Un anno a Forlì

di Soraya Ghilen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sono Girolamo Riario, conte di Imola e Forlì, nipote dei Papa Sisto IV e intendo portarvi via con me! ***
Capitolo 2: *** Ti voglio bene, Leonardo! ***
Capitolo 3: *** L'amore non è che un inutile e devastante sentimento che serve solo a farci del male! ***
Capitolo 4: *** Ribellarsi:un giusto proposito! ***
Capitolo 5: *** Una tranquilla mattinata a Forlì! ***
Capitolo 6: *** La caccia è aperta! ***
Capitolo 7: *** La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni! ***
Capitolo 8: *** Sono qui, tranquilla ***
Capitolo 9: *** La fine dei giochi ***



Capitolo 1
*** Sono Girolamo Riario, conte di Imola e Forlì, nipote dei Papa Sisto IV e intendo portarvi via con me! ***


 Prologo
Sono una ragazza di umili origini. Vivo a Firenze da quando ho dieci anni ma il mio luogo di nascita è Napoli. Dopo poco che fui arrivata in questa città, quando mia madre morì a causa della febbre, venni accolta nel laboratorio Del Verrocchio grazie alla mia capacità di creare capolavori ma anche grazie alle mie capacità di modella.
Legai subito molto con un  mio coetaneo, Nico, che faceva l’apprendista presso un certo Leonardo Da Vinci.
Da Vinci non aveva una buona reputazione in città. Quasi tutti dicevano che era pazzo o posseduto. Ma nessuno, se non chi lo conosceva, poteva affermare che quella non era possessione o pazzia ma un’incredibile genialità.
Non so cosa ci vide Leonardo in me ma, quasi da subito, volle che anche io, insieme a Nico, gli facessi d’apprendista. Per quanto io adorassi il mio maestro, però, stare dietro a tutte le sue idee, trovare tutti i materiali per le sue invenzioni, non era impresa da poco. Il più delle volte era impossibile!
Sono passati cinque anni da allora, ora ho sedici anni, e non è cambiato molto.
Una grave minaccia, però, incombe su Firenze e questa minaccia è Roma, che vuole estendere la sua ombra sui possedimenti dei De’ Medici, ma non è questa la principale fonte di guai che coinvolgono me, Nico, Zoroastro, Vanessa e Leonardo perché il nostro problema viene da Roma ma porta il nome di Girolamo Riario, conte di Imola e Forlì.  L’uomo che io amo più di quanto abbia mai amato Leonardo.

 
 

Cap 1: Sono Girolamo Riario, conte di Imola e Forlì, nipote di papa Sisto IV e intendo portarvi con me!
Mentre sedevo comodamente sul letto di Leonardo, facendo il punto della situazione insieme a tutti gli altri, entrò nella stanza un affannatissimo Verrocchio, urlando “Leonardo, tu non sai cosa è successo!” con queste parole attirò l’attenzione di tutti noi presenti.
Il mio maestro si alzò in piedi e si diresse verso il suo “cosa succede di così grave?” chiese, preoccupato.
“è appena stato qui Giuliano De’ Medici a dirci che Lorenzo ha accettato, in cambio di una tregua con il Papa, di darvi tutti come ostaggi!” Si fermò per prendere fiato “suo fratello compreso!”
Io per poco non svenni; Vanessa non resse l’emozione e perse i sensi; Nico e Zoroastro divennero due statue di sale e, in quanto al mio maestro, iniziò a fare a pezzi l’intero arredamento della stanza.
“prigionieri del Papa?!” si mise ad urlare “e da quando?”
“A dire il vero” disse una voce che tutti noi conoscevamo bene, una voce che tutti noi disprezzavamo “non del Papa ma miei”. Girolamo Riario fece il suo ingresso nello studio con l’aria di chi ha appena vinto la battaglia di una vita e forse era proprio così.  “saluto tutti voi, ritrovati amici!” poi posò il suo sguardo oscuro e tormentato su di me. Parve affascinato da quello che vedeva. Mi si fece vicino, mi prese la mano, ne baciò il dorso e poi disse “ Mia signora, visto che siete l’unica che non ho ancora avuto la grazia di conoscere, mi presento” poi fece una pausa “sono Girolamo Riario, conte di Imola e Forlì, nipote di papa Sisto IV e intendo portarvi via con me!” si fermò di nuovo, e in quel lasso di tempo incrociò il mio sguardo per poi chiedermi “ e voi chi siete, giovane fanciulla?”
Io ero rimasta incantata da quei modi. Per quel che mi riguardava poteva anche starmi dicendo che mi avrebbe fatta morire di morte lenta e dolorosa, poco m’importava. Era troppo bello guardare quelle labbra suadenti che si muovevano con incredibile lentezza, con movimenti quasi seducenti e rivedere quella fiamma che ardeva nei suoi occhi, quella che ardeva anche negli occhi di Nico, quella che non bruciava più da tempo. “ Sono Cristina Marante, vengo da Napoli” risposi quasi in modo automatico.
“è uno splendido nome, il vostro.” I suoi occhi erano qualcosa di incredibile “come anche la terra che vi ha dato i natali” poi si allontanò da me per rivolgersi a tutti i presenti nella stanza.
“come avrete capito sarete miei ospiti per il seguente anno.” Nico, ripresosi dallo stato di catalessi in cui era biecamente precipitato dopo la notizia, rispose “che splendido modo di dire che saremo suoi prigionieri per i seguenti mesi!”
Riario alzò lo sguardo verso di lui, con aria infastidita “potrebbe essere come dici tu, giovane Nico, ma potrei anche accarezzare l’idea di trattarvi davvero come ospiti, una volta giunti nel mio palazzo a Forlì” poi volse il suo sguardo verso Vanessa e Zoroastro “mentre attendiamo la risposta ai vostri sospetti vediamo di far riprendere i vostri giovani amici!” detto questo prese  un secchio ricolmo d’acqua che Leonardo teneva in stanza per lavarsi e ne gettò metà  sul viso di Vanessa e metà sul viso di Zoroastro.
Quando i due si furono ripresi, Riario ci condusse fuori dal laboratorio del Verrocchio.
Fuori trovammo ad attenderci i nostri cavalli pronti  e sellati con le nostre cose nelle borse appese ai lati delle selle. Su uno di essi montava Giuliano De’ Medici, con l’aria più seccata del solito.
Il mio splendido cavallo Spirit, l’unica cosa in mio possesso oltre i vestiti e qualche blocco da disegno, mi aspettava paziente con le sue orecchie marroncine abbassate.
A salutarci c’era solo il Verrocchio e nessun altro.  Le lacrime mi riempivano gli occhi e come i miei anche quelli di Nico e Vanessa.
Camminammo per un giorno intero e quando arrivammo nel palazzo del conte Riario non mi sentivo più le gambe. Ero una brava cavallerizza ma non montavo spesso e, in special modo, non facevo percorsi così lunghi. Molto spesso non uscivo dai confini di Firenze.
Entrati nel palazzo, Riario ordinò di portarci tutti nelle nostre stanze ma, quando stavo per incamminarmi anch’io, mi trattenne per un braccio “no, voi restate con me!”
“Perché mai?” chiesi, con aria interrogativa e sorpresa.
“Voi sarete sempre con me, mia signora” disse, come a dare una spiegazione.
“io non sono la vostra  signora!” sputai fuori, con risentimento “non lo sono ora e non lo sarò mai!”
“io non ne sarei così sicura, se fossi in voi!” mi si fece vicino e, quasi mi sfiorò le labbra  “voi cadrete ai miei piedi, presto o tardi o a pagare saranno i vostri amici” si fermò per  vedere che reazione avessero avuto le sue parole “e i primi a risentirne saranno l’artista e il giovane Nico!”

 
 
 
L’angolo di Sol: salve!  Adoro la serie Da Vinci’s Demons  e quindi non ho potuto non scrivere questa ff.
Fatemi sapere le vostre idee in merito!
A presto, Sol!

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Capitolo 2
*** Ti voglio bene, Leonardo! ***


Cap 2: Ti voglio bene, Leonardo!
I primi giorni furono un susseguirsi di vento e pioggia.
Chiusi nel palazzo di Riario, i giorni sembravano non passare mai!
Il terzo giorno, non diverso dal primo, ero tentata di non uscire dalle mie stanze.
Riario aveva mantenuto fede alle sue promesse. Infatti non ci aveva fatti rinchiudere nelle segrete ma aveva dato una stanza ad ognuno di noi. La mia era piccola con un letto, una specchiera, una scrivania, una toletta, un armadio e una piccola finestra che dava  sul cortile interno del palazzo.
Un dubbio, però, mi attanagliava l’anima e non mi dava pace: cosa provava Nico per me? O meglio, perché sentivo che non mi amava più come un tempo? E, cosa fondamentale, perché sembrava importarmi tanto?
Mi alzai, mi lavai, mi vestii e mi precipitai nelle stanze di Leonardo. Iniziai a bussare come una che fugge da un branco di cani affamati che non vedono l’ora di sbranarmi. Il mio maestrò venne ad aprire con l’aria di chi ha passato la notte sveglio portando avanti le sue folli opere.
“ciao Cristina.” Mi disse, con la sua solita energia “che succede?” Io non sapevo cosa dire perché effettivamente sapevo quali erano le risposte alle mie domande.
“Ho bisogno di parlare con voi” lui si fece da parte e mi invitò ad entrare. La sua stanza era abitata da soli tre giorni ma era già  piena zeppa di fogli e appunti. La sua mente non riposava mai e questa sua peculiarità da sempre mi affascinava e al contempo mi inquietava.
Si chiuse la porta alle spalle e mi fece sedere sul letto, come ogni volta che andavo a trovarlo, d’altronde.
“che cosa succede?” mi chiese, una volta che fummo faccia a faccia.
“io, come dire, ho un piccolo problemino che mi tormenta da molto tempo ma non sapevo se parlarvene o meno.” Quando sono nervosa parlo e non smetto più e questo Leonardo lo sapeva bene “In realtà non ne ho mai parlato con nessuno perché è una cosa che mi spaventa perché non so se è bella o brutta perché lo sai come sono fatta….” Notai lo sguardo del mio maestro e capii che forse facevo meglio ad accorciare il mio sproloquio e ad andare dritta al punto, ma non ne avevo il coraggio. Lui dovette capirlo perché mi prese le mani fra le sue “Cristina, ti conosco da quando sei poco più di una bambina e lo sai che con me puoi, anzi devi, parlare liberamente. Io non voglio altro che la tua felicità”. Io continuavo a non parlare “Cristina così mi fai venire l’ansia!” presi coraggio emi decisi finalmente ad aprire il mio cuore all’unica persona che, nel corso degli anni, si fosse mai presa veramente cura di me “Secondo voi Nico mi ama ancora?”
Lo sguardo di Leonardo diceva tutto quello che pensava “e tu mi hai fatto prendere un colpo per questo?” io annuii “Cristina, prenditi a calci nel sedere da sola perché io sono troppo occupato a cercare di capire i tuoi pensieri contorti per farlo!” vedendo la mia espressione contrita, si sentì in dovere di aggiungere “Mettiamola così, se Nico non è innamorato di te domani mi sposo con Zoroastro!”
“Siete talmente disperato?!” a Leonardo caddero le braccia.
“Non hai capito!” disse “E non azzardarti mai più a pensare che io possa per davvero sposare Zoroastro!” feci per ribattere ma mi zittì. Poi prese posto di fronte a me e si accovacciò alla mia altezza “Nico non mi dice molto ma quando parliamo i nostri discorsi finiscono sempre per avere te come nucleo centrale. Non dirmi che non ti accorgi che quando ci sei tu diventa sbadato, goffo, disattento e di un colore che va molto vicino al rosso cardinale!” fece una pausa per farmi riflettere su quello che ave detto “Se questo non è un innamorato allora non lo è nessuno, mia diletta!”
“Vado da lui!” dissi, partendo verso la porta. Il mio maestro mi trattenne per un braccio, riscaraventandomi sul letto.
“Per dirgli cosa?” si schiarì la voce, come per imitarmi “Sai Nico, ho parlato con il maestro che mi ha fatto notare che tu, quando io sono presente, ti rincoglionisci e diventi più rosso della veste di Lorenzo De’ Medici però io sono confusa su quello che provo per te –non dire che non è così perché di suono a Zoroastro in fronte!- e quindi voglio prenderti con me ma, appena capirò che per me sei poco più di un fratello, ti mollerò passando sopra al tuo povero cuore esangue!” concluse “che te ne pare?” mi chiese, con il suo sorriso strafottente.
“Mi pare che siete un mostro e per questo adesso me ne torno nei miei appartamenti!” feci per uscire. Quando ebbi aperto la porta, lui mi disse “Qualunque cosa tu decida di fare con Nico ricorda che io sono sempre con te!”
Con un sorriso, diedi l’unica risposta che quella frase meritava “Ti voglio bene, Leonardo!” e poi sparii oltre l’uscio di legno.

 
Angolo di Sol: ciao! Bene Leonardo ha detto al sua sui sentimenti di Cristina per Nico, ora vediamo lei cosa deciderà di fare e, cosa fondamentale, cosa farà Riario!

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Capitolo 3
*** L'amore non è che un inutile e devastante sentimento che serve solo a farci del male! ***


Cap 3:  L’amore non è che un inutile e devastante sentimento che serve solo a farci del male!
Uscita dalla camera di Leonardo mi diressi nella mia per vestirmi. Aperto l’armadio trovai dei vestiti che, ne ero convinta, non erano i miei perché più raffinati e sicuramente più costosi.
Mentre decidevo quale mettere sentii bussare alla porta. Quando la aprii mi trovai davanti una ragazza giovane, doveva avere più o meno la mia età. “Buongiorno Signora” mi salutò con una riverenza “Sono Giulia e il Conte Riario desidera che io vi serva in tutto.” Io la guardai sbalordita.
Ero sempre stata abituata a cavarmela da sola, motivo per cui i miei vestiti si chiudevano tutti avanti e non dietro come quelli delle nobildonne. Una persona della mia età che si metteva a servirmi come se fossi una nobile mi dava fastidio perché sapevo come si sentiva quella ragazza. Io, nei confronti di Riario, mi sentivo nello stesso modo e il lato peggiore era che se fosse tornata da lui dicendogli che io l’avevo rifiutata lui l’avrebbe uccisa o sicuramente punita e, sentendosi offeso, si sarebbe vendicato su Nico e Leonardo, come aveva promesso.
“Prego Giulia, entra pure.” Mi feci da parte e la lasciai entrare.
Lei entrò e si guardò intorno, poi si rivolse a me “Signora, sappiate che da oggi mi occuperò io di pulirvi la stanza, di vestirvi, di prepararvi il bagno, di pettinarvi e di riferire allo stalliere se volete andare a cavallo e, per i motivi a voi noti, quando uscite dovrete essere sempre accompagnata da me e da ameno due guardie che si assicureranno  che non tentiate la fuga.”  Mi disse e, nonostante mi stesse solo dicendo quali fossero le sue mansioni, notai che aveva un tono di voce e un modo d’esprimersi estremamente dolce e garbato.
“Ti ringrazio, Giulia.” Le dissi, sorridendole “Ma, per favore, io non sono una Signora sono solo un’apprendista di un artista quindi chiamami Cristina e dammi del tu perché non sono in nulla superiore a te!” lei mi guardò sbalordita.
“Ma Signora, il Conte potrebbe non essere d’accordo !” obiettò lei con aria preoccupata.
“A me non interessa cosa Riario vuole!” dissi con fermezza “Ha detto che tu devi servirmi quindi tu devi obbedire ai miei ordini e quindi io ti ordino di chiamarmi Signora e darmi del voi solo in presenza del Conte o di altri nobili mentre quando siamo sole o con i  miei amici solo Cristina e se il Conte ha qualcosa da ridire che venisse a parlare con me!” Lei si aprì in un enorme sorriso.
Quella fu la cosa più bella che mi fosse accaduta da quando ero lì!
“Dunque” disse Giulia, dopo essersi ripresa “Che programmi hai per la mattinata, Cristina?” mi chiese.
Io, contenta per il fatto che avesse usato il tu e non il voi, sorrisi a mia volta e le risposi “Niente di specifico, in vero.” Poi ci pensai un attimo “Vorrei visitare il cortile e il resto dei luoghi all’aperto che la rocca offre, se fosse possibile!” parlai con particolare entusiasmo. Lei mi guardò ed annuì. Poi si voltò verso l’armadio e ne estrasse un adito molto semplice, in stoffa azzurra con motivi floreali. Aveva un corpetto stretto, assicurato dietro alla schiena con dei lacci del medesimo colore dell’abito, e poi si apriva in una gonna ampia ma non eccessivamente e portava un minimo di coda dietro. Le maniche arrivavano fino al gomito e poi di aprivano in una cascata di merletto bianco fino al polso. La scollatura non era  ampia, e questo mi rassicurava molto!
Dopo che ebbe finito di sistemarmi l’abito passò ai capelli “Li preferisci intrecciati, legati alti o sciolti?”
Io, che non li avevo mai portati legati, le dissi “Non so, come a te sembra meglio!”.  Non avevo neanche finito di parlare che le sue mani iniziarono ad intrecciare e legare i miei capelli ad una velocità che credevo impossibile da attribuire ad un essere umano!
Il risultato finale fu a dir poco meraviglioso. Giulia era di una bravura impressionante!
Mi aveva acconciato i capelli in una pettinatura che mi teneva i capelli alti in un insieme di trecce.
Una volta che Giulia ebbe terminato di prepararmi mi diressi verso i giardini. Lì vi trovai Nico seduto su  una
panchina intento a guardare il cielo.
Decisi di farmi coraggio e andare a parlargli ma, proprio mentre mi avvicinavo, mi si fece vicino un servo che mi disse che il Conte Riario richiedeva la mia presenza nel suo studio e mi pregò di seguirlo. Io, non vedendo altra scelta, lo seguii, maledicendo  mentalmente il Conte.
Arrivati bussò alla porta, mi annunciò e poi se ne andò, lasciandomi sola con Riario.
Chiusi la porta alle mie spalle e, quando la serratura scattò, il suo sguardo si alzò su di me.
“Buongiorno, mia Signora.” Mi disse, con il suo solito tono di voce pacato “come vi siete trovata fino ad adesso qui a Forlì?” mi domandò, tornando a posare il suo sguardo  sulle carte che stava leggendo poco prima del mio arrivo.
“Buongiorno a voi, Conte” risposi , con incredibile cortesia visto com’ero infuriata con lui “Molto bene, fino ad ora”.
“Molto bene, ne sono estremamente felice!” commentò, continuando a studiare i documenti. Passò qualche attimo poi mise da parte le carte e dedicò a me tutta la sua attenzione .
“Vi starete chiedendo come mai vi abbia fatta chiamare, suppongo”.
“In vero, si” gli risposi. Riario giunse le mani e se le portò all’altezza delle labbra. “Ho una proposta pe voi, Madonna”.
“Bene” dissi io “quale?”  Riario si alzò dalla sua scrivania e mi si fece vicino.
“Madonna, voi lo sapete che Da Vinci potrebbe essere un valido elemento per le schiere romane, vero?” io annuii “Voi dovrete semplicemente convincere l’artista ad accettare di lavorare per il Papa, mio zio.” Io ci riflettei “ E se io rifiutassi la vostra proposta?” lui prese il mio viso tra le mani e mi disse, con voce fredda “Me lo prenderei con la forza”. Quell’uomo mi faceva gelare in sangue nelle vene “C’è poi un’altra questione della quale volevo parlarvi”. Io continuavo a guardarlo negli occhi. Lui mi strinse ancora di più a se e posò le sue labbra sulle mie. Io non capii più niente. Sentii  il cuore iniziare a battere ad un ritmo folle, il mio corpo che bruciava. Non avevo mai provato niente di simile prima.
Girolamo portò una delle mani nei miei capelli legati e l’altra sulla mia nuca, per intensificare il bacio. In un primo momento io non feci niente per reagire, anzi risposi al suo bacio ma poi mi sovvenne il pensiero di Nico; di tutti i miei dubbi su quello che provavo per lui; di quello che lui provava per me; le parole di Leonardo che continuavano a risuonarmi nella mente come l’eco tra le montagne e, in un attimo, ripresi il controllo di me stessa e spinsi via Riario. Lui parve stupito di quel mio repentino cambio di modi poi, dopo un attimo, anche lui riprese il controllo di se. Con le gote arrossate, gli occhi lucidi di desiderio e le labbra gonfie era più bello che mai ma, in quel momento, non vedevo e non sentivo nulla che non fosse il mio cervello che mi diceva di correre via di lì più veloce di un fulmine. “Immagino sappiate, a questo punto, qual è la mia richiesta per voi.” Disse il Conte di Imola e Forlì.
“Volete che io diventi la vostra amante, suppongo!” dissi, con una lieve mota di disgusto nella voce.
Riario annuì e io, in quel momento, volevo saltargli al collo e strappargli la giugulare a morsi! “La mia risposta è no!” c’erano forza e fermezza nella mia voce. Nel mio animo non c’erano né l’uno né l’altro.
Lo sguardo del Conte si fece cupo e minaccioso. “Voi sapete che la vostra situazione in questo palazzo, la vostra e quella dei vostri amici, è molto precaria, vero?” io annuii con il capo “Ora, io, se voi non accettate la mia proposta, non impiegherò molto tempo a farvi trasferire tutti, dico ognuno di voi, nelle segrete con i topi che, poverini, si sentono tanto soli!” sentivo le lacrime premere per uscire “Mentre, se voi accettate la mia semplice richiesta, la vostra situazione reterà immutata e non potrà che migliorare!” Io strinsi i pugni lungo i miei fianchi “Io amo Nico!” dissi, più a me che a Riario.
“A questo si può porre rimedio, mia dolce Cristina” mi carezzò la guancia “Scoprirete che l’amore non è che un inutile e devastante sentimento che serve solo a farci del male.” Le lacrime iniziarono a scendermi lungo le guance. Lui ne colse una e se la fece scivolare lungo il dito indice, continuando a parlare “voi ora non lo capite ma io vi sto dando modo di salvare il vostro cuore da un inevitabile rifiuto!”
“Come potete dire che Nico non provi niente per me?!” gli chiesi, furiosa “Voi non lo conoscete!”
“Dite il vero, io non conosco il carette del vostro giovane amico” convenne “ma posso assicuravi che se io fossi stato nelle sue condizioni e fossi sitato innamorato di voi avrei colto ogni momento a mia disposizione per dirvi quanto v’amo e se lui non l’ha fatto allora no vi ama!”
“ È timido!” tentai di giustificarlo, ma le parole di Riario avevano centrato il bersaglio.
“Quando si ama non v’è timidezza che regga, mia Signora!” quello fu il colpo di grazia. Se non potevo avere Nico allora avrei avuto Riario. “Datemi una risposta, Cristina, e datemela ora!”.
Io mi feci vicina a lui e dissi “Accetto entrambe el vostre proposte, Conte, con immenso piacere!”. Alle mie parole un sorriso incurvò le sue labbra “Era esattamente quello che volevo sentirmi dire!” gli sorrisi a mia volta.
 
Angolo di Sol: che mi dite di questo capitolo pieno di nuove sorprese? Mi scuso per il ritardo ma ho dei problemi con il pc. Aspetto le vostre recensioni! Fatemi sapere che ne pensate della storia!
Un bacio, Sol!

 

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Capitolo 4
*** Ribellarsi:un giusto proposito! ***


 
Cap 4: Ribellarsi: un giusto proposito!
P.O.V. Nico
“Sono confuso, Maestro” dissi a Leonardo “ Credevo che ormai fosse  accorta dei miei sentimenti nei suoi confronti invece sembra essere molto più interessata a Riario” ero demoralizzato. Seduto sul letto del mio Maestro facevo le mie confidenze non solo al mio Mentore ma anche al resto di noi.
“Bhè che ti aspetti?” intervenne Zoroastro “lui è un conte, può offrirle una vita migliore. Tu cosa puoi offrirle?” ero irritato dalla sua lucida e razionale esposizione dei fatti.
“Tutto l’amore che ho!” risposi, con aria seccata.
“Con l’amore non ci pagheresti né il pane né la casa in cui andreste a vivere e poi se tu potessi scegliere dove abitare preferiresti una baracca infognata nei bassifondi di Firenze o un il palazzo del conte di Forlì?” rispose Vanessa.
“Maestro voi cosa ne pensate?” Leonardo alzò la testa di scatto dai suoi disegni. Aveva una strana espressione “Che mi avete seccato!” rispose “Io sto cercando un modo per evadere senza dare nell’occhio e i miei due apprendisti invece di aiutarmi perdono il tempo a giocare al gatto col topo! Vuoi un modo per essere sicuro dei suoi sentimenti?”
“Certo!” risposi convinto
“Dichiarati apertamente!”  in cuor mio sapevo che non avrei mai auto tale coraggio.

P.O.V. Cristina
Uscii dall’ufficio di Riario come se fossi stata inseguita da un branco di cani. Avevo accettato la proposta di Riario, era vero, ma non l’avevo fatto a cuor leggero!
Ritornai nella mia camera dove ad attendermi c’era Giulia “Cosa ti è capitato?” mi chiese, notando le lacrime che avevano preso a riempirmi gli occhi.
“Riario mi ha fatto un’offerta ed io l’ho accettata!” lei spalancò gli occhi “Cos’hai fatto?”
“Sono diventata la sua amante” solo dopo averlo detto mi resi conto di quanto mi disgustasse quella realtà “Non mi ha dato altra scelta!”
“Cos’ha minacciato di fare?” ci sedemmo entrambe sul letto.
“Se io non avessi accettato avrebbe fatto del male a tutti i miei amici” vidi la rabbia impossessarsi degli occhi della mia ancella “Che essere spregevole e privo di sentimenti!”
“E non è tutto”
“Cos’altro vuole?”
“Vuole che io convinca Leonardo a lavorare per lui e per suo zio Sisto”. Ci fu silenzio nella stanza per due minuti buoni poi Giulia si alzò in piedi, si piazzò di fronte a me con le mani sui fianchi “Devi dirlo a Da Vinci e agli altri!”
“Cosa?!” era un’idea assurda e anche molto pericolosa “Ti rendi conto che se Riario lo viene a sapere siamo tutti morti?”
“Apri gli occhi, per l’amor del cielo!” strepitò, come non credevo potesse fare “Pensi che quando avrà ottenuto quello che vuole non vi ucciderà lo stesso?” prese aria per poi continuare “Credi che vi lascerà andare, una volta passato l’anno?”
“Non lo farà?” Il pensiero che potesse trattenerci oltre il tempo prestabilito non mi aveva mai sfiorata.
“Non  sognartelo nemmeno!”
“Molto bene!” dissi, alzandomi in piedi, avviandomi  verso la porta “Andiamo da Leonardo!”  Giulia mi aprì la porta e poi mi seguì come tutte le brave ancelle fanno!
 
“Ricapitolando: Riario ti ha ricattata per fare di te la sua puttana, di me il suo piccolo alchimista e, per di più, credi che non ci farà tornare mai più a Firenze?” disse Leonardo.
“Si, è così!” erano già tutti lì quando io e Giulia arrivammo. Avevo preso posto di fianco a Nico, le nostre mani si sfioravano appena ma  quel minimo contatto bastava a farmi venire la pelle d’oca.
“Non possiamo permettergli di fare nessuna di queste cose!” disse Giuliano.
“No, e io che pensavo di assecondare tutte le sue folli richieste!” lo prese in giro Zoroastro.  Più tempo passava più la mia stima nei confronti di Zo cresceva!
“Come si fa a sfuggire dalla presa di un forte serpente pronto a stritolarti?” Il viso di Vanessa esprimeva paura e preoccupazione.
“Nulla di più semplice, mia diletta!” disse Giuliano “Basta bruciarlo!”
“No” Leonardo lo interruppe. Guardò me e Nico “Il serpente non ci ha ancora avvolti nelle sue spire e cosa vi ho insegnato che si fa per non soccombere?”
“Ci si Ribella!” rispondemmo in coro io e il mio biondo amico.
“Ribellarsi: un giusto proposito!” esclamò Giulia.
“Questa qui è più scatenata di tutti noi messi assieme, io credo!” lei lo fissò con uno sguardo che non le avevo mai visto assumere “Questa qui ha un nome, signore, e quel nome è Giulia!”.
“Perdonatemi, madonna Giulia!” la  prese in giro il turco, cosa che lei non gradì particolarmente. Stava per rispondere quando Leonardo parlò con voce alterata “possibile che qui tutti perdano tempo e l’unico che cerchi un modo per salvarci sia io?”
“Maestro, come possiamo renderci utili?” chiese Nico.
“Dovete trovarmi una corda molto lunga, quanto più potete; due candele; dei passanti di ferro e della zuppa!” All’ultima richiesta rimanemmo tutti interdetti.
“A cosa accidenti serve la zuppa nel tuo magistrale piano per salvarci la pelle?” concordavo con Zoroastro, una volta tanto.
“A nulla!” rispose il mio maestro con naturalezza “Ho fame e voglia di zuppa!”
“Bene, è ufficiale: moriremo qui!”
“Perché questo pessimismo, De’ Medici?”
“Credetemi, Cristina, tra zuppe e affari di cuore qui andrà tutto a favore di Riario!” Magari il De’ Medici non aveva torto: lì tutti pensavamo a qualcosa che non centrava nulla con salvarci la pelle.
Ma, dopotutto, eravamo , come Giuliano stesso aveva detto più volte, un branco di folli montati!

 
Angolo di Sol: salve, ben trovati a tutti! Ci sono i primi piani di ribellione  e i nostri eroi sono più agguerriti (ed affamati) che mai! Il gruppo ha trovato in Giulia una nuova alleata. Che ne pensate di lei? E i nostri eroi riusciranno a salvarsi la pelle?
Bene, a presto. Aspetto le vostre recensioni!
Un Bacio, Sol!!

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Capitolo 5
*** Una tranquilla mattinata a Forlì! ***


 
Cap 5: Una tranquilla mattinata a Forlì!

I giorni passavano, si trasformavano in settimane ma noi non riuscivamo a progettare un efficace piano di fuga e più tempo passava, più noi eravamo nervosi e più Riario diventava sospettoso.
Mentre Leonardo e gli altri pensavano a garantirci la salvezza io pensavo a tenermi stretta la mia virtù propinano al conte di Imola e Forlì una scusa dopo l’altra per non finire nel suo letto ma, ormai, lui iniziava a diventare impaziente.
Una sera decise che era definitivamente stanco di aspettare.
“Il conte vi ha convocata, Signorina Marante” mi disse uno dei suoi paggi.
Di mala voglia mi misi in cammino verso lo studio di Riario. Il clima all’interno non era dei migliori.
“Mia Signora, sono passate ormai tre settimane da quando abbiamo stretto il nostro accordo ma, da allora, non ho ancora avuto il piacere di vedere né voi né il vostro adorabile maestro!” era seduto alla sua scrivania di legno massiccio. 
“Siamo stati tutti molto impegnati, anche voi stesso, mio Signore!”  lui si alzò e si mise dietro di me. Pose le mani sul mio ventre.
“Posso pazientare ancora per quanto concerne l’artista ma non posso più attendere voi!” un brivido mi corse lungo la schiena.
“Che vuol dire?”
“Che, questa sera, terrete fede alla vostra parola!” sapevo che quel momento sarebbe arrivato ,ma credevo sarebbe successo senza preavviso, in modo rude e veloce. Non credevo m’avrebbe avvisata per prepararmi.
“Stasera, in camera mia alla nona in punto e vi consiglio vivamente di non mancare, Madonna.” mi baciò con passione e il mio corpo, come sempre, decise per me di infiammarsi al solo tocco delle sue labbra sulle  mie. Mi odiavo per quella mia debolezza, per quel sentimento che, lo sapevo, stava sorgendo in me e stava per coprire quello che provavo per Nico.
Poco dopo si staccò da me “Ora potete andare!”   Detto questo mi congedò ed io, ancora una volta, corsi via da quello studio come se dentro vi fosse Satana in persona, o forse c’era suo figlio!

“Quel bastardo figlio di un cane non del fratello di un Papa!” uscita dallo studio di Riario mi ero rintanata in camera mia dove avevo iniziato a fare a pezzi tutto. Giulia, spaventata, aveva chiamato Leonardo che, non riuscendo da solo a sfondare la porta che avevo provveduto a rinforzare mettendoci davanti la cassettiera, aveva chiamato in rinforzo Zoroastro e Giuliano De’ Medici. A furia di spallate riuscirono a sfondare il tutto e a entrare.
“Si può capire che succede?” disse Leonardo.
“Stasera Riario mi vuole in camera sua!” spiegai, buttando il vaso da notte per terra, rompendolo in mille pezzi.
“E tu ti stai facendo tutti questi problemi per una scopata?” sdrammatizzò Zoroastro.
“Si, mi faccio tutti questi problemi perché io non intendo concedermi a quel mostro per la prima volta!” mentre dicevo questo facevo a pezzi tre dei vestiti che c’erano nel mio armadio mentre Giulia cercava di togliermeli di mano.
“Va da Nico e fattela con lui prima di andare a da Riario” disse Giuliano De’ Medici. In quel momento trovai la risoluzione ai miei problemi.
“De’ Medici, siete un genio!” esclamai, gettandomi alle spalle quello  che  restava di una costosissima stola di velluto.
“Temo di non capire!” rispose il diretto interessato.
“Ma certo!” mi diede man forte il mio Maestro “Ora vi spiego: se lei riesce a convincere Nico e riesce a farsi scoprire da Riario, prenderebbe sufficiente tempo per ultimare il nostro piano di fuga!”
“Tu vuoi prendere tempo facendo di lei una meretrice?” Zoroastro era di una sincerità quasi fastidiosa alle volte.
“Io non sono una meretrice!”
“No, ma lo sarai presto!” io,  mi alzai e iniziai a prenderlo a calci, sempre con Giulia che tentava di fermarmi mentre Giuliano De’ Medici e Leonardo complottavano  qualcosa.
“Cristina, fermati!” io, alle parole di Leonardo, mi paralizzai tenendo Zo per il collo della casacca mentre lo prendevo a calci nel didietro e Giulia mi teneva per un braccio.
“Che succede?”
“Dobbiamo informare Nico!”
“Lo farò dopo, tanto Riario mi aspetta per la nona di questa sera!” e feci per ricominciare a picchiare Zoroastro.
“Cristina, smettila di picchiare Zoroastro!” io guardai Leonardo.
“Preferite che per sfogare la rabbia inizi a picchiare voi?”
“Cristina, picchia pure Zoroastro e fa con comodo!” e la scena su quella mattinata a Forlì si concluse così: con me che picchiavo Zoroastro che tentava di sfuggirmi, Giulia che tentava di fermarmi, Leonardo e Giuliano che mettevano a punto gli ultimi preparativi per la fuga e il destino che ci preparava un bel tiro mancino!


“Sai cosa mi preoccupa di più di tutta questa storia?” domandai a Giulia, quando i tre uomini furono usciti dalla stanza, alcuni più a fatica di altri.
“No,  cosa?”
“Che quando Riario mi bacia il mio corpo prende il sopravvento sulla mia ragione ed io non riesco a impedirmi di sciogliermi fra le sue braccia!” ero seduta alla scrivania, con lo sguardo triste.
“Tu non sai cosa vuoi!”
“Spiegati” lei si sedette sullo sgabello sul quale mi sedevo per farmi acconciare i capelli.
“Dici di essere innamorata di Nico ma quando lo vedi fuggi mentre quando vedi Riario il cuore ti inizia a battere forte, le guance ti diventano rosse e vai in confusione!” poi, come se solo in quel momento ci fosse arrivata “Tu sei innamorata di Girolamo Riario!”
“Ma sei impazzita?!”  ma la cosa preoccupante era che, forse, aveva colto nel segno.
 
Angolo di Sol: mi scuso per il ritardo ma sono in una fase di blocco, come potrete notare dal capitolo che è decisamente uno dei peggiori mai scritti.
Adesso Cristina è divisa tra quello che prova per Nico e quello che prova per Riario. Come andrà finire, secondo voi? I nostri eroi riusciranno a scappare? Cristina riuscirà a non concedersi a Riario?
A presto, un bacio!
Sol!

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Capitolo 6
*** La caccia è aperta! ***


Cap 6: La caccia è aperta

Correvo a perdi fiato in una fitta foresta. Non sapevo dove stessi andando o da cosa stessi scappando, sapevo solo che se volevo restare in vita dovevo continuare a correre.
Ad un certo punto la foresta si diradò e mi trovai sulle rive di un fiume. Entrai nell’acqua. Ad un certo punto questa mi sommerse, ma io continuai a camminare come se nulla fosse.
Arrivata sul fondo, incontrai Riario, Leonardo e Nico “Chi intendi salvare, Cristina?” .
Non seppi mai cosa risposi perché mi svegliai in un lago di sudore.

Quando mi svegliai era da poco passata la settima. Ero nervosa e agitata. Avrei solo voluto scappare lontano da tutto e da tutti, specialmente da Riario, dal mio maestro e da Nico.
Mentre mi preparavo psicologicamente  a prendere in giro Riario e a tentare la fuga, qualcuno bussò alla porta. Era Nico “Tu non puoi andare da quel viscido essere strisciante, io non te lo consento!” entrò come una furia nella mia stanza, sbattendosi la porta alle spalle. Mi faceva quasi paura. “E poi cosa fai?”
“Non lo so, cosa faccio?”
“Mandi quell’imbecille di Zoroastro a dirmelo?!”  Capì che mi stava spaventando da come lo guardavo. “Sono preoccupato per te” ammise.
“Anche io, ma per tutti voi!” lo abbracciati, tenendolo stretto.
“Zoroastro ha detto che volevi che io ti prendessi per primo, è vero?” mi sussurrò all’orecchio, con una vena di timore nella voce incerta.
“ Cosa penseresti, se lo fosse?” domandai a mia volta. Dentro di me si erano creati diversi strati di paura: la paura di Riario e di tutto quello che egli postava con se; paura di un eventuale rifiuto da parte di Nico; paura di perdere la fiducia di Leonardo e di perdere la mia vita.
“Sarei onorato di ciò!” ci separammo e lo guardai negli occhi prima di baciarlo. Non provai le stesse sensazioni travolgenti e colpevoli che mi portavano quelli di Riario, provai una piacevole sensazione di calore di sicurezza. Posai le mani tra i suoi capelli ricci e morbidi, per tenerlo più stretto. Lui le sue sui miei fianchi. Non ci volle molto che cademmo sul letto e poi tutto fu confuso, ma fu il giorno più bello della mia vita!

Inutile dire che Riario non ci aveva scoperti e che ora io ero davanti alla porta delle sue stanze senza sapere cosa fare.
Le guardie mi oltrepassavano con lo sguardo, come se non fossi una presenza rilevante.
Bussai con decisione e timore. Tutto quello che ottenni fu un freddo e secco “Avanti!” Mi feci coraggio ed entrai.
La stanza era cupa, illuminata soltanto dal fuoco del grande camino di marmo bianco finemente lavorato davanti al quale erano poste due poltrone con al centro un tavolino su cui erano collocati due calici e una caraffa con del vino. Sulla parete di fronte alla porta si apriva un enorme finestrone tenuto chiuso da due tende di pesante velluto nero che si abbinava alle tende dell’enorme letto baldacchino che troneggiava nel centro della stanza e che mi incuteva un grande timore. Riario era seduto su una delle poltrone e non mi aveva ancora degnata di uno sguardo, come le guardie fuori dalla porta. Per un istante credetti d’essere diventata trasparente, e forse sarebbe stato meglio. Quando il conte posò i suoi occhi su di me erano pieni di ira e rabbia. Forse aveva saputo di me e di Nico “Madonna, mio zio ha combinato il mio matrimonio!” Non sapevo se mettermi a saltare per la felicità o se dare importanza a quella stretta fastidiosa che mi attanagliava lo stomaco.
“E perché ciò vi disturba, Conte?” domandai, con tono distaccato. Lui, intanto, mi aveva raggiunta e mii guardava fisso negli occhi.
“Io so cosa avete progettato tu e i tuoi amici, sai?” la sua mano corse alla mia gola, stringendola “So cosa avete fatto tu e il giovane apprendista.” Mi stava soffocando, tant’è vero che dietro le palpebre mi si formarono tante stelline bianche “So perfino di quello che avete paura di provare per me!” Dovette rendersi conto di starmi strangolando sul serio perché allentò la presa. “Non dovreste parlare troppo ad alta voce, potreste scoprire che le guardie non sono sorde a vostre spese, Madonna!” Per un momento avevo creduto che Giulia fosse una spia e che avesse riportato tutti i  nostri piani a Girolamo, e forse lo credevo ancora. “Vi avevo avvertita di esercitare cautela, mia diletta, ma voi sembrate disinteressata ai miei consigli!”
“Vi sbagliate di grosso, mio signore!”
“E allora perché concedervi a quel giovinastro?!”
“Cosa vi disturba?”
“Non mi piacciono le bambole usate!” quella frase mi colpì dritta al cuore. “Come a voi non piace che io debba sposarmi, o mi sbaglio anche in questo caso?” detestavo il fatto che avesse ragione.
“Potrei essere incinta di Nico!” usai un tono di sfida del quale mi pentii subito alla vista del suo sguardo fiammeggiante.
“Dopo questa notte, se lo sarete, non sapremo mai di chi sarà figlio quello che partorirete!” Speravo avesse abbandonato i suoi propositi “Se mio o del garzone di Da Vinci!”
Poi mi spinse sul letto con una violenza inaudita, facendomi precipitare come nella bocca stessa degli inferi, tra le braccia stesse del figlio di Satana.

Guardavo il soffitto scuro della camera del Conte di Imola e Forlì, chiedendomi se il mio animo potesse perdonarmi quello che era successo. Riario, accanto a me, dormiva ancora. La mia mente tornò a poche ore prima, quando accanto a me c’era Nico. Il suo sorriso, i suoi occhi chiari mi diedero la forza di non buttarmi giù dal balcone.
Mi sentivo sporca e violata, rotta.
Come potevo presentarmi di nuovo al cospetto di Nico dopo quello che era successo? Con quale coraggio?
Mi feci coraggio e mi alzai, mi ricomposi e uscii da quella camera più veloce di un fulmine.
Arrivai al punto d’incontro che avevamo fissato con gli altri e li trovai tutti lì. “Alla buon ora!” mi disse Zoroastro.
“Riario sa tutto!” annunciai, con la morte dentro. Significava non fidarsi più di nessuno.
“Come sa tutto?” chiese Giuliano.
“C’è un traditore tra di noi!” tutti ci guardammo negli occhi. Da quel momento la caccia era aperta!

Angolo si Sol: Salve!!! Scusatemi per il ritardo, di nuovo, ma non ho avuto un attimo di tempo  libero. Lo so che questo capitolo non è molto divertente, ma andava scritto così ai fini del racconto. Vi chiedo comunque scusa perché si differenzia dai precedenti.
Vorrei sapere se avete capito chi è la spia, o chi credete che sia.
Ora vi lascio. Un bacio,
Sol!

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Capitolo 7
*** La strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni! ***


Cap 7: La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni!

P.O.V. Cristina

Le settimane seguenti furono un vero inferno!
Non sapevo di chi fidarmi, dubitavo di tutto e di tutti, perfino del maestro e di Nico.
Non potevo credere che fra i membri di quella che consideravo la mia famiglia ci fosse una spia di Riario. Inizialmente avevo riposto i miei sospetti in Giulia. In fondo era l’idea più logica, e forse anche quella meno dolorosa.
Non avevo più rivisto Nico, fuggivamo l’una dall’altro senza un motivo apparente. Dovevo forse dubitare di lui?
Per la prima volta ,dopo tanti anni, decisi di trovare un minimo di conforto nella preghiera. Passavo così tante ore nella cappella del palazzo, assorta nei miei pensieri e nelle mie confidenze all’altissimo, che molte volte si faceva sera e non me ne rendevo conto.
Non potevo andare avanti così: dimagrivo a vista d’occhio, la mia pelle aveva perduto colore e il mio fisico si stava indebolendo. Fu Zoroastro ad aiutarmi.
“So che potrei essere io, per te, la spia ma, credimi, non lo sono!” mi disse un giorno, mentre ero seduta su una panca della cappella intenta a contemplare in vuoto.
“Potremmo dire che è quello che affermi ogni volta che sei colpevole, Zo!”
“E cosa direi se non lo fossi?”
“Tu sei sempre colpevole!” lui rise e, per la prima volta dopo settimane, trovai la forza di sorridere anch’io.
“Dov’è finita la nostra allegria, Zo?” gli chiesi “La nostra voglia di vivere, la voglia d’avventura e di imparare?” sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi “Dove sono quei ragazzi che partirono da Firenze orami cinque masi fa?”
“Penso che li abbiamo lasciati ,da qualche parte, tra casa e questo palazzo degli intrighi!” mise una mano fra le mie “Ma noi non dobbiamo perdere la certezza di quello che siamo, perdere il nostro affetto per le persone che sono con noi da una vita e con le quali abbiamo affrontato ogni sorta d’avventura!” lo guardai e lo invidiai per quelle sue affermazioni “Io credo in te, Cristina, come credo in Leonardo e in Nico e so che nessuno di voi tradirebbe mai gli altri ed è tutto quello che mi serve sapere per vivere e per cercare qualcosa di migliore in questo mondo sporco e corrotto!” continuavo a guardarlo, chiedendomi se un fulmine divino non l’avesse colpito, entrando nella cappella  “Io ho voi, il resto non è affare mio!” lo abbracciai di slancio, e piansi tutte le lacrime che avevo dentro “Non piangere, non ne vale la pena!”
“Chiunque sia, Zo, sarà comunque come ricevere una pugnalata alle spalle!” lui mia alzò il viso, facendo in modo di avere gli occhi puntati nei miei.
“Non sai tu a doverti sentire male, ma quell’essere spregevole che ha confessato tutto a Riario; lo stesso che, all’apparenza, si professa nostro amico me che non ha esitato a vendersi come una meretrice per chissà quale misera e insignificante ricompensa!”
“Zo, sono felice che tu abbia detto questo!”
“Perché mai?”
“Perché pensavo tu stessi per baciarmi!” lui si allontanò di colpo, con una smorfia.
“No, dico, frequentare Riario ti sta facendo diventare pazza come lui?!”
“Perché mai?”
“Non ti bacerei neanche se fossi l’ultima donna sulla terra!”
“Non intendi sposarti?” lui, con aria non curante, accavallò le gambe u guardò in alto.
“Non sono fatto per il matrimonio e poi ho già a chi essere fedele!”
“Noi?” chiesi, speranzosa.
“No, il vino!” e cos’altro potevo aspettarmi da lui?!

Io e Zoroastro decidemmo che non si poteva andare avanti in quel modo e così decidemmo di parlare con Leonardo, l’unico che aveva meno probabilità d’essere la talpa.
“Io non parlo con nessuno!” stava per sbatterci la porta in faccia, ma io misi un piede fra questa e lo stipite.
“Maestro, la prego, non sappiamo di chi fidarci!” mi guardò, poi guardò Zo, e ci lasciò entrare. Trovammo anche Nico, con gli occhi rossi di lacrime, seduto sul letto del nostro Maestro.
“Nico, che succede?” chiesi, andando ad abbracciarlo. Lui mi scostò.
“Sei andata a letto con Riario!”
“Sapevi che dovevo!” 
“Si, ma non mi aspettavo che l’avresti fatto il giorno in cui io e te abbiamo fatto l’amore!” Leonardo e Zoroastro ci guardavano con gli occhi fuori dalle orbite.
“Non avevo altra scelta, lo sai!” non potevo credere che mi stesse rinfacciando una delle cose più difficili della mia vita.
“Si, l’avevi!”
“Molto bene, fermatevi!” Alzai gli occhi sul nostro Maestro  “Cosa è successo tra di voi?”
“A quanto pare nulla di significativo!”  disse Nico, uscendo dalla stanza sbattendo la porta.
“Non so più che fare!”  esclamai, mettendomi le mani nei capelli.
“Forse avresti dovuto evitare di andare per davvero a letto con Riario!”  a quel punto esplosi!
“La prossima volta do una padellata in testa a Riario” mentre lo dicevo, presi un oggetto a casa dalla scrivania di Leonardo e lo suonai sulla testa di Zoroastro “ poi fuggo e lascio che lui vi appenda nelle segrete per i pollici e vi scuoi vivi come dei maiali!” conclusi, dando un calcio alla vittima precedente.
“Si ma perché ,ogni maledettissima volta che vai su tutte le furie, te la prendi con me?!”  chiese Zo, massaggiandosi testa e stinco.
“Mai sentito parlare di capro espiatorio?” povero Zoroastro, aveva ragione, ma era più forte di me! “Non volevo fare del male a nessuno!” dissi, guardando entrambi.
“Lo sai come si dice, bambina mia?” disse il mio Maestro. Feci cenno di no con la testa “La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni!” 
“Forse all’inferno ci siamo già!” risposi.
“Non preoccuparti!” rispose Zoroastro “Una volta passati a miglior vita ci finiamo lo stesso!”
“Cambiando argomento: chi credete che sia la spia?” chiesi loro.
“Io non credo, io temo di saperlo!” rispose Leonardo. Io e il turco ci guardammo in faccia, temendo di conoscere il nome che Leonardo aveva scoperto.
“Chi?” tre semplici lettere che pesavano come un macigno. Tre semplici lettere che tagliavano fuori uno di noi dalla famiglia!
“Sicuri di volerlo sapere?”
“Certo, meglio una brutta verità che una bella bugia!*”  Zoroastro mi diede man forte annuendo con aria grave.
Ci fu un attimo di silenzio, l’attimo più lungo della mia vita!
Leonardo valutò bene le nostre espressioni, poi prese un respiro profondo “Come la prendereste se vi dicessi che la talpa è Vanessa?” Io e Zoroastro lo guardammo con gli occhi fuori dalle orbite.

Angolo di Sol: Salve! Come va? Non linciatemi, so che forse Vanessa e scontata ma sembrava la scelta migliore. Vorrei conoscere i vostri pareri al riguardo, vi aspetto!
Un bacio, a presto!
Sol
*La frase non è mia, per quanto ovvio!



 

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Capitolo 8
*** Sono qui, tranquilla ***


Cap 8: Sono qui, tranquilla!


P.O.V. Nico
Ero smarrito, perso in me stesso e nel mio dolore. Non sapevo con chi prendermela: con Riario, per essersi preso la donna che amavo; con Cristina, per essersi concessa a lui e avermi preso in giro; con Vanessa, per quello che aveva fatto. Forse al primo posto c’era Vanessa perché se Riario era una serpe per natura e Cristina una sua vittima, lei scusa non ne aveva.
Decisi di chiarirmi con Cristina. La raggiunsi nella camera di Leonardo, dove l’avevo lasciata poco prima con Zoroastro. “Chiama un medico!” fu la prima cosa che sentii.
“Pensi  che sia tanto grave?”  la voce di Zoroastro mi impaurì, tanto!
“Potrebbe essere uno stato di catalessi permanente, forese non si riprenderà mai più!” alle parole di Leonardo non capii più nulla. Mi feci forza e, pronto al peggio, entrai nella stanza. Quello che trovai non fu esattamente ciò che mi aspettavo: c’era Zoroastro seduto a terra a mangiare una mela, Leonardo che mangia della zuppa (tanto per cambiare) e Cristina che dormiva placidamente sul letto.
“Che succede, amico?” chiese Zo, masticando la mela.
“Osi chiedermi che succede?!” esclamai, furi di me dalla preoccupazione.
“Lo trovi strano, visto che sei entrato qui come una furia?”
“Chi è in catalessi? Chi sta male? Qualcuno è grave? Che succede?” feci loro tutte queste domande una dietro l’altra tanto che, alla fine, non avevo più fiato a disposizione.
“Calma, Nico, nessuno muore, era solo uno scherzo!” spiegò il mio maestro.
“Come facevate a sapere che ero lì fuori?” ma la cosa fondamentale era “Perché mi avete fatto venire un attacco di cuore?”
“Ti ho visto entrare dalla finestra” spiegò Zoroastro.
“L’attacco di cuore è per darti una lezione!”
“Quale, Maestro?” ero pronto al peggio.
“In futuro, quando penserai di dare della troia alla donna della quale sei innamorato, abbi poi il buon gusto di tornare indietro e di dirle le sette parole che ogni donna sogna sentire da un uomo!” ero più perplesso che mai. Fu Zoroastro a illuminarmi.
“Mi dispiace, ho sbagliato, avevi ragione tu!”
“Ma lei non aveva ragione, io avevo ragione!” dovevi difendere quel poco che rimaneva della mia dignità. Lei mi aveva spezzato il cuore. Prima mi aveva illuso, mi aveva dimostrato amore, e poi si era data a Riario, forse con lo stesso amore e la stessa passione. Insomma, non la potevo neanche biasimare più di tanto: lui era il conte di Imola e Forlì, nipote del Papa. Magari era un individuo con leggeri problemi legati alla psiche, alla personalità, e forse da un senso di inferiorità dovuto alla sua infanzia probabilmente travagliata ma questi scomparivano in confronto al suo enorme palazzo e altrettanto enorme patrimonio!
“Lo so!”
“E dovrei scusarmi per qualcosa che non ho fatto?”
“Si!” guardai il moro con gli occhio fuori dalle orbite.
“Ma è folle!”
“No, è da donne!”
“Ma allora noi uomini non abbiamo ragione mai?” chiesi, demoralizzato.
“Mai!” risposero in coro i due.  Mi sarei volentieri scolato un fiasco di vino. Il bello era che io ero astemio!


P.O.V. Cristina
la notizia che Vanessa ci aveva traditi, le accuse di Nico, i ricatti di Riario erano stati decisamente troppo per me. Ero svenuta. Non sapevo dire quanto fossi rimasta incosciente, forse minuti o ore.
La prima cosa che sentii quando rivenni fu la voce di Nico. Lo chiamai debolmente.
“Sono qui, tranquilla” mi disse, sussurrando.
“Quindi non sei più arrabbiato con me?” chiesi, speranzosa.
“Lo sono, ma ne parliamo dopo!” si dice che la speranza è l’ultima a morire, nel mio caso è la prima!
Cercai di tirarmi su e, facendo leva sul braccio di Nico, ci riuscii. La testa mi pulsava in maniera quasi insopportabile e, forse, cadendo dovevo essere atterrata sul fondoschiena perché mi faceva tremendamente male!
“Bentornata tra i vivi, dormito bene?” mi chiese, ironico, Leonardo, alzandosi dalla sua scrivania. Feci cenno di si con la testa “Bene!” la sua espressione non prometteva nulla di buono “Ho un piano per smascherare Vanessa, mettere Riario nel sacco e salvare carpa e cavoli!”
“Credo si dica Capra e cavoli non carpa!” lo corressi, massaggiandomi il didietro.
“Ti fa male?” chiese Zoroastro.
“Si”
“Bene, ora sai che si prova ad essere presi a calci!” aveva l’espressione di un bambino che aveva fatto una monelleria e che aspettava d’essere punito.
“Sei stato tu?”
“Te lo meritavi!”
“Io ti impicco!” cercai di saltargli al collo, ma Nico mi fermò.
“Questo, mia cara, si chiama omicidio e, mi dispiace dirtelo, è considerato disdicevole in molte società!”
“Sai quanto mi frega?” urlai “Mi ha dato un calcio nel didietro!” poi mi guardai il vestito “E mi ha rovinato il vestito che costa trecentosessantacinque fiorini!”
“Io vi darei trecentosessantacinque calci in culo a tutto e tre!” esclamò, irato, Leonardo. Noi ci girammo a fissarlo, increduli.  “Io vi ho detto che ho un piano e voi state qui a perdere tempo!”
“Scusa, Leo, che piano hai in mente?” chiese Zoroastro, con la sua migliore faccia da lecchino.
Io, di rimando gli feci una smorfia, e mi misi in ascolto del piano brillante del nostro ancor più brillante Maestro accoccolata fra le braccia di Nico.
Alla fine, forse, a salvarci, saremo stati solo noi e Giulia.
Avvisai Giulia di ciò che sarebbe accaduto e decidemmo che lei avrebbe dormito con me nella settimana seguente.
Riario, stranamente,  non si faceva né vedere né sentire e io non potevo esserne più felice!
Quella sera, mentre mi stavo mettendo a letto, mi colse un improvviso, violento, attacco di nausea.  Non avevo mai vomitato tanto in vita mia. In più iniziò anche a girarmi la testa.
“Che hai?” mi chiese lei, spaventata.
“Non lo so!” avevo un bruttissimo presentimento! Erano passate due settimane da quando ero stata a letto sia con Nico che con Riario e, da allora, non mi era ancora venuto il mio ciclo ma, essendo presto, non mi ero preoccupa, però adesso si.

Angolo di Sol: Salve! Scusate il ritardo, e non  mi uccidete per questo capitolo pieno di cose lasciate in sospeso.
Come sempre aspetto di sapere cosa ne pensate sia nel bene che nel male.
Un bacio a tutti, spero di aggiornare al più preso.
Sol!

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Capitolo 9
*** La fine dei giochi ***


La fine dei giochi


P.O.V. Cristina
Avevo paura per tutta una serie di cose: in primo luogo potevo essere incinta o del ragazzo innamorato di me fin dall’infanzia o di un pazzo psicopatico che aveva l’ardire di farsi chiamare Conte; la mia migliore amica era una spia; non mi era più permesso picchiare Zoroastro;  Giulia si comportava da pazza peggio di Riario e Leonardo non parlava con nessuno ad eccezione di se stesso.
Erano passate quasi due settimane, i miei sintomi non accennavano a scemare e la mia preoccupazione non aiutava.
“Devi dirlo a uno dei due!” Giulia mi dava la morte. Era fermamente convinta che uno, tra Riario e Nico, dovesse essere informato.
“A chi, secondo te?” ero suscettibile, irritabile e, essenzialmente, molto stronza “Al ragazzino che ha paura anche della sua ombra o a quello che progetta di ucciderci tutti?!” Lei non parve neanche sentimi.
“Quello che credi sarà il padre migliore per tuo figlio!” caddi a peso morto sul letto e lei si sedette di fianco a me.
“Non so chi sia quello giusto” dissi, stanca, passandomi una mano sul viso.
“Perché nessuno dei due lo è.” La guardai attraverso la fessura lasciata aperta dalle dita “Mi spiego: da solo nessuno dei due è adatto a fare il padre ma, con te al suo fianco a renderlo completo, chi è quello giusto?” a quel lato della faccenda non avevo mai pensato. “Ami entrambi, si è capito, ed entrambi amano te, anche questo salta parecchio all’occhio”
“E adesso cosa devo fare?” ero spaventata, confusa, arrabbiata, frustrata. Essenzialmente incazzata nera!
“La scelta giusta!”

“Il piano è semplice: organizziamo un piano di fuga, coinvolgiamo Vanessa e aspettiamo che Riario lo venga a sapere;  quando lo farà, lui cercherà di ucciderci e allora fuggiremo sul serio!” Questo era il piano peggiore che il Maestro avesse mai architettato.
“Certo e mettiamo in conto che Riario capisse il nostro scopo, visto che è tante cose ma di certo non un imbecille, noi cosa facciamo?” intervenne Zoroastro.
“Mi inventerò qualcosa a l momento!” rispose Leonardo, con la solita saccente indifferenza.
“Ti inventerai qualcosa al momento, Artista?!” esplose Giuliano de’ Medici, che, fino a quel momento, aveva seduto, silente, in un angolo della stanza “E se quello che dovessi pensare non fosse sufficiente?!”
“Ci condurrò alla salvezza!” ribatté, sicuro, Leonardo.
“O a morte certa!” suggerii io, più spaventata che mai. Come ricompensa ebbi uno sguardo per nulla amichevole dal mio abile Maestro.
“Non mi stai aiutando!”
“Possiamo valutare le alternative?” propose il de’ Medici.
“Non ci sono alternative, Giuliano, non lo capite?” questa volta a parlare fu Giulia, che prese la parola per la prima volta da quando eravamo arrivati nella stanza “Riario vi ucciderà tutti, non risparmierà nessuno!”
“Allora voi perché fuggite?”
“Perché questa non è vita!”
Preso per buono il piano suicida di Leonardo, non restava che aspettare che giungesse la data fissata per l’evasione. Nel frattempo i miei dubbi, invece di diminuire, si moltiplicavano come i pani e i pesci che aveva moltiplicato Nostro Signore! Se fossimo morti tutti il problema non si sarebbe posto minimamente, mio figlio e il mio segreto sarebbero morti con me. C’era, però, un’alta percentuale che, in caso di fallimento, Riario non mi facesse del male nonostante tutto. Il mio pensiero tornò alla notte in cui mi aveva presa.
Mi aveva detto che, se avessi concepito un figlio, non avremmo mai saputo se fosse stato suo o di Nico. Che sperasse che io restassi incinta?! Poteva essere contorto fino a quel punto?!
C’era una sola persona con la quale potevo confidarmi.
P.O.V. Nico
Ero pieno di dubbi. Non avevo più avuto modo di parlare con Cristina riguardo a tutto il putiferio che avevo alzato dopo il suo incontro con Riario.
Non sapevo cosa fare, come comportarmi, cosa dire. Decisi di consultarmi col Maestro per avevre un consiglio pratico.
Arrivato alla porta della sua stanza, però, sentii che dentro c’era qualcuno e questo non era che la dama che affollava i miei pensieri. Decisi di restare in ascolto.
“Capite che non so cosa fare?!” sembrava fosse sul punto di scoppiare in lacrime. Mi chiesi come fosse possibile.
“Capisco che sei una stupida, dovevi parlarmene quando hai iniziato a manifestare i primi sintomi, non dopo due settimane!” non avevo mai sentito Leonardo così furioso. Sembrava preoccupato e spaventato e ciò, in lui, accendeva l’ira.
“Avevo paura!”
“E, nascondendo la cosa, che ci hai guadagnato?!” più andavano avanti più la conversazione prendeva una piega che  non mi piaceva affatto!
“Non so che fare!” ripeté, ormai in preda ai singhiozzi.
“Teoricamente dovresti fare la cosa giusta sia per te che per tuo figlio!” in quel momento mi sentii morire, ma quello che venne dopo fu decisamente peggio.
“Ci ho pensato e forse Nico non è pronto per fare il padre”
“Hai deciso di metterti nelle mani di Riario?” sentii il mio cuore rompersi in mille pezzi, e questo lo testimoniavano le mie lacrime che scorrevano sulle guance e cadevano sui vestiti.
“Si, credo che Riario sia la scelta migliore per mio figlio più che per me”
“E io non me la sento di darti torto!” e non  me la sentivo nemmeno io.

P.O.V. Cristina
Grazie a Leonardo e  Giulia avevo fatto la mia scelta. Non sapevo come comunicarla a Riario né, tantomeno, come dirlo a Nico. Decisi di cominciare dal dirlo ad uno e così andai da Riario.
Arrivata fuori alla porta dello studio, le guardie mi dissero che non potevo entrare perché il Conte era già a colloquio con qualcuno. Me ne andai, con la curiosità che mi attanagliava le viscere.
Lo studio di Riario affacciava sulla parte più intricata e fitta di rovi del giardino ma, pur di vedere con chi era a colloquio, sarei entrata nella più pericolosa delle foreste. Quello che vidi mi lasciò senza parole: seduto con Riario alla scrivania c’era Nico e i due parlavano in maniera molto concitata. L’unico che riuscivo a vedere in faccia era Nico e aveva l’espressione di chi aveva pianto molto. S’insinuò in me il seme del dubbio e le cose non migliorarono quando vidi Nico alzarsi di colpo dalla sedia e saltare al collo di Girolamo. Che avesse sentito la conversazione mia e di Leonardo? Era possibile? Fatto sta che il Conte riuscì a liberarsi e il mio compagno di avventure uscì dalla stanza, non senza lanciare al proprietario del castello uno sguardo di fuoco!
Decisi che dovevo capire cosa succedeva, così bussai alla finestra dove venne ad aprirmi un sorpreso Riario “Da quanto siete qui, Madonna?” disse, dopo aver aperto la finestra.
“Da quanto basta!”
“Cosa intendete fare?”
“Entrare, datemi una mano!” guardò la mia mano tesa.
“Dalla finestra?!” esclamò “Nelle vostre condizioni?!”
“Sono incinta, non invalida, sapete?!” non ritenne opportuno fare altre storie e mi issò nella stanza. Chiusa la finestra, il putiferio che mi aspettavo non mi ci fu mai.
“Dunque, ditemi le novità!” disse, facendomi segno di accomodarmi su una delle sedie di fronte alla scrivania.
Presi un respiro profondo e poi gli raccontai tutto. Lui mi ascoltò senza fiatare, senza mai staccare gli occhi dalle mie labbra. Alla fine, quando ebbi concluso, lui si alzò e fece qualcosa che mi immobilizzò, spiazzò, gelò il sangue nelle vene: mi si inginocchiò di fronte, prese una mia mano tra le sue e la baciò “Il giovane Nico mi ha riferito della vostra conversazione con Da Vinci, conosco la domanda che avete da farmi e la risposta è che sarò onorato di essere il padre di nostro figlio a tutti gli effetti!”  mi salirono le lacrime agli occhi!
“E Nico?”
“Temo che abbia deciso di andarsene, ma prima voleva che voi comunicaste agli altri che sta per portare con se la più grande minaccia che vi ha oscurati da quando siete arrivati qui e ci ha tenuto a sottolineare che non sono io!”
“Cosa significa?” lui non fece in tempo a rispondermi che sentimmo un grido provenire da fuori la porta.
Arrivati dove dovevamo, ci si parò di fronte uno spettacolo raccapricciante: Vanessa riversa a terra, con una grossa ferita che le squarciava il fragile petto e il sangue che, copioso, le inzuppava la veste azzurro cenere. Sembrava quasi una bambola, ma una bambola rotta, usata, che non era più buona per giocare.
Accanto a lei c’era Nico, anche lui con la camicia bianca sporca si sangue sul fianco destro ed ero sicura che non fosse quello di Vanessa. Mi precipitai al suo fianco. Alzai il suo capo e me lo posai in grembo “Va tutto bene, non accadrà nulla di brutto!”
“Tu dici?!” fece un forzato sorriso ironico “Io sono pronto a scommettere il contrario!”
“Non puoi lasciarmi così!” le lacrime iniziavamo a appannarmi gli occhi.
“L’avrei fatto comunque, lo sai!” la sua mano mi toccò la guancia.
“Si, ma questo è per sempre!”
“No, è solo la fine dei giochi!” non ce la faceva più a parlare, si vedeva, e sentivo che anche a me iniziava a venir meno.
“Non voglio che tu te ne vada!”
“Io non ci ho mai creduto nel paradiso” mi disse, anche se già lo sapevo “Ma se, dopo la morte, ci sarà qualcosa io ti aspetterò lì e veglierò su di te nell’attesa e sul bambino, di chiunque egli sia figlio!” ormai piangevo a singhiozzi “Amarti è stata la cosa più bella che abbia mai fatto nella mia vita, non mi pento di nulla!”
“Nemmeno io, anche io ti amo tanto Nico!” lo baciai sulle labbra.
“Con questo bacio, addio, amore mio!” non ci potevo credere “Di al Maestro e a Zo che sono stati la famiglia più bella del mondo!”
“Diglielo tu!” rise debolmente.
“Non ne ho il tempo, temo!” poi, avvenne. Posò meglio il capo sul mio grembo, chiuse gli occhi ed espirò per  l’ultima volta. In quell’istate sentii che una parte di me era morta.
Non c’era tempo per piangere. Mandai a chiamare Zoroastro, Leonardo, Giulia e Giuliano dicendo loro che li aspettavo in guardino.
“Nico è morto!” fu la prima cosa che dissi.
“Se è uno scherzo non è divertente!” sbottò Zo.
“Non è uno scherzo, è morto mentre tentava di uccidere Vanessa, raggiungendo il suo scopo!” poi li guardai, lui e Leonardo “Voleva che vi dicessi che siete stati la famiglia migliore del mondo e non potrei essere più d’accordo!” vidi delle lacrime bagnare i volti di entrambi.
“E adesso che si fa?” intervenne Giuliano.
“Riario vi lascia liberi di andare, se volte, o di restare ma non da prigionieri!”
“Io devo tornare a Firenze” rispose il De’ Medici.
“Allora vai ora, nessuno ti fermerà” si congedò da noi con la solita elegante freddezza. Gli altri non si mossero.
“E voi, che farete?” gli domandai.
“Io resterò con te, non ho dove andare!” rispose Giulia, dandomi un bacio sulla guancia.
“Io resterò per le bevute che non dovrò pagare!” disse Zoroastro, cercando di sorridere.
“Io resterò perché quello che resta della mia famiglia è qui!” e così ci abbracciammo tutti e quattro alzando poi la testa verso il cielo blu, come gli occhi del nostro fratello defunto. Mi portai un amano al ventre.
Nico aveva ragione: è la fine dei giochi e ognuno ha imboccato un sentiero che non sa dove porti ma ognuno dovrà compiere questa strada da solo!

Angolo dell’autrice: salve, siamo arrivati alla fine di questa avventura! Mi è costato molto mettere la parola fine a questa storia ma ne inizio un’altra basata sulla seconda stagione, quindi se le vicende di Cristina e dei suoi amici vi hanno appassionati vi aspetto!
Ringrazio chi mi ha sempre seguita, in particolare Sassa che ha sempre avuto solo buone parole per me!
L’ultima frase di Nico non è mia ma del grande Shakespeare.
Spero di rivedervi presto, un bacio!
Sol!

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