Unconditionally*-*

di quantoseitu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ostile tentazione ***
Capitolo 2: *** Cartoon:) ***
Capitolo 3: *** Cold... ***



Capitolo 1
*** Ostile tentazione ***


Ci sentiamo!-Devonne richiuse la portiera dell’auto che avevo preso in prestito da mio padre e si avviò lungo il vialetto di casa.Si girò a guardarmi e mi salutò con la mano,prima di rientrare. -Svegliami anche di notte- mormorai,quando lei non poteva più sentirmi.Avevamo trascorso l’intero pomeriggio al lago e già mi mancava.Valutai l’idea di bussare alla sua finestra,ma cosa avrebbe pensato?Era già qualche anno che non mi arrampicavo più sulla struttura in legno per sgattaiolare in segreto nella sua stanza.Eravamo cresciuti,da allora.Eppure il pensiero di stare ancora un po’ con lei mi tentava.Poi,però,ripensai alle sue guance accaldate dal sole,al sorriso rilassato e agli occhi stanchi.Non potevo.Avrebbe preferito dormire,la conoscevo bene.Era stata una giornata intensa e il giorno dopo avrebbe dovuto lavorare alla piccola caffetteria dei suoi genitori,nel centro di Lake Placid.Ma io non ero ancora sicuro che sarei riuscito a vincere la tentazione di sottrarla a quel dovere per stare un po’ con lei.Tra qualche settimana sareu partito insieme a mio padre,che doveva valutare una proposta di lavoro in Europa.Faceva il fabbro,perché avrebbe dovuto cambiare?Di certo non eravamo molto ricchi,ma non ci mancava niente.Ancora non sapevo come avrei sopportato di non vedere Devonne per un intero mese.Figurarsi l’idea di un trasferimento dall’altra parte del mondo.Sua madre,ormai,doveva aver intuito i sentimenti che provavo.Lo avevo capito dagli sguardi che ci lanciava di nascosto quando ci trovava a scherzare in cucina o al modo in cui cercava sempre una scusa per dileguarsi in fretta e lasciarci soli. Solo Devonne non si era accorta di nulla.Eravamo inseparabili,eppure a volte l’impressione che non mi vedesse.La luce della sua stanza si accese.La osservai per un momento,combattuto.La sua sagoma scura si avvicinò alla finestra,sfilando la maglietta dalla testa e il cuore mi balzò in gola.Deglutii e accesi il motore prendendo la mia decisione.Sarebbe stata dura,convincerla,ma l’indomani saremmo andati in gita. *** IL GIORNO DOPO -Splir Rock Bar?Vorrei, ma devo lavorare.Mi sembrava di avertelo detto ieri pomeriggio!- .Andiamo!Lo sai che tra un po’ dovrò partire.E se mio padre decidesse di accettare quel lavoro?Chissà per quanto tempo non ci vedremmo…- Gli occhi di Devonne ebbero un guizzo,che lei tentò di nascondere.Avevo sfoderato la carta del trasferimento e lei aveva incassato il colpo. -Ci vorranno mesi prima che si arrivi a una decisione,lo hai detto tu stesso…-replicò lei alla fine. Era vero,ma forse lo ripetevo solo per convincere me stesso.Chi poteva sapere come sarebberi andate le cose? -Non ne sono certo.Se non fosse così e mi trasferissi tra qualche settimana?Rimpiangeresti di non aver trascorso più tempo con il tuo vecchio amico Luke.Magari tra qualche anno sarò solo Horan,per te,il lontano ricordo del vicino rompiscatole che non ti faceva mangiare le schifezze- Devonne rise e mi colpì alla spalla -Non potrei mai dimenticarmi di te,brutto scemo-,rise.-E,anche se andassi a vivere dall’altra parte del mondo,saresti sempre il migliore amico- Il mio sorriso si affievolì.Se solo Devonne si fosse accorta di me,niente sarebbe riuscito a farmi partire. -Non mettere quel muso,ho promesso a mio padre che avrei dato una mano.Devo farlo,se voglio guadagnarmi un’auto tutta per me.Te lo sei scordato?- -E rinunceresti al privilegio di un cavaliere come me?Lo sai che mio padre mi presta l’auto quando voglio…E poi Hope mi ha detto che se non vieni tu non se fa niente.Non fare la guastafeste!- La guardai con il mio sorriso migliore,quello cui lei non riusciva a resistere.Il suo sguardo ricadde sulle fossette ai lati delle mie guance e sorrise. -Sei proprio testardo!- mi sgridò con dolcezza.Ogni tanto le piaceva toccarle con un dito e col tempo ero riuscito a padroneggiare la compara per sentire il suo tocco su di me.Non sapeva che ogni volta che mi sfiorava,anche solo distrattamente,lottavo contro l’impulso di attrarla a me.Un desiderio troppo forte per essere ignorato. .Allora,ti ho convinta?-Sollevai un sopracciglio,in attesa della sua risposta.Sembrava sul punto di cedere,e io non avevo rivali. -Non guardarmi con quegli occhi,anche se volessi non potrei!Tra qualche ora questo posto si riempiràdi turisti.C’è bisogno di me,qui…- -Sono sicura che ce la caveremo!-

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Capitolo 2
*** Cartoon:) ***


La madre di Devonne giunse alle mie spalle, uscendo dal bancone. Non l’avevo vista arrivare, ma sembrava dalla mia parte. «Buongiorno, Mrs Bloom. Abbiamo organizzato una gita in gruppo e stavo dicendo a Devonne che sarebbe fantastico se si unisse a noi. Ci sono anche Zayn e Perrie, insieme a Louis, Harry e me», le spiegai, lanciandole un’occhiata d’intesa. Lei mi strizzò l’occhio. «Non vedo qual è il problema.» «Ma mamma , sei sicura che ce la farete? E poi papà…» «Ci penserò io a tuo padre e poi tra un po’ dovrebbe arrivare Alex a dare una mano», la rassicurò sua madre. Tu pensa a divertirti con i tuoi amici. Ci sarà tempo, per diventare grande.» Devonne la fissò per un momento, incerta. In genere i suoi non erano molto disponibili a lasciarla andare. Durante l’estate l’afflusso di gente aumentava per via dei turisti, e Devonne li aiutava tutte le mattine, a volte anche nel pomeriggio, nonostante avessero assunto dell’altro personale. «Non lo so … avevo in programma di passare al Bookstore Plus, questo pomeriggio.» «Ci andremo adesso!» esclamai, e un enorme sorriso si fece largo sul mio volto, mentre mi rendevo conto di averla convinta. Devonne alzò gli occhi su di me, incapace di replicare, e un clacson spronò con impazienza la sua decisione. Lanciammo entrambi un’occhiata alla vetrata. Dai sedili posteriori, Perrie si era allungata fino al volante e ci faceva segno di sbrigarci. «D’accordo», sospirò Devonne, esasperata. «Grande! Sarà uno sballo!» Nell’impeto di gioia, la sollevai d’impulso facendola girare, e sua madre rise, per quell’esplosione di entusiasmo. Ma che potevo farci? Non ero molto bravo a trattenermi. «Mettimi giù! Ci stanno guardando tutti!» Devonne mi colpì la spalla, il sorriso sulle labbra. Risi a voce alta ma la lasciai andare. Non mi importava un fico secco della gente. Non quando potevo stringerla per un momento. «Non azzardarti a…» Devonne provò a fermarmi, ma con un agile gesto le sfilai il cappello dalla testa e le scompigliai i capelli. Sapevo che non lo sopportava, ma era più forte di me. Il viso di Devonne era capace di così tante sfumature, che mi divertivo a suscitarle tutte , anche le più buffe. «Mi farai diventare matta, Luke», affermò nascondendo un sorriso e insieme uscimmo dalla porta, salutando Mrs Bloom. «Era ora!» esclamò Harry, un po’ seccato, al volante della sua Jeep. «Ancora un po’ e avreste trovato soltanto un mucchio di vestiti.» «Pensi sempre al sesso? Sei disgustoso!» lo rimproverò Perrie.Devonne rise di una risata cristallina e intervenne in difesa di Harry: «Credo che volesse dire che vi sareste sciolti per il caldo.» «Questo perché a qualcuno non piace il condizionatore. Visto? La mia battuta non era così difficile da capire, ma forse sei tu che hai sempre in mente il sesso . Ma è comprensibile , non imbarazzarti», affermò Harry, con un sorriso furbo e Perrie lo colpì con forza alla testa. «Ahi! Sei impazzita? Guarda che non vi ci porto alle cascate e come fate poi senza di me?» «Senza di te ce la caviamo benissimo, ci serve solo la tua macchina. E, perché tu lo sappia, preferirei prendere i voti, piuttosto che venire a letto con te!» esclamò lei, indispettita. «E non è colpa mia se l’aria condizionata mi fa venire il mal di testa!» «Se non la smette di parlare verrà a noi, il mal di testa», borbottò Zayn, esasperato, seduto al suo fianco sul sedile posteriore. «Ah! Ma chi me lo ha fatto fare?» mormorò passandosi una mano sulla faccia, e Alessio, accanto a lui, si lasciò sfuggire un risolino, mentre Perrie la guardava in tralice, contrariata. Io e Devonne ci scambiammo un’occhiata divertita mentre chiudevamo le portiere dell’auto. Sarebbe stata una giornata fantastica. L’auto di Harry inchiodò davanti al Bookstore Plus, in Main Street. «Ci vorranno delle ore, prima che Devonne si decida!» si lamentò Perrie. «Non abbiamo tutto questo tempo!» «Potevi pensarci prima di farci aspettare mezz’ora sotto casa tua!» la rimbeccò Harry. «Appunto. Non abbiamo più tutto questo tempo. Non è colpa mia se ho dovuto scegliere tra tre costumi diversi. Devonne però avrà un’intera libreria a sua disposizione. Se entra lì dentro, alla fine bisognerà andare a cercarla, fidatevi.» esclamò, un po’ divertita dalle sue parole. «Farò in fretta», le assicurò Devonne, scendendo dall’auto, «so già quello che devo prendere.» Era l’idea di un nuovo libro a farla sorridere, la conoscevo bene. «Vado con lei», esclamai. Richiusi la portiera insieme a Devonne e strizzai l’occhio a Harry. «Perché non scegli le canzoni per il viaggio, nel frattempo?» Harry sorrise, cogliendo al volo la mia allusione. La musica alta avrebbe impedito a Perrie di parlare. Per la maggior parte di noi, lei era Per, ma io trovavo più semplice chiamarla con il suo vero nome.Devonne si era già dileguata all’interno della libreria. Mi affrettai a raggiungerla e la trovai subito perché sapevo già dove cercarla . In realtà, ero stato felice di quella deviazione. La accompagnavo spesso al Bookstore, mi piaceva osservarla aggirarsi tra gli scaffali, mentre i suoi occhi correvano sulle copertine alla ricerca del volume giusto. Da bambini aveva provato a convincermi che quel luogo fosse incantato, popolato da magiche creature, e col tempo avevo finito per crederci, perché lì dentro i suoi occhi risplendevano di una nuova e meravigliosa luce . Devonne ne era stregata. E questo stregava me. Mi avvicinai al reparto dei fumetti e ne sfogliai qualcuno con distaccato interesse. Il pensiero di Devonne e di una possibile separazione continuava a distrarmi. Era strano come tutto fosse cambiato, negli ultimi mesi. Avevamo trascorso sedici anni insieme. La sua presenza era sempre stata una costante , nella mia vita. Ero il suo vicino di casa, ma anche l’amico più fidato . Ai suoi occhi l’unico, probabilmente. Era più simile a me che alle ragazze della sua età. Non era cresciuta intrecciandosi i capelli o stirandosi le ciglia, ma tra videogiochi di Battlefield e Dungeons and Dragons. Lei sapeva tutto di me, io conoscevo tutto di lei. Ogni. Piccolo. Segreto. Eppure riuscivo ancora a sorprendermi di come il pensiero di una giornata insieme mi facesse battere il cuore. Eravamo cresciuti insieme, ma quelle emozioni erano una novità per me. D’un tratto guardarla non suscitava più in me soltanto un sorriso, ma un sorriso e un palpito del cuore. Sapevo esattamente il giorno in cui era successo: una sera dell’inverno precedente. I genitori di Harry erano andati fuori città, lasciandolo alle cure del suo cugino squinternato, e lui aveva organizzato una piccola festa a casa sua, con quintali di pizza e Cola per una maratona di Star Wars. Ero stato io a proporre il tema e qualcuno si era anche lamentato. C’era il nostro piccolo gruppetto, più qualche altro giocatore dei Blu Bombers – la squadra di Lacrosse della Lake Placid High School –, di cui Harry, Zaym e io facevamo parte con le rispettive ragazze. Alla fine ci eravamo addormentati tutti, chi sul divano, altri distesi sul tappeto, come me e Devonne. Mi ero svegliato nel cuore della notte e lei era lì, con una mano appoggiata sul mio petto e il respiro regolare sul mio viso. D’impulso le avevo sfiorato il naso con il mio e il mio cuore aveva fatto uno strano balzo. Ero rimasto a lungo a osservarla, per capire cosa fosse cambiato. Da allora non l’avevo più guardata con gli stessi occhi. E, in segreto, coltivavo la speranza che quella trasformazione avvenisse anche in lei. Forse, se fossi stato un supereroe come quelli dei fumetti , si sarebbe accorta di me. Io però non l’avrei mai lasciata, solo per proteggerla dai pericoli della mia esistenza, come succedeva spesso in quelle storie, in cui il protagonista finiva per rinunciare all’amore finalmente ricambiato. Sarebbe stata più al sicuro al mio fianco. Probabilmente, in fondo, era questo ciò che cercavo di essere per lei, un supereroe . Mi ero sempre impegnato a esserci, anticipando i suoi bisogni e col tempo era diventato naturale. Riuscivo a leggerle i pensieri con un solo sguardo. Avrei voluto concentrarmi sui fumetti, ma quando c’era Devonne tutto il resto perdeva di significato. Lei era assorta nella trama del libro che reggeva tra le mani. Ogni tanto, ne sceglieva uno e lo teneva stretto al petto, poi ne trovavo un altro, li osservava entrambi a lungo e riponeva il primo. «Ehi, Niall!» Mi girai, in direzione della voce che mi aveva chiamato e Gemma Blackmoon, la commessa della libreria, si chinò a prendere qualcosa sotto il bancone. «È arrivata l’edizione speciale di The Avengers qualche giorno fa», mi informò, mostrandomi il fumetto. Sgranai gli occhi per la sorpresa e attraversai la stanza a grandi passi. «Mi prendi in giro?» Per poco non glielo strappai dalle mani e mi parve che sulle sue guance affiorasse un fiotto di calore. «Era rimasta l’ultima copia e ho pensato di mettertela da parte», mi sorrise, sembrava imbarazzata. «Grazie Gemma!» Lei sollevò una spalla. «Ero sicura di farti un favore.» Non lavorava lì da molto, ed era di un anno più grande di noi, ma Devonne era convinta che i sorrisi che riservava a me erano diversi da quelli che rivolgeva a lei. Forse, in fondo, era davvero così. Ricambiai il sorriso e tornai a cercare Devonne con lo sguardo tenendo stretto il mio fumetto tra le mani. I ragazzi suonavano il clacson, mettendole fretta, ma io sapevo quanto ci tenesse a scegliere con calma e così non facevano che confonderla. «Non so quale scegliere…» mi rivelò, scoraggiata, mostrandomi i due libri che aveva tra le mani. «Sono venuta per questo, ma quest’altro lo aspetto da un’eternità e c’è l’ultima copia! Potrei chiedere di metterlo da parte…» «Non ce n’è bisogno», affermai senza esitazione. Infilai una mano in tasca e provai a contare mentalmente le poche banconote che avevo messo da parte. Poi riposi la mia copia di The Avengers, sperando che Devonne non se ne accorgesse. «Li prendiamo tutti e due! »

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Capitolo 3
*** Cold... ***


Niall, non posso permettertelo! Non sprecare i tuoi risparmi per me, li prenderò un’altra volta.» «Non è affatto uno spreco», le assicurai. «E tu, non hai trovato niente, per te?» indagò, cercando un ultimo appiglio con cui dissuadermi. Sollevai le spalle. Eravamo già arrivati alla cassa. «Niente di importante», le risposi, poi mi rivolsi alla commessa, sperando che non mi contraddicesse. «Prendiamo questi due.» Lei mi fissò le mani per un lungo istante, confusa, ma poi ricambiò il sorriso. «Quella ha perso la testa per te», mi prese in giro Devonne, uscendo dalla porta. «È carina… Io dico che potresti provarci!» esclamò, divertita. «Sciocchezze.» Mi arrabbiai, pensando che Devonne si accorgeva delle piccole attenzioni di quella sconosciuta, ma non delle mie. «E dai! Non ci credo! Non ti piace nemmeno un po’?» «Nemmeno un po’.» Salii in auto e il mormorio seccato dei ragazzi si zittì, cogliendo quelle parole. A differenza di Devonne, il resto del mondo si era accorto di ciò che provavo per lei. Il viaggio verso le Split Rock Bar durò un battito di ciglia. Si trovavano vicino a Elizabethtown, una cittadina a quaranta minuti da Lake Placid, eppure il tempo era passato molto in fretta. Le ragazze avevano cantato a squarciagola le canzoni di Pink e i nostri tentativi di unirci al coro avevano provocato sonore risate Anche se noi ragazzi non eravamo così sicuri del perché. Le nostre voci non erano così male! Perrie aveva una voce incredibile. Nessuno avrebbe detto che fosse la stessa fastidiosa ragazza che non smetteva mai di parlare. Delle volte era logorroica al limite dell’insopportabile, eppure, quando cantava, la sua voce si trasformava in una melodia soave e a scuola, negli spettacoli teatrali, riusciva a zittire l’intera platea Avevo sorpreso più di una volta Harry a fissarla attraverso lo specchietto retrovisore. Una volta arrivati, lui parcheggiò l’auto sul ciglio della strada, poco distante dal piccolo effluvio di cascate. Avevamo portato degli zaini con dentro solo lo stretto necessario, solo Perrie sembrava in partenza per una settimana. Prima del Bookstore, avevamo fatto una breve tappa a casa di Devonne. Aveva preso al volo il suo zaino riempiendolo di poche cose. Aveva fatto in fretta per ritagliarsi un po’ più di tempo in libreria, ne ero certo. Oh. Mio. Dio! Che cos’è questa puzza??» si lamentò Zayn, mentre camminavamo sul selciato scosceso. Harry sorrise, battendo il pugno contro quello di Louis. «Questa era davvero da primo premio!» si complimentò l’amico. «Siete disgustosi », borbottò Zayn, superandoli a passo veloce. «Tu stai sempre con i cavalli. Dovresti essere abituata all’odore dello sterco!» la prese in giro Harry. «È comunque migliore del tuo, puoi starne certo!» replicò lei, stizzita. Perrie lo superò, colpendolo al braccio. «Che ho detto?! Non avete il senso dell’umorismo, ecco qual è il vostro problema!» esclamò lui a gran voce alle loro spalle. Qualche volta ci lanciavamo sfide su chi ruttasse più forte. Cose del genere si facevano, tra maschi, ma eravamo cresciuti… almeno per farle di fronte alle ragazze .« Era davvero tremenda», gli assicurò Devonne nascondendo un sorriso. Lui sollevò le spalle. Harry sapeva essere rozzo, quando ci si metteva, eppure le ragazze gli cadevano ai piedi. Fatta eccezione per Perrie, che non lo considerava più di un passatempo tra un’infatuazione e l’altra. Forse era questo che gli aveva fatto perdere la testa per quella ragazza. Non sapevo spiegarmelo altrimenti. Certo era bella,ma era pur sempre… Perrie. La sua frivolezza cresceva al pari con la mia collezione di fumetti. O forse io ero solo accecato da Devonne. Sospirai, osservandola mentre si fermava. «Non lo sentite anche voi?» Gemma respirò a fondo, chiudendo gi occhi «Il profumo dell’acqua fresca, non lo sentite anche voi?» «Io sento ancora la puzza di sterco Harry!» mormorò Perrie. Quando riaprì gli occhi, Devonne scrutò il panorama che si stagliava di fronte a noi ma nessuno dei nostri compagni avrebbe potuto vedere quelle sottigliezze che solo lei riusciva a percepire. Io mi sentivo fortunato perché, con il tempo, avevo imparato a coglierle, attraverso i suoi occhi. Devonne era il mio caleidoscopio. Con lei, un unico fascio di luce bianca si trasformava in una magia di colori. Ogni cosa cambiava forma e colore , senza mai ripetersi. E così, bastava che qualcosa le sfiorasse i sensi per riflettere un’infinità di emozioni. «È meraviglioso! Mi mancava, questo posto», esclamò Zayn, sfilandosi lo zaino dalle spalle. Eravamo giunti alle Split Rock Bar o anche dette Split Rock Falls, dove due cascate si incontravano in una piccola conca al centro profonda oltre sette metri.Le chiamavano Bar,perché in antichità un ragazzo di nome Bar riuscì a proteggere queste cascate dall'inquinamento,facendo un'abbondante colletta. Louis la raggiunse per primo e gli altri li superarono in corsa , spogliandosi durante il tragitto. Harry si lanciò dal piccolo scoglio con un urlo. «Sei pazzo!» gli urlò dietro Zayn, che si stava arrampicando con cautela sulle rocce bagnate Devonne era un atleta, ma Perrie non aveva tutti i torti. Le rocce erano scivolose e l’acqua infuriava, nelle cascate. Mi trattenni vicino a Devonne che nel frattempo si era spogliata. Anche lei era piuttosto atletica , ma così avrei potuto afferrarla, se fosse scivolata. «Se vengo lì, giuro che ti affogo !» stava gridando Devonne a Harry, che le aveva schizzato l’acqua fredda addosso. «Buttati! Non fare la preziosa, per una volta!» Zayn teneva Perrie per i fianchi e io d’istinto guardai Devonne, con il desiderio di imitarlo, ma prima che potessi avvicinarmi, lei con un balzo si tuffò in acqua, tappandosi il naso con le dita. «È GELATA!» urlò, con un’occhiataccia a Harry, che ci aveva assicurato il contrario. Lui rise, mentre Devonne si lanciava contro di lui, spingendolo a fondo. Mi tuffai, impaziente di partecipare, e qualche minuto dopo eravamo tutti in acqua. Devonne si divertiva a immergersi per passarci sotto e ogni tanto la sua chioma rosa/rossa dardeggiava tra i riflessi argentei dell’acqua. Perrie era salita sulle spalle di Harry, che si era seduto su una roccia e si rifiutava di farla scendere. Devonne e Zayn, invece, tornarono di nuovo in cima alle rocce. Mi arrampicai in fretta e ci tuffammo tenendoci tutti e tre per mano. Quando riemersi, Devonne era di fronte a me, gli occhi felici e incredibilmente luminosi nei miei. La scrutai per un istante e il mio mondo vorticò intorno a lei, con un palpito del cuore. Poi Perrie lanciò un urlo. Ci voltammo entrambi. Harry l’aveva spinta via dalle sue spalle , buttandola in acqua senza preavviso, scatenando un coro di risate!

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