Monchele: love is us

di FrancyF
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** SOS matrimonio ***
Capitolo 2: *** Abito da cerimonia cercasi ***
Capitolo 3: *** Il Test ***
Capitolo 4: *** Celibato addio ***
Capitolo 5: *** Il Grande Giorno ***
Capitolo 6: *** Parigi ***
Capitolo 7: *** Amori e dissapori ***
Capitolo 8: *** Auguri ***
Capitolo 9: *** Benvenuto Elijah ***
Capitolo 10: *** Esami ***
Capitolo 11: *** Affari di famiglia ***
Capitolo 12: *** Natale 2013 ***
Capitolo 13: *** Baby-sitting ***
Capitolo 14: *** Origini ***
Capitolo 15: *** Confronto ***
Capitolo 16: *** Il Nostro Miracolo ***
Capitolo 17: *** Siamo una famiglia ***
Capitolo 18: *** Epilogo- 1 anno dopo ***



Capitolo 1
*** SOS matrimonio ***


Forse era proprio quella la felicità.
Forse Cory se ne’ stava rendendo conto solo adesso. 
Era ancora a letto, sotto le lenzuola, appoggiato con un gomito sul cuscino, che osservava Lea, profondamente addormentata al suo fianco.
Dio era così bella. Talmente bella che solo guardandola aveva paura di sciuparla.
Ogni volta che la guardava dormire, che contemplava quanto era perfetta, nella sua testa ritornava sempre la solita domanda: “Come diavolo ha fatto uno come me ad avere una donna meravigliosa come lei? Come cavolo ci sono riuscito?”.
Cory non trovava mai la risposta, ma il cuore gli si gonfiava di felicità ogni volta che Lea era accanto a lui.
Lea mugugnò qualcosa nel dormiveglia e si stiracchiò, allungando le braccia sul petto di Cory.
Lentamente la ragazza aprì i suoi grandi occhi scuri e rivolse a Cory un sorriso.
-Buongiorno- lo salutò con un bacio.
-Giorno- Cory le sfiorò dolcemente una guancia.
-Sei sveglio da tanto?-
-No. Stavo solo pensando quanto è sexy la mia futura moglie- Cory affondò nuovamente la testa sul cuscino, avvolgendo le sue possenti braccia intorno all’esile corpo della fidanzata.
Lea si lasciò scappare una risata.
-Levatelo dalla testa Mr. Monteith-
La ragazza cercò di voltarsi, ma Cory era molto più forte di lei e la costrinse a guardarlo negli occhi.
-Perché no?- chiese con un cipiglio.
Lea sorrise, a volte Cory le sembrava proprio un bambino. Era adorabile il modo in cui la guardava.
-Perché è tardi e abbiamo mille cose da fare per il matrimonio.  Sbaglio o sei stato tu a chiedermi di sposarti?-
-Non sbagli affatto- c’era una punta d’orgoglio nella voce del canadese –ma sbaglio o tu ti stai lasciando prendere un po’ la mano dai preparativi?-
Lea abbassò lo sguardo, si sentiva un po’ in colpa in effetti: sapeva che aveva un po’ trascurato Cory nelle ultime settimane, ma lei voleva un matrimonio in grande e Cory le aveva, gentilmente, dato il via libera e non aveva imposto alcun limite per il budget. Insomma ci si sposa una sola volta nella vita no?
Cory non riusciva a staccarle gli occhi di dosso e, il fatto che Lea indossasse solamente la biancheria intima non lo aiutava.
Lea approfittò di quell’attimo di distrazione per sgattaiolare via.
Il ragazzo emise un grugnito di disapprovazione che Lea ignorò.
Si infilò velocemente dei jeans e una maglia e cercò le scarpe da ginnastica nell’armadio. Voleva essere comoda perché sapeva che i suoi amici l’avrebbero trascinata in mille negozi diversi.
-Dove vai?-
-A fare spese per il matrimonio, te l’ho appena detto Cor- Lea si allacciò le scarpe e baciò velocemente il ragazzo.
La porta di casa si chiuse con un tonfo sordo.
Cory sospirò pesantemente e si lasciò cadere sul letto.
Lo zampettare famigliare di Sheila lo costrinse ad aprire nuovamente gli occhi. La gatta balzò sul letto e gli si strofinò addosso.
Cory le accarezzò dolcemente la testa.
-Sai Sheila credo proprio di aver creato un mostro. Fammi un favore se un giorno ti sposerai non chiedere a Lea di aiutarti va bene?-
La gatta miagolò in segno d’approvazione e sgattaiolò velocemente in cucina, reclamando la sua colazione. Cory lasciò il letto a malincuore, chiedendosi perché tutte le femmine di quella casa ottenevano sempre ciò che volevano…
 
-Lea! Tesoro!-
Era già tutti lì, nel loro bar preferito ad attenderla: Naya, Jenna, Dianna, Amber, Chris e Jon. Quando lei e Cory, a gennaio di ritorno dalla loro vacanza alle Hawaii, avevano annunciato il loro fidanzamento a tutti i loro amici, prima tutti avevano urlato e pianto, poi, si erano offerti –o imposti come sosteneva Cory- nella preparazione delle nozze.
-Ciao ragazzi!- Lea si sedette al tavolo con un grande sorriso: era così grata di avere degli amici così straordinari –Heather non c’è?-.
-Nausee mattutine- precisò Naya –mi ha chiamato stamattina,ma ha anche aggiunto che per la prova vestito pretende di esserci quindi, incinta o no lei ci verrà-
Lea sorrise. Heather era incinta di sei mesi oramai e aveva già fatto un regalo di nozze anticipato a lei e a Cory nominandoli madrina e padrino del nascituro.
-Manca solo più un mese Lee- osservò Chris tirando fuori un foglietto –come tuoi personali wedding planner abbiamo pensato che oggi possiamo andare a scegliere le bomboniere e poi decidere la disposizione dei posti a tavola-
-Va bene. La prova vestito è fra due settimane così Cory sarà in Canada assieme al fratello e non avrò timori che mi possa vedere. Non con il mio abito ufficiale almeno-.
Il gruppetto brindò al programma con dei martini.
Tre ore dopo uscivano da una boutique carichi di bomboniere a forma di tortore e la pianta dei tavoli sotto braccio.
Nessuno riusciva a smettere di sorridere.
 
-Sono a casa!-
Lea cacciò le scarpe da ginnastica in un angolo e si avviò a grandi passi in cerca del suo futuro marito, ansiosa di esporgli la piantina dei posti a tavola.
-Adoro quando lo dici- Cory era intento a cucinare sul bancone della cucina.
-Che prepari per pranzo?-
-Macedonia con gelato. Ci vuole con questo caldo-.
Era solo inizio giugno ma fuori ci saranno stati trenta gradi, l’estate era arrivata presto quell’anno.
Lea posò i suoi ultimi acquisti sul tavolo della sala da pranzo e Cory la raggiunse, portando in mano due enormi coppe di frutta fresca con sopra il gelato alla crema.
-Che sono piccioni?- chiese indicando le bomboniere.
-No sono tortore Cory, bomboniere- Lea gli lanciò un’occhiata ammonitrice, ma Cory continuò tranquillamente a mangiare la sua macedonia: sinceramente aveva rinunciato mesi fa a cercare di capire tutto quello che passasse per la testa della sua ragazza, tortore comprese.
Lea prese la sua macedonia e sedette sul grembo del ragazzo, srotolandogli davanti la piantina.
-I posti. Con questi però mi devi aiutare-
-Certo- acconsentì Cory –ti dico subito che Justin e Josh non possono stare così vicino al bar che serve alcolici se non vuoi che scoppi un incendio o che io a mia volta mi ubriachi-.
-Quando vi decidere a crescere?- Lea cancellò i nomi, facendo una smorfia divertita a Cory.
-Io sono cresciuto cucciola. Sono il primo dei miei amici che si sposa…- Cory le baciò il collo.
Lea sentì un brivido lungo tutta la spina dorsale, ma cercò di concentrarsi.
-Ora così dobbiamo cambiare tutto. Possiamo sposare mia cugina vicino agli alcolici e Justin e Josh dall’altro lato della sala… però così dovremmo spostare anche tuo cugino Roy e metterlo con mia cugina, no aspetta… mia nonna però deve stare con lei. Cory piantala di sedurmi! Sto facendo una cosa seria!-
Finalmente il canadese smise di baciarla.
-Va bene- finse di essere offeso –allora possiamo mettere tutti loro in un tavolo, tanto sia Roy sia tua cugina sono single quindi potrebbero anche mettersi assieme... aspetta di quale delle tue cugine stiamo parlando?-
-Di Julia amore-
 Lea riscrisse i nomi.
-Non sarebbe male in effetti se si mettessero assieme-
-Vero eh? Come quando Finn e Rachel lo hanno fatto al matrimonio di Will e Emma-
Lei gli sfiorò dolcemente i capelli.
-Pensi sempre solo a quello Monteith?-
-No- Cory la baciò con passione –penso sempre a te. E’ diverso amore. Ti amo da impazzire-.

Angolo dell'autrice:
Ok, bene. Innanzittutto se stai leggendo questo ti ringrazio perchè vuole dire che hai letto tutto il capitolo! Grazie!
Questa ff è una long e ho già i capitoli pronti. E' stata scritta sulla base di una mia precedente one-shot "You're my life". Pubblicherò ogni sabato. Quindi ci vediamo SABATO 11 GEN.
Ho pensato molto  se pubblicarla o no. Alla fine ho deciso di sì. E' giusto, secondo me, onorare la parte migliore del nostro Cory e il suo immenso amore per Lea. Spero di non aver turbato nessuno. E' solo la mia opinione. Detto ciò amo troppo quei due e non riesco a smettere di scrivere su di loro.

FrancyF
[Monchele is eternal <3]

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Capitolo 2
*** Abito da cerimonia cercasi ***


Un tonfo sordo fece destare di scatto Lea.
-Merda!-
Cory era davanti a Lea, infagottato dalla testa ai piedi, con in mano una valigia enorme.
-Scusa amore, non volevo svegliarti-
Lea lanciò un’occhiata alla sveglia: erano solo le sei del mattino.
-Oh Cor...- allargò le braccia e Cory la raggiunse, e la strinse in un abbraccio facendole appoggiare la testa sul proprio petto.
Lea gli strinse la felpa. Non voleva lasciarlo andare e, anche se la sua assenza poteva farle comodo per organizzare le ultime cose per il matrimonio, vederlo andare via la uccideva.
-Mi dispiace lasciarti in mezzo ai preparativi cucciola-
 Cory la baciò sulla testa, stringendola ancora di più.
-Non fa niente davvero. Vai da tua mamma e da Shaun, è dal tuo compleanno che non li vedi e poi, io starò bene lo sai. Chris non vede l’ora di trascinarmi in un atelier per abiti da sposa-
-Non vedo l’ora di vedertelo addosso amore-
-Mi mancherai da morire però- Lea lo baciò.
-Anche tu-
Si separarono.
-Ci vediamo-
Lea si lasciò cadere di nuovo sul letto, stringendo a se’ il cuscino di Cory, ancora impregnato del suo profumo, e si addormentò dopo pochi minuti.
 
Cory arrivò a Vancouver in perfetto orario e prese un taxi fino a casa di sua madre a Victoria.
Sua madre non li fece neanche mettere un piede dentro casa che lo avvolse in un enorme abbraccio.
-Mi sei mancato così tanto amore!- gracchiò con le lacrime di commozione agli occhi.
Ann piangeva sempre quando vedeva Cory, e la notizia del matrimonio non aveva fatto altro che far moltiplicare i pianti di gioia della donna.
Poi, quando dopo dieci minuti buoni lasciò andare il figlio disse una frase che, per lei, era diventata una preghiera: -Sono così fiera di te! Non vedo l’ora che arrivi il giorno del matrimonio. Non riesco a credere che il mio piccolo Cory si sposa!-.
-Si mamma lo so. Non fai che ripeterlo in questi mesi-
Cory la baciò dolcemente su entrambe le guance e entrò in casa: non ricordava che il Canada fosse così freddo.
-Ciao bro- Shaun lo accolse a braccia aperte in soggiorno.
-Ciao fratellone- Cory ricambiò l’abbraccio e si sedette accanto a lui sul divano.
-Però mamma ha ragione Cor, lo siamo veramente. Siamo molto fieri di te. Se penso a come eri solamente dieci anni fa e a come sei diventato ora…-
-Grazie davvero Shaun. Però mi sono ripreso grazie a voi- Cory si sentì nuovamente in dovere di riabbracciarlo. Suo fratello era un mito per lui, con tutti i problemi che avevano avuto da piccoli Shaun non aveva mia fatto una cazzata, anzi aveva corretto quelle di Cory e lo aveva sempre sostenuto.
-Allora ragazzi- Ann ricomparve in soggiorno servendo ad ognuno dei suoi figli un’abbondate porzione di cheesecake.
Cory sorrise: erano davvero poche le cose che preferiva alla cheesecake di sua madre.
-Cory perché Lea non è venuta? Non avrete litigato vero?-
-No mamma tranquilla. E’ che volevo vedervi e poi lei deve provare ancora l’abito…-
-Oh che emozione!- Ann emise un urletto di gioia –Cory dobbiamo assolutamente comprati un nuovo abito da cerimonia e anche a te Shaun. In effetti anche i vostri cugini ne avrebbero bisogno…-
-Dio mamma davvero non c’è ne bisogno. Non voglio farti spendere soldi. Indosserò un abito che ho già, insomma ne’ ho così tanti…-
-Oh no tesoro! Non essere ridicolo! Devi comprati un abito da mettere solo per il tuo matrimonio! Non accetterò un no come risposta. Sei mio figlio e ti stai per sposare. Devi essere perfetto. Abbiamo tutti bisogno di vestiti nuovi- la donna impugnò il telefono, pronta a fare il numero delle sorelle.
Cory sbuffò: sarebbe stata una lunga giornata.
 
La squadra dei Wedding Planner di Lea la prelevarono da casa alle otto di mattina e la trascinarono in una delle boutique più esclusive di Los Angeles. A Naya, Dianna, Amber, Chris e Jon si erano aggiunte una Heather sempre più grossa e la mamma di Lea, Edith, che aveva già a portata di mano un’intera confezione di fazzoletti.
Dopo molte discussioni furono scelti gli abiti per le damigelle: Lea e le ragazze avevano preso spunto da quelli che avevano indossato in “Glee” nella scena del matrimonio fra Burt Hummel e Carole Hudson;  rossi e senza troppi fronzoli.
Per l’abito da sposa invece fu un’altra storia: ogni abito che provava a Lea non andava bene. Non voleva che le ricordasse troppo l’abito da sposa che Rachel aveva indossato nella terza stagione, sarebbe stato troppo strano e, inoltre, Cory glie l’aveva già visto addosso. Stava provando il diciottesimo abito quando sua madre le porse il cellulare.
Un enorme sorriso si dipinse sul volto della ragazza quando lesse il nome sul display.
-Ciao amore mi manchi-
Lea poteva sentire il sorriso di Cory dall’altro capo del telefono.
-Mi manchi da morire anche tu. Qui ti salutano tutti, specialmente la mamma-
-Anche qua ti salutano tutti- Lea spostò lo sguardo sui sorrisi delle persone presenti nella stanza: amavano davvero tutti Cory.
-Che stai facendo?-
-Sto provando l’abito amore-
Cory rise.
-Io sto pranzando con zii e cugini, ma credo che poi mia madre obbligherà tutti ad uscire per comprare degli abiti da cerimonia. Si è dannatamente fissata-
-Mettiti la cravatta però non il papion Cor. Ti amo-
-Qualunque cosa vuoi Lee. Ti amo anch’io-
Lea spense il cellulare e si guardò nuovamente allo specchio: neanche quell’abito soddisfava le sue richieste. Non era mai stata una persona capricciosa, ma voleva esser perfetta per Cory.
-Ho preso la mia decisione- annunciò in tono solenne.
Tutti i presenti la fissarono.
Poi riprese il cellulare in mano e cercò online la foto che voleva.
Era l’abito che Rachel aveva indossato nell’episodio del ballo scolastico della terza stagione: era sempre stato uno dei suoi abiti di scene preferiti e, anche se non era proprio da sposa si poteva leggermente modificare.
-Tesoro ne sei sicura?- sua madre la appoggiava sempre, ma era un po’ perplessa.
-Si mamma assolutamente. Sarà un abito come gli altri solo che sarà fatto su misura-
-Come vuoi- Jon le sorrise- tanto credo che Cory sarà pazzo di te, anche se ti presentassi al matrimonio vestita di stracci-
 
-Mamma ti prego finiscila con le foto!- Cory si maledì per aver insegnato alla madre come usare l’I-phone.
-Scusa amore è che sei troppo bello! Vero Shaun?-
-Si mamma si…- Shaun sorrise divertito, mentre si aggiustava la cravatta.
Quello stesso pomeriggio Ann e le sue due sorelle avevano trascinato tutti i loro rispettivi figli a cercare dei nuovi abiti da cerimonia.
-Cor cosa facciamo per l’addio al celibato?- Jeff di tredici anni stava lottando con la sua cravatta.
-Ma Cory non vorrai portare anche i ragazzi?-
-Perché no?-                                     
-Perché un addio al celibato non è un posto per bambini- puntualizzò sua zia.
-Insomma faremo una cosa molto tranquilla e poi…- Cory si specchiò nuovamente
-E poi lo controllerò io- si intromise Shaun -se si azzarderà a bere solo una goccia di qualunque alcolico, tranne il vino…-
-Come vuoi Santo Shaun- bofonchiò Cory, sorridendo fra se’ –ma almeno lasciatemi divertire un po’ con i miei cugini-.
Dieci minuti dopo tutta la famiglia Monteith uscì dal negozio carichi di borse. Come al solito Cory si era offerto di pagare e, come al solito, sua madre non aveva voluto sentire ragioni.
Il giorno dopo Cory salutò tutti quanti all’aeroporto.
-Mamma dai su’ mi vedrai fra sole due settimane. Stai tranquilla- il ragazzo si sottrasse dolcemente all’abbraccio materno e si mise la valigia in spalla.
-Ciao Shaun-
-Ciao fratellino- Shaun gli diede il cinque –e stai attento. Come tuo testimone ho il dovere morale di tenerti lontano dai guai-
Cory rise, voltandosi un’ultima volta per guardarli tutti in faccia, uno per uno.
Era dannatamente fortunato ad avere una famiglia così meravigliosa al suo fianco. 


Ehilà buon sabato gleeks!
Allora voglio ringraziarvi anticipatamente per le vostre visite e recensioni; ringrazio anche chi ha aggiunto questa storia nelle prefeite/seguite.
Ci vediamo sabato 18 GEN.
Un bacio,

FrancyF

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Capitolo 3
*** Il Test ***


Lea aveva ignorato i sintomi per giorni.
Anzi l’idea all’inizio non l’aveva neanche sfiorata. Aveva attribuito le prime ondate di nausea a una qualche forma di influenza stagionale. Girava in quel periodo. Jon stesso le aveva telefonato il giorno prima scusandosi con lei per aver mancato al loro consueto appuntamento di “preparazione matrimoniale”, perché purtroppo, era bloccato a letto con trentotto di febbre e nausea e vertigini persistenti.
Ecco era colpa sua. Lea in quei giorni era sempre andata dalla sarta, per far confezionare l’abito, assieme a Jon. E lui l’aveva influenzata.
La mattina prima del rientro di Cory, si alzò tutta intorpidita.
Aveva dormito male.
Sbuffando andò in cucina a prepararsi una tazza di cereali, mentre ascoltava l’ultimo messaggio che Cory aveva lasciato in segreteria.
-Sono arrivato in aeroporto. Non vedo l’ora di rivederti amore. Ti amo-.
Sorrise.
Anche lei non vedeva l’ora di rivederlo.
Mandò giù svogliatamente qualche cucchiaiata di cereali, ma si ritrovò di nuovo in bagno a vomitare.
Fantastico. Il suo ragazzo sarebbe tornato l’indomani e lei lo accoglieva così…
Un dubbio continuava ad attanagliarle lo stomaco.
No, non poteva più reggere tutta quella tensione.
Prese l’I-phone e scorse i numeri in rubrica: normalmente, in una situazione simile, avrebbe chiamato Jon o sua mamma, ma dato che il primo era malato e la seconda avrebbe dato di matto, Lea optò per Dianna.
Doveva confidarsi con qualcuno o rischiava di scoppiare.
Dianna sicuramente era la persona giusta. Lei l’avrebbe di sicuro rincuorata.
Fece il numero e aspettò con ansia, ogni secondo che passava i battiti del suo cuore acceleravano.
-Ciao Lee!- la voce squillante dell’amica la rincuorò un pochettino.
-Ciao tesoro…-
Non sapeva cosa dire.
- Lea ci sei?-
Indugiò -…si. E’ solo che...-
Dianna aveva avvertito che c’era qualcosa che non andava.
-Lea è successo qualcosa?-
-Non ne sono certa-
-Che intendi scusa?-

-Senti ti dispiace fare un salto da me? Sarebbe troppo lungo spiegarti ogni cosa al telefono…-
Dianna non la fece neanche finire –tranquilla. Prendo la metro e sarò lì da te fra un quarto d’ora-.
 
Lea aprì la porta di casa ad una Dianna trafelata.
-Fammi indovinare hai una crisi pre matrimoniale? Tranquilla ho sentito dire che è normale, hai mai visto “Le amiche della sposa”?-
-Che?- Lea non riusciva a connettere le parole.
Si sedettero in soggiorno con delle tazze di thè in mano.
Dianna si accorse subito che l’amica era pensierosa.
-Lee seriamente cosa ha combinato Cory? Che ha fatto? Ti ha tradito? Ha ripreso a farsi? Sai che gli voglio un bene dell’anima, ma sappiamo entrambe che non è così normale a volte…-
Lea scosse la testa con forza, rigirandosi la tazza di thè fra le mani.
-Cory non centra, be’ almeno centra in parte… ho un ritardo di una settimana-
Dio l’aveva detto.
L’amica la guardò seria in volto.
-Ok be, insomma può anche essere un disturbo ormonale. Insomma pensi di…?-
-Non so- Lea si stava agitando –sono sempre stata regolare e poi ho sempre la nausea e sono stanca. All’inizio pensavo che fosse influenza e…-
-Ok va bene- Dianna la strinse in un abbraccio, per sostenerla –non precipitiamo nel panico, insomma… dunque andiamo in farmacia va bene? Ti prometto che andrà tutto bene-.
Dianna aveva ragione. Come sempre.
Non c’era quasi nulla di cui preoccuparsi. Bisogna solo scoprire se c’era qualcosa.
E levarsi quello stupido dubbio.

Mezz’ora dopo Lea e Dianna tornarono dalla farmacia con una borsa stracolma di test di gravidanza.
-E anche questo è positivo…-
Lea prese il sesto test dalle mani dell’amica e lo scrutò bene.
-Sei sicura che sia proprio un più perché l’altro sembrava un meno venuto strano…-
Si guardarono per un secondo e poi scoppiarono entrambe a ridere.
Solo allora Lea si accorse di quanto era ridicola.
Dianna l’abbracciò.
-Be credo che le congratulazioni in questo caso siano d’obbligo-
-Grazie- Lea era immensamente sollevata, quasi felice. Le bastava avere Dianna accanto e tutta la sua ansia era sparita.
-Ti sei fatta delle paranoie inutili-
-Hai ragione- ammise la ragazza – è solo che non lo stavamo proprio cercando. Cioè il piano era questo: fra due settimane il matrimonio e poi ci avremmo provato, dopo un anno però, volevamo goderci la vita matrimoniale-
-Amore- Dianna le lanciò uno sguardo furbo –scusa se te lo dico ma, insomma, tu e Cory vi saltate sempre addosso e, per quanto abbiate cercato di stare attenti, prima o poi doveva succedere…-
Lea scoppiò a ridere, ma il suo cuore nel sentire pronunciare il nome “Cory” fece un tuffo. Come diavolo faceva a dirglielo? Che ne sapeva lei se lui voleva adesso un figlio?
-Lee che hai?- Dianna le accarezzò i capelli.
-E’ per Cory. In un’intervista lui aveva detto che si riteneva troppo giovane per dei figli e…-
-E niente!- Dianna era emozionantissima –vedrai. Ora ti dirò cosa succederà: io diventerò zia per ben due volte in un anno, e sia tu sia Heather sarete delle super mamme, i vostri figli faranno amicizia con Logan e noi gireremo l’ultima stagione di Glee con accanto degli adorabili glee baby-
Lea sorrise. Forse Dianna viveva in un mondo tutto suo.
-Ah inoltre- continuò la bionda –Cory, quella testa di patate, sarà felicissimo di diventare papà.
Vuoi scherzare? Ti ama alla follia e amerà alla follia anche vostro figlio. Lo sai come è fatto! Tu devi solo startene tranquilla-
Lea l’abbracciò. Non sapeva come ringraziarla.
 
Era incinta.
Si portò istintivamente una mano sul ventre.
Lei e Cory avrebbero avuto un bambino. E lei avrebbe dovuto dirglielo l’indomani.
Cavoli proprio un bel cambiamento! Accogliere il proprio futuro marito, di ritorno da un viaggio, dicendoli –Sai amore, indovina un po’ cosa ho scoperto mentre eri via? Sono incinta!-.
Un bambino era una cosa grossa. Grossa e impegnativa. Non era mica come accogliere Cory a casa dicendogli che avrebbero comprato un pesciolino rosso…
Si sedette comodamente sul divano per riflettere. Sheila si acciambellò immediatamente sul suo grembo.
-Oh Sheila aiutami. Come facciamo a dirlo a Cory?- Lea le accarezzò teneramente le orecchie.
Forse il problema non era Cory, forse era lei. Voleva davvero questo bambino?
Si cavoli… si accarezzò il ventre. Sentiva già di amarlo immensamente. Aveva sempre voluto essere madre e Cory sarebbe stato un papà eccezionale.
I suoi pensieri furono interrotti da un messaggio sul cellulare.
Era di Cory.
“Come sta oggi la donna più bella del mondo?
Lea sorrise.
“Bene.”
Non riusciva a scrivere altro: aveva il terrore di dirglielo, ma uno dei punti saldi della loro relazione, era quello dell’onestà e Cory era sempre stato dannatamente onesto con lei, anche quando le aveva detto della sua ricaduta mesi prima. Ora doveva esserlo lei.
 
-Cucciola…-
Lea si destò: si era addormentata sul divano, accanto a Sheila, ed era infreddolita.
Cory era davanti a lei, con un sorriso enorme sul volto che metteva in mostra le sue fossette. Le porse una coperta, sedendosi accanto a lei e stingendola dolcemente.
Lea si strinse a lui.
Dio le era mancato così tanto!
Lo baciò con passione.
-Che ore sono? Quanto ho dormito?- chiese, mentre lui le accarezzava teneramente i capelli.
-Tardi- rispose semplicemente.
Poi Lea vide le valigie sparse per il soggiorno.
-Sei appena arrivato?-
-Si. Mi hai aspettato sveglia? Non hai più risposto ai miei messaggi-
La ragazza abbassò lo sguardo, intimorita. Le parole le si fermarono in gola.
-Lee amore- Cory le prese il viso fra le mani –ti giuro sono pulito. Non ho fatto niente. Puoi farmi il test se vuoi-
Alla parola “test” gli occhi di Lea si riempirono di lacrime. Perché diavolo doveva essere così emotiva? O forse erano già gli effetti degli ormoni…
-No. Non è per te…-
-Allora che hai? Non è che vuoi lasciarmi vero?-
Ora Cory iniziava a essere veramente preoccupato: Lea non piangeva mai per niente.
La ragazza trasse un profondo respiro: non voleva spettare un altro secondo di più, doveva dirglielo senza troppi giri di parole.
-Sono incinta- lo fissò negli occhi, seria.
Cory aveva lo sguardo perso nel vuoto, aprì la bocca per parlare ma ne uscì solo un borbottio indecifrabile.
-Puoi ripetere scusa?-
Lea era in preda all’ansia.
-Sono… incinta- ripetè con un filo di voce –avremmo un bambino-.
Il volto di Cory si allargò in uno dei suoi sorrisi più belli.
Senza rendersene conto Lea si ritrovò stretta nel suo abbraccio.
-Dio amore. Non ti ho mai amata così tanto- le sussurrò nell’orecchio, prima di depositarle sulle labbra un dolce bacio.
-Allora sei contento?- lei si staccò da lui, sorridendo.
Era immensamente sollevata.
-Che scherzi?- Cory si alzò in piedi: era elettrizzato, non riusciva a stare fermo e gesticolava muovendosi avanti e indietro –Dio Lea mi hai reso l’uomo più felice dell’universo!-.


Nuovo capitolo gleeks! E fu così che da questo capitolo la storia assunse una nuova piega! :D
Allora pubblicherò il prossimo capitolo sabato 25 GEN.
Vorrei solo ringraziare di cuore
Agnese per la stupenda recensione dello scorso capitolo.
Ma voi c'è lo vedevate Cory come papà? Io si, ed è anche per questo che ho scritto tutto questo.
Un bacione,
FrancyF

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Capitolo 4
*** Celibato addio ***


Lea si svegliò stretta fra le possenti braccia di Cory.
-Buongiorno splendore-  lui le baciò la punta del naso.
Lea sorrise. Non si era mai sentita così felice.
Appoggiò la testa al caldo petto del ragazzo e lasciò che le accarezzasse la pancia.
-Non riesco a credere che tutto questo stia succedendo a uno come me…- la voce li tremò dall’emozione.
Lea capì al volo che cosa intendeva: Cory si sentiva ancora molto in colpa per la sua ricaduta.
Lei si girò e gli prese il volo fra le mani
-Cor non esiste padre migliore di te, lo sai. Nostro figlio è dannatamente fortunato ad avere un papà così bravo-
Cory non resistette e la baciò a lungo sulle labbra: le era così grato per tutto il suo sostegno.
-Aspetta che lo sappia mia madre…-
-Ah Cor- Lea indugiò e si staccò da lui –preferirei…ehm che per il momento non dicessimo niente. Ne’ a tua madre, ne’ ai miei genitori. A nessuno-
Cory le sorrise, comprensivo.
-Ma certo cucciola, tutto quello che vuoi- la avvolse nuovamente in un abbraccio, appoggiando la testa nell’incavo del suo collo e respirando il suo profumo –hai già preso appuntamento dal ginecologo?-
-Pensavo di farlo stamattina. Giusto per controllare che vada tutto bene-
-Fammelo sapere. Devo esserci assolutamente-
-E’ logico- Lea si voltò nuovamente verso di lui, lanciandoli uno sguardo divertito –tu devi esserci. Oppure darò di matto-
La ragazza fece per alzarsi, ma Cory la trascinò, dolcemente, nel letto.
-Faccio io la colazione oggi. Tu riposati-
Lea fece una smorfia.
-Non inizierai già con le tue manie da padre iper protettivo vero Monteith?-
-Non ho neanche iniziato signorina Michele- scherzò lui, avviandosi in cucina con fare allegro.
 
-Non l’hai detto proprio a nessuno?- Cory addentò un pancake al cioccolato.
-Be’ lo sa solo Dianna-
-Dianna?- Cory si finse offeso.
-Amore ho chiamato lei… aspetta- Lea corse in bagno e ritornò in cucina mettendo sul tavolo tutti e sei i test di gravidanza.
Cory rise di gusto.
-Uno dovremmo tenerlo per ricordo- sorrise –lo sai vero che quando lo diremmo a tutti la gente andrà fuori di testa?-
Lea gli lanciò uno sguardo furbo prima di sedersi sul suo grembo.
-Ne’ sono consapevole, sì- finse aria di sufficienza, arricciandosi una ciocca di capelli.
Cory scoppiò a ridere.
-Il matrimonio e un figlio? Oh si baby, stiamo proprio per uccidere l’intero fandom-
 
Le due settimane precedenti al matrimonio volarono in un battito di ciglia.
E in quei pochi giorni molte cose cambiarono:  Lea e Cory tornarono dallo studio medico con la foto della loro prima ecografia, che occupò un posto d’onore sul comodino di Cory. Adorava alzarsi di notte e fissare quel minuscolo puntino bianco, gli ricordava che era tutto meravigliosamente reale.
I due giovani avevano vissuto con molta apprensione i primi giorni della gravidanza, soprattutto Cory che continuava a essere in agguato, appostato da qualche parte, pronto a correre in aiuto della sua fidanzata incinta.
-Cor seriamente- Lea sorrise, comodamente sdraiata sul letto con una pila di cuscini a sostenerle la testa, vedendo il canadese che riempiva le valigie di entrambi –la gente l’avrà già capito che sono incinta. Stai uscendo di testa-
Cory sorrise, lanciandole uno sguardo pieno d’amore.
-Dovere tesoro. E poi tanto ormai ci siamo eh?- si sedette al fianco della ragazza, appoggiando un orecchio sulla pancia –ehi piccolo sei pronto a essere presentato alla nostra famiglia?-
Lea rise, accarezzando i capelli di Cory.
-Sei proprio sicuro che sia una buona idea dirlo a tutti il giorno del matrimonio?-
-Ma certo Lee. Tanto saranno tutti lì. E poi tu ormai hai raggiunto le otto settimane…-
-Stai dicendo che diventerò grassa?- Lea lo spinse via, incrociando le braccia sul petto.
Cory la fissò: era diventata un pochettino irritabile.
Le baciò di nuovo la pancia.
-Ti amerò anche quando sarai più formosa-
Era bravissimo a sviare gli argomenti.
-Che farai con le ragazze?-
-Niente di che…-
Lea avrebbe passato la sua ultima notte da nubile a New York, nella casa dei suoi genitori, con sua madre, le sue numerose cugine e tutte le sue amiche, inclusi Jon e Chris.
-Comunque usciranno tutti di testa. Già abbiamo due famiglie pazze, per non parlare dei ragazzi…-
-A Ryan verrà un coccolone. Ha già dovuto riscrivere la sceneggiatura quando Heather ha scoperto di essere incinta… figuriamoci ora-
Entrambi i ragazzi scoppiarono a ridere.
-Vedi di non fare cavolate Monteith- Lea ritornò di colpo seria e fissò il ragazzo negli occhi.
-Certo amore- Cory le accarezzò i capelli –c’è Shaun con me. E Mark, e Kevin e Chord e…-
-… E i tuoi cugini e anche quegli scemi dei tuoi amici- completò lei.
Cory sapeva che Lea adorava i suoi amici, ma il fatto che fossero un po’ “sopra le righe”, soprattutto Justin, era vero.
-Non farò nessuna sciocchezza. Lo giuro. Non potrei mai sopportare l’idea di perdervi cucciola-
A Lea brillarono gli occhi: adorava quando Cory parlava così di lei. Di lei e del bambino.
Si morse il labbro inferiore.
-Cor vieni qua dai…- aprì le braccia e Cory la raggiunse, sdraiandosi al suo fianco e stringendola a se’, facendole appoggiare la testa sul suo petto.
-Non riesco a credere che in soli tre giorni saremo marito e moglie- sospirò Lea, nascondendo uno sbadiglio.
Cory le strinse la mano e intrecciò le dite nelle sue. Non voleva lasciarla andare a New York tutta sola, soprattutto adesso che era incinta. Non era così stupido per dirglielo però.
-Solo tre giorni- ripetè.
Solo tre giorni e la donna più meravigliosa del mondo sarebbe stata sua per sempre.
Sarebbero stati una famiglia.
 
L’addio al celibato di Lea era esattamente come lei l’aveva descritto: pochi amici, cugine, mamma, pigiama e vino.
Lea si servì la terza porzione di lasagne vegetariane: da quando aveva scoperto di essere incinta aveva sempre fame.
-Lee sei nervosa?- Jon la squadrò da capo a piedi.
-No...- si affrettò a rispondere la ragazza, bevendo un lungo sorso d’acqua.
-Tesoro è la tua ultima notte da single e non bevi neanche un goccio di vino?- Amber le passò la bottiglia.
-Oh no grazie-
Decisamente l’alcol in gravidanza era da evitare.
Ora tutti gli occhi dei presenti erano concentrati su Lea.
Si sentiva a disagio, evitò di incrociare lo sguardo di sua madre: probabilmente lei sospettava qualcosa; e Lea si accorse che neanche lei, come Cory, era così brava a essere discreta su quella storia.
-Amore ma se incinta?- Edith fissava la figlia intensamente.
Nella sala era sceso il silenzio: tutti attendevano una risposta.
Lea avrebbe voluto scomparire, si scambiò uno sguardo imbarazzato con Dianna.
-Be’...- iniziò, cercando di ponderare la situazione, ma il suo enorme sorriso la tradiva.
-Oh Dio!- strillò Edith, saltando di gioia sulla sedia.
Le ragazze urlarono di gioia mentre Jon e Chris per poco non si mettevano a piangere.
Edith corse ad abbracciare la figlia.
-Devo chiamare tuo padre!- strillò, ancora in preda all’eccitazione.
-Ok…ragazzi… mamma per favore… buoni- Lea cercò di ristabilire l’ordine, ma era come essere invisibile.
-Ok va bene- Dianna picchiettò il suo cucchiaio sul bicchiere e scese di nuovo il silenzio –credo che Lee abbia da dirci qualcosa-
Lea le sorrise riconoscente: in quella gabbia di matti Dianna era l’unica che sapeva mantenere sempre il controllo.
-Allora si sono incinta…- la stanza si riempì nuovamente di sorrisi e urla di gioia –ma io e Cory avevamo deciso che non l’avremmo detto a nessuno fino alle nozze. Quindi fingetevi sorpresi quando lui ve lo dirà domani-.
-Amore siamo attori cosa credi?- replicò Chris con un sorriso da ebete stampato in faccia.
-Be’- Edith tornò a sedersi, ancora visibilmente emozionata –ora Lea credo che tutti qua vogliamo sapere i dettagli… come è successo?-
E anche se Lea trovava decisamente strana, per non dire, imbarazzante, tale richiesta, non potè fare a meno di sorridere e di essere grata a quegli strambi dei suoi amici.


Quarto capitolo! Allora prima di tutto ringrazio Agnese (Agense_san) e Veronica (Finchel_1994) per le magnifiche recensioni sullo scorso capitolo.
Ci viediamo sabato 1 FEB.
FrancyF

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Capitolo 5
*** Il Grande Giorno ***


Cory aprì pigramente un occhio e la luce del sole lo accecò.
Shaun lo stava scuotendo.
Il canadese grugnì in segnò di disapprovazione: era distrutto, malgrado i suoi buoni propositi di fare un “tranquillo” addio al celibato, lui e i ragazzi avevano fatto le cinque del mattino e adesso, l’unica cosa che voleva fare era dormire.
-Oh no fratellino. Sono il tuo testimone ricordi? Non ti permetterò di arrivare tardi il giorno del tuo matrimonio-
Perché la gente doveva sposarsi di mattina presto? Cory non riusciva a trovare un valido motivo…
Si alzò pigramente e si sciacquò la faccia per svegliarsi: non riusciva ancora a credere che quel giorno si sarebbe sposato, avrebbe sposato l’amore della sua vita, che l’avrebbe reso padre fra sette mesi. Non male per uno che è stato per ben due volte in riabilitazione…
Meritava tutto questo? Era stato un coglione a ricadere nella droga e a far soffrire Lea, lei era l’unica cosa bella della sua vita e lui, come un’idiota, l’aveva quasi persa.
Si guardò allo specchio, si era lavato, rasato e vestito con giacca e cravatta. I nodi alla cravatta però erano sempre stati il suo punto debole…
-Cory!- Harry venne in suo soccorso e gli fece un nodo perfetto –dai muoviti, la macchina è già in moto e lo sai che le strade di New York sono un macello alle dieci di mattina…-.
E, ancora immerso nei suoi pensieri, Cory lo seguì.
 
-Lea tesoro potresti smettere di fissare il cellulare e alzare la testa? Il trucco ti colerà se non stai diritta!- Melanie sospirò, applicando il rossetto sulle labbra di Lea.
Le ragazza si era svegliata alle sette del mattino per farsi fare trucco e acconciatura dalla sua fidata Melanie.
-Cory non mi ha lasciato neanche un messaggio in segreteria…- borbottò lei delusa, odiava non sentire Cory che le augurava il buongiorno.
-Ma amore sarà impegnato a prepararsi. Oggi non è un giorno qualsiasi-
-Ok tesoro- Edith comparve al fianco della figlia portando in mano un vassoio con una ricca colazione.
-Mamma ho già fatto colazione- Lea si specchiò: Melanie aveva fatto un ottimo lavoro, era magnifica.
-Amore erano le sei di mattina e sei incinta- la donna sottolineò l’ultima parola con forza –lo sai che durante la gravidanza…-
-Mamma ti prego Cory è già paranoico non metterti anche tu!-
Lea addentò un muffin ai mirtilli. In effetti aveva fame. Di nuovo.
L’abito da sposa che aveva ordinato settimane fa era finalmente arrivato e, anche se qualcuno aveva sollevato qualche dubbio al riguardo, quando le ragazze videro Lea vestita da sposa si dovettero ricredere. Era magnifica.
 
Cory camminava avanti e indietro nella sacrestia della chiesa, carico di nervosismo.
-Ehi bro farai un solco nel pavimento sai se continui così…- Mark gli lanciò uno sguardo strano.
Cory lo ignorò.
-Cory dai mi stai facendo venire l’ansia. Quale è il problema?- Shaun gli si parò davanti per fermarlo.
-Nessuno- mentì.
-Si certo, andiamo sono tuo fratello maggiore! Dopo tutto quello che hai fatto so’ riconoscere quando hai qualcosa che non va-
Il canadese gli lanciò uno sguardo in cagnesco: era terrorizzato. Da tutto.
Insomma come poteva essere un buon marito e un buon padre se non aveva avuto modelli di riferimento? E se fosse ricaduto nella droga? Avrebbe dovuto abbandonare Lea e il bambino… o peggio sarebbero stati loro a lasciare lui. Sarebbe stato solo. Gli avrebbe fatto del male. Non voleva più far soffrire Lea, ma più. Soprattutto non voleva far soffrire loro figlio. No, decisamente non se lo sarebbe mai perdonato.
Ma perché diavolo gli dovevano venire queste paure? Diamine era un vigliacco!
-Vuoi che chiami mamma?- gli chiese Shaun.
-No!- Cory si contorse nervosamente le mani, di certo sua madre avrebbe solo fatto peggiorare la situazione, era già troppo su di giri quel giorno.
-Cory senti, non so se lo sai, ma di solito nei film è la sposa a dare di matto il giorno delle nozze, non lo sposo- asserì Chord.
-Io non ho paura! Ho solo dei lievi dubbi!- strillò.
-Certo come no, ma sei ti tremano le mani…- li fece notare Roy.
L‘entrata del padre di Lea, Marc, pose fine alla discussione.
-Ehi ragazzi vi volevo solo dire che le ragazze stanno per arrivare, dobbiamo entrare in chiesa-
-Il nostro uomo ha una crisi pre matrimoniale- Shaun accennò un lieve sorriso, che suonava più come una richiesta d’aiuto.
-Va bene- Marc fissò Cory negli occhi –ci penso io, lasciateci soli ragazzi per favore-.
Tutti ubbidirono.
-Quale è il problema ragazzo mio?- Marc appoggiò una mano alla spalla di Cory, sollevando lo sguardo verso di lui.
-Tutti continuano ad assillarmi- c’era una nota di panico nella voce del ragazzo –ma chi mi dirà che non uscirò di nuovo di testa?-.
-Tutto qui?- Marc gli rivolse un enorme sorriso, che lo rincuorò un pochettino –il nervosismo e i dubbi c’è l’hanno tutti Cory. Anch’io ero nervoso-
-Non è solo questo- Cory si sedette, sospirando –io amo alla follia Lea, ma ho paura di farla soffrire…-
-Non succederà. Sai Cory tu sei un bravo uomo. Davvero, non ho mai conosciuto uno come te. Ti sei rialzato nonostante tutto. Tutti commettiamo degli errori da giovani, non vuol dire che però siamo delle cattive persone, io stesso ero un po’ fuori di testa prima di sposarmi con Edith-
Cory gli sorrise, riconoscente: Marc era sempre stato come un padre per lui.
-E se farai, ripeto se farai, qualche cavolata sta pure certo che io ti troverò e ti riempirò di botte per farti rinsavire-
Risero entrambi.
-Grazie- Cory l’abbracciò –mi ci voleva un piccolo incoraggiamento per uscire là fuori-.
-Dovere di suocero- sorrise Marc, dandoli una pacca sulla spalla e seguendolo in chiesa.
 
Cory e Lea non volevano che il loro matrimonio finisse come quello dei Finchel: doveva essere tutto perfetto.
La chiesa era a New York ed era quella in cui si erano sposati i genitori di Lea. Alla fine Lea e Cory si erano accordati sui duecento invitati, ma l’enorme moltitudine dei cugini della ragazza faceva numero.
Finalmente tutti presero posto nelle panche e l’organista iniziò a suonare la marcia nuziale.
A Cory mancò il fiato quando Lea fece il suo ingresso attraversando la navata, accompagnata da Marc: era meravigliosa.
-Dunque- il pastore Church si schiarì la voce –siamo qui riuniti oggi per unire quest’uomo e questa donna nel sacro vincolo del matrimonio-.
Al momento di leggere le promesse le mani di Cory tremavano.
-Ok, dunque- iniziò sorridendo nervosamente – cercherò di non fare un discorso identico a quello di Finn…-
Tutti risero.
Cory prese le mani di Lea e la guardò negli occhi, pieno d’amore.
-Insomma lo sapete tutti che, per gran parte della mia vita, non sono stato un campione di comportamento, ma tutto questo è cambiato adesso. Grazie a te. Lee le parole non possono esprimere quanto ti ami e ti sia grato per tutto quello che stai facendo per me. Mi sei sempre stata accanto e hai condiviso tutti i miei problemi e il mio dolore. La prima volta che ti ho vista, in sala prove, ho capito che eri la donna della mia vita. Ti prometto che farò di tutto per trattarti come meriti e per essere un buon marito. Hai portato la luce e la gioia nella mia vita-
-Ti amo- Lea aveva le lacrime agli occhi, forse per colpa degli ormoni –sai una cosa Cory? Sono io che ti devo ringraziare. All’inizio quando ti ho conosciuto non pensavo che quel goffo e alto canadese fosse un uomo così straordinario. E nonostante i tuoi difetti per me sei perfetto. Ti ringrazio di aver avuto la pazienza di avermi aspettato e di aver insistito  tormentarmi ogni singola volta che rifiutavo un tuo appuntamento. E la prima volta che mi hai sorriso eri così carino. Ti amo moltissimo-.
Degli urletti eccitati e qualche lacrima si levò dagli ospiti.
-Va bene ragazzi- proseguì il pastore –per il potere conferitimi da Dio e dallo stato di New York io vi dichiaro marito e moglie, puoi baciare la sposa-.
Cory prese il volto di Lea fra le mani e la baciò con passione, mentre uno scroscio d’applausi riempiva la chiesa.
 
Il pranzo che seguì la cerimonia fu delizioso e sia Lea sia Cory non potevano smettere di sorridere.
Per l’occasione i Bonnie Dune avevano abbandonato il loro repertorio rock e si erano lanciati in pezzi swing, jazz e ballate.
-Ehi cucciola ti è piaciuto il mio assolo?- Cory raggiunse Lea, seduta al tavolo, e le baciò il collo.
-Non c’ero amore. Ero in bagno a vomitare- mugugnò massaggiandosi la pancia.
Cory lanciò una rapida occhiata a sua madre: stava chiacchierando con gli zii di Lea e non sembrava intenzionata a smettere tanto presto.
-E’il bambino?- sussurrò all’orecchio della ragazza.
-Amore rilassati sono solo nausee mattutine. Mi succede sempre. Ah proposito non pensi sia l’ora di dirglielo?-
-Adesso?- un’ombra di panico passò negli occhi del canadese.
-Certo!-
Cory non poteva di certo sottrarsi allo sguardo tagliente della sua cara mogliettina.
Con un gesto la band smise di suonare.
-Io e Cory volevamo ringraziarvi tutti per essere venuti- iniziò Lea, stringendo la mano del ragazzo seduto accanto a lei –davvero siamo davvero fortunati ad avere così tante persone meravigliose che ci amano. E inoltre ci sono delle novità…-
Lei e Cory si scambiarono un dolce sguardo d’intesa.
-Aspettiamo un bambino!-
Un boato di gioia si levò dagli invitati e presto i due ragazzi si trovarono soffocati dall’abbraccio dei loro genitori.
-Voglio la foto della scorsa ecografia però- puntualizzò Edith stringendo Cory.
-Cosa?- Cory lanciò uno sguardo accusatorio a Lea -come fa a saperlo? Glie l’avevi già detto?-
Lea sapeva che Cory non era veramente offeso, altrimenti non avrebbe avuto uno dei suoi enormi sorrisi dipinti in volto; tuttavia cercò di giustificarsi.
-Amore lo ha capito da sola e poi lo ha voluto dire a papà. E chi c’era all’addio al nubilato lo sapeva…-
Cory le fece una smorfia e la strinse a se’, baciandola sulla testa.
-Se incredibile sai?-
L’amava più di ogni altra cosa al mondo.

Ma rieccomi bella puntuale! Allora ringrazio come sempre Agnese, Veronica e Cecilia che recensiscono la storia e tutti quella che la seguono assiduamente. Dunque questo è il matrimonio dei miei Monchele e avrei voluto con tutto il cuore che fose stato così. Vabbè mi viene la depressione adesso... dovevano riuscire a pronunciarlo quelle promesse...
Comunque il prossimo capitolo parlerà della Luna di Miele, ci vediamo sabato 7 FEB. Ah e visitate queste pagine della mia gleeks Vero: https://www.facebook.com/CoryMonteithIllstandbyyou?fref=ts
https://www.facebook.com/pages/If-you-say-so/344539852350874?fref=ts
https://www.facebook.com/pages/Lei-si-che-brilla/1409403272633601?fref=ts
FrancyF


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Capitolo 6
*** Parigi ***


Era stato difficile trovare un po’ di tempo per la luna di miele, ma ne’ Lea ne’ Cory volevano rinunciarci. Così avevano prenotato un volo per Parigi la sera stessa del matrimonio e avrebbero trascorso una settimana in quella meravigliosa città; giusto in tempo per tornare a filmare alcune scene per la quinta stagione di “Glee”.
 
Lea sbadigliò, stiracchiandosi nell’enorme letto dell’albergo, le braccia di Cory erano strette attorno a lei, una delle sue grandi mani era sulla pancia, che ora si era lievemente arrotondata.
Sorrise.
Non avrebbe voluto essere in nessun altro posto se non lì con lui.
Cory era la sua roccia. E, anche se lui sosteneva il contrario, senza di lui lei non era niente.
Lea sentì Cory muoversi e un attimo dopo si ritrovò stretta fra le sue possenti braccia. Il ragazzo appoggiò la testa nell’incavo del collo della ragazza e ispirò il suo profumo.
-Buongiorno- lei si voltò e lo baciò dolcemente.
Lo sguardo di Cory prima si perse nei suoi occhi, poi vagò sulla sveglia.
-Cacchio! Sono già le undici e mezza!- esclamò –come abbiamo fatto a non svegliarci prima?-
Lea rise.
-Forse se qualcuno mi avesse lasciato dormire la scorsa notte…-
Cory sorrise, fiero di quello che aveva fatto con lei per tutta la notte.
-Hai insistito tu…-
-Certo che ho insistito- puntualizzò lei – era la nostra prima notte di nozze. Ma non credevo che i miei muscoli mi avrebbero fatto così male-
Cory abbassò lo sguardo, sentendosi un po’ in colpa.
Lea gli baciò la punta del naso, facendoli tornare il sorriso.
-Ho apprezzato comunque le tue doti la scorsa notte Monteith-
Il canadese le lanciò uno sguardo furbo.
-Il bambino però sta bene vero?-
Lea roteò gli occhi.
-Ok- la ragazza si sporse da letto e afferrò un libro che aveva messo in valigia: “Cosa aspettarsi quando si aspetta”.
-Quello da dove esce?- chiese Cory, sorpreso.
-Tua madre me l’ha comprato subito dopo il matrimonio. Senti cosa dice: “Non c’è alcuna regola che vieta i rapporti sessuali in gravidanza. Durante il rapporto, infatti, non c’è nessun pericolo per il feto, il quale è protetto e riparato all’interno dell’utero e non può essere ferito o disturbato in alcun modo.” Soddisfatto?-
-Molto- sospirò Cory, sollevato, affondando la testa nel cuscino.
Lea sfogliò il libro, appoggiando la testa al cuscino –Qui dice anche che … nona settimana di gravidanza: “L’embrione ha ora sembianze umane: naso e mascella sono completi, si sta formando il collo e la schiena si è raddrizzata. Gli arti sono in evoluzione. Si sta sviluppando il diaframma e l’intestino sta raggiungendo la cavità addominale”-.
-Ah- Cory le si avvicinò, fissando la figura –sembra una testa d’arachide- commentò.
-Questo non è molto carino- Lea li diede un pugnetto, ridendo.
-Lo dico con tutto l’affetto possibile- si giustificò Cory, baciandola nuovamente –potremmo chiamarlo testa d’arachide nel frattempo no?-
-Oh santo cielo… quanto sei stupido a volte-
Cory la fissò con le lacrime agli occhi: non riusciva ancora a credere che la donna che amava stava portando qualcosa di così tanto prezioso dentro di lei.
-Amore- Lea si morse il labbro inferiore –ho fame, ordiniamo qualcosa dal servizio in camera?-
-Mi sembra un’ottima idea cucciola- disse Cory, sollevando il telefono.
 
-Cor guarda che carino!- Lea indicò una vetrina.
Stavano passeggiando per Rou De Rivoli, una delle vie più alla moda e costose della città.
Era un negozio per la prima infanzia.
-Dio Lee non credi che sia un po’ troppo presto? Sei solo nel primo trimestre…-
-Oh amore lo so, ma guarda come è carino quello!-
La ragazza indicò uno di quei carillon che si mettono sopra la culla dei neonati: attaccati ai fili c’erano delle note e degli strumenti musicali.
Cory lo fissò. In effetti era davvero carino. Poi guardò Lea, sapeva di certo che non avrebbe resistito al suo sguardo.
-E va bene tesoro…- disse estraendo il portafoglio –se proprio lo vuoi-.
 
La settimana a Parigi fu magnifica: sembrava che il sole splendente di agosto rappresentasse a pieno gli stati d’animo della coppia. Tutto di quella città li sorprendeva.
Il tempo passava in fretta e ben presto Cory e Lea fecero i bagagli.
Lea stava mettendo in valigia il carillon che aveva comprato, facendo attenzione a non rovinarlo, quando Cory la sorprese.
-Vestiti- le disse –dai ti porto fuori a cena-.
-Ora?-
-Si ora sciocchina. Quando se no? E’ la nostra ultima sera a Parigi, intendi sprecarla?-
Lea gli gettò le braccia al collo, baciandolo.
-Ti amo-
-Ti amo anch’io- Cory la sollevò dolcemente da terra e la fissò negli occhi –però sbrigati. Non voglio farti fare tropo tardi. Ho letto che devi dormire almeno otto ore a notte oppure può aumentare il rischio di malattie o aborto…-
Lea sbuffò, mentre i piedi ritoccavano il pavimento.
Decisamente Ann aveva commesso un grosso sbaglio regalandoli quello stupido libro.
 
-Dio Lee sei bellissima- Cory le prese la mano. Erano seduti in uno dei più bei ristoranti di Parigi, e dalla terrazza potevano ammirare la Tour Effel.
-Grazie Cor, anche tu non sei male- Lea addentò la sua seconda creme brulè –ma mi inizia a stare tutto stretto-
-E’ un bene-
La ragazza fece una smorfia.
-Cor tesoro, apprezzo tutto il tuo interessamento, ma sei ancora in grato di parlare di qualcos’altro oltre che del bambino?-
Cory sorrise.
-Boh- rispose onestamente –non so-.
Lea rise.
-Sai adoro questa città- il suo sguardo si posò sul meraviglioso tramonto, che faceva risaltare le mille luci di Parigi –ti ricordi la prima volta che ci siamo stati?-
-Be’ io c’ero già stato per girare Monte Carlo. Ma si, mi ricordo… era la scorsa estate-
-Magnifica. Ti ricordi che tu avevi rubato la targa al Glee Club?-
Cory rise.
-Non direi proprio rubato l’avevo solo presa in prestito-
-Per questo è appesa nel nostro soggiorno adesso?-
-Oh- il canadese diede un rapido sguardo all’orologio –be’ sarà meglio andare Lee, sono quasi le undici e domani sarà una levataccia-.
-Cor aspetta, ci saranno i paparazzi fuori-
-Non c’è problema amore, seguimi e basta. Tranquilla sei ancora in formissima non noteranno niente-
Lea si strinse a lui, mentre venivano invasi dai flash. Era così fortunata ad avere un uomo così straordinario al suo fianco.


Ma quanto sono dolci i nostri Monchele?
Allora come sempre ringrazio tutti quelli che seguono e recensiscono la storia, in particolare la mia Vero.
Il prossimo capitolo lo posterò sabato 15 FEB., forse prenderò in considerazione l'idea di postare 2 volte la settimana, devo ancora decidere...
Un bacio a tutti
FrancyF

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Capitolo 7
*** Amori e dissapori ***


La bolla di beatitudine che si era creata fra Cory e Lea durante la luna di miele esplose al loro rientro a casa.
-Lea amore ne sei proprio sicura? Non credo che nelle tue con…-
-Non azzardarti a dirlo Monteith!-
Lea ora si stava davvero irritando.
Subito dopo il rientro dalla loro luna di miele, Ryan li aveva convocati per una riunione straordinaria per decidere cosa fare di “Glee”: dovevano girare le prime puntate della quinta stagione e non sapevano se continuarla senza Rachel usando un espediente che giustificasse la sua assenza, o se interromperla per il tempo della maternità di Lea.
-Potremmo usare un espediente, una sorta di escamotage, come avevamo fatto con Brittany nella quarta stagione- propose Ryan, scarabocchiando le idea su un blocco per appunti.
-Si!-
-No!
-No?-
Ryan tirò un lungo sospiro: sarebbe stata una lunga serata.
-Ragazzi seriamente che avete intenzione di fare? Credetemi sono estremamente felice per voi, ma dobbiamo trovare una soluzione-
-E’ che penso che sia come ingannare i fans- spiegò Lea –insomma tanto prima o poi si scoprirà che sono incinta e che non lavorerò più perché diventerò una balena quindi…-
-Tesoro…- Cory le appoggiò una mano sulla spalla, ma lei lo respinse: non aveva voglia di coccole, e l’atteggiamento di Cory la stava facendo uscire di testa.
-Sto solo dicendo che non è come ingannarli!- protestò il canadese –con Heather nessuno si è sentito ingannato e tutto è andato per il meglio, avrà il bambino fra un mese e poi tornerà a girare fra quattro-
-E’ giusto- osservò Ryan –però Rachel è il cuore di “Glee” non possiamo di certo farla scomparire con una scusa banale…-
-Appunto! E’ per questo che non dovremmo interrompere le riprese. Riesco a lavorare, non sono mica malata! Posso venire qui anche fino a poche settimane prima del parto!- sbottò Lea, indignata –basterà solo interrompere poi le riprese per tre mesi quando sarà nato il bambino-.
Cory grugnì in segno di disapprovazione, ma lei lo ignorò deliberatamente.
-Fai così Ryan, fidati. Per adesso continuo a lavorare, poi quando raggiungo la metà del secondo trimestre smetterò. Tornerò in men che non si dica dopo la nascita del bambino. I fans capiranno no? Perché raggirarli con un sotterfugio?-
-Ma…-
-Niente ma Cory! Cavoli smettila di trattarmi come se avessi una malattia rara!-
-Va bene!- Ryan alzò le braccia, ponendo fine alla discussione –per adesso continuerai a lavorare Lee, naturalmente se starai male ti farò smettere in qualsiasi momento- e lanciò uno sguardo comprensivo verso Cory –questo è quanto. La seduta è aggiornata ragazzi. Andate pure a casa a dormire-.
 
-Perché mi hai trattato così?- Cory non voleva alzare la voce, ma non ci riuscì e dalla sua bocca uscì un suono di qualche ottava più alta del normale.
Non era da lui arrabbiarsi, restava sempre calmo, soprattutto con Lea; ma stavolta era diverso. Non riusciva a credere che Lea lo avesse deliberatamente ignorato durante tutta la discussione con Ryan, prendendo da sola decisioni che riguardavano la sua salute e quindi, per estensione, la salute di loro figlio.
-Che ho fatto?- Lea si mise la vestaglia, ma rimase in piedi: gli occhi scuri fissi in quelli del marito.
-Ero praticamente invisibile! Hai deciso tutto tu!-
-Cory sono un’adulta. Sono in grado di prendere decisioni che riguardano la mia vita lavorativa e la mia salute-
La sua voce era ferma, le braccia sui fianchi, in una posizione autoritaria.
-Lea…- Cory avvicinò una mano al suo volto per accarezzarla, ma lei indietreggiò.
-Lo vedi Cory? Fai sempre così!-
-Così come?- replicò lui, offeso –cazzo Lea mi sto solo preoccupando per te e per il tuo benessere!-
-Ma io so quale è il mio benessere!- strillò lei.
Non stava andando bene.
Il canadese strinse i pugni nel tentativo di calmarsi, ma la rabbia stava montando. Come poteva Lea essere così insensibile ei suoi confronti? Come poteva non vedere tutti i rischi a cui si esponeva?
-Lea se continui a lavorare con i tuoi soliti ritmi risicherai di fare del male al piccolo. Lo sai che il medico dice che non devi stressarti-
-Ah quindi adesso sarei una cattiva madre?!- Lea afferrò un cuscino e lo lanciò verso Cory.
-Bene!- sbottò, infilandosi sotto le coperte –allora se credi che io mini così tanto alla salute della nostra famiglia, puoi dormire da solo stanotte!-
-Lea andiamo non…-
Ma Lea spense la luce e si girò dall’altro lato del letto, fissando il muro.
Cory sbuffò: perché le donne in gravidanza erano così isteriche? Sapeva che era solo questione di tempo, e poi, Lea sarebbe tornata la ragazza allegra e solare di qualche ora fa, doveva solo sbollire la rabbia e controllare gli ormoni. Prese mugugnando il suo cuscino e andò in soggiorno a sdraiarsi  sul divano, sperando di addormentarsi presto.
Ma il sonno non fu clemente con Cory: non solo il divano era scomodissimo, ma i piedi del ragazzo sporgevano fuori; inoltre se c’era una cosa che Cory odiava era litigare con Lea. Sapeva che se non faceva la pace con lei, di certo, non si sarebbe addormentato e il senso di colpa l’avrebbe tenuto sveglio per tutta la notte.
-Lea?- Cory entrò nella camera da letto in punta di piedi e si sedette accanto lei, sicuro che non stesse dormendo.
Teneva gli occhi chiusi, ma si vedeva che era sveglia: gli sembrava così piccola e indifesa rispetto al resto del mondo e lui sentiva di doverla proteggere con tutto se stesso.
Si avvicinò a lei e le baciò una guancia. Immediatamente la piccola mano di Lea si strinse alla sua: era gelata.
-Hai freddo cucciola?- Cory si infilò subito al caldo, sotto le coperte e strinse contro il suo petto il corpo di Lea.
Lei si voltò verso di lui e respirò contro il suo viso.
-Scusa- sussurrò, accarezzandogli il viso.
-No piccola, sono io che sono stato un coglione. So quanto ami “Glee” e so anche che non sei un’irresponsabile. Non so davvero cosa mi sia preso-
Lea si strinse ancora di più al suo petto, in cerca di calore.
-Anche se a volte sei davvero irritante sappi che sei davvero dolce a preoccuparti così per noi-
Cory sorrise.
-Non riesco a dormire senza di te-
-Neanche io. Sei la mia borsa termica Cor-
Lui la strinse ancora di più.
-Magari domani ti posso accompagnare a girare alcune scene d’accordo amore?-
Ma Lea non gli diede una risposta, perché era si era già profondamente addormentata.
E sapendo che ora, la sua bellissima moglie era al caldo, al sicuro e, soprattutto, fra le sue braccia, anche Cory si addormentò.
 
-Ecco il mio amore!- squittì Lea allegramente sedendosi in grembo a Cory e avvolgendogli le braccia intorno al collo.
-Ciao- Cory le porse il suo succo d’arancia –come è andata?-
-Bene-
Lea aveva appena finito di girare alcune scene con Chris e Naya.
-Sicuro che non ti annoi amore?-
-No credimi. Guardarti lavorare è uno dei miei passatempi preferiti- scherzò lui.
-Quanto sei scemo!- lei gli diede un pizzicotto su una guancia.
-Ma mi ami per questo giusto? Cosa faresti senza il tuo alto, goffo e sciocco marito canadese?-
Lea lo baciò. Era vero.
-Oh ma quanto siete teneri Monchele!- una Heather all’ottavo mese di gravidanza avanzava a fatica verso di loro.
-HeMo!- erano così felici di vederla.
La ragazza si sedette accanto a loro, massaggiandosi il ventre.
-Allora prima di tutto io e Tay vi volevamo dare questo-
Cory prese la busta bianca che l’amica le porgeva e l’aprì.
-Un baby shower eh?-
-Si!- Heather aveva un sorrisone enorme –voi ragazzi siete il padrino e la madrina di mio figlio e avrete dei posti d’onore-
-Oh che cosa eccitante!- Lea era felicissima per l’amica e, ovviamente, non stava più nella pelle al pensiero del suo futuro baby shower.
-Stanne pure certa. Non mancheremo per nulla al mondo Heather, davvero-
-Grazie. E poi ormai anche voi avete già dei piani?-
-Be- Cory le sorrise –tu e Taylor ovviamente sarete madrina e padrino. E’ per ricambiare cosa credi?-
-Ah siete troppo dolci grazie- Heather si alzò –però ora devo proprio andare….sapete ho un pranzo con i genitori di Tay-
La coppia la salutò e la vide allontanarsi.
Lea si guardò la pancia: era solo al terzo mese.
-Non posso credere che fra un po’ la mia pancia sarà grossa come la sua-
-Già, sarà così strano- Cory intrecciò le sue mani a quelle di Lea e poi le pose delicatamente sul suo ventre.
Fissò l’invito per il baby shower del suo figlioccio: sarebbe diventato padrino e padre di due bambini meravigliosi in un anno. Cosa poteva chiedere di più dalla vita?

Settimo capitolo gleeks! Allora vi è piaciuto? Personalmente adoro scrivere di queste piccole liti fra Cory e Lea, insomma loro erano (e sono) meravigliosi ma in tutte le coppie ci sono questi piccoli litigi che servono poi a fare la pace... ah fate l'amore non la guerra ricordate! XD
Vabbe', allora la prossima settimana ricomincio i corsi all'università, quindi sarà un po' più difficle aggiornare. Comunque sia ho deciso che aggiornerò 2 volte alla settimana: posterò in un giorno "variabile" che dipenderà dai miei impegni ma che sarà mercoledì/giovedì e il mio giorno "fisso" invece sarà sempre il sabato. Quindi ci vediamo MERCOLEDI' 19 FEB e poi SABATO 22 FEB.
Kiss a tutti e grazie mille per le recensioni.

FrancyF

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Capitolo 8
*** Auguri ***


Tutta l’ondata di gioia e eccitazione che aveva investito Cory nel momento in cui Lea, quella sera di luglio, gli aveva detto che sarebbe diventato padre; lo aveva stordito tanto che si era ritrovato a organizzare in ritardo il compleanno di sua moglie. L’anno scorso aveva iniziato mesi prima a scervellarsi per trovare il regalo perfetto. E c’era riuscito.
Quest’anno doveva superarsi, tanto più che adesso Lea non era solo più la donna della sua vita, ma era anche la madre del suo tanto desiderato primo figlio.
Aveva preparato i pancake preferiti di Lea, quelli ai mirtilli, e ci aveva messo sopra le candeline con il numero “27”.
Cory aprì la porta della camera da letto, lasciando entrare Sheila che sgattaiolò velocemente sul letto dalla sua padrona.
-Ciao dolcezza!- Lea si svegliò, stringendo a se’ la gatta e baciandole teneramente la testa.
-Ciao bellissima- Cory appoggiò il vassoio sul comodino e strinse Lea fra le braccia.
Lei lo baciò.
-Ti amo-
-Ti amo anch’io-
-Non dovevi farlo Cor lo sai-
-Smettila- il canadese le mise il vassoio in grembo e accese le candeline –è il tuo compleanno, avanti. Soffia e esprimi un desiderio-.
Lea obbedì.
-Cosa hai desiderato?- chiese subito Cory, con il suo mezzo sorrisetto stampato in faccia. Per qualche strana ragione, ogni volta che era accanto a lei, le sue mani finivano sopra la sua pancia.
-Non si dice. E’ un segreto, se no non si avvera-
-Come vuoi…- non resistette e la baciò nuovamente.
-Pensavo di fare una cosa oggi-
-Tutto quello che vuoi cucciola, è il tuo compleanno oggi-
Lea prese il suo I-phone e andò su twitter –voglio dirglielo-.
-Cosa?- Cory era confuso. A volte quella donna era un vero mistero per lui.
-Dirli che sono incinta. Ai fans, ai media, a tutti insomma-
-Ne sei sicura? Lee tesoro non voglio che tu senta alcuna pressione. Insomma è una cosa delicata glielo diremo quanto sarai pronta-
Lui le strinse una mano e le accarezzò il ventre.
Sentiva di doverli proteggere, non avrebbe permesso a nessuno di portagli via una cosa così bella.
-Amore sono sicura- lei gli lanciò uno sguardo rassicurante –credimi. Ci rifletto da un po’ di giorni. Oggi compio ventisette anni e sono incinta di tredici settimane oramai. La pancia è quasi evidente, l’altra sera quando siamo usciti si vedeva benissimo perché indossavo uno dei miei vecchi vestiti ed era stretto-.
Cory fece un sorriso forzato. Era sempre stato molto riservato riguardo la sua vita privata. Non voleva essere quel tipo di celebrità che esibiva i figli come trofei, voleva essere una padre protettivo e presente; ma sapeva anche che, come diceva Lea, la cosa prima o poi sarebbe saltata fuori ed era giusto che i fans la sapessero da loro e non da qualche rivista scandalistica.
-Va bene- disse alla fine, con più convinzione- se è questo che vuoi veramente facciamolo-.
Lea gli passò dolcemente una mano fra i capelli, scompigliandoglieli ancora di più, mentre digitava il tweet: “Grazie per gli auguri ragazzi! Oggi è un giorno speciale perché io e Cory dobbiamo fare un grande annuncio… aspettiamo un baby Monteith!;D”, allegato al tweet i due giovani postarono la foto della loro prima ecografia.
Cory sorrise.
-Abbiamo ucciso l’intero fandom in questo preciso momento, lo sai vero?-.
 
-Wow ancora? Cory è troppo!- Lea rimase incantata. Davanti a lei, vestito con giacca e cravatta e con un mazzo di rose rosse in mano c’era suo marito che le sorrideva. Accanto a lui un tavolo apparecchiato per due a lume di candela.
-Non ti ho ancora dato il mio regalo- puntualizzò lui.
Lea arrossì, indossava una comoda tuta perché la pancia stava iniziando a darle fastidio e aveva passato tutto il pomeriggio con sua madre e le sue amiche dall’estetista.
-Sei bellissima!- Cory la prese per mano e la fece sedere.
-Allora volevo regalarti qualcosa che ti facesse pensare a me, ma non avevo idee. Ti avevo già regalato la collana, poi l’anello. Quindi mi sono fatto aiutare da Jon e dai tuoi genitori e una mano me l’ha dato anche la mia cara mammina-
Lea gli sorrise dolcemente. Era curiosa, Cory ci aveva sempre saputo fare con le sorprese.
-Che mi hai preso quindi?-
-Questo. Buon compleanno amore-
Lea prese il pacco fra le mani e lo scartò: era un album di foto.
-Ma che…- la ragazza lo aprì, era pieno di foto di lei e Cory dalla loro infanzia fino al matrimonio.
-Ho pensato che nostro figlio così potrà prenderci in giro nel riguardare tutte le nostre vecchie foto e…-
Lea non lo lasciò neanche finire, si alzò dalla sedia e gli gettò le braccia al collo, stringendo ancora l’album in mano. Cory la fece accomodare sul suo grembo.
-Mi ricordo quella foto… il nostro primo incontro. Ero così nervoso-
-Tu?- Lea gli pizzicò una guancia –io ero nervosa! Mi incutevi timore eri così alto amore… qui eri troppo tenero, avevi ancora l’orecchino-
-Avevo diciassette anni!- Cory arrossì –avevo detto a mamma di non metterla quella-
-Ehi- Lea si ricordò improvvisamente di una cosa –Cor twitter! Dobbiamo controllare i messaggi-
“Oh mio Dio! Un baby Monchele! Voi ragazzi siete la dolcezza!
“Awww! Mi avete risollevato l’umore, vi amo troppo!”
“Sono troppo felice per Cory e Lea! Dio vi benedica! Ve lo meritate più di tutti!”
Lea e Cory sorrisero: era da pazzi pensare quanta gente amasse così tanto loro figlio.
I loro fans erano veramente i migliori al mondo.
 
Una settimana dopo il compleanno di Lea, i due giovani comprarono un allegro completino azzurro per neonati e andarono al baby shower di Heather.
La ragazza era sempre più grossa e ormai mancavano solo poche settimane allo scadere del termine.
-Allora HeMo sei eccitata?- tutte le ragazze di Glee avevano fatto comunella in soggiorno, mentre gli uomini erano impegnati a grigliare hamburger e hot-dog in giardino.
-Non vedo l’ora che nasca- Heather era sommersa di regali per il piccolo –preparati Lee, gli ultimi mesi sono un inferno: sudi, ti fanno male la caviglie e non riesci a fare niente di niente-
Lea le lanciò un’occhiataccia.
-Stai cercando di spaventarmi ulteriormente?-.
Tutte risero.
-Davvero Heather mi sono appena passate le nausee mattutine e, grazie al cielo, Cory si sta dando una calmata e mi lascia andare a lavorare-
 
-Allora Cor, amico come va?- Taylor sistemò la carne sulla griglia.
-Non c’è male. Voi?-
-Tutto bene
A Cory Taylor era sempre piaciuto e non era raro che uscissero assieme, soprattutto adesso che entrambi le loro ragazze erano incinta e facevano comunella fra loro.
-Heather a quest’ora non ne potrà più-
-Puoi scommetterci amico! I primi mesi però sono i più brutti: sono isteriche, sudano…-
-Sono melodrammatiche e si offendono su tutto- completò Cory, ricordando solo allora la scenata che Lea le aveva fatto poco rima di uscire di casa pretendendo che lui andasse a comperare il cinese. Poco importava che era la quarta volta in una settimana che mangiavano cinese.
-Sono contento di avere un maschio sai?- Taylor non riusciva a smettere di sorridere –così gli insegnerò a giocare baseball-
-Si!- Cory si illuminò: in realtà lui voleva una femmina, ma anche un maschio sarebbe stato forte, gli avrebbe insegnato a giocare a hockey.
-Se anche tu avrai un maschio potremmo fare una squadra. Chiameremo anche Logan-
Cory prese i piatti e rise di gusto.
Adorava tutto questo.
 
-Amore tutto ok?- Taylor porse alla ragazza un hot-dog.
-Parli del diavolo- Heather rise, lanciando a Lea uno sguardo di comprensione.
-Che c’è?- sopraggiunse anche Cory, seguito dai ragazzi –che fareste senza di noi?-.
Lea gli diede un buffetto sulla guancia.
-Quanto siete scemi!-


Ah puntuale! Allora ormai siamo al capitolo numero 8. E' stato uo dei capitoli più difficili da scrivere perchè l'ho scritto pochi giorni dopo la morte di Cory e avrei voluto che il compleanno di Lea sarebbe stato così. Così come l'ho descritto. Spero abbiate apprezzato. Grazie a Vero e Agnese per le loro recensioni negli scorsi capitoli e grazie anche a chi segue la storia. :)
Come avevo già detto posterò 2 volte la settimana quindi ci vediamo SABATO 22 FEBBRAIO.
FrancyF

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Capitolo 9
*** Benvenuto Elijah ***


A fine settembre, Lea era finalmente uscita dal primo trimestre e i fastidi della gravidanza avevano iniziato ad attenuarsi. Nonostante l’estate fosse appena finita il caldo torrido di Los Angeles non accennava a dare tregua ai suoi abitanti.
Lea era comodamente sdraiata a letto, immersa nel suo libro. Indossava solo una leggera vestaglia e la porta finestra che dava sul giardino sul retro era spalancata.
-Ehi Cor!-
Cory  arrivò dalla cucina, porgendo alla moglie un bicchiere d’aranciata.
-Che c’è amore?- il canadese si stese accanto a lei, attirandola a se’.
-Qua c’è scritto che durante il quarto mese si sono formati i genitali-
-Veramente?- Cory sorrise immediatamente e sollevò delicatamente la veste di Lea, scoprendole la pancia –così testa d’arachide sei un ometto o una signorina?-.
Lea roteò gli occhi: perché diavolo aveva permesso a Cory di affibbiare a loro figlio quel ridicolo soprannome? Ora anche i fans sui social network avevano iniziato a chiamarlo così.
Cory le accarezzò la pancia, che ora era ben arrotondata e visibile, poi ci appoggiò l’orecchio sopra.
-Dai testa d’arachide perché non lo dici a papà? Ti rivelerò anch’io tutti i miei segreti più oscuri…-
La risata sincera di Lea portò Cory a sollevare lo sguardo: era così bella quando rideva.
-Io non voglio saperlo-  puntualizzò lei.
-Cosa? No Lea avanti. Diavolo voi donne volete sempre sapere tutto!-
-Ma amore- Lea rabbrividì e si coprì la pancia –è che voglio che sia una sorpresa! I miei genitori non l’hanno mai voluto sapere fino alla mia nascita-
Cory emise un grugnito di disapprovazione.
-Ma sarà molto più semplice comprare tutto così e scegliere il nome-
-Cory dai non è così tragico. Ci inonderanno di regali e poi così sarà ancora più bello. Tanto io non ho preferenze-
-Si neanche io- Cory infilò nuovamente la mano sotto la vestaglia di Lea e le accarezzò il ventre –c’è all’inizio speravo fosse femmina. Danno meno problemi e non hanno colpi di testa. Poi però ho pensato che avere un maschio sarebbe anche bello, così diventerà amico con Logan e con il bambino di Heather-
-Amore come sei paranoico- Lea lo baciò sulla guancia, sorridendoli rassicurante –non avrà nessun problema e non fare nessuna cavolata. Non avrà mica la tua infanzia Cor, saremo perfetti vedrai-.
Cory le strinse forte la mano: lei era la sua roccia, gli ricordava sempre che non era più l’uomo di prima.
-Dio quanto ti amo- sussurrò, prima di baciarla con passione. Le sue mani si infilarono subito sotto la vestaglia di Lea, posandosi sui seni. Lei si lasciò sfuggire un gemito e mise le sue mani fra i capelli di Cory, cercando un contatto con il suo corpo.
La ragazza fu costretta ad aprire gli occhi quando sentì il cellulare vibrare. Lo prese in mano e il suo cuore fece un tuffo.
-CORY!- strillò in preda all’eccitazione.
Cory smise immediatamente di baciarla e la fissò allarmato.
-Che ho fatto?-
-Oh Dio Heather ha avuto il bambino!-
-Cosa?- Cory scattò subito in piedi –vestiti presto. Io vado già a mettere in moto l’auto-.
 
-Oh mio Dio Heather è perfetto!- Lea aveva le lacrime agli occhi dalla felicità.
Nella stanza d’ospedale c’erano solo loro cinque: Cory, Lea, Heather, Taylor e il bambino. Dopo parecchi minuti Heather era riuscita a far allontanare i suoi genitori e tutta la moltitudine di amici e conoscenti che erano venuti a vedere il bambino: voleva solo stare con i suoi amici più cari.
Il piccolo Hubbell era nato il 28 settembre 2013 ed era un esserino rosa dalle guance paffute, con soffici capelli biondi sulla testolina. Il piccolo dormiva tranquillamente fra le braccia della neo mamma.
-Dunque come l’avete chiamato alla fine?- Cory reggeva la telecamera, incapace di smettere di sorridere.
-Elijah Cory Hubbell-
-Che?- Cory restò a bocca aperta.
Heather rise.
-Cory sei il mio migliore amico e anche il padrino di mio figlio. Inoltre sei una delle persone più straordinarie che io conosca. E’ naturale che ho dato al mio primogenito il tuo nome-
-Non sai quanto ti voglia bene- Cory la baciò sulla fronte: era così grato a quella ragazza –insomma potevi metterli mille nomi diversi, ma hai scelto il mio. E’ un onore per me!-
-Non essere sciocco Cor… forza prendilo in braccio-
Heather li porse il bambino. Cory lo prese delicatamente in braccio, era nervoso aveva già preso in braccio dei neonati, ma aveva paura di farlo cadere. Non era il massimo in cordinazione.
-Ciao piccolo, sono Cory, be in realtà sono il tuo padrino, ma puoi chiamarmi Cor se vuoi. Volevo solo dirti che io e Lea ti vogliamo già bene lo sai?-
Lea tossicchiò per attirare la sua attenzione: era comodamente seduta sulla poltrona accanto al letto di Heather.
-Cory puoi darmelo? E’ un’ora che lo tieni in braccio tu!-
-Certo- Cory gli porse Elijah, che continuava imperterrito a dormire.
-Questo l’ha preso da suo padre- disse Heather, lanciando a Taylor uno sguardo furbo –ha solo un giorno, ma è già un vero pigrone-.
-E’ vero quello che dice mamma eh? Sei un pigrone Eli? Io penso di no, non quanto tuo zio Cory almeno…- Lea non riusciva a staccare gli occhi di dosso da quel bambino, tenerlo in braccio era la sensazione più bella e appagante di tutto il mondo –e presto avrai un amico con cui giocare-
Sorrise.
Non vedeva l’ora di diventare mamma. Di tenere in braccio suo figlio. Dopo aver visto tutta la gioia negli occhi di Taylor e Heather lo voleva ancora di più.
Gli strilli di Elijah che reclamava la sua poppata la riportarono alla realtà, porse nuovamente il bambino all’amica e sospirò: stava morendo anche lei di fame.
-Cory ho fame. Mi porteresti un panino?-
-Uh anche a me- si aggiunse Heather, mentre attaccava Elijah al seno –per favore amore, il cibo dell’ospedale è immangiabile-
Cory e Taylor si scambiarono uno sguardo complice e uscirono a soddisfare le richieste delle loro mogli.
 
-Quindi tutto bene?- Heather chiuse gli occhi per approfittare di quel attimo di pace: le ultime ventiquattro ore per lei erano state frenetiche ed era grata di avere Lea accanto a se’, non avrebbe sopportate ulteriormente l’ingombrante presenza di tutta la folla di amici e famigliari che la circondava da mezza giornata.
-Si grazie. Cory continua a essere paranoico, ma credo che questo sia inevitabile…-
-Preparati con il tempo che passa diventeranno ancora più paranoici. Io le ultime settimane stavo immobile a letto e mi facevo servire e riverire. Tay ha davvero avuto la pazienza di un santo-
-Allora… il parto è difficile?- Lea arrossì lievemente, sapeva di essere una fifona. Il dolore la spaventava a morte. Già quando era semplicemente andata a farsi togliere i denti del giudizio aveva preteso che Cory le tenesse la mano…
-Magico- rispose Heather, mentre faceva fare il ruttino al figlio- insomma è magico quando senti tuo figlio piangere per  prima volta. Prima ho urlato in preda la panico. Ma credimi Lee, quando ti mettono in grembo tuo figlio tutto il dolore sparisce. Lì capisci che ne’ è valsa davvero la pena-
Elijah emise dei gorgogli soddisfatti, rannicchiato fra le braccia materne.
Entrambe le ragazze sorrisero.
-E’ nato solo da un giorno, ma è già il mio mondo-.
 
Cory e Lea stettero in ospedale fino a sera, circondati dai famigliari e dagli amici dei neo genitori e, ovviamente, dagli altri membri del cast di “Glee”.
Elijah era già amato da tutti.
-Non vedo l’ora di portalo al lavoro- cinguettò Heather –dovrei tornare in tre mesi-.
Lea lanciò uno sguardo furbo a Cory, felice che anche la sua amica la pensasse come lei: bisognava tornare a “Glee” per i fans.
-Si Logan sarà felice di avere un amichetto- sorrise Ryan, con in braccio il figlioletto –be’ almeno finché non sapremmo se anche il Glee baby è un maschio o una femmina- il suo sguardo si spostò su Cory e Lea.
-Non ci avevo mai pensato- disse Cory –allora potremmo chiamarlo Glee baby finché…-
-Oh Dio no! Ryan perché gli metti in testa certe idee? E’ già abbastanza ridicolo chiamarlo testa d’arachide!- Lea nascose una risata.
Cory emise un lungo sospiro: di certo non l’avrebbe data vinta agli ormoni, non si sarebbe messo a discuterne ulteriormente. Sapeva che Lea era probabilmente esausta.
-Bene- disse, stringendole la mano –credo sia ora di tornare a casa eh? Sarai stanca. E’ da stamattina che siamo qui-
-Ok- acconsentì lei, accarezzando un’ultima volta Elijah –però non sono così stanca-.
 
Mezz’ora dopo la coppia era stretta sotto le coperte.
Ovviamente Cory aveva ragione: Lea era davvero stanca e chiuse gli occhi non appena si fu’ coricata.
-E’ stato splendido- la voce di Lea era quasi un sussurro e Cory fu sorpreso nel sentirla.
-Cucciola sei ancora sveglia? Credevo dormissi-
Lei sbadigliò e si strinse ancora di più a lui.
-Volevo solo dirti quanto mi sia piaciuto vedere Elijah oggi. Ci hai pensato che fra un po’ di mesi tocca a noi vero?-
-Si- Cory la baciò sulla testa, inspirando il suo profumo –sai credevo di essere felice prima. Credevo di essere felice quando ci siamo fidanzati o quando ti ho chiesto di sposarmi... ma adesso, be’ credo che solo ora capisco cosa vuol dire veramente essere felice- le sue mani si spostarono sulla pancia della ragazza –non vorrei essere da nessuna altra parte se non qui con voi-.
Lea sorrise contro la sua maglia.
-Sei dolce sai? Buonanotte Cory-
-Buonanotte tesoro- Cory la prese fra le braccia e appoggiò al testa sul cuscino.
Dopo pochi secondi erano entrambi sprofondati nel sonno.


Non ci credo che siamo già al capitolo 9: metà della storia.
Ringrazio come sempre
Agnese e Vero per le loro recensioni, sono l'amore.  :)
Ci vediamo MER 27 FEB e SAB 1 MAR. Vi avviso che mercoledì 27 febbraio posterò la sera tardi perchè finisco tardi lezione all'università.
FrancyF

PS prendiamoci un momento per contemplare la perfezione del figlio di HeMo, Elijah! <3


 

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Capitolo 10
*** Esami ***


-Che palle!- Cory sbuffò, chiudendo le tende di casa.
Erano ancora lì.
Da quando lui e Lea, un mese e mezzo fa, avevano scritto su twitter che erano in attesa del loro primo figlio il mondo era uscito di testa. I fans esultavano come non mai e gli offrivano un enorme supporto morale: ogni volta che si fermavano per strada a fare foto e autografi c’era sempre qualcuno che li faceva gli auguri e le congratulazioni. A entrambi li si riempiva il cuore di gioia nel vedere quanto la gente tenesse a loro.
Ma adesso non erano i fans il problema: erano i paparazzi.
Cory era sempre stato molto paziente con loro, rispondeva alle loro domande insistenti e manteneva la calma. Lea era più impulsiva, ma era comunque gentile nei loro confronti e, accanto a Cory, non si sentiva sopraffatta dai loro enormi obbiettivi fotografici. La coppia aveva concesso un’intervista a Ellen e, per gli ultimi mesi della gravidanza, era anche previsto un servizio fotografico per la rivista “People”. Sapevano che dovevano gestire tutta quella storia e sapevano che dovevano ai fans e alla loro curiosità almeno quelle due esclusive. Volevano condividere quel momento così speciale per loro.
Ora però i media stavano esagerando. Si appostavano davanti a casa loro per tutto il giorno, nella speranza di vedere qualcuno entrare o uscire; e la loro attenzione era diventata eccessiva, per non dire morbosa. Cory avrebbe fatto di tutto per proteggere la sua famiglia e non voleva esporsi in quel modo. Aveva concesso ai media qualcosa, ma evidentemente, avevano deciso di rendergli la vita un inferno. Non voleva assolutamente che tutto questo stress ricadesse su Lea.
-Sono ancora lì fuori vero?- Lea era comodamente seduta sul divano, con una tisana fra le mani. La sua pancia, al quinto mese, era ormai ben visibile ed era impossibile nasconderla. Tuttavia gli ultimi giorni della gravidanza erano stati parecchio piacevoli per lei.
-Si- Cory la baciò, poi fece  lo stesso con il pancione –ma non preoccuparti, papà ha un piano testa d’arachide-
Lea rise.
-Sai che la scorsa notte l’ho sentito muoversi?-
-Sul serio?- gli occhi di Cory brillarono e appoggiò nuovamente le mani sul pancione.
-Sei nervosa cucciola?- sussurrò, come se il suono della sua voce gli  impedisse di sentire i movimenti di suo figlio.
-Un po’- ammise lei, passandogli una mano fra i capelli.
-Andrà tutto bene te lo prometto. E poi lo sai, oggi siamo tutti lì per voi-.
Era il giorno dell’ecografia del quinto mese alla quale avrebbero assistito anche i genitori dei ragazzi. Era anche però il giorno degli esami, l’amniocentesi e l’esame della placenta, per verificare l’effettivo status di salute del feto. E Lea aveva sempre odiato gli esami medici ed era terrorizzata che potesse andare storto qualcosa. Strinse forte la mano di Cory che gliela baciò.
-Ho paura che vada male…- sussurrò, nascondendo il viso sulla sua spalla.
-Amore non accadrà niente. Sei giovane e il rischio d’aborto è solo dell’un per cento. Sarò la tua roccia promesso-
Lea lo baciò.
-Grazie- poi guardò fuori e sospirò –su forza, andiamo alla macchina. Voglio togliermi  subito il pensiero-
Cory le sorrise, incoraggiante.
-Stringi la mia mano e passerà tutto. Vedrai-
 
-Amore!- Edith strinse la figlia in un abbraccio.
-Ciao mamma. Ciao papi- Lea abbracciò stretto anche suo padre.
-Come stai Lea cara?- Ann baciò la  cognata sulle guance, il sorriso che si allargava sempre di più alla vista della pancia.
-Bene. Un po’ in ansia…- Lea si nascose leggermente dietro l’imponente mole di Cory: si sentiva così fragile a volte.
-Se non te la senti tesoro possiamo sempre evitare…- propose lui, accarezzandole  i capelli.
-No! Cory voglio saperlo se c’è qualcosa che non va’.  Farò l’amniocentesi anche a costo di svenire dalla paura-
-Vedrai che andrà tutto per il meglio tesoro- Marc strinse a se’ la figlia –ne sono sicuro-.
-Ehi- Cory cercò di alleggerire la tensione-lo sapete che Lee ha detto che ieri lo ha sentito muoversi?-
-Si!- Lea ritrovò subito il sorriso, mentre tutte e tre i futuri nonni appoggiavano le mani sul suo ventre.
 
-Salve signori Monteith, oggi abbiamo portato tutta la famiglia eh?- il dottor Sherman li sorrise, mettendo in mostra i suoi perfetti denti bianchi.
Lea era sdraiata sul lettino, con la pancia scoperta; la mano stretta a quella di Cory, seduto accanto a lei. Marc, Edith e Ann erano in piedi, vicino al lettino.
-Dunque come procede?-
-Bene- Lea deglutì –in questi ultimi giorni mi sento molto meglio devo dire-
-Si anche le analisi sono a posto- confermò il dottore, studiando attentamente i risultati –i livelli di ferro e emoglobina sono risaliti, ma comunque, essendo vegetariana, ti consiglio di continuare a prendere gli integratori Lea. Allora vogliamo dare un’occhiata?-.
Il dottor Sherman mise il gel sulla pancia di Lea e mosse il sensore.
La ragazza trattene il respiro e si rilassò solo quando sentì il battito del cuore di suo figlio.
Tutti guardavano incantati il monitor: ora il loro bambino assomigliava molto più ad un essere umano e non a una testa d’arachide…
-Be’ direi che è in perfetta salute- commentò il dottore, allegro –è attivo e tutto procede regolarmente…-
La stretta di Cory si rilassò un pochino.
-E’ anche piuttosto grosso per essere il vostro primogenito… è lungo circa 22 centimetri e pesa 260 grammi-
Cory sorrise: era logico che suo figlio fosse grosso, era un Monteith.
-Volete sapere il sesso?-
Tutti guardarono speranzosi verso Lea, che però scosse la testa con forza.
-Voglio che sia una sorpresa-
-Ok- acconsentì il dottore –ora se volte possiamo procedere con l’amniocentesi… può restare solo uno di voi però-.
Lea strinse così forte la mano di Cory quasi da farli male. Lui le lanciò un mezzo sorriso d’incoraggiamento, ma era un fascio di nervi.
Mentre i loro genitori uscivano Lea si irrigidì, l’ansia nei suoi occhi era palese.
Cory era più agitato di lei, anche se cercava di nasconderlo: se fosse capitato qualcosa a Lea o a loro figlio per colpa di quello stupido esame non se lo sarebbe mai perdonato…
Al dottor Sherman si affiancò un’infermeria.
-E’ solo questioni di pochi minuti vedrete, non accadrà niente- li rassicurò.
Lea chiuse gli occhi, ben intenzionata a non guardare. Sentì la stretta di Cory farsi sempre più forte. –Ora inserisco l’ago per il prelievo. Sentirai solo una leggere puntura, non preoccuparti- la voce del dottor Sherman era tranquilla, ma Lea si sentiva morire e serrò le palpebre ancora di più.
Per poco Cory non svenne quando vide quell’ago enorme infilarsi nella pancia di Lea. La sentì trattenere il respiro per il dolore. Aveva una voglia matta di saltare addosso al dottore e strozzarlo, ma si limitò a lanciargli uno sguardo ammonitore. Gli sembrava che il tempo non passasse mai, ma finalmente, l’ago venne estratto e l’infermiera mise prontamente un tampone sul punto in cui era entrato, per evitare fuoruscite di sangue.
-Ok abbiamo finito ragazzi- disse in tono gioviale il dottore –avremmo i risultati entro venti giorni. State tranquilli è assai improbabile che ci sia qualcosa che non va’ e vi chiamerò immediatamente non appena avrò i risultati-.
Lea aprì gli occhi e incontrò il sorriso di Cory.
-C’è l’abbiamo fatto amore visto?- le sussurrò all’orecchio, aiutandola a mettersi in piedi –vieni, torniamo a casa-.
 
Con grande sollievo di Cory e Lea l’amniocentesi non rivelò nessuna anomalia: il loro prezioso bambino era perfettamente sano. Ora potevano rilassarsi e godersi i mesi della gravidanza in santa pace.
-Sorridi amore- Cory premette il giretto.
Lea era in posa, completamente nuda, si coprì il seno con un braccio e sorrise, mettendo in mostra il pancione.
Cory aveva avuto l’idea di fare un album di tutta la gravidanza di Lea: ogni settimana così la ragazza posava nuda, controluce,  così potevano vedere la pancia crescere.
Cory sorrise, guardando come era venuta la foto.
-Sei bellissima lo sai? Sei davvero la donna più bella del mondo- le mostrò la foto, ammirando il suo corpo nudo.
Anche Lea sorrise, ma rabbrividì per il freddo, ormai era novembre e il caldo di Los Angeles aveva lasciato posto a un vento freddo. La ragazza sentì le braccia di Cory stringerla, le sue mani appoggiarsi sul pancione e le sue labbra sul collo.
Sapeva benissimo dove voleva arrivare: ogni volta che posava per quelle foto finivano a letto assieme. Non che le dispiacesse, ma quel giorno aveva altri piani.
-No, no, no Mr. Monteith- la ragazza scivolò via dalle sue braccia e si rimise la maglia e i pantaloni.
Cory emise un grugnito di disapprovazione.
-Che c’è?- chiese, quasi offeso. Gli occhi pieni di desiderio.
-Dovrai aspettare per quello oggi Cory. Sai che devo andare a fare compere per il bambino. E sai che ho invitato pure mia madre, quindi non posso fare tardi-.
Cory la baciò dolcemente.
-Vai pure cucciola- le sussurrò in un orecchio –non sono così disperato. E compra qualcosa dei Canucks almeno. Non importa se sarà un maschio o una femmina, ma deve per forza essere un fan dei Canucks-.
Lea sorrise contro le sue labbra e lo baciò di nuovo.
-Sei il migliore-.


Yay! Capitolo 10 gleeks!
Allora mentre descrivevo l'amniocentesmi ho cercato di essere realista (?) boh io ho seguito wikipedia non sono un medico  ;)
Grazie, come sempre, a Vero e Agnese per il loro supporto e a tutti voi che seguite la storia.
Mi spiace ma questa settimana c'è un contrordine... sabato 1 marzo NON aggiornerò perchè mi è capitato un impegno improvviso... ci vediamo quindi con il nuovo capitolo LUNEDI' 3 MARZO! Poi rincomincerò ad aggiornare due volte tranquilli, è solo per questa settimana.
FrancyF

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Capitolo 11
*** Affari di famiglia ***


-Come sto?- Lea si specchiò: indossava un lungo abito rosso da sera, che mostrava il suo pancione; si era truccata, ma aveva desistito nel mettere i tacchi, voleva fare una buona impressione. Era molta nervosa, o forse erano solo gli ormoni ad agitarla.
-Sei dannatamente bella, davvero. Lea tranquilla. Non capisco, perché sei così nervosa?- Cory le cinse i fianchi e appoggiò la testa nell’incavo del suo collo, specchiandosi con lei. Le baciò dolcemente il collo, per poi posizionare le mani sulla pancia.
-E’ la prima volta che ci riuniamo tutti assieme sotto lo stesso tetto. Insomma un conto era se c’erano solo i nostri genitori, ma gli zii e i cugini. Sai che la mia famiglia è pazza-
-Adoro la gente pazza. Io stesso sono pazzo lo sai. Sarà tutto perfetto vedrai-
Contenti dell’esito degli esami di routine i due giovani avevano deciso di riunire le loro famiglie a casa loro, a Los Angeles per cenare assieme e conoscersi meglio.
Cory aveva invitato sua madre, suo fratello, i suoi zii e cugini materni; erano solo quindici. Lea invece aveva ben ventidue cugini e altrettanti zii a seguito. Sapevano bene che sarebbe stata un’impresa, anche per una sala da pranzo grande come la loro, riuscire a contenere tutti i parenti. Inoltre per mettere tutti d’accordo sul menù Cory aveva prontamente telefonato alla pizzeria più vicina e, dopo un paio d’ore, un giovanotto delle consegne a domicilio gli aveva consegnato una cinquantina di pizze.
Cory sapeva che quella non era la classica “cena famigliare”, ma non voleva neanche che Lea si stancasse troppo nel cucinare e, inoltre, metà dei parenti avrebbe avuto qualcosa da ridere sulla sua cucina, cosa che l’avrebbe irritata ulteriormente. Dopotutto Lea era già abbastanza irritabile a causa della gravidanza.
 
Tempo mezz’ora e la casa si riempì di una moltitudine di parenti.
Cory si doveva ancora abituare all’immancabile frastuono che produceva quell’allegra brigata di italo americani. E la presenza di quello scemo di suo cugino Roy non faceva che aggiungere frastuono ad ulteriore fracasso.
A tavola l’argomento principale era il bambino. Lea non era la prima dei suoi cugini ad avere figli e tutti sembravano voler dire la loro.
-Guarda quando nascerà tuo figlio, per quanto gli vorrai bene Lee, verrà il giorno che inizierai a capire che non è del tutto normale- la zia Bonny era sempre stata una paranoica.
Nonostante ciò Cory si sentì pervadere dall’ansia. Perché cavolo lo doveva agitare in quel modo?
-Vero- rincarò la dose Jennifer –insomma una mia amica ha cinque figli maschi e distruggono tutto. Una volta sono tornata a casa e li ho trovato con dei bastoni e delle cinghie in mano-
Gli occhi di Cory si spalancarono ancora di più e lanciò a Lea uno sguardo carico di panico: lei però sembrava tranquillissima e continuava a mangiare la sua pizza vegetariana.
-Be’ Lea è sempre stata una bambina molto tranquilla- Marc rivolse al canadese uno sguardo incoraggiante.
Evidentemente sapeva che molti membri della sua famiglia erano un po’ pazzi.
-Ah?- Bonny deglutì rumorosamente – e tu Cory come eri da piccolo?-
Cory per poco non si strozzava.
Che poteva dire.. un drogato?
-Io ero…-
-Da bambino eri a posto- si intromise Shaun, rivolgendo al fratello uno sguardo sincero –insomma sei peggiorato solo a dodici anni, prima eri solo un po’ iper attivo e sovraeccitato. Non eri male-.
Cory arrossì violentemente: suo fratello non era mai stato un bravo oratore.
-Be’ tanto da adolescenti peggiorano tutti: i maschi fanno qualche cavolate e le femmine iniziano a odiare il padre e in alcuni casi anche la madre… avete già scelto i nomi?-
-No- finalmente Lea prese la parola. Non voleva che la zia Bonny, che fra l’altro, non aveva figli; si impicciasse di cose che non la riguardavano. Ma d’altronde l’aveva sempre fatto e, forse, era proprio per questo che a Lea non era mai stata tanto simpatica.
-Perché non gli date il nome del nonno?-
Lea sospirò.
-Non credo che Romolo sia il nome più adatto…-
-Oppure Giuditta?-
Dio, Cory fissò il suo piatto. Ora capiva perché Lea non gli aveva mia presentato sua zia Bonny.
Non sapeva manco pronunciarli quei nomi!
-Perché proprio dei nomi italiani scusate?- Roy sbattè con forza il pugno sul tavolo e sovrastò le voci di tutti i presenti.
-Perché sua madre ha origini italiane è ovvio-
-Be’ che vuol dire? Cory è canadese- puntualizzò Roy –dagli un nome forte come River o Grizzley…-
Lea e Cory si scambiarono uno sguardo imbarazzato.
-Perché non gli dai il nome di uno dei personaggi di “Harry Potter” o di “Star Wars” Cory?- il piccolo Timothy di nove anni, il più piccolo dei cugini di Cory, espresse la sua opinione.
-Si!- esclamò trionfante il fratello Jeff –come Hermione, Hagrid oppure Principessa Leila o Obi One Kenobi-
Oh Dio! Veramente i suoi parenti dovevano veramente odiarlo per voler affibbiare a suo figlio dei nomi tanto ridicoli!
-Be’ se vogliamo proprio essere precisi- osservò Lea –il bambino ha origini italiane, iberiche, canadesi e statunitensi-
-Be’ dateli quattro nomi i quattro lingue diverse allora- la risposta arrivò prontamente da zio Joel.
Lea e Cory si limitarono a sospirare: forse non era il caso di ripetere una cena del genere…
-Ok- fortunatamente Marc si alzò in piedi reggendo in mano il bicchiere –vorrei solo proporre un brindisi alla nostra famiglia e a Cory e a Lea in special modo. Ragazzi vi vogliamo bene e non vediamo l’ora di accogliere il nuovo membro… qualunque sia il suo nome. Ecco tutto. Vi voglio bene davvero-
 Tutti alzarono i calici e bevvero.
-Quindi- il cugino Jack alleggerì l’atmosfera –quando ci facciamo un nuovo tatuaggio?-
Dal tavolo si levò una risata generale.
 
-Davvero mamma non era necessario che ti fermassi per pulire, così dovrete aspettare in aeroporto il prossimo volo…-
-Oh non essere sciocco amore. Lo sai che non riesco a stare ferma. E poi abbiamo rimandato la partenza a domani così possiamo passare più tempo con voi- Ann mise gli ultimi piatti nella lavastoviglie e sorrise al figlio minore.
Lea entrò in cucina e aprì il frigorifero: nonostante avesse finito di mangiare solo due ore fa, aveva ancora fame. Era già ingrassata parecchio, ma non riusciva a smettere di mangiare. I dolci soprattutto.
Tirò fuori dal frigo la torta al cioccolato che era avanzata la sera prima.
-Posso averne un pezzo?- chiese Timothy.
-Anch’io!- gli fecero eco i fratelli Jeff e Catleyn.
-Certo ragazzi- Lea sorrise ai bambini e tagliò una fetta ciascuno.
Cory non riusciva a staccarle gli occhi di dosso: era tutto troppo perfetto. Lea che chiacchierava amabilmente con i suoi tre cuginetti, ridendo dei loro volti sporchi di cioccolata, era lo spettacolo più bello che avesse mai visto. Dio sarebbe stata una madre straordinaria.
 
-Scusa- Lea si raggomitolò fra le braccia di Cory: tremava di freddo.
-Per cosa? Sai che adoro la tua famiglia. Insomma si tua zia Bonny è proprio pazza, ma siete così uniti. Mio figlio sarà davvero fortunato ad avere una famiglia così bella e rumorosa-
La ragazza gli baciò la punta del naso.
-Sei adorabile-
-No tu sei adorabile… che vuoi fare domani?-
-Domani andiamo per negozi-
Cory sbuffò: altre compere per il bambino… avevano già riempito la nursery di pile e pile di tutine e giochi per la prima infanzia.
-Non ti preoccupare pigrone, tu puoi stare a casa con Shaun. Mi aiuteranno mamma e Ann-
-Bene. E’ da tanto che io e il mio fratellone non ci facciamo una partita all’X box-
La brunetta non nascose una risata.
-Che c’è?-
-Niente- Lea sorrise – non credi che l’X box ormai vada bene per nostro figlio? Non è più per te, la dovremmo spostare…-
-Che? Non ti azzardare!- Cory la bloccò, premendo il suo corpo contro il suo e le fece il solletico.
-Cor dai basta!- la ragazza cercò di divincolarsi, ridendo fino alle lacrime.
Cory smise, ma la tenne stretta a se’.
-Ci abbiamo anche giocato durante il mio addio al celibato sai?-
-Non avevo dubbi…-
Ma Cory la baciò, facendo rimanere in sospeso al frase.
-Dio vi amo così tanto-
I suoi dolci occhi marroni la penetrarono.
-Smettila- Lea arrossì un pochino, Cory le faceva sempre questo effetto. Il suo sguardo la faceva sciogliere.
-No veramente Lee… ehi guardami- le prese dolcemente il viso fra le mani, avvicinandosi.
-Ti amo, anzi vi amo da morire. Hai reso la mia vita incredibile; voglio che tu capisca che io sono serio quando lo dico. Non è una frase fatta. Mi hai reso l’uomo più felice dell’universo. E sono certo…- le sue grandi mani si sposarono dal viso alla pancia della ragazza –che saremo perfetti. Sarai perfetta. Anche se dovremmo gestire tutti quei pazzi dei nostri parenti-.
Lei gli gettò le braccia al collo, il suo pancione di quasi sei mesi tra di loro. Nessun ragazzo le aveva mai detto quelle cose, aveva le lacrime agli occhi.
-Ti amo anch’io- gli sussurrò in un orecchio, prima di cadere in un sonno profondo.


Waahhhh capitolo 11 gleeks! Gioite con me per i nuovi epsiodi! :)
Allora come Lea anch'io ho molti cugini e zii e quindi è stato uno spasso scrivere questo capitolo.
Rpiprenderò il mio solito orario: posterò SABATO 8 MAR e MERCOLEDI'  12 MAR.
Grazie mille a chi recensice e a chi aggiunge la storia fra le preferite/seguite.
FrancyF

Mi sembrava giusto salutarci con questo pezzo:
If You Say So. Non credo di voler aggiungere altro perchè sarei ripetitiva, la canzone parla da se'. Cory amava immensamente Lea e lei lo sapeva. E spero che trovi un uomo che l'ami come l'amava Cory, che lo sposi che abbia tanti figli, perchè è quello che vorrebbe Cory. E so che lui da Lassù sta sorridendo perchè sa che la sua Lee è forte. 

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Capitolo 12
*** Natale 2013 ***


-Cor non devi stare sveglio per forza-
-Non preoccuparti amore. Ho dormito in aereo e poi il fuso orario mi rende sempre molto agitato… ehi l’ho sentito scalciare!-
Lea e Cory erano appena arrivati a New York, a casa di Marc e Edith. Da quando si erano messi assieme avevano sempre trascorso il giorno del Ringraziamento in Canada dalla famiglia di Cory, mentre a Natale e Capodanno andavano a New York, dai genitori di Lea. L’unica eccezione era stata lo scorso Natale, trascorso alle Hawaii.
La ragazza era ormai incinta di sei mesi e, finalmente, anche Cory poteva sentire tutti i movimenti del bambino. Lea però non ne poteva più e c’erano notti, come quella, in cui il piccolo si muoveva così tanto che non la faceva dormire.
La coppia era seduta sul letto, con le coperte tirate fino al mento che osservava dalla finestra le mille luci della Grande Mela.
Cory premette un po’ di più la mano nel punto in cui il bambino aveva scalciato e sentì un altro colpo.
-Ehi lo ha fatto ancora!- esclamò con un sorriso enorme sul volto. Era davvero un’esperienza incredibile sentire suo figlio scalciare, sentirlo così vicino. Cory aveva scoperto che, se toccava in vari punti sul ventre di Lea, riceveva sempre un movimento di risposta da parte del bambino. Gli si riempiva il cuore di gioia nell’avere quel primo speciale contatto con suo figlio.
Lea gli prese la mano.
-Tesoro puoi evitare di farlo scalciare? Sono morta di sonno e tuo figlio non mi fa addormentare- brontolò –sicuramente sta suonando la batteria là dentro-.
Cory le sorrise, dispiaciuto.
-Mi spiace, vorrei fare qualcosa per farti star meglio, lo sai-
-Si amore non ti preoccupare se sono così melodrammatica. Sono solo gli ormoni.-
Il canadese la baciò.
-Tranquilla- disse alzandosi –visto che non riuscite a dormire vado a preparare la colazione. Sono abituato poi… Rachel Barry è molto più melodrammatica di te-.
 
-Ehi buongiorno!-
Marc e Edith Sarfati erano già in piedi, nonostante fossero appena le sette di mattina.
Cory ricambiò il saluto e si sedette con loro al tavolo della cucina.
-Come è andato il volo figliolo?- Marc bevve un lungo sorso di caffè, senza smettere di sorridere. In effetti da quando Lea era arrivata la scorsa notte, ne’ Marc ne’ Edith avevano smesso di sorridere.
Figliolo. Cory si fermò un secondo a riflettere, adorava quando Marc lo chiamava così; e nell’ultimo anno succedeva molto spesso. Era stato come un padre per lui e gli era immensamente grato per tuta la fiducia che aveva nei suoi confronti.
-Lea sta dormendo?- chiese Edith, distogliendo il ragazzo da suoi pensieri.
-Bene, il volo è andato bene, niente turbolenze e Lea non ha vomitato neanche una volta- Cory sistemò la tazza per Lea su un vassoio e aiutò Edith a cuocere i pun-cake  -e no. Lea non ha dormito per tutta la notte. E’ davvero esausta, ma il bambino continua a muoversi e a tirare calci…-.
-Gliela porto io tranquillo caro- Edith prese velocemente il vassoio fra le mani, dirigendosi a grandi passi verso la camera degli ospiti –voi fate pure con calma e passate un po’ di tempo fra uomini-.
Non vedeva l’ora di parlare un po’ con sua figlia.
 
-Finalmente è quasi Natale- Lea posò la forchetta e sorrise alla madre.
Erano davvero molto legate.
-Eri affamata. Non ti ho mai visto mangiare così velocemente stella-
-Mamma sono incinta. E non devi dimenticare che questo bambino è per metà di Cory quindi mangerebbe in continuazione-
-Lo so. Mi fa piacere che stai così bene con lui. Insomma ora state per diventare genitori, molte cose cambieranno-
-Mamma ti prego! E’ Natale. Non possiamo uscire a comprare i regali?-
Edith sorrise.
-Ma certo Lee, come vuoi tu. Manderò tuo padre a prendere l’albero questo pomeriggio-
-Ecco fai bene- Lea sbadigliò, mentre si coricava –magari convinci anche Cory ad andarci-.
 
Cory amava trascorrere le feste a New York, l’aveva sempre adorato. Neve mista a smog a parte.
-Sono pronto- Cory fece il suo ingresso in soggiorno, dove Edith e Marc stavano già sistemando gli addobbi natalizi.
-Bene- Marc si alzò –andiamo a prendere l’albero. Sceglierò il più bel albero di Natale per il mio nipotino!- disse in tono gioviale, infilandosi il cappotto.
-Fate con calma. Lea sta finalmente dormendo. Il bambino si è calmato quindi staremo a casa, niente shopping selvaggio per oggi-
-Ok, dalle un bacio da parte mia- Cory la salutò con la mano, mentre lui e il suocero uscivano nel gelo di New York.
 
-Cosa? Quello?!- Cory storse il naso all’abete che gli aveva indicato Marc.
-No prendiamo quello!-
-Dio Cory quello è alto due metri-
-Appunto! Più grande è meglio è! Ma qui a New York non avete degli abeti douglas decenti?-
Marc rise: Cory era davvero un bambino a volte, ma l’adorava anche per quello.
-Quando ero piccolo io e mio fratello segavamo sempre un albero del bosco vicino a casa- raccontò Cory, mentre guardava l’ennesimo albero –era tipo sempre altro almeno due metri e di un bel verde… questi invece sono-
-Metropolitani- concluse Marc sorridendo -ma se proprio lo vuoi mi fido di te. Sei tu l’esperto Cor-.
 
-Oh Dio ma avete preso un albero gigante!- Edith aprì la porta di casa e spalancò gli occhi: era davvero l’albero di Natale più grande che avesse mai visto –quanto è costato?-
-Non so- rispose Marc, che stava reggendo l’albero per la punta, entrando in soggiorno –ha voluto pagare Cory…-.
-Ma Marc non dovevi lasciarglielo fare!- strillò Edith, contrariata.
-Non c’è problema- Cory spuntò dietro i folti rami, reggendo il tronco dell’abete –è stato un piacere davvero e poi l’ho scelto io!- disse fiero, gonfiando il petto.
I due uomini posarono l’albero in soggiorno: era davvero enorme, sarà stato alto più di due metri.
-Ero certa che avresti esagerato Cory, come al solito- Lea fece la sua comparsa in soggiorno.
-Ti piace amore?- Cory posò delicatamente le labbra alle sue e la sua mano sulla sua pancia –hai dormito?-
-Si, finalmente si. Mi ha lasciato riposare…quindi vogliamo addobbare il nostro albero?-.
Ben presto i genitori di Lea misero in piedi un set fotografico.
-Solo un’altra foto vicino all’albero di Natale…- Edith premette di nuovo il grilletto.
-Ok- Lea sospirò, portandosi le mani sulla pancia.
-Cucciola stai male?- Cory le appoggiò teneramente una mano sulla schiena, massaggiandogliela.
-Oggi tuo figlio è agitato- brontolò Lea sedendosi sul divano e appoggiando i piedi sul tavolino.
-Tesoro vuoi una tisana o qualcosa altro?- Marc sorrise alla figlia.
-No grazie… però ho voglia di indiano-
-Indiano?- Marc guardò allarmato Cory, ma lui ormai c’era abituato: Lea aveva strane voglie, erano giorni che mangiava indiano, a colazione, pranzo e cena.
-Tesoro sei proprio…- Cory cercò, timidamente, di contraddirla.
-Si! Cory perché devi essere così opprimente?!- sbottò lei.
Il ragazzo tacque: era di nuovo una delle sue crisi ormonali, ne’ aveva una ogni mese e anche per il sesto non se l’era fatta mancare.
-Be dolcezza- Edith cercò di farla ragionare, lanciando a Cory uno sguardo compassionevole –allora vorrà dire che tuo padre e tuo marito usciranno la sera della Vigilia per prendere cibo indiano... vero ragazzi?-.
Cory e Marc si scambiarono uno sguardo allibito: la loro voglia di uscire con quattro gradi sotto zero la sera di Natale era pari a zero, ma di certo, non volevano deludere Lea e le sue voglie.
-Certo- Marc si infilò il cappotto.
 Un riluttante Cory lo seguì.
-Torneremo fra poco-
 
Di sicuro Cory non aveva mai fatto una cena della Vigilia così strana:  dopo aver vagato per il gelo di New York e aver trovato un ristorante indiano aperto lui e Marc aveva preso il cibo e erano tornati a casa. Lea aveva poi preteso di bere una cioccolata calda con panna e non aveva toccato il suo riso al curry.
-Scusa amore- Lea,  appoggiò la sua piccola mano sopra quella di Cory, scusandosi –mi dispiace davvero, ma sembra che non gli piaccia il cibo indiano-
-Non fa niente davvero- Cory le sorrise genuinamente, evitando di dirle che il cibo indiano molto probabilmente aveva stancato anche suo figlio.
-Non è un po’ strano?- Lea guardò le persone sedute accanto a lei: Cory, suo padre e sua madre; gli amava immensamente –insomma non è strano essere solo noi quattro a Natale?-
-Anche lo scorso Natale eravamo in quattro- puntualizzò il canadese.
-Già come dimenticarlo? E’ stato quando hai chiesto la mano di mia figlia eh Monteith?- Marc gli battè una pacca sulla spalla.
-Sembra ieri, il tempo scorre davvero troppo in fretta- Cory mise un braccio intorno alle spalle di Lea.
-Deve passare in fretta. Mi sto stancando di portare tuo figlio dentro il mio utero…-
-Fra un paio di mesi non la penserai più così tesoro- Edith rivolse alla figlia e al genero un sorriso furbo –crescono troppo in fretta. Mi sembra ieri che eri fra le mie braccia e ora sei tu che stai per diventare madre… i figli crescono decisamente troppo in fretta-.
 
-Oh Dio mamma papà è stupendo!- Lea si rigirò fra le mani il regalo che i suoi genitori avevano fatto per il bambino: era l’orso di pezza più carino che avesse mai visto, con tanto di bretelle di jeans.
-Non dovevate! E’ molto carino-
-Scherzi? Certo che dovevamo è il nostro primo nipotino!- Edith scattò l’ennesima foto.
-Siete davvero i migliori nonni al mondo!- Cory li sorrise sinceramente: era così grato a Edith e Marc per averlo accolto come un figlio nella loro grande e rumorosa famiglia.
-Buon Natale ragazzi-
-Buon Natale, sarà un anno straordinario-


Ok lo so cosa state pensando... solo io potevo pubblicare a marzo un capitolo natalizio, per giunta dell'anno prima. Però questa storia l'avevo iniziata a scrivere a giugno dell'anno scorso perciò mi è sembrato naturale mantenere quella scansione temporale.
Ringrazio come sempre chi segue la storia e chi la recensisce, vi adoro.
Ci vediamo MER 12 MAR e poi SAB 15 MAR.
Un bacione,
FrancyF

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Capitolo 13
*** Baby-sitting ***


“Questo deve essere l’anno migliore della mia vita”.
Era questo quello che Lea aveva pensato quando aveva visto la sfera cadere a Time Square, ovviamente, l’aveva vista alla televisione con i suoi genitori e Cory che continuavano ad assillarla sulla sua gravidanza.
Il 2014 sarebbe stato un anno diverso dagli altri: niente viaggi, interviste, paparazzi o nottate in bianco con Cory. Be’ forse le nottate in bianco ci sarebbero state lo stesso, ma per via del bambino…
Lea aveva lasciato a malincuore New York perché sapeva cosa la attendeva al suo rientro a casa: niente. Ormai era incinta di sette mesi e persino Ryan le aveva ordinato di non presentarsi al lavoro, ma di stare a casa a riposarsi.
Bloccata a casa la ragazza si sentiva una prigioniera e si stava veramente stressando. Stava tutto il tempo con Sheila a leggere “Cosa aspettarsi quando si aspetta” e sapeva a memoria tutta la descrizione del settimo mese: “I seni si induriscono, aumenta il bisogno di urinare, iniziano i dolori alla schiena, cala il desiderio sessuale…”. Praticamente Lea si sentiva uno straccio e il momento più eccitante della giornata per lei era aspettare qualche telefonata o che quello scemo di Cory rientrasse a casa dal lavoro. Anche se, a volte, le era più di intralcio che di aiuto.
-Lee ti sono mancato?- Cory posò le chiavi di casa sul tavolo in soggiorno e si sedette accanto a lei sul divano. Appoggiò immediatamente la testa al pancione per sentire il piccolo muoversi.
Lea sospirò e gli accarezzò i capelli.
-Dovremmo smettere di fare sesso lo sai Monteith?-
-Perché?- Cory la guardò in tralice, additando al libro –lo hai letto lì dentro?-
-No- ammise Lea –non proprio… c’è scritto che i rapporti dal settimo mese diventano più difficili per via della pancia…- il suo tono era lamentoso e, solo allora, Cory capì perché.
-Cucciola per me sei sempre sexy lo sai- la baciò dolcemente sulle labbra e la fissò negli occhi.
-Non è vero Cory- si lamentò lei –insomma guardami sono grossa come una balena! E’ impossibile che tu mi trovi ancora attraente e fare l’amore diventerà una tortura. Sudo un sacco, non mi vedo neanche più le caviglie da quanto sto ingrassando!-
-Amore ma che dici?- Cory si sentiva male per lei –io ti amo e ti amerò sempre. Non mi importa se non faremmo più sesso per due mesi. Resisterò giuro… e poi ti trovo sempre meravigliosa, anzi forse sei ancora più bella adesso di prima-
Lea le fece un sorriso acquoso, le lacrime le rigavano le guance.
-Davvero?-
-Davvero cosa?-
-Davvero non cercherai una donna più bella, magra e giovane?-
Cory rise, accarezzandole i capelli.
-Certo tesoro. Lo sai che oramai mi hai fregato…-
-Ah Cor-
-Si Lea?-
-Dovremmo anche andare al corso pre parto-
-Tutto quello che vuoi-
 
La prima lezione del corso pre parto fu posticipata per colpa di Heather.
Elijah aveva tre mesi e Heather e Taylor volevano trascorrere una serata romantica, ma entrambi  i genitori dei ragazzi erano impegnati, quindi  Cory e Lea si fecero avanti.
-Siete proprio sicuri?- Heather era davanti a casa Monteith, riluttante, con Elijah in braccio –perché so che Lee è davvero distrutta e che tu avrai mille cose a cui pensare…-
-Rilassati HeMo- Cory le sorrise incoraggiante, prendendo in braccio il bambino –io e Eli ci divertiremo un mondo e inoltre inizierò a fare pratica-.
-Davvero non sappiamo come ringraziarti- Taylor sospinse la fidanzata in macchina, e sfrecciò via.
 
-Papà e mamma avevano molta fretta eh?- Cory era seduto sul divano con Elijah in braccio, accanto a Lea.
-Be’ ci credo- Lea sorrise –è importante sai ritrovare l’intimità dopo un bambino-
-Ok… quindi i tuoi genitori non fanno sesso per colpa tua diavoletto?-
-Cor!-
-Che c’è?-
-Non parlargli di queste cose o crescerà pervertito come te!-
-Ti spiace tenerlo un attimo mentre vado a prepararli il biberon?-
-No di certo-
Cory tornò pochi minuti dopo, prese il bambino in braccio e gli porse il biberon.
-Come fai a sapere come prenderlo?-
-Ero abituato con i mie cugini amore… ehi nanerottolo avevi fame eh?-
Lea sorrise, mentre Cory le porgeva Elijah.
-Sembriamo piacerti non è vero Eli?-
Il piccolo emise un gorgoglio soddisfatto e fissò la ragazza con i suoi grandi occhi azzurri.
-E’ adorabile!- squittì Lea baciandoli entrambe le guance.
 
Le ore che Cory e Lea trascorsero con Elijah furono una ventata di aria fresca per Lea: finalmente, con accanto un neonato, sembrava aver dimenticato le sue crisi da “donna nevrotica e incinta”. Cory passò il pomeriggio a fare mille facce buffe per far ridere il bambino e quando ci riusciva veniva ricompensato dal dolce suono dei suoi strilli di gioia. Lea appoggiava le manine del bimbo al suo pancione e non la smetteva di raccontarli del suo futuro baby Monchele.
-Perché sarà divertente no crescere assieme? Scommetto che diventerete molto amici, giocherete sempre assieme…-
-Tesoro non credo che ti stia ascoltando... guarda sta sbadigliando-
-Oh- Lea coprì il bambino con una coperta, tenendolo stretto fra le braccia.
-Possiamo dormire assieme allora- disse avviandosi verso la camera, dopotutto, era sempre incinta di sette mesi e stare tutta la mattina a prendersi cura di Elijah l’aveva sfinita.
-Ok- Cory li guardava sorridendo –intanto vi preparerò uno spuntino-.
Vedere Lea con un bambino in braccio era una delle cose più belle che avesse mai visto, non vedeva l’ora di fare lo stesso con suo figlio.
Un’ora dopo Cory svegliò Lea: si era stesa sotto le coperte con Elijah usando come barriere i cuscini, impedendo così al bambino di cadere.
-Ti ho fatto un panino-
-Aww! Grazie amore!-
-Il piccolo dorme ancora?-
-Si-
La coppia abbassò lo sguardo su di lui: era perfetto.
-Heather non mi aveva detto che suo figlio era così forte- Cory accarezzò delicatamente i capelli biondi del bambino –non vedo l’ora di vedere il nostro-.
Dopo pochi minuti Elijah si svegliò e iniziò a piagnucolare.
-Ehi piccolo non iniziare a fare i capricci eh?- Cory lo prese in braccio nel tentativo di calmarlo e capì immediatamente il problema –si è fatto la pipì addosso- brontolò.
Lea si alzò.
-No- protestò Cory –tesoro faccio io, tu riposati-
-Ma Cory stai facendo tutto tu. E’ anche mio nipote sai?-
-Ok…allora puoi distarlo mentre lo cambio-.
Cambiare il pannolino a Elijah fu una delle cose più difficili del mondo per Cory: non solo perché il bambino continuava ad agitarsi, ma perché sembrava che avesse ancora tanta pipì da espellere. Nemmeno Lea e la sua voce angelica riusciurono a impedire a Elijah di bagnare tutta la maglietta di Cory di pipì.
-Be grazie amico. Con questo ti sei giocato tutti i tuoi futuri regali di Natale o di compleanno-
Finalmente erano riusciti a cambiare Elijah e, ora, stavano tutti e tre seduti in soggiorno, Lea sul divano mentre Cory era seduto sul tappeto con Elijah e stava tentando di farlo giocare.
-Ok questo è l’orso Blujeans. E’ di testa d’arachide, ma dato che diventerete migliori amici te lo lascerò masticare per bene se vuoi…-
Elijah mise in bocca un orecchia dell’orso.
-Credo che gli piaccia- osservò Lea, massaggiandosi la pancia.
Dopo aver fatto il bagno a Elijah e averlo fatto cenare, Lea li mise il suo pigiamino e si sedette sul divano, accanto a Cory.
-Ok ometto ora della nanna- Cory prese il bambino dalle braccia di Lea e lo appoggiò contro il suo petto, coprendolo con una coperta. Lea continuò ad accarezzarli i capelli biondi e a cantarli “Twinkle twinkle little star”, finché Elijah non chiuse gli occhietti.  Respirava piano, la sua cassa toracica che si alzava e abbassava ritmicamente, mentre le manine stringevano la maglia del padrino.
A Lea vennero le lacrime agli occhi: vedere Cory con in braccio un bambino, che continuava a sussurragli quanto gli volesse bene; era qualcosa di incredibilmente giusto nella sua mente. Forse Dianna aveva ragione, Cory era nato per fare il padre. Glie lo si leggeva in faccia, c’era una dolcezza in lui mentre era con il bambino.
-E’ meraviglioso- sussurrò, prima di stringersi a Cory –tu sei meraviglioso-.
Lui sorrise, attento a non muoversi, per non svegliare Elijah.
-No tu sei meravigliosa-
 
-E’ stato un tenerone!- Lea strinse a se’ Elijah un’ultima volta prima di consegnarlo a Taylor.
-Davvero non vi ha dato nessun problema?- Heather baciò il figlioletto su entrambe le guance.
-Solo uno- Cory sopragiunse sulla soglia, portando la borsa con dentro le cose di Elijah –mi ha lavato con la sua pipì, ma ci sono cose peggiori-
-Davvero? Eli non si fa… povero zio Cory- Heather sorrise –comunque ragazzi ci avete salvato davvero. Ricambieremo il favore-
La coppia salutò il terzetto con la mano finché l’auto non scomparve.
Un’ondata di ottimismo pervase Lea: di essere grassa o non grassa non le importava minimamente, voleva solo stringere il suo bambino fra le braccia; e cosa più importate, amava assolutamente il modo in cui Cory aveva fatto il papà per Elijah.
Sarebbero stati una famiglia perfetta in solo due mesi.


Awww ok... troppo fluffoso? No, io amo alla follia Elijah e amo alla follia immaginarmi quei due alle prese con il piccolo.
Ora scappo a vedere Glee gente... le nazionali, so già che il mio povero cuoricino non reggerrà.
Le recensioni sono l'amore.
Ci vediamo SAB 15 MAR e MER 19 MAR.
FrancyF

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Capitolo 14
*** Origini ***


-Ehi ragazzi grazie per l’aiuto. Lo apprezzo molto davvero-
Cory sorrise ai suoi amici: Justin, Josh e Seth erano venuti a dargli una mano per arredare la nursery e, soprattutto, per montare i mobili. Le prove dei Bonnie Dune era state sospese per un po’ di tempo, per non disturbare Lea, così i quattro amici cercavano ogni occasione per passare un po’ di tempo assieme.
-Dovere di futuri zii amico- Justin e Cory erano chinati per montare la culla, era più complicato del previsto.
-Ehi Cor di che colore devo dipingerle le pareti?- Seth prese in mano il pennello.
-Dio non so… forse è meglio chiederlo a Lea-
I tre amici si scambiarono uno sguardo complice, scuotendo la testa divertiti.
-Che c’è?- il canadese li fissò in tralice.
-E’ che ti sei rincoglionito Cor- rispose Josh con un sorriso furbo sulle labbra –pensi troppo a Lea. Non la contraddici mai cavolo! Dove sono finte le tue palle?-
-Nah fa bene a non contraddirla- Justin riuscì finalmente a incastrare un’anta della culla- mi ricordo quando la ragazza di mio fratello era incinta era meglio accontentarla su tutto o era capace di fare delle scenate colossali-
Tutti risero.
-Sarà difficile vedersi quando nascerà il bambino- Josh era indaffarato a montare il fasciatoio.
-Be’ potrai sempre contare su di noi però- si affrettò a ribadire Justin, dando a Cory una sonora pacca sulla spalla –se sarà una femmina daremo la caccia a tutti i ragazzi che proveranno a uscirci assieme e se sarà un maschio potrà benissimo suonare con noi… diavolo andremo in giro con il bambino nel passeggino a rimorchiare-.
Cory rise: erano degli idioti, ma li adorava per questo. Aprì la bocca per parlare, ma la vibrazione del cellulare lo costrinse a distogliere lo sguardo.
Il suo cuore fece un tuffo: numero sconosciuto. Cory sapeva benissimo di chi si trattava perché quel numero continuava a chiamarlo da un paio di giorni. Era come rivivere tutte le sue sofferenze. Rifiutò la chiamata e cercò di concertarsi nuovamente sulla nursery e sui suoi amici, ma invano.
 
-Amore ci sei?-
-Cosa?-
Quel pensiero era rimasto fisso nella mente di Cory per l’intera giornata e non aveva alcuna intenzione di andarsene: lo stava uccidendo perché non sapeva cosa fare.
Lui e Lea erano immersi nella vasca da bagno; la pancia era decisamente troppo grossa, ma anche senza sesso la coppia non rinunciava a coccolarsi o a scambiarsi effusioni.
-Che hai? E’ un po’ di giorni che sei distante…-
-No…no- Cory cercò di riconnettere la mente, baciò il collo di Lea e la strinse a se’: era così fortunato ad averla. Doveva proteggerla e per farlo doveva risolvere quella faccenda.
-Credo…- balbettò –credo che domani vedrò una persona-.
-Ah si? Chi?-
-No nessuno di importante, tranquilla- rispose uscendo dalla vasca e avvolgendosi un asciugamano intorno alla vita.
Andò in camera e digitò sul cellulare un messaggio al volo: “Vediamoci domani dove vuoi tu. Nessuno deve vederci però”.
Poi si coricò a letto e dopo pochi minuti fu raggiunto da Lea che si strinse a lui. Cory non chiuse neanche gli occhi: sapeva benissimo che quella notte non avrebbe dormito.
 
La mattina dopo Lea fu delusa di non trovare Cory accanto a lei. C’era solo un biglietto: “Torno presto”.
Cory respirò profondamente per calmarsi: ora o mai più. Era arrivato davanti ad un modesto hotel nel centro di Los Angeles. Doveva entrare, voleva entrare per farla finita, una volta per tutte.
La stanza era ordinata, ma Cory poteva sentire chiaramente l’odore degli alcolici; l’uomo era seduto al tavolo della sala da pranzo e lo fissava.
-Ciao ragazzo, ti aspettavo-
Cory chiuse la porta dietro di se’ e si fermò a pochi metri di distanza da suo padre.
Non lo vedeva da tre anni; era invecchiato e, per quanto gli costasse ammetterlo, in parte, vedeva dentro di lui il suo riflesso: stessi capelli, stesso volto, persino il mezzo sorriso era uguale.
-Perché mi hai continuato a chiamare?-
-Perché volevo vederti-
Cory fece una smorfia: in passato aveva voluto bene a suo padre, non poteva di certo mentire; provava ancora per lui sentimenti contrastanti e anche una punta d’affetto, però in quegli anni l’aveva solo cercato una volta, dopo che era diventato famoso, senza fare un minimo accenno ad altri argomenti.
-Perché non hai chiamato anche Shaun allora?- chiese Cory, voleva provocarlo.
Joe Monteith tacque e mise sotto gli occhi del figlio una rivista: c’erano varie foto di Cory e Lea che uscivano dalla studio del dottor Sherman accompagnati dai genitori di lei e da Ann.
-Devo sapere dalle riviste che sto per diventare nonno?-
-Ti è mai importato esserlo?- Cory si sedette: gli scoppiava la testa dai mille pensieri che la affollavano.
-Ok- Joe tossì con violenza e Cory venne investito dall’odore di birra.
Storse il naso, da quando si era disintossicato persino l’odore della birra lo infastidiva.
-Senti Cory. Io ti chiamo e tu non mi rispondi. Ora dimmi come faccio a farmi perdonare quando tu ignori tutti i miei tentativi?-
-Mi hai cercato quando avevo iniziato “Glee”…-
-Ti ho cercato adesso e tua madre mi ha dato il tuo numero-
Cory abbassò lo sguardo: era logico che centrava sua madre, lei aveva sempre voluto che i figli riuscissero a perdonare il padre. Ma Cory era testardo e non voleva cedere.
Tuttavia se suo padre avesse avuto delle intenzioni serie? Chi era lui per privare suo figlio della gioia di avere un altro nonno?
-Ok- rispose piano –vedremo. Mettiamola così: devi guadagnartelo. A me va bene che mi chiami, ma no  incontrerai ne’ Lea ne’ il bambino fino a quando non lo deciderò io. E inoltre dovrai vedere anche la mamma e Shaun-.
-Affare fatto- Joe tese la mano al figlio, ma Cory si alzò senza stringergliela: non si fidava, ma non poteva neanche decidere da solo.
-Se però fai una solo cavolata con me hai veramente chiuso. Non permetterò che mio figlio abbia la mia stessa infanzia. Parlerò con Lea sul da farsi, ma non ti prometto niente-.
 
-Sono preoccupata per Cory- Lea si sedette sul divano e prese la tisana che le porgeva Chris. Era andata a casa di Chris e del suo ragazzo Will per chiacchierare un po’ in attesa che Cory finisse quel suo misterioso impegno.
-Perché?-
-Oggi ha detto che aveva questo grande impegno misterioso ed è da stamattina che non mi chiama e non mi manda neanche un messaggio…-
-Forse ti sta organizzando un’altra delle sue super sorprese?- azzardò Will con un sorriso.
-No. E’ assente. Ecco semplicemente non è più lui da un paio di giorni-
-Lee Cory ti ama alla follia lo sai questo-
-Si…cioè…credo-
-Credi?- Chris la guardò perplesso.
-Ok. Non facciamo sesso da un mese perché sono troppo grossa ed è sempre attaccato al cellulare. Magari lui ne’ ha bisogno e allora…-
-E allora cosa? Si è fatto un’amante?- Chris per poco non scoppiava a ridere.
-Non è divertente Chris!-
-Scusa tesoro è che non è da Cory. Lo sai come è fatto! Che idee ti fai venire?-
Lea sentì una fitta alla pancia, ma la ignorò.
Forse stava solo diventando paranoica, forse avevano ragione Chris e Will.
-Il bambino è agitato oggi- bofonchiò Lea cercando di concentrasi su qualcosa altro, mise le mani sulla pancia, ma il piccolo continuava a muoversi.
Avvertì un’altra fitta, più forte che la fece gemere.
-Lee?- Chris e Will ora la guardavano preoccupati.
-Tesoro tutto bene?-
-No-
-No?- Chris era scattato in piedi.
-Credo…credo che il bambino stia per arrivare-
-Oh mio Dio!- Will si precipitò verso la porta di ingresso, in preda al panico.
Lea respirò pesantemente..
Non poteva succedere adesso, non senza Cory. E non un mese prima dello scadere del termine.
-Ok cerchiamo di stare calmi- Chris farneticava gesticolando avanti e indietro -ora ti accompagniamo all’ospedale. Will vai alla macchina...io...io cercherò di rintracciare quell’idiota di Cory…FORZA!-.
 
Mezz’ora dopo Lea era sdraiata in un letto d’ospedale, in attesa del medico, e si teneva la pancia cercando di non precipitare nel panico.
Chris fece in numero di Cory e, finalmente, al sesto squillo, rispose.
-Chris ciao…-
-CORY! Cazzo muovi il culo e vieni qui!-
-Chris ma che ti prende…-
Cory era allibito: il suo amico non urlava mai.
-Cory ma dove ti eri cacciato? E’ un’ora che provo a chiamarti! Lea è in ospedale!-
-Cosa?-
Il cuore di Cory fece un tuffo: era impossibile, non stava accadendo veramente. Una delle promesse che aveva fatto a Lea era che lui ci sarebbe sempre stato per lei e per il bambino. Si diede dell’idiota mentre montava in macchina e premeva sull’acceleratore.
Non si era mai sentito così deluso di se stesso.
Si sentiva una nullità.


TATADAM!!!!!! Vi piace la suspence?!
Be dovrete aspettare fino a MER 19 MAR per sapere cosa succederà! Muaaaaah!!!
Allora credo che vi devo delle spiegazioni per questo capitolo: Cory e suo padre. Dunque, in questi ultimi anni Cory stesso aveva detto che aveva ripreso i "contatti" con suo padre tramite facebook. Sono rimasta delusa nel constatare che quell'uomo ha cercato suo figlio solo dopo la fama. Nonostante ciò io non sono Cory e non potrò mai sapere se Cory provava o meno affetto per suo padre o se lo aveva perdonato (o almeno se stava provando a perdonarlo). A me non piace Joe Monteith perchè non è stato capace di stare accanto a suo figlio (anzi ai suoi 2 figli) quando avevano bisogno di lui, però è sempre un padre che ha perso un figlio e questa è la cosa più brutta la modno. Non so perchè l'ho inserito nella storia, però sentivo di dover risolvere quel "nodo" nella vita di Cory. Spero di non aver offesso nessuno.
Grazie mille per le rencensioni e per tutto il vostro supporto, a mercoledì.
FrancyF

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Capitolo 15
*** Confronto ***


-E’ tutto a posto signor Monteith, si rilassi- il dottor Sherman gli sorrise rassicurante –Lea ha solamente avuto le contrazioni di Braxton Hichs-

-Che?-

-Sono delle false contrazioni. Spesso sono causate dall’ansia e dallo stress che comporta la gravidanza, comunque nulla di grave. Il bambino e Lea sono in gran forma e ci rivedremo fra tre settimane, allo scadere del termine-.

Il dottore scarabocchiò qualcosa sulla cartella e fece un cenno di saluto a Cory.

La paura iniziò a andare via: stavano bene, questo era l’importante. Se fosse capitato qualcosa a Lea e al bambino, o peggio se suo figlio fosse nato e lui non fosse stato presente, non se lo sarebbe mai perdonato.

 

Cory bussò alla stanza di Lea e entrò.

Lea era ancora a letto, accanto a lei c’erano i suoi genitori.

Marc e Edith lanciarono un rapido sorriso a Cory e poi uscirono, chiudendosi al porta alle spalle, senza dirgli niente.

Un groppone si formò nella gola di Cory e le parole gli morirono in bocca.

Lea non lo guardava neanche.

Tutto questo lo uccideva.

-Non ho scuse- farfugliò, avvicinando a lei.

-Amore ti prego guardami…- cercò di prenderle la mano, ma lei la ritirò.

-Senti- aveva la gola secca, ma fece un secondo tentativo –mi dispiace di averti lasciato sola. So di essere stato un coglione ma…-

-Stasera dormo da Amber- sentenziò Lea, finalmente si girò e lo fissò negli occhi. Aveva uno sguardo duro, Cory non l’aveva mai vista così seria, neanche quando le aveva confessato di essere ricaduto nella droga mesi prima.

-Sei arrabbiata?-

-No sono delusa cazzo Cory! Hai una vaga idea di quanto sia stata in ansia per te? Non mi hai neanche mandato un fottuto messaggio! Sei distante da giorni! Si può sapere che cavolo fai?-

-Niente di importante- il canadese abbassò lo sguardo, timoroso di incrociare i suoi occhi.

-Cazzo Cory non sono scema. Ormai ti conosco da sette anni e so riconoscere quando menti. Cosa è successo? Ti sei fatto l’amante?- la voce di Lea tremò nel pronunciare l’ultima parola.

-Che?- Cory era sbalordito.

-Sono seria Cory. Insomma parliamoci chiaro. Tu non sei più tu da un paio di giorni, stai sempre attaccato a quel fottuto cellulare e non è un segreto che abbiamo smesso di farlo. Sai quanti uomini tradiscono le loro donne quando sono incinte e non glie la danno più?-

Cory si sentì morire: davvero lei pensava questo di lui? Era davvero stato così poco presente? Senti la rabbia montare e serrò i pungi. Chiuse gli occhi per calmarsi e prese il cellulare.

-Guarda!- urlò. Ora era lui a essere arrabbiato: aveva sempre cercato di migliorarsi per lei e, ora, scopriva che per pochi giorni di distanza lei lo accusava di averla abbandonata. Non si era mai sentito così umiliato in vita sua. Certo lui aveva forse sbagliato, ma la storia di suo padre l’aveva fatto uscire di testa e non si era voluto confidare con sua moglie solo per non farla preoccupare, voleva solo proteggerla.

-Joe?- Lea prese in mano il cellulare e lesse i messaggi. Si sentì tremendamente in colpa.

-Mio padre- una lacrima rigò il viso di Cory che si sedette su una poltrona, accanto al letto e mise una mano sul pancione di Lea: sentì il bambino muoversi. Quel minimo contatto gli diede la forza di incrociare lo sguardo della ragazza, che ora aveva uno sguardo comprensivo, mai accusatorio. Era in attesa di ulteriori spiegazioni.

Cory trasse un profondo respiro e iniziò a raccontare: - Mio padre mi chiama da un paio di giorni, forse dieci o dodici. Sapevo che era lui perché ho chiesto alla mamma. Voleva solo incontrarmi-

-Incontrarti? Ma se non ti vede…-

-Da anni lo so. Però sai… sa del bambino e vuole conoscerti. Conoscervi-

Lea lo scrutò attentamente.

-E tu cosa gli ha risposto?-

-Che ci dovevo pensare. Che ne avremmo parlato assieme. Voglio che nostro figlio cresca sereno, non voglio che un giorno mi guardi e scopra che io gli ho impedito di vedere il nonno per vecchi rancori-

-Ok- Lea li strinse la mano –però stasera dormo lo stesso da Amber-.

Aveva apprezzato enormemente il fatto che, finalmente, Cory si fosse aperto con lei e le avesse parlato di suo padre: quello era sempre stato un argomento tabù per loro; però aveva anche, in parte, tradito la sua fiducia. Avrebbe benissimo potuto parlarne prima o almeno avrebbe dovuto dirgli chi doveva incontrare, invece se ne era andato e lei non poteva accertarlo.

-Lee ti prego, lo sai che mi uccidi così. Voglio stare con voi-

-Lo so, ma intanto così potremmo pensare a tutta questa situazione e poi domani devo andare all’ “Ellen DeGeneres Show” , lo sai.-

Cory la guardò dritto negli occhi: forse non aveva tutti i torti, lui stesso capiva che aveva sbagliato e che, dopo tutto a Lea serviva del tempo per pensare. Tuttavia non voleva più lasciarli, neanche per mezza giornata.

 

Cory dormì malissimo quella notte, continuava ad avere incubi: Lea lo lasciava e lui rimaneva solo, o peggio diventato un fallito e si ritrovava nella stessa odiosa situazione di suo padre.

Fortunatamente quel pomeriggio si sedette sul divano, con un panino lattuga e pancetta e Sheila che gli ronzava intorno, per vedere Lea all’ “Ellen DeGenenres Show”.

 

Lea indossava un lungo abito rosso che metteva in risalto la sua pancia ed era radiosa: l’arrabbiatura della scorsa sera e la litigata con Cory erano acqua passata ormai, e dopo aver passato tutta la notte a scherzare con Amber e a guardare repliche di “Friends”, ora la ragazza voleva solo chiacchierare un po’ con Ellen e poi tornare a casa dal suo uomo e fare pace.

-Si perché sai pensavo il mio stomaco diventerà bello grosso per via del bambino-

Ellen sorrise, era una donna fantastica e, a differenza di molti conduttori, teneva veramente ai suoi ospiti e augurava a Lea e a Cory tutto il bene di questo mondo.

-Come ti senti riguardo questa gravidanza?-

-Oh be sai quella sensazione quando sai che succederà presto qualcosa di speciale, come al tuo compleanno? –

Ellen annuì.

-E’ quella la sensazione, più o meno è così- la ragazza sorrise.

-Quando è che hai deciso di dirlo tutti?-

-All’inizio aveva paura di dirlo ad altra gente, ma io e Cory ne abbiamo parlato e alla fine abbiamo deciso, ma si diciamolo a tutti, lascia che sappiano-

-Molte persone sono felice per questa gravidanza,quindi possiamo chiedere a Ryan Murphy di lasciarti cantare “Baby” di Justin Bieber nel prossimo episodio di Glee- scherzò Ellen.

Il pubblico e Lea stessa esplosero in una risata.

-Ma aspetta Cory sa tenere in braccio un bambino giusto?-

Lea non riusciva a smettere di sorridere.

-E’ avanti in quel campo. Stiamo facendo pratica con Elijah. Sarà un bravo papà. Quando lavoravo ancora lui mi aspettava sempre sul set. Finiva le sue scene e stava lì fermo ad aspettarmi. Per essere sicuro che io stessi bene. Dal momento in cui gli ho detto che ero incinta lui è sempre stato molto premuroso e davvero dolce, e non mi perde mai di vista. E’ molto tenero anche se a volte risulta un po’ noioso. Ma lo amo per questo e lui è sempre stato così-

-Aspetta- Ellen la fissò sorpresa –intendi dire che Cory è sempre stato così?-

-Si!- rispose Lea con una sincera risata.

 

Non appena Lea oltrepassò la soglia di casa si ritrovò stretta nell’abbraccio di Cory.

Le era mancato immensamente, le sembrava di tornare a respirare.

-Ti ho vista da Ellen- Cory la strinse ancora di più a se’, abbracciarsi con il pancione in mezzo era alquanto difficoltoso –e sarò breve: ti amo, sei bellissima e ho bisogno di te-.

Lea gli fece la linguaccia

-Copione! Non puoi rubare a Finn tutte le frasi romantiche!-

Cory le tappò la bocca con un bacio.

-Pensavi davvero quelle cose su di me?-

-Ma certo Cor! Con o senza nonno, tu sarai un padre fantastico per nostro figlio. Deve entrarti nella zucca prima o poi-

 

-Wow cioè l’abbiamo fatta finalmente!- Justin si fece l’applauso da solo.

Seth e Josh si diedero il cinque mentre Cory ammirava il loro lavoro: dopo giorni erano finalmente riusciti a montare la culla. Aveva le sbarre bianche e dentro avevano già messo vari strati di coperte, l’orso Bluejeans occupava un posto d’onore all’interno di essa, inoltre avendo le rotelle i ragazzi l’avevano sistemata in camera di Lea e Cory. Per nessuna ragione al mondo avrebbero fatto dormire il loro tanto prezioso bimbo da solo, ameno per la prima notte.

Una volta nato il bambino i ragazzi avrebbero dipinto le pareti della camera del nuovo nato e avrebbero sistemato tutti i mobili.

-Festeggiamo con una birra!- Justin passò le bottiglie a tutti e i quattro amici brindarono al lavoro finito.

Lea era così grata a tutti loro, anche se erano degli amici un po’ fuori di testa. Ed era ancora più grata di aver avuto indietro il suo Cory. Vederlo ridere e scherzare, di nuovo col sorriso sulle labbra, la rendeva immensamente completa.

Cory era tornato, grazie al cielo era tornato per loro.



Nuovo capitolo!
Grazie in anticipo per le recensioni, sono l'amore!
Ci vediamo SAB 22 MAR e MER 26 MAR
FrancyF

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Capitolo 16
*** Il Nostro Miracolo ***


La data prevista per il parto era il 3 marzo.
Lea aspettò lo scadere del termine con grande impazienza. Malgrado Cory e i suoi genitori facessero di tutto per mantenere alto il suo umore, la ragazza si sentiva esausta: era ingrassata, aveva una pancia così grossa che non riusciva più a vedersi la punta dei piedi e le sue caviglie erano così gonfie che aveva passato la settimana precedente al termine ferma sul divano a farsi servire da suo marito.
Cory aveva sopportato con la pazienza di un santo ogni sbalzo d’umore di Lea, ma ogni giorno spuntava dal calendario i giorni che mancavano al parto, che era visto come una liberazione dal clima di constante attesa nervosa che si percepiva nella loro casa: tutti aspettavano il baby Monchele.
L’eccitazione per la nascita del piccolo aveva raggiunto livelli snervanti in entrambe le loro famiglie: i genitori di Lea arrivarono da New York tre giorni prima dello scadere del termine, mentre la madre di Cory chiamava ad ogni ora del giorno e della notte per tenersi aggiornata.
Ma il 3 marzo arrivò e passò senza che succedesse niente e così anche il giorno seguente e l’altro ancora.
-Sono stanca- piagnucolò Lea stesa sul divano con le gambe sul tavolo del soggiorno e una pancia enorme –è gia il sei marzo! Cavolo perché non ti sbrighi?!-.
-Cucciola- Cory le porse un bicchiere d’aranciata e si sedette accanto a lei posando immediatamente le sue mani sul pancione.
-Testa d’arachide continua a volere stare lì dentro eh?-
Lea gli lanciò uno sguardo gelido: non era in vena di battute.
-Non è divertente- sibilò –prova tu a portare un cocomero dentro la pancia per nove lunghi mesi!-
Cory deglutì, nervoso: non sapeva più come fare a gestire il nervosismo di Lea.
-Amore lo sai. Ci può essere un ritardo anche di due settimane, bisogna solo aspettare. Solo questo-.

Tre giorni dopo Cory e Lea erano seduti abbracciati sul divano, intenti a vedere un episodio della quinta stagione di “Glee”.
-Ok- Cory si alzò per andare a spuntare un altro giorno dal calendario.
Lea sospirò pesantemente e digitò un tweet: “Ancora in attes…”.
Un’improvvisa fitta la fece piegare quasi in due e un attimo dopo sentì qualcosa di bagnato fra le gambe.
-Cory…- la sua voce era quasi un sussurro, stava letteralmente tremando di paura… perché suo figlio doveva nascere quando non si sentiva pronta?
-Cory!- chiamò più forte, tenendosi la pancia con le mani, ma ovviamente, Cory era diventato improvvisamente sordo…
-CORY!- urlò.
Lui si prese il tempo per arrivare, pensando che Lea avesse un altro dei suoi soliti attacchi di nervosismo.
-Che c è?-
Il sorriso scomparve immediatamente dal volto del canadese quando vide l’espressione sofferente della moglie.
-Oh Dio… il bambino…-
-SI!- urlò Lea –non stare lì impalato fa qualcosa!-
-Che è successo?- il ragazzo non riusciva più a connettere i pensieri.
-Dio Cory il divano è bagnato! Mi si sono rotte le acque! Svegliati!-

Senza pensarci due volte Cory aiutò Lea a salire in macchina e schiacciò l’acceleratore: era sicuro di essere al di sopra dei limiti consentiti, ma non gli importava assolutamente, voleva solamente arrivare in ospedale. Fortunatamente Lea era riuscita a mandare un rapido messaggio a Jon, così quando la coppia arrivò al L.A. Mercy General Hospital, l’amico li stava già aspettando.
Il dottor Sherman arrivò prontamente e sistemò Lea in un stanza, controllando i suoi progressi. Era solo dilatata di tre centimetri, quindi ci sarebbe voluto ancora parecchio tempo. Lea cercò di ricordarsi i consigli appresi durante il corso pre parto e respirò dentro e fuori, ma le fitte non passavano.
-Non credo di potercela fare- gracchiò in una smorfia di dolore.
-Non dire così Lee- Cory le accarezzò i capelli –vedrai che fra poco sarà tutto finito-
-Oh Dio Cory sta zitto! Non è vero, lo sai benissimo anche tu che ci vorranno delle ore!-
Cory ritirò la mano, stava sempre più precipitando nel panico e l’irascibilità di sua moglie, seppur comprensibile, non lo aiutava.
-Volevo solo dirti che sono fiero di te e che...-
-E’ la sesta volta che lo ripeti da quando siamo entrati in questa stanza!- Lea gli lanciò uno sguardo fulminante.
Fortunatamente in quel istante entrò Jon con il cellulare in una mano e la videocamera nell’altra.
-Ok ragazzi ho chiamato i vostri genitori e Ryan, ora chiamo Chris e Amber e..-
-Vuoi che ti porti qualcosa da bere?- Cory non sapeva che fare, vedere Lea così sofferente lo uccideva.
-Dio Cory! Sta zitto e siediti! Solo questo! E’ tutta colpa tua!-
Cory si sedette zitto e buono.
-Jon puoi tagliare questo pezzo poi nel filmato?-
Jon scoppiò a ridere, ma Lea fulminò anche lui.
Al secondo controllo del dottor Sherman Lea era dilatata di sette centimetri e non poteva ancora fare l’epidurale.
Marc, Edith, Ann e tutti quelli di “Glee” affollavano già la sala d’attesa. Cory uscì per salutarli.
-Amore come sta andando?- Ann abbracciò il figlio.
-Bene...credo-
-Credi? Sei pallido, sicuro di stare bene amore?-
-Be’ si, sono solo nervoso. Lea è ancora poco dilatata così per l’epidurale bisogna aspettare. E’ piuttosto irascibile, mi ha chiamato idiota un paio di volte e non le puoi parlare…-
-E’ normale- lo rassicurò Marc –quando Edith era in travaglio ha urlato così tanto che sono dovuto uscire in sala d’attesa-.
Quando Cory ritornò da Lea stava per fare l’epidurale.
-Vuoi che ti tenga la mano dolcezza?-
Lea annuì piano, con le lacrime agli occhi: era terrorizzata dagli aghi.
Prese la mano di Cory e la strinse forte, chiudendo gli occhi. Non appena il liquido le entrò in corpo il dolore delle pulsazioni diminuì.
-Ok ragazzi- un’infermiera li fece un sorriso incoraggiante –ancora un paio d’ore e di centimetri e sarete genitori-.
-Cor mi spiace ti averti urlato quelle cose prima- Lea lo fissò dolcemente negli occhi, e lo baciò sulla guancia.
-Non preoccuparti cucciola- Cory non le lasciò la mano nemmeno per un secondo e stette lì seduto finchè, due ore dopo, arrivò nuovamente il dottor Sherman.
-Bene Lea. E’ora.-
-Veramente?- Cory scattò in piedi, eccitato. Lea gli aveva stretto la mano così forte che il ragazzo dubitava seriamente di essere ancora in grado di suonare la batteria.
-Si certo. Lea è finalmente dilatata di dieci centimetri quindi può iniziare a spingere-.
Cory sorrise raggiante a Lea, le pulì il sudore dalla fronte e la baciò.
-Pronta amore? Sai che sei una donna forte vero? C’è la puoi fare-
Lei gli sorrise poco convinta e afferrò con entrambe le mani le sbarre del letto, allargando le gambe.
Cory ne sostenne una, e un’infermeria fece la stessa cosa con l’altra.
-Ok Lea, quando senti la prossima contrazione devi spingere con tutte le tue forze va bene?-
Lea annuì e, spinse più forte che poteva.
-Ok bene. Niente male, continua forza-.
Lea spinse ancora, non aveva mai sentito così tanto dolore in vita sua. Dopo l’ennesima spinta prese un po’ di fiato e Cory le asciugò il sudore sulla fronte.
-Stai andando benissimo amore. Sono così fiero di te-
Lea sentì un’altra fitta di dolore e riprese a spingere, più forte.
-Vedo la testa!- esclamò il dottor Sherman, lanciando a Lea un sorriso d’incoraggiamento –ancora poche spinte ed è fuori-.
Cory si sporse per vedere di più.
Con un’ultima spinta, il bambino venne fuori e il suo pianto trafisse l’aria.
-Ok eccolo qui!-
-Lui? E’ un maschio?- Lea alzò la testa per vedere meglio, mentre grosse lacrime le rigavano il volto.
-Certo guardatelo! Questo piccoletto è nato il 10 marzo 2014 alle 9:38- il dottor Sherman lo sollevò e lo appoggiò sul ventre di Lea.
-Allora papà tagli il cordone eh? Così possiamo pulirlo forza!- un’infermiera porse le forbici a Cory che era rimasto allibito. Era senza parole. Con le mani che tremavano recise il cordone.
Lea sussurrò al piccolo un -Ti voglio bene- e subito le infermiere lo presero per pulirlo e visitarlo.
-Amore va con lui- Lea fece un cenno a Cory che seguì subito l’ordine: non voleva lasciare solo suo figlio nemmeno per un minuto.
Seguì le infermiere fino alla nursery e osservò dal vetro tutti i movimenti dei medici. Dopo quella che gli parve un’eternità il piccolo fu lavato e vestito con una tutina azzurra.
-Eccoci qua papà- un’infermiera dall’aria allegra posò il neonato fra le braccia di Cory.
-Sta bene?- Cory non sapeva bene come prenderlo, ma non poteva fare a meno si stringerlo a se’ e di percepire tutto il calore e l’amore che quella piccola creatura gli stava dando; stava letteralmente piangendo dalla gioia.
-E’ in grande forma! Pesa tre chili e trecento grammi ed è lungo ben cinquantatre centimetri. Non si preoccupi e lo porti dalla mamma, sicuramente non vedrà l’ora di vederlo!-.
Cory si prese qualche secondo per studiare suo figlio: era maschio ed era minuscolo, poteva sollevarlo con una sola mano. Aveva una manciata di capelli castani sulla testolina, il naso era come quello di Cory, gli occhi dello stesso marrone scuro di Lea. Il piccolo afferrò il dito indice di Cory, e lui si sorprese di quanto forza c’era già nella presa di un neonato, era piccolissimo in confronto a lui.
-Ehi testa d’arachide sono il papà- il ragazzo sottolineò l’ultima parola, provava una gioia immensa nel dirla realmente per la prima volta –senti ti voglio dire solo due cose: ti voglio bene e per te ci sarò sempre-.
Le parole per lui avevano un peso importante e Cory voleva che le prime che sentisse suo figlio fossero speciali, dovevano comunicarli tutto l’amore che provava per lui.
Il piccolo emise dei vagiti di disapprovazione.
-Eh no piccoletto- Cory cercò di calmarlo –ora ti porto dalla mamma va bene? Non iniziare a piangere chiaro?-.
Non appena Lea li vedi riprese a piangere. Cory si sedette al bordo del letto e la baciò.
-Sapevo che c’è l’avremmo fatta amore-
-Scusa avremmo?- Lea gli rivolse uno sguardo divertito.
-Va bene ammetto che la maggior parte del lavoro l’hai fatto tu-
Diamine non riusciva a smettere di guardare suo figlio: osservava ogni minimo dettaglio.
-Cory?-
-Si?-
-Puoi darmi mio figlio? E’ da otto ore che aspetto di tenerlo in braccio-.
Cory glielo porse a malincuore.
-Basta che poi fra dieci minuti me lo ridai...-
Lea rise, suo marito sembrava un bambino a cui aveva appena tolto il suo giocattolo preferito. 
Prese delicatamente il piccolo fra le braccia.
-E’ identico a te!- disse, mentre lo stringeva a se’ –guarda le sue fossette! Sembra che ti abbia rubato la faccia!-.
-Tu dici?- Cory la guardò divertito –gli occhi però sono i tuoi-.
-Ha bisogno di un nome prima di presentarlo a tutti- la ragazza baciò la testa al piccolo pensavo di metterli un nome significativo-.
-Non starai pensando a qualche attore di Broadway spero?-
-No. E non lo chiameremo neanche con il nome del capitano dei Canucks. E’ fuori discussione-
-Va bene- Cory accettò rassegnato –chiamiamolo Marc allora, come tuo padre-
Lea scosse la testa con forza.
-Non ha la faccia da Marc-
Cory rifletté un secondo.
-Pensavo a Andrew-
-Andrew? Cioè vuoi dire come Andy?-
-Si esatto Andrew McIlroy, il mio coach di recitazione. Mi ha aiutato tantissimo in entrambe le mie riabilitazioni ed è un buon amico. Forse è più come un padre per me-
Lea lo baciò dolcemente: non c’era nome più perfetto per loro figlio, sapeva quando Cory tenesse a Andrew e viceversa, e sapeva anche che, forse senza tutto il supporto di quell’uomo straordinario, Cory non sarebbe stato lì con loro.
-Andrew è perfetto. Lo adoro-
-Voglio che come secondo nome abbia Happy. E’ un bell’augurio-.
Lea non protestò – tu hai tre nomi. Vuoi che lo chiamiamo come te?-
Cory fece spallucce –come vuoi tu amore-.
Lea sorrise, mentre accarezzava i capelli castani di Andrew.
-Ti piace il tuo nome? Andrew Happy Cory Monteith-.
Il piccolo emise un gorgoglio soddisfatto, facendo sorridere entrambi i genitori.
Cory, ancora incapace di distogliere lo sguardo da suo figlio, si avvicinò a Lea e le sussurrò all’orecchio poche parole che però racchiudevano tutto per lui.
-E’ il giorno più felice della mia vita- .

E' finalmente Testa d'Arachide è nato!!!
Non ve lo aspettavate vero che nascesse in qusto capitolo? Be'SORPRESA!!!!
Allora ci sono solo più due capitoli e quindi ci vediamo MER 26 MAR e SAB  29 MAR.
Vorrei solo dire grazie a tutti voi ch emi avete sostenuto e che avete continuato a recensire e seguire questa storia, grazie davvero, vi ringrazierò uno per uno nel capitolo finale. <3
PS so' che questo capitolo celebra la nascita di una nuova vita, ma 2 giorni fa è mancato mio zio Gianni che ha perso la sua battaglia contro il cancro. Mi sembra giuto e doveroso dedicargli questo capitolo: ciao zio, so' che ora Lassù Nicky e Gabri si stanno prendendo cura di te, ti abbraccio forte.
Ancora grazie a tutti,
FrancyF


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Capitolo 17
*** Siamo una famiglia ***


-Chi è il bambino più bello del mondo eh? Chi è? Sei tu Andrew!-Cory non la smetteva di stringere suo figlio al petto, camminando avanti e indietro per la stanza d’ospedale e di fargli mille facce buffe.
Lea si stava finendo di truccare.
Cory e Andrew erano una meraviglia assieme: Cory era sempre stato dolce, ma nei suoi occhi quando stava con il bambino si leggeva un altro tipo di dolcezza, che Lea adorava.
-Pronta per andare a casa tesoro?- i genitori dei ragazzi e Shaun  entrarono nella stanza.
-Di ciao allo zio- Cory passò il bambino a suo fratello.
-Ciao piccoletto. Mi spiace non potermi fermare di più, ma deve tornare in ufficio domani-.
-Non ti preoccupare- Lea gli sorrise comprensiva e lo abbracciò.
-Io e la mamma ci siamo per tutto Lee- Marc prese Andrew fra le braccia, sottraendolo a Shaun.
-Esatto- Ann scattò l’ennesima foto –e anch’io mi fermerò in albergo per una settimana. Chiamate per qualsiasi cosa-.
-Avete fatto proprio un bel ometto ragazzi!- Edith finì di sistemare il seggiolino per la macchina.
-Su Marc, lascialo salutare anche a me a Ann. Lo hai tenuto tutto il giorno tu…-
-Si ma non era sveglio ieri…-
-Cosa centra?-
-Ok- Lea si intromise fra i genitori e sistemò Andrew nel seggiolino –torniamo a casa-.
Lei e Cory si scambiarono uno sguardo divertito: di certo i prossimi giorni non sarebbero stati per niente tranquilli e rilassanti come avrebbero voluto loro.
 
Andrew aveva compiuto una settimana di vita quando le visite di amici  e parenti cessarono definitivamente.
Finalmente Lea e Cory potevano godersi in santa pace la loro famiglia.
Col passare dei giorni i mille dubbi di Lea su Cory e sulla paternità svanirono. Come aveva predetto Dianna, Cory era un padre nato.
Durante le prime due notti, quando Andrew piangeva, era Cory ad alzarsi per andare a calmarlo o per dargli il biberon. Sempre. Anzi era lui stesso a pretenderlo, lasciando a Lea il tempo per riposarsi dopo il parto.
Lei e Cory iniziarono ben presto una nuova routine: lui si alzava e stava in piedi fino alle sei di mattina, poi preparava la colazione e tornava a dormire, quindi era Lea a occuparsi di Andrew fino al risveglio di Cory.
Di solito si alzava per l’ora di pranzo così mangiavano tutti assieme oppure uscivano in un ristorante assieme a Jon o a qualche altro amico.
La stampa per loro non era un problema: il loro matrimonio un anno prima era stato sulle principale testate mondiali, sarebbe stato sciocco preoccuparsi di tutelare eccessivamente la loro privacy. All’uscita dall’ospedale avevano concesso ai paparazzi qualche foto e avevano firmato autografi ai fans. Volevano condividere la loro gioia. Furono sempre prudenti però. Inoltre, anche quando erano tutti e tre fuori Cory si assicurava sempre che i fotografi non circondassero eccessivamente ne’ Lea ne’ Andrew, ma che si tenessero a debita distante. Finora, grazie forse anche alla sua imponente stazza, era riuscito nel suo intento.
 
-E’ dannatamente perfetto- Cory era sdraiato nel lettone con Lea stretta a lui, al caldo sotto le coperte. Ma fra i due ragazzi c’era una dolce creaturina che dormiva profondamente.
-Si lo è. Dio non mi stancherò mai di osservarlo-
Lea baciò la testolina al piccolo
-E’ il nostro piccolo Andy-
Cory le sorrise, con un luccichio negli occhi: c’era qualcosa di assolutamente perfetto in quel prezioso momento, loro tre sotto le coperte; lui, Lea e il loro tanto desiderato primo figlio.
Non resistette e appoggiò delicatamente la sua mano sul piccolo, come per proteggerlo: Andrew era così piccolo che la mano del padre era così grossa da coprilo tutto, tranne la testa.
-Cavoli vorrei davvero che restasse tutto così- Lea sospirò pesantemente.
-Così come?- Cory le lanciò un rapido sguardo interrogativo, per poi subito focalizzare la sua attenzione su Andrew.
-Così. E’ piccolo, ma prima che c’è ne accorgiamo andrà già a scuola, poi si farà la ragazza, poi andrà al college e noi saremmo in questa grande casa vuota…-
-Dio Lee hai saltato un po’ di tappe-
-Ok lo so, solo che lui è il mio bambino. Non voglio che cresca!-
-Io invece non vedo l’ora sai?- Cory le sorrise.
-Che? Perchè?-
Lea sembrava scandalizzata dalla sua opinione.
-Sarà fantastico invece: i primi compleanni, le mattine di Natale, le volte che vedrà Glee e ci prenderà in giro per come siamo invecchiati. Sarà stupendo vedere Andy trasformasi in un giovane uomo che segue i suoi sogni-.
Lea lo baciò sulle labbra, lentamente: si sentiva ancora la donna più fortunata dell’universo, tanto più che adesso accanto a lei c’erano i suoi due uomini.
 
-Dio Lee stai benissimo! Non sembra che hai appena partorito un mese fa. Ma hai già iniziato la dieta?- Jon era passato a salutare.
In effetti Jon passava sempre a salutare quando era nelle vicinanze di casa Monteith. E, da quando era nato Andrew, ogni scusa era buona per sedersi sul divano con la sua migliore amica e coccolare suo nipote.
-Ma che dici? Nessuna dieta, non finchè allato almeno. E’ solo che cammino. Molto. Ogni giorno io e Cory usciamo a passeggiare per il quartiere con il passeggino.-
Lea bevve un lungo sorso di aranciata, mentre osservava Jon che canticchiava un motivetto a Andrew, stretto al petto del ragazzo.
-E’ adorabile-
-Si lo è. Davvero. Io e Cor di notte ci fermiamo a fissarlo. Non riesco ancora a credere che questo piccolo angelo sia tutto nostro. Be’ in realtà Andy dovrebbe dormire nella sua culla, ma non riesco a separarmene-.
Jon sorrise.
-Siete davvero bravi. Ehi ma dove è quel perticone di Cory?-
-Oh in teoria dovrebbe essere uscito con Justin per aiutarlo a ristrutturare casa, ma in pratica credo che si stiano dando alla pazza gioia…-
-Ti aiuta con il bambino?-
-Oh si!- a Lea brillarono gli occhi, adorava parlare di quanto era bravo Cory come papà, era certa di gratificarlo molto –lo tiene sempre in braccio ed è diventato un maestro nel cambiargli il pannolino-.
Risero entrambi.
Andrew emise un gorgoglio e Jon gli sorrise, facendosi stringere un dito dalla manina del piccolo.
-Ehi-
Entrambi i ragazzi si voltarono: Cory era appena tornato.
Il canadese baciò Lea, poi il suo sguardo si posò su Jon e Andrew. Un sorriso enorme gli si dipinse sul volto. Da quando era diventato padre Cory aveva sempre il sorriso sulle labbra: tutte le sue ansie e preoccupazioni si erano dissolte nel momento in cui l’aveva tenuto in braccio per la prima volta.
Cory si sedette accanto a Jon e gli sottrasse il bambino.
Stingerlo a se’ gli dava una sensazione di pace che, fino a quel momento, non aveva mai provato in vita sua.
-Ciao Andy…hai fatto il bravo con la mamma e lo zio?- il piccolo emise un gorgoglio e Cory sorrise soddisfatto -lo sai piccoletto che hai la mamma più brava del mondo?-
Andrew aprì gli occhietti, sbadigliando assonnato.
-E hai anche i nonni più buoni di questo mondo- lo sguardo del canadese indugiò sulla pila di regali che Marc, Edith e Ann avevano lasciato sul tavolo del soggiorno –davvero. Sei fortunato Andrew-.
Lea sorrise, prendendo in mano il suo I-phone.
-Ok ragazzi- disse rivolta a Cory, Jon e Andrew –sorridete su. Voglio mettere su twitter una foto degli uomini che preferisco in tutto il mondo-
 
Dopo due mesi Cory capì che la nascita di Andrew era stata una benedizione per lui. L’aveva tenuto lontano dai guai.
Quando teneva in braccio suo figlio si sentiva finalmente in pace con se stesso.
Appoggiato allo stipite della porta della nursery osservava incantato Lea, seduta sulla poltrona accanto alla culla intenta ad allattare Andrew.
Il piccolo aveva smesso di poppare e Lea lo teneva stretto a se’, vicino al volto, sussurrandogli parole dolci. Andrew aveva gli occhietti aperti e osservava tutto, mentre con le manine cercava di afferrare i capelli della madre emettendo dei gorgogli soddisfatti.
Lea alzò lo sguardo.
-Ma che fai amore piangi?-
Solo in quel momento Cory si accorse che lacrime silenziose stavano scivolando lungo il suo volto.
Ma  non rispose e si limitò a sorriderli. Dio, l’aveva cercati così tanto.
Si avvicinò a loro e baciò prima sua moglie e poi loro figlio.
-Va tutto bene amore. Te l’ho detto che sarebbe andato tutto bene-
Lea gli accarezzò i capelli.
Cory la baciò di nuovo.
-Mi avete salvato la vita. Grazie-.


Ciao a tutti gleeks!!!!
Pubblico il penultimo capitolo con il mio nuovo e fiammegiante computer! ;)
Vi ringrazierò tutti uno per uno nell'ultimo capitolo, davvero sono molto felice che abbiate seguito e recensito questa storia che per me significa davvero tanto.
Comunque ci vediamo per l'ULTIMO capitolo SAB 29 MAR.
Baci, vado a vedere Glee
FrancyF

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Capitolo 18
*** Epilogo- 1 anno dopo ***


-Rallenta o sbaglierai strada-
Lea ammonì Cory che rallentò.
-Tesoro seriamente- Cory imboccò la curva –è da otto anni che faccio questa strada, credi davvero che possa sbagliarmi?-.
Quello era un giorno speciale: era l’ultimo giorno di riprese della sesta, cioè l’ultima, stagione di “Glee”. O meglio era il giorno della festa di fine riprese.
Cory e Lea erano eccitatissimi: “Glee” non solo gli aveva dato una carriera e la fama, ma gli aveva fatto anche conoscere amici straordinari e gli aveva uniti per sempre. Senza quello show non si sarebbero mai incontrati. Non avrebbero conosciuto l’amore della propria vita. E, soprattutto, Andrew non sarebbe mai nato. Sarebbe stata dura per loro dire addio a tutto il cast e la crew, era come dire addio alla parte migliore della loro vita.
Andrew aveva compiuto un anno due mesi fa ed era un bambino meraviglioso, sempre con il sorriso sulle labbra e due vispi occhietti marrone scuro. Era la gioia e l’orgoglio di Cory e Lea e di tutta la loro famiglia: tutti impazzivano per lui, anche i ragazzi di “Glee”. E Cory e Lea era davvero felici che loro figlio avesse fatto amicizia con Logan e Elijah, vederli giocare assieme mentre giravano le ultime scene era stato bellissimo. Inoltre non dovevano neanche tenerli d’occhio perché tutta la troupe faceva a gara per passare del tempo con i tre bambini. 
Cory parcheggiò agli Studios e  scese dalla macchina, prendendo in braccio il bambino.
-Glee!- Andrew rise felice, indicando l’enorme edificio. Per l’occasione indossava la maglia dei Canucks e aveva un ciuffo di capelli fissato col gel.
Entrambi i ragazzi sorrisero.
In effetti “Glee” era stata la prima parola di Andrew. L’aveva detto tre giorni prima di compiere un anno e sia Cory sia Lea non avrebbe saputo pensare a una parola più perfetta di quella: oramai rappresentava l’essenza della loro famiglia.
-Ecco i miei Monchele!- esclamò felice Ryan venendoli incontro- forza sono tutti già arrivati-.
Erano tutti radunati sul set dell’aula canto; non solo i vecchi e i nuovi membri dello show, ma anche tutta la troupe. Ci saranno state un centinaio di persone.
A Lea vennero quasi le lacrime agli occhi nel vederli tutti lì assieme: Amber, Dianna, Chris, Jenna, Mark, Kevin, Heather, Naya, Harry, Matthew, Jayma, Jane e Iqbal; quelli con cui era iniziato tutto; Chord, Darren, Samuel, Vanessa e Dot; quelli che si erano aggiunti; Melissa, Blake, Jacob, Alex e Becca; quelli nuovi. Inoltre Ryan voleva onorare il lavoro di tutti e perciò aveva chiamato anche gli attori secondari o quelli che avevano fatto parte del cast solo per un breve periodo: Damian, Romy, Mike e Max. Persino Jon si era unito alla festa.
Era tutto troppo perfetto: tutti sorridevano mentre bevevano champagne o mangiucchiavano gli stuzzichini; Andrew stava giocando con Logan e Elijah, sotto lo sguardo attento di Cory.
-Ehi scusate- Ryan picchiettò sul bicchiere per avere l’attenzione di tutti –grazie. Volevo solo fare un piccolo discorso. Otto anni fa quando io e gli altri produttori iniziammo a pensare a “Glee” non avevamo idea di quello che stavamo facendo. Veramente. Era una cosa nuova, il musical in televisione non era mai andato granché, non nel ventunesimo secolo almeno. Ma poi ci siamo messi in moto: abbiamo trovato tutti voi. Ragazzi veramente, volevo ringraziare tutti voi, uno per uno. Non solo siete degli attori e dei cantanti straordinari, ma siamo diventati una vera famiglia. Ci siamo accettati l’uno l’altro e abbiamo messo da parte le nostre differenze, e questo secondo me è il vero cuore pulsante dello show. E’ quello che “Glee” ha dimostrato al mondo. E’ stato un onore e un piacere immenso lavorare con tutti voi. Alcuni di voi si sono sposati, hanno avuto dei figli e, nonostante tutto, siamo riusciti a finire questo show. Spero che continueremo a vederci e, anche se per qualche motivo le nostre strade si separeranno, vi porterò sempre nel cuore. Vi voglio bene, a tutti voi-.
Uno scroscio d’applausi, accompagnato da molte lacrime, riempì la sala.
Lea e Cory stinsero Ryan in un enorme abbraccio: cercarono di metterci un sacco di cose non dette, volevano dimostrali la loro eterna riconoscenza.
-Tranquillo. Ci vedremo ancora per far giocare assieme i bambini- affermò Cory con convinzione.
-E poi- aggiunse Lea –sarai sempre il nostro Matchmaker.-
 
-Santo cielo Shaun! Siamo qua fermi impalati da un quarto d’ora! Premi quel cazzo di grilletto!-
Cory si asciugò il sudore dalla fronte con la mano.
-Cory ha detto cazzo!- ululò divertito Jeff, provocando le risatine dei cuginetti.
-Si infatti- Lea diede un colpetto al marito –Cory per favore controllati! Ci sono i bambini!-
Cory sbuffò, spostando lo sguardo verso l’estremità del giardino di casa Monteith.
Su fratello era ancora lì, vestito di tutto punto, che armeggiava con quel diavolo di cavalletto della macchina fotografica.
-Niente- Shaun scosse la testa amareggiato –credo che si sia inceppato. Facciamo cinque minuti di pausa-.
Un sospiro generale si  alzò da parte del piccolo drappello di persone vestito di bianco. “Perché il bianco è un colore neutro che inspira serenità”, così aveva dichiarato Beth, la nuova ragazza di Shaun.
In realtà era stata di mamma Ann quell’idea. Una foto di famiglia. A luglio.
Così Cory e Lea avevano costretto Andrew  a indossare qualcosa di decente (rigorosamente bianco) ed erano volati a Vancouver.
Da quando era nato il tanto desiderato primo nipotino, le foto di famiglia erano diventate la nuova ossessione di Ann, ma tutti lo sapevano che insisteva tanto per farle solo per avere tutta la famiglia a casa:  c’erano tutti gli zii e i cugini di Cory, e persino Joe Monteith.
Dopo molte lamentele da parte del ragazzo, Lea l’aveva convinto a far vedere Andrew al nonno.
Cory non si fidava completamente di lui e non vedeva di buon occhio il fatto che coccolasse Andy, ma si sforzava di accettarlo. Almeno per quella giornata.
Si avvicinò al fratello.
-Ti serve una mano?-
-No Cory è una questione d’orgoglio grazie. Non posso non essere capace di scattare una foto-
Cory alzò gli occhi al cielo: ci avrebbero messo tutta la giornata.
 
-Non ci sei riuscito amore?- Ann si passò nervosamente la sua tazza piena di thè fra le mani. Odiava rimandare le cose. O ritardarle.
-E’ impossibile- bofonchiò Shaun nervoso, mentre attaccava con la forchetta il suo pezzo di torta.
-Cory perché non hai aiutato tuo fratello?-
Sua madre li trattava ancora come due ragazzini.
-Non ha voluto- Cory alzò le braccia in segno di difesa –dice che è una questione di onore-.
-Che stupidaggine! Magari lui è capace!- Beth rivolse al fidanzato un’occhiataccia.
-Si Cory dai provaci su non fare il rammollito!-
Perché per Lea era sempre colpa sua?
Cory rinunciò ad una terza fetta di cheesecake per dirigersi fuori e eseguire quanto richiesto.
Imbronciato fece nuovamente la sua comparsa mezz’ora dopo.
Aveva provato di tutto, ma quel dannato cavalletto non voleva proprio saperne di sbloccarsi e senza il cavalletto la foto sarebbe venuta male. O almeno così la pensavo tutte le donne di casa.
Si era pure tagliato un dito nel tentativo di aprirlo.
-Solo tu potevi tagliarti un dito per aprire un cavalletto- Lea gli mise un cerotto mentre bofonchiava parole incomprensibili su quanto fosse goffo Cory.
 
Cory guardò fuori dalla finestra e sorrise.
Alla fine niente foto.
Però era felice lo stesso.
Andrew stava giocando in giardino con nonno Joe, Lea e gli altri cuginetti. Si stavano schizzando l’un l’altro con l’acqua degli idranti e il bambino aveva un sorriso enorme.
Forse suo padre non era così male… forse con il passare del tempo, sarebbe veramente riuscito a perdonarlo.
-Più cresce e più Andy ti somiglia amore- Ann passò una mano fra i capelli del figlio.
Cory le strinse la mano e le lanciò uno sguardo carico di riconoscenza.
-Splendida giornata vero?-
Non riusciva a smettere di sorridere. Vedere la sua famiglia così felice.
Alla fine c’è l’aveva fatta: erano solo lui, Lea e Andrew.
Da soli.
E questo gli bastava.
Lui e Lea ne’ avevano passate così tante assieme, ma assieme avevano anche resistito.
Non avevano dato retta ne ai paparazzi ne’ alle critiche.
E ora erano sposati da due anni e con un bambino meraviglioso.
Ma, soprattutto, non avevano mai smesso di credere in loro.
Nel loro Amore.
Cory sorrise tra se’, ripensando a come era iniziato tutto.
Con una semplice frase di una canzone dei Journey: Don’t stop believin.


E ci siamo. Vi giuro che ho pianto nello scrivere questo ultimo capitolo.
Scrivere questa long ff su Monchele è stato catarchico per me e spero che lo sia stato anche per voi; perchè nessuno di noi dimenticherà il VERO Cory: quel gigante dolce e premuroso che ha amato Lea fino all'ultimo dei suoi respiri. Questa storia è per farvi sognare, e ogni volta che sarete tristi per la sua morte potrete venire qui e leggerla e immaginare che vita meravigliosa avrebbe potuto costruirsi con la sua Lea e con il loro figlio Andrew.
Ok confesso che Andy per me è un cucciolotto da amare e non vi nascondo che sto pensando seriamente di scrivere un seguito.... però sono impegnata molto con l'università e gli esami quindi inizierò a lavorarci quest'estate ma credo fermamente che anche se fra 3, 6 mesi o un anno posterò un seguito di questa ff. Parola di gleeks. ;D
E ora passo ai ringraziamenti perchè la mia speranza si è realizzata, perchè questa ff è stata aggiunta nei preferiti/ seguite e recensita da molte persone meravigliosa e ci siamo stretti assieme come una famiglia, Mr. Schue sarebbe fiero di noi. 
Grazie a:
Finchel_1994, Agnese_san, KikasFinchel, polly84, alivi e cecif per le vostre meravigliose recensioni che, anche dopo una lunga giornata passata in facoltà, mi facevano ritornare il sorriso e dimenticare lo stress da esami. Vi voglio bene. grazie ancora.
E ricordate il seguito arrivverà... e questo, come con Cory, non è un addio ma è solo un lungo arrivederci.<3 ---> ecco il SEGUITO "Monchele: we are endgame" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2656335&i=1
FrancyF

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