nightrain express

di sarahrose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** welcome to the jungle ***
Capitolo 2: *** no one here gets out alive ***
Capitolo 3: *** one in a million ***
Capitolo 4: *** you could be mine ***
Capitolo 5: *** don't cry ***
Capitolo 6: *** my Michelle ***
Capitolo 7: *** eyes without a face ***
Capitolo 8: *** nothin'else matters ***
Capitolo 9: *** november rain ***
Capitolo 10: *** live?!@like a suicide ***
Capitolo 11: *** look at your game, girl! ***
Capitolo 12: *** rocket queen ***
Capitolo 13: *** the spaghetti incident ***
Capitolo 14: *** I think about you ***
Capitolo 15: *** and now she's underground ***
Capitolo 16: *** so don't chastise me ***
Capitolo 17: *** overdose ***
Capitolo 18: *** alive she cried ***
Capitolo 19: *** the final countdown ***
Capitolo 20: *** 3rd stone to the sun ***
Capitolo 21: *** estranged ***
Capitolo 22: *** who killed bambi ***
Capitolo 23: *** knocking on the heaven's door ***
Capitolo 24: *** use your illusions ***
Capitolo 25: *** don't put your finger at me! ***
Capitolo 26: *** a warm safe place ***
Capitolo 27: *** to get a little better ***
Capitolo 28: *** he won't leave me alone ***
Capitolo 29: *** take me to the end of the line ***
Capitolo 30: *** take it easy ***
Capitolo 31: *** civil war ***
Capitolo 32: *** sometimes they come back ***
Capitolo 33: *** a game called go insane ***
Capitolo 34: *** reckless life ***
Capitolo 35: *** childhood memories ***
Capitolo 36: *** welcome to my nightmare ***
Capitolo 37: *** every rose has its thorn ***
Capitolo 38: *** I'm fuckin' innocent! ***
Capitolo 39: *** and I don't want to live this life ***
Capitolo 40: *** something's changing inside you and you don't know ***
Capitolo 41: *** I used to love her but I had to kill her ***
Capitolo 42: *** you never can tell ***
Capitolo 43: *** GN'R LIES ***
Capitolo 44: *** I may be a little young but, honey, I ain't naive ***
Capitolo 45: *** honey, you are a bit obscene! ***
Capitolo 46: *** I used ta do a little but the little wouldn't do ***
Capitolo 47: *** Mama Kin ***
Capitolo 48: *** ready to crash and burn ***
Capitolo 49: *** never say Maya ***
Capitolo 50: *** the final countdown ***
Capitolo 51: *** I never say goodbye ***



Capitolo 1
*** welcome to the jungle ***


CIAO RAGAZZE!
eccomi a ripubblicare questa storia su EFP dopo averla rimossa per lanciarla su Amazon.Kindle

(Mi siete mancate tanto.
Anche se non ci credete.)
Vi ricordate di me?
Sono la vostra groupie preferita.
Il mio nome è Kissy.
Vivo coi Guns a Hell House.
Che ne dite?
Venite a farci un giro?



Capitolo1

 

 

 

 

 

WELCOME TO THE JUNGLE

 
In principio fu la Nebbia.
Solo nebbia. Nient'altro che nebbia. Il resto non lo so. Non ricordo altro. Ero troppo fatta o troppo sbronza, sa Dio. Nebbia fuori e nebbia nel cervello. Equo, non vi pare?
 
Che ne dite, voi che ve ne state lì a leggere al calduccio le mie stronzate, vi siete mai sentiti così in vita vostra?
Vi è mai capitato di perdere le speranza?
 
Ad ogni modo, non si vedeva più a un metro dal naso e la situazione non solo non accennava minimamente a migliorare, anzi! Sembrava sempre peggio. Almeno per noi, che eravamo prigionieri in un cazzo di garage graffitato dalle gang del Lower East Side di Los Angeles decorato con il vomito che, a dirla tutta, non era nemmeno nostro, cazzo. Ma... ci arriveremo tra un po'.
 
E' il mondo che va da culo, dicevamo sempre noi. E ci scrivevamo prontamente sopra una canzone. Cercavamo di tenerci su, di stare allegri, con tutte le sostanze e i mezzi fisici e chimici a disposizione. Niente regole. Niente divieti. Solo sballo e divertimento. Però sapevamo che doveva finire. La nostra era,  per dirla con The Lizard King (I can do anything) Jim Morrison, era un'allegria di naufraghi. Malata. Ci drogavamo per non pensare. Come antidoto alla paura della morte.
 
Noi da una parte.
La Nebbia dall'altra.
 
Durava da giorni. Mesi. Anni. Forse persino secoli o ere geologiche. Insomma, ad un certo punto... per quel che ne sapeva la sottoscritta, poteva anche esserci stata da sempre...
 
            Cough cough cough cough...
            cough cough...
 
(Tosse di merda.)
(Scusate).
 
Prima la Nebbia. Poi l'A7.
ma... forse è meglio che mi calmi un attimo... e che magari, già che ci sono, colleghi il cervello prima di parlare...
Penserete giustamente che sono una villana. Avete ragione, cazzo: non mi sono neanche presentata!
 
Perdonatemi, davvero...
 non volevo mancarvi di rispetto. Giuro.
           
Cough cough cough...
 
Io sono Kissy.
Cioè... questo non è il mio vero nome, ma... chissà, forse mi piace pensarlo... il mio nome di battesimo - almeno per il momento - non ha importanza... chiamatemi semplicemente Kissy. Punto e basta.
Ok?
 
 Mi chiamo Kissy e sono una groupie.
Una di quelle puttanelle gotiche, punk o metallare – a voi la scelta - che sbavano dietro le rock star.
Avete presente?
 
Mi chiamo Kissy e... non mi resta molto tempo.
Se volete ascoltare la mia storia e quella dei miei amici... beh, in questo caso dovrete fare silenzio.
 
            Cough cough cough cough...
            cough cough cough...
 
             Stramaledettissima tosse...
            Ne caccerei un sacco, cazzo!!!
            Scusate, gente, ma mi sta davvero tirando scema.
 
            La mia voce è fioca e debole.
Non potete udirla con maggior chiarezza di un sogno che       fugge via al    risveglio. La sentirete dentro di voi. Sarà più o meno come... avete presente la vocina della vostra coscienza? Quella che,  al momento giusto... tac! Salta fuori e vi evita di cacciarvi nei guai? Ecco... è così che avvertirete la mia voce. Capito? Non posso proprio... non ci riesco a parlare più forte.
           
Dunque, dicevamo... io sono Kissy. Ma questo credo di avervelo già detto. A volte faccio un po' di confusione, sapete? Vado in tilt... e chi s'è visto s'è visto, cazzo...
Colpa dei trip.
Amen. Portate pazienza. Ve lo chiedo per favore. Altrimenti... quella è la porta. Ci siamo capiti?
 
Cough cough cough cough...
 
Scusate.
Ho il cervello in pappa e il cuore che tira come una locomotiva... vorrei vedervi voi al mio posto, cazzo!!!
 
            Cough cough cough cough...
 
Mi sento di schifo, cazzo.
Quindi, se potete... so di chiedervi tanto, ma... ce la fate ad  ascoltarmi senza interrompermi? L'unica cosa che potete fare per me, per farmi stare un po' meglio, è vendermi il vostro silenzio. Credetemi... è il regalo più bello che potete farmi.
 
            Cough cough cough cough...
 
Allora, che ne dite... me lo fate, 'sto regalo?
 
Siccome chi tace acconsente... io lo prendo per un sì.
D'accordo?
Benissimo.
Fuoco ai cannoni.
 
            Cough cough cough cough...
(Sto di merda, cazzo... e va sempre peggio...)
 
Grazie, amici miei. Vi devo un favore, cazzo.
Aperta parentesi, lasciatevi guardare... dunque. Così, a prima vista, mi sembrate un po' fighetti. Almeno la maggior parte di voi. Tu, tu e tu. No, tu no, con quel musetto da marpione. Tu non me la conti giusta. Tu, invece, bella mia... niente alcol né droga. Giusto? Solo sesso. Quello è la tua cazzo di droga. Giusto? Ah, vedi che ho ragione? Eh, bella mia... io sono forte a indovinare le persone. Meglio di uno psicologo. Mi basta un'occhiata e... beh. Trucchi del mestiere. Una groupie sa sempre con chi ha a che fare. Sopravvivenza, belli. Pura e semplice sopravvivenza nella giungla. Chiusa parentesi. E se invece sto prendendo un granchio grosso come una casa e siete solo dei cazzoni fatti a ero... benvenuti sull'Arca di Noè, fratelli! A proposito... che ne dite di un bel buco di gruppo?
 
Cough cough cough cough...
 
La storia che sto per raccontarvi, cari i miei bambini tossichini tossichini, non è ne' allegra ne' facile. Nossignori.
 
Non vi chiedo di capire quello che nemmeno io, in prima persona, ho mai capito... e tanto meno pretendo il vostro perdono.
Non per essere spocchiosa, sapete, ma... che me ne faccio?
Non riesco a perdonarmi io, figurarsi se ci riuscite voi...  lasciamo perdere, ok?
Andiamo avanti.
 
            Cough cough ...
           
Sempre che non schiatto prima.
 
Data astrale 21 12 punto 12.
Ultimo giorno del calendario dei Maya del cazzo.
In teoria, oggi finisce il mondo. Ma questo lo sapete anche voi.
Io e le mie rock star, i Guns N' Roses. Il gruppo che amate odiare. Ve li ricordate? E tutti  a cagarci addosso – con licenza parlando – e ad aspettare questo accidenti di... chiamiamolo Finale col Botto di più di diecimila anni di storia dell'umanità.
 
Tutto era iniziato lo scorso autunno quando i notiziari della CNN hanno annunciato per la prima volta che, nella Città degli Angeli era arrivata l'A7.
Un'influenza, ma non come tutte le altre. Lo sapete anche voi.
L'A7 era l' Armageddon. L'Ira d'Iddio. La cazzo di Morte Rossa di Edgar Allan Poe, cazzo.
Poi l'epidemia divenne pandemia., cioè epidemia generalizzata... che vuol dire - passatemi la battuta, cazzo - che il virus sapeva il fatto suo e gli piaceva molto viaggiare.
 
Cough cough cough cough...
 
Parli del diavolo...
Come non detto. Andiamo avanti, va', che è meglio.
 
L'A7 era dilagata a macchia d'olio da qui al Giappone in un batter d'occhio.
Secondo gli esperti, il nostro microscopico nemico faceva parte di un nuovo un ceppo influenzale coi controcoglioni, capace di resistere a tutti i loro pasticci. Avevano chiamato A7 perchè era un cazzo di serial killer.
A7 sta per Ammazza7.
Un nome un programma.
Lo sapevate?
 
 
Cough cough ...
cough cough cough cough...
 
E l'A7, di pasta era fatta, l'aveva dimostrato subito, cazzo... era partita dalla Città degli Angeli, aveva raso al suolo stato per stato, cazzo, sotto ai chi tocca e sguanate varie, peggio dell'Uragano Katrina, cazzo, lasciandosi dietro soltanto una lunga scia di morte e desolazione. 
 
A nulla erano valsi i più svariati preparati commercializzati dall'industria farmaceutica sia come antidoti che come vaccini, lo sapete anche voi che adesso non avete niente di meglio da fare che stare qui con le mani in mano ad ascoltare le mie cazzate. I medici si erano accorti subito che, con l'A7 non c'era guerra... Il virus... anzi, il batterio, visto che di questo si trattava, era cazzuto sul serio e aveva iniziato a mutare facendosi beffe di tutti i milioni di dollari buttati nel cesso per la ricerca farmacologica.
 
Cough cough cough...
Quel bastardo di microbo di merda ci si sballava con gli antidoti, cazzo! E una volta che l'organismo ospite aveva preso il vaccino, 'sto figlio di vacca si moltiplicava infettando a nastro tutti gli organi del corpo. E vi fotteva alla stragrande.
Basta. Fine della premessa e buonanotte al secchio, cazzo...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
Alla fine della fiera, anche la buona vecchia Città degli Angeli era mutata. Adesso era...
 
cough cough...
 
... un cazzo di lazzaretto di proporzioni epocali.
O, se preferite, la Città dei Morti.
 
Toccatevi le palle, va', che è meglio...
 
Basta.
 
Il Governo, lo sapete anche voi... alla fine, dopo la famosa conferenza stampa in mondovisione su quella che il Presidente appena rieletto ha definito Avviso di chiamata dei Maya, ha preso drastiche contromisure. Per quanto riguardava L.A. e tutti gli Stati Uniti d'America, viaggiare divenne tabù. Fu vietato qualsiasi spostamento. Gli aeroporti furono chiusi. Le ferrovie abbandonate. Le navi ormeggiate in porto e confinate entro le acque territoriali.
 
La quarantena divenne l'unica profilassi attuabile.
 
Poi c'erano i soldati. L'Esercito.
Insomma, lo sapete anche voi: non si viveva più, punto e basta, cazzo.
E l'A7 avanzava a tappeto mietendo vittime in barba alla cazzo di quarantena. Chi è stato colpito, di solito, non è vissuto per raccontarlo. Non so se mi spiego. E se davvero ci siete ancora, lo saprete magari anche meglio di me, miei poveri e ultimi amici rimasti a parte i miei cazzo di Guns Fottutissimi Roses...
Era una merda. Una merda al cubo.
 
I più morivano e i vivi... nella maggior parte dei casi... invidiavano i morti.
 
Insomma, marcava maluccio.
Le prove generali della Fine del Mondo erano cominciate.
 
Cough cough cough...
 
Ma era L.A. La più colpita. E, nel breve volgere di poche settimane, ai residenti fu impedito di lasciare la metropoli. Ai non residenti, fu negato l'ingresso di brutto in via cautelativa.
 
Come dicevamo un secolo e mezzo fa, cazzo, oggi è il 21 dicembre 2012. Il giorno del Giudizio, l'Armageddon o quel cazzo che volete voi. Il giorno in cui, se Zio esiste e non è solo un dio della sei corde che di nome faceva Ronnie James, tutti i nodi vengono al pettine.
 
Allora, ragazzi...
 
Cough cough cough...
 
voi come vi sentite... avete paura?
Scommetto che vi state cagando sotto... tra parentesi, come me, del resto. Anche se ormai, nelle mie condizioni, per me... vivere o morire... che cazzo di differenza fa? Se non fosse per i ragazzi, qui... le mie rock star... mi sarei già fottuta da un pezzo.
 
21 dicembre 2012.
Che data di merda. La Città della Luce adesso è una cazzo di Necropoli. Un mausoleo. Scusate. Non mi piacciono i piagnistei. I sentimentalismi mi fanno venire il diabete, cazzo, ma... la nostalgia è una brutta bestia. E io non sono un pezzo di ferro, cazzo!
 
Cough cough...
 
Sapete una cosa?
Mi vengono in mente dei versi che mi aveva insegnato una mia carissima amica italiana. Lei... merda, raga.
(posso chiamarvi raga, vero?)
Ragazzi è da loffi e poi... non so, è... troppo lungo e io... io... ho  così poco tempo...
Bene, raga.
(Grazie anche di questo.)
 
Questa mia amica, dicevo... aveva un motto che ripeteva sempre, buono per tutte le stagioni. L'aveva imparato a scuola. Veniva da una specie di letterato o... di filosofo del Rinascimento. Roba del genere. Niente di speciale, chiaro. Solo quattro versetti in croce. Ma... la volete sapere una cosa? Quel cazzo di filosofo goliarda la sapeva, cazzo. Aveva i controcoglioni. Insomma, era uno che spaccava.
 
Cough cough cough...
 
com'è bella giovinezza
che si fugge tuttavia
 
diceva.
 
Chi vuol esser lieto sia...
di doman non c'è certezza.
 
Calza a pennello. Come un guanto.
Giusto?
 
Come dire Cogli l'attimo.. E noi, cioè io e i Guns N'Roses... beh... ecco... noi, l'attimo, lo coglievamo.  Cazzo, raga, se lo coglievamo!!! Potete scommetterci le palle.
In questo eravamo dei professionisti.
 
Insomma, tutta questa premessa poetica per introdurvi le mie cazzo di rock star.
 
Cough cough cough cough
cough cough...
 
(Merda.)
 
Mi sa che mi sta anche venendo la febbre...
 
 Intanto, la Morte Rossa – per dirla col più grande scribacchino strafatto d'America – avanzava a passo di valzer per la Città degli Zombies. No, dico... che ve ne pare? La città, com'è adesso, sarebbe il set ideale per l'ennesimo remake.
O no?
 
Rob Zombie, se sei ancora tra noi sei avvisato.
 
Le insegne al neon e tutto il casino che, da tempi immemorabili erano state il volto dell'effervescente vitalità della metropoli, sono un capitolo chiuso. Finito. Archiviato per sempre. Oggi, purtroppo...
 
Cough cough cough..
 
(Fanculo anche la tosse, cazzo...)
...la vita notturna adesso è un fantasma lontano.
 
La stessa vecchia Hollywood... Zio l'abbia in gloria, raga... che tristezza! E' un pianeta morto in una cazzo di galassia collassata.
La mecca dei sogni di celluloide è giunta ai titoli di coda. L'ultimo film, purtroppo è finito da un pezzo... e tutto quello che ci è rimasto è la cruda realtà... che, alla fine della fiera, è peggio di uno snuff movie, cioè uno di quegli splatter troppo realistici in cui, per fare economia sugli effetti speciali, la gente viene squartata davvero.
E mentre, di ora in ora, subdola e silente come un cancro, la nebbia tossica divora strade, vicoli e palazzi cancellando a poco a poco il cielo greve di questa Notte Senza Mattino, io, se non vi spiace...
 
Cough cough cough...
 
starò qui ad aspettare.
Non mi va di mettermi a pregare.
Voglio essere coerente, cazzo. Non credo che sfottere Zio o Dio o quello che è sia una buona idea.
Fatelo voi, se avete fede.
Io, la mia, l'ho perduta vent'anni fa. Come, ci arriveremo tra poco. Sempre che voi lo vogliate.  In ogni modo, se devo essere onesta... io non mi pento di niente.
Mi piace la mia vita.
 
Non rinnego niente, come cantava Sid Vicious.
 
Ho fatto la mia strada e l'ho fatta a modo mio. E questo, se non vi spiace, è già qualcosa, giusto?
O no?
Voi che ne dite?
Tanto, a che serve pentirsi?
Magari, che ne sappiamo... è già morto anche Dio.
L'A7. Con ogni probabilità.
 
E voi che fate?
Aspettate anche voi, giusto?
Che ne dite, allora, se aspettiamo insieme?
 
Cough cough cough...
 
Vi affido la mia storia.
Ok?
Ci state?
Chi tace acconsente, quindi... benvenuti a bordo, belli. Allacciatevi le cinture: stiamo per decollare in verticale!
 
Sono chiusa nel cesso.
Non voglio che i ragazzi mi vedano stare male.
Loro... sono i Moschettieri, sapete? Ognuno per se' e Dio per tutti. E io sono la loro bambolotta tossica. Ma, a modo nostro, ci vogliamo bene. Più di tante coppie di ammuffiti che si dicono sì davanti ad un cazzo di altare e poi dormono in stanze separate – non so se ho reso l'idea, cazzo.
 
Ho qui una bottiglia un vino da barboni che fa diciotto gradi e ti spedisce dritto su Marte se esageri, cazzo. Come dice Axl, un bicchiere e stai da dio. Due e sei padrone del mondo. Mezza bottiglia e lecchi la tazza del cesso. Una intera e sono cazzi da cagare.
 
Noi lo chiamiamo Nightrain Express.
 
Una volta costava due dollari. Adesso è gratis per forza di cose, visto che chi lo vendeva ha tirato le cuoia. I ragazzi ci avevano scritto su persino una canzone. Ve lo ricordate, vero, il riff iniziale? Un giro di chitarra assassino made in Slash, cazzo, che ha spaccato il mondo, cazzo. Ma adesso basta divagare. Dico a voi, raga... ci siete ancora o siete già collassati? O è stata l'A7 a buttarvi giù tutti come i birilli?
 
Avanti... se ci siete ancora...
datemi la mano... coraggio!
Fidatevi di me...
Non vi mangio mica...
E poi... se i Maya non si sbagliavano, dico io, che cos' avete da perdere, cazzo?
 
Vorrei portarvi in un posto davvero molto... molto speciale.
 
Allora?
Che ne dite, vi va'?
 
Grande!
Scusate un attimo. Mi accendo una paglia.
 
Un punto per voi.
Così mi piacete, cazzo.
 
Io, in cambio, vi affido la mia vita.
 
E adesso avanti, venite con me... fate piano... non spingete!
E' molto buio, dove vi porto... bisogna stare attenti.
 
Venite, miei prodi.
Seguitemi.
Non ve ne pentirete.
 

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Capitolo 2
*** no one here gets out alive ***


Capitolo2

 

 

 

 

 

NO ONE HERE GETS OUT ALIVE

 
Hollywood Hills, L.A., interno notte. Oppure è giorno?
Non lo so e, purtroppo, non posso essere più precisa.
La nebbia... da qualche parte, laggiù dove l'orizzonte si dipana a non finire tra matasse di ovatta sporca, la città dell'Oblio fluttua in un viraggio in seppia da film muto puntando i propri tentacoli nel nulla come una piovra cieca negli abissi.
Le colline dormono il sonno greve della rassegnazione. Le lettere, quelle giganti che formavano la scritta HOLLYWOOD sono collassate al suolo. Requiem for a dream. Ai sogni addio. E la nebbia... avanza inesorabile da ogni lato.
 
Io sono Kissy... vi ricordate di me, vero, Amici?
 
E allora sedetevi tutti in cerchio e state buoni buoni e zitti ad ascoltare...
 
Cough!!Cough!... cough!!!
 
Questa tosse maledetta non mi lascia respirare... qui ci vuole un goccio di quel vino che bevevamo sempre, coi ragazzi... gli avevamo dato un nome splendido, sapete? Un nome che inneggiava ad una folle corsa nella notte...
“Questo vino è il mio treno che sta passando a tutta birra, da qualche parte, nella notte!”
 L'aveva detto lui una sera... mentre eravamo tutti quanti seduti attorno alla nostra stufetta economica, infreddoliti, sbronzi e strafatti di acido. Gli avevamo lasciato l'onore vuotare la bottiglia.
“Eccitante come uno skizzo di ero...” Aveva aggiunto, scagliando il vuoto a perdere in fondo alla stanza, in un'esplosione di cocci. “Adrenalinico come una scopata...”
... e poi? E poi e poi...
 
Cough cough
cough cough cough...
 
... siete curiosi, eh, bambini?
Sì, perchè... è questo che siamo tutti quanti, alla fine della fiera: dei bambini. Soprattutto quando abbiamo paura... come oggi... chissà se questo è davvero l'ultimo giorno, eh, raga?
 Quello che l'Apocalisse chiama la Notte Senza Mattino...
 
Sorpresi che io conosca la Bibbia?
Merito di un mio amico molto ma molto speciale...
Sissignori!!!
 
 Lui... diciamo che... era... è bravo  con le Sacre Scritture...
 come vedremo più avanti. Ad ogni modo, raga, lui... si era girato verso di me piantandomi in faccia due occhi le cui pupille, grosse come piattini, avevano eclissato tutto il verde delle iridi. “Chiamiamolo Nightrain!”
(Treno Notturno)
Aveva esclamato infine, dopo un lungo silenzio carico di attesa, sollevando commenti entusiasti da tutti.
 
Cough cough
cough cough cough...
 
“Questo vino picchia duro, cazzo... è l'essenza dello sballo!”
Quanto al nome, era destinato a farsi strada... a diventare molto ma molto famoso. Sì, ragazzi... perchè dovete sapere che, quella stessa notte, ispirò un riff immortale. Un riff così fottutamente rock che ti spaccava il culo al primo ascolto. Ma torniamo a noi, Amici.
 
Cough cough
cough cough cough...
 
Ecco, siamo arrivati. Questo è il posto dove vi volevo portare...
La vedete quella saracinesca sporca di vomito e graffiti?
Venite con me, entriamo... non abbiate paura...
Avanti... vi faccio luce con il mio accendino.
Benvenuti a HellHouse, Amici.
Benvenuti a CasaDelDiavolo.
 
Una volta, questo posto era famoso come la Divina Commedia di Dante e posso dire, senza tema di smentita, che nelle ultime cantiche, di posti come questi – per intenderci - ce n'erano a rudo.
 
Era il magazzino merci di uno studio di registrazione dei bei tempi andati, uno dei più gettonati e sofisticati, di quelli che hanno avuto il massimo splendore nei fiorenti anni '80 del secolo scorso. Sempre stipato di alcol e droga, era la mecca dei capelloni con velleità da rockstar più o meno legittimate dal talento, nonché di tutti i ribelli senza causa e i senzatetto che gravitavano attorno allo star system del Metal di quegli anni. Alla fine della fase di mixaggio post-incisione di ogni album destinato al fiorente mercato discografico dell'epoca, vi avevano luogo i più selvaggi parties a base di coca e whisky possibili e immaginabili. Per farla breve, era lì che tutto accadeva. E a HellHouse, o eri dentro, o eri fuori. Se non c'eri stato almeno una volta, cazzo, eri uno zero. E vi posso dire, Amici miei, che, di solito,  tutti i vinili partoriti là dentro, avevano i controcoglioni ed erano destinati a spaccare il mondo.
 
Hell House era essenzialmente un magazzino, dicevo, certo, ma per molti rockettari venuti da lontano col miraggio del sogno americano, diventava un covo. Una casa. E per noi divenne proprio questo. Una casa. La nostracasa. Non era bella e tanto meno era comoda, s'intende, ma era tutto quello che avevamo e che ci potevamo permettere, visto che eravamo sempre tutti al verde. Tanto che spesso anche un pasto da McDonald'sper noi era un sogno proibito. Aperta parentesi, chi di noi riusciva a permettersi patatine e Coca...
 
Cough cough
cough cough cough...
 
(dico quella da bere, marpioni...)
 
beh cazzo, raga... quello era un arrivato. Uno che stava più in alto dei suoi compagni di fame e di musica nella gerarchia sociale...
 
Cough cough...
 
chiusa parentesi.
Hell House.  Un nome un programma, cazzo...
Quattro mura tirate a calce e una saracinesca decorata con il vomito. Venti metri quadrati calpestabili. Un porcile, raga...  coi cessi divelti e le pareti graffitate con un nutrito campionario di fluidi e secrezioni organiche... dettagli che, al momento, per il bene mio e vostro, preferisco risparmiarvi. Questa, dunque, era la loro casa. Inutile dire che, ben presto, divenne anche la nostra. La casa dei miei amici. Di coloro che sono stati, sono tuttora e sempre saranno leggenda: le star delle star. Il gruppo più strafottuto della madre Terra. La band che amate odiare:
 
 i Guns fottutissimi Roses.
 
Pausa ad effetto, cazzo...
Se la meritano... non trovate?
 
Cough cough
cough cough cough...
 
(Dite di sì se no' poveri voi...)
 
I miei idoli. Le mie star. Cinque figli di puttana con le vene farcite di eroina e i  neuroni sotto spirito che, però, suonavano un heavygrezzo, sporco e cattivo che ti bruciava l'anima come le fiamme dell'inferno.
Cinque arrapanti bastardi che hanno conquistato il mondo e poi l'hanno buttato giù per il cesso.
Cinque delinquenti che sono finiti in merda quando il loro stesso gioco al massacro, fatto di vizi e stravizi, gli è scappato di mano, cazzo...
 
Cough cough...
 
Li rivedo, i Guns degli inizi. Affamati e determinati ad arrivare in vetta... belli e dannati come i Poeti Maledetti dell'Ottocento francese, oltraggiosi come i film di Buňuel, deliranti come un quadro di Salvador Dalì... li rivedo così come rivedo me stessa e tutti i miei sogni di adolescente...
 
Cough cough
cough cough cough...
 
Io vengo da Des Moines, Hiowa.
 Sono scappata a L.A. a diciotto anni per iscrivermi alla U.C.LA. e studiare Cinematografia. Ho fatto l'autostop come Sal Paradiso e Dean Moriarty in Sulla Strada.Questo dopo aver letto, in una sola notte, No One Here Gets Out Alive, sconvolgente biografia di Jim Morrison. Me lo ricordo come fosse adesso, quel libro... e mi vengono le lacrime agli occhi, cazzo...
 
Scusate.
Ora va meglio.
 
Non voglio cadere nei sentimentalismi, ma è andata proprio così.
Era il 2009, e io me la spassavo una cifra.
 
Cough... cough-cough..
 
Zio, come sto male...
Ho la gola in fiamme e la testa che mi pulsa come un cazzo di dente cariato. Ma lasciamo stare... meglio non pensarci. Tanto, anche pensandoci, non risolvo un bel Cristo di niente.
Dicevamo?
Ah, sì... me la spassavo, cazzo, raga... me la godevo a palla. Anzi... ce godevamo, io e Angie.
Angelica Young detta Angie era mia compagna di stanza al dormitorio del campus... un postaccio più per topi che per uomini che noi matricole chiamavamo Hotel Terminal.
Angie era una tosta. Non era la solita groupie strafiga e puttana, ma aveva il suo perché, credetemi.
 
No, raga... vi prego...
Non fatemi questo...
non ditemi che non sapete cos'è una groupie...
non ditemelo, perchè non voglio crederci...
Ma, per stavolta, visto che siete stati bravi, ve lo dico io.
 
Una groupie è una specie di puttanella Rock.
E' la femme publique della band, cazzo. Ecco cos'è.
E quando segue in tour le sue rockstar, diventa anche la loro psicologa, la loro mamma, l'amante, l'amica e chi più ne ha più ne metta.
 
Cough... cough-cough..
 
Ogni rock band che si rispetti ha sempre al seguito le sue, di groupie. Sono il suo harem, senza il quale, nessuna band si sentirebbe mai a suo agio in nessun posto. Sono stata chiara?
Io ed Angie eravamo groupie.
Ecco, l'ho detto.
 
Cough... cough-cough..
 
(Ora va meglio.)
E non fate quelle facce, raga...
tanto lo so che, alla fine della fiera, non siete certo meglio di me...
Ad ogni modo, stavamo parlando di Angie. Della mia amica Angie...
Era una punkettara incazzata nera con la fissa di Sid Vicious, si vestiva come Nancy Spungen...
... come, chi era Nancy Spungen?
Ma dico, raga... mi prendete per il culo?
 
Nancy era la tipa di Sid. La groupie per antonomasia. Tossica da eroina, puttana e pure parecchio schizzata di testa.
Ma... stavamo parlando di Angie.
Era fantastica, Angie. Stupenda. Sempre in prima linea quando c'era da divertirsi. Era una di quelle persone superanfetaminiche che non dormono mai. Sempre pronta a darci dentro con l'alcol e gli allucinogeni. Solo che, a dirla tutta... non reggeva ne' l'uno ne' gli altri. Così finiva sempre per cacciarsi in ogni sorta di guai, trascinandomi nella merda con lei.
Inutile dire che io, dal canto mio, non ero certo uno stinco di santa. Ma io, ai trip, preferivo la roba. E l'alcol. Tanto, tanto alcol.
Ero peggio di lei, lo ammetto, ma... avevo un vantaggio non trascurabile: reggevo gli eccessi meglio di lei. E, vista la vita che facevamo... non era poca cosa.
 
Cough... cough-cough...
 
Angie aveva una sorella, Michelle. Michelle Young detta Michy. Il nome vi suona, vero, raga?
Vi ricorda qualcosa o sbaglio?
Chi era Michelle?
La mia migliore amica. Una con un cuore d'oro. E la piu' grande vacca che abba mai conosciuto. 
Una pazza  sbiellata che ti faceva morire dal ridere, garantito. Aveva un sense of humour macabro che si armonizzava alla grande col mio look goth che, secondo lei, era parte integrante del mio fascino perverso.
Michelle non frequentava l'Università da studentessa, ma vi ronzava intorno per i bei manici che si vedevano nel campus. E – aperta parentesi, raga... si diceva anche che, più o meno, se li era fatti tutti. Chiusa parentesi.
Sissignore!!!
 
Cough cough
Cough... cough-cough...
 
Michelle Young. Che sagoma, raga...
Si faceva come una bestia.  Sua madre era schiattata di overdose e suo adre era un puttaniere di prima. E lei la dava via gratis a cani e porci per una cazzo di Lucky Strike.
 
Vi si accende una lucina, adesso, Amici?
 
Sto parlando di Michelle Young, detta Michy. E Michy, o Michelle – come preferite – era impareggiabile.
Che tipa, ragazzi! Perennemente fuori di melone, alternativamente strafatta o in coma etilico. Senza mezze misure o stadi intermedi. Michy la sempre fusa, vestita come una bagascia interstellare uscita fuori da un episodio di Star Trek, col fondotinta che sembrava lucido da scarpe  ed i capelli mai lavati. Michy la mangiauomini.
 
Mi ricordo che in quel periodo si era presa una cotta pazzesca per un vagabondo tossico dal passato nebuloso...
 
Cough... cough-cough...
 
un ragazzino esile dai lunghi capelli rossi, giunto in autostop da Lafayette, Indiana, per diventare una rockstar. E ce la menava così tanto, con questo tizio e col gruppetto di teppisti che aveva messo su, che alla fine, io e Angie, esasperate, fummo costrette a prometterle che sì, saremmo andate a vederli suonare dal vivo... soltanto per farla tacere.
 Fu così che, una notte, ci fiondammo tutti da Raji'sper vederli suonare.
 Ho detto Raji'svero, Amici? Ebbene...
Vi spiace se mi faccio un goccetto? Ho un'arsura che mi porta via...
E... già che ci siamo, raga...
Qualcuno di voi ha un'altra sigaretta, per piacere?
 
I smoke my cigarette with style...
 
 Ebbene, dicevamo... Raji's. Uno squallido cesso che non si poteva proprio, anche con tutta la fantasia di questo mondo, spacciare per locale notturno... la birra faceva cagare, il cesso – quello vero e proprio, alla turca – era perennemente ingorgato e, dal soffitto, come festoni splatter stile Compleanno di Sangue, gocciolanti grappoli di tampax...
 
Giuro! Non ci credete, Amici miei?
E allora andateci a dare un'occhiata... c'è ancora, quel postaccio, sapete? C'è, ve lo garantisco. La struttura, Dio sa come, è ancora in piedi... credo. -O almeno, la maggior parte.
 
Ad ogni modo, il proprietario era un immigrato di Bangalore col pallino degli affari. Era uno giusto, di quelli che vedono lontano e sono macchine da soldi. E quel cazzone col turbante e la barba da Sadu, che a guardarlo non valeva il vomito di un cocker tubercolotico, di miti, mode e rock 'n roll se ne intendeva, cazzo.
 
Cough... cough-cough...
cough cough...
 
(Merda)
'Sta tosse comincia a rompermi le palle...
 
Il suo locale, un piccolo club privato infestato di scarafaggi grossi come topini di campagna, era in realtà una ex palestra abbandonata del Sunset Strip.
Lasciate che apra una piccola parentesi nella storia e ve lo descriva, cazzo... vi giuro che ne vale la pena! Credete a me...
Il Raji's era un posto ai confini della realtà persino per gli standard diciamo... elastici di una città tollerante come L.A.
Sissignori!!!
 
Uno stanzone buio con un palco di tre metri per tre all'estremità opposta all'ingresso, niente finestre e, soprattutto, un minuscolo spogliatoio puzzolente di urina rancida e sudore stagionato. Le pareti nere della sala concerti, piene dei residui stracciati e appiccicosi di vecchie locandine e manifesti di jam session punteggiate di sputi e gomme da masticare, erano la ciliegina sulla torta.
Per non parlare del pavimento, dove la moquette a pelo lungo simile ad un improbabile tappeto erboso – peraltro regolarmente, innaffiato con il vomito - recava gli effluvi migliori. , per così dire... l'atmosfera.
 
Cough... cough-cough...
 
Ma andiamo avanti, perché sto di nuovo divagando.
Tendo a perdere il filo, sapete, Amici?
Tutta colpa del cervello in pappa...
Eh, sì. Era logico che finisse così.
 
Anni di abusi... e poi? Neuroni bruciati.
Mi sono fottuta da sola, ma pazienza. Anzi... Patience... Ma bando alle ciance e andiamo avanti.
 
Ci trovammo tutti da Raji's, quella famigerata Notte.
Io, Michy, Angie, il ragazzo di Michy e la sua scalcinatissima band di delinquenti matricolati.
C'era qualcosa nell'aria, quella notte. Una specie di elettricità statica che mi faceva fremere fino nelle viscere. Io mi sentivo strana senza un perché, come quando mi stava per arrivare il ciclo. Cuore a tavoletta. Farfalle...
 
Cough... cough-cough...
 
... nello stomaco. Fiato corto. Salivazione azzerata.
Un po' come mi sento adesso, anche se per motivi totalmente opposti... e, d'altronde, bisogna dire che quella che ci accingevamo a consumare fino all'alba non era una notte come tutte le altre: era speciale. Moooooolto speciale.
 
Era la notte di San Silvestro.
La notte dei Desideri, per i romanticoni che ci credono.
La notte degli stravizi, per quelli che sanno amare la vita.
La notte senza freni e senza regole, per i disadattati sociali con la fissa del Rock.
E difatti, manco a dirlo, per  noialtri, tossici ed etilici di professione, quella che si preparava era la notte più fottutamente strafottuta dell'anno.
 
Una notte tutta da bere, sniffare e scopare.
Fino alle prime luci dell'alba.
 
Noi la chiamavamo La Notte che su tutte predomina semplicemente la Notte la N maiuscola.
Era il 31 dicembre  2009.
Avevo 16 anni.
E... raga, io...
 
Cough... cough-cough...
 
    ... io non lo sapevo ancora, ma quella Notte, per me...
     sarebbe stata  la mia Notte. Fu allora che tutto accadde.
E la mia  vita, raga...
 
Cough... cough-cough..
 
cambiò per sempre.
 
 
 
 
 

 
 

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Capitolo 3
*** one in a million ***


Capitolo3

 

 

 

 

 

ONE IN A MILLION

 
 Dunque, Amici, ci siamo. Dissolvenza iniziale. Dolly.
 
Cough cough...
cough-cough-cough...
 
(Merda al cubo.)
Scusate.
Mi sa che... cazzo, non mi resta molto...
 
Scusate l'incipit cinematografico, Ragazzi... lo so, è patetico, ma è dovuto agli studi che ho fatto... o meglio, che avevo intrapreso. Cinematografia, ricordate?
Solo che ho detto una cazzata. Non avevo 16 anni. Nossignore. E' la memoria, che mi difetta... l'Alzheimer che galoppa... o soltanto lei, la Febbre... l'A7...
Ommioddio, no... non ci voglio nemmeno pensare...
 
Ad ogni modo, io di anni, quando lasciai Des Moines per L.A., ne avevo appena compiuti diciotto. Non sedici. E, mentre mi accendo una sigaretta, alla tremula luce di una candela che cala a vista d'occhio, l'unica compagnia sono i ricordi... e siete Voi, Amici miei. Un sorso fatto bene di Nightraine si comincia.
Ok?
Motore... azione.
Esterno notte. Panoramica.
 
Cough... cough-cough...
 
Il Sunset brulicava di vita.
Lunghi serpenti di auto si muovevano come oscuri celebranti di strane processioni nel buio rotto dalle insegne al neon e dai tabelloni pubblicitari.
I fari tessevano sull'asfalto lucido fili lucenti che la mia percezione, intensificata e distorta dall'acido che avevo ingoiato prima di uscire, leggeva come il sistema nervoso della Città Degli Angeli.
 
Osservare il traffico notturno generava in me una possente scarica di adrenalina. Ero completamente, definitivamente felice, quella Notte. Pronta per un Capodanno che, infatti, non avrei mai più dimenticato. Ma andiamo con ordine.
                       
                        Cough... cough-cough...
 
Di svanziche, nelle nostre tasche, allora, non è che ne girassero tante – per non dire che, dal punto di vista economico, io e le mie amiche eravamo alla canna del gas – così, per noi, la parola “shopping” non era compresa nel nostro vocabolario.
La parola d'ordine, manco a dirlo, cazzo, era riciclare.
Sissignori!!!
E, forti di questa filosofia di vita, Angie, Michy ed io - la vostra Kissy - avevamo passato la giornata del trentuno di dicembre a rovistare nei nostri armadi alla ricerca di qualcosa di osceno e raccapricciante da indossare a Capodanno. Questo non andava, quell'altro faceva cagare, insomma... fu una specie di parto cesareo. Ne nacquero tre look davvero strani, dissennati. Folli. Lasciate che io ve li descriva... credetemi, Amici, ne vale la pena. Davvero. E forse, almeno, in questa storia cupa e piena di ombre che è stata la mia vita, magari ci scappa una risata...
                       
                        Cough... cough-cough...
                        cough cough ...
                       
Angie: Felpa dei Motley Crue di taglia indefinibile, terrificanti leggins neri con i teschi, hot pants di jeans a brandelli e AllStar nere a dir poco terremotate. Era alta uno e ottanta e secca come un chiodo, e giuro che faceva la sua porca figura. Capelli corvini alla Sid Vicious con ciuffone spiovente fusia e viola porpora a velare uno sguardo ingigantito dall' eyeliner mezzo sciolto perché aveva la pelle grassa e il make up su di lei non teneva un cazzo.
Michy: abitino stretch con Union Jack glitterata, calze a rete rosse piene di buchi, stivaloni con le zeppe alte due metri in stile Kiss e capelli biondo platino cotonatissimi che la facevano somigliare, più che ad una groupie, ad una specie di drag queen uscita da un remake punkettaro di Priscilla, la regina del deserto.
 
                        Cough... cough-cough...
 
E, dulcis in fundo, io: Kissy. La peggiore in campo.
 
T-shirt stracciata e scritta dei Pistols di due taglie in meno, generosamente aperta sul seno e malamente trattenuta da una spilla da balia che, in qualsiasi momento, se non stavo attenta, avrebbe potuto porre rapidamente fine ai miei giorni. Mini di vinile rosso lacca tanto corta che, più che una gonna, si poteva definire una cintura. Calze nere – rese più... frizzanti da una serie di bruciature di sigaretta- e giarrettiere. Anfibi Dr Martens col tacco in stile gotico. Uno viola e uno nero. Guanti ascellari senza dita. Bracciale e collare borchiato. Capelli rossi stile Pamela, la ragazza di Jim dio-del-rock Morrison tirati su e cotonati con tanto di ciuffone fucsia spiovente davanti alla faccia. Trucco da cyber troia e gloss color sangue rappreso sbavato ad arte che, più che una bocca, mi apriva in fondo al viso una ferita mortale.
Ci fiondammo al più vicino supermercato Seven-Eleven e facemmo incetta di birre. Erano le sette di sera e, a quell'ora, il supermarket era pieno murato e, quindi, riuscimmo a fottere le bottiglie alla stragrande, riempircene le borsette fino all'orlo e a passare inosservate. Ce le saremmo scolate al concerto del gruppo del tipo di Michy, al Raji's, sullo Strip, senza gravare troppo sulle nostre risibili finanze. A quel punto, dunque, gambe in spalla e morale alle stelle, eravamo davvero pronte per un Capodanno con i controcoglioni.
 
Così combinate, coadiuvate da un po' di buon vermiglino di Panama e da mezzo trip a testa – il tutto generosamente innaffiato di birra Corona – gasate a palla, saltammo sulla metropolitana.
 
Dopo un breve tratto a piedi che fu, comunque, deleterio per i calli di Michy - arroccata sui suoi stivaloni da glamster girl – arrivammo, finalmente, nel caos da benzedrina del Sunset Strip, la strada maestra alla perdizione, quella che, di certo, non conduce al Palazzo della Saggezza di William Blake ma, più che altro, ti spalanca in un battibaleno le Porte...
 
Cough... cough-cough...
 
... della Percezione.
Fuori dal Raji's, che quella sera era messo anche peggio del solito, pascolava il consueto zoo umano dei bassifondi in cui le epoche storiche si fondevano e sovrapponevano con effetti davvero psichedelici. Capelloni hippies vestiti di stracci, demoni calzati di borchie killer e pelle nera e punk convivevano pacificamente sotto il comune denominatore dello Sballo. Imperativo: spassarsela alla grande. Noi ce li mangiavamo tutti con gli occhi...
 
Cough... cough-cough...
 
Così combinate, coadiuvate da un po' di buon vermiglino di Panama e da mezzo trip a testa – il tutto generosamente innaffiato di birra Corona e – g             saltammo sulla metropolitana.
Dopo un breve tratto a piedi che fu, comunque, deleterio per i calli di Mich Michy - arroccata sui suoi stivaloni da glamster girl – arrivammo,    finalmente, nel caos da benzedrina del Sunset Strip, la strada             maestra alla perdizione, quella che, di certo, non conduce al Palazzo della   Saggezza di William Blake ma, più che altro, ti spalanca in un            battibaleno le Porte della Percezione. Fuori dal Raji's, che quella sera era messo anche peggio del solito, pascolava il consueto zoo umano dei bassifondi in cui le epoche storiche si fondevano e sovrapponevano con effetti davvero psichedelici.
 
Capelloni hippies      vestiti di stracci, demoni calzati di borchie killer e pelle nera e punk convivevano pacificamente sotto il comune denominatore dello Sballo con la esse maiuscola.
 
Imperativo: spassarsela alla grande. Noi ce li mangiavamo tutti con gli occhi...
 
Cough! Cough!!
 
(Scusate...)
 
Ho bisogno un altro goccio di vino... e magari un'altra paglia, se ne avete, Amici miei...
Grazie... ora va meglio...
... mentre, dicevamo, il trip che avevamo ingoiato, cominciava a fare effetto. Entrammo.
 
 
C'era una puzza di piscio da vomito e un caldo mostruoso.
La musica spaccava i timpani e ti trapassava come una lama. Roba pesante, benzina ad altissimo numero di ottani. E loro... loro erano... incredibili. Indescrivibili.
 
La folla, assiepata sotto il palco, li incitava urlando e facendo cozzare lattine e bottiglie di birra. C'era una bolgia infernale e un casino incredibile. Da girone dantesco. E il trip non aiutava... basta.
“Eccoli!!!” squittì Michy, con un acuto che superò persino il frastuono della della band. “Ragazze, cazzo... vi presento i Guns 'n Roses. Il gruppo che spaccherà il mondo!!!”
 
Cough... cough-cough...
 
I ragazzi stavano massacrando una canzone degli Aerosmith investendola di furore omicida. Il brano, Mama Kin, era completamente stravolto. E in un'epoca in cui Bon Jovi e Madonna erano i fautori delle emozioni più hard, gente come questa, grezza e ringhiosa, i Guns erano una ventata di salute per la vera anima ruvida e truce del rock. Il chitarrista era un altro articolo degno di nota. Mulatto, al posto della faccia, una matassa di riccioli neri che lo inguainava fino alle spalle, da cui emergeva una sigaretta.
 
Era a torso nudo e, in testa, su quei capelli da Cugino It portava un improbabile cappello a cilindro rubato Do sa dove. L'altro chitarrista, invece, un emaciata ombra coperta di pelle nera, se ne andava alla deriva in un suo mondo separato.
 
Nel complesso, si trattava di un quintetto scalcinato di bonazzi inconsapevoli dall'aria affamata, fasciati in calzamaglie di lurex a brandelli aderenti come pelle.
 
Sembravano corpi nudi – e che corpi,       cazzo- immersi nei colori da mal di pancia di una serigrafia. Stivaloni texani da cowboys. Capelli cotonati e cementati dalla lacca, collari e bracciali borchiati e... trucco da bagascione peggio dei Motley Crue. E mentre ormai la canzone vogeva al termine impreziosita dalle incredibili acrobazie del rosso, basate su fughe a pedifiato per il palco         – seguito e poi raggiunto dal chitarrista cilindrato – e falsetti acrobatici, Michy ondeggiò le braccia per salutarli e il front-man, lascivo, venne sculettando a bordo palco, si inginocchiò davanti a noi e le indirizzò una linguaccia.
 
                                   Cough... cough-cough...
 
"Lui è Axl" urlò Michy da qualche parte, nell'orgasmo della chitarra elettrica inseminata dalla batteria, ma la sua voce si sciolse nel boato della della folla.
 
"E' o non è un figo stratosferico?" biascicò, tutta orgogliosa, la voce impastata dall'alcol e dall' LSD in aperta competizione con quella del suo amore.
Basta.
 
Non so se fu per via del trip o perché lui era un figo da star male. Fatto sta che, nel giro di un secondo, partii completamente. E il fatto     che lui fosse il tipo della mia migliore amica, in quel momento, per me, non aveva alcun significato. Ero in acido, e le parole erano vuote.
 
L'unico linguaggio che capivo, a quel punto, mentre il tipico sapore di metallo caldo riempiva la bocca di saliva e le budella mi si torcevano in una specie di piccolo, piaevolissimo crampo, era quello del corpo. Il mio. Quello dello splendido rosso, cazzo. Quello, per me così esplicito e inequivocabile, dei nostri corpi, nudi e frementi, amalgamati in una stretta mortale.
 
Amore e morte. Eros e Thanathos. Lo VOLEVO. Lo volevo. Lo volevo a tutti i costi, cazzo. Non importava quale sarebbe stato il prezzo da pagare per la mia trasgressione.
 
Lo volevo e basta.
                       
                        Cough cough...
 
Inoltre, se non mi sbagliavo... a giudicare dalle occhiate che lanciava alla maglietta stracciata dei Pistols... non è che io gli fossi poi del tutto indifferente.
Nossignori!!!
 
Per questo lo volevo. Per questo e per mille altri motivi.
 
Lo volevo fino a farmi scoppiare il cervello.
 
Anche se era il fottutissimo ragazzo di Michelle, cazzo. In quel momento, della mia migliore amica, non me ne fregava proprio un cazzo. Volevo solo lui. Vedevo solo lui. Axl Rose. E non mi diedi certo la pena di nascondere ciò che provavo per rispetto e, per lo meno, per pudore nei confronti di Michelle.
 
Per tutto lo show continuai a provocarlo apertamente, incurante di Michelle e di Angie che tentarono, senza successo, di strapparmi da sotto il palco. E Michy? A metterla fuori combattimento pensò il chitarrista mulatto.
 
Ho dimenticato di dire che, quella sera,era visibilmente strafatto. Inoltre, tanfava come una fottutissima distilleria di Jack Daniels. Ma non solo. Era pericoloso per i compagni e, soprattutto, per quel povero cristo in croce del suo tecnico del suono, la cui mission impossible, quella sera, fu schivare le gettate del suddetto chitarrista il quale, ogni cinque minuti di orologio, si girava con la massima nonchalance per vomitare dietro gli amplificatori.
 
Uno schizzo vagabondo investì crudelmente Michelle proprio nel bel mezzo di quella che sembrava una tenera ballata di chitarra acustica, mentre invece...
           
                        Cough cough cough...
... invece aveva un testo da paura, a metà tra xenofobia dichiarata e omofobia... come se non bastasse, il pezzo canzonava apertamente le forze dell'ordine.
                       
Police and niggers,
 
diceva la canzone
 
Get out of my way...
           
Cioè, papale papale:
 
poliziotti e negri /fuori dai coglioni
 
La folla l'accolse con un rombo di tuono.
Risate generali.
 
Sotto il palco, regnava il caos controllato. Axl era ancora lì, miracolosamente rimasto immune – o quasi - dall'attentato di Slash. La peggio, dicevo, toccò a Michelle.
E mentre Axl, il rosso...
 
            Cough cough cough...
 
si alzava in piedi di scatto e folgorava il chitarrista con occhi di brace che volendo, avrebbero potuto incenerire il mondo, sentii Michelle gridare:
"Vaffanculo, Slash!!!"
Singhiozzava apertamente, l'abitino stretch devastato. La vecchia  bandiera inglese grondava vomito.
"Ti odio, Slash!!! Ti odiooooo!!! Bastardo!!!" Gli gridò dietro, " questa me la paghi, figlio di puttana!!!" Quindi, facendosi strada faticosamente nella folla assiepata all'inverosimile contro il palco, si mosse in direzione del cesso.
 
La rabbia di Axl si sciolse infine, vista la situazione, in una risata isterica, violenta, oltraggiosa.
“ Ti odio, Axl!!!” Singhiozzò Michelle, da qualche parte, offesa, nella sua via crucis a spallate verso il cesso. “Vai a strafotterti, stronzo!!!”
                       
E Angie? Inutile dire che mi gridò qualcosa e rincorse sua sorella facendosi inghiottire dalla folla.
 
Axl, incurante di lei, di Slash e di noi tutti, si era abbandonato completamente alla risata. Il suo corpo, ripiegato su se' stesso a bordo palco, si scuoteva tutto come quello di un serpente che sta cambiando pelle. Sotto i riflettori del palco, i suoi capelli sembravano in fiamme.
A quel punto non so bene cosa accadde. Forse Axl ebbe un capogiro o Dio sa cosa. Ad ogni modo, il rosso liquidò in qualche modo la canzone, barcollò e cadde in ginocchio davanti a me.
 
Io non aspettavo altro.
 
                        Cough cough cough...
 
 
Merda, raga. Mi sento di schifo.
 
Quella notte, invece, stavo da Dio. Quell'acido era una favola, cazzo!!! Senza quello, non avrei mai avuto il coraggio di fare quello che effettivamente feci.
 
Invece di aiutare Axl a restare in piedi, io mi aggrappai a lui.
E l'incredibile accadde.
 
Sì, amici. Che cosa avete da guardarmi in quel modo?
 
Accadde. Accadde e basta.
 
Lui saltò giù dal palco e mi fissò a lungo con odio.
 
Nei suoi occhi, bruciava il fuoco dell'Inferno.
In un terribile istante, le sue mani affondarono dolorosamente nel groviglio dei miei capelli...
 
E quello... quello fu l'inizio della fine.

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Capitolo 4
*** you could be mine ***


Capitolo4

 

 

 

 

 

YOU COULD BE MINE

 
Zio che freddo... si gela... non trovate?
Merda, ragazzi... mi sento da schifo. Spero solo di riuscire a continuare. Ad ogni modo, io ci provo... ve lo devo, cazzo!
Poi starà a voi decidere... ma adesso ascoltatemi, vi prego...
 
Dunque, il concerto dei Guns era praticamente finito.
 
Le luci del locale erano state accese... mi ricordo che mi accecavano, cazzo... e mi facevano venire la saliva in bocca... L'ultima canzone si era spenta in un ultimo, interminabile vocalizzo, mentre la parte strumentale sembrava sgorgare direttamente dalla mia anima... sì, perché, acido o non acido, non credevo che quel quartetto scalcinato di strumentisti potesse arrivare a simili vette sonore. Soprattutto lui, il chitarrista solista, quella specie di matassa di boccoli col cilindro che, poveraccio, stava passandosela proprio maluccio. Cazzo, quel frontman. Axl. Che voce, ragazzi!!! Da non crederci... aveva un'enorme estensione ed un superbo controllo. Andava dal basso piu' sepolcrale fosse dato di immaginare agli acuti spaccacristallo del migliore dei soprani. E poi, era rockstar nata. Un vero e proprio animale da palcoscenico.
 
Le pareti del Raji's rimbalzavano il sound possente della band scaraventandolo fin sulla Luna del cazzo... ed io, Michelle ed Angie, le mie migliori amiche - almeno fino a quella maledettissima Notte - stava.o tutte e tre sbronze di birra e strafatte di acido. E poi c'era lui. Axl.
 
Così vicino che in certi momenti, se avessi voluto allungare una mano, avrei potuto stringere una delle sue... o afferrargli una caviglia, che andava bene lo stesso .
 
Cough... cough cough...
(Merda)
 
Scusate.
 
Lo volevo, Axl. Lo volevo con tutta me stessa, con tutta la mia anima nera...o volevo come non avevo mai voluto nessuno in vita mia... e il chitarrista Vomito Ovunque, come l'avevo soprannominato, me lo servì su un piatto d'argento. Povero Slash!!! Anche se - col senno di poi- confesso che... non ne vado fiera. E mentre Michelle era al cesso con sua sorella Angie a lavarsi via di dosso il vomito di Slash, avevo guardato Axl con occhi nuovi e mi era parso, più che bello e impossibile, splendido e possibile.
 
Cough cough...
Cough cough cough...
 
(Merda al quadrato, cazzo)
 
Dio, come sto male... mi sa che ho la febbre... l'A7... maledetta... che io sia maledetta... so di non meritarmi la Vostra compassione... e tantomeno la mia. Voglio soltanto sputare il rospo... togliermi di dosso questa croce che mi schiaccia e non mi fa più respirare... Ascoltatemi e basta, ok?
Datemi solo un bicchiere di vino...
 
Ok. Ora va meglio, cazzo.
Dunque, Axl stava ancora danzando, sinuoso e ammiccante come un cazzo di serpente uscito fuori dal Vecchio Testamento, quando Slash lo mancò di un soffio con uno schizzo vagabondo. Che, come ben sapete, invece di Axl, centrò Michelle. In piena faccia. Il rosso piroetto' su se' stesso incredulo.
"Cazzo, Slasher..." Imprecò. "Fai schifo, cazzo!"
Scoppiò a ridere come un ossesso. E, visto che, comunque, era bello sbronzo e fuso anche lui, barcollo' verso il limite del palco. Barcollò e cadde in ginocchio davanti a me. La sua faccia ciondolava a mezzo metro neanche dalla mia. E per un istante, il muro tra il suo mondo da star fatto di fama e vivide luci e il mio, fatto di fame e buio pesto o quasi, si fece trasparente.
 
Lui era bellissimo e sexy, il viso angelico, di un candore lattiginoso, sferzato dalla luce fredda...
 
                        Cough cough cough...
 
... dei riflettori.
Doveva essere mio, cazzo. Adesso o mai piu', pensai.
Scattai come un cobra.
 
Allungai una mano e, semplicemente... me lo presi.
Sissignore!!!
Altrochè, se me lo presi, cazzo...
 
Lui dilatò gli occhioni per la sorpresa ma non si oppose. Nossignore. E io, in una frazione, ero proprio uscita di cervello. Fu come un flash. Lui venne giù come una pera cotta. Allora vidi i suoi occhi. Eravamo sulla stessa astronave, cazzo... le pupille, enormi, gli avevano mangiato le iridi verde acqua...
Basta.
Stavamo andando sullo stesso pianeta.
 
Ehi, Amici... pit stop. Vi spiace?
Non mi sento niente bene...
Cazzo, mi gira tutto... Il cuore tira come un disgraziato...
Qui ci vuole una paglia, così almeno mi calmo un po’...
 
Mi accendo una Lucky e faccio un tiro da paura.
 
 
 
 
Poi sputo fuori i polmoni, ma mi fa bene...
Per lo meno riesco a continuare 'sta cazzo di storia.
 
Dunque, ragazzi... io e Axl ci fissammo a lungo senza dire un cazzo... so solo che era tutto vero. Che quella specie di caricatura erotica, di Dio pagano e Dio sa cos'altro, era sceso dal palco e stava in piedi di fronte a me. E prima che io avessi il tempo di dire "amen", lui mi afferrò la testa e... mentre quel che restava del cuore mi schizzava fuori dalle orecchie... premette la sua bocca sulla mia.
 
Fu un istante infinito. Dolcissimo. Violento. Dietro di noi, la folla rumoreggiò."Bel colpo, amico!!!"
 
                        Cough cough...
 
Gridò il bassista emulo di Sid Vicious passandoci accanto.
"Uno a zero per te! " Intanto la gente sciamava fuori dal locale. E quel che restava di me, sentì la lingua di quel cazzo di Dio del rock aprirsi un varco tra le mie labbra come un bastardissimo barracuda in un acquario. Le sue mani, senza tanti preamboli, omaggiarono per intero le mie curve, dalle tette al culo. Ovviamente senza tralasciare un'altra tappa che, per lui, a giudicare dall'improvviso aumento di volume all'altezza del cavallo dei suoi stramaledettissimi leggings neri, si rivelò fondamentale.
 
Inutile dire che il tempo, così come io l'avevo conosciuto fino a quel momento, parve fermarsi.
 
Poi qualcosa, da qualche parte, alle nostre spalle, andò in frantumi. E, mentre, grazie all'acido, potevo sentire il sangue di Axl che rombava all'unisono col mio, qualcuno, molto vicino a noi, lasciò cadere per terra un bicchiere. Poi ci fu un urlo.
                       
                        Cough cough cough...
                        cough cough...
 
Un grido acuto, aspro. Da animale ferito.
Un grido che non ha mai smesso di perseguitare le mie notti.
Un grido che, da quella maledettissima notte, popola i miei incubi.
 
Basta.
 
Inutile dire che io ed Axl, sul momento, non ci preoccupammo troppo. Prendemmo, anzi, la faccenda talmente sottogamba che... mi vergogno a dirlo, ma Vi confesso, Amici miei, che non ci voltammo nemmeno." Puttana!!! " Gridò una voce sfatta alle mie spalle." Troia! " Era una voce , rotta dal pianto.
Una voce che io conoscevo bene...
 
                        Cough cough cough...
 
... e che Axl conosceva ancora meglio.
Allora ci voltammo entrambi.
 

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Capitolo 5
*** don't cry ***


Capitolo5

 

 

 

 

 

DON’T CRY

 
Contro i miei stessi pronostici, mi risvegliai viva.
Stavo di merda, cazzo, ma ero indubbiamente viva. 
La testa mi pulsava come un martello pneumatico e avevo la nausea ma - d'altra parte - non è che adesso, Amici miei, mentre vi racconto questa cazzo di storia, io mi senta molto meglio. Anzi... la tosse mi uccide e vomito ogni cinque minuti.
Mi prude dappertutto... sudo freddo... e ho la febbre. Anzi, la Febbre. Ho proprio paura di averla beccata, Amici. Per non dire che ne sono certa. Ho l'A7. Garantito. Le pustole che ho sulle mani sono solo la conferma decisiva. Ma non importa. Non ho paura di morire...
 
Cough cough...
 
e nemmeno di soffrire. Me lo merito, dopo quello che ho fatto. A  Michelle. A Angie. Ad Axl. E a me stessa, anche se di me, a questo punto – Voi capirete – non me ne frega un cazzo.
 
La mia schifosissima, inutile vita si era spezzata quella notte su quel marciapiede che per poco non mi ha aperto in due la teca cranica come un'anguria. E il puro fatto che fossi sopravvissuta a quella notte divenne, nei giorni, nei mesi e nei tre – dico tre – anni a venire, la mia dannazione.
 
Magari fossi morta quella cazzo di notte!!! Se mi fossi spaccata la testa schizzando materia cerebrale su quel cazzo di marciapiede, sarebbe stato molto meglio per tutti. A cominciare da me. Anche se non ero io quella che aveva avuto la peggio. Nossignore. Anche se – come avrei avuto modo di scoprire in seguito, sulla mia pelle – adesso so che la morte non è  il peggiore dei mali... ci sono cose ben peggiori... credetemi!
 
Ad ogni modo, chi aveva avuto la peggio era lei. Angie. La mia amica Angie.
 
Coug.. cough... cough-cough – cough...
 
Merda, Ragazzi... aspettate un attimo...
mi sa che sto per vomitare...
 
Ok, sono viva. Anche se non so per quanto ancora.
Ma andiamo con ordine.
Adesso io vi dico com'è andata esattamente esponendo i fatti nudi e crudi e buonanotte.
Poi giudicherete voi.
Ok?
 
Quando io e Axl udimmo la frenata, sbronzi e strafatti com'eravamo,  ci lanciammo a capofitto  in mezzo allo Strip. Ma ormai era troppo tardi. Poi io inciampai, ricordate? E caddi. Battei la testa sul marciapiede. Vi ho detto che persi i sensi... e va bene, ma non prima che un suono tremendo, incalzante  mi lacerasse i timpani e mi squarciasse l'anima. Il suono delle sirene. Ambulanze. Polizia. Gente che gridava e che piangeva.
E poi il buio incolore, insapore e... soprattutto, indolore.
 
Quello che accadde lo appresi dai racconti di chi mi salvò la vita – ci arriveremo tra poco – ricordate? Prendendomi in braccio quando persi i sensi e togliendomi dalla strada dove, senz'ombra di dubbio, mi accingevo a fare la stessa terribile fine di Angie.
 
Il resto...
 
Cough cough cough...
 
... lo seppi dai giornali.
 E lei, Angie...  Angie la punkettara. Angie la sgualdrinella. Angie la pasionaria con la fissa di Che Guevara... Angie che si portava a casa tutti i cagnolini e i gattini e i passerotti smarriti che trovava...
era la migliore di noi, Angie. Assolutamente la migliore. Un cuore d'oro. E una cazzo di linguaccia biforcuta che le tirava addosso un sacco di guai...
 
Le volevo bene. Credetemi. Giuro.
E adesso lei non c'era più.
Nonostante la follia di quella sera, dovuta all'acido, alla sbronza e alla tempesta ormonale dei miei diciannove anni, che – del resto - rimpiangerò fino alla morte.
 
Non che non ne valesse la pena... lui... lui era bellissimo. Bello come un demonio.
Ed io commisi un peccato mortale.
 
 Successe tutto così in fretta... come in uno di quei cazzo di episodi di CSI... solo che questo non era un telefilm girato in uno studio. Questa era la vita... la mia cazzo di vita... e, soprattutto, la sua... basta.
 
I giornali erano zeppi di dettagli da film horror... Angie stava distesa in mezzo alla strada in una vasta pozza nerastra. Gli occhi sbarrati... quegli occhi stravolti dal trip rovesciati all'indietro nelle orbite sfumate ad arte con l'ombretto nero... e il collo piegato ad angolo retto... come... come una cazzo di matita spezzata...
 
Angie inseguì sua sorella, Michelle, fuori dal Raji's.
E fu un attimo. Un fottutissimo cazzo di attimo.
 
Cazzo, Ragazzi... la bottiglia di vino sta finendo...
 
cough.. cough...
 
(tosse di merda)
 
mi dite come diavolo faccio senza il conforto di un po' di alcol a finire questa storia dolorosa e piena di spettri?
Qualcuno ha almeno un po' di maria? Del fumo?
Mi va bene anche qualcosa di più forte...
Ve l'ho già detto e lo ripeto... non ho paura... della morte...
 
Secondo le ricostruzioni della polizia, Michelle fece per attraversare di corsa il Sunset invaso dal traffico congestionato del Sabato Sera, quando Angie la trattenne per un braccio sporgendosi in mezzo alla carreggiata mentre sopraggiungeva un'auto di grossa cilindrata. L'auto non fece in tempo a frenare. E la prese in pieno.
Angie fu investita e scaraventata in aria. Ricadde sul cofano dell'auto riportando fratture multiple a cranio, collo e spina dorsale.  Angie morì sul colpo, quella maledettissima notte di Capodanno. Morì per salvare la sorella.
E Michelle? Fisicamente, rimase illesa.
A parte il dolore immenso per la perdita della sorella e il trauma terribile di averla praticamente vista morire, Michelle non riportò un graffio.
Inutile dire che io e lei non ci parlammo mai più e che lei scaraventò tutta la colpa su di me e che non ci fu modo, per me, di starle vicino e farle capire che quel che era accaduto era stata una crudele fatalità.
 
Dopo il funerale di sua sorella tornò a stare dai suoi, a Denver, Colorado. Fine della storia.
Di lei non sentii più parlare fino a tre mesi fa... quando incontrai quello che, ai tempi, era un amico comune. Che mi raccontò tutto.
Ma ci arriveremo tra un po'...
Adesso, quello che mi preme, è dire la mia.
Ne ho diritto anch'io, no? Non accetto una condanna senza appello... per lo meno non da Voi, miei Affezionatissimi.
Perché, per dirla tutta, se ti fermavi a pensarci un po' sopra, con calma, io non avevo alcuna colpa di com'erano andate le cose. Sissignore. Ne ero più che certa.
 
Cough cough cough...
 
Facoltà mentali a parte – quella notte io, le mie, le avevo dimenticate a casa - era proprio così che era andata.
La verità era crudele, ma era questa.
Per carità, io non sono una stupida... la capivo Michelle, cazzo... io mi sarei comportata anche peggio, al suo posto... davvero, miei unici Amici. La verità era crudele. Spietata. Schifosa. Insostenibile. Però era questa. Soltanto questa. Nient'altro che questa.
Si era trattato soltanto di una tragica fatalità.
Nient'altro.
 Pura, semplice – e tragica – fatalità.
La mia colpa – la mia unica cazzo di colpa - quella vera, innegabile, effettiva, si limitava ad averla fatta cornuta davanti a più o meno... trecentocinquanta persone.
E basta.
 
Cough cough cough...
 
Sissignori!!!
Ne sono più che certa.
Tutto il resto era opera del Fato. Destino. Sfiga.
Chiamatela come cazzo volete.
Ma, per quanto mi dispiacesse e mi facesse stare di merda, la morte di Angie non era opera mia. Io non avevo colpa.
Punto e basta.
Ero stata solo uno strumento... uno strumento nelle mani del Destino... delle Parche... della Morte... o di chi cazzo volete Voi.
Solo questo.
Nient'altro che questo.
Siete d'accordo, Amici miei?

 

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Capitolo 6
*** my Michelle ***


Capitolo6

 

 

 

 

 

MY MICHELLE

 
Mi gira la testa e mi viene da vomitare.
Cominciamo bene, direte voi. E avete ragione, ma... sapete? Io non sono una di quelle pappemolli che si lagnano tutti i minuti senza un perchè.
Nossignori!!!
Io sono una tosta, cazzo. Una che viene dalla strada. Che, nella sua squallida – ma elettrizzante – vita ha provato tutti e tutto.
Alcol. Sesso. Droghe pesanti. Fame e fama.
Vi dico queste cose non per tirarmela, credetemi... ma solo per farvi capire l'entità del mio malessere. Io non sono una cocca di papà che si piange addosso. Io sono Kissy. La groupie. La tossica.
E non sono mai stata peggio in vita mia.
Nossignori!!!
Nemmeno in crisi d'astinenza da eroina. Giuro.
Sto sudando freddo e mi gira tutto.
La vista mi si appanna. Mi manca il fiato. Un incudine mi schiaccia lo sterno e mi spreme sangue dai polmoni pieni di catrame e di maria.
Basta.
So che non ve ne frega niente... e avete ragione, per carità... dopotutto chi sono io per voi? Un'estranea totale. E, come ormai avrete intuito, non sono neanche una brava persona, quindi...
ok, avete ragione voi quando dite che mi merito esattamente tutto quello che mi sta capitando.
Che sto raccogliendo quello che ho seminato.
 
E va bene, raga... se la mettete su questo piano, so di essere indifendibile. Però una cosa la voglio dire: prima che questo letamaio sparisca tra le fiamme – ammesso e non concesso che accada per davvero - io me la sono spassata.
Sissignori!!! Eccome, se me la sono spassata!!!
Ho reso l'idea?
E voi, invece?
Che cos' avete fatto alle vostre vite?
Ah... ho capito.
Non parlate più adesso, eh, cocchi?
 
Cough cough cough...
 
Axl ed io ci staccammo, dunque. E ci voltammo.
 
Cough cough cough...
 
Michelle. E Angie. Che la stringeva contro il proprio corpo in un fervente, fradicio abbraccio.
 
Il corpo della bionda platinata era scosso da lunghi brividi che non avevano niente a che fare col freddo. Il suo abitino stretch, gia' indubbiamente personalizzato da Slash, era un disastro completo. E la birra che lei si era appena rovesciata addosso... beh, raga... non l'aiutava per niente.
 
"Lo sapevo che eri una stronza" piagnucolo' Michelle, le palle degli occhi incollate alle mie. E devo dire, che... ci lessi dentro tanta di quella rabbia che, se solo avesse voluto, avrebbe potuto incendiare il mondo.
Sissignore!!!
E menomale che non aveva i poteri di Sissy Spaceck in Carrie, altrimenti... mi avrebbe incenerita all'istante!
Avete presente il film, vero Amici?
Altrimenti cercatelo in streaming e guardatevelo, cazzo!!!
 
Cough cough cough...
 
Anche se stanotte 'sto mondo di merda finisse davvero, non potete morire senza aver visto quel film, belli... fidatevi di me, che ho studiato cinema come Jim Morrison e conosco bene la materia... ci sono cose che, semplicemente, vanno fatte, prima di morire. E questa è una.
L'altra... beh, l'altra è... tappatevi le orecchie, bambini...
...scoparsi Axl Rose.
Sissignori!!!
Ma anche Slash è da provare, credetemi... e se ve lo dice una groupie, potete crederci.
Ma non voglio anticiparvi troppo e mettervi in sugo prima del tempo, amici miei... quindi... ehi, ragazze... dico a voi!
 
Mi sentite?
Ehi, voi... c'è nessuno?
 
Care le mie Curve Pericolose... tenete a freno gli ormoni e... tiriamo dritto per la nostra strada. A tempo debito ci sarà da mangiare anche per voi... e giuro che ce ne sarà tanto da star male, quindi adesso fate le brave e... tenete duro.
Io – tosse permettendo - cercherò di fare...
 
Cough cough cough...
 
... altrettanto.
 
Il confronto con la mia... ehm, ormai... ex-amica fu quanto di più penoso possibile e immaginabile.
Me lo ricordo come un incubo assurdo.
E il fatto che eravamo tutti in trip – Axl incluso – non fu di aiuto a nessuno.
Nossignore!!!
"Quello che non sapevo, cara la mia Kissy” mi sputò in faccia Michelle “era fino a che punto tu fossi bagascia!"
Ok. Non tenterò di trovare scuse assurde e non mi arrampicherò sui vetri per difendermi. Non è il mio stile, cazzo.
Lo so adesso come lo sapevo allora. La mia posizione era ed e' indifendibile. Infatti, decisi che, data la situazione, la cosa migliore che avrei potuto fare, era tacere. Era l'unico favore che, alla fine, mi dovevo e mi potevo fare.  
Finito che ebbe con me, venne il turno di Axl. Ce n'era anche per lui. "E tu sei un porco!" Gli sibilò in faccia la sua ormai quasi ex, scoppiando in singhiozzi. "Un porco-bastardo-figliodiputtana. E adesso levati dalle palle".
 
Axl degluti' a vuoto.
 
Cough cough cough...
 
“Capito? Fuori dai coglioni!”
Purtroppo, a differenza di me, Axl non capì che quella era un'ottima occasione per tacere.
"Eddài, Michy... "
Teneva gli occhi fissi sui suoi stivali, forse notando per la prima volta che i poveri texani avevano pagato a Vomito Ovunque detto Slash un obolo molto salato.
"Michy un cazzo!" strillo' l'interessata, per nulla blandita dalle carezze della sorella, il cui unico effetto sensibile era quello di  farla sclerare ancora di più. "Anzi, guarda... ti do' un consiglio da amica, visto che, dopo quello che hai fatto, mi viene da vomitare al solo pensiero di essere stata la tua ragazza...”
“D-d-dimmi”
 
Michelle gli tirò una bretella fino allo spasimo e... la mollò di botto sul suo petto nudo.
Inutile dire che Axl si prese un'elasticata da paura.
Il poveretto ululò di dolore.
Gli astanti risero fino alle lacrime.
Cough cough cough...
 
"Vaffanculo, Axl!” Ringhiò Michelle, rifilandogli un bel dito medio sul muso. “Tu e la tua fottutissima band. E, già che ci sono” aggiunse, pulendosi il naso gocciolante col dorso della mano. Il trucco sfatto le colava dagli occhi. Due cerchi neri di mascara liquefatto la facevano sembrare truccata per un remake surrealista de “ La Notte dei Morti Viventi”. Giuro.
La mia amica Michelle era irriconoscibile. Questo mostro vendicativo se l'era mangiata viva e aveva preso il suo posto. Faceva paura a guardarla. Mi ricordo che mi faceva venire in mente il make-up di Alice Cooper nel video di Poison, cazzo.
 
“Voglio dirti un'ultima cosa!” Disse infine Michelle.
“Cosa?”
“Fate schifo, cazzo!!!”
Gli fece il gesto dell'ombrello. Poi fu tutta per me.
 
“E quanto a te, brutta troia da due soldi...” ringhiò, liberandosi dalla stretta della sorella con uno strattone. E prima che io potessi dire cazzo, la mia ex-migliore amica mi volò addosso. 
Axl tentò inutilmente di staccarmela di dosso, ma non ci fu proprio niente da fare.
Nossignori!!!
 
Tutto cio' che ottenne, poveraccio anche lui, fu un ceffone mostruoso.
 
Forti del successo di Axl, a blandire Michelle ci provarono nell'ordine: il chitarrista solista Slash anche detto Vomito Ovunque. Duff McKagan, il bassista punk alto due metri biondo ossigenato. Izzy Stadlin, la chitarra acustica alla deriva nel suo mondo tossico. Ultimo, ma non ultimo, il batterista, Steven, detto Pop Corn credo per i capelli cotonati.
 
Inutile dire che nessuno ottenne un cazzo.
Michelle divenne ancora più ostinata e incazzata.
 
"Michy, io... " balbettai, a disagio. E non fu una buona idea. Mi beccai un ceffone ancora più forte di quello di Axl.
"Tu cosa? "
"Ma vai a cagare!!!" le gridò dietro il cantante, massaggiandosi la guancia, per non farci la figura del coniglio. “Di un po': ma chi cazzo ti credi di essere?”
“Una stronza” Disse infine Michelle. Scoppiando nuovamente in lacrime e trascinandosi via.
 
Cough cough...
cough coughcough...
 
E io? Direte voi.
Io me ne stavo li' interdetta come un'oca a testa bassa, ruminando le mie colpe.
"Non ho parole, Kissy, cazzo" commentò Angie non appena fummo sole. Mi fissava con una tale carica d'odio che io, che ero strafatta di acido, per un attimo temetti che potesse fulminarmi con lo sguardo.
 
E – col senno di poi – ammetto che forse... sarebbe stato molto meglio per tutti. Anche se in quel momento non potevo immaginare  la reale entità delle conseguenze di ciò che avevo fatto.
Ma... ci arriveremo tra poco.
 
Angie, dicevo, come un Angelo Vendicatore scaturito dall'Apocalisse di Giovanni, mi inchiodava a terra con la spada fiammeggiante del suo sguardo stravolto. Non ricordo altro di lei, in quel momento, oltre ciò che disse. Niente tranne gli occhi.
Poi lei mi parlò.
 
Cough cough cough...
 
"Come cazzo hai potuto..." mi disse, mettendosi a piangere.  Mi ricordo che... Angie... lei... fece una cosa dannatamente punk: mi sputò in faccia.
E mi disse che, per quanto la riguardava, per lei ero morta.
“E anche tu, stronzo!” Aggiunse, rivolgendosi ad Axl. “Non combinerai mai niente nella vita per quanto fai schifo... capito coglione?”
 
Il resto della band si mise nuovamente in mezzo e cercò di sedare gli animi... ottenendo, se possibile, con Angie, un risultato ancora peggiore di quel che avevano ottenuto con sua sorella.
Basta.
 
Nemmeno un mortificatissimo Slash – ormai detto Vomito Ovunque per sempre -  che, sotto tutti quei boccoli a palla era un buon diavolo e si sentiva in colpa per tutto quel pandemonio, fu in grado di far ragionare Angie. La quale - per la cronaca - aveva un debole per lui e gli sbavava dietro da mesi senza pudore. Questo nonostante il buon chitarrista, in condizioni normali, non la cagasse di striscio. Ma, raga... come avrete capito anche voi... viste le nostre diciamo... particolari condizioni psicologiche, la situazione in cui ci eravamo così miseramente impantanati era tutto tranne che normale. Ragion per cui il povero Slash si vide costretto a sacrificarsi per il bene comune.  Sparò tutte le sue cartucce. Si mise in gioco senza risparmiarsi nulla. E Devo dire che – visto l'umore di Angie – il nostro eroe rischiò anche parecchio.
 
Inutilmente, perchè non ottenne altro che un clamoroso due di picche.
Poi, accadde l'imprevedibile.
 
Aprite bene le orecchie, raga... perchè è qui che la faccenda si complica...
Sissignori!!!
 
Michelle tornò dentro a cercare la sorella. L'afferrò per un braccio e la trascinò fuori.  E Slash, che finalmente cominciava a sentirsi un po' meglio, per lo meno dal punto di vista puramente fisico, si mise in modo da sbarrare la via d'uscita alle due ragazze.
“  Levati dalle palle!” Sentii Angie gridare. Era furi di se'. Non l'avevo mai vista in quello stato. Mai e poi mai. Neanche quand'era stata bocciata per una cazzata e aveva dovuto ripetere l'esame di Filmologia.
E mentre Slash bloccava Angie, Michelle riuscì chissà come, a sgusciare via e a correre fuori.
 
Dopo essersi profuso a lungo in inutili scuse per il vestito di Michelle buttato da culo, il chitarrista dalle Mani Magiche tentò di calmare Angie, trattenendola. Cercava di dissuaderla dal correre fuori incontro alla sorella.
 
"Lasciala stare" mi ricordo che le consigliò. "Certe cose vanno affrontate da soli... dammi retta... lasciale tempo... "
Ma Angie non ne volle sapere.
Ignorò Slash e si precipitò fuori, incontro alla Notte.
 
Cough.. cough...
 
Scusate, raga, ma...
che ne direste di una piccola pausa?
Sto troppo male per continuare... non... non respiro...
Datemi una sigaretta...
 
Grazie. Ora va meglio.
Angie corse fuori. E noi tutti la seguimmo.
Tutti. Persino io e Axl, che, naturalmente, avevamo la colpa di tutto. Fu allora che successe...
 
Cough cough cough...
Cough cough...
 
Michelle attraversò la strada.
E il traffico del Sunset l'inghiottì.
 
Cough cough cough...
 
E Angie?
Angie... lei...
Basta.
Tutto quello che so è che...
No, raga...
... ci lanciammo tutti. Io inclusa.
Ma la strada... era fatta di stoffa.
Sissignori!!!
L'asfalto era molle come un budino al cioccolato... e io inciampai. Sì, inciampai. Me lo ricordo benissimo, questo. Ricordo che, tutt' a un tratto, mi sentivo male. Avevo la nausea. Tutto ondeggiava.
I lampioni dello Strip erano i lampi di una tempesta intergalattica.
Basta.
 
Cough cough cough...
 
Caddi lunga e distesa per terra e battei la testa sul marciapiede. L'ultima cosa che vidi, prima di perdere i sensi, fu il corpo di Axl.
Ripiegato in una specie di nodo.
Accasciato in mezzo alla strada su di una vasta pozza nera...
Mi stropicciai gli occhi abbagliati dalle vivide luci dello Strip e... quando finalmente misi a fuoco, appunto, vidi la sagoma di spalle del cantante.
C'era qualcosa di strano che non riuscivo proprio ad afferrare.
 
Ricordo che lo vidi sussultare per un attimo...
 
cazzo, raga... l'acido lisergico era al picco massimo del suo effetto allucinogeno e io... io non ci stavo capendo più niente...
Non vidi niente.
Sapete cosa vidi?
Axl. Lo vidi voltarsi di scatto. E vomitare l'anima in mezzo alla strada.
 
Cough cough cough...
 
Lo trovai strano. Tutto qui. Strano.
Ma, di quello che si stava veramente consumando davanti ai miei occhi strafatti, non me n'ero nemmeno resa conto.
Nossignori!!!
E poi... non lo so, perchè non mi ricordo altro. Quindi, vista la botta in testa che avevo preso, deduco che devo essere svenuta.
Cough cough cough...
 
No! Aspettate... non e' vero...
 
Cough cough...
 
Cazzo, raga...
mi sa che sto per vomitare anch'io...
 
Ma Vi ho promesso di finire questa storia... e lo farò.
Se siete ancora qui ve lo devo, cazzo.
Sissignori!!!
 
Quando ripresi i sensi, con la testa che mi pulsava come un fottutissimo martello pneumatico, sentii confusamente che qualcuno mi sollevava dall'asfalto accecante del Sunset e mi prendeva delicatamente tra le braccia.
Tutto qui.
 
Questo è tutto quel che ricordo di quella stramaledettissima notte, ragazzi.
Poi fu il buio senza sogni della morte.
O qualcosa di molto simile.
 
Come scrisse Dante nella sua dannatissima Divina Commedia, io...
 
Cough cough cough...
 
caddi come corpo morto cade.
           
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** eyes without a face ***


 Capitolo7

 

 

 

 

 

EYES WITHOUT A FACE

 
Sto sempre peggio. L'A7 mi divora come un cancro silenzioso.
Il mio corpo si consuma... il cervello va affanculo... la morte ti strafotte, cazzo. Si mangia la tua vita. I tuoi ricordi. Il tuo pesente. Il tuo futuro. Ma che futuro? Io non ce l'ho, il futuro, cazzo. Non ce l'ho. I Pistols... hanno ragione loro. Povera Angie ... quanto li amava...
 
No Future... no future...
No Future for you!!!
 
Diceva la canzone. Esattamente la mia situazione. Un viaggio di sola andata per l'inferno.
Il biglietto di ritorno me lo sono giocato, miei unici Amici. L'ho perso quella fatidica notte di capodanno in cui la mia amica Angie fu investita da un'auto in corsa e morì sul Sunset Strip.
 
Cough... cough...
 
(Sangue... sputo sangue...)
Il mio corpo emaciato è coperto di pustole e croste. La mia pelle... la mia splendida pelle da rossa, candida come il latte, secerne un essudato fetido da far paura...
l'intera casa - o meglio... HellHouse, quella che io continuo a considerare la mia casa – e che indubbiamente diverrà anche la mia tomba – ne è completamente satura...
Non si respira, qui dentro, cazzo...
Sembra una camera a gas...
 
La fine si avvicina, come cantava Jim Morrison...
La mia unica amica, la fine...
 
Ho bisogno di uno – o di una, tanto è uguale - di Voi... avanti! Coraggio! Non vi mangio mica... e come potrei? Vomito anche la mia stessa saliva...
 
Ho bisogno della vostra voce per portare a compimento la mia storia... la mia voce sta finendo così come la mia giornata su questo pianeta di ladri, bugiardi e ruffiani... e ho bisogno di Voi... - anzi, ho bisogno di Te – quando la mia viene a mancare... ok?
 
Chi sei? Fatti vedere...
ah, sei tu?
 
E va bene... tienti pronta allora, Amica mia e mia Unica Erede Spirituale... pronta a prendere il mio posto.
Io non lo so più quanto tempo ancora mi rimane.
io... io... non so più niente.
 
Dopo la morte di Angie, Michelle tornò dai suoi a Denver... ma questo ve l'ho già detto, vero? O no... non mi ricordo, cazzo... io... merda, forse mi confondo... o no?
 
L'unica cosa che so, è che tornò a Denver, dai suoi. Passarono gli anni. Tre, se non mi sbaglio. Tre fottutissimi, schifosissimi anni. Anni in cui io andai in pezzi e mi buttai, come cantano i Guns 'n Roses di Axl Rose – vi ricordate di loro? Spero di sì... perchè tra poco torneranno in questa storia assurda da protagonisti - , tra le braccia di Mr Brownstone. Cioè, per dirla più prosaicamente, affogai il mio dolore e il mio cordoglio nelle droghe. Quelle pesanti. E cominciai a farmi come una disgraziata.
Ma lasciamo perdere. Non è la vostra pietà che voglio, cazzo.
E nemmeno che mi facciate la morale. Nossignore.
Una sarà libera di strafarsi in vena di eroina fino a schiattare, se la sua vita all'improvviso è diventata una merda, no?
E allora cambiamo argomento.
No sono qui per raccontarvi i cazzi miei... e, se volete saperlo, non sono qui nemmeno per per Voi... nossignore. E tantomeno per me. Io sono qui per una persona sola. Una soltanto. Michelle. Solo per lei.
 
Dio, come sto male...
Altro che crisi di astinenza... stavolta ho l'A7 davvero.
E mi sa che stavolta chiudo bottega...
 
Dopo che Michelle se n'era andata, io avevo smesso di studiare Cinematografia. Vi ricordate che frequentavo la U.C.L.A. Di Los Angeles, vero, Ragazzi?
 
So che non ve ne frega un cazzo, e avete tutte le ragioni. Non me ne fregava un cazzo più nemmeno a me, dopo la morte di Angie e la partenza di Michelle. Non mi fregava più di un cazzo di niente, figurarsi dell'Università di Cinematografia.
Io non ne avevo più bisogno, di studiare cinema, cazzo. Nossignore. La mia vita era un film dell'orrore. Il peggiore che avessi mai visto.
Quindi, me ne andai.
 
Bruciai i libri e il libretto universitario.
Ma rimasi a Los Angeles.
A bucarmi e a fare la battona per pagarmi i vizi, se lo volete sapere. E se no, chissenefotte, ve lo dico lo stesso. Tanto, ormai, io sono arrivata al capolinea.
 
Ho continuato su quella strada fino a tre mesi fa... sì, tre mesi fa... giorno più giorno meno... quando ho incontrato... o, meglio, ho rivisto...
cazzo, com'è che si chiamava?
Merda, ragazzi, aiutatemi Voi...
Il mio cervello sta andando a puttane in fretta...
Com'è che ti chiamavi, Tu?
Tu! Tu! Ma sì! Tu!!!
Non hai detto che mi sostituirai?
Eh? Come ti chiami?
Sarah?
Sarah come?
Grida più forte! Non ti sento...
 
Cough... cough...
 
Fanculo anche alla tosse, cazzo!
Dopo morta starò meglio!!! Almeno spero...
Ma andiamo avanti, chè mi sa che non ci arrivo, a domattina, cazzo.
 
Ero rincantucciata su un marciapiede in zona Strip... stavo a rota bestiale e tremavo come una foglia... sudavo e gelavo...
non saprei dire per quanto tempo sono rimasta lì seduta per terra con la testa tra le gambe e i capelli che spazzavano la strada, a vomitare l'anima sul marciapiede...
non lo so e non ha importanza... fatto sta che, all'improvviso, ho sentito una lieve pressione su di una spalla.
 
Pensando che qualche altro tossico di strada come me volesse approfittarsi della miserevole situazione in cui mi trovavo, ruotai la testa di scatto.
 
Era una mano.
 
Con un anello a forma di teschio urlante e una serie infinita di braccialetti, chincaglierie metalliche e catene.
Allora alzai la testa in cerca del suo viso.
E tutto quello che vidi, in quel momento, fu un cespuglio di capelli crespi e neri.
L'uomo che mi stava davanti... era uno scherzo di natura. E, come in quella canzone di Billy Idol che mi piaceva tanto, aveva...
 
... eyes without a face...
 
 sì, insomma... occhi senza volto.
 
 
 

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Capitolo 8
*** nothin'else matters ***


Capitolo9

 

 

 

 

 

NOTHIN’ELSE MATTERS

 
Fuori dalle palle, Sarah Rose.
Ascolta un cosiglio da amica: vaporizzati, cocca. Guarda che lo dico per te, gioia. Mi stai facendo incazzare sul serio, ragazzina.
Quindi, vedi tu: o chiudi il becco... o vai fuori dai coglioni. Niente ma e niente se.
Chiaro?
Parlerai quando lo dirò io.
E adesso tappati la bocca e apri le orecchie, stronzetta.
Ascolta bene, che magari... se Dio vuole, impari anche qualcosa...
E non ti permettere mai più di interrompermi... ne ora né mai.
Ok?
 
Cazzo, Ragazzi... qui marca male... il cuore tira come una locomotiva...
i polmoni li ho sputati tutti e due un'ora fa...
ormai per me è questione di giorni... o di ore, sa Dio...
Sissignore...
 
E ho ancora parecchie cose da dire, quindi...
chi ha qualcosa in contrario... faccia un piacere a se stesso e agli altri, cazzo:
vada fuori dalle palle una volta per tutte!!!
A cominciare da te, Sarah Rose... che nome del cazzo!!!
 
Dunque, dicevamo.
Eravamo rimasti sotto la pioggia di Novembre. C'ero io – a rota bestiale - e Vomito Ovunque, cioè Slash, che era comparso all'improvviso... certamente uscito da una cazzo di fiaba dei Fratelli Grimm. Sissignore.
E, quel giorno in cui tutto sembrava perduto, il chitarrista fu il mio Principe Azzurro. Era senza cavallo bianco, ma questo non fece per me alcuna differenza. Mi prese in braccio... - ve l'ho detto che mi sollevò da terra tra le braccia come se io fossi stata una bambina di cinque anni? Mi sembra di ricordare che ve l'ho accennato...- ad ogni modo, mi prese e mi portò via, sotto la pioggia battente di Novembre.
Dove?
Ma come dove?
Nel suo Castello Incantato!!!
Insomma, Ragazzi... era o non era un Principe Azzurro?
Ripensare alle sue parole, a ciò che mi disse, davanti a quella specie di bunker dall'aspetto, al tempo stesso, bizzarro e sinistro, mi fa ancora venire le lacrime agli occhi...
“Benvenuta nel mio Castello, Principessa!” Mi sussurrò all'orecchio, il dolce fiato che sapeva di Zio Jack lontano un miglio sul mio collo intirizzito e fradicio di pioggia.
“Benvenuta a Hell House”.
Il primo ostacolo da superare fu quella pazzesca, incredibile, ripugnante... imbarazzante saracinesca. Avevo davanti una specie di bunker graffitato fino alla morte la cui porta d'ingresso era, appunto, quella cazzo di saracinesca mangiata viva dalla ruggine.
Un odore disgustoso e indefinibile vi aleggiava intorno come un' aueola di santità sopra la chioma di una vergine, ed io non tardai a rendermi conto della fonte: anche se - per così dire - la pioggia l'aveva parzialmente ripulita e quindi assolta, la vecchia saracinesca in questione era una cosa praticamente inguardabile. Da film splatter. Era scritta e arabescata, firmata e controfirmata... con il vomito. No dico altro. Se non che, viste le... non proprio decorose condizioni di salute in cui mi trovavo quel benedettissimo giorno, proprio quella strana e discutibile... ehm... forma d'arte... mi  fece sentire a casa.
 
Inoltre, non stavo nella pelle dalla voglia di rivederli tutti, quei brutti ceffi belli come il sole, cazzo! Avevo paura dei ricordi che avrebbero riportato in superficie... - soprattutto, avevo paura di rivivere ancora una volta quella stramaledettissima Notte in cui perdemmo Angie... la Notte in cui persi per sempre l'amicizia di Michelle... e che segnò la fine della mia adolescenza. Avevo paura che loro, i miei cazzo di idoli da teenager, versassero sale sulle mie piaghe e mi strappassero di dosso le piccole, insignificanti – ma vitali! - certezze che mi ero dovuta ricostruire per potermi ancora guardare allo specchio, cazzo, senza farmi troppo schifo. Avevo paura che mi strappassero di dosso quell'abito fatto di oblio che pazientemente mi ero cucita in quei tre fottutissimi anni, e che mi lasciassero nuda, esposta alla pubblica gogna.
Avevo paura.
Altrochè, se ne avevo!
E, viste le circostante, Amici miei... potete darmi torto?
 
Avevo paura, dicevo.
Sissignore.
Anzi, per dirla schietta, mi cagavo sotto, cazzo!!!
Erano passati tre lunghissimi anni da quella Notte, ma per me il tempo, da quel momento, aveva smesso di esistere.
O forse ero io, Cassandra M. Wingfield – M sta per May... ve lo dico lo stesso anche se so che non ve ne frega un cazzo. Così almeno, quando sarò morta, saprete che nome scrivere sulla mia lapide... ma andiamo avanti.
Mi cagavo letteralmente sotto dalla strizza, ma a Vomito Ovunque non dissi niente di quel che mi rodeva dentro. Anche perchè ero certa che, in gran parte, se lo Zio Jack non gli aveva fulminato del tutto la centralina, quel che mi passava per la testa doveva capirlo anche lui.
 
Cough... cough... cough-cough-cough...
 
Che palle, 'sta tosse di merda...
altro sangue... altri alveoli polmonari buttati da culo dall'A7...
non credevo facesse così male, Ragazzi, sapete?
Non che non me lo meriti, dopo quello che ho fatto, ma... cazzo!!!
 
Il cuore... sembra che me lo stiano trapanando con un paletto di frassino... e che cazzo! Cosa sono diventata, adesso, una vampira?
Ma per l'amordiddio!!! Io non sono mica Twilight...
Dio me ne scampi e liberi...
mi ci manca solo quello!!!
 
Dicevamo? Ah, sì. Parlavamo del buon vecchio Slash. Anche detto Vomito Ovunque.
Tra parentesi... non vi dispiace se continuo a chiamarlo così, vero?
E' un nomignolo affettuoso... lui si divertiva, quando lo usavo... e io lo usavo perchè sapevo che quell'epiteto lo faceva scompisciare dal ridere.
 
Cough cough cough...
 
Ad ogni modo, in quel momento della mia vita, in cui non avevo più niente da perdere, e stavo veramente raschiando il fondo del barile, avevo una strizza mortale, ma soprattutto, una voglia di loro da star male. Di rivederli tutti. Di abbracciarli tutti per una notte intera.  Di respirare il loro odore... anche se, di solito, non erano proprio di bucato, sapete, Amici?
E, del resto, non ero una violetta nemmeno io...
non mi lavavo i capelli da settimane, cazzo!!! Sudavo e puzzavo... e ghippavo in continuazione. Ma loro erano le mie star. I miei cazzo di idoli. Tutti quanti, nessuno escluso. Ma soprattutto lui, il rosso maledetto bello come un dio pagano, cazzo!
La causa prima della mia rovina e della mia perdizione.
Il Demone dalla Faccia d'Angelo, come lo chiamavo io.
L'unico e il solo figlio di puttana che mi aveva stregato a tal punto da farmi calpestare i sentimenti della mia migliore amica davanti a trecento persone, facendo di me, al di là di ogni ragionevole dubbio, una Puttana.
 
Il suo nome era il miele del diavolo.
 
Cough cough cough...
 
W. Axl Rose.
 
Il quale – certo come la morte -  in quel preciso istante, si trovava al di là di quella fottutissima e stomachevole saracinesca, sdraiato su una vecchia coperta piena di macchie e di buchi a bere birra e fumare marijuana.
Cazzo, mi sembrava di vederlo. Era come se io avessi avuto la vista a raggi x o – meglio ancora – come se quella cazzo di saracinesca fosse stata di vetro o di cristallo. Cioè, insomma, trasparente.
E io, a rota bestiale, squarciavo il velo che ci divideva e lo vedevo.
 
Con gli stivali da cowboy ai piedi e quegli arrapanti pantaloni di pelle nera dell'Harley Davidson che sembravano dipinti sulle sue lunghe gambe snelle e muscolose al tempo stesso. E quella cazzo di maglietta stracciata dei Thin Lizzy, cazzo...  quello straccetto tenuto insieme da quattro fili sgangherati che rivelava i capezzoli rosa confetto trafitti dai piercings...
maledetto te, cazzo...
Basta... sapere che dietro quella saracinesca da vomito c'era Axl Rose...
Non so nemmeno descrivervi a parole quello che provavo... il linguaggio verbale convenzionale, a volte, è povera cosa... limitato... troppo limitato... provate a farvi un acido, e poi mi direte...
 
Axl Rose.
La mia rovina e la mia ossessione.
Era lì, ne ero certa.
Quel bastardo strafigo stellare era lì.
Dietro quella cazzo di saracinesca.
A meno di un metro di distanza da me...
 

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Capitolo 9
*** november rain ***


Capitolo8

 

 

 

 

 

NOVEMBER RAIN

 
No ho più voce... mi manca il fiato...
Vieni qui, Sarah... come hai detto che ti chiami?
Sarah Rose? E chi diavolo sei?
Si può sapere?
“Lo saprai a tempo debito”, mi ha risposto lei. Fredda come la pioggia di Novembre.
E chissenefrega. Quando non ce la farò più, parlerai tu. Ma non adesso, chiaro?
O almeno... non ancora.
 
Vi ho detto che ballavo con Mr Brownstone, Miei Unici Unici Amici?
Mi pare di sì, vero?
Cazzo... mi scoppia la testa...
Non riesco a smettere di vomitare...
Mi prude dappertutto e non posso grattarmi per non spellarmi fino all'osso...
Datemi una paglia... la nicotina è l'unica cosa che ancora riesco a trattenere... ma, se invece, avete della bella maria, non fatevi pregare... io non mi offendo mica...
Ad ogni modo, sì, ballavo con Mr Brownstone. E ci scopavo anche, con Mr Brownstone. Sissignore. Con tutte le regole.
Pensavo soltanto a farmi e strafarmi tutto il giorno. E Lei, l'Eroina, mi risarciva di tutto lo sbatti per procacciarmela, sulle strade di Lost Angeles - come la chiamavo io – la città degli Angeli Decaduti, bruciando il mio dolore assieme ai neuroni del mio cervello. I miei paradisi artificiali, paradossalmente, diventarono l'unica cosa che ancora mi teneva ancorata alla realtà. Fino a quel giorno.
Stavo a rota, ve l'ho detto, no? A vomitare l'anima su un fottutissimo marciapiede.
Scommetto che, però, fusa come sono, non ve l'ho mica detto che pioveva a catinelle, cazzo...
Vero che non ve l'avevo detto?
E c'è un'altra cosa che non vi avevo detto... forse per non spaventarvi.
 
Era scoppiata un'epidemia di un virus parainfluenzale estremamente contagioso che aveva tutte le carte in regola per diventare una cazzo di pandemia e fotterci tutti quanti e buonanotte. I virologi gli avevano dato un complicatissimo nome latino, ma la gente di tutto il mondo la conosceva semplicemente con una sigla alfanumerica che, solo a nominarla, cazzo, seminava il terrore: l'A7. Si stava diffondendo a macchia d'olio.
Ed era cattiva, cazzo.
Molto, molto cattiva.
Livello di pericolosità: massimo.
 
Pioveva. Veniva giù che Dio la mandava.
Ed io non avevo un cazzo di posto dove andare. Inutile dire che ero bagnata fradicia. Stavo da schifo ed ero bagnata fradicia. Il che non mi aiutava... non so se mi spiego. E me ne stavo lì a tremare e a smadonnare stramaledicendo di essere nata, quando... ecco che, all'improvviso... come in una canzone, cazzo... arriva lui. Eyes without a face. Occhi senza volto.
Io alzo il viso e il mio sguardo incontra lo scintillio delle sue iridi nere che filtra dalla trama di quel muro assurdo di capelli.
E io... così, su due piedi... sì, l'ho già visto quell'uomo... anzi, quel giovane uomo. Chiaro che l'ho già visto. Non ci piove. Nemmeno in un pomeriggio di novembre, cazzo. Garantito. Ma dove? Dove cazzo l'ho già incontrato?
 
Squarci di immagini confuse. Percezioni vaghe. Montaggi alternati di sogni di gloria e di scene da incubo si affollano nel buio della mia mente obnubilata dall'Ero. Ad ogni modo, io ho capito chi è: il cugino IT.
Come, chi è il Cugino IT? Povera me... che livello! Avete mai visto i telefilm della Famiglia Addams, da bambini? Beh, in ogni modo, lui era il Cugino IT. Quello fatto interamente di capelli. Dalla testa ai piedi.
 
La falsa pietà dei passanti mi infastidiva. Soprattutto quella dei tipi giusti travestiti da rockstar in incognito come questo qui. I Buoni Samaritani mi facevano veramente girare le palle anche se non ce le avevo. E quindi, ero già pronta a scattare come un cobra.
Lui, però, fece qualcosa che mi spiazzò del tutto.
S'inginocchiò di fronte a me.
 
“Posso?” Domandò. La sua voce era un sussurro portato dal vento.
E, con una carezza, mi scostò dolcemente i capelli dal viso.
“No!” Esclamò. E spiccò un salto indietro, incredulo. “Ma tu... tu sei...” La voce gli si spezzò in un singhiozzo. “Dio Cristo, sei...”
E pronunciò il mio nome. Non dimenticherò mai quell'istante. Ne' come il mio fottutissimo nome gli venne fuori dalle labbra da cui pendeva una Lucky Strike. No, ragazzi. Perché era la prima volta dopo tre anni in cui qualcuno pronunciava il mio nome di battesimo con amore. In quello stesso istante, i miei occhi si riempirono di lacrime.
E seppi anche chi fosse veramente il Buon Samaritano.
 
Quando gli buttai le braccia al collo, singhiozzavo come una bambina. E mi accorsi, dal sapore salato delle sue labbra, che anche il suo viso era tutto rigato di lacrime.
E io, bastarda, non lo chiamai col suo nome – o meglio, col suo fottuto, famosissimo nomignolo, che era diventato il suo nome sia nell'arte che nella vita privata -. Fu un momento senza tempo. Fuori dallo spazio e da qualsiasi categoria mentale possibile e immaginabile, amici miei. Fu un momento di... come dire? Esaltazione mistica. Ed io mi rivolsi a lui con l'epiteto che io stessa, la sera in cui, per la prima volta, lui entrò nella mia vita, avevo coniato per lui.
 
“ Vomito Ovunque!!!”Gridai, la voce rotta dal pianto.
 
“Senti chi parla!” scherzò lui, per sdrammatizzare, affondando nel mio abbraccio. E per un lungo, lunghissimo istante, non riuscimmo a parlare. Tutto ciò che facemmo fu starcene semplicemente lì abbracciati, dimentichi del mondo intero, su quel cazzo di marciapiede dello Strip, a tremare e gelare sotto la pioggia di Novembre.
 
“Non ti chiedo come stai” mi disse, comprensivo, alzandomi la manica della felpa di Sid e Nancy “perché non ce n'è bisogno.”
Fece scorrere le dita della mano sinistra sui miei avambracci.
Ve l'ho detto che ho i capelli rossi, vero? E la pelle bianco-latte. Che adesso, per via dell'Ero, si era fatta trasparente. Il mio braccio sembrava fatto di cera. Ed io avvertii  i calli delle sue dita... i tipici calli da chitarrista, sui segni violetti della siringa.
 
“Adesso che ti ho ritrovata”, mi disse infine lui, “non ti lascerò più andar via”.
Pioveva da disgraziati, come vi ho detto, amici, e noi eravamo su un marciapiede in mezzo ai coglioni. Pioveva di brutto dal giorno precedente, e  mi ricordo che lo Strip era una pozzanghera sola. E i passanti - 'sti stronzi cafoni di merda - ci schizzavano ogni volta che ci passavano accanto, correndo via per non infradiciarsi.
“ Non puoi stare qui, Kissy!” Mi disse allora Vomito Ovunque che – come ricorderete... o almeno lo spero, cazzo!!! Sempre che non abbiate anche Voi l'A7 o che non siate dei tossici rovinati come me – si chiamava Slash. Cioè, no... il suo nome di battesimo era Saul Houdson, ma non lo usava più nemmeno sua madre... no, lui, per tutti, era Slash. Solo Slash. E per me, ma solo per me  – era Vomito Ovunque.
 
Cough... cough...
 
mi sa che mi sta salendo la Febbre...
da come mi sento avrò almeno 40°...
Ehi, Ragazzi... nessuno ha una coperta?
Io, in cambio, vi regalo la bottiglia di Nightrain...
visto che, purtroppo, non riesco a bere senza vomitare... la volete? E' Tutta vostra...
Basta che mi lasciate finire senza interruzioni...
La fine si avvicina... me lo sento nelle ossa...
la mia unica amica, la Fine...
Ma andiamo avanti. O, almeno, proviamoci. Ok?
 
“E dove vado?” Domandai io, sarcastica.
Lui non rispose subito, ma vidi il suo pomo d'Adamo andare su e giù e capii che lui... lui era di nuovo sul punto di mettersi a piangere.
“Tu vieni con me”, disse, quando il nodo che aveva in gola gli permise di parlare.
Non era bravo a ingoiare le lacrime.
Ma nemmeno io lo ero.
Mi prese in braccio e mi sollevò da quel fottutissimo marciapiede... e in quel preciso istante seppi di aver ritrovato un amico... ma anche molto, molto di più...
Seppi chi era stato, quella tragica notte di tre anni prima, a salvarmi la vita.
Vi ricordate la notte in cui Angie morì, vero?
 
Io inciampai e battei la testa sul marciapiede... ma devo avervelo già detto.
 
Prima che perdessi i sensi, qualcuno venne in mio soccorso, mi prese in braccio e mi tolse dalla strada. Salvandomi la vita anche se non lo meritavo.
 
E quel qualcuno – adesso ne ero certa, assolutamente certa! Senz'ombra di dubbio -  fu lui. Slash. Vomito Ovunque.
Fu lui a occuparsi di me mentre Axl Rose, riverso sul corpo di Angie, sboccava in mezzo alla strada.
 
Mi salvò allora e mi salvò anche adesso. Dopo tre lunghissimi e schifosissimi anni.
 
“Tu adesso vieni con me e basta”, mi sussurrò, alzandosi in piedi tenendomi in braccio.
 
Cough cough cough...
 
“Dove mi porti?”
“Vedrai.”
Io mi afferrai al suo collo e, d'impulso, lo baciai. Fu il bacetto fresco e innocente, di una bambina di cinque anni.
“Fidati di me.”
Inutile dire che mi fidai di lui.
D'altronde, non avevo scelta.
E mi lasciai condurre sulla strada dei ricordi. Ma questa, dopotutto... è un altro capitolo della mia storia... quindi dovrete portare ancora un po' di pazienza...
 
Cough... cough... cough-cough-cough-cough...
(Sangue... di nuovo...)
E le croste...
Che puzza, che schifo!!!
La mia pelle... sembro una lebbrosa, cazzo...
E vi capisco, Amici miei, se non vi va di starmi vicino...
nemmeno io, potendo scegliere, vorrei starmi vicino...
ma io non ho scelta...
 
E tu stai zitta, Sarah Rose!
Chiudi quel becco rifatto da bagascia redenta, che tanto, credi a me, non ti caga nessuno di striscio.
 
Ti sento, sai' Cosa credi? Non sono mica cretina del tutto, io!
Lo so che mi parli dietro tutto il tempo, con quella faccetta da santarellina... e che cazzo ne sai, tu, della mia vita?
Come cazzo ti permetti di giudicarmi, ragazzina?
 
Aspetta aspetta...
ma io ti conosco...
Sissignore!!!
Eccome, se ti conosco...
 
Non dimentico mai una faccia, se vuoi saperlo...
nemmeno se sono strafatta e in punto di morte, ragazza...
e allora, avanti... vieni qui, se hai coraggio...
 
Sarah Rose, hai detto?
 
Sì, come no... e io sono Madame de Pompidour!
Ma vai a cagare!
Si può sapere chi cazzo sei veramente?
 
Ad ogni modo, chiunque tu sia, aspetterai il tuo turno.
Allora potrai dire tutto quel cazzo che vuoi.
Ma non prima.
Un po' di rispetto, cazzo!!!
E un po' di pietà...
Ho l'A7.
Sto morendo.
E' vero.
Ma non sono ancora morta.
Ficcatelo bene in testa, signorinella!!!
Non sono ancora morta.
Chiaro?
E ho ancora parecchie cose da dire.
Capito?
Che ti piaccia o no!!!
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** live?!@like a suicide ***


Capitolo10

 

 

 

 

 

LIVE?@!LIKE A SUICIDE

 
Il mio ingresso a Hell House fu una figata pazzesca. E, grazie a Vomito Ovunque, si rivestì di una patina di romanticismo decadente e di raffinatezza...  tutte cose che noi donne, si sa, non le buttiamo mica via...
 
Dunque, dicevo...
 
Cough cough... cough... coug-cough-cough!!!
 
(Merda)
Ci risiamo... stavolta ci lascio le penne sul serio, cazzo!!!
 
Sarà meglio che acceleriamo un po' eh, Ragazzi? Che ne dite?
I miei alveoli rimasti ringraziano...
Glissiamo sui dettagli da libro di fiabe, dunque, e andiamo subito al sodo.
Romanticherie , finezze e bon-ton a parte.
 
“Ehi, stroooonziiiiii!”
Tuonò Vomito Ovunque non appena, con me in braccio come una sposa, oltrepassò la saracinesca che divideva il resto del mondo da Hell House.
“Dove cazzo siete, tutti?!”
Ringhiò, in direzione dello stanzone malamente illuminato e, a giudicare dalla temperatura che si poteva percepire stando semplicemente sulla soglia – ancora peggio illuminato.
“Dico a voi, bastardi!” Ribadì, scandendo le parole ad una ad una.
“Avanti... brutti marchettari da marciapiede che non siete altro!!!”
Strillò, facendomi l'occhiolino e strizzandomi come se mi volesse centrifugare.
“Abbiamo un'ospite!!! Capito, cazzoni? Un'ospite!!! Un-apostrofo-ospite, cazzo!!! Capito?”
Niente.
Nessuna risposta.
“Il che significa” spiegò pazientemente Slash “per chi di voi è andato oltre la prima elementare – che si tratta... di una LEI!!!”
Ancora niente.
“Una FIGA, capito, culattoni? F-I-G-A!!!”
 
Un boato da stadio risuonò nell'aria umida e malsana di Hell House scuotendola tutta, dalle fondamenta, come una scossa di terremoto dell'ottavo grado della scala Richter.
 
“Credo che abbiano capito...” mi spiegò Vomito Ovunque, con una faccia da satiro porcone che non prometteva niente di buono...
 
Quanto a me, dovetti trattenere l'impulso di stampargli cinque dita sulla guancia... in fondo, era o non era il mio Principe Azzurro?
Quindi, anch'io, potevo benissimo, per una volta, fare buon viso a cattivo gioco e mostrarmi – per quanto possibili – disposta a collaborare... il fatto che fossi nella fase culminante di una bella crisi d'astinenza da eroina, poi, non deponeva certamente a mio favore... quindi, ragionai in fretta: vista la situazione, la parte della pulzelletta illibata che faceva la preziosa con la sua virtù tutta d'oro era... ahimè, fuori questione.
 
Fuori da Hell House c'era la pioggia di Novembre. C'era un freddo boia.
E, soprattutto, c'era lei, l'A7.
E io non avevo un cazzo di posto dove stare.
 
A Hell House – va detto per inciso – non ero nella suite dell'Hotel Hilton, chiaro, ma almeno avevo un tetto sulla testa e... cinque erotomani arrapati che volevano soltanto farmi la... Ommioddio!!! Ma come cazzo ci riuscivo sempre, a ficcarmi nella merda?
La situazione era senza uscita... in ogni caso, per dirla con raffinatezza e stile, ce l'avevo proprio nel culo.
 
“Non fatemi fare la solita figura di merda, cazzo!!! Mostrate almeno un po' di educazione!!!”
La sua voce salì di altri trenta decibel, arrivando intorno ai cento. Più o meno l'intensità di un martello pneumatico.
“Capito, coglioniiiiiii?”
 
La risposta – l'unica che ottenne, poveraccio – fu una salva di pernacchie... anche se, sul fatto che fossero tutte rigorosamente fatte con la bocca, ragazzi... conoscendo i miei polli, non ci giurerei!!!
“Duuuuuuuuufffff!!!” smoccolò Vomito Ovunque.
“sei uno stronzo!!! Tanto lo so che sei tu... questa è tutta farina del tuo sacco!!! ********************* tu e quella ************* di tua madre!!!”
La risposta del biondo bassista col lucchetto al collor fu lapidaria.
“Vai a strafotterti, Slash!!!”
Poi subentrò un'altra voce.
“Zitte, checche isteriche!!! Mi fate perdere la concentrazione!!! Se vado sottovena v'inculo tutti quanti!!! Capito? Culattoni!!!”
E altre finezze del genere da Accademia della Crusca.
Cough... cough...
 
Soffoco, cazzo...
non ce la faccio più...
qualcuno di voi, per caso, ha una spada?
 
Il dialogo che seguì è largamente irriproducibile. Per essere esatti, appartiene all'indicibile... meno male che hanno inventato gli asterischi, miei Unici Amici!!!
Vorrà dire che, se un giorno la nostra Sarah...
come diavolo si chiamava? Eh? Come dici? Parla più forte, cazzo, che sono sorda!!!
Ah, già...Sarah Rose, ecco...
Sarah Rose come... come Axl Rose, cazzo!!!
Ma come diavolo ho fatto a non arrivarci prima, d'una deficiente strafatta e rincoglionita che sono?
L'A7 e l'eroina sono una coppia vincente... e non nego che, senza dubbio, hanno avuto la meglio sul mio cervello. O, perlomeno... su quel che ne restava.
 
Vomito Ovunque, però, non si arrendeva. Era uno tosto, cazzo. Sissignore. Quel che voleva voleva, e quando si ficcava una qualsiasi cazzata in quella zucca ipertricotica e bacata,  erano cazzi da cagare.
Gli piacevano gli ingressi in grande stile a quel cazzone, sapete?
Era così narcisista che cercava la gloria anche giù per il cesso.
Era un cazzone, ma la volete sapere una cosa, ragazzi?
Aveva un cuore grosso così... - e un cervellino piccolino così -... ma non importa. Io gli volevo bene, a quel cazzone sempre sbronzo marcio e strafatto di ero.
E lui mi ricambiava. Ero come una sorellina, per lui.
 
Cough cough cough...
 
Mi aveva salvato la vita due volte, casa che – nel suo codice d'onore – significava che io gli appartenevo in questa vita e- Dio me ne scampi – anche nell'altra...
 
Desiderava, per me, un ingresso degno di una regina... anche se devo dire che – per come sono poi andate a finire le cose – il mio arrivo si potrebbe giustamente intitolare “Lupus in Fabula”... ma ci arriveremo tra poco.
Per adesso, l'unica cosa che contava davvero era che, finalmente, bella o brutta che fosse, avevo finalmente una casa. E qualcuno che si prendesse cura di me... anche se, quanto a questo, e al tipo di attenzioni che avrei suscitato in quei cinque avanzi di galera, sapevo di non poter dormire sonni tranquilli.
“ Fanculo il fottutissimo giorno che vi ho incontrati!!! “ Berciò il chitarrista noto come Cespuglio Umano Semovente, Slash, o – se preferite – Vomito Ovunque.
La cosa che più mi commuoveva, era l'affettuoso idillio con i compagni. Il delicato sentimento un po' retròche li univa.
 
“Pezzi di merdaaaaaaa!!! Avaaaaantiiiiii!!!”
 
Dovetti tapparmi le orecchie per non perdere l'udito in modo permanente.
 
“Alzate le chiappe e venite a vedere chi c'è!!!”
 
E, in men che non si dica, un'orda di Unni affamati e innegabilmente ubriachi, con  gli ormoni a paletta e la schiuma alla bocca, si avventò a testa bassa su di noi.
 

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Capitolo 11
*** look at your game, girl! ***


 Capitolo11

 

 

 

 

 

LOOK AT YOUR GAME, GIRL

 
Ragazzi, che notte!!!
Brrr... mi vengono i brividi solo a pensarci, sapete?
 
Fa un freddo da morire qui dentro, cazzo...
ho bisogno... ho bisogno di una paglia, ragazzi...
seeee, lo so che fumare fa male, cazzo!
Ci mancava anche questa...
Sììììììììì mammina! Lo so che mi fotto i polmoni, mamminaaaaa...
e chi se ne frega?
Li ho vomitati quasi un'ora fa...
 
Ma torniamo a quella magica notte. Volete?
Lo so che vi piace pescare nel torbido, piccoli avanzi di galera che non siete altro... e allora eccovi serviti, miei cari e Unici Amici...
Quella fu una notte di musica, di droga, di alcol e poi ancora di droga. Soprattutto quella pesante, cazzo... quella che ti fa vedere il mondo dietro quel cazzo di velo di Maya che diceva quell'altro pazzo fulminato di Schopenhauer...
come chi è Schopenhauerrr?
Ragazziiii!!! Così mi deludete, cazzo...
 
E già... e in fondo chi era, poi, 'sto tuonato? Un fricchettone? Un tossico da strada? Un chitarrista strafatto e punkettaro bello come un dio?
E chi se lo ricorda più, cazzo!!!
E, soprattutto, chi se ne frega.
Sissignore.
Quindi – chiusa parentesi – torniamo a quella notte orgasmica. A quella specie di baccanale con la musica a palla e l'adrenalina che scorreva a fiumi.
Rock duro e grezzo come la carta vetrata, ragazzi miei!!! Vero sleaz metal stradaiolo 100% con i controcazzi, Amici miei!!!
E la droga... l'eroina...
per non parlare dello Zio Jack... anche se, devo dire, che quello se l'era scolato quasi tutto Vomito Ovunque, come al suo solito... facendo incazzare di brutto i suoi degni compari!!!
Rock. Droga... i ragazzi avevano tutto, lì a Hell House... la casa era ben rifornita... niente da dire... ma una cosa soltanto mancava: il sesso, cazzo.
Il fottutissimo sesso.
E qui subentro io...
Ma lasciate che ve ne parli... che vi racconti di me, di Vomito Ovunque e di tutti gli altri, i suoi degni compari, quando mi videro arrivare, come una cazzo di sposa, tra le sue braccia.
Solo a pensare a quella notte il cuore mi schizza fuori, cazzo!!!
 
Cough-cough-cough-cough...
 
Cazzo, muoio.
 
Che cos'hai da ridere tu, stronzetta che non sei altro?
Vieni a ridermi in faccia, se hai le palle!!! Inutile che ti nascondi, brutta troia che non sei altro!!! Tanto ti vedo, sai?
E' ora che ci dài un taglio, chiaro?
Se hai qualcosa contro di me, gioia mia bella, ti fai avanti e me lo dici sul muso guardandomi dritto negli occhi, quello che mi devi dire, capito tesoro?
Altrimenti ti inghiotti la lingua e non rompi le palle.
E sappi che non me ne frega un cazzo di chi sei o non sei...
Mi viene in mente una canzone... che fu poi pubblicata come ghost track sull'album... oh, cazzo, aspettate... come diavolo s'intitolava?
Cough cough
cough cough cough...
 
Povera me, sono proprio fottuta... lo dicevo sempre, alle mie amiche, cazzo, ai bei vecchi tempi andati: il giorno che mi dimenticherò anche del titolo di una e una sola canzone dei Guns, ebbene, ragazze... quello stesso giorno, se mi volete un pochino di bene, fatemi fuori!!!
 
Ad ogni modo, la canzone s'intitolava Look at your game, girl.
Attenta al tuo gioco, ragazza, per chi di voi fa cagare in inglese.
Un titolo eloquente e minaccioso. Pensate che la canzone l'aveva scritta nientepopodimeno che Charles Manson, quel pazzo furioso che aveva fatto fuori Sharon Tate incinta di nove mesi e altre sette persone nella villa di Roman Polansky, nel 1969...
cara la mia Sarah Rose del cazzo, questa è per te...
te la dedico con tutto il cuore...
quindi, ascolta un consiglio da amica:
 
attenta al tuo gioco, ragazza...
e piantala di prendermi per il culo!!!
 
Cough cough cough...
 
Inutile dire che sto di merda, cazzo... l'A7 mi sta fottendo... non so neanche se vivrò un'altra cazzo di ora, quindi, se non ti spiace, mostra almeno un po' di rispetto per gli altri, quelli che hanno ancora voglia di sentire 'sta cazzo di storia!!!
E non m'interrompere più!!!
 
Basta. Riguardo al mio... ehm, ingresso da star a Hell House, non ho ancora finito.
Posso solo dire che... ehm, a dispetto delle mie non proprio... appetitose condizioni fisiche – per non parlare del fatto che la doccia non la vedevo da settimane – devo dire che quelli, cazzo... avevano fame!!!
Sissignore!!!
E credetemi, se vi dico una cosa nell'orecchio, miei Unici Amici ed Eredi Spirituali:
quelli non si fecero certo pregare!
Anzi... per quelle cinque adorabili canaglie da capestro, io divenni, per così dire... il main course, cioè il piatto forte della serata.
Inutile dire che...
ehm, non giudicatemi troppo male, ragazzi, ma... inutile dire – dicevo – che quei poveri diavoli di ragazzi... sì, insomma... stavano tutti morendo di... fame.
 
Cough cough...
 
Capite cosa intendo, vero?
Ditemi di sì, cazzo...
In ogni modo, dicevo, fui io il loro cibo, quella notte.
La loro cena.
 
E, manco a dirlo, quei pazzi furiosi si... ehm... si servirono tutti!!!
 
Cioè, no... non proprio tutti, cazzo... ma ci arriveremo tra poco, se fate i bravi e portate pazienza. E, soprattutto, se state zitti e non m'interrompete con inutili domande del cazzo.
E devo ammettere che... nonostante, come devo avervi già accennato più volte, ragazzi miei, non fossi proprio in forma smagliante... non fu affatto male!!!
Nossignore!!!
 
Perchè, purtroppo – o per fortuna, a seconda dei punti di vista – ne mancava uno, cazzo.
Contando anche Vomito Ovunque, erano quattro.
Se ne stavano tutti a ridosso della parete di fondo dello stanzone, umida e chiazzata di muffa, stravaccati su quello che, secoli prima, doveva essere stato un tappeto persiano. Il consunto disegno geometrico era lurido e punteggiato di macchie. L'odore della stanza era indicibile – un misto di sperma, vomito, droga e sudore. Ma la puzza peggiore, quella che avrebbe respinto qualsiasi essere umano già da stare semplicemente sulla porta, cazzo, era quello schifo di tappeto.
 
Cough cough cough...
 
Una vecchia stufa arrugginita ce la metteva tutta per scaldare l'ambiente, che definire gelido era un eufemismo del cazzo. E un vecchio fornelletto a spirito, perennemete acceso, fungeva da cucina e aveva, come unico impiego apparente quello di riscaldare la roba e scioglierla prima di spararsela in vena.
“Lasciamene un po', capito? Faccia da culo!” Stava dicendo un redivivo Izzy ad un semi-comatoso Steven. “Non fare il furbo con me, capito coglione? No riuscirai a sparartela tutta e lasciarmi col culo per terra!”
“Fanculo, Izzy!!!” biascicò Steven, fiammeggiando il cucchiaio ricolmo di nettare scuro.
“Non scartavetrarmi i coglioni!”
 “Ehi, voi due, fighette!” S'intromise Vomito in Ordine, adagiandomi sul tappeto volante. “Quella cazzo di roba è anche mia, chiaro? L'abbiamo comprata con i soldi miei...”
Quanto a me - lupus in fabula -, mi guardai attorno stranita.
Ero a casa, cazzo.
Finalmente a casa.
A Hell House non mancava proprio niente, cazzo...
Ci potevi trovare di tutto... entro certi limiti e... se ti piaceva il genere vivi intensamente, muori giovane e... lascia un bell cadavere... , allora eri a casa tua, cazzo...
Era il Paradiso Terrestre.
 
E, mentre fuori, cazzo, il virus dell'A7 cresceva, si diffondeva e poi mutava facendosi beffe dei vaccini... e mettendo in ginocchio prima l'America intera e poi tutto il cazzo di globo terracqueo... Hell House era una specie di porto franco. Un rifugio. Un covo. Un bunker rifornito di tutti quelli che erano i miei generi di consumo preferiti: 
alcol, fighi da stupro...
 
Cough cough...
 
... ed eroina di primissima- o quasi.
Che cazzo potevo chiedere di più alla vita?
C'era Steve, il batterista, riverso su quel cazzo di tappetto muffito e puzzolente, sbronzo da fare schifo, abbracciato ad una squallida pupattola gonfiabile. E Izzy, mezzo morto, con le spalle al muro, la mascella ciondoloni e la siringa ancora nel braccio. E Duff. Il re della birra dei Simpson. Il bassista punk col lucchetto al collo che si credeva il figlio segreto di Sid Vicious. E Vomito Ovunque, naturalmente, che si stava legando il braccio tutto beato e felice come una Pasqua per il fatto che, indubbiamente, portandomi nel loro covo segreto, aveva guadagnato come minimo un bel 1.000 punti di bonus.
 
Come mi videro, dicevo, da junkies rincoglioniti e strafatti che erano, buoni per il letto – o per una dose di Narcan salvavita, a seconda dei casi - quei ragazzi si ringalluzzirono all'istante.
Nessuna droga può fare altrettanto con una tale sconvolgente rapidità!!!
Davvero. Giuro.
Quando mi videro... beh, accade un fottuto miracolo, cazzo!
Potete ben dirlo, Amici!
Sissignore!!!
 
I mezzi morti di pochi secondi prima si trasformarono in Unni inferociti.
Si gettarono su di me come vampiri.
 
Uno dopo l'altro, in rapida successione, come in quella scena velocizzata di Arancia Meccanica con sotto il Guglielmo Tell rivisitato dal sintetizzatore Moog... avete presente?
Quella in cui il protagonista, Alex De Large si fa le due ragazzine a 80 fotogrammi al secondo...
 
Cough...cough...
 
cazzo, non respiro...
merda. Non posso mollare adesso, cazzo...
Non possoooooo...
 
Scusate.
Ora va meglio... almeno per ora.
 
Fu una cazzo di notte di fuoco, altro che balle!!!
Di quelle che si ricordano tutta la vita, cazzo... anche se stavo a rota e avevo il vomito e sudavo e tremavo e puzzavo come una bestia...
 
Inutile dire che, i Guns, con la roba – almeno a quei tempi – erano generosi... cosa che, grazie a Zio, mi permise di togliermi dallo stato miserevole in cui mi trovavo e di essere ammessa al Banchetto dell'Ero.
Perchè quei ragazzi, dopotutto, non erano mica quei mostri che dicevano i giornali.
Nossignore!
Erano persone decenti e di cuore, cazzo!!!
Meglio di tanti cravattari stronzi e infingardi che ti ridono davanti e ti inculano di dietro che ho conosciuto... credete a me!!!
Insomma, inutile dire che, prima di darsi ai bagordi, ci fu uno schizzetto come si deve anche per me.
 
Scopa coi Guns e poi muori...
 
Ecco, vedete? Ho anche inventato un proverbio nuovo di zecca... che, da quella cazzo di notte, inutile a dirlo, divenne il mio motto.
 
Cough cough...
 
E poi?
E poi basta.
Come, basta?
Non manca proprio nessuno?
 
Oh, Santa Trinità del Rock 'n Roll!!
 
Fatta persa com'ero dopo il servizietto, non me n'ero manco accorta...
me ne accorsi in quel momento, però...
Me ne accorsi quando l'ultimo in ordine di tempo – che fu il buon vecchio caro e ben carrozzato – devo dire – Vomito Ovunquesi fu ritirato su i pantaloni di pelle nera.
 
Il mio cuore ebbe un tuffo.
 
No... non è possibile, cazzo...
 
Dove cazzo era andato a finire Axl Rose?
 
Volete sapere dov'era quel gran pezzo di figo di Axl Rose, vero ragazze?
Il bel Pel di Carota dal musetto birichino e il fisico da modello vi mancava, eh bambine?
Lo immagino. Altroché.
E, d'altronde - per dirla tutta - mancava una cifra anche a me.
Non vedendolo lì coi suoi degni compari, non nego che c'ero rimasta di merda. Anche se – come penso di avervi spiegato – me ne accorsi soltanto dopo... sì, insomma... dopo... dopo la... ehm ... ritirata di Vomito Ovunque. Che – per la cronaca – con lo... ehm... strumento che si ritrovava- Gibson Les Paul a parte- aveva fatto un... ehm... un assolo da disco di platino.
 
E Axl?
 
Il mio bellissimo, osannato, straviziato, infantile e crudele dio del Rock?
Dov'era quella che io consideravo la reincarnazione dello spirito dionisiaco di Jim Morrison?
Che fine aveva fatto?
 
Dite la verità, voialtre sgualdrinelle e groupies da due soldi che non siete altro – senza offesa, eh, ragazze?
E non guardatemi così... io dico sempre quello che penso, cazzo.
Soprattutto quando è la verità.
E se non vi sta bene, cazzi vostri.
Liberissime di alzare le chiappe e andarven...
 
Ehi, voialtreeeee!!!
Tornate qui!!!
Dove cazzo credete di andare?
Stavo solo scherzando, cazzo... un po' di spirito cameratesco femminile...
Mamma mia!!! Come siete permalose...
Ad ogni modo, il succo della faccenda qui è Axl Rose. Giusto?
Giustissimo. Anzi, sacrosanto, direi.
Sissignore.
Che interessa a voi quanto a me. Se non di più.
Dico giusto?
Benissimo.
Ammetto che, su questo punto, non so proprio darvi torto.
E allora ve lo dico io, che fine ha fatto. Ma solo se vi mettete a sedere e fate le brave bambine silenziose ed educate. Ok?
Tanto, io, a questo punto... non ho più niente da perdere, ormai.
 
E visto che la febbre mi consuma di minuto in minuto, e che il mio corpo ormai ricoperto di pustole e piaghe mi sta per mollare del tutto...
vi dirò tutto, ragazzi... lo giuro. Sempre se ancora vorrete ascoltarmi...
 
Cough cough...
cough cough cough...
 
E se non schiatto prima, cazzo!!!
 
Ad ogni modo, Amici... - anzi, Amiche - il rosso dagli occhi di brace capaci di far sciogliere la banchisa siberiana in un nanosecondo, era vivo e vegeto.
E - a giudicare dall'aspetto che aveva quando si presentò carico di ogni ben di Dio in fatto di cibarie e beveraggi ad alto numero di ottani – a dispetto di quella cazzo di A7 che stava facendo sparire il mondo intero... sapete che vo dico?
Che non se la passava nemmeno malaccio...
 
E quando, all'alba di quella stessa notte, me lo rividi davanti a questi occhi dopo tre anni di digiuno, cazzo... capitemi, ragazze...
Nonostante quello che avevo appena fatto con tutto il fottutissimo resto della band... devo dire che sbroccai completamente, ma... mai quanto sbroccò lui!!!
 
La sorpresa di vedermi ingigantì a tal punto i suoi liquidi occhi di giada che... beh, ragazzi... anzi, ragazze – questa parte è tutta per voi, cazzo!- che, non so se fu perché ero strafatta dopo tre schifosissimi giorni di astinenza... o per tutto quel porco su e giù che avevo fatto... o se la colpa fu di un semplice gioco di luci... fatto sta che... quegli occhi diabolici lievitarono e crebbero a dismisura... dilagarono come l'A7... riempirono tutta quanta la stanza... e gli mangiarono la faccia!!!
 
Sissignore.
 
Fu un'allucinazione?
 
Cough cough...
 
Un flashback da acido?
Oppure un segno dell'imminente Apocalisse?
Non ve lo so dire, Amici miei e mio unico conforto.
So solo che, in quel momento – grazie a quella che io interpretai come una singolare distorsione percettiva – sperimentai per la prima volta nella mia vita la capacità di staccarmi dal suolo e di fare – dal punto di vista ormonale! - acrobazie molto migliori di quelle che avevo visto fare da Keanu Reeves in Matrix.
 
E come in fottutissima notte di tre anni or sono in cui Angie - povera Angie – ci lasciò le penne, m'investì come un treno in corsa la voglia matta di lui.
 
Lo volevo. Lo volevo. Lo volevo. Lo volevo. Lo volevo... e ancora lo volevo
con tutta me stessa, cazzo.
La ragione era tagliata fuori.
Lo volevo e basta.
Fine. Chiuso.
E chi s'è visto s'è visto.
Doveva essere mio. Solo mio. Assolutamente... irrimediabilmente...
MIOOOOOO!!!
 
Un rumore assordante di vetri in frantumi mi riportò in un lampo sul pianeta Terra.
Nello stesso istante, un sordo cozzare metallico echeggiò a lungo nello stanzone semivuoto e spoglio, facendolo risuonare come un diapason.
Inutile dire che i modestissimi arredi – il tappeto persiano mezzo muffito e i pagliericci per lo più trafugati dai cassonetti e travestiti da giacigli di fortuna su cui i ragazzi mangiavano, dormivano, si facevano e... scopavano – ebbero la peggio.
 
Quanto ai ragazzi, si passò dal caos primordiale dei bagordi dopo-scopata, al silenzio più totale. Vomito Ovunque detto Slash, per esempio, in quel benedetto momento,  teneva tra le labbra l'ago della sua siringa bella carica e pronta per spararsi una dose di oblio. Tra parentesi, ragazze, bisogna che vi spieghi che lui, il nostro dio della chitarra elettrica Gibson Les Paul con il gusto sopraffino per la melodia, al rito da bucomane incallito di leccare l'ago prima di ficcarselo in vena, non ci rinunciava mai.
 
Ebbene, dicevo?
Ah, sì, ecco... se a Vomito Ovunque fosse cascato l'ago della spada, in quel momento di silenzio cosmico, l'avrebbero sentito anche fuori in mezzo alla strada.
Ammesso – e non concesso – che in quel momento fosse passato qualcuno.
Ma io non credo, vista la strizza che la gente ha del contagio...
Ma torniamo a noi...
Altrimenti, con la zucca bacata che mi ritrovo, va a finire che m'incasino...
 
Cough cough cough coughhh
 
Cazzo...
Sempre che non schiatto prima, giusto?
 
E tu, là in fondo... stronza?!
Io, fossi in te, non riderei...
davvero, cocca bella...
non ci fai bella figura, cazzo, a prender per il culo una poveraccia che sta tirando le cuoia, cazzo...
E poi, gioia mia bella... sai, nella vita...
non si può mai sapere come si va a finire...
 
Ok. Come vuoi, dolcezza.
Ridi pure, se ti fa sentire meglio.
Basta che non rompi le palle agli altri...
 
Basta. Lasciamo perdere.
Andiamo avanti, miei unici Amici...
non starò qui a sprecare il fiato che mi resta per lei... quindi, d'ora in poi, ragazzi e ragazze... cerchiamo di ignorarla, va bene?
Non cagatela...
E poi vediamo, se si diverte ancora...
 
Cough cough cough coughcoughcough...
 
Cazzo, come sto male...
Mi ci vorrebbe proprio uno schizzetto, sapete, Amici?
Anche piccolo piccolo...
Uno solo... per dimenticare...
C'è nessuno di voi che si fa?
No, eh?
Seeeee, come nooooo...
E va beeeeneeeee...
Ad ogni modo, cercherò di non vomitare...
ma...
 
Cough cough cough...
 
...non vi prometto niente.
 
Ma torniamo a noi.
Tutti si fermarono. Ammutolirono.
Tutti ci fissarono in attesa che qualcosa spezzasse la tensione.
Io scattai in piedi come una molla.
 
Incurante della spesa che aveva lasciato cadere a terra – e che si era sparpagliata dappertutto, né delle bottiglie di Zio Jack andate in frantumi, i cui cocci erano volati ai quattro punti cardinali della stanza... lui avanzò in silenzio. Venne verso di me.
 
Il tempo si fermò in quell'attimo glaciale.
 
Ci fissammo entrambi a lungo senza far motto.
 
E nessuno, per un attimo che sembrò durare quanto lo spazio infinito, osò anche solo fiatare.
 

 
 

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Capitolo 12
*** rocket queen ***


Capitolo12

 

 

 

 

 

ROCKET QUEEN

 
Vi avevo accennato al mio tatuaggio, vero?
Sì o no?
Beh, comunque, se non ve l'ho detto, ve lo dico adesso: io avevo un tatuaggio. Ok?
Una scritta. Un nome di persona. Sul fianco destro.
 
W.AXL ROSE
 
Dove lui, quella notte, dopo che io lo ebbi tirato giù dal palco – e prima della tragedia che ci privò di Angie – mi lasciò il suo autografo con una bic nera: appunto sul fianco destro, come vi ho detto.
L'aveva scritto in stampatello, con quella grafia così particolare e minimale nell'aspetto che era tutta sua, solo sua... e che adesso, un pochino, sarebbe stata anche la mia... per sempre.
 
Devo dire che non mi lavai per qualche giorno. Dopo il funerale di Angie e la partenza di Michelle, mi feci tatuare l'autografo di Axl.
Sissignore!
Non ve l'avevo detto, vero?
Eh, sì...
Allora, a questo punto, ci vuole quello che, nel cinema, viene chiamato con l'inquietante nome di Flashback.
 
Cough cough cough...
cough cough...
 
Ve l'ho già detto che, per un breve periodo della mia vita, avevo studiato cinema, vero?
 
E che poi, dopo la morte di Angie, avevo mollato baracca e burattini ed ero diventata una groupie col vizietto dell'Eroina, vero Bambine?
 
Se non ve lo avevo già detto... ebbene, ve lo dico adesso, cazzo.
Sissignore.
Fu allora che mi misi con Axl.
Io ed Axl siamo rimasti insieme circa tre mesi... la nostra fu una storia perversa, complicata. Che finì in frammenti brucianti quando, com'era più che prevedibile, il gioco ci scappò di mano.
Ci eravamo rivisti per caso, io e lui. Ad una festa di amici comuni... sapete come succede, no?
 
Così abbiamo cominciato a vederci e... 
Inutile dire che, tra noi, la molla fu una specie di... non saprei come definirla, meglio del titolo di quel film... com'è che si chiamava?
Cazzo... ce l'ho sulla punta della lingua...
Ah sì, ecco... Attrazione Fatale.
Un film liberamente tratto dall'esperienza stupefacente del nostro balordo amore.
Perchè balordo?
Indovinate un po', bambine mie...
 
Per almeno due buoni... anzi, diciamo... ottimimotivi.
Primo.
Entrambi adoravamo il sesso deviante, complicato. Maledetto. Impazzivamo per il Fetish e la pratica del Bondage ci era... diciamo più che familiare.
 
Cough cough...
 
Se non avevamo a portata di mano un bel paio di manette della Polizia della Città degli Angeli, care le mie Bambine Cattive... beh, non ci mettevamo neanche dietro, chiaro?
E, d'altronde, visto il numero di arresti che il mio dio del rock riusciva sempre a collezionare ovunque andasse – tutti per lo più per delle cazzate stratosferiche che non vi sto neanche a raccontare, se no io, da questa cazzo di storia, non ci tiro fuori le gambe –  le manette, alla fine dei conti, non furono mai un problema.
Secondo.
Ci facevamo come pazzi. Sembravamo Sid e Nancy. Inutile dire che questo, per la carriera del gruppo, non era il massimo. Tanto che l'allora manager dei Guns, Alan Niven – quello stronzo fallocrate e frocio allo stesso tempo - mi odiava a morte. Me e tutte le altre sfigatissime donne dei Guns. Diceva che eravamo soltanto delle groupie mangiasoldi e delle Bagasce Rock.
 
Cough cough cough...
 
Così ci chiamava. Parole sue. Bagasce Rock. 
Coglione. Se solo sapesse la verità su quella canzone, cazzo...
Rocket Queen... ve la ricordate, ragazze?
Quella con sotto i gemiti di Adrianna Smith... ebbene, adesso vi do' io uno scoop in diretta, Bambine...
Sissignore!!!
Perchè non fu Adrianna a scoparsi Axl in sala di registrazione, la notte in cui fu incisa la canzone, e a finire sul disco. Nossignore!!!
Fui io, cazzo!!!
Ioooooo!!!
La vostra amica Kissy!!!
Capito, ragazze?
E da quel momento, tutti loro presero a chiamarmi Rocket Queen.
Con buona pace di quel pirlotto di Niven, del suo amico Tom Zutaut, e di tutti quegli altri stronzi contaballe della Geffen.
La nostra relazione, infine, la uccise l'eroina.
L'indifferenza. E il fatto che eravamo giovani e stupidi.
 
Fine del Flashback.
Ritorno al Futuro...
Si vede che ho studiato cinema, vero?
 
Axl lasciò cadere la spesa e tutte le provviste di whisky e di birra s'infransero al suolo, imbevendo il tappeto – che ne aveva proprio bisogno! - e il pavimento coperto di mozziconi di cicche.
Il mondo si fermò.
Lui venne verso di me.
Il mio cuore tirava...
 
... cough cough...
 
come un dannato.
 
Lui non disse nulla.
Mi fissò a lungo.
Io ricambiai il suo sguardo di ghiaccio bollente.
Non disse una parola.
Inutile dire che, secondo quelli che erano-sono-e-sempre-saranno i dettami della moda di noialtri metallari, indossavo jeans a pelle a vita bassissima.
Lui crollò in ginocchio davanti a me. Sollevò la felpa di Sid e Nancy che portavo e mi scoprì l'ombelico.
Le sue mani si chiusero a coppa sul suo nome. Le sue dita erano ghiacciate e, per tutto il tempo di quel contatto, che durò in eterno, non smisero mai di tremare.
Quindi mi tirò a se'.
 
Cough cough cough...
 
Con un gesto brusco, improvviso.
Mi cinse le gambe fasciate nei jeans, si aggrappò a me con quanta forza aveva e mi trascinò a terra con se'.
Poi fece qualcosa che lasciò tutti di stucco.
Qualcosa che - certo come la morte, cazzo – non era da dio del Rock e delle ragazzine in fregola. Insomma, in due parole, non era da Axl Rose.
Nossignore.
 
Lo videro tutti.
Tutti.
E nessuno fiatò, cazzo. Nessuno.
Neanche Vomito Ovunque, - di solito – in simili frangenti, sparava cazzate a nastro e ne aveva sempre una per tutti.
 
Axl abbandonò la testa leonina, dai bei capelli in fiamme, sulla mia spalla e... pianse.
Pianse a dirotto.
Come un bambino.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** the spaghetti incident ***


 Capitolo13

 

 

 

 

 

THE SPAGHETTI INCIDENT

 
Mi abbracciò e pianse, dicevo.
Axl Rose che piange, Amici miei?
No, dico io... ma ci pensate, cazzo?
Ci pensate?
Scommetto che non ci credete... e scommetto anche che, anche se voleste crederci, non ve lo riuscite nemmeno a immaginare, Axl che piange...
Eppure...
 
Coughcoughcough...
cough cough...
 
Merda. Qualcuno sa dov'è finita quella cazzo di bottiglia di quel vino... com'è che si chiamava, che non mi viene il nome...
 
E voi, Ragazzi?
Piangerete per me, quando non ci sarò più?
Eh?
Provate a pensarci sul serio... avanti...
piangereste per me?
Tanto lo so che non ve ne frega un cazzo, di me...
neppure a me frega di me, sapete?
Ma devo avervelo già detto...
 
Il fottutissimo dio del rock tossico, cazzo... pianse come un bambino con la testa sulla mia spalla e il viso... quel viso dolcissimo, da cherubino, nascosto nel folto dei miei lunghi capelli.
 Quello non era Axl Rose il superbo, il megalomane. La primadonna isterica e straviziata che ti davano in pasto le fanzines e la fottutissima stampa specializzata nel settore. Non era l'Axl Rose diabolico con la maglietta di Charles Manson. E neppure quello grezzo e fallocrate – e, francamente, odioso – di It's so Easy, quando dice alla bagascia di turno
 
Turn around, bitch... I got a use for you
 
cioè, senza girarci tanto intorno,
 
“girati, cagna... lo so io come usarti”
 
Ebbene, ragazzi miei e Miei Unici Amici...
se è quello l'Axl che conoscete... beh, allora devo dirvi che siete un tantino fuori strada...
 
L'Axl che tenevo stretto tra le braccia in quel momento era decisamente il dolce e tenero ragazzino di periferia tirato su a Vangelo e torte di mele...
L'adolescente fragile e insicuro traumatizzato dal padre manesco e tiranno...
Il bambino di due anni violentato dal padre biologico e poi respinto dalla madre...
Insomma, Amici... era l'Axl segreto che avevo intravisto a tratti sotto la dura scorza del rocker, e che, durante la nostra breve ma folgorante storia di sesso e di droga, avevo imparato a conoscere... e ad amare.
Come in quei versi così dolci di Rocket Queen...
Ve li ricordate?
 
If you need a shoulder
or if you need a friend
I'll be here standing
Until the bitter end
 
quando dice:
 
“se hai bisogno di un spalla
o se ti serve un amico
io starò qui ad aspettarti
finché il peggio sarà passato”
 
solo che, in quel momento, era lui ad avere bisogno di una spalla. La mia.
Un quadretto davvero idilliaco. Soprattutto per un posto prosaico e grezzo come Hell House, non trovate? Un posto che ti toglieva subito qualsiasi illusione di utopia e dignità.
E gli altri scavezzacolli della band? Come penso di avervi già spiegato, ragazzi... almeno per una volta, se ne stavano zitti e buoni al loro posto senza rompere le balle e, soprattutto, senza prenderci per il culo. Cioè, più che altro, senza prendere per il culo Axl, il quale – poverino – in quel momento era in offerta su un piatto d'argento...
Meglio così. Segno inequivocabile che, dopotutto, sotto quelle dure pellacce da capestro che si ritrovavano, anche i Guns 'n Roses avevano un cuore.
 
Cough-cough-cough-cough-cough...
coughcoughcough...
 
Povera me...
Andiamo bene...
Anzi, mi sa che è meglio se andiamo di fretta...
la Signora con la Falce...
sento il suo fiato... il suo fiato ghiacciato sul collo...
 
L'unica nota stonata, in tutta quella saccarina, era il pavimento.
Giuro, ragazzi... non ci credereste nemmeno se lo vedeste!!!
L'unica cosa che posso dirvi è che era pura follia. Cioè – per dirla tutta – era da vomito.
Ah, cazzo!!! Le parole non rendono l'idea del pandemonio che Axl, lasciando cadere a terra le borse della spesa con la cena della band, aveva combinato... fatto sta che il nostro duro dal cuore-di-panna, stavolta, l'aveva fatta grossa davvero...
Per farla breve, dirò che la cena consisteva in cibo cinese da asporto, e più precisamente, in pollo alle mandorle, gnocchi di riso e, soprattutto... in una quantità industriale di spaghetti di soia... il tutto sigillato alla bell'e meglio nei soliti contenitori usa-e-getta di alluminio che caratterizzano il cibo di strada.
 
Per non parlare delle bottiglie di Zio Jack.
 
Spaghetti, pollo e Zio Jack giacevano spiaccicati a formare una pastella densa sul pavimento di Hell House che – francamente parlando, ragazzi! - di tutto avrebbe avuto bisogno, fuorchè di questo.
Episodio che, in un prossimo futuro, ispirerà a Vomito Ovunque detto Slash – poeta sopraffino e fuoriclasse della sei corde – la title track, appunto, The Spaghetti Incident. Se avete in casa il disco, Ragazzi... beh, prendetelo in mano e guardate bene la foto di copertina.
Fa schifo, vero?
Io direi che fa vomito solo a guardarla...
ebbene, Amici... quella foto la fece il buon vecchio McKagan – anche detto Duff, il re della birra dei Simpsons – quella sera, al pavimento di Hell House. E non dico altro.
Vedere per credere.
Bene. Anzi, male.
E mentre il reo ignaro singhiozzava come un pupo in braccio alla sua mamma,ed io – di conseguenza – lo inondavo a mia volta,  trasformando la casa dei Gunners in una valle di lacrime, il nostro Duff si improvvisò fotografo e creò qualcosa destinato a passare alla storia del rock.
Sissignori!!!
Anche se, cazzo, ragazzi... diciamolo... io preferisco i Guns folgoranti degli esordi... quelli grezzi e stradaioli di Appetite for Destruction e G'nR Lies...
So che non ve ne frega un cazzo, e sapete cosa vi dico?
Che avete fottutamente ragione. Cazzo.
E basta.
 
Quando, alla fine, si sentì un po' meglio, Axl si staccò dolcemente da me e piantò gli occhi grandissimi, verdi e cristallini come i mari incontaminati dei Caraibi, nei miei. Così com'erano in quel momento magico di tenera intesa tra noi, gonfi di lacrime e arrossati, non erano più quelli di un marpione che le donne le trattava come i kleenex.
Nossignore.
 
Quelli erano gli occhi di un bambino appena nato.
Di un neonato.
Come quello che apre e chiude cripticamente il video di Don't Cry.
E, dentro di me, qualcosa andò in frantumi...
o meglio... si schiuse.
Che cosa?
La consapevolezza che, un giorno, se io e lui avessimo avuto mai la gioia e la benedizione di un figlio... ebbene, avrebbe avuto quegli occhi.
 
Poi lui parlò.
 
 Vomito Ovunque e gli altri gli fecero da sottofondo, improvvisando il magico arpeggio iniziale di Sweet Child O'Mine.
Arpeggio che -cazzo, ragazzi!!!_ aveva il potere di farmi sciogliere in lacrime tutte le santissime volte che lo ascoltavo.
Le sue parole furono  sapientemente impreziosite e sottolineate dalla canzone, eseguita – per una volta - in forma puramente strumentale. Devo dire che la Gibson Les Paul di Slash  tirava giù il sole, la luna e le stelle da quell'atomo oscuro del male di cielo... e gli altri non erano certo da meno!
Nossignore!!!
 
Lui parlò, dunque, guardandomi fissa negli occhi.
 
“Non mi lasciare...” sussurrò, le spalle ancora scosse dai singhiozzi. “Non mi lasciare... ti prego...”
Ed io sentii confusamente che intrecciava le dita tra i miei capelli disfatti e umidi delle sue lacrime.
“Rimani...”
 
E gli altri?
 
Quando riuscimmo di nuovo a connettere, Axl ed io ci trovammo di fronte l'orrenda... indicibile... impensabile verità:
la scena, Amici miei, era davvero da vomito.
Non sto scherzando.
 
Slash, Steven, Duff e quel timido figlio di Eva di Izzy, liquidata la ballata e riposti gli strumenti, se ne stavano a terra svaccati in quel mare immondo di pasta, di cocci e di sugo cinese.
I suoni che emettevano erano l'esatto opposto dei complessi fraseggi rock&blues canzone che avevano appena suonato.
Proprio così, Amici!!!
 
Vomito solo a pensarci...
 
Gli spaghetti, il pollo alle mandorle e... persino quel cazzo di whisky...
Insomma, ragazzi...
come faccio a spiegarvelo senza tirar su anche l'anima, cazzo...
 
Cough-cough-cough-cough-cough...
coughcoughcough...
 
Tutto quel ben di Zio rovesciato per terra... su quel pavimento che mai, dico... MAI!!!
Nei suoi oltre trent'anni di vita... aveva conosciuto il conforto di uno straccio imbevuto di candeggina...
Basta.
 
Tutto quel ben di Zio spiaccicato sul pavimento, voglio dire...
non sarebbe andato sprecato.
Nossignori!!!
Non a casa dei Guns fottutissimi Roses, cazzo!!!
 
Inutile dire che Vomito Ovunque e i suoi degni compari se lo stavano pappando.
Leccando direttamente quella poltiglia immonda da terra.
Basta.
Io ed Axl ci guardammo.
E fu un attimo.
Nessuno dei due poté trattenersi...
Era troppo persino per noi...
Ragazzi, che roba...
Non so come dirvelo...
So solo che fu una cosa del tutto imprevedibile e improvvisa...
 
Vomitammo l'anima sul resto del gruppo.
 
Sissignore!!!
E loro...
Loro... ommioddio, Ragazzi...
Non ci crederete mai...
 
LORO NON SE ACCORSERO... 
 
Giuro!!!
Giuro sui Gioielli di Famiglia di Axl Rose!!!
Vi basta?
 
NON SE NE ACCORSERO NEPPURE!!!
 
non se ne accorsero, cazzo.
 
NE' ALLORA... NE' MAI.
 

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Capitolo 14
*** I think about you ***


Capitolo14

 

 

 

 

 

I THINK ABOUT YOU

 
Ok, ragazzi.
Adesso basta giocare.
Qui la cosa si fa stramaledettamente seria... e ho bisogno di tutta la Vostra attenzione.
AXL non aveva portato soltanto cibo cinese e boccioni di Zio Jack.
Nossignore, cazzo...
Cough-cough
coughcoughcough...
 
Sto gelando, cazzo... il sangue mi scorre via dalle vene...
Mi sa che io non ci arrivo, a domani...
 
Comunque sia, Axl – dicevo ... l'ho già detto, no? O no?
Se non l'ho detto, ve lo dico adesso, cazzo.
Axl aveva portato anche Lei... la Benzina, o meglio Gasoline, come la chiamavamo... ciè l'Eroina. La droga pesante. Quella che quando ti scorre nelle vene – cantava Lou Reed – ti faceva sentire come il figlio di Gesù... non so se mi spiego!
E visto che, quando c'eravamo lasciati, non avevamo avuto neanche il tempo di farci il buco dell'addio – perchè i Guns stavano per partire per il Dust 'n Bones Tour -  ci facemmo, invece, adesso, quello del “bentornati insieme”. O “Amarcord”, come lo battezzammo in omaggio ad un bellissimo film di Fellini che avevamo visto insieme.
 
Fuori, il cielo, era stato cancellato del tutto. Era come se non esistesse nient'altro che una specie mai vista di densa foschia marrone.
“Non si vede a un palmo dal naso” aveva detto Axl, rincasando, prima di imbattersi in me.
“Mai vista una roba del genere, cazzo! A momenti mi perdevo di brutto... e 'fanculo tutto!”
Aveva dannatamente ragione. La nebbia tossica che ben presto avremmo imparato a conoscere come l'unica condizione atmosferica ancora possibile, in un mondo che stava rapidamente andando a puttane, aveva cominciato ad addensarsi sopra una Città degli Angeli  - che, di lì a poco, sarebbe diventata la Città dei Morti.
 
Cough-cough-cough..
coughcoughcough...
 
E gli altri Guns?
Manco a dirlo, furono ben lieti di unirsi ai festeggiamenti.
Erano un po' invidiosi per me ed Axl, di quello che ci stava capitando, certo... sissignori!!!
Ma – lo sapete bene anche Voi, miei unici Amici Rimasti – quelli, quando c'era da far baldoria, non si tiravano di certo indietro. E poi, a ben guardare... la loro fetta di torta, quella notte, l'avevano già avuta... non so se mi spiego... prima che tornasse Axl.
Fortunatamente, c'era un'altra bella riserva di Zio Jack stoccata in quella piccola nicchia scavata accanto alla porta del cesso, così la serata decollò alla grande.
Fu una notte di sesso, droga, rock 'n roll – per gentile concessione della band, al solito ispirata e delirante – e, per Zio... di sacrosante, imprescindibili bevute. Di canzoni urlate alla nebbia di merda che ci stava isolando dal mondo – anche se, devo dire, non ce ne fregava un cazzo – e di ricordi. Sì, di ricordi.
Una notte di risate. Di canzoni. Di barzellette porno davvero penose made in Duff McKagan – che facevano cagare e che, del resto, il poveraccio non sapeva per niente raccontare...
Di cazzate di quelle di Steven con scenette assurde che capiva solo lui, con noi che ridevamo per non farlo stare male.
Ci furono baci, abbracci e lacrime. Ammissioni. Confessioni.
E tutto quello che può succedere in un gruppo di amici affiatati dall'ero che sa ancora stare bene – omale, a seconda dei punti di vista – insieme anche quando, lì fuori, il mondo se ne va rapidamente a puttane.
 
“Ehi, ragazzi...” Biascicò ad un certo punto Duff, tutto giulivo, stappandosi l'ennesima birraccia scaduta da mesi con un accendino e portandosi quasi via un'unghia “ve lo ricordate quel cazzo di concerto... uno dei primi dei Guns... in quel cazzo di locale indiano in cui il nostro Slasher, qui” disse, scompigliando rudemente il cespuglio di ricci del Chitarrista Senza Volto “ha ridipinto il palco a furia di sboccate?”
 
Risata generale. Pioggia di cenere di Luckies e di spini e birra rovesciata un po' ovunque.
 
“Come cazzo si chiamava quel cesso puzzolente... aspetta ... “ incalzò Izzy, strattonando il biondo bassista punkettone. “Aveva mica un nome indiano?”
 
“Raji's?” Biascicò Axl, con la bocca piena, spargendo ovunque una pioggia di briciole mezze masticate di patatine fritte, miracolosamente scampate all'incidente degli spaghetti di poc'anzi.
 
Io sbiancai all'istante.
 
Cough-cough-cough..
coughcoughcough...
 
Raji's.
 
Me ne stavo seduta sul tappeto lurido con gli altri attorno alla stufetta con la testa di Axl mollemente posata in grembo. Lui stava – come ho detto – sbocconcellando pigramente una manciata di Doritos al Chili innaffiandole con una birra, quando io, all'improvviso, scattai in piedi come una molla.
Ricordo che nel farlo, urtai malamente la testa di Axl.
Basta. Come dicevo, scattai in piedi e mi fiondai al cesso.
“Ehi!” Gemette Axl. “Ma che cazzo...”
La birra, però, aveva imposto al mio equilibrio un pesante pedaggio.
Barcollavo vistosamente.
Axl saltò in piedi a sua volta. Ero così andata che dovette sorreggermi, cazzo.
Ma la testa... quella mi funzionava ancora bene, purtroppo!
Sissignori!!!
Raji's... Cazzo, Duff, pensai. “Ma cosa vai a...”
Axl mi toccò una spalla.
“Kissy, cos'hai?”
“Cazzo, sto male...”
Scappai al cesso.
Axl mi venne dietro.
Mi rannicchiai sulla tazza del water e, sbronza com'ero, barcollai un attimo.
Raji'si.
Per me, quel nome significava una cosa sola: Angie.
Vomitai.
Axl si accoccolò accanto a me, si tolse dai capelli la bandana di glitter rosa, la inzuppò e mi bagnò il viso.  “Ehi, tesoro!” Avvertii il suo alito caldo tra i capelli. La sua voce dolce mi accarezzava le orecchie come le dita di una fata. “E' passato. Ora va meglio. ”
Angie.
No, non era passato. Non sarebbe mai passato, Axl.
Grazie per il pensiero. Ritenta, sarai più fortunato.
Quella maledettissima notte che aveva cambiato per sempre tre vite.
La mia, quella di Angie – che finì quella notte – e quella di sua sorella Michelle. Che se ne andò dalla Città degli Angeli Perduti.
 
Chi è che piange, là in fondo... si può sapere?
Vieni avanti... coraggio...
che ti succede?
Vieni avanti...
Tanto lo so che sei tu...
L'avevo capito subito...
Ma, dimmi... perchè piangi, adesso... Sarah Rose?
 
E va bene, stattene lì, se non vuoi...
come dici?
E va bene... ne parliamo dopo...
Mi dispiace se ho detto qualcosa che ti ha fatto stare male...
non ce l'ho con te, credimi... solo...
non capisco...
non riesco a vedere la tua faccia... c'è davvero troppo buio...
 
Cough-cough-cough..
coughcoughcough...
 
Comunque, Axl fu molto dolce e premuroso con me, quella notte.
 
Tenne fuori dal cesso il resto della band e fece in modo che, finalmente, potessimo confrontarci noi due da soli.
Mi tenne abbracciata mentre piangevo a dirotto per Angie.
Insomma, mi restò sempre vicino. Parlammo a lungo di Angie.
Ad un certo punto, lui mi raccontò dell'incidente.
A tratti singhiozzava come un bambino.
Poi... fu come una specie di flashback. Così realistico e vivido che m'inchiodò al suolo. Avvertii nettamente l'odore dei pneumatici bruciati nella frenata. Il sapore del trip. L'odore del sangue di Angie sull'asfalto.
E vidi il corpo esanime della mia migliore amica steso in mezzo al Sunset Strip. I suoi capelli corvini. Il trucco da dark. Avevo fame di dettagli.
Tutti quelli che lui ricordava e che era in grado di darmi.
Anche i peggiori.
Il mio sangue rombava.
 
Cough-cough-cough..
Mi misi a torturare Axl. Gli feci il terzo grado. Volevo sapere com'erano andate davvero le cose. E lui me lo spiegò per filo e per segno. Mi raccontò che io inciampai e battei la testa sul marciapiede. Perdetti i sensi, e Slash mi salvò prendendomi in braccio e portandomi via, in un posto sicuro.
 
A quel punto, credo, mi sentii male di nuovo.
 
Cough-cough-cough..
“Ehi, kissy... Tesoro... mi dispiace... non volevo...”
Afferrò la massa asciutta dei miei capelli e me li tenne lontani dal viso perchè non si sporcassero.
Mi parlò dolcemente accarezzandomi la schiena nuda.
Non so cosa mi disse, giuro che non ricordo una sola cazzo di sillaba. Quello che so è che esse, quella notte, bruciarono come il fuoco sulle mie ferite ma le disinfettarono e, credo, salvarono la mia pellaccia dalla cancrena dell'anima – che è peggio di quella del corpo, credete a me.
Inoltre, se questa cazzo di foresta vergine color ruggine è ancora tutta al suo posto – punte incluse -  lo devo a lui e alla sua prontezza di spirito.
E, d'altronde, con uno come lui, cosa dovevo aspettarmi? Era semplicemente ovvio. Chiaro come il sole che, di situazioni del genere, aveva una bella esperienza. Su come assistere una ragazza ubriaca, Mr Marpione Rose il dio del Rock, non aveva davvero niente da imparare da nessuno, cazzo!
 
Cough-cough-cough…
Non riuscivo a smettere di vomitare.
Axl era preoccupato.
E capii che quello era il solo modo di buttare fuori per sempre quell'incubo dalla mia vita.
Lo capì anche Axl, che era intelligente e sensibile come nessun'altro, quando un amico – o, meglio ancora, un'amica – aveva bisogno del suo aiuto, di una parola gentile o, semplicemente – come me in quel terribile momento - di una spalla su cui piangere.
 
Cough-cough-cough...
 
Tornammo dagli altri.
Eran tutti in pena per me.
Soprattutto Duff, poverino, che aveva tirato in ballo la storia del Raji's ed era mortificato.
Inutile dire che di là, la scena, era indicibile.
Gli altri lo avevano punito a dovere: gli avevano lanciato addosso il contenuto di tutti i posaceneri possibili e immaginabili, trasformandolo in una specie di spazzacamino punk.
Il pavimento era scomparso per sempre in un mare di vomito, birra, spaghetti spiaccicati e calpestati, cocci di bottiglie di Jack e mozziconi di sigaretta.
Parlammo ancora un po' di Angie tutti insieme e, finalmente, la seppellimmo con una canzone.
 
Cough-cough-cough..
 
I ragazzi le suonarono Angie  degli Stones.
Venne fuori una cosa da urlo.
Da togliere il fiato.
Axl cantò tentando invano di dominare le lacrime che gli rigavano il viso.
La chitarra acustica di Izzy corteggiava la Gibson di Slash aka Vomito Ovunque generando un feeling pazzesco, smagliante, in una serie di arpeggi sognanti e fatati in puro stile Guns che impreziosirono parecchio la cover degli Stones.
Il basso profetico di Duff – che continuò imperterrito a scusarsi per tutta la notte ed i giorni a seguire - indicò la via.
La batteria prepotente di Steve infuse nuova linfa alla melodia.
E la voce di Axl... quella è davvero indescrivibile.
Il suo soave, limpidissimo fraseggio toccò vette precluse persino ai cherubini.
Angie, finalmente, riposava in pace.
 
Cough-cough-cough..
 
“AMEN!!!”
 
 
Ma... CHI HA PARLATO?
 
E, mentre sono qui con Voi, miei unici Amici, la vedo.
 
“IO!”
Risponde una voce che mi suona familiare...
Vedo il suo viso emergere gradualmente  dall'oscurità e venire a bagnarsi alla luce della mia candela.
Anche il viso mi è familiare...
Molto... TROPPO familiare...
 
OMMIODDIIIIOOOOO
NO... NON PUO' ESSERE...
 
Cough-cough-cough..
 
Mi sento male...
sto per svenire...
 
NON PUO' ESSERE LEI...
 
“Ma tu sei...”
La giovane donna si sfilò la parrucca nera.
“Sarah Rose!”
 
“Non è vero!” Gridai a mia volta.
“Dimmi il tuo nome!”
Cough-cough-cough!!!
 
“Quello vero!”
 
La ragazza scoppiò in lacrime.
 
“MICHELLE!!!”
 

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Capitolo 15
*** and now she's underground ***


Capitolo15

 

 

 

 

 

AND NOW SHE’S UNDERGROUND

 
“Michelle...”
 
Cough-cough-cough...
coughcough...
 
Tosse di merda.
Devo avere almeno 40 di febbre.
 
Ehi, ragazzi... ci siete ancora?
Se ci siete... mi passate quello schifo di vinaccio che i Guns fottuti Roses chiamavano Nightrain -o Nightrain tutto attaccato?-
 
Sempre che me ne abbiate lasciato un goccio... alcolizzati che non siete altro!
 
Ad ogni modo, Amici Miei e miei Unici Eredi Spirituali, sono ancora qui - o, meglio... - diciamo che qui, in questa vecchia baracca che chiamavamo Hell House, è presente la maggior parte di me... anche se non so ancora per quanto.
Mi sento da schifo...
Vermi saprofiti divorano le mie carni dall'interno... mostruosi parassiti si nutrono delle vestigia del mio cervello in rapida senescenza...
Sono più morta che viva, consumata dal virus micidiale dell'A7... ma devo stringere i denti, farmi forza e andare avanti. La mia storia non è ancora finita, sapete?
Nossignore!!!
Anzi, se avrete ancora la pazienza e l'ardire di seguirmi, vedrete che il bello – o il brutto, a seconda dei punti di vista – viene adesso...
 
Ma... un momento...
cazzo, mi gira tutto...
Basta.
Non ce la faccio più...
tra un po' mi sa che butto su anche l'anima...
 
Cough-cough-cough...
coughcough...
 
Sissignori!!!
Altro che Nightrain!!!
 Com'è che diceva Nanni Moretti in quel film demenziale... - Bianca – giusto, raga?
Si chiamava così, vero? O no?
Boh?! Non mi ricordo... e – francamente – a me non me ne frega un cazzo – e a Voi ancora meno...
ad ogni modo, come diceva quel tale...
le pareti avanzano...
e i soffitti sprofondano...
 
Ma scusate... non ci capisco più un cazzo di niente...
 
Si può sapere dove diavolo eravamo rimasti?
Ah, già!!! Cazzo...
 
MICHELLE...
 
E ancora non riesco a credere che lei... lei...
 
Michelle...
 
Basta.
Mi sto appena riprendendo dalla mazzata che quel nome proveniente da un passato mai dimenticato, aveva inferto alla mia mente.
Quel nome avava fermato il tempo. E i battiti scomposti del mio cuore morente.
Michelle.
Fu il flashda eroina più potente della mia merdosissima, inutile vita.
La Nebbia Tossica filtrava da un vetro rotto invadendo uno stanzone spoglio che non sembrava nemmeno più Hell House. Cioè...il posto era chiaramente questo,eppure... allo stesso tempo non lo era Era cambiato. Si era... diciamo... evoluto, ecco. Evoluto va bene.
Tutta la schifezza sul pavimento si era asciugata. Seccaa. Oserei dire... fossilizzata, visto che – dopotutto – si trattava pur sempre di una forma di... ehm... reliquie mie fottutissime rock stars preferite. Insomma...
 
Cough-cough-cough...
 
Era come se... attraverso lei, avessi dato un sguardo al futuro.
Capite?
Lei aveva manipolato il tempo e modificato, di conseguenza, anche lo spazio attorno a me.
 
No, ragazzi, ve lo giuro...
Credetemi, cazzo!!!
Perchè mai dovrei dirvi una balla?
Io cosa ci guadagnerei, cazzo?
Non credo proprio che mentirvi mi allungherebbe la vita... anzi...
Ed è perfettamente inutile che facciate quella faccia, cazzo!
Non sto delirando!!! Non sono ubriaca e tantomeno sono in trip.
Magari, un trip!!!
A proposito, raga... se qualcuno ne avesse anche mezzo da darmi... non mi offenderei, sapete? 
 
Cough-cough-cough...
 
Insomma, ragazzi... per farvela breve... sì, insomma... come faccio a spiegarvelo? Non è mica facile, sapete, nel mio stato pietoso, trovare le parole giuste...
Nossignore!!!
Quindi lo dirò così come mi viene, a modo mio, e 'sti cazzi.
Era come se, in un'ora, fossero passati dieci anni.
E all'improvviso, me li sentivo tutti sulle spalle.
 
Lei apparve.
Io mi sentii come se sotto i miei piedi si fosse spalancato il Maelstrome fosse cominciato il fottutissimo Giudizio Universale.
Come in quel film con Vittorio Gassmann. Ve l'ho detto che ho studiato Cinematografia, vero? O no?
E chissenefrega, direte Voi.
E avete ragione da vendere.
Uno a zero e palla al centro, cazzo!!!
 
La stanza attorno a me cominciò a ondeggiare e poi a vorticare sempre più forte.
I Guns 'n Roses non c'erano più.
Tutto quello che restava di loro, era un poster 120x100 sulla parete che dava sullo Strip ormai finito in pasto alla Nebbia.
C'eravamo solo noi.
Io e lei.
 
“Cazzo, MICHELLE..
SEI VERAMENTE TU?”
 
Lei venne verso di me con quel suo passo, flessuoso ma esitante... con la grazia acerba di un puledro più che di una donna che era così tipicamente sua... che mi sentii morire.
E questo suo incedere particolare bastò a rispondere alla mia domanda.
Non ci fu bisogno di parole.
Perchè io, in quel momento, non ebbi pi dubbi.
Era lei. Michelle. Ed era ...
 
Cough-cough-cough...
 
...tornata.
 
(Tosse di merda!!!)
 
Allora ebbi paura.
Paura del suo odio.
Paura del suo rancore, macerato nel tempo e nella memoria per tre lunghi, lunghissimi, interminabili anni... e poi reiterato all'infinito ogni giorno, ora e fottuto minuto...
 
Tre anni.
Tanti ne vive e tanti ne muore, dice un vecchio adagio.
Tre anni.
E' un bel lasso di tempo.
 
L'ideale per una vendetta. Un piatto che, come vuole la tradizione, va servito freddo...
Sapevo che lei non era tornata per Axl. Non le importava più niente da tempo, di Axl. E non sapevo darle torto, del resto...
Vi ricordate?
Il suo ragazzo, Axl... l'aveva fatta grossa, cazzo!!!
Si era imboscato con la prima bagascia groupie di turno davanti a lei e ad altre trecento persone!!! Bagascia che – beninteso – sarebbe la sottoscritta.
No!!! Non era Axl Rose che voleva, Michelle!!!
Nossignore!!!
Ero io!!!
Lei voleva me, cazzo! Solo e unicamente...
 
Cough-cough-cough...
 
...ME!!!
 
Mi sentii nuda. Tutte le mie arie da pupa-del-dio-de-rock-e-del-cazzo polverizzarono all'istante. E, con esse, quel che restava del mio amor proprio e della mia residua dignità.
Sapendomi in torto marcio, in una posizione indifendibile, feci l'unica cosa che, in quel momento, mi sentii di fare.
Mi lasciai cadere in ginocchio.
La mia testa sfiorava i sui suoi stivali con le zeppe.
 
Sapevo senz'ombra di dubbio quel che voleva da me. Conoscevo le sue intenzioni.
E non erano buone, credetemi!!!
Ne ero certa come la morte.
 
Voleva uccidermi.
La mia vita in cambio di quella di Angie.
 
Cough-cough-cough...
 
Secondo il suo punto di vista, io ero la sola e l'unica responsabile di quello che era capitato a sua sorella Angie.
 
Quanto ad Axl... lui, in fatto di donne, era una canna al vento.
 
Lo sapevano tutti e lo sapeva anche lei quando ci si era messa insieme. Quindi le corna erano - per così dire - un rischio calcolato. Ma da me – la sua fottutissima migliore amica bacini-bacini-bacini del cazzo, non se lo sarebbe mai aspettato. Nemmeno se quest'ultima era sbronza marcia e sotto l'effetto dell'acido. Mai e poi mai e poi mai. Punto e basta.
Sissignori!!!
Capivo il suo punto di vista, sia chiaro. Però... va da se' che non lo condividevo. Forse semplicemente per non farmi troppo schifo.
Ma, per come la vedevo io, tra lei e Axl non c'era niente di serio... non nel momento in cui... ehm... subentrai io.
Erano insieme da un mese e due giorni... non era ancora sbocciato l'amore.
Era più una questione di attrazione fisica giocata su di un piano puramente sessuale.
Quello che avevo fatto non aveva scusanti. E fin qui siamo tutti d'accordo, no?
E va bene.
Lo ammetto.
Ho fatto una cazzata.
Perché, voialtri, di cazzate, non ne fate mai?
 
Cough-cough-cough...
cough cough...
 
Io, però, dovevo tentare.
E tentai.
 
La mia voce tremò a tal punto che... non la riconobbi.
 
“Michelle...”
Buttai fuori, in preda alla nausea.
Lei non si mosse e non mi rispose. Il suo viso sembrava fatto di cera. Aureolato dal riverbero dolce della candela, sembrava quello di un manichino.
Soltanto i suoi occhi blu brillavano come galassie sperdute in un altro sistema solare.
Distante. Inespressivo. Irreale.
 
“Io...”
Scoppiai in lacrime.
“PERDONAMI!!!” Singhiozzai.
“PERDONAMI, TI PREGO... PERDONAMI, SE PUOI...”

 

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Capitolo 16
*** so don't chastise me ***


SO DON’T CHASTISE ME

 
Quando i miei occhi incontrarono la lama di luce tagliente dei suoi, mi vennero meno le forze. E, come diceva Dante... o era Petrarca?
E chi se lo ricorda, Cazzo?!
 
Caddi come corpo morto cade.
 
Una delle mie citazioni preferite... infatti, Amici miei, mi pare di ricordare di avervela già rifilata... o no?
Ad ogni modo, ho detto... caddi per terra, cazzo.
Caddi in ginocchio e piansi.
 
Cough-cough-cough-cough...
cough... cough...
 
Che palle, 'sta tosse di merda!!!
 
Piansi come aveva fatto Axl quella volta in cui, dopo quasi tre anni, cazzo, ci eravamo finalmente imbattuti l'uno nell'altra.
Piansi come piangono soltanto i bambini.
Senza malizia. Senza vergogna. E – soprattutto – miei unici Amici e Seguaci... senza ritegno.
 
Per lungo tempo le parole che dieci, cento, mille... diecimila volte mi ero ripetuta in quei tre anni lunghi come i capelli della morte, restarono imprigionate tra le mie labbra.
Tremavo convulsamente e gelavo. Insomma, stavo di schifo.
Credetemi, cazzo!!!
Non era tanto per il freddo e nemmeno perchè, tanto per cambiare, avevo bisogno di bucarmi.
Nossignore!!!
Io ero una specie di assurda stella di lava incandescente in una galassia morente... era la stanza che era vuota e fredda... non io!!!
Perchè io lo sapevo... io...
 
Cough-cough-cough...
cough.. cough...
 
Da quando avevo rivisto Axl – e avevo fatto di nuovo l'amore con lui...
Sì, cazzo!!! L'amore...
Perchè adesso, tra di noi, non c'era era più soltanto il sesso...
Io sapevo... avevo capito...
che era questo a far girare il mondo!!! Non era il sesso!!! I soldi!!! Oppure la droga, cazzo!!!
Nossignore!!!
Era...
O, almeno, avrebbe dovuto essere...
solo...
L' AMORE...
 
Avrei potuto abbracciare il mondo e stritolarlo, fonderlo nel fuoco del mio abbraccio distruttore...
Oppure accoglierlo in me in blocco... così com'era... senza oppormi...
Guidarlo nell'antro oscuro e caldo del mio grembo e... firmare alle sue leggi il mio consenso...
Oppure ancora, offrirmi con gli occhi del terrore... e farmi penetrare con la rabbia del dissenso...
 
Basta.
Mi sa che mi è salita ancora la febbre, raga...
Cazzo, raga... sto da schifo...
Non so come cazzo faccio ancora a parlare...
So solo che, dai discorsi che faccio... mi accorgo che sono alla frutta, cazzo...
Ho la gola in fiamme e il cervello trafitto da mille punture di spillo.
 
Your ballroom days are over, baby
(La Pacchia è finita, Bambina...)
 
cantava il buon vecchio Re Lucertola Jim Morrison.
 
Night is drawing near...
(La notte si avvicina...)
 
Ma andiamo avanti, va', che è meglio.
O, almeno, cazzo...
proviamoci!!!
 
Dunque... dicevamo?
Ah, sì... Michelle.
Per via di quel porco nodo alla gola, la sinapsi tra le vestigia del mio cervello , era saltata del tutto. Quello che avevo subito era un black-out totale. Un'eclissi. Come dice quella canzone smielata, una cazzo di eclissi totale del cuore.
La mia insana passione per il buon vecchio Zio Jack Daniels e per gli oppiacei – vedo – ha imposto davvero alle mie povere cellule grigie, anche dette neuroni, un pesante tributo.
Sissignori!!!
Mi buttai in ginocchio e le gridai in faccia.
“PERDONAMI...”
Singhiozzavo a tal punto da far fatica a respirare.
“PERDONAMI, TI PREGO... PERDONAMI...SE PUOI...”
 
A questo punto accadde qualcosa che mi spiazzò.
Qualcosa che non sono mai riuscita ad inquadrare del tutto.
Fatto sta che, a causa del buio della stanza, potei vedere poco e niente.
Il riverbero della fiammella del mio piccolo moccolo di candela era troppo fioco per distinguere i dettagli... specialmente per il fatto che... forse non ve l'ho ancora detto, miei unici Amici, ma... sono miope, cazzo. Parecchio miope.
Quindi, per farvela breve, l'unica cosa che vidi, fu... diciamo... una specie di buco nero.
Una voragine. Anzi, meglio il buco nero.
Che mi ingoiò letteralmente intera.
E dopo un lungo, lunghissimo istante al di fuori dello spazio e del tempo, da una distanza incommensurabile, vennero a me queste parole...
 
“Piccola Kissy...” cantò la voce.
Sembrava quella di una bimba, più che di una giovane donna.
Una bambina.
Una fanciulla che mi parlava da un altro mondo e un altro tempo.
C'era preservato, in essa, il fresco miracolo della sorpresa.
 La voce aveva qualcosa di nuovo e qualcosa di anticoche non avrei saputo né definire né collocare esattamente.
Sapevo solo che, nei miei sogni e nei miei desideri, io l'avevo già sentita, quella voce ultraterrena.
 
“Preferisci essere chiamata così...”
Seguitò la voce.
“O forse...”
 
Cough... cough...
cougcoughcoughcough...
 
“ ... dovrei chiamarti... Sarah Rose?”
 
Ebbene sì, ragazzi miei...
adesso mi ricordo...
 
Sarah Rose...
 
Ecco chi era, veramente, SARAH ROSE...
 
Lei...
Lei era morta da qualche parte, dentro di me, così come William Bayley era sepolto dentro le spoglie di Axl Rose.
 
Sarah Rose era morta e sepolta.
Morta e sepolta.
 
Fu dopo quella Notte che divenni Kissy.
E, come potete capire... o almeno lo spero...
fui Kissy per sempre...
Ma adesso capivo... sapevo che... Sarah Rose Barrett  era tornata.
Era stata via per tre lunghi, lunghissimi anni.
Ma adesso... era tornata...
per restare.
 
“Non è del mio perdono che hai bisogno, Sarah Rose!”
Mi sussurrò la voce, dritta in fondo al cuore.
Una lama di luce ghiacciata mi attraversò le carni gelandomi il sangue.
“... MA... DEL TUO!!!”
 
Il cuore mi si spaccava.
Non respiravo più.
 
“SEI TU CHE DEVI PERDONARTI, SARAH ROSE!!!”
 

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Capitolo 17
*** overdose ***


Capitolo17

 

 

 

 

 

OVERDOSE

 
 
Michelle...
 
Sarah... Sarah Rose...
 
Michelle... dove vai?
 
Cough... cough...
 
Resta...
Resta con me...
 
Io tento di gridare ma non ho voce.
Nossignori!!!
E' il fiato che mi manca.
L'aria... che mi scappa fuori dai polmoni senza saziare la mia sete...
 
Ma andiamo avanti, prima che di me non resti altro che l'eco, a rimbalzare contro le pareti graffitate di Casadeldiavolo...
Il viso etereo e candido ch'era stato di Michelle cominciò a dilatarsi e a cambiare.
Come in preda ad un flashback da acido, vedevo i lineamenti distorcersi e mutare...
Un buco nero si aprì tra le sue labbra e m'inghiottì.
L'abisso si richiuse sopra di me.
 
Cough... cough...
cough... cough... cough...
 
Onestamente...
Devo confessarvi una cosa...
Non vedo l'ora di porre fine a 'sta cazzo di storia, Amici, sapete?
Sissignore!!!
Questo per darvi anche solo un'idea di quanto mi sento da schifo in questo momento.
 
E mi dispiace per Voi – sempre che davvero ve ne freghi qualcosa di sentire le mie squallide elucubrazioni invece di spararvi un bel pezzo di musica Rock... - ma sono certa che, da morta, starò molto meglio...
E starete meglio anche Voi, cazzo!!!
Senza le mie stupide, inutili lagne...
 
But the show must go on
cantava Freddy... il mitico Freddy Mercury che Axl adorava...
E allora ingraniamo la quarta e andiamo avanti... ok?
 
“Piano... piano!!!”
Diceva una voce maschile da un'incommensurabile lontananza.
“Non fatele male...”
Lampi bianchi. Luci violente. Colori. E suoni.
Voci.
“Sta aprendo gli occhi...”
Una composizione di volti. Tutti mischiati tra loro.
“Ehi, bambolina...”
Cinque facce da schiaffi belle da far paura... pallide e sorridenti, affacciate sulla mia.
Ma... i loro sorrisi erano strani, tirati.
Fatti con le labbra ma non con gli occhi.
Avevano paura.
Erano preoccupati.
 
“Ti sei svegliata?”
 
Quella voce... la sua  voce.
Inconfondibile. Inimitabile.
Però c'era qualcosa di strano... una nota stonata...
E ogni volta che la sentivo – inclusa questa -
Sissignori!!!
Puntualmente mi stupivo.
Come cazzo faceva?
 
Parlava con un timbro di basso così profondo che sembrava venir su direttamente dal centro della Terra... e poi riusciva a cantare delle note così acute da farti schizzare il cervelo fuori dalle orecchie, cazzo... i suoi falsetti acrobatici erano una vera e propria  leggenda ...
Eppure, stavolta, quella voce dai due volti era rotta. Incrinata.
Soggiogata da una specie di... intensa... ingestibile emozione.
 
“Dio, ti ringrazio...”
Mormorò la voce, spezzandosi del tutto in un singhiozzo soffocato.
“Ti ringrazio...”
Subito la sua ombra mi eclissò come un'enorme luna nera.
E poi... e poi...
Un angelo.
Un angelo mi baciò sulla bocca.
“Non so come avrei fatto...”
Singhiozzò. “Io...”
Ci fu un lunghissimo, immenso silenzio.
 
La stanza girava e girava.
Poi Lui la fermò.
 
“... Non posso vivere senza di te...”
 
E io?
 
Cough... cough...
cough... cough... cough...
 
Per tutta risposta, devo ammettere che... ehm, ebbi... diciamo... una brusca caduta di stile. Ricordo che buttai lì una delle solite stronzate che si dicono nei film e nei fumetti in situazioni come questa.
Solo che... Raga, quello non era un film e nemmeno uno stupidissimo fumetto... quella era... la mia vita!!!
La mia maledetta, fottutissima vita!!!
E che cazzo!!!
 
“Dove... dove sono?”
Biascicai.
Ma... era davvero la mia voce, quella?
No, perchè, vedete... in quel momento, Amici... devo ammettere che non la riconobbi.
Era una specie di gorgoglio indistinto. Un rumore di fondo.
Tutta colpa di quel cazzo di vino di merda... come diavolo si chiamava... e chissenefrega!!!
Quel vinaccio da quattro soldi che ti cuoceva il fegato a bagnomaria...
Sissignore!!!
Provare per credere...
Non importa quanto siate tosti e quanta tolleranza vi vantiate di possedere nei confronti dell'alcol, Ragazzi, cazzo... quel vino da due soldi tanto amato dai barboni è un'altra cosa... quello ti fa evaporare le cellule grigie... Era questo il segreto del suo successo sui marciapiedi di L.A.: costava pochissimo e ti sballava da Dio...
Anche il nostro dio-del-rock-orgasmico, qui, aka Axl “Strafigo da Stupro” Rose – che con l'alcol ci dava giù di brutto e lo reggeva niente male – più di mezza bottiglia, non riusciva a bere. Anzi, mi ricordo che una volta, con una intera, l'abbiamo praticamente raccolto da terra col raschietto... basta. Quel vino tostissimo da un dollaro la bottiglia ci stendeva tutti. Axl compreso. Per non parlare di Slash...
 
Inutile dire che l'eroina, poi... non aiutava.
 
Cough... cough...
cough... cough... cough...
 
Tra un po' mi taglio le vene, cazzo...
 
Quel vinaccio di merda... ma quanto ne avevo bevuto?
Mi girava tutto e mi sentivo di schifo, ma questo non c'è bisogno di puntualizzarlo, credo. Giusto? Lo sapete anche Voi, Amici miei, come ci si sente dopo una sbronza...
 
Ad ogni modo, dissi quella cagata di frase da telenovela e mi sollevai a sedere.
Scoprendo che... sì, insomma...
per tutto quel tempo, avevo soltanto dormito.
 
“Merda, Kissy...”
Singhiozzò Axl, asciugandosi gli occhi. Mi strinse a se' con tutta la forza che aveva, strizzandomi come se volesse uccidermi invece che abbracciarmi.
La sua era una morsa di rabbia e di passione.
D'amore e di morte.
Era Eros e Thanathos.
Luce ed ombra.
La vita... e la morte.
 
“Sei una stronza... ci hai fatti cagare sotto... lo sai?”
 
e Io?
Io non ci capivo più un cazzo di niente.
 
E Michelle?
Dov'era andata a finire Michelle?
Era stato davvero tutto quanto solo un...
...SOGNO?!
 
Sentivo un dolore sordo dietro il collo.
La testa mi formicolava da impazzire...
Sapete, miei unici Amici ed Eredi Spirituali?
Mi sentivo come se avessi preso la scossa, un po' come... sì, insomma... inutile che sto lì a girarci intorno... un po' come ci si sente durante un flash da eroina fatto bene... quelli di voi più birichini, sanno cosa intendo... vero, Ragazzi?
Dài, su... non fate i modesti... lo sapete che io, le balle, non le credo...
 
“Hai preso un'overdose” disse una voce di fondo. Una voce baritonale. Da duro. Che però non riusciva a impedirsi di tremare... “Ma adesso va meglio...è passata...”
 
Vomito Ovunque!
Pensai, riconoscendo l'inconfondibile cespuglio setoso di ricci di Slash con lo sguardo.
Lo sapevo che eri tu...
 
E con questa fanno TRE...
tre volte che salvi la mia fottutissima vita...
 
E quando riuscii di nuovo a connettere – dicevo - mi guardai intorno.
Ommadonna!!!
 
La prima cosa che vidi quando tornai in questo mondo fu... qualcosa di nero punteggiato di bianco, sapete?
Poi, quando il mio sguardo miope finalmente andò a fuoco, cazzo, realizzai che stavo guardando un paio di leggings neri con i teschi, tutti costellati di buchi fatti ad arte con la brace della sigaretta...
Un paio di leggings così fottutamente Rock da spaccare il mondo...
In preda al caos ormonale, aguzzai la vista.
 
Ragazze!!!
Dove siete? Vi siete addormentate?
Sìììì? E allora adesso vi sveglio io, bambine!!!
Sissignore!!!
Perchè quelli... quelli non erano paio leggings qualsiasi...
Nossignore!!!
Quelli erano... quei leggings, cazzo!!!
Quelli di quella maledettissima notte da Rajii's...
Quelli del video di Patience, per intenderci, ragazze... - dico a voi... - non so se mi spiego...
Cercatelo su YouTube e sparatevelo tutto, cazzo... ve lo meritate!!!
Axl è davvero qualcosa di grande, in quel video, giuro...
uno strafigo stellare coi controcoglioni... da mangiare spalmato sul pane come la Nutella per quanto è bono...
E chiudiamola qui, per piacere...
se no' do' di matto...
 
Ad ogni modo... sì, insomma...
dicevamo?
Ah, sì...
Axl.
E' di lui che parlavamo, giusto?
 
Cough... cough...
cough... cough... cough...
 
Ancora sangue...
Mi viene in mente Lady Oscar nelle ultime puntate... ve la ricordate? La Rosa di Versailles... quando stava schiattando di tisi?
Beh, ecco... è più o meno così che mi sento in questo preciso momento...
e il bello è che va sempre peggio...
 
Scusate.
Non volevo lamentarmi... non sarebbe giusto.
Non ne ho il diritto, cazzo... non dopo quello che ho fatto.
La mia era solo una constatazione. Nient'altro.
Non voglio la vostra pietà, ve l'ho già detto, mi pare... o no?
Cazzo me ne faccio, io, a 'sto punto, della vostra schifosissima pietà?
 
Spero solo di schiodare da qui alla svelta... tutto qua.
Punto e basta.
E poi questo gelo... e la Nebbia ...
per non parlare di Lei... dell'A7... l'Influenza con la I maiuscola, cazzo...
Ne ho le palle piene di di vomitare...
Diiiiiiooooo!!!
Aiutami tu!!!
Non ne posso più di questa tosse...
 
Per tutto quel tempo in cui ero stata... via, diciamo... sotto la testa, avevo avuto un cuscino... a dir poco particolare: il grembo da stupro di Axl Rose. Le sue gambe lunghe e sottili inguainate in quei benedettissimi leggings neri con i teschi... belle come quelle di una modella... da farci un peccato mortale...
 
E i leggings di Patience?
Un'Arma Letale.
 
Basta.
 
E adesso datemi un attimo, cazzo...
Qui mi gira tutto e mi va il sangue alla testa...
 
Cough... cough...
cough... cough... cough...
 
Fate i bravi, Amici...
Capito?
Un po' di rispetto, cazzo...
Datemi il tempo... di riprendere fiato...
 
 
 

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Capitolo 18
*** alive she cried ***


Capitolo18

 

 

 

 

 

ALIVE, SHE CRIED

 
“Sono viva!!!”
Ha gridato.
 
Alive, She cried.
 
Chi è che lo diceva?
Mi ricorda qualcosa...
Non era mica... un disco di Jim Morrison?
 
Cough... cough...
coughhhhhhhhhh...
 
Zio...
le mie ferite invisibili... quelle che da quella maledettissima notte mi straziano l'anima... beh, ragazzi... che cazzo... ho paura che si siano infettate.
Cazzo ridete?
Vorrei vedere voi, al mio posto!
Quando marcisci dall'interno soffri, cazzo. Stai male come un cane. Fa un male bestia. Ti consuma. Peggio che se a marcire, invece dei tuoi ricordi, fosse la tua carne. Perchè dal corpo puoi estraniarti. Con le droghe. Ma da te stesso... dove vai?
Dove ti nascondi, dove!? Quando dentro di te tutto va in pezzi?
 
Le cellule sane e quelle necrotiche combattono per il predominio.
E mentre si avvicina la mia ultima ora... vi spiace se parlo con Voi, ragazzi?
 
Vi va di sentire un altro pezzetto di questa mia storia?
Ammesso... che, conciata come sono...
io abbia ancora la forza di raccontarvela...
Allora, che ne dite? Ci state?
No?
e chissenefrega!!!
Cafoni di merda!!!
Io Ve la racconto lo stesso!!!
E se non vi va di ascoltare... tappatevi le orecchie!!!
Io ve la racconto... e poi sono cazzi vostri!!!
 
Dunque, dove eravamo rimasti?
Ah, sì... la mia overdose.
Che botta, Ragazzi!!!
 
Dopo la mia overdose di eroina... andai in coma etilico.
Non mi credete?
Giuro!
Lo giuro sui leggings con i teschi di Axl Rose, cazzo...
 
Ad ogni modo... dall'overdose mi risvegliai... viva.
E' già una bella cosa, no?
 
Inutile dire che tutta la crew – Duff, Steven, Izzy e Vomito Ovunquedetto Slash – che avevano trepidato per le mie sorti assieme ad Axl – approfittò della situazione per buttare in piedi l'ennesimo baccanale.
Sìssignore!!!
 
Dovete sapere, Ragazze, Ragazzi e miei unici Amici Rimasti, che lì a Hell House, praticamente, non si faceva altro che quello. Festeggiare. Divertirsi. Sfiziarsela a più non posso. Fottere fino a star male, bere fino a sboccare e flipparsi in vena fino a schiattare.
E perché, direte voi.
Perché no, rispondo io.
Perchè quella era l'unica cazzo di arma che ci era rimasta, a noi, obbligati a stare rinchiusi a Hell House, per non schiattare secchi di noia.
E dovevamo starcene rinchiusi il più possibile, Amici miei.
Il perchè ve lo devo avere già spiegato... Vi ricordate?
Ma forse, a questo punto, è giunto il momento di spiegarvi un po' più chiaramente che cos'era questa A7 e chi l'aveva portata.
Del contagio, naturalmente, e di come era arrivato a diffondersi ovunque, nessuno aveva i coglioni di prendersi la colpa. Insomma, a sentire i tg, non era colpa di nessuno.
Nossignore!!!
 
L'unico vero colpevole era...una bestiolina.
 
Una bestiolina così piccola che a occhio nudo era invisibile.
Per beccarla, ci voleva il microscopio.
Un virus, insomma.
Un banalissimo virus influenzale che gli scienziati e la stampa chiamavano A7.
Niente di grave. Solo una banale influenza. Raffreddore. Tosse. Febbre. Nausea. Vomito. Dolori alle ossa. Le solite cose, trite e ritrite. Più – e qui viene il bello - strane croste simili al vaiolo che ti si formavano prima sulla pancia e poi, il giorno dopo, ti svegliavi e ce le avevi dappertutto.
Persino nel cervello. Nei polmoni. Nel cuore.
E ti fottevano giorno per giorno facendoti fare una morte di merda.
E buonanotte al secchio, cazzo!!!
 
Altro che eroina...
E poi dicono che la droga fa male...
 
cough cough coughhhhhhh...
coughcoughcough...
 
(Merda. Doppia merda. Merda al cubo.)
 
Fuori da quelle quattro mura mezze marce, il mondo stava andando a puttane a velocità folle, Ragazzi... proprio così.
Si stava buttando a capofitto nella merda...
Come dicevamo prima, quella che, all'inizio, era sembrata l'ennesima bufala, si era rivelata essere, in realtà, una vera e propria pandemia.
Lo sapete che cosa vuol dire la parola pandemia, vero?
Vuol dire che siete in presenza di un virus con i controcoglioni, capace di provocare un'epidemia di proporzioni mondiali... che, tradotto in lingua corrente, miei cari ed unici Amici, vuol dire che siete nella cacca... e ci siete fino al collo!!!
Sissignore!!!
E stavolta la pandemia era scoppiata davvero, mica come l'aviaria di qualche anno fa, che era stata tutta una bufala da far ridere i polli... o come anche la SARS, che era circoscritta e, alla fine, si era dissolta in una bolla di sapone...
l'A7, invece... quella no...
quella... era tutta...
 
cough cough coughhhhhhh...
 
Madonna, muoio...
 
... un'altra cosa, cazzo...
L'A7 aveva le palle quadrate, anzi... ce le aveva cubiche, ve lo dico io!!!
E lo si era capito subito che non era la solita influenza da due soldi, di quelle che arrivano tutti gli anni che Zio ha fatto... di quelle innocue, rassicuranti sindromi fatte di starnuti, tossettine e febbriciattole innocenti che passano con una cazzo di banalissima aspirina...
L'A7 era tutta un'altra cosa...
Era una cosa nuova. Mai vista. Per questo faceva paura.
Davanti a tanta virulenza, la scienza medica, cazzo, era impotente. La farmacologia del Terzo Millennio aveva le mani legate. Tutti i virologi e gli infettivologi del mondo venivano sistematicamente presi per il culo dal dilagare indisturbato della malattia che, giorno dopo giorno... cresceva in modo esponenziale.
E non solo, cresceva...
Nossignori!!!
 
S'incattiviva...
S'incancreniva.
 
E  i medici non ci capivano un cazzo.
Anzi!!! Più la studiavano e più il virus mutava e gli faceva il dito medio, ai loro bei cocktail di farmaci inutili...
 
Il 2012 segnò la fine del mondo così come noi tutti l'avevamo fino a quel momento conosciuto.
Milioni di persone si ammalarono e morirono in pochissimi mesi.
Al telegiornale e ai talk show non si parlava d'altro.
 
I Maya.
 
Il loro stramaledettissimo calendario.
La loro fottutissima profezia.
Che se la ficchino DOVE DICO IO, cazzo!!!
 
La mezzanotte del  21 Dicembre 2012 avrebbe portato la fine del mondo.
 
Sarà vero?
Lo vedremo...
 
mancano solo poche ore...
 
L'orologio a cucù di Axl... non ve l'ho detto, vero?
O sì? Ve ne ho parlato?
Axl aveva portato a Hell House il suo orologio a cucù... quello che aveva scandito le ore della sua infanzia nella cameretta che divideva con i fratellastri Amy e Stuart nella casa di Lafayette, Indiana, in cui era nato. Ma... di Axl e della sua infanzia... e delle confessioni strazianti che mi fece... e che fece a tutti noi, una notte, da sbronzo marcio... di quelle parleremo in seguito...
Dove eravamo rimasti? Ah, sì... l'orologio.
Il cucù di Axl.
 
Cough...cough...cough...
coughcoughcoughhhhhh
 
Axl Rose con un orologio a cucù...
questa non la sapevate, giusto?
Ad ogni modo, ce l'aveva.
E adesso... beh, adesso...
quell'orrido orologio da muro, di un kitsch da fare accapponare la pelle persino ad uno come Andy Warhol, è rimasto qui a Hell House.
 
In questo schifosissimo momento, segna  le 11 e 5 di mattina.
 A Mezzanotte mancano 12 cazzo di ore e 55 merdosi  minuti.
 
Poi, se i Maya avevano ragione o meno... lo sapremo anche noi.
Voi inclusi, miei unici Amici...
scommetto che ve la state facendo sotto...
per me, invece, con tutto quello che ho passato e... soprattutto, per come mi sento...
sarà solo una liberazione.
Quindi, detto tra noi...
Spero tanto che i Maya abbiano ragione, CAZZO...
 
E noi bevevamo e scopavamo e ci facevamo come se i Maya avessero ragione.
 
Lo speravano anche i nostri mitici, ineguagliabili Guns 'n Roses. Lo speravamo tutti.
E in fondo, a noi, cazzo ce ne fregava?
Tanto, in una meniera o nell'altra... non saremmo sopravvissuti.
Nossignore!!!
E non solo per l'A7.
Anche e soprattutto... per il nostro tenore di vita.
 
Cough...cough... cough...
 
Sesso, droga e Rock'n Roll.
 
Questa era la nostra vita.
Una vita a trecento all'ora.
Sempre in bilico sul filo del rasoio.
 
Come cantava Axl ai bei vecchi tempi
 
Ready to crash and burn...
 
pronti a distruggere e a bruciare...
 
Noi eravamo la Vita contro la Morte.
 
Con buona pace di quel menoso di Norman O' Brown e delle sue masturbazioni mentali. E tutto il resto, che andasse pure a farsi fottere!!!
 
Parola d'ordine: spassarsela. Godersela. Il fine giustifica i mezzi.
 
Noi eravamo gente alla buona, che si accontentava di poco... ci bastava una bella scorta di Nightrain e di Zio Jack ed eravamo a cavallo, cazzo... ovviamente, supportati da uno skizzo di eroina come si deve, se permettete...
Se poi c'era un po' di bella maria... beh, fate un po' Voi...
E quella notte, devo dire... quella notte... non fece eccezione.
 
Axl si sbronzò da fare schifo.
 
Aneddoti di un passato che aveva rimosso lo assalirono all'improvviso con violenza.
 
 
Tra poco vi dirò tutto...
Prometto...
Vi racconterò com'è andata per filo e per segno.
Ma adesso... ho bisogno... ho bisogno...
 
cough cough coughhhhhhh...
 
tra un po' tiro su anche il cervello, cazzo...
(sempre che me ne sia rimasto abbastanza...)
Stare a rota con l'A7...
No, raga!!!
Non potete crederci, quanto sto di merda...
Questo è davvero troppo anche per me!!!
 
Eccheccazzo!!!
 
Merda, ragazzi...
Qui butta male...
 
Ho bisogno di farmi...
 
C'è nessuno di Voi che ha almeno...
Almeno una cazzo di canna?
 

 
 

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Capitolo 19
*** the final countdown ***


Capitolo19

 

 

 

 

 

THE FINAL COUNTDOWN

 
21 dicembre 2012
ore 12:00 p.m          
 
“Fanculo i Maya!”
Berciò Vomito Ovunque facendo lo spelling di ogni singola sillaba coi rutti.
Stappò coi denti una boccia di quel vinello bastardo che chiamavamo Nightrain perchè  ogni bicchiere ti buttava addosso una scuffia pazzesca e ti faceva scorrere l'adrenaina fin su per il culo, e per noi, nella nostra fantasia di ubriachi, equivaleva a saltare su un treno in corsa di notte come James Dean ne La Valle dell'Eden.
“Brindo a quelli...”
 
coughcoughcoughhhh
cough cough cough...
 
Merda. Doppia. Tripla merda.
Merda al cubo!!!
 
“... che sanno amare la vita!”
Biascicò, versandosene addosso metà prima ancora di riuscire a sbarazzarsi del tappo.
Gli altri ridevano a crepapelle.
“Seeeeeeeee!!!”
Aggiunse Axl, rollandosi una canna di maria grossa come il bottleneck della Les Paul di Slash.
 
Police and niggers
 
canticchiava Axl, leccando la striscia di colla all'estremità della cartina Smocking Gold ...
 
Get out of my ways...
 
A prop, Raga... avete presente le Smocking Gold... le conoscete, vero?
Eddài, su... è inutile negare...
Tanto lo so che siete tutti degli scoppiati!!!
 
“Questa è l'ultima cartina!”
Strillò, sputando sul tappeto.
E Steve? Una volta si è alzato in piedi barcollando, ha aperto la zip dei pantaloni di pelle nera e... ha regalato ad Axl una fantastica doccia scozzese!!!
Che storia, raga...
Mi ricordo di quella notte... o era pomeriggio? O l'alba? Sa Zio...
La nebbia, sapete... anzi, la Nebbia Tossica che tutti dicevano che aveva portato l'A7... come nel Vecchio Testamento... come una delle... 7, appunto... 7 piaghe d'Egitto...
La Nebbia non ci permetteva di orizzontarci... aveva cancellato il mondo intero fuori da Hell House prima ancora che lo facesse l'A7...
che numero del cazzo... comincio a pensare che porti un po'sfiga...
E Axl?
Steve, dicevo... aveva fatto quel che aveva fatto.
E Axl giurava che l'avrebbe ammazzato di botte e che gli avrebbe ficcato la testa nel culo.
“Vai a strafotterti,Steve!!!”
 
Mollò un pugno sulla spalla al batterista facendogli rovesciare quel che restava della lattina di Guinness che teneva in mano da due ore, gli strappò la lattina di mano e gliela ficcò in bocca, tenendocela a forza, finchè la faccia da schiaffi del biondo batterista non diventò viola addobbo funebre, come... avete presente Fantozzi quando gli va di traverso il tordo intero? Ecco, fatto e sputato!!!
Poi Axl si rivolse alla canna e, vedendo la confezione di Smocking vuota, gli montò la rabbia.
 
“Le hai fatte fuori tutte... tossico di m...”
“A HAHAUUHOO HOHO!”
Si difese il batterista, cavandosi di bocca la lattina, posandola e pulendosi la bocca col gilet di Izzy, collassato di fianco a lui con la chitarra sulle gambe.
“VAFFANCULO, FROCIO!!! Tanto lo so che te lo fai mettere dietro...”
Che, col passato di Axl – cioè, visti gli abusi subiti a due anni dal padre naturale, che lui, per ragioni di sicurezza, aveva reso di pubblico dominio in una famosa intervista-schock rilasciata a Rolling Stone  anni prima – era una bastardata.
 
“Seeeee” Sbraitò Axl, senza alzare gli occhi dal joint che, sbronzo com'era, stava rollando da mezz'ora buona. “Dal bastardo di tuo padre...”
Io me ne stavo a guardare col fiato sospeso, senza osare nemmeno respirare sottovoce.In attesa degli eventi.
Non così la band, invece.
Nossignori!!!
Cough... cough... coughhhhhhh...
 
Farsi i cazzi propri non era mai stato il loro forte, del resto.
Mi ricordo di quella volta come se fosse adesso, cazzo...
di tutte le cazzate che hanno detto... sì, insomma... più o meno...
Il primo a mettersi in mezzo, di solito, era Slash. Ma stavolta, invece... me lo ricordo benissimo... a rompere il ghiaccio, fu la pertica. Il biondone ossigenato che si credeva figlio di Sid Vicious. Duff.
“Piantala, Steve!”
Sbraitò, assestando al batterista con la fama di ninfomane e tossico un sonoro ceffone. “Hai rotto il cazzo!!!”
“Non ti immischiare, Duff!” diceva Vomito Ovunque, cercando di dividere i contendenti e di tenere le mani a posto a chi era estraneo alla contesa.
“Slash!” Rispondeva il biondo bassista, puntandogli un dito contro il petto “fatti i cazzi tuoi”.
“Cazzo, Duff!” Bofonchiò quel che restava di Izzy,
Poi, una parola tirava l'altra e giù... botte di santa ragione.
Tipico passatempo dei Guns...
E io?
Vi chiederete.
Sempre che ci siate ancora, beninteso.
Io di solito mi limitavo all'osservazione. Ve l'ho detto che ho studiato cinema, vero? Questo perchè io sono una che osserva, più che una che fa.
Quindi, diciamo che... io di solito, non intervenivo se non quando si metteva male sul serio e ci volevano bende e cerotti.
Manco a dirlo, io ero la crocerossina di turno.
Anche se... tolleranza a parte, non nego che molte di quelle risse da bar scoppiarono proprio...  per causa mia...
 
Ad ogni modo, Axl... lui era proprio fissato su quella marca, cazzo... se non c'erano quelle, dava di matto... bisognava tenerne sempre una scorta... mi ricordo che noi lo prendevamo per il culo, gli dicevamo che le Smocking erano da froci... ma lui era fisso. Cazzo, che palle con le Smocking, porca merda!!!
E, mamma mia... quanto le odiava, le Rizla Blu... diceva che gli raschiavano la gola e gli fottevano le corde vocali...
Tipico di Axl. Lui e le sue fisse da superstar... ma forse, tutti lo amavano proprio per questo... faceva parte del suo fascino inarrivabile... del suo status di superstar al di sopra di tutto e...
 
cough cough cough...
 
Fanculo.
 
... di tutti. E nonostante fuori il mondo stesse andando da culo con una velocità impressionante, le cose a Hell House giravano ancora benone per i cinque delinquenti a piede libero  passati alla storia del Rock col leggendario nome di Guns 'n Roses. Ma, soprattutto – considerando com'era andata a rotoli la mia vita negli ultimi tre anni dopo... dopo Michelle – per me. Già. La vita mi stava risarcendo di tutta la merda che avevo dovuto ingoiare. Io avevo loro. Tutti loro. Quando e come volevo. Sì, perchè... adesso ve lo spiego, cazzo!
Sissignore!!!
C'era l'A7. A lei la colpa di tutto. O- secondo i punti di vista – il merito... di tutto quello che facevamo. E poi c'erano i nostri mitici Maya... o vi eravate già dimenticati di loro, miei unici Amici rimasti?
I Maya e la loro strafottutissima profezia sulla fine del mondo!!!
Mentre io parlo con Voi, la fine si avvicina...
Oggi è il 21 dicembre 2012... ma questo lo sapete anche voi, cazzo...
manca solo un'ora alla mezzanotte.
Dopodichè il mondo, così come noi l'abbiamo conosciuto, se 'sti cazzo di Maya non si erano fumati il cervello, sarà storia.
E l'A7? Lo sapete, vero, perchè l'hanno chiamata così?
Noooo?
Davvero non lo sapete?
O non ve lo ricordate?
Troppa bella maria, eh, raga?
O preferite il fumo?
O siete strafatti di coca?
E va bene...
 
cough cough cough...
 
(Cazzo vomito...)
 
Allora ve la rinfresco io, la memoria...
Sissignori!!!
A7 non era una semplice sigla alfanumerica punto e basta.  Era un acronimo. Vale a dire – per quelli di voi che sono troppo bestie per sapere cosa vuol dire la parola acronimo, e credo che, ad occhio e croce...
 
cough cough cough...
 
(Fanculo la tosse!!!)
 
Dicevamo? Ah, ecco... parlavamo del vocabolo ACRONIMO dal punto di vista semantico... cioè, cercavamo di fare luce sul signifiato della parola.
Senza offesa, eh, raga? Ma, dai vostri sguardi persi e disorientati, e dalle vostre mandibole pendule, deduco che... che
 
cough cough cough...
 
(merda...)
 
... quelli tra voi che non hanno mai sentito questa bella parola della nostra lingua siano la maggioranza... Acronimo è un termine che indica una parola fatta solo di... ehm, iniziali di altre parole. Infatti, nel caso di A7...  A e 7 sono le iniziali di Ammazza Sette. l'epidemia, ligia al suo nome, spazzava via tutto quel che trovava sulla sua strada. E Axl?
Vista la particolarità della nostra situazione, Axl non faceva troppo il geloso... diciamo che, visto che tutti eravamo sulla stessa barca che faceva acqua da tutte le parti e che presto – realisticamente pensando – sarebbe colata a picco... beh, ecco... diciamo che, l'unico antidoto contro la morte incombente era il sesso... sesso di gruppo, visto che l'unica donna del gruppo ero io. E visto che – soprattutto – nessuno di loro era frocio e che, sulla Terra, non c'era nessuna cazzo di A7 che avrebbe potuto cambiare le cose in tal senso...
Sesso di gruppo... ho detto così, vero?
Però non intendevo una gangbang. è... non che non ci avessimo provato, ma... il più delle volte, visto che – sotto tutte quelle borchie, jeans stracciati e pelle nera – eravamo dei ragazzi riservati...
 
Seeeeeeee!!!
Come no...
 
Ma... chi ha parlato?
Tappati la bocca, stronzetta. Dovunque tu sia.
Levati dalle palle, che non sai un cazzo...
 
Insomma, preferivamo farlo a coppie che in gruppo, cazzo!!!
Non eravamo depravati fino a quel punto... anche se non nego che, a volte, per colpa dello Zio Jack e di Sorella Coca... ebbene sì, è capitato...
 
E a questo punto, penso sa utile fare una precisazione...
Il mio nome... quello vero...
Sarah Rose, vi ricordate?
Bene. Mi fa piacere. E se no, andate a strafottervi, cazzo!!!
Il mio nome... sì, insomma... quel ROSE... non ha niente a che fare con Axl, capito?
Infatti il suo è un COGNOME, mentre il mio è un NOME, il mio secondo nome, appunto...
quindi, per quelli di voi che si sono fatti l'idea che quella tra me e Axl fosse in realtà una storia incestuosa... possono andare affanculo.
Eravamo normalissimi amanti.
Non consanguinei.
Maggiorenni.
Consenzienti.
Sballati.
E... depravati quanto basta.
L'A7 e la quarantena forzata hanno fatto il resto.
Chiaro?
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 20
*** 3rd stone to the sun ***


Capitolo20

 

 

 

 

 

3RD STONE TO THE SUN

 
21 dicembre 2012
ore 13:00 p.m          
Cough cough cough
cough cough coughhhhhhhhhhhhhhhhh
 
Povera me...
sento la mancanza dei polmoni che ho sputato un secolo fa...
La febbre mi divora... le piaghe versano sale sulla mia anima perduta e condannata...
 
Se non sbaglio, stavamo parlando di Axl.
Ve l'ho detto che io e lui non siamo parenti, no? Perchè quel “Rose “ che ci accomuna per lui è un cognome, mentre per me è il secondo nome di battesimo. Nient'altro che una pazzesca, fortuita coincidenza. E su quella cazzo di fortunata coincidenza, io e lui – manco a dirlo, seguiti a ruota dal resto della band – ci abbiamo bevuto su parecchie bottiglie di Zio Jack e fumato parecchi torcioni e... sì, indovinato... forti di questa singolare, intrigante omonimia ci siamo anche fatti in vena, ovviamente.
Quindi, lo ripeto, non siamo parenti. Nossignore. Siamo solo amanti.
Punto e basta. Insieme ne abbiamo combinate di tutti i colori... ma anche Izzy, Duff, Steve e, non da ultimo, il mio salvatore – il buon Vomito Ovunque – non sono certo stati a guardare... mi ricordo in particolare una sera.
Vi ho mai detto che il nostro Axl era un po' molto schizzato sul serio? Noooo?
E allora ve lo dico adesso, cazzo!!!
Cioè... che non aveva tutti i venerdì era chiaro come il sole... lui era così... così fottutamente imprevedibile, ecco...
Come dire... avete presente la storia di Cenerentola?
Ecco!!! Lui era una carrozza.
 Una carrozza full optional, tutta inghirlandata d'oro e pietre preziose e sete e nappine di velluto.
E poi... un attimo dopo... puff!!!
Si trasformava in una zucca. Una zucca piena di marciume.
Soffriva di Disturbo Bipolare, capite?
Lo sapete che cosa vuol dre?
In parole povere, dalle stelle alle stalle in cinque minuti...
o, per dirla con Johnny Rotten dei compianti Sex Pistols – Zio l abbia in gloria, cazzo, ovunque siano finiti quegli stronzi culi fini...
 
Cough cough cough
cough cough coughhhhhhhhhhhhhhhhh
 
Sono un verme / sono un dio
Grandioso, eh, raga?
Calza a pennello...
Qui lo dico e qui lo nego... sulla stessa riga!!!
Un cane che si morde la coda. Ecco cos'era Axl.
Lui era questo. Punto e basta. E se non vi sta bene, cazzi vostri.
 
Per carità, raga... non fraintendetemi. E' vero che era uno stronzo. Anzi, verissimo!!! Lui era il più stronzo di tutti gli stronzi più stronzi che conoscete, ma... non era tutta farina del suo sacco. Nossignore!!! Non era tutta colpa sua, insomma. Il bizzoso, irascibile frontman dei Guns dai capelli rossi, sotto la ruvida scorza stradaiola del rocker, era una persona ferita.
Io questo lo sapevo bene. Lo sapevamo tutti. Soprattutto, lo sapeva Izzy, la chitarra ritmica alla Keith Richards della band.
Il suo amico Izzy. L'amico di sempre. Il fratello mancato. Il compagno di banco. Venuto anche lui dall'inferno di Lafayette, Indiana. Il buon vecchio Izzy. Al secolo Jeffrey Dean Isbell. L'unico e il solo angelo custode di Axl. L'unico ponte tra Axl e il proprio spaventoso, traumatico passato.
Ma quanto davvero fosse spaventoso e traumatico, quel passato, non lo sapevo ancora quando tornai a stare con loro lì a Hell House dopo tre anni di assenza. Però ebbi modo di scoprirlo, una notte, e toccarlo con mano. Non ricordo molto di quella notte, sapete... come al solito, avevamo... sì, insomma... come dicevamo noi, scopato via la morte...
 
Cough cough cough
cough cough
coughhhhhhhhhhhhhhhhh
 
Scusate.
 
O, se preferite, spazzato via i Maya...
Insomma, avevamo cercato di ammazzare  il tempo...
bella questa, vero? Ammazzare il tempo...
Non male. (Questa me la scrivo).
Se non fosse che, vista la situazione, non c'è niente da ridere...
Ad ogni modo, spazzavamo via la morte a colpi di bacino e affondi...
Tutta colpa di Vomito Ovunque...
E lui che dice sempre: voglio andarmene mentre vengo”
E' il suo motto...
E... manco a dirlo, poi ci eravamo messi in orbita con la bianca di Duff innaffiandola col vino dell'oblio... e quindi, quella notte, io me la ricordo a sprazzi... sì, insomma... ho come dei flash qua e là, ma questo non ha importanza. Quello che conta è che Axl quella volta aveva esagerato con l'alcol mischiando Nightrain e birra alla tequila e che, per rimediare, ci aveva buttato sopra una mezza boccia di Zio Jack.
Il risultato era stato penoso e, soprattutto, immediato.
Axl era diventato insopportabilmente petulante e piagnucoloso. Rompeva le palle a tutti. Peggio di un moccioso di due anni. Aveva quella che noi chiamavamo “una bella sbronza lacrimogena”. Un morbo contagioso che, di solito, mette in fuga tutti peggio di una malattia contagiosa. Peggio persino dell'A7. E, garantito, ti manda a puttane la serata.
 
Aiutooooo!!!
Qualcuno mi aiutiiii!!!
Ehi... dico a voi...ci siete ancora?
Dove siete?
Non vi vedo...
Se ci siete battete un colpo...
non mi mollate adesso, miei unici Amici rimasti...
non datemi questo dolore...
tanto, se quegli stronzi dei Maya hanno visto giusto... beh, allora... in quel caso, tra un po' non ci sarà più trippa per nessuno, su questo cazzo di pianeta di merda che il grande Jimi Hendrix chiamava Third Stone to the Sun...
E, visto che, per natura, io sono un'inguaribile ottimista...
 
Cough cough cough
cough cough coughhhhhhhhhhhhhhhhh
 
See, come no!!! Come un cazzo di Emo in chemio!!!
Scherzo. Io non sono pessimista. Sono realista. Punto e basta. Fedele al vecchio adagio che dice che “se qualcosa può andar male... ebbene, ci andrà!” e, aggiungo io “se proprio non può, niente paura: tanto ci andrà lo stesso.”
Male, ovviamente.
Ma... un momento... non sparate giudizi affrettati. Non è come credete voi... Io non sono pessimista, cazzo!!!
Nossignori!!!
Sono semplicemente...
 
Cough cough cough
cough cough coughhhhhhhhhhhhhhhhh
 
Fanculo anche 'sta tosse...
Amen. Passerà.
Forse... da morta... almeno lo spero, cazzo!!!
 
Comunque, Axl quella notte aprì una porta inquietante sul suo oscuro passato di Lafayette. E i suoi fantasmi, sepolti nel buio dei suoi incubi infantili, tornarono.
Li vedemmo tutti. Li toccammo con mano.
Quella notte, dicevo, loro tornarono.
E popolarono Hell House.
 

 
 

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Capitolo 21
*** estranged ***


Capitolo21

 

 

 

 

 

ESTRANGED

 
21 dicembre 2012
ore 14:00 p.m          
 
La nebbia agli irti colli / Piovigginando  sale...
Dov'è che l'avevo sentita, questa?
E' su questo che dibattevamo, quella sera, dopo esserci calati un bel cartone ciascuno. Per buttare giù l'acido, l'avevamo innaffiato abbondantemente col Nightrain e, finito quello, ci eravamo dati alla Corona. Quindi, sì, è vero, ok... eravamo fatti, come no, ma ancora abbastanza connessi... alla realtà. Giusto?
In fondo, in sei, una bottiglia di vinaccio, non è poi molto... anche perchè se la scolò quasi tutta Facciadangelo,il nostro frontman dai bei capelli rossi... e – dicevamo... - cos'è che dicevamo?
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhh
 
(Tosse di merda).
Fanculo.
Scusate.
 
Ah, sì... Axl si è fottuto praticamente l'intera boccia di Treno Notturno. Cosiddetto perchè berne una bottiglia  equivaleva ad attraversare i binari al buio e, il giorno dopo, avevi la sensazione che ti fosse passato sopra un cazzo di treno in corsa. Non so se ho reso l'idea. Se mi ricordo bene, poi, quella sera, per meglio apprezzare gli effetti dell'acido lisergico, non avevamo neanche mangiato. Quindi, inutile dire che il nostro bellissimo Dio del Rock, dopo aver vuotato la bottiglia di vinaccio, salutato zia Tequila e onorato lo Zio Jack... beh, dire che non stava messo troppo bene era... come si dice... non mi viene la parola, cazzo... ce l'ho sulla punta della lingua...
...ah, ecco! Un EUFEMISMO! Giusto?
Sissignori!!!
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhh
 
Stavamo tutti sparando cazzate su questi due versi di Leopardi... Leopardi, giusto? E ognuno diceva la sua, ovviamente. E ne saltavano fuori di cotte e di crude. C'era da sganasciarsi dal ridere, cazzo... il trip non era niente male e, a parte il solito saporaccio di metallo caldo e la salivazione azzerata – e una piccola morsa alla bocca dello stomaco ogni tanto...- beh, devo proprio dire che la maggior parte di noi stava proprio bene, eravamo in un buon feeling e ci stavamo divertendo. A modo nostro, s'intende. La scena era questa. Eravamo tutti stravaccati sul tappeto pieno di macchie innominabili attorno al fornelletto da campeggio multiuso che era per noi fonte di calore, di cibo e di sballo, in quanto – miei ultimi Amici rimasti – lo usavamo anche per scaldarci la roba, e questo per evitare di scaricare tutti gli accendini che avevamo. L'acido – dicevo – stava facendo effetto, e a Hell House, quella notte più che mai, non regnavano solo l'anarchia, il disordine, la confusione e l'oltraggio. Nossignori!!! Quella notte, a dettar legge, fu la pazzia. La demenza. La follia.
With your life's insanity
diceva chiaramente un verso molto esplicito di My Michelle. Più che un verso, una sentenza. Un epitaffio. Una fotografia.
La nostra. Scattata qui a Hell House quella stessa notte o in un altra notte presa dal milione di notti come questa e forse anche peggio che, tutti insieme, come una nave di folli, abbiamo consumato tra le sue mura coperte di muffa e graffiti osceni.
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhh
(Tra un po' giuro che mi strappo le tonsille... se non le ho già mangiate senza saperlo...)
Basta. Andiamo avanti, cazzo... prima che ci scappi il morto... anzi, LA ...
Ad ogni modo, ecco come eravamo combinati.
Steven maltrattava la sua batteria cantando una canzonaccia da caserma e usando due cucchiaini al posto delle bacchette, facendo scompisciare tutti dal ridere.
“Ehi, voi... stronzi!!!” Berciò offeso, lanciando un cucchiaino in faccia a Vomito Ovunque.
Il povero chitarrista, ignaro, dal canto suo, stava... ehm... cercando di suonare l'intro di Sweet Child O'Mine tenendo il plettro con le dita dei piedi... anzi, quello che lui credeva essere il plettro... - che, invece, in realtà, era un frammento di patatina Hunky Dorys Cheese and Onion che Izzy aveva lasciato cadere per sbaglio mentre, fuori anche lui come un balcone, cercava di mangiarle tirandole su... col naso.
Ad ogni modo, il cucchiaio lanciato da Steven centrò in piena faccia il chitarrista che, appunto, stava... componendo, diciamo così, il tutto, naturalmente, ridendo fino a smascellarsi.
Un sonorissimo, inaspettato, vibrante, inconfondibile
CRACK!!!
ammutolì per un attimo tutto il casino.
E tutti udimmo chiaramente il suono di un incisivo che andava... ehm, a puttane...
“Bastardo!!!” Gridò Vomito Ovunque, lanciandosi sul batterista. “Ti ammazzo!!!”
E cominciò una zuffa che andò avanti tutta la notte o quasi, tagliando fuori i due contendenti dal resto degli abitanti di Hell House. Da quel momento, quei due furono storia a parte. Una storia che, se mi è concesso, e Zio... o chi per Lui, me lo concede... vi racconterò un'altra volta. Ok?
Quanto a Duff... poveri noi, raga...
Cough cough cough cough
... un altro buono...
diciamo che la nostra pertica ossigenata... aveva fatto un po' di confusione.
In piedi in mezzo alla stanza, stava cantando a squarcia gola My Way nella strepitosa versione punk di Sid Vicious – ovviamente! - suonando... ehm... il basso con i denti alla Jimi Hendrix... basta. Inutile dire che... anche per un musicista di valore come lui, conciliare le due cose non era per niente facile, e lui aveva, per così dire... il suo bel daffare!!!
Sissignori!!!
 
Cough cough cough cough
 
Cazzo, raga... muoio.
Pit-stop, vi prego.
Non ce la faccio più...
 

 
 

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Capitolo 22
*** who killed bambi ***


Capitolo22

 

 

 

 

 

WHO KILLED BAMBI

 
21 dicembre 2012
ore 15:00 p.m          
 
E così arriviamo al nostro Facciadangelo o dio del Rock o... Pel di Carota o... come volete voi. Al nostro mitico Axl Rose. Che era quello che stava peggio. Almeno dal punto di vista fisico. Ma io, persa nell'immensità del mio sballo in fase acuta post-decollo, in cui, credendomi una farfalla notturna ripiena dello spirito di Isadora Duncan, danzavo scalza per la stanza ribaltando tutto quel che trovavo sul mio cammino... non mi ero accorta di lui. E quando – come Zio volle – conclusi la mia danza sciamanica in una pericolosissima spaccata frontale che mi ha quasi lacerato i tendini flessori di entrambe le cosce, buttandomi da culo i crociati per sempre, lui era ancora lì. Perfettamente chiuso a riccio dentro se stesso. Apparentemente assorto in quello che Carlos Castaneda – sì, raga... quello del peyote... vi ricordate la trilogia di libri maledetti? Avete presente? A scuola dallo Stregone. Gli insegnamenti di Don Juan. Viaggio a Ixtlan.- No, eh? Mai sentiti nominare?
Lo sapevo!!!
Capre!!!
No no, per carità... non offendetevi, che non è il caso...
Non ve ne andate...
Rimanete...
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhh
 
Fanculo.
Ho bisogno di voi quando la mia voce viene meno...
 
Beh, Axl era – dicevo – apparentemente assorto in quello che Castaneda, ne L'Isola del Tonal -un tomo che analizza dal punto di vista socioantropologico il Potere degli Sciamani- definisce dialogo interiore.
Che – direte giustamente voi – parlando come si mangia, in parole povere, sarebbe più o meno... come dire che Axl... se la menava. E, a giudicare dalla sua posizione e dal suo silenzio tombale, lo faceva alla stragrande, come solo lui sapeva fare. Torturandosi il cervello da quel masochista da paura che era.
Sì, ragazzi... perchè se è vero – ed è non vero... di più... SACROSANTO! - che Axl è uno stronzo... è altrettanto vero che, con se stesso, è ancora più crudele di quanto non lo sia con gli alti.
Sissignore!!!
Molto, ma molto, ma mooooolto di più!!!
E mentre tutti i suoi compagni, fatti persi e sbronzi da paura, facevano un casino d'inferno e ridevano fino letteralmente a pisciarsi addosso – come fece Steven – o addirittura a sboccare – come fece il nostro buon Vomito Ovunque, che non si chiamava mica così per niente – lui niente. Se ne stava lì da solo come un gambo di sedano, accartocciato su se stesso come un fiorellino appassito in perfetto, raggelante silenzio, abbracciandosi le ginocchia con le spalle al muro e il mento sul petto. Alcune ciocche dei suoi lunghi capelli ramati, lisci come seta, gli entravano negli stivali texani. Le sue spalle sussultavano in modo quasi impercettibile, come scosse da un tremito...
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhh
... un tremito diffuso.
In un barlume di lucidità venuto fuori da chissà quali recessi della mia alteratissima coscienza, mi accostai a lui e gli accarezzai i capelli.
“Amore...” sussurrai guardinga, temendo una di quelle brusche reazione per cui il rosso era famoso. “Come stai?” 
Nessuna risposta.
Le spalle erano l'unica cosa viva in lui. Tutto il resto era come... scolpito nel granito. Congelato.
“Tutto bene?”
Ripetei, scostandogli i capelli spioventi dal viso.
“Amore, guardami...”
Ancora niente.
“Dì qualcosa... qualsiasi cosa...”
E dopo un tempo infinito, due occhi di giada rossi e gonfi da far paura si accesero come lampare su un oceano in tempesta.
Lui tossì e inghiottì un conato di vomito.
Il suo viso stupendo era totalmente sfatto. Sembrava un bambino... un bambino piccolo e indifeso che si è appena fatto la pipì a letto e che, per punizione, era stato preso a cinghiate.
Fu esattamente questo ciò che vidi nei suoi occhi senza tempo. Axl stava male. Era ferito.
Il suo sguardo supplice era quello di un povero piccolo cerbiatto investito da un camion. Liquido, innocente, puro come acqua di fonte.
Quanto, però, in realtà fosse sballato... cazzo, raga, potevo vederlo dalle ragguardevoli dimensioni delle sue pupille. Davvero di tutto rispetto, pensavo, specchiandomici dentro capovolta. Buon viaggio, amico... goditela tutta... e altre stronzate del genere.
E le sue pupille, enormi, lo erano davvero, cazzo...
Sissignori!!!
Mai visto niente del genere prima...
Si erano letteralmente mangiate tutto il verde delle iridi.
Seee, tanto lo so che capite cosa intendo, raga...
negare non serve, ve l'ho già detto...
lo so che non siete certo meglio di me...
e voglio che sappiate, belli miei, che io, se sono ancora qui a parlare con voi e a darvela ad intendere, cazzo... beh, è solo per ingannare il tempo, chiaro?
Quindi, non montatevi troppo la testa... capito, bimbi miei belli?
Gli occhioni di Axl... nella mia distorta percezione amplificata dal trip, divennero quelli di Bambi...
almeno chi era Bambi ve lo ricorderete, no?
O no?
Non sapete neanche questo?
E... aspettate, ho un'idea... dài, questa la sapete...
vero?
Ditemi di sì...
non fatemi pensar male...
Ve la ricordate Who Killed Bambi, la canzone più demenziale dei Sex Pistols...
NOOOOOOOOO?!
NON CI CREDO....
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhh
 
Cazzo, raga...
non so neanche perchè sto qui a perdere il POCHISSIMO tempo che mi resta con voi...
non per offendere, ma...
siete senza speranza, cazzo...
 
E allora andate tutti a farvi fottere... capre!!!
Se preferite, dirò che gli occhi di Axl erano due enormi buchi neri alla deriva nello spazio siderale... due galassie piene di sorpresa, di paura e di dolore...
Basta.
Quegli occhi mi colpirono al cuore peggio di una freccia al curaro.
Inutile che domandiate. Tanto, cos'è il curaro, adesso come adesso non ho voglia di spiegarvelo. Sarà per un'altra volta... sempre che, -beninteso- i Maya di merda non abbiano ragione... Ma andiamo avanti.
Mi piegai verso Axl.
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhh
 
“Cosa c'è, amore?” gli sussurrai, accarezzando la massa setosa dei suoi splendidi capelli e attorcigliandomene una lucidissima ciocca attorno alle dita. “Stai male?”
E fu un errore.
Un grosso errore...
Ma... cazzo, ragazzi...  io volevo solo aiutarlo... farlo stare un po' meglio...
ma, del resto, come si dice... del senno di poi son piene le fosse...
già... peccato che...
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhh
 
io...
 
Cough cough cough...
 
Fanculo la tosse.
Sto peggiorando, cazzo...
 
...l'ho capito troppo tardi...
 

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Capitolo 23
*** knocking on the heaven's door ***


Capitolo23

 

 

 

 

 

KNOCKIN’ ON THE HEAVEN’S DOOR

 
21 dicembre 2012
ore 16:00 p.m          
 
Axl alzò il viso verso di me, dunque.
La sua pelle di porcellana bisquit era tutta arrossata. Alla luce delle centomila candele sparpagliate ovunque nel tentativo di rischiarare Hell House, sembrava quello di un bambino appena emerso da un incubo.
 
Cough cough coughhhhhhh
 
A proposito di incubi... mi sento di schifo, cazzo...
ogni colpo di tosse rimuove un frammento del mio essere... oltre a quello che resta di quelli che, una volta, erano i miei poveri bronchi... prima che le Luckies, i torcioni e tutto il resto me li buttassero da culo...
chiusa parentesi.
E amen.
Parlavamo di Axl.
Le sua pupille spropositate, gonfiate dall'effetto psichedelico del trip, erano quelle di un veggente antico. Aureolate da un alone livido, gli mangiavano la faccia.
 
La barba di un paio di giorni gli lambiva il profilo delicato accendendolo di un sublime bagliore aranciato. Il suo viso, a quella luce, sembrava in fiamme. La sua anima – inafferrabile, persa nei tortuosi meandri lisergici, sembrava anch'essa bruciare  di un fuoco inestinguibile che lo consumava dall'interno.
Fra tutto il casino che c'era - coi ragazzi che strimpellavano, cantavano a squarciagola, si sfottevano, si mandavano affanculo e si azzuffavano lanciandosi cibo e mozziconi di cicche - lui era l'unico che se ne stava lì in preda a chissà quale incubo tornato dal suo turbinoso passato fatto di violenze e di abusi.
 
Era l'unico del gruppo che non stava spassandola selvaggiamente secondo la tipica filosofia rock del party till you puke, cioè, Amici miei rockettari e ribelli senza causa, detto in parole povere, bevi finchè vomiti.
Anche se – come ricorderete – almeno spero, quanto a bere, il nostro frontman aveva già fatto generosamente la sua parte.
Le sue guance erano rigate di lacrime.
 
“Non piangere” sussurrai, accarezzandogli i capelli soffici e lisci come seta. E non potei resistere. A questo punto, vista la situazione, una dedica era d'obbligo. Non era mia intenzione di buttarla in burletta... volevo soltanto strapparlo al suo inferno personale, insomma... farlo strippare.
 
DON'T YOU CRYYYYYYYYYYYY
TONIIIIIIIIIIIIIIGHT
 
Ululai alla luna che non c'era, assumendo la tipica posa del lupo mannaro.
 
I STIIIILLL LOOOVE YOU BABYYYYYYYYYYYYY
 
La mia voce sgraziata rimbombò nello stanzone semivuoto come un' espolsione.
Ebbi persino la faccia di tolla di ripetere il riff che, in un passato ormai trapassato per sempre, aveva fruttato al gruppo migliaia di dollari.
 
DON'T YOU CRYYYYYYYYYYYY
TONIIIIIIIIIIIIIIGHT
 
Fu una fucilata.
E il fatto che l'acido avesse notevolmente incrementato l'udito di tutti, non aiutò.
Le mie scarsissime attitudini canore fecero il resto.
La band al completo – che fino a quel momento era assorta nei cazzi suoi sulle vie dell'LSD - saltò per aria come un tappo di champagne. 
E tutti guardarono noi. Ma, soprattutto, purtroppo, guardarono Axl.
Il quale mi fissò con uno sguardo folle. Nei suoi occhi enormi lessi solo puro terrore. Poi reclinò la testa sulle ginocchia, apparentemente in preda a conati di vomito.
 
You'll be better tomorrow
 
incalzò Vomito Ovunque che, vocalmente, non era messo meglio di me.
 
with the morning light
now babyyyyyyyyyyyyyyyy
 
interloquì Duff.
Bene, pensai. Ci mancavi solo tu, Sid Vicious...
Dire che era stonato era riduttivo. Come dire che Bill Gates ha via due soldi.
Nossignori!!!
Duffy era molto di più che stonato... lui era addirittura monocorde.
Cioè, ragazzi... come dire...
 
cough cough cough
cough coughhhhhhhhhh...
 
Fanculo anche la tosse.
Fanculo l'A7
Fanculo i Maya...
Fanculo tutto. E basta.
 
La gola del nostro bel bassista ossigenato produceva una nota sola.
Sissignori!!!
Sempre e solo quella. Proprio come Sid Vicious col basso, cazzo...
 
Don't you cryyyyyyyyyyyy
toniiiiiiiiiiiiiiiiiight
 
Izzy. Onore al merito!!! L'acuto fu opera sua.
Anche se, di meriti... non ne aveva per niente.
E se Duff era monocorde, e quindi aveva una corda sola, il povero Izzy...
non aveva nemmeno quella!!!
Basta.
 
Ci guardarono tutti. Anche Slash che, fatto perso e beato, stava ancora suonando la chitarra col didietro in una specie di improbabile profanazione del suo amatissimo Jimi Hendrix. Cosa che la diceva lunga sulle sue condizioni visto che, normalmente, considerava Jimi il ponte tra lui e Zio, come se fosse una specie di... spirito guida o angelo custode.
Nel voltarsi verso di noi, con la sua proverbiale delicatezza, Slash colpì la testa di Duff col manico della chitarra.
“Cazzo, Slasher!”
Sbottò il bassista ossigenato.
“Ouch... soffoco...”
La bottiglia di Budwaiser che stava bevendo gli finì in gola fino al culo.
Il suo bel faccino stava già assumendo una preoccupante colorazione violacea...
E per quanto fossimo tutti strafatti e sballati, la situazione ci riportò tragicamente alla realtà.
 
“Ehi, man...” piagnucolò Vomito Ovunque con voce rotta dal pianto. “Resisti... non fare scherzi, cazzo... guarda che vengo a riprenderti anche all'inferno...”
Il povero bassista punk rantolava e aveva gli occhi rivolti all'insù...
 
“Ehi, Sid Vicious...” Gridò Izzy, cacciando le dita nella gola di Duff. “Mi senti, man?”
 
Ma Duff, naturalmente, non poteva rispondere... aveva... ehm...
 
cough cough cough
cough coughhhhhhhhhh...
 
...la bocca occupata...
 
Da paura...
Ma dico, raga... vi immaginate la scena?
Quello a momenti ci schiattava...
 
E non ridete, massa di idioti...
Sìssignore!!!
Dico a voi!!!
Capito, coglioni?
Non c'è niente da ridere, stronzi!!!
Vi pare?
Un po' di rispetto, cazzo...
Dopotutto, il riff di Patience... sissignori!!!
Quello che qualche anno fa vi ha fatto consumare tutti gli accendini, era suo...
 
cough cough cough
cough coughhhhhhhhhh...
 
Basta. Se no' va finire che ci schiatto secca io, altro che Duff...
 
Per impedire la prematura e... direi alquanto bizzarra dipartita del Re della Birra dei Simpsons, ci volle tutta la pazienza di Izzy e la forza bruta di Steven che – prima dell'A7, ai bei vecchi tempi - con la sua batteria – picchiava giù duro davvero.
 
E Axl? Cazzo...
Con le prove generali per l'addio alla vita di Duff, non lo aveva più cagato nessuno. Scusate il termine volgare, ma è proprio così che sono andate le cose...
la vita è una puttana, a volte...
e quando fu chiaro che la nostra pertica punkettara monocorde sarebbe rimasta ancora un po' in questa valle di lacrime, e che per bussare alle porte del Paradiso
 
Knockin'on the Heaven's doors
 
avrebbe dovuto aspettare ancora un po', ci accorgemmo che... mancava qualcuno.
Sissignori...
 
Axl.
Un attimo prima era qui con noi, anche se solo fisicamente. E adesso...
Lui... lui non c'era più!!!
 

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Capitolo 24
*** use your illusions ***


 Capitolo24

 

 

 

 

 

USE YOUR ILLUSIONS

 
Duffy fu strappato alla Signora con la Falce per il ciuffone ossigenato.
 
E così sia.
 
Povero Duff... chi di birra ferisce di birra perisce, direbbe il nostro buon vecchio Dante Alighieri... ma sì, quello della Divina Commedia...
Fanculo anche lui.
Fanculo la Commedia, più Infernale che Divina.
Fanculo la tosse.
Fanculo la Nebbia.
Fanculo l'A7.
Fanculo tutto.
E basta.
 
E Axl? Dov'era andato a finire?
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
Maledetta tosse.
Maledetta A7.
Vincerai tu, lo so. Lo sento.
Combatterti non avrebbe senso.
E come potrei, poi?
Non ho più neanche i polmoni...
Ma se mi vorrai dovrai combattere...
Passare sul mio cadavere...
Sissignore!!!
Non mi avrai finchè non sarò arrivata alla fine di questa storia e non avrò detto tutto quello che ho da dire.
Cara la mia Signora con la Falce...
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
 
sappi che io barcollo ma non mollo.
Quindi, stai al tuo posto e non mi rompere le palle.
Punto.
 
Basta.
Dovevo assolutamente trovare Axl. Parlare con lui.
Accertarmi che non si mettesse in pericolo.
Era troppo fuori, cazzo...
quand'era in quello stato, diventava pericoloso... cioè... lui non avrebbe mai fatto male ad una mosca, raga... mai e poi mai, giuro... dietro la scorza del rocker, c'era un cuore di panna... ma questo devo avervelo già detto... giusto?
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
 
Quando il trip gli prendeva male e s'intrippava nell'orrore, Axl diventava autolesionista.  Ma come non sapete cosa vuol dire “autolesionista”, cazzo!!!
Vuol dire che si faceva del male da solo. Provava un piacere selvaggio e morboso a ferirsi. Fisicamente, intendo. Una volta l'ho visto rompere una bottiglia di birra, raccogliere un coccio e scriversi sui polsi la parola
 
SINNER
 
(peccatore)
senza battere ciglio.
Scriverlo col proprio sangue.
E poi scoppiare in lacrime come un bambino piccolo e leccarlo via.
Tergendo le lacrime coi propri capelli come la Maddalena, la Peccatrice del Nuovo Testamento.
Era in conflitto con se stesso. William (Billy) il bambino intelligente e sensibile pasciuto a Bibbia e cori Gospel contro l'oltraggioso W. Axl Rose, leader dei Guns 'n Roses. Dio del sesso, della droga, e dell'Hard Rock.
E quando si sentiva così, l'unica via di fuga – diceva Izzy – era il dolore.
Dolore fisico contro quello ...
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
 
FANCULO.
 
...psicologico.
Infliggersi dolore fisico era l'unico modo che William aveva per convivere con l'ingombrante personaggio di Axl nella realtà. L'unico modo per purgare l'insanabile lacerazione che l'educazione anacronistica e repressiva ricevuta dal patrigno e quello che lui era dovuto diventare per “sopravvivere alla jungla metropolitana” ...
(pensate al testo di Welcome to the Jungle e capirete... è tutto nei suoi versi...) e gestire la rabbia che provava... era farsi del male.
E Axl si tagliava.
E a volte, beveva il suo stesso sangue.
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
 
Cazzo, muoio.
 
Sissignori!!!
Questo non la sapevate, vero?
Lo so... è difficile da immaginare.
Però era vero.
Lui si tagliava.
Lo faceva quando stava male.
E poi si sentiva un po' meglio.
Il suo sangue, come quello dell'Agnello, ripuliva il mondo.
Tutte queste cose me le aveva dette Izzy una volta in cui avevo beccato Axl con in mano una lametta da barba sporca di sangue...
a volte le portava addirittura appese al collo, celate da una selva di crocifissi... e non era un caso. Indicativo, vero?
Questo la diceva lunga, su di lui, se eri un buon osservatore...
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
 
me la ricordo come fosse adesso, quella notte...
rivedo la scritta rossa scintillante sul suo polso
 
FORGIVE ME
LORD

 
e sotto, preso da uno scrupolo, aveva rettificato
 
use your illusions
 
(Usa le tue illusioni)
 
Adoravo quella frase.
Era la cosa più bella che una madre o un padre di larghe vedute potesse insegnare al proprio figlio.
Era quello che il piccolo William avrebbe voluto sentirsi dire al posto dei Salmi che gli venivano... parole sue, letteralmente “ficcati in gola” con la forza.
 
Usa le tue illusioni
 
E per cosa?
 
To stay alive
 
Perchè che rinuncia ai propri sogni muore. E muore male.
Ma questo devo avervelo già detto.
O no?
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
 
Ecco perchè dovevo trovarlo a tutti i costi... non volevo che lo facesse di nuovo... mi faceva stare male vederlo così... ma credo che fin qui ci arriviate anche voi, raga, giusto?
Io lo amavo, cazzo...
Forse Izzy, il suo amico di sempre, ne aveva un'idea... quei due avevano vissuto tutto insieme.... erano come fratelli, sapete? Venivano dallo stesso inferno, che aveva il volto poco rassicurante di una noiosa e bigotta cittadina di provincia...
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
 
Merda.
Stradlin aveva vissuto tutto sulla pelle dell'amico. Tutto. E per tutto intendo tutto, cazzo... anche quello che nessun altro può osare immaginare... tanto che, a volte, quando Axl aveva una delle sue... “ricadute”, - le chiamava il timido e schivo chitarrista ritmico – o, comunque, uno dei suoi incubi, poi, invece che venire da me a farsi consolare, cioè dalla sua donna... lui andava da Izzy.
Sissignori!!!
Andava da lui e io lo lasciavo fare.
E non mi sono mai sognata di mettermi in mezzo.
Tra quei due c'era... come dire... un rapporto speciale, unico... una specie di strana... osmosi, ecco... tanto che, su questo, né Vomito Ovunque né nessun altro – neanche Pop Corn che, nonostante fosse buono come il pane, aveva più o meno la sensibilità di una gallina ovaiola – osava prenderli per il culo.
Tutti sapevano, più o meno, che cos' avevano passato quei due. Sbronzandosi e drogandosi insieme, i ragazzi si erano aperti l'un l'altro sulle proprie vite e sui propri... chiamiamoli... scheletri nell'armadio. Era su queste ba... ba... b...
 
Cazzo, sto per vomitare anche l'anima...
Scusate,raga...
L'A7 non perdona nessuno...
 
Dicevo?
Ah, sì...
Era su queste basi che...
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
 
Fanculo.
 
...che si che si era cementata la loro amicizia. E io parlo di loro come esseri umani, come persone. Niente a che vedere con la band e con il feeling pazzesco che quei cinque avanzi di galera sviluppavano sul palco con il nome leggendario di Guns 'n Roses. Un nome che – detto tra parentesi – ancora oggi che ho un piede nella fossa (come anche tutti voi, del resto, miei unici Amici rimasti, se quei cazzo di Maya di merda non si sono bevuti il cervello...) mi fa ancora venire la pelle d'oca...
Basta.
Sissignori...
Dovevo cercare Axl.
L'ultima volta che lo avevo visto, lui... non stava bene.
Per niente.
Era ubriaco marcio e strafatto di acido e non stava affatto bene. Nella mia testa mi sentivo in colpa per averlo perso di vista e mi facevo dei film tragici. Lo vedevo in iperventilazione, intrippato nell'orrore, a incidersi i salmi sulla pancia e poi a bere il suo stesso sangue per poi vomitare l'anima chiedendo perdono a Dio Padre Onnipotente per i suoi peccati. Lui... stava piangendo. Stava piangendo in preda a chissà quale doloroso ricordo... singhiozzava da solo come un infante, senza vergogna né pudore, alla deriva in un incubo assurdo. Totalmente tagliato fuori dal resto di noi.
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
 
L'avevo capito incontrando il suo sguardo da cerbiatto investito. I suoi liquidi occhi dilatati dall'orrore mi martellavano il cervello. Li vedevo dappertutto. Riflessi sul muro. Negli occhi degli altri. Nella canzone, Sweet Child O' Mine che Slash stava tentando di suonare con i piedi con – devo dire – comicissimi risultati. Ma soprattutto li vedevo dentro di me.
Maledetto acido.
Axl si era intrippato nell'orrore. Stava male.
Dovevo assolutamente trovarlo, cazzo.
 
Già, Lafayette, Indiana.
La Città dei Morti Viventi, la chiamava Axl.
E c'era dentro tutto.
 
E gli altri?
Stavano massacrando una canzone.
Don't Cry.
Gimme  a whisper
sentii che “cantava” Duff.
Anche se, parlando di lui, “cantare” è una parola grossa...
Basta.
Per tutta risposta...
 
PRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRAAATTT!!!
 
Vomito Ovunque produsse un peto mostruoso.
Nel vuoto cosmico di Hell House, suonò come una sventagliata di mitra.
 
Cough cough cough cough
coughhhhhhhhh
 
Fanculo la tosse.
Fanculo. Fanculo. Fanculo.
E basta.
Cazzo....
 
E... ragazzi, che roba!!!
Sissignore!!!
Devo dire che... sortì più o meno lo stesso effetto.
 
Il povero bassista – che quella notte, come ricorderete, spero, era già scampato alla morte una volta, scappò via tappandosi il naso e venne a mettersi vicino a me.
 
“Cazzo, Slasher...”
“Fai schifo, man...” aggiunse Steven, mollando la batteria e turandosi il naso con le bacchette.
“Ma come siete schizzinosi!!!” Ribatteva l'interessato, offeso. “E tu chiudi il becco, Adler... l'ultima che hai fatto ci è costata un mese a targhe alterne...”
“Seeeeeeeeeee” rispondeva il batterista, piccato. “Diossina, torna a Seveso...”
 
E Izzy?
Izzy era stravaccato contro il muro. Muto come un pesce.
Anzi... diciamo la verità. Era collassato.
Davanti a lui c'era un posacenere rovesciato e una montagna di cocci di bottiglie. La sua chitarra emergeva da una pozza di vomito.
 
 
Andiamo bene, pensai, avvicinandomi a lui.
Una puzza mostruosa m'investì all'istante levandomi il fiato.
Odore di whisky. Tabacco. Fumo. Sudore vecchio di giorni... ma soprattutto... odore di vomito.
Basta.
Dovevo assolutamente trovare Axl, giusto?
Sissignori!!!
Forte di questa certezza, che era anche l'unica che avevo in quel momento, andai da Izzy.
 
Per non sboccargli addosso, fui costretta a ricorrere all'apnea. E, tuttava non mi lasciai scoraggiare dalle apparenze.
Lui... lui era la mia unica speranza.
 

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Capitolo 25
*** don't put your finger at me! ***


Capitolo25

 

 

 

 

 

DON’T PUT YOUR FINGER AT ME!

 
21 fottuto dicembre 2012
ore 17.00
 
(povera me... porta anche sfiga...)
 
La fine si avvicina e le mie piaghe infette mi fanno sudare dal dolore... per non parlare dell'odore, miei unici – ed eroici – Amici, se davvero siete rimasti ad ascoltare la mia storia...
Ma... se non sbaglio stavamo cercando Axl.
Sissignori!!!
Lo stavamo cercando tutti. Anche Steven detto PopCorn, che aveva la testa sempre nel mondo dei sogni come un bambino piccolo. E Duffy, sopravvissuto ad una bottiglia di Budweiser e alla mia versione a cappella di Don't Cry. E il Chitarrista Senza Volto, Eyes without a Face – che io avevo soprannominato Vomito Ovunque – cui io dovevo la mia vita non una volta, ma tre...
...come spero...
 
cough cough cough cough...
cough coughhhhhh...
 
aspettate un attimo...
non mi sento niente bene...
mi sa che devo sb.... b...
 
Merda.
Scusate.
 
E Izzy? Izzy dov'era Axl lo sapeva. E lo sapevo anch'io, cazzo... non è che ci volesse poi tanta fantasia... e se mi aveste ascoltato sul serio educatamente, invece di ridere, lo sapreste anche voi...
ma non era questo il problema. Non era tanto... dove stava Axl fisicamente, capite? Quanto piuttosto... dove stava con la testa. Che viaggio mentale si stava facendo. Quali demoni lo stessero consumando. Sono stata chiara?
La parte di Axl più evidente e visibile, cioè... diremo... la sua... ehm... stratosferica scorza fenomenica, cioè... detto terra-terra.... il suo corpo da stupro lo sapevamo tutti dov'era. Quattro mura. Due stanze. Sala comune e cesso. Se non era in una era nell'altra. O no?
Basta.
 
cough cough cough cough...
cough coughhhhhh...
 
Tanto, con voi, a fare della filosofia non c'è sugo.
Voi non sapete neanche cos'è la metafisica, cazzo!!!
E guardate che non lo dico per offendere, sia ben chiaro.
Lo dico perchè sto morendo e, di solito, chi si avvicina troppo alle fiamme dell'Inferno, finisce per bruciarsi le ali... e le mie le ho perdute assieme all'anima e alle mie dannate...
fottutissime... illusioni... la notte in cui morì Michelle.
 
“Forse è meglio che vada io” disse Izzy, stiracchiandosi a lungo pigramente come un gatto strafatto. Stava ancora semisdraiato con le spelle al muro davanti alla stufetta. Da un pezzo aveva smesso di strimpellare. Aveva perso il plettro da qualche parte... chissà, forse era finito insieme alle Tortilla Chips messicane ed era affogato nella salsa ranchera... sempre che Slash o PopCorn non se lo fossero già mangiato... ma, con le teste che si ritrovavano quei due... non ero molto ottimista a riguardo.
 
cough cough cough cough...
cough coughhhhhh...
 
Merda.
Sudo sangue come Gesù Cristo nel Giardino del Getsemani...
tremo come una foglia... sto gelando, cazzo...
Mi sa che miè di nuovo salita la Febbre, raga... la febbre del sabato sera... seeeeeee, magari, cazzo... e dove vado?
Fuori il mondo è quasi finito e io... io...
Zio è morto e io non mi sento molto bene , come diceva Woody... Woody Qualcosa.
Vomito ogni cinque minuti.
La fine si avvicina , come cantava Re Lucertola, ma io non mi pento di niente, come diceva Sid Vicious.
 
Non me ne frega niente del Giudizio Universale, figurati di quello che voialtri ribelli-del-sabato-sera coi jeans stracciati di Roberto Cavalli pensate di me.
Io la penso proprio come Axl in One in a Million, cazzo.
Sissignori!!!
Questione di coerenza, cazzo. Di stile. E di palle.
Anche se sono una ragazza.
 
Radicals and racists
don't put your finger at me...
 
(Radicali e razzisti
non puntate il dito ...
 
cough cough cough cough...
cough coughhhhhh...
 
...contro di me)
 
Pit stop...
Mi viene da sboccare...
 
Cazzo, muoio.
Scusatemi se sono acida, ma sto di merda.
E Axl, quella notte, poveretto, non stava certo messo meglio di come mi sento io adesso.
Nossignore!!!
 
“State qui” biascicò Stradlin, strisciando lungo la parete come un capitone fradicio per alzarsi in piedi. “Vado io...”
C'era quasi riuscito, quando...
 “Merda...” disse. E ricadde, in preda a un capogiro. Era così andato che svenne finendo a capofitto sulla sua chitarra, la quale... cazzo, raga... mi sa di avervelo già accennato... era tutta da vedere...
anzi, sarebbe stato molto meglio per tutti non vederla. Specialmente se, cari i miei piccoli Bambi punkettari dal cuore di metallo pesante, siete un pochino delicati di stomaco... perchè la suddetta chitarra... sì, insomma... galleggiava come una cazzo di barchetta di carta in uno stagno di vomito birroso.
 
“Che schifo fai!” Esclamò Vomito Ovunque, tirandolo su per i capelli e ripulendolo coi suoi stessi stracci. “Ehi, bello... mi devi un favore...”
“ Ti-ti-tiratela di meno, stronzo...” gorgogliò Izzy. “S-s-s... ssse non sssseeei ancora caduuuuto giù per il ce-ce-cessso è sssssssssooooolo perchè ci sssono io, cazzo...”
“Seeeeeeee, come no...” replicò Slash, franando sul corpo inerte del chitarrista ritmico con cui – quando suonavano o componevano una canzone, s'instaurava quel feeling pazzesco, stupendo, unico, fatto di botta e risposta che, ogni volta, era il lievito della band.
“Tanfi come una cazzo di di-di-di...stilleria, cazzo...”
Vomito Ovunque si turò platealmente il naso.
“N-n... non so come faccio a starti vicino...”
 
E così, mentre il bue dava del cornuto all'asino, e Steven sgranchiva le bacchette sulla capoccia punk del Re della Birra dei Simpsons McKagan, mi alzai io.
Cioè...
 
cough cough cough cough...
cough coughhhhhh...
 
sì, insomma...
Raga, per dirla tutta, fatta e stonata com'ero... sfidai la forza di gravità – che mi attirava a terra con tutti i mezzi possibili e impossibili, leciti e illeciti che aveva – e, alla fine, dopo una lunga lotta impari col mio compromesso equilibrio, mi misi finalmente in piedi.
“State lì” dissi futilmente ai ragazzi, ben sapendo che, dato il loro avanzato stato di putrefazione, le mie parole erano perfettamente superflue. “Vado io”.
Tanto nessuno di loro si sarebbe alzato.
Nossignori!!!
Semplicemente perchè erano tutti troppo sbronzi e strafatti per farlo.
 
“E dove?” Belò Izzy.
 
Un lungo filo di bava gli scendeva dal mento. Mi ricordo che pensai che mi faceva venire in mente un cane da caccia. Un setter.
Povero Izzy... sembrava il Duck. Il cane di papà...
 
cough cough cough cough...
cough coughhhhhh...
 
Fanculo la tosse.
Fanculo l'A7
Fanculo anche il Nightrain che è finito, cazzo...
Fanculo i Maya di merda...
Fanculo tutto.
 
Ma dicevamo di Izzy...
Quant'era buffo, raga... così dolce e indifeso...
Basta.
Non potei resistere. Sembrava un pelouche... un cucciolone tontolotto dal cuore di panna da mangiare di baci...
... i suoi occhioni neri erano due giuggiole di liquerizia ciucciate...
la sua espressione, sul tipo senza-famiglia-in-cerca-di-affetto, impagabile...
Izzy era uno stracciacuori, quando voleva...
un cagnolino randagio che ti portavi a casa.
Quindi, raga... un cuore ce l'ho anch'io, sapete?
Non sono mica fatta di pietra...
...soprattutto quando si tratta di animali...
li ho sempre sdorati, cazzo...
sono il mio tallone d'Achille...
 
Affondai le dita nella corta criniera nera del chitarrista e grattai scherzosamente...
Lui si lasciò fare strusciandomisi contro con consumata astuzia canina.
“Do-do-dove hai detto che v-v-vaiiiii?”
Uggiolò.
“A vedere come sta Axl, scemo!” Risposi, solleticandogli il mento ispido. “E' un'ora e passa che è in bagno... mi sto preoccupando...”
Lui annuì e mi diede la zampa...
...cioè no...
 
cough cough cough cough...
cough coughhhhhh...
 
Merda.
Non riesco a smettere di vomitare...
chissà, forse da morta...
... ma non ci spero neanche più...
 
Ad ogni modo...
Izzy uggiolò.
Io gli feci PAT PAT PATsulla testa...
... e per tutta risposta, Raga...
lui... cioè...
Izzy...
ve lo giuro, cazzo...
credetemi...
io... non ne dico di balle...
non quando sto per varcare i Cancelli di Perla, cazzo...
 
cough cough cough cough...
cough coughhhhhh...
 
Fanculo.
Insomma, Izzy... lui...
(tutta colpa del trip...)
... per tutta risposta...
 
...SCODINZOLO'!!!
 

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Capitolo 26
*** a warm safe place ***


Capitolo26

 

 

 

 

 

A WARM SAFE PLACE

 
 
21 dicembre 2012
ore 17.30 (da qualche parte)
 
No, perchè, vedete... io, nelle mie condizioni, Amici miei, non sono più sicura di niente... se non del fatto che tra pochissimo tirerò le cuoia, cazzo...
 
Soffro come un cane bastonato... sanguino ovunque, vomito in continuazione e la testa mi va affanculo per conto suo...
non ho quasi neanche più la forza di tossire... quindi aprite bene le orecchie:
 
ho bisogno della vostra voce quando la mia fa cilecca...
cosa che, ormai, purtroppo, accade sempre più spesso...
scusate se prima vi ho insultati e vi ho dato delle capre...
offenedere non era mia intenzione farvi stare male...
sono io quella che sta male, cazzo... io!!!
Sono io che l'ho preso in culo... io che mi sono fatta fottere, cazzo... è per questo che ce l'ho col mondo intero... non con voi, Amici miei.
 
cough cough cough
 
Fanculo.
L'orologio a cucù di Axl mi sa tanto che è rimasto indietro... chissà, forse si è fermato... è già un bel pezzo che fa le tre e un quarto... mi sa che purtroppo ci ha lasciati anche lui...
eh, già... tanto tra un po' qui saltiamo là tutti...
Sissignori!!!
Però non sapere l'ora esatta mi sta sul cazzo... mica per niente, ma sapete... è solo che mi piacerebbe.... diciamo... ehm, pianificare un pochino le poche ore che mi (ci) restano...
almeno quello!!!
Visto che, tanto, mi sa che siamo tutti belli e fottuti...
Qualcuno di voi, raga...
Seeee, tua nonna!!!
Anzi... mia nonna in carriola...
nessuno qui sa dirmi che ore sono?
Le cinque o le sei?
Boooh!!!
Sa Zio...
E chissenefrega, poi...
tanto non mi cambia un cazzo...
 
cough cough cough cough
 
Tosse di merda.
A7 di merda.
 
Fanculo i Maya e tutto il resto.
 
Torniamo a Hell House, raga... vi va'?
C'è una persona che sta male e ha bisogno del mio aiuto. Anzi, dovrei dire... c'era... e aveva... visto che, mentre parlo con voi, tutto questo è finito e perduto per sempre...
Basta.
Izzy, grazie al trip, era diventato il mio cane. Gli altri erano fuori anche loro come dei balconi, tanto che, addirittura, suonavano due basi diverse: Duff faceva il giro di basso dell' intro di Welcome to the Jungle, mentre il buon vecchio Vomito Ovunque - sigaretta d'ordinanza che emergeva dal cespuglio di ricci color petrolio - introduceva il riff portante di Paradise City...
E niente...
Loro stavano suonando tre canzoni diverse in una sola e nemmeno se ne rendevano conto, tanto erano andati...
e Izzy cantava...
cioè...
 
cough cough cough coughhhhhhh
 
Sissignore!!!
Lui ragliava come un somaro col mal di gola.
E che cosa cantava, il nostro Stradlin, direte voialtri, raga?
Indovinate un po'...
Lui era un tipo romantico... era il suo modo di difendersi dalla vita...
Quindi, stava cantando...cioè... con tutto il bene che voglio a Izzy... è più corretto dire profanando Sweet Child O'Mine.
 
E Steven? Oh, lui...
Era quello più fatto di tutti.
Come al solito, del resto...
Lui... si batteva le bacchette sulla capoccia in 7/8.
 
Sissignori!!!
Da pauraaaaaaaaaaaa...
E Izzy?
 
Basta.
Erano da ricovero.
Punto.
Da rinchiudere a doppia mandata...
 
cough cough cough
 
Io mi alzai, dunque, in piedi.
“Dove vai?”
Domandò Slash. O Izzy. O Steven. O è stato Duff?
E chi se lo ricorda?
Echissenefrega, direte voi.
E avete ragione, cazzo...
Sissignori...
 
“Vado a vedere come sta Axl” Risposi, rivolta al muro.
Che, in quel momento, del resto, aveva molto più senno di loro...
 
Lottai brevemente con la nausea e con il mio senso dell'equilibrio, poi, non appena fui sufficientemente salda sulle gambe da staccarmi dal muro, mi fiondai in bagno.
 
cough cough cough
 
Un attimo... fatemi riprendere fiato...
rivedo tutto come un film...
 
un attimo... credo di stare per... per... p...
 
Merda, raga...
A7 di merda...
Perchè ormai è chiaro che ce l'ho...
Garantito...
Sto troppo male...
Questa non è solo una crisi d'astinenza, cazzo...
Nossignori!!!
Mi sarò anche fottuta il cervello, ma... andiamo...
Non sono mica così scema... qui c'è dell'altro... qualcosa che non so... o che, porca merda, so fin troppo bene. Chi cazzo lo sa. Staremo a vedere.
Basta.
Non ce la faccio più...
Se sbocco ancora una volta...
 
cough cough cough coughhhhhhh
coughh
giuro che mi taglio le vene.
Sissignori!!!
Me le taglio...
E vaffanculo.
 
Andiamo avanti, che il tempo è tiranno...
com'è che disse quel famoso patriota milanese?
Ah, sì...
Tirèm innanz...
o roba del genere.
 
La porta del bagno era semiaperta.
La puzza m'investì come un camion col rimorchio.
Piscio e vomito.
Vomito e piscio.
Mostruoso.
Dall'interno, a quella distanza, non udivo alcun suono... a parte lo scorrere dell'acqua della doccia.
Spinsi la porta e vi misi dentro un piede. La luce era spenta.
L'accesi io.
 
“Ehi, bello...”
Niente. Nessuna risposta.
Merda. Pensai. Sempre a me...
Qui si mette male.
 
“Axl... ci sei?”
cough cough cough coughhhhhhh
coughhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
 
Niente.
 
“Sei vivo?”
 

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Capitolo 27
*** to get a little better ***


Capitolo27

 

 

 

 

 

TO GET A LITTLE BETTER

 
Idem come sopra. Nessuna risposta.
Inghiottii a vuoto.
La tenda di plastica rosa, tutta spennarellata e zeppa di buchi di sigaretta, era tirata. L'acqua vi scrosciava contro con violenza.
Fatto perso com'era, conoscendolo... che avesse deciso di farsi una doccia... era poco probabile. Cioè, raga... non fraintendete... non voglio dire che il nostro bellissimo rubacuori dai lunghi capelli rossi non si lavasse... anzi!!!
 
Cough cough cough...
coughhhhhhhhhhh
cough cough cough cough...
 
Fanculo.
 
Nessuno a Hell House era un fanatico dell'igiene personale, chiaro.
E tanto meno della pulizia. E meno che mai dell'ordine.
Chiaro?
Ma lui era quello che, tra tutti, si lavava di più.
Me compresa, cazzo...
Ma in quello stato... insomma, non stava neanche in piedi... e poi, a giudicare dall'odore che aleggiava nel cesso, nonché dalle gettate multiple sul pavimento – e persino sul muro, come cazzo aveva fatto - doveva aver tirato su anche l'anima...
Sissignori!!!
 
Cough cough cough...
coughhhhhhhhhhh
 
C'era vomito dappertutto... tranne che nella tazza del water.
Dappertutto...
e questa non era neanche la cosa peggiore, raga...
Nossignori!!!
il bello è che ci era andato in mezzo coi piedi... spalmandolo ovunque come se si fosse trattato di una fottutissima cera per pavimenti, cazzo...
Basta.
Buttati a terra, in mezzo al vomito, il chiodo ricoperto di toppe e di spille che lui teneva come una reliquia, la bandana rosa di glitter da glamster periodo del CBGB... e la maglietta dei Thin Lizzy e scritta che era un ricordo dei tempi del liceo. Mancavano soltanto i leggings con i teschi... quelli di Patience, vi ricordate?
Quelli e gli stivali da cowboy di pitone.
Un ricordo... di lei... Michelle.
Ve le ricordate Michelle, vero, raga?
 
Andiamo bene...
mi ripetevo, col cuore che mi pompava in gola a più non posso fino a farmi annebbiare la vista.
“Axl... dài, rispondi...”
La voce mi tremava, adesso... stavo per scoppiare in lacrime.
“Cos'hai?”
Cercai, tuttavia, di controllarmi e di restare calma.
“Stai male?”
 
Cough cough cough...
coughhhhhhhhhhh
cough cough cough cough...
 
Tenere i nervi saldi, di sicuro, era la soluzione migliore.
Però mi stavano girando le palle...
 
“Giuro che se è uno dei tuoi soliti scherzi...”
Niente.
Inutile dire che non era un buon segno.
Nossignori!!!
Voi che ne dite?
 
Allora non ci vidi più e, finalmente, mi feci coraggio.
Strappai con forza la tenda.
 
Cough cough cough...
coughhhhhhhhhhh
cough cough cough cough...
 
Axl era rannicchiato sotto la doccia come un bambino.
L'acqua fredda gli scosciava addosso eppure lui se ne stava immobile come una bambola di cera.
 
“Tesoro... “ Azzardai, col cuore che mi scoppiava fuori. “Mi senti?”
“Sono io... Kissy... la tua Kissy... amore mio...”
 
La testa, reclinata sulle ginocchia, non si mosse.
I lunghi capelli bagnati e gocciolanti sul petto nudo come i tentacoli di una piovra. Aveva ancora indosso i leggings e gli stivali.
Gli uni e gli altri sporchi di vomito.
Alla faccia della doccia, cazzo...
Non riuscivo a vedere il suo viso... era celato dai capelli...
E tuttavia... c'era qualcosa di strano... una chiazza rossa diluita dall'acqua si andava stemperando sotto di lui...
E, ragazzi miei...
che spavento, cazzo...
accanto al suo polso esanime... sotto la suola di uno stivale... c'era qualcosa che luccicava, cazzo...
 
Cough cough cough...
coughhhhhhhhhhh
 
... qualcosa... sporco di quella strana vernice rossa...
 
Basta.
 
ERO IN ACIDO.
TUTTO QUEL CHE VEDEVO ERA STRANO. DISSENNATO. FOLLE.
 
Raccolsi l'oggetto e...
gridai.
Gridai e gridai.
Gridai con tutta me stessa.
Gridai fino a fottermi le corde vocali, cazzo.
 
Fanculo!
Pensai.
 
Stavo guardando una lametta da barba sporca di sangue.
Del sangue di Axl.
Del sangue del mio amore.
Dovevo chiamare aiuto. E subito!!!
 
“SLAAAAAAASSSSSHHHHH!!! IZZYYYYYYYY!!!”
Gridai, con quanto fiato avevo in gola.
“AIUTOOOOOOOOOO!!! QUALCUNO MI AIUTI... VI PREGOOOOO”
Scoppiai...
 
Cough cough cough...
coughhhhhhhhhhh
cough cough cough cough...
 
... a piangere.
E nonostante fossero fuori, i ragazzi si precipitarono in bagno.
Tutti e cinque.
“CAZZO SUCCEDE?”
Singhiozzò Izzy, gettandosi sul suo amico di sempre.
 
“AXL... “
 
Lo schiaffeggiò rudemente.
Gli altri erano lì attorno in attesa, scioccati. Senza parole.
 
“PEZZO DI MERDA...”
Izzy scoppiò in singhiozzi.
Duff, Steven e Slash gli si fecero attorno adattandosi al suo corpo come ombre.
“BRUTTO FIGLIO DI PUTTANAAAAAA!!!”
 
Gridò Izzy, facendo piangere tutti.
Me compresa, ovviamente.
 
“MA CHE CAZZO HAI FATTOOOOOOOOO?”
 
 

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Capitolo 28
*** he won't leave me alone ***


Capitolo28

 

 

 

 

 

HE WON’T LEAVE ME ALONE

 
Allora, raga... ascoltatemi bene, perchè qui...
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
Merda.
Scusate.
 
... viene il bello. O il brutto, a seconda di come la girate.
Finalmente, come Zio volle, Vomito Ovunque chiuse il getto della doccia.
Axl era sempre lì con la testa sulle ginocchia, immobile come una statua di marmo e, almeno a giudicare dalle sue dita stracolme di anelli da punk, altrettanto pallido.
E tutti a dire:
“Cazzo, sta male...”
“Cos'ha fatto?”
“Deficiente di un coglione...”
Eccetera eccetera, a piangere e a menarsela.
 Io mi sentivo di merda. Non riuscivo a respirare e mi veniva da ghippare a vedere tutto il sangue che si raccoglieva sotto quel culo ... il culo da urlo di Axl.
 
Poi Izzy prese in mano la situazione.
Gli scostò i capelli bagnati che gli aderivano al viso come alghe fradicie e gli sollevò una palpebra.
Le pupille erano fisse e dilatate.
Le iridi verde acqua sembravano fatte di gas come gli anelli di saturno ed erano altrettanto eteree e irreali.
 La luce al neon le faceva sembrare biglie da c... c... c...
 
(Cazzo, devo sboccare...)
 
Scusate, ma sto troppo male per essere fine ed educata.
E quindi, bonjour finesse...
 
... ad ogni modo, stavo dicendo collezione. Biglie da collezione.
 
Questo sembravano, gli occhi di Axl. Tanto erano belli...
Mi vergogno ad ammetterlo, raga...
direte che sono una ninfomane... e avete ragione.
Ma mi ricordo che, davanti al corpo esanime del mio amore di sempre, con la sua testa appoggiata in grembo come quella di un bambino, mentre giocherellavo con i capelli ancora umidi che Steven – poveraccio – stava finendo di tamponare... fui colta da strani pensieri... direi alquanto inopportuni, vista la circostanza...
Basta.
 
Immaginatelo lì a torso nudo, il petto da statua greca coperto di scritte fatte col sangue in stile film horror... i leggings con i teschi che aderivano come pelle alle sua gambe lunghe e snelle... i lunghi capelli umidi... e poi...
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
.. . poi il fatto che era privo di sensi e indifeso. Dipendeva totalmente da noi. La sua testa era nelle mie mani... una cosa che fa pensare, no, raga?
 Se avesse potuto avere anche solo un lontano sentore di quello che, in quel momento, mi passava per la testa nei confronti del “suo” primogenito – che poi suo non era per niente - quel bastardo di fanatico religioso predica-bene-e-razzola-peggio-che-puoidel patrigno di Axl, il manesco Reverendo Stephen L. Bailey - che possa bruciare all'Inferno fino alla fine dei tempi, cazzo -  mi avrebbe di certo bruciata sul rogo.
 
Io me lo sarei fatto, cazzo.
Anche in quel momento.
Mi ripetevo che, se quello era così stramaledettamente sexy quando stava male...
Basta.
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
Fanculo anche la tosse.
Ne ho quasi le palle piene...
 
Vedete?
Se vado troppo su di giri, poi sto male...
Che vita patetika...
Ma cosa cazzo campo a fare?
Meglio saper chiudere in bellezza...
Che ne dite, miei ultimi Amici?
 
Ma torniamo da Axl.
Se lo merita, non credete, raga?
 
Izzy era accucciato sopra di lui.
“Bill, mi senti?”
Noi non osavamo nemmeno fiatare.
Eravamo tutti lì attorno a lui incapaci persino di guardarci in faccia l'un l'altro. Come in un incubo in technicolor.
Paralizzati. Semplicemente paralizzati dall'orrore.
“Sono Jeff... il tuo amico Jeff... ehi, man...”
Ma, ancora una volta, Axl non diede segno di aver inteso.
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
Izzy gli prese un polso.
“Bill...” continuò Izzy, che in quel momento era di nuovo solo il piccolo Jeff di Lafayette, Indiana, che parlava al suo migliore amico.
“Sono qui... lo so che stai male... lo so... so tutto, io, ti ricordi? Lo so quanto hai sofferto... lui... lui ti ha fatto del male... tanto... tanto male... ma tu sei più forte, Billy!!! Tu sei molto...” Il chitarrista scoppiò di nuovo a piangere. “Molto più forte di lui...”
E noi?
Piangevamo in silenzio.
Ognuno chiuso dentro se stesso.
In disparte.
Per non disturbarli.
 
C'era sangue ovunque, ma il polso di Axl era a posto.
Izzy esaminò anche l'altro.
Non se li era tagliati.
Non era da lì che veniva il sangue.
 
Basta.
Gli occhi e la bocca del chitarrista in quel momento li avrò davanti per tutta la vita, cazzo... ridotti a fessure. Come se il suo viso li avesse in qualche modo risucchiati.
L'odore di vomito era indicibile. Allucinante.
Il petto di Izzy si sollevò spasmodicamente un paio di volte. Poi ruppe in singhiozzi.
“Dio” disse infine con un filo di voce che nessuno riconobbe come sua.
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
Fanculo la tosse.
 
“Dio... ti ringrazio, Dio... chiunque tu sia... ti ringrazio!!!”
Il polso di Axl era debole, ma c'era.
Un po' irregolare, certo, ma... c'era.
Batteva.
Axl era vivo.
Non si era ucciso.
 
Senza parlare, piangendo, Duff lo abbracciò fino quasi a stritolarlo.
E noialtri con lui.
 
Non appena i singhiozzi di Izzy accennarono a calmarsi, vedemmo il da farsi.
Izzy prese tra le braccia la testa esanime di Axl e lo schiaffeggiò tanto forte da farsi male.
“Avanti” Disse Izzy, pallido come uno spettro ma già un po' sollevato. “Aiutatemi a metterlo sul pavimento”.
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
Vomito Ovunque lo prese per le caviglie e Duff sotto le ascelle. Le sue braccia piene di tatuaggi pendevano inerti come quelle di un...
No, raga...
non ci posso pensare...
giuro, sto male...
Ad ogni modo, i ragazzi lo adagiarono delicatamente sul pavimento e io... io mi presi la sua testa in grembo.
 
E' vivo, pensavo.
Vivo, vivo, vivo...
 
Non riuscivo a pensare ad altro.
E a come sarebbe stata la mia vita senza di lui...
Sissignore!!!
Solo allora vedemmo chiaramente cos'aveva fatto Axl a se stesso.
E allora... solo allora, in quell'istante, ci rendemmo tutti veramente conto di quanto, sotto la dura scorza della rockstar dispotica e viziata, il frontman dei Guns fosse tenero e fragile.
 
Axl stava male. Molto male.
E questo, più o meno, lo sapevamo tutti.
Ma quello disteso per terra esanime...
no, raga... quello non era Axl, cazzo...
Quello non era per niente Axl.
Nossignori!!!
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
Quello era Billy.
Il piccolo Billy di Lafayette, Indiana.
Un bambino.
Soltanto un fottutissimo bambino, cazzo...
Il figliastro del pastore Pentecostale Stephen Bayley.
Violentato a due anni da un barbone che aveva il suo stesso nome... perchè era il suo vero fottutissimo... stramaledettissimo padre.
Un bambino che, anche nei suoi giorni più lieti, fin dal suo primo giorno di vita intrauterina, si era sentito rifiutato.
 
Zio, che roba...
Vomito solo a pensarci, cazzo...
 
Cosa gli hai fatto, bastardo?
Cosa, che ancora oggi, lo fa stare così male, il tuo bambino, eh?
Rispondi, bastardo...
Abbi il coraggio di rispondermi...
Maledetto porco...
Spero solo che tu possa marcire all'Inferno...
Scusate.
 
Lui... era così pallido... e tutto quel sangue...
Il mio Axl sembrava un cadavere.
E' così che sarà, da morto, mi ricordo che pensai.
 
Il petto marmoreo e scolpito del rosso era ricoperto di lettere.
Lettere enormi.
Lettere scarlatte che grondavano sangue.
Lettere incerte e tremolanti.
Lettere terribili e sinistre... e al tempo stesso... innocenti.
Lettere tracciate da una mano tremante e incerta... che sembravano frutto della mano inesperta di un bimbo.
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
ONORA IL PADRE
 
recitavano i muscoli pettorali del vocalist, al di sotto dei capezzoli perforati dai piercings.
 
IO SONO IL SIGNORE
DIO TUO
 
si era scritto sullo stomaco, tra le due arcate costali. E, appena sotto
 
ECCO L'AGNELLO
DI DIO
 
con l'ombelico al posto del puntino sulla I.
La citazione proseguiva sulla pancia – nella striscia di pelle piatta e tonica appena sopra la cintura con le borchie killer e le catene – dove si leggeva
 
CHE TOGLIE 
I PECCATI DEL MONDO
 
C'erano lettere ovunque.
Senza contare tutte le miriadi di tentativi andati a vuoto e tutte le altre scritte più piccole. Quasi tutte citazioni bibliche.
Sissignori!!!
 
Axl e Billy stavano combattendo per la sua anima.
E, nel farlo, avevano devastato il corpo che condividevano.
Quel corpo bello come quello di una statua greca che, bene o male, fungeva da collante tra le due identità dell'anima.
Anzi, direi... tra le dueanime.
Tra le DUE anime in pena.
Basta.
 
Lasciammo a Izzy il compito di monitorare i segni vitali di Axl, il suo polso e il suo respiro, mentre io gli tenevo la testa in grembo facendogli da cuscino. Intanto, Duff e Vomito Ovunque lo ripulivano alla meglio tamponando i tagli freschi con un asciugamano bagnato. Quanto a Steven - poveraccio anche lui – si era tolto la maglietta dei Kiss (che era la sua preferita e, comunque, una delle ultime che gli erano rimaste) e, senza esitare, l'aveva immolata per asciugare come poteva i lunghi capelli del rosso.
 
“Se no' va a finire che si becca un accidente”, aveva detto Steven. “Visto che di riscaldamento, qui a Hell House, a parte il buon vecchio Zio Jack e quella cazzo di stufa...”
cough cough cough
coughcoughcough
 
Merda.
 
Poi, all'improvviso, il corpo di Axl si contrasse. Vidi gli stupendi addominali inarcarsi violentemente e poi rilasciarsi, in preda a un violento spasmo.
Axl fu colto da un accesso di tosse.
 
“SOFFOCA!!!”
Gridò Duff.
Dalla gola di Axl uscì un gorgoglio strozzato.
 
“SLAAAASHHH!!! Cazzo, man... molla tutto e vieni qui!”
Il chitarrista mollò all'istante l'asciugamano e venne a dar man forte a Duff.
“Aiutami a voltarlo... ”
 
Lui e Duff lo fecero rotolare su un fianco.
“Così.” Disse Slash, sistemando la testa di Axl. “ Così, se per caso il nostro amico qui decide di sboccare ancora mentre è svenuto, non ci resta secco come ha fatto Jimi Hendrix...”
Io osservavo tutto senza smettere un secondo di piangere e invocare il nome del mio amore. Le mie dita giocherellavano istericamente con una ciocca dei suoi magnifici, lunghi capelli che, pian pianino, cominciavano ad asciugare.
 
A furia di attorcigliarmi quella ciocca di capelli tra le dita, raga... gli avevo persino fatto un boccolo... adoravo i suoi capelli. I quali, strano ma vero, erano dello stesso colore dei miei. Ruggine quelli ancora umidi. Arancio brillante quelli asciutti.
E Izzy?
Preso da uno scrupolo, infilò le dita nella bocca dell'amico.
“Vediamo la lingua”, disse, sentendosi come un dottore di E.R.
“Cazzo...” imprecò Stradlin. “Lo sapevo...”
Ora, ragazzi...
Non credo di avervelo mai detto, ma... Axl aveva il piercing nella lingua.
Ce l'eravamo fatti insieme... per festeggiare il nostro primo mese d'amore.
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
Scusate...
Sto cercando di non sboccare, ma la vedo dura...
Sissignori!!!
Che vita di merda...
(A questo punto... spero solo che i Maya abbiano ragione, cazzo...)
 
La pallina metallica più piccola del piercing di Axl era schiacciata contro il palato.
Brutto segno.
Voleva dire che la lingua di Axl era capovolta.
Come Izzy temeva.
Era rotolata all'indietro.
Stava ostruendo le vie respiratorie.
 
 
 

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Capitolo 29
*** take me to the end of the line ***


 Capitolo29

 

 

 

 

 

TAKE ME TO THE END OF THE LINE

 
 Cioè, raga...
se Izzy non fosse venuto in mente di aprirgli la bocca e dare un'occhiata, il nostro Axl Facciadangelo Rose, professione strafigo stellare, sarebbe volato nel cielo di Lucy in the Sky with Diamonds con un biglietto di sola andata.
 
Ma Izzy ci pensò.
 
Gli aprì la bocca di forza, rischiando di prendersi un morsicone da paura... Axl aveva denti splendidi, bianchi, sani e regolari come confetti... che avrebbero potuto fare molto, molto male alle preziosissime dita magiche del chitarrista. Ma quest'ultimo non ci badò. L'unica cosa che voleva, in quel momento... l'unica di cui ancora gli importasse qualcosa, era salvare la vita del suo amico di sempre...vita che avevano trascorso insieme dalla terza elementare, e che lui, Izzy, adesso rivedeva al ralenty come un film in bianco e nero...
Basta.
 
Izzy ficcò le dita nella gola di Axl e gli rivoltò la lingua, adagiandola sul pavimento della bocca in posizione fisiologica.
E questo, raga... questo salvò la fottutissima vita di Axl. Cazzo ridete? Giuro. Questo e la prontezza di spirito di Duff e Slash nel girarlo sul fianco.
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
Fanculo.
Tosse di merda...
 
 Perchè, raga... se lui non fosse stato messo a pancia sotto, in quella che, nella terminologia medica viene indicata col nome di “posizione di sicurezza”...
 
cough cough cough
coughcoughcough
 
Scusate.
 
Dicevo, se i ragazzi non l'avessero steso sulla pancia... a quest'ora
Axl, probabilmente, sarebbe entrato a testa alta nel famoso Club dei 27.
Avete presente?
Vi dice niente la Santa Trinità del Rock Tossico, raga?
Ah, ecco...
Hendrix, Joplin e Morrison. Tutti morti di musica, cazzo. E tutti a 27 anni.
Lo vedete che non siete mica scemi del tutto, se volete?
 
Il petto di Axl andò su e giù convulsamente un paio di volte.
I suoi polmoni incatramati persi si riempirono – nei limiti del possibile, viste tutte le luckies e le torce che si faceva – di ossigeno.
Sempre che nella L.A. del 2012, sconfitta e devastata dalla Nebbia Tossica Pestilenziale e dall'A7, abbia senso parlare di ossigeno o di aria respirabile...
 
Ad ogni modo, i polmoni di Axl si dilatarono e si contrassero.
Ebbe un altro accesso di tosse e un conato di vomito.
E, se Izzy gli salvò la vita, io... gli salvai la chioma, cazzo!!!
Sissignore!!!
 
Cough cough cough
cough cough cough cough
cough coughhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh...
 
Merda.
Dicevamo?
Ah, sì, ecco...
Se Izzy gli salvò la vita, io gli salvai i capelli... tenendoli lontano dal viso perchè non si sporcassero.
“Bel colpo, man!” Esclamò Steven, ficcando la faccia nella bocca di Axl per vedere meglio. “Dove cazzo l'hai imparato?”
“Sì, dove?” gli fece eco Slash.
“Da E.R.” rispose il moro.
“Che figata” gorgoglò quel tenerone di Duffy-Duff, commosso fino alle lacrime.
“Non mi perdo una puntata.” ammise Izzy. “E fareste meglio a guardarlo anche voi” aggiunse, rivolto a noi tutti, che pendevamo letteralmente dalle sue labbra.
Soprattutto io, visto che aveva appena da morte certa il mio amore. “Con la vita che facciamo, qualche nozione di pronto soccorso, non fa mai male...”
E come a voler sottolineare l'affermazione di Izzy, Axl tossì di nuovo, riguadagnando il vertice della classifica dei nostri pensieri e delle nostre premure.
 
cough cough cough cough
cough coughhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh...
 
Cazzo, ci risiamo...
Vomito...
Appunto.
Giusto per restare in tema, raga...
sperando che non siate troppo delicati di stomaco...
 
un fiotto scuro defluì... ehm, sulla... sulla maglietta degli Aerosmith di Slash... centrando, con diabolica precisione, la bocca spalancata di Steven Tyler... il quale, assieme al compianto Jimi Hendrix, era il mito assoluto del nostro simpaticissimo – e altrettanto sfigato - chitarrista cilindrato.
Basta.
 
“Noooooooooo!!!”
Piagnucolò l'interessato, togliendosi la maglietta.
“Bastardo... questa me la paghi...”
 
Axl tossì e sputacchiò ancora una volta.
Un filo di saliva lucida come cristallo, sotto le luci al neon del bagno, gli illuminava il mento piccolo e aggraziato da bambino.
Izzy gliela asciugò con la maglietta ormai perduta di Slash e, vedendo che non accadeva altro, decidemmo tutti insieme di spostarlo.
A fatica, nonostante la sua corporatura esile e minuta, lo tirammo su in qualche modo e lo mettemmo con la schiena appoggiata alla parete di fianco al water sostenendogli la testa.
“Non si sa mai” disse infine Duff  schiaffeggiando le gote bianco-latte di Axl. “Giusto, capo? Eh? Come va'? Stai un po' meglio?”
La risposta di Axl arrivò lapidaria: un dito medio.
“Così, se per caso devi sboccare ancora, sei già a posto...” continuò Duffone, facendo l'occhiolino al rosso. “Giusto, man?”
 
“Seeeeeeee” brontolò Slash, raccogliendo da terra la sua povera maglietta per gettarla nel sacco dei panni sporchi. “Visto che, al momento, le magliette le ho finite, eh?” E prima di metterla da lavare, volle mostrarcela per farci comprendere l'entità del danno subito.
La sollevò davanti al cespuglio selvaggio di ricci che aveva al posto della faccia.
Basta.
Alla vista di Steven Tyler – Zio l'abbia in gloria, cazzo, quel ben di Zio – con la bocca che grondava vomito di Axl...
Beh, raga... fate un po' voi...
 
Scoppiammo in una risata paurosa.
 
Fu allora che accadde.
Sissignori!!!
In quel preciso cazzo di istante...
 
“C-c-c-c-c...”
Ci fu un colpo di tosse...
 
cough cough cough cough
cough coughhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh...
 
... uno, ho detto!!!
Uno solo, cazzo!!!
E poi uno sputo.
 
Ci voltammo tutti quanti di botto.
 
“C-c-cazzo avete da ridere...”
 
Axl aveva aperto gli occhi.
Aggrappato alla tazza del water con entrambe le mani
 
cough cough
cough coughhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh...
 
“... r-r-ra- razza di stronzi...”
 
con quell'espressione di candido stupore dipinta sulla faccia... che, tra parentesi, a dispetto della situazione e... dell'odore spaventoso che emanava, sottolineava maledettamente il suo tipo di bellezza fragile.
 
Basta...
Era troppo anche per noi.
C'era da morire dal ridere, giuro...
E mentre lui stava sputandosi fuori i polmoni e, al tempo stesso, lottando per rimettersi in piedi, Slash gli si parò davanti srotolandogli sulla faccia la maglietta devastata.
 
“Guarda che hai fatto, bastardo!” Sibilò Slash, dritto in faccia ad Axl.
 
Per tutta risposta, quest'ultimo, ancora ansimante, si asciugò la bocca col dorso della mano, reclinò la testa da un lato e studiò l'amico.
 
Noi li squadrammo entrambi in silenzio.
L'aria si era fatta, se possibile, ancora più pesante.
La situazione era assurda. Tesissima.
Anche se si vedeva bene che Slash stava scherzando, cazzo.
Ma sapete... con I guns fottutissimi Roses, da cosa nasceva cosa, e non sapevi mai dove si andava a parare... l'unica cosa che sapevo bene, e che – del resto – sapevano anche loro, era che ogni scusa era buona per menar le mani.
 
cough cough
cough coughhhhh
 
Sissignore!!!
Quale occasione migliore...
Sembrava l'attimo che precede il duello in Mezzogiorno di Fuoco.
Ve l'ho detto che ho studiato cinema, vero, raga?
 
cough cough
cough coughhhhh
 
Se non ve l'ho detto...
Ve lo dico adesso.
Sissignori!!!
 
Gli occhi ancora arrossati e pieni di lacrime di Axl corsero sulla maglietta del chitarrista.
 
“Stavolta ti ammazzo davvero!”
Alitò Vomito Ovunque detto Slash dritto in faccia al suo vocalist, strattonandolo e gettando a terra la maglietta con finto cipiglio.
“Giuro che lo faccio, cazzo...”
 
E noi?
Noi ci tenevamo la pancia dal ridere.
 
“Guarda cosa cazzo hai fatto a Steven Tyler... come cazzo hai potuto?”
 
Tutti a questo punto attendevamo la reazione del rosso.
Come diceva... chi era quello?
 
Quello del libro Cuore...
come diavolo si chiamava?
 
Non era De Amicis o roba del genere?
So solo che parlava di Franti... il teppistello. Il delinquente in erba della scuola.
Ah, sì, ecco...
 
Esattamente quello che fece Axl. Che poi, se vogliamo, era la reincarnazione virtuale di Franti.
E quell'infame...
 
Cough cough cough...
 
... rise.
 

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Capitolo 30
*** take it easy ***


Capitolo30

 

 

 

 

 

TAKE IT EASY

 
 
Cough cough cough
coughcoughhhhhhhhhhhhhhh
 
Dunque, raga...
La scena era da film...
Sissignore!!!
Di quelli che danno solo dopo le tre di notte, cazzo...
Avete presente?
Per farvela breve, visto che i Maya e la loro strafottuta profezia sono tiranni...
Beh, raga... ad ogni modo, vale la pena che ve la descriva... almeno vi fate una risata...
 
Axl rimase avviticchiato alla tazza del cesso come una cazzo di pianta rampicante... praticamente tutta la notte.
Andò a finire che ci stufammo e lo lasciammo lì nel suo brodo, limitandoci a qualche sporadica, fugace visitina.
Soprattutto, ad andarlo a trovare, eravamo io e Izzy.
Ma anche gli altri, uno a turno, cacciavano dentro la testa.
Era una processione senza fine.
La verità è che Axl ci mancava, cazzo... senza di lui... che festa era?
Non aveva senso brindare fino a farci scoppiare il fegato...
Così andavamo da lui.
Con la più classica delle domande.
 “Hey, man... “ gli dicevamo, dandogli una pacca amichevole sulla spalla. “Come va'?”
Ricavandoci – nella migliore delle ipotesi – un bel dito medio ciascuno.
 
Passata la grande paura, eravamo ancora tutti carichi di adrenalina...
insomma, dovevamo trovare un modo di sfogare la tensione senza scadere in assurdi e controproducenti sentimentalismi da sfigati... noi eravamo dei rocker, cazzo... cioè... loro lo erano... io ero la loro groupie... la loro Femme Publique... anche se poi, in realtà, ero la donna di Axl. Ve l'ho già spiegato come funzionava, no?
E allora...
 
Cough cough cough
cough cough
 
Merda.
Dicevo, lo zucchero, a noialtri rockettari e ribelli senza causa tutti tatuati e pieni di piercings, ci fa venire il diabete.
Niente smancerie per noi, raga... è roba da loffi...
Un minimo di stile, cazzo...
Il nostro modo di scambiarci effusioni e metabolizzare una forte emozione – di qualsiasi natura fosse – perchè un cuore alla fine della fiera ce l'avevamo anche noi, sapete?
Bene.
Scusate, gente. Ho perso il filo...
il cervello mi va in pappa...
Dicevo, il nostro modo di comunicare in casi come questi era il gioco.
A pensarci adesso, eravamo come bambini, cazzo.
Proprio così.
Un asilo nido in piena regola.
Giocavamo l'uno con l'altro. E come?
Sfottendoci a vicenda.
Cioè, prendendoci sacrosantamente per il culo.
In parole povere, raga... facendo della psicologia da quattro soldi, buttavamo tutto in burletta per esorcizzare la paura. Perchè la vita - che ci aveva già colpiti tutti quanti duramente - non ci facesse troppo male.
Lo facevamo sempre.
E lo facemmo anche quella volta, con Axl.
Lo sfottemmo a palla. Tutti quanti. Io inclusa. Senza alcuna pietà!!!
Anche se, devo dire, lo feci più da furba degli altri... tanto che lui, la vittima, se se ne accorse... non lo diede a vedere.
 
Cough cough cough
cough cough
 
Fanculo.
Vomito Ovunque, manco a dirlo, pretese e ottenne la pole position.
Questo perchè... la triste fine della sua maglietta degli Aerosmith, e l'oltraggio che il rosso aveva fatto al suo diletto Steven Tyler, padre del riff di And I don't wanna miss a thing, che aveva fruttato al gruppo milioni di verdoni – erano per lui dei veri e propri crimini e, come tali... andavano puniti.
Sissignori!!!
 
Cough cough cough
cough cough
 
Ragion per cui il chitarrista cilindrato non la piantava un attimo di tampinare Axl. Ben sapendo, in cuor suo che... fare incazzare il rosso, in fin dei conti... non conveniva mai.
Gli stava appiccicato addosso come una cozza. Non lo mollava un secondo. Solo Slash sapeva essere così petulante. Gli si piazzava sulla schiena come una scimmia dispettosa e scrutava interessato i recessi della tazza del water. Poi la faccia di Axl. E poi rilasciava una grassa ragliata ferina.
 
“Ehi, man...” Squittiva. “Guarda che ti è scappato fuori il fegato...”
 
E Axl, poverino... sempre a capofitto nel water, cercava di ignorarlo per il bene comune.
“F-f-fottiti, Slash” gorgogliava il rosso vocalist, squassato dai conati. “V-v-ve- vedi un po' se riesci a riiiii-prenderlo, cazzone...”
 
Noialtri ridevamo fino alle lacrime.
 
“Fatti rispettare, Axl!” Esclamava Duff. “Fagli vedere, a quel pecorone, chi è che comanda, cazzo...”
“haaa aaa ooo eee” rispondeva il rosso, dal fondo della tazza.
“Hey, man” sbottava Duff Re della birra dei Simpson McKagan quando non ne poteva più, cercando di strappar via il chitarrista Senza Volto dalle spalle di Axl. “Basta. Adesso hai rotto il cazzo... Lascialo in pace... non vedi che sta male!? Cazzo, Slasher!!! po' di rispetto...”
Ma la scimmia Senza Volto, punta sul vivo, non mollava.
“Che schifo, fai!!!” Replicava, chinandosi su Axl... e beccandosi uno sputo in faccia.
 
Cough cough cough
coughcoughhhhhhhhhhhhhhh
 
Alla fine della fiera, quando il bel bassista punkettone si rompeva di fare da paciere... al suo posto, subentrava Izzy. Il cui motto – che sintetizzava in tre parole tutta una filosofia di vita - era, manco a dirlo, take it easy.
 
Mi ricordo che, ad un certo punto, tra Slash e Izzy, venne fuori uno scambio di battute da pisciarsi letteralmente sotto dal ridere.
 
“Dài, vieni via, Slash!” lo imboniva Izzy.
“Ma io ho bisogno del cesso!” Ribatteva l'altro.
“Adesso?”
“E quando, se no? Domani?”
“Vedi tu...”
“Mi scappa, cazzo...”
“E tu vai da un'altra parte...”
“E dove?”
“Vedi tu”
“Cazzo devo fare?”
“Non lo so, Slasher...”
Inutile dire che Izzy era strafatto e non capiva un accidente.
“Pisciagli addosso...”
Basta.
Slash non ci pensò due volte.
Tirò giù la zip dei pantaloni, e...
no, raga...
 
“Cazzo fai, somaro?”
Berciò Izzy Stradlin, prendendolo per un braccio e cercando di trascinarlo via con tutta la forza che aveva. Ma l'altro non si muoveva. Aveva i piedi incollati al pavimento.
“Scherzavo, cazzo... ti ha dato di volta il cervello?
 
Lo  so che questo è troppo anche per voi, miei unici Amici rimasti, ma...
giuro che è la pura verità, tutta la verità, nient'altro che la verità!!!
Lo giuro su... s...
 
Cough cough cough
coughcoughhhhhhhhhhhhhhh
 
Merda. Merda. Merda.
E ancora merda.
 
... sul buon vecchio Zio Jack!!!
 
Vomito Ovunque – dicevo - prima di tirar su anche la milza – incurante del fatto che Axl, poveraccio, ciondolava ancora come un'anguilla strafatta di ero sulla ciambella del cesso - si aprì la cerniera dei pantaloni di pelle muovendosi al rallentatore come un attore di Kabuki.
I ragazzi, ovviamente, scoppiarono a ridere.
Seguì una specie di boato da stadio.
 
Cough cough cough
coughcoughhhhhhhhhhhhhhh
 
“Nooooooooo” sparai io, scandalizzata, coprendomi gli occhi con le mani. “Non ci credo...”
“Credici” mi rispose Izzy, piangendo dal ridere. “Quello è tutto scemo...”
“Provaci, Hudson!” Biascicò Axl, emergendo per un attimo dal suo pozzo di porcellana. Aveva una brutta cera, cazzo.
Sissignori!!!
Era verde pancia-di-rana e aveva gli occhi iniettati di sangue che gli mangiavano la faccia.
Ciononostante, brandì l'arnese sguainato di Slash e lo strizzò con tutta la forza di cui, al momento, disponeva.
Il chitarrista ragliò di dolore.
“Fallo!” Lo provocò Axl, pulendosi ostentatamente la bocca, da cui colavano viscidi filamenti verdastri, nei pantaloni di pelle dell'amico. “E... ti giuro che te lo stacco a morsi!!!”
 
 
 
 
 

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Capitolo 31
*** civil war ***


 Capitolo31

 

 

 

 

 

CIVIL WAR

 
E noi?
 
Cough cough cough
coughcoughhhhhhhhhhhhhhh
 
Cazzo, raga... scusate un attimo...
sudo e sto gelando...
non riesco a smettere di sboccare e ho crampi ovunque. Il prurito infernale mi perseguita. Mi sta letteralmente facendo uscire di testa.
Sto troppo male, raga... io va a finire che mi taglio le vene.
Basta.
Sissignori!!!
Ho bisogno... ho bisogno di una pera. Adesso, cazzo. Subito. Rompetevi le gambe a trovarmi un cazzo di buco, vi prego. Vi scongiuro. Vi supplico... se no'... io... sento che muoio.
 
Cough cough cough
 
Quindi... se qualcuno di voi ne ha... si metta una mano sul cuore, cazzo...
e si faccia avanti!!!
Avete presente Civil War,  la canzone dei Guns?
(Guerra civile)
 
Ecco... c'era un'atmosfera di quel genere lì...
Tanto che Duff si mise addirittura a fischiettare la canzone...
 
Vomito Ovunque si calò dunque la zip dei calzoni.
E fin qui ci siamo.
Giusto, raga?
Restate con me, che adesso viene il bello, cazzo...
Sissignori!!!
Non ci credete?
Allora ve lo dico io!!!
E io dico sempre la verità... anche quando mento.
 
Dunque, non so se ve l'ho mai accennato... dico a voi... soprattutto a voi, ragazze... che state sempre a pensare solo a quella cosa lì anche se predicate bene e razzolate peggio che potete...
No, cocche belle!!!
E' inutile negare.
Sissignore!!!
Il gioco delle bugie lo facciamo dopo...
A proposito: ricordatemi di raccontarvi del gioco delle Verità Nascoste...
Sì, avete capito bene... quello del film, cazzo.
Quello delle confessioni imbarazzanti.
Ma... ci arriveremo tra non molto.
 
Cough cough cough
cough cough cough cough
chhhhhhhhhhhhhhh
 
Cazzo, soffoco...
 
Cough cough cough
cough cough
 
Fanculo.
Mi sa che non mi resta molto... e, come vi ho già detto, se 'sti stronzi gasati dei Maya avevano visto giusto, cazzo... neppure a voi...
Ma - come cantava il buon vecchio Freddy Mercury, l'idolo solitario di Axl, prima che l'AIDS ce lo portasse via - the show must go on.
 
Ragazze, dicevo... la volete sapere una cosa curiosa su Vomito Ovunque detto Slash?
Non portava mai la biancheria intima.
Nossignore!!!
Mai e poi mai.
Ed eccolo lì, raga... rivedo la scena al ralenty, cazzo...
La sua ombra minacciosa fagocita il profilo fragile di Axl, il quale, ancora in preda ai fumi dell'alcol e della droga – tanto alcol e tanta droga, come ricorderete, se non vi siete fottuti il cervello – era ancora messo piuttosto maluccio. La croce dei Guns con i rispettivi cinque teschi che aveva tatuata sull'avambraccio destro spiccava sulla porcellana un tempo bianca del water su cui il rosso stazionava da tempo in stato di avanzata putrefazione, il vomito in bocca vecchio di ore.
E noi?
Noi trattenevamo il respiro ma, ovviamente, non le risate.
Ad un certo punto, cominciarono a volare le scommesse.
“Se lo conosco bene” opinò Steven, convinto “Slash fa sul serio. Ci scommetto la tua testa di cazzo, McKagan!”
“Cazzate!” Rispose il Re della Birra dei Simpsons. “Non ci credo neanche...”
 
Ma non potè finire la frase, raga...
Nossignori!!!
Cough cough cough
cough cough
 
Un lungo getto dorato, graziosamente arcuato come quello della fontana di Trevi, lambì i capelli carota del nostro sciupafemmine dall'ugola d'oro.
Inutile dire che noialtri trattenemmo il respiro.
Basta.
“Dì le tue preghiere!” Gridò il rosso scansandosi al volo. “Bastardo!!!”
Con uno scatto felino che spiazzò tutti, Axl si avventò su Vomito Ovunque e lo atterrò. Fu a dir poco fulmineo. Davvero figo... insomma... molto ma moooolto Axl Rose!!!
Senza dargli il tempo di dire “cazzo”, si sedette sulla sua schiena, afferrò la matassa di ricci che gli cresceva sulla faccia e...
 
Cough cough cough
cough cough
 
Fanculo.
 
“BYE BYE... BAAAAABYYYYYYYYYYYYYY...”
 
Cantò il nostro bel Peldicarotaancheggiando come Marilyn Monroe, facendo ciao ciao al chitarrista con la manina.
E, com'era nel suo stile, volle infierire.
“Saluta la mamma, gioia!”
Trillò. “Non essere timido...”
 
E... cazzo, raga... devo ammettere che... Axl era strabiliante, cazzo... si era ripreso da Zio... meglio di una pera di Narcan...
 
Cazzo che roba, gente... giuro, era una macchina da guerra...
Tutto ciò che avvenne dopo si svolse in una frazione di secondo.
Il rosso afferrò Vomito Ovunque per il vello lanoso e, così facendo, gli scoprì la faccia... che, in fin dei conti...  a ben guardare... non era proprio niente male, raga...
Chiusa parentesi.
 
Dicevo... Axl ghermì la testa di Slash...
... e gliela ficcò giù per il cesso.
Sissignore!!!
Gliela ficcò giù per il cesso, cazzo... pieno di...
 
cazzo, raga...
vomito solo a pensarci...
 
Cough cough cough
cough cough
 
... insomma... pieno di...
... di tutto di più...
piscio, di vomito... e...
Basta, vi scongiuro...
Per il bene di tutti...
vostro e mio...
davvero, raga...
chiudiamola qui...
 
abbiate pietà del mio stomaco, cazzo...
come io ne avrò del vostro...
Sissignori!!!
 
Cough cough cough
cough cough
 
Giustizia era fatta, dunque.
 
“Dammi il cinque!” Esclamò Axl, battendo forte le mani sulle mie.
Basta.
 
Ci tenevamo tutti la pancia dal ridere.
Soprattutto Axl che, con tutti i tagli aperti e freschi che aveva, rideva e, allo stesso tempo, imprecava come uno scaricatore...
 
cough cough
 
... di porto.
 
Cough cough cough
cough cough
 
A Duff spettò l'ingrato compito di ripescare il povero chitarrista Senza Volto – che adesso, la faccia, l'aveva perduta davvero – evitandogli una fine assai poco... gloriosa.
E alla fine, placati gli animi dei due contendenti, la saggezza di Izzy prevalse.
 
“Andiamo a farci un paio di gargarismi col vecchio Zio Jack, cazzo... ho la gola piena di sabbia!!!”
Slash mollò la presa all'istante e diede al chitarrista di Lafayette una sonora pacca sulla schiena.
“Questo sì che è parlare, Isbell! Lo Zio Jack è senza dubbio la miglior medicina contro la sfiga dell'A7!”
 
E quando quelli tornarono da lui, lo fecero con una bottiglia di whisky in mano.
Cough cough cough
cough cough


 
"Un goccetto, Rose?"
Domandò Slash, piazzandogli la boccia sotto il naso.
“coraggio... per i buoni vecchi Guns...”
Diede una gomitata al batterista. “Spostati, Steve!”
“Vengo in segno di pace” annunciò, mettendosi una mano sul cuore con un ghigno beffardo dipinto sulla faccia da schiaffi che – per una volta in vita sua – era esposta alla luce del sole. “Lo giuro su mia sorella...”
“Ma... Slash!!!” Interloquì Steven PopCornAdler. “Tu... non ce l'hai una sorella...”
“Zitto, cazzone!!! Ma quanto sei scemo!!!”
Il chitarrista aggredì Axl come un terrificante mamba nero.
Cough cough cough
cough cough
 
Merda.
 
“Vuoi favorire, tesoooooro?”
Afferrò il rosso per i capelli e lo costrinse rovesciare indietro la testa.
"Guarda che se rifiuti... giuro che mi offendo..."
E, mentre il vocalist urlava dal dolore, Vomito Ovunque gli infilò la bottiglia tra le labbra e... senza tante cerimonie... gli versò in gola una generosa sorsata di buon vecchio Zio Jack.
“Questa è per Steven Tyler!” Esclamò Slash, obbligandolo a mandar giù tutto il whisky che aveva in bocca.
Axl tossì e si strozzò...
praticamente, gli andò tutto di traverso.
“... E questo è perchè ti scopi sempre tutte le fighe... e a me mi lasci le cozze!!!”
Risata generale.
“... bastardo di un rosso del cazzo...”
Il quale – poveraccio – con tutta la sua astuzia e la sua mente geniale - stavolta non ebbe proprio scampo.
Nossignori, cazzo...
La vittima si divincolò inutilmente come un'esca viva su un amo da pesca.
E la bottiglia, per grazia di Zio, finì a terra in mille pezzi, lanciando schegge di vetro come missili ovunque.
“B-b-b-b...” Un lungo filo di bava gli pendeva dalla bocca, ma lui non se ne curò.
“B-bastardi rotti in culo...” piagnucolò Axl, coprendosi la bocca con le mani inanellate.
“Questa me la pagate ca... c...”

E così fu che... il nostro eroe perse tutti i punti che aveva guadagnato.
 
Crollò in ginocchio sul water.
 
“ Butta fuori... bravo, coooooooosì... butta fuori tutto”, lo incitava Slash, con un ghigno  malefico stampato in faccia, battendogli dei colpetti sulla schiena come fanno le mamme con i neonati “...butta fuori, che dopo ti senti meglio... ”
 
Però, la pennellata finale al quadro la diede il batterista.
Non c'è che dire... un tocco da maestro...
Onore al merito...
 
Insomma, raga... la classe non è acqua, quando si tratta del vecchio Steven Marpione Adler... anche detto PopCorn.
Bene, lui... mi ricordo che si girò verso di noi.
 
Cough cough cough
cough cough
 
“Non so voi, raga... “ Annunciò candidamente, strofinandosi lo stomaco. “Ma... a me sta venendo fame...”
Basta.
 Non fu tanto quello che disse, quanto piuttosto... comelo disse. In che frangente, cazzo. Lo disse fissando Axl il quale, poveraccio, in quel momento, impegnato a buttar su anche le budella – sempre nel caso che gli fossero rimaste - non poteva proprio rispondere...
Alla sua affermazione fecero seguito almeno dieci minuti di silenzio pieno di domande inespresse.
Noialtri ci guardammo l'un l'altro schifati senza far motto.
“Che ne dite se mettiamo su qualcosa da mangiare?”
 
Cazzo, raga... che porco!!!
Sissignori!!!
Basta.
Chiudiamola qui, per piacere...
Non sono nelle condizioni di scendere in ulteriori dettagli...
 
Cough cough cough
cough cough
 
le pustole infette mi danno il tormento e mi scuoierei da sola, con le mie mani, se potessi... larve di mosca mi strisciano sotto la pelle...
 
No... non è vero... lo so che non è possibile... che è tutta solo un'impressione causata da questo prurito osceno e dal calore innaturale e umidiccio della mia carne infetta... ma io non ce la faccio più...
aiutatemi, raga...
qualcuno mi aiuti...
 
Cough cough cough
cough cough
coughcoughcoughcoughcoughhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
 
Fanculo.
Qualcuno... per caso, qualcuno di voi...
non so come chiedervelo, cazzo...
Qualcuno di voi...
ha dell'ero da darmi?
 

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Capitolo 32
*** sometimes they come back ***


Capitolo32

 

 

 

 

 

SOMETIMES THEY COME BACK

 
21 Dicembre 2012
ore 18.00
 
almeno penso, visto che sull'orologio a cucù di Axl non ci si può più contare e che, anche a voler guardare fuori...
Nebbia di merda, cazzo... non si vede niente...
quindi figuratevi, raga, se so che ore sono! Io non so neanche più se è notte o giorno... ammesso che esista ancora una differenza tra l'uno e l'altro...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough....
 
Fanculo la Nebbia.
Fanculo i Maya.
E... già che ci siamo, fanculo anche l'A7.
Sissignori...
 
Dov'eravamo rimasti?
Ah, sì, OK. Ci sono.
Se non sbaglio, stavamo parlando di Axl.
Ricapitolando, lui... lui aveva avuto una delle sue crisi. Una gran brutta crisi, davvero. Aveva bevuto fino a farsi scoppiare la pancia e, non contento, si era pure strafatto di ero. Poi aveva preso in mano una lametta da barba immacolata... si era nutrito dell'intossicante bagliore dell'acciaio contro la sua pelle nuda e marmorea e... non aveva saputo resistere. Il gioco gli aveva un po' preso la mano e lui si era spaventato. E poi... alcol e droga avevano fatto il loro effetto.
Axl era stato male.
 
Cough cough cough cough
cough cough cough....
 
Time out, raga...
Scusate un attimo, ma... mi sa che...
Cazzo...
Devo sboccare...
 Axl era stato male, dicevamo. Giusto, raga?
 
Cough cough cough cough
cough cough cough....
 
Anzi, malissimo. E, se Izzy non fosse intervenuto, adesso sarebbe probabilmente oltre i cancelli di perla.
E fin qui ci siamo tutti. Giusto?
E, come al solito, raga, quando si tratta dei Gunners... tutto era finito a tarallucci e vino – a dire il vero, più a vino che a tarallucci – con Axl a sboccare a nastro e i ragazzi che lo sfottevano. Slash che gli pisciava addosso e lui che si vendicava tuffandogli la testa nel cesso traboccante di vomito e piscio.
 Poi era arrivato Steven PopCornAdler con la sua proposta... a dir poco...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough....
 
... indecente.
Basta.
Vi ho già spiegato che il nostro povero Axl  Sciupafemmine Rose trascorse la notte abbracciato alla tazza del water. In parte dormendo e in parte sboccando. E va bene. Anzi, va male.
 
Quello che non vi ho detto, miei unici e ultimi Amici rimasti, è che Vomito Ovunque detto Slash, com'è nell'ordine naturale delle cose, non fu il solo, quella notte, ad avere bisogno del bagno.
 
Con tutto quello che si scolavano, i nostri bei Guns Fottutissimi Roses, belli e dannati come i Poeti Maledetti del Decadentismo francese... sinistri e perversi come i Fiori del Male, anche solo un'ora senza pisciare sarebbe stata impensabile...
Sissignori!!!
E poi, loro non erano certo i tipi da menarsela per stronzate di questo tipo... voglio dire...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough....
 
per delle rockstar perennemente fatte e sbronze marce, il fatto di pisciare in un water già occupato... alla fine della fiera, non era 'sto problema.
Nossignori!!!
 
 Dopo che Vomito Ovunque ebbe dato il LA, il fatto che Axl fosse riverso sul water mentre loro facevano i loro bisogni, non fu più un problema. Né per loro né, tanto meno -alla fine – per Axl, il quale, visto come si sentiva, aveva ben altro da pensare...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough....
 
Anzi... a dire il vero, raga... la pisciata, alla fine, divenne un ottimo pretesto per andare a vedere come stava Axl. E magari, dato che c'erano, tormentarlo un altro po'. Incuranti del fatto che il rosso aveva già ampiamente dimostrato un'indole a dir poco vendicativa...
Basta.
Ciononostante, fu solo quando, finalmente, il vocalist si sentì un po' meglio - quel tanto che bastò a fargli mollare la presa sulla tazza del water – che la festa decollò davvero.
Sissignori!!!
 
Cough cough cough cough
cough cough cough....
 
Cazzo, raga...
sto di merda...
Ma tanto è inutile che ve lo dica... lamentarsi non serve a niente...
soltanto a rompere le palle al prossimo... quindi, anche stavolta, come ho fatto fino adesso, del resto... stringerò i denti e andrò dritta per la mia strada... anche perchè, in ogni modo, vada come vada... sono quasi arrivata...
Dove?
Cazzo ne so!!!
Echissenefrega.
Punto e basta.
Povera me, raga... mi sa che, ancora una volta, mi sta salendo la febbre di brutto...
Non ce la faccio più... sto troppo male...
Qualcuno mi aiuti...
Spero solo che i Maya abbiano ragione, cazzo... anche se un po' mi dispiace per voi...
Ma tiriamo dritto, va', che è meglio...
tanto, qualsiasi cosa succeda... non potremo farci niente...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough....
 
Merda al cubo.
 
Quando, come Zio volle, Axl si presentò di là, in quello che noi, con un eufemismo, chiamavamo “il salone”, accolto da una standing ovation.
20 minuti di applausi, raga...
Come quel comico italiano che piaceva tanto a Angie...
povera Angie... andava pazza per Fantozzi.
E Axl, in quel momento, sortì lo stesso effetto di Fantozzi quando aveva detto che la Corazzata Potemkin era una cagata pazzesca.
Lui non si scompose. Li scrutò a lungo in silenzio.
Inutile dire che, per un lungo momento glaciale, nessuno fiatò.
Lui guardava noi e noi lui.
Era ancora a torso nudo.
Faceva un freddo boia... e quello se ne stava tutta notte – o tutto il giorno – o quel cazzo che era, tanto non si capiva più un cazzo – con la panza sbiotta bagnato fradicio...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough....
 
roba da matti!!!
Io sarei morta ibernata, cazzo...
Con tutte quelle scritte addosso fatte di sangue rappreso, mi suggeriva le due facce della stessa medaglia. Da un lato sembrava un guerriero di qualche tribù metropolitana. Dall'altro, la vittima designata da sacrificare a qualche assurdo Zio pagano.
La preghiera incisa sul ventre completava il quadro.
Il rosso, dunque, se ne stette lì a fissarci tutti per un bel pezzo senza far motto. Rigido e pallido come una statua di sale.
Petto in fuori.  Mani sui fianchi. Sguardo obliquo un po' perso. Biglie ipertrofiche ancora arrossate e liquide, velate dai fumi residui dell'alcol.  Espressione da coleottero curioso, direi... vagamente minatoria. A metà tra il rapace e la triglia lessa.
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
“Ma andate a cagare!”
Rispose, facendo spostare Duff e sedendosi a gambe incrociate tra me e Izzy Stradlin su quello che, di solito era il suo giaciglio.
Solo allora mi resi conto che le sue spalle erano scosse da un tremito diffuso. Gli battevano i denti ed era pallidissimo.
Come no, raga!!!
Il freddo lo soffriva anche lui, cazzo... visto che, dopotutto, alla fine della fiera, era un comune mortale come tutti noi.
 E visto che il suo chiodo era ancora stravaccato in mezzo al vomito e, in quel momento, nessuno di noi moriva dalla voglia di... dargli una sgrossata e rimetterlo in gioco, presi la mia coperta e gliela avvolsi intorno alle spalle. Fortuna volle che i suoi capelli - dopo tutto quel tempo, e la gentile collaborazione della maglietta dei Kiss di PopCorn – misericordiosamente...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough....
 
... aciug-g-g-ghhhh... ghhh...
 
C azzo, no... non ce la faccio più...
Non ce la fac... c...
Basta.
Mi sono rotta il cazzo di vomitare...
alla prossima, raga... giuro su Zio che mi taglio le vene...
vedrete un po' se non lo faccio davvero...
 
Insomma, volevo dire che i capelli di Axl si erano completamente asciugati. Il che, visto il freddo polare e l'umidità delle nostre quattro pidocchiosissime mura, era già qualcosa. Voleva dire che, per lo meno, il rosso non sarebbe schiattato secco di polmonite o di tisi come Lady Oscar, cazzo...
Ve la ricordate, raga, Lady Oscar?
Da bambina era il mio idolo...
Basta.
Sto uscendo dal seminato...
Cazzo, mi gira la testa...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
“Chi non muore si rivede!”
Annunciò Vomito Ovunque. “Anzi... come dice Stephen King...”
Diede una gomitata nelle costole a Duff.
“Ehi, man... com'è che dice?”
“Chi?”
“Stephen King”
“Ah!” Fece il bassista, stappando l'ennesima birra. “A volte ritornano... asino!”
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
Con fare solenne, alzò la bottiglia di Budweiser in segno di saluto in direzione del redivivo Axl.
“Alla tua, amico!” Aggiunse, versandosi in gola una buona sorsata.
Gesto che l'altro ricambiò con una lattina di Coca.
E Vomito Ovunque? Pensate che fosse così facile, per un bamboccione grezzo come lui, rinunciare alla tentazione di sigare  Axl? Non dimentichiamoci che, tra l'altro, l'entrata in scena del rosso  gli aveva servito la battuta su un piatto d'argento.
Slash barcollò quindi in  in direzione del vocalist.
I due si squadrarono in silenzio per un po' come due lottatori di Sumo che si stanno studiando a vicenda prima del combattimento. Poi il chitarrista diede una pacca spaventosa sulla schiena nuda dell'avversario.
“Pax, fratello!”
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
Merda.
 
“Pax”
Ripetè il vocalist.
E gli diede uno spintone...
 
Cough cough cough cough
 
... uno spintone da paura, raga...
peggio di uno tsunami...
così stramaledettamente forte che Vomito Ovunque, povero Cristo, andò finire in braccio a Steven.
 
No, ragaaaaaaaaaaaaaaaaa...
 
“Amore miooooooooooooo!!!”
 
Cinguettò il batterista, fatto perso e più sbronzo ancora. “Ti amoooooooooooooooooooooooo!!! Non lasciarmi mai piùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùù!!!”
Inutile dire che Vomito Ovunque non ricambiava i suoi sentimenti.
 L'unica cosa che ricavò dall'outingdi Steve fu un timpano buttato da culo.
Sissignore!!!
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
Fanculo anche la tosse.
Il poveraccio si divincolava inutilmente come un tarantolato. Afferrò il cadavere di una boccia di Zio Jack per fracassarla sulla capoccia cotonata del batterista, ma gli scivolò di mano.
“Mollami, frocio!!!”
“Giammai, mon amourrrrrrrrrrrrrrr!!!”
Il gioco fu tale finchè, ad un certo punto, il nostro PopCorn, volle strafare.
Quando era in quelle condizioni, di solito, non distingueva una patata da un treno, quindi...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
“Lo sai che i mulatti mi fanno impazzireeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!”
Trillò, gettando le braccia al collo di Slash e prendendogli la testa tra le mani.
 
Cazzo, raga... brutt'affare, giuro...
quelle mani... avvezze com'erano a menar colpi micidiali alla doppia cassa della batteria... trovarsi nella loro morsa equivaleva a restare impigliati in una cazzo di tagliola.
Sissignore, raga...
E anche se Vomito Ovunque era bello prestante, col vecchio PopCorn, quando s'impuntava, cazzo...
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
Fanculo.
 
... non c'era guerra.
Vomito Ovunque rantolava pietà, ma l'altro era cieco e sordo a qualsiasi preghiera.
“Qualcuno mi aiuti, cazzoooooooooooooooo!!!” rantolava il chitarrista dalle mani magiche. Ma lo sapeva anche lui, poveraccio, di non avere alcuna via di scampo.
Nossignore!!!
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
Anche perchè noi, naturalmente, visto e considerato che ci stavamo divertendo come matti, facevamo orecchie da mercante.
Soprattutto Axl, che si rotolava per terra sghignazzando convulsamente, tenendosi la pancia firmata e graffitata.
Anzi... ad essere proprio sinceri fino in fondo... a Steven, noialtri, gli davamo tutti man forte... facevamo tutti il tifo per lui.
Basta.
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
Il batterista proruppe in un urletto da castrato
 
“Amoreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!”
Squittì il batterista.
Zia Ero e Zio Jack gli avevano spalancato una nuova, interessante dimensione sessuale che... per come la vedeva lui, era... tutta da esplorare. Come un giocattolo nuovo.
E, d'altro canto, il povero Slash, solo contro tutti, non potè impedirglelo.
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
Un grasso bacio bavoso con lo schiocco superò la barriera delle labbra piene che il chitarrista cilindrato serrava con tutta la forza che aveva. Invano. Una linguaccia amara e vischiosa irruppe e dilagò nella sua bocca chiudendogli la gola.
Basta.
 
Quando, come Zio volle, il nero riuscì a liberarsi, per un bel pezzo l'unica cosa che fece fu tossire e sputacchiare in preda a conati di vomito.
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
“Bello da Dio!!!” Esclamò Axl rabbrividendo e trascinando la nostra unica stuffetta mezza marcia davanti a se'. “Adesso devi sposarlo, Slash!!!”
“Giusto!” Approvò Steven. “Ci vuole il matrimonio riparatore...”
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
Tosse di merda.
Ne ho pieni i coglioni, cazzo...
 
E Axl, che stava finendo la sua lattina di Coca,  per poco non si strozzò...
 
Sissignori!!!
 
Raga... ci volle qualche bel colpetto sulla schiena, per riportarlo ancora una volta tra noi. Quando si riprese, si sistemò disteso a pancia all'aria, la testa appoggiata sul mio grembo e si mise a giocherellare col piercing che portavo all'ombelico. 
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
“ Che figura di merda, Hudson!” Esclamò, rivolto al cespuglio di ricci vivente, che si stava pulendo la bocca con la felpa di Izzy. “Io, fossi in te...” E qui Axl MarpioneRose fece una pausa ad effetto come quelle che Jim Morrison amava sperimentare on stage. Allungò il collo in direzione del nemico.
“Fossi in me...?”
Volle sapere il chitarrista.
 
Cough cough cough cough
cough cough cough...
 
Basta. Giuro che la faccio finita davvero, cazzo.
Non ce la faccio... non ce la faccio più...
 
“Fossi in te...” rispose il rosso, stropicciandogli rudemente il cespuglio di capelli fino a farlo strillare di dolore.
 
Mi fece l'occhiolino in quella sua maniera da stupro.
Lanciò uno sguardo a Steven, che sogghignava tutto arrapato.
Poi piantò gli occhi di smeraldo in quelli antracite di Slash.
La sua bocca si allargò in un sorriso soave da cherubino.
 
“E' la tua grande occasione, gioia!” Sentenziò il rosso, giocherellando coi boccoli lunghi e stopposi di Slash. “Capito? Dammi retta, ragazzo... non lasciartela scappare!”

 
 

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Capitolo 33
*** a game called go insane ***


Capitolo33

 

 

 

 

 

A GAME CALLED GO INSANE

 
Dunque, raga...
Alla fine della fiera, Axl superò la crisi e sopravvisse.
I leggings con i teschi di Patience, invece... no.
 
Cough cough cough- hhhhhh-hhhhh
 
Merda.
Non sono più neanche capace di tossire...
 
Ad ogni modo, vista la vita spericolata e licenziosa che conducevamo a Hell House, la demenza, tra di noi, non solo – complici alcol e droga - regnava sovrana... ma era anche molto ben rappresentata.
Sissignori!!!
 
A ripensarci adesso... eravamo davvero un bello zoo umano...
Non facevamo altro che giocare, anche se, a volte, il gioco urtava la suscettibilità di qualcuno di noi e... finiva in tragedia.
Questo, come abbiamo già visto, succedeva soprattutto con Axl... che, come aveva già dimostrato più volte, era il più fragile e sensibile di noi. Axl era uno senza pelle: le cose lo colpivano dritte al cuore senza passare per lo stomaco. E lui, di conseguenza, stava sempre male.
E la paura dell'A7, con la quarantena forzata e tutto il resto, raga...
lo sapete anche voi... non aiutavano proprio...
Spesso ci prendeva lo sconforto e la voglia di farla finita. A volte ci spingevamo fino a progettare un... sì, Amici...
non ci crederete, ma... è la pura verità...
 
Cough cough cough...
 
... un suicidio di gruppo.
Sissignore!!!
Come quelli che ogni tanto si sentivano nei tg... quelli che andavano tanto di moda vent'anni fa tra le sette religiose...
una su tutte il Tempio del Sole...
per non parlare di Charles Manson e della strage che aveva compiuto nel '69 nella villa di Roman Polansky.
Sì, perchè... eravamo in trappola, raga...
Da una parte, c'era l'A7. La quale, ben lungi dall'essere solo – come credevano i medici all'inizio – “una banale influenza”, ci stava facendo fuori tutti quanti per benino, provocando l'estinzione massiva della razza umana a velocità supersonica .
Dall'altra, c'erano quei gran figli di buonadonna rottinculo dei Maya.
Loro e la loro stramaledettissima e super inflazionata profezia dei miei Doc Martens!!!
 
Cough cough...
 
E, tranne quando Axl faceva il menoso  e dava fuori di testa... magari esprimendo il suo dissenso da qualcosa che l'aveva fatto soffrire con luna lametta da barba... noialtri ci annoiavamo a morte.
 
La sanguinosa, macabra maniera di interpretare la body art del  nostro fantastico vocalist, però, devo dire che era un ottimo antidoto contro lo spleen...
Ehi, raga... così non vale, cazzo!
Nossignore!!!
 
Cough cough cough...
 
Tanto lo so che non lo sapete, cosa vuol dire Spleen, quindi...
è inutile che fate finta di niente...
Lo spleen è il tedio esistenziale di Baudelaire. La Nausea con la enne maiuscola di Sartre. E' quando la vita ti fa male, così male che ti fa ammalare l'anima, cazzo...
E' chiaro, adesso, il concetto, bambini?
E noi, dell'A7, dei fottutissimi Maya del cazzo e di tutta quella schifosissima faccenda... ne avevamo davvero piene le palle... altro che spleen!
Sissignori, cazzo...
Avevamo una nausea da far sboccare Sartre... e quello di noi che si gestiva peggio, nella nostra claustrofobica condizione, era il rosso.
Quello che gli stava più sullo stomaco, ci aveva più volte fatto intendere, non era tanto la certezza della morte prossima ventura... quanto il fatto che, per noi, la quarantena era un obbligo.
Era come mettere una tigre a guinzaglio, cazzo.
Si sentiva strozzare...
 
Cough cough...
 
Fanculo.
Scusate.
 
Sballare troppo, del resto, era tipico del rosso. Era il suo modo di comunicarci, ancora una volta, il suo crescente disagio... un grido d'aiuto che, da parte nostra, che eravamo i suoi unici amici rimasti, nonché l'unica vera famiglia decente che avesse mai avuto... non rimaneva mai inascoltato.
Va detto che, come noi tutti, anche Axl si rompeva le palle.
Anche lui sentiva sul collo il fiato puzzolente della Signora con la Falce che, quatta quatta e silenziosa, avanzava a passo di valzer per la città.
La quarantena forzata era una cura che, per molti versi, raga...
capitemi...
 
Cough cough coughhhhhhhhhhhh
ghhhhhhhhhhhh
 
(No, cazzo... non ci credo...)
Devo di nuovo sboccare...
 
Bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
 
Dico a te, Zio... mi senti?
Cazzo ti ho fatto di male...
me lo dici?
 
La cura, dicevo, raga...era quasi peggiore del male.
Sissignore!!!
Quindi, un giorno, Duff ci propose un gioco nuovo.
Così, per ammazzare il tempo... intanto che il tempo... che ormai scarseggiava di brutto, raga... ammazzasse noi.
 
“Ci sto!” Approvò subito Steven.
“Anch'io” interloquì Vomito Ovunque.
“Ok” rispose semplicemente Axl.
“ Bella Duff!” Esclamò Izzy, mollando al biondone ossigenato una pacca sulla spalla così forte da farlo volare in braccio al nostro splendido Facciadangelo. “Qua la zampa...”
“Ottimo!” Mi ricordo che dissi io. “Sputa il rospo e sarai sollevato!”
E quando gli domandai a cosa si fosse ispirato, se anche lui aveva visto il film...
(VERITA' NASCOSTE)
 
Duff scuotè la testa con enfasi.
Mandò giù un sorso di Bud lungo un giorno, ruttò e alzò lo sguardo per incontrare il mio.
“ No”, rispose, scagliando la bottiglia vuota dall'altra parte della stanza, in direzione del mucchio di rifiuti di tutti i generi che noi avevamo battezzato Garbage Hill
(LA COLLINA DEL RUDO)
 dove, di solito, come suggerisce elegantemente il nome stesso, gettavamo i rifiuti.
“Se vuoi saperlo, Kissy” proseguì il nostro Sid Vicious accendendosi una paglia “la molla è stato un verso di Jim Morrison.”
Ci passò tutti in rassegna con un'occhiata. Noi, in cambio, gli  intessemmo attorno un silenzio carico di attesa.
 “Avete presente?”
Duffone ne approfittò per mettersi a cantare... anche se, come vi ho già spiegato, penso... cantare, riferita a lui, era una parola grossa...
Ad ogni modo, il Re della Birra dei Simpsons McKaganla  sfoderò giulivo la sua voce da mal di pancia. 
 
I meeeeeeeeean a gaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaame
 
ululò, facendo venir giù pezzetti di intonaco scarabocchiato e scritto dalle pareti
 
called... GO INSAAAAAAAAAANE...
 
Che, raga...
per chi non mastica l'inglese, come voi, del resto, da quel poco che ho capito...
vuol dire
 
Cough cough cough
 
Fanculo, cazzo...
tosse di merda...
 
intendo un gioco
che si chiama IMPAZZIRE
 
Appropriato, vero?
Soprattutto vista e considerata la nostra situazione...
 
Stavamo giocando col fuoco, cazzo...
Sissignore!!!
 
Cough cough cough
 
E chi gioca col fuoco...
si sa...
prima o poi...
SI SCOTTA!!!
 

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Capitolo 34
*** reckless life ***


Capitolo34

 

 

 

 

 

RECKLESS LIFE

 
Dunque, raga...
 
quanti ne abbiamo oggi?
Ma poi... è ancora oggi... oppure è già domani?
No, perchè...
 
Cough cough coughhhhhhhhhhhhhhhh
ghhhhhhhh – hhhhhhhhh – hhhhhhhhhhhhh
 
(AIUTOOOOO!!! SOFFOCOOOOO...)
 
ghhh... h-h-h-h-h...
 
Ommadonna!!! Anche l'asma, adesso...
NOOOOOOOOOO...
NON CI CREDO, RAGA...
Mi mancava solo quella, cazzo...
 
Sentite un po', voialtri...
Ventite qui...
avanti...
coraggio...
venite più vicino...
No, eh?
Non se ne parla proprio...
Ok, raga. Come non detto.
Lo so anch'io che non profumo di ciclamino,cazzo, raga...
cosa credete? Non sono mica così scema...
E va bene! Come volete...
Non sarò la viola fresca aulentissima di quel cazzone di Petrarca o chi per lui... ma resto pur sempre un essere umano...
O voialtri...
 
Cough cough cough cough...
 
(Adesso mi taglio le vene davvero... non ci credete? Giuro... con la cazzo di lametta di Axl... vedrete un po' se non lo faccio...)
 
... sbruffoni...
dite di no?
Ok, ok.
Non v'incazzate.
Dicevo così per dire...
sto così di merda che non lo so più nemmeno io, quel che mi esce di bocca... ma voi, però, venitemi un po' incontro...
cercate di capirmi, cazzo...
Seeeeeeeeeeeeeeeeee... come no...
Tanto lo so che non ve ne frega un cazzo...
In vita mia, di rospi, ne ho ingoiati tanti... uno in più non credo che mi strozzerà...
Massa di stronzi che non siete altro...
E va bene... mandiamo giù anche questa...
 
Cough cough cough cough...
 
Ma... già che ci siete, ditemi una cosa:
Non è che il mondo è già finito e io non me ne sono accorta?
 
Cough cough ...
 
Fanculo anche la tosse.
Eccheccazzo!!!
 
Scusate.
 
Parlavamo del passatempo proposto dal nostro dolce e schivo Re della Birra dei Simpsons McKagan. Il quale, Amici miei, aveva riesumato alla grande un evergreen delle feste in spiaggia e dei falò dei bei vecchi tempi ormai andati per sempre: il gioco delle domande imbarazzanti. Che un celebre film cita nel titolo come gioco delle Verità Nascoste.
 
Cough cough ...
 
“Allora, raga” s'informò il miglior bassista  del mondo dopo Sid Vicious anche detto Duffone,il quale, a differenza del suo illustre predecessore, il suo strumento lo sapeva suonare sul serio. “Che ne dite? Ci state?”
Il suo sguardo indagatore passò in rassegna gli abitanti di Hell House ad uno ad uno, soffermandosi a controllare che tipo di espressione la sua proposta avesse causato nei suoi migliori – e unici...
 
Cough cough cough cough...
Cough cough coughhhhhhhhhhhhh-hhhhhhhh
 
(Muoio...)
 
... amici.
Tra parentesi... Duff era sempre così, sapete, raga? Dietro quell'apparenza da duro... sì, insomma... il lucchetto di Sid, i guanti di pelle nera e le pose da punk celavano, in realtà, un bambino spaurito. Sì, perchè... alla fine della fiera, secondo il quadro che io mi ero fatta di lui... McKagan era uno che, per stare bene con se stesso, aveva sempre e costantemente bisogno dell'approvazione degli altri. Sissignore!!!
 
Cough cough cough cough...
Cough cough...
 
Senza il parere di chi gli stava intorno, raga... lui non andava nemmeno a pisciare, per essere fini...
E' charo, adesso il concetto?
Ultimo nato di qualcosa come undici o tredici figli, il nostro biondone ossigenato, in realtà,  non era ma davvero cresciuto.
 Che, detta così, Amici miei, sembrerebbe na bestemmia... visto che era alto quasi due metri. Ma sappiate che il suo fisico longilineo e prestante da cestista – e, perchè non dirlo, raga... dotato di una buona dose di... figaggine – non era altro che un'illusione. Un paravento. Dietro ci stava il piccolo Michael McKagan. Un bambino che, per i suoi prolifici genitori e per i suoi tanti fratel e sorele, era destinato a restare per sempre con l'etichetta di piccolino di casa appiccicata sulla fronte. Il che, lo sapete anche voi, non è piacevole.
Nossignori!!!
 
Di conseguenza, il fatto che noi sottoscrivessimo un qualcosa che aveva proposto lui, miei ultimi e unici Amici rimasti... capite bene che, alla fine dea fiera, faceva molto bene alla sua autostima.
Siignori!!!
 
Cough... cough... cough... Cough cough cough cough...
 
 
E noialtri?
Seduti tutti quanti in cerchio attorno alla nostra mitica stufetta, stavamo consumando un pasto a base di tutte e peggiori porcherie non deperibili o, comunque, a lunga scadenza che avevamo trovato sugli scaffali ormai semivuoti di quelli che, un tempo, in un altro tempo e in un'altra vita – si chiamavano supermercati. E che adesso, come sapete bene anche voi... non sono altro che magazzini dove la poca roba rimasta, senza più tanti ratti disposti a mangiarla, se ne va lentamente a puttane...
 
Ma... cosa stavo dicendo?
Mi sa che ho perso il filo...
 
Cough cough cough cough...
Cough cough cough...
 
Merda, raga.
Merda merda merda.
Punto e basta.
 
Ah, sì, ecco... lasciatemi finire, va', che è meglio...
non distraetemi...
 
Stavamo mangiando. Tutti in cerchio davanti alla stufetta, tremando dal freddo, a riempirci di porcate varie che scadevano dopo di noi e che, ne ro più che certa, una volta morti, con tutti gli additivi e i conservanti che contenevano... avrebbero serbato i nostri corpi per sempre...
Sissignori, cazzo...
 
Cough cough cough cough...
Cough cough cough...
 
Basta.
Aperta parentesi... magari a questo punto vi chiederete che cosa mangiavano i Guns... giusto?
E allora ve lo spiego io, se permettete.
Sempre che ve ne freghi qualcosa.
Noi – i Guns ed io, che ero la loro groupie publique, ci nutrivamo più che altro di additivi e coloranti. Senza dimenticare, naturalmente, tutti quei grassi idrogenati che nuocevano gravemente alla salute e vi mandavano affanculo le arterie in un battibaleno...
Avete presente?
 
Cough cough cough cough...
Cough cough cough...
 
Tutti quei cibi precotti del cazzo che, sulle confezioni, erano così belli e invitanti e che, soprattutto, avevano il pregio non indifferente di non richiedere grandi abilità culinarie. Erano già pronti da infilare nel vostro cazzo di microonde, belli unti e bisunti, fritti e rifritti che erano na gioia. Loro ti riempivano lo stomaco e tu te li gustavi così com'erano, nudi e crudi e chi s'è visto s'è visto, cazzo... senza bisogno di ricorrere a vani artifici culinari.
 
Cough cough cough cough...
Cough cough cough...
 
Ti veniva un fegato grosso come una mongolfiera, ma chissenefrega.
Tanto, se quegli stramaledettissimi Maya avevano ragione... che cazzo te ne fregava del colesterolo?
Giusto, raga?
 
Cough cough cough cough...
Cough cough cough...
Coughhhhhhhhhhhhh-hhhhhh
 
Merda, raga.
(Mi sa che devo sbocc... cc...)
Come non detto, cazzo...
 
Erano in corso le prove generali per il Giudizio Universale. O, se preferite e siete atei, come me, per la Fine del Mondo. L'Armaggeddon. Chiamatelo un po' come cazzo vi pare...
ci siamo capiti.
 
Cough cough cough cough...
 
Ragion per cui, come ho già più volte sottolineato a proposito dei nostri stravizi tossico-alcolici, non ci facevamo mancare niente.
Sissignori!!!
 
Cough cough cough cough...
 
Fanculo.
Ognuno si abbuffava di quel che più gli piaceva, dalle patatine fritte alla asta in scatola al formaggio, tanto... come diceva quello là? Ve lo ricordate? Lorenzo Lo Strafico... o qualcosa del genere, cazzo...
Ebbene... lui... diceva...
 
Chi vuol esser lieto sia...
Di doman non c'è certezza...
 
Appunto...
Soprattutto per noi, ragion per cui, col cibo spazzatura, noi... si andava a ruota libera. Anzi... per noi, mangiare merda, era una filosofia di vita.
 
Cough cough cough cough...
 
Anche nel mangiare, la nostra, era una vita sfrenata e senza regole.
Una vita spericolata. Una vita piena di grane come quelle che si vedono solo nei film con Al Pacino. 
Quel tipo di vita selvaggia e senza regole che i Guns ed io definivamo
 
RECKLESS LIFE
 
Stavamo pranzando, dicevo. O cenando. O facendo colazione.
Che ne sapevamo...
E, francamente, non ce ne fregava un cazzo di sapere come cazzo si chiamava esattamente il pasto che stavamo consumando...
 
Cough cough cough cough...
 
Merda.
Scusate.
 
Duff ci domandò se ci stavamo.
Noi smettemmo per un istante di masticare e ci guardammo l'un l'altro a lungo in silenzio.
 
Poi Axl mollò il barattolo di pasta in scatola che aveva in mano e mandò giù la terrificante e collosa versione dei Maccheroncini al formaggio all'Italiana che stava tentando di mangiare. Bevve un lungo sorso di Zio Jack direttamente dalla bottiglia, si pulì la bocca col dorso della mano e, finalmente - con tutti noi che lo fissavamo in silenzio - prese la parola.
 

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Capitolo 35
*** childhood memories ***


Capitolo35

 

 

 

 

 

CHILDHOOD MEMORIES

 
Anzi, a pensarci bene, mi sa che mi confondo. Infatti non fu il bel vocalist dei Gunner a parlare.
Nossignore!!!
Era troppo occupato a strafogarsi di schifezze... non avrebbe mai osato. Axl quando mangiava, di solito taceva.
Fu Vomito Ovunque rompere il silenzio. Riuscendo ancora una volta a scioccare tutti. Me compresa.
 
“Ve l'ho mai detto” esordì catturando lo sguardo di tutti gli astanti mentre, intento a rollarsi una canna esagerata di maria “che ho conosciuto Jim Morrison?”
 
Cough cough cough...
 
Tosse di merda.
 
“Ma vai a cagare!” Sbottò il Re della Birra dei Simpsons McKagan, dandogli una gomitata nelle costole.
“ Ouch!” Fece Vomito Ovunque, saltando in aria come un petardo e seminando una pioggia di erba e di cartine sugli astanti. Raccattò il maltolto e, anche se nessuno potè vedergli gli occhi, celati dal solito burquadi  boccoli, incenerì il bassista con un'occhiata. “Duff, cazzo!” Esclamò piccato il Chitarrista Senza Volto dalle Mani Magiche e il gusto sopraffino per la melodia. “Guarda cos'hai fatto, coglione!”
E il bassista, dal canto suo, non la finiva più di ridere. Indicava Slash col dito, rovesciava indietro la capoccia dalle ciocche tagliate e tinte in modo asimmetrico e ragliava. “Ahahahahahahahaaaaaaa!!!” Si ripeteva, sempre sbellicandosi come se l'altro non fosse stato presente. “Ma chi” lo provocava, piantandogli un dito nel petto “ tu?”
“Io, sì! IO! Perchè, hai qualche problema?”
“Io no, sei tu che sei un contaballe!”
“Ridillo e ti ficco quel basso nel buco più grosso che hai!”
E via di questo passo, botta e risposta, mentre gli animi si scaldavano da ambo le parti. Finchè qualcuno decise ch'era giunto il momento di intervenire.
 
“Piantatela, buffoni!”
 
I due litiganti...
 
Cough cough cough...
 
... si voltarono di scatto.
 
“Chi ha parlato?” Esclamarono in coro.
“Io!” Rispose Axl, deponendo il suo piatto di carta ormai vuoto e alzandosi in piedi.
“E chi ti credi di essere?” volle sapere Duffone.
“ Il vostro signore e padrone!” Tuonò Axl nel tono più basso e sepolcrale delle sue corde vocali da sette ottave. Ma si vedeva che se la rideva sotto i  baffi. “Il leader dei Guns fottutissimi !”
“Tiratela di meno, bello!” interloquì Steven Pop Corn Adler, lanciandogli una bacchetta in testa. “Lo dico per il tuo bene!”
Buscandosi un cuscino volante dal boss.
Basta.
 
Cough cough...
cough cough cough...
 
Chi ha buon senso lo usi, dico io.
E non potei proprio tacere.
“Piantatela tutti quanti!!!” Strillai, lanciando una bottiglia di Bud ormai vuota nel solito mucchio in fondo alla stanza. Andai da Slash, che faceva l'offeso col cespuglio di ricci che sfiorava il pavimento cosparso di avanzi di cibo e di cicche e gli misi una mano sulla spalla.
 
Lui apprezzò e, senza far motto, la coprì subito con la sua. “Villani che non siete altro! Lasciatelo parlare, no? O insomma, cazzo... un po' di civiltà! Poi dopo dite quel che volete!”
 E i ragazzi, che in fondo non erano quelle bestiacce che pensate, tacquero di botto. E subito dopo, stavano abbracciando tutti insieme il povero Vomito Ovunque, blandendolo con mille moine perchè, dicevano, oramai li aveva incuriositi e volevano sentire quel che aveva da raccontare.
“Jim Morrison?” Domandò Duff, accettando lo spino che Slash gli porgeva e dando fuoco ai cannoni. “Ma... sul serio?”
 
Io e Axl ci sistemammo ai lati del narratore e, con fare solenne, gli facemmo scivolare sulle gambe un prezioso lembo della nostra coperta piena di strappi e bruciature di sigaretta. Duff, Izzy e Steven si accoccolarono stretti stretti di fronte a noi con un altro plaid che, guardandolo bene...
 
Cough cough
cough cough cough...
 
...poteva seriamente competere col nostro in qualità di Fossile Vivente. La stufetta, Amici miei, fu il perno attorno cui ruotava tutta la nostra sgangherata combriccola, nonché il motore immobile delle storia che ci accingevamo, eccitati, ad ascoltare.
 
Capito, raga?
 
E dopo che il joint ebbe fatto un paio di giri e fu doverosamente innaffiato con tutta la birra ed il Jack possibile e immaginabile, il gioco delle Verità Nascoste potè finalmente cominciare.
“ Eccome no!” Esordì Vomito Ovunque, con un sonoro rutto di soddisfazione. Tirò a se' la sua chitarra preferita, l'abbracciò e fece vagare lo sguardo sul suo improvvisato pubblico. “Lo guro sulla mia Les Paul!”
 
“Ci crediamo!” Interloquì il batterista, grattandosi il cespo cotonato di capelli ossigenati che sparava in tutte le direzioni con le sue bacchette. “Spara, man. Siamo tutti orecchie”.
 
Axl giocherellava con la croce egizia che portavo all'ombelico  facendomi un solletico da paura, ma, per non urtare la sensibilità di Slash, che si era finalmente deciso a cominciare, decisi di sorvolare.
Piuttosto, per non star lì con le mani in mano, raga, fatta e stonata e in un ottimo feeling com'ero in quel momento, mi misi ad arrotolare pigramente una sua ciocca di capelli color rame attorno alle dita fino a fargli un bel boccolo da bambolina di porcellana.
 
Cough cough cough...
 
Eh, raga... che bei momenti abbiamo passato, noi tutti insieme, dentro quel cazzo di magazzino mezzo marcio che chiamavamo Hell House... solo a pensarci adesso mi vengono le lacrime agli occhi, sapete?
Ma bando alle stupidaggini e... andiamo al sodo.
Scommetto, miei cari e unici Amici rimasti che, se vi conosco almeno un pochino... n po' curiosi lo siete anche voi...
O no?
 
Cough cough...
 
Merda.
Ad ogni modo, stavamo bene insieme. E questo rendeva più sopportabile anche una situazione estrema come quella dello stare gomito a gomito ventiquattr'ore su ventiquattro per via della maledettissima quarantena.
Se non fosse stato per loro, raga... adesso non sarei certo qui a parlare con voi.
Che, dico io... non sarà molto, ok, ma... è pur sempre già qualcosa. O no?
 
Cough cough cough...
cough cough
 
Ero consapevole di star vivendo un momento magico. Uno di quelli che, poi dopo, quando tutto è perduto per sempre, si ricordano con nostalgia... stavamo tutti benissimo. Perino i demoni di Axl, quella volta, avevano trovato un modo pacifico di esprimersi... anche grazie all'orpello gotico che penzolava dal mio benedetto ombelico.
“Voi tutti sapete che io, in realtà, sono Inglese” disse Vomito Ovunque. “Giusto?”
“Sì, amico” rispose Axl. “Lo sappiamo. Vai avanti”.
“Quand'ero bambino” proseguì il chitarrista, un pezzettino di faccia da mostrarci in quel groviglio di nemici dell'igiene che lui si ostinava a chiamare capelli, “subito dopo che arrivammo da Stoke On Trent, il paesino vicino a Londra dove sono nato, i miei presero una casetta in Laurel Canyon. Avete presente? Izzy, cazzo! Passami il Jack, che mi brucia la gola!”
“Seeeee, come no!” Esclamò questi, eseguendo l'ordine. “Dicono tutti così”.
Slash s'interruppe un momento...
 
Cough cough cough...
 
... giusto il tempo di fare un ridicolissimo gargarismo che ci fece quasi pisciare sotto tutti quanti dal ridere.
“Va' avanti, pagliaccio!” Gridò Steven. “Se no' finisce che ci addormentiamo tutti”.
“Laurel Canyon, dicevo. Su Rothdell Trail. Dov? È lo sapete tutti, visto che è sulle colline di Hollywood non lontano da qui. Ci siamo?”
Facemmo tutti sì con la testa.
 
Cough cough cough...
 
“Bene. Vicino a casa nostra c'era un piccolo cottage che c'è ancora oggi, dove, a quei tempi – siamo, direi -  tra il Sessantotto e il Sessantanove, perchè io avevo quattro anni, me lo ricordo come se fosse adesso...” Altro golone di Zio Jack. Altro esilarante gargarismo. Cuscinata in faccia da parte di Axl, il quale, la scusa dei gargarismi, essendo il vocalist del gruppo, l'aveva inventata lui. E tutte le volte che qualcuno la tirava in ballo, era una frecciata, in realtà, diretta a lui solo.
“ Ma se non sai neanche cos'hai mangiato ieri!” Lo canzonò FacciadangeloRose. “Che cazzo spari?”
“Ehi, man!” Protestò Slash, restituendo al rosso la cortesia. “Che brutto carattere!”
“Taci e parla!” Esclamò Axl. “Cioè, no...”
E, scoppiammo tutti in una risata fragorosa. Lui per primo. Che, quanto a sparare cazzate, non era secondo a nessuno.
“Invece me lo ricordo benissimo!” Rispose Slash. “Caviale e champagne... offerto da te”.
“Ma sta' zitto!” Disse Axl, scoppiando a ridere. “E vai avanti, prima che facciamo tutti...
 
Cough cough...
cough cough cough...
 
 ...harakiri!”
 
“Insomma, avevo quattro anni e Jim Morrison e Pamela Courson, la sua ragazza coi capelli rossi come i tuoi, faccia-di-merda Rose, abitavano nel cottage vicino a casa mia. Contento adesso, mister So-tutto-io?”
“Cazzo, Slash!” Rispose Duff. “Se volevi impressionarmi.. ci sei riuscito.”
“Visto, uomo di poca fede? E adesso in ginocchio! Chiedi scusa al vecchio Slash!”
Il bassista dovette genuflettersi tre volte. Una davanti all'uomo-cespuglio. L'altra davanti alla sua Les Paul. La terza alla memoria di Jim Morrison.
 
“Vai avanti, Slash!” Piagnucolò Axl scrollando teatralmente  l'amico “Vai avanti, per l'amordiddio, prima che mi sparo un'overdose di Zio Jack direttamente in vena...”
Mi ricordo che pensai che il mio rosso supersexy era un caso patologico di quel misterioso morbo che chiamavamo sindrome da frontman: lui, semplicemente, aveva la necessità assoluta di essere sempre e comunque al centro della scena. Era rimasto quello che era sempre stato, fin da quando, bimbetto di pochi anni, cantava gli inni sacri nella chiesa di suo padre: un animale da palcoscenico anche adesso che, purtroppo, per dirla con una frase del già citato Morrison, per colpa dell'A7 e della cazzo di quarantena...
 
Cough cough cough
cough cough...
 
... la Musica era finita.Axl era un protagonista. Un leader. Un frontman nato e sputato. L'episodio appena archiviato degli intagli a tema biblico lo aveva, se necessario, ancora una volta dimostrato.
 
 Vomito Ovunque gli rispose con il solito dito medio.
 
“Era estate, faceva un caldo bestia. Me lo ricordo che girava a torso nudo e scalzo su una biciclettina da donna con la sella alzata al massimo. Che tipo, raga!!! E mai una volta che ci andasse normalmente, su quella cazzo di bici! Nossignore!” Spiegò Occhi Senza Volto rollando un altro spino grosso come una carota...
 
Cough cough cough...
 
(Merda)
 
... radioattiva.
“Cioè?” Volle sapere Izzy, che era un grande appassionato di Harley Davidson, certo, ma anche di Jim Morrison e dei suoi intellettualissimi, mitici Doors. E dopo che il joint ebbe fatto un paio di giri, eravamo tutti lessi come galline da brodo e completamente calati nel singolare ricordo di Slash il quale, anche lui, non disdegnava le luci della ribalta.
“Cioè, o si sedeva sul manubrio e girava pedalando al contrario... sai quanti voli gli ho visto fare?”
“Giura”
“Giuro! Ma la cosa strana, ripensandoci adesso è...”
“Eh?” Incalzò Axl, infilandomi il joint di Slash tra le labbra. Mi pose un casto bacio sui capelli. E io...
 
Cough cough cough
cough cough...
 
... io mi sciolsi come neve al sole. Tra parentesi, raga... cazzo, se ci sapeva fare, quello, coi baci!!!
Casti o meno casti...
“...E' che non si è mai fatto un cazzo” riprese Vomito Ovunque. “Mai e poi mai. Nemmeno un graffio. Incredibile, se pensate che addirittura, una volta... l'ho visto che andava in bicicletta sulla ringhiera di uno stabile abbandonato sul Sunset come un cazzo di funambolo!”
 
Cough cough cough
cough cough...
 
...Scusate raga... mi gira tutto...
mi sa che qui finisce male...
 
“Tipico di Morrison” commentò Axl. “Sapevo che amava camminare sui cornicioni e spenzolarsi dalle finestre ai piani alti degli hotel... era il suo modo di amare la vita... per farlo, doveva sempre spingersi al limite...” piantò le palle degli occhi in quelle sfuggenti e nascoste di Slash. “insomma, capisci... provocare la morte”.
 
“Infatti” interloquì Izzy. “Da qualche parte ho letto che diceva: o hai fede, uomo... o cadi. lui, semplicemente, aveva fede. Per cadere cadeva, ma... cadeva sempre in piedi. L'ho detto e lo ripeto: quello non si faceva mai un graffio. Mai, mai e poi mai. Credeva in se stesso e conosceva il proprio corpo fino al punto di piegarlo completamente alla propria volontà”.
“Per me quell'uomo era davvero ciò che diceva di essere” replicò Axl SciupafemmineRose infilando quatto quatto le dita da pianista nella scollatura della felpa di Sid e Nancy che indossavo. “Era veramente uno sciamano. Pensate al concetto di Teatro-Rock. La Musica come via di salvezza. La Musica come esorcismo. La Musica come strumento terapeutico delle nevrosi di massa e come unica, ultima Amica...”
 
Cough cough cough
 
Fanculo la tosse.
 
Cough cough.
 
Fanculo, ho detto.
Sissignore!!!
 
Cough cough cough
cough cough
 
Seeeeee...
(Buonanotte!!!)
 
Music is yoooooour only frieeeeend
berciò Steve, fatto come un'anguilla fradicia, facendo certamente rivoltare nella tomba il defunto leader dei vecchi Doors.
 
untiiiil the Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeend
 
“Ehi, Steve” gridò Duff cercando disperatamente di coprire con la sua la terrificante voce del batterista. “Mi dici una cosa?”
Wi, cherìe?” Rispose l'interessato, avvicinandosi a Duff e circondandogli il collo con i tentacoli che aveva al posto delle braccia. Il bassista si liberò della sua stretta e si andò a mettere a distanza di sicurezza. Continuò ad arretrare finchè fu certo di essere fuori della portata del compagno e dei suoi amplessi...
 
...Cough cough cough-ghhhh-ghhhh
coughcough...
 
Cazzo, raga...
Mi si chiude la gola...
soffoco...
Aspettate... aspettate un attimo...
io... io... non riesco... più... a... re... respi... res-pi-ra-re...
 
Scusate.
Ora va un po' meglio.
No, non è vero. Lo dico soltanto per darmelo a bere da sola, ma... tanto lo so già che non funziona.
(Non sono mica così cretina...)
 
.. del tutto indesiderati.
“Che male t'ha fatto Jim Morrison per profanarlo a quel modo?”
E noi tutti a ridere e a canzonare il buon vecchio Pop Corn che, se non altro, dal momento che non brillava per acume e intelligenza, riusciva sempre a farci schiattare dalle risate.
“Vi ricordate il film di Oliver Stone?” Domandò Axl. “Quando stavano provando per le prime volte Light My Fire nella casa sulla spiaggia di Ray Manzarek... erano alle prime armi e Ray stava provando un'introduzione strumentale a Light My Fire sul suo organo Vox da chiesa”.
Pausa ad effetto.
Altro punto in comune che Axl aveva col leggendario Re Lucertolaa.k.a. Lizard King, raga...
 
“Bene” seguitò il rosso, vedendoci tutti annuire.  “I ragazzi erano in spiaggia a parlare di meditazione, quando Jim ha sparato: prova con l'acido, Ray! E' garantito!  io... la penso esattamente come lui. Per spalancare le Porte della Percezione di Aldous Huxley e William Blake, raga...” altra mini-pausa sapientemente dosata “ci vuole la chimica e solo la chimica. Altro che meditazione! Che cazzo! Se non l'avete capito, belli, io la penso esattamente come il nostro Re Lucertola. Sono per le Porte chimiche del Muro. Punto e basta”.
“Anche noi!” Gli facemmo eco noialtri. Quando si trattava di stupefacenti, infatti, eravamo sempre tutti entusiasti di fare da cavia e sperimentare. Proprio come il buon vecchio...
 
Cough cough cough...
... il buon vecchio Jim.
 
E a questo punto, mi ricordo che Vomito Ovunque, il chitarrista dalle Mani Magiche, si prese in grembo la sua Les Paul e cominciò a strimpellare l'intro di Sweet Child O'Mine, che mi faceva sempre sciogliere come un ghiacciolo in padella.
 
“Ad ogni modo” riprese “lui andava sempre in bicicletta facendo dei numeri da circo dove capitava, riuscendo sempre a radunare intorno a se' un pubblico considerevole, sia per via di chi era, sia per i numeri da stuntman che improvvisava. Sì, perchè...”
Cazzò un paio di accordi e rise.
Ne cazzò un altro volontariamente scrutandoci per vedere le nostre reazioni.
 
Noi ci pisciammo sotto dal ridere.
“Hey, man...” Gli sussurrò Izzy nell'orecchio ma in modo che tutti potessimo udirlo distintamente.
“Cosa?”
“Fai schifo, Slasher...”
 
Vomito Ovunque emise la sua grassa ragliata. Che, oltre che irresistibile, era pure contagiosa.
“Ad ogni modo, dicevo” riprese non appena ci fummo ricomposti quel minimo che bastava alla sua storia per avere una possibilità di essere cagata “se lo volete sapere, raga, è stato proprio Jim Morrison a insegnarmi ad andare in bicicletta! Sissignori!”
“Davvero?” Domandò Axl che, stranamente, aveva gli occhi lucidi come quelli di un pesce fuor d'acqua. Come se... come se fosse sul punto di mettersi a piangere e stesse cercando di trattenere le lacrime. Abbassò lo sguardo su quella merda di tappeto schifoso sotto i nostri culi e si mise a tormentare nervosamente una frangia sfilacciata e sporca di ketchup e...
 
Cough cough...
cough cough cough...
 
... di chissà cos'altro.
“Beato te” disse infine, rivolto all'amico. Gli prese un polso e l'altro sollevò il viso, colpito. “Che bei ricordi che ci racconti...”
La voce gli s'incrinò.
Il rosso tacque per un momento.
Io non osavo guardarlo in faccia. Nessuno osava.
Non volevamo rischiare di incontrare i suoi occhi.
Sapevamo che... qualsiasi cosa c'avessimo visto dentro in quel momento...
Cough cough...
 
... non ci sarebbe piaciuta.
“Beato te, Slash” ripetè il rosso, la splendida voce da basso profondo definitivamente incrinata dal pianto. “Non sai quanto t'invidio...”
 

 
 

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Capitolo 36
*** welcome to my nightmare ***


Capitolo36

 

 

 

 

 

WELCOME TO MY NIGHTMARE

 
Mentre Vomito Ovunque continuava il suo racconto, punteggiato di gustosi aneddoti della sua infanzia spensierata a cavallo della BMX, Axl tutt'ad un tratto, si era visibilmente rabbuiato. Il chitarrista aveva attribuito al compianto Re Lucertola Jim Morrison il merito di avergli insegnato ad andare in bici prima senza rotelle, quindi anche senza mani. Sottolineando quanto gli incoraggiamenti ed il sostegno della rockstar avessero inciso nell'accendere in lui quella che, negli anni a venire, sarebbe stata la sua prima grande passione:
 
Cough cough cough
 
...la BMX.
 
Cough cough...
 
Il quadro generale che era emerso dai racconti del chitarrista mulatto era quello di un'infanzia economicamente agiata e felice, addirittura privilegiata. Il lavoro dei genitori – la madre Ola, nera di origine Senegalese e  il padre Robert, bianco Inglese – costumista di David Bowie l'una, illustratore l'altro, rendeva assai bene economicamente e consentiva alla famiglia una vita a dir poco da benestanti. Dopo la separazione pur amichevole dei genitori, nonna Ola Senior - una donna corpulenta e volitiva che il musicista stesso paragonava alla Mamie di Via Col Vento - era diventata il vero punto fermo del piccolo Slash (che allora si chiamava ancora solo Saul Houdson e di suo fratello.
“ Anch'io praticamente vivevo dalla nonna” aveva annunciato Axl. “Cioè... diciamo che scappavo da lei oni volta che... che loro... sì, insomma... che lui... lui...”
Non aveva finito la frase.
Ansimava.
Le spalle gli andavano su e giù con rabbia.
Era senza dubbio in preda ad uno dei suoi penosi flashback.
Rieccolo nei suoi incubi.
Poi alzò la testa e ci scrutò tutti uno ad uno.
“Welcome to my Nightmare” disse dopo un lungo, lunghissimo silenzio, scandendo le sillabe una ad una.
La sua voce era poco più di un sussurro. Come se fosse un ricordo lei stessa. E poi... a dirla tutta, raga... non era davvero nemmeno la sua voce che aveva parlato. Era stata la voce di un bambino.
Un bambino strozzato dal risentimento. Un bambino dimenticato da tutto e da tutti.
Un bambino non voluto.
Strumentalizzato, sedotto e disilluso che...
 
Cough cough cough
cough cough...
 
... alla fine della fiera... non sarebbe mai cresciuto.
E non è all' LP omonimo di Alice Cooper che pensammo, tutti noi, in quel momento, raga...
Nossignori!!!
Nonostante l'omonimia col disco del Grande Alice, nessuno di noi, al momento, notò la citazione.
Avevamo ben altro da fare...
Mi ricordo che, mentre pronunciava queste parole, si era attorcigliato furiosamente una ciocca dei miei capelli alle dita... e che si mosse bruscamente, non so, tipo... avete presente? Fece come uno scatto e... merda, raga... mi ha fatto un male bestia!
Sissignore!!!
Per poco non mi faceva la ceretta, cazzo!
Si vedeva a venti metri che era profondamente turbato. L'avrebbe capito un coglione...
E all'improvviso, così come aveva parlato, si era zittito.
Così. Tutto ad un tratto.
 
Cough cough cough...
 
Per poi sprofondare in un ostinato mutismo.
Si era scolato una birra via l'altra e si era praticamente isolato dal gruppo. Se ne stava lì chiuso su se stesso come un riccio, a dondolarsi avanti e indietro abbracciandosi le caviglie mentre le sue labbra si muovevano in silenzio come se stesse cantando con la sola voce della memoria. Sembrava come... assorto, distante. Come se non fosse più qui con noi, ma proiettato in un altro tempo...
 
Cough cough cough
cough cough...
 
... un altro luogo e un'altra vita...
Teneva la testa reclinata sulle ginocchia. Le lunghe ciocche di capelli cascanti riparavano il suo profilio fragile dalla cruda luce dei riflettori. Conoscevo fin troppo bene il significato di quella posizione, cazzo. Sissignori!!!
Tutti noi che gravitavamo attorno a lui avevamo finito per conoscerlo. E, raga... sempre che ci siate ancora, e che 'sto cazzo di mondo di merda non sia ancora finito... lasciate che vi dica una cosa: quando Axl si metteva in quel modo... beh, credete a me: significava nubi all'orizzonte. Temporali in vista. Che, tradotto, vuol dire che non prometteva niente bene. Quindi, raga... guai in vista.
Axl stava di nuovo male e ci lanciava segnali di fumo.
Il suo era un grido d'aiuto.
E noi... dovevamo essere pronti.
Le acque s'intorbidivano. Tanto per cambiare, giusto?
 
Cough cough cough...
 
“Mi spiace, amico” disse subito Slash, mettendo una mano sulla spalla del rosso. “Sappi che se ho detto qualcosa che ti ha fatto stare male...” Esitò, grattandosi pensosamente il ginepraio che aveva al posto dei capelli in cerca delle parole più giuste da dire per non urtare la tremenda suscettibilità dell'altro. Purtroppo, però, se con la Les Paul il nostro eroe cilindrato sapeva farci volare... con le parole era tutta un'altra storia. Per non dire, raga, che... poveraccio, era proprio negato!
 
La cosa buffa, miei ultimi Amici, è che era buono come il pane, però... quando apriva bocca... come dire? Si tirava sempre la zappa sui piedi da solo.
Finiva sempre per dire la cosa sbagliata al momento giusto... o la cosa giusta al momento sbagliato.
Insomma, raga... per tagliar corto, non ne indovinava una neanche per sbaglio.
Quello sparava cazzate a nastro... con le migliori intenzioni del mondo.
Che sfiga...
 
Cough cough...
cough cough cough...
 
Ma, dico io... davvero, raga... si può essere più sfigati di così?
A che ti serve essere di buon cuore, dico io, raga... se hai una cazzo di fogna al posto della bocca? Che non fa altro che sputarti addosso della merda quando invece non te la meriti affatto?
“Davvero, man” proseguì Vomito Ovunque dopo dieci minuti buoni di imbarazzato raccoglimento silenzioso. Con noi che, per facilitargli le cose, ci scambiavamo occhiatine silenziose senza fiatare. Ben sapendo che, qualsiasi interruzione al corso dei suoi processi mentali, si fosse trattato di una semplice mosca o di una bomba H, avrebbe bloccato il suo... ehm... disco fisso per ore. “Non volevo toccare questo tasto... lo so che tuo padre era un bastardo... lo odio per questo... ti ha fatto fare una vita di merda... e so anche che tua madre non era certo una santa, ma vedi...” 
Basta.
 
Cough cough cough...
 
Una gomitata nelle costole troncò pietosamente la frase a metà.
E... credetemi, raga... fu molto ma moooolto  meglio così.
“Cazzo, Slasher!” Esclamò Duff McKagan, intento a battere il record mondiale di bevuta della famosa birra dei Simpsons che portava il suo nome e della qual cosa, dopo l'iniziale imbarazzo, andava fierissimo “mi fai quasi piangere...”
“Fatti i cazzi tuoi, McKagan!” rispose ridendo il chitarrista, mostrando al bassista il dito medio. “Io volevo solo dirgli che mi dispiace”.
E noi?
Naturalmente scoppiammo a ridere come matti.
Tutti tranne uno. Che ormai s'era perduto. Alla deriva nel suo mondo tossico.
“Lo so” replicò il biondo giocherellando col lucchetto che portava al collo. “Ho capito cosa vuo dire, Hudson. E' che...”
“Che?”
“Che sei un coglione, cazzo.”
“Sai come diceva mia nonna?” Interloquì il rosso,riaffacciandosi dal suo incubo come una solitaria isola in un mare di merda.
“No” disse il nero. “Cosa?”
Cough cough...
cough cough cough...
 
E Axl Facciadangelo Rose produsse una sinistra risatina.
 
Merda, pensai, coprendomi gli occhi con le mani inanellate.
Mi sa tanto che qui finisce male...
 
Cough cough...
 
(Per non parlare di questa cazzo di tosse di merda...
no, dico... prima la febbre, poi le piaghe, la nausea...
eccheccazzo, raga...
Non ho mica ammazzato nessuno, io...)
 
Ad ogni modo, il nostro buon Vomito Dappertutto... cioè, Vomito Ovunque– che mi suona meglio, cioè... come diciamo noialtri rockettari SPACCA– ebbe l'infelice idea di dire qualcosa sul tipo...
 “ ti diceva di non metterti le dita nel naso?” una cazzata del genere. Non lo so, non mi ricordo.
Cercate di capire, raga... non è colpa mia se ho il cervello liquefatto. Cioè, insomma... non mi ricordo, ok?
So solo che disse una cazzata e che Axl, naturalmente, che prendeva fuoco subito come un fiammifero, la prese per una presa per il culo.
Si sporse sul chitarrista risucchiandolo nella propria nube sulfurea.
“La lingua non ha ossa, Hudson!” Gli alitò in faccia Rosso Malpelo, che in quel momento sembrava Conan il Barbaro. Brandì l'adorata Gibson Les Paul dell'altro e fece qualcosa che scioccò tutti. Me inclusa: le diede una bella leccata. “Mia nonna me lo diceva sempre. Non ha ossa, è vero...” Pausa ad effetto. “Ma le fa rompere...”
 

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Capitolo 37
*** every rose has its thorn ***


 Capitolo37

 

 

 

 

 

EVERY ROSE HAS ITS THORN

 
“Allora, raga” annunciò il buon vecchio Duff fregandosi le mani e stappando l'ennesima birra col suo celeberrimo brand. buttò in bocca una manciata di noccioline scadute da tanto di quel tempo che non si leggeva neanche più la data facendo scendere su di noi, seduti sotto di lui, una pioggia non indifferente. “Che ne dite... siete pronti per il gioco delle Verità Nascoste?”
 
Here I aaaaaaaaaaaaaaaaaaaam...
 
Ululò Vomito Ovunque,sfoggiando un acuto chemi fece allegare i denti peggio di un cachi acerbo.
 
... an' I'm a rocket Queeeeeeeeeeeeeeeeen
 
Io scattai come...
 
Cough cough cough
cough cough...
 
cazzo... non respiro...
Ghhhh-hhh-hhh
 
Aiuto, muoio...
la mia gola... la-mia-gola...
...si sta... si sta stringendo...
 
Merda.
Come se qualcuno mi buttasse palate di terra giù per la trachea... avete presente? Come essere seppellita viva, c..zzo...
...e vi giuro che non è per niente piacevole...
Nossignori!!!
 
Dicevamo?
A proposito... messa di emme maiusola come sono, non vi ho nemmeno chiesto se avete voglia di ascoltare il resto della mia storia, miei cari ultimi e unici Amici rimasti in piedi in questo cazzo di gioco al massacro che è la vita...
 
Cough cough cough...
 
Merda al cubo, raga...
mi sa che devo di nuovo sb... b...
 
Che vita patetika, uffaaaaaa.
Io a questo punto, ho solo voglia di gettare la spugna... farla finita... battermela alla grande... filarmela in bellezza... spassarmela... chiamatelo come volete. Ma io sono arrivata allo stremo delle forze. E giuro che non ci sto capendo più un cazzo, raga. Giuro. Equindi non lo so se siete ancora lì ad ascoltare le mie stronzate oppure no... l luce della candela è diventata così fioca... la mia vista, già compromessa dall'inizio, è andata in pappa completamente... forse, che ne so... l'A7 mi ha mangiato la retina... fatto sta che non vedo altro che ombre, ormai... fantasmi.
Come se qualche stronzo con un senso dell'umorismo tutto da registrare mi avesse voluto giocare uno scherzo un po' macabro e avesse deciso di spegnere le luci.
Vai tranquillo, amico...
nel caso tu ci sia davvero e mi stia realmente prendendo per il culo... divertiti, fai pure. Tanto non me ne accorgerei nemmeno.
E anche se me ne accorgessi... non me ne fregherebbe un cazzo. Chiaro? Afferrato il concetto?
Quindi, ammesso e non concesso che tu ci sia e abbia ancora voglia di rompere i coglioni a poche ore dalla supposta fine di questo mondaccio di merda... spara pure.
Ma sappi... che stai sparando contro la Croce Rossa, cazzo.
Amico... tu uccidi un uomo morto.
(Buona, questa... dovrei proprio scrivermela.
A proposito... dov'è che l'ho sentita?)
Anzi...
 
Cough cough cough...
cough cough...
 
 ... una donna.
Una donna...
... morta.
 
Quindi, io farò finta di niente  ti ignorerò, Amico Bastardo. Te e le tue stronzate.
In cambio ti chiedo soltanto una piccola cosa: di ricambiarmi il favore.
Potresti?
Io non ci sono per te.
Tu non ci sei per me.
E buonanotte al secchio e...
... dammi retta, ti prego.
Chiudiamola qui,  come disse qualcuno una volta, a proposito di uno squallido piatto di penne.
 
Cough cough cough...
Io, in cambio... farò finta che voialtri che ascoltate la mia storia... se mai è vero che ci siete stati e che siete esistiti e che avete per davvero prestato orecchio alle mie stronzate... sì, insomma...
 
... cazzo, mi sto incartando da sola...
 
( Nelle mie condizioni, ormai, è difficile anche pensarla, una cazzo di frase di senso compiuto... figuratevi pronunciarla, quando la vostra gola è una piaga aperta e putrescente, un fottutissimo, schifosoverminaio...)
 
Io – stavo tentando di dire – farò finta che Voi ci siate ancora.
E che abbiate la pazienza e la voglia di starmi a sentire.
Ok?
 
Cough cough cough...
cough cough cough...
 
Questo perchè l'autoinganno è un attributo della sopravvivenza.
Chi era che lo diceva?
Sa Zio...
E comunque... chissenefrega!!!
Sissignori!!!
 
Basta.
Vomito Ovunque stava profanando nientepopodimeno che Rocket Queen, raga.
Pesante, come cosa.
E Duff?
Abbandonate momentaneamente le speranze che qualcuno lo cagasse seriamente, aveva rincarato la dose con un'altra citazione dei Giorni di Gloria della band:
Every Rose has it's Thooooorn.
 
Buttata lì a squarciagola sul muso di Slash per chiudergli il becco, ma chiaramente diretta all'unico Rose del gioco.
 
Il Chitarrista Senza Volto dalle Mani Magiche avrebbe dovuto avere il buon gusto di limitarsi a far correre le sue lunghe dita fatate sulla sua mitica Gibson Les Paul riempiendo la stanza di riff possenti come pedate nel culo o melodie struggenti come cerchi di fate, secondo l'ispirazione e l'umore del momento. Cantare, per lui... ve l'ho già detto, lo so, ma... equivaleva a camminare sulla lama di un rasoio... a piedi scalzi.
Il problema non era tanto il fatto che certamente si sarebbe tagliato... ma quanto a fondo si fosse tagliato.
Chiaro?
Cantare, per il nostro simpaticissimo Mezzo Uomo-Mezzo Bestia – come l'aveva definito Axl durante un concerto sold-out dei bei tempi andati – era un gioco al massacro.
Come diceva una cantante rock italiana di cui adesso mi sfugge il nome... la sua voce, raga... la voce di Slash, era... un gelato al veleno.
 
 
Allora, vi dicevo, centomila neuroni e milleduecento colpi di tosse fa...
 
Cough cough...
 
... scattai in piedi.
Saltai su come un fottutissimo tappo di champagne.
Istintivamente, come a volerlo salvare, scostai le lunghe ciocche spioventi color rame dall'orecchio costellato di brillantini fasulli e di orpelli da metallaro e misi la mano a coppa.
 
“Perdonalo, Axl” sussurrai, avendo cura, però, che tutti quanti potessero udire chiaramente le mie parole. “Perdonalo, ti prego...” Scoppiai a ridere convulsamente. Forse anche a causa di tutto quel che ci eravamo buttati in corpo, non dico di no.
E Duffy?
 
 Inutile dire che ancora una volta, rimase in stand-by.
A cagarlo, alla fine della fiera, c'era solo il povero vecchio – e totalmente flippato – Izzy Stradlin. Ma... così non valeva, cazzo.
Inutile dire che in due il gioco non aveva senso.
 
Cough cough cough...
 
“Poichè ...”
Non potei finire la frase.
Axl prese la palla al balzo.
Dopotutto, pensai, eravamo nel suo campo. La Bibbia era o non era stata, un tempo lontano, la sua specialità?
“Non sa quello fa...”
 
 
 
 

 
 

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Capitolo 38
*** I'm fuckin' innocent! ***


Capitolo38

 

 

 

 

 

I’M FUCKIN’ INNOCENT!

 
Quando, alla fine della fiera, dopo un eterno cazzeggiare e sbronzarsi e fumare e drogarsi, Duff prese finalmente in mano la situazione, tirammo tutti quanti un sospiro di sollievo. Avevamo tutti bisogno di un leader del momento che ci strappasse momentaneamente ai nostri singoli trip assurdi, e Mr McKagan, per una volta, volle fare proprio questo: ristabilire una parvenza d'ordine in mezzo a tutta quella follia...
 
Cough cough cough...
 
... autodistruttiva.
“ Se tanto dobbiamo morire” disse il Re della Birra fregandosi forte le mani per scaldarsi “tanto vale che... sì, insomma... ci confessiamo”. Nonostante la nostra ormai mitica stufetta a kerosene o quel che diamine era, faceva un freddo allucinante. Mentre il bassista parlava, il fiato che usciva dalla sua bocca si concretizzava distintamente in dense nuvolette bianche che ricordavano in tutto e per tutto quelle dei fumetti.
 
Le parole di Duffy furono seguite da un silenzio denso di domande che affogarono in un vesto oceano di silenzio.
“Come voi tutti sapete bene” esordì il nostro Sid Vicious reincarnato “io vengo da una famiglia molto numerosa. Sono l'ultimo di tredici figli e... beh, i miei, come potete immaginare...”
“Non avevano la tv” opinò Slash.
 
All'affermazione di Vomito Ovunque fecero seguito una grassa risata corale e dieci minuti buoni di caos... più o meno controllato in cui ognuno, in modo più o meno pertinente, disse la sua. Chi brillantemente, chi meno, chi... come il nostro buon vecchio – e del tutto innocuo – PopCorn,tanto per cambiare... uscendo totalmente dal seminato.
 A, per la cronaca, ci tengo a precisare, raga, che... il primo a ridere e quello che rise più forte fu proprio lui, Duff. E questo... beh, onestamente...
 
Cough cough
Cough cough cough...
 
(Scusate)
 
... credo la dica lunga su quanto il nostro bello spilungone ossigenato fosse buono e che razza di splendido carattere avesse...
“Infatti” Replicò Duff avvolgendosi strettamente il suo plaid attorno alle spalle prestanti. “Altrimenti... io non ci sarei!”
E dopo altri cinque minuti buoni di cazzate e di anarchia, si decise all'unanimità che quello che ci serviva, se volevamo istituire una specie di confessionale demenziale attraverso il gioco delle Verità Nascoste, per vincere la noia e... già che c'eravamo... non si sa mai... alleggerirci la coscienza in vista della Fine...
 
Cough cough cough
cough cough...
 
...beh, in quel caso, quello che ci serviva, erano delle regole.
Il segreto della riuscita del gioco stava nel darci, per quanto possibile ad una ormai ex rock band disoccupata e annoiata, sempre più etilica e tossica, un minimo di disciplina. Poche Regole semplici e uguali per tutti avrebbero semplificato il gioco ed evitato liti, risse e quant'altro.
 
Questo compito spettò a Duff in quanto ideatore del gioco che chiamammo delle Verità Imbarazzanti.
 
Tanto per cominciare, ci sedemmo tutti in cerchio.
Il nostro amico punkettone recuperò nel nostro Monte di Pietà – come avevamo ribattezzato la nostra discarica casalinga - una bottiglia vuota ma ancora sana di Zio Jack e la piazzò al centro del cerchio come fosse tata l'ago di una bussola artigianale, di quelle che...
 
... ve le ricordate, raga?
Quelle che ci facevano costruire da bambini, a scuola, nell'ora di scienze.
 
Cough cough cough...
 
La bottiglia fu rovesciata in modo che il collo, come una freccia, indicasse di volta in volta, uno di noi. Poi, tutti insieme, la facemmo girare su se stessa.
Solo allora... in quell'istante, mentre fuori la Nebbia diventava densa come una specie di caffelatte cagliato mangiandosi tutto quel che ci circondava in un sol boccone... solo allora, dicevo...
 
Cos'è che dicevo?
 
Ah, sì... solo allora, il gioco, potè finalmente cominciare.
Inutile dire che... com'era nel suo stile, Vomito Ovunque – che se non faceva casino non si divertiva – volle strafare.
Il nostro improvvisato Maradona mulinò coi piedi in una serie di palleggi a dire il vero neanche mal fatti. L'unico guaio è che Vomito Ovunque, anche lui, non aveva capito una cosa molto importante del calcio: che, come ripeteva sempre un arcinoto spot pubblicitario, la potenza è nulla senza controllo.E lui, il controllo... non sapeva nemmeno dove stava di casa. Soprattutto quando, come sempre, del resto, il suo cervello era in salamoia alcolica da Zio Jack.
Inutile dire che il nostro amato e maldestro Guitar Hero perse l'equilibrio e...
raga, che scena!!!
Avete presente l'effetto domino?
Ecco... l'aveva inventato Slash.
Anzi...
 
Cough cough cough
 
lo mise a punto quella volta.
Il Chitarrista Senza Volto e Senza Cognizione franò addosso al povero – e ignaro collega Izzy Stradlin, signore dell'acustica. Colui che, on stage, era l'altra metà della mela. Il quale, reo soltanto di starsi facendo i cazzi suoi nel posto sbagliato, finì spiaccicato al suolo contro la sua povera, inseparabile chitarra la quale, purtroppo, nell'impatto... ebbe la peggio.
 
Cough cough cough
cough cough...
 
Sissignori!!!
 
Cough cough cough...
 
La diagnosi fu frattura netta del manico.
La prognosi, un occhio nero.
Per Slash.
Da parte di Izzy.
Basta. 
E la bottiglia?
Ah, quella... semplicemente, schizzò via.
Tutto quel che vi posso dire, raga... se vi va di farvi una bella risata alla faccia dei Maya, dell'Apocalisse e di tutte 'ste sguanate... accadde tutto in un lampo.
La bottiglia decollò in verticale come un caccia bombardiere, si avvitò su se stessa e andò a fracassarsi sulla testa già peraltro compromessa di suo del povero...  
 
Cough cough cough
cough cough cough cough...
 
... del povero Pop Corn.
 
Basta.
 
Pietà, raga...
Ve lo chiedo per favore...
Non fatemi ridere, che poi mi viene la tisi come a Lady Oscar e mi strozzo.
Se volete sentire come va a finire tutta 'sta cazzo di storia... dovete portare pazienza.
Sono così sfatta che se rido vado in mille pezzi... proprio come la bottiglia di Zio Jack, per restare in tema.
Quella che, nel gioco, faceva funzione di dado.
Sissignori!!!
 
Cough cough...
 
Candela alla mano, convergemmo tutti quanti sulla capoccia di Steven. Primo fra tutti Vomito Ovunqueil quale, poverino, oltre che escoriato un po' ovunque per lo scivolone di poc'anzi sulla chitarra di Izzy, era mortificato.
“Cazzo, Slasher!”  esclamò Duff, illuminando una poltiglia sanguinolenta nell'assurda permanente del batterista. “Guarda cos'hai fatto!”
 
Cough cough cough...
 
Gesticolando, il bassista, che di certo non era meno sbronzo di Slash, urtò col gomito puntuto un filotto intero di Budweiser provocando un altro mini effetto domino.
I'm fuckin' innocent!
 
replicò quest'ultimo a centottanta decibel, provocandoci uno chock da inquinamento acustico che, probabilmente, fu l'inizio della fine.
 
Stavolta l'onda sismica investì me ed Axl, intenti a versare una generosa dose di Zio Jack sulle ferite al cuoio capelluto di Steven in qualità di disinfettante e antibatterico.
 
Cough cough cough
cough cough...
 
Basta.
 
Inutile dire che, trattandosi dei Guns Fottutissimi Roses, la situazione degenerò allegramente in una rissa generalizzata alla quale, per una volta, presi parte persino io.
 
Visti dall'esterno, facevamo davvero paura. E di questo, credo... nonostante lo stato di percezione costantemente alterato... eravamo tutti quanti pienamente consapevoli.
 
Sembravamo usciti da una di quelle comiche slapstick muto... ve l'ho già detto che ho studiato cinema, lo so. Me lo ricordo.
 
Non sono mica così cotta...
 
Insomma, sembrava di stare sul set di un film di Cretinetti o Ridolini... ci mancavano solo le torte in faccia!
Ma noi avevamo di meglio.
 
Eravamo tutti sporchi di birra, del sangue di Steven e... ricoperti dei cocci di bottiglia di Zio Jack, per gentile concessione di Slash.
 
Cough cough cough...
 
Insomma, ancora una volta...,lasciatemelo dire, raga...
Eravamo...
 
Cough cough...
 
... fottutamente ROCK.
 
 
 
 

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Capitolo 39
*** and I don't want to live this life ***


Capitolo39

 

 

 

 

 

AND I DON’T WANT TO LIVE THIS LIFE

 
Quando, come Zio volle, ci fummo ricomposti quel tanto che bastava a trovare un minimo comune denominatore, Duff riuscì finalmente nella non indifferente impresa di varare l'operazione “vediamo di fare 'sto cazzo di Gioco delle Verità Nascoste e Più Imbarazzanti Possibili...
                                         
Cough cough cough...
 
...prima che il Mondo Finisca per Davvero”.
 
Ma andiamo con ordine perchè, al di fuori del palco, quando i nostri amatissimi Guns Fottutissimi Roses dovevano dar prova di saper lavorare in team... di solito ne combinavano di cotte e di crude. Ragion per cui, forte di precedenti e non proprio costruttive esperienze, il nostro tellurico Vomito Ovunque, dal tentato omicidio di Pop Corn - che era costato alla vittima la sua assurda permanente stracotonata – si era offerto di procacciare il... chiamiamolo dadoper il gioco. Vale a dire, trattandosi di noi... un'altra bottiglia vuota di Zio Jack in condizioni passabili. Cioè possibilmente provvista di collo.
Inutile dire che l'operazione comportò una frana di vetri, cocci, bottiglie, lattine e Zio solo sa cos'altro e che, nelle mani del nostro imbranatissimo Chitarrista Senza Faccia, divenne una specie di prova generale per la Fine del Mondo.
Il casino provocato dal Nostro in termini di inquinamento acustico infatti, fu paragonabile soltanto a quello generato dall'abbattimento di un palazzo di vetro  con una serie di cariche di dinamite. O a un sisma dell'ottavo grado della scala Richter.
Basta.
I nostri timpani già compromessi dai decibel dei concerti dei Gunners, di solito ben al di sopra della soglia di pericolo – per non dire ben oltre il Big Bang– in quell'occasione collassarono definitivamente.
Bene.
Anzi... male.
 
Ma andiamo avanti...
Prima che mi fermo a pensare a come mi sento davvero adesso... perchè voi lo sapete, vero raga?
L'avete imparato anche voi come si fa a stare al mondo, vero?
E su... cosa vi costa?
Ditemi di sì, vi prego...
Fatemi morire ignorante, cazzo...
 
Cough cough cough...
 
Lasciatemi nelle mie illusioni punto e basta.
 
Use your Illusions...
 
Giusto, Amici?
Soprattutto oggi...
Voglio dire...
avete in mente dove saremmo, oggi, 21 Dicembre 2012, Giorno dell'Apocalisse dei Maya senza le nostre cazzo di ILLUSIONI?
Non so voi, ma io...
io non voglio neanche pensarci.
Nossignore!!!
Anche perchè... la volete sapere una cosa, raga?
Io... ecco...
Fanculo.
Come cazzo faccio a dirvelo?
Volete che vi dica una cosa, e ve la dica col cuore in mano?
Non ci avevo pensato.
Cioè... sapevo che pria o poi avrei dovuto dirvelo, certo, ma... avevo pensato di tenermi la bomba da sganciare alla fine, capite?
 
Cough cough...
 
Tipo un po' colpa di scena e sguanate del genere. Come nei film. Povera me, raga... forse ne ho visti davvero troppi, fatto sta che... visto che tanto qui, la Fine, se e quando viene, nessuno lo sa, perchè cavolo dovrei aspettare a sganciare su di voi la mia fottutissima – e meravigliosa – bomba H?
 
Qui non c'è una sceneggiatura portante di ferro che spiega ogni cosa e giustifica ogni cazzo di colpo di scena... non c'è un Regista Occulto, se non lo fa Zio o Dio o come cazzo vogliamo chiamarlo... capito?
No screenplay, honey.
No storyboard.
Questa è la nostra bastardissima vita, cazzo!
Non è un fottutissimo film a lieto fine.
 
Cough cough cough...
 
E' la vita.
E forse sta per finire.
Forse il mondo sta per finire.
E forse ancora io ho l'A7... anche se, ultimamente... strano, non lo avevo notato, ma... ultimamente, dicevo... mi sembra che vada meglio.
 
Molto meglio. Anche la tosse... la gola non mi fa più così male come prima. La febbre...
Cazzo, raga...
non ci avevo fatto caso, abituata com'ero a sentirmi di schifo, ma... cosa vi devo dire? Io... tutto ad un tratto... non me la sento più. Non adesso, almeno. Quindi... forse, alla fine della fiera, ho scambiato una banale, normalissima influenza per l'A7.
O una bronchite.
O forse no.
 
Forse il virus dell'A7 è mutato ancora o forse... che ne so, raga... non sono mica ne' un medico ne' un virologo, io... ma magari, che ne so... ho contratto una forma a decorso benigno. O forse ancora... è solo la quiete che precede la tempesta... e sto per morire punto e basta. Cazzo ne so?
Io non so proprio una mazza di niente.
Come tutti voi, del resto, Amici miei.
Come Steven. Come Slash. Izzy. Duff. Insomma... come del resto anche i Guns n' Roses. Axl incluso.
L'unica cosa di cui sono certa è Lui.
O Lei?
E' un po' che l'ho scoperto, sapete?
Ma loro... loro non sanno ancora niente.
Sapete che casino, se no'?
Ma ve l'immaginate, raga?
Peggio di Hiroshima e Nagasaki.
Sissignore!!!
 
Cough cough...
 
Garantito.
Ma per voi... visto che mi siete simpatici, miei Cari Amici Vicini e Lontani -come diceva un tempo un imbonitore radiofonico che, più che la Storia, ha fatto la Preistoria del Tubo Catodico - voglio elargirvi una piccola anticipazione.
Sissignori!!!
E perchè?
Direte giustamente Voi.
Perchè sì. E non mi rompete.
Vi rispondo io.
Insomma, raga... come dice sempre Vomito Ovunque a proposito dell'Armageddon
 
Mai dire Maya
 
(Giuro su Zio! E' un detto made in Slash!)
Ma tornando a noi – visto che se no' continuo a perdere il filo, per quanto sono rincoglionita – quello che voglio è solo darvi una chicca che vi metta in sugo.
Un piccolo premio per la pazienza dimostrata fino ad ora nello stare ad ascoltare le mie cazzate. Chiaro?
Ma... e se poi vi rovino la sorpresa, direte giustamente voi?
Voglio correre il rischio.
Tanto, a questo punto... cosa mi è rimasto da perdere?
Anzi... cosa ciè rimasto?
 
Cough cough cough...
 
Sì, miei cari... perchè giuro che... se quegli stronzi di Maya di emme hanno preso una cantonata da paura, tenendo in ballo un centinaio di generazioni per una stronzata...
... ebbene, raga...
... in quel caso, giuro che cambio vita.
Giuro.
Non ci credete?
Fate male. Vuol dire che, alla fine della fiera, di Kissy... anzi, parliamo pulito... della buona vecchia Sarah Rose, voialtri non avete capito una mazza di niente.
E forse non solo di me, ma anche di tante altre cose... insomma, voglio dire che dovete darvi una bella registrata. Perchè quando io mi metto in testa una cosa, vado fino in culo al Diavolo, raga, ma... vi dico una cosa: alla fine la ottengo.
Sissignori!!!
Volli. Sempre volli. Fortissimamente volli...
come diceva quello là. Punto e basta.
Cambierò vita e diventerò un'altra. Glielo devo, raga... a loro. A Lui(o Lei)... e a me stessa.
Cambieremo vita tutti quanti.
Perchè altrimenti non ha più senso niente e buonanotte al secchio e la vita, così com'è adesso, quella che stiamo facendo qua dentro, a Casadeldiavolo, cazzo... non è altro che uno squallido gioco al massacro.
 
And I don't want to live this life
if I cannot live it for you
 
Vale a dire, raga, in lingua corrente
E io non voglio viverla, questa vita
se non posso viverla per te
 
Chiaro? 
La frase è di Sid Vicious.
Giuro!
Non ci credete?
Per la sua Nancy.
Bella, vero?
Bella e calzante.
Sempre se il mondo non va a puttane stanotte.
Cough cough...
 
Ad ogni modo, se avremo una seconda possibilità... beh, raga... in quel caso... una cosa è certa: non ce la faremo scappare. E ce la giocheremo un po' meglio della prima. Che poi, in fin dei conti, non ci vuole mica molto. Solo un pochino più di sale in zucca.
Sissignore!!!
Glielo dobbiamo, a quella specie di piccolo lampone o mora o non so più che altro frutto di bosco mi sto portando in grembo.
Quanto al fatto della paternità... io sono una groupie, raga. E quindi, con me, il detto latino
 
pater semper certo
mater praesunta est
 
è più che mai veritiero.
E non me ne frega un bel niente di sapere di chi è, cazzo.
Lui ... (o Lei) semplicemente... è di tutti noi. Di tutti insieme.
Di tutti o di nessuno.
Ma di una cosa sono certa.
Sarà solo Lui(o Lei) a decidere.
Sarà Il solo (o La sola) artefice del proprio destino.
Sempre che, beninteso, raga...
... ne abbia davvero uno.
 

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Capitolo 40
*** something's changing inside you and you don't know ***


Capitolo40

 

 

 

 

 

SOMETHING IS CHANGING INSIDE YOU AND YOU DON’T KNOW

 
Sapete una cosa?
Lo sento.
Giuro.
Anche adesso.
Lo sento crescere dentro di me. Nel sangue. Nel cervello. Nel respiro. In ogni battito del mio cuore.
 
Non ci credete?
OK. Liberissimi. Ma... non me ne frega niente.
 
Solo che... dovrò dirlo ai ragazzi, immagino.
 
Anche se, francamente... non riesco proprio a immaginarmi la scena, né tanto meno come la prenderanno... anzi... come la prenderà ciascuna di quelle teste balenghe. Però so una cosa, e la so per esperienza diretta: sotto di tutte quelle borchie e quel metallo pesante, ci sono dei cuori d'oro.
 
Axl invece... lui è diverso. Lui... credeteci o no, vi dico una cosa: lui è davvero il Principe Azzurro delle fiabe che ci raccontavano le nonne da bambine, sapete?
Sissignore, raga...
 
Lui, quando si innamora, si trasforma in un Cavaliere della Tavola Rotonda con tanto di armatura e spada fiammeggiante, pronto a fare della sua dama la più felice delle donzelle. E poi c'è un'altra cosa che io trovo ancora più commovente nel suo modo di manifestarmi il suo amore: diventa timido. Goffo. Come un bambino spaventato. E questa sua anima candida - in fatto di sentimenti, non certo di sesso, raga... in quel campo, invece... è una specie di nave scuola, e scommetto che voialtre ragazze lo sapete bene quanto me...
 
Cough cough cough...
 
In ogni modo, dicevo... dal punto di vista sentimentale, lui è un vergine. E lo so bene che questa parola, riferita ad uno sciupafemmine consumato del calibro del nostro favoloso Axl Marpione Rose è una bestemmia o – per le damigelle pasciute a rime baciate e sonetti – un ossimoro.
Cos'è un ossimoro?
Uffaaaaa!!!
Lo sapevo. Ci avrei scommesso la testa...
E' un accostamento di contrari, raga... una contraddizione in termini.
 
Groupie vergine. Slash ASTEMIO. Duff  Re della Birra dei Simpsons McKagan SOBRIO. Axl Rose  CASTO.
 
Insomma, raga...
E' chiaro adesso il concetto?
 
Questa sua... chiamiamola freschezza negli affari di cuore... lo espone a botte micidiali - vedi alla voce Erin Everly o Stephanie Seymour.
Poi c'è quella sua particolarissima timidezza di fondo. Quella che viene fuori col piccolo Billy che dimora negli oscuri recessi della rockstar più sexy del secolo. E quando esce, lo rende così adorabilmente goffo e vulnerabile che questa caratteristica infantile, in contrasto con la perfezione e la bellezza del suo corpo di uomo, crea una miscela esplosiva e letale.
E' quella la sua arma.
Quello il suo segreto.
Lui, semplicemente... ti guarda con quei suoi occhi trasparenti come quelli di un bambino e... puff! Caschi giù come una pera cotta.
Fatta e stregata e totalmente in suo potere. Punto e basta.
Che ti piaccia o no.
Con questo non voglio insinuare che né lui, né tantomeno gli altri adorabili Guns Fottutissimi Roses siano dei gentlemen educati ad Oxford, ma, del resto, raga... lo sapete bene anche voi, no?
Nemmeno io sono esattamente una monaca di clausura, giusto?
E, se non sbaglio, belli miei... non lo siete manco voi.
Ad ogni modo, è ora che lo sappiano.
Non trovate anche voi?
 
Cough cough...
 
Per il resto, avevo ragione.
La tosse va sparendo. La febbre... quella mi sa davvero che non ce l'ho più. E l'eczema che avevo sul corpo... anche quello, a giudicare dal dorso delle mani e dalla zona attorno all'ombelico... mi sa tanto che, come le ultime stelle con la luce dell'alba, va via via impallidendo. Sospetto fino che sia stata un'allergia. Qualcosa che ho mangiato. Ne butto giù tante, di cagate, che non mi sorprende affatto... anzi! A pensarci bene, quel che mi sorprende è di essere ancora in questa cazzo di valle di lacrime. Solo la nausea mi è rimasta fedele... ma per questo adesso abbiamo una spiegazione più che logica. Giusto?
 
E fuori? Esiste ancora il mondo?
Non è che magari... magari... sì, insomma, raga...
dire certe cose è difficile persino per una tipa tosta come me, sapete?
Non è che magari ho... ehm... saltato lo steccato, voglio dire... varcato i Cancelli di Perla e... non me ne sono accorta?
Questo spiegherebbe il netto e più o meno improvviso miglioramento delle mie condizioni fisiche, no? Anche se non come vorrei io. Ma questo, viste le mie condizioni – che, al di là dei facili sentimentalismi da loffi – hanno cambiato tutto. Le carte in tavola. La mia percezione del mio corpo. Le mie emozioni. Persino la mia percezione, sapete? Il mio olfatto si è come... affinato. Altrochè, raga... adesso ho il fiuto migliore di Rex...
Non ci credete?
E ancora una volta fate male. Gente di poca fede.
Nessuno di voi ha mai aspettato un bambino?
Noooo?
Seeeee, figurarsi...
 
Ad ogni buon conto... essere incinta, almeno per quel che ne so adesso, che sono alle prime settimane è proprio come diceva Steven King per bocca di Darcie Sagamore in uno scioccante racconto per stomaci forti intitolato Dedica. adesso capisco quanto le parole del grande scribacchino made in USA, in apparenza così semplici e ingenue, fossero intimamente rispondenti al vero. Diceva qualcosa tipo
E' come se le unghie dei tuoi piedi e il tuo naso sapessero cosa sta succedendo prima di te.
 
Ed è esattamente così che io mi sento, raga.
Esattamente.
La cosa strana è che, per spiegarmi come si sente una donna incinta prima di scoprire di esserlo, prima anche solo di avere motivo di sospettarlo, c'è voluto un uomo. Un maschio. Che, nonostante gli incredibili progressi della scienza...
 
Cough cough...
Cough...
 
non mi risulta, a tutt'oggi, ancora in grado di concepire... almeno secondo i dettami Madre Natura.
O sbaglio?
E' il tuo corpo che cambia... nella forma e nel colore, cantava un insondabile, kafkiano Piero Pelù.
 
Ma la più bella frase, forse, l'ha centrata il nostro Axl Facciadangelo Rose in una delle sue favolose Rock Ballads strappamutande. Avete presente Don't Cry?
Quando dice
Something's changing inside you
and you don't know
 
Ebbene, raga...
sarò fatta male, ma... quel verso della canzone mi ha sempre commossa.
Sissignore!!!
Dopotutto un cuore ce l'ho anch'io, sapete?
Potete scommetterci, cazzo!
Anche se sono soltanto una groupie.
Solo che... mi faceva piangere e basta, ma... non ne inquadravo realmente il senso, capite?
Adesso sì.
Adesso capisco, finalmente.
Scusate...
 
Cough cough...
 
...scusate un attimo...
 
Mah...
Che strano, raga... non è che magari... quando l'ha scritta... era un po' incinto anche lui?
Tu fai finta di non sapere. Di non capire. Ma lo sai benissimo... perchè è per questo che sei stata costruita in fondo, no?
Fisicamente, dico. Mentalmente, è tutto da vedere. Tutto da scrivere. Ma fisicamente...
Bacino ad ampio raggio e tette belle toste. Nasciamo per riprodurci. Che ci piaccia o meno.
Non si vede ancora niente.
La mia pancia è ancora piatta come un'asse da stiro. Vedete?
Però c'è.
 
Io lo so.
 
E adesso lo sapete anche voi.
E stanotte, raga... finalmente... se Zio vuole... lo sapranno anche loro.
 
 
 
 
 

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Capitolo 41
*** I used to love her but I had to kill her ***


 Capitolo41

 

 

 

 

 

I USED TO LOVE HER BUT I HAD TO KILL HER

 
La Fine del Mondo? Fu una guerra a causarla. Ma non una guerra normale, ammesso che esitano guerre cosiddette normali.
Nossignore!!!
 
Fu la Terza Guerra Mondiale l'inizio della Fine.
Scusate il penoso gioco di parole, raga... ad ogni modo, fine o non fine, io mi sento molto ma molto meglio, sapete?
Il mio cervello s'è un po' chiarito e non ho nemmeno quasi più la tosse... insomma, vi dico che sto bene. Anzi... che tutti e due stiamo bene. Anche se, lo sapevo, così come lo sapevamo tutti, che era un bene momentaneo. Illusorio. E che poi, volenti o dolenti, tutti quanti avremmo dovuto fare i conti con 'sti cazzo di maledettissimi Maya di merda e con la loro ancora più strafottuta profezia.
 
Ma andiamo con ordine. Cercherò di spiegare i fatti così come si sono svolti anche se, trattandosi dei Guns Fottutissimi e della loro groupie preferita – cioè, modestamente, la sottoscritta – parlare di ordine sembra una bestemmia. O, quantomeno, una contraddizione in termini.
Tutto cominciò quando la nostra solita, unica ed eroica vecchia stufetta elettrica andò in vacca. O, come spiegò Duff dopo un rapido esame in termini tecnici, andò da culo la serpentina. Il suo passato da elettricista, però, purtroppo, raga, non aiutò: la nostra unica fonte di calore e di vita era morta. Defunta. Kaputt. Punto e basta. E, col cazzo di freddo che c'era, se non c'inventavamo qualcosa... ben presto l'avremmo seguita anche noi.
Sissignore!!!
 
Qui bisognava giocare d'astuzia... quel che ci serviva era un colpo di genio. Ma , visto che stavamo per morire congelati rischiando di perderci lo spettacolo dell'Armageddon, il cervello non è che ci funzionasse granchè, sapete? Seeee, raga... ma a chi la racconto?Cazzo avete da ridere?
Ma sì, fate bene... avete ragione...
come se di solito fossimo ingegneri aerospaziali.
 
L'intellettuale del gruppo era Izzy. Il solo dei cinque in possesso di uno straccio di diploma di scuola superiore. Insomma, ragazzi... stavamo vivendo un paradosso... rischiavamo di fare la fine dei Bastoncini Findus per niente... e se poi i Maya erano drogati e 'sto mondaccio di cacca non voleva saperne di finire?
Un bel dilemma, no?
 
Ditemi voi se si può...
 
La nostra era una situazione assurda. Beffarda. E chi più ne ha piu' ne metta. Tutto quel che volete. Cioè, Amici miei... per dirla tutta, una volta di più... senza esagerare... eravamo nella merda.
Tra le pareti vandalizzate e ricoperte di muffa di Casadeldiavolo, la scena era questa. Avevamo unito tutti i nostri pagliericci sopra un cartone che faceva da intercapedine tra i nostri culi surgelati e il pavimento. Per coperta, oltre ai nostri plaid sfilacciati e pieni di patacche di tutti i tipi – su cui è meglio che io, nelle mie condizioni, non mi soffermi – avevamo rovistato nei bidoni del vicolo e recuperato un enorme scatolone con la scritta Samsung ancora leggibile che spuntava a tratti da tutta una serie di macchie e incrostazioni non esattamente profumate. Ma, al momento, raga, visto lo stato di necessità assoluta e la mancanza di mezzi... fare gli schizzinosi, lo capivo persino io, non sarebbe stata una buona idea. Così, incuranti della puzza di pomodori marci e via dicendo che emanava, gli avevamo dato una bella scrollata e ce l'eravamo tirati dietro. Una volta ripulito alla meglio alla meglio... vi ricordate la maglietta degli Aerosmith di Slash, raga? Quella con su il vomito di Axl. Ebbene: venne rimessa in gioco. E, ancora una volta, il buon vecchio Steven Tyler, sebbene pesantemente vandalizzato dal rosso... beh, fece il suo sporco lavoro.
Sissignori!!!
 
Cough cough...
 
Poi lo lavorammo tutti insieme. Fu un momento spassosissimo di botta e risposta in cui tutti quanti sparammo cazzate a nastro. Ci camminammo sopra per appiattirlo e renderlo più morbido e... magia delle magie... ragazzi!!!
Ecco pronto un piumone da sogno... tutto per noi!
Era enorme. A giudicare dalle dimensioni, doveva aver contenuto una tv di quelle con lo schermo al plasma grande almeno... che ne so? Facciamo novanta pollici.
E quando il nostro lettone a sei piazze fu ultimato, ci sistemammo tutti quanti vicini vicini come i pulcini sotto la chioccia nelle gelide notti d'inverno.
Lo inaugurammo con una bella scena di sesso di gruppo a turni alterni, nel senso che, più che una gang bang, si trattò di... chiamiamoli duetti e assoli, così sono più Rock e spaccano di più.
 
Come abbiamo fatto?
Virtuosismi da groupie, raga.
 
Non crederete mica che adesso, perchè sta per arrivare l'Arcangelo Gabriele con la biffa di Sebastian Bach degli Skid Row ad annunciare l'inizio del Giudizio Universale, raga... io mi metta qui a spiattellarvi i miei trucchi del mestiere...
Nossignore!!!
Insomma, cocchi belli... sono o non sono una cazzo di groupie?
E allora...
Anche le groupies e le loro rockstars ogni tanto, su certe cose, vogliono un po' d'intimità... lo capite o no?
E se non lo capite... andate a quel paese.
Accontentatevi di sapere che assoli e duetti sfociarono in uno strepitoso riff collettivo degno di quello, da migliaia di verdoni, di Paradise City. E fu proprio in Paradiso che li traghettai sul galeone della Lussuria, miei morbosissimi Amici... il resto. È storia.
 
Volete provare la ricetta?
Diventate delle rockstar, sceglietevi uno straccio di groupie e poi mi direte.
 
Ad ogni modo, i ragazzi mi dedicarono una scoppiettante versione di I Used To Love Her elettrica, visto che la chitarra di Izzy, senza manico... era tutta un'altra cosa. Quelle adorabili canaglie furono tremende. Con Axl... il mio Axl, allusivo e insinuante  come un serpente lascivo da Vecchio Testamento.
Basta.
Ma ve li immaginate, raga?
Eccoli là che cantano i versi più misogini mai concepiti...
 
I used to love her
 
mi alitò in faccia un Axl Rose da stupro.
Il quale, raga... nonostante per quel giorno avesse già dato, era ancora parecchio su di giri
 
but I had to kill her
 
Capito l'antifona, raga?
Quei versi... mah!
A me non me la contavano giusta.
Io ci avrei messo la mano sul fuoco: dietro la burla, la confessione.
 
Sissignore!!!
 
Tanto che, all'inizio della loro strepitosa carriera, erano valsi al gruppo un mandato di arresto per omicidio di secondo grado.
 
I had to put her
six feet under
 
E qui, incapace di resistere, feci partire una cuscinata al vocalist, che mi stava controllando... le gomme, mentre il coro mi serviva su un piatto d'argento la beffa finale
 
And I can still hear her complains
 
Dopo cotanto spreco di energie vitali, raga... come dire... ci venne fame. Una fame mostruosa.
Avevamo fatto lentamente scongelare quattro pizze surgelate del SevenEleven dividerci da buoni amici.
Cazzo, raga... vomito solo a pensarci...
Ci voleva un bel coraggio, a chiamarle pizze!!!
Una bella fantasia... ve lo dico io!
 
La prima della serie, una terrificante creazione alla doppia mozzarella, triplo pomodoro, wurstel, salame, cipolla e peperoni che avrebbe fatto vomitare una capra, fredda come un blocco di marmo e altrettanto leggera, fu piazzata nel mezzo dell'arena, in modo che fosse ugualmente abbordabile a tutti. Cioè, vale a dire, sul cartone che ricopriva le mie cosce ghiacciate avvolte nelle vestigia di quelle che, in un'altra vita, erano state calze a rete.
“Oaaa a eeee, Iiiiy!” Biascicò Slash con la bocca tanto piena che nemmeno si chiudeva, sputacchiando su tutti i presenti nel raggio di un chilometro quadrato.
“Cazzo, Slasher!” Esclamò Duff, togliendosi la poltiglia di peperoni dalle ciocche di capelli resi biondi dal perossido. Gettò la fetta di pizza che aveva in mano nella scatola da cui era uscita. “Che schifo, fai!”
Izzy allungò il collo da giraffa sul Cespuglio Vivente. “Eeeeeeeeehhhh?”
“Cazzo diceva qua, il nostro Vomito Sempre?” Incalzò Axl, dando una gomitata nelle costole al vecchio compagno di giochi.
“Vomito Ovunque!” precisò Slash, offeso, non prima di aver inghiottito tutto quel ben di Zio che aveva in bocca.
“ Scusa tanto” replicò il rosso, intento a stipare di bella maria il collo di una bottiglia di Bud aiutandosi con una delle bacchette di Steve. Il quale, bisogna dirlo, era sempre ben lieto di sacrificare i suoi legnetti sull'altare della causa... soprattutto quando si trattava del loro sport preferito, quello che metteva sempre d'accordo quei cinque cagnacci randagi e ringhiosi: la psiconautica. Cioè, miei cari lettori di letteratura proibita da Huxley a Castaneda, la sottile arte dello Sballo. La manualità incredibile del rosso, i suoi gesti meccanici e misurati, tradivano la perizia del consumatore abituale.
 
“Hey, man” proseguì Stradlin, prendendo il collega Senza Volto per il ciuffo. “Dicevi? Non s'è capito un cazzo!”
“Manda giù prima di parlare, porco!” ribadì Duff Re della Birra dei Simpsons McKagan sciacquandosi la gola irritata col Jack. “Te l'ho detto un miliardo di volte... ma tanto è inutile” Fece un gargarismo, poi si voltò e sputò... centrando per sbaglio il cespuglio di Slash, che si era fatto avanti per rispondere agli insulti del bassista. “Tu non capisci un cazzo!”
“Sta zitta, brutta checca ossigenata, che hai la faccia come il culo!”
E a questo punto, raga... quello che doveva essere un pasto in comune...
Basta.
Ancora una volta... sfociò nella Terza Guerra Mondiale. Anche detta la Grande Guerra del Cibo.
“Senti chi parla!”
 
Basta.
Quando un barlume di... chiamiamola... civiltà, anche se, applicato ai nostri Gunners è troppo un parolone, fu ristabilito nel gruppo da parte dell'unica rappresentante presente del cosiddetto sesso debole, fu finalmente in grado di ripetere la prima frase che aveva pronunciato durante quella specie di... per dirla col titolo di un filmone anni '40, raga... di Cena delle Beffe.
“Ho detto: tocca a te, Izzy!”
 
E così dicendo rifilò all'ottimo chitarrista acustico che gli aveva fatto da spalla in tanti folgoranti botta e risposta ai tempi dei buoni vecchi Guns una pacca micidiale sulla schiena. E visto che Izzy aveva aspettato proprio quel momento per assaggiare la sua fetta di pizza... beh, raga... cosa volete che vi dica? Il risultato fu... una faccia nuova di zecca... e una maglietta da buttare nel cesso.
 
Cough cough...
 
“Fanculo, Slasher!” Rispose Izzy, ripulendosi la faccia. “Non ne fai mai una giusta!”
“Datti una mossa, cazzo!” Interloquì Pop Corn, sporgendo il suo bel faccione ad un palmo da quello spigoloso del moro “se no' va a finire che qui finisce il mondo e noi siamo ancora qui...”
“Ma vai a cagare!” Sbottò Stradlin, incazzato nero, mentre un eccitatissimo Steve cominciava a leccargli la faccia. “Brutta checca di merda!”
“Anch'io! Anch'io!” Strillò Duffone, dando man forte al vecchio PopCorn.
“Culattoni di merda!” Gridava Izzy, tentando di scollarsi le due sanguisughe da quel che, una volta, un tempo lontanissimo, era stata la sua faccia. “Se vi metto le mani addosso, giuro che vi ammazzo!!! Lo giuro sulla testa di Keith Richards degli Stones, cazzo!”
“ Basta” disse Axl, sbattendo giù la sua fetta di... siamo buoni... chiamiamola pizza– anche se non lo meritava affatto - con una smorfia di disgusto. Poi mi guardò con rinnovato interesse. “La vuoi tu?”
 
Per carità di Zio!
Giuro, raga... faceva cagare.
E cagare è un eufemismo, credetemi...
semplicemente... non era commestibile. Punto e basta.
“No, grazie, Axl”. Fu tutto quel che riuscii a dire. La scena che avevo davanti mi tolse la voglia di pizza per sempre. Non credo che ne toccherò mai più una... almeno in questa vita. Poi... boh, si vedrà.
Magari tra un millennio ne riparliamo...
 
Cough cough cough...
 
Ma... cos'è che dicevamo?
 
Ah, sì. Axl. Si fermò un istante ad osservare la scena di Steve e Duff sbronzi marci che slinguazzavano la faccia di Izzy come un cazzo di Lecca-lecca. E mentre anche Vomito Ovunque nell'inquadratura, asciugando la saliva altrui col suo cespo di ricci infeltriti, il viso da Bel Tenebroso del rosso si contorse in una smorfia di disgusto. Lanciò via la sua fetta di pizza mezza masticata e si concesse un lungo sorso di Zio Jack.
“Non ho parole” commentò asciugandosi la bocca con la reliquia degli degli Aerosmith da lui stesso precedentemente griffata.  “Mi fate vomitare”.
 
Saltò in piedi e si fiondò al cesso seguito a ruota da me che, nelle mie condizioni, ero diventata più... ehm... suggestionabile. Soprattutto di fronte a certi spettacoli. E, da già che ci siamo, diciamolo pure: più cagasotto.
E così, ancora una volta, raga... il gioco delle Bugie... dovette aspettare.
 
 

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Capitolo 42
*** you never can tell ***


Capitolo42

 

 

 

 

 

YOU NEVER CAN TELL

 
Dopo mangiato, finalmente, ci trovammo tutti nella giusta disposizione d'animo per cominciare il nostro benedettissimo gioco. Un gioco che, lo sapevamo tutti, avrebbe aperto un'altra porta su noi stessi, su chi eravamo e, soprattutto, sul perchè lo eravamo diventati.
 
Aperta parentesi, non avevamo mangiato neanche troppo male. Cestinate le due schifosissime pizze ghiacciate, ci eravamo concessi un barattolo a testa di minestra di pomodoro Heinz, da consumare rigorosamente fredda come nella scena della crisi d'astinenza di Trainspotting. questo ci aveva fatti sentire fottutamente rock e very very cool. sacchetto di Hunky Dory's Cheese & Onion stato un delizioso, inedito dessert salato che aveva accreciuto in noi l'onnipresente voglia di bere. Allora, per la prima volta, mi resi conto che, per me, nel mio stato, lo Zio Jack era un veleno letale. Peccato. Tirai dunque in ballo una bottiglia del nostro famoso vinello assassino, certa che, comunque, un paio di bicchieri non sarebbero stati la fine del mondo... già, raga!
Ma per quella, c'erano i Maya.
Giusto, raga?
 
Spazzati via dal nostro piumone della Samsung Limited Edition i resti unti e bisunti della cena, lo ripiegai e lo riposi gelosamente contro la parete, al riparo da ogni possibile insidia. La bottiglia vuota di Zio Jack riguadagnò la pole position al centro del cerchio formato dai nostri culi semicongelati e, a scioglierci le lingue, pensò un primo, abbondantissimo giro del nostro buon vecchio NightTrain Express, il vino che ti concia come un incidente ferroviario.
Duff, padrino del gioco, fece finalmente girare la bottiglia. E lo fece con una potenza tale che... il cadavere di Zio Jack, per poco, non schizzò sulla Luna del cazzo come l'altra volta.
“Cazzo, Duff!” Brontolò Vomito Ovunque dando uno spintone da paura al bassista falso biondo. “Sei il solito coglione”.
“Ehi, man” replicò lo stangone punk. “Detto da te è un complimento”.
 
La bottiglia si andò a fermare davanti a uno di noi il quale- lo sapevamo tutti – se avesse cominciato a fare outing sul serio,  avrebbe monopolizzato il gioco da qui alla prossima glaciazione... sempre che, raga... i nostri Maya avessero torto...
“Tocca a te, Axl” disse semplicemente il bassista raccogliendo la bottiglia. “Raccontaci un segreto” incalzò Duff, posandogli una mano slla spalla. “Ok?”
L'altro si studiava i texani in silenzio tormentando con l dita le staffe di cuoio nero ricoperte di borchie e catene che portava alle caviglie.
 
In quello stesso istante, un flashback da acido attraversò il campo visivo di Izzy come una meteora, ed egli rivide il suo miglior amico di sempre  riverso sotto la doccia in mezzo ad una chiazza di sangue che si andava allargando. Il suo petto minuto ma muscoloso, ricoperto di scritte fatte col sangue con una lametta da barba campeggiò in un'oscurità che non aveva corrispondenti nella realtà.
Rieccole, quelle frasi... quei maledettissimi versetti grondanti sangue... il suo, di sangue... tutte citazioni della Bibbia... maledetto! Maledetto! Maledetto quell'essere tenebroso e contorto... no, non ce l'aveva, lo stomaco di definirlo uomo... Axl quelle citazioni se le era incise in modo brutale, cercando il conforto espiatorio del dolore, la sua catarsi spirituale come merce di scambio con lo sfacelo fisico...
Basta.
 
Izzy represse a stento un singhiozzo. Il suo amico non doveva vedere e, per il momento, non doveva sapere.
La sua reazione lo confondeva... che cos'è che aveva veramente provato vedendolo privo di sensi e credendolo morto? Ancora non era riuscito a capirlo. E prima di aprire la bocca e dargli fiato dicendo fischi per fiaschi e rischiando un' immane figura di merda... beh, doveva fare un po' di chiarezza dentro se stesso. Se lo doveva, cazzo.
 
Non credete anche voi?
 
Erano passate soltanto poche ore dall'impressionante crisi di Axl, pensava Izzy, ma sembravano giorni. Settimane. Perfino mesi, da come Axl era sembrato cambito e più aperto e disponibile verso di loro dopo quel doloroso episodio. Scazzi ridicoli con Slash per via della famosa maglietta degli Aerosmith a parte, ovviamente.
“Te la senti?”
 
La voce di Duff arrivò come un pugno in faccia. Izzy sussultò. E l'altro, sebbene la domanda fosse rivolta ad Axl, quasi avesse intuito quel che passava per la mente di Izzy, gli gettò una lunga occhiata obliqua indagatrice. Inutile dire che il chitarrista ci restò di sasso. Come diavolo faceva il biondo a leggergli sempre nel fottutissimo cervello? Cazzo era, telepatico, adesso?
Axl annuì senza parlare. La bella testa leonina china sul petto coi lunghi capelli a schermare il suo profilo fragile dalla gelida luce al neon di Hell House. Le braccia scolpite cariche di tatuaggi chiuse attorno alle caviglie come una catena. Sembrava di guardare un video messo in pausa. Noi tutti attendevamo, quale che fosse, una reazione dal rosso. E c'è da dire che, conoscendolo... eravamo pronti a tutto. Urla isteriche. Pianti. Attacchi di panico. Risatine sarcastiche. Insomma, raga... di tutto di più.
Tutto. Tranne una reazione normale. Axl reagiva sempre troppo intensamente a qualsiasi stimolo. Era senza pelle, raga... ma questo e tutto quel che comportava ve l'ho già spiegato quando è stato male.
Giusto, Amici?
Lui era incredibilmente emotivo e fragile e quindi si feriva sempre e comunque con tutto e con tutti.
E noi, che eravamo i suoi unici amici, avevamo il non semplice compito di proteggerlo dalla vita e dai suoi colpi bassi come meglio potevamo, e di risparmiargli il possibile. Perchè, poverino... stronzo era stronzo, raga... eccome, se lo era!
 
Cough cough...
 
Era stronzo da spaccargli la faccia, a volte... credete a me, che sono la sua donna e che vivo per lui, cazzo! Però era un bambino piccolo. E fargli del male, come vi ho già detto, raga... era sparare sulla Croce Rossa.
Ad ogni modo, ancora una volta ci tenne tutti in pugno con le sue pause ad effetto e catalizzò come solo lui sapeva fare tutta quanta la nostra attenzione.
 
Poi, finalmente, nel mio campo visivo accadde qualcosa. Qualcosa che mi fece voltare la testa per incontrare il suo viso.
Con un cenno della mano, Axl Bel Tenebroso Rose ottenne da Slash la bottiglia di Nightrain che avevo aperto io e ne buttò giù una lunga sorsata. Poi un'altra e un'altra ancora. Si pulì la bocca col dorso della mano e, lentamente, molto lentamente, come se di anni, invece che ventisette, ne avesse avuti novantasette, alzò il viso e piantò gli occhi verdi come smeraldi da Mille e Una Notte in quelli sgranati di Duff. Poi, con una voce che nessuno aveva mai sentito, cominciò a parlare.
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 43
*** GN'R LIES ***


 Capitolo43

 

 

 

 

 

GN'R  LIES

 
“Io...” esalò il rosso vocalist dei Guns Fottutissimi Roses, scrollando come una star consumata i lunghi capelli carota per darsi un tono da duro. Anche se, raga... devo dire che la teatralità dei suoi gesti, in quel momento, era vanificata dal tremito che si acquattava come un nemico in agguato nella sua voce. Voce che mai, nemmeno dopo i fatti di Donninghton... avete presente, raga? Lo sfigatissimo concerto in cui ci scapparono un paio di morti schiacciati sotto il palco... ebbene, Amici... dopo quei fatti incresciosi, era la prima volta che la voce di Axl sprofondava così in basso nella scala tonale. Tipico di lui quando stava male per qualcosa, parlare con quel tono sepolcrale che sembrava venuto su direttamente dall'oltretomba. noialtri, in attesa della bomba H, chinammo il capo e recitammo in silenzio le nostre preghiere.
 
Chissà, pensai. Magari quello che dirà cancellerà la vita sulla Terra per sempre... è lui la fine del mondo – diceva una vocina assurda dentro di me – non 'sti stronzi rincoglioniti dei Maya...
 
“Io mi taglio”.
 
Noooooooo, raga...
Standing ovation.
 
“Ma andate a cagare!” Rispose il rosso tirando su col naso. Aveva una faccia pazzesca. Allucinante. Axl anche normalmente era un caleidoscopio vivente, ma in quel momento...
basta.
Devo dire che superò se stesso.
Sissignori!!!
 
Cough cough...
 
Aperta parentesi... sapete una cosa, raga? Non ho quasi più la tosse... e, visto che siamo in tema, vi dirò che anche la mia pelle... le mie piaghe, pustole o quel che diamine erano, stanno sparendo.
 
Tutto quel che mi resta, adesso come adesso, è soltanto un leggero prurito, come quello che viene dopo un eritema solare. E, ovviamente, lei: la nausea. Ma adesso so che l'A7 non c'entrava un bel Cristo di niente.
 
Ma torniamo al nostro splendido Peldicarota. La faccia più sexy e il culo più bello del Rock... vale a dire, la Faccia di Culo più bella del Rock.
Dire che rappresentò l'intera gamma dell'espressività umana a 24 fotogrammi al secondo è riduttivo. Sarebbe come dire che Slash sa suonare la sei corde. Capito, raga?
Axl era tutto un teatrino vivente. Per dirla con Julian Beck e Judith Malina – due rivoluzionari del Teatro della Crudeltà che ispirò, tra gli altri, il buon vecchio Jim Facciadaschiaffi – Rose era Living Theatre.
 
 “Stronzi!” Sbottò in risposta. “Se fate così non gioco più!”
 
Avrebbe voluto magari anche piangere o fare il drammatico, ma... si vedeva che se la rideva troppo sotto i baffi e che, al di là dell'esca che aveva lanciato, il suo vero intento – per una volta - era leggero e scherzoso. Aveva sparato per il suo pubblico come, del resto, faceva sempre sul palco. Gli piacevano gli effettacci, lo sapete anche voi, Amici. Sparava per la folla. Per il suo pubblico. Che, in quel momento, eravamo noi. E noi, decisi a stare al gioco, grati per quel suo modo di sdrammatizzare quello che per lui era un problema reale, che lo faceva stare ancora molto male – come avevamo appena avuto modo di vedere – chiudemmo gli occhi e glielo lasciammo fare.
“Io mi taglio” ripetè Axl, salendo di tono per zittirci tutti.
“Ma va'?!” Rispose Izzy, beffardo, senza alzare gli occhi. Il chitarrista se ne stava un po' defilato, accendino nella destra e cucchiaio nell'altra, chino a scaldarsi l'ennesima pera e a prendere il largo levandosi come un albatro al di sopra di tutto e di tutti. “Non lo sapevo.”
Altra risata generale.
 
“Come, ti tagli?” Incalzò Slash, alzando con scatto felino ed agile mossa – come diceva la canzone di Lady Oscar – la maglietta dei Thin Lizzy di Axl e scoprendogli il petto in modo che tutti quanti potessimo leggere le lettere tracciate col sangue.  “In che senso?”
 
E il nostro bel Re dei Falsetti Acrobatici acrobatici gli stampò sulla faccia un bel dito medio.
Vecchie di mesi, di giorni o di ore? Impossibile dire. La Nebbia inghiottiva ogni ora del giorno e della notte in un unico limbo incolore, inodore e insapore.
 
In ogni modo, una cosa era evidente a tutti: sotto le gelide luci al neon che ancora, misteriosamente, rischiaravano Hell House (forse perchè quelli della Società per la fornitura Energetica erano schiattati tutti prima di fare in tempo a tagliarci la luce per insolvenza) le sue ferite, erano impressionantemente vive e pulsanti.
Tanto che, quando la mano di Vomito Ovunque, delicata come un capodoglio in una Jacuzzi, incontrò la sua pelle, il viso di Axl si increspò in una smorfia silente di dolore. E prima che qualcun altro potesse ripetere lo stesso gesto di Slash, lasciò cadere a terra il chiodo e, incurante del freddo, come un eroe di qualche saga nordica, si sfilò la maglietta rimanendo, per mio grande diletto, a torso nudo.
 
Quando il cotone della t-shirt sfiorò la pelle lacerata, la mia rockstar trasalì. E io seppi, una volta di più, che  al di sotto della superficie di calma apparente del momento, si agitava un magma nero ribollente pronto ad eruttare in superficie. Axl era come una specie di vulcano: quando meno te l'aspettavi, si risvegliava ricoprendoti di lava e lapilli. E a volte l'eruzione inceneriva tutti. Lui incluso.  E tutto finiva in frammenti brucianti in un oscuro deserto senza colore.
 
Il fatto di essere incinta aveva acuito in modo abnorme la mia percezione. Non solo quella di me stessa e del mio corpo, ma anche quella degli altri. Chiamatela come volete, raga... empatia o istinto materno... ma vi dico una cosa: grazie a quel minuscolo alito di vita che, con le unghie e con i denti, giorno dopo giorno, si andava nutrendo di me nell'oscurità segreta del mio grembo, sentivo sulla mia pelle il dolore di Axl. E non mi riferisco solo a quello fisico, visto che – come tutti quanti anche voialtri potete immaginare - le ferite più gravi e profonde, per la nostro adorabile canaglia dai capelli color zenzero, non erano certo quelle della carne.
Nossignori!!!
 
Ce n'erano altre, ben peggiori, che sanguinavano da sempre e che non avrebbero mai smesso per un solo istante di sanguinare. Ferite dell'anima che noi non potevamo intuire se non leggendo tra le righe dei suoi versi, nelle canzoni meravigliose che lo avevano reso la fottutissima rockstar ricca e viziata che tutto il mondo amava e osannava. Dove la sua anima si metteva a nudo. Inoltre, nelle mie condizioni, non potevo fare a meno di pensare che  forse, anzi... probabilmente, a conti fatti, visto il numero di volte in cui ero stata SOLO SUA rispetto a quello in cui, da brava groupie, mi aveva dovuto dividere con i compagni... beh, allora, forse, dicevo... quel bambino o bambina era suo. E questo gettava tra noi un ponte speciale, aprendomi una porta su di lui che, per tutti gli altri, era destinata a rimanere chiusa. Io VEDEVO le piaghe della sua anima con una chiarezza che prima mi era preclusa. Vedevo e sapevo ciò che, fino ad allora, neppure Izzy, che aveva diviso l'infanzia con lui, aveva saputo. E che forse neppure lo stesso Axl aveva mai nemmeno immaginato.
“Ehi, man” riprese Vomito Ovunque, strappandomi alle mie contorte elucubrazioni. “Sai una cosa?”
“Cosa?” Domandò Axl. Afferrò la bottiglia di vino, ormai quasi giunta al culo, e – come diceva sempre lui si sciacquò la gola. Fece un gargarismo – anzi, ci tentò, visto che non ne era assolutamente capace – che fece ridere tutti e mandò giù.
 
“Sei bravo a tenere i segreti” lo prese per i fondelli il chitarrista Senza Volto, sventolandogli in faccia la reliquia dissacrata degli Aerosmith che conservava a portata di mano a perpetua memoria. La quale, per la cronaca, tanfava come una cazzo di discarica a cielo aperto. “Non lo avremmo mai detto. Così come non avremmo mai detto che tu...”
 
“ Ehi, man” interloquì Axl, sibilandogli in faccia come era solita fare Clyde, la compianta anaconda femmina di Slash che si vede nel video di Patience. “Ti avviso: stai scherzando col fuoco” E lo afferrò per il gargarozzo. “Io cosa? Vai avanti! Finisci la frase!”
“N-n-niente” esalò il Chitarrista-Cespuglio massaggiandosi il collo. “Dicevo semplicemente...”
Axl lo afferrò di nuovo e, stavolta, strinse un po' più forte.
“Dicevi?” Altro schiaccione. “Coraggio...”
Facciadangelo si voltò verso di me, che tentavo invano di soffocare le risate nel petto di Duff e sulle sue labbra apparve un sorriso tutto sghembo da gangster. “Non ti mangio mica...”
“Non te lo consiglio, Axl!” Ridacchiò Izzy, che ormai aveva in corpo la sua pera e navigava in acque chete come una barchetta di carta in un lavandino. “Ti resterebbe sullo stomaco!”
E tutti, ancora una volta, giù a ridere alle spalle del povero Vomito Ovunque, in favore del quale intervenni più volte inutilmente, cercando, con le moine, di blandire il mio uomo. Ma tanto sapevo che era inutile. Ancora una volta, serio o faceto, lo scazzo era nell'aria. E così sia.
“Dicevo...” piagnucolò Slash, scalciando e tentando il colpo di reni per liberarsi “che sei il miglior cantante del mondo.”
“Seeeeeeeeee” replicò Axl, tappandogli la bocca con la mano libera. “Come nooooooo!”
“Giu-giu-g-g-g-giuro...”
“Ballista!”
“T-t-t-i v-v-v-oglio b-b-b-ene, lo ssssaiiii...”
 
Il rosso ridacchiò scuotendo bonariamente il capo. “Meglio che taci” gli alitò nell'orecchio. “Stai solo peggirando la tua situazione.”
 
E noi?
Guardavamo e basta. Impotenti.
Troppo impegnati a morire dal ridere per poter anche solo pensare di muovere un dito in favore di Slash il quale, poveraccio, si stava facendo un bagno di merda non indifferente.
Tutti tranne uno.
 
Chi? Direte giustamente voi.
Indovinate, raga...
Tanto lo so che non ci beccherete mai... impossibile.
 
A salvare Slash fu nientepopodimeno che... il Giustiziere Mascherato.
 
E chi era – direte voi – 'sto Giustiziere Mascherato?
Nientepopodimeno che il nostro Picchiaduro.
A.K.A. Steven PopCorn Adler.
 
Sissignori!!!
Non ci credete?
Fate male, raga... perchè fu proprio lui e solo lui a liberare Slash. Il suo metodo fu... ahimè, alquanto discutibile ma... devo ammettere che funzionò. Eccome, se funzionò!!!
 
E, del resto, non per niente si dice che il fine giustifica i mezzi, no? E il nostro buon vecchio Steve, di solito agile come un gatto di marmo, forte di questo adagio popolare, ebbe un colpo di genio che, trattandosi di lui, fu quasi più unico che raro. Agì in modo... come dire... machiavellico.
Cioè?
 
Cough cough...
 
Scusate.
Fu questione di un secondo, anzi meno.
Steve scattò in avanti come un fottutissimo pitone o cobra o anaconda o che cazzo volete voi. Placcò Axl al suolo in una morsa di dolore e gli strizzò le palle.
 
Il rosso schizzò letteralmente fino al soffitto.
 
Un urlo che non aveva niente di umano riempì le quattro pareti mezze marce di Hell House come una fottutissima sirena della polizia. Il suo acuto fu il più lacerante grido stracciatimpani mai prodotto dalle sue corde vocali di amianto. Superò in durata persino il celeberrimo
 
You're gonna diiiieeeeeeeeeeeeeeeeeee
 
dell'epica Welcome to the Jungle.
 
Poi Axl tornò sulla terra. O almeno, ci tornò la maggior parte di lui. Si portò entrambe le mani al basso ventre e, così facendo, liberò la gola di Slash, restituendolo, tutto intero, al mondo dei vivi.
 
 
 
 
 

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Capitolo 44
*** I may be a little young but, honey, I ain't naive ***


Capitolo44

 

 

 

 

 

I MAY BE A LITTLE YOUNG, BUT HONEY I AIN’T NAÏVE!

 
Basta.
Tutti guardammo Steven come si guarda il toro durante una corrida. La sua vita era in pericolo.
Il suo vocalist, raga... non era certo famoso per lasciar correre quando riteneva di aver subito un affronto personale.
Vi ricordate il concerto di Saint Louis?
Che figo, quando si lanciò dal palco sulla folla per placcare il fan che lo stava accecando col flash della sua macchina fotografica da quattro soldi!!! Che spettacolo, gente... io ero dietro le quinte e mi sono beccata tutta la scena... da paura.
 
Della serie NO COMMENT.
 
Seeee, come se fosse l'unica volta il cui Axl ha dato di matto sul palco! Ma, del resto, lo sapete anche voi... potremmo stare qui a parlarne fino a domani... e non riusciremmo ad elencarle tutte.
Quindi, direi... soprassediamo.
Anche perchè, qui, il tempo è tiranno... e, almeno a giudicare dagli strani boati che si sentono ogni tanto... (boh, sembrerebbero tuoni, ma non ne sono sicura) anche i Maya non scherzano proprio per niente!
 
Indovinate a chi toccò il non facile compito di placare le ire del bel Pel di Carota nei confronti del nostro temerario PopCorn?
Esatto!
Alla vostra umile amica e sottoscritta, raga.
La groupie.
La quale, con le sue male arti femminili, si fece carico della non facilissima opera di convincimento nei confronti del leader dei Guns e suo personalissimo bello da stupro, affinchè risparmiasse la vita di Steven.
Ma lasciate che vi descriva la scena, raga... così magari, già che ci sono, me la tiro anche un po', se non vi spiace. Ok?
 
Ci state?
Bene.
E se no' andate a cagare. Tanto, volenti o dolenti, ve la ciucciate lo stesso. E fine del discorso.
 
Axl e Steven erano in piedi uno davanti all'altro come due duellanti a squadrarsi in cagnesco.
“Mi hai rotto i coglioni, Adler” sibilò il rosso, massaggiandosi il pacco bello gonfio con le mani infilate nella cintura tempestata di borchie e catene.
Risata stratosferica.
PopCorn non si fece intimorire.
“Ti sta bene!” Interloquì Slash mettendosi tra i due contendenti. “Così impari a maltrattarmi.”
“Tu levati dalle palle!”
Uno spintone lo fece finire in braccio a Duff, che stava rollandosi una canna grossa come un bouquet da sposa.
“Cazzo, Slasher!”
L'impasto di fumo e tabacco si rovesciò per terra tra il pavimento intriso di tutto e di più e l'innominabile tappeto che, se possibile era messo anche peggio.
“A noi due, PopCorn”
“Mi chiamo Steve”
“Sì, PopCorn” replicò Axl, scompigliandogli la chioma stopposa color candeggina. “Lo so, PopCorn.”
Merda, raga...
marcava maluccio, sapete?
Il vecchio Steve picchiava duro come pochi altri, e se Axl gli faceva girare a sufficienza le palle – e questo, conoscendo il rosso, era garantito – beh, il batterista era anche capace di cambiargli i connotati... a partire da quel bel nasetto all'insù. Era già successo che i due scazzassero pesantemente...
Sissignore, raga!!!
 
Come quella volta in cui Erin, che allora era la moglie di Axl, era stata male e Steven l'aveva curata con una pera di ero mandandola in coma. Quella volta, Axl per poco non se l'era mangiato, PopCorn.
 
E prima che la situazione precipitasse nuovamente, alimentata da vecchi e irrisolti rancori, presi la palla al balzo e... visto che una groupie deve saper far fronte a qualsiasi situazione, mi buttai nella mischia... a modo mio.
O, per dirla con il buon vecchio Sid Vicious di Duff
 
I did it my way
 
Gattonai lasciva fino al cavallo dei famosissimi leggins di Axl, arrogantemente in piedi petto in fuori di fronte all'avversario con le gambe aperte in segno di sfida e afferrai le sue gambe.
Colto di sorpresa, il giovane trasalì e s'irrigidì per un attimo. Guardò Giù. E... mi strafulminò con lo sguardo di brace!
Fece per scavalcarmi, ma io tenni duro. Mi aggrappai alla sua gamba come una specie di mendicante invadente e tenni salda la presa sulla coscia snella e tonica di lui. “Buttati a pesce, man!” gridò Slash eccitato, dandosi una manata sulle cosce.
“Chi preferisci sistemare” domandò Steve, ammiccante, n una faccia da schiaffi paurosa. “Me o lei?”
“Indovina” rispose l'interessato, afferrando le palle dell'avversario e ricambiando la cortesia con una bella strizzata.
“AHIAAAAAAAAAAAAAAAAA!!! Bastardo rottoinculo!”
“Lascialo perdere, goia” sussurrai io, mordicchiandogli piano l'interno coscia in quel modo speciale che lo faceva sempre cadere letteralmente ai miei piedi.
 
“Ogni lasciata è persa, Rose!” Interloquì Duff. “Fossi in te, io non ci penserei due volte!”
 
Sulle prime, il rosso tentò con tutti i mezzi possibili e immaginabili di resistere alle mie advances. Poi, però, quando incontrò il mio sguardo allusivo, la sua espressione furente si ringalluzzì in una smorfia di lussuria. Dimentico di ogni altra cosa, rovesciò il capo all'indietro e cedette alle mie arti. Il suo sangue rombava all'unisono col mio. Poi, poco a poco, arrampicandomi lungo le sue gambe come il serpente della prima mela, feci combaciare con un colpo di reni i nostri bacini, e... lo feci brutalmente, come piaceva a lui. Che, in fatto di sesso, raga... voglio rivelarvi un piccolo segreto.
 
Lo sapete tenere un segreto, vero, raga?
 
Sì o no?
Beh, ad ogni modo... voglio fidarmi di voi.
Ma, mi raccomando... non me ne farte pentire.
Ok?
Bene.
A letto, il nostro sciupafemmine dai bei capelli color zenzero o carota – come volete voi – era uno che amava il dolore.
Sissignori!!!
 
Cough cough...
 
Insomma, era... quel che si dice masochista.
Gli piaceva essere dominato e torturato. Il sesso normale non faceva per lui e, francamente, raga... nemmeno per me. Mi annoiava. E in questo, noi due, eravamo maledettamente simili. Proprio perchè lo era il nostro background. Entrambi vittime di abusi da bambini, per eccitarci avevamo bisogno di rinnovare le condizioni in cui si era consumata la nostra iniziazione al sesso, cioè la violenza. La prevaricazione. Le botte. Il dolore. L'umiliazione. Il senso d'impotenza.
Capito, raga?
Per questo andavamo tanto d'accordo e il nostro rapporto era diventato così aperto e profondo. Molto più intimo e stretto di quello fatto di solo sesso e poco altro che, normalmente, caratterizzava le storie delle rockstar con le loro groupie. Noi non avevamo solo condiviso la vita on the road, la droga, l'alcol, la fame e l'astinenza. E, perchè no, anche la gloria, certo. Noi due eravamo, raga... due fottutissime fette della stessa torta.
 
(A proposito... sapete che me la mangerei proprio, una bella fetta di torta? Una bella meringata soffice come un sogno, con tanta di quella panna montata da star male... Povera me... il mio pupattolo/a segreto/a qui, ne andrebbe matto/a... cazzo, raga... ma allora è tutto vero! Esistono davvero le voglie... eccome, se esistono! Per quel che mi riguarda... ve lo posso garantire)
 
Io e Axl eravamo due fette di... (SLURP!) , dicevo... oppure due metà della mela. Come nel Simposio di Platone.
Vedete, raga?
Il fatto che io sono una groupie non fa di me automaticamente una gallina senza cervello!
Chiaro?
 
Le nostre aree di rigore, dunque, rispettivamente inguainate nei leggings e nelle calze a rete, cozzarono violentemente, sprigionando elettricità statica.
I ragazzi ci incitavano inscenando un boato da stadio. E Izzy, Duff e Slash ci accompagnarono scherzosamente con  i loro strumenti e un incazzatissimo Steve punteggiò le nostre carezze con colpi di rullante. E io, totalmente presa da Axl e dal suo corpo da stupro, ondeggiai i fianchi a tempo di musica. E che musica, raga!
Sissignori!!!
Manco a dirlo, era l'intro lussuriosa di Rocket Queen.
 
Here I am
 
cantai, con la voce più profonda e sensuale che trovai
 
And I'm a Rocket Queen
I may be a little young but honey...
 
gli allacciai la testa con le mani e la tirai rabbiosamente contro la mia. Gli passai la lingua impudica sul collo, raccolsi i suoi lunghi capelli di seta in un pugno e tirai forte, costringendolo ad aprire la bocca. La mia lingua fece il resto, mulinando con la sua in un sabba rock indiavolato. Poi lo spinsi lontano da me. Axl crollò a terra sul tappeto in una standing ovation.
Allora gattonai su di lui e cantai nel suo orecchio
 
I ain't naive...
 
Basta.
Cosa credete, raga... non è mica facile raccontarvi queste cose scendendo in dettagli piccanti senza andare troppo su di giri, cazzo... soprattutto nelle mie condizioni, con l'ormone as a fucking blast e la libidine over the top.
I suoi muscoli, tesi come le corde ancora sane della Les Paul di Slash, si sciolsero di botto.
Attorno a noi, la scena era indicibile.
 
Aperta parentesi... siete mai stati in un cinema a luci rosse, raga?
Dài, su... non fate i modesti...
Seeee, come no!
Ma a chi credete di raccontarla?
Non sono mica la vostra mamma, io!
E poi, se permettete...il gioco delle bugie lo facciamo dopo!
Dalle mie parti, a Des Moines, dove sono nata e cresciuta, ce n'era uno mezzo demolito che una volta era un cinema parrocchiale... pensate un po' voi! Mancava addirittura un pezzo di grondaia dal tetto, al punto che, quando pioveva... beh, raga... se ne accorgevano tutti!
Bene. Un mio amico, un'estate, per pagarsi gli studi, ci ha lavorato. Lui era quello che si occupava di metter su la pizza, cioè la bobina, nella cinepresa e proiettava materialmente il fil nella sala. E sapete cosa mi ha raccontato? Che potevi fare tutto quello che volevi. Mandare i fotogrammi al contrario. Montare insieme spezzoni di titoli diversi. Fermare l'immagine fino a fondere la pellicola. Tutto. Tranne una cosa: accendere la luce. Se no' erano cazzi amari.
Questo per dirvi che anche i ragazzi, erano come il pubblico del cinema Vattelapesca. pagato – soprattutto il povero PopCorn, che ci aveva rimesso gli attributi - e volevano vedere lo spettacolo.
 
Gli occhi di tutti erano puntati sul tappeto. Li sentivo trapassarmi la carne accesa dalla passione come lame di coltello. E sapete una cosa, raga? Mi piaceva.
Mi piaceva da morire, cazzo.
Sissignori!!!
Mi faceva sentire potente come una strega. Femmina come una di quelle statuette azteche con i fianchi e le tette enormi.
Anch'io, come Axl, ero una fottutissima esibizionista.
E quando lo facevo, il fatto di avere un pubblico, moltiplicava la mia libidine proiettandola verso vette stellari.
Mi voltai a guardare i ragazzi.
“Vai così, Kiiiiiiiisss!!!”
Berciò Vomito Ovunque, una mano a coppa attorno alla bocca a mo' di megafono e l'altra levata a pollice alzato.
Steven gridava come un ossesso:
“Uccidi! Uccidi! Uccidi!”
Axl ribaltò la situazione con un colpo di reni.
E Duff? Incitava Axl.
“Dacci dentro, man!”
Izzy, invece, se ne stava un po' in disparte. Solo e silente. Perso nei suoi consueti paradisi artificiali.
Io però lo rimisi nei ranghi, ristabilendo l'ordine. La mia preda, ansante, giaceva sulla schiena come un animale in segno di resa.
“Adesso lo sistemo!” Esclamai, mollandolo lì e alzandomi in piedi. Feci cenno a Duff, che era andato a recuperare la frusta e ci stava giocherellando, di passarmi l'arnese.
 
La presi e la feci schioccare con violenza sul pavimento laido, tra le chiazze di vomito ripulite alla bell' e meglio e i mozziconi di cicca appiattiti.
 
Una. Due. Tre volte.
“Fagliela vedere, bimba!” Strillò Steven. “Anzi, faccela vedere un po' anche a noi!”
“E faccela vedeeeeeeeeeee'!”
cantò Vomito Ovunque.
Gli altri gli fecero eco. “E faccela toccàààààà”.
 
Alzai una gamba e piantai un tacco a spillo nello stomaco di Axl togliendogli il respiro. I suoi addominali da urlo si contrassero e lui gemette, a corto di fiato.
“KKKK-K-K-Kissy, cazzooooo”
Altro colpo di frusta.
“Zitto e fermo!”
E due.
“Sono io che detto le condizioni”
E tre.
“Non tu”.
“M-m-mmi fai maaaleeee”
“Meglio che tieni il fiato... non si sa mai...”
M'inginocchiai su di lui e sedetti a cavalcioni sulla sua pancia, premendo forte le cosce contro i suoi fianchi snelli.
Axl trasalì platealmente.
“Ma così mi sfondi la cassa toracica, cazzo!”
Tutta scena, la sua. La sua solita mania di protagonismo, anche detta Sindrome da frontman. Niente di grave, dopotutto. Deformazione professionale.
Io lo ignorai.
Preferii far parlare ancora una volta la frusta.
Inutile dire che i ragazzi se la sfiziavano un mondo. Cori da stadio e incitamenti volarono alle stelle.
“Dì le tue preghieeere” gli sibilai in faccia “ba-by”.
“M-m-ma...” tentò di protestare lui, ancora ansimante. Alzò faticosamente la testa dal suolo, lo sguardo perso in quelli famelici dei suoi quattro compari.  “lo-lo-loroooooo” balbettò.
“Loro cosa?” Ripetei io, con un tono di finto disprezzo.
“Ci... ci vedono!”
“Meglio!”
Gli inchiodai la testa al suolo tenendolo per il collo.
Sapevo che, nel segreto del suo animo ferito e seviziato, lui l'adorava. Gli piaceva sentire l'aria che gli si rarefaceva nel sangue e polmoni in fiamme.
“Non sei contento, tesoro?”
Lui roteò gli occhi e scosse la testa.
Ma... a me non me la dava mica a bere, raga... perchè sotto sotto, quel marpione, sogghignava. Si vedeva che stava recitando una parte. E... raga, volete sapere una cosa? La stava recitando da Zio!
Sissignori!!!
 
La cosa lo imbarazzava ed eccitava insieme. E questo mix di emozioni da scolaretto innamorato metteva a nudo una volta di più il povero piccolo e innocente Billy di Lafayette che dimorava in lui. L'anima nuda e tremante nelle spoglie da sballo di W. Axl Rose. Il quale, alla fine, era un vestito. Un abito che l'altro aveva indossato per proteggersi dal gelo. O, meglio ancora... un'armatura, ecco. Una corazza per proteggersi dal mondo che il piccolo Billy non era più stato capace di togliersi.
Cazzo, raga... una groupie come si deve le sa queste cose. Altro che buttare i soldi dagli strizzacervelli!  Fatevi una groupie con i controcazzi e poi mi direte, belli miei...
La lotta tra le due estensioni Billy e W. Axl del modello base William produceva nel rosso un feeling pazzesco, paragonabile solo a quello che possono dare due droghe antagoniste usate insieme. Avete capito di cosa sto parlando, vero, birbanti? Di uno speedball. Cioè di una pera di coca ed ero.
“Lasciali guardare...”
I miei lunghi capelli ramati gli mangiarono la faccia.
“Guardali!” dissi, voltandomi verso i più facinorosi delle retrovie “darebbero via il culo per stare al tuo posto, cazzo, Rose!”
“Ok, ma...”
“Dài, non fare il modesto” lo pungolai, giocherellando col cinturone strafatto di borchie e catene. “Lo so che ti piace farti guardare...”
 
Le mie dita sottili scivolarono sotto la vita bassissima dei suoi leggings da sturbo  s'immersero nel segreto calore dei suoi lombi.
Lui inarcò la schiena e reclinò la testa di lato gemendo di piacere.
Improvvisa come l'Armageddon più volte annunciato dai Maya del cazzo, la mia mano si chiuse possessiva sui  suoi bollenti gioielli di famiglia.
 
Lui, sulle prime, non parve apprezzare. Trasalì e si fece su a palla come un riccio spaventato. La sua virilità, invece, raccolse la provocazione e... venne su grande e grossa e inespugnabile come la cazzo di Muraglia Cinese.
Allora gli lanciai un'occhiata di fuoco e gli sfiorai il ventre con le labbra facendolo crescere ancora. Poi afferrai i leggings con i denti e... tirai verso il basso.
 
Un gomito piantato nelle costole senza tante cerimonie lo poneva alla mia mercè impossibilitandolo a muovere un muscolo. Il peso del mio corpo, per quanto esile, poggiava tutto su quel cazzo di gomito. Doveva far male.
Infatti, raga... mentre il suo bel pacco lievitava come un panettone, la mia povera vittima gemeva e si lamentava. “Cazzo, Kiss! Fa' piano... mi stai sbudellando!”
“Povero piccolino” lo canzonai succhiandogli il capezzolo trafitto dal piercing fino a farlo diventare una piccola stalagmite rosa confetto “gli fa male il pancino”.
E, rapida come un fulmine, gli sfilai gli stivali texani lanciandoli in mezzo alla cazzo di stanza, quindi passai ai  maledettissimi leggings con i teschi del video di Patience, che aderivano alle sue gambe da ictus come una cazzo di seconda pelle. E, mentre lo spogliavo, raga... la mia lingua lasciva scivolava sul suo corpo da sballo e lui, in risposta, inarcava la schiena come un gatto in calore e rovesciava la testa all'indietro gemendo di piacere. Alla fine della fiera, raga, lo lasciai in mutande.
Quello che misi a nudo, alla cruda luce delle lampade al neon da macelleria di HellHouse, fu... uno slip rosso fuoco col logo dei Guns che mandò in visibilio tutti i presenti, e che fece quasi strozzare Slash, che si stava bagnando la gola col vecchio Zio Jack.
 
Vomito Ovunque tossì e sputò praticamente tutto il whiskey che aveva in bocca addosso al bassista McKagan anche detto Candeggina i bei capelli ossigenati.
 
“Cazzo, Slasher!”
“Ehi, man!” Esclamò Slash, chinandosi su Axl.
“Cazzo vuoi?” rantolò il rosso.
Il suo petto nudo saliva e scendeva convulsamente. Respirare, si vedeva, gli costava fatica.
Il Chitarrista Senza Volto mi fece l'occhiolino, lascivo.
Poi disse qualcosa nell'orecchio del rosso. “Ehi, Rose”.
Axl alzò la testa come Cristo in croce.
“Cazzo vuoi?”
L'altro gli strizzò il pacco facendolo urlare.
“Non farmi fare brutta figura, eh?!”
 

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Capitolo 45
*** honey, you are a bit obscene! ***


 Capitolo45

 

 

 

 

 

HONEY, YOU’RE A BIT OBSCENE!

 
“Duffino, gioia” cinguettai rivolta al bel bassista “mi passi le manette?”
 
Il Re della Birra dei Simpsons si mosse verso il cucinino devastato su cui, quando era in vena (e non nel senso che si era fatto una pera, raga...) il nostro mitico PopCorn, se s'impegnava, riusciva anche a riscaldare una cazzo di zuppa in scatola e servircela come se fosse un pasto decente.
Intanto, io avevo indossato l'uniforme da crocerossina che i ragazzi mi avevano regalato – cioè, a dire il vero... si erano regalati, visto che poi andava tutto a beneficio loro -  lo scorso Natale.
 
Si trattava di un micro tubino bianco di vernice chiuso davanti da una lampo provvisto di due tasche rosse con la croce bianca. Inutile dire che mi copriva a malapena la patatina, raga... in più, aveva due spacchi laterali che salivano fino ai fianchi per accentuare ancora di più le curve. Un paio di stivali bianchi alla moschettiera, con l'orlo rosso e la suddetta croce bianca, tacco 15 con zeppa molto anni '70, completavano il quadro. Per non parlare della minuscola cuffietta di vernice rossa, anch'essa, ovviamente, provvista della croce bianca di ordinanza, in stile E.R.
Però, raga... la ciliegina sulla torta era lo stetoscopio (rigorosamente VERO) da portare al collo come un boa di struzzo.
 
Dulcis in fundo... ma solo per DOPO, la siringa DA INSULINA... bella carica di ero.
 
Bene. Anzi, male.
E perchè, direte giustamente voi.
Perchè qui casca l'asino.
Sissignori!!!
E' vero che il tubino era stretch e si adattava alle forme di chi lo indossava, però... fino a un certo punto! Io, nel mio stato segreto, gli stavo... ehm, chiedendo un po' troppo! Infatti, la lampo si era inceppata sulla pancia. E quando, finalmente, a costo di romperla del tutto e fottermi il vestitino, volli a tutti i costi farla salire... ebbene, la mia pancia formava una rotondità inedita per la mia figura ossuta. Una novità che, ne ero certa, per quanto i miei belli fossero strafatti... non sarebbe passata inosservata.
E per la prima volta, raga... io ho realizzato l'enormità di quel che mi stava accadendo. E il fatto che... il mio segreto, ormai... più che le ore, aveva i minuti contati. Ma, sapete... per certe cose ci vuole un minimo di atmosfera e... semplicemente, non era ancora arrivato il momento giusto per dirglielo. Ma, pensavo, se per caso i Maya avevano visto fischi per fiaschi... allora, ci sarebbe stato tempo di scegliere il posto e il momento giusto per dire a quei matti scalmanati di ragazzi che, chiunque di loro l'avesse materialmente impastata... avevo una pagnotta nel forno.
 
Basta.
Brandii lo stetoscopio, mi sedetti a cavalcioni sulla pancia di Axl e ci mettemmo a giocare alla crocerossina.
Auscultai il cuore attraverso il capezzolo trafitto dal piercing. Il battito, raga... inutile dirlo, ma era da paura. Tipo... che ne so... 180 al minuto. Praticamente da infarto.
Punto e basta.
Gettai lo stetoscopio ai ragazzi.
“Io, io, io!” Stava dicendo Slash. “No, io!” ribatteva pronto Duff, fregandogli il giocattolo con un ghigno storto alla Sid Vicious che non prometteva niente di buono.
Una ragliata ferina attirò la mia attenzione e quella del rosso, il quale sollevò la testa per non perdersi la scena.
“McKagan” osservò Slash, sganasciandosi dal ridere “sei un genio, cazzo!”
“Sssssei m-m-m-morto!” ringhiò in risposta Steve, in preda a conati di vomito. “E anche tu, Slash... questa me la p-p-p-pagate caraaa...”
 
E Axl? Fu costretto, suo malgrado, a sorbirseli tutti.
 
Ancora una volta, la scena era indicibile. Inguardabile. Indescrivibile. Inconcepibile.
E assolutamente... vomitevole.
 
“Che schifo, fate!”
“Chiudi il becco, Rose!” Biascicò Steve, spiaccicandogli un bavosissimo bacio sulle labbra semiaperte. “Ci rovini lo spettacolo!”
“Giusto!” Approvò Slash, accarezzando rudemente i capelli del rosso. “Non fare il frocio, Rose!”
Il poveretto era del tutto impotente. Faceva pena a guardarlo. La sua unica arma era la voce. Quella voce graffiante che buttava giù i muri.
“MA ANDATE AFFANCULO... BASTAAAAARDIII!”
Strinsi le cosce sui suoi fianchi sentendomi come un fantino che sprona un cavallo da corsa.
Lui emise un lamento soffocato.
“Hai fatto il cattiiiiivooo” sussurrai tra i denti, dando voce ancora una volta alla frusta “e io... ti punisco!”
Gli piantai le unghie nel ventre e striscia leccando, come una vipera, fino al suo petto ansante e coperto di sudore freddo e... gli piantai in faccia uno sguardo assassino. Sbattei le ciglia impiastricciate di mascara un paio di volte, mi leccai le labbra rese scarlatte  dal gloss color sangue rappreso e mi avventai con un ghigno satanico su di lui.
“No, ti prego...” rantolò il mio prigioniero “pietà...”
Afferrai coi denti l'anellino che gli pendeva dalla tettina e tirai.
“Perdonami... ti prego...”
“Uccidi!” Cantilenò sghignazzando il batterista, coinvolgendo gli altri nel mantra. “Uccidi! Uccidi! Uccidi!!!”
E Izzy?
 
Ridacchiava, poverino. Totalmente a disagio. Si vedeva che la sua mente era altrove. Preda di chissà Zio che pare assurde. La sua partecipazione era alquanto... diciamo distratta. Se ne stava lì in disparte, spalle al muro, gambe allungate davanti a se' e chitarra in grembo a strimpellare. I nostri scherzi goliardici, al momento, non parevano interessarlo. Si limitava a lanciarmi di tanto in tanto certe occhiate languide... che sembrava Bambi, per quanto era tenero.
Neanche le occasionali richieste d'aiuto di Axl parevano scuoterlo dallo stato autistico in cui sembrava sprofondato.
Conoscendolo, sapevo che qualcosa non andava. Quando il moro più taciturno del gruppo faceva così, di solito qualcosa non andava.
E di solito, al novantanove virgola nove per cento delle volte, si trattava di Axl o di qualcosa che, comunque, lo riguardava direttamente.
Ma torniamo al suppliziante e alla sua pena.
 
Vi va'?
 
Dunque. Lo stetoscopio aveva compiuto un allucinante viaggio in tutti gli orifizi e le cavità naturali del corpo di ciascuno di loro.
Inutile dire che il fottutissimo capolinea fu... la bocca spalancata di Steve!
Il poveretto era stato vigliaccamente placcato dal branco per essere immolato sull'altare della gloria insieme ad Axl. Non aveva potuto farci niente. Quello che si dice... una lotta impari. Quattro contro uno. Uno su cinque.
Uguale niente da fare, punto e basta.
Sissignori!!!
Ad ogni modo, io non potevo permettermi distrazioni. Avevo una missione da compiere. Un paziente da visitare. E il mio paziente veniva prima di tutto e di tutti. Izzy-dagli-occhioni-da-Bambi incluso.
 
Il malatino era tutto eccitato e fremente. Anzi... per restare in tema, avrei detto... febbricitante.
Giusto, raga?
Peccato che, invece che abbassarsi, la temperatura del suo corpo, nell'immediato futuro, era destinata a salire come minimo tutta la scala termometrica conosciuta...
Eh, ragazze? Che ne dite? M' invidiate a morte, eh?
Lo immagino... e fate bene. Molto bene!
Visto  e considerato com'era carrozzato il nostro bellissimo Rosso Malpelo... per non parlare dei Goielli di Famiglia. I quali... beh, raga... giuro... quelli meritano un discorso a parte... credete a me!
Attorno a noi, la cricca di avanzi di galera che poi erano i Guns Fottutissimi spumeggiava come un'aspirina effervescente in un bicchiere di acqua minerale.
Sì, raga... avete presente un asilo infantile all'ora della ricreazione? Stessa roba...
 
Tenerli a freno era una bella impresa... anche perchè erano parecchio invadenti, e volevano giocare tutti assieme, scartavetrare i cosiddetti al rosso il più possibile e... soprattutto, già che c'erano... vendicarsi di tutte le angherie subite ai tempi dorati e osannati dei Guns. E Axl, raga... lasciatemelo dire... poveraccio anche lui, era il capro espiatorio ideale: immobilizzato ed esposto alla pubblica gogna, rappresentava per i compagni una tentazione troppo forte. E i Guns Fottutissimi, si sa... non erano fatti per resistere alle tentazioni.
Il branco, dicevo, si avventò su di noi facendo strage di lui.
Basta.
Il fatto che il vocalist dai bei capelli carota fosse steso sulla schiena con me seduta a cavalcioni sulla sua pancia, non lo aiutò per niente.
Nossignori!!!
Tentò il colpo di reni canticchiando
 
turn around bitch
I got a use for you
 
ma fu tutto inutile.
 
Tanto il colpo di reni quanto la strofetta più sessista di Rocket Queen.
 
E loro, i Guns N' Roses?
Devo dire che furono molto ma molto bravi e fecero il loro sacrosanto dovere, che valse ad ognuno di quei begli stalloni di razza... uno zuccherino. Non so se mi spiego...
Tre paia di braccia possenti inchiodarono il nostro sex symbol al suolo. A quel punto, poveretto... non aveva speranze.
Feci un cenno a Duff. Il bassista venne avanti, trascinò Axl sistemandolo seduto con la schiena appoggiata al tubo della stufa e... fece scattare le manette.
Lo slip rosso col logo della band decollò in verticale come un fottutissimo fuoco d'artificio mettendo a nudo i... Gioielli della Corona.
 
Il resto è storia. Anzi... magia.
Magia di groupie.
 
 
 

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Capitolo 46
*** I used ta do a little but the little wouldn't do ***


Capitolo46

 

 

 

 

I USED TA DO A LITTLE BUT THE LITTLE WOULDN’T DO

 
 
E Izzy, dicevamo?
Lui se ne stava sulle sue con la chitarra sulle gambe a strimpellare sperimentando nuove e complesse melodie... ma gli accordi che uscivano dalle sue corde avevano qualcosa di inusuale... per chi lo conosceva, e sapeva la portata del suo genio inventivo, raga... quella che stava suonando era paccottiglia. Riff dejavù che non erano da lui. Inoltre era come... distratto, oltre che strafatto. Insomma, per farvela breve... al mio occhio esperto di groupie e di “psicopompologa” (sissignore, raga... avete capito bene. Psicopompologa, cioè, in lingua groupiese, psicologa di... quella roba lì che v'immaginate voi), qualcosa di grosso in lui non quadrava. Izzy aveva qualcosa che lo rodeva. Un peso sullo stomaco. Chiamatelo come volete, fatto sta che il nostro beltenebroso con la coppola perennemente in testa e l'aria da cucciolone bastonato, ruminava qualcosa di grosso. E mentre gli altri satanassi, dopo la loro sana e meritata dose di lussuria, si davano ai bagordi alla faccia dei Maya e della loro profezia, io mi staccai dal gruppo e mi accovacciai spalle al muro accanto a lui.
“Ehi, gioia” buttai lì, alzando un lembo del suo plaid devastato e cacciandomi sotto accanto a lui. “Tutto ok?”
Niente.
Per tutta risposta, canticchiò stonato un paio di versi di Mr Browstone.
 
I used ta do a little but the little wouldn't do
so the little got more and more
 
Di solito mi facevo poco ma non funzionava
così presi a farmi sempre più
 
Indicativo, vero, raga?
Sissignore!!!
Era fatto come un capitone marinato.
Allora gli tirai giù l'aletta della coppola sugli occhi.
Toc toc!!!
Bussai tra i suoi capelli unti e spioventi color ala di corvo. “C'è nessuno?”
Due occhi neri come la Notte Senza Fine dei Maya che stavamo vivendo si piantarono nei miei. Febbricitanti e interrogativi. Occhi dolcissimi, disperati.
 
Allora capii, credo.
 
La chitarra scivolò dalle sue gambe ossute sul pavimento.
Izzy era innamorato.
Innamorato e spaventato.
Aveva paura, cazzo.
Una paura del diavolo.
E non dei Maya, dell'A7 o di qualche altra cosa che aleggiava nell'aria.
Nossignori!!!
La sua era una delle più ataviche paure dell'essere umano.
Quella di essere respinto.
In quel mentre, intanto che Izzy boccheggiava una specie di risposta tappabuchi di comodo per saziare la mia curiosità, Axl si fece avanti con una bottiglia di Bud e si venne a sedere in mezzo a noi.
Izzy trasalì.
Abbassò gli occhi a terra.
L'amico di sempre, ignaro delle sue pene, gli assestò una pacca fraterna sulla spalla.
 
“Ehi, man” disse, allungandogli la birra “ti va' un goccio?”
L'altro non rispose. Si limitò ad inghiottire a vuoto mentre lo sguardo interrogativo di Axl incontrava il mio.
“Ehi, socio!” Disse dolcemente il rosso. Si chinò per scrutare il suo viso e gli allontanò il ciuffo spiovente dagli occhi.“Stai bene?”
Poi vide i suoi occhi. Pieni di lacrime. Il suo sguardo implorante.
“Te ne importa qualcosa?” domandò un Izzy che non conoscevamo.
 
“Ehi!” rispose Axl, piccato, abbracciando l'amico. “Isbell!”
L'altro si divincolò. “Cazzo ti succede?”
 
Izzy fece una cosa che spiazzò tutti e fece calare il silenzio su Hell House. Sbattè la sua adorata chitarra, che lui chiamava la sua ragazza, contro il muro. Poi scappò via  barcollando.
“Si può sapere che gli è preso?” Chiese Axl, che, poveretto anche lui, c'era rimasto malissimo. Conosceva Izzy da una vita e... eroina e altri vizietti a parte... non l'aveva mai visto così.
Vomito Ovunque detto Slash venne a dar man forte alla causa del chitarrista tormentato e lo seguì al cesso.
Fu però tutto inutile. Izzy lo mandò affanculo e lui tornò indietro con le pive nel sacco. Duff e Steven si beccarono altri due vaffa e anche loro, alla fine, dovettero desistere.
 
Ma io ormai sapevo.
 
Avevo capito tutto, raga... e se siete un po' perspicaci, a questo punto, dovreste cominciare a sospettare qualcosa anche voi...
il modo in cui aveva reagito quando Axl si era unito a noi non lasciava adito a dubbi. Non per me, almeno. Modestamente, raga... essere una groupie ha i suoi vantaggi... perchè, a furia di andarci a letto e legarle e incatenarle e dare vita alle loro ossessioni erotiche, alle loro perversioni e, persino, a volte – come nel caso di Axl – ai fantasmi della loro infanzia e adolescenza, esorcizzando un doloroso passato... beh, alla fine di tutto questo, dicevo, arrivavi a conoscere le tue rockstar ancora meglio di loro stesse.
Vi ho già detto che Izzy trasalì quando Axl si venne a sedere tra di noi. Diventò tutto rosso come un peperone, cazzo.
Svelando involontariamente a tutti, col linguaggio incontrollabile e involontario del corpo, il suo triste segreto.
Un segreto che sicuramente il Gioco delle Verità Nascoste e Imbarazzanti ideato da Duff aveva contribuito a portare in superficie.
E quando anche Axl tornò dal cesso con un bel due di picche, venne a sedersi vicino a me e mi sollevò il viso per scrutare i miei occhi, convinto che io conoscessi il vero motivo del comportamento di Izzy e che, magari, in qualche modo, ne fossi la causa.
 
“Se sai qualcosa parla!”
Io non risposi.
 
Mi limitai a fissalo a lungo con una specie di sorriso ebete.
Lui mi lasciò andare e chinò il viso sul pavimento tormentandosi nervosamente la staffa borchiata di un texano.
Poi, folgorato da un dubbio atroce, mi piantò in faccia i rai fulminei, come li chiamava quel gran figo italiano del Manzoni.
“Nooooooooo!”
Io annuii in silenzio.
Anche perchè, raga... cos' avrei potuto aggiungere?
Niente.
Qualsiasi cazzata mi fosse uscita di bocca, non avrebbe cambiato un bel Cristo di niente e, tanto meno, risolto la situazione.
“No dirmelo” disse Axl.
“Te lo dico.” Fu tutto ciò che dissi.
Gli altri Gunners fecero cerchio attorno a noi senza capire.
Tranne Duff, che era un pochino il più sveglio.
“Dì un po', Kiss” buttò lì, un occhio socchiuso che gli conferiva quell'aria indagatrice che gli donava da matti (e, tra parentesi, raga... mi faceva impazzire). “Non è che il nostro Keith Richards, qui, s'è innamorato di te?”
“Seeeeee” risposi io, scompigliandogli le chiome da punk anni Ottanta “magari!”
Basta.
Volarono cazzate, frizzi, lazzi e stronzate di tutti i generi.
Ognuno disse la sua.
Tranne Axl.
Il quale si fiondò al cesso gridando, con la sua voce graffiante e tutto il tatto di cui era capace:
“Isbell!”
Prese a pugni la porta mezza marcia.
“Apri 'sta cazzo di porta o giuro com'è vero che mio padre era un porco e mia madre una troia minorenne che la sfondo a calci e poi ti rompo il culo!”
E, raga...
Miracolo!
 
Dopo un tempo che parve infinito, sentimmo il rumore inequivocabile del chiavistello.
E Axl, per fortuna, si calmò all'istante.
Noi trattenemmo il respiro origliando.
“Jeff” sentimmo.
Ok, raga... quando il rosso chiamava Izzy col suo nome di battesimo... beh, di solito... c'erano guai in vista o, comunque, rogne grosse da grattare.
Infatti...
 
Noi trattenevamo il respiro in ascolto.
 
Poi sentimmo il passo dinoccolato di Axl che entrava nel cesso e la porta che veniva richiusa.
 
L'ultima cosa che udimmo fu “Dobbiamo parlare.”
 

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Capitolo 47
*** Mama Kin ***


Capitolo47

 

 

 

 

 

MAMA KIN

 
A questo punto, Raga, tanto per cominciare, vi dico subito che se credete che io mi metta qui a sprecare il pochissimo tempo che ci resta spiattellando i segreti altrui, vi sbagliate di grosso. Sono una fottutissima groupie, cazzo, non una schifosissima spia! Chiaro?
Ficcatevelo bene in testa, se davvero vi va di sentire il finale di questa storia – ammesso che poi ce ne sia uno -
Sissignori!!!
 
Non starò qui a raccontarvi quello di cui discussero in quel cazzo di cesso che ne aveva viste di tutti i colori i due transfughi di Lafayette Città d'Inferno Indiana per due semplicissimi motivi:
primo: non sono rimasta lì tutto il tempo ad origliare spiaccicata a quella cazzo di porta schifosa con un bicchiere contro l'orecchio, quindi ho sentito chiaramente soltanto una parola su dieci.
 
Secondo: non sono cazzi nostri, e con nostri intendo ne' miei ne' tanto meno vostri.
Quindi, per piacere, sulla questione Izzy-Axl, se non vi spiace, direi che è più saggio chiuderla qui.
Sono solo cazzi loro. E io, quello che so, non ve lo dico.
Nossignore!!!
 
Come ben sapete, visto che oggi è il famigerato e tanto sbandierato e temuto giorno della Fine del Mondo secondo quel cazzo di calendario dei Maya, raga... altro che le beghe di Izzy e Axl! Cazzo, gente! Dico io, se davvero oggi è l'ultimo fottutissimo giorno di vita su questa Terra inquinata e avarita di merda... beh, allora, cari miei, per come la vedo io... abbiamo ben di meglio da fare, non credete?
 
Almeno io, visto che, dal momento che, per dirla in gergo Groupiese, ho una pagnotta nel forno che sta cuocendo all'insaputa del panettiere.... o, più prosaicamente, vista la mia... ehm... professione, dei panettieri. Capito? Panettieri.
 
Plurale, raga.
 
Perchè, come vi ho già spiegato... anche se il padre biologico è uno solo, questa michetta  o filoncino che sta lievitando dentro di me, è il sesto/la sesta dei Guns Fottutissimi Roses. E' uno/una di loro. E solo questo conta.
Non chi sia materialmente chi ci ha messo la farina. Chiaro?
Solo che... se è Vomito in Ordine, che ha dato la farina... beh, raga... in quel caso... sarà un filoncino o una pagnotta integrale. In tutti gli altri casi, sarà di farina bianca. Se poi, invece, il fornitore è il nostro Rosso Malpelo dalla pelle color latte... sarà un filoncino o una michetta di farina doppio zero. Quella bianca che più bianca non si può. Capito, Amici miei?
Ma questo è assolutamente irrilevante ai fini della nostra storia e, credetemi, anche della sua.
 
Qui a Hell House non si fanno distinzioni di razza ne' di sesso o di colore. Le persone si distinguono con due semplicissimi e archetipici... che bella parola, eh, raga?
Archetipici... no, dico... ti dà un'idea. Crea un'immagine.
Parlando come mangio, raga...
seeee, magari!
 
Mandiamo giù tante di quelle schifezze piene di coloranti, conservanti e gelificanti di sintesi che, da morti, resteremo intatti fino alla fine dei tempi, altro che le mummie d'Egitto!!!
 
Sempre che... beninteso, raga... la fine del mondo non venga stanotte e ci spedisca tutti quanti davanti al Tribunale di Nostro Signore, il quale... mamma mia, che paura, raga... ha promesso che separerà le pecore dai capri... seeeee, tanto lo so cosa pensate tutti quanti, voialtri figli di papà e rockettari della domenica pomeriggio e Ribelli Senza Causa del Sabato Sera.
Si, voialtri.
Eredi di Tony Manero e compagnia briscola che vivono una vita da schiavi di merda tutta la settimana e poi il sabato sera si bombano di coca e di anfe e immolano i propri sogni su una sbriluccicante pista da ballo.
 
Ma non temete, belli... non serve che vi mettiate sulla difensiva... io... non vi sto attaccando, cazzo.
 
E se il mio parlare schietto, col crudo linguaggio dog-eat-dog  (cane mangia cane) della strada vi ha offeso... beh, allora, sappiate che non era mia intenzione. E' solo che la vita on the road prima, e questa assurda quarantena causata dall'A7 poi, hanno finito per rendermi cinica e grezza come la carta vetrata. E di questo, raga... credetemi, mi scuso.
E mentre mi cospargo il capo di cenere, ci tengo a precisare che, in fondo, io e voi abbiamo più o meno lo stesso background.
Anch'io sono un frutto di quell'albero, sapete? Anch'io sono germogliata in seno al proletariato che si fa un culo così tutta la settimana e non vede l'ora che sia sabato sera per menarsela un po' e dare fuori di testa e fare cose che, senza la spinta delle droghe di sintesi, non avrebbe mai ne' la forza, ne', tanto meno, il coraggio di fare.
 
Tornando, però, col vostro permesso, al discorso di prima... noi, a Hell House, dividiamo la gente in due gruppi secondo un semplice ma efficacissimo criterio preso in prestito dal nostro mondo e dalla nostra identità:
gente ROCK e gente BLUES.
 
Con parecchie interazioni, ovviamente, visto che, per noi, non esistono persone solo buone o solo cattive: dentro ognuno di noi c'è una miscela irripetibile di bene e male, bianco e nero, Rock e Blues, Yin e Yang. E il frutto dei miei lombi, raga... a qualsiasi sesso biologico appartenga, non fa eccezione.
 
Ma adesso scusatemi, raga... vi ricordate i tuoni di cui vi avevo già parlato?
 
Ebbene... si stanno intensificando, sapete?
Non solo sono diventati più forti, ma anche molto più frequenti, capite? Come se, in qualche modo, si stessero avvicinando...
 
SCKRAAAAAAAAAAACKKKKK!!!
 
(Ma porcaccia di quella...)
 
Madonna che spago!!!
Giuro che mi sono letteralmente cagata sotto...
E non sono stata la sola.
Nossignore!!!
“Merda!” Ringhiò il rosso. La sua voce, graffiante ma attutita, veniva da dietro la porta chiusa. Lui e Izzy, difatti, si trovavano ancora in quel cazzo di cesso.
“Sto cazzo di chiavistello s'è inceppato un'altra volta...”
Ci furono dei rumori e dei botti soffocati seguiti da ogni sorta di bestemmie tipo Rosario Satanico.
Axl. La Bibbia era roba sua. E quando bestemmiava lui... beh, raga... si distingueva, cazzo.
Sissignore!!!
Diciamo che... ci sapeva fare.
Chiaro?
Come dire che la classe non è acqua.
“Izzy, vedi se riesci a scastrare 'sto cazzo di...”
Una serie di scricchiolii sinistri.
Poi uno schianto secco da paura.
Basta.
A quel punto, raga... siamo corsi tutti lì. Io, Vomito Ovunque detto Slash, Duffy e Steve detto Popcorn Adler.
 
La porta del cesso è volata giù come una pera fradicia.
 
Axl e Izzy erano pallidissimi. Bianchi come spettri.
Peggio di Michael Jackson dopo il candeggio con l'Omino Bianco.
 
“Cazzo, raga” farfugliò il rosso. Aveva una faccia pazzesca. Due occhi così spiritati non li avevo mai visti i vita mia. Nemmeno quand'erano strafatti di ero, cazzo.
Indicava una grossa crepa nel soffitto.
“Questa baracca ci crollerà in testa!”
 
Guardammo tutti su e vedemmo.
 
Axl aveva ragione.
Hell House non era più un posto sicuro, per noi ne' per nessun altro.
 
“Dobbiamo far su baracca e burattini e andarcene alla svelta!” Concluse Vomito Ovunque, cominciando a radunare le sue scorte di Zio Jack e di stupefacenti.
 
Axl mi prese a braccetto come se fossimo una coppia di arzilli nonnetti. “Solo così, se i Maya si sono bevuti il cervello come spero, abbiamo una cazzo di chance...”
Lasciare il nostro rifugio era dura per tutti.
La amavamo, dopotutto, quella vecchia catapecchia mezza marcia con la saracinesca decorata con il vomito.
Era stata per tanto tempo la nostra casa.
L'unica, forse, che avevamo mai avuto.
 
“Addio, Hell House” dissi infine io, tra le lacrime, facendo armi e bagagli e contemplando le pareti luride e il pavimento indescrivibile per l'ultima volta. “Addio.”
 
Una lacrima mi rotolò nel bavero alzato del chiodo colpendo la spilla con la vecchia croce dei Guns.
 
Axl mi diede un bacio sui capelli e mi strinse a se' senza parlare.
 
“Ci mancherai”.
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 48
*** ready to crash and burn ***


Capitolo48

 

 

 

 

 

READY TO CRASH AND BURN

 
Faceva caldo. Molto. Anzi, troppo caldo. Un caldo esagerato. Assurdo. Africano. Un caldo totalmente fuori stagione. E mentre tra i muri scarabocchiati di Hell House si gelava per l'umidità endemica e le chiazze di muffa nero-verdastre che disegnavano strani arabeschi tribali sui muri, fuori, a nostra totale insaputa, si sudava come in estate. Non appena varcammo per l'ultima volta la saracinesca da vomito di quella che, per mesi, era stata la nostra unica dimora e fonte di sopravvivenza dall'A7 – sempre che qualcuno di noi non la stesse incubando in segreto- lo capimmo. Fuori stava davvero accedendo qualcosa. Forse non era la fine del mondo della profezia di quei cazzoni di Maya, ma c'era qualcosa di anomalo nell'aria. Una specie di elettricità statica dopo lo stallo degli scorsi mesi fatti soltanto di nebbia. Soffiava un  vento molto caldo, quasi... materno. Un vento tropicale  davvero inedito per la città degli Angeli. Ce ne accorgemmo già sulla porta.
 
Il mondo sta cambiando e noi non lo sappiamo, mi ricordo che pensai mentre, per la prima volta dopo almeno tre mesi da reclusa felice a Hell House, i miei occhi incontrarono il cielo.
“Ehi, raga” esalò Vomito Ovunque, facendo voltare tutti. E non per ciò che disse, ma per come lo disse. Con un flo di voce incolore che, per noi che lo conoscevamo, non sembrava neppure la sua. Puntò un dito verso un cielo alieno che non avevamo mai visto. Un cielo che, visto così, non sembrava per niente il solito atomo opaco del male da sempre sovrastava le nostre vite, preso in prestito da quel film di fantascienza con Schwartzenegger, Total Recall. “Guardate lassù!”
 
E noi guardammo.
 
Il denso velo di nebbia che ci aveva oscurato il cielo si era stracciato.
Sotto di esso, anche se noi ormai non ci credevamo quasi più, c'era ancora un cielo.
 
Forti raffiche di quel vento caldo e umido giunto fino a noi dal cuore rovente del Grand Canyon aspiravano via gli ultimi filacci incolori di quello strato di foschia che sembrava fatto di zucchero filato lasciando, al suo posto, una specie di sanguigno tramonto ancestrale. Era un cielo mai visto. Del tutto inedito. Un cielo presistorico da Ryu ragazzo delle Caverne, per chi di voi, come me, ama i manga giapponesi anni '70.
Un cielo da svolta epocale.
 
Strati d'aria calda salivano a liberare le prime stelle dagli ultimi filacci di muffa e, solo allora, potemmo più o meno renderci conto di che ora era o, quantomeno, in che fase delle giornata eravamo.
 
Lo Strip e Mulholland Drive, man mano che ci allontanavamo da Hell House, semideserti, si andavano pian piano animando di altri poveracci che, come noi – perchè forse adesso, per la prima volta, potevamo dirlo, erano sopravvissuti al flagello planetario che i media avevano etichettato col freddo nome alfanumerico di A7.
 
Sì, ragazzi... miei unici amici rimasti... assieme ai miei adorati buoni vecchi e leggendari Guns Fottutissimi Roses... noi ce l'avevamo fatta davvero.
 
Eravamo sopravvissuti.
Adesso lo sapevamo con certezza.
 
L'A7 non ci aveva ancora e non ci avrebbe più uccisi.
 
Così ci sentivamo, camminando mano nella mano, come adolescenti innamorati e un po' sfigati, lungo lo Strip spento e senza luci incontrando ogni tanto un relitto umano che, sul viso e nel corpo, recava scritto chiaramente il prezzo che aveva dovuto pagare per farsi il trip della fine del mondo dei Maya, come noi, sul Sunset che, da mesi ormai, aveva perso il treno di mecca del rock tossico e del divertimento per tipi tosti.
 
E noi?
Camminavamo e basta.
Avanti.
Semplicemente avanti.
Senza una meta dichiarata forse, ma con nel cuore tutti quanti lo stesso anelito a quello che, per tutti noi, nelle nostre menti e nei nostri ricordi, simboleggiava al tempo stesso la vita che finiva e quella, nuova di pacca, che forse, soltanto adesso, cominciava: l'oceano.
 
 
Vi ho già detto che per la prima volta in molti mesi avevamo recuperato la nozione del tempo, vero, raga?
 
Per la prima volta, dopo Zio sa quanti mesi, in cielo c'era la luna.
 
Una luna enorme, bassissima, minacciosa.
Una luna ripiena di sangue e frattaglie.
Una luna di morte, ma anche di vita.
Una luna da profezia dei Maya del cazzo.
Però era pur sempre qualcosa. Un segno. Un cambiamento. E quindi, sotto sotto, una speranza.
 
Forse, chissà. Zio o Dio o come cazzo lo volete chiamare, ci stava tendendo la mano. Forse ci aveva preparato una nuova arca dell'Alleanza. O forse ancora, l'Alba dell'Alfa e dell'Omega stavano per compiersi e, alla fine della Notte dei Maya – se mai ci fosse stata, una fine, raga... - ci attendeva l'Alba dell'Omega, il compimento delle Scritture dei Profeti. Oppure, dopo il Nuovo Testamento, ne avremmo scritto uno Moderno. Che sarebbe cominciato in riva all'Oceano, con una Nuova Alleanza tra gli uomini e Zio in un mondo migliore di quello che, fino a quel momento, avevamo conosciuto.
Basta.
 
Avevo il cuore in bocca mentre camminavo abbracciata ad Axl Facciadangelo Perverso Rose, la testa sulla sua spalla, avvertendo la calda pressione del suo braccio sulla schiena. Izzy e Slash detto Vomito Ovunque venivano dietro di noi in silenzio rotto soltanto da qualche rutto occasionale che, a dire il vero, se da un lato riusciva sempre a strappare a me e Axl un sorriso, dall'altro, garantito, raga... era un calcio in culo all'atmosfera e alla poesia che, senza dubbio, la particolarità del momento meritava. Duff e Steve aprivano il corteo, trascinandosi dietro ciascuno una federa da guanciale piena di bottiglie di birra e di Jack
.
Chitarre a tracolla, batteria a spinta chiusa in un paio di grossi trolley, avanzavamo facendo un baccano del diavolo sulla via che, una volta, era stata quella della perdizione e che adesso, in caso che i Maya di merda avessero toppato alla grande, avrebbe potuto diventare la via della Salvezza.
 
Io ci speravo, raga.
Ma non per me.
Per il mio bambino.
Per il bambino dei Guns.
Per quella piccola Rosa sbocciata tra le Pistole.
 
Inutile dire che il più previdente in questo senso era stato il buon vecchio Chitarrista Senza Volto, aka Eyes Without a Face. Carico come una bestia da soma, avanzava caracollando sotto il peso dei suoi stessi vizi fornendo, direi, una metafora perfetta e completa della rockstar viziosa e credulona che era. A guardarlo, sembrava una caricatura di qualche barbone mitico, santone di strada, Santo Bevitore o Zio sa cos'altro, sempre spaziando nella vasta iconografia della rabbia giovane. Sembrava un incrocio tra il Ribelle Senza Causa alla James Dean e il Selvaggio di  Marlon Brando messo in scena da Jack Kerouac.
 
Per non dire che, a parte il clangore e il cozzare di bottiglie che ci seguiva, schiacciato dal proprio fardello come da una croce in chiave Rock, Vomito Ovunque sembrava Gesù Cristo redivivo sulla via del Calvario. Poi, ogni tanto, la federa cadeva in terra e... ci scappava il morto.
 
“Meno uno!” Brontolava Slash, mentre, dalla trama del tessuto liso e sfilacciato della federa, colava un liquido ambrato ad alto numero di ottani alcolici.
 
Allora, immancabilmente, Izzy sbottava:
“Cazzo, Slasher!”
“Fottiti, frocio!” rispondeva piccato il chitarrista dalle mani magiche. “Non l'ho mica fatto apposta!”
“L'hai fatto sul serio!” ribatteva l'altro, dandogli una pacca sulla spalla. “Guarda dove vai, cazzo! Sei il solito coglione!”
E tutti scoppiavamo a ridere.
C'era qualcosa di nuovo e di antico, nel cielo.
L'aria era carica di elettricità statica, ma questo so di avervelo già detto.
E noi ci sentivamo euforici come pazzi, soffici bambini.
Non potevamo... semplicemente non riuscivamo a controllare l'adrenalina mista alla paura che ci riempiva il cuore e le viscere fino a traboccare.
 
In fondo, la nostra era la più sacrosanta e la più antica paura dell'umanità, di un'umanità che forse era sul punto di rinascere o perire.
 
Come in quel verso epocale di Nightrain  che stavamo cantando a squarciagola in quel momento.
 
Ready to crash and burn
 
(pronti a schiantarci e bruciare)
 
Tutto questo era nuovo per noi.
 
Sì, raga... anche per dei funamboli della vita spericolata come noi, tutto questo era una pagina bianca ancora da scrivere. E forse, da scrivere con un alfabeto che non esisteva ancora, che andava ancora inventato.
 
Forse era la morte.
Forse un nuovo inizio.
Ma, al momento, una cosa era certa.
 
La nostra prigionia era finita.

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Capitolo 49
*** never say Maya ***


Capitolo49

 

 

 

 

 

NEVER SAY MAYA

 
L'oceano.
L'oceano è quella cosa che ti succede quando la terra incontra il cielo. O no?
Niente male questa, raga... che ne dite? Dovrei passarla ad Axl... che magari ci scrive su una ballata alla Sweet Child O'Mine.
 
Siamo seduti in cerchio, a gambe incrociate, sulla spiaggia deserta. Il caldo africano si è dileguato in fretta, lasciando il posto ad una brezza frizzante che per noialtri, che siamo più o meno ai minimi termini in fatto di abbigliamento, cioè, al massimo, per i più fortunati, chiodo e maglietta, è uno schiaffo in piena faccia.
 
E tutto per cosa?
Per colpa del Rock.
 
Già, raga. Il Rock e la sua fottutissima divisa, quella classica, che esiste da quando Marlon Brando, nel '59, si è messo in sella di una cazzo di Harley Davidson col nickname di Selvaggio. Chiodo, jeans a pelle e t-shirt. Vedi alla voce Ramones. I don't wanna be buried in the pet Cemetery... ma ve li ricordate, cazzo, a cantare la canzoncina di quel tipico scary movie anni '80 tratto da un romanzo di Stephen King?
Da paura... sempre per restare in tema.
Mentre io... povera me... mi sa che sto uscendo dal seminato.
Ma il Rock è Rock. E' una filosofia. Una scuola di vita. Una religione politeista, con in testa la sua Santa Trinità: Hendrix, Morrison e Joplin. E che mi dite dei suoi Martiri? Come, quali?
Così mi deludete, raga...
 
Sid Vicious. Brian Jones. John Lennon. Kurt Kobain. E la Beata Amy Whinehouse. Che poi sarebbe l'ultima arrivata, anche se, per come la vedo io, l'ho messa per ultima solo per seguire un ordine cronologico.
Il Rock è una religione, dicevo.
La nostra.
La Parola di Dio è un assolo di chitarra.
Non ci credete?
 
Ascoltate la Gibson Les Paul del vecchio Slash nell'assolo strappamutande di November Rain, quello suonato a gambe larghe fasciate dai gambali di pelle nera fuori dalla chiesa, al tramonto, in mezzo al deserto... l'immancabile paglia di sbieco tra le labbra e i riccioloni sfatti al vento. Il tutto mentre la sua silhouette da stupro, così strafottutamente Rock da strapparsi i capelli, si staglia contro il cielo insanguinato...
E lui suona e ancheggia. Ancheggia e suona.
Allusivo, il ragazzo.
Perchè, vedete, raga... lui lo sa. Lui l'ha capito.
Sissignori!!!
E vuole dirvelo anche a voi, care le mie piccole groupie in erba, che sbavate per un riff coi controcazzi.
Il Rock è cazzo.
E qui, se permettete... torniamo a me e al mio bambino.
O no?
Basta.
Penso a tutto questo mentre l'odore salmastro mi stuzzica le narici e il vento mi rapisce i capelli facendomi gelare il collo.
 
Ve l'ho detto che sta rinfrescando, vero?
 
E noi, tutti qui assisi, battiamo i denti e canticchiamo... come al solito, senza un cazzo di microfono, non siamo... anzi, che c'entro io?
 
Non sono... loro, dico... neanche più capaci di cantare la stessa fottutissima canzone! Stonati e monocorde, naturalmente, a parte. Troppo sbronzi e strafatti.
Cosa che io, di recente... a proposito... io, nel mio stato, più di qualche birretta qua e là per il morale e... ma sì, va bene, lo ammetto...
 
Cazzo, raga...
quanto siete fiscali!
 
Un robino ogni tanto. Un jointino piccolo come il mignolino di un bebè, alla salute del bambino... non mi sono più fatta un bel Cristo di niente.
Nossignori!!!
 
Niente più Zio Jack.
Niente più Zia Ero.
Niente più viaggi last-minute all' LSD.
 
Infatti, raga... adesso lo so.
Adesso e solo adesso lo capisco, scema di una cretina deficiente e rincoglionita che non sono altro, cazzo!!!
 
Io... io non ho avuto l'A7.
CHIARO?
Ma quale A7 d'Egitto?
 
 

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Capitolo 50
*** the final countdown ***


Capitolo50

 

 

 

 

 

 

THE FINAL COUNTDOWN

 
Io... io ero in crisi di astinenza.
Altro che A7!!!
Cioè, parlando come mangio- quando lo faccio - stavo a rota.
Sulla scimmia.
Sul tacchino.
Sul gancio o... come cazzo volete voi. Punto e basta.
Chiaro?
Sissignori!!!
 
Io non ho mai avuto prima e non ho adesso nessunissima cazzo di A7.
Io non sto morendo, a meno che la Profezia del 21/12/2012 dei nostri amatissimi strafighi di Maya non abbia colto nel segno.
(Speriamo di no, cazzo! Per il mio bambino... sarò patetika, ma... la penso così. Punto e basta. E se non vi sta bene... andate a cagare)
 
 
Il vento sta rinforzando, recandomi il dolce respiro dell'oceano.
Mi stringo il chiodo addosso, infreddolita. E senza che io apra bocca, i ragazzi, da cavalieri della Tavola Rotonda un po' grezzi ma sinceri quali sono, depongono gli strumenti e si mettono al mio servizio.
E io? Io non faccio a tempo a dire “Amen”.
 
La scena sembra quella di una comica del muto.
Sequenza accelerata. 70 fotogrammi/secondo.
Esterno Notte
PP
(Primo Piano)
La mia faccia bianca cadaverica mentre tremo come una foglia al vento.
 
PA
(Piano Americano)
Axl e Duff entrano in campo e si tolgono i giubbotti e me li scaricano sulle spalle, subito imitati da Steven e Slash, senza soluzione di continuità. Il tutto in silenzio. Senza far motto.
 
PP
Il tumulo di giubbotti che mi ricopre come una pietra tombale.
 
DOLLY
CL
(Campo Lungo)
Risata generale.
La spiaggia di Malibù diventa sempre più piccola, si allontana e si spegne in un puntolino nel cielo.
 
Scusate la digressione, raga, ma... la scena era così cinematografica, con la coreografia naturale dei ragazzi e la scenografia dell'oceano, che non ho saputo resistere...
ho studiato Cinema, ve l'ho detto mille volte, lo so. E so anche che non ve ne frega un cazzo. E avete ragione. Ma io... non ho saputo resistere...
D'ora in poi, se sopravviviamo, sarà il cinema la mia droga. La Musica. Il Rock. I miei amatissimi Gunner. E Lui. O Lei.
 
La mia piccola Pistola.
O la mia piccola Rosa.
 
Ma l'eroina... quella no. Mai più.
 
Ero fatta come una biscia, ma adesso sono guarita. 
Sono pulita.
 
Non me la merito, cazzo, una nuova vita?
Sempre che non sia già troppo tardi...
 
Però una bella scremata dovrebbero darsela anche loro. I ragazzi. Le mie fottutissime rockstars. Cazzo, se dovrebbero!
Soprattutto Izzy e Slash.
Per non parlare di Steve, che è sempre fatto come una pera cotta.
E di Axl, che, nonostante le pare da paura e le tirate che ai bei tempi d'oro ammanniva alla sua band, non sta mica mai indietro quando si tratta di farsi in vena. Solo che lui, Rosso Malpelo, è un filino più furbo degli altri e, come tale, ci sta più attento e fa dosi minime che gli permettono di giostrarsela un po' meglio e di giocarci, con la roba, a suo piacimento, senza mai diventare fisicamente dipendente. E senza fare la triglia lessa tutto il tempo come Izzy.
 
Già, raga.
Bell'argomento.
Izzy e il suo segreto.
 
Chissà se aveva avuto il coraggio di dirgli tutta la verità, ad Axl, su quel che gli passava nella testa e nel cuore dopo aver condiviso le botte, la droga, la fame e la fama insieme per tutta la vita. Per non parlare delle groupies, me in testa.
Ma questo non era affar mio. Il bel chitarrista acustico di Lafayette, Indiana, se ne stava muto come una tomba perso nei cazzi suoi a contemplare il fuoco e, rispetto ai giorni scorsi, il suo umore pareva persino un po' più sollevato. Lo vedevo da come le sue agili dita ossute e piene di anelli correvano sulle sei corde della sua bambina, come la chiamava lui. La sua chitarra. Sembrava assorto, certo, ma non triste.
Non più del solito, almeno.
Si vede che Axl aveva trovato le parole giuste.
E come dubitarne?
 
Trovare le parole... non era forse il suo mestiere?
 
Duffone e Vomito Ovunque spengono le cicche e si alzano in piedi.
“Andiamo a far legna” annunciano, sparendo in direzione di un cespuglietto ridicolo fatto apposta per gli amanti che, al massimo, d'estate, con un po' di fantasia, può produrre qualche mora striminzita e impolverata.
 
 
Frattanto, Izzy e Steve imbandiscono una federa multiuso (meglio non farsi troppe seghe mentali sui nemici dell'igiene) messa lì a mo' di tovaglia con tutto il ben di Zio che si erano trascinati dietro. Di mangiare, eccetto una piccola scorta di cioccolate Baby Ruth e di pacchetti di Fonzies e Hunky Dory's Cheddar & Onion, manco l'ombra.
 
 
Poi li vedo trafficare col cucchiaio e la spada e il mio cuore di ex ha un tuffo.
“Torniamo subito”.
Poi si allontanano ridacchiando.
Ma non sono risate gioiose.
Nossignori!!!
 
E io?
Io mi cullavo il mio riff segreto nella mente.
Quello che diceva che l'Oceano è quello che ti succede quando la terra incontra il cielo sperando di dare ai ragazzi l'imbeccata giusta per una nuova fottutissima Rock Ballad, sempre che, ovviamente, i nostri Maya avessero toppato alla stragrande.
 
E poi pensavo che era giunto il momento di dire loro del bambino.
 
Però mi stuzzica l'idea della rock ballad, cazzo!
 
Sissignore!!!
E magari una ninna-nanna rock per il nostro bambino. Zio, quanto sarebbe bello, poterlo crescere, questo piccolino... cioè, volevo dire... farlo nascere. Cosa che dipende da 'sti stronzi rottinculo dei Maya che, francamente, raga... per dirvela tutta, cominciano a starmi davvero sulle palle!
 
Una lacrima inattesa mi scorre giù per la guancia.
Il mio bambino, cazzo.
 
Povera me, mi sto rammollendo come una loffia borghese di merda solo perchè dentro di me batte un cuoricino piccolo come una nocciolina... avete ragione a schifarmi, raga, però... non posso fare a meno di chiedermi di continuo, mentre in cielo forse, sopra di noi, si prepara 'sta cazzo di inflazionatissima Apocalisse da film di serie zeta, come se la passa il mio piccolo Gunner Fottutissimo Rose. Che, detto tra noi, Amici miei... secondo me, se stiamo a guardare quella cazzo di pretenziosa pseudo scienza che i ragionieri chiamano calcolo delle probabilità, o se – come preferisco – è vero il proverbio che dice che tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, allora... beh, raga... ci sono fortissime probabilità che il cucciolo che porto in grembo, sia nato da uno spermatozoo del nostro Bel Tenebroso che io, nell'intimità, chiamo Rosso Malpelo.
 
Ma... raga, ve l'immaginate?
UN mini-Axl MASCHIO che strilla in falsetto acrobatico ogni volta che vuole la pappa, capriccioso e bizzoso come una cazzo di rockstar in erba?
 
O UNA mini-Rose FEMMINA dall'ugola d'amianto leziosa e viziata come una bambolina di porcellana bisquit a cui non puoi proprio mai dire di no.
 
In ogni caso, un figlio del rosso cambierebbe il mondo... lo domerebbe come una tigre del Bengala e lo schiaccerebbe sotto i suoi piedi.
 
Che ne dite, raga?
Una birra è quel che ci vuole.
Una birretta... e magari anche un jointino. Perchè no. Non gli fa mica male, al mio bambino, un po' di mariagiovanna buona e genuina di Tijuana.
 
Che ne dite?
Merda, raga.
Come non detto.
 
La nausea brutta mi assale e devo sgommare.
Nello scattare in piedi, rovescio la mia Bud addosso ad Axl, intento a sfottere Steve con le sue stesse bacchette.
 
“Ehi, gioia!” fa il rosso, dando un ultimo colpo in testa al batterista e mollando  le bacchette sulla sabbia. Mi  lancia uno sguardo di smeraldo pieno di apprensione che la dice lunga su quel che davvero il suo cuore ribelle cova per me. “Cazzo hai?”
Scatta in piedi per sorreggermi mentre barcollo.
“Stai male?”
 
 
 
 
 

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Capitolo 51
*** I never say goodbye ***


 EPILOGO

 

 

 

 

 

I NEVER SAY GOODBYE

 
Io strizzo gli occhi cercando di trattenermi dal ghippare davanti a tutti e inghiotto a vuoto un fiotto amaro come la bile.
 
“Tutto ok” dico, poco convinta, tenendomi la pancia. “Falso allarme”.
“You sure?” Mi fa Axl, scrutandomi con i suoi doppi magli perforanti di giada da Mille e Una Notte. E, con scatto felino ed agile mossa, mi scopre la pancia.
La quale, raga... di solito ultrapiatta come un cazzo di i'Phone5, adesso si presenta come... più turgida e tonda, anche se, oserei dire, impercettibilmente. Il piercing che ho all'ombelico sporge più del solito e il tatuaggio
W.AXL ROSE
sul fianco, ha un aspetto leggermente... bombato.
Ho detto leggermente, certo.
Però... a guardarci bene, al chiarore aranciato di questa splendida luna di sangue, il cambiamento è netto.
Inequivocabile.
Soprattutto per chi, come lui, ha in testa la mappatura in 3D del mio corpo.
Gli occhi gli schizzano dalle palpebre.
“Ommiodd...”
La voce gli muore in gola in un singhiozzo.
Lui cerca di dissimulare schiarendosela, ma non attacca.
“...dio!”
Le sue mani inanellate corrono sulla mia pancia.
“Sei...”
 
Una lacrima gli rotola giù per la guancia. La barba arancione di un paio di giorni, al tenue riverbero lunare, stilla sangue bollente.
Io mi perdo tra le sue braccia e basta.
Senza parlare.
Senza piangere.
Senza far niente.
 
Rotoliamo a terra in un istante senza tempo.
Poi ci sediamo abbracciati ad ammirare l'orizzonte infuocato che annega nella risacca.
Nei suoi occhi, una domanda:
 
“Sarà una Pistola... o una piccola Rosa?”
 
 
In quel mentre, manco a dirlo, strafatti come capitoni marinati, tornano i ragazzi.
La scena che si para loro davanti è a dir poco grottesca. Per non dire assurda.
Il loro leader che, con le mani sulla pancia nuda della loro Femme Publique, sbrodola quelle che loro, in condizioni normali, chiamerebbero cagate ai quattro venti.
 
“Ehi, piccioncini...” butta lì Vomito Ovunque, imbarazzato, poveraccio, venendo a mettersi accanto a noi per sfottere un po' Axl. “Disturbo?”
“Cazzo, Slasher!” Risponde il rosso, dandogli uno spintone che lo fa crollare lungo e disteso sulla battigia proprio mentre arriva l'onda. “Fuori dalle palle!”
Inutile dire che... indovinate un po', raga...  lo tsunami lo inzuppa da capo a piedi. E questo non appena Duff, Izzy e Steve ce lo strappano di dosso, ammonendolo a lasciarci in pace.
Basta.
 
Il mio momento è finalmente giunto. Lo so. Lo sento.
Io e Axl ci consultiamo senza dire una parola.
Poi, con un cenno della mano, chiamo quei quattro avanzi di galera accanto a noi.
 
All'improvviso, ci coglie il buio.
Noi restiamo lì a parlare tutta notte.
Dei Maya. Di noi. Di me. E del nostro bambino.
Del passato e del futuro.
Di noi e di voi, che siete giunti fino in fondo a questa cazzo di storia.
 
Allora mi rivedo a Hell House.
 
Vedo ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere.
Come in Sliding Doors. Vi ricordate?
 
E mi immagino sola, con una cazzo di candela. Unica sopravvissuta all'A7 che ha sterminato quasi tutto il genere umano. I ragazzi morti di influenza. E io? Moribonda.
 
Questo era quello che credevo allora, Amici miei.
 
Pensavo che voi, come me, foste gli unici relitti sopravvissuti a quest'ecatombe, ma mi sbagliavo.
 
Cazzo, se mi sbagliavo!
Ma a volte, sapete? E' bello, anzi... bellissimo, sbagliare!!!
Eppure, dodici ore fa, accingendomi a narrarvi  la mia storia, ci credevo.
Sissignore!!!
 
Ci credevo per davvero, cazzo!!!
 
Mi vedevo sola a Hell House, moribonda, come vi ho già detto. E invece sono qui a sognare coi ragazzi e il mio bambino sulla spiaggia di Malibù.
 
Rosa o Pistola?”
 
La risposta, ragazzi...
 
Bob Dylan ha ragione.
 
E'soffiata nel vento.
 

 
 

GOODBYE?

 

 

 

 

 

I NEVER SAY GOODBYE, I SAID!

 
E adesso?
E'... la fine?
O... l'inizio?
 
Non lo sappiamo.
 
Tutto quel che so è che, portando a compimento questa storia, raga... sono troppo emozionata per parlare.
 
Io non piango mai.
Nossignore!!!
Non è Rock 'n Roll, cazzo...
Quindi... vi saluto, Amici.
Statemi bene.
Non so cosa faremo, ma una cosa la so per certo.
La nostra storia... quella vera...
 
non piangete, per carità!
Se no... fate piangere anche me...
e io non voglio.
E' da sfigati.
Ad ogni modo, la mia storia...
la NOSTRA storia...
... Non è mica finita!
Anzi...
sapete cosa vi dico?
Comincia adesso!!!
 
I never say good bye
 
canta Axl.
Avete presente?
 
This I love.
Una delle mie canzoni preferite.
 
(Io non dico mai addio)
 
Nemmeno io, se volete saperlo, dico mai addio.
 
Vi dico solo una cosa:
vi ho voluto bene.
Tanto bene, raga. Più di quel che immaginate.
Anche se a volte vi ho un po' strapazzati.
Ma è il mio carattere. La mia vena Rock.
 
Odio le smancerie. Le detesto.
 
Fate i bravi. Capito?
Qua la zampa.
E' stato un piacere.
Almeno, per me lo è stato.
E spero anche per voi.
 
Fate i bravi, capito?
Guardate che vi tengo d'occhio...
 
Bene, raga.
Adesso devo andare.
Mi mancherete.
 
Vi lascio con un vecchio amico.
 
Lo conoscete?
 
Si chiamava Jim. Ma tutti lo chiamavano Re Lucertola.
Ci rivedremo, ne sono certa. Ma voi, intanto...
 
State  lontano  dai guai.
 

FINE

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
RINGRAZIAMENTI
 
 
Col cuore spezzato ringrazio tutte le splendide Autrici di EFP sperando vogliano lasciarmi una recensione per questa storia sofferta e introspettiva. Ogni volta che una storia finisce mi commuovo. Il mio cuore di metallo pesante vi adora!!! un grazie particolare a ANGIE MARS MYLINKINDAY LAISA MANDIE e a tutte le altre amiche. Keep on risin' Sarah Carotina Rosewww.efpfanfic.net.
 
La storia che state per leggere è stata pubblicata a puntate nel 2012 sul sito di cui sopra col nome di NIGHTRAIN, da me firmata con lo pseudonimo di 
Sarah Rose.
 

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