La profezia delle quattro bacchette

di ChrisAndreini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo (ovvero, come procurarsi una bacchetta da una strega poco normale) ***
Capitolo 2: *** sull'espresso per Hogwarts (ovvero, come incontrare i migliori amici di sempre ***
Capitolo 3: *** Ambientarsi (ovvero, come farsi mettere in punizione il primo giorno) ***
Capitolo 4: *** Scoperte (ovvero, come trovare un drago in una foresta) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Il torneo Trescuole (ovvero, come il quidditch viene annullato tra lo sgomento generale) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: I campioni (ovvero, come fregare un oggetto antichissimo) ***
Capitolo 7: *** La pesa delle bacchette (ovvero, come farsi scoprire in quattro e quattr'otto) ***
Capitolo 8: *** La prima prova (ovvero, come affrontare l'ultima cosa che vorresti affrontare ***
Capitolo 9: *** Indagini (ovvero, come cercare informazioni su cose tecnicamente non accadute) ***
Capitolo 10: *** Natale nell'aria (ovvero, come ricevere regali da perfetti sconosciuti) ***
Capitolo 11: *** La seconda prova pt 1 (ovvero, come incontrare un mostro molto poco collaborativo) ***
Capitolo 12: *** La seconda prova pt.2 (ovvero, come usare un oggetto antico e raro per barare, infrangere la legge e salvare la vita di un'importantissima amica) ***
Capitolo 13: *** Informazioni (ovvero, come organizzare due riunioni in un giorno) ***
Capitolo 14: *** Il ballo (ovvero, come cercare di passare una bella serata con centinaia di problemi all'orizzonte) ***
Capitolo 15: *** La quiete prima della tempesta (ovvero, come piegarsi così tanto...) ***
Capitolo 16: *** Si, ma siamo anche cresciuti (ovvero, ... da spezzarsi) ***
Capitolo 17: *** Improbabili alleanze (ovvero, come tentare di riconciliare un team) ***
Capitolo 18: *** La prova più difficile (ovvero, come rischiare la morte a causa del proprio orgoglio) ***
Capitolo 19: *** L'inizio del quinto anno (ovvero, come incontrare un professore con un uhhhhhh di oscurità elevatissimo) ***
Capitolo 20: *** Eugene Fitzherbert (ovvero, come essere nel mirino principale di un supercattivo e non accorgersene neanche) ***
Capitolo 21: *** Il natale porta sconsiglio (ovvero, come non seguire la ragione e farsi guidare dalla paura) ***
Capitolo 22: *** La Cura (ovvero, come fare un mega discorso strappalacrime per la persona che si ama di più al mondo) ***
Capitolo 23: *** Loschi piani ben riusciti (ovvero, come cedere al lato oscuro senza accorgersene) ***
Capitolo 24: *** Attraverso i ricordi (ovvero, come cercare soluzioni e cadere in altri problemi) ***
Capitolo 25: *** Speciale 25 Capitoli: recap generale ***
Capitolo 26: *** Speranze in pezzi (ovvero, come un misterioso alone di buonismo non evita ai cattivi di vincere un'altra battaglia) ***
Capitolo 27: *** Attenzione, arriva il ragazzo drago (ovvero, come affrontare i problemi nel modo sbagliato) ***
Capitolo 28: *** Il legame empatico parte 1 (ovvero, come fare un casino allucinante al ministero) ***
Capitolo 29: *** Il legame empatico parte 2 (ovvero, come salvare il proprio migliore amico in modo poco legale) ***



Capitolo 1
*** Prologo (ovvero, come procurarsi una bacchetta da una strega poco normale) ***



Quattro potenti bacchette

Prologo

Madre Gothel ricorda ogni bacchetta che ha venduto, ha vissuto così tanti anni da assistere anche alla creazione delle quattro bacchette più potenti di tutto il mondo magico.
Sono state create in diverse epoche, con diversi materiali, uno più raro e prezioso dell’altro.
Li conserva come gioielli, nella sua enorme collezione, sperando in cuor suo che mai nessuno glieli porterà mai via.
La prima bacchetta creata, la più antica delle quattro, è stata costruita ai tempi dei quattro fondatori di Hogwarts, da un fabbricante di bacchette che è riuscito a racimolare una goccia di sole, che, combinata al legno di acero, ha creato una bacchetta in grado di produrre luce anche nei meandri più bui, e capace di curare meglio ogni malattia.
Ancora nessuno, in migliaia di anni di storia, è riuscito a conquistare la fiducia e il potere di quella bacchetta.
La seconda bacchetta ha la particolarità di essere fatta con un legno speciale, preso da un platano picchiatore, e che, combinato alle piume di fenice, ha dato origine ad una bacchetta dalla volontà ferrea e dall’incredibile potenza distruttiva, che cerca di ferire chiunque le si avvicini.
La terza bacchetta è fatta di quercia, con un nucleo introvabile: una scheggia di ghiaccio eterno.
E’ una bacchetta perfetta per gli incantesimi di ghiaccio e di protezione, benché nessuno riesca a prenderla in mano senza congelare.
L’ultima bacchetta è stata forgiata solo cento anni fa, ed è la più semplice: 10 pollici, legno di tasso, sufficientemente elastica, con una corda di cuore di una specie di drago mai catalogata e ormai estinta.
Madre Gothel tiene le bacchette nascoste, come tesori, nel negozio, con l’intenzione di non lasciarli mai a nessuno.

 

Rapunzel Corona è andata a Diagon Alley con i genitori, per prendere tutto il necessario per la scuola.
E’ incredula, non  può immaginare di essere una strega, i sui genitori sono babbani, e la sua lettera, oltre alla visita del preside Nord, sono arrivati completamente di sorpresa, per quanto sapessero già che la figlia è bizzarra e diversa.
Ora, mentre i genitori comprano i libri, Rapunzel ha deciso di andare a comprare la bacchetta magica, da Gothel’s Wand.
Entra titubante, e sta osservando tutto intorno quando una donna molto anziana, con una scopa in mano, le dice senza entusiasmo.
-Mi dispiace siamo chiusi-
-E’ lei la commessa?- chiede Rapunzel curiosa.
-No, Madre Gothel non c’è, tornerà domani, io sono l’assistente, ma se vuoi c’è un negozio di intaglio in fondo alla strada, ed è aperto- dice la signora, mostrando un sorriso dai denti storti.
-Oh… ma io sono qui solo oggi, non potrebbe fare un’eccezione?- chiede Rapunzel con uno sguardo speranzoso.
-D’accordo, dopotutto sono un’esperta- detto questo prende un paio di nastri per misurazioni, lasciando la scopa che però continua a spazzare da sola.
Mentre prende tutto l’occorrente, facendo molta confusione, Rapunzel osserva affascinata la scopa che si muove da sé, eccitata all’idea di fare cose simili un giorno.
-Allora, sei pronta ragazzina?- chiede la vecchietta, notando solo ora di aver lasciato la scopa in movimento, e immobilizzandola con uno schiocco di dita.
-Si, che devo fare?- chiede Rapunzel un po’ preoccupata, non si aspettava certo che per ottenere una bacchetta avrebbe dovuto fare qualche prova di magia, lei non sa niente di magia, e non vuole fare figuracce.
-Niente, cara, solo restare immobile mentre prendo le misurazioni, poi ti presenterò delle bacchette e mi dirai se ti vanno bene- spiega con semplicità la donna.
Facile alla teoria, difficile alla pratica.
Infatti la vecchia non fa altro che combinare disastri, intrecciando i nastri nei lunghi capelli della giovane, e infilandole il metro negli occhi.
Rapunzel è sempre stata una bella ragazzina, e il suo più grande capriccio è stato quello di tenere i capelli lunghi senza mai tagliarli.
Ora le arrivano alle cosce, e adora creare numerose acconciature per non fare in modo che le siano d’impiccio.
Ogni volta che i genitori cercavano di tagliarli, lei metteva il broncio, e quando le forbici staccavano una ciocca, i capelli si illuminavano, ricrescevano e le forbici si rompevano.
Ora i genitori si sono arresi, ma sperano che Rapunzel deciderà di tagliare i capelli, prima o poi.
E ci sta seriamente pensando ora che la strega si sta intrecciando con i nastri.
-Vabbè, lasciamo stare, dimmi, che genere di incantesimi hai fatto da piccola?- chiede la strega a sorpresa.
Rapunzel non sa che rispondere, né se rispondere, ma, come sempre decide di fidarsi, e le racconta l’episodio dei capelli da tagliare.
Dopo aver sentito il racconto, l’assistente opta per le piume di fenice, e inizia a vagare per il negozio, cercando la bacchetta più appropriata.
Alla fine opta per una bacchetta di acero, flessibile, con piume di fenice, e Rapunzel la trova comoda, ma sente che le manca qualcosa, e la vecchia decide di continuare a cercare.
Girando in lungo e in largo nel negozio vede ad un certo punto un bagliore, dietro un mobile antico.
Si avvicina cautamente e sposta il mobile, che si rivela essere fasullo.
-Ah! Madre Gothel e i suoi reperti taroccati!- commenta tra sé tirando fuori il contenuto.
In una scatola, riposti come gioielli, ci sono quattro bacchette, che la strega decide di portare a Rapunzel, giusto per farle dare un’occhiata.
La ragazza, che ha ormai perso le speranze, quando vede le bacchette salta in piedi, e si avvicina curiosa.
Tre di quelle bacchette sono immobili e, beh… normali, mentre la quarta, quando Rapunzel la tocca, si illumina di luce propria, facendo risplendere l’intera sala, e scivolando dalle mani della sorpresa ragazza.
-Su cara, non essere timida, prendila- la incoraggia la strega, che, essendo un po’ matta, non trova molto strana la situazione.
Rapunzel la prende in mano, e sente finalmente di aver trovato una bacchetta giusta per lei.
-Quanto costa?- chiede alla strega.
-Otto galeoni, credo, dovrebbe essere il prezzo base di ogni bacchetta- risponde la strega pensierosa, ma viene contraddetta da una voce gracchiante all’ombra della stanza.
-Sette galeoni, non otto- la voce, ad un’occhiata più attenta di Rapunzel, si scopre venire da un corvo.
-Il… il corvo ha parlato!- esclama scioccata, non sapeva che fosse possibile neanche nel mondo magico.
-No… no… è… è impagliato- dice la strega -Non parla-
-Si che parlo- la contraddice il corvo, e la strega gli tira una sberla.
-Ok… ecco i sette galeoni, devo andar,e ora, i miei genitori avranno comprato i libri- e salutando e ringraziando al donna esce dal negozio, e sorpassa un uomo corpulento che parla con un ragazzo gracile all’entrata del negozio, senza farci troppo caso.

 

Hiccup Haddock sta per iniziare il suo primo anno a Hogwarts, e, accompagnato dal padre, si sta avviando a comprare la bacchetta.
-Allora, Hiccup, tu compra la bacchetta, io vado a prenderti il necessario per la scuola che non devi misurare, insomma, i libri e gli ingredienti di pozioni- gli dice -sono così fiero di te, figliolo, finalmente andrai a scuola, scommetto che sarai un grifondoro fantastico, e chissà, magari un giorno prenderai l’attività del tuo vecchio.
Ad essere sincero Hiccup odia il lavoro del padre, ma cerca di non darlo a vedere.
Dopotutto essere il più famoso cacciatore di draghi d’Europa è il più grande vanto di Stoik l’immenso, e Hiccup non vuole distruggere il suo orgoglio, che poi è più saldo di una roccia.
Il padre lo lascia solo, e il ragazzo prende un profondo respiro prima di entrare nel negozio, dove un’anziana strega sta pulendo per terra.
-Mi dispiace, siamo chiusi- dice con tono piatto.
-Ma prima è entrata una ragazza, l’ho vista uscire con la bacchetta in mano- dice Hiccup.
-Ok, vediamo cosa fare, tanto io sono un’esperta.
Ma prima che possa prendere i nastri, hiccup ha già preso la bacchetta che gli interessa, una delle tre contenute dentro una scatola.
-Ah, ti interessa quella- sembra delusa, e Hiccup lo nota.
-Stavo solo osservando- fa per posare la bacchetta ma la strega lo ferma.
-No no, agitala, magari è quella buona- lo incoraggia con un sorriso un po’ da pazza.
Hiccup la agita, e dalla bacchetta esce una fiammata.
-Bene, è quella giusta, problemi con i draghi o con le fenici?- chiede la signora priva di ogni forma di tatto.
-Problemi miei- sussurra il ragazzo.
-Come?- chiede la donna.
-Niente, quant’è? Otto galeoni?- cambia discorso Hiccup.
-In effetti…- la signora è ben felice di poter guadagnare un galeone in più, ma la voce inopportuna del suo corvo compromette la sua idea.
-…Sarebbero sette galeoni, in realtà- la sberla non tarda ad arrivare.
-Il corvo ha parlato, vero?- chiede Hiccup, uno dei suoi primi incantesimi da piccolo è stato parlare con una lucertola, ha paura di trovarsi in una situazione simile.
-No, lui gracchia, non parla- si affretta a dire la strega.
-Eppure mi è sembrato…-
-Hey! Hiccup, anche tu qui?- una ragazza compare alla porta, seguita dalla madre, la cui presenza sembra infastidirla tremendamente.
-Si, ciao, Merida! salve signora DumBroch, stavo giusto pagando e andando via- così dicendo da un po’ di galeoni alla vecchia signora, che li accetta volentieri e li registra in cassa con un colpo della propria bacchetta.
-Ciao giovane Hiccup, che piacere incontrarti, dov’è tuo padre?- chiede la madre di Merida al ragazzo con un sorriso materno, le due famiglie sono molto unite.
-E’ andato a comprare i libri e i materiali per le pozioni- spiega Hiccup, ma prima che Elinor possa intervenire nuovamente Merida prende la parola.
-Hic, dopo che ne dici di prendere un gelato da Florian McGuffin?- chiede all’amico con un sorriso -se riesco a scrollarmi di dosso mia madre, sia chiaro-
-Merida, non parlarmi così- si arrabbia la madre.
-Non starmi sempre addosso, avrai tutto l’anno per rovinarmi Hogwarts, devi già fare pratica?-
Una delle due bacchette rimaste inizia a muoversi come se ci fosse un terremoto.
-Sto solo cercando di farti scegliere una bacchetta adatta a te e a una famiglia altolocata come la nostra- i toni iniziano ad alzarsi, e hiccup si sente tentato di tagliare la corda, non è un bene far arrabbiare Merida.
-Perché infatti i nati babbani sono spazzatura per te?!-
-Come osi, lo sai che io e tuo padre non la pensiamo così!- 
-Io devo andare- Hiccup esce fuori dal negozio pochi secondi prima di sentire un tonfo forte, come di qualcosa che esplode, ed è felice di non essere rimasto lì dentro un secondo di più.
-Non distruggete il negozio, comunque siamo chiusi- dice l’anziana signora, riprendendo la scopa e  riniziando a spazzare.
-Merida, continuiamo a casa- Elinor riprende la sua compostezza, e Merida alza gli occhi al cielo.
-Potrebbe per favore darci una bacchetta, mia figlia quest’anno comincia il primo anno a Hogwarts- spiega la madre con garbo, ma Merida è ancora arrabbiata, e inizia a guardarsi intorno.
-Vorremmo una bacchetta raffinata, elegante, e ottima per gli incantesimi di ordinaria amministrazione, e specialmente per trasfigurazione, e…-
Ma viene interrotta dalla figlia.
-Questa è perfetta!- ha preso una delle due bacchette ancora contenute nella scatola per fare un dispetto alla madre.
E’ bitorzoluta, piena di bozze, sembra masticata da un troll, e benché l’abbia presa solo perché sa che la madre non l’accetterebbe mai, sente una scossa fortissima a tenerla in mano.
-Non ci pensare nemmeno, non sarà neanche funzionante-
Merida la agita contro una teca di vetro, con l’intento di distruggerla come suo solito, e becca il centro dell’obiettivo.
-Si che funziona, ti prego, voglio questa, è perfetta per me-
-Merida…-
-Sette galeoni- la strega tende la mano verso la madre della riccia.
La donna vorrebbe declinare l’offerta, ma Merida è più svelta, prende una po’ di monete e le mette in mano alla commessa, uscendo poi dal negozio soddisfatta.
-MERIDA!- ma ormai il danno è fatto, la donna si rassegna ed esce dal negozio con una mano sulla fronte, mentre una ragazza entra timidamente.
-Salve… sono qui per prendere una nuova bacchetta, la mia è stata rotta da mia sorella qualche giorno fa- al ricordo accenna un sorriso.
E’ una ragazza di quattordici anni, con lunghi capelli biondo chiaro raccolti in una treccia.
-Ok, dovremmo essere chiusi, ma ormai, che bacchetta ti interessa?- 
-Beh, non lo so, la mia vecchia bacchetta era quercia e crine di unicorno, rigida e… che bella questa- ha adocchiato l’ultima bacchetta rimasta nella scatola.
-Sette galeoni- dice annoiata la vecchia, tendendo la mano, e porgendogliela, ma quando la ragazza la sta per prendere un altro ragazzo entra nel negozio, e la bacchetta scatta verso di lui come se avesse una calamita.
-Wow, che servizio rapido, ed io che pensavo di dover fare la fila- commenta ammirato.
-In realtà la dovrei comprare io- dice la bionda facendo per prenderla.
-Ah, ok, ma allora chi me l’ha lanciata in mano?- chiede retoricamente il ragazzo, porgendo però la bacchetta, dopotutto, nonostante la sensazione che ha avuto prendendola in mano, se l’ha comprata l’ha comprata.
-Grazie- replica con tono distaccato lei, provando a prenderla, ma la bacchetta sembra attaccata al palmo della mano del ragazzo.
-Ma che diavolo? Potresti lasciarmela, per favore?- la ragazza inizia un po’ ad arrabbiarsi.
-Non sono io, è la bacchetta che vuole me- un po’ del tono sbruffone è sparito, è scioccato quanto lei.
-E’ normale un simile attaccamento?- chiede alla strega.
-Non lo so, sono solo la spazzina- commenta la strega con un viso da ignorante.
-Ok, mi arrendo, prendila tu, io ne prenderò un’altra- si affligge lei, e si mette alla ricerca di un’altra becchetta simile nell’ala del negozio.
-Sono Jack, comunque, Jack Frost- si presenta lui, porgendole la mano priva di bacchetta attaccata.
-Elsa- risponde lei con un sorriso timido sul volto, prima di scomparire all’interno del negozio.
Alla sua scomparsa la bacchetta di stacca a cade a terra.
-Bene, quant’è?- chiede alla strega.
-Otto galeoni- risponde, sperando di farla franca almeno questa volta.
-Cavolo! Ne ho solo sette.- commenta però Jack, frugando nel portafogli senza trovare nient’altro che sette monete d’oro-
-Ok, ti faccio lo sconto- dice cupa la strega, una risata gracchiante si fa sentire dietro di lei.

 

 

 

(A.A.)
No, cioè, ma perché lo sto facendo? Ho altre quattro storie in corso, vabbè, io non riuscivo a trascurare quest’idea, sono una grande fan di Harry Potter, e benché sappia che ci sono molte fanfiction HogwartsAU sui big Four volevo scriverne una mia.
Il secondo capitolo è quasi finito, e spero di aggiornare presto.
Che altro dire, spero che la storia vi piaccia, non resterà incompleta e mi auguro di mettere nelle case giuste tutti i personaggi che citerò appartenenti ad altri film d’animazione (e ne saranno tanti).
Al prossimo capitolo, recensite numerosi (se volete), una vostra recensione sarà graditissima.

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Capitolo 2
*** sull'espresso per Hogwarts (ovvero, come incontrare i migliori amici di sempre ***


Sull’espresso per Hogwarts
ovvero
Come incontrare i migliori amici di sempre

 

L’espresso per Hogwarts è fermo sui binari, pronto ad accogliere gli studenti che di lì a qualche ora staranno nelle calde stanze del castello, chi di nuovo, chi per la prima volta.
Hiccup è lì per la prima volta, e con l’amica Merida si accinge a portare il pesante baule sul treno.
-Aspetta, Hiccup!- lo richiama il padre, il ragazzo alza gli occhi al cielo, pronto all’ennesima raccomandazione di finire a grifondoro.
Ed infatti:
-Ricordati, Hiccup, che la casa migliore è Grifondoro, non ti dico niente se finisci in qualche altra casa, ma grifondoro è la migliore, e non fidarti dei Serpeverde, sono tutte carogne, e spero che tu non finisca a Tassorosso, non voglio un figlio mammoletta, ma sappi che non ti giudico per la casa in cui finisci, anche se Grifondoro è la migliore- questo è l’ultimo avvertimento di Stoik l’immenso. L’intera generazione Haddock ha studiato a Hogwarts, perché è la migliore scuola di magia dell’europa, e ogni singolo Haddock è finito nella casa di Grifondoro, trascinando Hiccup nella paura di non essere all’altezza.
Intanto, la sua migliore amica, Merida DumBroch, sta parlando con la madre.
-Ricorda, Merida, noi non ti giudicheremo per la casa in cui verrai smistata, ma sarebbe fantastico se finissi in corvonero, anche se so che tuo padre vorrebbe che finissi in grifondoro, ma non lasciarti condizionare, fa buon viaggio, trova nuovi amici e, sopratutto, studia- 
Merida sbuffa sonoramente, la madre era Corvonero, e vuole che lei segua le sue tracce, anche se lei è certa di finire in grifondoro, come il padre.
Sua madre è anche fissata con lo studio, e, essendo l’insegnante di rune antiche, sarà informata perfettamente su qualunque cosa succeda a scuola, e non lascerà Merida un attimo inoperosa.
L’orologio scocca le undici, ed entrambi i ragazzi sono costretti a rientrare nel treno prima che parta.
Con tutto il loro chiacchierare non sono riusciti a prendere una cabina libera, e ormai sono tutte occupate, ad eccezione dell’ultima, in fondo al treno, dove una ragazza dai lunghissimi capelli biondo dorato sta leggendo un libro di incantesimi, l’espressione eccitata.
-Scusa, potremmo metterci qui? tutte le cabine sono occupate- spiega Merida, indicando i due sedili di fronte alla ragazza, che alza gli occhi dal libro e guarda i nuovi venuti con un sorriso.
-Ma certo, accomodatevi- acconsente allegramente.
Hiccup e Merida entrano e posano i bauli, negli appositi contenitori, per poi sedersi di fronte alla ragazza.
-Io sono Rapunzel- si presenta, porgendo la mano prima a Merida, poi a Hiccup -sono nata babbana, i miei genitori non sapevano che fossi una strega, voi?- chiede curiosa.
-Io mi chiamo Merida, purosangue- si presenta la rossa, stringendo la mano.
-Ed io sono Hiccup, mezzosangue- dice il moro, sorridendo impacciato davanti all’esuberanza della ragazza.
-Mi potreste spiegare la questione dei purosangue e dei mezzosangue? non l’ho capita molto bene- chiede Rapunzel ai due ragazzi, che si guardano cercando le parole.
Fortunatamente una voce all’entrata del vagone risponde al loro posto:
-I maghi purosangue sono quelli che hanno entrambi i genitori maghi, i mezzosangue sono quelli con un genitore mago e uno babbano e i nati babbani, o sanguesporco, non so come li chiamate voi, sono quelli che hanno entrambi i genitori babbani- la voce proviene da un undicenne dai capelli così chiari da sembrare bianchi.
La prima descrizione che Merida gli dà è “faccia da schiaffi” ed è proprio uno schiaffone che vorrebbe dargli per averla giudicata come una purosangue orgogliosa delle sue origini, mentre non è affatto così.
-Sanguesporco?- Rapunzel ha perso il sorriso, e sposta lo sguardo da Merida e Hiccup al ragazzo appena venuto.
-Noi non siamo quel genere di maghi- si precipita a spiegare Hiccup, trattenendo Merida, che sembra voler saltare al collo del ragazzo, che, senza chiedere, è entrato nel vagone e sta sistemando il pesante baule.
-Chi ha detto niente, riferisco solo ciò che so, mi chiamo Jack Frost, comunque- si presenta il ragazzo con un sorriso sbruffone, prendendo posto vicino al finestrino.
-Quindi per alcuni maghi le persone che vengono da famiglie babbane sono sporche?- chiede Rapunzel torturandosi una ciocca dei lunghissimi capelli biondi.
-Humpf! per me sono quelli i veri esseri dal sangue sporco, corrotto e falso- sbuffa Merida indicando Jack.
-Aspetta, io che c’entro?- chiede Jack confuso.
-Si vede da lontano un miglio che sei uno di quei purosangue che si credono chissà chi- lo aggredisce la rossa, Hiccup le fa segno di calmarsi, e Jack si irrigidisce impercettibilmente.
-A dire la verità sono nato babbano, o almeno credo di esserlo, visto che sono nato e cresciuto in un orfanotrofio- risponde con voce calma, distogliendo lo sguardo dai ragazzi per guardare fuori dal finestrino, ma dietro l’apparente calma Hiccup scorge una nota di tristezza mista a rabbia.
Merida si sente uno schifo, non credeva davvero di fare questo sbianco, e guarda Hiccup per chiedergli aiuto, ma anche l’amico non sa che dire.
Rapunzel, dal canto suo, non ha ancora capito bene la questione dei purosangue e i nati babbani, ma decide di non chiedere.
Il silenzio imbarazzante viene interrotto da una donna anziana con un carrello che passa per i corridoi.
-Qualcosa dal carrello, ragazzi?- chiede affacciandosi al vagone.
-Ci sono tantissimi dolci- dice un corvo con voce gracchiante appollaiato sulla sua spalla.
-Ma tu sei la venditrice di bacchette?- chiede Rapunzel.
-Lo sapevo io che il corvo parlava!- esclama invece Hiccup osservando il volatile.
-Io prendo dieci cioccorane, due Tuttigusti + 1 e quattro bacchette di liquirizia- dice Merida tirando fuori un po’ di monete.
-Sono cinque galeoni e otto zellini, cara- le dice la strega tendendo la mano.
-No, sette zellini- la corregge il corvo, beccandosi una sberla dalla padrona
-Bene, vediamo… Hiccup, hai cinque galeoni e quattro+zellini da prestarmi?- chiede la rossa all’amico, suscitando uno sbuffo esasperato da Hiccup e una risatina trattenuta da Jack.
Rapunzel si limita ad osservare i dolci del carrello.
-Cosa sono le gelatine tuttigusti + 1?- chiede osservando un pacco di caramelle.
-Sono gelatine con tutti i gusti possibili e immaginabili, compresi fili d’erba e vomito- le risponde Merida, mentre Hiccup conta le monete da prestarle.
A sentire la parola vomito Rapunzel posa cautamente il pacchetto, e Jack si volta a guardare il carrello.
Inizia a sentire fame, per colazione ha mangiato solo un po’ di quella schifosa pappa d’avena dell’orfanotrofio, ma non ha soldi per i dolci.
-E le cioccorane?- chiede Rapunzel indicando una scatola -Sono rane vere?- 
-No, sono molto buone, fidati e puoi fare la collezione di figurine- le spiega Hiccup con un sorriso, consegnando le monete alla rossa.
-Oh… non so cosa scegliere-
-Io amo gli zuccotti di zucca, e ti consiglio di assaggiare le cioccorane, davvero, sono una tradizione nel primo viaggio verso Hogwarts, se non le mangi avrai moltissima sfortuna- le suggerisce Hiccup, prendendo con i soldi restanti un paio di cioccorane e cinque zuccotti di zucca.
Rapunzel si butta acquistando un pacchetto di tuttigusti + 1, tre cioccorane e una bacchetta di liquirizia, poi si rivolge a Jack, che è rimasto ad osservare con leggera tristezza tutto il ben di dio contenuto in quel carrello.
-Tu che prendi?- chiede con un sorriso, Jack scuote la testa -Non ho fame, non prendo niente-
-Sicuro? Non mangiare una cioccorana porta sfortuna- insiste Rapunzel.
-Non credo a queste sciocche superstizioni, e comunque, davvero, ho fatto una colazione abbondante- la sua affermazione viene smentita un attimo dopo dal brontolio del suo stomaco.
Maledice mentalmente il tempismo suo corpo e torna a guardare fuori dal finestrino.
Hiccup ma cenno a Merida di dargli una delle sue cioccorane, e lei, che si sta già abbuffando senza ritegno, gli fa uno sguardo supplicante, ma Hiccup è irremovibile, indica un po’ di monete, poi se stesso, poi i dolci e infine Jack.
Rapunzel non capisce molto bene il significato della parlata in codice, ma a quanto pare Merida si, perché alzando gli occhi al cielo lancia una cioccorana in grembo a Jack. 
Il ragazzo sobbalza spaventato, poi prende in mano e guarda la cioccolata.
-Vi ho detto che non ho fame- prova a ribattere, Merida sta già tendendo la mano per riprendere il dolce, ma Hiccup le tira una gomitata per fargliela ritirare.
-Superstizione o no, fame o no, non si può non mangiare una cioccorana il primo viaggio verso Hogwarts- annuncia solenne, indicando la cioccolata.
-Ma se la volessi la pagherei con i miei soldi- prova a ribattere Jack -Non credo che la tua amica voglia regalarmi una cioccolana dalla sua scorta personale- 
-CioccoRana, non cioccolana!- esclama Merida scioccata, nessuno deve permettersi di storpiare il nome del suo dolce preferito.
-E comunque, l’ho pagata io, quindi praticamente è mia, e voglio regalartela- gli dice Hiccup, e Jack cede.
Scarta il dolce cercando di farlo per sfinimento, ma non vede l’ora di mettere qualcosa sotto i denti.
Appena apre la scatola una rana di cioccolato finissimo salta sulla sua testa, e lui la scuote cercando di levarla.
Quando questa finalmente cade, va a finire sulle ginocchia di Rapunzel, che la guarda inorridita, e la sposta via con un urlo.
La malcapitata finisce fuori dal finestrino. 
Hiccup e Merida ridono come matti, e, dopo un tentennamento iniziale, anche Rapunzel e Jack si uniscono alla risata, sciogliendo finalmente la tensione.
-Direi che la fortuna non è esattamente in mio favore quest’anno- scherza Jack 
-Non credevo che le rane fossero vive, però, dovevate dircelo- si lamenta Rapunzel incrociando le braccia offesa, ma sorride.
-Dai, prendine un’altra- Hiccup incoraggia Jack, che stavolta accetta senza problemi, iniziando a entrare in confidenza.
Innanzi tutto chiude la finestra, poi apre lentamente la scatola, bloccando la rana con la mano e portandosela alla bocca.
Stacca con un morso la testa, e sente un dolce sapore di cioccolato alla bocca.
Rapunzel, osservando l’espressione beata di Jack e constatando che Merida ne ha già mangiate tre senza riportare danni, si decide a mangiarne una a sua volta.
La addenta con gli occhi chiusi aspettando un sapore viscido e disgustoso, ma si sente invece invadere il palato dal sapore incredibilmente dolce del cioccolato al latte.
Hiccup la osserva sorridendo, dopodiché ne mangia una a sua volta.
Quando tutti hanno finito di mangiare, Jack si sente in dovere di ringraziare Hiccup.
-Figurati, è la tradizione di Hogwarts- si sminuisce lui, ma Jack intuisce che non è quello il vero motivo, crede che lo faccia per compassione, e la cosa non lo entusiasma molto.
Merida continua a mangiare cioccorane a tutto spiano, poi prende un pacchetto di gelatine tuttigusti +1 e lo apre.
-Ma esattamente, che tipo di caramelle puoi trovare?- le chiede Rapunzel osservando la scatola.
-Di tutto e di più, tieni, prova- e le lancia una caramella rosa, che Rapunzel osserva, indecisa se assaggiarla o no.
Poi le viene un’idea.
-Merida, potremmo mangiarne una a testa, insieme, che ne dici?- e indica anche Jack e Hiccup.
Merida acconsente e lancia una caramella azzurro chiaro a Jack e una verde a Hiccup, infine ne prende una rossa per se.
-Allora, pronti?- chiede poi.
-Se mi hai dato quella al gusto di vomito sei finita- le dice per tutta risposta Hiccup.
-Al mio tre… uno… due… TRE!!!- e tutti insieme mangiano la caramella.
Dopo un’attenta degustazione, Merida prende la parola.
-Il mio aveva sapore di fragola- dice tutta contenta.
-La mia era al sapore di erba, buona, tutto sommato- dice mezzo disgustato Hiccup.
-La mia al sapore di rosa, non mi è andata molto meglio- ridacchia Rapunzel.
Jack resta in silenzio, assaporando quel sapore familiare e quasi odiato, e chiedendosi se quella vecchietta lo facesse apposta a incasinargli la vita.
-Il tuo a che sapeva?- chiede Rapunzel a Jack.
Il ragazzo si riscuote leggermente, poi risponde:
-Ehm… beh… menta- mente -buona, in effetti-
Ne vuoi un’altra?- chiede Hiccup.
-Hic, la vuoi piantare di dare in giro le mie caramelle?- si arrabbia la rossa, mettendosi un bocca tre caramelle rosse in un’atto di totale ribellione, per poi diventare più rossa dei suoi capelli e sputarle tutte in faccia all’albino, che alza le mani per difendersi, creando un sottile scudo di ghiaccio sulle proprie mani, e lasciando basiti i due ragazzi che non si stanno facendo aria in bocca.
-HIC!!! ti prego, un bicchiere d’acqua, SUBITO!!!!- urla Merida in preda al panico, sventolando al mano in aria.
Hiccup non sa che fare, è ancora piuttosto strabiliato dai poteri manifestati da Jack, nessun mago riesce a evocare la magia senza bacchetta, neanche prima di imparare a controllarla si riescono a fare delle cose del genere.
Rapunzel, invece, che non trova la situazione così strana, o meglio, la trova normale nella stranezza che è diventata la sua vita, stacca un pezzo dallo scudo di Jack e lo lancia a Merida, che se o infila in bocca tutto intero, emettendo un sospiro di sollievo.
-Ma cosa è successo?- le chiede Rapunzel apprensiva, staccando un altro pezzetto di ghiaccio e porgendoglielo.
-Tre caramelle rosse, tra tutti i gusti che esistono al mondo… tre caramelle rosse, tra tutti i gusti che esistono al mondo…- ripete Merida come un mantra, prendendo il pezzo di ghiaccio che Rapunzel le offre.
-Ma cosa è successo, ti è venuto il gusto fuoco?- le prende in giro Jack, cercando di nascondere lo scudo dallo sguardo indiscreto di Hiccup.
-No… tre caramelle rosse, tra tutti i gusti rossi che esistono al mondo, tre caramelle al peperoncino ultra piccante mi dovevano capitare? Tre, tre uguali e piccantissimi, mi dai altro ghiaccio, Rapunzel?- chiede alla bionda, che prende un altro pezzo e glielo porge.
-Grazie… un momento, come hai fatto a creare il ghiaccio?!- chiede a Jack, guardandolo con espressione scioccata.
-Ho preso il treno giusto per la scuola di magia? Perché credo sia normale avere poteri magici se si va in una scuola di magia, no?- cerca di sdrammatizzare il ragazzo, con tono sarcastico.
-No- rispondono all’unisono i due amici, mentre Rapunzel sposta lo sguardo da Jack allo scudo, a Hiccup e Merida.
-Perché non è normale?- chiede la bionda confusa.
-Perché serve una bacchetta per fare gli incantesimi più complessi, certo, capita di far esplodere qualcosa…- inizia Merida.
-… o di parlare con gli animali ogni tanto, ma creare del ghiaccio dal nulla è piuttosto complesso, come incantesimo, che si insegna dal terzo anno, credo- conclude Hiccup.
-Io… non lo sapevo, ma magari sono più forte di altri- dopo un tentennamento iniziale la sua voce riacquista sicurezza, e il tono sbruffone.
Merida sta per ribattere qualcosa di tagliente quando Rapunzel scioglie le tensioni.
-Voi avete imparato qualche incantesimo di base?- chiede esuberante -Io mi sono esercitata a casa, con l’incantesimo lumos, e mi è riuscito subitissimo- dice prendendo la bacchetta.
-Singolare, la tua bacchetta- commente Merida.
-Grazie, non so come è fatta, ma sembrava strana dalle altre, ma non ho chiesto niente perché la commessa era la spazzina, e non avevo tempo- spiega Rapunzel con un sorriso, po i si fa pensierosa -E’ anche la stessa donna che distribuiva i dolci, a dire il vero-
-Anche tu hai trovato lei? è successo anche a noi- dicono Merida e Hiccup.
-Idem per me, sono entrato con un’altra ragazza, Elsa, e abbiamo dovuto litigare per la bacchetta- dice il ragazzo ricordando il fatto avvenuto a Diagon Alley.
-Davvero?- chiede Rapunzel curiosa.
-Si, all’inizio la voleva comprare lei, ma si è attaccata alla mia mano, così ha deciso di lasciar perdere- dice Jack.
Hiccup e Merida si guardano sospettosi, non si è mai sentito di bacchette che sono attaccate alla mano del proprietario.
Stanno giusto per chiedere informazioni aggiuntive quando una ragazzina della loro età entra tutta trafelata nello scompartimento, sedendosi affianco a Rapunzel.
La guardano tutti confusi, e restano così qualche secondo, la ragazza con un sorriso smagliante che li guarda, loro che la guardano a loro volta, poi, osservandoli bene, la ragazza si batte una mano sulla fronte.
-Ops, scusate, ho sbagliato scompartimento, dovevo andare in quello a sinistra, non a destra- dice ridendo e gesticolando con vivacità. Porta i capelli fulvi legati in due trecce, e indossa la divisa di Hogwarts in maniera buffa, abbottonata male.
-Non preoccuparti, io sono Rapunzel- si presenta la bionda stringendole la mano.
-Anna Arendelle- la stringe sempre con un sorriso smagliante, sembra un po’ svampita, a parere di Jack, ma anche simpatica, e offre la mano a sua volta.
-Jack Frost- si presenta.
-Jack Frost?- chiede Anna curiosa.
-Si, perché?- chiede il ragazzo.
-Ah!!! Elsa mi ha parlato di te… beh, più o meno, non parliamo mai, ma ha detto ai miei genitori di aver litigato per una bacchetta con un certo Jack Frost, che quindi credo sia tu, dato che non è un nome molto comune, io non avrei neanche dovuto sentirlo, ma ho per sbaglio origliato mentre erano in camera di Elsa, io non posso entrare lì, ma mi piace appostarmi e sentirla parlare con i miei genitori, ora siamo nello stesso scompartimento, ma non mi ha ancora rivolto la parola, ed io non capisco ancora perché, comunque, piacere- e stringe a sua volta la mano.
Merida cerca d capire le parole che ha detto la fulva, ma le riesce molto difficile, così ci rinuncia, presentando se e l’amico.
-Scusate, ora devo proprio andare, ero andata un attimo in bagno e dovevo tornare presto, magari riesco anche a parlare con Elsa prima di arrivare, è serpeverde, e magari non veniamo smistate nella stessa casa, meglio che approfitti di ora che siamo insieme nello stesso scompartimento, certo, non le parlo da anni ormai, ma potrebbe essere la volta buona, ciao- e salutando allegramente esce dallo scompartimento veloce come c’era entrata.
-Voi avete capito cosa ha detto?- chiede Jack confuso, ha afferrato solo le parole Elsa, sorella e Serpeverde, e, benché le prime due parole sembrano chiare, la terza gli è molto estranea.
-Ha dei problemi con la sorella, non le parla da anni e ha paura di non finire nella stessa sua casa- riassume Hiccup, ripensando a ciò che ha capito.
-Humpf, io sinceramente sarei sollevata di non finire nella sua stessa casa, insomma, Serpeverde, i miei genitori mi diserederebbero- dice Merida.
-Cos’è un serpeverde?- chiede Rapunzel confusa.
Merida e Hiccup si guardano complici.
-Sarà il caso di spiegarvi bene cosa succede in questa scuola- inizia Merida.
-Innanzitutto, all’arrivo, vieni smistato nella tua casa, sono quattro a Hogwarts, una per ogni fondatore: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde, e ognuna rappresenta una virtù che i fondatori apprezzavano nei propri studenti- continua Hiccup.
-I coraggiosi vanno a Grifondoro, gli intelligenti a corvonero, i buoni a Tassorosso e i cattivi a Serpeverde- spiega Merida.
-Gli ambiziosi a Serpeverde- corregge Hiccup.
-Tutti sanno che solo i maghi cattivi vanno a Serpeverde, e, considerando la ragazza di prima, le cose non sono cambiate- nota Merida.
-Un momento, che c’entra la ragazza di prima?- chiede Rapunzel confusa.
-Dai, la sorella non le parla da anni, se non è cattiveria questa…- Merida allarga le braccia per enfatizzare il concetto.
-Prima di giudicare sarebbe meglio conoscere i motivi- con grande sorpresa di tutti queste parole vengono da Jack.
-Perché, tu quando l’hai conosciuta hai visto una ragazza dall’animo buono, amichevole o coraggioso- chiede Merida sarcastica.
-Si da il caso che sembrava una ragazza chiusa in se stessa, perennemente spaventata e incredibilmente triste, senza la minima traccia di cattiveria- Jack incrocia le braccia al petto e gira nuovamente la testa verso il finestrino.
-Comunque…- Hiccup interrompe Merida che sembra voler replicare -i serpeverde sono gli ambiziosi, gli scaltri e spesso quelli più chiusi o con manie di protagonismo, i Tassorosso sono quelli più amichevoli, che danno molta importanza all’amicizia e con tanta buona volontà, anche se vengono spesso etichettati come “sfigati”, i Corvonero…-
-Casa maledetta- sussurra Merida
-… sono i più studiosi, adorano mettersi alla prova, fare tante cose e stare con la testa sui libri, ma vengono etichettati come “secchioni” mentre i Grifondoro sono coraggiosi, cavallereschi e impulsivi, ma spesso arroganti, dicono sia la casa migliore, ma a mio parere sono tutte ugualmente rispettabili- conclude Hiccup.
-In sintesi, ci sono i cuori di ghiaccio, gli sfigati, i secchioni e i perfetti- riassume Merida, beccandosi una gomitata da parte di Hiccup -Ok, ok… e gli arroganti che si credono chissà chi, voi cosa vorreste essere?- chiede ai nuovi amici.
-Non lo so, credo Tassorosso, o corvonero, sembrano ottime case, Grifondoro non è proprio da me, ma neanche serpeverde, io credo- dice Rapunzel pensando a quale delle due case sia migliore per lei.
-Io non vorrei mai finire Grifondoro dopo quello che ho sentito, credo che opterò per… - Jack, a sentire la descrizione dei serpeverde, ha capito di essere perfetto per serpeverde, sembra che abbiano inventato quella casa apposta per lui, ma non vuole proprio finirci. Grifondoro sembra una casa montata da morire, non è assolutamente un secchione né uno sfigato, perciò… - C’è una casa per i ragazzi più fighi della terra?- chiede con tono scherzoso.
-Sarebbe Grifondoro- Merida perla con orgoglio, senza però trattenere un sorriso all’affermazione da buffone dell’albino.
-Beh… vedrà il cappello, no?- dice il ragazzo cercando di apparire tranquillo.
-Invidio la tua tranquillità, mio padre vuole che io finisca a Grifondoro, la casa di famiglia, ma io non mi sento affatto portato per quella casa- riflette Hiccup abbassando lo sguardo afflitto -poi, se finissi a serpeverde, mi manderebbe una strillettera, poco ma sicuro-
-Cos’è una strillettera?- chiede Rapunzel curiosa.
Passano tutto il viaggio a parlare del mondo magico e a spiegare a Rapunzel e a Jack tutti i vantaggi e gli svantaggi di essere maghi e streghe.
Fuori dalla finestra i finestrini cominciano ad oscurarsi, poi un ragazzo grande e grosso con un distintivo luccicante sul petto passa da loro per avvertirli che stanno per arrivare, avvertendo anche gli altri scomparti.
-Prefetto serpeverde- commenta Merida impressionata -Ma avete visto quanto è grosso-
-Sarà il caso di indossare le divise- commenta Hiccup -voi potete cambiarvi qui mentre io e Jack possiamo andare in un bagno- propone, e le ragazze accettano di buon grado.
-Merida, ho paura, e se finisco in serpeverde?- Rapunzel crede che la nuova amica potrebbe abbandonarla.
-Non preoccuparti, io ci scherzo, ma serpeverde non è tutta cattiva, la disegnano solo così- la rassicura la rossa con un sorriso, trova una forte simpatia per la bionda.
-Perché prima hai detto che corvonero è una casa maledetta?- chiede poi Rapunzel.
-Oh, no, è che mia madre è corvonero, ed è una fissata totale con la mia istruzione e quella dei miei fratelli, è anche l’insegnante di rune antiche, credo che potrei suicidarmi-
-Ma se è un’insegnante dovrebbe essere sul treno?- Rapunzel si guarda intorno nelle cabina come se ci fossero delle indicazioni.
-Ha preso la metropolvere a casa ed è già li che ci aspetta, ai professori toccano tutte le fortune- scherza Merida, a quel punto entrano Hiccup e Jack, con le loro divise di Hogwarts.
-Avrei tanto voluto che papà non mi avesse preso la spilla e la cravatta di grifondoro prima dello smistamento- sbuffa Hiccup.
-Dai, tu ce l’hai un padre- cerca di consolarlo Jack, che si sta trattenendo dal non ridere.
-A volte mi chiedo come sarebbe stato con mamma a fermarlo- commenta sconsolato Hiccup, lanciando la spilla e la cravatta a Merida.
-Come, perché, non hai la mamma?- chiede Rapunzel con eccessiva curiosità, se ne rende conto, e si morde un labbro pentendosi della domanda appena fatta.
Hiccup, però, non sembra prendersela.
-Beh.. è morta quando ero piccolo, è stata assalita da un drago, e da quel giorno che papà è diventato un cacciatore- spiega provando ad accennare un sorriso, ma un terribile ricordo offusca la sua mente.
-Mi dispiace tanto, Hiccup- Rapunzel ha una mano alla bocca.
Jack capisce perché Hiccup è stato tanto gentile con lui, non era per compassione, ma per complicità, ed ora le cose assumono tutto un altro punto di vista, Hiccup capisce appieno come lui si sente.
Il treno comincia a rallentare, e i ragazzi si preparano a scendere, prendendo i propri bauli.
-Quelli del primo anno, qui quelli del primo anno. Ciao Hic! Primo anno…- un grosso omone con un braccio e una gamba di ferro e legno e un dente di pietra cerca di radunare tutti i più piccoli.
-Lui è Skaracchio, è il custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts, amico di vecchia data di mio padre- spiega Hiccup a Rapunzel, mentre si avviano dietro di lui diretti verso il lago.
-Deve essere molto bello essere purosangue, conoscete tutti, scommetto che è molto più facile per voi- commenta la ragazza.
-Per alcune cose, forse, ma i purosangue spesso hanno pregiudizi che si tramandano per generazioni, mentre i mezzosangue e i nati babbani sono migliori, perché trovano il lato bello dell’esperienza, non conoscendola- spiega Hiccup in tono rassicurante e pensieroso.
-Inoltre i purosangue hanno i matrimoni combinati, i mezzosangue e i nati babbani no- conclude Merida sbuffando.
-Si è già riunito il consiglio? Perché non me lo hai detto?- chiede Hiccup preoccupato.
-No, non ancora, ma mamma si sta già sentendo con Macintosh MacGuffin e Dingwall, e papà la lascia fare senza problemi- si lamenta la rossa, Jack raggiunge il numero quindici alle volte in cui si è lamentata della madre per qualche cosa, l’avesse lui una madre!
-Perché questa guerra fredda con tua madre?- chiede l’albino tirandole una ciocca di capelli per attirare la sua attenzione.
-Perché credi che siano fatti tuoi?- esclama a mo’ di risposta Merida.
-Non vuole sposarsi- risponde per lei Hiccup, guadagnandosi una gomitata da parte dell’amica.
-Io invece sogno di incontrare il principe azzurro e viaggiare verso il mio “per sempre felici e contenti”- Rapunzel assume un’aria sognante.
-Secondo me la Disney è un po’ troppo ottimista su queste cose- commenta Jack, sciogliendo i sogni ad occhi aperti della nuova amica.
-Cos’è la Disney?- chiede Merida confusa, ma prima che Rapunzel riesca a rispondere giungono al lago, e sono costretti a separarsi per salire sulle barche.
Rapunzel e Merida salgono su una, Hiccup e Jack sull’altra.
-E’ troppo simpatica la tua amica- dice Jack a Hiccup indicando Merida intenta a parlare con Rapunzel per farsi spiegare la roba Disney.
Hiccup si irrigidisce impercettibilmente.
-Si, è fantastica, anche se molto impulsiva, quando eravamo piccoli si è messa in testa di trovare i doni della morte, ma sono solo leggende di un libro, ho rischiato di rimetterci l’osso del collo a seguirla- 
-Vi conoscete da molto?- chiede Jack.
-Si, dalla morte di mamma, ci siamo trasferiti in Inghilterra dalla Norvegia perché era una terra troppo piena di ricordi, quando siamo arrivati in paese papà ha ripreso contatti con un vecchio amico e ho conosciuto Merida, avevamo quattro anni- ricorda Hiccup -Sai, siete molto simili di carattere, credo che potreste andare d’accordo se o voleste-
-E’ più divertente punzecchiarla- gli fa l’occhiolino Jack.
La visuale di Hogwarts dalle barche è magnifica, ed è con rammarico che arrivano tutti a terra.
-Rapunzel, non pronunciare più il termine Disney, mi hai fatto venire il diabete- Merida è l’unica a scendere con sollievo, tenendosi le orecchie, sotto lo sguardo confuso di Hiccup e Jack che cerca di non spanciarsi dalle risate.
-Perché, è tanto terribile?- chiede Hiccup, non è esperto di cose babbane.
-Credimi, Hiccup, non lo vuoi sapere, cianciano sul “vero amore” e il “vissero felici e contenti”, credo di stare per vomitare- Merida rabbrividisce, Rapunzel è un misto tra imbarazzata e indispettita.
-E’ bello, sono dei bellissimi film, tu non hai mai visto niente da piccola?- chiede incrociando le braccia al petto.
-Mia madre mi leggeva i libri di Harry Potter e le fiabe di Beda il bardo, quella si che è letteratura- risponde orgogliosa Merida.
-Anche la fonte della buona sorte?- chiede Hiccup stuzzicandola.
-Nella copia di mamma ho cambiato il finale, ovviamente- risponde Merida sempre con orgoglio, varcando la porta d’ingresso per la scuola, e aggiunge, guardando di sottecchi l’insegnante pronta a riceverli -Oh, no. Per le mutande di Merlino, proprio lei?!- cercando di nascondersi dietro Hiccup.
Davanti a loro sopra la scalinata che conduce in sala grande c’è una donna dai lunghi capelli castani con una ciocca grigia e il portamento fiero e altero di una nobildonna.
-Salve, giovani maghi e streghe, e benvenuti a Hogwarts…-
-E’ la madre di Merida?- chiede incredulo Jack a Hiccup.
-Strano a dirsi, eh?- risponde sussurrando Hiccup, ridacchiando alla vista delle facce sconvolte dei due nati babbani.
-… verrete smistati nelle vostre case, ricordate che la vostra casa sarà la vostra famiglia, ma dovrete lavorare sodo, studiare e impegnarvi. Ora attendete un attimo, e tra qualche secondo farete il vostro ingresso nella sala grande- entra un attimo per controllare che sia tutto in ordine, e fa cenno ai ragazzi di entrare.
Rapunzel non è mai stata più in ansia, così come Hiccup, mentre Jack e Merida sono semplicemente euforici.
Si dispongono in fila di fronte a uno sgabello dove vi è posizionato un cappello alto violetto a cilindro.
Dopo qualche attimo di silenzio dal cappello di apre una falda, e inizia a intonare una canzone.

State qui seduti, 
non badate a me, 
un po’ di quiete vi aiuterà 
ed io vi dirò perché.
Leggo nel futuro, 
e conosco la magia, 
guardo nella vostra anima, 
sono una garanzia 
Dai tarocchi ai balocchi 
a me gli occhi che abilità 
e sarò qui per l’eternità.
Venite, venite da me saprete 
la casa in cui per sempre starete.
venite, venite, non fatevi pregar, 
ecco le case dove dovrete andar:
In Grifondoro c’è una grande virtù,
il coraggio nella gioventù
Corvonero, intelligenza sai
e lì l’impegno non finisce mai
O i tassorosso amicizia divina, 
la bontà ben ci si abbina.
A Serpeverde l’ambizione
si mangia a colazione.
Tra le quattro case 
sono loro a comandare
Ma tutte e quattro son grandi assai 
vieni da me non te ne pentirai
Siete pronti (siete pronti) siete, pronti
Lo smistamento, (lo smistamento)
è arrivato il momento, (è arrivato il momento)
Pronti per lo smistamento
Lo sentite, inizia la fase di questa magia 
che vi sorprenderà, vi piace, credete a me
Le case a Hogwarts sono una beltàààà

 

Rapunzel osserva la scena senza parole, non credeva che i cappelli potessero parlare, se per questo neanche cantare, oltre al fatto che la melodia è un po’ inquietante, e non vede l’ora di imparare tutto sulla magia, non si è mai sentita così, un misto tra ansia, emozionata e imbarazzata. Dopotutto non vorrà avere gli occhi puntati addosso da così tante persone.
-Ora leggerò i vostri nomi e verrete smistati nelle vostre case, allora:
-Arendelle Anna-
La ragazza di prima ci mette qualche secondo a realizzare di essere stata chiamata, e quando una mano la spinge in avanti si riscuote e corre verso il cappello, inciampando nel mantello un po’ lungo per lei.
-Ops- 
Si siede sullo sgabello e la madre di Merida le posa il cappello sulla nuca, che le ricade sul viso.
Jack osserva Elsa, seduta al tavolo di serpeverde, lo sguardo di distaccata indifferenza ha lasciato spazio ad un considerevole affetto appena il cappello ha coperto gli occhi della sorella, e Jack trova piuttosto singolare questa cosa.
Dopo pochi secondi di attesa il cappello urla a tutta la sala:
-TASSOROSSO!- e dal tavolo di quella casa si levano le esclamazioni festose degli studenti.
Poi la professoressa chiama:
-Corona Rapunzel- 
La ragazza si avvia lentamente al cappello, pronta per il momento della verità.
Si siede sullo sgabello, e attende che la voce entri nella sua testa.
“Salve, raggio di sole”
“Ciao, cappello”
“Sei nervosa, vero?” 
“Io… si, lo sono, ma sono anche così eccitata”
“Diamine, due mezze svampite di fila”
“Aspetta, che?”
“Bene, probabilmente tassorosso avrà un’altra aggiunta… aspetta un momento, hai tantissima voglia di sapere le cose”
“Sono curiosa, che male c’è?” il cappello inizia a starle sempre più antipatico.
“Lascerò perdere gli insulti, devo davvero dire che sono molto indeciso tra due case, da una parte staresti benissimo tra i tassorosso, come quella di prima, ma dall’altra vedo in te qualcosa che ti collocherebbe a Corvonero, hai moltissimi interessi, adori impegnarti per terminare le cose e raggiungere i tuoi obiettivi, ma non sei molto ambiziosa, solo che quando hai un sogno ti impegni al massimo per realizzarlo. Virtù ammirevole, non c’è che dire”
Rapunzel è folgorata, sente le guance farsi rosse per l’imbarazzo, possibile che un cappello possa leggere così in fondo alla sua anima?
“Si, cara Rapunzel, posso, sono stato creato per questo. Certo, alcune persone non sono così… come posso dire, aperte, ma tu sei molto leggibile”
“Quanto ci vorrà ancora?” chiede la ragazza al cappello.
“Non si mette fretta all’arte, devo rifletterci un altro po’ ”
dopo quelli che sembrano minuti il cappello sembra scegliere, e sceglie chiedendo a Rapunzel stessa
“Ma tu che casa preferisci?”
“Non lo so, sei tu il cappello parlante, non io!”
“Ok, la sparo a casaccio…”
-CORVONERO-
Rapunzel si toglie il cappello e si avvia nel tavolo sbagliato, per poi cambiare destinazione a mettersi nel tavolo giusto, vicino ad una ragazza di colore del terzo anno dai capelli ricci e scuri raccolti in un tuppo disordinato, che parla allegramente con uno studente della stessa età, con i capelli biondi, gli occhi azzurri circondati da due lenti rotonde e l’aria intelligente.
-Oh, ciao, io sono Tiana- si presenta la ragazza.
-Rapunzel, piacere- la sua timidezza prende un po’ il sopravvento, non è timida con i ragazzi della sua età, ma quelli più grandi la mettono un po’ in soggezione.
-Piacere mio, e lui e Lewis, oh, un’altra recluta-
Infatti il cappello ha appena smistato un’altra ragazza a Corvonero, che si è seduta vicino a Rapunzel.
-Ciao, io sono Mavis- si presenta porgendo la mano dalle unghie laccate di smalto nero.
Ha i capelli corti, gli occhi azzurri e lo sguardo eccitato, come fosse la prima volta che vede un posto del genere.
In effetti, pensa Rapunzel, e probabile che sia davvero a prima volta.
-Rapunzel, piacere- le porge la mano sorridendo, e nota che dietro di lei Merida si sta avviando al cappello.

 

Quando la madre pronuncia il suo nome Merida inizia a dirigersi tranquillamente verso il cappello, cercando di non posare lo sguardo sull’insegnante, che prova a farle cenni di stare dritta, di non dondolare le braccia e di non fare niente di troppo ribelle.
Inutile dire che i suoi suggerimenti sono, se non ignorati, proprio infranti totalmente.
La figlia, infatti, si dirige verso il cappello dondolando le braccia, mezza ingobbita e scuotendo la chioma come non piace alla madre, ed è ben contenta quando il cappello le viene calato negli occhi, benché sembra un gesto fatto con rimprovero.
“Ho smistato molti Dumbroch, e devo dire che tu sei la più singolare”
“Aspetta di smistare i miei tre fratellini”
“Insolente, ribelle, facile all’ira e un tantinello egoista, ti sto riassumendo bene?”
“COSA HAI DETTO?” 
“Ecco, che dicevo?”
“Non osare darmi dell’egoista!”
“Sono un cappello, non puoi farmi niente, e ho una protezione che neanche il ministro della magia…”
Merida resta zitta.
“Bene, se non ci credi che sei egoista, rispondi sinceramente a queste domande: E’ vero che saresti disposta a cambiare radicalmente tua madre pur di non sposarti,  anche se questo cambiamento gioverebbe solo a te?”
“Io… si, certo, ma…”
“Ed è vero che faresti di tutto pur di non sposare un purosangue di nobile casata anche se questo dovesse comportare una guerra tra famiglie?”
“Ma che razza di domande sono?!”
“E’ chiaro che viste le circostanze la casa migliore per te è Serp…-
“COSA?!?!?!?! NON SE NE PARLA ASSOLUTAMENTE NO” 
“Lasciami finire, sarebbe Serpeverde se non fosse per l’incredibile coraggio che si annida dentro di te, faresti qualsiasi cosa pur di riuscire a salvare qualcuno a cui vuoi bene, fregandotene delle conseguenze, il tuo cuore è più nobile del tuo sangue, e, nonostante gli enormi difetti che ho elencato prima, direi che è…”
-GRIFONDORO!-
“EVVAI!”
Togliendosi il cappello e gettandolo in aria come fosse un cappello del diploma, si avvia al tavolo di Grifondoro, conscia che sua madre la vorrebbe prendere per le orecchie e farle tutte le fatture esistenti per questo affronto al manufatto storico più antico di Hogwarts stessa.
Si siede con grande allegria, vicino ad un ragazzo del terzo anno, che le fa l’occhiolino, ma lei è così contenta che lo ignora e basta, mentre in un altro caso gli avrebbe spaccato qualcosa in faccia.
Ora deve solo tenere le dita incrociate per Hiccup, non vuole confessarlo, ma sarebbe profondamente dispiaciuta se finissero in case diverse, avrebbe paura che si allontanassero, e lui è sempre stato il suo unico amico.

 

Un altro paio di persone vengono smistate, poi è il turno di Jack Frost.
Il ragazzo di avvicina cercando di sembrare sicuro di se.
La madre mi Merida lo guarda con disapprovazione, soffermandosi sul colore singolare dei capelli e scuotendo la testa.
Prima che il cappello gli cali sugli occhi coglie lo sguardo d’incoraggiamento di Rapunzel, poi si fa tutto nero.
“Jack Frost, eh?”
“Effettivamente sono io, ci vorrà molto?”
“Hai fretta, vero? Hai paura che scopra troppe cose sul tuo conto”
“No, ho fame”
“Vedo che la mia canzoncina iniziale non ti è piaciuta più di tanto”
“Era un po’ inquietante, e i coretti finale lo erano ancora di più, ci mancava solo una coreografia con i professori e sarebbe stato perfetto per una recita di Halloween… stai cercando di fare conversazione o vuoi solo prolungare questa noiosità per darmi fastidio?”
“Purtroppo hai sbagliato entrambe, sto cercando di fare conversazione per prolungare questa noiosità e sopratutto per superare il blocco di ghiaccio che hai posto per nascondere il tuo terribile passato”
“Non ho niente da nascondere”
“Che mi dici di Jenny?”
Jack si irrigidisce.
“Ho colpito nel segno, vero?”
“Smistami e basta, senza metterci di mezzo lei!”
“Calmati, calmati, vediamo… chiuso in se stesso ma con manie di protagonismo, se molto generoso e ami il divertimento, ma spesso rischi di mettere in pericolo le altre persone per farle divertire, e non pensi alle conseguenze… per favore, puoi evitare di congelarmi?”
“Cosa?” 
“Devi imparare alla svelta a controllare i tuoi poteri”
“E tu devi imparare alla svelta a smistare le persone senza perdere tempo”
“Per ora l’unica testurbante è stata Rapunzel, mi considero molto veloce, comunque, se non vuoi perdere altro tempo…”
-SERPEVERDE-
Jack s sfila il cappello con aria indifferente, ma dentro di se è davvero stravolto, e non vuole toccare mai più quell’orribile accessorio.
Si siede accanto ad Elsa, e la saluta un po’ assente.
-Lo so, sembra orribile essere qui, ma ti ci abituerai in fretta, te lo prometto- gli dice lei, confondendo la sua freddezza per tristezza di essere in quella casa.
-Speriamo bene, non è che mi beccherò fatture alle spalle o tuffi nella tazza del water?- scherza lui, cercando di riacquisire la solita sicurezza.
-Non temere, sarai tu a farlo agli altri- ridacchia lei.
-Ho conosciuto tua sorella- dice lui, la ragazza si irrigidisce di scatto.
-Ah, si?-
-Mi è sembrata molto simpatica… e sola- l’accusa lui indirettamente.
-Non puoi capire- sussurra lei distogliendo lo sguardo.
“In realtà capisco benissimo”

 

Ci sono altri quattro ragazzi prima di Hiccup, poi la madre di Merida chiama lui con una traccia di affetto che non ha messo quando ha chiamato la figlia.
Lui prende un bel respiro e si avvia allo sgabello, prima che la sua vista venga oscurata dal cappello vede Merida guardarlo incrociando le dita, Rapunzel fargli un cenno di incoraggiamento che ha notato prima ha fatto anche a Jack e vede quest’ultimo che gioca con la forchetta, pensieroso.
Poi il nero e la voce del cappello.
“E’ uno scherzo?”
“Come, prego?”
“Ho smistato tutti gli Haddock da centinaia di anni a questa parte, tu chi diavolo sei?”
“Hiccup”
“Non sembri un Haddock”
“Non sei di certo il primo a dirlo, lo sai?”
“Hai paura di deludere tuo padre, la tua famiglia e Merida, non è così?”
“Si, è così”
“Non provi a negarlo?”
“Perché dovrei, dopotutto so già di essere un fallito”
“Ah, tu lo credi?” 
“Lo so, è diverso, mettimi a Corvonero e chiudiamola qui”
“Staresti benissimo a Corvonero, ma vedo che nella tua anima c’è un’amicizia così forte e così tanta bontà che sarebbe davvero stupido non metterti a Tassorosso”
“Bene, mio padre sarà contento di avere un figlio, com’è che ha detto lui, mammoletta
“Non so dove collocarti, sembri perfetto per entrambe le case, fammi riflettere qualche minuto.”
I minuti passano, e il cappello dopo un po’ decide, seppur ancora leggermente indeciso.
“Vedo un cervello pieno di intelligenza, talento e manualità, ma sarebbe stupido non premiare la tua tolleranza, la tua pazienza e la tua grande fedeltà…
“Oh, no”
-TASSOROSSO-
Il ragazzo sospira, si toglie il cappello, lo porge ad Elinor con referenza e si avvia nell’unica tavola senza amici, passando vede Merida più delusa di lui, che lo guarda tristemente.
Poi si siede vicino ad un ragazzo smistato li poco prima di lui.
-Hey, amico, io sono Johnny, come butta?- le gli da la mano.
-Hiccup, non ho buttato niente, di solito la spazzatura la buttano i minions a casa-
-Che, no, intendevo dire, come va, fratello?- Hiccup non capisce molto bene, probabilmente è gergo babbano, e decide di non chiedere e dire semplicemente.
-Sono stanco e sorpreso- “E mio padre sarà deluso”
-Anch’io, non credevo di essere un mago, in effetti se avessi deciso di essere un mostro avrei optato per un vampiro, o per Frankenstein, sono troppo fighi-
-Si, credo di si- “cosa diavolo è un Frankenstein?”

 

 

 

 

 

(A.A.)
Il capitolo più lungo mai scritto in vita mia, spero che verrà letto.
Perdonatemi gli errori di distrazione, l’ho riletto alcune volte ma probabilmente qualcosa mi è sfuggito, chiedo venia.
Spero che la sostanza sia piaciuta, per la canzone del cappello ho usato quella della principessa e il ranocchio di Facilier.
Ho cambiato molte cose dei vari film, ma si capirà di più nei prossimi capitoli. Spero di aver tenuto i personaggi abbastanza IC, ci ho provato ma non so se ci sono riuscita.
Io qui ho finito, se avete domande o annotazioni o suggerimenti o quant’altro scrivete una recensione, saranno lette con grande gioia.
Al prossimo capitolo che spero arriverà presto.

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Capitolo 3
*** Ambientarsi (ovvero, come farsi mettere in punizione il primo giorno) ***


Capitolo 2: Ambientarsi

ovvero

Come farsi mettere in punizione il primo giorno

 

Merida scende a fare colazione, piuttosto abbattuta, non conosce nessuno tra le sue compagne di stanza, e ricorda a malapena i loro nomi.

Una certa Astrid Hofferson, una ragazza di nome Mary Katherine che si fa chiamare M.K. e una ragazza timida di nome Violetta, figlia, da quanto ha capito Merida del professore di difesa contro le arti oscure, Bob “Mr. Incredibile” Parr, Merida ne ha sentito molto parlare, e si vocifera che il suo soprannome derivi da quella volta che ha sconfitto un’intero esercito di giganti senza l’uso della magia.

Si siede al suo tavolo e si serve di abbondanti porzioni di frittelle, con tanto sciroppo d’acero, il suo modo preferito per sfogare la tensione, ma una voce alle sue spalle la riprende.

-Merida, non ci si ingozza- dietro di lei sua madre la guarda con le braccia incrociate.

-Professoressa, una ragazza avrà pure il diritto di mangiare in santa pace, no?- le dice con tono falsamente rispettoso, cercando di non far trasparire a tutta la sala grande che quella è sua madre.

-Ecco l’orario, cerca di non sporcarlo di burro, e cerca di essere puntuale alle lezioni, figliola- Merida le strappa l’orario dalle mani, certa che la madre l’abbia fato apposta a dire “figliola”, per metterla in ridicolo.

-Non dovrebbe consegnarlo il direttore della casa?- chiede Merida con sgarbo.

-Bob è troppo impegnato- risponde asciutta la madre, per poi avviarsi in corridoio.

Dopo averle rifatto il verso approfittando che fosse di spalle si rassegna a guardare l’orario, e vorrebbe trucidarsi.

“Doppie pozioni con i serpeverde, che iella!” per poi tornare on il sorriso alla vista della terza lezione prima di pranzo.

“Erbologia con i tassorosso, che fortuna, potrò parlare un po’ con Hiccup”

controllando che la madre sia a distanza di sicurezza, la ragazza si abbuffa come se fosse al sua ultima cena, suscitando le occhiate disgustate di alunne dell’ultimo anno, e quelle ammirate di molti ragazzi.

Dopo aver finito sale in dormitorio per prendere i libri, e si imbatte nel tremendo rompiscatole rampollo della “nobile” casata dei Macintosh.

-Hey, Dumbroch, come te la passi?-

-Ma la passavo bene prima di incontrarti- risponde lei, cercando di aggirarlo per arrivare in sala comune, ha avuto anche la stupida idea di non prendere la bacchetta, e l’ha lasciata in camera.

-Non così in fretta, devi rispettare il tuo futuro marito, non credi anche tu?- le dice lui afferrandole un braccio e tenendola stretta. A Merida vengono i brividi, prova a liberarsi, ma lui è già al terzo anno, ed è più forte di lei.

-Col cavolo che divento tua moglie- gli risponde cercando di assumere il tono più schifato del suo vasto repertorio.

-Immagino che non avrai scelta- si avvicina a lei cercando di intimorirla, ma la ragazza è solo molto arrabbiata.

“Se solo avessi la bacchetta” pensa tra se.

Poi, senza che Merida riesca a capire cosa sia successo, Macintosh è a terra, come se fosse stato schiantato.

La ragazza si guarda intorno scioccata, poi osserva la bacchetta alle spalle del ragazzo.

-Ma…- è la sua, e senza che la ragazza si chini per raccoglierla , le finisce in mano.

-Signorina Dumbroch, cosa sta facendo?- una voce di uomo calma e ferma la fa sobbalzare.

“Per i più consunti slip di Merlino”

 

Jack Frost ha avuto una notte movimentata, fatta di lastre di ghiaccio che si spezzano e capelli magici che si illuminano, ombre scure e una voce che recita una litania “Arrenditi, Jack, arrenditi”

Si sveglia in un sobbalzo, scioccato di ritrovarsi tra morbide coperte verdi e argento.

Ci mette un po’ a ricordare la giornata precedente, e ancora di più a ricordarsi il sogno, che tuttavia gli appare confuso nonostante tutto.

Decide di non pensarci, scuote più volte la testa e si appresta ad andare a fare colazione.

Si accorge solo aperta la porta che la camera è vuota, vede l’orario sull’orologio, fa due più due e si mette a correre per raggiungere la sala grande in tempo, perdendosi anche molte volte, finché non vede un corridoio deserto , occupato solo da una ragazza dai capelli rossi piuttosto familiare, davanti a un corpo steso a terra. Decide di giocarle uno scherzo. Facendo attenzione a non fare il minimo rumore, si prepara la voce, le va dietro, e le dice con tono professionale e fermo.

-Signorina Dumbroch, cosa sta facendo?- 

La ragazza sobbalza, e si gira lentamente, con gli occhi sgranati e terrorizzati, che diventano irati quando capisce chi è il proprietario della voce, che è scoppiato a ridere di pancia.

-Brutto avanzo di uno sterco di drago ammuffito, mi hai fatto morire di paura!- esclama la ragazza, tirandogli un pungo sulla spalla.

-Dovevi vedere la tua faccia- Jack si sta spanciando dalle risate, commenta, tra una risata e l’altra

-Che diavolo ti ha fatto quel ragazzo?- indica il corpo steso a terra,  Merida si ricorda solo in quel momento che il giovane Macintosh è ancora lì, troppo presa ad incavolarsi con l’albino.

-Non sono stata io- si lamenta Merida, Jack le lancia uno sguardo scettico, e Merida mette le mani sui fianchi, irritata.

-E’ vero, non sono stata io, ma… sarà il caso di nasconderlo da qualche parte prima che qualcuno le veda-

Da qualche parte, in fondo al corridoio, una voce incerta chiede.

-Chi è là?- facendo sobbalzare i due ragazzi.

 

Rapunzel non ha fatto molto amicizia con le sue compagne di stanza.

Quando sono entrate nella stanza erano tutte stanche morte, e sono andate subito a dormire, tutte tranne Mavis, che si è messa a investigare.

Rapunzel, stanca a sua volta, ma troppo eccitata per dormire, l’ha seguita, e hanno parlato un po’.

Così la ragazza ha scoperto che Mavis non è mai uscita dall’hotel di suo padre, che è per metà vampira e che ha paura dei babbani.

Quando, infatti, Rapunzel ha detto di venire da una famiglia babbana, la notturna l’ha un po’ allontanata, anche se non in modo molto evidente.

Rapunzel, di fronte a questo cambio di umore, ha deciso di andare a dormire, e quando si è svegliata le compagne di stanza erano già andate a colazione, e lei era un po’ in ritardo.

Si è vestita in tutta fretta, ha legato i capelli in una treccia molto lunga e si è avviata a colazione, dove una strega dall’età venerabile le ha consegnato l’orario

-Buona giornata, Rapunzel- le ha detto l’insegnante con uno sguardo enigmatico, e la ragazza ha risposto un “grazie” distogliendo lo sguardo e arrossendo imbarazzata.

“Incantesimi, trasfigurazione e Astronomia di mattina, storia della magia ed erbologia dopo pranzo, che bello!” pensa estasiata all’idea, anche se un po’ triste all’idea di non conoscere nessuno della sua casa.

“Un momento, con i tassorosso e poi con i serpeverde?” legge le note a margine, e ci manca poco che non esulti dalla felicità, starà con Hiccup e poi con Jack. Le torna il sorriso, e si appresta ad andare in sala comune a prendere i libri e gli aggeggi.

Dopo aver recuperato tutto si avvia, o meglio, prova ad avviarsi a lezione, ma si rende conto di non sapere dove sia la strada. Andare in sala grande è stato semplice, dato che ci andavano tutti, ma ormai sono quasi tutti a lezione.

Si ritrova in un corridoio deserto, fatta eccezione per due ragazzi che discutono e un corpo steso a terra, che lei non vede bene.

-…sarà il caso di nasconderlo da qualche parte prima che qualcuno lo veda- 

Rapunzel inizia a spaventarsi, e se quei ragazzi fossero criminali, se avessero ucciso qualcuno, è indecisa se andare direttamente dal preside o andare più in fondo alla faccenda, e opta per la seconda.

Sempre restando ne buio chiede.

-Chi è là?- chiede piuttosto incerta, ma facendosi sentire.

-Chi è là?- le fa eco il maschio.

-Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda- gli fa notare Rapunzel, sempre restando nascosta.

-Sei Corvonero?- chiede la ragazza, le voci di entrambi le sembrano familiari.

-Che ti importa?- risponde lei.

-Non si risponde ad una domanda con un altra domanda- ridacchia il ragazzo avvicinandosi di soppiatto a lei.

-Spiritoso- commenta Rapunzel armeggiando con la tasca del mantello per prendere la bacchetta.

-Chi pensi che siamo?- chiede il ragazzo, per guadagnare tempo.

-Non lo so, rispondete alla prima domanda, perché…- ma Jack le si para davanti, cogliendola di sorpresa.

-JACK!-

-RAPUNZEL!- 

Jack tira un sospiro di sollievo.

-Pfui, temevo che fosse uno studente spione-

-Che state facendo?- 

-Nascondiamo un tizio che Merida ha ucciso- risponde Jack con nonchalance.

-COSA?!- Rapunzel impallidisce.

-Non sono stata io, e comunque è vivo, è solo schiantato- risponde Merida, prendendo Macintosh dai capelli per spostarlo.

-Merida, che hai fatto?- chiede una voce dietro di loro.

 

Hiccup ha passato una notte insonne, piena di strillettere e padri arrabbiati.

Si è svegliato, nonostante tutto, molto presto ed è stato uno dei primi a fare colazione.

Essendo un ragazzo silenzioso e poco incline ad aprirsi agli altri non ha fatto molta amicizia con Johnny, né con gli altri compagni di stanza.

Mentre fa colazione passa una giovane donna dai capelli fulvi lunghissimi e il sorriso più grande che Hiccup ha mai visto che gli passa l’orario allegramente, danzando e, Hiccup si stropiccia gli occhi per vedere se ha le allucinazioni, accompagnata da bestioline dei boschi cantanti.

Dopo essersi ripreso dalla visione poco realistica controlla l’orario, ed è felice di constatare che potrà vedere Merida alla terza ora di mattina e nel pomeriggio.

Fa colazione con calma e si appresta a prendere la strada per i dormitori.

Purtroppo non sa bene dove dirigersi, e si maledice mentalmente per non aver portato la mappa di Hogwarts comprata appositamente in un negozio di oggetti usati a Diagon Alley.

Si ritrova, con sua grande irritazione, in un corridoio deserto.

Torna indietro e c’è un vicolo cieco, va a destra e c’è una porta chiusa a chiave, va a sinistra e trova tre ragazzi e un corpo steso a terra.

Una di loro ha dei capelli ricci molto familiari.

-Merida, che hai fatto?- chiede un po’ sgomento.

Vede tre bacchette puntarsi contro di lui, e solleva le braccia in segno di resa, ingoiando un groppo in gola.

-Hiccup, mi hai fatto venire un accidente!- esclama Merida, abbassando la bacchetta per riprendere il lavoro di occultamento.

-Aspettiamo altre visite?- chiede ironicamente Jack guardandosi intorno.

-Che hai fatto a Macintosh?- Hiccup incrocia le braccia e si prepara a farle la ramanzina.

-Innanzi tutto chiariamo una cosa, non sono stata io, è stata la mia bacchetta, e comunque, lui mi stava molestando- a queste parole Hiccup rabbrividisce impercettibilmente.

-Ma perché mai avrebbe dovuto…?- prova a chiedere Jack.

-Sembra che mi madre voglia farlo diventare il mio futuro marito- la parola “marito” le esce dalla bocca come una parolaccia, e la sua voce tradisce la sua rabbia e frustrazione mista a paura.

-Merida, mi dispiace, ti aiuto subito- Rapunzel prende una gamba del giovane, Merida riprende i capelli con più forza e Jack, alzando le spalle, prende l’altra gamba.

Hiccup resta in un angolo, dopo qualche secondo di silenzio dice, pensieroso.

-Le bacchette non lanciano schiantesimi da sole-

-E ti pare che in questo momento me ne importi qualcosa! Hiccup, se sei mio amico, mi piacerebbe il tuo aiuto- Merida gli fa cenno di venire, ma la testa di Macintosh gli scivola dalle mani e da una capocciata al pavimento.

-Ops- dice Merida poco convinta, anzi, particolarmente contenta dell’operato.

-Uff, ok, ti aiuto, ma voglio andare in fondo a questa storia- Hiccup prende con rabbia un braccio del ragazzo, e Merida lascia la testa a se stessa per prendere l’altro.

-Mi rammenti perché non sei a corvonero?- chiede all’amico.

-Chiedilo al cappello- scrolla le spalle Hiccup.

-Non voglio parlare di nuovo con quel pezzo di stoffa rancida- dice Merida con una smorfia, non gli ha perdonato l’insulto sull’egoismo.

-Non dirlo a me, l’ho odiato nel più profondo del cuore- dice Jack senza pensarci.

-L’avrei odiato anch’io se fossi finita in Serpeverde- gli dà man forte Merida, ma Jack non lo diceva per quello, ma per Jenny, comunque, per non dare informazioni, decide di stare al gioco.

-Credo che mi ci abituerò, c’è un certo Aladdin che mi sta quasi simpatico-

-Ed Elsa, è quella con cui parlavi ieri sera, vero?- chiede Rapunzel curiosa.

-Si, ma quando le ho chiesto perché non parla con la sorella mi ha tenuto il muso-

-Bisogno conoscerle le persone prima di fare queste domande-  commenta Hiccup -Sentite, dove scarichiamo il principino?- 

-Dove scaricate chi?- una voce alle loro spalle fa sobbalzare Hiccup, ma è il solo, perché ormai gli altri si sono abituati alla gente che arriva.

-Chi si unisce alla festa?- chiede Jack senza voltarsi.

-Siete nei guai fino al collo!- continua la voce, che Merida finalmente riconosce.

-Mamma!- dallo stupore fa cascare il braccio di Macintosh, e mette in allarme gli altri che lasciano a loro volta gli arti del ragazzo, facendolo cascare a terra.

-MERIDA! Che hai fatto al giovane Macintosh?!- la madre si rivolge solo a lei, e Jack inizia ad indietreggiare, per potersi magari salvare da una ramanzina il primo giorno.

-Fermo lì, tu!- senza neanche guardarlo l’insegnante, con un cenno della bacchetta lo immobilizza, e così fa con gli altri.

-Mel mio ufficio!- e prendendo la figlia per un braccio prepotentemente si avvia nell’ufficio, dimenticandosi un attimo degli altri tre, per poi tornare a recuperarli.

Dopo aver sbattuto la porta con furia omicida si rivolge alla figlia.

-Merida, che hai da dire in tua discolpa!- 

-Mi ha provocata- si lamenta la figlia.

-Ed è un buon motivo per schiantarlo? non sapevo nemmeno fossi capace di una tale incantesimo- riflette la professoressa.

-Infatti non sono stata io, è stata la bacchetta!- ripete per l’ennesima volta Merida, certa che la madre non le crederà.

Infatti:

-Le bacchette non pensano da sole, e comunque dopo averlo schiantato potevi almeno trattarlo bene, ha il naso rotto e molte ferite sulle braccia e sul viso, mi vedo costretta a punirti- la sua voce dura tradisce una punta di rassegnazione.

-Bene, ok, ma io non ti parlerò mai più, non è colpa mia, non ho fatto niente, e lui se lo meritava- urla Merida frustrata.

La madre ci rinuncia, e si rivolge agli amici della rossa, con tono più professionale.

-In quanto a voi, avete qualcosa da dire?- 

Tutti restano zitti.

-D’accordo, vista la gravità della situazione toglierò dieci punti a ciascuna casa e vi condanno a scortare due ore di punizione a rassettare la biblioteca, da oggi fino alla fine della settimana, tutti i pomeriggi dalle sette alle nove. Signorina Corona, può gentilmente andare a chiamare l’infermiera Odie e scortarla da Macintosh, lei saprà cosa fare, poi potrà andare a lezione. Merida e Frost andate in classe immediatamente. Hiccup, vai con la signorina Corona-

Rapunzel è la prima ad uscire, seguita a ruota da Merida ancora molto imbronciata e da un Jack quasi divertito dalla situazione.

Hiccup si tiene indietro, poi, dopo un attimo di incertezza, si rivolge alla donna.

-Signora Dumbroch?- comincia esitante

-Si, Hiccup- risponde la donna con tono neutro.

-Non… non deve essere così dura con Merida, è scossa, ed essere messa in punizione il primo giorno dalla propria madre non aiuta- prova a farla ragionare.

-Sei molto buono Hiccup, ma non aggredire gli studenti è una delle regole principali di Hogwarts, e il fatto che voi le avete dato man forte mi ha obbligata a punirvi tutti, non posso fare preferenze- sembra triste, Hiccup sta per ribattere quando Rapunzel entra timidamente.

-Mi scusi… Hiccup… pu-puoi venire? Mi scusi per il disturbo- rimane alla porta rossa per l’imbarazzo.

-Certo Rapunzel, Merida le vuole bene, se lo ricordi- ed esce seguito dalla bionda.

Rimasta sola, Elinor si rivolge ad una persona nell’ombra, che esce lentamente.

-Divinatrice, era davvero necessario punirli?- chiede piuttosto abbattuta.

-Importante, molto importante, cara Elinor, capirai il perché al momento debito- risponde l’anziana signora, uscendo dalla porta lentamente.

Elinor apre la porta per aggiungere qualcosa, ma la richiude ripensandoci.

-Uff, spero non c’entri la setta dell’oscurità e la profezia delle quattro bacchette- sussurra tra se e se, prendendo dei fogli da compilare e iniziando a lavorare approfittando dell’ora libera.

 

Dopo aver lasciato Macintosh dall’infermiera ed aver preso il necessario, Hiccup e Rapunzel si avviano ad Incantesimi.

-In punizione il primo giorno, mi sento così abbattuta- si lamenta Rapunzel giocherellando con una ciocca di capelli uscita dalla treccia.

-Elinor non è così dura di solito, mi sembra strano che ci abbia punito tutti e quattro, ancora più strano che ci siamo ritrovati solo noi quattro nel corridoio, e che Macintosh abbia importunato Merida, si che è davvero una persona spregevole, ma la evita da quando lei gli è atterrata addosso esercitandosi con la scopa di Fergus- riflette Hiccup, questa faccenda gli sembra quasi artefatta.

-A me è sembrata piuttosto severa- commenta Rapunzel.

-Eccoci, secondo le istruzioni dell’infermiera dovrebbe essere qui- Hiccup bussa piano alla porta dell’aula, trattenendo il fiato.

La porta si apre.

-CHI OSA DISTURBARE LA LEZIONE?- urla una voce che fa accapponare la pelle ai due ragazzi.

-S-siamo Hic-Hiccup e Rap-Rapunzel- balbetta il ragazzo, entrando timidamente, Rapunzel si nasconde dietro di lui.

Davanti a loro si para un enorme uomo blu, con un orecchino sull’orecchio destro, due grossi bracciali d’oro ai polsi e l’aria arrabbiata.

Ci sono cinque secondi buoni di silenzio agghiacciante, poi il genio scoppia a ridere.

-Dovevate vedere le vostre facce, erano tutte “Oh Mio Dio! Un Genio arrabbiato ce ci vuole sbranare”-la faccia del genio assume l’aspetto di quella di Hiccup, poi di Rapunzel -Ragazzi, non dovete temere, io sono Genio, e sono il vostro insegnante di incantesimi. Accomodatevi ai vostri posti, tu signorina Corona, vicino alla signorina Arendelle, e tu, Haddock, vicino a Thatch, la lezione è quasi finita, ma non preoccupatevi, non vi siete persi niente di importante. Spero riusciate a recuperare.

Si rimette vicino alla cattedra, dove è posata una lampada d’oro, e assume un aspetto quasi normale.

I due ragazzi, dopo essersi lanciati un’occhiata stupefatta, si siedono ai posti assegnati.

-Ciao, Io sono Milo, Corvonero, perché siete arrivati in ritardo?- chiede curioso. E’ un ragazzino con due grossi occhiali rotondi, e un taglio poco elegante, molto da secchione.

-Ci siamo persi e… è una storia lunga e poco interessante- non gli va di rivelare al mondo di essere finito in punizione ingiustamente il primo giorno di scuola.

-Oh, ok, sei il figlio di Stoik Haddock, il cacciatore di draghi?- chiede raddrizzandosi gli occhiali troppo grandi.

-Si- risponde monosillabico, senza neanche guardarlo.

Intanto, dall’altra parte della stanza.

-Sei Anna, la ragazza che ieri ha sbagliato vagone del treno?- chiede Rapunzel con un sorriso.

-Si- risponde imbarazzata la fulva. -Sono io, a te come sta andando il primo giorno? Io mi sono persa, sono arrivata in ritardo, ho sbagliato anche classe, sono inciampata numerose volte e ho beccato quattro volte lo stesso gradino difettoso alla scala che porta al terzo piano, inoltre ho rotto un’armatura venendo qui, ci sono caduta sopra- ridacchia a bassa voce, seguita da Rapunzel.

-Io ho perso la strada per tornare in camera a prendere il materiale, poi ho incontrato due ragazzi che cercavano di nascondere uno studente che uno dei due aveva per sbaglio schiantato, dato che li conoscevo li ho aiutati, ma un’insegnante ci ha beccato, e ci siamo presi una punizione-

-E’ per questo che siete arrivati in ritardo?- chiede Anna, indicando Hiccup.

-Si, è per questo, io non c’entravo niente, ma ho preso comunque la punizione, vabbè, non mi lamento più di tanto-

La lezione prosegue in questo modo.

 

Intanto Jack e Merida si sono diretti direttamente nei sotterranei, per la lezione di Pozioni.

Merida è furiosa, e si sfoga con Jack.

-Mamma non mi ascolta mai, è sempre a criticare tutto ciò che faccio, non le è passato per la mente che potevo avere le mie buone ragioni, e poi la bacchetta ha fatto tutto da sola, io non ho fatto niente, non dico che non l’avrei fatto, ma non l’ho fatto io stavolta, per i mutandoni di Godric Grifondoro! La odio, la odio la odio-

-Finito?- chiede Jack, trattenendo una risata.

-Non stavo parlando con te- si arrabbia Merida, incrociando le braccia.

-Quindi parlavi da sola? Sembri pazza se dici così- Jack non riesce a trattenersi dallo stuzzicarla, si diverte troppo a vederla arrabbiata e irritata, diventa tutta rossa ed è troppo buffa.

-Stammi lontano, Frost- Si arrabbia ancora di più lei, distanziandolo di qualche passo.

Lui la raggiunge senza problemi, facendola irritare ancora di più.

-Dai, principessa, stavo scherzando, beata te che hai una madre- prova a rincuorarla.

-NON CHIAMARMI PRINCIPESSA!!!! NON SIAMO PIU’ DI FAMIGLIA REALE DAI TEMPI DEI CLAN DI SCOZIA!!!- esclama furiosamente lei puntandogli la bacchetta alla gola.

-Perché, eri una nobile?- Jack è confuso, gli viene da ridere, e lo farebbe davvero se non fosse a rischio vita.

“Merida una nobile, questa si che è buona”

-Ma che? Non lo sapevi? E perché mi hai chiamata così?- la ragazza è confusa.

-Era un soprannome messo perché tua madre si comporta da regina- spiega Jack.

-Ah, e potevi dirlo prima- Merida rinfodera la bacchetta -Dov’è l’aula di pozioni?- chiede guardandosi intorno.

-Non lo so, a destra c’è la mia sala comune, perciò l’aula deve essere a sinistra- pensa logicamente Jack, andando in quella direzione.

-CAVOLO!- esclama Merida -La sala comune! Non ho preso i libri, e ora che arrivo al settimo piano finisce la prima ora di pozioni- si lamenta lei tirando delle testate contro il muro.

Jack sa che potrebbe tranquillamente prendere le sue cose e lasciar fare la figura della stupida solo a Merida, ma esita. Dopotutto povera ragazza, è appena stata messa in punizione ingiustamente dalla madre, per di più senza fare niente. Così Jack decide di accompagnarla nella strada dei brutti voti, da amico ad amica.

-Ok, andiamo insieme senza roba, così saremo in due e non ti assumerai tutta la colpa- dice con tranquillità.

-Non mi serve la tua compassione, ragazzo tinto- fa finta di arrabbiarsi lei, ma tradisce un certo sollievo.

-Non sono tinto, e non è compassione, pensa che divertimento nell’entrare in classe e vedere la faccia adirata della prof- è vero solo a metà, gli piace divertirsi, ma se può far uscire dai guai qualcuno è anche meglio.

-Quando mia madre lo scoprirà il divertimento si trasformerà in tortura anche maggiore- sussurra Merida tra se e se.

-Sai che ti dico, prendi la mia roba, così punirà solo me e tu non finirai nei guai con tua madre- propone allora Jack con tono indifferente.

Merida arrossisce

-No, no, non posso chiederti una cosa così…- ma Jack non la fa finire, si è già precipitato in sala comune, e ne esce tre minuti dopo con il calderone, una busta di ingredienti e un libro di testo.

-Non serve ringraziarmi, non lo faccio solo per te, mi voglio prendere tutti i riflettori- Merida inizialmente si irrita un po’ a questa affermazione, sta per ribattere quando Jack le fa l’occhiolino, smentendo la precedente affermazione.

Merida gli lancia uno sguardo complice.

-Mi sdebiterò, ragazzo tinto- prende gli oggetti, che sono di seconda mano ma tralascia la questione, e si avviano a sinistra.

Dopo mezzo minuto arrivano in una porta e non fanno neanche in tempo a bussare che una donna avvizzita, rugosa, e più vecchia della morte gli apre la porta, facendoli sobbalzare dallo spavento.

-Ma è la nonna brutta di Dracula!- esclama Jack, sia Merida che la mum… insegnante lo guardano strano.

-Ehm, intendevo dire, ha proprio una bella cera, sa? Scusi il ritardo, ma abbiamo avuto dei problemi, e dei contrattempi-

-Fa niente, potete sedervi vicini, stavamo giusto discutendo che nel mio corso mi impegnerò ad istruirvi in modo che riusciate a catturare i LAMA PARLANTI!- e contorcendosi come una pazza e urlando come una squilibrata fa lezione, sempre parlando di lama parlanti.

-Alle elementari avevo un professore di matematica identico a lei, fissato con i Fantagenitori- sussurra Jack all’orecchio di Merida.

-Cosa sono i Fantagenitori?- chiede Merida.

-In cinque anni non l’ho ancora capito- ridacchia Jack.

-E la matematica?- chiede ancora la rossa.

-Non avete la matematica?- Jack sgrana gli occhi.

-No, che cos’è?- 

-Amo questa scuola!- esclama Jack per tutta risposta.

-Ma non hai visto l’orario?- chiede Merida con le sopracciglia inarcate.

-Perché, c’è un orario?- 

-Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda- Merida fa il verso a Rapunzel, ed entrambi scoppiano a ridere.

-Dopo ti accompagno a prenderlo, è il minimo dopo che mi hai prestato il materiale- 

-Grazie, principessa- Jack le fa l’occhiolino, e Merida gli tira una spallata, sorridendo.

“Dai, dopotutto i Serpeverde non sono tanto male”

 

Alla fine dell’ora di incantesimi Rapunzel e Hiccup si dirigono a Trasfigurazione.

Quando entrano si siedono negli stessi posti della lezione precedente, poi, dopo che tutti si sono accomodati, entra una giovane insegnante dai capelli rossi legati in una treccia.

-Salve, ragazzi, io sono Fiona Pendragon, ma potete chiamarmi professoressa Fiona, passerò questa lezione a conoscervi, perciò mettete via i libri e le bacchette-

C’è un movimento generale, e quando tutti hanno messo via il materiale la professoressa inizia l’appello.

-Arendelle Anna- 

-Presente- la compagna di banco di Rapunzel alza la mano con vocetta squillante.

-Conosco tua sorella, è una strega eccezionale e molto controllata- 

-Corona Rapunzel-

-Presente- Rapunzel è leggermente più timida, e alza la mano a metà.

-Ho sentito parlare di te nell’aula insegnanti- commenta quasi tra se e se la professoressa.

E continua l’appello in questo modo.

Quando ha finito tutti i nomi si siede alla cattedra, e analizza i volti con sguardo attento, soffermandosi in particolar modo su Hiccup e Rapunzel.

-Ok, per cominciare cambiamo i posti a sedere. Tu, Haddock, vicino a Corona in terza fila, mentre Arendelle si sederà vicino a Fletcher.

Flynn, tu vai con Von Schweetz, mentre Thatch…- e sposta quasi tutta la classe.

-Hiccup, che piacere stare accanto a te- gli sorride Rapunzel, posizionandosi accanto a lui.

Lui, che sta controllando l’orario, alza lo sguardo e le sorride a sua volta.

-Purtroppo è l’unica ora che faremo insieme di trasfigurazione, solo il lunedì, ma ho controllato che faremo anche due ore di pozioni domani, storia della magia e pozioni giovedì.- le fa vedere l’orario sorridendo, e lei lo osserva attenta.

-Per non parlare delle ore di punizione- dice infine, pensando che magari potrebbe nascere una bella amicizia.

La professoressa richiama l’attenzione della classe, e inizia a spiegare il programma per l’anno scolastico, fino alla fine della lezione.

 

Jack, alla fine della lezione, non sa che pesci prendere, e decide di chiedere alla professoressa matta dove piò recuperare l’orario.

La professoressa, senza neanche rispondergli ma fissando un barattolo pieno di occhi (probabilmente occhi di lama) gli passa l’orario, e Jack lo prende, rendendosi conto che la prossima ora è Astrologia, con i Corvonero.

-Allora?- chiede Merida che lo aspettava sulla porta.

-Astrologia con la biondina- risponde Jack mostrando orgoglioso l’orario.

-Sarà meglio che ti sbrighi a prendere il materiale, è nella torre di astronomia, la più alta del castello- lo mette in allarme lei.

Jack sbuffa sonoramente 

-Ma non avete degli ascensori?- chiede avviandosi in sala comune a rendere il materiale.

-E’ una castello vecchio di mille anni, a quanto ne so io l’ultima ristrutturazione è stata fatta per aggiungere i bagni- a alzando le spalle va via, per dirigersi a lezione di erbologia.

Dopo aver varato la soglia delle serre cerca Hiccup tra gli studenti, e lui si sbraccia per attirare la sua attenzione.

Lei si siede, e Hiccup cerca tracce di rabbia e frustrazione che però non trova.

-Come va? tutto bene?- chiede preoccupato.

-Si, la professoressa di pozioni è una pazza psicopatica fissata con i lama parlanti, ma in compenso Jack sembra simpatico- dice allegra.

Segue un minuto di silenzio, Hiccup è scioccato, lui ci ha messo qualche anno per conquistare la fiducia della riccia, e gli sembra alquanto difficile che Jack ci sia riuscito in meno di due ore.

-Che c’è? Il drago ti ha preso la lingua?- chiede Merida sventolandogli la mano davanti agli occhi per attirare la sua attenzione.

-Hai fatto amicizia con un serpeverde?- chiede Hiccup, sa di averlo detto in maniera sbagliata, ma gli risulta così strano.

-Non eri sempre tu che dicevi che non si deve giudicare una persona dalla casa in cui viene smistata?- Merida si rabbuia, senza capire la diffidenza dell’amico.

-Si, ma tu dicevi sempre che non avresti mai fatto amicizia con un serpeverde- le ricorda Hiccup, non sa neanche da dove gli escano queste parole.

-Beh, dicevo sempre che i Tassorosso sono dagli sfigati senza spina dorsale, che devo fare, smettere di essere tua amica?- incrocia le braccia e si gira dall’altra parte, piuttosto ferita dal comportamento di Hiccup.

Il ragazzo sta per ribattere quando la professoressa entra nella stanza. Ha dei lunghi capelli neri e la pelle scura.

-Salve, ragazzi, io sono la professoressa Pocahontas Algonquin, e sarò la vostra docente in erbologia. Nelle mie ore non imparerete solo a curare la piante, ma ad amarle e a comprendere che sono anch’esse esseri viventi-

Dopo aver detto questo comincia l’appello e poi spiega cosa andranno a studiare nell’anno scolastico.

Merida e Hiccup non si rivolgono la parola fino alla fine dell’ora.

 

Jack intanto, dopo aver salito venti o più rampe di scale, è giunto nella torre di astronomia, dove si scontra con Rapunzel, che la colpisce per sbaglio con i suoi capelli.

-Ops, scusa, mi dispiace tanto- Rapunzel scosta i capelli e controlla cha non abbia niente di rotto.

-Tutto bene, tranquilla biondina- gli risponde Jack, alzandosi.

-Scusa, sono un po’ in ritardo, e tutte quelle rampe di scale sono state davvero problematiche- tenta di giustificarsi Rapunzel.

-Non preoccuparti, sarei caduto comunque per la fatica, mi hai solo dato una ragione per farlo senza passare per un deboluccio- le fa l’occhiolino, e Rapunzel ridacchia.

Entrano nell’aula e notano con sollievo che il professore non è ancora arrivato.

Si siedono negli ultimi posti disponibili, giusto in tempo per l’arrivo del professore.

E’ basso e un po’ tozzo, con i capelli biondi sistemati come un sole e gli occhi gialli.

Saluta con un cenno della mano e si siede nella cattedra.

Apre il registro nel silenzio generale e po compare un nome sulla sua testa.

«Corona Rapunzel»

C’è un attimo di silenzio, Rapunzel non sa cosa deve fare, e la scritta si ripete più grande

«Corona Rapunzel, ci sei?»

-Ah, si, presente- dice lei, arrossendo, non aveva capito che il professore non parlasse.

«Molto bene»

L’appello continua così, poi chiude il registro e spiega sempre con scritte e disegni sulla testa il programma dell’anno, scrivendo le cose importanti sulla lavagna.

Spiega che Serpeverde, con i tassorosso, faranno l’ultima ora della lezione di martedì a mezzanotte, mentre i corvonero con i grifondoro la faranno il mercoledì, sempre a mezzanotte, per vedere le stelle.

In caso di brutto tempo faranno normale lezione il pomeriggio.

Rapunzel ascolta interessata, Jack un po’ annoiato, finora le lezioni sono così noiose, lama parlanti a parte.

Alla fine della lezione si dirigono tutti a pranzo, e ognuno si siede nei tavoli delle proprie case.

Jack ripensa al discorso fato dal preside Nord dopo cena, sull’uso della magia, che essa deve essere usata solo a fin di bene e che non ci si deve far conquistare dalla malvagità.

Jack ripensa e tutto questo quando Elsa gli si mette vicino.

-Com’è andato il primo giorno, novellino?- chiede con voce atona.

Inizialmente Jack è piuttosto stupito che lei gli rivolga la parola, poi però si accorge che non sembra salutare nessuno, come se non conoscesse i suoi stessi compagni di casa.

-Bene, tutto tranquillo, lama parlanti e punizioni a parte- risponde lui servendosi.

-Una punizione il primo giorno, è una cosa che ci si aspetta dai grifondoro- la ragazzo lo guarda piuttosto incredula.

-Lo so, ci siamo finiti insieme una grifondoro, un tassorosso, una corvonero ed io, direi che è piuttosto equo, comunque- Jack scrolla le spalle, bevendo un bicchiere d’acqua.

-Mi sembrava che avessimo perso tutti dieci punti, ha a che fare con la punizione, non è così?- chiede indicando le clessidre.

-Vuoi mettermi contro tutta la casa serpeverde?- chiede Jack ridendo.

Elsa si lascia scappare un sorriso malinconico -Non ne ho l’autorità, i serpeverde non mi considerano una di loro, tutti i miei compagni d’anno seguono quel montato di Flynn Rider- si lamenta senza usare tono lamentoso, ma come fosse un dato di fatto al quale non può opporsi, osservando un punto nella tavolata.

-C’era un tipo nel mio orfanotrofio che ci leggeva un libro di un tipo omonimo, stra…- Jack resta a bocca aperta, il tipo che Elsa sta osservando è Eugene Fitzherbert, il compagno sopracitato. Non ci mette molto a fare due più due.

-Stavi dicendo qualcosa?- chiede Elsa guardandolo sempre inflessibile.

-Niente, è lui Flynn?- chiede conoscendo già la risposta.

-Si, è proprio lui- risponde infatti Elsa.

-Ah si? E il suo nome è proprio Flynn Rider? Sicura?- chiede con un sorrisetto sospettoso.

Prima che Elsa possa rispondere affermativamente il ragazzo piomba in mezzo a loro.

-Mi fischiano le orecchie, state parlando di me?- sposta lo sguardo su Elsa, senza dare troppo peso a Jack.

-Parli con i novellini? Non credevo fossi caduta così in basso- la prende in giro, Elsa fa finta di niente, ma Jack si arrabbia.

-Hem hem- sottolinea la sua presenza, ed Eugene/Flynn si gira verso di lui quasi annoiato, poi i suoi occhi si spalancano, improvvisamente spaventati.

-Tu…? Oddio mio- sussurra.

-Tutto bene, Flynn?- Jack sottolinea il suo nome, per fargli intuire che lo ha riconosciuto.

-Vedo che il ragazzo ha già sentito parlare di me- cerca di assumere nuovamente un tono risoluto, ma Jack avverte l’ansia crescere nella sua voce -Non ti ho notato allo smistamento- sibila tra i denti.

-Se non stessi sempre a progettare nuovi modi di entrare nella foresta proibita senza farti beccare probabilmente te ne saresti accorto, voi due vi conoscete?- chiede Elsa, aspettandosi una risposta negativa, che non tarda ad arrivare da parte di Flynn.

-No, non ho mai visto questo novellino in vita mia o me lo ricorderei, ha un look davvero molto particolare- Jack capisce anche che sta cercando di ingraziarselo in qualche modo, e decide di stare al gioco finché non saprà più cose di questa faccenda.

La pausa pranzo finisce e tutti gli studenti vanno nelle rispettive classi.

Hiccup, che ha avuto tempo per riflettere a pranzo, raggiunge Merida a Difesa contro le arti oscure, e si siede vicino a lei.

-Non ti ho detto che potevi sederti- gli dice lei ancora un po’ arrabbiata.

-Scusa per prima, non so cosa mi sia preso, e solo che sei la mia unica amica, e ho paura che se fai altre amicizie potrei rimanere solo- si spiega Hiccup, diventando un po’ rosso.

Merida ci riflette un po’.

-Ti perdono ad una condizione- dice con tono solenne, alzando un dito.

Hiccup sa che gli chiederà qualcosa di stupido come il dolce a cena, una scappata nelle cucine dopo il coprifuoco o…

-Questo weekend mi aiuterai a trovare la stanza delle necessità- annuncia solenne.

-Uff, avrò molti compiti, ma credo che la cosa sia fattibile- Hiccup le sorride, loro due sono una squadra.

-Grande- gli tira un pugno amichevole sulla spalla, dopodiché entra in classe il professor Parr, che si presenta alla classe e inizia l’appello.

Quando arriva a sua figlia, la ragazza trattiene un gemito, per paura che le faccia fare cattive figure, ma lui prosegue con tatto, trattandola come fosse una semplicissima studentessa.

-Ecco un padreprofessore che sa come comportarsi- sussurra Merida a Hiccup, che accenna un sorriso.

-Non prendertela con tua madre per oggi, cerca solo di fare il suo lavoro- sussurra Hiccup, cercando di non farsi sentire.

Merida dice solo -Grazie di avermi aiutata, e scusa se sei finito in punizione anche tu- senza neanche citare la madre. Hiccup non insiste.

La lezione prosegue senza intoppi. 

 

Intanto Jack ha raggiunto Rapunzel, e si dirigono a storia della magia.

-Com’è andato il pranzo?- chiede Rapunzel, per fare conversazione.

-Bene, ho parlato con Elsa e…- comincia Jack, ma Rapunzel lo interrompe.

-Chi era il ragazzo che è intervenuto dopo?- chiede con una curiosità troppo eccessiva, mordendosi un labbro.

Dopo qualche secondo di silenzio Jack risponde

-Non è troppo grande per te?- 

Rapunzel diventa tutta rossa -Ma che vai a pensare?- spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda- la prende in giro Jack ridacchiando per smorzare la tensione, e possibilmente cambiare argomento.

-Tu non hai risposto alla domanda di prima- lo riprende Rapunzel ridendo e spintonandolo.

Jack sta valutando una possibile risposta quando arrivano all’aula, e rimangono entrambi a bocca aperta.

-TU?- chiedono all’unisono.

L’insegnante che li accoglie è infatti la strega che gli ha venduto le bacchette e i dolci.

-Salve ragazzi, io sarò la vostra docente in storia della magia- si presenta. Rapunzel e Jack si guardano sbalorditi.

 

Alle sette precise, dopo due ore di lezione e un po’ di tempo passato a fare i compiti, tutti e quattro sono in biblioteca, pronti a lavorare.

-Che balla, è piena zeppa di libri, non vedo l’ora di leggere tutto ciò che posso!- esclama Rapunzel, andando da uno scaffale all’altro eccitata.

-Ma sono troooooppi!- esclama invece Merida con tono lamentoso, sbuffando sonoramente.

-Credo che ci passerò molto tempo qui- dice invece Hiccup, posando la borsa su un tavolo, e osservando attento i volumi.

-Io non credo che ne passerò molto, invece, sembrano così polverosi e vecchi- Jack entra chiassosamente sedendosi sul tavolo.

-Ed io non vorrò che tu ci entri troppo- lo riprende una voce giovane dall’accento francese.

-Siediti su una sedia, Jack Frost, non sul tavolo- lo ammonisce.

Dall’età potrebbe essere la sorella maggiore di tutti loro, ma i ragazzi decidono di fare buona impressione, almeno Hiccup e Rapunzel.

-E’ una bellissima collezione- esclama eccitata Rapunzel.

-Si, la biblioteca di Hogwarts è una delle più fornite del mondo, tra le scuole di magia è la migliore in assoluto, è per questo che mi sono trasferita qui da Beuxbatons per lavorarci. Mi ha affascinata tantissimo quando sono venuta qui per il torneo trescuole- mentre parla guarda ammaliata i volumi -Mi chiamo Belle e mi occuperò del vostro lavoro-

-Sa quando sarà il prossimo torneo trescuole- chiede eccitata Merida.

-No, forse tra tre o quattro anni- risponde Belle agitando la mano -Su, al lavoro, oggi vi occuperete della sezione draghi e creature mitologiche, dovete catalogare i libri in base a specie, grandezza e secondo il criterio di pericolosità del ministero della magia. Su, al lavoro!- si dirige all’uscita.

-Tornerò qui alle nove precise- 

 

-Sentite qui, ragazzi- Hiccup ha preso un vecchio volume sui draghi, e lo sta sfogliando avidamente -C’è una testimonianza su una specie mai catalogata, nata dall’oscurità e cresciuta nell’ombra, finora questo drago sembra sia solo una leggenda, ma molti si chiedono se esista davvero- Hiccup legge a tutti, Rapunzel pende dalle sue labbra, Merida lo guarda tristemente, e Jack sembra annoiato.

-E cosa dovrebbe significare?- chiede il serpeverde dondolando la sedia.

-La furia Buia- spiega Merida -è il drago che il padre di Hiccup vuole catturare, è solo una leggenda ma lui crede che sia stata questa specie a uccidere la madre di Hiccup- conclude lanciando un’occhiata malinconica al ragazzo, che abbassa lo sguardo e chiude il libro per catalogarlo insieme agli altri.

-Non esiste, a quest’ora sarebbe stato trovato- dice sistemando il libro sullo scaffale -In compenso è l’ultimo, e siamo anche in anticipo- dice controllando l’orologio.

-Di tre minuti, lo chiamerei puntualità- gli fa notare Merida.

-Sempre di anticipo si tratta, pure se di poco- le risponde Merida.

-Sarebbe stato meglio se Jack avesse lavorato- la rossa guarda il serpeverde con le sopracciglia sollevate, e lui le fa un sorriso sornione.

-Avevi un debito con me ed io l’ho giocato- alza le spalle.

-Bene ragazzi, le ore sono finite, potete andare, il coprifuoco scatta tra dieci minuti-

 

Mentre Jack si appresta a salire nel dormitorio viene fermato da un ragazzo del terzo anno molto conosciuto.

-Eugene, che piacere- gli dice rabbioso.

Il ragazzo si guarda attorno

-Sta zitto, Frost, voglio solo chiarire una cosa. tu non mi conosci, e mi chiamo Flynn Rider, ok?- lo mette spalle al muro in modo minaccioso.

-Che mi fai sennò? Io non ho una reputazione da proteggere, tu si, cosa fai altrimenti?- chiede -Ma sopratutto, perché fingi di essere ciò che non sei?-

-Questi non sono affari che ti riguardano, Frost. Comunque, se tu dici qualcosa di me, io dico tutto su Jenny- lo minaccia lui. Jack impallidisce.

-Tu non sai…- comincia

-Le voci girano, e la gente si fida più di me che di te, poco ma sicuro, posso rovinarti sette anni di vita e non solo semplicemente con poche parole ben misurate. Pensaci- e lo lascia lì, spaventato e arrabbiato.

 

Hiccup non riesce a dormire, continua a sognare un enorme drago nero, che entra in casa cercando di attaccarlo, mentre sua madre si para davanti a lui per proteggerlo, e viene presa al suo posto.

Si alza per prendere un bicchiere d’acqua, quando nota un’ombra di qualcosa di grande cadere dal cielo nella foresta proibita.

Sgrana gli occhi e si sporge di più per vedere bene, ma c’è solo la notte.

Scuote la testa, dev’esserselo immaginato, e torna a letto.

 

 

 

(A.A.)

Ciao a tutti, spero che il capitolo vi piaccia.

Si, ho cambiato molte cose, ma spero di essere riuscita a rendere tutto abbastanza azzeccato, dal prossimo capitolo inizieranno le cose serie.

Spero davvero di aver reso i personaggi abbastanza IC.

Ci rivediamo nel prossimo capitolo.

P.s. Mi piacerebbe davvero sapere che ne pensate, se vi piace, se non vi piace, se devo cambiare alcune cose.

Fatevi sentire.

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Capitolo 4
*** Scoperte (ovvero, come trovare un drago in una foresta) ***


Capitolo 3: Scoperte

ovvero

Come trovare un drago in una foresta

 

Ormai è arrivato il weekend, e per Hiccup significa solo una cosa: mantenere la promessa fatta a Merida.

Hiccup scende a fare colazione, pensando alla giornata che li spetta. Prega con tutto il cuore che la stanza esista e sia al settimo piano, perché è impossibile far desistere Merida, e passerebbero sette anni a cercarla.

-Hic! Hic!- lo chiama lei avviandosi trafelata verso di lui.

-Non mi sono dimenticato della promessa, non preoccuparti- la rassicura lui, e come poteva dimenticarsene, lei lo ha tartassato per tutta la settimana.

-Si, lo so, ma devo avvertirti che stamattina c’è la prima lezione di volo, perciò dobbiamo rimandare a questo pomeriggio- gli dice eccitata.

-Serpeverde?- chiede Hiccup.

-Si- la voce di Merida si incrina leggermente, spera che Hiccup non faccia ancora il prezioso, invece:

-Povero Jack, cerca di non atterrargli troppe volte in testa- ridacchia, per poi andare a sedersi al tavolo.

Merida sorride, loro quattro sono diventati molto amici in questa settimana di punizione, e Hiccup si è abituato ad avere Jack in giro.

“Benedetto Odino, Thor e compagnia bella” pensa Hiccup una volta tornato al posto, felice di poter avere un’intera mattinata per fare i compiti prima della ricerca.

Mangia in tutta fretta e passa in ala comune per prendere il necessario e la bacchetta, poi esce in cortile.

L’aria fresca di inizio settembre gli scompiglia i capelli, trova un albero vicino alla foresta proibita, e decide di sedersi lì e fare lì i compiti, approfittando di una delle ultime giornate belle prima dell’autunno.

E’ un luogo isolato, per fortuna, e riesce a concentrarsi abbastanza.

Alle dodici e mezza, più o meno, è riuscito a finire quasi tutti i compiti per la settimana, gli manca solo una cosa da segnare sul libro di trasfigurazione, posa un attimo la bacchetta a terra per cercare una penna, poi, quando appoggia la mano per riprenderla non la trova più.

“Dov’è finita la mia bacchetta?” si chiede, guardandosi intorno, e la vede, a metà strada tra lui e la foresta.

Si appresta a recuperarla, ma quando si china per prenderla rotola via, fino ai confini con la foresta.

“Oh no, no no no no no no no no no” l’ultima cosa che vuole è beccarsi un’altra settimana di punizione per essere entrato nella foresta, anzi, l’ultima cosa che vuole è proprio entrare nella foresta, sede delle peggiori creature oscure conosciute, piazzate lì dai tempi della dittatura della setta oscura.

a bacchetta è immobile, e Hiccup si getta in avanti sperando di coglierla di sorpresa.

Cade a terra come un sacco di patate, e la bacchetta è lontana, sembra prendersi gioco di lui.

-Torna qui- le ordina, ma per tutta risposta lei va ancora più lontana, obbligandolo a seguirla.

-Ti prego, torna qui- la supplica, correndole dietro, e iniziando a spaventarsi, ma lei, imperterrita, prosegue per la sua strada.

L’atmosfera è lugubre e sinistra, e questo di mattina, Hiccup spera davvero di non restare a seguire quella bacchetta traditrice fino a notte.

Sembra fermarsi in una radura spianata, piuttosto sgombra, e il motivo sembra chiaro a Hiccup appena lo vede: un enorme drago nero a terra, che pare svenuto o morto, legato a delle corde.

All’improvviso, come un flash, Hiccup rivede l’ombra che ha visto cadere lunedì notte.

Cercando di non fare rumore, Hiccup prende la bacchetta da terra, che stranamente non oppone resistenza, poi si volta per andarsene, ma un guaito lo paralizza.

Si gira lentamente tremando dalla testa ai piedi.

Il drago ha aperto gli occhi, e lo guarda con sguardo intenso, che Hiccup non pensava che un drago potesse possedere. Dopo un attimo di esitazione Hiccup sguaina la bacchetta, pur non conoscendo nessun incantesimo utile alla situazione, e legge negli occhi del drago rassegnazione, prima di chiudersi nuovamente.

“Ora che faccio?” 

Sa che dovrebbe assolutamente chiamare qualcuno, un insegnante, ma sa che lo ucciderebbero.

Ma morirebbe anche qui senza cibo o acqua, e lui non vuole questo.

“Perché mai non dovrei volerlo, un drago ha ucciso mia madre”

Ma non ne ha la forza, non ha la forza di lasciarlo lì o di chiamare gli insegnanti.

Il drago gli sembra così indifeso, non ha più speranze, e Hiccup si guarda intorno, per cercare qualcosa che possa essergli d’aiuto.

Proprio in quel momento la bacchetta lancia un piccolo raggio di luce su una pietra appuntita poco lontano.

Hiccup la prende in mano.

“Le scelte sono tre: chiamare qualcuno, lasciarlo a morire o liberarlo, 

la terza mi sembra la più suicida, non posso assolutamente liberare un drago vicino ad una scuola di magia, mi ucciderebbe senza pensarci due volte, senza contare che poi ucciderebbe tutti gli altri studenti della scuola e gli insegnanti inermi e… cosa sto facendo?!” La sua mano, agendo quasi da sola, ma Hiccup ha il forte sospetto che lui ci metta tutta la volontà, inizia a tagliare le corde per liberare il drago, lasciando la bacchetta un attimo ai suoi piedi, ma tenendola costantemente d’occhio per non farsela sfuggire di nuovo. La bacchetta resta immobile.

Quando l’ultima corda è stata spezzata, il drago si alza di scatto, facendo sobbalzare Hiccup, che indietreggia velocemente fino ad inciampare su un masso, finendo a game all’aria.

Il drago si gira di scatto verso di lui, che alza le braccia in segno di difesa, tenendo alta la bacchetta che è riuscito non si sa come a recuperare.

Il drago lo guarda con sguardo aggressivo, i suoi occhi sono neri come pozzi bui.

Hiccup non sa che fare, in un impeto di disperazione e mancanza di idee balbetta: -se-seduto- maldicendosi mentalmente per l’idiozia del comando.

Il drago piega la testa, poi si siede.

Gli occhi, strano ma vero, sono diventati all’improvviso verdi, come quelli di Hiccup, ma il ragazzo non ci fa tanto caso, è più stupito dal fatto che il drago gli abbia obbedito.

-Ora… fermo e… resta qui finché…- vorrebbe dire “finché non arriva la notte, poi vai via” ma gli manca il cuore di dirlo, il drago sembra spaventato, confuso e… gli manca un pezzo di coda.

-Oh, per Odino, non puoi volare così- constata con mortificazione. Non è un esperto di draghi, il padre si limita ad ucciderli, ma questa è una cosa che si sa.

Il drago osserva con dolore la coda, e Hiccup decide che non può lasciarlo così, o meglio, potrebbe, ma non vuole, il drago gli ricorda troppo se stesso.

-Resta qui finché non torno, ti prometto che vengo qui domani mattina, e… non fare male a nessuno, se qualcuno ti vede resta nascosto- gli ordina, con voce tremante, già si vede inghiottito in un sol boccone, ma il drago alza gli occhi al cielo e si sdraia sul terreno, obbediente, guardando sempre Hiccup con sospetto, e fissando gli occhi verdi sulla bacchetta.

Hiccup la stringe più forte, gli trasmette sicurezza.

-Torno presto, ok, puoi procurarti da mangiare, purché non siano esseri umani- gli dice.

Poi si avvia fuori dalla foresta, indietreggiando per non perdere d’occhio il drago.

Appena è al limitare degli alberi una voce lo richiama.

-Hiccup, che stai facendo?- Hiccup si gira di scatto pallido e sudato.

-Skaracchio-  tira un sospiro di sollievo, lui è famoso per aiutare sempre gli studenti quando sono in difficoltà.

-Non si può entrare nella foresta proibita- lo riprende un’altra voce, appartenente al custode Shrek.

-lo so, lo so- prova a dire Hiccup, ma un’altra voce lo interrompe.

-Insomma, la foresta è buia, fredda, piena di mostri e draghi sputafuoco, io mi sudo sette camice dalla paura- 

-Ciuchino, gli asini non portano le camice- lo riprende Shrek

-E non ci sono draghi nella foresta- sottolinea Skaracchio con orgoglio -Se ci fossero il padre di questo giovanotto li avrebbe uccisi tutti prima ancora di scoprirli- indica Hiccup, che, pallido e smunto, trema a tal punto che sta per cadere a terra.

-Perché eri lì ragazzo?- chiede ancora Shrek, pur essendo un orco è alquanto umano nei comportamenti, ma fa lo stesso paura ad Hiccup, che non sa che scusa inventarsi.

Alla fine opta per una mezza verità.

-La bacchetta mi è scivolata e sono andato a recuperarla, ma era un metro o poco meno dagli alberi- spera con tutto il cuore di non essere sembrato un ribelle colto in fragrante e che loro se la bevano, anche se lui non è mai stato una cima con le bugie.

-Oh, beh, può capitare a tutti, per questa volta puoi andare- gli dice Skaracchio congedandolo con il solito fare un po’ rude.

-E attento ai draghi- gli dice Ciuchino, poi attacca a cantare -Volare… Oh oh…- ma Shrek lo interrompe mettendogli una mano a coprirgli la bocca.

-Che cosa ti ho detto riguarda al cantare?- chiede con sgarbo.

-mm mmmm mmmmmm?- risponde Ciuchino, con la mano di Shrek che gli copre ancora la bocca, Shrek lo lascia un attimo andare per farlo parlare.

-Che posso canticchiare?- chiede ancora Ciuchino.

-A bocca chiusa- conclude per lui Shrek.

-Uff, va bene- Ciuchino si dirige al castello canticchiando a bocca chiusa, e dietro di lui c’è Shrek, dannandosi per il fatto di avere un animale domestico così canterino.

-Su, Hiccup, ti accompagno al castello, così farai in tempo per l’ora del tè- gli dice Skaracchio

-L’ora del tè?- Hiccup non ha nemmeno pranzato, non può essere l’ora del tè.

-Si, sono le quattro e mezza- risponde ovvio il guardiacaccia.

Hiccup sbianca, non si era accorto di aver perso tento tempo, e temeva la reazione di Merida di fronte al suo ritardo. A confronto alla sua furia preferiva il drago, di gran lunga.

-Devo andare- Hiccup si mette a correre, recupera velocemente le sue cose e si avvia al castello, dove una rabbiosa Merida lo attende sull’uscio.

-HICCUP HORRENDUS HADDOCK III- gli urla, facendo sobbalzare un paio di fantasmi che passavano lì accanto: Casper e il fantasma del natale passato.

Hiccup le lanciò un’occhiata colpevole, accanto a lei Jack e Rapunzel lo osservavano preoccupati, anche se Hiccup non capiva se erano preoccupati per la sua assenza o la sua incolumità di fronte alla Furia Rossa.

-DOVE DIAVOLO SEI STATO?!?!?!?!- gli urla contro lei puntandogli la becchetta sul viso.

In questo caso Hiccup sa bene che lei non era preoccupata per lui, ma arrabbiata perché non ho rispettato la puntualità per la ricerca della stanza delle necessità.

-Beh, io…- balbetta, non può assolutamente lasciarsi sfuggire la faccenda del drago, non l’avrebbe dalla sua parte, inoltre Jack e Rapunzel sentirebbero, e lui non vuole proprio rendere la faccenda pubblica.

-Merida, che stai facendo? Non si urla in pieno corridoio- la riprende la voce della madre, con le mani sui fianchi e lo sguardo severo.

-Hiccup è scomparso!- esclama Merida per tutta risposta, in modo molto sgarbato.

Elinor sposta lo sguardo dalla figlia a Hiccup dietro di lei, poi di nuovo alla figlia.

-Me è lì dietro- afferma indicandolo, composta.

Merida alza gli occhi al cielo sbuffando spazientita.

-Ma è scomparso per circa quattro ore, senza avvisare, e oggi dovevamo…- Hiccup si appresta a finire la frase per lei.

-…Fare i compiti insieme, abbiamo Erbologia dopodomani- sa per certo che la madre non apprezzerebbe la ricerca di Merida, e evita id farla finire nei guai.

-Ma…- prova a ribattere Merida, ma Hiccup la trascina via.

-Si, hai ragione, sono troppo in ritardo, sarà il caso di andare subito, arrivederci professoressa- Merida è troppo scioccata per opporre resistenza, e Jack e Rapunzel si limitano a seguirli, un po’ confusi ma sollevati dal fatto che all’amico non sia successo nulla di male.

Quando si sono distanziati dalla professoressa, Merida si libera dalla presa debole di Hiccup con uno strattone, e chiede spiegazioni.

-Tua madre non ama le tue ricerche, ci avrebbe impedito di compierle. Ti ricordi quella volta che hai cercato i doni della morte e mi hai rotto per sbaglio la caviglia?- le ricorda Hiccup.

-Cosa sono i doni della morte?- prova a chiedere Rapunzel, ma Merida non le risponde.

-Non è colpa mia se sei caduto dall’albero, pensavo fossi un po’ più agile, e comunque tu sei in ritardo, probabilmente sei il primo a non voler trovare la stanza delle necessità!- si rivolge a Hiccup.

-Io ancora non ho capito cosa sia questa stanza delle necessità- prova ancora a dire Rapunzel, ma Hiccup risponde a Merida.

-Ho avuto da fare, e non mi sono reso conto dell’ora, non ho nemmeno mangiato- non ha la minima intenzione di citare la foresta proibita o il drago, quindi tralascia l’argomento.

-Non hai mangiato?- la rabbia di Merida svanisce.

-Oh, cielo, mi dispiace, forza, andiamo in cucina a recuperare- prende Hiccup per una mano e lo trascina verso la sala grande, davanti ad un dipinto di un cesto di frutta.

-No, no, Merida, non farlo, non sappiamo quanto Harry Potter sia affidabile per questa cose- cerca di metterla in guardia Hiccup, ma lei, testarda, fa il solletico alla pera nel cesto.

Non succede niente.

-Uff, almeno non era una trappola- Hiccup tira un sospiro di sollievo.

Due secondi dopo aver parlato le pera starnutisce, e gli schizzi arrivano fino a Merida, che arretra disgustata.

Poi la pera ridacchia.

-Brutto frutto del demonio!- esclama Merida asciugandosi gli schizzi con la manica della camicia.

-Perché parlo?- chiede Hiccup a se stesso.

-Ooooook- Jack attira l’attenzione di tutti -ora che abbiamo scoperto che i frutti dei ritratti ci starnutiscono in faccia, potete spiegare anche a noi questa storia della stanza delle necessità e dei doni della morte?- chiede con voce autoritaria, attirando l’attenzione come Rapunzel non era riuscita a fare.

-Si, si, d’accordo- acconsente Hiccup, apre la bocca per spiegare, poi ci ripensa un attimo, riflette bene, apre nuovamente la bocca e la richiude, incerto su cosa dire.

-Mmmmm...-

-Mmmmm?- chiede Jack -e’ così difficile?-

-Dammi tempo, sono sette libri- si giustifica Hiccup.

-Sette libri? State cercando qualcosa contenuta in un libro?- chiede Jack, sforzandosi di non ridere.

-Libri? che libri? ci saranno in biblioteca? quali sono? Come sono? belli?- Rapunzel ama i libri, non ne ha mai avuti molti ma i pochi che ha li ha riletti numerosissime volte.

-Io odio i libri- commenta Jack tra se, ma si consola pensando che tra i quattro non è l’unico.

-Sono bellissimi, gli unici libri che ho mai letto- Merida risponde alla domanda di Rapunzel ignorando Jack.

“Ok, tra i quattro sono l’unico”

-Come si chiamano?- Rapunzel tira fuori dalla borsa un foglio di pergamena e una penna per segnarsi il nome.

-La saga di Harry Potter, si svolge a Hogwarts e narra le avventure di un ragazzino nei suoi sette anni di scuola- spiega Hiccup -Il primo libro è “Harry Potter e la pietra filosofale”- dice poi, scandendo bene le parole per farle capire a Rapunzel.

-Forte, ma quindi la pietra filosofale esiste?- chiede Rapunzel segnandosi l’appunto.

-Si, ne dovrebbero esistere un paio in tutto il mondo, ma Harry Potter generalmente non è storicamente corretto- la mette in guardia Hiccup.

-Per dire, il torneo tremaghi in realtà è il torneo trescuole, e partecipano in squadra quattro ragazzi per ogni scuola- spiega Hiccup -Non tre in tutto- specifica poi.

-Io ho già deciso che parteciperò- annuncia orgogliosa Merida.

Hiccup apre la bocca per ribattere, ma la richiude scuotendo la testa.

-Va bene, andiamo a cercare la stanza delle necessità?- chiede Hiccup, per cambiare argomento.

-Andata, ma una volta trovata mi dici cosa hai fatto di così importante da aver perso la cognizione del tempo- senza attendere risposta Merida si avvia al settimo piano, seguita dai ragazzi.

 

-E quella è stata l’ultima volta che mia madre mi ha lasciato uscire in giardino da sola- finisce di raccontare Merida, mangiando un po’ di cioccolata.

Sono riusciti a trovare la stanza delle necessità al primo tentativo, con grande gioia di Merida, e alla faccia di Hiccup che era davvero scettico, e sono riusciti a mangiare qualcosa chiamando i minions.

I minions lavorano come aiutanti, e sono un po’ l’equivalente degli elfi domestici del libro più famoso del mondo magico, con l’unica eccezione che non cucinano, che parlano una lingua tutta loro, distruggono quasi tutto quello che toccano e portano i vassoi del cibo mezzi vuoti.

 

Ora stanno su dei cuscini nella stanza, e si raccontano aneddoti.

Merida ne ha raccontati cinque o sei, facendo morire dal ridere Jack e Rapunzel e sorridere e imbarazzare Hiccup, presente a cinque di quei racconti.

Rapunzel ne ha raccontati un paio, avendo avuto un’infanzia alquanto semplice e ordinaria.

Jack ne ha raccontati tre, più che altro scherzi fatti ai compagni dell’orfanotrofio, che in se non erano proprio divertenti ma sono stati raccontati così bene che sono scoppiati a ridere, a anche i minions ridevano a crepapelle, probabilmente, ha intuito poi Merida, conoscendoli bene, prendendo anche nota per poi sperimentarli sui loro simili.

Hiccup non ha raccontato molto, la maggior parte delle cosa divertenti le ha fatte con Merida, che è più brava di lui nei racconti, ma ha raccontato, su richiesta di Rapunzel, qualcosa sulla sua vita prima della morte di sua madre, e ha raccontato i numerosi studi che facevano i suoi genitori sui draghi, e questo ricordo, per quanto sia insignificante per tutti i tre amici, è fondamentale per lui.

Ripensa al drago trovato, e si promette di non abbandonarlo, o almeno, di studiarlo, di fare una ricerca su di lui, e sopratutto scoprire perché la sua bacchetta sembra riuscire a controllarlo.

-Voi che avete fatto stamattina?- chiede Rapunzel a Jack e Merida.

Loro si guardano un attimo, poi scoppiano a ridere, come ricordando un momento davvero divertente.

-Abbiamo avuto la nostra prima lezione di volo- spiega Jack.

-Quando siamo arrivati al campo di quidditch ci siamo disposti noi di Serpeverde e Grifondoro in due file, io ero davanti a Jack- inizia Merida.

-Ci siamo messi vicino alle scope e abbiamo alzato la mano per richiamarle, io e Merida ci siamo sfidati su chi avrebbe richiamato la scopa al primo tentativo- guarda Merida con aria gongolante, e lei gli lancia un’occhiataccia, continuando a denti stretti.

-Lui ha vinto, ma io l’ho presa al secondo tentativo, non è un’impresa da poco, tutti gli altri ci hanno messo quattro o cinque tentativi- si da arie, scuotendosi i capelli.

-Tranne Nod e, com’è che si chiama… Atsid?- Jack si mette una mano sul mento, come a ricordarsi un nome, ma prima che Merida possa correggerlo lo fa Hiccup.

-Astrid?- chiede incredulo.

-La conosci?- chiede Merida sospettosa.

-Di fama, mio padre è amico di suo padre, ci siamo visti solo una volta, mi pare qualche giorno prima di incontrarci, ma...- sembra voler parlare, ma arrossisce e resta zitto.

-ma…?- lo incalza Merida con fare indagatore.

-Ma… non è andata molto bene- dice semplicemente Hiccup.

-Perché…?- lo incalza Jack.

Hiccup gli lancia un’occhiata del tipo “ora ti ci metti pure tu?” e risponde, abbassando lo sguardo.

-Mi ha picchiato- ammette infine.

-In che senso?- chiede Rapunzel scandalizzata.

-Nel senso che mi ha picchiato perché non potevo entrare in casa sua, e mi ha trattato come non so che traditore o approfittatore, non so a cosa stesse giocando, avevamo solo quattro anni- Hiccup alza le spalle.

-Sono sorpresa che l’abbia passata liscia- Rapunzel mette le mani sui fianchi, indignata.

-Io sono più sorpreso che Hiccup si sia fatto battere da una femmina- commenta invece Jack, suscitando l’occhiata arrabbiata di Rapunzel.

-Mia madre era morta da poco, avevo tutto il diritto di essere poco attivo- si giustifica Hiccup.

-Stavo scherzando- Jack alza le mani in segno di arresa.

-Stavamo dicendo… ah, si! Poi ci siamo sollevati da terra, poi abbiamo provato a fare qualche giro per abituarci e io e Jack ci siamo sfidati, in quel caso…- Merida cambia improvvisamente discorso, con tono stranamente sollevato.

-… ho vinto sempre io- la interrompe Jack.

Merida sbuffa

-QUASI sempre, io ho vinto un po’ di volte- 

-Una volta, perché io mi ero distratto ad aiutare M.K, cosa che tu non hai fatto- la riprende Jack.

-Non aveva bisogno di aiuto, e Nod è stato più che soddisfacente- si giustifica Merida.

-Comunque, volare è fantastico, credo che entrerò nella squadra di Quidditch, l’anno prossimo- annuncia. Per lui è davvero troppo divertente e si sente libero, con il vento tra i capelli e la sensazione di poter andare ovunque senza restrizioni, e condivide questa sensazione, senza saperlo, con Merida.

-Mettiti in fila, ragazzo tinto, anch’io sarò in squadra, e dovrai batterti con me se vorrai vincere la coppa delle case- lo minaccia scherzosamente Merida.

-A proposito, Jack, i tuoi capelli sono naturali o tinti?- chiede Rapunzel, che di capelli se ne intende.

-Sono naturali, diciamo che soffro, per così dire, di albinismo totale- Jack non sa mai come spiegarlo, dato che non l’ha capito bene nemmeno lui, quando gliel’hanno spiegato, e spera vivamente che non gli facciano domande al riguardo.

-Che significa?- chiede Rapunzel.

“Come non detto”

-Diciamo che i miei capelli sono bianchi, la mia pelle è chiara e gli occhi sono grigio-bluastri, è una specie di malattia che viene dalla nascita- spiega, cercando di non risultare troppo disinformato.

Dopo un momento di silenzio, cerca di cambiare discorso.

-E tu, Rapunzel, che hai fatto stamattina?- chiede alla bionda, che sembra riscuotersi.

-I-io? Niente di che- si porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio arrossendo.

Merida si fa sospettosa.

-Cosa?- indaga con un sopracciglio inarcato.

-Niente… ehm, ho fatto i compiti in biblioteca, poi… sono tornata in sala comune- conclude senza guardarli.

Ciò che ha detto corrisponde solo in parte alla verità.

Si stava dirigendo alla sala comune dalla biblioteca con qualche libro in mano. Dato che tutti la prendevano in giro per la mole smisurata dei suoi capelli aveva deciso di ritirarsi in camera sua.

Mentre stava salendo la scala per la sala comune un ragazzo l’ha bloccata.

-Attenta, biondina, quel gradino è a trabocchetto- l’aveva tirata indietro un attimo prima che posasse il piede sul gradino, e si era ritrovata tra le sue braccia.

-G-grazie- era riuscita a dire a fatica, diventando rossa peperone.

-Figurati- aveva risposto lui, rimettendola in piedi. Solo in quel momento l’aveva riconosciuto come il ragazzo del terzo anno Serpeverde che la settimana prima parlava con Jack.

-Sono Flynn Rider- si era presentato.

-Ra-Rapunzel Corona- si era presentata a sua volta, cercando di non dare a vedere il suo imbarazzo.

-Di che casa sei?- le aveva chiesto Flynn, prendendole i pesanti libri.

-Corvonero- gli aveva risposto lei.

-Bene, ti accompagno, immaginavo che non fossi Serpeverde, me ne sarei accorto se una ragazza così carina fosse stata smistata nella mia casa- Rapunzel era arrossita, se possibile, ancora di più, si era portata una ciocca di capelli dietro l’orecchio ed era riuscita a sussurrare un -Grazie- ma le mancava il respiro per dire altro.

Dopo un po’ di camminare si era un po’ sbloccata, ed era riuscita un po’ a parlare con Flynn, finché non era giunto l’argomento Jack.

-Quindi, conosci Jack Frost?- aveva chiesto a Flynn.

-No, perché?- le aveva risposto lui.

-Beh… ti ho visto parlare con lui qualche giorno fa- gli aveva risposto lei.

Flynn sembrò pensarci un attimo.

-Ah, quella matricola con i capelli bianchi?- le aveva chiesto poi.

-Si, proprio lui- aveva affermato Rapunzel.

-Parlavo con Elsa quel giorno, lui era solo in mezzo- a quella affermazione Rapunzel era rimasta alquanto delusa.

-E’ molto simpatico- aveva detto poi.

Flynn l’aveva guardata un attimo preoccupato e scioccato, un attimo dopo la sua espressione aveva lasciato posto ad una controllata indifferenza.

-Se lo dici tu sarà così- aveva alzato le spalle, poi aveva cambiato argomento -Ecco la sala comune- le aveva riconsegnato i libri e l’aveva salutata.

-Grazie ancora per prima, ci vediamo- l’aveva salutato Rapunzel a sua volta.

Flynn sembrava gentile, ma, non sapeva perché, aveva la sensazione che avesse qualche segreto, e non la convinceva l’espressione fata quando aveva nominato Jack.

Dato che gli altri tre la stanno guardando ancora sospettosi, in ricerca di segreti, Rapunzel si affretta a chiedere:

-Hiccup, ti che hai fatto questo pomeriggio?- 

Il ragazzo sobbalza rischiando di strozzarsi con la sua stessa saliva, poi, cercando di non guardare gli amici, prova a trovare una scusa.

-Io… ho fatto i compiti e… un professore mi ha chiesto… di fare una cosa- sa bene di non saper mentire, almeno non a Merida, che lo guarda sospettosa e arrabbiata.

-Steve!- richiama, e un minion si fa avanti.

-Acapuca (Di cosa hai bisogno)?- chiede, con una mano sulla fronte facendo il saluto militare.

-Trovami del veritaserum- gli ordina guardando Hiccup con un cipiglio che ricorda molto sua madre.

Hiccup, però, decide di non farglielo notare per la sua incolumità

-Non puoi, è contro le regole- prova a metterla in guardia.

-Tu dimmi la verità, e non dovrò usarla- 

-Veritoeilo (lo prendo il veritaserum)?- chiede di nuovo il minion Steve.

-Aspetta un attimo, ti dico io quando  devi prenderlo, alla prossima bugia-

Hiccup decide di giocarsela sul tacere alcuni eventi.

-Ho fatto i compiti fino alle dodici e mezza, poi ho posato la mano per prendere la bacchetta, ma era rotolata sul prato, ed io l’ho inseguita fino alla foresta proibita-

-SEI ENTRATO NELLA FORESTA PROIBITA?!- Merida esclama eccitata.

Hiccup sospira, poi conclude.

-Quando ho ritrovato la bacchetta era molto lontano e ci ho messo un po’ per tornare.

-Hai visto lo Slender man che la setta oscura ha messo nella foresta?- chiede Merida eccitata, fin da quando erano piccoli lei organizzava gite nella foresta, che Hiccup non voleva condividere assolutamente per via delle leggende spaventose che si narravano sul suo conto, e ora è il primo tra loro ad andarci veramente.

-Credo che lo Slender man sia solo una leggenda, comunque per fortuna non l’ho incontrato, altrimenti sarei morto, non credi anche tu?- cerca in questo modo di evitare altre domande sui mostri -Comunque, lì dentro ho perso la cognizione del tempo, per questo sono arrivato in ritardo e non ho pranzato- quando accenna a non aver pranzato i minions is guardano scioccati, come se avessero sentito una bestemmia, ma invece di dare del cibo a Hiccup come farebbero gli elfi domestici dei libri, prendono il cibo per loro e se lo stingono al petto come se Hiccup volesse rubarglielo.

-Banana!- esclamano insieme.

-No, non vuole rubarvi la vostra paga, non temete- li rassicura Merida, i minions vengono pagati in banane, pare che le gradiscano davvero moltissimo.

-Ma la foresta proibita, non è proibita?- chiede Rapunzel guardando Hiccup scandalizzata.

-A quanto ho capito Eu…Flynn Rider cerca di andarci senza farsi beccare da anni e non c’è mai riuscito, tu come hai fatto?- chiede Jack curioso.

A sentire nominare Flynn, Rapunzel arrossisce impercettibilmente, ma cerca di non farsi vedere.

-Sono stato beccato, infatti, ma ho mentito dicendo a Skaracchio che non mi ero spinto all’interno ma avevo solo costeggiato gli alberi esterni per recuperare la bacchetta- ammette Hiccup

-Humpf, raccomandato- borbotta Merida sbuffando, ma sorride pensando a Hiccup che prova a mentire -Perché stai iperventilando, Punzie?- chiede poi, guardando l’amica che si è fatta rossa.

-Non sto iperventilando- si lamenta lei -Sono solo preoccupata per Hiccup e quello che ha rischiato-

-Se lo dici tu- Merida alza le spalle, ma non ha ancora abbandonato l’argomento.

-Veritoeilo?- chiede nuovamente Steve.

-No, non serve più, grazie- 

Il pomeriggio passa in allegria, e tutti e quattro, nel momento in cui lasciano la sala per avviarsi ai rispettivi dormitori, sentono che qualcosa di grande sta nascendo.

 

Intanto, a Diagon alley, da Magie Magò, tredici uomini e donne si sono ritrovati per un’importante riunione di emergenza.

-Allora, vi ho convocati tutti, per un’importante e orribile notizia- inizia una strega incappucciata, dai capelli ricci neri con qualche striatura di bianco che spuntano fuori dal mantello.

-Non serve che ti nascondi, sappiamo tutti che sei tu, Gothel- la riprende una strega giovane e bella con un cappello a forma di due corna e un bastone per bacchetta, al quale è appoggiato un corvo.

-Zitta, Malefica, quando apprenderai la notizia anche tu deciderai di coprirti- la insulta Madre Gothel.

-Basta, donzelle, non credo sia il caso di litigare- le riprende un uomo con capelli fatti di fiamme -Piuttosto, sbrigati con la notizia, ho molto lavoro da sbrigare in Grecia- 

-Ade, caro vecchio Ade, ma da quanto tempo che non ci si vede, secondo me lavori troppo- un uomo cadaverico vestito di nero e con i capelli anch’essi neri gli da una pacca sulla spalla.

-Pitch, quanto tempo davvero, sempre in giro a rovinare la vita ai nati babbani e a nasconderti sotto i letti?- chiede con tono apatico.

-Non osare…- 

-SILENZIO!!!!- urla Ursula con il suo possente vocione.

-Le quattro bacchette della profezia sono state rubate!- esclama Madre Gothel.

Il silenzio cala, e tutti i membri si girano a guardarla.

-Ora capisco perché ti copri, vecchia- Malefica è arrabbiata nera.

-Come sarebbe a dire, rubate?- chiede Ade, infiammandosi fino alle mani.

-Vendute- ammette Madre Gothel, Ade si infiamma ancora di più.

-Come hai osato venderle?!-

-E’ stata la mia spazzina, le ha vendute il giorno in cui ero fuori per la riunione indetta da Eris per discutere i due nuovi membri- si rivolge alla donna con il vestito viola e i capelli lunghi e neri vicino alla porta.

-Non dare la colpa a me per i tuoi errori- si arrabbia lei, è stata una delle prime reclute la formazione, ma non uno dei membri fondatori, perciò Madre Gothel si permette di considerarsi di rango superiore.

-Se non avessimo dovuto scegliere se tenere o no quei due studenti di Beauxbatons non sarebbero state vendute- si lamenta.

-Un momento, ma cosa sono esattamente queste, quattro bacchette della profezia- chiede Fata Madrina, una delle ultime reclute.

I quattro membri fondatori: Ade, Pitch, Gothel e Malefica si guardano, poi Ade, comincia la storia.

-Come tutti sapete, noi della setta oscura, abbiamo venduto la nostra anima all’oscurità per avere qualcosa in cambio. Io ho avuto la vendetta su mio fratello perfettino Zeus, Malefica il potere di controllare le bestie malefiche come il suo nome, Madre Gothel l’eterna giovinezza, e Pitch, il più ambizioso, l’oscurità stessa e la capacità fondersi con essa. In cambio abbiamo promesso di conquistare il mondo e portare l’oscurità e il terrore in esso, e noi quattro abbiamo creato la setta oscura.

Pian piano abbiamo accettato sempre nuovi membri, perlopiù babbani caduti in rovina e li abbiamo risollevati dalle ceneri e resi quelli che siete voi ora. Dico bene Eris, Facilier, Rasputin, Jafar, Narissa, Uncino e Madrina?- c’è un mormorio d’assenso.

-Poi c’era la cara Maga Magò, che è stata buttata da parte da Merlino e considerata pazza e che ha venduto l’anima all’oscurità per ristabilire il suo nome. E Ursula, la nostra cara Ursula, che ha venduta la sua anima in cambio del potere da strega, senza accontentarsi di essere solo una sirena. E ora siamo tutti uniti per uno scopo comune, la conquista del mondo- tutti annuiscono, sorridendo malefici.

-Ma, ahimè, c’è un grande problema- si mette una mano sulla fronte in maniera drammatica.

-L’oscurità ci ha dato tutto, immortalità, ricchezza, potere… il tempo finora è stato dalla nostra parte. Dopo la dittatura durata centinaia di anni c’è stato, qualche decennio fa, un movimento di ribelli, che ci ha tolto la ricchezza, e il potere, ma non a lungo. Dopo la sconfitta bruciante, una divinatrice ha consegnato una profezia ai nostri avversari, che siamo riusciti a cogliere grazie al nostro infiltrato, il potente Diablo- il corvo di Malefica agita le piume orgoglioso.

-La profezia diceva che, con l’intervento dei possessori delle quattro bacchette più potenti del mondo in età adulta e uniti, saremmo potuti essere sconfitti per sempre. Così Madre Gothel le ha tenute segrete, al riparo, cosicché i quattro prescelti non le avrebbero mai potute prendere. Ma dato che ormai il tempo, nostro antico e potente alleato, non è più dalla nostra parte, dobbiamo trovare un modo per ucciderli o corromperli prima dei loro diciassette anni-

Narissa, sussurra all’orecchio di Madrina:

-Certo che ci sa fare con le parole- guadagnandosi un cenno di assenso dalla fata.

-Allora, proposte?- chiede Madre Gothel.

-Io ho una domanda- Jafar alza la mano.

-Si…- Madre Gothel lo fa parlare.

-Se hai chiesto l’eterna giovinezza, perché hai delle cocche bianche?- Madre Gothel lo guarda con fulmini negli occhi, poi, con un movimento fluido della bacchetta, gli getta una fiammata nera.

-Altre domande?- chiede poi, tutti tacciono.

-Bene, proposte?- chiede nuovamente.

-Io ne avrei una- Eris si avvicina ai fondatori -Dato che è stata la riunione a causare questo piccolo inconveniente, vi farò capire che abbiamo fatto bene a discutere sull’ammissione delle due nove reclute. Potremmo approfittare del torneo trescuole tra tre anni, e usare le due reclute per conoscere i quattro ragazzi e gettare astio tra di loro, per poi sconfiggerli- propone, lanciando occhiate seducenti per convincere tutti gli uomini.

-Trovo sia una splendida idea- acconsente Ade -Gothel potrebbe approfittare della pesa delle bacchette per analizzare anche le bacchette degli altri studenti, la nostra nuova era si avvicina!- esclama Ade.

Dopo la riunione, tutti tornano nelle proprie abitazioni nei paesi di appartenenza, tranne Pitch, lui è ovunque, gira per il mondo a creare scompiglio.

-Su su, Gothel, non prendertela se l’oscurità ti ha punita, dopotutto te lo meritavi- dice alla strega, comparendole dietro mentre lei si avvia a casa sua.

-Pitch, non parlare di cose che non conosci- Madre Gothel, sempre con il cappuccio davanti al viso.

-Ci siamo passati tutti, quando Ercole ha quasi sconfitto Ade, quando Malefica ci ha fatto perdere la battaglia contro l’ordine di luce, basta che tu rimedi e ti riconsegnerà gli anni perduti- sembra quasi un complimento, poi Pitch finisce -Sempre che tu ci riesca, conoscendoti- la prende in giro, Madre Gothel lo guarda gelida.

-Va a nasconderti sotto un letto- gli dice, e si avvia in casa.

-Ho di meglio da fare- le risponde, e, avvolto in una nube di oscurità, scompare nell’ombra.

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Spero che il capitolo vi piaccia, ci sono molte novità e interessanti sviluppi, non trovate?

La setta oscura si è riunita, ma chi saranno i due studenti reclutati, lo scoprirete tra uno o due capitoli, forse.

Il prossimo capitolo si svolgerà tre anni dopo e assisteremo ai cambiamenti avvenuti in questi tre anni, sarà pieno di cose interessanti.

Chissà poi come farà Hiccup con Sdentato, e Rapunzel si fiderà di Flynn oppure no. e Jack, non sappiamo ancora il suo segreto, chi è la misteriosa Jenny e perché c’è tanto astio tra lui e Flynn.

Ai prossimi capitoli per sentire le risposte, se avete domande scrivetele con una recensione o un messaggio privato, vi risponderò.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatevi sentire nei commenti, voglio sapere che ne pensate. :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Il torneo Trescuole (ovvero, come il quidditch viene annullato tra lo sgomento generale) ***


Capitolo 4: Il torneo trescuole

ovvero

Come il Quidditch viene annullato tra lo sgomento generale 

 

-No, mio caro Frost, quest’anno non vincerai la coppa del quidditch- lo minaccia Merida mentre si sistemano nel loro solito scompartimento.

-Si, sogna, Ricciolina. Vi batteremo ad occhi chiusi- ribatte Jack, ridacchiando.

-Avete vinto solo perché Ralph copriva tutti e tre i cerchi con la sua mole, non per altro, quest’anno vi faremo vedere noi di che pasta siamo fatti- continua Merida.

-Per favore, la potete piantare?! Non siamo ancora partiti e già parlate di Quidditch, che poi, tanto perché voi lo sappiate, quest’anno non si farà- li interrompe Hiccup, entrando nello scompartimento e posizionando il baule.

I due ragazzi lo guardano spaesati e increduli.

-Che significa “non si farà”?- chiedono insieme.

Hiccup li guarda, con aria di chi la sa lunga.

-Beh, non dovrei dirvelo, ma…- fa una pausa ad effetto -… non ve lo dirò, lo scoprirete stasera, credo- fa un sorriso furbetto.

-Ma… ma…- Merida e Jack si guardano confusi, ma prima che possano dire qualcosa, Rapunzel entra nella stanza, allegramente.

-Ciao, ragazzi, come sono andate le vacanze?- chiede sedendosi nello scompartimento e posando a sua volta il baule.

I due ragazzi si riscuotono.

-Da schifo- commenta Merida

-Normali- Jack alza le spalle.

-Bruttine- ammette Hiccup.

-Oh, mi dispiace, a me sono andate fondamentalmente bene, ma mi sarebbe piaciuto potervi ospitare- si scusa Rapunzel -Sapete come sono i miei genitori, non vogliono ospitare persone che non conoscono. Speravo davvero che ci saremmo potuti vedere a Londra, ma…- Merida conclude per lei.

-Mia madre mi ha tenuta segregata in casa, Hiccup è dovuto partire con il padre a caccia di draghi…- il ragazzo sbuffa seccato - …e Jack non è potuto uscire dall’orfanotrofio. Ci rifaremo la prossima estate- la rassicura Merida, dandole una pacca sulla spalla.

Rapunzel le sorride.

-Allora, quali sono i programmi per quest’anno?- chiede Jack a Merida, tirando fuori la mappa del malandrino dal baule, e mettendo su un sorriso furbetto.

-Beh, ora che abbiamo finito la mappa dovremmo, trovare nomi in codice…- inizia Merida.

-Come se tutta non sapesse che siamo stati noi a ricrearla- commenta Hiccup.

-… e diventare animagi- conclude Merida, scoccando un’occhiata divertita a Hiccup per vedere la sua reazione, Jack fa lo stesso con Rapunzel.

-COSA!?- chiedono insieme, scioccati.

-Non puoi dire sul serio- afferma Hiccup guardando Merida preoccupato.

-E’ illegale- Rapunzel guarda la rossa impallidendo.

-Uff, che vuoi che sia, conviene solo non farsi beccare, come Rita Skeeter- cita Merida.

-Hermione l’ha beccata- la corregge Rapunzel.

-Allora come i malandrini originali… Hiccup fa Remus Lupin- annuncia Merida indicandolo.

Lui sbuffa.

-E tu saresti James Potter?- chiede guardando Merida.

-No, Jack è il maiale, io sono Black, e Rapunzel…- si ferma, Rapunzel la guarda, sfidandola a continuare -… Rapunzel è… Fred Weasley- dice infine, dopo un attimo di silenzio.

-Perché Fred e non George?- chiede Rapunzel confusa.

-Beh..- ma prima che Merida possa spoilerare l’ultimo libro della saga Hiccup cambia precipitosamente argomento.

-Sei riuscita a recuperare trasfigurazione?- chiede a Merida 

-Si, per chi mi hai preso- risponde lei sbuffando.

-Per una che non si impegna- la rimprovera Hiccup. 

Lei gli fa una linguaccia.

-Se vuoi diventare animagus devi essere brava a trasfigurazione- continua Hiccup.

-Ho cose più importanti da fare che pensare a studiare- ribatte acida, però accenna un sorriso pensando che Hiccup non ha rifiutato l’idea di diventare animagus.

-Come ad esempio rovinare le riunioni di capodanno?- chiede ironico.

Rapunzel osserva la scena con un sorrisino, lanciando un’occhiata a Jack, che ridacchia a sua volta.

Benché siano ormai una squadra da tre anni c’è un feeling tra Merida e Hiccup che Jack e Rapunzel non potranno mai invidiare, ne sono consapevoli.

Loro due ne hanno passate tantissime insieme, sono stati amici da quando avevano quattro anni, Merida vede in Hiccup la sua roccia, una persona che resterà al suo fianco nonostante tutto, mentre lui vede in lei la speranza, dopo la morte della madre è stata l’unica che è riuscito a farlo sorridere.

-Uff, lasciamo stare, piuttosto, perché non si fa il quidditch quest’anno?- chiede Merida, sporgendosi verso Hiccup con sguardo sospettoso.

-Già, perché?- gli da man forte Jack. Se si tratta di scuola o Harry Potter, non è molto nella conversazione, ma il quidditch gli sta particolarmente a cuore.

-Era meglio se non dicevo niente, il fatto è che non ne sono sicuro, ma mio padre mi ha detto che…- proprio in quel momento la porta si apre, ed entra Anna alquanto scocciata.

-Posso stare qui? Elsa mi ha praticamente cacciata- chiede, rivolgendosi specialmente a Rapunzel, che nel gruppo è quella con cui ha fatto più amicizia.

-Che ha fatto Elsa?- chiede Jack, facendole posto accanto a lui.

-E’ sempre la solita, non mi parla, e se mi parla è distante, le ho chiesto il perché, e lei mi ha detto di non disturbarla perché stava cercando di imparare un incantesimo che le servirà per i M.A.G.O. quest’anno, e io le ho detto che manca ancora un anno agli esami, e lei mi ha detto che anche se io non mi curavo della mia istruzione lei voleva farlo. Ha alzato la voce, e ha ghiacciato il pavimento, poi ha sgranato gli occhi, e io me ne son andata, e sono venuta qui- spiega Anna, praticamente in un solo fiato.

Rapunzel le mette una mano sulla spalla, Jack si rabbuia.

-Mi dispiace tanto Anna, ma sono certa che tua sorella ti vuole bene, è solo preoccupata per gli esami, non preoccuparti- cerca di rassicurarla Rapunzel.

-Se è così era preoccupata per gli esami ancora prima che arrivasse ad Hogwarts- Anna è sconsolata, non riesce proprio a capire perché la sorella sembra avercela costantemente con lei.

-Ma non avrà gli esami l’anno prossimo?- chiede Jack, quasi tra se e se, venendo zittito da una gomitata di Hiccup.

-Vedrai che si risolverò tutto- prova a consolarla Hiccup.

-Si, Anna, andrà tutto bene- anche Merida si aggrega agli altri per tirarla su di morale, e lei sorride grata a tutti.

-Disturbo se resto qui?- chiede, abbassando imbarazzata.

-Assolutamente no- risponde Jack, sorridendole, ma massaggiandosi nel frattempo il braccio, dolorante per aver subito la gomitata.

-Sei arrivata giusto in tempo, Hiccup stava per rivelarci segreti di quest’anno scolastico- le dice Merida.

Hiccup sperava vivamente che se ne fosse dimenticata.

-Dai, ragazzi, non potete farmelo dire, non ne sono sicuro neanche io, inoltre…- cerca di farli desistere Hiccup.

-Meno lamentele e più pettegolezzi- lo incoraggia Jack.

-Perché, c’è qualche novità?- chiede Anna, curiosa.

-A quanto pare non ci sarà Quidditch, quest’anno- spiega Merida -E vogliamo capire perché-

-Non si può annullare il Quidditch- si lamenta bruscamente Anna contro Hiccup, è una grande fan di questo sport.

-Vallo a dire agli organizzatori del torneo trescuole- cerca di giustificarsi lui.

Segue un attimo di silenzio più assoluto, tutti guardano Hiccup increduli, lui si rende conto troppo tardi di ciò che ha appena detto, e si copre la bocca con una mano.

-IL TORNEO TRESCUOLE?!- esclama Merida, eccitata.

-Shh, non i deve sapere in giro- prova a farla tacere Hiccup -Me l’ha detto papà, sembra che alla prima prova ci sarà anche lui- emette un profondo sospiro, come se fosse triste e abbattuto per questa informazione.

-Quindi dovremo combattere contro un drago?- chiede Merida eccitata.

Hiccup sobbalza, come se l’idea lo disgustasse.

-Innanzi tutto chiariamo una cosa, è solo per ragazzi maggiorenni, e se anche fosse, io non parteciperò con te, e di certo non farò del male a un drago- aggredisce Merida, che perde il sorriso.

-Hiccup…?- prova a chiedere Rapunzel, ma Merida la interrompe, parlando per prima.

-Si può sapere che cos’hai? E’ dal primo anno che sei così, parlando di draghi. Tua madre è stata uccisa da uno di loro, e tu sembra… sembra… che li difendi!!!- lo accusa, stizzita.

Anna vorrebbe chiedere informazioni sul torneo, o sui draghi, ma resta zitta, osservando la scena preoccupata.

Hiccup si irrigidisce

-Che stai dicendo, io non li difendo, solo che…- cerca al volo una scusa da rifilare a Merida -… quest’estate ho visto mio padre che uccideva draghi su draghi e portava i trofei a casa, è stato terribile- è vero solo in parte. Il padre lo ha portato con lui, ma ogni volta che vedeva un drago e partiva all’attacco, Hiccup cercava un rifugio per nascondersi alla vista di quella terribile azione.

alla fine aveva convinto il padre a non portarlo, ma non poteva certo non ammirare i ricordini che portava, non voleva destare sospetti.

Rapunzel si fa comprensiva, ma Merida è ancora un po’ sospettosa. 

Questa faccende le puzza, ed è decisa ad indagare a fondo su questa improvvisa gentilezza verso i draghi.

Cala un po’ di silenzio, e Anna si azzarda a fare le domande che le premono.

-Ma… il torneo trescuole… cos’è?- chiede, titubante.

L’umore generale si risolleva, e passano buona parte del viaggio a spiegare ad Anna tutti sul torneo trescuole.

Poi, dopo un’oretta o poco più, la porta dello scompartimento si apre, mostrano Elsa, che tira un impercettibile sospiro di sollievo nel vedere Anna che ride felice.

-Ciao, Elsa, perché qui?- chiede Jack -Non serviva preoccuparti per Anna, è con noi- le dice, sperando che lei ammetta la sua preoccupazione.

-Non ero preoccupata per Anna, figurati- mente lei -Dovevo solo fare un controllo a tutti gli scompartimenti, e visto che siete in regola vado a vedere gli altri- esce dalla stanza, ma Jack, osservando lo sguardo afflitto di Anna, decide di seguirla.

-Elsa, aspetta- la richiama, dopo essersi chiuso la porta alle spalle.

-Che c’è, Jack?- chiede brusca lei.

-Non devi ignorare Anna- gli ordina semplicemente lui.

-Io non la ignoro…- prova a ribattere Elsa, ma prima che possa continuare Jack la interrompe -… fatto sta che nello scompartimento qui accanto hai una sorella afflitta, triste e sconsolata che si chiede da nove anni perché la sorella maggiore l’ha abbandonata- 

Elsa si raffredda.

-E tu che ne sai? Sei un orfano, non sai che cosa ho passato!- lo accusa.

Jack sta per ribattere, ma si trattiene dal farlo, ed Elsa, senza ricevere risposta, gira i tacchi e attraversa il corridoio, scomparendo nello scompartimento.

-Se solo tu avessi la minima idea di ciò che ho passato- sussurra lui, poi rientra nello scompartimento.

-Jack, tutto a posto?- chiede Rapunzel al suo rientro. Solo in quel momento realizza come deve essere rabbuiata la sua espressione, e si affretta a stamparsi in viso un (falsissimo) sorriso, di quelli che gli riescono bene.

-Ma certo, sfortunatamente Elsa non vuole prestarmi gli appunti di storia della magia- inventa velocemente -Ma mi ha detto che è felice che tu ti stia divertendo- si rivolge ad Anna, che in un primo momento sorride allegramente al sentire quelle parole, per poi tornare afflitta.

-Non l’ha detto- afferma, sicura, con malinconia.

Jack vorrebbe ribattere, ma Rapunzel gli fa cenno di lasciar perdere, i suoi amici sanno il vero motivo per cui è uscito, insomma, non chiederebbe mai gli appunti di storia della magia a qualcuno, lui odia quella materia!

-Beh, se c’è il torneo trescuole ci sarà anche il ballo del ceppo, no?- chiede Rapunzel a Merida, la più esperta su Hogwarts.

Merida si rabbuia

-Purtroppo si- afferma -L’unica cosa negativa dell’essere campione- 

-Cos’è il ballo del ceppo?- chiede Anna, riavvivandosi all’istante.

E passano l’intero viaggio a parlare, dal ballo del ceppo alle materie, fino a parlare dell’estate appena passata e del futuro.

-Sarà il caso di andarsi a cambiare, infermiera- annuncia Merida a Rapunzel, ribattezzandola con il mestiere che vuole fare lasciata Hogwarts. 

-Hai ragione, Auror- risponde lei ridacchiando.

-Bene, io e “non lo so” andiamo in bagno, e voi fate con comodo qui- Jack prende Hiccup per un braccio a lo trascina via.

-Piano, professore- cerca di scrollarselo di torno lui.

Quando ha rivelato che gli sarebbe piaciuto fare il professore, da grande, sono scoppiati tutti i ridere a crepapelle, compreso lui, anche se sotto sotto era un po’ ferito, perché è sincero il suo desiderio, ma uno con la media dello scadente non può proprio sperare di entrare nel corpo docenti, e lo sa bene.

Escono ridacchiando dalla porta, per cambiarsi.

-Credi che Jack abbia delle possibilità come professore?- chiede Rapunzel a Merida, iniziando a indossare la divisa.

-Stava scherzando, lui non potrà mai essere un professore- ribatte Merida.

Rapunzel ci pensa un po’ su, a lei sembrava sincero, e, se deve essere sincera, lo vede molto a stare con i ragazzi. sarebbe senz’altro un professore moderno e divertente.

Dopo aver finito di cambiarsi attendono i ragazzi chiacchierando amabilmente.

-Chissà perché ci mettono tanto- commenta Anna, ma proprio in quel momento dalla porta entra Jack, con i capelli bagnati e l’espressione imbronciata, seguito da un Hiccup zuppo fino all’osso, e arrabbiato nero.

-Che cosa è successo?- chiedono preoccupate le due ragazze. Si, due, Anna e Rapunzel. Merida è troppo occupata a schiantarsi dalle risate.

-Quella canaglia di Eu-Flynn Rider- risponde Jack sbuffando.

Rapunzel arrossisce all’istante.

-Perché canaglia?- chiede, con finta indifferenza.

-Ha preparato una trappola d’acqua, voleva gettarla su quelli del primo anno, ma io e Hiccup abbiamo provato a fargli cambiare idea, è un prefetto, non può fare così- comincia Jack.

-Invece il simpaticone ha giocato lo scherzo a noi- si lamenta Hiccup -Mi chiedo cosa ci trovi in lui- si rivolge a Rapunzel, prendendola di sorpresa. La ragazza sgrana gli occhi, e arrossisce vistosamente.

-Aspetta aspetta aspetta… che cosa?- chiede Jack infastidito a Rapunzel.

-Io… io… non so di cosa tu stia parlando- prova a dire la ragazza, ma le gote rosse come peperoni la smentiscono.

-Mi sembrava evidente, non ve ne siete accorti- Hiccup si rivolge agli altri amici, l’unica che non sembra sorpresa è Anna, che annuisce, per poi guardandosi intorno a sua volta.

-Rapunzel, ci stai prendendo in giro?- le chiede Merida -Flynn Rider è il più montato dell’universo- la bionda inizia a spazientirsi.

-E’ un ragazzo simpatico e gentile, tu lo odi solo perché è più bravo di te a Quidditch- si chiude la bocca subito dopo aver detto quelle parole, ma ormai l’uovo è rotto -Scusa, scusa, scusa, non volevo… insomma, tu sei eccezionale, non intendevo dire…- ma Merida è già fuori dallo scompartimento, ed ha sbattuto la porta dietro di se.

Rapunzel lancia uno sguardo a Jack, in cerca di aiuto, ma lui sembra disgustato, e segue Merida fuori dallo scompartimento.

-Ma… cosa ho fatto?- chiede ad Anna e a Hiccup.

-Per Merida dagli tempo, non preoccuparti, hai solo colpito il suo tallone d’Achille- Hiccup ha una voce calma e tranquilla.

-Per Jack, non ho idea del perché si sia comportato così, ma probabilmente gli passerà presto, lo sai com’è fatto, gli torna sempre il buonumore- cerca di rassicurarla.

Solo ora Rapunzel nota che ha ancora gli abiti bagnati, e si rende conto che forse ha sbagliato a difendere Flynn dopo quello che ha fatto ai suoi amici, e che Hiccup farebbe bene ad andare dietro ai Merida e Jack fuori dallo scompartimento, invece le resta accanto.

-Forse so perché sta antipatico a Jack- interviene Anna -Prende sempre in giro mia sorella- annuncia, con una punta di malinconia.

-Davvero? Non lo sapevo. Vedrò di parlarci e… ma perché dovrebbe  stare antipatico a Jack per quello?- chiede sospettosa.

-Oh, credo che a Jack piaci Elsa- ammette Anna -Di certo a lei piace Jack, ma non ne sono sicura, è solo un presentimento-

-Ah- commenta solo Rapunzel.

-Beh, Elsa o no, Flynn si è comportato male, e forse, dato che sei sua amica, potresti parlargli, e dato che sei esperta di incantesimi di sole, non è che potresti anche asciugarmi?- chiede sorridendo.

Lei gli sorride a sua volta, è stato molto delicato, e ha evitato accuratamente la parola ragazzo, cosa che Rapunzel ha apprezzato. Dopotutto lei e Flynn sono solo amici. Non nega che le piaccia un po’, ma non c’è niente tra loro, e vuole chiarirlo con gli amici.

-Siete più importanti voi di lui- dice rivolta a Hiccup, Anna e riferendosi anche ai ragazzi fuori.

-Lumos Maxima- pronuncia l’incantesimo, e una luce potentissima illumina lo scompartimento, accecando i poveri Anna e Hiccup.

-Oh, scusa!- esclama, gettando la bacchetta da un lato.

-Stai migliorando- commenta Hiccup, sfregandosi gli occhi. Gli abiti, fortunatamente, sono tornati asciutti.

-Sei stata fantastica!- esclama Anna.

Intanto, fuori dallo scompartimento, Merida passeggia ungo il corridoio, imbufalita.

Jack è appoggiato al muro, con le braccia incrociate.

-Non riesco a credere che abbia paragonato me a quel bellimbusto, non è bravo a volare, è solo un Diggory mal riuscito- commenta arrabbiata.

-Si, non so chi sia Diggory, ma sono d’accordo con te, tutti lo adorano, ma lui non è come tutti credono- le risponde Jack.

-Perché, com’è?- chiede Merida fermandosi, pronta a qualche pettegolezzo succoso.

Ma prima che Jack possa rispondere vedono una luce accecante provenire dallo scompartimento.

-Ma cosa diamine…?- inizia a chiedere Merida, ma Jack ha già la risposta.

-Punzie, scommetto che tra un po’ uscirà e ci chiederà scusa- 

-E noi cosa faremo?- chiede Merida, che non sa se è disposta a perdonarla tanto facilmente.

-Lei ci convincerà a perdonarla, dopotutto siamo amici, le nostre liti durano si e no venti minuti- risponde Jack alzando le spalle.

-La più lunga è stata di un’ora e mezza- ricorda Merida, ridacchiando.

-Aspetta un attimo, pronti a ricomporci…tre, due, uno…- e in quel momento la porta si apre, e ne esce Rapunzel, con sguardo pentito.

Jack e Merida fanno i seri e gli arrabbiati.

-Merida, mi dispiace tanto di aver detto quelle cose, lo sai che no le penso, Flynn è mio amico, ma non è e non sarà mai bravo a volare quanto te, né sarà più importante per me- Merida resta inflessibile.

-E Jack, lo so che Flynn ha sbagliato, me ne rendo conto, e…- gli osserva i capelli ancora bagnati.

-Lumos- pronuncia, ha deciso di non usare il Maxima per evitare possibili problemi, ma l’incantesimo ottiene comunque l’effetto sperato.

-Lui è una amico, e cercherò di parlargli, se non mi ascolterà allora romperò con lui, non deve permettersi di innaffiare i miei migliori amici- conclude, sicura.

I ragazzi restano inflessibili.

-Mi…mi perdonate?- chiede titubante.

Merida e Jack ci lanciano un’occhiata, poi l’abbracciano di slancio, prendendola di sorpresa.

-Ma certo che ti perdoniamo, siamo amici, e comunque è stata esagerata la nostra reazione- Jack le scompiglia i capelli.

-Grazie ragazzi- 

 

-Salve, ragazzi, e benvenuti ad un altro anno a Hogwarts, ho importante annuncio da fare. 

Quest’anno ci siamo organizzati per ospitare a Hogwarts importante evento internazionale.

Hogwarts sarà sede di Torneo Trescuole!!!- annuncia con pathos.

La maggior parte dei ragazzi, però, non lo conosce, così Nord spiega velocemente le regole.

-Ci saranno quattro ragazzi per ogni scuola, che formeranno una squadra, quindi tre squadre da quattro. E ci saranno tre prove. In ogni prova verrà eliminata squadra, poi, a ultima prova, i membri di squadra si sfideranno tutti contro tutti- fa un cenno di disapprovazione. 

-E il vincitore vincere quattrocento galeoni più coppa trescuole-

Alla fine della spiegazione, Merida cade dalle nuvole, non sapeva che i membri della squadra si sarebbero sfidati tra loro, e inizia a chiedersi se forse è il caso di gareggiare.

“Beh, se gareggio solo io e i miei amici no il problema non si pone” pensa, congratulandosi con se stessa. E’ da tutta la vita che desidera partecipare al torneo trescuole, e non si farà fermare né da una linea dell’età, né da delle stupide regole.

Sarà lei a vincere.

Poco distante Hiccup pensa il contrario, è felicissimo che ci siano linee dell’età e regole fastidiose, ciò impedisce a Merida di convincerlo a gareggiare con lei, e, molto probabilmente con Jack.

-Bene, scuole arriveranno a ottobre, e a Halloween essere estratti i partecipanti- conclude Nord -Ora, buon appetito- 

E tutti iniziano a mangiare.

 

Quando Merida entra nel dormitorio un minion l’aspetta seduto sul letto.

-Totanta!- esclama felice.

-Ciao Steve, si sono tornata- risponde lei, con il minion ha fatto amicizia, ed ora è praticamente il suo minion personale, ma non lo tratta male, anzi.

-Allora, come va?- gli chiede con allegria.

-Uottoka- risponde lui.

-Va tutto ok anche a me. Senti, voglio che mi trovi il modo di candidarmi come partecipante al torneo trescuole- gli chiede, per fortuna le sue compagne di stanza non sono ancora entrate in camera.

-Oka- risponde lui, e fa per avviarsi all aporta.

-Non è meglio il passaggio segreto?- gli suggerisce lei.

-Oh isi- e si avvia nel passaggio.

-Ci vediamo- lo saluta lei. Spera davvero di riuscire a entrare.

Si mette in pigiama, si infila tra le calde coperte del letto, e si prepara ad addormentarsi.

“Sono a casa” pensa tra se e se. 

Hogwarts le mancava davvero tanto.

 

 

 

(A.A.)

Si, il capitolo è un po’ corto, ma il prossimo sarà migliore, ve lo prometto.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se era un po’ di preparazione.

Se volete sapere a grandi linee cosa è successo in tre anni vi consiglio la fanfiction Three Years (A missing moments story).

Se non vi va di leggerla vi capisco ma io intanto ve la segno.

Se avete delle domande non esitate a farle, io vi risponderò a tutto, e… che altro dire, spero che la fanfiction continui a piacervi e spero che non ci siano molti errori di distrazione. Il fatto è che questi giorni sono molto impegnata, e non ho molto tempo per scrivere.

Ma quando finisce la scuola dedicherò molta più attenzione al testo e agli errori.

Al prossimo capitolo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: I campioni (ovvero, come fregare un oggetto antichissimo) ***


Capitolo 5: I campioni

ovvero

Come fregare un oggetto antichissimo

 

La vigilia di Halloween arriva presto nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, e la tensione per l’arrivo degli studenti stranieri si fa sentire ad ogni angolo.

Tutti i professori, ad eccezione dei più rigidi come la professoressa Dumbroch e… no, in realtà solo la professoressa Dumbroch, gli altri, almeno il giorno dell’arrivo degli ospiti, hanno avuto pietà per i poveri studenti.

Il caso vuole che…

-Hiccup, ti prego, ricordami perché abbiamo scelto rune antiche- Jack, demoralizzato, esce dalla classe dove ha dovuto sorbirsi due ore di rune antiche, pronto, beh, mica tanto, a dirigersi a erbologia con Rapunzel.

-Io l’ho scelto perché mi piace come materia, tu perché volevi fare bella figura con la madre di Merida, non sto a sottolineare che hai fallito miseramente- risponde Hiccup, sollevato dal fatto che finalmente è finita la lezione, persino lui non ne poteva più.

-Grazie per non averlo sottolineato- commenta sarcastico Jack -Ma è impossibile piacere a quella strega- sbuffa poi.

-Su, forse la professoressa Dumbroch è un po’ rigida, ma è un’ottima insegnante e una brava persona- ribatte mite Hiccup.

-Ti credo sulla parola, amico. Oh, devo andare ad Erbologia, ci si vede a pranzo, ok?- Jack saluta l’amico, e si avvia verso le serre.

Hiccup, dal canto suo, è felice di andare a cura delle creature magiche, tra le materie scelte al terzo anno era quella che aveva scelto d’istinto, senza pensarci due volte. Anche Merida, Rapunzel e Jack l’avevano scelta.

Merida perché sapeva che la madre considerava la professoressa Giselle poco pratica con l’insegnamento, Rapunzel perché amava gli animali e Jack è andato ad esclusione. Dato che divinazione gli sembrava una disciplina stupidissima, e Aritmanzia gli faceva pensare ad Aritmetica, (Hiccup non sapeva nemmeno che significasse quella parola) aveva optato per creature magiche e Rune antiche.

-Hey, Hic! Pronto per imparare qualcosa sugli schiopodi sparacoda?- chiede Merida comparedogli dietro e facendolo sobbalzare.

-Credo che oggi tratteremo degli unicorni, non devi mettere Harry Potter in tutto ciò che facciamo, te l’ho detto che è storicamente inesatto- cerca di farla ragionare Hiccup, invano.

-Ma perché sei sempre così rigido, pensa che oggi verranno gli ospiti, pensa che figo, tanti Victor Krum e tante Fleur Delacur-

Hiccup alza gli occhi al cielo, senza riuscire a trattenere un sorriso.

Merida è così incorreggibile.

-Ah, dovevo chiederti… Harry Potter è storicamente inesatto, perciò il calice di fuoco è un’invenzione o è vero?- chiede innocentemente Merida a Hiccup.

Lui la squadra con sospetto per un attimo, poi continua per la sua strada.

-Perché me lo chiedi?- chiede con finta indifferenza.

-Così, per curiosità- risponde Merida con un sorriso e un tono alquanto falso.

Hiccup la guarda 

-Steve non ha trovato niente, vero?- chiede.

-Eh già- ammette Merida, cambiando tono.

-Non so, J.K. Rowling ha fatto molti errori, ma mi sembra di aver letto da qualche parte che il calice di fuoco era vero- le risponde cautamente Hiccup.

Nel frattempo sono arrivati a Cura delle creature magiche.

-Bene ragazzi, oggi come sapete, ci occuperemo degli unicorni, so che siete molto eccitati per l’arrivo degli ospiti, lo sono anch’io, perciò oggi non spiegherò, ma inizierete a fare amicizia con queste magiche creature. Mi raccomando, mi rivolgo ai ragazzi, cercate di non avvicinarvi, gli unicorni non gradiscono il contatto con i maschi, ma cercherò di procurarmi qualche esemplare cucciolo, così potrete studiarli anche voi. Purtroppo Skaracchio è riuscito a prendere solo questi due splendidi esemplari adulti, ma è stato davvero gentile da perte sua- tutti sospettano che Skaracchio abbia un debole per Giselle, ma lei non sembra affatto notarlo. La sua storia sentimentale è nota a tutti, e non fa che rafforzare l’idea di Elinor che la professoressa non sia una brava ragazza. 

Era fidanzata con un certo Edward, un purosangue un po’ pieno di se, ma quando stavano per sposarsi Giselle l’aveva lasciato perché si era perdutamente innamorata di un semplice babbano che le aveva dato una mano a Londra, quando era bloccata nella metro e non sapeva come orientarsi. Poteva sembrare un gesto normale, ma per lei che è una ragazza sensibile è stato un gesto di grande generosità e bontà d’animo. Alla fine si erano fidanzati, e gira voce che si debbano sposare in primavera.

-Allora, ragazzi, ci sono domande?- Hiccup alza la mano. Si sente molto a sua agio a cura delle creature magiche, senza contare che la professoressa è la direttrice della sua casa.

-Si, Hiccup?- 

-Ma perché gli unicorni non amano essere accarezzati dagli uomini, per motivi chimici o per gusti personali?- chiede lui, Merida alza gli occhi al cielo, qualche grifondoro, tra cui Astrid, gli lancia un’occhiataccia.

-Ottima domanda, Hiccup- Giselle non da segno di notare il fastidio degli studenti -Gli unicorni tendono a diffidare del genere maschile perché gli uomini sono più… violenti, fastidiosi, forse, diciamo che tendono ad essere meno tranquilli delle femmine, e gli unicorni hanno bisogno di persone capaci di capire bene la pace, virtù a loro sacra- risponde, tranquilla -Ci sono alcuni esempi di maghi maschi che sono riuscita ad attirare un unicorno, una volta un mago è persino riuscito ad addestrarne uno, ma sono per lo più maghi asiatici in cammino verso la pace interiore- conclude.

-Quindi un unicorno più anche rifiutare una ragazza, se è una tipa violenta?- chiede ancora, tranquillamente.

Per un attimo Merida crede che si stia riferendo a lei, e guarda Hiccup infastidita a offesa, accorgendosi però che lui lancia occhiate ad Astrid.

-Certo, naturalmente, come può avvicinarsi ad un ragazzo se è una persona di animo tranquillo e pacifico, anche se i casi sono davvero molto rari- risponde, poi chiede agli altri.

-Allora, vogliamo andare a salutarli?- e si avvia verso il recinto ai margini della foresta proibita.

Appena arrivano a portata di vista rimangono ammutoliti.

-Wow!- si lascia sfuggire Anna eccitata.

Gli unicorni sono bellissimi, la maggior parte delle ragazze ne rimane incantata, esclusa Astrid.

-Bene, ragazze, potete avvicinarvi, i ragazzi restino un po’ in disparte, per sicurezza, gli unicorni sono pacifici, ma non voglio che si innervosiscano, sono creature tra le più magiche su questa terra, seconde solo ai draghi, forse- Le ragazze, ad eccezione di Astrid, si avvicinano, e iniziano ad accarezzare le groppe degli unicorni.

-Beh, allora perché non ci fa vedere dei draghi, perché solo queste creature da femminucce?- chiede Astrid, in modo molto offensivo.

Gli unicorni iniziano ad innervosirsi.

-Hofferson, non offendere gli unicorni, sono delle bestie molto intelligenti- la ammonisce Giselle.

Merida, che non ha osato accarezzarli per paura che la rifiutassero, la osserva preoccupata. Astrid le sta abbastanza simpatica, ma sta decisamente esagerando.

-Intelligenti? Questi equini? Piuttosto Ciuchino- ribatte Astrid.

-Astrid!- la richiama Hiccup, ma non è un vero e proprio richiamo, più un avvertimento, infatti uno dei due unicorni si è talmente infastidito che ha deciso di attaccare. Tutti gli studenti si allarmano e si allontanano correndo, Astrid prova a indietreggiare, la professoressa prende la bacchetta pur se non vuole assolutamente usarla contro quel meraviglioso animale.

Hiccup, senza sapere perché lo faccia, si mette tra Astrid e l’unicorno.

-Fermo!- gli ordina con autorità, mettendo le mani davanti per calmarlo.

Tra lo sbigottimento di tutti, l’unicorno si immobilizza.

-Stai calmo, tranquillo, è tutto a posto- prova a tranquillizzarlo con tono pacato, l’equino lo osserva sospettoso, ma Hiccup riesce a tenerlo a bada, almeno un po’, dato che l’unicorno lancia ancora occhiate di fuoco ad Astrid.

-Astrid, chiedigli scusa- le ordina, con tono fermo ma pacato.

-Ma perché mai dovrei…- comincia a lamentarsi la bionda.

-ASTRID! Chiedigli scusa!- ripete, alzando un po’ la voce.

La ragazza, un po’ controvoglia, fa ciò che le è stato ordinato.

-Mi dispiace di averti offeso, a volte dico solo ciò che mi passa per la testa e non riesco a controllarmi. Va bene così?- chiede a Hiccup, seccata.

Hiccup guarda l’unicorno negli occhi, si sente un po’ fiacco e debole in questo momento, ma l’unicorno sembra accettare le scuse, perché volta le spalle alla ragazza e se ne torna nel recinto.

-Credo che vadano bene- Hiccup ha il fiatone, come se avesse corso a lungo, e si appoggia allo staccato per riprendersi.

Tutti si avvicinano lentamente, ancora spaventati dall’attacco, ma è una la domanda che preme nelle menti dei ragazzi, che solo Merida, che è quella che lo conosce meglio, ha il coraggio di fargli.

-Hiccup, ma come hai fatto?- chiede, gli unicorni non si lasciano toccare dai ragazzi, figuriamoci comandare, e Hiccup sembrava proprio che lo avesse fatto calmare solo con la forza delle sue parole, come una magia, eppure non aveva usato la bacchetta, o almeno sembrava di no, era tra le sue mani mentre calmava l’unicorno, eppure non dava segni di vita.

-Io… io non lo so- risponde lui, con voce spezzata.

 

La lezione di erbologia, al contrario, stava passando nella più totale tranquillità. La professoressa Pocahontas aveva deciso di regalargli un’ora di relax, e Rapunzel ne stava approfittando per ripensare ai due mesi appena trascorsi.

Ormai, dopo tre anni, ci si aspetterebbe che si sia abituata a Hogwarts, alla magia della scuola, alle lezioni così strane, a eventi come il torneo trescuole e al Quidditch, ma la verità è che è tutto così stravagante e anormale che crede che sia tutto un lungo e meraviglioso sogno, e le è difficile convincersi del contrario.

Sta ripensando a Flynn.

Dopo che aveva inzuppato i suoi amici dalla testa ai piedi gli aveva parlato con autorità, o almeno, ci aveva provato. Lui è al sesto anno, perciò è sempre un po’ a disagio quando parla con lui, perché la guarda spesso con uno sguardo indecifrabile, sopratutto quando gli fa dei discorsi seri, come se la trovasse spassosa, ma senza prestare attenzione ciò che dice.

Quella volta aveva deciso di farsi ascoltare, gli aveva detto chiaro e tondo che non doveva dare fastidio ai suoi amici e che non era un buon comportamento quello che aveva avuto.

Lui l’aveva ascoltata in silenzio, all’inizio aveva assunto quello strano sorriso, poi, capendo che stava parlando sul serio, l’aveva ascoltata attentamente, un po’ infastidito dalla sua presa di posizione a favore dei due amici, lo sfigato di tassorosso, e il suo nemico numero uno, ma Rapunzel non sapeva della rivalità tra lui e Jack, e Flynn non voleva che lo scoprisse.

Le aveva promesso che avrebbe rivisto il suo comportamento, e Rapunzel si era sentita un po’ rassicurata.

Fino a quel momento non aveva più fatto niente ai suoi amici, anche se, alle sue spalle, continua a prendersela con alcuni novellini e con Elsa, quella povera ragazza è la sua preda preferita, adora stuzzicarla e vedere che lei non risponde, la sua reazione gli piace, deve ammetterlo, la ammira per il suo controllo, un po’, ma vuole spingerla al punto di rottura, “chissà com’è davvero quella ragazza di ghiaccio?” si chiede a volte.

Ma torniamo a Rapunzel, sta giusto pensando e Flynn, quando Jack si siede accanto a lei, allegramente.

-Hey, Punzie! A che pensi?- le chiede con un sorriso.

-A niente di particolare- mente lei -Tu, invece, stavi parlando con Aladdin, giusto?- chiede, indicando il serpeverde compagno di stanza di Jack, che parla sottovoce con alcuni suoi compagni.

-Se vuoi che me ne vada dillo tranquillamente- 

-No, no, solo che… uffa- Rapunzel si sente colta in castagna, ma Jack dice solamente -Volevo solo sapere come stavi, sei qui, tutta sola, mentre Mavis e le altre parlano del torneo- Rapunzel gli sorride.

-Lo sai che sono una tipa solitaria, ancora non mi abituo a tutto questo, dopo tre anni, e a volte ho bisogno di rivivere le giornate per rendermi conto che le ho vissuto davvero- spiega, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

-Non sei l’unica, anch’io non riesco a credere che tutto questo sia vero, se ripenso alla mia vita di prima…- si rabbuia, ripensando a tristi ricordi -… diciamo che questo sembra un sogno che non merito- conclude, abbassando lo sguardo.

Rapunzel gli mette una mano sulla spalla. 

-Che stai dicendo, perché non dovresti meritarlo? Sei una delle persone migliori che conosco. Sai portare divertimento ovunque, eccelli nel quidditch ma non ti vanti dei risultati, e sei buono, hai un gran cuore, Jack- prova a rassicurarlo, senza accorgersene diventa un po’ rossa.

Jack la guarda con espressione triste.

“Oh, se solo tu sapessi, Rapunzel” pensa tra se e se, ma si limita a commentare.

-No, io non ho un gran cuore, tu ce l’hai, Rapunzel, davvero, sei una ragazza speciale, porti luce nel buio più profondo, sole in un temporale, sei la persona migliore che conosca- le dice, la ragazza arrossisce al complimento, ma non riesce a fare a meno di pensare all’espressione malinconica di Jack, l’ha notata altre volte, ma non capisce ancora perché ogni tanto sembra soffrire tantissimo ripensando al passato. Dopotutto non ha ma raccontato niente di così tremendo, ok, gli orfanotrofi non devono essere belli, ma non dovrebbero essere neanche così brutti.

-Jack, che cosa è successo?- prova a chiedere, in un sussurro, come se non volesse davvero saperlo.

Jack fa un respiro profondo, poi guarda Rapunzel tornando quello di sempre.

-Niente, non preoccuparti per me- le sorride -Piuttosto, sei eccitata per l’arrivo degli studenti delle altre scuole?- le chiede, per sciogliere la tensione.

Rapunzel lo osserva un po’ preoccupata, poi decide di rispondere.

-Si, in effetti sono molto emozionata, chissà chi saranno i campioni, sarà bello vede i campioni all’opera, sai, Flynn voleva provare a imbrogliare il calice o l’oggetto magico che useranno per partecipare, che cosa stupida- commenta, ma Jack nota dal tono di voce sognante e dall’espressione del viso che trova affascinante al sua idea, e si infastidisce.

-Ancora con questo Flynn?- chiede, storcendo il naso, odia pronunciare quel falso nome.

-Non vi sta più dando fastidio- risponde Rapunzel, prendendo le sue difese.

-Continua a prendersela con Elsa senza motivo- riflette a ton leggero Jack.

-Perché tutto questo interessamento ad Elsa? Se Flynn ce l’ha con lei ci sarà un motivo- Rapunzel rigira la frittata.

-E’ mi amica- dice per tutta risposta Jack -E non c’è motivo, lei è molto tranquilla- 

-Ma dillo che ti piace- esplode Rapunzel, senza pudore.

Jack non sa cosa sia più strano, il fatto che Rapunzel creda che a lui piaccia Elsa o il fatto che sembra ferita nel profondo da questa cosa, come se fosse…

-Sei gelosa per caso?- la prende in giro Jack.

Rapunzel spalanca gli occhi, e arrossisce vistosamente, Jack non sa dire se per rabbia o imbarazzo.

-Non provare ad insinuare una cosa del genere, sei tu geloso di Flynn, al massimo- non sa da dove le vangano quelle parole, sa solo che le viene da piangere, basta nominare Flynn e Jack scatta sulla difensiva, cercando sempre in tutti i modi di metterlo in cattiva luce, il discorso di prima sui pregi reciproci finisce nel dimenticatoio.

-Beh, se è così che la pensi, hai davvero torto, non mi interessa assolutamente ciò che fate tu e Flynn, non è affar mio- ribatte Jack, cercando di assumere un tono tranquillo senza successo. 

-Neanche e me interessa cosa fai con miss ghiacciolo- Rapunzel gli gira le spalle, Jack si alza dal posto e ritorna verso i suoi amici, senza badare alle occhiate della classe e della professoressa, che li guardano con sguardi pettegoli.

 

A pranzo non hanno molto tempo per parlare, il preside Nord annuncia che salteranno l’ultima mezz’ora delle lezioni pomeridiane per accogliere gli studenti delle scuole straniere.

Merida non parla con Hiccup.

Dopo la lezione di Cura delle creature magiche aveva provato a fargli rivelare perché fosse riuscito a controllare un po’ un animale, e lui aveva rifiutato di parlarle. Continuava a negare, ma si vedeva che era distratto. Cercava di non attirare l’attenzione, ma gli unicorni andavano verso di lui, come se avesse un profumo particolarmente inebriante, e lui li accarezzava distrattamente.

Anna era l’unica che non considerava strano quella situazione, era felice che Astrid fosse sana e salva e anche se sapeva che i poteri di Hiccup erano strani, non se ne faceva un problema, non era una cosa così preoccupante, per lei.

Merida invece era molto seccata dal fatto che Hiccup avesse così tanta attenzione addosso, sopratutto da parte di Astrid. Lei lo aveva sempre odiato, ed ora, dopo che lui l’aveva salvata, lo guardava con interesse, pur mascherando il tutto alzando gli occhi al cielo e sbuffando.

Merida ora non parla con Hiccup perché lui continua a tenerle nascosto qualcosa, e lei non può sopportare che ci siano segreti tra loro, quindi preferisce non parlare che sentire bugie.

Nota, tra un’abbuffata e un’altra, che anche Rapunzel e Jack sembrano non rivolgersi occhiate, pur stando praticamente seduti di fronte.

Questi ultimi mesi stanno litigando più del solito, il ché è davvero poco incoraggiante. Sono sempre stati tutti e quattro una squadra unita, e ora sente che c’è qualcosa che non va. 

Lei litiga spesso con Hiccup, Jack con Rapunzel, lei con Jack, Hiccup con Rapunzel, Rapunzel con lei e Jack con Hiccup.

Insomma, sembra come se si stessero preparando per sciogliere il gruppo.

Scuote la testa per scacciare quel pensiero, non vuole neanche immaginarlo, non lo potrebbe sopportare, dopo tutto quello che hanno fatto insieme.

Dalla punizione in biblioteca sono diventati inseparabili.

Ha doppie pozioni con i Serpeverde, non potrebbe andare meglio di così, i lama parlanti riusciranno a farla parlare senza problemi con Jack, vuole dare una piccola lezione a Hiccup per il suo non parlare, e ha un’idea che vorrebbe proporre a Jack.

Si avvia a pozioni dopo aver preso il materiale.

Jack entra pochi minuti dopo sbuffando e posando malamente le sue cose sul bancone che condivide con Merida.

-Giornata dura?- chiede lei.

-Tua madre e una mezza litigata con Rapunzel- dal tono in cui lo dice Merida capisce che non ha la minima intenzione di parlarne.

-Ti va di fare uno scherzetto?- chiede con un sorriso furbetto.

-Ah, non so, che genere di scherzetto?- risponde lui, dondolandosi con la sedia, con aria complice.

-Il lama parlanti si catturano…- dice intanto la professoressa, senza curarsi che nessuno la sta ascoltando.

-Oggi vengono i campioni, giusto?- chiede Merida.

Jack annuisce.

-Si, e tu mi avevi detto che volevi trovare un modo per farci partecipare- ricorda.

-Infatti, perché, se lo troviamo, non mettiamo anche i nomi di Rapunzel e Hiccup?- propone, eccitata.

Jack si rabbuia.

-Loro ci uccideranno se escono, lo sai?- l’idea è davvero allettante, deve ammetterlo, ma le conseguenze sarebbero catastrofiche.

-Jack, pronto, dov’è finito l’amico che non pensa mai alle conseguenze e che si caccia in grossi guai senza battere ciglio?- Merida gli agita la mano davanti al viso come se fosse incantato.

-Hiccup e Rapunzel mi spaventano più di tutti i professori e il preside insieme- ammette il ragazzo, ridacchiando -Ma, come dire, potremmo provare, tanto la possibilità che vengano scelti è pari allo 0.0001%- acconsente, Merida sorride trionfante.

-…poi, dopo aver trasformato il lama parlante in una tartaruga, si chiamano le guardie dell’imperatore, e si cattura. Se mai si dovesse essere trasformati in gatti nell’impresa, non temete, c’è sempre una fiala per tornare umani, a meno che il lama parlante non a beve per primo- la professoressa continua a parlare di come catturare i lama parlanti.

-Ti chiedi mai come sarebbe se avessimo un’insegnante di pozioni normale?- chiede Jack a Merida, fissando la direttrice della sua casa come se non riuscisse a credere alla sua pazzia.

-Di certo avremmo meno tempo per parlare- alza le spalle Merida.

-A proposito di parlare, come facciamo a mettere i nostri nomi nel… posto dove dovremo metterli?- chiede Jack, che di queste cose non si intende più di tanto.

-Semplice, andremo a fortuna- risponde sicura Merida.

-Adoro rischiare la pelle per cose di cui non sono sicuro- commenta Jack con sguardo temerario.

 

-Hiccup, stai bene?- chiede Rapunzel mortificata, mentre si precipita ad aiutare Hiccup, che ha appena schiantato.

-Haddock, lo scopo della lezione e imparare a proteggersi da attacchi ostili, non riceverli in pieno petto senza opporre resistenza- lo rimprovera il professor Parr, che sta girando tra i ragazzi intenti ad esercitarsi con gli incantesimi di protezione.

E’ una lezione divertente, ma Hiccup ha la testa da un’altra parte.

Quando aveva controllato l’unicorno si era sentito pieno di forza, ma subito scaricato, e, sopratutto, non capiva come ci fosse riuscito.

Certo, gli unicorni anche dopo sembravano averlo preso in simpatia, ma lui l’aveva proprio immobilizzato, con grandissima difficoltà, ma ci era riuscito, e ancora non riesce a capacitarsene.

Come se non bastasse, Merida è arrabbiata con lui per non si sa cosa, e Rapunzel lo sta mandando KO in mille modi diversi.

-Mi scusi professore, sono un po’ debole oggi- ed è vero, dopo quei pochi secondi di controllo sul libero arbitrio del magico cavallo non ha più la forza di fare altri incantesimi.

La cosa più spaventosa è che il controllo sembra sia come quello che esercita su Sdentato, ma se all’unicorno è riuscito solo per pochi secondi, forse non riuscirà più a controllare il drago, e l’idea lo inquieta assai.

-Vuoi andare in infermeria, Haddock?- gli chiede il professore comprensivo -La professoressa Giselle mi ha riferito le tue prodezze alla sua ora- Hiccup avrebbe preferito che non lo dicesse. 

Tutti i ragazzi si voltano a guardarlo, Rapunzel gli lancia uno sguardo confuso.

-No, professore, sto bene, e non ho fatto niente di particolare- quest’ultima affermazione la rivolge direttamente alla classe, che si volta a torna alle proprie occupazioni. 

-D’accordo, Rapunzel, fate cambio per un po’, Hiccup attacca e tu ti difendi- e il professore continua il giro.

-Hiccup, cosa è successo?- chiede Rapunzel, pronta a difendersi di un colpo che non arriva.

-Niente, non preoccuparti. Stupeficium- ma la bacchetta non risponde.

-Sicuro? sono preoccupata, non riesci più a fare incantesimi- Rapunzel gli si avvicina. -Dimmi cosa non va, posso aiutarti- gli propone, Hiccup sa che non può, non può assolutamente dirle niente, inizia un po’ ad infastidirsi.

-Senti Rapunzel, non trattarmi come un cucciolotto ferito, ti prego. Sto bene. Stupeficium- la bacchetta emette uno sbuffo di vapore nero, ma nessun raggio schiantante.

-Oh, maledizione!- 

-Hiccup, sono seria, cosa è successo?- insiste Rapunzel, tenendosi pronta allo schiantesimo.

-Uffa, ti ho detto niente. Stupeficium!- la bacchetta sembra essere ripresa a funzionare, e lancia un getto di luce che…

-Protego- Rapunzel para senza troppi problemi.

-E’ stato difficile ma ce l’ho fatta- Rapunzel sorride sollevata, e Hiccup la guarda confuso.

-Aspetta, mi hai fatto esasperare di proposito, perché?- incrocia le braccia al petto offeso.

Rapunzel ridacchia -Volevo che riuscissi a far funzionare la bacchetta di nuovo, so che l’esasperazione è meglio della depressione-

-Bene, ora tocca a te- la incoraggia Hiccup.

-Stupeficium- 

-Protego- 

l’incantesimo, con grande sollievo di Hiccup, riesce senza problemi, e continuano così, lanciandosi incantesimi senza neanche avvertirsi, in un momento Hiccup lancia e Rapunzel para, poi viceversa, ma gli incantesimi si susseguono uno dopo l’altro, senza sosta.

Hiccup sfoga tutta la sua insicurezza sul da farsi e indecisione, Rapunzel tutta la sua rabbia per l’ora di erbologia con Jack, e presto la lotta inizia a spaventare un po’ il professore.

-Hem, ragazzi, forse è il caso che smettiate- prova a dire, ma si stanno divertendo tantissimo, e procedono a briglie sciolte, usando incantesimi che non hanno mai imparato, ma solo sentito nominare.

-Aqua eructo- Rapunzel lancia un getto d’acqua a Hiccup, che controbatte lanciando a mezz’aria l’incantesimo

-Impervius- e attutendo così l’impatto.

Ormai tutti gli studenti li stanno fissando, scommettendo divertiti sul vincitore come se fossimo alle corse dei cavalli.

Solo Anna osserva contrariata la scena, temendo che i suoi amici possano farsi male a vicenda.

-Ventus- lancia poi Hiccup, e se Rapunzel non bloccasse l’incantesimo con un semplice ed efficace

-Protego- rilanciando con un insolito 

-Farfallus explodit- è un incantesimo che ha letto su un libro, Hiccup resta un attimo confuso mentre centinaia di farfalle si abbattono su di lui, ma riesce a salvarsi in tempo con

-Fuocondro- che genera calore dalla sua bacchetta e disperde le farfalle.

Purtroppo le farfalle disperse si avventano sugli studenti, ed è a quel punto che Bob Parr dice “Basta”. 

Beh, in realtà dice “finitus incantatem”, ma l’effetto è lo stesso: Tutte le farfalle si dissolvono nel nulla, senza lasciare traccia, così come ogni traccia di vento, di acqua e di calore sulla bacchetta di Hiccup.

-Ragazzi, cosa vi è saltato in testa- li rimprovera il professore, Rapunzel e Hiccup si guardano senza capire.

-Perché, che abbiamo fatto di male?- chiede Hiccup guardandosi intorno come a constatare qualche danno inesistente.

-Era un duello in piena regola, io vi ho solo detto di esercitarvi con protego- si spiega meglio.

-Ma non abbiamo fatto niente di male, no?- chiede Rapunzel, un po’ preoccupata, non credeva fosse così grave lanciare farfalle sul volto di Hiccup.

-Non, non era grave, ma poteva diventarlo, quindi fino alla fine delle due ore voglio che prendiate il libro di testo e leggiate da pagina venti a pagina venticinque, il capitolo sui duelli, poi per lunedì prossimo voglio una relazione sull’argomento di un foglio di pergamena sui duelli e su come evitarli, con considerazioni personali sull’argomento. voi altri continuate a fare ciò che stavate facendo- Rapunzel e Hiccup rimangono basiti. Non può punirli così per uno stupido duello che non ha provocato danni.

-Ma, professore, dopotutto non hanno fatto niente di male- prova a difenderli Anna.

-Non mi interessa, Arendelle, avrebbero dovuto pensarci. Molti maghi hanno cominciato così e poi sono diventati oscuri- ribatte il professore con voce cupa.

Tutta la classe lo guarda divertita, nessuno, neanche in un milione di anni penserebbe a Hiccup e Rapunzel come persone oscure.

I due ragazzi si guardano, incerti su cosa pensare, poi il professore li richiama all’ordine, e iniziano a scontare la punizione da loro considerata più che ingiusta.

 

Quando gli studenti escono per aspettare gli ospiti, fa piuttosto freddo, ma a Jack non dispiace.

Merida, invece, sta tremando.

-Santo Godric che freddo, perché ho lasciato il mantello al dormitorio- si lamenta, Jack ridacchia.

-Tu non senti freddo?- chiede incredula lei.

-No, ti pare che Frost possa sentir freddo?- risponde lui, scompigliandosi i capelli con fare figo.

-Ma dai, solo perché il tuo cognome è così non significa che sei immune al freddo- ribatte Merida, Jack le lancia un’occhiata divertita.

-In effetti il cognome me l’hanno messo per questo motivo- rivela lui.

-In che senso?- chiede Merida, confusa.

-Nel senso che quando sono arrivato all’orfanotrofio c’era un bigliettino con me, dove c’era scritto “Jackson Overland ___” il mio cognome era stato congelato, ed era diventato illeggibile, così le addette dell’orfanotrofio mi hanno chiamato Frost, perché ero bianco come il ghiaccio ed ero sopravvissuto alla tempesta senza riportare danni- Jack spiega l’origine del suo cognome con tono leggero. Merida è sorpresa.

-Non… non lo sapevo. Perché non ce l’hai detto prima?- gli chiede, con aria accusatoria, come se gli avesse nascosto chissà cosa.

-Bah, a me non sembrava importante- Jack alza le spalle noncurante -Hey, devi tornare con la tua casa, ci si vede dopo- quel dopo sta a significare, lo sanno entrambi, quando metteranno i propri nomi nel calice.

-Comunque, storia forte- commenta infine Merida, salutandolo per dirigersi verso i grifondoro.

Jack la saluta con un sorriso, poi il suo sguardo viene catturato da Rapunzel e Hiccup che escono, con espressione cupa.

“Ma dobbiamo proprio mette il loro nome nel calice?” si chiede, sta per desistere e convincersi che non dovrebbero farlo quando Flynn saluta Rapunzel con un occhiolino, e lei gli sorride e arrossisce.

“Oh, no! Rapunzel lo merita eccome!” e distoglie lo sguardo.

Flynn sembra accorgersene, e si avvicina a Jack con sguardo da fighetto.

-Hey Frost! Come va?- gli da una pacca sulla spalla come fossero grandi amici.

Jack gli lancia uno sguardo di ghiaccio.

-Che c’è? Ho fatto qualcosa di male?- chiede con aria innocente.

-Se è per quel piccolo incidente dell’acqua ti ho già chiesto scusa, ed è successa due mesi fa, non mi pare il caso di continuare a tenermi il muso-

Jack sta per rispondergli a tono quando capisce il suo intento. Vuole proprio questo, così da farsi bello davanti a Rapunzel.

Decide di non dargli questa soddisfazione.

-No, Eugene, ehm, cioè, Flynn, non è per quello, ma per ieri, dovevi proprio versare l’inchiostro sul compito di Elsa? A me non è sembrato un gesto molto carino- gli dice con innocenza.

-E’ stato un incidente- prova a giustificarsi Flynn con un ghigno, arrabbiato dal fatto che il suo trucco non è riuscito.

-Beh, non mi immischio nelle battaglie delle mie amiche, dato che Elsa ti potrebbe fare di tutto se solo volesse- Elsa, poco lontano, lo guarda confusa, come se non capisse dove Jack voglia arrivare. La verità è che lui non vuole arrivare da nessuna parte, vuole solo far fare brutta figura a Flynn.

-Dai, Jack, dove vuoi arrivare?- gli chiede Flynn.

-Io? Da nessuna parte, sei tu che sei venuto a parlare, dove vuoi arrivare tu?- gli chiede Jack, mettendolo alle strette, e sorridendogli tranquillo, assaporando con malevolo piacere la vittoria.

-Beh…- comincia Flynn, perso. Sa che tutti li guardano, Rapunzel per prima, e non sa cosa fare.

Per sua grande fortuna, e grandissima irritazione di Jack, Rapunzel si mette in mezzo a loro.

-Ragazzi, smettetela- guarda Jack seccata, come se fosse colpa sua, e Jack ci mette tutta la forza di volontà che ha per non perdere il sorriso tranquillo.

-Io non sto facendo niente, Punzie- alza le mani in segno di innocenza.

La replica di Rapunzel viene interrotta dal professor Merlino, l’insegnante di aritmanzia, che raccomanda a tutti gli studenti di andare con le proprie case, perché sta arrivando all’orizzonte una specie di casa trainata da cavalli.

Tutti tornano ai propri posti.

Hiccup trattiene il fiato, la casa sta scendendo proprio vicino alla foresta proibita, e di notte Sdentato è più irrequieto del solito, e tende a vagabondare.

Spera vivamente che non gli piaccia mangiare grandi cavalli bianchi.

Dalla carrozza scendono diversi ragazzi, tutti vestiti con abiti di stoffa leggera.

Rabbrividiscono uscendo, in effetti il vento è piuttosto freddo, e si avviano il più velocemente possibile verso Hogwarts ,scortati dalla preside: una giovane donna dai lunghi capelli neri con un’espressione che fa venire i brividi a Hiccup.

Sembra… malvagia, ma un malvagio nascosto, di quelli che non si nota finché non vedi un pugnale spuntarti dallo stomaco.

-Salve, signora Erica- il preside Nord gli stringe la mano -Lei è preside di Beauxbatons, signora Erica, di origini italiane vissuta in Francia- la presenta agli studenti, che le fanno un cenno di rispetto.

-Oh, merci Nord- il suo sorriso è il più falso che Hiccup abbia mai visto, ma sente alcuni ragazzi sussurrare.

-Sembra molto simpatica la signora Erica, che bella che è poi- sembra come se fossero ammaliati.

-Io e i miei studonti vorremmo entrore, s’il vuos plaît- si rivolge a Nord con un accento francese di un’attrice di basso livello.

-Oh, certo, entrate pure, vento è carogna oggi- neanche il preside sembra essersi bevuto l’affabilità della donna.

-Merci- risponde lei, e scorta i ragazzi dentro.

Dopo dieci minuti di rischio ipotermia (tranne per Jack, s’intende) Johnny indica a tutti un oggetto nel mare.

-Bella ragazzi, cos’è quella roba che erutta dal bagnato-

Metà degli studenti si girano dalla sua parte con un sonoro

-Che?- ma la professoressa di babbanologia traduce per lui, indicando a sua volta il lago nero.

-La barca di Drumstrang sta arrivando- 

-Ahhh!- esclamano tutti, che finalmente hanno capito, girandosi ad osservare l’imponente nave che attraversa il lago e ormeggia sulla riva.

Il preside Nord sembra più allegro quando esce il preside di Drumstrang.

-Ah, Kashekim, è piacere incontrarti, quanto tempo- lo abbraccia come un vecchio amico, e l’anziano preside fa lo stesso.

-Nord, il piacere è tutto mio. Finalmente possiamo vederci in tempi migliori- è un uomo singolare, con gli occhi praticamente bianchi, tanti segni sul viso, è calvo e ha una lunga barba bianca.

-Bene, potete accomodare dentro, per banchetto- gli fa un cenno verso le porte, e tutti gli studenti vi si avviano.

Ce ne sono molti, Hiccup non si aspettava un così vasto assortimento. Russi, asiatici, norvegesi.

-Bene, studenti di Hogwarts, entrate voi anche e posizionatevi in vostre tavolate- tutti gli studenti eseguono.

Hiccup scopre che gli studenti di Beauxbatons si sono seduti nel suo tavolo, mentre quelli di Drumstrang si sono divisi, alcuni nel tavolo di corvonero, altri in quello di grifondoro.

visti i numerosi tassorosso, anche gli studenti di Beauxbatons sono costretti a dividersi, a molti vanno verso il tavolo di serpeverde.

Purtroppo il suo solito posto è proprio vicino a uno di Beauxbatons, ma non sembra una cattiva persona, per fortuna.

Decide di sedersi a un posto di distanza, e il suo viene subito occupato da Anna.

-Hey, Hiccup, come va?- chiede preoccupata, senza degnare di uno sguardo lo studente straniero.

-Bene, grazie di aver preso le nostre parti a Difesa, ma non preoccuparti, non ce la siamo presa più di tanto per i compiti extra- cerca di rassicurarla Hiccup.

-Eh? Non intendevo questo, ma il combattimento, cosa è successo? Avete litigato?- chiede, sempre con preoccupazione.

-Cosa? No! Ci siamo solo fatti prendere dalla foga, niente di che. E’ stato così brutto?- chiede, ma prima che Anna possa rispondere il preside Nord li zittisce per fare un annuncio.

-Bene, benvenuti studenti stranieri, noi davvero onorati di essere sede dove si svolgerà torneo trescuole di quest’anno. Inizialmente sede doveva essere Beauxbatons, ma purtroppo ha avuto problemi di amministrazione, perciò torneo è stato spostato qui a Hogwarts. Ora godetevi nostro banchetto, Remy ha fatto miglior lavoro possibile. E a fine cena illustrare regole di gioco.-

I tavoli si riempiono di pietanze, e iniziano tutti a mangiare.

Hiccup nota che ci sono diverse pietanze straniere, molte delle quali norvegesi, e gli viene un tonfo al cuore vedendo le frittelle di pesce che sua madre spesso cucinava quando era piccolo.

Distoglie lo sguardo e si appresta a prendere qualcosa di più normale.

Anna, intanto, si è appena accorta che c’è un ospite accanto a lei.

-Ma tu sei di Beauxbatons!- esclama, come fosse qualcosa di assurdo.

-Oui, mi chiamo Hans Westergaard- si presenta lui, con tono affabile.

-Oh, piacere, io sono Anna Arendelle- lei gli stringe forte la mano, sorridendo.

-Piacere mio, Anna- risponde lui, con sguardo indecifrabile.

La cena prosegue piuttosto tranquilla, e gli studenti stranieri iniziano a conoscersi tra loro e fare amicizia.

Merida, in qualità di una delle studentesse più popolari di grifondoro entra in molti discorsi con alcuni ragazzi di Drumstrang, perlopiù ragazze.

-Quindi anche tu hai un genitore professore?- chiede Kida a Merida con interesse.

-Si, mia madre è l’insegnante di Rune antiche, ed è tremenda- risponde lei, servendosi doppia porzione di patatine fritte.

-Santo cielo! Mio padre è il preside, e i primi tempi tutti mi trattavano da raccomandata- si lamenta Kida sbuffando.

-Si, e tu devi dimostrare qualcosa, giusto? Per meritare la tua fama- prova ad indovinare Merida -Per essere tu, non la figlia del preside-

-Eh, già. E’ difficile- conferma Kida. -Per questo spero davvero di essere scelta al torneo, magari potrò dimostrare qualcosa- 

-Si, è davvero un’occasione… Vuoi un po’ di patatine fritte- cambia precipitosamente argomento, ma Kida non si chiede il perché, e accetta volentieri.

Jack invece non ha stretto amicizia, e parla con Elsa del più e del meno, tre un boccone e un altro, osservando di soppiatto Flynn parlare con un certo Gaston su quanto Gaston sia figo, argomento che non sembra piacergli molto, come nota Jack con un sogghigno.

Anche Elsa è distratta, e lancia occhiate preoccupate ad Anna, che continua a parlare con Hans.

Rapunzel, invece, sta parlando con una ragazza asiatica di Drumstrang, Mulan.

-Voglio partecipare per portare onore alla mia famiglia- spiega a Rapunzel, mangiando un sano piatto di riso.

-Io non so se avrei mai il coraggio di partecipare, neanche se ne avessi la possibilità- ammette lei 

-Paura delle prove che ti attenderebbero?- chiede Mulan comprensiva.

-No, non per quello, ma per la costante pressione della celebrità. Insomma, io sono piuttosto timida, sarebbe spaventoso dover esibirsi davanti a tutti- confessa lei, Mulan le sorride.

-Se tutte le quattordicenni fossero come te il mondo sarebbe un posto migliore- Rapunzel arrossisce.

 

Dopo la cena, il preside Nord si alza e per fare un annuncio.

-Bene, ora che siete tutti sazi, spiegherò regole di torneo. Shrek! Calice, prego- e l’orco guardiano, sotto lo sguardo spaventato di alcuni studenti stranieri non abituati a un orco come custode, porta un calice di legno con delle fiamme che escono dalla superficie.

-Grazie Shrek- Nord lo congeda con un gesto della mano.

Shrek sta per uscire, ma Ciuchino si rivolge alla professoressa Fiona.

-Buonasera professoressa- la saluta, gli studenti stranieri sobbalzano, da quando in qua i ciuchi parlano?

-Salve a te, Ciuchino- risponde Fiona sorridendogli.

Shrek si gira nuovamente verso i professori, preoccupato da quello che Ciuchino potrebbe fare.

-Ciuchino!- lo richiama, l’animale lo ignora.

-Come va la serata?- chiede invece alla professoressa.

-Molto bene, e a te?- risponde lei, per niente turbata o infastidita dal ciuco.

-Non c’è male, Shrek continua a…- 

-CIUCHINO!- lo riprende Shrek, interrompendolo prima che possa continuare la frase, e mettendogli una mano verde sulla bocca.

-Mi scusi, signorina Pendragon- se gli orchi potessero arrossire Shrek sarebbe rosso peperoncino piccante, ma si limita ad allontanarsi con delle scuse anche verso il preside Nord.

-Non preoccuparti, Shrek. Dove eravamo rimasti? Ah, si, calice. Come forse molti di voi sapere, quest’anno si festeggia ventesimo anniversario della famosissima saga di Harry Potter, e in onore di traguardo così importante per cultura magica internazionale, prove di torneo saranno strutturate in questo modo: prima prova si svolgerà in un’arena, varie squadre dovranno sfidare una bestia feroce, seconda prova sott’acqua, mentre terza prova sarà prova di resistenza. Chi vorrà metterà proprio nome nel calice, poi domani a quest’ora nomi essere estratti. Attenti, perché una volta che vostro nome essere estratto, non potrete più ritirarvi- li avverte, poi sorride -Ora potete andare a letto, buonanotte a tutti- e tutti gli studenti si alzano e si avviano verso le proprie camere.

Merida attende pazientemente Jack all’uscita della sala, poi si avviano insieme nel tratto di strada che hanno in comune prima delle scale.

-Allora, che si fa?- chiede Jack a Merida.

-Io proporrei di scendere stanotte verso l’una, magari con la mappa, perché ce l’hai tu, vero?- chiede Merida, sperando in una risposta affermativa.

-Ehm, in effetti no, dovrebbe averla Hiccup questa settimana- Jack brucia le sua speranza.

-Uff, e adesso che facciamo, lui non ce la darà mai- si lamenta Merida.

-Darvi cosa?- chiede una voce alle loro spalle, Hiccup è dietro di loro, con aria di chi è pronto a fare una bella ramanzina.

Merida ignora la domanda, ancora piccata per quella mattina, Jack risponde per lei.

-La mappa- 

-E per farci cosa?- chiede Rapunzel comparendo alle spalle di Jack ma ignorandolo completamente e rivolgendosi a Merida.

-Ehm… sai, no? Ehm…- non riesce a trovar una scusa convincente.

Hiccup si rivolge di nuovo a Jack.

-Volete mettere i nostri nomi nel calice, vero?- gli chiede con tono apatico, indicando tutti e quattro.

-No, a che vai a pensare… si, ma solo i nostri due- mente, le bugie gli riescono bene di solito, ma Hiccup stavolta non se la beve.

-Si, e io sono un drago- risponde sarcastico.

-Mentre Hiccup scopre la sua nuova natura da rettile, Rapunzel potresti chiedergli di darci la mappa?- chiede Merida alla bionda.

-Hiccup, io non mi fiderei a lasciargliela, li metterebbero davvero i nostri nomi- gli suggerisce Rapunzel.

-Bene, Hiccup, allora se non i dai la mappa giuro su Ciuchino che metteremo davvero i vostri nomi nel calice- minaccia Jack.

-E’ una promessa, Rapunzel- aggiunge Merida.

-Non dargliela, Hiccup, ci proverebbero in ogni caso, non facilitiamogli l’impresa- gli suggerisce Rapunzel.

-Sono completamente d’accordo con te- e senza degnarli di un saluto o altro, il moro e la bionda li lasciano lì, arrabbiati.

-Ok, Dumbroch, piano B- la prende per un polso e la trascina in cucina, nel passaggio segreto trovato al secondo anno, dietro a un quadro pieno di topi. Vi si accede premendo l’unico topo azzurro tra i tanti.

-E in cosa consiste il piano B?- chiede Merida, liberandosi il polso.

-Aspettare in cucina finché non c’è via libera, poi salire nella sala grande e mettere i nomi- spiega Jack, dirigendosi verso le quattro tavole sotto la sala grande, che portano il cibo direttamente lì.

Merida ci pensa un attimo, e annuisce convinta.

-Buona idea, certo, era meglio la mappa, ma dormire in cucina non sarà così male- alza le spalle noncurante, ma uno squittio indispettito la fa voltare.

Remy è a braccia incrociate, e batte un piede a terra come aspettandosi spiegazioni veloci per non fargli perdere tempo e pazienza.

-Ciao Remy!- lo saluta silenziosamente Merida, con un grande sorriso.

Il topo le lancia uno sguardo indagatore.

-Senti, noi vorremmo mettere il nostro nome nel calice di fuoco- va dritta al sodo.

Il topo scuote la testa, non ha la minima intenzione di appoggiare questa follia.

-Oh, ti prego, è solo per provare, figurati se usciamo noi in mezzo a tantissimi ragazzi molto più grandi- prova a farlo ragionare Merida, ma Remy non è ancora convinto.

-Ti prego, davvero, è la mia occasione per dimostrare qualcosa- lo prega Merida con sguardo da cucciolo stile Rapunzel.

Il topino ci pensa un po’, e controvoglia accetta, dopotutto come può lui mettersi in mezzo a Merida, sa che farà di tutto per mettere il suo nome nel calice e preferisce che non venga beccata dai professori piuttosto che spedirla in mezzo a loro regalandole una punizione con i fiocchi.

Fa un cenno d’assenso, e Merida lo accoglie con un sorriso smagliante.

-Grazie, Remy! Sei un amico- 

Si sistemano su dei tavoli, usandoli come letti improvvisati. Merida si fa portare da Steve delle coperte e dei cuscini, ma non dormono.

Dopo un po’ di tempo passato ad aspettare, si avviano quatti quatti verso i tavoli della mensa, e fanno un cenno a Remy che li fa salire.

Appena sono nella sala si guardano intorno velocemente, e notano con sollievo che la sala è deserta.

-Uff, che fortuna!- sussurra Jack con un sospiro di sollievo, poi lentamente i due amici si avvicinano al calice al centro della sala, che la illumina con le sue fiamme azzurre.

-E’ bellissimo- Merida lo ha immaginato tante volte quando leggeva Harry Potter, non è impressionata, lei non si impressiona mai, ma è emozionata nel trovarsi lì, in quel momento, e avere una possibilità di partecipare.

-Bene, ora che facciamo?- le chiede Jack, prendendo al bacchetta.

-Ehm…- a questo non aveva minimamente pensato, dopotutto con la linea dell’età non si scherza.

-Beh, non possiamo attraversare la linea dell’età, diventeremmo vecchi- spiega Merida.

-Ok, finitus incantatem- prova a lanciare, più per gioco che per altro.

-Ma dai Jack, credi davvero che…- Merida si interrompe a metà frase. La linea dell’età è sparita.

-Oh!- Jack è spaventato.

-Non può essere stato così facile- commenta Merida, azzardandosi a metterci una mano, per vedere se è davvero sparita.

Eppure sembra di si.

Prende i bigliettini preparati in cucina, e prova a gettare per primo quello di Jack.

“Se non funziona sarà lui a diventare vecchio” pensa.

-Grazie, Merida, per lo spirito di sacrificio- commenta sarcastico Jack aspettandosi capelli bianchi “no, quelli ce li ho già” e rughe sul viso.

Invece non succede niente, e può tirare un sospiro di sollievo.

-Aspetta a gioire, può avere un effetto ritardato- lo mette in allarme Merida, ma dopo un paio di minuti non è successo niente, e Merida si convince a gettare il suo.

Quando stanno per gettare quelli di Hiccup e Rapunzel, Merida ha un attimo di esitazione.

-Sei sicuro che sia giusto nei loro confronti?- chiede, titubante.

Jack sta per rispondere che è d’accordo con lei, ma delle immagini gli compaiono davanti agli occhi: Rapunzel che si illumina alla vista di Flynn, che prende le sue difese ingiustamente, che incita Hiccup a non dargli la mappa. E cambia idea.

-Si, è giusto, gliel’abbiamo promesso, e sarebbe davvero debole non mantenere la promessa, abbiamo fatto trenta, trentuno è d’obbligo- dice con voce irritata e poco sua.

Merida ripensa ai segreti che Hiccup continua a nascondergli, e al fatto che non si sia fidato di lei per la mappa, e getta i nomi dei due amici dentro le fiamme.

Dopo un minuto circa, Jack chiede.

-Allora… ora che si fa?-

Merida osserva il calice.

-Non possiamo andarcene come se niente fosse, deve esserci la linea dell’età, altrimenti ci sgameranno subito- commenta, ma non ha mai letto niente su come evocare una linea dell’età.

-Qualche idea, Jack?- chiede all’amico, che si limita a un assurdo

-Lineas dell’etatibus diciassettibus- esclama, Merida lo guarda come a dire “mi stai prendendo in giro” ma con grande stupore di entrambi la linea sembra ricomparire, forse un po’ diversa, ma va bene lo stesso per non essere beccati.

-Oooook, questo è strano- commenta Merida, osservando a bocca aperta la linea.

-Non lamentarti, e andiamo via di qui, sta arrivando qualcuno- è vero, ci sono dei passi nel corridoio e Merida e Jack fanno appena in tempo a rientrare in cucina dai tavoli prima che la porta si apra, mostrando un caposcuola che osserva attentamente la stanza, come a cercare qualcosa che non va.

Al sicuro (so fa per dire) nel loro “lettuccio”, Jack chiede a Merida, a bassa voce per non svegliarla se sta già dormendo.

-Non ti sembra strano?- 

-Quale delle stranezze di oggi?- chiede lei, sveglissima, girandosi verso di lui.

-Oggi nessuno di noi sembrava davvero se stesso- riflette Jack -Rapunzel è meno sensibile e più dura, noi abbiamo messo il loro nome nel calice senza troppi complimenti…-

-…e oggi Astrid era più dura del solito, ha insultato pesantemente l’unicorno come se fosse stata spinta a farlo, lei non è mai così irrispettosa- Merida inizia ad inquietarsi.

-Secondo te abbiamo fatto una sciocchezza?- chiede a Jack

“In tutta sincerità si” pensa lui, ma non vuole far preoccupare Merida -Su, come hai detto tu, c’è una minuscola probabilità di essere scelti-  prova a consolarla.

-Beh, se lo dici tu- e tentano di dormire.

 

L’ansia è alle stelle, è ora di chiamare i campioni per ogni scuola, e a Merida sudano le mani in maniera vergognosa per una che lo ha desiderato fin da piccola.

In realtà non teme per se, ma per gli amici che ha condannato.

Quella mattina Hiccup e Rapunzel si sono scusati del comportamento del giorno prima, dicendo che non sapevano perché l’avevano fatto, ma che non volevano restare in conflitto.

Loro li avevano rassicurati dicendogli che non c’era niente da perdonare, ed erano tornati una squadra.

Merida e Jack non avevano avuto il coraggio di ammettere le loro colpe, e, dopotutto, se i loro nomi non escono, non dovranno mai confessare che li avevano messi, giusto?

Il preside Nord parte con l’estrazione degli studenti di Beauxbatons.

-Campioni di Beuxbatons essere…- afferra quattro biglietti che vengono cacciati dal calice -Hans Westergaard, Colette Tatou, Esmeralda Trouillefou e Gaston LeGume- 

Mano a mano che vengono detti i loro nomi i ragazzi si alzano e si dirigono verso la sala.

Il preside Nord ora si appresta a prendere i nomi degli studenti di Drumstrang 

-Campioni di Drumstrang- prende altri quattro foglietti -Mulan Fa, Shang Li, Kidagakash Nedakh e Dimitri Danilov- i ragazzi si alzano e si avviano alla porta.

“Fa che non escano Rapunzel e Hiccup, fa che non escano Rapunzel e Hiccup, ci ucciderebbero” pensano in contemporanea Jack e Merida.

-Campioni di Hogwarts- i fogli escono come fuochi d’artificio -Calice sembra molto sicuro- commenta Nord, guarda i nomi e si rabbuia -Merida Dumbroch?- Merida si alza, consapevole di averla fatta grossa, e si avvia cercando di apparire sicura di se nella stanza. Dopo averla guardata un attimo il preside torna ad elencare i nomi -Jackson Overland Frost- Nord inizia ad arrabbiarsi, possibile che due studenti non adatti a partecipare siano stati scelti. Scuote la testa mentre il ragazzo va nella stanza.

Hiccup inizia ad inquietarsi, pensando alla minaccia fatta il giorno prima per colpa di quella stupida mappa, ma si dice che probabilmente i suoi amici glielo avrebbero detto se avessero messo anche i loro nomi nel calice, in nome della loro amicizia.

-Corona Rapunzel- la ragazza non si alza, è rimasta ghiacciata, Hiccup spera vivamente che si alzi, altrimenti il preside potrebbe… -CORONA RAPUNZEL- tuona Nord, nel silenzio generale. Rapunzel si alza lentamente, e si avvia tutta rossa e spaventata verso la porta.

-E- “Naturalmente” -Hiccup Horrendus Haddock III- Hiccup se lo aspettava, si alza e si avvia alla porta, Dio solo sa cosa accadrà ai suoi amici quando gli metterà le mani addosso.

 

 

 

 

 

(A.A.)

Il capitolo più lungo mai scritto in vita mia, spero che vi sia piaciuto.

Sinceramente per me è stato un parto, perché ero un po’ indecisa su alcuni punti.

spero che sia stato all’altezza delle aspettative e ci rivediamo nel prossimo capitolo tra due settimane, probabilmente.

Scusate per gli errori di battitura, che probabilmente saranno tantissimi, ho riletto mille volte ma sono certa che me ne sono sfuggiti tantissimi in un capitolo così lungo.

Alla prossima.

P.s. per qualsiasi domanda, chiarimento o consiglio potete lasciare una recensione o lasciare un messaggio privato, a me fa piacere.

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Capitolo 7
*** La pesa delle bacchette (ovvero, come farsi scoprire in quattro e quattr'otto) ***


Capitolo 6: La pesa delle bacchette

ovvero

Come farsi scoprire in quattro e quattr’otto

 

Quando Hiccup entra nella sala è sorprendentemente calmo, nota Merida, e questo è già di per se molto preoccupante.

Lei e Jack si lanciano un’occhiata, maledicendo Merlino, Morgana e compagnia bella. Proprio Rapunzel e Hiccup dovevano uscire, tra tutti gli studenti di Hogwarts?

E’ inquietante come cosa.

Rapunzel ha gli occhi sgranati, è in piedi ancora senza capire cosa è successo, la sua espressione persa è come un pugno nello stomaco di Jack.

Gli altri campioni li guardano confusi, come se non capissero la loro intrusione, e Merida e Jack non possono dargli tutti i torti, dopotutto sono quattordicenni, e gli altri otto hanno tutti diciassette o diciotto anni.

Hiccup si avvicina agli altri lentamente, come se fosse tranquillo, Jack si sente un po’ sollevato, ma Merida non se la beve, lo conosce troppo bene.

-Allora, Merida e Jack, perché non ce l’avete detto?- chiede, in tutta tranquillità. 

I due ragazzi si ritrovano lo sguardo di tutti i presenti, Rapunzel compresa, addosso.

-Eh…- Merida non sa cosa dire, ma proprio in quel momento entrano i professori, seguiti dai presidi, annunciati da:

-MERIDA COSA TI E’ SALTATO IN MENTE DI FARE?!?!?!?- la professoressa Dumbroch entra nella stanza come una furia, spaventando gli studenti stranieri, che non sono abituati a questo genere di scenate.

-Come stai, mamma?- dice Merida per tutta risposta, accennando un sorriso.

La professoressa la prende per le spalle e la scuote.

-Come sto? COME STO? Sei impazzita? Perché lo hai fatto?- 

Nord la scosta delicatamente dalla figlia.

-Direi che domanda giusta sarebbe, come avere fatto?- incrocia le braccia, con aria minacciosa, rivolgendosi a tutti e quattro.

-Ehm… innanzi tutto ammetto le mie colpe, sono stata io- comincia Merida

-Con il mio aiuto- sottolinea Jack, non vuole addossare la colpa solo a Merida, sopratutto dopo che è stato lui a togliere la linea dell’età e a rimetterla.

-Si, con il tuo aiuto, ma non date colpe a Hiccup e Rapunzel, loro non hanno messo i propri nomi- chiarisce Merida.

-Quindi avete messo nomi di persone che non volere partecipare?- chiede Nord incredulo, detto così è davvero bruttissimo per i due ragazzi, quando Merida sta per annuire Hiccup la ferma.

-No, noi lo sapevamo che l’avrebbero messo- li difende, Merida gli lancia una veloce occhiata confusa, ma Rapunzel li difende a sua volta.

-E’ vero, li hanno messi loro, ma noi, noi lo sapevamo, ci avevano avvertito, non l’hanno fatto contro di noi- Rapunzel ha un leggero colorito verdognolo, ma sembra aver riacquistato un po’ di sicurezza.

Jack e Merida si lanciano un’occhiata, ma decidono di stare al gioco.

-Si, loro lo sapevano, ma non hanno fatto niente, è colpa nostra, solo e soltanto nostra- sottolinea Jack. -Più mia che di Merida-

-Non è vero, ti ho convinto io, altrimenti non l’avresti mai fatto- obietta Merida.

-Lo so, ma sono stato io a togliere la linea dell’età- ribatte Jack.

-A proposito di questo, come avete fatto?- chiede con interesse inquietante la preside di Beauxbatons.

-E’ stato facile- commenta Jack.

-Facile?- chiede incredulo Nord.

-Si, beh, è bastato un semplice Finitus incantatem, se volevate tenere alla larga gli incoscienti avreste dovuto fare qualcosa di meglio- commenta Merida quasi tra se e se.

-Un po’ di rispetto signorina, e non dire assurdità, come avete fatto?- chiede la professoressa Dumbroch incrociando le braccia.

-Come ha detto Merida, in effetti- Jack crede che tutto questo è più serio di quanto sembra.

-Non è possibile, la linea dell’età può essere rimossa solo da chi l’ha creata, e poi come sareste riusciti a riformarla?- chiede scettica la madre di Merida.

-Beh, Jack ha detto frasi a casaccio e la linea si è riformata- ammette Merida.

La guardano tutti scettici, tranne la signora Erica, che sembra quasi eccitata, nel senso negativo del termine.

-E’ impossibile- afferma convinta Elinor.

-E’ possibile- controbatte la signora Erica -Se si possiede una delle quattro bacchette- il tono è calmo, ma nella stanza cala una specie di gelo.

-Quali bacchette?- chiede titubante Rapunzel.

-E’ una leggenda, una stupida, infondata, leggenda, e lei dovrebbe saperlo, signora Erica- pronuncia quel nome come se non fosse il suo vero nome, ma la signora Erica non sembra affatto notare l’astio.

-Oh, lo so bene, ma se esistessero sarebbe una spiegazione logica- Hiccup si fida sempre meno di quella donna, sembra troppo perfetta e cordiale per essere reale.

-Calma, dovere innanzi tutto decidere se fare partecipare loro o no- le riporta alla realtà Nord.

-Ovviamente no, giusto, non hanno l’età né la forza di affrontare le prove- afferma con sicurezza Elinor, ma è suo destino venire contraddetta, questa sera.

-Credo, mia cara Elinor, che sia impossibile non farli partecipare, con il calice si crea un contratto vincolante, e devono partecipare per forza- a parlare è stato il preside di Drumstrang, e la professoressa di rune antiche lancia sguardi supplichevoli a Nord come a chiedergli di ribattere, ma lui annuisce, con aria grave.

-Credo che preside Nedakh abbia ragione, dovevano pensarci prima di mettere propri nomi- 

-Aspettate un momento, dovremo batterci contro queste mezze cartucce?- chiede incredulo Gaston, uno degli studenti di Beauxbatons.

-Hey, Gaston, vacci piano- lo ferma Hans.

-Ti faccio vedere io le mezze cartucce- si infiamma Merida, sollevandosi le maniche come a prepararsi per un combattimento, ma prima che sua madre possa richiamarla Hiccup la blocca per un braccio.

-Non mi pare il momento- le sussurra, Merida si calma.

-Hai ragione, non so cosa mi sia preso- Merida si fa confusa.

-Molto singolare- commenta la signora Erica, quasi tra se.

-Cosa è singolare, signora Erica?- chiede Elinor con un tono leggermente accusatore.

-Niente, questo comportamento aggressivo di sua figlia- risponde la signora con tono affabile.

Elinor storce le labbra come se avesse ingoiato un limone intero.

Probabilmente vorrebbe ribattere, mandando a farsi benedire la sua compostezza, ma il preside Nord la richiama all’ordine.

-Professoressa Dumbroch, forse è caso che vada a portare ordine tra studenti, mentre io spiegare cosa accadere durante prima prova- le mette una mano sulla spalla, e la professoressa sembra calmarsi un poco.

-Allora, ragazzi, prima prova si svolgere in arena, come ho già riferito. Non vi sarà detto animale che affronterete, che cambiare per ogni squadra. Pesa di bacchette, con varie interviste per gazzetta del profeta, si terrà questo weekend, e campioni non dovere fare esami, quest’anno- annuncia, Merida e Jack si lanciano uno sguardo, come a dire “non male”

-Ora potete andare in rispettivi dormitori, barche o case volanti- li congeda, con un sorriso.

I quattro escono dalla sala.

Rapunzel non si è ancora ripresa del tutto, e cerca di calmarsi, respirando lentamente. A un certo punto sente un brivido passarle sulla spina dorsale e si gira di scatto, attirando l’attenzione dei suoi amici.

-Che c’è, Rapunzel?- chiede Hiccup, mettendole una mano sulla spalla.

Le sembra di scorgere un alone nero sul muro, si gira un atimo verso Hiccup, confusa.

-Mi è sembrato di vedere…- ma quando si rigira verso il muro l’alone è sparito -Niente… Piuttosto, mi chiedevo… cosa sono le quattro bacchette?- chiede ripensando alle parole della signora Erica.

-E’ una vecchia leggenda, so solo questo, dato che mamma non ne vuole parlare. Dice che sono tutte fesserie e compagnia bella- alza gli occhi al cielo, poi sembra ripensarci -Oggi è stata strana, però, non trovate?- chiede, più che altro a Hiccup, che la conosce meglio degli altri.

-Hai ragione, sembrava un po’ più isterica del solito, E anche voi due non ci scherzate in questi giorni- si rivolge a Merida e Jack, che abbassano lo sguardo con aria colpevole.

-Hiccup, non fare così, dopotutto anche noi ci siamo comportati male- Rapunzel prende le loro parti, facendo sentire Merida e Jack ancora più in colpa.

Hiccup sembra riflettere un po’, mentre continuano a camminare.

-Sembravamo tutti strani in questi ultimi due giorni- continua Rapunzel -Pensa anche al nostro duello- gli ricorda, Jack e Merida si lanciano un’occhiata.

-Quale duello?- chiede Jack a Rapunzel.

-Ma non eri svuotato di forze dopo aver controllato l’unicorno?- chiede invece Merida a Hiccup.

-Quale unicorno?- chiede Rapunzel a Hiccup.

-Abbiamo molte cose di cui parlare- risponde Hiccup.

-Facciamo così, dato che voglio dormire nel mio letto, almeno oggi, che ne dite di saltare le lezioni domattina?- chiede Merida con un sorriso incoraggiante.

Rapunzel e Hiccup le lanciano un’occhiata eloquente, come un sopracciglio inarcato.

Merida sbuffa.

-Va bene, ci vediamo a pranzo- cede, e con un saluto i quattro ragazzi si separano, diretti nelle rispettive camere.

 

Intanto, nella foresta proibita, la signora Erica è seduta su un masso, in attesa, e anche piuttosto seccata.

Guarda l’orologio, e alza gli occhi al cielo.

-Mezzanotte passata, Pitch non ha il minimo senso della puntualità- commenta.

-Questo lo credi tu, Eris- appoggiato sull’albero davanti a lei, Pitch la guarda con un sorriso beffardo.

-Da quanto tempo sei lì?- chiede, offesa.

-Abbastanza, chi credi che abbia seminato oscurità nei cuori dei ragazzi in questi due giorni?- si rigira la bacchetta tra le dita, con tono vanesio.

-Che ti aspetti, una medaglia? l’appuntamento era alle undici e mezza, la mia controfigura all’una salta, potresti per favore sbrigarti?- gli chiede lei, alzandosi e incrociando le braccia.

-Li ho trovati, dobbiamo solo accertarcene con la pesa della bacchette- annuncia Pitch tutto tronfio.

-E mi hai convocata solo per questo, l’ho già capito anche io, almeno due di loro. Sono i due ragazzi che hanno messo il loro nome nel calice: la riccia, che si è opposta alla tua oscurità, e l’albino, che è riuscito ad eludere la linea dell’età- elenca Eris.

-Si, ma anche uno degli altri due, il figlio di Stoik, l’ho chiaramente visto controllare un unicorno, ieri- aggiunge l’uomo, un po’ infastidito dal fatto che la collega ne abbia scoperti due.

-E la quarta?- chiede Eris, controllando l’orologio.

-La sanguesporco- risponde, come se avesse scoperto un’informazione cruciale.

Eris lo guarda come se fosse pazzo.

-L’altra concorrente?- chiede, come se avesse capito male.

-Esattamente, miss capelli lunghi- risponde Pitch tutto orgoglioso.

-Mi ha quasi visto mentre li osservavo, poco fa, comunque, ti ho chiamato per avvertirti di tenerli d’occhio, e sopratutto, di non farti scoprire, hai idea di chi sia quella donna che hai provocato?- chiede, con tono accusatore.

-Elinor Gregor in Dumbroch, una dei migliori combattenti dell’esercito della luce, la conosco e la odio, lo sai il suo ruolo nell’ultima grande guerra- risponde Eris, cominciando a infastidirsi.

-Bene, se non fai attenzione, TUTTI ti riconosceranno, gli altri presidi non sono da sottovalutare- la rimprovera.

-Non dirmi che devo fare, tu che non riesci neanche a tenerti una copertura- lo offende lei -Devo andare. A differenza tua io lavoro- e senza degnarlo di un saluto o altro, Eris/Signora Erica si avvia impettita verso la carrozza di Beauxbatons.

-Quella donna ci farà beccare tutti, non ha avvertito neanche la mia presenza- commenta malevolo, per poi dissolversi in pura oscurità.

Ma ciò che non sa è che anche lui era osservato, da due creature, nascoste nell’ombra della caverna, che hanno ascoltato tutta la conversazione, e non ne sono rimasti affatto contenti.

Hiccup esce con circospezione dal suo nascondiglio, e apre la mappa del malandrino.

-Giuro solennemente di non aver fatto i compiti questa settimana- alza gli occhi al cielo nel pronunciare la parola d’ordine scelta da Merida.

Non potevano permettersi di mettere quella di Harry Potter, e anche se all’inizio avevano optato per quella hanno scartato l’idea perché chiunque avesse letto Harry Potter avrebbe potuto consultare la mappa, e non andava bene.

Si siede sulla roccia dove prima era seduta Eris e osserva la figura della donna che ritorna alla carrozza.

Rabbrividisce osservando il nome che cambia continuamente nel cartello sopra i piedi e la scia di inchiostro nero che sembra lasciare.

-Sapevo che quella donna era malvagia- la sua voce è un sussurro, dato che ha ancora paura di essere scoperto.

Dalla sua posizione non può vedere se qualcuno viene verso di lui, dato che la foresta non è segnata nella mappa.

Sdentato avvicina il muso alla mappa, con interesse, come a chiedersi il suo funzionamento, osserva attentamente l’immagine della preside di Beauxbatons e ringhia sommessamente.

-Shh, Sdentato, non è molto lontana, vuoi che ci senta?- Hiccup gli mette una mano a chiudergli la bocca. Il drago alza gli occhi al cielo, ma Hiccup osserva attentamente eventuali passi indietro della preside, ma lei continua tranquillamente a dirigersi verso la carrozza.

-Uff, non ti ha sentito, ma ho davvero paura che ti possa vedere- spiega a Sdentato, il drago gli lancia un’occhiata del tipo “Ecco qua che ricomincia”

-Hey, non fare così, sono solo preoccupato per te, e il fatto che non puoi volare nonostante la parte di coda che ti ho aggiunto è… frustrante- il drago osserva la parte di coda per un attimo, poi il suo sguardo torna su Hiccup, con aria un po’ triste.

Hiccup ci mette un po’ a decifrare quello sguardo, poi sgrana gli occhi.

-Cosa? No, non è come pensi, non voglio che tu te ne vada- si sorprende da solo nel constatare che non vuole davvero che se ne vada “E’ solo una ricer…” ma si interrompe a metà di quella che è diventata la sua litania. Non può più mentire a se stesso, non dopo più di tre anni passati a studiare il drago, a vederlo sempre, a portargli da mangiare, e a costruire il pezzo di coda, che non è servito a niente.

Non vuole che se ne vada per sempre, eppure non può essere altrimenti.

I suoi pensieri sono più confusi che mai, e Sdentato sembra accorgersene. Gli si avvicina e gli batte il muso contro la mano, come a chiedere carezze.

Il ragazzo lo accarezza con un sorriso, poi osserva distrattamente l’ora, e scatta in piedi, lasciando confuso l’amico.

-Santo Odino, è l’una meno cinque, tra cinque minuti chiudono le porte, devo andare- spiega a Sdentato, che annuisce, comprensivo, e anche un po’ seccato dal fatto che deve andare via così presto.

-Ricorda di restare nascosto, ci vediamo domani, d’accordo?- gli fa una carezza sul muso e si avvia furtivo verso il castello, stando attento ad aggirare la carrozza di Beauxbatons, e con la mappa del malandrino davanti agli occhi a segnalare eventuali persone sulla sua via.

Giunto al sicuro nel suo letto, inizia a riflettere sulle parole delle due persone.

Hanno parlato di loro quattro, come se fossero una grande minaccia, hanno citato suo padre, e la madre di Merida, parlando di guerra. Eppure non c’è stata alcuna guerra negli ultimi anni, l’ultima grande guerra conosciuta è stata la seconda guerra mondiale, e Elinor e suo padre sono troppo giovani per aver partecipato a questa guerra. Poi c’è un’altra frase, che gli rimbomba in testa, che lo spaventa più di tutto il resto, non sa bene perché “Li ho trovati, dobbiamo solo accertarcene con la pesa della bacchette”

Forse lo spaventano perché significa che loro sono osservati, o forse perché non ha possibilità di scampare alla pesa delle bacchette.

Ma, proprio mentre sta per cedere al sonno, una frase letta in un libro gli ritorna in testa.

“Una delle quattro bacchette può controllare il libero arbitrio degli animali, in particolare i draghi” e capisce il suo più grande dubbio.

“Se io ho quella bacchetta, allora forse Sdentato non è davvero mio amico, ma lo ho obbligato ad esserlo” non fa in tempo ad elaborare quel pensiero che il sonno lo travolge.

 

I giorni passano, e sabato arriva senza particolari imprevisti.

Hiccup ha deciso di non riferire di aver origliato, avrebbe dovuto spiegare cosa ci facessi lì, e non voleva ancora rivelare a tutti di avere un drago per amico.

Non si preoccupava per le reazioni di Jack e Rapunzel, Rapunzel avrebbe detto qualcosa del tipo “No, davvero? Hai fatto amicizia con un drago? Me lo devi far conoscere, chissà quanto è dolce e carino” con voce eccitata, Jack avrebbe commentato “Basta che il drago mi mangi i compiti e saremo super amici” 

Sapeva però che Merida non era tollerante per queste cose, specialmente con i draghi, lei li disprezza, sopratutto per via delle storie che gli venivano raccontate da Stoik, sulla crudeltà dei draghi e aveva bisogno di essere sicuro prima di raccontargli della sua scoperta, anche se sospettava che non l’avrebbe mai fatto.

La reazione di Merida che lui si raffigurava era “Tu… tu hai un drago? Sei… sei IMPAZZITO! DOPO CHE UN DRAGO HA UCCISO TUA MADRE TU TI METTI A FARE AMICIZIA CON LORO!! LO SAI CHE LE FURIE BUIE SONO CREATURE OSCURE!!! Da te non me l’aspettavo proprio” e probabilmente, almeno nei suoi pensieri, lei avrebbe potuto dirlo a tutti, o smettere di essere sua amica per sempre, o entrambe le cose.

Merida è troppo importante per lui, non la può perdere.

Ha comunque confessato di non trovare simpatica la preside di Beauxbatons, e hanno parlato del duello, del calice e dell’unicorno, tornando tutti e quattro amici come prima, decisi a dare il meglio nelle tre prove.

Merida è quella che più di tutti vuole far vedere di che pasta è fatta, specialmente a quel tipo di Beauxbatons.

Si prepara per la pesa delle bacchette senza curarsi di ciò che indossa, limitandosi alla divisa di Hogwarts e dirigendosi a fare colazione.

Lì trova Rapunzel intenta a bere da un bicchiere… vuoto.

Le si avvicina, un po’ titubante.

-Punzie, tutto bene?- le chiede, sedendosi accanto a lei.

-Si, certo, sto bevendo- le fa un sorriso falsissimo.

-Da un bicchiere vuoto?- le chiede, indicandolo.

Rapunzel lo guarda come se se ne fosse appena accorta.

-Oh…- commenta, posa il bicchiere e si mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio -Il fatto è che… ho molta paura- ammette con sguardo basso.

-Della pesa delle bacchette?- chiede confusa Merida.

-Delle interviste- risponde Rapunzel, guardandola un po’ seccata dal fatto che l’amica non sembra interessarsi molto alla sua paura.

Merida vorrebbe ribattere con una battuta o una presa in giro per alleggerire la situazione, ma osservando lo sguardo spaventato e indispettito dell’amica, e la sua cura per i vestiti, decide di fare la parte della comprensiva.

-Non preoccuparti, Rapunzel, andrà tutto bene, non ci sarà una Rita Skeeter a romperti le scatole, e probabilmente io e Jack attireremo molto più l’attenzione, dato che abbiamo messo noi i nostri nomi. Hiccup è il figlio di un famoso cacciatore di draghi, e tutti i giornalisti saranno ansiosi di intervistarlo- Rapunzel non è ancora convinta, si liscia la gonna della divisa ancora un po’ preoccupata, e Merida decide di rivelarle anche un’altra cosa -Inoltre, che resti tra noi, nelle foto tu sei quella che rischia di fare meno brutte figure- le confessa, Rapunzel si lascia sfuggire un sorrisetto.

Ha tirato indietro i capelli con una fascia dei colori della sua casa, la camicia e la gonna sono stirate di fresco, insomma, si è data da fare per togliere ogni imperfezione.

-Sai, Merida, il fatto è che non ho detto niente a mamma e papà- confessa, come se fosse qualcosa di davvero vergognoso -E ho paura che loro possano leggere il giornale e vedere le mie foto e non voglio che ciò accada- si prende la testa tra le mani, vergognandosi di ciò che ha fatto.

-Punzie, hai idea di quante volte io ho fatto una cosa del genere?- chiede Merida, cercando di non ridere -Fa parte del crescere, non si può dire tutto ai genitori. Per quanto riguarda l’essere beccata, ti faccio stare dietro a me, così non ti vedrai completamente, e non ti riconosceranno dato che la foto è in bianco e nero- le propone, l’amica la guarda con occhi speranzosi.

-Poi, sai che ti dico, togli quella fascia da brava ragazze e metti i capelli raccolti con ciocche davanti al viso, così sarà meno evidente che hai i capelli così lunghi e gli occhi potrebbero essere un po’ coperti, e sarà ancora difficile riconoscerti in una foto. E comunque, è piuttosto improbabile che dei babbani ricavano una copia della gazzetta del profeta, non ti pare?- le presta un elastico e le sorride.

Rapunzel guarda l’amica come se non riuscisse a credere a ciò che le ha detto.

-Grazie- le dice riconoscente, prendendo l’elastico e togliendosi la fascia.

-Magari un tuppo-coda- suggerisce Merida, Rapunzel esegue, non è meno elegante, anzi, è più carina di prima.

-Come sto?- chiede a Merida.

-Benissimo, pronta per un’intervista, e per scoprire come è fatta la tua bacchetta- la rassicura, con una pacca sulla spalla.

Rapunzel la abbraccia con un sorriso a trentadue denti.

-Grazie grazie grazie grazie grazie-

 

Jack, a differenza di Rapunzel non ha motivo di essere nervoso, tanto qualsiasi cosa dirà, qualsiasi mossa farà e qualsiasi cosa metterà verrà giudicato come un combinaguai, forse per via del sorrisetto furbetto che lo accompagna sempre.

Ha deciso comunque di non sforzarsi più di tanto, ed è tranquillo, se non fosse per Flynn Rider, che non fa altro che commentare con i suoi amici quanto Rapunzel è bella oggi.

Non che non condivida quello che dice, ma è fastidioso sentirlo parlare di Rapunzel come se fosse sua o chissà che altro. Più fastidioso di quanto vuole ammettere.

Non si accorge di avere i pugni chiusi finché Elsa non gli siede accanto e non commenta.

-Si, Flynn è un’idiota, ma non puoi prenderlo a pugni di fronte ai professori- usa sempre lo steso tono un po’ indifferente, come se stesse pensando a tutt’altro.

-Come sta Anna?- gli chiede, sfogando un po’ della sua irritazione in questa domanda.

-Non puoi neanche prendertela con me per questo- ribatte per tutta risposta Elsa.

-Hai ragione, scusa, è che Rapunzel non riesce proprio a vedere quanto Flynn è falso- e lui non riesce a crederci.

-Beh, magari le piacciono i ragazzi così- risponde lei, alzando le spalle.

Jack la guarda incredulo, come se si fosse messa a dire che la professoressa Yzma è un’insegnante sana di mente.

-Beh, che c’è? A me Rapunzel non sembra molto una a cui piacciono i bravi ragazzi- commenta.

Prima che Jack possa rispondere l’attenzione della sala viene richiamata dalla professoressa Dumbroch.

-Tutti gli studenti partecipanti al torneo trescuole vengano con me per la pesa delle bacchette.

Jack si alza.

-Buona fortuna- lo saluta Elsa, lui risponde solo con un cenno, e si avvia verso gli altri.

 

-Bene bene, cosa abbiamo qui?- chiede una donna piuttosto giovane, se non fosse per quelle ciocche grigie tra i capelli neri.

Sta osservando la bacchetta di Kida, dopo di lei toccherà a Jack, che sta aspettando il suo turno un po’ annoiato.

-Vediamo un po’, legno di pioppo bianco, quattordici pollici, con nucleo di cristallo atlantidese?- chiede, stupita.

-Si, è raro ma non unico, quasi tutti ad Atlantide hanno una bacchetta così- sminuisce lei.

-Pure tuo padre- commenta la signora, quasi tra se.

-Si, anche lui- risponde Kida, prendendo la riflessione come una domanda.

-Mi sembra che questa bacchetta sia perfettamente in regola. Il cristallo atlantidese è difficile da intaccare, una bacchetta molto potente, non c’è che dire-

Manda Kida a posto con un cenno della mano.

-Allora, Jackson Frost- chiama, Jack si alza.

-Jack- corregge, porgendole al bacchetta.

-Bene, Jack- la donna la prende.

“E’ una mia impressione o sembra gongolante” Jack decide di non farsi domande.

-Oh, vediamo un po’… quercia, dieci pollici, sufficientemente flessibile, e con nucleo di…- alza lo sguardo su Jack, che sente un brivido freddo sulla schiena -… scheggia di ghiaccio eterno- conclude -In buono stato, aggiungerei-

-Dove l’hai presa?- chiede la professoressa Dumbroch, la voce tradisce una certa ansia, anche se prova ad essere professionale.

-Da Gothel’s Wand- risponde lui, allungando la mano per prenderla, ma la signora la allontana dalla sua presa.

-Qualcosa non va, professoressa Dumbroch?- chiede, con tono un po’ preoccupato.

-Hai venduto questa bacchetta a questo ragazzo?- chiede Elinor, con tono accusatore.

-Sinceramente non ho mai visto questa bacchetta in vita mia- risponde, riconsegnandola a Jack, che la prende e la stringe al petto con fare protettivo.

-C’era l’assistente, quel giorno- spiega Jack -Eravamo in due a volerla comprare, poi l’ho spuntata io- 

Gothel sembra un attimo confusa, poi si riprende, subito.

-Beh, passiamo al prossimo, Merida Dumbroch, sua figlia?- chiede all’insegnante, che inizia a preoccuparsi.

-Che bacchetta singolare, quindici pollici, rigida, molto rigida, piume di fenice e legno di platano picchiatore. Molto resistente, non sembra affatto rovinata. Passiamo a Rapunzel Corona- sembra davvero voler concludere il più in fretta possibile, o interessata morbosamente alla bacchetta di Rapunzel, tanto che non presta minimamente attenzione all’espressione sofferente che si è dipinta sul volto di Elinor, come se le avessero negato l’aria.

-Oh, queste bacchette sono una più interessante dell’altra- commenta, con gioia -Ma guarda un po’, acero, nove pollici, molto elastica e con una goccia di sole- sussurra quella parola, osservando la bacchetta con espressione famelica, senza darla a Rapunzel.

-Vorrei, ehm, riaverla- dice Rapunzel, un po’ titubante.

-Certo, cara. Un po’ sottile, stacci attenta- le raccomanda, poi passa a quella di Hiccup.

-Vediamo un po’, Tasso, tredici pollici, flessibile e con una corda di cuore di drago- analizza.

-Tutto qui?- si lascia sfuggire Hiccup, non aveva intenzione di dirlo, ma la signora non sembra essersela presa -Ahahahah, si, è tutto qui, ma sembra che la corda di cuore sia di un drago molto strano, forse una furia buia o un’altro drago leggendario- risponde, con un risata falsa.

-Bene, abbiamo finito? Perché ho delle interviste da fare- li richiama all’attenzione Jane, la giornalista, non sembra seccata, solo molto eccitata.

 

-Allora, Merida, come mai hai deciso di partecipare al torneo?- chiede Jane, Merida è felice che non usi la penna prendiappunti e che invece annoti le informazioni a penna, la Skeeter le sta molto antipatica.

-Beh, credo sia un modo per dire “ce la posso fare”, per dimostrare che non sono una mezza calzetta, e poi è il mio sogno fin da bambina- risponde.

-Io… io… non lo so- è invece la risposta di Rapunzel, persa.

-Sarà divertente- è quella di Jack, che risponde con il suo solito sorriso un po’ da cattivo ragazzo combinaguai

-Ehm… forse perché… Merida ed io ne abbiamo sempre parlato, se lei lo voleva fare, era meglio essere lì con lei, per aiutarla un po’- risponde Hiccup, un po’ titubante.

-I vostri genitori come hanno preso la tua uscita dal calice?- chiede Jane.

-Beh… mia madre era furiosa, e questo mi ha fatto capire che avevo fatto bene- risponde Merida.

-No comment, ti prego- la supplica Rapunzel con i sudori freddi.

-Non ho genitori, e ti prego non dire mi dispiace- risponde Jack con tono rilassato.

-Mio padre mi ha mandato una lettera dove diceva “Finalmente mio figlio non sembra più un perdente” e’ snervante quando fa così, ma non scriverlo, potrebbe rimanerci male- risponde invece Hiccup, scuro in volto.

-Allora, siete compagni di squadra legati e amici?-

-Conosco Hiccup da più tempo, ma siamo un bel gruppo, pronti a spaccare tutto-

-Si, sono i miei migliori amici, ci completiamo tutti e quattro, come una vera squadra- 

-Si, direi che siamo tutti molto amici, insomma, meglio tutti insieme che solo tre di noi e qualcuno di antipatico come Eu_Flynn Rider. Credo che insieme potremmo vincere almeno le prime due prove-

-Merida è una testa calda, Jack vuole sempre divertirsi, Rapunzel è molto insicura ed io sono un mezzo secchione… per il resto, sono solo preoccupato per la terza prova, perché le prime due potremmo superarle senza problemi, siamo una grande squadra-

-Ce la farai a combattere contro gli altri compagni di squadra all’ultima prova se riuscite ad arrivarci?-

-No… almeno non Hiccup o Rapunzel, non ce la potrei fare, Jack però si, con lui duello all’ultimo sangue-

-… cosa… non c’ho pensato… non lo potrei mai fare… facciamo che non ci pensiamo… va bene?-

-Mah… forse si, tranne Rapunzel, ma comunque non sarebbe niente di serio, non farei mai del male ai miei amici, mai e poi mai-

-Ehm… non credo che avrei delle possibilità, forse solo in difesa-

-Come vi sentite all’idea della prima prova?-

-Eccitata e pronta all’azione per far vedere cosa sono in grado di fare-

-Piuttosto ansiosa, starò bene non appena sarà finita, ma so che con Jack, Merida e Hiccup andrà tutto bene-

-Sarà divertente-

-Non ne voglio assolutamente parlare, specialmente per la bestia da affrontare-

-Beh, buona fortuna- congeda Jane

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Spero vi sia piaciuto il capitolo.

E’ un po’ corto, ma nel prossimo ci sarà la prima prova.

Se avete qualcosa da dire, qualsiasi cosa lasciate una recensione, ho davvero bisogno di sapere se la storia continua a piacervi, ho molta poca autostima questi giorni.

Alla prossima.

E grazie di cuore e tutti quelli che seguono la mia storia e la recensiscono <3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** La prima prova (ovvero, come affrontare l'ultima cosa che vorresti affrontare ***


Capitolo 7: La prima prova

ovvero

Come affrontare l’ultima cosa che vorresti affrontare

 

-Bene, ripassiamo un’ultima volta il programma- esordisce Hiccup nella stanza delle necessità, davanti a una Rapunzel ansiosa e attenta, una Merida esasperata con la testa tra le braccia e un Jack mezzo addormentato, che usa un bastone che la stanza gli ha fornito per restare in piedi.

-Merida e Jack opereranno nella distrazione della bestia, io mi occuperò di cercare un punto debole e Rapunzel deve colpirlo- ricapitola, Rapunzel alza la mano.

-Si, Rapunzel- le concede la parola Hiccup.

-Ma devo proprio colpirlo io? perché sai, non so se me la sento di mettere fuori uso una bestia- Rapunzel illustra le sue preoccupazioni.

-Punzie ha ragione, non sarebbe meglio farlo fare a me, un bel colpo con confringo o reducto ben assestato e la bestia finirà in polvere- la cosa che le piaceva di più della prova era proprio poter combattere all’ultimo sangue contro una bestia feroce, ma naturalmente Hiccup doveva rovinare i suoi sogni con quello stupido piano che prevedeva di sconfiggerlo senza ucciderlo.

“Non possiamo ammazzare i dra… le bestie feroci, sono comunque esseri viventi e dobbiamo sconfiggerli, non ucciderli, non sarebbe giusto”

Merida ultimamente si chiede davvero a che gioco sta giocando.

Da una parte condivide il fatto che non si devono uccidere delle creature per il divertimento di maghi e streghe, ha ragione, ma dopo quello che gli ha fatto un drago sinceramente se fosse nei suoi panni richiederebbe vendetta, e diventerebbe una cacciatrice di draghi spietata.

Li odia proprio per questo, non dimenticherà mai il giorno in cui ha conosciuto Hiccup, un ragazzino piccolo, solo e con l’espressione più triste che Merida avesse mai visto sul volto di qualcuno.

All’inizio era molto diffidente, credeva fosse uno dei purosangue che sua madre voleva farle sposare, ma una volta appurato che sua madre non aveva quell’intenzione, dato che lui è un mezzosangue, sono diventati amici, e lei si è ripromessa di vendicarsi per lui su ogni drago che avrebbe trovato nella sua vita.

-No, Merida, non puoi farlo tu perché lo colpiresti troppo forte, e non voglio che…- ricomincia, ma Jack lo ferma.

-Non vuoi che il drago venga ucciso, ok, abbiamo capito, l’avrai detto mille volte- parla per lui, sbadigliando e stiracchiandosi.

-Non ho mai detto drago, intendevo…- ma Jack lo interrompe di nuovo.

-Si, si, bestia che dovremo affrontare, ma so che pensi sarà un drago, dato che hai messo Rapunzel ad attaccarlo, e si sa che i draghi sono molto sensibili agli occhi, quindi la luce potrebbe dargli molto fastidio- tutti lo guardano.

-Beh, che c’è, solo perché vado male a scuola non significa che non studio le cose che mi interessano- si giustifica lui, posando il bastone nella sala, che scompare subito dopo.

-Comunque, Hiccup, sono le dieci e mezza e domani c’è la prima prova, non dovremmo andare a dormire?- gli chiede, stanco.

-Si- acconsente Hiccup sbuffando.

-Uff, domani sarà molto molto difficile- Rapunzel si arrotola una ciocca di capelli intorno al dito, molto preoccupata.

-Non preoccuparti, andrà tutto bene- la rassicura Merida arruffandole i capelli.

-Se lo dici tu, una parte di me vorrebbe perdere, giusto per non, ecco, per non continuare e dover magari combattere contro di voi- ammette Rapunzel.

-Ma figurati se ci fanno vincere, anche se facciamo una cosa fantastica perderemo, stanne certa- la rassicura Hiccup -Non permetteranno mai a degli studenti di quattordici anni di continuare a partecipare, getta ombra anche agli studenti stranieri- 

-Ha ragione- Jack sbadiglia -Comunque per ora pensiamo a dormire, d’accordo?- e si avvia alla porta della stanza delle necessità.

-Dimentichi qualcosa?- Hiccup porge la mano aspettandosi di ricevere qualcosa.

-Eh? Ah, già, la mappa!- e gli lancia la mappa delle bacchette, come hanno deciso di ribattezzarla, dato che hanno capito che nelle loro bacchette c’è qualcosa di strano. Dopotutto, ghiaccio eterno, sole, platano picchiatore come legno e corda di cuore di furia buia non sono ingredienti così comuni nelle bacchette.

Per la questione animagus sono a un punto fermo, diciamo che se ne riparlerà tra un bel po’ di tempo, ma l’idea non è stata bocciata.

Per quanto riguarda i soprannomi, ne hanno alcuni provvisori, ma li vogliono assolutamente cambiare, dato che sono stati dati per scherzo.

L’ammazza-draghi per Hiccup, che gli è stato dato scherzosamente da Merida, quando lei lo ha proposto lui le ha lanciato uno sguardo assassino da far invidia a un drago stesso, tanto che Jack ha proposto l’uomo-drago.

A quel soprannome Hiccup ha alzato gli occhi al cielo, e ha ribattuto con ghiacciolino per Jack, che si è messo a ridacchiare.

Rapunzel ha ricevuto molte belle proposte, tipo raggio di sole, fiorellino solare, biondina, ma questi sono solo soprannomi normali e Jack crede che sia meglio un soprannome più d’effetto, tipo la torcia umana, peccato che Rapunzel non ha apprezzato l’idea, così lui ha optato per potenza solare, ma Rapunzel deve ancora decidere, e sembra che non gli piaccia neanche questa bomba di idea.

A proposito di bombe, Merida è indecisa tra lady spacco-tutto e la bomba umana, o meglio, Jack è indeciso tra i due da affibbiargli, lei non ne vuole nessuno dei due, anzi, quando lui le ha fatto le sue proposte lei gli ha lanciato uno schiantesimo che lui è riuscito a parare con una risata.

Lui si è affibbiato nomi come “Il più figo del gruppo” o “re del ghiaccio e della neve” ma i suoi amici hanno proposto “ghiacciolino” “cuore di ghiaccio sciolto” e “Gelato scongelato” e “surgelato”

Gelato scongelato è un bel nome, ma preferisce “il più figo del gruppo”, fa più effetto.

Hiccup prende la mappa 

-Giuro solennemente di non aver fatto i compiti questa settimana- afferma alzando gli occhi al cielo, la mappa si apre e appare anche una scritta 

“Non si fa”

Hiccup sbuffa, e sotto la prima scritta ne compare un’altra.

“Non si dicono le bugie uomo-drago” 

-Si, si, lo so. Mi dovete spiegare il perché di tutto questo teatrino un giorno di questo- commenta poi, dando un’occhiata alla mappa. 

-Nel corridoio del settimo piano non c’è nessuno, ma Shrek è nel corridoio che da alle cucine.

La strada che deve percorrere Rapunzel è libera, ma ha a disposizione solo due o tre minuti perché Ciuchino fa la ronda da quelle parti, ed Eugene si avvicina alla torre per il suo turno.

Elsa è vicino ai sotterranei, probabilmente è appena uscita per il turno di ronda, ma se Jack parte subito e passa per il passaggio segreto riesce ad evitarla, Merida è abbastanza vicina, e se parte tra un minuto, quando Tiana è già passata dovrebbe arrivare senza intoppi- spiega, poi avvolge un attimo la mappa.

-Tutto chiaro?- chiede agli amici.

-Si, chiarissimo, uomo-drago- e con un saluto esce dalla sala, diretto verso i sotterranei.

-Ora vai tu, Rapunzel- la incoraggia Hiccup.

L’amica si precipita fuori con attenzione.

-Ho bisogno di un cronometro- subito gli compare in mano.

-Perfetto, quaranta secondi e parti tu- dice a Merida.

-Dimmi che cosa ti turba sui draghi- Merida ha la voce decisa e le braccia incrociate, lo guarda come se si aspettasse una risposta decisa e veloce.

-Niente- risponde lui di getto, senza guardarla.

-Dimmelo subito- ordina lei.

-Trenta secondi- dice invece lui guardando il cronometro, e iniziando ad avere i sudori freddi.

-Se non me lo dici lo scoprirò da sola, e sai che posso riuscirci- lo minaccia lei.

-Venticinque- la avverte lui.

-Ha qualcosa a che fare con la tua scomparsa dalla mappa ogni sera?- chiede lei con sguardo indagatore, Hiccup si sente mancare il respiro.

-C_cosa? No, ma che dici, io non scompaio ogni notte- nega lui -quindici secondi, Tiana si sta dirigendo verso il sesto piano- guarda la mappa e la indica a Merida.

-Non me lo nasconderai ancora a lungo, Hiccup, e se lo scopro da sola sappi che non sarà bello per te- la ragazza si accosta alla porta.

-Sette secondi, non c’è niente da scoprire, d’accordo?- dice lui.

-Devo solo capire se vai nella foresta o nella stanza delle necessità, e sta pur certo che lo scoprirò- ed esce dalla porta.

Hiccup si prende la testa tra le mani, deve trovare un modo di far volare di nuovo Sdentato, il prima possibile.

Da quando ha scoperto che la sua bacchetta può controllare i draghi l’aria tra lui e il drago è diventata ghiacciata, Hiccup è sempre più irrequieto in compagnia del drago, e tiene sempre la bacchetta in pugno, per paura che possa essere davvero tutta un’illusione, la loro amicizia.

Guarda la mappa per essere sicuro che il drago non sia visibile, ma nota una cosa ben peggiore.

All’ingresso del castello sono comparsi tre paia di passi e tre cartoncini con tre nomi.

-Oh, no! Papà e suoi due stupidi assistenti- esclama, alzando gli occhi al cielo. Sapeva che sarebbero venuti, ma sperava vivamente la mattina, non può andare a trovare Sdentato con un cacciatore di draghi professionista che per di più è anche suo padre che molto probabilmente lo verrà a cercare a momenti.

-Ho bisogno di un mantello dell’invisibilità- prova a chiedere alla stanza, che si limita a far sparire il cronometro ormai inutile.

-No? Ok, andrò da Sdentato domani sera, spero che non si preoccuperà- lo dice ad alta voce, pentendosi subito, perché ci possono sempre essere orecchie indiscrete ad Hogwarts, come i tre fantasmi rompiscatole Molla Ciccia e Puzza.

-I gufi sono così spaventati se non vedono il padrone, a volte- cerca di rimediare, sentendosi anche leggermente idiota.

Il padre viene fatto entrare, e molti dei ragazzi che fanno il turno di notte si allontanano dal giro abituale per dare una sbirciatina.

Hiccup decide di approfittarne, e velocemente si avvia verso la sua sala comune, senza curarsi troppo della gente che potrebbe passare.

Ma sfortunatamente non ha fatto i conti con Elsa, che non si è minimamente interessata al famoso cacciatore di draghi appena arrivato al castello.

-Hiccup, il coprifuoco è scattato già da un pezzo, dovresti essere nella tua sala comune-lo osserva con sguardo indagatore.

-I compiti li ho fatti!- esclama per tutta risposta, suscitando un’occhiata confusa del prefetto serpeverde.

Ma non ha perso il senno, è solo la parola per richiudere la mappa e renderla invisibile ad altri sguardi indiscreti.

-Non ne dubito- risponde incerta la ragazza -Ma ciò non implica che non meriti una punizione e dei punti tolti- 

-E’ che…- cerca di giustificarsi lui -Sto andando…- vorrebbe dire di stare andando dal padre, ma la sua direzione è la sala comune, perciò Elsa capirebbe subito il suo trucchetto.

-… in sala comune, ero uscito un attimo perché c’è mio padre che è arrivato- inventa Hiccup.

-Non mi interessa, non dovevi uscire- la ragazza non sembra demordere, anzi, si rabbuia pensando che lui ha un genitore che ha salutato.

-Lo so, infatti mi chiedevo solo se potevo rientrare in fretta, perché ero uscito per vedere se fosse davvero lui, ma non voglio salutarlo- questo è vero, non vuole che suo padre lo becchi alzato e si metta a parlargli e a complimentarsi con lui per il giorno dopo, non vuole rovinarsi la notte, specie con quei due assistenti tremendi: i gemelli Testaditufo e Testabruta, espulsi da Drumstrang per via delle loro numerose lotte tra loro, e che hanno la fastidiosa abitudine di chiamare Hiccup con il suo secondo nome.

-Perché no?- chiede lei, facendosi di scatto comprensiva. Hiccup non ama molto raccontare della sua vita, perciò decide di farla breve.

-E’ che lui si aspetta sempre che io sia uguale a lui, si aspetta tante cose da me, e io voglio solo essere me stesso. Voglio precipitarmi in sala comune così da essere sicuro che lui non mi cerchi, e sono uscito solo perché, beh, volevo sapere se era proprio lui ad essere arrivato, non lo vedo da quest’estate- cerca di giustificarsi e liberarsi insieme, Elsa abbassa lo sguardo, come se ci fosse già passata.

-Va bene, per questa volta passa, ma non farti beccare di nuovo, d’accordo?- lo lascia andare.

-Grazie, Elsa, non uscirò più- promette, riconoscente, certo che uscirà ogni notte come al solito, e ingoiano un groppo in gola al pensiero.

Si precipita verso la porta della sala comune, ed entra in tutta fretta.

La sala è abbastanza spoglia, e i pochi studenti ancora in piedi stanno osservando fuori dalla finestra, probabilmente sua padre che entra, o il tipico scenario dei suoi due assistenti, che conoscendoli Hiccup suppone stiano litigando con gomitate e pugni per chi deve entrare prima.

Cercando di non farsi notare si avvia nel suo dormitorio.

Stanno tutti a letto a dormire, ad eccezione di Johnny, ma la cosa non sorprende Hiccup, che infatti ha sentito cose tipo “Ma quei tipi si menano da urlo” provenire dalla calca alla finestra.

Si mette il pigiama in tutta fretta e si rintana nel letto nero e giallo, chiudendo le tende del letto.

Poi prende la mappa e la riapre.

Osserva alla luce fioca della bacchetta il padre che torna indietro per riprendere i due litigiosi assistenti, e poi lo vede dirigersi verso la sala del preside. Si ferma un attimo, poi si dirige verso la sala comune di Tassorosso.

“Oh, no!” Hiccup si affretta a spegnere la bacchetta e a nascondere la mappa sotto il cuscino.

Passano pochi minuti, e Hiccup sente un mormorio eccitato provenire dall’ingresso della sala comune, poi la porta che viene socchiusa, ed è piuttosto convinto che qualcuno dirà al padre di averlo visto entrare poco fa e che è sveglio.

-Sto cercando mio figlio Hiccup- dice ai ragazzi, a bassa voce, anche se il suo vocione risuona nella sala.

-E’ andato a dormire molto presto, oggi. Sta dormendo- risponde una voce femminile, Hiccup ci mette un po’ a capire che è la voce di Anna.

-Oh, d’accordo. Gli parlerò domattina- chiude la porta e Hiccup sente di poter tirare un sospiro di sollievo, si ripromette di ringraziare di cuore Anna e cerca di dormire.

 

Rapunzel si sveglia di scatto senza fiato e madida di sudore.

Ha passato la notte in preda agli incubi causati dall’imminente gara.

E’ davvero terrorizzata, più di quanto abbia voluto ammettere a se stessa e ai suoi amici.

Si prende la testa tra le mani cercando di calmarsi, poi sente una voce che la fa sobbalzare.

-Spaventata per la gara?- Rapunzel si guarda intorno ma stanno tutte dormendo, e la voce è particolarmente vicina.

-Qui sopra- la voce la indirizza alla sua proprietaria, in piedi sul soffitto.

-Mavis, mi hai spaventata- sussurra Rapunzel, per non svegliare le altre, la mezza vampira sorride e scende dal soffitto, posandosi sul suo letto.

-Scusa, comunque non devi preoccuparti per la gara, non permetterebbero mai a qualcuno di farsi male, e mio padre è a capo del dipartimento per i giochi e gli sport magici e mi ha riferito anche la bestia che dovrete affrontare- confida a Rapunzel.

-Intendi, noi quattro o tutte le bestie per tutti i gruppi?- chiede la bionda.

-Cosa? No, tutti i gruppi hanno la stessa bestia, solo che cambia aspetto per ognuno di voi- risponde Mavis eccitata.

-Un molliccio? Ma non possono affrontarlo quattro maghi insieme, e poi basta Riddiculus… No, non devi rispondermi, non devo saperlo, non amo imbrogliare- Rapunzel distoglie lo sguardo, mordendosi il labbro.

-Ok, non ti dirò niente, ma voi quattro potete farcela insieme, tutta Hogwarts lo crede, stanne certa- la rassicura.

-Grazie Mavis- credeva di non stare molto simpatica alla mezza vampira, e ora la sta confortando e rassicurando.

-Solo… non provare Riddiculus, perché non funzionerà- le suggerisce, ritornando sul soffitto, è il suo passatempo al risveglio.

-Davvero, ti ringrazio- Rapunzel è quasi commossa dal suo interesse nei suoi riguardi -Credevo che i nati babbani non ti stessero molto simpatici- sussurra quasi tra se e se, ma Mavis la sente, e assume un’espressione un po’ imbarazzata.

-E’ mio padre che mi ha un po’ contagiata con la paura verso i babbani, ma ora guardo avanti, e ho scoperto che i babbani sono davvero molto interessanti- le dice un po’ evasiva arrossendo leggermente.

-Di chi stiamo parlando?- chiede Rapunzel con un sorrisetto indagatore.

-Di nessuno in particolare- nega Mavis, Rapunzel le lancia un’occhiata, e la mezza vampira arrossisce più vistosamente.

-Ok, d’accordo, c’è un ragazzo, lavoriamo sulla stessa pianta a Erbologia il mercoledì, ed è, insomma, così strano e simpatico- ammette.

Rapunzel ci riflette un attimo, poi la risposta le viene alla mente.

-Johnny?- chiede, incredula.

-No!- esclama subito Mavis, poi si interrompe.

-Forse un pochino, ma ti prego, non dirlo a nessuno- si fa promettere,Rapunzel le sorride, poi si fa la croce sul cuore.

-Non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me- la rassicura, Mavis le sorride.

-Sono quasi le sette, è ora di andare- le fa notare, controllando l’orologio.

 

Merida osserva di soppiatto Rapunzel, che fa colazione piuttosto tranquillamente. Si sarebbe aspettata tensione al massimo, come per la pesa delle bacchette, invece Rapunzel prende la situazione con molta calma.

Sta giusto per alzarsi ed andare a parlarle quando Hiccup entra nella sala, con il fiatone e con qualche foglia tra i capelli, che cerca di togliere velocemente.

Dopo la piccola discussione di ieri Merida è ancora più convinta che Hiccup le stia nascondendo qualcosa, e deve assolutamente scoprirlo, insomma, sono migliori amici da quando avevano quattro anni.

Lo osserva andare al tavolo, e guardare di sottecchi e con aria demoralizzata il tavolo degli insegnanti.

Merida fa lo stesso.

Di solito non lancia mai occhiate da quella parte, dato che non vorrebbe mai rischiare di incrociare lo sguardo della madre, ma appena osserva il tavolo degli insegnanti, capisce almeno una parte di ciò che affligge Hiccup in quel modo.

Al tavolo, che parla tranquillamente con Nord, c’è Stoik.

-Oh- si lascia sfuggire, e Astrid se ne accorge.

-Cosa c’è?- chiede, osservando nella sua stessa direzione.

-E’ Stoik “l’immenso” Haddock, quello?- chiede entusiasta.

-Purtroppo si- risponde Merida, distogliendo lo sguardo e posandolo nuovamente su Hiccup, che mangia velocemente come a voler sloggiare il più velocemente possibile. 

Anna gli si avvicina e si scambiano quattro chiacchiere, poi, quando lui ha finito di mangiare, si alza in tutta fretta ed esce dalla sala grande.

Merida decide di seguirlo.

-Hiccup, tutto bene?- gli chiede raggiungendolo nel corridoio.

-Si, perché?- Hiccup ha il sorriso più falso che Merida gli abbia mai visto in volto, e le basta guardarlo per pochi secondi per farlo cedere.

-Lo hai visto anche tu, no?- sbotta, teso come una corda di violino, Merida intuisce che non è il padre il vero motivo del suo nervosismo.

-E… a parte lui?- chiede Merida, decisa a far luce sulla faccenda.

Hiccup apre incerto la bocca, come se stesse per dire qualcosa, poi la richiude, incapace di continuare.

-Dove sei stato stamattina?- riprova Merida, andando dritta al sodo.

Hiccup cade dalle nuvole, e spalanca gli occhi in un’espressione terrorizzata.

-Perché me lo chiedi?- stringe la bacchetta in mano come se temesse un attacco da parte dell’amica.

Merida gli toglie l’ultima foglia rimasta impigliata tra i capelli.

-A meno che non crescano alberi nel tuo letto non me la spiego- gliela mostra con sguardo indagatore.

Hiccup apre la bocca incerto, facendo guizzare gli occhi a destra e sinistra come a cercare una scusa, poi sembra calmarsi, e ammette.

-Sono stato alle serre stamattina, perché non riuscivo a dormire- mente, Merida riconosce quando Hiccup è bugiardo, glielo si legge in faccia, ma deve ammettere che in questi anni è diventato più bravo a mentire, e Merida teme che l’abbia fregata più volte.

Prova con la domanda più facile, perché discutere sulla verità e sulle bugia non serve a niente.

-E perché non riuscivi a dormire?- chiede, sorprendendo Hiccup, che si aspettava più un “perché continui a mentire?”

-Il fatto che abbiano chiamato un cacciatore di draghi significa che la bestia che dovremo affrontare è piuttosto ovvia- risponde con tono sconsolato, Merida è certa che non sta mentendo e non sa se esserne sollevata o spaventata.

-Perché continui a dichiarare di non voler uccidere un drago?- chiede, guardandolo negli occhi in cerca di una risposta.

-Perché…- comincia Hiccup.

-E non mentire, ti prego, qualsiasi cosa sia la affronteremo insieme, da amici quali siamo, non continuare a nascondermi le cose, Hiccup! Ti resterò accanto qualsiasi cosa sia successa- lo rassicura, continuano a guardarsi.

-Perché io ho…- Hiccup sta per dirle tutto, ma viene interrotto dall’arrivo di Stoik.

-Hiccup, ragazzo, ti stavo cercando- tuona, dirigendosi verso il figlio.

Hiccup sobbalza, impallidisce e si affretta a interrompersi.

-Ciao, papà- lo saluta come se fosse il boia che deve staccargli la testa.

-Oggi la distruggerai quella bestiaccia, dimostra che sei un degno Haddock- inizia il suo discorso di incitamento, ma Merida lo interrompe, conoscendo la tremenda sensazione.

-Ciao Stoik- lo saluta con il sorriso.

Il cacciatore di draghi sta per rispondere al saluto quando un’altra voce fa la sua comparsa.

-Merida, non rivolgerti a un adulto con il tu- la rimprovera sua madre, senza guardarla.

E’ un mese che la rimprovera senza guardarla, e Merida non capisce perché.

-Stoik, ti devo urgentemente parlare- dice al cacciatore con tono urgente, e anche un po’ preoccupato.

-I draghi sono scappati?- la prede in giro Merida, per farsi guardare.

-Draghi?- chiede Stoik -No, non ci sono draghi per la foresta- afferma, sicuro, Hiccup inspira bruscamente, ma Merida non riesce a capire perché, e non ne ha l’occasione, perché la madre sta sussurrando qualcosa all’orecchio di Stoik, e Merida sente poche parole: “bacchette, profezia” o qualcosa di simile.

Il cacciatore si fa scuro in volto.

-Oh- guarda Hiccup con aria grave -Meglio parlarne con calma, Hiccup, buona fortuna, figliolo- lo saluta, ma non lo guarda.

-Grazie- borbotta Hiccup, con lo sguardo basso.

-Mamma lo ha contagiato- osserva Merida -Allora, che stavi per dirmi- 

-Meglio parlarne con calma dopo la prova, d’accordo?- Hiccup sembra davvero molto in difficoltà, così Merida annuisce 

-Ok, andiamo a recuperare Rapunzel e Jack, tra poco sarà ora- lo prende per un braccio e lo trascina verso la sala grande.

 

Hiccup vorrebbe tornare alla notte appena trascorsa, e possibilmente non svegliarsi mai, anzi, vorrebbe tornare a quando i suoi amici hanno messo il suo nome nel calice e impedirglielo, ma forse dovrebbe semplicemente tornare al primo anno e non entrare nella foresta per quella stupida bacchetta che gli ha fatto trovare il drago che gli ha rovinato terribilmente la mattinata.

Si è svegliato presto colto da uno stranissimo presentimento, e ha gettato un occhio sulla mappa sotto il cuscino.

Per poco non cadeva giù dal letto, si vedeva il cartoncino di Sdentato ai margini della foresta proibita, e ha dovuto fare una corsa contro il tempo e la vista degli insegnanti per raggiungerlo e farlo tornare a posto.

Si era poi diretto direttamente a colazione per non destare sospetti, vista l’ora, ma per fortuna non è stato scoperto da nessuno mentre lo tranquillizzava. Fin qui poteva anche sopportarlo, ma la curiosità e l’invadenza di Merida erano davvero troppo, e l’imminente prima prova gli hanno fatto quasi venire una crisi di nervi.

Stava anche per dirle tutto, una sillaba in più e suo padre avrebbe scoperto ogni cosa.

Ma una cosa giusta Merida l’ha detta, lei gli resterà accanto nonostante tutto, perché è sempre così che fanno loro, non può non dirglielo, e dopo la prima prova si ripromette di dirlo a tutti e tre.

Ma ora è il momento di pensare alla prova, dato che stanno per entrare nell’arena.

-Su, almeno non sarà un drago, Hic- cerca di consolarlo Rapunzel, con un sorrisino tirato.

-Perché infatti un molliccio che prende la forma dell’ultima cosa che vorresti affrontare è molto meglio, vero?- chiede Hiccup sarcastico, Rapunzel appare ferita.

-Hey, Hiccup, non prendertela con lei- la difende Jack. 

-Scusa, sono piuttosto in ansia- cerca di giustificarsi Hiccup, provando a farsi venire un piano d’azione.

-Non preoccuparti, Hiccup, comunque io l’ultima cosa che voglio affrontare sono i miei genitori arrabbiati e delusi, ma se si parla di mostri forse sono gli schiopodi sparacoda- cerca di aiutarlo.

-Speriamo che non scelga te, perché gli schiopodi non si possono sconfiggere, mentre i tuoi genitori, non vorrei fare loro una cattiva impressione schiantandoli- scherza Hiccup, per farsi perdonare.

-Per quanto riguarda me, ho paura principalmente di affrontare un dissennatore, ricordi quella volta che per poco non mi risucchiava l’anima, quando avevamo sei anni?- chiede a Hiccup, che rabbrividisce al solo pensiero 

-Non fosse stato per tuo padre, sarebbe finita molto male- ricorda, dolorosamente -Per quelli servirebbe un incanto patronus, e nessuno di noi lo conosce… Jack, tu cosa non vorresti mai affrontare?- chiede, Jack ci riflette per un po’, poi impallidisce di colpo -Non deve scegliere me- dice infine.

-Perché? Cos’è?- prova a chiedere Rapunzel.

-Non deve scegliere me- ripete con una nota di panico nella voce, Rapunzel decide di non insistere, ma Hiccup non vuole assolutamente che la scelta ricada su di lui.

-Beh, sei l’unico rimasto, dicci cos’è e potremo aiutarti- cerca di spronarlo, ma Jack non vuole sentire ragioni.

-No, grazie, non sceglierà me, punto, e poi un drago non deve essere difficile da sconfiggere, poi prendiamo il sacchetto nel suo collo ed è fatta- 

-Incantesimo conjuctivitis, non è difficile- prova a ragionare Merida.

-Con quell’incantesimo si agiterà solo di più, e non riusciremo a prendere le pietre- ribatte Hiccup, ma prima che possa scoppiare un dibattito il professor Parr li chiama. 

Tocca a loro.

L’arena è gigante, e il pubblico è protetto da una rete metallica, ma sono le uniche due cosa che Hiccup nota prima di vedere Sdentato.

“Coma lo hanno catturato?” si chiede, iniziando a respirare a fatica, non è un’illusione, è proprio Sdentato, che lo guarda con i grandi occhi verdi con aria smarrita.

-No, no, no, no- una parte ancora sana del suo cervello cerca di farlo ragionare, dopotutto il molliccio è lì proprio per questo, per spaventarlo, ma ci sta riuscendo molto, troppo bene.

Merida, nello stesso momento fissa un gigantesco orso grizzly che irrompe su di lei, e prima del terrore le viene un attimo di confusione, dato che non credeva di temere gli orsi. Eppure quell’ammasso di peluria è terribilmente spaventoso e si rivede a tre anni, in un ricordo che ha completamente rimosso.

Rapunzel osserva con le lacrime agli occhi i volti contriti dei suoi genitori, che sembrano voler dire “Non ce l’aspettavamo da te, signorinella, ci hai profondamente deluso” 

Jack è ghiacciato sul posto, con il fiato spezzato, che fissa il volto pallido di una bambina di cinque anni, che lo guarda come se avesse paura di lui “Stammi lontano, Jack, non avvicinarti” 

-Ora il molliccio sta scegliendo tra le quattro paure, la più utile a lui verrà usata nell’arena- spiega il conte Dracula, direttore dell’ufficio per i giochi e gli sport magici che fa la cronaca della prova.

All’improvviso l’orso, i genitori e la bambina lasciano il posto a un drago nero come l’inchiostro dagli occhi verdi, che Hiccup fissa con i sudori freddi.

-Hiccup!- lo richiama Rapunzel, lui sembra riscuotersi, almeno un po’.

-Conjuctivitis- prova Merida, puntando agli occhi del drago, Hiccup però si getta su di lei deviando l’incantesimo.

-Ma che diavolo… Sei impazzito!- esclama lei, ma l’enorme coda del drago che si abbatte nel punto in cui stava mezzo secondo prima le rispondono per lui.

Prima che riescano ad alzarsi, Hiccup viene preso dalla gamba sinistra, e si ritrova intrappolato nelle fauci della bestia, senza neanche la forza di urlare.

-HICCUP!- urla Merida al posto suo, alzandosi con un balzo e precipitandosi verso di lui, il drago stringe la presa sulla sua gamba, e Hiccup riesce ad emettere un lamento, che convince Merida a fermarsi.

I tre ragazzi si guardano, senza sapere cosa fare, Hiccup prova a ragionare, cosa conosce di Sdentato?

Odia le anguille, l’erba gatta e riesce a metterlo KO grattandogli il muso, ma non ha anguille né erba gatta con se, e non si trova nella posizione di grattargli il muso, oltre al fatto che non vuole destare sospetti, mettendosi ad accarezzarlo.

Ma c’è un’altra cosa che i draghi adorano, solo che gli sfugge.

Prova a rifletterci, anche se riflettere a testa in giù con una gamba mezza rotta è un tantino difficile. E’ una cosa che li accomuna con i gatti, e lui ha usato uno specchio.

-Seguire una luce!- esclama ad alta voce.

Tutti lo guardano confusi, il pubblico, Merida, Jack, Rapunzel e il drago.

Sotto di lui c’è la corda che tiene il sacchetto con le pietre che devono recuperare, se il drago lo lasciasse andare potrebbe appendersi alla corda e grattargli il muso da li senza farsi notare troppo, ma deve essere innanzitutto distratto da una luce.

-Jack, crea uno scudo di ghiaccio- ordina a Jack.

-Che?- chiede lui confuso.

-Rapunzel, lancia un raggio di luce e fallo rimbalzare sul ghiaccio, che Jack muoverà in modo da distrarre il drago- lo guardano come se fosse pazzo.

-E’ un drago, non un gatto- prova a farlo ragionare Merida.

-Voi fatelo, per Odino!- urla Hiccup, Jack e Rapunzel si affrettano ad eseguire, il drago parte all’inseguimento della luce, ma non molla Hiccup, anzi, lo stringe più forte, e il ragazzo si vede costretto a rivolgersi a Merida.

-Distrai il drago da dietro!- le urla solo, con tono immensamente ferito.

-Confringo- Merida senza farselo ripetere mira alla coda del drago, che ruggisce di disappunto e lascia Hiccup, che mira alla corda.

La riesce a prendere per un pelo.

Prende il sacchetto e lo lancia a Merida, che lo prende al volo.

-Hiccup, ora scendi giù- gli urla, ma è più facile a dirsi che a farsi.

Il drago sembra capire le intenzioni di Hiccup, e alza il collo mettendosi a due zampe, la terra diventa molto, troppo, lontana per poter semplicemente saltare.

Hiccup si arrampica per la corda, o almeno ci prova, ma il drago scuote la testa per disarcionarlo.

-Hiccup, reggiti- Merida lancia le pietre a Rapunzel e corre per arrampicarsi a sua volta, ma la coda del drago le va addosso, sbattendola dalla parte opposta dell’arena, Jack la va ad aiutare.

Rapunzel tiene le pietre al petto guardando gli spalti in cerca di aiuto, avevano detto che se ci fossero state situazioni pericolose sarebbero intervenuti i soccorsi, ma l’unica che sembra preoccupata è Elinor, aggrappata alla grata, che urla qualcosa al padre di Hiccup, fermo e impassibile.

Hiccup si tiene poi decide di rischiare, e gratta il muso dell’animale, prima sul capo poi scendendo sempre più, fino ad arrivare al collo.

Il drago si immobilizza di scatto, e crolla a terra, Hiccup non riesce a reggersi, e cade a sua volta.

-Hiccup!- Jack solleva una mano, come a bloccare la caduta, e Hiccup resta sospeso a mezz’aria.

Cala un silenzio ghiacciato, Rapunzel si precipita sotto Hiccup, cercando un modo per farlo scendere senza fargli del male.

-E’ un aresto momentum o cosa?- chiede Hiccup, con voce spezzata.

-Non preoccuparti, ti tiro giù- lo rassicura Rapunzel -Gommosus- il pavimento diventa elastico e lei salta, lo prende e torna giù.

-Incontro finito- annuncia il conte Dracula, mentre Stoik sembra riscuotersi e scende nell’arena per uccidere il drago-molliccio.

Appena abbatte un’ascia sul suo collo Hiccup si copre gli occhi con le mani, incapace di vedere uno spettacolo così tremendo.

Quando li riapre non c’è più niente.

Prova a mettersi in piedi, aiutato da Rapunzel, ma non riesce a posare la gamba a terra.

-Hiccup, aspetta, ti porto dall’infermiera- Stoik si carica Hiccup sulle spalle mentre Merida si rialza tenendosi la testa, e si dirige a sua volta in infermeria, seguita da Jack e Rapunzel.

Prima di uscire dall’arena, però, Jack prende un pezzo del ghiaccio, giusto come ricordo.

Entrati nel padiglione l’infermiera si precipita a occuparsi di Hiccup.

Gli immobilizza la gamba e la osserva attenta per un po’, poi spalma sopra la ferita una crema dall’odore orribile e si occupa di Merida.

Dopo averle dato una pozione per il mal di testa torna ad occuparsi di Hiccup.

Rapunzel lascia spazio all’infermiera, e si guarda intorno, sempre tenendo stretto il sacchetto con le pietre.

Mulan ha una ferita al braccio, ed è seduta sul letto di Shan, che ha ricevuto una ferita alla gamba, ma non sembra grave quanto quella di Hiccup. 

Accanto a loro Kida è in piedi a osservare le pietre nel sacchetto, con espressione contrita.

Dimitri non c’è, o almeno Rapunzel non lo vede, spera non gli sia successo niente di grave.

Gaston e Hans parlano in un angolo, come se cercassero di non farsi vedere. Hans sembra arrabbiato, e la cosa ha in se dell’incredibile, perché Hans è un tipo così tranquillo, a quanto lei ha potuto vedere.

Colette è nel suo letto, dopo aver ricevuto una storta, mentre Esmeralda è in piedi, illesa, eccezion fatta per i capelli bruciacchiati.

La madre di Merida entra nel padiglione e si precipita ad abbracciare la figlia, che resta un attimo interdetta.

-Oh, per fortuna sei sana e salva- poi si rivolge a Stoik.

-Perché diavolo non sei intervenuto, Stoik?!- gli chiede, con una nota isterica nella voce.

-Non mi sembrava ce ne fosse bisogno- cerca di giustificarsi lui, appare confuso.

-Non ce n’era bisogno? Tuo figlio stava per morire, e quel drago nero ha tramortito mia figlia. Se la sono cavata per il rotto della cuffia- Elinor è fuori di se, Stoik indietreggia.

-Io…- 

-Sembra magia oscura, vero?- chiede Mama Odie continuando a fasciare la gamba di Hiccup, come se niente fosse.

-Cosa? Che magia oscura?- prova a chiedere Merida, ma Mama Odie la ignora.

-Hiccup non può vedere i risultati, con la gamba messa così non potrà alzarsi dal letto per un paio di settimane. Voi, ragazzi, andate pure e portatevi dietro questi due litigiosi- Mama Odie fa cenno ai ragazzi di uscire, loro lanciano un’occhiata a Hiccup, come a chiedergli il permesso, e lui annuisce, con il viso contratto dal dolore.

Fuori i giudici stanno per riferire i voti della performance, con un punteggio da uno a dieci, ma discutono animatamente.

-E’ inaudito, quattro quattordicenni hanno rischiato la vita in questa prova, e sono riusciti a farcela in modi del tutto fuori dall’ordinario- si lamenta Dracula.

-Appunto, le loro doti sono state straordinarie, non me le sarei mai aspettate da dei quattordicenni, credo che abbiano imbrogliato- sospetta il capo dei trasporti magici, Amelia, altro giudice.

-No, non hanno imbrogliato, hanno semplicemente improvvisato, e hanno usato più potere di quanto si ritenesse possibile- cerca di riflettere il preside Nedakh.

-Non è possibile improvvisare con gli incantesimi non verbali, Frost ha fermato Haddock a mezz’aria alzando la mano, la mano senza bacchetta- ribatte Amelia -Se c’è qualche segreto su questi ragazzi mi piacerebbe che mi venisse raccontato-

-Non c’è nessun segreto, Madame Gothel controllato bacchette, e non risulta essere niente fuori norma- spiega Nord.

-Io credo che il loro operato sia davvero incredibile per dei quattordicenni, e sebbene Haddock abbia ricevuto delle ferite piuttosto gravi, è stato capace di ragionare con la sua testa e trovare una soluzione mentre era in pericolo di vita. Tra tutte le tre performance viste oggi la loro è stata l’unica che non ha ricevuto aiuti, e credo fermamente che sia stata anche la migliore, perché hanno sconfitto il molliccio senza ucciderlo, ma mettendolo semplicemente KO- il professor Nedakh elogia il loro comportamento.

-E’ vero, ma non possiamo comunque permettere che continuino la gara, dopo le ferite riportate da Haddock e considerata la loro età credo che sarebbe oltremodo sciocco far proseguire il loro percorso- ribatte però Amelia.

La signora Erica è l’unica che non dice niente, è rimasta profondamente irritata dalla sopravvivenza dei ragazzi, ma ritiene che sia meglio far continuare loro la gara, per cercare di ucciderli magari nella prossima prova. Solo che così rischia di farsi scoprire.

L’arrivo dei ragazzi blocca tutte le discussioni, e un silenzio di tomba si propaga per gli spalti.

-Beh, giudici, ai voti- Dracula alza la mano e con fumo violetto compare il numero sette.

Amelia alza la bacchetta, e compare un quattro.

Nord da ai ragazzi un otto, Nedakh a sua volta otto

Poi c’è la signora Erica, che squadra i ragazzi con curiosità.

Loro non sanno che i ragazzi di Drumstrang hanno preso 34 punti, e il voto di Erica sarà fondamentale.

Lei solleva la bacchetta, e esce un otto.

Tutti gli studenti di Hogwarts emettono un’esclamazione di trionfo

-Hogwarts passa il turno con trentacinque punti, Drumstrang eliminata con voto trentaquattro e Beauxbatons è in testa con quaranta punti-

I tre ragazzi, però, invece di festeggiare, assumono un’espressione scoraggiata, che tutti i presenti associano alla stanchezza.

Merida abbassa lo sguardo e si avvia al castello, senza passare a controllare le condizioni di Hiccup, ed evitando tutti quelli che cercano di congratularsi con lei.

Jack e Rapunzel invece vanno nel padiglione dell’infermeria, ma Mama Odie non li fa entrare.

-Mi dispiace, sta riposando, e ora lo dovremo spostare in infermeria, potrete visitarlo domani, gli ho dato una pozione soporifera per farlo dormire abbastanza- spiega ai ragazzi, che insieme si avviano verso il castello.

-Non posso credere che siamo passati- commenta Rapunzel con tristezza -Non so se riuscirò a sopravvivere a un’altra prova- confida a Jack.

-Ce la faremo, vedrai, hai visto che squadra formiamo, insieme?- cerca di rassicurarla lui, anche se è più ansioso di lei e l’ultima cosa che vuole affrontare gli sta ancora in testa.

-Ma Hiccup è stato ferito, mi sono sentita così impotente- Rapunzel ha le lacrime agli occhi.

-Anche io, ma alla fine si è risolto tutto, dobbiamo solo credere in noi, e riusciremo a fare anche cose inimmaginabili- la rassicura Jack, abbozzando un sorriso.

-Ragazzi, vi cercavo- una voce autoritaria, appartenente ad Amelia, il giudice che ha messo loro quattro, li fa voltare.

-Vorrei una spiegazione su quanto è successo da voi, nessun quattordicenne riesce a fare ciò che avete fatto voi, e per quanto Nord cerchi di proteggere il segreto che c’è dietro, esigo conoscerlo, onde evitare possibili conseguenze sul mondo del magia- spiega, con tono accusatore, confondendo i due ragazzi.

-Signora, non sappiamo neanche noi cosa abbiamo fatto, abbiamo improvvisato, e sopratutto abbiamo seguito Hiccup, almeno per quanto riguarda la parte iniziale, l’ha potuto chiaramente vedere e sentire, ci ha detto di usare ghiaccio e luce, e noi l’abbiamo fatto. Poi è accaduto tutto molto in fretta- spiega Rapunzel.

-E quando Haddock stava cadendo, Frost, come ha fatto a fermarlo a mezz’aria?- chiede indagatrice Amelia.

-Io non ho fatto niente, probabilmente è stato qualcos’altro, magari suo padre l’ha aiutato- butta lì Jack.

-Quindi non hai fatto alcun incantesimo non verbale?- chiede lei.

-No, io…- 

-Nessuno sugli spalti ha lanciato incantesimi, e appena hai puntato la mano verso Hiccup è rimasto fermo, come sostenuto dall’aria- sembra accusarlo di aver ucciso qualcuno.

-Devo chiamare un avvocato?- chiede Jack, mettendo la solita battuta nel discorso, non può proprio farne a meno.

Amelia assume un’espressione irritata.

-Vorrei che mi dessi il pezzo di ghiaccio che hai raccolto- solleva la mano.

-Perché?- chiede lui -Non serva un mandato di perquisizione o qualcosa del genere?- la stuzzica.

-Non è il momento di scherzare, dammelo, può essere una prova per un eventuale indagine- Jack si mette riluttante la mano in tasca, dove il pezzo di ghiaccio si è conservato senza sciogliersi per niente, e glielo consegna.

-Indagine su cosa?- chiede Rapunzel un po’ preoccupata.

-Sulle quattro bacchette, è una leggenda, ma io so che c’è qualcosa di vero, e voglio controllare. Come sono fatte le vostre bacchette?- chiede loro.

Jack e Rapunzel si guardano.

-Cosa sono le quattro bacchette?- chiedono, ma la possibile risposta di Amelia viene interrotta dall’arrivo di Dracula.

-Amelia, ti stavo cercando, dobbiamo… AH!- sobbalza, alla vista dei due ragazzi, che sobbalzano a loro volta non aspettandosi questo comportamento.

Amelia mette il pezzo di ghiaccio in tasca.

-Eccomi, signor Dracula- dopo aver lanciato un’altra occhiata ai ragazzi, si avvia verso il castello.

-Sei il padre di Mavis- esclama Rapunzel con un sorriso.

-Si, come la conosci?- chiede l’uomo sospettoso.

-Siamo compagne di…- comincia Rapunzel.

-…Casa, lei è corvonero come me- la interrompe Mavis, andando verso di loro.

-Mavis, come stai, artigliuccia?- chiede Dracula, la figlia alza gli occhi al cielo.

-Bene, papà- risponde lei.

-Ci vediamo a cena, d’accordo? Devo andare a sistemare alcune faccende, sta alla larga dai babbani- lancia un’occhiata sospettosa a Jack e Rapunzel, poi si avvia dietro ad Amelia

-Artigliuccia?- chiede Jack, Mavis gli lancia un’occhiataccia.

-Tuo padre è proprio contro i babbani- osserva Rapunzel, Mavis sospira.

-Lo so, ha paura di loro, perché nell’antichità davano la caccia spietata ai vampiri, lupi mannari e streghe. Quando ha letto un libro su di lui, scritto dai babbani, non si è più ripreso, e ora li evita a tutti i costi- spiega -Comunque sarà il caso di rientrare- cambia precipitosamente discorso.

 

Il resto della giornata procede tranquillamente, tranne per le pacche sulle spalle e i complimenti da parte dei compagni di scuola.

Merida si rifugia nella guferia, per sfuggire a quelle pacche e quei complimenti.

Si sente la peggiore persona del mondo, e maledice il momento in cui ha deciso di mettere il proprio nome, e sopratutto, quello di Hiccup nel calice.

Si sente una stupida, e responsabile per quello che è successo.

Hiccup non sarebbe mai stato preso dal molliccio se non l’avesse buttata a terra per impedire che la coda la beccasse.

Non è riuscita neanche ad evitarla poi, quando si è precipitata a soccorrerlo.

Il suo problema è che fissa un obbiettivo, ma non pensa agli ostacoli che la separano da esso.

Si sente così profondamente colpevole, e ogni pacca sulla spalla o complimento non fa che farla sentire peggio.

E’ Hiccup che merita tutto, o almeno la maggior parte della fama e dell’ammirazione, e il prezzo da pagare è stata una gamba.

Anche Jack e Rapunzel hanno fatto un ottimo lavoro, con il ghiaccio e l’aria, e la luce e l’incantesimo di gomma.

Lei è riuscita solo a distrarre il drago e farsi colpire in testa.

Sospira, odia sentirsi così, impotente e consapevole di ciò.

Non crede riuscirà mai più a guardare Hiccup negli occhi, dopo quello che gli ha fatto, ma una cosa è certa, da oggi in poi, ogni drago che incontrerà sarà spacciato, che sia molliccio o drago normale, qualsiasi pollo alato incrocerà sul suo cammino dovrà assaggiare la furia della sua bacchetta, per vendicare Hiccup.

 

Jack è nell’arena della prima prova, e non riesce a capire cosa ci faccia lì.

Si guarda intorno, e nota che i suoi amici sono immobili, a terra.

Si precipita da Rapunzel.

-Hey- la scuote -Rapunzel, svegliati, cosa ti è successo?- si alza, e si rivolge agli altri.

-Merida, Hiccup, cosa…? RAGAZZI!- urla, ma loro restano immobili.

-Ok, ok, ok, va tutto bene, sarà un sogno o qualcosa del genere- cerca di tranquillizzarsi.

-Forse, Jack, ma ormai devi arrenderti, quelli che ami e che ti amano non fanno una bella fine- una voce femminile dietro di lui lo fa sobbalzare.

Si gira lentamente, a davanti a lui vede una bambina di cinque anni, dagli occhi e capelli castani.

-Je_Jenny- fa per avvicinarsi, ma lei indietreggia.

-Ti prego, non ti avvicinare, ho paura di te- il viso è contratto in un’espressione spaventata.

-Non devi, io… io non ti farei mai del male, lo sai- prova a dire lui mentre sente gli occhi farsi umidi.

-Davvero? E come mai mi hai uccisa?- chiede lei, con tono cupo e accusatore, ai suoi piedi compaiono delle crepe, e con un urlo precipita nel vuoto.

-NO- Jack si sveglia di scatto con le mani in avanti, come ad afferrare qualcosa, ha il fiato corto, è tutto sudato e il viso bagnato da lacrime gelide.

Si asciuga le lacrime, cercando di calmarsi, i suoi compagni di stanza non sembrano essersi svegliati, e tira un sospiro di sollievo.

Il suo sguardo viene attratto da qualcosa nel muro di fronte a lui, non sa se è suggestione, ma gli sembra di vedere una sagoma umana.

Si strofina gli occhi e torna a guardare, ma l’immagine è svanita.

Decide di alzarsi e andare a sgranchirsi le gambe, non gli importa se lo beccano o gli infliggono punizioni, l’importante è pensare ad altro.

Si alza dal letto ed esce dalla sala comune, diretto verso la stanza delle necessità.

Ha l’immensa fortuna di non incontrare nessuno sul suo cammino, e arriva alla porta senza problemi apparenti.

Ci passa davanti tre volte, pensando “un posto per riflettere, un posto per riflettere, un posto per riflettere” poi una porta compare davanti, e lui ci entra, chiudendola dietro di se meccanicamente.

L’illuminazione della stanza è fioca, ma non completamente buia, sicché Jack riesce ad intravedere un’altra figura accovacciata a terra, con la schiena contro il muro, e la testa posata sulle ginocchia.

-Merida- la riconosce Jack, lei alza lo sguardo.

-Jack, che ci fai qui?- gli chiede, confusa.

-Non riesco a dormire- risponde lui.

-Vuoi parlarne?- chiede lei. 

-No- risponde.

-Ok-

-Tu che ci fai qui?-

-Hiccup- risponde semplicemente lei.

-Vuoi parlarne?- 

-No- 

-Ok- Jack si siede accanto a lei, e restano così, senza una parola, con i loro pensieri, finché entrambi non si addormentano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Hola, come va?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Dico qui, perché non sapevo coma aggiungerlo nel capitolo, che nella mia storia ci sono tre diversi tipi di mollicci: Quelli “tradizionali”, quelli che ti fanno vedere la cosa che ami di più, perché non hai il coraggio di farle del male, e quelli che diventano l’ultima cosa che vuoi affrontare, che potrebbe essere una cosa che temi o una cosa che ami.

Spero davvero che apprezziate il capitolo, e vi annuncio che purtroppo (o per fortuna, perché sarà fantastico per me) parto per due settimane in vacanza, perciò non potrò aggiornare per un po’, dato che potrò scrivere solo quando torno.

Il capitolo dovrebbe arrivare tra le solite due settimane, ma vi ho avvertito, potrebbero esserci ritardi.

Detto questo voglio ringraziare tutti quelli che seguono la storia state diventando tanti, tutti quelli che la recensiscono, le vostre recensioni mi riempiono di gioia :D e tutti i lettori silenziosi.

Al prossimo capitolo.

Piccola domanda:

Voi che soprannomi dareste ai quattro ragazzi, commentate numerosi e sceglierò i più belli ;)

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Capitolo 9
*** Indagini (ovvero, come cercare informazioni su cose tecnicamente non accadute) ***


Capitolo 8: Indagini

ovvero

Come cercare informazioni su cose tecnicamente non accadute

 

Il risveglio di Hiccup è alquanto depresso, si sente molto rintontito, come se avesse dormito per giorni.

Apre gli occhi a fatica, si sente le palpebre pesanti, e si prende subito un colpo, perché la faccia preoccupata di Rapunzel gli si para a pochi centimetri dal suo naso.

Sobbalza, Rapunzel sorride.

-Ti sei svegliato, finalmente!- esclama, con le lacrime di gioia agli occhi.

-Suvvia, Punzie, lascialo respirare- Jack si alza dalla sedia accanto al letto, avvicinandosi all’amico con un sorriso.

-Hai dormito due giorni- spiega.

-Due giorni?- chiede Hiccup incredulo.

-A quanto pare ti ha dato troppa pozione, dovevi sentire gli scleri di preoccupazione di Rapunzel- Jack ridacchia, Rapunzel gli da una gomitata, Hiccup sorride, ma sente che manca qualcosa.

-Dov’è Merida?- chiede, cercandola con lo sguardo.

Jack e Rapunzel si guardano.

-Non è potuta venire- risponde evasivo Jack.

-Perché?- chiede Hiccup, leggermente ferito.

-Ehm… doveva fare i compiti- inventa lì per lì Rapunzel, dandosi mentalmente della stupida per la scusa inverosimile.

-Va bene che ho una gamba a pezzi, ma non mi sono ancora completamente rimbecillito, le è successo qualcosa?- chiede, preoccupato.

-No, lei sta bene, solo che non… vuole vederti- risponde Jack.

-Cosa, perché?- chiede Hiccup, colto da una terribile sensazione.

-Lo sai benissimo perché- risponde Rapunzel, con tono di sfida, allontanandosi dal letto.

-Non so cosa tu…- comincia lui.

-Il drago, il drago che ci hai tenuto nascosto- Merida entra nella stanza come una furia, arrabbiata nera e portando con se la testa mozzata di Sdentato. Ha le mani coperte di sangue.

Hiccup sente il suo mondo precipitargli addosso.

-Come…?- comincia, la voce gli si strozza in gola.

-La giusta domanda è… cosa succederà a te. Hai tradito la tua famiglia, la memoria di tua madre, la fiducia di tutti noi, il verdetto sarà l’ergastolo, da scontare ad Azkaban- due dissennatori entrano nella stanza, e lo prendono per portarlo via.

Lui posa gli occhi su Merida, che lo guarda gelida.

-Merida…- prova a chiamarla, ma lei distoglie lo sguardo, e si rivolge a Jack.

-Digli che non ha neanche il diritto di pronunciare il mio nome, lo odio, e non sarà mai più mio amico- 

-Ma…- prova a ribattere Hiccup.

-Mi sono stancata di questo qui, usate il bacio- dice la rossa ai dissennatori, che gli tolgono tutta l’aria dai polmoni.

 

Hiccup si sveglia che si sente soffocare, e inspira una gran boccata d’aria, spaventato a morte.

-Hiccup, ti sei svegliato, finalmente!- Rapunzel si alza di scatto dal fondo del letto dove si era seduta.

Lui ha la gola secca, e non riesce neanche a parlare.

-Hai dormito qualche ora in più di quella che pronosticava l’infermiera, Rapunzel si è preoccupata a non finire, come stai?- gli chiede Jack, avvicinandosi a lui e porgendogli un bicchiere d’acqua.

“Era solo un sogno” Hiccup cerca di far tornare il respiro regolare.

-Sto bene- risponde, dopo aver bevuto, cerca di accennare un sorriso.

“Era solo un sogno” si ripete, tirando un sospiro di sollievo e guardando i volti preoccupati dei suoi amici, poi ci arriva, e il sorriso scompare.

-Dov’è Merida?- chiede, ansioso. Rapunzel e Jack si guardano.

-Ehm, non lo so. Non è qui, ma sono certa che arriverà presto, forse ha avuto da fare- risponde Rapunzel, cercando di essere incoraggiante, Hiccup abbassa lo sguardo, ferito.

-Ah- riesce solo a commentare.

-Sai che ti dico, la vado a cercare, sono certo che è la prima a volerti parlare- con un sorriso Jack si avvia velocemente fuori dalla porta.

-Allora, come va la gamba?- chiede Rapunzel premurosa.

-Oh, bene, non sento dolore- risponde lui -In effetti non sento proprio la gamba, devo preoccuparmi?- chiede, Rapunzel si fa preoccupata.

-Non lo so, aspetta che chiamo l’infermiera- si avvia all’ufficio di Mama Odie, e Hiccup ripensa al sogno appena fatto, era così terribile che gli vengono i sudori freddi e gli manca il respiro al solo pensiero, così decide di soffocarlo, e riflettere su altre cose.

Il molliccio gli torna prepotentemente nella mente. Perché, se proprio ha una bacchetta in grado di controllare gli esseri viventi, non è riuscito a farlo anche con lui? Perché ha lasciato che il drago quasi lo uccidesse?

Cerca di convincersi che non voleva mostrare troppe strane caratteristiche alla scuola, ma in una situazione di vita o di morte non si pensa alla figura che si farebbe con gli altri, ma si gioca d’istinto, e lui ha reagito come sarebbe accaduto con il vero Sdentato, senza usare la bacchetta contro di lui.

Di scatto raggiunge la consapevolezza di una cosa importante e fondamentale: Sdentato non sa dell’incidente, e lo aspettava la sera prima.

“E se fosse uscito dalla foresta? Se lo avessero catturato? Se Merida avesse capito tutto?” Spalanca gli occhi, terrorizzato a morte, gli viene una sensazione di nausea, ma cerca di respirare profondamente per calmarsi.

“E’ solo…” si blocca prima ancora di iniziare la sua litania.

E’ già da un po’ che inizia a credere che non sia così, ma ora lo sa per certo, sopratutto dopo aver affrontato il molliccio, perché nonostante ora non senta più la gamba, non vuole lo stesso che Sdentato venga incolpato, che venga ferito o che se ne vada.

“Io voglio bene a Sdentato” è la prima volta che lo ammette a se stesso.

Dopo tutte le volte che gli ha portato da mangiare, dopo tutto il tempo speso a costruire il pezzo di coda, dopo tutti i sacrifici per non farlo scoprire da nessuno, per farselo amico, non può essere solo una ricerca, non lo è, è molto, molto di più.

E Hiccup non permetterà mai a nessuno di fargli del male, dovesse frapporsi tra una maledizione e il drago.

Ma ora che ha raggiunto questa consapevolezza deve trovare il modo di scoprire se sta bene o no, e l’unica soluzione è la mappa del malandrino, nascosta sotto il suo cuscino.

Sbuffa sonoramente.

“Ed ora chi può portarmela?” si chiede, maldicendosi mentalmente per non essersela portata dietro, magari anche lasciandola nello zaino.

Si batte il pugno sulla testa per farsi venire qualche idea, un modo per recuperarla, qualsiasi cosa che non preveda i suoi tre amici.

Odino vuole che la soluzione entri proprio in quel momento nella stanza.

-Ciao Hiccup, come stai?- nella fretta di correre al suo letto per salutarlo, Anna inciampa e fa cadere a terra alcune boccette di vetro, che si fracassano in mille pezzi.

-Oh, no!- esclama, dispiaciuta e imbarazzata.

Hiccup, con un sorriso, prende la bacchetta dal comodino e le ripara.

-Grazie- facendo più attenzione, la ragazza si accomoda sulla sedia accanto al letto.

-Per fortuna non c’era niente dentro- commenta Hiccup, posando nuovamente la bacchetta sul comodino.

-Allora… come stai?- chiede Anna, con un sorriso tutto denti.

-Meglio, grazie, almeno non dovrò rifarlo- commenta lui, con sollievo nella voce.

-In che senso?- chiede Anna, il suo sorriso svanisce, appare confusa.

-Beh, dopo la “meravigliosa” performance di ieri ci hanno eliminato- risponde lui, vedendo l’espressione di Anna, però, si inquieta -Vero?- chiede per sicurezza.

-Ehm, no, non mi risulta, avete battuto Drumstrang di un punto- gli risponde Anna, Hiccup impallidisce.

-Gi altri non te l’hanno detto?- chiede poi, sentendosi un po’ in colpa per essersi fatta scappare un’informazione così. Hiccup scuote la testa, e Mama Odie e Rapunzel entrano nella stanza.

-Allora, che succede qui?- Mama Odie si avvicina al letto, solleva le coperte che Hiccup non aveva la forza psicologica di alzare e osserva attentamente la gamba, mentre Anna e Rapunzel si ritirano in un angolo per non dare fastidio all’infermiera.

-Bene bene, beh, non proprio. La cura babbana non sembra stia facendo progressi veloci, non senti la gamba per effetto dell’antidolorifico. I tessuti sono ancora lacerati, dovrebbero metterci un po’ a guarirsi, le ossa pure, ma il danno si riparerà da solo, è solo questione di tempo- Hiccup si è fermato a “cura babbana”.

-In che senso, scusi?- chiede, incredulo.

-Nel senso che forse ci vorranno tre settimane, non due- spiega Mama Odie, riabbassando le coperte.

-Non quello, intendevo dire, in che senso “cura babbana”?- 

-E’ la cura migliore, permette che le tue ossa e i tuoi tessuti guariscano da soli, senza aiuti esterni- spiega tutta contenta lei.

-Ma, non più curarlo con un colpo di bacchetta?- chiede incredulo lui.

-I babbani ci riescono così- alza le spalle l’infermiera.

-I babbani immobilizzano la gamba con un gesso- interviene Rapunzel.

-Spesso in casi gravi intervengono con un’operazione- continua Anna.

-E ci mette mesi per guarire completamente- conclude Rapunzel

-Però la gente firma il gesso, si ci pensi- riflette Anna.

-Già, non è tanto male- annuisce Rapunzel, pensierosa.

-Interessante, come funziona questo gesso?- chiede Mama Odie a Rapunzel.

-Ma io non sono un babbano!- prova a ribattere Hiccup -E non posso stare fermo per mesi, c’è la seconda prova, la scuola, inoltre devo…- si interrompe in tempo -… insomma, non posso- Rapunzel si gira verso Anna, sospettosa.

“Seconda prova?” mima con le labbra, Anna fa un cenno per dire  “Ne parliamo dopo”.

-Un piccolo aiuto magico per guarire prima te l’ho concesso, ma io do solo ciò di cui uno ha bisogno, né più né meno- spiega con orgoglio l’infermiera.

-Ma che razza di sistema è?! E se due studenti vengon trasformati in rane, che fa, gli regala uno stagno?!- chiede, perdendo la pazienza.

Rapunzel e Anna lo guardano scandalizzate.

-Hiccup!- lo riprende Anna, ma Mama Odie non sembra prendersela.

-Potrebbe essere una possibilità- commenta solo, poi si rivolge a Rapunzel.

-Signorina Corona, verrebbe nel mio ufficio per discutere della faccenda del gesso?- chiede.

-Io… ma Hiccup…- prova a opporsi, ma l’infermiera la prende per il polso e inizia a trascinarla con se.

-Hiccup parlerà con Anna- lancia un’occhiata indecifrabile al ragazzo, e scompare nell’ufficio trascinandosi Rapunzel.

-Allora, di che parliamo?- comincia Anna con un sorriso.

-Potresti farmi un favore?- chiede Hiccup precipitosamente, prima di pentirsi della sua idea.

-Ok, certo, con piacere- risponde Anna -Che favore?- chiede tutta curiosa.

-Ho davvero bisogno che tu prenda una pergamena vuota che tengo sotto il cuscino- le dice, convinto che assumerà un’espressione confusa, cosa che infatti fa.

-Perché?- chiede.

-E’ molto importante, e tu sei l’unica di cui mi fido che può entrare nella sala comune di tassorosso- le spiega -Inoltre so che tu non sei impicciona, ed è un argomento, come dire, segreto- la seconda parte la dice sottovoce, ma se anche Anna la sente sembra essere contenta del commento.

-Ok, Hiccup, vado subito- ma quando è arrivata alla porta si blocca.

-Ma… ma… è la camera dei ragazzi- si rende conto.

-Oh, giusto, che ore sono?- chiede Hiccup pensieroso.

-Le cinque e mezza, perché?- risponde Anna, non capendo l’utilità della domanda.

-Bene, Johnny è senz’altro fuori, lui è sempre fuori, adora andare in giro e in camera non si vede mai, MacGuffin e Dingwall sono in biblioteca, sono sempre lì dalle quattro alle sei, quindi non dovresti trovarci nessuno- la rassicura con un sorriso, Anna è ancora un po’ titubante.

-Sei sicuro?- chiede.

-Stanne certa, in tre anni e più uso il lasso di tempo dalle quattro e le sei per…- si interrompe, rabbuiandosi di colpo e distogliendo lo sguardo dagli occhi curiosi della fulva.

-Insomma, sta tranquilla, non corri rischi- cerca di sorridere nuovamente, ma gli esce più che altro una smorfia.

Anna non sembra farci troppo caso.

-Ok, allora vado e torno- gli fa l’occhiolino ed esce, Hiccup posa la testa sul cuscino, lasciandosi sopraffare un po’ dall’ansia, e sperando vivamente che l’amico stia bene.

 

-Ok, ho capito, non vuoi dire a me il perché, ma almeno dillo a Hiccup, ha il diritto di sapere perché non vuoi parlargli- prova a ribattere per la centesima volta Jack, ma Merida si rifiuta categoricamente di rispondergli, ha le braccia incrociate, e gli da le spalle.

-Merida, non si risolve niente facendo il broncio- Jack sta iniziando a stancarsi, e la riprende in una perfetta imitazione della madre.

Merida sgrana gli occhi, si gira di scatto verso l’albino.

-NON PARLARMI COME MIA MADRE!!!- gli urla contro, attirando un paio di occhiate scandalizzate di alcuni studenti di Beauxbatons che passano da quelle parti.

-Sai, inizia a capire perché lo fa- non doveva dirlo, assolutamente non doveva dirlo, e se ne rende conto appena riceve una bacchetta che manda scintille puntata alla gola.

-NON DIRE UNA COSA DEL GENERE, IO NON MERITO UNA SIMILE…- ma prima che possa mettersi a lanciare schiantesimi o esplosioni in giro Jack riesce a riparare il danno fatto.

-Lo so, lo so, hai ragione, Merry, ma Hiccup ha chiesto espressamente di te, e non puoi ignorarlo senza dirgli il perché- cerca di farla riflettere lui, Merida sbuffa sonoramente, ma abbassa lo sguardo, forse per la prima volta nella sua vita.

Dopo aver scoperto che il pavimento è fatto di pietra, riflette sulle parole di Jack, ma ancora non si arrende -Ci penserò, ghiacciolino- si avvia impettita verso la sala comune, poi si blocca, si volta nuovamente, e con un dito per aria, gli intima.

-Non osare più chiamarmi Merry- Jack ridacchia, e si avvia nella direzione opposta.

Merida ha intenzione di prendere i libri e dare un’occhiata alla lezione di domani (badate bene, solo un’occhiata, e alla lezione di difesa, la sua preferita) ma viene bloccata dalla signora Amelia, uno dei giudici, quella che gli ha messo quattro. Strano a dirsi, ma è stato il voto da lei più apprezzato.

I giudici hanno deciso di restare qualche giorno al castello, per rifinire le ultime cose. Quel pomeriggio, poi, dovrebbero rivelare le informazioni della prossima prova. 

-Signorina Dumbroch, ha un minuto?- chiede, Merida non ha la minima voglia di subire un interrogatorio, specialmente con questo umore, ma non può rifiutarsi.

-Si- risponde quindi a denti stretti.

-Non ci vorrà molto, sapresti dirmi una qualche particolarità stravagante di Haddock e qualche informazione su come avete affrontato la prima prova?- chiede, con fare indagatore.

-Ehm, perché?- chiede Merida confusa.

-Sto semplicemente conducendo una piccola indagine su ciò che è successo ieri, e sarebbe gradita la tua collaborazione. Credo che Haddock abbia imbrogliato, o sia possessore di una delle quattro bacchette- risponde Amelia, con fare molto sicuro di se e sospettoso.

Merida non sa se essere confusa, sorpresa o arrabbiata, e opta per la terza opzione.

-Va bene, ieri è successo esattamente ciò che ha visto, un molliccio ha fatto quello che ha fatto con le altre squadre, e noi lo abbiamo sconfitto, non ci sono segreti, non ci sono imbrogli, è stata solo intuizione, fortuna e fegato- Amelia aggrotta le sopracciglia, offesa dal comportamento irrispettoso della rossa, prova a ribattere, ma Merida alza le mani in segno di time-out -Mi dispiace, intervista conclusa- e la supera per dirigersi in sala comune, urtandola con la spalla.

La signora Amelia piega la testa, questo comportamento così poco collaborativo non gioca esattamene a favore della giovane Dumbroch, e finisce nella lista di persone che nascondono qualcosa, insieme al preside e alla stessa madre.

Manco a farlo apposta, la signora Dumbroch è dietro l’angolo, che cammina in direzione dell’ufficio del preside con aria pensierosa.

-Professoressa, che piacere- la saluta Amelia, con falsa cortesia.

-Ancora in giro a fare domande, giudice?- chiede con ostilità la donna.

-In effetti si, ho appena parlato con sua figlia, una ragazza incredibilmente irrispettosa- non lo dice con astio particolare, ma le parole feriscono Elinor come una minaccia.

-Deve aver capito che non ci sono segreti in questa scuola, specialmente che riguardano Haddock, le quattro bacchette sono solo leggende, e se anche esistessero, perché dovrebbe essere tanto importante scoprire chi ce le ha. E’ come la bacchetta di sambuco, una stupida leggenda che se anche fosse vera non comporterebbe danni nel mondo della magia- prova a farla ragionare Elinor.

-Dal tuo discorso deduco che credi nella loro esistenza- Amelia sente di averla incastrata, ma Elinor ha già la risposta pronta.

-Dal mio discorso devi dedurre che la loro esistenza mi è del tutto indifferente, e dovrebbe essere lo stesso per te- dal tono di voce Amelia capisce che si tratta di un congedo, ed infatti la professoressa procede nella sua direzione senza perdere l’eleganza e il ritegno.

Ma Amelia non si da per vinta.

-Avresti ragione, se non ci fosse la profezia- Elinor si interrompe di scatto, e si gira tradendo un attimo di sbalordimento.

-Di che profezia stai parlando?- chiede.

-Era accennata nel diario di mia madre, morte nella grande guerra- risponde Amelia.

-Quale grande guerra?- chiede nuovamente Elinor, non si capisce se è spaventata dalle cose che sa Amelia o per la sua salute mentale.

-Contro la setta oscura, avrete pure cancellato a tutti i ricordi e distrutto ogni documento, ma nel diario di mia madre c’è tutto, e io troverò le prove- la minaccia lei, Elinor la guarda come se fosse pazza.

-Mi stai per caso accusando di aver cancellato i ricordi di tutti gli abitanti del mondo su una guerra contro una leggenda perché l’hai letto in un vecchio quaderno? Probabilmente era semplicemente una bozza per un romanzo- cerca di farla riflettere -Ora, se vuoi scusarmi- e si avvia una volta per tutte nell’ufficio del preside.

Amelia è molto indispettita, e decide di andare più a fondo, parlando con il diretto interessato che le ha fatto partire l’indagine: Hiccup Haddock.

 

-Ma non è illegale, è sicura, infermiera?- Hiccup osserva terrorizzato il gesso liquido che l’infermiera è pronta a mettere sulla gamba di Hiccup.

-Ma certo che è legale, lo fanno i babbani- risponde lei alzando le spalle.

-Ma lei lo sa fare?- chiede lui, convinto del contrario.

-Che vuoi che sia, sarà un gioco da ragazzi- risponde lei, senza tentennamenti.

-Non lo sa fare- si risponde da solo il ragazzo, coprendosi gli occhi con le mani.

-Sciocchezze, andrà tutto bene- Hiccup non ne è tanto sicuro, ma l’infermiera si.

-Pronto?- chiede, Hiccup scuote la testa.

-Bene, cominciamo-

Almeno il processo non è lungo, visto che lo fa con la bacchetta e non con le mani.

Tuttavia, quando riapre gli occhi sono passati solo una decina di minuti, e la sua gamba implora di essere tagliata.

Il gesso è freddo e scomodo, inoltre è pesantissimo, Hiccup non potrebbe sollevare la gamba ingessata neanche volendo.

-Allora, come va?- chiede l’infermiera.

-Non lo so- risponde Hiccup, il dolore c’è ancora, ma sembra attutito, e se non muove la gamba non potrà che andare meglio, no?

-E’ già qualcosa- l’infermiera sembra molto contenta dell’operato, e si ritira nel suo ufficio.

Hiccup osserva il gesso come se fosse alieno, non riesce a credere che i babbani lo indossino sempre quando una gamba si rompe.

Mentre lo osserva Anna bussa alla porta dell’infermeria, ed entra guardandosi intorno e tenendo una pergamena vuota dietro la schiena.

Quando appura che non c’è nessuno nella stanza oltre a Hiccup tira fuori la pergamena e con un sorriso la consegna al proprietario.

-Grazie Anna, sei unica- Hiccup le sorride riconoscente, lei sorride a sua volta, orgogliosa di essere riuscita nell’impresa.

-Bene, ora è meglio che vada, hanno messo un avviso al cartellone, e voglio andare a vedere di che si tratta, dato che tutta la scuola ne è scioccata e incredula- si avvia alla porta, con un saluto.

-Dopo fammi sapere- si fa promettere Hiccup con un sorriso.

-Contaci- e con un cenno di ok, Anna si chiude la porta alle spalle.

Hiccup apre la mappa, prende la bacchetta e sussurra.

-Giuro solennemente che i draghi non hanno denti- è la parola d’ordine che ha messo lui per vedere sulla mappa non Hogwarts, ma la foresta proibita, più precisamente Sdentato.

Ha aggiunto questo nuovo scenario dopo la pesa delle bacchette, per essere sicuro di Sdentato, che non faccia niente e che nessuno lo scopra.

Incrocia le dita e aspetta qualche secondo che la mappa si formi.

Quando compaiono un paio di orme e il cartello “Sdentato” che girano in torno con ansia tira un enorme sospiro di sollievo.

-Signor Haddock, disturbo?- una voce all’entrata dell’infermeria lo fa sobbalzare, e gli procura un gran dolore alla gamba.

-Hey ciao- dice, probabilmente è un saluto poco rispettoso per la signora Amelia, ma è la parola d’ordine per chiudere la mappa, e non può fare altrimenti.

-Non disturba, comunque, posso fare qualcosa per lei?- chiede, cercando di riparare al saluto.

-Si, a proposito della prova di ieri- si siede accanto al letto, con postura dritta a un blocco per appunti in mano, pronta a scrivere.

-Cosa vuole sapere?- chiede Hiccup, confuso e leggermente spaventato. 

-Prima di tutto, il molliccio è diventato l’ultima cosa che tu volevi affrontare, giusto?- chiede.

-Si- risponde lui monosillabico.

-Perché, se posso chiedere, l’ultima cosa che vuoi affrontare è un drago nero leggendario?- chiede, Hiccup non può dire la verità, ma ha già la bugia pronta, e non sa se esserne sollevato o preoccupato.

-E’ per via di mia madre, è morta a causa di un drago nero, io l’ho visto accedere, e magari era una fantasia infantile e il drago era un vero esemplare, ma credo che la bestia che io ricordo e che ha ucciso mia madre sia davvero l’ultima cosa che voglio affrontare- risponde, Amelia, sembra crederci.

-Giusto, ma dimmi, perché ha impedito alla signorina Dumbroch di colpirlo?- chiede -Non stava guardando in direzione della coda, quindi significa che non si era accorto che di lì a pochi secondi l’avrebbe colpita, anche se tutti hanno creduto questo- Hiccup non sa come salvarsi ora, lui non voleva che il drago venisse ferito, è vero, ma come potrebbe giustificare una cosa così, è un controsenso con ciò che ha appena detto

-Io… era una sensazione, credevo che non potesse essere così facile, e sentivo che Merida era in pericolo- inventa, Amelia non sembra bersela per niente, ma decide di non insistere.

-Ma passiamo ad altro, come faceva a sapere che i draghi adorano seguire la luce?- chiede.

-Non lo so, ho improvvisato, i gatti lo adorano- non sa davvero che rispondere.

-I draghi non sono gatti, e io lo so bene, ne ho molti- ribatte Amelia.

-Ho proprio tirato a indovinare, che altro potevo fare appeso a testa in giù, e Rapunzel e Jack sono molto bravi in quell’incantesimo, inoltre dovevo distrarlo perché così mi avrebbe mollato e avrei potuto raggiungere la corda- risponde lui, dopotutto è vera l’ultima parte.

-Quando il drago è crollato a terra come ha fatto?- chiede nuovamente Amelia, iniziando a stufarsi della sua abilità nella menzogna.

-Non lo so, forse è intervenuto un aiuto dall’esterno- mente.

-E quando ti sei fermato a mezz’aria?- chiede nuovamente.

-Di questo non è ho assolutamente la più pallida idea- risponde Hiccup, felice che per una volta ha detto la verità, Amelia sgrana gli occhi trionfante, e Hiccup capisce cosa ha appena fatto.

“Di questo…” non poteva essere una risposta più sbagliata. Dicendo la verità ha ammesso di aver mentito il resto delle volte.

-Grazie, Haddock- Amelia chiude il taccuino con un sorrisetto, e si alza.

-Un’ultima cosa, com’è fatta la tua bacchetta?- chiede, indagatrice.

-Tasso, con corda di cuore di drago- risponde lui, senza specificare niente, Amelia non sembra soddisfatta, ma non chiede informazioni aggiuntive.

-Arrivederci- lo saluta, poi esce dalla porta.

Hiccup sospira, si sente un completo idiota, poi riattiva la mappa per vedere meglio Sdentato.

Il drago gira in torno, come se lo aspettasse, Hiccup sa che non ci vorrà molto prima che esca dalla foresta, e decide, contro ogni logica di andare a trovarlo quella notte, mentre tutti dormono.

Poi imposta la mappa su “normale” e si mette a seguire Amelia.

Non ha mai pedinato nessuno su carta, lo ha sempre trovato qualcosa di davvero sbagliato, neanche quando temeva che i due amici mettessero il suo nome nel calice si è permesso di controllarli.

Ma ora è di vitale importanza scoprire cosa ha in mente quella donna.

 

-Non riesco a crederci- si lamenta Rapunzel raggiungendo Anna in biblioteca, dove si sono date appuntamento per fare insieme i compiti di pozioni per domani.

-Lo so, è assurdo, lo aspettavamo tutti con ansia- le da ragione Anna, annuendo.

-Beh, almeno lo hanno solo spostato e non eliminato del tutto- Rapunzel è molto delusa, dopo la prima prova e la prospettiva della seconda voleva almeno avere un bell’evento in mezzo, così da rilassarsi un po’, invece hanno spostato il ballo del ceppo a pasqua, e a Natale ci sarà il solito banchetto.

Non che non sia buono il banchetto, ma la prospettiva di un ballo era molto più piacevole.

-Lo so, solo che, insomma, uno si aspettava un ballo e il ballo non si fa più, perché poi?- si chiede Anna.

Rapunzel non può fare a meno di condividere i suoi pensieri.

-Infatti, perché lo hanno spostato, non ha senso, inoltre…- ma si interrompe, e inizia a sentirsi un po’ egoista.

-Hiccup- dice solo, come risposta.

-Cosa?- chiede Anna.

-Tutti i campioni devono partecipare, e nello stato attuale Hiccup non può farlo, oggi è già il cinque dicembre, mancano solo venti giorni a Natale, e forse hanno spostato il ballo perché lui non si rimetterà in tempo- spiega i suoi sospetti alla fulva, che annuisce.

-Hai ragione, potrebbe essere una possibilità- arrossisce -ora però inizia a sentirmi egoista- confessa, con un sorriso imbarazzato.

Rapunzel sta per dirle di non preoccuparsi quando Jack entra seccato in biblioteca, si avvicina a loro e posa le sua cose sul tavolo, sedendosi accanto a Rapunzel.

Entrambe le ragazze lo guardano sconvolte.

-Beh, che c’è?- chiede lui.

-Ti sei accorto che questa è una biblioteca?- chiede incredula Rapunzel.

-Non sono qui per studiare, non preoccuparti- Jack alza gli occhi al cielo, ma non riesce a trattenere un sorriso -Merida ha qualcosa che non va- dice a Rapunzel.

-Forse è il caso che io…- inizia a congedarsi Anna, alzandosi, ma Jack le fa cenno di rimanere.

-Non preoccuparti, Anna, non è niente di grave, e tolgo subito il disturbo, solo che si è messa in testa che non vuole vedere Hiccup- spiega, entrambe le ragazze lo guardano incredule.

-Merida? Ma se sono amici da… sempre- Rapunzel non riesce a crederci.

-Lo so, ho provato a farla ragionare, ma non so, tu che sei esperta nel capire gli altri- “Tranne Flynn, ovviamente” -hai idea del perché non voglia parlargli?- chiede, sperando in una buona risposta.

-Non lo so, Jack- risponde però lei.

-Magari è solo molto abbattuta dal fatto che non è riuscita a impedire a Hiccup di farsi male, e si sente in colpa perché è stata lei a mettere i vostri nomi nel calice. Magari si vergogna di se stessa e crede che lo stesso Hiccup ce l’abbia con lei- rifletta ad alta voce Anna.

I due ragazzi la guardano .

-E’ assurdo- commenta Jack.

-Assurdamente plausibile- annuisce Rapunzel -Sei grande, Anna- la ragazza sorride leggermente imbarazzata.

-Ora dobbiamo solo andare a convincerla del contrario- Jack si alza, prende le sue cose e si avvia alla porta.

-Grazie ragazze- le saluta con un cenno della mano, suscitando un’occhiataccia della bibliotecaria per il volume leggermente alto.

 

“Ma che mi è saltato in mente, mannaggia a Jack” 

Merida è davanti alla porta dell’infermeria, dopo una bella litigata con Jack lui non è riuscito a convincerla che è stupido tenere il muso a Hiccup, ma si è fatto promettere che sarebbe andata almeno a fargli una visitina, ed ora eccola là.

Raduna tutta la sua forza e gira il pomello della porta.

Entra con gli occhi chiusi, aspettandosi di essere accolta da una voce adirata, o sorpresa, o morente, ma invece non sente niente, solo pesanti respiri.

Apre lentamente gli occhi, Hiccup sta dormendo profondamente.

Ha la mappa delle quattro bacchette sullo stomaco come se si fosse addormentato consultandola, una mano posata su di essa e l’altra mano abbandonata, che sporge dal letto.

La testa è piegata a destra, probabilmente è molto scomodo, perché ha un’espressione infastidita.

Merida lo guarda con le lacrime agli occhi, si morde un labbro, e fa per uscire, ma si blocca, si rigira e si avvicina a Hiccup, con l’intenzione di mettergli la testa in una posizione più comoda.

Ma abbandona il pensiero a metà del viaggio.

“E se poi si sveglia?” si chiede, e si gira nuovamente per tornare indietro.

“Ma come posso lasciarlo così?” si domanda nella testa, e di riavvia nella direzione dell’amico.

“Vuoi peggiorare le cose? E’ colpa tua se lui sta così” sbuffa sonoramente, poi cammina verso la porta, decisa a non voltarsi di nuovo, ma una voce la blocca.

-Merida- la voce è a malapena un sussurro stanco, e viene da Hiccup, che si è svegliato per via dello sbuffo. 

Merida, a malincuore, si gira, decisa ad evitare il suo sguardo.

-Pensavo non saresti venuta- Hiccup sembra sollevato.

-Eccomi qui- dice solo Merida, stringendo le spalle.

-Sono felice di vederti, pensavo, sai, di aver fatto qualcosa di male- confessa, Merida è incredula, a quest’informazione alza lo sguardo, e i suoi occhi si posano su quelli verdi dell’amico.

Le lacrime tornano senza che lei riesca a fermarle.

-Tu?- chiede, con voce spezzata -Tu hai fatto qualcosa di male? Sei impazzito!? E’ colpa mia, solo colpa mia!- inizia a singhiozzare, mentre si siede a un letto di distanza, e si prende il viso fra le mani.

Hiccup non riesce a capire la reazione dell’amica.

-Merida, cosa..?- ma lei lo interrompe.

-Se non avessi messo il tuo nome nel calice di fuoco, se non mi avessi salvato dalla coda del rettile, se non fossi stata così stupida da credere di riuscire a vincere questo torneo, ora tu non saresti qui. Io meritavo di rompermi la gamba, meritavo tutto io. E’ solo colpa mia. TUTTO!- Il senso di colpa è più opprimente che mai, il groppo in gola quasi le impedisce di parlare.

-Non è vero!- prova ad obbiettare Hiccup, ma Merida non vuole sentire ragioni.

-Come puoi anche solo guardarmi in faccia dopo quello che ti ho fatto? Meriterei tutte le cose orribili che possono essere fatte. Mia madre ha ragione, sono un’incosciente, egoista che pensa soltanto a se stessa- seppellisce il volto tra le ginocchia, che abbraccia.

-NON E’ VERO!!!!- stavolta Hiccup urla, e attira l’attenzione della ragazza, che alza la testa, sempre però evitando accuratamente il suo sguardo.

-Non è affatto così, Merida, e sinceramente, se il senso di colpa deve impedirti di essere mia amica, non mi va per niente a genio- ribatte lui.

-Ma come potresti mai perdonarmi dopo quello che ti ho fatto?- chiede lei, le lacrime continuano a uscire, e lei non riesce a fermarle.

-Ti perdono solo a una condizione- le dice lui, lei lo guarda, mordendosi più forte il labbro, loro fanno sempre così, quando devono perdonarsi a vicenda c’è sempre una condizione, spesso stupida, ma in quel caso Merida spera sia davvero seria.

-Che condizione?- chiede.

-Un abbraccio- risponde lui -Ho bisogno di te, Merida- lo sussurra, come se fosse imbarazzato da questa informazione, ma Merida è troppo occupata a tentare di asciugarsi le lacrime per farci caso.

-Non me lo merito- sussurra lei, ma si alza dal letto, e si siede accanto a lui.

Poi si abbracciano, e lei soffoca il viso nel suo pigiama, cercando di trattenere le lacrime che tentano nuovamente di uscire.

-Non voglio che tu ti allontani da me per una cosa così- le dice Hiccup -Ti voglio bene, Merida, e se tu non ci fossi probabilmente la mia vita non avrebbe più sorrisi- 

-Hai Rapunzel e Jack, perché mai dovresti volere bene a me?- prova a ribattere Merida.

-Tu sei la mia roccia- risponde lui, con un sorriso, sciogliendo l’abbraccio.

-Tu sei la mia- risponde lei, asciugandosi le lacrime.

-Come va la gamba?- chiede poi, abbassando lo sguardo.

-L’infermiera pazza ha usato una cura babbana- le dice Hiccup, mostrando il gesso.

-Cosa diavolo è?- chiede Merida, inarcando un sopracciglio.

-Gesso, tipo- risponde lui -Rapunzel ne sa di più- 

Merida sta per chiedere se si stratta del gesso per le lavagne quando l’infermiera fa la sua comparsa.

-L’orario delle visite è concluso, potrete finire il vostro discorso domani- e caccia in malo modo Merida.

-Hey, che modi! A domani, Hic!- lo saluta con un cenno, e avviandosi fuori dalla porta.

-A domani- ricambia il saluto, sorridendo.

-E comunque, mi vendicherò per te- gli dice lei, facendo spuntare la testa dalla porta semichiusa.

-In che senso?- chiede Hiccup, iniziando ad inquietarsi.

-Con i draghi, te lo garantisco, non ne resterà un esemplare vivo, è una promessa- ed esce dalla porta, convinta di aver rassicurato il ragazzo, che invece è bianco gesso.

-Santo cielo, sei pallido come un lenzuolo, meglio che tu vada a dormire- Mama Odie spegne tutte le luci con un colpo di bacchetta, poi sigilla dall’interno le porte e si ritira nel suo ufficio, sigillandolo a sua volta.

Hiccup inizia a credere che la donna sappia qualcosa sulla sua missione, sul drago e tutto il resto, ma si dice che è impossibile, o lo avrebbe denunciato alle autorità, è una pratica illegale.

Prende la mappa e studia il percorso che dovrà fare per ritrovare l’amico, e cercando di scacciare dalla mente le ultime parole di Merida.

 

Nel frattempo Amelia è in biblioteca, cercando informazioni sulle quattro bacchette e sulla setta oscura, senza naturalmente trovare niente di niente.

Sfoglia nuovamente il diario della madre.

“Oggi c’è stato un altro scontro, non riesco a credere che l’esercito che si fa chiamare ‘Della luce’ sia così guerriero, non fa altro che fare scontri con i capi del governo. 

Forse non ci sono molte libertà, è vero, e forse è giusto che i nati babbani siano liberi e non vengano uccisi, eppure non credo che si debba ricorrere alla guerra per cambiare la situazione. 

Un’offerta di pace, un compromesso, sarebbero una soluzione migliore.

Ma no, è ovvio che i miei simpatici compagni di scuola devono sempre rovinare ogni cosa.

Sinceramente, da Elinor Gregor non mi sarei aspettata tutto ciò, era solo di un paio di anni più giovane di me, ed era una studentessa corvonero davvero intelligente.

Eppure forse dovevo rendermi conto del suo temperamento ribelle, ha cercati di evitare la scelta di capodanno per ben tre anni di fila, e ci è anche riuscita, anche e alla fine è stata promessa in sposa a quel tremendo Fergus Dumbroch.

Credo sia stato lui a portarla su questa idea della guerra, lui e quel suo amico, Haddock.

Stupidi, sono solo stupidi.

Mia figlia non può crescere in questo clima di terrore.”

Sospira, aveva due anni durante la scrittura del diario.

Va qualche pagina avanti, una delle ultime, sei anni dopo.

“Ormai la guerra è sempre peggiore, non credo che riuscirò mai a dimenticare e ad andare avanti. Elinor ha proposto di cancellare a tutti la memoria, fare come se ci fosse stata pace, ma io credo sia una pessima scelta.

La mia povera bambina è al sicuro, per fortuna, ed è a lei che scrivo tutto questo, deve leggere le mie memorie, quando io non ci sarò più o non ricorderò più niente, e fare qualcosa, perché se le quattro bacchette verranno trovate, ci sarà bisogno di tutte le forze per impedire che tutto ciò per cui si sta combattendo vada a rotoli.

Come diavolo facevo, all’inizio ad essere così cieca.

La setta oscura è una dittatrice, e per quanto noi lottiamo, prima o poi tornerà, almeno che…” un rumore alle sua spalle la fa sobbalzare, e Amelia chiude di scatto il diario, guardandosi intorno.

-Chi è là?- chiede, sospettosa.

-Scusa, signorina, sono solo io- risponde una voce tranquilla nascosta da uno scaffale della biblioteca. Esce fuori, con un sorriso indecifrabile.

-Signora Erica, a cosa devo la sua visita?- chiede.

-Niente, stavo semplicemente cercando un libro, come va la tua ricerca?- chiede, con tono affabile.

-Abbastanza be… un momento, io non ho mai detto di stare facendo una ricerca- si alza, iniziando a insospettirsi.

-Perché uno dovrebbe andare in biblioteca, sennò?- cerca di giustificarsi la donna, alzando le spalle.

-Non saprei, centinaia di altre cose. Tu sai qualcosa della mia ricerca?- le chiede, indagatrice.

-No, non so neanche l’argomento- risponde la signora Erica, poi prende un libro dallo scaffale dietro di lei, e si avvia fuori dalla biblioteca.

-Trovato, modi per respirare sott’acqua. Buona fortuna con la sua ricerca- ed esce.

Amelia decide di andare più a fondi in questa faccenda.

 

-Hey, bello, sono io- Hiccup toglie l’incantesimo di disillusione che aveva usato per non farsi vedere, gli era sembrata una buona idea, visto che non può contare sulla rapidità, vista la gamba.

Per fortuna non ha trovato intoppi nel tragitto.

Il drago smette di agitarsi, e lo guarda in cerca di spiegazioni.

-Tranquillo, è tutto a posto, ho solo avuto un piccolo incidente con un…- si interrompe, non sa se dire molliccio, drago o te, e sente che tutte le possibilità sono piuttosto sbagliate.

Il drago piega la testa, in attesa del resto.

-Insomma, con una creatura, che mi ha rotto la gamba- gli mostra il gesso, in modo che lui capisca, e il drago spalanca gli occhi, per poi avvicinarsi a lui e farlo appoggiare sulla sua groppa, in modo che non soffra molto per la gamba.

-Grazie- Hiccup si appoggia, e gli accarezza il muso, il drago apprezza le coccole.

-Non potrò venirti a trovare per un po’- sputa tutto, con grande tristezza, abbassando lo sguardo.

Il drago lo guarda sbigottito.

-Non è per te, non hai fatto niente di male, ma, ecco, vedi, non posso muovermi con la gamba così, e dovrò restare fermo al letto per tre settimane, quindi non preoccuparti se non verrò a trovarti per un po’, e resta nascosto, non mi è accaduto niente di male, ok?- lo guarda negli occhi, in cerca di affermazione.

Il drago guaisce piano, poi annuisce, e lecca Hiccup in segno d’affetto.

-Argh, grazie della doccia- dice sarcastico, sorridendo.

-Mi mancherai, Sdentato- gli sussurra, carezzandogli il muso.

Il drago si mette all’erta, segno che ha avvertito qualcuno, poi prende Hiccup, lo posa delicatamente sulla groppa, e velocemente corre a nascondersi dentro la grotta.

Hiccup vorrebbe chiedere spiegazioni, ma Sdentato gli copre la bocca con l’ala.

Sente delle voci, e si immobilizza di scatto.

-Eris, perché mi hai convocato?- è quella voce che ha sentito il giorno dell’estrazione dei campioni, e sembra molto seccata.

-E’ quel giudice, continua a ficcare il naso in faccende che non e riguardano- risponde professionalmente la voce della signora Erica.

-E che posso farci io? Pensi che se schiocchi le dita l’oscurità fa tutto, ma perché non ci pensi da sola una buona volta?- sembra molto indispettito.

-Che c’è, non è andato bene l tentativo di farli litigare?- lo stuzzica lei.

-Quei due non si fanno litigare facilmente, speravo che il senso di colpa di Dumbroch potesse allontanarli per un po’, ma quel Frost… è tutta colpa sua- Hiccup sgrana gli occhi, stanno parlando di lui e Merida, ne è piuttosto certo, ma perché mai vogliono separarli?

-Anzi, no, è colpa tua, se fossi riuscita a far uccidere Haddock, a quest’ora sarebbe tutto risolto- Hiccup inizia a tremare, volevano ucciderlo? Chi sono esattamente, e perché dovrebbero volerlo morto?

Gli stanno venendo i sudori freddi, e non sa se è per la gamba, per il freddo o per questa discussione. E’ più propenso a credere alla terza ipotesi.

-Non sono io l’esperta di draghi, è Malefica che li controlla alla perfezione- a sentire quel nome Sdentato rabbrividisce, Hiccup sente come se perdesse tutto il suo calore, poi si gira a guardarlo, e Hiccup nota che i suoi occhi sono neri.

“Sdentato?” mima con le labbra il suo nome, senza proferire parola, poi gli mette una mano sul muso, come a tranquillizzarlo.

Il drago ha un attimo di sbigottimento, poi scuote la testa, e torna ad osservare Hiccup.

Gli occhi sono tornati verdi, e Hiccup non sa spiegarsi il perché.

“Che è successo?” mima con le labbra, il drago scuote la testa, confuso quanto lui, ma quando Hiccup sta per ribattere un urlo sorpreso attira la sua attenzione.

-Signorina Amelia, che piacere- evidentemente ad urlare è stata lei, ma che ci faceva lì.

-Non la passerete liscia, lo dirò a tutti, e verrete catturati e portati ad Azkaban- li minaccia lei, col fiato corto di chi è imprigionato con incarceramus.

-Silente come un gatto, non trovi anche tu?- chiede Eris e Pitch, lui ridacchia senza allegria, in modo malvagio.

-Ottima similitudine, Eris- si complimenta.

-Di che state parlando?- chiede Amelia, senza tradire un po’ di ansia nella voce.

-A te piacciono tanto i gatti, non è così?- chiede Eris, come se si rivolgesse a una bambina di quattro anni.

Amelia non risponde.

-Perché non vivi con loro?- Eris la minaccia, Amelia fa in tempo a inspirare bruscamente, prima che si senta il fragore di un incantesimo.

Hiccup trattiene bruscamente il fiato, e si porta una mano alla bocca per non urlare, conscio di ciò che probabilmente è appena successo.

-Bene, problema risolto, non credi?- Pitch sembra molto soddisfatto.

-E senza il tuo aiuto- gli fa notare Eris. -Meglio che vada, i miei studenti mi aspettano. Dobbiamo prepararci alla seconda prova- continua, e sembra uscire dalla foresta, tutta impettita.

Hiccup sente i passi di Pitch avvicinarsi al suo nascondiglio.

-Mi è sembrato di sentire qualcuno qui, e avverto una presenza poco lontano- sussurra tra se e se.

Quando sta per entrare nella grotta viene attaccato da un gatto soriano piuttosto arrabbiato.

Lo toglie dalla faccia e lo butta nella grotta, per poi smaterializzarsi.

Hiccup è immobile, a pochi metri dal gatto, che si rialza, e ringhia in direzione dell’ingresso della grotta.

Sdentato non riesce a trattenere un piccolo guaito sorpreso, e Hiccup non riesce a chiudergli la bocca in tempo.

Il gatto sobbalza, e si gira a guardarli.

Gli occhi verdi del gatto si spalancano alla vista del drago, ma Hiccup, rapido, per quanto possa permetterglielo la sua gamba, la prende e le tappa la bocca.

-La prego, signora Amelia, mi faccia spiegare- il gatto gli morde la mano, poi inizia a soffiare e miagolare arrabbiata e spaventata.

-Mi dispiace, non parlo il gattese- si rincresce Hiccup, Amelia alza gli occhi al cielo, indispettita.

-Senta, signorina, ho trovato Sdentato nella foresta, ed è diventato mio amico, la prego, non lo faccia scoprire da nessuno, è…- non trova le parole, si sente così impotente, tutte le sue paure si sono avverate.

Sente che gli sta per venire da piangere, e entrambi, il drago e il gatto, si avvicinano per confortarlo.

-La prego, sul serio, io… farò qualsiasi cosa, ma la prego, non faccia scoprire Sdentato- le supplica, con le lacrime agli occhi.

Amelia osserva confusa il ragazzino.

Ha quattordici anni, dieci anni fa sua madre è stata uccisa da un drago, ora è stato ferito gravemente da un drago, eppure è pronto a sacrificarsi per difenderlo, per proteggerlo. Ci vuole davvero forza d’animo per non fermarsi alle apparenze, e deve riconoscere che ha bisogno di un posto dove stare in quella situazione.

Dopo aver lanciato un’occhiata sospettosa al drago, annuisce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ed eccomi qua, con tanto tanto ritardo.

Scusate ma ero in Inghilterra, ed era difficile scrivere con tutto quello che dovevamo fare.

Poi, quando sono tornata ho avuto altre cose da fare e sono riuscita solo oggi a scrivere seriamente.

Spero che il capitolo vi abbia soddisfatti, specialmente il momento Mericcup che so che molti di voi aspettavano. E’ stato troppo dolshoso scriverlo <3

Beh, che altro dire, spero che il capitolo vi piaccia e se volete avete ancora tempo per i soprannomi, si scopriranno nei prossimi capitoli.

Spero di aggiornare quanto prima, anche se mi è venuta in mente un’altra storia da scrivere sempre sui Big Four che vorrei iniziare.

Magari aspetto.

Comunque, 

Alla prossima ;)

E grazie a tutti quelli che seguono, recensiscono o anche solo leggono questa storia, spero continuerà a piacervi.

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Capitolo 10
*** Natale nell'aria (ovvero, come ricevere regali da perfetti sconosciuti) ***


Capitolo 9: Natale nell’aria

ovvero

Come ricevere regali da perfetti sconosciuti

 

Sono passate due settimane dalla prima prova, ma Hiccup ancora non è stato dimesso dall’infermeria, e Merida ancora non ha capito bene come sia entrato in possesso di un gatto, dato che è rimasto lì tutto il tempo.

Ma non si fa molte domande, dopotutto, con la gamba messa così, che altro poteva fare, di certo non poteva essersi messo ad andare in giro per il castello a reclutare gatti.

La signorina Amelia, che in versione gatto è stata chiamata Amy, si dirige in biblioteca per prendere un libro da portare al ragazzo.

Da quando hanno stretto l’accordo è diventata gli occhi, le orecchie e le zampe di Hiccup in giro per il castello, e va anche a trovare Sdentato per conto suo, benché sia piuttosto spaventata dal drago, che la guarda sempre sospettoso, come se non si fidasse di lei.

Amy fruga tra i libri sulla meccanica, riservati agli studenti di babbanologia, che, chissà perché, Hiccup vuole consultare.

Legge i titoli, ma non trova niente che possa interessare al ragazzo.

“I mille usi dell’elettricità”, “Come fanno gli aerei a star su”, “Il mondo delle lampadine”, “Viti, ferro, e i mille modi per costruire oggetti con essi”

Piega la testa nel leggere l’ultimo titolo.

Sembra proprio il genere di libro che potrebbe servire a Hiccup.

Con una zampa lo fa cadere dallo scaffale, poi lo prende per l’estremità con i denti, e va verso la bibliotecaria, per chiedere di prestarglielo.

Belle sta leggendo il quarto libro di Harry Potter, con espressione concentrata, così Amy deve saltare sul bancone e miagolare, per attirare la sua attenzione.

-Si, che c’è?- chiede distrattamente Belle, alzando lo sguardo.

-Ah, Amy- la accarezza sul capo, poi si sporge per vedere il libro che ha portato.

-Strana lettura- commenta, prendendolo -Mi sembrava che Hiccup non studiasse babbanologia- ma lo registra comunque e glielo lascia senza fare storie.

-Grazie- risponde Amy, ma esce un miagolio, sono passate due settimane e ancora deve abituarsi al fatto che non riesce a parlare, che riesce a capire tutti i gatti di Hogwarts e che la gente la accarezza.

Certo, le carezze sono più rilassanti di quanto vuole ammettere, ma lei non è un ga… beh, non davvero, almeno.

Scuote la testa, cercando di non pensarci, e si avvia con la coda per aria verso l’infermeria, spingendo il libro con la testa per i corridoi.

Fortuna che la biblioteca non è distante!

Quando entra, Hiccup si sporge dal letto, e prende il libro.

Legge attentamente il titolo, poi sorride e carezza il capo di Amy.

-Grazie, signorina Amelia, è perfetto per le mie ricerche- Amy assume un’espressione soddisfatta.

Hiccup si mette seduto, alza il cuscino e prende da sotto di esso un progetto per la coda di Sdentato.

Ha deciso di trovare un modo per cavalcarlo facendo muovere lui la coda, in modo da portarlo in un posto sicuro dove non possono scoprirlo.

Le ricerche e lo sviluppo, però, procedono a rilento, e Amy è abbastanza convinta che Hiccup non voglia abbandonare il drago.

Alza gli occhi al cielo a quel pensiero.

Insomma, è un drago, non un animale domestico, inoltre è contro le leggi, l’allevamento di draghi è bandito, lo sanno tutti. È scritto persino in Harry Potter, ed è una delle poche cose che hanno azzeccato!

Inizia a consultare il libro, sfogliando velocemente le pagine, e fermandosi ogni tanto per appuntarsi qualcosa sul progetto.

Ma non ha molto tempo per studiare.

La porta dell’infermeria si spalanca, e Merida fa la sua comparsa, con lo zaino in spalla, la gazzetta del profeta in mano e l’espressione seccata.

Hiccup si affretta velocemente a nascondere il foglio sotto il cuscino ed esclamare.

-Come va?- che è la parola d’ordine per chiudere il progetto, è diventato piuttosto bravo con gli incantesimi di occultamento.

Amy alza gli occhi al cielo, infastidita dal segreto e del fatto che ne fa parte.

-Da schifo, ecco come va!- esclama lei, lanciandogli la gazzetta del profeta, che lui afferra al volo, confuso.

-Cosa…?- comincia, ma lei gli fa cenno di leggere, sedendosi sul letto accanto al suo con le braccia incrociate.

È un articolo della giornalista più antipatica della gazzetta, una tipa che Merida definisce “Una Rita Skeeter ancora più invadente e vestita male”

Comincia così: 

 

“Ancora misteriose le voci sulla scomparsa della signorina Amelia, capo dell’ufficio per i trasporti magici.

Che sia una specie di maledizione per l’anniversario dell’amato libro? O la signorina Amelia aveva scoperto delle informazioni sul torneo che voleva rivelare? 

Dopotutto questo torneo ha dell’irregolare, non si può negare. I candidati di Hogwarts non raggiungono l’età prestabilita, e sono riusciti a passare la prova nonostante la performance piuttosto sbrindellata, dove ben due dei quattro ragazzi sono stati colpiti dal mostro, ed uno di loro: Hiccup Horrendus Haddock III, anche noto come il figlio del famoso cacciatore Stoik Haddock, è ancora ricoverato in infermeria.

Come ben ricordiamo la signorina Amelia ha messo loro un quattro, è stato per questo che è scomparsa? 

Inoltre voci di corridoio hanno riferito che poche pre prima della scomparsa la signorina ha avuto una tremenda discussione in mezzo al corridoio con Merida Dumbroch, altra concorrente, che sembrava nascondere qualcosa.

La signorina si è poi scontrata con la madre della studentessa, che sembrava essere stata beccata su qualcosa.

Dobbiamo inoltre tener conto del quattro che la signorina Amelia aveva messo ai ragazzi di Hogwarts, rischiando di eliminarli dal torneo.

Le domande che ci sorgono sono tante: Cosa sapeva la signorina Amelia di così importante da essere scomparsa? Gli insegnanti tengono segreto qualcosa sul torneo? I quattro studenti partecipanti sono coinvolti? Sono delle menti criminali che hanno ucciso e occultato la signorina Amelia? E in tal caso, è sicuro per gli studenti di Beauxbatons gareggiare contro di loro?

Il ministero sta indagando, ma brancola ancora nel buio, e la scuola di magia e stregoneria non fornisce nessun aiuto né informazione utile, nasconderà qualcosa?

Qui è tutto, da Madame Medusa”

 

-Beh, direi che ci vuole rovinare la vita- commenta tranquillamente Hiccup.

Merida lo guarda sconvolta.

-Hiccup ma hai visto che assurdità scrive?- gli chiede, indicando il paragrafo dove parla di lei.

-Si, lo so. Ma che possiamo farci, lei è una giornalista, la cosa migliore è andare avanti e non farsi schiacciare dalle supposizioni- Hiccup alza le spalle, poi le passa il giornale.

Merida alza gli occhi al cielo.

-La fai facile tu, sei chiuso qua dentro a rimirare un foglio vuoto- caccia il progetto da sotto il cuscino.

-Ma noi dobbiamo subire tutti i ragazzi che ci fischiano dietro, che si mettono a chiederci di far scomparire anche la professoressa Yzma. E’ stato Macintosh a farci vedere il giornale, sai. Ce l’ha spiattellato davanti, leggendo alcune cose ad alta voce, credo sia ancora arrabbiato per quando l’ho schiantato al primo anno.- appallottola il foglio di giornale e lo lancia contro il secchio, facendo un centro perfetto.

-Gli altri come l’hanno presa?- chiede Hiccup, un po’ preoccupato per Rapunzel.

-Jack è infastidito, ma cerca di scherzarci su, mentre Rapunzel ci è rimasta malissimo. All’inizio era solo molto confusa e sperduta, poi, quando Flynn l’ha infastidita chiedendole chi sarà la prossima vittima lei è scoppiata a piangere, ed è corsa verso la stanza delle necessità- spiega, con tristezza, scuotendo la testa.

-Jack è con lei- aggiunge poi, -Dovevi vedere l’occhiataccia che ha lanciato a Flynn, peggio di mia madre- sorride, ricordando la scena.

Poi si fa pensierosa.

-Ummm, non è che insegna questo a lezione, invece che rune antiche?- si chiede, Hiccup ridacchia.

-Si, lezione di occhiatacce e occultamento cadaveri- risponde Jack, entrando, seguito da Rapunzel, con gli occhi arrossati ma asciutti.

La ragazza tenta di sorridere a Hiccup.

-Come stai, Hic? La gamba va meglio? Non dovrebbe mancare molto alla tua guarigione- La ragazza posa la borsa sul letto dove si è seduta Merida e solleva la coperta di Hiccup per osservare il gesso, come se potesse vederci attraverso.

-Punzie, non è che se lo fissi intensamente diventa invisibile- ridacchia Jack, lei gli tira una gomitata.

-E credo proprio che non vi convenga, vi ricordo che non lavo la gamba da due settimane, e l’infermiera non aveva nemmeno pulito tutto il sangue del morso- Rapunzel assume un’espressione leggermente schifata, e il moro si affretta a cambiare discorso.

-Comunque, come è andata la giornata?- chiede, rivolgendosi per lo più a Jack e Rapunzel.

-Bene, si, insomma, Flynn non è stato molto gentile- le vengono i lucciconi, Hiccup non aveva capito che lei avesse una cotta così grande per Rider, e deve ammettere che la cosa non gli va molto a genio -… ma per il resto, tutto a posto- si asciuga di nascosto gli occhi, ma gli altri se ne accorgono, e Jack fa un’espressione ferita.

-Su, Punzie… dopotutto… lui… non… voleva…. offenderti…. scherzava… e basta- da come lo dice deve essersi sforzato davvero tanto.

-Si, probabilmente voleva tirarti su di morale, ma ha scelto il modo sbagliato- Merida lo pronuncia come se avesse inghiottito un limone tutto intero.

Rapunzel li guarda incredula.

-Lo credete davvero?- chiede, speranzosa.

Jack e Merida si guardano, come a chiedersi a vicenda “Ma dobbiamo proprio?” poi, abbassando lo sguardo, annuiscono, una volta, e quasi impercettibilmente.

Rapunzel sorride, radiosa.

-Beh, se lo dite voi, forse potrei provare a parlargli, e chiarirmi- si rianima di speranza, e sembra che anche gli occhi perdano del tutto il rossore da pianto di prima.

Hiccup è incredulo, nella maniera più assoluta. Loro due, l’avversaria di quidditch spietata e il compagno di casa che chissà perché lo odia dal più profondo del cuore, che cercano di far tornare in buoni rapporti Flynn e Rapunzel per non farla essere triste.

È come se fosse arrivato natale in anticipo, beh, di cinque giorni, dato che è il venti dicembre.

Ma a proposito di Natale…

-Cosa fate durante le vacanze?- chiede, curioso, e per cambiare argomento.

Di solito Jack resta a scuola con Hiccup, mentre Merida e Rapunzel tornano a casa, ma dato che doveva esserci il ballo del ceppo non sa come si sono organizzate le due amiche.

-Mamma resta qui, perciò anch’io- risponde Merida, sbuffando. Non che gli dispiaccia stare con Jack e Hiccup, ma vorrebbe vedere i suoi fratelli, e di certo non vuole restare al castello con tanta gente che la indica e si riferisce a lei come “La tipa che c’entra con la scomparsa di Amelia”

Certo che la gente crede in tutto ciò che legge!

-Io torno a casa, quando i miei genitori hanno saputo che non c’è il ballo hanno insistito molto perché venissi a Natale. Hanno anche deciso di invitare zia Betty e zio Gary, non posso assolutamente mancare- Rapunzel appare dispiaciuta -Sapete, mi sarebbe piaciuto tanto passare un natale con voi- sospira.

-Magari un giorno ci inviti tutti da te per Natale- cerca di consolarla Jack, con tono di scherzo.

Rapunzel però si fa pensierosa.

-Non so se a Natale potrò invitarvi, ma magari potreste venire quest’estate, se insisto forse ce la faccio a convincere i miei genitori- riflette.

-Hey, scherzavo sul natale, dopotutto è una festa familiare- specifica Jack, sorridendole.

-Ah… comunque per l’estate, sul serio, quest’anno dobbiamo rifarci, vi faccio visitare Londra, facciamo un giro a Primark e a Starbucks, assolutamente, inoltre potremmo vedere il British Museum, è pieno di fantastici quadri, e poi i monumenti, dovete vederli- Rapunzel ha attaccato a parlare di monumenti e arte, e Merida sa che deve precipitosamente cambiare discorso.

-Sarebbe stupendo, ma, piuttosto, voi che pensate della signorina Amelia?- chiede ai ragazzi, Rapunzel sembra leggermente offesa dal cambio improvviso di discorso, ma cerca di lasciar perdere, dopotutto sa che a Merida e a Jack non piacciono queste cose.

-Io trovo che ricomparirà, e mi dispiace molto per lei- risponde Hiccup cauto, lanciando un’occhiata a Amy.

-Per me è indifferente, era un po’ impicciona, e ci ha messo un quattro, ma sinceramente non mi stava antipatica, anzi aveva un suo temperamento rispettabile- Jack alza le spalle.

-A me dispiace tantissimo, dopotutto era un giudice, e sono così triste che sia scomparsa, spero davvero stia bene e che torni presto- Rapunzel fa la sua espressione triste e spaventata, di chi non ha ancora capito i pericoli del mondo della magia.

Amy, tutta soddisfatta, le si avvicina, e si lascia accarezzare dalla bionda, che si tira un po’ su di morale.

-A me stava sulle scatole in maniera pazzesca- sbotta Merida.

-Non mi interessa se potrebbe essere usato contro di me, ma sinceramente quella non aveva una vita. Si è messa a chiedere in giro di cose mitologiche e inesistenti senza ragione valida, e poi scompare, secondo me ha sbagliato un incantesimo e si è ritrovata in Alaska a caso- Merida incrocia le braccia, Amy smette di fare le fusa a Rapunzel e si mette sull’attenti, seccata.

-Insomma, Merida, un po’ di rispetto, magari aveva tutte le sue buone ragioni- prova a farla ragionare Hiccup.

-Ma che buoni ragioni, quella lì credeva che avessimo imbrogliato, che TU avessi imbrogliato, o che avessi non so che bacchetta. Ok che le nostre sono strane, ma insomma, non è che solo perché sono fatte con strani materiali sono più forti di altre- Amy sgrana gli occhi, quindi hanno davvero loro le quattro bacchette!

Hiccup lancia un’occhiata preoccupata a Amy.

-Senti, Merida, le nostre bacchette non hanno niente di strano…- comincia Hiccup.

-Tranne riuscire a sollevare in aria la gente- lo interrompe Jack, Hiccup gli lancia un’occhiataccia.

-…e non dobbiamo metterci a criticare la povera signorina Amelia solo perché ti ha seccato con le sue domande- continua, lanciando sempre un’occhiata ad Amy.

-Tu sei troppo buono, Hic- Merida gli da un buffetto sulla guancia -Lei non merita la tua tolleranza- Amy emette un verso irritato.

-Che c’è?- chiede preoccupata Rapunzel al gatto, smettendo un attimo di grattarle dietro le orecchie.

-Sai, Hic, non per dire niente, ma hai Amy da quando Amelia è scomparsa, Amy sembra in diminutivo di Amelia e il gatto si irrita sempre quando Merida la insulta- riflette Jack, Hiccup impallidisce, e inizia a balbettare scuse.

-Andiamo Frost, che stai insinuando? Che Amelia si è trasformata in gatto e ha deciso di fare amicizia con un tipo che crede abbia imbrogliato al torneo?- Merida scoppia a ridere, seguita a ruota da Jack. Rapunzel tira loro una gomitata con un -Ma su, un po’ di rispetto- e Hiccup ed Amy si guardano, cercando di non apparire colpevoli.

 

Quando i due restano soli, Hiccup prende il libro e il foglio degli appunti e si mette al lavoro, cercando di non incrociare lo sguardo di Amy.

Ma la gatta gli si para davanti, sospettosa e indagatrice, saltando sopra il libro che Hiccup sta consultando.

-Signorina Amelia, cosa… cosa posso fare per lei?- chiede il ragazzo, con un groppo in gola.

Lei lo guarda eloquente.

-Le bacchette dici? Merida scherza, non abbiamo bacchette particolari- mente lui, scansando il gatto dal libro e rimettendosi a leggere e studiare.

Amy però si impunta, e gli posa le zampe sulle spalle, cacciando gli artigli per farlo parlare.

Poi lo fissa, e Hiccup sospira.

-Che vuoi che ti dica? La mia bacchetta è come ti ho detto, corda di cuore di drago, quella di Merida è piume di fenice… e legno di Platano… picchiatore- Amy strabuzza gli occhi. -E quelle di Jack e Rapunzel… rispettivamente ghiaccio eterno e sole- conclude Hiccup, a bassa voce e senza guardarla.

Amy resta a bocca aperta.

-Siete voi… siete proprio voi- dice a Hiccup, che assume l’espressione confusa.

-Siamo cosa?- chiede, Amy sobbalza.

-Tu mi capisci?- chiede incredula.

-Che hai detto? Non parlo gattese- Hiccup distrugge le speranze della gatta, eppure, prima sembrava avesse capito.

Hiccup sembra pensarla come lei, e si prende la testa tra le mani, per raggruppare le idee.

-Allora, tu sai qualcosa sulle bacchette, giusto?- chiede, il gatto annuisce.

-E c’entrano anche quelli che tramavano alle nostre spalle?- chiede, rabbrividendo il ragazzo.

Il gatto annuisce nuovamente.

-E puoi dirmi circa di che si tratta?- chiede ancora, ma sa già quale sarà la risposta.

Il gatto, infatti, scuote la testa.

-Il diario è sparito- spiega, anche se è convinta che il ragazzo non la capirà.

-Potresti ripetere?- chiede Hiccup prendendo la bacchetta e chiudendo gli occhi, come a concentrarsi.

Il gatto piega la testa.

-Il diario di mia madre è stato rubato- specifica, chiedendosi perché mai deve ripeterlo, se lui non parla la sua lingua.

-E questo diario potrebbe spiegare perché le nostre bacchette sono importanti?- Hiccup continua a tenere gli occhi chiusi, cerca di immaginarsi di parlare con la signorina Amelia, non con un gatto, e riesce a capirla.

-Si… e spiega tutto sulla grande guerra magica- risponde Amy, incredula per il fatto che il ragazzino la capisce.

-Quale…?- comincia, ma si interrompe nell’avvertire che nella stanza c’è un’altra presenza, sente qualcuno di oscuro, ma non è una persona, più un’ombra, che li sta spiando.

La sente frusciare nell’angolo più buio della stanza, sente come un vago odore di marcio, di morte, di oscurità pura e semplice.

Poi apre gli occhi, e li punta dritti nella direzione dell’ombra, che con un guizzo scompare.

Amy fissa sbalordita il ragazzino, non le è sfuggito il fatto che, appena i suoi occhi si sono aperti, erano diversi, non erano gli occhi di Hiccup. Erano verdi, certo, ma appartenevano a Sdentato.

 

Rapunzel prova a farsi coraggio.

Respira profondamente, chiude gli occhi ed inspira, espira, inspira, espira, inspira, espira, inspira…

-Rapunzel, che stai facendo?- la ragazza apre di scatto gli occhi, senza espirare, e resta immobile, trattenendo il fiato a fissare paonazza Flynn Rider guardarla confuso, con quel suo sorrisino da cattivo ragazzo che gli riesce così bene e che, Rapunzel deve ammetterlo, è molto più riuscito di quello di Jack.

Sbatte gli occhi una decina di volte, poi espira per mancanza d’aria, e cerca di respirare normalmente.

-C-ciao Fl-Flynn, volevo parlarti- comincia, cercando di assumere un tono autoritario, senza troppi risultati.

-Senti, scusami per prima, sai, non volevo ferirti, ma solo scherzarci su, come Fred e George Weasley quando tutti credono che Harry abbia aperto la camera dei segreti- Rapunzel resta interdetta.

Non si aspettava proprio una cosa del genere, non da Flynn Rider almeno. E la citazione ad Harry Potter, è qualcosa di davvero, davvero incredibile, dato che lui non conosce quella saga, almeno da quanto ne sa Rapunzel.

-Tu… tu… Harry Potter… Fred e George… Oh…- Rapunzel balbetta confusa, cercando di registrare appieno le parole del ragazzo, che ridacchia.

-Hey, Punzie, solo perché non sono un bravo studente non significa che odio leggere- Rapunzel diventa più rossa dei capelli di Merida.

-Io non sapevo che tu…- si prende la testa tra le mani -Oddio che figura!- esclama, diventando se possibile ancora più rossa.

Flynn non può fare a meno di pensare che la ragazza è davvero adorabile quando è imbarazzata, beh, più adorabile del solito, è chiaro.

-Senti, Rapunzel, lo so che manca molto al ballo, e non so se mi hai perdonato per la faccenda del giornale, comunque, mi chiedevo se ti andasse di venirci con me- non c’è traccia del minimo imbarazzo nella sua voce, è molto tranquillo e sicuro, come se aspettasse già una risposta affermativa.

Rapunzel resta di sasso.

Spalanca la bocca, le sue guance, in assenza di un colorito più rosso, diventano fucsia, e sembra folgorata sul posto.

-Mi stai invitando al ballo?- chiede, come se non credesse alle sue orecchie.

-Si, se ti va, ovviamente- lui si porta le mani tra i capelli, la sua voce ora tradisce una piccola traccia di incertezza.

Lei sorride, e annuisce.

-Fiu, bene, ne sono felice, so che magari sembra presto, ma avevo paura che qualcuno mi precedesse- le fa l’occhiolino, il cuore della ragazza batte furiosamente.

-Allora ci vediamo in giro- e salutandola se ne va.

Lei resta a salutare il vuoto con un sorriso ebete per cinque minuti buoni, poi passa Anna, che la guarda inarcando un sopracciglio.

-Ehm, Rapunzel?- chiede, sventolando una mano nella sua direzione per sbloccarla.

-Eh?- chiede lei, riscuotendosi.

-Ah, ciao Anna- la saluta, con un raggiante sorriso.

Anna la guarda un secondo con confusione, poi il suo volto si illumina di comprensione, e alla fine le spunta un sorrisone tutto denti.

-Tu e Flynn andrete al ballo insieme!- esclama, eccitata.

Rapunzel arrossisce.

-Me l’ha chiesto poco fa- conferma, mordendosi il labbro inferiore.

-Non riesco a crederci, sono troppo felice per te- Anna abbraccia stretta stretta l’amica, che sorride ancora incredula, e incredibilmente felice.

C’è solo una piccolissima ombra nella sua felicità, un’ombra che si riassume in un solo nome: Jack.

Lui detesta Flynn, e come può dirgli che andrà con lui senza che si arrabbi con lei per una settimana?

 

Ridendo, scherzando, e tenendo centinaia di segreti, l’ultimo giorno di scuola arriva nella gioia generale, e Rapunzel si prepara a tornare a casa per le vacanze.

Non ha detto a nessuno dell’invito di Flynn, né della loro rappacificazione dopo l’episodio del giornale, e ha deciso di rivelarlo prima di partire.

Si avvia con il baule verso le carrozze, c’è solo Jack ad accompagnarla, dato che Merida è da Hiccup, che ha rimosso il gesso ieri sera e deve iniziare a riabituarsi a camminare.

-Allora, Punzie, porgi i miei omaggi ai tuoi genitori da parte mia- le fa uno scherzoso inchino, la ragazza ridacchia.

-Sarà fatto, Frost- risponde lei, rispondendo all’inchino.

Data l’iperprotettività dei genitori della bionda, lui ha iniziato a rivolgersi a loro come lord o regali e a Rapunzel come una principessa bisognosa di scorta, almeno quando sta per partire per le vacanze.

-Ah, Jack, comunque io e Flynn ci siamo chiariti- rivela lei, posando il baule nella carrozza, Jack si irrigidisce e serra la mascella, ma Rapunzel e concentrata e non se ne accorge.

-Ah, si?- chiede Jack, cercando di sembrare rilassato.

-Si, e lui mi ha invitata al ballo- aggiunge lei in un sol fiato, entrando nella carrozza e preparandosi a chiudere la porta.

Jack spalanca gli occhi.

-Cosa?!- esclama, la voce esprime tutt’altro che rilassamento, ma non ci fa troppo caso.

-Si, e ho accettato, le carrozze devono partire, ci vediamo al rientro- e chiude di scatto la porta, bloccando la risposta indignata di Jack.

-Ma…- il ragazzo calcia a terra, e solleva una nuvola di polvere.

-Diamine!!!- esclama, furente.

Già non riesce a sopportare che Rapunzel sia amica di quel pomposo, orribile, falso e montato di Eugene Fitzherbert alias Flynn Rider, figuriamoci se riuscirà a tollerare di vederli insieme al ballo, e magari…

Rabbrividisce al solo pensiero, Rapunzel non potrebbe mai e poi mai prendersi una cotta per quel viscido verme, dopotutto lei non potrebbe cadere così in basso da mettersi con lui.

Cerca di levarsi dalla mente l’immagine di loro due insieme, che si abbracciano amorevolmente, che si baciano.

Senza che se ne renda conto dalla sua bacchetta escono stalagmiti di ghiaccio per tutto il cortile, e lui cerca di eliminare il vomitevole pensiero dalla testa.

-Jack, va tutto bene?- chiede una voce preoccupata alle sue spalle.

-Elsa, ciao! Va tutto bene- Jack riconosce nella voce il timbro dell’amica, e si gira, cercando di assumere un’espressione rilassata e tranquilla.

-No, sei nervoso- lo contraddice lei, e con un gesto della bacchetta elimina le stalagmiti.

-Hey, erano un tocco di classe- si lamenta lui, sperando di convincerla che erano volute.

-Erano molto pericolose, e comunque non prendertela per Rapunzel- Elsa gli si avvicina, e gli posa una mano sulla spalla, per confortarlo.

-Prendermela per cosa?- chiede Jack, fingendo indifferenza.

-Prendertela per il fatto che andrà al ballo con il ragazzo più montato e insopportabile della scuola- Elsa non si fa abbindolare, e il ringhio di Jack è la prova che non si sbaglia riguardo a ciò che lo turba.

-E tu come fai a saperlo?- chiede lui, infastidito.

-Flynn lo sbandera ai quattro venti da giorni, ormai, è più insopportabile del solito, ormai lo sanno tutti- Elsa alza gli occhi al cielo.

-Quindi praticamente l’unico a non saperlo ero io?- chiede Jack, incrociando le braccia.

-Evidentemente, ma fidati del giudizio della tua amica, quando capirà chi è tutto si risolverà- prova a consolarlo.

-Sai, non saprei, Rapunzel ha la cattiva abitudine di vedere buono in ogni persona- si siede nella neve, imbronciato, ed Elsa lo imita, per nulla infastidita dal freddo.

-Beh, se provi a fermarla lei si arrabbierà con te, lo sai. Una ragazza innamorata perde la ragione, la cosa migliore che puoi fare è fidarti di lei e accettare Flynn, dopotutto non sei suo padre, e la sua vita è solo sua- Elsa alza le spalle, a sentire la parola “innamorata” Jack è scosso da un brivido, ma deve ammettere che il discorso di Elsa non fa una piega.

-Hai ragione, devo andare avanti e stringere i denti- si alza, e porge la mano ad Elsa per aiutarla ad alzarsi a sua volta.

-Comunque, tu vai con qualcuno?- chiede, senza sapere bene da dove gli venga quell’invito.

La ragazza sembra colta di sorpresa, e scuote la testa.

-Bene, potremmo andare insieme- propone lì per lì il ragazzo.

Elsa sorride, e annuisce, arrossendo appena.

-D’accordo, a me va bene- 

-Perfetto, sempre che le sirene non mi sbranino prima durante la ricerca delle pietre- si toglie la neve dai vestiti e fa per rientrare, seguito da una Elsa molto sorridente, il ché è una specie di stranezza incredibile, visto che la sedicenne sorride molto di rado.

In effetti la seconda prova, che si svolgerà il sedici febbraio, sarà incentrata sulla ricerca nell’oceano delle pietre che hanno recuperato dal collo del drago.

Devono tenere le pietre fino a quel giorno, così che loro assorbano il potere che riesce meglio a ciascun tributo… ehm, campione.

Poi le pietre verranno gettate nel lago nero, e loro dovranno recuperarle, senza avere la possibilità di utilizzare il potere che loro hanno assorbito.

-Sono certa che ve la caverete- Elsa precede Jack, e si avvia in tutta fretta nella biblioteca.

Jack, dal canto suo, ha urgente bisogno di parlare con Hiccup e Merida della faccenda che lui ha intenzione di chiamare “Quell’orribile, falso, detestabile e insopportabile studente che si crede dio sceso in terra vuole ammaliare quella fantastica ragazza che è Rapunzel”.

Quando entra in infermeria, però, l’argomento gli passa dalla testa.

Hiccup e Merida sono stesi a terra, lui sopra lei, in posizione piuttosto equivoca, e cercano di rialzarsi, completamente imbarazzati.

-Ragazzi, un po’ di contegno- li prende in giro Jack.

-Non è come pensi- si affretta a dire Hiccup, alzandosi a fatica, rosso come un peperone.

-Se volete vi lascio soli- continua però Jack, indicando dietro di se.

-Zitto, Ghiacciolino- lo ammonisce Merida, più rossa dei suoi capelli.

Lui entra nella stanza e si siede su uno dei letti.

-Bene, che scusa avete in mente?- chiede, mettendosi comodo.

-Non è una scusa, Hiccup non riesce ancora a camminare bene, mentre provava a reggersi in piedi non ha retto, e dato che cercavo di aiutarlo mi è caduto addosso- spiega Merida, incrociando le braccia.

-Ok, se lo dici tu- ma Jack ha un sorrisino malizioso.

-Uff, allora, hai salutato Rapunzel?- chiede Merida, per cambiare argomento.

Jack si rabbuia.

-Si, l’ho salutata- butta fuori le parole come se fossero acido.

-Cosa è successo?- chiede Hiccup, preoccupato.

-Indovinata con chi va al ballo?- chiede, Merida e Hiccup si lanciano un’occhiata.

-Un momento, voi lo sapevate già?- chiede, incredulo.

-Beh, abbiamo sentito delle voci- risponde evasivo Hiccup.

-Non sapevamo se fossero vere o no- aggiunge Merida.

Jack sbuffa contrariato.

-Oh, beh, lei ha il diritto di uscire con chi vuole, non è affar mio- il suo tono non è affatto convincente, ma Merida e Hiccup non insistono.

-Beh, sarà il caso di continuare a provare a camminare, Jack, vuoi darci una mano?- chiede Merida, per sciogliere la tensione.

-Non ve la cavate egregiamente, da soli?- li prende nuovamente in giro l’albino.

Merida gli tira una gomitata.

 

La mattina di Natale non parte sotto buone prospettive, dato che quando Merida si alza non è nella sua casa con i suoi fratellini che la svegliano tutti allegri per l’apertura dei regali, ma, anzi, si deve accontentare di Astrid che russa nel letto accanto al suo.

Le sta simpatica Astrid, sono entrambe cacciatrici nella squadra di quidditch, perciò non hanno la minima rivalità, anzi, sono una squadra.

Eppure, da quando Hiccup l’ha salvata dall’unicorno, Astrid si è interessata in maniera irritante a lui, e questo non va proprio giù a Merida, che inizia a pensare che sia una ragazza che passa sul carro del vincitore.

Lui è popolare, forte e mi può dare tanto? Bene, interessiamoci a lui.

Lui è secchione, impopolare e destinato a non diventare niente? Che orrore, una schiappa!

Sembra davvero una cosa infida.

Si alza stiracchiandosi, poi il suo sguardo si posa sui pacchetti ai piedi del letto, che i minions hanno posato durante la notte.

Sono un bel mucchietto, e non vede l’ora di scartarli tutti, anche se non c’è la sua famiglia con lei.

Il primo è dei suoi genitori.

Il solito buono di venti galeoni per il negozio di attrezzature per il quidditch, ormai sono tre anni che lo fa, anche se è più un regalo del padre che della madre, visto che lei non approva il quidditch, ma almeno spera che sia al sicuro se proprio deve giocarci.

Il secondo regalo è dei gemellini, e fa attenzione ad aprirlo, visto che amano farle stupidi scherzi.

Infatti dalla busta esce pus di bobotubero non diluito, che Merida riesce a non toccare neanche di striscio.

Ha una mezza idea di spedirlo a Flynn Rider o a Macintosh con la prossima posta, ma si trattiene e lo getta nella spazzatura.

Il regalo di Rapunzel sono dei simpatici elastici per capelli, quello di Hiccup è un libro sul quidditch e Jack le ha regalato un pacchetto economico di cioccorane, sa che è stato difficile per lui raccogliere i soldi per quel regalo, e morde la cioccorana con più gusto di come farebbe con una normale.

Poi ci sono i soliti regali dei parenti vari, che le hanno inviato vestiti, libri e quaderni.

Steve le ha comprato un arco giocattolo.

Infine, l’ultimo pacchetto è anonimo, senza biglietti né firme da nessuna parte.

Quando lo apre scopre che si tratta di uno specchio, un semplice specchio.

Quando cerca il suo riflesso, però, vede solo nero, come se lo specchio fosse ancora impacchettato.

Gira lo specchio, alla ricerca di una spiegazione, e trova solo due parole.

“Non perderlo”

-Ma che…- comincia, rigirando lo specchio, poi caccia un urlo di sorpresa.

 

Jack si sveglia che Aladdin è già uscito, ma è naturale, lui è mattiniero.

Gli altri sono tutti tornati a casa, e lui si avvia ai regali.

Non sono molti, solo sei.

…Sei?

E’ abituato a riceverne cinque, uno da Rapunzel, uno da Hiccup, poi da Merida e da Elsa.

Di chi potrebbe essere l’altro.

Decide di non pensarci, e parte dai soliti.

Merida gli ha comprato un pacchetto di api frizzole, le sue caramelle preferite.

Fanno sempre scambio di dolci, loro due, anche se Jack è costretto a comprare qualcosa di poco costoso, visto che non naviga proprio nell’oro.

Hiccup gli ha preso un sacchetto di gobbiglie, dato che Jack ha perso le proprie a inizio anno (diciamo che le ha proprio calpestate per sbaglio, ma dettagli)

Rapunzel, invece, gli ha regalato un Kit per la manutenzione di un manico di scopa.

Non riesce a sorridere, benché il regalo sia splendido.

Elsa, invece, gli ha regalato un nuovo diario.

Prende l’ultimo pacchetto, è leggero, e non ci sono biglietti.

E’ un po’ indeciso, non conosce persone che potrebbero avergli comprato qualcosa, a meno che non si tratti di uno scherzo o di un errore.

Lo apre, titubante, aspettandosi qualche stupida cartaccia di giornale con un biglietto ridicolo o qualche maledizione esplosiva, invece sulle sue mani scivola un mantello che sembra fatto di acqua.

Jack quasi cade dal letto per la sorpresa, non è un fanatico di Harry Potter, né un esperto di oggetti magici, ma Merida gli ha parlato centinaia di volte dei mantelli dell’invisibilità, e questo sembra proprio uno di questi.

Se lo rigira tra le mani incredulo.

Per lui che non ha mai avuto niente di prezioso, questo oggetto è davvero un’incredibile novità.

Crede ancora che ci sia stato uno sbaglio, almeno finché non legge il minuscolo biglietto all’interno del pacchetto.

“Fidati, Jack”

Se lo getta sulle spalle titubante,  e il suo corpo scompare.

 

Rapunzel si sveglia molto intontita, con sua madre che la chiama per aprire i regali e fare colazione.

Si veste in tutta fretta con un maglione viola e dei jeans pesanti.

Poi scende, e viene accolta dal bacio affettuoso del padre e dall’abbraccio della madre, che le mette nel piatto i soliti pancake natalizi e le riempie la tazza di cioccolata calda con i marshmallows.

La ringrazia e mangia, poi si avvia nel soggiorno, dove sotto l’albero ci sono i pacchetti che attendono di essere aperti.

-Ah, Rapunzel, oltre ai pacchi dalla scuola inviati per posta, un gufo ha lasciato questo davanti alla porta- l’avverte la madre, porgendole un piccolo pacchetto, senza biglietti né indirizzo.

-Oh, non so, magari qualcuno non ha fatto in tempo a darlo alla scuola e me l’ha spedito direttamente qui- prova a ipotizzare, posandolo con gli altri.

Poi parte con i pacchetti.

I suoi genitori le hanno comprato un bellissimo vestito nuovo per il ballo, Rapunzel li abbraccia radiosa.

Merida le ha preso un bellissimo ciondolo anti bulli, che sprizza il pepe nell’occhio di chiunque le da fastidio. Ridacchia per l’originalità

Hiccup le ha comprato l’ultimo libro di Harry Potter, che ancora non ha letto e non vede l’ora di iniziare.

Jack le ha comprato un nuovo album da disegno, economico ma davvero bellissimo.

Anna le ha comprato degli accessori per i capelli, e Flynn un simpatico smalto che cambia colore a seconda dell’umore. Si ritrova ad arrossire rimirandolo, e i suoi genitori si scambiano un’occhiata preoccupata.

-Chi ti ha inviato l’ultimo regalo?- chiedono, sospettosi.

-Un’amico- risponde Rapunzel evasiva.

Poi passa al misterioso regalo, l’ultimo che viene dal mondo della magia.

Lo apre curiosa, e scopre una scatola, che sembra contenere un gioiello.

Quando però vede la collana, resta esterrefatta.

E’ una giratempo, sono più uniche che rare.

Resta a bocca aperta, incredula, e la posa come se fosse così fragile che un semplice movimento brusco basterebbe a spezzarla, e nota che c’è anche un piccolo bigliettino con su scritto due semplici parole: “Buona fortuna”

 

Pur essendosi appena svegliato, Hiccup è più stanco che mai.

Si stiracchia ben bene, e subito Amy gli salta in grembo, per evitare che si riaddormenti.

-Bene, bene, sono sveglio- la accarezza, lei gli fa le fusa, le carezze sono davvero belle, deve ammetterlo, sopratutto da lui, inizia a capire perché il drago gli sia diventato amico.

-Oh, i regali- si rende conto che ci sono un bel po’ di pacchetti ammassati ai piedi del letto.

Comincia con quello del padre, per levarsi subito il pensiero.

Come c’era da aspettarsi, è un manuale sulle creature cattive e su come ucciderle.

Poi passa a quello di Rapunzel, anche la ragazza gli ha comprato un libro sugli animali, ma su quelli buoni e su come addestrarli.

Lui sorride, colpito dalla differenza tra lei e suo padre.

Jack gli ha comprato un pacchetto di zuccotti di zucca.

Mentre Merida gli ha regalato un nuovo quaderno per gli appunti e un libro annesso di incantesimi bizzarri e strani per scherzi.

Poi, con sua grande sorpresa, ha ricevuto un regalo da Astrid: un pacchetto di cioccorane e un biglietto “Grazie per l’unicorno”

Pensava che se ne fosse dimenticata.

Dopo i regali di un paio di parenti, arriva all’ultimo, senza nome e senza biglietti esterni.

Lo apre sperando non sia uno scherzo dei fratelli di Merida, ma nota che è invece uno specchio, ma che invece di dare il suo riflesso, da su un letto dalle coperte rosso e oro.

Si avvicina confuso, proprio mentre la visuale cambia.

Sente un confuso -Ma che…?- e poi si ritrova la faccia di Merida a due centimetri dal suo naso, dall’altra parte dello specchio.

Lanciano in contemporanea un piccolo urlo sorpreso.

-Hic-Hiccup?- chiede incradula lei.

-Merida, ma cosa…?- Hiccup non sa cosa sta succedendo, volta lo specchio come in cerca di informazioni, ma trova semplicemente una scritta “Tienila stretta”

-Tu sai chi ha mandato il regalo?- chiede Merida.

-No, non lo so, è senza firma- risponde Hiccup, toccando la superficie dello specchio come se non ci credesse.

-Sono come gli specchi gemelli di James e Sirius- osserva Merida, sorridendo eccitata.

-Non credevo esistessero- Hiccup si fa pensieroso.

-Fantastico, è meraviglioso. Potremo sentirci sempre, per qualunque cosa, in ogni momento- Merida non riesce a immaginare di meglio.

-Meglio dirlo ai nostri genitori- la ammonisce lui, che trova la cosa più sospetta che grandiosa.

-Ma sei fuori, se lo diciamo a loro ce lo buttano via- Merida incrocia le braccia, e fa il broncio.

-Ed io nn voglio di certo perdere un’occasione per vederti spesso anche durante le vacanze-

Hiccup la osserva per un po’, poi sospira, e acconsente.

-Ok, non lo diciamo a nessuno, ma al minimo cenno di pericolo…- comincia, ma Merida lo interrompe.

-Si, si, ora devo andare a fare colazione, ti passo a trovare dopo-

E posa lo specchio.

Hiccup non riesce a fare a meno di pensare che la cosa è davvero molto sospetta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A)

Scusate vado di fretta a devo dormire che domani parto di nuovo.

Al prossimo capitolo, dove assisteremo alla seconda prova.

Baci e grazie a tutti i recensori, a chi segue e chi legge.

<3

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Capitolo 11
*** La seconda prova pt 1 (ovvero, come incontrare un mostro molto poco collaborativo) ***


Capitolo 10: La seconda prova pt. 1

ovvero

Come incontrare un mostro molto poco collaborativo

 

Ormai è arrivata la vigilia della seconda prova, nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, ma per i quattro ragazzi il tempo d’attesa è passato in un soffio, e ancora non riescono a credere che sia il 15 febbraio.

-Quindi useremo tutti l’incantesimo testabolla?- chiede per l’ennesima volta Merida agli altri.

-Per l’ultima volta, Merry. Non mi farai prendere l’algabranchia solo perché vuoi che siamo originali- risponde Jack, sbuffando -Perché devi sempre mettere me in mezzo ai tuoi esperimenti?!- Jack è diventato piuttosto suscettibile questi giorni, e nessuno dei tre amici ha ancora capito il perché.

-Suvvia, Jack, secondo me l’algabranchia sarebbe davvero forte, e magari qualcuno potrebbe trasformarsi in animale, così saremmo uno diverso dall’altro- insiste Merida, che trova che usare l’incantesimo testabolla su tutti sia contro tutti i sensi del torneo, dopotutto ci sono molti altri modi per respirare sott’acqua, solo che la signora Erica si è fregata il libro dalla biblioteca.

-Merida, per una volta devo concordare con Jack, l’importante è il risultato, e l’algabranchia è piuttosto pericolosa, dato che il suo effetto dura un determinato lasso di tempo, mentre l’incantesimo testabolla dura quanto si vuole- cerca di farla ragionare Hiccup.

-Inoltre non credo che l’algabranchia si trovi nell’ufficio di Yzma, dato che lei ha solo materiale per pozioni che trasformano in animali predatori di lama parlanti- aggiunge, cercando di rimuovere totalmente l’idea dalla mente dell’amica, che però non vuole darsi per vinta.

Sono riuniti nella stanza delle necessità: Merida cammina da una parte all’altra sparando ipotesi a destra e a manca; Jack è seduto a rigirarsi la perla, ora diventata azzurra, tra le dita con fare annoiato; Rapunzel legge un libro e si esercita a lanciare l’incantesimo testabolla, anche se lo sa benissimo; mentre Hiccup è seduto su un comodo pouf ad accarezzare Amy, con la quale ha stretto una forte amicizia in questo mesi.

-Speriamo vada tutto bene- commenta Jack, un po’ teso.

-Non ci spererei più di tanto- borbotta Hiccup, che tra tutti è il più spaventato all’idea di tuffarsi nelle profondità del lago nero. Forse perché è anche l’unico tra loro che conosce le intenzioni poco buone di un paio di maghi capitanati dalla preside della scuola avversaria.

Sta di fatto che è teso come non mai, e spera davvero di non rimetterci la pelle domani.

-Ricordate, gioco di squadra e dobbiamo fare il prima possibile- la loro tattica consiste in questo.

-Ma come facciamo a fare il prima possibile se siamo tutti e quattro insieme?- chiede Rapunzel, Hiccup deve ammettere che il suo ragionamento non fa pieghe.

-Potremmo dividerci, e magari tenerci in contatto con gli specchi gemelli di Merida e Hiccup- prova a proporre Jack.

-Non si possono portare altri oggetti oltre alla bacchetta- ripete Hiccup come un mantra -E non mi va di certo farla scoprire a tutti, non abbiamo già attirata abbastanza l’attenzione con la storia del drago che segue la luce e il ragazzo che fa volare la gente?- chiede poi, rivolgendosi a Jack, che alza le mani in segno di resa.

-Che proponi di fare, allora?- chiede poi, mettendo la pietra in tasca e iniziando a prestare attenzione, gli altri fanno lo stesso.

-Potremmo separarci in due gruppi e comunicare con messaggi tramite scintille nell’acqua, a seconda della pietra che prendiamo il colore delle scintille, e poi rivederci in superficie- propone, un po’ titubante.

-Hey, ottima idea, io e Merida e tu e Jack- gli da man forte Rapunzel.

-Perché non possiamo fare io e Hiccup e tu e Jack?- chiede Merida confusa, dopotutto si sa bene che le coppie migliori sono quelle, in genere.

Cala un’atmosfera leggermente più tesa nella stanza, Jack e Rapunzel si lanciano un’occhiata, e Merida capisce dagli sguardi che non si sono perdonati a vicenda le scelte dei compagni per il ballo.

Lo ha sempre detto, lei, che il ballo è una tradizione orribile, spezza pure le amicizie o gli amori nascenti, come nel caso di Ron e Hermione.

-Insomma, credo che… forse è meglio l’idea di Rapunzel- taglia corto Hiccup -Dopotutto…- fa un attimo di pausa, annaspando per cercare una buona scusa -…Jack ed io facciamo un’ottima squadra dato che siamo molto diversi e io posso pensare alla ricerca e lui all’attacco e difesa… stessa cosa per te e Rapunzel- la scusa è tutt’altro che accettabile, ma Merida annuisce.

-Si, scommetto che io e Rapunzel troviamo più perle di voi- sfida, per alleggerire la situazione -Girl Power- 

-Andrà come deve andare- -Hiccup sorride a Merida -E comunque io e Jack vi stracciamo di brutto- 

-Non credo proprio ragazzo-drago- Merida lo spinge per gioco, facendolo cadere dal pouf e mandando a gambe all’aria il gatto, che atterra in piedi e lancia un’occhiata offesa a Merida, che però non ci fa caso.

Insieme a tutti è infatti scoppiata a ridere, sciogliendo tutta la tensione accumulata.

-A proposito di questo, dovremmo cambiare i soprannomi, scegliendone magari alcuni più… seri- aggiunge Hiccup.

-Ci penseremo dopo la prova. Credo che ora sia più importante sopravvivere- riflette Merida.

-Hai ragione, così ci ricorderanno con i nostri fantastici soprannomi attuali, lady spacco-tutto- la prende in giro Jack, guadagnandosi una spallata.

-Dai, ghiacciolino, non la prendere in giro- lo riprende Rapunzel, con un sorriso.

-Scusa, torcia umana- benché ridacchiano, c’è qualcosa che non va tra loro due, e Merida e Hiccup si lanciano una veloce occhiata preoccupata.

-Beh, allora è deciso, femmine contro maschi, speriamo che vada tutto bene- taglia corto Hiccup, controllando l’ora sull’orologio.

-Ma siamo proprio sicuri sicuri che…- ricomincia Merida, ma Hiccup la interrompe, alzandosi.

-Si, tutti testabolla, ora, scusatemi ma devo andare in sala comune a prendere i libri per fare i compiti- prende lo zaino e si avvia fuori dalla stanza delle necessità.

-I compiti alla vigilia delle seconda prova?- chiede Merida, che non gli crede per niente.

-Si, voglio distrarmi un po’- alza le spalle Hiccup, e scompare nel corridoio, seguito da Amy.

E’ il turno di Merida per usare la mappa, così, dopo un attimo di tentennamento, la prende.

-Che stai facendo?- chiede Rapunzel, confusa.

-Voglio sapere che succede- le risponde enigmatica Merida.

-Spia Hiccup- traduce Jack per lei.

-L’avevo capito- Rapunzel usa un tono leggermente scorbutico contro l’albino, che alza le mani commentando a denti stretti -Conoscendo i tuoi precedenti non l’avrei detto-

Quando Rapunzel sta per ribattere Merida fa loro cenno di stare in silenzio.

-Guardate, sta prendendo una direzione che non conduce alla sala comune- indica il puntino, che sta andando verso le cucine.

-Invece si, la sua sala comune è lì, ha solo allungato un po’ il tragitto- la contraddice Rapunzel.

-E perché mai l’ha fatto?- si chiede Merida come se avesse ucciso sua madre.

-Si sarà sbagliato- commenta Jack, alzando le spalle.

-Secondo me…- comincia Merida in tono serio, poi si interrompe di scatto -Un momento, che ci fa Astrid appostata davanti alla sua sala comune!?- chiede, con tono isterico.

-Non lo so, forse sta aspettando qualcun altro- cerca di tranquillizzarla Rapunzel.

-O forse attende proprio lui- cerca invece di smorzare le sue speranze Jack.

-Magari è solo di passaggio- prova a supporre Rapunzel

-Oppure vuole invitarlo al ballo- propone Jack

-Lui non accetterebbe mai- la rassicura la bionda.

-Perché non dovrebbe accettare, non ha nessuno con cui andare- stavolta è stata Merida a ribattere, con tono irritato e ancora leggermente isterico.

-Guarda, lui la sta raggiungendo- Jack comincia a fare la telecronaca.

-Non credo sia giusto nei suoi riguardi spiarlo mentre parla con Astrid- Rapunzel si mette a giocare nervosamente con una ciocca di capelli.

-Ma se neanche sentiamo cosa si dicono- ribatte Merida, aggiungendo sottovoce -Purtroppo- 

-Hiccup sobbalza nel vedere la ragazza, che esce titubante da un angolo. Amy la gatta nel frattempo entra nella sala comune, tutta impettita, peccato non sia saltata addosso alla ragazza. Magari se la feriva gravemente l’anno prossimo sarebbe stata fuori dalla squadra di quidditch- Jack continua la telecronaca -Oh, Jack, che cosa orribile da dire- si lamenta Rapunzel, spingendolo con una mano.

-Hiccup sembra voler indietreggiare… e invece no, fa un passo avanti, e Astrid gli si avvicina con sicurezza. Probabilmente stanno parlando, a meno che non si stiano scrutando con sguardi di sfida o in maniera civettuola e romantica- continua lui, divertito.

-Spero per loro con sguardi di sfida- borbotta Merida a denti stretti.

-Restano così ancora per un po’, poi Astrid corre via, e Hiccup… Hiccup resta fermo immobile, è ufficiale, gente, o ha accettato l’invito o lei gli ha fatto una fattura pietrificus totalus, altrimenti non si spiega l’abbandono della sospettata dal luogo del delitto- Merida si riprende in maniera sgarbata la mappa, poi esce senza una parola dalla stanza delle necessità.

-Ehi, non avevo finito la cronaca- si lamenta, Rapunzel alza gli occhi al cielo, e segue Merida oltre la porta.

Nel frattempo Amy decide a tornare fuori, perché Hiccup è rimasto troppo tempo sull’uscio senza entrare.

-Miao!- esclama seccata al ragazzo, piombandogli davanti.

-Eh?- lui sembra riscuotersi.

-Miao?- chiede lei, indagatrice.

-Astrid mi ha invitato al ballo?- se lo sta ancora chiedendo. Non che sia stata di tante parole, era stato un discorso di questo genere.

-Hey, Hiccup, tu vai con qualcuno al ballo?- lui aveva scosso la testa.

-Perfetto, ci vediamo sulla scalinata, d’accordo?- ed era corsa via prima che lui potesse fare granché.

Non che gli dispiacesse andare al ballo con lei, ma non se lo aspettava per niente.

Amy lo guarda con l’aria di chi la sa lunga, e alzando gli occhi al cielo torna dentro.

 

-Scusa, ma dimmi, che potevo fare?!- sta chiedendo Hiccup a Merida, mentre si preparano per andare a cena.

-Oh, non saprei… “scusa Astrid ma non voglio venire con te”- risponde Merida in tono ovvio.

-Ma chi ti dice che non volevo, e comunque sarebbe stato sgarbato, sai che non mi piace dire di no, non ci riesco- prova a giustificarsi Hiccup.

-Ah, beh, problemi tuoi, devi diventarne capace- Merida apre con uno schianto la porta della sala grande, e va a tavola con l’animo nero, sedendosi accanto alla stessa Astrid, che la guarda come se non fosse successo niente.

-Vabbè, ne parliamo dopo- taglia corto Hiccup. -Ciao Astrid- e arrossendo appena si dirige nel suo tavolo. Astrid lo guarda con un sorrisino soddisfatto, arrossendo appena anche lei, ma senza darlo a vedere.

-Ciao Merida- saluta poi la vicina di posto, che ha già il piatto pieno zeppo si salsicce, e si limita a guardarla con sguardo di fuoco.

-Ok…- e tornando al suo piatto si chiede tra se e se -ma che diavolo le ho fatto?- 

Merida la sente, e sta per risponderle a tono quando viene interrotta da Violetta, che si siede accanto a lei e attira la sua attenzione.

-Violetta, ma che hai?- le chiede infatti. La ragazza è incredibilmente seccata, non quanto Merida, ma abbastanza da destare l’attenzione, dato che è insolito per lei.

-Nulla, nulla- risponde lei, mettendo il purè nel piatto con tale foga che gli schizzi arrivano anche al tavolo affianco.

-E’ per Flash?- chiede Merida, osservando il fratello del primo anno che entra a sua volta seccato sedendosi poco più avanti.

E’ grifondoro anche lui, anche se è totalmente diverso dalla sorella.

-No, o almeno non proprio. Mi ha convinta a chiedere a papà cosa lo turba in questi giorni, è dal giorno della pesa delle bacchetta che sembra nervoso, ci ha ignorati bellamente a natale, e abbiano preparato un piano per poter capire cosa avesse in mente. Solo che papà ci ha scoperto, e si è molto arrabbiato con noi, solo perché lui ha dei problemi che riguardano non so quale profezia sulle quattro bacchette- Merida per poco non si strozza con l’acqua che stava bevendo.

-Aspetta, profezia sulle quattro bacchette?- chiede, è la stessa cosa di cui discutevano sua madre e Stoik il giorno della prima prova.

-Ho sentito una cosa del genere, lo diceva al preside, e poi ha nominato il giudice Amelia, sai, quello che ancora non si ritrova- spiega Violetta, parlandone come se il padre fosse pazzo.

“Quindi siamo a quattro persone che parlano di una profezia delle quattro bacchette, cinque se contiamo anche Amelia” con questo pensiero, continua a mangiare, dimenticando per un po’ la faccenda “Hiccup va al ballo con quella asdfghjk di Astrid che va con lui solo perché è diventato figo da quando l’ha salvata dall’unicorno e da quando è stato masticato da un drago nero leggendario” 

 

La mattina seguente, dopo una notte movimentata per tutti e quattro i ragazzi, è giunta l’ora della seconda prova del torneo trescuole.

I quattro amici si preparano sulla linea di partenza, tirando respiri profondi per calmarsi prima di buttarsi in acqua.

-Allora, ragazzi- comincia Rapunzel, mentre si prendono le mani formando un cerchio -Tutti per uno e uno per…- 

-Rapunzel- la ragazza viene interrotta da Flynn Rider, che si avvicina, attirando l’attenzione della bionda.

-Flynn, ciao!- la ragazza non sembra fare caso all’interruzione, ma Merida e Jack guardano il ragazzo come se lo volessero mangiare, no, anzi, squartare, suona meglio.

-Volevo solo augurarti buona fortuna, li stenderai tutti- le fa l’occhiolino e le mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio, la ragazza sorride e arrossisce.

-Grazie, Flynn, sei molto gentile- 

-Si, è davvero molto tenero, ora, dato che mancano due minuti all’inizio, forse è il caso di rifinire meglio il piano- Jack lo caccia via in malo modo.

-Jack, non era il caso di…- comincia a lamentarsi Rapunzel.

-Su, ragazzi, non litighiamo, tutti per uno e uno per…- continua Hiccup, cercando di ravvivare l’atmosfera, ma viene interrotto da Astrid.

-Scusate, disturbo?- scioglie il cerchio, più precisamente Merida e Hiccup, e prima che la rossa possa lanciarle epiteti impronunciabili, Hiccup risponde per lei.

-No, figurati- diventa un po’ rosso anche lui, probabilmente ripensando al loro incontro di ieri.

-Bene, volevo solo augurare buona fortuna a te a alla tua squadra, fate che Hogwarts sia orgogliosa- e va via, con un cenno di saluto rivolto a Merida.

-Di certo non è orgogliosa di te, brutta piccola…- comincia Merida a denti stretti.

-Merida, ma voi non eravate amiche? Che ti ha fatto per essere trattata…?- ma stavolta è Jack che interrompe la litigata in arrivo.

-Scusate, un minuto e mezzo, facciamo questo maledetto piano o no?- con riluttanza riformano il cerchio.

-Allora, tutti per uno e uno per…- 

-Jack!- una voce li fa nuovamente girare.

-Chi… Elsa!- la saluta con un sorrisone, a differenza degli altri due non è arrossito di una virgola ma è così pallido di suo che il suo arrossire neanche si noterebbe.

-Volevo augurarti buona fortuna, lo so che i laghi ti turbano un po’- gli da delle pacche sulla spalla, tutti guardano Jack confusi.

-Non è vero, non mi turbano- mente lui, guardando Elsa e chiedendosi come faccia a saperlo.

-No? Se lo dici tu- alza le spalle, poi da un veloce bacio sulla guancia di Jack.

-Buona fortuna lo stesso- e arrossendo appena fa dietro front.

-Alla faccia del “facciamo questo piano”- Rapunzel è irritata.

-Tu il tempo per il tuo bellimbusto l’hai avuto.- ribatte Jack.

-E BASTA!!!- Merida pone fine a tutte le liti.

-Facciamolo, che manca un minuto- si prendono tutti per mano, uno più seccato dell’altro. 

-Tutti per uno e uno per…- 

-Ragazzi!-

-… seccarci di nuovo. Che vuoi?- Merida si gira arrabbiata, per trovarsi faccia a faccia con un’imbarazzatissima Anna.

-Scu..scusate, non volevo disturbarvi- la ragazza si mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio, e fa dietro front con espressione abbattuta.

-No, Anna, aspetta, tu non disturbi- la richiama Merida.

Dopotutto Anna è come il quinto membro del loro gruppo, tutti ci vanno d’accordo e nessuno ci ha una relazione.

-Io volevo solo augurarvi buona fortuna. Sono così preoccupata per voi, spero davvero che vada tutto bene e usciate sani e salvi- si augura, abbracciandoli tutti in un unico forte abbraccio.

Loro ricambiano con affetto.

-Anna?- una voce maschile accanto a loro li fa staccare.

-Possibile che questa piattaforma in mezzo al mare sia più affollata di Hogwarts stessa?!- si lamenta Merida, lanciando un’occhiataccia al ragazzo che ha parlato.

-Hans?- Anna si rivolge a lui, riconoscendo l ragazzo con il quale ha parlato ad Halloween, il giorno dell’arrivo dei campioni.

Il ragazzo le sorride, poi passa lo sguardo da lei ai campioni di Hogwarts, uno sguardo indecifrabile.

-Sono contento di vederti. Non ci siamo più parlati dopo il banchetto, io ti ho cercata- la ragazza arrossisce un po’.

-Oh, beh, mi trovi dovunque ci sia caos, non è troppo difficile- ci scherza su, lui ridacchia.

-Beh, allora dopo la prova, se sopravvivo, posso avere l’onore di vederti, magari la sera di pasqua- la invita, lei non capisce.

-Sarebbe fantastico… ma c’è il ballo- nota poi.

-Vai già con qualcuno?- chiede lui.

-Oh, no- risponde lei.

-Allora potremmo andare insieme- Merida associa il tono di Hans a quello che si una con un bambino di cinque anni che non capisce niente, e per quanto questo sia solo leggermente accennato, non le va proprio giù, il tipo le sta già antipatico.

-Io… e te?- chiede lei, lui annuisce.

-Si- acconsente lei.

-Perfetto, ora possiamo tornare al nostro piano?- Merida richiama i compagni che sono rimasti ad osservare la scena e si rimettono in cerchio.

“Fa che questa sia la volta buona”

-Tutti per uno e uno per tu…- ma quando sembra che stia per dirlo, finalmente, il preside Nord parla a tutti.

-Grazie di essere venuti ad assistere a seconda prova di torneo trescuole- la sua voce rimbomba tra gli studenti, i quattro ragazzi, con riluttanza, si mettono ad ascoltare, sciogliendo una volta per tutte il cerchio.

-Gli studenti ci hanno consegnato le perle che hanno recuperato in prima prova e che hanno tenuto fino a ieri. Perla ha assorbito loro potere più usato e forte e loro dovranno ritrovare perla senza esso. Chi ritroverà tutte perle prima vincerà prova- tutti gli otto studenti partecipanti si mettono in posizione, tranne.

-Mi scusi, preside Nord, ma la giudice Amelia?- chiede infatti Hiccup al preside, che guarda il posto che dovrebbe occupare la giudice, e che è occupato da un gatto soriano.

-Di chi è gatto?- chiede Nord, accigliato.

-Oh, mi scusi. Amy, via di lì- alzando gli occhi al cielo, Amy segue le istruzioni del ragazzo, passando sulla signora Erica e graffiandola “accidentalmente”.

-Gattaccio maledetto- sussurra lei a denti stretti.

“Puoi dirlo forte” pensa Amy,

-Ministro di magia in ritardo- commenta Nord, guardando l’orologio.

-Ministro della magia?- chiede la signora Erica, con una leggera nota di panico nella voce.

-Si, è sostituto per prova- si guarda indietro, per cercarlo.

Merida decide di approfittarne.

Prende Hiccup e Jack per mano e si assicura che loro coinvolgano anche Rapunzel.

-Tutti per uno e uno per tutti- sussurra ad alta voce il più velocemente possibile, lasciando poi le loro mani con soddisfazione.

Proprio in quel momento arriva il ministro della magia.

-Pensavo non l’avrebbero fatto più… scusate il ritardo, ho avuto molte cose da fare in ufficio- si scusa, Merida aggrotta le sopracciglia.

-Ma cosa ha detto prima?- chiede a Hiccup.

-Non lo so, non ho afferrato- risponde lui.

-Ah, bene. Benvenuto Ministro Arthur Moon- Nord lo accoglie stringendogli la mano.

-Non servono tutte queste cerimonie, mio caro, voi insegnanti fate in assoluto il lavoro più importante nella società. Voi e i nostri amati guaritori. Siete molto più importanti di un semplice politico- il ministro si siede al posto che dovrebbe occupare Amelia, poi guarda il gatto, con un sorriso triste -Non preoccuparti, tornerai a sederti qui- la rassicura, Amy resta a bocca aperta, così come Hiccup.

-Ma è un po’ pazzo?- chiede sottovoce Jack a Merida.

-Dicono che sappia tutto ma che non dica mai niente- risponde lei, alzando le spalle, poi aggiunge, sottovoce -Comunque si, è un po’ pazzo- 

Il ministro sorride, congiunge le mani, poi si rivolge a Nord.

-Allora, vogliamo cominciare?-

-Si. Campioni in partenza!- tutti si preparano, Merida da la mano a Hiccup, Hiccup la da a Rapunzel e lei a Jack.

-Pronti…- 

Si mollano per lanciare l’incantesimo.

-Via!- 

E si tuffano nell’acqua gelata del lago.

 

Jack odia i laghi, dal più profondo del cuore, ma non ha idea di come Elsa lo sappia.

Prende dei respiri profondi, poi apre gli occhi sul fondo dell’oceano.

I suoi amici sono accanto a lui, Rapunzel si sta abbracciando, tremando come una foglia, Hiccup cerca di tenersi in equilibrio e Merida sta nuotando in cerchio, in un probabile tentativo di riscaldarsi.

-Non possiamo continuare con questo freddo- commenta Rapunzel, con voce tremante.

Jack non lo sente affatto, ma capisce che molto probabilmente i suoi amici non hanno un impervius nel sangue.

Ma che idiota, un impervius.

-Impervius- lancia l’incantesimo su tutti e tre, e sente subito il sospiro di sollievo di Rapunzel, che si scioglie del suo stesso abbraccio e inizia a nuotare per bene.

-Jack, sei il mio eroe- gli dice, abbracciandolo di slancio, per poi allontanarsi.

-Sarà meglio separarci- dice poi, nuotando verso Merida, che annuisce.

-Ricordate, getto di luce del colore della pietra che trovate- rammenta loro Hiccup, le ragazze annuiscono, e si avviano verso destra.

-Noi, capo?- chiede Jack a Hiccup -A sinistra?-

-No, guarda, pensavo di andare nella loro stessa direzione- risponde sarcastico Hiccup, e insieme si avviano a sinistra.

-Hai ragione, domanda idiota- si scusa Jack, seguendolo.

-Allora, da dove cominciamo?- chiede poi, dato che non ha la minima idea di come trovare le perle.

-Hanno detto che avremmo trovato le perle scavando- si ricorda Hiccup.

-Non ho pale con me- commenta Jack.

-Probabilmente è in senso metaforico, scavare a fondo nel nostro cuore. Dopotutto hanno una parte di noi, no?- Hiccup è poco convinto, ma non hanno altre tracce da seguire, perciò Jack acconsente al piano.

-Bene, scaviamo a fondo nei nostri cuori, sembra tanto qualcosa che direbbe l’infermiera Odie- Jack cerca di smorzare la tensione, ma Hiccup è concentrato.

Ha gli occhi chiusi, cerca di figurare la sua perla verde, il potere che gli è stato sottratto (anche se non sa proprio cosa sia) e qualsiasi cosa lo possa ricollegare alla pietra. Non sembra avere molti risultati, almeno finché non fa appello alla parte più profonda del suo cuore, dove stranamente vede in un lampo il viso di Merida.

Sente che la direzione è alla sua sinistra, quando apre gli occhi vede come una piccola scia di luce rossa in mezzo al mare.

-Trovato, vieni- e fa cenno a Jack di seguirlo.

-Aspetta, trovato cosa? Che sta succedendo?- chiede Jack, che non ha afferrato ciò che Hiccup ha fatto o visto.

Il ragazzo procede spedito, nonostante la gamba che non si è ancora rimessa del tutto, e arriva di fronte a una roccia, con Jack che, affannato, gli è dietro.

-Allora, i spieghi cosa hai fatto?- chiede al moro.

Lui apre la bocca per rispondere, ma la rocca lo precede.

-Ha scavato più a fondo nel suo cuore- una voce che sembra appartenere a una persona conosciuta sopratutto a Hiccup risponde per lui.

-Infermiera Odie?- chiede incredulo Jack.

Al posto del masso, a custodire l’entrata c’è la donna che ha curato Hiccup con i suoi metodi strani e babbani.

-Si, ho sentito che ne parlavate e volevo vedere la vostra reazione, mi divertono le reazioni. Mi piacciono molto anche i segreti, e vedere le reazioni tra due persone quando scoprono l’uno i segreti dell’altro.- l’immagine cambia, e diventa quella di Rapunzel.

-Amo molto anche i dilemmi di cuore- diventa quella di Merida -Sono giochi divertentissimi. Ma ora mi piacerebbe sapere due segreti, e non due segreti qualunque, due segreti che stanno nel profondo del vostro cuore- si rivolge a Hiccup e a Jack.

-Che diavolo sei?- chiede Hiccup. Non ha mai visto un simile animale, che cambia aspetto a scelta e parla.

Alla domanda di Hiccup si rabbuia, indispettita.

-Non è educato. Chi sei semmai- la somiglianza con Merida è incredibile, se non fosse per i modi totalmente diversi dai suoi.

-Chi sei?- chiede allora Jack, per farla contenta.

Lei sorride civettuola, cambia di nuovo aspetto e diventa una bambina castana di cinque anni.

-Posso essere tutti e nessuno. Il nome che mi piace di più è Lilli, ma qui sul fondo del lago mi chiamano tutti mostro- lo dice con rabbia, alla vista della bambina Jack si è ritirato visibilmente.

-Sei un essere denigrato. Non sei una specie reale, solo una normale sirena o strega speciale?- chiede Hiccup, avvicinandosi lentamente, con l’intenzione di farsela amica.

-Si, speciale, molto speciale, mi piace essere speciale. Posso trasformarmi, posso cambiare. Ma qual è la vera me? Non lo so. Ma so anche i segreti di tutti, so il tuo, il suo e quello dei vostri amici. So il passato, il presente e il futuro. E amo le reazioni della gente, e i segreti, mi piacciono tanto i segreti. E amo le razioni della gente quando scoprono l’uno il segreto dell’altro-

ripete, come una bambina affascinata da un giocattolo nuovo.

-Cosa vuoi da noi?- chiede Hiccup, guarda Jack, che pallido osserva la bambina.

-Potresti cambiare aspetto, Jack non sembra apprezzarlo particolarmente- è molto confuso dal comportamento dell’amico, che sta sudando freddo.

La bambina diventa la madre di Hiccup.

-Questo ti va meglio? Lo so, i morti che abbiamo sulla coscienza pesano un sacco, ma credo che il giudizio che ti spaventa di più sul tuo segreto non sia quello di tua madre- cambia aspetto, diventando Stoik -E neanche questo. Per quanto tu provi a negarlo a te stesso il giudizio che ti spaventa di più è…- si ritrasforma, diventando nuovamente Merida -… il mio, non è così?- 

-Cosa vuoi da noi?- ripete Hiccup, cercando di essere sicuro.

-Dovete dire il vostro segreto più grande, allora vi darò la perla che ho con me- 

-Non dobbiamo per forza, Hiccup. Tanto se non la prendiamo ora la riprenderanno i giudici poi- la voce di Jack trema, e non è per il freddo, che lui infatti non soffre.

-Non esattamente, abbraccerò la perla nel mio abbraccio, e resterò roccia per l’eternità. Mi ha pagato bene la setta per tenerla tutta la vita. Voglio offrirvi questa possibilità- li minaccia con un ghigno molto poco alla Merida.

-Ok, tienila. Non ho nessun potere importante nella mia perla. Neanche mi sono accorto del potere che ho perso- Hiccup fa dietro front.

-Ma a Merida mancherà la sua abilità negli incantesimi esplosivi- Lilli caccia fuori la perla rossa della ragazza che sta impersonando.

Hiccup si gira lentamente.

-Io mi sono concentrato sulla mia, come ho potuto trovare…?- comincia, incredulo.

-Forse è lei la parte più profonda del tuo cuore, amica, sorella o amore devi deciderlo tu e non mi interessa- taglia corto l’argomento, rigirandosi la perla tra le dita.

-Allora, segreti o non perla?- chiede, con il solito tono di voce divertito, di chi considera la faccenda solo un gioco divertente.

Hiccup e Jack si scambiano un’occhiata.

 

-Allora, Merida, che facciamo? Dove andiamo? Come troviamo le perle?- chiede Rapunzel, tutta interessata e anche spaventata.

Non ha la minima idea di dove cominciare, e Merida si muove velocemente.

-Ho letto da qualche parte che qui c’è la città di Atlantica, dove vivono molte sirene, magari una di loro ha una perla- suppone Merida, nuotando in giro come se avesse le pinne.

-Un momento, ma tu hai davvero le pinne- nota solo ora Rapunzel.

-Si, ho preso l’algabranchia, mi allettava troppo l’idea, e dopotutto posso tranquillamente usare il testabolla quando si esaurisce la scorta- Merida alza le spalle.

-Oh, però aspettami, non sono veloce quanto te- Rapunzel annaspa alle sua spalle.

-Scusa, è troppo divertente nuotare così- le gira intorno, divertendosi un mondo.

-In Harry Potter le sirene sono tutt’altro che amichevoli- commenta Rapunzel.

-Non preoccuparti, è uno dei pochi casi in cui i babbani avevano ragione su delle creature magiche. Certo, in molti casi sono abbastanza diffidenti, ma sono certa che sono amici di Hogwarts- cerca di rassicurarla Merida, e ce la farebbe pure se non scomparisse due secondi dopo averlo detto.

-MERIDA!!!- urla Rapunzel, e si ritrova sola nelle profondità dell’oceano, senza idee e senza possibilità.

 

-Oh, Flounder, gli umani sono così interessanti, a cosa credi che serva questa?- chiede Ariel al suo amico pesce, mostrandogli una perla gialla.

-Non lo so, sembra una normale perla. Ariel, andiamo via, tua padre ha detto di non uscire- il pesciolino si guarda intorno spaventato.

-Su Flounder, non fare il solito fifone. E’ molto più luminosa di una perla normale, forse è magica- Ariel la guarda affascinata.

-Forse non dovresti toccarla- prova a suggerire il pesce, tutto tremante e spaventato.

Ariel alza gli occhi al cielo, poi posa la perla dentro la sua borsa.

-Secondo te cosa hanno organizzato gli umani da impedire a tutta la città di uscire?- chiede poi, nuotando in cerca di altri interessanti oggetti caduti agli studenti.

-Qualcosa di grosso, e non dovremmo essere fuori- Flounder si aggrappa stretto alla coda dell’amica.

-Hey, lasciami, fifone- Ariel prova a staccarlo, quando sente un suono incerto provenire da dietro le rocce.

-Chi… chi va là?- 

La giovane sirena sobbalza, poi si affretta a nascondersi bene dietro le rocce, per non farsi vedere.

-Chi era?!- esclama isterico Flounder.

-Shhh!- prova a zittirlo Ariel, sbirciando in uno spiraglio per vedere chi ha parlato.

-Mostratevi, io… io sono armata- la voce è tremante e sembra di una ragazza. Nello spiraglio Ariel scorge una lunga treccia bionda fluttuante nel mare, dei vestiti neri e… due gambe.

-E’ un’umana- sussurra incredula.

-UMANA?!- esclama Flounder terrorizzato a morte, la sirenetta gli tappa la bocca troppo tardi.

-Chi è? Guarda che ti ho sentito- attraverso lo spiraglio Ariel vede l’umana girarsi, con un bastoncino in mano e gli occhi verdi colmi di terrore.

-Sono armata- insiste l’umana, la sirena non sa cosa fare, e si mette a frugare velocemente nella sua borsa.

Non trova niente per confrontarsi con il bastoncino della bionda, solo un’arriccia-spiccia.

-Sono armata anche io- finge lei, sollevando l’arriccia spiccia davanti a se, ma senza osare uscire dal suo nascondiglio.

Rapunzel, notando che la voce viene dalla roccia davanti a lei, decide di andare nella direzione opposta.

Nuota velocemente, e Ariel la sente allontanarsi con leggera delusione, dopotutto, nonostante lo spavento, non aveva mai visto un’umana, e le sarebbe piaciuto molto.

Così si mette all’inseguimento, con Flounder che cerca in tutti i modi di farla desistere.

-Hey, aspetta- prova a richiamarla, quando ormai ce l’ha a portata di orecchio.

Rapunzel si volta un attimo, poi, dopo averle osservato la coda, riparte a nuotare il più velocemente possibile.

Ariel si scambia un’occhiata con l’amico pesce, poi torna all’inseguimento, finché non la supera.

-Hey!- la saluta, sbucandole davanti tra due colonne d’alghe.

-AH!- Rapunzel indietreggia, prendendosi un colpo.

-Scusa, non volevo spaventarti- Ariel alza le mani, e Rapunzel si ferma, notando che sembra una ragazza della sua età, se non fosse per la coda al posto delle gambe.

-Non… non preoccuparti- sussurra Rapunzel, tenendo stretta la bacchetta.

-Tu sei umana?- chiede Ariel con gli occhi che brillano.

-Si, tu sei una sirena?- chiede poi Rapunzel, con stesso interesse.

-Si- 

Si studiano a distanza per un po’, Rapunzel ammorbidisce la presa sulla bacchetta.

-Non avevo mai visto una sirena dal vivo- commenta poi, avvicinandosi lentamente.

-Voi ci conoscete?- chiede Ariel, aggrottando le sopracciglia.

-Ci sono tante leggende sulle sirene-  risponde Rapunzel.

-Ah, papà crede che voi non sappiate della nostra esistenza- spiega la rossa alla bionda. -Lui odia gli umani, ma a me affascinano tantissimo… Non è che sapresti dirmi perché il mare sembra in fermento, oggi?- chiede poi a Rapunzel.

-Oggi c’è la seconda prova del torneo alla quale partecipiamo io e alcuni miei amici- Rapunzel si rabbuia.

-Qualcuno ha preso Merida, dovevamo partecipare insieme- si guarda intorno, come se potesse comparire da un momento all’altro.

-Oh, non saprei, non ho visto altri umani in giro. Flounder, smettila di tremare, mi dai sui nervi- Ariel scansa il pesce dietro di lei, che dopo essere stato visto e salutato con un -Ciao- allegro da Rapunzel, urla e scappa a nascondersi lontano.

-Ma cosa ho fatto?- chiede la bionda portandosi una mano alla bocca desolata.

-Niente, Flounder è il solito fifone- taglia corto lei. -Ma dimmi, tu sei esperta di umani?- chiede poi con curiosità alla ragazza, che annuisce.

-Mi sapresti dire cosa sono questi oggetti?- chiede aprendo lo zaino e mostrando il suo contenuto.

-La mia perla! - esclama Rapunzel, alla vista della piccola sfera gialla che Ariel osservava prima.

La sirena si fa accigliata.

-Tua?- chiede, un po’ sospettosa.

-Si, la devo recuperare per la prova- fa per prenderla, ma Ariel la precede.

-Perché? Se posso chiedere- la stringe al petto, e Rapunzel, dopo un attimo di sbigottimento, comincia a spiegare tutta la faccenda del torneo, della perla e dei suoi poteri racchiusi in essa.

 

-Ma che diamine…?- Merida viene trasportata in una grotta scura e profonda, se non avesse preso l’algabranchia la pressione la ucciderebbe.

-Salve, piccola salvatrice- l’accoglie una voce rauca e bassa, ma femminile.

-Piccola che? Senti, fammi tornare da Rapunzel, altrimenti…- la minaccia con la bacchetta sollevata, girandosi intorno per notare la figura che ha parlato.

-Altrimenti che fai, mi fai esplodere la caverna, si da il caso che tu non abbia più il tuo potere più importante- la voce continua ridacchiando orribilmente.

-Mostrati!- gli ordina Merida, e la voce esce dall’ombra, rivelandosi appartenere a un’orrenda creatura grassa dalla pelle grigia e dai tentacoli neri.

-No, anzi, torna nell’ombra- gli suggerisce poi Merida, facendole storcere il naso.

-Come osi, piccola insolente- e sollevando una mano manda un getto di elettricità contro di lei, che lo evita per un pelo.

-Io oso ciò che mi pare- Merida ricambia l’incantesimo, che colpisce in pieno la creatura, che però non sbatte ciglio, e anzi si sistema i capelli che hanno ricevuto la permanente dopo la scossa.

-Chiariamoci bene, signorina Dumbroch, tu sei giovane, non hai il tuo potere fondamentale, e un colpo ti potrebbe uccidere, oltre al fatto che hai tempo limitato. Io invece ho centinaia di anni, poteri più forti di quanto tu possa immaginare e non posso morire mai, oltre al fatto che ho l’intera eternità.

Chi ha più possibilità di farcela?- chiede, con sguardo di chi la sa lunga.

Merida sembra rifletterci un attimo.

-Credo che ci sia il 99.9% di possibilità nella mia sconfitta, ma io amo i numeri impossibili- così dicendo parte all’attacco, decisa a non dare soddisfazioni al mostro, e concentrandosi sui suoi amici e sulla sua famiglia.

“Tanto sarà solo una prova… no?” prova a convincere se stessa.

 

-Fammi capire bene, quindi dobbiamo dirti i nostri segreti, che tu già conosci, solo per deliziarti delle nostre reazioni reciproche- chiede Jack per chiarirsi all’immagine di Merida, che annuisce deliziata, con la perla stretta in pugno.

-Ok, comincio io- Hiccup nuota in avanti, ma Jack lo blocca.

-Ma, Hic, non possiamo farlo, sarebbe giocare al suo gioco, e io non posso…- comincia, con la gola secca nonostante tutta l’acqua intorno a loro.

-Lo so, Jack, è l’ultima cosa che vorrei fare, ma non abbiamo altra scelta- Hiccup alza le spalle.

-Ma non hai idea di cosa sia il mio segreto- prova a ribattere Jack con una nota di panico nella voce.

-Fidati, tu non hai la più pallida idea di quale sia il mio- prende un respiro profondo e guarda negli occhi la creatura.

-Sono pronto… il mio segreto è che… è che…- la voce gli manca, fa un altro profondo respiro chiudendo gli occhi, e butta tutto fuori -Ho un drago da compagnia nascosto nella foresta proibita- non apre gli occhi, sente totale silenzio intorno a lui, dopo qualche secondo si fa coraggio e si gira a guardarlo.

E’ rimasto stranamente impassibile.

Sbatte un paio di volte le palpebre.

-Aspetta, un drago nella foresta?- chiede poi, afferrando solo in quel momento il segreto che gli è stato appena riferito.

-Si, l’ho trovato al primo anno, e dato che non può volare l’ho tenuto nascosto fino ad ora. Lo vado a trovare ogni notte. E’ buono, non ha mai fatto del male a nessuno, e ho appena trovato un modo per farlo volare di nuovo- spiega, spettinandosi i capelli per il nervoso.

-Ah- commenta solo Jack.

Resta in silenzio per qualche minuto, poi commenta, cercando di sembrare sicuro di se.

-Purché il drago mangi i miei compiti, saremo amici per al pelle- 

Hiccup tira un sospiro di sollievo, da Jack si aspettava una reazione di questo tipo, ma non era proprio sicuro di ciò che sarebbe successo.

-Solo, potresti non dirlo alle altre?- chiede speranzoso -Ne a nessun altro essere vivente di tua conoscenza?-

-Non temere, non lo saprà nessuno, ma tu devi promettere che non scapperai a gambe levate quando sentirai il mio, e che non lo dirai- Jack cerca di farsi coraggio-

-Reazione noiosa, reazione noiosa- si lamenta Merida, imbronciata -voglio reazioni divertente incrocia le braccia, sempre stringendo forte la perla, e rischiando di romperla.

Se chiunque all’infuori del proprietario della perla dovesse romperla, il potere andrebbe disperso, e sarebbe impossibile recuperarlo.

-Su, Jack, tocca a te- lo incoraggia Hiccup, cercando di farsi venire un piano in mente per recuperare la perla.

Merida lascia il posto a una seria di volti confusi.

-praticamente non hai paura di dire il tuo segreto proprio a tutti, ma credo in particolare a…- l’immagine diventa quella di Elsa, Jack si sente meglio a quella vista, ma essa cambia, diventando prima Hiccup (il ragazzo aggrotta le sopracciglia) poi di nuovo Merida ed infine Rapunzel.

Jack scuote la testa guardandola, lei non deve saperlo, non deve.

La ragazza sorride trionfante -… a Rapunzel, eh? Su, dimmi il tuo segreto- e mentre lei guarda Hiccup per vedere la sua reazione, Jack comincia.

-Quando ero piccolo vivevo in un orfanotrofio, cioè, ci vivo ancora, ma il fatto è che sono sempre vissuto lì, dato che mi hanno abbandonato da piccolo.

C’era un altro ragazzo abbandonato appena nato, come me, che si chiamava Eugene Fitzherbert.

Lui aveva il suo gruppo ed io ero solo, ma ci ignoravamo bellamente.

Quando io avevo due anni è arrivata un’altra bambina, nello stesso modo con cui avevano lasciato Eugene, e tutti supponevano fosse sua sorella. Era molto felice e se ne vantava in giro.

Ma quando lei crebbe abbastanza da giocare con gli altri orfani, lui l’ha totalmente ignorata, come se non gli importasse affatto di lei.

Io invece le sono andato vicino, e mi sono messo a giocare con lei.

Siamo diventati molto amici, lei amava la neve, così io la creavo per lei.

Senonché, un giorno, quando lei aveva cinque anni, per il suo compleanno mi ha chiesto di andare al laghetto e pattinare insieme.

Era inverno, ma non faceva troppo freddo, così ero un po’ titubante all’idea, solo che lo avevo promesso, e non potevo sciogliere la promessa.

Abbiamo iniziato a pattinare, quando arrivò il sole io decisi di fermarmi per concentrarmi solo sul laghetto. Ero concentrato al massimo, poi, non mi ricordo cosa accadde, mi ricordo come una palla di neve lanciata a tradimento, degli occhi bianchi o qualcosa del genere, so solo che lei cadde nel laghetto.

Mi gettai immediatamente per recuperarla, ma era tardi. Perse un colpo di gelo e morì due giorni dopo- Jack abbassa lo sguardo, e chiude gli occhi, con le lacrime che cominciano a uscirgli di nuovo.

-Aveva cinque anni, io ne avevo sette, e non è passato giorno senza che io mi sentissi in colpa. E’ colpa mia se è morta- si gira con delicatezza verso Hiccup, che ha le mani alla bocca, e lo guarda con occhi sgranati.

Lancia un’occhiata rapida all’immagine di Rapunzel, che sembra molto delusa dal suo comportamento, poi torna a guardare Jack.

-L’hai uccisa?- gli chiede, con tono accusatore.

-Io… è stato un incidente, stava giocando e…- comincia a giustificarsi lui, ma Hiccup lo interrompe.

-Non riesco a credere di essere stato tuo amico, ci credo che lo tieni segreto ,sei solo uno sporco assassino… sanguemarcio!!!- gli urla contro, Rapunzel sorride leggermente soddisfatta

-Hiccup…- Jack prova ad avvicinarglisi, con voce ferita.

-No, non toccarmi, non avvicinarti, vuoi uccidere anche me? per tutti gli dei nordici, sta lontano!- Hiccup indietreggia.

-Ahahahah, spassoso spassoso spassoso- commenta, battendo le mani contenta.

-Tenete la vostra perla, ci vediamo la prossima volta che fate un tuffo, voglio vedere altre reazioni- lancia la pietra a Jack, che la prende con sguardo smarrito.

-Non toccarla- Hiccup gliela prende in malo modo, per poi mettersi a nuotare velocemente lontano da lì.

-Hiccup, aspetta- Jack lo tallona, deciso a spiegarsi, a chiarire, e ferito nel più profondo del cuore dalla reazione dell’amico.

Cioè, è giustificata, ma sperava che fosse più tranquilla, ameno da Hiccup.

Gli occhi gli bruciano tantissimo, e giunti a una radura tranquilla Hiccup finalmente si ferma, e di siede su una roccia, stanco.

-Hiccup, io…- Jack gli si avvicina titubante, cercando un modo di giustificarsi, di rifarselo amico o altro, ma con sua grande sorpresa il ragazzo lo abbraccia forte.

-Oh, cavolo Jack, mi dispiace tanto per lei. Era come una sorellina. Sono così desolato per la tua perdita- Jack resta di sasso.

-Eh?- chiede, confuso.

-Chissà come devi esserti sentito, non posso neanche pensare di provare n dolore del genere- Hiccup scioglie l’abbraccio, con occhi lucidi, e gli mette la mani sulle spalle.

-Dov’è finito il “Non riesco a credere di essere stato tuo amico, assassino!”?- chiede solo Jack, senza capire l’improvviso cambiamento di reazione dell’amico.

-Era solo per farla divertire e recuperare la perla di Merida, hai una così bassa opinione di me da credere che avrei reagito in quel modo di fronte a una storia così triste?- Hiccup lo guarda incredulo, e anche un po’ offeso.

-Io… ho questo giudizio di tutti, circa, dato che è così che mi hanno trattato da quando avevo sette anni.

-Cavolo, mi dispiace davvero davvero tanto- Hiccup gli mette una mano sulla spalla.

-Per questo odio i laghi- spiega poi.

-Devi dirlo anche agli altri- lo incoraggia Hiccup.

-No, non ci penso nemmeno, ti prego, non pressarmi, non voglio che finisca come all’orfanotrofio, voglio cercare di non farmi seguire dal passato, almeno a Hogwarts- cerca di convincerlo, Hiccup sospira, a annuisce.

-Segreto per segreto- acconsente, e si stringono la mano.

-Lanciamo le scintille- Jack, con un fluido movimento della bacchetta, lancia scintille rosse che si espandono nel lago.

-Su, scava a fondo per trovare la tua- lo incoraggia poi Hiccup, e l’albino, controvoglia, chiude gli occhi e cerca di visualizzare la sua perla.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Scusate se l’ho diviso, ma altrimenti diventata di quaranta pagine, dato che succedono molte altre cose i questa seconda prova.

Spero davvero che vi piaccia il capitolo.

Comunque non temete, il prossimo aggiornamento sarà abbastanza presto, spero.

Avete visto Dragon Trainer 2? Io no.

E non credo che lo vedrò, non so se qualcuno la pensa come me, ma io odio il fatto che abbiano fatto un seguito, dato che volevo che iniziasse e finisse con il primo film.

Vabbè, tralasciamo.

In questo capitolo finalmente si conosce il segreto di Jack che tutti avevano capito e si fa la conoscenza con Ariel, mi andava troppo di aggiungerla, insieme a Flounder.

Merida è poi stata catturata da Ursula, chissà se riuscirà a salvarsi.

Almeno Hiccup ha recuperato la perla, magari riuscirà a ridarla in tempo.

Inoltre i problemi di cuore dei nostri amici aumentano con Astrid che chiede a Hiccup di andare al ballo e Jack e Rapunzel che ancora non si chiariscono per gli inviti che hanno ricevuto reciprocamente.

Speriamo che tutto si risolva.

Ah, Nord ha ripreso a parlare male, e voglio dirvi che credo cambierò i vecchi capitoli in cui parlava bene e lo farò parlare male anche lì, è più realistico.

Al prossimo aggiornamento.

E grazie davvero infinite a tutti quelli che recensiscono, seguono o anche solo leggono questa storia, vi abbraccerei tutti.

P.S. Fatemi gli auguri, perché martedì è il mio compleanno, yeee!!! festeggiamo tutti insieme. XD 

 

 

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Capitolo 12
*** La seconda prova pt.2 (ovvero, come usare un oggetto antico e raro per barare, infrangere la legge e salvare la vita di un'importantissima amica) ***


Capitolo 11: La seconda prova pt. 2

ovvero

Come usare un oggetto antico e raro per barare, infrangere la legge e salvare la vita di un’importantissima amica

 

-Oh, quindi questo serve per mangiare? un mio amico mi ha detto che serviva per pettinarsi, è strano, come mangiate con questo?- chiede Ariel.

Dopo aver sentito tutta la storia si è fidata della ragazza, e le ha restituito la perla.

Per ringraziarla Rapunzel si è messa seduta su una roccia a spiegarle tutte le varie funzioni degli oggetti nella sacca.

Prende la forchetta e fa il movimento di mangiare un piatto di spaghetti.

-E’ utile per portare il cibo dal piatto alla bocca, e ha questa forma per incastrarlo in modo che non cada- Ariel osserva affascinata la prova, e prende nuovamente la forchetta, come se fosse ancora più preziosa di prima.

-E questo?- chiede, cacciando fuori una pozione tappata magistralmente.

-Dove hai preso quella pozione?- chiede allarmata Rapunzel, Ariel alza le spalle.

-L’ho trovata in giro, a che serve?- Rapunzel la osserva attentamente.

-Credo che trasforma chi viene a contatto con essa in un lama parlante, o una tartaruga, qualcosa del genere-

-Oh, mamma. Hey, quello cos’è?- chiede, indicando la giratempo al collo di Rapunzel.

Lei la guarda, non si era resa conto dai averla ancora al collo.

Spera davvero che non si sia rovinata, ma non ha il tempo di spiegare la sua funzione ad Ariel, perché vede delle scintille rosse, e si ricorda della sfida ancora in corso.

-Oh, santo cielo, scusa, ma devo andare, subito- lancia delle scintille gialle e si avvia al punto di ritrovo.

-Ok, magari mandami qualcosa un giorno di questi-

-A pasqua, Natale e al tuo compleanno- le fa l’occhiolino.

-Grazie ancora per avermi restituito la perla- aggiunge poi, nonostante l’abbia ringraziata già mille volte.

-Figurati, è tua dopotutto.- minimizza Ariel.

-E salutami tantissimo Flounder- con questo ultimo saluto indirizzato al pesce che è rimasto nascosto tutto il tempo, la ragazza va via, diretta verso i suoi amici, per cercare un modo di recuperare un’altra perla e sopratutto Merida.

-Homenum Revelio- pronuncia l’incantesimo di rivelazione, e le appare un intera mappa del lago, con i puntini che stanno a indicare le persone, o sirene, che stanno in un determinato luogo.

Sembra una grande mappa del malandrino, solo che scompare dopo un minuto scarso, e Rapunzel ha fatto in tempo a trovare solo Jack e Hiccup, che si stavano avviando velocemente più o meno nella sua direzione, solo molto più alla sua destra e molto lontani, e sono a circa venti minuti di nuoto lento.

Probabilmente hanno molte più probabilità di trovare Merida insieme, perciò cerca di raggiungerli.

Ci mette tempo, non riesce ad andare troppo veloce e quando crede di essere a portata di orecchio, li chiama: -Jack! Hiccup!-

Nel frattempo, poco distante, i due ragazzi si fermano di scatto.

-Sbaglio o qualcuno ci ha chiamati?- Jack si guarda intorno, incredulo.

-Sembrava Rapunzel, ma non dovrebbe essere con Merida?- Hiccup tende l’orecchio, aspettandosi di sentire anche la voce della rossa.

-Hiccup! Jack!- dice nuovamente la voce di Rapunzel.

-Non ci sono dubbi, è lei- Jack comincia ad avviarsi sicuro nella sua direzione.

-Aspetta, potrebbe essere ancora quella psicopatica di Lilli- lo ferma Hiccup.

-Chi è là?- chiede poi, ad alta voce.

-E ti pare che se è Lilli ti risponda? Sembri come i personaggi dei film horror- Jack scuote la testa.

-Cos’è un film horror?- chiede Hiccup curioso.

-Lascia perdere. Rapunzel, sei tu?- chiede invece, proprio mentre la ragazza finalmente li avvista.

-Ragazzi!- aumenta la forza del nuoto e li abbraccia entrambi di slancio.

-Rapunzel, cosa succede?- chiede preoccupato Jack.

-Dov’è Merida?- Hiccup si porta inconsciamente la mano in tasca, per controllare che la perla sia ancora lì.

-Non lo so, è scomparsa- risponde Rapunzel, sciogliendo l’abbraccio.

-Cosa?!- esclamano insieme i due ragazzi.

-Stavamo parlando delle sirene, e lei è scomparsa, come materializzata, non ho idea di dove sia finita- spiega la ragazza, con i lucciconi.

I ragazzi sono rimasti agghiacciati, Hiccup stringe convulsamente la pietra di Merida, Jack ghiaccerebbe sicuramente qualcosa, se avesse il potere che la pietra gli ha preso.

Il non poter congelare niente lo rende particolarmente iperattivo, come se avesse bisogno di sfogarsi, in qualche modo.

-Bene, allora andiamo, troviamola. Magari possiamo usare la sua pietra per localizzarla- si mette a nuotare in cerchio, come a riscaldarsi, ma sembra invece raffreddare solo ulteriormente l’ambiente.

-Jack, calmati- prova a dirgli Rapunzel.

-Non posso, non ce la faccio, dobbiamo fare qualcosa, non possiamo starcene qui con le mani in mano, dobbiamo…- Jack inizia a farfugliare cose senza senso.

-Aspetta, Jack, ho trovato un modo per farti calmare- Hiccup indica un punto all’orizzonte, con aria leggermente preoccupata.

-Eh?- Jack si gira, Rapunzel fa altrettanto e capiscono cosa Hiccup vuole dire, oltre a capire la sua espressione.

La sabbia, pochi metri dietro di loro, è ghiacciata, e il ghiaccio si sta espandendo velocemente verso di loro.

Jack si avvia velocemente verso il luogo, e trova la propria pietra ben sepolta sotto la sabbia.

La osserva sospettoso per un po’, poi si guarda intorno, come aspettandosi di vedere ogni genere di mostro di guardia, infine, con la massima attenzione, come se fosse una bomba pronta ad esplodere, la tocca, ed infine la raccoglie.

-Troppo facile- commenta.

-Credo che debba essere facile prenderle e difficile trovarle- Rapunzel alza le spalle, per lei non è stato complicato.

-Non hai idea di come era custodita quella di Merida, c’era un mostro mutaforma che ci ha chiesto di rivelarle i nostri segreti più nascosti per vedere le nostre reazioni nel conoscerli- spiega Hiccup senza pensarci, poi spalanca gli occhi.

-E voi che avete detto?- chiede curiosa Rapunzel.

-Non è il momento di parlarne, dobbiamo trovare Merida e la perla di Hiccup- Jack, nonostante abbia riavuto la perla è ancora piuttosto iperattivo, ma solo per via del segreto che Rapunzel stava per scoprire.

-Jack ha ragione, dobbiamo trovarla, forse potremmo…- ma proprio in questo momento vedono uno stranissimo cerchio di luce avvolgere l’intero lago, compresi loro.

Dopo un attimo di confusione, iniziano a soffocare.

Il cerchio ha rimosso l’incantesimo testabolla.

Annaspando e sollevando migliaia di bollicine, cercano a tentoni di arrivare in superficie, e ci riescono tossendo e sputando acqua.

La prima cosa che notano è che gli altri concorrenti sono già usciti dall’acqua, la seconda cosa, ben più spaventosa, è che Merida non c’è, e se quella strana luce ha interrotto tutti gli incantesimi, allora Merida è da qualche parte, a soffocare, senza possibilità di risalire.

Hiccup si sente morire dentro, e si appresta a ritornare là sotto, ma non ci riesce, è come se fosse bloccato.

-Ragazzi, venite qui- li chiama la professoressa Dumbroch, sembra tranquilla.

-Professoressa, dobbiamo tornare lì sotto- Hiccup sembra totalmente terrorizzato, ed Elinor non capisce perché.

-Mi dispiace, ragazzi, ma le regole sono chiare, chiunque risalga in superficie non può tornare sotto… dov’è Merida?- chiede poi, il tono formale e duro lascia posto a una nota preoccupata.

-E’ questo il problema, è scomparsa, e quel cerchio ha interrotto l’incantesimo testabolla. Non so se ha anche interrotto l’effetto dell’algabranchia, ma dobbiamo aiutarla- insiste Hiccup.

-Algabranchia?- chiede Jack.

-Merida è testarda come un mulo, è ovvio che alla fine l’avrebbe usata- taglia corto Hiccup.

-Infatti l’ha usata, ma il suo effetto dura un’ora, ed sono passati tre quarti d’ora dall’inizio della prova- conferma preoccupata Rapunzel, nuotando verso la riva, in mancanza di altro da poter fare.

Infatti le regole prevedono che dopo essere risaliti in superficie non si possa tornare a immergersi, e hanno lanciato un incantesimo all’inizio della prova, subito dopo la loro immersione.

Elinor è rimasta agghiacciata, lancia un’occhiata a Nord, che ricambia con sguardo impotente.

-Quante pietre avete recuperato?- chiede Elinor, provando a mostrarsi impassibile.

-Tre- risponde Jack, uscendo dal lago e declinando la coperta offerta dall’infermiera -Ma non vedo come questo possa servire a salvare Merida- 

-Voi ragazzi pensate a riposo, noi giudici faremo riunione e decideremo da farsi- cerca di rassicurarli Nord, i tre ragazzi cominciano a protestare animatamente, ma le loro proteste vengono bloccate dal ministro.

-Ragazzi, l’incantesimo si esaurirà in ventiquattr’ore, e, almeno che voi non abbiate un modo per tornare indietro nel tempo a quando l’incantesimo non era ancora stato lanciato, non potete fare niente. Parleremo noi e vedremo di trovare una soluzione- il suo tono di voce è fermo e chiaro, ma anche comprensivo e gentile, e Rapunzel capisce perché è diventato ministro, sembra proprio capire bene la loro situazione, e, inoltre, ha suggerito la perfetta soluzione.

La ragazza si porta la mano al collo, dove tiene la giratempo ricevuta a Natale.

-Ha ragione, ragazzi, meglio metterci in un angolo a riscaldarci- propone ai due amici, prendendoli per mano e trascinandoli nell’angolo coperte, posto abbastanza fuori dallo sguardo degli altri.

Hiccup è incredulo.

-Non ti credevo così arrendevole, Merida combatterebbe fino all’ultimo per noi, sarebbe disposta perfino a far evaporare tutta l’acqua del lago e…- ma Rapunzel lo interrompe.

-Noi faremo di più, Hiccup- e tira fuori la giratempo da sotto la maglia.

-L’ha suggerito il ministro, no? Un giro equivale a un’ora, e Merida ha ancora dieci minuti di algabranchia. Andiamo un’ora indietro, usiamo i dieci minuti in più per organizzarci e buttarci in acqua prima dell’incantesimo e torniamo qui dopo aver salvato Merida- propone, tenendolo ben in vista, e sperando con tutto il cuore che l’acqua non l’abbia rovinato.

-E’ un piano pieno zeppo di cose che possono andare storte, ci sono pochissime probabilità di riuscita e tantissime probabilità di interferire con il continuum spazio tempo e infrange non solo le regole scolastiche e del torneo ma anche la legge… non perdiamo altro tempo- Jack infila la collana al collo, fortuna che è abbastanza lunga per tutti e tre.

-Per Merida questo ed altro- con una determinazione che mai aveva mostrato prima, Hiccup infila la giratempo a sua volta, e Rapunzel, con un profondo respiro, compie un giro completo.

 

Appena il mondo smette di vorticare, sono costretti a nascondersi immediatamente, perché il torneo è quasi pronto a partire, e mancano dieci minuti a quando riusciranno finalmente a partire.

-Bene, ragazzi, dobbiamo trovare un modo di andare in acqua senza che ci vedano- sussurra Hiccup agli amici.

-Il mantello dell’invisibilità- propone Jack.

-Ottima idea, ma come facciamo a prenderlo?- chiede Rapunzel.

-Facile. Accio mantello- ci mette la massima concentrazione, benché lo dica a bassa voce.

-Ma un mantello volante che si fionda nella nostra direzione attirerà l’attenzione- prova a obiettare Hiccup, ma ormai il dado è tratto, e, con sua grande sorpresa, gli studenti sono troppo concentrati ad osservare i campioni che si preparano, e non badano minimamente al mantello, che si avvicina ai tre così in fretta che quasi non se ne accorgono neanche loro.

-Bene, tutti sotto, e avviciniamoci all’acqua, senza farci notare- si buttano il mantello sulle spalle e iniziano ad andare, ma Rapunzel si ferma di scatto appena si vedono i campioni.

Loro quattro sono lì, e si stanno prendendo per mano a formare il cerchio, Flynn, senza neanche accorgersene, sta arrivando proprio in quel momento.

-Rapunzel? Tutto bene?- chiede a bassa voce Jack.

-Io…- osserva la faccia seccata di Jack e Merida, ma sopratutto di Jack -… si, va tutto bene, è così strano vederci da fuori- 

-Si, è strano, è vero, ma non abbiamo tempo da perdere- taglia corto Hiccup, deciso a non perdere tempo, e spronando la ragazza a continuare.

-Hai ragione, andiamo- sussurra Rapunzel, continuando ad avanzare, finché non raggiungono il bordo del lago.

-Perfetto, ragazzi, ora dobbiamo cercare di immergerci lentamente, senza dare nell’occhio, cosicché, se anche l’acqua si muove da sola, nessuno ci farà caso, perché saranno troppo impegnati a pensare ai campioni-

-Perché invece non approfittiamo del discorso di Nord, mentre tutti si girano per starlo ad ascoltare, noi ci tuffiamo velocemente, così la gente potrebbe pensare alla piovra gigante, o a una sirena, o che so io- propone Jack, alzando le spalle da sotto il mantello.

Hiccup lo guarda storto.

-Hai idea del rischio che correremmo? Interferire con il continuum spazio tempo è l’ultima cosa che si deve fare, e inoltre…- comincia a spiegare tutte le regole per l’uso del giratempo, e Nord inizia il suo discorso.

-Ragazzi…- prova a smuoverli Rapunzel, notando che hanno sempre meno tempo, ma loro continuano a discutere a bassa voce, senza badarle.

Lei si guarda intorno, per capire quanto tempo hanno, e si imbatte nello sguardo divertito del ministro, che sembra fissarla dritta negli occhi, nonostante il mantello dell’invisibilità.

Si osserva l’orologio, ma resta nascosto dove i giudici e gli studenti non possono vederlo.

Rapunzel si morde il labbro inferiore, poi, con decisione, smuove Hiccup e Jack.

-La giratempo è mia, perciò faremo come dico io, abbiamo poco tempo, perciò andremo tutti insieme, cercando di fare il meno rumore possibile ma con la massima velocità, ora che il ministro sta per arrivare- parla a bassa voce, ovviamente, ma con autorità, e i due ragazzi decidono di assecondarla, dato che non l’hanno mai vista così sicura di se.

Appena sono sott’acqua il ministro esce dall’ombra con un sorriso.

-Pensavo non l’avrebbero fatto più… scusate il ritardo, ho avuto molte cosa da fare in ufficio-

 

Sott’acqua, fa un freddo cane.

-Impervius- dice senza pensarci Jack, usando lo stesso incantesimo della volta prima.

Hanno di nuovo utilizzato il testabolla, anche se dopo il cerchio di luce sono piuttosto preoccupati da ciò che potrebbe accadere.

-Ok, ora andiamo alla ricerca di Merida- Rapunzel continua con il tono sicuro, ma Hiccup stavolta si sente in dovere di correggerla.

-In realtà Merida non è neanche entrata in acqua, per ora, e non possiamo trovarla- le fa notare.

-Ah, giusto. Allora che facciamo?- chiede ai ragazzi, rivolgendosi più che altro a Hiccup.

-Aspettiamo- risponde lui -E seguiamo voi due, poi, quando Merida scomparirà useremo la sua perla per trovarla- aggiunge poi, mostrando la perla rossa alla bionda, e rimettendosela poi in tasca con cura.

-Sei sicuro che funzionerà?- chiede lei, ma proprio in quel momento i campioni si tuffano in acqua, e i tre si affrettano a stringersi ben bene il mantello addosso, in modo da non farsi vedere in nessun modo.

-Non possiamo continuare con questo freddo- commenta la Rapunzel del passato, con voce tremante.

“Merlino! Come sembro lamentosa, vista da fuori”

-Impervius- lancia l’incantesimo il Jack del passato.

-Jack, sei il mio eroe- a vedersi da fuori, i due ragazzi tornati indietro arrossiscono vistosamente, evitando di guardarsi.

Hiccup non bada alla scena, è troppo occupato a guardare Merida, che tiene l’alga in mano in attesa di usarla fuori dalla portata visuale di Hiccup, come se lui non l’avesse intuito.

-Ricordate, getto di luce del colore della pietra che trovate- rammenta loro l’altro Hiccup, le ragazze annuiscono, e si avviano verso destra.

I tre ragazzi le seguono.

-Allora, Merida, che facciamo? Dove andiamo? Come troviamo le perle?- chiede la Rapunzel del prima, tutta interessata e spaventata.

-Ho letto da qualche parte che qui c’è la città di Atlantica, dove vivono molte sirene, magari una di loro ha una perla- suppone lei, nuotando in giro. Ha preso l’algabranchia e sembra si stia divertendo un mondo a nuotare come una sirena.

-Ha letto? Ha letto? Io l’ho letto e poi gliel’ho riferito, dove sta la gratitudine?- si lamenta Hiccup, a bassa voce, Jack gli tappa la bocca, cercando di trattenere una risata.

-Zitto, vuoi che ci scoprano?- inoltre si chiede da dove venga quel comportamento così alla Merida. 

Tornano ad ascoltare la conversazione.

-… divertente nuotare così- Merida gira intorno alla bionda.

-In Harry Potter le sirene sono tutt’altro che amichevoli- commenta incerta Rapunzel.

-Sta per scomparire, ragazzi, cerchiamo di avvicinarci- li sprona Rapunzel, tremando leggermente.

-… amici di Hogwarts- conclude Merida in tono rassicurante, due secondi dopo scompare.

-MERIDA!!!- urla la Rapunzel del passato, coprendo il gemito d’orrore di Hiccup.

-E’ stata smaterializzata- commenta, incredulo, poi sente la perla farsi bollente in tasca, e la tira fuori.

La Rapunzel del prima inizia ad avviarsi in giro incerta e spaventata.

-Starai bene?- chiede Jack, osservandola preoccupato.

-Si, tra un po’ incontro Ariel- risponde lei, osservandosi allontanarsi lentamente.

-So dov’è?- Hiccup ha un tono metà spaventato metà eccitato.

I due ragazzi si affrettano a posare la loro attenzione su di lui.

-Dove?- chiedono insieme, sempre cercando di tenere un tono di voce basso.

-E’ molto, molto, molto in profondità, in una grotta poco distante da qui- risponde Hiccup -Non possiamo andarci, a meno che non usiamo un incantesimo che non ci fa subire la pressione, ed è una forma mischiata di impervius e protego di cui non ricordo esattamente la formula. Non lo so fare, accidenti- sbatte il pugno contro la mano aperta, Jack e Rapunzel si guardano, non è un gesto da Hiccup, ma da Merida.

-Hiccup, non vorrei dire, ma forse è meglio se… - Rapunzel vorrebbe chiedergli di cedere la perla, ma delle voci lontane la zittiscono, e li fanno stringere nel mantello dell’invisibilità.

-Hans, non capisco perché non possiamo prendere tutte le perle e dobbiamo distruggere quella di Colette. Inoltre, perché hai preso anche quella di quel Frost?- sono i due ragazzi di Beauxbatons, Hans e Gaston.

Hans si guarda intorno, il suo sguardo solitamente mite e dolce è duro e con tracce di cattiveria.

Alza gli occhi al cielo, poi si rivolge al suo compagno di scuola.

-Idiota, non hai sentito gli ordini di Eris? Dobbiamo perdere distruggendo una delle pietre così non la troveranno sicuramente, così quei quattro idioti affronteranno la terza prova, saranno costretti a gareggiare tra di loro, diventeranno nemici e la setta oscura li eliminerà del tutto, prima che possano creare impiccio- spiega con tono totalmente diverso dal solito Hans.

-Si, ma la perla di Frost…?- Hans si gira, lo prende per la collottola, esasperato dalla sua stupidità, e gli spiega, con il tono di chi si rivolge a un ritardato.

-Abbiamo dato la perla di Merida al mostro, quella di Hiccup, che ,non so perché, dovrebbe essere il più pericoloso, a Ursula, e dobbiamo tenere quella di Frost perché quei suoi poteri sono molto utili, e deve esserne sprovvisto. Che tanto gli facciamo anche un piacere, dovrebbe odiarli dopo quello che è successo a Jenny- Jack impallidisce, spalancando gli occhi incredulo.

Anche gli altri due sono scioccati da quelle parole, Rapunzel più di Hiccup.

-E la perla della sanguesporco, allora?- chiede confuso Gaston.

-E’ solo una sciocca sanguesporco, e poi la sua perla è stata già presa da una sirena, non credo che la riavrà tanto facilmente.

Faremo trovare loro delle perle false, le abbiamo già sparse per il lago- Hiccup non ce la fa più, e gli esce un ringhio Meridesco, che fa voltare di scatto i campioni francesi.

-Chi è la?- chiede Gaston, stupidamente.

-Ma secondo te ti risponde? Sembri un idiota di quegli stupidi film horror babbani- commenta con cattiveria Hans.

-Cos’è un film horror?- chiede incuriosito Gaston, Hans si limita a sbuffare e a pronunciare.

-Homenum Revelio- 

-Protego- sussurrano insieme i tre ragazzi, e l’incantesimo è così potente che si sprigiona una vera e propria bolla intorno a loro e si sentono quasi come se fossero tornati sulla terra ferma, come se la bolla li proteggesse dall’acqua stessa.

-Trovato niente?- chiede Gaston.

-No, non sembra ci sia nessuno da queste parti, ma non vedo quella tizia, Merida, non è che Ursula ha fatto qualche scherzo di cattivo gusto?- chiede a se stesso Hans, un po’ incerto e leggermente spaventato. Poi si gira, e inizia a nuotare nella direzione dalla quale è venuto.

-Non possiamo lasciargli prendere la mia perla, né distruggere quella di Colette- Jack sembra piuttosto teso e spaventato.

-Facciamo una cosa. Io cerco Merida, e vi lascio degli indizi per i posti che ho percorso per arrivarci da qui, tu Jack Recuperi le perle da Hans e Gaston e tu, Rapunzel…- ma non sa che compito assegnare alla bionda.

-… Hans ha parlato di una certa Ursula, deve essere una strega potente, posso trovare il modo di trasformarla in un lama parlante o simili, ho la pozione giusta- Hiccup annuisce, anche se è poco sicuro.

-Chi prende il mantello?- chiede Jack.

-E’ tuo, prendilo tu, è molto meglio, e posa la pietra dove l’hai trovata prima, o meglio, dove la troverai quando incontreremo Rapunzel, insomma, hai capito?- Hiccup si sta incartando, ma Jack ha tutto chiaro.

-Si, continuum spazio tempo e roba del genere, giusto? Vado subito, e poi vi raggiungo quando ho fatto- prende il mantello e si avvia dietro i due studenti, portandosi dietro un pezzo del protego non ancora spezzato.

-Allora, Rapunzel, ci vediamo dopo- la saluta Hiccup, e con molta attenzione inizia ad allontanarsi, tenendo sempre la perla come simbolo di riferimento.

-Ciao- Rapunzel è molto spaventata da quello che deve fare.

Prende un profondo respiro a si avvia nel luogo dove ha lasciato Ariel.

Ha ancor il protego addosso, che la fa sentire molto meglio, e non sente minimamente l’acqua sopra di lei.

Si avvicina con attenzione, poi vede un raggio di luce rossa, seguito poco dopo da un raggio di luce gialla, e si nasconde velocemente dietro delle alghe.

-AH!- il problema è che c’è Flounder in mezzo a quelle alghe.

Lei prova a toccarlo per tappargli al bocca, ma non può uscire senza togliere il protego, perciò prefersce un semplice.

-Silencio- Il pesce continua a urlare senza che nessuno lo senta.

Rapunzel prova un moto di tenerezza verso Flounder.

-No, no, tranquillo, non temere, non ti voglio fare niente, ma devo nascondermi per qualche minuto, prima che l’altra me mi scopra, non può scoprirmi- cerca di tranquillizzarlo, parlando con la voce più bassa che riesce a ottenere.

Il pesce sembra tranquillizzarsi un po’, ma guarda comunque Rapunzel con espressione spaventata.

Emette qualche suono pescioloso, che ha una nota di confusione.

-Non capisci la mia lingua- Rapunzel se ne rende conto solo in quel momento, e quasi non riesce a crederci, non se lo aspettava, anche se è abbastanza ovvio.

Allora prova a spiegarsi a gesti, e si immobilizza quando l’altra lei le passa vicina, per andare nella direzione da dove è venuta.

Esce cercando di fare il minimo rumore, dalle alghe, accompagnata da un curioso Flounder, e, per tenere d’occhio il luogo dove è scomparsa l’altra se, va a sbattere dritta contro Ariel.

-Rapunzel, ma, non dovevi andare dai tuoi amici?- non è seccata, solo confusa.

-Si, lo so, ma ho bisogno che tu mi aiuti ancora. Hai presente questa collana?- indica la Giratempo, Ariel.

-E’ quella di cui ti ho chiesto un minuto fa- Ariel non capisce, è Rapunzel, ma si comporta come se avessero parlato un’ora prima o qualcosa del genere.

-Questa collana permette di tornare indietro nel tempo, ed io e i miei due amici siamo tornati indietro di un’ora per salvare un’altra mia amica...- inizia a spiegare.

-Merida?- indovina Ariel, ascoltando interessata.

-Si, perché temiamo le possa accadere qualcosa, e crediamo possa averla presa una tale Ursula…- continua il più velocemente possibile Rapunzel, Ariel impallidisce, Flounder si nasconde dietro di lei, quel nome l’ha riconosciuto.

-Ursula? Ma è la strega del mare, è pericolosissima, non credo che abbia possibilità se davvero l’ha presa lei- Ariel si tortura una ciocca di capelli, e parla a Rapunzel con rammarico.

-Appunto, da sola non ha possibilità, ma insieme possiamo riuscirci, solo che… ecco… sarebbe molto utile la pozione che trasforma la gente. Quella che mi hai fatto vedere prima- Rapunzel gioca con un ciuffo di capelli uscito dalla treccia, Ariel però non sembra molto convinta.

-Non voglio che tu rischi, lei è la maggiore minaccia del popolo marino, la temono tutti, persino mio padre- cerca di farla desistere dal suo piano, ma Rapunzel è decisa più che mai a salvare l’amica.

-Insieme, io e i miei amici, abbiamo sconfitto un drago nero leggendario. Insieme, io e i miei amici, abbiamo affrontato tre anni a Hogwarts, insieme, pur appartenendo a quattro case diverse. Noi siamo una squadra, lo saremo sempre, non abbiamo segreti tra noi e affrontiamo tutto insieme senza tirarci indietro alle difficoltà. Ho infranto regole su regole per tentare di salvare Merida, e infrangerei anche la legge se necessario. Ti prego, Ariel, dammi la pozione, oppure potrei anche prendertela con la forza, non lo vorrei fare, ti giuro, ma se necessario lo farei, per salvare Merida, per anche solo provarci- guarda dritto negli occhi la sirena durante il discorso, e durante il discorso la sirena è costretta a distogliere lo sguardo, perché i suoi occhi brillano come diamanti, animati da una forza di volontà e da un potere sopito incredibili.

Ariel sospira, caccia la pozione ben tappata dalla borsa e la consegna all’amica.

-Ti prego, Rapunzel, fa attenzione- le raccomanda.

-Grazie, Ariel, sei una vera amica, ti giuro che mi sdebiterò- Rapunzel è quasi commossa.

-Buona fortuna- e dopo uno stretto abbraccio la sirena nuota via.

 

Jack, nel frattempo, ha seguito con la massima rapidità i due farabutti, non ha capito bene il loro piano, ma se provano a toccare la sua perla, saranno dolori, molto dolorosi.

E saranno dolori anche per la faccenda di Jenny. 

Come diavolo fanno a saperlo? Chi sono per esserne a conoscenza, forse è stata quel mostro di Lilli, oppure lo sanno perché ne sono coinvolti in qualche modo.

Jack non lo sa, ma, per quanto odi i suoi poteri glaciali esattamente per quel motivo, non permetterà a quegli studenti incredibilmente odiosi di levarglieli.

Li segue senza fare rumore, e il più velocemente possibile, anche se loro sono veloci, finché non raggiunge il luogo pieno zeppo di pesanti e affilate rocce.

-Bene, distruggeremo qui la pietra di Colette- Hans tira fuori la pietra della compagna, ma Jack decide di divertirsi un po’.

Hans solleva una roccia appuntita, e quando la abbatte sulla pietra, la mano viene sbalzata indietro, come se la pietra fosse protetta.

-Ma che…?- ci riprova, numerose volte, ma in tanti modi diversi Jack non permette alla roccia di toccare la perla di Colette.

-Chi c’è?!- Hans si guarda intorno, Jack trattiene a fatica una risatina, il protego che ha ancora addosso lo protegge da incantesimi di localizzazione, il mantello dell’invisibilità fa il resto.

-Non ti nasconderai a lungo- Hans posa entrambe e pietre sulla roccia e si mette a cercare di scovare Jack, mentre l’albino nuota indisturbato verso le pietre.

-Gaston, fa la guardia alle pietre!- ordina però Hans al compagno, mentre solleva una roccia per controllare che nessuno vi sia nascosto sotto.

Il compagno annuisce, e fissa insistentemente le pietre sulla roccia.

Jack riflette a un modo per distrarlo, poi si mette tra Hans e Gaston, che sono l’uno con le spalle voltate all’altro, e tira una palla di sabbia contro Gaston.

-Ma che… ? Hans, perché l’hai fatto, hai idea di quanto ci impiegherò a pulire i capelli dalla sabbia, dovrò dare quattro passate di shampoo e due di balsamo- si lamenta, la sua attenzione abbandona completamente le pietre e si rivolge tutta al compagno.

-Ma di che stai parla… ?- comincia Hans, girandosi verso di lui, ma viene interrotto da un’altra palla di sabbia che lo centra in pieno viso, finendogli tutta negli occhi è in bocca.

-Ma sei impazzito? Cosa ti è saltato in mente?- Hans sputa la sabbia e si strofina gli occhi irritati.

-Così impari a non curarti dei capelli degli altri, la mia coda splendente ha bisogno di molte cure- si tocca i capelli con vanità, mentre Hans rimuove la sabbia dagli occhi con un incantesimo.

-Io non ho fatto… le perle!- si avvia in tutta fretta verso la roccia, scansando in malo modo Gaston, ma le pietre non ci sono più.

-Oh, Pitch!- impreca, tirando un pugno contro le rocce, ma poi ripensandoci e tirando pugni contro Gaston.

-Un compito ti avevo chiesto, solo un compito, ma tu dovevi per forza fare l’idiota come tuo solito, vero? Ma tu ti prenderai la colpa, non verrò ucciso, o peggio, espulso, dalla setta oscura per colpa tua, chiaro?- Jack però è già lontano, e non ha sentito l’ultima parte.

-Perfetto, ora dritti da… ma quella cos’è?- una perla praticamente identica alla sua è a terra, in mezzo al lago.

Hans ha accennato a delle pietre sparse in mezzo al lago per farle recuperare da loro, e quindi Jack scambia le pietre.

Oltre al fatto che la troverà, se Hans dovesse imbattersi nella pietra vera la lascerebbe lì pensando sia quella fasulla che ha lasciato, no?

Così ora ha due sue pietre: una finta e una vera, senza contare quella di Colette.

Non è un problema, comunque, tanto le riconosce senza problemi.

Ma ora sarà il caso di andare a salvare lady spacco-tutto.

 

Hiccup non sa perché sta riuscendo a trovarla, forse perché Ursula, o come diavolo si chiama quella rapitrice, ha anche la sua pietra, ma non crede sia questo il motivo. Forse è la pietra di Merida che vorrebbe trovare la proprietaria, ma, non sa perché, sembra più come se fosse lui a volerla trovare, così come ha trovato la pietra dell’amica invece della propria.

Per lui Merida è.. tutto.

Scende sempre più in profondità, lasciando delle tracce luminose per gli amici, cercando di capire se il protego lo protegga anche dalla pressione.

Sembra di si, perché non sente il peso dell’acqua sulla sua testa, e continua a scendere, sempre facendo attenzione, ma cercando in tutti i modi di fare in fretta.

Vuole salvare la sua migliore amica.

Deve salvare la sua migliore amica.

Ha bisogno di salvare la sua migliore amica.

-… io amo i numeri impossibili- sente la voce di Merida, e per poco non urla di gioia.

Rimette la pietra in tasca e si mette a cercare l’entrata della grotta da dove è venuta la voce, ma sembra non ci siano entrate, così perde le staffe.

-Confringo!- un’intera parete della grotta esplode. Non ha guardato alla possibilità che Merida fosse proprio appoggiata a quella parete, ha pensato unicamente all’obiettivo finale: entrare.

Per fortuna ha beccato la schiena di Ursula, che si gira scioccata.

-Ma tu… dovevi essere… come hai…?- dall’espressione del suo viso non si aspettava minimamente la visita di Hiccup.

-E da quando sia far esplodere gli oggetti?- commenta invece Merida, che sinceramente non è rimasta molto stupita dall’arrivo dell’amico, cioè, non se lo aspettava, ma doveva immaginarselo.

-Non potete sconfiggermi, io ho con me l’intera oscurità- con un gesto della mano cresce fino a diventare gigante, e materializza una bacchetta nera dal nulla.

-E voi, cosa avete?- chiede, più che una domanda è una presa in giro, ma Hiccup risponde ugualmente.

-Due bacchette, una pietra, due aiuti in arrivo con altre due pietre e altre due bacchette e una voglia di ridurti in frittura di pesce che non puoi immaginare- un commento da Hiccup con un finale da Merida. La riccia lo osserva, ora leggermente confusa.

-Ah, e io dovrei crederti, le pietre che avete trovato non sono vere. Sono solo copie. Quella stupida di Eris crede che voi dobbiate partecipare alla terza prova, ma io dico che sarà più utile uccidervi subito, senza perdere tempo con sciocchezze del genere- solleva la bacchetta e la punta contro Merida.

Un getto di elettricità tenta di colpirla, ma, lei, rapida, lo evita.

-Ma certo che non hai molta fantasia- commenta, mentre rilancia con uno stupeficium che colpisce uno dei suoi tentacoli, facendolo crollare.

Lei ghigna indispettita, poi rilancia con incantesimi molto più strani, che i due ragazzi non conoscono né possono ripetere, visto che non li pronuncia ad alta voce.

La strega sembra in vantaggio, riesce a bloccare entrambi gli amici in un angolo, e li avvolge con i suoi tentacoli neri e violetti.

-E’ giunto il capoline…AH!- un urlo di dolore interrompe il monologo in arrivo.

-Secondo me il più grande problema di voi cattivi è che non volete solo uccidere i buoni, ma farli soffrire, fare un monologo eccetera eccetera, non sarebbe più semplice farci fuori e basta? Cioè, non mi lamento, ma è ovvio che alla fine vinciamo noi se fate così- una voce che sembra venire dal nulla ha ferito il tentacolo che teneva fermi i due ragazzi, che sono scivolati via e si sono portati ad angoli opposti, per colpire il mostro su più fronti.

-Chi ha parlato?- chiede la strega con voce isterica.

Da dietro di lei Jack si toglie il mantello dal viso, fa un occhiolino a Merida e se lo rimette.

La rossa sorride, nonostante la situazione tragica.

I ragazzi, tutti e tre insieme, continuano a bombardare di incantesimi Ursula, che però non sembra intenzionata a voler perdere, o anche solo a voler essere scalfita.

-Non possiamo farle niente, non so perché ma sembra che nessun incantesimo possa farle del male- urla Jack.

-Forse dovremmo lasciare perdere e basta- propone Merida -Scappare e risalire in superficie, avremmo più possibilità- non le va affatto di abbandonare una battaglia, è l’ultima cosa che vorrebbe fare, ma non hanno possibilità.

-Non possiamo, Merida, non possiamo. Lei ha la perla- ribatte Hiccup, indicando la conchiglia al suo collo.

-Posso fare anche a meno dei miei poteri- Merida alza le spalle, rinuncerebbe a tutto pur di evitare di far del male ai suoi amici.

-Non è la tua, è quella di Hiccup- spiega Jack, indicandola meglio. In effetti è verde, non rossa, come Merida si sarebbe aspettata.

-E’ la pietra più importante e pericolosa, solo che il tuo stupido amico ancora non ha ancora capito come usarla- Ursula ghigna, Hiccup non capisce.

-Ragazzi- anche Rapunzel si unisce alla festa, con la pozione stretta in mano e la bacchetta infilata nella cintura.

-Rapunzel, attenta!- un enorme tentacolo si avventa nella sua direzione, la ragazza non riesce ad estrarre la bacchetta in tempo, e si prepara all’impatto… che però non avviene.

Jack, preso da un istinto di salvaguardia dell’amica, ha lanciato un getto azzurro che ha bloccato il tentacolo e lo tiene fermo.

-Rapunzel, gli incantesimi non la scalfiscono- Hiccup le spiega in breve la situazione, ma lei mostra la boccetta.

-E’ una delle pozioni di Yzma- Ursula impallidisce, e solleva la mano priva di bacchetta per fermarla.

-Usala!- la incita Hiccup, un getto verde parte dalla sua bacchetta e blocca la mano, così la strega solleva la bacchetta, mentre Rapunzel tenta in tutta fretta di togliere il tappo, ben impiantato dentro la boccetta.

-Eh no! Cara mia!- Merida fa partire un raggio rosso, e blocca l’altra mano della strega, che allora usa i tentacoli per colpire i tre ragazzi che la bloccano.

Hiccup, però, è fuori portata, Jack non si vede da nessuna parte e Merida alza la mano priva di bacchetta e crea uno scudo che respinge il tentacolo come se fosse stato scottato.

Rapunzel si avvicina il più possibile alla testa della strega, e rovescia la boccetta per versarne il liquido sul suo capo.

Quando la pozione lascia la boccetta è trasparente, ma quando tocca il capo di Ursula è stranamente diventata gialla, come la pietra di Rapunzel, come il suo grande potere, come se in qualche modo la ragazza, credendoci con tutta se stessa, l’avesse influenzata.

-NO!!!- urla, indemoniata, Ursula. Riesce a liberarsi dai raggi di luce e afferra la lunga treccia di Rapunzel, trascinandola con lei mentre rimpicciolisce, mentre inizia a consumarsi, come se si stessa sciogliendo.

-RAPUNZEL!- Jack molla il mantello e si getta su Rapunzel, cercando di aiutarla a liberare la treccia, che però la mano di Ursula sembra tenere in una morsa d’acciaio.

Mentre continua a sciogliersi con un lamento, il braccio grassoccio che tiene la ragazza sembra l’unica cosa che regga ancora, e che anzi, al contatto con la bionda, si fa più forte.

-Lasciami!- esclama lei in preda al panico.

Jack lancia maledizioni a raffica sul braccio della strega, ma inutilmente.

-Tagliali- sussurra Rapunzel a Jack.

Tutti e tre i ragazzi sono increduli, tutti sanno che Rapunzel ama i capelli lunghi. Non li voleva mai tagliare e quando provavano a farlo le forbici si rompevano e le ricrescevano subito dopo.

-Ti prego- lo supplica, con le lacrime agli occhi.

Jack chiude gli occhi, poi lancia l’incantesimo.

-Diffindo- si sente un netto rumore di qualcosa che si strappa, poi Rapunzel e Jack vengono sbalzati all’indietro, e con un ultimo lamento acuto Ursula viene del tutto sciolta, lasciando solo una macchia grigia e nera sul pavimento e una conchiglia collana.

Da dove sono stati recisi i capelli parte un cerchio di luce. 

Il cerchio di luce 

Hiccup osserva l’ora.

-Dobbiamo tornare indietro, è quasi ora- dice a Jack e Rapunzel.

Jack annuisce, mette le braccia attorno alle spalle di Rapunzel e l’aiuta a nuotare verso la superficie.

-Aspettate, vengo con voi- Merida raccoglie la conchiglia con la pietra della strega, e si avvicina ai tre ragazzi.

-No, tu resta qui ancora un po’, prendi la pietra, e aspetta finché l’algabranchia non si esaurisce prima di risalire- Hiccup si sta per avviare dietro agli amici, poi però torna indietro, a prendere il mantello di Jack.

-Grazie di essere venuto- gli sussurra Merida.

-Io ci sarò sempre per te- e con queste ultime parole, Hiccup si avvia dietro a Jack e Rapunzel.

Merida osserva i resti della strega.

Rompe la conchiglia con un piede e recupera la pietra, che mette in tasca, poi si avvia nuotando verso la macchia.

-Gratta e netta- Merida è proprio furiosa con la strega del mare, e non vuole che neanche una minima traccia di lei rimanga in giro.

Esce dalla grotta, e inizia ad avviarsi lentamente in superficie.

-Oh, ciao!- viene però distratta da una figura poco distante, un po’ all’ombra.

Sguaina la bacchetta.

-Chi sei?!- esclama, con tono molto poco cordiale.

La figura, che si rivela essere una sirena dai capelli rossi all’incirca della sua età.

-Il mio nome è Ariel, tu chi sei? Merida, per caso?- chiede, sembra preoccupata per qualcosa.

-Potrebbe essere, perché?- chiede, sospettosa.

-Una mia amica, Rapunzel, cerca la sua amica Merida, e crede sia stata la strega del mare a rapirla- spiega lei.

Merida abbassa la bacchetta, ma si tiene all’erta.

-Si, è proprio così, ma l’ha sconfitta, è tutto risolto. Rapunzel sta bene- la rassicura.

-Oh, meno male!- la sirena sembra molto sollevata.

-E’ tornata in superficie- spiega -E devo tornarci anche io- gli effetti dell’algabranchia stanno lentamente sparendo.

-Ah, Merida? Volevo chiederti, io ho trovato una pietra di quelle che credo servano per il torneo. Mi è comparsa nella borsa quando c’è stato il cerchio di luce, poco fa. E’ di qualcuno di voi?- Merida sta per rispondere di no quando vede che è quella di Colette.

-E’ di una concorrente della squadra avversaria. Posala da qualche parte, probabilmente la verranno a riprendere alla fine della prova, magari un luogo abbastanza vicino alla riva del lago- le suggerisce.

-Ok, grazie, e salutami tanto Rapunzel- in uno sbattere di coda, la sirena si dilegua, Merida abbassa lo sguardo.

Si sente in colpa per quello che è successo a Rapunzel.

Lei tiene tanto ai suoi capelli, e ora sono corti a malapena fino alle spalle.

Se la gente non dovesse costantemente salvarla sarebbero tutti più felici e sopratutto più al sicuro.

Prima Hiccup, ora Rapunzel, ci manca solo Jack e le assegneranno il premio come amica peggiore del mondo.

Le branchie stanno andando via, e si affretta a risalire in superficie.

 

Quando hanno preso il posto di loro stessi che usavano la Giratempo è sorto un enorme problema.

Come nascondere i capelli corti di Rapunzel?

E’ stata la prima domanda, alla quale ne stanno seguendo molte altre.

Perché i capelli tagliati hanno provocato il cerchio di luce?

Perché la pietra falsa e la pietra di Colette sono scomparse quando c’è stato il cerchio di luce?

Perché il cerchio di luce non ha eliminato il protego e l’incantesimo testabolla di loro tre?

Ma sopratutto, cosa è successo esattamente prima del cerchio di luce, perché i tre ragazzi non lo ricordano, almeno non nei minimi particolari.

Per esempio, Jack ricorda che che aveva la pietra di Colette, ma non ricorda come l’ha presa, né cosa voleva fare chiunque ce l’aveva prima di lui.

Rapunzel ricorda di aver preso la pozione da Ariel, ma non ha la minima idea di come l’ha convinta.

Mentre Hiccup sa di aver sentito qualcuno parlare di qualcosa di losco che li riguardava, ma non ricorda chi, né ciò che dicevano.

E’ strano, molto, molto strano, come se il cerchio di luce avesse impedito al continuum spazio tempo di venire alterato in maniera brusca impedendo a loro stessi di ricordare esattamente ciò che avevano fatto.

Per la prima domanda, il problema più urgente, hanno trovato la soluzione, che consiste nel tenere in testa una coperta, e fare in modo di non doverla mai togliere.

Non è granché, ma non hanno altre soluzioni.

-Tienila in testa per tutto il tempo- le dice Hiccup, Rapunzel, pallida pallida, annuisce lentamente.

Si sente debole, non ha neanche la forza di piangere, né vuole farlo.

Dopotutto sono solo capelli.

In un’ora ha fatto amicizia con una sirena, rischiato di perdere un’amica, infranto qualche regola della scuola, del torneo e persino la legge, sconfitto con una pozione una strega del mare temuta dal re di Atlantica stesso… e si mette a singhiozzare per dei capelli tagliati?

No, non vuole, non è logico, deve essere forte.

Jack le posa una mano sulla spalla, per confortarla, si sente incredibilmente responsabile per il taglio così corto.

Forse avrebbe potuto tenerglieli più lunghi, tagliare un po’ più sotto.

Sinceramente non ricorda dove si era spinta Ursula nel tirarglieli.

Tutti stretti nelle coperte tornano a portata di vista, dove i giudici stanno discutendo ancora sul da farsi.

Dracula propone di aspettare, i presidi di Drumstrang e Hogwarts sono invece convinti di dover andare a cercarla.

Il ministro ascolta le discussioni con un sorriso tranquillo, poi lancia un’occhiata ai tre ragazzi, soffermandosi in particolare su Rapunzel.

Sembra come se stesse leggendo nei loro pensieri e ricordi, poi annuisce leggermente e torna ad ascoltare la discussione.

La preside di Beauxbatons sembra molto stanca, confusa e arrabbiata. Anche lei sostiene che non debbano essere mandate squadra di soccorso.

Elinor è entrata prepotentemente nella discussione e insiste istericamente di cercare la figlia.

Amy si avvicina a Hiccup guardandolo come in cerca di spiegazioni.

Lui l’accarezza, e si siede insieme agli amici aspettando pazientemente il ritorno di Merida.

-Quante perle avete raccolto?- chiede Hans a Hiccup, per cercare di fare conversazione.

-Tre- risponde semplicemente lui.

-E… ed è stato difficile?- chiede ancora, in tono cordiale.

-Si, ma non particolarmente, una l’aveva un mostro mutaforma, un’altra l’aveva presa una sirena, e la terza l’abbiamo trovata a terra, vicino alla radura delle pietre appuntite- risponde Jack, non ricordandosi che è stato proprio quel ragazzo a tentare di distruggere la sua.

Ma un piccolo lampo lo illumina

-Perché me lo chiedi?- il tono diventa sospettoso.

-Per conversazione, mi dispiace per la vostra amica dispersa. Anche noi ne abbiamo trovate solo tre. Colette non è riuscita a trovare la sua- commenta.

-Probabilmente vincerete voi, dopotutto siete tornati prima- Rapunzel ha la voce tremante e molto roca, come se fosse malata.

Spera vivamente di non passare il turno, non potrebbe mai e poi mai combattere contro i suoi amici, non ce la farebbe.

Ma sa che quando Merida uscirà con la quarta perla loro quattro passeranno in vantaggio.

-Rapunzel, stai bene?- Jack le porta le labbra sulla fronte come per misurare la febbre, molto preoccupato, le guance di Rapunzel si imporporano, ma il ragazzo lo prende come un brutto segno.

-Santo cielo, sei bollente!- esclama, alzandosi per andare a chiamare l’infermiera.

Proprio in quel momento emerge Merida, con la pietra di Hiccup ben stretta in mano.

-MERIDA!- la madre si precipita ad accoglierla, infradiciandosi dalla testa ai piedi, e stringendola in una abbraccio stritola ossa.

-Mamma… lasciami, mi imbarazzi- sussurra lei.

-Cosa essere successo lì sotto?- chiede Nord -Tuoi amici riemersi dicendo che tu scomparsa- 

Merida non capisce perché l’abbiano fatto, guarda Hiccup, che pensa come sperando che lei lo senta:

“Ti prego non dire che c’eravamo anche noi, ti prego non dire che c’eravamo anche noi”

-Una strana figura dai tentacoli neri mi ha portato in una grotta, ma io sono scappata, e ho recuperato la perla che teneva nella collana- Merida alza le spalle, accettando pur riluttante la coperta che le offre la madre.

Non sa come ma ha sentito il pensiero di Hiccup.

Tutti la guardano con le sopracciglia aggrottate, Nord ed Elinor si scambiano uno sguardo, il primo allarmato, la seconda pieno di panico.

Anche tra Hans ed Erica c’è uno scambio di sguardi, il primo è confuso e leggermente spaventato, la seconda gli fa cenno di restare tranquillo, ma ha le labbra sottilissime.

-Scusate, gente, lo so che è strano e tutto il resto, ma potreste sbrigarvi con l’esito, così accompagno Rapunzel nell’infermeria- Jack attira l’attenzione di tutti, che fissano lo sguardo sulla bionda, che Jack sta sorreggendo.

E’ pallidissima, ad eccezione per le gote rosse. Gli occhi sono stanchi e spenti, le labbra secche, nonostante sia stata in acqua per un sacco di tempo.

L’infermiera le è accanto, con aria molto preoccupata, che non aveva neanche con Hiccup quando era stato quasi divorato.

-Preside, deve immediatamente andare al caldo, comunicate i risultati e via- li incita Mama Odie.

-Si, bene, alla luce del fatto che…- comincia a fare il discorsetto Dracula, ma viene interrotto dal Ministro, che comunica semplicemente, con una leggerissima nota di rammarico -Vince Hogwarts perché hanno preso quattro perle contro le tre di Beauxbatons, recupereremo immediatamente quella di Colette, voi potete andare- si rivolge all’infermiera e a Rapunzel, che con moltissima difficoltà si alza, sentendosi ogni secondo peggio.

Jack si appresta a seguirle, ma l’infermiera lo interrompe.

-No, tu resta qui- 

-Ma io…- prova a ribattere Jack.

-Mi dispiace, non è davvero il caso che ti contagi- il tono non ammette repliche, ma Jack non è tipo da arrendersi. 

Solo una volta ha visto una persona ridotta a quel modo dopo un bagno in un lago, e non ha la minima intenzione di restare fermo senza sapere che succede, non stavolta, non di nuovo, non se la colpa è sua.

Mentre la folla di studenti comincia a tornare al castello si aggrega a loro, prende il mantello dell’invisibilità che aveva nascosto dei cespugli e lo indossa, diretto all’infermeria.

Rapunzel non finirà come Jenny.

 

-Perché tu hai trovato la mia perla?- chiede Merida a Hiccup, confusa, mentre si avviano verso il castello

-Non lo so, perché Ursula ci voleva uccidere?- chiede lui, come se fossero domande della vita di cui non avranno mai risposta.

-Secondo me dovremmo indagare, dopotutto sono fatti strani, Amelia che scompare, tutte queste voci riguardo alle “quattro bacchette”, Ursula che vuole uccidermi, insomma, sembra come se qualcuno volesse eliminarci perché siamo un pericolo- il suo tono è sospettoso.

-Merida, ma dai, non è una faccenda di stato, la prossima prova sarà breve, ci lanceremo un paio di incantesimi leggeri, uno fingerà di vincere e ci divideremo il compenso, facile, no? E poi tutto finirà- Hiccup alza le spalle.

-Si, dai, potrebbe essere, dopotutto Hogwarts è il luogo più sicuro della terra- ammette Merida.

-Beh, non proprio, ad Harry Potter accade di tutto  di più- ribatte Hiccup.

-Ma Harry Potter sono solo dei libri, smettila di prendere ogni informazione per oro colato- li lamenta Merida.

-… Io non ho mai preso le informazioni del libro per oro colato- la corregge Hiccup.

-…Infatti, ed io odio fare ricerche- constata Merida.

Si guardano confusi, poi cacciano fuori le perle che hanno preso.

-Forse è il caso di scambiarle- propone Merida, porgendo a Hiccup la sua

-Quoto- Hiccup fa altrettanto, e si sentono meglio, più loro stessi.

-Secondo te che cosa è successo a Rapunzel?- chiede Merida a Hiccup.

-Non lo so, dovremmo indagare, dopotutto stava bene, poi Jack le ha tagliato i capelli… è stato lui, giusto, perché non ricordo bene- Hiccup si gratta la testa confuso, mentre Merida osserva il castello con espressione triste.

-Chissà come deve essere triste, Jack, in questo momento- commenta, in modo preoccupantemente Hiccupposo.

 

Quando entra nell’infermeria Rapunzel è a letto, e l’infermiera non si vede da nessuna parte.

La testa è rimasta coperta, e l’unica parte visibile è il viso pallido.

Jack non capisce cosa le sia successo.

Un momento prima era sana, forte, ha sconfitto Ursula in maniera incredibile.

E ora, dopo il taglio di capelli, sembra come se qualcosa dentro di lei si sia indebolito, se non proprio scomparso.

Volta la testa, sentendo i passi del ragazzo.

-Jack?- chiede, in un sussurro.

Lui si scopre la testa, e si siede accanto al letto.

-Si, non potevo non venire a trovarti. Come stai?- chiede, posandole una mano sulla fronte.

-Non capisco, non capisco molte cose. L’infermiera dice che probabilmente è un colpo di freddo, ma è andata a parlare con il preside, ho paura, Jack, che cosa mi è successo? Cosa mi ha fatto Ursula?- gli occhi della ragazza si riempiono di lacrime, così come quelli di Jack.

Vorrebbe trovare qualche bella bugia o supposizione improbabile da dirle per tranquillizzarla, ma non gli viene in mente niente, e opta per la verità.

-Non lo so, non so cosa ti abbia fatto Ursula, non so se è un colpo di freddo, un colpo di sole o un colpo della strega, ma so una cosa: guarirai, starai bene, nessuno ti farà mai più del male- la rassicura.

-E’ una promessa?- gli chiede Rapunzel, che prende queste cose molto sul serio.

-E’ una promessa, finché io sarò qui nessuno ti toccherà, mai più- la sua mano tocca quella di Rapunzel, ma sono separate dalle coperte.

-Mi racconti una storia?- chiede la bionda, leggermente imbarazzata.

Quando è ammalata esterna tutto ciò che le viene in mente, non può farci niente.

Jack sorride, non conosce molte storie, ma decide di accontentarla.

-C’era una volta una bambina, che era stata abbandonata in fasce in un orfanotrofio- comincia.

-Poverina- commenta Rapunzel, chiudendo gli occhi e iniziando ad ascoltare.

-Si, infatti, ma non era sola, c’era il fratello con lei, un simpatico e gentile fratellone che aveva subito lo stesso trattamento quattro anni prima- aggiunge Jack.

-Ma come faceva a sapere di essere suo fratello?- chiede la bionda.

-Perché con la bambina era annesso un biglietto: Prendetevi cura di mia figlia come avete fatto con…- esita nel pronunciare il nome, ma poi si dice che non sa chi sia Eugene, e che probabilmente non ricorderà neanche la storia -…Eugene Fitzherbert-

Rapunzel inizia ad addormentarsi.

-Quando la bambina crebbe abbastanza da giocare con gli altri bambini cercò di fare amicizia con il fratello, ma lui era grande, e non le badò molto, così restò sola- 

Rapunzel assume un’espressione triste, segno che sta ancora ascoltando.

-Ma un bambino di due anni maggiore di lei decise di andarle vicino. Le si avvicinò e fecero amicizia.

Giocavano insieme, si divertivano. Lei lo considerava come il fratello che non voleva mai avere niente a che fare con lei. Lui la considerava come la sorella che non aveva mai avuto.

Divennero molto, molto cari l’uno all’altra.

Fu l’unica persona che quel bambino ebbe mai amato davvero- 

Rapunzel inizia a respirare regolarmente, e Jack si convince a concludere la storia.

-Poi la bambina morì, mentre giocava sul ghiaccio con il bambino. Il giorno del suo quinto compleanno.

Per anni il bambino si sentì in colpa, la sua vita divenne oscura, e infelice. Non amò più nessuno- 

Jack si accerta che Rapunzel stia dormendo davvero, poi conclude, con l’ultima, definitiva parte.

-Fino al compimento degli undici anni, infatti incontrò degli amici fantastici, che ridettero luce alla sua vita.

Insomma, quello che sto cercando di dire è che… - Jack non sa cosa fare, sa per certo che Rapunzel ha una grandissima cotta per Eugene, ma non riesce a non dirglielo, non ora che hanno rischiato così tanto, che lei è così malata.

-…Io ti amo, Rapunzel, non so in che modo, non so per quanto, e non so sinceramente se mai tu potrai accettarlo. Ma io dovevo dirtelo, era dai tempi di Jenny che non amavo così intensamente qualcuno. Magari sei come lei, una sorella, o qualcosa del genere, io non lo so, ma tu sei la luce che si è spenta dentro di me quando lei è morta- le lacrime cercano di uscire, e lui non riesce a trattenerle, almeno non tutte.

Decide di abbandonarsi al pianto, e continua fino ad addormentarsi, con il mantello dell’invisibilità che gli scivola di dosso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Cosa avrà Rapunzel? E cos’era esattamente quel cerchio di luce?

Si, è vero, ho fatto finire malissimo il capitolo, ma era pieno zeppo di scena.

Pensate che ci ho fatto anche una fanart, che posterò sul mio profilo Facebook ChrisAndreini EFP, che ho appena creato.

Se volete chiedetemi l’amicizia, mi farebbe molto piacere, :3 

Ma tralasciamo l’argomento.

Che ve ne pare del capitolo? dato che domani ricomincio la scuola (ahimè D: ) i capitoli saranno più brevi e non so se aggiornerò con molta frequenza.

L’uso del giratempo e del mantello mi è venuto alla fine dello scorso capitolo, per questo sono usciti un staccati, ma ho aggiornato presto, vero? :3

Ho aggiunto Mericcup moments, e Jackunzel moments, ma ve lo dico, godeteli finché potete, perché nel prossimo capitolo o nel seguente ci sarà il ballo, e Rapunzel ci va con Eugene, pardon, Flynn-

Aspettatevi molti problemi.

Ma mi stavo sciogliendo come Ursula quando ho scritto l’ultima parte.

Inoltre Merida e Hiccup sembra stiano avendo problemi di personalità, come si evolverà la questione?

Nel prossimo capitolo credo che indagherò sulla situazione di Rapunzel e in generale su quanto accaduto nella seconda prova.

Questa storia continuerà ancora a lungo, comunque, ci sono molti anni da mostrare dopo questo.

Spero non ci siano troppi errori, dato che non ho riletto molte volte, e spero che vi piaccia e vi continui a piacere :D 

Sapete, siamo al primo posto delle storie più popolari e non so dirvi la mia gratitudine, siete davvero fantastici, sono davvero davvero molto grata a tutti voi, sul serio :’)

Ringrazio con il cuore tutti quelli che seguono, recensiscono o anche solo leggono questa storia, vi voglio bene :-*

 

P.S. Perdonate il capitolo extra large, ma è l’ultimo prima del “grande accorciamento” perciò volevo farlo bene. 

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Capitolo 13
*** Informazioni (ovvero, come organizzare due riunioni in un giorno) ***


Capitolo 12: Informazioni

ovvero

Come organizzare due riunioni in un gorno

 

Sono passate tre settimane dalla prima prova, e ormai Rapunzel si è rimessa quasi del tutto.

Quando si era svegliata nell’infermeria con Jack accanto aveva dimenticato totalmente il viaggio nel tempo, e quindi era rimasta scioccata come non mai nello scoprire che i suoi capelli erano corti.

Mama Odie le aveva mentito dicendo che li aveva tagliati lei perché il suo stato di malattia era molto serio e non poteva permettersi di tenerli lunghi, inoltre le aveva detto che erano talmente intrecciati e aggrovigliati che non sarebbe più riuscita a strecciarli.

Jack, Merida e Hiccup, dopo aver sentito questa storia erano rimasti a bocca spalancata, Jack per primo, ma avevano deciso di non raccontarle niente, almeno non con la salute così cagionevole. 

Oltre ai quattro, il visitatore più assiduo di Rapunzel è Flynn Rider, che la intrattiene spesso, e che, stranamente, sembra rivolgere a Jack occhiate gelide, o almeno, più gelide del solito, prontamente ricambiate dall’albino.

Nonostante la malattia (ancora rimasta senza apparente spiegazione) di Rapunzel, Merida ha altri problemi, molto, molto più seri.

Infatti Pasqua è il 5 Aprile, e lei ha poco meno di un mese per trovare una povera anima che ci vada con lei.

Dalla fine della seconda prova c’è stato un incessante mormorio per i corridoi, di gente che si invita a vicenda, persone che fremono per il ballo pasquale.

Merida sembra l’unica a non gioire dell’evento, e si pente ulteriormente di aver messo il suo nome in quel dannato calice.

Le sono arrivati un po’ di inviti, dopotutto è uno dei campioni, campionessa di quidditch e forse studentessa più popolare della sua casa, solo che ha rifiutato tutto. 

Secondo Jack dovrebbe semplicemente sceglierne una a caso facendo la conta, dato che non ha in mente nessuno di particolare, ma Merida non vuole accettarlo, non vuole accettare il fatto che dovrà per forza andare accompagnata, senza contare che se accetta un qualsiasi invito la madre prenderà senz’altro appunti perché sia il suo eventuale marito.

Quanto vorrebbe poterci andare con Hiccup.

Non perché diventi suo marito a altre sdolcinatezze mielose e insensate, ma perché almeno potrebbero andarci come amici, senza che nessuno pensi cose sbagliate.

Insomma, è Hiccup, il suo migliore amico… che andrà con Astrid.

Mannaggia a quella bionda che ha rovinato i suoi piani!

Probabilmente si farà prestare il mantello dell’invisibilità da Jack e si nasconderà per tutta la serata, non c’è piano migliore di questo.

Ma oltre al ballo prossimo, i quattro ragazzi hanno problemi più seri, che però nessuno di loro in realtà conosce, benché stiano provando a fare luce sulla faccenda delle bacchette.

Infatti Hiccup è in biblioteca, insieme ad Amy, alla ricerca delle più piccole informazioni su questa leggenda, ma senza avere molti risultati.

Trova solo cose che già sa, come ad esempio la storiella falsa della setta oscura, che ha combattuto a Hogwarts e ha sguinzagliato creature nella foresta proibita, ma è solo una stupida storia raccontata ai bambini del primo anno per non farli andare nella foresta, e Hiccup non ci crede minimamente, essendo stato in quel posto più volte di quante ne voglia ammettere.

Poi trova la vecchia filastrocca delle quattro bacchette, presentate nel libro: “sonetti di uno stregone” che secondo Harry Potter fa parlare in versi per tutta la vita, mentre nella realtà fa solo venir voglia di scrivere una filastrocca.

 

“Le quattro bacchette la luce daranno 

se i quattro ragazzi le impugneranno

da un cuore giocoso, una vita spezzata

la prima bacchetta verrà conquistata

capace sarà di creare del ghiaccio 

candida neve e volo a casaccio

nell’anima dolce, solare e aggraziata 

la seconda bacchetta troverà un’alleata

con il potere del sole racchiuso 

capace di curare ogni minimo abuso

un ragazzo con immensa lealtà

la terza bacchetta impugnerà

con sicurezza, amore e modestia

potrà controllare ogni singola bestia

da un carattere forte, una ribelle sfrenata

la quarta bacchetta verrà agitata

e con precisione quasi allarmante

combatterà in maniera incessante”

 

Sembra quasi spazzata, come se mancasse un pezzo finale, ma è una filastrocca per bambini, dopotutto, non ha un vero e proprio senso.

Hiccup dopo averlo letto sta per chiudere il libro quando Amy vi si mette sopra, e indica la filastrocca cercando di attirare la sua attenzione.

-E’ una filastrocca per bambini, non penserai mica sia vera- la gatta gli lancia uno sguardo eloquente.

-Ok, me la scrivo, magari significa qualcosa- alza le spalle, ma gli sembra improbabile che delle informazioni cruciali e segrete siano in un libro per bambini, alla vista di tutti.

Una professoressa osserva preoccupata Hiccup mentre si annota la filastrocca nel quaderno per appunti super segreto che ha usato per le ricerche su Sdentato e che ora sta usando per scoprire il mistero delle bacchette.

Non vuole che Hiccup scopra troppo di quella faccenda, ma non può impedirlo.

I tempi in cui poteva controllare ogni minima cosa affinché Merida e Hiccup non scoprissero le cattiverie e le brutalità del mondo della magia sono finiti, e ora loro si trovano seppelliti fino alla vita nelle sabbie mobili, e devono uscirci da soli, per quanto Elinor voglia aiutarli.

-Professoressa Dumbroch, il preside Nord mi ha detto che l’attende nel suo ufficio- l’intromissione della bibliotecaria la riscuote dai suoi pensieri.

-Certo, mi avvio subito, grazie mille Belle- si avvia velocemente e piena d’imbarazzo verso l’ufficio del preside, come ha fatto a scordarsi la riunione, lei non è mai in ritardo!

Arriva il più velocemente possibile davanti al gargoyle di pietra, ed enuncia la parola d’ordine.

-Babbo natale- 

-Sei in ritardo- le ricorda il gargoyle prima di spostarsi di lato. Lei gli lancia un’occhiataccia, poi sale le scale.

-Elinor, finalmente tu arrivata. Arthur arrivato più di venti minuti fa- l’accoglie il preside, indicando il ministro della magia seduto composto davanti alla scrivania.

La sala è gremita di gente.

L’infermiera, Skaracchio, il preside di Durmstrang , metà del corpo insegnanti, il ministro della magia e Stoik. Senza contare cinque o sei capi degli uffici del ministero.

Sembrano tutti molto preoccupati ed Elinor si guarda intorno per cercare il marito, capo dell’ufficio Auror.

Lo trova a discutere allegramente con Stoik, ma prima che possa salutarlo, il preside Nord li richiama tutti all’ordine.

-Cari amici miei, io ho convocato voi tutti per discutere di importante problema che riguarda setta oscura- comincia, in tono grave.

-La setta oscura, ma è sconfitta da decenni, è stata la battaglia peggiore nella storia magica. Non vuoi forse dire che sta tornando, vero?- chiede preoccupata Toothiana, era molto giovane durante la guerra, la più giovane dei sopravvissuti dell’ordine.

-Ci sono stati dei segnali, Tooth, e purtroppo siamo abbastanza sicuri che si stiano rimettendo in forze, e che abbiano intenzione di cominciare presto un’altra guerra, e stavolta vincerla e restare al potere per sempre- risponde il ministro, con tono costernato.

-Allora dobbiamo fermarli prima che raggiungano il massimo delle forze- Bunnymund batte un pugno sopra la scrivania, convinto della sua idea.

-Purtroppo non è così facile, sono ben nascosti e già abbastanza potenti. Abbiamo motivo di credere che abbiano già tentato di attaccare e non vi siano riusciti per motivi fuori dalla nostra comprensione- continua Moon, con l’aria di sapere benissimo ciò che li ha fermati.

-Attaccare? E chi?- chiede Skaracchio, confuso, non ha sentito di attacchi o cose del genere.

-I possessori delle quattro bacchette- risponde Moon, e nella stanza scoppia il putiferio, tutti iniziano a parlare uno sopra all’altro, facendo domande, in cerca di spiegazioni, o lanciando esclamazioni incredule e spaventate.

-Silenzio, per favore, sappiano con assoluta certezza chi siano i quattro possessori, e abbiamo anche ragione di credere che abbiano sconfitto Ursula, durante la seconda prova- Fergus lancia un’occhiata alla moglie, che sospira e abbassa lo sguardo sul pavimento. Stoik assume un’espressione di controllato orgoglio misto a preoccupazione, mentre gli altri sono increduli.

-I quattro campioni di Hogwarts?- Genio, incapace di trattenere il suo stupore.

-Merida Dumbroch, Hiccup Horrendus Haddock III, Rapunzel Corona e Jack Frost- annuisce la Divinatrice -Sono loro i ragazzi della profezia destinati a salvarci o condannarci, compiuti i diciassette anni. Le bacchette sono quelle, controllate da Madame Gothel in persona, che speriamo non abbia intuito niente- il tono è inespressivo, tranquillo e pratico, a differenza di quello di Bunnymund, quando parla di nuovo.

-Ma… ma… sono ragazzi, non possono aver sconfitto Ursula, e se poi mancano davvero tre anni, non possiamo sconfiggerli prima o altro?- chiede ai presenti, rivolgendosi in particolar modo ad Arthur, il leader dell’esercito.

-No, vi ho convocati qui tutti solo per tenere gli occhi aperti e avvertirvi del pericolo. Non interferiremo con i possessori, devono vedersela da soli, lo sapete, non è nella profezia interferire, perché la loro strada la dovranno scegliere da soli. Tutto ciò che possiamo fare per il momento è cercare le identità segrete dei membri della setta oscura, e tentare in qualche modo di fermarli finché i prescelti non avranno compiuto diciassette anni, e potranno adempiere al proprio destino. La guerra non è ancora iniziata, ma inizierà a breve, perciò state attenti- Moon è sempre stato bravo con i discorsi, è stato questo a renderlo il leader perfetto, nonostante sia giovane rispetto a molti membri.

-Come, scusa?- chiede Elinor, guardandolo piena d’ira.

-Si? Obiezioni, Elinor?- chiede lui, guardandola di rimando, tranquillo.

-Si, certo che ho obiezioni. Stiamo parlando di mia figlia, che ha sconfitto da sola Ursula e ha rischiato la vita già due volte per questo insensato torneo. Non possiamo lasciarle vivere la sua vita senza avvertirla almeno del pericolo. Senza avvertire Hiccup e gli altri del pericolo. Hanno il diritto di conoscere la profezia, e non c’è scritto da nessuna parte che non possano almeno saperla, e dobbiamo metterli sotto protezione, non possiamo lasciare che corrano rischi. Sappiamo chi li vuole morti, perché non impedire semplicemente che saltino almeno la terza prova?!- nella foga del suo pensiero si è alzata in piedi, e guarda il ministro dritto negli occhi.

Erano a scuola insieme, nello stesso anno e nella stessa casa.

Erano grandissimi amici a scuola, ma ora non si sentivano più, ed erano diventati semplicemente alleati in una battaglia comune.

-Credi davvero che se adesso dessi l’ordine di cancellare il torneo non scatenerei la delusione e le proteste per tutto il mondo magico?! E loro sono solo quattordicenni, se mettessimo un peso del genere sulle loro spalle come credi che reagirebbero? E poi ci tengo a sottolineare che non è stata solo Merida a sconfiggere Ursula, ma è stata aiutata dagli altri tre, Odie può confermare- il ministro non si è scomposto di una virgola, e indica l’infermiera con un cenno.

Elinor si volta di scatto verso di lei, in cerca di spiegazioni.

-Non so come lei, ministro, faccia a saperlo, ma in effetti sono abbastanza certa che i tre abbiano usato un giratempo per aiutare l’amica una volta consci di non poter entrare nuovamente in acqua. Era al collo della signorina Corona quando l’ho portata in infermeria, e i suoi capelli erano corti, mentre quando è uscita erano lunghi e fluenti. Ne ho discusso con Nord dopo averla visitata, e ci siamo accordati per parlarne oggi. Credo sia stata questa la causa della sua cattiva salute in queste tre settimane- confessa, confondendo i presenti.

-I capelli tagliati?- chiede Elinor, incapace di credere a una tale stranezza.

-Si, non sappiamo bene perché ma devono aver indebolito la ragazza-

-Ma noi dobbiamo fare qualcosa!- insiste Elinor, il marito si alza e cerca di calmarla, perché sta davvero rischiando di iniziare a mettersi a spaccare qualche oggetto per la frustrazione.

-Elinor, cara…- 

-Zitto tu! Arthur, non possiamo proprio lasciarli affrontare da soli questa minaccia, loro…- 

-Non sei l’unica a tenere alla loro sicurezza, Elinor!- ribatte il ministro, perdendo per un attimo la calma, quasi subito recuperata.

-Ah si? si da il caso che due… una di loro sia mia figlia, e non posso permettere che qualcuno le faccia del male. Tu non potresti mai capire!- Elinor gli si avvicina, i loro visi sono molto vicini, lo guarda furiosa, dritto negli occhi grigi.

-Io capisco perfettamente. Ma è nostro dovere non aiutarli. Non dovrai essere egoista, Elinor, sai bene che ci sarà un prezzo, per la profezia, e dovrai essere disposta a pagarlo anche tu, se vuoi la pace nel mondo magico- Elinor indietreggia sgranando gli occhi, aveva rimosso l’ultimo verso della profezia, e ora che le torna alla mente non riesce ad essere altro che inorridita.

Dall’espressione sui volti del marito e di Stoik si rende conto che anche loro avevano completamente rimosso l’ultima strofa, probabilmente per il fatto che è breve, misteriosa e piena di cattive notizie, e quando l’avevano ascoltata non era sembrata importante, almeno non come ora, che sono i loro figli ad essere in mezzo alla guerra.

-Qualche altra obiezione?- chiede il ministro, rivolgendosi agli altri membri. 

Nessuno risponde.

-Bene, la riunione è aggiornata. Cercate di scoprire le identità segrete dei membri. Odie, cerca di far guarire in fretta Rapunzel, ah, e non stupirti troppo se le sue punte stanno diventando castane, e cerca anche di trovare un modo perché lei non si stupisca poi troppo- lo dice con tale velocità e tranquillità che Elinor ci mette un po’ ad assimilare ciò che ha detto.

-Aspetta un momen…- comincia ad obiettare, me il ministro è già sulla porta dell’ufficio del preside, seguito da altri impiegati del ministero, e non le bada affatto.

Batte seccata un piede a terra.

-Maledetto!- ghigna tra i denti. Tutta la tensione che sperava di scaricare con questa riunione non ha fatto che aumentare.

-Su, donna, sta tranquilla, andrà tutto bene- prova a consolarla il marito, mettendole una mano sulla spalla per confortarla.

Lei si abbandona sulla sedia, prendendosi il volto tra le mani.

-Sei ti può consolare, Elinor, non sempre le profezie sono quel che sembrano- cerca di risollevarle il morale la divinatrice, prima di uscire a sua volta dall’ufficio, dove restano solo Stoik, Nord, Fergus e lei.

-Io è meglio che vada. Ci vediamo alla terza prova- li saluta Stoik, cercando di essere forte, ma con voce quasi spezzata.

Per lui è ancora più difficile che per Elinor e Fergus.

Ha già perso la moglie, e la sola idea di perdere il figlio è troppo dolorosa per poterla accettare.

Esce dall’ufficio del preside sovrappensiero, e si imbatte inaspettatamente nello stesso Hiccup, che sobbalza alla sua vista e nasconde un quaderno dietro la schiena.

-Papà, cosa ci fai qui?!- chiede ad occhi spalancati per la sorpresa.

-Hiccup! Non pensavo di trovarti qui, non dovresti essere a lezione?- chiede stupidamente.

-E’ domenica- infatti obietta il figlio, spingendo, cercando di non farsi notare, il quaderno nella borsa.

Amy guarda Stoik con sguardo indagatore.

-Mi ha chiamato Nord nel suo ufficio, per discutere di… ehm… cose inerenti ai draghi… e alla caccia… è per il torneo- cerca di inventarsi una scusa.

A Hiccup per poco non viene un infarto.

-D-Draghi? Ha visto qualche drago? Qui?- chiede impallidendo.

-No! Certo che no, ma… è una cosa complicata, segreti di Hogwarts, non posso dirteli- cerca di tirarsi dai guai Stoik -Chi è quel gatto?- chiede poi, più per cambiare argomento che per vero interesse.

-Eh? Lei è, ecco, Amy. Siamo diventati amici quando ero in infermeria- non è proprio una bugia, in effetti.

Il padre si rabbuia “con sicurezza, amore e modestia potrà controllare ogni singola bestia”

-Bene, sono contento per te, anche se un gufo sarebbe più utile come animale domestico- commenta il padre, Hiccup sospira.

-Bene… io vado, è quasi ora di pranzo- cerca di trovare una scusa il ragazzo, avviandosi verso la sala comune per posare i libri.

-Si… vai… ci vediamo alla terza prova- con grande imbarazzo e impacciatezza si avviano ognuno per la propria strada.

Amy osserva tutto piegando la testa. Che strano comportamento tra padre e figlio!

 

Intanto, fuori da Hogwarts, la Divinatrice è intenta a parlare riservata con Arthur Moon, prima che egli torni al ministero.

E’ stata la direttrice della sua casa, e sua insegnante di divinazione, materia dove eccelleva.

-Arthur, voglio chiedertelo sinceramente, hai interferito in qualche modo nelle decisioni dei ragazzi?- chiede in tono d’accusa.

Lui assume un’espressione leggermente colpevole, ma nega.

-Non ho esattamente interferito, ho solo dato un piccolo aiuto. Era legittimo e non provocherà cambiamenti. Rapunzel si rimetterà entro i suoi diciassette anni- 

-Sei troppo coinvolto- la Divinatrice scuote la testa. -Non dovevi spedire loro quei doni. Sai ciò che il taglio di capelli ha procurato?- il tono è grave e poco incoraggiante.

-Una perdita di potere che si è espansa per tutto il lago, sciogliendo ogni incantesimo e distruggendo Ursula una volta per tutte, ma anche privando la ragazza del controllo sul potere della bacchetta e cancellando i ricordi ai ragazzi tornati indietro nel tempo, lo so, lo so- Arthur sospira, leggermente imbarazzato.

-Non solo. Ti è sfuggito il fatto che la ragazza ha ancora potere dentro di se che la potrebbe consumare se si trovasse in balia di rabbia ed altre emozioni troppo forti, portandola al surriscaldamento e all’auto combustione, in casi estremi- lo rimprovera ulteriormente.

-Non sono stato io a dire a loro di tornare indietro nel tempo- prova a lamentarsi il ministro. Sembra un ragazzino dal modo in cui si comporta con la Divinatrice, che lo guarda con un sopracciglio inarcato, per poi ripetere con un sospiro.

-Sei troppo coinvolto per essere imparziale-

-Non sono coinvolto!- quasi lo urla, ma non se ne preoccupa più di tanto, perché sono soli, nella foresta.

-E comunque era tutto scritto nel destino, se non avessi fatto quei regali Merida sarebbe morta, e addio alla profezia- prima che la divinatrice possa ribattere si smaterializza, e la vecchia donna scuote la testa.

-E’ troppo coinvolto- ripete ancora, tristemente, poi si avvicina a una grotta poco distante, senza entrarvi, ma osservandola semplicemente, con un triste sorriso.

-Un anno, solo un’altro anno- dice alla grotta, per poi tornare sui suoi passi.

 

-Tuo padre, sul serio?- chiede Merida incredula, mentre si dirige con Hiccup in infermeria a trovare Rapunzel. Ormai ci va davvero troppo spesso per i suoi gusti.

-Si, non so proprio cosa ci facesse qui- risponde Hiccup, più confuso di lei.

-In effetti è tutto molto strano, Violetta dice che Flash le ha detto di aver visto il ministro della magia in persona- riferisce Merida, arrotolandosi una ciocca di capelli attorno a un dito pensierosa.

-Probabilmente è qualcosa che riguarda il torneo- prova a riflettere Hiccup.

Amy gli cammina accanto, tutta tranquilla.

-Secondo te potrebbero cancellare la terza prova? Sarebbe splendido, non mi va di affrontare altre donne pesce- 

-Non lo so, Merida. Manca ancora molto alla prova, però, cerchiamo di non pensarci- taglia corto lui.

-Ma è un concetto interessante da approfondire- obietta però Merida, con voglia di esplorare e fare ricerche al riguardo.

-Abbiamo altri progetti da approfondire, come le quattro bacchette- le racconta della filastrocca che ha segnato, e come doveva immaginare, la ragazza non crede che possa essere importante.

-Ma dai, Hiccup, è solo un racconto per bambini- 

-Parla quella che crede che i libri di Harry Potter sono veri- 

-Non credo più che siano veri, io…- ma si interrompe appena si rende conto di cosa ha appena detto.

-Siamo sicuri che ci siamo scambiati le perle?- chiede preoccupato Hiccup.

-Abbastanza, non so proprio perché continuo a sembrare te e tu continui a sembrare me- risponde Merida, preoccupata, non può farsi prendere da crisi d’identità.

-Secondo me se ne andrà con il tempo, e comunque non è male se hai smesso di credere a tutto ciò che dice Harry Potter- Hiccup prova a far viso a cattivo gioco.

-Si, ma tu ti sei messo a credere in stupide favolette per bambini- lo prende in giro lei, scompigliandogli i capelli.

-Ah ah- ride sarcastico lui, mentre raggiungono la porta dell’infermeria.

Quando entrano lo spettacolo che si presenta fa totalmente scordare loro genitori, bacchette e ministri della magia.

Rapunzel, ancora pallida, è seduta sul letto e si osserva sconcertata la punta dei capelli con l’aiuto di uno specchio, o meglio, una lastra di ghiaccio riflettente che Jack ha creato per lei. Il ragazzo in questione è confuso e pensieroso, così pensieroso e assorto che non si è resto conto di essersi messo a fluttuare a qualche centimetro da terra.

Ma nonostante il ragazzo volante, Hiccup e Merida rimangono scioccati da ben altro.

-Che diavolo sta succedendo ai tuoi capelli?- chiede scioccata Merida, avvicinandosi velocemente e gettando su un letto lo zaino.

Rapunzel alza lo sguardo su di lei, con un’espressione sperduta.

-Non ne ho idea- risponde lei in un sussurro, tornando ad osservare le punte dei suoi capelli attraverso lo specchio.

Le punte infatti si sono scurite, ma non sono diventate biondo scuro o anche marroncino chiaro, bensì marrone scuro.

-Non ha il minimo senso, i capelli non scuriscono da soli- Hiccup si siede sul letto davanti a Rapunzel, pensieroso, ma a differenza di Jack non si mette a fluttuare.

-E’ quello che ha detto all’infermiera poco fa, ma lei se ne uscita con una qualche cosa sulla malattia e su come scurisse i capelli. Non ho idea di che malattia sia, ma deve essere senz’altro magica e rarissima, perché io non ho mai sentito di malattie che scuriscono i capelli- Jack si alza di una altro paio di centimetri, e per la prima volta cattura l’attenzione dei presenti.

-Ma, Jack, tu… VOLI!- lo indica Rapunzel, prendendosi un colpo. L’aria sembra riscaldarsi debolmente, e Jack cade di scatto.

-No, io non volo- guarda la sedia dove è piombato confuso.

-Si che volavi- lo contraddice Merida.

-Volavo?- Jack cade dalla nuvole… non in senso letterale, e guarda Hiccup come a chiedergli delucidazioni.

Lui alza le spalle.

-Si, volavi, non so dirti…- gli viene un’illuminazione -capace sarà di creare del ghiaccio candida neve e volo a casaccio- recita, d’un tratto.

-Ambarabà ciccì coccò- gli fa eco Jack, adattandosi confuso.

-Che?- chiedono Merida e Rapunzel, la prima confusa da Jack, la seconda da Hiccup.

-Non guardate me, mi sono adattato- Jack alza le mani, e guarda Hiccup per chiedergli spiegazioni, come le altre.

-Il verso della filastrocca, quella sulle quattro bacchette. Uno si concentra sul ghiaccio e sulla neve, ma il suo potere si espande anche al volo. E tu mi hai anche aiutato a non cadere, tenendomi sospeso a mezz’aria durante la prima prova, quindi devi avere la prima bacchetta- Hiccup è tutto infervorato per questa ipotesi, proprio come lo è solitamente Merida parlando di Harry Potter.

Lo guardano tutti confusi, e lui recita velocemente la filastrocca.

-Ma se è una filastrocca, come potrebbe essere…- comincia Rapunzel, posando lo specchio.

-…essere vera? Magari è come la leggenda dei doni della morte in Harry Potter, che era vera ma nessuno ci credeva- conclude e risponde Hiccup per lei, con sicurezza.

Vedendo gli sguardi dubbiosi degli amici, Hiccup prova a smuoverli.

-Andiamo, ragazzi, non è difficile da credere! Le nostre bacchette sono strane, veniamo sottratti nonostante la giovane età per partecipare al torneo, io controllo un unicorno, Merida schianta Macintosh al primo anno da sola, Jack svolazza a caso e Rapunzel, o meglio, i capelli di Rapunzel…- si interrompe di scatto, che hanno fatto i capelli di Rapunzel? Non riesce a ricordarlo, eppure per un attimo lo aveva così vicino alla memoria.

-I miei capelli? Cosa c’entrano i miei capelli?- chiede Rapunzel, assumendo un’espressione sospettosa.

Merida e Jack lo guardano male, si erano anche accordati di non dire niente.

-Quando eri piccola se provavano a tagliarli ti ricrescevano- inventa lì per lì il ragazzo, senza sapere bene che altra scusa inventarsi -e brillavano, no?-

-Si, ma ora, come puoi ben vedere, non brillano più e di certo non sono ricresciuti, anzi, stanno diventando marroni- li indica, con una leggera nota di rabbia. Dopotutto ci aveva messo anni per renderli così, e l’infermiera non poteva permettersi di tagliarli senza un motivo logico.

-Ma tu, comunque, crei luce e sole con grande maestria. Con il potere del sole racchiuso capace di curare ogni minimo abuso- prova a dirle Hiccup, ma Rapunzel la vede da un altro punto di vista.

-Si, curare ogni cosa, se fosse vero sarei così da tre settimane?- chiede bruscamente, irritandosi non poco.

Non sta capendo niente di niente, si sente debole, stanca, il mal di testa non sembra voler cessare, i suoi capelli stanno diventando scuri (perché non bastava, santo Merlino, che fossero corti!) e ora Hiccup si è messo a sparare ipotesi a vanvera su argomenti strani e misteriosi, con tutto quello che sta passando.

-Su, Punzie, calmati, è solo un po’ Meridato- Jack, le mette una mano sulla spalla cercando di alleviare la tensione -non è… ah!- ma la ritira subito dopo, scottato.

-Che c’è?- chiede Rapunzel ritirandosi, e sgranando gli occhi alla vista della pelle rossa nella mano del ragazzo, dove lui l’ha toccata.

Lui se la massaggia, e torna normale in pochi secondi.

-Stai bene?- chiede Rapunzel preoccupata, osservando la mano.

-Si, non preoccuparti. E’ proprio il caso di dire: scotti di frebbe- cerca di portare la faccenda sul ridere, ma Rapunzel non è dello stesso parere, e si tasta confusa e spaventata le spalle, notando però che non sono particolarmente calde.

Tutta l’irritazione è sparita come soffiata da un venticello invernale.

Si rilassa un po’.

-Parliamo d’altro, vi va?- propone Jack agli altri, che annuiscono poco convinti.

-Allora Merry, hai deciso con chi andrai al ballo?- chiede malignamente Jack alla riccia, che gli lancia un’occhiata assassina.

-Ti devo ricordare che ho schiantato Macintosh al primo anno da sola?- lo minaccia, prendendo la bacchetta.

-Lo prendo come un no- ridacchia Jack.

-Ah, e non chiamarmi Merry- lo ammonisce poi lei.

-Hai ragione, Lady spacco tutto- se Merida non fosse Hiccuppizzata è molto probabile che Jack sarebbe già stato schiantato ripetutamente, ma cerca di mantenere la calma.

-Bene, Ghiacciolino, vogliamo cambiare argomento?- chiede rivolgendosi a Rapunzel.

-Si, che avete fatto oggi? Qualche novità?- chiede lei, curiosa.

-Ho incontrato papà- risponde Hiccup, attirando lo sguardo stupito dei due che non ne erano a conoscenza.

-Davvero, dove?- chiede curiosa Rapunzel.

E passano tranquillamente il pomeriggio passando da un discorso a un’altro, dai compiti ai misteri, dal ballo alle lezioni.

Come amici incredibili, ignari delle minacce che si parano all’orizzonte, ignari della profezia e ignari del prezzo che, alla fine, saranno costretti a pagare.

 

Verso sera, dopo cena, Merida si sta dirigendo verso il dormitorio per il coprifuoco quando viene bloccata da Bob Parr, il professore di difesa contro le arti oscure.

-Signorina Dumbroch, un momento prego- la ferma in mezzo ai corridoi.

-Si professore?- chiede lei, confusa. -Ho fatto qualcosa di male?- chiede, ma è certa di no, perché solitamente per quel genere di cose è sua madre a bloccarla per i corridoi, la donna sembra godersela un mondo a vedere la figlia ricevere punizioni.

-No, certo che no. Volevo solo ricordarti di trovare un compagno per il ballo, dato che voi quattro campioni di Hogwarts dovrete aprire i balli e sarete obbligati ad avere un accompagnatore- la rassicura il professore.

Merida preferiva assolutamente essere messa in punizione a questo punto.

-Un momento, noi quattro?- chiede, come se avesse sentito male.

-Si, dato che siete rimasti gli ultimi campioni in gara sarete solo voi quattro ad aprire le danze- spiega. Merida non ci vuole credere.

Pensava che fossero in otto coppie ad aprire le danze, e sarebbe stato facile non esserci, si sarebbe notato molto meno, ma se sono in quattro, aiuto, non ha speranze di fare come vuole, ovvero nascondersi per tutta la serata.

-Oh, va bene… se uno non trova un accompagnatore?- chiede.

-In tal caso verrà messo con un altro che non ha trovato accompagnatore, ma ti consiglio di trovarne uno, eviterai delusioni- le consiglia Bob.

-Pfui, qualsiasi ragazzo sarà una delusione- lo dice a bassa voce, ma il professore la sente e ridacchia.

-Lo immagino, beh, buona fortuna, e mi auguro che tu faccia i compiti per martedì mattina- 

-Lo sa che i suoi compiti li faccio sempre- gli assicura Merida, ed è la verità, poi si separano, e la ragazza torna al dormitorio, indecisa sul da farsi.

 

Non è l’unica che fermano, anche Hiccup e Jack ricevono questo avvertimento, mentre Rapunzel stranamente non riceve visite dalla divinatrice, forse perché la notizia che andrà con Flynn si è già sparsa in giro, ormai anche le sirene di Atlantica lo sanno, tanto Flynn l’ha detto in giro, oppure per il fatto che la divinatrice deve già saperlo, essendo insegnante di divinazione.

Entrambi i ragazzi rassicurano i rispettivi direttori che non c’è niente da temere perché loro hanno già le rispettive dame.

Poi si incontrano nella stanza delle necessità.

-Ok che ho promesso che te lo avrei prestato eccetera, ma, sul serio, non posso neanche vederlo?- chiede per l’ennesima volta Jack, passando a Hiccup il mantello dell’invisibilità.

-No, non puoi, non ho idea di come potrebbe comportarsi con qualcuno che non sono io, e poi non è un fenomeno da baraccone- Hiccup prende il mantello con leggera irritazione, sono tre settimane che ogni weekend questo teatrino si ripete. 

Con Merida sospettosa e professori sempre di guardia Hiccup può visitare il drago solo nei weekend, con l’aiuto di Jack.

Sdentato non sembra approvare questo cambiamento, e ogni volta che lo vede gli tiene un po’ il broncio, come a dire “Mi hai lasciato una settimana solo e annoiato, bell’amico che sei”

-Ma è un drago, per Salazar, non ho mai visto un drago dal vivo- ribatte Jack, eccitato.

-Sbaglio o ci hai combattuto contro?- chiede Hiccup sarcastico.

-Quello era un molliccio- Jack agita la mano per sminuire la cosa.

-Beh, si da il caso che quel molliccio era identico spiccicato a Sdentato, perciò non hai niente di nuovo da vedere- si copre del tutto con il mantello ed esce dalla stanza.

-Bel guastafeste- Jack esce a sua volta, Hiccup gli restituirà il mantello quella notte stessa, recapitato da Amy.

Quella gatta è diventata un membro del gruppo, benché detesti Merida in maniera incredibile.

-Jack, che ci fai qui fuori a quest’ora?- lo riprende una voce conosciuta.

-Elsa, ciao, come va?- chiede lui, girandosi tranquillo.

-Non tentare di cambiare discorso, che ci fai qui a quest’ora?- gli chiede nuovamente, incrociando le braccia.

-Il coprifuoco scade tra dieci minuti- le mostra l’orologio, ma lei lo guarda con l’aria di chi l’ha sgamato subito.

-L’hai regolato per farlo andare dieci minuti indietro mentre ti giravi, l’ho visto chiaramente. Dieci punti in meno a Serpeverde, e se non vai subito nel dormitorio ti metterò anche una punizione- lo ammonisce, Jack però non si scompone.

-Beccato, d’accordo, vado subito, ma non mi rivolgi neanche un saluto? Dopotutto sono il tuo accompagnatore al ballo- le fa occhioni da cucciolo.

-Jack, non farmi togliere altri punti- ma sta tentando di non sorridere.

-Va bene, miss iceberg, mi levo dai piedi, ci vediamo- e con un veloce bacio sulla guancia comincia a scendere le scale.

Elsa resta impietrita sul posto, arrossendo visibilmente, ma non è sola come spera.

-Sinceramente meritava una punizione per essere fuori oltre il coprifuoco, a mio parere, non solo dei punti tolti- una voce esce fuori dall’ombra.

-Flynn, dovevi controllare il corridoio al terzo piano, non al settimo, sei sordo o non sai contare?- gli chiede, infastidita, e imbarazzata dall’essere stata colta in un momento del genere.

-Ho deciso che sarebbe stato più divertente vedere il settimo piano, e inoltre questa settimana è il turno di Rapunzel per la mappa del malandrino, o delle quattro bacchette, non so come le chiamano, e gliel’ho fregata per tenere sotto controllo i corridoi- mostra una mappa di sfuggita a Elsa.

-La tua ragazza sarà molta contenta di sapere che le hai fregato la mappa, inoltre non capisco proprio perché tu la mostri a me, basta che lo dico a Jack e Rapunzel non ti parlerà più- lo sfida, è raro che lo faccia, ma si sente in posizione di vantaggio, e il suo autocontrollo è sempre messo alla prova con Flynn Rider nei paraggi.

-Perché l’ho mostrata a te, mi chiedi? Beh, la risposta è facile, voglio proporti un accordo- Elsa lo guarda incredula, lui, un accordo con lei? Ma che si è bevuto per credere che lei voglia fare un accordo con lui?

-Non ci penso nemmeno, ora dammi subito la mappa, torna al terzo piano e fa il tuo dovere da prefetto- gli ordina, allungando la mano per prendere la mappa delle bacchette, che però Flynn porta fuori portata.

-Quanto siamo freddi, miss iceberg. Sai cosa succederà quando (e se) tu dirai a Jack che io ho preso la mappa a Rapunzel?- chiede ad Elsa.

-L’ho detto prima, lui lo dirà a Rapunzel e lei non ti parlerà più e non si fiderà di te- risponde la ragazza, che non capisce dove lui voglia andare a parare.

-Risposta esatta. A quel punto Rapunzel non avrà più un accompagnatore per il ballo, e chi credi sarà disposto ad andarci con lei, pur lasciando sola la propria accompagnatrice?- chiede ancora, Elsa si irrigidisce.

-Metà della scuola- risponde secca.

-Sbagliato, o meglio, giusto, si, ma chi sarà nella metà della scuola ad accompagnarla, alla fine?-

Elsa non risponde.

-Jack Frost, il migliore amico della biondina. Poi loro si metteranno insieme, tu verrai bellamente scaricata e resterai sola per l’eternità- risponde lui per lei, la ragazza si morde il labbro inferiore.

-Non andrà così- prova a ribattere.

-Credi davvero che tu gli piaccia? E’ palese che a lui piace Rapunzel, e se non ci fossi io a impedirgli di provarci con lei sarebbero la coppia più gettonata di Hogwarts-

-Se anche fosse, a me non interessa, Jack è solo un amico per me- mente Elsa, anche se sa che non è vero, Jack è l’unica persona a scuola che le parla e che sembra capirla, anche se lei non capisce cosa deve aver passato per riuscirci.

-Non mentire Elsa, lo so che ti piace Jack, e a me piace tanto Rapunzel, perciò voglio proporti un accordo per separarli. Vedi, io so un segreto di Jack che potrebbe far venire molti dubbi a Rapunzel, perciò la mia proposta è questa: Io rivelo il mio segreto alla ragazza, dopo il ballo magari, o durante, quando lei starà meglio. Tu nel frattempo, ti lamenti di me, e convinci Jack che Rapunzel si fida ciecamente di ogni parola che le dico, che ormai è nelle mie mani e cose del genere. 

Così, quando lei andrà da lui per chiedere spiegazioni, lui si arrabbierà e litigheranno, separandosi per sempre- Flynn illustra il suo piano con cattiveria, Elsa non crede di poter fare una cosa del genere, non vuole allearsi con quello lì, è un ragazzo odioso, con il quale ha in corso una lotta dal primo anno. Senza inoltre, conoscerne i motivi.

Però è anche vero che crede davvero a quelle cose su Rapunzel, non le sta molto simpatica neanche lei, sopratutto per il fatto che si fida di una carogna come lui, perciò non può dire di essere del tutto sfavorevole all’accordo. Però Jack tiene tanto all’amica, e le sembra ingiusto intromettersi nella loro felicità.

Lei non è cattiva, non lo è e non vuole esserlo.

-No, Flynn, è un piano orribile e ingiusto, ma non dirò della mappa a Jack se me la dai immediatamente. La consegnerò a Rapunzel mentre dorme, approfittando di un controllo in infermeria. Tocca a me oggi- allunga nuovamente la mano, Flynn non sembra infastidito dal suo rifiuto, anzi, la guarda e commenta, porgendole la mappa.

-La solita debole Elsa, senza spina dorsale che non ama il rischio-

-Il rischio lo lascio ai grifondoro, e agli idioti come te- risponde lei a denti stretti, iniziando seriamente a perdere il controllo.

-Se lo dici tu. Pensaci però- e si avvia verso il terzo piano, certo che lei accetterà.

Lui tiene tantissimo a Rapunzel, e non vuole rischiare che Jack provi a prendergliela.

Elsa, dal canto suo, si rigira la mappa delle bacchette tra le mani, cercando Jack nel dormitorio dei serpeverde.

Non accetterà il piano di Flynn, ma probabilmente qualche brutta parolina su quei due insieme la dirà. Dopotutto le pensa davvero queste cose, non è cattiveria.

Per l’indecisione perde per un attimo totalmente il controllo, e una lastra di ghiaccio si espande per il pavimento, facendola indietreggiare velocemente.

-Finitus incantatem- pronuncia subito, poi cerca di calmarsi, di respirare a fondo, e si avvia in infermeria.

 

-Ho indetto questa riunione d’emergenza perché abbiamo avuto un grande problema durante la seconda prova- comincia rabbiosa Eris, battendo un pugno su un tavolo del negozio Magie Magò.

-Ma non possiamo iniziare senza Ursula- obietta Madrina.

-Non credo che Ursula si presenterà alla riunione- Pitch ha un’aria grave, furente e anche leggermente spaventata.

-Perché no?- chiede Uncino, iniziando a preoccuparsi.

-Perché non c’è più, ecco perché!- sbotta Eris.

-Che vuol dire? l’oscurità non si può sconfiggere, nessuno riesce a eliminarci troppo a lungo.- ribatte Maga Magò.

-Una dei possessori delle quattro bacchette c’è riuscita, ed è stata tutta colpa di quella strega del mare. Se avesse fatto come noi le avevamo detto ora Merida non avrebbe senz’altro la sua pietra, e…- 

-… e Rapunzel avrebbe ancora completamente il controllo dei suoi poteri- riflette Madre Gothel. Porta ancora il cappuccio, ben premuto sul viso, segno che non è ancora passata la punizione dell’oscurità, ma nessuno ne è sorpreso, l’oscurità perdona con difficoltà.

-Io propongo di continuare con il piano originale, non è ancora detto che verremo sconfitti- propone Ade, un po’ titubante.

-No, non verremo sconfitti, ho messo un pensiero cattivo nella mente di un ragazzino geloso per separare almeno due di loro. Inoltre, grazie alle informazioni del mostro possiamo tranquillamente fare in modo che anche gli altri due vengano separati.-

-Non so ancora come Omega sia arrivato fin lì, è imbarazzante pensare che non abbia ucciso quel ragazzino. Dopotutto con la madre non ha avuto esitazioni- si lamenta Malefica, rigirandosi il bastone che usa per bacchetta tra le mani, infastidita.

-Lo so, devi sentirti molto sciocca, insignificante e con i poteri a terra, comunque basterà che Dumbroch lo trovi e tutto sarà a posto- commenta Ade.

-Comunque io lo rivoglio indietro, è sempre stato il drago più obbediente tra tutte le mie furie buie- esprime i suoi desideri con egoismo.

-Vedremo come fare, ma uno stupido drago traditore non è il nostro maggiore problema, ora- ribatte Eris -Ragazzi, venite avanti- dall’ombra due ragazzi di diciassette anni escono, spaventati.

-Loro si sono fatti rubare la perla di Frost e non sono riusciti a distruggere quella di Tatou, dobbiamo pensare a una punizione- i ragazzi sono osservati con forza da tutti i presenti, che solo con quello sguardo potrebbero ridurli in cenere.

-E’ stato Gaston a farsi rubare le perle. E io ho un piano per rimediare- cerca di giustificarsi Hans, con sicurezza.

Eris nutre molte speranze per lui, molto più che per Gaston, così le viene in mente un modo per provare la loro fedeltà alla causa.

-Facciamo una cosa, ragazzi. Vi proponiamo un accordo. Dato che era la vostra prima missione ed è stata un fiasco totale vi offriremo due possibilità: o vi ritirate dalla setta, vi facciamo perdere la memoria e restate liberi e mediocri, o cercate un modo per riscattarvi, e se non ci riuscite vi uccideremo.- Gaston sembra valutare l’offerta, mentre Hans subito esclama:

-La seconda, assolutamente, andrò al ballo con una loro cara amica, potrò spiarli da vicino, guadagnare la loro fiducia e trovare i loro punti deboli. Non sarò mai un mediocre- è deciso più che mai, come Eris si aspettava.

-Io credo che mollerò, non rischierei mai la vita per un altro errore- dice invece Gaston.

-Benissimo, Gaston, puoi andare- sotto gli sguardi increduli degli altri membri, Gaston esce dal negozio con passo baldanzoso

-Hans, la tua prova per riscattarti consiste nell’andare a fare ciò che deve essere fatto- con tono indecifrabile, Eris indica la porta da dove il compagno è appena uscito, e senza un attimo di esitazione, Hans prende la bacchetta ed esce a sua volta.

-Devo dirlo, Eris, uno dei due l’hai scelto proprio bene- commenta ammirato Ade.

-Sarà il caso di scrivere una falsa lettera dalla sua famiglia, e fare tutto ciò che è necessario per non risalire a noi. Te ne occupi tu, Rasputin? Sei bravo in queste questioni di famiglie da sradicare- chiede Eris.

-Certo, ci penso subito- e con un lampo nero l’uomo scompare.

-Bene, direi che la riunione è aggiornata- Eris sembra abbastanza soddisfatta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, so che non è dei migliori, ma non avevo molta ispirazione.

Volevo fare solo una semplice riunione tra i cattivi e una riunione tra i buoni, ma ci ho aggiunto anche alcuni momenti con i ragazzi e con Elsa e Flynn.

Datemi un parere, mi farebbe molto piacere, perché non sono super convinta del capitolo e vorrei sapere se va bene o no.

Grazie mille a tutti quelli che seguono, recensiscono o anche solo leggono questa storia, è sempre un piacere sapere che piace a qualcuno il mio lavoro :D

Alla prossima.

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Capitolo 14
*** Il ballo (ovvero, come cercare di passare una bella serata con centinaia di problemi all'orizzonte) ***


Capitolo 13: Il ballo 

ovvero

Come cercare di passare una bella serata con centinaia di problemi all’orizzonte 

 

Il mese passa in fretta… troppo in fretta.

Merida non ha trovato un accompagnatore, ed è disperata, perché il ballo è stasera.

-Secondo me avresti dovuto accettare l’invito di Naveen, o quello di Flash, non sono tanto male- commenta Hiccup, mentre lei si lamenta per l’ennesima volta di quanto sia orribile questa faccenda.

-Flash è del primo anno! E Naveen è antipatico, si crede chissà chi, non volevo dargli soddisfazioni- ribatte Merida. Hiccup alza le spalle.

-Non so che dirti, Merida, sai che se non ci andassi con Astrid ci andrei io con te- lo dice con molta naturalezza, ma Merida non più fare a meno di arrossire leggermente, forse proprio per questo tono così tranquillo.

-Beh… però ci vai con Astrid… perché non andiamo a trovare Rapunzel?- propone.

La ragazza è guarita del tutto, ormai, ma la sua temperatura sembra non voler calare, e si aggira sempre sul trentotto, nonostante Rapunzel continui ad affermare di sentirsi bene.

-Beh, se Rapunzel non verrà al ballo potrai sempre andarci con Flynn- commenta Hiccup, osservando divertito la reazione schifata dell’amica.

-Guarda, piuttosto ci vado con Macintosh!- 

-La tua è una proposta?- il citato esce fuori da dietro una statua, come uno stalker.

Merida lo guarda con sguardo assassino.

-Vuoi che ti schianti?- chiede minacciosa, cacciando fuori la bacchetta.

Il ragazzo impallidisce, poi si dilegua in tutta fretta.

-Te lo devo dire, non ti ho mai vista così gettonata, ad Hogwarts- commenta ammirato Hiccup.

Sono giorni ormai che Merida viene seguita ovunque da ragazzi che non hanno un’accompagnatrice.

-Sai, preferirei affrontare quel mostro mutaforma o un drago piuttosto che andare al ballo, stasera. 

A proposito, non mi hai detto che segreto ti ha chiesto, eppure sono passati quasi due mesi- Merida continua a chiederglielo, e lui continua a far cadere l’argomento, cosa che insospettisce sempre di più la ragazza.

-Sai, non era niente di che, e poi perché ti interessa tanto?- chiede Hiccup, affrettando il passo per arrivare il prima possibile in infermeria.

-Mi interessa perché… perché si. Sei il mio migliore amico, me lo vuoi dire o no questo grande segreto, a meno che non sia un segreto che non conosco già, cosa che spero, in tal caso dimmelo e basta- lo mette ai ferri corti l’amica.

-Guarda un po’, siamo arrivati- Hiccup entra in tutta fretta in infermeria, dove Rapunzel sta tentando in tutti i modi di convincere l’infermiera.

-La prego, Mama Odie, non prenderò freddo, mi sto preparando a questo ballo da mesi, non può farmelo perdere- la sta supplicando in ginocchio, in camicia da notte, e con i capelli quasi completamente marroni.

-Oh, Rapunzel, non fare così. Hai ancora la febbre, e non posso permettere che tu peggiori- cerca di resisterle agli occhioni di cucciolo, ma si vede che sta cedendo.

-Lo so, ma non farò gesti avventati, non suderò, non prenderò freddo, non uscirò dalla sala e non mi slogherò neanche le caviglie, dato che porterò le ballerine e non i tacchi. La prego, è importante per me- continua a supplicarla.

-Uff, e va bene, dopotutto hai solo…- le misura in mezzo secondo la febbre - …trentasette e otto, sei ancora calda. Senti, facciamo una cosa, tu resti fino alle sette rilassata e calma, poi se è minore ti ci mando, ma devi riposarti, ok?- Rapunzel annuisce, contenta di avere una possibilità.

In quel momento si accorgono dei due nuovi arrivati.

-Ciao ragazzi!- li saluta lei, con un gran sorriso sfavillante.

-Hey, Punzie, pronta per stasera?- le chiede Hiccup posando da un lato la borsa e sedendosi sulla sedia accanto al letto.

-Speriamo di poter andare, tengo le dita incrociate. Merida, hai trovato un accompagnatore?- chiede, Merida si rabbuia.

-No, probabilmente me ne assegneranno un d’ufficio, oppure andrò con uno dei fantasmi- taglia corto sbuffando.

-O con Amy, stile Gazza- ridacchia la ex bionda.

La gatta, lì vicino, che segue ormai Hiccup come un’ombra, lancia loro un’occhiataccia, Hiccup cerca di trattenere una risata immaginandosi la signora Amelia ballare con Merida.

-No, per carità, non sono una zitella con i gatti- si offende Merida.

-Onestamente, lo sembri comportandoti così, ma se vieni al ballo con me potresti…- Naveen, appena uscito dall’armadio delle pozioni curative, non riesce nemmeno a finire la frase che un getto di luce rossa lo fa scappare  fuori dall’infermeria.

-Il prossimo che trovo a stalkerarmi lo crucio- minaccia Merida, con un tono così minaccioso che una decina di ragazzi escono velocemente dai nascondigli più impensati ed escono dall’infermeria, sotto lo sguardo stupito e divertito dei due amici, quello scocciato della ragazza e quello infastidito dell’infermiera.

-Questa infermeria è più affollata della sala grande- si lamenta, poi si dirige in ufficio.

-Ah, ragazzi, vedete di andarvene via presto, Rapunzel deve riposare- e con questo ultimo avvertimento si chiude la porta alle spalle.

-Forse è davvero il caso di andare, volevo passare in biblioteca per fare una piccola ricerca prima del ballo- Hiccup si alza e prende la borsa.

-Sarò anche una zitella con i gatti, ma è impensabile fare ricerche prima di un ballo- lo prende in giro Merida, che vuole restare ancora un po’ per fare compagnia a Rapunzel.

Lei è l’unica, tra i quattro che ricorda l’avventura sottomarina, e si sente ancora in debito con lei per averle salvato la vita.

-Ci vediamo dopo, ragazze- le saluta Hiccup, prima di chiudersi la porta alle spalle.

-Allora, Punzie, eccitata per stasera?- chiede Merida, occupando il posto di Hiccup.

-Tantissimo, solo che… hai visto Jack? E’ da ieri che non si fa più vivo- chiede con una nota di preoccupazione.

-Sono certa che è tutto a posto, l’ho visto poco fa a colazione, vedrai che tra un po’ verrà anche lui a salutarti-la rassicura Merida con sicurezza.

-Se lo dici tu- Rapunzel si fa pensierosa.

 

La serata arriva in fretta, troppo in fretta per Merida.

“Ma perché le cose brutte arrivano così in fretta?!” si lamenta, mentre esce dalla sala comune e si avvia in sala grande.

Si è preparata i fretta. Indossa un abito non molto lungo, poco sopra le caviglie color verde acqua. Con una camicetta bianca sotto e i capelli sciolti sulle spalle, ribelli come suo solito.

Ai piedi porta delle ballerine verde acqua molto comode.

La maggior parte degli studenti è ancora a prepararsi, perciò quando arriva in sala non c’è nessuno.

Non può fare a meno di notare che le decorazioni sono davvero meravigliose, più che a Natale.

Inoltre non ci sono più i quattro lunghi tavoli della sala grande, ma tanti piccoli tavoli da quattro disposti tutti intorno alla sala.

Le decorazioni pasquali sono colorate e molto varie.

Coniglietti di pietra vivi adornano i lati della stanza. 

Come centrotavola hanno utilizzato uova dorate.

Merida pensa subito di prendere uno dei tavoli e occupare i posti per i suoi amici, poi si rabbuia, pensando che loro hanno l’accompagnatore, e non possono mollarlo per sedersi con lei.

Sbuffa contrariata, e si accorge solo in quel momento di non essere sola nella stanza.

Un ragazzo del sesto anno alza gli occhi su di lei dalla lettera che stava scrivendo. E’ seduto in un angolo della stanza, nel più totale silenzio, con il suo grande gufo accanto, che guarda Merida con i suoi grandi occhi.

Come ha fatto a non accorgersene prima?

Gli fa un cenno col capo e si siede in un posto qualsiasi, aspettando l’inizio dei festeggiamenti e la noia che ne conseguirà.

Il ragazzo torna alla sua lettera, senza minimamente fare caso alla rossa.

-Merida, siediti dritta, aggiustati i capelli e… dov’è il tuo accompagnatore?- chiede la madre entrando in quel momento e subito rivolgendosi alla figlia.

Guarda in giro come se l’accompagnatore si stesse nascondendo, e poi osserva sotto il tavolo, per assicurarsi che la figlia non lo stia utilizzando come poggiapiedi.

Doveva scegliere una posizione più lontana dall’ingresso, ora che ci pensa.

-Non ne ho uno- risponde la figlia tranquillamente, senza ascoltare neanche uno dei consigli.

-Cosa, ma… devi aprire le danze!- ribatte lei.

-Falle aprire solo ai miei tre amici, oppure ad Hans con Anna, fa come vuoi, non mi interessa-

-Bene, allora, se non te lo trovi da sola, lo sceglierò io uno per te- la madre le lancia una sfida, e Merida le lancia un’occhiata inorridita.

-Non vorrai…- comincia spaventata.

-Trovane uno e sistemati i capelli in una crocchia. Non si possono vedere così. Sono tropo disordinati. E sta seduta dritta- con un colpo di bacchetta i capelli di Merida si sistemano da soli, e per poco la ragazza non si mette a sbuffare fumo dalle narici.

-Ne troverò uno… uno che non sia purosangue, che non sia un possibile pretendente alla mia mano, che non mi segua da settimane come uno stalker e che non voglia andarci con me- le urla contro mentre la madre si avvia verso le cucine per controllare il lavoro degli elfi domestici.

Poi si porta una mano ai capelli e fa uscire un ciuffo ribelle dalla crocchia.

Infine si volta nuovamente verso prefetto e si stupisce nel constatare che non ha mosso gli occhi dalla lettera che sta scrivendo.

Gli si avvicina con grande autorevolezza, aspetta che finisca e poi, mentre lui lega la lettera alla zampa del gufo, gli parla.

-Salve- lo saluta. 

Lui la guarda con un sopracciglio inarcato.

-Salve?- è perfetto per i piani di Merida, spera solo che non sia troppo perfetto.

-Non hai un’accompagnatrice, vero?- indaga, se ha capito il tipo la risposta è ovvia.

-No- lo dice indifferente, senza dare segni di aver capito il piano della rossa.

-Eccellente- commenta Merida, sfregandosi le mani [Tipo signor Burns]

-Perché?- chiede però lui, alzandosi per portare il gufo alla finestra più vicina.

-Non vuoi proprio accompagnatori o ti è indifferente?- chiede di rimando lei.

-Indifferente- risponde lui alzando le spalle.

-E non vuoi ballare tutta la sera, spero- 

-Meno ballo meglio è. Ma la campionessa di Hogwarts non ha tremila ragazzi che smaniano per accompagnarla?- chiede lui, come a chiederle di lasciarlo in pace.

-Non hai ascoltato la conversazione con mia madre? Voglio un accompagnatore che non voglia andare al ballo con me- da come lo dice sembra una cosa semplicissima.

-E’ un po’ un controsenso, non trovi?- chiede lui.

-Dettagli. Voglio un accompagnatore che mi accompagni solo perché devo essere accompagnata per forza. Non temere, odio ballare e odio ancora di più gesti galanti da gentiluomo e robe simili. Puoi mollarmi subito dopo aver finito il ballo di apertura- Merida gli parla con sicurezza e sfacciataggine.

-E’ un invito al ballo, per caso?- chiede lui con un sorrisino.

-Tu che dici?- gli chiede lei sarcastica.

-D’accordo, ci sto- acconsente lui.

-Perfetto- Merida sorride orgogliosa del suo operato, -Christofer Borgjmans, vero?- chiede poi al suo neo-accompagnatore, un po’ insicura.

-Kristoff Bjorgman- la corregge lui.

-C’ero quasi- tralascia lei, lui non riesce a trattenere un sorrisino.

 

La febbre di Rapunzel è calata abbastanza da permetterle di andare, ed è eccitatissima.

Si è preparata in pochissimo tempo, con un abito viola lungo fino ai piedi e delle ballerine in tinta.

Ha poi messo dei lunghi guanti bianchi e una fascia dello stesso colore intorno alla vita.

I capelli, che ormai sono diventati quasi del tutto marrone scuro sono sciolti con un fermaglio nel lato destro. Non che avesse poi molti modi in cui sistemarli.

Con un sorrisone brillante esce finalmente dall’infermeria, e si avvia verso l’ingresso della sala grande, dove deve vedersi con Flynn.

Appena arriva al luogo stabilito, nota prima di tutto Jack, che sta aspettando a sua volta Elsa.

Osserva l’amica ad occhi sgranati, ma si riprende quasi subito.

Rapunzel gli fa un sorriso ancora più luminoso, e dato che Flynn ancora non si fa vedere, gli si avvicina. Non lo ha visto per tutta la giornata, e teme che ce l’abbia con lei.

-Hey Jack!- lo saluta allegramente.

-Ciao Punzie- la saluta lui di rimando. E’ particolarmente elegante per uno che non ha un soldo.

-Dove hai comprato quest’abito?- gli chiede lei, curiosa, osservando l’abito da sera azzurro ghiaccio.

-Non credo che tu voglia davvero saperlo, torcia umana- Jack ridacchia.

-Perché?- chiede lei, confusa.

-L’ho fatto io, con un piccolo aiuto stilistico da parte di un’amica, che sinceramente non ho idea di dove sia finita-

-Elsa?- chiede incredula Rapunzel, toccando la stoffa… gelida.

-Ma è ghiaccio!- esclama scioccata.

-Vedo che anche il tuo accompagnatore è in ritardo. Non è che si è appartato da qualche parte con la mia?- chiede ridacchiando Jack, ignorando lo sbalordimento di Rapunzel.

-Non dirlo neanche per scherzo- Rapunzel si guarda intorno, e Flynn compare per le scale aggiustandosi la cravatta, un po’ trafelato.

-Scusa biondina… ex biondina. Ho avuto un po’ di intoppi nella preparazione- si scusa Flynn, raggiungendo Rapunzel e facendole il baciamano.

Dalla direzione opposta compare anche Elsa, un po’ imbarazzata.

-Ciao Jack- è vestita con un abito azzurro chiaro con uno spacco sul lato destro. Dei collant bianchi e delle scarpe col tacco non troppo alto. Al collo indossa una collana di perle. I capelli sono raccolti in una crocchia bassa e ha uno scialle bianco.

E’ molto, molto bella. Ma Jack non può fare a meno di pensare che Rapunzel lo è un po’ di più.

-Allora, vogliamo entrare?- Jack offre il braccio alla sua accompagnatrice e indica la porta.

-Certo. Scusa il ritardo, ma ci ho messo un po’ a sistemare i capelli- hanno deciso, dato che hanno ottimi poteri sul ghiaccio entrambi, di andare al ballo vestiti con questo elemento. Jack ha offerto il ghiaccio eterno ed Elsa ha modellato gli abiti.

-Non preoccuparti, non credo che saremo gli ultimi. Se andiamo subito superiamo i piccioncini qua dietro- Jack indica Flynn e Rapunzel con un sorrisetto,  Rapunzel non può fare a meno di notare che sembra un po’ seccato, anche se non capisce perché.

Decide di non pensarci. Dopotutto deve godersela questa serata, e non può assolutamente permettersi di rovinarsela per colpa di Jack.

I due ghiacciolini entrano e Rapunzel resta con Eugene fuori dal portone.

-Sei davvero incantevole oggi, Rapunzel- si complimenta Eugene.

-Oh… grazie- Rapunzel arrossisce, e i due entrano a loro volta.

La sala grande è fantastica, e non è molto piena, per fortuna.

Merida è seduta a un tavolo accanto a un ragazzo che osserva curioso i vestiti di ghiaccio di Elsa e Jack.

Hans e Anna ancora non sono arrivati, così come Hiccup e Astrid.

Però vede Mavis in un angolo, accompagnata da Johnny, e vestita con un corto abito nero dalle decorazioni e collant rosse e una mantellina sempre nera.

La saluta con la mano, e lei saluta di rimando, indicando con il capo Johnny, come a dire “Guarda un po’ chi mi ha invitato?” 

Rapunzel alza i pollici sorridendo, poi con Flynn si dirige a un tavolo vuoto, proprio mentre Hiccup entra in compagnia di Astrid e di Amy.

Il ragazzo è vestito con un semplice abito elegante verde scuro, mentre la ragazza porta una traccia, un abito corto fino alle ginocchia verde prato senza spalline dalla fascia e decorazioni dorate e sandali dorati con un po’ di tacco.

Merida, a guardarla, socchiude gli occhi, perché quasi non la riconosce, e dopo averla riconosciuta emette un verso gutturale simile a un ghigno, sentito solo da Kristoff che le sta accanto, e che subito segue la direzione del suo sguardo, per poi spostarlo su Anna, che entra subito dopo il campione di Hogwarts, parlando allegramente ad Hans.

E’ bellissima. Vestita con un abito verde, ballerine dello stesso colore, capelli raccolti in un tuppo alto con ciuffi vaganti che la rendono ancora più bella e il collo scoperto.

Indugia su di lei per qualche secondo, per poi spostare lo sguardo alla sorella, sua “collega” e una delle poche “amiche” che ha. Più che altro perché, in qualità di prefetti, hanno alcuni turni insieme.

-Merida, hai trovato un accompagnatore- Hiccup si siede accanto all’amica, con il gatto appresso, che guarda Kristoff come a soppesarlo.

-Si- risponde monosillabica lei, guardando Astrid con uno sguardo omicida.

-Bene, io sono Hiccup- se il ragazzo si accorge del pericolo che corre la sua accompagnatrice non lo da a vedere, e porge la mano a Kristoff.

-Kristoff Bjorgman- si presenta lui a sua volta, guardando preoccupato Merida, come a chiedersi cosa lo ha spinto ad accettare di accompagnare quella che sembra chiaramente una possibile pazza scatenata.

-Ho sentito parlare di te. Sei citato in un libro recente sulle leggi degli animali fantastici, sei stato cresciuto dai troll, vero?- chiede Hiccup, per fare conversazione, Merida si volta verso il prefetto.

-Davvero?- chiede, abbandonando lo sguardo minaccioso per assumere la sua solita espressione curiosa da fanatica di Harry Potter.

I troll nel vero mondo magico non sono stupidi come quelli del libro, anzi sono un po’ come i folletti della Gringott, intelligenti e furbi, ma molto più flessibili e gentili della controparte letteraria.

-Si, non sapevo ci avessero scritto persino un libro- Kristoff preferiva la Merida pazza scatenata.

-Oh, è solo un paragrafo, stavo facendo una ricerca sulle udienze a cui sono sottoposte le creature fantastiche- lo rassicura Hiccup -Nessuno legge quel libro, è noioso per la maggior parte della gente- 

-E tu mi devi ancora spiegare cosa c’è di sbagliato in te che trovi interessanti questi libri- Merida decide di optare per la tecnica “ignora l’approfittatrice” e pensare a godersi la serata.

-Ehm, perché ti sei legata i capelli?- cambia discorso lui.

-Fidati, lo scoprirò presto il tuo segreto, Hiccup Horrendus Haddock III. E comunque è stata mia madre, me li ha legati lei, e quando ho provato a slegarli si sono rifatti da soli- riprende la ciocca ribelle riportata nella crocchia e la ribellizza nuovamente.

-Si, è proprio una cosa da professoressa Dumbroch- 

 

La cena è nella più totale tranquillità, Merida chiacchiera tutto il tempo con Hiccup, mentre Astrid cerca invano di entrare nella conversazione e Kristoff mangia e lancia occhiate ad Anna dall’altra parte della sala, che, seduta al tavolo con Rapunzel e Eugene, passa tutta la serata a parlare con Hans e a macchiarsi per sbaglio il vestito, velocemente pulito con un tocco di bacchetta da Elsa alla sua spalle senza che se ne accorga, che è seduta con Jack vicino a Nod ed M.K., e che passa tutta la cena ad osservare la sorella, osservata da Jack che alterna il suo sguardo da Elsa a Rapunzel, anche se su quest’ultima ci si sofferma poco, ed è sempre infastidito nell’osservarla parlare con Flynn, senza che lui apra bocca per tutta la cena.

“Se aprisse la bocca per parlare di se direbbe solo bugie” pensa irritato, per poi tornare ad osservare l’accompagnatrice, che a sua volta mente, dicendo che non le importa niente della sorella, mentre non fa altro che osservarla per sapere se sta bene, se ha bisogno di un aiuto che comunque lei non le darà direttamente.

Vorrebbe tanto capire cosa la turba in quel modo, non ha motivo di stare lontano dalla sorella, a meno che non tema di farle del male, cosa davvero stupida.

Quando la cena finisce, i quattro campioni e i rispettivi accompagnatori devono fare il primo ballo. Le sedie e i tavoli vengono spostati in un angolo, e tutti si alzano in piedi.

La musica parte, e con un profondo sospiro, i quattro ballano.

Quasi subito anche altri si aggiungono. La prima è Anna, che con un sorrisone trascina Hans, che inizia a perdere il sorriso affabile che lo caratterizza.

“Questa ragazza è un incubo!” pensa, mentre si appresta a ballare con lei.

“Fallo per la setta, per il potere, per l’oscurità”

Ha dovuto uccidere Gaston, fingere che gli fosse dispiaciuta la sua morte e di quella della sua famiglia per evitare domande indiscrete, fare la parte del simpatico e buono campione per mesi e mesi e non gli è minimamente pesato. Ma questa ragazza lo sta facendo diventare matto.

Chiacchiera a non finire, è svampita ed è troppo, troppo energica per stargli dietro, oltre ad essere sbadata come pochi.

Ha persino urtato la sua faccia, ha urtato con la mano la sua splendida e e bellissima faccia.

Ma lui è un tipo molto metodico, gliela farà pagare dopo aver ottenuto informazioni sui “Grandi Quattro” come ormai sono conosciuti ad Hogwarts.

Hanno persino un fan club creato da Anna stessa. Certo, ci sono pochi membri (tipo tre in tutto) ma è comunque una cosa irritante, e molto proficua.

Dopo la prima canzone Merida subito smette e si siede.

Dato che sono gli unici a sedersi, Kristoff decide di parlare un po’ con lei.

Jack ed Elsa ballano per un po’, chiacchierando nel frattempo, e osservando persone alle spalle del compagno.

Hiccup e Astrid ballano per un paio di canzoni, poi si ritrovano davanti a Nod e M.K. e Astrid si mette a discutere con il rivale di Quidditch, finché non parte una rissa, che viene sedata dalla professoressa Dumbroch, e spedisce i due ragazzi nelle rispettive camerate, e lascia M.K. e Hiccup soli.

La ragazza decide di andare dal compagno, mentre Hiccup si siede accanto a Merida.

-Bello spettacolo!- commenta Merida, appena l’amico di siede accanto a lei, scompigliando di nuovo la ciocca.

-Mi chiedevo quando avrebbe menato qualcuno, mi sembrava strano che non l’avesse ancora fatto- aggiunge Hiccup.

-Che cattiveria detta dal suo ragazzo- lo riprende Merida, molto contenta dal commento dell’amico.

-Oh, ti prego, non dirlo nemmeno. E’ simpatica, ma troppo violenta per me- Merida, a sentirlo, sorride inconsciamente, ed Amy le lancia un’occhiata furbetta, ridacchiando coi baffi.

-Piccioncini- dice la gatta salendo sulle ginocchia di Hiccup. Ormai si è talmente abituata ad essere un gatto che inizia davvero a comportarsi come tale, e a dire commenti ad alta voce senza paura di essere sentita.

-Non dirlo- Hiccup, senza pensarci, le risponde.

“Oh, cavolo”

Merida lancia un’occhiata confusa all’amico.

-Io non ho detto niente- 

-… eh… lo so… io… niente- il ragazzo guarda il gatto come per chiedergli aiuto.

-Hiccup, hai parlato con il gatto?- chiede Merida, a bocca aperta.

-No- risponde Hiccup, per poi aggiungere -Io ho sete, prendo qualcosa da bere. Volete qualcosa?- si rivolge anche a Kristoff.

-Per me…-proprio in quel momento arriva il gufo del prefetto alla finestra -… niente, devo andare- si alza per leggere la lettera mandata in risposta.

-Per me un pizzico di verità condita a confessione. Hiccup, cosa mi nascondi?!- Merida sta davvero iniziando a stufarsi.

-Perché non ne parliamo domani, con calma?- Hiccup è molto teso, prendendo la ciocca ce sta cercando di tornare a posto e scompigliandola nuovamente.

-Perché non ne parliamo oggi, invece? Sono la tua migliore amica, non dovresti avere segreti con me- 

-Lo so, lo so, ma non posso dirti segreti del genere in piena sala grande- ribatte a bassa voce Hiccup.

-Bene, allora andiamo da qualche altra parte- Merida si alza, mette le mani sui fianchi e guarda Hiccup incoraggiandolo a fare lo stesso.

-Se ce ne andiamo così cose pensi che crederà la gente?- prova a farla desistere Hiccup.

-Me n’è mai importato qualcosa di cosa la gente pensa di me?- gli chiede Merida.

Il ragazzo inizia a sudare freddo. E’ arrivato davvero il momento? Dirà tutto a Merida?

No, è questa la risposta, perché appena anche lui si alza una profonda discussione attira l’attenzione di tutti.

Non è la prima discussione della serata (vedi Astrid vs Nod) ma è più accesa di quella di prima, e di certo molto più strana da vedere per tutti gli studenti di Hogwarts, in particolare per i due ragazzi.

-Non mi parli mai. Sei sempre distante, mi respingi da tutta la vita. Perché adesso dovrebbe interessarti la mia vita!- a discutere sono infatti Elsa e Anna.

Dopo averla osservata attentamente per tutta la sera, Elsa ha notato che Hans non è un tipo particolarmente raccomandabile, e ha provato a mettere in guardia l’amata sorella, ma Anna non ha apprezzato l’avvertimento, e adesso, con le lacrime agli occhi, le chiede delucidazioni.

-Anna, non parlare di cose che non capisci. Sei sempre stata ingenua e non riesce ancora a vedere il lato negativo delle persone- Elsa è arrabbiata, e molto ferita dalle parole della sorella.

-Ma perché non me le vuoi spiegare, queste cose che non capisco? Non ti fidi di me e pretendi che io mi fidi di te- Elsa non sa che altro rispondere, e inizia ad indietreggiare, mentre Anna avanza, portando inconsciamente la mano alla bacchetta, quasi a cercare sicurezza.

Apre la bocce per cercare qualcosa da dire, ma Anna continua.

-E’ tutta la vita che mi chiedo cosa ti ho mai fatto?!- ormai la fulva sta davvero per iniziare a piangere.

Rapunzel si avvicina velocemente, Jack è in un angolo, senza sapere bene cosa fare.

-Non riesco a capire, non sono mai riuscita a capire perché mi odi tanto-  

Elsa sgrana gli occhi a queste parole, stringe convulsamente la bacchetta, e dalla sua estremità scoppia un fortissimo getto di ghiaccio, che per poco non colpisce Anna e i ragazzi lì vicino, che si allontanano in tutta fretta, urlando presi alla sprovvista.

Elsa impallidisce, lancia un’occhiata alla bacchetta e nota con orrore che l’incantesimo l’ha fatta spezzare in due.

Inizia a respirare a fatica, mentre getta a terra il legno ormai inutilizzabile, e mentre Anna fa per avvicinarsi nuovamente lei si volta di spalle, e tenendosi le mani strette al petto corre fuori dalla sala comune, diretta verso i dormitori dei serpeverde.

-ELSA!- Anna, iniziando a pentirsi di aver forse esagerato, fa per rincorrerla, ma Jack la blocca.

-Ci penso io- la rassicura e si affretta a seguire la sua accompagnatrice.

Rapunzel si affretta ad andare accanto all’amica, e a circondarla in un abbraccio per confortarla, mentre lei si abbandona definitivamente alle lacrime.

 

-Elsa, Elsa, esci di lì, non posso entrare nella camera delle ragazze- è già un po’ di tempo che Jack si sta sgolando nel tentativo di richiamare Elsa.

-Vattene via- gli arriva nuovamente la risposta dell’amica, che singhiozza in camera sua.

-Ok, ultimo avvertimento, poi vengo su io- l’ammonisce, Elsa non risponde nemmeno.

-Al tre. Uno… due… TRE- con grande concentrazione, si solleva a mezz’aria, e inizia a salire le scale senza toccarle. Purtroppo i fondatori dovevano aver previsto una tattica simile, perché viene sbalzato all’indietro.

Ma non gli va di ingaggiare una lotta contro le scale, si è stancato.

-Finitus incantatem- urla con decisione al muro invisibile, che inaspettatamente sembra crollare.

-Finalmente- raggiunge l’ala delle ragazze, e bussa bruscamente alla porta di Elsa.

-Vattene via- a giudicare dalla vicinanza della voce deve essere seduta con le spalle alla porta, perciò se lui la dovesse forzare le farebbe sicuramente del male, e non vuole assolutamente farlo.

-Elsa, parliamone- prova a dire, sedendosi con la schiena alla porta a sua volta.

-Vattene via, non voglio fare del male anche a te- la voce è così impastata di lacrime che Jack fa fatica a capire ogni singola parola, e il risultato finale quasi lo fa ridere.

-Fare del male a me? Credo di aver capito male- 

-Hai capito benissimo- ribatte però Elsa.

-Perché mai dovresti farmi del male?- le chiede lui, confuso.

-Perché… io… perché l’ho già fatto- dei nuovi singhiozzi la scuotono, e Jack rimane ghiacciato a sentire questa informazione.

-Hai fatto male ad Anna?- chiede all’amica, incredulo.

-S-Si!- risponde lei, soffocando il volto tra le ginocchia.

-Hai fatto del male ad Anna- ripete lui. 

Elsa non risponde.

Quindi era vera la sua supposizione. Lei non parla mai con la sorella perché ha paura di farle del male. 

-E’ stupido, Elsa- la critica, non riesce ad essere imparziale, ora.

-Se vuoi criticarmi fallo altrove. Va a dire a tutti che sono un mostro, che dovrei essere cacciata da Hogwarts. Su fallo!- lo incoraggia, credendo che il disprezzo di Jack venga dal fatto che lei è stata così orribile da fare del male alla sua stessa sorella.

-No. E’ stupido che tu non le abbia parlato per tutti questi anni per non farle del male, facendole più male di quanto gliene avresti fatto se fossi stata sincera con lei, se fossi stata accanto a lei- le dice queste parole con amarezza, alzandosi e iniziando a camminare davanti alla porta, irrequieto.

-E tu che diavolo ne sai? Non puoi capire!- lo sfida lei, dall’altra parte della porta.

-Non posso capire? Non posso capire, dici? TUA SORELLA E’ VIVA!!!- le urla, mentre gli occhi gli si fanno lucidi.

La ragazza alza il volto dalle ginocchia, spalancando gli occhi.

-E se avessi un giorno, un solo giorno per stare nuovamente con lei, io… me lo godrei al massimo delle mie possibilità, perché lei non merita di essere infelice per il mio egoismo. Elsa, potrai pure credere che tutto il mondo ti sia contro, che la tua vita faccia schifo. Ma non proverai mai il dolore che ho provato io. Neanche una piccola traccia di quel dolore che ogni giorno mi strazia il petto. Non posso capire, dici? Sei tu che non capisci. Hai la fortuna di avere tua sorella accanto, pronta a perdonarti. Non so cosa le hai fatto. E’ probabile che non se lo ricordi, ma ti perdonerà, qualsiasi cosa sia successa- è tornato ad inginocchiarsi davanti alla porta, e sussurra queste parole cercando di confortarla.

Elsa si alza in piedi, e proprio quando Jack crede che andrà a compatirsi sul letto, dove non può sentire i suoi sproloqui inutili, la porta viene aperta.

-E’ successo quando eravamo piccole…- comincia a raccontare, facendolo entrare.

 

I professori hanno rimosso il ghiaccio dal pavimento, e Anna tiene i resti della bacchetta tra le mani, seduta su una sedia.

Rapunzel è accanto e lei, e con Hiccup le sussurra parole di conforto.

-Sono stata troppo dura con lei?- continua a chiedere a nessuno in particolare.

-Sono convinta che si risolverà tutto. Magari è solo un po’ stressata, insomma, il ballo, i compiti, le lezioni, e la bacchetta forse non era adatta a lei, per questo è esplosa. E’ entrata in iper tensione.- si inventa lì per lì Rapunzel, senza sapere nemmeno cosa sta dicendo.

-Iper tensione?- chiede infatti Merida, riaggiustandosi il ciuffo forzatamente ribelle.

-Quello che Rapunzel vuole dire…- Hiccup lancia un’occhiataccia alla rossa -… è che Elsa probabilmente sta passando una fase di sovraccarico di potere. Le bacchette, se viene esercitata troppa magia incontrollata e spasmodica, rischiano di sovraccaricarsi, e poi, giunti a un momento di grande tensione, esplodono, liberando tutta la magia sovraccaricata- spiega.

-Davvero?- chiede Rapunzel ammirata.

-Si, fidatevi, non è un evento molto comune ma si è verificato nelle persone poco sicure di se stesse abbastanza per essere confermato- Ha fatto fin troppe ricerche sulle bacchette.

-Elsa non è poco sicura di se stessa- prova a difenderla Anna.

-Se non è poco sicura di se stessa allora vuole seriamente ucciderti- commenta tra se e se Merida.

Hiccup la guarda storto.

-Ehm… oppure è solo… molto…- Merida cerca di riprendersi, e alzando gli occhi al cielo Hiccup dice la sua ipotesi.

-Forse è successo qualcosa quando eravate piccole, magari qualcosa che non ricordi- propone.

Anna lo guarda, pensierosa.

-Credo che manderò una lettera a mamma e papà, e gli chiederò di prendere anche una bacchetta nuova, già che ci sono- si alza, a testa bassa, e si avvia in guferia.

-Anna, posso… accompagnarti?- si propone gentilmente Hans, la ragazza però scuote la testa. Nonostante la sua gentilezza, lei ha molto a cuore gli avvertimenti della sorella, e preferisce ascoltare lei. Dopotutto se non fosse stato per lui non avrebbero discusso.

-No, grazie, vado da sola- portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio esce dalla sala grande, e si avvia nella guferia.

Appena entra nota subito di non essere sola.

Il prefetto grifondoro che ha accompagnato Merida è seduto comodamente sulle scale e sta leggendo una lettera con espressione concentrata, con un gufo grandissimo appollaiato sulla spalla.

Non è dell’umore per mettersi a parlare, perciò lo ignora e cerca pergamena e penna per scrivere la lettera, ma non trova nessuna penna, per quanto cerchi.

Sospira, e Kristoff alza gli occhi dalla lettera, accorgendosi solo ora della presenza della ragazza.

-Hai bisogno di qualcosa?- chiede.

-No!- risponde secca Anna. Ma poi si dice che lui non ha fatto niente di male per meritarsi un simile trattamento -Cioè, scusami, si. Mi serve una penna. Ne hai viste in giro?- chiede.

-Prendi la mia. Sven!- porge la penna al gufo, che la consegna ad Anna.

-Grazie, sei molto gentile- Anna gli sorride, un po’ triste. Non è un vero sorriso.

-C’è qualcosa che non va?- gli chiede lui. Non gli piace immischiarsi nei fatti degli altri, ma Anna gli sta molto simpatica, e gli piacerebbe poterla aiutare.

-No, niente, solo… ho litigato con mia sorella- risponde, mordendosi un labbro.

-Mi dispiace molto. La conosco, mi parla sempre di te durante i turni di guardia- Anna lo guarda incredula.

-Ti parla di me?- gli chiede, senza crederli fino in fondo.

-Si- risponde lui, sinceramente.

Questa risposta monosillabica fa comparire un piccolo sorriso sulle labbra della fulva.

-Quindi… mi vuole bene?- chiede nuovamente, temendo la risposta.

-Non credo di conoscere una persona che tiene così tanto alla propria sorella come lei. Vabbè che non ne conosco molte di persone che hanno una sorella, ma lei ti vuole molto bene. Credo abbia solo paura di farti del male- Kristoff conosce la storia di Elsa, e da per scontato che la sappia anche Anna, dato che lui era presente alla guarigione effettuata da Granpapà, ma non era riuscito a capire che lei avrebbe perso la memoria.

-Farmi del male? E perché mai?- chiede nuovamente, confusa. Kristoff assume un’espressione allarmata.

-Non… non ricordi?- chiede, sperando di non aver detto troppo.

-Dimmi tutto quello che sai. Se ti va, ovviamente- non riesce a tenere un tono autoritario a lungo.

Kristoff deglutisce, poi, un po’ controvoglia, spiega tutta la faccenda alla ragazza, che mano a mano che il racconto procede, assume un’espressione sempre più incredula.

 

-E così, insomma, io e Anna, non ci siamo più, come dire… ah- alla fine del racconto, Elsa sospira. 

Non l’ha mai raccontato a nessuno. 

Kristoff lo sa, certo, ma lui è un altro discorso, era lì, accudito dai troll che hanno salvato la sorella.

-Che storia- commenta Jack -Più articolata della mia in effetti, ma almeno ha un happy ending- 

-Io non avevo idea di ciò che tu avessi passato- Elsa assume un tono di scuse.

-Per fortuna, aggiungerei- 

-Siamo sulla stessa barca, noi due- sono seduti per terra, con la schiena al muro, molto vicini.

-No, la tua è ancora in piedi, la mia è andata alla deriva- Jack si sente malissimo. Per tutta la durata del racconto ha pensato solo a Jenny, e si è sentito uno schifo nel pensare a cosa sarebbe successo se fosse successo il contrario tra lui ed Elsa.

Per un momento, un lungo momento, si è persino detto che Elsa non merita di avere la sorella ancora viva, da come l’ha poi trattata.

E si è sentito un mostro, il mostro che tutti indicano all’orfanotrofio.

-Jack… cosa dovrei fare?- gli chiede, mordendosi il labbro inferiore.

-Non lo so. Andare da Anna, e spiegarle tutto. Sono convinto che non potresti farle regalo migliore- gli risponde sincero lui.

-Grazie- gli dice con imbarazzo lei.

-Di cosa?- chiede lui, guardandola in faccia.

I loro volti sono a pochi centimetri di distanza.

-Di essermi stato accanto- Elsa sente come se un grande peso le fosse stato tolto dal cuore, e il ghiaccio che copre tutto il pavimento della stanza inizia a sciogliersi.

-Dovere, ci sono passato anche io, e poi sei la mia migliore amica- la rassicura lui, Elsa, si rabbuia leggermente.

-Ci sono anche Merida e Rapunzel- l’ultimo nome lo marca maggiormente.

-Loro due e Hiccup sono… tutto per me. La mia nuova famiglia, più che altro- Jack sorride.

-Si amplierà un po’, tra poco- commenta lei, in tono casuale.

-In che senso?- chiede Jack, confuso.

-Flynn e Rapunzel sembrano così intimi ultimamente. Rapunzel è sicuramente pazza di lui- spiega lei, mentre la gola si fa secca.

-No, è solo una cosa temporanea, Rapunzel tornerà in se- Jack inizia ad irritarsi.

-Se lo dici tu. Ma scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica- quando finisce di dirlo si sente bugiarda e incredibilmente falsa, ma non è il momento per i sensi di colpa.

Dopotutto le pensa davvero quelle cose, non lo fa per fare un favore a Flynn, vero?

 

Hiccup sta accarezzando Amy sospirando.

Rapunzel è tornata al ballo con Flynn, e tra tutti è l’unica che ancora si diverte.

Merida ha dimenticato la faccenda del segreto, e Hiccup non può fare a meno che gioire a questo.

Il gatto fa le fusa, tranquilla.

Il ragazzo teme che se non la fa tornare umana in fretta possa diventare troppo animalesca, e l’accarezza promettendole in silenzio di intensificare le sue ricerche.

“Speriamo di riuscirci prima della terza prova”

Appena finisce di formare quel pensiero, un fantasma terrorizzato entra nella sala grande.

-Preside, Preside! C’è qualcuno alla porta!- è totalmente scioccato.

-Cosa c’è, Casper?- chiede il preside preoccupato.

-La signorina Amelia… è tornata- spiega il fantasma.

Hiccup spalanca la bocca, incredulo, il gatto alza la testa, e subito si affretta a dirigersi verso la porta.

“Non intendevo in questo modo, però”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Eccomi qui!!!

Sono in ritardo, lo so, ma la scuola mi sta uccidendo.

Spero che il capitolo sia all’altezza delle aspettative, i macelli ci saranno nel prossimo capitolo.

L’infanzia di Anna ed Elsa è la stessa del film, non ho voluto spiegarla inutilmente.

Inoltre ho fatto comparire Kristoff, con il suo gufo Sven.

Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, ci ho messo tantissimo a scriverlo e se siete arrivati fin qui sarebbe davvero molto gradita una piccola recensione.

Grazie a tutti quelli che seguono, recensiscono o anche solo leggono questa storia. Se siete arrivati fin qui a leggerla vuol dire che vi piace :D

Alla prossima :-*

 

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Capitolo 15
*** La quiete prima della tempesta (ovvero, come piegarsi così tanto...) ***


Capitolo 14: La quiete prima della tempesta

ovvero

Come piegarsi così tanto…  

 

Nonostante la serata non fosse passata molto in allegria, Flynn e Rapunzel si erano messi ufficialmente insieme, con grandissimo fastidio di Jack, che aveva le parole di Elsa in testa, e che inizia a passare sempre meno tempo con lei, evitandola accuratamente ogni volta che è in compagnia di Flynn.

In questo clima molto teso, con Merida e Hiccup che cercano di tenere alto il morale nel gruppo, nonostante anche loro abbiano problemi tra loro, passano due settimane, e si avvicina il weekend a Hogsmeade, che Rapunzel ha deciso di passare con il suo nuovo ragazzo.

-Sarà il primo weekend senza Rapunzel- commenta infastidita Merida, che è con Hiccup in biblioteca, cercando di concentrarsi sui compiti di incantesimi per il giorno successivo.

-Si- risponde Hiccup, concentrato sui suoi appunti e senza prestare la minima attenzione alle parole dell’amica.

-Insomma, siamo sempre andati solo noi quattro, e qualche volta Anna- si lamenta Merida, osservando la coppietta felice dall’altra parte della biblioteca, a qualche tavolo di distanza.

-Si- risponde Hiccup di nuovo, cancellando una parola sbagliata e correggendo il compito.

-Quel montato di Flynn Rider finirà per spezzare il nostro equilibrio, ti pare giusto?- continua Merida, il suo sguardo si posa su Hiccup, per chiedere conferma.

-Si- risponde lui, lei lo guarda storto.

-Non mi stai ascoltando, vero?- chiede, incrociando le braccia.

-Si- risponde lui, controllando qualcosa sul libro.

-Ho deciso di sposare Macintosh- gli confessa lei.

-S… Cosa?!- lui alza la testa dal libro, finalmente prestando attenzione.

-Si può sapere che ti prende questi giorni?- gli chiede lei, infastidita.

-Niente, solo che… dobbiamo fare i compiti, non possiamo sempre pensare a Rapunzel, non è nostra figlia, e se vuole stare con Flynn non possiamo impedirglielo e lamentarci, lasciamole la sua libertà- Hiccup alza le spalle, e torna al suo libro.

Merida è rimasta basita.

-Cosa?! Stai scherzando, spero! Lei è nostra amica, dobbiamo riportarla sulla via della ragione. Non possiamo lasciare che resti a lungo con quel ragazzo orrendo- si lamenta, Hiccup sospira.

-Non possiamo neanche mettere i bastoni tra le ruote alla sua nuova relazione, se a lei piace dobbiamo rispettare la sua decisione, non si comanda l’amore- commenta Hiccup, tornando poi al suo libro.

-Il tuo menefreghismo ha dell’insensibile- Merida gli strappa il libro dalle mani, suscitando un’occhiataccia dell’amico che non si sarebbe mai aspettata.

-Merida, solo perché tu non hai problemi all’infuori di questo non vuol dire che siano tutti nella tua stessa situazione- la voce di Hiccup ha una piccola nota di esasperazione, prende il libro dalle mani dell’amica, il reste delle sue cose ed esce dalla biblioteca, dove lo aspetta Amy, col pelo ritto e l’aria incavolata. 

E’ da due settimane che ha l’aria incavolata, in effetti, e Hiccup è l’unico a conoscerne i motivi.

La falsa Amelia ha convinto tutti con una storia semplice e credibile, ed è stata ri-assunta, con leggera titubanza del preside North, tra i giudici del torneo.

Nessuno ha dubitato della sua versione, eccetto naturalmente Hiccup, che con Amy appresso ha chiesto informazioni al preside, e ha cercato di fargli aprire gli occhi, con il solo risultato che ora metà scuola crede che Hiccup voglia screditare la signora Amelia perché lei ha messo loro un quattro.

Amy le è persino saltata addosso graffiandola a mordendola a tutto spiano, arrabbiata a morte per essere stata sostituita con così tanta facilità, e il suo intervento non ha giovato molto alla situazione di Hiccup, che si è beccato una punizione di un paio di giorni, e tra questa cosa e l’insistenza di Merida sul fattore “Sdentato” (anche se lei non sa ancora niente) le sue giornate non sono molto belle.

Se poi ci aggiunge anche i compiti e il problema Flynunzel si può dire che la testa gli potrebbe esplodere per le troppe cose a cui pensare.

Non è mica un suo problema se Rapunzel si è presa una cotta per Flynn, e non vuole inimicarsela per una stupidaggine simile come sta pian piano facendo Jack.

E mentre cammina con lo zaino in spalla e il libro sotto braccio diretto in sala comune si imbatte in Anna ed Elsa, che hanno fatto, il giorno dopo il ballo, un’intensa discussione, e dopo un paio di giorni hanno iniziato a vedersi e a parlarsi più spesso dopo le lezioni e a pranzo.

Elsa sfoggia una nuova bacchetta, che continua a tenere troppo stretta mentre parla con la sorella, che non si trattiene mai dal farglielo notare per fargliela mollare.

-Ciao Hic!- lo saluta lei.

-Ciao ragazze- saluta lui di rimando, con la testa per aria, ancora pensando alla mini discussione avuta con Merida.

-Hai visto Rapunzel?- chiede Anna.

-E’ in biblioteca, con Flynn- risponde lui.

-Oh, giusto, lei sta con Flynn adesso. Perché volevo chiederle se volevamo uscire tutti e sei per Hogsmeade sabato- Anna si rabbuia un po’.

-Se vuoi puoi parlare con Merida, si sta organizzando per separarli- Hiccup alza gli occhi al cielo, e procede oltre.

-Separarli? E perché mai?- chiede Elsa ad Anna, un po’ tesa.

-Da quando Rapunzel sta con Flynn il gruppo si sta un po’ allontanando- spiega malinconica Anna -Non vorrei mai che i Grandi Quattro si separassero, però è brutto che Merida voglia separare i due ragazzi. Tu che ne pensi?- chiede Anna, che in qualità di presidente del fan club dei Grandi Quattro è molto combattuta tra le due possibilità.

-Non lo so, credo che non si possa separare un coppia, è una cosa orribile da fare, e se la loro amicizia è sincera allora sarà probabile che tutto si sistemerà da solo- la bionda si sente costantemente in colpa per le poche parole che ha detto a Jack, e che ora ha paura lo condizionino come ha predetto Flynn.

-Ma certo che la loro amicizia è sincera, sono il gruppo più unito e potente del mondo- Anna ha recuperato il sorriso -Sono i miei miti, non si separeranno mai- ha riacquistato sicurezza, e prendendo la sorella sottobraccio si avvia in biblioteca.

-Se lo dici tu- un po’ più titubante la bionda si fa trascinare.

E’ molto contenta di aver iniziato a recuperare i rapporti con la sorella, ma il pensiero di Jack la distoglie dal godersi appieno la ritrovata felicità.

Spera davvero di non aver fatto un danno irreparabile.

 

Rapunzel dovrebbe fare i compiti di difesa contro le arti oscure, ma Flynn continua a distrarla, e non riesce a concentrarsi.

E’ consapevole e leggermente infastidita dalla presenza di Merida a qualche tavolo di distanza, che li osserva come una stalker, corrucciata, ma decide di non darci peso.

Sono problemi suoi se non le va a genio il suo ragazzo.

-Flynn, ti prego, sto cercando di studiare- prova a lamentarsi ulteriormente, ma le risate smentiscono il suo fastidio.

-Nella vita c’è altro oltre allo studio- Flynn le prende il libro da sotto il naso, portandolo fuori dalla sua portata.

-Se ti sentisse mio padre… su ridammelo- la ragazza tenta di riprenderselo, ma lui lo alza, e lei si appoggia su di lui per cercare di afferrarlo.

-Devi pagare il riscatto, dolcezza- il ragazzo avvicina il suo viso a quello di Rapunzel, che però approfitta della sua distrazione per fare uno slancio e riappropriarsi del libro.

-Ehi, non vale così- si lamenta Flynn, incrociando le braccia con fare offeso.

Rapunzel ridacchia.

-Domani il professor Parr vuole fare una lezione teorica sui patroni, e ho bisogno di essere preparata- Rapunzel torna al suo libro, e Flynn sbuffa.

-E’ noioso, e non hai bisogno i prepararti, leggere Harry Potter basta e avanza come preparazione- prova a riappropriarsi del libro, ma lei lo tiene stretto.

-Perché non vai a disturbare qualcun altro?- gli chiede Rapunzel, cercando di capire la terza riga del paragrafo che sta leggendo, senza però capire una parola.

-Perché non voglio far ingelosire la mia nuova ragazza. Sai quanti smaniano per avermi tutto per loro?- si atteggia il sedicenne.

-Si, i tuoi genitori e tua sorella- lo prende in giro Rapunzel, che stando con gli occhi fissi sul libro non nota il lampo di trionfo passato negli occhi del ragazzo a quella frase.

-Mia… sorella?- chiede, con tono falsamente triste.

Rapunzel alza gli occhi dal libro, stupita da quel tono.

-Era un modo di dire… insomma... perché questa reazione?- chiede, un po’ imbarazzata, mordendosi un labbro.

-No, niente, avevo una sorella, una volta, ma è morta quando era piccola- ammette Flynn, a bassa voce.

Rapunzel sgrana gli occhi.

-Oddio, mi dispiace, non lo sapevo- la sua voce è piena di senso i colpa, e mette una mano sulla spalla del ragazzo per confortarlo.

-E’ successo molto tempo fa, era andata al laghetto con Jack e…- si interrompe di scatto, come se avesse detto troppo, e si tappa la bocca.

E’ un po’ troppo teatrale per sembrare vero, ma Rapunzel ci casca in pieno, o forse è troppo occupata a restare a bocca aperta a sentire quel nome

-J-Jack?- chiede, in un sussurro.

Lui sospira.

-C’è una cosa che non ti ho detto. In verità io conosco Jack, lo conosco fin dal primo anno, ma non volevo dirtelo perché, insomma, è un tuo grande amico e non volevo metterlo nei guai e rischiare che litigasse con te- mente, le sue bugia sono così studiate e preparate che gli escono lisce come l’olio, inizia persino a credere lui stesso che si tratti di verità.

-Per cosa? Cosa ha fatto?- chiede Rapunzel, spaventata dalla risposta.

-Beh, non è una cosa totalmente certa, magari si è trattato solo di un incidente, o almeno mi piace pensare che sia così…- inizia a raccontare Flynn, con tanti particolari, in modo che la storia risulti credibile.

 

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica” queste parole risuonano nella testa di Jack, che scuote la testa nel tentativo di liberarsene.

“No, non lo farà, lei è intelligente” prova a convincere se stesso.

“Ma si è fatta fregare da lui senza tanti complimenti, credo che Elsa abbia ragione” una voce fastidiosa nella sua mente gli parla con una voce sconosciuta.

“Sta zitta, non è vero. Sarà pure stata così ingenua da mettersi con lui, ma non è assoggettata alle sue parole” cerca di zittire la sua testa.

“Non ne sarei molto sicuro, Jack” lo infastidisce la voce non sua.

“Finiscila!” gli intima il ragazzo.

“Chi ti dice che Flynn non rivelerà il tuo segreto?”

“Basta!”

“Chi ti dice che lei non inizierà a guardarti con disprezzo?”

“Non succederà!”

“Ne sei davvero così sicuro? Non hai fatto qualcosa di cui andar fieri”

“E’ stato un incidente!”

“Capisco perché Rapunzel ti ricorda Jenny, entrambe ti vogliono bene, ed entrambe sono di Eugene”

“Smettila!”

“Entrambe faranno la stessa fine? Per mano tua?” 

-Esci dalla mia testa!!- urla il ragazzo, prendendosi il volto tra le mani, per fermare i pensieri.

Fortuna che in guferia non c’è nessuno, non voleva parlare ad alta voce.

Sospira, cercando di rilassare la mente a pensare ad altro.

Voleva andare nella stanza delle necessità, ma era occupata e così ha optato per la guferia.

Ma non sempre l’illusione del silenzio determina solitudine, lì dentro.

-Tutto bene, Jack?- gli chiede Hiccup, entrando in quel momento con Amy alle calcagna.

-Si. Non sono ancora completamente impazzito- risponde lui, alzandosi per dirigersi al dormitorio e abbandonare Hiccup.

-E’ normale avere pensieri contrastanti quando una tua grande amica si mette con qualcun altro, ma Flynn non è un demonio, per quanto possa essere antipatico- cerca di confortarlo Hiccup, in tono distaccato.

-Se le dicesse la verità?- chiede, più a se stesso che a Hiccup, sollevato di poter parlare con qualcuno che non risiede nella sua testa.

-La verità su cosa?- chiede Hiccup, confuso.

-Su Jenny- l’albino da per scontato che Hiccup abbia capito la vera identità del fidanzato della loro migliore amica, ma lui cade dalle nuvole.

-Aspetta un momento, che ne sa lui di… Flynn è Eugene?- chiede, incredulo.

-Mi sono sempre chiesto perché non fossi stato smistato a corvonero, ora capisco il perché- risponde acido Jack, Hiccup cerca di non prendersela, e ignora semplicemente il suo commento.

-Questo cambia le cose. Se Flynn è davvero Eugene, significa che ha mentito a Rapunzel per quattro anni. Non possiamo fare finta di niente. Significa che è orfano, che è un bugiardo platonico, insomma dobbiamo avvertire Rapunzel- Hiccup inizia ad andare avanti e indietro nella stanza, calpestano senza badarci molto alcuni escrementi di civetta.

-Si, dobbiamo dirglielo, così non parlerà mai più con noi. Secondo te davvero crederà a noi e non a quel bellimbusto?- chiede sarcastico Jack, avviandosi verso l’uscita della guferia.

-Certo che crederà a noi, siamo i suoi migliori amici- ribatte Hiccup fermandolo.

-Si, un assassino e un allenatore illegale di draghi. Proprio due persone raccomandabilissime- commenta sarcastico Jack, spostandolo in un lato e avviandosi, con le mani nelle tasche, verso la sala comune.

-A proposito di questo, dovresti prestarmi il mantello. Devo vedere Sdentato e…- ma Jack sbuffa indispettito.

-E lo vedrai come l’hai visto per tre anni. Senza il mio mantello. Non rompere, Hiccup, non sono dell’umore- e con questa frase detta con odio, Jack scompare alla vista del moro, rimasto allibito.

-Quei due devono chiarirsi- commenta, senza altre parole per il comportamento dell’amico.

 

-Punzie, va tutto bene?- chiede Merida all’amica. 

Non ha sentito cosa le ha detto Flynn, ma l’ha lasciata sconvolta, tant’è che l’ha cacciato dalla biblioteca perché le dava fastidio.

-Si, va tutto bene- risponde, Rapunzel. Naturalmente Merida non se la beve neanche per un secondo.

-No, sul serio, cosa ti ha detto?- insiste, sperando in una qualsiasi scusa per prendersela con lui e metterlo in cattiva luce con Rapunzel.

Lei la guarda con espressione sperduta, confusa e sull’orlo delle lacrime, ma dopo un attimo nasconde il suo smarrimento sotto una maschera di fastidio.

-Niente che ti riguardi, così come non ti riguarda il fatto che io sto con lui. Non puoi farti gli affari tuoi ogni tanto?!- esclama Rapunzel seccata, Merida resta a bocca aperta, infastidita da questo comportamento.

-Va bene, torcia umana, levo il disturbo. Dopotutto sono troppo stupida e insensibile per capire, vero?- e con un sbuffo Merida si gira, diretta verso l’uscita della biblioteca.

-P.s. Parla con Jack, dovete chiarirvi- le raccomanda, prima di uscire.

Rapunzel sospira, non era sua intenzione comportarsi così con Merida, ma ciò che le ha detto Flynn l’ha profondamente scossa.

Rimane anche molto sorpresa dall’ultima raccomandazione dell’amica. Come faceva a sapere che riguardava proprio Jack quello che le ha detto Flynn.

Chiude definitivamente il libro, ormai non ha la minima possibilità di concentrarsi sui compiti, e decide di prendere un libro da leggere, per svuotare la mente.

-Belle?- si rivolge alla bibliotecaria, che sta riordinando dei vecchi registri.

-Si, Rapunzel- la giovane donna le sorride, alzando lo sguardo su di lei.

-Volevo chiederti, vorrei svuotare la mente, avresti un libro tranquillo da consigliarmi?- le chiede, un po’ a disagio, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

La bibliotecaria sorride.

-Nessuno me l’aveva mai chiesto prima- confessa, eccitata.

-Credo che la lettura più bella che io abbia mai letto, proprio per questo motivo, sia “Racconti al calar del sole” Può sembrare una raccolta di storie per bambini, ma è veramente un bel libro, e credo che tu più di tutti possa apprezzarlo- Si alza e va allo scaffale più vicino, per cacciare un piccolo volume leggermente polveroso, con una rilegatura e una copertina così insignificanti che non si noterebbe neanche cercandolo per ore nella biblioteca, a meno di non sapere già la sua esatta collocazione, come Belle.

-Perché credi che io lo possa apprezzare più di altri?- chiede Rapunzel, guardando accigliata il libro.

-Fidati, vale la pena leggerlo- Belle glielo porge, e la ragazza, titubante, accetta.

“Forse capisco perché nessuno ti chiede mai consigli”

Ma decide di leggerlo nonostante non si fidi particolarmente, forse perché una parte di lei vuole dimostrare a se stessa che è ancora una brava ragazza che ama leggere e che accetta i consigli, specialmente dopo l’ultima scenata con Merida.

-Grazie, Belle- le sorride, poco convinta e poco convincente, poi mette il libro nella borsa e si avvia in sala comune.

 

Merida trova Flynn dopo poca ricerca, dopotutto è il suo turno per usare la mappa del malandrino.

E’ nel corridoio dell’ultimo piano, a pochi metri di distanza dalla svolta che conduce alla sala comune, e Merida sa che se vuole beccarlo solo deve farlo ora.

Con grande rapidità gli si para davanti, facendolo sobbalzare.

-Merid…?- prima che posso anche solo finire di pronunciare il suo nome, Merida, lo prende per il colletto della divisa e lo sbatte al muro.

-Ooook, il motivo di cotanta violenza?- chiede, con quel suo solito sorrisino che da sui nervi a Merida.

-Non so cosa tu abbia detto a Rapunzel, ma se cerchi di separarla da noi, io ti ammazzo- lo minaccia con voce bassa e piena di odio.

Flynn la guarda con aria di sfida.

-Io non cerco di separarla da voi, dico solo le cose come stanno- la sua espressione, priva di ogni maschera, e l’espressione di una persona certa di vincere, come un cattivo che fa il monologo prima di sferrare il colpo finale.

Merida decide di ignorarlo.

-Ah, un’altra cosa, prova a farla soffrire, e sei morto, e sappi che non sto scherzando. Non mi interessa se quella ragazza vede la bontà anche in Voldemort, io so che non deve fidarsi di te, e se provi a farle del male, anche solo psicologicamente, io ti uccido. Non osare farle del male, o giocare con lei- lo continua a minacciare, stringendogli la presa contro il colletto.

Lui la guarda scettico.

-Merida, sarai anche campionessa di Hogwarts e ragazza tosta e seccante, ma le tue minacce non mi fanno paura, e se tu davvero tenessi a Rapunzel, la lasceresti libera di abbandonarti e di passare… ad altro- le labbra di Merida iniziano a tremare di rabbia.

-Dopotutto una vera amica la lascerebbe libera. Lei ha scelto me, fattene una ragione, lady spacco tutto- 

*PUM*

Tutte le armature del corridoio, i quadri e le lampade esplodono in mille pezzi, quello che ha appena detto è davvero troppo.

Flynn sgrana gli occhi e osserva i pezzi degli oggetti esplosi, Merida lo guarda come se volesse incenerire anche lui, che cerca di svincolare dalla sua presa.

-Ti avverto, non osare mai più chiamarmi in quel modo- glielo sussurra a mezza voce, e poi lo lascia andare, avviandosi verso la propria sala comune, ma senza mai raggiungerla.

Arriva invece fino alla stanza delle necessità, e senza neanche pensare a un posto particolare dove ha bisogno di stare, si avvia dentro, per ritrovarsi in una copia esatta della sua camera da letto, a casa.

Si rannicchia in un angolo, prendendosi la testa tra le mani, e cercando di calmarsi, respirando profondamente.

Ha perso totalmente il controllo a sentire quel soprannome. Chi ha dato il diritto a Rapunzel di parlargliene? Non doveva osare! E’ una cosa loro, che doveva restare tra loro.

Lacrime calde le iniziano ad uscire copiose dagli occhi, senza che lei riesca a fermarle.

Non pensa che qualcuno entrerà nella stanza, ma decide comunque di sigillare l’entrata.

“Ho bisogno che nessuno entri per nessun motivo”

Cerca di asciugarsi gli occhi, ma la tensione accumulata in queste due settimane deve pur uscire da qualche parte.

Per lei i suoi amici sono tutto. Sarà anche popolare a scuola, ma solo loro tre sono dei veri amici, insieme ad Anna, che però è più amica di Rapunzel e Hiccup piuttosto che sua, e che quindi si schiererebbe dalla loro parte in un eventuale separazione.

-NO! non ci saranno separazioni!- urla a se stessa. Tanto nessuno può sentirla.

Ma quello che le ha detto Flynn l’ha profonda,ente scossa.

“Lei ha scelto me, fattene una ragione” 

Davvero Rapunzel significa più per lei di quanto lei significhi per Rapunzel.

E’ la sua migliore amica, lo è sempre stata, non ha molte altre persone, eppure lei, forse, non la considera tale.

Dopotutto Rapunzel ha Anna, Mavis, e altri compagni di corvonero, tutti a scuola l’adorano.

Sospira, continuando a piangere.

Non si è mai sentita più vulnerabile, e un uomo oscuro nascosto nell’ombra decide di approfittarne.

Improvvisamente, mentre ha la testa sepolta tra le ginocchia, le viene l’improvviso impulso di cercare Hiccup nella mappa del malandrino.

Non sa perché, è come se qualcuno glielo ordinasse, e apre la mappa.

-Giuro solennemente di non aver fatto i compiti questa settimana- 

“Continua così Lady spacco tutto”

Fa una ricerca veloce di Hiccup, e nota che non è sulla mappa.

Aveva due possibilità sulle sue scomparse dalla mappa: Stanza delle necessità o Foresta Proibita.

E dato che nella stanza c’è lei, gliene rimane una sola.

-Vediamo un po’ cosa fai di tanto segreto- sussurra tra se, mette la mappa nella borsa e, asciugandosi le lacrime, si alza in piedi, per rimanere totalmente sconvolta.

La stanza è totalmente in soqquadro, e lei era talmente concentrata nel piangere e nel controllare la mappa che non se n’è neanche minimamente accorta.

Resta a bocca aperta, non ha mai perso così il controllo, è capitato spesso di far esplodere le cose, ma mai in maniera così inconscia, doveva almeno in parte volerlo davvero.

Solleva una mano verso il lampadario, e questo esplode in mille pezzi di getto.

La ragazza impallidisce, e respira profondamente cercando di calmarsi.

-Reparo- prova a dire, tutto resta immobile.

-REPARO!- urla, infastidita, e per tutta risposta i pochi oggetti rimasti intatti esplodono a loro volta.

-MA ANDIAMO!- calcia a terra una lampada rotta.

Ha assolutamente bisogno di Hiccup, non può controllare una cosa del genere.

Stinge forte la bacchetta e si avvia di corsa fuori dalla sala comune.

 

Jack è chiuso in camera, solo, che prova a studiare, cercando di distrarsi.

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica”

-I cavalli alati si possono dividere in diverse categorie- Jack cerca di ignorare nel modo più assoluto il pensiero fisso nella sua mente.

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica”

-Certamente i più evitati sono i Thestral, spesso fraintesi per la loro incredibile caratteristica di poter essere visto solo da chi ha visto la morte- 

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica”

-La morte, si, la morte, mentre in realtà sono innocui, nonostante il loro aspetto incuti paura in quelli che lo guardano, a causa della loro corporatura ossuta e della loro diversità-

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica”

-Paura in quelli che sono… no, l’ho già letto questo, dov’ero rimasto?- 

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica” 

-…diversità, si, ero rimasto qui, vero?- 

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica”

-Meglio partire da capo. I più evitati sono i Thestral, spesso fraintesi per la loro incredibile… incredibile…-

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica”

-Ehi, Jack!- una voce alla porta lo fa sobbalzare, facendogli cadere il libro dalle mani.

-ALADDIN!- non vorrebbe urlarlo, gli esce per sbaglio, ma cerca di recuperarsi -Come va?- 

-Be-bene? Tu stai bene?- chiede, preoccupato.

-Si, sto benissimo, stavo studiando, domani ho due ore di cura delle creature magiche- spiega, Aladdin, si sta guardando intorno.

“Ma che stupido, lo sa, lo facciamo insieme”

-Ah, Ti sei esercitato anche a incantesimi?- chiede, guardandosi in giro -Non credevo che Genio ci avesse chiesto di imparare incantesimi gelanti per domani- osserva, Jack assume un’espressione confusa, e nota con orrore (chissà perché prima non l’aveva notato?) che tutta la stanza è totalmente ghiacciata.

-Non l’ho fato apposta- sussurra Jack.

-Ah, beh… sarà il caso di scioglierlo- il compagno solleva la bacchetta, ma il suo incantesimo non ha effetti sul ghiaccio eterno di Jack, che prova a sua volta, con il solo risultato di aumentare il ghiaccio.

-Forse è il caso di chiamare qualcuno- propone Aladdin.

-Vado io, chiamo il professor Genio- si offre Jack, per distrarsi e per rimediare al suo errore.

-D’accordo, ti aspetto qui- l’indiano osserva strabiliato la durezza del ghiaccio.

Non è mai stato molto accusatore nei riguardi di Jack, e lui gli è davvero molto grato per questo.

Spera solo di non incrociare Rapunzel o Flynn nei corridoi.

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica”

“AH! CHIUDI IL BECCO!”

 

Belle aveva totalmente torto e totalmente ragione al tempo stesso riguardo a quel libro.

E’ in assoluto il libro più bello che Rapunzel abbia mai letto, ma lei non lo apprezza minimamente, e non le svuota la mente come vorrebbe che facesse, ma gliela riempie con tanti interrogativi.

E’ una raccolta di tanti racconti, legati dalla storia principale di due studenti di Hogwarts.

E’ già arrivata alla terza storia, quella del legame empatico, e sta per piangere, dall’intensità delle emozioni che trasmette.

Ma non riesce a togliersi Jack dalla mente.

Deve parlargli, deve assolutamente parlargli.

E più legge più sente in dovere di sentire la sua versione della storia, così come sente che Flynn forse è giunto a conclusioni affrettate.

Il libro parla proprio di come vedere i punti di vista di tutti, e Rapunzel decide che è proprio il caso di farlo.

Solo che quello che le ha detto Flynn la spaventa, o forse è spaventata da Jack, più che dal racconto.

Ma non può evitarlo senza parlargli.

Merida ha ragione, devono chiarirsi.

Chiude il libro e si avvia velocemente fuori dalla sua stanza.

Non sa dove troverà Jack, ma sa che lo troverà, costi quel che costi, e finalmente la situazione si risolverà.

Con questo piacevole pensiero in mente si avvia verso quella che sarà la chiacchierata peggiore della sua vita, ma questo naturalmente non può saperlo.

 

-No, te l’ho detto mille volte, non possiamo volare quando è ancora pomeriggio- ricorda Hiccup a Sdentato.

E’ talmente teso questi giorni che andare a trovare Sdentato è il momento più bello della settimana, tant’è che ha iniziato a vederlo più spesso.

Nonostante non abbia portato il mantello è comunque venuto a trovarlo, e se ne pentirà molto presto.

Ma per ora è tranquillo, rilassato e calmo, sopra la groppa del drago, con il quale ha da un po’ iniziato a fare prove di volo, durante le notti.

La furia buia lo guarda con occhioni da cucciolo.

-No, mi dispiace bello, ma dobbiamo essere prudenti, pensa se qualcuno ti scoprisse, non vorrei restare impotente mentre ti portano via- il drago sbuffa, indispettito, e Hiccup gli tira un buffetto sul naso.

-Facciamo domenica, ok?- gli chiede, cercando di farlo contento.

Il drago gli fa il suo simpatico sorriso senza denti, e Hiccup lo prende come un si.

-Quanto vorrei poter volare sempre con te- gli confessa Hiccup, accarezzandolo.

Lui guaisce, in accordo con lui.

-Ti prometto che un giorno potremo scappare da tutto questo, e saremo liberi di volare liberi per intere giornate- con lo sguardo rivolto alle nuvole Hiccup dice queste cose senza neanche pensarci.

Il drago sospira a sua volta.

-Ma te lo immagini, libertà, senza problemi di cuore, senza padri che ti trovano inutili, o mostri da affrontare, o gatti che si trasformano in umani e umani che si trasformano in gatti. Senza profezie e senza rischi- continua a sognare ad occhi aperti, il drago però smette di ascoltarlo, e si mette sull’attenti.

-Che c’è, Sdentato?- chiede il ragazzo, guardando confuso il drago, che inizia a ringhiare, infastidito da una presenza.

-E’ uno dei cattivi?- chiede, aspettandosi una risposta affermativa. 

Dopotutto chi altri potrebbe venire nella foresta proibita? 

Però è un po’ strano, perché i cattivi sono soliti incontrarsi di notte.

Il ragazzo prende la bacchetta, scende dal drago e gli fa cenno di nascondersi.

-Hiccup! dove sei? So che sei qui, non mi freghi stavolta- Hiccup trattiene bruscamente il fiato.

“No, no, no, no, no!” pensa, mentre l’aria gli inizia a mancare dei polmoni, il cuore inizia a battergli furiosamente nel petto e tutte le preoccupazioni, le tensioni e l’ansia di quattro anni di “ricerca” gli vengono gettati tutti insieme sulle spalle.

-Non serve che tu ti nasconda, so che non è nella mappa questa strada, ma ti trovo, lo sai che lo farò, e finalmente capirò cosa mi stai nascondendo- la voce della riccia diventa ogni secondo più vicina, e Hiccup è troppo occupato a essere paralizzato dall’orrore per fare alcunché.

Sdentato, riconoscendo il nome di Hiccup pronunciato dalla voce sconosciuto, ringhia sommessamente e si para davanti a lui, per proteggerlo da un possibile attacco.

Questo sembra svegliare Hiccup.

-Sdentato, nasconditi- gli sussurra Hiccup, indicando la grotta.

Il drago lo guarda, come ad incitarlo ad andare per primo.

-No, non mi nascondo con te, nasconditi da solo- il drago però non sembra voler obbedire, e lo guarda con fare protettivo e infastidito.

-Va immediatamente- gli ordina Hiccup, il drago lo fissa negli occhi, non vuole lasciare solo il ragazzo.

-E’ un ordine- a quella frase il drago è costretto ad obbedire contro la sua volontà, sbuffando fumo dalle radici.

-Hiccup! Fatti vedere!- ordina Merida comparendo in quel momento da dietro le fronde.

-Merida, che ci fai qui?- chiede Hiccup, non sa che pesci prendere, non ha idea di cosa fare. Le ginocchia sono diventate gelatina, e non ha scuse pronte o bugie da rifilare all’amica.

E’ questa la fine? E questo il momento in cui scoprirà tutto?

Guarda perso l’amica, e inizia ad arrendersi alla possibilità di doverle spiegare tutto.

Sarà la fine o un nuovo inizio? 

Hiccup non ne ha idea.

 

-Jack, eccoti, io… volevo chiederti se possiamo parlare, un attimo- Rapunzel lo ha trovato quasi subito, vicino all’ufficio del professor Genio.

Appena sente quella voce Jack stringe i pugni, senza accorgersene, e senza che Rapunzel se ne accorga.

-Che vuoi?- chiede, voltandosi, e cercando di assumere un’espressione rilassata, o almeno normale, ma i risultati sono molto scarsi.

-Io…- a Rapunzel manca il fiato

“No, cara, devi essere imparziale, questione di punti di vista, ricordalo”

Cerca di farsi forza, ma il coraggio non le torna facilmente.

Non è mai stata sfacciata come Merida, per fortuna, eppure un po’ di quella sfacciataggine tornerebbe utile al momento.

-Io… Flynn… insomma… devo parlarti di una cosa che mi ha detto- dice tutto d’un fiato.

Jack sgrana gli occhi, per poi socchiuderli, guardandola sospettoso per un attimo.

-E sentiamo un po’, qual è la sua versione?- chiede, a denti stretti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Bam, capitolo finito.

Il prossimo sarà praticamente la parte due di questo.

Avrei potuto tranquillamente farlo un capitolo solo, ma volevo lasciare un po’ di suspense, spero non me ne vogliate, vero? *fa gli occhioni da cucciolo* *Un pomodoro le arriva nell’occhio*

No, odio i pomodori!

so che è un capitolo molto breve e senza particolari colpi di scena, e so che, anzi, lascia molto in sospeso, e che Flynn è OOC.

In effetti non sapevo se chiamarlo “La quiete prima della tempesta” o “Tutta colpa di Flynn Rider”

Credetemi, io lo adoro, sul serio, mi piace un sacco Flynn, infatti la scena romantica tra lui e Rapunzel mi ha fatto tenerezza scriverla, solo che mi serviva un mezzo cattivo, e non volendo assolutamente prendere Astrid, ho deciso di usare lui.

Avrei potuto fare anche Elsa, ma lei e Jack non hanno una storia, e sinceramente credo che Elsa non si senta più all’altezza di stare con lui, con i sensi di colpa che l’attanagliano.

Ogni volta che scrivo l’angolo autore mi sembra di auto recensirmi, ma vabbè.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, così come la rappacificazione Elsa/Anna.

So che è stata molto rapida, ma vi prometto che dopo il prossimo capitolo, il seguente vi piacerà un sacco (o vi farà schifo, dipende), perché sarà completamente preso con il POV di Anna e di qualche altro personaggio secondario.

Ma lasciamo perdere questi spoiler inutili

Il prossimo aggiornamento non avverrà molto a breve, perché questa settimana ho in programma di pubblicare una one-shot di Halloween su questi simpatici quattro ragazzi (più Anna ed Elsa) che li vedrà in un modern AU durante la notte di Halloween a raccontarsi le storie di paura, nello stile Treehouse of Horror dei Simpsons.

Ma non dilunghiamoci in (altri) spoiler inutili.

Spero (lo ripeto, non si sa mai) che il capitolo vi sia piaciuto e che non riscontriate troppi errori.

Mi piacerebbe molto avere una vostra opinione, anche se so che non c’è molto da recensire.

Mi piacerebbe comunque tanto sentire il vostro parere.

E ringrazio, come al solito, tutti quelli che seguono, recensiscono o anche solo leggono questa storia, siete sempre tantissimi e ad ogni visualizzazione mi emoziono.

Un grande bacione a tutti :-* :-*

Alla prossima.

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Capitolo 16
*** Si, ma siamo anche cresciuti (ovvero, ... da spezzarsi) ***


Capitolo 15: Si, ma siamo anche cresciuti

ovvero

… da spezzarsi  

 

-E sentiamo un po’, qual è la sua versione?- chiede, a denti stretti.

-La sua versione?- Rapunzel è confusa.

-Si, la sua versione, sulla morte di Jenny. E’ questo che ti ha detto, giusto?- il ragazzo cerca di mantenere un tono normale, ma la rabbia gli sale cieca.

“Come ha osato?!” non può fare a meno di esclamare nella sua mente. Se lo aspettava, certo, ma una parte di se credeva che non potesse essere così carogna.

-E tu come fai a…?- si interrompe a meta frase, scuotendo la testa -Non importa, così come non importa la sua versione, io volevo sentire la tua- con un timido sorriso si costringe a mettergli una mano sulla spalla, dopotutto è Jack, il suo grande amico Jack, mica un assassino.

Per un attimo la rabbia di Jack sembra placarsi, guarda Rapunzel sorpreso, davvero vuole sentire la sua versione?

Ma dura solo un attimo.

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica”

-Perché, ha importanza la mia versione?!- chiede bruscamente, scansando la mano della bionda.

 -Ma certo che è importante, non sono una ragazza superficiale- ribatte lei con sicurezza, Jack le lancia un’occhiata penetrante, e lei, senza accorgersene, indietreggia.

Questo errore è fatale.

Gli occhi di Jack diventano due fessure.

-Ah no?- chiede, sarcastico, avvicinandosi con fare minaccioso.

Rapunzel continua ad indietreggiare, è più forte di lei, non riesce a stare ferma, ed inizia a surriscaldarsi senza accorgersene.

-Eppure adesso che hai sentito la sua versione ti allontani da me e mi tratti come se fossi un mostro, non è forse così?- continua a chiedere, alzando al voce.

-Jack, calmati, non è affatto vero- ma non è assolutamente convinta di ciò che ha detto, e Jack se ne accorge.

-Jack l’assassino, Jack il mostro, che ha ucciso una persona in una fredda giornata d’inverno. Cosa ha detto Eugene? Ha detto che ha tentato di fermarmi ma era tardi? Che l’ho gettata nel lago e lui era troppo lontano per salvarla? O che ho tentato di uccidere anche lui perché era un testimone?- avanza ad ogni domanda, alzando il tono di voce e gelando l’aria intorno a se, e Rapunzel indietreggia, impallidendo e generando la stessa percentuale di calore.

-Jack, cominci a spaventarmi- sussurra la ragazza, terrorizzata.

-Solo ora, sul serio?!- chiede sarcastico, avanzando di un altro passo.

E questo è il secondo errore fatale.

Rapunzel va a sbattere contro il muro, sobbalzando.

Questo colpo le fa generare un’ondata anomala di calore che scaraventa Jack dall’altra parte della stanza.

Si porta le mani alla bocca, e fa qualche passo incerto verso di lui, che fa per rialzarsi, ma posando le mani a terra con forza crea una spessa lastra di ghiaccio che ricopre tutto il corridoio e si espande anche sui muri e sul soffitto, dove crea delle stalattiti appuntite proprio sopra il capo di Rapunzel.

La ragazza alza lo sguardo e sgrana gli occhi, mentre il ragazzo, ancora a terra, si gira verso di lei e rimane ghiacciato nel vedere cosa ha accidentalmente provocato.

La ragazza prova ad indietreggiare, dove mette i piedi il ghiaccio si scioglie, ma scivola sull’acqua e l’impatto con il terreno fa spezzare le stalattiti, che si abbattono su di lei.

 

-Cosa ci faccio io? cosa ci fai tu, semmai?! Ero nella stanza delle necessità, ho aperto al mappa per cercarti e tu non c’eri, esigo una spiegazione! Me la devi, Hiccup!!- esclama, con voce isterica.

-I-I-Io… ehm… si, credo di si- deglutisce rumorosamente, ha la bocca secca.

-Perfetto, ora ti siedi, e mi spieghi- lei lo prende di peso e lo fa sedere su una roccia. Dato che il ragazzo ha le ginocchia molli le riesce relativamente molto facile.

Poi la riccia chiude la mappa e la mette dentro la borsa, e Hiccup approfitta di questo attimo di distrazione dell’amica per lanciare un’occhiata alla caverna, dove Sdentato ha cacciato un attimo il muso e guarda Merida con sguardo sospettoso e infastidito, con un mezzo ringhio silenzioso.

“Dentro, va dentro!” mima Hiccup con le labbra, e gli fa cenno veloce con la mano di rientrare.

Sdentato alza gli occhi al cielo ed esegue, anche se gli occhi restano fissi sull’intrusa, pronto ad attaccare nell’esatto momento in cui Hiccup sarà in pericolo, o anche solo sembrerà in pericolo.

-Ma-magari potremmo parlarne nella stanza delle necessità, o da qualche altra parte. Dentro il castello, insomma- prova a proporre Hiccup, che se proprio deve parlarne preferisce farlo dove non rischia che il drago e la ragazza cerchino di uccidersi a vicenda.

-No, assolutamente no, altrimenti troverai un altro modo di non dirmelo, ed io sono stufa di tutte queste bugie e segreti e… insomma, noi ci diciamo sempre tutto!!- Merida è proprio arrabbiata. Tra Rapunzel che si è fatta fregare con facilità da quel bellimbusto e Jack che diventa ogni giorno più bipolare, avere problemi con Hiccup è l’ultima cosa che vorrebbe.

-Si, ma siamo anche cresciuti- commenta il ragazzo tra se, teso come una corda di violino.

-Cosa fai qui?- chiede Merida, ignorando il commento, che però le ha provocato un tonfo al cuore.

-Io…- cerca una scusa al volo, ma Merida lo interrompe.

-E non mentire!- lo guarda dritto negli occhi. Benché sia un ordine, il suo tono è più supplicante.

-Mi vedo con qualcuno- dice di getto Hiccup. Non è mica una bugia questa.

Questa risposta infastidisce infinitamente Merida, più di quanto da a vedere.

-Ah, con qualcuno, chi?- chiede, stringendo le labbra.

-Ehm… Sdentato- risponde lui, sforzandosi di non lanciare un’occhiata alla grotta.

Merida lo guarda come a dire “mi stai prendendo in giro?”

-Sdentato?- chiede -Ma dai, Hiccup, ti ho chiesto di non mentire, quale persona si chiama Sdentato?- stringe i pugni, e una pietra poco distante esplode.

Hiccup non ce la fa più e lancia un’occhiata rapida verso la grotta, che Merida nota.

Si gira a sua volta, ma Sdentato, che aveva sgranato gli occhi alla vista della pietra esplosa, ha l’accortezza di ritirarsi nella grotta.

Hiccup si alza e la gira dalla sua parte, mettendola con le spalle alla grotta.

-Non ti sto mentendo, si chiama Sdentato ed è…- sta per dire tutto, con le mani sulle sue spalle, per impedire che lei si giri.

-Da quanto tempo ti vedi con “Sdentato”?- chiede Merida scansando le mani dalle sue spalle, è la domanda che più le preme, ed è quella che più spaventa Hiccup, che però decide di non mentire.

-Da un po’- dice, cercando di omettere la data precisa.

Merida lo guarda.

-Tre anni e mezzo- la ragazza sgrana gli occhi, incredula.

Il ragazzo abbassa lo sguardo.

L’aria tra loro sembra farsi solida, e cala un silenzio orribile.

Molti oggetti, nella foresta, tra rocce, alberi e cespugli, iniziano a tremare, come se all’interno ci fossero delle bombe ad orologeria pronte ad esplodere.

-Merida…?- lei aza un dito, e Hiccup si zittisce.

-Quindi, vuoi forse dirmi che sei stato tre anni e mezzo a mentirmi?- chiede lei a bassa voce, senza guardarlo.

-Senti, è compl.…- comincia lui. 

-TRE ANNI E MEZZO?!- si avvicina così di scatto che Hiccup indietreggia, e cade a terra.

La reazione del drago è istantanea. 

Esce dalla grotta di getto, e supera al volo Merida per piazzarsi di fronte a Hiccup, ringhiando sommessamente.

Merida sgrana gli occhi, e resta a bocca aperta, Hiccup si alza in fretta, per cercare di bloccare il drago prima che provi ad attaccarla.

-Un… DRAGO?!- urla la ragazza, il drago ringhia, ma Hiccup si para tra i due.

-Sdentato, fermo!- gli ordina, non ha la bacchetta in mano, ma il drago lo ascolta comunque, e si limita a guardare male Merida, senza avanzare.

La ragazza indietreggia velocemente, scioccata.

-Merida, calmati, non è cattivo… lui… lui è buono, è solo… un po’… iperprotettivo- cerca di dire, avvicinandosi all’amica, che però alza la bacchetta con entrambe le mani, puntandola verso il moro e il drago, con sguardo smarrito, che piano piano inizia a rendersi conto di tutto.

-TU… TU HAI UN DRAGO DA COMPAGNIA?!?!- non vorrebbe proprio urlare, è più forte di lei, e le esce un urlo acuto e isterico, mentre vorrebbe apparire minacciosa e arrabbiata.

Il drago le ringhia contro, guadagnandosi un’occhiataccia dal ragazzo.

-Calmati, Merida, io…- cerca di giustificarsi, ma lei lo interrompe.

-Non posso crederci, NON POSSO CREDERCI!!! Tu sei… un traditore!- queste parole colpiscono Hiccup come un pugnale sullo stomaco, e per la prima volta da che Merida ne ha memoria, si arrabbia.

Non una lieve arrabbiatura, di quelle che passano subito e non sono proprio preoccupanti, una seria, una rabbia che coltiva da tutta la vita e che ha sempre soffocato in fondo al cuore.

-TRADITORE?! IO? Bada a come parli, ragazzina. Solo perché tu sei egoista, testarda e perché ti fermi ai pregiudizi non significa che io sia un traditore!!- Merida rimane un attimo scioccata da quel comportamento molto poco da Hiccup, ma si riprende quasi subito, e lo rigira a sua favore.

-Ecco, vedi. Guarda come ti ha fatto diventare!- accusa indicando il drago, che sbuffa indispettito.

-Sta fermo!- lo riprende Hiccup con rabbia, il drago lo guarda meravigliato, non capisce cosa lui c’entri con la cattiveria che Merida sta mostrando nei suoi confronti. E’ lui la vittima.

-Non è colpa sua se sono così, sai. E’ colpa tua!- la accusa, puntandole il dito contro.

-MIA?!- esclama Merida, indicandosi irritata.

-SI TUA! Tu sei sempre un’animo infuocato. Parli sempre male di cose che vengono fatte spesso per il tuo bene, e io resto dalla tua parte. Beh, basta. Tu non meriti che io sia dalla tua parte, perché tu non stai mai dalla mia. Ti arrabbi che io non te l’abbia detto prima. E’ per QUESTO che non te l’ho mai detto prima- la indica, lei vorrebbe ribattere, ma Hiccup è più veloce e continua.

-Perché sapevo che QUESTA sarebbe stata la tua reazione. Come al solito sei perfettamente prevedibile, nel bene e nel male- non è mai stato così arrabbiato, deluso e devastato nello stesso tempo, ha raggiunto il punto di rottura, e ormai è difficile tornare indietro.

Merida, poi, non è disposta a provarci, e il suo orgoglio non le fa avere ripensamenti.

-Beh, è ovvio che io abbia avuto questa reazione, QUELLO LI’ HA UCCISO TUA MADRE!!!- gli ricorda, con l’intento di fargli avere sensi di colpa, ma ottiene ben altro.

Sdentato sgrana gli occhi e guarda Hiccup con espressione smarrita, come a chiedere chiarimenti, mentre il ragazzo fissa Merida negli occhi, con sguardo duro.

-Sai, cadi sempre più nel banale e nel prevedibile- le sussurra a denti stretti.

-Non è stato lui ad uccidere mia madre, e se credi davvero che io faccia come mio padre e inizi a prendermela con tutti i draghi solo perché uno di loro mi ha rovinato la vita- il drago continua a guardarlo smarrito, e Hiccup finalmente si gira a guardarlo, e gli accarezza velocemente il muso, giusto per calmarlo un po’. -…beh, hai sbagliato ragazzo- torna a guardarla con aria di sfida.

-Merlino, non posso credere che tu… morgana santissima… Tu e un drago- lo guarda con un’espressione così schifata che Hiccup distoglie lo sguardo.

-Si, io e un drago. Mi guarderai in modo diverso, ora, vero? Magari lo dirai a tutti, perché no? E smetterai di parlarmi ovviamente. Prevedibile. Eppure, per un momento, credevo che tu… ma tu sei Merida Dumbroch, la ragazza meno flessibile e più testarda dell’universo conosciuto- la insulta, prendendo la bacchetta, giusto per sicurezza.

La rabbia esplosiva ha lasciato posto a una pacata indifferenza furente, e non guarda nemmeno la ragazza negli occhi, limitandosi a dare qualche pacca sul muso di Sdentato, che la guarda al posto suo, offeso, ma ancora profondamente scosso da ciò che lei ha detto, che gli affolla mille pensieri in testa.

-Non darmi le spalle, ragazzo-drago. Sai, ora credo ce questo soprannome ti calzi davvero a pennello, e non solo per il cuore del tuo amico che hai nella bacchetta- la parte più sensibile e fragile di lei le impone di smettere di fare così e perdonare Hiccup, perché lei ha bisogno di Hiccup. La parte orgogliosa invece le ordina di continuare a dargli fastidio, e presa dalla stessa indifferenza furiosa che ha preso Hiccup, ascolta la seconda parte.

Lui, dopo questo commento, la guarda negli occhi, con uno sguardo glaciale, freddo e furente che quasi la fa indietreggiare.

Si impone però di restare calma, e risponde a quello sguardo.

-Vattene- le dice Hiccup.

-Non ci penso nemmeno, ho promesso che avrei ucciso ogni drago trovato dalla prima prova, ed io le promesse le mantengo- solleva la bacchetta, puntandola contro Sdentato, che subito si mette sulla difensiva, ma Hiccup, con una sicurezza e una fermezza quasi agghiaccianti, solleva la sua.

-Vattene!- ordina nuovamente, Merida alza gli occhi al cielo.

-Capisco perché non sei a corvo…- ma con sua grande sorpresa, il so corpo esegue l’ordine, e inizia ad avviarsi contro la sua volontà fuori dalla foresta proibita.

-Ah, la mappa la prendo io, grazie- e con un incantesimo attira la mappa delle bacchette a se.

-SE RIESCI A CONTROLLARE ME, FIGURATI QUANTO STAI CONTROLLANDO LA BESTIA!!- urla la ragazza, poco prima di scomparire dalla visuale.

Appena fuori portata di vista e orecchio, il ragazzo crolla a terra, seppellendo il volto tra le mani.

Il drago gli si avvicina e gli da delle leggere pacche con il muso per cercare di confortarlo, ma Hiccup lo allontana in malo modo.

-E’ tutta colpa tua!- gli dice, tra le lacrime che hanno iniziato ad uscire copiose dai suoi occhi.

Il drago si allontana, ferito, un flash gli attraversa la mente, ma lo respinge, scuotendo la testa.

“QUELLO LI’ HA UCCISO TUA MADRE!” quella frase gli rimbomba in testa. Non è stato lui, ovviamente, ma la consapevolezza che uno della sua razza lo ha fatto lo fa sentire tremendamente in colpa.

Hiccup è il suo migliore amico, l’unico in effetti, ed è incredibile che lo sia diventato nonostante tutto.

-Dobbiamo cambiare nascondiglio, va in una zona diversa della foresta, il più lontano possibile dal castello, va bene?- dice a Sdentato, con voce rotta.

Il drago annuisce, e camminando silenziosamente, si  avvia verso l’interno. Sa bene che Hiccup lo troverà dovunque andrà, e se si perderà sarà lui a trovare Hiccup.

Spera solo che quella ragazza non provi a fargli del male.

 

Rapunzel alza le mani per difendersi, e non appena le stalattiti raggiungono la zona appena sopra la sua testa evaporano, passando dallo stato solido allo stato gassoso, tanto è calda la ragazza.

Lei guarda Jack, respirando a fatica.

-Rapunzel, stai…?- comincia a chiedere Jack, alzandosi rapidamente e avvicinandosi alla bionda, con il cuore che batte a mille e dimenticando per un attimo tutta la sua rabbia.

-Stammi lontano!!- urla lei, strisciando a terra per allontanarti il più possibile dall’albino.

Lui si ferma.

-Non l’ho… è stato un incidente- prova a giustificarsi, ma Rapunzel non vuole sentire più giustificazioni, e scuote la testa.

-Hai tentato di uccidermi!- lo accusa, è troppo provata per alzarsi in piedi, ma il calore da lei emanato scioglie tutto il ghiaccio a un metro da lei, ad eccezione della zona attorno a Jack, che, cercando di venire a patti con se stesso, che non può sopportare un’altra accusa così, ribatte.

-Tu hai tentato di uccidermi per prima- le dice, riferendosi alla vampata di puro calore che lo ha allontanato poco prima.

-Non è paragonabile, mi hai spaventato, ed io… non devo giustificarmi con te. Sei un assassino, e un mostro! Flynn è stato troppo buono a giudicarti!- e con le lacrime agli occhi Rapunzel trova la forza di alzarsi e scappare via.

-Non avvicinarti più a me!- esclama, prima di sparire verso la torre di corvonero.

Jack guarda il disordine che si è creato, e si osserva le mani spaventato di ciò che ha fatto, ma anche molto arrabbiato per il comportamento di Rapunzel, benché la rabbia venga solo al secondo posto rispetto al ribrezzo che prova per se stesso.

Cerca di fare dei respiri profondi.

“Scommetto che potrebbe credere a qualsiasi cosa Flynn le dica”

-Zitta, diamine! ZITTA!- urla, rivolto alla sua testa e si avvia a grandi passi verso la stanza delle necessità, per restare solo.

 

-Io lo ammazzo, a lui e a quel drago. No, anzi, solo a quel drago, perché è stato quel drago ad allontanarmi da lui- dice Merida a denti stretti.

Si è rintanata nella cucine e borbotta cose, incomprensibili ai ratti affaccendati ai fornelli.

Cerca di trattenere le lacrime con tutte le sue forze.

Sa bene di aver esagerato, ma non vuole darla vinta a Hiccup, dato che è convinta che sia stato lui il primo a sbagliare, innanzi tutto non dicendoglielo prima, poi perché… insomma, quello è un drago!!

Non ha la minima intenzione di andare da lui e scusarsi, benché già ora senta profondamente l’assenza di Hiccup.

Sente che qualcosa si è spezzato nella loro amicizia, i pesi che portavano insieme sono tutti sulle sue spalle, e la roccia sulla quale lei si è sempre arpionata ora si è sgretolata sotto onde troppo grandi per lei.

Seppellisce il volto fra le ginocchia, e si abbandona alle lacrime.

Hiccup per lei è sempre stato tutto, e la consapevolezza che lui non è mai stato totalmente sincero con lei per tre anni e mezzo la fa soffrire profondamente, e la fa sentire stupida, stupida e credulona.

Si è fidata di Hiccup e lui le ha mentito, ha usato i suoi strani poteri di controllo su di lei e si è schierato a favore di una bestia crudele, stupida e assassina.

No, lei non lo perdonerà, mai!

E’ lui dalla parte del torto, è tutta sua la colpa, starà anche meglio senza di lui.

Eppure sente un grandissimo vuoto nello stomaco, che sta cercando di riempire con il buonissimo cibo di Remy, che però non le fa affatto bene, anzi, non le va nemmeno.

L’unica cosa che veramente potrebbe farla stare meglio è un abbraccio di Hiccup che divertito commenta:

-Ma davvero credi che io abbia fatto amicizia con un drago? Era tutto un trucco, non temere, volevo solo scherzare- ma sa che non era un trucco, che non era finzione, e che lui mai e poi mai le si avvicinerà di nuovo, almeno non in tempi brevi.

E lei deve esserne felice, dovrebbe volerlo, ma non ci riesce.

Piano piano si addormenta, con pensieri negativi e in una posizione davvero scomoda.

E naturalmente gli incubi non tardano ad arrivare.

 

Rapunzel si è rintanata in camera, sotto le coperte, senza rendersi conto di aver fuso ogni metallo su cui si è imbattuta dal corridoio vicino all’ufficio del professor Genio al dormitorio dei corvonero.

Per fortuna ci sono ben pochi metalli a Hogwarts, dove è tutto fatto di legna e pietra, ma nessuno può più entrare nella camerata, dato che il pomello è distrutto.

Per ora a Rapunzel va più che bene.

Trema ancora tantissimo per ciò che è accaduto, e cerca in tutti i modi di calmarsi.

Si è sentita così impotente, spacciata, il cuore le batte ancora fortissimo nel petto.

Jack, il suo migliore amico, il ragazzo che sempre scherza, ride, e che le è stato sempre accanto ha appena cercato di ucciderla.

Non riesce a crederci, non riesce ad accettarlo, eppure è palese.

L’ha aggredita a parole, poi con i suoi poteri, insomma, non ha nessuna giustificazione.

Mentre cerca di calmarsi con profondi sospiri, sente bussare con forza alla finestra, e caccia un attimo fuori la testa da sotto la coperta, aspettandosi il peggio.

Ma rimane sorpresa nel vedere Flynn a cavallo di una scopa.

Ormai si è fatto buio, perciò è alquanto contro le regole quello che sta facendo, totalmente.

-Flynn?- chiede, incredula, uscendo fuori dalle coperte e andando alla finestra.

-Merlino, Rapunzel! Stai bene?- chiede lui, preoccupato.

Lei non capisce la sua preoccupazione, l’ha forse vista mentre Jack… no, erano soli, o almeno spera, non vuole che qualcuno lo sappia, vuole che resti qualcosa tra loro.

Non sa perché lo vuole proteggere, ma decide di farlo, nonostante non crede che se lo meriti.

-Si, sto bene, perché?- chiede al ragazzo, che appena la finestra viene aperta si precipita dentro e stringe forte la ragazza, per poi ritirarsi quasi subito.

-Cavolo, sei bollente. Sicura di stare bene? Era fuori dalla sala comune, e Mavis è uscita cercando i tuoi amici perché hai fuso il pomello della porta- spiega, senza riuscire a mantenere un tono tranquillo, facendola sedere sul suo letto, temendo possa avere (cento gradi di) febbre.

-Si, sto bene, solo… ho litigato con Jack- confessa, cercando di trattenere le lacrime.

-Oh- Flynn dovrebbe essere contento, ma l’espressione ferita di Rapunzel sinceramente è l’ultima cosa che avrebbe voluto che il suo piccolo segreto provocasse.

Non ha mai visto una persona così devastata per una litigata.

-Forse non avrei dovuto dirtelo- dice a bassa voce, più a se stesso che alla ragazza, sentendosi in colpa.

-No, me lo dovevi dire, anzi, dovevi dirmelo prima. Mi puoi fare una promessa?- chiede la ragazza, in tono serio.

-Certo- lui non prende le promesse sul serio come Rapunzel.

-Promettimi che mi dirai sempre la verità, e non mi nasconderai altro che riguardi i miei amici più cari- glielo chiede con sguardo supplicante e pieno di speranza.

-Si, te  lo prometto- lo dice con tanta leggerezza, ma Rapunzel lo prende sul serio, e lo abbraccia.

La sua temperatura corporea è tornata quasi normale, ma Flynn si preoccupa comunque.

-Sicura che non ti sia tornata la febbre?- chiede alla ragazza, controllandole la fronte con la mano.

Lei prende la mano.

-Sto bene, non mi sento malata- risponde, convinta, Flynn non ne è convinto.

Le fa una carezza.

-Sicura?- chiede, ancora preoccupato.

Lei non riesce a trattenersi, e scoppia a piangere, gettandogli le braccia al collo.

-No, no- ammette, singhiozzando.

Il ragazzo resta totalmente sorpreso, e la stringe forte.

“Tutte queste lacrime per un assassino” pensa, leggermente invidioso e arrabbiato con Jack, che secondo il suo parere non meriterebbe neanche un momento di tristezza, dopo tutto quello che ha fatto.

 

Dopo essere andato in biblioteca per avere una scusa per essere forte e non fare rumore, Hiccup ha avuto il tempo di svagarsi un po’, il problema è che non ha trovato il libro giusto per non pensare a Merida.

Harry Potter? fosse matto, è il libro più legato a Merida che esista.

Le fiabe di Beda il Bardo? Gli ricordano quella volta che hanno fatto la missione per trovare i doni della morte.

Sonetti di uno stregone? Profezia

Alla fine ha optato per un libro noioso mai letto prima, per non avere collegamenti con la ragazza con la quale ha litigato e alla quale non vuole più pensare.

E’ lei in torto, e finché non si scuserà non la perdonerà, assolutamente no.

E’ sempre stato lui quello che ha sempre ceduto. Litigano e lui fa il primo passo per fare pace. E’ sempre stato così e lei crede che lo sarà per sempre.

Beh, stavolta no! Non ci pensa neanche.

Mentre cerca di concentrarsi sulle parole del libro Amy lo raggiunge, e gli salta in grembo, per chiedergli silenziosamente cosa c’è che non va.

-Via, Amy, non è davvero il momento- la prende e la posa a terra, in maniera un po’ brusca.

La gatta ne rimane molto stupita, non è da Hiccup un simile atteggiamento.

-C’entra Merida?- chiede, ma è consapevole che lui non la capirà.

-Non parlo gattese- risponde lui, cupo.

-Secondo me c’entra Merida, chissà cosa ha fatto? Se solo parlassi gattese!- si lamenta Amy, sbuffando.

-Oppure è Sdentato, quel dragaccio!- riflette tra se.

-Non è un dragaccio- si lamenta Hiccup a bassa voce, pentendosi subito dopo di aver fatto capire che la capisce.

-Non parli gattese, eh?- chiede indagatrice Amy.

Lui le lancia un’occhiataccia.

-Non sono cose che ti riguardano, e il nascondiglio di tu-sai-chi è cambiato- taglia corto lui, tornando alla lettura.

Amy resta un attimo zitta, riflettendo su questa informazione, poi arriva alla conclusione, e non riesce a trattenere un miagolio sorpreso.

-L’ha scoperto?!- chiede incredula.

Lui annuisce leggermente.

-Non è andata bene?- chiede poi la gatta, saltando sul tavolo e dando al ragazzo delle pacche col muso sulla mano, per incoraggiarlo.

Lui scuote la testa, mordendosi il labbro inferiore per impedire ai suoi occhi di farsi nuovamente umidi.

-Mi dispiace tanto, ma vedrai che le cose si sistemeranno, la vostra amicizia è preziosa, e le amicizie preziose superano ogni difficoltà- cerca di confortarlo.

Lui scuote la testa.

-No, lei è troppo testarda ed io non ho intenzione di chiedere scusa al posto suo. Siamo cresciuti, credo… credo sia finita- lui abbassa lo sguardo, cercando in tutti i modi di non piangere.

Amy non sa che cosa dire, e si limita ad accucciarsi accanto al ragazzo, per stargli vicino ora che non ha più la sua àncora.

 

-Oh, Jack, di nuovo?- chiede sconsolata una ragazzina di cinque anni, dai capelli castani di fronte a lui.

E’ seduta su un muretto, sul muretto appena fuori dall’orfanotrofio per l’esattezza.

Indossa un cappello di lana, un maglione pesante e una giacca sopra, più i jeans caldi e leggermente sgualciti. Le mani sono coperte da caldi guanti e ai piedi porta ancora i pattini, cosa che rende davvero difficile per lei stare in piedi.

-Stammi lontana, ti farò del male!- Jack indietreggia velocemente.

-Me l’hai già fatto, non puoi farmelo di nuovo- osserva lei. 

-Sei qui per rinfacciarmelo? Non serve, ho già abbastanza senso di colpa senza che ti ci metti pure tu- si lamenta lui, asciugandosi gli occhi, dove è spuntata una lacrima.

-Non sono qui per incolparti. E’ stato un incidente- cerca di confortarlo lei, sorridendogli triste.

-Un incidente appena ricapitato, hanno ragione, sono un mostro- Jack si prende la testa tra le mani.

-No, non lo sei, smetti di additarti come tale- cerca di farlo ragionare la ragazzina -Non sei forse tu che due settimane fa hai convinto Elsa di non esserlo?- cerca di risollevargli il morale, con scarsi risultati.

-Non è la stessa cosa, a lei è capitato un banale incidente, io… io ti ho uccisa- urla, incapace di trattenersi, si detesta con tutto il suo cuore.

-Io non ce l’ho con te per questo, ti prego, devi capirlo. E tempo una settimana e anche Rapunzel non ce l’avrà più con te. E’ solo scossa, tutto qui- Jenny lo guarda con un sorriso incoraggiante, e molto triste.

-Io ti voglio bene, Jack. E te ne vuole anche lei. Non è stata colpa tua- lo rassicura.

Jack abbassa lo sguardo.

-Forse dovrei solo allontanare tutti, smettere di essere ciò che non sono- parla con se stesso, ignorando totalmente la ragazzina.

-E’ l’ultima cosa che dovresti fare. Hai tanti amici, hai una nuova vita- gli sorride con più convinzione.

-Che non merito-

-Smetti di dire così-

-Non la merito-

-Basta, non è vero- 

-Non merito niente se non solitudine-

-Sta zitto, è stato un incidente- 

-Persino la morte è una possibilità troppo generosa per uno come me- 

-Non pensarci nemmeno-

-Vattene, Jenny, ti prego, devo stare solo- 

-JACK!- la ragazzina urla con rimprovero, lui le lancia un’occhiata, e lei sgrana gli occhi, iniziando a dissolversi.

Lo scenario assume toni più cupi.

-Che sta succedendo?- chiede Jack, guardandosi intorno.

-No, sta intervenendo!- la voce di Jenny si fa fioca.

-Jenny?- chiede Jack, avvicinandosi a lei.

-Svegliati, Jack, SVEGLIATI!- gli urla, prima di sparire.

-Jenny, ti prego, ti prego, resta con me, siamo quasi arrivati- la voce di un bambino in lacrime dietro di lui lo fa sbiancare, e Jack si gira lentamente verso la voce, per trovarsi di fronte a un bambino di otto anni che porta una ragazzina di cinque in braccio, correndo il più velocemente possibile.

Ha dato la giacca a lei, per tenerla al caldo, ma è svenuta, e trema vistosamente.

Jack resta a bocca aperta e occhi sbarrati, mentre osserva il ragazzino bussare ferocemente alla porta.

-Ma si può sapere chi… Jackson Frost, ma come hai fatto a uscire?- chiede acidamente una delle governanti dell’orfanotrofio.

-La prego, la prego, pensi a lei, è caduta nel laghetto ghiacciato- tra le lacrime il ragazzino porge la bambina alla governante, che però si limita ad aprire la porta e ad andare a chiamare un medico.

-Tranquilla, Jenny, andrà tutto bene- la rassicura lui, carezzandole i capelli sotto il cappello di lana, e seguendo la governante per il lungo corridoio.

Jack segue i due ragazzi, titubante.

Al loro passaggio molte porte si aprono, mostrando volti di bambini curiosi e assonnati.

Jackson non si cura minimamente di loro, e continua a stringere con forza la bambina.

-Lasciala andare, lasciala andare, sei gelido, peggiori solo la situazione!- urla Jack al ragazzino, che però non lo può sentire.

Arrivati allo studio del medico, il dottore prende la ragazzina dalle mani di Jack, e dopo uno scambio di sguardi tra lui e la governante, quest’ultima prende per mano Jack, con violenza.

-Vieni con me- gli ordina, ma Jack strattona la mano, cercando di vedere cosa sta facendo il medico.

-Starà bene?- chiede, spaventato.

-Vieni con me, ho detto!- la governante lo prende con forza.

-La prego, mi faccia stare con lei, devo sapere se starà bene!- urla lui, in preda alla disperazione.

-Lo scoprirai a tempo debito, dopo due ore nel ripostiglio della punizione- la governante lo prende in braccio per non farlo scappare, e lui solleva la mano facendo spalancare la porta del medico.

-Starà bene? Mi dica solo questo- chiede al medico in persona, mentre viene trascinato via.

Il dottore scuote leggermente la testa con aria grave, il ragazzo sgrana gli occhi.

-No… no… NO… JENNY?! No, ti prego, no!!- abbandonandosi contro la governante comincia a piangere ancora più disperatamente.

Una bufera molto sospetta si abbatte fuori dall’orfanotrofio, ma a Jackson non importa.

A lui non importa più di nulla, e Jack ne è consapevole.

Il ripostiglio, dopo quel giorno, è diventato il suo luogo di esilio.

Aveva fatto morire una persona.

Non c’erano prove per dimostrare che l’avesse uccisa lui, ma venne punito lo stesso. Per essere uscito senza permesso, dicevano le governanti.

E a Jackson andava benissimo così.

Aveva perso la cosa più preziosa della sua vita.

Il bambino, appena portato nel ripostiglio, alzò un attimo lo sguardo su Jack.

-Non ti è davvero bastato, vuoi farlo ancora, essere responsabile di un altra morte, non è bastata Jenny?- gli chiede, Jack non sa che fare.

-Io… io…- 

-Tutti quelli che amiamo fanno una brutta fine!- gli dice con odio.

Jack rivede le stalattiti di ghiaccio che stavano per abbattersi su Rapunzel

E a quel punto si sveglia, trovandosi nel ripostiglio della punizione, forma appena assunta dalla stanza delle necessità.

Si stinge ancora di più le ginocchia al petto, facendosi piccolo piccolo, e tenta di respirare profondamente.

Ha deciso, allontanerà tutti, non può rischiare che qualcun’altro si faccia del male per causa sua.

 

-Merida, Merida, svegliati- la professoressa Dumbroch è china sopra la figlia, che si agita nel sonno, borbottando.

La scuote debolmente, molto preoccupata.

I topi delle cucine l’hanno chiamata, preoccupati per la ragazza.

Infatti, da quando si è addormentata, risulta davvero difficile svegliarla, e non sarebbe certo un problema, se non avesse distrutto nel sonno, inconsciamente, tre pentole, uno scolapasta e qualche decina di posate.

-Merida!- continua a chiamarla.

-No, Hiccup, non toccarmi, non ti perdono- si lamenta la figlia, allontanando bruscamente la madre da se.

La donna si prende un colpo appena sente questa frase, non possono aver litigato, vero?

Deve architettare un metodo per svegliarla, e le viene in mente uno perfetto, spera solo che la figlia non distrugga la pentola che le servirà nel suo intento.

-Remy, riempimi una pentola di acqua- dice al topo, che la guarda un attimo storto, per poi eseguire non appena la ragazza distrugge un mestolo.

Non può continuare così, deve cucinare, lui!

-Grazie, caro- Elinor prende composta la pentola, fa un piccolo incantesimo per rendere l’acqua gelida e con grande tranquillità la getta contro alla figlia, che si sveglia di scatto, distruggendo la pentola in mano alla madre, che resta impassibile, e che, strano ma vero, non si è bagnata neanche un po’.

-Finalmente, Merida- commenta.

-SEI FUORI DI TESTA?!- chiede imbestialita la figlia, scansando i capelli bagnati dalla faccia e guardando la madre imbestialita.

Poi si guarda intorno, osserva i topi preoccupati, le pentole distrutte, i residui dell’ultima ai piedi di Elinor e ricorda di scatto tutto il pomeriggio appena passato e gli incubi che l’hanno perseguitata.

-Ti ho detto migliaia di volte di non venire nelle cucine, non è posto per una studentessa, e la tua condotta qui dentro è davvero incredibilmente inaccettabile. Dovrò prendere provvedimenti- la rimprovera sua madre.

Merida la guarda sorpresa.

-Come?- chiede, non riesce a credere alle sue orecchie.

-Dovrò metterti in punizione- spiega la madre, senza capire il comportamento incredulo della figlia.

-Mi vuoi mettere… in punizione?- chiede nuovamente la figlia, a bocca aperta e a voce bassa.

-Merida, ti senti bene?- la madre le porta una mano sulla fronte per vedere se scotta, e Merida resta immobile.

-Ok, puniscimi, puniscimi solo perché cercavo di… ma sai che ti dico, non mi interessa, sul serio, puniscimi, a me va bene. Tanto non potresti capire le mie ragioni, figurati se le potresti capire- senza alzare la voce, ma con una malinconia infinita, Merida si alza, prende la borsa e fa per avviarsi fuori dalla cucina.

-Mi dispiace per le pentole e le posate, Remy- si scusa, accarezzando il topino con un dito, che resta sorpreso.

La madre è a bocca aperta, e inizia seriamente a preoccuparsi.

-Merida, sul serio, cosa è successo?- chiede, raggiungendo la figlia nel corridoio.

-Niente- risponde la figlia, irritandosi con la madre impicciona.

-Hiccup si è impossessato del tuo corpo?- chiede sarcasticamente la donna, che si aspetterebbe tutta questa calma solo dal moro.

Merida si irrigidisce vistosamente.

-Non nominarlo!- ordina alla madre.

-Avete… avete litigato?- chiede incredula la donna, iniziando a spaventarsi, non possono litigare, quei due sono la salvezza del mondo solo uniti, e con gli altri due ragazzi, ovviamente.

-No, abbiamo rotto- Merida sa che si usa solitamente tra fidanzati, ma non c’è verbo che meglio definisce la questione, perché lei non ha intenzione di andarsi a scusare, e sa per certo che non ne ha intenzione neanche lui. 

Inoltre lei non sa se lo perdonerebbe. 

Più per il drago in se e per se, per il fatto che non glielo ha detto… in tre anni e mezzo non si è fidato di lei.

E questo la ferisce profondamente, anche perché lei gli ha sempre detto tutto.

-Rotto?- chiede la madre, non vuole crederci -Merida, non essere precipitosa, siete amici fin da quando eravate piccolissimi, avevate quattro anni- cerca di farla ragionare.

-Si, ma siamo anche cresciuti- con le lacrime agli occhi, che non riesce a trattenere, Merida ricicla la frase di Hiccup, e supera la madre, stringendo le spalle e avviandosi in sala comune, per fare un bel sonno.

Dopotutto si è fatto tardi, e domani c’è scuola, non vuole far vedere a Hiccup che non ha dormito per lui.

 

Il mattino dopo tutta la scuola sente che c’è un’atmosfera più glaciale del solito.

L’aria è grave ai tavoli della colazione, dove Jack, Merida, Hiccup e Rapunzel stanno facendo in silenzio colazione.

I (pochi) membri del fan club dei Grandi Quattro gli osservano un po’ preoccupati, in particolar modo Anna, che, con la scusa di parlare con la sorella, osserva di soppiatto Jack, che ha un aspetto orribile, di chi non ha dormito per tutta la notte.

-Elsa, ma che ha Jack?- chiede poi sottovoce alla sorella, che per poco non si strozza con l’acqua sentendo questa domanda.

-Non stavamo parlando di Hogsmeade?- chiede, cercando di cambiare argomento tanto bruscamente quanto l’ha cambiato la sorella.

-No, sul serio, tu sei sua amica, cosa è successo? te l’ha detto?- le chiede ancora sottovoce, continuando ad osservare di soppiatto Jack.

Fa delle smorfie per non farsi notare così inverosimili che tutti, nella sala, capiscono che sta spiando Jack, incluso Jack stesso, che si limita ad alzare un attimo gli occhi al cielo seccato e  continuare a mangiare.

-Non parliamo molto dal ballo, e comunque… è solo… un po’ giù di morale, credo. Ho provato a parlargli, ma mi ha allontanata- confessa.

Anna la guarda molto confusa, Jack è un tipo sempre allegro, è raro che tenga il muso a qualcuno, e sopratutto è assolutamente anormale che abbia allontanato Elsa, in effetti è anormale che allontani la gente.

-Anna, credo che abbia litigato con Rapunzel- Elsa prova ad aprirle gli occhi, ma la sorella, scuote la testa.

-Se anche fosse torneranno ad essere amici, è solo questione di tempo- afferma convinta, e torna al suo tavolo, dove la stessa Rapunzel, con grande tranquillità, si sta sedendo accanto a Hiccup.

-Ciao Hiccup- lo saluta, con una punta di insicurezza.

-Merida ti ha detto tutto? Bene, non preoccuparti, la capisco, è normale, non mi parlerai più, ti arrabbierai con me eccetera eccetera. A me non interessa- il ragazzo si mette subito sulla difensiva, e Rapunzel non sa cosa dire.

-Non ho parlato con Merida, stamattina- confessa. Non aveva assolutamente intenzione di parlare con lei.

Sapeva che sarebbe stata dalla parte di Jack e dopotutto Merida è di certo l’ultima persona con la quale può intrattenere un discorso calmo su quanto è successo.

O almeno lo credeva.

-Ah- commenta Hiccup, imbarazzato.

-Perché? Cosa è successo?- chiede, preoccupata.

-Io e Merida… stiamo attraversando un periodo complicato- confessa, cercando di non dire per forza la parola “separazione”.

Sa che è successo, ma è molto, molto devastante pensarci.

Dopotutto sono amici da secoli.

-Di pure che abbiamo rotto i ponti a vicenda, guarda che non è un male- Merida, che si è alzata dalla tavola e si stava avviando fuori dalla sala grande, passa davanti al tavolo di Hiccup, e si rivolge a lui in tono quasi indifferente, come se la perdita del ragazzo non significhi niente per lei, e Rapunzel rimane sconvolta da questo comportamento indifferente.

-Merida, è davvero così poco importante per te?- chiede alla riccia.

-Beh, se io non gli servo più non vedo perché lui dovrebbe servire a me- ribatte lei. Hiccup resta fermo, immobile, e tenta di restare impassibile.

-Che cosa intendi?- chiede Rapunzel a Merida, guardando Hiccup confusa.

-A che gli servo quando ha Sdentatuccio a portata di mano, o forse dovrei dire di zampa, o di denti?- chiede, irriverente, ha messo su una corazza di sarcasmo e malignità per nascondere la sua fragilità e le sue ferite.

-STA ZITTA!- esplode infine Hiccup -E smetti di fingere che non t’importi! Ti conosco, siamo amici da quando avevamo quattro anni- le sibila poi.

-Si, ma siamo anche cresciuti… e cambiati- la prima parte di frase la dice scimmiottandolo.

-Infatti, perciò è meglio finirla qui, e sono completamente favorevole a questo, dato che è colpa tua e sei troppo testarda per scusarti. Ma non fingere di essere Lady-cuore-di-pietra, ti rendi solo ridicola- Hiccup fa per alzarsi e andarsene, ma Rapunzel li blocca tutti.

-Un momento, cosa diavolo è successo?- chiede, confusa e sbalordita dal loro comportamento.

-Fattelo spiegare da questo/a qui!- esclamano insieme, facendo di nuovo per andarsene, e venendo bloccati nuovamente dalla bionda.

-Chi è Sdentato?- chiede a Hiccup.

-Nessuno di cui ti devi preoccupare, è solo un gatto selvatico che Amy ha trovato nella foresta, quella gatta è un fenomeno, e tramite un passaggio segreto lo ha portato a Hogsmeade. Ora probabilmente avrà trovato un nuovo padrone- mente con grande rapidità Hiccup, Rapunzel sembra poco convinta, ma gli crede, mentre Merida lo guarda sarcastica.

-Piuttosto, volevo parlarti di Jack- taglia corto poi Hiccup, mettendosi in una posizione tale da far intendere che Merida è congedata, anche se la riccia non ha la minima intenzione di andarsene, e resta lì a origliare.

Rapunzel sobbalza, impallidisce, e lancia un’occhiata leggermente spaventata verso il ragazzo, che sentendosi osservato alza lo sguardo un attimo.

La ragazza distoglie immediatamente il suo.

-Non hai niente da dirmi su Jack- taglia corto lei -Devo andare- fa per alzarsi, ma stavolta è Hiccup a fermarla.

-Un momento, volevo solo… Flynn ti ha detto tutto?- chiede, sgranando gli occhi.

-Lui mi ha solo fatto aprire gli occhi, e poi… aspetta, tu lo sapevi? Come facevi a saperlo?- chiede poi Rapunzel, socchiudendo gli occhi.

-Lui… ehm… me l’aveva detto- confessa.

-Quando?- chiede Rapunzel, mentre le salgono le lacrime agli occhi.

Si sente l’unica idiota che ne era all’oscura.

-Durante la seconda prova, era… ecco, quello che Lilli chi ha obbligato a dire- confessa.

-Di che state parlando?- chiede Merida.

-Perché l’hai tenuto segreto?- chiede Rapunzel, non riesce a credere che Hiccup non glielo abbia detto.

-Perché, Rapunzel, non sai che Hiccup è bravissimo a tenere segreti che potrebbero compromettere i suoi? Scommetto che, qualsiasi sia il segreto di Jack, per non farglielo spifferare abbia promesso di non rivelare il suo. Dico bene?- chiede Merida, acida.

-Sta zitta, Merida!- la riprende Rapunzel.

-Ok, sto zitta, e me ne vado. Buona giornata, ci vediamo a difesa- e con questo ultimo saluto irritato a Rapunzel, si avvia in sala comune a prendere i libri.

-Merida ha ragione, l’hai tenuto segreto per questo?- chiede Rapunzel, ferita.

-E’ complicato, ok? E poi… diciamocelo, non ero certo io il migliore per dirtelo- cerca di giustificarsi Hiccup con Rapunzel.

-Almeno mi avresti risparmiato il rischio di finire sotto tre metri di terra- lo dice a bassissima voce, e Hiccup riesce a sentirlo davvero poco, e teme di aver sentito male.

-Tre metri di terra?- chiede.

Rapunzel si limita a sospirare, e senza degnare il moro di un saluto, si alza e se ne va.

Hiccup osserva il tavolo di serpeverde, ma decide di tornare alla sua colazione, benché senta dentro di se che questa situazione non comporterà un distacco solo con Merida, e che non sarà momentaneo.

Il loro gruppo è sempre rimasto unito, e tutti loro si sono sempre impegnati al massimo per evitare ogni distacco, eppure, ora, nessuno sembra voler cedere.

Fino a poche ore fa l’idea di un distacco da Merida l’avrebbe atterrito, eppure, ora che è successo, è come se fosse qualcosa di inevitabile.

Come ha detto, stanno crescendo, e, lo sanno tutti, niente dura per sempre.

Eppure la possibilità di non vedere più Merida...

Cerca di non pensarci, ha un bel po’ di materie pesanti questa mattinata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Eccomi qui, dovrei star vedendo X factor invece sono qui a finire il capitolo, siatemi riconoscenti *Le vengono tirati pomodori, cavolfiori e quant’altro addosso*

Per favore, odio le verdure.

Perdonate il capitolo in ritardo, con molti errori probabilmente (se ne trovate troppi ditemelo, per favore) e molto, molto, triste e deprimente.

Ultimamente sono più sadica del solito, probabilmente a causa dell’odiatissimo latino che mi sta facendo impazzire.

Comunque, sono molto stanca, domani mi aspetta una giornata carica di ansia e spero vivamente che il capitolo, nonostante sia il più detestabile che ho scritto in questa storia, sia reso bene.

So, da esperienza personale, che i capitoli più recensiti sono quelli più detestabili e quelli con i colpi di scena, vogliamo vedere se è vero.

*Le arriva una matita nell’occhio* 

Ok, questo vale come risposta.

Comunque, davvero, mi piacerebbe sentire un vostro parere (un vostro sfogo rabbioso) sul capitolo, perché ci ho sudato sangue, e far litigare i protagonisti e renderlo credibile è stato difficile (e non so se è uscito abbastanza credibile, in effetti)

Grazie, come al solito, a tutti quelli che leggono, seguono e recensiscono questa storia, siete sempre numerosissimi, e ancora non riesco a credere di stare mantenendo il primo posto delle sorie più popolari di questo settore per preferiti.

Cioè, è assurdo! O.O

Grazie davvero di cuore, spero non mi abbandonerete per questo distacco (forse) momentaneo.

Alla prossima, e grazie davvero tantissimo per tutto il vostro sostegno.

 

 

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Capitolo 17
*** Improbabili alleanze (ovvero, come tentare di riconciliare un team) ***


Capitolo 16: Improbabili alleanze 

ovvero

Come tentare di riconciliare un team  

 

-Ho convocato una riunione del club per discutere di una tremenda, orribile, notizia. Un fatto scioccante accaduto ieri, o almeno credo, visto che ieri non si sono parlati per tutto il giorno, anche se potrebbe benissimo essere capitato giovedì pomeriggio, per quanto ne sappiamo, comunque… -

 

-Lo so, lo so che è un abuso di potere, ma sapete quanto me che è importante, è una questione di profezia, non possiamo permettere che restino separati. E non dire che una faccenda personale, perché non è così, perciò…-

 

-Siamo tutti sulla stessa barca, teniamo tutti a questi quattro ragazzi, chi più e chi meno, quindi credo che sia doveroso tentare di farli tornare felici, non trovate? Sopratutto in vista della terza prova, e sapete cosa potrei farvi se non mi aiutate, quindi…- 

 

-Non riesco a sopportarlo, ok. Non sono convinto al massimo, ma non riesco a vivere con me stesso, lo ammetto, e sinceramente non verrei a chiederlo a te se non fossi colpevole quanto me e non fossi indispensabile per aiutarmi, ma…-

 

-… volevo proporre un’alleanza, per rappacificarli-

 

Parte 1:  Charlie’s Angels 

 

-Va bene, Anna, ma siamo solo in tre in questo gruppo, non credo che combineremo poi molto- obietta Violetta.

-Delle menti brillanti come noi possono senz’altro combinare qualcosa- insiste Anna, con grande ottimismo -Saremo come la Charlie’s Angels, in azione silenziosamente, senza farci scoprire-

-Cosa sono le Charlie’s Angels?- chiedono insieme Mavis e Violetta.

-Lasciate perdere, cose babbane- taglia corto Anna -Non devono sapere che stiamo provando a rappacificarli, altrimenti cercheranno di impedircelo, ok?- 

-Se cercheranno di impedircelo, perché tentiamo? chi ci dice che alla fine si rappacificheranno?- chiede legittimamente Violetta.

-Perché dobbiamo tentare, è qualcosa che va oltre noi, lo sento, e poi le grandi amicizie devono essere conservate. Inoltre non mi va che arrivino alla terza prova in questa situazione- le altre due non ribattono, in effetti se loro quattro si danno contro alla terza prova non sarà uno spettacolo piacevole.

-Va bene, puoi contare su di noi, qual è il piano?- chiedono insieme le ragazze.

-Il piano è…- Anna non sa che rispondere.

-Non hai nessun piano, vero?-

-Si, cioè, no, non ho nessun piano, ma la cosa più giusta da fare è seguirli, farli incontrare e poi parlarci, insomma, proviamo a farli chiarire, non può essere successo niente di grave, no?- con il suo innato ottimismo, che Violetta e Mavis non condividono più di tanto, le guarda con un sorriso smagliante, pronta a qualche commento.

-Beh, potremmo provare, si. Allora, io sono molto brava a rendermi invisibile, posso seguire uno di loro e assicurarci che raggiunga un posto stabilito- propone Violetta, che è esperta di incantesimi di disillusione.

-E io ne posso seguire un altro, dato che mi trasformo in pipistrello, i vantaggi di essere per metà vampira- Anna è felice che abbiano risposto così.

-Perfetto, io andrò da Rapunzel e la convincerò ad andare in biblioteca, dove sicuramente c’è Hiccup. Tu, Mavis, seguirai Jack e lo spingerai lì e Violetta lo farà con Merida, è perfetto!- Anna è entusiasta del suo piano, benché abbia davvero poche probabilità di riuscita e molte cose che potrebbero andare storte, oltre al fatto che solo perché si debbano ritrovare insieme non vuol dire che dimenticheranno tutte le loro divergenze.

Però ci devono provare, loro credono così tanto nell’amicizia dei quattro che escludono a priori l’idea di non farcela.

-Quindi vai a recuperare Rapunzel a Hogsmeade?- chiede Violetta, Anna impallidisce.

-Un momento, è sabato?- chiede.

-Si, è il weekend a Hogsmeade, e lei non doveva andarci con Flynn?- 

-Oh… non… non lo ricordavo! Cavolo, avevo detto che io ed Elsa saremmo andate insieme!- si prende la testa tra le mani, e esce in tutta fretta dalla stanza.

-Un momento, e il nostro piano?- le urla dietro Mavis.

-Si attua lo stesso, fate come stabilito, io sono con voi molto presto-

Anna esce, e si avvia correndo lungo i corridoi del castello, diretta verso l’ingresso, dove si era data appuntamento con la sorella, ma, con sua grande sorpresa e sollievo, la incontra prima, vicino al corridoio che porta ai sotterranei.

-ANNA!- Elsa ha il tono di chi è stato appena colto in flagrante su qualcosa, ma Anna non ha tempo di indagare, anche perché non c’è nessuno lì.

-Tutto bene?- chiede, più per cortesia che per altro, dato che deve sbrigarsi se vuole sperare di beccare Rapunzel.

-Si, mi hai solo spaventata, sei venuta come una furia- si giustifica Elsa.

-Scusa, ti cercavo. Mi dispiace, ma non posso venire con te ad Hogsmeade adesso. Magari ci andiamo più tardi, va bene?- appena conclude queste parole si sente qualcuno trattenere bruscamente il fiato, e Anna si guarda intorno confusa.

-Ma cosa è stato?- chiede.

-Forse uno dei fantasmi- Elsa alza le spalle.

-Comunque non preoccuparti per la gita a Hogsmeade, ci vedremo più tardi, e poi ho… compiti da fare- le sorride.

-Ah, sono felice che tu l’abbia presa bene. Mi sarebbe tanto piaciuto, però con tutta questa storia dei Big Four ho proprio confuso i giorni- tenta di giustificarsi, dispiaciuta.

-Non preoccuparti, Anna, è tutto ok. Ci vediamo dopo- e dopo un abbraccio, Anna supera la sorella per uscire dal castello, con tantissima determinazione, e incrociando un Jack demoralizzato che invece entra, con dei libri sottobraccio e seguito a distanza da un piccolo pipistrellino che fa un po’ di fatica a mimetizzarsi con la luce di questa splendida mattina.

“Per fortuna sta rientrando” pensa Mavis sollevata.

Trovare Jack non è stato difficile. Appena Anna è uscita in tutta fretta lei si è trasformata ed è uscita dalla finestra, trovandolo a tentare di studiare nel parco, senza poi molti risultati, dato che ha quanto Mavis ha capito, non è riuscito a concentrarsi.

Così è andato via, e in questo momento la pipistrellina lo sta seguendo per i corridoi del castello, verso la sala comune.

Deve escogitare un modo per trascinarlo in biblioteca, e dato che lui non ci andrebbe mai di sua spontanea volontà, deve imbrogliarlo in qualche modo.

Mentre ci pensa attentamente segue Jack dentro la sala comune.

Purtroppo non conosce abbastanza bene Jack per farsi venire un’idea convincente, almeno finché l’idea non le si presenta davanti, anche se non è proprio un’idea, quanto un foglio di scadenza della biblioteca che spunta da un libro appoggiato su un tavolo.

Non sa quanto potrebbe funzionare, ma vale la pena tentare.

Senza farsi vedere prende il foglietto, poi, seguendo Jack nella sua sala comune, approfitta di una sua momentanea distrazione per posare il foglietto sopra il libro.

Da quello che sa di Jack, ha paura che ignori il biglietto e basta, oppure che capisca che è di qualcun altro, visto che probabilmente non prende mai libri dalla biblioteca.

Infatti, appena si volta per rimettere il libro a posto, nota il biglietto e lo guarda confuso.

-Aladdin!- chiama, in direzione del bagno.

-Si?- un ragazzo con un asciugamano alla vita, esce dalla porta, un po’ preoccupato.

-E’ tuo questo?- chiede, indicando il biglietto.

-Non lo so, non mi pare…- poi si avvicina per guardare meglio, e sbianca.

-Oh, cavolo! Si, è il mio. Ma lo avevo messo nel libro in sala comune!- si mette le mani tra i capelli.

-Non avevo notato che la scadenza fosse oggi! Belle mi ammazzerà se non glielo riporto- si lamenta.

-Beh, hai tutto il giorno- con tono scorbutico Jack rimette i libri a posto, e fa per uscire nuovamente dalla stanza.

-In effetti…- comincia a dire Aladdin, ma prima che possa continuare, Mavis lo fissa, e grazie ai poteri da vampiro presi dal padre, riesce a convincerlo a dire altro.

-… ma me lo dimenticherò, e adesso non sono nelle condizioni di andare a restituirlo- mette una muta richiesta nella voce, e Jack alza gli occhi al cielo.

-Non è un mio problema!- esce, Mavis crede che sia finita, ma subito dopo rientra.

-Ok, ma non lo farò più- prende di prepotenza il foglio dalle mani di Aladdin ed esce, seguito da Mavis.

-Grazie, è “Il Quidditch attraverso i secoli”, comunque. Nel tavolo della sala comune- 

Mavis esulta felice, spera che le altre abbiano la sua stessa fortuna.

Violetta, però, di fortuna ne sta avendo relativamente poca.

Non riesce a trovare Merida da nessuna parte, e spera vivamente non si sia messa in uno dei suoi nascondigli per riflettere, perché altrimenti non la troverà mai.

Si rende visibile, per recuperare un po’ di energia, e si appoggia al muro per riflettere, per qualche minuto.

-Ciao Violetta!- una voce falsamente tranquilla la fa sobbalzare.

-Merida? Ti ho cercata dappertutto- forse non avrebbe dovuto dirlo, ma non è riuscita a trattenersi.

-Perché?- chiede la riccia confusa.

“E ora che m’invento?” pensa, doveva aspettarsi una richiesta simile.

-Ecco, io… volevo chiederti…- cerca di trovare una scusa alla svelta, che magari la faccia anche andare in biblioteca.

-Si…- la incoraggia Merida, irritandosi.

-… se potevamo fare i compiti di difesa insieme- “Ma che stupidata ho detto?!”

-Cosa? Ma sono per martedì, e oggi è sabato- le fa ragionare Merida.

-Lo so… ma sai, mio padre vuole che dia l’esempio, e vuole che li faccia il prima possibile- si inventa lì per lì, per niente convinta di ciò che dice.

-E perché credi che io mi metta a fare i compiti per martedì il sabato?- le chiede Merida, in tono davvero fastidioso, che ammutolisce per un attimo Violetta, abituata ad una Merida più spensierata.

-…-

-Sto aspettando una risposta- 

-… Perché volevo fare i compiti con qualcuno, sai, per renderli più sopportabili, e tu sei la migliore a difesa, quindi pensavo che avremmo potuto farla insieme, ma se fai così, allora, beh, lascio perdere- spera che questo trucco della finta offesa e dell’adulazione funzioni.

Merida sembra tornare in se almeno per un po’.

-Oh, si… scusa per il mio comportamento irritante, non sono molto me stessa oggi. A me va bene, andiamo in sala comune?- chiede alla ragazza.

-No, andiamo in biblioteca- Violetta sorride.

-E il materiale?- 

-Il mio è già lì, ti presto una pergamena, ne ho sempre una in più- “Spero davvero che s’incontrino e discutano prima che Merida si accorga che io non ho portato niente” spera con tutto il cuore, come spera che Hiccup sia davvero lì, che Jack ci stia andando e che Anna porti Rapunzel il più in fretta possibile.

-Rapunzel, tutto bene?- Anna ha trovato al bionda abbastanza velocemente, e non le sembra minimamente contenta, e la fulva non capisce perché. Dopotutto è il suo primo appuntamento con Flynn 

-Ciao Anna. Va tutto malissimo- risponde a denti stretti.

seduta da sola in un tavolo ai tre manici di scopa.

-Perché?- chiede stupidamente Anna.

-Sai che dovevo venire qui con Flynn, oggi?- chiede Rapunzel all’amica, come se stesse parlando con una persona poco sveglia.

-Si-

-Flynn non c’è!- esclama poi, battendo un pugno sul tavolo, e lasciando un segno di bruciato, che però non sembra notare.

-Oh, mi dispiace tanto, deve aver confuso i giorni, o forse è stato messo in punizione- prova a suggerire Anna. Rapunzel sbuffa.

-Non ne sono poi così sicura, non mi ha neanche avvertito, mi sento così stupida- i suoi occhi si fanno lucidi, e Anna non sa bene che fare.

Si è preparata le scuse più inverosimili per convincere Rapunzel a mollare l’appuntamento per seguirla in biblioteca (tutte molto poco attuabili) ma non ha pensato che la ragazza potesse essere sola, e che il suo ragazzo le desse un due di picche, anche se è piuttosto convinta che abbia avuto dei problemi a venire. E’ chiaro come il sole che Flynn  ci tiene davvero tanto a Rapunzel.

-Senti, magari potremmo andare a cercarlo, scommetto che chiariremo tutta questa situazione- propone Rapunzel.

-E dove potrei cercare?- si autocommisera la ex bionda.

-Vieni con me, potremmo partire dalla biblioteca, magari è stato obbligato da qualche professore a metterla in ordine, o si è ricordato all’ultimo momento di avere una sacco di compiti per lunedì e crede che sia domenica. Questi giorni si confondono tra loro, ultimamente. Scommetto che c’è qualche ragione logica- la incoraggia Anna, con un gran sorriso, porgendole la mano.

Rapunzel accenna a sua volta un sorrisino, e la segue, sperando in un bel finale per quella giornata tremenda, e segue Anna fuori dal locale.

-Vieni, prendiamo questo passaggio segreto, faremo prima- Rapunzel la trascina verso un muro dietro al locale, apparentemente solido e vuoto, ma che le trasporta direttamente al quinto piano.

-Cavolo, che figata, non ero a conoscenza di questo passaggio… in effetti non ero a conoscenza che ci fossero dei passaggi segreti da Hogwarts a Hogsmeade!- Anna è molto eccitata.

-Si, è fantastico, l’abbiamo scoperto al terzo anno, Jack…- si interrompe di scatto, rabbuiandosi -… è stato… un anno di molte scoperte- conclude poi, facendo calare un’aria di tensione.

-Allora, direzione, biblioteca!- esclama poi Anna, e le due si avviano in biblioteca, dove Jack è già entrato, e cerca invano la bibliotecaria, che sembra essersi volatilizzata.

-Belle, Belle- la chiama sussurrando, controllando tutti i corridoi senza riuscire a scovarla.

-Dannata bibliotecaria- sussurra tra se -Non c’è mai quando serve- 

-Io sarei un po’ più rispettoso se fossi in te- lo riprende una voce conosciuta che lo irrita immensamente.

-Io mi farei i fatti miei se fossi in te- si gira, e si ritrova a pochi metri da Hiccup, che sta cercando di prendere un libro un po’ alto per lui.

Il primissimo istinto di Jack è quello di aiutarlo, e prenderlo per lui, ma quello è Hiccup, e non ha la minima intenzione di aiutarlo.

Il libro che Hiccup cerca di prendere si allontana dallo scaffale, e si alza in volo per posarsi ancora più in alto.

Hiccup fulmina Jack con lo sguardo, e Mavis, poco lontano dai due, torna umana il tempo sufficiente da fare in modo che il libro finisca direttamente nelle mani di Hiccup, che guarda poi Jack confuso, ma senza quella traccia di odio che c’era prima.

Non lo ringrazia, e ignorandolo totalmente gli volta le spalle e torna al tavolo dove stava lavorando.

Jack apre e chiude la bocca un paio di volte, poi però si decide e chiede ad Hiccup.

-Hai visto Belle?- con il tono di chi avrebbe preferito chiederlo a Voldemort, piuttosto.

-La “dannata bibliotecaria”? No, non l’ho vista, spiacente- gli risponde acido Hiccup.

-Allora, dove sono le tue cose?- un’altra voce conosciuta blocca la risposta di Jack, mentre Merida fa la sua comparsa nel corridoio, insieme a Violetta, e si blocca sul posto a vedere i due ex amici.

La sua accompagnatrice non risponde, e ad avvertire l’aria tesa che si respira inizia a convincersi che non avrebbero dovuto interferire con questa situazione, sembra che si stia preparando una tempesta.

Prima che qualcuno dica qualunque cosa o faccia qualunque movimento, un’altra voce conosciuta, un po’ incerta, gli fa desiderare di scomparire.

-Allora, dove credi che possa essere, se è qui?-

Violetta inizia ad indietreggiare, mentre Mavis resta nell’ombra, in veste da pipistrello, e Anna non si fa neanche vedere, quando i quattro si ritrovano faccia a faccia.

Si fissano per un po’, poi, quasi in contemporanea, fanno dietro front, come se non si fossero visti.

-Allora, Violetta… Violetta?- la ragazza si fa rivedere -La tua roba?- chiede quindi Merida.

-Io… l’avevo lasciata da queste parti, forse mi sono sbagliata, oppure qualcuno l’ha presa- prova a dire, cercando di tirarsi fuori da quella situazione. Il piano è stato un Flop totale.

-In effetti qui c’è gente di cui non ci si può fidare- lancia un’occhiata obliqua ad Hiccup, che la sente e si gira a guardarla.

-Come, prego?- chiede il ragazzo in tono di sfida a Merida.

-Hai sentito benissimo- risponde semplicemente la rossa.

-Anna, andiamo a cercare Flynn da qualche altra parte-

-Perché, ti ha dato un due di picche?- chiede Jack, quasi tra se e se -Persona fidatissima- 

-Almeno non ha cercato di uccidermi- lo provoca lei, stringendo la bacchetta.

Anna, a vederli così, vorrebbe piangere. Che fine ha fatto il team grandioso che litigava per un’ora al massimo, che fine hanno fatto i ragazzi che si erano tanto scaldati perché temevano che una loro amica fosse in pericolo, che avevano rischiato tutto per proteggersi in ogni caso?

Lancia un’occhiata a Violetta, che la guarda di rimando, incredula a sua volta, mentre sentono i ragazzi iniziare a discutere pesantemente tra loro, e non sanno come fermarli.

-Lady spacco tutto ha un’opinione, ed io che credevo che la sua testa fosse solo piena di pregiudizi inculcati da stupidi libri per bambini-

Il discorso inizia a diventare sempre più pesante, e Anna più delle altre due, senta l’aria riempirsi di potere, potere trattenuto e pronto ad esplodere su quattro fronti. E ha paura, ha molta paura di ciò che potrebbe succedere.

-Perché infatti ci si può fidare di uno che non ha mai raccontato niente del suo passato, vero?- 

-BASTA!!- obietta Anna, con le lacrime agli occhi, i quattro si girano a guardarla.

-Perché…?- comincia a chiedere la fulva, senza sapere come continuare.

Ed è a quel punto che la bomba sembra esplodere, ma ad essere sinceri non è colpa dei ragazzi, almeno non totalmente.

Infatti alcuni libri, sporgenti da uno scaffale della libraria, molto in alto, cadono addosso ai ragazzi, senza motivo apparente, e loro, colti alla sprovvista, li eliminano in maniere molto poco concesse dal regolamento.

Quelli che stanno finendo sopra a Merida esplodono, quelli che finiscono sopra Hiccup cambiano bruscamente direzione,tornando a posto, quelli sopra Rapunzel si liquefanno e quelli di Jack restano sospesi, per poi cadere a terra, lontano però dai ragazzi.

-Punizione, ragazzi- da dietro uno scaffale emerge Elinor, molto austera, e leggermente soddisfatta.

-COSA?!- esclama Merida, furente.

-Tra un’ora vi voglio nel mio ufficio, e non sono concessi ritardi né assenze, o fidatevi se vi dico che potrei essere peggio della Umbridge, mentre per quanto riguarda voi tre…- e indica Anna, Violetta e Mavis, che si affretta a scendere senza farsi vedere dai quattro e a comparire direttamente umana da dietro uno scaffale.

-Io che centro?- prova a chiedere.

-Venite con me subito- le tre ragazze la seguono fuori dalla libreria, e passano accanto alla bibliotecaria che parla concitata con Skaracchio, mentre lanciano occhiate al luogo dove i quattro sono stati beccati, e dal quale si stanno in fretta allontanando.

-S… siamo nei guai?- prova a chiedere Violetta, in un mormorio spaventato.

-Ottimo lavoro, ragazze- si limita a complimentarsi Elinor.

-Aspetta, che?- chiede Anna.

-Dieci punti a Grifondoro, Tassorosso e Corvonero. Potete andare- le congeda appena fuori dalla biblioteca.

-Per… per cosa?- prova a chiedere Mavis.

-Per motivi molto complicati, Bob, ce l’abbiamo fatta- appena fuori dalla biblioteca c’è il professor Parr, che guarda la figlia molto orgoglioso.

-E’ stato più facile di quanto credevamo, non credi?- fa notare ad Elinor.

-Grazie a loro, magari vedi di non interrogarle, lunedì- gli raccomanda.

-Ci puoi contare. Voi potete andare, e non dite in giro che abbiamo messo in punizione i quattro per motivi leggermente sciocchi, d’accordo?- e con una pacca sulla spalla della figlia, congeda le ragazze, una volta per tutte.

-D’accordo, professor Parr- e le tre ragazze si avviano verso i corridoi, confuse, chiedendosi soltanto “Ma che diavolo hanno in mente i professori?”

 

Parte 2: Professori alla riscossa

 

-Un’alleanza… Elinor, non siamo mica dei ragazzini- obietta Bob.

-Io concordo con lei, sarà una bella cosa, e poi la loro separazione sta mettendo un brutto clima alla scuola- riflette Skaracchio.

-Pardon, di che profezia state parlando?- chiede una voce da dietro uno scaffale della biblioteca dove si erano appostati per discutere.

-Belle, buongiorno- la saluta, seccata, Elinor.

-La profezia delle quattro bacchette, immagino- intuisce la bibliotecaria.

-E’ solo una leggenda- Elinor lo ripete così tanto che ha imparato a rendere la sua voce perfettamente credibile quando ripete quella bugia -Devi aver sentito male, non parlavamo di nessuna profezia-

-Le leggende sono insegnamenti, in esse c’è la verità. E io credo fermamente che essa sia vera. Posso aiutarvi anche io?- Elinor resta molto sorpresa dalla citazione della giovane donna.

-Leggende scozzesi, dal prologo, non è così?- chiede, Belle annuisce.

-Il nostro piano è quello di pedinare i quattro ragazzi e metterli in punizione alla prima minuscola infrazione, così da farli ritrovare insieme e spingerli a cercare di appianare le loro divergenze- spiega Elinor, in tono pratico.

-E’ un abuso di potere- obietta Bob.

-Trovo che sia giustificato, concordo sul fatto che devono ritornare amici, Hiccup tra ieri e oggi è così cupo, e l’aria del castello è diventata tesa come una corda di violino. Sono con voi, in quattro è più facile pedinarli, io mi offro di controllare Hiccup, e alla prima infrazione alle norme bibliotecarie lo spedirò nel suo ufficio, professoressa Dumbroch- e con un saluto scompare dietro uno scaffale.

-Che alleata improbabile- commenta Elinor, un po’ sospettosa.

-Io trovo che sia fantastica- risponde Skaracchio.

-Dopo Giselle adesso vuoi provarci con Belle?- gli chiede la rigida professoressa scuotendo la testa.

-No, ma che dici, comunque è un’alleata preziosa se vogliamo seguirli tutti e quattro. E tu, Bob, sei anche tu con noi?- chiede il guardiacaccia al professore di difesa contro le arti oscure, che sbuffa.

-Dovremmo essere corretti e non abusare del nostro potere, ma avete ragione, dopotutto è una questione più grande di noi.- cede infine.

-Perfetto, tu seguirai Jack Frost, è in cortile al momento, che tenta di fare i compiti, se entra in sala comune aspettalo fuori, e non farti vedere. Sta pur ceto che lo beccherai presto a fare qualcosa che non dovrebbe. Jack Frost è il più semplice da beccare. Io controllerò mia figlia e tu la giovane Rapunzel, è ai tre manici di scopa. Fingi di prendere da bere o qualcosa di simile- ordina la professoressa ai suoi alleati.

-Fingere, perché fingere?- chiede confuso Skaracchio, Elinor gli lancia un’occhiataccia.

-D’accordo, andiamo, ognuno per la propria strada, e poi manderete i ragazzi nel mio ufficio per decidere la punizione. Ditegli che mi servono degli aiuti per riordinare degli archivi o qualcosa del genere- la professoressa è determinata ad aiutare la figlia ad essere felice.

-Va bene, io vado- e Bob si alza e si avvia fuori dalla porta.

-Elinor, comunque se dicevi che lo facevi per far felice tua figlia sarebbe stato ancora meglio, sai? L’avremmo capito- con queste ultime parole anche Skaracchio abbandona la biblioteca, per andare ai tre manici di scopa e avere una scusa più che lecita per bere.

Elinor si avvia verso i corridoi del castello in cerca ella figlia. Conosce esattamente i suoi luoghi di nascondiglio e a memoria gli spostamenti mattutini, l’orario e ciò che fa ogni giorno, quindi è piuttosto certa che sia a fare colazione, dato che è molto tardi ed è sabato.

Si avvia nella sala, ma quando non vede la figlia non rimane stupita, e si avvia nel corridoio del ritratto che conduce alle cucine, sperando di trovare subito la scusa di metterla in punizione.

Ma con sua grande sorpresa la figlia non è nelle cucine, e non ci sono neanche i topi cuochi.

Se non avesse una missione da compiere andrebbe a fondo su questo mistero, ma non ha molto tempo, e decide di ritornarci più tardi.

Così la ricerca di sua figlia continua. Se non è nelle cucine è andata sicuramente nella stanza delle necessità, o a Hogsmeade, dato che non ha fatto colazione, a meno che non abbia cambiato le sue abitudini a causa della separazione.

La professoressa spera vivamente di no, e si avvia verso il villaggio, dove Skaracchio osserva da lontano Rapunzel, con un boccale di idromele in mano, vuoto.

La proprietaria del locale gli porta un altro boccale.

-Sicuro che ti fanno bene tutti questi boccali di prima mattina?- chiede leggermente preoccupata.

-Non preoccuparti per me- risponde l’omone distratto, osservando la ragazza di sottecchi, che guarda l’orologio cominciando a perdere le speranze.

-Se lo dici tu. Comunque è il terzo oggi- 

Nel locale entra un’altra ragazza, in maniera molto attenta, e guardandosi intorno come se avesse paura di essere osservata.

A causa del suo comportamento sospetto tutti la osservano e lei si avvicina furtivamente al tavolo di Rapunzel, per poi cambiare atteggiamento alla vista dell’amica molto seccata, e tornare naturale.

Ne segue uno scambio di battute che Skaracchio non riesce a sentire, poi le ragazze si alzano e si avviano fuori dalla locanda, e Skaracchio si alza a sua volta.

-Aspetta fermo lì, prima devi pagare, e non fare come l’ultima volta, perché me ne accorgo se è oro dei lepricani- lo ferma la proprietaria.

-Devo andare, è importante, torno dopo a pagarti, ok?- prova a svincolare dalla presa, ma lei lo tiene ben fermo, e gli mette la mano davanti a se a richiedere denaro.

-Va bene, va bene, eccolo qui- caccia alcune monete da una tasca a gliele porge, tentando poi di uscire, ma lei gli chiude la porta in faccia con un movimento della bacchetta.

-Sono galeoni dei lepricani. Pagami davvero!- gli ordina, lui prende i soldi da un’altra tasca e glieli porge velocemente.

Tanto non ci metterà tanto a raggiungere le ragazze se si sono dirette verso Hogwarts, no? 

Peccato che quando finalmente riesce ad uscire dalla locanda non le trova da nessuna parte, come fossero scomparse nel nulla.

-Per tutti i fulmini di Thor!- esclama, tirando un pugno contro il muro dietro al locale, e venendo risucchiato all’interno.

Si ritrova senza sapere come nel quinto piano, dove le ragazze, poco lontano stanno parlando eccitate.

-Allora, direzione, biblioteca!- esclama la fulva.

Skaracchio tira un sospiro di sollievo, è riuscito a recuperarla, che fortuna.

Peccato che non sappia come metterla in punizione.

Uso improprio di passaggio segreto? Troppo stupido.

Deve rifletterci, e nel frattempo si avvia in biblioteca, cercando sempre di non farsi molto notare.

Nel frattempo Bob ha seguito Jack fino alla biblioteca, dove però smette di seguire le sue tracce attirato da un insolito parlottare irritato che viene da una classe.

-C’è qualcuno?-

Entra per investigare, ma non sembra esserci nessuno, il ché è davvero molto strano.

Poi la sua attenzione viene attirata da Elinor, che lo nota e lo fa uscire, per chiedere informazioni.

-Come va con… quella cosa?- gli chiede, un po’ seccata, dato che non è riuscita a trovare la figlia da nessuna parte.

-Jack è in biblioteca, e… non è Merida quella? Che ci fa con mia figlia?- si blocca, indicando davanti a se.

-Tu resta qui, io la seguo, se Jack è in biblioteca è nel territorio di Belle. Magari riusciamo a metterli in punizione allo stesso momento- spera davvero che sia così, sarebbe anche molto meno sospetto, e le domande di Nord sarebbero sviate senza problemi.

-Va bene, starò qui fuori- resta appostato, mentre la professoressa entra circospetta, ma senza dare nell’occhio come Anna e Rapunzel quando entrano a loro volta.

-Buongiorno professoressa Dumbroch?- la saluta Anna.

Rapunzel le lancia uno sguardo leggermente imbarazzato.

-Buongiorno- dice semplicemente.

-Buongiorno ragazze- se Rapunzel è lì Skaracchio non deve essere lontano, e lei si volta per cercarlo con lo sguardo.

-Allora, Skaracchio, tu cerca Belle, credo siano tutti qui dentro, potremmo cercare di…- il suo discorso viene interrotto da delle voci concitate che fastidiosamente iniziano a discutere ad alta voce.

-Punizione per disturbo della quiete pubblica- commenta Elinor a bassa voce, poi si avvia tranquillamente verso i ragazzi, e proprio mentre sente la voce di Anna che urla -BASTA!!- svolta l’angolo, per vedere dei libri che cadono in testa ai ragazzi, e che vengono deviati e distrutti

-Punizione, ragazzi- emerge da dietro uno scaffale, molto austera, e leggermente soddisfatta.

-COSA?!- esclama Merida, furente.

-Tra un’ora vi voglio nel mio ufficio, e non sono concessi ritardi né assenze, o fidatevi se vi dico che potrei essere peggio della Umbridge, mentre per quanto riguarda voi tre…- e indica Anna, Violetta e Mavis, l’ha notata senza problemi, ed è convinta che abbiano anche loro attuato un piano per farli incontrare.

-Io che centro?- prova a chiedere la vampira, dopo essere tornata umana ed essere uscita da dietro uno scaffale.

-Venite con me subito- le tre ragazze la seguono fuori dalla libreria, e passano accanto alla bibliotecaria che parla concitata con Skaracchio, mentre lanciano occhiate al luogo dove i quattro sono stati beccati, e dal quale si stanno in fretta allontanando.

-Fammi capire, quindi cosa è successo? Hiccup è stato tranquillissimo tutto il tempo- Belle non ha capito bene ciò che è appena accaduto, e neanche Skaracchio, veramente.

-Ma brava, Merida, dovevi proprio far esplodere i libri di meccanica babbana?! Certo che non hai mai rispetto!- sentono dire da Hiccup.

Belle impallidisce.

-Sbaglio o ha detto… esplodere?- si avvia velocemente nel luogo dal quale proviene la voce, molto preoccupata.

-Sono stata colta di sorpresa, e poi Miss sole ne ha liquefatti un paio, devi sempre dare la colpa a me di tutto, eh?- ribatte Merida.

-Li… LIQUEFATTI?!- Belle è sconvolta, e appena arriva e nota i pezzi dei libri a terra, spalanca la bocca, e incrocia le braccia.

-Belle, mi dispiace tanto, non l’ho fatto apposta- tenta di giustificarsi Rapunzel.

-Signorina bibliotecaria, se permette la sto cercando da un’ora, questo libro doveva portarlo Aladdin, scade oggi. Lo può registrare, per piacere- il ragazzo lo dice a denti stretti, porgendo il libro alla bibliotecaria, che lo prende con violenza. Non ha la minima intenzione di far avvicinare nuovamente i ragazzi ai suoi libri finché non avranno risolto la situazione.

-Fuori!! FUORI DI QUI!!! Ne revenez plus!!- li caccia fuori in malo modo, sotto lo stupore generale, e un’occhiata ammirata e leggermente divertita di Skaracchio.

-C’est impossible!- commenta poi, irritata, cacciando la bacchetta per raccogliere i resti dei suoi poveri libri.

Poi, nel rimettere a posto quelli che Jack ha fatto semplicemente cadere a terra (ammaccandoli un bel po’, comunque), fa una scoperta molto singolare.

Dentro un libro polveroso sui mille usi del lucido da scarpe babbano rinviene uno strano diario, firmato Emma Chat.

Decide di tenerlo e parlarne con Elinor, dopotutto deve vederla per suggerire una punizione coi fiocchi per quei quattro sconsiderati che hanno osato rovinare i suoi preziosi libri.

La cultura non si tratta così.

Nota poi delle cose che Hiccup ha lasciato sul tavolo, e le prende per andare a riconsegnargliele.

Non ha sbirciato mentre lo osservava, perché credeva che fossero semplici compiti, ma ora che osserva meglio gli schizzi capisce che è un progetto, un progetto di un qualcosa che sembra molto una sella in cuoio, collegata alla coda di un drago.

Che disegno singolare per un ragazzino del quarto anno con una storia familiare così tragica.

Poi accanto c’è una mappa, con tanti luoghi adiacenti alla foresta proibita con segnate delle x.

-Belle, va tutto bene?- la voce di skaracchio dietro di lei le fa chiudere di scatto il quaderno del ragazzo.

-Si, più o meno. Spero che Elinor si inventi una punizione esemplare- risponde la bibliotecaria.

-Quella donna ci sa fare con le punizioni, non temere, comunque Hiccup sta urlando a squarciagola che rivuole le sue cose, e dato che per colpa dell’incantesimo di proibizione non riesce ad entrare…- Belle, senza neanche farlo finire, gli mette in mano le cose del ragazzo.

-Dagliele da parte mia, e digli che in biblioteca non si urla, anche se ho messo un incantesimo insonorizzante apposta- e così dicendo lo supera, e torna alla sua postazione.

Circa un’ora dopo, nell’ufficio di Elinor, i ragazzi entrano, uno alla volta, e uno più seccato dell’altro, in orari diversi e da direzioni opposte.

Se fossero ancora amici entrerebbero tutti insieme, e probabilmente non sarebbero neanche in punizione.

-Finalmente siete arrivati- li sgrida, ci hanno messo un po’ troppo, ma decide di lasciar perdere i ritardi, per questa volta.

-E’ già tanto se siamo venuti, alcuni di noi non c’entrano niente- a sorpresa l’esclamazione viene da Hiccup, che lancia un’occhiataccia a Merida e Rapunzel, le vere responsabili del macello.

Elinor sospira, e finge di non sentirlo.

-La vostra punizione consisterà nel…- comincia, ma la figlia la interrompe.

-Ma come, non lo sgridi?! Se io avessi detto una cosa del genere mi sarei ritrovata a testa in giù appesa fuori dalla torre di astronomia!- ribatte infastidita -E poi dici che non fai favoritismi!- 

-Se davvero facesse favoritismi tu non saresti mai andata in punizione in tutta la tua vita- Jack difende Elinor più per allontanare Merida che per altro.

-Zitto, ragazzo platinato, tu non puoi capire questi argomenti familiari. Manco ce l’hai mai avuta, una famiglia!- lo stuzzica, Jack, porta la mano alla bacchetta, pronto a battersi, ma Elinor precede ogni tentativo di movimento, e con un incantesimo i quattro ragazzi si immobilizzano sul posto.

-La vostra punizione consisterà nel lucidare e catalogare ogni singolo trofeo nella sala dei trofei. Senza magia- e con un altro incantesimo appella le bacchette dei ragazzi, che aprono la bocca per protestare indignati.

-E NON VOGLIO DISCUSSIONI!!! Sono stata chiara?- i ragazzi annuiscono leggermente, per quanto l’incantesimo glielo permetta.

-Perfetto, ora avviatevi, per evitare che qualcuno di voi se la svigni verrete accompagnati da Skaracchio fino alla sala- e così dicendo li fa muovere di nuovo, e gli indica la porta.

Appena escono dalla stanza si prende il volto tra le mani, non riesce a vedere Hiccup e Merida così, e neanche Jack e Rapunzel.

Rapunzel è sempre stata una ragazza davvero molto dolce, tranquilla e studiosa, esattamente il tipo di ragazza che Merida ha sempre detestato, eppure, a causa del suo carattere esuberante, comprensivo e eccitato per ogni cosa, è diventata in fretta la sua migliore amica, nonostante la grandissima diversità che c’è tra loro.

Poi lei e Hiccup sono davvero molto simili, e la sintonia che c’è tra loro è forte come quella che c’è tra Merida e Jack, o per meglio dire, c’era.

Il discorso di Merida e Rapunzel vale anche per Jack e Hiccup.

Se Elinor non avesse osservato l’evolversi di quella singolare amicizia non ci avrebbe mai creduto, eppure è stato possibile, e un legame tanto forte come quello che c’è tra i quattro è qualcosa che lei non avrebbe mai creduto possibile.

E ora… ora tutto il lavoro fatto in quattro anni è andato a rotoli in un giorno, e le cause sono ancora da identificare.

Sospira, e si alza dalla scrivania per posare le bacchette dei ragazzi al sicuro. Finché la situazione tra loro non si sarà chiarita è proprio il caso che non le usino per un po’, almeno quando sono insieme.

Mentre torna alla sua scrivania ripensa ai topi mancanti nelle cucine.

“Che fine avranno fatto?”e decide di andare in cucina per controllare e chiederglielo di persona.

 

Parte 3: Un esercito grigio e giallo

 

-Hey, non serve minacciarci per ottenere il nostro aiuto, ma non credo che dei topi possano fare quello che chiedi. Inoltre dobbiamo lavorare- prova a obiettare Remy, ma un’occhiataccia della gatta lo zittisce.

-Non mi piacciono i topi, ma potrei cambiare le mie abitudini alimentari se le circostanze lo richiedono- lo minaccia, anche se il solo pensiero al disgusta enormemente.

-Non menta, signorina Amelia, lo sappiamo benissimo che non lo farebbe mai- la provoca il topo.

-Comunque, mi aiuterete o no?- chiede bruscamente, per cambiare argomento.

-Io sono assolutamente con te, non mi piace vedere Merida e gli altri così tristi, e poi Jack… non l’ho mai visto così. E’ sempre allegro- commenta, perso nei suoi pensieri.

-Infatti, e Hiccup, poi, è stato tutto ieri con la testa sui libri, e oggi sembra voglia replicare, come se cercasse di estraniarsi dalla realtà-  Amy è tristissima nel vederlo così.

-Apunetitepu (pure Rapunzel è triste)- si intromette un minion, arrivato di soppiatto nella cucina.

-Ed, cosa ci fai qui, non puoi stare nelle cucine!- lo rimprovera Remy, ogni volta che un minion fa qualcosa combina un disastro.

-Autaleautalepu (voglio aiutare pure io)- si sfrega le mani in maniera perfida.

-Non serve anche il tuo aiuto, il mio piano necessita solo dei topi delle cucine, più sono, più faremo prima- cerca di tagliarlo fuori Amy, che teme che i minion potrebbero mandare tutto a monte.

-Prima di dare il mio consenso mi piacerebbe conoscere codesto piano- obietta Remy,mentre prepara le ultime fette di bacon per la colazione, che nonostante sia finita ufficialmente da un po’, deve essere ancora consumata da una persona dai capelli rossi e ricci di sua conoscenza.

-Il piano è semplice, ma efficace, se fatto bene, ovviamente- inizia ad esporre lei in modo pratico, tutti i topi, nonostante continuino le loro attività, la ascoltano attenti, così come Ed, che ancora non se n’è andato.

-Prepareremo il distillato della pace e la daremo ai quattro ragazzi. Questo li aiuterà a dimenticare le divergenze il tempo sufficiente a discutere e a parlare. Quando l’effetto sarà svanito tornerà tutto come prima- a differenza della sua versione cartacea, il distillato della pace non solo rilassa, ma dona pace e armonia tra le persone che la assumono, evidenziando i fattori positivi e mettendo da parte quelli negativi.

-Aspetta un momento, cosa? Siamo cuochi, non pozionisti, ed è una pozione di livello M.A.G.O.- prova a lamentarsi Remy.

-Ma chi può farlo se non il miglior cuoco di tutta l’Inghilterra, che ha rivoluzionato il mondo della cucina- lo adula la gatta, il topo la guarda seccato.

-Sei tu la strega, fallo tu- si limita a commentare.

-Ero uno strazio in pozioni, e poi non riesco nemmeno a tenere in mano un mestolo con queste zampe, per favore, Remy- lo prega, il topo alza gli occhi al cielo.

-In effetti come idea potrebbe anche andare. Lasciami finire di preparare la colazione a Merida e sono da te con i miei aiutanti. Tanto al pranzo manca abbastanza- cede poi, mentre ritocca il piatto elegante con la colazione della grifondoro.

-Io intanto vado a preparare- e soddisfatta, la gatta esce dalle cucine e si avvia verso i sotterranei, dove si imbatte in Jack, che sta uscendo per andare a cercare di studiare.

Amy è piuttosto convinta che non ci riuscirà.

Mentre la gatta si avvia verso la classe di pozioni, per fortuna libera di sabato, Ed, il minion, dopo aver ascoltato il piano e non aver capito poi molto, è andato ad avvertire alcuni altri minions, perché vuole aiutare anche lui nella missione.

Quando arrivano a quota sei, Ed spiega il suo piano ai suoi compagni, che consiste, in parole povere, nell’aiutare i topi e la gatta.

-Meideamidino (Merida e i suoi amici saranno amici di nuovo)?- chiede Steve, il fidato minion di Merida, ed Ed annuisce.

-Ti- annuisce Ed.

-Aamo (andiamo)- li incoraggia allora il minion, che come tutti in quella dannata scuola vuole vedere i quattro felici.

-quando l’esercito di minions arriva nella classe di pozioni, Amy è già a buon punto della pozione, e si spaventa nel vedere i combinaguai radunati tutti insieme.

-Ma… che ci fate qui?- chiede, con voce tremante.

-Autaleaitalepu (vogliamo aiutare pure noi)-  rispondono insieme i minions, sembra un incubo, per la gatta.

-Non ci serve il vostro aiuto, davvero, ce la caviamo da soli- prova ad obiettare, ma Remy la vede in modo diverso.

-Se li cacci via combineranno grandi macelli, gli faccia fare qualcosa di non distruttivo, come per esempio… controllare cosa fanno i quattro, così non disturberanno noi- le sussurra all’orecchio, la gatta ci pensa un po’, poi annuisce.

-In effetti… potremmo aver bisogno del vostro aiuto. Vedete, quando finiremo la pozione dobbiamo darla ai quattro, non è che potreste vedere dove sono per conto nostro?- glielo dice in tono molto zuccheroso, e se i minions non fossero così ingenui non se la berrebbero neanche tra un milione di anni.

Però lo sono, e molto eccitati per aver ricevuto l’incarico, si avviano precipitosamente fuori dall’aula di pozioni, pronti a fare il loro dovere

Come mai non sono stati visti dai nostri eroi o nelle storie precedenti, nonostante tutti seguissero quei poveri quattro ragazzi?

Ovviamente i minions non passano inosservati in situazioni come queste, sennonché la maggior parte di loro, meno leale rispetto a un gruppo ristretto formato da tre, ha approfittato dell’assenza dei topi dalle cucine per attuare un altro piano, ben più redditizio rispetto al seguire i big four.

Sono andati nelle cucine e si sono abbuffati a più non posso.

Solo Steve, Ed e Lou sono rimasti, il primo deciso a far contenta Merida, il secondo Rapunzel e il terzo Jack, nonostante tutti e tre abbiano una grande ammirazione anche verso Hiccup, che è sempre gentile con loro, ma non si sbilancia tanto come Jack, Rapunzel e Merida.

Perché i nostri eroi non hanno visto i tre minions? Beh, questa domanda è più complicata.

Il fatto è che i minions, benché ritenuti esseri di natura inferiore dai più, per la loro scarsa intelligenza e il loro linguaggio poco chiaro, hanno una serie di grandi magie, che spesso non ricordano neanche di possedere, oltre alla loro incredibile indistruttibilità.

Così, prendendo seriamente l’incarico assegnatogli, i tre diventano piccolissimi, di dimensione pari a quella di un insetto, e si teletrasportano direttamente dai ragazzi che vogliono seguire, finendo per ritrovarsi direttamente in biblioteca senza che loro ci siano ancora.

Preveggenza? Cattivo funzionamento della loro magia? Fortuna sfacciata? Non si conosce la risposta, fatto sta che pochi minuti dopo i quattro ragazzi iniziano a litigare proprio sotto lo scaffale su cui si sono materializzati.

Vedendo i loro miti darsi contro in questo modo i minions fanno l’unica cosa che per loro sembra logico fare.

Distrargli attentando alla loro vita, ovviamente, e gettano dei libri contro di loro, che vengono poi deviati e distrutti.

Quelli che Hiccup rispedisce sullo scaffale colpiscono in pieno Lou, che cade a terra, tra le risate generali degli altri due.

I ragazzi vengono sgridati, loro continuano a seguirli, finché non vengono mandati in punizione.

Così, dato che ormai sono tutti e quattro insieme, Ed decide di mandare Lou ad avvertire i topi e la gatta dei progressi.

Nel frattempo anche Amy ne faceva un bel po’ di progressi, e infatti riesce a finire la pozione senza nessun intoppo giallo.

-Bene, basta solo trovarli e dargliela, chissà, magari i minions hanno fatto anche il loro dovere- commenta, poi lei e Remy si lanciano un’occhiata, e scoppiano a ridere, proprio mentre Lou si affretta verso di loro, tornato alla sua normale forma minion.

I due cercano di assumere un certo contegno, imbarazzati dal tempismo della creaturina.

-Oh, non… non dovresti essere in cuci… a pedinare i ragazzi- Amy credeva che tutti i minions non sarebbero riusciti a resistere alla cucina libera.

-Puonepuonetut (Tutti in punizione)- dice con sicurezza il minion, Amy resta di sasso.

-Tutti in punizione… ma come è possibile?- la sua indignazione per quella che considera un’ingiustizia nei loro confronti (specialmente nei confronti di Hiccup) si trasforma in fretta in speranza. Se loro stanno insieme hanno ancora più possibilità di fari rappacificare con la pozione della pace, devono solo dargliela senza che se ne accorgano.

-Topi, potete tornare in cucina e cacciare i minions, Remy, vieni con me, devo controllare una cosa, poi torneremo a prendere la pozione, deve fermentare per almeno un’altra mezzora- e facendo un cenno al topo chef si avvia velocemente fuori dalla porta, per cercare la mappa delle quattro bacchette di Hiccup, vuole sapere esattamente dove sono, come possono arrivare a loro e la sorveglianza.

Nel frattempo, Lou, rimasto solo nella classe, è seriamente tentato di andare a rubare tutte le pozioni conservate da Yzma nella sua riserva personale, ma cerca di fare uno sforzo per resistere alla tentazione…

… naturalmente senza successo.

Pochi minuti dopo, infatti, ha già trafugato tutte le riserve della strega, che per fortuna non sono poi molte e ha collezionato una pozione d’amore, una di odio, un elisir della fortuna e cinque o sei pozioni di mutamento.

Si sta avviando tutto trionfante fuori dalla classe, con tutte quelle boccette in mano, quando per sbaglio urta contro il tavolo con sopra il distillato della pace, che ribolle nel suo colore trasparente, come fosse semplice acqua.

L’impatto, sfortunatamente, provoca la caduta del calderone, e la pozione si riversa a terra.

Il minion sgrana gli occhi. Sente dei passi che si avvicinano, attirati presumibilmente dal rumore, e si affretta ad usare i suoi poteri sopiti per asciugare tutto e rimettere la pentola a posto.

Poi, spaventato da ciò che potrebbe dire la gatta una volta tornata, ritrovandosi senza pozione, decide di mettere al suo posto la pozione d’amore che ha trafugato.

Non avrà gli stessi effetti del distillato della pace ma andrà bene lo stesso, no?

Ma qual è la pozione d’amore?

Non ha idea di che colore possa avere, perciò opta per il rosso. E’ il colore standard dell’amore, no?

La mette nel calderone, cambiando colore in trasparente, e spera vivamente che sia quella giusta, e che non si trasformino in lama parlanti per errore.

Versa la pozione nel calderone giusto in tempo per il ritorno di Amy, che vedendolo ancora lì si insospettisce un po’.

-Lou, che ci fai qui, torna dai tuoi compagni minions, il vostro lavoro l’avete fatto- la creaturina non se lo fa ripetere due volte, e parte in direzione delle cucine, sennonché Amy lo richiama.

-Comunque, grazie di averli osservati per noi- gli sorride e lui, leggermente imbarazzato, esce in tutta fretta.

Va in cucina, dove lo aspettano Steve ed Ed, mentre gli altri minions sono stati già cacciati in malo modo.

-Vi permetto di restare solo perché ci avete aiutato, ma non toccate niente, i vostri amichetti hanno già combinato abbastanza guai. Emile, tienili d’occhio- ordina il topo chef al fratello, guardando con sospetto di tre minions.

-Tuttoka?- chiede Ed a Lou.

-Okaoka- risponde incerto il minion.

-Banana?- chiede Steve, porgendo un cesto ai due altri minions. I topi gliele hanno regalate per il loro operato, anche se probabilmente è più per farli stare buoni che per altro.

Proprio mentre stanno mangiando allegramente, nella cucina entra la professoressa Dumbroch, che attira l’attenzione dei topi per porgere loro qualche domanda in merito alla loro scomparsa mattutina.

E mentre i minions si allontanano incerti, spaventati dal poter essere visti e rimproverati…

-Scusate, volevo…- in quel momento entra Flynn Rider, ma notando la professoressa si nasconde immediatamente, e per sua fortuna non viene notato.

-Tuttoka?- gli chiedono i minions.

Lui sobbalza, ha visto le creaturine poche volte nel corso dei suoi anni a Hogwarts, e gli hanno sempre fatto una certa impressione.

-Cercavo solo due bicchieri d’acqua- dice lui, guardandoli dall’alto in basso.

-Faoio (Faccio io)- Lou, non apprezzando il comportamento del ragazzo, decide di fargli uno scherzo, e mentre prepara i bicchieri d’acqua ci mette una delle pozioni che ha trovato, poi torna da Flynn, che osserva circospetto la professoressa Dumbroch, che, confusa e pensierosa, si sta avviando verso l’uscita.

-Equi (Ecco qui)- con un sorriso furbetto Lou porge i bicchieri a Flynn, che ignaro del pericolo li prende cercando di non toccare il minion e se ne va, con un borbottio di ringraziamento.

-Apuntezato (E’ il fidanzato di Rapunzel)- dice Ed incrociando le braccia seccato, non gli piace per niente.

-Schetto (gli ho fatto uno scherzetto)- Lou mostra la boccetta, ridacchiando, e gli altri seguono il suo esempio.

-Chifacequi (Chissà che faceva qui)- commenta Steve, un po’ tra se e se, ma unendosi poi alle risate. Gli scherzi per i minions sono linfa vitale, e le conseguenze non contano poi molto.

 

Parte 4: La nobile e il ladro

 

-Stai scherzando?- chiede Elsa, fissandolo incredula.

-No, strano a dirsi, eh?- risponde lui a denti stretti.

-Beh, direi di si. Mi prendi in giro per anni, non fai che gettarmi cose contro e ora mi chiedi aiuto… due volte… nel corso dello stesso anno? Ma sei impazzito, Flynn?- gli chiede lei.

Lui la guarda storto.

-Se vuoi puoi non aiutarmi e restare con i sensi di colpa per tutta la vita- la provoca lui.

-Io non ho fatto niente di male, a differenza tua- ma abbassa lo sguardo nel pronunciarlo.

Il ragazzo alza le sopracciglia, ed Elsa cede.

-Ok, ok, ti aiuto. Qual è il tuo piano?- chiede, lui sorride soddisfatto.

-Chiuderli da qualche parte insieme- annuncia lui, soddisfatto.

Elsa lo guarda come a dire “Mi stai prendendo in giro?”

-Che c’è, è una buona idea, poi li spiamo mentre si chiariscono e quando si sono chiariti li liberiamo-

-Sfonderanno la porta- commenta Elsa con grande pessimismo.

-Lo impediremo- 

-E poi non trivi sia sospetto che due persone che si odiano inizino a lavorare insieme così?- commenta poi, realisticamente.

-Appunto mi serve il tuo aiuto- la guarda con espressione furbetta, lei lo fissa preoccupata.

-Per cosa, esattamente?- chiede.

-Devi prendere in prestito il mantello dell’invisibilità di Jack dal suo dormitorio- risponde Flynn alzando le spalle.

-COSA?! Non ci penso nemmeno, perché non lo fai tu?- obietta Elsa con voce stranamente acuta.

-Non dirmi che ti vergogni ad entrare nel dormitorio dei maschi?- la prende in giro Flynn.

-Io… no, ma… è sospetto, no?- prova a difendersi lei.

-E’ più sospetto se ci entro io, sono il suo peggior nemico, ricordi? Tu invece sei sua amica, è chiaro che non desterai molti sospetti- spiega pratico lui.

-Se è uno dei tuoi scherzi, Rider, ti intrappolo in una lastra di ghiaccio talmente spessa che quando ti scioglieranno sarà arrivato l’anno tremila- lo minaccia lei.

-Hey, non ti scaldare, non è uno scherzo, te lo assicuro, ma abbiamo bisogno di quel mantello, perché se mi vedono girare con te sarà la mia fine- lei lo guarda malissimo.

-E sarà davvero sospetto- aggiunge poi, cercando di riparare.

-Va bene, andrò a prendere quel dannato mantello, ma tu ti prenderai la responsabilità di tutto ciò che andrà storto- e voltandogli le spalle a testa alta si dirige verso il dormitorio di Jack, sperando con tutto il cuore che niente vada storto.

Pe fortuna quando arriva è vuoto, anche se Elsa sente l’acqua che scorre nella doccia, e non vuole neanche immaginare cosa stia succedendo lì dentro.

Si concentra per individuare il letto di Jack, cosa non difficile visto che è ricoperto da un sottile strato di ghiaccio.

Poi cerca nel suo baule, più spoglio del suo e di quello di qualsiasi altro studente di Hogwarts e trova in fretta il mantello dell’invisibilità.

Se lo mette addosso ed esce in tutta fretta dalla stanza, tirando un sospiro di sollievo.

Si avvicina a Flynn con un cipiglio seccato e austero, ma lui la ignora totalmente, fissando di soppiatto le scale da dove è salita.

-Hem Hem- tossicchia per attirare la sua attenzione, e lui sobbalza, spaventato.

-Merlino, Elsa, mi hai fatto prendere un infarto- borbotta a denti stretti.

-Cuoricino debole il tuo- commenta lei, togliendo il mantello dell’invisibilità a riponendolo nella borsa.

-Ah ah, divertente- commenta sarcastico lui -Ora andiamo, dobbiamo attuare il nostro piano- sfregandosi le mani lui la incita a seguirlo.

-Si, genio del male, ma prima devo parlare con mia sorella, metti il mantello e seguimi, poi faremo tutti i piani che vuoi- Flynn fa per ribattere, ma l’espressione risoluta della bionda lo blocca, alzando gli occhi al cielo mette il mantello, e insieme si avviano verso l’uscita della sala comune.

-Allora, cos’è che devi dire a tua sorella?- chiede il ragazzo per fare conversazione.

Elsa lo guarda (più o meno, visto che è sotto il mantello) confusa dalla domanda quasi amichevole, ma mentre apre la bocca per rispondere la comparsa rapidissima della sorella davanti a se la fa sobbalzare.

-ANNA!- se avesse detto una sola parola si sarebbe tradita all’istante.

-Tutto bene?- le chiede la sorella, in tono assente.

-Si, mi hai solo spaventata, sei venuta come una furia- si giustifica lei, anche se non crede abboccherà a una scusa tanto stupida.

-Scusa, ti cercavo. Mi dispiace, ma non posso venire con te ad Hogsmeade adesso. Magari ci andiamo più tardi, va bene?- “non ci credo, se l’è bevuta!” mentre pensa a questo e al fatto che Anna l’ha anticipata nell’argomento, sente Flynn trattenere bruscamente il fiato accanto a se. Aveva confuso totalmente i giorni, credeva fosse domenica, e aveva un appuntamento con Rapunzel che ha totalmente dimenticato!

-Ma cosa è stato?- chiede Anna, guardandosi intorno, Elsa ne approfitta per tirare una gomitata all’improbabile alleato.

-Forse uno dei fantasmi- commenta, con un’alzata di spalle, cercando di essere convincente.

-Comunque non preoccuparti per la gita a Hogsmeade, ci vedremo più tardi, e poi ho… compiti da fare- mente, cambiando in fretta argomento e tagliando corto.

-Ah, sono felice che tu l’abbia presa bene. Mi sarebbe tanto piaciuto, però con tutta questa storia dei Big Four ho proprio confuso i giorni- tenta di giustificarsi la sorella, dispiaciuta.

-Non preoccuparti, Anna, è tutto ok. Ci vediamo dopo- e l’abbraccia stretta.

Tiene così tanto alla sorella, e non vuole vederla triste.

Senza che nessuno lo veda, Flynn alza gli occhi al cielo.

Poi Anna si precipita velocemente verso l’uscita, ed Elsa prende con irruenza Flynn e lo trascina verso un’aula vuota.

-Momento momento momento, oggi è Sabato?!- chiede lui ad occhi sgranati, totalmente incredulo.

-Hai idea di quanto abbiamo rischiato, mancava poco che ci scoprissero- lo accusa lei.

-E’ Sabato?!- ripete Flynn.

-Che credevi che fosse, Domenica?- chiede sarcastica, ma dall’occhiata persa che le lancia Flynn capisce che è vero.

-Credevi che fosse domenica?- chiede ancora prendendolo in giro.

-Smettila, non è divertente. Devo immediatamente andare a Diagon Alley e scusarmi con Rapunzel- buttando a terra il mantello si avvia con decisione verso l’uscita della classe, ma viene bloccato da Elsa, che non ha la minima intenzione di lasciarlo andare.

-Aspetta un momento, e il piano?- chiede -Ho rubato un mantello per questa folle idea- si lamenta.

-Ma Rapunzel mi aspetta- lui prova a liberarsi dalla presa di ghiaccio della ragazza, che però non molla.

-Ok, facciamo una cosa, noi adesso andiamo da lei (io con il mantello ovviamente) e tu fai in modo che lei e gli altri si riuniscano da qualche parte, poi esci in tutta fretta dalla stanza e li chiudiamo dentro, ok?- propone Elsa.

-Ma non voglio che ce l’abbia con me per averla chiusa con gli altri- si lamenta lui incrociando le braccia.

-E allora come pensi di fare? Vuoi attirarla in una stanza vuota con un galeone attaccato a un filo?- chiede sarcastica Elsa.

-…No- risponde lui, senza guardarla negli occhi, e tastando una tasca contenente un galeone.

-Stai scherzando voglio sperare- Elsa alza gli occhi al cielo.

-Perché credi che avrei avuto bisogno di te se avessi avuto un piano migliore?- cerca di difendersi lui.

-Facciamo così, ora andiamo a Hogsmeade, dici a Rapunzel qualcosa per giustificarti del ritardo eccetera mentre io penso a un piano, poi ci rivediamo nell’aula di incantesimi, il professor Genio mi permette di studiare lì il sabato e la domenica, è più funzionale nell’esercitazione con gli incantesimi di ghiaccio- propone Elsa.

-Perfetto, ottima idea… prendi tu il mantello, però, non voglio rischiare che Rapunzel lo veda- lo prende da terra e glielo porge.

-Bene, allora meglio che ti sbrighi, è già tardi- lo incoraggia Elsa, prendendo il mantello e infilandolo nella borsa.

-Infatti… grazie- il ringraziamento è sussurrato a denti stretti, gli è richiesto molto sforzo formularlo, e scompare correndo dalla sala come un bolide.

-Prego- risponde Elsa, non riesce a credere di essere alleata con Flynn, il ragazzo che da sempre la prende in giro come se non ci fosse un domani, che è esattamente l’opposto di lei e che l’ha resa cattiva nei confronti di Jack dicendole poche parole.

Il fine è nobile, ma non riesce a credere che lui, Flynn Rider, sia davvero così nobile da tentare di rappacificarli.

Decide di pensare davvero che ci sia del buono in lui, e si avvia verso l’aula di incantesimi al terzo piano.

Nel frattempo Flynn corre velocemente verso Hogsmeade, alla velocità della luce, e nonostante il tragitto sia lungo riesce ad arrivare in cinque minuti al villaggio.

Non ricorda bene dove lui è Rapunzel si sono dati appuntamento, e mentre riprende un attimo fiato appoggiandosi al muro, vede la familiare figura dai capelli castani uscire dai tre manici di scopa, a una ventina di metri da lui, che senza fiato non riesce a chiamarla e si limita a camminare verso di lei. 

“Tanto se vuole abbandonare Hogsmeade e tornare a Hogwarts deve passare dalla mia parte” pensa sollevato, invece, dopo un’incerto tentativo di Anna di farla andare lì, lei devia e si dirige verso il retro del negozio.

-Ma che…- Flynn si ferma un attimo, confuso, poi riparte a correre, ma quando arriva le ragazze sono appena scomparse.

Arriva quasi subito alla conclusione che è un passaggio segreto, e spinge con decisione un mattone leggermente più sporgente degli altri, ma non succede niente.

Prova a toccare ogni singolo mattone, finché non compare una piccola scritta, fatta di luce.

“L’oscurità non attraversa passaggi di luce”

Appena legge quelle parole il cuore gli fa un balzo nel petto, e scappa via, turbato, proprio mentre Skaracchio esce dalla locanda.

Non capisce perché quella scritta lo abbia turbato tanto, ma lo ha scosso nel profondo, senza motivo apparente.

Decide di tornare al castello e andare a vedere i progressi di Elsa.

“Ma che sto pensando, devo recuperare Rapunzel e scusarmi!” ribatte con decisione nella sua mente.

Non vuole perdere Rapunzel, ma sopratutto non vuole ferirla, e mancare al primo appuntamento è una ferita bella grossa.

Elsa, senza sospettare che lui abbia perso la sua ragazza, è nell’aula di incantesimi ad elaborare un piano per unirli tutti soli nella stessa stanza, anche se crede che lasciarli da soli con le bacchette pronte in una situazione del genere sia un tentativo di multiplo omicidio da parte loro.

Si vede che non ci sta mettendo impegno, perché le sono venute solo cinque o sei idee fattibili, poche per una cervellona come lei.

Dopo aver accartocciato un foglio e averlo fatto sparire sbuffando con un incantesimo evanescente, decide di prendersi una piccola pausa, e tira fuori il mantello dell’invisibilità per studiarlo.

E’ un oggetto incredibile, e abbastanza largo.

Prova ad allargarlo un po’ di più e fa l’interessante scoperta che si allarga e restringe a piacere, mantenendo costante l’efficacia.

-Credevo stessi studiando un piano- la voce di Flynn dietro di lei la fa sobbalzare, e il mantello cade a terra, restando un po’ più stretto di com’era in precedenza.

-Santo cielo, mi hai fatto prendere un colpo- si lamenta, leggermente imbarazzata.

-Cuoricino debole, il tuo- la prende in giro lui.

-Non dovevi essere con Rapunzel?- gli chiede a denti stretti.

-L’ho persa di vista- risponde lui, seccato.

-Invece il tuo piano, come va?- chiede lui, avvicinandosi e prendendo il mantello.

-Va come deve andare, ed è meglio non parlare a voce alta, potrebbe venire qualcuno e non è il caso di farci vedere insieme, ti ricordo- lo ammonisce irritata Elsa.

-C’è qualcuno?- chiede una voce appena fuori dalla classe.

Con uno scatto da giocatore di quidditch professionista Flynn copre lui ed Elsa con il mantello, che però essendo un po’ piccolo, li costringe a stringersi per impedire che i piedi sporgano.

Elsa non è mai stata meno a suo agio in vita sua, con Flynn così vicino a lei.

Il professor Parr entra nella stanza, e si guarda intorno.

Elsa ha il tempo di far evanescere i fogli sulla scrivania prima che lui si giri da quella parte, anche se così facendo ha eliminato tutti gli appunti dei piani.

Ma, capitela, non ha tempo di pensare, è troppo occupata ad essere imbarazzata dal fatto di essere avvinghiata al suo peggior nemico, che per tenerla più stretta per impedire che il mantello li scopra le ha messo un braccio intorno alla vita… e una mano sulla bocca per impedirle di emettere un gemito infastidito e sorpreso.

Poi l’attenzione del professore viene attirata dalla professoressa Dumbroch, che lo nota e lo fa uscire, per chiedere informazioni. 

Lentamente i due ragazzi si avvicinano alla porta per sentire, mantenendo le posizioni.

-Come va con… quella cosa?- gli chiede la professoressa in tono seccato.

-Jack è in biblioteca, e… non è Merida quella? Che ci fa con mia figlia?- comincia il professore per poi bloccarsi, indicando davanti a se.

I due ragazzi sporgono leggermente la testa e vedono la chioma focosa della grifondoro entrare in biblioteca.

-Tu resta qui, io la seguo, se Jack è in biblioteca è nel territorio di Belle. Magari riusciamo a metterli in punizione allo stesso momento- Elsa sgrana gli occhi, speranzosa, quale occasione migliore per chiuderli insieme di una punizione; mentre Flynn assume un’espressione confusa.

-Va bene, starò qui fuori- cede Bob.

Prima che i due ragazzi possano rientrare in classe per sciogliersi, vedono Rapunzel arrivare con espressione non molto felice nella direzione della biblioteca, e Flynn apre la bocca come per chiamarla, venendo fermato da Elsa, che gli mette una mano a coprire la bocca come lui l’ha messa a lei.

Si guardano in cagnesco per un po’, poi lentamente si avviano nuovamente dentro la classe, dove si levano il mantello e si liberano l’uno dalla presa dell’altro, allontanandosi il più possibile.

Non parlano per un po’, troppo impegnati a fissarsi schifati, poi Elsa prende il mantello da terra e lo allarga il più possibile, per impedire cha accada nuovamente una cosa del genere.

-Allora, il piano?- chiede il ragazzo, cercando di non pensare alla sensazione che gli ha dato il contatto della gelida e liscia mano della bionda contro la sua bocca.

-Beh…- Elsa non sa che dire, ha un vuoto mentale, non riesce a ricordare neanche uno dei cinque piani fattibili che le sono venuti in mente, ma la professoressa Dumbroch le da una buona scusa per non continuare.

-Dieci punti a Grifondoro, Tassorosso e Corvonero. Potete andare- le sentono dire appena fuori dalla porta.

“E non Serpeverde?! Ma che ingiustizia è questa?!” pensano insieme i due ragazzi.

-Per… per cosa?- prova a chiedere una ragazza.

-Per motivi molto complicati, Bob, ce l’abbiamo fatta- la professoressa sembra davvero molto soddisfatta.

“Già, per non farci vincere la coppa delle case!” pensano i ragazzi irritati, rimettendosi il mantello, questa volta abbastanza grande per tutti e due (e per anche altre due persone se vogliamo essere esatti) e avviandosi fuori dalla biblioteca, dove la prima cosa che Elsa nota è l’adorata sorella, che guarda la professoressa Dumbroch con espressione confusa e incredula al tempo stesso.

-E’ stato più facile di quanto credevamo, non credi?- dice il professor Parr, mentre le tre ragazze si sentono sempre più sperdute da quella situazione.

-Grazie a loro, magari vedi di non interrogarle, lunedì- gli raccomanda l’altra professoressa.

“Anche io voglio non essere interrogato!” pensa Flynn, a difesa non ha proprio un bellissimo voto, non che vada meglio nelle altre materie.

-Ci puoi contare. Voi potete andare, e non dite in giro che abbiamo messo in punizione i quattro per motivi leggermente sciocchi, d’accordo?- e con una pacca sulla spalla della figlia, congeda le ragazze, una volta per tutte, mentre Elsa assume un’espressione trionfante.

-D’accordo, professor Parr- le ragazze si avviano in una non precisa direzione, pensierose.

Elsa osserva la sorella che si allontana con uno sguardo pieno d’amore, e Flynn si irrita, senza un motivo particolare, così le da una gomitata e la incoraggia a prestare attenzione al discorso dei professori.

-Quindi, Elinor, che si fa?- chiede il professor Parr.

-Li mettiamo in punizione insieme, magari a lucidare i trofei, credo sia il compito migliore, e aspettiamo che si chiariscono, li ha già uniti una volta, li unirà ancora- la professoressa è molto sicura di se e speranzosa, e finalmente anche Flynn capisce come questa punizione di gruppo sia utile per il loro piano.

Si gira verso Elsa per farglielo notare, e dalla sua espressione intuisce che l’aveva già notato, e da un bel po’ anche.

Quindi resta fermo e zitto.

-Sei sicura che funzionerà?- chiede il professor Parr.

-Abbi fede nella luce- risponde Elinor con sicurezza, per poi avviarsi verso il suo ufficio.

“Nella luce” pensa Flynn, e in un lampo gli torna in mente la scritta sul muro del passaggio segreto.

Decide di non pensarci e lui ed Elsa, come se si leggessero nel pensiero, si avviano verso la sala dei trofei, dove, tra tempo indefinibile, è probabile che i ragazzi si ritroveranno tutti insieme.

-E ora?- chiede Flynn.

-Aspettiamo- alza le spalle Elsa, e sempre coperta dal mantello si siede a terra.

-Non credevo che fossi così trasgressiva da sederti per terra- commenta ridacchiando Flynn, sedendosi a sua volta.

-Quando al smetterai di fare il bambino?- Elsa si irrita e incrocia le braccia.

-Il mio era un complimento… comunque, credo mai- risponde lui. Elsa sbuffa.

Restano alcuni minuti in silenzio, poi Flynn si arrischia a parlare.

-Hai qualcosa per passare il tempo?- chiede, indicando al borsa.

-Ma certo che no, non sono mica trasgressiva- risponde lei altezzosa, poi, dopo qualche secondo, abbassa lo sguardo e gli porge la borsa.

Lui, confuso, la apre e trova un set completo di scacchi magici.

-Ti eri preparata per qualcosa in particolare?- chiede lui con autentica curiosità, disponendo i pezzi.

-Volevo insegnare a giocare ad Anna- risponde lei, senza riuscire a trattenere il solito speciale sorriso che le viene sempre alle labbra quando pensa alla sorella.

-Tu e tua sorella avete un rapporto speciale?- chiede, con una punta di malinconia.

-Beh, l’ho ignorata per molto tempo, ma ci siamo riavvicinate. Io… non mi piace parlarne, comunque le voglio davvero un bene dell’anima. E’ una persona speciale- non vuole sbilanciarsi troppo, e non lo guarda negli occhi mentre glielo dice, non vuole trovare divertimento o presa in giro, anche se in questo momento gli occhi di Flynn hanno solo grande dolore.

-Ma dopotutto tutti i fratelli si vogliono bene. E’ normale- conclude Elsa, alzando le spalle, e facendo la prima mossa con gli scacchi.

-No, non lo è- ribatte senza riuscire a trattenersi Flynn, muovendo anche lui.

-Come?- chiede Elsa, confusa, facendo un’altra mossa.

-Ci sono sorelle che non vogliono bene al proprio fratello. Non è una cosa rara, sai?- e continuano a muovere, ogni battuta una mossa diversa.

-Non so cosa intendi dire, tra fratelli si litiga, ma tutto viene perdonato-

-A volte è troppo tardi, ti svegli una mattina convinto che potrai sistemare tutto e tua sorella è a braccetto con un altro ragazzo e non ti degna di un singolo sguardo, come se non esistessi- 

-Non è mai troppo tardi, l’affetto c’è sempre, solo che spesso si dimentica di dimostrarlo, e alla fine si riesce a chiarirsi, bisogna solo fare il primo passo-

-Ma non è detto che il passo serva-

-Si è sempre in tempo per il perdono- un pedone di Flynn viene mangiato, ad Elsa sta venendo la voce leggermente rotta, pensando a quanto ha ignorato Anna.

-No, non si è sempre in tempo, ti puoi svegliare una mattina e vedere tua sorella coperta da un telo bianco- la regina di Elsa viene mangiata -E vedere il ragazzo che tua sorella aveva amato al posto tuo macchiato del suo sangue- scacco matto.

Elsa non sa che ribattere, e inizia a intuire una cosa inquietante.

-Credo di aver vinto, un’altra partita?- chiede Flynn, cercando di cambiare argomento.

Non si è mai tanto esposto in vita sua, e spera di non doverne pagare le conseguenze.

La ragione per cui lo irritano tanto Elsa ed Anna sono proprio gli sguardi di amore che si scambiano reciprocamente.

Si ricorda come se fosse ieri il primissimo giorno all’espresso per Hogwarts.

Sua sorella era morta quell’inverno e Eugene aveva perso quel poco di famiglia che aveva. Era rimasto con i sensi di colpa per non averla calcolata quasi affatto, ma aveva cercato in tutti i modi di scaricare la colpa su Jack. Dopotutto era lui ad averla uccisa, no?

Aveva visto, mentre camminava entrava nella Kings Cross babbana, un’undicenne che scendeva da una bella auto, con la madre al fianco e il padre che prendeva un grosso baule.

Una bambina di nove anni guardava dal finestrino e ancora con la cintura allacciata, segno evidente che non sarebbe scesa dalla macchina,  batteva sul vetro per attirare l’attenzione della sorella, che però le dava le spalle, tenendosi le mani con espressione terrorizzata.

Si ricorda di essere rimasto per un po’ a guardare la bambina continuare a tentare, finché, abbandonato il sorriso, aveva lasciato perdere e si era messa con la testa posata sul sedile.

L’undicenne aveva assunto un’espressione tristissima, e lui aveva provato un piacere perverso nel notare che non era l’unico al mondo ad avere problemi familiari.

Poi il padre ha accompagnato la figlia dentro la stazione, mentre la madre era rimasta con la più piccola.

se Eugene se ne fosse andato in quel momento è molto probabile che non avrebbe mai preso in giro Elsa un giorno della sua vita

Invece è rimasto ad osservare, e fu fatale per lui osservare l’occhiata di puro amore che Elsa ha lanciato alla sorella prima di entrare nella stazione, mentre la bambina non guardava.

Lui non aveva mai pensato che una persona potesse provare un amore del genere per qualcun’altro, e quando si girò per vedere la bambina, dopo che la sorellona era entrata, la vide lanciare uno sguardo simile.

E’ in quel momento che ha deciso di punire per gelosia e invidia Elsa, perché lei aveva ricevuto uno sguardo che lui mai avrebbe ricevuto da anima viva.

Non era giusto.

-Scacco matto- enuncia Elsa -Ed è la terza volta di fila. Si vede che quella di prima è stata solo fortuna- si vanta.

-Ero solo un attimo distratto, ora ti massacro- le promette lui, ma vengono interrotti dai quattro ragazzi, che arrabbiati e portando con loro un’aura di magia molto poco amichevole, entrano nella stanza, scortati da Skaracchio, che appena li lascia dentro fila via, non volendo trovarsi nella zona quando esploderà la bomba, lì dentro.

-Non dovevamo farlo, questi distruggeranno la scuola- borbotta il guardiacaccia scappando via.

-Colloportus- sussurrano insieme i due, creando un incantesimo bello forte, che sigilla la porta.

Solo loro due potranno sbloccarla.

-Perfetto, ora li spiamo- Flynn mette via gli scacchi, e cerca di trovare uno spiraglio sotto la porta.

Elsa, alzando gli occhi al cielo, fa un piccolo incantesimo, e il muro diventa invisibile in modo che solo loro possano vedere dentro e non viceversa.

-Forte- commenta Flynn.

E restano a fissare i ragazzi per una buona mezzora.

I quattro lavorano imbronciati, senza parlarsi.

Poi Flynn, annoiato a morte (anche osservare con occhi languidi la perfezione di Rapunzel alla lunga diventa noioso), decide di staccare un po’.

-Io vado a prendere un bicchiere d’acqua, ne vuoi uno anche tu?- chiede alla compagna.

-Già stancato, eh?- lo prende in giro lei -Ma si, dai- risponde poi.

-Perfetto-

E Flynn si avvia nelle cucine.

-Scusate, volevo…- neanche il tempo di entrare che nota subito la professoressa, e si nasconde per evitare di essere ripreso.

-Tuttoka?- gli chiedono i minions, accanto a lui.

Non si era accorto di loro e lo fanno sobbalzare.

-Cercavo solo due bicchieri d’acqua- dice lui, guardandoli dall’alto in basso, non sa bene come comportarsi con loro, e non capisce il loro linguaggio stravagante.

-Faoio- risponde un minion, e si avvia a preparare due bicchieri d’acqua. 

Flynn osserva circospetto la professoressa Dumbroch, senza badare molto a ciò che fa il minion.

-Equi (Ecco qui)- con un sorriso furbetto la creaturina gialla porge i bicchieri a Flynn, che ignaro del pericolo li prende cercando di non toccare il minion e se ne va, con un borbottio di ringraziamento.

“Troppo strani quei cosi” pensa tra se.

Quando ritorna sotto il mantello, allargato tanto da sembrare una tenda da campeggio, porge il bicchiere ad Elsa, che lo prende circospetta, osservandolo bene per paura che ci abbia sputato dentro o qualcosa del genere.

-E’ successo qualcosa durante la mia assenza?- chiede, non ha ancora portato il bicchiere alla bocca.

-Sono entrati dei topi portando dell’acqua, probabilmente inviati dalla professoressa Dumbroch. La stanno bevendo proprio adesso, strano a dirsi, eh?- distraendosi un attimo dall’osservazione dei ragazzi, porta, insieme a Flynn, il bicchiere alla bocca, ma si interromper notando un odore strano, e abbassa il bicchiere.

-Ma credevi davvero che non mi sarei accorta della presenza di un filtro d’amore nel mio bicchiere?- chiede la ragazza, incrociando le braccia.

-Filtro d’amo…?- comincia a chiedere Flynn sgranando gli occhi, e allontanando a sua volta il bicchiere dalla bocca in tutta fretta, sotto lo sguardo confuso di Elsa.

Peccato che sia troppo tardi.

Dopo un attimo il suo volto assume un’espressione estasiata.

-Elsa, ti ho mai detto quanto i tuoi capelli siano belli?- chiede con aria sognante.

Elsa sgrana gli occhi.

-Oh Merlino santissimo!- esclama, prendendo in fretta la bacchetta, mentre il suo nemico di sempre si avvicina pericolosamente a lei.

Lanciando uno sguardo ai ragazzi nell’altra stanza, vede che si stanno insultando pesantemente, anche se non riesce a sentirli.

C’è ghiaccio, luce infuocata, trofei che sembrano sul punto di esplodere e un esercito di insetti pronto ad attaccare, e lo sbalordimento della ragazza la distrae il tempo sufficente da permettere a Flynn di prenderla e avvicinare pericolosamente i loro volti.

-Lasciami subito!- ordina con tono isterico, ma Flynn non sembra voler tornare in se.

-Sono di una tonalità platinata, come fanno ad essere così, e sono anche morbidi e setosi. Mi chiedo come mai li lasci sempre legati, sciolti starebbero meglio- continua a complimentarla, stringendola a se.

-Flynn, mollami, pensa a Rapunzel- prendendola le ha tolto la bacchetta, ed Elsa sta cercando di recuperarla, senza molto successo.

-Chi è Rapunzel?- chiede lui, confuso.

-Andiamo bene!- comenta sarcastica Elsa, riuscendo finalmente a prendere la bacchetta e liberandosi dalla presa di Flynn con un semplice incantesimo, per poi puntargliela al petto.

-Flynn, stammi lontano, dobbiamo…- nella sala dei trofei la situazione è degenerata, anche se per fortuna nessuno si è ancora fatto male, miracolosamente, nonostante abbiano tutti vestiti strappati e oggetti distrutti attorno a loro.

-… dì Alohomora alla porta, subito- gli ordina, Flynn fa un sorrisino ebete.

-Solo in cambio di un bacio- la ricatta.

-C’è in gioco la vita della tua ragazza- prova a farlo ragionare, osservando la scena “Ma che c’era dentro l’acqua, una pozione d’odio?” si chiede, è troppo catastrofica la situazione lì dentro per credere a possibilità diverse.

-Non mi interessa, io voglio solo te- ed Elsa, con grandissimo disgusto, si vede costretta a cedere al ricatto.

-Ok, va bene. Prima dì Alohomora!- il ragazzo esegue, ed Elsa lo fa a sua volta, poi i ragazzi escono uno dietro all’altro, ed Elsa si stringe nel mantello, tappando la bocca a Flynn, per evitare che Rapunzel lo scopra, già è nervosa così, se poi scopre che Flynn ha una cotta per un’altra (sebbene falsa) potrebbe radere al suolo l’intera scuola.

-Allora, il mio bacio?- chiede il ragazzo, sfoderando il suo leggendario “Sguardo che conquista”.

-Non sarei voluta arrivare a questo, ma tu non mi lasci altra scelta- e lo schianta.

In effetti aspetto da sei anni l’occasione di farlo- ammette a se stessa, legandolo e chiudendolo in uno sgabuzzino.

E’ il caso che vada a rimettere il mantello a posto, e che cerchi un modo di sollevare la situazione.

 

Morale della favola?

I minions rovinano sempre tutto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Hola a tutti, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, è il più lungo mai scritto in vita mia, tanto che non sapevo se dividerlo o no in due parti perché è davvero esagerato, 36 pagine di TextEdit

Comunque ciancio alle bande, non ho inserito i grandi quattro come punti di vista se non in una piccola scena in biblioteca tra Hiccup e Jack perché mi è uscita.

Spero che gli altri POV vi siano piaciuti, so che quello dei professori è un po’ noiosetto e quello di Flynn ed Elsa un po’ lungo, ma questi ultimi personaggi sono davvero molto importanti, e volevo riscattare un po’ Eugene/Flynn 

-Hai visto Elsa, oh, l’amore della mia vita, dov’è, l’hai vista, mi deve un bacio, e so che non resisterà al mio “Sguardo che conquista”

FLYNN!! NON PUOI INTROMETTERTI NELL’ANGOLO AUTRICE!!!

*Flynn viene schiantato di nuovo*

Dov’ero rimasta? Ah, si, spero di averlo riscattato un po’ ai vostri occhi.

-Credo che tu l’abbia affossato di più, sei davvero una scrittrice cattiva, sadica, ci rovini la vita, e ora mi levi oltre agli amici pure il fidanzato?! Io ti faccio causa e ti faccio evaporare!- 

Perdonate Rapunzel, non ha ancora smaltito gli effetti della pozione d’odio che i minions le hanno dato per sbaglio *Viene schiantata anche lei*

Ora, prima che altri mi interrompano, grazie mille a tutti quelli che seguono, recensiscono o anche solo leggono questa storia, grazie davvero di cuore.

-Cuore, tu non hai un cuore, e poi dicono a me che ho un cuore di ghiaccio! tu…- *viene schiantato anche Jack*

Se siete arrivati fin qui vorrei solo ringraziarvi, con tutto il mio cuoricino inesistente, rubato da Cora probabilmente.

Spero che il capitolo... come dire, speciale, vi sia piaciuto.

-A me no di certo! Hai idea di cosa significhi stare con Flynn che tenta di baciarti?- 

Elsa, lo sappiamo tutti che ti è piaciuto un sacco, non fare la stupida (Sarebbe piaciuto un sacco anche a me) ed è il caso che vai via prima che schianti anche te.

-Non schianterai mia sorella!!-

-Non schianterai la mia amata!!-

-Zitto Flynn!- 

Anna, ti voglio troppo bene perciò ti lascerò in pace. *Flynn viene schiantato*

Un’ultima cosa… MINIONS FOR PRESIDENTS (ve li ho fatti odiare almeno un po', dai, ammettetelo)

-E comunque, Hiccup, non ho paura dei fulmini-

-Durante quel temporale ti sei nascosta sotto il mio letto per la fifa, non negarlo! E te la sei quasi fatta addosso- 

-Avevo cinque anni!

*Lampi di luce rossa*

Alla prossima :-*

 

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Capitolo 18
*** La prova più difficile (ovvero, come rischiare la morte a causa del proprio orgoglio) ***


Capitolo 17: La prova più difficile

ovvero

Come rischiare la morte a causa del proprio orgoglio 

 

Il giorno della terza prova è arrivato, ma a Hogwarts nessuno è impaziente di guardarla.

Il castello sembra in lutto, e la maggior parte degli studenti è convinta che preso lo sarà per davvero.

I quattro campioni di Hogwarts, dopo aver distrutto la sala dei trofei apparentemente senza l’uso della bacchetta (anche se i più devono ancora spiegarsi questa assurdità) sembra che ogni volta che si incrocino distruggano, fondano, ghiaccino o ammacchino in qualche modo qualcosa, e tutti cercano in ogni modo di tenerli il più possibile separati.

Il castello è diviso in quattro pezzi. Ciò che aveva unito le quattro case nel torneo si è spezzato, e le amicizie tra case si sono totalmente sgretolate.

Perfino il Fanclub dei Grandi Quattro si è sciolto, e l’unica che sembra ancora patteggiare per tutti e quattro sembra Anna, che sta pian piano perdendo ogni speranza.

Anche le scuole in visita scommettono con grande ardore su chi sia il più forte tra i quattro, che riuscirà a vincere.

Gli insegnanti cercano di porre fine ad ogni scommessa, ma si sentono voci in corridoio che affermano che Shrek e Skaracchio abbiano avuto una grande discussione su chi la potesse spuntare tra Jack e Hiccup, venendo interrotti dalla professoressa Dumbroch, che aveva obiettato che l’unica vincitrice certa fosse la figlia Merida.

La gazzetta del profeta non fa altro che sfornare articoli su articoli di teorie, studi e sondaggi.

Per ora è risultato che Merida è la candidata più probabile per la vittoria con un risultato del 66%, seguita da Jack con 28% e Rapunzel con 6%. Hiccup non ha ricevuto neanche una minima percentuale. Nonostante il grande successo avuto con il molliccio la gente sostiene che sia debole in confronto agli altri tre, dopotutto è magrolino, è rimasto ferito gravemente nella prima prova e sembra troppo debole. Poi dalle testimonianze risulta che non abbia fatto niente nei “litigi di corridoio”, termine ormai nazionalmente riconosciuto per indicare i litigi che si formano ogni volta che i quattro si incontrano in corridoio.

Tutto il Regno Unito è in subbuglio, per farla breve, e i nostri quattro si stanno preparando per scendere finalmente in campo e far vedere di che pasta sono fatti.

-Non vedo l’ora di avere il permesso per usare la magia contro di loro, sono mesi che aspetto questo momento- Merida si sta vestendo in camerata, e parla con Astrid, che tiene un libro in mano senza leggerlo davvero.

Nonostante la sua piccola cottarella per Hiccup patteggia per Merida in questa occasione, dato che è la favorita.

-Sono convinta che tu vincerai, cerca solo di non ucciderli- commenta.

-Non prometto nulla- la riccia finge, e lo sa bene. Nonostante sia la favorita sa per certo di non poter competere con Hiccup, Jack e Rapunzel. Certo, fa loro il broncio, e non riesce ancora a pensare di perdonarli per l’affronto subito nella sala dei trofei, dove è uscito il peggio di ognuno di loro e le sono state lanciate accuse così terribili che mai riuscirà a dimenticarle del tutto. Ha lanciato anche lei delle accuse tremende, anche se non capisce cosa le sia preso, comunque è stata anche quella che ha ricevuto più affronti e cattiverie, e ha sofferto davvero tantissimo nello scoprire cosa pensavano veramente di lei i suoi amici.

“No, ex amici, ricordalo” 

Però una cosa vera la dice, lei davvero non vede l’ora di trovarsi faccia a faccia con loro e confrontarsi in duello, perché vuole dimostrare qualcosa, anche se non vuole combattere contro Rapunzel, tra tutti è quella che più la spaventa. E con spaventa non intende dire che è preoccupata per lei, sia chiaro, ma che tra tutti è quella che sembra meno controllata in fatto di magia, il ché è tutto dire.

E poi Rapunzel non le ha fatto male come Jack e Hiccup a livello psicologico, tranne per il fatto di essere soggiogata da quel bellimbusto che si trova come fidanzato, e che nonostante sia serpeverde non patteggia per il campione della sua casa.

-Allora, ripassiamo un’altra volta le formule?- chiede Astrid annoiata.

-Certo che si. Comincia!- la incoraggia Merida, sedendosi davanti a lei.

Leggermente seccata Astrid posa il libro sul comodino e prende al suo posto un quaderno scarabocchiato, appartenente a Merida.

-Allora, cominciamo da uno facile…- comincia, cercando sul quaderno.

-Non chiedermi Stupeficium- le rammenta la rossa.

-Ok, ok. Incantesimo disarmante-

-Expelliarmus- risponde immediatamente Merida, lanciandole un’occhiataccia come a voler dire “davvero uno così facile mi hai chiesto?”

Astrid prende il suo sguardo come una sfida aperta, e inizia a chiedere incantesimi più difficili.

-Scarica elettrica-

-Expulso- 

-Bolle esplosive- 

-Ehm… Ebublio- 

-Fattura orcovolante- 

-Monstrum- 

-Scintille rosse per segnalare il pericolo- 

-Quello l’ho cancellato- 

Nella sala cade il silenzio.

-Guarda che devi saperlo, se le cose si mettono male…- prova ad obiettare Astrid.

-…loro lanceranno il segnale, perché a loro le cose si metteranno male, non a me- la interrompe lei, in tono duro. Astrid non ribatte, e guarda l’amica quasi spaventata.

-Ok, fa come vuoi, ma non sottovaluterei così i tuoi avversari se fossi in te- dopotutto lei ancora non ha dimenticato quando Hiccup l’ha salvata dall’unicorno, il giorno dell’arrivo dei campioni, e crede che mai potrà dimenticarlo.

-Astrid, se questo è l’aiuto che vuoi darmi fai prima ad andare a lezione e lasciarmi da sola- le indica la porta, guardandola negli occhi furente.

Astrid, stizzita, prende la borsa ed esce dalla camera, non prima di commentare, in tono rude:

-Capisco perché quelli ti hanno scaricata- 

Non resta nella stanza per vedere cosa le sue parole hanno provocato.

L’espressione fredda e dura di Merida ha lasciato in fretta spazio a uno sguardo ferito, pieno di dolore.

Ha sofferto la perdita degli amici più di quanto dia a vedere, e cerca di non ammetterlo neanche a se stessa.

Si asciuga in tutta fretta le lacrime appena spuntate degli occhi e riprende il libro, per studiare gli incantesimi per conto suo.

Cinque minuti dopo decide di fare una pausa e andare nelle cucine.

 

Rapunzel è a lezione, ma è così distratta che a malapena si ricorda che materia sta facendo, e finge di prendere appunti mentre in realtà disegna.

Anche in quell’attività però è poco attenta, ed infatti disegna cose troppo spaventoso perché qualcuno possa pensare che le passino per la testa, ma in realtà sta proprio pensando a cosa potrà accadere alla prova, e le teste mozzate e i cadaveri del suo disegno fanno ben intendere quanto sia ottimista al riguardo.

-Ehm… signorina Corona, vuole ripetere alla classe l’ultimo argomento- nel riprenderla il professore di incantesimi, nella penultima ora di giovedì pomeriggio, è un po’ titubante, perché ha paura di una reazione incontrollata della moretta, che però non lo sta neanche ascoltando.

-Signorina Corona- la richiama ancora, lei è troppo persa nei suoi pensieri per accorgersi del richiamo, e continua a disegnare distrattamente.

Prima che il professore possa chiamarla nuovamente una palla di neve la colpisce in pieno viso, e tutta la classe trattiene il fiato, mentre il proprietario ne tiene un’altra in mano, pronta a lanciarla di nuovo se la prima non si riveli utile a destare la compagna.

Rapunzel si toglie nel silenzio più totale la neve dal viso, poi guarda Jack con occhi assassini, e la palla che lui tiene in mano evapora di getto.

Lui non sembra farci molto caso, e con espressione impassibile commenta, gelido:

-Il professor Genio ti ha fatto una domanda- 

La ragazza lo fulmina un istante con lo sguardo, poi sposta lo sguardo sul professore, desolata.

-Mi scusi professore, oggi sono un po’… distratta. Può ripetere la domanda?- chiede imbarazzata.

-Non preoccuparti, hai bisogno di uscire un attimo o di andare in infermeria?- chiede, comprensivo.

Prima che Rapunzel possa rispondere si sente Jack commentare.

-Sempre favoritismi a chi fa paura- 

-Come, scusa?- chiede Rapunzel, facendo per alzarsi, ma venendo bloccata da Mavis, che però ritira in fretta la mano, come se si fosse scottata.

Jack resta zitto, e la guarda impassibile, anche se la ragazza lo prende come uno sguardo di sufficienza.

-Io non faccio paura alla gente!- ribatte, sbattendo le mani sul banco e sollevando un’onda di calore che scansa gli oggetti accanto a lei in tutte le direzioni, compresa Mavis, che cade all’indietro dalla sedia.

Nella stanza cala un silenzio sbigottito. 

Ormai questi eventi non sono molto rari, ma fanno rimanere sempre di stucco.

Non si riesce a concepire che qualcuno del quarto anno possa essere così incontrollato. 

Rapunzel assume un’espressione terrorizzata, si porta le mani al petto, e lentamente indietreggia, uscendo dalla classe.

Mavis si rialza, massaggiandosi il collo.

-Signorina Dracula, tutto bene?- chiede il professore accorrendo alla svelta. Non sa mai come comportarsi con la signorina Corona, è troppo strana e, Jack ha ragione, gli fa paura. Fa paura a tutti, in verità.

A differenza degli altri quando è tesa, arrabbiata o spaventata il suo potere esce incontrollato. Anche Jack e Merida a volte hanno scatti, ma hanno almeno la bacchetta in mano quando a loro insaputa parte il colpo.

Come detto precedentemente Hiccup non ha scatti in corridoio e non sembra aver mai fatto niente di male, se non a parole.

-Sto bene, non si preoccupi, Rapunzel non l’ha fatto di proposito- cerca di difenderla l’amica, ma da come tiene la mano chiusa e avvolta nell’altra Jack capisce che quando l’ha toccata per calmarla deve essersi bruciata.

“Ed ecco un altra ferita fatta per colpa mia” pensa, sconsolato.

Persino quando evita il mondo intero trova sempre il modo di fare del male agli altri, anche se indirettamente. Infatti se non avesse fatto quel commento ora tutti sarebbero più sereni.

-Se hai bisogno di andare in infermeria…- comincia Genio preoccupato, ma la mezza vampira si rimette a sedere con un sorriso.

-Non si preoccupi, e continui la lezione. Se dovessimo interromperla ogni volta che Rapunzel ha uno dei suoi attacchi, non finiremmo mai il programma, inoltre gli esami sono tra una settimana- la parte relativa a Rapunzel la dice un po’ tra se, tradendo il fatto che in questo periodo il poco controllo di Rapunzel sta infastidendo e spaventando anche lei.

La ragazza da dietro la porta dell’aula ha sentito tutto, e senza riuscire a trattenere le lacrime, corre in bagno a sfogarsi.

E’ dalla seconda prova che sente di avere qualcosa che le manca nel suo potere, ma solo da quando ha litigato con gli amici sente di essere totalmente fuori controllo.

L’amarezza e la rabbia sono diventate le sue emozioni principali, insieme anche alla tristezza e alla solitudine.

Anche se la rabbia comanda, una rabbia fatta di lava incandescente. Non si arrabbia spesso, perciò è una novità per tutti, lei in primis, ma la consapevolezza di non sapere praticamente nulla sui suoi migliori amici da anni l’ha fatta davvero andare in bestia, specialmente dopo l’incidente nella sala dei trofei.

E’ stata quella che si è beccata meno insulti, questo è vero, ma non le ha impedito di sentire gli insulti degli altri.

Così, oltre alla già conosciuta consapevolezza che Jack è un assassino in erba, ha anche scoperto che Hiccup ha un animale da compagnia zannuto e illegale. Merida non ha segreti, ma non significa che abbia una fedina immacolata. In effetti è forse la peggiore tra i tre. Sempre spavalda, sempre egoista e testarda. Non l’ha toccata minimamente la separazione del gruppo, e ciò l’ha resa detestabile persino agli occhi di Rapunzel, che ha avuto delle crisi interiori incredibili e che è riuscita a consolarsi solo con la presenza di Eugene, anche se è abbastanza convinta che non abbia prestato attenzione a una sola parola detta.

Una ragazza cresciuta con le regole di non fidarsi a fondo delle persone perché si potrebbe venir feriti è stato davvero un duro colpo, e il non riuscire a controllarsi la sta facendo lentamente crollare.

Si avvia nel bagno infestato dall’essere più evitato della scuola: Trilli.

Non fa altro che dare fastidio a chiunque entri nel bagno, e anche se hanno provato in tutti i modi a cacciarla via, lei non ne ha mai voluto sapere. E’ l’unica fata di Hogwarts, ma almeno si tiene alla larga da Rapunzel da quando si sono sparse le voci sulla sua potenza distruttiva spaventosa.

La ragazza entra nel bagno e si chiude la porta alle spalle. 

Trilli subito sbuca fuori da un condotto sperando di darle fastidio, ma resisi conto della persona appena entrata, scompare nuovamente.

Questo gesto ferisce enormemente Rapunzel, che stringe le mani al petto e si siede a terra, con le spalle al muro, piangendo incontrollabile, di tristezza, e della ormai immancabile rabbia, ma facendo evaporare le lacrime a causa del calore corporeo.

Inizia a capire come deve essersi sentita Elsa per tutti questi anni.

 

-Mavis, ti ha bruciata, non è così?- chiede Jack appena la vede uscire dalla classe.

Hanno solo la prima ora del pomeriggio insieme a incantesimi, perché poi ha dovuto fare astronomia.

-Non sono affari tuoi, Frost- nascondendo la mano Mavis tenta di superarlo. Non vuole incolpare l’amica per cose che non può controllare. E’ già abbastanza stressata.

-Ti prego, fammi vedere. Non devi pagare per un errore di Rapunzel- obietta secco Jack. Il dolore è forte, così Mavis cede e gli porge la mano, un po’ diffidente.

Jack la prende con delicatezza, poi prende la bacchetta, e con un incantesimo le applica un impacco di ghiaccio sottile che non le provocherà danni maggiori.

Per tenere tutto insieme applica una benda.

Mavis si osserva la mano, poi sposta lo sguardo su Jack.

-Grazie- gli sussurra, lui alza le spalle.

-Non è niente- e fa per andarsene, venendo bloccato dalla mezza vampira.

-Perché non fai più spesso queste cose? Da qualche mese sei diventato il ragazzo più chiuso e superficiale della scuola- constata, incredula.

Lui le lancia un’occhiata, ma non le risponde e va per la sua strada.

Avrebbe potuto fingere che fosse per il distacco degli amici, ma non è solo questo.

Lui ha proprio deciso di staccarsi da tutto.

Dopo quello che ha fatto a Jenny, a Rapunzel, agli altri.

Non vuole che la storia si ripeta.

Sopratutto dopo la faccenda della sala dei trofei. 

Tra tutti è stato quello che ha detto meno insulti e il secondo a riceverne di più, dopo Merida. Non gli interessava molto ciò che era successo lì, in effetti, dato che è piuttosto convinto che fossero sotto gli effetti di qualcosa. Tra i quattro lui è stato l’unico a decidere di restare diviso. Stuzzica pigramente Merida, Rapunzel e Hiccup solo perché vuole tenerli lontani, per proteggerli da se stesso. 

E ora dovrà affrontarli, e ha paura che Hiccup e Merida saranno spacciati contro Rapunzel che perde ogni giorno di più il controllo.

Inoltre la solitudine lo sta uccidendo, e darebbe qualsiasi cosa per non essere un pericolo per se stesso e gli altri e riuscire a stare in compagnia, anche solo per un giorno.

Purtroppo questo è impossibile. 

Rapunzel non è l’unica a rischiare con i propri poteri. E’ solo quella meno brava ad incanalare le proprie emozioni.

 

Hiccup, appena finite le lezioni, è immediatamente andato in biblioteca, luogo dove ormai vive e che userebbe pure come dormitorio e sala da pranzo se Belle non lo cacciasse ogni volta.

E’ da quando è stata data loro la pozione d’odio che fa ricerche su ricerche circa la setta oscura, la profezia delle quattro bacchette e qualsiasi cosa possa evitare di far loro gareggiare nella terza prova.

Amy cerca di dargli una mano come può ma non è molto facile se una ragazzo stressato e assonnato per aver passato la notte sui libri non riesce a controllare il proprio potere abbastanza bene e ogni volta le fa fare le cose più assurde come fosse sotto il controllo della maledizione imperius.

-Pozione d’odio. Pozione d’odio. Chi può averci fatto prendere una pozione d’odio. Ursula è la strega del mare abile nelle pozioni, ma l’abbiamo sconfitta nella seconda prova, sempre che l’abbiamo sconfitta davvero. Quindi chi resta, se la mia lista non manca di persone…- cerca di pensare, ormai gli resta poco tempo per provare che qualcuno ha cercato di separarli per ucciderli alla terza prova, e non sa come fare.

-Hic_Hiccup! Mi stai facendo strappare il libro di pozioni- lo avverte Amy.

Non sa se lui la sentirà, ma quando è pensieroso solitamente ci riesce.

-Cosa?- chiede infatti, uscendo dai suoi pensieri e girandosi verso la gatta, che smette di scatto di fare ciò che stava facendo, e sale sul tavolo, guardandolo torva.

-Scusa, Amy. Non riesco bene a controllarmi quando sono concentrato su queste cose. Secondo i vari libri leggendari che ci sono qui nella setta oscura ci sono una decina di membri, ma per ora ne ho trovati solo sette possibili- li indica alla gatta, che guarda incuriosita. Ha provato a cercare di trovare il diario della madre, ma non c’è riuscita.

“Pitch, Malefica, Gothel, Ade, Eris, Ursula, Madrake” Amy socchiude gli occhi ad osservare l’ultimo nome, poi scuote la testa. Secondo il diario di sua madre Mandake è stato sconfitto da Elinor Gregor, sconfitto permanentemente grazie a un’intervento di luce che Amy non ha ben capito.

Fa cenno di no con la testa indicando il nome, e Hiccup la guarda come a dire “Cosa? Ma ci avevo messo una vita per trovare quel nome”

-Ok, sei possibili- si corregge, cancellando il nome di Madrake.

-Uno l’abbiamo sconfitto, quattro sono indistruttibili secondo le leggende e l’altra è la preside di Beauxbatons. Meraviglioso!- commenta sarcastico.

Si abbandona con la testa posata sulla braccia, e ripensa al giorno dell’incidente nella sala dei trofei.

Lui si sente uno schifo a ripensarci, perché è quello in assoluto che ha insultato di più, se ne rende conto, specialmente Merida. Oltre ad essere stato quello a farlo abbastanza consapevolmente.

Infatti non si è accorto della pozione d’odio dopo averla smaltita, ma prima di portare il bicchiere alle labbra aveva capito dall’odore e dal colore leggermente rossastro che si trattasse di una pozione d’odio. Ma aveva deciso comunque di berla, perché in quel momento era stufo di tenersi tutto dentro, e sapeva che di lì a pochi secondi si sarebbe trovato in mezzo a insulti, combattimenti e scontri di ogni genere.

Così aveva bevuto il bicchiere tutto d’un fiato, e si era pentito subito dopo, prima che la pozione avesse effetto.

Perciò, per cercare di perdonarsi, si è messo a fare ricerche su ricerche, ed evita il più possibile ogni contatto o scontro con i suoi vecchi amici.

Non è che vuole che tornino tali, assolutamente. Crede che sia finita, ma vuole sapere perché.

Inoltre ce l’ha ancora a morte con Merida per la sua superficialità, e gli insulti che ha lanciato sono validi, benché non li avrebbe mai detti ad ala voce neanche in un milione di anni.

Ce l’ha anche a morte con Rapunzel perché si è lasciata abbindolare da Flynn, anzi, Eugene come un cagnolino, e con Jack perché è stato troppo debole per non dire niente a nessuno. Dopotutto non è un drago gigante quello che lui tiene nell’armadio.

Fa un respiro profondo e torna alle sue ricerche.

“Ok, forse una piccola speranza ce l’ho” ammette a se stesso. Dopotutto loro sono stati davvero importanti per lui in tutti questi anni. Non riesce a credere che sia finita del tutto.

 

Merida è rimasta troppo tempo in cucina, e finalmente la madre la trova.

-Merida, ti ho detto centinaia di volte di non venire qui!- la rimprovera prima ancora di essere entrata del tutto nella sala.

Merida alza gli occhi al cielo.

-Uffa, mamma, se non vuoi trovarmi non venire qui a cercarmi. Ci risparmiamo molti litigi, non trovi?- chiede in modo irritante.

-Non te la caverai così facilmente, ragazzina! Dove sei stata stamattina?- chiede in tono accusatorio la madre, Merida sbuffa.

-Preferivi che andassi in classe e litigassi con Hiccup rovinando a tutti la lezione?- chiede Merida sarcastica.

-Non sei obbligata a litigare con lui- le risponde la madre.

-E’ lui che ha cominciato!- ribatte Merida, e nella sua rabbia Elinor scorge una nota di tristezza e rimpianto, troppo nascosta per essere percepita da qualsiasi altro.

Ma Elinor conosce bene la figlia, e si calma un po’.

-Dato che oggi è il giorno della prova è l’ultima volta che sarò disposta a passare oltre al fatto che non hai partecipato alle lezioni, ma prima devi risponderti a questa domanda- Merida la guarda confusa.

-Rispondermi? Non devo rispondere a te?- chiede, con arroganza.

-Non voglio sentire la risposta, non mi interessa più di tanto. Sei felice?- chiede.

La figlia la guarda come se fosse pazza, poi apre la bocca per rispondere, ma la madre la blocca.

-Fergus e i ragazzi sono venuti ad assistere alla prova- cambia radicalmente argomento, poi esce dalla cucina senza tante cerimonie.

Merida resta con la bocca aperta e la risposta pronta.

“SI” voleva dire, ma il fatto che la madre non le abbia permesso di dirlo la fa riflettere meglio sulla domanda.

Scuote la testa per allontanare pensieri sgradevoli e si precipita all’ingresso, pronta ad abbracciare il padre e i tre fratellini, che appena la guardano si precipitano ad abbracciarla.

-Mostriciattoli! Quanto tempo, eh?- li abbraccia, uno ad uno, ridendo. 

Le mancavano molto, e per un piccolo secondo si sente felice.

Poi, appena sposta lo sguardo su suo padre e lo vede parlare con Stoik, in tono grave e sussurrato, torna come prima.

Ma prima era felice, no? Quindi perché ora si sente come se la felicità non la provasse da diverse settimane?

Scuote nuovamente la testa. Lei è felice, punto. Hiccup, Jack e Rapunzel non le toglieranno la felicità!

Si libera dai gemelli e si avvia decisa verso il padre, per attirare la sua attenzione, proprio mentre Hiccup entra rassegnato nella stanza, con Amy che gli zompetta affianco a testa bassa, come d’altronde sta Hiccup, trascinando la borsa a terra e con il morale molto sotto i tacchi.

Appena Merida si accorge che lo sta osservando senza lanciargli sguardi di odio si riprende, e distoglie in fretta lo sguardo, pregando che nessuno l’abbia vista.

-Papà, è bello vederti!- le sue parole nascondono il significato “Smetti di parlare con Stoik e pensa a tua figlia che non vedi da settembre!” 

-Merida, che bello vederti! Come stai?- le chiede lui stritolandola in un grande abbraccio.

-Hiccup, ragazzo mio, come stai?- il saluto di Stoik è molto più imbarazzato e distante, Hiccup alza gli occhi sul padre.

-Tutto a posto. Grazie di avermi votato al sondaggio, comunque- il padre diventa rosso per l’imbarazzo.

-Non ho… ehm… votato proprio. Non è che… ehm… ho votato qualcun altro- prova a dire, ma Hiccup non gli crede.

-Immagino tu debba andare a scovare qualche drago nascosto nella foresta, adesso, o stare con loro- appena accenna a draghi nella foresta lancia un’occhiataccia a Merida, poi indica la famigliola felice prima di andare in sala grande, lasciando il padre confuso e ferito.

-Hiccup- prova a seguirlo, per capire cosa diavolo gli ha fatto, ma Elinor lo ferma.

-E’ solo molto nervoso questi giorni- cerca di rassicurarlo, mettendogli una mano sulla spalla.

-Chissà per quale motivo!- poi, con tono seccato, si rivolge alla figlia.

-Che ho fatto adesso?!- chiede Merida incrociando le braccia incredula.

Elinor scuote la testa, poi entra nella sala grande per la cena.

-Perché ha parlato di draghi nella foresta?- chiede Stoik confuso.

-Probabilmente Hiccup crede che preferiresti dare la caccia a bestie inesistenti piuttosto che stare con lui- Merida non capisce perché lo sta facendo, ma non vuole che Stoik scopra il drago. 

… Perché vuole scoprirlo prima lei, probabilmente, e ucciderlo.

Amy, che è rimasta a spiare la sua reazione per conto di Hiccup, sembra invece soddisfatta della risposta, e va in sala grande per riferire i progressi.

 

Nel frattempo Rapunzel si sta preparando psicologicamente per incontrare i suoi genitori, anche se è davvero molto molto spaventata da ciò che le diranno, visto che loro hanno scoperto che partecipava al torneo solo dopo la seconda prova, quando l’infermiera Odie li ha avvisati con una lettera della sua cattiva salute.

Ha ricevuto lettere furenti, ma non crede di avere la forza di incontrare i suoi genitori.

Sopratutto perché non gli ha detto di aver litigato con gli amici e neanche che deve duellare contro di loro, rischiando grosso.

Sperava che non venissero, ma il padre ha insistito per accertarsi di persona delle sue condizioni e Rapunzel crede che potrebbe ammazzare Flynn se capisce che loro due stanno insieme.

Prende dei bei respiri profondi, e poi va all’ingresso.

Li vede lì davanti che si guardano attorno meravigliati dalla grandezza di Hogwarts.

Appena la madre posa gli occhi su di lei la guarda stupita, quasi come se non la riconoscesse.

Rapunzel accenna un saluto e un sorrisino, e Primrose richiama l’attenzione del marito che guarda Rapunzel preoccupato, e si avvia nella sua direzione.

-Tesoro, come stai?- le chiede la madre abbracciandola.

-Sto bene, non è stata una cosa seria. Solo che i capelli…- lo vedono da soli, anche il padre l’abbraccia.

-L’importante è che tu stia bene- 

Jack passa dall’ingresso per raggiungere la sala grande. Nessuno è venuto per lui, ovviamente, ma appena vede Rapunzel stretta in un grande abbraccio con i genitori sente come se le avesse appena tirato un pugno sullo stomaco.

Abbassa lo sguardo e li supera in tutta fretta, non senza sfuggire allo sguardo attento del padre, che sembra riconoscerlo dalla descrizione fornita per lettera e lo osserva confuso andare via.

-Però, signorinella, avresti dovuto dirci che ti avevano estratta per partecipare alla prova- sciolto l’abbraccio, il padre incrocia le braccia, e Rapunzel abbassa lo sguardo.

-Mi dispiace, papà, non sapevo come dirvelo. Non sono stata io a mettere il mio nome, e non credevo comunque che sarebbe uscito. Ma è tutto sicurissimo, ci sono i presidi di tutte le scuole che fanno da giudici e il ministro della magia in persona era presente alla seconda prova. Non verrà oggi ma ci sono molti maghi qualificati che si assicureranno che non ci faremo male a vicenda- cerca di rassicurare i genitori, ma parla troppo.

-Male a vicenda?- chiede la madre.

-… beh… la terza prova è uno scontro tra tutti e quattro. Dovremo affrontarci con gli incantesimi, ma niente di grave o di pesante. Solo qualche incantesimo per metterci fuori gioco. Ma non ci faremo male- vorrebbe crederci pure lei, ma sa con certezza che non sarà così.

Inizia inconsciamente a surriscaldarsi, ma prima che i suoi genitori possano accorgersene, la madre la incoraggia ad entrare, per l’ora del tè.

-Devi farci assolutamente vedere la scuola prima della prova, dalle tue lettere sembra meravigliosa- le dice mentre entrano, e Rapunzel annuisce, calmandosi.

-Si, dovete assolutamente vedere il lago, e la guferia. Inoltre il parco è gigantesco, e devo assolutamente mostrarvi il campo di quidditch, non ne avete mai visto uno- Rapunzel, eccitata, li fa sedere al tavolo, dove Mavis inizia a fissare intensamente il padre dell’amica, affascinata.

L’uomo aggiunge, interrompendo gli sproloqui della figlia.

-Devi anche farci conoscere i tuoi famosi amici. Magari è la giusta occasione e se ci convincono potrebbero venire quest’estate- il padre sente che c’è qualcosa che non va, e infatti il rabbuiamento improvviso di Rapunzel lo insospettisce maggiormente.

-Si… credo di si. Dopotutto ve ne ho parlato parecchio- risponde un po’ apatica.

-Rapunzel, c’è qualcosa…?- comincia il padre in tono duro, ma la figlia la interrompe.

-Mavis, come va?- chiede, salutando la mezza vampira, che colta di sorpresa smette di fissare l’uomo per spostare lo sguardo sull’amica.

-Tu_tutto bene- risponde.

-Mamma, papà, vi voglio presentare una delle mie compagne di stanza: Mavis Dr…- non continua il cognome, e i genitori decidono di non chiederglielo.

-Molto piacere, Mavis- la madre, con un gran sorriso, porge la mano alla mezza vampira, che la stringe un po’ titubante.

-Voi, quindi, siete babbani?- chiede, senza sapere se esserne spaventata o emozionata.

-Babbache?- chiede il padre di Rapunzel, confuso.

 

-Quindi il fatto che non ha spifferato a tutti il mio segreto praticamente è un segno, no? Forse davvero non mi odia ancora così tanto, non credi?- Hiccup parla con Amy, cercando di non essere troppo speranzoso.

La gatta lo guarda triste. Da quando hanno litigato il ragazzo non parla quasi con nessuno e si è isolato dal mondo intorno a se. 

Passa tutto il tempo in biblioteca, e le uniche parole rivolte a qualche altro essere vivente sono per Sdentato e per lei, che non sono esseri umani, almeno non veri e propri.

Sta stringendo davvero un forte legame con quel ragazzo, e inizia a capire perché la bacchetta lo ha scelto. Lui ha la capacità di far affezionare chiunque a lui, se si riesce a vedere oltre il velo di timidezza che lo caratterizza.

Si inizia a sentire come una sorella maggiore per lui, e le sta molto a cuore la sua felicità.

La gatta non riesce ancora a capire come possa essere finita una pozione d’odio al posto di quella della pace, eppure non ha lasciato incustodito il calderone, tranne quando… ma è tornata quasi subito, nessuno sarebbe potuto entrare o uscire senza che lei se ne accorgesse.

Forse la setta oscura è molto più potente di quanto credano.

-Uff, comunque se anche avesse detto tutto dubito che avrebbe trovato Sdentato- oltre ad aver cambiato posto al drago Hiccup ha anche messo delle misure di sicurezza molto forti.

-Meglio esercitarsi con gli incantesimi di protezione- il ragazzo sospira e prende il libro.

Non vuole rischiare la vita, questa sera.

 

-Sei Jack Frost, giusto?- una voce di uomo mai sentita prima fa voltare l’albino, che riconosce il padre di Rapunzel.

Stringe i denti, e annuisce.

-Si, in persona- 

L’uomo lo squadra, sospettoso.

-I tuoi genitori non sono venuti?- chiede poi, Jack si fa confuso.

-No, sono troppo impegnati ad essere morti, o da qualche parte a Las Vegas dopo avermi abbandonato, una delle due- risponde Jack, facendo uscire il comportamento acido, che irrita leggermente il signor Corona.

-Rapunzel non ha mai accennato al fatto che fossi orfano- commenta a denti stretti.

-Ci sono molte cose a cui non ha accennato- 

-Per esempio?- il tono duro del padre di Rapunzel, che continua a squadrare Jack come a chiedersi il modo migliore per dargli una lezione, sorprendono il ragazzo, che decide di fare marcia indietro.

-Non so, lo chieda a lei- si limita a suggerire, per poi voltarsi.

Quando il signor Corona gli mette una mano sulla spalla per fermarlo non è minimamente brusco, ma molto più dolce di quanto il suo aspetto lasci intendere.

-Non mi vuole parlare. E tu sei il suo migliore amico- obietta.

Jack si gira a guardarlo. Ha litigato con Rapunzel, è vero, e lei gli ha anche detto tante cose orribili, ma dopotutto è colpa sua se sono in questa situazione, e non vuole che abbia delle divergenze con la sua famiglia per colpa sua, i suoi genitori non se lo meritano.

-E’ una brava ragazza, sempre disponibile, studiosa e attenta, quindi le cose che magari non le ha accennato sono solo per colpa nostra- ci tende a sottolineare “tranne il suo fidanzato, ovviamente” pensa poi tra se, ma non vuole dirlo.

Il padre socchiude gli occhi, e Jack continua.

-Vediamo, probabilmente non ha detto di essere finita in punizione il primo giorno di scuola perché Merida aveva per sbaglio schiantato uno studente che le faceva il filo e lei l’ha aiutata. E probabilmente non ha accennato al fatto di essere stata complice della creazione di una mappa di Hogwarts che informa di ogni spostamento che fanno gli studenti, anche se è stata un’idea di Merida. E non ci ha denunciati per aver infilato il suo nome nel calice, cosa che comunque non volevamo fare, ma presi dalla foga del momento abbiamo fatto.

Nello scontro con il drago non le è successo niente, e probabilmente sapete però della malattia in seguito alla seconda prova. Comunque c’è una cosa di cui può star certo, signor Corona. Io non le farò mai del male- Jack guarda l’uomo negli occhi, che, da socchiusi e sospettosi, di aprono e sorridono.

-Ok, se ti dovesse tornare in mente qualcosa vieni a dirmelo- si volta per tornare dalla moglie e dalla figlia, che nel frattempo stanno parlando con Ariel, uscita di nascosto per vedere l’amica prima del torneo.

-Ah, a proposito, puoi chiamarmi Thomas- aggiunge poi, sorridendo al ragazzo, che non appena lo vede girare l’angolo, sospira.

-Mi mancate, ragazzi- sussurra tra se, poi scuote la testa, e torna in dormitorio, per gli ultimi ripassi prima della prova.

 

La cena passa nella più totale ansia. Sembra che tutta la scuola trattenga il fiato, ad eccezione dei tre gemellini, che però è molto probabile si siano barricati in cucina a mangiare come degni fratelli di Merida.

Merida riflette per tutto il tempo sulla domanda fatta dalla madre, e a malapena si accorge dell’ingresso dei giudici, dei giornalisti e quant’altro, mentre si abbuffa come suo solito, ma senza la caratteristica foga.

Jack è chiuso in se stesso come ormai fa negli ultimi tempi, e mangia davvero poco, anche se Elsa, in un tentativo disperato di restargli accanto, non fa che passargli del cibo.

Hiccup, dopo essersi scusato con il padre, sta mangiando tranquillamente, mentre nel frattempo Amy, accoccolata sulle sue ginocchia, lancia occhiate assassine alla falsa Amelia, che si è accomodata a cena e ricambia le occhiate con espressione di sufficienza.

Rapunzel, invece, dopo aver scoperto della chiacchierata che il padre ha avuto con Jack, si sente molto a disagio, sopratutto perché, con grande soddisfazione, Thomas le ha riferito che potrà ospitarli per qualche giorno a casa loro, quest’estate, perché Jack gli sembra un tipo in gamba e probabilmente lo sono anche gli altri.

Coma diavolo fa a dirgli che non sono più amici?

Poi il preside si alza, le poche chiacchiere nella sala si spengono e fa cenno ai quattro ragazzi di avvicinarsi.

-Terza prova avverrà a momenti. Prego voi andare a sedervi in panche fuori da scuola e aspettare preparazione campioni.

I quattro ragazzi si avviano, con il cuore che batte a centomila, verso l’ingresso, ed escono per prepararsi.

Tutti loro vorrebbero poter contare sugli altri, ma sono soli, e non lo ammetterebbero mai a se stessi.

Amy fa per seguire Hiccup, ma viene bloccata dalla signora Erica.

-Mi spiace, gattina, non credo tu possa assistere il tuo simpatico padroncino- le dice con voce mielosa.

Amy le ringhia contro e prova a graffiarla negli occhi, venendo allontanata.

-Se il tuo padrone è come te è stato sottovalutato- commenta acida, poi la getta in un angolo e si avvia, insieme agli altri giudici che saranno anche supervisori della gara, agli angoli della zona dove dovranno gareggiare.

-Magò, noi siamo state assegnate al lato est della foresta proibita, ricorda il piano- sussurra all’orecchio di Amelia, che annuisce.

I quattro ragazzi stanno preparandosi, respirando profondamente e concentrandosi, il più lontano possibile l’uno dall’altro.

-Studenti si affronteranno in duello di incantesimi, niente troppo pesante o complicato, finché tutti studenti non cadranno tranne uno, o si arrenderanno lanciando scintille del colore di propria casa- illustra le regole Nord.

-Tutto cortile sarà arena, e controllori fare vedere voi tutto ciò che accade. Foresta proibita concessa entro determinati limiti. A mio via…-

-Uno- 

I ragazzi inspirano.

-Due-

I ragazzi espirano.

-Tre…- 

I ragazzi aprono gli occhi e si guardano intensamente, duri l’uno con l’altro.

-VIA!- 

Si sente il suono di un cannone, e i quattro impugnano la bacchetta, ed entrano nei limiti dell’arena.

Merida non ha bene idea di cosa deve fare, non sa se attaccare o aspettare che attacchino gli altri. La cosa, deve ammettere, è molto più difficile di quanto pensasse. Non può semplicemente lanciare un incantesimo contro Hiccup, dopotutto lui… 

Le viene tutto a un tratto un mal di testa atroce, e sente come una voce sussurrargli nel cervello “Lui ti ha tenuto nascosto un drago per tre anni e mezzo, anche di più forse e non ha voluto dirtelo. Non si fida di te e chissà quanti altri segreti ha tenuto nascosti in tutti questi anni” Le monta dentro una forte rabbia, e quando se lo trova davanti, subito alza la bacchetta.

-Stupeficium- esclama, lui para con un colpo ben assestato.

Anche il suo cervello sembra colpito dalla stessa forza maligna, che cerca di cacciare via.

-Merida- prova ad avvertirla, ma lei gli lancia un altro schiantesimo, e lui si arrende alla rabbia.

-Testarda!- esclama, furioso.

-Traditore!-

-La smettiamo con questa storia!- 

Mentre dall’altra parte dell’arena Rapunzel si sente leggermente fuori controllo, e Jack fa di tutto per tenersi fuori.

Sta per lanciare le scintille verdi per arrendersi immediatamente e non rischiare di fare del male a nessuno quando una visione sconvolgente lo fa restare un attimo di sasso.

La figura evanescente di una ragazza di spalle si dirige verso la foresta.

-Jenny?- sussurra tra se, e la segue, come in ipnosi.

Rapunzel osserva Hiccup e Merida combattere, e sta per unirsi a loro due, con la voce malvagia anche nella sua testa, quando Jack che cammina verso la sua foresta attira la sua attenzione, e le rende la mente lucida.

-Jack!- tenta di richiamarlo.

Non sa se essere seccata o preoccupata per la sua salute mentale. Decide di seguirlo. Non possono entrare nella foresta proibita, almeno non troppo in fondo.

Il duello di Merida e Hiccup continua imperterrito, con i peggiori epiteti e insulti, come se avessero bevuto altre pozioni d’odio.

-Dovevi fidarti di me, non l’avrei detto a nessuno!- 

-Ma io non volevo dirlo a TE!-

-Perché tu devi sapere tutto e io non posso sapere niente?!-

-Io non ti ho mai chiesto di raccontarmi ogni singolo dettaglio della tua noiosa vi…no!- Hiccup si riprende tutto a un tratto, notando dietro a Merida che Rapunzel e Jack stanno entrando nella foresta, e con la coda dell’occhio vede che le immagini proiettate per far vedere meglio agli altri sono completamente diverse.

Stando alle immagini i due ragazzi stanno combattendo a loro volta, perciò questa non può essere che una trappola.

-VINO E’ MASCHILE!- obietta Merida, e la scarica elettrica lo colpisce in pieno petto, scaraventandolo all’indietro.

Si rialza leggermente bruciacchiato, ma non perde tempo a contrattaccare, perché lascia Merida lì su due piedi e corre verso Rapunzel e Jack (senza però evitare di spingerla per passare)

-Che razza di modi!- si lamenta Merida, e lo segue per dargliene quattro.

 

Jack si ferma al centro di uno spiazzo, e rimane a fissare il vuoto.

Rapunzel lo gira e lo scuote.

-Ma sei matto! Non puoi entrare nella foresta proibita!- lo rimprovera, lui sembra riscuotersi, e vedendo la ragazza così vicino a lei, sobbalza e la spinge spaventato via.

-Stammi lontano!- la ammonisce.

Rapunzel crede che, come tutta la scuola, abbia paura di lei, e si offende tantissimo, Jack invece ha paura di farle del male.

-Ragazzi, dobbiamo andarcene via, immediatamente- Hiccup li raggiunge davvero molto in fretta, e subito prende Rapunzel e Jack per un braccio per uscire da lì.

I due ragazzi sono sconvolti da questo contatto fisico non desiderato.

-EHI!- si lamentano, strattonando le braccia, ma prima che Hiccup possa spiegare Merida fa la sua comparsa.

-Spero davvero che tu non voglia farci mangiare dal tuo…- inizia ad insinuare, ma prima che possa concludere la frase, o venire interrotta di Hiccup (cosa che infatti stava per fare) la sua voce si spezza non appena sente che dietro di lei i rami degli alberi sembrano bloccare la via di fuga, e tutto intorno a loro dodici figure avvolte da mantelli neri fanno la loro comparsa, lasciando i quattro ragazzi gelato sul posto.

-E’ stato relativamente facile- commenta una voce che ormai tutti e quattro conoscono abbastanza bene.

-Signora… Erica? Cos’è questa cosa, una specie di bonus della prova?- chiede Rapunzel, tremante.

-Si, si può dire così- risponde malvagia lei.

-Tranne per il fatto che non potete chiamare nessuno in vostro soccorso e che è molto probabile che, come si dice in questi casi per non spaventarli?- chiede poi a un uomo incappucciato accanto a lei.

-Credo qualcosa come “morirete senza pietà e tra atroci sofferenze”- risponde lui, perfido.

-Si, qualcosa del genere- ridacchia senza gioia la signora Erica, poi tutti insieme alzano le bacchette, e i ragazzi fanno l’unica cosa che credono sia giusto fare in quel momento: provano a scappare.

Lo spiazzo è grande, ma i confini sono bloccati, e a nulla serve far esplodere i rami e le radici, perché Merida si rende conto che non sono quelle a bloccarla, ma una forza oscura che non la fa andare oltre.

-Tu sei in combutta con loro!- accusa Hiccup, mentre evita e para ogni colpo lanciato dagli uomini incappucciati.

Hiccup è troppo occupato a cercare un posto dove nascondersi ed evitare di farsi uccidere per risponderle, ma il modo in cui tre degli uomini lo attaccano stronca senza esitazioni l’affermazione.

Rapunzel è terrorizzata, non si è mai sentita più ghiacciata in vita sua, e indietreggia ad occhi sgranati.

Tutto il calore che sentiva di avere in questi giorni sembra scomparire, lasciando posto a un vuoto immenso.

Jack sale sull’albero più vicino per evitare gli incantesimi di quattro dei cattivi.

I due concentrati sulla ex-bionda sono solo due, e la guardano divertiti dalla sua reazione spaventata, come fossero gatti che giocano con il topo prima di mangiarselo.

Merida ne ha tre che la tallonano, e benché lei sia brava a parare, loro la circondano, e rischia davvero di essere colpita da qualche incantesimo.

Non ha idea di come riuscire a vincere, e vorrebbe davvero aver imparato quelle dannatissime scintille rosse.

Non fa altro che parare, e cerca anche di indietreggiare, ma non ha vie di fuga.

-Senti, Ade, non potremmo tenerli, è così divertente giocare con loro- commenta uno degli incappucciati, una donna a giudicare dalla voce.

-Gli ordini sono chiari, ucciderli e prendere le loro bacchette, sarebbe divertente poterli torturarli in modo peggiore- 

-Ma noi che diavolo abbiamo fatto!?!?- chiede Merida, con voce spezzata e impastata. Sta piangendo e non se è neanche accorta.

-Non avete fatto nulla di male, ma lo farete, se noi non lo impediamo- risponde Ade, in tono pratico.

Merida resta così sconvolta per questo ragionamento stupido che si distrae per un attimo, un attimo fatale.

Quando alza la bacchetta per parare l’incantesimo è troppo tardi e viene colpita alla schiena.

L’impatto la fa cadere a terra, e le fa perdere la bacchetta, che cade a pochi metri da lei.

Prova a strisciare per raggiungerla, benché si senta sopraffatta dal dolore alla schiena, che sembra le abbia disintegrato le scapole.

Sente il sapore di terra in bocca e anche il ginocchio è scorticato, oltre al fatto che la divisa è strappata in molti punti.

La sua gamba viene ancorata al terreno, e Merida non riesce a raggiungere la bacchetta.

La brutta copia dei mangiamorte ridono.

In quel momento Jack è sopra l’albero.

E’ stata la prima idea che gli è venuta in mente, e non sa se pentirsene o esserne felice, perché è vero che molte maledizioni lo mancano e che non si vede bene tra le foglie e i rami, ma essi gli graffiano il viso e per poco non gli ciecano gli occhi, oltre al fatto che rischia di cadere, e molte volte si ritrova a doversi aggrappare a un ramo instabile perché scivola.

Non riesce neanche a contrattaccare, né a difendersi, perché la bacchetta gli è caduta dopo una scivolata.

Schiva ogni singola maledizione, almeno finché non vede Merida venire colpita, allora perde un attimo la concentrazione, e scivola per l’ennesima volta, senza però riuscire ad aggrapparsi in tempo.

Cade con tutti il peso sulla gamba destra, e il dolore è lancinante.

Gli esce un gemito strozzato, e resta a terra, incapace di muoversi e venendo circondato da tutti quei loschi figuri.

Si sente in colpa, così dannatamente in colpa.

Nel frattempo Hiccup è con le spalle a un albero, e sente la dura corteccia entrargli nella pelle, lasciandogli alcuni graffi. Non ci fa affatto caso.

Vede Merida combattere, Jack sull’albero e Rapunzel nascosta dietro una roccia, ma non ha tempo per rimirare il panorama.

Deve schivare e parare i colpi che tre figure gli lanciano contro, e non sa proprio come diavolo fare.

La sua mente è troppo presa dal terrore per poter trovare una soluzione, e il suo lato pessimista non fa altro che sottolineare che non c’è, una soluzione.

Avrebbe dovuto restare al suo posto e non seguire Jack e Rapunzel, anzi, avrebbe dovuto metterli fuori gioco prima che potessero entrare, o subito ritirarsi, oppure, tornando al passato, avrebbe dovuto evitare che Merida scoprisse Sdentato, anzi, avrebbe dovuto ucciderlo, quel drago, quando lo aveva trovato nella foresta, oppure non avrebbe dovuto scegliere quella bacchetta che… un momento, Sdentato!

L’illuminazione di genio lo fa distrarre per un secondo, e un colpo laterale lo fa cadere a terra, e gli fa sbattere la testa contro una radice.

Vede i gli occhi contornati di nero, mentre la testa sembra stia per scoppiare, ma riesce a urlare, con quanta forza ha in corpo: -SDENTATO!!!- 

Rapunzel, in tutto questo, è nascosta dietro una roccia, cercando di riprendersi dallo shock e di lanciare qualche incantesimo, un qualsiasi incantesimo.

Persino un’esplosione di farfalle andrebbe bene.

Le lacrime le scendono copiose dagli occhi senza che lei riesca a trattenerle, e singhiozza copiosamente.

Eppure la sua paura non si tramuta in fuoco o calore, anzi sembra totalmente spenta.

Ha un attacco di totale panico, ma la roccia che ha scelto come nascondiglio è molto efficace, perché non permette a nessuno di girarle intorno.

Cerca di calmarsi, di essere positiva, come le dice sempre sua cugina Honey, non è detto che le cose andranno male, ma non riesce a calmarsi neanche un po’.

Un colpo molto ben assestato di una delle figure incappucciate distrugge la roccia, e Rapunzel, urlando, tenta di strisciare indietro, ferendosi le mani con ciottoli e sassolini.

Sente Hiccup gridare qualcosa, ma i rumori delle maledizioni e incantesimi di ogni genere sovrastano il suo urlo e Rapunzel non riesce a capire cosa dice.

Tutti e quattro sono inermi, tutti e quattro sono circondati e nessuno dei quattro ha la minima possibilità di salvarsi.

E’ a quel punto che il tempo sembra fermarsi.

 

In un libro letto da Hiccup molti e molti anni prima, quando ancora lui non cercava informazioni, si parlava  di una vecchia leggenda, sulla profezia delle quattro bacchette.

Si diceva che chiunque un giorno sarebbe riuscito a controllarle, non sarebbe stato solo incredibilmente potente con i poteri che la bacchetta rappresenta, che se devono essere stabiliti con una formula sarebbero senz’altro “confringo”, “lumos solem”, “glacius” e “imperio”. Sarebbero stati anche vincolati ad esse, come il patto che si fa con il calice di fuoco. Chiunque abbia una di quelle bacchette non può tirarsi indietro, una volta che è stato scelto.

Inoltre ogni persona che ha una delle quattro bacchette ha un punto fisso che le bacchette scelgono. Qualche aspetto fisico che rispecchia il loro carattere legato alla bacchetta.

Possono essere capelli, occhi, mani, unghie, ombelico o quant’altro.

E’ molto probabile che, se dovesse avvenire che l’aspetto fisico che le bacchette hanno scelto venisse danneggiato, i possessori non avranno più alcun controllo del potere maggiore dato dalla bacchetta, che potrebbe disperdersi nell’ambiente e danneggiare cose o persone.

La differenza principale tra i possessori delle bacchette e qualsiasi altro mago di luce o oscurità è il fatto che la magia delle bacchette non è data né dalla luce né dall’oscurità, come sembra sia.

La magia delle quattro bacchette può essere usata in entrambi i modi, e in caso di controllo assente, come accennato al paragrafo prima, il potere non potrà più stabilizzarsi tra le due cose, e saranno le emozioni a guidare l’individuo.

Le emozioni sono davvero molto importanti per guidare il potere delle bacchette.

L’amore, come tutti sanno, è l’emozione con il potere più forte e positivo, l’unico modo per risanare l’aspetto fisico danneggiato, se si tratta di amore forte e privo di maschere e veli.

Il dolore viene come secondo aspetto, e non è né negativo né positivo. dipende tutto dal perché una persona prova quel dolore, se mischiato all’amore di aver perso qualcuno o all’odio di un tradimento, o a qualsiasi altra cosa.

La terza emozione in forza è la rabbia e l’odio, l’emozione più cattiva, che provoca scatti di potere negativo, che però sono molto più deboli rispetto all’amore.

La paura agghiaccia il potere e lo rende totalmente fuori controllo. L’effetto varia di persona in persona, e dipende molto sia dalla personalità che dal tipo di potere esercitato.

Un’altra informazione interessante che Hiccup ha sentito in una storia che la madre gli ha raccontato da piccolo è stata quella sui prescelti dalla luce e i corrotti dall’oscurità.

I corrotti dall’oscurità sono persone che per un qualsiasi capriccio ambizioso o personale, hanno deciso di fare un patto con l’oscurità, e in cambio del favore ricevuto avrebbero dovuto realizzare il compito di conquista del mondo. Mandare molte anime buone in pasto ad essa e governare per sempre, approfittando della propria immortalità.

Naturalmente non sono stati solo tredici i corrotti dall’oscurità, perché era di certo molto facile essere uno di loro, e molti sono stati tentati dall’offerta.

Molti, pentiti dalla scelta fatta, sono stati annientati dall’oscurità stessa, altri, invece, sono stati sconfitti dai prescelti dalla luce.

Queste persone non scelgono di essere tali, e non hanno benefici particolari da questo dono, tranne per il fatto di avere una capacità incredibile nel rendere migliori le persone e alcuni poteri da mago nascosti.

Molti prescelti della luce sono babbani che si pensa siano maghi proprio per questo motivo, ma i loro poteri sono poco potenti, e fungono perlopiù da protezione.

Non vengono soggiogati dal potere dell’oscurità neanche per un istante della propria vita, e non nascono prescelti, ma lo diventano una volta che la propria personalità viene definita per il meglio, circa al decimo anno d’età.

Possono far redimere un’anima oscura o annientarla del tutto se questa oppone una certa resistenza.

Ma i prescelti dalla luce sono sempre stati molti meno dei corrotti dall’oscurità, e sono morti sempre molto giovani.

Una prescelta dalla luce si narra che abbia detto una profezia che riguardava le quattro bacchette. Se i possessori uniti avessero scelto la via della luce avrebbero potuto sconfiggere, una volta compiuti diciassette anni, i corrotti dall’oscurità, una volta per sempre. Certo, non l’oscurità stessa, che è eterna e situata in mille forme, ma non avrebbe mai più fatto patti con nessuno, non avrebbe mai potuto creare un altro corrotto.

E’ una cosa possibile solo da loro, perché solo chi ha sia luce che oscurità dentro di se in pari numero può sconfiggere l’oscurità, seppur con grandi sacrifici.

***

I quattro amici, lontani l’uno dall’altra, hanno la forza necessaria per girarsi e guardarsi.

E’ un attimo che dura un’eternità, e ognuno legge nello sguardo degli altri tutto quello che gli serve sapere.

Gli ultimi tempi di litigi sembrano svanire come il vento avesse soffiato via le nuvole della tempesta, e un enorme arcobaleno sembra brillare tra loro.

Merida ha il coraggio di rispondere sinceramente alla domanda della madre; Jack ha la forza di ammettere le proprie colpe e sembra accettare la sua triste storia; Hiccup capisce di aver fatto male a sottovalutare i suoi amici e a non fidarsi di loro; Rapunzel sente nel cuore riaccendersi il calore dell’amicizia e della comprensione reciproca che non credeva di avere più verso di loro

Forse da soli non hanno possibilità, ma insieme si.

Le bacchette, come rendendosi conto di ciò che i ragazzi hanno appena capito in quell’attimo, tornano loro in mano, e i ragazzi le usano in contemporanea per creare uno scudo tra tutti loro.

Il blocco che tiene Merida attaccata a terra esplode e i pezzi colpiscono con grande precisione i tipi che la tengono sotto tiro.

Hiccup cerca di restare lucido, e con la bacchetta in mano la testa sembra pulsare di meno.

Rapunzel si alza decisa e si avvia verso gli amici, al centro della radura.

Jack raccoglie tutte le sue forze e si solleva in volo, per non poggiare a terra la gamba ferita.

Si incontrano in centro tutti insieme e così in fretta che gli strani mangiamorte ne rimangono sconvolti per un attimo, e non ridono più.

I quattro si mettono schiena contro schiena, con le bacchette puntate ai quattro angoli di loro, e con le altre mani che si incontrano tutti stringendosi.

Insieme sono molto più forti, ma non ancora abbastanza per sopravvivere e uscire da quell’inferno.

-Hic, che si fa?- chiede Jack rivolto all’intelligente del gruppo (ok, è vero, Rapunzel è corvonero, ma è più per il fatto di essere artistica che per vera e propria preparazione intellettuale).

-Ehm…- Hiccup ha la testa che pulsa e non ha la più pallida idea di cosa fare, ma non ha bisogno di condividerlo con i ritrovati amici, perché un ruggito e una lampo di luce fanno esplodere dei rami che intralciavano il cammino, e un drago nero enorme e molto arrabbiato arriva in loro soccorso.

In un primo momento persino Hiccup si spaventa a vedere l’amico, perché è così arrabbiato che a stento lo riconosce.

Il cuore di Merida perde un battito e poi accelera, Jack è così sorpreso che smette di volare e cade a terra con la gamba ferita, trattenendo a stento un’imprecazione.

Rapunzel invece è scandalizzata. Ha solo sentito dire che c’era un drago che Hiccup aveva. Non l’ha né visto né sentito descrivere, e per un primo momento crede sia il molliccio che hanno affrontato nella prima prova.

Quando però il drago si para davanti a loro per proteggerli dai tipi mascherati, si ricrede immediatamente, e tutti e quattro, anche se non lo ammetteranno mai, si sentono protetti dalla sua presenza.

Sdentato ringhia contro la setta oscura, che indietreggia leggermente.

-Malefica!- uno dei mascherati, un uomo a giudicare dalla voce, si rivolge a un’altra, che ringhia sommessamente, infastidita dalla presenza della bestia.

Solleva il bastone e Sdentato ha un attimo di confusione.

Hiccup, intuendo cosa stia per succedere, si affretta a salirgli in groppa e ad accarezzarlo, per farlo restare dalla sua parte. Non può permettere che facciano del male anche a lui.

-Su, bello, andrà tutto bene- il drago riesce a levarsi la voce dalla testa, e la sua mente torna lucida.

L’incappucciata di nome Malefica emette un gemito sorpreso, ma si riprende subito.

-Allora, che state aspettando, idioti! Uccideteli!!- ordina agli incappucciati.

-Ragazzi, salite!- Hiccup incoraggia gli amici, che però sono molto titubanti. 

-Ma… Hic, sei sicuro che…- comincia Rapunzel in un sussurro.

-Scusa, ma tra un drago alleato e dodici persone che vogliono ucciderti è tanto difficile scegliere?!- chiede irritato il ragazzo, parando un colpo di bacchetta.

Jack non ci pensa due volte, e in volo affianca Hiccup, deviando inoltre alcuni colpi.

-Su, ragazze- atterra sul drago, che lo guarda socchiudendo gli occhi, sospettoso.

-E’ un amico- lo rassicura Hiccup.

-Andiamo!- Rapunzel inizia a salire, cercando di fare il più delicatamente possibile, ma Merida non ha la minima intenzione di fare come Hiccup le ordina, e sembra che anche il drago non la voglia attorno.

Si fissano per qualche secondo, la barriera protettiva sta per distruggersi completamente.

-No!- obietta Merida, Hiccup la guarda incredula.

Vorrebbe arrabbiarsi nuovamente, ma non ne ha la forza.

Si limita a fissarla a bocca aperta.

La barriera si infrange, e dodici incantesimi si abbattono sui quattro.

-MERIDA!- Hiccup sa che il drago li proteggerà, è immune alla maggior parte degli incantesimi, ma lo stesso non si può dire di Merida, che prova a difendersi ma non è abbastanza veloce.

La ragazza chiude gli occhi aspettandosi il peggio, ma non sente neanche un incantesimo sfiorarla.

Riapre un occhio alla volta, confusa e incredula, e vede che il drago si è parato davanti a lei per difenderla.

Guarda il drago negli occhi, a bocca aperta, e nei suoi occhi scorge qualcosa che non credeva che avrebbe mai visto in un drago.

Le ricordano in maniera incredibile quelli di Hiccup, e non solo perché sono verdi come i suoi.

Hanno la stessa loro dolcezza, la stessa loro sensibilità, e tutto quello che la bloccava sembra sciogliersi come neve al sole.

Sale con un balzo (per quanto le permetta la schiena a pezzi) sul drago, e Hiccup, con un sorriso, si prepara a partire.

-Su, bello, un piccolo sforzo- lo incoraggia all’orecchio.

Il drago, anche se non lo da a vedere, ha risentito abbastanza degli incantesimi lanciati su di lui, e Hiccup lo capisce, ma sa anche che deve proteggerlo e proteggere i suoi amici.

Solo che sono un bel po’ pesanti da portare, e quindi si solleva in volo con non poche difficoltà.

Il muro di rami e oscurità che impedisce loro di passare a terra si chiude anche in cielo, e Hiccup tenta di pensare in fretta.

-Merida, ci serve una bella esplosione- 

-Non funzionerà- obietta lei -Ci ho già provato- 

-Allora… luce! Rapunzel, è il tuo momento- Mentre guida Sdentato spostandosi spesso per evitare di essere colpito, Rapunzel impallidisce.

-Io non… non so se ce la faccio- prova a ribattere, con voce spezzata.

Jack le stringe la mano, e lei sobbalza. Prova a farla scivolare via, ma lui non la molla.

-Io mi fido di te- la incoraggia.

Le preoccupazioni sembrano placarsi, e lei sente una sensazione di caldo al petto, un caldo positivo stavolta, non alimentato da rabbia o tristezza.

Solleva la bacchetta verso il centro della cupola.

-Lumos Solem- dalla sua estremità esce un getto di luce talmente forte che per poco anche i quattro (Jack, Merida, Hiccup e Sdentato) non vengono accecati.

All’impatto con la cupola, essa si distrugge in mille pezzi, e per un momento i cattivi trattengono il fiato, e cercano di evitare i pezzi che si espandono per tutta la radura, e che sembrano pietre incandescenti.

-Sdentato portaci ai confini della foresta- Hiccup incoraggia il drago, che facendo uno sforzo immane supera la radura e si avvia verso i confini.

Senonché l’impatto con uno dei pezzi incandescenti lo colpisce sulla coda, e il drago sbanda per il dolore.

Rapunzel perde la presa e scivola via.

-RAPUNZEL!- Jack prova a prenderla per mano e issarla nuovamente a bordo, ma non ha abbastanza forza.

La ragazza cade urlando, e l’albino fa l’unica cosa che gli viene in mente in quel momento.

Si getta dal drago per prenderla al volo.

-Hiccup, prendili!- esclama Merida.

-Sdentato non ha più forze, non posso scendere in picchiata, ci schianteremmo- obietta Hiccup.

Merida vorrebbe ribattere, ma sente il drago gemere per il dolore.

L’esplosione di luce ha fatto male al drago. Secondo alcune leggende è nato dall’oscurità, perciò è normale che la luce magica non gli giovi più di tanto. Il drago respira a fatica, e Merida sospira.

-Allora atterriamo- prova a proporre, Hiccup non crede sia proprio una buona idea.

Nel frattempo Jack è riuscito ad afferrare Rapunzel, e sta cercando di prendere quota e volare di nuovo, anche se il peso della ragazza lo mette in difficoltà.

Magari però può rallentare la caduta.

-Jack, mi dispiace- si scusa singhiozzando la ragazza, stringendolo forte.

-E’ colpa mia- ribatte lui, la caduta viene rallentata abbastanza, ma la terra si avvicina pericolosamente in fretta, e Jack ha già la gamba probabilmente rotta.

-Mi sei mancato tantissimo- ammette la ragazza, e la caduta si interrompe.

Sono sospesi a circa un metro dal suolo, e Jack ha la forza di riprendere quota e risalire sul drago, che intanto sta scendendo per recuperarli.

-Mi sei mancata anche tu- le sussurra a un orecchio, mentre la risistema sul drago, con delicatezza.

Merida li stritola entrambi in un abbraccio, cosa che anche Hiccup vorrebbe fare, ma che non può visto il suo impegno alla guida.

-Sdentato, ti prego, fa un piccolo sforzo- prova a incoraggiare il drago. I confini della foresta sono molto vicini, ma il drago è stremato, e perde quota in fretta.

-Ti prego, bello, non mi mollare- Hiccup è preoccupatissimo per il drago, e lo accarezza dolcemente.

Merida, mordendosi un labbro, si sporge oltre Hiccup e gli accarezza il muso a sua volta.

-Sei davvero un bravo drago- lo complimenta. Trema un po’, ma il drago sembra trovare in quel gesto una forza incredibile, e fa gli ultimi metri molto velocemente.

Hiccup lancia uno sguardo a Merida, e lei gli sorride.

-Mi dispiace tantissimo-

-Anche a me- 

L’atterraggio è brusco, ma almeno sono sani e salvi.

Si sono lasciati dietro gli assalitori, ma loro li stanno ragigungendo.

-Sdentato, va al luogo di ritrovo- incoraggia il drago. Vorrebbe seguirlo per essere sicuro che lui sia sano e salvo, ma la testa sembra gli stia esplodendo, e in questo momento è più probabile che il drago sia più al sicuro senza di lui.

-Ci vediamo domani- gli promette. Il drago lo guarda triste, poi si dilegua nella notte.

-Andiamo- Rapunzel, quella messa meno peggio, incoraggia gli amici ad uscire dalla foresta.

Sembra brillare nell’oscurità, rischiarando l’ambiente circostante ma senza bruciare niente.

E’ luce, non calore, e ai ragazzi va benissimo così.

Jack si appoggia a Hiccup, e Merida è aiutata da Rapunzel. 

L’adrenalina si sta esaurendo, ma devono almeno uscire dalla foresta, altrimenti sarà stato tutto inutile.

Dopo alcuni metri finalmente scorgono le luci del pubblico, che osserva gli schermi e sembra immobile.

Appena riescono, arrancando, ad arrivare lì, scoprono che davvero tutto è immobile.

-Che sta succedendo?- chiede Merida, osservando i tre gemelli fermi mentre stavano per fare uno scherzo a Fergus.

Fanno qualche altro passo, e piano piano la gente inizia a riscuotersi.

Quando arrivano proprio davanti agli spalti tutti si sono rimessi a muoversi, come se non fossero passati pochi minuti dall’inizio della prova.

Anna, con espressione terrorizzata, va incontro ai ragazzi, e attira l’attenzione del pubblico.

-Infermiera Odie, infermiera Odie, presto!- la chiama Anna.

I ragazzi, esaurita l’adrenalina, sentono il peso di quello che è successo loro tutto addosso.

Hiccup sente la testa farsi pesante, e sviene prima ancora di riuscire a dire “va tutto bene”, crollando in braccio al padre appena accorso per accertarsi delle sue condizioni.

Merida crolla sdraiata a terra, senza avere la forza di alzare neanche un braccio, e venendo subito circondata dai fratelli, confusi.

Jack si siede a terra, esaminandosi la gamba, e appoggia la testa al bordo degli spalti, chiudendo gli occhi.

Rapunzel abbraccia forte la madre, scoppiando a piangere e lasciandosi completamente andare.

Le lacrime non evaporano e la sua temperatura sembra comunque normale, ma la madre la stringe confusa.

Tra gli spalti, dopo un silenzio sbigottito, iniziano a sentirsi dei bisbigli concitati.

C’e una domanda che tutti sembrano porsi:

“Cosa diavolo è successo?” 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Eccomi qui, in ritardo pazzesco e con un capitolo di cui vado abbastanza soddisfatta.

Scommetto che tutti aspettavano questo momento da un bel po’, e finalmente hanno nuovamente fatto pace.

Il prossimo capitolo sarà molto leggero. Dopo aver passato una cosa del genere i nostri quattro amici hanno bisogno di passare una bella estate.

Ho valuto introdurre i genitori di Rapunzel, anche se praticamente gli ho dato un carattere io perché in effetti nel film non fanno poi molto tranne disperarsi per la perdita della figlia.

Spero che siano usciti bene.

Volevo fare un incontro tra Jack e Thomas da un bel po’, mi è piaciuto scriverlo anche se alla fine non è uscito esattamente come pensavo.

La prima parte forse è un po’ noiosa, ma volevo descrivere bene la situazione di ognuno.

Descrivere quattro personaggi separati è una faticaccia.

Ho citato Honey Lemon di Big Hero 6 come cugina di Rapunzel, scusate ma credo che non potrebbe essere altrimenti in questa storia xD

Spero di aver descritto bene i combattimenti e le sensazioni, mi farebbe davvero un grande piacere se mi lasciaste un parere su questo perché sinceramente è una situazione che non ho mai affrontato bene e voglio cercare di metterci più realismo possibile, anche perché in un libro che voglio scrivere ci sono molte situazioni del genere.

Questa storia, come potete vedere, sta andando per le lunghe, e voglio chiedervi una cosa.


Sondaggio:
Io ho molte situazioni da far vivere ai protagonisti, ma solo un paio sono importanti per la guerra contro la setta oscura.
Quindi la mia domanda è questa.
Volete che la storia duri meno ma che ci sia una raccolta a parte che aggiornerò una volta ogni tanto con delle cose successe durante la storia che non vengono dette o volete che la storia duri tantissimo ma rischiando poi di discostarci dalla trama principale?
Voglio precisare che nella raccolta potrei mettere anche cose dei primi tre anni e cose che mi verranno in mente in seguito (oltre al fatto che essendo un po’ staccate dalla storia principale possono essere lette anche separatamente)
Ditemi voi, perché io sarei più propensa ad optare per la prima ipotesi.


Comunque grazie infinite a tutti quelli che seguono, preferiscono, recensiscono o anche solo leggono questa storia. Ogni giorno mi fate sentire importante e mi alzate l’autostima che il latino mi affossa.

Scrivo ogni capitolo per me e per voi, perché in questa storia siamo tutti importanti.

Vi anticipo che nel prossimo capitolo finalmente sapremo i nomi in codice (spero) quindi preparatevi.

Un bacione e alla prossima :-*

P.s perdonate eventuali errori di distrazione. Sono trenta pagine e sicuramente ce ne sarà qualcuno :(

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Capitolo 19
*** L'inizio del quinto anno (ovvero, come incontrare un professore con un uhhhhhh di oscurità elevatissimo) ***


Capitolo 18: L’inizio del quinto anno

ovvero

Come incontrare un professore con un uhhhhhh di oscurità elevatissimo 

 

-No, mio caro Frost, quest’anno non vincerai la coppa del quidditch- Merida entra nel solito scompartimento, seguita da Jack, entrambi con i bauli in mano. La rossa tiene inoltre una gabbia con un gufo reale.

-Si, sogna, Ricciolina. Vi batteremo ad occhi chiusi- ribatte Jack, ridacchiando e sistemando il baule nello scompartimento.

-Avete vinto solo perché Ralph copriva tutti e tre i cerchi con la sua mole, non per altro, quest’anno vi faremo vedere noi di che pasta siamo fatti, vedrai!- Merida si siede al solito posto, e prima che Jack possa ribattere sarcastico, Hiccup li interrompe, entrando in quel momento.

-Ho un déjà-vu o cosa?- chiede, sistemando il suo baule, con Amy che gli trotterella affianco.

-Un daja che?- chiede Merida, confusa.

-Un déjà-vu è quando si vive lo stesso momento più volte, o sembra lo si stia vivendo- spiega Rapunzel, entrando a sua volta, con un camaleonte sulle spalle.

-Vedo che Pascal ha preso confidenza- Jack indica l’animaletto, e Rapunzel sorride, guardandolo intenerita.

-Si, ci ha messo un po’ ma ora siamo ottimi amici- 

L’hanno comprato insieme, quell’estate, durante le due settimane passate a casa di Rapunzel. Due meravigliose settimane, però concluse con tante brutte notizie.

-Comunque quest’anno il quidditch lo vinciamo noi!- riprende il discorso Merida, rivolta a Jack e guardandolo con sguardo di sfida.

Hiccup alza gli occhi al cielo

-Siamo nella genesi di una guerra magica, abbiamo rischiato la morte due mesi fa, un professore è morto e loro pensano al quidditch- sussurra esasperato un po’ tra se.

-Aspetta un momento, cosa?!- chiede Rapunzel, sgranando gli occhi.

Hiccup si maledice mentalmente per averlo detto.

-Chi è morto?- chiede Jack, puntando gli occhi su di lui, e lasciando stare Merida, che dal canto suo abbassa lo sguardo.

La notizia è arrivata ai due ragazzi il giorno stesso del loro ritorno a casa dopo essere stati da Rapunzel, e non è certo qualcosa da poter dire con una lettera, perciò avevano tenuto la bocca chiusa con gli amici, mentre tra loro si sono sentiti tramite specchio magico nello stesso istante in cui hanno sentito la notizia.

Hiccup guarda Merida in cerca di un aiuto che non può dargli, poi sospira, e risponde titubante.

-Il… il professor Parr- dice quel nome in un sussurro.

Rapunzel si porta una mano alla bocca, scioccata.

-Ma… ma…- 

Jack resta a bocca aperta, senza emettere un fiato, ma sentendosi in colpa.

Tutti loro si sentono in colpa.

Amy salta sulle ginocchia di Hiccup per confortarlo, e si guadagna un’occhiataccia di Merida, che sa della vera identità della gatta e trova inquietante che una donna si accoccoli con questa sicurezza sulle ginocchia del suo migliore amico… inquietante e anche disgustoso.

Amy alza gli occhi al cielo, e scende dalle ginocchia per mettersi solo al suo fianco.

-Merida, la smetti di bullizzare la mia povera gatta- Hiccup riprende Amy e la posiziona nuovamente sulle sue ginocchia.

Amy non sa se esserne soddisfatta o infastidita, mentre Merida è infastidita e basta.

-Voglio ricordarti che “la tua povera gatta” altri non è che il giudice Amelia, un essere umano!- ribatte Merida.

-Chi era che pensava a cosa sciocche con tutto quello che sta succedendo- commenta Jack, riferendosi a Hiccup.

-Ah ah, divertente, Ghiacciolino- risponde Hiccup, accarezzando Amy con dolcezza, maldicendosi per aver spifferato tutto agli amici.

Passano alcuni secondi di silenzio più totale, Rapunzel è ancora scandalizzata per la notizia appena ricevuta, e Jack decide di distrarre l’attenzione sull’argomento.

-A proposito di ghiacciolino… dobbiamo ancora decidere i nomi ufficiali per la mappa delle bacchette- cambia argomento.

-Perché, non ti va bene ghiacciolino? A me sembra adattissimo a te- lo prende in giro Merida.

-Io ancora opto per “il più figo del gruppo”, anche se l’idea mi è stata bellamente bocciata.

-Vacci piano con questo “il più figo del gruppo”. Non credere che sia così scontato- ribatte Merida. Rapunzel inizia a distrarsi un po’ e guarda i due amici. Per lei è abbastanza scontato in realtà… o meglio, tra Hiccup e Jack, che sono i ragazzi del gruppo, Jack è il più carino… non che Hiccup sia brutto, per carità, ma Jack è… 

Sul filo di questi pensieri arrossisce leggermente, ma i due litiganti sono troppo occupati a discutere per accorgersene.

-Beh, Merida. Diciamocelo, è piuttosto scontato. Senza offesa, Hic- continua infatti Jack, Hiccup alza le spalle, noncurante dell’offesa, o almeno esternamente.

Rapunzel si trova ad annuire inconsciamente, ma appena se ne accorge si irrigidisce di scatto.

-Hiccup è molto più figo di te!- ribatte Merida, come se fosse la cosa più naturale e ovvia del mondo.

Amy la guarda con sguardo di chi la sa lunga.

-Grazie, Merida- Hiccup è molto stupito da questo commento, e non può negare che gli faccia piacere.

Merida si rende conto dopo un po’ dell’ambiguità di ciò che ha detto, e spalanca gli occhi, arrossendo leggermente.

-Insomma, nel senso che Hiccup è figo se lo si confronta a te- si corregge, insultando in questo modo entrambi.

-Ok… allora la questione soprannomi?- Hiccup cerca di cambiare discorso il più in fretta possibile, dato che sta prendendo una piega un po’ troppo imbarazzante per lui.

-Si, io opterei per ghiacciolino per Jack, poco ma sicuro- Merida è molto ferma sulle sue idee, anche se a Jack non vanno giù.

-Facciamo una cosa, ognuno voti il nome che preferisce darmi, e vediamo, ok?- cede Jack, che non vuole litigare per una questione così stupida, e che sinceramente non odia così tanto quello stupido nomignolo.

-Quanti a favore di ghiacciolino?- chiede Merida senza preamboli. 

Con grande irritazione di Jack, tutti e tre alzano la mano.

-Ehi!- prova a lamentarsi.

-Scusa, Jack, ma è davvero un soprannome così carino, non riuscirei a chiamarti in un altro modo- tenta di giustificare la sua decisione Rapunzel.

-Non farete sul serio, voglio sperare- ma prima che Jack possa lamentarsi in piena regola, Merida prende la mappa, e con un incantesimo indelebile scrive ghiacciolino come primo nome.

-Perfetto, ora, sotto a chi tocca- taglia corto Merida.

-Non l’hai fatto davvero- la voce di Jack ha una nota di panico, ma prima che possa diventare un bel disastro, nello scompartimento entra Flynn, con la solita aria da cattivo ragazzo che lo caratterizza.

-Flynn!- Rapunzel lo abbraccia di slancio, stampandogli un bacio sulla bocca.

Jack distoglie lo sguardo, ma cerca di non esternare troppo il suo fastidio.

-Ciao Punzie, mi sei mancata tantissimo quest’estate- l’abbraccia lui, chiudendo gli occhi per assaporare il momento.

“Per lo meno sembra quasi sincero” pensa Jack, osservandolo.

-Senti, tu e Hiccup dovreste venire nello scompartimento dei prefetti per sentire le regole e… tutto il resto- dopo aver sciolto l’abbraccio Flynn spiega il motivo della visita, e Rapunzel sembra dispiaciuta nel lasciare gli amici.

-Non temere, non starete tutto il viaggio- la rassicura Flynn, prendendola per mano e portandola verso lo scompartimento.

Hiccup si alza e la segue, Amy sembra voglia venire a sua volta, ma il ragazzo la prende in braccio e la consegna a Jack, che la prende un po’ titubante.

-Puoi prendertene cura per me?- chiede all’albino, in tono supplicante.

Jack guarda il gatto con imbarazzo. Il gatto guarda Jack come sfidandolo a provarci.

-Credo che Merida sia più adatta- il ragazzo porge il gatto verso Merida, che lo respinge al mittente.

-Non ci pensare nemmeno, non prendo in affido una pedofila-

Amy soffia indispettita, e Hiccup alza gli occhi al cielo.

-Ok, ok, ho capito!- riprende Amy in braccio ed esce, borbottando insulti verso “amici seccanti e poco collaborativi”

-Quindi dovremo aspettare per il tuo soprannome, Merry- commenta Jack, sospirando.

-A quanto pare- Merida vorrebbe segnare con la bacchette il nome che vuole lei, ma Jack, più svelto, le sfila la pergamena dalle mani e dice la propria.

Quando Merida se ne riappropria è ormai troppo tardi.

-PRINCIPESSA?!- esclama, furente, leggendo la pergamena.

-Oh, non urlarlo ai quattro venti, non vuoi che scoprano il tuo soprannome segreto, vero?- la prende in giro Jack, ridacchiando.

-Sei un ghiacciolino morto!!!- Merida gli si getta addosso… e inizia a fargli il solletico.

-No… ahahahaha… ti prego… ahahah… smettila… ahaha- lui cerca di ribattere, e si ritrovano a ridacchiare insieme, sul pavimento dello scompartimento, e rischiando anche di tirare testate e gomitate, visto lo spazio stretto dell’ambiente.

-Ragazzi, volevo chieder…- Anna entra nello scompartimento con tono triste e desolato, e la vista la fa bloccare sul posto.

-Anna… ciao!- la saluta Merida, ancora ridacchiante, rialzandosi e togliendosi i capelli da davanti agli occhi.

-Tu… tutto bene?- chiede Anna con un sorrisino leggermente malizioso.

-Si, questa principessa mi stava solo torturando a morte- risponde Jack indicando Merida, che per tutta risposta gli tira la bacchetta in testa, che poi le ritorna magicamente in mano.

-Ok, volevo chiedervi se io, Violetta e Mavis possiamo spostarci nel vostro scompartimento. Nel nostro c’è il nuovo professore e… mi inquieta un casino- Anna ha un’espressione smarrita e spaventata, così i due ragazzi annuiscono.

-Certo, c’è abbastanza spazio per tutti, anche quando torneranno Punzie e Hic. Poi deve essere difficile, per Violetta- acconsente Merida, abbassando lo sguardo pensando al padre che ha perso.

Anna annuisce, poi esce un attimo dallo scompartimento per chiamare le amiche.

-Non sapevo fossero migliori amiche- commenta Jack, un po’ tra se.

-Da quanto ne so io sono in un club o qualcosa del genere, il BFF, anche se non ho la più pallida idea di che genere di club si tratti- afferma Merida, poi sposta gli oggetti che occupano i sedili per far spazio alle ragazze in arrivo.

E’ una cabina da otto persone, quindi in sette dovrebbero poterci stare, anche se un po’ stretti.

Ha solo paura che Flynn voglia unirsi a loro, o che Elsa decida di stare con la sorella.

In nove non potrebbero assolutamente starci, ma ci penseranno in un altro momento.

-Sentite, ragazze, non… non è importante… non mi crea fastidio stare con… lui- a dispetto di ciò che dice, Violetta pronuncia il lui con voce spezzata e con una nota di panico totale.

-Ma a Merida e Jack non dispiace, vero Merida e Jack?- chiede Anna entrando, e lanciando loro uno sguardo eloquente.

-Beh… in effetti staremmo un po’ stretti…- comincia Merida, ma prima che possa aggiungere il “ma”, Jack le tira una gomitata e risponde per lei.

-Quello che Merida intende dire è che, se non avete paura di noi come credo la maggior parte degli studenti di questa scuola, sareste assolutamente le benvenute, abbiamo anche un compito da assegnarvi- il tono sicuro e divertito di Jack convincono Violetta, che decide di entrare, seguita da Mavis.

-Io non sto molto, dopo devo andare da Johnny, che mi aspetta nel suo scompartimento con i suoi amici- Mavis si siede nel posto solitamente occupato da Rapunzel e fa l’occhiolino a Merida, come se le avesse letto nel pensiero e la volesse rassicurare che non si starà troppo stretti.

-Oh, c’è anche Vanellope nel suo gruppo?- chiede Jack con aria da cospiratore.

-Si, hanno lo scompartimento in comune, perché?- chiede Mavis, senza capire l’atteggiamento dell’albino.

-Dille che quest’anno le farò vedere i sorci verdi, a Quidditch- 

-Sei ancora arrabbiato per quella volta che ti ha soffiato il boccino tra le mani nella partita del secondo anno?- lo prende in giro Merida.

-Hey, era mia e lei mi è sfrecciata davanti come una furia. Per poco non mi disarcionava!- si lamenta Jack.

-E tu l’anno seguente ti sei bello vendicato, mi sembra- Anna incrocia le braccia, sedendosi al posto di Hiccup.

-Non è che ne ho avuto il tempo. Ero troppo occupato a prendere il boccino il primo minuto di gioco- si vanta Jack, scompigliandosi i capelli con aria sexy.

-Ti si è infilato nella manica, proprio un grande talento- obietta Merida sarcastica.

Violetta si è seduta accanto a Mavis, e osserva la scena in silenzio.

All’ultima battuta di Merida non riesce a fare a meno di accennare un sorrisino, ed è la prima volta che accenna un sorrisino dalla morte del padre.

Anna è l’unica che se ne accorge, ma decide di tenerlo per se, e sorride mantenendo un profilo basso.

-Guarda che ci vuole talento per mettersi nell’esatta posizione dove poi il boccino ti si infilerà nella manica- continua Jack, Merida rotea gli occhi, scuotendo la testa.

-Piuttosto, illustra alle ragazze a cosa ci serve il loro aiuto- indica il trio con un movimento della testa, a Jack si volta a guardarle, con un sorriso furbetto.

-Avete mai sentito parlare della “Mappa del malandrino”?- chiede in tono misterioso.

-Certo, è stata inventata da J. K. Rowling per la sua saga di Harry Potter e voi l’avete replicata chiamandola “Mappa delle quattro bacchette”. Lo sa tutta la scuola- risponde Violetta, dando prova di tutta la sua intelligenza sull’argomento “Big Four”

-Lo sa davvero tutta la scuola?- chiede Jack, deluso.

-Beh, si. Non è che Merida l’abbia nascosta più di tanto. L’ho vista ogni volta nei corridoi affollati che la mostrava in giro per dare fastidio alla professoressa Dumbroch- risponde Mavis, lanciando un’occhiata divertita alla riccia, che alza le spalle.

-Uff, va bene. Dobbiamo trovare dei nomi segreti per Rapunzel e Hiccup, dato che ormai quelli miei e di Merida sono segnati indelebili sulla carta- Jack illustra il compito delle ragazze, che si guardano a bocca aperta.

-Noi dobbiamo sceglierli?- chiede Anna, felicissima.

-Si, o almeno proporci qualcosa…- comincia Jack, ma le ragazze non lo stanno più ascoltando, e si stanno confrontando per scegliere il nome più bello e azzeccato.

Prima che Jack possa aggiungere un requisito fondamentale che devono avere i nomi, le ragazze hanno già deciso, e Anna, come portavoce del gruppo, si sta sgranchendo la gola per parlare.

-Allora, dopo un’attenta e lunga, si fa per dire, riflessione, siamo giunte alla conclusione che per Rapunzel ci starebbe bene un nome tipo Blondie Flashlight, mentre per Hiccup Benign Force. Poi tu Jack potresti cambiare e mettere Blizzard Frost e Merida, senti qua, Brave Firework- Anna è sorridente e sicura di se, mentre Merida e Jack si guardano allibiti

-BFF- sussurra Jack a Merida, che capendo la sua allusione, chiede, un po’ titubante.

-Ma.. il vostro gruppo, di cosa parla, esattamente?- 

Il sorriso di Anna diventa un po’ imbarazzato.

-Ehhhh, BFF sta per…- guarda le amiche in cerca di aiuto, ma loro alzano le spalle, senza idee -… Best Friends Forever- inventa lì per lì.

-Cosa che siamo noi… e che potreste essere anche voi… e poi… insomma, Quattro bacchette, quattro ragazzi, grandi poteri… potreste essere, non so, i Big Four. BF e BF- Merida e Jack non sono ancora convinti, ma decidono di lasciar perdere, non vogliono sapere se le loro amiche hanno un fanclub su di loro.

-Bene, riguardo alla questione soprannomi, io e Jack non possiamo cambiarli, e dato che sono, insomma, un tantino imbarazzanti…- comincia Merida.

-Ghiacciolino e Principessa, per intenderci- sottolinea Jack, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Merida.

-Appunto… vorremmo dei soprannomi che possano stare bene con questi- conclude la ragazza, le tre annuiscono, e si rimettono al lavoro.

Pochi minuti dopo hanno in mente i nomi.

-Ok, è stato un po’ più difficile, abbiamo analizzato tutto ciò che avete fatto nel corso degli anni, i poteri che più avete dimostrato e… insomma, la nostra diagnosi è… il Dragone per Hiccup, anche se eravamo combattute tra quello e il Pacifista, ma poi abbiamo pensato al drago nero gigantesco che…- Merida e Jack trattengono il respiro. Possibile che le ragazze sappiano? -… ha affrontato durante la prima prova quindi…- i due tirano un sospiro di sollievo, e Anna, senza accorgersi di nulla, continua -… mentre per Rapunzel avevamo optato per Sol Levante, ma poi abbiamo pensato che tutti voi avete una sola parola per descrivervi, mentre lei ne avrebbe avute due, quindi alla fine abbiamo deciso Girasole, perché ha il fattore sole e il fattore fiore che evidenzia la dolcezza di Rapunzel- Anna sorride, e i due ragazzi di fronte a lei annuiscono.

-Direi che è una splendida idea, anche se non sufficientemente imbarazzante.- riflette Merida.

-Abbiamo messo i loro nomi nel calice facendo in modo che succedessero i peggiori casini. Meglio non metterli in imbarazzo pure su questa scemenza- ribatte Jack.

-Anche questo è giusto, quindi credo che possiamo segnarli, sono convinta che apprezzeranno- Merida prende la mappa e comincia a incidere i nomi con la bacchetta

-Al massimo daremo la colpa alle Best Friends Forever qui presenti- Jack fa l’occhiolino alle ragazze, e Anna gli tira una gomitata da parte di tutte loro.

-Qualcosa dal carrello ragazzi- la professoressa di storia della magia, anche conosciuta come spazzina di Gothel’s wand e chiamata dai ragazzi “La persona con più lavori al mondo” dato che ha anche un negozio babbano di sculture di orsi in legno (l’hanno visitato in vacanza quest’estate), fa la sua comparsa con il carrello dei dolci, e i ragazzi prendono una bella scorta, che basti anche per Rapunzel e Hiccup quando torneranno.

Passano poi il tempo a mangiare, scherzare e parlare della scuola e delle vacanze.

-Quindi Elsa si è divertita a visitare i fiordi?- chiede Jack ad Anna, che sta raccontando la sua fantastica e fredda vacanza in Norvegia da alcuni parenti.

-Si, è stato fantastico, e si è sentita a casa. Ho solo paura che chieda ai miei di trasferirsi lì e andare a Durmstrang. Dopotutto ha stretto amicizia con Anastasia, quando è venuta per il torneo, e spesso lei e Dimitri si scambiano lettere via gufo- riflette Anna, rabbuiandosi un po’.

-Chi è questo Dimitri?- chiede Jack, confuso.

-Il ragazzo di Anastasia. Ha partecipato anche lui al torneo, non ricordi?- Risponde Anna.

-Ah… beh, sono sicuro comunque che lei non ti abbandonerà mai, Anna. Ti vuole troppo bene per permetterlo. E ormai controlla bene i suoi attacchi di congelite acuta- cerca di buttarla sul ridere, e la tecnica funziona.

-Ahah, Kristoff le chiama crisi agghiaccianti, ma anche congelite acuta è carino- 

-Congelite acuta? Crisi agghiaccianti? Non state parlando di me, voglio sperare- Elsa entra in questo momento, con il distintivo da caposcuola appuntato sul petto e un sorrisino tranquillo in volto.

-Ops, beccati. La Snow Queen ci congelerà tutti- Jack assume un’espressione melodrammatica, ed Elsa alza gli occhi al cielo sorridendo, per poi rivolgersi ad Anna

-Sono andata alla solita cabina e mi hanno detto che eri qui. Perché vi siete spostate?- chiede, confusa.

-Beh… sai… niente… solo per… vedere… Jack… e…- mentre dice Jack solleva una mano per cercarlo, come per tirargli una pacca sulla spalla, ma non guardando nella sua direzione gli tira per sbaglio uno schiaffo.

Il ragazzo si scansa, senza sapere se essere divertito o infastidito, e Anna gli rivolge un’occhiata di scuse prima di tornare ad osservare la sorella, che le guarda in cerca di verità.

-Mi fa venire i brividi, è il demonio, è come un uhhhhhh di oscurità. Un dissennatore travestito da prof!- cede poi, con grande drammaticità.

-Anna- Elsa alza gli occhi al cielo.

-Anna?- Rapunzel entra nello scompartimento, superando Elsa, e facendo per mettersi nel solito posto accanto a Jack, che però è occupato da Mavis, con accanto Violetta.

-Ci siamo persi qualcosa?- chiede Hiccup entrando, e guardando le nuove venute.

-A quanto pare il nuovo professore di Difesa contro le arti oscure è un dissennatore cattivo.- risponde Elsa, alzando gli occhi al cielo.

-Oh, ma in nove stiamo un po’ stretti qui- commenta Rapunzel, dubbiosa.

-Nove?- chiede Jack.

-Si, Flynn viene tra poco- risponde Rapunzel, il suo tono è velato di sfida, e Jack si trattiene dal dire qualsiasi cosa.

-Tranquilli, io vado nella mia cabina- li rassicura Elsa, e fa per uscire quando Anna le blocca un braccio.

-Ehi- 

-NO! Non andare! Ti farà del male, lo sento- prova a bloccarla.

Elsa la guarda incredula.

-E’ solo un professore- ribatte. A Hiccup viene un’illuminazione, non positiva, e scompare dalla cabina, per poi ricomparire qualche secondo dopo e fare cenno agli amici di seguirlo.

Loro lo guardano confusi, ma alla fine lo seguono.

-Hiccup, cosa…?- prova a chiedere Merida, mentre lo segue attraverso i corridoi del treno.

Lui le fa solo cenno di fare silenzio, così gli amici lo seguono e basta, senza fare domande.

Quando arrivano alla cabina di Elsa, Anna e le altre, dove il professore ha piantato le tende, Hiccup fa cenno a Jack di prendere il mantello, che insieme hanno deciso che deve sempre essere tenuto in tasca.

Il ragazzo tira fuori un pezzo di stoffa grande come un fazzolettino e l’allarga fino a farla diventare abbastanza grande per tutti e quattro.

Hiccup la fa indossare da tutti e quattro e insieme spiano attraverso la finestrella della porta.

Un grande scossone alla vettura fa aprire la porta, e se non avessero il mantello, probabilmente sarebbero passati per stalker. 

Il professore alza di scatto la testa dal libro che stava leggendo e la punta sui ragazzi, o meglio sulla porta aperta.

E’ un uomo di mezza età, dai capelli corvini e dagli occhi grigio chiarissimo, da sembrare bianchi.

La pelle è molto chiara anch’essa, e il viso e semi appuntito.

L’uomo sembra guardarli attraverso il mantello per un po’, in particolare sembra guardare Jack, che appena intercetta il suo sguardo viene colto da un conato di vomito, che per poco non manda a monte la loro copertura.

Poi l’uomo si alza e chiude la porta, senza dare segni di averli notati.

I ragazzi si allontanano velocemente dalla cabina, poi si tolgono il mantello.

Benché non siano stati particolarmente stretti al suo interno, Jack gronda di sudore, e si accascia contro il muro.

-Jack, tutto bene?- chiede Rapunzel, mettendosi in ginocchio accanto a lui e controllandogli la fronte.

-E’ proprio come temevo- sussurra Hiccup, spaventato, mettendosi le mani tra i capelli.

-Cosa è proprio come temevi?- chiede Merida, che si sente sempre un passo indietro rispetto agli altri.

-E’ Pitch, Pitch Black. Uno dei membri più pericolosi della setta- sussurra a denti stretti il ragazzo, andando avanti e indietro per il corridoio, iperventilando.

-Sai, Hic, credo che tu stia diventando paranoico- gli confessa Merida.

-Non è vero!- esclama lui, la ragazza lo guarda eloquente.

-E’ una paranoia giustificata. Non hai sentito anche tu l’oscurità?- chiede a Merida.

-L’unica cosa che ho sentito era Jack che si appoggiava a me come se avesse visto un folletto delle patate che fa le capriole- risponde lei.

-Non è raro vedere i folletti delle patate- obietta Hiccup.

-Non intendevo sorpreso, intendevo… insomma i folletti delle patate non hanno pantaloni, e se fanno le capriole…- Hiccup la interrompe, rabbrividendo.

-Aspetta, Jack… Jack! Va tutto bene?- Hiccup sembra accorgersi solo ora del problema dell’amico.

-Si, certo, sono solo un po’… da schifo- risponde lui.

-E’ fantastico!!- esclama Hiccup, entusiasta. 

Merida e Rapunzel lo guardano incredule.

-Ehm… cioè… mi dispiace, ma… insomma, significa che l’ha capito anche lui e io non sono paranoico- Hiccup fa vagare lo sguardo tra i tre amici.

-Hiccup, tu sei paranoico. Ma… in questo caso hai ragione. Quell’uomo emanava uhhhhhh di oscurità da tutti i pori- gli da man forse Jack, citando Anna.

-Se Hiccup ha ragione, e il nostro nuovo professore è un membro della setta oscura, che facciamo?- chiede Rapunzel, iniziando a surriscaldarsi, spaventata e con le lacrime agli occhi.

Hiccup non ha una risposta per questo, ma se anche ce l’avesse verrebbe interrotto da Mavis, che infatti arriva in quel momento.

-Ragazzi, fortuna che vi ho trovati. Anna era preoccupata e volevo dirvi che io vado nella cabina di Johnny con Violetta, quindi avete la cabina tutta per voi. Beh, per voi, Anna, Elsa e Flynn. E’ arrivato, a proposito, e ti cercava- 

-Oh, grazie Mavis- Rapunzel le sorride, e la temperatura torna normale.

-Andiamo in cabina- li incoraggia Merida, prendendo Jack per farlo alzare.

-Dobbiamo finire di decidere i nomi per la mappa, dopotutto- Rapunzel cerca di cambiare discorso, per risollevare l’atmosfera.

Jack e Merida si guardano colpevoli.

-Ehm… c’è una cosa che dovremmo dirvi- 

 

La porte dello scompartimento del professore si apre e mostra la signora del carrello.

-Qualcosa dal carrello, professor Black?- chiede all’uomo.

-Credo che prenderò un tutti-i-gusti- risponde lui.

-Certo, caro- la strega glielo porge, con un sorriso che ha qualcosa di diverso dalla solita follia.

-Grazie infinite, amica mia- si scambiano degli sguardi che hanno in se molti messaggi che non hanno bisogno di parole, poi l’uomo scarta il pacchetto e prende una caramella.

Non è mai stato molto fortunato con questo genere di cose, forse perché i colori che sceglie sono sempre troppo improponibili ed è ovvio che anche i gusti lo siano, comunque questa volta gli è andata bene, perché gli è venuto gusto menta da una caramella verde.

Poi prende il foglietto situato al suo interno e lo legge.

“Primo obiettivo: la babbana…”

Mano a mano che legge le istruzioni gli compaiono davanti e ogni riga il sorriso sul suo volto diventa mano a mano più malvagio.

-Beh, il gioco è iniziato- commenta tra se, appena finisce di leggere.

 

Nella cabina c’è un silenzio imbarazzato. 

Hiccup accarezza Amy, facendo il muso a Merida e Jack, dato che non ha perdonato il soprannome di Anna.

-Perché non gli hai detto di no?! Hai idea di quanto sia sospetto?!- aveva obiettato nella strada verso la cabina

-Se dicevo di no sarebbe parso ancora più sospetto!- aveva poi ribattuto Merida.

Merida guarda male Amy, mentre Jack ha lo sguardo fisso fuori dal finestrino, cercando di ignorare Rapunzel e Flynn che parlano delle vacanze, cercando di non ascoltare le bugie che vengono raccontate a una delle persone più importanti della sua vita e cercando di dimenticare la sensazione terribile che lo ha assalito alla vista dell’uomo.

Se uno di loro ha un membro della setta oscura più pericoloso e opposto, di certo quell’uomo è il suo.

E ha anche un’altra bruttissima sensazione al riguardo. Gli sembra di averlo già visto, o almeno di aver provato quella sensazione una volta, ma al momento non riesce proprio a fare il collegamento.

Anna ed Elsa sono a braccia incrociate, schiena contro schiena.

Anna però si sta proprio sforzando di tenerle il muso, perché proprio non le viene.

Rapunzel cerca di parlare con Flynn, che risponde con entusiasmo, ma lancia spesso occhiate ad Elsa. Lo imbarazza ancora da matti stare nella stessa stanza di Elsa dopo quello che è successo con la pozione d’amore, anche se la ragazza fa sempre come se nulla fosse.

Il viaggio quindi passa molto teso, e quando tutti arrivano sono ben felici di lasciare lo scompartimento.

-Pfui, meno male che siamo fuori, non ce la facevo più a tenere il muso ad Elsa- Anna respira una volta uscita dal treno.

-Non per dire niente, ma sono dietro di te, sorellina- la riprende una voce alle sue spalle.

Anna si gira di scatto, sorpresa, poi riprende il muso e le volta le spalle a braccia incrociate.

-Anna- Elsa le mette una mano sulla spalla, desolata, cercando di riconquistarla, e Anna cede immediatamente.

-Non ce la faccio a tenerti il muso- e l’abbraccia di scatto, ricambiata di scatto.

Flynn e Rapunzel osservano la scena, ma Flynn non si sofferma molto e incoraggia Rapunzel e salire su una carrozza.

-Su, Punzie, andiamo, prima che ci prendano tutti i posti- le dice, cercando di non osservare le sorelle.

-Tutto bene, Flynn?- chiede Rapunzel, non capendo il suo tono.

-Si, certo- lei le sorride, convincente, e lei ci casca.

Intanto le sorelle sciolgono l’abbraccio.

-Lo so che è un professore, ma ho questa sensazione brutta brutta, come se fosse il figlio di…- mentre dice questo Elsa le fa cenno di fermarsi, e Anna si blocca di scatto, e si gira lentamente a occhi sgranati, per ritrovarsi faccia a faccia con il professor Black, che la guarda curioso.

Anna impallidisce, e tutta l’aria sembra levarsi dai suoi polmoni.

Poco ci manca che non corra a nascondersi dietro alla sorella.

-Non vi ho riviste nello scompartimento, spero non sia stato a causa mia- commenta, tranquillo.

-No, no, si figuri. E’ che avevamo questi amici, e siamo stati con loro, e ci siamo divertiti taaanto, nei limiti, insomma. Abbiamo fatto tante cose, e, io, devo andare a… prendere il baule. Corro!- dette queste frasi sconnesse corre dentro il treno.

-Anna, i bauli sono…- prova a riprenderla la sorella -…qui- ma Anna è troppo veloce.

-Un po’ sbadata vostra sorella. Di chi sarei figlio, se posso chiedere?- il professore si rivolge alla caposcuola, che arrossisce.

-No, ha capito male… Non si riferiva a lei, ma a un vecchio professore che avevamo… è complicato. Meglio che la vada a richiamare- Elsa cerca di non correre mentre insegue la sorella.

Non riesce a capire cosa ci veda di sbagliato nell’uomo, che a lei sembra molto cortese e anche dai modi affascinanti.

Il professor Black osserva interessato la caposcuola entrare nel treno, poi sale sulla prima carrozza, ritrovandosi vicino a Rapunzel e Flynn.

Rapunzel lo guarda un attimo, poi sgrana gli occhi e distoglie lo sguardo.

Flynn gli fa un cortese saluto.

Poco dopo entrano anche Jack, Merida e Hiccup.

-Senti, Hic, lo so che non ti va a genio, ma magari evita di farmi il muso solo perché…- Merida si interrompe di scatto alla vista del professore, e Jack si siede vicino a Rapunzel, cercando di non guardarlo e di farsi forza.

-Stai bene, Jack?- chiede Rapunzel, preoccupata.

-Si, tutto bene. Ho fame, spero che al banchetto ci sia il gelato. I topi sono grandiosi a fare il gelato- risponde lui, concentrandosi sulla ragazza per ignorare l’uomo di fronte a lui.

Intanto Merida si è seduta nel poso accanto al finestrino per stare lontana dal professor Black, ma quando intercetta lo sguardo implorante di Hiccup alza gli occhi al cielo e scala di un posto, ritrovandosi al suo fianco.

In quel momento capisce sul serio che quello è uno dei membri, ma la cosa non la spaventa, anzi, la fa arrabbiare.

-Buonasera, professore- lo saluta, con un sorriso affabile.

Hiccup la guarda, preoccupato che possa fare qualche gesto azzardato e compromettente. 

-Buonasera, signorina Dumbroch- la saluta di rimando il professore, con tono ugualmente affabile.

-Wow, si è già studiato i cognomi o semplicemente i nostri?- chiede Merida in tono d’accusa velato da scherzo.

-Merida…- la mette in guardia Hiccup, impanicato.

-Beh, i vostri non sono difficili da imparare, dopotutto siete stati i quattro campioni vincitori dell’ultimo torneo trescuole. Mi dispiace per voi ma siete ormai famosi- risponde il professore accennando a una risatina.

-Si, beh, qualcuno ha cercato di ucciderci, sa com’è- questa volta l’accusa è bene in vista.

-Qualcuno ha cercato di uccidervi?! Non ne sapevo niente. State pur certi che con me come professore sarete più che al sicuro. Non capiterà nuovamente- la rassicura lui, e prima che Merida possa ridergli in faccia, Hiccup interrompe la conversazione.

-Oh, guardate, siamo arrivati! Merida, vieni, dobbiamo prendere i bauli e Angus!- il ragazzo le prende il polso e la trascina fuori dalla carrozza.

-Merida ama esagerare- Rapunzel scusa l’amica di fronte al professore, poi esce, accompagnata da Flynn e seguita da Jack.

Il professore è l’ultimo a uscire, e si avvia subito verso la sala grande, per sedersi al tavolo dei professori.

-Sei impazzita, per caso?!- chiede Hiccup a Merida, una volta in un luogo più appartato.

-Non mi sono trattenuta, quel tipo è proprio un uhhhhhh di oscurità- Merida cita nuovamente le parole di Anna, perché sono incredibilmente azzeccate.

-Appunto, vuoi morire giovane? Cioè, è probabile che moriremo davvero giovani, ma vuoi morire ancora più giovane?- chiede Hiccup, con il solito innato pessimismo.

-Non moriremo giovani. Non può farci niente qui, è la regola universale per essere cattivi. Non possono uccidere gli eroi in segreto. Devono farlo in modo plateale, o portarli dalla loro parte. Secondo me la prima cosa che farà uhhhhhh di oscurità sarà cercare di spezzarci per poi far diventare uhhhhhh di oscurità anche noi- cerca di rassicurarlo Merida, fallendo miseramente.

-Piantala di chiamarlo uhhhhhh di oscurità, non fa ridere. O meglio, fa ridere, ma non deve far ridere. Andiamo al banchetto, va- Hiccup prende il baule, e con Amy che gli trotterella al fianco entra in sala grande.

Merida sospira e lo segue, con il gufo Angus in gabbia in una mano e il baule nell’altra.

 

Il banchetto passa abbastanza bene, il preside Nord presenta il nuovo professore Paul Black e c’è una bel discorso sulla morte di Bob Parr che fa scoppiare a piangere Violetta, costretta poi a ritirarsi in bagno.

Flash non sembra particolarmente colpito dalla faccenda, ma probabilmente la sua apparente tranquillità è solo una maschera.

Quando poi tutto finisce, Flynn si alza, e si dirige nel tavolo dei corvonero, per dare un ultimo saluto a Rapunzel prima di andare in sala comune.

-Ci vediamo domani- un abbraccio, un rapido bacio sulle labbra, e si ritrova a doverla lasciar perché è il suo primo giorno da prefetto e deve accompagnare i ragazzi nelle sale comuni.

Anche lui si dirige alla propria. Non vede l’ora di dormire e, strano a dirsi, non vede l’ora di cominciare le lezioni domani. 

E’ il suo ultimo anno, e sarà fantastico poi finire la scuola e trovarsi un lavoro in quel mondo, con quell’identità… senza dover tornare ancora una volta in quel terribile orfanotrofio.

E’ così bello essere il sicuro e aitante Flynn, con la ragazza più stratosferica del mondo e tante persone che lo apprezzano.

Non Eugene, con un passato fatto di odio, perdita e allontanamento, in quell’orfanotrofio dove quelli che considerava amici ormai quasi si sono dimenticati il suo aspetto, dato che non lo vedono mai durante l’anno.

Arrivato all’orfanotrofio mette il pigiama e si butta sul letto, assaporando il sapore di casa che gli trasmette quel baldacchino verde e argento.

Però subito si rende conto che c’è qualcosa di strano sotto le coperte.

Le solleva e vede un foglio di pergamena, con su scritte quattro parole spaventose.

“So chi sei, Eugene” 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Sono in ritardo, e il capitolo è un po’ corto.

L’avrei pubblicato ieri sera, ma i miei genitori volevano che andassi a dormire e abbiamo anche litigato per i soliti motivi tipo che vogliono che abbia una vita sociale e devo smettere di scrivere per cercare di costruirmi un futuro. Insomma, i soliti discorsi.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, è un po’ di passaggio, ma ho risolto la questione soprannomi (ho messo i più votati, ad eccezione di girasole che l’ho inventato io e dragone che l’ho scelto tra quelli che mi sono arrivati, perché era il più compatibile con ribelle e ghiacciolino) 

I soprannomi BF sono quelli che ho inventato per un supereroiAU che ho in cantiere e non so quando riuscirò a scrivere.

La parte iniziale è quasi la copia esatta di del capitolo 4, mi sembrava carino cominciare come se non fosse successo niente mentre in realtà è cambiato tutto.

Ho riscritto l’inizio tre volte: la prima volta era il racconto dell’estate appena passata, che metterò a parte nella raccolta che un giorno scriverò; la seconda invece era troppo drammatica e appesantiva troppo il tutto.

Comunque, nel prossimo capitolo ci sarà la scoperta del nuovo professore, si capirà perché “la persona con più lavori al mondo” è immischiata con la setta oscura e si inizierà a vedere cosa comporta l’obbiettivo “la babbana” e credo che la faccenda si risolverà in due o tre capitoli.

Cercherò di aggiornare quanto prima, e spero davvero che sia stato un capitolo di vostro gradimento.

Alla prossima :-*

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Capitolo 20
*** Eugene Fitzherbert (ovvero, come essere nel mirino principale di un supercattivo e non accorgersene neanche) ***


Capitolo 19: Eugene Fitzherbert

ovvero

Come essere nel mirino principale di un supercattivo e non accorgersene neanche

 

La notte di Flynn passa piuttosto movimentata, ma cerca di non darlo a vedere questa mattina, dato che è il primo giorno del suo ultimo anno a Hogwarts e non vuole passarlo a pensare al messaggio trovato tra le coperte.

Parlerà con Jack nel pomeriggio.

Perché è chiaro come il sole che è Jack il responsabile del biglietto e degli incubi, dato che è lui l’unico a sapere il suo segreto.

Solo non riesce a capire perché abbia voluto rovinargli la notte, dato che si sono già chiariti durante le vacanze estive e sembrava che fossero in tregua.

Decide di non pensarci, e si avvia tranquillamente in sala grande per la colazione.

Prima di sedersi al proprio tavolo passa per quello di Rapunzel, e saluta con un bacio sulla guancia la ragazza, che chiacchiera amabilmente con Mavis.

-Ah, Flynn, buongiorno. Dormito bene?- gli chiede, con un grande sorriso.

-Si, certo, mi mancavano gli spifferi- scherza, prima di avviarsi al tavolo.

Si siede e si appresta a mangiare quando l’ultima persona che vorrebbe vedere gli si siede accanto, mentre si lega velocemente i capelli in una crocchia disordinata.

Lancia ad Elsa una veloce occhiata impanicata, poi fa finta di niente, e mangia tranquillamente un piatto di uova strapazzate e salsiccia.

-C’è una riunione dei prefetti alle due, questo pomeriggio, e in qualità di capitano della squadra di Quidditch devi decidere quando organizzare le selezioni, accordandoti con i capitani delle altre squadre: il portiere di grifondoro… com’è che si chiamava? Cal, Andrew… insomma, Metroman; Jim Hawkins di corvonero e MacGuffin, di tassorosso- gli ricorda, in tono formale, mentre si serve un pezzo di torta alla crema.

Flynn annuisce, senza guardarla e restando concentrato sul proprio piatto, cercando di non arrossire.

Elsa lo guarda, alzando gli occhi al cielo.

-Non so se è peggio essere trattata come una malata di peste o essere presa in giro ogni secondo. Davvero sei ancora imbarazzato per quella cosa?- gli chiede a bassa voce, infastidita e malevolmente divertita dal suo imbarazzo.

Lui le lancia appena un’occhiataccia e si guarda intorno per controllare che nessuno li stia spiando.

-Almeno hai sentito quello che ti ho detto, Flynn?- chiede irritata la ragazza, mangiando il suo pezzo di torta.

-Certo, parlerò con Metroman, Hawkins e MacGuffin alla riunione di questo pomeriggio- ripete Flynn sempre senza guardarla.

-No, prima o dopo la riunione, non durante- lo corregge Elsa.

-Sei tu che sei criptica, non è colpa mia- cerca di giustificarsi Flynn, finendo in fretta la colazione e facendo per alzarsi, ma venendo bloccato da Elsa, che gli prende la mano e lo costringe a risedersi.

Lui si irrigidisce.

-Genio, hai dimenticato l’orario. La professoressa Yzma sta passando ora- indica la prof mezza matta poco distante, e Flynn resta seduto, sbuffando.

-Hey, Elsa!- Jack si siede accanto all’amica con un sorriso, poi lancia un’occhiata a Flynn, aggrotta le sopracciglia e fa passare lo sguardo tra i due, confuso.

Flynn spalanca gli occhi, e mille film mentali gli si affollano in mente.

“Merlino santissimo! Ha scoperto tutto. Ora andrà a dire a Rapunzel che io sono stato innamorato di Elsa. Ma era un filtro d’amore, Rapunzel capirà, no? E se Elsa non volesse stare dalla mia parte e decidesse di vendicarsi raccontando un’altra storia? E se Jack aggiungesse la faccenda di Eugene. Poi Rapunzel non mi crederebbe mai! COSA FACCIO ADESSO!?!?” pensa facendosi prendere dal panico… poi Jack parla.

-Da quando tu parli con lui?- chiese ad Elsa, indicando Flynn con un dito, senza però guardarlo.

-Dovevo solo ricordargli una riunione, e gli impegni che ha come capitano di Quidditch- Elsa fa spallucce, e finge che il ragazzo non esista, concentrandosi solo su Jack.

-Ah, ha preso lui il posto di Ralph?- chiede, come se Flynn non fosse presente.

-Lo sai che nella mente della professoressa Yzma passano solo lama parlanti- risponde Elsa, Jack scoppia a ridere, Flynn incrocia le braccia, offeso.

-Buona questa, Elsa- la complimenta l’albino, allungando il braccio per darle un colpetto sulla spalla.

Elsa arrossisce leggermente, sorridendo a sguardo basso.

Flynn capisce che deve avere ancora una cotta per lui, e decide di lasciarli soli per non sentire altri attentati al proprio nome.

Si alza e si avvia dalla professoressa Yzma.

-Posso avere il mio orario, per favore- le chiede in tono piuttosto rude.

-Si Rider. Mi chiedo perché tu abbia smesso di partecipare alla mia lezione, i lama parlanti sarebbero stati catturati più facilmente con te- gli passa l’orario, e Flynn alza gli occhi al cielo.

-Troppe altre cose da fare, professoressa, non avevo tempo di fare tutto- commentò, senza neanche credere che lei lo stia ascoltando, e tenendo la testa bassa a studiare l’orario

-Si, si, e poi devi tenerti stretto la ragazza se non vuoi che scopra che sei Eugene Fitzherbert- il ragazzo alza di scatto la testa.

-Come?- chiede, mentre il cuore inizia a battere incredibilmente furiosamente.

-Si, si, e poi ti sei fatto la ragazza. Perché, è un segreto? O vi siete forse lasciati?- ripete Yzma, confusa.

Flynn resa un attimo a bocca aperta a fissarla, poi borbotta un -No, no, devo andare- e scappa via dalla sala grande, diretto al posto vuoto più vicino possibile.

Quando raggiunge un corridoio deserto si appoggia al muro, e respirando lentamente si fa scivolare verso terra.

Se l’è immaginato? E’ uno scherzo che la sua mente gli ha giocato vista la notte passata con il pensiero del biglietto di Jack?

Spera proprio di si, anche perché Yzma non è un’insegnante sveglia, e se anche avesse detto quella cosa poi l’avrebbe ripetuta, no?

Forse era solo distratto, solo confuso, solo così dannatamente terrorizzato all’idea che qualcuno, sopratutto Rapunzel, scopra il suo segreto, così terrorizzato che si è inventato questa scenetta tragica nella sua mente caotica.

Cerca di calmarsi massaggiandosi le tempie, prendendo respiri profondi, con gli occhi chiusi, e talmente concentrato che non si accorge della persona che lo ha raggiunto preoccupata, almeno finché non gli mette una mano sulla spalla, dolcemente.

Lui sobbalza, spalanca gli occhi, e si ritrova a fissarli nelle iridi verdi di Rapunzel.

-Rapunzel!- esclama, alzandosi di scatto, e guardandola spaventato.

-Tutto bene?- gli chiede lei, pendendogli il volto tra le mani e fissando i suoi occhi nei propri per confortarlo.

Ma non è esattamente il modo giusto di aiutarlo.

-Si, si, tutto bene. Io… devo andare a lezione- la scansa e si avvia correndo in sala comune.

-Aspetta, ma…- prova a fermarlo lei, ma lui taglia corto.

-L’aula è dall’altra parte del castello, e devo prendere il materiale in sala comune, quindi devo sbrigarmi. Ci vediamo dopo- e tornando indietro solo un secondo per stamparle un veloce bacio a fior di labbra, si allontana velocemente, lasciandola basita e confusa, e andando troppo in fretta per accorgersi dell’aura di calore bruciante che si è formato intorno a lei.

Nel frattempo, una figura nascosta nell’ombra, che ha seguito il ragazzo fin dal suo risveglio e gli ha confuso le idee in testa, sogghigna sotto i baffi, osservando orgoglioso il suo operato.

Certo, questa è solo una parte del grande piano, ma è forse una delle più divertenti.

 

Nel pomeriggio, dopo tre ore di lezioni disparate, Hiccup e Merida si incontrano nell’aula di difesa contro le arti oscure, per conoscere finalmente a quattrocchi il nuovo professore.

-Buongiorno a tutti ragazzi, io sono il professor Black, sono contento di essere qui, anche se le circostanze sono tutt’altro che piacevoli, e non mi sognerei mai di prendere il posto del vostro vecchio e ben più qualificato professore ora tristemente venuto a mancare in circostanze ancora misteriose- Violetta abbassa lo sguardo cercando di non piangere, mentre Merida sbuffa, e sussurra tra se, sarcasticamente: 

-Si, misteriose- 

-Merida- la riprende a denti stretti Hiccup, guardando spaventato il professore.

-Prego, signorina Dumbroch. Ha detto qualcosa?- chiede egli in tono rilassato, come se davvero non l’avesse sentita.

-No, nulla, mi chiedevo solo come mai nessuno abbia capito le cause della morte in una persona in un mondo magico particolarmente avanzato. E’ stata qualche magia oscura molto potente secondo lei? Magari una magia che viene dall’oscurità stessa?- il tono della ragazza trascende una certa accusa nella voce, che però il professore non sembra notare.

-Non saprei, non mi sono occupato del caso ma sono sicuro che i migliori esperti cercheranno il colpevole e capiranno la situazione molto presto, sta tranquilla- le risponde lui, facendo intendere alla classe che la ragazza sia spaventata da un eventuale assassino a piede libero, comportamento che fa infuriare Merida, che tuttavia continua a cercare di estorcergli qualche informazione.

-Quindi crede che sia stato ucciso? Non avevo letto niente del genere sui giornali- è convinta di averlo finalmente messo con le spalle al muro, e per un attimo il professor Black esita, come se non sapesse bene come ribattere.

Poi si apre in un affabile sorriso, e risponde senza troppe pressioni:

-E’ stata lei a suggerire l’idea, signorina Dumbroch, non io. Ho solo seguito il flusso della tua insinuazione- 

Merida resta di ghiaccio, mentre i suoi compagni di classe iniziano a bisbigliare tra loro, guardandola con una punta di sospetto.

Hiccup sposta lo sguardo dall’amica al professore, ad occhi sgranati.

Il professor Black procede come se nulla fosse, continuando la lezione e illustrando il programma per l’anno scolastico.

 

-Perché l’hai fatto, si può sapere?- più tardi, quella sera a cena, Hiccup si siede al tavolo dell’amica, senza sapere se essere più arrabbiato o preoccupato per la scena avvenuta durante il pomeriggio.

-Hiccup, non alzare i toni in sala grande. Ne parliamo dopo, ok?- risponde distrattamente Merida, lanciando occhiate fugaci verso Violetta, che si è seduta il più lontano possibile ed evita il suo sguardo.

-Hey, lei lo sa che non è colpa tua. Tutti lo sanno- Hiccup rassicura l’amica, dopo aver seguito la direzione del suo sguardo.

Lei lo guarda con occhi pieni di abbattimento.

-Credi davvero? Agli occhi della scuola siamo i ragazzi che hanno imbrogliato per partecipare al torneo, che sono sempre il centro di strani eventi e che negli ultimi mesi del quarto anno rischiavano di commettere un omicidio senza neanche accorgersene. Non hanno esitato un secondo a guardarmi come se fossi io la colpevole, quando Black l’ha accennato in maniera velata- dice a voce bassa, girando il cibo nel piatto senza mangiarlo.

-Ma Violetta e le altre lo sanno che tu… che noi…- prova a ribattere Hiccup, iniziando sul serio a capire la gravità della situazione in cui i corrotti dell’oscurità li hanno messi.

-Rassegnati, siamo come Harry nel suo quinto anno, e non credo che in questo caso un esercito illegale possa fare al caso nostro- senza aver toccato cibo, Merida prende la borsa e si dilegua, diretta ai dormitori.

Hiccup rimane a bocca aperta.

Sposta lo sguardo su Violetta, che sentendosi osservata alza lo sguardo, per poi riabbassarlo in tutta fretta, arrossendo appena per essere stata beccata in flagrante.

-No, non può essere- borbotta tra se e se il ragazzo, e si avvia verso il proprio tavolo.

Non è solo l’umore di Merida e le sue ipotesi, ma anche e soprattutto il fatto che la ragazza sembra essersi arresa, e che non ha mangiato… Merida mangia sempre!

Decide, per quanto possa essere un suicidio, che indagherà meglio sul professore per provare che è davvero l’uhhhhhh di oscurità che loro quattro sanno che è. 

Beh, loro quattro e Anna, ovviamente. Chissà perché anche lei riesce a vederlo con chiarezza?

E inoltre, come fa a indagare sul professore senza destare i suoi sospetti e quelli del resto della scuola?

 

-Professor Black, buonasera- Merida in realtà non si è arresa proprio per niente, ma non ha voluto darlo a vedere a Hiccup, che altrimenti l’avrebbe rimproverata per il gesto estremo che sta facendo proprio in questo momento.

-Buonasera a lei, signorina Dumbroch, a cosa devo questa visita serale?- chiede affabilmente il professore, con un garbato sorriso.

-Sa, mi volevo innanzi tutto scusare per il comportamento leggermente scortese che ho assunto alla sua lezione, oggi. Sa, sto passando un periodo difficile e Hiccup mi sta mettendo in testa le sue paranoie dalla terza prova. Non ero in me questo pomeriggio- 

-Non si preoccupi, signorina Dumbroch. Non me la sono presa affatto- la rassicura lui, e fa per chiudere la porta del suo ufficio, ma Merida la blocca.

-Inoltre sono venuta per chiederle di darmi lezioni private. Sono sempre stata molto brava a Difesa, ma ultimamente mi sembra tutto molto incomprensibile, quindi qualche lezione di recupero mi farebbe davvero comodo, visti i GUFO che si avvicinano- 

La sua richiesta sorprende il professore molto più di quanto dia a vedere.

Non riesce a capire come una ragazza che fino a un paio di ore prima lo aveva accusato deliberatamente di omicidio potesse ora fare la lecchina in maniera altrettanto evidente.

Ma la sua bassa considerazione verso i grandi quattro gli fa ignorare il pericolo, e acconsente alla strana richiesta.

Insomma, è solo quella testa calda di Merida, si preoccuperebbe se fosse Hiccup a chiederglielo.

-Professore…- manco a farlo a posta Hiccup spunta dal corridoio, e rimane basito nel vedere Merida lì.

-Merida? Ma cosa ci fai qui?- chiede confuso.

-Potrei chiederti la stessa cosa- risponde la ragazza, colta in castagna.

-E’ venuta a chiedermi ripetizioni, giusto per aumentare il suo livello a difesa- 

Hiccup fa passare lo sguardo da uno all’altra, a bocca aperta.

-Ah… bene…- balbetta, confuso.

-Cosa volevi chiedermi?- 

-Io… non ho… non ho segnato il programma, e… mi piacerebbe poterlo avere per regolarmi con lo studio- inventa lì per lì il ragazzo.

Anni di menzogne per tenere nascosto Sdentato lo hanno preparato a inventarsi storie in fretta, e il professore sembra bersi la faccenda del programma senza troppi problemi.

-Certo, vieni dentro, ti dico subito il programma. Signorina Dumbroch, può andare, ci vediamo venerdì per la lezione extra- Merida è restia a lasciare l’amico solo con l’inquietante professore, ma per non destare troppi sospetti decide di fare come ha detto, anche se aspetta l’amico alla fine del corridoio per assicurarsi che esca indenne.

Un conto è lei, alla quale possono fare qualsiasi cosa, un conto è Hiccup, e quelli della setta oscura non devono osare torcergli un capello.

 

Quando Jack si avvia in sala comune dopo una bella mangiata e una giornata molto stancane, l’ultima cosa che si aspetta è essere preso alla sprovvista e trascinato da un braccio in una classe vuota di pozioni.

Il suo primo pensiero quando questo accade è:

“LA SETTA OSCURA!!!” e sguaina la bacchetta pronto a lanciare qualche schiantesimo o fattura ghiacciante, ma in realtà si trova davanti solo la faccia arrabbiata di Flynn Rider, e lo spinge via da se con grande fastidio, ma anche tanto sollievo.

-Che diavolo vuoi?- gli chiede seccato.

-Pensavamo che avessimo un accordo- gli dice per tutta risposta Flynn.

-Di che stai parlando?- chiede Jack, aggrottando le sopracciglia.

-Sai benissimo di che sto parlando!- esclama Flynn, tenendo però il tono basso, per non rischiare che qualcuno li senta.

Jack si rende conto della situazione e alza gli occhi al cielo.

-Muffliato- esclama rivolto alla porta -ti va bene così?- chiede poi, prendendolo un po’ in giro per la sua paranoia.

-Non serviva, dato che non ci vorrà molto- tiene stretta la bacchetta, come a minacciarlo.

-Io credo che ci vorrà molto, invece, dato che non ho la minima idea di che cosa tu stia parlando- lo contraddice Jack, leggermente divertito dalla situazione.

-Ah, non lo sai?- chiede sarcastico Flynn -Allora questo ti rinfrescherà la memoria!- gli getta poi il biglietto trovato sotto le coperte la sera prima.

Jack lo guarda senza paura, ma dopo averlo letto, il suo sorriso svanisce, e alza gli occhi terrorizzati su Flynn, che lo guarda confuso. 

Non è la reazione che si aspettava.

-Chi è stato?- chiede Jack, stringendo al petto il foglietto e guardandosi intorno per assicurarsi che nessuno abbia visto niente.

-Questo lo devi dire tu a me!- lo accusa Flynn.

-Che? Non sono stato io. Abbiamo fatto un patto- gli restituisce il foglio come se volesse gettarglielo addosso, e Flynn lo guarda senza credergli.

-Io non l’ho detto a nessuno, e di certo non potrei mai farmi qualcosa del genere, non credi? Quindi la lista si accorcia a… vediamo… TE!- con l’incantesimo muffliato attivo Flynn non si preoccupa più di tenere la voce bassa.

Jack si fa pensieroso. 

Flynn non l’ha detto a nessuno, lui non l’ha detto a nessuno… no, aspetta, l’ha detto a Hiccup, Hiccup lo sa perché gli ha detto il suo segreto nel lago con Lilli, ma Hiccup non lo ha detto a nessuno, forse solo a Merida, ma probabilmente no, perché altrimenti Merida avrebbe innanzi tutto minacciato Flynn, e poi sarebbe andata di filato a raccontarlo a Rapunzel, senza lasciare biglietti sotto le sue coperte.

Inoltre può essere stato solo un Serpeverde a metterlo, o uno che ha accesso alla camera.

Un minion? No, i minions non sono così servili.

E dato che i fantasmi non possono trasportare oggetti, e che i professori…

Blocca i suoi pensieri e spalanca gli occhi.

I professori, ma certo!

Tra i professori c’è un membro della setta oscura, è stato senz’altro lui!

Ma perché prendersela con Flynn, non è così importante da essere preso di mira, a meno che non vogliano usarlo per…

-…spezzare Rapunzel- sussurra, arrivando alla conclusione peggiore che potesse trovare.

-Che?- come al solito, Flynn non capisce una mazza, e Jack lo ignora e basta.

-Ma cosa crede di fare? Se lei scoprisse di Eugene ne rimarrebbe sconvolta, ma cosa crede di ottenere più della sua tristezza infinita?- continua a pensare, ad alta voce.

-Di che stai parlando?- prova a chiedere Flynn, sempre più confuso.

-Però lei è la più incontrollata, potrebbe mandare a fuoco l’intero castello…- continua Jack, senza badare al ragazzo.

-Hey! Mi senti?!- 

-… non gli gioverebbe a molto, dato che comunque noi le staremmo accanto e…- ripensa ai giorni in cui loro sono stati separati. Ripensa alle vampate di calore e le bruciature lasciate attorno a lei, e capisce che il dolore che proverebbe per Flynn sarebbe la goccia che farebbe traboccare il vaso. Tutte le vecchie ferite si riaprirebbero. -…lei però… potrebbe implodere- si mette le mani tra i capelli, impallidendo, per quanto possibile, visto che la sua pelle è già bianca come un lenzuolo di suo.

-MI VUOI ASCOLTARE?!- lo richiama Flynn, e Jack si volta a guardarlo, come se non si fosse accorto della sua presenza fino a quel momento.

-Devi dirglielo tu- gli risponde lui.

-Dirle cosa, esattamente?- tutto il discorso sussurrato di Jack gli ha mandato in pappa il cervello.

-Di Eugene- risponde Jack, ovvio.

Flynn lo guarda incredulo.

-Scusa, ma non avevamo un accordo, per Merlino!?!- Flynn sta iniziando a perdere la pazienza.

-Infatti devi dirglielo tu, non io- spiega Jack, ovvio.

-Non mi perdonerebbe mai per non averglielo detto prima- è il turno di Flynn a credere che Jack sia pazzo.

-Ha perdonato me, perdonerà anche te. Sei il suo ragazzo. Lei… lei ti ama- dire questa cosa gli costa davvero tanto, ma è così.

Lei ama molto Flynn, e Flynn ama lei. Lui è solo un terzo incomodo amico di lei e rivale di lui, che inizia a provare sentimenti contrastanti per entrambi.

-Tu sei tu, io sono io- Jack non capisce bene cosa intende con questo.

-Appunto. Tu sei tu e io sono io. Se ha perdonato me non vedo come possa non perdonare te- 

-Ti credi davvero così poco importante nella sua vita?- Jack non ha mai visto Flynn così fragile, così insicuro, e non ribatte, così Flynn continua.

-Tu non hai idea di quanto tenga a te, a voi tre. Non fa altro che parlare di quanto la sua vita sia diventata meravigliosa da quando è vostra amica. Quando vi siete divisi per un periodo era sempre così, così triste, depressa, distrutta e arrabbiata. Non trovo un termine esatto per descriverla, ma era inconsolabile, e io… io…- sospira.

-Se le dicessi di Eugene, non mi sentirei alla sua altezza, probabilmente già non lo sono, lei è troppo speciale. Ed io… non so che farei se la perdessi- la voce gli si spezza, e abbassa la testa, mentre si siede su un bancone.

Jack ha odiato Flynn per tantissimi anni. Si contendevano entrambi Jenny, e quando lei è morta non hanno fatto altro che colpevolizzarsi a vicenda, e azzuffarsi ogni vola che si incrociavano. A Hogwarts hanno tessuto una tregua tramite segreti reciproci, e ora che Flynn non aveva più nulla per tenere a freno la lingua di Jack, aveva durante l’estate fatto appello al suo buon cuore e alla felicità di Rapunzel, che entrambi vogliono mantenere.

Ma ora, davanti a un Flynn all’orlo delle lacrime, Jack non riesce più ad odiarlo.

Entrambi hanno sofferto moltissimo, ed entrambi hanno i loro scheletri nell’armadio, che entrambi cercano di superare nascondendosi.

Inoltre entrambi hanno Rapunzel.

-Tu prenditi il tuo tempo, ma prima o poi dovrai parlargli di Eugene, e sappi che lei ti capirà, perché ti ama davvero tantissimo. Fin dal primo weekend a Hogwarts non fa che parlare di quanto tu sia bello, affascinante, e gentile. Non so quando tu hai iniziato ad amarla sul serio, ma ora la ami e questa è l’unica cosa che conta. Se glielo dici tu, sono convinto che ci metterà meno tempo a perdonarti di quanto ci ha messo con me. Ma non farglielo scoprire. Ti prego, per il vostro bene, non farglielo scoprire da se- detto questo si avvia verso la porta, lasciando un Flynn incredulo.

-Sbaglio o ha appena detto una frase senz’odio represso?- si chiede tra se, e suo malgrado sorride leggermente.

Forse Jack Frost non è tanto male.

 

Rapunzel è molto preoccupata per Flynn, dato che questa mattina l’ha visto molto assente, così decide di indagare, e dopo cena si avvia verso i dormitori della sua casa, sperando di beccare qualcuno che possa farla entrare.

Mentre si avvicina con un sorriso speranzoso, sente delle voci provenire da una stanza accanto.

Le parole non sono molto chiare, ma riconosce la tonalità di voce di Jack e Flynn.

-Ancora a litigare questi due?- alza gli occhi al cielo e scuote la testa.

Poi si avvia verso la classe, decida ad entrare per mettere fine al loro probabile litigio, ma tra le parole confuse che probabilmente sono causa di un muffliato che su lei non ha effetto completo, riesce a distinguere delle parole, che la fanno rimanere immobile, e la convincono ad origliare:

-Non mi perdonerebbe mai per non averglielo detto prima- 

“Stanno parlando di me, per caso?” 

Le altre parole sono molto confuse, e Rapunzel elimina con un colpo di bacchetta l’incantesimo, per sentire meglio

-… Sei il suo ragazzo. Lei… lei ti ama- queste parole piene di rimpianto vengono da Jack. Rapunzel si ritrova ad arrossire.

-Tu sei tu, io sono io- ribatte però Flynn, dall’altro capo della porta.

“In che senso?” la ragazza non capisce.

-Appunto. Tu sei tu e io sono io. Se ha perdonato me non vedo come possa non perdonare te- 

“Perdonarlo per cosa?” si insospettisce poi.

-Ti credi davvero così poco importante nella sua vita? Tu non hai idea di quanto tenga a te, a voi tre. Non fa altro che parlare di quanto la sua vita sia diventata meravigliosa da quando è vostra amica. Quando vi siete divisi per un periodo era sempre così, così triste, depressa, distrutta e arrabbiata. Non trovo un termine esatto per descriverla, ma era inconsolabile, e io… io…- sospira.

Rapunzel rimane a bocca aperta a quelle frasi così demoralizzate, ed è commossa nel sapere che lui l’ha ascoltata e le è stato accanto, nonostante tutto.

-Se le dicessi di Eugene, non mi sentirei alla sua altezza, probabilmente già non lo sono, lei è troppo speciale. Ed io… non so che farei se la perdessi- 

“Chi è Eugene?” il nome le dice qualcosa, ma non riesce ad arrivarci ora come ora.

-Tu prenditi il tuo tempo, ma prima o poi dovrai parlargli di Eugene...- Rapunzel vorrebbe ascoltare di più, ma Elsa interrompe il suo origliare.

-Rapunzel, che ci fai qui a quest’ora?- le chiede in tono indagatore.

-Io… io… stavo cercando Flynn- risponde, con un sorriso tirato.

-Non l’ho visto da queste parti, ma posso entrare e vedere se è dentro- si offre la ragazza, avviandosi verso la sala comune.

-No, non fa niente. Non devo dirgli niente di che e inizia a farsi tardi. Lo vedrò domani- Rapunzel alza le spalle, ma Elsa non sembra molto convinta.

-Va tutto bene tra voi due?- chiede, preoccupata.

-Si! Tutto benissimo- risponde brusca Rapunzel, e si avvia senza troppi complimenti nella propria sala comune, proprio mentre Jack esce dall’aula, senza però vederla.

 

Nel frattempo Hiccup è uscito dalla scuola e si è avviato a trovare l’amato drago, seguito da Merida, che è decisa a chiarirsi con lui su tutta la faccenda riguardante il professor Black.

-Merida! Ma cosa ci fai qui?!- chiede non appena nota la sua presenza, appena entra nella foresta.

Molto probabilmente ha notata molto prima senza darlo a vedere.

-Sai benissimo cosa ci faccio qui!- la rossa incrocia le braccia, ma in realtà è a conoscenza del fatto che Hiccup non ne ha la minima idea, ed infatti la guarda con le sopracciglia aggrottate.

-Volevo, voglio, chiarirmi sulle lezioni di recupero che prendo dall’uhhhhhh di oscurità- ammette la ragazza, abbassando lo sguardo.

Non voleva certo che Hiccup lo scoprisse, e sa che potrebbe non parlarle per un bel po’ di tempo se venisse a saperlo.

-Non c’è niente da chiarire? Perché pensi una cosa del genere?- Hiccup è molto sorpreso da questa sua iniziativa.

-Non sei arrabbiato? So che credo che dobbiamo essere cauti, ma…- Merida inizia a trovare giustificazioni, ma Hiccup sorride e le mette un dito sulla bocca per zittirla, facendola suo malgrado arrossire leggermente.

-Perché dovrei essere arrabbiato. Sono felicissimo che non ti sia arresa. Anzi, ero andato da lui proprio per chiedergli la stessa cosa. E’ un modo geniale per indagare su di lui senza destare sospetti- la complimenta.

La ragazza lo guarda scioccata.

-Pronto, terra chiama Hiccup. Sei impazzito per caso, tu dovresti essere quello che dice che è un’idea stupida e cerca in tutti i modi di bloccarmi perché sei spaventato dal morire giovane o cose del genere-

Hiccup ridacchia.

-Guarda che non ho mica detto che non è un’idea suicida, ma se sei attenta e segui un piano che mi è venuto in mente, la morte sarà evitabile- 

-Che piano?- chiede Merida, interessata, ma il loro discorso viene interrotto da una mano ossuta che spunta dalla boscaglia e con forza notevole trascina Hiccup verso di se.

-HICCUP!- Merida urla colta alla sprovvista, fregandosene della possibilità che qualcuno l’abbia sentita da dentro il castello, e si precipita dietro di lui, riuscendo a prendergli la mano e venendo così trascinata anche lei.

Dopo essere riemersa dietro un cespuglio che le ha lasciato parecchi ramoscelli tra i capelli e ferite sul viso e sulle braccia, si ritrova davanti la professoressa di Storia della magia, con espressione seccata e parecchi lividi.

-Dannazione, ragazzi, avete idea di quanto sia scomodo stare ad aspettare per ore in questa foresta puzzolente che voi vi dirigiate da quel draghetto? Non potevate mettervi a parlare lì invece di farmi fare un chilometro a piedi?- incrocia le braccia e li guarda seccata.

Hiccup impallidisce visibilmente e Merida gli si avvicina per prenderlo al volo in caso svenga, cosa molto probabile al momento.

Decide inoltre di parlare lei, dato che Hiccup sembra impossibilitato a farlo.

-Cosa vuole da noi?- chiede con durezza, prendendo la bacchetta e preparandosi a combattere.

-Se volessi farvi del male non sarei scappata da quella setta per venirvi ad avvertire, ragazzina. E poi ho passato davvero un brutto periodo, quindi evita di puntarmi addosso quella bacchetta esplosiva- non sembra minimamente turbata dall’aria minacciosa di Merida, il ché non è esattamente un punto a suo favore dal punto di vista della rossa, che si limita a porre nuovamente la domanda.

-Cosa vuole da noi?!- 

-Lascia parlare il ragazzo, che con la tua testa calda mi stai già iniziando a dare sui nervi- la vecchia strega alza gli occhi al cielo.

Merida fa per alzare la bacchetta quando viene bloccata da Hiccup, che ancora bianco come un lenzuolo, si appresta a parlare con voce tremante.

-Di cosa vuole avvertirci, professoressa?- chiede pacatamente.

-Che ne dici di discuterne in un luogo più sicuro, ragazzo? Il covo del tuo drago andrà benissimo- e da loro le spalle per avviarsi in una direzione che Hiccup conosce fin troppo bene.

Il ragazzo non riesce a trattenersi.

-Come fa a sapere di Sdentato?- chiede, mordendosi un labbro.

-Ci sono molte cose che ho scoperto quest’estate, su di voi e sulla setta, quando mi hanno rapita per prendere il mio posto- spiega velocemente la strega, senza dare segno di essere spaventata da ciò che le è successo.

-Chi ha preso il suo posto?- chiede Hiccup, molto spaventato della risposta.

-Oh, Haddock, è esattamente quello che temi- risponde enigmatica l’insegnante, e Hiccup sgrana gli occhi.

-Su, andiamo a parlarne in un posto migliore. Riferirete domani a Frost e Corona ciò che sto per dirvi- fa cenno ai ragazzi di seguirla, e mentre Hiccup esegue a testa bassa, Merida rimane all’erta, senza fidarsi della donna.

-Su, ricetta, non abbiamo tutto il giorno!- la richiama la vecchia, e mentre la ragazza sta per ribattere incrocia lo sguardo di Hiccup, che le fa una muta richiesta di silenzio e accondiscendenza.

Se glielo chiedesse qualcun altro un bello schiaffo non glielo toglierebbe nessuno, ma quello è Hiccup, e molto controvoglia decide di seguire i due, sempre però tenendo la bacchetta ben pronta.

Non si può mai sapere.

 

-E’ una pedina più semplice da manovrare di quanto sembrasse- sussurra ridacchiando Pitch, mentre osserva tramite uno schermo oscuro un Flynn depresso che sdraiato su letto legge un libro, o almeno finge di leggerlo, dato che non volta una pagina da venti minuti.

-Sei sicuro che non rivelerà niente di sua spontanea volontà?- una voce alla porta lo distoglie dalla sua osservazione.

-Ma certo che no. Rapunzel lo scoprirà nel modo peggiore. I ragazzi sono così manipolabili, mi sento quasi in colpa- il suo tono e il suo sorriso dimostrano tutt’altro che senso di colpa.

-Ma Elinor Gregor non è così ingenua, né lo sono gli altri membri dell’esercito della luce, e tu e gli altri li temete un sacco- la figura alla porta, nientepopodimeno che l’insegnante di storia della magia, gli parla come ad averlo in pugno.

-Ci hanno sconfitto una volta, ma non lo faranno di nuovo. Inoltre ti avevo ordinato di non usare i tuoi poteri su di noi, ma solo sugli studenti e i professori- la guarda minaccioso, e la vecchietta alza gli occhi al cielo sbuffando.

-Che fai sennò, chiami mio padre e metti una cattiva parola su di me?- chiede sarcastica, cambiando aspetto e diventando una ragazza dai lunghi capelli neri e dai tratti simili a quelli dell’uomo di fronte a lei, che non diede segno di rimanerne colpito, e anzi si limitò a scuotere la testa e tornare ad osservare lo schermo oscuro.

-Lilli, basta pagliacciate- La figura strinse i denti, seccata dalla reazione dell’uomo, e tornò ad essere la strega dai mille lavori.

-Per me il tuo piano fallirà se Jack Frost ci si mette in mezzo. Sai di che pasta è fatto, tale e quale ai suoi genitori- obietta Lilli, incrociando le braccia.

-E infatti hanno fatto la fine che farà anche lui. Jack Frost non mi spaventa, e neanche la SangueSporco. Il piano andrà esattamente come deve andare. La ragazza imploderà e trascinerà i suoi amici con se- con un gesto della bacchetta elimina lo schermo oscuro e con un cenno congeda la mutaforma, che se ne va con un ultimo avvertimento.

-Se Jack Frost e Flynn superano le loro divergenze, sarà proprio il caso di passare al piano B- 

-Tu credi davvero che sia possibile?- le risponde sarcastico Pitch.

 

Il giorno dopo sono Jack e Rapunzel a lezione di Difesa contro le arti oscure, e per tutta la lezione Jack non riesce a fare a meno di sentirsi nauseato dalla presenza dell’uhhhhhh di oscurità che si ritrova come professore.

E’ talmente distratto che non nota i tentativi vani di Rapunzel, seduta accanto a lui, che cerca di parlare e non riesce a trovare le parole giuste.

“Jack, ieri ho sentito te e Flynn parlare. Che mi state nascondendo?”

Sembra un po’ troppo accusativo.

“Chi accidenti è Eugene?!”

Ancora di più.

“Senti, non è che per caso tu e Flynn avete parlato ieri sera, non so, tipo verso le otto e trentacinque, magari nell’aula di pozioni vicino alla vostra sala comune”

Il fatto è che è molto irritata dal fatto che Flynn le stia nascondendo qualcosa. Lui le ha promesso di dirle sempre tutto. E le promesse sono davvero importanti per lei.

Jack si accorge che qualcosa non va solo alla fine della prima ora, mentre il professor Black è voltato di spalle per scrivere il programma sulla lavagna.

Infatti il loro banco sta iniziando a surriscaldarsi pericolosamente, e quando Jack sente scottarsi, si riprende e toglie velocemente le mani, alzando poi la testa per fissare Rapunzel.

-Punzie, va tutto bene?- le chiede preoccupato, vedendola abbattuta mentre con sguardo basso si rigira una ciocca di corti capelli castani tra le dita.

Lei alza lo sguardo su di lui, e prima che possa rispondere “Tutto bene non preoccuparti” altre parole le salgono alla bocca.

-Chi è Eugene?- chiede, cogliendo il ragazzo talmente di sorpresa che cade dalla sedia per lo stupore provocato dalla domanda.

-Signor Frost, c’è qualche problema?- chiede il professor Black girandosi a guardarlo con un sopracciglio inarcato.

-Si… ehm cioè, no, nessun problema. Sono scivolato mentre cercavo di recuperare la, ehm, penna- si inventa lì per lì.

Il professore si limita a scuotere la testa e tornare a scrivere il programma.

Jack tira un sospiro di sollievo per averla sfangata, poi sembra ripensarci, e guarda Rapunzel con espressione terrorizzata.

-Di chi stai parlando?- chiede, evasivo.

-Eugene. Ho sentito te e Flynn che discutevate su un tale Eugene di cui lui dovrebbe parlarmi e, non so, mi sembrava una cosa seria.

Chi è?- lo guarda quasi con le lacrime agli occhi, supplichevole, ma Jack non può dirle la verità.

-Deve essere Flynn a parlartene- dice solo, tornando alla lezione.

Poi sembra ripensarci e aggiunge.

-Ma non giudicarlo in fretta quando te ne parlerà. E’ una brava persona ed è una cosa molto difficile da dire.-

Rapunzel non è minimamente soddisfatta dalla risposta, ma decide di non insistere, e torna alla lezione, senza prestare la minima attenzione a ciò che il professore spiega e riflettendo sul modo migliore per attaccare il discorso con Flynn, a pranzo.

 

Purtroppo il pranzo è anche il momento che Merida e Hiccup, ancora sconvolti per quello che la strega fuggitiva ha detto loro la notte prima, scelgono per condividere le informazioni con gli amici, e tutte le buone intenzioni di Rapunzel e i discorsi preparati devono essere posticipati.

Infatti senza che Jack e Rapunzel possano dire niente, vengono portati quasi di peso nella stanza delle necessità da Merida e Hiccup.

-Ma che vi è preso, si può sapere?- chiede infastidita la ex-bionda, che ha visto tutti i suoi piani andare in fumo, più o meno come il rotolo di pergamena su uno dei tavoli accanto a lei, alla quale ha appena dato fuoco per sbaglio.

-Calmati Girasole- Jack le mette una mano sulla spalla per rassicurarla.

-Però ha ragione. Si può sapere che sta succedendo?- chiede rivolgendosi poi ai due amici, che si guardano, come ad accordarsi su chi deve parlare per primo.

Dopo un veloce scambio di sguardi, Hiccup prende la parola.

-Siamo…- ma viene subito interrotto da Merida.

-Nello sterco di troll fino al collo!- esclama, Hiccup le lancia un’occhiataccia, e lei lo fa procedere.

-Ieri sera abbiamo ricevuto una visita parecchio inattesa…- e inizia a raccontare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Scusate da morire per l’assenza, non avete idea di quanto mi è stato difficile scrivere questo capitolo (infatti è uscito anche uno schifo, e mi dispiace molto per ciò)

Comunque tra un po’ arrivano le vacanze, quindi forse riuscirò a pubblicare più spesso (poi è abbastanza impossibile perché devo completare un botto di storie e continuano a venirmene in mente altre)

Inoltre sto anche iniziando a scrivere un libro e volevo concentrarmi quest’estate… ma tralasciamo, ok?

Non dovrebbero esserci molti errori perché da questo capitolo in poi ho una Beta che mi corregge i testi, quindi spero che almeno sotto questo punto di vista il capitolo sia accettabile.

Come potete vedere sono parecchio giù di morale ultimamente, e la mia autostima è parecchio bassa :(

Ma tralasciando… per chi non lo sapesse Muffliato è un incantesimo che non permette agli altri di sentire ciò che viene detto a causa di un ronzio nelle orecchie.

E parlando del capitolo. 

Rapunzel è la vittima di questa prima parte di piano, mentre Merida e Hiccup stanno cercando un modo di smascherare l’oscuro professore, e qualcosa mi dice che abbiano anche scoperto l’identità del suo braccio destro.

Chissà cosa la strega ha rivelato loro.

Nel prossimo capitolo assisteremo a un salto temporale fino alle vacanze di natale.

Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto nonostante tutto e spero di aggiornare non troppo tardi.

Un bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 21
*** Il natale porta sconsiglio (ovvero, come non seguire la ragione e farsi guidare dalla paura) ***


Capitolo 20: Il Natale porta (s)consiglio

ovvero

Come non seguire la ragione e farsi guidare dalla paura

 

I mesi che separano i Big Four dalle vacanze di natale passano in fretta, e in men che non si dica i ragazzi si ritrovano a fare le valige per tornare a casa.

E questo non vale solo per Rapunzel e Merida, come è avvenuto da quattro anni a questa parte, ma anche per Hiccup, e sfortunatamente anche per Jack.

La scuola, infatti, visti i pericoli che sembrano essere in agguato nel mondo magico in questo periodo, ha deciso di dichiarare lo stato di emergenza e ha aggiunto l’obbligo di vacanza durante il periodo pasquale e natalizio.

Questo non è molto piacevole per i due ragazzi, che sono costretti a tornare nelle loro cupe dimore, lontano dagli amici e nel rischio costante di un’imboscata o di un attacco improvviso.

Però c’è da dire che è sempre meglio di stare da solo a scuola con uhhhhhh di oscurità e Lilli, la figlia di uno dei più pericolosi esseri sovrannaturali del mondo, il cui nome è molto meglio non pronunciare e nemmeno pensare.

La vera insegnante di storia della magia ha infatti detto loro che la setta oscura sta lavorando a piani per separarli e spezzarli uno ad uno, ma che se i piani non dovessero funzionare hanno in serbo per loro l’evocazione della creatura oscura più potente e pericolosa di cui si ha conoscenza, talmente malvagia che in molti la definiscono la personificazione dell’oscurità stessa, anche se non si hanno conferme in proposito.

L’unico problema è che l’insegnante di storia della magia si è categoricamente rifiutata di rivelare il nome, e Hiccup non sa che pesci prendere nelle sue ricerche per fermarlo.

Non ha idea di cosa cercare, e sta passando tutto il tempo che lo separa dalle vacanze in biblioteca, chino su una montagna di libri che riguardano miti e leggende.

Peccato che da quel punto di vista la biblioteca è fin troppo fornita, e ancora non ha trovato niente di utile.

Se solo conoscesse quel dannatissimo nome!

-Hiccup- una voce delicata lo riscuote dalla lettura dell’ennesimo libro senza risposte.

Alza la testa di scatto e per poco non la sbatte sul naso di Rapunzel, che per fortuna si scansa in tempo, con una risatina.

-Scusa, Punzie. Mi hai colto di sorpresa- si strofina gli occhi stancati dalle numerose ore di letture e trattiene a stento uno sbadiglio, mentre Rapunzel gli sorride e gli si siede accanto.

-Ancora ricerche su tu-sai-chi?- chiede interessata, osservando il libro e leggendo qualche pezzo.

-Manca mezzora alla partenza e ancora non ho trovato nemmeno un nome- si lamenta lui accarezzando distrattamente una Amy appisolata sul tavolo, che non da segno di svegliarsi.

-Non dovresti fare ricerche anche su come farla tornare umana?- chiede Rapunzel, lasciando perdere il libro e guardando Amy apprensiva.

Hiccup non sa che risponderle, e si imbarazza leggermente.

Non pensa alla cura per Amy da quando… non ricorda più da quando, ma sa di aver totalmente dimenticato i suoi intenti di aiutarla da quando hanno scoperto di essere l’obiettivo di una setta malvagia.

Beh.. chi può biasimarlo, dopotutto?

Amy si sveglia, facendo passare lo sguardo da Hiccup a Rapunzel come a chiedere loro di che stanno parlando.

-Credo sia il caso di continuare per un’altra mezzora, prima di prendere il treno- taglia corto Hiccup, prendendo il libro e tornando a studiarlo.

-Sei sicuro di volerlo scoprire?- se ne esce all’improvviso Rapunzel, titubante.

-Come?- chiede Hiccup, confuso.

-Si, insomma. Lo so che è una minaccia parecchio pericolosa, ma proprio per questo non dovremmo cercare di starci alla larga? Voglio dire, insomma, che noi siamo molto potenti è vero, ma siamo ragazzi, e se tu scoprissi il nome della creatura e senza volerlo ti facessi possedere dalla suddetta o la evocassi e ti portasse sfortuna? Per quello che sappiamo potrebbe essere l’oscurità stessa- si spiega la ragazza, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita e surriscaldandosi leggermente.

Ultimamente si surriscalda molto più facilmente del solito, e la cosa è preoccupante, dato che ogni volta che succede la minima cosa leggermente negativa c’è un alto rischio di pergamene e penne che prendono fuoco.

-Capisco il tuo ragionamento, e in circostanze normali sarei anche dalla tua parte, ma… non so… questa creatura mi sembra diversa dalla setta oscura. Forse il fatto che non sappiamo il nome o forse il fatto che è solo l’ultima risorsa della setta. Io credo che sia il più pericoloso, questo si, ma anche forse un possibile… sembro pazzo se lo dico ad alta voce- sospira Hiccup, abbassando lo sguardo.

-Dire cosa?- chiede Rapunzel, guardandolo con sopracciglia aggrottate.

-Magri… un possibile… alleato?- persino mentre lo dice si accorge di sembrare ridicolo, ed infatti Rapunzel e Amy lo guardano come se fosse pazzo, e poi si guardano tra loro.

-Come può l’oscurità essere un alleata?- chiede cauta Rapunzel, per dimostrare che questa teoria non ha senso.

-Ma non abbiamo prove che sia l’oscurità. Il mio ragionamento deriva da una domanda: se la creatura è così potente, come mai la setta oscura non l’ha contattata prima? Forse non è così intenzionata a collaborare, e se è il padre di Lilli…- Rapunzel arriva la suo ragionamento sprizzando una scintilla dall’orecchio che colpisce Amy, rizzandole il pelo. 

-…allora forse come lei si diverte delle sventure altrui e possiamo convincerlo a non essere contro di noi, come avete fatto con Lilli alla seconda prova- conclude per lui.

Hiccup sorride e annuisce leggermente.

-Ma è geniale, Hiccup. Sul serio, perché non sei corvonero?- chiede esaltata, e riscaldando piacevolmente la stanza.

-Si fanno tutti la stessa domanda da cinque anni, a dire il vero. Probabilmente la mia grande fedeltà per i draghi neri leggendari mi ha smistato a tassorosso- ci scherza su il ragazzo, assicurandosi che nessuno li stia ascoltando.

Rapunzel ridacchia, poi guarda distrattamente l’orologio, e impallidisce.

-Dannazione! E’ tardissimo! Tra venti minuti parte il treno- esclama saltando in piedi e spaventando la povera Amy, ancora intontita dalla scarica elettrica.

-Non è un po’ tanto?- chiede Hiccup, confuso. In venti minuti si possono fare parecchie cose.

-Si, ma è poco visto che voglio finalmente parlare con Flynn- gli spiega lei.

Non riesce ancora a chiedergli di quel tale Eugene, anche se da come si era parlato di lui lei sospetta sia qualcuno che lo ricatta, o che lo tratta da bullo, o qualcosa del genere.

E’ un nome che nel corso dei mesi ha imparato ad associare a un tremendo criminale babbano da distruggere, e ha paura che chiedendo a Flynn chi egli sia potrebbe aprire una ferita tremenda.

Però, come aveva fatto con Jack l’anno prima a proposito dell’invito al ballo dello stesso Flynn, ha deciso di approfittare della partenza per chiedergli tutto.

Anche se forse non è esattamente un bene se poi lui farà tutto il viaggio con lei.

Però deve chiederglielo quando sono soli, o lui non dirà niente.

-Beh, buona fortuna- le dice Hiccup -Ci vediamo sul treno- e poi torna a leggere il suo libro, il più velocemente possibile.

-Buona fortuna anche a te- Rapunzel gli stampa un bacio sulla guancia e si affretta a cercare il suo ragazzo, mentre Hiccup si rassegna al fatto che le informazioni che cerca non siano lì e che deve subito cercarne un altro prima che sia troppo tardi.

Purtroppo è già troppo tardi.

Infatti Belle gli si avvicina un po’ dispiaciuta per informarlo che la biblioteca sta chiudendo per le vacanze natalizie.

-Mi dispiace, Hiccup. Ma devi posare quel libro. Manca solo un quarto d’ora alla partenza del treno e dobbiamo prepararci tutti. Se vuoi posso prestarti il libro, a patto che me lo riconsegni sano e salvo alla fine delle vacanze- gli sorride, osservando la copertina, e chiedendosi in cuor suo perché un ragazzo del quinto anno legga tutti quei libri sui mostri, le leggende e la mitologia.

-No, Belle. Ti ringrazio. Non mi è molto utile questo libro- lo posa sullo scaffale da dove lo ha preso e si interroga sul dover chiedere o no informazioni alla bibliotecaria. Dopotutto lui e Belle hanno un rapporto abbastanza buono, e lei conosce tutti i libri nella biblioteca, forse può aiutarlo.

Prima che possa prendere una decisione ci pensa la giovane donna per lui.

-Cosa stai cercando, di preciso?- gli chiede, in tono leggermente indagatore, ma giustificato agli occhi di Hiccup.

-Beh, è difficile da spiegare. Mi chiedevo se tu avessi informazioni su una creatura molto pericolosa che spesso agisce nella mente e nell’oscurità. Non so il suo nome, a quanto pare non lo si può dire né pensare perché sarebbe troppo pericoloso. L’unica cosa che so è che può fare praticamente tutto e sa praticamente tutto. E che con molta probabilità è la creatura più pericolosa che il nostro mondo abbia mai conosciuto- mano a mano che spiega a Belle la creatura, si pente di averla nominata, perché lei impallidisce pian piano.

Alla fine diventa cadaverica, e Hiccup decide di lasciar perdere per non causare uno svenimento a un quarto d’ora dalla partenza.

-Ok, senti. Lascia perdere. E’ solo una leggenda, io volevo fare una ricerca per Difesa, ma non è importante. Meglio che vada a prendere il treno- prende le sue cose e fa per uscire, ma Belle lo blocca per un braccio, sorprendendolo.

-Senti, Hiccup. Non troverai libri che fanno al caso tuo tranne che nella sezione proibita, e comunque sarebbe meglio se non ficcassi il naso in questa faccenda. La creatura di cui parli- Belle rabbrividisce, ma continua -Non è una creatura che vorresti evocare, e fidati, conoscendo il suo nome la evocheresti, e non riusciresti a togliertela dalla testa. Almeno così dicono le testimonianze- 

-Io non voglio evocarla, voglio solo sapere come…- Hiccup prova a ribattere, ma Belle scuote la testa.

-Lui non si può sconfiggere. Si può scacciare, forse controllare per un breve periodo, ma non si può sconfiggere. Tornerà sempre, e non è proprio il caso che entri in contatto con voi quattro- 

-Ma io…- prova di nuovo a ribattere Hiccup, che non è deciso a darsi per vinto.

-Anche se fosse, nessuno sa il nome, e probabilmente non è nemmeno contenuto in biblioteca. Le leggende narrano che per avvicinarsi a lui abbastanza da sapere il nome si deve avere una parte di oscurità abbastanza profonda nascosta in superficie. E tu non ce l’hai. Quindi è fuori discussione. Quella creatura è distruttiva, e tu non lo sei affatto!- conclude una volta per tutte la bibliotecaria, poi si avvia alla porta.

-Su, meglio andare. E’ ora di chiudere- gli fa cenno di sbrigarsi, e lui, sospirando e a testa bassa, esce seguito da Amy, che fa un cenno di ringraziamento a Belle.

Ad Amy non sono mai piaciuti i piani di Hiccup, e spera che con questi avvertimenti si decida a lasciar perdere.

Ma lui non vuole darsi per vinto, e già pensa a un modo di sfruttare queste informazioni.

“Creatura di distruzione, eh?”

 

Merida nel frattempo è in guferia alla ricerca di Angus.

Il suo gufo iperattivo ha deciso di giocare a nascondino proprio il giorno della partenza.

-Angus, vieni qui, brutto piccolo… ehm, volevo dire, dolce e bellissimo gufetto- sbuffa sommessamente. Mannaggia a quando ha avuto la stupida idea di comprarsi un gufo.

Non poteva prendere un gatto? No, un gatto era meglio di no. Lei odiava i gatti, e una rana era fuori discussione.

Però anche un gufo non è che le stesse andando proprio a genio.

Pensava che i gufi non si perdessero come i rospi, ma a quanto pare Harry Potter continuava a dimostrarsi sempre meno esatto, su questi punti di vista.

-Uff, avrei dovuto chiamarti Oscar, altroché- afferma convinta tra se e se.

-Qualche problema?- chiede ridacchiando una voce alla porta.

-Non problemi che puoi risolvere tu- risponde Merida, senza girarsi.

Quella voce può appartenere solo a una persona.

-Se vuoi posso aiutarti. Ho bisogno di distrarmi- Jack si avvicina , attento a non calpestare escrementi di civetta e inginocchiandosi per vedere sotto un mobile, ai piedi di Merida.

-Distrarti? E perché?- chiede lei, abbassandosi alla sua altezza per controllare a sua volta. Non si sa mai con Jack Frost, non è che sia così affidabile.

-Quattro parole: Partenza, orfanotrofio, bullismo, inservienti- le conta sulle dita di una mano, abbattuto.

Merida però non ne è tanto sicura.

-Avrei detto più che altro: Rapunzel, Corona, Flynn, Rider- lo prende in giro, imitandolo.

Jack le lancia un’occhiataccia.

-Ho già ribadito che ho accettato, di cattivo grado ma comunque l’ho fatto, la decisione incauta e spregiudicata di Rapunzel, quindi smettila di prendermi in giro e accettala anche tu- incrocia le braccia e si rialza.

-Ma io l’ho accettata alla grande, sopratutto dopo la partita- le brillano gli occhi ripensando alla schiacciante vittoria.

Jack sbuffa.

-E’ successo un mese e mezzo fa. Per quanto ancora me lo rinfaccerai?- si lamenta, ma Merida non ha tutti i torti.

La partita è stata incredibile, probabilmente se ne parlerà a Hogwarts per dei secoli.

-Fino alla morte, mio caro Frost. Fino alla morte- gli risponde lei, dandogli un pugno sulla spalla.

Per tutta risposta una palla di neve gigante colpisce la rossa da dietro, e parte senza volerlo una mega battaglia a palle di neve, che si interrompe solo quando un gufo reale che entra dalla finestra e si posa sui capelli della riccia, che per poco non prende un infarto, e si becca una palla i neve dritta in faccia.

-Angus! Proprio ora dovevi venire? Si vede che complotti contro di me!- si lamenta lei, prendendolo con una mano e chiudendolo in gabbia. 

Lui sembra ridacchiare sotto i baffi.

-Non credo che complotti contro di te. Ha solo obbedito ai miei ordini. E’ un gufo parecchio intelligente. E poi il treno sta per partire- una voce alla porta fa girare entrambi di scatto, e Hiccup lancia un biscottino per Angus, che lo prende dalla gabbia soddisfatto.

-Ci mancava il dragone- sbuffa Merida, sorridendo divertita.

-Allora, pronti a partire?- chiede il moro.

Sia Jack che Merida gli lanciano occhiate eloquenti.

-Vi capisco, ragazzi. Anche io detesto l’idea di tornare a casa- sospira, e accarezza un po’ Angus da fuori la gabbia.

-Piuttosto, trovato notizie sulla creatura super pericolosa?- chiede Jack, per cambiare argomento, mentre iniziano ad avviarsi verso il treno, ormai prossimo alla partenza.

-Belle non mi ha dato responsi positivi- risponde Hiccup, conscio che probabilmente i suoi amici non saranno molto contenti del coinvolgimento della bibliotecaria.

-Belle?!- chiede infatti Merida, fermandosi di scatto.

Hiccup sospira.

-Non sapevo a chi altri rivolgermi. E lei conosce ogni cosa della biblioteca- cerca di giustificarsi.

-Ma questo non è un buon motivo per coinvolgerla!- obietta Jack.

-Non l’ho coinvolta. Ho solo chiesto se esiste una creatura così e come si chiama. Per una ricerca di Difesa. Andiamo, dai. Ne parliamo in treno- prova a rimandare il discorso, ma i due amici non sono molto accondiscendenti.

-Non ci pensare nemmeno. In treno c’è Rider che rompe. Ce lo dici ora- lo ferma Merida, guardandolo dritto negli occhi.

-Ok, ok. Nessuno sa il suo nome. Sapendolo lo evocheremmo e  non ce ne libereremmo più o qualcosa del genere. Per avvicinarlo dovremmo essere abbastanza oscuri e distruttivi. E’ tutto. Non ha saputo dirmi altro. Andiamo, per favore? Non mi va di perdere il treno- e liberandosi della presa di Merida si avvia, seguito da Jack.

Merida resta un attimo immobile, riflettendo.

E’ una sua impressione, o Hiccup ha distolto lo sguardo quando ha parlato di oscurità e distruttività.

Crede forse che lei sia abbastanza distruttiva da evocare il tizio triangolo? 

…un momento, com’è che ha chiamato la creatura?!

Si volta di scatto, sentendosi osservata, e le sembra di udire l’eco di una risata in lontananza.

Prima che possa indagare, viene richiamata da Jack.

-Hey, Principessa, ti sei incantata? Il treno parte!- 

-Stavo pensando, Ghiacciolino, dovresti provarci ogni tanto. Comunque, Hic, secondo me è un bene non sapere il suo nome. Forse dovremmo semplicemente smettere di provare a capire chi è. Potrebbe anche essere il piano della setta oscura, non trovi?- Merida spiega il suo punto di vista, raggiungendoli.

-Mmm… forse hai ragione, ma non so… secondo me potrebbe rivelarsi importante- Hiccup non sa da dove gli venga questa sensazione, ma non sapere niente su uno dei cattivi più pericolosi che affronteranno… non gli piace, non gli piace affatto.

-Beh, ne parleremo dopo le vacanze, va bene?- propone Jack, con un sorriso incoraggiante -Magari quando anche Rapunzel sarà con noi- lui, al contrario di Hiccup e Merida, non vuole proprio pensare a questa stupida creatura oscura. Ha un’altra brutta sensazione, e riguarda Flynn Rider. Se lui non dirà a Rapunzel la verità presto… beh, probabilmente ai cattivi non servirà chiamare la creatura oscura per distruggerli.

Ma ora deve pensare alle vacanze. Tanto non può succedere niente di male giacché loro sono ognuno a casa propria.

O almeno così crede con un po’ troppo ottimismo.

 

Il 28 dicembre, infatti, una Rapunzel sorridente e stranamente accaldata nonostante il gelo e la neve che avvolgono la mattinata, si avvicina determinata all’orfanotrofio di Jack, decisa a scoprire tutto ciò che può su Eugene Fitzherbert, il bulletto ricattatore di Flynn.

Quando ci ha parlato, prima di salire sul treno, era stato vago, al riguardo, ma le aveva confessato le cose importanti.

-Flynn, dobbiamo parlare!- aveva esordito lei, con sicurezza.

Lui aveva sgranato gli occhi, e come al solito aveva cercato di svignarsela.

-Dobbiamo andare a prendere il treno. Magari parliamo più tardi, o dopo le vacanze- 

-No, ne parliamo ora, Flynn. Se è un ragazzo che ti ricatta o qualcuno che se la prende con te devi dirmelo, posso aiutarti… o se non posso almeno posso provare a starti accanto. Tu lo sei stato con me- lei gli si era avvicinata prendendogli il volto tra le mani e guardandolo dritto negli occhi, così da costringerlo a fare altrettanto.

-Io… io sono…- aveva iniziato a dire lui, con le parole bloccate in gola -…sono…- poi si era bloccato, incapace di continuare, e dopo essersi preso il volto tra le mani aveva provato nuovamente a parlare.

-Eugene è… lui è… io sono…- poi aveva scosso la testa, incapace di finire le frasi lasciate in sospeso.

-Io odio Eugene- aveva poi detto, più tra se che rivolto a Rapunzel.

-Ok, diciamo che Eugene è un orfano, nello stesso orfanotrofio di Jack, e che lui…- aveva iniziato a gesticolare, senza guardare negli occhi Rapunzel.

-…lui e io abbiamo un trascorso parecchio burrascoso. Parecchio, parecchio burrascoso. Pareeeechio burrascoso.- poi era sembrato rendersi conto di una cosa, e si era precipitato a spiegare.

-Ma… ma non è cattivo, insomma, non è che sia… diciamo che in realtà… la faccenda è che…- prima che potesse finire di spiegarsi balbettando, Anna era sbucata da dietro l’angolo, trafelata.

-Rapunzel, eccoti qui! Il treno sta partendo, è meglio che voi due vi sbrighiate perché…- si era poi interrotta di scatto, facendo passare lo sguardo tra i due, leggermente imbarazzata.

-Ho interrotto qualcosa per caso?- aveva chiesto arrossendo.

Prima che Rapunzel potesse rispondere affermativamente Flynn l’aveva preceduta, superandola.

-Oh, no, niente di importante. Ne finiamo di parlare dopo le vacanze, va bene?- e senza aspettare la sua risposta si era avviato correndo verso il treno.

Rapunzel non era più riuscita a incrociarlo, ma quello che aveva sentito l’aveva convinta della cattiveria di Eugene, e ora stava dirigendosi all’orfanotrofio per scoprire chi fosse e dirgliene quattro.

Forse Flynn non avrebbe apprezzato più di tanto, ma è una cosa che deve fare. Dopotutto questa storia le ha fatto bruciare già tre coperte a casa, e anche se c’è il vantaggio che i suoi genitori non devono accendere il riscaldamento, i parenti in visita iniziano ad accorgersi che c’è qualcosa che non va.

E’ talmente tesa e preoccupata che tutta la neve accanto a lei si scioglie a ogni passo, e i passanti le lanciano occhiate circospette.

Però, più si avvicina, più la neve sembra farsi forte, il ché le da una conferma della presenza di Jack nell’edificio.

Il ragazzo infatti, ironia della sorte, sta proprio parlando con Eugene, parecchio arrabbiato.

-Ma andiamo, hai avuto tutte le possibilità del mondo. Perché diavolo non le hai colte!?- gli urla contro.

Eugene è seduto sul letto di camera sua, con sguardo basso, e infastidito.

-Se tu ti trovassi nella mia situazione non faresti tanto il saputello- sussurra a denti stretti.

Jack gli lancia un’occhiata penetrante.

-Uno: Mi sono trovato esattamente nella tua situazione, due volta, anche se nel primo caso ho rivelato di Jenny a una che non era Rapunzel, e nel secondo lei dormiva;

Due: Se ci fosse la vita stessa di Rapunzel in gioco non aspetterei mezzo secondo a dirglielo…- 

-Ma non sappiamo se…- prova a giustificarsi Eugene, ma Jack sovrasta la sua voce.

-E tre: Per colpa tua non ho avuto l’occasione di dirglielo, e quindi non puoi parlare- gli punta un dito contro, Eugene sbuffa, a testa bassa.

-E comunque la mia esperienza non ti ha insegnato niente? Se non glielo dici tu lo scoprirà in un altro modo, e sarà molto più disastroso. Non mi ha parlato per parecchio tempo a causa tua- 

Eugene si prende la testa tra le mani.

-Ok, ok, hai ragione, ma ne parliamo dopo le vacanze, va bene? Lo so che devo dirle tutto, ma… se mi aiutassi tu?- chiede, inscenando il suo sguardo che conquista tra le dita.

-Non ci penso nemmeno, non voglio avere niente a che fare con questa storia- Jack incrocia le braccia.

-Ma non hai appena detto che se ci fosse la vita di Rapunzel in gioco non aspetteresti neanche un secondo a dirle i segreti?- chiede, prendendolo in contropiede.

Jack lo guarda sdegnato, ma prima che possa rispondergli, una delle inservienti dell’orfanotrofio lo chiama, con la solita espressione disgustata che usano tutti con lui in quel posto.

-Jackson, c’è un visitatore per te- e gli indica l’entrata dell’orfanotrofio.

Mentre lascia la stanza sente Eugene alzarsi e rivolgersi all’inserviente, probabilmente discutendo come al solito della sua permanenza lì.

Il ragazzo è talmente contento di lasciare la stanza di Eugene che bada poco al fatto di avere un visitatore. Pensa che sia qualcuno dalla scuola, magari Uhhhhhh di oscurità pronto per ucciderlo, ma di certo l’ultima cosa che si aspetta di vedere è una sorridente Rapunzel, con i capelli castani tirati indietro da una fascia rosa, un maglione lungo dello stesso colore, dei leggins neri e le ballerine.

Impallidisce di fronte alla visione, e si tira un pizzicotto per assicurarsi che non sia un sogno.

Purtroppo si fa male.

-Hey, Jack! Come va? Ero in giro è ho pensato di passare- non lo guarda negli occhi mentre lo dice, e si tortura una ciocca di capelli, quindi Jack ci mette meno di un secondo a capire il vero motivo della visita.

-Ah… che bel pensiero… che ne dici di uscire e parlare un po’ fuori da qui- la prende per mano a fa per uscire quando una donna dietro il bancone gli fa cenno di fermarsi.

-Frost, non osare svignartela, lo sai che non puoi uscire- lo riprende. Jack le lancia un’occhiataccia.

-Ok… allora magari mettiamoci su questo divanetto. Tu con le spalle alla porta che da alle camere, e io spalle alla finestra, e parliamo un po’- la fa sedere di prepotenza, e lei lo guarda sospettosa, iniziando ad insospettirsi. 

-Ma perché non mi fai fare un giro dell’orfanotrofio?- chiede, Jack deglutisce rumorosamente.

-Perché… non si può fare, giusto, Dolores?- chiede alla donna alla reception, che annuisce controvoglia. 

Qualsiasi cosa renda felice Jackson Frost è male.

-L’unico luogo dove è permesso stare con i visitatori è il luogo dei ricevimenti, ovvero questo- spiega acida.

-Grazie, Dolores- Jack le sorride, sollevato. Rapunzel è un po’ delusa, e la temperatura si alza di qualche grado.

-Bene, tu ora aspettami un attimo qui mentre io vado in camera a prendere… una cosa. Sai… i compiti… devo chiederti una cosa sui compiti- questo insospettisce ulteriormente Rapunzel, che si alza e lo blocca per la felpa.

-Perché ti comporti così? Mi stai nascondendo qualcosa, vero? Qualcosa che riguarda Eugene Fitzherbert- lo accusa, guardandolo dritto negli occhi.

-Eugene?- chiede una ragazza seduta a leggere su un divanetto poco distante, Rapunzel si volta verso di lei, Jack fa altrettanto, guardando la ragazza terrorizzato.

-Lo conosci?- chiede Rapunzel.

-Ma certo, lo conoscono tutti, è il vip dell’orfanotrofio- comincia lei, abbassando il libro e guardando Rapunzel.

Jack le fa cenno di stare in silenzio, ma nessuno lo ascolta mai.

-Non andate a scuola insieme, Jackson?- chiede poi la ragazza, guardando Jack, che scuote la testa con forza.

Rapunzel è sempre più confusa.

-No, non viene a scuola con noi- risponde per Jack.

-Davvero? Eppure vi sento spesso parlare di scuola- continua a rivolgersi a Jack, atona e pensierosa.

-No, Felicity, devi esserti confusa. Rapunzel, sediamoci un attimo e parliamone, ti spiegherò tutto ma dovresti un attimo calmarti- le si avvicina e le sussurra preoccupato -La temperatura si sta alzando pericolosamente- 

Come tutta risposta, Rapunzel emana ancora più calore, ma decide di seguire Jack.

-Comunque non ti conviene essere amica di Jackson Frost. Non è un tipo raccomandabile, anni fa ha ucciso la sorella di Eugene. Infatti i due si odiano- continua la ragazza, rialzando il libro.

-Felicity sta zitta!- esclama Jack, scattando all’erta.

Tutte le persone nella stanza iniziano a sudare e a farsi aria con la mano.

Dolores si alza dalla sua postazione per controllare il riscaldamento.

-Ma di che diamine stai parlando? E’ la sorella di Flynn che…- si interrompe appena legge il titolo del libro della ragazza, e impallidisce.

“Le avventure di Flynn Rider” 

-Che significa?- chiede in un sussurro a Jack, che apre la bocca pronto a dire parole confortanti.

L’unica cosa che importa in questo momento e che Eugene non si faccia vedere.

-Ma diamine Imelda, sono ormai grande, credo di avere tutto il diritto di andarmene da questo orfanotrofio- appena sente queste parole da dietro di se trattiene a stento un’imprecazione, mentre Rapunzel si gira di scatto, sorpresa e incredula.

-Flynn- è sussurrato talmente piano che non lo sente nemmeno lei stessa, mentre fissa il ragazzo che segue una delle inservienti, visibilmente seccata.

-Te l’ho detto e ripetuto, Eugene, non sei ancora maggiorenne e non puoi andartene- sospira seccata, mentre porta si avvicina a Dolores, che sta ancora armeggiando con il riscaldamento. -Non trovi sia un po’ alto?- le chiede, ignorando Eugene, che sussurra a mezza voce sbuffando.

-Questo lo crede lei- e incrocia le braccia per tornare in camera, senza dare segno di aver visto la sua ragazza.

-Flynn?- questa volta la voce di Rapunzel raggiunge le orecchie di Eugene, che senza pensarci si gira verso di lei.

-Si?- chiede, ma appena incontra il suo sguardo rimane a bocca aperta, agghiacciato per quanto possa permetterlo il calore parecchio elevato della stanza.

L’unico movimento è negli occhi, che passano da Rapunzel a Jack, come a chiedergli un aiuto che lui non può dargli.

Rapunzel è sull’orlo delle lacrime, e di un esaurimento nervoso.

-Flynn, che significa?- chiede, cercando di assumere un tono fermo. 

-Flynn? Chi è Flynn? Lui è il famoso Eugene di cui chiedevi con insistenza- si intromette nel discorso Felicity, guardando divertita Rapunzel, e umiliandola nel profondo.

-Felicity!- la riprende Jack con odio. Quella ragazza non ha la più pallida idea delle persone con cui ha a che fare.

Felicity alza le spalle e torna alla lettura, o almeno così fa credere.

Rapunzel abbassa lo sguardo.

-Che stupida- sussurra a se stessa, poi, con le lacrime che minacciano di uscirle dagli occhi si avvia lentamente verso la porta, esternando una quantità così elevata di calore che Jack non prova neanche a fermarla, perché preferisce trasferire la conversazione in un luogo fresco e aperto.

Le guarda uscire sperando con tutto il cuore che Eugene rimanga ghiacciato sul posto. 

“Non dire niente, non dire niente, non dire niente” pensa, ma ancora una volta le sue parole non sono ascoltate da chiunque ci sia ad ascoltarle.

-Rapunzel, aspetta, posso spiegarti- Eugene le prende la mano per fermarla, ma subito deve ritirarla, scottato.

Rapunzel si gira di scatto e gli lancia un’occhiata di puro fuoco, crollando una volta per tutte.

-NON VOGLIO SENTIRE UNA PAROLA!!!- gli urla, stringendo i pugni e avvicinandosi a lui tanto da spingerlo contro il muro.

-Ti prego, fammi spiegare, non è come sembra- prova a recuperare Eugene, tenendosi la mano dolorante, ma senza distogliere lo sguardo dalla sua probabilmente ex ragazza.

Jack scuote la testa, iniziando a preoccuparsi per lui.

Non potrebbe usare frasi più cliché.

-Prima scopro che il mio migliore amico è una specie di assassino, poi che un altro addestra draghi illegalmente, una setta oscura vuole le nostre teste ed ora questo. Non ce la faccio più!- liberando tutte le lacrime si prende la testa tra le mani, e crolla in ginocchio a terra, trasformando la sala in una vera e propria sauna, tanto che tutte le persone si guardano intorno per essere sicure che non ci sia un incendio, ed escono spaventate dalla stanza.

“Se non altro siamo rimasti solo noi tre” pensa Jack, tenendosi sempre in disparte ma pronto per intervenire in caso di guai. Soffre da morire a vedere Rapunzel così ferita, ma non ha la più pallida idea di cosa sia meglio fare in questo momento.

-Rapunzel, sono sempre io, ho solo un nome diverso. Non sapevo come dirtelo… avevo… avevo paura di perderti- non è questo il momento della sincerità, ormai è troppo tardi.

Jack sente il corpo ancora prima che parta, e getta Eugene da un lato prima che un’ondata di calore solare lo colpisca in pieno.

Rapunzel sobbalza alla vista del bancone della reception totalmente incenerito, poi si alza di scatto, e indietreggia lentamente.

-Rapunzel- Jack si alza a sua volta. Deve assolutamente calmarla, prima che mandi tutto a fuoco.

Rapunzel si porta le mani al petto, spaventata da quello che potrebbero causare.

Anche Eugene si rialza, e fa per avvicinarsi.

-Stammi lontano!- Rapunzel solleva una mano per intimarlo a fermarsi, ma senza che possa controllarlo le parte un altro getto di calore.

Jack non fa in tempo a gettarsi nuovamente su di lui, ma gli si para davanti e si becca il colpo, urlando per il dolore e cadendo nuovamente a terra.

-Jack!- Rapunzel porta le mani davanti alla bocca, sconvolta, poi indietreggia velocemente, e scappa via dall’orfanotrofio, piangendo senza controllo.

Jack si rialza a fatica, e poi decide di seguirla.

Eugene prova a seguirlo, ma l’albino lo ferma.

-Non credo proprio sia il caso. Tu resta qui, le parlo io. Un omicidio è proprio l’ultima cosa che ti permetterò di farle fare- e dopo averlo spinto a terra per fermarlo, Jack supera l’uscio, ancora pieno di ustioni che però si stanno rimarginando.

Eugene resta immobile, senza capire bene che cosa sia appena successo. 

Si guarda la mano ustionata, sperando con tutto il cuore di svegliarsi presto da questo incubo.

-Sembrava parecchio sconvolta- ridacchia una voce all’angolo.

Eugene alza la testa per fissarla dritta verso un libro a lui molto noto, tenuto da una ragazza a lui ancora più nota.

-Jenny?! Ma cosa…?!- la guarda terrorizzato.

-Probabilmente avrai sentito parlare di me. Piacere, mi chiamo Lilli- gli offre la mano sorridendo divertita, ma lui la guarda come fosse un mostro.

Lilli smette di sorridere, un po’ offesa, poi ritorna al libro, continuando a parlare.

-Sembra che tu abbia combinato un bel casino, sai? Se fossi in te…- l’aspetto di Lilli cambia, e diventa una copia praticamente identica al ragazzo che ha davanti. -…cercherei di dimenticarla. Credo che tu le abbia rovinato tutta la sua fiducia nel prossimo- Eugene nota con orrore che anche la voce di Lilli è identica alla sua.

-Comunque, se vuoi vendere la tua anima all’oscurità, sappi che abbiamo porte sempre aperte a nuove reclute- gli fa l’occhiolino, poi si smaterializza, lasciando cadere il libro che ha rovinato tutto.

Eugene crede di avere urgente bisogno di uno psicologo.

 

-Merida, non è radice di aconito, è radice di asfodelo- Hiccup, attraverso lo specchio magico, sta aiutando Merida nei compiti, più per assicurarsi che li faccia che per altro. 

-Uffa, Hiccup, credi davvero che la professoressa Yzma se ne accorga?- si lamenta Merida, cancellando l’errore e riscrivendo l’ingrediente giusto.

-Forse lei no, ma il controllore dei GUFO sicuramente. Vuoi diventare Auror o no?- la riprende il ragazzo, cercando di vedere se questa volta ha scritto giusto.

-Merida, è asfodelo, non asfodelio. Togli quella i- la corregge, indicando l’errore.

-Uffa!- Merida sbuffa, togliendo la i -Abbiamo una setta oscura che reclama le nostre teste con insistenza, draghi negli armadi, tutta la scuola che crede abbiamo ucciso il professor Parr senza un perché e tu davvero ti preoccupi dei GUFO?- chiede incredula.

Hiccup alza gli occhi al cielo, continuando i suoi compiti.

-Senza contare la creatura malvagia che può essere evocata solo da persone esplosive- Merida lancia un’occhiata all’amico per vedere la sua espressione.

Lui ha gli occhi bassi e arrossisce leggermente.

-Quando ho detto persone distruttive e oscure non intendevo certo te- sottolinea, a voce bassa.

-Non ho mai detto questo- Merida alza le mani.

-Lo intendevi tra le righe- Hiccup ancora non solleva lo sguardo

-Come fai a dirlo?- chiede Merida socchiudendo gli occhi

-Ti conosco bene- Hiccup alza le spalle

-Anche io, Hiccup- la voce di Merida fa intendere che non ce l’ha con il ragazzo per aver pensato che Merida potesse essere una buona tramite per il mostro.

-Secondo te che dovrei fare?- chiede poi al ragazzo, senza rendersi conto che la penna nella sua mano inizia a scrivere.

Anche Hiccup a testa bassa non lo nota.

-Che intendi?- chiede confuso.

-Insomma, per evocarlo in modo che mi dica il nome e tutta quella cosa strana e inquietante- si spiega lei, continuando a scrivere senza rendersene conto.

-No, no, non ci pensare nemmeno. Non ti metterò in pericolo. Dobbiamo pensarci tutti insieme e sopportare in quattro questo peso. Non voglio che tu abbia a che fare con questa creatura da sola- la ammonisce Hiccup, preoccupato e imbarazzato, sempre senza guardarla.

Merida interpreta male questa sua preoccupazione.

-Perché siete tutti più forti di me, non è così? Pensi che io non riesca a farcela da sola? Che sia troppo debole? Oppure credi che dato che sono la più oscura del gruppo questa creatura mi corromperà?- vorrebbe incrociare le braccia, ma sta ancora scrivendo, e si rende conto solo adesso di farlo.

Guarda incredula la sua mano.

-Hey, non è vero! Lo sai che non ti considero debole, anzi…- Hiccup alza finalmente lo sguardo e subito nota la stranezza.

-Merida, che stai scrivendo?- chiede, confuso, cercando di guardare, senza molti risultati.

-Non… non lo so- la mano smette di scrivere, e Merida sente nuovamente una lontana risata inquietante.

Si guarda intorno.

-L’hai sentito?- chiede a Hiccup.

Lui la guarda confuso.

-N_no… Merida, non leggere. Potrebbe essere una trappola- per essere uno che ha fatto ogni tipo di ricerca al riguardo sembra parecchio nervoso, ma anche la stessa Merida sente una strana sensazione riguardo a quel messaggio.

Tutte le emozioni negative che ha provato in tutta la sua vita: per sua madre, i suoi amici, Hiccup, sembrano tornare a galla, e in particolare sente addosso tutti i dubbi sulla sua utilità nella squadra che si fa sin dalla prima prova del torneo trescuole.

Prende il foglio e inizia a leggere:

“Buonasera merida. 

Immagino che La tua domanda principaLe è il mio nome.

Così come quella del tuo caro amIco. 

non sono tiPo da dare risposte con semplicità. Hai capito? copri quello specchio e decripta il mio codicE. 

dovrebbe essere semplice anche se tu sei di intelligenza Ridotta.”

 

La prima cosa che nota e che la infastidisce è il commento alla sua intelligenza.

-Merida, non leggerlo!- Hiccup tende una mano come a bloccarla, ma purtroppo lo specchio li divide.

Merida guarda lo specchio, poi torna al biglietto

“copri quello specchio e decripta il mio codicE”

-Mi spiace Hiccup- prende lo specchio e lo rimette nella scatola dove lo nasconde.

-Merida, MERIDA!!- lui prova a chiamarla, ma lei non si lascia sviare, e il collegamento si interrompe.

Poi prende il biglietto e si sdraia sul letto.

Una cosa che nota quasi subito è che alcune lettere che dovrebbero essere in maiuscolo sono in minuscolo, e altre viceversa.

Non ci vuole certo un genio per notare che potrebbe benissimo essere questo il codice, perciò decide di tentare.

-Allora…- prende una penna e scrive sotto il foglietto.

-Buongiorno… B, Immagino… I, La… L, principaLe… L, Così… C, amIco…I, tiPo… P, Hai…H, codicE…E, Ridotta…R- 

-BILLCIPHER- legge a bassa voce.

-Bene bene, freccia rossa, credevo non ci saresti mai arrivata. Se ci fosse stato drago nero al tuo posto non avrebbe neanche avuto bisogno di scriversi le lettere maiuscole, avrebbe fatto tutto in uno schiocco di dita- di botto tutto si fa grigio, e davanti a Merida compare una creatura triangolare gialla con un solo occhio, un cravattino nero, un cappello a cilindro nero, un bastone nero e braccia e gambe in tinta.

Per un attimo resta basita, poi si lamenta.

-Io non ho intelligenza ridotta- incrociando le braccia e guardandolo offesa.

-Ahah, ma certo che ce l’hai, almeno rispetto a tutti gli altri. Ma tranquilla ragazzina, non te ne faccio una colpa. In realtà tutti in questo mondo hanno intelligenza ridotta- il triangolo le gira intorno.

-Allora, Billcipher, che diavolo vuole da noi?- chiede lei.

-Innanzitutto chiariamo una cosa, freccia rossa, il mio nome è Bill Cipher, Bill, spazio, Cipher. Inoltre non sono stato io ad avere invocato voi, ma il contrario, quindi questa domanda la dovrei fare io, non ti pare?- si appoggia al bastone, guardandola divertito.

Chissà se Lilli è irritante come questa creatura. Perché se è così non sa come Jack e Hiccup siano riusciti a sopportarla.

-E allora chiarisco anche io una cosa: il mio nome è Merida, non freccia rossa, ed è Hiccup che ha fatto le ricerche, non io- lo guarda con parecchio odio represso.

Probabilmente è lui che lo fa riaffiorare con la sua presenza.

-Ahah, ma la sua mente è più difficile da invadere, mentre le tua è semplice. Inoltre mi pare che tu sia la più inutile, voglio provare a farti sentire un membro di questo team, non vorresti anche tu. Senza contare che la setta oscura stessa crede che tu sia inutile e non ha pensato neanche a mezzo piano per la tua distruzione, non è troppo divertente? Ahahah- Bill ridacchia in maniera parecchio indecorosa, e Merida stringe i denti, intimandosi di non urlargli contro tutto il suo fastidio.

-A me non pare molto divertente- gli sibila contro, il bastone in mano a Bill si distrugge, ma subito ne compare uno nuovo.

-E poi i tuoi poteri sono i miei preferiti. Comunque volevo proporti un accordo, io risponderò alle tue domande e in cambio tu mi farai restare nella tua mente fino alla fine della tua vita, o della guerra, una delle due, insomma, deciderò io. A meno che tu non riesca a sconfiggermi prima, cosa che trovo parecchio improbabile- la sua mano si fa di fiamme e la tende verso Merida, che non ha la minima intenzione di accettare. Questa volta è il suo turno di trovare la cosa divertente.

-Come se davvero io mi fidassi di un tipo elegante e mostruoso come te. Puoi scordartelo, uomo triangolo- gli spinge via la mano per far intendere il suo rifiuto, ma Bill sorride, o almeno così sembra dall’occhio, dato che non ha bocca.

-Ahah, ragazzina, mi piaci un sacco. Ma sul serio, davvero non vuoi stringere l’accordo? Guarda che i miei accordi non posso spezzarli neanche volendo, e sarò obbligato a dire tutto quello che mi chiederete. Dopotutto, sai, io non sono da nessuna delle parti, così come mia figlia. Io sono un demone dei sogni, non ho interferenze con il mondo normale. Sai, l’unico problema che potresti avere sono gli incubi di notte, davvero sei così debole da non voler rischiare una stupidaggine del genere? Non eri una grifondoro?- ha toccato un nervo scoperto, e lo sa benissimo, infatti ride soddisfatto, quando Merida porge la mano.

-Andata!- esclama.

La mano del demone torna di fuoco, e sigilla il patto.

“Stupidi, stupidi umani. Come sarebbe il mondo senza il divertimento che procurano con la loro ingenuità”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Finalmente, finalmente, ho aggiornato! 

HO AGGIORNATO!!! *festeggia con spumante per bambini*

No, torniamo seri.

Come ho scritto sulla presentazione autore e sulla pagina facebook ho avuto parecchi problemi in famiglia (in realtà uno, ma parecchio grosso per me) e quindi ho avuto problemi a scrivere. 

Pensate, non volevo nemmeno continuare la storia, perché ero troppo bloccata.

Quindi il fatto che la continuo porterà parecchi cambiamenti nella trama originale che era nella mia testa, ma non sarà come le serie tv da tremila stagioni che un cambiamento rende inutile tutto ciò fatto precedentemente, anzi.

Chi segue Gravity Falls può avere riconosciuto Bill Cipher, che è tipo il mio personaggio preferito di questo periodo. Lo adoro troppo, anche se non so quanto riuscirò a renderlo bene.

Per quelli che non lo conoscono vi consiglio vivamente di vedere la serie tv che si può trovare in streaming fino alla 2x11.

Per quelli che non la vogliono vedere vi dico solo che è una specie di occhio degli illuminati che sa tutto di tutti, ha poteri quasi illimitati e sembra sempre parecchio rilassato, anche se non si sa quanto ci si può fidare di lui. Inoltre è masochista e il dolore lo diverte, dolore fisico, e credo anche mentale. 

Comunque sarà un cattivo importante della storia, così come sua figlia, che non so se l’ho già detto o no, ma l’ho inventata totalmente io di sana pianta quindi non è ispirata a nessun personaggio animato.

Comunque sembra che Rapunzel stia proprio per spezzarsi. Jack riuscirà a calmare il suo bollente (letteralmente) spirito?

E come se la caverà Merida con il suo nuovo coinquilino mentale? 

E Eugene che farà ora che anche tutto il suo mondo sembra essere crollato? Cercherà di ritrovare se stesso o affronterà un inevitabile tracollo nell’oscurità?

Tante domande che verranno risolte nei prossimi capitoli.

Un bacione grandissimo e alla prossima. :-*

 

P.s. Non sono tipo che vi obbliga a recensire, ma vorrei davvero tantissimo sapere se il cambiamento principale per ora della storia (ovvero l’aggiunta di Bill) vi piace o no. Perché ho davvero bisogno di sapere un vostro parere, sopratutto ora che ho dei problemi a scrivere visto il periodo problematico.

 

Grazie comunque a tutti quelli che mi seguono e continuano a seguirmi nonostante i ritardi e i problemi che neanche Alitalia

Vi voglio bene <3 <3 

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Capitolo 22
*** La Cura (ovvero, come fare un mega discorso strappalacrime per la persona che si ama di più al mondo) ***


Capitolo 21: La cura

ovvero

Come fare un mega discorso strappalacrime per la persona che si ama di più al mondo

 

Merida si pente del patto che le loro mani sono ancora praticamente attaccate, e si sente una stupida totale.

Come può infatti fidarsi di quel triangolo senz’altro malvagio. Come le è venuto in mente?!

-Troppo tardi, ragazzina- la prende in giro Bill, lasciandole la mano e mettendosi comodo sul suo letto. 

-Via dal mio letto!- gli ordina lei, come a un cucciolo.

-Uff, direi che il mio lavoro qui è finito per ora. Ci vediamo nei tuoi incubi… e ogni tanto quando vorrai chiedermi qualcosa. Ricorda, la realtà è un’illusione, l’universo è un’ologramma e la tua vita è una fanfiction. Ciao!- e con un enigmatico saluto, il triangolo occhiuto scompare con un pop, e Merida apre gli occhi, ritrovandosi ancora sdraiata sul letto, mentre i colori tornano nella stanza.

Merida si guarda intorno confusa. Ha ancora in mano il foglietto maledetto, e per mezzo secondo crede sia stato tutto un sogno e che non abbia davvero venduto la sua anima.

-Ah, un’ultima cosa, non puoi dire a nessuno il mio nome altrimenti distruggerebbe la mente dei malcapitati, ok? Bene, freccia rossa avvisata, freccia rossa mezza salvata. Probabilmente non basterà ma fatti tuoi. Ok, ciaooo!- poi Bill ricompare per un altro mezzo secondo giusto per farla sentire nuovamente la ragazza più stupida, ingenua e credulona della terra.

-MI CHIAMO MERIDA!!!- urla, per sfogare la tensione. Sente in lontananza una malvagia risata divertita, poi sua madre entra in camera sua, preoccupata.

-Merida, con chi stai parlando?- le chiede, guardandosi intorno spaventata.

-Quanto hai sentito?- chiede Merida con voce insolitamente acuta, alzandosi di scatto dal letto e nascondendo il biglietto di Bill dietro la schiena.

-Hai urlato il tuo nome ai quattro venti. Ti senti bene?- sua madre si avvicina per vedere se la sua fronte scotta, ma ottiene ben più di questo.

-Merida, cosa nascondi lì dietro?- chiede infatti preoccupata, prendendo il biglietto che la figlia ha in mano.

L’avvertimento della creatura triangolare le rimbomba ancora in testa, e sbianca per la paura di cosa sua madre andrà a leggere.

-Non è niente! E’ personale, ridammelo subito!- cerca quindi di riappropriarsi del foglietto, ma sua madre lo porta davanti agli occhi.

“Ci hai provato, eh? Ahahahah, è troppo tardi, Mamma Orsa, lei è mia” 

Elinor resta senza fiato. Lascia cadere il foglietto e si porta una mano al petto, in attesa dell’infarto che sicuramente le sta per venire.

-M_Merida… cosa hai fatto?- le chiede, con la voce rotta dal panico.

Merida recupera immediatamente il foglietto, per leggere un’altra scritta ancora 

“Tranquilla, Freccia Rossa, pericolo scampato, almeno per ora. Sta più attenta la prossima volta, i miei favori costano”

-Hai letto questo?- chiede alla madre, non fidandosi del tutto del “pericolo scampato” di Bill.

Elinor prova a leggere nuovamente il biglietto, ma la scritta scompare del tutto, al ché Elinor lo butta via e prende la figlia per le braccia.

-Merida! Cosa hai fatto?!- le chiede nuovamente, scuotendola e mandando al diavolo il contegno, la voce più acuta di quella di sua figlia poco prima. 

Merida cerca di assumere un’espressione neutra.

-Niente, mamma. Mi sono addormentata e ho fatto un sogno bizzarro- dopotutto è in parte la verità.

Elinor sembra comunque capire tutto.

-Che tipo di sogno?- chiede preoccupata.

-Del tipo che…- Merida deve trovare una scusa in fretta -Del tipo che tu mi davi in sposa a uno che non sapeva neanche il mio nome, e continuava a chiamarmi Frrrranca… si, Franca. Franca è un pessimo nome, non trovi?- cerca di mantenere un tono irritato e costante, e probabilmente il risultato è abbastanza soddisfacente, perché Elinor, dopo averla guardata storta per qualche secondo, la lascia andare, e si avvia alla porta.

-La cena è pronta tra dieci minuti. Cerca di non riaddormentarti, e sappi che non mi hai fatto cambiare idea sulla questione matrimonio. Il 31 si terrà la scelta, come stabilito. E questa volta non mi fermerai- Merida sbianca.

Si era completamente dimenticata della scelta del pretendente.

-Dopo tutto quello che è successo vuoi ancora che mi sposo?!- chiede incredula alla madre, a bocca aperta.

-Perché, cosa è successo? A eccezione di un piccolo inconveniente al torneo trescuole non è successo proprio niente- Elinor la squadra, per vedere quanto sa, e Merida si morde un labbro, per non far trasparire troppo.

Elinor stringe le labbra, che diventano sottili quanto quelle della professoressa McGranitt.

-Bene, la cena è tra nove minuti- e detto questo esce dalla porta.

Merida si getta sul cassetto dove tiene lo specchio, ma scivola sul foglietto che la madre ha gettato via.

“L’hai fatta proprio FRANCA, vero? Ahahahah” Merida alza gli occhi al cielo, e strappa il biglietto in mille pezzi, per poi prendere lo specchio.

-Hiccup- chiama il ragazzo prima ancora di averlo a portata di volto, e lui è già lì che la aspetta, impaziente e preoccupato.

-Merida!! Stai bene?! Cosa è successo?- le chiede osservandola a fondo per assicurarsi che non sia ferita.

-Sto bene, sto bene, non serve che ti scaldi tanto. Ho raggiunto un contatto- abbassa lo sguardo. Non vuole dargli troppi dettagli, e ha paura che anche solo dire di averlo incontrato potrebbe mettere Hiccup in pericolo.

-Un contatto?! Merida, ti ho detto di non farlo. Non sai quanto può essere potente e pericoloso!- il cuore di Hiccup batte all’impazzata, e Merida lo sente addirittura da lì.

-E’ solo un triangolo rompiscatole e sadico, e mi ha detto che ci darà tutte le informazioni che vogliamo. Quindi non scaldarti tanto! Sei solo irritante. E poi so cavarmela da sola- il tono di Merida è diverso dal solito, e Hiccup non può fare a meno di preoccuparsi.

-Merida…- sussurra appena, osservando il cambiamento leggero ma notevole, per lui che la conosce bene, nei movimenti e nell’atteggiamento dell’amica -… cosa hai fatto?- le chiede, portando una mano allo specchio, come per constatare che sia davvero lei e non una sua copia diversa messa per distrarlo.

-Perché me lo chiedono tutti?!- si arrabbia lei, posando lo specchio sulla scrivania e incrociando le braccia, offesa.

-Sei diversa. Lui ti sta cambiando!- la mette in guardia lui.

Lei lo guarda con un sopracciglio inarcato, poi scoppia a ridere, una risata totalmente diversa da quella che conosce Hiccup.

-Hiccup, non fare l’idiota. Credi davvero che permetterei a un triangolo rompiscatole di cambiarmi?! Sei solo suggestionato dal fatto che ci ho intrattenuto una conversazione e sono sopravvissuta- posa i gomiti sulla scrivania e poi la testa sulle mani intrecciate, e guarda Hiccup, che la fissa inorridito, ma cerca di rimanere impassibile.

-Ok, forse hai ragione. Magari sono solo paranoico. Comunque vorrei che mi dicessi il nome della creatura, così almeno potremmo portare in due questo peso- cerca di sorridere incoraggiante, ma gli viene fuori una smorfia.

Merida si allontana nuovamente, facendo un giro con la sedia in cerca del modo migliore per spiegargli la situazione.

-Beh, non credo si possa fare. La creatura mi ha strettamente proibito di rivelare il suo nome ad altri, perché altrimenti vi distruggerebbe la mente- spiega, senza guardare oltre lo specchio, ma fissando invece il soffitto.

-Ma che sciocchezza. Un nome non può distruggere la mente. Se me lo dici lo evocherò e magari potremmo dividere il suo potere tra noi due- spiega, cercando di vedere l’espressione di Merida, che sta ancora girando sulla sedia.

Dopo un attimo di silenzio risponde

-… Non ti fidi di me?- chiede in un sussurro.

-Non mi fido di lui- risponde Hiccup ovvio.

-E vuoi davvero rischiare così tanto solo perché non ti fidi di me?- Merida fa come se non l’avesse sentito, e Hiccup capisce che lei non si riferisce alla questione nome, ma a tutto ciò che l’accompagna.

-Senti, Merida, è una questione complicata. Io non voglio che tu rischi qualcosa solo per…- il rumore di uno specchio che va in frantumi lo interrompe, e lui arretra spaventato, cadendo dalla scrivania.

-Merida, ma cosa...?- non è stato solo lo specchio dall’altra parte a rompersi, ma anche il suo, e questo non ha la minima spiegazione.

-Io non sono una debole, Hiccup! Sarò anche testarda, musona, irresponsabile, pigra e intollerante. Ma non sono una DEBOLE!!- l’ultima parola gliela urla dritta in faccia, e Hiccup fa in tempo a vedere solo che le sue pupille sono leggermente ellittiche, poi entrambi gli specchi esplodono in mille pezzi, e Hiccup è costretto a rifugiarsi sotto la scrivania per non beccare cocci di legno e specchio.

Il suo cuore batte a mille. Quella non è la stessa Merida di dieci minuti prima. Quella è una ragazza corrotta da qualcosa di più grande di lei. E Hiccup deve fare qualcosa per farla tornare come prima.

 

Quando Jack trova Rapunzel, la ragazza è sdraiata a terra, in mezzo a un mare d’acqua e terra, con i vestiti zuppi e sporchi e raggomitolata a piangere a dirotto lacrime che evaporano non appena escono dai suoi occhi.

Jack potrebbe anche lasciarla lì con il suo dolore a sfogarsi, perché nella sua opinione personale sfogarsi è un modo fantastico di superare qualcosa, ma Rapunzel non si sta sfogando come dovrebbe.

Infatti sta cercando in tutti i modi di trattenere quella rabbia e quel dolore che da troppo tempo tiene sepolto dentro di se, e questo finirà per ucciderla, divorandola dall’interno.

-Rapunzel!- la chiama, correndo verso di lei.

Per fortuna si è scelta un luogo isolato per distruggersi.

Lei alza la testa, e cerca di trattenere tutto dentro di se con più forza.

-Jack! Vattene!! Vattene subito!- solleva una mano per fargli cenno di andarsene, e le parte un’ondata che Jack, senza fermarsi, para senza difficoltà.

-Voglio solo aiutarti- le dice, rallentando e avvicinandosi più lentamente all’amica, per darle sostegno e non risultare invadente.

Lei scuote violentemente la testa strizzando gli occhi.

-No! No! Vattene, ti farò solo del male! E’ l’unica cosa che so fare!- solleva di nuovo una mano per scacciarlo, ad occhi chiusi, ma questa volta lui è abbastanza vicino da prenderla, e stringerla tra la sua.

Questo sorprende la ragazza, che apre gli occhi e li fissa in quelli dell’albino.

-No, tu non potresti mai farmi del male- le dice rassicurante. Lei cerca di divincolare la mano, ma lui la tiene forte, e lentamente il calore della ragazza inizia a defluire verso di lui, dove viene raffreddato.

Poi il ragazzo si inginocchia accanto all’amica, e, con il braccio libero, l’abbraccia stretta.

Lei resta alcuni secondi in preda allo shock, ma appena si riprende prova a liberarsi dalla sua presa, per non metterlo in pericolo.

-Lasciami Jack! Ti farai male!- il calore inizia ad essere troppo anche per il ragazzo, che però non demorde, e lascia la mano di Rapunzel per stringerla anche con l’altro braccio, in una ferrea presa.

-Sfogati- le ordina, a denti stretti.

-Non posso! Farò del male a qualcuno- la ragazza piange sempre più forte terrorizzata da se stessa e da quel fortissimo potere che per molti potrebbe essere una forte tentazione ma per lei era una maledizione.

L’amico la stringe ancora più forte, e inizia ad accarezzarle i capelli, poi sorride, e inizia a parlarle tranquillo, nonostante senta un calore quasi insopportabile.

-Ti ricordi al primo anno, quando Merida aveva schiantato Macintosh e tu ti eri nascosta nel buio credendo che io e lei avessimo ucciso qualcuno?- 

Rapunzel smette un attimo di piangere, senza capire il perché di quella domanda.

-Poi abbiamo intrattenuto una conversazione assurda- 

-Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda- sussurra Rapunzel, in tono così basso e spezzato che anche lei stessa fatica a sentirsi.

-Bei tempi, vero? Ti ricordi quell’intera settimana a riordinare la biblioteca con io che facevo fare tutto a Merida e Merida faceva fare tutto a Hiccup? Quel poveretto sgobbava come un drago, eppure la cosa lo divertiva- sempre tenendo un tono di voce rilassato, Jack continua a stringerla e a parlare, e Rapunzel si lascia scappare una risatina strozzata, ricordando quella scena.

Poi i bei tempi di allora le fanno ricordare quanto brutti siano i tempi di adesso, e le lacrime tornano copiose, anche più copiose di prima.

Jack però continua.

-E il primo weekend a Hogwarts Merida ha quasi sbranato Hiccup perché ha fatto ritardo alla ricerca della stanza delle necessità. E poi, una volta arrivati lì, ci siamo raccontati di tutto e di più. Era bellissimo, vero? Una vita normale, tre normali ragazzi nel loro primo anno ad Hogwarts, nella loro prima settimana- 

Rapunzel piange più forte, bagnando la giacca di Jack, che, con le lacrime agli occhi, continua a parlare, mantenendo un tono di voce fermo.

-Ti piacerebbe tornare a quei tempi?- chiede, senza aspettarsi una vera risposta, che infatti Rapunzel non gli da.

Si limita invece a singhiozzare e a mettere le braccia attorno al collo dell’amico, per cercare un appiglio che lui è impaziente di darle.

-Ma pensa ad Ariel. Se non avessi partecipato al torneo non l’avresti mai incontrata. Pensa alla sua dolcezza, simpatia e vivacità. Pensa alle tante meravigliose cose che hai imparato sul suo mondo- i singhiozzi di Rapunzel continuano, ma il calore inizia ad essere riscaldante, e non scottante.

-Pensa al ballo del ceppo. Sono avvenuti problemi, è vero, ma ti sei divertita tantissimo. So che ora che ci pensi potresti sentirti una stupida, ma il divertimento e la felicità sono autentiche. E questo è tutto ciò che conta- 

Rapunzel si tiene così tanto alla giacca di Jack che rischia quasi di strappargliela, ma Jack non ci fa minimamente caso, e continua a parlare.

-Pensa all’estate passata a casa tua. A Merida e Hiccup che non sapevano come bere il caffè da Starbucks, a Merida che si stava addormentando al British Museum e a Hiccup che vedeva le statue di cera del Madame Tussauds ed era convinto che si muovessero, e quindi cercava di coglierle sul fatto-

Rapunzel emise una risatina leggera.

-Forse la nostra vita è difficile, e non ci sentiamo adatti ad affrontare tutte le sfide che ci vengono riservate e che continueranno ad esserci. Dopotutto siamo solo ragazzi, che vorrebbero una vita normale, o almeno normale nella nostra anormalità di essere maghi, ma noi abbiamo qualcosa che in pochi possono vantarsi di avere- Jack scioglie l’abbraccio, e guarda Rapunzel dritta negli occhi lucidi e rossi di pianto e calore, prendendole il volto tra le mani, a pochi centimetri dal suo.

-Noi abbiamo l’un l’altro. E non importa quante sfide la vita e la setta ci riserveranno, niente potrà mai separarci permanentemente. Noi ci saremo sempre, e noi quattro rappresenteremo sempre la normalità di noi stessi. Forse ora ti sembrerà di portare un peso troppo grande sulle spalle, e non ti dico non sia vero, ma hai tre persone che ti amano con tutte loro stesse che prenderanno un po’ di quel peso per alleggerirti il carico, e non dovrai mai dubitare del loro affetto. Mai più- le asciuga una lacrima e le mette un ciuffo di capelli ribelle dietro un orecchio.

Rapunzel gli sorride, commossa dal più profondo del cuore, poi fa qualcosa che nessuno dei due avrebbe mai pensato sarebbe potuto succedere, specialmente in una situazione di quel genere.

Annulla le distanze tra loro e gli stampa un delicato bacio sulle labbra.

Quel contatto così lieve e tenero la aiuta definitivamente a curarsi.

L’amore che Jack le ha trasmesso con le sue parole e il suo affetto sincero curano anche ciò che di più spezzato c’era ancora dentro di lei.

Un lampo di luce solare illumina per un attimo i capelli mori di Rapunzel, e nel momento stesso in cui si spegne, e i due ragazzi si separano, al posto del caschetto è tornata la seta dorata che caratterizzava la bionda prima della seconda prova.

Il caldo bestiale evapora del tutto.

Jack non sa più cosa dire, e guarda Rapunzel certo di dover fare un commento sul suo inatteso gesto. Ma nota una cosa più urgente.

-Rapunzel… i tuoi capelli- solleva una mano per prendere un ciuffo biondo, e la ragazza li osserva scioccata.

-Co… come lo credi possibile?- chiede lei incredula, lisciandoseli.

-Io… non lo so… forse ti sei semplicemente liberata di tutto ciò che ti opprimeva- propone Jack, e la guarda sorridendole, anche piuttosto imbarazzato per quello che è avvenuto poco prima.

Rapunzel condivide l’imbarazzo, ma lo sguardo che lancia all’amico è di gratitudine profonda.

-Jack, non so che avrei fatto senza di te. Sei… sei…- le tornano le lacrime agli occhi, che non sa come trattenere.

Non rischia un altro bacio, non vuole che tra lei e Jack succeda qualcosa di questo genere. Non ha la minima intenzione di sostituire Flynn, no, anzi, Eugene, con una persona così importante, e ha bisogno di tempo per superare appieno la cosa e vedere cosa significa esattamente Jack per lei.

-… Sei la persona migliore che conosca- gli dice, prima di dargli un bacio sulla guancia.

Jack, sorride, arrossendo leggermente.

-Forse è il caso che tu torni dai tuoi genitori, e magari trova una scusa buona per quei capelli- le consiglia -Non voglio che pensino che io ti trattenga troppo. Chissà cosa andrebbero a pensare- la provoca.

Lei ridacchia, e lui la segue poco convinto.

-Mi sa che hai ragione. Ci vediamo a scuola, allora- gli sorride amabilmente, poi si alza, si asciuga le ultime lacrime, e va via.

Jack la osserva allontanarsi, poi si porta una mano alle labbra, con il cuore che batte fortissimo nel petto.

“Sei la persona migliore che conosca” lei gli ha detto. 

Quando la ragazza è fuori dalla portata d’orecchi, lui si vede in dovere di risponderle.

-Tu sei la persona che amo di più al mondo, Rapunzel. Ciò che ho di più caro nella mia vita- poi sospira, e, sempre pensando a quel bacio, torna all’orfanotrofio.

Già pregusta tutti gli ultimi giorni di vacanza in uno sgabuzzino senza cibo né acqua, ma la prospettiva non lo turba minimamente.

Continua a pensare a Rapunzel, e continuerà per tutto il resto della vacanza, senza neanche immaginare che qualcuno possa aver visto tutto, senza esserne per niente contento, ma anzi, sentendosi tradito, ferito e umiliato da qualcuno che aveva iniziato a considerare un amico.

Ma chi è Eugene Fitzherbert per giudicare, dopotutto.

 

-Dannazione, dannazione. DANNAZIONE!!- urla Merida non appena ritrova la calma.

Non ha la più pallida idea di cosa le sia preso. Non era lei che voleva distruggere lo specchio, e non può neanche usare un vero incantesimo, altrimenti la traccia la sgamerebbe subito.

-Dannazzionissima! Per le mutande di Merlino!- impreca, mentre cerca di raccogliere i pezzi dello specchio in giro per la stanza.

-Merida, va tutto bene?- è talmente concentrata che sente le parole pur non ascoltando bene la voce, cosa davvero assurda.

-Mamma, non rompere!- dice automaticamente, mentre raccoglie i pezzi di specchio più grandi e li mette delicatamente in una scatola.

Poi si rende conto che quella non era una voce femminile, e si volta di scatto a guardare il volto preoccupato del padre.

-Papà! Scusami, sono un po’ impegnata. Ho rotto per sbaglio uno specchio- spiega con la voce più tranquilla che riesce ad ottenere. Suo padre entra nella stanza circospetto. La sua mole muscolosa non è molto utile nella stanza disordinata della figlia, ma fa del suo meglio per non far cadere i mobili.

-Allora, posso aiutarti?- chiede gentile, Merida gli sorride, ma declina la sua offerta. Non può rischiare che il padre scopra le proprietà dello specchio, Hiccup non lo vorrebbe.

-Scusa, papà, ma preferisco fare da sola. Metterò tutti i cocci di vetro nella scatola e poi la riparerò ad Hogwarts- certo, con suo padre potrebbe metterci di meno, ma preferisce vedere Hiccup a Hogwarts, non sa bene cosa dirgli a proposito di quello che le è preso.

Il padre le si avvicina ad occhi socchiusi, come a studiarla. Inizia a stufarsi di come le persone la studino. 

Ha per caso un mega brufolo sul naso? No, perché le piacerebbe saperlo.

-Papà, cosa c’è?- le chiede un po’ irritata.

-Non lo so… sembri… diversa- risponde lui, confuso.

Merida alza gli occhi al cielo.

-Sono solo stanca, ok? Perché tutti siete così indagatori. Una persona non ha nemmeno il diritto di avere una giornata irritata?!- sbotta, infastidita.

Il padre, per fortuna, sa sempre quando fare un passo indietro, e alza le mani in segno di resa.

-Scusa, tesoro, hai ragione tu. Non sono fatti miei e hai la libertà di essere arrabbiata quando vuoi. Comunque è normale per un adolescente cambiare, lo sai? O almeno così mi hanno detto- le fa un occhiolino e si avvia all’uscita.

-Forse è anche il fatto che non ti vedo quasi mai- alza le spalle, pensieroso, prima di uscire.

Merida si butta sul letto, e chiude gli occhi per riposarli un attimo, respirando profondamente.

-Bill- chiama, e non capisce neanche perché.

-Si, Freccia Rossa? Mi chiami già? Pensavo che lo avresti fatto molto più in là. Tipo il 31 dicembre alle 4.43 del mattino per chiedermi un accordo per far saltare la scelta del tuo sposo-

Merida apre gli occhi, e si ritrova in quella strana versione senza colori di camera sua con il suo simpatico (si fa per dire) amico giallo dall’unico occhio. E no, non sta parlando di un minion.

-Si vede che non mi conosci per niente. Non mi sveglierei mai alle 4.43 del mattino, neanche per far saltare le mie nozze programmate- ribatte lei, per niente impressionata.

-Comunque se vuoi posso darti il risultato: allora, vediamo un po’- nel suo occhio si formano alcuni simboli per le famiglie in lizza per la sua mano, che girano come in una slot machine.

-Sai, sei parecchio richiesta… ma il risultato finale sarà…- per mezzo secondo compare un simbolo che Merida non riesce ad identificare, poi l’occhio torna normale.

-Uooo, non credo che tu lo voglia sapere. Diciamo che le schiantate il primo giorno di scuola conquistano più di quanto pensassi. Ahahahah- sbatte l’occhio, e Merida è troppo impegnata ad inorridire per Macintosh per chiedersi se ha fatto l’occhiolino o meno.

Decide comunque di non pensarci. Dopotutto non è detto che dica la verità, può anche prenderla in giro.

-Comunque, freccia rossa, di cosa volevi parlarmi?- chiede Bill, fluttuando vicino alla ragazza con sguardo curioso e beffardo.

-Tu hai detto che avresti risposto a ogni mia domanda, giusto?- chiede conferma Merida.

-Esatto- risponde Bill, perdendo interesse e avvicinandosi allo specchio rotto, che si colora non appena lui si avvicina e che il triangolo inizia a studiare.

-E devi dirmi la verità, vero?- Merida gli punta un dito contro, come a richiedere un’attenzione che lui non le riserva, troppo interessato all’oggetto rotto.

-Non necessariamente, sai. Ma tranquilla, non ho il minimo interesse a mentirti, tanto verrete ugualmente sconfitti, e poi sarebbe meno divertente se voi vi muoveste alla cieca.

-Aspetta, come sarebbe che puoi mentirmi?! Non avevamo un accordo?- Merida si alza dal letto e gli si avvicina con le mani sui fianchi, indignata.

Lui la guarda annoiato, inarcandosi di lato e appoggiandosi al bastone.

-Certo che abbiamo un accordo: io risponderò alle tue domande se tu mi ospiterai nella tua testa. Non ho mai accennato alla verità. Ma tranquilla, non sei la prima a cascarci. Se vuoi puoi fare un altro patto per farmi dire la verità- la sua mano si infiamma, ma Merida non ha la minima intenzione di usare un altro patto con il demone.

Uno è bastato, anzi, avanzato, e pure tanto.

-Quando parlo con te il tempo si ferma?- chiede, guardando l’orologio.

-Oh, no. Anzi, tua madre verrà a chiamarti per la cena tra trentasei secondi- il suo occhio diventa un orologio, che inizia a fare il conto alla rovescia, poi torna subito normale, e si avvicina a Merida con l’occhio socchiuso, studiandola bene.

-Sai, Freccia Rossa. Ti vedo parecchio cambiata. Probabilmente non ti fa molto bene parlare con un demone, sai? L’oscurità trapela molto vistosamente. Ahahahah!- prima che Merida possa saltargli addosso per distruggerlo, si sveglia di scatto, e sua madre entra nella stanza.

-Merida. La cena è pronta. Vieni subito e… cosa diamine è successo qui?- osserva i pezzi dello specchio con un cipiglio severo.

-Ti prometto che li raccoglierò tutti subito dopo cena- le giura Merida, scendendo immediatamente dal letto e dirigendosi in sala da pranzo.

Per tutta la cena rimane in silenzio, senza guardare nessuno negli occhi.

Si sente sporca, contaminata, oscura e distruttiva, e non appena finisce di mangiare si precipita in bagno per farsi una doccia, dando anche libero sfogo alle lacrime.

E se tutti avessero ragione? Se lei stesse cambiando? E tutto per colpa di quel triangolo malvagio? 

Respira profondamente, e si risciacqua tre volte per sicurezza.

Lei è Merida Dumbroch, non permetterà mai a nessuno di cambiarla, che sia sua madre o un demone di un’altra dimensione.

 

Un demone di un’altra dimensione che ci aveva azzeccato parecchio bene, dannazione!

Quando torna a Hogwarts dopo le vacanze, Merida deve dare a tutti un’importante notizia.

-Macintosh- dice solo, non appena entra nello scompartimento con i suoi amici.

-Buongiorno a te, Merida- risponde Jack, confuso.

La ragazza è totalmente apatica, o almeno finge di esserlo, perché sotto quella facciata sta quasi per esplodere di rabbia e disgusto.

Sente quasi Bill che se la ride alle sue spalle.

No, anzi, lo sente proprio.

-Sta zitto- sussurra tra se a denti stretti.

Jack la guarda ancora più confuso, ma prima che possa chiedere chiarimenti, Hiccup entra nello scompartimento, e si siede accanto a Merida, fissandola.

Lei non lo degna di uno sguardo, senza sapere bene cosa dire o fare.

-Immagino siano successe molte cose durante le vacanze, qualcuno vuole cominciare a raccontare?- chiede il moro rivolgendosi a tutti ma continuando a fissare Merida.

-Buongiorno anche a te, Hiccup. Ma si può sapere cosa avete voi due?- chiede Jack, guardandoli con uno sopracciglio inarcato.

Credeva che lui e Rapunzel avessero avuto i problemi, durante quelle vacanze, ma a quanto pare non erano gli unici.

-Sto aspettando- insiste Hiccup, sempre fissando Merida, che si morde il labbro inferiore e evita accuratamente di incrociare il suo sguardo.

Quando sta per cedere, Rapunzel la salva dalle rivelazioni scomode.

-Io e Flynn ci siamo lasciati- rivela, con tranquillità, attirando l’attenzione di tutti, che a malapena si sono accorti della sua presenza nella stanza.

In effetti è rimasta parecchio silenziosa per tutto il discorso, guardando fuori dal finestrino e giocando con la lunga treccia bionda.

… treccia bionda?

-Rapunzel, ma… i tuoi capelli…- Hiccup li fissa a bocca aperta, e lei sorride e se li rigira tra le mani, girandosi a guardare gli amici.

-Beh, è una lunga storia- lancia un’occhiata a Jack, ma distoglie subito lo sguardo, leggermente imbarazzata.

-Abbiamo tutto il viaggio- la incoraggia Merida, felice di poter rimandare le sue notizie e sinceramente interessata alla piega che hanno preso gli eventi di Rapunzel.

Non la vede così rilassata dall’inizio del quarto anno, prima che tutti i problemi cominciassero.

E Rapunzel racconta tutto quello che è successo il 28 dicembre. 

Racconta della vera identità di Flynn, dei problemi di calore e dell’aiuto di Jack, senza tralasciare niente.

… ad eccezione di un piccolissimo e importante dettaglio ovviamente.

Perché non può dire ai suoi amici di aver baciato Jack, è una faccenda che devono discutere in privato e, possibilmente, il più tardi possibile, quando Rapunzel avrà superato del tutto la storia con Flynn.

Jack, dal canto suo, si rende conto del dettaglio tralasciato, e la cosa lo intristisce leggermente, ma non da segno di accorgersene.

Alla fine della storia, Hiccup e Merida sono scioccati, e rimangono a fissare Rapunzel per qualche secondo, prima di partire con le centomila domande alla richiesta di dettagli aggiuntivi.

-Quindi c’è qualcosa che ti ha fatto tornare quella di prima, probabilmente una sensazione, o un gesto particolare- osserva Hiccup, pensieroso.

Jack e Rapunzel si lanciano una brevissima occhiata, cercando di non arrossire. I due ragazzi davanti a loro non sembrano accorgersene, troppo impegnati a lanciare teorie.

-Sbaglio o Rapunzel ha iniziato a stare male quando si è messa a uscire con Rider, forse dato che l’ha mollato ora sta meglio- prova a proporre Merida.

-No, no, ha iniziato a stare male dopo la seconda prova, quando i capelli sono stati tagliati- riflette Hiccup. -Forse i capelli sono importanti per i suoi poteri. Dovrò fare qualche ricerca in biblioteca- prende un foglio di pergamena e si appunta la cosa.

-A proposito di ricerche in biblioteca. Non mi hai detto com’è andata a finire, Hiccup. Sai, no, prima della partenza. Con quella brutta creatura oscura- Rapunzel cerca di cambiare bruscamente discorso, e ci riesce in pieno.

-Alla fine ho chiesto a Belle, ma non mi ha saputo dire niente di… Merida, è il tuo turno di raccontare cosa è successo durante queste vacanze- Hiccup si stava quasi dimenticando il motivo principale per il quale aveva fatto quella domanda appena entrato nello scompartimento, ma l’intervento di Rapunzel glielo fa tornare in mente, e torna a fissare la rossa, così come tutti.

Merida non vorrebbe molto dare informazioni sulla sua pessima vacanza, ma, incrociando le braccia, cede.

-Mi sposo con Macintosh- afferma, sbuffando.

-CHE COSA?!- esclamano i tre amici in coro, alzandosi in piedi per avvicinarsi maggiormente all’amica e chiedere chiarimenti.

Merida si sente circondata. Probabilmente sarebbero rimasti meno sconvolti se avesse loro detto che aveva un demone triangolare nel suo cervello.

-Mia madre è riuscita a fare il consiglio per scegliermi un marito, e tra trentasei pretendenti proprio lui ha scelto. Evidentemente schiantare le persone è un modo per rimorchiare, in questa società moderna- Merida cerca di non piangere, e non guarda i suoi amici mentre parla.

Jack e Rapunzel iniziano a parlare uno sopra l’altro, chiedendo spiegazioni aggiuntive. 

Hiccup resta in silenzio, a bocca aperta.

Non è possibile.

Non riesce a crederci.

Non può essere vero.

Merida è assolutamente l’ultima persona al mondo che può sposarsi, e Macintosh è l’ultima persona al mondo che la merita.

Perché sua madre l’ha fatto?! Dopo tutto quello che sta passando, come può una brava madre permettere una cosa del genere?! 

Hiccup si sente malissimo, probabilmente male quanto Merida, e come la rossa non ha la minima intenzione di continuare a parlare di questo.

Deve assolutamente cambiare argomento.

-Non mi riferivo a questo, comunque, quando ti chiedevo cosa fosse successo durante le vacanze- la sua voce falsamente calma sovrasta quelle di Jack e Rapunzel, che lo guardano come fosse un insensibile.

Merida lo guarda, finalmente, a sua volta, e l’apparente indifferenza del ragazzo la ferisce più di quanto voglia ammettere.

-E cosa vuoi sapere, di grazia?- gli chiede, guardandolo storto.

-Quel dannatissimo nome- risponde lui, incrociando le braccia.

-Per Merlino, Hiccup! Te l’ho detto. Non posso dirtelo o il tuo cervello verrebbe spappolato. Certo che sei testardo- Merida si porta le mani tra i capelli, infastidita.

-Un momento, un momento. Che nome?- chiede Jack, confuso e preoccupato.

Merida sbuffa, alza gli occhi al cielo, e inizia a raccontare la sua storia.

Alla fine della descrizione del suo primo incontro con Bill i suoi amici sono più sconvolti rispetto alla descrizione dei problemi di Rapunzel, e di certo anche più muti.

Rapunzel è pallida come un lenzuolo, ma per fortuna non c’è calore sospetto nella stanza.

Jack è a bocca aperta e occhi sgranati. 

Hiccup invece, è mortalmente serio, e la guarda preoccupato e basta.

La reazione di Hiccup è senza dubbio quella più fastidiosa.

-Allooora… ragazzi? Pronto?- agita una mano per attirare la loro attenzione.

-Annulla il patto!- è la prima cosa che fa Jack, non appena torna in se.

-Infatti, seduta stante. Non possiamo fidarci di lui- gli da man forte Rapunzel.

Hiccup resta a fissarla, preoccupato, ma sa che non può essere così semplice.

-Quindi la creatura risponderà a tutte le nostre domande?- chiede invece.

-Si- risponde Merida, confusa dalla sua reazione apparentemente tranquilla.

-Ma non potremmo mai essere sicuri che ci dica la verità- riflette Hiccup.

-Esattamente- conferma Merida -Ma credo che le verità scomode ce le dica senza il minimo problema. Non crede che noi siamo in grado di battere la setta oscura nonostante tutti gli indizi che ci può dare- aggiunge poi, cercando di far apparire il demone in una luce migliore di quella che si merita, più o meno.

-Che programmi ha la setta oscura per noi quattro?- chiede allora Hiccup.

Sia Jack che Rapunzel lo guardano malissimo.

-Hiccup, ma da che parte stai? Non possiamo fare in modo che Merida rischi per…- comincia Rapunzel, ma Merida è già all’opera, e la interrompe senza problemi.

-Chiede che la domanda sia più specifica. Non può rispondere a domande così generiche. Non è divertente ed è troppo lungo. Comunque per rispondere alla tua domanda dice: “cose brutte che non riuscireste a sconfiggere. Ahahahahah”- Mentre Merida fa l’imitazione, Jack e Rapunzel la guardano ad occhi sgranati, e Hiccup si massaggia il mento, pensieroso e in cerca di domande specifiche.

-Allora… cosa userà la setta oscura contro Jack?- chiede, Merida chiude gli occhi, e Jack prova a fermarla.

-Un momento, non mi sembra il caso di…-

-Eugene e Jenny, ovviamente. Non sono certo degli stupidi e Jack è facile da rompere- Merida apre gli occhi e ripete ciò che Bill le ha detto.

-Ehi! Non è vero!- obietta Jack.

-Contro di me, invece?- chiede poi Hiccup, appuntandosi mentalmente le informazioni ottenute.

-Ma quindi lei chiude gli occhi e il tipo le parla? Ma… ma…- Rapunzel guarda Merida come fosse posseduta da un mostro.

-Sei davvero così stupido da non esserci arrivato? E’ ovvio che useranno Sdentato, e non solo lui. Se non fai domande più interessanti se ne torna alla sua dimensione… sarebbe davvero bello- rivela Merida, questa volta senza aprire gli occhi, ma rimanendo concentrata.

-Qual è la loro strategia?- chiede infine Hiccup.

Merida, nel Mindscape, ripete la domanda a Bill, che recupera interesse.

-Ah, finalmente Drago Nero da prova della sua apparente intelligenza. Riferisci che la setta oscura usa contro di voi la verità in modo da spezzarvi. Il mondo è fatto di segreti e di un passato che tenta di nasconderli. Loro conoscono tutto ciò che c’è da sapere, e questo li rende potenti. Più potenti di quanto immagini.

La vera forze della setta oscura sta nella sapienza. Non puoi combattere contro la verità. Prima o poi tutto verrà a galla. Ah, anticipo anche la domanda successiva del tuo amico. Se anche vi dicessi tutto ora non cambierebbe il risultato. Credo che il mio compito per oggi sia finito. Ci vediamo nei tuoi incubi stasera Freccia Rossa- 

Merida apre una volta per tutte gli occhi, e si volta verso Hiccup, riferendogli la risposta di Bill.

-Se ci dicesse la verità ora…?- comincia Hiccup, ma Merida gli anticipa la risposta.

-Non cambierebbe nulla- 

Cala un momento di silenzio di tomba, poi Hiccup accenna a un sorriso.

-Beh, dovremo avere una mente aperta in grado di accettare e perdonare, immagino. Dopotutto per Rapunzel ha funzionato, no?- cerca di sdrammatizzare, ma in realtà è molto preoccupato.

“E’ ovvio che useranno Sdentato, e non solo lui” questa frase gli continua a rimbombare nelle orecchie. Chi altri useranno per il loro piano. Merida? Suo padre? No, la risposta non può essere così semplice, e quella creatura di certo sa usare bene le parole. Dev’essere qualcuno che lui non si aspetta, o qualcuno che lui non vuole assolutamente aspettarsi.

-Sapete, ragazzi, dovremmo trovargli un soprannome, a quella ignobile creatura- propone Merida. -Noi siamo bravi con i soprannomi, no?- e se non ne trovano uno prima o poi rischia davvero di dire loro il suo vero nome.

-Si, hai ragione, ne parliamo questo weekend. Va bene? Ormai siamo quasi arrivati e dobbiamo cambiarci- propone Hiccup, ancora sovrappensiero, poi lui e Jack si alzano per andare in bagno a cambiarsi.

L’inizio della scuola dopo le vacanze natalizie non si prospetta dei migliori.

 

-Jack! Ti prego! Me l’hai promesso!- Jenny trascina di peso un bambino di due anni più grande di lei verso il laghetto ghiacciato, e Jack non ha la minima intenzione di renderle il compito più facile, continuando ad opporre resistenza.

-Ho un vincolo che mi tiene perennemente legato all’orfanotrofio! Non posso allontanarmi, o morirò- con fare melodrammatico, il ragazzino si accascia a terra in mezzo alla neve, trascinando la bambina con lui.

-Uffa! Jack! Me lo avevi promesso!- si lamenta lei, togliendosi la neve gelata dai capelli e prendendo un piede del bambino per trascinarlo verso il laghetto.

Lui ridacchia, per niente infastidito dalla neve che gli entra dalle fessure dei pantaloni e della giacca.

Ecco! Siamo arrivati! Ora non puoi più tirarti indietro- commenta soddisfatta la bambina, lasciandolo andare, ma Jack, con una risata, ordina al vento di trascinarlo nuovamente verso l’orfanotrofio, e Jenny è costretta ad inseguirlo.

-Jack! Smettila!- nonostante provi ad atteggiarsi infastidita, la bambina non riesce a fare a meno di ridere, mentre lo prende nuovamente per un piede e prova a trascinarlo di nuovo con sé.

-Non è colpa mia, è l’orfanotrofio che mi chiama. Non senti i suoi fili che tirano?- prova a giustificarsi il ragazzo, ma non gli crede nessuno, neanche gli alberi della foresta.

Jenny continua a tirarlo forte.

-Non…  ti… credo!- e a ogni parola corrisponde uno scossone.

-Uff, se lo dici tu- Jack lascia andare la presa, ed entrambi rotolano via, in mezzo alla neve, ridendo di gusto, e finendo proprio sulla riva del laghetto.

Jack si rialza senza problemi, e tasta la superficie ghiacciata, per vedere se è abbastanza solida.

Non appena la tocca con una mano la lastra di ghiaccio di ispessisce. 

-Bene bene, festeggiata. Pronta per una bella pattinata sul laghetto?- chiede alla bambina, facendo un inchino e indicando la pista.

-Sii!- Jenny batte le mani contenta, mette in fretta i pattini e subito apre le danze sul ghiaccio.

Jack fa altrettanto, e si ritrovano presto a divertirsi insieme senza una preoccupazione al mondo.

Dopo circa un’oretta di gioco, Jack si rende conto che il ghiaccio è molto provato, e non riesce più a reggere entrambi.

-Jenny, non credi sia il caso di tornare all’orfanotrofio?- chiede alla bambina, usando i suoi poteri per renderlo più agibile per qualche altro minuto.

-Non dirmi che ti sei già stancato. Ti prego, Jack, altri dieci minuti. E’ il mio compleanno.- gli fa occhioni da cucciolo, e Jack non riesce a dire di no a quel faccino.

-Va bene, ti controllo il ghiaccio per sicurezza. Resta un attimo ferma lì mentre mi tolgo i pattini- dopo aver eseguito l’operazione, si mette in ginocchio sul bordo del laghetto e mette le mani sul ghiaccio, per renderlo sicuro, e la guarda pattinare un altro po’.

E’ proprio brava su quei pattini, e se non ci fosse stato Jack non avrebbe mai avuto l’occasione di imparare, all’orfanotrofio.

-Quando sarai grande sarai una campionessa olimpica- la complimenta Jack, fiero di lei.

-Dai, Jack, non prendermi in giro. Lo dici solo per dire- Jenny arrossisce, molto felice per quel complimento.

-Ti ricorderai ancora di me?- le chiede lui -O sarò solo uno dei tanti bambini dell’orfanotrofio?- 

-Non dirlo neanche per scherzo, Jack! Tu sei il mio migliore amico… no, anzi, tu sei mio fratello!- lei fa una piroetta, e lui le sorride, incredibilmente felice per quella constatazione.

Poi un suono di ramo spezzato distrae l’attenzione del bambino, che si gira a guardare preoccupato che possa essere un animale selvaggio o uno degli inservienti dell’orfanotrofio.

Nota solo un attimo una chioma mora che fugge via, poi il suono del laghetto che si spezza lo riporta alla realtà, insieme a un urlo.

-JACK!- 

 

Il ragazzo in questione si sveglia di scatto, sudato come non è stato neanche mentre aiutava Rapunzel.

Respira a fatica, e cerca di scacciare dalla mente quell’orrendo sogno, che però continua a passargli davanti agli occhi.

Si strofina gli occhi cercando di dimenticare, quando una delle immagini gli passa con un flash davanti agli occhi.

Il volto della persona che lo ha distratto ed è scappato via.

In tutti questi anni non ha mai ricordato niente, perché quello che è successo dopo quella distrazione lo ha sempre preso troppo, ma ora la sua mente è chiara.

-Eugene- sussurra a denti stretti, mentre la furia si impossessa di lui.

La creatura infernale ha ragione: la verità e la conoscenza sono davvero le armi più potenti al mondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Eccomi qui, non credevo avrei aggiornato così in fretta… ok, non ho aggiornato poi così in fretta, ma è stata l’ultima storia aggiornata quindi alla fine non ci ho messo poi così tanto.

Comunque, parlando del capitolo…

Scusate tanto se ho messo troppo Bill, insomma, Bill è un figo della madonna… nonostante in effetti sia solo un triangolo con un occhio. Comunque è un personaggio che adoro troppo, e ce lo vedo tantissimo a prendere in giro la nostra Merida con i suoi giochetti.

Hiccup mi è uscito un po’ OOC credo, e mi dispiace, ma credo che il suo cervello sia semplicemente scoppiato a furia di cercare cose e scoprire che la sua migliore amica di sempre deve sposarsi e ha un demone che nidifica nel suo cervello.

Merida sta proprio tritata, comunque, non trovate?

Per quanto riguarda la scena di Jack e Rapunzel… è una di quelle scene che ho in mente di scrivere da più o meno l’inizio della storia, e non avevo minimamente pensato che sarebbe uscita così.

Non so se è l’influenza di Inside Out che ho visto il 16 o semplicemente l’ispirazione momentanea, fatto sta che mi è uscita così, e mi sono venute le lacrime agli occhi mentre scrivevo.

Anche se credo siano maggiormente causate dal fatto che sto male da più di una settimana e quindi sono sensibile.

Voglio un pollice in su solo per il fatto che ho passato l’ultima mattina da malata a casa solo a scrivere questo capitolo (e si vede che ero malata perché è uscito un po’ giù) 

No, aspettate, non ci sono i pollici in su qui su EFP, quindi voglio una recensione.

No, scherzo, non pretendo niente 

Comunque spero vi piaccia. 

Se volete lasciare una recensione sarà gradita, e mi aiuterà a capire se la piega che questa storia sta prendendo vi piace o no.

Un bacione e alla prossima :-*

 

DOMANDA IMPORTANTE

Dato che non ho idee, chiedo a voi.

Che soprannome avreste in mente per Bill Cipher, che i quattro potranno usare? Il più bello diventerà ufficiale.

Grazie della vostra partecipazione.

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Capitolo 23
*** Loschi piani ben riusciti (ovvero, come cedere al lato oscuro senza accorgersene) ***


Capitolo 22: Loschi piani ben riusciti

ovvero

Come cedere al lato oscuro senza accorgersene

 

Elsa non è tipo da preoccuparsi per Flynn, dopotutto lo odia… beh, non è che lo odia proprio, ma comunque dovrebbe stargli indifferente dopo tutto quello che le ha fatto, ma non lo ha mai visto così giù, e anche se lei è sempre stata una tipa parecchio discreta e propensa a farsi i fatti suoi, le preme davvero sapere cosa gli è successo.

Per sua fortuna e sfortuna di Flynn, non ha bisogno di chiederlo a lui per saperlo.

Infatti, mentre i due fanno colazione, Jack li raggiunge, con calma, e si siede affianco a Flynn, che inizialmente non da segno di notarlo, troppo occupato a osservare il bacon che dovrebbe, in teoria, mangiare.

-Ciao Jack- lo saluta Elsa, seduta di fronte a lui.

Jack ricambia con un cenno, poi si gira a guardare Flynn, che lo ignora e basta.

-Hey, gran pezzo di sterco di drago- Jack attira l’attenzione di Flynn, e di circa mezzo tavolo dei serpeverde.

Il moro stringe la mascella, e si volta a guardare Jack.

-Che vuoi Frost?- gli chiede con odio.

-Per tutti questi anni mi sentivo così in colpa che ti giustificavo per il tuo voler rovinarmi la vita in orfanotrofio, ma sai un cosa, Eugene, dopo quello che hai fatto non ti dovevi davvero permettere di spargere tutte quelle calunnie e maldicenze su di me, di farmi tutti quei tiri mancini e colpi bassi- tutti nella sala iniziano a bisbigliare tra loro, mentre anche gli altri tavoli iniziano ad entrare nel discorso, incuriositi.

Flynn impallidisce, sgrana gli occhi, e guarda Jack come se fosse pazzo.

-Jack, ma che ti è preso… di che stai parlando?- chiede a bassa voce, sperando che la loro conversazione non stia attirando orecchie indiscrete.

-Per tutti questi anni sono stato così impegnato a pensare ogni momento a cosa è successo quel giorno che non mi era mai tornato in mente cosa mi avesse distratto prima che il ghiaccio si rompesse a causa mia. Io mi sono preso poi le mie responsabilità, ma tu non ti sei mai preso le tue, Eugene- marca con forza il nome del ragazzo, che inizia a sudare freddo, e si guarda intorno, notando metà della scolaresca riunita attorno a loro, che bisbiglia sommessamente e si chiede cosa sia successo tra i due, e chi sia questo fantomatico Eugene.

-Jack, che ne dici di spostare la conversazione altrove?- chiede sottovoce, iniziando a impanicarsi. 

Jack lo osserva con un sopracciglio inarcato, poi si guarda intorno, annuisce e si alza in piedi.

Flynn sta già iniziando a rassicurarsi quando nota che Jack non si sta avviando fuori dalla stanza, bensì si mette in piedi sul tavolo e urla a tutti: 

-Salve studenti di Hogwarts. Io sono Jackson Overland Frost, e il mio nemico qui presente è Eugene Fitzherbert, che voi conoscete come Flynn Rider perché ha preso in prestito il nome di un personaggio di un libro presente nell’orfanotrofio dove alloggiamo entrambi…- inizia a dire, e Flynn rimane scioccato, senza capire bene cosa stia succedendo, ma deciso a tappare la bocca di Jack.

Prima che possa prendere la bacchetta, però, Jack solleva una mano, e Flynn viene sollevato a mezz’aria e immobilizzato.

-Eccolo qui, salutate Eugene Fitzherbert- lo illustra a tutti come un’attrazione, e le sue abilità di levitazione ammutoliscono tutti, che lo guardano sconvolti.

-Bene, a che punto del racconto ero rimasto… Ah, si, dieci anni fa, per colpa di un incidente, sua sorella è morta. Io e lei eravamo a pattinare in un laghetto, il ghiaccio era sottile quindi io ho usato la magia per tenerlo, poi mi sono distratto e lei c’è caduta dentro. Da quel giorno lui si è messo a fare il bullo in maniera piuttosto irritante: mi lasciava messaggi minatori in giro, mi distruggeva la camera, mi metteva i topi e i ragni sotto le coperte e i vermi nei vestiti, senza contare tutti i fiocchi d’avena che mi lanciava addosso. Ora, voi converrete con me che me lo meritavo, e anche tanto, giusto? E l’ho convenuto anche io per dieci anni, quindi quando l’ho visto qui non ho spifferato a tutti la sua vera identità, anche perché mi aveva ricattato ma sono altri discorsi. Comunque l’ho sopportato, l’ho accettato e l’ho persino aiutato quando stava, sottolineo il verbo passato, con la mia migliore amica.

Ah, tra parentesi, quando lei ha scoperto la verità nel modo peggiore lui è stato responsabile di un collasso nervoso che per poco non la uccideva.

Comunque, dopo tutto quello che ho fatto, oggi ho scoperto una cosa davvero interessante girovagando nei miei ricordi. Ho scoperto che quel fatidico giorno in cui la mia vita mi è crollata addosso, la distrazione che è giocata la vita di Jenny altri non era che il suo fratellone geloso che ci aveva seguiti e che ha deciso proprio in quel momento critico di rompere un rametto, agitare i cespugli e poi scappare- la sala è in totale silenzio, i professori non si vedono da nessuna parte, ed Elsa non può fare a meno di pensare alla storia che Jack le ha raccontato al ballo.

Non immaginava minimamente che il famoso Eugene Fitzherbert fosse a scuola con lei. In questo momento non sa proprio che pensare dei ragazzi davanti a lei, e non ha la più pallida idea di come comportarsi.

-Quindi, ragazzi, capirete che non ho più nessun debito nei suoi confronti visto che una piccola colpa dei fatti va attribuita a lui, e potete capirmi se sono un tantino fuori di me dalla rabbia. Perciò, ora che la vostra curiosità su quello che è successo è stata saziata, potete anche andare in classe mentre io mi occupo di lui, va bene?- indica ai suoi compagni la porta della sala grande, ma tutti rimangono inchiodati sul posto, senza sapere bene cosa fare.

Jack alza le spalle, e libera Flynn, che cade nel porridge.

-Jack, ma sei impazzito?! Che diavolo ti è preso?! Prima mi rubi la ragazza e poi vuoi anche rovinarmi la vita con queste accuse infondate?! Ma sei veramente fuori di testa!- lo aggredisce verbalmente, prendendo la bacchetta pronto a uno scontro.

Jack non lo guarda neanche quando intercetta il suo incantesimo e lo spedisce al mittente, con un movimento rapido della sua bacchetta.

-Quel demone triangolo aveva proprio ragione, la verità è veramente un’arma potente, non trovi?- lo guarda negli occhi con un odio tremendo, e gli lancia un incantesimo che lo fa volare dall’altra parte della stanza, dove sbatte la schiena contro il muro di pietra. 

Gli studenti lanciano esclamazioni inorridite, e indietreggiano, lanciando occhiate tra i due ragazzi, ma solo uno ha il coraggio di fare qualcosa.

-Jack, smettila!- gli intima Elsa, alzandosi in piedi e mettendosi tra lei e Flynn, che si massaggia il collo dolorante.

-Elsa, tu più di tutti dovresti capire- Jack abbassa la bacchetta, e guarda l’amica in cerca di comprensione.

-Ed è così, ma non devi abbassarti al suo livello per vendicarti. Tu sei meglio di così- lei gli si avvicina, e gli mette una mano sulla spalla.

A lui vengono le lacrime agli occhi, e sorride, un sorriso stranissimo.

-No, Elsa, non è vero. Io non sono meglio di lui. Ci ho provato, ma non ce la faccio più a fingere di poter essere un bravo ragazzo. Il mondo mi vede cattivo, il mondo mi vuole cattivo. Ed io ho raggiunto il punto di rottura. Ti prego, spostati- la supplica, indicandole con la bacchetta la direzione da seguire.

-No, Jack. Se vuoi fare del male a lui e sei davvero un cattivo ragazzo, allora passerai su di me- gli risponde lei con semplicità.

-Dopo tutto quello che ti ha fatto?- le chiede lui, senza capire come la bionda possa essere così sicura.

-Io non sono come lui, e sono convinta che tempo un paio di giorni e ti accorgerai che nemmeno tu lo sei- Elsa non si muove di un centimetro, e Jack decide di rimandare la vendetta a quando Eugene non sarà più protetto dalla ragazza.

-Ok, per questa volta Eugene si salva, ma sappi che dopo tutto quello che mi ha fatto non sono minimamente disposto a lasciar perdere. Ha messo in pericolo entrambe le persone a cui tengo di più, e una delle due l’ha pure indirettamente uccisa, quindi perdonami se vorrò davvero fargli passare l’inferno. Mi fa veramente schifo come persona- Jack rimette in tasca la bacchetta e si volta per andarsene, per poi girarsi un attimo e commentare, con perfidia

-Mah, chissà perché le ragazze si innamorano sempre dei bulletti che le trattano male- prima di andare in classe.

Questa allusione fa arrossire Elsa, che però scuote solo la testa e si affretta ad avvicinarsi a Flynn per vedere le sue condizioni.

-Stai bene, Rider… o dovrei dire Fitzherbert?- gli chiede, con sufficienza. Non approva i metodi di Jack, ma condivide con lui alcuni interessanti punti di vista.

Lui annuisce, poi si alza a fatica, e solleva la testa, per ritrovarsi davanti a un centinaio di ragazzi che lo guardano, chi a bocca aperta, chi ad occhi sgranati. 

Abbassa di nuovo lo sguardo, pieno di vergogna e rabbia.

Elsa torna nuovamente in suo aiuto.

-Su, gente, è ora di lezione, filate tutti in classe! Sono caposcuola e dovete obbedirmi, o andrò dritta difilato dal preside- ordina alla scolaresca, che controvoglia si sblocca e si avvia a lezione, discutendo animatamente della situazione.

Una dodicenne corvonero dai capelli castani e gli occhi ambrati rimane un po’ più degli altri, e sembra sul punto di scoppiare a ridere.

Elsa la guarda per qualche secondo, senza riconoscerla, poi lei segue il resto dei suoi compagni.

-Flynn, anche tu non sei escluso!- incrocia le braccia, e lui alza lo sguardo su di lei, guardandola male.

-Non dovevi difendermi così- le sussurra con cattiveria.

-Fidati, non l’ho fatto per te. Hai rovinato un sacco di cose con la tua arroganza e cattiveria, non rovinerai anche Jack- gli risponde lei, con sicurezza.

-Lui ama Rapunzel, Elsa, l’ha anche baciata, l’ho visto. Non è e non sarà mai interessato a te- neanche Flynn sa perché se la sta prendendo così tanto con Elsa, ma le parole gli sfuggono prima che riesca a trattenerle.

-Tu proprio non sai che significa tenere incondizionatamente a qualcuno, vero?- lo guarda dall’alto in basso, scuote la testa, e poi esce dalla sala grande, diretta alle lezioni.

Dentro di se si affollano tante domande, e tra queste non può fare a meno di chiedersi come mai i più grandi amici di Jack non sono intervenuti ad aiutarlo.

 

E la risposta è che i più grandi amici di Jack non erano in sala grande.

Infatti, quella mattina, Rapunzel, Hiccup e Merida hanno avuto altri problemi, o almeno Hiccup e Merida, poiché Rapunzel ha solo fatto colazione molto presto per evitare Flynn e si è avviata in classe.

Hiccup e Merida, invece, hanno avuto una situazione più complicata.

Quando quella mattina Merida si è svegliata, non si è svegliata.

O meglio, quando ha aperto gli occhi preparandosi a un’altra noiosa giornata di scuola, le è sembrato come se non dormisse da giorni interi, e non riusciva a rimanere sveglia.

Si è vestita così distrattamente che ha dimenticato di togliersi il pigiama, che è rimasto sotto la divisa, e i calzini sono del tutto spaiati.

Oltre al fatto che non è riuscita ad allacciarsi la cravatta e ha messo il maglione al contrario.

Vi è mai capitato di essere così stanchi da vivere la giornata come in un sogno? Beh, Merida aveva quella sensazione, solo tremila volte moltiplicata per tre.

E ha anche il numero tre fisso in testa.

Si è lavata la faccia per svegliarsi tre volte (con l’acqua dei fiori che M.K. aveva messo vicino alla finestra), è inciampata tre volte nei suoi piedi, si è data tre schiaffoni per svegliarsi, e ha preso tre libri per prepararsi alla giornata, senza seguire l’orario che al momento non riesce proprio a ricordare.

E quando si avvia sbadigliando verso le scale che portano in sala comune, se le fa di fondoschiena, per tre scalini alla volta.

Ogni volta che chiude gli occhi si addormenta per un secondo, e ci vuole tutta la sua forza di volontà per non crollare del tutto, e per ignorare la risata sfrenata del suo inquilino celebrale, che trova la situazione disperata della ragazza incredibilmente esilarante.

Arrivata alla fine delle scale, Merida non ha voglia di alzarsi, e si appoggia al muro, per riprendersi un attimo e cercando con tutta se stessa di non addormentarsi di nuovo.

-Merida, tutto bene?- le chiede una voce poco conosciuta, scendendo in quel momento dal dormitorio maschile.

-Tre… ci…oè… s… i…- non riesce a parlare, la voce troppo impastata dalla stanchezza, e il ragazzo del settimo anno le si avvicina leggermente preoccupato.

-Chistofr- borbotta Merida, riconoscendo il ragazzo biondo che l’ha accompagnata al ballo l’anno prima.

Dato che la situazione è disperata, il ragazzo si trattiene dal correggerla.

-Vuoi che ti accompagno in infermeria? Non mi sembri in forma- osserva lui, notando gli occhi arrossati. Nella sua natura non giudica la gente, quindi non indaga le cause che hanno ridotto la ragazza in quello stato, ma solo il modo per aiutarla.

-Sala…. ande- con un linguaggio che ricorda quello dei minions, Merida prova a sollevarsi in piedi, ma le gambe non la reggono bene, e cade addosso a Kristoff, che prontamente la afferra, e decide di testa sua di accompagnarla, anche contro la sua volontà, nella benedetta infermeria.

-Va bene, appoggiati a me- da la sua disponibilità, quasi a malincuore. Possibile che tutte le poche persone con cui ha a che fare siano un po’ strane e problematiche? Anna, Elsa e ora anche Merida. Mah!

-Salande- ripete Merida, provando a camminare da sola ma finendo sempre per cedere.

-Si, si, sala grande, sala grande- la asseconda lui, dirigendosi in infermeria, ma, per sua fortuna, incontrando qualcuno prima di arrivarci.

-Merida! Ma, cosa le è successo?- chiede Hiccup, incrociando i due poco dopo essere uscito dalla sala comune.

-Non ne ho idea, l’ho trovata così ai piedi della scala per i dormitori- spiega Kristoff, con un’alzata di spalle.

-Dobbiamo subito portarla in infermeria- Hiccup, preoccupato, le sente la fronte per vedere se scotta, poi mette un suo braccio attorno al collo e fa per portarla.

-Salande- ripete lei, per la terza volta, non lo ripeterà più.

-Hai notato qualcosa di strano ieri nella vostra sala comune?- chiede Hiccup preoccupato a Kristoff, mentre i due si avviano in infermeria.

Lui alza le spalle.

-Niente di che- dice solo.

Hiccup si ripromette di richiederlo a qualche fonte più attendibile e più chiacchierona.

Spera che questo non abbia niente a che vedere con quella testa di triangolo che Merida si ritrova per la mente, ma è piuttosto sicuro che sia così, e si sente terribilmente in colpa.

Hiccup bussa alla porta dell’infermeria, e Mama Odie apre quasi subito.

-Ciao Hiccup, qual è il problema? Dolori alla gamba?- chiede, notando per primo il ragazzo e facendo entrare il trio male assortito.

Prima che Hiccup possa dire qualcosa, Merida si libera dalla presa dei due ragazzi e fa per lamentarsi di qualcosa, e poi crolla su uno dei letti, senza riuscire a controllarsi, e inizia a ronfare.

-Santo cielo. Cos’ha?- chiede Mama Odie, affrettandosi a controllarla.

-Non ne abbiamo idea. Sembra malata, ma ho controllato e non pare abbia la febbre, io…- Hiccup inizia a raccontare, ma quando Mama Odie sbianca e si porta una mano alla bocca emettendo un gemito sorpreso e sconvolto, si interrompe, e guarda Merida spaventato.

-Cosa c’è?- chiede, iniziando a sudare freddo.

Mama Odie non si è mai sconvolta per la salute di un suo paziente. Neanche nelle situazioni più impensate e assurde.

-Signor Bjorgman, può andare in classe, il suo lavoro qui è finito- l’infermiera congeda Kristoff, che annuisce e se ne va.

Poi Mama Odie si avvia in un armadio di prodotti e inizia a rovistare.

Hiccup sposta lo sguardo da lei a Merida, pallida e incosciente sul letto dell’infermeria, e porge nuovamente la domanda.

-Cosa c’è?- con voce più tremante.

-Hiccup, anche tu è meglio che vai in classe, potrebbe volerci un po’ e hai dei corsi GUFO a cui partecipare- Mama Odie prova a congedare anche Hiccup, ignorando la sua domanda, ma il ragazzo non demorde.

-COSA C’E’?- chiede nuovamente, con più forza, e svegliando Merida, che biascica un po’ e poi si rigira nel letto per tornare a dormire.

Mama Odie sospira.

-Teoricamente è solo molto assonnata- spiega a Hiccup, che però non apprezza molto la parola “teoricamente”

-E praticamente?- chiede poi, senza essere sicuro di voler ottenere la risposta.

-Praticamente la sua stanchezza non deriva da fattori fisici, ma mentali. E’ stata sottoposta a una forza magica mentale che le ha risucchiato parecchia energia celebrale. Se questa forza agiva la sua influenza per qualche minuto in più, la mente di Merida si sarebbe scaricata del tutto e non si sarebbe più ricaricata.- spiega Mama Odie in tono grave.

Hiccup inizia a respirare a fatica.

-Ma_Ma si ricaricherà, vero?- chiede in un sussurro, osservando Merida come ad assicurarsi che stia ancora dormendo e che non le sia successo altro.

-Si, ci metterà un po’, ma si ricaricherà del tutto. Hai idea di quale forza abbia potuto fare una cosa del genere?- indaga Mama Odie.

Hiccup esita, osservando Merida.

E’ molto preoccupato per lei, ma non sa se è una buona idea dire in giro che ha fatto un patto con quel tipo triangolo, potrebbe essere un male per lei, quel tipo potrebbe vendicarsi.

Ha bisogno di pensarci un po’.

-Io… non so, non mi viene in mente niente- risponde Hiccup a testa bassa.

L’infermiera non insiste.

-Se ti viene in mente qualcosa dimmelo, comunque mi faresti il piacere di chiamare sua madre. Ha un’ora buca e sarebbe opportuno che lo sapesse- Hiccup non vorrebbe lasciare Merida da sola con l’infermiera squilibrata, ma dopotutto Mama Odie sa fare il suo lavoro, e Hiccup lo sa bene.

Annuisce ed esce, non prima di aver dato un’altra occhiata preoccupata a Merida.

Nel frattempo la citata è convinta al cento per cento di essere in sala grande, e si sta abboffando di bacon, senza mai saziarsi.

-Uffa, il cibo non sa di niente- si lamenta, prendendo delle uova, poi si rende conto che qualcosa non va, nel momento stesso in cui un triangolo da un occhio solo si siede accanto a lei, prendendo una fetta di bacon dal suo piatto

-Hey! Tu non hai una bocca, e non puoi mangiare!- Merida si riappropria della carne, e se la ficca in bocca di prepotenza, incrociando le braccia. Poi nota che la stanza è in bianco e nero ad eccezione di Bill, e sbuffa, infastidita.

-Sto dormendo, vero?- chiede al triangolo, rassegnata.

-Alla fine sei crollata, di nuovo- la prende in giro lui, ridacchiando.

Merida prova a svegliarsi, ma ogni suo tentativo è inutile. E’ intrappolata nel Mindscape.

-Cosa mi hai fatto?- chiede al triangolo, a denti stretti.

-Mah, ho solo giocato un po’ nella tua mente, pensavo avresti resistito di più, sai. E invece sono bastati un paio di incubi e la rimozione dei ricordi della notte per scaricarti la mente. Devo ammettere che avevano ragione i tipi della setta oscura, non sei questa grande minaccia. Sarei quasi tentato di prendere di mira qualcuno di più interessante, come Drago Nero ad esempio- minaccia Bill, in tono disinteressato.

Merida si alza di scatto e gli punta un dito contro.

-Tu provaci solamente e io…- inizia a urlargli contro, ma Bill schiocca le dita e lei si ritrova muta.

-Calma, ragazzina, puoi evitarlo se rendi la cosa un po’ più interessante. Vorrei solo proporti un patto- propone Bill, strizzando l’occhio. 

-E’ un occhiolino- specifica poi, con un occhio solo non si può mai sapere.

Merida prova a parlare ma è ancora muta, così Bill schiocca nuovamente le dita per eliminare l’incantesimo.

-Col cavolo che mi faccio fregare nuovamente da te. Già rimpiango il primo patto, non ho più la forza di svegliarmi per colpa tua- Merida incrocia le braccia, per niente disposta a cedere.

-Beh, nel mio patto la tua mente non subirebbe effetti collaterali fisici dalla mia permanenza e sarebbe come se io non ci fossi…- inizia a dire Bill, Merida lo guarda incerta, soppesando l’offerta.

-Ma…- lo sprona a continuare.

-…non c’è un vero e proprio ma, chiedo solo di potermela spassare nella tua mente senza che tu opponga resistenza. Sai, no, ci sono cose che non posso fare qui dentro, piccole cose, ma sono sempre dei limiti, e io detesto i limiti- Bill non sembra molto contento di rivelare la cosa. Merida non sa se fidarsi o no.

-Tipo che limiti?- chiede, guardandolo indagatrice.

-Mah, le solite cose da demone: il fatto che tu mi possa sentire solo nel Mindscape, il non poter accedere ad alcuni ricordi, nonpotertipossederesenzachetuteneaccorgaetiscarichi- inizia ad elencare Bill, Merida non riesce ad afferrare bene l’ultima cosa.

-Puoi ripete…- inizia, ma Bill la interrompe.

-Insomma, sarò solo nella tua mente, di questo puoi stare certa, e non disturberò quella di Drago Nero. Un piccolo prezzo da pagare per il tuo migliore amico, no?- chiede, mentre la sua mano si infuoca.

-La mia mente non subirà il minimo effetto?- chiede lei, insicura.

-Non ti accorgerai nemmeno di quello che farò, tranne quando non sarai tu a chiedermi di fare qualcosa, ovviamente- la rassicura lui.

Merida è ancora incerta, Hiccup non glielo perdonerebbe mai.

-Non deve mica saperlo- le propone Bill, avvicinando la mano.

-Va bene, ma non osare fare qualcosa ai miei amici- gli prende la mano, e uno sguardo di trionfo brilla nell’occhio di Bill.

-E’ un piacere fare affari con te- le dice, poi Merida si sveglia di scatto, la sua mente completamente lucida.

-Per Merlino!- esclama, già pentita della scelta.

Ogni volta che ha a che fare con Bill le sembra di stare dal parrucchiere. Fa una scelta e la rimpiange subito dopo, ma è sempre troppo tardi.

-Merida, stai bene?- una voce preoccupata si china verso di lei.

-Mamma, che vuoi? Aspetta, dove sono? Non ero in sala grande?! Oddio, chi mi ha portata qui?- si alza di scatto, guardandosi intorno confusa.

Scopre così di essere in infermeria, e che accanto al suo letto c’è sua madre, mentre in fondo alla stanza Hiccup litiga con l’infermiera. 

Poi, seduta in un angolo, Merida scopre la sua insegnante di Divinazione.

-Divinatrice! Ma lei cosa ci fa qui? Oggi non è lunedì, giusto?- di solito la sua ora settimanale con la professoressa di divinazione è la seconda di lunedì.

Prima che la Divinatrice possa rispondere, una voce alla porta la chiama.

-Merida! Stai bene?- le chiede Hiccup, l’infermiera gli fa cenno di fare silenzio.

-Perché state cacciando l’unica persona che voglio accanto a me?- chiede Merida infastidita a sua madre, con sguardo di sfida.

-Lascialo passare- cede Elinor, senza distogliere gli occhi da quelli di sua figlia.

-Merida!- Hiccup si precipita a controllare le sue condizioni, e la guarda dalla testa ai piedi.

-Hiccup, ti devo assolutamente parlare- gli sussurra lei, torturandosi una ciocca di capelli, senza guardarlo negli occhi.

-E che gli devi dire? Puoi dirlo a tutti noi- si intromette Elinor.

Merida lancia un’occhiata eloquente a Hiccup, che afferra.

-Tua madre ha ragione, Merida, ma ora devi assolutamente riposarti, parleremo tutti insieme dopo, va bene?- Merida annuisce convinta, mentre Elinor non è affatto contenta.

-Merida, devi parlarmi. Divinatrice, diglielo anche tu- spera di trovare nell’insegnante di divinazione un’alleata, ma purtroppo non è così.

-Direi che le cose si sono risolte. Ho una lezione a cui partecipare- lo sguardo che rivolge a Merida prima di uscire è parecchio indecifrabile, ma Merida non gli da molto peso, e si mette comoda sul letto.

-Bene bene, credo che dovrò passare tutto il giorno qui. STEVE!!- chiama il suo fidato minion, che arriva da uno dei passaggi segreti del castello circa tre millisecondi dopo, agli ordini.

-Allora, portami delle uova strapazzate, pancetta, tanta pancetta, un bel bicchiere di succo di zucca, e qualche salsiccia. Grazie mille amico- lo congeda con un buffetto sulla guancia e si stiracchia, felice di poter perdere un giorno di scuola e di stare comunque bene. 

Dopotutto forse non è stato così catastrofico quel patto.

Almeno ne ottiene benefici immediati.

-Bene, voi potete andare, io mi riposerò tutto il giorno- congeda i presenti, ma l’unico ad andarsene è Hiccup, che alza gli occhi al cielo prima di uscire dalla porta

Chiude gli occhi, preparandosi a riposarsi per bene, ma poi li riapre e li punta su sua madre.

-Mamma, cosa vuoi ancora?- chiede, seccata.

Tra lei e sua madre c’è un muro di ghiaccio da quando Merida è stata promessa in sposa a Macintosh.

-Perché non mi vuoi dire cosa ti affligge?- le chiede sua madre, ferita, ma Merida non è minimamente toccata dalla sua preoccupazione.

-Umm, fammi pensare un attimo alle ragioni… vediamo… per prima cosa non hai fatto altro che costringermi ad essere quello che non sono per tutta la vita, secondo, mi stai facendo sposare con uno che sai bene che io detesto- Elinor prova ad obiettare, ma Merida la interrompe prima ancora che inizi. -… poi non mi hai mai detto nulla su cose che mi riguardavano in prima persona, e l’unico motivo per cui ti importa di me e perché devo tenere alto l’onore di famiglia. Beh, mammina cara, io non sono la tua figlia trofeo da esibire come grande conseguimento della tua vita, e fintanto che continuerai a trattarmi come un oggetto, col cavolo che mi confido con te- la aggredisce, poi Steve entra con il cibo, e Merida lo prende e si mette a mangiare, di spalle alla madre, che, ferita nel profondo, esce dalla porta, sull’orlo delle lacrime.

 

Hiccup è talmente distratto, a lezione di Rune antiche alla terza ora, che a malapena si accorge dei tentativi non troppo velati di Elinor per farsi dire cosa affligge Merida, e di certo non si rende conto dell’assenza di Jack, almeno fino a quando non gli cade la penna a terra.

-Jack, potresti…- comincia a chiedere senza pensare, poi si rende conto che il posto accanto a lui è totalmente vuoto, e inizia ad insospettirsi.

Si guarda intorno per vedere se per caso non è un orario diverso, ma Rune Antiche è sempre con i serpeverde, quindi Jack dovrebbe essere lì, e invece di lui non c’è la minima traccia.

-Hey, Aladdin, hai visto Jack?- chiede sottovoce al ragazzo davanti a lui, che si volta incredulo.

-Se l’ho visto? Chi non l’ha visto! Oggi è successo un putiferio in sala grande. Non l’ho mai visto così fuori di testa. Per poco non ammazzava Flynn, e si è pure messo a dire un sacco di storie assurde circa una ragazzina…- gli comincia a rispondere Aladdin, ma viene interrotto dalla professoressa Dumbroch.

-Se avete da discutere cose più importanti della lezione perché non le riferite a tutta la classe?- li riprende. Aladdin borbotta un “scusi prof” e si rimette in ascolto, mentre Hiccup è rimasto congelato.

Che diavolo sta succedendo oggi?!

Prima Merida si scarica, poi Jack esplode… e se le due cose fossero collegate? Se quella testa di Triangolo ha usato Merida per arrivare alla mente di Jack?

-Hiccup, ti sei incantato? Ripetimi subito l’ultime cose che ho detto sui codici rinvenuti nelle…- lo mette alla prova Elinor, ma Hiccup si alza di scatto.

-Mi scusi professoressa, non mi sento molto bene. Ho mal di pancia e nausea, devo… devo assolutamente andare in infermeria- Elinor apre la bocca per ribattere, ma Hiccup schizza fuori dalla porta senza aspettare risposte, e si precipita in infermeria.

Caso vuole che prima di riuscire a raggiungerla si imbatte in uno studente vagante che conosce bene.

-Jack!- esclama, sorpreso.

-Ciao Hiccup, venuto a controllare perché non fossi a lezione? Gentile da parte tua, ma non era necessario- Jack è appollaiato sulle scale, e sta lanciando palle di neve ai piani inferiori.

-Beh, a dire il vero… Ma non fa niente, cosa succede? Stai bene?- chiede Hiccup, lasciando per un attimo perdere Merida e avvicinandosi a Jack, per vedere come sta.

-Io si, è Eugene che sta un po’ meno bene- risponde lui apatico.

-Cos’è questa storia di Eugene. Credevo che aveste un accordo. Jack che ti sta succedendo? E’ la setta oscura? Lo sai che non devi dar peso a quello che fanno. Vogliono solo portarti sulla cattiva strada- prova a farlo ragionare Hiccup, sedendosi accanto a lui.

-Già, ci sono riusciti- Jack alza le spalle, e getta una palla di neve contro Shrek, che alza la testa immusonito. Jack indica Hiccup come presunto colpevole, e Shrek lo guarda minaccioso, scuotendo la testa.

-No, non devi dargliela vinta- Hiccup non da segno di notare la minaccia del custode, e cerca di aiutare Jack, che però non lo vuole ascoltare.

-Capirai quando proveranno a spezzare te, sei il più buono tra noi, scommetto che useranno una vera bomba e ne uscirai profondamente distrutto- Jack sembra non provare più emozioni, come se tutto a un tratto abbia semplicemente deciso di abbandonarsi al nulla, per vivere una vita fatta di inutilità dove non è importante né quello che fa né ciò che lo circonda, in un vuoto eterno e immutabile.

-Può essere, ma io combatterò fino all’ultimo per non dargliela vinta- Hiccup si alza, deciso a raggiungere Merida e a parlarne con lei.

-Lo immagino, ma poi, quando non ne portai più, farai le cose peggiori tra di noi. I più buoni sono sempre quelli che cadono peggio- profetizza Jack, apatico.

-Hai fatto bene a non scegliere divinazione, perché non sarà assolutamente quello che accadrà- con questa ultima affermazione, Hiccup scompare alla vista dell’amico, che continua a lanciare palle di neve in giro.

Poi si avvia in infermeria senza dare troppo nell’occhio, e quando entra nota con sollievo che l’unico membro della stanza è Merida.

Un po’ meno piacevole è vedere che sta ronfando beatamente sul letto senza approfittare della mattinata libera per investigare un po’.

-Merida- le si avvicina e prova a svegliarla, ma lei non da segno di accorgersi del suo richiamo.

-Merida- la scuote leggermente, ancora niente

-Merida!!- la scuote con più forza, e lei si rigira, nel letto, emettendo qualche verso strano, che però sembra quasi un messaggio in codice:

-Qrq urpshuh, gudjr qhur- 

-Merida, andiamo!- insiste, poi sospira, e si allontana per prendere l’arma segreta.

-Vorrà dire che dovrò usare l’acqua- sussurra a voce alta, in modo che l’addormentata Merida lo senta.

-Qr! O'dftxd qr!- esclama lei alzandosi di scatto.

-Cosa?- chiede Hiccup girandosi verso di lei, confuso da quel farfugliamento.

Merida tossisce un attimo, per schiarirsi la gola, poi parla nuovamente con voce comprensibile.

-Non usare l’acqua. Sono sveglia, vedi?- si mette seduta, sbadiglia un attimo, e osserva l’orologio.

-Piuttosto, che ci fai qui? Non c’è lezione a quest’ora?- chiede poi per cambiare argomento.

-Ho finto di stare male per venire qui, credo di aver capito qualche cosa- Hiccup le si avvicina, e si siede sul letto accanto a lei.

-Hai la mia ammirazione per esserti messo ad evadere le lezioni. Allora, che cosa pensi di aver scoperto?- Merida si fa interessata.

-Allora, ero in classe, e mi sono accorto che Jack non c’era, così ho chiesto ad Aladdin, e lui mi ha detto che oggi ha sclerato in sala grande, io credo che ci sia un collegamento tra quello che è successo a Jack stanotte e quello che è successo a te- Hiccup è orgoglioso della sua teoria, ma Merida non è dello stesso avviso.

-Infatti, una setta oscura vuole ucciderci, se non è un collegamento questo- lo stronca lei, annoiata.

-Si, ma è successo ad entrambi lo stesso giorno, io credo che… che quel tipo che è nella tua mente sia entrato in quella di Jack e gli abbia trasmesso qualche cosa- Hiccup non la guarda negli occhi mentre spiega la sua teoria, ed evita accuratamente di usare il termine “ti ha usata”, ma Merida è brava a leggere tra le righe, e sbianca leggermente.

Poi rotea gli occhi, come se ascoltasse qualcosa, e sbianca maggiormente.

-Merida?- chiede Hiccup, sollevando lo sguardo.

Merida si irrigidisce.

-No- dice solo lei, poi, quasi con difficoltà, continua.

-Io non sono una marionetta nelle mani di quella testa di… triangolo! Di quel, di quel, di quel nacho andato a male. Io non… io non…- sembra terrorizzata all’idea, e si prende il volto tra le mani, per calmarsi.

-Merida, calma, io non intendevo…- prova a rassicurarla Hiccup, ma lei lo blocca subito.

-Ma certo che lo intendevi, altrimenti non saresti venuto, ed io, come una stupida…- si interrompe di scatto, non vuole rivelare all’amico di aver fatto un ulteriore patto.

Hiccup è in attesa di un continuo che non arriva, così restano in silenzio per un paio di minuti, finché a cedere è Hiccup.

-Comunque, nacho è un bel soprannome- cerca di alleggerire l’atmosfera, Merida sembra ascoltare, qualcosa, poi ridacchia leggermente, e posa la testa sulla spalla di Hiccup, chiudendo poi gli occhi.

-Ti prego, non mi abbandonare, qualsiasi cosa succeda- lo supplica sottovoce, lui le mette un braccio intorno alle spalle, e le bacia la testa.

-Non lo farei mai- le sussurra in risposta.

 

Rapunzel, nel frattempo, non sa cosa diavolo stia succedendo.

Le prime due ore aveva pozioni con i serpeverde, e Jack non si è presentato. La terza ora Storia della magia con i grifondoro, e di Merida nessuna traccia.

Inoltre la finta insegnante continuava  a guardare nella sua direzione e non riusciva a trattenersi dal ridere leggermente.

Gli studenti non ci hanno fatto molto caso, perché l’insegnante è un po’ strana in generale, ma Rapunzel sa bene chi c’è dietro le sue sembianze, e il fatto che sia così felice non è molto positivo.

Ora la ragazza si sta dirigendo in sala da pranzo. Magari i suoi amici hanno marinato le lezioni e ora mangiano un boccone.

Certo, è un po’ difficile marinare le lezioni a Hogwarts, ma forse hanno avuto qualche problema tra creature oscure e professori maligni.

Rapunzel spera vivamente di no, visto che significherebbe che l’hanno esclusa dalla faccenda, ed ora che non ha più le sue crisi riscaldanti è più pronta che mai a passare all’azione.

Appena entra in sala grande inizia a guardarsi intorno alla ricerca dei tre volti ben conosciuti, ma non vede nessuno.

Quando si siede al tavolo continua a cercare, e la sua distrazione non passa inosservata.

-Cerchi Jack?- chiede cauta Mavis, seduta accanto a lei.

Rapunzel non la sente, troppo occupata a tenere d’occhio i vari tavoli e l’entrata.

-Rapunzel- Mavis le mette una mano sulla spalla per attirare la sua attenzione, e l’amica sobbalza.

-Wo! Oh, Mavis, ciao, cosa c’è?- chiede sorridendo, sempre lanciando occhiate alla porta.

-Stai cercando Jack?- ripete lei, mordendosi il labbro inferiore.

-Beh, sto cercando tutti, a dire il vero, non li vedo da… ma perché hai alluso subito a Jack?- indaga Rapunzel, fraintendendo la domanda e credendo solamente che Mavis faccia allusioni su una possibile storia tra i due.

-Beh, ecco, non so come dirtelo, ma oggi, stamattina, è successa una cosa, con Jack…- Mavis non la guarda negli occhi mentre lo dice, senza sapere bene come la prenderà Rapunzel, che ancora una volta fraintende.

-Si è fatto male?! Gli è successo qualcosa?!- Rapunzel si alza di scatto, preoccupata, e subito punta lo sguardo su Eugene, che mangia il suo pranzo a testa bassa, cercando di farsi invisibile.

Prima che possa scagliarsi contro di lui, Mavis la prende per un braccio e la fa risedere.

-No, no, lui sta bene, ma a colazione si è scagliato contro Flynn per una strana storia su loro due e una bambina. E poi ha cacciato fuori uno strano nome…- inizia a spiegare cautamente Mavis, e Rapunzel la interrompe subito.

-Eugene?!- esclama, incredula.

-Si, ...ma tu non c’eri, come fai a saper…- Rapunzel si alza di scatto e confonde parecchio Mavis, che rimane ammutolita, e la osserva dirigersi verso Flynn, che è talmente assorto dal suo piatto di pasticcio di patate che non la nota minimamente, almeno finché lei non lo prende da dietro e lo gira dalla sua parte con fare deciso.

-Rapunzel! Che cosa c’è?- lui la guarda, incredulo che lei gli stia rivolgendo la sua attenzione.

-Che è successo con Jack?- gli chiede lei, con decisione e voce ferma.

Flynn abbassa lo sguardo.

-Io… non lo so- poi si prende la testa tra le mani.

La durezza scompare dal volto di Rapunzel, che lo guarda confusa.

Non lo ha mai visto così poco sicuro di se.

Gli mette una mano sulla spalla.

-Ehi, magari… magari spostiamo questa conversazione altrove- suggerisce la ragazza notando gli sguardi curiosi e pettegoli dei compagni accanto a loro.

Flynn annuisce, e la ex-coppia si avvia verso un corridoio vuoto, per parlare più liberamente.

-Allora, che ha detto Jack stamattina?- chiede Rapunzel, usando più tatto possibile.

E’ molto a disagio nel ritrovarsi nella stessa stanza con Flynn, ma cerca di non darlo a vedere, e di trattenersi dal tirargli uno schiaffo per quello che le ha fatto passare a Natale. Dopotutto è già ridotto abbastanza male.

-Lui, non lo so, ha parlato della verità, di un demone triangolo, e ha detto… ha detto…- non riesce neanche a ripeterlo.

Se all’inizio le accuse di Jack sono state per lui una stupidaggine assurda, dopo un’attento esame di coscienza ha iniziato ad avere molti dubbi su cosa abbia fatto quella fatidica mattina. Forse Jack ha ragione, forse no, ma in qualsiasi caso l’incertezza è orribile, e lui non sa bene in cosa credere.

Tutte le sue certezze si sono distrutte in pochi giorni.

-Ha detto...?- lo incoraggia Rapunzel, cercando di non trattarlo con troppa freddezza, ma fallendo abbastanza.

-Ha detto che è colpa mia se si è distratto quando è morta Jenny- continua Flynn, a denti stretti, ed evitando accuratamente lo sguardo della bionda, trattenendo un groppo in gola.

Rapunzel si porta una mano alla bocca, sconvolta.

-Ed è vero?!- chiede, incredula.

-No!- esclama convinto Flynn, poi sembra ripensarci. -O almeno… credo di no… io non ricordo bene cosa è successo. Se fosse vero io non…- gli occhi gli si inumidiscono e si porta le mani alle tempie, per fare mente locale.

-Troveremo una soluzione- gli promette lei, mettendogli una mano sulla spalla per rassicurarlo, non senza una certa dose di incertezza.

Lui la guarda senza capire.

-Perché tutti siete così pronti ad aiutarmi, oggi. Non me lo merito minimamente. Jack ha tutto il diritto di farmi a fettine- si massaggia la base del collo, dove gli è rimasto un livido dallo scontro in sala grande di quella mattina.

Rapunzel lo nota, e ci mette sopra una mano, facendolo lentamente guarire.

-Probabilmente è vero. Hai fatto moltissime cattiverie, ed io non credo che riuscirò mai a perdonarti del tutto, ma ti aiuterò comunque, perché è questo che fanno le persone buone. Aiutano chi ne ha bisogno. Ma solo se anche loro si impegnano- e dopo aver curato il livido e avergli lasciato un delicato bacio sulla fronte, torna in sala grande per finire il pranzo, lasciando Flynn confuso e ammutolito, con la mano ferma nel punto dove Rapunzel l’ha curato.

 

Quel pomeriggio, dopo estenuanti ricerche su creature oscure, possessioni demoniache e altri argomenti allegri, Hiccup ha proprio bisogno di una pausa da tutto.

Così decide di fare un salto a trovare la sua creatura oscura preferita.

Però si accorge non appena varca le sogli degli incantesimi di protezione, che anche quel posto inizia a brulicare di cattive persone.

-Salve, Haddock- lo saluta una donna, la cui voce è orribilmente familiare a Hiccup.

-Tu sei una degli incappucciati- sussurra tra se, sgranando gli occhi, e subito cercando Sdentato, che potrebbe essere in pericolo.

Il drago è accasciato a terra, e il cuore di Hiccup perde un battito, che viene però presto recuperato quando nota che sta solo dormendo, e respira.

La misteriosa donna si avvicina al drago, e inizia ad accarezzargli il ventre, con delicatezza.

-Stagli lontano!- le intima Hiccup, riscuotendosi e prendendo la bacchetta, che le viene puntata contro con grande forza.

La donna si ferma e si gira verso Hiccup, per poi sorridergli, un sorriso freddo, calcolatore.

-Ci hai messo un po’ a farti vivo. Ho una copertura da mantenere, sai?- si allontana dal drago e si siede su una roccia, guardando Hiccup con interesse.

-Chi sei, e che cosa vuoi?!- le chiede Hiccup, sempre con la bacchetta puntata.

-Una persona non può nemmeno trovare la sua creature oscura di tanto in tanto. Questa è cattiveria, lo sai- gli risponde lei, guardando Sdentato intenerita.

-Lui non è una tua creatura. Tu lo hai corrotto con l’oscurità ma non è più una marionetta ai tuoi ordini- ribatte Hiccup, con rabbia.

Non ce la fa più con tutte queste faccende oscure.

Perché proprio oggi?!

-Io? Non sono io quella che gli ha puntato una bacchetta contro ordinandogli con i miei potentissimi poteri di essere buono. Lui è nato nell’oscurità, cresciuto nell’oscurità. Se c’è qualcuno che lo ha corrotto, questo sei tu- obietta la donna, quasi tra se.

-Chi sei tu e che cosa vuoi?!- ripete Hiccup, più forte.

-Calmati ragazzo. Il mio nome è Malefica, e volevo solo una informazione da te. E’ una piccola curiosità che ho in testa da quando mi hai rubato Omega- risponde Malefica, con un sorrisetto malvagio.

-Si chiama Sdentato- la corregge Hiccup a denti stretti, senza sapere bene cosa aspettarsi.

-Beh, non puoi dire che i nomi non li scelga meglio io. Comunque, mi sono sempre chiesta che forza ci vuole per riuscire a perdonare chi ti ha fatto un torto così grande- Malefica lo guarda con curiosità autentica, e Hiccup scuote la testa, senza capire le allusioni di Malefica, che continua, confusa.

-Beh, devi aver capito che è stato Omega ad uccidere tua madre, giusto? Cioè, è ovvio. Era l’unico della sua specie rimasto, dopo che gli altri erano stati uccisi tutti da tuo padre, e così l’ho mandato a vendicarmi… non dirmi che non lo sapevi. Ha anche la cicatrice dello scontro che lo dimostra- Malefica indica la cicatrice che il drago ha sul collo, ma Hiccup non si fa fregare.

-Stai mentendo! Non è stato lui. Ora vattene immediatamente!- Hiccup non ha abbassato la bacchetta neanche per un secondo, e Malefica spalanca la bocca, stupita.

-Non ci credo. Quindi lui aveva ragione. Davvero non lo sapevi. Beh, immagino che avrò la risposta alla mia domanda tra un bel po’, sempre se l’avrò. Ci vediamo, Hiccup- Malefica si alza dalla roccia, e il ragazzo si sente in dovere di ribattere.

-Se anche fosse, non mi importa. Era sotto il tuo controllo. Sei stata tu, non lui!- enuncia con sicurezza.

Malefica non sembra scomporsi, e, di spalle al ragazzo, sulla via dell’uscita dalla protezione, risponde, con sicurezza.

-Ahhh, beh, forse dovresti porti anche tu una domanda: Sono io a tenere sotto controllo Omega… o sei tu?- e dopo aver detto questo esce, scomparendo nel nulla.

Hiccup ci mette un po’ a calmare il battito del suo cuore, e non appena raggiunge una certa stabilità si precipita da Sdentato, che per fortuna sembra già in procinto di riprendersi dal sonno indotto dalla strega.

-Hey, bello, come va? Tutto bene?- gli chiede Hiccup con tenerezza, accarezzandogli leggermente il capo.

Il drago sbatte più volte gli occhi per mettere a fuoco il ragazzo, e Hiccup non può fare a meno di chiedersi se il motivo per cui il drago ha occhi verdi così simili ai suoi non sia che Hiccup ha messo un po’ di se stesso nel drago, per controllarlo.

Scuote la testa, cercando di abbandonare il pensiero.

-Certo che la setta oscura è proprio disperata se crede che io possa mai andarti contro- sussurra al drago, con dolcezza e continuandolo ad accarezzare.

Sdentato non capisce a cosa si stia riferendo, ma si guarda intorno, spaventato che qualcuno possa voler far male al ragazzo.

Hiccup sorride, e gli monta in groppa.

-Tranquillo, bello, non devi temere, quella pazza di Malefica se n’è andata- lo rassicura il ragazzo, ma a sentire il nome della precedente proprietaria Sdentato ha un attimo di tentennamento.

Gli occhi gli tornano neri per qualche secondo, e con uno scatto disarciona Hiccup, che gli si para davanti con la bacchetta ancora in mano.

-Calmati, Sdentato!- gli ordina, e gli occhi del drago tornano verdi, mentre scuote la testa, come a scacciare un brutto pensiero.

Hiccup inizia ad accarezzarlo sul capo, e sospira.

-Sarà meglio non nominarla più, che ne dici?- 

Il drago annuisce convinto.

Ma, per quanto lo voglia negare a se stesso, le parole della strega hanno lasciato Hiccup pieno di dubbi e incertezze.

 

Quella notte, mentre tutti dormono profondamente, due professori, o presunti tali, si incontrano nell’aula di difesa contro le arti oscure.

-Lilli, hai idea del rischio che ci hai fatto correre trasformandoti in una finta studentessa solo per vedere la lite di Jack ed Eugene?!- Pitch rimprovera la mutaforma, che gli fa il verso con la mano -Se avessero notato che tu non eri una vera studentessa sarebbero sorte molte domande. Tu proprio non capisci i rischi- 

Lilli alza gli occhi al cielo.

-Hai idea della reazione meravigliosa di tutti i presenti. Non me la potevo perdere, stiamo scherzando?! Era oro puro. E poi io non sono un incubo ai tuoi ordini- risponde poi, con aria di superiorità e modi da bambina piccola e viziata.

-Ti va bene che il piano sta procedendo alla grande, altrimenti non sai quello che ti farei per la tua imprudenza- la minaccia, con un pugno chiuso.

Lilli non è impressionata.

Al momento è nella sua forma di insegnante di storia della magia, ma non avrebbe problemi a trasformarsi in una roccia, una formica o anche un gigante se le circostanze lo richiedessero.

-Ehi, vacci piano, professore- lo riprende una voce femminile alla porta, e Pitch si gira, sconvolto nel ritrovarsi davanti alla figura in pigiama della…

-Signorina Dumbroch?! Dovrebbe essere nella sua sala comune!- la riprende, in leggero panico.

Lilli, dietro di lui, si apre in un sorriso molto divertito, e gli occhi gialli e lo sguardo sarcastico sul volto della ragazza non ci mettono molto a far capire la situazione anche al finto professore.

-Bill?- chiede, incredulo, poco dopo.

-In persona… in un certo modo- Bill si osserva la mano, dalla quale spuntano scintille.

-E’ stato più facile del previsto- commenta fiero di se, poi si rivolge all’anziana signora, che si trasforma in un secondo in una ragazza dai capelli castani e dagli occhi dorati, nella sua forma reale.

-Non ti vedo nel mondo reale da quando tua madre e tuo zio mi hanno rispedito nel mondo degli incubi. Un gesto davvero poco elegante. Come stai, piccola mia?- le chiede, con l’unica nota d’affetto che prova per un essere diverso da se stesso a dai suoi amici demoniaci.

-Papà! Che bello!- Lilli batte le mani contenta, poi assume un’espressione confusa.

-Aspetta, pensavo che saresti riuscito a possederla solo quando Hiccup fosse…- fa cenno di collo spezzato, e Bill/Merida si rabbuia leggermente.

-Ah, beh, questo è solo una possessione momentanea. Quando arriverà quel momento assumerò il pieno controllo, ma per ora posso agire indisturbato mentre lei dorme, anche se non molto a lungo. E parlando di questo… abbiamo delle cose importanti di cui discutere… e voi setta oscura non state facendo affatto un bel lavoro- Birida si rivolge a Pitch, guardandolo dall’alto in basso e scuotendo la testa.

-C’è proprio bisogno di discutere del modo migliore per farli crollare come birilli, a cominciare dalla sanguesporco- continua poi, sedendosi con agilità sulla cattedra di Pitch, che stringe i denti e controvoglia si mette ad ascoltarlo.

-E per prima cosa, non osare mai più rivolgerti a mia figlia in questo modo. Hai capito?- chiede Birida, mantenendo la calma ma con uno sguardo talmente minaccioso che persino il signore degli incubi abbassa la testa, e annuisce leggermente.

Lilli sorride soddisfatta, e guarda il padre con gli occhi carichi di ammirazione.

Quando il gioco si fa duro, Bill Cipher comincia a mettere in campo le sue pedine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

(A.A.)

Premetto che il capitolo era pronto il 20, ma poi la mia beta non ha avuto il tempo di correggerlo quindi mi sono detta: “Al diavolo, è pronto dall’anno scorso, non aggiorno da mesi, me lo correggo io”

E così l’ho “corretto” io. E lo metto tra virgolette perché non è che sia una correzione così magistrale.

Spero non ci siano troppi errori e comunque credo di no, dai.

Ma passando al capitolo.

Bill ha scoperto la sua vera faccia, beh, non nel vero senso della parola visto che usa quella di Merida, ma è comunque un soggetto da tenere sott’occhio, Malefica è passata all’azione nel mettere sotto scacco anche Hiccup, Jack ha ceduto all’oscurità troppo arrabbiato con Eugene (ma chi può biasimarlo) e Rapunzel finalmente, ora che è guarita, ha deciso di passare all’azione.

 

Ora per voi ho alcune domande: 

-Preferite capitoli più brevi ma aggiornati con (forse) maggiore frequenza o capitoli lunghi come questo (24 pagine) ma aggiornati a lunghe distanze l’uno dall’altro?

-Come soprannome per Bill è meglio: Nacho (che è anche più veloce da scrivere) o Testa di triangolo?

-Lilli (che è in effetti l’unico personaggio mio originale) vi piace o no? E’ importante perché ho una mezza idea per darle una storyline molto interessante, ma se non vi piace come personaggio non la faccio comparire troppo, e mi attengo all’idea originale.

 

Detto questo vi auguro un Buon Natale e Buon anno nuovo in ritardo, una buona Epifania in anticipo, vi ringrazio per tutte le recensioni che mi fate e do un grane bacione in generale a tutti quelli che leggono la storia e che continuano a seguirmi dopo tutto questo tempo (27 marzo 2014 per essere precisi O.O) 

Che dire, vi voglio bene ragazzi, e vi abbraccio tutti.

Un bacione e alla prossima, che come sempre spero non arrivi troppo tardi :-*

 

 

P.s. Per quanto riguarda le recensioni io rispondo sempre, quindi non vi crucciate se le risposte arrivano dopo mesi, ma ho sempre poco tempo e voglio fare delle belle risposte ;)

 

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Capitolo 24
*** Attraverso i ricordi (ovvero, come cercare soluzioni e cadere in altri problemi) ***


Capitolo 23: Attraverso i ricordi

ovvero

Come cercare soluzioni e cadere in altri problemi

 

Le settimane passano inesorabili, e la situazione non sembra voler migliorare.

Jack continua a comportarsi da cattivo ragazzo, e fa cacciare Eugene dalla squadra di Quidditch; Merida non è molto d’aiuto e si sta chiudendo in sé stessa massacrata dalla vocina nella testa che non le da tregua, mentre Hiccup sembra sempre più distratto e pensieroso.

L’unica che tenta in tutti i modi di trovare una qualche soluzione è Rapunzel, anche se i risultati sono sempre abbastanza vani.

Ha pensato a sieri della verità, a composti per dimenticare, o per ricordare maggiormente.

Ha persino pensato di trasformare Eugene in un lama parlante pur di toglierlo dalla vista di Jack, ma probabilmente quello è più un suo desiderio represso di fargliela pagare per quello che le ha fatto che un vero e proprio piano.

L’unica idea più o meno fattibile per ora sembra quella che sta sperimentando in questo momento, con Eugene, entrando di straforo nell’ufficio di Nord.

-Rapunzel, non mi pare una buona idea- prova ad obiettare il ragazzo, che ci ha messo quasi un giorno intero a farsi convincere dalla bionda.

-So che è poco ortodosso, ma non abbiamo idee migliori- commenta lei, alzando le spalle e cercando il pensatoio che il preside dovrebbe tenere nel suo ufficio, secondo le voci di corridoio.

Hanno deciso di approfittare ora che è a colazione, ma potrebbe tornare a momenti, quindi è meglio essere rapidi.

-Magari non ce l’ha nemmeno un pensatoio- prova ad essere ragionevole Eugene, con una punta di speranza.

Rapunzel lo fulmina con lo sguardo.

-Controlla la porta- gli ordina, prima di controllare in ogni luogo -Non so nemmeno perché ti sto aiutando- sussurra poi tra sé, ma venendo udita da Eugene, che stringe i denti, e finge di nulla.

Dopotutto sa di meritarselo, in fondo, e quindi non lo capisce bene neanche lui.

Rimangono in silenzio per un po’, e Rapunzel non riesce a trovare nulla.

Presto si sentono passi lungo le scale, e sono costretti ad abbandonare.

-Rapunzel- la avverte Eugene, avvicinandosi in tono preoccupato.

-Mannaggia! Come facciamo con il nostro piano senza un pensatoio- commenta lei, avvicinandolo e usando un incantesimo di disillusione imparato da poco su entrambi.

-Forse è destino che non dobbiamo sapere- commenta Eugene, guadagnandosi un’occhiata di fuoco che non riesce a vedere.

Ma la replica di Rapunzel viene interrotta dal preside che fa la sua entrata, e si siede alla scrivania, con aria leggermente seccata, seguito dalla professoressa di Storia della Magia, che lancia un’occhiata divertita in direzione dei ragazzi come se li vedesse.

Rapunzel spalanca gli occhi, e prende senza pensarci la mano di Eugene, incitandolo ad uscire e ottenendo conforto nello stesso tempo.

-Preside, perciò mi da il suo permesso per usare un pensatoio sugli studenti in modo da illustrare al meglio la storia della magia vista in prima persona?- la richiesta di colei che si finge l’insegnante blocca sul posto entrambi i ragazzi.

-Mi rincresce, ma come io avere già detto, non esserci pensatoi in mio ufficio- risponde Nord, portando una mano alla fronte, esasperato.

-Su quello non ci sono problemi, ne ho uno nel mio, di ufficio. Ho solo bisogno del permesso- afferma lei, lanciando un’occhiata all’angolo dove sono fermi i ragazzi, come congelati su posto, e questa volta, nel caso di Eugene, non per colpa di Jack.

E se quest’ultimo non capisce cosa stia succedendo, Rapunzel è davvero preoccupata.

-Non credo sia metodo giusto per tutti studenti- scuote la testa il preside, poco convinto.

-Va bene, allora lascerò il pensatoio a prendere polvere nel mio ufficio al terzo piano- comunica l’ultima cosa a voce alta, come a volersi far sentire da qualcuno, e lancia un’altra occhiata in direzione dei ragazzi.

Eugene guarda Rapunzel preoccupato, e poi le stringe la mano per attirare la sua attenzione in modo da uscire.

Rischiano davvero tanto rimanendo lì.

Rapunzel annuisce, lanciando un’occhiata sospettosa a Lilli che risponde con un occhiolino divertito.

North la guarda confuso, ed esamina l’angolo dove Rapunzel ed Eugene erano nascosti fino a pochi attimi prima.

-Tu avere altro da chiedere?- fa poi, spostando nuovamente l’attenzione sull’insegnante.

-No, ho lanciato il sassolino. A dopo- lo salutò, ed uscì in tutta fretta, cercando di non ridacchiare.

Rapunzel e l’ex-ragazzo, nel frattempo, stanno discutendo il da farsi.

-Ma sei sicura che sia nel suo ufficio, non è detto che stesse dicendo la verità, e poi lei starà sempre lì, è rischioso andare...- sta obiettando Eugene.

Rapunzel si porta la testa tra le mani.

-E’ difficile da spiegare, ma fidati di me, non ci sarà nessuno. Controlliamo velocemente e se c’è elaboriamo un modo per farvi guardare entrambi il tuo ricordo- Rapunzel sembra aver afferrato il sassolino, anche se il fatto che sia stata Lilli a lanciarlo non le fa ben sperare.

Però è comunque l’unica idea che ha avuto, e benché ci sia la possibilità di peggiorare la situazione, la ragazza si impone di rimanere positiva.

Infatti il piano consiste nel controllare e capire quanto ci sia di vero in tutta questa storia, e agire di conseguenza. Come diceva Silente: conoscere è il primo passo per accettare, e sono accettando si può guarire.

-Non posso vedere il ricordo prima di farlo vedere a lui?- chiede Eugene, ancora parecchio incerto sul da farsi.

-Ne abbiamo già discusso!- Rapunzel si porta una mano alla fronte, seccata -E’ una cosa che dovrete affrontare insieme, senza preparazioni, senza finzione. Dovrai essere reale, altrimenti Jack non ci cascherà mai- spiega per l’ennesima volte. Dal suo tono si capisce chiaramente che non ha ancora minimamente perdonato Eugene.

-Ne parli come se fosse quasi certo che sono stato io, lo sai?- la accusa, abbassando lo sguardo.

Rapunzel non risponde, e si limita ad incrociare le braccia e ad uscire.

-Io ho due ore di difesa e una di storia della magia. Ne approfitterò per controllare che il pensatoio sia lì. Nel caso ci organizziamo a pranzo- lo congeda lei, Eugene spalanca gli occhi.

-A pranzo? Di già? Così presto?- chiede, sorpreso, quasi terrorizzato.

-Prima lo facciamo meglio è. Perché, hai impegni?- lo prende in giro lei, pentendosi subito dopo, osservando la faccia dell’ex-ragazzo.

Gli si avvicina, e gli mette una mano sulla spalla.

-Senti, dobbiamo capire la verità, e se Jack vedrà che non sei stato tu meglio, se scoprirà che invece lo sei stato, penso che vedere la tua reazione spontanea prima tra tutte potrà convincerlo che alla fin fine siete entrambi sulla stessa barca. Lo so che è difficile, ma vedrai, andrà bene- cerca di rassicurarlo -Ci vediamo a pranzo- lo saluta poi, uscendo in fretta dalla classe. Stare nella stessa stanza con Eugene e rassicurarlo la fa stare male, quasi come Uhhhhhh di oscurità.

Ma almeno nel secondo caso all’ora di difesa con lei ci sono anche parecchi compagni.

Ma il vero problema è che c’è Jack, e se lui non la vedesse in orario chissà come se la prenderebbe con Eugene.

Se la prende con lui per qualsiasi cosa, anche ciò che è completamente esente dalla sua volontà.

Però cerca di non fare del male ad altri all’infuori di lui, anche se è suscettibile e pronto allo scontro con chiunque provi a difenderlo o vendicarlo, anche se ormai sono davvero poche le persone a farlo.

Elsa è rimasta quasi l’unica a prendere ogni tanto le sue difese.

Da dove le viene questo spirito di sacrificio Rapunzel non lo sa, e si sente quasi gelosa da ciò, ma Eugene ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, quindi non si lamenta della sua provenienza.

Deve ammettere che per quanto Flynn fosse incredibilmente affascinante ed interessante, Eugene è molto più umano e buono, e Rapunzel sente di poterlo anche perdonare, visto tutto quello che sta succedendo.

Girando l’angolo dopo aver parlato con lui si imbatte per caso in Hiccup, che assume un’espressione colpevole che la bionda non capisce.

Notando poi la sua posizione rispetto alla stanza da dove è uscita, arriva alla soluzione, e si prende la testa tra le mani, arrossendo.

-Non è come pensi!- esclama, certa che l’amico potrebbe crederla di nuovo infatuata o assoggettata a Flynn.

Hiccup la guarda confuso.

-Quindi non vuoi far vedere a Jack ed Eugene i ricordi di quest’ultimo per far tornare in sé Jack?- Hiccup dà prova di eccellenti abilità di stalker, e Rapunzel si affretta ad annuire. 

-Hai sentito tutto vedo- commenta, senza capire il perché.

-Non era mia intenzione, passavo di qui e ho sentito parlare di pensatoi e ricordi e… beh… hai padroneggiato l’abilità per estrargli?- le chiede, con una grandissima curiosità che Rapunzel non riesce a capire.

-Beh, si. E’ l’unico piano che mi è venuto in mente. Perché me lo chiedi?- Rapunzel piega la testa, indagando.

-Niente, niente- Hiccup evita il suo sguardo, virando la questione su altri punti -Credo sia una buona idea. Jack potrebbe vedere la spontaneità del sentimento di Flynn e il suo senso di colpa e capire che dopotutto perdonare è buono- fa per superarla, ma Rapunzel lo afferra. 

-Hiccup, lo sai che puoi parlarmi di qualsiasi cosa, vero?- gli chiede, con fare incoraggiante.

-Si, ovvio. Devo andare- si libera dalla sua presa e la supera, per poi fermarsi -Ne parliamo dopo, va bene?- le sussurra prima di dirigersi a lezione di pozioni, che sosterrà con i grifondoro, e pensando alle parole della bionda.

Forse dovrebbe rendere partecipe almeno lei dei suoi dubbi, soprattutto perché fare una visita ai suoi ricordi potrebbe dargli certezze di cui ha davvero bisogno circa Sdentato e sua madre.

Però, d’altro canto, sa che probabilmente questo è il piano della setta oscura, e non vuole cadere nei loro giochetti e nelle loro trappole.

Ma forse l’ignoranza è anche peggio.

E poi è preparato anche alla possibilità peggiore.

Mentre raggiunge i sotterranei finalmente prende una decisione: chiederà a Rapunzel di prendergli i ricordi per ritornare al fatidico giorno in cui sua madre morì.

Forse se ne pentirà, ma ha bisogno di sapere cosa è successo.

Spera solo che Rapunzel non si opponga.

-Hiccup, perché sei in ritardo?- lo accoglie Merida, quando entra in classe, dove la professoressa sta già spiegando, senza essersi neanche accorta del ragazzo mancante.

-Chiedilo a Nacho- risponde distrattamente Hiccup, prendendo i libri, e poi tappandosi la bocca.

Tra i due si dilaga il silenzio.

Dopo l’ultimo accordo fatto con Bill, Merida non può più procurarsi informazioni sui suoi amici, perché Bill non può più avere a che fare con loro in nessun modo, neanche nel loro futuro.

Il triangolo sembra il primo ad essere infastidito da ciò, perché a quanto pare non era affatto nei suoi strani e misteriosi piani malefici.

Per quanto Merida sia felice di avergli reso la vita complicata, non ha potuto tenere nascosto agli amici di questa nuova svolta, poiché l’hanno tartassata per giorni al fine di chiedere a Bill come salvare Jack o comunque come impedirgli di uccidere Flynn.

Su Flynn sono riusciti a combinare qualcosa, perciò l’utilità c’è stata, con grande fastidio del triangolo, che non veniva lasciato un attimo in pace, ma Hiccup si è profondamente seccato di come Merida non li abbia consultati prima di prendere la decisione di fare un altro patto, e ogni tanto, anche inconsciamente, glielo rinfaccia, anche se è semplicemente preoccupato per lei.

Lei odia questa preoccupazione.

-Non volevo dirlo, scusa. Ero con Punzie, l’ho trovata nei corridoi- risponde, cercando di non farla irritare maggiormente, dato che con la voce martellante nella testa è messa quasi peggio di loro.

Purtroppo non raggiunge il suo scopo, e Merida non gli risponde, limitandosi a tornare a fingere di sentire la lezione senza più lanciargli un’occhiata.

“Sai, potremmo sempre fare un patto per…” prova a proporre la voce di Bill in tono persuasivo.

-Sta zitto- borbotta lei tra sé, seppellendo la testa tra le braccia posate sul banco, e voltando la testa nella direzione opposta all’amico.

Il ragazzo sospira, iniziando a prendere svogliatamente gli appunti.

Gli sembra improbabile che possano essere più separati che nel periodo prima della terza prova, eppure sente di non essere mai stato così lontano da Merida come in questo momento.

Forse se risolve presto la faccenda con Sdentato riuscirà a concentrarsi anche su di lei.

 

-Rapunzel, che ci fai qui?- chiede Jack, appena entrato nell’ufficio della professoressa per fare un agguato a Eugene.

-Aspetta, sei tu che hai messo in giro il rumor che prenda ripetizioni a quest’ora!- la accusa, incrociando le braccia.

-Jack, io voglio solo aiutarti- afferma con convinzione la ragazza, avvicinandosi lentamente con il ricordo di Eugene in mano.

-Senti, apprezzo il tentativo ma non mi serve aiuto, mi serve Eugene- afferma con convinzione, facendo dietro front per uscire.

-Eccomi Jack- Eugene esce incerto da dietro un angolo, e si mette davanti alla porta, per bloccare ogni via di uscita.

-Bene, vedo che sei davvero un’idiota Rapunzel! Dopo tutto quello che ti ha fatto sei pure dalla sua parte- la urla contro Jack, girandosi verso di lei di scatto e facendo comparire una lastra di ghiaccio per terra, che si espande catturando i piedi di Eugene ma evitando Rapunzel, che rimane immobile e non si scompone di una virgola.

Anzi, si gira e prende il pensatoio, muovendolo verso Jack, che lo guarda confuso.

-Ho preso i ricordi di Eugene di quel giorno, così vedremo quanto c’è di vero in tutto- gli spiega, Jack fa un passo indietro.

-Quanto c’è di vero in cosa? Che ne so io che non l’avete modificato per farmi credere qualcosa che non è vera?! Io so esattamente che cosa è successo. Non lo vivrò nuovamente, e ora che ho Eugene in un punto consono mi vendicherò propriamente di lui, finalmente!- distoglie l’attenzione da Rapunzel per osservare il nemico con occhi glaciali, che non può muoversi per via del ghiaccio che lo intrappola nel pavimento, e che sta salendo lentamente per le le gambe, rinchiudendolo lentamente in un involucro di ghiaccio spessissimo.

Il ragazzo non si sente quasi più le gambe.

-Punzie…?- prova a chiedere, guardando la ragazza in cerca di aiuto.

Lei appare davvero rattristata.

-Piano B- sussurra all’ex-ragazzo, che annuisce.

-Piano…?- prima che Jack possa chiedere spiegazioni o affrontare un’eventuale attacco, Rapunzel lancia un incantesimo a Eugene, liberandolo dalla presa dell’albino, mentre butta nel pensatoio il ricordo appena preso.

Eugene corre contro Jack, gettandolo dentro ed infilandocisi a sua volta. Rapunzel ne resta fuori, controllando che Jack non cerchi di uscire prima del tempo.

E’ una faccenda loro, e la devono risolvere da soli.

 

Dopo pranzo, Hiccup decide di parlare con Rapunzel, incerto sulla sua risposta.

Dovrebbe stare nell’ufficio della professoressa di storia della magia, e decide di andare lì, aspettando che finisca il suo lavoro.

-Hiccup, Hiccup!- ma prima di raggiungere il terzo piano la ragazza lo chiama da quella direzione.

-Rapunzel, ti stavo proprio cercando. Va tutto bene?- le chiede, quando se la trova davanti.

-Si, si, Jack e Flynn stanno risolvendo le loro divergenze nel pensatoio e ho deciso di lasciar loro un po’ di privacy- risponde lei, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita e mordendosi il labbro inferiore, lanciando un’occhiata al soffitto, come cercando di vedere quello che succede un piano sopra di lei.

-Andrà tutto bene, vedrai. Jack capirà che è stato uno stupido e tornerà in sé- la rassicurò lui, mettendole una mano sulla spalla.

-Piuttosto, perché mi cercavi?- chiede lei, con un sorriso, allontanandolo dalle scale per il terzo piano e portandolo nuovamente verso le cucine.

Hiccup non da segno di accorgersi di questo tentativo di allontanamento, e si concentra maggiormente sulle cose da dire.

-Sai, Punzie, qualche settimana fa un membro della setta, Malefica, mi ha detto delle cose, su Sdentato, e su mia madre- Hiccup inizia a raccontare, a testa bassa.

-Capisco. Hai paura che possa trattarsi della verità, e vuoi controllare i tuoi ricordi- indovina lei, portandosi una mano sul mento, pensierosa.

-Sono preparato all’idea che possa essere stato lui, e non esploderò come sta facendo Jack, perché so che Sdentato è dalla mia parte e non è questo il problema… solo che… solo che vorrei…- non sa bene come giustificarsi alla probabile reazione che avrà la bionda.

Perché conosce abbastanza bene Rapunzel da poter dire che cercherà di scoraggiarlo per non farlo giocare al gioco della Setta Oscura. E lui è anche d’accordo con lei, solo che non sapere è molto peggio di qualsiasi cosa.

Ma lei lo stupisce parecchio, e lo fa insospettire anche un po’.

-Va bene, Hiccup. Ti prenderò il ricordo- afferma con sicurezza, e con un gran sorriso.

-Davvero?- chiede lui, guardandola confuso.

-Beh, mi sembra chiaro che ne hai davvero bisogno, e poi è quello che stiamo facendo anche con Jack, e dovrebbe funzionare. E a proposito di Jack, meglio che vada a controllare che vada tutto bene. Che ne dici se ci vediamo direttamente nell’ufficio della “professoressa” di storia della magia dopo cena? Però evitiamo di parlarne agli altri, credo che Merida darebbe di matto se scoprisse quello che vuoi fare. E Jack… beh… devo proprio andare a controllarlo- mordendosi nuovamente il labbro inferiore si avvia verso il corridoio del terzo piano.

-Hai bisogno di aiuto?- chiede Hiccup, in tono indecifrabile.

-No, non preoccuparti. Meno siamo meglio è sicuramente- lei scuote la testa, e sale le scale -A dopo, Hic- lo saluta, prima di scomparire alla sua vista.

-A dopo- sussurra lui, tra sé, girandosi e avviandosi a prendere i libri per le lezioni pomeridiane.

C’è qualcosa di strano in Rapunzel, anche se è senz’altro lei, nei movimenti, nel tono di voce, persino nei tic involontari. 

Probabilmente è solo molto preoccupata per Jack.

O forse solo molto stanca.

Probabilmente gli eventi che stanno scombussolando le loro vite l’hanno resa meno spaventata e più sicura di sé e fiduciosa in se stessa e nei suoi amici.

Sospira, mentre raggiunge la sua stanza da letto, con Amy che dorme vicino alla finestra.

La accarezza, pensando al da farsi.

Rapunzel ha ragione, non può dirlo a Merida.

Ma forse la probabile reazione della rossa dovrebbe fargli capire quanto stia cadendo nella trappola che la setta oscura gli ha teso.

No, deve sapere. Non gli importa cosa, ma deve assolutamente sapere quello che è successo a sua madre.

Non potrà essere tanto male, giusto?

 

-Fammi uscire, Punzie!- esclama Jack, senza però riuscire a uscire dal ricordo.

-E’ stata una pessima idea- sussurra tra sé Eugene, osservando il sé di nove anni, che era in camera sua a leggere le avventure di Flynn Rider per almeno l’ottantesima volta, con la finestra che dava sull’ingresso aperta in modo da lasciar passare un po’ d’aria fresca.

-Puoi dirlo forte, brutto avanzo di sterco di drago. Ed è colpa tua!- lo accusa Jack, prendendo la bacchetta e puntandogliela contro.

-E’ Rapunzel che mi ha convinto- si giustifica lui, alzando le mani sperando che essere in un ricordo fermi Jack dal poterlo uccidere realmente.

Non ne è molto sicuro, ma la speranza è l’ultima a morire.

-E tu non dovevi farti convincere, piccolo figlio di…- 

-Sai di insultare anche la madre di Jenny con questa frase vero?- lo interrompe Eugene, quasi tra sé, continuando ad osservarsi nel ricordo.

Il colpo di ghiaccio che parte dalla bacchetta per fortuna lo trapassa, altrimenti sarebbe morto.

-Dannazione!- esclama Jack, gettandola dall’altra parte della stanza, e notando due figure che si aggirano furtive fuori dalla finestra.

Parte della sua rabbia se ne va, mentre osserva lui e Jenny, che ridendo si avviano verso il laghetto, e viene rimpiazzata dal dolore.

Lo riesce a sentire fortissimo nel petto, come una pietra al posto del cuore.

Perché Rapunzel gli vuole far rivivere nuovamente il momento peggiore della sua vita? Non lo ha già rivisto abbastanza?

-Jenny?- chiedono insieme tutti e tre, Jack e i due Eugene.

Quello del ricordo posa il libro, e si affaccia alla finestra, osservando i due bambini più piccoli con uno sguardo pieno di sospetto.

-Che stanno facendo quei due?- si chiede tra sé.

-Eri già un pazzo psicopatico fin da piccolo ad osservare gli altri e a parlare da solo- commenta Jack, prendendolo in giro e lanciando un’occhiata crudele a Eugene del suo tempo, che osserva il piccolo sé scuotendo leggermente la testa.

-Qualsiasi cosa vuoi fare, non uscire- gli sussurra, sperando in qualcosa che però non avviene.

Infatti il piccolo Eugene scende dal letto, mette un paio di stivali pesanti, una giacca e un cappello, pronto a seguirli.

-No, ti prego- gli sussurra Eugene, mettendosi davanti alla porta, ma venendo trapassato dal piccolo sé.

-E’ stata una pessima idea- commenta, portandosi una mano alla testa.

Jack lo osserva, iniziando a capire il vero piano di Rapunzel.

La sua mente inizia a schiarirsi.

Non aveva mai pensato al punto di vista di Eugene rispetto alla faccenda, troppo occupato a pensare al proprio dolore.

“Sentiamo, qual è la sua versione?” aveva chiesto a Rapunzel, quando lui le aveva detto ogni cosa, prima della terza prova.

E quella… quella è la sua vera versione.

Cercando di ignorare l’Eugene del suo tempo, che non sembrava abbastanza forte per seguire il sé più piccolo, continua la scoperta di quel punto di vista che non ha mai valutato.

Segue il piccolo Eugene fuori dall’orfanotrofio.

Ci mette un po’ a raggiungere il laghetto, Jenny e Jack stanno già pattinando, e si nasconde dietro un cespuglio, per vedere cosa fanno.

-Jack, è stata davvero una pessima idea. Forse riesco a trovare un modo per uscire prima di vedere la scena- prova a proporre l’Eugene del presente, guardandosi intorno come a cercare una porta con su scritto “Uscita”, che naturalmente non c’è.

Intorno a loro c’è solo la neve, qualche albero e cespuglio, e i due pattinatori che provano acrobazie e che scherzano sul ghiaccio.

Eugene non riesce a guardarli, mentre gli occhi si riempiono di lacrime che non riesce a trattenerle.

-Non dirmi che dopo avermelo fatto pesare per tutti questi anni non riesci neanche a guardare la scena- Jack sente la rabbia montargli dentro. Non ha niente contro il piccolo Eugene, ma quello accanto a sé continua ad odiarlo ad egual modo, se non di più. C’è modo e modo di affrontare una situazione traumatica, dopo averla vissuta.

Ed Eugene ha fatto fin troppe cose brutte nella sua vita, dopo la morte di Jenny, soprattutto visto che ne è responsabile.

-Era mia sorella!- si lamenta Eugene, guardando risentito Jack, come se non potesse capire la situazione.

-Era molto più mia sorella di quanto non fosse tua!- obietta Jack, che aveva con la bambina un rapporto molto più speciale.

-Solo perché tu me l’hai portata via- Eugene lo spinge, ed è felice nel constatare che anche se la magia tra loro non funziona, il contatto fisico rimane invariato.

Jack cade a terra, ma non ci mette molto a rialzarsi e placcare Eugene, gettandolo in mezzo alla neve con una forza che non pensava di avere e sollevando una mano per tirargli un pugno.

-Non hai la più pallida idea di cosa significhi essere un fratello- e tirandoglielo dritto sul naso.

Eugene avverte forte il colpo, e risponde con uno allo stomaco, capovolgendo la situazione.

-E tu non sai assolutamente cosa significhi avere una sorella che ignora ogni tuo tentativo di approccio, troppo occupata a ronzare intorno ad un tipo solo perché crea il ghiaccio dal nulla- ribatte, preparandosi ad un pessimo scontro fisico.

Probabilmente non era quello che voleva Rapunzel per loro due, ma dopotutto doveva aspettarsi che la situazione sarebbe degenerata.

Rapunzel… 

-Mi hai sempre rubato tutto, Jack!- esclama, con ancora più foga.

-IO ti ho sempre rubato tutto?! Sei TU quello che ha tentato di portarmi via le persone più importanti della mia vita, e con una ce l’hai pure fatta!- Jack gli tira un calcio nello stomaco per ribattere.

-Credi che fossero le persone più importanti solo della tua vita?!- questa affermazione blocca Jack, che si sente come se gli avessero appena tirato un pugno in faccia svegliando in lui una consapevolezza a cui non aveva mai fatto caso.

E non c’entra nulla il fatto che un pugno in faccia lo ha ricevuto davvero.

Prima che però possa soffermarsi maggiormente sulle sue parole, il discorso tra i due bambini nel laghetto cattura l’attenzione di entrambi, che placano la lite rimanendo immobili e piegando solo la testa per osservarli.

-Jenny, non credi sia il caso di tornare all’orfanotrofio?- chiede il piccolo Jack alla bambina.

-Non dirmi che ti sei già stancato. Ti prego, Jack, altri dieci minuti. E’ il mio compleanno.- gli fa occhioni da cucciolo.

-Va bene, ti controllo il ghiaccio per sicurezza. Resta un attimo ferma lì mentre mi tolgo i pattini- dopo aver eseguito l’operazione, si mette in ginocchio sul bordo del laghetto e mette le mani sul ghiaccio, per renderlo sicuro, e la guarda pattinare un altro po’.

-Perché non ti sei fermato?- gli chiede Eugene, osservando la scena.

-Con quegli occhioni non potevo dirle di no- tenta di giustificarsi Jack, scattando subito sulla difensiva.

Eugene però non sta badando a lui, benché lo tenga sotto scacco.

Osserva invece la sorella che volteggia sui pattini meglio di molte pattinatrici professioniste.

-E’ proprio brava sui pattini, vero?- chiede all’albino, che sposta lo sguardo a sua volta su Jenny.

-E’ sempre stata magica sul ghiaccio- commenta tra sé.

-Quando sarai grande sarai una campionessa olimpica- la complimenta il Jack del passato.

-Dai, Jack, non prendermi in giro. Lo dici solo per dire- Jenny arrossisce, molto felice per quel complimento.

-Ti ricorderai ancora di me?- le chiede lui -O sarò solo uno dei tanti bambini dell’orfanotrofio?- 

E’ quasi il momento, entrambi i ragazzi lo sanno, Jack per primo.

Riesce a scansare da un lato Eugene, per non assistere alla scena, non ce la fa a rivederla nuovamente.

Si avvicina al cespuglio con il piccolo Eugene, dato che, dopotutto, sono lì per lui in primis, e per vedere la sua reazione.

L’altro rimane ad osservare la scena, come se non riuscisse a distogliere lo sguardo.

-Non dirlo neanche per scherzo, Jack! Tu sei il mio migliore amico… no, anzi, tu sei mio fratello!- 

A sentire quelle parole dette da Jenny, entrambi gli Eugene, anche se di età diversa e con esperienze diverse alle spalle, stringono i pugni, assumendo un’espressione sofferente, e distolgono lo sguardo.

Se l’Eugene del presente resta fermo, però, quello del passato scappa via, fin troppo deluso e distrutto dall’affermazione che era stata per Jack motivo di una felicità immensa.

Mentre scappa, senza neanche accorgersene, spezza un ramo nel suo percorso, e il Jack del passato e l’Eugene del presente si voltano di scatto verso la sua direzione.

Eugene aveva quasi dimenticato il motivo per cui erano lì.

-Sono… sono stato io- commenta senza parole, mentre Jack si gira a guardarlo, con espressione feroce.

Ma prima che possa digli qualcosa la sua attenzione viene catturata da una figura sul laghetto, accanto alla bambina, che lei non sembra vedere, e che tocca con un dito il ghiaccio, spezzandolo di netto.

Eugene segue il suo sguardo, giusto in tempo per vedere la bambina cadere nel laghetto.

-JACK!- urla lei, proprio nello stesso istante in cui sono i due ragazzi del presente ad urlare il suo nome.

-Jenny!- esclamano, tendendo la mano verso di lei come ad aiutarla, a salvarla, anche se sanno che è impossibile.

Jack vede il volto della figura nera, e la riconosce.

E stranamente, anche Eugene sembra vederlo.

-Professor Black?- chiede, incredulo.

E’ a quel punto che vengono buttati fuori dal ricordo, come sparati da un cannone.

Jack non sa affatto cosa pensare, non sa assolutamente come prendere tutta la miriade di informazioni che ha raccolto.

Si ritrova a terra in un angolo, Eugene è nell’altro, ed entrambi sembrano del tutto senza parole.

I colpi che si sono dati dentro il ricordo non sembrano affatto aver lasciato segni, come se fossero avvenute in un sogno, cosa parecchio plausibile visto che si trovavano nella mente, una realtà diversa.

-Ragazzi!- Rapunzel è a terra, vicino al pensatoio, sbalzata in parte anche lei da quella potente forza.

Se l’espressione di Jack è come quella di Eugene, ferma in uno sguardo perso e vuoto che non sembra capire appieno tutto l’orrore che ha appena vissuto, è parecchio imbarazzante e ridicolo.

Ma in un momento del genere non è proprio il caso di pensare all’impressione che si potrebbe dare alla gente.

-Jack! Jack stai bene? Ha funzionato? Cosa è successo lì dentro?!- chiede la ragazza, correndo verso l’amico, che si prende la testa tra le mani, cercando di ordinare le idee.

“Mi hai sempre rubato tutto, Jack!” queste parole pronunciate poco prima dal ragazzo poco distante sembrano risuonare tra i due, mentre Eugene si alza in piedi, a testa bassa, ed esce.

Rapunzel è andata da Jack, non da lui. Rapunzel si è sempre preoccupata in primis per Jack, non per lui. Rapunzel, così come Jenny prima di lei, ha sempre amato molto più Jack rispetto a lui.

Ed Eugene non dice di non meritarselo, anzi, dopo quello che ha visto, lo merita eccome, ma soffre per ciò, questo è garantito.

“Credi che fossero le persone più importanti solo della tua vita?!”

Eugene è un orfano, come Jack. Le persone che gli girano intorno non sono dei veri amici, e Jack non pensa che lo siano neanche quelli con cui ogni tanto gira a Hogwarts. Magari sono conoscenti, compagni di casa, ma non conoscono Eugene a tal punto da considerarlo un amico.

Non ha mai avuto nessuno di veramente vicino a lui, un amico, un parente…

Solo Jenny, e poi Rapunzel.

Due persone che se dovessero fare una scelta non sceglierebbero lui, ma Jack.

E Jack questo lo ha finalmente capito.

Non è tornato quello di sempre, ha ancora tantissima rabbia dentro, verso Flynn, verso il mondo, ma soprattutto verso Uhhhhhh di oscurità.

Perché non ha sbagliato, è fin troppo chiaro ai suoi occhi.

Per tutta la vita ha ripensato a quella scena e non ha visto altro che il cespuglio muoversi, il rametto spezzarsi e poi ha sentito il grido.

Non si è mai fermato a pensare al ghiaccio.

Ha sempre dato per scontato che la colpa fosse stata completamente sua, invece Black si era messo in mezzo.

Perché?! Perché Jack è un prescelto? Perché è un suo passatempo distruggere le vite altrui?

L’unica cosa che Jack sa è che non è stato un caso, e dovrebbe dovuto andare a fondo alla questione.

Rapunzel cerca di consolarlo, di chiedergli come sia andata, di spronarlo a parlarle, ma lui non la ascolta.

Sente solo l’eco di quello che ha appena visto, che gli rimbomba nelle orecchie.

Ha bisogno di restare solo.

Si alza in piedi, sotto lo sguardo preoccupato dell’amica, e nel silenzio più assoluto le stampa un bacio sulla fronte.

-Jack?- prova a chiedere lei, confusa dal suo comportamento.

Poi il ragazzo esce dalla stanza, a testa bassa, diretto verso la stanza delle necessità.

-Jack!- Rapunzel si alza in piedi, decisa a seguirlo, ma lui non le da il tempo, e sembra scomparire alla vista, probabilmente utilizzando il suo mantello dell’invisibilità.

Si guarda intorno, incerta sul da farsi, poi decide di lasciarlo in pace almeno fino alla sera, e si avvia a lezione di incantesimi che terrà con i Grifondoro.

E’ un po’ in ritardo, e non vuole che Merida si preoccupi, ultimamente è molto irritabile.

 

Quando dopo cena Hiccup entra nella stanza Rapunzel è già dentro, che lo aspetta vicino al pensatoio.

-Hey, Hic. Sei sicuro?- gli chiede, prendendo la bacchetta.

Il ragazzo annuisce, un po’ incerto, guardando il pensatoio.

-Andrà tutto bene, dopotutto anche se fosse la verità sai che Sdentato era sotto il controllo di Malefica, quindi è sempre dalla tua parte- cerca di rassicurarlo lei, mettendogli una mano sulla spalla.

Hiccup annuisce nuovamente, dando prova della sua incertezza e preoccupazione, e Rapunzel gli accosta la bacchetta alla tempia.

-Pensa a quello che ricordi di quel momento- gli sussurra -E’ più facile se chiudi gli occhi- gli suggerisce poi, e il ragazzo esegue.

Hiccup sente come se qualcosa stesse uscendo fuori da lui, è una sensazione fastidiosa, quasi dolorosa.

Dura un paio di secondi

-Bene, puoi aprire gli occhi- al termine dell’operazione, Rapunzel ha una fialetta contenente un filo argentato semi liquido, o almeno ciò che lo sembra.

Lo porge a Hiccup, che lo tiene titubante.

-Se vuoi controllo la porta in modo che non entri nessuno- si propone, andando alla porta.

-Grazie, Rapunzel. Non credo che nessun altro mi avrebbe aiutato in una situazione del genere- la ringrazia lui, avviandosi al pensatoio, e facendola girare.

-E’ brutto vivere nell’incertezza- commenta solo lei, abbassando lo sguardo, e lasciandolo solo.

Lui osserva per un po’ la porta da cui la ragazza è sparita, con ancora mille dubbi in testa.

Ma Rapunzel ha ragione, l’incertezza è la cosa peggiore, e dopotutto qualsiasi cosa farà Sdentato in quel ricordo sarà senz’altro frutto del controllo di qualcuno.

Lo mette nel pensatoio e infila la testa al suo interno.

Si ritrova in men che non si dica in una casetta di legno molto calda e accogliente.

Probabilmente era la loro casa in Norvegia.

Non se la ricordava così piccola.

Probabilmente è per il fatto che era minuscolo al tempo.

Ed infatti si vede, piccolo e innocente, a terra accanto alla madre, mentre giocano con dei modellini di draghi.

Ridono, divertiti, niente fa presagire che di lì a poco il fragile mondo di Hiccup crollerà in mille pezzi.

La madre di Hiccup era una babbana, ma si era avvicinata al mondo di Stoik per non si sa quale strano scherzo del destino, e i due si erano così tanto innamorati da mandare al diavolo completamente i matrimoni che avevano in serbo, suscitando parecchio scalpore.

Hiccup si avvicina alle due figure del passato, sedendosi accanto a loro.

-Quando tonna papà?- chiede il piccolo Hiccup, rivolto alla madre.

-Sarà qui a momenti, non preoccuparti- gli risponde lei, accarezzandogli la testa -Sai che deve classificare e studiare quei due esemplari di gronchio che abbiamo scoperto ieri sera- aggiunge poi, anche se Hiccup all’epoca ancora non riusciva a capire tutti quegli strani termini per indicare i draghi che i suoi genitori studiavano.

Il bambino annuisce, e torna ai suoi giochi, quando improvvisamente un grande tonfo sul tetto fa sobbalzare tutti e tre i figuri.

-Cosa…?!- esclama Valka, preoccupata, alzandosi in piedi e guardando il soffitto, come a trovare una soluzione.

-Aspetta qui, torno subito- dice al figlio, mentre si avvia fuori dalla casa.

-Non andare- sussurra Hiccup, scuotendo la testa, e seguendola.

Si è sempre chiesto come i ricordi di una persona possano ricostruire anche qualcosa a cui la persona non ha assistito personalmente, come se il pensatoio portasse direttamente nel passato.

E’ una cosa davvero strana, ma Hiccup in questo momento ha altre preoccupazioni.

-Mamma, ti prego, scappa- le sussurra, consapevole che lui non può sentirlo.

Appena fuori dalla porta Valka non fa in tempo nemmeno a sollevare la testa che una figura nera come la notte le piomba addosso, ferendola alla schiena.

Hiccup ricorda l’urlo che ha sentito quella notte, è uno dei pochi ricordi nitidi, e risentendolo gli viene un nodo al petto incredibile.

Rientra dentro, seguito da Valka, che sbarra la porta cercando di non arrancare.

-Mamma!- grida il piccolo Hiccup, alzandosi in piedi ed accogliendola.

-Hiccup, scappa, esci dal retro. Va a cercare papà- esclama la donna, cercando di tenere la porta ma spostandosi sentendo il suono di un colpo di fuoco in arrivo.

Avrebbe dovuto ascoltarla, forse avrebbe potuto fare qualcosa.

-Mamma- ripete il bambino, indietreggiando mentre la porta va in fuoco e viene facilmente distrutta, insieme a metà della casa.

Ed è a quel punto che la figura nera entra, rivelandosi essere un drago color inchiostro, con occhi ancora più scuri.

Ed è chiaramente Sdentato.

Hiccup distoglie lo sguardo.

E’ probabile che tutti i draghi di Malefica siano uguali, non deve scendere a conclusioni.

E se anche fosse, è controllato da lei, è controllato da lei.

Dopo la sua entrata trionfale, il drago si precipita verso Valka, che cerca di difendersi, senza particolare successo, con un attizzatoio preso dal camino.

Ed è a quel punto che a Hiccup viene un colpo di genio.

Sdentato ha una cicatrice sul collo.

E questo drago non ce l’ha.

Il suo cuore sembra già tornare ad un ritmo non regolare ma quantomeno accettabile, quando uno dei tentativi della madre di ferire il drago sembra andare a buon fine, nella parte destra del collo.

-No!- esclama, non sa se perché teme per il drago, o perché realizza che quel colpo gli lascerà una cicatrice che si vedrà anche a distanza di anni.

Il piccolo sé ha una reazione simile, prova ad avvicinarsi per aiutare la madre, anche se trema visibilmente per il terrore, ma non ha la più pallida idea di come fare, e non riesce a muoversi più di tanto.

-Hiccup, scappa- urla nuovamente sua madre, mentre viene afferrata per il braccio che tiene l’attizzatoio, e sbattuta violentemente dall’altra parte della stanza, perdendolo, sotto lo sguardo sconvolto del figlio e della sua versione del presente, che non ricordava affatto una cosa del genere.

Il sangue schizza dappertutto, il ragazzo ne sente l’odore, lo avverte sui suoi vestiti, sul suo viso.

-Mamma- sussurra tra sé, spostando poi lo sguardo su Sdentato, alla ricerca di qualcosa, qualcosa di cui ha urgentemente bisogno.

Un segno, uno sguardo, anche la minima cosa che gli dia la certezza che non lo intendeva fare, che ha anche un solo briciolo di rimorso, di incertezza.

Ma il drago è una bestia feroce impossibile da domare, e torna all’attacco, con ancora più violenza, più rabbia.

Attacchi di fuoco, zanne che compaiono e scompaiono nella carne di Valka e nelle gengive della bestia.

Sembra il peggiore degli incubi, il più orribile tra i film horror.

E Hiccup non riesce ad uscirne.

Non riesce a distogliere lo sguardo, congelato sul posto.

Entrambi gli Hiccup lo sono.

E una volta finito con sua madre, ridotta ormai a nulla di più che a un mucchio di carne e sangue, il drago si gira verso di lui, con sguardo freddo, vuoto, calcolatore.

Il bambino scuote la testa, indietreggiando e bloccandosi al muro.

Sembra solo in quel momento che la realtà lo colpisca in pieno, e le lacrime cominciano ad uscire dai suoi occhi così copiosamente che non riesce neanche a contenerle tutte nell’incavo delle sue guance.

-No, no…- sussurra, sollevando le mani, in un disperato tentativo di protezione.

Forse sarà questo il segno, Sdentato dimostrerà di potersi controllare.

Dopotutto è suo amico, è suo amico, è solo controllato da Malefica, nulla di più, nulla di più, nulla di…

-Non ti avvicinare!- urla il sé di quattro anni, con una tale forza di volontà che Hiccup la sente nel petto, come una scarica di energia che attraversa tempo e spazio.

Guarda il drago, cercando un segno, qualsiasi cosa, ma trova solo conferma dei suoi peggiori sospetti.

Il drago ringhia, infastidito, come se venisse controllato a sua volta da qualcosa, ed indietreggia, pur tentando in tutti i modi di combattere e di avvicinarsi.

-E’ controllato da Malefica, è controllato da Malefica, è controllato da Malefica- prova a convincersi Hiccup, mentre sente le guance farsi bagnate.

Non può permettere alla setta oscura di peggiorarlo, di spezzarlo.

Non lo permetterà, Sdentato è suo amico, Sdentato è suo amico, non può credere altrimenti.

-NON LO STO CONTROLLANDO IO!- urla, prendendosi la testa tra le mani, cercando di dare a quella affermazione un tono che la renda vera e inoppugnabile per prima cosa ai suoi occhi.

Ma ogni sua speranza viene infranta come un bicchiere di cristallo gettato con forza su un masso, quando la stessa Malefica fa la sua comparsa nella casa.

-Omega, ti ho cercato dappertutto, dove eri finito?!- chiede, sembra non notare il caos intorno a sé.

-Non lo sto…- prova a ripetersi Hiccup, ma se Malefica non sapeva dove fosse, significa che non ha dato lei l’ordine, e quindi Sdentato ha agito… ha agito… 

La strega sembra accorgersi di quello che la sua creatura ha causato, e si guarda intorno soddisfatta.

-Interessante. Ma Omega, devi puntare più in alto rispetto ad una donna e un bambino. Su, finisci in fretta e poi andiamo- si mette da un lato, per godersi la scena di un bambino che viene ucciso con rapidità, ma Sdentato non sembra riuscire ad avvicinarsi.

-Omega?- chiede infastidita la strega, osservandolo senza capire la sua situazione e poi guardando il bambino, che ha ancora le mani sollevate, e che quasi annega nelle sue lacrime.

-Odino santissimo! Hiccup! Valka!- l’urlo proveniente dall’esterno di uno uomo conosciuto ad entrambi gli Hiccup fa sobbalzare la strega, che osserva orgogliosa il drago.

-La moglie e il figlio di Stoik l’immenso? Ottimo lavoro, davvero ottimo. Ci ritroviamo alla base, evita di farti uccidere. Sei l’unico rimasto- commenta, prima di scomparire in un vortice nero.

-Sdentato?- Hiccup è quasi supplicante, mentre il drago tenta disperatamente di uccidere anche la sua versione più giovane, con una ferocia e una determinazione incredibile negli occhi neri come il vuoto cosmico.

-Hiccup!- suo padre entra nella stanza, ed inizia ad affrontare il drago, che, vedendosi messo alle strette, lancia un’ultima occhiata piena di odio a Hiccup e decide di ritirarsi, scomparendo nella notte inseguito da Stoik, deciso a vendicare la moglie.

Il bambino crolla a terra, con le gambe troppo molli, e guarda fisso davanti a sé il corpo maciullato della madre, cercando di togliersi il sangue e le lacrime dal viso.

Hiccup si china a guardarlo, tristemente, e sospirando esce dal ricordo, ormai concluso.

Purtroppo è arrivato alla conclusione peggiore che potesse ottenere.

Non ce l’ha con Sdentato, nonostante abbia avuto la conferma che è stato proprio lui, completamente lui, a rovinargli la vita.

Non ce l’ha con Malefica o con la setta oscura per aver impregnato di oscurità la sua vita.

Non ce l’ha con nessuno, dopotutto è il cerchio della vita.

No, lui ce l’ha con quella bacchetta, con quel potere che gli ha fatto credere di avere il migliore degli amici.

Sdentato era solo stato creato da lui con il suo potere speciale.

Quella perla verde che avrebbe dovuto far rompere quando ne aveva avuto l’occasione.

Quel suo essere più magico di altri che gli ha distrutto giorno dopo giorno il futuro e il presente.

La guarda con sguardo impassibile, prendendola e stringendola forte, da entrambe le estremità.

Odia essere speciale, odia il potere che ha, è in assoluto il peggiore, il più cattivo.

Controlla il libero arbitrio delle persone, e chissà, magari non solo con Sdentato, magari anche con tutte le persone che lo circondano.

Draghi, unicorni, gatti… persone?

Stringe più forte la presa sulla bacchetta.

Vuole bene a Sdentato… e il drago merita di essere se stesso, anche se quel se stesso è la creatura peggiore del mondo.

Sente suoni attutiti provenire da fuori dalla sua porta, ma non ci fa affatto caso, continuando a fissare la bacchetta.

Quello che viene in seguito è spontaneo e deciso, e anche se sa che non è la cosa giusta, Hiccup non riesce a fare a meno di farla.

Basta!

 

Nel frattempo, Merida è preoccupata.

Ha visto Hiccup scomparire subito dopo cena, e non ha la più pallida idea di dove sia andato.

E quel rompiscatole di Bill Cipher non è neanche d’aiuto.

“Colpa tua, Freccia Rossa, vuoi fare un altro pa…”

Merida lo ignora, inizia a farci l’abitudine, ormai.

“La precedente ragazzina testarda con cui ho fatto un patto era molto più collaborativa” commenta infastidito.

-Allora doveva essere davvero una idiota sciocca e di scarso intelletto se si è fatta infinocchiare da te- dice ad alta voce, senza preoccuparsi di essere sentita da qualcuno, mentre si avvia verso la sala comune.

“Shooting Star non era un’idiota” obietta Bill, quasi tra sé.

Merida si blocca di scatto, mentre gli viene un terribile dubbio.

-Non era la madre di Lilli, vero?- chiede, mentre un alcuni ragazzini del primo anno passano e la guardano strano.

Lei non ci fa caso, in attesa della risposta, che però non arriva.

Bill rimane in silenzio.

-Hey, Testa di Triangolo! Abbiamo un patto e devi rispondere ad ogni mia domanda-

“Si, e allora?” risponde lui, fingendo un tono noncurante che però tradisce la sua difficoltà.

-Non voglio sapere altri dettagli, che orrore. Sta lontano da me maniaco- esclama Merida, continuando a procedere e assumendo un’espressione disgustata.

“Se vogliamo essere precisi sono già nella tua mente, e non posso starti lontano finché tu non muori. Vuoi morire?” la prende in giro Bill, ritornando al suo solito tono irritante.

Merida sbuffa.

“Che stai facendo a proposito? Perché vai in sala comune?” le chiede in tono noncurante.

Merida sa che trama qualcosa, ma non sa dire cosa.

-Prendo la mappa delle bacchette per trovare Hiccup- risponde alzando le spalle.

“E’ nell’ufficio di mia figlia” risponde lui tranquillamente.

-E quando pensavi di dirmelo, di grazia?!- esclama lei, seccata, facendo dietro front -Credevo non sapessi niente sui miei amici-

“Mia figlia lo ha visto” commenta solo lui, senza aggiungere altro.

-Mi hai per caso dato un’informazione senza che io te la chiedessi?- Merida è confusa, Bill non è certo altruista quando si tratta di informazioni.

“Da chi credi che abbia preso mia figlia la passione per le reazioni altrui?” risponde enigmatico lui, facendo preoccupare Merida.

Che cosa ha fatto Hiccup? O che cosa sta per fare?

Inizia a correre, per raggiungere rapidamente il terzo piano, ma non appena arriva all’ufficio dell’insegnante, trova davanti ad una porta una Rapunzel girata come ad osservare il suo interno.

-Rapunzel!- la chiama Merida, confusa.

Non pensava ci fosse anche lei.

Ma dopotutto Bill non aveva mai detto il contrario.

-Merida! Che cosa ci fai qui?!- chiede la bionda, sobbalzando, e girandosi a guardarla, quasi proteggendo la porta.

-Hiccup è dentro!- esclama lei, cercando di superarla.

-Sì, e allora?- Rapunzel però è decisa a non farla passare.

-Un momento, ci sei in mezzo anche tu? Che sta facendo Hiccup? Che cosa gli prende in questi giorni?!- prova a chiedere, squadrando Rapunzel con sospetto.

L’amica abbassa la testa.

-Non te l’avevamo detto per paura che lo scoraggiassi, ma sono convinta che funzionerà, e lui starà meglio- prova a rassicurarla Rapunzel, mettendole una mano sulla spalla.

-Starà meglio da cosa?- chiede Merida, ma Rapunzel non sa che rispondere, e si limita a lanciare un’occhiata alla porta, come a vedere in che situazione Hiccup si trovi.

-Come hai fatto a sapere che era qui, te l’ha detto Hic?- cerca di cambiare argomento la bionda.

-Non si risponde ad una domanda con un’altra domanda- Merida però sembra irremovibile.

-Sono seria, come hai fatto a saperlo?- ripete Rapunzel, un po’ preoccupata.

Merida non risponde, e si limita a distogliere lo sguardo.

-E’ stato Bill, vero? Merida, sai di non poterti fidare di lui. Te l’ha detto solo per fare in modo che tu fermassi Hiccup!- cerca di farla ragionare lei.

-Lui neanche sa cosa sta facendo Hiccup!- esclama Merida, tentando di giustificare le sue informazioni.

-Chi ti dice che non ti stia…- continua Rapunzel, ma Merida la blocca, sgranando gli occhi.

-Bill?! Non dovresti sapere il suo nome!- esclama, osservando Rapunzel come se stesse davanti ad un’estranea.

Lei si tira una manata sulla fronte.

-Uffa, c’è sempre il dettaglio. Dannazione!- commenta, seccata, cambiando completamente i suoi modi, ed alzando lo sguardo poi su Merida, gli occhi che sono passati dal verde al giallo.

-Lilli!- esclama lei, prendendo la bacchetta, ma la mutaforma è più veloce e la disarma con una manata di pietra.

-Beh, comunque è troppo tardi per il tuo amico- commenta, con un’alzata di spalle, ed una risatina divertita.

-Hiccup!- esclama la rossa, cercando di superare la figlia del demone che ha in testa, ma lei si trasforma in Stoik, e con la sua massa blocca la porta.

-Non disturbare mio figlio, signorinella- esclama, imitando l’uomo che impersona.

-Lasciami passare mostro!- esclama Merida, facendola ritirare ferita.

“Modera il linguaggio, freccia rossa!” si lamenta Bill nella sua mente, in difesa della figlia, provocandole una fitta alla testa.

Merida si piega, tenendosela stretta, e ne approfitta per ritrovare la bacchetta, e sollevarla in direzione della mutaforma, che si è un attimo distratta a guardare dentro la stanza, per controllare che sia tutto in ordine.

La solleva pronta ad aprirsi la strada.

-Attenta Lils!- esclama Bill, ma Merida non creda che lei possa sentirlo, perciò quasi non ci fa caso.

Non si accorge di essere stata lei a pronunciare l’avvertimento.

La mutaforma si abbassa, evitando per un pelo il colpo, e sorprendendola parecchio.

-Papà, come hai…?- chiede il mostro confuso, per poi decidere di non approfondire.

Scuote la testa.

-Va bene, entra pure, tanto ormai è tardi- commenta, con una risatina, prima di scomparire nel nulla, o almeno così fa credere, visto che semplicemente diventa una mosca che inizia a svolazzare per la stanza.

Merida sgrana gli occhi? Cosa gli ha fatto quel mostro?!

“Bada a quello che pensi!”

-E TU STA ZITTO!- urla lei alla vocina nella sua testa, proprio mentre entra nella stanza, dove Hiccup tiene con forza le due estremità della sua bacchette.

-Hiccup!- fa appena in tempo ad urlare, prima che essa venga spezzata in due.

Un grande fascio di luce si espande per tutta la scuola.

Ricorda vagamente quello che era successo quando i capelli di Rapunzel erano stati tagliati, ma è mille se non milioni di volte più forte e accecante.

Quasi doloroso.

-Hiccup!- urla la ragazza, correndo verso di lui, e prendendolo in braccio giusto in tempo prima che crolli a terra, privo di sensi.

Vede davanti a sé i pezzi della bacchetta del ragazzo, mentre lo tiene stretto tra le braccia.

-Perché l’hai fatto, Hic?- chiede, pur sapendo che lui non le risponderà.

Le lacrime iniziano a rigarle le guance.

-Perché non me hai detto nulla?- prende i resti della bacchetta singhiozzando e stringendolo ancora più forte.

-Perché non ti sei fidato di me?- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Cosa? Un nuovo capitolo della Profezia delle quattro bacchette?

Nah, sarà un errore, non viene aggiornata da nove mesi.

Si, senz’altro un errore…

Un momento… no, è vero!

OHMMIODDIO!!!

Ebbene si, ho aggiornato.

Non mi giustificherò sul ritardo… ok, si, mi giustificherò.

Questo capitolo è stato un parto… con concepimento e gravidanza annesse perché ho aspettato davvero nove mesi prima di scriverlo.

Ammetto che mi se n’era andata un po’ l’ispirazione, con tante altre cose che avevo in mente, ma sono felice che una rilettura di tutti i capitoli e di alcune recensioni abbia riacceso la scintilla.

Non dico che ci saranno capitoli molto frequenti, ma farò davvero del mio meglio.

Considerate questo come un regalo di inizio scuola :D

Perdonate gli errori e le sviste, l’ho riletto poco, ma cercherò magari di correggere anche i prossimi giorni.

Ora passiamo al capitolo vero e proprio.

Si sono scoperte tantissime cose molto importanti, ed infatti non è tra i capitoli più allegri, anzi, tutt’altro, fa venire da chiedersi il perché del rating giallo, visto che aspira ad un rating maggiore.

Ma dettagli, non è niente di troppo descritto dopotutto.

Comunque la scena del ricordo di Hiccup è una di quelle scene, insieme a quella della guarigione di Rapunzel, che ho in mente di fare da praticamente l’inizio della storia.

Non pensavo che sarebbe uscita così, ma mi piace molto.

Ormai Hiccup non sa più in cosa credere, e voi?

Per quanto riguarda Jack, Eugene e la vera Rapunzel (perché con i due ragazzi c’era la vera Rapunzel, Lilli ha agito solo su Hiccup, in entrambe le parti) scopriremo cosa è successo loro subito nel prossimo capitolo, soprattutto a Eugene.

E a proposito di Rapunzel, qualcuno aveva capito che c’era qualcosa che non andava? O la sorpresa è stata ben scritta? :D

Spero vivamente che l’IC sia stato rispettato, nonostante non prendessi in mano i personaggi da fin troppo tempo.

Spero anche che le storie raccontate nel capitolo siano all’altezza di tanta attesa.

Ho riscritto l’inizio un sacco di volte, molte parti le ho cambiate completamente.

Ero arrivata a metà del capitolo qualche mese fa e mi ero accorta che era orribile, così l’ho rifatto completamente daccapo, insomma, è stato davvero difficile, ma sono soddisfatta del risultato, anche se non sono più abituata a scrivere così xD

Probabilmente i prossimi capitoli saranno un po’ più brevi, questo è lungo per compensare l’attesa.

Non prometto niente perché non so mantenere le promesse, ma cercherò di ritornare ad aggiornare con più costanza.

In questi capitoli Rapunzel sarà molto importante e presente, dopo tutti i problemi che ha avuto, e anche se oggi Merida è stata un po’ messa all’angolo vi prometto che nel prossimo capitolo comparirà di più e tornerà in azione.

Dopotutto è l’unica dei Big Four a non essere stata ancora presa di mira, deve aiutare gli altri a rimettere insieme i pezzi.

E a proposito di pezzi, cosa succederà ora che la bacchetta di Hiccup è rotta? Sdentato subirà qualche conseguenza?

Fatemi sapere i vostri pensieri e teorie con una recensione, e quando pubblicherò il prossimo capitolo risponderò ad essa ;)

Ho deciso che farò così per le recensioni, così da rispondere e allo stesso tempo avvertire anche dell’aggiornamento, in un certo modo.

E poi per essere sicura di rispondere a tutti, perché altrimenti aspetto mesi (e non per cattiveria, solo perché non ho mai tempo e sono pigra xD)

Li aspetto comunque ma almeno sapete quando riceverete la risposta e non devo scusarmi ogni volta per il ritardo.

Comunque spero davvero che il capitolo vi piaccia, che recensiate nonostante il tempo passato e che non mi odiate per avervi fatto aspettare tanto :(

Un grandissimo bacione davvero sentito, e alla prossima :-* :-*

 

 

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Capitolo 25
*** Speciale 25 Capitoli: recap generale ***


Capitolo Speciale 25 capitoli

ovvero

Come fare un recap generale di una storia che va avanti da tre anni e che non viene aggiornata da così tanto che la stessa scrittrice si è dimenticata un sacco di cose

 

Rapunzel, Hiccup, Merida e Jack comprano quattro bacchette speciali dalla spazzina del negozio di bacchette che fa le veci della proprietaria, Gothel, assente per oscuri motivi. Jack litiga con Elsa per la propria che però si attacca a lui.

Il primo giorno di scuola i 4 iniziano a fare amicizia nello scompartimento che prendono insieme. Merida e Hiccup sono amici di infanzia e si conoscono da quando la madre di Hiccup è morta e loro avevano quattro anni. Merida è una purosangue di nobile famiglia, Hiccup mezzosangue con padre strega e madre babbana e Rapunzel è una nata babbana. Jack è orfano, ma si suppone nato babbano anche lui. Vengono smistati in quattro case diverse: Rapunzel in Corvonero, Merida in Grifondoro, Jack in Serpeverde e Hiccup in Tassorosso.

La mattina dopo, mentre Merida si avvia alla sua sala comune per prendere i materiali per la lezione si ritrova minacciata da Macintosh, che viene poi schiantato dalla sua bacchetta arrivata da sola. I quattro ragazzi si ritrovano per uno strano scherzo del destino ad occultarlo tutti insieme, e quando vengono beccati finiscono in punizione, dove la loro amicizia si fortifica. Nel frattempo Jack incontra un compagno di orfanotrofio, Eugene, che si fa chiamare da tutti Flynn Rider e che lo minaccia utilizzando una tale Jenny per non fargli rivelare a tutti la verità.

Il primo weekend Hiccup trova nella foresta proibita un drago mitologico che si crede appartenga alla specie che ha ucciso sua madre. Riesce a controllarlo utilizzando la sua bacchetta, e decide di iniziare a studiare il perché e tenerlo nascosto nella foresta.

La setta oscura, di cui Gothel fa parte, si accorge che le quattro bacchette sono sparite e decide di fare un piano per ritrovarle e sconfiggere i loro possessori. 

Passano tre anni, Rapunzel e Flynn sono diventati molto amici, così come Elsa e Jack. Hiccup ha continuato a tenere il drago nella foresta e non lo ha detto a nessuno. Ormai i Big Four sono al quarto anno. Hanno creato una mappa del malandrino e sono inseparabili nonostante appartengano a case diverse. Quell’anno ci sarà il torneo trescuole, dove parteciperanno tre squadre da quattro ragazzi maggiorenni per ogni scuola. Il giorno dell’arrivo delle altre scuole i quattro litigano, Hiccup controlla un unicorno salvando Astrid e Merida e Jack elaborano un piano per mettere i loro nomi nel calice nonostante la linea dell’età. Arrabbiati con gli altri due decidono di mettere anche i loro nomi, pentendosene quasi subito.

I nomi dei quattro vengono estratti nello stupore generale, ma dopo un litigio iniziale, Hiccup e Rapunzel perdonano gli altri due. Hiccup quella sera, andato a trovare Sdentato, assiste ad una discussione tra la preside di Beauxbatons e un uomo nero che parla di loro.

La pesa delle bacchette conferma alla setta oscura e anche all’ordine della luce che i 4 sono i possessori delle 4 bacchette e si preparano per la prima prova, che consiste nell’affrontare un molliccio speciale che si trasforma nell’ultima cosa che uno di loro vuole affrontare, e il prescelto è Hiccup, che si ritrova a doversi battere con Sdentato.

La prova è un disastro ma alla fine riescono nell’intento e prendono un punteggio sufficiente a farli passare, ma Hiccup viene gravemente ferito a una gamba e uno dei giudici, la signora Amelia, capo dell’ufficio dei trasporti, si insospettisce ed inizia ad indagare. Merida si sente in colpa per quello che è accaduto a Hiccup e gli promette di uccidere ogni drago che si troverà davanti.

Hiccup si mette il gesso come i babbani e le indagini della signora Amelia la portano ad origliare una conversazione tra Eris e Pitch e viene trasformata in gatto, poi adottata da Hiccup che aveva a sua volta sentito tutto nascosto dentro una grotta dove era andato per trovare Sdentato.

Il Natale si avvicina e Rapunzel è l’unica a tornare a casa. Viene invitata da Flynn al ballo del ceppo che si terrà a Pasqua e dopo aver ricevuto la notizia Jack in un impulso invita Elsa. La cosa sembra non piacere a Rapunzel e i due sono un po’ freddi tra loro.

I 4 ricevono dei regali da uno sconosciuto: Jack un mantello dell’invisibilità, Rapunzel un Giratempo, Merida e Hiccup due specchi comunicatori.

La seconda prova si avvicina. Le 4 perle guadagnate durante la prima prova hanno assorbito il potere principale di ognuno di loro e verranno nascoste nel lago per essere poi ritrovate. Alla vigilia della prova Hiccup viene invitato al ballo da Astrid e accetta. Merida ne è parecchio infastidita. Per la prova si dividono in due gruppi: Jack con Hiccup e Rapunzel con Merida. Usano tutti testabolla tranne Merida che prova l’algabranchia, e che scompare davanti ad una sconvolta Rapunzel. Hiccup e Jack incontrano una strana mutaforma che sa tutto di tutti e ama i segreti e le reazioni di nome Lilli. Per prendere la perla di Merida, Jack e Hiccup devono rivelare i loro più oscuri segreti: Hiccup dice del drago e Jack rivela che la famosa Jenny era una ragazzina dell’orfanotrofio, sorella oltretutto di Eugene, che era come una sorella anche per Jack, e che lui si sente in colpa per la sua morte avvenuta dopo che lei era caduta in un laghetto che Jack avrebbe dovuto tenere ghiacciato ma non era rimasto tale poiché distratto da un rumore alle sue spalle.

Ottengono la perla e si ripromettono di non dire nulla a nessuno.

Nel frattempo Rapunzel incontra Ariel, una sirena che ha trovato la sua perla ed è affascinata dagli umani. Ci fa amicizia, nonostante sia preoccupata per Merida scomparsa, che è finita in una grotta con Ursula, un membro della setta oscura che ha la perla di Hiccup e che vuole uccidere la rossa.

Jack trova la sua perla a terra, i tre si riuniscono ma prima che possano cercare Merida un cerchio di luce avvolge l’oceano togliendo tutti gli incantesimi e i tre risalgono in superficie.

Usano la giratempo per tornare indietro di un’ora e il mantello di Jack per non farsi vedere e ritornano sott’acqua per salvare l’amica. Jack salva la propria perla e quella di una studentessa di Beauxbatons da due membri della squadra avversaria: Gaston e Hans, che fanno parte a loro volta della setta oscura e che volevano distruggerle. 

Hiccup cerca nel mentre Merida e Rapunzel incontra nuovamente Ariel alla quale chiede una pozione da lei raccolta per provare a trasformare Ursula in qualcos’altro e sconfiggerla in questo modo.

Trovano Merida e la salvano, ma Rapunzel viene afferrata per i capelli da Ursula e Jack li taglia, provocando il cerchio di luce che ha eliminato tutti gli incantesimi. 

Una volta tornati in superficie iniziano a dimenticare l’avventura con il giratempo, ottengono tutte le perle vincendo quindi la prova ma Rapunzel si ammala. 

L’esercito della luce e la setta oscura discutono il da farsi, Hans uccide Gaston per diventare membro effettivo. Hiccup inizia a pensare che la profezia delle quattro bacchette, contenuta incompleta in un libro di filastrocche per bambini sia vera, e ne discute con i tre e con la gatta Amy. Il ballo del ceppo si avvicina e Merida, unica campionessa senza accompagnatore, decide di andare con Kristoff, unico che sembra non volere un’accompagnatrice tanto quanto lei.

Rapunzel non sta ancora bene, e i suoi capelli si sono scuriti dopo il taglio. Riesce comunque a farsi dimettere dall’infermeria.

La serata procede bene. Astrid viene mandata in camera dopo un litigio e Kristoff se ne va per scrivere una lettera, quindi Merida rimane con Hiccup. La ragazza decide di approfittarne per indagare sul comportamento strano dell’amico, ma prima che possa dirle tutto una lite tra Elsa e Anna a causa di Hans li interrompe. Elsa rischia di colpire Anna e la bacchetta si rompe, scappa poi in camera. Jack la segue e gli altri tre consolano Anna, che poi va in guferia e scopre cosa era successo tra lei ed Elsa quando erano piccole da Kristoff, amico dei troll che l’anno aiutata.

Jack ed Elsa si confrontano e si rivelano le esperienze passate. Leggermente gelosa da quanto Jack sembra amare Rapunzel, Elsa gli mette la pulce nell’orecchio sulla ragazza facendo in questo modo un favore involontario a Flynn.

Rapunzel e Flynn nonostante la serata problematica si mettono insieme, con grande fastidio del resto del team. Iniziano i problemi: Flynn rivela a Rapunzel di Jenny senza dirle però di essere un orfano, Merida litiga con lui dopo aver discusso con Rapunzel e si rifugia nella stanza delle necessità dove decide di scoprire cosa fa Hiccup e va a stanarlo nella foresta. Jack teme che Flynn possa dire qualcosa di cattivo su di lui a Rapunzel e che la ragazza gli creda e scopre che è accaduto davanti all’ufficio di Genio, insegnante di incantesimi. 

Merida scopre di Sdentato e lei e Hiccup hanno un’accesa e tremenda discussione al riguardo, finendo per troncare l’amicizia. Mentre a causa del potere incontrollato di Jack e Rapunzel i due rischiano di ferirsi a vicenda. Il gruppo si rompe e vani sono i tentativi rispettivamente di Anna, Mavis e Violetta, 3 professori e la bibliotecaria, Amelia, i topi delle cucine e i minions, e di Eugene ed Elsa che hanno anche un incidente con un filtro d’amore, di riconciliarli. Anzi, sembrano aumentare l’odio reciproco anche complice una pozione d’odio che i minions gli hanno dato per sbaglio.

La terza prova arriva e sono tutti preoccupati perché i Big four continuano ad odiarsi. Rapunzel senza i suoi lunghi capelli ha una magia molto più incontrollata, e, distrutta dall’accaduto, si rifugia da Flynn, l’unico di cui crede di potersi fidare. Merida è testarda e irritabile, Hiccup si è chiuso in mutismo e Jack ha troppa paura di ferire gli altri e li allontana per quello.

Durante la terza prova vengono attirati in trappola dalla setta oscura che progetta di ucciderli. Stanno per avere la peggio ma con uno sguardo si riconciliano e riescono a scappare in groppa a Sdentato.

Inizia il quinto anno. L’amicizia dei 4 si è riformata come prima e ora sanno tutto di tutti. Rapunzel e Hiccup sono i prefetti della loro casa e Flynn e Jack hanno una tregua.

Ma ci sono brutte notizie: il professor Parr è morto in circostanze misteriose e un professore con un uhhhhhh di oscurità elevatissimo, parole di Anna, ha preso il suo posto per Difesa contro le arti oscure. I 4 vanno ad osservarlo e Jack quasi si sente male. 

Il professor Black (uhhhhhh di oscurità) e la spazzina del negozio di bacchette, che è anche insegnante di storia della magia e donna del carrello, sembrano complici e pianificano qualcosa contro Rapunzel

Flynn trova un biglietto di qualcuno che sa chi è e diventa paranoico al riguardo. Pensa sia stato Jack e hanno una discussione che Rapunzel sente in parte. Quando chiede informazioni Flynn si rifiuta di darle e lei si insospettisce e pensa che sia ricattato da un tale Eugene.

Merida decide di iniziare a prendere lezioni private dal professor Black per tenerlo d’occhio e mentre lei e Hiccup si confrontano al riguardo sulla strada per andare a trovare Sdentato vengono raggiunti dall’insegnante di Storia della magia, che era stata rapita dalla setta e sostituita da Lilli, il mostro mutaforma, e che li avverte che la setta pianifica di utilizzare il padre di Lilli per sconfiggerli nel caso le cose si mettessero male. Lui è un demone incredibilmente potente e oscuro.

Hiccup fa ricerche per scoprire un modo di sconfiggerlo o portarlo dalla loro parte ma l’unico modo per evocarlo è conoscendo il nome, e una volta evocato è impossibile liberarsene. Si mette lui in contatto con persone abbastanza caotiche.

Intanto sono arrivate le vacanze, e tornano tutti quanti a casa. Rapunzel ne approfitta per andare all’orfanotrofio di Jack e indagare su Eugene. Qui scopre tutto rischiando di implodere. Jack la rassicura e le sta accanto cercando di farle pensare ai lati positivi e soprattutto facendola sfogare. I due si baciano fugacemente. I capelli di Rapunzel tornano normali e lei sembra guarire del tutto. Flynn, dopo aver ricevuto da Lilli un invito ad entrare nella setta oscura, ha visto tutta la scena e ne è distrutto.

Merida nel frattempo evoca la creatura che si è messa in contatto con lei e scopre che si chiama Bill Cipher. Fa un patto con lui per avere informazioni. La vedono tutti cambiata e Hiccup è preoccupato. Gli specchi condivisi dei due si rompono. 

Viene scelto nel frattempo un futuro sposo per Merida e si tratta nientepopodimeno che di Macintosh. Una volta sul treno per tornare a casa condividono quello che hanno passato e Bill, sotto richiesta di Hiccup, rivela che la setta vuole spezzare i 4 utilizzando la verità, che il prossimo è Jack e che con Hiccup utilizzeranno Sdentato.

Quella notte Jack sogna il ricordo cella morte di Jenny e si rende conto che è stato Eugene a distrarlo quando è morta. Gli monta la rabbia e il giorno dopo rivela all’intera scuola quello che ha fatto, usando i suoi poteri contro di lui e venendo per un pelo fermato da Elsa, che cerca di disperdere la folla accorsa a guardare. Eugene è sempre più ferito e confuso.

Nel frattempo Merida ha la mente scarica a causa di Bill e Hiccup e Kristoff la portano in infermeria, dove fa un altro patto con il demone di cui si pente subito dopo dandogli pieno controllo sulla sua mente ma isolando quella dei suoi amici.

Rapunzel si allea a disagio con Eugene per aiutare Jack. Hiccup, andato a trovare Sdentato, riceve una visita da Malefica, membro della setta oscura, che gli dice che il drago ha ucciso sua madre e inizia a fargli venire il dubbio che la loro amicizia non sia autentica ma che Hiccup lo stia controllando fin dall’inizio.

Durante la notte Merida viene posseduta da Bill, e insieme alla figlia e al professor Black, completamente assoggettato a lui, elaborano un piano ai danni di Rapunzel.

La ragazza nel frattempo decide di aiutare Jack con il pensatoio che si trova nell’ufficio della professoressa di Storia della magia fasulla interpretata da Lilli. Hiccup scopre il piano di Rapunzel e le chiede di far vedere anche a lui un ricordo. Lei all’inizio tentenna, poi lo raggiunge e decide di aiutarlo dopo gli altri due ragazzi. Merida odia la voce che ha in testa ed è sempre più irritabile. Jack ed Eugene si confrontano anche fisicamente nel pensatoio e arriva la verità: Eugene ha distratto Jack, ma la colpa non è di nessuno dei due, ma del professor Black che ha rotto il ghiaccio. Usciti dal pensatoio Eugene osserva tristemente come Jack viene subito affiancato da Rapunzel che non bada a lui e va via.

Jack a sua volta cerca un luogo tranquillo. Rapunzel lo segue.

La sera la bionda aiuta Hiccup, che scopre che è stato proprio Sdentato ad uccidere sua madre e lo ha fatto per sua volontà, e non per ordine di Malefica che invece non ne sapeva niente. Si rende conto di averlo controllato fin dall’inizio e una volta uscito dal ricordo spezza in due la bacchetta.

Merida è venuta a conoscenza dell’avventura di Hiccup tramite Bill che sembra ridersela e trova Rapunzel davanti alla porta. Ma tramite un errore della bionda scopre che non si è mai trattata di Rapunzel, bensì di Lilli trasformata e lotta con lei per salvare Hiccup. Quando però raggiunge la stanza è troppo tardi e Hiccup le sviene tra le braccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Come al solito immenso ritardo, quindi, prima di pubblicare il prossimo capitolo che è finito ma deve essere revisionato appena e che penso quindi uscirà domani o lunedì, eccovi un recap generale.

Sono successe un sacco di cose e questa storia continua quindi mi sembrava doveroso dopo tutto questo tempo (quasi un anno caspiterina) rendere a chi non si ricorda quasi nulla le cose più semplici, mettendo i punti salienti della storia.

Spero vi faccia piacere, ad ogni modo il prossimo capitolo arriverà prestissimo anche se sarà un po' di passaggio ma pieno di cose importanti.

Purtroppo dopo la scuola mi si è rotto il computer quindi ho potuto scrivere ancora meno di prima.

In ogni caso stay tuned, e dato che è l'una di notte domani risponderò alle meravigliose recensioni dello scorso capitolo, promesso.

Un bacione e alla prossima :-*

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Capitolo 26
*** Speranze in pezzi (ovvero, come un misterioso alone di buonismo non evita ai cattivi di vincere un'altra battaglia) ***


Capitolo 24: Speranze in pezzi

ovvero

Come un misterioso alone di buonismo non evita ai cattivi di vincere un’altra battaglia

 

Eugene si sveglia di scatto, e subito una fitta al collo lo mette al corrente della situazione scomoda in cui si è addormentato.

La tenue luce che filtra dalle piccole finestre della guferia, inoltre, gli comunica anche che è appena l’alba, e che è lì dal pomeriggio del giorno prima e nessuno si è reso conto della sua scomparsa né lo è andato a cercare.

Non che si sorprenda, ha perso nel giro di circa un mese tutto quello che aveva, da Rapunzel, alla squadra di Quidditch, alle certezze che aveva della vita fino anche a quelle pochissime piccole cose che ancora lo reggevano in piedi dopo ogni batosta.

Potrebbe morire, lì e ora, e non se ne accorgerebbe nessuno almeno per un paio di settimane.

Se succedesse in estate non se ne accorgerebbero per mesi interi, anzi potrebbero pure non accorgersene affatto.

E di certo nessuno lo piangerebbe, né Rapunzel, né i ragazzi dell’orfanotrofio o i pochi amici che credeva di avere a Hogwarts.

E se lo merita, se lo merita completamente, perché è stato troppo debole per provare ad essere davvero se stesso, troppo insignificante, stupido e spaventato da quello che era per esprimerlo appieno. Si è nascosto dietro la maschera di Flynn Rider, un audace briccone ricco, casanova e sicuro di sé. Tutto quello che sarebbe voluto essere, e che credeva di poter essere nella sua nuova vita.

Ma che non era, e non sarebbe mai stato.

“Se vuoi vendere la tua anima all’oscurità, sappi che abbiamo porte sempre aperte a nuove reclute” la voce della strana bambina nell’orfanotrofio, quella Lilli, gli ritorna in testa.

Chissà… dopotutto lui sente di avere solo oscurità dentro di sé.

“L’oscurità non attraversa passaggi di luce” le parole apparse nel passaggio segreto dietro ai tre manici di scopa si stampano davanti ai suoi occhi come indotte da qualcosa, e scuote la testa, cercando di non pensarci, mentre amare lacrime minacciano di uscire fuori dai suoi occhi.

Si prende la testa tra le mani.

Chissà, forse in qualche modo l’oscurità potrebbe aiutarlo, forse è l’unica strada che uno come lui potrà mai intraprendere.

Inizia a sentirsi il petto pesante, e avverte uno strano freddo venire dalla sua sinistra.

-Cosa…?- inizia a chiedere senza sapere bene come continuare, porgendo una mano in quella direzione come attratto da una misteriosa forza.

Una voce, proveniente dalle scale, fa scomparire tutto.

-Eugene, sei lì?- chiede, con una nota di preoccupazione che fa sobbalzare il suo cuore.

-Elsa?- si asciuga gli occhi come meglio può e si alza in piedi cercando di stare in equilibrio nonostante dolori in tutto il corpo.

La posizione in cui si è addormentato era davvero scomoda!

-Eccoti finalmente, è da ieri pomeriggio che mi chiedo dove sei. Sei stato qui tutto il tempo? Eppure durante il mio turno di guardia sono venuta a controllare- riflette la ragazza pensierosa, arrivando a portata di vista.

-Mi cercavi?- chiede Eugene senza crederci, guardandola sofferente.

-Certo. Avevo paura che Jack ti avesse fatto qualcosa. Mi sembra normale che ti cercassi, sono la caposcuola della tua casa dopotutto. Sei una mia responsabilità- abbassa lo sguardo, ed Eugene, abbastanza deluso, fa lo stesso.

Tra loro si crea un’atmosfera di ghiaccio, e solo in parte è colpa della presenza di Elsa.

-Beh, sono vivo e vegeto, quindi non preoccuparti. Ah, tolgo dieci punti a serpeverde perché sono rimasto fuori dopo il coprifuoco. Ora è il caso che vada nel dormitorio- fa per avviarsi sempre senza guardare la ragazza quando la stessa lo ferma, con grande stupore di entrambi.

-Attribuisco dieci punti ritirando del tutto la seguente affermazione. Tutto bene, Eugene?- gli chiede sinceramente preoccupata, e non sa nemmeno lei il motivo.

Forse perché conosce perfettamente la solitudine assoluta e non la farebbe passare nemmeno al suo peggior nemico, forse perché Eugene le appare completamente diverso rispetto al suo alter ego Flynn, forse perché gli fa pena o forse c’entra anche quella stranissima luce che ha avvolto la scuola la sera prima trasmettendo compassione, pietà e tolleranza nel cuore di tutti, ma in ogni caso non vuole che stia da solo, e vuole essere lei a stargli accanto.

-Non dovresti fare favoritismi. Sto bene, Elsa. Me lo merito, e tu lo sai bene, visto quello che ti ho fatto- scuote la testa il ragazzo, il lucciconi che ritornano.

-Non è vero, nessuno merita di passare qualcosa di questo genere, neanche tu- prova ad obiettare lei, senza lasciargli il braccio, nonostante la faccenda inizi a farsi quasi imbarazzante.

-E neanche tu- è lui a scansarsi, e a girarsi per starle davanti.

Elsa prova a ribattere ma lui la anticipa, con veemenza.

-Non meritavi di venire presa in giro, trattata male, isolata solo perché io ero decisamente geloso di te, di Anna, del fatto che tu avevi Anna- inizia a confessare, cercando di liberarsi dall’opprimente senso di colpa.

Elsa sobbalza a sentire quelle parole, e per la prima volta, mettendo insieme i pezzi del puzzle della vita di Eugene, non solo inizia a capire tutti i motivi psicologici che l’hanno spinto a fare quello che ha fatto, ma prova per lui una sorta di grande empatia.

-Eugene…- prova a fermarlo, con una mano sulla spalla, ma lui la scansa nuovamente, dandole le spalle e iniziando ad allontanarsi, vicino a una delle finestre più grandi della guferia, sempre senza parlare.

-E poi avevi gli stessi poteri di ghiaccio di Jack, e il ghiaccio, è sempre il ghiaccio, tutto quello che odio, che mi ha portato via tutto. Ed eri così… buona, gentile, bella- inizia a sussurrare.

Elsa sente il cuore che inizia a battere all’impazzata nel suo petto.

-E mi sembrava ingiusto… che tu avessi tutto ciò che io avevo perso, e i motivi per cui lo avevo perso. Ma non ti meritavi il mio odio. Non meritavi le mie prese in giro, l’isolamento, l’essere spaventata da te stessa. Non meriti di essere allontanata dalla persona che meriti solo per aiutare qualcuno che non si merita assolutamente nulla- si seppellisce il volto tra le mani, e si appoggia alla finestra, di spalle ad Elsa, che gli si avvicina lentamente, senza sapere bene cosa rispondere. In effetti da quando Elsa protegge Eugene lei e Jack si sono molto allontanati, ma lei da la colpa a quello che il ragazzo è diventato per vendetta, non all’obiettivo dell’albino.

-Eugene… il passato è passato. Non giustifica quello che hai fatto, e non lo cancella, ma puoi cambiare le cose. Io… non so cosa è successo ieri. Sapevo che Rapunzel aveva un piano e spero sia riuscito o anche se non è riuscito, non devi concentrarti su quello che hai perso, perché hai tempo, e hai delle persone che ti aiutano, e ti vogliono bene nonostante tutto, perché si rendono conto che tu sei un essere umano, e hai sbagliato, e puoi rimediare. Sapessi tutti gli errori mortali che ho fatto io- Elsa si appoggia accanto a lui, che si volta verso di lei.

-Quello che conta è rimediare o almeno provare a rimediare agli errori, e tutto si risolverà. Per quello che vale, io ci sono, e perdono Eugene Fitzherbert, perché se devo essere sincera, lo preferisco di gran lunga a quel montato di Flynn Rider- si volta verso di lui accennando un timido sorriso incoraggiante, ma rimane di sasso quando nota che i loro volti sono a pochi centimetri di distanza, e lui la guarda con uno sguardo incredibilmente profondo. 

Il silenzio avvolge la sala, nessuno dei due sembra respirare mentre si guardano negli occhi.

La distanza inizia a farsi sempre più piccola, Elsa inizia a rendersi conto che la sua saliva sembra evaporata, e il suo cuore batte fin troppo forte, non è sicuramente normale.

Inizia a chiudere gli occhi, ed Eugene fa lo stesso, ma proprio quando ormai le loro labbra stanno per toccarsi, un tonante ruggito li fa sobbalzare entrambi, che si affacciano alla finestra per controllare.

E lo vedono: un enorme drago nero come la notte, gli occhi come pozzi bui, che esce dalla foresta cercando di volare, e che sembra guardarli come a volerli attaccare.

In un gesto di completo impulso, Eugene mette una mano davanti ad Elsa per proteggerla, e cerca la bacchetta che però gli è caduta mentre dormiva.

Elsa indietreggia velocemente, e trascina Eugene con sé prendendolo per mano, diretta verso l’uscita della guferia.

-Dobbiamo trovare un professore!- esclama con voce tremante.

-Si… ma… sbaglio o è uguale a… a…- Eugene non ha parole, ma Elsa sembra capire, e ancora tenendo per mano il ragazzo, annuisce.

-… al drago della prima prova del torneo trescuole- 

 

Il paradiso, non esistono altre parole per descrivere l’ebrezza che Merida prova in questo momento.

Sdraiata sotto il suo albero preferito vicino al lago, l’erba fresca sotto il suo corpo, il vento estivo che le scompiglia i capelli e con la testa appoggiata sul petto di Hiccup, che legge un libro sdraiato con lei.

Potrebbe stare in questa posizione per ore, giorni, anni… anche tutta la vita.

“Papà, te l’ho detto! Non lo so!” una voce femminile lamentosa la fa alzare di scatto, come se si svegliasse da un sogno ma restasse in dormiveglia.

Hiccup solleva gli occhi dal libro.

-Tutto bene?- le chiede, con un gran sorriso.

Lei annuisce poco convinta, guardandosi intorno indagatrice, porgendo l’orecchio per ascoltare altro.

-Hai sentito qualcosa?- sussurra al ragazzo, che scuote la testa.

-Dai, riposati, non devi preoccuparti di nulla- la incoraggia, posandole delicatamente la testa di nuovo sul proprio petto.

Lei si rilassa, o almeno ci prova, ma è inquieta, sente che c’è qualcosa che non va.

“Potevi anche fermare Elsa, lo sai? Invece di sferruzzare maglioni!” la voce maschile che le arriva alle orecchie, bassa ma comunque ancora più chiara di quella di prima, la fa alzare con un balzo, ormai quasi del tutto svegliata da quella specie di trance in cui era crollata.

-Merida, non farlo, dai- prova a convincerla Hiccup mettendosi seduto e guardandola sornione.

Lei si avvicina al lago, da dove sembrano provenire le voci, senza ascoltarlo.

-Merida!- la richiama Hiccup, la voce inizia ad incrinarsi.

“Sempre tutto io, vero? Sono tua figlia, non una tua corrotta!" ribatte la voce femminile, gelida.

Merida si sporge nel lago, e tocca con un dito la sua superficie.

“A volte mi chiedo se in questo modo tu non sia meno affidabile di loro” risponde quasi tra sé quella maschile, facendo sobbalzare ferita la femminile.

-Merida, allontanati immediatamente da lì!- le ordina Hiccup, alzandosi in piedi con i pugni chiusi, gli occhi gialli dalle pupille ellittiche e avvicinandosi velocemente a lei, che sobbalza e guarda dentro il lago, ormai cosciente del tutto, ma stranamente ancora non sveglia.

“Allora forse dovresti rivolgerti a loro per queste questioni, e lasciarmi sferruzzare in pace”

-Merida!- il falso Hiccup sta per prenderla, ma lei con grandi riflessi si getta nel lago, e viene risucchiata da un vortice nero che le fa venire una grande nausea, prima di ritrovarsi in una strana versione di Hogwarts in bianco e nero, piena zeppa di porte che contengono paure, ricordi, sogni… è nella sua mente, nei meandri più profondi della sua mente.

E nella sua sala comune, seduta sulla sua poltrona preferita, sta una ragazzina di circa la sua età con corti capelli castani leggermente mossi e occhi ambrati, che indossa un maglione che nonostante il bianco e nero sembra avere una particolare fantasia colorata.

Ha le braccia incrociate e sembra particolarmente stizzita.

Parla con Bill, che le da le spalle.

Le lancia una veloce occhiata ma non avverte il padre, e Merida si nasconde in tempo, sperando che non lo faccia.

E chissà perché decide di non farlo.

-Ancora non riesco a capire perché hai questa stupidissima mania di sferruzzare sempre maglioni su maglioni- commenta seccato Bill, la ragazzina stringe i denti.

Un momento, se quello è Bill, e lei è sua figlia, deve essere Lilli… ew che schifo! Merida non ce la vuole nella sua mente. Un demone pazzo basta e avanza. E poi quello che è successo a Hiccup è tutta colpa sua.

Hiccup!

Oh mamma! Chissà come sta.

Sente il suo corpo che si prepara a svegliarsi, ma si impone di rimanere nel sogno. 

Questa è la sua occasione per spiare un po’ Nacho senza che lui se ne accorga, non può lasciarsela sfuggire.

Per la prima volta si sente un passo avanti a lui.

-È tutto ciò che mi rimane di mamma!- commenta Lilli mordendosi un labbro.

-Ah, già, la tua adorabile madre, che ti ha ripudiata come se fossi un mostro. Così come ha fatto tuo zio, e tutti i tuoi parenti. Io sono l’unico che ti apprezza per quello che sei davvero- Lilli abbassa la testa a sentire quelle parole.

-Non è vero, se non approvi il mio voler sferruzzare maglioni e fare ogni tanto qualche piccolo album dei ricordi- obietta a bassa voce, Bill sbuffa.

-Comunque, a che punto sta Malefica? Ha ripreso il controllo di quella bestia?- chiede il triangolo cambiando argomento.

Lilli sorride leggermente, e lancia una velocissima occhiata nella direzione dove Merida è nascosta.

-Oh, si. Del tutto. Elsa sta per chiamare il preside per farlo uccidere. Non è adorabile però, quell’Hiccup? Così insicuro di sé, così convinto di averlo controllato, e non liberato dal controllo di Malefica. Quasi mi dispiace per lui- commenta un po’ tra sé. 

Merida ha un attimo di sbigottimento. Sbaglia, o Lilli le ha appena rivelato un’informazione che non avrebbe dovuto sapere?

Non è un genio, e non sa esattamente cosa ha sconvolto Hiccup così tanto da fargli spezzare la bacchetta, ma sicuramente ha a che fare con il drago, e sicuramente con il controllo su esso esercitato.

Deve ricordare quell’informazione. E dirla a Hiccup il prima possibile.

E soprattutto, deve svegliarsi ed impedire che a Sdentato venga fatto del male, a ogni costo.

Sente di stare svegliandosi, ma sente ultimi piccoli stracci di discorso prima che ciò accada del tutto.

-Volevo chiederti, comunque… eri tu, quella notte?- chiede Lilli.

Merida non capisce a cosa si stia riferendo.

Bill ridacchia.

-Tesoro, dovresti saperlo ormai. Sono sempre stato io. Per tutti e sei- 

Merida si sveglia di scatto.

Sente il collo dolorante e si rende conto di essere su una sedia in infermeria, accanto al letto dove Hiccup è immobile pallido e smorto esattamente come l'ha lasciato.

-Hic- lo osserva con tristezza, massaggiandosi il collo dolorante e strofinandosi gli occhi rossi per i pianti che si è fatta la notte prima e con cui si è addormentata.

Forti rumori provenienti da fuori l’edificio le fanno ricordare il suo scopo, e lei corre fuori dall’infermeria, prendendo in mano la bacchetta, che manda scintille rosse.

“Già sveglia, freccia rossa?” le chiede Bill, senza dare segni di sapere della sua presenza durante la sua conversazione con la figlia.

Merida non gli risponde nemmeno, e corre fuori, dove i professori si sono riuniti e fanno fronte compatto per evitare che una folla di studenti accorsa preoccupata e spaventata possa farsi male.

Merida riesce a vedere le ali nere ergersi e sente i ruggiti con chiarezza.

-Che sta succedendo?- chiede ad Astrid, che ancora in pigiama è nella folla di gente curiosa.

-C’è un drago!- esclama lei.

-Si, lo so. Ma che stanno facendo i professori?- indaga Merida, che si sente completamente impotente.

-Lo stanno trattenendo in attesa di Stoik l’immenso- la informa Astrid, emozionata per l’arrivo del cacciatore di draghi.

-No no no no no no no no… NO!- Merida si fa coraggio, e vinta dall’impulso corre con tutte le sue forze in direzione del muro di professori.

-Fermi!- urla a pieni polmoni. Sua madre si gira verso di lei preoccupata.

-Merida, che stai facendo?! Torna immediatamente nel castello!- le ordina, trattenendo a stento un incanto di protezione che sta bloccando il drago da ogni fronte.

-Non potete fargli male!- Merida prova a fermarla, e si mette davanti all’aggressivo drago, che ha un attimo di esitazione, e la guarda come se si ricordasse di lei.

-Sdentato! Sono io, calmati, ti prego!- prova ad imitare Hiccup per quel poco che l’ha potuto osservare atteggiarsi con Sdentato, ma sebbene in un primo momento sembra sortire l’effetto desiderato, tra lo sgomento generale di tutti i professori ad eccezione di Pitch, un ringhio sofferente fa piegare il drago dal dolore, e un attimo dopo una potente fiammata si abbatte contro Merida, che si scansa appena in tempo.

Ma Merida non demorde.

È una delle sue principali caratteristiche: se qualcuno acquista la sua fiducia, lei non la perderà mai, perché le ci vuole davvero tanto per aprirsi e credere davvero nel prossimo, e con Sdentato è così, da quando li ha salvati durante la terza prova, e in tutte le volte che accompagnava Hiccup a visitarlo e si punzecchiavano a vicenda.

Si fida di Hiccup, e lui tiene a Sdentato, e vuole proteggere Sdentato a tutti i costi, e così farà lei.

E anche in questo caso il cerchio di luce causato da Hiccup la notte prima aumenta la sua determinazione e la sua convinzione.

Ma non ha fatto i conti con il fatto che lui non sembra affatto voler essere protetto.

Un’altra fiammata la sfiora, provocandole una fitta di dolore al fianco.

-Però anche tu, prova a collaborare- chiede al drago, che al contrario non ne ha la minima intenzione e continua a sputare fiamme e a ringhiare in direzione di Merida e di tutti i professori che vorrebbero colpirlo ma temono di ferire la studentessa.

-Merida, va immediatamente via dal drago!- le ordina la madre, presa dal panico e terrorizzata per la figlia.

-Prima voi abbassate le bacchette!- detta le sue condizioni Merida, scansandosi da nuove fiammate e artigliate.

-Perché tu proteggere drago?- chiede il preside, confuso.

-Merida, non l’avrai mica portato tu qui? In territorio scolastico!- suppone Elinor incredula.

Merida si blocca, senza sapere che dire.

-Ecco… io…-

Detta così la questione diventa più grave di quella che lei pensava.

Dopotutto un drago in territorio scolastico è davvero qualcosa di grosso, molto più di qualsiasi bravata da lei fatta. Rischia Azkaban o peggio.

Certo, al posto di Hiccup si prenderebbe anche un bacio dai dissennatori ma deve comunque cercare di trovare una buona scusa per evitare di finire in prigione.

Purtroppo questa esitazione la distrae da una fiammata che si sta abbattendo su di lei, e che non fa in tempo a bloccare o schivare.

Proprio quando sente di essere spacciata, e sua madre si precipita per cercare di salvarla in qualche modo, la fiammata viene intrappolata in un muro di ghiaccio, e Jack si para davanti a lei, atterrando dopo essere arrivato lì volando senza scopa.

La situazione è così assurda che nessuno ci bada più di tanto.

Elinor prende di peso la figlia e la scansa senza che lei riesca a capire cosa sia successo, mettendosi davanti a lei.

-Jack!- Merida non è mai stata così felice di vederlo.

-Sdentato, che diavolo ti prende?!- Jack è troppo occupato a fissare il drago cercando di calmarlo come già Merida aveva tentato di fare per concentrarsi su di lei. Come per la rossa prima di lui, anche i suoi tentativi sono fallimentari, e si vede costretto a bloccare un’altra fiammata alzando un enorme muro di ghiaccio intorno al drago, che si ritrova in difficoltà e inizia a raschiare le pareti e a lanciare fiammate ovunque.

Così almeno hanno guadagnato un po’ di tempo.

-Merida, cosa è successo, dov’è Hiccup?- chiede Jack, finalmente rivolgendosi alla rossa, che a terra apre la bocca per rispondergli, ma poi abbassa lo sguardo incapace di dire nulla, con gli occhi lucidi.

-Cosa c’entra…?- fa per chiedere Elinor, quando anche Rapunzel riesce ad aprirsi un varco tra i professori sconvolti per dare una mano.

-Ragazzi, perché Sdentato è qui? Cosa succede?- chiede sguainando la bacchetta e guardando i suoi amici.

-Esigo immediatamente spiegazioni!- prova ad ordinare il preside, ma anche lui viene bellamente ignorato.

-Rapunzel, prova a parlarci tu, non mi vuole ascoltare- la incoraggia Jack, sospingendola verso il muro di ghiaccio che pian piano si assottiglia sempre di più ma poi ripensandoci e spingendola dietro di lui.

-Anzi, meglio di no. Merida, davvero, dov’è Hiccup?- insiste.

Sa di essere indelicato ma hanno tutti urgente bisogno del suo talento con quella bestia, prima che qualcuno venga ucciso, o peggio, prima che arrivi…

-Elinor, Nord! Dov’è il drago? Lasciatelo a me!- Stoik, armato di bacchetta e con espressione furibonda, corre nella loro direzione con nell’altra mano anche un’ascia parecchio affilata.

-Per il reggiseno ingiallito di Morgana- impreca Jack, guadagnandosi un’occhiata obliqua da parte di Rapunzel.

Ma non c’è tempo per rimanere scandalizzati, la massima priorità è proteggere a tutti i costi il drago.

I tre ragazzi fanno fronte compatto davanti a lui, il ghiaccio ormai si è sciolto quasi del tutto.

-La bacchetta di Hiccup è stata spezzata. Lui è in infermeria, potrebbe non…- la voce di Merida si incrina, mentre cerca di non crollare.

Dopotutto la sua mente ha rifiutato le parole che l’infermiera le ha rivolto il giorno prima.

Semplicemente non andrà come lei dice, e questo è un dato di fatto.

“Eppure dovresti ascoltare quello che persone più grandi di te ti dicono” la prende in giro Bill nella testa.

-Non ora Nacho- sussurra a denti stretti.

“Specialmente se quello che dicono è che il proprio migliore amico potrebbe non svegliarsi mai più” continua Bill in tono gongolante.

-Non ora Nacho!- ripete urlando rivolta alla sua testa, e i membri dell’esercito della luce si guardano preoccupati.

Elinor perde un battito.

-Merida, di chi stai…?- non ha tempo di indagare, perché il drago si libera, e ci vogliono tutti gli sforzi dei tre ragazzi per impedire che attacchi qualcuno o che qualcuno lo attacchi.

Incantesimi di protezione, ghiaccio e ostacolo vengono sparati da tutte le parti, e il combattimento inizia a farsi così caotico, confusionario e assurdo che sembra non possa mai finire.

Gli alunni da lontano osservano tutto, chiedendosi cosa stia accadendo.

Anna vorrebbe intervenire, ma Elsa la tiene ferma per proteggerla, e osserva sconvolta la scena.

Eugene, poco lontano, è pietrificato sul posto.

Sono solo due le persone che potrebbero fermare quello che rischia di diventare uno spargimento di sangue.

Ma ad arrivare è la persona sbagliata.

Un incantesimo preciso e potente si fa strada tra tutti e colpisce il drago in pieno collo, mettendolo immediatamente KO.

-Sdentato!- urla Rapunzel preoccupata, precipitandosi dal drago e allertando anche gli altri due.

-Tranquilli, sta solo dormendo- la proprietaria dell’incantesimo si avvicina a passi eleganti nella loro direzione.

La pelle è chiarissima, il trucco ben curato e gli occhi ambrati trasmettono una pessima sensazione ai tre ragazzi, che si stringono maggiormente intorno al drago per proteggerlo.

-Marilis, che ci fai qui?!- le chiede Stoik, infastidito, tenendo sempre stretta la bacchetta.

-Mi è stato riferito che c’era un drago, e dato che è una specie non catalogata ho pensato sarebbe stato molto meglio catturarlo e portarlo nel mio centro di ricerca. Tu invece, Stoik, che ci fai qui?- chiede in tono affabile. Ma i tre ragazzi non si lasciano imbrogliare.

Riconoscono la voce, è una dei tipi mascherati della terza prova.

Jack non riesce a trattenersi dal prendere la mano a Rapunzel con fare protettivo, in quel momento più che mai ha desiderio di proteggerla, forse anche lui spinto da quel cerchio di luce di bontà pura. Le sue crisi degli ultimi tempi sembrano quasi un offuscato ricordo sebbene la rabbia ancora ribolla come lava dentro di lui.

-Sono qui per ucciderlo. Un’intera scolaresca ha rischiato di morire a causa sua. E’ una bestia incontrollata e va soppressa- Stoik fa per colpire a sorpresa la bestia, ma Merida si mette nella sua traiettoria sguainando la propria bacchetta.

-Voi provateci solo- li minaccia, e l’intensità del suo sguardo fa indietreggiare tutti i membri dell’esercito della luce.

Marilis e il signor Black si guardano con un sorrisetto vittorioso appena accennato.

-Ora, se non vi dispiace, mi assumo io la responsabilità di questa creatura- Marilis fa per avanzare con sicurezza, ma Merida fulmina anche lei con lo sguardo.

-Non si avvicini- le punta la bacchetta contro.

-Senta, signorina Dumbroch, ammiro la sua fedeltà, non credevo che il suo amico l’avesse contagiata a tal punto, ma ci sono solo due modi in cui questa storia può finire: il drago morto per mano di Stoik, o vivo e in una struttura di massima sicurezza sotto la mia custodia. A te la scelta, perché appena si sveglierà, sarà troppo tardi- la guarda negli occhi.

-Merida, troviamo un altro modo- prova a suggerirle Rapunzel, accarezzando il muso di Sdentato, con Jack vicino pronto a proteggerla qualsiasi cosa accada.

Se solo Hiccup fosse lì, è lui a dover scegliere, non può farlo lei.

E sebbene l’idea di lasciare Sdentato in mano alla setta oscura sia orribile, non può lasciarlo morire, non può, non solo per Hiccup, ma anche per lei. 

Abbassa lo sguardo e la bacchetta, permettendo alla donna di avanzare.

-Merida, no!- prova a farla desistere Rapunzel, Jack però è dalla parte della rossa, e la tiene ferma impedendole di mettersi davanti a Sdentato per proteggerlo ancora.

Marilis lo solleva in aria e si avvia fuori dai confini di Hogwarts per smaterializzarsi in pace, la folla di studenti, senza la minaccia del drago, inizia ad avvicinarsi.

I professori però circondano in tre ragazzi, per fare luce su quella faccenda, che loro sembrano conoscere fin troppo bene.

-Merida, cosa significa questa storia? Cosa c’entra Hiccup, e lui dov’è? Cosa è successo?!- l’infermiera non è lì, quindi Elinor non può ottenere informazioni da lei, perciò prende la figlia per le spalle e la scuote per ottenere informazioni.

-Hiccup? Cosa ha a che fare mio figlio con questa storia?- chiede Stoik, guardandosi attorno come a cercarlo.

Merida osserva la figura della donna e del drago che si smaterializzano poco distante, e ormai privata dell’energia e dell’adrenalina, il peso del suo fallimento nel proteggere il migliore amico del suo migliore amico le crolla tutto addosso, insieme al dolore delle ferite che Sdentato le ha causato.

Crolla a terra scoppiando in lacrime, e viene subito circondata dai due amici che come lei sentono di aver fatto vincere ancora una volta la setta oscura.

 

Nel frattempo, dentro al castello, una figura osserva interessata uno svenuto Hiccup sul suo solito letto dell’infermeria che ormai, con tutte le volte che ci è stato, ha inciso il suo nome sopra.

Lilli lo guarda dormire immagazzinando ogni singolo tratto del suo viso.

Le ricorda così tanto una persona che odiava, eppure Hiccup non riesce a starle antipatico, nonostante tutto. Era ovvio che la bacchetta avrebbe scelto lui.

In questo momento dovrebbe prendere i pezzi della bacchetta che sono accuratamente posizionati sul comodino, ma preferisce indugiare a guardarlo, cercando qualcosa, non sa bene cosa, che lo renda disgustoso e odioso ai suoi occhi.

Eppure fin dal loro primo incontro, Hiccup le è piaciuto subito.

Beh, come ti può piacere un cagnolino quando lo vedi la prima volta, niente di che alla fin fine, ma lei vorrebbe davvero riuscire ad odiarlo.

Anche se in queste condizioni non può nuocere in nessun modo, e se lei riesce a fare come si deve il suo compito, non potrà mai più nuocere a nessuno.

Ma forse è proprio per questo che vorrebbe odiarlo: per fare come si deve il compito che suo padre le ha assegnato, ora che nessuno, ad eccezione dell’infermiera ancora addormentata, è nell’edificio, ora che nessuno può fermarla, e nessuno può salvarlo.

Gli mette un dito sulla fronte, per entrare nella sua mente, ma viene subito buttata fuori, e sbuffa infastidita.

Grazie al cielo Hiccup ha dato il suo consenso per farle tirare fuori il ricordo, altrimenti il piano sarebbe subito fallito.

Da quando suo padre ha fatto quel patto anche lei non riesce più ad ottenere nessuna informazione sugli amici di Merida, dato che i suoi poteri sono collegati a Bill.

E la faccenda la infastidisce davvero tantissimo.

Fuori il combattimento sta procedendo, e Lilli lo riesce a sentire in lontananza. 

Ma sa anche che Malefica arriverà a momenti, quindi deve sbrigarsi a prendere i pezzi di bacchetta.

Li prende in mano, e sente l’energia che trasmettono scorrere dentro di lei, come se parte della bacchetta le appartenesse.

Era vicina quando c’è stato il cerchio di luce, forse è per questo che non riesce a fare quello che il padre le ha ordinato.

Sospira, e osserva nuovamente Hiccup, ancora svenuto nel letto. E’ così pallido e smunto che più che addormentato sembra quasi morto.

Sa che non è possibile, e sa anche che prima o poi si riprenderà da quello stato. Ci sono poche certezze nella visione del futuro sua e di suo padre, ma certi eventi sono semplicemente certi, e non possono essere cambiati neanche conoscendoli. E ogni singola possibilità temporale porterà alla irrimediabile morte di Hiccup, e così alla quasi certa vittoria della setta oscura.

E’ scritto nel tempo, indelebile e impossibile da cambiare in nessun modo.

E Lilli stranamente non approva minimamente la cosa.

Scuote però la testa, sicuramente è solo l’alone di buonismo a parlare dentro il suo cuore, e fa per mettere i pezzi di bacchetta in tasca.

-Sdentato…- il sussurro sottile e quasi inaudibile di Hiccup dal letto accanto la fanno sobbalzare, e fanno cadere i pezzi a terra.

Quasi inconsciamente il suo aspetto assume quello di Merida, mentre si gira di scatto a guardarlo, come a prepararsi al suo eventuale risveglio, ma il ragazzo è ancora profondamente addormentato, e con espressione sofferente si muove leggermente, come se in parte stesse assistendo al combattimento che si svolge lì fuori.

Lilli lo osserva immobile, senza sapere bene cosa fare, mentre il ragazzo mugugna parole sconnesse tra loro, che lei non riesce a capire.

I pezzi della bacchetta iniziano a tremare, come scossi dal suo stato d’animo.

-Hiccup- gli sussurra, sperando che la voce di Merida possa tranquillizzarlo.

-Voi provateci solo!- sussurra a denti stretti lui, prendendo di scatto il polso della mutaforma, che sobbalza ulteriormente, sorpresa.

-Non si avvicini!- urla nuovamente dopo poco, con voce parecchio simile a quella di… Merida?

Lilli attinge alle sue informazioni da parte del padre. Sembra proprio che Malefica sia finalmente arrivata, ed è proprio Merida che tenta in tutti i modi di difendere il drago. Possibile che Hiccup la stia controllando in qualche modo? Se è così, è molto più potente di quanto lei e suo padre sospettassero.

Libera il polso con uno strattone, iniziando a spaventarsi, ma non ce n’è bisogno, perché lui torna inerte pochi secondi dopo, facendo semplicemente uscire qualche lacrima.

Lilli inizia ad indietreggiare. 

La bacchetta rimane a terra, la mutaforma è troppo preoccupata per raccoglierli.

E' troppo tardi, presto l'infermiera raggiungerà la stanza, e poi ci sarà un via vai di gente dall'infermeria.

Scuote la testa, e si avvia fuori. 

Suo padre sarà arrabbiato, ma a lei non interessa. In fondo, non è la sua marionetta, pronta a fare qualsiasi cosa chieda.

E poi il destino è già scritto, a prescindere da cosa lei faccia, e può anche lasciare al ragazzo un souvenir che gli ricordi il male che ha fatto e causato con la sua debolezza.

Anche se le ferite di Merida e dei suoi amici potrebbero anche bastare.

Decide quindi di non agire, e senza accorgersene, con il suo gesto di pietà, un’alone di luce la abbandona e si avvia da Hiccup. 

 

Nessuno è riuscito a cavare neanche una parola dalla bocca dei tre ragazzi, nonostante li abbiano tenuti nell’ufficio del preside per ben tre ore.

Stoik si era subito precipitato in infermeria per capire cosa era accaduto a suo figlio, ma non potendo fare poi molto si è presto smaterializzato per raggiungere Marilis ed iniziare a parlare del futuro del drago.

Dopo tre ore di nulla assoluto, dove Elinor ha dato completamente di matto e ha quasi fatto prendere ai minions del veritaserum per somministrarlo alla figlia e ai suoi amici, è stato il preside a convincerla a dare ai ragazzi una pausa e soprattutto a mandarli in infermeria.

Rapunzel e Jack stanno abbastanza bene, certo, ma Merida è ridotta davvero male.

Fisicamente e psicologicamente.

Quando entra in infermeria Mama Odie è subito da lei, e la mette a letto.

Ha diverse contusioni, molti lividi e ferite e davvero troppe bruciature, ma non sembra neanche sentirle, e per tutto il tempo che l’infermiera passa a farle tutti i trattamenti, rimane immobile, senza far partire neanche una reazione, ad osservare il corpo inerte di Hiccup nel letto.

E continua ad osservarlo anche quando l’infermiera la lascia, obbligandola a letto per almeno due giorni senza muoversi, e quando Rapunzel e Jack provano a parlarle per chiederle come sta ed elaborare un piano, con Rapunzel completamente sconvolta dalla situazione di Hiccup e Jack che prova in qualche modo a svegliarlo o controllare qualche eventuale reazione.

Si sente un guscio vuoto, debole e spaventata.

Quasi non riesce nemmeno a sentire i commenti divertiti di Bill che la prende in giro alle sue spalle, o meglio, dentro la sua testa.

Immobile, in silenzio, fissa Hiccup, come se potesse svegliarlo solo con la forza del suo sguardo.

Ed è la pura certezza che prima o poi si sveglierà che ancora non l’ha fatta crollare del tutto. Hiccup è fin troppo importante per lei, più di quanto pensasse. È la sua roccia, lo è sempre stata, persino quando non si parlavano più era la sua ancora, perché si aggrappava al fatto che lo odiava per andare avanti, nonostante non avesse molto senso. Ma c’era, era lì, vicino a lei, una presenza costante della sua vita.

Una delle pochissime certezze che ha, e forse la più importante.

Quando anche Jack e Rapunzel decidono di lasciarla riposare per il momento e andare via, probabilmente anche per parlare tra di loro, Merida è ancora in questa posizione, sola con Hiccup nel letto accanto al suo.

Temendo che potesse lasciare il letto, l’infermiera l’ha incollata lì con un incantesimo, di cui Merida non si è minimamente curata, dato che di suo è rimasta completamente immobile per un sacco di tempo.

“Sembra già morto” commenta malevolmente Bill dentro la sua testa.

Benché il pensiero l’avesse già sfiorata più volte, lei decide comunque di ignorare il demone giallo.

Solleva invece la mano, come a raggiungere il ragazzo, che però è troppo lontano.

-Mi dispiace tanto- si ritrova a sussurrare tra sé, desiderando più di ogni altra cosa un suo abbraccio o anche una stretta di mano, o di dita. Qualsiasi contatto sarebbe un dono per lei, in quel momento.

“Non credo ti possa sentire dal mondo dei morti” la prende in giro Bill.

Lei teme quasi che lui abbia ragione, ma non demorde, e continua a tenere la mano sollevata.

-È tutta colpa mia- mormora, con le lacrime che minacciano nuovamente di uscire fuori, e che le annebbiano la vista.

Chiude gli occhi e si volta dall’altra parte, coprendosi il volto con la mano non tesa, senza rendersi conto che dal letto accanto, il ragazzo inizia a muovere le dita nella sua direzione, quasi impercettibilmente.

“Sai, freccia rossa, non cambierai proprio nulla con questa patetica dimostrazione d’affetto” la prende in giro Bill, senza neanche lui sapere di avere torto.

 

Nel frattempo Jack e Rapunzel sono nella stanza delle necessità, unico posto dove sono riusciti ad evitare le domande degli studenti che li accompagnano da quando sono usciti dall’infermeria.

-Sono preoccupata per Merida- osserva Rapunzel, girando avanti e indietro e grazie al cielo non mandando a fuoco nulla.

-E per Hiccup- aggiunge Jack, che al contrario è seduto su un pouf fatto apparire nella stanza, e con altri mille pensieri in testa oltre alla terribile situazione dei suoi due amici.

Dopotutto lui sta ancora combattendo contro i suoi problemi, e sebbene la rabbia bruciante si sia un po’ placata e sia stata messa da parte in favore dell’emergenza Hiccup, non è ancora scomparsa del tutto, e Jack sta mentalmente cercando un qualsiasi modo per vendicarsi di Uhhhhh di oscurità il prima possibile.

-Già, Hiccup…- al solo pensiero gli occhi di Rapunzel si riempiono di lacrime -…non riesco a credere che spezzare la bacchetta l’abbia portato a questo. È come quando io stavo male ma mille volte peggio-

Hanno chiesto all’infermiera cosa avesse, chiedendole di essere diretta per quanto possibile, e la diagnosi è quella che ha definito un “coma magico” da cui è difficile uscire, almeno in tempi brevi.

-Infatti… magari se capissimo esattamente cosa ha curato te potremmo aiutare anche lui- riflette Jack, senza in realtà badare più di tanto a quello che ha detto.

Rapunzel si blocca di scatto, mentre le sue guance si imporporano, ripensando a quella giornata, in mezzo alla neve.

Non hanno più parlato di quello che è successo, visto che Jack è impazzito poco dopo e tutti gli sforzi della ragazza si sono concentrati sul salvare Eugene dalla sua furia omicida. Decisamente non un buon momento per parlare di una cosa così complicata.

-Non credo che potremo aiutare Hiccup in questo modo- commenta tra sé, rigirandosi nervosamente una ciocca di capelli tra le dita.

Jack si rende finalmente conto di cosa ha ricacciato, e sgrana gli occhi, puntandoli su Rapunzel, la mente ora interamente concentrata sulla ragazza davanti a lui, che ha abbassato la testa, imbarazzata.

-Oppure potremmo… ecco… magari questa è una cosa completamente diversa. Dovremmo fare qualche ricerca in biblioteca o altro- prova a cambiare bruscamente strada, e si alza pronto a scappare, quando Rapunzel lo interrompe.

-Jack, dovremmo parlare- sussurra titubante.

L’albino deglutisce, mentre il suo cuore inizia a battere furiosamente nel petto.

Si gira lentamente, e i loro sguardi si incrociano.

-Okay- annuisce, lentamente.

-Ecco… dovremmo discutere di quello… quello che è successo…- Rapunzel si blocca, arrossendo sempre più vistosamente. Distolgono entrambi lo sguardo, incapaci di proferire parole, al ché Rapunzel torna sui suoi passi -… quello che è successo ieri- rompendo le speranze che si erano iniziate a formare nel cuore di entrambi loro.

Non hanno tempo di pensare a problemi amorosi con tutto quello che sta succedendo.

-Sì, hai ragione, e ne parleremo, magari quando Hiccup si sveglierà, però. Insomma… sono stato un pessimo amico ultimamente, per tutti. È meglio che inizi a concentrarmi su cosa posso fare per rimediare invece di pensare ad un ragazzo che non meritava minimamente la mia attenzione. I miei problemi possono essere messi da parte. Non preoccuparti per me- si gira verso la porta sempre più deciso ad uscire, ma Rapunzel lo ferma nuovamente, questa volta prendendogli il polso.

-Aspetta, Jack. Non devi pensare così. Solo perché i tuoi problemi sono forse meno gravi di quelli di Hiccup e Merida non significa che non esistano. Se hai qualcosa da dirmi, se devi confidarti o hai bisogno di sfogarti, ti prego non tenere tutto dentro, e vieni da me- mentre parla la sua stretta passa dal polso di Jack alla sua mano, che lui stringe forte.

Vorrebbe baciarla, sente ogni singola cellula del suo corpo che glielo ordina, quasi lo prega. Ma non può permetterselo.

Si limita a sorriderle, riconoscente.

-Sarai la prima da cui verrò. Grazie. Vuoi venire con me in biblioteca?- le chiede, anche perché è molto più esperta di lui, e ha paura di non trovare assolutamente nulla e di indugiare in pessimi pensieri se dovesse andare da solo.

La ragazza annuisce, sorridendo.

Sempre mano nella mano, senza quasi accorgersene, escono dalla stanza delle necessità.

Ma sebbene l’atmosfera tra loro si sia placata tornando quasi normale, entrambi continuano a riflettere sulle parole di Jack.

“Se capissimo cosa ha curato te potremmo aiutare anche lui”

Rapunzel era stata curata da un purissimo gesto d’amore, ed era in una situazione ben meno grave rispetto a quella di Hiccup. 

Loro sono decisi a fare del loro meglio, e solo con questo gesto di impegno e amicizia da entrambi una piccola scintilla di luce esce e inizia a vagare per i corridoi, ma non potranno fare quasi nulla di quello che vorrebbero.

Servirebbe qualcosa di ancora più puro, di benevolo e potente per curarlo.

Ed entrambi sanno che esiste una sola persona che può darglielo… ed è in infermeria con lui.

 

Merida inizia ad essere sopraffatta dal pensiero che Hiccup potrebbe davvero non svegliarsi più, ed il dolore che fino a quel momento ha cercato do combattere e contrastare con tutta la sua forza inizia a farsi sentire sempre più doloroso e potente nel suo petto.

Bill è sorpreso, mentre sente piano piano prendere maggiore controllo del corpo in suo possesso. Non si aspettava fosse così facile spezzare quella impertinente riccia. L’aveva evidentemente sopravvalutata, cosa che gli accade molto di rado. Tende sempre a sottovalutare gli avversari, ma questo ovviamente non gliel’ha fatto mai notare nessuno per non rischiare la sua ira.

Eppure in questo caso Merida inizia a diventare cera molle nelle sue mani, e piano piano inizia a sentire il controllo passare sempre di più a lui.

-Vorrei solo che Hiccup tornasse da me- sussurra la ragazza, serrando gli occhi come se stesse esprimendo un desiderio rivolto ad una stella cadente o una fata pronta a realizzarlo come in quei cartoni animati che Rapunzel gli ha raccontato.

Ma ad ascoltarlo c’è solo un demone che ha a cuore solo se stesso.

La mano è ancora tesa in direzione di Hiccup, ma lei si è quasi dimenticata di averla ancora sollevata.

“Sai, Freccia rossa. Io sono molto potente…” Bill prova ad approfittare della situazione disperata del suo burattino umano per provare a stringere un accordo che possa farlo tornare a conoscere i piani e le azioni dei grandi quattro, e Merida rimane in silenzio, ad ascoltarlo.

“Se facessimo un accordo potrei provare ad entrare nella sua testa e a svegliarlo. Per me sarebbe come riavviare un computer… per così dire” prova a convincerla, senza in realtà aspettarsi niente di che. A dirla tutta, non riesce ancora del tutto a credere di averla sottovalutata a tal punto.

Riesce a percepire gli ingranaggi nella mente di Merida che girano in modo lento e confusionario.

Rimane in silenzio, entrando senza rendersi conto nel mindscape, dove Bill le appare, enorme davanti a lei.

-Su, Freccia rossa, devi solo stringere la mano, e potresti riaverlo indietro- gliela porge, infiammandola.

Merida sa che è sicuramente una trappola, ma in questo momento non ha nessuna importanza per lei.

Il pensiero che potrebbe perdere Hiccup per sempre è molto peggiore della distruzione dell’universo, per quello che la riguarda. Ma potrebbe anche mentire. Magari ci proverà senza riuscirci, può davvero fidarsi di lui? Sa di non potere, però è anche l’unica opzione che ha. Non ha la più pallida idea in che altro modo aiutarlo altrimenti.

Nel mindscape solleva la mano in direzione di Bill, lentamente, incerta ma disperata.

E proprio mentre le loro dita stanno per toccarsi, un’altra voce la interrompe, una voce a lei conosciuta, che le fa venire un nodo allo stomaco che non sa spiegarsi.

-Merida, stai di nuovo prendendo una decisione così importante senza prima consultarmi?-

Merida si volta di scatto, abbastanza in fretta da non notare quando Bill si sia fatto irritato alla vista della sottile figura di Hiccup, che a braccia incrociate guarda la sua migliore amica con espressione di rimprovero.

Merida sente gli occhi farsi umidi, ritira immediatamente la mano da quella di Bill per porgerla in direzione di Hiccup, senza credere di averlo davanti.

-Drago Nero, la ragazza vuole solo aiutarti. Lasciaglielo fare- prova a riprendere terreno Bill, deciso a non perdersi d’animo. 

Merida si volta nuovamente verso di lui.

Alla fine è nella sua mente, quello non è il vero Hiccup… eppure è abbastanza certa che anche quello vero non la perdonerebbe mai per aver preso una decisione senza di lei.

Ma chi è lui per giudicare. È sempre pronto a sacrificare se stesso e non capisce quanto gli altri tengano a lui. Per certi versi è il più grande egoista della terra… o forse lo è solo lei, che è disposta a distruggere qualsiasi cosa anche contro la sua volontà pur di riaverlo indietro.

-Merida, non è lui che mi salverà, sei tu- prova a dirle quella strana versione di Hiccup, porgendole la mano.

Merida si trova tra due fuochi.

-Io non so come aiutarti, Hiccup. Non sono abbastanza forte- prova a dirgli, allungando la mano verso Bill.

-Tu lo sei, sei molto più forte di quanto tu stessa non credi. E se c’è qualcuno che non è forte, quello sono io, perché non mi sono subito confidato con te per tutto temendo la tua reazione. Sono io che non ti ho detto di Sdentato, dei miei dubbi, delle mie insicurezze perché non ero abbastanza forte per condividerli con qualcuno, temendo diventassero ancora più reali e spaventosi. Non mi sono fidato di te, ed è stato il mio più grande errore, perché anche tu ora non ti fidi di te stessa, e probabilmente neanche di me. Ti senti la più debole tra noi, perché Nacho ti dice così, ma non è vero! Sono io ad aver sbagliato sul tuo conto. Io avevo torto, perché sei la persona di cui mi posso più fidare al mondo. Sei la persona alla quale voglio più bene e ho la piena fiducia nel fatto che sarai tu a salvarmi, senza aiuti di alcun genere- le lancia un profondo sguardo, porgendole sempre di più la mano, e Merida porge la sua.

-Non è neanche il vero Drago Nero, Freccia Rossa. Davvero ti fiderai di semplici supposizioni della tua mente distrutta?- prova a persuaderla Bill, diventando rosso per la rabbia.

-La scelta e tua, e alla fine, qualsiasi cosa tu faccia, sarò dalla tua parte. Sei la mia roccia, Merida. Forse l’unico motivo per cui spesso non mi sono confidato con te è anche perché… temevo di non essere alla tua altezza- conclude Hiccup, abbassando lo sguardo.

Merida inizia quasi ad arrabbiarsi con il ragazzo per tutto quello che sta dicendo.

-Sei proprio un idiota!- esclama con le lacrime agli occhi.

-Freccia Rossa!- il richiamo di Bill passa quasi inascoltato, mentre Merida con la massima sicurezza prende la mano di Hiccup. Sente il contatto come se fosse reale, e quando apre gli occhi di scatto, fuggendo dal mindscape, si accorge che è infatti reale.

Si volta in direzione di Hiccup senza riuscire a credere alle sue dita, ma è vero. La mano che tiene sollevata in direzione del suo migliore amico da talmente tanto tempo che ormai non se la sente più ha le dita incrociate a quella di Hiccup, che ancora incosciente ha sollevato la sua come se le due mani fossero calamitate.

-Hiccup!- lo chiama, cercando qualche segno che si stia svegliando.

Lui rimane immobile, e a occhi chiusi.

-Hiccup!- lo chiama ancora, stringendo con più forza la mano che a stento riesce a raggiungere e maldicendo l’infermiera per averla costretta a letto con un incantesimo.

Lui la tocca, ma non la stringe, e lei deve capire quale sia il senso.

-Devi svegliarti, capito?! Non puoi rimanere in questa situazione con Sdentato in mano alla setta oscura. Non puoi abbandonarmi di nuovo, mi hai sentito?!- tra le lacrime inizia ad incitarlo, mentre grazie alla speranza che è rifiorita in lei il dolore che ha provato in queste ultime ore viene in meno di un secondo sostituito dalla rabbia per tutto quello che Hiccup non le ha detto, come lui stesso ci ha tenuto a sottolineare.

Più parla, più una strana luce sembra uscire dalle sue mani ed entrare in lui. Inizia a ricambiare la stretta.

-Ti prego, abbiamo tutti bisogno di te. Non siamo gli stessi senza di te. Devi aiutarci con le tue abitudini cervellotiche e la tua paranoia, e non devi permetterti di abbandonarci come se niente fosse e far vincere Nacho, Uhhhhhh di oscurità e quella tremenda Lilli- continua, quasi urlandogli contro noncurante dell’infermiera che probabilmente arriverà tra qualche momento a riprenderla ben bene per disturbo al paziente.

A Merida non interessa minimamente nulla delle sgridate.

“Non parlare di mia figlia in questo…”

-Zitto Nacho!- non lo vuole proprio sentire.

In questo momento la rabbia, il sollievo e la speranza sono talmente forti in lei che sembra aver recuperato ogni singola energia e voglia di vivere. 

Hiccup starà bene, questo ormai è un dato di fatto. Lei lo salverà, e lui risolverà la situazione. 

-Devi tornare e risolvere il casino in cui ci hai cacciato, e soprattutto… devi tornare da me, okay? Devi tornare da me perché io non posso vivere senza di te, senza averti fatto la più grande sgridata della tua vita per non avermi detto nuovamente nulla. Senza abbracciarti più, senza stringerti a me e starti accanto in ogni momento per romperti le scatole e riprenderti, e fare la pessima amica, e rinfacciarti tutte le cose che non mi hai detto senza intenderlo per davvero ma solo per il gusto di vederti alzare gli occhi al cielo e fare un sorrisetto di scuse divertito, perché è così che funziona tra noi, e mi manca. Mi manchi. Io ti… io…- si blocca di scatto, senza sapere cosa dire.

L’ultima parola è lì, tra loro, solo in attesa di essere detta, ma Merida non ci riesce. Neanche sa quale sia, questa parola.

Ma echeggia tra di loro, e, non si sa come, Hiccup la riceve, tramite lo stretto contatto delle loro mani, che fungono da tramite per un’intensa luce bianca che parte dal cuore di Merida e scuote Hiccup come una scarica elettrica.

Merida trattiene il fiato mentre la stretta di Hiccup si fa sempre più forte, e il suo respiro meno regolare e più affannato.

Sotto lo sguardo sopraffatto di Merida e quello irritato infinitamente di Bill, Hiccup apre lentamente gli occhi, e piega la testa verso Merida come se gli richiedesse enorme fatica.

I loro sguardi si incrociano, e Merida sorride, stringendogli la mano talmente forte che sta quasi per rompergliela probabilmente, senza fiato per l’enorme incredibile sollievo e la gioia di riaverlo finalmente accanto a sé.

Lui la guarda per qualche secondo, accennando quasi un sorriso, poi il suo sguardo si sofferma sulle bruciature, i tagli e le ferite, si sposta lentamente sulla bacchetta spezzata e poi si abbassa, distogliendolo completamente ora pieno di un’emozione che Merida non sa definire, ma sicuramente negativa.

Il sorriso della rossa sparisce, mentre lui lentamente le lascia la mano e, senza proferire parola, se la ritira al petto e si volta dall’altra parte.

-Hiccup?- prova a richiamarlo lei, confusa. La mano ancora tesa verso di lui.

Per tutta risposta il ragazzo si ritira ulteriormente.

Merida porta al petto la mano, che ora le fa male, senza capire minimamente le azioni dell’amico.

Decide di lasciargli spazio, e gli da a sua volta le spalle, provando a riposare un po’.

È sveglio, questo è l’importante.

Cerca di ripeterselo finché non si addormenta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Che capitolo orrendo.

Lo so, fa schifo, e non lo dico per far arrivare recensioni del tipo “Ma no, invece è bellissimo” perché è davvero orribile.

Ma purtroppo è necessario, e non riuscivo proprio a riscriverlo di nuovo per la terza volta.

Potrei incolpare solo la scuola per aggiornamenti con totale ritardo, ma durante l’estate mi si è anche rotto il computer, e non avevo salvato tutto in chiavetta.

Non aggiorno da praticamente un anno, sono una persona davvero orribile, ma non ho dimenticato la storia, lo giuro, anzi è una di quelle a cui tengo di più.

Questo capitolo è all’insegna di tristezza, depressione, malattie e altre cose tristi, e riflette fin troppo bene il mio umore in questo periodo. Il prossimo sarà migliore, lo prometto. E Hiccup tornerà a fare cose, così come Jack e Rapunzel che sono stati un po’ messi da parte in questo capitolo in favore di Merida.

Spero comunque che ci siano stati Mericcup feels a sufficienza e anche Jackunzel e un po’ di Elsa/Eugene. Ammetto che non li shippavo in realtà quando ho iniziato la storia, si sono shippati da soli.

Comunque non si sa cosa ci riserverà il futuro. Lilli sembra fin troppo interessata a Hiccup, Bill sembra essere coinvolto in più di quanto dice e potrebbe essere più cattivo di quanto già non sospettassimo. E che fine farà Sdentato? Hiccup riuscirà a riprendere il controllo o lo lascerà nelle mani di Malefica?

Appuntamento al prossimo capitolo, che arriverà sicuramente tardi.

Ma tanto ormai nessuno più legge questa storia, quindi la sto continuando soprattutto per me, come in effetti è giusto che sia.

Ma tralasciando la depressione, se qualcuno dovesse leggerla vi ringrazio davvero tanto per essere ancora qui nonostante sia passato un anno, vi consiglio di leggere il recap per ricordare quanto accaduto precedentemente nel caso (come un pochino anche io) ve lo foste scordato, un bacione, un grandissimo ringraziamento per aver letto nonostante il capitolo faccia schifo, e alla prossima :-*

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Capitolo 27
*** Attenzione, arriva il ragazzo drago (ovvero, come affrontare i problemi nel modo sbagliato) ***


Capitolo 25: Attenzione, arriva il ragazzo drago
ovvero
Come affrontare i problemi nel modo sbagliato

 

Per quello che fa, Hiccup si sarebbe detto ancora addormentato.

Sono in letti vicini, eppure dopo quell’occhiata piena di emozione negativa che Merida non è riuscita ad identificare, si è chiuso a riccio, quasi letteralmente, e non l’ha più guardata.

Non ha rivolto una parola neanche a Jack e Rapunzel, accorsi in tutta fretta dopo aver sentito dall’infermiera che si era finalmente svegliato.

E non ha degnato nemmeno di un’occhiata la visita della professoressa Dumbroch, del preside, e di alcuni professori.

E’ come se fosse ancora in quel coma magico che aveva fatto preoccupare tutti, e questa volta Merida non ha la più pallida idea di come salvarlo dai mostri che si annidano nella sua mente.

E forse parte di lei non vuole nemmeno farlo. 

La preoccupazione, l’ansia e la paura se ne sono andate quasi completamente, e ora si fa largo dentro di sé un’altra emozione, ben peggiore per certi versi: la rabbia.

Come osa Hiccup comportarsi così dopo che è la causa di tutto quello che è successo?! Come si permette di allontanarsi da tutto e tutti e non degnare nemmeno i suoi migliori amici di una spiegazione?! E’ tutta colpa sua! Se si fosse fidato delle persone giuste e non li avesse abbandonati ora Sdentato sarebbe ancora dove dovrebbe essere, la setta oscura non avrebbe di nuovo vinto e avrebbero ancora un po’ di vantaggio.

Dopo l’errore madornale che ha commesso rompendo la bacchetta il minimo che Hiccup possa fare e spiegarsi, aprirsi e cercare insieme a loro una soluzione, ma rimane nel suo letto, in uno stato catatonico, senza avere il coraggio di affrontare le conseguenze di quello che ha fatto in un impeto di stupidissima impulsività.

E Merida ha deciso di non rivolgerli la parola finché non sarà lui a farlo, quindi passano un paio di giorni di ricovero in due letti vicini nel silenzio più totale, ad eccezione dell’occasionale presenza di Rapunzel, Jack, o in un caso, Anna, che però è rimasta davvero poco notando l’aria tesa.

Per fortuna il ricovero di Merida finisce presto, e sta proprio sistemando le sue cose per andarsene, con Rapunzel che parla ad un poco attento Hiccup di cose che non ascolta, quando accade qualcosa di parecchio strano.

-Io e Jack stavamo pensando che forse potremmo aggiustare la bacchetta, dopotutto le nostre sono molto potenti, magari l’unione di tre diversi incantesimi riparatori potremmo aggiustarla senza problemi- la proposta attira l’attenzione del ragazzo, che inizia a guardarla preoccupato. 

-E poi potremmo andare da Sdentato e recuperarlo. Toglierlo finalmente dal controllo di quella donna spaventosa e far capire a tutti che si sbagliano su di lui- continua lei, guardando Hiccup incoraggiante, e congelando il suo sorriso quando nota l’espressione di lui, un misto tra terrorizzata e arrabbiata.

-Hiccup, qual è il problema? Se hai paura che sia pericoloso devi stare tranquillo. Sono sicura che andrà tutto…- Rapunzel fa per prendere i pezzi della bacchetta posizionati sul comodino quando Hiccup solleva un dito, solo un dito, come se muovere di più fosse troppo sfiancante per lui.

-No!- ordina in tono gutturale, stanco e spossato. Non ci mette intenzione o autorità, ma gli esce quasi una supplica, non abbastanza forte da essere udita nell’arco di più di un metro, ma che giunge chiara a Merida come se venisse dalla profondità di un burrone e allo stesso tempo gli fosse urlata nelle orecchie.

Rapunzel lascia immediatamente i pezzi della bacchetta come se si fosse scottata, e si allontana di qualche passo.

-Allora sai ancora parlare- commenta Merida quasi tra sé, mentre la bionda guarda Hiccup sorpresa e preoccupata.

-Come?- chiede girandosi di scatto verso Merida e tenendosi la mano tremante.

Hiccup si ritira spaventato e si volta dall’altro lato.

-Non parla da quando si è svegliato, sono sorpresa che lo sappia ancora fare- si spiega Merida, in tono acido, finendo di sistemare le sue ultime cose e lanciando a Hiccup un’occhiata seccata.

-Ma non ha… detto nulla- obietta Rapunzel, a bassa voce.

Merida si volta a guardarla, lasciando cadere la facciata insolente.

-Ti ha appena detto di no… certo non l’ha urlato, ma non puoi non averlo sentito, eri anche più vicina di me- 

-Non ho sentito assolutamente nulla… forse ero distratta o… ehm…- entrambe si voltano a guardare Hiccup, che trema vistosamente da sotto le coperte in cui si è avvolto.

Merida raccoglie i pezzi della bacchetta da terra e li posa nuovamente sul comodino, in religioso silenzio.

E’ stata l’unica a sentirlo? Ma come è possibile?

Cerca di non pensarci. Deve andare a lezione, e Hiccup non può essere costantemente nei suoi pensieri. Bill basta e avanza, anche se ultimamente ha messo il broncio ed è per fortuna meno rompiscatole.

Teme possa non essere necessariamente un buon segno.

 

-Sono preoccupata per Hiccup- come al solito è la prima cosa che Rapunzel dice a Jack quando lo vede, durante la lezione di Trasfigurazione.

Lui non ha nulla in contrario, è preoccupato quanto lei, ma alla lunga inizia ad essere seccante sentirla parlare solo di quello.

Anche lui, come Merida, trova che sia anche colpa del moro se è finito in quella situazione, non confidandosi con nessuno, ed è piuttosto seccato che nonostante tutto non stia cercando in nessun modo di rimediare.

Non si hanno notizie di Sdentato, loro quattro sono sulla bocca di tutti gli spaventati e chiacchieroni studenti di Hogwarts come non erano dei tempi del torneo trescuole e lui rimane in infermeria, senza parlare a nessuno, testardo come Merida nel suo rimanere in stato catatonico.

E Rapunzel continua ad essere preoccupata per lui come se fosse solo la vittima di piani malvagi e dovesse essere difeso e protetto ad ogni costo. Hiccup è il migliore tra loro, certo, ma non è un angelo sceso in terra, e dovrebbe prendersi anche le sue responsabilità, come Jack sta cercando di fare dopo quello che ha causato con Eugene.

Ma ovviamente non può dire niente a Rapunzel, e si limita a commentare, in tono non molto convinto: -Eh, lo siamo tutti- mentre continua imperterrito a cercare di  seguire la professoressa.

Dopotutto è l’anno dei GUFO, e non possono non farli dicendo che una setta oscura vuole ucciderli.

-Si, ma lo sono ancora di più dopo quello che è successo prima. Gli ho proposto la mia idea per la sua bacchetta, e mi ha guardato male, poi ho provato a prenderla e… non so come, ma è stato come se il mio corpo non mi rispondesse più per qualche secondo. E’ stato orribile- spiega, prendendosi la mano destra al ricordo.

L’attenzione di Jack si sposta di scatto sulla bionda, mentre una terribile idea inizia a formarsi nella sua testa.

-E la cosa è più strana è che non ha detto niente, ma Merida sembra averlo sentito parlare. Non so se ero distratta io perché ero rimasta troppo sorpresa, ma mi sembra impossibile non averlo sentito- continua, rigirandosi una ciocca di capelli biondi tra le dita.

Jack inizia ad osservarli.

I capelli.

Quando Rapunzel è stata male è avvenuto in seguito al taglio dei suddetti, forse i loro poteri speciali sono collegati in qualche modo a una caratteristica fisica del loro corpo.

-Dici che non ha parlato ma Merida l’ha sentito?- chiede, per avere conferma, mentre l’idea inizia a farsi sempre più chiara e limpida. Come ha fatto a non pensarci prima? E come è possibile che ci stia arrivando prima degli altri?

-Si, esattamente. Hai qualche idea?- chiede Rapunzel, attenta e speranzosa.

Jack le prende una ciocca di capelli, come se lo aiutasse a concentrarsi, e la ragazza non riesce a fare a meno di arrossire leggermente a quel contatto inaspettato.

-Non lo so. Hiccup è sempre stato bravo con le parole, non trovi? Credo siano il suo tratto distintivo- commenta tra sé, e Rapunzel inizia a capire il suo ragionamento.

Dici che è un processo inverso a quello accaduto con i miei capelli?- chiede, iniziando a rifletterci.

-Questo non spiega perché però Merida lo può sentire- Jack la lascia andare, e posa le mani intrecciate sul banco, pensieroso.

Rapunzel cerca di ricomporsi.

-Forse loro due sono particolarmente collegati- prova a supporre.

-O c’entra Nacho- propone Jack.

-O… è perché lei lo sta pian piano salvando, ma è più difficile rispetto a me perché è la bacchetta ad essersi rotta- Rapunzel è abbastanza convinta della sua ipotesi.

-Beh, è lui ad averla rotta- la corregge Jack, quasi tra sé.

Seguono alcuni secondi di silenzio.

-E allora? E’ colpa della setta oscura- obietta Rapunzel, iniziando a riscaldarsi.

L’insegnante lancia loro un’occhiata, ma poi decide di lasciar perdere e continuare la lezione.

Se dovesse interromperla per ogni volta che i Big Four discutono, non arriverebbe mai a finire il programma.

-Si, ma è lui ad averla rotta, non puoi fingere che non sia così- cerca di usare un tono mite, ma Rapunzel si infastidisce ugualmente.

-Ma è la setta oscura che lo ha convinto con degli stupidi trucchetti. Sono sicura che se ne pente, e ora è solo molto scosso, e mi ha tenuto a distanza perché temeva per la mia incolumità- afferma con la massima convinzione. Dopotutto stanno parlando di Hiccup, il tranquillo, pacato, buono, tassorosso Hiccup, l’ultima persona al mondo che dopo una cosa del genere potrebbe fregarsene completamente e abbandonarli… giusto?

Jack la guarda alzando le sopracciglia.

-Rapunzel, so che sembra assurdo crederlo, ma… tu non sai che cosa gli è stato detto, potrebbe non pentirsi di quello che ha fatto, magari non vuole neanche recuperare Sdentato- prova a farle aprire gli occhi su quella possibilità, e Rapunzel lo guarda incredula.

-Stiamo parlando di Hiccup- obietta, come se solo quell’affermazione potesse smentirlo del tutto.

-Quindi tu credi che quello che è successo a me non può succedere anche a lui perché è decisamente più buono e puro e generoso di me?- Jack non vorrebbe risultare sgradevole, ma quell’accusa gli esce dalla bocca senza che possa trattenerla.

Rapunzel rimane senza parole per qualche secondo, per poi indurire lo sguardo.

-Considerando che sei ancora sotto la loro influenza, direi proprio di si!- dice senza pensarlo, prima di prendere la piuma e iniziare a scrivere la lezione che non sta seguendo minimamente.

Jack sospira e non ribatte. Forse, anzi, sicuramente, ha ragione.

E’ solo che ha ancora così tanta rabbia dentro, per tutto quello che la setta oscura sta facendo loro passare, e sembra anche senza nessuna ragione.

Per qualcosa che potrebbero fare? Perché sono troppo forti? Beh, per il momento non sono affatto forti, anzi, cadono uno dopo l’altro come pezzi di una scacchiera, e non riesce neanche a capire chi ci sia a giocare dalla loro parte, oltre a loro stessi, sa solo che sono in molti ad osservare le loro mosse, dall’alto, in attesa probabilmente di fare loro scacco o di usarli per farlo.

Sembra sempre meno padrone della sua vita, e inizia davvero a non sopportarlo.

 

-Oh, guarda, il ragazzo della settimana. Parlano tutti di te in giro, il “ragazzo drago”. Ammalato da giorni proprio nel momento in cui un drago spunta nella foresta. Hai davvero creato problemi ai tuoi amici- si enuncia l’insegnante di storia della magia, comparendo seduta sul letto di Hiccup, e facendolo girare lentamente.

-Wow, nessuna reazione, sei davvero diventato apatico, che noia. E pensare che credevo che sarebbe stata la corruzione con le reazioni più divertenti! Sicuramente mi sono persa le migliori. Sai, scoprire di tua madre, vedere la scena. Avrei dato di tutto per entrare nel ricordo con te, ma non volevo rischiare che Freccia Rossa rovinasse tutto- l’insegnante cambia aspetto, diventando una copia precisa di Merida, e dimostrando con assoluta certezza al ragazzo di essere Lilli. Anche se sicuramente ci era già arrivato da solo, vista la sua intelligenza.

Hiccup ha una reazione di senso di colpa quasi impercettibile vedendo la figura della sua migliore amica, ma poi il suo sguardo torna apatico, e guarda la figura quasi annoiato.

-Noioso. Comunque devi essere sorpreso, ho interpretato Rapunzel alla perfezione, vero? E’ così semplice. Basta diventare stupida e ingenua. Mi sento un’idiota ma è divertente. Non è certo stupida come Freccia Rossa, ma lei è noiosa da interpretare- si osserva disgustata una ciocca rossa e poi assume l’aspetto di Rapunzel, che sorride raggiante a Hiccup, che al contrario sembra chiederle con la sola forza dello sguardo cosa diavolo voglia da lui.

-Non sembri sorpreso dal fatto che ero io…- commenta lei, delusa, osservando la sua espressione. Da brava collezionista di reazioni ed emozioni, riesce a capire dalle microespressioni di Hiccup esattamente cosa gli passa per la testa, almeno in linea generale. Sorride incredula.

-Lo sapevi? E allora come mai hai deciso di osservare comunque il ricordo?- chiede, senza capire minimamente come mai si sia fiondato sulla sua trappola senza problemi.

Hiccup abbassa la testa.

-Bah, non capirò mai la vostra ossessione per il passato. Io non mi pongo così tante domande sulla sorte di mia madre- commenta quasi tra sé, sbuffando per non essere perfettamente riuscita nel travestimento di Rapunzel.

Come a seguire il flusso dei suoi pensieri, diventa per qualche secondo una ragazza dai capelli castani leggermente mossi lunghi tutta la schiena, occhi castani e maglione colorato.

Hiccup sgrana gli occhi sorpreso, acquistando per la prima volta da quando si è svegliato, un minimo di vitalità.

Lilli sembra riscuotersi e torna ad essere Rapunzel. A quanto pare, è il suo travestimento preferito.

-Beh, sono passata per essere sicura che non parlassi, e grazie al cielo è così, la tua parlantina è irritante. Ora che posso confermare a mio padre la cosa, a mai più rivederci prima della tua prematura morte, almeno in vesti in cui tu sai che quella con cui parli sono io- si alza dal letto e fa per avviarsi fuori dall’infermeria, lentamente, come aspettando che lui la richiami.

Lo sente muoversi, e si gira, notando che si è messo leggermente più dritto e ha aperto la bocca come a chiedere qualcosa, pur rimanendo con sguardo basso.

Sospira e scuote la testa, girandosi dall’altro lato.

-Vuoi sapere cosa è successo a Omega?- indovina la domanda lei, in tono cospiratore e malevolmente divertito.

Hiccup, ovviamente, non risponde.

-Diciamo che lo scoprirai molto presto, tieni d’occhio i giornali- dopo questa frase enigmatica, esce dall’infermeria, lasciandolo confuso, preoccupato, e in silenzio.

Torna insegnante subito fuori, e si abbandona sul muro appena fuori dalla porta, facendo un profondo respiro.

Accanto a lei passa tutta impettita Amy, portando appresso a sé un libro di incantesimi.

Guardandola, il gatto le lancia un’occhiataccia.

Ultimamente si è dedicata anima e corpo a trovare un contro incantesimo per il suo stato, lasciando un po’ da parte i doveri da animale da compagnia di Hiccup, ma continua ad essere molto protettiva nei confronti del ragazzo.

Lilli alza gli occhi al cielo.

-Tranquilla, non gli ho fatto niente- le assicura, alzando le mani.

Amy le soffia contro in ammonimento, poi procede per la sua strada.

Lilli rimane ferma per qualche altro minuto.

Sente la voce di suo padre in testa, che la rimprovera per essere andata a trovare Hiccup, e non riesce a fare a meno di sospirare.

Ma ha tantissimi pensieri strani che le frullano in testa, e, forse perché lei è la causa principale del suo crollo, o forse perché ogni volta che lo vede pensa a suo zio, non riesce a infischiarsene come ha sempre fatto.

E ancora una volta non ha preso i pezzi della sua bacchetta, come il padre voleva da lei.

Forse perché parte di lei non vuole in realtà farlo.

Dopotutto non è una marionetta in mano a Bill Cipher, lei è sua figlia, e ha opinioni, pareri, la sua esistenza e il suo potere non dipendono dal successo di suo padre, l’unico motivo per cui continua a servirlo è per amore, perché è l’unica famiglia che sente abbia mai avuto.

Ricaccia in un meandro profondo della sua mente le parole che ogni tanto riaffiorano e la fanno soffrire.

Anche se a volte, benché a Hiccup abbia detto il contrario, sente la mancanza di sua madre.

Si trasforma in una ragazza dai capelli castani mossi che le arrivano fino alle spalle e gli occhi ambrati, e si passa la mano sul braccio coperto da un maglione colorato, come se in qualche modo sua madre possa essere lì.

“Tu non sei me, non sei tuo padre, sei una persona unica e speciale, che può fare le sue scelte e decidere il suo percorso. Sei libera, Lilli”

Sospira, poi scuote la testa, e torna insegnante di storia della magia.

Non può permettersi questi sentimentalismi, probabilmente è ancora la terribile influenza di Drago Nero a confonderla.

E poi ha nuovi loschi piani in cui aiutare il padre.

E lo farà senza esitazioni.

 

Dopo una settimana di nessun progresso e assolutamente poca partecipazione da parte di Hiccup per farne avvenire qualcuno, l’infermiera non può più trattenerlo in infermeria, perciò è costretto a ritornare in mezzo alla gente.

Merida è incredibilmente felice di questo, ma solo per motivi egoisti, lo sa, e non le importa.

Infatti pensa che una volta messo a contatto con la realtà, non più protetto dai muri spessi dell’infermeria, finalmente si renderà conto della pessima situazione in cui ha coinvolto tutti.

Ma, come al solito, con sua infinita irritazione e un risolino gongolante di Bill nella sua testa, lo stato di Hiccup non sembra cambiare, e continua ad affrontare il tutto nella sua totale indifferenza e nel silenzio.

Ha persino litigato con Rapunzel, che dei tre è l’unica ancora convinta di dover fare qualcosa.

Merida ha ormai perso le speranze.

E’ in sala grande, a fare colazione abbuffandosi come suo solito ma più per lo stress che per altro, e osserva Hiccup che è oggetto di insulti, scherni e commenti che sembra non gli facciano né caldo né freddo.

L’unica che sembra dalla sua parte è Anna, che prova a fermare i ragazzi che dal tavolo di Serpeverde gli stanno lanciando dei pezzi di pane, ma Elsa la convince a desistere, anche perché Hiccup non pare farci caso, e mangia distrattamente e a testa bassa del pudding, osservando nel frattempo una torta a forma di pesce poco distante, che nessuno ha osato toccare.

Merida non ne è certa, perché ultimamente Hiccup nasconde davvero bene le sue emozioni nell’indifferenza e nell’apatia, ma può giurare di vederlo leggermente malinconico.

Chissà, magari sta pensando a quando portava chili di pesce al suo drago preferito.

Ma se anche così fosse, perché diavolo non sta facendo assolutamente nulla per cercare di riaverlo indietro?

Ai tre ragazzi mancano davvero troppi pezzi di puzzle per capirci qualcosa, e sebbene Merida sia quella che ne ha più di tutti, ancora non riesce a capire la figura che potrebbe venirne fuori.

Continua ad osservare l’amico, che viene affiancato da Macintosh, insieme a un altro paio di ragazzi Serpeverde del suo anno, l’ultimo.

Senza neanche accorgersene si mette sull’attenti, per evitare che possa succedergli qualcosa, anche se parte di lei teme quasi più per i ragazzi venuti a bullizzare che per Hiccup.

Non ha alcun senso, ma il suo istinto è abbastanza affidabile.

-Hiccup, hai qualche altro amico zannuto da mostrarci?- chiede Macintosh al ragazzo, che lo ignora.

-Che c’è? Il drago ti ha mangiato la lingua?- insiste, facendo ridacchiare gli altri ragazzi e alcuni lì vicino.

-Ci potete credere? Ha allevato di nascosto l’assassino di sua madre, probabilmente per ammazzarci tutti, e ancora non lo espellono. Si vede che ha conoscenze dall’alto- il commento infastidito colpisce per la prima volta nel segno, e Hiccup sobbalza leggermente, cercando di non darlo a vedere.

Assassino di sua madre? E’ quello l’insulto che l’ha colpito di più? Ma non ha alcun senso, Sdentato non ha… oppure è… Merida sbianca, e continua ad osservare Hiccup, che prende con mano tremante un pezzo di pane, come a cercare la conferma, nei suoi movimento e reazioni, del terribile dubbio che le sta venendo in mente.

-Beh, anche tu hai conoscenze dall’alto. Non devi sposare la Dumbroch?- uno degli amici di Macintosh lo prende un po’ in giro, infastidendo lo stesso e Hiccup, che si irrigidisce di scatto.

-Oh, beh, chiariamo una cosa, non appena la sposerò il suo comportamento ribelle verrà distrutto, e certamente questo rifiuto umano per allora sarà ad Azkaban e smetterà di condizionarla- Merida è in procinto di alzarsi in piedi e schiantarlo davanti all’intero corpo studentesco, ma quelle parole, o forse solo l’ultima, fanno scattare qualcosa in Hiccup, che si alza di scatto e sussurra, a denti stretti -Zitto-

Un semplice ordine, e Merida, ancora una volta, sebbene a distanza, è l’unica a sentirlo.

Come se le venisse sussurrato all’orecchio ma da lontano.

Chiaro, ma allo stesso tempo sottile, e ne avverte il potere, che esce come un’esplosione a stento trattenuta.

E’ incontrollato come era stata Rapunzel, ma invece di fluire in ogni istante, il suo potere si accumula e accumula prima di esplodere in momenti specifici, momenti in cui Hiccup perde completamente la presa.

Macintosh apre la bocca per commentare il suo parlare senza proferir parola, ma si accorge di essere finito nella sua stessa situazione.

Hiccup sgrana gli occhi, e si porta una mano alla bocca, per poi stringere i pugni e scappare via dalla stanza.

Merida agisce di puro istinto. Non le interessa se si era ripromessa di non immischiarsi più finché Hiccup non avesse fatto il primo passo, questa è una faccenda più grande di lei.

Si alza da tavola, e senza neanche finire il bacon lo segue, cercando di non perderlo di vista.

Lo trova in uno sgabuzzino delle scope, seduto a terra, che si tiene la testa tra le mani come a riordinare le idee, e sembra sull’orlo delle lacrime, o di urlare a pieni polmoni. Se anche optasse per la seconda opzione nessuno lo sentirebbe probabilmente, quindi non è male come idea.

Alza per un attimo lo sguardo su di lei, e per un secondo i loro occhi si incrociano, per la prima volta dopo che lui si è svegliato. 

Il ragazzo abbassa subito la testa, e le fa cenno di andare via.

-No, non ne ho la minima intenzione. Ora tu mi devi dire come posso aiutarti, e forse dopo averti aiutato, quando tu sarai tornato normale e avremo salvato Sdentato e magari anche vinto la guerra contro la setta oscura, forse allora, ma solo forse, ti lascerò in pace, ma probabilmente no, perché sei il mio dannatissimo migliore amico e credo di avere tutto il sacrosanto diritto di aiutarti!- si impone, bloccandogli ogni via di uscita.

Lui scuote la testa.

-Non devi aiutarmi- sussurra, con voce impastata.

-Se questo è un tuo ordine, sappi che non lo seguirò. Cosa è successo, che ti ha detto la setta oscura?- chiede Merida, cercando di addolcire il tono senza particolare successo.

Hiccup si indica la gola come ad esimersi dal rispondere, ma Merida, con un colpo di bacchetta, gli fa comparire una pergamena e una piuma in mano.

Hiccup alza gli occhi al cielo, e scrive una sola parola.

-“Sdentato”?- legge Merida. L’amico ritorna in stato apatico, seppellendo il volto tra le ginocchia.

-Ok, visto che sei poco collaborativo, tirerò ad indovinare. Sdentato… hai scoperto qualcosa che ha fatto Sdentato che…insomma, lui ha…- prima che possa finire di formulare la domanda, dato che trovare le parole è piuttosto difficile, Hiccup annuisce, senza guardarla.

Merida rimane senza parole, non riesce a trovare lati a favore del drago da cui poter osservare la situazione.

-Forse era controllato dalla setta…- prova a proporre, ma ancora una volta Hiccup la interrompe, scuotendo vistosamente la testa.

Merida prova a riflettere, ma Hiccup attira la sua attenzione indicandosi e poi indicando il foglio.

-Tu… tu credi di controllare Sdentato?- chiede lei, in un sussurro.

Hiccup stringe i denti, e con le lacrime agli occhi, annuisce quasi impercettibilmente.

-No, no, deve esserci una spiegazione logica, non puoi credere di averlo controllato per tutto questo tempo- prova ad obiettare Merida, ma non ha idea di come possa convincerlo, benché lei lo sia.

“Invece è così, fatevene una ragione, è una creatura dell’oscurità” commenta Bill divertito nella sua mente.

Merida non lo sentiva così da un po’, e lo preferiva di gran lunga prima.

-Non ora, Nacho- sussurra rivolta alla sua testa, poi un’illuminazione la coglie, proprio grazie all’intervento dell’esserino triangolo.

-E’ stato lui- sussurra. Le sembra quasi di vedere una lampadina accendersi nella sua testa.

E le sembra di sentire Bill sussultare all’interno del suo cervello.

“Di che stai parlando, Freccia Rossa?” chiede allertato.

Hiccup la guarda confuso.

-E’ stato Nacho. L’ho sentito, mentre parlava con Lilli- ricorda la conversazione che ha origliato il giorno in cui il drago è stato catturato.

“Cosa?!” Bill cade completamente dalle nuvole, e Merida sente anche una fitta alla testa.

Hiccup la guarda ad occhi sgranati, senza sapere come prendere la notizia. Scuote la testa, senza crederci.

-Fidati, ora mi ricordo, e ora ha senso quello che hanno detto. Non sapevano che stavo sentendo la loro conversazione, erano nella mia testa. E Lilli ha detto che tu le facevi pena, perché eri convinto di aver controllato Sdentato, e non liberato dal controllo di Malefica- cita, cercando di ricordarsi la conversazione.

“Ora basta!” Bill le infligge un’altra forte fitta alla testa, che la fa piegare in due dal dolore, Hiccup si alza di scatto come a prenderla al volo, senza comunque credere a quello che l’amica gli sta dicendo.

-E poi…- Merida continua. Sente Bill che cerca di toglierle i ricordi, ma lei li trattiene con la massima forza, tenendosi forte la testa tra le mani e cercando di non crollare -… e poi Lilli ha chiesto se era stato lui, “quella notte” e lui ha risposto che era stato lui, per “tutti e sei”… non so chi siano questi altri cinque, ma sono sicura, al cento per cento, che se non è stata Malefica a controllare Sdentato quella notte, è stato Nacho, e tu lo hai controllato solo per liberarlo. E’ così, Hiccup, fidati di me- gli afferra un braccio, ma lui è ancora restio a pensare a questa possibilità.

Scuote la testa, allontanandosi e dando le spalle alla rossa.

-Questa è una prova, quello che Nacho mi sta facendo dimostra che non voleva che te lo dicessi. Ti prego, Hiccup, perdonati, e aiutaci!- solleva una mano perché lui gliela prenda, ma è ancora restio.

“Me la pagherai, Freccia Rossa!” le urla Bill furente, e le imprime una fitta alla testa talmente forte da farla urlare e perdere i sensi.

L’ultima cosa che ricorda è l’espressione allertata di Hiccup, le sue parole più chiare del solito che sussurrano il suo nome e braccia che l’afferrano, poi il buio più totale.

 

-Capisco che sei molto preoccupato per il tuo amico, ma la tua preparazione è davvero tremenda- commenta il professor Black, correggendo un compito fatto durante le lezioni di recupero che Jack ha iniziato a sostenere sostituendo Merida che è troppo impegnata tra demoni in testa e migliori amici depressi.

Nessuno dei suoi amici sa che in fondo ha secondi fini a riguardo, ed infatti passa la maggior parte delle lezioni private a fissare il professore, con il desiderio bruciante di ucciderlo, lì, su due piedi, per quello che ha fatto.

Purtroppo la situazione è ben più complicata di quanto potrebbe sembrare, dopotutto è immortale, a quanto pare, e potrebbe insospettirsi se Jack provasse a lanciargli un avada kedavra che oltretutto non ha mai imparato a scagliare, giustamente.

Ma la rabbia cieca che ancora non riesce a controllare ribolle in lui come lava. Ogni volta che vede il suo viso, non può fare a meno di ricordarlo nel momento in cui ha frantumato il ghiaccio sotto i piedi di sua sorella.

E’ stato lui, e non aveva motivo alcuno di farlo. Jack non capisce, non riesce davvero ad immaginare come un essere umano possa essere così… cattivo. Cattivo senza giustificazioni, ma quasi solo per il gusto di esserlo.

Jack crede di poter essere classificato come cattivo a sua volta: un cattivo studente, un cattivo esempio, il classico cattivo ragazzo, ma non pensa di esserlo e basta, e tenta davvero di fare il massimo bene possibile.

Forse il professor Black ha deciso, dopo vari tentativi, di non provare ad essere più buono e si è lasciato andare nell’onda della malvagità e dell’oscurità perché era la via più facile?

Se Jack lo uccidesse, farebbe lo stesso?

L’odio che prova nei confronti di Black è così profondo e radicato che non riesce a fare a meno di pensare a lui in ogni momento, come un tarlo fisso. Da una parte vorrebbe che esistesse una giustificazione, con tutto il suo cuore. All’inizio credeva di aver avuto ogni colpa, e capiva come i fatti si erano svolti, ma ora che si è reso finalmente conto di non averne quasi alcuna… gli sembra un evento ingiustificabile.

Però è passato, dovrebbe lasciarlo andare… ma non ci riesce.

-Scusi, professore. Mi impegnerò di più la prossima volta. Sono giorni stressanti- commenta il ragazzo in tono meccanico, pensando a tutt’altro.

-Immagino, troppo concentrato a pensare ai problemi di un altro per poterti concentrare sui tuoi- un ragionamento davvero accurato per spiegare quella situazione esce dalla bocca del professore. 

-Esattamente- annuisce Jack a denti stretti, pensando anche a come il comportamento di Rapunzel possa applicarsi a quel commento.

-Allora forse più che per lo scritto e il teorico potremmo incentrare la lezione sul pratico- propone lui in tono quasi di sfida, alzandosi e prendendo una bacchetta di legno così scuro da sembrare nero.

Scelta perfetta per un professore di cognome Black.

Jack solleva lo sguardo, leggermente sorpreso e a disagio.

-Dopotutto un duello nel mio isolato ufficio dove non possiamo disturbare nessuno mi pare perfetto per sfogarsi- aggiunge il professore, con sfida più marcata.

“Vuoi uccidermi?” sembra dire con lo sguardo “Provaci, avanti, entra nell’oscurità!”

Jack distoglie lo sguardo da quegli occhi simili a un’eclisse, e prende la propria bacchetta alzandosi poco convinto e mettendosi in posizione.

-Allora, proporrei di esercitarci con gli incantesimi base di protezione, difesa, disarmo o attacco diretto. L’incantesimo schiantante credo sia da perfezionare, è il caso che ti eserciti, ma in generale andiamo sul combattimento istintivo, va bene?- il tono rimane affabile mentre, con grande eleganza, Black si esibisce in un inchino e si prepara.

Jack gli fa solo un cenno, poi, con la bacchetta che freme per essere usata, soprattutto contro di lui, inizia ad attaccare con un generico stupeficium, abilmente protetto dall’insegnante, che ribatte con un incantesimo non verbale.

Jack riesce a pararsi per un pelo.

-Dovresti esercitarti anche con gli incantesimi non verbali, ti potrebbero essere molto utili- gli suggerisce in tono tranquillo.

Peccato che Jack sia davvero negato in quelli.

Continua a lanciare degli schiantesimi, e a parare incantesimi di dubbio scopo, finché colto alla sprovvista, non ne evita uno, invece di pararlo e basta.

Esso colpisce uno specchio posto dietro di lui, spaccandolo in mille pezzi.

E’ questione di un attimo, e Jack ritorna con la mente al ghiaccio, a Jenny che cade, al suo urlo finale.

E al volto che ora è davanti a lui, che lo guarda divertito, come se sapesse perfettamente il delirio che sta passando nella mente del giovane ragazzo.

E tutta la rabbia dentro di lui, che stava cercando di trattenere, esplode.

Gli incantesimi escono dalla sua bacchetta senza bisogno neanche di pensarli, e non serve più evitare quelli dell’avversario, perché egli è troppo occupato a cercare di pararsi per formularli.

Per la prima volta il professor Black sembra in difficoltà, ma non demorde, neanche quando viene messo all’angolo.

-Ottimo lavoro- prova a concludere la lezione, ma Jack non ha ancora finito.

Sollevato in aria di qualche centimetro e circondato dal vento che sembra creare un piccolo tornado intorno a lui, fissa con occhi vacui il professor Black, con la bacchetta puntata dritta sulla sua gola.

Una scena che vista dall’esterno sarebbe risultata davvero inquietante e spaventosa, e che probabilmente avrebbe messo Jack in grossi guai.

Rimane in quella posizione per qualche secondo, con la bacchetta che manda scintille azzurre e leggermente verdi, come se fosse pronta a lanciare un anatema che uccide.

-Allora, che stai aspettando, Frost? Fallo, su- lo incoraggia Black in un sussurro, continuando a sorridere, certo che alla fine non avrà il coraggio.

Ci vuole tutta la forza di volontà di Jack per abbassare il braccio, e forse a posteriori se ne pentirà.

-Mi scusi, professore, mi sono troppo calato nella situazione- prova a giustificarsi a denti stretti.

-Oh, certo. E’ comprensibile. Appuntamento alla prossima settimana- i toni tornano quelli di studente e docente, e Jack recupera le sue cose prima di dirigersi verso la porta.

-Posso farti una domanda, Frost?- chiede Black, tornando per un attimo di nuovo nelle vesti di membro della setta oscura.

Jack non risponde, rimanendo immobile.

-Come ci si sente a non essere abbastanza forte da vendicare un proprio caro?- niente mezze misure, niente imbrogli o giri di parole, Black arriva dritto al punto.

Per tutta risposta il getto a fatica trattenuto viene gettato via dalla bacchetta, e colpisce un vaso posato a terra, trasformandolo prima in completo ghiaccio, e poi spezzettandolo a dadini minuscoli che via via si sciolgono fino a diventare acqua in meno di venti secondi.

Jack si volta verso Black, che non si è scomposto di una virgola. 

-Ucciderti sarebbe fin troppo caritatevole- commenta in un sibilo, prima di uscire dalla porta.

Pitch, rimasto solo nella stanza, ridacchia tra sé.

Certo che Jack Frost è davvero il più divertente tra tutti, gli ricorda moltissimo la madre.

Oh, che strega, la madre di Jack Frost. Peccato sia morta così orribilmente insieme a suo marito. 

Una notte davvero, davvero fredda quella. Pitch era lì, e non era solo.

Chissà se un giorno l’esercito della luce deciderà di rivelargli la verità.

Pitch sarebbe curioso di vedere la sua faccia nel caso accadesse, sarebbe davvero uno spasso.

 

La mattina dopo, Rapunzel è l’unica a presentarsi a colazione, e a ricevere la peggiore delle notizie.

Merida è ancora in infermeria seccata perché l’infermiera le ha impedito di muoversi e ancora più seccata dalla vocina martellante, nel vero senso della parola, in testa. Jack ha preso direttamente qualcosa dalla cucina perché non aveva la minima voglia di sfilare come una statuina davanti a tutti coloro che l’avrebbero guardato malissimo per tutta la colazione, e Hiccup è disperso da qualche parte.

Ma è solo quest’ultimo che la bionda cerca, quasi disperatamente, per tutto il castello.

Riesce infine a trovarlo in biblioteca, intento a leggere, con la testa appoggiata sul banco in modo depresso, come se stesse dormendo, e con Amy vicino a lui sul tavolo che studia libri di incantesimi, il libro che lei gli ha consigliato quando stava male: “Racconti al calar del sole”, la raccolta sui due ragazzi a Hogwarts che Belle le aveva suggerito come lettura migliore in situazioni di stress e di cui la bionda si era innamorata col tempo, e che arrivava a leggere ogni volta che si sentiva un po’ giù.

E’ felice che Hiccup se ne stia appassionando, ma non ha tempo da perdere a rimirare il suo operato.

-Hiccup- lo chiama, un po’ titubante, nascondendo un foglio di giornale dietro la schiena.

Lui alza la testa verso di lei, e solo allora la ragazza si accorge che i suoi occhi sono scavati da profonde occhiaie scure, e che sembra aver passato la notte in bianco. Le ferite sulle mani, inoltre, non fanno sicuramente ben sperare.

La guarda accennando un sorrisino triste. In fin dei conti è più sereno rispetto agli altri giorni, o meglio, meno depresso.

Rapunzel non vorrebbe essere l’incaricata a dargli la notizia, ma è necessario.

-Stai bene?- chiede titubante, sedendosi accanto a lui.

Lui annuisce con poca sicurezza, accarezzando un po’ il manto di Amy per calmarsi.

-Senti, io… oggi è arrivato il giornale. Io di solito non ho l’abbonamento alla Gazzetta del Profeta, ma… mi è arrivato lo stesso, e…- non sa come introdurre l’argomento, forse dovrebbe solo dargli il foglio e basta. Sente le lacrime risalirgli agli occhi, e l’espressione allertata di Hiccup non aiuta certo il suo autocontrollo.

Certo non sa che Lilli lo ha messo in guardia sui giornali.

Ad occhi sgranati, il suo amico la guarda in cerca di spiegazioni, e lei, senza riuscire a proferire altra parola, gli passa il foglio di giornale.

In prima pagina, in maxi titolo, una scritta fa impallidire il ragazzo accanto a lei, che rimane congelato sul posto:

“Drago trovato a Hogwarts condannato a morte. L’esecuzione avverrà tra tre giorni”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

No, cioè, è vero che due mesi sono tanto, ma mi sto migliorando tantissimo!!

Solo due mesi e ho aggiornato.

Con un capitolo di sole diciannove pagine molto di passaggio, ma ho aggiornato!!

Evvai!! *stappa lo champagne*

*I personaggi della storia la guardano storto*

Ehm… *richiude la bottiglia e la nasconde*

Dicevo… la situazione non è rosea, non è successo quasi nulla in questo capitolo, e doveva essere più pieno anche con qualche scena con Elsa e Anna e forse Flynn, ma non funzionavano bene, perciò l’ho lasciato così.

Inoltre ci sono molte scene introspettive, e come forse avrete notato non ci sono scene dal punto di vista di Hiccup.

Questo perché il prossimo capitolo, che sarà una bomba, davvero una bomba, sarà tutto, o quasi, dal suo punto di vista, finalmente dopo due capitoli in cui non si è capito quasi nulla di ciò che gli passava per la mente.

Quanti di voi sono stupiti che non riesca a parlare? Io sono la prima.

Chissà perché Merida è l’unica a sentirlo.

La risposta è semplice, ma i Mericcup sono stupidi e più ciechi del quadrilatero amoroso di Miraculous.

Poi che altro dire, Jack è ancora un po’ oscuro, e ha un passato più complicato di quanto sospettassimo.

Stessa cosa vale per Lilli.

Che ve ne pare della piega che sta prendendo questo personaggio? Forse le sto dando un po’ troppo spazio, ma mi piace un sacco. Fatemelo sapere perché nel caso le tolgo un po’ di spazio.

E’ tornata Amy a grande richiesta (anche se volevo metterla già dal capitolo scorso ma poi tra le troppe cose non ci sono riuscita) e purtroppo anche Macintosh. Che rompino. Chissà se l’ordine di Hiccup è permanente e rimarrà muto a vita. Sarebbe un sogno per Merida.

E ritornato anche il libro “Racconti al calar del sole” del capitolo 14/15.

Perché lo sto sottolineando? Perché in quella parte c’era un piccolo spoiler su quello che accadrà nel prossimo capitolo.

Regalerò una caramella a chiunque ci arrivi (ma è improbabile perché è davvero un accenno leggerissimo e quasi incomprensibile per chi non lo sa già, o forse mi sto dando solo delle arie ma ci arriveranno tutti)

Credo sia tutto, spero di aggiornare sempre più spesso ma vi avverto già che il prossimo capitolo, se esce come voglio io, sarà lungo da scrivere, ma pieno di emozioni, fidatevi.

Che altro dire, risponderò alle recensioni spero entro stasera o al massimo domani, vi mando un grandissimo bacione e alla prossima, che spero sia presto :-*

 

P.s. Grazie di cuore, ma poi lo dirò nelle risposte singole, per tutte le recensioni incoraggianti e ringrazio anche chi, in silenzio, continua a leggere la storia a distanza di tutto questo tempo, siete davvero fantastici, perciò doppio bacione :-* :-*

 

P.p.s. Scusate eventuali errori, mi devo ancora abituare al format del computer nuovo.

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Capitolo 28
*** Il legame empatico parte 1 (ovvero, come fare un casino allucinante al ministero) ***


Capitolo 26: Il Legame empatico parte 1

ovvero

Come fare un casino allucinante al ministero 

 

“Drago trovato ad Hogwarts condannato a morte”

Hiccup rimane a fissare quel titolo a bocca aperta, mentre tutto quello che stava pian piano ricostruendo nella sua mente si sgretola nuovamente dentro di lui, una volta e per sempre.

-Hiccup- Rapunzel lo richiama, mettendogli una mano sulla spalla, ma lui non la sente neanche, e con mano tremante prende il giornale per leggerlo.

Lo hanno condannato? Per colpa sua! Pensava Malefica lo avrebbe ripreso e basta, perché permette che lo uccidano? Non era il suo drago preferito? L’ultima furia buia rimasta?

Hiccup non sa proprio cosa pensare.

Era convinto di averlo liberato, di essersi finalmente allontanato da lui, ma invece lo ha solo condannato, e non sa neanche come sentirsi a riguardo.

Tutto, dentro di lui, è completamente scombussolato.

I suoi pensieri, i suoi poteri, le sue certezze sono una matassa aggrovigliata su se stessa e talmente intrecciata che sembra non potersi in alcun modo sbrogliare.

E’ decisamente troppo da sopportare.

Stinge con forza il foglio tra le mani, prende le poche cose che ha con sé, e scappa via dalla biblioteca, il più in fretta possibile, cercando un luogo ancora più silenzioso e solitario dove cercare di fare il punto della situazione, ignorando Rapunzel che lo richiama preoccupata.

Anche se sono giorni che ci prova, e non riesce in alcun modo a riordinare le idee, come se la sua mente avesse un blocco.

Cosa probabile, a ben pensarci.

Vorrebbe così tanto urlare, ma non riesce a parlare, ha la gola completamente bloccata, e anche quando ogni tanto qualche parola esce fuori, nessuno sembra sentirla, ad eccezione di Merida… Merida.

Camminando senza meta, si ritrova senza neanche rendersene conto in infermeria, dove Merida è ricoverata. 

-Hiccup?- chiede Merida vedendolo entrare, confusa, e provando ad alzarsi dal letto senza riuscirci.

L’infermiera ha una passione per quel dannato incantesimo che non le permette di muoversi.

Che seccatura!

-Che succede?- indaga, preoccupata, notando la sua faccia sconvolta.

Hiccup si prende la testa tra le mani. Non aveva la minima intenzione di andare da Merida, ma gli è venuto spontaneo. 

Scuote la testa, e si volta per andarsene via.

-Aspetta!- lo richiama Merida, facendolo fermare.

Hiccup rimane voltato di spalle, a testa bassa.

Non ha quasi il coraggio di guardarla da quando ha rotto la bacchetta. Nella sua testa si fanno la guerra il senso di colpa, la paura di quello che ha provocato, la rabbia verso la setta oscura e soprattutto un grande disgusto per se stesso causato da tutto quello che prova e dalla debolezza che sta mostrando.

Perché se tornasse indietro, è probabile che lo rifarebbe, anche se sa che è la scelta sbagliata. Non riusciva più a sopportare quello che era, e il problema è che neanche ora che non ha più la bacchetta sente il fortissimo potere che gli dava scorrere nelle sue vene pronto ad esplodere, e vani sono i suoi sforzi di contenerlo, o di controllarlo. Vorrebbe solo liberarsene, come un codardo. Forse Tassorosso è davvero la casa giusta per lui, dopotutto.

-Cosa è successo?- chiede nuovamente Merida, sempre più preoccupata.

Per tutta risposta, senza ancora guardarla, Hiccup solleva la mano dove tiene la gazzetta del profeta, che Merida attira a sé con un semplice incantesimo di appello.

Seguono alcuni secondi di silenzio nei quali Merida legge il giornale, e Hiccup la sente emettere un gemito di sorpresa.

-Dobbiamo salvarlo- esclama immediatamente dopo.

Hiccup se lo aspettava, e sospira seccato.

Scuote la testa, quasi impercettibilmente.

-Te l’ho detto, non era lui, era Nacho- insiste lei, guadagnandosi una fitta alla testa.

Hiccup stringe le spalle, non sa ancora se credere o no a queste supposizioni. Lo fanno sentire ancora più in colpa di quanto già non sia. Se davvero Sdentato è buono, e non ha colpe… lo avrebbe condannato a sofferenza eterna e forse anche morte… non sa proprio cosa fare.

-Senti, capisco che tu sia incerto, lo sono anche io, ma… almeno salvalo, mentre ci capisci qualcosa, salvagli la vita, perché se lo uccidono, e avevi torto su di lui… non potrai mai rimediare- gli suggerisce lei.

Hiccup non sa cosa ribattere, il suo ragionamento non fa una piega.

Ma come potrebbe mai riuscire a salvarlo, non ha nemmeno la bacchetta.

Scuote nuovamente la testa, ed esce.

-Diamine!- sente esclamare da Merida appena fuori dalla porta.

Di nuovo l’ha delusa, come sta deludendo tutti quelli che lo circondano. 

Il ragazzo drago, il traditore della memoria di sua madre, pericolo pubblico, tanti sono gli epiteti che gli vengono sussurrati alle spalle, e crede di meritarseli tutti. Anzi, dovrebbe averne di peggiori.

Si avvia nella stanza delle necessità, richiedendo un luogo silenzioso dove riflettere in pace senza essere disturbato, e poi si siede a terra, seppellendo il volto tra le braccia posate sulle ginocchia.

In mano stringe ancora il libro che Rapunzel gli ha consigliato: Racconti al calar del sole.

Era giustappunto arrivato all’inizio della terza storia quando Rapunzel lo aveva interrotto con quella pessima notizia.

In un disperato tentativo di distrarsi, Hiccup cerca il punto dove si era fermato  e legge avidamente la storia.

I due protagonisti, Marco e Star, sono in una complicata situazione nella foresta proibita, nella quale Star ha trascinato Marco nel desiderio di avventura.

Quei due personaggi ricordano a Hiccup molto il rapporto che c’è tra lui e Merida.

È un libro bellissimo, ma odia il modo in cui lo fa sentire.

Legge per un po’ la storia, una delle più lunghe del libro, fino ad arrivare al momento in cui Star rischia di morire, e l’unico modo per salvarla è lanciare un legame empatico tra lei e Marco, che però potrebbe finire per uccidere anche lui.

Legame empatico?

Ha sentito parlare di quell’incantesimo, uno dei più pericolosi al mondo.

È strano che se ne parli in un libro che teoricamente dovrebbe essere adatto anche a dei bambini.

Hiccup interrompe la lettura, pensieroso, e seguendo il flusso dei suoi pensieri la stanza delle necessità gli porge un libro sugli incantesimi leganti.

Lo sfoglia velocemente per raggiungere quello del legame empatico, senza sapere nemmeno il perché di tutto questo interesse improvviso per un incantesimo essenzialmente suicida e proibito.

“Legame empatico (formula vinculensus): uno degli incantesimi di legame più pericolosi e potenti. Lanciare un legame empatico su una persona lega in modo indissolubile la vita e le emozioni di quella persona a colui che lancia l’incantesimo. Una volta lanciato è irremovibile, e le due persone saranno legate per la vita. Se una verrà ferita lo stesso accadrà all’altra, sentiranno le stesse emozioni, avranno pensieri in sintonia e se una dovesse morire, anche all’altra accadrà la stessa sorte.

Un legame empatico può essere lanciato solo se i due soggetti sono in completa sintonia e sono legati da un vincolo indistruttibile. Se lanciato in modo scorretto o a un soggetto che non condivide alcun legame di affetto sincero, i due soggetti potrebbero rischiare entrambi la vita, per questo è molto pericoloso lanciare un incanto per creare un legame empatico”

Hiccup chiude il libro, e subito un altro gli compare tra le mani, senza neanche che lui lo debba richiedere alla stanza delle necessità.

“Processi ad animali fantastici degli ultimi 200 anni”

Lo sfoglia in fretta, cercando eventuali casi di animali e umani legati da vincoli magici di questo genere.

Un paio di casi, quindi è fattibile.

…se si sbaglia, in ogni caso, il peggio che potrebbe accadere è la sua morte, e in queste condizioni la vede quasi come una liberazione.

Il piano che gli si forma in testa è decisamente suicida… forse è il caso di non dire nulla a Merida, Jack o Rapunzel, ma deve agire in fretta.

Non sa neanche perché, ma per la prima volta da quando si è risvegliato, sente una grande forza dentro di sé.

Farà finalmente qualcosa!

Si alza in piedi di scatto pronto a precipitarsi da Sdentato per tentare l’incanto, ma dei problemi gli si presentano immediatamente davanti, mentre la parte razionale di lui inizia a sbloccarsi e a ragionare di nuovo.

Come riuscirà a lanciare l’incantesimo se non ha più la bacchetta. Come arriverà nel luogo dell’esecuzione, se non sa dov’è né come smaterializzarsi ed è uno dei peggiori del gruppo nello stare su una scopa.

Potrebbe usare la metropolvere per andare nel ministero e da lì scoprire il luogo, e questo è stato risolto, ma in quale ufficio dei professori può infilarsi senza che nessuno lo noti, e soprattutto che bacchetta potrebbe usare?

Sconsolato esce dalla stanza delle necessità, dicendosi mentalmente che forse è destino che finisca così, quando per poco non viene fatto cadere a terra da Anna, che arriva nella sua direzione come una furia.

-Oh, scusa Hiccup! Non ti avevo visto- mortificata, Anna controlla le sue condizioni. Hiccup la guarda confuso. Va bene che Anna è una tipa molto solare, allegra e buona, ma Hiccup non riesce a credere che lo stia trattando senza la minima nota di sospetto, ma come se fosse esattamente come prima che il drago venisse scoperto e lui si chiudesse a riccio in questo modo.

Le sorride cercando di ricambiare la normalità, ma Anna si rende comunque conto che qualcosa non va.

-Tutto bene? Spero di non averti colpito troppo forte- scherza, tirandogli una pacca sulla spalla.

Lui scuote la testa, per rassicurarla, proprio non riesce a parlare, e in ogni caso non crede che lei lo sentirebbe.

-Immagino che la situazione sia davvero dura per te in questo momento, ma si risolverà tutto. Sono sicura che tu e i tuoi amici troverete un modo di salvare il drago, ho fiducia in voi- lo rassicura, con un grande sorriso incoraggiante.

Hiccup sgrana gli occhi, ed emette un gemito sorpreso.

Anna è dalla parte di Sdentato?

Anna sembra interpretare il suo sguardo.

-Beh, se il drago è vostro, sono sicura che, nonostante non ci abbia dato una buona prima impressione, è sicuramente buono. Quindi sappi che hai una sostenitrice. Ora scusa ma devo andare. Devo raggiungere Elsa e Fly… Eugene, in biblioteca. Non riuscirò mai a ricordarmi il nuovo nome, mannaggia- e con un rapidissimo abbraccio che Hiccup non ha neanche il tempo di ricambiare, scompare via in tutta fretta, sempre come una furia.

La parte paranoica del cervello di Hiccup si chiede se non sia stata Lilli, e non Anna, a partecipare a quella strana conversazione, perché troppo assurda gli pare l’idea che davvero Anna si fidi così ciecamente di Sdentato solo perché è stato Hiccup ad addestrarlo, ma è un dubbio di pochi secondi, che non troverà mai risposta.

È ancora molto incerto sul da farsi, ma ha ancora due giorni interi dopotutto.

Sdentato verrà giustiziato di Domenica, e oggi è giovedì. Ha il tempo di dormirci sopra e realizzare il suo piano il giorno seguente, o quello successivo. Anche perché con tutto quello che sta accadendo quest’anno i GUFO sono decisamente a rischio, dato che il tempo per studiare è stato relativamente poco e sono quasi arrivate, in tutto il marasma, le vacanze di pasqua.

Mancano ancora alcune settimane, ma da lì in poi l’esame sarà solo una questione di tempo. 

Solo a pensarci gli viene davvero una grande ansia, anche se non è paragonabile alla forza del resto delle sue emozioni.

Respira profondamente, e controlla l’orario. Se si sbriga può ancora partecipare all’ultima ora prima di pranzo.

Ma il pensiero del suo drago lo accompagna per tutta la giornata, e non solo perché Rapunzel, con cui ha due ore di pomeriggio non fa che chiedergli se ha qualche piano o qualche idea per salvarlo e come può aiutare.

Almeno Jack, che sembra aver deciso di lasciargli spazio da quando si è svegliato, cosa che Hiccup apprezza, lo lascia in pace, ma Sdentato rimane onnipresente nei suoi pensieri.

E una volta a letto ha ancora nella testa l’immagine dei suoi occhi verdi che curiosi inseguono una luce da lui creata con uno specchietto per terra, i suoi occhi verdi che si alzano al cielo ogni volta che parla delle sue paranoie per sfogarsi, i suoi occhi verdi che lo guardavano preoccupati quando tutto trafelato era arrivato da lui dopo la prima prova, e confusi quando Merida aveva parlato di sua madre… già, lui era decisamente confuso, e spaventato, ma spaventato perché l’aveva fatto e temeva che Hiccup lo scoprisse o perché temeva di averlo fatto e non lo ricordava?

Hiccup sta addormentandosi, con pensieri vorticosi in testa, quando un’altra immagine, anch’essa ormai comune, dato che la scena della morte della madre gli passa in loop da quando si è svegliato, lo fa riflettere e gli instilla un dubbio nella mente.

Infatti, nell’immagine del ricordo appena avuto, con un primo piano degli occhi del drago che lo fissano e che lui vede come bambino, e non come ha visto la scena da adulto, gli occhi non sono neri, come nel ricordo che ha visto e che gli ha fatto spezzare la bacchetta, ma gialli… e ha le pupille ellittiche.

 

Il giorno dopo si sveglia con quell’immagine in testa, e la prima cosa che fa, prima ancora di fare colazione, dato che al momento non gli sembra molto importante, è avviarsi da Merida, ancora ricoverata in infermeria per un altro giorno, e che è talmente seccata dalla situazione che sta cercando di convincere l’infermiera a lasciarla andare così da poter andare a lezione.

Hiccup non riesce a trattenere un sorrisino quando la vede e la sente litigare con l’infermiera.

Gli manca, gli manca tantissimo, e forse, se davvero avrà il coraggio e la forza di fare quello che ha intenzione di fare, potrebbe non vederla mai più.

Decide di non pensarci, deve prima parlarci, e può per fortuna ancora farlo.

Si avvicina lentamente, cercando di farsi coraggio, e Merida finalmente lo nota, così come Mama Odie.

-Oh, Hiccup, come stai? Ti senti meglio?- chiede lei, squadrandolo da capo a piedi per essere sicura. Lui annuisce, e poi si rivolge a Merida, che capisce dal suo sguardo che finalmente ha in mente qualcosa, e gli sorride sollevata.

Si guardano per qualche secondo, poi entrambi lanciano uno sguardo eloquente all’infermiera, che capisce il messaggio e decide di lasciarli soli.

-Non stare troppo, la signorina Dumbroch ha bisogno di riposare- lo avverte, prima di sparire nel suo ufficio.

Hiccup annuisce una seconda volta, e quando è certo che sono soli nella stanza, si avvicina a Merida, e si siede nella sedia accanto al letto.

-Allora, qual è il piano?! Se quella infermiera rompi scatole non mi tenesse qui a forza potremmo risolvere oggi la faccenda, ma purtroppo non mi vuole liberare. Allora, ne hai già parlato a Rapunzel e Jack? Forse dovresti chiamarli così discutiamo insieme il miglior piano d’azione! Sapevo che saresti rinsavito- Merida inizia a parlare, esaltata, con un sorriso tutto denti davvero meraviglioso che Hiccup ha sempre adorato, e che gli mancherà un sacco. 

Perché qualsiasi sarà l’esito del suo piano, dubita che Merida gli sorriderà di nuovo tanto presto.

Le fa cenno di fermarsi, e Merida si zittisce, pronta ad ascoltarlo.

Lui prova a farle la domanda che gli preme, ma non ci riesce, le corde vocali non sembrano funzionare neanche con lei. 

-Scrivi- lo incoraggia Merida, facendo comparire con la bacchetta che tiene posata sul comodino un foglio di pergamena e una piuma.

In effetti è un’ottima idea. 

Hiccup scrive, e poi mostra il foglio a Merida.

“Di che colore è l’occhio di Nacho?”

Merida guarda la domanda confusa, e il suo sorriso sparisce.

-Cosa? Pensavo fossi qui per Sdentato, perché me lo chiedi?- è normale che non riesca a capire il nesso, neanche Hiccup lo capisce appieno, ma ha davvero bisogno di sapere se il ricordo è stato manomesso, perché inizia a sospettare che sia così.

Insiste a mostrare a Merida la domanda, e sospirando lei risponde.

-È in generale un triangolo giallo, e il suo occhio, non ha un colore, è semplicemente bianco con una pupilla ellittica nera. Anche se forse è interamente giallino chiaro ma non si nota perché è giallo di suo- risponde, ricevendo una grande fitte alla testa.

-Piantala, Nacho!- esclama rabbiosa verso la sua testa.

Hiccup è impallidito.

Quindi è stato davvero lui… almeno crede, è probabile. 

Dovrebbe ritornare nel ricordo, forse riuscirebbe a capire se è stato truccato.

Si alza di scatto e corre fuori dall’infermeria, ma Merida lo interrompe.

-Aspetta, e Sdentato?- chiede, preoccupata.

Hiccup si ferma.

Non può dirle niente, ma non vuole che lei stessa decida di fare qualcosa perché vede che lui non ha intenzione di agire.

Scrive qualcosa sulla pergamena che ha ancora in mano, e la mostra all’amica, con un sorriso incoraggiante.

“Domani agiamo” promette, anche se sa che non succederà. Lui domani sarà già da lui.

O almeno spera.

-Grazie al cielo sei tornato. Ammetto che mi eri mancato, dragone- lo prende in giro, regalandogli un ultimo sorriso.

Lui si volta per lanciarle un’ultima occhiata, e prova a sorriderle a sua volta. 

L’ultimo sorriso che potrebbero scambiarsi.

La saluta, ed esce.

Vorrebbe dirigersi immediatamente nell’aula dell’insegnante di storia della magia, ma viene purtroppo intercettato prima da Jack, che si offre di andare con lui a lezione, dato che hanno insieme le ore.

Hiccup acconsente, anche se è un po’ seccato.

-Amico, non lo farei, ma il grande capo mi ha chiesto di tenerti d’occhio- afferma alzando le mani in segno di scuse.

Hiccup piega la testa, confuso.

-Rapunzel. Teme che tu ti isoli ancora- si spiega meglio Jack, Hiccup fa cenno di aver capito.

Non gli parla per tutto il tragitto fino all’aula di Difesa contro le arti oscure.

In effetti, ora che Hiccup è più razionale, più attivo, e meno concentrato solo su sé stesso, nota che Jack non solo gli lascia più spazio, ma è anche particolarmente freddo.

Effettivamente è appena uscito dalla sua, di conseguenza causata dalla Setta Oscura, e in quel periodo era in generale scontroso con tutti, compreso Hiccup, ma non si aspettava che lo fosse ancora.

Vorrebbe chiedergli se va tutto bene, cercare di consolarlo e di indagare, ma non ha la voce di farlo, e dopotutto non ha neanche molto da dire. Entrambi, in quel momento, hanno il loro demone da affrontare.

E Merida ne ha uno vero in testa.

Decide di andare dall’insegnante di storia della magia a ora di pranzo. Deve sbrigarsi se vuole evitare di perdere tempo, ancora non sa neanche che bacchetta prendere, né che camino usare.

Forse dovrebbe andare a Hogsmeade, sicuramente ci sono meno misure di sicurezza, ma in quel caso deve sbrigarsi prima che diventi notte, altrimenti non potrà usare il passaggio di luce del quinto piano, che infatti funziona solo quando il sole è alto nel cielo.

L’ora di pranzo sarà il momento di agire.

 

Eppure è solo dopo cena, quando sia Rapunzel che Jack che Amy capiscono di averlo tallonato troppo e che è il caso che vada a dormire, che finalmente riesce a dirigersi vero l’ufficio della professoressa di Storia della magia, dove lo attende il pensatoio.

Ha tentato di scrollarsi di dosso Jack a pranzo, ma poi Rapunzel lo ha raggiunto e lo ha obbligato a mangiare anche se non voleva, obiettando che non aveva fatto colazione e doveva mettere qualcosa nello stomaco. 

Poi le lezioni pomeridiane le aveva passate con lei, e anche quelle con i Grifondoro erano state sorvegliate da Amy che aveva abbandonato le sue ricerche per appostarsi davanti alla porta per tenerlo d’occhio.

Forse Rapunzel ha imparato la legilimanzia, perché Hiccup non capisce come possa essere così lungimirante da sapere già che lui vuole fare qualcosa che sicuramente nessuno di loro approverebbe.

Per fortuna ha convinto almeno la gatta a lasciarlo andare da solo in sala comune, e riesce ad entrare silenziosamente nell’ufficio, sperando in cuor suo che Lilli sia in giro ad osservare reazioni della gente o da qualche altra parte a far danni.

Ma le sue preghiere non vengono ascoltate.

Una volta entrato sente la voce gracchiante della professoressa dai mille lavori che parla in tono lamentoso dall’altra parte dell’ufficio.

Per fortuna è di spalle alla porta, perciò probabilmente non lo ha visto.

Hiccup potrebbe prendere il pensatoio e guardare il proprio ricordo da qualche altra parte, oppure distrarla in qualche modo e farla uscire.

Si avvicina lentamente, cercando di non far rumore, e inizia ad ascoltare il discorso, che lo lascia di stucco.

-Uffa, papà, me lo hai già detto. E se anche Hiccup sospettasse qualcosa non credo che possa poi fare molto, e tu?- si lamenta infatti. Tiene l’indice premuto sulla mano come se si stesse sforzando per mantenere la concentrazione necessaria a comunicare. Hiccup rimane fermo ad ascoltarla. Forse potrà scoprire qualcosa sui loro piani, trovare la risposta alla sua importante domanda.

-Puoi piantarla di insultare i miei maglioni?! Sono meglio delle tue giacche dell’ottocento e il farfallino!- esclama lei, allontanandosi un po’ dalla porta sempre più a fondo nell’ufficio, dando completamente le spalle al pensatoio.

Hiccup però non sta più pensando al suo obiettivo primario, e si avvicina lentamente per ascoltare meglio.

Essere silenzioso come un fantasma in questa situazione ha i suoi vantaggi.

Ma Lilli non sembra essere intenzionata a rendergli la vita facile, e proprio mentre inizia ad esclamare un qualche insulto furente contro i cappelli a cilindro, si volta, e guarda fisso Hiccup, smettendo di scatto di parlare.

Si guardano per qualche secondo, poi Lilli distoglie lo sguardo, e finge di non averlo visto.

-Scusa, pensavo stesse per entrare qualcuno- continua a parlare con il padre come se niente fosse, e Hiccup non sa proprio che fare, così si limita a rimanere immobile.

-No, Hiccup non si è visto- afferma la non insegnante, lanciandogli una veloce occhiata divertita.

Il ragazzo è confuso.

-Tranquillo, ti ho già promesso che non gli dirò assolutamente nulla del ricordo, e negherò fino alla morte di averlo modificato. Certamente non ti tradirei mai dicendogli che eri tu a controllare il drago quella notte e che Hiccup lo ha solo… ok, scusa, smetterò di dire le cose ad alta voce, ma sei tu che non potevi aspettare che andassi a dormire- Lilli si rivolta di spalle, Hiccup è semplicemente a bocca aperta.

Davvero Lilli gli ha appena detto tutto… così. Dov’è il trucco?! 

Sempre che ce ne sia uno.

Tante emozioni diverse cercano di prevalere l’una sull’altra.

-Come “devo controllarlo”?! Papà ma dai fammi dormire in pace!- si irrita lei, poi si volta un secondo verso Hiccup e gli indica velocemente un vaso vicino al camino, per poi uscire, sempre parlando con il padre.

-Si, va bene, vado nel suo dormitorio- è l’ultima cosa che Hiccup sente prima che lei scompaia dalla portata delle sue orecchie.

Si avvicina al vaso, e all’interno vede della polvere volante.

Forse Lilli non è del tutto cattiva. Forse, in fondo in fondo, è anche dalla loro parte, e non solo da quella del padre.

Hiccup non crede come possa essere possibile, ma decide, non sa neanche lui perché, di fidarsi, e di andare a salvare Sdentato.

Ma con quale bacchetta?

La sua è distrutta, e dubita che potrebbe riaggiustarla entro Domenica, anche se porta sempre i pezzi con sé nell’inconscia speranza che possa riuscire a rimediare al danno fatto. Non ha nessuna bacchetta di scorta e non ne ha mai usata un’altra, anche se…

-Merida- gli esce un sussurro appena accennato, come se il suo subconscio cerchi di comunicare con lui.

Loro due sono legati da qualcosa di molto più potente della semplice amicizia, non a caso lui aveva trovato la sua perla e lei era stata portata dalla sua, durante la seconda prova.

Se c’è una bacchetta che può prendere in prestito questa è quella di Merida.

Si avvia velocemente verso l’infermeria, pregando che lei stia già dormendo, e per fortuna per una volta le sue preghiere vengono esaudite.

Profondamente addormentata, con il respiro regolare e i capelli sparsi disordinatamente sul cuscino, sorride leggermente e sembra in pace come Hiccup raramente la vede da sveglia.

È questa la Merida che Hiccup preferisce, quella che si nasconde dietro la maschera da dura e menefreghista che si è costruita attorno. Quella fragile e vulnerabile.

Come sentendo la sua presenza Merida sposta la mano e raggiunge quella di Hiccup, che sobbalza, e si affretta a prendere la bacchetta.

Teme quasi che essa si ribelli e lo picchietti in testa con furia svegliando poi la sua padrona, ma la sente obbediente, come se capisse l’importanza del suo scopo e pronta ad aiutarlo a raggiungerlo.

Tira un profondo sospiro, poi, pur sapendo di rischiare moltissimo nel farlo, si china per dare un bacio sulla fronte della sua migliore amica.

Teme possa svegliarsi, ma non può farne a meno. Potrebbe essere l’ultimo saluto che le rivolge.

Il sorriso della rossa si espande leggermente, e con le lacrime agli occhi Hiccup si allontana dal suo letto, diretto verso la porta dell’infermeria.

Sull’uscio, si gira un’ultima volta, e fa uscire fuori due parole nascoste da troppo tempo nel suo cuore, e che per quanto vorrebbe trattenere non riesce proprio a farlo.

-Ti amo- sussurra, così piano che neanche lui riesce a sentirsi, poi torna nell’ufficio dell’insegnante di storia della magia, pronto per usare la metropolvere sul suo camino e raggiungere il ministero.

Lì riuscirà a capire dove hanno messo Sdentato, troverà il luogo e fortunatamente riuscirà a salvarlo prima ancora che arrivi l’alba del giorno designato per la sua esecuzione. 

Per sua fortuna il ministero della magia è quasi deserto, e nessuno sembra notare Hiccup che esce lentamente dal camino guardandosi intorno.

La cenere lo ha coperto quasi del tutto, e cerca di toglierla alla meglio, e di non fare troppo rumore.

Il mantello dell’invisibilità di Jack gli farebbe proprio comodo.

Gli viene un’illuminazione, e solleva la bacchetta di Merida per usare su di sé un incantesimo di disillusione, ma si blocca prima ancora di pronunciare la formula, come bloccato da qualcosa.

Non è la bacchetta, la bacchetta sembra abbastanza servile, anche se è strano considerando che è ricavata da legno di platano picchiatore e che è appartenente oltretutto a Merida.

È lui però ad essere bloccato, e la sua magia.

Ma come farà a lanciare un legame empatico se non riesce neanche a farsi diventare invisibile?

Il suo piano è pieno di buchi, e Hiccup se ne rende sempre più conto, ma decide di non mollare.

Rinuncia a diventare invisibile e intasca la bacchetta. Per prima cosa deve trovare Sdentato, poi può avere tutti i complessi che vuole. Un ostacolo alla volta.

Si dirige il più cautamente possibile verso quello che pensa essere l’ufficio regolazione e controllo delle creature magiche, e per fortuna si imbatte solo una volta nel custode, che però non lo nota, dato che il buio e la cenere lo aiutano a mimetizzarsi.

Il suo cuore batte fin troppo velocemente. Qui non si parla più solo di essere accusato senza prove di aver nascosto un drago nella foresta per un tempo indefinito, sta violando la legge in maniera incontrovertibile. E non sa neanche esattamente perché e se questo sacrificio darà i frutti sperati o sarà solo una condanna per entrambi.

Quando raggiunge con difficoltà l’ufficio è sollevato nello scoprire che è vuoto, o almeno pare tale.

Entra con circospezione, e inizia a cercare qualsiasi cosa che possa ricollegarsi a draghi, a Sdentato o a esecuzioni.

Riesce infine a trovare lo schedario con le informazioni giuste, in fondo ad un corridoio e accanto a un armadio molto conveniente.

Inizia a studiare i vari fascicoli, cercando quello che gli sarà utile, ma proprio in quel momento sente la porta aprirsi, e due uomini entrano, abbastanza affaticati.

-Non potevi dirgli che ci occupiamo di animali, e non di pozioni?!- si sta lamentando uno.

Hiccup, in tutta fretta, si nasconde nell’armadio, cercando di non fare rumore, e per fortuna gli uomini sono troppo impegnati per accorgersi di lui.

-L’ho detto, ma lui ha archiviato il tutto dicendomi che sono quasi tutte pozioni per trasformare in lama parlanti o qualcosa del genere- si spiega l’altro, più affaticato del primo, con una voce rassegnata.

Hiccup, dal suo nascondiglio, aggrotta le sopracciglia. Lama parlanti? Sul serio?!

-Lama parlanti?- il collega da voce alla confusione del ragazzo -A maggior ragione, se è ancora quel trasformatore seriale che ci da rogne da qualche anno è un problema dell’ufficio della regolazione della legge sulla magia!- obietta poi.

-Dicono di essere troppo impegnati a catturare i lama parlanti. Senti, se sei venuto qui per lamentarti faccio io e tu puoi anche tornare a casa- il secondo sembra davvero stufo delle lamentele del collega.

Hiccup, dal canto suo, crede di avere appena capito molte più cose sulla lezione di pozioni.

Quindi Yzma non è del tutto pazza come lui credeva. 

-Lo faresti davvero?- chiede il collega speranzoso.

Il secondo sospira.

-Senti, tu va a preparare la passaporta per l’esecuzione di domani. Sai, quel drago nero. Qui ci penso io- taglia corto.

A Hiccup per poco non viene un colpo.

Come “domani”?! Pensava che l’esecuzione fosse domenica.

-Ma l’esecuzione non è dopodomani?- chiede il collega confuso, dando di nuovo voce ai pensieri di Hiccup, tanto che teme di averlo messo sotto controllo mentale accidentalmente.

-Doveva, ma poi hanno anticipato a Sabato, al tramonto. Marilis teme che qualcuno possa interferire. Bah, valla a capire quella donna! Comunque prendiamo una passaporta a mezzogiorno. Valla a preparare. Tanto lo sai il luogo- lo incoraggia.

-Ok, buona fortuna a catalogare pozioni- gli augura lui prima di uscire.

-Spero solo di non metterci tutta la notte- sospira il tipo rimasto solo nella stanza.

Hiccup si trova d’accordo. Deve trovare un modo di prendere la passaporta, e non può uscire finché il tipo non se ne va.

Rimane ad aspettare, ma il tempo si fa sempre più lungo, e alla lunga il suono meccanico di tante, troppe boccette di vetro che vengono prese, ispezionate e poi posate, è quasi una ninna nanna per lui, al buio, stanco per non aver dormito e bloccato dov’è senza possibilità di uscita o di fare qualsiasi cosa.

Si addormenta senza che riesca a controllarlo, e non fa i migliori dei sogni.

 

È la bacchetta di Merida che lo picchia ferocemente in testa a svegliarlo. La luce del sole filtra dal sotto l’armadio, segno che ormai è già l’alba, o forse piena mattina, e Hiccup ha dormito tutta la notte.

È un miracolo che non l’abbiano scoperto.

Prende in mano la bacchetta fermandola per evitare che faccia troppo rumore, ma sembra che la fortuna che lo ha accompagnato fino a quel momento si stia per esaurire.

Infatti sente dei passi avvicinarsi nella sua direzione, e capisce perché la bacchetta lo ha svegliato, anche se potrebbe benissimo essere stata spinta da Merida che forse si è svegliata e si è vendicata in questo modo a distanza di quello che Hiccup ha fatto.

-Da dove viene tutta questa cenere?- chiede infatti la voce del tipo che ha lavorato tutta la notte, e Hiccup trattiene il fiato, terrorizzato.

Senza che possa farsi venire in mente nessuna idea per evitare che l’inevitabile accada, le ante dell’armadio si aprono, e Hiccup si ritrova faccia a faccia con un signore attempato con occhialetti tondi che circondano due occhi sorpresi.

Ci sono alcuni secondi di silenzio e shock, nei quali Hiccup crede che il suo cuore non reggerà alla tensione e morirà da un momento all’altro, poi la bacchetta di Merida si muove da sola, e, sempre stretta nella presa poco serrata di Hiccup, schianta senza tanti complimenti il malcapitato.

Hiccup sobbalza, e sussurra delle scuse che non riesce a pronunciare, guardando poi sorpreso la bacchetta.

Ma non ha tempo di sorprendersi, deve rimediare alla situazione, e raggiungere la passaporta il prima possibile.

Il sole è sorto da poco, e la stanza è ancora deserta, ma Hiccup sente che non sarà ancora per molto.

Su una scrivania poco distante sono posizionate centinaia di boccette diligentemente classificate con la loro targhetta, e Hiccup supera con un balzo il lavoratore per cercarne una che possa fare al caso suo.

Oltre una quarantina che trasformano in lama parlanti, venti sono filtri d’amore, diciassette sono antidoti a veleni comuni e ci sono altrettanti veleni comuni. Ma sono quattro fiale, quasi nascoste da una manciata di intrugli confondenti, che si rivelano essere la soluzione: pozione polisucco.

Sente dei passi e un vociare di persone avvicinarsi, e si affretta a prendere una fiala e un capello del povero malcapitato svenuto accanto all’armadio, poi la beve senza pensarci due volte.

Mentre si trasforma, cerca un modo di nascondere il corpo incosciente, ma è troppo pesante per lui.

Dopo qualche tentativo a vuoto, la bacchetta di Merida sembra perdere la pazienza e lo solleva in volo facendolo andare a sbattere dentro l’armadio.

Hiccup chiude le ante e ringrazia la bacchetta con un cenno prima di intascarla nuovamente.

Per risultare più credibile decide di prendere anche quella del tipo occhialuto, ma si ripromette di lasciarla lì prima di prendere la passaporta in modo da fare in modo che gli ritorni indietro.

Poi raggiunge la scrivania con le pozioni appena in tempo prima che alcuni uomini e donne venuti lì per lavorare entrano nell’ufficio chiacchierando.

Un altro signore, con prominenti baffi e capelli biondi e corti, gli si avvicina con un bicchiere di burrobirra e una ciotola di zuccotti di zucca che posa sulla scrivania, accanto ad alcune pozioni.

-Sei rimasto qui tutta la notte?- chiede preoccupato, Hiccup accenna un sorriso, cercando di non far vedere che non ha la più pallida idea di chi questo signore sia e di non potergli neanche rispondere. Il non parlare sarà davvero difficile per mantenere segreta la sua vera identità.

-La prossima volta quelli dell’ufficio per l’applicazione della legge sulla magia se la vedranno con me! Non possono farti lavorare così tanto- si lamenta lui, Hiccup alza le spalle rassegnato. Riconosce la voce, è quello incaricato di sistemare la passaporta che era con lo schiantato la notte prima. 

-Tieni, ti ho portato la colazione.- Hiccup prende la burrobirra per non destare sospetti e inizia a sorseggiarla, attento alla conversazione e per avere una scusa per non parlare.

-Ammetto di essermi preso un colpo stamattina quando non ti ho visto a casa. Hai sentito che Haddock è scappato da Hogwarts, stanotte?- continua il collega, mettendosi nella scrivania vicino a quella di Hiccup. Il ragazzo sputa la burrobirra, sorpreso da questo improvviso parlare di lui. Davvero se ne sono accorti così in fretta e la notizia è già arrivata al ministero? Quindi ora è un ricercato? Perfetto, gli ci voleva proprio!

-Lo so, spaventoso. Cioè, so che tu sei pro-draghi, ma questa faccenda è davvero inquietante. Spero proprio che non arrivi qui. Per fortuna ho nascosto bene la passaporta nell’ufficio misteri, e Marilis ha fatto in modo di tenere l’ubicazione del drago del tutto nascosta. Quella donna a volte mi inquieta per quanto è lungimirante- continua a sparlare il tipo, prendendo uno zuccotto di zucca.

Hiccup annuisce, e ne prende uno a sua volta, poi si esibisce in un convincente sbadiglio, e si massaggia gli occhi sotto gli occhiali per dimostrare di essere davvero stanco.

L’amico sembra capire, e gli si rivolge con affetto.

-Hey, perché non ti vai a riposare? Hai lavorato un sacco e avremo bisogno di te questo pomeriggio. Abbiamo ancora sei ore prima di prendere la passaporta, vai un po’ a casa. Ti copro io con il capo- gli fa un occhiolino, e gli tira una pacca sulla spalla.

Hiccup gli sorride riconoscente, e dopo aver preso un altro zuccotto di zucca perché sono i suoi dolci preferiti e non mangia da davvero troppo tempo, esce in tutta fretta dall’ufficio regolazione e controllo delle creature magiche, e raggiunge, cercando di non dare nell’occhio, l’ufficio misteri. 

Prima di entrare tira un profondo respiro per prepararsi, poi getta a terra la bacchetta del tipo che sta impersonando ed entra.

Poche sono le persone a lavoro, e l’ufficio è davvero immenso e caotico esattamente come viene descritto in Harry Potter.

Quando finalmente, dopo ore di ricerche a vuoto e il camuffamento ormai del tutto andato via, riesce a trovare un oggetto abbastanza simile alla concezione che ha lui di una passaporta, ovvero un cappello a cilindro babbano buttato lì a caso, sente la porta dell’ufficio aprirsi, segno che hanno trovato il tipo schiantato, e a giudicare da quanto è legato al collega che ha offerto a Hiccup la colazione, la folla che ora lo sta cercando non ha sicuramente intenzioni amichevoli.

Prende il cilindro cercando di attivarlo, ma lo farà da solo a mezzogiorno.

Hiccup non ha tutto questo tempo.

Si  mette a correre con il cilindro in una mano e prende la bacchetta con l’altra battendo sopra la passaporta cercando in tutti i modi di attivarla.

-Signor Haddock, dovunque tu sia arrenditi immediatamente! Non potrai uscire di qui!- sente una voce che lo chiama, ma lui non demorde, e continua a correre, cercando di fare meno rumore possibile ma fallendo miseramente. Soprattutto quando, giunto alla sezione profezie, urta per sbaglio uno scaffale e molte di esse cadono a terra.

Hiccup tenta di afferrarne quante può, ma questo lo rallenta, e lo fa finalmente scoprire.

-Eccoti, traditore!- lo riprende un signore anziano, puntandogli contro la bacchetta.

Hiccup alza le mani in segno di resa, pur tenendo sempre stretti in mano bacchetta e passaporta.

Una decina di uomini e donne lo circondano, tenendolo sotto tiro.

“Per favore, ascoltatemi” vorrebbe dir loro, ma non riesce a parlare.

Indietreggia lentamente, anche se dietro di sé c’è solo l’ennesimo scaffale di profezie.

-Ora, posa lentamente il cappello e la bacchetta a terra- gli intima l’anziano.

Hiccup, continuando ad indietreggiare, urta di nuovo lo scaffale, facendo cadere un altro paio di profezie, prese al volo dai maghi, che in questo modo si distraggono il tempo sufficiente da permette a Hiccup di scappare in tutta fretta.

Una sola profezia riesce a cadere a terra, e il suo contenuto inizia a echeggiare, mischiandosi ad altre cadute precedentemente, per tutto l’ufficio misteri.

“Le quattro bacchette la luce daranno 

se i quattro ragazzi le impugneranno”

Hiccup sgrana gli occhi? È la filastrocca contenuta in “sonetti di uno stregone”.

“da un cuore giocoso, una vita spezzata

la prima bacchetta verrà conquistata

capace sarà di creare del ghiaccio 

candida neve e volo a casaccio”

Si riprende, e continua a scappare, evitando per un soffio i vari raggi schiantanti della folla che lo insegue.

“nell’anima dolce, solare e aggraziata 

la seconda bacchetta troverà un’alleata

con il potere del sole racchiuso 

capace di curare ogni minimo abuso”

Un raggio di luce quasi lo colpisce in faccia, Hiccup si butta a terra, e inizia a strisciare cercando di non farsi vedere. 

“un ragazzo con immensa lealtà

la terza bacchetta impugnerà

con sicurezza, amore e modestia

potrà controllare ogni singola bestia”

Questo verso lo blocca di scatto, sente i resti della sua bacchetta ancora in tasca che vibrano, e il suo cuore sprofonda pensando a Sdentato.

“da un carattere forte, ribelle e sfrenata

la terza bacchetta verrà agitata

e con precisione quasi allarmante

combatterà in maniera incessante”

Come sentendosi chiamata in causa, proprio quando Hiccup sta per essere preso con la forza da un tipo che si è reso conto della sua apparente crisi interiore, la bacchetta di Merida si solleva in volo e schianta due nemici, per poi mettersi in mano di Hiccup e farlo tornare in piedi.

“Loro soltanto salvarci potranno 

appena compiuto il diciassettesimo anno

Insieme, una squadra saranno vincenti

ma se separati torneranno perdenti”

Questa strofa Hiccup non l’ha mai sentita. Aveva ragione a credere che la filastrocca fosse spezzata e mancasse un pezzo.

Ma non ha tempo di rifletterci. Raggiunge a fatica la porta, ma gli viene sbarrata davanti. Tutti i membri del ministero lo circondano di nuovo.

“senza aiuti, persi nel vuoto 

senza risposte, futuro ignoto

Una strada da soli intraprenderanno

e il nostro avvenire proteggeranno”

Sembra finita, ma Hiccup non ha fatto tutta questa strada per arrendersi. Solleva la bacchetta.

-Non muoverti di un altro passo, Haddock!- lo intima il membro anziano.

-Mi dispiace- sussurra il ragazzo, pur consapevole che nessuno lo riesce a sentire. Poi colpisce forte il cappello, desiderando che la passaporta si attivi.

“E per la pace un sacrificio…” l’ultima strofa viene interrotta di scatto mentre Hiccup scompare dalla stanza delle profezie, e viene trasportato in un campo verde e rigoglioso.

Sacrificio, che sacrificio?

Hiccup fa dei respiri profondi, e lascia andare il cappello, sdraiandosi più comodamente sull’erba, con il cuore che batte fortissimo.

Si solleva lentamente, e intravede un’arena di fortuna costruita a qualche centinaio di metri di distanza.

Sdentato è lì, lo sente, lo percepisce.

Non si era accorto di quanto gli fosse mancato fino a quel momento.

Con un profondo nodo allo stomaco, si alza in piedi, con la bacchetta di Merida che freme nelle sue mani e una grande speranza nel cuore.

È arrivato finalmente a destinazione. Ma sa che è solo l’inizio, e sfide ancora più dure lo attendono.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ok, non mi regolo.

E non per l’aggiornamento, ma perché sono già 22 pagine e non ho scritto un cavolo di quello che avrei dovuto scrivere davvero.

Se continuavo direttamente qui il resto uscivano almeno 40 pagine, forse anche di più.

E soprattutto un sacco piene.

Insomma, anche se è un capitolo fondamentalmente di passaggio, ci sono un triliardo di cose che succedono anche qui: un sacco di Mericcup feels (aww); tensioni tra Jack e Hiccup che fidatevi saranno importanti; Lilli e il suo strano conflitto con il padre; Backstory di lama parlanti e Yzma; una caratterizzazione per la bacchetta di Merida; pettegolezzi d’ufficio (a proposito, i due tizi comparsi random dalla relazione non definita sono praticamente inventati da me e non saranno molto importanti, ma io li adoro comunque); e soprattutto la profezia si è ampliata, manca solo l’ultimo pezzo.

Insomma, è un capitolo di passaggio anche questo, ma è davvero pieno di cose.

Il prossimo non dovrebbe arrivare tra molto, ne ho già scritto un pezzo perché pensavo di far uscire un capitolo unico e comunque ho progettato tutto.

E con tutto intendo che ho progettato (approfittando di un paio di ore buche a scuola) tutti i capitoli, dal primo all’ultimo. Saranno circa una cinquantina in totale, ma se il contenuto sarà troppo lungo, come accaduto qui, potrebbero aumentare di numero.

E fidatevi se vi dico che non avete ancora visto niente. Succederanno davvero un sacco di cose a questi poveri quattro ragazzi.

Per ora godetevi i casini di Hiccup, e spero che gli altri tre non vi mancheranno troppo nel prossimo capitolo. In quello successivo ritorneranno in grande splendore.

Cercherò di rispondere a tutte le recensioni il prima possibile, ma già vi ringrazio tantissimo per il sostegno e per l’apprezzamento che nonostante gli alti e i bassi continuate a dare a questa storia.

Grazie davvero tantissimo.

Spero che il capitolo vi piaccia, e se avete domande, dubbi, commenti o annotazioni non esitate a farmelo sapere.

Un bacione grandissimo e alla prossima :-*

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Capitolo 29
*** Il legame empatico parte 2 (ovvero, come salvare il proprio migliore amico in modo poco legale) ***


Capitolo 27: Il Legame empatico parte 2

ovvero

Come salvare il proprio migliore amico in modo poco legale

 

Malefica osserva seccata il drago che dorme in lontananza, a denti stretti.

Non riesce a credere di doverlo uccidere. Non che gli sia simpatico o altro, ma è il suo drago, l’ultimo rimasto, e la irrita un po’ il fatto di non riuscire più a controllarlo come un tempo per colpa di uno stupido ragazzino con una bacchetta potente e un cuore puro.

Un drago che lei stessa ha creato dall’oscurità più profonda e le tenebre più oscure. E Omega era sempre stato il migliore tra tutti.

Sbuffa, seccata, e proprio in quel momento una voce che si infila prepotentemente nella sua testa facendole venire una fitta la fa sobbalzare.

“Hiccup è lì!” la avverte la voce rarefatta di Bill.

In quel preciso momento un gufo del ministero entra dalla sua finestra per consegnarle una lettera.

“Il giovane Haddock ha preso la passaporta. Sta arrivando lì”

Non riesce a fare a meno di pensare che per una volta Bill è arrivato in ritardo, ma un’altra fitta alla testa, più forte di quella di prima, la mette in guardia che fare certi pensieri sul proprio capo non è cosa poi molto saggia.

“Devi ucciderlo!” le ordina poi.

Malefica si blocca.

Ucciderlo?

Perché mai Bill Cipher vorrebbe Hiccup morto? Già aveva tirato una filippica di ore, quando erano tornati acciaccati dopo la terza prova, sul fatto che non dovevano ucciderli perché gli servivano vivi… perché mai adesso Hiccup sarebbe dovuto morire.

Non aveva alcun senso per la corrotta dall’oscurità.

Per sua fortuna Bill quel giorno sembrava in vena di chiacchiere.

“Posso permettermi di sacrificarne uno, e quest’uno deve essere Hiccup. Deve morire!” spiegò brevemente, con un’ulteriore fitta.

-Certo padrone- acconsentì lei, prendendo la propria bacchetta e lanciando un’ultima occhiata verso il drago dormiente prima di avviarsi fuori dall’edificio.

 

Hiccup sospira, e si prepara a superare il più in fretta possibile i pochi ma infiniti metri che lo separano dal drago.

Sicuramente i membri del ministero si materializzeranno lì il prima possibile e avvertiranno Malefica, o peggio, suo padre.

Davvero Hiccup è arrivato al punto di considerare suo padre un rischio maggiore rispetto ad un membro potentissimo, immortale e impregnato fino al midollo di cattiveria della setta oscura?

Forse dovrebbe rivedere le sue priorità.

Ridacchia sommessamente pensando al libro di Harry Potter, e subito il suo sorriso si congela quando si ricorda che ha lasciato Merida a Hogwarts, probabilmente in un modo che non lo farà mai perdonare e le ha rubato la bacchetta.

Ma non ha tempo di perdersi in pensieri sul futuro, anche perché è improbabile che dopo tutte le cose illegali che sta facendo ne avrà ancora uno.

Raggiunge all’erta il portone dell’arena dove il drago è stato rinchiuso, e dopo aver tirato un profondo sospiro per prepararsi, riesce con una certa difficoltà ad aprire le porte, ed entra titubante nell’arena.

La vista di Sdentato, a pochi metri da lui, addormentato e sofferente, gli provoca una fortissima fitta al cuore, non sa dire se per l’affetto che ancora prova per lui e per il ricordo di quello che gli ha visto fare a sua madre.

Con la bacchetta di Merida stretta tra le mani con la massima forza, come un appiglio importante, gli si avvicina a piccoli passi, cercando di captare ogni suo piccolo movimento ed agire di conseguenza, ma il drago sembra completamente inerme.

-Sdentato?- prova a chiamarlo una volta arrivato più vicino ma non abbastanza da permettere al drago di decapitarlo in un secondo.

Più si avvicina più sente che la voce gli sta tornando, anche se non è sicuro che il drago lo riesca a sentire.

Ma Sdentato si muove leggermente, e apre con difficoltà un occhio, verde come Hiccup lo ricorda.

Un leggero sollievo lo avvolge. È Sdentato, è lui, non l’ha perso del tutto. 

Un leggero sorriso gli torna alle labbra, e solleva una mano per avvicinarla al drago, cercando di trasmettergli sicurezza, calma, familiarità.

Sdentato però richiude gli occhi e si riaccascia a terra, completamente privo di spirito e voglia di vivere.

-Sdentato- Hiccup lo prova a richiamare, la voce più sottile di prima che neanche lui riesce a sentire.

-Bene bene bene, chi abbiamo qui?- una voce ormai tremendamente familiare fa sobbalzare il ragazzo, e mette sull’attenti il drago, come se si risvegliasse da una trance.

Gli occhi di Sdentato diventano neri come l’inchiostro.

-Malefica- sussurra Hiccup voltandosi a guardarla con astio e stringendo sempre più forte la bacchetta di Merida, che però sente più restia a collaborare.

-Scusa, caro, non ti sento. Sembra che la bacchetta che ti dava il controllo totale sulle creature ti abbia tolto le voce, oltre che il drago- lo provoca Malefica, materializzata davanti all’entrata dell’arena, e bloccandogli ogni via d’uscita.

Non che Hiccup voglia uscire.

Dopo averle lanciato un’occhiataccia si volta nuovamente verso Sdentato, e prova a parlargli, anche se la voce sembra essere del tutto scomparsa.

E rimane ancora più senza parole davanti al drago, che si è alzato ed è pronto ad attaccare, e lo fissa con gli occhi neri come l’inchiostro. Hiccup sente di essere tornato alla prima volta in cui l’ha visto, ma non ha più la bacchetta con sé, e non sa proprio come liberarlo senza.

All’improvviso tutti i suoi piani e le sue idee sembrano completamente infattibili. Cosa gli è saltato in mente?!

-Non sprecare fiato che non hai “Drago Nero”. Non lo puoi più controllare- gli rivela Malefica, malevola, avvicinandosi e prendendo la propria bacchetta, puntata verso il drago, che si avvicina a sua volta pronto ad azzannarlo o a sputargli fuoco contro.

Hiccup non sa che fare, e non riesce a non indietreggiare, iniziando a spaventarsi. 

Si sente ancora vuoto, non ha idee, e non crede che Malefica gli darà il tempo di riordinare i suoi confusi pensieri.

Rivedere Sdentato, soprattutto in questo stato, lo ha davvero destabilizzato.

-Omega, uccidi- ordina Malefica, tranquillamente, e Hiccup riesce a malapena a buttarsi da un lato prima che una fiammata investa il luogo preciso dove si trovava pochi secondi prima.

No! Non lo accetta. Se Malefica lo vuole uccidere deve farlo di persona, perché non morirà a causa di Sdentato. Si rifiuta.

Si rialza in piedi in fretta, la bacchetta di Merida freme di rabbia e indignazione, e lancia in fretta schiantesimi contro Malefica, che li para senza problemi.

Il fatto che è Hiccup a usare la bacchetta è sicuramente un punto a sfavore del ragazzo, che evita con sempre maggiore difficoltà i colpi del drago, che non sembra affatto incline a non seguire gli ordini della padrona.

-Basta, ragazzino! È finita! Hai perso!- Malefica inizia ad irritarsi, e lo disarma facilmente, facendolo poi crollare a terra, a pochi centimetri dal volto infuriato del drago.

Lo guarda negli occhi, ancora neri come pozzi bui.

-Sden…- prova a chiamarlo, ma lui apre la bocca, pronto a sparare un getto di plasma bollente.

Hiccup chiude gli occhi, preparandosi a fare la stessa fine di sua madre e dicendo un addio mentale a Merida.

Ma il plasma non arriva.

Apre un occhio confuso, e per un attimo, solo per un attimo, il suo sguardo si posa negli occhi del vero Sdentato, il suo Sdentato, che lo guarda terrorizzato e incredulo, senza riuscire a lanciare il colpo fatale.

Ma è questione di un solo secondo, perché subito dopo un getto schiantante fortissimo lo fa indietreggiare, e tornare rabbioso come prima.

Hiccup volta la testa in direzione dell’origine del getto, sicuro di trovarci la bacchetta di Merida, ma essa giace a pochi metri da lui, in tutt’altra direzione.

Malefica è sparita, e l’origine dell’incantesimo è l’ultima persona che Hiccup vorrebbe vedere.

-Hiccup! Che cosa ci fai qui?!- chiede furente Stoik l’immenso, con la bacchetta puntata contro Sdentato, che gli ringhia contro ma si tiene a distanza.

-P… papà?- chiede lui, ma gli esce un pigolio come di un pulcino. E in ogni caso il padre non lo può sentire.

Stoik sembra parecchio arrabbiato, e leggermente preoccupato.

Lo prende con forza per un braccio, facendogli anche male, e lo trascina fuori dall’arena.

La bacchetta di Merida lo segue, e finisce in mano a Hiccup, che la stringe cercando conforto, come se stringesse la mano dell’amica.

Apre la bocca per spiegarsi, ma poi la richiude, senza sapere cosa dire.

E poi il padre non lo sentirebbe, in ogni caso.

Neanche il padre non sa che dire, e continua a trascinarlo dentro l’edificio adiacente l’arena, in silenzio, per quattro rampe di scale.

Apre una porta, e lo spinge dentro quella che sembra una misera camera da letto sgangherata, prendendo dalle sue mani la bacchetta di Merida, che Hiccup non riesce a trattenere.

Hiccup, non aspettandosi questa forza, cade a terra, e rimane lì seduto, a testa bassa, e in silenzio.

-Io… non so cosa fare con te, ragazzo!- Stoik si porta una mano sul volto, e sospira.

Sembra deluso. Beh, non è una novità.

-Ora rimarrai qui. Vado a preparare una passaporta per farti tornare a Hogwarts, per il momento. Ma il ministero non è affatto contento- fa per chiudere la porta, ma esita, e lancia un’altra occhiata al figlio, lo sguardo indecifrabile.

Scuote la testa, senza aggiungere altro, e chiude la porta, lanciando un incantesimo per sigillarla.

Hiccup avrebbe tante cose da dire, tanto da urlare, tanto di cui sfogarsi, ma la voce non gli esce, e la cosa lo irrita immensamente. 

Ma cosa gli è saltato in mente?!

È diventato un criminale, magari lo sbatteranno ad Azkaban, e per cosa?! Per l’assassino di sua madre, che comunque non riuscirà a salvare. Perché è così debole?!

Ha decisamente pensato troppo di se stesso. Ma come ha potuto pensare di riuscire senza bacchetta e senza magia a salvare un drago controllato da Malefica e portarlo via sotto il naso dell’intero ministero della magia. E se anche ci fosse riuscito, cosa avrebbe fatto dopo?! Si sarebbe dato alla macchia? Con la bacchetta di Merida, senza magia e senza voce con un drago facilmente rintracciabile. Era stata un’idea decisamente stupida!

Si butta sul letto, seppellendo il volto sotto il cuscino. Come ha potuto pensare di riuscire a salvare Sdentato se neanche lui per primo doveva essere salvato. Cosa aveva nella testa?!

Sembrava aver deciso di buttare alle ortiche la sua vita come se non esistessero conseguenze. Insomma, sta interpretando il ruolo di Merida, e non è qualificato per farlo e non sa come concludere in modo positivo la recita. Lui è Hiccup, non Merida. Non ha la sua fortuna e non è forte neanche la metà di lei!

Forse, in questa situazione, deve essere Hiccup, solo Hiccup.

Ma da quando ha rotto la bacchetta non si sente più se stesso. E lo odia!

Odia che controllare gli altri sia una parte così importante di sé. Che il suo potere così orribile lo condizioni così tanto.

Anche se forse… forse Merida ha ragione, e nel suo potere libera anche gli altri dal controllo.

Come nel caso di Sdentato.

Ma se la bacchetta è rotta, come diavolo può liberarlo, in ogni caso?!

Vuole urlare, ma ovviamente non ci riesce. E non riesce a farsi venire qualche idea. Sembra completamente bloccato.

Mai come in quel momento vorrebbe sentire le parole rassicuranti di Rapunzel, o ricevere uno schiaffo da Merida che cerca in modo poco convenzionale di farlo tornare in sé. O essere il soggetto di una battutina irritante di Jack che prova a sollevargli il morale e viene prontamente zittito da un’occhiataccia di Rapunzel che lo riprende dicendo che non è il momento giusto per gli scherzi. Gli mancano già tantissimo, tutti quanti.

Soprattutto Merida, però.

Si pente amaramente di non averle detto nulla, neanche a lei. Probabilmente aveva paura, paura di quello che avrebbe detto, paura che lo fermasse, paura che non lo fermasse. 

Perché lui aveva già messo in conto che non sarebbe mai tornato, che non l’avrebbe mai più rivista. Che non avrebbe rivisto nessuno.

E come può salvare Sdentato se da già per scontato di non farcela?!

Pensare a Merida, però… inizia a smuovergli qualcosa dentro. Suo padre ha detto che lo trasporterà a Hogwarts, quindi tempo un’ora e potrebbe rivederla.

Ma come può farlo? Lei, Jack e Rapunzel hanno fatto di tutto per Sdentato, non può tornare e guardarli negli occhi dando prova che ha fallito senza neanche provarci davvero.

Immagina il tetro futuro che gli si prospetta all’orizzonte. 

Vivere con la consapevolezza di aver permesso che Sdentato venisse giustiziato. 

Vivere in un mondo dove ha deluso Merida.

Un mondo senza Sdentato.

Senza andarlo a trovare ogni volta che aveva un secondo libero. 

Senza dargli da mangiare condividendo alle volte anche il pessimo cibo che gli propinava. 

Senza volare sulla sua groppa di sera.

Senza progettare sempre nuovi modi per aiutarlo a volare di nuovo e senza parlare con lui.

Senza confidargli i suoi problemi e sentire che lui capiva, e che lo ascoltava veramente.

Senza… senza… come può vivere senza Sdentato?!

Si alza di scatto dal letto, mettendosi a sedere.

No! Non può permettere che gli facciano del male! Non può permettere che Sdentato venga ucciso!

Deve salvarlo, a qualsiasi costo!

E deve assolutamente tornare a Hogwarts, tornare da Merida! Scusarsi per quello che ha fatto e aiutarla a superare i suoi demoni. Anzi, il suo demone triangolare giallo personale. 

Come può essere stato così egoista da pensare di lasciarla sola e morire con Sdentato.

Perché era chiaramente il suo intento quando ha deciso di tentare la missione suicida.

Deve uscire da lì!

Ma come può senza la bacchetta di Merida?

La soluzione è semplice, ma esita un po’ a farla arrivare nella sua mente e ad accettarla.

I pezzi della sua bacchetta sono in tasca, li prende in mano senza neanche pensarci per davvero, e li osserva, esitando un attimo.

Vibrano, come pronti ad agire. Sembrano non vedere l’ora di riunirsi e aiutarlo a salvare Sdentato, più ubbidienti della bacchetta di Merida ma con la stessa forza.

Si sente più sicuro stringendoli. Avvicina i due punti di rottura, e un’enorme forza che credeva spenta in lui sembra accendersi, così come il blocco in gola inizia a sciogliersi.

Chiude gli occhi, concentrandosi, cercando di non avere dubbi. Deve salvare Sdentato e deve tornare da Merida. 

Avverte oltre le palpebre chiuse un lampo di luce molto simile a quello avvenuto alla rottura della bacchetta, ma questa volta non parte dalla stessa, ma sembra provenire da tutto intorno a lui e confluire su di essa.

Per un momento, Hiccup si sentì sopraffatto da un’energia indescrivibile che non riesce a controllare appieno, poi apre gli occhi, e per la prima volta da giorni si sente completo, forte e sicuro.

Incredibilmente sicuro di sé e del suo piano suicida, anche se una piccola macchia rimane nel suo cuore, e una piccola crepa nella bacchetta.

Ha davvero liberato Sdentato?

Perché effettivamente osservando con occhio logico la situazione, tutte le prove sostengono il contrario. Ma Hiccup non ha tempo per i ripensamenti, anzi ha un piano per dimostrare a sé stesso e a tutti i membri del ministero che non controlla Sdentato, ma lo libera. 

E se non dovesse funzionare… beh… lo controllerà per davvero, porterà da qualche parte e lo lascerà libero. Magari in Antartide o in qualche altro luogo dove è improbabile che ammazzerà troppe persone innocenti. Un luogo dove forse potrà allontanarlo da Malefica.

In ogni caso non può neanche volare da solo.

E non può assolutamente permettere che lui muoia, a prescindere da quello che ha fatto.

Ma prima di tutto deve uscire da lì, e possibilmente trovare la bacchetta di Merida, anche se non conta di usarla più, ora che ha aggiustato la propria. Ma può sempre tornare utile.

-Alohomora- sussurra alla porta, felice di notare che la voce è tornata, anche se sembra avere il raffreddore.

La porta si spalanca obbediente, e Hiccup caccia fuori la testa per guardarsi intorno e controllare di essere solo nel corridoio.

Appurato questo, esce e si chiude la porta alle spalle.

-Desilludo- si lancia contro un incantesimo di disillusione, che lo rende perfettamente mimetico, anche se con meno efficacia del solito.

Si dice che è normale, dato che la bacchetta è stata appena riparata, e si promette di utilizzarla con attenzione.

Se si muove lentamente, però, o se sta fermo, dovrebbe risultare praticamente invisibile.

Ma non ne ha bisogno adesso che è solo, perciò inizia a correre, deciso a raggiungere l’arena il prima possibile.

Arriva al primo piano, quando dei passi lo fanno stringere contro il muro, all’erta.

Poco dopo da dietro l’angolo passano Stoik e Marilis, o meglio, Malefica, che sembrano discutere.

Stoik è decisamente irritato. Tiene in mano un calzino destro. Probabilmente uno spaiato separato dal sinistro rubato da un orco. 

Hiccup osserva che suo padre deve decisamente detestarlo se vuole usare un dannato calzino per portarlo a Hogwarts, ma si dice che probabilmente se lo merita.

Marilis è più tranquilla, o almeno lo sembra all’apparenza, ma gli occhi sono gelidi e le labbra sottili.

-Non capisco le tue insinuazioni, Stoik. Sto solo dicendo che è meglio che consegni io personalmente la bacchetta alla signorina Dumbroch piuttosto che portarla con la passaporta. Hiccup potrebbe usarla ancora- sta dicendo la strega, e Hiccup sobbalza.

La bacchetta di Merida. Malefica non può prenderla! Regalerebbe alla setta oscura un vantaggio non indifferente.

Come ha fatto a non pensarci prima?!

-Non mi interessano le tue ragioni, Marilis. Ci penso io alla bacchetta di Merida. E tu dovresti andare a controllare il drago mentre io finisco di programmare la passaporta per mio figlio. Sono tutti all’arena, ormai manca poco all’esecuzione- tenta di congedarla, tenendosi a distanza e controllando che la bacchetta di Merida sia nella tasca dei pantaloni dove l’ha posizionata.

Marilis alza le mani, in segno di resa, e fa un sorriso gelido.

-Va bene, ma se poi Hiccup dovesse scappare sono sicura che ti riterranno tutti responsabili. Già il fatto che sia diventato un criminale getta fango sulla tua reputazione. Molti si chiedono se non sia solo colpa del fatto che suo padre non era abbastanza presente per occuparsi al meglio di lui- insinua, facendo stringere i pugni al cacciatore di draghi, che però non ribatte, e si limita a scuotere la testa e a procedere per la sua strada.

Marilis trattiene una risatina e si avvia nella direzione opposta, con passo svelto, per poi sparire dietro l’angolo.

Hiccup dovrebbe seguirla, ma osserva la bacchetta di Merida che spunta dalla tasca posteriore dei pantaloni del padre.

Non dovrebbe, sa che non dovrebbe. È un grande rischio. Ma sente come se avesse una fiala di felix felicis iniettata nelle vene. Deve prendere la bacchetta della sua migliore amica. Anche solo per tenerla sicuramente fuori dalla portata della setta oscura.

Tira un silenzioso sospiro, poi trova un posto nascosto, e sussurra -Accio bacchetta- puntando la propria in direzione del padre, che pensieroso non sembra notare nulla.

Appena ha la bacchetta dell’amica in mano, essa si sente in dovere di picchiarlo un paio di volte sulla testa, e smette solo dopo che lui le fa cenno di stare in silenzio, mostrando la propria in segno di minaccia.

Al ché la bacchetta ritorna immobile come dovrebbe essere, e Hiccup riesce ad intascarla senza problemi.

Quando arriva all’arena, nota che la porta d’ingesso non è sorvegliata, e dal suo interno si sentono delle voci che discutono animatamente, aspettando che Stoik arrivi per fare poi da testimoni all’esecuzione.

Hiccup si fa coraggio, e apre la porta.

Sente i suoni diminuire, ma la maggior parte degli impiegati del ministero sono troppo concentrati su loro stessi o sul drago per accorgersi della porta che si apre da sola.

Hiccup approfitta della sua semi invisibilità momentanea per avvicinarsi il più possibile al drago, che legato con pesanti catene, e con gli occhi neri come la notte, sta ringhiando e lanciando scariche di fuoco per tutta l’arena, interpretando alla perfezione il ruolo che Malefica gli ha ordinato di eseguire.

-Sdentato- sussurra il suo nome quando è abbastanza vicino perché lui lo senta. 

Il drago si blocca di scatto, e gira la testa verso di lui, all’erta. Lo guarda nonostante l’incantesimo, e Hiccup decide che non gli serve più.

-Finitus incantatem- posa la bacchetta sulla sua testa, e torna visibile. Poi decide di intascarla. Non gli serve per quello che vuole fare.

Non ha bisogno della bacchetta per liberarlo. Lo sente.

Il drago socchiude gli occhi, e gli ringhia contro, mentre tutti i membri del ministero sembrano essersi accorti del nuovo venuto, e si parlano uno sull’altro, cercando le bacchette, non si capisce se per salvarlo dalla furia del drago o fermarlo da qualsiasi sia il suo piano. Hiccup si volta verso di loro, e parla con voce chiara e potente.

-Uomini del ministero. Sono Hiccup Horrendus Haddock III e vi chiedo, vi prego, di abbassare le bacchette, e permettermi di farvi vedere che questo drago non è cattivo. Io posso contr…- si blocca, non vuole usare quella parola, anche se non sa come spiegare davvero la situazione -… io l’ho addestrato, è perfettamente innocuo, ma dovete permettermi di dimostrarvelo-  sollevò le mani in segno di pace.

-Non abbiamo bisogno dei tuoi trucchetti di magia oscura, ragazzo! Soprattutto non dopo quello che hai combinato al ministero- il tipo anziano che Hiccup ha incontrato all’ufficio misteri è già con la bacchetta sollevata, e Hiccup abbassa la testa, cercando una giustificazione.

-Lo so che non potete fidarmi di me, ma fidatevi dei vostri occhi. Non userò la bacchetta, non ne ho bisogno- mostra con chiarezza le mani, gli impiegati del ministero sono confusi. Marilis, dall’altro della sua posizione, sembra decisamente presa in contropiede sia dalla ripresa di Hiccup, sia dal suo piano suicida.

-Nella peggiore delle ipotesi morirò. Non avete niente da perdere- quest’ultima affermazione sembra convincere gli impiegati, che abbassano le bacchette, pur rimanendo all’erta e pronti ad usarle in qualsiasi momento.

Hiccup si volta verso Sdentato, che continua a muoversi e a cercare di liberarsi per azzannarlo o ucciderlo.

Si avvicina.

-Sdentato- lo chiama, con voce dolce. Il drago si ferma, ma continua a guardarlo storto, e sembra in procinto di arrostirlo con un suo colpo al plasma.

Hiccup non si lascia intimidire, e si avvicina di un altro passo, cercando di non risultare ostile.

-Mi dispiace- comincia, il drago piega la testa, leggermente confuso.

-È solo colpa mia se sei qui, in questo momento. Pensavo che tu… ho scoperto che tu… hai fatto qualcosa che non credevo di poter mai perdonare. Mi sono detto che non ce l’avevo con te, almeno non così tanto, ma con me stesso, perché credevo, ero convinto che ti stessi privando della tua libertà- continua, e il drago non sembra prenderla benissimo, e ringhia sommessamente, ma Hiccup non demorde, deve essere onesto con Sdentato, e, per la prima volta, con se stesso.

-Ho mentito. Soprattutto a me stesso. Pensavo di poterti perdonare, ma è difficile. Pensavo di liberarti, ma credo che in fondo io volessi in parte vendicarmi per quello che hai fatto. E mi dispiace. Non solo perché penso che tu non lo abbia fatto, ma anche perché in ogni caso non sei più quel drago- afferma con sicurezza. Sdentato chiude gli occhi, come se iniziasse a lottare contro qualcosa dentro di lui.

-Sdentato, abbiamo passato anni insieme. Ti ho studiato, e tu hai studiato me. Ti ho dato da mangiare, ti ho aiutato a volare di nuovo. Sei stato il mio maggiore confidente quando nessun altro poteva capirmi. Questo non può essere derivato da un controllo che ho esercitato su di te. Questo sei tu! Tu non sei quello che io voglio che sia, o che qualcun altro…- Hiccup lancia un’occhiata a Marilis, che tiene gli occhi fissi sul drago, cercando di controllarlo -…vuole che tu sia. Tu sei libero. Libero di combattere, di essere te stesso, di andare dove vuoi, fare quello che vuoi e seguire chi vuoi. Chi ti vuole bene. Qualcuno a cui tu vuoi bene- 

Il drago sembra avere una profonda crisi interiore, Hiccup solleva una mano verso di lui, e si avvicina di un altro passo.

-Non si può cambiare il passato, i nostri errori ci inseguiranno per sempre, e io ne ho fatti tantissimi, soprattutto ultimamente, soprattutto che riguardano te- il drago torna a ringhiargli contro, come se lo vedesse come la causa della sua situazione disperata, e Hiccup non può dargli torto. Ritira leggermente la mano, ma non demorde, e continua il suo discorso.

Ora che ha recuperato la voce, vuole usarla al meglio delle sue possibilità.

-E voglio provare a perdonarmi per questo, così come ti perdono, per quello che tu hai fatto. Mi dispiace per quello che ho fatto io. Sdentato, se non vuoi perdonarmi io lo capisco. Ma voglio fare tutto quello che mi è possibile per farmi perdonare, e ti prometto che non ti controllerò mai. Mai più. Perché non hai bisogno del mio controllo, e neanche della mia liberazione dal controllo degli altri. Sei abbastanza forte da decidere da solo chi vuoi essere. Per me tu sarai sempre il mio migliore amico- chiude gli occhi e gira la testa, avvicinandosi ulteriormente di un passo e tenendo la mano tesa verso di lui a pochi centimetri dal suo muso, per dargli una scelta.

Quando sente il muso posarsi con delicatezza contro il suo palmo tira un profondo sospiro di sollievo. Sente una piccola scarica di luce partire dal drago per poi aggiustare l’ultima crepa rimasta sulla sua bacchetta, e si ritrova inconsciamente a sorridere, sentendosi del tutto se stesso.

Si volta per guardare il drago, che apre gli occhi, ormai tornati verdi come un tempo, e lo guarda amorevolmente.

-Sdentato, sei tornato…- Hiccup non riesce a crederci. Ha funzionato. Il drago è tornato, è riuscito a liberarlo senza neanche usare la bacchetta.

Sdentato sembra felice quanto lui, e inizia a inondarlo di saliva.

-Si, bello, anche a me sei mancato- sorride lui, godendosi l’affetto e con un nodo in meno nello stomaco.

I membri del ministero sono sconvolti, iniziano a mormorare tra loro, discutendo il da farsi. Colpiti, loro malgrado, dal discorso accorato del ragazzo che sembra anche aver dato i frutti sperati, ma non ancora convinti del tutto dalla faccenda decisamente inverosimile.

Uno di loro, però, è solo incredibilmente furente.

Marilis non riesce a trattenere la rabbia, e con un veloce gesto della bacchetta riesce a immobilizzare tutti quanti, e si precipita verso Hiccup, decisa a fargliela pagare e ad adempiere ai suoi doveri da corrotta dell’oscurità agli ordini di Bill Cipher.

Un altra donna del ministero fa lo stesso, e prima che Hiccup possa accorgersene, due draghesse sono davanti a lui, togliendogli ogni via di fuga.

-Bello, credo che dovremo batterci- Hiccup si mette sull’attenti, e con due incantesimi esplosivi ben assestati libera il drago dalle catene, e gli monta con sicurezza in groppa.

Sfortunatamente però non ha la coda realizzata da Hiccup, quindi non possono volare.

Cercherà di non renderlo necessario, e stringe la becchetta, pronto ad usarla, ma con poche speranze di riuscita, a dire il vero.

L’ultima volta che si è ritrovato in una situazione simile c’erano anche gli altri con lui, e l’unica soluzione era stata scappare, durante la terza prova del torneo trescuole.

E quando non aveva avuto possibilità di scappare, durante la seconda prova, erano in quattro contro uno, ed erano riusciti a sconfiggerla solo grazie alla pozione che Rapunzel aveva recuperato da Ariel.

Ora è solo, contro due membri della setta oscura, di cui uno potentissimo, entrambe trasformate in draghi, non può scappare via perché Sdentato non può volare a ha a disposizione solo la sua bacchetta e quella di Merida.

La situazione è davvero disperata.

Almeno c’è Sdentato con lui, ormai del tutto tornato se stesso.

Solleva le ali in modo intimidatorio, ma Malefica e l’altro drago sono più grandi di lui, e anche parecchio più minacciose.

-Narissa!- chiama Malefica, svelando il nome dell’altro membro -Gli ordini sono di ucciderlo!- le rivela, sollevandosi in volo e facendo per lanciare un getto di fuoco, che Sdentato para proteggendo Hiccup con le ali. 

-Ucciderlo? Ma non gli servono vi…- inizia a chiedere Narissa, ma Malefica lo interrompe.

-Gli ordini sono quelli, non fare domande!- le impone, in tono che non ammette repliche. Narissa non ribatte, e si solleva in volo a sua volta.

In mano entrambe hanno una bacchetta, che sembra possano usare nonostante l’aspetto draghesco.

Non sembra affatto giusto a Hiccup, che si ritrova a lanciare e schivare colpi su colpi con una sola bacchetta, e con Sdentato che non riesce a proteggerlo e a proteggersi del tutto, soprattutto se non può volare.

Per ogni getto che riesce a parare, un altro lo sfiora o viene a malapena coperto dalla mole del drago, che fa la maggior parte del lavoro.

E gli incantesimi sono così fitti, insieme ai getti di fuoco ardente, che Hiccup non ha il tempo e la possibilità di ricambiare in nessun modo. Non con una bacchetta sola

Forse potrebbe usare anche… 

Ma il pensiero gli muore in mente quando un incantesimo che non riesce a parare gli colpisce la spalla e una fiammata per poco non gli arrostisce la gamba, e inizia davvero a rendersi conto che non può affatto continuare così. 

Spegne con un aguamenti veloce la gamba, ma un altro getto di luce lo becca alla schiena e lo disarciona dal drago, che non riesce a riprenderlo in tempo.

Cade di faccia sull’asfalto e sente erba e terra finirgli in bocca.

Riesce a malapena ad alzare la testa, e si ritrova faccia a faccia con Malefica, che con i suoi occhi brillanti di drago lo guarda pronto a ucciderlo definitivamente.

Narissa è alle sue spalle e si avvicina con la stessa furia. Sdentato prova ad avvicinarsi e prepara un colpo al plasma da lanciare contro la vecchia padrona. 

Il tempo sembra fermarsi, e Hiccup vede tutta la vita passargli davanti.

Sembra finita, tutto sembra perduto.

Alla fine è riuscito a salvare Sdentato, ma non riuscirà a salvare se stesso.

Non potrà dire addio ai suoi amici, non si sentirà la sfuriata di Merida… non vedrà mai più Merida.

E la lascerà da sola ad affrontare la setta oscura, e quel dannato demone che ha in testa.

No! Non vuole permetterlo! Non può permetterlo!

Questa volta non arriverà nessuno a salvarlo, deve vincere da solo, e con Sdentato.

E deve vincere!

Prende con una velocità incredibile la bacchetta di Merida con la mano destra, e sempre tenendo la propria con la sinistra, le punta entrambe verso Malefica, proprio mentre Sdentato fa fuoco.

Non pensa neanche a un incantesimo in particolare, ma entrambe le bacchette sentono il suo desiderio di finirla. Di vincere. Di sconfiggere, distruggere, la causa di tutti quei disagi. E di tornare finalmente a Hogwarts, a casa, da Merida.

Due getti di luce, uno verde e uno rosso, escono dalle bacchette come sparate da un cannone, e si uniscono al colpo al plasma di Sdentato, creando un incantesimo di straordinaria potenza, che si fionda dritto verso il drago davanti a Hiccup.

Malefica si scansa appena in tempo, tornando, probabilmente senza volerlo, nella sua forma umana di Marilis, ma Narissa non è altrettanto fortunata, e viene colpita in pieno petto dal getto combinato di fuoco, collera e disperazione.

Torna in forma umana, il corpo avvolto dalle fiamme, che cerca invano di spegnere.

Malefica e Hiccup, entrambi a terra, rimangono a guardarla agghiacciati e senza parole mentre lentamente e con agonizzanti urla sembra consumarsi, senza riuscire a spegnersi in nessun modo.

In poco più di un minuto, rimane solo una macchia di bruciato sul suolo, e della cenere che viene spazzata via dal vento e in fretta sparisce senza lasciare traccia della corrotta dell’oscurità.

Hiccup si sente completamente scarico, ed è sconvolto. 

Come ha fatto? Come ha potuto? Ha ucciso una persona?! Beh, è una corrotta dell’oscurità, quindi immagina sia stato quasi inevitabile, ma è comunque tanto da sopportare. E soprattutto non ha idea di come ha fatto, e non crede affatto di poterlo rifare in tempi brevi. È completamente distrutto, gli arti sembrano fatti di gelatina e non riesce a mettersi neanche a sedere.

Lanciare qualsiasi altro incanto, poi, gli sembra praticamente impossibile. Neanche un protego o un banalissimo Wingardium Leviosa.

Malefica lo guarda spaventata, ma sembra riprendersi abbastanza in fretta, e si rimette in piedi puntandogli la bacchetta contro, pur essendo piuttosto scossa.

Hiccup non sa proprio come difendersi. Pensa possa essere arrivata la fine, ma Malefica esita, la mano tremante, e alcuni secondi di incertezza sono abbastanza per Sdentato che riesce a riprendersi dallo shock e si mette davanti a Hiccup per proteggerlo con la sua vita dalla sua precedente padrona, senza alcuna incertezza.

Come ha potuto, Hiccup, dubitare di lui anche solo per un secondo.

-Sdentato, salvati!- lo incoraggia Hiccup, ormai rassegnato al fatto che non c’è niente che possa salvarlo.

Ma quei giorni sembra avere fortuna.

Infatti dei pesanti passi fuori dall’arena tolgono tutto il coraggio che difficilmente Malefica sta cercando di recuperare, e la strega, lanciata un’occhiata assassina verso il ragazzo e la sua creatura, si smaterializza, e sblocca tutti i membri del ministero, che iniziano a guardarsi confusi e chiedendosi cosa stia succedendo.

Sdentato, visto il cessato pericolo, per il momento, si volta verso Hiccup, per controllare le sue condizioni, e sentendo le forze che lentamente sembrano tornare verso di lui, il ragazzo gli accarezza il muso con dolcezza, per tranquillizzarlo.

-Sei stato bravissimo, bello- lo complimenta, sorridendo un po’ sofferente e controllando le sue condizioni.Per fortuna il drago ha la pelle dura, e non ha accusato molto i danni del fuoco, anche se ha qualche bruciatura magica e qualche ferita alle ali.

Si mette con difficoltà in ginocchio, e intasca la bacchetta di Merida, pur tenendo stretta la propria.

Proprio in quel momento, i passi che hanno allertato Malefica, o l’uomo a cui questi passi appartengono, armato di tutto punto e decisamente combattivo, fa il suo ingresso nell’arena spalancando con furia le porte, la bocca aperta già pronta ad urlare un richiamo o una domanda.

La scena che gli si para davanti però lo lascia senza parole, e per i motivi sbagliati.

Infatti vista da fuori è abbastanza fraintendibile, se non si ha un quadro preciso della faccenda, e Hiccup non può quindi biasimare troppo il padre per pensare male e per la reazione leggermente radicale.

Hiccup è a terra, ferito e quasi sul punto di svenire, con un drago teoricamente selvaggio e crudele che ha quasi ucciso tre studenti a Hogwarts chino su di lui e che sembra in procinto di mangiarlo, per quanto è vicino, come oltretutto la situazione si è parata al cacciatore di draghi solo poche ore prima.

Stoik però non rimane ammutolito a lungo, e con rabbia corre verso il drago, che dandogli le spalle e concentrato su Hiccup, non sembra notarlo.

Ma Hiccup lo fa, e prima che l’ascia magica del padre possa piantarsi dritta sulla spina dorsale del drago, il ragazzo racimola tutte le poche forze recuperate per scattare in piedi e prendere con la massima forza il braccio del padre per fermarlo.

-Papà, aspetta. Non…- prova a fermarlo, ma Stoik non vuole sentire ragioni, e lo scansa via come fosse una bambola di peluche, così Hiccup si ritrova di nuovo a terra e con qualche chilo di polvere nei polmoni.

Almeno questo ha allertato Sdentato, che si mette sull’attenti e ringhia contro il pazzo armato di ascia, che vede con un pericolo per Hiccup. Perciò si prepara a combattere, senza ascoltare il ragazzo che prova a dissuaderlo.

-Allontanati, Sdentato- Hiccup prova ad alzarsi nuovamente in piedi, ma le gambe non reggono e cade in ginocchio, sbucciandosi quello sinistro. Nessuno dei due combattenti sembra ascoltarlo, anche se Sdentato esita ad attaccare mortalmente il padre di Hiccup, ed è anche piuttosto provato dalla battaglia precedente, perciò si limita a difendersi e a tentare di difendere Hiccup.

-Papà…- Hiccup inizia a strisciare verso i due, ancora la bacchetta stretta in mano, e gli viene un pensiero.

Sente che è tornata abbastanza energia magica per un incantesimo, anche se teme possa essere troppo per lui, e forse anche per la neo aggiustata bacchetta.

Non può fare altrimenti, però. Gli impiegati del ministero sono sugli spalti completamente inermi e ancora intontiti dall’incantesimo di Malefica, e Hiccup non ne può davvero più di tutti questi combattimenti.

Sdentato sembra iniziare ad avere la peggio, e Hiccup si decide, senza molte esitazioni.

Solleva il braccio, e fa l’unica cosa che gli sembra giusto fare.

-Venculensus!- urla, puntando la bacchetta contro Sdentato e colpendolo in pieno.

Tutto sembra fermarsi, e dopo qualche respiro strozzato e sorpreso, tutto sembra anche ammutolirsi.

Sia Stoik che Sdentato guardano Hiccup, il primo incredulo e sconvolto, il secondo molto confuso.

Inizialmente Hiccup pensa di aver sbagliato o di non esserci riuscito, perché si sente esattamente come prima, poi inizia a venirgli un forte mal di testa, e Sdentato stesso inizia a scuoterla e a ritirarsi su se stesso sofferente.

Poi Hiccup inizia ad essere parecchio confuso, e decisamente perso. Quasi tradito. Perché lo ha fatto? 

Poi preoccupato, immensamente preoccupato, per se stesso però. Ha fatto qualche sciocchezza per difendere Sdentato? Deve pensare prima a lui! Sta per svenire?

No, un momento, quelle emozioni non sono sue. Perché mai dovrebbe provarle. Lui considera il drago decisamente importante quanto se stesso, se non di più. Significa che il legame ha funzionato e sta sentendo le emozioni di Sdentato? 

Si sente orgoglioso e speranzoso, e vede anche Sdentato con occhi più brillanti che sembrano provare quelle emozioni.

Ora ci penseranno tutti due volte prima di provare ad ucciderlo, dato che sono legati.

Dopotutto un conto è uccidere un drago, un conto è uccidere un mago, no?

Solleva una mano per raggiungere il drago, ma è sempre più debole.

Deve smetterla però di svenire sempre, che cavolo!

Sdentato inizia ad avviarsi verso di lui, senza più badare ad altro, ma Stoik non rimane fermo a lungo.

Probabilmente pensa che è improbabile che l’incantesimo abbia funzionato, o comunque lo spera tanto da convincersene. Approfitta perciò della distrazione del drago per attaccarlo a sorpresa, e gli apre una profonda ferita nel petto con l’ascia magica.

Nello stesso istante sia Hiccup che Sdentato emettono un forte gemito di dolore, e Hiccup si porta con forza la mano al petto, dal quale inizia a sgorgare sangue a fiotti.

Entrambi si accasciano a terra, e mentre Hiccup sente le forze abbandonarlo e tutto il mondo intorno a lui urlare in preda al panico parole che non riesce a capire, due sono i pensieri che gli salgono alla mente.

Innanzitutto che sicuramente adesso nessuno può dubitare del suo legame empatico con Sdentato.

E poi che suo padre è davvero un rischio maggiore rispetto ad un membro potentissimo, immortale e impregnato fino al midollo di cattiveria della setta oscura.

Poi tutto si fa nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Una ventina di pagine piene di azione… e che non sono sicura siano all’altezza delle aspettative portate da tre mesi di attesa.

Lo so che avevo promesso che sarebbe uscito presto, ma è un capitolo difficile, davvero difficile.

Sono stata settimane in blocco solo per la scena del combattimento finale, che oltretutto alla fine è uscita breve e poco descritta perché non avevo proprio la forza di scriverla più corposa.

Spero comunque che in generale il capitolo vi piaccia. È uno dei più importanti per Hiccup.

Finalmente è rinsavito, è ormai legato a Sdentato e la scena dove, senza bacchetta, prova a salvarlo dal controllo di Malefica, è una delle primissime scene della fanfiction che avevo programmato, e sono strafelice di essere finalmente arrivata a questo punto e aver raggiunto così uno dei più importanti traguardi di questa storia, anche se la parentesi “Hiccup” non è finita, dato che ora dovrà subire le conseguenze di tutte le sue azioni, senza contare la consapevolezza morale di aver ucciso Narissa, per sempre.

Chissà il nostro caro Bill come prenderà questo fallimento su larga scala.

E Merida perdonerà Hiccup per non averle detto?

Ora che la setta oscura ha fallito i tre piani per spezzare Rapunzel, Jack e Hiccup, chi punteranno?

Il legame empatico sarà un vantaggio o uno svantaggio in futuro?

E la scrittrice di questa storia ormai dimenticata dal mondo riuscirà a non morire prima di finire l’anno scolastico?

Per tutte le domande, tranne l’ultima, la risposta verrà nei prossimi capitoli, che spero arriveranno presto, anche se non prometto più nulla di nulla.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio ancora tanto tutti quelli che ancora, dopo tutti questi anni e queste attese, continuano a seguire la storia e spero che ogni aggiornamento ripaghi in parte tutto quanto.

Un gigantesco bacione e alla prossima :-*

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