I Know You Got A Soul Even Though You're Heartless

di AThousandSuns
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Breath Of Life ***
Capitolo 2: *** Demons ***
Capitolo 3: *** If I Had A Gun ***
Capitolo 4: *** Blue Jeans ***
Capitolo 5: *** 21 Guns ***
Capitolo 6: *** Brighter ***
Capitolo 7: *** Undisclosed Desires ***



Capitolo 1
*** Breath Of Life ***


Disclaimer: tutti i personaggi tranne Julie appartengono alla DC. Note: Il cognome di Mark è un omaggio a Jensen Ackles che ha dato la voce a Red Hood nel film animato della DC a lui dedicato. Il titolo del capitolo è Breath Of Life, di Folrence + The Machine. Ho usato Black Cat invece di Catgirl perchè mi piaceva di più (Black Cat è anche il nome di una famosa ladra dell'universo Marvel per quel che mi risulta, non sono molto informata).
 * Red Hood *
Non pensavo che tornare a casa mi avrebbe fatto questo effetto. Gotham era cambiata, ma in fondo era la stessa. Quanto tempo era passato? Anni... Ma non aveva importanza: importava che fossi tornato, e che fossi tornato con uno scopo, con un piano. Ed ero pronto.
* Julie *
La centrale era un totale casino quando arrivai per iniziare il mio turno. Tre cadaveri erano stati scoperti all'alba in un magazzino dimesso di Crime Alley, spacciatori, se avevo capito bene.
-'Giorno, Mark. Il mio collega alzò lo sguardo implorante e mi sorrise quando si accorse che gli porgevo del caffè fumante.
-Sei la mia eroina- disse, sorridendo ancora di più. Ricambiai con meno enfasi, ringraziando il fatto che credeva non fossi etero.
-Allora, che abbiamo stamattina?- chiesi.
-Noi tutti i crimini minori che tu possa immaginare.
Sbuffai: lavoravo lì da quasi due anni, e ancora ero bloccata a furtarelli e atti di vandalismo. Non che a Gotham non ce ne fossero, ma non mancavano nemmeno esplosioni, omicidi e complotti vari. Quando ci avrebbero fatto lavorare su casi più seri?
-Ackles, Kyle, siete di pattuglia!
Mark sorrise di nuovo, e mi raccontò quello che davvero volevo sapere, mentre eravamo fuori.
-Non erano semplici spacciatori, ma grossisti potenti, al servizio di un uomo potente. Un colpo di pistola in testa a ciascuno, un atto freddo, ma calcolato, per mandare un messaggio ai piani alti: a Black Mask. Devono ancora arrivare i risultati della balistica, ma scommetto che è stato ancora Red Hood!
Mi piaceva Mark. Era un tipo in gamba, che amava la sua città e voleva cambiare le cose. Come me, aveva una storia triste alle spalle, anche se non aveva vissuto in un quartiere malfamato come il mio.
-Forse il borsone con le teste mozzate non ha sortito l'effetto desiderato- rabbrividii mentre lo dicevo, era passata solo una settimana da quella strage. Quanto sangue freddo ci voleva per fare qualcosa del genere? Qualunque cosa questo Red Hood volesse, era chiaro che voleva ottenerlo, a qualsiasi costo.
                                                                                                              ***

Sognavo. Sognavo Robin, no, Jason, venirmi incontro, saltando di tetto in tetto, nella tuta assurda per la quale non perdevo occasione di prenderlo in giro.
-Perchè il pipistrello, che ama così tanto il nero, fa vestire le sue spalle da semafori ambulanti? Vi usa forse come diversivi per distrarre i criminali così da... Non riuscii a finire la frase, ero occupata a baciarlo. In fondo era ironico che Black Cat, protetta di Catwoman, e Robin, si fossero innamorati. Non che l'avrei mai ammesso a voce alta, comunque. Era a questo punto che il sogno si trasformava in incubo, ogni volta.
-Sto per partire con il pipistrello, dovremmo essere a casa in un paio di giorni- mi guardava, sorrideva sbieco,- ce la farai senza di me?
Volevo fermarlo, perchè Dio, se sapevo quello che gli sarebbe successo, ma continuavo a sorridergli e gli rispondevo reggendogli il gioco:-Non ne sono sicura...
E poi il fuoco, un'esplosione, una che non avevo mai visto, solo sentito raccontare, ma non per questo meno reale nella mia testa. La pioggia, quella di Gotham, che cadeva sulla sua bara mentre la calavano nella fossa. Avrei voluto gridare, dir loro di non seppellirlo, di aspettare... Ma al funerale ero rimasta zitta, immobile, non ero nemmeno riuscita a piangere, e mi sentivo in colpa per ogni lacrima che non scendeva, in colpa perchè non ero lì quando ne aveva avuto bisogno, in colpa perchè non ero riuscita a salvarlo. Volevo gridare...
E lo facevo, ogni volta che mi svegliavo. Tranne stanotte, qualcuno mi aveva scrollato prima che iniziassi: Selina.
Accese la luce, mi guardò di sbieco per un attimo, poi preoccupata.
-Sai, preferisco quando mi guardi male- sostenni il suo sguardo.
Per un po' non disse nulla, ma non ce la faceva a stare in silenzio:-Di nuovo l'incubo su di lui?
Sospirai: lo diceva come se lo stessi facendo apposta, come se lo sognassi di proposito.
-Guarda che non mi metterò ad urlare se dici il suo nome.
Si mise a sedere, mi prese le mani tra le sue, e tirò fuori quel tono, il tono da madre. Quanto lo odiavo.
-Vorrei aiutarti, davvero, ma non so più che fare, capisci? Julie, sono passati cinque anni.
Volevo bene a Selina, davvero, se non fosse stato per lei chissà cosa mi sarebbe successo... La consideravo una sorella maggiore, più che una madre, nonostante mi avesse preso con sè quando ero solo una bambina, e poi adottato. Cercai di tranquillizzarla, mentii, dissi che stavo meglio, che il lavoro, e gli amici, mi tenevano occupata, le stesse cose che ripetevo a me stessa ogni giorno. Mi guardò: ovviamente non credeva a una parola.
-Sai, dovresti distrarti...- oh, sapevo già dove stava andando a parare, e col cavolo che sarei stata lì ad ascoltarla. Mi alzai di scatto, provai a parlare ma mi afferrò dolcemente il polso:-Sai, il tuo collega è davvero carino...
Sgranai gli occhi:-Scusa ma tu come... lascia stare, domanda stupida. Beh comunque non è una cosa saggia mischiare il lavoro con la vita privata- le scroccai un'occhiata, sorridendo appena.
-Beh, a me è andata bene... -Mmm già, come mai così agghindata?- indossava il suo costume da Catwoman, quello buono, quello che la fasciava meglio- non capisco perchè vi ostinate ad incontrarvi così, ormai ognuno sa l'identità dell'altro- speravo di essere riuscita a sviare e cambiare discorso.
Lei rise, facendomi l'occhiolino:-E dove sarebbe il divertimento? Provai a rispondere, ma riuscii soltanto ad alzare gli occhi al cielo, sorridendo.
Lei tornò seria:-Sei un'adulta Julie, hai in mano la tua vita, e credo che a vent'anni tu abbia il diritto di... essere felice- eh sì, lo odiavo proprio quel tono- ma devi dare a te stessa questa possibilità, provarci. -Lo so- mormorai- è che... mi manca.- prima di essere il mio ragazzo, era il mio migliore amico, l'unica persona che era riuscita ad abbattere i muri costruiti durante un'infanzia davvero dura, oltre a Selina. E io ero riuscita a fare lo stesso con lui... Mi tenne stretta per un tempo infinito, poi disse:-Sai, manca anche a Bruce. Non ero l'unica ad aver bisogno di lei.

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Capitolo 2
*** Demons ***


Note: la canzone del titolo è Demons degli Imagine Dragons; ho immaginato che prima che Jason morisse, Dent non fosse ancora diventato Due Facce.
* Julie *

La notte prima, Batman e Nightwing si erano scontrati con Amazo, poi il pipistrello aveva inseguito Red Hood, e per concludere la seratina, avevano fatto una chiacchierata con quel pazzoide del Joker.

-Sono notti come queste che mi fanno venire voglia di rimettermi il costume- dissi a Dick, dopo che aveva finito di raccontare. Ero andata a casa Wayne per visitare la tomba di Jason, come facevo abitualmente, ed avevo incontrato Richard prima che uscissi, così mi aveva messo al corrente delle novità.

-Sono sicuro che ti sta ancora una favola- disse nel suo solito tono.

Risi:-Non cambi mai, eh? Non so davvero come faccia Barbara a sopportarti.

-Ma è questo che le piace di me!

-Non ho dubbi!- era inevitabile che mi contagiasse con la sua inguaribile allegria.

-Dico sul serio, Julie, sarebbe bello lavorare con te- era serio ora. Non credo che Bruce gli avesse detto che ero stata io, ma non ci voleva un genio per capirlo.

-Sai che ho smesso.

 

Cinque anni prima.

Erano passati dieci giorni dal suo funerale. Dieci giorni da quando Bruce Wayne aveva bussato alla nostra porta di casa (Selina non c'era) e mi aveva detto tutto. Chi era. Come passava le sue notti. E come aveva perso la sua spalla -no, aveva detto figlio- durante la missione, quella da cui Jason aveva promesso di ritornare. Poi mi aveva chiesto di partecipare al funerale “Lui non mi perdonerebbe, se non ti dessi la possibilità di esserci”, aveva detto.

Mi ero messa qualcosa di nero ed ero salita in macchina. Pioveva -in questa dannata città piove sempre- ed ero rimasta lì impalata tutto il tempo, ero solo riuscita a ringraziare Bruce per avermi permesso di esserci, dopodichè il suo maggiordomo mi aveva riaccompagnata a casa. Ovviamente non mi aveva chiesto di mantenere il segreto, non ce n'era bisogno -due settimane dopo sarebbe andato da Selina e le avrebbe detto la verità, si sarebbe aperto con lei, sfogato.

Ma non era per la morte di Jason che avevo smesso di indossare il costume -era per quello che feci dopo.

Dieci notti dopo il funerale, lo trovai. Il mostro. Era già tornato in città. Ringraziai che il pipistrello non fosse arrivato prima -era ancora in lutto, non aveva lasciato la caverna e non parlava con nessuno, come seppi in seguito.

Cambiava spesso nascondiglio, ma conoscevo bene quella parte della città, quella in cui ero cresciuta, ma ancora meglio conoscevo delle persone.

In realtà a ripensarci fui piuttosto teatrale, quasi immatura: mi presentai lì, con un piede di porco, colsi appena il lampo di orrore nei suoi occhi, prima di cominciare a picchiarlo. Lo picchiai con tutta la forza che avevo, fermandomi a pensare persino in quali posti avrei potuto ferire di più. Lo picchiai come non avevo mai nemmeno immaginato di poter fare, ma non ero io, ero solo rabbia, dolore, senso di colpa. E le sue risate non facevano altro che aizzarmi, come un cane rabbioso. Ad un certo punto -era stato tutto così veloce, anche troppo- capii che sarebbero bastati un altro paio di colpi per finirlo. Alzai il braccio, ero pronta.. Incontrai il suo sguardo, insolente, di scherno: mi stava sfidando. Sapeva che non l'avrei finito. E lo sapevo anche io.

Con il braccio ancora alzato, mi portai l'altra mano sulla guancia: stavo piangendo.

Crollai in ginocchio, con le sue risate in sottofondo: le stavo solo immaginando, era svenuto.

Lo scaricai davanti ad Arkham così com'era e tornai a casa: mi ripulii del suo sangue e ridussi il costume a brandelli, prima di gettarlo.

Ero diventata Black Cat perchè volevo aiutare le persone: Selina non mi permise mai di rubare, e non potrò mai ringraziarla abbastanza per questo. Passavo le notti tra i ragazzini costretti a farlo, cercavo di aiutarli come potevo. Era così che avevo incrociato Jason, ancor prima che divenisse Robin. Anche io avevo visto in lui ciò che Batman aveva visto. Ma nessuno avrebbe saputo che aveva dato la vita per questa città, che era morto credendo di poterla salvare da se stessa. Gotham non aveva bisogno di persone mascherate, non solo. Aveva bisogno di eroi veri, con un volto, un identità, come il commissario Gordon o il procuratore Dent. Ora sapevo cosa volevo fare, cosa era necessario. Dopo ciò che avevo fatto, non avevo il diritto di indossare una maschera collegata a Catwoman, a Selina. E andava bene così. Avrei trovato un altro modo.

 

Andai via di casa due anni più tardi. Grazie all'aiuto di Bruce stavo finendo in fretta gli studi, mi era sempre piaciuto leggere, sapere cose nuove. Appena preso in diploma, a diciotto anni, feci domanda per la polizia. Riuscii ad accedere, ed ero pronta: pronta a cominciare una nuova vita. Pronta a cambiare le cose, ma nel modo giusto stavolta.

 

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Capitolo 3
*** If I Had A Gun ***


* Julie *

Eravamo di nuovo di pattuglia, in una delle zone più malfamate della città, come al solito. Ormai quasi non ci mandavano più da quelle parti: troppo pericolose per uno sbirro, anche di giorno. Eravamo nel mezzo di una discussione su Supernatural, (Mark preferiva il personaggio di Sam, io quello di Dean), quando udimmo due colpi di pistola. Io e Mark ci scambiammo uno sguardo veloce, prima di scendere dall'auto.

-Hai capito da dove venivano?- le poche persone che erano in strada si volatizzarono, nessuno voleva guai con la giustizia.

-Mark, di qua!- svoltai l'angolo per trovare il corpo di un uomo riverso con la faccia a terra, due macchie di sangue sulla schiena. Controllai il battito mentre Mark contattava la centrale.

Alzai lo sguardo su di lui, scuotendo la testa.

-Hanno detto di aspettare, stanno mandando qualcuno con più esperienza- il tono era visibilmente scocciato. Ma non lo ascoltavo: vicino al corpo c'era una fiala con una sostanza verde all'interno.

-Julie?- Mark si avvicino, l'aveva vista anche lui- la prese. Sapevo già cos'era...

-Vertigo...

Spostai leggermente il cadavere, il giubbotto sembrava pieno di piccole fiale, quasi tutte in frantumi:-Che ci faceva con questa roba addosso in pieno giorno?

-Non credo sia uno spacciatore. Voglio dire, guardalo, occhi scavati, magro, e il braccio...- disse, mentre sollevava la manica per scoprire l'incavo del gomito, livido- ne abusava, e parecchio.

-Beh di sicuro non l'ha comprata... Avrà addosso diecimila dollari di vertigo...

-Allora da dove l'ha presa?- in lontananza sentimmo delle sirene, e d'istinto ci allontanammo dal corpo.

 

Il caso era già stato archiviato- dopo solo due giorni- come la solita storia di droga finita male. Ma troppe cose non quadravano... Da dove veniva tutta quella roba? Ma quello che davvero non capivo era che la polizia aveva dato la colpa a Red Hood, e quello non era certo il suo modus operandi. Anche Mark aveva gli stessi dubbi.

Era sera ormai, tra poco avremmo finito. Mark mi si avvicinò, toccandomi la spalla e sedendosi di fronte a me, dall'altro lato della scrivania.

Si schiarì la voce:-Collega, cosa penseresti se ti dicessi che ho dato uno sguardo al rapporto sul caso... beh, tu sai quale?

Sgranai gli occhi e gli sussurrai:-Penserei che sei un idiota! Come hai fatto a metterci le mani?

-La ragazza degli archivi mi doveva un favore...

Mi portai una mano sulla fronte, esasperata:-Beh, il danno è fatto.

Mi guardò, sorridendo soddisfatto, sapeva quanto fossi curiosa:-Il calibro dei colpi. Non corrisponde a quelli del vigilante.

-Magari ha cambiato pistole...- ma sapevo anche io che non poteva essere così, ogni omicidio di Red Hood era studiato, colpiva pezzi grossi, rovinava gli affari del boss di turno e si prendeva il suo territorio- almeno era qualcuno che contava nel giro?

-No, è questo il punto! Era una nullità qualsiasi, un semplice... cliente.

Rimasi in silenzio.

-Dai, è ovvio che non è stato Red!

-Allora perchè la polizia sostiene il contrario? Tutto è stato così veloce, come se avessero voluto chiudere subito la questione.. E poi come ha fatto a ritrovarsi in mano tutta quella droga? Se l'ha rubata, perchè a questo punto è chiaro che non l'ha comprata, dove l'ha rubata?

-Il porto... La polizia è convinta che la droga arrivi via mare in città.

-E come ci è arrivato quel tizio nel quartiere? A piedi sarà un'ora buona! In tutto quel tempo si è aggirato per i bassifondi di Gotham con un giubbotto pieno di stupefacenti?

Rimanemmo in silenzio. Quando parlò, il suo tono era ancora più basso.-Io dico che c'è qualcosa sotto... Qualcosa di grosso.

-Ti prego, non cominciare... Si tratta solo di un omicidio.

-Un omicidio che la polizia non vedeva l'ora di risolvere!

Sapevo di cosa parlava: agenti corrotti, che a Gotham di certo non erano una novità. Ma Gordon ne aveva già incastrati così tanti... Non che una cosa escludesse l'altra.

-Senti, dormiamoci su, altrimenti finiamo per vedere complotti anche dove non ce ne sono.

Le mie parole non erano comunque abbastanza per smorzare il suo entusiasmo.

-D'accordo collega, a domani!

 

* Red Hood *

Ebbene sì, anche Red Hood leggeva il giornale. Forse avrei fatto meglio a lasciarli stare. La polizia aveva fatto il suo dovere, aiutandomi a costruire una reputazione in strada, in caso gli omicidi da soli non fossero stati abbastanza eloquenti. Ma attribuirmi crimini non miei! Chi era poi questo Mike? Uno nel posto sbagliato, al momento sbagliatissimo. Certo, un omicidio in più, uno in meno, che importava ormai? In pochi avevano capito quello che davvero stavo facendo. Stavo ripulendo la città, non cercando di fermare il crimine- non si sarebbe mai fermato- ma controllandolo, e mandando all'inferno quelli che se lo meritavano. Il tutto a vantaggio di ciò a cui realmente miravo. No, di certo non mi importava la mia reputazione giornalistica, almeno finchè non arrivai al suo nome. Julie Kyle. Agente di polizia, quella che aveva ritrovato il corpo, insieme ad un collega. Rimasi impietrito per parecchio. No, non l'avrei coinvolta, avevo fatto la mia scelta, e sapevo a cosa avevo rinunciato. Lei non avrebbe capito... e non se lo meritava. Io non la meritavo.


Tutti i bei propositi che mi ero ripromesso di rispettare andarono in fumo quando, una settimana più tardi, il mio nome a caratteri cubitali era in prima pagina: questa volta- maledetti giornali- ero accusato di duplice omicidio. Due poliziotti. Ok, vada per il drogato, ma diamine!, mi stavano prendendo per il culo? Poliziotti? Io cercavo di proteggere in qualche modo questa fottuta città, e loro mi accusavano di giocare al tiro a segno con degli sbirri! In un quartiere che nemmeno era il mio! Afferrai la pistola, ma in realtà non avevo ben chiaro cosa fare. Oppure sì, ma non volevo ammetterlo. Non volevo coinvolgerla... Beh in fondo non dovevo mica dirle chi ero, dovevo solo parlarle. Era in gamba, avrebbe capito. Sì, avrebbe capito...


NOTE: la canzone che dà il titolo al capitolo è dei Noel Gallagher's High Flying Birds. Le parole di Red Hood "uno nel posto sbagliato al momento sbagliatissimo" sono un omaggio al film Slevin - Patto Criminale, film stupendo.
 

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Capitolo 4
*** Blue Jeans ***


NOTE: La canzone che dà il titolo è Blue Jeans di Lana Del Rey

* Julie *

Rientrai a casa che era già buio, poggiai la spesa, raccolsi i capelli castano-chiari in una coda, e cominciai a cucinare. Cavolo, avevo troppa fame, mi sarei tolta la divisa più tardi... Saltò la luce. Sospirai, non era destino che mangiassi subito.

-Speravo almeno che ti saresti tolta la pistola di ordinanza.

La mia mano scattò verso la fondina, ma qualcuno mi afferrò i polsi, alzandoli sopra la mia testa e ammanettandoli alla credenza. Non mi ci sarebbe voluto molto a liberarmi, in fondo ero stata spalla di Catwoman.

-Credo proprio che tu abbia ammanettato la persona sbagliata...

-Non provarci, biondina, sono manette speciali- mi afferrò le caviglie, ammanettandole in un solo, veloce movimento.

Ero pronta per urlare, ma le luci si riaccesero e il grido mi morì in gola: Red Hood.

Indossava una giacca di pelle marrone, pantaloni scuri. Era alto, poco meno di Dick, in compenso aveva le spalle più larghe, era un po' più massiccio dell'acrobata. Un tipo sveglio, tanto da scalzare in un paio di mesi alcuni degli uomini più potenti della città e diventare un signore del crimine. Un assassino. In casa mia. Mi si gelò il sangue nelle vene e rimasi immobile, lui per precauzione mi portò comunque una mano alla bocca, deciso ma delicato.

-Non ti farò del male- certo, immaginavo che con questa frase di solito si aprissero le torture. Alzai gli occhi al cielo, e lui ridacchiò da sotto quel ridicolo elmetto.

-Tranquilla, io non uccido i poliziotti- era tornato serio- anzi, è appunto per questo che sono qui.

Dopo un attimo, mi tolse la mano guantata dal viso. Probabilmente voleva che dicessi qualcosa. Si riferiva chiaramente all'assassinio del giorno prima, due poliziotti freddati in auto durante un giro di routine, la stessa che spesso facevamo anche io e Mark. Avremmo potuto essere noi.

-Perchè dovrei crederti?- in realtà gli credevo, non aveva mai toccato un agente, e di nuovo lo accusavano di qualcosa che non era successo nel suo territorio. L'omicidio era avvenuto di giorno, il calibro era sbagliato ancora una volta -l'avevo fatto io un giro negli archivi quel giorno-, il caso archiviato subito, nonostante le vittime fossero dei nostri. Quanto odiavo non poterlo guardare negli occhi, non potevo sapere cosa stesse pensando.

Rimase in silenzio per qualche attimo:-Tu mi credi!

E che cavolo, un'infanzia passata accanto a Catwoman, e non avevo ancora imparato a tenere una faccia da poker!

Non risposi, mi morsi il labbro, non sapevo come gestire la cosa. Lui fece un passo in avanti, incerto. Continuò ad avvicinarsi, mi guardò dritto negli occhi e, per quanto possibile, sostenni il suo sguardo.

Si chinò- era tipo quindici centimetri più alto di me- per sussurrarmi nell'orecchio:-Se ti libero, potremo avere una conversazione civile?

-Non lo so, sei tu quello che mi ha ammanettata- pregai che la voce non mi tremasse.

Rise appena, di nuovo:-Scusa, è che mi piaceva questa posizione...

Cercai di muovere le gambe per colpirlo in qualche modo, ma senza risultato. Ridacchiò, mentre mi liberava. Un killer con il senso dell'umorismo? Questa sì che era nuova...

Con sollievo avvertii la circolazione nelle braccia che ripartiva. Si allontanò di un paio di passi, e calò il silenzio. Mi mossi appena, a disagio, e cercai di dire qualcosa:-D'accordo, diciamo che potrei crederti. A te cosa importa? Che io sappia, fare fuori un paio di sbirri è un ottimo modo di farsi una reputazione tra voi criminali...

Si irrigidì:-Pensi che io sia un semplice criminale? Uno tra i tanti in questa fottuta città?

Lo sguardo mi cadde su una delle pistole che portava ai lati delle gambe. Cavolo, dovevo stare attenta, in fondo avevo di fronte il ricercato numero uno della città. Quante vite aveva già spezzato?

Decisi di dirgli la verità:-Io penso che tu sia una... persona con un piano, non so che piano, ma di sicuro vuoi qualcosa, e lo desideri talmente tanto che sei disposto ad uccidere per ottenerlo.

Rimase in silenzio, ci avevo preso, a quanto pareva.

Colsi l'occasione per continuare:-E ok, non credo che sia stato tu, ma, di nuovo, perchè ti interessa? Cos'è, hai un codice, non uccidi i poliziotti? Che differenza fa per te?

-Io uccido chi se lo merita- rispose d'istinto.

-E come decidi chi se lo merita e chi no? Scusa, ma sono un poliziotto, cosa ti aspetti che dica? Che ti ringrazi perchè ci alleggerisci il lavoro? Non è così che funziona!

-Funziona invece sbatterli in galera, finchè non patteggiano o trovano un modo per darsela a gambe?- adesso era davvero furioso- i pesci piccoli restano, ma i pezzi grossi escono e sono pronti a ricominciare da dove si erano fermati prima che qualche povero idiota riuscisse a sbatterli dentro! Il sistema è corrotto, lo sai meglio di me, e l'unico modo per fermarli per sempre è ucciderli, prima che distruggano altre vite!

Da un certo punto di vista aveva ragione, lo sapevo, ma se si aspettava che concordassi con lui si sbagliava di grosso:-Credi che non lo sappia? Per questo sono un poliziotto, dannazione, anche io voglio cambiare le cose! ma fidati, il tuo metodo non funzionerà, l'odio che provi... alla fine ti consumerà, e non ci sarà più differenza tra te e loro!

Rimanemmo in silenzio, lui non poteva saperlo, ma capivo come si sentisse... Mi voltai verso il frigorifero, dandogli quasi le spalle: presi la foto mia e di Jason, l'ultima scattata. Con la coda dell'occhio lo vidi sobbalzare, non capii, non me ne curai. Parlai di nuovo, senza alzare lo sguardo dalla foto:-Forse non mi crederai, ma anche io ho provato ciò che provi tu- mi corressi- lo provo ancora, e mi sono avvicinata così tanto alla vendetta...- chiusi gli occhi, ero contenta che non potesse capire il pieno senso delle mie parole, mi vergognavo così tanto di quello che avevo fatto, ma al tempo stesso desideravo che comprendesse- ma, alla fine, ho fatto una scelta, e devo accettarne le conseguenze, nel bene e nel male. Ho scelto di agire nel sistema, che è molto lontano dall'essere perfetto, certo, e di provare a cambiarlo nel modo più giusto... beh, il modo più giusto per me, almeno- sospirai, rimettendo a posto la foto.

Quel gesto non aveva significato per lui, ma speravo che le parole lo avessero.

Cambiai discorso:-So per certo che non sei stato tu e, sinceramente, troppe cose non quadrano in questa vicenda, e ho tutte le intenzioni di venirne a capo.

Non disse nulla per un po', rimase fermo, e poi riuscì a dire solo:-Capisco. Non sarei dovuto venire.- Si diresse alla finestra del salone, dalla quale evidentemente era entrato.

-No, aspetta!- non so perchè, ma visto che non mi aveva fatto fuori, la sua visita mi aveva incuriosito. Gli corsi dietro e gli afferrai il braccio, per costringerlo a voltarsi. Eravamo faccia a faccia, lasciai la presa. Distolsi lo sguardo, arretrando di un passo.

Fece un gesto con la mano, per incoraggiarmi a parlare. Mi schiarii la voce:-Perchè io? Voglio dire, non sono l'unico poliziotto della città, tanto meno uno di quelli che comanda...

-Però sei una dei pochi non corrotti.

-Cosa te lo fa pensare?

-Ho letto di te sul giornale. Ho fatto qualche ricerca... ed eccomi qui- Perfetto. Potevo aggiungere stalker ad assassino e boss criminale.

Senza aggiungere nulla, raggiunse la finestra e andò via, usando la scala antincendio.

Bene. Ora non avevo né fame, né sonno. Sarebbe stata una nottataccia.

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Capitolo 5
*** 21 Guns ***


* Julie *

Passavano i giorni. I sospetti di corruzione si facevano sempre più forti, anche perchè ora facevamo davvero attenzione a ciò che ci succedeva intorno. Ma i sospetti certo non bastavano per presentarsi da Gordon e gridare al tradimento. Troppe domande rimanevano senza risposta. Il ragazzo con tutta quella droga addosso. I controlli della polizia sempre più rari nel quartiere. I tre omicidi liquidati come vendette ed esecuzioni. E la vera identità dell'assassino, il vero movente. Ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine, no?

Mark desiderava ardentemente trovare la verità. E io ero interessata a scagionare Red Hood. Il che era a dir poco assurdo, insomma, stavamo parlando comunque di un assassino, poco importava che le sue vittime fossero criminali piuttosto che poliziotti. Ma perchè lui ci teneva così tanto? Era evidente che credeva davvero nelle sue azioni. E io avevo fatto i compiti: nella zona di Crime Alley, il tasso dei crimini era sceso. Persino più che nel periodo in cui Batman aveva vigilato concentrandosi su quella zona. Che razza di criminale faceva diminuire i crimini? La questione si era fatta interessante, dovevo ammetterlo.

Ormai io e Mark ci vedevamo a casa mia, in centrale non ci sentivamo al sicuro. Che ironia. In ogni caso, quella sera segnò una svolta nelle indagini: i pezzi del puzzle cominciarono ad incastrarsi.
-Ok, ormai siamo d'accordo che la polizia, o meglio, qualcuno della polizia, sta coprendo qualcosa. Ma perchè quella zona è così importante? E come...-
-La droga!- saltai in piedi. Mark mi guardava, come a dire “certo, lo sapevamo, qual è il punto?”
Era così chiaro, ovvio. Avevamo avuto la risposta davanti agli occhi per tutto quel tempo, che errore da pivelli:-Ascolta. Abbiamo sempre dato per scontato che la vertigo arrivasse dal porto, perchè la polizia ne è convinta, ma guarda -gli indicai lo schermo del mio pc, con cui stavo cercando dichiarazioni ufficiali sul traffico di droga a Gotham- “nonostante gli sforzi delle autorità competenti, non vi sono prove reali a suffragare l'ipotesi che le sostanza stupefacenti arrivino nella nostra città per via navale, per poi essere immesse nel mercato, se non poche e contraddittorie confessioni di rei colpevoli...”- lessi. E continuai:-Sotto minaccia tutti dicono quel che si vuole dicano. E se la droga non arrivasse dal porto? Se ci fosse un laboratorio nel quartiere? Spiegherebbe la vertigo addosso al ragazzo... E i nostri colleghi... Forse avevano sospettato qualcosa e quando chiunque ci sia dietro se ne è reso conto...- non riuscii a finire. Nessuno dei due aprì bocca per un bel pezzo. Ognuno era perso nei propri pensieri.
-Se hai ragione- mi lanciò uno sguardo, sapeva che quasi sicuramente mi ero avvicinata molto alla verità- dovremmo cercare un magazzino, un palazzo in disuso, un posto dove possano fabbricare la vertigo indisturbati...
C'erano un paio di posti papabili nella zona. Un'ex-fabbrica di vernici, e un magazzino in disuso.
-Potremmo andare a controllare... Lì vicino c'è un ristorante cinese, potremmo andare in borghese. Nulla di che, solo un giro nei dintorni.
-Certo, non è male come idea- il prima possibile avrei contattato Bruce, era meglio che ci pensasse lui, meglio non rischiare, specialmente quando non avevamo idea di chi potessimo fidarci. Chiunque fosse coinvolto, sarebbe venuto allo scoperto. Certo, noi non ce ne seremmo potuti prendere il merito, ma ero convinta che se avesse saputo la verità, Mark sarebbe stato d'accordo con me.
-Sicura di voler andare fino in fondo?
-Sicurissima.

 

* Red Hood *

Ci avrei messo la mano sul fuoco, che sarebbe finita in guai grossi. Meno male che la stavo tenendo d'occhio, da quella sera. Sapevo benissimo quanto fosse testarda, e intraprendente. Solo a pensare al modo in cui, qualche giorno prima, mi aveva fermato a casa sua per chiedermi “perchè lei”. Per lei ero soltanto un assassino a sangue freddo, e questo l'aveva forse fermata? Certo che no. Immagino che certe cose non cambino. “Perchè io?” aveva detto. Perchè? Perchè morivo dalla voglia di rivederla -anche se l'avevo negato a me stesso in tutto quel tempo-, sapere come stava, se era riuscita a buttarsi il passato alle spalle -cosa che per me era ovviamente impossibile- se era felice. E adesso mi toccava salvarla -d'accordo, forse l'idea non mi dispiaceva così tanto, forse avrebbe visto le cose con occhi diversi, i miei- e nel frattempo mi ero preso anche la briga di registrare ogni parola del coglione sotto di me, che come da copione stava svelando il suo piano malefico alle povere vittime, prima di farle fuori. Sapevo esattamente chi sarebbe morto quella sera. Coglione.

 

Un'ora prima.

* Julie *

La settimana prima avevamo cenato al cinese per poi fare un giretto innocente nel quartiere. Ma l'atmosfera era strana, pesante. Le poche persone ancora in giro chiaramente poco raccomandabili. Nei dintorni del magazzino nulla di sospetto, comunque. Rimaneva la fabbrica. Che di giorno non aveva nulla di strano -quante volte ci eravamo passati vicino?- ma di notte... Anche da lontano, si capiva che i tizi nei dintorni erano di guardia. Non ci avvicinammo troppo, ormai avevamo capito. Nessuno del quartiere aveva detto nulla, un po' perchè sicuramente sapevano dei poliziotti corrotti, un po' perchè in molti dovevano lavorare lì, ed era comunque una fonte di guadagno, per quanto illecita. Ero la prima a sapere che per loro non ci fossero molte alternative, io ero stata fortunata.

Da una settimana quindi tenevamo un profilo basso, tanto per stare sul sicuro. Bruce era ancora fuori città -fuori continente, per quel che avevo capito- lo avrei informato il prima possibile. Eravamo di nuovo di pattuglia, ma era già buio, ora di rientrare. Da una stradina laterale sbucò un'auto a tagliarci la starda. Mark tuttavia riuscì a frenare in tempo. Un paio di fari si riflessero sullo specchietto retrovisore: eravamo bloccati tra due auto. Un'imboscata. Le portiere si aprirono di scatto, sia io che Mark riuscimmo ad atterrare un paio di uomini, mentre cercavo di atterrarne un terzo, avvertii una scossa tremenda. Un teaser...

Ripresi conoscenza che eravamo nella fabbrica, ammanettati mani e piedi a delle sedie. Merda.
-Chi abbiamo qui? Mi avete scomodato per un paio di poliziotti? Sapete cosa fare in questi casi- qualcuno rispose, non sentii, e il capo riprese- come? Non sono tra quelli che abbiamo comprato? Indagando, hai detto?- si voltò verso di noi, lanciai un'occhiata a Mark, anche lui era cosciente- Questa è bella! E io che pensavo non ci fossero più agenti onesti in questa città! Non lo sapete che gli sbirri ficcanaso non hanno vita lunga da queste parti?
Il tizio era abbastanza basso, vestito elegante, e disarmato. Certo, i nove scagnozzi che aveva dietro compensavano fin troppo. Ok, sarebbe stato difficile, specie perchè se io ero in grado di liberarmi, non si poteva dire lo stesso di Mark. Come avrei fatto a neutralizzarli tutti? Che casino...
Mark parlò:-Non importa, prima o poi qualcun altro si farà delle domande, così come i nostri colleghi prima di noi!
Il tipo rise. E a me qualsiasi cosa andava bene, pur di prendere tempo:-Credi che quegli idioti fossero qui per indagare? Quello che volevano era guadagnare sulle spalle di chi si spezza la schiena per costruirsi un business...-rise di nuovo- non li pagavamo abbastanza per lasciare in pace i miei affari, e se mi avessero arrestato, nessuno mi avrebbe creduto quando li avrei accusati di corruzione. Non avevo prove. Ho dovuto tappargli la bocca.
Beh qualche cosa l'avevamo sbagliata... Le mani erano libere ma non avevo idea di come proteggere Mark... Ci avrebbero sparato prima che potessi solo avvicinarmi a qualcuno dei loro...
Mark insisteva:-Qualcuno indagherà...
Non lo lasciò nemmeno finire:-Certo. E chi potrebbe l'assassino, se non Red Hood? Sono sicuro che non gli dispiacerà avere un altro paio di sbirri morti nella fedina. Black Mask ormai lo considera una seria minaccia, e io lo sto aiutando a rafforzare la sua reputazione di strada. Dovrebbe ringraziarmi.
-Non ci conterei troppo!- Red Hood si lanciò dalle travi sulle quali era chissà da quanto, prima ancora che atterrasse due uomini erano stramazzati a terra. Approfittai del caos per liberare Mark. Uno degli uomini rimasti si avventò contro di noi. Scavalcai Mark, ancora ammanettato, disarmai l'uomo, che cercò di afferarmi per la gola. Allora mi chinai colpendolo con il manganello prima sulle ginocchia, poi in testa- quegli idioti non si erano nemmeno presi la briga di disarmarci. Con la pistola sparai alle manette di Mark, che corse ad aiutarmi con i criminali rimasti. Qualcuno gridò di sparare agli sbirri, ma era tardi. In qualche modo Hood era riuscito a schivare i colpi di pistola che gli erano arrivati quando era venuto giù dal tetto, dandoci il tempo necessario per reagire. Fu tutto estremamente veloce, ma mi ci volle solo un attimo per capire, quando tutto fu finito: quelli che avevano affrontato Red Hood erano morti. Alzai lo sguardo da terra: il vigilante puntava la pistola alla testa dell'uomo elegante, che implorava pietà. Mark mi si parò davanti, fu più pronto di me: estrasse la sua, ordinando a Hood di arretrare. Lui voltò la testa, non sapevo se stesse fissando me o il mio collega. Alzai leggermente le braccia, un invito silenzioso, mimando un “per favore” con le labbra.
Fu allora, nel silenzio tombale, che lo sentimmo. Un ticchettio.
-Mark! Dobbiamo uscire!
Sentii Red Hood imprecare, mi voltai per assicurarmi che ci seguisse e ci precipitammo fuori, ma l'esplosione fu violenta: venni sbalzata in aria, per poi cadere malamente a terra. Le orecchie mi fischiavano da morire, ma ero cosciente. Un istante dopo avvertii un paio di mani toccarmi la testa, le braccia, le gambe.
-Mark?- la mia voce era debolissima, sperai mi avesse sentito.
-Sta bene, ma è svenuto.
Deglutii:-Hood? -nessuna risposta- Red! -avrebbe fatto meglio a rispondere, avevo finito i nomi... Provai ad alzarmi, ma cavolo se faceva male.
-Sta' ferma, stanno arrivando- sbaglio o stava cercando di rassicurarmi? Avevo sicuramente battuto la testa... Chiusi gli occhi, provai a concentrarmi, ma ero ancora stordita. Avrei voluto dire qualcosa, e come cavolo aveva fatto lui ad uscirne illeso?
Sospirai, la testa mi scoppiava, lui disse qualcosa ma non riuscii a sentirlo, stavo perdendo i sensi...

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Capitolo 6
*** Brighter ***


NOTE: titolo del capitolo: Brighter - Paramore. Il titolo del capitolo percedente è 21 Guns dei Green Day, ho dimenticato di scriverlo. Questo è il penultimo capitolo, le recensioni sono sempre ben accette, di qualsiasi tipo siano. Buona lettura!

* Julie *

Mi stavo stufando di perdere conoscenza. Rinvenni la mattina dopo in una camera d'ospedale. Mi dissero che Mark stava bene, e anche io non avevo nulla di rotto, solo una bella botta in testa.

Selina fu la prima a farmi visita, ma non la fecero trattenere molto.

Bruce era ancora fuori città, sarebbe tornato quella sera. Non che ci fosse fretta, sarei rimasta lì almeno un altro giorno.

I medici non permisero a nessuno dei due di alzarsi, e io mi annoiavo a morte, più che altro. Volevo sapere cosa fosse successo... e lo seppi quando Gordon in persona venne a farmi visita.

-Signore...-cercai di mettermi seduta, non era certo così che avrei voluto incontrarlo.

-Agente Kyle... Julie. Non sforzarti- ormai mi ero sistemata.

-Ho già parlato con l'agente Ackles, vorrei sentire anche la tua versione. Ma prima, come ti senti.

-Sto bene, grazie signore. Ah, prima che me ne dimentichi, c'è una registrazione...

-Sì, l'ho ricevuta in centrale oggi, anche se vorrei sapere come hai fatto a mandarla- rise.

Non l'avevo mandata: era accanto a me, nel cassetto del mobile di fianco al letto. Portavo sempre con me quel coso, non si poteva mai sapere... Stava parlando di un'altra registrazione? Lasciai stare, me ne sarei occupata più tardi.

Saltò fuori che Mark non aveva accennato al coinvolgimento di Red Hood: tutti quelli che avrebbero potuto smentirli erano saltati in aria... Aveva detto che era andata via la luce, e perciò eravamo riusciti a liberarci, ma invece di affrontare quegli uomini, ci eravamo accorti del timer ed eravamo corsi fuori.

-Perciò non è stato uno di loro a piazzare la bomba.

-No signore, speravo lo scopriste voi.

Lui mi guardò e rise:-Hai ragione, abbiamo lasciato tutto il lavoro a voi.

-Oh, non intendevo questo! Io...

-Lo so. Anzi, credo proprio che ti debba delle scuse, in un'altra città una cosa del genere non sarebbe mai successa. Posso solo prometterti che farò tutto il possibile per individuare i responsabili, esterni e... interni. Devi essere cosciente del fatto che avete scoperchiato un vaso di Pandora, quello che potrebbe venir fuori durante le indagini potrebbe infastidire molte persone.

L'avevo immaginato, ma la situazione era davvero così pericolosa?

-Per qualsiasi cosa, qui fuori ci sono due agenti della mia squadra. Puoi fidarti di loro- oh sì, era davvero pericolosa. Lo ringraziai e lo osservai uscire dalla stanza. Ero sola.

 

Era notte fonda -mattina presto?- quando sentii la finestra aprirsi. Ero già sveglia, non ero riuscita a dormire bene, troppi pensieri. Trattenni il fiato, prendendo la pistola dal mobiletto accanto a me. Aveva piovuto ad intermittenza tutta la notte, e le luci della città non riuscivano a vincere l'oscurità di quella notte. La stanza perciò era quasi buia, mi accorsi solo di una figura che sgusciava dentro e... si sedeva nella poltroncina alla mia destra, ai piedi del letto? Aveva un respiro affannato, come se avesse corso. Tenevo la pistola puntata su di lui, accesi di scatto la luce accanto a me. L'uomo sussultò, tirandosi indietro, la luce gli illuminava solo le gambe, il petto a malapena. Fu comunque abbastanza per permettermi di riconoscerlo.

-Hood?- sussurrai, rilassandomi un po'. Misi via la pistola. Si mosse, senza dire nulla. Cercai di metterlo a fuoco, senza successo, ma nel chiuso della camera mi accorsi dell'odore:-Cos'è questa puzza di bruciato?

Non rispose subito:-Ormai dovresti saperlo quanto mi piacciono le esplosioni.

Riflettei un attimo:-Non sei stato tu ieri alla fabbrica, vero?

Rise appena:-No- aveva un tono strano, sembrava... stanco.

-Che ti è successo?- nonostante non fosse ben illuminato, vedevo i pantaloni quasi a brandelli.

Non rispose, e io sospirai, frustrata.

-Riunione di famiglia.

-Ah, adesso mi è tutto chiaro- alzai gli occhi al cielo. Con la luce ad illuminarmi il viso poteva vedermi chiaramente. Rise di nuovo. Ecco cosa c'era di strano! La voce era chiara, significava che...

-Non indossi il casco- non era una domanda.

Un'altra pausa:-Lunga storia.

Era così strano che desiderassi vederlo in viso? In fondo mi aveva salvato la vita -per qualche motivo. A proposito...

-Dì un po', ci sei capitato per caso ieri sera alla fabbrica?

-No. Indagavo, proprio come te- lo guardai di sbieco.

-E come mai sei qui ora?

-Aspetto che mi ringrazi- ero sicura che stesse sorridendo.

-Mm, giusto... Grazie. Davvero- cercai di fargli capire quanto gli fossi grata.

-Non hai detto nulla del mio coinvolgimento.

-Dovevo sdebitarmi... Ehi, sei stato tu a mandare la registrazione a Gordon?

Ora sì che stava sorridendo!

-Ti credi tanto furbo?

-Solo un po'- sorridevo anche io. Ero ad un metro da qualcuno che stava velocemente diventando uno dei signori del crimine più potenti della città a suon di omicidi ed esplosioni. Qualcuno che aveva un senso della giustizia alquanto discutibile. Qualcuno che si era buttato in un gruppo di uomini armati per salvare due sbirri...

Dissi senza pensare:-Non sei così cattivo come vuoi far credere...

Tergiversò:-Dovresti riposare- fece per andar via, provai ad alzarmi per fermarlo, ma mi tenne per le spalle, facendo attenzione a non essere colpito dalla luce. Aveva i capelli scuri...

Fece un passo indietro, e disse soltanto, con voce tremante:-Non sai quanto mi dispiace, Julie...

Che intendeva?? Prima che potessi replicare, era già sparito, inghiottito dal buio di una notte piovosa.

 

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Capitolo 7
*** Undisclosed Desires ***


* Julie *

Avevano aspettato che uscissi dall'ospedale, per dirmelo.

Da quanti giorni mi ero rinchiusa a casa? Quattro, cinque? Avevo chiesto a Gordon di darmi qualche giorno, non aveva rifiutato. Le indagini andavano avanti anche senza di me, presto si sarebbe gridato allo scandalo, tutto lo sporco sarebbe venuto fuori e io sarei stata nel mirino di parecchia gente... Ma ora avevo altri pensieri. Non rispondevo ai messaggi, né alle chiamate, e quando vennero, non aprii nè a Barbara, né a Selina, che saggiamente decisero di non insistere. Di cosa avevano paura? Che facessi qualcosa di stupido? No, non per lui, non ora... Aspettavo. Aspettavo che Jason avesse il coraggio -le palle- di venire da me e spiegarmi perchè. Lo avrei ascoltato, davvero, per poi buttarlo giù dalla finestra, o prenderlo a pugni, urlargli contro, non so, dovevo ancora decidere.

Erano stati Bruce e Selina a dirmelo: Jason era vivo, Ra's al Ghul lo aveva riportato indietro. Cinque anni prima. Era tornato, non riusciva a capacitarsi che il clown fosse ancora vivo. Aveva sparato a Bruce, per poi far saltare in aria l'edificio dove si erano scontrati. Era a Gotham da un paio di mesi, con il nome che un tempo era stato del suo assassino: Red Hood.

Col cazzo che un “mi dispiace” lo avrebbe salvato.

 

Stavo seriamente considerando l'idea di andare a cercarlo, quando si presentò.

Avevo il frigo aperto, cercavo qualcosa da mangiare -avete presente il tipo di persona a cui si chiude lo stomaco quando è nervosa? Ecco, non sono una di quelle- sentii la finestra del salotto aprirsi. Nemmeno stavolta aveva usato la porta. Ero pronta ad affrontarlo. Con le braccia incrociate e lo sguardo inferocito e dolente insieme, mi voltai e... mi ritrovai davanti Jason, diverso da come lo ricordavo: alto, spalle larghe, vestito da Red Hood. Ma senza l'elmetto, senza maschera. Smisi di respirare: era diverso, sì, ma in fondo non era cambiato: i capelli neri, gli occhi verdi, di un verde impossibile. Mi misi una mano davanti alla bocca. Cavolo, non era così che avevo pensato la cosa... Feci un passo incerto, volevo assicurarmi che fosse vero, che fosse lì. Si avvicinò e la prima cosa che disse fu:-Mi dispia...

Non lo lascia finire: gli tirai uno schiaffo che lo fece arretrare, ma non disse nulla. Sapeva di meritarselo, pensava di cavarsela così? Dannazione se si sbagliava!

Non gridai, non ce ne fu bisogno, dovevo solo metterlo di fronte a ciò che aveva fatto, al male che mi aveva fatto...

-TU! Eri vivo! Vivo, per tutto questo tempo, e non ti ha sfiorato l'idea che mi avrebbe fatto piacere saperlo!- mi tornò in mente tutto: gli incubi, i pomeriggi passati sulla sua tomba, persino il fatto di non essere riuscita a fidarmi di nessun altro, dopo di lui- cinque anni, cinque anni d'inferno! Ma l'avrei sopportato, se fosse stato solo questo... Sei tornato a Gotham, ti sei infilato una maschera, hai avuto il coraggio di venire in casa mia e non dirmi nulla! Nemmeno... nemmeno l'altra notte, in ospedale...- la stessa notte in cui si era scontrato con Bruce.

Abbassai la voce:-Sapevi che l'avrei scoperto, avresti dovuto dirmelo- mi si spezzò la voce, lui provò a dire qualcosa ma non glielo permisi- avrei voluto saperlo da te!

Lo guardai, e in quell'attimo mi resi conto che per me non era cambiato niente. E questo mi spaventava: non era lo stesso ragazzo con cui avevo passato buona parte della mia adolescenza, con cui avevo condiviso momenti indimenticabili. Era cambiato, quello che aveva vissuto lo aveva cambiato profondamente. E tuttavia non riuscivo a lasciarlo andare, o ad odiarlo sul serio per ciò che aveva fatto, a me, a Bruce, alla sua famiglia... No, questa cosa non era sana, non era sana per nulla, e avrei fatto meglio a metterci una pietra sopra. Perchè per lui invece niente era come prima.

Feci un respiro profondo, arretrando fino al frigo. Lui ne approfittò:-Non ti ho detto nulla perchè sapevo... Sapevo come avresti reagito, non volevo ferirti, non di nuovo. Pensavo che una volta scoperta la verità mi avresti odiato abbastanza da stare lontana da me. Ed è così immagino. Non che possa biasimarti.

-Perchè sei qui allora?- cavolo, la voce tremava davvero troppo per i miei gusti.

-Per... dirti addio. L'ultima volta non ho potuto farlo.

Raggelai. Era davvero quello che volevo? Le cose che aveva fatto, le vite che aveva distrutto... Io ero un dannato poliziotto ora, avrei dovuto arrestarlo! Avrei dovuto disprezzarlo. Eppure, nonostante fossi arrabbiata, ferita, delusa, ero felice: felice che fosse vivo, felice che stesse bene. Non potevo far altro che lasciarlo andare, sì... ma mi doveva almeno una spiegazione.

-Perciò per te finisce qui, eh? Dopo tutto questo tempo... vuoi andartene così! Senza una spiegazione, non vuoi nemmeno provare a difenderti?

Lui si irrigidì:-Cosa vuoi che ti dica? So benissimo che quello che faccio non è esattamente legale!

-Eppure sembra non basti a fermarti!

-Così come la galera non ferma quei bastardi, e tu lo sai!- aveva ragione, ma questo non significava che fosse nel giusto; si prese il viso tra le mani, sospirando. Abbassò lo sguardo al pavimento:- Credi che sia stato facile per me nascondermi, nascondermi... da te, per tutti questi anni? Pensavo di sì, ma mi sbagliavo, mi è bastato tornare a Gotham per rendermene conto. E ci ho provato, a starti lontano, ma poi ti sei messa in questo casino, e non volevo che ti succedesse nulla, capisci?- ancora non mi guardava in faccia, ed ero grata che non lo facesse, mi si sarebbe spezzato il cuore.

-In ogni caso, ho fatto la mia scelta, tanto tempo fa. Ed è bene che mi odi, per questo: non sono certo più il ragazzo che conoscevi. Posso solo dire che non avrei mai voluto ferirti, e sta' tranquilla, perchè è l'ultima volta che mi avrai tra i piedi, ho già fatto molti danni, pare. Ti basterà continuare a pensare che io sia morto- aggiunse beffardo. Ma io lo conoscevo: quanto dolore c'era dietro quella maschera di sarcasmo impenetrabile?

Ero pietrificata: mi ero aspettata che si difendesse, che cercasse di farmi capire. Invece si stava arrendendo: sapeva che non avremmo mai potuto essere d'accordo, che mai avrei potuto giustificarlo in qualche modo. Ma se la nostra morale era davvero così importante, perchè non riuscivo a lasciarlo andare? Perchè volevo che rimanesse? Dio, c'era qualcosa di sbagliato in me...

Lui si mosse, fece per voltarsi, ma rimase fermo per un attimo, prima di avvicinarsi a me. Si mantenne comunque ad un passo da me, io non mi mossi: alzò un braccio, incerto- la mano, senza guanto, gli tremava appena- mi accarezzò il viso. Chiusi gli occhi e sospirai- per quanto avevo trattenuto il respiro?- gli presi la mano e la tenni ferma sulla guancia. Riaprii gli occhi, incrociando il suo sguardo. In un attimo colmai la poca distanza che ancora ci separava e lo abbracciai. Cavolo, se mi era mancata quella sensazione- e come aveva fatto a diventare così alto?

Lui reagì dopo un istante, stringendomi forte a sè- non credo se lo aspettasse.

La verità? Non volevo che lasciasse la presa. Lo capii davvero in quel momento: toccava a me fare un discorso, ma dovevo essere sicura di una cosa prima.

-Ci tieni ancora a me, Jay?- eravamo ancora abbracciati.

-Certo. Sempre- nessuna esitazione, poi aggiunse:- Per questo non avrei voluto che sapessi la verità.

-Ho paura che anche per me non sia cambiato nulla.

-Dio, devo davvero andarmene- si liberò della mia stretta- non posso costringerti a...

-E se ti chiedessi di rimanere?- non disse nulla, mi guardò come fossi impazzita, e forse lo ero. Ma, cavolo, se avesse detto di sì... sarei stata la persona più schifosamente felice sulla faccia della terra.

-Non rendiamo le cose più difficili di quanto non siano, io...

-Vorresti rimanere?

Il suo sguardo parlava per lui:-Diamine, sì, lo sai, ma questo non significa che...

Lo interruppi per l'ennesima volta:-Jason Peter Todd, per cinque anni ho creduto fossi morto, non puoi chiedermi di continuare a fingere che tu lo sia. Specialmente sapendo che non è cambiato nulla, per entrambi!

-Vorrei che fosse abbastanza, ma non prendiamoci in giro, non lo è!

-Lo è per me! Forse... forse non mi importa di quello che fai, di ciò in cui credi. Quello che hai affrontato potrà averti cambiato, ma in fondo sei sempre tu. E io non ho intenzione di cambiarti, o di salvarti. Di certo non approvo i tuoi metodi, ma se questo è il prezzo da pagare per non perderti di nuovo, allora sì, sono disposta a pagarlo.

Era sospettoso:-Stai dicendo che non t'importa se ammazzo qualcuno?

Sospirai, per poi guardarlo dritto negli occhi:-Sì- ero decisa, ma aggiunsi -solo se lo desideri anche tu, ovviam...

Mi baciò, e questa volta fu lui a sorprendere me: mi aggrappai a lui con tutte le mie forze, nel timore che svanisse -fu come se il tempo non fosse mai passato.

Mentre ci dirigevamo, inciampando, verso la mia stanza, interruppe il bacio:-Ti stai mettendo in un sacco di guai, lo sai, gatta?- lo disse un po' scherzando, un po' sul serio. Ridemmo entrambi, e dissi:-Sembra sia ciò che mi riesce meglio, ultimamente...

Tornò serio:-Grazie.

Sorrisi, cercando di allentare la tensione:-Non abbiamo nemmeno iniziato, e già mi ringrazi? Devo essere proprio brava!

Ignorò il commento:-Grazie, di non avermi dimenticato. Non sono sicuro di meritarmelo.

-Tutti meritano una seconda chance. Ma vedi di non mandare tutto all'aria, ragazzo meraviglia.

Sorrise, e mi baciò di nuovo. Al resto, ci avremmo pensato dopo.


NOTE: la canzone del titolo è dei Muse. Sto considerando l'idea di scrivere un sequel, o magari qualche one-shot sul loro passato, sono indecisa. Ora che la storia è finita mi piacerebbe ricevere qualche altra recensione -lo so che ci siete e che leggete, non fate i timidi- perciò ricordate, ho più paura io di voi di quanta non ne abbiate voi di me... Scherzi a parte, recensite, anche un paio di righe, giusto per farvi sentire. E se siete iscritti andate nell'opzione "aggiungi un personaggio", in alto a destra nella pagina di questa sezione, e votate, così avremo più personaggi. Grazie ancora per avermi seguito con questa mia prima storia :)

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