New York State Of Mind

di vex194
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Jealous Girl ***
Capitolo 2: *** She's Not Me ***
Capitolo 3: *** Hit & Run ***
Capitolo 4: *** Come Back... Be Here ***
Capitolo 5: *** Le Fil Rouge ***



Capitolo 1
*** Jealous Girl ***


Per il banner grazie a Adelaidë

 

Lydia&Allison

 

New York State Of Mind


Jealous Girl


New York è grande. È luminosa. È rumorosa. E lo è sempre. Tutti i giorni. Non c’è un attimo di tregua, non c’è mai un attimo di riposo, non c’è mai il tempo neanche di respirare. C’è frenesia collettiva, l’unica cosa che – tutti gli abitanti della grande mela – hanno sempre e comunque in comune. Lydia Martin non è da meno. Anche lei non ha mai tregua, non ha mai un attimo di risposo, non ha mai il tempo di respirare. La sua vita da ventunenne è frenetica; un attimo fa una cosa e quello subito dopo ne fa un’altra e poi un’altra ancora, il suo lavoro – che ama con tutta se stessa – la tiene impegnata, ma lei ha un segreto. Lei ama essere impegnata. Ama vagare per New York, osservando le sfumature rosate che si creano nel cielo quando il sole tramonta, riflettendo la luce sui palazzi di vetro della grande città. Ama respirare l’aria newyorkese, bevendo magari un buon caffè, preso nel suo Starbucks preferito, passando poi a dare un bacio alla sua migliore amica – temendo che, una di quelle armi presenti in quel negozio famigliare, scatti contro di lei senza controllo – per poi scappare di nuovo, indaffarata nelle mansioni lavorative.

Non ha un attimo di risposo, tranne – ovviamente la domenica – il giovedì. Quello è il giorno della settimana che preferisce perché, per qualche ora, può coccolarsi nella sua vasca da bagno, sprofondando nelle mille bolle che sanno di fragola.

Quella settimana il giovedì era arrivato in fretta e Lydia non vedeva l’ora di uscire, di stare con i suoi amici e di ridere, magari bere anche un po’, ma senza esagerare, il giorno dopo doveva pur sempre lavorare.

Era una bella giornata a New York, il tempo era perfetto. Il cielo chiaro, con qualche nuvola candida che disegnava strane forme dal significato discutibile. La temperatura era piacevole e Lydia, mentre camminava sui suoi stivali - facendo smuovere la gonnellina a balze del vestitino a fiori - si godeva il venticello che soffiava delicato sulla sua pelle di porcellana, scompigliandole leggermente i lunghi capelli rossicci, tenuti a bada da una mollettina. Lasciò il tempo scorrere, finché non sentì una voce che la chiamava a pochi metri di lontananza. Una chioma scura, tagliata leggermente al di sotto della spalla – coperta da un maglioncino blu – correva incontro a Lydia, scontrandosi infine con lei, stringendola in un abbraccio caldo e sincero. Una vampata di profumo invase Lydia, un profumo famigliare, il profumo di Allison, nonché la sua migliore amica da, praticamente, sempre.

Era difficile descrivere il loro rapporto, perché era così semplice, ma allo stesso tempo complicato, che solo le parole non bastavano.

Si volevano bene e quella era la cosa più importante.

“Allison... ci siamo viste anche ieri” boccheggiò Lydia, ricambiando quell’abbraccio che le stava facendo mancare l’aria.

Allison si staccò dalla sua amica, guardandola negli occhi – così verdi da sembrare quasi due gemme – sorridendo e facendo venire fuori le solite due fossette sulle guance leggermente colorate per via del velo di fard che aveva applicato con un morbido pennello.

“Devo uscire con Scott” squittì la mora.

Lydia incrociò le braccia al petto, tendendo il tessuto della giacca marrone; fece un passo in avanti avvicinando a Allison, aggrottando le sopracciglia. Lydia sapeva benissimo chi era Scott, era semplicemente... Scott. Lo stesso ragazzo che conoscevano da sempre, di cui erano amiche.

Appunto.

Amiche.

Cosa era successo in quell’ultimo periodo tra i due? Effettivamente, Lydia, aveva notato dei cambiamenti in entrambi, tipo sorrisini ebeti dalle motivazioni ignote, sguardi furtivi e, quando era da sola con Allison, spesso quest’ultima si allontanava per parlare al telefono con chissà chi.

Ora era tutto più chiaro, decisamente.

Lydia sorrise comprensiva.

Era bello vedere come una semplice persona potesse far sorridere gioiosa la sua amica e Lydia non poteva esserne più felice.

“Tu e... Scott, quindi?” domandò Lydia, avvicinandosi a quello che era il loro luogo di ritrovo da anni ormai, da quando si erano ritrovati a New York.

Lydia salì i tre gradini, aprendo la doppia porta di vetro, spingendo sulla grande maniglia nera ed entrando nello Starbucks in cui, lo stesso Scott, lavorava e dove – molto probabilmente – stava attendendo le due seduto a uno dei tavolini tondeggianti, con un caffè bollente tra le mani, godendosi il suo giorno di riposo.

“Beh... sì. – rispose Allison, guardandosi attorno con gli occhi leggermente sbarrati, non trovando però Scott. Non c’era. Allison sentì una sorta di mix tra tristezza e delusione salirle dentro. – Però non è nulla di ufficiale” mormorò poi, abbassando il capo, torturando una ciocca di capelli scuri tra le dita affusolate e curate, con le unghie laccate di un rosso acceso.

Lydia sorrise, poi aprì la bocca carnosa e ben delineata per rassicurarla che sarebbe andato tutto bene, finché delle risate famigliari non la bloccarono. Dall’entrata di servizio – una porta scorrevole bordeaux poco curata – arrivarono Scott, con il suo nuovo tatuaggio in mostra, e poi c’era lui.

Stiles.

Lydia era sempre stata sua amica, da sempre,  e lui aveva sempre dichiarato di avere una folle cotta per lei, ma da qualche tempo – qualcosa – era cambiato. Lydia era cambiata e, a darne la conferma, erano le farfalle fastidiose che le stavano svolazzando, in quell’esatto momento, imperterrite dentro il suo stomaco. Le capitava spesso nelle ultime settimane, quando lo vedeva, di avere reazioni che non si sarebbe mai sognata di avere. Insomma, lui era Stiles, il ragazzino goffo che alle medie le portava i libri e che arrossiva quando lei lo ringraziava, senza neanche troppa delicatezza. Però – un giorno – qualcosa era cambiato e quel qualcosa, camminava proprio accanto a lui con eleganza, stretta in quei jeans strappati e con uno splendido sorriso dipinto sul faccino da ragazzina. Ormai era diventata una star tra lei e i suoi amici, tutto grazie alla brillante idea di Scott di far iscrivere Stiles ad una stupida chat. Una stupida chat che aveva fatto incontrare a Stiles qualcuno – anzi, qualcuna – che a Lydia non piaceva per niente. Quando la ragazza si strinse al braccio di Stiles sorridendo dolce, con gli occhi da cucciolo, Lydia strinse i pugni attorno alla tracolla della sua borsa, assottigliando lo sguardo e indurendo la mascella.

Le farfalle stavano volando violentemente, senza mai smettere, dando a Lydia perfino un senso di nausea.

Non era perché Stiles stava con una ragazza, assolutamente no – o almeno, Lydia tentava di essere convinta di ciò, ma iniziava a barcollare – semplicemente lei le stava antipatica.

“Non avete idea di quello che è successo” Scott arrivò di corsa al tavolo dove Allison – che lui guardò sorridente con occhi dolci e quasi sognanti – e Lydia stavano bevendo il loro solito cappuccino tradizionale.

“Cosa?” domandò decisamente interessata Allison.

Tra i due c’erano sguardi, sorrisi, ormai era palese a tutti che ci fosse molto di più di un’amicizia, ma quando si sarebbero decisi ad uscire insieme – ufficialmente – era ancora un mistero.

Lydia continuava a far dondolare la gamba accavallata nel nulla, sfogliando annoiata le pagine patinate della rivista per cui lavorava come tirocinante da quasi un anno - non stava neanche ascoltando quello che fuoriusciva dalla bocca di Scott, finché non sentì un nome a lei particolarmente noto.

“Cosa ha fatto Stiles?” domandò di scatto, facendo sorridere di sottecchi l’amica davanti a lei.

Allison ci aveva sempre visto lungo su Lydia e Stiles. Lui era innamorato perso – cosa che non aveva mai nascosto a nessuno – ma anche lei, da qualche tempo, iniziava ad interessarsi di più a lui e quella reazione nel sentire il nome di Stiles, ne era la conferma.

“L’ho iscritto ad una chat, qualche settimana fa. – iniziò divertito Scott, mordendosi il labbro inferiore e lanciando un altro sguardo ad Allison che, imbarazzata, voltò il viso delicato verso la grande vetrina che dava visione di un modo frenetico al di fuori di quel locale. Lydia alzò gli occhi verdi al cielo. – E ha conosciuto una ragazza”

Una strana sensazione invase Lydia. Era qualcosa di strano, qualcosa che non aveva mai provato in vita sua, o forse sì, solo che l’intensità era raddoppiata... forse triplicata.

Si sentiva... gelosa.

Stiles era sorridente. La ragazza – senza nome – accanto a lui era sorridente. Scott era sorridente. Allison era sorridente. Lydia, invece, voleva solo spaccare qualsiasi cosa intorno a lei e poi andarsene, tornando al suo appartamento e pianificando attimo per attimo la sua giornata lavorativa del giorno dopo. Però non lo fece, restò lì con i suoi amici, sorrise – o almeno cercò di farlo – e si parò di fronte alla “sconosciuta”, tendendole la mano, presentandosi al suo meglio.

“Lydia. Martin. Ciao” disse decisa Lydia.

“Ciao. – rispose cortesemente l’altra, sorridendo gentile e, soprattutto, sincera. – Io sono Malia. Hale”

Lydia strinse decisa, forse un po’ troppo, la mano esile della ragazza, prendendo poi posto – leggermente seccata, per motivi che neanche lei sapeva - ad uno dei tavoli muniti di divanetti marrone scuro, che davano la visuale solo dei muri bianchi del locale, decorati con alcuni quadri astratti e colorati.

***

Lydia assisteva a quel susseguirsi di sorrisi, baci schioccanti sulle guance, risate cristalline e una naturalezza che faceva paura. Malia era solare, i lunghi capelli si muovevano sinuosi ogni qual volta che si avvicinava a Stiles per accoccolarsi sulla sua spalla coperta da una di quelle solite camice scozzesi – ne aveva così tante che ormai Lydia non riusciva più a distinguerle, per lei erano diventate tutte uguali – oppure per schioccargli qualche bacio sulle guance lisce, ma leggermente piene. Aveva un sorriso luminoso ed era così naturale da risultare... bellissima.

Lydia sospirò frustrata, abbassando gli occhi sulle sue unghie coperte da uno smalto color carne. Voleva andarsene da lì, non ce la faceva più. Era assurdo come si sentisse soffocare, come – all’improvviso – avesse voglia di urlare, magari contro Stiles. Era assurdo che i suoi occhi – sempre perfettamente truccati con le lunghe ciglia cariche di mascara – stessero iniziando a pizzicare.

Lydia prese una buona quantità d’aria nei polmoni, alzandosi di scatto, salutando tutti con un semplice “Ciao, io vado” e lasciandoli tutti di stucco.

Quando uscì, sentì l’aria scontrarsi con il suo viso, ancora asciutto – forse per poco – lasciandole un brivido in tutto corpo.

Qualcuno, dietro di lei, la chiamò.

 

 

 

 

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Prima long – che poi tanto long non è, almeno non al momento – sul fandom di Teen Wolf, specialmente sugli Stydia. Li shippo da praticamente sempre – ho una carellata di ships in TW, ma sono dettagli – e, dopo la 3x24 che mi ha causato non pochi problemi psico-mentali – per questo voglio fare causa a Jeff – eccomi qua!

Siamo a New York – ambiento quasi tutte le mie storie a NY, è più forte di me, amo troppo la città che non dorme mai – e siamo in una situazione tutta AU. Abbiamo la bellissima amicizia Allydia, lo Sciels – come se potesse essere altrimenti, tzè – e lo Scallison. Inoltre c’è anche lo Stalia. Amo Malia e, non lo nascondo, la shippo con Stiles, sono troppo cuccioli, davvero. Tutto questo vi fa capire quanti problemi ho con le ships in Teen Wolf.

Anyway, in teoria la storia è una mini-long, quindi non più di due o tre capitoli, ma non si sa mai. Forse mi verranno delle idee brillanti e tutto ciò si tramuterà in una long vera e propria.

Ultimissima cosa: su Facebook ho due gruppi.

Uno è interamente dedicato alle mie storie – scrivo prevalentemente sul Delena, ma ogni tanto mi do al CaptainSwan (Hook e Emma di Once Upon a Time) e all’Olicity (Oliver e Felicity di Arrow) – quindi se ci volete fare un salto, troverete il link sotto.

Another Part Of Me

Inoltre, ho un altro gruppo che gestisco con un’altra ragazza – che si trova anche su Efp, il suo nick è Ifeelhopeless_ - dedicato al Delena, lo Stydia e lo Scallison. Vorremmo tanto farlo decollare, perciò se fate parte di almeno una di queste ships, siete le benvenute ^_^

THE OTP ▪ Delena, Stydia and Scallison.

Un bacio.

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Capitolo 2
*** She's Not Me ***


Per il banner grazie a Adelaidë

 

New York State Of Mind

 

She's Not Me

 

Lydia camminava veloce. Non sentiva neanche più le gambe, le faceva semplicemente andare da sole, dirigendosi verso un punto ignoto della città. Non vedeva la gente intorno a lei, non vedeva i colori sgargianti dei taxi che le sfrecciavano vicino o le insegne al neon che brillavano in quel pomeriggio che stava giungendo al termine; i suoi occhi erano diventati ciechi, l’unica cosa che riusciva a vedere erano le scene che aveva vissuto dentro allo Starbucks da cui era appena uscita. Malia e i suoi sorrisi. Malia e la sua risata. Malia e i suoi capelli lunghi senza neanche una doppia punta.

“Lydia!” una voce maschile la richiamò, facendole notare quanto lontana ormai fosse da quel posto.

Era una voce che avrebbe riconosciuto tra altre mille in tutta New York. Lydia levò gli occhi verdi al cielo, puntando i piedi a terra – quasi fosse una bambina capricciosa – senza però fermarsi. Continuò a camminare finché, qualcuno, non le afferrò saldamente – ma allo stesso tempo in modo delicato e dolce – il braccio, facendola voltare con espressione annoiata... e forse anche un po’ seccata.

Seccata, però, per cosa? Una domanda che si pose da sola, perché non riusciva a comprendere il vero motivo di quel fastidio. O forse lo sapeva, ma non voleva ammetterlo, non ad alta voce almeno.

Stiles aveva il fiatone, i capelli – più lunghi rispetto a qualche mese fa – disordinati in un ciuffo alto e il petto – più definito di quanto Lydia ricordasse – che si alzava ritmicamente sotto la maglia grigia chiara. La sua mano era posata delicatamente sul braccio della ragazza, percorrendolo poi in tutta la sua lunghezza ed infine staccandosi da lei.

“Che c’è Stiles?” domandò lei, picchiettando nervosamente un piede a terra.

Lui la guardò confuso, aggrottando le sopracciglia e socchiudendo i grandi occhi color nocciola, inclinando leggermente la testa da un lato.

“Che diavolo ti prende?” chiese lui, scuotendo poi le mani con il palmo rivolto verso l’alto, toccandosi poi ripetutamente le braccia, la parte posteriore del collo e della nuca.

Stiles era solito toccarsi dappertutto quando dava segni di nervosismo – principalmente quando c’era Lydia nei paraggi e c’era qualcosa di importante in ballo – e, quella volta, non era da meno. Era scappato non appena aveva visto Lydia alzarsi frettolosamente dal tavolo in cui erano tutti armoniosamente seduti a chiacchierare e a conoscere Malia, inseguendola fino ad un punto ignoto della città. Non sapevano neanche loro dove fossero esattamente, ma Stiles – dopo essersi guardato un po’ in giro – lo aveva capito.

Erano ai margini del ponte di Brooklyn, uno dei posti più gettonati dai turisti che passeggiavano romanticamente lungo quel ponte, abbracciati l’uno all’altro e andando incontro al tramonto.

Il sole stava calando, sembrava che venisse ingoiato dall’acqua sottostante al ponte, il cielo era di un arancione caldo, che si mischiava con il biondo fragola dei capelli di Lydia. Stiles si concesse qualche secondo per bearsi della sua bellezza, che cresceva di giorno in giorno e – in un momento fulmineo – si ricordò di come, in un pomeriggio che avevano passato insieme qualche tempo prima, Stiles l’aveva immortalata in uno scatto quasi poetico.

La sua Reflex aveva fotografato tanti momenti dei suoi amici, ma c’era quella foto di Lydia – appoggiata alla ringhiera proprio di quel ponte, con i capelli smossi dal vento, con gli occhiali da sole posti sul piccolo naso per evitare che il sole caldo le desse fastidio – che l’aveva stregato come non mai. Ci aveva fatto anche un in gradimento e gliel’aveva anche regalato, in un pomeriggio che risultò essere meno imbarazzante di quanto lo stesso Stiles pensasse.

“E quelle cosa sono?” chiese Lydia mentre si sedeva comodamente sul letto morbido di Stiles.

Lui era in piedi, le dava le spalle, e stava millimetricamente sistemando una serie di foto – in bianco e nero e anche colorate – che ritraevano lui e i suoi amici in almeno una dozzina di situazioni diverse.

“Mhm?” Stiles non si voltò, ma continuò imperterrito ad attaccare al muro le foto, in verticale, in orizzontale e in tante altre posizioni, in modo da creare una specie di murales dei ricordi.

“Tutte quelle foto. – disse lei, alzandosi dal letto e avvicinandosi a Stiles che, a quanto pare, era troppo concentrato per capire realmente che Lydia gli era vicino... molto vicino. Lydia avvicinò una mano su una delle foto, in particolare su una che ritraeva Stiles e Scott in chissà quale momento della loro vita. Erano sorridenti e solari, anche più giovani. Forse avevano qualcosa come sedici anni. Lydia sorrise. – Questa è molto carina” disse indicando quell’immagine che ritraeva i due amici.

Stiles si voltò verso di lei, osservandone il profilo perfetto. Il naso piccolo, le ciglia lunghe che incorniciavano folte i suoi occhi così grandi e chiari, le labbra carnose dipinte - quel pomeriggio - di rosso. Il cuore di Stiles perse qualche battito di fronte a tanta bellezza. Lydia si voltò verso di lui e sorrise sincera.

“Ho una cosa per te” lui si riprese dalla momentanea trance in cui era caduto, avvicinandosi alla scrivania disordinata, afferrando un contenitore cilindrico e porgendolo alla ragazza.

“Tieni”

Lydia guardò titubante quel cilindro sottile e nero, aprendolo poi, svitando il tappo e tirandone fuori un foglio di dimensioni maggiori rispetto ad un normale A4. Lo srotolò, rimanendo poi meravigliata da quello che si presentò davanti ai suoi occhi, che si sbarrarono leggermente sorpresa.

Era la foto che Stiles le aveva scattato pochi giorni addietro, prendendola di sorpresa.

“È...” Lydia iniziò la frase, ma Stiles subito la interruppe.

“Bellissima” disse lui, concludendo la frase che Lydia aveva precedentemente iniziato.

 “Ho che la tua ragazza mi sta antipatica” rispose piccata Lydia, incrociando le braccia al petto, stringendo le labbra carnose tra di loro, riducendola ad una sola ed unica sottile linea dritta e anonima.

Stiles aprì la bocca, cercando di far uscire qualche frase, ma non ci riuscì. Restò semplicemente lì, a guardare una Lydia spazientita che, dopo qualche altro minuto di silenzio, si voltò e continuò la sua camminata, verso chissà quale ignoto posto. Lui le andò dietro, continuando a cercare qualcosa da dire.

“Non è la mia ragazza  - chiarì lui. Effettivamente non avevano una relazione romantica, si erano semplice trovati all’improvviso ed avevano appurato di avere molte cose in comune. Non erano una... coppia. – E poi non la conosci neanche” protestò infine Stiles, muovendo le mani in aria.

Lydia non accennava a fermarsi, così Stiles prese lo stesso ritmo della ragazza e si riuscì ad affiancarsi a lei, infilando le mani nelle tasche dei jeans.

“Se è per questo non mi va neanche di conoscerla” esclamò Lydia, camminando ancora, parlando con Stiles della sua ragazza – pensare quelle due parole insieme le faceva ribollire dentro qualcosa di incredibilmente infuocato e nero – senza però guardarlo in faccia.

“Dalle almeno una possibilità. – disse deciso Stiles, frenando la marcia della ragazza accanto a lui, afferrandole una mano, stringendola poi tra le sue, accarezzandone delicatamente il dorso liscio. A quel contatto, il cuore di Lydia iniziò a battere più veloce, facendo pompare il sangue con maggiore forza nelle sue vene. – Stasera usciamo tutti insieme, vieni anche tu” mormorò lui, rialzando gli occhi verso il viso di Lydia, incrociando il verde brillante del suo sguardo.

Lydia sbuffò, lasciando le mani di Stiles, allontanandosi volontariamente di qualche passo, senza però darlo a vedere.

“Okay, ma solo questa sera!” esclamò lei, procurando un sorriso sincero al ragazzo davanti a lei, che fregò le sue mani tra di loro.

“Magari puoi... portare anche Aiden” continuò lui, lasciando Lydia sorpresa di quella frase.

Aiden non era mai stato un tipo che socializzava con ragazzini appena ventenni, specialmente con Stiles.

I due non si prendevano molto, anzi... non si prendevano e basta.

“Eviterei. – disse Lydia, riprendendo la sua camminata, con Stiles al suo fianco, solo nella direzione opposta a quella che stavano percorrendo prima, rimanendo in silenzio per tutto il tragitto, finché non arrivarono sotto al palazzone dove, Lydia, abitava al tredicesimo piano. – Ci vediamo più tardi” disse lei, senza aspettare una riposta da parte di Stiles, dileguandosi dentro al portone massiccio, nascondendosi poi dentro le porte dell’ascensore, posando una mano sulla parte sinistra del suo petto.

Sentì il cuore sbattere furioso contro la sua cassa toracica, senza pietà.

Lydia, strinse forte gli occhi e – con un bel respiro – cercò di calmarsi, cosa che riuscì a fare solo quando si abbandonò dentro la sua vasca da bagno, nell’acqua calda e profumata alla fragola.

 

 

 

 

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Io non so che dire, davvero. Solo al primo capitolo, la storia, ha ricevuto sei recensioni – a cui risponderò domani, giuro – e già ben 14 seguite.

VE SE AMA. DAVVERO.

In ogni caso, parliamo della storia. Al momento, il prossimo, dovrebbe essere l’ultimo capitolo – in teoria – ma vedrò se continuarla o meno, anche perché non saprei come mandarla avanti momentaneamente :3

In questo capitolo vediamo la prima vera interazione tra Stiles e Lydia e scopriamo qualcosa in più sul cucciolo d’uomo più bello del mondo. Sì, Stiles è un piccolo cucciolo d’uomo, perché sì. E lo amo.

In ogni caso, Stiles studia fotografia e – non so bene come spiegarlo – ce lo vedo troppo bene a fare fotografie a lui e ai suoi amici, per poi appiccicarle ad un muro, creando un murales dei ricordi. Poi la cosa degli ingrandimenti sulle foto di Lydia è una cosa pucciosa, non trovate?

Vi ricordo i miei gruppi su face book, il primo sulle mie storie e il secondo dedicato a tre ships, Delena, Scallison e Stydia.

Another Part Of Me

THE OTP ▪ Delena, Stydia and Scallison.

Un bacio.


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Capitolo 3
*** Hit & Run ***


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Lydia

 

New York State Of Mind


Hit & Run


Lydia traboccava di bellezza, quella sera. I capelli – lucidi e morbidi – erano modellati in delicate onde, con il ciuffo a destra che era sorretto da una piccola molletta nera; gli occhi spiccavano più del solito – grazie a una leggera sfumatura di nero sia sopra che sotto – e la bocca piena e carnosa era evidenziata con un rossetto rosso, anzi... Il rossetto rosso. La curva superiore delle labbra era perfettamente disegnata, formando una delineata forma a cuore.

Lydia si guardava in giro, vedendo volti conosciuti – di persone che, molto probabilmente, aveva incontrato per strada, mentre camminava frettolosa per le vie di New York per lavoro – e anche tante nuove facce. Picchiettava nervosamente il tacco della scarpa alta a terra, facendo risuonare quel ticchettio sopra la fioca musica che fuoriusciva dalle casse nere malandate. Quello dove si erano ritrovati tutti – e per tutti, intendeva davvero tutti – era un posto molto easy, niente di lussuoso o elegante, quindi il suo vestito bi color – con le maniche bianche di pizzo a tre quarti e la minigonna blu con una sottile cintura nera di vernice in vita – non era molto adatto, ma il suo istinto le aveva praticamente urlato contro di vestirsi bene. Mettersi un vestito carino, dei tacchi che le slanciassero le gambe scoperte e di adattarsi a qualunque pub in cui sarebbe stata quella sera.

E cosi stava facendo. Più o meno.

Seduta ad uno dei tanti tavoli, con una birra stretta tra le mani – che poi la birra non le piaceva nemmeno – osservava Scott e Allison che si destreggiavano con il biliardo a pochi metri da lei, sorridendosi luminosi a vicenda, ridendo di gusto e sfiorandosi le mani, arrossendo successivamente. Poi Lydia osservò il bancone, vedendo Malia – sempre con quel sorriso da ragazzina stampato in faccia – e Stiles, che rideva divertito per chissà quale battuta spassosa.

La rossa, si morse il labbro inferiore sbuffando rumorosamente dopo, facendo dondolare la bottiglia di vetro tra le mani e cercando di ignorare la pesantezza che sentiva dentro lo stomaco; una pesantezza che era arrivata non appena aveva incrociato gli occhi di Stiles. Una pesantezza strana, fastidiosa, che cercava di mandare via, ma non ci riusciva. All’improvviso, qualcuno si sedette allo stesso tavolo dove – da sola – stava osservando assorta la fila al bancone, facendola sussultare con il cuore in gola.

“Malia sembra simpatica” Isaac si era catapultato, senza alcuna grazia, su una delle sedie, posandosi davanti a Lydia che cercava volontariamente di evitare quel nome.

“La tua sciarpa sembra carina, – disse Lydia, osservando la sciarpa attorno al collo lungo di Isaac che, curioso si guardava intorno, posando ogni tanto gli occhi chiari su Allison. Per quanto quella ragazza le piacesse, non si era comunque intromesso per lasciare spazio a Scott, comportandosi da amico, almeno a detta di tutto il “gruppo”. – ma invece non lo è” concluse ironica la rossa, prendendo un sorso della birra, assumendo un’espressione disgustata quando ingoiò il liquido amaro, facendolo scorrere lungo la gola.

Isaac ridacchiò a quella scena e prese la birra dalle mani di Lydia, bevendola al suo posto. I due erano rimasti lì, a quel tavolo, ognuno osservando ciò che voleva. Improvvisamente Stiles arrivò alle spalle di Isaac, scuotendogli le spalle energicamente, mentre Malia sorrideva debolmente a Lydia che – nonostante la non-simpatia nei suoi confronti – ricambiò.

“Doppia sfida a biliardo. – disse con entusiasmo Stiles, trascinando l’amico verso il tavolo verde. – Ci stai?” quella fu l’ultima frase che Lydia udì uscire dalla bocca di Stiles, perché poi arrivarono al tavolo, dove erano troppo lontani affinché lei potesse ascoltarli.

Ma Lydia poteva ascoltare qualcun altro che era rimasto lì con lei, prendendo il posto di Isaac, proprio di fronte a lei.

Sorridente, acqua e sapone, solare.

Bella.

Lydia roteò gli occhi, ritornando poi con lo sguardo su Malia che, mordendosi il labbro inferiore, osservava Stiles che girovagava attorno al biliardo senza sapere esattamente cosa fare, muovendo la lunga stecca in modo particolarmente pericoloso, rischiando di cacciare ambedue gli occhi a più persone attorno a lui.

Malia sorrise dolcemente, mentre Lydia – di fronte a quel sorriso – poté solo indurire la mascella.

Non la sopportava e, anche se non c’era un vero motivo per dire tale cosa, a Lydia non interessava, anche se dalla sua chiacchierata – avvenuta poche ore prima – con Allison, era venuto fuori ciò che Lydia sapeva da tempo, ma che non era pronta ad ammettere a voce alta... anche se Allison lo aveva ribadito più e più volte.

“Dai, ammettilo. – disse Allison tenendo il telefono all’orecchio bloccandolo contro la spalle con la testa, continuando a guardare dentro il suo armadio, alla ricerca di qualcosa di carino da mettere. – Sei gelosa”

“Oddio, ti prego. – aveva risposto Lydia, intenta ad allacciare la scarpa con il tacco, alzandosi e ondeggiando verso lo specchio che troneggiava sopra alla sua postazione dove di solito si truccava. Fece una giravolta su sé stessa, sorridendo poi soddisfatta del suo aspetto. – E’ Stiles. Il nostro amico” continuò poi lei, mimando con una mano sola le virgolette, quando disse la parola amico.

“Da come hai detto amico, non lo sembra molto... almeno per te” la punzecchiò Allison, lanciando sul suo letto una minigonna, che andò a sovrastare un’altra decina di abiti che la mora aveva selezionato per quella serata.

“Per favore, non sono gelosa di niente e di nessuno. Specialmente di Stiles Stilinski e delle sue amichette del cuore” concluse Lydia, con voce decisa, seccata e anche un tantino isterica.

La gelosia era un sentimento così fastidioso. Non si poteva controllare o addomesticare; ci si poteva solo convivere, lasciandosi divorare da tale sensazione fino a morire dentro.

“Sai, piaci molto a Stiles. -  improvvisamente Malia parlò, facendo scorrere l’indice sul bordo del suo bicchiere di vetro, dove dentro c’era un liquido scuro, dalla dubbia provenienza. - Mi ha parlato tanto di te”

Lydia rimase sorpresa da quella frase, ma – inconsapevolmente – sorrise.

“Davvero? – domandò curiosa, avvicinandosi sopra al tavolino, incrociando le braccia sulla superficie liscia e marrone. – E cosa ti ha detto, nello specifico?”

“Un sacco di cose. – disse sorridente Malia, accavallando le gambe, facendo tirare il tessuto elasticizzato dei jeans chiari. – Per esempio... che ti piace il verde. Che il tuo numero fortunato è il ventiquattro* e che non ti piace il sedano”

Lydia rimase sorpresa di quanto Malia la conoscesse, anche se quella era solamente la seconda volta che le due ragazze si vedevano. La prima osservò il viso della giovane ragazza davanti a sé, osservandone i delicati lineamenti, arrivando al candido collo, notando una macchia irregolare sulla base di quest’ultimo. Lydia riconobbe immediatamente quel rossore, sgranando gli occhi e dischiudendo le labbra rosse, ingoiando il nulla, ascoltando il battito imperterrito e furioso del suo cuore.

Malia sembrò accorgersi dello sguardo di Lydia su quel segno che Stiles – in un pomeriggio un po’ diverso da quelli che passavano di solito insieme – le aveva lasciato sul collo, così se lo coprì con il colletto della giacchetta di jeans, abbassando lo sguardo imbarazzata e arrossendo leggermente.

“Accidenti... è quasi raccapricciante” disse Lydia, in risposta a quante cose Stiles aveva raccontato a Malia su di lei.

Le due continuarono a parlare, usando frasi fatte di poche parole, rispondendosi a vicenda a monosillabi, evitando di guardarsi negli occhi. Malia non voleva confrontarsi con quei splendidi occhi verdi di cui Stiles era innamorato, non voleva perché lei sapeva che ci avrebbe visto tutto ciò che lui le aveva descritto... determinazione, ironia e bellezza. Soprattutto quella. Lydia, invece, evitava quel viso da bambina perché non voleva osservare quella semplicità lampante che l’aveva colpita, anche se non lo aveva ammesso.

Era una battaglia muta, che – fino alla fine – vedeva entrambe vincere, fino a quando non si fece un certo orario. Lydia afferrò la sua tracolla blu – in perfetto tono con la gonna del suo abitino – spostando la sedia all’indietro, facendo rimbombare il suo strusciare contro il pavimento in tutto il locale. La ragazza si ritrovò gli occhi della maggior parte dei presenti addosso, ma solo un paio la penetravano fortemente, facendole venire brividi lungo la schiena.

Stiles era fermo al tavolo del biliardo, insieme a Isaac e Scott che discutevano su chi era più bravo a tirare con la stecca. Allison era a pochi passi più in la, con un’espressione indecifrabile sul volto. Lydia, per un attimo, si soffermò sullo sguardo di Stiles, vedendoci – per la prima volta – cose che non aveva mai notato. Era strano come il suo viso divenne più caldo del solito e come sentì le gote prendere fuoco, non era abituata a sensazioni simili con lui, eppure eccola lì, che lo guardava con occhi diversi – davvero per la prima volta. Lydia scostò i suoi occhi verso Allison e vi avviò verso di lei, dandole un piccolo bacio sulla guancia, susseguito con un abbraccio non troppo asfissiante, ma che rappresentava tutto ciò che le due ragazze provavano.

“Ci sentiamo dopo” mormorò Allison, prima di lasciare andare la sua amica.

Lydia salutò tutti, con un cenno di mano e un sorriso generale, uscendo dal locale e prendere finalmente aria. Si avviò verso casa, camminando sicura lungo la strada, mentre all’interno del pub Stiles continuava a fissare la porta principale, la stessa da cui Lydia era uscita pochi minuti prima.

“Non mi sembra che sia andata male” commentò Scott, avvicinandosi all’amico tenendo stretta tra le mani la parte superiore della stecca da biliardo.

“Oh, sì. – rispose Stiles, incrociando le braccia al petto, facendo tendere i bicipiti del braccio. – E’ andata alla grande, a parte il fatto che non mi ha rivolto la parola tutta la sera e non mi ha considerato più di tanto” concluse ironico.

Scott aggrottò le sopracciglia, restando sorpreso dalla parole dell’amico. Possibile che Stiles non riusciva a capire? Si era sempre vantato di essere un acuto osservatore; forse i troppo flash della sua macchina fotografica lo avevano fatto diventare cieco con il passare del tempo?

“Stiles, sul serio non ti accorgi di come ti guarda?” gli domandò Scott, appoggiando la stecca sul bordo marrone del tavolo verde.

“Cosa significa, Scott? Non ho tempo per le tue frasi criptiche”

“Non era criptica”

“Sì che lo era”

“No, non lo era”

“Sì, invece”

“Stiles...”

“Scott...”

I due continuavano a battibeccare su come Scott non riuscisse a dire una frase senza nasconderne il significato, fino ad arrivare all’importanza di guardare Guerre Stellari, cosa che – ovviamente – Scott ancora non aveva fatto... in tutta la sua vita.

“Come fai a vivere senza aver visto Guerre Stellari?!” esclamò scioccato Stiles.

Scott scosse la testa esasperato, tornando poi con un balzo all’argomento principale e che avevano involontariamente allontanato.

“Resta il fatto che dovresti parlarci” disse deciso lui, battendo una mano sul tavolo in cui si erano seduti, lasciando gli altri dall’altra parte del locale.

“Con chi? Con Luke Skywalker?”

“Con Lydia!” Scott sbatté una mano energicamente sul tavolino, facendo sobbalzare Stiles.

Quest’ultimo guardò l’amico di fronte a lui, con faccia dubbiosa prima, per poi far scintillare gli occhi scuri, lanciandosi fuori dal locale, iniziando a correre come un forsennato, inciampando qualche volta sui suoi stessi piedi.

Aveva il cuore in gola, i capelli scompigliati, il fiatone, ma era riuscito comunque ad arrivare alla sua destinazione. Bussò tre volte sulla superficie bianca, attendendo che la porta si aprisse, rivelando la figura minuta davanti a lui.

“Ehi”

"Stiles?”

 

 

 

 

_______________________________________________________________________________________

*Il ventiquattro è il numero che Stiles ha sulla maglia del lacrosse. Ho voluto inserire questa cosa, giusto per renderli ancora più legati.

 

Questo doveva essere l’ultimo capitolo di questa piccola storia, ma ho deciso di allungare. È solo un capitolo in più, non è molto, ma è comunque qualcosa.

Ora, passiamo alla parte pratica (?).

In questo capitolo c’è poco dialogo tra i vari personaggi, perché ho preferito concentrarmi su quello che sente Lydia, su come si sente e su quello che vorrebbe o no. Ho sempre paura di risultare OOC, perché Lydia – nel corso delle stagioni di TW – ha fatto un grandissimo percorso e riportare nero su bianco tale cambiamento non è molto semplice, ma spero di esserci riuscita.

Il capitolo termina con Stiles che vola fuori dal locale – un locale qualsiasi di NY, non uno specifico – e corre fino ad un certo punto. Non credo che sia difficile capire dove è andato... o da chi.

Ovviamente Malia non resterà ignara di tutto ciò, quindi nel prossimo capitolo ci sarà anche lei... e anche un bel dialogo con Stiles.

Perdonate eventuali errori, ma ero così eccitata di farvelo leggere che gli ho dato solo una riguardata veloce.

Ora vado e spero che il capitolo vi sia piaciuto ^-^

Un bacio.

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Capitolo 4
*** Come Back... Be Here ***


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Lydia

 

New York State Of Mind

 

Come Back... Be Here

 

New York era piovosa, quella tarda mattina. Il cielo era cupo, le nuvole plumbee erano pronte a scaricare millilitri di acqua sulla grande metropoli – anzi, stava già succedendo. Le piccole gocce d’acqua ricadevano con sempre più violenza contro le finestre dei palazzi della grande mela, picchiettando contro di essi, creando un ritmo incessantemente statico, quasi irritante. Lydia osservava assorta i rivoli d’acqua che le gocce di pioggia lasciavano sulla finestra della sua stanza, al tredicesimo piano di uno dei tanti palazzi al centro di New York. Guardava con attenzione la scia bagnata sul vetro, inclinando la testa - quando il piccolo rivolo si andò a consumare contro il bordo esterno della finestra - facendo smuovere i lunghi capelli rossi incorniciati da una spessa treccia che troneggiava sul capo della ragazza.

Piccole ciocche le ricadevano in avanti, sul viso pulito e asciutto – ciocche che iniziarono a diventare fastidiose quando Lydia non riuscì a tenerle a bada quanto volesse. Si alzò dal davanzale interno, dove si era posata per osservare il nero nel cielo che troneggiava su New York, dirigendosi verso la sedia imbottita posta davanti alla scrivania dove era solita trattare i suoi attimi di bellezza. Si guardò nel grande specchio, spalancando i grandi occhi verdi, riducendoli poi a due piccole fessure, osservando come delle piccole rughe di espressione di formassero sul suo viso giovane.

All’improvviso, qualcuno, suonò alla porta. Lydia si alzò e si diresse verso l’ingresso, spalancando la porta  con uno slanciò, rimanendo immobile di fronte alla persona che si era presentata davanti a lei.

Stiles era lì, di fronte a lei, con il fiatone e i capelli scompigliati, forse toccati troppe volte da quelle mani che lui continuava a strusciare sulla maglia grigia. Lydia lo guardò confusa, cercando di capire perché fosse lì, all’ingresso di casa sua. Perché continuava a muovere i piedi, passando il peso su uno e poi sull’altro, posandone uno indietro e uno in avanti – e poi viceversa – toccandosi il mento ossessivamente?

Lydia lo conosceva abbastanza bene da poter dire che era nervoso. Lei incrociò le braccia al petto, strusciando la pelle contro il tessuto del vestitino che ancora non aveva tolto, appoggiandosi allo stipite della porta con la testa, osservando Stiles che cercava di far uscire dalla sua bocca una frase di senso compiuto, senza però riuscirci. La ragazza di soffermò per un attimo sulle labbra del ragazzo, che avevano iniziato a muoversi in maniera strana, quasi frenetica; forse stava parlando ma Lydia non se ne interessò. Solo quando Stiles le schioccò le dita davanti agli occhi, lei si riprese, alzando lo sguardo dove doveva stare fin da subito.

“Lydia? – disse Stiles, schioccandole più e più volte le dita davanti al viso, ricevendo poi la sua attenzione, come se fosse rinsavita da chissà quale trance. – Mi stai ascoltando?” domandò lui, infilando le mani nelle tasche posteriori dei jeans scuri.

“Sì! – esclamò con troppo fervore Lydia, mordendosi poi l’interno del labbro con forza, sentendo sulla lingua bagnata il sapore metallico del sangue. La ragazza si schiarì la gola, prendendo una buona boccata d’aria e cercando di calmare quel suo cuore malandrino che sembrava stesse per scoppiare nel suo petto. – Sì, sto ascoltando. Certo”

“E cosa hai da dire?”

Lydia rimase spiazzata dalla domanda di Stiles, perché effettivamente non aveva ascoltato neanche una parola di ciò che le aveva detto. Era stata troppo impegnata ad osservare quelle labbra che – da un giorno all’altro – sembravano più definite, più piene... e tremendamente più invitanti. Si era distratta, e ora, lo stava facendo di nuovo, con i suoi occhi scuri e profondi, così espressivi.

“Ho da dire che...” Lydia iniziò la sua frase titubante e Stiles, prima che la ragazza davanti a lui potesse cadere nel ridicolo, la bloccò.

“Non stavi ascoltando” disse semplicemente lui, scuotendo la testa, sentendo perfettamente il cuore iniziare a battere più regolarmente di prima.

“Cosa? Certo che stavo ascoltando!” esclamò piccata lei, indietreggiando quando vide Stiles avvicinarsi a lei.

“No, non stavi ascoltando invece. – disse lui, entrando nel piccolo appartamento di Lydia. La casa non era molto grande, ma lo era abbastanza da contenere lei e tutte le sue scarpe. E vestiti. E trucchi. Stiles le si avvicinò cautamente e le mise una mano sulla spalla, stringendola delicatamente. – Lydia, che ti succede?”

Stiles aveva un tono di voce più basso rispetto a quello che stava usando prima. Più basso e preoccupato.

“Non mi succede niente” rispose atona lei, scrollando lentamente la mano di Stiles, levandosi di sotto il suo calore che la stava confondendo sempre di più.

Stiles si staccò da lei e spalancò gli occhi scuri, allargando leggermente le braccia e dischiudendo leggermente le labbra, assumendo un’espressione alquanto scioccata.

“Oh, quindi gli strani comportamenti che hai assunto nelle ultime settimane li ritieni normali? – iniziò Stiles, lasciando poi che le parole uscissero dalla sua bocca, come se fosse un fiume in piena. – Che razza di visione hai della normalità, Lydia? No, perché ti stai davvero comportando in un modo che neanche riconosco e sinceramente io...”

“Stiles, stai diventando eccessivamente logorroico” intervenne Lydia, placando le parole di Stiles, che uscivano dalle sue labbra senza controllo.

“Lo so, mi capita quando sono nervoso. – blaterò lui, infilandosi una mano tra i capelli troppo cresciuti e indomabili, scompigliandoli ancor di più. – E prima che tu me lo chieda, sì. Quando sono con te sono sempre nervoso”

Per un attimo ci fu un silenzio imbarazzante, che circondò i due ragazzi. Lydia cercò una distrazione all’interno del suo appartamento, osservando interessata l’attaccapanni accanto alla porta, per poi spostare lo sguardo verso il tappeto che sottostava al piccolo divano a due posti, di un color prugna molto intenso.

“Mi dispiace” sussurrò lei.

Stiles, che le dava le spalle, si girò verso di lei – si era allontanato di qualche passo, avvicinandosi alla piccola porta finestra che dava su un balcone quadrato un po’ spoglio e allora Stiles tornò sui suoi passi e si avvicinò a lei, osservandone i delicati lineamenti, specialmente la curva morbida delle labbra rosee. Prima che Stiles aprisse bocca, Lydia iniziò per prima, andando a torturare i suoi lunghi capelli, tirandoli più e più volte all’indietro con una mano.

“Mi dispiace di essere stata strana in questo ultimo periodo, però... sul serio Stiles. Non ho voglia di parlarne. Non ora” concluse Lydia, volgendo lo sguardo su Stiles che, in piedi di fronte a lei, dondolava sulle gambe.

“Okay, allora... – iniziò lui, toccandosi la nuca, grattandosi con le unghie troppo corte. – beh, magari ne parliamo un’altra volta”

“Grazie” rispose Lydia, riaprendo la porta di casa.

Stiles sorrise tirato, sentendo solo il tonfo sordo della porta di casa di Lydia che si chiudeva alle sue spalle. Se ne tornò a casa, camminando piano, prendendo a calci qualche sassolino che intralciava il suo tragitto, buttando quelle piccole pietruzze in pozze d’acqua piovana, risalenti a qualche giorno prima.

“Stiles! – esclamò Lydia, quando riconobbe il ragazzo di fronte a lei, notando poi lo fregio sullo zigomo, che lo aveva fatto gonfiare più del normale. – Cosa hai fatto?” domandò apprensiva gettandosi sul suo viso, afferrandolo con forza con entrambe le mani e toccando il punto dolente, facendo contorcere Stiles in varie espressioni di dolore.

“La cugina di Malia, Cora, mi ha dato un pugno perché le ho detto che è un po’ troppo mascolina. - spiegò Stiles, avviandosi all’interno dell’appartamento.

Lydia, a quel racconto, non poté non ridacchiare sotto i baffi. Stiles si impegnava per essere un ragazzo normale, con una vita normale e con degli amici altrettanto normali, ma tutta la sua esistenza – fin da bambino – era l’esatto contrario della normalità. E, in realtà, questo a Lydia piaceva tanto. Le piaceva quando diventava logorroico, quando faceva quei movimenti strani con le mani e, più di ogni altra cosa, le piaceva quando Stiles – senza farlo a posta, o almeno questo era quello che si pensava – faceva quelle strane faccette buffe.

Lydia, a quei pensieri, sorrise più apertamente, sentendo poi un lamento provenire da Stiles.

“Ridi del mio viso sfigurato? Carina” borbottò lui, sfiorando con i polpastrelli il gonfiore sullo zigomo, ricordando come la mano chiusa di Cora lo avesse colpito in pieno, senza neanche un preavviso.

“Perdonami, ma immaginandomela, credo che sia stata una scena abbastanza comica. – spiegò Lydia. La ragazza si morse il labbro inferiore, osservando curiosa Stiles. La loro ultima conversazione risaliva a pochi giorni prima, che poi non era andata neanche a buon fine. Lydia, allora, iniziò ad essere nervosa e, per non lasciar trapelare nessuna titubanza, si avvinò verso il piccolo angolo cottura che si trovava verso la destra, iniziando a pulire il fornello che era già di per sé splendente e pulito. – Allora, come mai da queste parti?” domandò curiosa, anche se in cuor suo sapeva bene il motivo della sua visita.

“Mi aspettavo che potessimo concludere la chiacchierata che avevamo iniziato l’altra sera” disse Stiles, strusciando tra di loro le mani.

“Non c’è molto da dire” Lydia partì subito sulla difensiva, buttando sopra al bancone della cucina il piccolo pezzo di stoffa che stava strusciando con apprensione sopra ai vari fornelli.

“Quindi... non devi dire nulla? Niente? Nada?”

“No, io... – Lydia scosse la testa, gettando gli occhi verso il basso, dove incontrò le sue ballerine lucide. Si torturava le mani tra di loro, cosa che faceva di rado, strusciandole sui pantacollant neri, percependo la sofficità del cotone. Lydia si morse il labbro internamente, fino a che non sentì quel silenzio che si era venuto a creare diventare insopportabile per le sue orecchie sensibili. – Stiles...” iniziò lei, ma un groppo in gola la bloccò.

“Ehi. – mormorò Stiles, avvicinandosi a lei e afferrandole le mani, intrecciandole con le sue. – Tranquilla”

Lydia sentì quel caldo contatto riscaldarle il cuore, salendo pian piano, invadendole tutto il corpo.

Lydia non si sentiva mai strana tra le braccia di un ragazzo, anzi, si sentiva sicura di sé stessa e delle sue capacità mentali e fisiche, comandava sempre lei il gioco... eccetto in quel momento. Voleva che il suo cuore smettesse di fare i suoi soliti salti mortali e che i suoi occhi non pizzicassero in quel modo, lei lo odiava. Odiava quanto non si sentiva sicura, quando le tremavano le ginocchia. Voleva che tutto finisse, e c’era solo un modo per farlo.

“Perché?” sussurrò Lydia, osservando come le mani di Stiles e le sue fossero perfettamente intrecciate tra loro.

“P-perché? Perché cosa? Lydia, ti prego, non iniziare a parlare criticamente come Scott. Al momento non ho la forza mentale per tradurre il tuo messaggio”

Lydia sorrise leggermente. Stiles era di nuovo diventato logorroico e aveva iniziato a blaterare su come Scott non parlasse mai in modo chiaro, cosa che non era inerente a quello che Lydia voleva dire.

“Perché sei qui, da me”

 

 

 

 

_______________________________________________________________________________________

Avevo detto che questo sarebbe stato l’ultimo capitolo? Beh... sorpresa! Non è così! Era uno scherzo u.u

In realtà, questo, era un unico capitolo, molto lungo, ma ho deciso di dividerlo in due parti e di allungare, ancora. Non riesco a pensare a questa storia conclusa, davvero. Vorrei mandarla avanti per latri ottocento capitoli, ma so che non è possibile, quindi sto facendo il possibile per fare almeno un ultimissimo capitolo. Una sorta di epilogo con un bel salto temporale che vede Lydia e Stiles alle prese con la loro quotidianità e, perché no, anche con qualche pargolo.

Insomma, questa è la prima parte della vera conclusione della storia. Non accade molto in realtà, vediamo Stiles a casa di Lydia, in due momenti diversi. Il primo è quando Stiles parla con Scott e corre da lei, poi ci spostiamo a qualche giorno dopo, dove vediamo che qualcosa inizia a smuoversi, ma dovrete aspettare il prossimo capitolo per sapere cosa accadrà tra i due.

Dico solo che, nel prossimo capitolo, c’è una cosa bellissima che ho trovato su internet per caso e l’ho dovuta inserire, ma non dico altro. Vi farà pensare a uno degli episodi della 3B.

Un bacio.

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Capitolo 5
*** Le Fil Rouge ***


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New York State Of Mind

 

Le Fil Rouge

 

Stiles era davanti alla facoltà dove Malia studiava, appoggiato a una delle pareti ruvide, aspettando che la sua lezione finisse. La ragazza uscì sorridente dall’aula, accompagnata da un gruppetto di ragazze davvero poco simili a lei. Malia andò incontro al ragazzo, mollando le sue amiche – o almeno erano quello che sembravano – e lo salutò con un bacio schioccante sulla guancia destra, sorridendo tenera.

“Mi dispiace di averti mollato in quel modo ieri sera” disse subito Stiles, scusandosi per il comportamento davvero poco galante.

Era andato da Lydia senza farselo ripetere due volte da Scott, correndo a perdifiato fino al suo palazzo, infilandosi in qualche modo nel portone che era stato lasciato aperto da qualcuno – come sempre, d'altronde.

“Non fa niente. Sul serio” rispose sincera lei.

Ed era davvero così. All’inizio forse – il primo giorno in cui aveva conosciuto Lydia – ci era rimasta male, ma poi aveva capito. Erano successe cose, con Stiles, ma Malia aveva capito fin da subito che quel ragazzo così dolce e sorprendentemente intelligente non si sarebbe potuto mai innamorare di lei... perché era perso di un’altra persona. Lydia.

“No, mi dispiace, non mi sono comportato bene”

“Stiles... non fa niente, ho capito” mormorò lei, con una punta di delusione nella voce sottile e delicata.

Stiles aggrottò le sopracciglia.

I due ragazzi avevano iniziato a camminare, finendo nel grande cortile esterno della facoltà, sedendosi su una delle panchine in marmo.

“Cosa hai capito?” domandò curioso lui.

Malia non rispose subito, rimase qualche attimo in silenzio, spostandosi due o tre volte una ciocca di lunghi capelli dietro l’orecchio.

“Che... noi non funzioniamo. Non potremmo mai funzionare, perché sei innamorato di qualcun altro. – ammise infine lei, sentendo il cuore fare male. Malia ci teneva davvero a Stiles, si comprendevano a vicenda e avevano un sacco di cose in comune, ma quando la mente e il cuore di qualcuno appartengono ad un’altra persona, non c’è davvero niente da fare. – Ascolta, tu sei un ragazzo magnifico. Divertente, intelligente e... anche un po’ imbranato, a dire il vero”

“Oh, grazie” rispose piccato Stiles a quell’ultima frase della ragazza accanto a lui.

Malia ridacchio serena, posando una mano sulla guancia calda di Stiles, accarezzandola dolcemente.

“E’ quello che ti rende più sexy, in verità. – continuò lei, ritirando poi la mano, come se fosse rimasta scottata. Abbassò lo sguardo sulle sue converse rosse e usurate, continuando il suo discorso. – Ho visto come ti brillano gli occhi quando parli di lei e di come siete fisicamente connessi. Anche in una stanza piena di centinaia di persone, voi due, riuscireste sempre a trovarvi. È un rapporto che non posso capire... e tantomeno uguagliare” concluse lei.

Allora Stiles capì e guardò Malia sorpreso, mentre lei sorrise. Lo stava lasciando andare, nonostante volesse provare il brivido di stare con una persona così simile a lei, ma allo stesso tempo così diversa. Quando Malia era vicino a lui, il suo cuore batteva veloce, il sangue pompava svelto nelle vene, scottandola in un modo così piacevole che neanche lei capiva, ma doveva farlo.

“Malia, tu... mi piaci. Sul serio”

“Lo so. – disse lei, assumendo un finto atteggiamento altezzoso. – Sono divinamente sensuale”

“Okay, non esagerare” rispose lui, divertito.

I due risero insieme, ascoltando l’uno il suono cristallino dell’altro, guardandosi poi negli occhi, comprensivi.

“Sei davvero magnifica, ma...”

“Ma Lydia è Lydia, giusto? – Malia si alzò con un balzo dalla panchina, seguita da Stiles. Con uno slancio lo abbracciò e lasciò il suo ultimo bacio all’angolo della bocca, tirandosi poi lentamente indietro. – Vai da lei”

“Insomma, – continuò Lydia, staccandosi da quel contatto con Stiles, girovagando a casa all’interno dell’appartamento elegantemente arredato. – tu sei innamorato di me da quanto? Dalla quinta elementare?” domandò retorica Lydia, con voce isterica.

“In realtà è dalla terza” puntualizzò, ricevendo un’occhiata da Lydia che gli risultò difficile da decifrare.

“Appunto! Io non ho fatto altro che ignorarti, trattarti male, ignorarti ancora e poi sventolarti sotto al naso i miei fidanzati. I miei pessimi fidanzati, sottolineerei!”

Lydia continuò con il suo monologo fino all’infinito, ma poi smise all’improvviso, respirando faticosamente – forse per mancanza d’ossigeno nei polmoni – appoggiandosi con una mano sullo schienale del divano. La ragazza chiuse gli occhi e cercò in qualche modo di calmarsi, arrancando nel buio che l’aveva avvolta quando aveva abbassato le palpebre, poi trovò un piccolo puntino bianco in quell’oscurità che si faceva sempre più luminoso, finché non prese forma. Allora, Lydia, sbarrò gli occhi, trovandosi Stiles a pochi passi da lei.

“Io non mi merito un ragazzo buono e gentile come te, Stiles” mormorò infine lei, con voce amara e ben consapevole che, quello che aveva appena detto, era la semplice verità.

C’era stato Jackson, il suo grande amore, quello che l’aveva distrutta sotto ogni punto di vista. Era caduta a pezzi quando lui se n’era andato, lasciandola sola, ma Stiles era rimasto lì, aiutandola a raccattare i cocci e a rimetterli insieme. Poi era arrivato Aiden che, con quel suo viso sempre con la faccia arrogante, le sue giacche di pelle e la moto, aveva letteralmente stregato Lydia con il suo fascino da cattivo ragazzo. Di nuovo era successo qualcosa, che aveva fatto si che i due si mollassero, ed ancora Stiles si era fatto avanti per aiutare Lydia. Lui era sempre lì, per lei, mentre Lydia era stata così cieca da non vederlo. O almeno, lo vedeva sotto la luce sbagliata.

Non avrei mai pensato a me e lui in quel senso, scrisse una volta su un piccolo quaderno, che teneva ben custodito in uno scomparto dei suoi cassetti.

Allison le aveva detto che scrivere e sfogarsi aiutava in qualche modo e Lydia ci aveva provato, ma non era stato un gran successo.

“Beh, sai, neanche io mi sono mai meritato un otto in matematica, eppure eccomi qua!” disse Stiles ironico, cercando di sciogliere quella strana tensione venuta a crearsi in quegli ultimi minuti.

Lydia rimase muta, immobile, senza guardare Stiles, senza guardare niente. Gli occhi verdi fissi nel vuoto, finché – improvvisamente - non si catapultò con forza tra le braccia di Stiles, appoggiando il capo sul suo petto, cingendogli le braccia attorno alla vita, creando un abbraccio bisognoso, disperato e caloroso. Lui ricambiò quel contatto e le avvolse le spalle, stringendola a sé, respirando quel dolce profumo, inebriandosene.

“Voglio essere felice. Solo per una volta, ma voglio esserlo” Lydia si aggrappò con più forza a Stiles, sentendo un calore nuovo salire dallo stomaco, arrivando fino al cuore.

“Lo sarai, te lo prometto”

Lydia alzò il capo, incontrando gli occhi profondi di Stiles. Osservò i lineamenti del viso, non troppo squadrato, scendendo lungo la linea dritta del naso fino ad arrivare alle curve morbide delle labbra. Lydia agì d’istinto e si avvicinò ad esse, premendo la sua bocca contro quella di Stiles, dando vita ad un bacio lento, casto e dolce.

I due ragazzi si staccarono l’uno dall’altro, rimanendo semplicemente in piedi, uno di fronte all’altro, con gli occhi chiusi e i loro respiri che diventavano un tutt’uno.

La pioggia picchiettava ancora contro le finestre, cadendo fitta dal cielo scuro che sovrastava New York, ma nulla contava, in quel momento. Nulla era importante, solo loro e tutto ciò che li aveva portati lì, in quel momento, ad essere quello che erano, un lungo filo rosso senza fine.

Una leggenda di origine cinese racconta che tutti noi nasciamo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo viene chiamato il filo rosso del destino. Esso ci lega alla persona a cui si è destinati, alla nostra metà, alla nostra anima gemella. Le anime prima o poi sono, quindi, destinate ad incontrarsi e ad unirsi. Non importa il tempo che dovrà passare, gli eventi della vita o lo spazio che separa le due anime, perché il filo che le unisce non si romperà mai e nessuna circostanza potrà impedire alle due metà di incontrarsi e alla fine unirsi.*

I fili di Stiles e Lydia si erano finalmente trovati, legandosi indissolubilmente.

 

 

 

 

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*È una cosa che ho trovato per caso su internet. Stavo cercando il significato del filo rosso, perché ricordavo di aver letto o sentito da qualche parte che questa cosa aveva un significato ben preciso, e mi è uscito questo. Quando l’ho letto, sono rimasta a bocca aperta, è la cosa più bella che io abbia mai letto. E anche la più significativa e ora – nel profondo – credo che i fili rossi tra le mani di Lydia nella 3x15 non siano stati messi lì a caso e che abbiano questo preciso significato.

Allora... splendori, ben trovati! Cosa dire? Amo questa parte della storia, specialmente il flashback tra Stiles e Malia. È una scena che mi sono immaginata nella testa fin dall’inizio della storia, Malia che si rende conto di tenere davvero tanto a Stiles, ma che sa che lui non potrebbe mai amarla come lei vorrebbe. Quindi lo lascia andare, perché – in un certo senso – Malia, io, non la vedo come una persona egoista, anzi. Forse è solo una mia sensazione, ma quegli occhietti mi danno la sensazione di sincerità, lealtà e altruismo.

Vediamo anche Lydia che scoppia e che, finalmente, ammette ciò che vuole. Essere felice. Sembrerà una sciocchezza, ma il fatto che una persona – non solo Lydia, qui stiamo parlando di una cosa generale – desideri essere felice, è una grandissima cosa. Vuol dire che vuole bene a sé stessa e, il fatto che vuole essere felice con un’altra persona che ha la sua importanza, la dice lunga.

Infine vediamo anche un bacio, uno di quelli casti e dolci. Una cosa molto soft, improvvisa e – secondo me – anche romantica. Non ho voluto inserire un bacio da cardiopalma, non avrebbe avuto senso, ma spero che vi sia piaciuto in ogni caso.

Ora iniziamo a parlare di cose serie, come il fatto che questa storia è conclusa. Precedentemente avevo detto che avrei scritto un epilogo, ma ho la sensazione che non riuscirò a scrivere nulla per qualche tempo, perciò mi sento di cliccare su "completa" invece di lasciare questa storia incompiuta per chissà quanto tempo. Perciò grazie a tutti coloro che hanno seguito e recensito questa storia, le persone che hanno inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate.

Ora vado e spero che il capitolo e la storia in sé sia piaciuta a tutti.

Un bacio.

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