio armadio ma assomiglia più ad una casetta per scoiattoli.
<< Il ragazzo? >> ripeto sentendo il cuore in gola.
<< Si, il fidanzato...lo hai o no? >> si spazientisce. Sollevo un sopracciglio.
<< Ehm..non proprio >> 
<< Allora di a chiunque ti stia chiamando da mezz'ora di smetterla. La vibrazione di quell'affare mi sta dando noia >> mi sorride acida per poi riprendere a leggere. 
Mi avvicino al comodino, dove lo avevo lascialo. Nemmeno mi sono resa conto che qualcuno mi stesse chiamando. Guardo lo schermo : quattro chiamate perse da Jessica.
<< Ehi, Jess! >> esclamo uscendo dalla stanza.
<< Tesoro mio! Mi manchi da morire! La casa è vuota senza di te! >> urla dall'altro capo del telefono.
<< Sono via da sole due ore e mezza. Potrei essere al lavoro >> rido.
<< Non importa! Mi manchi! E manchi anche a Jey e a Paris >>
<< A Paris?! >>
<< Strano eh?! >> ride lei. Sorrido.
<< E' scontato dirtelo ma manchi anche a Jamie...quel ragazzo sta già di matto. Appena siamo tornati a casa si è chiuso in bagno per circa dieci minuti poi è preso ed è uscito senza dire niente. >> la sua voce si fa seria e io anche.
<< Controllalo >> 
<< E come? Skye...domani tornano a casa loro. Potrei chiedere a Jeremy ma sai com'è solidale con il suo amico >> mi spiega la mia amica ed io ascolto molto attentamente.
<< Jamie saprà cavarsela >> commento appoggiandomi alla parete del corridoio.
Un paio di ragazze mi passano davanti ridendo e scherzando con un tonnellata di libri tra le mani e per un attimo mi rivedo con Jessica al liceo.
<< Ma tu no Skye. E' questo che mi preoccupa >> le sue parole mi riportano alla realtà facendomi sobbalzare.
<< Che? Non sono io che sto dando di matto >> mi affretto a dire. Dall'altra parte la sento ridere e me la immagino sdraiata sul sul letto a pancia in giù che guarda fuori dalla finestra.
<< Oh andiamo. Lo sappiamo tutti che lui è...come posso dire... >> 
<< Il mio opposto? >> intervengo sarcastica.
<< La tua ancora. Si, mi piace. Lui è la tua ancora >>
Mi fermo a guardare la parete davanti a me dove sono affissi diversi cartelloni per sollevare appena la felpa facendo comparire il tatuaggio. Appoggio la testa alla parete.
<< Skye? Skye ci sei? >> domanda preoccupata Jess.
<< Si. Si scusa ci sono. Ora devo scappare. Ho un sacco da fare. Salutami tutti e ci sentiamo. Un bacio >> 
saluto la mia amica e poi riaggancio mentre una lacrima scorre lungo il mio viso. Faccio un lungo respiro e poi rientro.
<< Non per farmi gli affari tuoi ma...sei sicura di non avere un ragazzo? >> mi domanda Martha.
<< E' complicato ok? Non ne voglio parlare >> replico gettandomi sul letto. Lei fa spallucce e riprende a fare ciò che stava facendo.
Devo essere felice. Ho ottenuto un posto in questa università. Ci speravo molto e ora che l'ho ottenuto mi sembra solo una grande cazzata.
Che ci faccio io qui?

*una settimana dopo*

Il cielo grigio rende l'università ancora più tetra. Corro all'interno dell'edificio principale per evitare la pioggia che ha iniziato a cadere su Manchester.
Cammino lungo il corridoio illuminato dagli antichi lampadari in ottone che cadono dall'alto soffitto completamente in legno. Imbocco un corridoio laterale e arrivo all'aula  207B : economia.
E' già colmo di persone ma riesco a trovare un banco a metà aula. Una donna bionda ci da le spalle mentre scrive qualcosa alla lavagna. Estraggo il mio portatile e lo appoggio al banco. La schermata nera si dissolve e il viso mio e di Jamie compare su di esso.
<< Buon giorno! Sono la signora Hill ma chiamatemi pure Doris. Sarò la vostra insegnate di economia per tutto l'anno ma non faremo solo economia. A me piace dialogare apertamente con i miei studenti. >>
Alzo lo sguardo quando sento quella voce squillante e mi ritrovo una donna sulla cinquantina o più. Ha lunghi capelli biondi mossi e occhi color oceano.
Ha una bella parlantina, è sarcastica e sa come intrattenere le persone con il suo carisma. Non so come ma ha un aria estremamente famigliare.
<< Allora...sondaggio : quanti sono della città? >> ci domanda e un bel numero di studenti alza la propria mano.
<< Perfetto, siete sempre in tantissimi. Ora è il turno di quelli di Leeds >>
Fa una serie di domande e poi annuncia l'ultima.
<< Quanti di Londra? >> 
io mi guardo attorno. Molti sollevano la loro mano ed io faccio lo stesso.
<< Ah! Quanto mi manca quella dannata città >> sospira malinconica. Un fulmine cade su di noi illuminando l'intera stanza.
<< Si è trasferita per il lavoro? >> domanda una voce nell'aula. La donna ride abbassando lo sguardo.
<< Oh no. Ho seguito il mio cuore e sono venuta qui. Quando si ama una persone si cerca di passare più tempo possibile con essa. Non è così? >> 
Lancio un'occhiata allo schermo. Il sorriso di Jamie e la buffa espressione mi fanno sorridere a mia volta.
<< Lei. La signorina con la camicia scozzese e l'aria triste. Si lei che si sta guardando attorno. Come si chiama? E la prego, solo il nome, dei vostri cognomi non m'importa. >> sorride divertita facendo ridere tutti.
<< Skye >> mi schiarisco la voce sprofondando dalla vergogna. Sapevo che sarai dovuta venire prima. Avrei preso posto in fondo all'aula, lontana da sguardi sgraditi. 
<< Allora Skye, approposito : ha un bellissimo nome >> mi sorride. Annuisco ringraziandola.
<< E' d'accordo con quanto ho detto? >> mi chiede.
<< Si >> rispondo fredda.
<< Può ampliare il discorso se vuole >> la donna si appoggia alla cattedra e mi osserva interessata. Porta l'indice e il pollice vicino alla bocca e sorride.
<< Okay. Beh, credo sia  giusto. Ma penso anche che bisogna avere il coraggio di mollare tutto >> spiego imbarazzata. Credevo di essere nel corsi di economia e non in quello di cupido.
<< Con il "lasciare tutto" intende anche lasciare il proprio marito e trasferirsi lontano con la persona che si ama? >> 
<< Si. Io non avevo nemmeno il coraggio di lasciare il mio letto due mattine fa. >> replico mentre l'aula scoppia in una fragorosa risata.
 La signora Hill mi sorride ammirevole riprendendo a parlare per poi collegarsi agli affari e sfociare nell'economia. 
Un'ora dopo mi trovo nel giardino dall'università. Ha smesso di piovere ma ancora grosse nubi grigie minacciano il cielo.
Estraggo il cellulare e compongo frettolosamente il numero.
<< Ciao Jey >> esclamo.
<< Ehi! Tutto bene? >> la voce squillante e famigliare di Jeremy mi mette di buon umore.
<< Si grazie. Senti Jamie è li? >> domando.
<< No. Se vuoi quando... >>
<< No no. Mi servi tu ma non dire a Jamie della nostra conversazione ok? >> lo interrompo.
<< Si, certo. Dimmi >> predo fiato e poi parlo.
<< Come si chiama sua madre? >> 
<< E'? Che domanda è? >> esclama stupito.
<< Jey, ti prego >> lo supplico irritata.
<< Doris Anderson. Perchè? >>
Rimango a bocca aperta. Non può essere vero.
<< Vive a Manchester vero? >> domando ancora.
<< Credo. Sai non si hanno sue notizie da parecchio tempo >> mi spiega perplesso.
<< Ma perchè me lo chiedi? >> continua dopo una pausa.
<< Così...ho avuto un po' di tempo per me e ho pensato molto >> rispondo di getto.
<< Okay. Non è che hai pensato esclusivamaente a Jamie vero? Non è sano >> mi dice con un tono divertito.
<< No, tranquillo >> rido.
Parliamo ancora per alcuni minuti e poi riattacco.
Mentre passeggio per il campus noto in lontananza la signora Hill. Cerco di accelerare il passo, convincendomi che quello che farò sarà per una buona causa.
<< Scusi >> esclamo. Lei si ferma e mi guarda con quei occhi color oceano. Mi sorride dolcemente.
<< Dimmi cara. Skye giusto? >> 
<< Si esatto >> ricambio il sorriso e poi prendo fiato.
<< Devo chiederle una cosa. E' una domanda un po' strana e magari dopo no vorrà più parlarmi ma io ho la necessità di chiederglielo >> spiego tutt'uno fiato.
<< Okay, ti ascolto >> replica mantenendo quel sorriso tenero sul viso.
<< Lei era sposata? Quando era a Londra intendo >> 
La donna divertita annuisce.
<< E aveva figli per caso? >> a quella domanda si fa seria e il sorriso svanisce.
Dovrei smetterla qui ma non posso, devo saperlo.
<< Che vuoi sapere? Comunque si >> domanda scrutandomi attentamente.
<< Beh...si ecco...si chiamano Jamie e Samuel? >> il viso della donna sbianca. Si guarda attorno per poi afferrarmi la mano e portarmi sotto al grande gazebo dotato di panchine.
<< Jamie e Samuel? >> ripete i nomi una volta sedute e negli occhi colgo un lampo di gioia e commozione.
<< Si. Jamie e Samuel Bower. Sono suoi figli? Lo so che può sembrare una domanda scema e inopportuna e mi scuso per questo ma... >>
<< Non dire altro. Non scusarti. Come fai a conoscerli? >> mi domanda con gli occhi lucidi.
<< Conosco molto bene suo figlio Jamie signora Hill. Ha abitato a casa mia per un breve periodo >> le spiego un po' intimidita.
<< Eri la sua ragazza? >> mi sorride ed io, imbarazzata, abbasso lo sguardo. 
<< Non proprio >>
<< Oh santo cielo...lo sapevo che sarebbe diventato un ruba cuori quel bastardo >> sorride lasciandosi scappare una lacrima.
Sgrano gli occhi. Capisco da chi abbia preso il biondo.
<< Già >> ricambio il sorriso.
<< Senta, io non posso dirle come si dovrebbe comportare. Non posso dirle come dovrebbe fare la madre ma posso dirle, e con una certa sicurezza, che ai suoi figli manca. Moltissimo. Sopratutto a Jamie >> 
<< Quello è stata una sua idea? >> guardo la signora e la vedo indicare la mia ancora.
<< Jamie era fissato con i tatuaggi. Mi ricordo quando, a sedici anni, venne a casa massaggiandosi il sedere. Diceva che era caduto dal motorino...poi scoprimmo che aveva fatto una scommessa con un suo amico. Si era tatuato la scritta Bob Dylan sul sedere >> la signora scoppia a ridere ed io la seguo.
<< Ma credo che tu quel tatuaggio l'abbia già visto >> ammicca maliziosa mentre io divento paonazza.
<< Tranquilla. Siamo tra adulti. Non mi scandalizzo se mio figlio va a letto con una ragazza >> continua riprendendo a ridere. 
Ed io, ad un certo punto, mi sento mancare per finire in lacrime.
<< Skye, tesoro. Che succede? >> mi domanda avvicinandosi e portando una mano sulla mia schiena.
<< Nulla, è che...è strano parlarne con lei ma..non so con chi altro farlo. La mia migliore amica è a Londra e farlo per telefono non sarebbe la stessa cosa >> spiego singhiozzando.
<< Calma, parla. Sfogati >> continua massaggiandomi la schiena, proprio come una mamma.
<< Mi manca. Ci siamo detti per telefono che non ci saremmo più sentiti o scritti per ridurre tutto questo malessere. Ma è stata solo una gran cazzata perchè mi manca. Mi manca da morire >> 




*Spazio autrice*
Salve gente.
Come state? 
Spero che, anche questo capitolo, vi piaccia. Io ci metto sempre molto impegno anche se molte volte non sono proprio dei capolavori.
Comunque grazie mille anche per le vostre recensioni.
Un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Di nuovo a casa ***


La signora Hill mi disse di fermarmi per un secondo. Di spegnere il mondo, di chiudere gli occhi e di pensare a quello che mi rendeva felice, a quello che mi faceva sentire viva.
L'università riesce a fare questo? Manchester? Oppure  è Jamie che, con le sue cazzate e la sua risata, riesce a farmi sorridere e a farmi vivere?
Ci avevo riflettuto molto dopo essere tornata al dormitorio ed ora, dopo una settimana, sono di nuovo sul treno diretto a Londra. Ho approfittato dell'invito di Paris al suo party per il fidanzamento con un certo Eric per tornare a casa.
A breve sarò alla stazione di Waterloo dove ad attendermi ci sarà Jess e il suo ragazzo.
In questo mondo, tornado a Londra, forse capirò cosa mi fa stare davvero bene e forse capirò cosa realmente voglio. Anche se credo di sapere già la risposta.
<< Skye! >> sento urlare. Mi sollevo in punta di piedi guardandomi attorno alla ricerca di Jessica e poi, come un treno, mi travolge stringendomi forte a sé.
<< O mio dio! Quanto mi sei mancata! >> grida con gli occhi lucidi.
<< Jess calmati >> rido divertita mentre le persone che ci passano accanto ci osservano perplessi e diffidenti.
<< Ehi Skye >> mi abbraccia Jeremy.
<< Hai fatto il bravo vero? >> gli domando ironica. Lui mi sorride ammiccando.
<< Dai andiamo a casa! >> esclama allegra la mia amica afferrandomi la mano e trascinandomi fuori da li. 
Jey parcheggia l'auto proprio davanti casa. La guardo con un sorriso da ebete. Mi era mancata la facciata bianca, il cancello che cigolava. Perfino la signora Willson e la signora Hood.
<< Mi mancava >> dico inspirando profondamente. L'odore di cannella mi entra perfino nei polmoni fermandosi sotto al naso.
Guardo la cucina alla mia destra, perennemente in disordine per poi posare lo sguardo sul soggiorno. Il vecchio divano è ancora li, dove lo avevo lasciato ma manca Jamie.
<< Bower? >> chiede voltandomi verso i due.
<< Oh...è a spasso >> replica Jeremy.
<< Non è nemmeno venuto a salutarmi >> dico desolata.
<< A dire il vero...Jamie non sa nemmeno che tu sei tornata >> precisa Jessica intimidita. La guardo truce.
<< Come? Non gli avete detto niente? >> domando 
<< Volevamo fosse una sorpresa ma quel coglione è uscito sta mattina e non è ancora tornato >> si lamenta Jeremy guardando l'orario.
<< Verrà al party di Paris? >> chiedo cercando una qualche consolazione.
<< Ovviamente! Per cui è ora di prepararsi! Su! >> Jessica mi spinge in camera sua e ci chiude dentro. Comincia ad estrarre vestiti dal suo armadio.
<< Che ne dici di questo? >> mi domanda mostrandomi un abito bianco ricamato.
<< Bello >> rispondo priva d'interesse.
<< Allora è tuo >> mi sorride.
<< No. Io vengo così >> dico indicando il mio abbigliamento. La mia amica mi osserva attentamente.
<< Skinny jeans chiari, top bianco e converse bianche? >> sento dirle. 
La guardo e vedo che sul suo viso serio compare un sorriso.
<< Oh al diavolo! Vada per jeans! >> esclama rigettando tutti i suoi abiti nell'armadio.
Due ore dopo, alle 22.30 siamo al Funky Buddah. Un discoteca di Londra. Moltissime persone entrano ed escono. Un omone in giacca e cravatta è a guardia dell'entrata. Ha una lista tra le mani e osserva con diffidenza chiunque gli si avvicini.
<< Se non siete sulla lista non potete entrare >> ci dice.
<< Jeremy, Jessica e Skye. Siamo amici di Paris >> interviene Jey guardandolo con indifferenza. L'omone osserva la lista per poi indicarci l'entrata.
<< Ci siamo! >> esclama divertita Jess prendendo da mano il suo ragazzo.
La musica pompa nelle casse. Gli invitati stanno già ballando animatamente in pista saltando e dimenandosi.Le luci colorate illuminano l'intero locale. 
<< Eccovi! >> sentiamo urlare alle nostre spalle. Mi volto e mi ritrovo una ragazza con tacchi da capogiro e un vestito di lustrini completamente oro.
<< Paris! >> esclamo sorridendole mentre lei getta le sue mani attorno al mio collo.
<< Oddio! Non sai come sono felice di vederti! >> 
Che? E' felice di vedermi? Da quando ha piacere di vedermi? Non è nemmeno ubriaca.
<< Vi voglio presentare Eric >> ci dice. Un ragazzo alto, biondo con grossi occhiali neri stile nerd e pettorali da far invidia a chiunque ci sorride stringendoci le mani.
<< Sono felice di conoscere gli amici delle mia ragazza >> urla per sovrastare la musica. Guardo colpita Jessica che mi sorride.
<< Ehi amico. Dove vai in palestra? Perchè volevo sapere... >> Jey afferra Eric e insieme si dirigono verso il bar.
<< Uomini >> sospira Paris dissanguandosi anche lei appena nota altre persone.
<< Che facciamo ? >> chiedo a Jessica. Lei mi sorride maliziosa.
<< Beh, io vado a rioccupare il mio ragazzo mentre tu vai a riprenderti il tuo >> mi dice indicando nella folla. Guardo attorno a me e noto il biondo.
<< Jess io non credo di essere...pronta...Jess?! >> esclamo quando, voltandomi, non la vedo più. Mi guardo attorno, impaurita, cercando una via di uscita ma quando ritorno con lo sguardo nella direzione dove si trova Bower il mio cuore si ferma. Jamie, che sta parlando con una ragazza, mi nota. Sul suo viso annoiato compare un enorme sorriso. Molla il bicchiere che ha in mano alla ragazza che continua a parargli per poi farsi spazio tra la baraonda di persone.
Sta venendo verso di me e comincia a mancarmi l'aria.
<< Skye >> sorride quando mi compare davanti.
<< Ehi >> esclamo cercando di restare calma. La musica è così alta che mi perfora i timpani e sembra quasi che, il battito del mio cuore, vada a ritmo con essa.
<< Che...quando...uau, sei bellissima >> mi dice imbarazzato. Non sa che dire, si vede, ma nemmeno io so come compattarmi.
<< Bellissima? Ho indossa un paio di jeans >> rido portando una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
<< Ti ho visto in pigiama e lo eri comunque >> mi dice. Lo guardo sorridendo, felice e lieta.
<< Ehm..quando sei arrivata? >> mi domanda.
<< Poche ore fa >> rispondo guardandomi i piedi. Le persone ci circondavano ballando animatamente. 
<< Jamie, io ti devo parlare >> dico. 
Ma lui scuote il capo non udendo ciò che ho appena detto.
<< Dobbiamo parlare >> urlo di nuovo, ma lui ancora non capisce.
<< Seguimi >> grida. 
Mi afferra la mano e mi trascina in mezzo alla folla per sbucare poi nel giardino sul retro. Le luci colorate illuminano il prato e i divanetti bianchi.
Le alte mura che lo circondano sono completamente coperte dall'edera rampicante.
Mi conduce su uno di quei divani. Prendo posto e lui si siede difronte a me.
<< Allora, com'è andata? E' bella Manchester? >> mi domanda con un sorriso sul viso. 
<< Non come speravo. E non so come sia Manchester, non sono mai uscita dal campus >> replico un po' perplessa. Ha il sorriso, è vero, ma gli occhi raccontano tutt'altro.
<< E i professori? Come sono? Stronzi? >> ride. 
<< Non tutti >> sorrido intimidita. Devo digli di sua madre. Devo per forza. Prendo fiato e apro appena la bocca per parlare ma i miei occhi cadono sulle sue mani che sono ben salde sulle ginocchia.
<< Fai ancora gli incontri di box? >> domando notando le ferite sulle nocche. Jamie osserva le mani per poi nasconderle sotto al sedere.
<< Ehm... >> si schiarisce la voce guardandosi nervosamente attorno a sè.
<< Stai tranquillo. Va bene, non voglio mica cambiarti >> gli dico teneramente. Bower ritorna con lo sguardo su di me.
<< Io alle 23.15 devo essere ad un incontro. Jess e Jeremy vengono anche loro e.. >> 
<< Vengo anche io >> esclamo senza lasciarlo finire. Jamie sgrana gli occhi. Si lascia cadere appoggiando la schiena al morbido cuscino di pelle bianca. Porta il braccio destro sullo schienale e con l'indice e il pollice inizia a giocare con il labbro inferiore.
<< Ma così mi deconcentrerai >> ride guardandomi con quei occhi così belli e profondi da mandarmi in confusione.
Sogghigno un po' imbarazzata ma anche molto lusingata.
<< Vuoi bere qualcosa? >> chiede gentilmente. Annuisco per poi alzarmi seguita da lui. Sento il suo braccio posarsi sulla mia spalla così porto il mio attorno alla sua vita stringendomi a lui.
<< Due Sex on the beach >> dice al barman. Il ragazzo annuisce ed inizia a preparare i due cocktail.
<< Te lo saresti mai aspettato da Paris? >> domanda divertito indicandola. E' completamente avvinghiata al suo Eric. Ha occhi solo per lui e questo mi fa sorridere. Ho sempre visto Paris "giocare" con i ragazzi ma questa volta è diverso. Si vede che lo ama e si vede che lui ama lei.
<< L'amore ti cambia >> sospiro portando la cannuccia colorata alla bocca e bevendo un lungo sorso.
<< Stai parlando di Paris o di te? >> sento chiedermi. Improvvisamente inizio a tossire. 
<< Ehi, tutto okay? >> continua Bower battendomi delicati colpi sulla mia schiena.
<< Si, grazie >> dico riprendendomi mentre lui sorride divertito.
<< Sei diverso >> esclamo dopo diversi minuti d'imbarazzante silenzio. 
<< Come? >> sorride non capendo.
<< Non sei malizioso. Anzi, sei...composto >> spiego. Jamie solleva un sopracciglio per poi scoppiare a ridere.
<< Fammi capire: vuoi che faccia lo sconcio con te? >> domanda allargando le braccia.
<< O mio dio! Bower! No! Perchè non capisci mai quello che dico? >> replico esasperata. 
<< Perchè mi piace quando ti arrabbi >> mi dice avvicinandosi all'orecchio.
<< E se vuoi che ti baci basta chiederlo >> continua sfiorandomi con le dite le spalle nude. Ecco, ecco il brivido che da diverse settimane non provavo e che mi mancava. E' proprio questo che mi fa sentire viva.
<< Jamie! Ehi, cazzone! Dobbiamo andare! >> urla Jeremy dietro di lui. Bower mi sorride malizioso e poi, passandosi una mano tra i capelli, si volta. Con aria annoiata annuisce all'amico e poi ritorna su di me.
<< Andiamo ? >> mi porge la mano ed io l'afferro saldamente.



*Spazio autrice*
Buona sera!
Allora,  volevo dirvi che la storia sta giungendo al termine, purtroppo.
Già, forse durerà ancora quattro o cinque capitoli.
*piange*
Spero comunque che fin ora quello che ho scritto vi sia sempre piaciuto o comunque non vi abbia annoiato. Uh, dimenticavo! Stavo già iniziando a pensare alla prossima FF e volevo farla su Alex Pettyfer. Che ne pensate?
Grazie mille :)
Un bacione!

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Ancora insieme ***


Diversi minuti dopo siamo a Camden Town. Scendo dal Harley mentre Jey e Jessica escono dalla loro auto.
Jamie mi afferra la mano e mi conduce verso una porta nera, completamente coperta da graffiti. Noto con piacere che gli è rimasto il buon vizio di trascinarmi. Jessica si incolla, letteralmente, al suo ragazzo e questo mi fa un po' rabbrividire.
Jamie bussa tre volte con colpi ben distinti e da una piccola fessura compare il viso di un ragazzo.
<< Apri >> dice il biondo privo di entusiasmo.
<< Identificati >>  esclama il ragazzo dagli occhi estremamente tondi.
<< Kevin non fare il coglione. Apri >> continua sbuffando. Il ragazzo sogghigna per poi aprirci.
<< Vedo che hai portato la fidanzata questa volta >> sorride malizioso il ragazzo.
<< Non è la mia ragazza. Non ancora >> commenta Jamie iniziando a scendere quelle oscure scale. Arriviamo in fondo ad esse e, dopo aver superato una porta, ci ritroviamo in un ampio locale. Al centro c'è un grosso ring rosso e blu circondato da moltissime persone. Guardo Jamie che mi sorrise e mi stringe ancor di più a sé.
In lontananza vedo Nathan sventolare il suo braccio. Così, facendoci spazio tra la gente, lo raggiungiamo.
<< Oh, chi si rivede! Dolcezza, come stai? >> esclama non appena mi vede.
<< Bene >> rispondo mostrandomi fredda.
<< Okay...vedo che tra di noi non corre ancora buon sangue >> sorride indietreggiando.
<< Allora? Pronto? >> continua guardando il biondo. Jamie annuisce e mi lascia la mano.
<< Stai incollata a Nathan >> mi ordina. 
<< Che? >> esclamo rimanendo a bocca aperta. Bower alza gli occhi al cielo e mi trascina lontano da loro.
<< Jamie fino a poche settimane fa non volevi nemmeno che lo guardassi e adesso mi dici di restare con lui? >> chiedo perplessa.
<< Skye...ascoltami bene : a breve questo posto diventerà una gabbia di matti. Nathan conosce bene questo ambiente e questo posto. Sa dove sono le vie di fuga più vicine e... >>
<< Aspetta aspetta! Vie di fuga? >> lo interrompo terrorizzata. Jamie posa le mani sul mio viso, guarda dritto negli occhi e mi sorride teneramente.
<< Bower! Tocca a te! >> la voce di Nathan mi risuona nelle orecchie.
<< Andrà tutto bene >> lentamente si sporge verso di me e con una delicatezza straordinaria posa le sue labbra sulle mie.
<< Bower! >> tuona ancora il ragazzo.
<< Sta attacca a Nathan >> mi ripete un ultima volta per poi scomparire dietro ad una porta. Rimango immobile, con il cuore a mille. Passo l'indice sul labbro inferiore e sorrido.
Jeremy ammicca e Jessica mi da un colpetto sulla spalla.
Nathan sale sul ring e afferra un megafono bianco. Lo porta vicino alla bocca per poi sorridere.
Le ragazze che stanno a pochi centimetri da noi cacciano un urlo quasi isterico. 
Jess scoppia a ridere ed io la seguo.
<< Signori e signore, siete pronti a scommettere i vostri fottuti soldi per questi bastardi? >> inizia Nathan cercando di scaldare il pubblico che, a mio parere, è già fin troppo carico.
<< All'angolo destro, lo spacca ossa : Parker Gibs >> urla Nathan seguito dalla folla. Un ragazzo alto circa un metro e ottanta compare sul ring. E' a torso nudo con indosso un paio di pantaloncini rossi. E' molto muscoloso e assomiglia vagamente all'armadio di camera mia.
<< Tranquilla. Jamie lo può battere >> mi conforta Jey. 
<< All'angolo sinistro, il più grande bastardo di tutti i tempi : Jamie Campbell Bower >> grida all'interno del megafono. La folla scoppia in un enorme boato e noi facciamo lo stesso.
Vedo Jamie comparire all'interno del ring. E' senza maglia per cui si possono notare i tatuaggi. I pantaloncini neri ondeggiano ai movimenti e le nocche sono avvolte nel nastro bianco.
I capelli biondi sono raccolti in un basso chignon mostrando l'orecchino sul lobo sinistro.
<< Quanto è figo! >> commenta la ragazza accanto a me. Mi volto osservandola divertita.
<< Che cazzo vuoi? >> mi domanda l'amica. 
<< Nulla >> sorrido allegra.
<< Togliti quel sorrisino del cazzo dalla faccia, Bower è nostro >> mi minaccia. A quel punto scoppio a ridere tornando con lo sguardo sul ring.
<< Conoscete le regole. Vale tutto tranne morsi e dita negli occhi. Che l'incontro abbia inizio! >> urla di nuovo Nathan. Esce dal ring e in un batter d'occhio me lo ritrovo accanto. Mi sorride ammiccando.
Sento una campanella trillare e il pubblico esplodere in un boato. Mi concentro sul ring. Jamie sorride beffardo all'avversario con uno di quelli che irritano ma sono altrettanto sexy.
Gibs ha la mascella contratta e vedo il fuoco ardere nei suoi occhi. Fa un passo avanti e Jamie uno indietro.
<< Quel bastardo >> ride divertito Nathan.
<< Vedrai che adesso lo colpisce >> continua tenendo lo sguardo fisso sui due lottatori.
Il ragazzo si avventa su Bower che lo schiva abilmente per poi colpirlo con un gancio destro.
Parker stordito cerca di riprendersi e Jamie, da vero gentleman, si allontana di nuovo. Lo guarda mantenendo il sorriso bastardo.
<< Coraggio Bower! Fallo fuori! >> sento urlare da Jeremy.
Gibs riparte alla carica. Si avventa sul biondo afferrandolo per la vita ma lui, abilmente, lo immobilizza con le mani e comincia a colpirlo con ripetuti calci in pancia. Parker è così costretto a mollare la presa.
<< Non ti eccitare troppo okay? >> mi dice Nathan sorridendomi quando mi sente acclamarlo. Annuisco divertita.
Combattono per diversi minuti tra pugni e calci. Gibs ne schiva uno e lo colpisce dritto sul labbro. I capelli sono ormai scompigliati, anche se raccolti. Jamie si passa il dorso della mano sul labbro. Osserva il sangue e poi, come se nulla fosse, solleva il capo e centra la guancia destra di Gibs facendolo cadere a terra.
<< Conta! Cazzone conta! Cosa aspetti?! >> urla Nathan agitandosi.
Il ragazzo, che si improvvisava arbitro, inizia a battere la mano sul pavimento e dopo aver contato fino a dieci afferra la mano di Jamie e la solleva in aria.
La folla sta per far crollare tutto dalle urla. Le ragazze accanto a me cominciano a saltare in estasi.
<< Ce l'ha fatta! >> mi urla Jessica abbracciandomi.
<< E' un fottuto figo! >> esclama su di giri Jeremy.
<< E anche sta sera è andata bene >> mi sorride Nathan. Annuisco ricambiando il sorriso.
Il biondo abbandona il ring infilandosi nella folla. Mi sollevo sulle punte dei piedi per cercarlo.
<< Jamie! >> urlo sbracciandomi quando lo noto a pochi metri da me.
Si apre un varco tra i numerosi spettatori e poi, quando mi raggiunge ed è a pochi centimetri da me, mi sorride ed io ricambio. Fa ancora un passo in avanti ma si blocca quando Nathan comincia a battere sulla sua spalla.
<< Complimenti cazzone! Seguimi. Ho la tua ricompensa >> ammicca il ragazzo facendoci strada in una stanza adiacente a questa.
<< Sei stato grande! >> esclama Jey dandogli il cinque.
Nathan apre una cassetta di metallo blu. Da essa estrae un mazzetta di sterline e comincia a contarle.
<< Okay. Sono 150 sterline >> dice porgendole a Jeremy che le afferra con gli occhi luccicanti.
<< Hai scommesso?! >> urla incredula Jessica. Lui la guarda facendo spallucce mentre noi tratteniamo una risata.
<< O'Kelly hai scommesso?! >> tuona di nuovo la mia amica.
<< Amore ti prego... >> sbuffa Jey uscendo dalla stanza.
<< Beh...questi sono tuoi. Ottimo incontro >> Nathan posa la mano sulla spalla del biondo e poi mi guarda.
<< Hai scelto proprio bene >> ammicca per poi dileguarsi. Io mi volto per uscire ma la voce di Jamie che mi chiede di aspettarlo mi ferma.
<< Sei stato davvero bravo >> commento appoggiandomi allo stipite della porta. 
<< Grazie >> mi sorride infilandosi la maglia grigia a maniche corte. E' molto aderente, fin troppo forse, visto che lascia ben poco alla fantasia.
Srotola il nastro adesivo che è ancora sulle sue nocche e poi si infila il giubbotto di pelle.
<< Okay. Andiamo >> mi dice sciogliendosi lo chignon. I capelli sono scompigliati e gli cadono ribelli sugli occhi.
Credo sia la visione più bella che abbia mai visto.
Quando, finalmente, siamo di nuovo in superficie tiro un sospiro di sollievo. Tutto è andato per il verso giusto.
<< Dobbiamo chiedervi un favore >> ci dice Jessica avvicinandosi a noi avvinghiata a Jey.
<< Non è che Skye può dormire a casa nostra? >> continua Jeremy al biondo. Jamie lo guarda perplesso.
<< Ma io ho il mio pigiama e lo spazzolino da denti a casa nostra Jess! >> intervengo allarmata.
<< Andiamo, non c'è nemmeno Paris. Ti prego, Skye >> mi supplica la mia amica. 
<< Non credo riusciresti a dormire con loro nell'altra stanza >> mi sussurra Jamie all'orecchio. Lo guardo con la coda dell'occhio e lui sorride.
<< Posso prestarti io qualcosa e per lo spazzolino ti devi arrangiare con il dito >> continua ridendo.
Guardo i due piccioncini che mi osservano impazienti.
<< Va bene. Andiamo Bower >> esclamo alzando gli occhi al cielo. Afferro il casco e me lo infilo.
<< Grazie! Ci vediamo domani mattina! >> Jessica mi abbraccia frettolosamente e poi, con il suo ragazzo, sale in auto. Li vediamo sfrecciare via, lungo la strada illuminata.
Jamie prende posto ed io, come ormai era solito, mi sistemo dietro e mi appoggio a lui.
<< Non ti addormentare però >> mi dice prima di abbassarsi la visiera e immettersi in strada.
Mi era mancata questa paurosa sensazione di schiantarmi contro qualcosa. Ma mi era mancata ancor di più la sensazione di stringermi a lui. 
Dopo diversi minuti la Harley si fermi davanti ad un edificio con la facciata bianca e un paio di scalini neri che conducono alla porta d'ingresso. Le verdi siepi la circondano dandole un'aria aristocratica.
Oltre la porta nera c'è un grosso soggiorno completamente in stile industriale. Le pareti sono composte da mattoni rossi e sono coperte da locandine di film e insegne da bar.
Poso il casco a terra, accanto a quello di Jamie.
<< Ti piace? >> mi chiede. 
<< E' bellissima >> esclamo iniziando a camminare nella stanza. 
<< Sicuramente tu l'avresti arredata meglio >> lo sento dire. 
<< Ovviamente >> sorrido facendo una giravolta su di me. Nell'angolo destro, dal soffitto, penzolava un grosso sacco da box nero. Mi ci avvicino osservandolo.
<< Vuoi provare? >> mi chiede Bower divertito. Annuisco.
<< Okay allora...non voglio che ti spacchi un polso per cui, ti scongiuro, tieni la mano sinistra sul polso destrro okay? >> Jamie si mette dietro di me e afferra le mie mani.
<< Va bene >> replico scoppiando a ridere. Bower passa dietro al sacco e lo afferra tra le mano.
<< Perchè ridi? >> domanda divertito.
<< Sembrerò una cogliona >> continuo non riuscendo a trattenere le risata.
<< Okay. Ci sono >> faccio un lungo respiro e poi porto il braccio indietro per caricarlo. Stringo la mano sinistra attorno al polso e poi scaglio il colpo.
<< Cazzo! >> urlo iniziando a ridere mentre mi piego in avanti.
<< Ti sei fatta male? >> mi domanda Jamie. Cerca di essere premuroso ma vedo che sta trattenendo le risate.
<< No. Sto bene >> rispondo asciugandomi le lacrime che mi scivolano lungo le guance. Non so nemmeno io se piango dal dolore che sto provando ma che sto sopprimendo per non fare una figuraccia e se piango dal ridere.
<< Sei un disastro Skye >> ride abbracciandomi forte a sé. 
<< Come fai a non farti male? >> domando appoggiando il capo al suo petto. 
<< Allenamento >> replica affondando le labbra tra i miei capelli.
Quando mi allontano da lui noto una scala di ferro salire. La seguo con lo sguardo e noto il soppalco dove, sulla bianca parete, si trovano due porte di un color acero.
<< C'è camera tua? >> domando. Jamie mi sorride malizioso.
<< Si. Vuoi vederla? >> non riesco nemmeno a rispondere che mi ritrovo sopra ad esso. Bower apre la seconda porta e ci ritroviamo in una stanza con le pareti grigie.
Subito difronte a me noto il letto e la finestra che si affaccia sulla strada. Un grosso armadio a muro dalle ante bianche si trovo accanto  ad essa. Difronte al letto sul comò bianco con i cassettoni neri si trovano alcuni trofei e un paio di casse mentre appeso al muro sovrastante ci sono diverse fotografie.
<< Ma questa ragazza la conosco >> esclamo indicando la foto in cui ci siamo io e lui a casa mia sul divano.
<< Ehm >> si schiarisce la voce diventando paonazzo.
<< E' lo sfondo del desktop del mio computer >> sorrido teneramente. Jamie ricambia per poi toccarsi il labbro inferiore.
<< Non sanguina più, tranquillo >> gli dico avvicinandomi a lui. L'unica luce che ci illumina è quella debole dell' abasciur sul comodino accanto al letto.
Il biondo si avvicina a me e posa la sua mano sulla mia guancia. Ha gli occhi fissi sulle mie labbra.
<< Jamie >> sussurro.
<< Devi dirmelo tu Skye. Tu hai chiuso. Tu riapri. Ma ti prego, fallo perchè io ti amo e non riesco a farne a meno di te >> mi spiega senza distogliere lo sguardo dalla mia bocca.
<< Baciami >> continuo con un filo di voce. La bocca di Jamie si piega verso l'alto e senza esitare posa le sue labbra sulle mie. Comincia a baciarmi come se non ci fosse un domani. Con passione, con decisione, con amore.
Sento le sue mani scivolare sui miei fianchi.
<< Questa volta devo farlo per bene perchè te lo ricorderai >> mi sussurra tra un bacio e l'altro.
<< Ma io mi ricordo della prima volta >> replico. Jamie sorride mentendo le labbra sulle mie per poi passare al collo.
<< Faremo i conti più tardi >>
 Mi sfila la maglietta ed io faccio lo stesso con la sua. Delicatamente mi fa sdraiare sul letto e dopo avermi baciato di nuovo mi guarda dritto negli occhi.
<< Visto? Io ho un letto da una piazza e mezza >> ride per poi riprendere a baciarmi.
Sento i brividi correre lungo tutto il corpo e per un momento lo fermo.
Afferro il suo viso tra le mie mani.
<< Ti amo >> sussurro con il cuore che batte all'impazzata.
Jamie per alcuni secondi rimane impassibile. Mi guarda con quel suo fantastico sorriso.
<< Spunta anche questa allora >> 
Riprende a baciarmi con così tanta passione e amore che non riesco a pensare a niente. Ora siamo solo io e lui. E la notte è ancora lunga.


*Spazio autrice* 
Buona sera! 
Allora cosa ne pensate?
Io spero sempre di scrivere un capitolo interessante e coinvolgente per cui fatemi sapere se va bene o meno :)
Come ho già detto la volta precedente la storia sta per terminare :( Mi mancheranno tantissimo Skye e Jamie ma bisogna andare avanti .
Per cui per la prossima FF che ne dite di Alex Pettyfer? :)
Un bacione e grazie a tutti :)



 

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** La verità ***


Salgo le fredde scale in ferro passandomi l'asciugamano sui capelli umidi per via della doccia appena fatta. Entro in camera e mi getto a pancia in giù sul letto accanto a lui. Dorme ancora. Ha una mano dietro alla testa e il viso rivolto verso la finestra sulla destra.
<< Forza! Apri quei fantastici occhi >> esclamo. Jamie sobbalza, voltandosi verso di me.
<< Che ore sono? >> mi chiede ancora addormentato.
<< Le 8.15 >> rispondo dandogli un bacio sulle bocca. Faccio per allontanarmi ma mi attira a sé.
<< Buon giorno >> esclama riempiendomi il viso di delicati baci.
<< Buon giorno >> sorrido appoggiandomi al suo petto. Sento il suo cuore battere forte e il respiro regolare.
<< Mi mancava questo >> mi dice fissando il soffitto. 
<< Cosa? Il sesso? >> chiedo divertita.
<< Anche. Ma soprattutto svegliarmi accanto a te >> mi risponde sospirando.
<< Poi ti amo per cui...>> sorride.
<< Me lo avrai detto come minimo una ventina di volte da ieri notte >> rido divertita.
<< E non smetterò mai nemmeno di dirti che sei bellissima. Anche con indosso la mia enorme maglia >> esclama scoppiando a ridere.
<< Come non ti piace? Mi avete sempre rotto con il fatto che non metto vestiti...beh, questo lo è >> affermo saltando in piedi sul letto e, atteggiandomi come una modella, faccio una piroetta.
Jamie, rapidamente, mi afferra per i fianchi e mi fa cadere su di lui per poi scoppiare a ridere come due cretini.
<< Il labbro come sta? >> chiedo.
<< Mmmh...forse ha bisogno di un po' di cure >> commenta sporgendosi verso di me mentre io colgo l'occasione per baciarlo. 
Era questo che intendeva Doris con il fatto di capire cosa ci rende felici. Cosa ci fa sentire vivi. Bower in una sola notte è riuscito a fare tutto questo. Lui è la mia vita. Lui è la mia felicità.
<< Okay Bower...ti devo dire una cosa, una cosa importante >> affermo facendomi seria.
<< Che mi ami e mi vuoi tenere con te per tutta la vita? Si lo so già >> mi sorride.
<< No Jamie. Sul serio >> esclamo. 
Il suo volto allegro lascia spazio ad un'espressione cupa, annuisce ed io prendo fiato.
<< Ho conosciuto tua madre >> 
Jamie sgrana gli occhi e mi osserva incredulo.
<< Come? Che significa che hai conosciuto mia madre? Mia madre Doris? >> chiede sotto shock.
<< E' la mia professoressa di economia  >> continuo cercando di afferrargli la mano ma lui la ritrae scendendo dal letto. Inizia a camminare su e giù per la stanza tenendosi con le mani la testa. I larghi pantaloncini da calcio ondeggiano ad ogni suo movimento.
<< Cosa aspettavi a dirmelo Skye?! >> urla infuriato.
<< Se te lo avessi detto ieri sera saresti impazzito! Come stai facendo ora! >>  continuo allargando le braccia.
<< Cazzo! Dovevi dirmelo subito che mia madre era da te! Dovevi dirmelo! >> tuona indicandomi minacciosamente.
<< Volevo assicurarmi che fosse realmente lei prima di dirtelo Jamie >> grido per farmi ascoltare. Ma lui è così immerso nei suoi pensieri che non mi da retta. Mi alzo anche io dal letto e mi fermo davanti a lui
<< Jamie. Ehi Jamie. Guardami >> afferro il suo volto.
<< Scusami >> mi dice con la voce spezzata. Ha gli occhi lucidi e noto le sue mani tremare.
<< Tranquillo >> continuo baciandolo. Jamie porta le sue mani sulle mie guance e mi bacia di nuovo per poi abbracciarmi.
La reazione di Bower mi ha realmente sorpreso. Pensavo andasse su tutte le furie e che mi avrebbe sbattuto fuori casa e forse sarebbe stata anche una reazione normale ma non l'ha fatto.
Un po' mi imbarazza dirlo perchè io non sono mai stata sicura in niente eppure questa volta, posso dire con certezza, che Jamie mi ama così tanto da non  permettere a niente e a nessuno di dividerci.
<< Questa mettina tu prenderai il treno delle 11.30 con me per Manchester okay? >> gli dico mentre scendiamo le scale per raggiungere la cucina.
<< Non credo di volere vedere mia madre >> sbuffa aprendo il frigorifero. Afferra il cartone del latte, due bicchieri e sul tavolo posa le fette biscottate mentre io porto il burro e la marmellata.
<< No, tu ci verrai. Le parlerai e poi mi aiuterai con la valigia. Non voglio portarmela a dietro di nuovo >> sorrido mentre spalmo il burro.
<< Con la valigia? >> chiede perplesso posando il bicchiere di latte.
<< Può sembrare strano ma...tua madre mi ha detto cose che mi hanno fatto riflettere e per questo ho deciso di continuare l'università online. Andrò a Manchester solo due o tre volte al mese per dare gli esami e per il resto delle mie giornate starò qui con te e gli altri. Ovviamente riprenderò il lavoro alla Starbucks. Sempre che Lexie mi voglia ancora >> sorrido.
<< Ti bacerei...oh se ti bacerei...ma ho la marmellata incollata ai denti e non mi sembra carino >> ride Jamie entusiasta portandosi una mano davanti alla bocca.
<< Fai schifo! >> lo seguo ridendo a mia volta. 
<< Ehi! Ti sembra il modo di trattare il tuo ragazzo? >> domanda ironico. Inclino il capo di lato osservandolo divertita.
<< Chi ti ha proclamato "mio ragazzo"? >> chiedo 
<< Io >> sorride fiero di sè. 
Due ore dopo circa, alle 10.30, io e Bower siamo alla stazione di Waterloo. 
Jamie scende dall'autobus ed io lo seguo. Mai e poi mai avrebbe lasciato la sua Harley per l'intera giornata parcheggiata fuori da una trafficata stazione. 
Mi prende per mano e mi conduce all'interno. Moltissime persone camminano frettolosamente verso il proprio binario. Sistemo la borsa di pelle nera su una spalla mentre ci fermiamo ad osservare l'enorme tabellone delle partenze. Le caselle nere, con i nomi delle città in arancione, cambiano in continuazione. 
<< Il nostro treno arriverà tra circa venti minuti >> sento dire da Jamie che ha il naso all'insù.
<< Vuoi mangiare qualcosa? >> domando premurosa. Lui annuisce sorridendomi.
Prendiamo posto ad un tavolino fuori dal bar della stazione. Anche questo, come il resto, è colmo di persone.
<< Due toast. Un acqua minerale ed una birra, grazie >> ordina al cameriere che gentilmente annuisce.
<< Sei agitato? >> gli chiedo. Il cameriere posa il beveraggio e velocemente se ne va.
<< Un po' >> replica aprendomi la bottiglia dell'acqua. 
<< Vedrai che andrà tutto bene >> cerco di tranquillizzarlo ma, anche se sorride, capisco che è parecchio in ansia. Come biasimarlo, è da anni che non vede e non sente sua madre.
Finiamo i nostri toast quando la voce metallica annuncia il treno diretto per Manchester.
<< E' il nostro >> Jamie scatta in piedi e dopo aver pagato mi riprende la mano conducendomi al binario.
Bower ha lo sguardo fisso davanti a sé. Il viso è inespressivo anche quando l'enorme treno frena rumorosamente davanti ai nostri occhi.
Saliamo e dopo aver trovato il nostro scompartimento ci sediamo. Jamie si accaparra il posto accanto al finestrino. Appoggia il piede sul rialzo in metallo posto sotto ad esso, dove fuoriesce l'aria condizionata. Io mi sistemo accanto a lui e  non appena il treno parte, lasciando la stazione, appoggio il capo sulla sua spalla.
Jamie si volta e mi da un delicato bacio sulla testa per poi posare la sua mano sul mio ginocchio. Ritorna con lo sguardo fuori dal finestrino e a me non resta altro che chiudere gli occhi, assaporando il suo profumo. Sento la sua mano spostarsi sulla mia spalla e stringermi a sé.
<< Skye..ehi. Dobbiamo scendere >> la sua voce mi avvolge soave. Apro gli occhi e vedo il suo viso, i suoi occhi fissarmi pieni d'amore.
Annuisco stiracchiandomi per poi afferrare la borsa e scendere seguita da lui.
<< Okay...ora? >> mi domanda sgranchendosi le gambe.
<< Per di qua >> gli sorrido. Camminiamo per alcuni minuti fino a quando l'enorme cancello in ferro dell'università si mette in mezzo.
<< Mi sbaglio o mi stanno guardando tutti male? >> mi chiede Jamie osservandosi attorno. Gli studenti che ci passano accanto, effettivamente, lo squadrano da testa a piedi ed io sorriso divertita.
<< Non hai l'aspetto da universitario >>
<< Che? Io posso venire in questo posto quando voglio. E' solo che non ho tempo >> mi spiega lui sorridendo beffardo. Annuisco poco convinta e lui se ne accorge.
<< Secondo me è il look total black che li lascia un po' perplessi >> continuo ridendo.
<< Che ha che non va il mio look? >> mi domanda irritato.
<< Per me nulla. Anzi i adoro questo giubbotto di pelle >> dico fermandomi. Afferro il bordo del giubbotto e avvicinandomi a lui gli rubo un bacio.
<< Skye! >> sento. Mi stacco da Jamie e volto appena il capo.
<< Martha...come va? >> chiedo quando vedo quei capelli azzurri-grigi.
<< Bene grazie. Oh, quindi questo è il tuo ragazzo >> continua lei.
<< Si, lui è Jamie >> lo presento. Il biondo allunga la sua mano serio e Martha l'afferra vigorosamente.
<< Enchantè >> sorride maliziosa. Jamie si rivolge a me con sguardo perplesso ritirando velocemente la mano.
<< Non ti facevo da ragazzi punk >> mi dice.
<< Già, nemmeno io. Beh ora dobbiamo scappare, ci vediamo più tardi. Ciao >> mi affretto a salutarla. Martha ricambia allegramente mentre io mi volto e comincio a camminare con Jamie.
<< Muoviti >> gli dico.
<< Che ti prende? >> mi domanda perplesso.
<< Ho paura di quella ragazza >> replico rabbrividendo.
<< Perchè mai? >> ride Jamie. Io lo guardo seria e poi mi avvicino a lui per non urlare.
<< Okay, non per allarmati ma...ha una strana bambolina di pezza sul suo comodino >> spiego. Bower mi osserva per poi scoppiare a ridere. Si porta una mano sulla bocca e cerca di trattenersi ma non ci riesce.
<< E qual'è il problema? Paris in camera sua ha una collezione di Barbie >> 
<< No, ascolta quella...un attimo: come fai a sapere della collezione di Barbie di Paris? >> domando. Jamie si blocca improvvisamente ed io l'osservo truce.
<< Lasciamo stare >> scuoto il capo per poi riprendere a parlare.
<< Ha uno spillo conficcato nella pancia e si chiama Debby..come la sua ex ragazza >> finisco di spiegare.
<< La sua ex ragazza? Ma se mi ha appena mangiato con gli occhi? >> esclama Jamie incredulo.
<< E' una ragazza indecisa evidentemente >> 
<< Okay...andiamocene, velocemente >> mi afferra la mano e mi trascina via guardandosi un ultima volta dietro le spalle.



*Spazio autrice*
Eccomi! Come l'amabile anatra_mango mi ha fatto dolcemente notare è ben 21 giorni che non aggiorno per cui: SCUSATEMI DAVVERO TANTO!
Come sempre vi ringrazio e spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Baci!
P.S. Sto già iniziando a scrive una nuova FF con Alex Pettyfer :)

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Mi hai stravolto la vita ***


Oltrepassiamo il grande portone di legno e finalmente raggiungiamo l'aula di economia. 
<< Non so se riesco >> mi dice fermandosi a pochi passi dalla porta. Dai vetri posti affianco ad essa riesco a scorgere la figura longilinea di Doris che sta scrivendo alla lavagna.
<< Si che riesci. Tu sei Jamie Campbell Bower. Sei quello che ha battuto Gibs. Sei quello che alla fine mi ha fatto sua. Tu ce la puoi fare >> dico dandogli un bacio sulla guancia.
Jamie chiude gli occhi e inspira profondamente. Quando ritorno a vedere i suoi splendidi occhi azzurri gli sorrido dolcemente e poi, afferrandogli le braccia, lo faccio girare su se stesso posizionandolo di fronte alla porta.
La spinge e curvo nelle spalle entra all'interno dell'aula. Mi nascondo furtiva dietro alla grande vetrata dove le tapparelle grigie impediscono di fermi scoprire. Tra i listelli riesco a vedere Jamie fermasi a pochi metri da sua madre. Doris, non appena avverte la sua presenza, posa il gesso e si volta.
Non posso sentire ciò che si stanno dicendo ma posso vedere i suoi occhi brillare. Sul viso della signora Hill compare un grosso e smagliante sorriso. Si avvicina lentamente a Bower che nel frattempo sta fermo con le braccia lungo i fianchi.
Doris, con gli occhi lucidi, si lascia andare abbracciando Jamie mentre lui, dopo alcuni secondi di freddezza, si abbandona ai suoi sentimenti stringendola forte a sé.
Sorrido a quella visione di pura dolcezza ma il suono assordante del mio cellulare rovina tutta la magia.
Esco dall'edificio a passo pesante e mi appoggio ad una di quelle enormi colonne di marmo che compongono il porticato.
<< Pronto? >> esclamo
<< Skye >> la voce dall'altra parte è  un po' incerta ed io mi blocco con il cuore a mille.
<< Papà? >> domando sorpresa.
<< Ciao tesoro, come stai? >> chiede con tono imbarazzato.
<< Bene, tu? >> replico senza realmente capire cosa sta accadendo. Perchè mai mio padre mi dovrebbe chiamare?
<< Sono contento >> commenta. Fa una breve pausa nella quale riconosco la voce di madre in sottofondo.
" Allora ti muovi?! " sento dirle.
<< Skye, volevo chiederti scusa. Lo so che per telefono non è una gran cosa, ma avevo bisogno di dirtelo. Tesoro tu sei tutto per me. Ti voglio bene un bene dell'anima  >>
A quelle parole il mio cuore si blocca. Mio padre, il padre più orgoglioso del mondo, mi sta chiedendo scusa.
<< Mi perdoni? Lo so che sono stato un cattivo padre. Ma io voglio solo il meglio per te >> continua con la voce spezzata.
<< Papà io... >> mi fermo, chiudo gli occhi e prendo fiato. Quando vorrei che Bower fosse qui accanto a me.
<< Papà sai che lo farò. Sai che ti perdonerò. Sono pur sempre tua figlia, io ti voglio bene ma tu devi promettermi di lasciarmi vivere come voglio io >> rispondo sicura di me.
Dall'altra parte sento mio padre sospirare.
<< Ma certo. L'importante è che torniamo ad essere padre e figlia >> continua.
<< Lo saremo papà >> sorrido mentre gli occhi si riempiono di lacrime.
<< Allora ci sentiamo okay? Ti voglio bene e scusami ancora >> mi dice un'ultima volta prima di riattaccare.
Infilo il telefono nella borsa e mi passo una mano tra i capelli. 
Perchè proprio ora mi chiede di perdonarlo? Che è successo in queste settimane per farlo cambiare così tanto?
In lontananza scorgo Martha per cui, come un fulmine, mi precipito all'interno dell'edificio per evitarla. Ci manca solo di sentire una delle sue strane teorie sugli alieni.
Percorro il lungo corridoio perennemente affollato di studenti e quando sono quasi arrivata all'aula di economia noto Bower appoggiato alla parete. Si guarda attorno con fare da 'fighetto'. 
Beh, in fin dei conti è davvero bello. La giacca di pelle, la maglia grigia aderente, i jeans neri strappati e i capelli biondi che cadono sul viso lo rendono estremamente sexy.
<< Ehi! Bad boy! >> esclamo quando ormai sono a pochi metri da lui. 
Jamie si volta verso di me e mi sorride.
<< Ma dove cazzo eri finita? >> mi domanda allargando le braccia. Sollevo un sopracciglio e porto le braccia al petto.
<< Come scusa? Dove cazzo è la tua finezza? >> esclamo.
Lui sorride divertito.
<< Invece tu sei Mrs Finezza >> ride portandomi un braccio attorno al collo.
<< Passo troppo tempo con te >> replico scuotendo il capo.
<< Secondo me non ne passiamo abbastanza >> mi dice incamminandosi verso l'uscita.
<< Com'è andata con tua mamma? >> chiedo un po' timorosa.
<< A dire il vero è andata bene. È stato abbastanza traumatizzante però non so, è come se ora mi sentissi un altro >> mi spiega.
<< Che vuoi dire? >> 
<< Lei mi ha detto che mi vuole bene. Mi ha spiegato che ha fatto quello che ha fatto per amore. Non solo per l'amore verso il suo nuovo compagno ma anche per me e Sam. Non voleva vederci soffrire >> fa una pausa e sogghigna beffardo.
<< Il che è divertente perchè ci ha fatto del male lo stesso >> scuote il capo abbassando lo sguardo.
Il sole opaco ci illumina il viso mentre camminiamo per il campus.
<< In qualunque caso ve lo avrebbe fatto >> faccio spallucce.
<< Credo di si >> sospira. Mi fermo e lo guardo dritto negli occhi.
<< Dai Jamie, ora hai capito che ama te e Sam. Tutto il resto non conta più okay? Lo so, è difficile, ma vedrai che con il tempo andrà meglio >>  mi sollevo sulle punte e gli rubo un bacio. Bower mi sorride ed io ricambio.
<< Forza, le valige non si fanno da sole! >>
Camminando mano nella mano ci dirigiamo al dormitorio e ci fermo solo quando davanti a noi compare quella massiccia porta. 
<< E' un dormitorio solo femminile Bower >> dico osservandolo. Jamie fa spallucce.
<< Quindi? >> 
<< Quindi zuccone tu non puoi entrare >> rispondo acida indicando l'esplicito cartello di divieto affisso alla porta.
<< Scherzi?! >> esclama allibito. Scossi il capo sbuffando.
<< Non farti beccare da qualche vigilantes Bower perchè se lo fai ti uccido >> lo minaccio aprendo la porta.
<< Che t'importa? Stai lasciando l'Università >> continua seguendomi su per le scale.
<< Ma sei intelligente oggi eh? Jamie svegliati! Se ti beccano mi espellono ed io non sto mollando l 'università, la proseguo semplicemente online! >> tuono perdendo le staffe.
Un paio di ragazze ci passano accanto squadrandoci da testa a piedi.
<< Se la smettessi di sbraitare come una cogliona magari eviteremo di attirare l'attenzione >> mi dice con fare da sapientino. Volto l'angolo e tre ragazze che, poco prima parlavano, si bloccano guardandoci.
<< Se magari chiudessi quella bocca eviteresti di far sentire la tua voce da uomo >> sorrido acida.
Mancano pochi metri a camera mia. Percorriamo il lungo corridoio e improvvisamente Jenna McQueen sbuca da camera sua in accappatoio. Caccia un urlo mentre cerca in  tutti i modi di coprirsi le gambe nascondendosi dietro ad uno scaffale. Gira per il campus con indosso uno misero pezzo di stoffa che spaccia per un vestito e si nasconde perchè in accappatoio?!
<< Non puoi portarlo qua dentro! >> urla agitandosi.
<< Calmati, mi deve aiutare con le valigie >> esclamo sbuffando sconvolta.
<< Lo sai che succede se lo trovano? >> continua lei.
<< Si si >>
Afferro la mano a Bower e lo trascino via raggiungendo finalmente la porta della mia stanza.
Non faccio in tempo a bussare che essa si apre e compare Martha mentre io sbianco.
<< Come facevi a sapere che...>> 
<< Ho sentito Jenna urlare >> m'interrompe facendoci entrare.
<< Che camera...schifosa >> commenta Jamie gettandosi a peso morto sul mio ormai ex letto.
<< Grazie >> replica Martha entusiasta. Bower mi guarda perplesso ed io, che sto infilando le ultime cose nella valigia, faccio spallucce.
<< Allora, sei anche tu di Londra? >> domanda lei a Jamie.
<< Si >> annuisce lui.
<< Sei punk? >> sento domandarle. 
<< A me piacciono moltissimo >> continua.
<< No no. È tutta apparenza. Adoro la musica classica >> mente Jamie ed io scoppio a ridere.
<< Che ti prende? >> chiede Martha perplessa.
<< Nulla, nulla >> chiudo la zip del trolley e la poso a terra.
<< Bene, possiamo andare >> Jamie scatta in piedi. Si sistema i pantaloni e dopo essersi passato una mano tra i capelli sorride alla mia compagna di stanza.
<< È stato un piacere. Andiamo Skye! >> Bower afferra la mia valigia e si incammina verso la porta.
<< Allora alla prossima. Stammi bene >> dico a Martha.
<< Anche tu Skye >> mi abbraccia e, non appena mi allontano mi tira una leggera sberletta sul sedere. Jamie, che ha assistito alla scena dalla porta, trattiene le risate ed io facendo finta di niente esco chiudendo la porta alle mie spalle.
<< Non dire una parola >> ringhio. Jamie, che a stento riesce a essere serio, annuisce.
Velocemente usciamo dal dormitorio e mentre ci avviamo al cancello d'ingresso notiamo una donna che cammina nella nostra direzione.
<< Pensavo foste già partiti >> esclama Dorris dolcemente.
<< Skye doveva recuperare l'ultimo bagaglio >> spiega Jamie.
<< Allora buon ritorno a casa ragazzi >> sorride teneramente. Rivolgo lo sguardo a Jamie e lui fa lo stesso con me.
<< Non fartela scappare >> sento dire da sua madre. 
<< Non ho intenzione di farlo >> posa il suo braccio attorno al mio collo e mi stringe a sè.
<< Skye, spero di vederti presto >> mi dice cortesemente dandomi due baci sulla guancia.
<< Altrettanto signora Hill >> sorrido educatamente.
<< Tesoro >> abbraccia Jamie che ricambia anche se un po' freddamente ma è pur sempre meglio di niente.
Dopo esserci salutati, mano nella mano come una vera coppia, ci dirigiamo verso la stazione che dista qualche minuti dal campus.
<< Così ascolti la musica classica. E dimmi: qual'è il tuo brano preferito? >> gli domando sarcastica.
<< Ti detesto Skye >> ride.
<< No coraggio sentiamo: Beethoven? Mozart? No anzi, Bach! >> continuo divertita.
<< Skye... >> commenta con tono cantilenante.
<< Ti facevo più da Nirvana, Black Veil Brides >> 
<< Finiscila >> esclama ridendo ed io lo seguo.
Senza nemmeno accorgercene arriviamo alla stazione e come all'andata ci fermiamo a fissare il tabellone delle partenze e degli arrivi.
<< Mancano 10 minuti. È meglio andare sul binario >> mi dice Jamie, io annuisco e senza lasciargli la mano lo seguo.
<< Lo sai che ti amo? >> mi dice dandomi un bacio sul capo. Il treno frena davanti a noi ed io, poco prima di salire rivolgo lo sguardo a lui.
<< Sai che ti amo anche io? Anche se ascolti la musica classica >> rido scivolando via da lui e salendo sul treno.
<< Cazzo! Non vale io ho la tua fottuta valigia! >> lo sento esclamare.
Prendiamo posto e questa volta mi siedo io accanto la finestrino. Per metà viaggio nessuno dei due fiata poi, quando mancano pochi chilometri alla stazione di Waterloo Jamie decide di rompere il silenzio.
<< Skye ricordi quando poco fa ho detto che "secondo me non passiamo abbastanza tempo insieme"? >> domanda
<< Certo >> annuisco.
<< Ecco...insomma, Jeremy mi ha detto che a breve si trasferirà nel tuo appartamento con Jessica visto che Paris è andata a vivere dal suo Eric >> lo ascolto attentamente non capendo a cosa stia pensando.
<< Non credo che a te piacerebbe vivere sotto il loro stesso tetto. Soprattutto perchè camera tua combacia con quella di Jessica e sappiamo tutti che non esauriscono mai le forze e... >> 
<< Jamie! >> rido chiudo gli occhi. 
<< In poche parole: ti piacerebbe trasferirti da me? >> 
A quelle parole rimango a bocca aperta. Sgrano gli occhi e appoggio la testa al finestrino.
<< O mio dio...Jamie >> farfuglio. Cerco di formulare una frase di senso compiuto ma è difficile.
<< Se non vuoi capisco. Insomma non ci consociamo da così tanto tempo e poi siamo giovani, tu hai solo diciott'anni e hai tutte le ragioni di questo mondo per dire... >>
<< Si >> lo interrompo. Jamie mi guarda stornando appena il capo e l'espressione perplessa lascia spazio ad una piena di gioia. Senza aggiungere altro si avvicina, posa le sue labbra delicatamente sulle mie ed inizia a riempirmi di baci.
<< Bower tu mi hai stravolto la vita, letteralmente >> commento ridendo.
<< Vale anche per me >> mi sorride per poi riprendere a baciarmi.


*Spazio autrice*
Buona sera a tutti!
Volevo dirvi che questo, purtroppo, è il penultimo capitolo.
Ebbene sì, ancora uno e la storia di Skye e Jamie sarà conclusa.
Io,come ho già detto le volte precedenti, sto già scrivendo una FF su Alex Pettyfer...non so se pubblicarla oppure no. Sono molto indecisa!
Comunque spero che questo capitolo vi piaccia. Fatemi sapere quello che pensate.
Grazie mille :)

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** È solo l'inizio ***


*DUE ANNI DOPO*

La sedia scomoda mi irrita e Bower, che cammina su e giù per il corridoio affollato, di certo non mi aiuta.
<< Ti vuoi calmare? >> grido esasperata senza ottenere una risposta.
<< Signorina Skye, è il suo turno >> esclama la signora avvicinandosi a me. Jamie improvvisamente si blocca e nervosamente si mangia le unghie.
L'infermiera ride ed io scuoto il capo.
<< Lo scusi è agitato >> intervengo.
<< Lo sono tutti >> mi sorride dolcemente lei. 
<< Da questa parte >> continua indicandomi una stanza. Jamie mi afferra il braccio aiutandomi ad alzarmi. Con l'altra mano regge il borsone colmo di vestiti. 
<< Andrà tutto bene. Vedrai >> mi dice lui.
<< Lo so >> annuisco divertita notando la sua espressione terrorizzata. Sta cercando di mostrarsi calmo e rilassato ma quello che si vede è tutt'altro che un ritratto di tranquillità
<< Gli altri dove sono? >> chiedo mentre la donna mi fa sdraiare sul lettino all'interno della stanza.
<< I tuoi stanno venendo qui e sono in auto con i miei genitori. Jey e Jessica hanno appena parcheggiato qua sotto e sono con Paris ed Eric >> mi dice senza prendere fiato. I capelli biondi li coprono gli occhi ed ha un'aria così sbattuta che mi fa quasi tenerezza.
<< Okay. Siamo pronti >> mi dice l'infermiera.
Il dolore che provo è ineguagliabile ma cerco di non darlo a vedere oppure Jamie sverrà ed è l'ultima cosa che vorrei in questo momento.
Il medico e l'ostetrica entrano nella stanza e ci sorridono.
<< Lei vuole restare? >> gli domanda il primario a Bower.
<< Come? >> domanda Jamie in uno stato di shock.
Mi porto una mano sul viso e caccio un urlo. Bower si volta disperato verso di me. Lo vedo sbiancare.
<< No, credo che andrò a prendermi un caffè oppure un tranquillizzante >> annuisce uscendo dalla stanza con passo svelto.
<< Sei un cazzone! >> grido, un po' anche per via del dolore.
L'ostetrica scoppia a ridere.
<< Sono uomini >> commenta lei rivolgendosi al primario che la fulmina con lo sguardo.
<< Tipico degli uomini, quando è il momento di combattere questi spariscono >> commento stringendo i pugni.
Sentivo il sudore colare lungo le tempie ed inumidirmi i capelli. 
<< Okay. Iniziamo. Allora Skye fai quello che ti dico. Respira profondamente >> comincia a dirmi la donna dolcemente. Il dolore è straziante ma cerco di far finta di niente e alleviarlo pensando a quante cose belle avrò.
<< Ci siamo quasi. Un ultima spinta Skye >> mi incoraggiava l'ostetrica. Vedo la sua cuffietta azzurra assieme a quella del medico, faccio quello che mi dice e poi la stanza viene avvolta dal silenzio. Pochi secondi dopo il pianto di un bambino riecheggia nell'aria. La porta accanto a me si spalanca e Jamie campare. Ha il fiato corto ma un fantastico sorriso sul viso.
Mi guarda senza dire una parola. Noto i suo occhi brillare.
Tra le braccia ho la prova del nostro amore, del nostro vero amore. Ho solo vent'anni, ma l'amore, quello vero, lo si riconosce anche se ci devi sbattere contro un paio di volte.
<< Posso? >> mi sussurra Jamie. Io gli sorrido dolcemente e gli porgo il nostro amore tra le braccia.
<< Ehi, ciao piccolo >> esclama Jamie con la voce spezzata per la commozione. Lungo la mia guancia cade una lacrima.
Vedere quel fottuto stronzo con in braccio nostro figlio è una delle sensazioni più belle di tutta la mia vita.
Jamie sposta lo sguardo su di me. Si avvicina e dolcemente mi da un bacio sulla testa.
<< Siamo una famiglia Skye >> mi dice dolcemente prendendo posto sullo sgabello accanto al mio letto.
<< Si Jamie >> annuisco.
<< Harry, guarda mamma >> ride Jamie sollevando delicatamente la piccola manina di nostro figlio.
<< Mamma >> ripeto fiera.
<< Si e ben presto sarai anche mia moglie >> mi sorride malizioso dandomi un lungo bacio sulla bocca.
Poi si blocca osservandomi con guardo sognante.
<< Che hai? >> domando priva di forze.
<< Sono passato da coglione ad amico, a fidanzato, a papà e ben presto sarò anche marito >> mi risponde con gli occhi che luccicano.
<< Hai dimenticato vita, si perchè tu sei la mia vita >> gli sorrido dolcemente.
<< Ora la nostra vita è tutta in lui >> continua Bower dando un bacio al bambino che regge tra le braccia come se lo stesse proteggendo da tutto il resto del mondo.
<< Speriamo solo che non abbia il tuo carattere >> rido.
<< E nemmeno il tuo >> mi segue ridendo Jamie.

Alla fine ero andata a vivere da Bower un mese dopo la sua proposta. La stanza di Jeremy era inizialmente una piccola palestra mentre adesso è la camera di nostro figlio Harry. Tra meno di tre mese ci sposeremo ed io ancora non ho realizzo quello che mi sta accanendo. Sono successe così tante cose dal giorno in qui Jamie mi ha rovesciato la spremuta d'arancia sulle gambe che non sono ancora riuscita ad elaborare il tutto.
Jeremy e Jess vivono insieme e anche loro stanno prendendo in considerazione l'idea di avere un bambino. 
Paris, invece, si è trasferita a Milano con suo marito Eric. Il suo matrimonio è stata la cosa più scioccante degli ultimi tre anni. Abita in una delle città più alla moda di tutto il mondo in Italia perchè finalmente è riuscita ad entrare nel vero mondo della moda. Ed io sono felice per lei perchè ha capito cos'è il vero amore.
Io, in tanto, lavoro per un'agenzia di design a Londra e mi pagano anche abbastanza bene. Jamie ha smesso con gli incontri clandestini in luridi scantinati ma continua a praticare la box insegnandola alla palestra vicino a casa. Ha formato anche un gruppo con alcuni suoi amici e si fanno chiamare 'The darlign buds'.
I miei genitori sono orgogliosi,dopo diverse perplessità, hanno accettato Jamie e i suoi strani tatuaggi. Mio padre, inizialmente, era un po' contrario al fatto di avere un figlio, di andare a vivere insieme e di sposarci ma poi ha scoperto che persona fantastica è, e si è dovuto arrendere al fascino di Bower.
La notte, quando mi accuccio accanto a lui e sprofondo il mio viso tra i suoi capelli biondi non faccio altro che pensare alle parole che dovrò utilizzare per raccontare a nostra figlio, quando sarà più grande, come ci siamo conosciuti. Magari tralascerò alcuni dettagli come il fatto che sono finita a letto con suo padre ubriaca perchè non sarebbe un buon esempio. 
Insomma, la storia si concluderà però con il fatto che lui vide nella mia bellezza l'oscurità ed io vidi nella sua oscurità la bellezza.
Ma sono più che sicura che questa non è la fine della nostra storia, ma semplicemente l'inizio.


*Spazio autrice*
Buona sera!
Ecco qui, siamo giunti alla fine. Skye e Jamie mi mancheranno un sacco. Mi sono affezionata a loro, forse perchè all'interno di questa FF ho messo molto di me stessa. Rispecchiandomi, per certi aspetti, nel carattere e nelle situazioni di Skye.
Volevo quindi ringraziare tutti coloro che hanno letto e seguito la mia storia. Spero che vi sia piaciuta e che vi abbia fatto sorridere.
Come ultima cosa volevo dirvi che a breve pubblicherò un altra FF con Jamie. Avevo detto che l'avrei scritta con Alex Pettyfer ma ho cambiato idea in quanto mi trovo molto più a mio agio.
GRAZIE MILLE A TUTTI! (GRAZIE ANCHE PER LE 2000 VISUALIZZAZIONI CHE HA RICEVUTO IL PRIMO CAPITOLO)
El.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2525027