Frammenti di noi

di ilaperla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perdersi: una vita che non è la nostra ***
Capitolo 2: *** Perdersi: ecco come si diventa due sconosciuti ***
Capitolo 3: *** Ritrovarsi: Eravamo noi, il resto del mondo l’ho scordato ***
Capitolo 4: *** Ritrovarsi: l’inizio di una nuova era ***
Capitolo 5: *** Amarsi: Amare è una scelta ***
Capitolo 6: *** Amarsi: Ci si sceglie, per questo viaggio ***
Capitolo 7: *** Amarsi: Quando qualcuno va via, non aver paura ***
Capitolo 8: *** Amarsi: Arriva il tempo ***
Capitolo 9: *** Amarsi: Buongiorno bell'anima ***
Capitolo 10: *** Amarsi: Il calore della festività ***
Capitolo 11: *** Amarsi: E sarà sempre amore ***



Capitolo 1
*** Perdersi: una vita che non è la nostra ***



 
Perdersi: Una vita che non è la nostra


 
Si era fatto buio quel giorno su Odenzo, il sole aveva ceduto il suo consueto posto a una luna timida, che si lasciava coprire da nubi sbarazzine, prese a giocare tra loro. Qualche stella stava spuntando, a far compagnia all’amica luna, in quella notte.
Il parco dove alcuni ragazzi stavano giocando, si stava poco a poco svuotando. Ma quel gruppetto non voleva ancora andare via.
Felici di rimanere li, ridendo e continuando a giocare.
Tra loro c’era una ragazza che sorrideva, ma non solo con le labbra, sorrideva anche con gli occhi. Felice di trovarsi li, con i suoi amici e suo fratello. L’unica pecca, che avvolte la tormentava, era quella ragazza, già così troppo truccata a soli tredici anni.

Martina, la ragazza con il doppio sorriso, si chiedeva spesso perché quella ragazza, avesse così tanta voglia di crescere. Era troppo bello essere li, senza pensieri, senza pensare a un comportamento giusto da adottare. Lei si sentiva sempre bambina e poi alla fine, bambina lo era veramente.
Una bambina con occhi troppo grandi per il suo viso, studiava tutto attorno a se.
Conosceva quasi tutti li in quel parco, che giocavano tra loro.
Nemmeno si ricorda come avessero fatto ad aumentare così tanto.

In principio c’erano solo lei, Miranda, la sua migliore amica e Matt, suo fratello.
Si trovavano sempre qui i pomeriggi, dopo aver smesso di fare i compiti.
Lei e Matt, venivano subito raggiunti da Miranda e Martina si ricorda sempre, sorridendo, le lunghe litigate dei due per essere i prossimi a salire sull’altalena.

Poi un giorno, parecchio lontano da quello, un gruppetto di ragazzi, iniziò a giocare con loro. Portando un pallone e chiedendo se volessero giocare tutti insieme.
E ora erano li, in quel prato a giocare, incuranti che tra poco quel po’ di luce sarebbe andata completamente via.

Martina era solita sedersi sotto il grande albero del parco, le piaceva passare li il tempo, da sola la mattina nei suoi giorni liberi a leggere dei romanzi e la sera le piaceva osservare tutti, le piaceva immaginare la vita di persone sconosciute. Ma le piaceva anche guardare quel ragazzo, membro onorario del gruppo di amici.
Era il solito: bello e impossibile. E avvicinarlo sarebbe stato impossibile, anche perché era continuamente braccato da quella ragazza troppo truccata. Liliana.
Ma tutto sommato, a Martina non importava. L’importava, invece, stare li e guardarlo.

Da poco aveva notato i suoi occhi. Occhi che le piacevano da impazzire. Erano come due gemme preziose, che si illuminavano anche senza la luce. Perché, chi gli dava energia era il suo proprietario. Erano verdi smeraldo e ne era sicura, avrebbe passato anni della sua vita per trovarne un altro paio che solo lontanamente gli sarebbe assomigliato.
Tommaso si chiamava quel ragazzo e Martina lo aveva iniziato a sognare la notte. E sapeva, per certo, che sognare una persona di notte è pericoloso.

Quella sera, mentre era persa nei suoi pensieri, seduta sotto quell’albero. Non si accorse di una figura che le era seduta accanto. Quando questa, iniziò a parlare, quasi non gridò per lo spavento.
“Perché qui tutta sola?” Le domandò una voce che conosceva bene.
Non si erano quasi mai parlati, tranne quelle volte in cui la palla con cui lui stava giocando, le andava a finire sui piedi e così le chiedeva di passarla per continuare a giocare.
“Per nessun motivo in realtà” Rispose, non credendo alle proprie orecchie.
Aveva risposto a quel ragazzo, lei, timidona fino alla punta riccioluta dei suoi capelli, era riuscita ad articolare cinque parole in fila. Quasi avrebbe fatto i salti di gioia.
“Non abbiamo mai parlato prima d’ora. Io sono Tommaso comunque” Riprese a parlare il ragazzo.
Martina trattenne a stento una risatina.
Sapeva benissimo chi lui fosse, il ragazzo da cui stare lontana. Perché su di lui si ricamavano troppe storie.
Era lei che nessuno conosceva, era lei la solita persona invisibile che passava inosservata.
“Martina” Rispose atona, guardando le sue mani incrociate sulle ginocchia. Era sicura che se avrebbe alzato lo sguardo, non sarebbe stata in grado di mantenere quello del ragazzo.
Si sentiva gli occhi puntati addosso. E avrebbe voluto capire che intenzioni avesse quel giovane, bello e dannato ragazzo.
“Tom? Che ci fai li? Dai vieni. Andiamo dalle ragazze”
Una voce maschile, riportò l’attenzione dei due giovani verso un ragazzo che si era fermato in mezzo al parco, con le braccia lungo i fianchi in attesa che il suo amico si decidesse a raggiungerlo.

Tommaso, dal canto suo, avrebbe voluto continuare a parlare con quella ragazza.
Perché lo incuriosiva. Non si erano ancora parlati, eppure erano settimane che giocavano tutti insieme.
Tommaso era il più grande del gruppo, aveva quindici anni ed era nel pieno dell’adolescenza.
Con gli ormoni in subbuglio, in cerca di ragazze per far tacere questi che chiedevano appagamento.
E ci riusciva a farli stare in silenzio, certo, aveva trovato ragazze facili da rimorchiare, proprio come Liliana, che sapeva bene, provasse una cotta irreparabile per lui.
Ma a Tommaso non interessava, oltre che per un paio d’ore alla sera.
Invece, gli intrigava quella ragazza che passava le giornate con la sua amica e suo fratello. Gli piaceva come rideva, perché era una risata allegra vera, non come quelle delle altre che ridevano solo per farsi notare.
No, Martina era bella, ma non si rendeva conto del suo fascino. Perché ancora ingenua, ancora bambina.
E Tommaso voleva diventargli amico. Perché sapeva, che con una come lei, non si poteva chiedere di soddisfare l’ormone. No, lei era diversa. Proprio come una farfalla.

“Arrivo” Rispose lui, all’amico, che sbuffando iniziò ad avviarsi ai motorini.
“Mi dispiace devo andare ora. Ma se vuoi domani ti offro un gelato al chiosco e potremmo conoscerci meglio” Esordì lui, guardando il viso della ragazza chino ad ammirare le sue dita lunghe e sottili.
“Va-va bene” Balbettò Martina vergognandosi, per essere apparsa agli occhi di quel ragazzo, timida.
“Allora a domani” Rispose lui, alzandosi dal prato e scuotendo i jeans per togliere delle foglie secche.
“A domani”
E non sapevano ancora, che da quel giorno non avrebbero più fatto a meno l’uno dell’altro.

 ***

Tommaso percorreva per la decima volta il perimetro della sua stanza, in lungo e in largo. Era nervoso, avrebbe compiuto, da li a poco, un gesto che mai avrebbe fatto per qualsiasi altro essere vivente.
Si stupiva di se stesso in quell’ultimo periodo. Non riusciva più a capire che gli prendesse.
Era diventato più ansioso, più attacca brighe e confuso. Si sentiva incazzoso per un qualsiasi motivo banale. Ma tutto passava quando incontrava gli occhi della sua migliore amica. Martina.
Si erano avvicinati quel giorno del gelato. Tommaso non avrebbe mai creduto che lei si sarebbe fatta trovare li. E invece, non appena svoltò l’angolo la trovò appoggiata con le spalle al muro, mentre giocherellava con i tasti del telefonino e sorrideva per qualcosa che guardava nello schermo.
In quel momento lui si bloccò e l’ammirò per un tempo sproporzionato.
E proprio in quel momento si era fatto una promessa. Doveva averla come amica. Sarebbe stata sua.

E da allora erano passati due anni. Erano diventati pappa e ciccia. Indispensabili l’uno verso l’altro.
Lui, anima nera, aveva trovato la luce. Un’amica di cui fidarsi, con cui sfogarsi.
Ma fino a un certo punto. Perché l’anima di Tommaso era nera come la pece, era quello a cui tutti dovevano allontanarsi, camminare a dieci metri di distanza.
La gente se ne fotteva che fosse solo un ragazzo, avevano iniziato a correre voci sul suo conto, ma lui, invece di smentirle, rimaneva in silenzio. Credendo che prima o poi sarebbero crollare. Ma come far crollare una storia vera?

Camminava in circolo, rigirandosi quel pacchetto tra le mani.
Non si rendeva ancora conto di quello che ci fosse dentro.
Un dono, per la sua amica. Perché lei se ne infischiava delle dicerie, a lei importava solo quello che le dicesse il giovane. Pendeva dalle sue labbra.
Ma cosa avrebbe fatto quando sarebbe comparsa la realtà?
Lui non voleva pensarci. Non questo giorno.
Risoluto, afferrò il giubbotto, prese le chiavi della moto e si fiondò fuori di casa. Non voleva pensare. Voleva solamente fare questa pazzia.

Martina era tutta presa nell’organizzare quel giorno. Finalmente compiva quindici anni. Sembravano miseri, ma lei ci teneva. Si sentiva così piccola in confronto a quel ragazzo che le faceva battere il cuore.
Mentre aggiustava canticchiando la tavola per la cena, udì il richiamo del citofono suonare improvviso.
“Martina puoi aprire tu?” Le chiese la mamma indaffarata.
La ragazza non se lo fece ripetere due volte, credendo fossero i suoi parenti arrivati per la cena.
Quando le rispose una voce che conosceva molto bene rimase spiazzata. Tommaso era li. Ma perché? Si erano salutati due ore fa.
Curiosa, infilandosi la giacca appesa all’attaccapanni, scese di corsa le scale.

“Hei” Lo salutò lei, mentre lui si voltava sentendo chiudersi, alle spalle della ragazza, il possente portone.
Non appena la vide, si staccò dalla moto a cui era appoggiato e si fece vicino osservandola. Era vestita a festa, una gonna a palloncino blu appariva da sotto il cappotto che si stringeva addosso per il troppo freddo. Le sue guancie erano rosse e i suoi occhi lucidi per il vento che soffiava impetuoso.
“Ciao, scusami per l’improvvisata. Ma dovevo darti una cosa” Soffiò Tommaso con un fil di voce, tanto che, ebbe paura che il vento si portasse con se quella frase.
Ma Martina capì, capiva sempre quello che lui le diceva, era sempre attenta a ogni sua mossa.
Incuriosita fece un passo verso la figura del suo amico e lui si rigirò quella scatolina nella tasca. Per un attimo ebbe l’intenzione di scappare via. Non sapendo cosa fare.

“Io… Volevo darti questa” Disse alla fine, prendendo un respiro lungo e allungandole quella scatolina incartata con una carta verde e con un fiocco dorato.
Martina era stupita, non si aspettava di certo un regalo da lui. Titubante, allungò la mano e prese dalle sue mani quel pacchetto così leggero, ma con un peso emotivo enorme.
Con dita curiose, strappò la carta, per trovarsi di fronte una scatolina verde anch’essa. Alzò lo sguardo e trovò il viso di Tommaso quasi impaurito.
Gli fece un sorriso per vederlo rilassare, sapeva benissimo come fare, ormai era diventato un libro aperto quel ragazzo così misterioso, anche se Martina sapeva, che c’era ancora qualcosa che le nascondesse. Ma credeva, nelle migliori delle ipotesi, che presto le avrebbe detto tutto.

Tornò a dedicarsi alla scatolina, con un piccolo “pop” aprì il coperchio e strabuzzò gli occhi. Una farfalla in argento fece la sua figura tra il velluto bianco della scatoletta. Alzò con dita tremanti quella collanina rigirandosela tra le mani.
“Quando l’ho vista ho pensato a te” Le spiegò Tommaso, guardando attento l’espressione della ragazza.

Mentre passeggiava giorni prima, notò questa collanina in una oreficeria e gli passò in mente il volto della ragazza. Lui l’ha sempre paragonata a una farfalla. Inconsapevole della sua bellezza, delicata ed elegante. Quel ciondolo parlava di lei. Lui ne era convinto.
“Non dovevi. È bellissima” Disse lei voltandosi.
“Mi aiuti?” Gli chiese e Tommaso accettò subito.
La vide contenta e anche lui si illuminò. Non c’era niente che gli avrebbe fatto più piacere di vedere sempre quel sorriso sulle sue labbra.
Anche se sa, che questione di momenti, la perderà. E con se anche quel sorriso.


Ila is come back! E con se i Martom a seguito!!
Come state miei giovani cupcakes? Vi sono mancata? E loro vi sono mancati?
Com'è bello tornare a scrivere di loro.
Novità, novità, molte molte novità.
Ho iniziato a scrivere in terza persona e che Dio mi aiuti, è un casino stratosferico. Per non parlare dei tempi verbali al passato. Mi sa che dal prossimo torno a parlare al presente :D
Però la terza persona ci sarà fino alla fine, perchè mi piace trattare i due protagonisti per bene.
Non avremo sempre Martina come personaggio focale, ci sarà anche Tommaso e anche altri.
Ho cambiato grafica e tipo di carattere. Insomma, una ventata di freschezza (?)
Che ve ne pare come inizio?
A me piace molto. In alto nel titolo, capirete quando saremo al "perdersi" al "ritrovarsi" e all' "amarsi".
Spero continuiate a divertirvi ed a emozionarvi.
Per chi è nuovo, salve. *allunga una mano come se voi la possiate stringere*
Questa è una raccolta di Missing moments, io vi consiglio la lettura della storia completa. Perchè ci sarebbe il rischio di non capire qualcosa. Ma non preoccupatevi, avrò la cortezza di spiegarvi e farzi capire.
E niente. Sono tornata :)
Conto di pubblicare una volta a settimana (mercoledì) perchè così ho tempo per l'altra storia in corso e ho tempo per scrivere, non so quanti capitoli saranno, ma non aspettatevi la lungezza di "Perdersi, ritrovarsi e amarsi" perchè non sarà così.
Bene, vado. Fatemi sapere, come sempre.
Vi abbraccio stretti stretti. Un bacione.
P.s. Sono fiera del mio banner. Non è una figata?

 

 
Vi lascio il link della storia completa. Basta cliccare sul banner.
 

 
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Capitolo 2
*** Perdersi: ecco come si diventa due sconosciuti ***



Perdersi: Ecco come si diventa due sconosciuti


 
Martina era seduta sotto il grande albero, con le gambe incrociate, su cui si appoggiava il libro che stava leggendo.
Amava quei momenti. Di completo relax, mentre leggeva sommersa e il vociferare dei bambini che giocavano nel parco, giungeva fino alle sue orecchie.
Il sole spendeva nel cielo, agosto era ormai arrivato. E con se la chiusura delle scuole e le vacanze tanto agogniate, dopo gli esami faticosi e stancanti.
Si stava godendo quegli ultimi giorni a Odenzo, in attesa di prendere un treno e allontanarsi da quella città.
Chiuse il libro, concludendo il capitolo che stava leggendo e si trovò a guardare quel prato che tanto tempo fa era luogo di risate, di spensieratezza e di amicizia.
Guardava quel posto con rammarico, incredula su come le cose siano cambiate.
Ormai nessuno più, andava in questo luogo, tranne lei. Era il suo posto preferito e anche se le ricordava qualcosa, o meglio, qualcuno che le ha spezzato il cuore, non avrebbe mai e poi mai rinunciato a quei momenti.
Ricorda con rammarico l’ultima conversazione con il suo migliore amico. Quella persona che non vedeva più da un anno.
Era li, nello stesso posto di quando si lasciarono per andare ognuno per la propria strada. Ma non lo sapevano ancora. Almeno lei.
 
[Erano seduti uno di fianco all’altro sull’erba.
“Qualunque cosa accada sappi che per me sarai sempre la mia migliore amica!”
“Perché mi dici così? Sta succedendo qualcosa? Lo sai che con me puoi parlare di tutto..” Disse voltandosi verso di lui, angosciata riconoscendo quel tono di voce insicuro.
“No, stà tranquilla.. Probabilmente dovrò stare fuori casa per qualche giorno. E non penso ci possiamo sentire perché avrò da fare..” Rispose in modo vago guardando davanti a se il ragazzo.
“E quando tornerai?”
“Non lo so ancora precisamente..”
“Tommy qualsiasi cosa accada io sarò sempre qui ad aspettarti!!”
Tommaso le si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte.
“Ti voglio bene”
“Anche io.”]

 
Lui le aveva promesso che sarebbero rimasti amici sempre, qualsiasi cosa fosse accaduta. Ma così non è stato. Ed è stato proprio lui a rovinare la promessa.
Martina aveva sempre saputo, che quelle gemme negli occhi nascondevano qualcosa, ma mai e poi mai credeva che potesse nascondere le tenebre.
Si rendeva conto che Tommaso nascondeva qualcosa e non ha mai voluto credere a quelle chiacchiere, oppure a quello che le dicevano i genitori: di rimanere alla larga da uno come lui.
Lei ha sempre voluto combattere, incredula del fatto che si sarebbe fatta male. Ma purtroppo, non si scappa mai lontano dalla realtà, specialmente quando ce l’hai accanto.
Dopo quel giorno, con quella promessa. Non ha più visto il suo amico. Scomparso dal paese. In molte occasioni aveva pensato di andarlo a trovare, dato che anche il suo cellulare era staccato e mai disponibile.
Proprio quando si era messa in testa di passare a trovarlo dalla casa, la notizia fece il giro del paese.
Ricorda ancora benissimo quegli articoli di giornali che celavano il nome del ragazzo minorenne, spacciatore.
Ricorda quello che provò, ricorda la rabbia, l’amarezza e la delusione.
Non l’avrebbe mai creduto possibile. Le voci che giravano, erano vere. E si diede della stupida, perché non fosse riuscita a farlo ragionare, a farle confessare la verità. Lo avrebbe aiutato. Lo avrebbe fatto, perché lo amava.
Già, proprio così, provava quel sentimento e lo aveva capito già da un bel po’. Già da parecchi anni, ormai. Da quando passeggiando insieme, da quando lui l’abbracciava, da quando lui non giocava più con gli amici quando arrivava lei al parco.
Ma sapeva che era una battaglia persa in partenza, lui vedeva solo l’amica che non aveva mai avuto. Una ragazza troppo per bene per stare con lui.
Lui che cambiava ragazza come se nulla fosse, ma che poi tornava sempre ad una in particolare. Liliana. La sua preda preferita.
Sapeva Martina, che Liliana era cotta di lui. Capiva anche quando lei la prendeva in giro.
Perché Liliana, vedeva come Tommaso diventava in presenza di Martina. Lo capiva dagli occhi. Ma non ha mai voluto alimentare quel fuoco. Ha sempre creduto che celandolo, avrebbe portato da se Tommaso. Perciò cercava sempre di smontare l’autostima di Martina, che pian piano cedeva.

Martina era stanca, stanca della piega di questa vita. Erano ormai anni che non riusciva a dormire la notte tranquilla. Versava lacrime che la devastavano, che la prosciugavano.
Si era ripromessa di non provare più questi sentimenti per nessuno. Perché se è questo l’amore, ne avrebbe fatto volentieri a meno.

Tornando con la testa in quel parco, si accorse che si era fatto tardi. Raccogliendo il libro, corse verso la macchina per tornare in fretta a casa. Avrebbe dovuto completare le ultime cose prima di partire. E non vedeva l’ora di iniziare una nuova avventura.
Nel tragitto verso casa pensava a quello che avrebbe dovuto portare con se il giorno della partenza, le piaceva programmare tutto nei minimi dettagli, una stacanovista.
Quando parcheggiò l’auto, abbastanza lontano da casa sua, perché il parcheggio come al solito era tutto occupato, credette che la strada si fosse aperta e che presto l’avrebbe inghiottita.
Quello che guardava in quel momento, non l’avrebbe dimenticato per il resto della sua vita.

Sul ciglio della strada, proprio di fronte a lei, c’erano Tommaso e Liliana che si tenevano per mano e ridevano, seguiti dai soliti amici.
Tutto fu silenzioso attorno a lei e un pugnale le si conficcò al petto.
Avrebbe voluto urlare, sbattere i piedi per terra e strapparsi i capelli.
Il suo amico, il suo amore, era tornato. Chissà da quando poi. Ma la cosa che la fece strare male è che non l’avesse avvisata. Lei era li, ogni giorno, che si domandava che fine avesse fatto, se mai l’avrebbe contattata. Mentre lui, semplicemente aveva ripreso a vivere. Non era quello che doveva fare anche lei?
Sentì gli occhi pizzicare, sapeva che le lacrime sarebbero comparse di li a poco, ma non voleva. Stava per andare via, e qui rimaneva la vecchia Martina.

Quando anche il suo vecchio amico si accorse di lei, ricacciò in dietro le lacrime e gli sorrise, inclinando di lato il capo. E in quel momento gli augurò buona vita.
Notò l’espressione vuota di Tommaso, che solo in quel momento si accorse di lei. Era fermo li, ad aspettare che il semaforo scattasse sul verde per continuare a passeggiare.
Quasi non si rendeva conto di chi avesse per mano. Perché era preso da quegli occhi lucidi sulla sponda della strada parallela.
Avrebbe voluto correrle in contro, prenderla tra le braccia e dirle che le era mancata. Le avrebbe spiegato tutto. Ma quello che vide settimane fa, tornò a tormentarlo.
 
[Diciott’anni, appena uscito dal riformatorio. Ricordava bene quel momento Tommaso, riprendere a respirare aria di libertà, poteva rimediare agli errori commessi. Poteva, doveva e voleva.
Sente di essere cambiato, non è più quel ragazzetto che per fuggire alla noia di una famiglia per bene, preso dalla curiosità, dalle minacce dei suoi “capi”, decise di intraprendere la strada della droga.
Ma per sua fortuna e con orgoglio, non ha mai fatto uso di quelle schifezze. Si fermava solo a passarle di mani in mani. Dopo tutto chi mai avrebbe sospettato di un ragazzino devoto alla famiglia, di un ragazzino che sapeva esattamente quale doveva essere il suo posto.
E per rimediare ai suoi errori, doveva delle spiegazioni a parecchie persone. Prima tra queste, la sua dolce amica. Pregava ogni santo giorno, qualcuno li nel cielo, affinchè lei non lo avesse dimenticato, affinchè lei lo potesse perdonare.
Ricorda benissimo che non appena varcò la porta di quel posto sudicio, orrendo e non famigliare, volò a casa sua. Con il desiderio di abbracciare i suoi cari.
Ma come spesso accade, le cose non vanno mai come si preferirebbe.
Dopo un dialogo lungo e lacrimoso con i genitori, volle solo ritrovare quegli occhi a cui tanto era affascinato.
Era sparito dalla sua vita da ben un anno. Nessuna lettera, nessun contatto con il mondo esterno, niente.
Quando arrivò a destinazione, si appoggiò sul muretto di fronte all’entrata della scuola.
Mancavano cinque minuti e poi l’avrebbe rivista.
Si perse nei ricordi, erano inseparabili. Uniti da quella che forse, era più di una semplice amicizia.
La campanella suonò e con se uscirono gruppi di studenti.
Dovette aspettare qualche minuto per vederla.
Era li, ovviamente insieme a Miranda, con i lunghi capelli ricci neri raccolti in una coda alta. Bellissima, come sempre e forse anche di più.
Portava lo zaino su una spalla e rideva felice per qualcosa.
Gli si riempì il cuore a quel ragazzo e di conseguenza si domandò se ne valeva la pena fare nuovamente ingresso nella sua vita. Le avrebbe fatto del male. Ma Tommaso non sapeva cosa realmente Martina stesse provando.
Il ragazzo rimuginava su discorsi prettamente complicati nella sua testa.
Lei doveva essere amata. E lui non sapeva amare.
Lei doveva essere protetta. E lui l'avrebbe messa solo nei guai.
Lei doveva essere serena. E lui non poteva darle serenità.
Lei doveva avere solo verità e non menzogne. E lui non era pronto ancora ad aprirle il cuore.
Tutto a un tratto si sentì a disagio.
Che ci faceva lui, misero ragazzino appena uscito dal riformatorio, qui a guardare quella splendida creatura che si sta formando il suo avvenire?

La vide correre in contro a una macchina, guidata dal suo amico Luca.
E Tommaso, sentì distintamente il cuore rompersi, frantumarsi in mille schegge.
Dopo tutto c’era da aspettarselo. Come era minimamente possibile che lei si fosse fermata ad attendere il ritorno del reietto?
Decise li, seduta stante che anche lui l’avrebbe dimenticata. O almeno avrebbe finto di averla dimenticata.
E sapeva qual’era la cura. Chiodo schiaccia chiodo. Liliana]
 
Ricordava benissimo la scena: lei fuori dalla scuola, sorridente che correva contro un normale Luca. Era quella la strada giusta per lei. Non con uno spacciatore di bassa lega. Non con uno che le aveva nascosto la verità.
Si sentiva inadeguato per quella ragazza che stava sbocciando, proprio come la sua farfalla preferita. Era un bozzolo, che si è schiuso e ora sta mettendo le ali.
Non era lui la sua vita, si ripeteva sempre.
Vederla li, gli faceva male al cuore.
Aveva sbagliato svariate volte, e stava continuando imperterrito a sbagliare.
E ora ne pagava le conseguenze, tutti lo odiavano, a partire dai suoi genitori. Increduli su quello che aveva combinato.
Ha avuto la sua redenzione, ma non la merita. Sa il male cha ha fatto, a tutti quelli che gli sono vicini.
E sa il male che ha fatto a lei. La sua amica. La sua via di fuga.
Si sente sprofondare Tommaso, in un abisso sconosciuto.
Quegli occhi che lo guardano con rammarico, non gli avrebbe dimenticati mai. Nemmeno se ci avesse messo tutta la forza che aveva in corpo.

Quando il verde del semaforo, decise finalmente di scattare, si sentì trascinare via da Liliana. Si girò per l’ultima volta a vedere quella ragazza che non avrebbe dimenticato mai.
Ma lei era di spalle, pronta a intraprendere una nuova vita, lontano da lui. E da quello che erano stati fino a quel momento. 


Rieccomi qua :) 
Buonasera a tutti quanti i mie lettori del cuore.
Come state? Siete ancora tutti li a seguirmi? Pochi, pochetti siete... Ma va bene così.
Spero vi sia piaciuto il capitolo scorso e anche questo.
Non so che dire, mi sento impacciato come lo ero nei primi capitoli scorsi.
Gli avvisi ve li diedi mercoledì scorso e ora bho... 
Come vi sembra questa scrittura? Si può continuare? Mi fa strano scrivere di Tommaso... Ed è anche difficile entrarci nella sua mente sinceramente!
Infatti il prossimo sarà quasi tutto dal suo punto di vista, sempre però in terza risposta.
E niente, me ne vado perchè sto studiando e sto sottraendo linfa energetica (tipo pokemon) alla mia anima. Uffa! 
Vi mando un bacione, sperando di sentirvi presto. Ciao!!! 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Ritrovarsi: Eravamo noi, il resto del mondo l’ho scordato ***



Ritrovarsi: Eravamo noi, il resto del mondo l’ho scordato


 
Tommaso camminava tranquillo per le vie di Odenzo, ormai le conosceva come le sue tasche. Le aveva girate da cima a fondo nei suoi ventitré anni di vita.
Era cresciuto in quel paesino e non si decideva ancora a tagliarne le redini. Ma non l’avrebbe fatto mai, c’erano troppe cose per cui valeva la pena rimanere li.
Erano passati tanti anni, da quando aveva commesso l’errore più grande della sua vita.
Erano passati cinque anni per l’esattezza, da quando era uscito da quel postaccio. Il riformatorio. Ricordava tutto di quei giorni passati li dentro, lontano dalla vita vera. Lontano dalla sua famiglia e anche da lei.
Ma non voleva ricordarla in quel modo.
Ricordava spesso gli occhi della sua migliore amica, non l’aveva abbandonata del tutto. Diversamente da come faceva credere a tutti, invece aveva mantenuto i rapporti con una persona vicina alla sua migliore amica. Proprio suo fratello. Matt.
Erano già amici, dopo le mille serate passate al parco, ma solitamente quando si cresce, le amicizie giovanili tendono a sparire. Invece la cosa non era per loro.
Tommaso ricorda benissimo il suo essere titubante nell’avvicinarsi a Matt dopo tutti quegli anni, ma i geni non mentono, i geni che aveva in comune con Martina gli sono andati incontro. Matt non ha fatto resistenze e hanno coltivato un’amicizia forte.

In quegli anni Tommaso ha riflettuto molto, si è reso conto che chiamare amicizia quello che c’era tra lui e Martina era sbagliato. Li accomunava qualcosa di più forte. E lo sbaglio fatto è che se n'é accorto troppo tardi.
In questi anni ha riparato i suoi errori.
Ha preso la vita in mano, aiutando non solo la famiglia nella gestione dell’azienda, ma ha aiutato anche se stesso in prima battuta. È cresciuto, è diventato uomo e finalmente, anche lui è maturato.
Vorrebbe rimediare anche con quella ragazza. Ma non lo fa perché non vuole sconvolgerla, sa benissimo che lo odia.

Dopo aver sorseggiato il caffè al bar degli amici, Tommaso esce per dirigersi alla casa. È senza macchina quel giorno, gli piace passeggiare quando la giornata è calda.
Si infila gli occhiali da sole e con le mani nelle tasche prende a camminare per le vie della città.
Non sa ancora, che il destino ha ascoltato le sue riflessioni e burlone, decide di regalargli una seconda possibilità.
In quel momento il semaforo diventa rosso e il ragazzo si ferma per far passare le macchine, appoggiandosi a un palo. Guardando il traffico scorrere sotto i suoi occhi.
Non si accorge che il semaforo ormai, è diventato verde e che dovrebbe attraversare, si riscuote solo perché sente una macchina avvicinarsi con la radio accesa. Alza la testa curioso e per poco non gli prende un colpo al cuore.
Quella macchina la conosce fin troppo bene. Ricorda benissimo a chi appartiene, ancora sconvolto, porta lo sguardo al guidatore e trova proprio lei, l’avrebbe riconosciuta tra mille.
Anche se ha gli occhiali da sole, anche se ha i capelli raccolti, sa subito di chi si tratta. E anche il suo cuore la riconosce. La sua amica, la sua migliore amica. Sorride al ricordo di tanti abbracci, di tanti discorsi fatti, di troppe cose.
La vede spiazzata, con la bocca aperta. Non se l’aspettava nemmeno lei.
Poi tutto, come sempre, finisce. L’attimo termina.
Le macchine prendono a suonare e la Lancia corre via, portandosi con se la sua adolescenza.

 
***
 
Il pub è troppo pieno e come ogni sabato sera, c’è troppo casino che gli urta nella testa. Per quanto possa amare quei locali, Tommaso ne farebbe volentieri a meno, almeno questo di sabato.
Si rigira tra le mani il suo cocktail alcolico, ordinato poco fa al bar. Si alza, al suon di musica e prende a girovagare per la sala. Incuriosito dal tipo di gente che lo frequenta.
Girando si accorge di qualcuno di sua conoscenza, lo guarda meglio e trova Matt che balla con quella che ricorda essere Miranda.
La riconosce dai lineamenti, non è cambiata da quando giocavano insieme su quel prato verde. Sorride, ma subito si blocca e riflette tra se “Se ci sono loro, molto probabilmente ci sarà anche lei”.
Riscuotendosi, prende a vagare gli occhi nella sala e dopo poco la trova.
È seduta a un tavolo con Luca, vecchia conoscenza anche lui, risaputo della sua reputazione da belloccio. Si perde a guardarla. È tremendamente favolosa, il suo ricordo non le fa giustizia.
Lei, sentendosi osservata, gira la testa in cerca di quello sguardo che si sente dietro le spalle, ma non riesce a trovare nessuno, così riprende a chiacchierare con il suo amico.
Tommaso è sempre li, la guarda alzarsi e ballare con gli altri. Quel Luca è troppo vicino per i suoi gusti e per poco non scoppia a ridere per l’assurdità dei suoi pensieri.
Continua imperterrito a essere geloso di lei, anche dopo tutti questi anni.
Dopo qualche minuto, la vede allontanarsi dal gruppetto per dirigersi in bagno.
E in quel momento forse, risponde al destino, decidendo di rischiare il tutto e per tutto.
 
L’aspetta, come in un agguato, fuori alla porta del bagno.
Quando la vede uscire non resiste più. È sempre stato un ragazzo impulsivo e forse questa volta è la soluzione migliore.
Con prontezza le afferra un polso, sentendo la scarica di adrenalina percorrergli tutto il braccio.
Quando lei si gira a guardarlo, con il volto rabbuiato, sente nuovamente quel colpo al cuore come la mattina appena trascorsa. Quasi gli manca il respiro.
“Hei, lasciami andare” Lo percuote lei infastidita.
Tommaso quasi spaventato la lascia andare, chiedendosi se realmente si ricordi di lui. Dopo tutto sono passati troppi anni, da quando tutto si è rotto.
“Ciao” La saluta in silenzio, guardandola.
Lei si massaggia il polso dolorante, forse ha esagerato a stringerlo così forte, pensando che stringendolo potesse trattenerla a se.
“Mi dispiace” Aggiunge sempre Tommaso, con voce atona, con un cenno del capo verso il polso della ragazza.
Martina smette di toccarlo e girandosi per scappare via risponde con un frettoloso “Non si preoccupi”
Non si aspettava questo incontro riavvicinato con quello che le ha distrutto l’adolescenza e con se anche la giovinezza.
“Per favore non fuggire” La supplica Tommaso, afferrandola nuovamente per il polso, spaventato di non poterla rivedere più. Spaventato che si porti via, anche questa volta una parte del suo cuore, quella che proprio ora ha ripreso a battere.
“Non so di cosa lei stia parlando, per favore mi lasci, vorrei tornare da i miei amici” Risponde Martina, cercando di scappare lontano da quel ragazzo, che dopo tanti anni sta tentando con i denti di costruire un dialogo.
“Non ti ricordi di me?” Si riscuote Tommaso, guardandola con occhi sbarrati.
Come un macigno, la paura cade sulle sue spalle. Si è dimenticata di lui, della loro amicizia. Ma del resto, che aspettarsi dopo otto anni di allontanamento? Di indifferenza pura?
“No” E’ la risposta flebile che pronuncia Martina, ma vorrebbe dire altro. Vorrebbe gridare la sua frustrazione, vorrebbe urlargli che tutti questi anni non hanno guarito niente, anzi hanno peggiorato tutto, perché a causa sua, il mondo gli si è rovesciato contro. Chiudendola in una sorta di prigione che portava il nome del ragazzo.

Tommaso sospira, spezzando il loro contatto e lascia la presa, mentre Martina sente un vuoto propagarsi dentro di se, non appena il ragazzo le slaccia la presa sul polso.
“Meglio così”
I ragazzi vengono disturbati dalla figura possente di Luca, che preoccupato per non veder tornare Martina al suo posto, è andato in cerca di lei.
Quello che trova ai suoi occhi lo destabilizza, sembra di fare un salto nel passato, quando quei due ragazzi, ora cresciuti, erano tutto l’uno per l’altro. Erano attaccati, al tempo, come se tra loro ci fosse un enorme strato di colla a tenerli insieme.
Luca biascica una frase che nemmeno giunge alle orecchie di Tommaso, che lo guarda rabbioso, ricordandosi il sorriso di Martina quel giorno a scuola, quando lui era andato a trovarla per chiederle perdono, mentre lei si avvicinava alla macchina di Luca incurante dello sguardo di quello che era sempre stato il suo migliore amico. E quel giorno, con quel sorrido li davanti, Tommaso si era sentito tremendamente fuori posto e non all’altezza di quella ragazza.
“Arrivo” E’ l’unica cosa che percepisce il ragazzo, andando a guardare nuovamente quegli occhi della ragazza che non sorridono più, ora bassi a guardare il pavimento mentre si allontana, nuovamente da lui.


Hola giovanotte/i mie/i!
Come state? Mio Dio che bello scrivere di loro, ok, sono ripetitiva lo so e me ne rendo conto.
Ma mi mancano tanto loro e riscrivere di quando si ritrovarono dopo tanto e troppo tempo mi vien la pelle d'oca, esattamente quando i loro sguardi si incrociarono al semaforo *_*
Vai Tom, vai Tom. *me fa il tifo*
Eccoci al ritrovarsi, so che state scalpitando per vederli insieme, ma bisogna andare per gradi miei belli! ;)
Sono contenta di vedervi nuovamente attivi, anche se non siete proprio tutti tutti quelli che seguivano la storia, ma non fa nulla :) E' bellissimo vedervi partecipi, sapete ormai quanto ci tengo a voi.
E nada, il prossimo capitolo ripartirà da questa sera. Avemo un altro "perdersi" poi si passa a quello che tanto piace a voi :P
Un bacione grande e veramente GRAZIE!! Siete sempre così gentili e presenti con me. ♥

 

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Capitolo 4
*** Ritrovarsi: l’inizio di una nuova era ***



Ritrovarsi: l’inizio di una nuova era


 
Tommaso, con passo svelto, riscuotendosi subito e non volendo perdere dalle mani questa opportunità, segue i due.
Si apposta vicino a una colonna e si perde a guardare quei movimenti, quelle forme, quelle curve e quella ragazza che tanto gli è mancata.
È cresciuta terribilmente, ma sa che da qualche parte, li nella sua anima, c’è ancora la Martina che tanto ha desiderato.
La guarda avvicinarsi a un tavolo e cercare qualcuno per poi parlare all’orecchio di Luca.
Un brivido di disagio, passa sulla schiena di Tommaso, vedendo quella vicinanza fuori luogo. Vorrebbe buttarsi a capofitto in mezzo alla pista e strappare Martina da quel quadretto, caricarsela sulle spalle e portarla via.
Come se l’avesse captato, Martina alza lo sguardo e trova quello del ragazzo mentre la fissarla. Si sente così presa sotto mira, studiata. E non ne può più, il peso di quello sguardo è insostenibile.
Tommaso la guarda scusarsi con il suo vicino e si allontana a grandi passi verso l’uscita.

Impaurito che possa andare via e perderla per chissà quanto altro tempo, decide di seguirla nell’immediato.
Quasi spaventato, esce fuori il locale e la trova seduta a un divanetto, ad occhi chiusi, che respira tranquillamente.
E nel suo inconscio, scatta questa immagine da conservare gelosamente nei suoi ricordi, è semplicemente fantastica.
Con passo felpato si avvicina, cercando di non disturbarla più del necessario.
Ma una domanda gli suona per la testa.

“Come stai?” Domanda quasi non rendendosene conto.
Subito Martina apre gli occhi e fulmineamente si gira a guardarlo e quello che passa nei suoi occhi fa paura a Tommaso.
“Non so cosa lei voglia da me” Rimbecca la ragazza, incrociando le braccia al petto.
Tommaso esasperato, per quella freddezza, le si siede accanto.
“E io non capisco perché continui a darmi del lei, la smetti? So che ti ricordi di me!” Sbotta mentre la continua a guardare.
Martina non ci vede più e come una bottiglia di spumante dopo averla agitata, stappa il tappo e dalla sua bocca sgorga la sua rabbia repressa, come se quel ragazzo di fronte a lei fosse un sacco da box e lei il pugile.
“Probabilmente mi sono dimenticata di una persona che è sparita dalla mia vita per più di otto anni!”
Ed è come una pugnalata al cuore per Tommaso, trovando la forza di ribattere, frugando nelle sue viscere.
“Non sai come sono andati i fatti e ti prego di non tirare conclusioni affrettate!”
“Conclusioni affrettate? Ho avuto otto dannatissimi anni per rifletterci, e se non mi sono ammattita tutto a un tratto, penso che sono molto lunghi e non li definirei esattamente affrettati!”
Tommaso si ferma a guardare questo nuovo lato della sua vecchia amica, un tratto che gli è sempre stato celato. E trattiene a stento una risatina, ricordandosi dei suoi occhi sempre chini quando era piccola.

“Non mi ricordavo questo lato di te. La tua lingua biforcuta non mi è di conoscenza”
“Bhè ti sei saltato un po’ di cose! Si cresce e si cambia!” Accenna, altezzosa la ragazza, facendo svolazzare i suoi ricci nella brezza della serata.
“Senti mi dispiace, vorrei spiegarti!”
“No Tommaso, hai avuto un sacco di tempo per farlo, e ora non ne ho più voglia” Trova la forza di fare leva sulle gambe ed alzarsi, pensando subito a un modo più rapido per essere portata al campus e buttare le chiavi della sua camera, per non uscirne più e non avere più la possibilità di rincontrarlo.
“Voglio spiegarti” Si alza anche Tommaso, parandosi di fronte, pronto a bloccare la sua eventuale fuga e furia.
“Non mi interessa!” Cerca disperatamente di allontanarsi da quel ragazzo così cambiato ma che gli ricorda inevitabilmente tutto l’amore e la devozione che ne provava. Tommaso prontamente l’afferra per un braccio trattenendola.
“La smetti di stringermi il braccio?”
“Sei la solita testarda!”
“E tu il solito coglione!”

E non sa perché, non sa come, ma ha voglia di eliminare quella distanza, quel muro così impenetrabile tra loro.
Tommaso l’attira a se e la stringe in un abbraccio. Una stretta che si è visto passare davanti agli occhi per troppo tempo.
Le annusa i capelli, che danno sempre di vaniglia, anche dopo tutto questo tempo. Vorrebbe fermare l’orologio e stare così per sempre.

“Che diavolo fai?” Martina dal suo canto, dopo un attimo di sbandamento, dovuto alla vicinanza di quello che era sempre stato il suo migliore amico, dal suo profumo, cambiato e diventato più maturo, si riscuote e cerca di divincolarsi, per riprendere tra le mani quella compostezza che fino ad ora ha assunto egregiamente.
Lui la trattiene, stringendola ancora di più, timoroso che come una farfalla, che lei è, scappi via.
Martina si lascia sopraffare da quei muscoli, da quelle braccia così possenti e si appoggia con una guancia al suo petto.

“Perché ti sei allontanato?” Domanda con un filo di voce, mandando la compostezza a farsi un giro.
“Ti prego dammi la possibilità di spiegarti, sono cambiate molte cose, che inevitabilmente hanno fatto cambiare anche me. Ma non ho mai, e dico mai, dimenticato noi”
Le sussurra la voce roca di Tommaso, tornando quasi a pregarla per essere ascoltato.
Ma Martina, impaurita, e non sapendo che cosa fare, sussurra una frase che non ha niente a cui vedere con quello che sta accadendo dentro di se.
“Devo trovare mio fratello, si è fatto tardi”
E Tommaso, sconfitto, la lascia andare, sospirando per quel vuoto che si presenta non appena Martina abbandona quelle braccia.
“Ti aiuto a cercarlo” Si offre guardandola dall’alto.
 
Entrando nel pub, vengono nuovamente travolti dalla musica, Martina cerca quasi disperatamente suo fratello, pregando per riuscirlo a trovare il più presto possibile.
“Se vuoi ti do un passaggio a casa” propone li, su due piedi Tommaso, non appena si rende conto dove gli occhi di Martina si siano posati. Luca, seduto al bancone del bar, visibilmente ubriaco.
“Non è il caso, aspetto mio fratello” Si giustifica in fretta Martina, avvicinandosi sempre più a Luca, tallonata da Tommaso.
“Per me non c’è nessun problema” La prega con la voce lui.
Martina, sopraffatta dagli eventi e resasi conto che rintracciare Matt sia quasi impossibile, accetta.
“Avviso Luca”

Martina si avvicina al suo amico, mentre Tommaso, vittorioso, la guarda.
Nuovamente i brividi lo colgono di sorpresa, quando dopo lo scambio di alcune battute, Luca le appoggia le labbra all’angolo della bocca di Martina.
Vorrebbe prenderlo a pugni, quel ragazzo inamidato, ma si trattiene a stento per non far brutta impressione agli occhi della sua migliore amica ritrovata.
Senza una parola, Martina si avvicina a Tommaso, guardandolo rabbioso verso Luca, subito lui si riprende e si dirige fuori verso la sua Audi A5, ringraziando nuovamente il destino, per aver preso la sua di auto quella sera, senza farsi accompagnare da nessuno.
Sente Martina trafficare con il cellulare e cercare disperatamente di mettersi in contatto con suo fratello.
Ridacchia trattenendosi, mentre la sente arrabbiarsi con la sua amica di sempre, che l'ha lasciata sola per tutta la serata.
Martina furente, chiude la chiamata pensando che quel giorno il destino si sia messo contro, non credendo a quello che le sta accadendo.
Prima il ritorno di Tommaso, poi il quasi bacio di Luca ubriaco e ora Miranda e suo fratello. Avrebbe veramente voglia di urlare e tirarsi i capelli, invece rimane composta seguendo le spalle piene di Tommaso, che le apre la porta della macchina e l’aiuta ad accomodarsi.

Durante il viaggio, Tommaso è circondato dalle occhiate che gli lancia Martina e vorrebbe girasi per guardarla a sua volta, ma si trattiene solo perché non vuole farla sentire in imbarazzo, scoprendola con le mani nel sacco.
Quando si accorge che ha dedicato la sua attenzione alla strada buia, decide di tentare il tutto per tutto.
“Luca è il tuo ragazzo?”
Martina si gira di scatto a fronteggiarlo, incredula alla sue orecchie.
“Cosa? No!”
E Tommaso si toglie decisamente un peso troppo grosso dalle spalle, che lo stava schiacciando e soffocando.
Tamburella con le dita sul volante, prende un grosso respiro e lo fa uscire insieme a una frase semplice, ma che per lui ha un gran valore: il riscatto.
“Vorrei spiegarti perché mi sono comportato da coglione”
“Stanotte non è il caso! Sono stanca e domani devo partire”
“Se vuoi ti accompagno io a Milano”
“Come fai a sapere che studio a Milano?” Domanda Martina sconvolta, con gli occhi sbarrati mentre si gira a fissarlo.
“So molte cose su di te Martina” Sghignazza il ragazzo, passandosi una mano sui suoi capelli castani, tenuti indietro con un velo leggero di gel.
“Però non sapevi se Luca fosse il mio ragazzo”
“Quel tipo di informazioni non le conosco in realtà” Sorride pensando alla figuraccia che ha appena fatto, agli occhi della sua vecchia amica.
“Che fai, mi spii?”
“No, ma mi sono sempre tenuto in aggiornamento su di te”
“Perché?” Una semplice domanda, con tutto un mondo dietro. Il personale mondo di Tommaso.
“Volevo semplicemente sapere come andava la tua vita” Risponde girandosi a guardarla negli occhi bruni, che conosce come le sue tasche. Poi riprende a guardare la strada, intimorito dal bagliore che ne vede all’interno.

Martina, per quanto potrebbe risultare fredda, non sta più nella pelle. Rendendosi conto che forse, questo sia un modo carino per dirle che ci tiene ancora a lei. Ma potrebbe sbagliarsi, come di solito le accade così facilmente.
“Comunque non ho bisogno di un passaggio ti ringrazio” Ritorna su un terreno sicuro, evitando accuratamente di annegare in quei pensieri.
“Quando parti?”
“Domani sera”
“Allora se vuoi nel pomeriggio ci incontriamo e ti spiego”
“Va bene”
E in quel momento, Martina si chiede come abbia fatto ad accettare così facilmente, ancora soggiogata al suo volere, dai suoi occhi. Occhi che, come ha sempre creduto, non ha mai più incontrato nel suo cammino, appartenenti ad altri.

Arrivati al portone della dimora della ragazza, Tommaso spegne il motore, dispiaciuto di veder andare via quella ragazza appena ritrovata, dispiaciuto che tra poco quel profumo di vaniglia andrà via, insieme alla sua proprietaria.
“Ti ringrazio per il passaggio” Sussurra Martina, desiderosa in parte, di scappare da questa situazione così imbarazzante, desiderosa di infilarsi sotto le coperte e ripensare a questo sconto che le ha scombussolato la venuta qui.
Aveva paura di mettere piede ad Odenzo proprio per questo motivo, ha sempre avuto timore di rivederlo e di sentire il cuore battere nuovamente. Per lui.

Scesi dall’auto, Tommaso l’accompagna al portone, con le mani nelle tasche, cercando in tutti i modi di allungare il più possibile quel contatto.
Martina, spiazzata, vede avvicinarsi il volto di Tommaso, che preso da un momento di coraggio, le lascia un bacio poco accennato sulla guancia morbida della ragazza. Che con il cuore in gola e il sangue che gli si ferma nelle vene, avvampa come una collegiale.
“Buonanotte” Sussurra di rimando Tommaso, restio ad allontanarsi.

Martina si gira e corre sulle scale non appena aperto il portone. Fermandosi con il cuore in gola e con il battito accelerato.
Tommaso contento, torna in macchina con nessuna intenzione di perdere quel sorriso. Decide immediatamente di evitare accuratamente il pub e tornare direttamente a casa.
Mentre parcheggia l’auto, esce il telefono dalla tasca posteriore dei jeans e digita un messaggio che potrebbe stravolgergli completamente il destino.


Buonasera miei cari!
Questo è l'ultimo capitolo di "ritrovarsi" dalla prossima settimana si passa all' "amarsi" e con se capitoli inediti!
Sono così emozionata che ballerei il chachacha da sola senza musica ;)
Come state? Ditemi un pò, mi mancate tutti quanti. Mi mancate sempre di più, non ci sono ancora tutti che seguivano la storia precedente, lo sapevo, era da mettere sul conto, ma mi dispiace comunque.
Però ringrazio tutti voi che mi avere riscoperta. :) Credetemi, per me significa tanto.
Scusatemi se questi capitoli, almeno i due di "ritrovarsi" sono risultati un pò noiosi, è che li dovevo per forza mettere. Non potevo saltarli.
Eh niente... Tiratemi su il morale che oggi coloro che mi fanno battere il cuore a ritmo di tamburone, detti altrimenti Imagine Dragons, sono in Italia e io non ci posso essere! :( 
Ci sentiamo mercoledì per il nostro solito appuntamento.
Vi voglio bene!! :*

 
 

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Capitolo 5
*** Amarsi: Amare è una scelta ***



Amarsi: Amare è una scelta


 
La sveglia puntata alle 9.30 si fece sentire prima del solito, sbadigliando Martina aprì un occhio infastidita da quel suono.
Guardando la sveglia notò che questa era puntata, diversamente, alle 8.30, una bella differenza per la ragazza, amante del caldo provocato da quel piumone in quella fredda giornata di febbraio.
Si stiracchiò, decisa che non appena avrebbe messo piede a terra avrebbe preso per i capelli suo fratello che le faceva sempre questi scherzi stupidi. Anche ora che non viveva più con lei, era perennemente un burlone.
Proprio in quel momento il cellulare appoggiato sul comodino, sempre acceso, prese a suonare, contemporaneamente alla porta d’ingresso.
Sbuffando Martina scese dal letto, afferrando ancora con gli occhi chiusi, il suo cellulare che l’aveva avvisata dell’arrivo di un nuovo messaggio.
La porta non decideva ad essere aperta da un suo famigliare e Martina, già arrabbiata di prima mattina, cosa che odiava fortemente, spalancò la porta e si incamminò, ancora con il cellulare in mano, in cucina per sgridare i suoi genitori per averla fatta svegliare così presto, ma si accorse subito, che la stanza era vuota.
Si affacciò nel salotto e gridò “ cC'è qualcuno
?” Ma ovviamente, solo il silenzio le rispose.
Alzando le spalle si diresse alla porta, che ancora suonava.
Non si curò minimamente dei capelli fuori posto e del pigiama che aveva indosso, alla fine era un suo diritto essere irascibile quella mattina, dopo essere stata svegliata così presto.

Spalancò la porta e si trovò un fattorino con un grande scatolone tra le mani.
“Signorina Aiello?” Domandò annoiato, con il suo cappellino bianco e il giacchino catarifrangente.
“Si” Rispose flebile la ragazza, guardando meravigliata il ragazzo e poi lo scatolone.
“Firmi qui” Le allungò un taccuino e una penna per la solita firma di consegna.
Martina afferrò con le sue piccole mani lo scatolo e ringraziandolo entrò in casa, chiudendo la porta alle sue spalle.
Appoggiò il tutto sul tavolo del salotto e iniziò ad aprire lo scatolone curiosa, non era il suo compleanno. E si chiese distrattamente cosa contenesse.
Ma la sorpresa che le apparve, fu più di qualsiasi cosa lei si aspettasse.

Un grande barattolo, con dei fori stampati sul tappo e con dei fiori reali all’interno, custodiva geloso una farfalla dai mille colori, che volteggiava tranquilla nell’aria e si posava distrattamente su quei fiori gialli.
Alla base dello scatolo, in fondo, c’era un biglietto che Martina, con mani tremanti per l’emozione appena subita, presa delicatamente.
 
“Ti starai domandando come mai la sveglia è suonata così presto, sveglia amore mio.
La giornata è lunga e ti aspetta un gran da fare. Per prima cosa, vestiti e infilati sciarpa, cappello e guanti che ti ha portato Babbo Natale proprio due mesi fa. Ti aspetta una sorpresa al Bal del Corso, basta dire il tuo nome e tutto verrà fatto. Ti amo”
 
Martina lesse quel biglietto per la decima volta.
Cosa voleva Tommaso in quel giorno? Guardò preoccupata il calendario in cucina e si accorse che non era nemmeno il loro anniversario, perché questa sorpresa? Non riusciva a darsi una risposta.
Si accorse, in quel momento, che aveva appoggiato sul tavolo il cellulare. Corse a prenderlo e sorridendo su quello schermo, lesse il messaggio.
 
“Divertiti”
 
Un semplice augurio, dalla sua migliore amica. Allora lei sapeva, cosa le nascondevano quei due?
Sorridendo felice e ringraziando che quel giorno, fosse il suo giorno libero dal lavoro, si diresse in bagno per farsi una doccia rigenerante.
 
Mentre l’acqua scorreva calda sul suo corpo ripensò agli avvenimenti che la videro protagonista in quell’ultimo periodo.
Partendo dal ritrovo del suo migliore amico, perso per tanti anni, il suo cuore che si metteva nuovamente a scalpitare grazie a quel ragazzo, passando alla rottura dovuta a un dubbio che le mangiava il cervello, per poi arrivare nuovamente alla congiunzione, alla laurea un grande traguardo, al lavoro nella cooperativa per bambini orfani che ormai è diventata la sua passione, al matrimonio di suo fratello e la sua migliore amica, fino ad arrivare alla proposta di Tommaso.
Unirsi per la vita ad una persona che hai amato da tutta la vita, faceva sorridere di felicità e di spensieratezza Martina, che ora era avvolta nel grande telo da bagno.
In quell’ultimo periodo, era presa dai preparativi, il ragazzo volle subito fissare una data perché a quanto pare, non riusciva più a fare a meno della sua migliore amica. E poi c’era lei, la precisa della situazione, che voleva tutte le cose in ordine. Una stacanovista.

Martina si avviò in camera, uscendo dal cassetto del mobile la biancheria intima, un maglione pesante, dato che fuori c’erano due gradi scarsi già di prima mattina, un jeans semplice grigio e degli stivali di cuoio.
Amava l’inverno, la sensazione di caldo che si provava, anche se si congelava all’esterno.
Amava sedersi vicino la finestra, con una tazza di the verde tra le mani e ammirare la neve mentre si posava silenziosa sulle strade.
Afferrò la borsa con le chiavi della nuova auto, regalatali dai genitori per la sua laurea, il cellulare e altro occorrente e scese in strada.

 
***
 
Si gelava, erano le 9 di mattina e tutto era tranquillo.
Si chiese pigramente i genitori che fine avessero fatto e se erano a conoscenza del piano. Se conosceva, dopo tutti quegli anni, il suo ragazzo, sicuramente avrebbe fatto le cose a regola d’arte.
Si infilò nella sua nera Peugeot 107 e mentre azionava il riscaldamento e metteva in moto, si inoltrò nelle vie della città per arrivare al solito bar dove solitamente si fermavano a fare colazione.
Quando entrò, un po’ intimidita si avvicinò alla cassiera, sperando di non fare nulla di sbagliato.
“Buongiorno, cosa prende?” Domandò la donna, pronta a battere sulla macchinetta l’ordinazione.
“Hem… In verità mi è stato detto che c’è qualcosa per me. Sono Martina Aiello”
La ragazza si illuminò e congedatasi per un attimo, si avvicinò al bancone per prendere una busta e diede degli ordini al barista che iniziò a preparare qualcosa.
“Ecco a lei” Le allungò sorridendo, la busta, mentre Martina si spostava per far ordinare alle altre persone.
 
“Bene tesoro, sei arrivata a questo primo punto. Per iniziare al meglio la giornata serve una buona colazione. Siediti a un tavolo e aspetta la tua colazione preferita: cappuccino, succo di frutta e cornetto alla crema. Ho ragione vero?
Dopo aver finito tutto e non voglio che lasci nemmeno una briciola, ti aspetta la prossima tappa. Recati in piazza Euclide e, apri bene gli occhi, vai nel negozio Allegri e come hai fatto poco fa, di semplicemente il tuo nome.
So che stai morendo dalla curiosità, ma devi aspettare. Ti amo”
 
In quel momento le si materializzò un cameriere al suo tavolo, con il vassoio stracolmo di prelibatezze, che Martina adorava.
Mentre addentava il suo cornetto, pensò alla prossima tappa, Allegri era il suo negozio preferito, ma era anche stracolmo di abiti di marca e iniziò a sentirsi a disagio. Non si aspettava tutta questa scena da parte del suo ragazzo e ridacchiando, si domandò cosa avesse in mente.
 
***
 
Dopo aver parcheggiato l’auto in una stradina vicino al negozio d’abbigliamento, si strinse nel suo giubbotto e si guardò al vetro della sua macchina, si aggiustò la sciarpa di lana che le regalò Tommaso a Natale, insieme al cappello e cercò di sembrare disinvolta.
Odiava entrare in quel negozio senza preavviso, le commesse avevano un non so che di inquietante, mentre squadravano i clienti dalla testa ai piedi.
Quando finalmente si avvicinò alla porta a vetri, venne subito aperta da un elegante usciere che la salutò con un sorriso, facendo calmare un po’ i nervi della ragazza.
Con passo felpato, come se potesse confondersi con le pareti bianche, decorate con ghirigori argentati, si avviò al bancone.
Subito venne affiancata da una commessa.
“Posso aiutarla?” Domandò una ragazza altezzosa, allungando il collo all’insù per sembrare più alta.
“Sono Martina Aiello” Disse timida la ragazza, mentre prendeva a giocherellare con i manici della sua borsa.
La commessa inizialmente la guardò interrogativa, poi nell’esatto momento in cui stesse per porle nuovamente la domanda, venne affiancata da una collega.
“Lei è la signorina Aiello?”
Martina alzò la testa e sorrise a quella signora, all’apparenza buonista.
“Si”
“Bene, la stavamo aspettando, venga venga”
La guidò verso un’ala del negozio per poi scusarsi per andare a prendere una nuova busta.

La commessa, sorridendo, gliela porse dopo pochi minuti e Martina, riprendendo a sorridere la aprì curiosa di sapere le nuove mosse da fare.
 
“Sei un portento amore mio. So quanto ti infastidisce entrare qui senza preavviso, ma credimi ne vale la pena.
Cosa devi fare ora? Niente di più di quello che ti riesce meglio e non lamentarti che non ci sia con te Miranda per lo shopping.
Fatti guidare dalla commessa, si chiama Anna e mi è sembrata simpatica e scegli quello che vuoi. Ma a una condizione, ci devono essere minimo tre cose: abito, scarpe e borsa. Per il resto decidi tu. Divertiti.
Quando avrai finito la ricerca, Anna ti consegnerà una nuova busta. Ti amo”
 
A bocca aperta, senza credere ai suoi occhi, Martina si lasciò guidare nell’ala di Fendi del negozio. Per poco non rischiò l’infarto quando capì dove erano diretti.
Quasi tremava per la paura, non si aspettava questo trattamento e non riusciva a collegare in nessuna maniera, quello che le stava accadendo.
“Può decidere con tutta calma quale scegliere” La risvegliò la commessa Anna.
“I-io, non saprei, cosa devo scegliere? Lei mi può aiutare?” Se c’era una cosa che odiava, era fare shopping da sola. Non sapeva mai se un vestito, una borsa, delle scarpe le stessero bene. Voleva sempre un opinione diversa dalla sua.
“Certo, per qualsiasi cosa può chiedere a me”
“Che vestito dovrei scegliere?”
“Non so cosa ha in mente il suo fidanzato, ma mi è stato detto che è un abito serale. Io opterei per un abito lungo”
Martina assecondò con il capo e iniziò a girovagare tra manichini ed espositori, dopo  essere stata congedata dalla commessa, che sarebbe tornata tra dieci minuti.
Girovagando Martina, pensierosa, accarezzava quegli abiti ti seta, tulle e stoffa pregiata. Si sentiva in imbarazzo, senza capire ancora cosa le sarebbe spettato.

Afferrò il cellulare e inviò un messaggio alla sua più cara amica e ormai cognata.

“Sapevi tutto tu?”
 
Inviò e mentre aspettava la risposta, prese tra le mani un vestito lungo blu di seta, indecisa sul da farsi. Il cellulare squillò e Martina ne lesse meravigliata il contenuto.

“Si amica mia, sono il tuo grillo parlante. Scommetto che ora sei in panico perché non capisci niente. Ma fai un bel respiro e cerca di rilassarti. Noi ci vedremo prima di quanto tu possa immaginare”
 
Interrogativa, depositò il cellulare in borsa e si dedicò agli abiti.
 
Mentre si provava il primo abito blu, con uno scollo a cuore, lungo sino ai piedi liscio, con un’arricciatura sul seno e uno spacco sulla gamba sinistra, si sentì chiamare dalla commessa.
Sbucò poco dopo da fuori il camerino, vergognosa, mentre si faceva esaminare dagli occhi di Anna.
“E’ semplicemente favolosa, sembra esserle cucito addosso” Sentenziò la signora guardandola.
“Non so cosa abbinarci” Si giustificò Martina, guardandosi i piedi nudi.
Anna, senza avvertimenti, si allontanò e tornò poco dopo con delle scarpe argentate e una pochette dello stesso colore tra le mani.
“Le provi”
Infilandosi le scarpe e con la borsa in mano, si guardò allo specchio e rimase a bocca aperta. Si, decisamente questo era fatto apposta per lei.
 
Mentre prendeva le buste dal bancone, Anna le allungò la nuova busta.
 
“Ce l’hai fatta. Non è stato difficile vero?
Ora, il gioco continua. Prendi la tua bella macchina e ovviamente, senza fare casini, recati all’hotel Uptown place di Milano. Si, lo so, mi starai prendendo per pazzo per il viaggio che devi fare. Ma come ti ho già detto, ne vale la pena. Tanto lo so che lo farai, curiosa come sei.
Nessun nome questa volta, all’entrata dell’hotel di aspetta una sorpresa. Ti amo”
 
Chiuse sbalordita il foglietto e guardò a bocca aperta la commessa, che le sorrideva.
“Scommetto che è rimasta senza parole” Le disse gentilmente la signora.
“Io… Non riesco a capire” Disse tra se Martina.
“Se lo goda. Non è da tutti dare queste attenzioni”
Martina, finalmente, sorrise grata e salutando la commessa si diresse verso la macchina per affrontare un viaggio di alcune ore per Milano.
 
***
 
Quando finalmente trovò parcheggio, scese dalla macchina e si stiracchiò le braccia intorpidite. Aveva guidato in fretta e sapeva che non doveva farlo, non dopo aver subito un gravoso incidente con la macchina, ma la strada lo permetteva e poi aveva una gran voglia di scoprire cosa le stava nascondendo Tommaso.
A passo svelto si avvicinò alla facciata dell’albergo e ad attenderla trovò la sua migliore amica.
Non appena vide Miranda appoggiata al muro, con le cuffie nelle orecchie, si avvicinò correndo e la strinse a se.
Non si vedevano da tempo. Lei indaffarata con il lavoro e con i preparativi del matrimonio e la sua amica, imbottigliata nella vita coniugale e alla ricerca disperata di lavoro.
“Hei calma, calma. Così mi sgualcisci” La rimproverò con la solita allegria Miranda.
“Che ci fai qui?” Le domandò meravigliata Martina.
L’amica frugò nella borsa e le allungò una busta bianca chiusa.
Martina sorrise e l’aprì impaziente.
 
“Sorpresa! Ho pensato che la compagnia di Miranda ti avrebbe fatto piacere. So quanto ci soffri a non averla più accanto a te giorno e notte, oggi siete l’una dell’altra. Ovviamente, mi raccomando di non fare i vostri soliti casini e le vostre solite pazzie. Divertiti amore mio. Te lo meriti. Ti amo”
 
Con gli occhi lucidi posò il bigliettino nella borsa e guardò la sua migliore amica di una vita.
Tommaso aveva capito tutto, il suo stato d’animo nel non averla con se accanto come facevano prima. Le mancava la sua amica, le mancavano le risate, le litigate e il far pace con un abbraccio e una coppa di gelato alla sera.
Guardò la sua amica sorridere, forse conscia del fatto che provassero le stesse emozioni. Erano sorelle ormai, non di sangue ma certamente lo erano più di quanto potessero desiderare.
“Su bella Cenerentola, dobbiamo sbrigarci. Abbiamo le ore contate”
La spintonò Miranda all’interno dell’hotel.
“Ore contate per cosa?” Chiese spaesata Martina, mentre guardava la hall dell’albergo super lussuosa.
“Per divertirci” Spiegò divertita Miranda.
 
***

Non poteva credere ai suoi occhi, il centro benessere dell’hotel le accoglieva con tutte le attenzioni possibili e immaginabili.
Appena entrate nell’hall, Miranda trascinò l’amica al piano di sotto, dove furono accolte da una gentile ragazza che le diede degli accappatoi più delle ciabattine e le guidò negli spogliatoi.
Martina frastornata, si lasciò guidare sorridendo nel vedere tutte quelle attenzioni che le venivano rivolte.
“Mi spieghi che sta succedendo?” Chiese Martina all’amica, mentre erano sommerse nella vasca idromassaggio.
“No, mi spiace. Ma non posso dirti nulla. Ho avuto l’obbligo di non spiattellare nulla”
“Ma io non capisco”
Miranda si girò a guardare la sua amica, immersa sino al mento nell’acqua calda, nel suo costume che si preoccupò di portare con se, dato che Martina non sapeva nulla di tutto ciò.
Le piacque quella sorpresa che le stava facendo Tommaso.
Miranda sorrise e accarezzò i capelli della sua amica, ormai da una vita.
“Goditi il momento amica mia. Presto capirai tutto”
Martina fece un sospiro e si lasciò cullare da quelle piccole onde.
 
***
 
Dopo il centro benessere e dopo un ricco pranzo offerto dall’albergo, Martina e Miranda si congedarono. Prima di andare via Miranda abbracciò la sua amica e le consegnò un’altra busta.
Confusa Martina guardò sua cognata andare via mentre lei era ancora nella hall dell’albergo.
 
“Ciao amore mio, ti sei divertita? Spero veramente di si.
Ora ti spetta l’ultima fase e poi tutto ti sarà chiaro. Come vedi si è fatta sera, la tua amica è andata via e devi fare ancora una cosa per me.
Chiedi alla reception della camera della signorina, ancora per poco, Aiello. Loro ti sapranno dare informazioni.
Preparati e quando sarai pronta chiama il centralino dell’hotel. Il resto è tutta una sorpresa. Ti aspetto e ricordati, ti amo”
 
Martina infilò il biglietto nella busta bianca e si girò, tremante, verso la reception. Tra poco tutto le sarebbe stato chiaro e un sorriso contento nacque sulle sue labbra. Sapeva che una vita con Tommaso, mai sarebbe stata noiosa.
 
***
 
Tommaso aspettava vicino il Dumo di Milano, con le mani in tasca e l’aria serena. Sereno come non lo era da troppo tempo.
Non lo era più dopo ben otto anni lontani dalla sua migliore amica, rivelatasi, come già sapeva, il suo unico amore.
Guardando la luna in alto nel cielo ripensò al ricordo di quel Duomo.
Le avrebbe fatto piacere, perché lui sapeva che Martina era legata con pesanti catene ai ricordi e non le sarebbe sfuggito nulla.

Alle sue spalle sentì avvicinarsi una macchina, preso da un piccolo pizzicore all’altezza del cuore, come se avesse già capito di chi si trattasse, si girò e sorrise a quel viso felice che si vedeva dal vetro.

Quando Martina mise piede per terra, a Tommaso il respiro si bloccò e sembrò essere svanito nel nulla.
Era sensazionale, coperta dal suo cappotto che metteva in evidenzia la sua gamba che fuoriusciva da quello spacco che il vestito conteneva.

Le si avvicinò e le lasciò un bacio sulla fronte, mentre le accarezzava una guancia.
“Mi sei mancata” Sussurrò al suo orecchio.
“Anche tu” Concordò Martina, con voce rotta dall’emozione.
Tommaso era favoloso nel suo completo professionale e una cravatta grigia che gli fasciava il collo, mentre i suoi capelli erano profumati e freschi di barbiere, appena tagliati.
“A cosa devo tutte queste attenzioni?” Domandò Martina mente Tommaso la prendeva per mano e la portava al centro della piazza del Duomo, mentre alcune persone passeggiavano strette nei loro cappotti per mettersi al riparo.
“Certo che noi siamo proprio strani” Sorrise Martina al ricordo di loro due sotto la neve di Dicembre, mentre Tommaso le chiedeva di sposarlo.
Lui, come se avesse capito quello che voleva dire la ragazza, sorrise.
“Ricordi questo posto?” Le chiese, guardando in alto verso il Duomo.
“Certo” Rispose Martina stringendo ancora di più la mano del suo accompagnatore.
Avrebbe ricordato sempre quel posto, quel momento, quella persona.
Dove per la prima volta si scambiarono un bacio, il loro vero bacio, la loro promessa, l’inizio forse della loro ripresa. E se ora erano li, forse lo devono proprio a quel momento.
“Ricordi le nostre emozioni? È come se fosse stato ieri” Accennò Tommaso girandosi a guardarla e sorridendole.
“Perché quello che provo per te mai cambierà e ogni giorno è come una promessa in più”
Asciugò una piccola lacrima che roteò fuori dall’occhio di Martina, che ascoltava attentamente, e la scacciò via.
“Non cambierà mai” Confermò lei con voce rotta.
“E ho una notizia da darti”
Si fece coraggio il ragazzo e le portò le mani al viso avvicinandolo al suo.
“Ti amo” Le sussurrò sulle labbra prima di baciarla.

Proprio come quella notte, di quasi un anno fa, proprio come quella volta, felici, innamorati e sinceri.
“E ci sposeremo esattamente tra un mese” Sentenziò allontanandosi dalle sue labbra tentatrici e sussurrandole all’orecchio.
A quelle parole Martina strabuzzò gli occhi incredula.
Il suo sogno più grande stava avverandosi, tutta una vita con l’uomo che amava. E il gioca aveva inizio proprio li, con loro.

 

*si asciuga una lacrimetta*
Buonsalve miei prodi.
Vi piace il capitolo, tanto quanto piace a me?
E' stato bellissimo scriverlo! E sono giunta alla conclusione che voglio un Tommaso anche io!
Dove lo posso trovare? Dite che su Amazon lo vendono?
Secondo me faccio prima ad andare a una sarta e farmelo fare su misura... 
Che ne pensate dell'aggiornamento? 
Comunque specifico una cosa, che forse non tanto si è capita.
In pratica i Martom dovevano sposarsi a data da "stabilire". Tommaso fa una sorpresa a Martina per farle sapere che lui ha programmato tutto da li a un mese.
Ecco perchè tutta questa "caccia al tesoro" compreso il fatto di ritornare al Duomo.
E niente... Spero vi sia piaciuto.
Fatemi sapere :)
Grazie come sempre a tutti quanti per l'appoggio e per la presenza.
Un bacio.
-Ila-


 
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Capitolo 6
*** Amarsi: Ci si sceglie, per questo viaggio ***



Amarsi: Ci si sceglie, per questo viaggio


 
Martina è seduta in terrazza, con un tè al limone tra le mani e con una coperta sulle spalle mentre guarda il tramonto. Il sole la sta salutando mentre si nasconde dietro i palazzi di Odenzo.
Se pensava che quello era l’ultimo tramonto che vedeva in quella casa, le si stringeva in cuore.
Era veramente cresciuta così in fretta? Ricordava che solo ieri era in viaggio su quel treno che la portava lontano da quel posto, per dimenticare tutto.
Invece ora eccola li, cresciuta, più forte di prima e con accanto proprio quella persona, per la quale cercava così tanto di fuggire.
Le spunta un sorriso complice sul volto: più cerchiamo di allontanarci dal destino, più cerchiamo di nascondere quello che realmente proviamo, forse spaventati, forse insicuri, e più questo ci torna indietro.
Perdonarsi, amarsi, volersi bene non è mai sbagliato. E se siamo fortunati, alcune volte accade che quel volere bene ci venga dato in cambio in modo sincero.
Si sente fortunata Martina, per la prima volta nella sua vita, ad aver trovato quelle persone che ricambiano i suoi stessi sentimenti.
Domani è il grande giorno, il giorno in cui diventerà una sola cosa con quel ragazzo a cui tanti anni fa donò il suo cuore.
Il giorno in cui i sogni diventano realtà, diceva quella fiaba che da piccola sua madre le leggeva la sera per farla addormentare.
E lei tante volte ci aveva creduto, tante volte aveva sperato di far innamorare quel cuore di lei, inconscia del fatto che quel cuore già lo era. Totalmente e incondizionatamente.
Finisce la tazza di tè e rientra in casa, cercando di riscaldarsi le mani, diventate dei piccoli ghiaccioli.
Mentre torna in casa, passa per la sua camera per appoggiare la coperta usata poco fa.
Guarda, appeso all’armadio, quella grossa gruccia contente l’abito bianco. Emozionata ci passa sopra le dita titubante, accarezzandolo come se fosse una cosa delicata, che potrebbe andare in pezzi da un momento all’altro.
Chiudendosi la porta della camera, alle spalle, sente la porta d’ingresso aprirsi e far entrare una folata di gelo.
Si affaccia nel corridoio, per scoprire chi sia questo nuovo arrivato.
Si presenta un Matt sorridente, mentre si sbottona il pesante cappotto e dietro di lui arriva una radiosa Miranda che nasconde una piccola pancia rotonda, contenente il frutto dell’amore.
“Dico io, non potevi sposarti ad Agosto?” Domanda suo fratello avvicinandosi e abbracciandola stretta.
“Parla lui, quello che si è sposato in piena stagione estiva”
Miranda alle loro spalle ridacchia e subito viene stretta anche lei nella presa della sua migliore amica, diventata ormai una sorella da tanti e troppi anni.
“Noi siamo unici nel nostro genere” L’apostrofa Matt, mettendo un braccio sulle spalle a sua moglie, non appena le due ragazze si sciolgono dall’abbraccio.
“Dove sono i tuoi?” Le domanda Miranda, mentre si guarda attorno, curiosa di vedere i suoi suoceri.
“Credo siano usciti poco fa, andavano a prendere la cena dal cinese. Vi fermate con noi?”
“Ovvio che si” Risponde Matt, trascinandosi verso la sua vecchia camera, lasciando le due in salotto.
“Il solito zotico” Si lamenta Martina, vedendo il suo allontanamento senza alcuna spiegazione.
“Ti ho sentito piccola peste” La richiama lui, urlando dalla stanza.
“Lasciamo stare, sembra che sia lui in piena tempesta ormonale” Alza gli occhi al cielo, Miranda.
“Ho sentito anche te” Si lamenta Matt da lontano.
Le due ragazze si guardano e ridono prendendosi per mano.
“Vieni, sediamoci” La invita Martina, avvicinandosi al divano.
“Come stai?” Domandano le due insieme, scoppiando a ridere per la loro abituale sincronia.
“Prima tu” La invita Miranda, togliendosi le scarpe e allacciando le gambe sul cuscino del divano.
“Agitata, ma credo sia normale. Questo fatto di non vedersi il giorno prima mica l’ho capito” Si lamenta Martina, gettando la testa sullo schienale del divano.
“Sai com’è Tom, un tradizionalista”
“Tradizionalista nelle cose che vuole lui. Pensavo facessero l’addio al celibato oggi, invece l’hanno fatto giorni fa. Trascinando anche noi. Che sfiga!”
Miranda scoppia a ridere appoggiandosi una mano sulla pancia.
“Marti, sei la solita bambina”
Martina mette il broncio, ricordandosi come il suo ragazzo diede di matto quando scoprì della "serata spogliarellista". Ma per evitare strane incomprensioni, la ragazza disdisse tutto, per regalarsi un giorno di completo relax con le sue amiche, come alternativa.
E ora eccola la, lontana dal suo ragazzo, perché questo ha avuto l’idea "tradizionalista" di non vedere la sposa il giorno prima. Idea ridicola, pensa Martina.
“Tu come stai?” Domanda, rivolta alla sua vecchia amica.
“Bene, per fortuna le nausee sono terminate. Dio, non ce la facevo più” Sbuffa Miranda.
“Bhè, mio nipote inizia a farsi rispettare”
“Rispettare un corno. Che fatica” Continua a lamentarsi la ragazza che in se nasconde un'altra piccola vita, di appena due mesi.
“Poi quando arriverai tu mi farai sapere” Risponde Miranda alle risatine della sua amica.
Vengono bloccate dalla porta principale che si apre e lascia entrare i genitori di Martina con un quantitativo di buste contenente cibo, che potrebbe sfamare il resto del mondo.
“Matt” Chiama Miranda alzandosi dal divano e aiutando, insieme a Martina a disporre il cibo nei vari piatti.
Ed eccola li, la solita famiglia Aiello, mentre si divertono, scherzano e ricordano i vecchi tempi. Mentre danno la buona fortuna a quella ragazza che per anni ha sperato nel tanto lieto fine.

 
***
 
Dopo cena e dopo aver salutato suo fratello e Miranda, Martina si cambia e si infila sotto le coperte.
Rimane li, a fissare il soffitto, ricordandosi i tanti anni passati. L’occhio le cade sul muro dei ricordi, come l’ha sempre amato definire lei.
Dove ci sono tutte le foto della sua vita, con l’aggiunta delle ultime, al matrimonio di suo fratello e finalmente, con Tommaso, e non più solo quella dei quattordici anni che li vedevano vicini e timidi.
Mentre è distesa nel letto, un sorriso è nato sulle sue labbra. Il cellulare sul comodino prende a vibrare facendola allungare e afferrandolo.
“Come sta la mia signora?” Le domanda proprio quella voce dall’altro capo del telefono.
“Le manca il suo signore”
Lo sente ridacchiare e vorrebbe essere li con lui, per stringerlo e farsi riscaldare da quelle braccia e non solo dal piumone che ora l’avvolge.
“Domani sarà tutto tuo per parecchio tempo. Ne verrai a noia”
“Non credo proprio”
“Vorrei essere anche io li con te” Le dice quasi sussurrando con un piccolo sospiro.
“E allora perché non lo sei?”
Lo sente ridere di gusto, mentre lei si gira su un fianco, spegnendo il lume sul comodino. Decisa ad addormentarsi sentendo la sua voce.
“Non mettere il muso amore, sai come la penso. Sarà tutto più bello con la voglia di vedersi”
“Sei antipatico, lo sai?”
“Forse. Piccola devo andare, mia madre mi chiama. Non farmi aspettare domani”
“Non lo farò. Buonanotte”
“Ti amo”
“Anche io”
Con un sorriso, chiudono tutti e due la chiamata. Ognuno con i proprio pensieri, che guarda caso, ci assomigliano molto.
 
Crede di aver appena chiuso gli occhi, anzi ne è certa, ma qualcosa la sveglia.
Sente uno spostamento d’aria e le coperte accanto a lei vengono alzate per far entrare qualcuno.
Si gira incuriosita e il volto di suo fratello fa capolino nel buio.
“Che ci fai qui?” Gli sussurra, per non svegliare i suoi genitori nell’altra stanza.
“Volevo farti compagnia”
“E Miranda?”
“A casa. Non preoccuparti. Come stai?” Le allunga un braccio sulle spalle e l’attira a se.
“Ho perso il conto di quanti me l’abbiano chiesto, sto bene. Per ora. Perché sei qui Matt?”
“Ricordi quando eravamo piccoli e tu avevi paura dei tuoni?” Le domanda, guardandola.
Lei si fa piccola tra le sue braccia, collegando subito il suo gesto.
“Avevi paura di quei lampi, che illuminavano tutta la stanza e subito dopo, di quei tuoni fragorosi. E cosa facevi in quei momenti te lo ricordi? Scappavi dal tuo letto e ti rifugiavi nel mio. E mi piacevano quei momenti sai? Perché capivo di star facendo la parte del fratello maggiore nel modo migliore. Mi rendeva felice il tuo correre da me per qualsiasi cosa. Sei una peste, questo è sempre stato e sempre lo sarà. Ma ti voglio bene Marti, credo che ormai lo sai. E non avrei voluto essere in nessun altro posto, se non con mia sorella questa notte. Proprio come quei giorni di tempesta”
Martina si asciuga una lacrima scappata dagli occhi. Si, si ricorda quei momenti. Proprio come questo.
Dove suo fratello la stringeva e le sussurrava che non era niente. Sono che il tempo era arrabbiato per qualcosa. E Martina si sente ancora come quella ragazza e ringrazia il cielo per la presenza di suo fratello, la sua roccia, anche oggi.
“Dio, se volevi farmi piangere Matt, ci sei riuscito splendidamente. Ti odio”
“Anche io ti voglio bene piccola peste. Ora dormiamo, altrimenti domani, conoscendoti, nemmeno le cannonate ti sveglieranno”
Lei ridacchia e lo abbraccia anche lei stretto.
“Grazie”

 
***
 
Tommaso è li, che guarda dalla lunga navata quella porta aperta, che lascia entrare dentro la chiesa luce ma anche un venticello fresco.
Quasi non riesce a credere ai proprio occhi, tutte le previsioni del giorno davano un forte acquazzone, invece eccolo li, il caro e vecchio solo. Compagno di tante giornate.
Picchietta con la punta della scarpa sul gradino dell’altare in attesa, agitato, impacciato e nervoso.
“Non è in ritardo” Lo richiama una voce da donna, melodiosa a cui è tanto affezionato.
Si gira e trova quegli occhi così uguali ai suoi, occhi che ha visto lottare, che ha visto vincere e che ora splendono. Esattamente come i propri.
“Lo so” Risponde con un sorriso alla sua mamma.
“Quando sono andata a portarle in bouquet era così bella, ma anche agitata”
“Sappiamo benissimo com’è fatta. Arriverà come al solito in ritardo”
La signora, ridacchia e accarezza una guancia di suo figlio. Orgogliosa dei suoi traguardi, delle sue battaglie vinte e della sua voglia di combattere e affrontare gli ostacoli che la vita gli ha posto nel suo cammino.
Come ha detto poco fa anche alla sposa, ne è orgogliosa, sia di suo figlio, ma maggiormente di lei, di quella ragazza.
È proprio grazie a lei che Tommaso è cambiato, è proprio grazie a lei che ha avuto il riscatto dalla sua vecchia vita.
E ora è li, ad aspettare quella donna che è stata protagonista di sventure, preoccupazioni e paure, ma anche di gioia, positività e amore. Già, l’amore.
“Siete così belli insieme” Aggiunge lei con la voce tremolante.
“Stai bene?” Le domanda Tommaso preoccupato.
“Si, sto benissimo” E tira a se quel corpo di suo figlio, stringendolo in un abbraccio che solo una mamma sa dare.
“E’ arrivata” Qualcuno li richiama e i due si scostano con entrambi gli occhi lucidi.
Tommaso torna a guardare la porta e a un tratto la vede e il suo cuore si riempie di quel sentimento che ora conosce fin troppo bene.
Prende il suo posto al centro della navata, vicino all’altare, con accanto a se sua sorella e il suo ragazzo, mentre dalla parte dei testimoni di Martina, gli sorridono Matt e Miranda.
Ricambia il sorriso ma subito torna a guardare quella ragazza, ormai donna, che lo ha così catturato.
La marcia nuziale inizia e vede avvicinarsi sempre più il suo futuro. L’unica strada che avrebbe mai voluto percorrere, con lei.

 
***
 
Martina scende impacciata dalla grande macchina che l’ha accompagnata, insieme al padre, in chiesa.
Un grande sorriso è impiantato sul suo viso, quasi in modo da far vedere a tutti quanto è felice di essere li.
Alcune persone sono fuori, sui gradini del porticato della chiesa, che scattano qualche foto e sorridono di rimando a quella sposa così radiosa.
Quando esce dalla macchina, subito viene affiancata da quello che è sempre stato l’uomo più importante della sua vita: il suo papà.
“Come ti senti?” Le domanda, prendendole un braccio e infilandolo sotto il suo, un po’ come se la volesse ancora proteggere, perché a lui non importa se è cresciuta e se ora apparterrà a un altro uomo, per lui, sua figlia sarà sempre la sua piccolina, senza orma di dubbio.
“Emozionata” Risponde lei prendendo un respiro profondo.
“Sei stupenda, ora andiamo. Altrimenti qualcuno li dentro dirà che hai fatto tardi”
Sorride ancora lei, facendo rispecchiare quel sorriso sul volto di quel signore che ora ha gli occhi trasformati, liquidi ed emozionati, proprio come lei.
 
Non le sembra vero, passo dopo passo si avvicina sempre più alla sua nuova vita.
Quel ragazzo, così impeccabile come sempre, la sta aspettando. L’ha sempre aspettata e probabilmente l’aspetterà sempre. Perché quello è il suo posto, insieme, per sorreggersi l’uno con l’altro.



Ce l'ho fatta!
Oddio, non canto vittoria fin quando non cliccherà sul pulsante "Aggiungi storia"
Mi scuso se ieri non è arrivato l'aggiornamento puntuale come sempre.
In pratica ho tentato due volte, ma la prima volta Chrome ha deciso autonomamente di chiudere per le vacanze e la seconda volta, invece, a chiudere per le vacanze è stato il mio cervello, visto che ha cancellato tutto non un camplice "Canc".
Buon... Pomeriggio? Si... Teoricamente si dice così, non sono solita aggiornare in quest'orario. Ma ho praticamente l'agenda piena questi giorni e l'unico attimo libero è stato alle 15.36 del 19 Dicembre. 
Finalmente sti due si sono sposati! Io direi di suonare veramente le campane stavolta!
Vi dico subito qual'è stato il mio pezzo preferito... Quello con Marina e Matt.
Mi sono rivista un sacco, quando mia sorella si sposò. Passammo la nottata a piangere e a ricordare vecchie nostre storie, ci addormentammo con le mani allacciate e mi ha fatto piacere che anche Martina provasse le stesse mie emozioni. *Me molto più giovane a quel tempo*
Allora, un piccolo avviso per voi.
Dato che mercoledì prossimo è Natale *canticchia jingle bells* la pubblicazione di Frammenti di noi, salta. Ci vedremo... Ma cacchio! Il primo e capodanno! *si, sono andata a vedere il calendario in diretta* 
Come se fa? *riflette* Idea! Dato che nella prossima settimana mi è proprio impossibile, aggiornerò l' 8 gennaio.
No, no. Che sono quelle palline di natale che state per lanciarmi? Fate le buone dai... *E' Natale, è Natale, si può dare di piùùùù, non nel senso di dare più "mazzate"*
Prometto però che in questi giorni scriverò molto, dato che sono a corto di capitoli.
Se ancora non avete letto, fate un salto nell'altra mia storia. Turn back time. Mi farebbe un sacco piacere.
Vi auguro un Buon Natale e un Buon Capodanno. Sperando che questo ci illumini dentro, perchè almeno personalmente non riesco a sentire più lo spirito da un sacco d'anni.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e quelli che si aggiungono. Vi adoro! ♥
Un bacione.
-Ila-


 
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Capitolo 7
*** Amarsi: Quando qualcuno va via, non aver paura ***


 

Amarsi: Quando qualcuno va via, non aver paura



Martina è in bagno mentre guarda quel bastoncino, con le sue due lineette rosa.
Non può credere ai suoi occhi. Ne aveva il dubbio da un paio di giorni, ma non credeva possibile fosse tutto reale.
Alza lo sguardo e i suoi occhi si scontrano con quelli nello specchio, così simili ai suoi.
Il volto della ragazza che è li, di fronte a lei riflette le sue stesse emozioni.
Sgomento, ecco quello che prova in prima battuta.
Ma, dopo che il mondo si è fermato per un attimo in quella stanza, un sorriso le increspa le labbra.
E forse, il primo sentimento da mamma, nasce proprio in quel momento.
 
Quando apre la porta del bagno, sente contemporaneamente la porta d’ingresso chiudersi con un tonfo.
Guarda l’orologio al suo polso e constata che suo marito è tornato con largo anticipo oggi, strano.
Solitamente non torna prima dell’ora di cena.
Subito si chiede come lui la possa prendere, dopo tutto si è così legato a Davide, il piccolo arrivato mesi fa, in casa di Matt e Miranda.
Dubbiosa, dato il fatto che non hanno mai affrontato l’argomento, decide di parlarne con calma quella sera, davanti a un bel film sul divano, accoccolati insieme.
Sorridendo, si avvia all’ingresso, mentre vede Tommaso indaffarato per slegarsi il nodo della cravatta.
“Bentornato” Lo saluta, avvicinandosi alle sue spalle.
“Hei piccola, ciao” Dice lui, mentre le lascia un bacio sulla fronte.
“Stai combattendo la tua guerra personale, verso quella povera stoffa? Cosa avrà fatto mai di male?”
Lui ridacchia e prendendola per i fianchi, l’avvicina a se.
“Mi dava fastidio”
“Ti aiuto”
Martina fa scivolare le sue piccole dita sul nodo, e con perizia e calma, lo slaccia, facendo scivolare la seta della cravatta grigia tra le sue dita.
“Fatto” Sorride, mentre torna a guardare gli occhi dell’uomo che tanto ama.
“Che c’è?” Gli domanda, vedendo la sua espressione seria.
“Stai bene?” Le domanda a sua volta Tommaso.
Non sa perché, ma Tommaso ha percepito qualcosa. È da stamattina che si sente questa sensazione addosso. È uscito da lavoro anche prima del previsto, perché non riusciva a rimanere in quella stanza, con il dubbio che ci fosse qualcosa che non avesse sotto controllo.
“Certo. Perché?”
“Presentimento” Detto ciò si allontana, andando in camera da letto per cambiarsi.
Martina, scrollando le spalle, si avvia in cucina pronta per preparare la cena per quel giorno così particolare.
 
Mentre sono sul divano, ormai come sempre, abbracciati a guardare la tv, Martina si attorciglia le dita preoccupata di come far uscire il discorso.
E se lui non ne sarà felice? E se lui decidesse che è troppo presto?
Del resto sono sposati solo da sei mesi, lei avrebbe voluto aspettare ancora un po’. Sono ancora tremendamente giovani e lei con un lavoro appena iniziato.
Ha paura per il futuro, paura che le condizioni saranno avverse.
Gira il capo e vede il profilo di suo marito concentrato e un po’ si calma, la paura un po’ sparisce e si tranquillizza.
È del suo Tommaso che sta parlando, quel ragazzo che non le griderebbe mai, quel ragazzo così coraggioso e testardo da affrontare le avversità.
Sentendosi osservato, il ragazzo volta la testa e scopre sua moglie a osservarlo. Sorride e le accarezza i capelli.
“Che è successo?” Le domanda curioso. Sa che nella testa di Martina frulla qualcosa.
Ne è sicuro, basta vedere i suoi occhi: diventano più cupi e tormentati.
Martina prende un sospiro e si siede più composta, allontanandosi un po’ dal corpo di Tommaso, ma non slegando mai la presa con la sua mano.
“Io, devo dirti una cosa”
Tommaso le fa un cenno con la testa, per invitarla a proseguire, ora più curioso e un po’ preoccupato.
Ma, vengono interrotti dal suono del cellulare di Tommaso che inizia a squillare sul tavolino di vetro di fronte al divano.
“Rispondi” Lo esorta Martina.
Lui la guarda un’ultima volta e piegandosi in avanti prende il cellulare e legge il mittente.
“E’ papà” Decreta un po’ turbato.
È sera, ormai le 22 passate e quest’orario incute un po’ di timore.
“Papà” Risponde con voce visibilmente curiosa.
“Tom, la mamma non sta bene. Siamo a casa”
“Arriviamo”
E questo basta per farlo scattare in piedi, ma rimane disorientato, senza sapere cosa fare realmente.
“Che è successo?” Domanda Martina, alzandosi anche lei.
Turbata, nel vedere il cambio di rotta delle emozioni del ragazzo.
Vedendo che nessuna parola esce dalle sue labbra, si avvicina e gli posa una mano sulla spalla.
“Tom. Che è successo?”
“Ci siamo. Mamma se ne sta andando”
 
Viaggiano nella notte in completo silenzio.
Martina cerca di reprimere quei singhiozzi fastidiosi, non gli ha mai sopportati. È come se ti mancasse il respiro, è come se qualcuno ti stesse stritolando la gola.
Non ha avuto la forza di parlare, semplicemente si sono infilati i cappotti e sono scesi in garage per prendere la macchina di Tommaso.
E ora eccoli qui, completamente all’oscuro, inghiottiti dal buio.
Tommaso guida veloce, quei dieci minuti che distano dalla casa dei suoi genitori, quel giorno diventano cinque.
Lo sa che non dovrebbe andare così veloce, non quando almeno accanto a se ha la ragione della sua vita.
Ma no stanotte, non questo giorno.
Sa che è il momento. Sa che deve dire addio a quella che è stata la donna più importante della sua vita.
 
Arrivano senza fiato, come se avessero corso le olimpiadi, alla porta dei genitori.
Il papà di Tommaso apre loro la porta e li invita ad entrare.
La casa è in silenzio, come se si fosse racchiusa in preghiera, come se sapesse anche lei di dover dare l’ultimo saluto alla sua padrona.
“Perché non siete andati in ospedale?” Domanda burbero Tommaso.
“Tom, lo sai qual’era il suo desiderio” Lo ammonisce il padre.
Il desiderio di Sofia è sempre stato quello di andare via, rimanendo nella propria dimora.
Non avrebbe mai voluto lasciare questo mondo attaccata a delle macchine, in una fredda camera d’ospedale e con quei dottori che non l’avrebbero fatta avvicinare dai suoi parenti più cari.
“Come sta?” Domanda con un filo di voce Martina.
“Male. Ha difficoltà anche a parlare. Entrate uno alla volta per salutarla, non deve affaticarsi più del dovuto”
E guardando quegli occhi così tristi, così colmi di lacrime, Martina si sente così piccola, così indifesa.

Mentre rimangono in silenzio, Tommaso perlustra il salotto con lo sguardo, rimanendo in piedi vicino lo stipite della porta, Martina si è seduta sul divano, senza emettere nessun fiato. Probabilmente per non disturbare.
Tommaso la guarda, la vede diversa, ma non si sofferma più del necessario.
Ha la testa pesante, anche se è tremendamente vuota.
Ad un tratto la porta della camera da letto dei suoi genitori si apre e per un attimo la sua mente pensa che da quella porta potesse uscire la figura di Sofia. Con il solito volto sorridente, con i suoi soliti capelli biondi in ordine, con gli occhi così identici a quelli di Tommaso.
Avrebbe voluto vedere nuovamente sua mamma, prima che il tumore la corrodesse, prima che tutto questo iniziasse.
Ely, piangendo esce e chiude la porta dietro di se, sollevando il volto trova quello di suo fratello, lo stesso provato. E non ha pensieri, tranne quello di gettarsi tra le sue braccia e sfogarsi, piangere tutte le lacrime che ha in corpo. Perché un pezzo del suo cuore sta andando via.
Tommaso non sa che fare, non è mai stato bravo nel consolare le persone. Non sa nemmeno come consolarsi da solo alle volte. Ecco perché si è sempre costruito la sua fortezza personale accanto. L’unica che sa dargli forza è sua moglie. Ma ora lei non conta, deve essere lui a dare la carica a sua sorella. Glielo deve.
“Non piangere piccola, lei starà bene”
Ma la verità è che queste parole fanno piangere anche lui. E per la prima volta, dopo tanto, troppo tempo, Tommaso vede la vista appannata.
 
Martina è seduta in poltrona, mentre guarda fuori la finestra, dietro quelle tende si nasconde la luna.
Silenziosa spettatrice di una fiammella che sta spegnendosi.
Involontariamente si tocca la pancia, ancora troppo piatta.
Si domanda, nuovamente, cosa accadrà. Ma stavolta il dubbio più grande è cosa farà suo marito dopo questo giorno. Sarà lo stesso? Non ne ha idea, ma qualsiasi cosa accadrà lei sa che gli sarà sempre affianco. Nel bene e nel male, proprio come quella promessa di tanti mesi fa, che li videro uniti per la vita.
Sente una presenza dietro le sue spalle e si alza girandosi, per ammirare gli occhi verdi di Tommaso lucidi e provati dalle troppe lacrime.
“Se vuoi, puoi entrare” Sibila lui, con voce roca.
Ma non la sua solita voce, questa è rotta dal pianto e a Martina viene la pelle d’oca. Farebbe qualsiasi cosa pur di scacciare via quella sensazione.
“Tom…” Lo richiama lei, avvicinandogli una mano alla guancia.
Ma lui non è pronto, non ancora.
Fa un passo indietro e Martina fa cadere il braccio lungo il suo fianco.
“Va, io rimango qui” Sussurra lui.
La ragazza asseconda con la testa e butta giù il nodo che le si è formato in gola.
Con passo incerto si allontana, lasciando li, quel ragazzo spezzato a metà, mentre si lascia cadere sulla poltrona occupata poco fa da lei.
 
Quando apre la porta, una strana calma la invade.
Ha sempre amato quella stanza della casa. È un po’ come un mondo a parte.
Le piace l’angolino che ha creato Sofia con tanta cura. Nell’angolo in fondo alla stanza c’è un piccolo scrittoio, con una poltroncina di velluto verde scura e una biblioteca proprio accanto.
Sullo scrittoio un set da scrittura prende posto al centro, con tutto il suo splendore.
Al centro della camera un grande letto matrimoniale, che al momento ospita una donna con gli occhi chiusi, visibilmente stanca.
Ma Martina si sorprende ancora, anche così debole, Sofia emana una lucentezza pacifica, ordinata.
Ne è sicura. È un angelo.
Chiude la porta silenziosamente, cercando di fare il minimo rumore, ma Sofia apre stancamente gli occhi e sorride.
“Tesoro” La chiama e a Martina mille brividi le passano sulla schiena.
Quella donna l’ha sempre considerata tale: un tesoro. Perché per lei, ha salvato la vita di quel figlio sbandato, che probabilmente avrebbe preso strade diverse.
“Ciao” La saluta ricambiando il sorriso.
Martina si siede su una sedia posta accanto al letto e Sofia allunga una mano livida, che prontamente la ragazza l’afferra.
“Sarai stanca, riposati” La invita Martina.
Sofia sorride e guarda quella ragazza con tanta devozione ed ammirazione.
“Avrò l’eternità per riposarmi” Decreta, senza paura della morte.
Anche nel letto di morte, ha voluto rassicurare tutta la sua famiglia.
Starà bene, ne è sicura, perché lei veglierà su di loro.
Martina reprime un singhiozzo e chiude gli occhi per bloccare le lacrime.
“Non piangere cara. Vorrei da te solo una promessa”
“Qualsiasi cosa”
“Prenditi sempre cura di mio figlio. Lo so che alle volte sarà difficile, lo so che lui sarà testardo, è fatto così. Ma tu piccola mia, non rinnegarlo mai. Perché la forza dell’amore è a vostro vantaggio”
Martina si asciuga una lacrima e nega con la testa.
“Non lo farò mai. Nemmeno se lui mi dicesse di mollare tutto. Perché non si può tornare più indietro Sofia. E sai perché? Perché lui diventerà papà”
E per la prima volta, dopo il tanto preoccuparsi di essere forte, Sofia cede. Cede alle lacrime.
“E’ stupendo” Dice solo, affaticata, ma felice.
Si, anche ora che sa che dovrà lasciare tutto, anche se sa che non vedrà suo nipote crescere, non potendogli stare accanto fisicamente, è felice.
“Siate sempre importanti l’uno per l’altro e sostenetevi”
“Te lo prometto”
Sofia chiude gli occhi, ma sorride. Finalmente pronta per andare via. Senza rimpianti.
Ha avuto la famiglia che ha sempre desiderato e ora che tutti i suoi figli hanno trovato le loro strade, anche lei può intraprendere questo nuovo viaggio.
 
Alcuni giorni dopo, dopo aver salutato definitivamente quella donna generosa e dal cuore d’oro, Tommaso è seduto nel suo studio in casa, con lo sguardo perso.
Sono ormai giorni che si chiude li dentro senza un compito ben preciso.
Scribacchia su quei fogli senza realmente concentrazione.
Ha allontanato tutto e tutti, anche Martina. Perché vuole solo rimanere solo, solo con il dolore.
Ma non sa che questa è la decisione più sbagliata che potesse prendere.
Perché non importa quanto forte sia il dolore, noi dobbiamo essere sempre più forti, per affrontarlo e sconfiggerlo.
Martina si asciuga le mani nell’asciugamano in bagno e si guarda allo specchio.
Sospira pesantemente quando uscendo dal corridoio, vede la porta dello studio chiusa.
È come se suo marito abbia messo una sorta di muro invalicabile. Ma lei ne ha abbastanza. Ha fatto una promessa a Sofia e intende mantenere la parola data.
Con un colpo di nocche, bussa alla porta, ma non ottenendo risposta decide comunque di aprirla.
Quando entra, il tono di voce di Tommaso la colpisce duramente.
“Voglio stare solo” Esordisce lui, in piedi dietro le tende della finestra.
“Tom, non esci di casa da giorni, non credi sarebbe opportuno cambiare aria?”
“Non mi importa un accidente”
Lei sospira, perché sa che questo non è il Tommaso vero, questo è un sostituto momentaneo, preso dalla rabbia.
“Stai sbagliando”
Lui si gira e un lampo di fuoco attraversa il suo sguardo.
“E sentiamo Martina, perché starei sbagliano eh? Non è morta tua madre e non sai nemmeno cosa si prova, perciò fa silenzio”
Martina è spiazzata, non si sarebbe mai aspettata una reazione così.
È impaurita, è vero, ma non scapperà. No, non lo farà mai più nella sua vita.
Prende un sospiro e decide di dirglielo, perché lo deve a lui, ma maggiormente a quella donna.
“Tom io sono incinta”
 
Tommaso è furente, sa che non dovrebbe urlarle contro, non se lo merita. Ma è così arrabbiato con la vita.
Perché ha portato via una vita così genuina? Perché proprio sua madre? Quella persona così dolce, così sincera e solare. Non se lo sa spiegare.
Mentre guarda con gli occhi arrabbiati quella ragazza che tanto ama, ma che ora vorrebbe solo lontana da lui, perché vuole crogiolarsi nel dolore, vede quanto lei sia caparbia.
La vede prendere un sospiro e poi pronunciare le ultime parole che si sarebbe aspettato.
“Tom io sono incinta”
Tommaso strabuzza gli occhi.
Ed è un attimo, come un calcolatore, il cervello mette a posto tutti i tasselli.
Ricorda quella sensazione di quel giorno a lavoro, ricorda negli occhi di Martina una luce diversa, ricorda il discorso di sua moglie prima di essere interrotti da quella telefonata.
E si sente uno schifo. Si sente come l’ultima persona degna di tutto ciò sulla faccia della terra.
Si avvicina titubante a Martina, impaurito di vederla scappare via.
Ma lei rimane, perché Marina è cambiata. Perché ha promesso. Perché nel suo cuore, rimanere è la scelta più giusta da fare.
Tommaso la circonda con le braccia e sussurrandole all’orecchio cerca l’ennesima redenzione da quella ragazza.
“Perdonami” Sussurra.
“L’ho fatto da quando ci siamo ritrovati Tom”
E Tommaso ne ha la conferma. Ama quella donna e ora ama anche quella nuova vita dentro di lei.

 

*Si asciuga una lacrimuccia*
BUON ANNO!
Scrivere questo capitolo è stato un parto, ha prosciugato tutte le mie idee.
E perdonatemi se (per caso) andrò un po più lenta negli aggiornamenti.
Ma cercherò sempre di pubblicare al momento opportuno.
Vi piace il capitolo? A me tanto, veramente molto.
Sapete ormai che io amo Sofia e scrivere tutto ciò, nell'aggiornamento è stato difficile.
Ma il suo destino lo avevo ben fisso in mente, da quando scrivevo la prima storia.
Infatti, nell'epilogo c'era anche qualche accenno.
Insomma, è un po toccante ma ce l'ho fatta!
Perdonatemi se sono di poche parole, ma sono immersa nello studio e le uniche parole che al momento mi vengono in mente sono: contratti, oggetti e cause.
Vorrei salutare e ringraziare voi tutti, che vi siete aggiunti nelle festività e che commentate attivamente questa storia.
Continuo ad avere recensioni per "Perdersi, ritrovarsi e amarsi" davvero dolci.
E non riesco a crederci che c'è gente che continua a leggerla.
Vi ammiro e vi adoro! Sappiatelo.
Ora vado, altrimenti il libro si sente solo.
Vi ricordo che se ne avete voglia, potete aggiungermi nei link sotto.
Un bacione.
-Ila-


 
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Capitolo 8
*** Amarsi: Arriva il tempo ***



Amarsi: Arriva il tempo
 


 
Matt e Miranda, sono sempre stati una coppia fuori dal normale.
Fin da piccoli, erano i tipici amici che si punzecchiavano a vicenda. Sempre pronti a prendersi in giro, a fare a gara per qualsiasi cosa.
Non avrebbero mai creduto, di poter far nascere qualcosa tra loro.
Avevano sempre gusti diversi, hobby diversi, interessi diversi e sempre persone accanto diverse.
Cercavano qualcosa, ma quello che ottenevano erano sempre bruciature.
Fidarsi delle persone sbagliate fa sempre male.
Matt lo sapeva bene.
Aveva sofferto non poco, prima di capire che il suo cuore provava qualcosa per la migliore amica di sua sorella.
Probabilmente, si sarebbe dovuto tenere a distanza.
Ma ringrazia il cielo, di non aver dato ascolto ai suoi dubbi.
Ora è steso li, nel suo letto, prima che la sveglia suoni per il consueto appuntamento con sua sorella e il suo migliore amico, che è diventato suo cognato.
Accanto a lui, sua moglie, con la sua espressione tranquilla e serena, mentre tra le sue braccia dorme con quel fagottino.
Davide, è il nuovo membro di questa famiglia. Ha rallegrato i due genitori,consapevoli di un’ulteriore cambiamento nella loro vita, ma sempre pronti ad affrontarlo.
“La smetti di fissarmi?” Lo rimprovera Miranda, come al solito indovinando quello che fa il marito senza nemmeno guardarlo.
Matt ridacchia e si gira, appoggiato a un gomito, per vedere meglio le due persone più importanti della sua vita.
“Amore, io sto guardando Davide, mica te” La prende in giro lui.
Miranda apre di scatto gli occhi e si trova il sorriso fantastico di Matt, circondato dalla barbetta incolta che lei tanto adora.
“Grazie!” Risponde acida lei, dopo essersi ripresa dal solito colpo al cuore, quando si perde a guardarlo.
Si gira e si infila le pantofole, sedendosi a letto.
Matt ridacchia, trattenendo a stento una risata fragorosa, per non far svegliare il piccolo.
“Mira, dove vai?”
“A preparare la colazione, tra poco arrivano Martina e Tom” Spiega lei, uscendo dalla loro camera da letto.
Sbuffando, Matt si alza e prende tra le braccia Davide, che sonnecchia tranquillo, per adagiarlo nella culletta.
“Come al solito la tua mamma è sempre così suscettibile! Ma l’amiamo sempre, non è vero piccolo?”
Gli sussurra, facendolo stendere sul piccolo materasso.
Resosi conto di quello che sta facendo, scuote la testa sorridendo.
È incredibile, lui, eterno uomo rude, si sta facendo abbindolare, non solo dagli occhi magnetici di sua moglie, ma anche da suo figlio ancora in fasce.
Ah, come cambia il mondo!
 
Miranda è li che prepara il caffè, riordinando convulsamente, il piano da lavoro, mentre Matt entra in stanza.
“Che profumino” La richiama lui, stringendole le braccia alla sua vita, appoggiando il mento sulla spalla.
Lei non risponde, continuando a passare la pezza sempre sullo stesso punto.
“Mira” La richiama lui, appoggiandole dei delicati baci nell’incavo tra il collo e la spalla.
“Sei uno stronzo! Sono ancora arrabbiata, non è giusto” Piagnucola lei.
“Cosa non è giusto?” Domanda divertito Matt.
“Mi stai distraendo dalla mia rabbia”
Matt ride, visibilmente divertito.
Ormai, conosce sua moglie meglio delle sue tasche. Forse, addirittura, meglio di quando sua sorella conosca sua moglie. Bhè, forse questo no. Quelle due si conoscono da una vita e probabilmente sanno anche quanti nei hanno l’uno e l’altra.
“Stavo scherzando amore, stavo guardando tutti e due. Siete la cosa più bella che potessi avere”
Miranda si gira a fronteggiarlo e gli sorride.
“Dio Matt, sei un tesoro quando dici queste cose”
“Non ci fare l’abitudine”
“Vero” Alza gli occhi al cielo lei, mentre circonda con le braccia il collo di suo marito, per poi far scontrare le loro labbra.
“Tra quanto arrivano quei due?” Domanda Matt, interrompendo il bacio e facendo scendere le mani sul fondoschiena di sua moglie.
“Abbiamo tempo” Sussurra lei, con voce roca.
“Ottimo” Decreta Matt, prendendola in braccio e adagiandola sul tavolo della cucina.
 
“Marti! A che punto sei? Guarda che dovevamo essere li già da dieci minuti” Grida Tommaso, vicino all’ingresso, infilandosi il portafoglio in tasca e prendendo le chiavi della macchina.
“Arrivo, arrivo” Urla anche lei, in risposta.
Poco dopo eccola che esce dalla camera da letto con i capelli ritti in testa, mentre si guarda attorno.
“Hei, che è successo?” Si avvicina Tommaso, accarezzandole i capelli, per domarli.
“Non hai mica tu questa pancia enorme! Mi sento una foca e non riesco più a trovare niente” Si lamenta Martina, appoggiando le mani sulla sua pancia entrata da poco nel nono mese.
Tommaso sorride e appoggia anche lui le mani sulle sue, sulla pancia.
“Sei la foca più sexy del mondo”
Proprio in quel momento, come a voler precisare di esserci anche lui, il bimbo, o una bimba perché non hanno voluto sapere prima il sesso, ormai cresciuto nella pancia, scalcia, facendo provare una smorfia di dolore a Martina, che subito la maschera con un sorriso, per non far preoccupare suo marito.
“Smettila stronzetto. C’è di peggio che anche tuo figlio la pensa come te. Hai visto le mie scarpe da qualche parte?” Domanda, guardandosi attorno.
“Non dovrebbero essere nella scarpiera?”
“Oh, hai ragione” Si impianta una manata in fronte e scappa dall’abbraccio.
Lui, ancora con il sorriso sulle labbra, scuotendo la testa, guarda sua moglie aggirarsi con poca grazia all’armadio.
Come c’era da aspettarselo, una vita con lei non è mia banale e tranquilla.
 
“Mi manca il lavoro” Dichiara lei, mentre sono seduti in macchina per raggiungere casa di Matt e Miranda.
“In che senso?” Domanda Tommaso, girandosi a guardarla.
Martina ha lo sguardo perso fuori il finestrino, mentre pensa a tutti quei bambini, del centro per minori dove lavora, che ha dovuto lasciare cinque mesi fa, per entrare in maternità.
“Si erano fidati di me e io li ho abbandonati”
“Marti, non li hai abbandonati! Semplicemente hai dovuto staccare un po’. Li vai a trovare quasi ogni giorno”
“Ma non è la stessa cosa, si sentiranno presi in giro, capisci? Avevo detto loro che non me ne sarei mai andata”
Tommaso trattiene un sorriso, è allucinante! Sua moglie è quasi sull’orlo delle lacrime.
Per quanto possa amare il suo lavoro, Martina sta esagerando. Probabilmente sono ancora gli ormoni, qualche residuo.
“Dai, non ci pensare. Tanto tra poco riprenderai”
Martina sospira afflitta.
“E poi oggi dobbiamo fare compere, te ne sei dimenticata?” La richiama Tommaso.
Martina si riprende e batte le mani estasiata ed eccitata.
Eccola li, la solita bambina. E Tommaso ormai sa come prenderla.
Si, anche gli ormoni fanno il loro gioco.
 
Quando arrivano al centro commerciale, il sole si sta nascondendo nel cielo che inizia a diventare oscuro.
Martina e Miranda, afferrano un carrello e lo porgono ai due ragazzi, che sbuffando si preparano alla lunga serata.
Il piccolo Davide viene fatto sedere nell’apposito sediolino e insieme al suo ranocchio, di cui non si è mai staccato, gioca indisturbato.
“Allora, come ti senti?” Domanda Miranda, prendendo sotto braccio la sua amica, allontanandosi dai due uomini.
Non si parlano da un pezzo, vengono sempre interrotte da nause, bambino e mariti. Non sono riuscite a ritagliarsi un momento per loro, da un po’ di tempo a questa parte.
“Ho i piedi gonfi, la pancia pesante, sono una mongolfiera, ma sto bene Mira, grazie” Le sorrde, benevola Martina, perché non importa se si sente gonfia e assomiglia a una palla, l’importante è che il suo bambino cresca bene, il resto è superfluo.
“Tutta ordinaria amministrazione amica mia, quanto manca?”
“Poco, veramente poco. Il ginecologo dice che ormai è roba di giorni. E c’è da dire che non abbiamo ancora preso la culletta. Se non è un avvertimento questo…” Si lamenta la ragazza.
“Siamo qui per questo, non angosciarti. Troveremo una bellissima culletta, Tommaso, aiutato ovviamente dal tuo gentile fratello, la monteranno e vivremo felici e contenti”
“Sei più simpatica del solito oggi, che ti è successo?” Domanda Martina, guardando la sua amica, incuriosita.
“Hem… Niente, cosa mai dovrebbe essere accaduto?” Risponde, distogliendo lo sguardo, Miranda.
“Mira non mi freghi” Si imbroncia la ragazza, fermandosi di colpo nel corridoio del centro commerciale, mettendo i pugni sui fianchi. Manca poco che batta anche i piedi per terra.
Esattamente una donna matura, che sta per avere il suo primo figlio.
In quel momento, la risata spensierata di Matt, irrompe dietro di loro.
Martina si gira a guardare suo fratello, che gioca con il piccolo Davide, coinvolgendo un impacciato Tommaso, che solleva lo sguardo scollando le spalle, sorridendo a sua moglie.
Martina rimane estasiata a quella vista, Tommaso che prende confidenza con il piccolo e suo fratello… Matt spensierato?
Subito si volta verso Miranda, che ha abbassato lo sguardo, diventando rossa. È sicura che Martina abbia capito tutto.
“Ma… Blek! Tenetevelo per voi quello che fare!” Riprende a camminare, seguita dalla sua amica.
“Guarda che io non ho detto nulla, hai fatto tutto tu”
“Non mi istigare. Che schifo! Ho avuto per un attimo la proiezione della vostra… Oh insomma, hai capito!”
Miranda scoppia a ridere.
“Guarda che non è un male, a quanto sembra anche tu ne sai qualcosa, visto il piccolo nella tua pancia”
“Zitta, sconsiderata! Spero che almeno non è successo davanti a Davide”
“Bhè… in verità, è successo in cucina”
“Oh Signore, non verrò più a mangiare da voi”
Ormai trattenere le risate è diventata cosa impossibile, visto che Miranda sta iniziando a piangere per le troppe rise.
“Oddio Marti, dovresti vedere la tua espressione. Stavo scherzando!”
“Io comunque non toccherò più quel tavolo” Risponde seccata lei, entrando in un negozio di articoli per infanzia.
 
Girano tra i vari settori e Tommaso, seguito, per non dire trascinato, da Martina, irrompono nel reparto delle camerette.
Non sapendo ancora se sarà un “lui” o una “lei” decidono per qualcosa di neutro, di sobrio e senza troppe pretese.
“Dio, guarda questa!” Dice emozionata Martina, avvicinandosi a una culletta arancione, con degli intagli a forma di stelline e cuori.
“L’hai detto per almeno le ultime dieci culle” Si lamenta Tommaso, appoggiandosi alla parete vicino la culla.
“Ma questa ha qualcosa in più, guardala. Non ti sta urlando che è lei?”
“L’unica cosa che sento urlare sono i miei neuroni vaporizzati”
Martina si volta a guardarlo offesa.
“Sei uno cretino!” Decreta, senza ulteriori precisazioni.
Tommaso sorride e le si avvicina.
“Mi piaci incazzata” Le sussurra, per non farsi sentire dalle altre persone che li circondano.
“Oh, smettila” Sussurra Martina, per non cedere così facilmente alla sua trappola.
Tommaso le lascia un bacio sul collo e sorridendo si allontana.
Si guarda in giro per vedere se qualcosa cattura la sua attenzione e la risposta l’ha proprio due secondi dopo.
È attratto da un carillon, di quelli che si appendono sulla culletta, con delle apine che girano intorno emettendo una canzoncina delicata e dolce.
“Sai che facciamo? Io vado a chiedere per questa culletta, tu aspettami qui. Ok?” Domanda Martina.
Tommaso asseconda con la testa, non staccando gli occhi da quell’oggetto.
Sente Martina allontanarsi e lui va dritto verso l’oggetto dei suoi pensieri. Sarà suo!
 
Si ritrovano alla cassa, insieme a Miranda e Matt, che erano andati a fare compere per il loro piccolo Davide.
“Che hai comprato?” Domanda curiosa Martina, vedendo lo scatolo che stringe sotto il braccio suo marito.
“Una sorpresa. Tu hai scelto?”
Martina sorride, sta per esporre la sua ottima decisione, che crede di meravigliare suo marito.
Ma viene bloccata, il sorriso dalle sue labbra si spegne, lasciando spazio a una espressione terrorizzata e dolorosa.
Tommaso vedendo il cambiamento, molla il pacco sul bancone della cassiera e si avvicina a Martina, che ora ha una mano stretta sotto la pancia, come a trattenere quel bambino che vuole uscire proprio in quel momento.
“Marti,che hai? Ti senti bene?” Domanda lui, visibilmente teso, mentre gli altri due ragazzi, con Davide in braccio, si avvicinano preoccupati.
“Sta per nascere” Decreta con il fiatone Martina.
E quella smorfia sofferente, si trasforma in poco tempo, nuovamente in un sorriso.

 
 
O mio Dio, o mio Dio, o mio Dio!
Sta per nascere!
Fate qualcosa, chiamate il 118, i pompieri, il prete... No, un attimo, che c'entra il prete ora?
E' un pò presto per il battesimo.
Ah... Siamo in onda... Hem...
Buonasera!
Mi ero un attimo fatta prendere dal panico.
Come state? Spero bene.
Il capitolo scorso vi ha commosse tutte, chissà come mai!
Non me lo so proprio spiegare... Io ho riso che è una bellezza
Ok, la smetto! Però oggi avete riso un pochino no?
A me come sempre le due pazze li sopra, ergo Martina e Miranda, mi fanno morire dal ridere!
Ve le immaginate tutte e due, nel centro commerciale?
Ahahahahah ci potrebbe stare!
Alluora! Ho un pò di avvisi tutti per voi, partiamo:

1- Avevo pensato di farlo corto questo seguito della storia, infatti vi avviso che tra due, massimo tre capitoli finirà tutto :( Lo so, non siate tristi, lo sono anche io, però è arrivato proprio il momento di salutare quei quattro.
2- Non so se la prossima settimana posso aggiornare in tempo, perchè questo era l'ultimo capitolo che avevo pronto, i prossimi devo ancora scriverli, perciò perdonatemi se vi farò aspettare un poco.
3- Sto già pensando a un'altra originale romantica. Non vi so ancora dire di cosa tratterà, ma sarà interessante.
Ci stavo pensando proprio stamattina e ho iniziato ad appuntare qualcosa, ma dovrò lavorarci un pò al rilento, perchè sono alle prese con un'altra long.
4- Se non la conoscere  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2218968&i=1 è qui che vi aspetta.

Ok, ho terminato gli avvisi.
Ora tocca a voi, fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi adoro tutti in egual misura! ♥
Un bacione.
-Ila-



 
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Capitolo 9
*** Amarsi: Buongiorno bell'anima ***



Amarsi: Buongiorno bell'anima


 

Il tempo si ferma, i cuori accelerano e le gambe tremano.
I ragazzi si guardano negli occhi, incapaci di fare un passo per affrontare la realtà.
“Santo cielo, fate qualcosa!” Dice Martina, tenendosi la pancia, mentre sente un dolore lancinante all’altezza dell’ombelico.
Tommaso si riscuote e lasciando sul bancone lo scatolo del carillon, prende il braccio di sua moglie e lo passa intorno al suo collo.
“Io la porto in ospedale, ci vediamo li” Rivolge un veloce cenno a Miranda che asseconda, mentre Matt è imbambolato nel vedere sua sorella in preda alle contrazioni.
Alzando tra le braccia Martina, Tommaso si fionda fuori il negozio.
La ragazza, trattenendo il labbro tra i denti, sprofonda la testa nel petto di suo marito, mentre un’altra spinta la fa boccheggiare.
Le contrazioni sono frequenti e questo le mette ansia, perché il bambino sta per venire al mondo.
 
“Matt, Matt!” Dice Miranda, scuotendo per un braccio suo marito.
Davide è ancora seduto nel seggiolino del carrello, incurante di tutto, mentre succhia allegramente l’orecchio del suo ranocchio.
Matt sembra riscuotersi e guarda sua moglie.
“Che ti prende?” Gli domande lei.
“Sta nascendo… Mio nipote sta nascendo”
Miranda sorride e gli sposta il ciuffo caduto davanti agli occhi.
“Sei più emozionato ora, di quando nacque tuo figlio. Ma si, stai per diventare zio, amore!”
Matt sorride gongolante, un po’ preso dal fatto che suo nipote stia per nascere, un po’ perché ogni volta essere chiamato ‘amore’ da sua moglie, è qualcosa di sorprendente.
“Allora muoviamoci, che voglio vedere questo bufaletto” Sbotta, sorridendo, avvicinandosi a Davide.
“Andiamo a conoscere il tuo cuginetto, che dici? Sarà un maschietto o una femminuccia?”
“Lo scopriremo solo quando arriveremo” Sorride Miranda, vedendo la scena.
Si incamminano verso la porta, ma quasi fuori, Matt si blocca guardando Miranda.
“Prima di andare via, dobbiamo fare una cosa…”
Detto ciò, con Davide in braccio, si allontana, tornando nel magazzino.
Martina, scrolla le spalle, seguendo i due uomini della famiglia.
 
“Sta calma, andrà tutto bene” Ripete per la millesima volta Tommaso, mettendosi la cinta, dopo aver fatto sedere sua moglie nel sedile del passeggero.
Martina respira come le è stato insegnato, ma non può evitare di sorridere alla reazione di suo marito.
“Sta calma, siamo arrivati” Ribatte sempre lui, stringendo il volante.
“Tom!” Lo richiama lei, aggrappandosi alla maniglia.
“Eh?”
“Se lo dici un’altra volta giuro che una volta passato questo dolore, ti prendo a calci”
Tommaso, visibilmente scioccato, si gira un attimo a guardarla.
Forse sta esagerando, deve darsi una calmata prima di tutto lui. Ma Dio, sta per diventare padre!
È legalmente giusto, agitarsi più della madre.
“Non me n’ero accorto”
“Allora smettila!” Lo rimbecca lei, tornando a respirare.
Se è tanto agitato, partorisse lui per me! Pensa Martina tra se, mentre l’ennesimo calcio le spezza a metà il respiro.
 
Arrivati alle porte del pronto soccorso, Tommaso parcheggia a casaccio e di volata scende dall’auto, andando ad aprire quella di sua moglie.
Martina trattiene le lacrime, mentre si lascia sollevare da suo marito e insieme entrano dalla porta scorrevole dell’edificio.
“Mi serve aiuto” Urla Tommaso, per attirare l’attenzione.
“Non lasciarmi. Ho paura” Lo richiama Martina, tra le lacrime che ora sono diventate fitte e copiose.
“Non lo farò. Andrà bene, te lo prometto” Le assicura lui, come se tutto dipendesse da quest’uomo.
La bacia tra i capelli, mentre nello stesso momento si affrettano due persone: uno col camice verde, il dottore e uno vestito in bianco, l’infermiere.
“Che succede?” Domanda il dottore.
“Mia moglie sta partorendo” Lo informa Tommaso, tenendo aggrappata saldamente sua moglie, che chiude gli occhi e si concentra sul ritmo del suo respiro.
“Marcello, ci serve una barella” Ordina il medico all’infermiere.
Non appena sente il nome, Martina apre gli occhi guardandosi attorno, ma vede solo la figura dell’uomo col camice bianco andare via.
Tommaso, all’udire quel nome, ha notevolmente aggrottato le sopracciglia stupefatto.
Odia quel nome, nonostante tutto ed egoisticamente non vuole che suo figlio passi dalle mani di quell’infermiere con il nome comune a un’altra persona.
Riscuotendosi, per il pensiero disonesto fatto, torna a prestare attenzione al dottore, che avvicinandosi pone delle domande a Martina.
“Di quanti mesi è signora?”
Martina cerca di rispondere, ma è bloccata nuovamente dalle contrazioni.
“Oggi è entrata nel nono mese” Risponde per lei, Tommaso.
“Ogni quanto ha le contrazioni?” Domanda.
Ma questa risposta non la sa proprio Tommaso, guarda sua moglie in attesa di qualche suggerimento.
“Ogni cinque minuti circa” Risponde a fatica Martina, trovando però un pò di sollievo.
Marcello torna con una barella, accompagnato da un’infermiera con i capelli corti corvini e con l’aria serena.
“Bene signora, andiamo a far nascere questa creatura” Esordisce il dottore.
Tommaso adagia sua moglie sul lettino, non mollandole la presa tra le mani.
“Lei signore, può aspettarci al terzo piano” Gli dice Marcello, l’infermiere.
“Io non vado proprio da nessuna parte” Lo rimbecca lui acido.
“Signore, non è il caso…” Si aggiunge il dottore.
L’infermiera si avvicina a Martina, che ha assistito inerme al dibattito, posa una mano sulla spalla di Tommaso e gli sussurra.
“Stia tranquillo, veglio io su sua moglie. Le prometto che tra poco gli porterò suo figlio tra le braccia”
E Tommaso si fida, rimane in silenzio e guarda sua moglie, che ha le lacrime agli occhi.
“Ti aspetto” Avvicinandosi, le lascia un bacio sulle labbra.
“Andrai benissimo. Ti amo”
Martina singhiozzando, lascia la sua mano.
“Ti amo”
Questa è l’ultima cosa che sente Tommaso, mentre le porte dell’ascensore si chiudono alle spalle di quel gruppo.
 
Cammina avanti e indietro in quella sala d’attesa, proprio come quella volta in cui Martina aveva avuto quel dannato incidente.
Ricorda ancora l’ansia, la paura e il rimprovero per essersi comportato da coglione, perché era tutta colpa sua.
Era colpa sua quella volta, se la donna che amava stava combattendo da sola contro quel tunnel buio.
E lui cosa faceva? Oltre che a comportarsi da grandissimo stronzo, non poteva fare nulla. Aspettare.
Proprio come sta facendo ora.
Esausto di quel camminare senza senso, decide di sedersi a peso morto su una sedia di palstica, con i gomiti sopra le ginocchia, si prende il viso tra le mani, pregando di vedere al più presto sia sua moglie che il suo bambino.
Ancora non ci crede, sta diventando padre.
Ricorda benissimo quando sua moglie gli diede la notizia, è strano come alle volte il destino giochi degli scherzi.
Ci toglie dal nostro cammino persone, cose, che amiamo, per poi farcene conoscere di altre.
Ricorda la devastazione per aver perso Sofia, sua madre, la miglior madre che tutti potessero avere.
Devastazione, curata dall’altra donna più importante della sua vita, curata in modo inevitabile, in modo quasi inconscio, con una sola parola: incinta.
Brividi gli percorrono, proprio come quel giorno, la schiena.
Nove mesi di attesa e ora, con la consapevolezza che tra poco vedrà quell’esserino, gli fa tremare la gola.
 
Sente dei passi affrettati e alza la testa per veder arrivare Matt e Miranda, accompagnati dai genitori di Martina insieme a suo padre ed Ely.
“Dov’è?” Domanda Monica, la mamma di Martina.
“L’hanno portata dentro un’ora fa. Non so ancora nulla” Spiega Tommaso, alzandosi.
“Perché non hanno detto ancora nulla?” Domanda suo padre.
“Non lo so papà, non esce nessuno da li dentro e io…”
Viene interrotto da un rumore di porta che si apre. Dalla sala esce un’infermiera con la mascherina in mano che sorride al gruppo riunito.
“Chi è il marito della signora?” Domanda lei.
“Io” Si fa avanti Tommaso, in completa ansia.
“Sua moglie la cerca”
Tommaso asseconda col capo e segue la ragazza.
 
È in quella posizione da un’ora ormai, non ce la fa più. E’ stesa su una barella in attesa, ma il bambino a quanto pare, non è ancora pronto per venire al mondo.
Come se stesse aspettando che anche il padre assista a quell’avvenimento.
Sente una mano sfiorare la sua fronte e apre gli occhi, guardando il viso dell’uomo che ama.
“Hei, che succede?” Le domanda Tommaso, con un sussurro.
“Non lo so, dicono che le contrazioni si sono fermate e io ho paura Tom” Ammette lei, facendo cadere alcune lacrime dagli angoli degli occhi.
“Non devi. Sai che c’è? Che io rimango qui con te”
Solo ora, Martina si rende conto che suo marito ha un camice verde, come quello che indossano i medici.
“Ti fermi qui?” Gli domanda curiosa.
“Certo”
Come se il bambino stesse aspettando solo questo, Martina si contorce per una contrazione molto forte.
“Che succede?” Domanda Tommaso, vedendo la sua espressione.
“Ci siamo” Annuncia il dottore, posizionandosi dietro il panno verde, di fronte ai due giovani.
“Tom” Lo richiama Martina, allungando una mano.
Tommaso non dice niente, completamente rapito, afferra la mano e subito la stretta di Martina gli spezza il respiro.
Non si aspettava tutta quella forza da una ragazza così gracilina e in questo stato.
Probabilmente vorrà solamente trasmettere anche a lui il dolore che sta provando.
 
“Al mio tre, dia una bella spinta” La invita bonariamente per la sesta volta consecutiva, il dottore.
“Dai tesoro, un ultimo sforzo” La incita Tommaso, che nel frattempo ha la mano ridotta a una polpetta.
Martina prende un respiro a pieni polmoni e decisa a farla finita con tutte queste spinte, stringe i denti e cerca di spingere con il bacino quella nuova vita trattenuta dentro di se.
Non vede l’ora di vederla, ma tutto questo dolore non era in programma.
Quando finalmente, sente qualcosa uscire fuori, un forte pianto attraversa la stanza e un silenzio inverosimile cade tra loro, rotto solo da quella musica.
Martina molla la presa dal marito e guarda davanti a se.
“E’ una femminuccia, complimenti”
Il dottore passa quella piccola creatura a un’infermiera, che avvolgendola in un panno e pulendola il più possibile, la passa tra le braccia della mamma.
Appena la bambina viene adagiata sul petto della sua mamma, smette di piangere, come se avesse subito capito che quello è il suo terreno, chiamato casa.
“Oh mio Dio” Sussurra Tommaso, finalmente prendendo parola.
“Ciao piccola” Saluta Martina tra le lacrime.
“E’… Bellissima” Allunga una mano Tommaso, accarezzando con l’indice, la guancia della bambina.
“Sei stata bravissima tesoro” Lascia un bacio sulla testa a sua moglie.
“Ciao piccola, questo è tuo papà. Papà, ti presento la piccola Sofia”
A quel nome Tommaso sbarra gli occhi e si blocca, mentre accarezza la piccola manina paffuta di sua figlia.
Sofia, fa un versetto, nel momento stesso in cui si sente chiamare.
Se una donna forte, con lo stesso nome, ha lasciato questo mondo, una uguale, con lo stesso carattere, temperamento e la stessa presenza, sta prendendo posto in questo nuovo mondo.
“Ti amo lo sai?” Domanda Tommaso, con le lacrime agli occhi.
“Ti amiamo anche noi” Risponde sorridendo, Martina, a quella nuova vita, con protagonisti loro tre.

 

E' nata!
Come ha avuto ragione la mia amica Anerol (ciao Lore! ) questo, signori e signore, è stato il travaglio più lungo della storia.
Ma alla fine, ci siamo riusciti! *alza in alto il pugno*
Ragazze, oggi sono di poche parole perchè mi fa dannatamente male il ginocchio e non riesco a stare ferma, infatti scusatemi se ci saranno errori nel capitolo,  ma non mi sono messa con tanta intenzione.
Volevo avvisarvi che mancano, credo, due capitoli alla fine.
Che devo ancora scrivere! 
Comunque, DOVE SIETE ANDATI A FINIRE?
Non vi ho sentito per niente la scorsa volta. 
Tranne qualcuno che ringrazio di vero cuore!
Perciò non deludetemi eh!

Ho scritto una OS, se volete farci un salto e lasciate un'opinione, quella sono io li dentro: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2421841&i=1

L'altra mia FF: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2218968&i=1

Saluto tutti quelli che si aggiungono!
Un bacione a voi tutto.
-Ila-


 
I miei contatti:
 



 
 

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Capitolo 10
*** Amarsi: Il calore della festività ***


 

Amarsi: Il calore della festività



Aria di festa, aria di caramello, aria di serenità.
Queste volteggiavano su Odenzo, a pochi giorni della grande festività.
Festività che aspettano tutti, dai più piccoli ai più grandi. Festività che riscalda il cuore, anche quelli più freddi, con la consapevolezza che sia un nuovo inizio, una nuova pagina della nostra vita.
Si è felici, si è emozionati e si è più buoni.
“Mamma, mamma, dove metto questa?” Domanda una Sofia cresciuta.
Tra le sue piccole dita tiene, custodita come un tesoro, una piccola palla di vetro rossa con richiami dorati.
Luccica proprio come i suoi occhi verdi, così simili al suo papà.
I suoi capelli lunghi e boccolosi, sono fermati da forcine colorate, per riuscirgli a domarli. Ma si sa, in quella famiglia i capelli sono inesorabilmente scarmigliati, tanto da avere vita propria.
“Che ne dici del secondo ramo? Lo vedo vuoto” Indica Martina, il ramo più vicino a Sofia, che dopo averlo identificato si abbassa sulle sue piccole ginocchia e appende la pallina.
È cresciuta Sofia, ora è una bellissima bambina di sei anni, che rincorre le farfalle nel parco con un’agilità mai vista prima.
“E’ bellissimo” Squittisce la bambina, sollevandosi sulle gambe e ammirando l’albero.
“Ma dobbiamo ancora accenderlo e poi manca l’angelo alla punta” Osserva Martina, avvicinandosi a fianco della figlia.
“Lo metterà Fabio, vero?” Domanda Sofia.
“Quest’anno si piccola, l’anno scorso lo mettesti tu, ricordi?”
La bambina fa un cenno affermativo del capo e si dirige nello scatolone dove sono posti i pupazzetti del presepe, che tra poco saranno sulla madia del salotto, accanto all’albero.
“E poi dobbiamo aspettare papà” Osserva la piccola, prendendo tra le mani un piccolo Gesù bambino.
Martina le sorride e le si avvicina per passarle una mano nei boccoli dorati.
È comprensiva sua figlia e un po’ rivede se stessa in quegli atteggiamenti.
Una piccola Martina, dove la bontà e la gentilezza fanno sempre da protagonista.
La nonna, glielo dice sempre alla piccola Sofia: ‘Sei un miscuglio della tua mamma e del tuo papà e questi sono grandi pregi’.
Parole che ripete sempre, quando Sofia mette il muso per i piccoli battibecchi con i proprio genitori.
Perché si sa, due caratteri uguali si scontrano frequentemente.
E in questo caso tutto è amplificato. La piccola Sofia non solo deve combattere con una singola persona, ma con ben due.
“Papà arriverà tra poco, che ne dici di iniziare il presepe mentre io vado a svegliare Fabio?”
“Va bene” Asseconda Sofia.
Martina si allontana, per poi girarsi un’ultima volta e ammirare sua figlia mentre, tutta concentrata, raduna i pupazzetti del presepe in ordine sul pavimento.
Bhè, quest’ordine di certo l’ha preso dal padre: eterno stacanovista.
 
“Tesoro, Fabio svegliati”
Martina percuote amorevolmente, dal piccolo braccio lasciato scoperto dalla manica del pigiamino blu, il piccolo Fabio di tre anni che sonnecchia nel suo lettino.
Il piccolo è venuto alla luce tre anni dopo l’arrivo di Sofia.
All’inizio è stata dura per i due novelli genitori. Crescere una nuova vita oltre alle proprie.
La piccola Sofia, ogni giorno in più, mentre cresceva, assomigliava sempre più alla sua nonna che mai avrebbe visto.
E per Tommaso è stata difficile, vedeva in quei grandi occhi il volto dell’amata madre.
Ogni volta che ci entrava in contatto, con quegli occhi verdi, era una pugnalata inflitta al suo povero cuore di figlio, tramortendolo al suolo.
Ma alla fine, come gli ha fatto sempre capire la sua roccia, la sua vita, sua moglie: il risvolto della medaglia oltre a cose negative vede sempre una cosa positiva.
La piccola Sofia sarebbe stata la seconda possibilità.
La convinzione che sua madre non se ne fosse andata via realmente, che avrebbe donato prima di volare via i suoi stessi occhi alla piccola nipote che mai avrebbe visto.
E Tommaso sa che la sua mamma non è andata via, la vede sempre dietro il sorriso di sua figlia, dietro quel muso lungo quando la piccola non riesce ad ottenere quello che vuole e la vede dietro lo sguardo dolce e sognante quando si perde ad ammirare le cose che il mondo nasconde.
Poi è arrivato Fabio, questa volta voluto e cercato dai due.
Quella volta erano sicuri!
Sapevano a cosa andavano incontro!
Anche se ora, possono benissimo ammettere che il mestiere dei genitori non si studia da nessuna parte.
E se tre anni fa erano pronti alla venuta al mondo del piccolo, perché sapevano come comportarsi. Ora hanno avuto lo smacco e si sono ricreduti.
Perché hanno visto che i due figli sono l’opposto, l'uno dall’altro.
Se Sofia è grintosa e testarda, Fabio è tranquillo e sereno.
Probabilmente è ancora presto per definire i loro caratteri, ma è proprio da piccoli che si inizia.
Fabio mugola indispettito, dal fatto che è stato disturbato dal suo pisolino pomeridiano, ma non appena apre gli occhi e vede i capelli ricci di sua madre un sorrisone gli nasce sul volto.
“Mama” Cinguetta, mentre Martina lo solleva e se lo posa in grembo.
“Ciao piccolo, pronto per completare l’albero?”
Fabio, subito con gli occhi vispi, asseconda vigoroso col capo, mentre Martina sorridendo lo porta in salotto e lo appoggia sul grande tappeto della sala, per farlo giocare con le sue costruzioni per aspettare il momento per accendere questa festa.
 
“Sono a casa famiglia!”
La voce di Tommaso fa girare in sincrono tre teste che erano concentrate nella disposizione dei pupazzetti del presepe.
Sofia, ancora con una pecorella in mano, sorride e si fionda tra le braccia del suo papà.
“Ciao piccola mia” Saluta Tommaso, stringendo tra le braccia la sua bambina.
“Ciao papà”
Sofia si stacca e ritorna alla madia per riprendere il suo lavoro nel collaudare tutti i pupazzetti restanti, immergendosi in quel compito.
Tommaso appoggia la sua ventiquattrore sul divano e appende il cappotto nero all’appendiabiti vicino alla porta d’ingresso.
“Pap”
Il richiamo piccolo e soave, proveniente da Fabio che trottola alle gambe di suo padre, fa sorridere Martina che torna ad aiutare Sofia nel suo lavoro.
“Ciao ometto. Hai aiutato mamma e la sorellina?” Domanda il papà, mentre solleva tra le braccia suo figlio.
“Io dormito” Ammette fiero Fabio.
“Sei un dormiglione! Credo che tu abbia preso tutto a tua madre”
“Guarda che ti ho sentito!” Lo ammonisce Martina di spalle.
“Non sono io che preferisco dormire e fare tardi agli appuntamenti” La prende in giro suo marito.
“Ma questo accadeva tanto tempo fa” Si giustifica la donna risentita.
Tommaso le si avvicina e con ancora Fabio tra le braccia, posa un bacio delicato sul collo scoperto della moglie.
“Accade anche ora, quando siamo a letto” Le sussurra, con voce roca al suo orecchio.
Martina si gira di scatto e lo guarda negli occhi.
“Ma che tipo sei!” Sbotta risentita.
“Parlare di queste cose con i tuoi figli davanti” Sussurra.
Tommaso fa un passo indietro e scoppia a ridere, vedendo le guance di sua moglie colorarsi di un rosa pesca.
“Io mi riferivo al sonno”
Martina boccheggia, aprendo e chiudendo ritmicamente la bocca e poi da un piccolo schiaffo sul braccio di suo marito.
“Che papà monello che hai” Dice, verso il piccolo Fabio che guarda curioso il battibecco tra i due genitori.
“Pap buono” E’ la sua unica frase.
Tommaso ridacchia e appoggia a terra suo figlio, per vederlo poi camminare verso i suoi giochi.
“Lo dice anche lui eh… Io non c’entro nulla” Alza le mani in segno di resa.
“Te lo sei comprato in qualche modo” Sbuffa Martina allontanandosi di un passo.
“Hei, hei, non mi hai nemmeno salutato. Sono appena tornato a casa dopo una lunga ed estenuante giornata di lavoro e tu cosa fai? Dici che sono cattivo, questa me la segno così poi mi vendicherò” Dice lui, mentre afferra la moglie per un braccio e la fa accoccolare tra le sue braccia, per poi passarle sui suoi fianchi.
“Come pensi di vendicarti?” Domanda maliziosa Martina, allacciando le braccia al collo di suo marito.
“Ci sto pensando, ma ho già qualche idea” Risponde di rimando Tommaso, sfiorando il suo naso con quello di Martina.
“Sono curiosa”
Martina si alza sulle punte dei piedi e bacia sulle labbra il suo più grande amore.
Alle volte si stupisce di come le cose sono cambiate tra loro e ringrazia il cielo per l’evoluzione che ha avuto il loro rapporto.
Si chiede dove e cosa sarebbe se ora accanto a se non ci fosse quell’uomo. Ma è sicura che in qualche modo si sarebbero ritrovati e riconosciuti.
È sicura che le loro anime erano destinate a loro stessi.
“Ciao” Lo saluta, staccandosi da quelle labbra piene che tanto ama.
“Ciao piccola”
Un brivido le percorre la schiena, le farà sempre questo effetto quando le piccole dichiarazioni di affetto di suo marito giungono alle sue orecchie.
“Mamma, papà completiamo l’albero?” Domanda Sofia, facendo sorridere i suoi genitori.
“Certo” Asseconda Martina, lasciando un bacio sulla guancia di suo marito e avvicinandosi a Fabio.
 
Si riuniscono tutti attorno all’albero ormai pronto, tranne che per l’angelo in cima e per le luci che tra poco si accenderanno.
Tommaso infila la spina nella presa e lucine dorate sguizzano veloci su quei rami verdi folti dell’abete.
È una sensazione bellissima, di tranquillità e di armonia. Si sente lo spirito famigliare e questo è quello che è sempre contato da quando Sofia e Fabio hanno fatto il loro ingresso nella vita dei due genitori.
Sofia, accanto a Martina, guarda affascinata, come ogni anno, quello spettacolo emozionante.
Ama questa festività, ama il fatto che tutta la sua famiglia a cui è molto legata, si riunisca e festeggi insieme a loro.
Ama i giochi di società con suo zio Matt che la prende in giro quando perde.
Ama la zia Miranda perché la fa sempre giocare con il suo cuginetto Davide che lei ama tanto.
Ama anche la zia Ely, che non le ha ancora regalato nessun cuginetto, ma che la sua pancia da qualche giorno sembra sempre più grande come se si fosse mangiata un fagiolino e stesse crescendo.
Ama i suoi nonni, tutti i suoi nonni, anche quella nonna che mai vedrà, ma che sa ciecamente che la protegge.
Almeno così dicono sempre i suoi genitori e lei si fida ciecamente di loro.
Tommaso solleva tra le braccia il piccolo Fabio che ha tra le mani l’angioletto dorato e lo avvicina alla punta.
Il piccolo allunga la sua manina e appoggia, aiutato dalla mamma, l’angioletto su quella punta alta dell’abete.
Torna stretto tra le braccia del papà, mentre Martina avvolge le spalle di Sofia con un suo braccio.
“E’ perfetto” Decreta lei.
“Come noi” Aggiunge Tommaso, sorridendo davanti a quello spettacolo.
“Già, come noi” Asseconda Martina, felice della sua vita.
Perché mai avrebbe desiderato una famiglia come la sua. Come la loro.

 

Sono tornata!
Sono un sacco emozionata e non vedevo l'ora di pubblicare.
Ormai, chiedervi scusa è scontato. Ma sappiate solo che è stata dura, veramente tanto dura tornare a scrivere di loro. 
Non avevo più idee, avevo solo il fischio del tema "Natale" infatti l'avevo impostato diversamente il capitolo, ma non mi soddisfaceva e ho cancellato ben dieci volte l'aggiornamento per poi capire che non era quella l'idea che avevo in mente.
Sono stata ferma per un mese! E mi facevo schifo, perchè volevo dare una fine a Martina E Tommaso con questa storia, se lo meritavano e poi ci siete tutti voi, miei amati lettori.
Così venerdì mi sono seduta di forza davanti al computer e ho riaperto la cartella "Frammenti di noi" e le parole sono uscite da sole, una dietro l'altra e Ila ha iniziato nuovamente ad essere felice.
Perciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Questo, haimè, è il penultimo capitolo. Mercoledì prossimo diremo addio a questa storia.
Mi dispiace e mi mancherà, proprio come mi è mancata "Perdersi, ritrovarsi e amarsi" ma spero che vi sia entrata lo stesso nel cuore. 
E' stata una prova quella che ho fatto e ci ho messo tutta la mia devozione.
Ma, vi dirò tutto nell'ultimo capitolo ;)

Che altro dirvi, GRAZIE!
Grazie infinitamente per la vostra presenza, non siete andati via e questo vi fa onore. Il numerino delle seguite, preferite e ricordate non è sceso, ciò vuol dire che avete avuto fiducia in me ♥

Vi saluto e vi ringrazio enormemente. Significa un sacco per me.

-Ila-
 
 
 

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Capitolo 11
*** Amarsi: E sarà sempre amore ***



Amarsi: E sarà sempre amore



 
 
Dieci anni, come passa veloce il tempo.
Si è piccoli, si cresce, si matura e purtroppo si invecchia anche.
Dieci anni, in cui tutto può cambiare, oppure rafforzarsi.
Dieci anni di vita.
 
La casa è in piena tranquillità. Ancora per poco.
Il campanello squilla e Martina svogliata, si scioglie dalle braccia di Tommaso che sonnecchia sul divano in una calda sera di Maggio, mentre insieme guardano un film alla tv.
Quando la donna apre la porta, due forti braccia la travolgono e la stringono.
“Matt sei il solito cavernicolo! Molla la presa”
“Piccola peste, è sempre un piacere ascoltare le tue soavi parole” Dice allontanandosi dalla stretta, il fratello maggiore.
“Si può?” Urla, sempre lui, entrando in casa.
Martina alza gli occhi al cielo e scuote la testa, guardandosi poi in giro, per poi vedere subito salire le scale una chioma dorata e una testa riccia scura.
“Hei voi due, sempre ritardatari!”
“Ciao Marti, Fede aveva un problema con i lacci” Spiega Miranda arrivando all’ultima rampa.
“Ciao zia” Saluta Federico, secondo genito della coppia.
“C’è Fabio?” Domanda poi, entrando in casa, seguito subito dalle due donne.
“E’ in camera sua” Gli indica con un cenno del capo la seconda porta chiusa, in fondo al corridoio.
“Non fate casino” Lo rimbecca sua madre, sventolando, accaldata per la corsetta sulle scale, i suoi corti capelli biondi.
Federico asseconda e corre a bussare alla porta di suo cugino Fabio.
Più che cugini si possono definire benissimo migliori amici.
In pratica una versione maschile di Martina e Miranda.
Fabio, così simile a Martina e Federico, così simile a Miranda.
In pratica la storia si ripete e con se la grande amicizia, anche se stavolta sono legati già da una parentela, ma d’altronde anche le due erano come sorelle. Sempre state e sempre continueranno ad esserlo.
“Sai che non mi sono ancora abituato a vederti con i capelli corti?” Le dice Tommaso, non appena vede sua cognata entrare nel salotto.
“Lo so Tom, me lo dici ogni volta”
“E’ solo... strano, ti conosco praticamente da sempre con quei capelli lunghi”
“Alle volta si cambia” Spiega lei, scrollando le spalle, sedendosi in poltrona.
“A me piacciono molto di più” Dichiara Matt, seduto accanto a Tommaso.
“Ma tu sei di parte” Lo prende in giro Tommaso, allargando le braccia sopra la spalliera del divano.
“Come se a te non piacessero i capelli di mia sorella”
“Che c’entra? Se decidesse di tagliarli non approverei” Ammette Tommaso, guardando sua moglie di riflesso.
“Ma dico… Che state dicendo? Ci state studiando?” Domanda Martina, alzandosi in piedi, mettendo le mani sui fianchi.
“Chi noi? Assolutamente no” Bofonchia Matt tossendo, resosi conto che il ragionamento con Tommaso è stato fatto ad alta voce con le moglie davanti a loro, cosa che non accade spesso.
Amano ritrovarsi davanti a una birra nel loro bar preferito e confidarsi, si... proprio come fanno le ragazze, tra loro.
Parlare dei loro problemi, delle cose che si presentano nel loro cammino: belle e brutte che siano.
Anche dopo dieci anni, anche all’età di trentott’anni.
Martina si allontana scuotendo la testa, invitando l’amica a seguirla a lasciare i due uomini alle prese con la partita di calcio che presto inizierà alla tv.
 
“Sono i soliti bambinoni. Ti rendi conto?” Sbotta Miranda, sedendosi allo sgabello posto vicino al bancone della cucina.
“Avevi qualche dubbio? Tom avrebbe da ridire se mi tagliassi i capelli. Non ho parole”
“Matt apprezza questo taglio” Dice miranda, passandosi le mani nei suoi capelli.
“Figurati se mi faccio condizionare da quello che dice lui” Sbotta Martina, uscendo un paio di birre dal frigorifero.
“Come sempre”
Martina sorride all’amica, consapevole del fatto che per Tommaso è sempre stata un osso duro da convincere.
Perché Martina raramente si lascia influenzare, tranne per una volta, la famosa volta in cui rischiò di perdere tutto, quella volta in cui i dubbi nella sua mente le fomentavano presagi.
“Hai notizie di Liliana?” Domanda ad un tratto lei, versando le patatine in un recipiente.
“Non che io sappia, perché?” Sgranocchia una patatina scappata dalla busta Miranda.
“Non ho più notizie ne sue ne quelle di Marcello” Spiega Martina, sedendosi accanto alla sua amica.
“Io ero rimasta che erano andati a convivere”
“Mira, stiamo parlando di una decina di anni fa. Chissà che fine hanno fatto”
“Sinceramente non mi interessa, non è che sento la loro mancanza così tanto”
Le due si guardano e scoppiano a ridere.
“Diciamo che non eri una fan accanita di Marcello” La spintona Martina.
“E tu di Liliana” La canzona Miranda.
Martina asseconda con il capo e allunga una mano per pescare una patatina dalla coppa.
“Dov’è Davide?” Domanda poi, per cambiare discorso.
“Uscito… Come sempre, come ogni sabato sera” Sospira Miranda rassegnata.
“Mira, tu facevi di peggio” L’ammonisce Martina, captando il tono di voce della sua amica.
“Ma ora non siamo più io e te Marti, ora è mio figlio che è lì fuori a fare chissà che”
Martina le appoggia una mano sul ginocchio e la stringe.
Si rende conto delle preoccupazioni della sua amica, anche lei le ha, quando Sofia esce per conto suo. Ma non si dovrebbe dare il beneficio del dubbio ai propri figli?
Una possibilità?
Un po’ di… Fiducia?
“Vedrai che non farà cavolate, d’altronde voi genitori gli avete trasmesso dei valori” La tranquillizza Martina.
Miranda scuote la testa e sgranocchia convulsamente un’altra patatina.
“Ma è un’adolescente, ha sedici anni, come pensi ragioni?”
“Te lo devo proprio dire?” Domanda divertita Martina.
“E poi non dimentichiamoci che è figlio a Matt” Continua Martina, alzandosi dalla sedia e prendendo in mano la ciotola allontanandola dalle grinfie dell’amica. Altrimenti non rimarrà nulla della patatine da portare in salotto.
Miranda si alza svogliata dalla sedia e segue Martina.
Ad un tratto, mentre stanno per varcare la soglia del salotto tra le urla dei due uomini che spronano, inutilmente, qualche giocatore all’azione, la porta della stanza di Sofia si apre.
Ne esce una ragazza cresciuta, una ragazza bellissima.
Con un pantalone stretto alle gambe e una magliettina scollata, ma non eccessivamente, che mette in evidenza il suo bel corpo.
“Ciao zia” Saluta lei contenta, rivolta a Miranda.
“Ciao splendore. Ogni volta che ti vedo diventi sempre più bella”
“Grazie” Risponde timida Sofia.
Bhè del resto la timidezza fa parte della sua mamma.
Martina le sorride, resasi conto che la sua bambina cresce giorno per giorno e che oggettivamente di quella bambina che era perennemente aggrappata alle sue gambe non ci sta rimanendo più nulla.
“Dove dovresti andare conciata così?” Domanda dispettoso Tommaso, alzandosi dal divano e mettendosi in mezzo alle donne con le braccia incrociate al petto.
“Ma papà, come dovrei vestirmi?” Sbotta esasperata Sofia.
Ogni volta che mette piede fuori di casa è letteralmente sommersa dalle lamentele del padre, insieme alle mille raccomandazioni.
“Con… Bhè, qualsiasi altra cosa!” Cerca di svignarsela con una scrollata di spalle il padre.
“Se vuoi esco nuda”
“Tu cosa?”
“Alt! Fermi!” Si intrufola Martina nel mezzo.
Miranda ridacchiando fa compagnia a Matt, spaparanzato sul divano mentre mangiucchia le patatine non accortosi di nulla.
“Mamma, ma lo senti?” Si lamenta Sofia.
“Silenzio! E ascoltatemi”
I due, padre e figlia, si guardano in cagnesco e poi si voltano frustati verso Martina.
“Tu Sofia va a metterti una maglia più decente, in modo tale da far contento tuo padre. E poi tu…” Continua puntando il dito contro il petto di suo marito “Si più oggettivo”
“Oggettivo? Ma…”
“Silenzio ho detto!” Istruisce, come una soldatessa, la donna.
Sofia sbuffa e va in camera a cambiarsi.
Al suo ritorno fa una giravolta su se stessa e con l’approvazione dei due genitori esce finalmente di casa, accompagnata, ovviamente dal ‘Bada a dove e con chi esci’ di suo padre.
Non appena Sofia chiude la porta alle spalle, Tommaso si volta interrogativo verso sua moglie.
Lei scoppia a ridere, vedendo la sua espressione.
“Perché ridi? Mi hai trattato come un bambino”
“E’ esattamente quello che eri poco fa, peggio di Fabio”
“Cosa? Ma Fabio ha undici anni!” Si lamenta Tommaso, mettendo il broncio.
“Esattamente” Sorride Martina allacciando le sue braccia al collo dell’uomo, accarezzando i ciuffi di capelli dietro alla nuca.
“Mi stai dando dell’immaturo?” Domanda lui, alzando un sopracciglio e portando le sue mani ai fianchi della moglie.
“Vedo che ti stai impegnando, signore”
“Quanto sei carina quando mi prendi in giro?”
“Troppo”
“Sei una pestifera”
Martina ridacchia divertita e gli lascia un bacio sulla guancia per poi tirarsi indietro.
“Comunque devi accettare il fatto che Sofia sta crescendo”
Tommaso non sembra essere d’accordo e infatti subito arriva la sua solita risposta.
“Ma è la mia bambina”
“Se per questo anche la mia, ma ti ricordo che a tredici anni tua moglie si era già innamorata di te”
Lui sorride, ricordandosi subito quegli anni. Gioia, dolore e ancora gioia. Tutti facenti parte di loro, insieme.
“E suo marito era già innamorato perso”
“Tu dici?”
“Ne sono sicuro”
Sorridono felici e si scambiano un bacio tenero, proprio come sono loro.
“E lo sarà sempre” Ammette Tommaso, stringendo al petto sua moglie.
“Anche lei”
Semplicemente, loro.
Con una famiglia, con alti e bassi.
Con gli amici di sempre.
Con qualche perdita e con qualche vittoria.
Ma con sempre l’amore che li accomuna.
Proprio come un’onda, che perde la corrente, la ritrova e se ne innamora e rimarrà con lei fino alla fine. Anche quando si andrà a infrangere sugli scogli.
L’onda ci sarà sempre, proprio come la corrente.
Proprio come Martina e Tommaso.

 

- Fine -
 
 

Siamo arrivati alla fine anche di "Frammenti di noi".
Questa volta sono contenta di aver dato una fine a loro e a tutti coloro che gli vorticavano attorno.
Metto la parola fine dopo un momento di sbandamento, perchè non sapevo come far finire la storia, ma alla fine mi sono ricordata di una cosa... Sono Martina e Tommaso! I NOSTRI Martina e Tommaso, con le loro positività, cavolate, ma sempre, sempre e per sempre l'amore
Di Martina e Tommaso, ormai, sapete tutto. Non posso più nascondervi nulla.
Sapete chi sono, cosa fanno e sapete nella realtà cosa significano per me.
Io vi ringrazio, tutti quanti, per esserci stati anche in questo mini seguito. Che ha raccolto tutti i loro momenti speciali, non ci sono state liti e niente di negativo, tranne la morte di Sofia, ma ero in dovere nello scriverla.
Ho amato tutti i particolari, ho amato voi e sempre lo farò.
Possiamo dire addio a "Perdersi, ritrovarsi e amarsi" stavolta per sempre. 
Sono veramente contenta di aver conosciuto tutti voi con la storia. Siete stati dei grandi!

Una ragazza mi ha fatto pensare a una cosa, che FORSE prenderò in considerazione...
Una storia dal punto di vista dei figli, non so ancora chi, non so ancora quando e non so ancora la trama. Perciò è solo un progetto, che avrà storia diversa dai Martom sicuramente. 
Ho tanta voglia di fare, ma nel mio programma di storie ce ne sono ancora altre.
Perciò che dirvi? Rimanete sintonizzati sul mio profilo.

A presto a tutti quanti e grazie, grazie infinitamente. 
Sempre vostra -Ila-


P.s. Anche per questa volta, non escludo il ritorno. 
 

 

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