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Anoche yo
sentí, que me besaste diferente
Y me quedé, sin saber qué hacer
Yo te conozco y sé
Que algo no anda bien, ven dime la verdad
No quiero imaginar
Que fue el beso del finalC. Aguilera- El beso del final
La casa era avvolta in un singolare silenzio. Singolare non
per le dimensioni, era una villetta di due piani con mansarda e terrazzo, ma
singolare perché fin da quando era stata abitata era sempre regnato un
allegro vociare, vivace e instancabile. Ai suoi abitanti adesso piaceva dire
che la casa era maturata con loro durante gli anni, si era fatta più
seria e quiete. Questo non voleva assolutamente dire che era diventata
monotona, la casa in tutti quegli anni portava con sé e custodiva i
segreti più remoti di ogni abitante, li aveva visti crescere, aveva
ascoltato i loro problemi ed era stata lì a prendere atto di tutto.
All’interno della sala solo una donna che leggeva
avidamente un grosso tomo come era sempre stata abituata a fare. Il suo
passatempo preferito. I riccioli ricadevano domati ai lati del viso mentre si
piegava sul libro per leggere meglio, completamente rapita dalla storia.
Alzò la testa per dedicarsi ad altro solo quando sentì il
cagnone, Panfolo, abbaiare un paio di volte seguito dallo scatto della porta ma
appena vide entrare il marito riabbassò gli occhi sulla carta. Ron le si
avvicinò piano e le baciò una guancia per salutarla politicamente
e si lasciò andare sulla poltrona.
“Com’è andata a lavoro?”
“Il solito.” Rispose lui con un sospiro
rilassandosi completamente contro la morbidezza della poltrona, socchiuse gli
occhi quanto bastava per vedere la reazione di Hermione, che come previsto fu
la solita. Annuì e tornò a concentrarsi sul libro.
Nessuno dei due sapeva bene come fossero arrivati a quel
punto, al punto di sembrare due estranei l’uno all’altra, a
salutarsi per convenzione e trovarsi a parlare solo perché abitavano e
dormivano insieme. Ron si umettò un labbro e distolse lo sguardo
passandosi una mano sul mento e constatò che avrebbe dovuto farsi la
barba nei giorni a venire.
Sobbalzò appena quando sentì del pelo sotto la
mano abbandonata sulla poltrona e sorrise quando voltandosi incontrò il
dolce muso del cane che scodinzolava allegro in cerca di coccole. Gli
accarezzò il pelo fulvo un paio di volte e chiuse gli occhi.
Un busso alla porta li riscosse entrambi e si guardarono un
attimo negli occhi. Ron sbuffò rassegnato “Vado io.”
Andò ad aprire la porta seccato, si sentiva a pezzi
dal turno di lavoro. Rimase un attimo perplesso quando si trovò davanti
un ragazzo alto e con dei buffi capelli castani, tutti scompigliati, poco
dietro di lui una bella ragazza con dei luminosi occhi verdi che mostravano lo
stesso sorrisetto. Ron sorrise loro.
“Ragazzi, che ci fate qui?”
“Siamo venuti a congratularci col dottore.”
Disse Matt ridendo apertamente mentre entrava in casa, la sorella alle sue
spalle ridacchiò con una mano sulla bocca.
“Abbiamo saputo di Micheal.”
Ron sorrise e annuì “Ah, adesso capisco. Se vi
fa l’onore di entrare è nel suo studio.”
Sarah ridacchiò ancora più di prima e Matt gli
tirò una piccola pacca sulla spalla. Passando per la sala notarono
Hermione su una delle poltrone che leggeva avidamente il suo bel libro.
“Ciao zia.”
“Ciao tesoro. Come va adesso il braccio?”
Matt tirò su la manica dove una grossa escoriazione
partiva dal gomito e arrivava quasi al polso, ancora abbastanza fresca,
tuttavia fece un sorriso e scrollò le spalle “Niente di grave,
poteva andarmi peggio. Già che ci sono sento se il neo dottore
può fare qualcosa per me.”
Senza scambiarsi un’altra parola i due ragazzi
salirono su per le scale e arrivati al primo piano camminarono fino alla fine
del corridoio. Matt rivolse un’occhiata furba alla sorella prima di
bussare e senza aspettare di ricevere risposta entrarono. Micheal se ne stava
completamente spaparanzato sul letto con una braccio sul volto per coprire la
luce, alzò appena la testa quando sentì ridacchiare i due e si
mise in piedi con un sorriso incredibilmente uguale a Ron.
“Ehi! Che ci fate qui? Pensavo dovessimo vederci
domani a casa tua.”
Matt mandò un fugace sguardo a Sarah, che si morse le
labbraper non ridere, ed
esattamente come aveva fatto qualche secondo prima sollevo la manica mostrando
la ferita al cugino, alzò beffardo un sopracciglio. “Mi serviva un
Guaritore e non sapevo dove andare…”
Micheal lo guardò un attimo e scoppiò a
ridere, prima che potesse far altro Sarah gli era saltata al collo.
“Congratulazioni!”
“Ragazzi, calma! Sono solo diventato un apprendista,
non ho nessun titolo ancora.” Disse ancora ridendo.
“Come no? Io il titolo di apprendista non lo butterei
via, testa vuota, hai visto che alla fine ce l’hai fatta! Tu e la tua
bassissima autostima del cavolo, mi hai fatto passare nottate in bianco a
consolarti, mi devi ore di sonno!”
Micheal rise ancora più forte e lo guardò
sfacciato alzando un sopracciglio chiaro. “Va bene, diciamo che se ti fai
male in ospedale mi occupo io di te. Promesso.”
Matt scosse la testa. “Non attacca, Weasley. Voglio la
camera più luminosa, una bella e accondiscendente infermiera e la vista
sul parco.”
Sarah e Micheal risero insieme stavolta. “Vedremo cosa
possiamo fare.”
“Te lo ritroverai in clinica ogni due giorni,
sai?” Disse Sarah con il suo bel sorriso. “Dovresti vedere mamma
quando Matt torna a casa da lavoro, appena vede una nuova ferita comincia ad
andare in iperventilazione. Come se fosse il primo Potter Auror
poi…”
“Mamma si preoccupa troppo. Sono solo i rischi del
mestiere e qualche graffio ormai non mi fa più neanche il
solletico”
Micheal gli prese il braccio leso esaminandolo da vicino e
si lasciò scappare un sorrisetto. “A quanto vedo neanche un
ustione da secondo grado, uomo di ferro. Senti un po’ Ironman, non
è che stai cercando di farti ricoverare solo per conoscere qualche bella
infermiera?”
“Mi hai beccato, lo ammetto.” Disse ridendo, poi
si illuminò “Ma guarda che stupidi che siamo, non abbiamo portato
niente per congratularci come si deve! Restate qui, vado a sentire gli zii se
hanno una bottiglia da parte per caso… non si può festeggiare un
neo dottore senza una buona bottiglia di spumante!”
Uscì così di fretta dalla stanza che gli altri
due non ebbero nemmeno il tempo di fiatare. Sarah scosse la testa guardando il
fratello uscire tutto eccitato e si voltò con le guance un po’
arrossate verso Micheal che la guardava con il suo solito sorriso luminoso.
“Sei stato bravissimo, davvero.”
“Grazie.”
Sarah distolse lo sguardo giocherellando con l’orlo
della maglia. “Insomma Weasley, hai una famiglia meravigliosa, una salute
ottima e adesso anche un lavoro… che cosa potrebbe volere di più
un uomo?”
“Una donna con cui passare le fredde notti
d’inverno.” Il sorrisino di Micheal si era fatto quasi beffardo
stavolta, come se si aspettasse una reazione ben precisa alle sue parole, e
fece un passo avanti. Sarah ricambiò il sorriso e fece la vaga.
“Una donna eh? Vediamo se ti posso aiutare, come la
vorresti questa donna?”
Micheal si avvicinò a lei. “Fammi pensare un
attimo… beh, prima di tutto bella… castana, occhi verdi… un
bel sorriso… e magari con metà del mio sangue.”
Sarah sorrise tra sé e gli posò una mano sul
petto. “Mmmh, dovrei conoscerla una così, sai?”
Appena le mani di Micheal si posarono sui suoi fianchi il
suo sorriso diventò ancora più birichino e alzatasi in punta di
piedi fece scivolare dolcemente le braccia dietro al suo collo mentre lui
premeva le labbra sulle sue. Piegò la testa da un lato schiudendo le
labbra completamente in balia di Micheal permettendogli senza esitazioni di
approfondire quello che avevano cominciato. Micheal si tirò indietro con
un sorriso soddisfatto.
“Mi sei mancata.”
“Anche tu. Ma a quanto pare non sono l’unica a
cui hai fatto passare notti in bianco… ringrazio che non sia stata
un’altra donna almeno…”
Micheal si grattò la nuca. “Credimi, avrei
voluto stare con te ma tuo fratello era sempre nei paraggi e non potevo certo
chiedergli di andare a casa, si sarebbe insospettito. Adesso che ho finito gli
studi sono tutto tuo, promesso.”
Sarah si dondolò amabilmente da un piede
all’altro continuando a tenere le braccia allacciate al collo di Micheal.
Rialzò gli occhi verdi da cucciola come solo lei sapeva fare.
“Dimmi che cominci l’apprendistato il più tardi
possibile… non ce la faccio a stare lontana da te ancora, questo mese
è stato un inferno. Stare a casa quando papà non è a
lavoro è massacrante!”
“Comincio la settimana prossima.” Disse
guardandola imbronciarsi. “Ma ho dei turni, possiamo vederci
comunque.”
“Spero solo che i tuoi turni non coincidano con quelli
di papà. Pensavo che con il tempo si sarebbe calmato e invece non ha
fatto che peggiorare, mi sta davvero facendo innervosire con la sua aria da
Sherlock Holmes. Cosa spera di ottenere, poi, non sono certo così
stupida da dirgli che sto con te!”
Micheal rise pizzicandole il naso. “No, direi che non
è per niente una buona idea, è la volta che gli viene un infarto.
Gli hai già detto del lavoro?”
Sarah si morse un labbro abbassando la testa.
“Beh…”
“Sarah…” mugolò Micheal. “Non
puoi tenerglielo nascosto ancora per molto. Né a lui né a zia
Ginny. Tra poco cominceranno a chiedersi che cos’hai intenzione di fare
del tuo futuro e cos’hai intenzione di rispondere? Che devi ancora pensarci?”
Lei si staccò finalmente dal suo collo e
arretrò di qualche passo sospirando. Camminò fino alla scrivania
e senza veramente guardarlo prese un pupazzetto che gli aveva regalato
l’anno prima rigirandoselo tra le mani. “Lo so, è
solo… hai sentito come l’hanno presa i miei quando Simon disse che
voleva diventare un meccanico. Loro vorrebbero che lavorassi nel mondo dei
maghi, il mio lo considereranno un capriccio e un lavoro stupido, un
hobby.”
Micheal le prese una mano stringendola forte. “Ehi, il
tuo non è un lavoro stupido. Hai una voce meravigliosa e con Geena e
Natalie siete formidabili. Vi hanno proposto un contratto con cifre da far
girare la testa, non puoi rinunciare! Prova a dire a zio Harry quanti zeri ha
il tuo assegno e poi vediamo se pensa che sia un hobby.”
Sarah gli sorrise debolmente e lo abbracciò di nuovo
nascondendo il viso nel suo collo. “Spero che la prenda bene, almeno la
metà di come pensi tu. Grazie per avermi supportato finora.”
Micheal la cullò tra le sue braccia. “Sono
sempre qui quando hai bisogno, sarò qui per sempre. Anche quando avrai
bisogno di un treppiedi per stare in piedi sul palco e invece di lanciarti
pupazzetti come faranno tutti, ti lancerò la mia dentiera.”
“Scemo.” Rise lei tirandogli un pugnetto sul
braccio. “Tornando a te, ti hanno già detto quanto tempo
durerà l’apprendistato?”
“Non ancora.” Un sorrisino malizioso sprizzò
sulle sue labbra mentre portava le mani sui fianchi di Sarah. “Ma spero
poco, perché non vedo l’ora di giocare a fare il Dottore.”
Si chinò per baciarla di nuovo ma un rumore sordo
proveniente dal fondo del corridoio li fece separare all’istante.
Entrambi ringraziarono mentalmente la goffaggine di Matt, che doveva essere
inciampato in qualcosa e adesso stava imprecando in una decina di lingue
diverse. Né Micheal né Sarah riuscirono a trattenere un sorriso
quando Matt apparve sulla soglia tenendosi un piede con una mano mentre con
l’altra reggeva una bottiglia.
“Maledette borse del cavolo! Ma perché diavolo
Alex non può tenerle dentro ad un armadio invece che lasciarle a giro
per terra!”
“Veramente devono essere di Thea.” Disse Micheal
roteando gli occhi “Sta subendo la ‘trasformazione’.”
“Trasformazione?”
“Sta diventando una donna. O come dice Ben sta compiendo
la trasformazione per diventare un mostro completo. Scegli l’opzione che
più ti aggrada.”
Matt lo guardò storto. “Mi aggraderebbe che
imparasse a tenere le cose in camera sua e non venisse su esattamente come
l’altra pazza che mi ritrovo per cugina!”
“Adesso stai esagerando.” Lo ammonì
prontamente Sarah. “Thea ha quattordici anni, è normale che alla
sua età cominci a preoccuparsi di borse o scarpe. E Alex è molto
migliorata adesso, è riuscita a tenersi una carta di credito per
più di due mesi.”
“Già, perché non vai a contare quante
scarpe ha nel suo armadio…”
“…o le borse…”
“…o i rossetti…”
“….o i profumi.”
Sarah alzò le mani sospirando. “Va bene, ho
capito.” Si voltò verso Micheal. “A proposito di Thea, come
va a scuola? Stanno tutti bene?”
Micheal scrollò le spalle. “Penso di sì,
Thea ormai ha la sua cerchia di amiche e quando torna a casa non fa altro che
raccontare per filo e per segno cosa ha fatto a scuola. E’ praticamente
una lastra di vetro per la famiglia, non nasconde niente. Anche Ben sembrava
entusiasta, ma siamo tutti così al primo anno, no?”
Matt rise “Oh sì! Mi ricordo quanto ero
eccitato, mi brillavano gli occhi solo quando Nick-quasi-senza-testa compariva
da dietro l’angolo.”
“Esattamente. Si sta ancora ambientando ma sono sicuro
che non avrà problemi, Ben ha preso molto da zio Fred e zio George e non
ci metterà niente ad acquistare popolarità, ci metto la mano sul
fuoco.” Sospirò “E così arriviamo al nostro unico
problema.”
Sarah aggrottò la fronte scambiandosi uno sguardo col
fratello “Sarebbe a dire?”
Micheal sospirò di nuovo. “Simon…”
*
“Simon!”
Il ragazzo dai corti capelli rossi si voltò
continuando a camminare a passo deciso, il suo viso si rilasso in un sorriso
salutando l’amico che con una piccola corsetta lo raggiunse. Non
accennò a fermarsi tenendo ben salda la stretta sulla cartella ma
continuando a guardare il ragazzo al suo fianco che riprendeva fiato.
“Accidenti Sam… c’è bisogno di
andare così veloce? …stai solo andando a un’ora di Incantesimi,
non devi mica vincere i cento metri!”
Simon gli sorrise appena, il suo sguardo però rimase
determinato e gli occhi castani si scurirono ancora di più. “Lo
so, ma devo avere il posto migliore. Pensavo che se magari riesco ad avere un
posto in prima fila potrei…”
“Oh ti prego, non ancora con questa storia! Devi
smetterla, tutto questo è assurdo, è diventata una cosa
insensata! Ti prego, finiscila!”
Gli occhi di Simon scintillarono. “Non posso, Ed, tu
proprio non capisci!”
Senza dire altro aumentò il passo verso l’Aula
di Incantesimi, Ed alle sue spalle sospirò pesantemente e lo
seguì come un cagnolino alzando però gli occhi al cielo. Simon
lanciò uno sguardo all’amico da sopra la spalla e si concesse un
sorrisino che morì nello stesso istante in cui varcò la soglia
della classe.
Ed alle sue spalle trattenne il fiato e imprecò
sottovoce.
Lui non si scompose, marciò intimidatorio verso la
prima fila e lasciò andare la cartella su un banco vuoto sedendosi
compostamente subito dopo. Il suo sguardo volò sul suo acerrimo nemico
che adesso lo guardava con i suoi occhi neri e le sopracciglia aggrottate in un
gesto davvero poco amichevole.
“Weasley.”
“Willand.”
Gli occhi di Simon si fermarono sulla spilla del suo
avversario, una ‘P’ contornata di blu e nero, e abbassò lo
sguardo sulla sua che cambiava solo nei colori. Strinse la mascella cercando di
rilassarsi, ma in sua presenza sentiva i nervi a fior di pelle. La peggiore
cosa che potesse aver ereditato dai suoi genitori lo aveva fatto arrivare a
quel punto: testardaggine.
In poco tempo la classe si riempì e sul suono della
campanella il professor Vitious entrò in aula avviandosi verso la
scrivania. Impallidì notevolmente quando si accorse dei due alunni al
primo banco ma tossicchiando raggirò la cattedra e salì su una
pila di cuscini per farsi vedere da tutti gli studenti.
“Bene! Dunque, l’ultima volta abbiamo parlato
degli Schiantesimi se non ricordo male… c’è qualcuno che
ricorda come funziona uno Schiantesimo?”
Automaticamente due mani si alzarono come scottate. Qualcuno
in aula mugolò sconsolato, altri batterono la testa contro al banco,
altri ancora sbuffarono annoiati portando altrove la loro attenzione. Il
professore cercò di sorridere guardando allarmato tra i due studenti non
sapendo chi dei due scegliere.
“Ehm…miss Willand?”
La ragazza mandò uno sguardo di vittoria verso Simon
e si mise più composta. “Uno Schiantesimo è essenzialmente
un incantesimo di difesa, è infatti da poco tempo che viene inserito nel
programma di Incantesimi, solo qualche anno fa si insegnava nella classe di
Difesa Contro le Arti Oscure ma ci si è accorti che non era un
incantesimo abbastanza potente da…”
Simon la guardò seccato “Potresti arrivare
subito al punto e risparmiarci una storia che non interessa a nessuno? Se ti
trovi davanti un Gigante cosa fai, gli racconti che uno Schiantesimo non
è abbastanza potente per buttarlo giù?”
Qualcuno alle sue spalle sospirò, altri ridacchiarono
sottovoce. Il professore cercò di dire qualcosa ma la ragazza era
già partita in quarta. “Mi è stata fatta una domanda e sto
rispondendo correttamente!”
“Sbagliato, ti è stato chiesto come funziona uno Schiantesimo e tu ci stai
rifilando questa storia noiosa. Mi sarei aspettato di più da una
Corvonero.”
Ed alle sue spalle lo tirò per il mantello
intimandogli di smetterla ma Simon non lo ascoltò minimamente. Lei lo
guardò con occhi pieni d’odio e parlò acidamente alzando un
sopracciglio in segno di sfida. “Perché non ci illumini, Weasley?
Sono sicura che la tua risposta sarà più esauriente.”
Simon raccolse la sfida, si alzò in piedi e
puntò la bacchetta contro ad un portapenne che trasfigurò in un
topo e con un altro colpo di bacchetta lo schiantò senza problemi. Tutta
la classe, Vitious compreso, lo guardò ad occhi sgranati e persino la
ragazza dovette fare del suo meglio per trattenere lo stupore. Simon si
voltò verso di lei “Questo
è uno Schiantesimo.”
“Si-signor Weasley… ha-ha usato un incantesimo
non verbale.”
Simon si riscosse e arrossì un po’ “Oh.
Mi scusi, non me ne sono accorto. Posso rifarlo se vuole.”
Vitious scosse la testa incredulo. “No. No era
perfetto, davvero. Sono sicuro che ai MAGO quest’anno farà
impallidire gli insegnanti, parola mia!”
“Oh andiamo, gli incantesimi non verbali sono materia
del sesto anno e non c’è niente di difficile in uno
Schiantesimo!”
Simon sorrise sfacciatamente alla ragazza. “Tu lo sai
fare, Willand?”
Lei non osò fiatare, dal fondo della classe si
alzò un applauso che includeva gli amici di Simon. Uno di loro rise
forte dondolandosi sulla sedia e disse. “Uno a zero per Simon. Ah, oggi
ti è andata male Willand.”
“Chiudi il becco, Stan.” Disse lei fra i denti
senza voltarsi.
Simon si sedette al suo posto con un sorriso più che
soddisfatto, aggrottò le sopracciglia quando sentì tirarsi per il
colletto della camicia e si voltò verso Ed che scoteva la testa
rassegnato. Al suono della campanella la ragazza lasciò l’aula il
più velocemente possibile e Simon fu di nuovo affiancato dall’amico.
“Ti avevo detto di lasciar perdere.”
“E io ti avevo detto che non potevo. La nostra
è una sfida e non si concluderà fino a che uno dei due
avrà un vantaggio schiacciante sull’altro.”
Ed lo prese per una spalla. “Ti rendi conto che questa
storia va avanti da sette anni?! State esasperando tutti, persino i professori
pregano di non avervi in aula insieme ogni anno! Perché non puoi
semplicemente seppellire l’ascia di guerra e cercare di essere carino con
lei?”
Simon sbuffò in mezza risata. “Non sono carino
con chi si vanta di chiamarsi Sophia solo perché in greco significa
‘sapienza’.”
Ed corrucciò la fronte. “Non pensavo sapessi
anche il suo nome.”
Simon lo guardò limpido. “Certo che lo so. Sul
tabellone dei risultati finali ci mettono anche il nome.”
Ed sospirò “Simon… cosa devo fare con
te.”
“Ora come ora aiutarmi a studiare. Scommetto che dopo
questa lezione è andata a studiarsi tutto il libro, devo batterla sul
tempo. E far pratica. Lo ammetto, ha una memoria invidiabile e forse migliore della mia, ma sulla
pratica posso ancora batterla. Magari se comincio dagli incantesimi più
difficili dopo sarà un giochetto, che ne dici Ed?”
Il ragazzo lo guardò senza espressione, scosse la
testa e sospirò di nuovo. “Io dico che tu hai bisogno di una
donna, Sam”
*
“Tesoro, hai visto la mia giacca?”
La camera era talmente in disordine che sembrava ci fosse
passato un uragano, James stava rovistando ovunque, anche nei cassetti di C.j.
nella speranza di trovare la sua amatissima giacca per andare a lavoro. La sua
introvabile giacca.
C.j. fece capolino dalla porta del bagno coperta solo da un
lungo asciugamano mentre tamponava i capelli con un altro. Guardò un
po’ dentro alla stanza tra tutto il disordine e mise su un’aria
pensierosa. “Hai provato a guardare di sotto?”
James sbuffò esasperato e scese velocemente
giù per le scale. “Io davvero non riesco a capire perché
uno Spezzaincantesimi debba indossare una giacca! Non devo mica stare al
pubblico, e comunque se ci stanno i Goblin come banchieri nessuno farebbe caso
al mio abbigliamento, no?”
C.j. sorrise tra sé scotendo la testa e prese a
vestirsi in camera cercando di trovare i suoi vestiti qua e là tra il
mucchio che James aveva formato. In pochi minuti James tornò in camera
con la sua bella giacca blu addosso con lo stemma della Gringott appuntato sul
taschino, le rivolse un bel sorriso e si avvicinò per baciarle la
fronte.
“Era di sotto.”
C.j. scosse la testa sorridendo. “Chissà come
mai non avevo dubbi, lasci sempre la tua giacca in salotto quando…”
“Era in cucina.” Disse lui mezzo ridente.
“Adesso che mi sono ricordato ieri non mi hai nemmeno dato il tempo di
entrare in casa che mi avevi strappato i vestiti di dosso.”
C.j. alzò gli occhi al cielo. “Chi va con lo
zoppo…”
“Veramente molto divertente, C.j., davvero
divertente”
Lei rise più forte e gli tirò un pugnetto
sulla spalla per gioco ma James fu più veloce, l’afferrò
per il polso e se la caricò in spalla cominciando a ridacchiare con lei
che si dimenava giocosamente. Dopo vani tentativi di farsi liberare C.j. si
abbandonò completamente sulla sua spalla rilassandosi mentre James
continuava a portarla per casa a quel modo. Sapeva che James non avrebbe ceduto
facilmente e tanto valeva mettersi comoda. Sospirò sconfitta.
“Farai tardi a lavoro.”
James scrollò le spalle facendo fare un balzello a
C.j. “E che ci vuole a smaterializzarsi, tanto i Goblin neanche fanno
caso se entri e esci dalla parte giusta. E poi stare per casa con te addosso
è molto più divertente che spezzare incantesimi a destra e manca.”
“Ne ero sicura.” disse lei accarezzandogli la
nuca coi polpastrelli. “Allora mettiamola in questo modo: io farò tardi a lavoro.”
“C.j. lavori al Dipartimento di Incidenti e Catastrofi
magiche… hai davvero così tanta voglia di scoprire quante ce ne
sono state oggi? Sono sole le sette di mattina, per la miseria, non è
possibile che tu abbia già del lavoro da fare!”
Stavolta C.j. si era decisamente abbandonata contro la sua
spalla e si faceva portare a giro come una bambina piccola. “Amore, nel
mio dipartimento non si tratta solo di ‘catastrofi’… per il
mio Capo anche che un bambino babbano di tre anni creda alla magia è una
catastrofe! E comunque ho già da fare al mattino perché sono
anche nella squadra di Obliviatori nel caso te ne fossi dimenticato, e
c’è certa gente che proprio non riesce a capire che anche durante
la notte alcuni Babbani sono svegli.”
James si decise una volta per tutte a farla scendere
facendola sedere sul tavolo e si posizionò tra le sue gambe per arrivare
meglio alle sue labbra, appoggiò la fronte sulla sua e la guardò
negli occhi con il suo sorrisino tipico. “Sono felice per una volta di
non essere io quello che ti fa arrabbiare.”
“Jay, tu non mi fai arrabbiare… mi esasperi. Il
che è profondamente diverso.”
James rise. “Come vuoi. Senti stavo
pensando…”
James fece una pausa e C.j. lo guardò curiosa mentre
si mordeva un labbro, cercò di sdrammatizzare a modo suo visto che la
sua faccia si era fatta tremendamente seria. “Chissà come mai non
mi piace per niente quando ti metti a pensare.”
“No,” rise lui di nuovo. “No, tranquilla,
non è niente di preoccupante. Stavo solo pensando che… insomma,
passo più tempo qui che a casa mia e a dirla tutta non mi ricordo
neanche l’ultima volta che ho dormito in camera mia invece che nel tuo
appartamento… stiamo insieme da tanto e pensavo che magari potrei…
se ti va, ovviamente, non voglio invadere la tua privacy… potrei venire a
vivere qui.”
C.j. lo guardò qualche secondo a bocca aperta.
“Tu… tu vorresti venire a vivere qui? Con me?”
“Il piano era quello, sì” disse James
grattandosi la nuca. “Cioè, è da tanto che ci penso su ma
aspettavo di avere un lavoro abbastanza stabile che mi permettesse di pagare
metà delle spese. Io non sono ricco.”
“Beh nemmeno io, mio padre lo è e se mi ha
regalato questo appartamento è solo perché ci voleva fuori dai
piedi.” C.j. lo guardò seriamente. “Sei assolutamente sicuro
di voler venire a vivere qui?”
“Se non ti va l’idea…”
“No! No, certo che mi va l’idea… voglio
dire averti per casa a tutte le ore sarà… strano… ma mi
piace. Prima o poi sarebbe dovuto succedere comunque, no?”
James le sorrise. “Suppongo di sì, mia madre
non vede l’ora di vederti con l’abito bianco.” Roteò
gli occhi con fare annoiato per farle capire quanto dovesse essere noiosa
Hermione sull’argomento matrimonio. C.j. ridacchiò e gli
circondò il collo con le braccia stampandogli un bacio sul naso.
“Vai, spezzaincantesimi, o farai veramente tardi a
lavoro.”
James si avviò allegro verso il camino senza smettere
di fissarla neanche per un secondo, prese una manciata di Metropolvere e prima
di gettarla a terra ed essere avvolto da lingue di fuoco verde le disse forte.
“Non vedo l’ora di vivere qui!”
C.j. sorrise genuinamente guardando il camino ormai vuoto, i
suoi occhi si addolcirono. “Già, anch’io”
*
“Grazie mille Slade, giuro che appena posso mi
sdebiterò come si deve.”
Slade gli fece cenno di lasciar perdere e Harry gli rivolse
un sorriso. Era riuscito a barattare un turno di notte per poter tornare prima
a casa e stare con Ginny, stava praticamente correndo dalla gioia, euforico
come un bambino, quando passò davanti all’ufficio del Generale. Una
voce tuonò all’interno della stanza e persino Harry
sobbalzò spaventato. In due secondi una recluta uscì dalla porta
allucinato e corse via in tutta fretta senza guardarsi alle spalle. Harry lo
fissò stupito e si affacciò nell’ufficio per vedere Ron
fare avanti e indietro nervosamente e imprecando sottovoce.
“Credevo fossi già a casa.”
Ron alzò la testa di scatto, la sua espressione si
addolcì appena. “Lo ero, sì.”
Harry entrò e si richiuse la porta alle spalle
guardandolo con un sorrisino. “La situazione a casa è così
disastrosa che è meglio stare in ufficio? Cosa è successo,
Panfolo ti ha mangiato le ciabatte?”
“Perché per una volta non riesci a farti i
cazzi tuoi, Harry.”
Ron lo guardò duramente per qualche secondo prima di
riabbassare la testa umettandosi un labbro, Harry sembrò un po’
sorpreso dal comportamento dell’amico e rimase immobile qualche secondo
per assimilare. Riacquistò in fretta il suo mezzo sorriso e gli si
avvicinò parlando tranquillamente e con un pizzico di ironia.
“Dunque vediamo: sintomi base, un tasso di
acidità e di veleno da far invidia a una vipera. Diagnosi: da
quant’è che non scopi con tua moglie?”
Ron si voltò furente verso di lui e aprì la
bocca con un’espressione agguerrita ma la richiuse subito dopo scotendo
la testa. Stava facendo di tutto per non urlargli contro qualche frecciatina e
la cosa non gli piaceva affatto. Si sedette alla scrivania tenendo la bocca ben
sigillata, ma la mascella tesa. Sembrava quasi si trattenesse dallo scoppiare,
era rosso di rabbia e teneva i pugni stretti tanto che le nocche erano
diventate bianche. Harry si sedette pazientemente davanti a lui, Ron lo
guardò sbuffando.
“Vuoi veramente saperlo, Harry? Non me lo ricordo!
E’ talmente tanto tempo che non sto con Hermione che non riesco neanche a
ricordarmi quando è stata l’ultima volta! Sono un cattivo marito?
Le ho mai fatto mancare qualcosa? Lo sapeva che rischi avrebbe corso
sposandomi, non sono mica Victor Krum!”
Harry alzò un sopracciglio. “Tu sì che
sei frustrato.”
Ron scosse la testa. “Non si tratta di essere
frustrato. Si tratta del mio matrimonio.” Harry per la prima volta da
quando era entrato si accorse di quanto fosse preoccupato il suo migliore
amico, la sua espressione era triste e sconfitta. “Quando… quando
rientro a casa la sera l’unica cosa che riesce a dire è
‘com’è andata a lavoro?’ e basta. Non ci scambiamo mai
due parole, non in tutto il giorno, e la sera… sii sincero, hai mai
sentito dire a Hermione che soffre di emicranie? Cosa diavolo devo fare, Harry?”
“Andiamo, sono cose che capitano a chiunque, siete
sposati da ventisei anni ed è normale che abbiate questa piccola
crisi.”
Ron lo guardo scettico. “A chiunque eh. A te è
successo? Questa non è una piccola crisi… è una crisi
enorme, Hermione… lei… credo che non mi ami più.”
Harry allargò gli occhi tanto da sembrare il fratello
di Luna, scosse la testa furiosamente. “Non dire cavolate, Ron, Hermione
può avere di tutto tranne che non essere più innamorata di te.
E’ impossibile, capito? Lei… lei è praticamente cotta di te
da quando era una ragazzina…”
“Beh, dopo tanti anni deve essersi stancata.”
Disse Ron interrompendolo con uno sbuffo seccato. “O magari si è
svegliata e si è accorta di aver sposato un idiota, non fa niente ho
vissuto con questo timore fin da quando ci siamo messi insieme, sapevo che
sarebbe successo prima o poi.”
Harry lo guardò sempre più preoccupato. Erano
anni che non vedeva Ron ridotto in quello stato, erano anni che non lo vedeva
sottovalutarsi continuamente e mettersi sotto a tutti. Dai tempi della scuola,
per essere precisi. Ron non aveva mai creduto un granché in se stesso,
con cinque fratelli a cui tenere testa si era sempre sentito sotto esame e
aveva vissuto l’adolescenza con la paura di non essere al livello degli
altri. E adesso questa storia non doveva ricominciare da capo.
“Hai provato a parlarne con lei?”
Ron alzò un sopracciglio. “Sei sordo per caso?
Ti è sfuggito il fatto che non ci scambiamo mezza parola? Credi che non
abbia provato ad avviare una conversazione prima di arrivare a questo
punto?”
Harry guardò altrove schiarendosi la gola.
“Credo che dovresti comunque cercare di parlarle prima di convincerti di
cose non vere. I ragazzi cosa dicono?”
“I ragazzi sono tutti troppo occupati per preoccuparsi
per me e Hermione. James non c’è praticamente mai, è sempre
da C.j. e non lo biasimo affatto. Alex e Micheal adesso sono adulti e hanno
entrambi il proprio lavoro, gli amici… alla loro età neanche io me
ne sarei rimasto a casa con i miei, non credi? E Simon, Thea e Ben sono ad Hogwarts.
E’ incredibile di come crescano in fretta, sembra ieri che ho fatto
partorire Hermione sulla sabbia…”
Harry sorrise al ricordo. “Già, non una bella
giornata direi. Quell’esperienza mi ha segnato, è stato grazie a
quel ricordo che ho evitato di entrare in Sala Parto con Ginny entrambe le
volte, sai?”
Ron rise. “Oh, io ormai ci ho fatto il callo. Nella
mia prossima vita farò l’Ostetrica, me lo sento.”
“Ce lo avete già un Dottore in famiglia, o
sbaglio? I ragazzi mi hanno detto di Micheal, sono molto contento per lui. Devo
dire che mi ha un po’ sorpreso, non mi aspettavo che un ragazzo come lui
scegliesse un lavoro del genere, l’avrei visto più…”
“…a fare l’Auror?” Disse Ron con un
sorriso. “Non farti ingannare dall’aspetto. Voglio dire, è
straordinario quanto mi somigli, sembra davvero di rivedermi da giovane, ma ho
premuto perché non seguisse le mie orme. Non voglio che sia la mia
fotocopia.”
Harry scappò in un sorriso. “Allora è
merito tuo se adesso indossa un camice.”
“Non proprio. Gli ho solo detto di prendere le sue
scelte senza farsi influenzare dagli altri, neanche dalla famiglia.
C’è stato un periodo in cui l’ho sentito dire di voler fare
l’Auror e sinceramente ho pregato perché non accadesse, ma alla
fine ha deciso di provare con la medimagia. Sospetto che ci sia qualche
infermiera molto carina al San Mungo, dovrò controllare.”
Harry rise di gusto scotendo la testa. “Ah, vorrei
tanto che i miei figli fossero così semplici da capire come i tuoi. Mi
stanno facendo impazzire di recente.”
Il sorriso di Ron si allargò. “Cos’hanno
combinato adesso?”
“So che mi nascondono qualcosa.” Disse Harry
aggrottando la fronte. “Entrambi. Non so ancora se si coprono a vicenda
ma sono certo al cento percento che mi stanno nascondendo qualcosa. Matt
è il vero mistero, non so proprio cosa gli frulli per la testa, mentre
Sarah…”
“Oh, ti prego!” Rise di gusto Ron. “Non
sarà ancora quel ragazzo misterioso!”
Harry gli puntò un dito contro. “Tu non
capisci! Come posso sapere che sia il tipo giusto per lei, mh? E se fosse un
delinquente, un evaso da Azkaban. E se la facesse soffrire, devo sapere chi
è che devo gonfiare di botte! E che motivo c’è di non
dircelo, siamo i suoi genitori e dobbiamo approvare per primi!”
“Harry, datti una calmata. Che non è un evaso
te lo assicuro io che sono il Generale degli Auror e so per certo che non ci
sono evasi da Azkaban dai tempi di Lestrange. E poi Sarah è una ragazza
intelligente e sa benissimo badare a se stessa e sono sicuro che avrà
scelto un ragazzo per bene, non ce la vedo proprio con un centauro pieno di
tatuaggi o con un maniaco assassino. Se può consolarti sospetto che
anche Alex abbia un ragazzo… e non ha ancora detto niente a nessuno,
nemmeno ad Hermione.”
Harry lo guardò quasi con affetto. “Dopo tanti
anni riesco sempre a ricordarmi perché sei amico mio.”
Ron si alzò in piedi con un sorriso beffardo.
“Perché sono il migliore.”
“Su questo sono d’accordo.” I due uomini
si voltarono verso l’entrata dove una ragazza con un sorriso solare e dei
caldi capelli rossi stava appoggiata. Ron le rivolse un sorriso facendo cenno
di entrare e tornò a guardare Harry sospirando.
“I figli, se non ci fossero loro. Cosa vorrà
secondo te, contanti o carta di credito?”
Alex lo guardò male nonostante Harry fosse scoppiato
a ridere. “Molto divertente papino, per tua informazione sono qui per
puro affetto verso la mia progenie. Ho staccato prima a lavoro e sono passata a
vedere se eri sempre qui.”
“Oh, la
mia dolce bambina che mi viene a trovare.” Disse smielatamente
prendendola in giro, Alex alzò gli occhi al cielo ma andò a
sedersi sulle gambe di Ron, che si era riseduto alla scrivania, come una vera
bimbetta. Gli scocchiò un grosso bacio sulla guancia.
“Che cosa hai fatto oggi di interessante
papino?”
“Niente di niente.” Le pizzicò il naso
Ron. “Ho staccato due ore fa a dire il vero, ma a casa non era aria.
Comunque tesoro, ti spiacerebbe scendere dalle gambe di papino che oggi ha
fatto un corso di aggiornamento con le nuove reclute e i tuoi venticinque anni
cominciano a farsi sentire.”
Alex rise leggero e si alzò sedendosi sulla
scrivania. “Sono ancora ventiquattro, per tua informazione. Sono
così terribili le nuove reclute?”
“No, è tu padre che comincia ad essere
vecchio.”
Ron fulminò Harry con un’occhiataccia e quello
rise di gusto. “Ridi pure quanto ti pare, Potter, non sei più
giovane di me. Può darsi che in passato riuscissi meglio a tenere il
ritmo degli allenamenti, è vero, ma sono ancora in forma.”
“E’ vero, e sei ancora un gran figo.”
Disse Alex con un caldo sorriso, Ron gonfiò il petto fiero e
guardò Harry con un finto sguardo di sfida.
“Sentito, sono ancora un gran figo.”
Harry rise. “Ecco perché mi sentivo così
attratto da te.”
“Comunque papino.” Li interruppe Alex concitata.
“Tornando a parlare dei miei anni, come hai gentilmente ricordato tra
meno di due mesi ne farò venticinque. Te lo dico adesso così hai
tutto il tempo di pensare al regalo da farmi.”
Ron la guardò con uno sguardo sofferente come se gli
avessero tirato un cazzotto nello stomaco o avesse ingerito qualcosa dal sapore
disgustoso. “Posso avere qualche suggerimento?”
Alex tirò fuori dalla borsa un bigliettino bianco
simile ad un biglietto da visita e lo porse al padre. “Ecco, qui
c’è tutto quello che mi piacerebbe ricevere. Ne ho stampati una
decina così tu e gli altri potete accordarvi, ne vuoi uno anche tu
zio?”
“Certo, quando si tratta di spendere
soldi…”
Ron scosse la testa divertito e guardò di traverso
Harry. “Come si vede che sono figli di Hermione.”
Harry ricambiò il sorriso. “Come si vede che
sono nipoti di Fred e George piuttosto.”
“Generale, so che è fuori servizio ma dovrebbe
pro…” La porta si era spalancata di colpo rivelando un giovane dai
capelli castani e gli occhi scuri. Il ragazzo si fermò di colpo quando
vide Alex all’interno della stanza e passò velocemente gli occhi
sul Generale mettendosi più dritto. “Mi scusi Signore, non sapevo
fosse con la famiglia.”
“Riposo Bonar. Non preoccuparti non hai interrotto
niente di importante” Gli sorrise Ron, Alex fece un cenno col capo.
“Signor Bonar.”
“Miss Weasley.” Rispose politicamente
umettandosi un labbro. Dopo qualche secondo di silenzio tornò a
rivolgersi a Ron. “Signore, c’è una cosa che dovrebbe vedere
appena ha un momento libero, non è urgente ma è meglio non
sottovalutarlo.”
Ron annuì. “Ho capito, spero solo che possa
aspettare fino a domani. Sono esausto adesso.”
“Certamente Signore, domani.”
Alex balzò giù dalla scrivania e baciò
un’altra volta la guancia di Ron rimettendosi la borsa in spalla.
“Adesso devo proprio andare, ci vediamo a casa più tardi.”
Ron annuì. “Bonar, per favore, sii gentile e
accompagna mia figlia all’uscita così passi dalla mia segretaria e
le lasci quei documenti.”
Bonar annuì rigidamente e aspettò che Alex
avesse salutato anche lo zio prima di seguirla fuori dall’ufficio. Scattosamente
si congedò dal Generale che lo guardò con un sorriso e non
rilasciò un muscolo neanche quando si fu richiuso la porta alle spalle
ma guardò severamente le spalle della ragazza seguendola lungo
l’intrico di corridoi. Si schiarì la voce cercando di suonare
più autoritario.
“Quante volte devo dirti che voglio che tu mi avverta
quando vieni in ufficio!”
Alex rallentò il passo in modo da affiancarlo ma non
si voltò completamente a guardarlo in volto mordicchiandosi un labbro.
“Scusa. Ero venuta a farti una sorpresa, ma quando sono arrivata Helen mi
ha subito detto che papà era in ufficio e che scusa potevo inventare?
Sono circondata da Auror, non credi che avrebbero sospettato qualcosa se avessi
chiesto di te?”
Bonar svoltò velocemente un angolo e aprì la
porta di un ufficio facendole cenno di entrare in fretta. “Lo sai meglio
di me che tuo padre passa più tempo in ufficio che a casa ultimamente. Mi
fa piacere che tu passi in ufficio, davvero, ma non voglio rischiare di essere
licenziato solo perché hai un padre geloso.”
Alex si avvicinò a lui sistemandogli il colletto
della camicia. “Ho capito, prima di passare mando un gufo. Posso avere un
bacio adesso?”
Bonar sorrise e si chinò su di lei. “Puoi avere
tutti i baci che vuoi.”
Lei sorrise e si alzò leggermente sulle punte per
premere le labbra contro quelle del suo ragazzo, si tirò indietro e gli
accarezzò una guancia. “Devo andare, papà si è preso
tutti i minuti liberi che mi rimanevano. Mi dispiace.”
“Non importa.” Disse lui scotendo la testa.
“Ci vediamo stasera nel mio appartamento. Sarò lì dopo le
nove, devo sistemare alcune pratiche e controllare che i pivellini non facciano
confusione.”
Alex si avviò con un sorriso nel camino.
“D’accordo, stasera dopo le nove. A dopo Jonathan.”
Lui le sorrise prima di vederla scomparire tra le fiamme
verdi e dopo che le lingue infuocate l’ebbero avvolta lasciando solo un
cumulo di cenere ridacchiò tra sé incamminandosi verso la
scrivania.“A dopo, Miss
Weasley.”
*
Con un tonfo il ragazzo atterrò sul pavimento dopo
essersi dato uno slancio dal quinto gradino della scala che portava al piano di
sopra e con un sorriso più che soddisfatto si avvicinò al tavolo
della cucina, prese una fetta di pane tostato e ne morse un pezzo.
“Buongiorno famiglia!”
Draco e Ashley si scambiarono un’occhiata perplessa
con un sorriso, lei si avvicinò per baciarlo su una guancia. “Ciao
tesoro. Come mai così di buon umore stamani?”
Seth mandò un grugnito senza guardare il fratello, la
sua voce uscì seccata e cavernosa quasi. “Dal casino che ha fatto
stanotte penso di saperlo perché sia così di buon umore.”
Dean rise forte e si sedette al tavolo accanto a lui, con un
sorriso genuino tirò una pacca sul braccio al fratello e scosse la testa
squadrandolo. “Su con la vita, fratellino, cos’è quel muso
lungo? La verità è che sei troppo represso, ti preferivo quando
facevi lo stronzo con chiunque. Adesso ti sei rammollito!”
“No, la verità è che adesso io sono quello intelligente e tu quello coglione!” Disse
lanciandogli un’occhiataccia alla quale Dean rispose con un sorriso e
niente più. “E se vogliamo aggiungerlo sei diventato pure stronzo,
sì.”
“Ragazzi…” Li ammonì Ashley prima
che cominciassero come al solito.
Dean storse il naso e alzò un sopracciglio.
“Non vorrai metterti a fare il moralista con me? Ho venticinque anni e
sai una cosa, si vive una volta sola. Non rompere le palle solo perché
ho deciso di agire come un ragazzo della mia età.”
Seth gli puntò un dito contro. “No, stai agendo
come un ragazzino di diciassette anni!”
Draco, per la prima volta da quando si erano seduti,
intervenne nella conversazione. “Adesso basta, non c’è
motivo di…”
Ma Dean non lo ascoltò nemmeno e ripartì in
quarta con una ferocia che aveva mostrato poche volte in vita sua. “E
quando avevo diciassette anni mi comportavo come uno di venticinque! E allora?
Non darmi addosso solo perché faccio adesso solo quello che tu facevi
anni fa! Ma chi diavolo sei poi, mia madre?!”
“Io mi comportavo come te?! Non mi sembra di ricordare
che cambiassi ragazza ogni giorno… no aspetta che dico, ogni sera!”
“Adesso basta!!”
I due ragazzi ammutolirono, si voltarono un po’
imbarazzati verso la madre che teneva le braccia incrociate al petto e uno
sguardo selvaggio. Ashley fece un passo avanti e li guardò minacciosa.
“Adesso mi sono stufata! Vedete di tornare ad una civile convivenza o vi
sbatto fuori di casa tutti e due…” Fulminò con lo sguardo
Seth che aveva aperto bocca per replicare. “…tutti e due! Non mi
interessa chi ha iniziato o chi ha veramente ragione! Finitela, ci state
facendo diventare pazzi!”
I due ragazzi spostarono lo sguardo su Draco che
ricambiò lo sguardo con stanchezza. Dean sospirò e scosse la
testa.
“Me ne torno di sopra, tanto dovevo andare a casa di
zia Ginny tra dieci minuti e sarà meglio che mi cambi.”
Seth lo seguì con lo sguardo fino a che non scomparve
del tutto su per le scale e si voltò nuovamente verso il padre che lo
fissava incerto se parlare o meno. “Non puoi impedirgli di fare quello
che fa e tu lo sai. Dean sta vivendo adesso la sua adolescenza ed è
giusto che lo faccia. Prima o poi capirà da solo.”
Seth si umettò un labbro e sbuffò.
“E’ solo che non capisco come abbia potuto diventare così!
Era… è dura ammetterlo dato il mio orgoglio ma… era
intelligente, in gamba e adesso…”
“E adesso lo è ancora, ha solo bisogno del suo
tempo.” Rispose Draco con un sorriso. “E te lo dice uno che il
coglione lo ha fatto per anni.”
Ashley ridacchiò e gli sedette sulle ginocchia
baciandogli il naso. “E’ vero ma eri un coglione molto
carino.”
Seth roteò gli occhi. “Potrei vomitare.”
Si voltò di scatto quando sentì il campanello. “Vado io,
dev’essere Kim.”
Non riuscì a trattenere un sorriso enorme quando
aprendo la porta si trovò davanti la sua ragazza che lo guardava con i
suoi soliti profondi occhi neri e un sorriso caldo come lei. Senza troppo
preavviso si abbassò su di lei per baciarla a fior di labbra
strappandole un altro sorriso enorme. Gli piaceva baciarla, il suo sorriso
risplendeva quasi quando lo faceva.
“Ciao.”
“Buongiorno. Sono in anticipo, lo so, ma hanno
spostato un incontro e devo essere in campo tra un quarto d’ora.”
Seth le sorrise. “Lo so, sono il vostro vice
allenatore, ricordi?”
Kim si passò una mano sugli occhi rilasciando una
risatina. “Hai ragione, scusa ma ultimamente non ci sto con la testa. Non
riesco a dormire decentemente da almeno una settimana e con il campionato in
arrivo…”
“Ehi, non dirai sul serio? Sei una bomba quando
giochi, persino mio zio Harry è rimasto a bocca aperta e lui giocava nel
tuo stesso ruolo! Non c’è un cercatore migliore di te in tutto il
paese!”
Lei rise e alzò le spalle. “Perché non
lo vai a dire al mio allenatore?”
Seth rise a sua volta e scosse la testa con un sorrisetto.
“Niente da fare miss Dovey, niente privilegi. Ti allenerai esattamente
come tutti i tuoi compagni… eddai, non fare quella faccia! Lo sai che mi
licenziano se faccio favoritismi.”
Lei fece sparire il suo finto broncio e scoppiò in
una risata. “Hai visto come ti tiene a distanza Mackenzie in campo? Ma di
cos’ha paura, che mi salti addosso mentre mi alleno?”
“Non vuole che la sua stella venga distratta.”
Rispose lui con un sospiro facendo roteare gli occhi. “Dovremmo
ringraziare che ci tengono ancora nello stesso team dopo aver reso pubblica la
nostra relazione ai superiori, non sembravano molto contenti a dire il
vero.”
Kim si alzò sulle punte e allacciò le braccia
dietro al suo collo. “Ma per favore, scommetto che l’unico che
voleva cambiarti squadra era Brian Treeson, non ha mai accettato che non
volessi uscire con lui.”
Seth sorrise appena. “E’ sempre consolante
sapere che sei piena di spasimanti. Comunque, tesoro, l’orologio
corre.”
“E corro anche io.” Si aggiunse una terza voce
proveniente dalle scale. In un secondo Dean comparve nella stanza con un altro
tonfo sul pavimento, come sempre, salutando tutti di fretta, si fermò
solo davanti alla porta dove Kim e Seth ostruivano il passaggio. “Ciao
dolcezza, tutto a posto in paradiso?”
Kim rise all’occhiolino di Dean nonostante Seth lo
stesse fulminando con lo sguardo e annuì. “Più o meno,
sì, sono solo un po’ stanca.”
“Ah lo so io cosa ti tirerebbe un po’ su.”
Ritornò alla carica Dean con un sorriso smagliante. “Vieni a
cercarmi una di queste sere, non sono mai stato con una giocatrice di
Quidditch.”
“Davvero? E io non sono mai stata col fratello del mio
ragazzo.”
Dean rise sorpassandoli e le fece di nuovo
l’occhiolino. “Beh, c’è sempre una prima volta per
tutto. Scappo, buona giornata.”
Kim rise di nuovo, Seth era letteralmente rosso di rabbia e
si voltò furioso verso i genitori che alzarono le spalle con un sorriso
rassegnato, scosse la testa serrando la mascella e tornò a guardare
verso la porta. “Io lo odio, quello.”
*
Per farsi un po’ di compagnia Ginny puntò sulla
radio la bacchetta e subito una musichetta allegra si spanse per tutta la
cucina. Le piaceva canticchiare mentre cucinava, la rilassava. Tirò
fuori le uova, la farina, lo zucchero e qualche altro ingrediente fondamentale
per fare una torta ben riuscita. Aveva appena cominciato a rompere le uova
quando un leggero ridacchiare giunse dalle scale e Sarah e Geena entrarono in
cucina.
Ginny le guardò con un sorriso. “Siamo allegre
oggi.”
Geena annuì con un sorriso ma la faccia di Sarah
subito cadde sbuffando infastidita. “Più o meno. Senti, tu che hai
una certa autorità in questa casa, puoi gentilmente dire a papà
che ho intenzione di far rimanere la mia vita privata, privata?”
Ginny ridacchiò tra sé senza alzare gli occhi
dal ripiano della cucina. “Vedrò cosa possa fare tesoro.”
“Non ci credo, il commissario Potter è ancora
all’attacco?”
Sarah lanciò un’occhiataccia a Geena.
“Non è affatto divertente! Vorrei vedere te al posto mio!”
Geena rise e Ginny le rivolse subito un sorriso furbo.
“Dimmi la verità, Geena, tu sai qualcosa su questo ragazzo
misterioso?”
“A quanto pare non è dato di sapere niente
neanche a me, la sua migliore amica.”
Disse lei penetrando Sarah con i suoi occhi blu, Sarah sbuffò di nuovo
roteando gli occhi al cielo. “Ma per fortuna, nonostante il sapere
l’identità di questo principe azzurro ci sia negato, sappiamo per
filo e per segno come si comporta e questo mi rende tranquilla. Almeno sembra
un tipo a posto.”
Sarah scosse la testa con un sorrisino appena accennato.
“Questo perché è
un tipo a posto. Vorrei solo che la smetteste di investigare… quando
sarà il momento, magari il più tardi possibile, lo porterò
a casa.”
Ginny trattenne un sorriso. “Allora staremo tutti col
fiato sospeso in attesa di conoscere questo Mike.”
Geena spalancò la bocca fintamente offesa.
“Com’è che tua madre sa il nome del tuo ragazzo e io
no?”
“Eh…io…” Balbettò Sarah
arrossendo. “E’ stata una precauzione, sapevo che avresti
cominciato a cercare qualsiasi Mike esistente sulla faccia del pianeta, Gy, ti
conosco. E questo è tutto, non ho intenzione di farmi scappare altre
informazioni.”
Geena rimase un attimo in silenzio, poi tornò
all’attacco. “Quanti anni ha?”
Sarah buttò la testa indietro esasperata. “Ma
come diavolo mi è venuto in mente di dirvi che esco con un
ragazzo.”
“Perché non puoi resistere alla tentazione di
raccontarci dei vostri incontri romantici.” Le fece l’occhiolino
Geena sedendosi su una sedia a cavalcioni e appoggiando sui gomiti. “Io
sono tutta orecchi, quando vuoi iniziare…”
Sarah rise e arrossì mordendosi il labbro,
probabilmente ricordando l’ultima volta che era uscita con
‘Mike’. Geena alzò un sopracciglio verso Ginny in modo
eloquente quando il viso di Sarah cominciò a farsi sognante. La rossa
scosse la testa divertita tornando ad immergere le mani tra l’impasto del
dolce.
“Eh, l’amore.”
Sarah arrossì ancora di più e si
dondolò leggermente sui piedi. “Beh, l’ultima volta non
abbiamo passato molto tempo insieme ma… ha detto che sono
bella…” Geena e Ginny si guardarono di nuovo con un sorriso di chi
la sa lunga. “… e che lui per me ci sarà sempre, fino alla
fine dei miei giorni. So che detto così non suona gran che ma quando le
dice Mike…”
“Hanno un suono armonioso, scommetto.” Sorrise
Geena prendendola leggermente in giro. Sarah si morse di nuovo il labbro
nonostante sorridesse.
In quell’istante il cellulare di Sarah prese a
squillare, proprio nello stesso momento in cui suonarono alla porta. Ginny si
voltò verso Sarah mostrandole le mani impastate e la ragazza
replicò mostrandole il cellulare che ora teneva all’orecchio.
Entrambi si voltarono verso Geena con un sorriso di scusa e quella si
alzò per andare ad aprire ricambiando il sorriso e scotendo la testa.
Ormai passava così tanto tempo in quella casa che non le sembrò
nemmeno strano andare ad aprire la porta. Il ragazzo che si trovò
davanti corrucciò la fronte squadrandola.
“Oh.” Disse guardandosi intorno e ripuntando lo
sguardo su di lei. “Se tutte le volte che sbaglio casa trovo un regalo
del genere sulla soglia devo cominciare a perdermi più spesso.”
Geena arrossì appena sorridendo imbarazzata.
“No, questa non è casa mia. E’ casa Potter. Sono
un’amica di Sarah.”
“Oh, ecco.” Disse lui annuendo e guardando il
fuori della casa, con un sorrisetto riportò lo sguardo su di lei e si
appoggiò allo stipite della porta alzando le sopracciglia. “Allora
sei il premio per aver azzeccato casa.”
Geena questa volta rise richiamando l’attenzione di
Sarah che appena vide la scena si precipitò sulla soglia davanti al
cugino riattaccando velocemente il telefono. “Dean, mamma è in
cucina.”
Dean non si scompose e sorrise ulteriormente. “Stavo
facendo conoscenza con la tua bellissima amica di cui non ho capito il
nome.”
“Geena.”
Sarah si affrettò di nuovo a tagliare la
conversazione. “Sì, sì ho notato. Vuoi che ti faccia
strada?”
Ma Dean non l’ascoltò nemmeno, continuò
a tenere gli occhi fissi sulla ragazza mora alle spalle di Sarah e con un sorriso
da divo le fece l’occhiolino. Geena ridacchiò un po’ tra
sé, compiaciuta, e gli restituì un sorriso. Sarah sbuffò
scocciata e tirò Dean per la maglia indirizzandolo verso la cucina,
quello per non perdere il contatto visivo con la ragazza camminò
all’indietro facendola ridacchiare ancora di più. Appena Dean non
fu più visibile Sarah si voltò cupa verso Geena.
“Stai alla larga da Dean.”
Geena le sorrise tranquilla. “Che cos’ha che non
va? Sembra un ragazzo simpatico.”
Sarah la fissò seriamente e sospirò
“Sì, finché non finisci nella sua collezione di figurine.”
**
Ah ma io sono sicura
che vi sto viziando troppo… dovevo postare gli ultimi giorni di luglio e
invece non resisto proprio. E finalmente abbiamo postato questo primo capitolo
di NTE3 come aspettavo da tempo, devo dire che sono pienamente soddisfatta del
risultato iniziale il che di solito è una buona cosa.
Finalmente abbiamo
svelato il ragazzo di Alex *applauso* che tutti chiedevano continuamente. ^^
L’avevo dato un indizietto in NTE2, piccolissimo ma c’era. Comunque
sì, è il nostro caro Jonathan Bonar.
Tutti quelli che
tifavano Sarah e ‘Mike’ *ihih* saranno credo pienamente
soddisfatti, anche se ancora si tengono nascosti onde evitare infarti a destra
e manca… u.u non sono così perfida da far schiattare personaggi
per cosine così.
Diciamo che una
panoramica generale in questo chap c’è stata nonostante manchino
ancora alcuni personaggi, ma la situazione… vogliamo dire principale,
è in questa pagina ^^.
Per quanto riguarda
Londra, visto che mi è stato chiesto ^^, mi sono divertita da pazzi e ho
raccattato quattro autografi (Emma, Evanna, Bonnie e il nanetto XD) e me li
sono visti diciamo un po’ tutti perché ero in prima fila XD…
grandinava e sono stata in piedi quasi dieci ore ma ne è valsa veramente
la pena. Dan è veramente tappo XD, Rupert è bello anche dal vivo
** e i gemelli sono altissimi O.O… ma il più coccolo è
stato David (il regista) che si è fermato davanti a noi che lo
chiamavamo urlando e ha detto con gli occhi che gli si illuminavano
‘thanks for being here’… amoro…
^^ Detto questo non so
ancora quando posterò il secondo chap… che ancora non ho iniziato
a scrivere XD… gustatevi questo intanto. Un bacio, zia Funkia.
Era mattina presto, l’aria era fresca ma non più gelida,
ormai la primavera era alle porte ed era come se l’atmosfera fosse stata
inondata da bollicine tanto era frizzante
GROWN YOUNG
2. Hard Time
'cause it's broken broken Something got broken like stolen
Stolen, like if it was stolen
And hurting, hurting
I have been hurting and now
Only time will tell
Time will heal
Elisa- Broken
Era mattina presto, l’aria era fresca
ma non più gelida, ormai la primavera era alle porte ed era come
se l’atmosfera fosse stata inondatada bollicine tanto era frizzante. Il sole pallido riusciva appena a
riscaldare le colline sul quale si erigeva il castello di Hogwarts, metà
dei suoi abitanti ancora addormentati. Con fare indifferente Thea
camminò decisa verso la guferia. Si guardò intorno come se stesse
controllando qualcosa, il vento leggero faceva muovere appena i riccioli rossi,
e premette ancora di più una lettera al petto.
Salì i gradini a due a due, era impaziente e forse si
era fatta aspettare anche troppo. Proprio quando
raggiunse la soglia e un sorriso le colorò le labbra, si lasciò
scappare un urlo tappandosi subito dopo la bocca con la mano. Il ragazzino che
si trovò davanti sobbalzò spaventato e le lanciò
un’occhiataccia una volta che si fu ripreso.
“Dico ma sei scema?! Avevo
ancora qualche dubbio a riguardo ma ora lo so, la
trasformazione è stata completata.”
Thea gli tirò un pugnetto sulla spalla.
“Cretino!”
Ben, senza smettere di guardarla male, si massaggiò
la spalla offesa e scosse la testa borbottando qualcosa tra sé. Poi
alzò un sopracciglio. “Cosa ci sei venuta a fare in guferia,
toccavano a me mamma e papà questa settimana.”
Thea si voltò di scatto balbettando qualcosa di incomprensibile, si schiarì la gola cercando di
formulare una frase di senso compiuto. “Toc- toccavano a te? Oh… oh che sbadata, devo averlo dimenticato… pensavo
fossero miei questa settimana…” Se ne uscì con una risatina
nervosa.
“Te l’ha mai detto nessuno che a dire le bugie sei proprio una schiappa?” Disse Ben
alzando scettico un sopracciglio. “Per fortuna sei capitata con
l’unico membro della famiglia a cui non frega assolutamente niente di
quello che fai.”
Thea lo guardò risentita. “Oh beh, grazie mille
Ben. La tua galanteria mi abbaglia.”
Lui sbuffò e cacciò le mani in tasca
soffiandosi via una ciocca di capelli dalla fronte, inclinò la testa da
un lato guardandola annoiato. “Avresti preferito che ti dicessi
‘Ehi, sorellina! Luce dei miei occhi! A chi mandi codesta così
graziosa lettera? Lo sai che puoi confidarti con me, sono il tuo fratellino
adorato’?”
Ben fece finta di vomitare e Thea si posò le mani sui
fianchi imitando sua madre quando cercava di
intimorire suo padre. L’unico problema è che su Ben non sembrava fare affatto lo stesso effetto, anzi, il
bimbetto la guardò un attimo e scoppio a ridere con una risata
così simile agli zii da farla irritare ancora di più. Alla fine
decise per le maniere forti e lo spinse fuori dalla
porta.
“Adesso basta, levati dai piedi!”
“Ehi, ma che modi! Papà ha ragione
quando dice che sei identica a mamma, chissà come gli è
venuto in mente di sposarsela! E basta, mi fai
male!”
Thea lo lasciò sulla soglia della porta. “Farai
bene a sparire in cinque secondi, marmocchio, perché sto perdendo la
pazienza.”
Ben inarcò un sopracciglio con un sorriso beffardo.
“E questo dovrebbe farmi paura? Me ne vado, ma
solo perché ho un appuntamento con Harvey e Luke. Manda pure la tua
letterina d’amore, ci vediamo.”
“Non è
una lettera d’amore!” Gli urlò dietro, ma Ben aveva già sceso di fretta e furia le scale e di
sicuro non l’aveva sentita. E se l’aveva sentita era sicura che non
gliene importava proprio niente. Era vero, era stata
fortunata ad aver incrociato Ben tra tutti i familiari, era l’unico che
riusciva a farsi i fatti suoi e mantenere un minimo di dignità senza
spifferare tutto ai genitori… beh, il più delle volte almeno.
Thea sospirò pesantemente scotendo la testa, si morse
un labbro guardando la lettera che teneva tra le mani e voltandosi nella guferia
esaminò ad uno ad uno i trespoli. Con un
fischio richiamò in basso uno dei gufi della scuola, non era certo
così sciocca da mandare uno dei loro gufi, e dopo aver dato la lettera
al gufo lo guardò alzarsi in volo e sparire oltre una
delle finestrelle.
Uscì dalla guferia per guardare l’uccello volare
verso l’orizzonte, si lasciò scappare un sorriso leggero e
sussurrò al vuoto. “Fai presto.”
*
Harry scese in cucina con i suoi soliti capelli arruffati,
stropicciandosi gli occhi da sotto gli occhiali. Non ne voleva proprio sapere
di svegliarsi ma doveva andare in ufficio, Ron lo
aveva chiamato con la Metropolvere la sera prima per ricordargli che avrebbero
dovuto esaminare quei documenti di Bonar. Ginny gli rivolse un sorriso quando lo vide entrare e non perse tempo a servirgli
la colazione e baciargli una tempia.
“Grazie, mi serviva davvero stamattina.” Disse
lui con voce cavernosa, ancora impastata dal sonno. Ginny ridacchiò e si
sedette accanto a lui sorseggiando il suo caffè.
“Sembra una cosa urgente, quella di stamattina dico. Ron non usa mai la Metropolvere se può
evitare…”
“Non ne sarei così sicuro.” Le rispose
Harry annoiato inzuppando un biscotto nella bevanda fumante. “Scommetto
che Ron sta facendo di tutto per scappare da quella casa. Lui e Hermione hanno… hanno dei problemi.”
Ginny sembrò scioccata, rimase
con la tazza a mezz’aria con gli occhi puntati sul marito. “Stai
scherzando?! Credevo che i tempi in cui Ron e Hermione
non facevano che litigare fossero passati! Non posso crederci, dovremmo di
nuovo stare a consolarli tutto il tempo.”
Harry per un po’ non rispose, rimase a guardare il
fondo della tazza senza guardarlo veramente e
girò il cucchiaino formando dei piccoli cerchi nel nero del
caffè. Sospirò pesantemente reprimendo uno sbadiglio e
alzò gli occhi smeraldo su Ginny inclinando la testa da una parte.
“Non credo ce ne sia bisogno, amore, perché hanno proprio smesso
di parlarsi.”
“Che cosa?!”
Adesso Ginny sembrava totalmente sconvolta, sembrava quasi che gli occhi le stessero uscendo dalle
orbite. Harry non seppe cosa dire, si limitò a fissarla impotente tra il
sonno. Un improvviso busso alla porta li fece riscuotere entrambi e
dimenticando per un attimo la conversazione Ginny si alzò per andare ad
aprire. Harry rimase davanti al suo caffè cercando di non
riaddormentarsi.
“Oh, ciao cara. Entra… Matt sta ancora dormendo.”
Alcuni passi e poi Harry fu costretto a rialzare la testa e
sembrare una persona civile quando la voce di una ragazza lo riscosse.
“Buongiorno signor Potter.”
“Ciao May. Vai pure a svegliare quel pigro di mio
figlio, sono sicuro che il risveglio sarà più piacevole per lui se
sei tu a buttarlo giù dal letto.”
May salì le scale ridacchiando leggero tra sé.
Senza troppa fretta raggiunse il piano superiore e sorpassò una porta
rosa pallido fino a trovarsi davanti ad un'altra di un bell’azzurro. Un
sorriso le scappò dalle labbra perfette. Entrò lentamente nella
stanza, avvicinandosi piano al letto: Matt dormiva completamente spaparanzato e
con la bocca aperta, i capelli perennemente arruffati e un’espressione
pacifica.
Lo guardò un attimo ammirandolo quasi, poi fatti due
passi avanti posò un ginocchio sul bordo del
letto e sciolse i lunghi capelli biondi abbassandosi sul suo volto. Le ciocche
d’orate gli pizzicarono il naso che scosse appena, infastidito, fino ad
aprire piano le palpebre. Un sorriso pigro gli colorò il volto.
“Ciao.” La sua voce sussurrata come se avesse
paura di svegliarsi davvero e non averla più lì
con lui.
May sorrise baciandolo sulle labbra. “Ciao. Non dovevi
essere giù dal letto una mezz’ora fa?”
“Cambio di turno. Jerk mi sostituisce
per un paio d’ore e in cambio gli lascio il sabato libero.
E’ il suo compleanno.”
Lei tracciò lentamente il profilo della sua mandibola
con un dito seguendolo con gli occhi. Rimase in silenzio. Persino Matt dopo un
po’ cominciò a preoccuparsi e la guardò curiosamente,
aspettandosi da un momento all’altro di ricevere delle spiegazioni. Delle
spiegazioni che non vennero mai, almeno non di loro spontanea volontà.
“Va tutto bene?” Disse cercando di incrociare i
suoi occhi cristallini. “Sei strana.”
May sospirò profondamente. “Non hai ancora detto ai tuoi del mio appartamento, non è
vero?”
Matt ingoiò il vuoto improvvisamente. E si trovava di nuovo ad avere quella spiacevolissima
conversazione sapendo di essere intrappolato tra due muri: May e suo padre. Si
grattò la nuca nervosamente e prima che lei potesse alzarsi e andare via
le intrappolò le mani nelle sue.
“Cerca di ragionare, papà è già
abbastanza apprensivo in questo periodo. Per me e Sarah è un tormento,
ci sta addosso come un segugio e non mi sembra proprio il caso di dargli la notizia adesso. Lo so che vorresti… beh, sarebbe normale dopotutto, con la nostra
situazione…”
May si umettò un labbro. “Chi lo sa in questa
casa, Matt?”
“Solo Sarah.” Replicò arrendevole.
“E non perché volessi dirglielo, avevamo deciso di fare tutto di
nascosto per questo, ma ho dovuto cedere il mio segreto per il suo così
riusciamo a coprirci con papà.”
La faccia della ragazza si modificò in
un’espressione di puro shock, le iridi azzurre diventarono quasi
trasparenti da quanto aveva allargato gli occhi. Sembrò persino
dimenticare quanto fosse irritata con lui in quel
momento. “Cosa?! Mi stai dicendo
che sai chi è il ragazzo di tua sorella?!”
“Oh, quello.” Disse lui come ricordateselo
in quel momento. “No, mi ha dettol’altro segreto. E ha fatto
bene… sono sicuro che tra i due papà collasseràa sapere questo
e non chi sia il suo ragazzo. Il che è un tutto dire.
Tu non l’hai detto ai tuoi, vero?”
“Non essere sciocco, certo che no! Mio padre lavora a
stretto contatto con tua madre, credi che non se lo sarebbe
lasciato scappare?” Sbuffò appena e gli tirò il lenzuolo in
viso scherzosamente. “Adesso vestiti, ti aspetto di sotto.”
Senza dire un’altra parola May camminò verso la
porta sentendo chiaramente lo sguardo di Matt puntato sulla sua schiena e avrebbe potuto giurare che stesse sorridendo in quel
momento. Lei e Matt erano stati insieme per talmente
tanto tempo da conoscersi alla perfezione, e non c’era da biasimarla se
voleva passare più tempo con lui. Dopo tutto
quello che avevano costruito insieme poi. Era lecito, molto più che
lecito.
Entrò di nuovo in cucina, stavolta assorta tra i
pensieri e con un sorrisino sulle labbra. Era impossibile rimanere arrabbiata
con Matt. Qualcuno la urtò appena ad un braccio e alzando gli occhi si
accorse che Sarah era appena scesa dalle scale e si stava legando in tutta
fretta i capelli rubando qualche biscotto dal tavolo.
“Buongiorno, scusate vado un po’ di fretta.”
Harry non se la lasciò scappare da sotto il naso, fu
come se si fosse svegliato di colpo. “Ehi, aspetta un attimo. Dove stai andando?”
Sarah si fermò con la mano sulla maniglia e la bocca
mezz’aperta cercando una risposta decente. “Fuori.”
“Fuori dove?”
Chiese Harry che cominciava a spazientirsi. Sarah lasciò andare la
maniglia e cercò aiuto da parte della madre e da May che si scambiarono uno sguardo e dissero contemporaneamente.
“Buona giornata, Sarah.”
Fece di nuovo per uscire credendo di essersela scampata ma
Harry non demorse. “Con chi stai
andando fuori?”
Stavolta Sarah non trattenne un sospiro sconsolato, si
passò una mano sulla faccia e si voltò di nuovo per confrontarsi
con il padre. Quella situazione stava diventando assurda. Si morse un labbro
calcolando bene le parole da usare. “Con Mike.”
Harry si incupì e
mandò uno sguardo all’orologio. “Sono solo le otto di
mattina.”
“Lo so, ma dopo Mike deve lavorare e non abbiamo tempo
di vederci. Papà per favore, sto facendo tardi!”
Provò lei. Eppure lo sapeva bene che suo
padre era un osso duro. Incrociò di nuovo lo sguardo con sua madre che
la guardò dispiaciuta scotendo la testa.
“E sentiamo, dove lavora
questo Mark?”
“Mike.” Lo corresse lei,
Harry non rispose e si vide costretta a rispondere. “A… A Diagon
Alley. I suoi hanno un negozio e lui l’ha preso in gestione con loro.”
Stavolta Harry parve illuminarsi e a Sarah non piacque per
niente. Dubitava davvero tanto che suo padre avesse cominciato a farselo
piacere proprio in quel momento. Il suo sorriso si allargò guardando
Sarah. “Ah, che coincidenza. La settimana scorsa mi hanno mandato a
Diagon Alley a controllare che tutti i negozi fossero in proprio con un
Ispettore. Sai mandano sempre un Auror nel caso cercassero
di scappare. Come si chiama il tuo amico?”
Non seppe dire cosa l’aveva attraversata in quel
momento, seppe solo che era una cosa decisamente
spiacevole. Lo guardò spiazzata e cominciò a balbettare qualcosa
di sconnesso sotto lo sguardo trionfante di Harry. Una voce dalle spalle di
Harry li riscosse tutti.
“Ciao.” Appena gli occhi
furono tutti su di lui con espressioni variabili, da pura riconoscenza, a
stupore e ancora a disappunto, Micheal si grattò la nuca.
“Ho interrotto qualcosa?”
Sarah fece un sorriso enorme e quella
sensazione spiacevole si dissolse nel nulla. “Oh no, niente. Come
mai qua?”
Micheal la guardò cautamente passando lo sguardo da
lei a Harry. “Perché sei in ritardo. Va
bene che ti avevo promesso di portarti da Mike ma
così fai fare tardi me a
lavoro. Vediamo di non farla diventare un’abitudine solo perché
passo a Diagon Alley tutte le mattine, non ho intenzione di farmi licenziare
per la riuscita della tua storia d’amore.”
Sarah ridacchiò leggero e si avvicinò a lui
con gli occhi che brillavano. “Non succederà. Allora papà,
io vado. Ci vediamo più tardi.”
Harry si alzò di scatto in piedi. “Ehi!
Asp… ah, li odio quando fanno
così!” Micheal e Sarah si erano già smaterializzati e dove
stavano loro adesso non rimaneva che il vuoto. Ginny ridacchiò tra
sé cercando di non farsi sentire dal marito e prendendolo per le spalle
cercò di farlo sedere di nuovo.
“Adesso calmati. Quello che l’ha portata via
è nostro nipote, se non la sappiamo in salvo con lui con chi possiamo
stare tranquilli? Sarah sa quel che fa, è una persona intelligente.”
“Questo non l’ho mai
messo in dubbio.” Disse Harry scontroso. “Ma
anche io tendevo a fare sempre la cosa giusta e finivo sempre col farmi
ammazzare in qualche modo. Mi sarebbe piaciuto che i miei figli avessero un
destino diverso.”
Ginny alzò gli occhi al cielo. “Per
l’amor del cielo Harry, non c’è più nessun signore
oscuro da cui sfuggire!”
May ridacchiò appena. “Non si preoccupi, signor
Potter, sono sicura che Sarah starà più
che bene. Dovrebbe sentirla quando parla di Mike, le
si illuminano gli occhi.”
Harry guardò le due donne quasi
imbronciato e bofonchiò qualcosa di incomprensibile. Scosse la
testa e grugnì arrabbiato. “Sono contento che con voi ne parli di
questo Mark…”
“Mike.” Lo corresse
gentilmente Ginny.
“Quello che è!” sbottò lui.
“Tutto quello che so di lui è che esce con mia figlia. E la cosa non mi piace affatto. Sarah è ancora una bambina, non
sa ancora quello che vuole e non è pronta per avere una relazione.”
“Hai ragione amore.”
“Da-davvero?” La guardò stupito Harry.
“Oh sì.” Continuò lei mentre sparecchiava parte della tavola. “Sarah ha solo diciannove anni. Uh… aspetta
un attimo… non era l’età che avevo io
quando ci siamo sposati?”
Harry le lanciò un’occhiataccia mentre May e
Ginny cercavano di trattenere le risate, le puntò un dito contro
minaccioso. “Non fare questi giochetti con me, Ginny! Per noi era
diverso, ci conoscevamo da anni e avevamo passato una guerra! Era ovvio che
dovesse andare così ma Sarah… è
completamente differente!”
“Cosa è completamente
differente?” Chiese Matt completamente vestito scendendo le scale. Le due
donne si scambiarono uno sguardo facendo di tutto per non voltarsi verso Harry
che rimase imbronciato al tavolo incrociando le braccia al petto. Matt
alzò un sopracciglio scettico guardandolo e spostò gli occhi
sulla madre.
“Fammi indovinare, si parlava
di Sarah.”
“Tua sorella è un’irresponsabile!”
Saltò su Harry.
Matt roteò gli occhi. “Sarah non è
irresponsabile. E’ innamorata del suo ragazzo. Mi sembrano due cose
diverse.”
Harry sbuffò annoiato appoggiando la guancia alla
mano. “Ti pareva che uno stesse dalla mia parte in famiglia. Come puoi
essere sicuro che sia un ragazzo per bene? E se
fosse… se fosse…”
“Cosa, un Mangiamorte? Oh per
favore, Harry, non dire sciocchezze!”
Matt cominciò a spingere May fuori
dalla porta con una certa urgenza. “Va bene
gente, noi leviamo le tende! Ciao!”
Ginny e Harry li guardarono andare via di corsa senza
un’altra parola. Appena la porta si richiuse
Ginny si voltò nuovamente verso Harry, sospirò pesantemente e
lasciò la stanza scotendo la testa. Harry la guardò andar via
stralunato e posò lo sguardo nel caffè.
“Ma perché mi sembra
tanto di essere tornato al mio quinto anno?”
*
Quando Harry arrivò in ufficio quella mattina non si stupì per niente di vedere Ron già
chino sulle carte, e non si sarebbe neanche sorpreso di sentirgli dire che
aveva dormito in ufficio. Era bianco come un cencio,
aveva l’aria spossata ma pareva di una professionalità assoluta.
Non era decisamente il Ron di una volta. Insieme a
Bonar stava discutendo a bassa voce, teneva la fronte corrucciata e non fece
presagire niente di buono a Harry che si avvicinò curioso alla
scrivania.
I due uomini alzarono lo sguardo su di lui
solo per un secondo prima di ritornare a concentrarsi sui fogli. Harry
allungò il collo. “Che succede?”
Ron alzò nuovamente lo sguardo su di lui e si
umettò un labbro. “Avvistamenti. A Stonehenge. Non si sa ancora
niente di certo, ma abbiamo diversi rapporti da diverse basi Auror e tutte
giurano di aver visto delle figure incappucciare aggirarsi tra le pietre.”
“Stonehenge?” Chiese incredulo Harry. “Ma cosa ci vanno a fare là?”
“Riti sacrificali.” Rispose prontamente Bonar
mettendogli dei fogli sotto al naso. “Tutti gli
indizi ci portano ai druidi, si dice che si riuniscano
ogni anno per l’equinozio di primavera. E
mancano solo pochi giorni.”
“Non capisco.” Continuò Harry. “Perché dobbiamo occuparci noi dei druidi se sono solo
dei Babbani che…”
“Non lo sono, Harry, è
questo il punto.” Scosse la testa Ron sospirando stancamente. “I
drudi sono tutt’altro che Babbani, sono creature
speciali. Non sono come noi maghi, sono molto di più e nessuno sa a che
punto possano arrivare i loro poteri: non hanno
bisognosi una bacchetta. Si dice anche che si tramandino magie antichissime e
conosciute solo dalla loro cerchia.”
Harry rimase a guardarlo a bocca aperta. “Praticano
magia nera?”
“Non vera e propria magia nera, ma altrettanto
pericolosa. Pericolosa perché non sappiamo come
contrastarla. Dobbiamo andare a dare un’occhiata
e assicurarci che non pratichino niente di illegale o estremamente dannoso per
la comunità.”
“Non vedevo l’ora di farmi una scampagnata.” Sospirò Harry leggendo le ricerche qua e
là. “Quando si parte?”
“Saremo sul posto domani sera.”
Harry espirò stancamente. Questa non gli ci voleva
proprio, voleva rilassarsi il più possibile in
quei giorni e magari a mente lucida capire cosa gli stavano nascondendo i suoi
figli. E poi stare sul posto la sera dopo significava
passare la notte fuori a chilometri di distanza da casa.
Alzò gli occhi su Ron, che aveva ricominciato a
trafficare tra le carte e fu sicuro che l’amico non la pensasse
assolutamente come lui. Ron aveva appena fatto di questa missione qualcosa con
cui distrarsi.
“Chi ci portiamo
dietro?”
“Slade, Bonar e Vince.” Rispose secco Ron.
“E’ solo un controllo, non ci occorrono
tanti uomini. In cinque sarà più che sufficiente e se qualcosa
non va per il verso giusto chiameremo rinforzi.”
Efficiente sul lavoro, pensò Harry, ma se provasse a
cambiare argomento sarebbe così pronto a rispondere? Harry tentò.
“Come va a casa?”
Come previsto Ron si immobilizzò
sul posto per qualche secondo. Rimase in silenzio poi
esordì cercando di risultare più naturale possibile.
“Bene, pare che James si trasferirà da C.j. presto… almeno così gli ho sentito dire.”
“Hermione?”
“Sta… bene, credo.” Si finse indaffarato
con le ultime pratiche che erano rimaste sulla scrivania e ne firmò
alcune in modo assente. Harry lo fissò per
qualche attimo, si stava odiando per quello che stava per fare
ma sapeva di non poter lasciare la situazione in sospeso. Erano Ron e
Hermione, dopotutto, chi meglio di lui poteva aiutarli.
“Perché non provi a
parlarle?”
“Sì, io… lo farò.
Sì.”
Harry sospirò. “Sto dicendo sul serio.”
Ron continuò a scribacchiare mordendosi un labbro.
“Sono stanco, Harry. Sono stanco di dover chiedere sempre scusa, di
essere il primo a rimettere a posto le cose e seppellire l’orgoglio, sono
stanco di essere trattato come un’idiota, di essere… il vecchio Ron
Weasley.”
“Non dire cazzate, Ron! Non sei più un
ragazzino e smettila di commiserarti come facevi un tempo! Tira fuori le palle
e parla con Hermione!”
Ron si alzò di scatto e prese il cappotto appeso
all’attaccapanni al suo fianco, rifiutandosi categoricamente di
incrociare lo sguardo con l’amico si diresse verso il camino. “Devo
andare a casa, adesso.”
Harry lo guardò basito. “Sono sole le nove e mezzo! Non puoi andartene ora!”
“Giusto.” Disse l’altro mordendosi un
labbro, indeciso su cosa fare o meno. “Affido a
te tutto l’ufficio, se qualcuno chiede di me dì che sto male e sono dovuto andare urgentemente a casa. Grazie Harry!”
“Ma…” Harry non
fece in tempo ad alzarsi che le fiamme avevano ingoiato la figura di Ron
lasciando solo la cenere fluttuare per la stanza. Sconfitto si lasciò
andare nuovamente sulla sedia e scosse la testa affondando la faccia tra le
mani. “Certo che il buon giorno si vede veramente dal
mattino…”
*
“C.j.?”
Diego tossicchiò un paio di volte uscendo dal camino,
della fuliggine gli era caduta sulla spalla e scosse
freneticamente la testa come un cane per togliersi lo sporco della cenere.
Dalla casa non arrivò nessuna risposta. Guardò
l’orologio per un attimo, mezzogiorno e tre, C.j. era sicuramente
tornata dal lavoro.
“C.j.? Sono Diego! Dove sei?”
Si girò un po’ attorno, il
silenzio lo stava divorando. Alzando le spalle si voltò verso le
scale pensando che probabilmente era al piano di sopra
e non l’aveva sentito. Persino il primo piano era
immerso nella pace più assoluta, solo un leggero rumore di sottofondo
arrivava alle sue orecchie. Non era certo la prima volta che doveva
andare alla ricerca di sua sorella per la casa, non si fece nessun tipo di
problema ad aprire la porta della camera e ficcarcisi a capofitto.
Si accorse di aver fatto la cosa sbagliata
quando l’immagine di sua sorella sotto il suo migliore amico raggiunse il suo cervello e si
lasciò scappare un verso disgustato da nauseato.
“Diego! Che diavolostai facendo?” C.j. era balzata a sedere sul
letto in meno di tre secondi quando si era accorta della presenza del fratello
e si copriva col lenzuolo fino al mento, James gli era rotolato a fianco
mettendosi anche lui a sedere e fissando l’amico con la bocca semiaperta.
Si schiarì la gola.
“Ehm… sta-stavamo solo…
no-non è che…”
C.j. si voltò verso di lui di scatto infuriata.
“Non provare a giustificarti con lui, quello che facciamo non lo deve
riguardare!” Si voltò nuovamente verso Diego. “Come diavolo
ti permetti di sbucare così in casa mia senza
avvertire? Avresti potuto bussare! Non sono mica una bambina,
maledizione!”
Diego aprì la bocca un paio di volte prima di
replicare, gli occhi ancora fissi su di loro, come se non stesse guardandoli
veramente ma avesse stampata nella mente la scena di
poco prima. “Scusa io… non pensavo
che… credevo fossi da sola…”
La faccia di C.j. si colorò di rosso. Di rabbia
però. James affondò la faccia nelle mani. “Credevi?! Credevi?! Impara a non supporre quando vieni in questa casa! Cos’è non sai scrivere? Ci vuole un maledettissimo
secondo a spedire un gufo!”
“Oh andiamo, ho detto che mi
dispiace! Non pensavo di trovare James qui a quest’ora!”
“Beh, farai bene ad abituartici!” Sbottò senza pensare a cosa quella frase avesse
implicato. Diego alzò lo sguardo su James, interrogativo, e quello si
limitò a scrollare le spalle con mezzo sorriso piegando la testa da un
lato.
“Pare che verrò a vivere qui.”
“Oh.”
Calò un attimo il silenzio in cui i due ragazzi
puntarono entrambi lo sguardo su C.j. che si stava aggiustando nervosamente il
lenzuolo attorno al corpo. Sembrava del tutto intenzionata
a non alzare lo sguardo su di loro completamente immersa tra i suoi pensieri e
innervosita dal dover stare nella stessa stanza nuda con suo fratello e il suo
ragazzo. James si passò una mano tra i capelli scompigliati non sapendo
cosa dire. Diego li guardò entrambi.
“Vi sposate?”
“No!” Saltarono su contemporaneamente.
Incrociarono per un secondo gli sguardi prima di arrossire e guardare altrove.
C.j. annuì ancora in fiamme. “Grazie. Sono
felice che ti piaccia l’idea.”
Diego annuì a sua volta e
esitò un momento prima di riprendere il discorso. “Non sei
incinta, vero?”
“Cos…?! Come diavolo ti vengono
in mente idee così cretine! Non sto costringendo James a vivere con me
se è questo che stai chiedendo, razza di idiota.”
James intervenne prima che C.j. si innervosisse
di nuovo. “E’ stata un’idea mia. In fondo sono
sempre qui, non sarà poi così diverso convivere.
Giusto?”
Diego strabuzzò gli occhi facendo cenno a James di
essere completamente pazzo ma appena la sorella
puntò i suoi grandi occhi scuri e severi su di lui abbozzò un
sorriso tirato. Era meglio non farla irritare oltre. “Giusto. A casa tua
c’è sempre una gran confusione, non
c’è privacy…”
“Già.” Disse James con un sorriso mentre si grattava la nuca. “Ma a quanto pare qui non è molto diverso da casa
mia…”
Diego arrossì e si schiarì la gola. “Non
l’ho fatto apposta, figurati se volevo beccarvi mentre…
ah, quell’immagine non mi andrà mai via dalla testa, è
stato disgustoso!”
“Vogliamo vedere quanto ci metto a rimuovere
quell’immagine dal tuo cervello?” Lo guardò minacciosa C.j.
fulminandolo con lo sguardo. Diego ingoiò il vuoto e scosse la testa
freneticamente facendo scoppiare a ridere James. Lei scosse la testa arrendevole
e puntò nuovamente gli occhi sul fratello. “Si può sapere
cosa ci fai qui, comunque?”
“Oh giusto!” Si riscosse improvvisamente tirando
fuori dalla tasca un foglietto di carta stropicciato.
“Mi hanno multato di nuovo, non puoi cercare di
sviare questa cosa? E’ la terza volta nel giro di un mese che devo presentarmi di fronte al Wizengamot.”
C.j. sospirò affondando la faccia tra le mani.
“Non posso coprirti ogni volta, che cos’hai
combinato stavolta?”
Lui scrollò le spalle. “Ma nulla…
ho… trasfigurato una villa davanti a
un’amica.”
“Un’amica babbana?”
“Beh…”
James scoppiò a ridere rotolandosi tra le lenzuola.
“Non sei cambiato di una virgola dai tempi della scuola. C’era
bisogno di trasfigurare una villa per portarti a letto una ragazza?”
Diego scosse la testa. “Non è andata
così! Mi stava sfidando, non voleva credere che mio padre fosse
ricco… o non guardarmi così C.j., non
potevo di certo presentarmi da papà! Ho solo cercato di ricordarmi
com’era fatta la villa in Grecia… solo che al Ministero devono
essersene accorti.”
“Ma va, non mi dire.”
Gli rispose sarcastica lei.
“Puoi far qualcosa o no?”
C.j. gli strappò prepotentemente il foglio di mano
sbuffando sonoramente e incenerendolo con lo sguardo. Prese
ad analizzare il documento nel completo silenzio mentre i due ragazzi
continuavano a guardarsi nervosamente per la spiacevole situazione. Dopo
un’analisi che Diego reputò fin troppo scrupolosa, C.j. fece per
aprire la bocca ma un sonoro crack le fece scappare un
urlo dalle labbra. James, in uno scatto fulmineo, si piazzò davanti a
C.j. tirando ancora più su il lenzuolo e fulminando con lo sguardo il
nuovo arrivato.
“Papà!”
Ron, disorientato e mortificato, si grattò la nuca.
“Scusa, non era mia intenzione… ti cercavo.”
James si passò una mano sulla faccia non provando
neanche a guardare a che tonalità fosse arrivata C.j. alle sue spalle.
Diego si lasciò scappare una risatina e i due lo guardarono perplessi,
fece un’altra risata e si spiegò. “Almeno io ho usato il
camino.”
“Ciao C.j.”
“Signor Weasley.” Disse politicamente lei senza
guardarlo in faccia.
James scosse la testa esasperato.
“Meno male che dovevo venire a vivere qui perché c’è
più privacy…”
Ron abbozzò un sorriso tenendosi a
una debita distanza dal letto, e da C.j. “Mi dispiace, davvero. E’
che ho proprio bisogno di te per cena stasera. Se hai
finito, intendo.”
“Papà!” Si voltò un secondo per
vedere C.j. affondare il viso tra le mani e sprofondare nel materasso e non
poté non arrossire all’inverosimile. Si schiarì la voce che
uscì quasi strozzata. “Ti sembrano cose da chiedere?!”
Ron lo guardò un attimo in silenzio, perplesso.
“E’ una cosa normale, non pensavo fosse un
problema chiedere una cosa del genere.”
James gli puntò un dito contro. “No,
papà, per te è una cosa
normale da chiedere. Sono tuo figlio, abbi un minimo
di pudore a riguardo!”
“D’accordo, va bene.” Rispose lui come se
lo stesse solo assecondando. “Comunque, pensi di
poter essere a casa per cena? Potresti portare anche C.j. e perché no
anche Diego. Più siamo meglio è, non
credete?”
Diego lo guardò con un sopracciglio inarcato.
“Mi sono perso qualcosa?”
James lo guardò sofferente. “Senti, posso
capire che alla tua età il tuo matrimonio possa
essere in una leggera crisi, ma non puoi continuare ad usarci come scudo per
non dover parlare con mamma. Sto cominciando ad odiare le cene a casa se
proprio vuoi saperlo.”
“Solo per stasera, andiamo.”
“Hai detto così anche l’ultima
volta.”
Ron parve pensarci un attimo su. “Ti do venti
falci.”
“Trenta.”
“Al massimo venticinque.”
“Hai fatto un affare, amico.” Disse James con un
sorrisone. “Cosa si
mangia?”
*
“Ehi, non sei al campo?”
Seth alzò la testa verso la porta e fu sorpreso di
trovare sulla soglia il fratello che lo guardava con uno sguardo seriamente
interessato. Non il suo solito sguardo da spaccone. Aprì esitante la
bocca e accennò al libro sulla scrivania sul quale era chino fino a
pochi secondi prima.
“L’allenamento è finito. Studio tattiche
di gioco. La prossima settimana abbiamo un incontro importante contro il
Puddlemore United. Hanno un gran cercatore e Kim deve essere al massimo se
vuole batterlo sul tempo.”
“Capisco.” Disse brevemente Dean. “Posso
entrare?”
Seth annuì preso alla
sprovvista. “Certo.”
Senza dire un’altra parola Dean si sedette sul letto
poco distante dalla scrivania dove sedeva il fratello. Seth continuò a
guardarlo strano e un po’ perplesso senza dire nulla. Stancatosi
probabilmente di avere lo sguardo su di sé Dean alzò
un sopracciglio lo guardò sospetto.
“Che c’è?”
“Nulla.” Rispose quiete l’altro
distogliendo finalmente lo sguardo e tornando a fissare le figure che si
muovevano a gran velocità sulle pagine. “Pensavo solo che è da tanto tempo che non entri qui solo per fare una
chiacchierata.”
Dean sospirò appoggiandosi sulle mani sul letto.
“A dire la verità sto aspettando di
uscire. Ho un appuntamento, sai.”
Seth annuì. “Oh, adesso capisco. Sono il
miglior passatempo che potessi trovare
nell’attesa. Beh, mi ritengo fortunato ad avere parte della tua
attenzione. Con chi esci, con Heidi?”
Dean fece uno sguardo allucinato e si tirò su di
colpo fissando Seth come se fosse pazzo. “Ma
dico, ti è dato di volta il cervello? Era già la terza volta che
ci uscivo, l’ho scaricata la settimana
scorsa!”
“Lieto di sapere che lo sciupafemmine è di
nuovo all’attacco.”Disse
in modo assente Seth voltando le pagine del giornale. “Solo fammi
un favore, gira a largo da Kim.”
Dean ridacchiò tra sé scotendo la testa. Poi
tornò serio e si avvicinò a lui abbassando la voce. “Posso
essere indiscreto? A che punto siete arrivati tu e Kim? Voglio
dire, avete finalmente…”
“No.”
“No?!” Allargò
gli occhi Dean. “Seth, è un sacco di tempo che uscite
insieme! Non credi sia arrivato il momento di far diventare il vostro rapporto
più…ehm… profondo? Capisco che non volesse
i primi mesi, ma adesso…”
“Non è lei che non vuole.” Tagliò
corto Seth senza alzare gli occhi dalla rivista.
Dean scoppiò a ridere senza ritegno. “Non dirmi che sei tu perché non ci credo!” Seth non
rispose e Dean spalancò la bocca. “Sei tu?!Dimmi che stai scherzando.”
“Senti, perché diavolo non ti fai gli affaracci tuoi eh? Vatti pure a scopare la tua amica
e lasciami in pace! Queste sono faccende private, mie e di Kim. E basta! Non puoi pretendere che in quei cinque minuti in
cui ti fingi il fratello perfetto e magnanimo ti venga
a raccontare cosa succede nella mia vita! Stanne fuori!”
Dean rimase spiazzato. “Scusa. Pensavo solo che sei stato con tante di quelle donne che non
dovrebbe…”
“Maledizione Dean, è proprio questo il problema!!” Urlò Seth preso dall’ira. Dean non
rispose, intimorito dallo scatto improvviso del fratello, e Seth si
calmò chiudendo gli occhi e respirando a fondo. Quando parlò di nuovo la sua voce era quiete e paziente. “Sono…
sono sempre stato con ragazze che conoscevo da malapena una settimana. A volte
ore. E non mi importava niente di loro. Non voglio far scendere Kim al loro livello, lei deve essere
qualcosa di speciale. Qualcosa per cui vale la pena aspettare.”
Dean si leccò un labbro silenziosamente. “Lei
non lo sa questo, non è vero?”
“No, e gradirei che tenessi quella tua boccaccia
chiusa una volta tanto.”
Rimasero un attimo in silenzio, entrambi a rimuginare su
cosa era appena venuto a galla da quella conversazione. Seth tenne il capo basso mentre Dean respirò profondamente annuendo tra
sé. “D’accordo, per una volta me ne starò zitto.”
Seth alzò la testa di scatto incredulo.
“Davvero?”
Dean abbozzò un sorriso. “A cosa servono i
fratelli sennò?”
“Nel mio caso a farti sentire quello più
intelligente.”
“Deficiente! Bada a come parli o la mia bocca
sigillata potrebbe scollarsi…”
“Non oseresti!”
“Oh sì, lo farei.”
Seth sbuffò senza potersi impedire di sfociare in un
minuscolo sorriso. Tutto ad un tratto tornò serio e guardò
curiosamente il fratello come se si fosse appena ricordato una cosa.
Aggrottò la fronte. “Ma se non esci con
Heidi con chi stai uscendo adesso?”
“Geena Hazel.” Disse lui annuendo con un sorriso
da furbo e confermando i timori del fratello. “Dico ma
l’hai vista di recente? Se a Hogwarts era carina
adesso è veramente una bomba! Pensa che fortuna averla trovata single, eh?”
Seth scattò in piedi piccato.
“Dean non puoi farlo! E’ la migliore amica di Sarah! Quando lo verrà a sapere ti ammazzerà!”
“Oh credimi, vale veramente la pena correre il
rischio.” Sorrise Dean incrociando le braccia al
petto. “E non rovinarmi la serata, devo ancora
farle credere di essere un bravo ragazzo. Meglio che vada,
non vorrei arrivare in ritardo.”
Lasciò la stanza così in fretta che Seth si
sentì un vero idiota ad averlo lasciato andare così senza dir
nulla, corse verso la porta e urlò al piano di sotto. “Sei proprio
uno stronzo!”
Una risata provenne da piano terra. “Oh, lo so bene.
Ma che rimanga tra me e te, almeno per stasera.”
Una porta che si chiudeva. Seth
rimase un attimo sulla soglia scoraggiato. Poi un sorriso gli si dipinse sul volto mentre ripensava alla chiacchierata appena avuta, e
gli scappò una risatina tra le labbra mentre scoteva la testa. A passo
lento ritornò in camera a sedersi alla sua scrivania portandosi quel
sorriso divertito.
“In fondo è come avere un fratellino
minore… porta pazienza Seth…”
*
Alex, Micheal e James quella sera si scambiarono per
l’ennesima volta uno sguardo. Da quando era cominciata la cena, circa
cinque minuti prima, avevano consumato il pasto nel
completo silenzio e senza che nessuno accennasse a parlare. Improvvisamente Ron
si schiarì la gola facendoli quasi sobbalzare, improvvisò un
sorriso rivolgendosi a James.
“Allora, avete già deciso
quando ti trasferirai da C.j.?”
James lanciò una veloce occhiata ai fratelli che
scossero leggermente la testa per il patetico tentativo di fare conversazione e
tornò a fissare il padre. “Ehm… beh, non è che
abbiamo in mente proprio una data precisa… pensavo
di cominciare a impacchettare la mia roba e quando avrò
finito…”
“Se vuoi una mano non esitare a chiedere.” Disse Ron con un sorriso infilandosi una forchettata
di patate in bocca. Il suo sorriso fu immediatamente cancellato da un leggero
mormorare dalla parte opposta del tavolo e alzò gli occhi su di lei
aggrottando le sopracciglia.
Hermione ignorò bellamente l’espressione che il
marito le stava rivolgendo e puntò i suoi penetranti occhi scuri sul
figlio più grande. “Non credi che avresti dovuto
parlarne a me e a tuo padre prima di decidere? Siamo una famiglia. Convivere
con un’altra persona non è una cosa facile e non è facile
prendere questa decisione.”
James fece per aprire bocca, incredulo,
ma Ron lo batté sul tempo. “Oh andiamo Hermione,
James ha ventisei anni! Non puoi trattarlo come un bambino, ha tutto il
diritto di decidere cosa fare della sua vita e noi non dobbiamo intrometterci.”
“Non dobbiamo intrometterci?” La voce di
Hermione si era alzata ad una tonalità stridula ed irritante, Alex e
Micheal si guardarono afflitti. “Sono sempre sua
madre! Non stiamo parlando di che tipo di pantaloni ha deciso di comprarsi,
stiamo parlando di convivenza!”
“Mamma…” provò tentativamente
James.
“Mi prendi in giro? Ma non
eri tu quella che non vedeva l’ora di vederli sposati!”
“Infatti! Ho detto sposati e
non conviventi, il matrimonio è una cosa completamente diversa dalla
convivenza!” Ribatté acidamente Hermione.
Ron questa volte vide rosso, si alzò in piedi furioso spaventando i ragazzi che allargarono gli
occhi a dismisura, in tanti anni non avevano mai visto il padre comportarsi
così specialmente con Hermione. “Beh, sì me ne sono accorto!! Me ne sono accorto da quando il
nostro matrimonio ha cessato di esistere, perché se tu non te ne fossi
accorta Hermione adesso noi stiamo solo convivendo!!”
Per qualche attimo calò il silenzio, solo il respirò affannoso di Ron riempiva la stanza. Hermione
lo fissava a bocca aperta, ancora intenta ad assimilare quelle parole che
l’avevano appena schiaffeggiata in faccia. Con una calma esasperante si
alzò in piedi anche lei e posò le mani sul bordo del tavolo
guardando tagliente in direzione di Ron.
“Illuminami, Grande Saggio, come saresti
arrivato a questa brillante
conclusione?”
Ron la fissò come se fosse pazza. “Come ci sono
arrivato?! Ti rendi conto che ci scambiamo due parole al giorno che sono esattamente ‘ciao’ e
‘buon lavoro’? Ti sembra un matrimonio questo? Se non mi ami più va bene, però…”
“Che cosa?!”
Scattò su lei. “Che cosa?!Come hai solo potuto permetterti di minimizzare
così i miei sentimenti! Tu, tu
non hai nessun diritto di analizzarmi e per cosa poi, per arrivare alla
conclusione sbagliata. Come sempre!”
Ron fece un passo verso di lei. “Cosa diavolo avrei dovuto pensare? Spiegami perché ti comporti
così, allora, cos’è hai un altro?”
Hermione seguì il suo esempio e si avvicinò a
lui minacciosa. “Io non mi comporto in nessun modo, testa di legno! Un
altro… come ti vengono in mente certe idee cretine! Tu non ti rendi
neanche conto degli sforzi che io ho fatto per te, io ho dovuto rinunciare a una promozione per crescere i tuoi figli, ti faccio da
mangiare, ti lavo i vestiti, mi preoccupo che tu non dimentichi niente come al
tuo solito… e tu vai a pensare che non ti amo più! Come dovrei
sentirmi secondo te?”
Ron fece un altro passo, questa volta solo un piccolo spazio
li divideva tanto che Hermione aveva dovuto alzare la testa per guardarlo negli
occhi. “Ti rendi conto che tutto ciò che hai detto avrebbe potuto benissimo farlo una governante ben pagata?
Questa non è la dimostrazione che mi ami, Hermione!”
Lei spalancò la bocca veramente offesa. Lo
guardò bene negli occhi prima di parlare. “Ritira subito quello
che hai detto.”
“No.” Disse duramente lui. “E sai cosa, me ne vado.”
Sotto lo sguardo incredulo dei figli e di Hermione le
voltò le spalle e a grandi passi raggiunse la porta. Mise una mano sulla
maniglia guardando un’ultima volta Hermione prima di aprire la porta e
sbattersela alle spalle in un rumore assordante che li fece
trasalire tutti. Bastarono meno di cinque secondi per Hermione per correre su per le scale e sbattere la porta della camera.
James, Alex e Micheal, che erano
rimasti zitti tutto il tempo incapaci di intervenire, si guardarono allarmati.
James si alzò di scatto e fece per andare di sopra, Alex lo
guardò stralunata.
“Dove stai andando?”
“A mandare un gufo a Simon, Thea e Ben.” Rispose mentre saliva le scale. “Devono sapere che
abbiamo un allarme rosso.”
Lei annuì pensierosa e mordendosi un labbro si
voltò verso Micheal al suo fianco che continuava a mangiare come se
niente fosse, lo guardò disgustata. “Ma come fai a mangiare dopo quello che è successo?”
Micheal la guardò come se fosse uscita di senno. “Scherzi vero? Questo pasticcio di patate
è sublime!”
**
Forse vi sarete
accorti che non avevo per nulla voglia di aggiornare
XD… a parte gli scherzi, mi sono fatta due settimane di vacanza invece
che una e il tempo per scrivere è stato veramente minimo. Mi dispiace se
vi ho fatto aspettare, la mia vena poetica mi ha
abbandonato…
Comunque dicevamo, un applauso a tutti quelli che
avevano capito che era Jonathan Bonar il ragazzo di Alex *lancing caramelline*
io non ci sarei mai arrivata…
Per tutti quelli che
mi staranno tutt’ora infamando per Ron e
Hermione -______- date tempo al tempo figlioli miei (OoO che fantastico gioco
di parole) e prometto che si sistemerà tutto… con un po’ di
fatica ^^”
XD non avete idee di
quanto mi sia divertita a vedere le vostre facce
riguardo a Seth e Dean… XD siete stati uno spettacolo! *facing
innocentina* non sono più interessanti così? E pensare che questa
idea m’è venuta due giorni prima di iniziare il sequel è ho
dovuto ricominciare a fare gli schemini XD
Un bacio a chi ha
recensito e continuerà a farlo! GiulyWeasley
(mi mancavano le recensioni chilometriche XD), Gioconda, ita chan(nuuu, nun ci lasciano nu!), fiamma90, robby (Dean in realtà è un clone alieno
*sisi* … scherzo XD e sono felice che tifi Sarah e Mike anche tu), Joannadellepraterie, lasagne80,
Alessandra, Angelika88, Seiryu, funnynurse(sto lavorando anche sulle fotine
XD ci sono quasi con tutti), edvige86,
Kapoch, Saty(amora, cosa devo dirti… mi analizzi alla perfezione e
non so cosa controbattere XD), MaryCry,
Nana92 (povero ron però gli prenderanno un
certo numero di infarti a quanto hocapito <--- hai
capito bene…), Maky91, Fey
(sei una delle poche a cui non piace un Draco freddo, sai? Per Mike e Sarah ci sto lavorando),
Nefele, Mey, cecia granger (è bellissimo!!), Jin, ginny89potter (ho in progetto un MM per spiegare la nascita
della storia tra Sarah e Micheal ^___-) ,
ale146
“Quella pasta al forno era ottima, mamma, come sempre
GROWN YOUNG
3. Cracked
Baby, you can be tough
Say enough is enough
You could even be blunt
Just do it with love, love, love, love
Tell me I'm wrong
That I'm coming on way too strong
Don't think I'll be crushed
Just do it with love, love, love, love
Hilary Duff- With love
“Quella pasta al forno era
ottima, mamma, come sempre.” Disse Matt con un sorriso mentre finiva
di riempirsi la bocca con la squisitezza che Ginny aveva preparato. Lei gli sorrise grata e cominciò a sparecchiare lasciando
il piatto solo a Matt che si accingeva a prendere la
terza porzione di pasta. Sarah sospirò guardando in modo assente la tovaglia e Ginny si accigliò.
“Qualcosa non va tesoro?”
Sarah alzò la testa di scatto guardandosi intorno
come appena svegliata, incrociò per qualche secondo gli occhi severi del
padre e prestò tutta la sua attenzione a Ginny. “Oh… oh no, va tutto benissimo. Stavo solo…
pensando.”
“A Mike?” Chiese con
voce dura Harry squadrando ogni centimetro del suo viso senza riuscire a
rilassare la mascella. Sarah lo guardò per qualche attimo e annuì
debolmente. “Non dovresti cominciare a pensare a cosa vuoi fare della tua
vita? Hai diciannove anni e da quando sei uscita dalla scuola non hai fatto che passare da un lavoro all’altro.”
Sarah si scambiò un rapido sguardo con Matt, che riabbassò istantaneamente gli occhi senza
dir nulla, e passò un piatto alla madre mordendosi un labbro.
“Ecco papà, riguardo a questo ci sarebbe una cosa che devo di…”
Un busso alla porta li fece sobbalzare non poco. Harry
guardò dall’ingresso a Sarah indeciso o no se rimandare la
conversazione. Con uno sbuffo si alzò da tavola per andare ad aprire
mandando accidenti per l’unica volta in cui Sarah aveva deciso di
raccontargli qualcosa. I suoi pensieri vennero
scacciati via in un lampo quando si ritrovò sulla soglia di casa con
davanti Ron che si grattava la nuca.
“Ehm…” Iniziò l’altro senza
sapere come spiegarsi.
Harry chiuse gli occhi e sospirò facendo cenno alle
sue spalle con il pollice. “Sistemati pure sul divano.”
Ron sorrise debolmente. “Grazie.”
Passò per la cucina come se fosse casa sua ormai, non
era certo la prima volta che veniva ospitato da Harry
ma erano anni che non succedeva più. Ginny, non appena lo vide passare,
sgranò gli occhi seguendolo con lo sguardo e dopo aver assimilato la
scena lo rincorse mentre lui stava già
sistemando una coperta sul divano.
“Che- che stai facendo?”
Ron alzò lo sguardo su di lei e le rivolse un debole
sorriso. “Oh, scusa Ginny.” Si rimise dritto e camminando verso di
lei le stampò un bacio sulla guancia lasciandola di stucco.
“Grazie per l’ospitalità, sei la migliore.”
Ginny rimase a bocca aperta a fissarlo prima di voltarsi
alle sue spalle e incrociare lo sguardo con Harry che alzò le spalle con
mezzo sorriso. Non appena Ron ebbe sistemato le coperte Sarah
si sedette sul divano al suo fianco.
“Cos’è successo?”
Ron arricciò il naso evitando lo sguardo dei
presenti. “Niente, ho solo… detto a Hermione quello che pensavo.
Non l’ha presa molto bene.”
Ginny si portò una mano alla bocca. “Ti ha
cacciato da casa?”
“No.” Disse Ron scotendo gravemente la testa.
Ginny e Harry e i due ragazzi si guardarono. “Sono io che me ne sono
andato.”
“Te ne sei andato di casa?!”
Strillò Ginny con gli occhi dalle dimensioni di due palline da tennis.
“Sei impazzito?! Ti è dato di volta il
cervello?! Cosa diavolo stavi
pensando quando sei uscito da quella casa?!”
Ron la guardò serio. “Se
vuoi proprio saperlo, che il mio matrimonio è appena finito. Se volete
scusarmi ora, sono un po’ stanco.”
Sarah si alzò di scatto per lasciare che lo zio si
sdraiasse sul comodo divano con uno sbadiglio. Harry e Matt
si guardarono per un attimo e alzarono le spalle indifferenti,
ma Ginny non intendeva lasciar perdere lì. Marciò fino al
divano e prese Ron per il bavero della camicia, gli occhi sbarrati come una
pazza.
“Come hai detto scusa? Sono io che sono stanca di tenerti sul mio divano ogni santa volta che
litighi con tua moglie! E mi rifiuto
di sentirti dire che il tuo matrimonio finisce qui,
Ron!”
Lui scrollò appena le spalle. “Va bene, non lo dirò più. Posso riposare ora,
per favore? Domani ho una missione importante e se ci arrivo con le borse sotto
gli occhi non riuscirò nemmeno a distinguere un comune sasso da Stonehenge.”
Ginny gli scoccò un’occhiata di fuoco ma prima
che potesse solo aprire bocca Harry le posò una mano sulla spalla
costringendola di nuovo in piedi. Appena la rossa fece per
dare contro anche a lui le posò delicatamente una mano sulle labbra e
scosse la testa. “Duole ammetterlo ma Ron
ha ragione. Ne riparliamo dopo la missione di domani, ok?”
Lei annuì imbronciata. Non osava mai contraddirli quando si trattava di lavoro. Sarah
corrucciò la fronte. “Di cosa si tratta esattamente?”
“Non lo sappiamo ancora.”
“Un salto nel buio, figo!”
Disse Matt tutto concitato. “Ehi, posso venire
anch’io?”
Harry inarcò un sopracciglio squadrando il figlio.
“Non è un ‘salto nel buio’, andiamo a Stonehenge
per un controllo. Druidi e avvistamenti vari. Il Generale ha già deciso
chi sarà in missione, Matt, mi spiace.”
Matt guardò con occhi
imploranti Ron che sbuffò passandosi una mano sulla faccia. “Non
farmi passare per il lupo cattivo, Matthew, ho
già quattro uomini con me e sono più che sufficienti. Sarà
per la prossima volta.”
Il ragazzo sbuffò sonoramente e scosse la testa. Con
un cenno della mano salutò gli altri e salì su per le scale
borbottando tra sé. “Un’altra noiosissima giornata in
ufficio, proprio quello che volevo…”
Ginny ridacchiò e si diresse verso la cucina mentre Sarah si appoggiò con i gomiti sullo
schienale del divano e guardò lo zio dall’alto. Un caldo sorriso
le riempì le labbra quando lo vide sbadigliare
e sistemarsi meglio. “Lo sai, Micheal ti somiglia
proprio tanto. Se avessi qualche anno di meno
scommetto che vi scambierebbero per gemelli.”
Ron fece un sorriso assonnato con gli occhi semichiusi e
annuì appena. “Già, è veramente impressionante
quanto Mike ed io ci assomigliamo.
Hermione dice sempre che è solo figlio mio, da lei non ha preso proprio
niente.” Ridacchiò.
Anche Sarah e Harry ridacchiarono. Sarah
smise di ridere quando, alzato per un attimo lo
sguardo, si rese conto di essere fissata da Ginny che non sembrava affatto
divertita. Aveva la bocca semiaperta e il viso contratto in
un’espressione di puro stupore.
“Mamma? Tutto ok?”
Ginny non smise di fissarla basita.
“Io…sì, credo di sì… è solo, mi è
parso…” tutti la guardarono esitanti, incrociò lo sguardo
con Harry e scosse la testa riportando gli occhi color cioccolato sulla figlia.
“No, niente.”
Harry alzò un sopracciglio. “D’accordo, cominci ad essere stanca anche tu. Vieni Sarah, andiamo a
letto e lasciamo riposare lo zio.”
Dopo aver salutato Ron, Sarah gli dette anche un bacio sulla
guancia, i tre salirono su per le scale. La ragazza sparì dietro alla
porta rosa pallido nel giro di tre secondi dopo aver dato loro la buonanotte,
lasciando i due coniugi da soli. Harry, con un sorriso sulle labbra, cinse la
vita di Ginny che non lo guardò nemmeno.
“Tesoro, sei sicura di sentirti bene?”
Ginny lo guardò per un attimo. “Sì. Ho
bisogno del bagno, tu vai in camera intanto.”
Harry sorrise stranito. “Come
vuoi.”
Aspettò ancora qualche attimo per essere certa che
Harry fosse entrato in camera prima di voltare
nuovamente lo sguardo verso camera di Sarah. Scosse la testa e portò gli
occhi al cielo lasciando un sospiro. Una sola parola lasciò le sue
labbra, in un sussurro quasi inesistente.
“Mike…”
*
La biblioteca era quasi deserta, solo
pochi studenti giravano tra gli scaffali, alcuni per studiare, molti
altri per avere un posto dove nascondersi. Simon se ne stava chino su uno dei
suoi soliti tomi, gli occhi nocciola scorrevano veloci rigo
per rigo memorizzando tutto il necessario. Ed si era
dissolto nel nulla e non rimaneva che rimboccarsi le maniche per essere
perfetto.
Improvvisamente un gran fracasso al suo fianco lo fece
riscuotere, alzando gli occhi dalla carta si ritrovò accanto Ben che
sorrideva sotto le numerose lentiggini. Alzò un
sopracciglio prima di tornare ai suoi studi.
“Ehi.” Disse disinteressato. “Che ci fai qua?”
Ben scrollò le spalle mettendo i piedi sul tavolo e
le braccia dietro la testa come se fosse steso sotto un albero. “Ieri
mattina ho incontrato Thea in guferia. Spediva una
lettera. Mi sono chiesto, a chi può spedire una lettera se tutte le sue
amiche sono qui a scuola?”
Simon non si degnò nemmeno di
alzare la testa stavolta, strinse le labbra in una linea. “Mamma e
papà?”
“No, toccavano a me ieri.” Tirò
giù i piedi dal tavolo facendo un gran baccano. Da lontano la voce di
Madama Pince impose silenzio. “E se non sono mamma e papà a chi può spedire
una lettera?”
“Fammi pensare…” disse Simon seguendo con
gli occhi un rigo del libro particolarmente complicato. “…James, Alex, Micheal, Sarah,
Matt, zio Harry, zia Ginny,
inonni…”
Ben lo fermò con una mano davanti al viso come un
vigile urbano. Scosse la testa solennemente. “Non essere ridicolo.
Perché mai dovrebbe scrivere a uno di loro? Andiamo, Sam, è talmente
evidente!”
Simon sbuffò scocciato. “Cosa è talmente evidente,
esattamente?”
“Si tratta di un ragazzo!”
Stavolta Simon scoppiò a ridere. “Per favore, Benjamin, tu guardi troppa tv. Devi smettere di andare dal
nonno a guardare quella porcheria.”
Ben mise su il suo classico sorrisetto
diabolico e incrociò le braccia al petto. “Solo perché tu
non hai mai toccato una ragazza neanche con un’unghia
non significa che tutti quelli che ti circondano debbano rimanere asessuati
come te, sai? Se non vuoi collaborare lo scoprirò da solo.”
“Ascoltami bene adesso!” alzò la voce
Simon che cominciava ad irritarsi. “Punto uno, non
è affatto vero che sono asessuato, punto due Thea può anche avere
un ragazzo e non mi interessa e punto tre, impara a farti gli affari
tuoi.”
“Nervosetti oggi eh?”
“Nel caso tu non l’avessi notato sto cercando di
studiare.” Gli rispose lui alzando evidentemente
le sopracciglia. Ben guardò dal tomo alla faccia del fratello e si
corrucciò ancora di più. C’era qualcosa che evidentemente
non tornava.
“Esattamente, perché studi
così arduamente un libro preso dalla sezione proibita?”
Stavolta Simon impallidì e coprì il titolo del
tomo con le mani guardandosi intorno nervosamente. Sospirò in sollievo quando constatò che nessuno l’aveva
notato e si chinò verso il fratello abbassando la voce nonostante
fumasse dalle orecchie. “Adesso ascoltami bene, devi
stare zitto! Sto studiando su questo libro per essere assolutamente perfetto.
La prossima lezione devo essere sicuro di saper
rispondere a qualsiasi domanda.”
“Perché devi battere SophiaWilland?”
“Esattamente!” Rispose
concitato, poi si riprese. “Aspetta un attimo, tu come lo sai?”
Ben alzò le spalle come se per lui fosse
un’informazione con poca rilevanza. “Me lo ha detto Micheal. Ha detto che una delle cose da non fare mai a Hogwarts è starti vicino mentre studi per essere
migliore della tua acerrima nemica.”
Simon alzò un sopracciglio. “Se sai che non
devi starmi intorno mentre studio perché sei
seduto qui?”
“Da quando seguo le regole io?” Disse Ben
allargando le braccia. “Ad ogni modo, com’è questa Sophia?”
Simon lo guardò stralunato e basito. “Che razza di domanda è?”
Ben roteò gli occhi e parlò pazientemente come
se stesse dialogando con un bambino piccolo. “E’ carina?”
Il fratello lo guardo un attimo perplesso, come se Ben
stesse parlando in una qualche lingua sconosciuta. Poi aggrottò la
fronte come se stesse risolvendo un problema di geometria analitica e
guardò Ben con occhi vuoti. Piegò la testa da una parte, incerto.
“Io… beh, lei è… è…”
improvvisamente si rabbuiò guardando fisso davanti a sé.
“E’ qui.”
Ben seguì interessato lo sguardo cupo del fratello
che si era fermato su una ragazza poco distante da loro con una coda di cavallo
e la divisa diligentemente allacciata. La squadrò da capo a piedi con un
sorrisetto sulle labbra e si rivolse al fratello con
un sopracciglio inarcato. “E tu con quella ci
fai la guerra? Io ci farei tutt’altro!”
Simon gli tirò una pacca sulla nuca. “Cretino! Perché invece di dire queste stupidaggini non ti metti un
po’ a studiare?”
“Perché non ho nessuna intenzione
di rimanere vergine fino alla fine dei miei giorni, come tu hai in programma di
fare.” Sorrise sfacciatamente. “Peccato che la tua amica sia un po’ grande per me, altrimenti avrei gradito
molto che me la presentassi.”
“Te l’ha mai detto nessuno che sei peggio di James?”
Ben aggrottò la fronte. “Sì.
Papà.”
“Stavo proprio cercando te.”
I due ragazzi alzarono gli occhi perplessi e presi alla sprovvista. Ben non poté evitarsi di
scappare in un sorrisetto non appena vide che stava
loro davanti: Sophia, con i suoi soliti tomi tra le
mani e un cipiglio scuro verso Simon, che per un attimo la guardò basito
prima di assumere la sua solita aria scontrosa.
Ben si intromise. “Spero
proprio che sia io quello che stai cercando.”
Sophia lo guardò inarcando
un sopracciglio e Simon gli tirò uno scappellotto lanciandogli
un’occhiataccia. “Questo è mio fratello Ben.” Disse a
mo’ di scusa.
Lei lo guardò come se stesse guardando
un insetto. “Sì, immaginavo… comunque,
Weasley, ci sarà una riunione dei Prefetti
questo venerdì. Alle cinque nell’ufficio della preside.”
Simon la guardò improvvisamente interessato.
“Una riunione? E su che cosa?”
“Non lo so.”
Lui sorrise, vittorioso. “Allora c’è
qualcosa che non sai, Willand.”
Sophia fece del suo meglio per
mascherare un quasi inesistente sorriso continuando a guardarlo con uno sguardo
di fuoco. “Non ti illudere, Weasley.
E vedi di non mancare.”
A passo svelto, veloce com’era venuta, girò i
tacchi e se ne andò lasciando Simon e Ben di
nuovo soli a quel tavolo. Simon rimase a guardarla con uno sguardo determinato,
pensando probabilmente alla prossima tattica per una vittoria clamorosa. Ben si
schiarì la gola attirando la sua attenzione.
“Non sapevo si sorridesse dopo aver parlato col
nemico.”
Simon lo guardò scocciato. “Si sorride se si
sta pensando a un modo per batterlo.”
Ben fece l’indifferente. “Beh, non sapevo
neanche si flirtasse coi nemici…”
“Che cosa?!” lo
guardò shockato. “Io non stavo flirtando!”
“Allora
c’è qualcosa che non sai, Willand.” Lo canzonò Ben col suo tipico sorriso da
furbo. “Oh, ma non preoccuparti, stai andando alla grande! Non lo vedi
quanto si è sforzata per non sorridere?”
Simon lo guardò come se fosse pazzo.
“L’unica cosa che vedo è un imbecille di nome Benjamin Aaron Weasley. E adesso levati di torno.”
Ben scosse la testa ma non se lo
fece ripetere due volte, si dileguò se possibile ancora più in
fretta della ragazza lasciando finalmente in pace il fratello. Simon
sospirò e riportò gli occhi sul libro ricominciando a leggere da
capo la pagina che aveva iniziato. Scosse la testa rassegnato.
“Flirtando io, tze.”
*
Era da più di una mezz’ora che Alex continuava a fare su e giù per la stanza
mordendosi l’unghia del pollice e sventolando qua e là i lunghi
capelli rossi. Jonathan si limitava a guardarla
seguendola con lo sguardo in ogni sua piccola mossa. Sospirò appena quandoAlex gli
passò davanti per l’ennesima volta.
“Non è poi così grave.”
Alex si bloccò di colpo e
lo fissò a bocca aperta come se fosse pazzo. “Non… non
è poi così grave?! Scusa, dove sei stato le ultime due ore? Mio padre se
n’è andato di casa!”
Lui si alzò dal divano, sul quale stava seduto, e le si avvicinò prendendole le mani. “Alex, sia io che te conosciamo
bene tuo padre… se ne andrebbe mai da casa? La risposta è no.Gli serve solo un po’ di
tempo e tornerà come sempre.”
Lei scosse la testa confusa. “Oh non lo so, questa volta sembravano arrabbiati davvero. Avremmo dovuto intervenire molto tempo fa. Non capisco
proprio perché debbano comportarsi così.”
“Perché…”
La circondò con le braccia. “… si sono sposati molto giovani
ed è normale vivere una crisi dopo tutti questi anni di matrimonio.
Devono solo trovare il modo di riaccendere la fiamma, come si dice.”
Alex sorrise appena appoggiandosi
alla spalla di Jonathan. “Sarà meglio
non suggerire questa via a nessuno dei due o si daranno fuoco
a vicenda, ci puoi giurare!” La sua voce da divertita si intristì
improvvisamente. “Loro sono sempre stato il simbolo della coppia perfetta
per tutti noi e se scoppiano… beh, se loro scoppiano
scoppiamo tutti. Capisci quello che voglio dire?”
“Se stai cercando di liberarti di me con questa banale
scusa mi spiace dirtelo ma non funziona.”
Alex rise subito seguita da Bonar. “Sei proprio scemo.”
Lui le sorrise. “Senti, lo so che questa cosa dei tuoi
genitori ti mette in crisi ma non c’è
bisogno di allarmarsi. Per me continuano a rimanere la coppia perfetta, e
vedrai, torneranno insieme presto.”
“Lo spero proprio.”
“E nel remotissimo caso che
la coppia perfetta scoppiasse…” Fece una pausa schiarendosi
casualmente la gola. “…saremo pronti a rimpiazzarli, magari.”
Alex alzò la testa per
guardarlo negli occhi. Le sue iridi blu sprigionavano ingenuità da far
invidia a un bambino di tre anni. Rimase qualche
attimo a bocca aperta. “Che vuoi dire?”
Jonathan si grattò la nuca imbarazzato. “Beh, che… ormai hai
venticinque anni e io sono molto vicino alla trentina. Pensavo che potremmo anche pensare a… a stabilirci. Sì,
insomma, a mettere su famiglia.”
Alex si tirò un attimo
indietro premendo delicatamente le mani sul petto di Jonathan.
La sua espressione totalmente persa. “Jo…io
non… oddio… non penso… non è il caso.”
Lui la lasciò andare facendo ricadere le braccia
accanto ai fianchi ma senza smettere un attimo di fissarla. Forse ancora
più incredulo di lei. “Perché?
Io… credevo che stessimo programmando di stare insieme per molto, molto
tempo.”
“E’ così!”
“Alex, per molto tempo intendo per sempre.”
“Lo so benissimo, Jonathan!”
“E allora perché non
vuoi sposarmi?”
Alex si ritrovò a non sapere
cosa rispondere. Rimase un attimo a bocca aperta cercando di formulare un
pensiero coerente ma ci volle qualche minuto prima che
riuscisse a dire qualcosa. Prese un respiro profondo. “Jonathan… Nate… io voglio davvero stare con te!
Per sempre. Ma non credo che questo sia il momento adatto per… per fare
il grande passo. Insomma, non ho ancora detto a mamma
e papà della nostra relazione, e con tutto quello che sta succedendo in
famiglia ultimamente non è proprio il caso di
dirglielo. Stanno già discutendo sul trasferimento di James
e…”
Ma non poté finire mai il
suo discorso perché le labbra di Jonathan si
erano già posate sulle sue, costringendola inconsciamente a rimangiarsi
tutto quello che aveva appena detto. Lui si tirò indietro, appena, tanto
da riuscire ancora a percepire il suo respiro caldo sulle sue
labbra e sospirò quietamente. “Lascia per un attimo fuori la tua
famiglia, Alex. Ci siamo solo tu e io.
Sposami.”
Alex lo guardò intensamente negli occhi, come se veramente
esistessero solo loro due. Si umettò un labbro distogliendo lo
sguardo per qualche secondo. “E’ questo che vuoi, davvero? Vuoi
veramente una famiglia con me, dei bambini, una casa?”
Lui sorrise semplicemente. “Sì. Voglio te,
voglio una casa con te e voglio dei bambini da te… soprattutto per vedere
se escono fuori rossi anche i nostri.”
Lei rise di gusto abbracciandolo di nuovo di
slancio. Affondò la faccia nella sua spalla sorridendo come una pazza e
annuì concitata. “Sì.”
“Sì, mi sposi?”
“Sì, ti sposo.” Rispose lei senza muoversi
dalla sua spalla. “Ma per i bambini prendiamoci
tempo.”
Lui rise e l’alzò di peso facendole fare una giravolta, una volta che l’ebbe messa a terra
le prese il viso tra le mani ridendo come un bambino. “Tutto il tempo che
vuoi, quasi-signora-Bonar.”
Alex scosse la testa ancora
incredula nonostante mostrasse un bel sorriso e scoppiò a ridere
istericamente. “A papà verrà un infarto.”
Jonathan la strinse ancora di
più a sé. “Sì, e sono convinto che troverà comunque il modo di licenziarmi.”
“Non essere pessimista, papà ti adora.”
“Tuo padre mi adora perché sono uno degli
uomini che non lo fa impazzire a lavoro e che si becca
le reclute al posto suo, non perché sono il quasi marito della sua
secondogenita, nonché prima figlia femmina.”
Lei si morse un labbro. “Non la prenderà bene,
eh?”
Bonar fece finta di pensarci su.
“Uhm… no, direi proprio di no.”
*
Dean mise la testa fuori dalla porta di camera guardandosi intorno, quando ebbe
controllato che il corridoio fosse deserto fece cenno all’interno della
stanza a qualcuno di uscire. Geena uscì in
punta di piedi dalla camera facendo attenzione a non
fare il minimo rumore.
Insieme si avviarono verso le scale stando ben attenti a non
essere sentiti da nessuno. Dean aveva appena fatto
uno scalino quando si sentì gelare il sangue
nelle vene. Dei passi a lui molto famigliari arrivarono loro alle spalle.
“Ehi.”
Geena e Dean
si voltarono molto lentamente trovandosi davanti Seth
che li osservava a braccia incrociate e con un sopracciglio inarcato. Lei fece
un sorriso falsissimo cercando di salvarsi.
“Ciao, tu devi essere Seth. Sarah
mi ha parlato di te.”
Seth, se possibile, inarcò
ancora di più le sopracciglia. “Sì, sono Seth. Quello che ha dovuto ascoltare tutto dalla stanza
accanto.”
Geena arrossì furiosamente
cercando di nascondersi tra i capelli, mentre Dean si
grattò la nuca e fulminò il fratello con lo sguardo. “Ti
sembra di essere carino?”
“Sbaglio o ne avevamo
già parlato, Dean?”
Deanguardò
per un attimo Geena, poi riportò lo
sguardo sul fratello a mo’ di sfida. Incrociò anche lui le braccia
al petto e fece un passo in avanti reggendo lo sguardo gelido del fratello. Dei
passi dal fondo delle scale li riscossero dalla loro specie di sfida e tutti e
tre si voltarono per vedere Ashley salire le scale.
Appena lei si accorse di loro si bloccò a metà
delle scale rimanendo a fissarli. Poi sorrise loro. “Oh ragazzi, non
pensavo foste a casa a quest’ora.”
“Io non dovrei esserci, in effetti.”
Dean lanciò
un’occhiataccia a Seth. “Già,
ecco.”
Ashley passò lo sguardo da un figlio all’altro
senza capire cosa stesse succedendo, poi notò Geena che cercava ancora di nascondersi tra i capelli
scuri. La guardò curiosamente aggrottando la fronte. Poi si illuminò. “Geena?”
Lei alzò appena la testa ancora molto imbarazzata.
“Salve signora Malfoy.”
Ashley si guardò intorno ancora molto smarrita, Dean e Seth evitarono
accuratamente di incrociare lo sguardo conla madre. Ashley si rivolse a lei
ancora più confusa. “Che…
cosa… che ci fai qui?”
Geena la guardò a bocca
aperta senza sapere cosa dire. “Io…beh, io…”
guardò Dean cercando aiuto ma prima che
potesse aprire bocca Seth si spiegò per loro.
“Geena è una
giornalista. Mi darà una mano per l’articolo su Kim, le ho rimediato un’intervista per questa sera.”
Dean e la ragazza lo guardarono
sbalorditi, mentre Ashley sembrò piuttosto entusiasta. “Oh bene!
Sono così felice per Kim! Il tuo nome
comparirà sul giornale, vero? Voglio dire, fai parte della squadra e sei
praticamente il suo agente… potresti chiedere di
citarti, sono sicura che Geena lo farà
volentieri.”
La ragazza sorrise falsamente. “Certo.” Dean alle sue spalle annuì freneticamente.
Ashley batté le mani insieme e finì di salire
le scale. “Non vedo l’ora di dirlo a Draco! Sapete
dov’è?”
Dean alzò le spalle.
“Lavoro?”
“Oh… oh, si giusto!
Allora mi cambio e vado da lui!”
I tre sorrisero apertamente e in modo falsissimo fino a che
Ashley non sparì dietro la soglia di camera. Dean
rilasciò il fiato e il sorriso di Seth
scomparve dal suo volto. Si guardarono un attimo in silenzio prima che Dean si schiarisse la gola e si
grattasse la nuca. “Grazie per…”
Seth scosse la testa guardandoli
entrambi. “Per favore non dire niente.”
*
“No aspetta un attimo, dillo
di nuovo.”
James sbuffò scocciato, era almeno la quinta volta
che Diego gli chiedeva di ripetersi e adesso cominciava davvero a spazientirsi.
C.j. gli mise una mano sul braccio facendogli segno
di pazientare e lui prese un respiro profondo prima di parlare di nuovo. Chiuse
gli occhi per calmarsi.
“Eravamo a tavola. Hanno iniziato una discussione su
me e C.j. Papà si è alzato e ha urlato.
Mamma si è alzata e ha urlato. Papà se n’è andato di
casa.”
“Oh, hai dimenticato che dopo che mamma ha urlato,
papà ha urlato di nuovo e più forte.”
Lo riprese Micheal annuendo tra sé.
James riuscì solo a lanciargli un’occhiataccia
facendolo ammutolire all’istante prima di
passarsi una mano sulla faccia, esasperato. C.j. lo
aiutò a sedersi massaggiandogli piano le tempie. “Questione di
qualche ora e vostro padre sarà di nuovo a casa.”
Micheal e James si guardarono un attimo
prima di fare una smorfia scettica. “Non credo proprio. Questa
volta ci sono andati pesanti, mamma sembrava davvero
offesa e papà… beh, a dire il vero sembrava ancora più
offeso di mamma. Il che è strano, di solito non si lascia toccare
così da una discussione.”
“Oh andiamo Micheal.” Disse James scotendo la
testa. “Sono mesi che c’è crisi nell’aria, non dirmi che questo scontro era inaspettato.”
Diego li guardò increduli. “Che vuol dire c’era crisi nell’aria, da quanto vanno
avanti a litigare?”
James scosse di nuovo la testa in segno di dissenso.
“Oh, non litigavano.”
“Non si parlavano proprio.” Concluse
per lui Micheal, con una smorfia di chi non sa più dove mettere le mani.
C.j. e Diego si scambiarono
uno sguardo increduli.
“Pensavo che i vostri genitori fossero la coppia
perfetta!”
James le prese le mani facendola sedere al suo fianco.
“Beh, lo erano.” Disse pensieroso. “Comunque
questa lite è davvero preoccupante e non solo per loro. L’ultima
cosa su cui hanno avuto una discussione è stato
il mio trasferimento, e scommetto che mamma ci rimarrà malissimo
se…”
Cercò C.j.
con lo sguardo, lei boccheggiò. “Non vuoi più venire
a vivere qui?!”
Diego si passò una mano sulla faccia, disperato.
“Guai in vista, Micheal dileguati finché sei in tempo.”
James lo ignorò concentrandosi su C.j.
“Non è che non voglio, amore, non
posso!”
“Tu stai usando la lite dei tuoi genitori come scusa,
James, e non dire che non è così! Questa
cosa riguarda me e te, se per tua madre è un problema dovrebbe
cominciare a pensare che hai ventisei anni, non dodici! Stiamo insieme da otto
anni! Otto! Scusa tanto se volevo fare un passo avanti nella nostra
relazione!”
James spalancò la bocca, incredulo. “Che cosa?!Ma se sono stato io a proporti
questa cosa! C.j. io voglio venire
a vivere qui, si tratta di rimandare di qualche giorno! Al massimo
qualche mese!”
“Qualche mese?”
I ragazzi si scambiarono un’occhiata allarmata, C.j. si era alzata in piedi e
stringeva le mani lungo i fianchi. Micheal si alzò schiarendosi la gola
e le posò delicatamente una mano sulla spalla cercando di calmarla.
“Si risolverà tutto in pochi giorni, vedrai.”
Lei scosse la testa e sospirò afflitta. “Aveva
ragione tua sorella.”
James la guardò basito. “M-mia
sorella? Che cosa c’entra mia sorella?
…quale sorella?”
“Alex.” Disse lei
stancamente stropicciandosi una mano sulle palpebre. “Dice sempre che se
i tuoi scoppiano, scoppiamo tutti.”
In meno di due secondi James si alzò in piedi e prese posto accanto a C.j.
prendendole il viso tra le mani. La guardò negli occhi in piena
agitazione. “Ehi, ehi, noi non stiamo
scoppiando. Stiamo solo rimandando qualcosa che ha aspettato anni di qualche
giorno. Non stiamo scoppiando!”
Diego alzò un sopracciglio in direzione della
sorella. “Certo che ve ne fate di paranoie voi donne!”
C.j. si voltò di scatto,
furente. “Oh, stai zitto tu! Neanche tu non fossi
single!”
“Io non so… ah, non importa.”
James lo guardò con un sopracciglio inarcato,
c’erastato
qualcosa nel tono di voce di Diego che non quadrava ma prima che potesse
indagare fu distratto dallo sbraitare isterico di C.j.
e la voce di suo fratello Micheal che cercava di placarla in qualsiasi modo.
“Oh, andiamo C.j., puoi sempre dormire da noi… e James sta più
a casa tua che a casa nostra, non è convivere questo?”
C.j. sbuffò scocciata.
“E va bene, avete vinto! Riporta pure a casa
tutta la tua roba…”
“Non ho nessuna intenzione di
farlo.” Disse James in modo deciso. “La mia roba resta
dov’è, non c’è bisogno di spostarla. Prendilo come un
segno che il mio trasferimento è già all’opera.”
Micheal le sorrise caldamente. “Non pensavi mica che
fosse così facile liberarsi di James? Perché sappilo, non ci
proviamo da anni ed è sempre tra i piedi.”
C.j. lasciò andare fuori
una risata molto simile a uno sbuffo stanco e
guardò James negli occhi. “Mi dispiace.”
“Per cosa?”
“Per aver dato di matto per una questione da nulla.
Per essere così nervosa e isterica.”
“Oh, ormai a quello siamo abituati.” Annuì Diego, poi aggrottò la fronte.
“Però ultimamente lo sei più del
solito… sei sicura di non essere incinta?”
James la guardò allarmato.
“Non lo sei, vero?”
C.j. incrociò le braccia al petto minacciosa. “Non so veramente
decidermi chi dei due prendere a schiaffi per primo. No, non lo sono e Diego
smettila di chiedermelo ogni due giorni! Non lo sono punto e basta.”
Micheal li guardò perplesso. “Non ci sarebbe mica niente di strano, anzi, con tutto quello che ci
racconta James sarebbe molto più che logico che tu fos…”
Si frenò di colpo quando si
accorse delle occhiate allarmate che gli stava lanciando il fratello. Diego si
passò una mano sulla faccia prima di tapparsi le orecchie. Come previsto
la ragazza alzò la voce a livelli vertiginosi.
“Tu vai a raccontare queste cose ai tuoi fratelli?! Credevo fossero passati i tempi in cui ti vantavi delle tue performance, Weasley.”
James lanciò un’altra occhiataccia al fratello
che alzò le spalle in segno di scusa e si avvicinò a lei
mettendole le mani sulle spalle in un gesto rassicurante. “Amore, io
non… non mi vanto coi miei fratelli. Solo che capita, tra uomini…”
Lei lo ignorò voltandosi verso Micheal. “Scende
nei dettagli?”
Lui esitò un attimo di più.
“Beh…”
“Spero che non racconti queste cose anche a te!”
Disse inviperita a Diego, lui fece una smorfia guardandoli entrambi e scosse la
testa.
“Purtroppo per me non ce n’è stato
bisogno, visto che ho assistito in prima persona.”
James la prese per le spalle più fermamente
costringendola a guardarlo. “Amore, vuoi darti una calmata adesso? Siamo
tutti agitati per questa faccenda, d’accordo, ma non c’è
bisogno di sbraitare… vuoi un po’ di camomilla?”
Lei sospirò di nuovo e scosse la testa. “No, io
sono stanca, me ne vado a letto.”
Non diede nemmeno il tempo di dire qualcosa ai ragazzi che
già si era dileguata su per le scale a passo svelto. James rimase a
guardarla fino a che non scomparve del tutto, un’espressione perplessa
sul viso. Quando si voltò verso gli altri due,
lo guardarono con le sopracciglia innalzate e lui fece spallucce.
“Non chiedetemi niente, io delle donne non ho mai
capito nulla.”
Micheal piegò la testa da un lato. “Andiamo
bene, se non ci capisci nulla tu…”
“Cosa pensate di fare adesso, riguardo i vostri genitori intendo?”
Micheal e James
guardarono prima Diego e poi si guardarono a vicenda
non sapendo che dire. Entrambi sembrarono pensarci un
po’ su, ma la situazione era più complicata di quanto sembrasse.
James si grattò la nuca.
“Beh, papà aveva una missione stasera. Magari
dopo aver finito il lavoro torna a casa e fa finta di niente come al solito.”
“Può darsi.” Lo incoraggiò
Micheal. “Oppure potrebbe rischiare la vita e rendersi conto che non
può vivere senza mamma, in fondo non sarebbe neanche la prima volta.”
Diego li guardò scetticamente. “E se vostro padre non rischia la vita e domani non
torna?”
Micheal e James si guardarono disarmati. Diego
sospirò.
“Addio famiglia Weasley.”
*
“Sto morendo dal freddo.”
A ovest, a circa due ore da Londra,
la squadra di Auror era già in postazione tra
le fredde rocce di Stonehenge. Erano passate
più di tre ore da quando erano arrivati
lì, avevano studiato le cartine, il terreno e cercato indizi. Il nulla
più assoluto.
Harry stava congelando, in quella pianura il vento tirava
forte e la brina stava cominciando a formarsi sull’erba verde. Ron al suo
fianco, al contrario, era solo molto insonnolito. La notte precedente aveva
dormito a stento due ore su quello scomodissimo divano e non vedeva l’ora
di tornare a casa per schiacciare un pisolino di almeno dodici ore.
Una voce dalla loro destra li riscosse entrambi.
“Generale, cosa facciamo? Sono esattamente tre
ore e diciassette minuti che siamo qui e non è ancora successo niente.”
Ron sbuffò passandosi una mano sulla faccia. Capiva i
suoi uomini, tutti loro avrebbero soltanto voluto
tornare a casa e farsi una bella dormita. Era tardi,
era freddo e soprattutto era deserto. Scosse la testa. “Altri dieci
minuti e ci ritiriamo, Slade.”
“Comandi.”
Di nuovo calò il silenzio. Nemmeno i grilli si
degnavano di far loro compagnia, anche loro troppo infreddoliti per uscire dalle tane. Improvvisamente alle loro spalle un
fruscio, Ron si voltò confuso guardando la sagoma scura dietro di lui.
“Cosa c’è Bonar?”
Bonar, che di scatto si era alzato
in piedi, aggrottò la fronte guardando fisso davanti a sé. Si
umettò un labbro. “Mi era sembrato di vedere qualcosa.”
Poco distante da loro si accese una luce. Tutti loro si
fecero più bassi tra le frasche alte, seguendo con le pupille quella
fonte fievole ma fissa. Harry bisbigliò appena. “Sono loro?”
Ron annuì. “Credo di sì.
D’accordo, adesso ci avviciniamo lentamente e cerchiamo di circondarli.
Non muovetevi finché non vi do
l’ordine.”
Gli uomini annuirono. Camminando a ginocchia piegate si
sparpagliarono posizionandosi come avevano studiato.
Ron si guardò intorno e cominciò ad avvicinarsi. Adesso poteva
vederli bene, erano in tre, uno di loro reggeva quella che sembrava essere una
lampada ad olio. Gli altri due trafficavano facendo svolazzare le lunghe vesti
nere che tanto ricordavano i Mangiamorte.
Un po’ per curiosità un po’ per stare
all’erta si avvicinò ancora, mandando sguardi a destra e sinistra
per tenere d’occhio i compagni. Era quasi pronto a dare il segnale quando un’altra sagoma richiamò la sua
attenzione, sulla sua sinistra, camminava lungo il sentiero per turisti.
Si voltò verso Harry a bocca aperta e quello
ricambiò con la stessa espressione in volto. Allora non si era
sbagliato. “Dannazione!” bisbigliò fra i denti.
Si costrinse a tornare velocemente indietro e camminare lungo
il sentiero per raggiungere quella figura. Appena fu
più vicino si alzò in piedi al suo fianco. “Che diavolo ci
fai qui?” Chiese frustrato e furente.
Hermione lo guardò per un po’ senza dir nulla e
con una mano sul petto, presa alla sprovvista, poi mise su un cipiglio scuro e
incrociò le braccia al petto. “Non penserai che lasci perdere dopo
quello che mi hai detto ieri? Dobbiamo parlare!”
“Adesso?!” Chiese, gli
occhi fuori dalle orbite. “Hermione, non puoi stare qui! E’
pericoloso!”
Lei lo guardò altezzosa. “Sono passata dal tuo
ufficio e mi hanno detto che eri qui, ho semplicemente
chiesto se era una missione rischiosa e loro hanno detto di no!”
“Non è pericolosa per noi!” Disse
esasperato portandosi i capelli all’indietro. “Miseriaccia,
Hermione, è il mio lavoro! E’ pericoloso per te!”
“Se questa è una scusa
per lasciare cadere la conversazione, Ron, non attacca!”
“Quanto sei testarda, cosa
diavolo devo fare per costringerti a tornare a casa?!”
“Non me ne vado da qui fino a che non avremo risolto la questione!”
“Non farmi arrabbiare!”
“Ma cosa sei, mio
padre?”
“Generale!” Ron si voltò
all’istante e non si trattenne dall’imprecare
quando vide quello che stava succedendo. I druidi dovevano essersi
accorti di loro, con tutto il baccano che stavano facendo, e stavano
adesso combattendo contro gli Auror.
Incantesimi di ogni genere volavano
a destra e manca. Ron si lanciò in mezzo alla battaglia lasciando
indietro Hermione. Per la prima volta Harry poté confermare le parole di
Ron: nonostante fossero solamente tre il loro livello magico era nettamente
superiore al loro. Per questo entrambi imprecarono
quando videro Hermione partecipare.
Ron la guardò con la coda dell’occhio ed
urlò. “Cosa diavolo stai facendo?”
“Ti avevo detto che non sarei
tornata a casa finché non avremmo parlato.” Disse fiera.
“Tu sei pazza! Tornatene a casa!”
“Non ci penso nemmeno!”
Hermione si stava arrabbiando così
tanto che non si era nemmeno accorta che uno dei druidi aveva lanciato
un incantesimo dritto su di lei. Ron spalancò gli occhi e si
lanciò su di lei facendola finire a terra. Dall’urto però
rotolarono insieme sul terreno e non furono abbastanza veloci da scansarsi quando quello lanciò di nuovo della polvere,
estratta da una tasca interna, su di loro che si sollevò in una grande
nuvola violacea.
“Ron! Hermione!” Harry urlò
quando li vide scomparire dietro a quella densa coltre di fumo. I
druidi, assicuratasi di non essere visti, si dissolsero nel nulla lasciando gli
Aurora occuparsi dei danni.
Tutti loro corsero verso i due, ancora a
terra, primo fra tutti Harry. Tossì entrando nella nuvola di fumo
e cercò di mandare via un po’ di polvere agitando le mani in aria.
“Ragazzi, state bene?”
In risposta arrivarono solo dei
piccoli gemiti di dolore. Il fumo si stava ormai dissolvendo. Quando Harry
riuscì a vedere di nuovo i suoi migliori amici
riuscì solo a fissarli e a dire shockato.
“Oh mio Dio.”
**
Uff, certo che hanno ragione a dire che dopo un po’ la vena poetica svanisce…
ci metto il triplo del tempo a scrivere un chap!
Sarà anche che stavolta non ho scalettato nulla *vadising
a nascondere* don’t worrybe happy, è tuuuutto
nella mia testolina… e il divertimento è appena cominciato!!
Eh sì,
perché con il prossimo capitolo dichiaro aperta la storia ufficiale, quella
che si spera vi farà rimanere un attimo
perplessi e con le boccucce semiaperte; la domanda quindi è: cosa
sarà stata quella polvere violacea? *sogghigning*
Appuntamento alla
prossima puntata…
Fiamma90: No, tu sei
fantastica a recensire sempre!
Ginny89Potter: Ora…
Ben gli affari suoi se li fa fino a un certo punto,
come si può notare u.u… diciamo che non
è solito spifferare quello che riesce a scoprire, ecco. Se non si fidano di Micheal di chi devono fidarsi,
l’hanno visto crescere, no? XD … sono felice di constatare che non
cogliete subito tutto al volo, ma le vostre teorie sono sempre interessanti
Edvige86:Coccolina mia ^^… dire all’ultimo non vuol dire
esattamente mentre scrivevo, visto che è da
mesi che progetto sta ff XD perché pensiate
subito che la gente sia incinta quando succede qualcosa devo ancora
capirlo… uhm… comunque mi diverto un sacco con le supposizioni XD
Direi che sia Ron che Hermione si sono cacciati in guai più seri di
quanto tu immagini…
Saty: Chissà come mai sono convinta che non ti piacerà scoprire
a chi manda le lettere Thea… Ginny giustamente vive in casa Potter e cerca di farsi gli affari suoi, non che Ron
spifferi ai 4 venti cosa succede in casa sua ^^ e mi spiace ma non esultare
troppo per Matt e May… nessuna è
incinta, ancora… Merlino abbia misericordia di
Harry e delle sue coronarie u.u e infine, ma non meno
importante, la lite tra i piccioni era prassi! Senza quella
niente storia amora mia…
MaryCry:Le cose torneranno come prima… molto lentamente magari ma ci
torneranno ^^ fidati se ti dico che non resterete
delusi
Mey: Se ti può consolare cosa succede tra Matt
e May non l’ha capito nessuno XD fortunatamente per me, almeno qualcosa
me lo posso tenere fino a che non lo scrivo… ma
secondo me Harry sclera anche prima della fine, sai? Non sei per
nulla stupida… sono io che sono malefica XD
Lasagne80: Io resto
convinta che il nuovo ragazzo di Thea non vi piacerà per nulla… -_____-“ e vabbè
rischi del mestiere! Non ci giurerei che i figli Weasleytrovino una soluzione… ma Hermione e Ron sono in
gamba, sono sicura che ce la faranno anche da soli ^^
Nana92: Ma noamora, come hai detto tu il
verbo lasciare non si accosta per niente ai nostri eroi, non ti pare?
Tranquilla, rimarranno insieme per moooolto tempo
ancora, quando si dice anima gemella…
Robby: XD beh ognuno comincia da dove vuole, anche io di solito le recensioni
non le faccio in ordine… ma da dove mi
colpiscono di più ^^ Dean, chi lo sa,
può anche essere che faccia come dici. Di Sarah li sapete tutti e due i segreti: uno si chiama Micheal e l’altro
e il suo lavoro ^^ May non è incinta quindi elabora un’altra
teoria XD cosa ne penso del 7libro? O___O una chicca!!
CeciaGranger: Mah… io su superGinny ci conterei poco… la
vecchiaia… XD ce ne vorranno ancora un po’ di puntate per capire a
chi mandava le lettere Thea! Perché Ron e Hermione, perché lo
scoprirai nella prossima puntata XD stavolta per davvero, e spero non rimarrai
delusa ^^
Maky91: Si sa, i padri si
vogliono sempre prendere cura delle proprie bambine… che Sarah abbia
dieci o vent’anni rimarrà sempre la
piccola di casa! Dean riesce a
uscire con chiunque ^^” e Geena ci è
cascata come tutte le altre oserei dire…
Angelika88: Secondo me
Harry se lo becca davvero un ingresso gratis al San Mungo
quando verrà a sapere tutto… proprio tutto tutto… sono impaziente quanto voi!!
Gioconda: Ti
capisco… io ho sempre sonno ultimamente XD .______. C’è
voluta un’eternità non è vero? Spero di
metterci meno per il prossimo…
CharonJaneWeasley: Sono
commossa… l’unica che non mi inveisce contro
per la litigata della goodship
XD comunque, ti ringrazio molto e mi sento molto lusingata e felice che ti sia
piaciuta la trilogia che ha un posto speciale nel mio cuore ^^ d’altronde
NTE1 è stata la mia primogenita
Nefele: No, non essere triste… vedrai che il prossimo chappino ti risollevi un po’ ^^ oh, che lettera lo possiamo dire… sì, è una lettera
d’amore lo ammetto… però a chi non posso spifferarlo XD
Potterina: Grazie mille^^
Iole94: Quante new entry
^^ grazie mille anche a te… immagino che all’inizio sia strano ma poi ci si fa l’abitudine XD e dovranno
imparare a farcela tutti mi sa
Un kissoa tutti, ziaFunkia
Le recensioni
sembrerà strano ma sono molto gradite XD
Quando James si svegliò quella mattina dovette sbattere le
palpebre un paio di volte
GROWN YOUNG
4. Plunged back into the past
Everybody's got something they had to leave
behind
One regret from yesterday that just seems to grow with time
There's no use looking back or wondering
How it could be now or might have been
Oh this I know but still I can't find ways to let you go
Sclub7-never had a dream come true
Quando James si svegliò
quella mattina dovette sbattere le palpebre un paio di volte per orientarsi. Si
era così abituato a dormire nell’appartamento di C.j. che si domandò cosa ci
facesse in camera sua, poi ricordò tutto quello che era successo il
giorno precedente quando aveva deciso che sarebbe stato più opportuno
dormire a casa sua. Sbuffò lanciando le coperte da un lato formando un
mucchio informe alla fine del letto e si alzò passandosi una mano sulla
faccia, prese una t-shirt abbandonata su una sedia e decise di scendere in
cucina per la colazione.
Non trattenne un mugolio quando,
arrivato in cucina, non vide che i suoi fratelli senza traccia dei genitori. Si
lasciò cadere su una sedia sbuffando svogliato e Alex
gli mise davanti una tazza di cereali. Alzò lo sguardo su di lei
sofferente.
“Beh, se vuoi le uova le sta
cucinando Micheal.” Disse lei a mo’ di scusa per avergli offerto
solo dei miseri cereali.
James scosse la testa. “Vorrei una
famiglia normale, si può avere quella?”
“Temo che per quella dovrai aspettare un attimo di
più.” Micheal con un debole sorriso
posò la padella in tavola accomodandosi accanto a James. Cominciò
a servirsi come se niente fosse, poi si frenò e si guardò intorno
come infastidito, agitando la testa a destra e sinistra come se stesse cercando
qualcosa. Alex lo guardò perplessa.
“Che c’è?”
“Silenzio.”
Lei si risentì. “Va bene, scusa. Era solo una
domanda.”
“No, no.” Disse lui scotendo la testa.
“Non tu! C’è silenzio, non sono
abituato al silenzio! Cosa ce ne facciamo di tutto questo silenzio?!”
James lo guardò cadaverico. “Papà non
è rientrato?”
Alex si morse un
labbro incerta o meno se dirgli la verità. Rigirò una
ciocca di capelli su un dito mordendosi il labbro inferiore. “A dire il
vero non è rientrata neanche mamma.”
James la guardò sconvolto. “E’ uscita ieri sera borbottando
qualcosa che suonava molto come ‘ora gli faccio vedere io…’ e
non è più tornata.”
Micheal guardò l’orologio al polso. “Beh,
se stanno ancora litigando hanno stabilito un nuovo record.”
James lo guardò con una smorfia. “Non è
divertente.”
“Dovranno pur tornare a casa prima o
poi, giusto?” Chiese Alex speranzosa
guardando i due fratelli che si scambiarono un’occhiata scettica.
“Insomma, devono pur pensare a noi, mamma è paranoica
quando si tratta di noi, non può non preoccuparsi.”
James scosse la testa. “Come se noi ci fossimo
occupati di loro in quest’ultimo periodo.
Andiamo, era evidente che ci fosse qualcosa che non andava per il verso giusto ma nessuno se ne è curato e abbiamo continuato
a fare i nostri comodi come nulla fosse.”
Alex abbassò gli occhi colpevole, poi rialzò la testa di scatto
verso Micheal. “James ha ragione, almeno tu potevi
occupartene!”
“Io?!” La guardò
incredulo. “Perché proprio io?”
“Perché sei
l’unico single qui dentro!”
“E allora? Ho gli studi e
l’apprendistato se te ne fossi dimenticata! Il
fatto che sia single non vuol dire che ho meno diritto
di voi di fare la mia vita!”
“Non ho detto questo!”
“Però l’hai
pensato!”
“Ehm… ragazzi?”
I tre Weasley furono richiamati all’ordine
dalla voce di Harryalle loro spalle. Ci volle qualche
attimo per assimilare il fatto che lo zio fosse sulla
soglia della porta del retro e li fissasse un po’ ansioso e timoroso. Alex scattò in piedi allarmata
portandosi una mano alla bocca.
“E’ successo qualcosa?”
Harry fece un passo avanti guardandosi nervosamente alle
spalle e sospirò. “Sentite ragazzi, c’è una cosa
che… ieri sera, quando eravamo in missione, vostra madre ci ha raggiunto
e c’è stato un piccolo incidente…”
Anche i due ragazzi si alzarono in
piedi, increduli e spaventati, facendo scorrere le sedie con rumori stiduli. Harry alzò le mani per farli quietare,
nonostante fosse agitato più di loro.
“No, no, non è niente. Niente di grave.”
Si guardò di nuovo alle spalle e parlò frettolosamente.
“C’è una cosa che dovreste vedere, ma non allarmatevi.
D’accordo?”
Alex, James e Micheal si
guardarono tra il confuso e l’agitato senza sapere bene cosa fare e dire
ma non ce ne fu il tempo perché delle voci in lontananza catturarono la
loro attenzione, voci che presero le sagome di due persone che entrarono dalla
porta del retro aperta da Harry.
“Devi sempre complicare tutto, non
è vero? Non potevi startene a
casa!”
“Non far ricadere la colpa di tutto questo su di me,
non te lo permetto!”
“Stai dicendo che è
colpa mia? Non posso crederci! Se sono in questo pasticcio
è perché ti ho salvato la vita!”
“Beh scusa tanto, la prossima volta lascia pure che mi
colpisca qualche incantesimo!”
“Se tu non fossi venuta al campo tutto
questo non sarebbe successo!”
“Ragazzi?” Provò Harry al
limite della disperazione.
“Che
c’è?” Ron e Hermione si votarono entrambi furiosi verso
di lui, poi come se si fossero resi conto della situazione spostarono lo
sguardo da Harry, che sospirò afflitto scotendo la testa, ai tre ragazzi
che erano rimasti come congelati sul posto con le bocche semiaperte e gli occhi
fuori dalle orbite.
Alex li squadrò ancora un
paio di volte prima di emettere con una vocina stridula. “Ma- mamma?”
Dopo l’incidente della sera precedente in Ron e
Hermione non c’era niente che non andasse. Erano perfettamente in salute,
ogni parte del corpo al proprio posto, niente bubboni o pustole strane, nessun
danno mentale o psichico. Era tutto perfettamente a posto. Se non fosse che
entrambi adesso erano tornati ad avere il loro corpo
di adolescenti.
Hermione lanciò un’occhiata a Ron, che
ricambiò senza sapere cosa dire, e sforzò un sorriso verso i
figli. “So che tutto questo può sembrare strano… sì,
beh in effetti è molto strano…” Si
schiarì la gola imbarazzata. “Avete mangiato?”
I tre annuirono senza staccar loro gli occhi di dosso.
Micheal aveva gli occhi fissi su Ron come se gli fossero spuntate le antenne.
Ron si guardò un attimo a disagio.
“Ho qualcosa che non va?”
Micheal soffocò quasi. “Hai… hai qualcosa
che non va?!” Scosse la testa ironicamente.
“No, niente a parte il fatto che sei
praticamente uguale a me!”
Ron alzò un sopracciglio e incrociò le braccia
al petto. “Fino a prova contraria sei tu che sei praticamente
uguale a me…e poi io non sono così tappo.”
“Ron!” Gli lanciò
un’occhiataccia Hermione, lui la guardò con la sua faccia
innocente.
“Che c’è?
E’ vero!” Hermione gli dette una gomitata
alle costole e lui roteò gli occhi e disse come per far contenti tutti.
“Sì, va bene, sei alto.”
Era davvero impressionante quanto Micheal e Ron si
assomigliassero e se, come aveva sottolineato Ron,
Micheal fosse stato alto quanto lui avrebbero potuto benissimo essere scambiati
per gemelli. Nonostante Micheal fosse di per sé alto non
sarebbe mai riuscito a raggiungere la statura del padre, Ron sfiorava il metro
e novanta. Tutti rimasero per un po’ a fissare Micheal e Ron come se
cercassero delle minime differenze per riconoscerli. James si voltò di
scatto verso Harry.
“Ma cos… come…
perché sono ancora così? Non potevate farli tornare normali?”
Harry li guardò preoccupato. “Ci abbiamo provato in effetti. Tutta la notte. Ma la magia dei druidi è troppo forte per noi e non
riusciamo a capire come…”
Un rumore dal fondo del tavolo li fece voltare tutti. Ron si
era comodamente seduto e si stava servendo tutte le uova che erano rimaste
nella padella senza fare troppi complimenti. Non appena ebbe il piatto pieno
cominciò a disintegrare ogni cosa, alzò gli occhi solo quando si accorse di essere fissato.
“Che c’è? Ho
fame.”
Hermione scosse la testa facendo danzare i capelli che erano
tornati molto ricci e un po’ crespi. Si avvicinò ai fornelli con
una naturalezza disarmante rompendo qualche uova presa
dal frigo. James alzò le sopracciglia. “Che
stai facendo?”
Lei si voltò appena, lanciò uno sguardo a Ron
che era tutto intento a ingurgitare cibo, e sorrise.
“Se vostro padre ha riacquisito anche l’appetito di un tempo quelle
di sicuro non gli basteranno.”
Ron scattò sulla difensiva. “Mia madre diceva
sempre che alla mia età era più che normale che mangiassi così tanto!” Hermione e Harry dopo essersi
scambiati uno sguardo scoppiarono a ridere. “Ehi! Che
c’è da ridere?”
I ragazzi non ridevano affatto,
erano ancora piuttosto sconvolti. Alex guardò
il padre ancora stranita dai suoi tratti giovanili e si schiarì la gola
richiamando la sua attenzione. “Alla tua età… esattamente
quanti anni hai adesso?”
Lui la guardò come se fosse pazza. “Tesoro, ne
ho fatti quarantaquattro da una quindicina di giorni…”
Alex fece una faccia strana,
sentirsi chiamare tesoro da una voce che vagamente ricordava quella dura e
bassa di suo padre l’aveva un po’ spiazzata, senza contare che
avere un genitore adolescente era piuttosto shockante. Hermione rise e le mise
una mano sulla spalla rivolgendosi a Ron. “Credo che Alexintendesse dire quanti anni ha il tuo corpo.”
“Oh.” Disse lui. Si guardò un attimo,
esaminandosi mani, gambe e torace. “Beh, direi diciotto.”
Hermione intervenne di nuovo. “Diciassette. Non puoi
averne diciotto.”
Ron la guardò sbalordito in un’espressione
talmente ingenua da far ridere Micheal e James. “Cosa?
E perché no?”
Lei gli sorrise paziente.
“Perché a diciotto anni ero incinta e adesso non mi sembra proprio
di esserlo.”
Alzando gli occhi dai fornelli Hermione incrociò lo
sguardo di Ron. Rimasero un attimo a fissarsi, a
esaminarsi l’un l’altro come se stessero constatando quanto la loro
memoria avesse dato onore a quelli che erano stati. Faceva uno strano effetto
vedersi di nuovo giovani, sentirsi di nuovo giovani.
Hermione arrossì sotto lo sguardo di Ron e lui fece un sorriso
compiaciuto.
“Diciassette.” Disse fermamente guardando di
nuovo i figli.
Micheal sbatté un paio di volte gli occhi. “Oh,
questo significa che quattro dei tuoi figli sono più grandi di
te?”
Hermione si voltò verso di lui accigliata e si
portò le mani sui fianchi con un’espressione talmente severa che
fece ricordare loro improvvisamente che quella era e rimaneva loro madre. “Se stai solo
minimamente pensando di approfittarti di questa situazione, Micheal, ti
consiglio di cambiare idea all’istante! Non importa quanti anni dimostro,
ho pur sempre quarant’anni
e sono tua madre!”
Micheal non osò proferire parola,
limitandosi ad annuire, James ridacchiò nervosamente guardandola.
“Non diceva sul serio, era una battuta.”
Lanciò un’occhiata significativa al
fratello. “Vero che era una battuta?”
L’altro sorrise
sforzatamente. “Certo.”
Ron fece del suo meglio per mascherare il suo sorriso dentro
a un bicchiere d’acqua ma Hermione lo colse in
flagrante guardandolo male. “E tu che hai da
ridere?”
“Niente, niente.” Fece calmo lui, alzandosi con
quel suo tipico sorrisino stampato in faccia. Passò accanto ai figli
quasi ridendo e scotendo la testa per poi dileguarsi su per le scale a passo
svelto. Hermione lo seguì con lo sguardo poi sospirò e si rivolse
a Harry gentilmente.
“Dovremmo anche avvertire Simon, Thea e Ben. Devono
sapere quello che sta succedendo.”
Harry annuì riflettendoci su. “Sì,
certo. Mi spiace doverlo dire ma credo che sia
necessaria una riunione anche… in famiglia. Ginny, Ashley, Draco e i
ragazzi. E’ meglio avvertirli prima che vi vedano in giro e prendano un infarto.”
Hermione si passò una mano sul viso affondandola poi
tra i capelli ricci al limite della disperazione.
L’idea di dover rimanere in quel corpo non la allettava
affatto. “Se solo Ron mi avesse ascoltato
quand’era il momento…”
Harry la fissò basito. “Non sarai ancora
arrabbiata con lui?!”
“Certo che sono arrabbiata con lui, Harry! Hai notato
in che condizioni mi trovo?”
“Ma… ma sei tu che sei venuta in missione.”
Hermione rimase un attimo in silenzio senza sapere cosa
dire, poi alzò la testa con aria superiore e marciò a gran passo fuori dalla stanza cercando di tenere un’aria
dignitosa. Harry alzò gli occhi al cielo e sospirò, non era certo
nuovo a quel genere di comportamento, tutta la sua adolescenza ne era stata piena. James e Micheal si guardarono increduli.
“Beh, se prima il loro matrimonio era in crisi
adesso…”
“…siamo rovinati!” Esclamò Alex passandosi una mano tra i capelli.
Harry sembrò dubbioso, continuava a guardare verso le scale assolto nei pensieri. “Non lo so,
ragazzi.” Disse. “Hanno bisogno di tempo. Avevano sempre bisogno di
tempo.”
*
Dopo qualche ora Harry era riuscito a riunire tutti a casa
propria, non prima di aver spedito una lettera ai ragazzi a scuola. Tutti, ma
proprio tutti, fissavano Ron e Hermione sbalorditi e straniti e loro non
poterono far a meno di sentirsi a disagio sotto tutti
quegli occhi. Un silenzio tombale regnava nella sala. Sarah fu la prima a
rompere il ghiaccio.
“Non sapevo fossi così figo
da giovane, zio.”
“Sarah!” Harry e Ginny l’ammonirono subito mentre tutti gli altri cercavano di camuffare delle
risatine. Tutti tranne Micheal e Hermione che la guardarono
accigliati. Ron arrossì all’inverosimile
e sorrise in imbarazzo.
“Oh beh, grazie.”
Ashley si alzò in piedi andando a prendere
posto accanto al fratello senza smettere di guardare i due. “E’
così… strano vederli conciati in quel modo. Insomma, ancora non
riesco a credere ai miei occhi… è tutto talmente assurdo.”
Hermione fece una smorfia. “Puoi dirlo forte…
come se non fossi stata già abbastanza bassa prima.”
Ginny cercò di fare un sorriso, nonostante fosse
ancora molto shockata dal vederli giovani. “Non sei poi così bassa
adesso, è una normalissima altezza per la tua…ehm…
età.”
“Non prendermi in giro, Ginny! Tu alla mia età era più alta di me di almeno dieci centimetri.”
Ginny arrossì leggermente per la gaffe e
ammutolì. Tutti riconobbero i classici sintomi che portavano Hermione a una crisi isterica e non si azzardarono ad aggiungere
altro temendo in altre mosse sbagliate. Ron, che sedeva opposto a lei, le fece
l’occhiolino.
“Nella botte piccola ci sta il vino buono, ho sentito
dire.”
Hermione recuperò il suo sorriso e si zittì,
tutti tirarono un sospiro di sollievo. Draco
sollevò un sopracciglio guardando da uno all’altro e si
voltò verso Harry. “Per quanto ancora dovranno rimanere in questo
modo?”
“Beh, abbiamo avanzato una teoria. Tecnicamente solo i
druidi potrebbero sciogliere una magia così complessa, basterebbe
catturarne uno e costringerlo a farlo.”
Dean lo guardò ovvio.
“Allora fatelo, no?”
Harry si scambiò uno sguardo con Ginny e il resto dei
presentì si allarmò. Micheal scosse la
testa, funereo “Come mai ho il presentimento che
ciò che stai per dire non mi piacerà?”
Harry sospirò. “Chi di voi ha mai visto un
druido?” Nessuno rispose. “Questo è il punto: i druidi non
escono mai dai loro nascondigli, eccetto che per eventi speciali come
l’equinozio di primavera.”
Tutti rimasero a bocca aperta, Ashley e Draco guardarono Ron
e Hermione e dissero contemporaneamente. “Dovranno rimanere così
per un anno?!”
Matt ci pensò un po’
su grattandosi la testa. “Un anno se va tutto bene, giusto papà?
Voglio dire, cosa succede se non riusciamo a prenderli la prossima
volta?”
Alex boccheggiò.
“Vuoi dire che potrebbero rimanere così
per… anni?! Voglio dire, molti anni?”
“E’ possibile…” Rispose Harry con
tono rassegnato lanciando un’occhiata a Ron e Hermione. Corrucciò
la fronte tornando a guardarli quando si accorse che i
due si stavano guardando con un’aria strana, un’espressione che non
vedeva da anni. Era come se stessero esaminando ogni
centimetro del corpo dell’altro, i loro respiri irregolari e profondi.
“Ragazzi?”
Ron e Hermione si riscossero e alzarono la testa verso di
lui. Ginny li guardò preoccupata. “Vi sentite bene? Avete
un’aria strana.”
Hermione avvampò e lanciò una velocissima
occhiata a Ron prima di abbassare lo sguardo e scuotere la testa imbarazzata.
“N-no…c-cioè
sì, è tutto a posto.”
Ron, invece, riportò lo sguardo su di lei e assunse
la stessa espressione che Harry gli aveva visto fare qualche
attimo prima. Si umettò un labbro rivolgendosi a lei. “Li
senti anche tu, non è vero?”
Hermione alzò appena la testa, perplessa. “Che cosa?”
Ron si schiarì la gola. “Gli ormoni.”
Lei arrossì ancora di più e boccheggiò,
alla fine si arrese a dover dare una risposta decente e abbassò la testa
come aveva fatto precedentemente nascondendo il volto
tra i capelli. Harry, Ginny, Ashley e Draco si guardarono tra
di loro senza sapere come aiutarli e in qualche modo sentendosi a
disagio per loro. Nella stanza calò il silenzio.
Seth si guardò intorno non
riuscendo a capire cosa intimidisse tanto il resto
della banda e con non chalance si appoggiò
alla spalliera di una poltrona con i gomiti. “Beh, mi sembra più
che normale, no? Dovrebbe essere una cosa medica,
giusto?” Disse rivolto a Micheal.
Micheal passò uno sguardo ai genitori che
ricambiarono umiliati, si umettò un labbro. “Sì, credo non
sia un mistero per nessuno che durante l’adolescenza il
processo ormonale sia più in funzione…”
“Perché non usi direttamente la
parola impazzito, Micheal.” Lo interruppe Ron, miseramente.
“… che in qualsiasi altro momento della vita di
un uomo.” Finì lanciando
un’occhiata al padre. “Non c’è niente di cui
vergognarsi, se non l’aveste notato gli adolescenti qua dentro sono in
maggioranza. Credete davvero che non sappia come vi sentite?”
Harry alzò un sopracciglio. “Siamo stati
giovani anche noi, ce lo ricordiamo cosa vuol
dire.”
“Non te lo ricordi.” Scosse la testa Hermione
con una voce piccola piccola.
“Credimi se ti dico che non te lo
ricordi.”
Ron, che aveva affondato la faccia
tra le mani, alzò un attimo la testa verso il suo primogenito con
un’aria sofferente. “Scusami se ti ho rimproverato qualche volta,
James.”
James si guardò intorno perplesso,
cercando spiegazione negli occhi dei presenti. “Per cosa?”
“Lo sai per cosa…”
“Oh.” Disse lui illuminandosi,
si scambiò uno sguardo comprensivo con il padre. “Vuoi un
po’ d’acqua gelata?”
Lui scosse la testa rassegnato.
“No. Avrei bisogno di essere messo nel frigorifero per qualche ora.”
I ragazzi ridacchiarono e persino Draco e Harry dovettero
fare del loro meglio per reprimere una risata. Ashley li guardò a lungo
e si rivolse di nuovo al fratello per spiegazioni. “Questo è solo uno dei primi sintomi, non è vero?
Torneranno ad avere tutto quello che capita ad un adolescente.”
Ron balzò in piedi terrorizzato. “Come sarebbe
a dire ‘primi sintomi’? Cosa può esserci ancora?”
Hermione sospirò. “Tesoro, calmati un attimo e sie…”
“Calmarmi?!” urlò lui. “Io non mi calmo! Hai
sentito cos’hanno detto o sei sorda? Perché diavolo dovrei calmarmi!”
Nella stanza calò il gelo, spaventati dalla reazione
di Ron. Ron stesso fece tanto d’occhi quando si
accorse di quello che aveva appena fatto, le sue iridi chiare si schiarirono
fino a diventare trasparenti fissando Hermione come pietrificato.
“Sbalzi d’umore.” Sussurrò Ginny.
“S-scusa, Hermione io non so
cosa mi sia… oh, miseriaccia, ti prego non piangere.”
Lei si asciugò una lacrima repentina cercando di
trattenersi. “Ci sto provando.” Disse con un nodo alla gola.
“Ma non riesco a fermarmi.”
Draco si passò una mano sulla
faccia sconsolato e assunse un’espressione funerea. “Mi ci
sono voluti anni per imparare a sopportarli, e adesso devo ricominciare da
capo. Mi sento male.”
Ashley gli rifilò una gomitata tra le costole alzando
un sopracciglio in modo minaccioso e il biondo ebbe il buon senso di non
replicare. Hermione ormai aveva preso a singhiozzare in modo più
silenzioso possibile nel petto di James che si guardava intorno allarmato senza sapere cosa fare, un po’ timoroso le
passò un braccio attorno alle spalle dandole piccoli colpetti sulla
schiena. Ron la guardò desolato e sospirò scotendo la testa.
“Perfetto.” Disse in un sussurro. “Mi
mancava proprio sentirmi un verme insensibile. Che
bella cosa l’adolescenza.”
E col capo chino lasciò la
stanza senza dire un’altra parola. I ragazzi lo guardarono
andar via un po’ sorpresi, non avevano mai visto Ron comportarsi
in quel modo, arrendevole. Ginny e Harry, invece, si scambiarono
un’occhiata preoccupata e guardarono Hermione che si era
voltata appena.
“Non penserai di lasciarlo andar via
così?” Chiese Harry con gli occhi spalancati da sotto le lenti
tonde.
Hermione si asciugò il viso. “Cosa dovrei fare secondo te?”
Ginny scosse la testa e parlò gentilmente. “Non
puoi lasciarlo da solo adesso, non puoi permettere che
cominci ad autocommiserarsi come un tempo. Lo sai meglio di me che Ron è sempre stato un tipo insicuro, non farlo tornare
com’era…”
Alex spalancò la bocca.
“Pa-papà un tipo insicuro? Mi prendi in
giro?”
I più grandi la guardarono in silenzio. Da quando era
stato fatto Generale Ron aveva acquisito
un’autostima che nessuno si sarebbe mai aspettato da lui, persino i
famigliari più stretti lo guardavano perplessi. E
da allora era sempre rimasto tale, per i figli era l’uomo più
sicuro del mondo. Harry sospirò.
“Ron aveva qualche problemino
con l’autostima da giovane…”
Draco alzò un sopracciglio scetticamente. “Qualcheproblemino?”
“Beh, tu non gli hai reso le cose
più facili mi pare!”
“Adesso non dare la colpa a
me.”
Micheal, Alex e James si
scambiarono un’occhiata. In poche ore il loro mondo si stava sconvolgendo
e quello non piacque loro per niente. Hermione si voltò verso di loro e
il suo sguardo si fece materno. “Oh, ragazzi mi dispiace per tutto quello
che sta succedendo. Come vi sentite?”
James alzò un sopracciglio. “Strano.”
Alex si passò una mano tra
i capelli. “Male.”
Micheal inclinò la testa da un lato. “Come se
avessi un gemello che in realtà è mio padre.”
Hermione rise leggero e si avvicinò a lui, gli prese
il viso tra le piccole mani e gli sorrise dandogli un
leggero bacio sulla fronte. “Sei proprio uguale
a tuo padre.” Lui sorrise sghembo. “Va bene ragazzi, è stata
una lunga giornata e credo proprio che sia ora di
tornare a casa.”
Ashley la guardò in ansia. “Sei sicura che non
ti serva qualcosa? Posso passare a casa vostra se vuoi, stare lì per
qualche ora…”
Lei le sorrise, divertita. “Non ho ancora bisogno
della babysitter, Ashley, ma ti ringrazio. Se mai avessi bisogno di qualcosa non esiterò a
chiamare.”
Dean incrociò le braccia al
petto “Gli altri come l’hanno
presa?”
*
“Come sarebbe a dire che
mamma e papà sono tornati giovani?!!”
Simon stava al centro della Sala Comune, fortunatamente
deserta, con gli occhi spalancati dal terrore e la mascella che toccava quasi
terra. Il modo migliore per iniziare la giornata, la lettera di Harry era
arrivata quella mattina e subito Simon si era sentito come svuotato. Thea e Ben
lo guardarono annoiati dal divano aspettandosi una reazione del genere, lei gli
porse un pezzo di pergamena.
“Vuoi leggerla tu?”
Simon gliela strappò dalle mani scorrendo gli occhi
veloci sulla carta, alzò la testa basito.
“Druidi?!”
Ben alzò le spalle con un’indifferenza quasi
sconcertante, come se tutto quello non lo riguardasse affatto.
“A quanto pare…”
Simon li guardò allucinato. “Come diavolo fate a starvene così calmi in un momento del genere?
I nostri genitori sono stati… rimpiccioliti… e ve ne state lì come nulla fosse! E’
magia dei druidi, è pericolosa!”
Thea si alzò con una calma esasperante e lo
guardò con un debole sorriso. “A parte il fatto che sono stati ringiovaniti, cambierebbe qualcosa se ci
agitassimo? Sulla lettera c’è scritto di stare tranquilli e di tornare
a casa durante le vacanze di pasqua… non è un dramma, manca
qualche settimana.”
“Non è un dramma?!”
La guardò allucinato. “I miei genitori dimostrano la mia
età e non è un dramma?!”
Ben ridacchiò con la sua solita faccia furbetta.
“Non preoccuparti Sam, papà non ti
ruberà la ragazza se è questo che ti preoccupa.”
Simon gli lanciò un’occhiataccia ammonendolo ma quello continuò a ridacchiare
beffardamente. Thea gli mise una mano sulla spalla facendo cenno di lasciarlo perdere e riprese la lettera infilandosela in
tasca. Piegò la testa da un lato facendo un piccolo sorriso.
“Colazione?”
Ben saltò in piedi, eccitato. “Oh sì, ho
una fame!” E senza perdere altro tempo si scaraventò fuori dalla Sala Comune. Thea e Simon alzarono
gli occhi al cielo e lo seguirono con calma chiacchierando tra loro per tutto
il tragitto. Quando varcarono la soglia della Sala Grande
tutti si zittirono improvvisamente e i due fratelli non poterono evitare di
scambiarsi uno sguardo perplesso. Ben scorrazzò verso di loro con la Gazzetta
del Profeta in mano.
“Ci hanno già fatto pubblicità.”
Disse con una smorfia.
Simon impallidì e gli strappò il giornale di
mano. “… adolescente a capo
degli Auror, siamo davvero al sicuro? …” Lesse.
“Ma sono impazziti, papà è al comando degli Auror da anni ormai.”
Thea si alzò in punta di piedi per dare una
sbirciatina. “Non se ne perdono una per farci cadere nel ridicolo,
grandioso! Non mi stupirei se domani il Ministero decidesse di sospendere
papà da lavoro.”
“Ma non possono farlo!”
Thea alzò un sopracciglio scetticamente. “Tu
dici?”
Simon si sentì picchiettare sulla spalla e si
voltò un po’ perplesso corrucciando subito la fronte
quando si trovò davanti SophiaWilland. La guardò freddamente in quegli occhi neri.
“Che c’è, sei venuta a prenderti
una rivincita? La Gazzetta deve averti dato molti spunti…”
Lei si guardò intorno in imbarazzo e abbassò
la voce. “Non sono qui per questo.” Simon sbatté un paio di
volte le palpebre. “La McGrannit vi vuole nel
suo ufficio.”
Simon si guardò intorno e si chinò verso di
lei abbassando anch’esso la voce. “Adesso?!”
Sophia sembrò mortificata.
“Credo riguardi…” e indicò il giornale.
Simon sospirò e si voltò verso i fratelli bianco come un cadavere. La notizia era arrivata
da neanche un’ora e già stava andando di male in peggio, non
sapeva come avrebbe fatto ad arrivare a fine giornata.
Fece un cenno con la testa a Thea e Ben che cominciarono a lasciare la Sala
Comune per andare nell’ufficio della preside, si guardò un attimo
alle spalle e sorrise appena a Sophia prima di
seguire i fratelli.
Appena usciti e al sicuro da occhi
indiscreti Ben rallentò il passo per affiancare Simon. “Cosa vi siete detti tu e la tua ragazza?”
“Non è la mia ragazza!”
Thea si voltò tutta eccitata. “La tua ragazza?! Com’è che non me le racconti mai queste
cose?”
Simon scoccò un’altra occhiata di fuoco a Ben
per poi focalizzarsi di nuovo sulla sorella. “Prima di tutto, non
è la mia ragazza e secondo se anche lo fosse
sarebbero fatti miei.”
Lei lo guardò imbronciata. “Mamma mia, sei un
fascio di nervi. Sei proprio una persona gentile e amorevole… vorrei proprio che la nonna ti vedesse quando rispondi
così, sono sicura che smetterebbe di definirti in quel modo.”
Simon si fermò appena prima dei due gargoyle davanti all’entrata dell’ufficio.
Alzò un sopracciglio nella sua direzione. “Io sono gentile e
amorevole, quando non vengo provocato.” Si
voltò verso i gargoyle. “Frisbee
zannuto.”
Dopo aver detto la parola d’ordine, ed aver aspettato
l’apertura della porta, i tre ragazzi salirono su per le scale in fretta.
La professoressa McGrannitt li aspettava dietro alla
scrivania con un’aria preoccupata, al suo fianco, in piedi, Hermione e
Ron si voltarono con un sorriso quando li videro
entrare.
Simon, Thea e Ben si ghiacciarono sul posto. Hermione
andò loro incontro con un bel sorriso sereno. “Ragazzi, come
state?” E baciò uno per uno sulla fronte. Loro non si mossero, continuarono a guardarla smarriti. Ron le
posò una mano sulla spalla sorridendo.
“Hermione, magari dovresti dar loro il tempo di
assimilare la cosa.”
Thea si schiarì la gola nervosamente. “No-non ci aspettavamo di trovarvi… qui.”
Ron le posò una mano sulla testa sorridendole.
“Lo so, è stata un’improvvisata. Diciamo che ci ha convinto il giornale di stamattina a fare
questa bella scampagnata.” I tre ragazzi si incupirono.
“Oh suvvia, non lasciamoci buttare giù per così poco.
Dovevo parlare con la Preside e già che ero qui…”
Ben lo guardò ancora poco convinto.
“Papà, sei veramente tu?”
Gli fece l’occhiolino. “In carne ed ossa…
un po’ più giovani.”
Ben lo squadrò di nuovo, elettrizzato. “Fiiigo!”
Hermione ridacchiò leggero,
sistemò i capelli di Simon amorevolmente preoccupata dalla sua
espressione cupa. “Va tutto bene, tesoro?”
Lui scosse la testa, frustrato. “Come può andare
tutto bene? Papà sembra il gemello di Micheal e tu potresti
essere la mia ragazza. Perfetto direi.”
Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo impensierito, poi
lui mise su un sorriso furbo e passò un braccio attorno alla vita di
Hermione. “Ah no, io sono più alto e mi dispiace
ma mia moglie rimane mia
moglie. Cercati qualcun’altra.”
“Non è divertente…”
La professoressa McGrannitt si
schiarì la gola alle loro spalle per richiamare l’attenzione. I
suoi occhi severi si puntarono su Ron e Hermione e si portò una mano
alla tempia massaggiandola con attenzione. Sospirò. “In vita mia ne avevo viste tante, ma devo ammetterlo non ne ho mai viste
tante da quando ho conosciuto voi e il signor Potter.”
Ron sfociò in un piccolo sorrisino. “Ad ogni modo, Signor Weasley è sicuro che sia prudente rimanere a capo
degli Auror?”
Lo sguardo di Ron tornò serio e determinato.
“Come le ho già detto non c’è
niente di cui preoccuparsi. Seguire le indagini in prima persona mi sarà
utile. Le chiedo solo di tenere la faccenda sottocontrollo a scuola… voglio dire…” Si voltò verso i ragazzi.
Thea fece una smorfia. “Credo sia un po’ tardi
limitare i pettegolezzi ora…”
Hermione le accarezzò la testa. “Lo so, non abbiamo fatto in tempo ad oscurare la notizia. Lo
zio Harry e gli altri Aurorsono
furiosi.”
“Hanno ben ragione di esserlo!” Replicò
Ron innervosito. “Il Ministero sa bene che non deve diffondere notizie
che ci riguardano senza prima informarci! E’
ovvio che sono manovre politiche, qualcuno spera che mi ritiri ma se pensa che
lo faccia adesso si sbaglia di grosso!”
Ben lo guardò ammirato e si voltò verso
Hermione. “Ma da quand’è che
è così pieno di grinta?”
Hermione sorrise. “Da quando si sente un
ragazzino.”
Ron si voltò verso di lei con la fronte aggrottata.
“Non prendermi in giro, la tua situazione non è molto diversa dalla mia solo che tu non sei il Generale degli Auror e puoi rifugiarti nel tuo laboratorio senza che
queste voci vengano alla luce del sole.”
“Non farmi una colpa per il lavoro che faccio, Ron,
non te lo permetto!”
Lui sbuffò scostandosi la frangia dagli occhi.
“Non era quello che intendevo, e smettila di
darmi addosso per qualsiasi cosa. Sono stanco di litigare.”
Hermione aprì bocca per replicare,
poi si morse un labbro rimanendo immobile. Ron la guardò
inarcando un sopracciglio e la McGrannitt,
riconoscendo i sintomi di una vicina tempesta, intervenne nuovamente
distraendoli e richiamandoli come faceva quando
frequentavano Hogwarts. “Certamente adesso che siete in questa situazione vi comporterete in modo
maturo.” I due si scambiarono un veloce sguardo, abbassando poi gli occhi
e la professoressa McGrannitt sospirò.
“Non starete già litigando, spero?”
Hermione e Ron alzarono il capo verso di lei. “Non ho
iniziato io!” Arrossirono quando si resero conto
di aver risposto come dei veri ragazzini. Simon si passò una mano sulla
faccia.
“Oh mio Dio.”
Thea guardò incredula i genitori. “Per cosa
avete litigato esattamente?”
“Beh, per… per…” Hermione che era
partita alla carica inferocita, si voltò verso Ron per richiedere il suo
aiuto. Lui sbuffò roteando gli occhi e si indicò
allargando le braccia.
“E’ colpa mia se siamo in questa situazione,
ricordi?” Lei lo guardò male ma non
rispose. “Comunque adesso temo che dobbiamo
andare, devo tornare in ufficio e affrontare il marasma di giornalisti che mi
aspetterà all’entrata… non vedo l’ora…”
La McGrannitt guardò la
clessidra al suo fianco. “Sì.” Guardò i ragazzi.
“E voi farete bene a tornare in classe e non perdere altre lezioni.”
Hermione sembrò diventare maniacale. “Oh
sì, non voglio farvi perdere altre spiegazioni, soprattutto te Simon che
quest’anno hai i M.A.G.O.”
Si avvicinò e li baciò di nuovo tutti e tre sulla fronte,
nonostante dovette alzarsi in punta di piedi per raggiungere
Simon. Non appena si tirò indietro Ron allargò le braccia con un
sorriso gentile.
“Chi vuole dare un abbraccio a papà?”
Thea e Ben si buttarono su di lui ridendo, facendo
sghignazzare Ron stesso mentre scompigliava loro i
capelli. Ron fu felice di vedere che, nonostante quel corpo, Ben arrivava
appena al suo petto. Quando i più piccoli si
fecero indietro con un sorriso, Ron alzò gli occhi su Simon. “Non
lo dai un saluto al tuo vecchio?”
Simon lo guardò e mormorò tra i denti. “…Vecchio.”
Il sorriso di Ron si spense e Hermione gli lanciò
un’occhiata apprensiva. Camminò fino a Simon e gli posò una
mano sulla testa sussurrando. “Andrà tutto bene,
te lo prometto.”
Simon chiuse gli occhi ispirando profondamente e senza
salutare uscì dalla stanza. Dopo qualche minuto Thea
e Ben lo ritrovarono nel corridoio che li stava aspettando. Thea si
avvicinò con le sopracciglia inarcate e un’aria accusatoria tipica
di Hermione. “Si può sapere che ti prende?”
“Niente.” Disse scontroso. “Voglio solo i
miei genitori indietro.”
*
Sarah fece capolino dalla porta di ingresso
di casa Weasley che era stranamente silenziosa. Si
passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e, velocemente,
senza farsi sentire, sgattaiolò su per le scale in punta di piedi.
Arrivata al primo piano camminò furtiva come una ladra fino a
raggiungere l’ultima stanza del corridoio, rimase un
attimo perplessa quando la trovò deserta.
Stava quasi per voltarsi quando
sentì due forti braccia avvilupparla da dietro e per poco non
cacciò un urlo dalla sorpresa. Micheal ridacchiò alle sue spalle.
“Ti ho spaventata?”
Sussurrò.
Sarah si voltò appena verso di lui lasciandosi andare
con la schiena contro al suo petto. “Lo sai che odio
quando mi arrivi alle spalle in questo modo.”
“Scusa.” Mormorò lui chiudendo con un
piede la porta e baciandola sotto un orecchio. Avanzò lentamente nella
stanza senza staccarsi da Sarah che inspirò profondamente godendosi le
coccole di Micheal. Quando le mani di Micheal si fecero più possessive
sui suoi fianchi Sarah si costrinse a voltarsi verso
di lui.
“Cos’è questo
strano silenzio?”
Micheal le sorrise. “Mamma e papà sono a scuola da Simon, Thea e Ben. Alex
è a lavoro e James è da C.j. per tutto
il giorno.” Il suo sorriso si ampliò e le
circondò di nuovo la vita con le braccia chinandosi sul suo viso.
“E sai cosa significa questo? Che per una volta
tanto siamo del tutto, completamente, finalmente soli.”
“Mi piace come suona.” Soffiò a un centimetro dalle sue labbra.
Micheal per tutta risposta annullò la distanza tra
loro con un bacio infuocato che fece barcollare Sarah per qualche secondo prima
che allacciasse le braccia dietro al suo collo. Erano mesi che non riuscivano
ad avere un momento tutto per loro senza essere di fretta, un momento dove
potessero gustarsi ogni piccolo gesto che nasceva tra loro. Le mani di Micheal
scivolarono lentamente sotto alla maglietta di Sarah,
che rabbrividì impercettibilmente, cominciando a risalire su per la
schiena tracciando la spina dorsale.
“Ehi Mickey, sai dove sono anda…”
Sarah e Micheal si separarono all’istante rimanendo
pietrificati a guardare James sulla soglia con ancora in mano la maniglia e
l’espressione di chi ha appena ricevuto una
botta in testa. Sarah abbassò lo sguardo umettandosi un labbro mentre Micheal si schiarì la gola cercando di
risultare il più naturale possibile.
“Non eri da C.j. tu?”
James lo fissò stralunato. “L’hanno
chiamata a lavoro per un’urgenza. Cosa diavolostavate facendo?”
“Niente.” Rispose in fretta Micheal. “Un
abbraccio… fraterno.”
James lasciò finalmente andare la maniglia mettendosi
dritto e inarcò un sopracciglio verso Micheal. “Spero che tu non abbia mai questi slanci d’affetto con me allora, non
mi piacerebbe ritrovarmi le tue mani in posti strani e le tue labbra incollate
alle mie.”
Micheal rimase in silenzio senza sapere cosa replicare.
Sarah trovò finalmente il coraggio di alzare la testa e guardò
James con uno sguardo implorante. “Non dirlo a nessuno.”
James spalancò gli occhi. “Adesso non venitemi
a dire che questa storia va avanti da mesi?”
Sarah e Micheal si lanciarono un’occhiata prima di distogliere nuovamente
lo sguardo, James soffocò quasi. “Da anni?!”
Micheal si grattò la nuca. “E’ una storia
un po’ complicata.”
“Chissà come mai non mi è difficile
crederlo.” Rispose James ironicamente mandando
un’occhiata a Sarah che arrossì e nascose il volto tra i capelli.
Micheal la prese gentilmente per mano attirandola verso di sé fino a
poterle passare un braccio attorno alla vita e riportò lo sguardo sul
fratello, serio e determinato.
“Senti, non costringermi aobliviarti. So che mi posso fidare di te, sei mio fratello
e possiamo risolvere la questione civilmente. Abbiamo intenzione di dirlo a
mamma e papà… prima o poi, e adesso
è il momento meno adatto. Zio Harry è già su di giri per
il lavoro, non ha bisogno di collassare del tutto.”
James incrociò le braccia al petto. “Ti rendi
conto che se lo zio muore di infarto è colpa
tua, vero? E come pensi che la prenderanno mamma e
papà? E zia Ginny? Pensate
davvero che vi lasceranno continuare la vostra storia d’amore?”
Micheal lo guardò ovvio. “Secondo te
perché abbiamo fatto tutto di nascosto, per il brivido
dell’avventura?”
Sarah puntò i suoi grandi occhi verdi su James.
“Per favore, lo sai bene anche tu il casino che succederà se
racconti qualcosa.”
James li fissò entrambi un attimo e poi
sospirò. “Chi lo sa?”
“Ritieniti fortunato.” Storse il naso Micheal.
James boccheggiò. “Sono l’unico a saperlo?!”
“Non è che siamo andati esattamente a spifferarlo
ai quattro venti.” Roteò gli occhi Sarah.
“Certo, i miei sanno che esco con un certo Mike ma non si sognerebbero mai e poi mai che sia…
beh… il nostroMike.”
James si appoggiò alla scrivania col bacino e
incrociò le braccia al petto. “Beh, a quanto
pare è diventato il tuo.”
Sarah gli lanciò un’occhiataccia ma prima che
potesse aprire bocca un tonfo provenne dal piano di sotto subito seguito da
delle imprecazioni. Gelò sul posto quando
riconobbe la voce di suo fratello e si voltò verso Micheal che sembrava
essersi pietrificato lanciando occhiate urgenti verso James. Quello li
guardò entrambi rimettendosi in posizione eretta e un po’ rigida.
“Ringraziate che sia stato io a beccarvi.”
Sussurrò.
Un attimo dopo Matt fece la sua
entrata nella stanza zoppicando. “Possibile che quando vengo in questa
casa debba sempre uscirne ammaccato…” Brontolò tra sé
prima di alzare la testa su di loro, si stupì di trovare Sarah che lo guardava in attesa. “Oh, non sapevo che fossi
qui.”
Sarah sorrise sforzatamente. “Non dovrei esserci in
effetti. Ho… incontrato James per strada e siamo venuti qua insieme.”
James alzò allarmato le
sopracciglia quando si sentì preso in causa e non appena Matt spostò lo sguardo su di lui assunse
un’aria seria e cominciò ad annuire come un ossesso.
“Già, ero da C.j. ma ha avuto un allarme a lavoro. Ho trovato Sarah per caso
e l’ho invitata qui, visto che mamma e papà non ci sono… per
parlare di quello che è successo…”
Micheal e Sarah ringraziarono James
con uno sguardo, mentre Matt annuì. “Oh
certo, cavolo è davvero un bel casino avere gli zii ridotti in quello
sta… scusa ma tu non viaggi sempre con la Metropolvere?”
La voce di James uscì più acuta del normale.
“Eh?”
Matt spostò lo sguardo da
lui a Sarah. “Come avete fatto a incontrarvi se
tu usi sempre la metropolvere?”
Sarah e James si guardarono disperati rimanendo in silenzio,
Micheal scoppiò a ridere richiamando l’attenzione di tutti e
batté una mano sulla spalla del cugino scotendo la
testa divertito. “Certo che chi va con lo zoppo…
cos’è il Commissario Potter ti ha
fatto il suo braccio destro, adesso?”
Matt si distese in un sorriso.
“Non ci penso nemmeno, non voglio immischiarmi
in faccende altrui!”
Sarah roteò gli occhi con un sorriso e si
portò le mani sui fianchi. “Ma se
è quello che stavi facendo…”
“Va bene, scusa.” Disse lui arrendevole.
“Prometto che non lo farò più, intesi? Quando vorrai dirmi
chi diavolo è questo Mike di cui ti sentiamo
tanto parlare sarò felice di ascoltarti.”
“Già, questo Mike…” mormorò
sottovoce James.
Micheal si schiarì la voce cercando di ignorare il
fratello e sorrise maligno lanciando un’occhiata di traverso a Sarah.
“Ne senti tanto parlare? Wow, sembra una cosa seria…”
Sarah lo incenerì con lo sguardo ma
fu costretta sorridere appena quando Matt
scoppiò in una fragorosa risata scotendo la testa tra il rassegnato e il
divertito. “Oh dovresti sentirla quando parla
con mamma: i suoi occhi blu, il suo sorriso splendente, ha detto che mi ama,
è quello giusto… sembra di ascoltare una soap opera.”
Il sorriso di Micheal si ampliò pienamente
compiaciuto e si voltò finto curioso verso
Sarah. “Ma davvero?”
James le venne in soccorso. “Secondo me questo Mikedev’essere un vero
imbecille.”
Micheal lo guardò male e Sarah si morse un labbro per
non scoppiare a ridere, si limitò a piegare la testa da un lato e
assumere un’espressione meditativa. “Sì, in
effetti a volte è un vero cretino.”
“Mike?!”
Chiese incredulo Matt. “Mister perfezione
è un cretino?! Ma se l’unico difetto che
gli hai trovato è che è troppo alto e
non riesci a baciarlo per bene!”
Sarah arrossì furiosamente sotto lo sguardo dei due
cugini che ridacchiavano alle sue spalle, fissò il
fratello basita. “E tu questo come lo
sai?”
“Origliavo…”
Spalancò la bocca incredula e gli tirò un
pugno sulla spalla infuriata, così forte che per lui fu istintivo
massaggiarsi la parte lesa. “Sei proprio uno… uno… non ti
azzardare mai più a spiarmi! Micheal ha ragione,
neanche tu fossi il braccio destro di papà! Ma
cos’è, avete messo su un’agenzia investigativa senza
dirmelo?”
Lui alzò le braccia per difendersi. “Ehi! Non
l’ho fatto apposta, passavo per caso e tu stavi parlando con Geena… non è colpa mia se non riesci a tenere
la voce ad un volume adeguato alle orecchie umane, devi sempre strillare.”
“Io non strillo!” Alzò la voce battendo
un piede a terra. James e Micheal abbassarono la testa cercando di soffocare le
risate. Sarah li guardò ad uno ad uno irritata
ancora di più dal fatto che ridessero senza ritegno e andò a
sedersi sul letto, le braccia incrociate al petto e uno sguardo cupo. Micheal
fece un passo verso di lei ma si bloccò
improvvisamente, James colse al volo.
“Ehi Matt, che ne dici di
una partitina a Quidditch?
E’ tanto che non giochiamo… potremmo andare a chiamare Dean e Seth.”
“Sono sempre dentro quando si
tratta di Quidditch.” Rispose
con un sorriso, lanciò uno sguardo a Micheal. “Tu
vieni?”
Micheal sorrise. “Andate, vi raggiungo subito.”
James spinse il cugino fuori dalla
stanza con una certa urgenza, senza dimenticare di lanciare un’occhiata
di rimprovero ai due scotendo la testa con un sospiro. Appena Micheal fu sicuro
che i due ragazzi avessero sceso le scale, prese posto
accanto a Sarah intrecciando le dita della mano con le sue. “Stavamo
scherzando.”
Sarah si voltò dall’altra parte. “Questo
è scorretto.”
“Cosa è
scorretto?”
“Tu.” Il tono di Sarah era
esasperato, puntò i suoi occhi verdi sul viso di Micheal.
“Ci sono cose che le ragazze dicono sul proprio uomo che dovrebbero rimanere segrete, ma tu… tu infrangi tutte
le regole! Vieni a sapere qualunque cosa dica di te e
non è giusto!”
Lui rise apertamente e posò una mano sulla sua
guancia. “Amore, non c’è niente di male a sapere quello che
pensi.”
“Sì invece! E’ imbarazzante! E lo so che ti stai già gonfiando per quello che hai sentito!”
Micheal sfociò in un sorrisino. “Non mi sto
gonfiando… mister perfezione non ha difetti,
ricordi?” Lei roteò gli occhi. “Stavo scherzando… cercherò
di abbassarmi quando ti bacio.”
Sarah lo guardò ironica. “Ma
come sei magnanimo. Posso trovare altri modi per baciarti come si deve,
sai?” Si sporse per raggiungere le sue labbra e
lentamente lo spinse con le mani sulle spalle fino a fargli toccare il letto
con la schiena. Micheal sorrise contro le sue labbra e infilò una mano
tra i suoi capelli attirandola di più verso di sé.
“Sentite quanto avet…
oh mio Dio! Scusate!”
Sarah e Micheal furono costretti a staccarsi di nuovo,
stavolta annoiati, verso James che si copriva gli occhi con una mano. Micheal
roteò gli occhi. “C’è la remota possibilità
che tu bussi prima di entrare?”
Lui annuì freneticamente. “Sì, decisamente sì! Me ne ricorderò bene la
prossima volta!” E senza dire altro lasciò
la stanza. Micheal lasciò andare la testa contro il cuscino e
sospirò pesantemente, Sarah ridacchiò e si sistemò sul suo
petto accarezzandolo dolcemente.
“Beccati due volte nel giro di un quarto d’ora,
pensare che l’abbiamo scampata per
anni…”
Micheal voltò appena la testa e le baciò la
fronte. “Perché non potevo nascere figlio
unico?”
Lei rise di nuovo facendo tremare
il letto. “E togliersi tutto il
divertimento?”
“Ti amo Sarah.”
Si voltò a guardarla negli occhi, in silenzio. Lei
rimase un attimo sorpresa poi sorrise come solo lei
sapeva fare, con quel sorriso che sembrava raggiungere anche gli occhi
facendoli brillare di luce propria, e la sua mano cercò quella di
Micheal per intrecciare le dita con le sue.
“Lo so, ti amo anch’io
Micheal.”
*
Dopo una lunga giornata passata da un ufficio
all’altro, Ron e Hermione erano riusciti a tornare a casa e senza
preoccuparsi di controllare se i ragazzi fossero già a casa, si infilarono in camera distrutti e insonnoliti. Appena varcata la soglia Ron si era gettato sul letto di schiena a
braccia aperte e aveva chiuso gli occhi, sfinito dalle ore passate in ufficio.
Hermione trafficava tra i cassetti, instancabile, frugando qua e là,
razzolando con un rumore fastidioso.
Ron aprì un occhio. “Cosa
stai facendo?”
Lei non si voltò nemmeno, la vide solo scuotere la
massa di capelli ricci mentre sospirava afflitta.
“Cerco qualcosa da utilizzare come pigiama, ma è praticamente impossibile. Non ricordavo di essere
così bassa a scuola, è strano vedere le cose da questa
prospettiva… a volte le cose mi sembrano più grandi.”
Ron la fissò per qualche attimo, in silenzio, poi
senza far troppo rumore si alzò e si diresse verso il suo armadio.
Hermione sobbalzò spaventata quando si
sentì toccare da qualcosa di morbido sulla spalla, voltandosi si accorse
che si trattava di una maglia color arancione che Ron le stava tendendo.
“Ti piaceva metterla quando eri una ragazzina,
non l’ho mai buttata.” Disse a mo’ di spiegazione.
Hermione mormorò un grazie
mentre Ron tornava a stendersi sul letto. Con la coda dell’occhio rimase
a guardarla mentre si spogliava e si umettò un
labbro distogliendo lo sguardo appena lei alzò la testa verso di lui. La
maglia le arrivava a metà cosce, sembrava una
bambina con i vestiti del papà. “Sono ridicola.”
Ron rise leggero. “No, sei tenera. Sembri ancora
più piccola.”
“Oh beh, grazie tante!”
Silenziosamente si infilò
sotto le lenzuola girandosi su un fianco, si passò una mano tra i
capelli e lasciò andare la testa sul cuscino tenendo gli occhi fissi su
Ron. “Non ti cambi?”
Lui scosse la testa con gli occhi chiusi e sospirò.
“Sono troppo stanco per alzarmi.”
“Togliti i pantaloni.” Ron aprì gli occhi
di scatto e si voltò basito, lei arrossì sotto il suo sguardo.
“Non intendevo in quel senso! Intendevo… togliti almeno i pantaloni, come fai a dormire
con i jeans?”
“Oh.” Annuì e si sfilò i pantaloni
scivolando poi dentro le lenzuola, spengendo la luce sul comodino. Ci fu uno
strano silenzio per un po’, tra il buio i loro
respiri si sentivano distintamente, ognuno all’estremità del loro
lato del letto. Dopo qualche minuto Ron si mosse irrequieto tra le lenzuola, ma
dovette passare un altro minuto buono prima che
accendesse nuovamente la luce e si alzasse.
“Dove stai andando?” La
voce perplessa di Hermione gli arrivò alle spalle, lui si voltò
con una lentezza esasperante per mostrarle la sua faccia abbattuta e
sospirò pesantemente.
“A prendere un bicchiere d’acqua gelata.”
**
Lo so che dovrei
aggiornare l’altra ff e molti di voi mi
staranno tirando anatemi di qualunque genere ma non
sono mai stata meno ispirata di adesso u.u lo
dimostra il fatto che per aggiornare mi ci vuole una mesata e non quindici
giorni come sempre… comunque non vi potete lamentare che vi lascio un
capitolo piuttosto sostanzioso. Mi scuso se ho tardato ma
mi sono fatto prendere dalla videomania e ho finito
un video su twilight prima del chapu.u perdono!
E’ bello vedere
che molti di voi ci avevano visto giusto XD sapeste
quanto mi son divertita a scrivere sto chap, non avete idea! Eh sì, la nostra couple è tornata nel tempo delle mele u.u Dio li benedica, con tutti i
pro e i contro che comporta… e ne vedremo belle!
E’ stato bello
anche vedere che tra noi abbiamo una ventina di chiaroveggenti XD no sono io che sto diventando troppo ovvia, che tristezza u.u sto invecchiando… e che Ben è diventato il
nuovo idolo di tutte voi! Ah, sono fiera del mio ultimogenito ^^ mi dà
tante soddisfazioni!!
Flyingstar16 (ma come?! Arrivi per ultimo e pretendi anche che aggiorni veloce?
XD scerzo), blacksmile (ed ecco la prima stellina che aveva
azzeccato XD *daingcaramellina*), Angelika88 (seconda
caramellino da distribuire XD…hai capito più cose di quante
dovresti…), Edvige86 (terza
caramellino XD amora cara, purtroppo Seth avrà un po’ una porticina secondaria in
questa ff… ma prometto che ci saranno anche i
suoi momenti), robby(Oh il lavoro di Sarah già l’avevo detto, fa la
cantante… nel mondo dei babbani. Nah, vedrai che lo capisce anche Simon
prima o poi che non ci deve fare guerra XD Draco lavora al Ministero
come suo padre), ceciagranger(XD ma nuuu, porelli, proprio in bestie li volevi trasformare? No, sono
ancora umani fortunatamente), Seiryu(sei più intelligente di quanto tu ti dia credito…) , ginny89potter (May non è incinta, ma per ora è
meglio se non dicono a Harry cos’hanno combinato u.u
il ragazzo di Thea ha più di 17 anni… oh se ne ha più di
17… e infine che rimanga tra noi, sì qualcuna rimarrà
incinta. Ps_ per il flash… :p
non dico nulla!!) , saty(*ghigning* 1) io ho sempre uno dei miei colpi, ti
dirò non so se ti piacerà ma di sicuro ti ci vorrà un
po’ per assimilare, 2)… mi pare inutile rispondere… 3) James
un po’ c’è e un po’ ci fa… è migliorato,
ammettiamolo povera stella u.u ma più di
così…), ale146 (non
siamo così drastici u.u non sono ancora
deceduti,no) , nana92 (Devi capire
che Dean ha fatto il quarantenne per una vita prima
che tornasse Draco, adesso che ha un papà è giusto che voglia
fare il ragazzino u.u inconsciamente ma è
così), pazzawendy(
Altra caramellina aggiudicata XD brave le mie
veggenti), joannadellepraterie
(si sono rimpiccioliti come dice Simon XD),
lasagne80 (…per te ci saranno caramelline
in arrivo, sisi, continua a prevedere il
futuro…), fiamma90(mi sa che
Ginny ha già fatto due più due, sai, sì Dean tornerà come prima… piano piano), gioconda(XDD
siete delle faine, altro che, ma come si fa a scrivere le storie e farvi
l’effetto sorpresa?), Fedehermy(intanto grazie mille, e poi diamo una caramellina anche a te per le tue doti di chiaroveggenza
XD), Maky91 (marò qui sto
finendo le caramelline… vabò
allora dico solo che Diego è pazzo e a buon intenditor…
per Dean vedremo quello che possiamo fare XD), gabrychan(altra
caramellina…me le state finendo tutte!! Ma voi recensitori vi mettete d’accordo prima, mi state
fregando XD), SharonJaneWeasley (io credo
che ci sia già qualcosa di più tra Simon e Sophia…
solo che ancora non lo sanno XD), Nefele( penso di essere la
meno adatta per dare lezioni XD la mia prof mi dà sempre
l’insufficienza ai temi) , funnynurse (le fotine ci sono,
giuro, devo solo fare un po’ mente locale prima di sistemarle e stasera
non ho tempo çç), greweasley90 (Ma certo che torna tutto a posto ^^ sono una tipa
da happy ending io e altra caramellino anche a te), Mey(Per la
famiglia Weasley al completo mi sa che non ho spazietti liberi… Eh Diego, mi sa che sei arrivata
tardi), Teta
(faccio del mo meglio u.u), Mathebest(ma vedrai che ora tutto si
risolve per il meglio… più o meno), SofyWeasley(
tranquilla, happy ending assicurato… sudato ma
assicurato)
oh baby you've, got nothing to prove (hes crazy he dont know)
but if we decide to go, what does it mean he's gotta
know
oh baby you've, got nothing to loose
and we're better off when daddy's not around
McFly- Down by the lake
C.j. si rigirò tra le lenzuola ancora insonnolita
cercando di trovare una posizione più confortevole. Un’arietta
leggera, tipica della primavera appena iniziata, penetrava da qualche parte
nella stanza e mugolando tirò su il lenzuolo fasciandoselo attorno al
corpo. Per poco non le venne un infarto quando,
socchiuse le palpebre per qualche secondo, si trovò davanti il volto
sorridente di James che la guardava sereno senza dir nulla. Scattò a
sedere sul letto.
“Dico, ma sei impazzito?!
Vuoi farmi morire?”
James sorrise e si issò su
un gomito appoggiando la guancia sulla mano, un sorriso diabolico gli dipinse
il volto. “Scusa. Stavo solo cercando di abituarti per
quando vivremo insieme, ma non sono più tanto sicuro di voler
dormire accanto a una ragazza che fa questi scatti appena mi vede.”
C.j. lo guardò male nonostante mascherasse un
sorriso. “Quando vivremo insieme sarò consapevole che sei sdraiato
accanto a me, Jay.”
Si ributtò giù sul materasso e James non perse
tempo per avvicinarsi dall’alto e baciarla sulle labbra. Sospirò appena quando si tirò indietro e passandole una mano
tra i capelli sembrò viaggiare altrove con la mente. “Adesso
basta, torno a casa e faccio le valigie, non ce la faccio
più a dormire in camera mia! Voglio stare qui!”
C.j. rise leggero e lo baciò di nuovo afferrandolo
per il colletto. “Non fare i capricci, vedrai che se fai
il bravo in poco tempo sarà tutto sistemato. Non c’è
bisogno di fare il bambino.”
Lui sospirò di nuovo tornando a stendersi di schiena
al suo fianco. “Oh sicuro, ne abbiamo fin troppi
adesso in famiglia.”
“I tuoi continuano a litigare?” Chiese lei
paziente sistemandosi sul suo petto. James si umettò un labbro e
giocherellò con i suoi capelli arruffati passandoci attraverso le dita.
Sorrise, le sembrava sempre così piccola tra le sue braccia.
“Non proprio, ma si comportano come veri ragazzini.
Zio Harry aveva ragione, hanno riacquisito tutti i sintomi tipici, primo fra tutti la volubilità.” Disse roteando gli
occhi. “Penso di non aver mai conosciuto persone più lunatiche di
loro.”
“Cerca di capirli, sono in quello stato da due
settimane adesso e devono abituarsi.”
“Beh, io non sono ancora pronto a fare il padre però!” Sbottò lui.
C.j. si irrigidì un attimo,
poi si schiarì la gola accarezzandolo sul petto. “Nessuno ti sta
chiedendo di farlo.”
James si passò una mano sugli occhi. “Sono
costretto, se non ci penso io a stabilire qualche regola in questo momento in
quella casa regnerebbe il caos. Senza contare che sono
quello più grande quindi devo accollarmi la
responsabilità di tutto.”
“Non dovresti sentirlo come un dovere.” Disse
lei con una voce flebile. “Essere genitori è una bella esperienza.”
“Sì, ma io non ho nessuna… C.j., stai cercando di dirmi
qualcosa?”
James quasi la costrinse ad alzare la
testa e a guardarlo negli occhi usando una voce allarmata e insicura.
Lei lo fissò per qualche attimo, incerta, poi scosse
la testa. “No. E’ soltanto un mio pensiero.”
“Oh… oh beh, sì,
meno male.”
C.j. tornò a sedersi al centro del letto guardandolo
confusa. “No- non vorresti… diventare papà? Non vuoi dei
bambini?”
James mandò fuori una risata senza umorismo.
“Tesoro, lo so che stiamo insieme da tanto ma ti
rendi conto che viviamo ancora in case separate, vero? Non abbiamo ancora
nemmeno parlato di matrimonio come una cosa da prendere in considerazione.”
“Non intendevo adesso.”
Disse lei frustrata. “In futuro. Quando saremo
sposati e vivremo insieme.”
James si schiarì la gola ma nonostante i tentativi
non poté impedirsi di parlare con una voce
stridula. “Beh… non lo so, cioè chi
è che pianifica queste cose ancora prima di convivere?” Se ne
uscì con una falsa risata.
C.j. lo guardò seriamente. “Io.”
Lui fece per aprire bocca ma
esitò qualche attimo di più scegliendo bene le parole da usare.
“Senti C.j., io ti amo
e questo lo sai bene… ma non mi sembrano discorsi da fare al
momento.”
Lei rimase in silenzio a fissarlo per un lungo momento, poi
come se avessero parlato di che tipo di calzini infilare quella mattina si
alzò dal letto infilandosi una maglia e un paio di jeans e senza
rivolgergli un altro sguardo uscì dalla stanza. “Io vado a lavoro.”
James la fissò basito uscire dalla porta. Con uno
scatto balzò in piedi e la rincorse lungo il corridoio. “Che cosa?! Sono solo le sei e mezzo!”
“Mi avvantaggerò.”
“Ma il tuo ufficio apre alle
sette in punto!”
“Meglio, ho tutto il tempo di fare colazione fuori.”
James aumentò il passo arrivandogli di fronte e
costringendola a frenarsi bruscamente, allargò gli occhi
quando C.j. evitò di guardarlo in faccia voltando la testa da
un’altra parte con fare annoiato. “Si può sapere che ti
prende?”
“Va tutto perfettamente.” Disse freddamente lei.
James roteò gli occhi. “Sì, e la piovra gigante è miss creatura dell’anno. Puoi almeno essere sincera con me?”
Lei si morse un labbro imponendosi di stare calma.
“Dopo otto anni che stiamo insieme per te solo il fatto
di non avermi tradito neanche una volta può essere una cosa
straordinaria, ma per me, James, c’è di più. Dopo otto anni
mi aspetto che tu non mi veda solo come la ragazza con cui stavi al liceo ma
una donna con cui poter costruire una famiglia!”
James la fissò spiazzato. “Ma
io voglio stare con te!”
“Non mi vedo nessun anello al dito e non ho mai
sentito delle proposte uscire dalla tua bocca per quanto riguarda la nostra
relazione. Quando mi hai chiesto di venire a vivere
qui ho pensato che stessimo facendo un passo avanti, che magari…
magari…” Le parole le morirono in gola.
James abbassò la testa, mortificato. “Mi
dispiace di averti dato un’impressione sbagliata.”
C.j. si passò una mano tra i
capelli frustrata e scosse la testa tre sé, quando alzò di
nuovo il viso verso James la sua espressione era tutt’altro
che arrabbiata, i suoi tratti si erano addolciti e i suoi occhi mostravano
ancora quell’insicurezza che nel suo essere non
se n’era mai andata. Lentamente gli prese una mano con due dita.
“Mi dispiace, non so nemmeno io perché ho reagito così.”
Lui girò lentamente la mano fino a
incrociare le dita con quelle di C.j. “Ehi, ma che ti prende? Da qualche
tempo a questa parte sei un po’ strana.”
Disse alzando un sopracciglio, C.j. si morse un labbro portandosi dietro all’orecchio
una ciocca di capelli e scrollò le spalle avvilita.
“Non lo so, è solo… il lavoro mi stressa,
abbiamo due nuovi casi a cui lavorare, l’urgenza dell’altro giorno,
sembra che siano dei maghi che si divertono a usare la
magia sui Babbani spaventandoli a morte… e dopo
una giornata passata in ufficio vorrei solo tornare a casa e trovarti qui ma
tu… tu non ci sei.”
James la guardò sbalordito. “E’ solo
questo?!”
“Certo che è solo questo, cosa pensavi che
fosse?”
James l’attirò a sé circondandole la vita
con un abbraccio. “Tesoro, bastava solo che lo dicessi. Ti prometto che
stasera quando esco da lavoro invece di andare a casa vengo qua, e anche domani
e dopodomani e il giorno dopo ancora. Sarò sempre qui tutte le volte che
vorrai.”
Un sorriso dolce si dipinse sul volto di C.j. che gli
accarezzò una guancia irsuta. “Perché
non fai le valigie stasera?”
A quella proposta C.j. si aspettava già una
determinata risposta. Ne avevano parlato a lungo da
quando era successo l’incidente a Ron e Hermione, e James si era sempre
mostrato riluttante all’idea di trasferirsi proprio in un momento del
genere. Ma James la stupì come sempre
guardandola negli occhi con un’intensità tale da farla sciogliere
letteralmente.
“Sai che ti dico, fai posto nell’armadio per
stasera.”
C.j. spalancò gli occhi. “Stai
scherzando?”
“No.” Rise lui. “Mamma e papà se la
cavano bene anche senza di me, e ci sono sempre Alex
e Micheal. E’ già una settimana che vivo da persona responsabile e
mi sono stancato! Responsabile e James non sono due parole che si possono
accostare.”
Dopo un attimo di esitazione C.j.
gli saltò al collo ridendo e James la seguì a ruota alzandola da
terra. “Non posso crederci! Vivremo insieme! Me lo prometti? Da
stasera.”
James annuì ancora stretto a lei. “Te lo prometto,
da stasera ti starò sempre fra i piedi.”
C.j rise di nuovo e lo
baciò sulle labbra. “Sei il miglior rompiscatole che si possa desiderare.”
*
Ron scese dalle scale scombinandosi con una mano i capelli ancora
umidi, con un balzò saltò gli ultimi tre
scalini e si diresse verso il frigo per prendere qualcosa da bere ma un
parlottare continuo proveniente dal salotto richiamò la sua attenzione.
Hermione se ne stava tranquilla sul divano, con le gambe rannicchiate sotto al sedere e la testa abbandonata sulla spalliera, la
televisione davanti a lei scorreva veloce le immagini di un film.
Le si avvicinò piano con
mezzo sorriso. “Ehi.”
Hermione alzò la testa richiamata dalla sua voce.
“Ciao. Da quant’è
che sei a casa?”
Ron avanzò nella stanza e le si
sedette di fianco sul divano lasciandosi andare contro la spalliera.
“Mi sono materializzato di sopra e ho fatto una doccia, saranno al massimo dieci minuti.”
“Oh.” Disse incuriosita lei. “Hai riparato
la caldaia?”
Ron arrossì in zona orecchie. “No.”
Ammise, guardandola con la coda dell’occhio. “Ho fatto una doccia
fredda.”
La bocca di Hermione prese la forma di una ‘o’
ma stavolta non emise alcun suono. Tornò a guardare lo schermo un po’ in imbarazzo cercando di concentrarsi
sulle immagini, ma il calore del corpo di Ron la distraeva facendole fare
strani viaggi mentali. Il suo buonsenso se ne andò
del tutto quando Ron le passò un braccio attorno alle spalle e senza
neanche pensarci appoggiò la testa sulla sua spalla.
“Come mai hai ritirato fuori il televisore? Credevo
non ti piacesse averlo in giro per casa.”
Lei scrollò le spalle. “Noia. Non sapevo
più cosa fare così ho fatto un giro nello sgabuzzino.”
“Capisco.” Ron sbadigliò. “Non
ricordo neanche quand’è stata l’ultima volta che abbiamo
visto un flim insieme, probabilmente Micheal non era
ancora nato.”
“Film.” Lo corresse lei
pazientemente, voltandosi a guardarlo. “Certo che non te lo ricordi, hai
passato tutto il tempo a ba…”
Si frenò di botto scrutandolo in
volto, Ron ricambiò lo sguardo come rapito. Mosso da una strana
forza Ron si chinò su di lei annullando quei pochi centimetri rimasti
tra loro, Hermione chiuse gli occhi posandogli lievemente una mano sulla
guancia dischiudendo appena le labbra sotto quelle di
Ron che si muovevano quasi impazienti, ma dopo qualche secondo si staccò
bruscamente tornando a fissarlo allibita. Ron cercò i suoi occhi alla
ricerca di una spiegazione.
“Ci hai infilato la lingua?” Chiese incredula.
Lui la fissò un attimo. “No.” Hermione lo
guardò male. “Va bene, l’ho fatto.”
“Ron! Saranno anni che non… ti rendi conto che
non sei più un ragazzino, vero?” Ron alzò un sopracciglio
dandosi una rapida occhiata e Hermione gli puntò
un dito contro. “Non cercare di essere
divertente.”
Ron sospirò e le circondò le
vita con le braccia. “Scusa, volevo solo ricordarmi com’era.
Non lo farò più, promesso, tornerò a farmi docce fredde e
bere cubetti di ghiaccio.”
Hermione abbassò per un attimo la testa aggrottando
la fronte, come faceva sempre quando stava meditando
tra sé e sé. Si schiarì la gola casuale e tornò a
guardarlo nei suoi occhi limpidi passandogli le braccia attorno al collo e
giocherellando con i capelli rossi sulla nuca. “Forse dovresti smetterla
di farti docce gelate, Ron.”
“Cosa intendi
di…” Ma Ron non fece neanche in tempo a curvare le sopracciglia
come al suo solito che Hermione gli si era letteralmente gettata addosso
appropriandosi delle sue labbra quasi con ferocia. Sbarrò gli occhi per
la sorpresa ma poi li chiuse sospirando nella sua
bocca e si lasciò andare di schiena contro al divano, e stavolta
Hermione non obbiettò quando Ron cercò un contatto più
profondo.
Si separarono solo dopo diversi minuti, entrambi a corto
d’aria. Hermione assunse la sua solita aria razionale. “In fondo
siamo stati bravi finora.” Disse ansimando.
Ron annuì freneticamente, assecondandola.
“Giusto. E poi chissà per quanto tempo dovremmo
rimanere così… già che ci siamo…”
Hermione annuì. “Mi hai tolto le parole di
bocca.”
Si abbassò nuovamente su di lui
tornando a baciarlo con la stessa foga di prima e Ron non si fece
attendere un secondo di più per ricambiare con la stessa
intensità. Le sue mani cominciarono lentamente a percorrere la schiena
di Hermione secondo la spina dorsale, scivolando poi sui fianchi morbidi. Con
un po’ di insicurezza fece scivolare le dita
sotto la sua maglietta, la sua pelle era bollente sotto le sue mani.
“Papà?”
Ron trasalì cercando di balzare a sedere, ma nel
farlo fece perdere l’equilibrio a Hermione sopra
di lui che per cercare di non cadere si aggrappò alla sua maglia
riuscendo solo a trascinarselo dietro. Quando Micheal
entrò nella stanza si bloccò vedendo Ron stare sopra a Hermione
sul pavimento. “Oh.” Disse interdetto. “Torno più
tardi…”
“No!” Gridarono insieme, Micheal tornò
sui suoi passi alzando un sopracciglio e Ron si alzò
tendendo una mano a Hermione. “Non è come sembra… siamo solo
caduti dal divano.”
“Io questo non l’ho mai messo in dubbio.”
Micheal li guardò sincero alzando le spalle. “Ma
in che posizione stavate sul divano
per cadere in quel modo?”
Hermione e Ron si scambiarono una rapida occhiata.
“Ehm…”
Lei arrossì e cominciò a parlare come una
macchinetta. “Davvero Micheal, non è come pensi, è che oggi
mi stavo annoiando e ho finito tutti i libri che abbiamo
in casa, lo sai che quando mi annoio divento terribile, allora ho frugato nel
ripostiglio e ho trovato il vecchio televisore, pensa che tu non eri ancora
nato quando l’abbiamo messo via, l’ho rimesso in salotto e guardavo
un film, papà è tornato da lavoro da dieci minuti, mi faceva
compagnia dopo essersi fatto una doccia, una doccia fredda intendo, la caldaia
non funziona ancora, io ho chiamato il tecnico ma quello non ne vuole sapere di…”
“Hermione?” La interruppe Ron prima che potesse aggiungere altro, sia lui che Micheal la guardavano
allucinati.
“Sì?” Fece lei riprendendo fiato.
“Dacci un taglio!”
Hermione annuì ammutolendo e abbassò la testa
arrossendo furiosamente. Micheal fece del suo meglio per non scoppiare a ridere
sia per la reazione di sua madre sia per il sorrisetto
complice che gli mandò Ron, strizzandogli
l’occhiolino.
“Mamma, non c’è niente di
male se tu e papà amoreggiate sul divano. In fondo siete
sposati.”
Hermione alzò la testa di scatto passando lo sguardo
da Micheal a Ron con una velocità impressionante. “Noi non stavamo
amoreggiando! Diglielo anche tu!” Diede un
colpetto a Ron facendo un cenno con la testa verso il figlio.
“Non eri tu quella che diceva
che bisogna essere sinceri con i propri figli.” Mise su una faccia
sfacciata.
Hermione ringhiò quasi. “Ron…”
“Rilassati, Hermione.” Le prese una mano
sorridendole solare. “Ti stavo solo prendendo in giro.”
Micheal sorrise trionfante,
guardando i suoi genitori mentre si scambiavano un sorriso. Forse quel piccolo
incidente non sarebbe stato poi così disastroso come sembrava, forse
avrebbe portato anche i suoi lati positivi. Erano mesi
che non vedeva sua madre e suo padre scambiarsi un
sorriso sincero, o anche solo un’occhiata d’intesa, qualcosa che li
tenesse uniti. “James ha mandato un gufo, torna a casa a fare le valigie
e si trasferisce da C.j.”
Sia Ron che Hermione si voltarono
di scatto, Ron ampliò il suo sorriso. “Oh, questo
è…”
“…terribile! Dimmi che
non lo farà sul serio!”
Ron e Micheal si scambiarono un’occhiata rassegnata.
“Mamma, sinceramente non ci vedo niente di male. James e C.j. stanno
insieme da anni…”
Hermione lo interruppe facendo un passo
avanti, concitata. “Sono ancora troppo giovani per sapere cosa
vogliono veramente! Come possono essere sicuri di passare il resto della vita
insieme se non sono neanche sicuri di un futuro matrimonio?!
E’ una cosa seria, questa!”
Micheal spalancò gli occhi a dismisura. “Ma se tu hai sposato papà a diciotto anni
perché eri in pericolo mortale!”
Lei boccheggiò presa in contropiede.
“Questo… questo non c’entra nulla!”
“Invece sì.”
Micheal continuò intestardito ma con un tono di voce gentile. “Ti
sei mai pentita di aver sposato papà?”
Hermione lo fissò come svuotata senza riuscire a
rispondere. Lentamente si voltò verso Ron al suo fianco che la guardava
insistentemente, in attesa. Lui sussurrò.
“Ti sei mai pentita di avermi sposato?”
Hermione scosse la testa. “No.” disse sussurrando anche lei.
Ron sorrise. Un sorriso sincero, rassicurante e pienamente
soddisfatto. “Potrebbe essere lo stesso per loro,
‘Mione, lascia che vivano la loro
vita.”
Hermione valutò in silenzio la situazione, poi
improvvisamente cercò di trattenere un sorriso fallendo disastrosamente
e roteò gli occhi fintamente annoiata. “Non
ricordavo che avessi tante lentiggini da
giovane.”
Ron rimase sinceramente sorpreso. “E questo cosa c’entra adesso?”
“Stai giocando sporco!” Disse lei puntandogli un
dito contro. Micheal sorrise, era divertente vedere come sua madre non fosse mai stata intimorita da sua padre nonostante fosse
parecchi centimetri più bassa di lui e dovesse alzare la testa per
guardarlo negli occhi. “Non puoi usare quel sorriso in mezzo a tutte quelle lentiggini! E’ sleale!”
Ron scoppiò a ridere. “Ma
di che diavolo stai parlando? Quale sorriso?”
“Quel
sorriso!” Continuò lei testarda. “Quello che mi
ha…” Fece una piccola pausa. “Quello che mi ha fatto
innamorare di te.”
Il sorriso di Ron si spense lentamente per lasciare spazio
alla pura incredulità. Tra di loro calò
il silenzio. Era così assurdo sentir pronunciare
quelle parole, qualche settimana prima si comportavano come dei perfetti
sconosciuti, con freddezza e indifferenza. Adesso non poteva smettere di
fissarla negli occhi, quelli che lo avevano fatto innamorare.
Micheal cominciò a sentirsi di troppo.
“Ehi, c’è nessuno in casa?”
La voce squillante di Alex arrivò dalla cucina, dopo qualche secondo una
cascata di capelli rossi apparve sulla soglia con un sorriso brillante e almeno
cinque buste di cinque negozi diversi tra le mani. Sembrava piuttosto
soddisfatta. “Ah, siete qui.”
Micheal guardò le borse alzando sarcastico un
sopracciglio. “Cos’è, stai facendo
scorta per i prossimi dieci anni?”
Lei lo fulminò. “Non sono per me questi.”
Si voltò verso Ron e Hermione, eccitata. “Sono per mamma e
papà!”
Ron e Hermione spalancarono gli occhi, improvvisamente
terrorizzati. Non era mai una buona cosa che Alexfacesse shopping. Istintivamente Ron fece un passo indietro
ricevendo uno sguardo di pura compassione da Micheal che gli mormorò un buona fortuna senza farsi sentire. Alex
batté insieme le mani.
“Adesso vi faccio vedere!” Prese a trafficare
tra le borse. La prima cosa che tirò fuori fu un completo di camicia e
minigonna, entrambe striminzite. La camicia faceva anche un effetto vedo-non vedo che non piacque molto ad Hermione. “Che ne pensi?” Disse guardando la madre.
Hermione spalancò la bocca. “Non penserai che
possa andare in giro con quella roba… inesistente, vero?”
Ron represse a stento una risata. “Carino.”
“Ottimo per abbronzarsi, direi, i raggi UVA ci passano di sicuro attraverso.” Disse James entrando nella stanza da dietro le spalle della
sorella, alzò un sopracciglio continuando a guardare il completo.
“Ma dove li hai comprati, in un negozio per
bambini?”
Alex ripose la gonna e la camicia
nella busta stizzita. Hermione cercò di essere
più delicata possibile. “Tesoro, non è che non apprezziamo
quello che hai fatto ma ti rendi conto che abbiamo quarant’anni vero?”
“E tu ti rendi conto che ne dimostri
una ventina di meno, vero?”
Hermione ammutolì e tornò al suo posto accanto
a Ron scambiandosi un’occhiata. James si schiarì la gola
richiamando la loro attenzione e cominciò incerto grattandosi la nuca.
“Io sono tornato a casa per… ecco… faccio
le valigie… insomma, C.j. mi aspetta a casa stasera e io…”
Ron mandò un’occhiata eloquente a Hermione che
sospirò chiudendo gli occhi. “Va bene, saluta C.j. e vieni a
trovarci. Spesso.”
James sgranò gli occhi. “V-va
bene?!” Ron gli fece cenno di salire le scale
senza aggiungere altro. “Oh, ok, allora
io… le valigie, sì.”
Alex lo fissò a bocca aperta mentre saliva le scale. “Si trasferisce?”
Ron prese la mano di Hermione. “Sì, ed è
giusto così perché James e C.j. devono vivere la loro vita e noi
non dobbiamo intrometterci. Non è vero?”
Hermione abbassò la testa e un secondo dopo si era gettata sul petto di Ron singhiozzando. “Mi sembra
ieri che… James era così piccolo, tu
riuscivi a tenerlo a sedere su una mano… e adesso se ne va… no, che
non è giusto! … lascia la sua mamma…”
Ron roteò gli occhi e cintole la
vita alzò Hermione da terra. “Amore, fai la scimmietta altrimenti non riesco a portarti di sopra.”
Senza alzare la testa dal suo petto Hermione allacciò
le gambe attorno ai suoi fianchi e le braccia al collo. Con un sorriso di scuse
Ron sorpassò Micheal e Alex che li guardavano increduli e salì su per le sale
sussurrando dolcemente nell’orecchio di Hermione.
Micheal li seguì con lo sguardo fino a che non
scomparvero dalla visuale, poi si voltò di nuovo verso Alex con un’espressione incredula.
“La scimmietta?!”
Alex aprì e chiuse la bocca
un paio di volte, poi scosse la testa rassegnata. “Io non voglio sapere
altro.”
*
Seth torturò la punta della
sua penna con i denti leggendo nella massima concentrazione alcuni moduli che
erano arrivati quella mattina. Si era dovuto rintanare nella cabina dei
telecronisti, quel giorno lo stadio era affollato dato che la squadra aveva un
allenamento e aveva bisogno di concentrarsi. Segnò un paio di punti
sulla carta immergendo la penna nell’inchiostro e tornò alla
lettura.
Un paio di labbra si posarono morbide sul suo collo,
sobbalzò spontaneamente prima di voltarsi verso una quanto mai sudata e
infangata Kim che gli sorrideva caldamente.
Ricambiò il sorriso facendole cenno di sedersi sulle sue gambe.
“Già finito l’allenamento?”
Kim si passò una mano tra i
capelli neri e lucidi tirandoli indietro. “Mackanzie
voleva solo provare un nuovo schema. Non funzionava così male…
fino a che Mark e Trent non
si sono scontrati, li stanno portando al S.Mungo
adesso.”
Seth la guardò allarmato. “Si sono fatti male?”
Lei scrollò le spalle. “Saranno in piedi nel
giro di un’ora.” Con fare casuale scese a baciarlo sul collo.
“E finché gli altri sono impegnati con loro
noi possiamo passare del tempo insieme senza preoccuparci che qualcuno noti la
mia assenza.”
Seth sorrise.
“Tentatrice.”
Kim curvò le labbra in un
sorriso contro la sua pelle, si alzò appena dalle sue
gambe per mettersi cavalcioni e con le dita sottili raggiunse il primo bottone
della sua camicia sfilandolo agilmente dall’asola. Seth
s’irrigidì, le sue mani scattarono veloci a bloccare quelle della
ragazza ancora prima che potesse arrivare al secondo
bottone, lei lo guardò negli occhi sorpresa.
“Non adesso.”
Kim si umettò
un labbro distogliendo lo sguardo, alzò un sopracciglio scuro
tornando a guardarlo. “Quanto hai intenzione di
farmi aspettare esattamente?”
Seth la fissò impassibile.
“Il tempo necessario.”
“Il tempo necessario per cosa?” Chiese lei frustrata.
Lui sbuffò cominciando ad innervosirsi. “Senti,
abbiamo già fatto questo discorso. Non voglio
più parlarne e quando sarà il momento sarai la prima a saperlo. Ma per adesso non forzare le cose.”
Kimrimase in
silenzio per qualche attimo, poi lo guardò duramente. “Tu
non mi vuoi.”
“Che cosa?!” Chiese lui
incredulo.
“Tu non mi vuoi.” Ripeté lei.
“Neanche un santo resisterebbe quanto te se davvero desiderasse una
donna, è ovvio che tu non vuoi stare con me e
magari mediti anche di lasciarmi. Scusa se te lo dico,
Seth, ma non penso proprio di meritarmelo.”
Lui la fissò a bocca aperta. “Tu sei totalmente
impazzita. Io non sto meditando di
lasciarti e certo che ti voglio. Non so se riesci a vederti abbastanza
chiaramente, Kim, sei una delle donne più
belle del pianeta e sarei veramente un’idiota se non volessi stare con
te!”
Lei sbuffò. “Beh, lasciatelo dire, per me sei veramente un’idiota visto che
ti sto offrendo quello che vuoi su un vassoio d’argento e tu stai mandando
indietro la portata.”
“Perché non voglio
sprecare un cibo tanto raffinato ingozzandomi rozzamente, voglio imparare a
gustarmi il tutto assaporando lentamente. Capisci quello che ti sto
dicendo?”
Kim alzò un sopracciglio.
“Che sei un porco e vuoi aspettare fino a che
non diventerai un santo?”
Lui curvò le labbra in un sorrisetto.
“Più o meno.”
Lei mugolò un po’ affondando la faccia
nell’incavo del suo collo. Sospirò pesantemente
voltandosi quanto bastava per riuscire a parlare chiaramente. “Perché devi fare il tuo esperimento proprio con
me?”
Seth inspirò profondamente.
“Perché sei l’unica con cui vale la pena tentare.”
Kim alzò la testa sorpresa
per guardarlo negli occhi, cercando di fermare il capogiro che la stava
prendendo impedendole di pensare chiaramente. Seth si
limitò a fissarla per un po’ senza dire nulla, aspettando una sua
qualsiasi reazione, ma quando lei rimase impietrita si avvicinò premendo
dolcemente le labbra sulle sue. Un secondo dopo le sue mani erano tra i suoi capelli scuri respirandone tutto il profumo.
La porta alle loro spalle cigolò appena e entrambi sobbalzarono spaventati. Seth
rilasciò il respiro quando riconobbe la sagoma
di Dean. “Oh, adesso capisco perché hai
sempre tanta voglia di venire a lavoro.”
Seth gli lanciò
un’occhiataccia. “Tu devi sempre arrivare nei
momenti meno indicati, non è vero? Cos’è, hai una
specie di sensore che ti avvisa di quando sto facendo
gli affari miei?”
Dean camminò dentro la
stanza richiudendosi la porta alle spalle, scrollò le spalle
con fare indifferente e presa una sedia ci si mise a cavalcioni
soffiandosi via i capelli dagli occhi. “Sei sempre così carino con
me che verrei a sedermi sulle tue gambe a farmi coccolare ma
vedo che sono arrivato tardi.”
Sentitasi presa in causa Kim
arrossì e si alzò dalle gambe di Seth,
ma lui scosse la testa facendo cenno di non preoccuparsene e la fece accomodare
di nuovo in una posizione più comoda. “Che cosa vuoi?” Chiese sgarbato.
Dean alzò un sopracciglio ma non ribatté. “Un
consiglio.”
“E su che cosa?”
“Donne.”
Seth sgranò gli occhi.
“Mi prendi in giro?!”
L’altro lo guardò seriamente con una faccia da
funerale. “Ti sembra che stia scherzando? Mi risparmierei di chiedere
consigli proprio a te se potessi.”
“E allora vai da papà.
O da Matt, Micheal, James, Simon, Ben…
da chiunque!”
Kim gli tappò la bocca e
chiese gentilmente cercando di reprimere un sorriso. “Il mio intuito
femminile mi dice che ne hai combinata una abbastanza
grossa. Sono curiosa, di che cosa si tratta esattamente?”
Dean si umettò un labbro.
“Kim, tesoro, lo sai che ti amo, vero?”
Lei sorrise scambiandosi uno sguardo con Seth che la fissava torvo. “Lo so.”
“Questo significa che qualunque parola uscirà
dalla mia bocca rimarrà in questa stanza e che non ti azzarderai mai e
poi mai a fare la spia. Con nessuno. Da qui per il resto della tua vita.”
Chiese ansioso Dean.
“Promesso.”
Deanesitò
un attimo, poi sbuffò. “D’accordo. Ti ricordi di Geena, la migliore amica di mia cugina Sarah? Beh, ci sto
uscendo… più o meno, all’insaputa
di Sarah. Ecco, il problema è che Sarah sembra averla avvertita sul mio
conto, le ha fatto un elenco preciso di dove porto le donne di solito e Geenaha detto che se la
porterò in uno di questi posti mi scaricherà.”
Seth alzò un sopracciglio.
“Questo è il tuo problema?! Scaricala,
non è quello che fai sempre?”
“Il prossimo sarà il terzo appuntamento, Seth.”
“Oh.”
Kim guardò da uno a l’altro senza capire cosa stesse succedendo. Si
schiarì la gola richiamando gli occhi su di sé. “Mi sono
persa qualcosa?”
“Deanha
un record personale, ha sempre scaricato le ragazze dopo il terzo
appuntamento. Se la scarica adesso manda in fumo anni e anni di lavoro.”
Lei lo guardò confusa cercando di entrare nella
psicologia maschile. “Dov’è sta il
problema, allora? Portala in un posto qualsiasi, tanto se dovevi lasciarla comunque…”
“Scherzi?!” urlarono
contemporaneamente i fratelli, Kim sobbalzò.
“Non può portarla in un posto qualunque, deve
essere lui a scaricarla! Non può rischiare il contrario!”
Kim aggrottò la fronte.
“Non credevo tenessi tanto all’onore di tuo fratello…”
La voce di Dean la richiamò
a sé. “Oh, non si tratta del mio onore, Kim.
Seth mi segue in questa impresa
da anni ormai, sconfiggere me è come sconfiggere lui. E’ Seth che tiene il conto di con
quante ragazze sia stato.”
Kim si voltò verso Seth che annuì. “Quattrocentoventisette,
Geena inclusa.”
“Quattrocentoventotto.” Replicò Dean.
Seth sbuffò. “Smettila, non aggiungeròAlex.
Devono essere tre legittimi appuntamenti e uno scaricamento regolare. Alex non conta.”
Kim spalancò la bocca.
“Sei stato anche con Alex?!”
“E’ stato molto tempo fa.” Dean le lanciò un’occhiata fugace prima di
concentrarsi su Seth. “Insomma, me lo vuoi dare
questo consiglio?”
Seth ci pensò un attimo su.
“Il parco?”
“Usato.”
“Madama Piedidiburro?”
“Usato.”
“Ristorante etnico?”
“Usato.”
“Mielandia?”
“U-…” Dean
alzò di scatto la testa. “Seth, sei un
genio!”
Senza un’altra parola si alzò dalla sedia e
uscì dalla porta sbattendosela alle spalle. Seth
scosse la testa sospirando pesantemente e si voltò verso la sua ragazza
che lo guardava con la fronte aggrottata e un’espressione poco felice. La
guardò perplesso. “Cosa?”
“Non vuoi stare con me ma aiuti tuo fratello a farsi
le altre. Molto maturo.” Disse alzandosi dalle sue gambe e marciando
verso la porta a grandi passi. Seth schizzò in
piedi cercando di raggiungerla.
“Kim!”
La porta non gli sbatté sul naso per pochi
centimetri. Rimase qualche secondo a fissare la porta davanti a sé, poi
roteò gli occhi inviperito. “Grazie
mille, Dean.”
*
Un sorriso riempì le sue labbra piene incorniciate da
lentiggini. Fuori c’era il sole, una fantastica giornata di primavera, e
un leggero venticello accarezzava gli alti alberi della foresta proibita. Era
un sabato, il sabato della gita adHogsmeade.
Si guardò allo specchio e risistemò i capelli mossi per la decima
volta cercando di farli stare al proprio posto.
Un rumore di passi richiamò la sua attenzione e si
voltò verso la porta. Una ragazza dai caldi occhi scuri le fece un
sorriso facendo capolino. “Sei pronta? Stiamo
aspettando te.”
Thea annuì sorridendo ampiamente. “Sì,
andiamo.”
Scese le scale del dormitorio femminile seguendo la
compagna, e aggiuntasi a un gruppo di ragazze
cominciò a spettegolare scendendo fino all’ingresso di Hogwarts. Gran parte degli studenti era
già presente all’appello, la professoressa McGrannitt
aspettava paziente avvolta nel mantello. Appena si aggiunsero al resto
del gruppo la professoressa srotolò una
pergamena.
“Bene, sembra che ci siamo tutti…”
Thea si guardò intorno spaesata
e sussurrò all’amica. “Ero l’ultima?!”
La ragazza ridacchiò. “Ti sorprendi? Sei sempre
l’ultima, hai passato in bagno quarantacinque minuti, che ti
aspettavi?”
La professoressa continuò. “Voglio sperare che
siano chiare le regole e che nessuno di voi ne
infranga anche solo una. In tal caso, ci vediamo stasera nel mio ufficio.
Adesso andate e divertitevi, moderatamente.”
Thea e le sue amiche sorpassarono la professoressa
ridacchiando, scosse la testa verso di loro. “Moderatamente?”
Amber, la ragazza dagli occhi
scuri, cercò di reprimere un sorriso. “La McGrannitt
non si lascia mai andare, eh? Dove si va, Tre manici di scopa?”
“Uh, sì!” Una delle ragazze
cominciò a battere le mani tra loro, concitata. “Ho sentito dire a
Martin che sarebbe andato lì con i ragazzi.
Magari riesco anche a farmi offrire una burrobirra.”
Le altre scoppiarono a ridere. “Come se tu non sapessi
già di riuscirci.”
Il tragitto dalla scuola fino ai Tre manici di scopa era
abbastanza lungo, tanto che per arrivare al villaggio di Hogsmeade
dovevano prendere la carrozza. Thea rimase incantata a guardare il punto vuoto
che la trainava, una volta suo padre le aveva spiegato
che erano creature che solo alcuni potevano vedere, chiamate Thestral. Le aveva spiegato anche
come si faceva a vederle, e lei era grata di vedere il vuoto.
Le strade di Hogsmeadeerano già gremite di studenti, Thea rallentò
il passo rispetto al gruppo. Erano ormai nella via principale e il pub si faceva sempre più vicino, lei continuava a
rallentare. Amber si voltò a fissarla perplessa quando raggiunsero il locale. “Thea, ma che
fai? Non vieni?”
Lei sorrise appena inclinando la testa da un lato.
“Devo prima passare in guferia, vi raggiungo
più tardi.”
Amber fece spallucce e entrò ai tre manici raggiungendo il gruppo di
amiche. Thea attese un attimo per essere sicura che fossero
entrate tutte e nessuno la stesse osservando, poi sgattaiolò
lungo un vicolo.
Percorse la stradina fino a sbucare in una parallela della
strada principale, fece una corsetta fino a un portone
di legno e lo spinse gentilmente. Ringraziò il cielo che tutti gli
studenti fossero sull’altra strada. Salì
le scale del palazzo fino al secondo piano,
bussò e si sistemò velocemente i capelli. Ci volle un po’
prima che qualcuno venisse ad aprire. Sorrise.
“Ciao.”
Diego si appoggiò alla soglia della porta incrociando
le braccia al petto, sorrise caldamente. “Non ti aspettavo così
presto.”
Thea accennò un sorriso roteando gli occhi.
“Dì un po’, hai imparato l’ironia da mio fratello o
è tutta farina del tuo sacco?”
Lui ridacchiò. “Vorresti dirmi
che non hai passato gli ultimi quaranta minuti, che io chiamo ritardo, davanti
allo specchio a cercare di sistemarti i capelli, quando tra l’altro ho
detto più di una volta che mi piacciono arruffati?”
Thea sbuffò. “Mi fai entrare?”
Diego non si mosse per qualche attimo rimanendo a guardarla
con un sorriso sulle labbra, poi si scostò dalla soglia facendole cenno
con la testa e non appena Thea entrò in casa si richiuse la porta alle
spalle lasciando il mondo fuori da quella casa.
*
Ginnyrimase a
fissare la schiena del marito, curva sopra dei fogli sparsi sul tavolinetto davanti al divano, per un po’ prima di
avvicinarsi e posargli le mani sulle spalle premendo le labbra sulla tempia
appena sopra la stanga degli occhiali. Harry si mosse
irrequieto sotto il suo bacio, innervosito, e si stropicciò gli occhi
con una mano.
“Non ora, Ginny.”
Ginny si tirò indietro di
scatto come bruciata, si umettò un labbro e portò le mani sui
fianchi. “Certo, e quando mai! Chi stai spiando
adesso? Sarah, Matt o ti stai intrufolando nella vita
di qualcun altro?”
Harry si voltò
verso di lei sorpreso, assunse un’espressione colpevole e mortificata.
“Tesoro, mi dispiace tanto. Stavo lavorando al caso di Ron e Hermione, ma non ne veniamo
a capo, nessuno capisce dove possano nascondersi i
druidi quando non sono a giro a rimpicciolire la gente… mi dispiace Ginny.”
La sua espressione si addolcì e si sedette sul
bracciolo del divano. “Non fa nulla, è solo che ultimamente non
riusciamo più a stare insieme. Non voglio finire come…” Si
frenò di botto abbassando gli occhi.
Harry la fissò. “Come
Ron e Hermione?” Ginny rimase in silenzio. “Non è nei miei
piani tornare a essere un soldo di cacio.”
Ginny curvò le labbra in un
mezzo sorriso. “No, sono sicura di no. Quindi
hai smesso di investigare sui nostri figli?”
“Beh…” Harry si
grattò la nuca. Il campanello suonò e lui fece un cenno di scusa
alzandosi per andare ad aprire. Ginny roteò
gli occhi e si alzò dal divano seguendolo nell’ingresso, Harryaveva già aperto e
stava chiacchierando con la fronte corrucciata con un fattorino, gli si
avvicinò per capire.
“Deve esserci un errore.” Scosse la testa Harry. “Nessuno di noi lavora per… come ha detto che si chiama?”
Il ragazzetto lo guardò impassibile. “Il signor
Preston, uno dei più noti discografici della
città.” Gli porse un cartellone.
“Beh, c’è anche un poster, se vuole controllare lei.
Arrivederci.”
Harry rimase a guardare il ragazzo
allontanarsi prima di abbassare lo sguardo sul poster. Impallidì così tanto da sembrare un fantasma. Ginny, preoccupata, guardò da sopra la sua spalla e
si portò una mano alla bocca, cercò gli occhi del marito quando lo vide voltarsi molto, molto lentamente.
“Harry…”
cercò di dire.
Lui sospirò e chiuse gli occhi. “Per favore, dimmi che tu non lo sapevi.”
Ginny scosse la testa. “No,
io… ho bisogno di sedermi un attimo.”
Entrambi tornarono a sedersi sul
divano. Harry non poteva smettere di fissare quel
poster, era come ipnotizzato, lo stava quasi perforando con lo sguardo,
squadrava ogni centimetro di quel cartellone colorato. Ginny
lo guardava sforzandosi di trovare qualcosa da dire ma prima che potesse
riuscirci le voci di Matt e Sarah arrivarono
dall’ingresso.
I due fratelli capirono subito che c’era qualcosa che
non andava quando si ritrovarono davanti le facce funeree
dei genitori. Il sorriso di Matt si spense.
“Ehi, che succede?”
“Oh, niente.” Disse Harry
girando il poster verso di loro. “Solo… questo.”
Sarah e Matt spalancarono la
bocca. “Oh cacchio!”
Ginny sgranò gli occhi
puntando un dito verso Matt. “Tu lo sapevi?! Tu lo sapevi e non hai detto niente!”
“Sinceramente non è con Matt
che vorrei parlare adesso.”Harry
puntò i suoi luminosi occhi verdi nei suoi
gemelli. “Sarah, hai qualcosa da dirmi?”
Lei mandò fuori una risata isterica. “E’ incredibile
come mi somigli la ragazza nel poster, eh?”
“Sì, ed è incredibile come le altre due
ragazze somiglino tanto a Geena e Natalie.”Quasi ringhiò Harry facendo un passo verso di lei e indicò con un
gesto scattoso verso il salotto dove una scatola di
cartone giaceva ancora sigillata. “Il tuo produttore ti ha mandato
i cd appena registrati, i gadget, i vestiti di scena e un sacco di robaccia che
non ho la più pallida idea di a che cosa
servano. Quando pensavi di dirmelo, al tuo prossimo concerto?”
Sarah mandò fuori un sospiro e si scambiò uno
sguardo con Matt al suo fianco. “Papà,
volevo dirtelo, davvero, ma pensavo… pensavo che non l’avresti presa bene… aspettavo il momento giusto e
questo… questo non era per niente il momento giusto.”
Harry alzò un sopracciglio.
“No, in effettino. Ma
è bello sapere che oltre ad avere un ragazzo segreto hai anche un lavoro
segreto, dimmi c’è qualcosa che ancora so di te?”
“Papà…”
“E’ colpa mia, avrei
dovuto dirvelo.”
Sarah si voltò senza parole verso Matt.
“No! No, non è colpa tua! Matt, tu non
c’entri nulla!”
Harry incrociò le braccia
al petto. “D’accordo, non sono stupido, vi stavate coprendo a
vicenda. Perfetto, Sarah continua a tenere il segreto di tuo fratello e Matt non ti scomodare ad essere sincero con me, a cosa
è servito procrearvi se mi togliete tutto il divertimento.”
Entrambi ammutolirono e abbassarono
la testa. Ginny rimase un passo dietro Harry senza aggiungere altro, non sapendo bene come
intervenire. Ad un certo punto Harry sospirò
stropicciandosi gli occhi da sotto le lenti degli occhiali.
“Non sono proprio tagliato per fare il padre, non ci
sono scusanti sono stato pessimo come genitore.”
I ragazzi alzarono la testa increduli,
Sarah spalancò la bocca. “Papà, ma cosa dici?”
Ginny gli posò una mano
sulla spalla. “Oh tesoro, non essere sciocco! Te la sei cavata
egregiamente.”
Lui scosse la testa. “No. Due figli e guarda come sono
venuti su, neanche uno che fosse sincero con me… e guarda Ron, ne ha sei di figli e non lo sento mai lamentarsi per
problemi come i miei. Avrei dovuto farvi crescere da lui.”
“Papà, non è colpa tua se…” Mattsi interruppe un attimo
lanciando un’occhiata a Sarah. “… se ti nascondiamo le cose,
è che a volte ci sono situazioni più grandi di noi e…
cerchiamo solo di non deluderti.”
Harry lo fissò per qualche
attimo, riflettendo. “Se quello che fate mi delude perché lo fate
allora?” Chiese esasperato.
“Perché magari rende
felici noi.” Disse Sarah timidamente.
Harry sospirò e chiuse gli
occhi, Ginny gli accarezzò il braccio con un
sorriso sulle labbra. “Penso che andrò a stendermi, è stata
una lunga giornata. Ma non lascerò le mie
investigazioni, ve lo potete anche scordare. Capirò cosa mi nascondi, Matt, e riuscirò a dare un volto a Mark…”
“Mike.” Lo corresse Sarah.
“Quello che è!”
E senza riaprire gli occhi fece dietrofront e salì le
scale a passo lento come un carcerato che sta andando
al patibolo. Matt lo guardò con un sorriso
amaro, avrebbe voluto rasserenarlo e raccontare tutto
ma non era proprio il momento. Sarah si portò le mani sulle braccia.
“Starà bene, vero?” Chiese preoccupata.
Ginny sorrise passandosi una mano
tra i capelli. “Sì riprenderà. Fatemi solo un favore,
aspettate un po’ di tempo prima di fargli prendere un altro infarto.”
“Mamma?”
“Sì, Sarah?”
Lei si morse un labbro guardando verso il poster dove la sua
figura affiancata da quella di Natalie e Geena cantava su un palco con un gran sorriso. “Non
sei arrabbiata?”
Ginny lanciò uno sguardo al
cartellone. “No, shockata magari, ma non arrabbiata. Non se quello che
fai ti rende felice.”
“Lo sono.” Annuì lei.
Ginny sorrise e baciò
entrambi sulla fronte. “Buonanotte ragazzi.”
Appena anche la figura di Ginny
salì su per le scale Sarah si voltò verso Matt
al suo fianco e lo guardò impensierita. “Se papà l’ha
presa così per la mia notizia pensa come
reagirà per la tua.”
Matt la guardò sofferente.
“Posso solo sperare che Mike sia peggio del
previsto.”
“Cosa? E
perché?”
Lui scosse la testa avviandosi di sopra. “Per sviare
l’attenzione su di te.”
*
A Hermione venne quasi un colpo quando rigirandosi tra le lenzuola trovò il
vuoto accanto a sé. I suoi occhi si aprirono all’istante,
cercarono nel buio alla ricerca di una sagoma che non si trovava. La paura
l’assalì. Si alzò dal letto continuando a guardarsi
intorno, quando fu sicura di aver passato a rassegna ogni angolo della camera
aprì la porta e uscì nell’ingresso.
Una luce fievole proveniva dal piano di sotto. A passo
svelto scese le scale e raggiunse la cucina, un sospiro di sollievo le
scappò dalle labbra: Ron era lì che le
dava le spalle mentre si preparava un the
tamburellando le dita sul ripiano della cucina. Scosse la testa, rassegnata.
“Ma sei impazzito? Mi hai
fatto prendere un accidente!”
Ron sobbalzò voltandosi
verso di lei. “Potrei dire la stessa cosa di te! Avverti
quando arrivi alle spalle in questo modo! Vuoi farmi morire?”
“Come pensi che mi sia sentita io svegliandomi da sola
nel letto?” Chiese lei allargando le braccia.
Ron parve rifletterci un attimo.
“Beh, infreddolita.” Lei corrucciò la fronte e lui si
spiegò alzando le spalle. “Di solito mi dormi addosso.”
Hermione sospirò rassegnata
e aggirò il tavolo andando a controllare a che punto fosse
il bollitore. Ron si fece scappare un sorriso alle
sue spalle e aprì uno sportello tirando fuori due tazze. “Ne vuoi
anche tu?”
Lei si limitò a scrollare le spalle e Ron sistemò le tazze una accanto all’altra
prima di prendere il bollitore e versare il the con delicatezza. Appena ebbe finito gliene offrì una tazza e
cominciò a sorseggiare la propria soffiando sul liquido bollente. Hermione si umettò un labbro.
“Come mai ti sei alzato, comunque?”
“Non riuscivo a dormire.” Disse sinceramente.
“Ehi, ma lo sapevi che Alex non è ancora
tornata?”
Hermione sorrise. “Ron, ha venticinque anni.”
Ron la fissò incredulo,
aggrottò la fronte come se cercasse di capire un problema di matematica.
“Ma non eri tu quella che si preoccupa per
tutto? Hai montato su un dramma per James che si
trasferisce e adesso te ne esci con questa massima?
Tutto qui?”
“Ron.” Iniziò
lei sorridendo e posando la tazza sul tavolo, appoggiandovisi con le mani.
“Per quanto tardi Alex possa fare, torna comunque a casa, no?”
Lui la fissò un attimo poi
scoppiò a ridere. Scosse la testa tornando a bere il the e fece
qualche passo verso di lei posando la tazza sul tavolo accanto alla sua. Si
abbassò appena su di lei con un sorriso sulle labbra. “Le tue
argomentazioni fanno pena, sai?”
Hermione non si scomodò
neanche a replicare. Il suo corpo era confinato tra il tavolo e Ron ed era così presa a fissarlo negli occhi che non
sembrava neanche aver sentito le sue ultime parole, sentiva
le mani fremere come se tenerle ferme le facesse dolere sempre di più. Ron dovette accorgersi dell’intensità del suo
sguardo perché improvvisamente il suo sorriso
svanì e i suoi occhi si scurirono diventando di un blu notte così
profondo da potersi perdere dentro.
Un secondo e le loro labbra si fusero insieme. Un altro secondo
e le mani di Ron erano sotto le cosce di Hermione per sollevarla fino a farla sedere sul tavolo. Hermioneguidò le sue mani fino
alla nuca di Ron premendo verso di lei per averlo
più vicino, baciarsi con più foga era come prendere
boccate d’aria sempre più ampie. Le mani di Ron
scivolarono lente dalle ginocchia sempre più in alto fino a infilarsi sotto alla larga maglietta di Hermione che un tempo gli apparteneva.
“Papà!...
Mamma!”
Entrambi scattarono indietro
ritirando le mani. Alex stava ancora sulla soglia
della porta con la bocca aperta e un’espressione incredula. Sebbene
fossero rossi come pomodori Ron
si schiarì la gola cercando di risultare casuale.
“Come… come mai sei entrata dal retro?”
Alex alzò un sopracciglio.
“Come mai state… ah, non voglio neanche sapere cosa stavate
facendo! Io vado a letto.”
Senza voltarsi indietro Alex
marciò dritta fino alle scale e salì di corsa fino al piano di
sopra. Hermione si umettò un labbro e
sentendosi a disagio ancora seduta sul tavolo con Ron
tra le gambe che stava ancora fissando le scale.
“Credo che stiamo esagerando, adesso.”
Ron si voltò verso di lei
sorpreso e si fissò un attimo. “Oh. Oh, sì… magari un
pochino…”
Hermione lo guardò negli
occhi. “Tu non pensi che stiamo esagerando.”
Lui scosse la testa. “No. Per niente.” Ammise.
“Ma se tu lo pensi… insomma, sono pur sempre un maschio
adolescente.” Abbozzò un sorriso.
Hermione sorrise tra sé e
lo spinse sul petto per scendere dal tavolo. “Penso che non sia il
caso… stasera.” Disse camminando verso le scale. Ron la seguì con lo sguardo poi si
decide anche a muovere il resto del corpo. La raggiunse a metà
scalinata.
“Questo… questo vuol dire
che un’altra sera…”
Hermione si voltò cercando
di non sorridere ma i suoi occhi scintillavano di
malizia. “Ti sei comportato da bravo bambino, con tutte quelle docce
fredde. Se continui così un premio è
doveroso, non credi?”
E con una risatina entrò in
camera lanciandogli un ultimo sguardo. Ron
sbatté le palpebre un paio di volte poi scosse la testa. “Oh se
amo mia moglie!”
***
Amorissimi miei, grazie mille per tutti i commenti che
fate, vi adoro tantissimo. Purtroppo ho il pc che fa
a singhiozzi quindi non ce la faccio a fare i soliti commentoni lunghi, sono mortificata.
Volevo lanciare caramelline sparse per chi aveva capito tutto fin
dall’inizio, il ragazzo di Thea era proprio Diego con la bellezza di
dodici anni di differenza *applauso ai due* pensate con quanta calma la prenderannoJames e Ron… che allegra famigliola!
Inoltre
c’è da dire che Harry
l’ha presa anche piuttosto bene del lavoro di Sarah, anche se io sono
convinta che quella notte non abbia dormito… povero ^^
La danza agli ormoni
tra Ron e Hermione è
ufficialmente iniziata!
Mi scuso ancora per
l’assenza dei commenti ^^ vi assicuro che li leggo e rileggo più
volte, e vorrei avere pagine e pagine per rispondere. Comunque non vi lascio all’asciutto…
Ashley fissò impaziente dalla finestrella del forno guardando i
suoi biscotti che cocevano lentamente
GROWN YOUNG
6. What A Mess…
I am in love with you
You set me free
I can't do this thing
Called life without you here with me
Cause I'm Dangerously In Love with you
I'll never leave
Just keep lovin' me
The way I love you loving me
Dangerously in love- Beyoncè Knowles
Ashley fissò impaziente dalla finestrella del forno
guardando i suoi biscotti che cocevano lentamente. Il timer suonò e in
fretta aprì lo sportelletto, infilati i guanti da forno ne estrasse una
teglia che posò sul ripiano della cucina. Un sorriso fiero le
colorò le labbra rimanendo a fissare il suo capolavoro, spostò lo
sguardo solo quando sentì la porta aprirsi alle sue spalle.
Draco entrò sbuffando con la giacca sotto braccio e
una ventiquattrore nell’altra mano. Si passò una mano tra i
capelli platino, aveva l’aria stanca. Lanciò la valigetta e la
giacca sul divano e si trascinò fino alla cucina. Ashley gli
passò le braccia attorno al torace e lo baciò su una guancia.
“Bentornato a casa.”
Draco sbuffò appoggiando una guancia sulla testa di
Ashley. “Non sai quanto sia felice di averti incontrata in questi
momenti, Ash.”
Lei rise. “Posso immaginare.” Si tirò
indietro guardandolo entusiasta. “Ho appena fatto i biscotti, vuoi
assaggiare?”
“Ehm…” Cominciò incerto Draco
guardando la teglia con timore. “Sono il primo ad assaggiarli?”
“Sì.”
“Magari stavolta cedo l’onore ai ragazzi,
eh?”
Ashley lo guardò confusa e alzò le spalle.
“D’accordo, come vuoi. Perché non ti siedi in poltrona e ti
rilassi un po’, sembri molto stanco.”
“Infatti, non mi sono fermato un attimo da stamattina.
Sembra che al Ministero ci sia solo io, mi mandano da un ufficio
all’altro in continuazione.” Affondò la faccia nella spalla
di Ashley. “Perché non vieni a rilassarti con me sulla poltrona,
non ci sono neanche i ragazzi a casa.”
Ashley ridacchiò appena quando Draco cominciò
a trascinarla verso il salotto. Draco si lasciò andare sulla poltrona e
Ashley si sedette subito sulle sue gambe, si attaccò alle sue labbra
lasciandosi completamente andare come se intorno a loro ci fosse il vuoto.
Ma si accorsero presto che attorno a loro c’era
tutt’altro che il vuoto quando Seth entrò sbattendo la porta.
Entrambi sobbalzarono e lo guardarono marciare fino alle
scale. “Qualcosa non va?”
Seth si voltò verso di loro annoiato. “Oh no,
non preoccupatevi, continuate pure a fare porcherie sulla poltrona.”
Draco mandò indietro la testa roteando gli occhi.
“E figuriamoci se qualche volta mi posso divertire pure io.” Si
voltò verso di lui. “Hai di nuovo litigato con tuo
fratello?”
“No.” Tese la mascella. “Con Kim.”
“Oh.”
“Non vuole ancora parlarmi.”
Ashley si scambiò uno sguardo ansioso con Draco.
“Ancora?”
“La settimana scorsa ha scoperto che sono io quello
che tengo il conto di con quante ragazze sia stato Dean.” Disse premendo
le labbra in una linea. “Ah dimenticavo, si sta anche lamentando
perché non voglio fare sesso.”
Draco scosse la testa sconsolato. “Ma perché
non potevo avere dei figli normali, no, il giorno e la notte dovevano venire
fuori.”
“Grazie tante per il sostegno morale,
pa’.” Seth salì le scale a passo stanco. “Vado di
sopra, se torna Dean ditegli che lo aspetto in camera mia e assicuratevi che
abbia già un testamento.”
Ashley e Draco lo guardarono salire su per le scale, lei si
voltò a guardare il marito preoccupata e inclinò le labbra in una
smorfia. Un secondo dopo Dean entrò in casa con un gran sorriso sulle
labbra.
“Ehi, avete visto Seth? Devo abbracciarlo!”
Draco alzò un sopracciglio. “Oh anche lui non
vede l’ora di abbracciarti stretto… molto stretto.”
Dean lo guardò confuso. “E’ successo
qualcosa?”
“Ha litigato con Kim.” Disse Ashley sotto voce
guardando verso il piano di sopra. “Per quella storia delle tue
ragazze… non ho capito molto bene in effetti…”
“Oh, quello…” Disse Dean annuendo tra
sé, scrollò le spalle come se la cosa non lo riguardasse.
“Papà, sappi che tuo figlio è un genio comunque! Seth,
intendo. Ho mollato Geena proprio dieci minuti fa, ed è tutto merito
suo.”
Concluse Dean con un sorriso che andava da un orecchio
all’altro. Draco alzò un sopracciglio e mandò un rapido
sguardo a Ashley che era rimasta totalmente scandalizzata dall’insolenza
del figlio. “Però, che bravi genitori che siamo stati. Sono
proprio queste le cose che ti rendono fiero.”
Dei passi veloci provennero dal piano di sopra, Seth scese i
gradini di corsa fermandosi a metà scalinata, quanto bastava per
riuscire a vedere il fratello. Lo fulminò con i suoi occhi di ghiaccio
drignando i denti come un cane rabbioso.
“Sei tornato.”
Dean non si scompose. “Sì, e torno anche
vittorioso.”
A Seth venne quasi voglia di vomitare. “Ma che bravo,
hai già localizzato la tua prossima vittima o sei ancora alla
ricerca?”
“Ho sentito dire che adesso Kim è
libera…” Lo provocò Dean, quando però Seth fece un
passo avanti con uno sguardo minaccioso mise le mani avanti. “Sto
scherzando, dacci un taglio!”
Seth si voltò verso Draco. “Perché hai
dovuto procreare uno così, perché hai dovuto dargli gli stessi
geni che ho io?”
Ashley ridacchiò e alzò un sopracciglio.
“Guarda che ci sono anche i miei geni lì dentro.” Disse
indicando Dean con la testa.
“Beh, tu non sei mia madre!”
Si rese conto un secondo dopo di quello che aveva detto
quando vide gli occhi di Ashley spalancarsi e inumidirsi, Draco e Dean trattennero
il fiato. Persino Seth era rimasto a bocca aperta per le sue stesse parole,
cercò di balbettare qualcosa.
“M-mi dispiace io… io non intendevo… non
volevo dire…”
Ashley scosse la testa tentando di fare un sorriso
nonostante cercasse di ingoiare un rospo amaro. Si alzò dalle gambe di
Draco e superò i due ragazzi dirigendosi in cucina. “Non fa
nulla… lo so…”
Seth fece qualche passo verso di lei. “Mamma?”
Lei si voltò appena sospirando pesantemente.
“Cosa?”
“Sei la migliore mamma che avessi potuto desiderare,
davvero non intendevo… è che a volte vorrei che lei fosse ancora
qui, insomma, tu, papà e Dean siete una famiglia mentre io… io qui
non c’entro niente.”
Ashley si voltò di scatto verso di lui sbalordita, un
secondo dopo incrociò lo sguardo con Draco che fissava basito la schiena
del ragazzo. Anche Dean era rimasto talmente stupito che si era come
pietrificato sul posto e non osava dire una parola.
Ashley tornò su suoi passi e abbracciò stretto
Seth con qualche difficoltà dato che il ragazzo era molto più
alto di lei. “Tu c’entri eccome, noi siamo una famiglia. Noi
quattro. Non sarebbe lo stesso senza di te.”
“Non me la prendo se… se preferisci Dean a me,
davvero.”
Lei si tirò indietro per guardarlo negli occhi.
“Non dirlo nemmeno per scherzo! Cosa diavolo te lo fa pensare?”
Seth scrollò le spalle. “Gliele fate passare
tutte lisce. Ho pensato che magari era perché era figlio vostro e lo
sentivate più importante di me.”
Draco li interruppe schiarendosi la voce, anche Dean si
voltò per ascoltarlo. “Non gliele facciamo passare tutte lisce,
Dean ha venticinque anni e un cervello completamente funzionante. Aspettiamo
solo che si renda conto da solo degli errori che sta commettendo. Seth, tu sei
figlio nostro quanto lui, non importa quale sia il tuo corredo genetico, non ci
interessa.”
Seth si umettò un labbro e annuì. Sorrise
appena. “Scusate, dev’essere solo la stanchezza. Vado di sopra a
riposare, chiamatemi quando è pronta la cena. Se vuoi li assaggio i
biscotti stasera, mamma.”
I tre lo guardarono salire le scale in silenzio. Non appena
non fu più visibile Ashley si voltò con urgenza verso il biondo,
i suoi occhi cercavano quelli di lui, la sua espressione persa.
“Draco…”
Lui si alzò per raggiungerla, la strinse forte tra le
sue braccia. “Lo sapevamo fin dall’inizio che sarebbe stata dura
per lui, e per noi. Pensavo che con il tempo si fosse rimesso tutto a posto,
non credevo che si sentisse così.”
Ashley sussurrò contro il suo petto. “Draco, ha
ucciso sua madre, è una ferita che si porterà dietro per
sempre.”
Dean non era ancora riuscito a muoversi dalla sua
postazione. Non riusciva ancora a credere a quello che aveva sentito, non aveva
minimamente idea che Seth potesse sentirsi in questo modo. Non se n’era
mai reso conto, semplicemente perché aveva sempre visto Seth come un
fratello naturale e parte integrante della famiglia.
Draco si accorse che Dean era ancora lì accanto a
loro. “Vai pure di sopra, ti chiamiamo quando la cena è pronta.”
Dean fece un passo. “Mi dispiace.”
Ashley sorrise appena e scosse la testa. “Non è
con noi che ti devi scusare, Dean.”
Lui parve rifletterci un attimo e con insicurezza
cominciò a salire su per le scale. Draco sospirò tenendo Ashley
ancora tra le sue braccia, le baciò la fronte e si appoggiò con
la guancia sulla sua testa.
“Spero tanto che le cose si risolvano da sole.”
*
Non c’era niente che C.j. e James amassero più
della domenica. Potevano permettersi il lusso di stare a letto tutta la
mattina, senza bisogno di doversi affrettare a lavarsi i denti o fare
colazione, potevano oziare fino a mezzogiorno e starsene tutto il giorno con
addosso il pigiama chiusi nella loro casa. Perché adesso era loro.
James si stiracchiò con un sorriso beato stampato sul
volto, ancora gli occhi chiusi e tutti i capelli scompigliati. Si girò
su un fianco passando un braccio attorno alla vita di C.j. e si strinse a lei
raggomitolandosi contro il suo corpo minuto.
“Adoro la domenica.” Sussurrò appena nel
suo orecchio.
C.j. sorrise e aprì piano gli occhi. “E io
adoro averti nel mio letto.”
“Nostro.” La corresse lui ancora con gli occhi
ermeticamente chiusi.
Un frusciare di lenzuola gli fece intuire che C.j. dovesse
essersi mossa appena e infatti un attimo dopo le sue labbra morbide trovarono
le sue in un bacio di buongiorno. James si decise ad aprire finalmente gli
occhi e fissarla con le iridi color cioccolato. Suo padre aveva ragione,
svegliarsi con la certezza di averla accanto era una sensazione straordinaria.
C.j. gli accarezzò i capelli giocando con delle
ciocche rosse. “A cosa stai pensando?”
“Che sono diventato un mollaccione.” Disse con
un sorriso vispo. “Però è bello essere il tuo
mollaccione.”
Lei rise. “Ne sono felice. Averti a casa fa uno strano
effetto, sai? Insomma, quando sono in ufficio non penso più ‘non
vedo l’ora di tornare a casa’ ma ‘non vedo l’ora di
tornare da James’. Non so se capisci quello che intendo…”
“Sì, succede la stessa cosa a me.”
Sorrise arricciando il naso. “Pensavo mi ci sarebbe voluto del tempo per
abituarmi, ma chiamarla casa viene così naturale… è come se
vivessi qui da sempre. Oh, e poi non sai come mi sento rilassato qui, è
così silenzioso!”
C.j. lo guardò allucinata. “Ma se siamo in una
delle vie più trafficate della città.”
“Il rumore del traffico sembra una melodia in
confronto al trambusto che c’è in casa dei miei!”
Lei rise di nuovo e lo baciò su una guancia. Un
continuo picchiettare li fece voltare entrambi, cercando la provenienza di quel
rumore incessante i loro occhi si fermarono su un gufo dal piumaggio grigio che
aspettava quiete fuori dalla finestra. C.j. si alzò dal letto e
andò ad aprire al volatile che planò sulla spalliera del letto
porgendo la zampetta a James.
James prese la lettera e la lesse velocemente,
sospirò affondando ancora di più la testa nel cuscino. C.j. gli
si avvicinò preoccupata. “Che succede?”
“Nulla, solo papà che mi ricorda che domani
dobbiamo andare a Diagon Alley a prendere i ragazzi perché Micheal ha il
turno di notte e Alex non c’è e io sono attualmente l’unico
che può guidare una macchina.”
C.j. gli prese dolcemente la lettera dalle mani e
incrociò le dita con le sue. “Posso venire anche io se
vuoi.”
“Grazie.” Le strinse la mano chiudendo gli
occhi. “Dovrò abituarmi a fare quella strada. Ci pensi mai a
quando i nostri figli andranno ad Hogwarts? Dovremo scarrozzarli su e
giù di continuo, settembre, Natale, Pasqua…”
Lo sguardo che gli rivolse C.j. fu impagabile, peccato che
lui avesse ancora gli occhi chiusi. Spalancò gli occhi fissandolo a
bocca aperta e abbozzò una risata nervosa. “Ma se ancora non ne
abbiamo, di bambini.”
Lui scrollò le spalle. “Sì, ma…
non ci pensi mai?”
“Continuamente.” Sospirò lei voltando la
testa da un’altra parte.
James riaprì gli occhi e le accarezzò la mano
con il pollice. “Tu li vuoi proprio dei bambini, non è
vero?”
C.j. lo guardò con un sorriso triste.
“Perché non dovrei volerne? Cosa ci sarebbe di sbagliato nel voler
essere chiamata mamma, nel volere dei figli tuoi, James? Io già me li
immagino a scorrazzare per casa con le loro teste fiammanti.”
“E se poi vengono come me?” Chiese James con
aria afflitta.
“Beh, allora sarà ancora più divertente.
Una cosa è certa, non ci annoieremo mai.”
Lui fece una smorfia distogliendo lo sguardo. “Non
sono ancora pronto a fare il padre.”
Lei gli accarezzò i capelli con un sorriso.
“Non ancora.” Disse lei dolcemente.
“No.” Rispose James. “Però…
però se proprio vuoi, tra qualche anno… molti anni…
magari…”
C.j. mandò fuori un risolino scotendo la testa e
sospirò. “James, non sei costretto a farlo. Nessuno ti
obbliga.”
“Ma io ti amo e voglio renderti felice.”
C.j. alzò gli occhi sorpresa fissandoli in quelli di
James. Trattenne a stento le lacrime e annuì abbassandosi fino ad
appoggiare la testa sul suo petto. James la coccolò tra le sue braccia
aspettando una qualsiasi reazione da lei.
“Ne parleremo quando sarà il momento, Jay, va
bene?”
Sarah stava comodamente seduta sul divano a guardare la tv
quando suonarono alla porta. Si guardò intorno scocciata, sperando che
qualcuno andasse ad aprire al suo posto ma notò tristemente che era
l’unica ad essere al piano di sotto. Sbuffando si alzò gettando il
telecomando sul divano e si avviò a passo stanco verso la porta. Quando
l’aprì un’espressione sorpresa che si trasformò in
preoccupazione allo stato puro apparve sul suo volto.
Geena stava davanti a lei con la testa bassa, i capelli neri
che le nascondevano il viso. Niente che la riconoscesse come la ragazza solare
e sorridente qual’era.
Sarah la fissò allarmata. “Cosa… cosa
succede?”
La mora voltò la testa da un’altra parte e con
voce flebile disse. “Devo dirti una cosa…”
Sarah la fece entrare perplessa e la seguì fino al
salotto dove l’amica si era già sistemata sul divano. Si sedette
al suo fianco prendendo un cuscino e tenendolo a mo’ di pupazzo
aspettò delle spiegazioni nonostante la vedesse ancora molto incerta se
dirle o meno la verità. Quando alzò lo sguardo su di lei la
intimò con un cenno del capo.
Geena sospirò. “Sono uscita con Dean.”
La bocca di Sarah si spalancò a dismisura, i suoi
occhi verdi raggiunsero le dimensioni di due palline da tennis. “Che
cosa?!” Esclamò indignata.
“Mi dispiace tanto, lo so che mi avevi avvertito e che
non avrei dovuto. Sono stata davvero una stupida, mi sono lasciata prendere in
giro veramente come un’allocca.”
A Sarah ci volle qualche minuto per ricollegare tutto.
“No, aspetta un momento… mi stai dicendo che ti ha già
scaricato.”
Geena esitò un attimo e le rivolse uno sguardo.
“Ci sono uscita tre volte.”
“Oh, Geena, ma perché?”
“Io…” Balbettò lei incerta.
“… io mi sono illusa che sarei stata diversa dalle altre.”
Sarah scosse la testa guardandola compassionevole. “Ci
sei andata a letto, non è vero?” Geena non rispose abbassando gli
occhi. “Tipico. Ha ottenuto quello che voleva e non aveva più bisogno
di continuare ad uscire con te. Oh, ma io lo ammazzo!”
“Lascia perdere.” Disse l’altra scotendo
la testa con aria afflitta. “Puoi fargli tutte le ramanzine che vuoi, ma
un tipo così non lo cambi con le parole.”
Sarah rimase un attimo in silenzio a riflettere sulle sue
parole, poi come d’improvviso un sorriso malefico le illuminò le
labbra. I suoi occhi guizzarono vispi sull’amica che la guardò
curiosamente.
“Hai ragione. Per questo colpiremo il suo colpo
debole.”
L’altra la guardò senza capire a cosa
alludesse. “Cioè?”
“L’orgoglio.” Le rispose alzando un
sopracciglio. “Ci serve un piano Geena, dobbiamo prenderci la nostra
vendetta e farlo smettere una volta per tutte di trattare le donne come
oggetti.”
“E come pensi di fare scusa?”
“Semplice.” Disse scrollando le spalle.
“Invertiamo le parti.”
Si chinò verso il suo orecchio e cominciò a
bisbigliarle qualcosa. Ad ogni parola il sorriso di Geena si allargava sempre
di più fino a che anche i suoi occhi blu luccicarono maliziosi. Le sue
labbra si curvarono in un ghigno che aveva veramente poco di rassicurante. Si
voltò verso Sarah, che mostrava lo stesso sorriso maligno, e scosse la
testa.
“Sei veramente un genio, lo sai?”
Sarah sorrise fiera di sé. “Lo so, lo
so.”
*
La casa era stranamente silenziosa, Micheal scese in cucina
per farsi un sandwich chiedendosi che fine avessero fatto tutti. Aveva appena
tirato fuori tutto l’occorrente dal frigo che la porta del retro si aprì
rivelando la figura di Harry. Micheal lo guardò con un sopracciglio
inarcato e lui fece un sorriso a mo’ di scusa.
“Era aperto, mica ti dispiace.”
“No, figurati.” Disse riprendendo a spalmare la
maionese sul pane. “Come sta Sarah?”
Harry si sedette su uno sgabello attorno al ripiano della
cucina e sospirò scotendo la testa stancamente. Sarah era sempre un
tasto debole per lui. “Io non so veramente cosa fare con lei, mai avrei
pensato che mi tenesse nascosta una cosa del genere. La cantante, ma dico, la
cantante si è messa a fare! Le ho persino proibito di uscire con quel
Mike, secondo me la porta sulla cattiva strada, e lei sai che ha fatto? Ci
è uscita lo stesso! Ah, ma se becco quel tizio lo uccido!”
Micheal spalancò gli occhi muovendosi a disagio. Cominciò
a spalmare la salsa velocemente come una macchinetta. Decise saggiamente di
cambiare discorso.
“Matt?”
Harry parve calmarsi. “Oh, lui sta bene. Tu non sai
per caso cos’è che mi nasconde?”
“No, mi dispiace davvero, ma non so nulla.”
Sospirò deluso. “Capisco. Dove sono Ron e
Hermione, comunque?”
Prima che potesse rispondere un risolino acuto provenne dal
piano di sopra, seguito da dei passettini veloci che scendevano le scale.
Hermione apparve sul fondo della scalinata correndo ma fatti due passi Ron la
travolse ridacchiando, facendole scappare un urletto, e la spinse con un tonfo
contro al muro tappandole la bocca con un bacio infuocato.
Harry li fissò a bocca aperta e si voltò
incredulo verso Micheal che roteò gli occhi con fare annoiato.
“Noi siamo proprio qui.”
Ron e Hermione si separarono velocemente, spaventati.
Hermione spinse via Ron e si rassettò guardando imbarazzata verso il
figlio e Harry, si schiarì nervosamente la gola. “Non sapevo foste
in cucina.”
“Sì, ce ne siamo accorti.” Disse Micheal
riportando l’attenzione sul suo panino.
Harry spostò lo sguardo da Hermione a Ron e
alzò entrambe le sopracciglia. “Beh, vedo con piacere che avete
fatto pace, almeno.”
I due si scambiarono un sorriso e si avvicinarono a loro.
Ron si sedette dalla parte opposta del tavolo mentre Hermione prese a mettere a
posto tutto quello che Micheal aveva usato per il suo panino che adesso stava
voracemente divorando.
“Come mai da questa parti Harry?”
“Niente di importante, volevo solo vedere come ve la
cavavate dopo un mese di adolescenza forzata.” Gli mandò un
sorriso furbo. “Sembra molto bene, o mi sbaglio?”
Ron mandò uno sguardo cauto ad Hermione che
sentendosi osservata alzò gli occhi su di lui. Un secondo dopo
roteò gli occhi. “Ho capito, me ne andrò di sopra fingendo
di essere occupata a fare altro mentre tu ti confidi col tuo amico.”
Harry e Ron ridacchiarono. Quando passò alle sue spalle
Ron le pizzicò il sedere e lei rispose con un sorriso mentre si
allontanava.
“Allora?” Cominciò Harry richiamando
l’attenzione di Ron, che si era voltato a guardare Hermione salire le
scale.
Ron fece un sorriso furbo. “Non è poi
così male essere un adolescente, sai?”
Harry rise e Micheal scosse la testa addentando il suo
panino. “Con tutto il casino che fate neanche io avrei il coraggio di
lamentarmi se fossi in te. Ho persino paura di girare per casa e trovarvi in
qualche angolo remoto a fare chissà cosa.”
Ron gli rivolse un sorriso di scusa ma si allarmò
quando lo vide spalancare gli occhi e diventare bianco come un cencio. Si
guardò un attimo a disagio credendo di avere un ragno peloso che gli
camminava addosso, quando si fu accertato che nessun essere a otto zampe stava
facendo una passeggiata su di lui rialzò gli occhi sul figlio.
Micheal lo indicò a bocca aperta. “Quello
è il mio maglione?! Se-sei stato con mamma con il mio maglione
addosso?!”
“Oh.” Disse lui preso alla sprovvista.
“Oh, è il tuo maglione?”
“Papà!”
Lui alzò le mani. “Non è colpa mia,
è tua madre che divide i panni. Deve essersi confusa con quelli che ha
comprato Alex.”
Micheal lasciò il panino e si diresse verso le scale
a grandi passi. Harry lo guardò ridendo e scosse la testa rivolgendosi a
Ron. “Sembra che la disperazione di un mese fa se ne sa andata nel
nulla.”
“Non è proprio così.” Fece una
smorfia Ron. “Non sono ancora abituato a stare in questo corpo,
però io e Hermione abbiamo deciso che come non sappiamo per quanto
dovremmo rimanere così tanto vale approfittarne.”
“Mi sembra una scelta saggia.” Gli rivolse un
sorriso sincero. “Mi fa piacere che abbiate risolto i vostri problemi. Mi
fa piacere vedervi di nuovo felici. Insieme.”
Ron sorrise. Di nuovo per le scale si udirono passettini
veloci e leggeri, Hermione lo raggiunse con uno sguardo mortificato mentre
Micheal la guardava furioso dalle scale. Sussurrò appena. “Scusami
tanto, amore.” Gli sfilò il maglione vestendolo di un’altra
maglia senza dargli il tempo di dire nulla e con il maglione di Micheal tra le
mani salì di nuovo su per le scale seguita dal figlio che supervisionava
il suo lavoro.
“Come va a casa?”
Harry si scurì in volto e aggrottò la fronte.
“Credo stiano organizzando una rivolta anti- Harry, cercano di farmi
morire d’infarto prima che arrivi alla crisi di mezza età.”
Ron sospirò. “Non disperare. James se
n’è andato di casa, Alex ci evita, Micheal ci guarda male in
continuazione, Simon ci odia, Thea e Ben sono così presi dalla loro vita
che non rispondono nemmeno alle nostre lettere.”
“A proposito di Simon, Thea e Ben, domani tornano a
casa.”
“Già.” Disse afflitto il rosso.
“Così ci odieranno tutti e tre. Thea mette il broncio tutte le
volte che deve lasciare Hogwarts.”
“Anche Sarah era così.” Harry storse il
naso. “Ma solo perché aveva il ragazzo a scuola.”
Ron spalancò la bocca e chiese circospetto. “Tu
pensi… tu pensi che Thea…”
“Oh andiamo Ron, ha quattordici anni. Devo essere io
ricordarti cosa ha fatto Hermione a quattordici anni?”
“No!” Esclamò Ron disperato saltando in
piedi. Cominciò a guardarsi intorno impotente preso da un attacco di
panico. “No, non voglio avere un Krum come cognato! Hermione! Hermione!”
Hermione si affacciò all’inizio della
scalinata. “Cosa c’è, Ron, cos’hai da urlare?”
Si voltò disperato verso di lei, la sua pelle aveva
raggiunto un colorito verdastro tale che Hermione si spaventò quasi e
scese di fretta due scalini. “Krum non ha figli, vero?”
Hermione lo guardò basita. “Cos- no! Ron, ma
che diavolo…”
“Colpa mia, Hermione, scusa.” Harry gli rivolse
un mezzo sorriso.
Hermione si mise le mani sui fianchi e li guardò
male. “Lo sapevo che non avrei dovuto lasciarvi da soli, siete sempre i
due soliti ragazzini.”
Harry rise. “Senti da che pulpito!”
Ormai Hermione era arrivata sul penultimo gradino, Ron si
avvicinò a lei con aria funerea, era così alto che nonostante lei
stesse sulle scale erano alla stessa altezza. Lo guardò dolcemente, gli
stampò un bacio sulla fronte con movimenti lenti e Ron lasciò
andare la testa contro il suo petto, sospirando.
“Posso sapere a cosa è dovuta questa
crisi?”
“Thea ha quattordici anni.” Disse lui drammatico.
“Tu a quattordici anni stavi con Krum.”
Hermione rimase un attimo in silenzio per riordinare le
idee. “Capisco.” Rispose quiete. “Ron, non puoi fermare il
tempo, lo sai? Diventeranno sempre più grandi.”
“Ma lei è la piccola di casa!” Si lamentò
Ron.
“Ginny lo era prima di lei.” Hermione gli
accarezzò la testa. “E adesso è sposata e ha due
figli.”
Ron si voltò per lanciare un’occhiataccia a
Harry. “E’ tutta colpa tua!”
Harry roteò gli occhi. “E ti pareva.”
Ron riaffondò la testa nel petto di Hermione mentre
lei ridacchiando continuava ad accarezzargli i capelli. “Promettimi una
cosa.”
“Tutto quello che vuoi.”
“Promettimi di non lasciarmi mai, neanche quando Ben
avrà trent’anni. Mai.”
Hermione sorrise scambiandosi uno sguardo con Harry.
“Te lo prometto, Ron.”
Si voltò verso Harry. “Vale anche per
te.”
Lui sorrise. “Sono sempre al tuo fianco, lo sai.
Sempre al tuo fianco.”
*
Matt fece capolino dalla porta di servizio, tutto intorno
era nel massimo silenzio e scivolò dentro casa in punta di piedi
dirigendosi svelto verso le scale. Una voce dietro di lui si schiarì la
gola per avvisare della sua presenza, come gelato sul posto si voltò con
estrema lentezza per trovarsi faccia a faccia con sua madre.
Ginny lo fissava con un cipiglio scuro e le mani sui fianchi
in un’imitazione perfetta della signora Weasley per la quale era sempre
stata presa in giro dai figli. Ma Matt non si azzardò a dire una parola a
riguardo, lo sguardo di sua madre non ammetteva sgarri.
“Ringrazia che non sia tuo padre.”
Matt sospirò pesantemente chiudendo gli occhi.
“Mamma…”
“Spero vivamente che tu abbia una buona motivazione
per tornare a quest’ora senza lasciare un messaggio, niente di
niente!” Cominciò furiosa avvicinandosi a lui con fare minaccioso.
Lui indietreggiò e mandò uno sguardo fugace
all’orologio appeso alla parete. “Andiamo mamma, non è
ancora suonata la mezzanotte, non ho mica tre anni.”
Gli occhi di Ginny s’infiammarono. “Non mi
interessa! Esigo di sapere dove sei se decidi di fare così tardi! Credi
che non mi accorga di tutte le volte che non torni neanche a dormire? Non sono
mica stupida!” Matt la fissò basito e fece per parlare ma lei lo
interruppe di nuovo. “Tuo padre potrà anche essere un pessimo
segugio, ma a me non sfugge niente.”
Se quello fosse stato vero si sarebbe trovato in una
situazione decisamente spiacevole. Fece una smorfia afflitta e la guardò
pregandola con gli occhi. “Non posso dirtelo.”
“Perché?”
Ginny non mollava, e Matt lo sapeva che non sarebbe servito
a nulla resistere come faceva con suo padre. Doveva giocare un altro gioco con
lei, un gioco che lo metteva in netto svantaggio. Si umettò un labbro.
“Fa parte… del mio segreto.”
Lei alzò un sopracciglio. “Spero che tu non
stia facendo niente di illegale.”
“No.” Rispose lui. “No, direi piuttosto il
contrario. Sto facendo una cosa molto più che lecita.”
“E non mi è dato di sapere quale,
immagino?”
Matt la fissò per qualche attimo. Non doveva cedere,
non ancora. “No.”
Ginny sospirò e si passò una mano sugli occhi.
Arrendendosi gli indicò il piano di sopra. “Adesso fila a letto e
cerca di non farti sentire da tuo padre. Non ho intenzione di coprirti,
soprattutto se non so cosa sto
coprendo esattamente. Non ho voglia di litigare con lui.”
Per un attimo Matt non disse o fece nulla. Rimase immobile a
fissare sua madre.
Ginny lo intimò. “Avanti, cosa aspetti?”
“Tutto qui?” Chiese lui incerto, aggrottando la
fronte in un’espressione confusa. “Non hai intenzione di farmi il
terzo grado per scoprire dov’ero, per sapere qual è il mio
segreto?”
Lei scosse la testa in maniera stanca. “Porterebbe a
qualcosa?” Matt non rispose e lei sospirò. “Matt, tutti noi
abbiamo dei segreti e selezioniamo accuratamente le persone a cui dirlo. Se per
te io e papà non andiamo bene, ok, non c’è nessun problema,
ma fai le cose da persona responsabile. Papà può anche essere
noioso ma si preoccupa per voi e non sapere da che cosa deve proteggervi lo
rende nervoso.”
“Ho fatto la cosa giusta, credimi.” Disse
annuendo.
Ginny sorrise appena. “Voglio crederti, Matt. Voglio
credere che tu sia una persona matura.”
Lo superò stringendosi nella vestaglia e
cominciò a salire le scale. Matt aggrottò la fronte e si
voltò verso di lei. “Mamma?”
“Sì?” Sussurrò dolcemente,
voltandosi.
Matt esitò un attimo. “Tu ci… ci hai mai
nascosto qualcosa. Voglio dire, a me e a Sarah.”
Ginny evitò rapidamente il suo sguardo.
“Sì… cose di cui non vado fiera.”
“Come riesci a tenerti così stretto un segreto
dopo tanti anni?” Chiese lui sbalordito.
Lei sorrise appena. “Perché ho delle persone
che lo condividono con me, che mi amano e che mi aiutano a conviverci.
Papà è più straordinario di quanto crediate, non solo
perché si chiama Harry Potter, ma per quello che ha dentro e per tutto
l’amore che sa dare a una persona. Non dimenticatelo.”
“Noi amiamo papà.” Disse fermamente Matt.
“Posso dirlo anche a nome di Sarah, perché lo so che anche lei gli
vuole bene. E ci dispiace fargli pensare il contrario ma a volte… a volte
la verità è difficile da dire.”
Ginny sorrise di nuovo. “Lo so.” Sussurrò
ancora. “Va a letto adesso, è tardi e domattina sei di
turno.”
Matt salì le scale a due a due superandola, arrivato
alla fine delle scale si voltò verso di lei e le sorrise. Un sorriso
sincero che non gli vedeva da tempo. “Buonanotte mamma.”
“Buonanotte, Matt.”
*
Simon sbuffò sistemandosi la cravatta mentre camminava
a passo svelto verso l’ufficio della preside. I corridoi erano bui, solo
le fiaccole appese alle pareti illuminavano il castello, era molto tardi e
tutti gli studenti erano già nei loro dormitori. Girando l’angolo
scorse la professoressa McGrannitt davanti all’ingresso del suo ufficio
con gli altri Prefetti. Aumentò il passo.
“Scusate il ritardo, abbiamo fatto tardi
all’allenamento. Ho cercato di fare più in fretta che ho
potuto.”
La
McGrannitt gli posò gentilmente una mano sulla spalla.
“Non si preoccupi signor Weasley, non avevo ancora cominciato a spiegare
le disposizioni di stasera.”
Il Prefetto dei Serpeverde si allarmò e si
avvicinò alla professoressa, anche gli altri sembravano aver drizzato le
orecchie. “Disposizioni?”
“Esattamente, signor Buster.” Replicò
secca guardandolo da sopra gli occhialini. “Io e i professori riteniamo
giusto prendere alcuni provvedimenti durante le ronde notturne. A quanto pare
sono stati riscontrati comportamenti… scorretti.”
Disse piegando le labbra severamente con gli occhi fissi sui prefetti di
Serpeverde. “Per questo stanotte farete la ronda con un Prefetto di
un'altra casa.”
Sophia sgranò gli occhi. “Cosa?”
Sussurrò appena voltandosi verso il Prefetto dei Corvonero, un bel
ragazzo alto e dai capelli castani. “Ma lei non può farlo!”
“Oh, sì che posso, Miss Willand.”
Tirò fuori una pergamena dall’interno del mantello. “Buster
e Topland avete i sotterranei e l’area delle cucine, Goff e Rodriguez la
torre nord e ovest, Willand e Weasley le aule e corridoi circostanti, Celeron e
Dundee la Sala Grande
e tutto il piano terra. Potete cominciare.”
Simon e Sophia si voltarono contemporaneamente l’uno
verso l’altra con una smorfia infelice. Quando anche gli altri Prefetti
si mossero mugolando e sbuffando, si incamminarono verso le scale senza neanche
guardarsi. Sophia lo superò con aria altezzosa salendo in fretta i pochi
scalini che rimanevano, Simon roteò gli occhi con fare annoiato ma la
seguì senza dire niente.
Per altri due piani continuarono a camminare nel completo silenzio,
Simon le mandava uno sguardo di tanto in tanto giusto per assicurarsi che fosse
ancora lì. Lei teneva perennemente la testa voltata dall’altra
parte e non si curava nemmeno di guardare se Simon fosse sempre accanto a lei.
All’inizio del terzo piano Simon sbuffò.
“Oh insomma, non l’ho deciso io di cambiare le ronde!”
Sophia si voltò accigliata verso di lui, i suoi occhi
neri lo trafissero quasi, poi inarcò un sopracciglio e sputò
acida. “Cos’è, hai la coda di paglia?”
Simon spalancò la bocca. “Che cosa? Io non ho
affat…” Si bloccò all’improvviso guardandola stranito.
Lei arrossì appena sotto il suo sguardo cercando di rimanere
indifferente e chiese ancora più acida di prima.
“Si può sapere cosa c’è
adesso?”
“Ti sei truccata?!” Chiese lui incredulo
guardandola per bene.
Sophia spalancò gli occhi arrossendo furiosamente e
cercò di balbettare qualcosa. “N-no io…”
Simon cercò di trattenere una risata per non
scoppiarle a ridere in faccia. “Ti sei truccata perché speravi di
passare la serata con Goff? E’ per questo
che sei arrabbiata?”
Lei lo fulminò con lo sguardo e senza replicare si
voltò e marciò lungo il corridoio a grandi passi ma per quanto
camminasse veloce le gambe di Simon erano comunque più lunghe delle sue
e la raggiunse in pochi passi. Sophia aumentò il passo voltando la testa
dall’altra parte come aveva fatto per i primi due piani. Era furiosa e il
fatto che Simon ci avesse preso in pieno la faceva arrabbiare ancora di
più.
Simon la prese per un braccio costringendola a frenarsi
bruscamente. “Ehi! Dove stai andando? Dobbiamo controllare anche le aule
di questo piano!”
Lei lo fulminò con i suoi occhi neri e
strattonò il braccio per liberarsi dalla sua presa. “Perché
non fai la ronda da solo! Tanto sei così bravo che non hai nessun bisogno
di me! Oh ma che dico, il grande Weasley non ha bisogno di andare a
controllare, lo sentirebbe nell’aria se ci fosse qualcosa che non
va!”
Simon tese la mascella. “Ho già abbastanza
scocciature per il momento, non ho bisogno che tu ti metta a fare la bambina.
Se non sai reggere il confronto con me sono solo affari tuoi, Willand.”
“Tu avresti dei problemi?” Rise lei sarcastica.
Lui fece finta di rifletterci. “Uhm, fammi
pensare… doveva essercene uno abbastanza importante, ma mi è
proprio passato di mente… oh sì, i miei genitori sono degli adolescenti!” La fissò
duramente. “Effettivamente non poter passare la serata con il tuo bel
Prefetto dev’essere un’enorme dilemma in confronto al mio!”
Sophia ammutolì non sapendo più
cos’altro ribattere, rendendosi conto di aver oltrepassato il limite.
Simon la fissò ancora per qualche secondo, poi tornò indietro
lungo il corridoio lasciandola lì da sola. Dopo qualche secondo
sentì dei passettini leggeri e si accorse che lei era di nuovo al suo
fianco. Le mandò uno sguardo, si stava mordendo un labbro.
“Scusa.” Disse flebilmente.
Simon annuì senza dire niente.
“Come stanno adesso?”
“Beh, in un corpo che dimostra la mia età,
direi.” Replicò scocciato.
Sophia simorse
un labbro incerta o meno se mandareavanti la conversazione. “Io ho… ho fatto qualche ricerca,
sui druidi, sai. Ci sono pochissimi libri e le notizie su di loro sono
più ipotesi che dati affermati, quindi è difficile…”
“Aspetta un attimo.” Disse lui fermandosi e
voltandosi verso di lei con un sopracciglio inarcato. “Quei libri fanno
parte della sezione proibita.”
“Lo so, ma ho detto a Madama Pince che era per
batterti di nuovo a lezione.”
Simon spalancò la bocca. “La Pince ti dà
l’accesso alla sezione proibita senza un buon motivo?! E perché
diavolo avresti fatto delle ricerche sui druidi?”
Lei scrollò le spalle. “E’ solo curiosa
di vedere chi vincerà alla fine, sospetto che abbia scommesso anche lei.
Volevo solo d’essere d’aiuto, comunque, da quando è successo
te ne vai a giro con un muso lungo… non c’è gusto ad
infierire su chi sta già male.”
“Oh beh, grazie tante.” Storse il naso. “E
che vuol dire ‘anche lei’, scommettono su di noi?”
Sophia alzò un sopracciglio con uno sguardo vispo
“Allora c’è qualcosa che non sai.”
Simon incrociò le braccia al petto. “Davvero
molto divertente, Willand, hai ingoiato un pagliaccio per caso?”
“Oh no, è la tua presenza che mi ispira a tal
punto.”
Simon la guardò un attimo e non riuscì a
trattenere un sorriso roteando gli occhi. Aveva una faccia talmente sfacciata
che anche sulle sue labbra si intravedeva l’ombra di un sorriso, e con
quel filo di trucco che aveva appena sopra gli occhi e la bocca era ancora
più carina.
“Che hai da guardare adesso?”
Lui aggrottò la fronte. “Ma insomma, non ci
riesci proprio a stare serena per più di cinque secondi?”
“Hai mai provato a pensare che forse sei tu che mi
irriti a morte?”
“Oh, hai ragione, perché invece passare il
tempo con un’acida come te è divertente!”
Gli occhi di Sophia bruciarono. “Io non sono acida!
Sei tu che non fai altro che provocarmi!”
Simon spalancò la bocca. “Io non ti provoco
affatto! Non ho neanche il tempo di aprire bocca che sei già partita in
quarta vomitandomi addosso tutto quello che ti passa per la testa!”
“Non è vero!”
Strinse i pugni e inspirò profondamente sentendosi
ribollire dentro. Adesso lo stava proprio facendo incazzare. Prima che potesse
anche solo realizzare quello che stava facendo le sue labbra si erano
già incollate a quelle di Sophia che colta alla sprovvista barcollò
all’indietro finendo con le spalle contro al muro in un tonfo sordo.
Sophia spalancò gli occhi rimanendo con le mani a
mezz’aria con l’intento di spingerlo indietro. Insomma, Weasley la
stava baciando e lei doveva
respingerlo! Era o non era il suo acerrimo nemico?
Però non era così male, le sue labbra erano
calde e morbide e le mani sui suoi fianchi rassicuranti. Quasi le stava
piacendo. Se doveva essere sincera con se stessa, le stava decisamente
piacendo.
Fece scivolare le mani sulle sue spalle dischiudendo la bocca
dando completo accesso a Simon che non si fece pregare due volte.
Improvvisamente, come colta da un barlume, si staccò da lui, che senza
scomporsi scese a lavorare sul suo collo, e ansimò a corto di fiato.
“We-weasley, sia-siamo Prefetti, dobbiamo dare il buon
esempio… no-non possiamo pomiciare in mezzo al corridoio…”
“Giusto.” Sospirò lui tornando sulle sue
labbra.
Lentamente la spinse indietro di qualche passo, Sophia non
si rese bene conto di cosa stesse facendo fino a che non sentì una
maniglia abbassarsi e si ritrovò il vuoto alle spalle. Aprì
leggermente gli occhi, erano in un’aula che sembrava quella di
Incantesimi ma al buio era molto difficile distinguerne la struttura.
Si ritrovò di nuovo con le spalle al muro, stavolta
però Simon alzò la testa per guardarla negli occhi e disse
inspirando profondamente. “Così va molto meglio.”
Sophia ebbe giusto qualche secondo per fissarlo prima che
Simon tornasse di nuovo sulla sua bocca quasi con ferocia, come se per la prima
volta in sua presenza si fosse lasciato andare usando prima l’istinto
sulla ragione.
Quando Simon si allontanò di nuovo lasciò
cadere lo sguardo sulla sua camicetta, si umettò un labbro alzando una
mano, alzò di nuovo gli occhi su di lei mentre giocherellava con le dita
sul primo bottone.
Lei non si mosse neanche quando le dita di Simon
cominciarono a far scivolare i bottoni fuori dalle asole, riuscì solo a
trattenere il fiato fissandolo smarrita. Arrossì quando si rese
contò che Simon stava osservando la sua biancheria e ringraziò
mentalmente di essersi messa l’unico reggiseno di pizzo che possedeva.
La baciò di nuovo sul collo, morsicandola qua e
là, e lei non riuscì a trattenere un gemito.
“Simon…”
L’ultima cosa che seppe è che lui aveva
lasciato scivolare la camicetta giù dalle sue spalle, poi il suo
cervello si era annebbiato e si era lasciata andare completamente in balia di
Simon.
**
Mi dispiace ma anche
questa volta vado di frettissima, forse anche più dell’altra volta
^^” e vi assicuro che è stato un miracolo che abbia aggiornato
stasera, perché mi hanno dato ponte a scuola e ho potuto scrivere in
questi giorni…
Vorrei davvero
rispondere a tutti perché ho mille cose da dire ma proprio non ne ho il
tempo… sono felice che le foto e il video siano stati graditi ^^
Ginny Lily Potter, Selphie, robby (XD tranquilla nessuna gaffe), Saty
(sì, devo dire che mi sento malefica nei tuoi confronti XD *manding
bacino*), Red Irish (dipende cosa
intendi per prima ^^), Mey (diciamo
che l’idea è nata di per sé, poi i fratelli scott hanno
aiutato ma più che fisicamente caratterialmente, di Thea
c’è una foto vecchia in NTE2 comunque ne posterò una nuova
e sì ho letto twilight e ne vado pazza), fiamma90 (che si sappia no…), Drunk16, Alessandra (a dire il vero non lo guardo nemmeno quel
telefilm, so solo che Channing Tatum è il protagonista XD), Seiryu, ale146, Nana92, Angelika88, Miky (i personaggi
‘anziani’ per così dire non avranno nuove foto… quelle
sono su NTE2 ^^), PazzaWendy, Sofy
Weasley, flyingstar16, Edvige86, animablu, Joannadellepraterie, dracuccio88, Nefele (XD guarderemo cosa si
può fare), gioconda, cecia
granger, Maky, Sharon Jane Weasley
Quella mattina un profumo di uova e pancetta aleggiava per la casa
GROWN YOUNG
7. I’m A Man, You’re A Woman
People Keep Talking
They Can Say What They Like
But All I Know Is That
Everything's Gonna Be
AlrightNo one- Alicia Keys
Quella
mattina un profumo di uova e pancetta aleggiava per la casa. Micheal,
con ancora gli occhi chiusi, inspirò profondamente quell’odore che
aveva sentito fin da bambino e sorrise inconsciamente nel sonno. Ancora
intontito si liberò dalle lenzuola e senza preoccuparsi di mettersi
qualcosa addosso scese in cucina scompigliandosi i capelli.
Uno sbadiglio gli sfuggì dalle labbra ma entrando in
cucina si costrinse a svegliarsi. Per un attimo si era dimenticato che la sera
prima Thea, Ben e Simon erano tornati a casa, era così stanco e provato
dal turno di notte che era filato a letto sprofondando nel materasso.
Aggrottò la fronte guardando la faccia depressa di
Simon che teneva gli occhi incollati al tavolo, e suo padre e James che
cercavano di non scoppiare a ridere. James lo accolse con un sorriso.
“Oh, buongiorno Mickey!”
Micheal si diresse verso i fornelli senza staccare gli occhi
dal fratello minore, si versò del caffè guardandolo perplesso.
“Che succede?”
James fece un verso strano, a metà tra una risata e
uno starnuto, e Ron cercando di contenere un sorriso disse battendo lievemente
una mano sulla spalla di Simon. “Simon è diventato un uomo.”
Micheal sbatté un paio di volte le palpebre. “E
c’è bisogno di fare quella faccia? Hai fatto così
schifo?”
Simon aprì la bocca per replicare ma i risolini di
James lo precedettero. “Oh, al contrario! Se l’è scopata
contro al muro!”
“James, modera il linguaggio… non voglio che tua
madre sappia che ti faccio dire certe cose.”
“Davvero?!” Micheal spostò di nuovo lo
sguardo su Simon che annuì debolmente. “E chi è?”
“Willa…”
La voce di Simon era così bassa che Micheal dovette
impegnarsi per riuscire a capire cosa avesse detto. Corrucciò la fronte
passandosi una mano sul mento. “Willa? Ma che diavolo di nome è
Willa? Certo che se vi metteste insieme sarebbe buffo, Willa Weasley…
sembra uno scioglilingua…”
“Ah, Micheal, ti facevo più intelligente di
così.” Scosse la testa James. “E’ un
soprannome.”
Di nuovo Micheal corrucciò la fronte poi, come
illuminato da un’improvvisa luce, spalancò gli occhi e
guardò il fratello esterrefatto, la bocca aperta dallo stupore.
“No! Ti sei fatto Sophia Willand contro al muro?!”
Simon mugolò e sprofondò la testa sul tavolo,
Ron alzò le mani pur cercando di non ridere. “Shhh, ragazzi vi
prego, mamma mi strangola se mi sente fare questi discorsi con voi.”
“Oh, ma non è ancora arrivato il bello!”
Disse allegro James che sembrava stesse divertendosi un mondo. “Sam, vuoi
raccontare tu?”
Simon gli mandò un’occhiataccia, poi
mugugnò qualcosa e alzò gli occhi su Micheal con una faccia
disperata. “Io… l’ho lasciata lì. Me ne sono andato
prima che si svegliasse.”
Micheal rimase a fissarlo per un attimo a bocca aperta, poi,
incrociato lo sguardo con Ron e James, scoppiò a ridere seguito a ruota
dai due. Si sedette dall’altro capo del tavolo, davanti a Simon, e scosse
la testa cercando di frenare le risate. “No, no, aspetta un attimo…
voglio capire come diavolo sia potuto succedere.”
L’altro sospirò afflitto. “Non lo so come
sia potuto succedere! Io… l’ho guardata un attimo e un secondo
dopo… ma che diavolo mi è preso?”
“Geni Weasley.” Annuirono Ron, James e Micheal.
“Cavolo, vorrei proprio essere lì quando dovrai
incrociarla di nuovo in mezzo al corridoio! La tua faccia sarà uno
spettacolo da non perdere!”
Simon s’incupì. “Oh, smettila Jay! Sei il
solito imbecille!”
“Oh, andiamo, ammetti che è divertente! Ti sei
fatto la tua acerrima nemica da almeno sei anni e l’hai lasciata mezza
nuda in un aula del castello filandotela via giusto prima di prendere
l’Espresso di Hogwarts, per di più durante una ronda dove dovresti
punire chi fa questo genere di cose! Tu! Tu, Simon Weasley, il prefetto
più perfetto di tutta Hogwarts che trasgredisce le regole!”
“Hai finito?” Ringhiò l’altro rosso
di rabbia e vergogna.
“Che succede?”
La voce dolce di Hermione li riscosse e tutti e quattro si
pietrificarono seguendola con lo sguardo senza osare proferire parola. Continuando
tranquillamente ad armeggiare per la cucina Hermione si rese conto che qualcosa
non andava solo dopo diversi minuti in cui non ricevette alcuna risposta. Si
voltò di nuovo verso di loro aggrottando le sopracciglia.
Ron si precipitò a dire qualcosa prima che
cominciasse ad indagare. “Ehi, perché non vieni a fare colazione
sulle mie gambe.”
Lei alzò gli occhi al cielo. “Non davanti ai
ragazzi, Ron.”
“Nessuno si scandalizza, sai? Siamo tutti maggiorenni
qua dentro.” Disse Simon ricominciando a mangiucchiare qualcosa senza
troppo appetito.
James fece un sorrisone. “Oh sì, siamo tutti
quanti uomini qua dentro!”
Simon gli tirò una gomitata tra le costole facendo
ridacchiare Micheal ma Hermione non parve accorgersene e con un sospiro
appoggiò la tazza di caffè sul tavolo e si sedette sulle gambe di
Ron pettinandogli i capelli all’indietro con le dita. Ron le sorrise
prima di ricominciare a mangiare come se nulla fosse.
“Ancora niente a lavoro?”
Ron rialzò gli occhi su di lei e il sorriso si
spense. “Beh… abbiamo una ventina di uomini impegnati nelle
ricerche e il Ministero ci sta aiutando con alcuni studiosi a capire se possiamo
sistemare tutto da soli…”
Hermione fece una smorfia portando la tazza alle labbra.
“Quindi ancora niente.”
Ron la guardò mortificato. “Sto facendo il
possibile, amore.”
“Lo so.”
“Buongiorno a tutti.” Alex entrò in
cucina seguita da Ben che trotterellò fino ad una sedia accanto a
Micheal. Mandò uno sguardo interrogativo a Simon che continuava a
fissare il tavolo con aria depressa ma quando suo padre le fece cenno di
lasciar perdere scrollò le spalle riempiendosi la tazza di caffè.
“E’ già arrivata la posta?” Chiese Ben
timoroso guardando Hermione.
Lei sbatté un paio di volte le palpebre.
“No.” Poi corrucciò la fronte. “Devo aspettarmi
un’altra lettera dalla Preside?”
“Spero di no.” Disse sottovoce.
Un gufo dal piumaggio argenteo picchiettò alla finestra
e Ben mugolò sconsolato. Hermione andò ad aprire e quello
volò verso Alex rilasciando una lettera tra le sue mani, lei si
voltò verso il fratellino. “Tranquillo, non è dalla scuola.
E’ per me.”
Impaziente cominciò a leggerla facendo un passo indietro
in modo che nessuno della famiglia potesse arrivare a sbirciare. Man mano che i
suoi occhi cerulei scorrevano per la pagina il suo sorriso si ampliava sempre
di più.
Qualcuno alle sue spalle trattenne il respiro e si
voltò spaventata premendosi la lettera sul petto. Tutti alzarono lo
sguardo su Thea che fissava ad occhi spalancati la sorella.
“Tu…”
Alex la fulminò con lo sguardo. “Non una
parola.”
“Tu sei impazzita! Ma ti pare il caso? Lavora
per…”
“Non una parola, Thea, ho detto non una parola!”
Hermione si avvicinò con la fronte corrucciata.
“Si può sapere che succede?”
Alex mandò un veloce sguardo a Thea, che non
aprì bocca, e scosse la testa. “Niente.”
James sospirò infilandosi una fetta di pane tostato
in bocca. “Cosa vuoi che sia, ma’? Sarà un altro spasimante
che chiede la sua mano, basterà che ci esca insieme altre due volte e la
scaricherà come tutti i precedenti.”
“Senti un po’ tu!” Replicò Alex
stizzita. “Perché per una volta non ti fai gli affari tuoi e
chiudi quel forno che dice solo un sacco di cavolate?”
Micheal ridacchiò con gli occhi sulla marmellata che
stava spalmando sul suo pane. “Mi sa che hai toccato un tasto dolente,
Jay.”
Alex batté un piede a terra e salì su per le
scale lasciando la stanza. Tutti i fratelli ridacchiarono tra loro scotendo la
testa e Hermione si voltò verso di loro con le mani sui fianchi.
“Ragazzi! Era proprio necessario?”
“No.” Disse Micheal con mezzo sorriso.
“Però devi ammettere che è divertente.”
“Oh andiamo ma’, io sarei contenta fossi in te.
Non ci si annoia mai ad avere così tanti fi…” James si
bloccò un attimo come se fosse entrato in una sorta di trance.
Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo e riportarono gli
occhi su di lui. “Qualcosa non va?”
James si riscosse. “Come? Oh, no. No, va tutto bene. Scherzavo,
immagino che sia un bello stress avere a che fare con così tanti
figli.”
Hermione sospirò. “Tu non immagini
nemmeno.”
“Oh no, io me lo immagino invece.” Disse lui
annuendo gravemente tra sé.
Ben masticò i suoi cereali e appoggiando la guancia
su una mano alzò le sopracciglia chiare. “Ma che diavolo
hai?” Disse rivolto a Simon.
James scosse la testa. “Oh nulla, è diventato
un uomo.”
Simon alzò la testa di scatto spalancando indignato
la bocca. “James!” Si voltò verso sua madre rosso come un
pomodoro e voltò la testa per evitare il suo sguardo.
Hermione gli sorrise. “Era questo il problema?”
Chiese gentilmente. “Simon, è una cosa del tutto normale, hai
diciassette anni.”
Ron continuò a mangiare. “Certo. Pensa che tua
madre è rimasta incinta a diciassette anni quindi…” Si
voltò di scatto verso il figlio che lo fissava con gli occhi sbarrati.
“Oh, non volevo dire… cioè… non è così automatico…”
“Quello che papà voleva dire,” Lo
interruppe Hermione lanciandogli un’occhiataccia. “è che
abbiamo avuto tutti diciassette anni e ci siamo passati prima di te.”
Thea lo fissò interessata. “Non sapevo avessi
la ragazza. Chi è la fortunata?”
Simon sbarrò gli occhi e si affrettò a dire.
“Nessuna.” Si alzò da tavola e corse su per le scale.
“Io ho finito.”
Hermione si voltò interrogativa verso Ron. “Tu
nei sai qualcosa?”
“Io?” Chiese lui ingenuamente. “Ti sembro
il tipo da fare questo genere di discorsi coi figli?”
*
Dean si morse un labbro nervosamente camminando verso la
casa. Si trovò a pregare in venti lingue diverse che venisse ad aprirgli
suo zio, tutto pur di evitare occhiate omicide e ramanzine che ormai gli
venivano rifilate da anni. Tutte le sue speranza svanirono quando Sarah
aprì la porta squadrandolo da capo a piedi.
“Ehm… ciao.” Inizio lui con un sorriso
falsissimo.
Sarah corrucciò un attimo la fronte e Dean si
aspettò il peggio ma invece di urlargli contro gli rivolse un sorriso
rassicurante. “Oh, immagino ti abbia chiamato la mamma per quelle
bollette… come va il lavoro?”
Dean, preso in contropiede, la fissò stralunato.
“Bene, un po’ di confusione con tutti quei gufi ma bene.”
Sarah gli sorrise annuendo e gli fece cenno di entrare in
casa. Dean la superò un po’ frastornato, pensò quasi di
averla scampata quando lei parlo di nuovo.
“Geena mi ha detto che l’hai scaricata.”
Disse tranquilla.
Lui si voltò lentamente grattandosi la nuca.
“Io… beh… sì.” Sospirò. “Senti, io
non cercavo di farla soffrire…”
“Soffrire?” Lo interruppe lei ridacchiando.
“Oh, direi piuttosto il contrario.”
Dean la fissò sbalordito e alzò un
sopracciglio. “Che significa che diresti il contrario?”
Sarah si tappò la bocca con una mano, ingenuamente, e
scosse la testa. “Oh niente, dimentica tutto quello che ho detto. Se
Geena sa che ho parlato mi uccide. Allora, le bollette sono in cucina…”
Fece per superarlo ma Dean la trattenne per un braccio.
“Aspetta un attimo, non puoi darmi informazioni del genere e poi fare
finta di niente. Parla!”
Lei si morse un labbro e si guardò in giro, poi
fintamente indecisa abbassò la voce. “Sia chiaro, te lo dico ma
deve rimanere tra di noi. Questo significa che non andrai a cercare Geena per
nessun motivo, che non le dirai che hai avuto informazioni da me e niente di
niente.” Dean annuì. “Ok. Mentre usciva con te stava…
vedendo un altro.”
“Cosa?!”
Lei fece un’espressione affranta. “Mi dispiace,
ma se tu non l’avessi scaricata, beh… lo avrebbe fatto lei. Era da
molto che ci rifletteva su e cercava di decidersi. Sono davvero
spiacente.”
“Mi stai dicendo che avrebbe scaricato me per
questo… ma chi diavolo è?”
“Jason.”
“Avrebbe preferito
Jason a me?! Che cos’ha che io non ho?”
“Beh devo ammettere che è davvero carino. Pensa
che lavora al Ministero nello stesso compartimento di zia Hermione, deve essere
davvero un genio, e nel tempo libero fa l’allenatore di basket. Oh, ed
è anche simpatico, l’altro giorno siamo usci… oh,
scusami.”
Si frenò guardando la faccia afflitta di Dean che
aveva assunto una strana smorfia. Lui incrociò le braccia al petto e
alzò un sopracciglio in maniera offesa e presuntuosa. “Io sono
intelligente, sono stato il migliore della scuola per sette anni di
fila.”
Lei scosse la testa impotente. “Mi dispiace.”
Dean spalancò la bocca e scosse la testa avviandosi
verso la porta a passo svelto. “Dì a zia che torno più
tardi adesso devo anda…”
Si bloccò di scatto quando aperta la porta si
trovò davanti Geena in procinto di bussare. Si fissarono qualche secondo
prima che lei abbassasse lo sguardo e schiarisse la gola, poi allungò il
collo verso Sarah. “Ti ho portato i costumi per il prossimo concerto, ti
spiacerebbe chiamare Natalie? Ho un po’ di fretta.”
Sarah annuì e fece per parlare ma Dean la interruppe con
tono duro e sarcastico. “Hai un appuntamento?”
Geena si morse un labbro a testa bassa, un ragazzo alto dai
capelli castani si avvicinò a lei sulla soglia e fece un cenno a Sarah.
“Ciao Sarah.” Si voltò dolcemente verso Geena. “Sei
pronta?”
“Sì.”
Dean alzò un sopracciglio voltandosi lentamente verso
Sarah che gli fece un sorrisino mortificato, quando si girò di nuovo il
ragazzo al fianco di Geena gli rivolse un sorriso cordiale. “Ci
conosciamo?”
“Forse di fama.” Disse lui mandando uno sguardo
a Geena. “Mi chiamo Dean.”
Quello corrucciò la fronte. “No, non conosco
nessun Dean. Io sono Jason, comunque.” Gli tese la mano ma Dean si
limitò a fissarla senza fare nulla. Un po’ in imbarazzo
ritirò la mano e indicò alle sue spalle. “D’accordo
allora io aspetto in macchina.”
“Non ce n’è bisogno, me ne stavo
andando.”
Fulminando Jason con lo sguardo Dean li superò e
uscì dalla casa a grandi passi. Sarah, Geena e Jason si fissarono ancora
in imbarazzo e mortificazione. Ci volle ancora qualche secondo prima che un
sorrisino spuntasse sulle labbra delle due amiche. Geena ridacchiò
mentre Sarah scoteva la testa.
Jason si appoggiò alla soglia incrociando le braccia
al petto e si guardò alle spalle con un sorriso furbo. “Era
così rosso di rabbia che rischiava di esplodere.”
Geena gli sorrise e si voltò di nuovo a guardare
Sarah. “Non saremmo state troppo malefiche?”
Sarah la fissò allibita. “Scherzi?! Io mi sto
divertendo da morire!”
Geena e Jason ridacchiarono e Sarah scoppiò a ridere
un attimo dopo. La loro vendetta era appena cominciata.
*
“Buck, cerca di volare più in alto e fare una
finta per liberarti di Logan, vediamo se funziona.”
Il ragazzo annuì e si levo in alto con la scopa
mentre Seth rimase a guardarlo a terra con attenzione. Buck eseguì un
perfetto giro della morte riuscendo ad evitare il compagno di squadra e segnare
un punto nell’anello centrale. Seth sorrise soddisfatto e annuì
invitandoli a continuare.
Una mano pesa si posò sulla sua spalla, si
voltò confuso incrociando lo sguardo severo di Mackenzie.
Corrucciò la fronte aspettando che l’uomo parlasse.
Il suo vocione riecheggiò quasi nello stadio.
“Ho un incontro importante con alcuni dirigenti della squadra, ho bisogno
di lasciarti solo con i ragazzi. Pensi di poterli gestire?”
Seth spalancò gli occhi, era la prima volta che gli
capitava di dover allenare la squadra senza la supervisione del mister.
Annuì entusiasta. “Sì. Sì, signore, nessun
problema.”
“Bene.” Alzò la voce rivolgendosi ai
ragazzi. “Devo assentarmi per oggi, Seth mi sostituirà. Per oggi
sarà il vostro nuovo allenatore. Se domani mi accorgo che qualcosa nella
formazione non torna saranno guai seri… per tutti quanti.”
Con un’occhiata di fuoco voltò le spalle e
camminò fino alla fine del campo. Seth si schiarì la gola
nervosamente guardando la squadra che aspettava davanti a lui e si
grattò la nuca facendo mente locale. Batté insieme le mani.
“Bene. Buck, Logan e Mark voglio che continuiate ad allenarvi su quelle
finte, farete a turno ma non scontratevi per piacere. Vi voglio concentrati.
Jen sarà il vostro portiere, non risparmiatevi”
I tre annuirono.
“Ok. Trent e Dana cercherete di disarcionarvi a
vicenda, massima attenzione non vi voglio al S. Mungo nel giro di dieci
minuti.”
Trent sorrise. “Beh, l’ultima volta c’era
un’infermiera carina.”
Tutti risero di gusto e Seth sorrise appena.
“Kim…” La ragazza alzò lo sguardo
su di lui con astio. “… tu farai come sempre. Libera il boccino e
lascia passare cinque minuti poi puoi iniziare.”
Lei rimase un attimo in silenzio poi lasciò andare la
scopa a terra e incrociò le braccia al petto. Scosse la testa e disse
duramente. “Io non prendo ordini da te.”
Tutta la squadra si immobilizzò e si fermò a
guardarla basita. Seth aprì appena la bocca stupefatto, poi lentamente
la richiuse e assunse un’aria glaciale. Fece un passo in avanti.
“Andate ad allenarvi tutti, torno in meno di un minuto.”
Senza dire nulla tutti si alzarono in volo, tutti tranne Kim
che rimase a fronteggiarlo. Seth la prese per un braccio e la trascinò
senza troppa grazia all’interno della struttura. Kim cercò
inutilmente di impuntarsi e liberarsi dalla sua presa, era troppo forte per lei
e quando era arrabbiato era praticamente imbattibile.
Seth aprì una porta e la condusse dentro
richiudendosela alle spalle. I suoi occhi erano di fuoco. Kim non si fece
intimidire neanche quando le puntò un dito contro.
“Stammi bene a sentire adesso, Dovey, fuori da questo
stadio puoi trattarmi come ti pare, puoi prendermi a calci e urlarmi contro
fino a che non avrai finito la voce ma finché sarai su quel campo non
ammetto questo genere di atteggiamento nei miei confronti!”
Kim lo fissò inviperita. “Seth…”
“Mister Malfoy!” urlò come un pazzo lui.
“Non sono Seth qua dentro, ed è bene che tu te lo metta in testa!
Mi sono spiegato?”
Lei sobbalzò per lo spavento e presa in contropiede
abbassò lo sguardo e annuì lentamente. “Sì, mister
Malfoy.”
L’espressione di Seth rimase seria nonostante la sua
voce fosse tornata ad avere un tono normale. “Bene, e adesso esci e vai
ad allenarti come tutti i tuoi compagni. C’è la partita tra due
giorni, ti voglio perfetta.”
Kim gli mandò un veloce sguardo poi camminò a
passo deciso verso la porta.
“Un’ultima cosa.”
Lei si bloccò speranzosa e si voltò verso Seth
che la fissò intensamente e sospirò. “Prova ad allenarti
con due boccini, aumenterà la tua prontezza di riflessi. Il Puddlemore
è una squadra dura da battere.”
Kim abbassò lo sguardo delusa. “Può dire
una cosa a Seth da parte mia, Mister?”
Lui la fissò un po’ spiazzato.
“Certamente.”
“Gli dica che lo odio da morire.”
E senza dargli neanche il tempo di replicare uscì
sbattendosi la porta alle spalle. Seth rimase allucinato a fissare la porta
davanti a sé, gli ci vollero diversi minuti prima che reagisse e
scotesse la testa passandosi una mano sulla faccia.
“Come no, sarà un piacere.”
*
Una settimana
dopo…
“Dobbiamo proprio tornare a scuola?” Ben chiese
a suo padre speranzoso.
Ron lo fissò un attimo e si aprì in un sorriso
simpatetico. “Benjamin, credimi, lo so quanto sia noioso andare a scuola
ma mamma mi strangola se non ti ci faccio tornare quindi continuerai come hanno
fatto tutti i tuoi fratelli prima di te.”
“Ma non è giusto! Perché devo sempre
fare quello che hanno fatto gli altri?”
Ron sospirò guardando il figlio e il treno che si
erigeva imponente dietro di lui. “Senti, nella vita ci sono tante cose
che potrai fare di diverso da quello che hanno fatto i tuoi fratelli… ma
questo proprio no.”
Ben sbuffò e salì sul treno. Thea venne fuori
dal nulla e abbracciò Ron, che rise e gli accarezzò la testa,
facendolo barcollare all’indietro. “Ciao papino, ci vediamo tra
qualche mese.”
“Ciao tesoro.”
Non appena anche Thea fu salita sul treno Hermione raggiunse
Ron con Simon e i fratelli al seguito. Hermione fece un sorriso incoraggiante
al figlio e Simon sospirando salutò tutti e salì sul treno
assieme agli altri.
Il corridoio del treno era un subbuglio, ragazzini del primo
anno che scorrazzavano per trovare uno scompartimento libero, gli studenti
più grandi che si muovevano in gruppi, ognuno che cercava un posto dove
stare.
Simon camminò afflitto gettando occhiate nervose a
destra e sinistra. Sobbalzò quando una mano si posò sulla spalla
ma quando si accorse che era solo Ed tirò un sospiro di sollievo.
L’amico alzò le sopracciglia perplesso.
“Nervoso?”
“No, io… solo un po’ stanco, ho dormito
poco ieri notte.” Disse farfugliando.
Ed parve crederci e gli sorrise battendogli una mano sulla
spalla. “Preparavi una sorpresina per la Willand?”
“Co-come?” Chiese quasi soffocando.
“Sì, un’altra delle tue tattiche per
batterla.” Scosse la testa. “Sei incorreggibile, per me dovresti
smetterla e sfogare la tua frustrazione in altro modo.”
Simon rimase un attimo con la bocca semiaperta senza sapere
cosa dire poi ingoiò il vuoto e annuì. “Ehm…
già.”
“Com’è andata la settimana?”
Simon scrollò le spalle continuando a camminare.
“Niente di che, siamo stati in famiglia. Sono stato dal nonno, ha
comprato un videoregistratore per farmelo smontare… solo che è
rimasto fuori un pezzo e non riesco proprio a capire come sia potuto succedere.
Secondo me prima non c’era.”
Ed rise. “Ancora fissato con quella roba? I tuoi che
dicono?”
“Che se per la fine della scuola non mi sarò
deciso su quello che voglio fare posso montare su la mia officina. Ma mamma non
sembrava molto convinta a dire il vero.”
“Sono sicuro che tuo padre riuscirà a
convincerla… o a coprirti.”
Simon ridacchiò appena. “Sì, papà
è un vero portento per questo genere di cose, dopo anni e anni di
allenam…”
Si bloccò di scatto in mezzo al corridoio del treno.
Ed corrucciò la fronte e seguì il suo sguardo, a pochi passi da
loro Sophia e un’altra ragazza del loro stesso anno stavano
chiacchierando tra loro ma si erano bloccate di colpo quando li avevano notati.
Per un po’ rimasero a fissarsi in silenzio, poi Sophia gli lanciò
uno sguardo di fuoco e girò i tacchi trascinandosi dietro la sua amica.
Simon la rincorse. “Ehi, aspetta!”
Riuscì a fermarla per un braccio. Sophia si
voltò furiosa verso di lui e si scrollò la mano di Simon di
dosso, la sua voce sembrava un sibilo di serpente. “Che cosa vuoi adesso,
non mi hai già umiliato abbastanza?”
Ed intanto li aveva raggiunti e fissava incredulo Simon.
“Si può sapere che stai facendo?”
“Il tuo amico ha ragione, non hai motivo di parlare
con me.”
Simon insistette. “Ho sbagliato, è vero, ma non
è come pensi…”
Sophia era così furiosa che dovette fare del suo
meglio per trattenere le lacrime mentre stringeva i pugni al lato del corpo, ma
non riuscì a frenarsi dall’urlargli in faccia. “Spero che tu
ti sia divertito alle mie spalle raccontando ai tuoi amici quanto sia stato
facile farmi cadere ai tuoi piedi e scappare via dopo una sveltina in un aula
del castello!”
Tutti attorno a loro gelarono sul posto, Simon compreso. Ed
la fissò a bocca aperta per qualche minuto prima di riuscire a
metabolizzare e voltarsi verso l’amico con gli occhi fuori dalle orbite.
“Tu hai fatto cosa?!”
Sophia passò lo sguardo da Ed a Simon presa alla
sprovvista. “Non glielo avevi ancora detto?” Sussurrò.
“No, e non era mia intenzione.” La fissò
duramente Simon. “Ma grazie per aver dato a tutti quanti
qualcos’altro di cui parlare, mi mancava stare al centro
dell’attenzione ultimamente.”
Lei si guardò un attimo intorno e notò che
tutti attorno a loro stavano bisbigliando e ridacchiando fissandoli.
Arrossì appena e abbassò la testa nascondendo il viso tra i
capelli. “Come pensi che mi sia sentita, mh? Avrebbe potuto trovarmi un
professore, cosa avrei raccontato in quelle condizioni?”
“Mi dispiace, io…”
“No.” Lo interruppe di nuovo. “A me
dispiace. Mi dispiace di aver sprecato la mia prima volta con un verme come
te.”
Senza dire un’altra parola gli voltò le spalle
e se ne andò dall’altra parte del treno. Simon sospirò
frustrato e si voltò verso Ed che lo stava ancora fissando allibito. Si
umettò un labbro preparandosi psicologicamente a rispondere alle mille
domande dell’amico.
“Come diavolo è successo?”
Simon alzò un sopracciglio. “Ci crederesti se
ti dicessi che non lo so?”
“Ma perché non mi hai detto niente? Potevi
aspettarmi prima di andare a cola…whoa, aspetta! Tu non sei neanche
rientrato in dormitorio?!”
Lui si grattò la nuca. “Siamo stati svegli
tutta la notte, quando sono tornato era già ora di colazione e mi era
venuta fame.”
“Beh, con tutto quel movimento.” Simon lo
fulminò con lo sguardo e Ed represse un sorrisino. “Tutta la
notte… io non la definirei una sveltina.”
“L’ha detto lei, non io.”
Ed rise forte e gli batté una mano sulla spalla.
“Lo sapevo che prima o poi ti saresti svegliato, stallone! Lo sai che
voglio sapere ogni minimo dettaglio, vero?”
Simon roteò gli occhi. “Lo sai che sei peggio
di una pettegola, vero? Togliti dalla testa che ti racconti
qualcos’altro, non ho assolutamente intenzione di parlarne.”
“Ma sono tuo amico!” Replicò
l’altro offeso.
Simon lo fissò per un po’ e annuì.
“Giusto, e per questo terrai la bocca chiusa e non ne farai parola con nessuno.”
Ed alzò un sopracciglio. “Come se non ci
pensassero gli altri a far girare le voci, a quest’ora lo saprà
già tutto il treno.” Simon sospirò. “E poi
così mi togli tutto il divertimento!”
*
Quando James uscì da lavoro quella sera fu
immensamente sorpreso di trovare Diego all’entrata della Gringott ad
aspettarlo con mezzo sorriso. Scompigliandosi i capelli e allentandosi la
cravatta si diresse verso di lui, sospirò stancamente ma gli rivolse un
sorriso.
“A cosa è dovuta questa visita?”
Diego scrollò le spalle. “Mi stavo annoiando a
casa e ho deciso che farmi un po’ i fatti tuoi sarebbe stato
divertente.”
“Capisco.” Rispose James cercando di trattenere
un sorriso. “Stavo andando a casa.”
“A casa.” Ripeté Diego con sguardo furbo.
“E’ così che la chiami adesso?”
“Beh, è quello che è adesso.”
James riuscì appena a sentirlo ridere prima di
smaterializzarsi. Quando i suoi piedi toccarono di nuovo il suolo
l’appartamento che divideva con C.j. si erigeva davanti a lui e Diego gli
era appena comparso a fianco. Con un sorriso e un cenno del capo gli fece cenno
di andare avanti ed entrambi entrarono in casa.
Diego aveva fatto solo due passi quando corrucciò la
fronte e si voltò verso James in cerca di una spiegazione: in casa
aleggiava uno strano odore di vaniglia. James ricambiò lo sguardo e non
sapendo cosa aspettarsi entrò in cucina. Quello che vide lo colse del
tutto impreparato.
C.j. era immersa tra pentole e mestoli, aveva la faccia
sporca di farina e il forno alle sue spalle mandava un odore dolciastro che si
era spanto in tutta la casa. Non sarebbe stato strano se fosse che C.j. non
aveva mai cucinato in tutta la sua vita.
James fece qualche passo guardandosi intorno a bocca aperta.
“Ma che succede?”
C.j. alzò la testa su di lui. “Oh, sei
tornato.” Trotterellò fino a lui e gli allacciò le braccia
dietro al collo stampandogli un bacio sulle labbra. La giacca di James si
sporcò appena di farina. Quando si staccò da lui si accorse di
Diego alle sue spalle e lo salutò con un sorriso dolce. “Ciao
Diego.”
Diego la fissò stralunato. “C-ciao.”
Come se niente fosse C.j. ritornò dietro ai fornelli
andando a finire quello che aveva cominciato. James e Diego si scambiarono
un’occhiata perplessa.
“Ehm… Amore, si può sapere cosa
stai… combinando?”
“Cucino.” Disse lei amorevolmente.
“Sì.” Rispose James guardando i cumuli di
pentole. “Questo lo vedo. Quello che vorrei sapere è
perché.”
Lei si limitò a scrollare le spalle con un sorriso
sulle labbra. “Non lo so, stamani mi sono alzata e mi andava di cucinare.
E’ rilassante, sai? Dovresti provare. Ho trovato un vecchio ricettario
della nonna, sono tutti dolci ma sono veramente ottimi.”
Diego alzò un sopracciglio. “Vuoi dire che hai
cucinato dolci tutto il giorno?”
C.j. si voltò verso di lui sempre sorridente.
“Oh sì. Ce n’è uno anche per te, lì sul
tavolo. So che la zuppa inglese è la tua preferita.”
James la fissò allucinato cominciando a preoccuparsi
sul serio, fece qualche passo verso di lei e la prese per le spalle con
delicatezza. “Amore, sei sicura che vada tutto bene? Non è che
vuoi parlarmi di qualcosa?”
C.j. lo fissò con aria dolce. “Oh James.”
Gli accarezzò una guancia. “Sei davvero carino a preoccuparti
sempre per me, ma sto bene davvero. Avevo solo voglia di cucinare.”
“No è che… sei strana.”
Lei arricciò appena il naso. “Strana?”
James cercò di spiegarsi. “Sì,
sei… stranamente rilassata. Troppo rilassata.”
C.j. annuì entusiasta. “Te l’avevo detto
che cucinare fa miracoli.”
“No, quello che intendevo è…”
Cominciò a gesticolare cercando di trovare le parole. “… tu
non sei mai così rilassata. Così… zuccherosa. Sei
così sorridente e carina che non sembri neanche tu!”
Lei aggrottò un po’ la fronte come se stesse
riflettendo poi disse. “Lo sai, è esattamente la stessa cosa che
mi hanno detto a lavoro.”
Diego si intromise parlando con la bocca piena di zuppa
inglese. “Beh, cerca di rimanere così più a lungo
possibile, sei molto più sopportabile. Questa torta è ottima
comunque.”
C.j. sembrò incerta. “Non ci ho messo troppo
cacao?”
Lui scosse la testa. “Oh no, così è
perfetta.”
James li guardò esasperato e si mise in mezzo alzando
le mani. “Potete, per favore, smetterla un minuto.” I due fratelli
lo guardarono come se fosse uscito di senno. “Cate, cosa ti è
successo? Se… se normalmente ti avessi detto che sei strana mi avresti
attaccato come al tuo solito. Non hai bevuto la Felix Felicis vero?”
C.j. lo guardò con occhi vuoti e si voltò
verso Diego. “Sembro davvero così strana?”
Diego piegò appena la testa da un lato a mo di scusa.
“Io non… io non mi sento per niente strana. Non
ho bevuto niente, te lo giuro, solo il solito caffè a casa prima di
andare a lavoro.” Disse lei con gli occhi puntati in quelli di James, poi
sorrise e lo prese per mano. “Comunque ho una sorpresa anche per te,
indovina che cosa ti ho cucinato?”
James la fissò stupito. “Cosa mi… cosa mi
hai cucinato?!”
“Ma cosa pensavi, che non avessi cucinato niente per
te?” Fece lei ridacchiando. “Vieni a vedere cosa c’è
in forno.”
Lo tirò per una mano e James la seguì un
po’ sbigottito, quando lei si fermò davanti al forno con un
sorriso soddisfatto James si piegò appena sulle ginocchia per riuscire a
vedere dentro alla finestrella infuocata. I suoi occhi si illuminarono e si
voltò verso C.j. di scatto.
“Muffin?”
Lei annuì. “Con scaglie di cioccolato. Tua
madre mi ha detto che ne vai pazzo.”
Lui scosse la testa con uno sguardo adorante.
“Ricordami perché non ti ho ancora sposata.”
C.j. ridacchiò e gli stampò un bacio sulla
guancia. “Perché non ti avevo mai cucinato i muffin prima
d’ora.”
Diego mandò un verso disgustato richiamando
l’attenzione dei due. “Ragazzi, sto mangiando!”
James si rabbuiò. “Ehi, sei tu che sei voluto
venire a farti i fatti miei quindi non lamentarti.”
“Ma di tutte le donne che ti giravano attorno a scuola
proprio con mia sorella dovevi andare a finire? A volte è veramente
disgustoso vedervi insieme… e sai che non riuscirò mai più
a togliermi quell’immagine
dalla testa.”
C.j. alzò un sopracciglio mezza ridente.
“Avresti dovuto bussare. E’ quello che fanno le persone normali,
sai?”
Diego si infilò una cucchiaiata di zuppa inglese in
bocca e la fissò perplesso. “Proprio tu parli d’essere
normale? Dico ma ti sei vista ultimamente.”
James scattò su come una molla e le circondò
la vita con le braccia. “Lasciala stare, nessuno la deve criticare
finché mi fa trovare muffin al cioccolato quando torno da lavoro!”
C.j. rise e sospirò. “Cosa non si fa per i
muffin…”
“Adesso toglimi una curiosità: cosa te ne fai
di tutte queste torte?”
I tre si guardarono un po’ intorno, ogni angolo della
cucina era stato riempito da teglie e torte di ogni tipo. C.j. cercò di
riordinare le idee.
“Beh, quelle laggiù sono per tuo padre.”
Disse rivolto a James. “Poi là ce n’è una per tua
madre e accanto una per Alex, quella coi lamponi. A Micheal ho fatto una mousse
al cioccolato e per Simon, Thea e Ben ho fatto dei biscotti… ho pensato
che per un gufo erano più pratici. E poi ce ne sono alcune anche per i
tuoi zii, Sarah e Matt, i nonni e…”
James alzò un sopracciglio. “Ho capito, il
prossimo Natale facciamo cucinare te. Se tutti dipendessero da te ci
scorderemmo la fame nel mondo.”
C.j. li guardò smarrita. “Oh, dite che ho
esagerato?”
James e Diego si lanciarono un’occhiata divertita.
“Naaah.”
*
Nella Sala Grande tutti gli occhi erano puntati su di loro.
Non che ci fosse da sorprendersi, a Hogwarts le notizie volavano alla
velocità della luce e quello era uno scoop da prima pagina. Le quattro
tavolate erano impegnate a spettegolare e ridacchiare lanciando loro occhiate
fugaci.
Simon teneva il capo basso con lo sguardo sul piatto
rifiutandosi categoricamente di incrociare gli occhi di qualsiasi altro
studente. Sapeva che le sue orecchie erano diventate rosse, le sentiva quasi
ribollire dal calore che emanavano, e ogni volta che sentiva il suo cognome
sussurrato da chissà chi si surriscaldavano ancora di più.
Alzò appena lo sguardo solo quando sentì
qualcuno sedergli di fronte, si accorse ben presto che era sua sorella Thea che
lo fissava apprensiva. Le rivolse uno sguardo indifferente.
“Sono solo pettegolezzi, non è vero?”
Simon riabbassò la testa umiliato. “Oh, per
favore, lasciami in pace.”
“Simon…” sospirò lei chiudendo gli
occhi. “Ti ho sempre ritenuto il più intelligente tra noi ma a
volte sei veramente un idiota.”
“Sì, grazie, me ne sono accorto.”
Ribattè acido. “Se non ti dispiace adesso vorrei mangiare in pace
tornando a concentrarmi a ignorare tutto questo brusio che riguarda me.”
All’improvviso una gomitata gli arrivò dalla
sua sinistra, alzò sorpreso la testa verso Ed che gli indicò
l’entrata della Sala. Tutti gli altri studenti si zittirono quasi
automaticamente. La professoressa McGrannitt era appena entrata con uno sguardo
severo e serio, camminò a passo svelto tra le tavolate.
Simon si sentì male quando la vide dirigersi verso il
tavolo dei Corvonero e fermarsi all’altezza di Sophia. La vide annuire a
testa bassa prima che la professoressa ripartisse in quarta dirigendosi verso
di lui. Si fermò dall’altra parte del tavolo dietro a sua sorella.
“Signor Weasley la voglio nel mio ufficio tra cinque
minuti in compagnia di Sophia Willand. Credo che entrambi sappiate di cosa si
tratti, pare saperlo tutta la scuola.”
Simon mandò un velocissimo sguardo a Sophia che si
voltò di scatto evitando i suoi occhi. Annuì afflitto.
“Sì, professoressa.”
La
McGrannitt tirò su col naso e fece dietrofront
dirigendosi verso l’uscita della Sala Grande. Simon sospirò e si
alzò con fatica dal suo posto, quasi come se tutti quegli sguardi
pesassero sul suo corpo. Nello stesso istante vide Sophia alzarsi e dirigersi a
passo svelto fuori dalla stanza.
Aumentò il passo e l’affiancò appena
fuori dalla Sala Grande. “Mi dispiace.” Esordì guardando
dritto davanti a sé.
Neanche lei osò voltarsi. “Non sei tu che hai
urlato a tutti quello che è successo nel mezzo del treno. Per una volta
la stupida sono io.”
Non si scambiarono un’altra parola fino a che non
arrivarono nell’ufficio della Preside. La McGrannitt li aspettava
seduta dietro la scrivania, fece loro cenno di sedersi. Simon e Sophia si
scambiarono uno sguardo un po’ a disagio e si sedettero guardando
altrove.
La professoressa sospirò, sembrava che avere quella
conversazione costasse più a lei che a loro. “Appena qualche
minuto fa mi sono giunte delle voci su voi due. In un primo momento sono
rimasta perplessa perché non potevo credere che due studenti brillanti e
pieni di buon senso come voi due potessero agire tanto
sconsideratamente.”
Simon si grattò la nuca nervosamente mentre Sophia
abbassava gli occhi.
“Il punto è che dopo queste… voci…
mi è arrivato tra le mani anche questo.” La professoressa
mostrò loro un foglio di carta. Sophia impallidì. Il foglio
ritraeva due persone stilizzate, una dai capelli scuri e l’altra rossi,
in posizioni decisamente equivoche. Sotto una scritta citava ‘Weasley se
la fa con Willand.’
Simon lo fissò a bocca aperta. “Ma chi
diavolo…”
La
McGrannitt lo interruppe. “Prima di cercare
l’autore di questo… capolavoro… vorrei sapere da voi se
queste voci sono vere. Mi auguro il contrario per voi.”
Simon e Sophia si scambiarono uno sguardo colpevoli, ma
prima che la ragazza potesse parlare Simon annuì. “E’ colpa
mia, professoressa, lei non c’entra.”
Sophia si voltò a guardarlo allucinata. La
professoressa inarcò un sopracciglio e si rivolse alla ragazza.
“Miss Willand, il signor Weasley l’ha per caso costretta a fare
qualcosa contro la sua volontà?”
Lei si morse un labbro e scosse la testa. “No.”
“In tal caso credo, signor Weasley, di dovervi
ritenere entrambi responsabili.”
Simon ispirò profondamente. Era stato uno stronzo,
glielo doveva. “Con tutto il rispetto, la signorina Willand non ha fatto
niente perché è rimasta troppo shockata per reagire. L’ho
colta di sorpresa e non ha avuto il tempo di opporsi. Punisca solo me.”
La professoressa McGrannitt si rivolse di nuovo a Sophia.
“E’ andata così, Miss Willand?”
Sophia aprì la bocca per parlare esitando un attimo,
si voltò verso Simon che le mandò uno sguardo eloquente e
annuì con un groppo alla gola. La professoressa parve poco convinta ma ritirò
il foglio dalla scrivania senza una parola.
“Molto bene. Signor Weasley, si ritenga fortunato che
non le confischi quella spilla, dovrebbe essere un esempio per la scuola. Per
il prossimo mese aiuterà il professor Hagrid ad allevare gli Schiopodi
per le lezioni di Cura delle Creature Magiche. Potete andare.”
Entrambi annuirono timidamente e lasciarono la stanza. Una
volta fuori Sophia si schiarì la gola e accennò col capo verso
l’ufficio.
“Grazie per… insomma…”
Simon sorrise appena. “Era il minimo che potevo fare
dopo… dopo averti portato via… insomma, la prima volta.”
Lei arrossì e abbassò lo sguardo.
“Già, immagino tu sia abituato a meglio. Adesso devo
andare.” Gli diede le spalle cominciando a camminare nella direzione
opposta.
Simon si affrettò a parlare. “No,
era…” Lei si voltò con la fronte aggrottata, in attesa.
“Era la prima volta anche per me.”
“Oh.” Disse lei estremamente sorpresa, poi
sorrise appena “Te la sei cavata bene per essere la prima volta.”
Simon arrossì in zona orecchie e Sophia alzò le sopracciglia.
“Ma non sperare che per questo ti odi di meno.”
Senza aggiungere un’altra parola se ne andò per
il corridoio lasciando Simon da solo davanti all’ufficio della preside.
Simon continuò a guardarla mentre si allontanava sempre di più,
scosse la testa con un sospiro e poi sorrise nonostante tutto. “Non avevo
dubbi.”
**
Lo so che questo chap
è quasi interamente dedicato a Simon e Sophia, me ne sono resa conto, ma
non posso mettere altre cose adesso altrimenti viene fuori un macello. Portate
pazienza!
Mi scuso anche
perché questa volta non potrò fare i ringraziamenti, sono di
fretta e furia contando anche che ci ho messo un secolo a scrivere sto chap e
ne ho finito metà oggi… sono sfinita!
Ale146, Miky, PazzaWendy, flyingstar16 (no XD), robby, Mey (li leggo in
inglese io, l’ho già letto un sacco di tempo fa, Jasper è
il mio preferito), Edvige86, Saty, Angelika88, Drunk16, Selphie, GiulyWeasley
(bentornata), Sofy Weasley, parisienne (grazie, ne sono onorata!),
Ginny89Potter, animablu, Ginny Lily Potter, Joannadellepraterie, Gioconda (non
so come mai ma non mi fa rispondere alla mail, riproverò), Alessandra,
Nico, Nana92, Cecia Granger, Fiamma90, Sharon Jane Weasley, vioncina, Danny e
Kitty94 grazie di cuore!!!
Era una giornata fredda per essere Maggio inoltrato, il sole era debole
e pallido e il vento tirava forte
GROWN YOUNG
8. Problems?
When I'm with you, I feel naked and sacred
And this world can be so cold
I wanna hold you naked and sacred
Till I grow oldChynna Philips- Naked and Sacred
Dean sbuffò dando una botta al televisore, non
riusciva a capire come mai ma quell’arnese si rifiutasse di funzionare.
Col telecomando in mano schiacciò tutti i tasti provando a dargli di
nuovo vita ma lo schermo rimase silenziosamente nero. Ashley entrò nella
stanza con il cesto dei panni sporchi in mano.
“Oh, non funziona caro è inutile. Geena
dovrebbe venire qui a momenti per sistemarlo.”
Dean balzò dritto con gli occhi sbarrati
“Geena?! Co-che… che c’entra Geena?”
Ashley raccolse dei calzini da sotto il divano disgustata e
annuì. “Sì, Sarah mi ha detto che il padre di Geena
è un elettricista e lei se ne intende abbastanza. Le ho chiesto se
poteva passare a dargli un’occhiata.”
“E tra quanto sarà qui?” Chiese
preoccupato progettando già una via di fuga.
Il campanello suonò. Ashley sorrise. “Adesso.
Vai ad aprire per favore, sono occupata.”
Dean la fissò smarrito ma lei si era già
dileguata su per le scale col cesto della biancheria. Sbuffò e
andò ad aprire timoroso. Quando si trovò Geena davanti gli
mancò il respiro, era vestita con una salopette di Jeans sporca di olio
con una leggera maglia a maniche corte, i capelli le ricadevano scomposti sulle
spalle e i seni. Dean non si capacitò di come potesse essere così
sexy con quei semplici abiti.
“Ciao.” Disse lei asciugandosi la fronte con la
mano. “Scusami, sono un disastro ma ho aiutato papà a lavoro.
Dov’è il problema?”
Lui indicò il televisore senza dire nulla e Geena gli
sorrise appena dirigendosi verso l’apparecchio. Guardandola mentre
cominciava a sistemarsi per lavorare sul televisore le sussurrò.
“Sarai anche un disastro ma sei un disastro decisamente molto
sexy.”
Geena rise. “Non te ne perdi una per fare il
cascamorto, non è vero?”
Come se il complimento di Dean non l’avesse toccata
minimamente cominciò a lavorare smontando il retro del televisore e
dando un’occhiata a tutti quei cavi. Ne sistemò un paio e
provò ad accendere la televisione che mandò dei suoni lontani
senza alcuna immagine. Geena meditò un attimo e si alzò in piedi
fissando il lato del televisore.
“Penso di aver capito che cos’ha che non va,
è una vecchia marca che non distribuisce più, ce ne sono pochi in
giro. Hanno un difetto nella struttura, alcuni cavi sono collegati male nella
fiancata del televisore e possono fare contatto. Mentre cerco di sistemarli
puoi dirmi se appaiono le immagini?”
Dean annuì. “Certo.”
Geena gli sorrise riconoscente e si piegò sul
televisore cercando di vedere meglio i cavi, dando una perfetta panoramica del
suo sedere a Dean che rimase rapito a fissarla.
“Si vede niente adesso?”
Dean piegò la testa da un lato. “Oh sì,
qualcosa si vede eccome.”
“Sì? E com’è?” Chiese lei
con la testa dentro al televisore.
“Perfetto.”
Geena si tirò su e si sporse per guardare lo schermo
con ancora le mani tra i cavi. “Oh, benissimo. Era come pensavo, niente
di che. Succede che le cose non funzionino se non si ha un giusto
contatto.”
Sobbalzò impercettibilmente quando sentì le
mani di Dean scivolare lentamente sui suoi fianchi. “Già…
basta ritrovare un contatto, giusto?”
“A volte.” Disse lei cercando di rimanere
impassibile. “Altre si può solo buttare il televisore.”
Dean le soffiò sul collo prima di baciarla
morbidamente. “Chi mai butterebbe un televisore? Ci si affeziona troppo
per potersene liberare così.”
Geena si schiarì la voce. “Al nuovo televisore
non piacerebbe quello che stai facendo.”
Lui la lasciò andare corrucciando la fronte e quando
lei si voltò per fronteggiarlo non seppe evitarsi di guardarla quasi con
rimprovero. “Quel Jason, non è vero? Uno con una faccia del genere
può solo essere un coglione! Ma dove diavolo l’hai trovato, nelle
patatine?”
Geena lo fissò duramente. “Jason è una
persona meravigliosa e affidabile… cosa che non si può dire di
te.”
Dean ribollì di rabbia, lui era il meglio del meglio
e nessuno poteva rubargli una donna. Con impeto le prese il viso tra le mani e
posò le labbra sulle sue quasi divorandola, Geena fu costretta a fare
qualche passo indietro per ritrovare l’equilibrio. La lasciò
andare solo dopo diversi minuti.
“Però Jason non ti bacia in questo modo.”
La provocò lui. “E scommetto che non sa nemmeno farti urlare come
faccio io, mi sbaglio?”
“Non esiste solo il sesso, Dean.”
Lui fece un sorriso beffardo abbassandosi su di lei e
inarcò le sopracciglia. “Vienimi a dire che non ti è
piaciuto.”
Geena gli sorrise e gli prese il colletto della maglia con
le dita. “Sì, mi è piaciuto molto. Non sarebbe bello farlo
di nuovo, farmi urlare come facevi una volta?”
“Oh, sì.”
Lei cominciò a baciargli il collo suadente.
“Sarebbe bello che tu tornassi a toccarmi con le tue mani grandi,
cominciare con un ritmo lento fino a raggiungere un climax mentre ti affondo le
unghie nella schiena…”
Dean sospirò. “Non tentarmi.”
“… e quando mi esplori con la tua lingua
facendomi mugolare di piacere, quando ti soffio nell’orecchio prima di
morderti il lobo, non ti piacerebbe?”
“Sì, impazzirei per quello.” Rispose lui
ormai perso.
Geena si tirò indietro portandosi a uno spazio minimo
dalla sua bocca, le labbra socchiuse. Dean si chinò appena verso di lei,
istintivamente ma quello che lei gli disse dopo lo lasciò del tutto
spiazzato. “Peccato che io non sia più tua.”
Con non chalance Geena raccolse la sua roba e senza voltarsi
indietro lasciò la casa lasciando Dean al centro della stanza
esterrefatto.
Dopo diversi minuti Ashley scese di nuovo. “Oh, Geena
se n’è già andata? Volevo farle vedere anche la lavatrice,
comincia a fare i capricci anche quella. Tutto ok?”
Dean, che era rimasto immobile fino a quel momento, si voltò
verso di lei con occhi vacui. Senza proferire una parola si diresse verso le
scale e le passò accanto con aria afflitta. “Vado a farmi una
doccia.”
“Oh, va bene. Usa poca acqua calda, c’è
ancora quel problema alle tubature.”
Dean si voltò verso di lei scotendo la testa.
“Non mi servirà l’acqua calda.”
*
Ed corse dietro a Simon come al suo solito, non appena era
suonata la campanella il ragazzo si era alzato e senza perdere tempo si era
diretto a grandi passi verso l’Aula successiva. Come faceva ad andare
tanto veloce Ed non sarebbe mai riuscito a capirlo. Lo affiancò
respirando a fatica portandosi dietro un paio di libri dalla copertina sciupata
che sembravano cartaccia a confronto agli splendidi manuali tra le mani di
Simon.
“Non so se è il caso di dire che è bello
vedere quanto non sia cambiato nulla.”
Simon abbozzò un sorriso senza fermarsi. “Mi
pareva di averti detto che questa sfida non finirà mai, o sbaglio?
Perché ti sorprendi tanto?”
Ed alzò un sopracciglio riflettendoci su. “Beh,
pensavo che dopo aver fatto sesso con lei ed esserti preso tutta la colpa
passando un mese in compagnia degli Schiopodi Sparacoda, che diciamocelo non
sono proprio animaletti domestici, ti saresti addolcito.”
Simon rallentò il passo, ricordarsi di quello che
aveva fatto non appena un mese prima gli faceva contorcere lo stomaco in modo
spiacevole. La verità era che il senso di colpa lo stava divorando e
allevare gli Schiopodi non aveva affatto aiutato.
Ed lo riscosse dai suoi pensieri entrando in aula prima di
lui. “Certo che sei stato proprio fortunato, la McGrannitt deve amarti.
Se fossi stato io mi avrebbe espulso seduta stante.”
Ma Simon non lo ascoltava già più, si dirigeva
come sempre verso i primi banchi, soprappensiero. Sophia gli lanciò il
suo solito sguardo pieno d’astio mentre si sedeva in prima fila poco
lontano da lei, ma non ci dette peso e aprì un libro a caso leggendo
casualmente quello che gli capitava sott’occhio.
Il professor Vitious entrò dopo qualche minuto
arrancando a fatica verso la cattedra. Sospirò guardando i suoi due
alunni più promettenti come sempre seduti in prima fila e inforcò
gli occhiali sistemandosi, cominciando la lezione. Simon si voltò verso
Ed, che gli sorrise, e lanciò un’occhiata fugace a Sophia
umettandosi un labbro.
“Chi sa dirmi in cosa consiste una maledizione gemino?
Signor Weasley?”
Simon si riscosse tornando a guardare Vitious. Si
umettò un labbro mandando di nuovo un’occhiata a Sophia che lo
stava fissando in attesa con le sopracciglia scure inarcate a mo di sfida.
Tutta la classe rimase in silenzio aspettando la sua risposta. Simon chiuse gli
occhi riportandoli sul professore.
“Non lo so, professore.”
Tutta la classe gelò sul posto, a Vitious caddero gli
occhiali per la sorpresa. “Non lo sai?!”
“No, professore.” Disse ingenuamente lui, Ed
alle sue spalle lo fissava con la mascella che rasentava terra.
“Oh.
Oh, beh in tal caso… ehm… Miss Willand?”
Sophia stava ancora guardando basita e sconcertata Simon,
che faceva di tutto per evitare il suo sguardo, e boccheggiò un attimo.
“E’… si usa… si usa per riprodurre una copia perfetta
dell’oggetto che si vuole duplicare.”
“E’ esatto. Dieci punti a
Corvonero…”
Il professor Vitious continuò la sua lezione ma
nessuno nell’aula lo ascoltava più. Tutti erano presi a commentare
l’accaduto mentre Simon continuava a stare a testa bassa sul suo libro
come se fosse solo nella stanza.
Non appena la campanella suonò si precipitò
fuori dall’Aula intimando Ed a sbrigarsi. Aveva fatto solo pochi passi
lungo il corridoio e pensò quasi di averla scampata quando la voce
familiare di Sophia lo chiamò indietro.
“Weasley!”
Simon imprecò e si voltò verso di lei
sofferente, il suo cipiglio scuro non prometteva niente di buono. Ed si
grattò la nuca cominciando ad indietreggiare. “Io vado, non vorrei
fare tardi a lezione…”
Simon lo guardò male. “Hai un’ora di buco
adesso, codardo.”
Ed ridacchiò nervosamente e se la filò prima
che Sophia arrivasse davanti a Simon. Lei si fermò a un passo da lui e incrociò
le braccia al petto guardandolo severamente. “Che cos’era
quello?”
“Quello cosa?” Fece il finto tonto lui.
Sophia alzò un sopracciglio e cambiò tattica.
“Va bene, non sapevi quell’incantesimo.” Simon annuì.
“E’ proprio per questo che te l’ho sentito recitare alla
perfezione in biblioteca meno di due giorni fa con Edward, e, prima che tu lo
chieda, non ti stavo spiando cercavo solo un libro e sono passata di lì
per caso.”
Lui barcollò e aprì un paio di volte la bocca
senza sapere cosa dire. “Io… mi sarà passato di mente…
succede, con tutti gli incantesimi che so.”
“Vorresti farmi credere…” Si bloccò
all’improvviso fissandolo allarmata. “Cos’hai fatto alle
mani?”
Simon le guardò per un secondo prima di nasconderle dietro
la schiena. Erano piene di bruciature e tagli. “Niente… gli
Schiopodi sono un po’ agitati ultimamente.”
Lo sguardo di Sophia si addolcì notevolmente e si
guardò un attimo intorno. Il corridoio era quasi deserto, solo un paio
di studenti che si affrettavano ad arrivare alle lezioni. Si schiarì la
gola usando un tono di voce più calmo. “Avanti, fammi
vedere.”
In un primo momento Simon pensò di non aver capito
poi esitando tese le mani verso di lei. Quando Sophia le prese tra le sue fece
un sussultò, le sue mani erano piccole e calde. La sentì
mormorare un paio di incantesimi e le mani tornarono come nuove.
“Non capisco come ti sia saltato in mente di lasciarmi
vincere dei punti così dal nulla, lo capisco che ti possa sentire in
colpa per quello che è successo ma gli Schiopodi sono già una
punizione e non…”
Si bloccò di colpo quando la mano di Simon si
posò sulla sua guancia. Ebbe solo il tempo di guardarlo negli occhi un
secondo di più prima che Simon si chinasse a baciarla. Si rese conto di
aver allacciato le braccia dietro al suo collo solo quando sentì la mano
di Simon spostarsi dalla sua guancia a dietro la nuca attirandola di più
verso il suo viso.
Si separarono solo dopo diversi minuti, Simon la
fissò talmente intensamente da farla sentire persa. “Non eravamo
tornati ad odiarci come prima?” Sussurrò lei.
Lui aprì la bocca senza sapere bene cosa dire.
“Io… sono un po’ confuso.”
“Tu mi inchiodi al muro durante una ronda baciandomi
così dal nulla, mi spogli e mi prendi contro al muro, mi lasci guadagnare
punti in classe dopo sette anni di competizione, ti becchi una punizione al
posto mio e adesso mi baci di nuovo, e tu saresti quello confuso? Cosa dovrei
dire io?!”
Simon si passò una mano tra i capelli frustrato.
“Pensavo che non l’avrei mai detto ma mi piacerebbe proprio essere
James in questo momento…”
Sophia lo guardò esasperata. “E adesso chi
è questo James?”
“Mio fratello.”
“Credevo che tuo fratello si chiamasse Ben.”
Disse lei alzando le sopracciglia.
Simon annuì. “Oh sì, quello è un
altro fratello. Siamo in sei in famiglia, io sono il quarto.” Sophia lo
fissò stralunata. “James è il maggiore, ed è anche
quello che ci sa fare di più con le ragazze. Parliamoci chiaro, in sette
anni di scuola io mi sono interessato unicamente allo studio e adesso non so
proprio…”
Sophia si alzò in punta di piedi e lo baciò di
nuovo. “Nemmeno io.”
“Oh.” Disse lui sorpreso. “Oh,
bene.”
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, poi gli occhi di
Sophia brillarono vispi e lo fulminò con lo sguardo facendogli fare un
passo indietro. “Ti odio lo stesso, però!”
Simon rimase a bocca aperta a guardarla mentre marciava per
il corridoio a passo svelto lasciandolo lì da solo. Serrò i pugni
rosso di rabbia e le urlò dietro. “Sì,
anch’io!”
Lei si voltò senza smettere di camminare.
“Bene!”
“Bene!”
*
Era una giornata fredda per essere Maggio inoltrato, il sole
era debole e pallido e il vento tirava forte. Kim ascoltò il suo ululato
passare per lo stadio mentre si cambiava nello spogliatoio, sospirò
afflitta ricordandosi che quello non era altro che un giorno da aggiungere agli
altri di una noia piatta e disarmante. Da un mese a questa parte tutto quello
che aveva fatto era stato allenarsi, allenarsi e ancora allenarsi.
Inaspettatamente la porta si spalancò con un colpo
secco e Dean fece il suo ingresso più furioso che mai marciando verso di
lei che lo fissava sconvolta e sorpresa. Le puntò un dito contro rosso
di rabbia con gli occhi di fuoco.
“Ascoltami bene, ti ho dato tempo, ti ho dato tutto il
tempo di cui avevi bisogno per reagire e sbollire e renderti conto di cosa
stavi facendo ma tu sei rimasta lì e non hai mosso un dito! E’
passato un mese e lo stai distruggendo, tu non ti rendi neanche minimamente
conto di cosa gli stai facendo! Tu non sai cos’ha dovuto passare nella
sua vita e non puoi trattarlo così!”
Kim lo fissò atterrita mentre lo guardava respirare
affannosamente. Si era praticamente pietrificata sul posto e non seppe come
reagire. Aprì la bocca ma per qualche secondo non vi uscì alcun
suono.
“Di che… di che diavolo stai parlando?”
Dean sospirò esasperato. “Seth non se lo
merita, ha bisogno di te e non puoi lasciarlo solo per colpa mia. Tu devi
tornare da lui.”
Kim distolse lo sguardo appena sentì pronunciare il
nome di Seth e prese ad armeggiare con la sua borsa. “Non è per
colpa tua, Dean, se non vuole stare con me.”
“Voi donne siete proprio delle ipocrite!”
Sbottò lui sbraitando. “Prima volete essere speciali, volete che vi
distinguiamo da tutte le altre, volete essere l’unica, poi quando succede
non vi va più bene neanche questo! Cosa dovremmo fare noi uomini?”
“Qui non si tratta di essere speciali, Seth non mi
desidera come donna e io…”
Dean la interruppe con una risata. “Oh andiamo, questa
è la cazzata più grossa che sento da anni! Seth che non ti
desidera, certo… un Malfoy che non desidera una donna deve ancora nascere
su questo pianeta, sai?”
Lei fece una smorfia e chiuse il borsone con un gesto secco,
camminando arrivò davanti a Dean e incrociò le braccia al petto
fissandolo a mo’ di sfida. “Sentiamo, cosa dovrei fare secondo
te?”
“Va da lui, digli qualcosa. Qualsiasi cosa! Voi
dovete… dovete tornare come prima.”
“E a te cosa importa?”
Dean sbuffò e si passò una mano sulla faccia
senza rispondere. Dare una risposta a quella domanda gli costava molto, dire la
verità a voce alta lo faceva sentire ancora più verme di quanto
non fosse. Si morse un labbro indeciso se dirle o meno la verità e andò
a sedersi sulla panca vicino al borsone.
“Perché è colpa mia se sta così
adesso. E’ sempre stata colpa mia.” Cercò lo sguardo di Kim.
“Non so se lo sai ma Seth ha dovuto uccidere sua madre.”
Lei trattenne il fiato. “Cosa?”
Dean annuì e continuò a raccontare.
“Avevamo solo sedici anni e ha dovuto farla fuori con la maledizione che
uccide. Da allora ha sempre vissuto con me, papà e Ashley. Siamo sempre
stati una famiglia e dopo quel giorno siamo tutti cambiati, ti sorprenderebbe
se ti dicessi che prima di allora ero io quello responsabile.” Disse con
mezzo sorriso.
Kim continuò a fissarlo senza dire nulla.
“Ma quel giorno io ho acquisito un papà e mi
sono sentito per la prima volta libero di fare quello che volevo. Sono
diventato una testa calda. Seth, al contrario, ha perso una madre e ha dovuto
mettere la testa a posto. Si è sempre occupato di me ogni singolo
istante e io non mi ero mai accorto… Seth… non mi ero mai accorto
di quanto si sentisse escluso dalla famiglia.” Sospirò.
“Insomma, Draco e Ashley sono entrambi legati a me tramite sangue ma
Seth…”
Kim si asciugò una lacrima furtiva e tirò su
col naso. “Io non ne avevo idea.”
Dean le rivolse un sorriso amaro. “Non ti ho
raccontato tutto questo perché tu avessi pena per lui o perché lo
scusassi di tutti i suoi comportamenti. Te l’ho detto perché
volevo sapessi quanto ha bisogno che tu gli stia vicino e quanto non si meriti
di soffrire ancora.”
Lei annuì asciugandosi le guance umide e si sedette
sulla panca al suo fianco. Chiuse gli occhi inspirando profondamente.
“Ah, mi sento così stupida. Se solo Seth mi avesse detto
tutto…”
“Non è facile parlarne per lui. E poi
diciamocelo, Seth non è per niente il tipo a cui piace essere
compatito.”
Kim rise tra le lacrime. “No, proprio no.”
Dean ridacchiò con lei. “E’ un uomo duro.”
“Già.” Disse lei piegando la testa da un
lato. “Con la testa ancora più dura.”
Lui rise di nuovo e le prese gentilmente una mano. “Mi
prometti che gli parlerai?”
Lei annuì. “Farò il possibile.”
Dean si alzò con un sorriso e si diresse verso la
porta a passi lenti. Si voltò solo quando la mano aveva già
afferrato la maniglia e con un cenno del capo nella sua direzione la
salutò e sussurrò veloce.
“Grazie.”
*
Sarah ridacchiò portandosi una mano davanti alla
bocca cercando di non fare troppo rumore. Micheal le stava baciando la pancia
in punti sensibili, sapendo benissimo di provocarle il solletico, l’aveva
scoperto anni prima e da allora si era sempre divertito a stuzzicarla. Gli
passò una mano tra i capelli fulvi sospirando tra risolini divertiti.
“Basta Mike, ti prego smettila.”
Micheal si tirò su sui gomiti arrivando
all’altezza del suo viso, la fissò con uno sguardo da cucciolo.
“Per favore, per una volta che non c’è nessuno in casa tua
fammi divertire.”
Lei gli pizzicò il naso sfociando in un sorriso, con
le mani sottili prese il lembo del lenzuolo aggiustandolo attorno a loro.
“Mi pareva che ti fossi divertito abbastanza durante quest’ultima
ora. In caso contrario mi riterrei profondamente offesa.”
Lui si piegò fino al suo orecchio, sussurrando.
“Lo sai che non è lo stesso senza un po’ di solletico alla
fine. Fa parte del tutto, non si può saltare.”
Senza chiederle il permesso tornò di nuovo ad
accarezzarle l’addome con le labbra e lei prontamente si portò una
mano alla bocca per non scoppiare a ridere. Improvvisamente un rumore provenne
dal piano di sotto, Micheal e Sarah balzarono su spaventati.
“Hai sentito anche tu?” Chiese Sarah allarmata.
“Sono a casa!” La voce di Ginny gelò il
sangue nelle vene ad entrambi.
Micheal spalancò gli occhi. “Oh cacchio!”
Sarah lo fissò stare sopra di lei ancora nudo, in uno
scatto improvviso lo spinse giù dal letto buttandogli addosso i vestiti,
velocissima scivolò giù dal letto e si infilò
l’accappatoio appeso dietro la porta. Micheal intanto si era infilato i
pantaloni e stava cercando senza troppo successo di infilare la maglia, Sarah
gli venne incontro aiutandolo in fretta.
“Prima o poi mi spaccherò l’osso del
collo a scendere giù dalla finestra.” Disse lui sconsolato mentre
si affrettava ad uscire.
Sarah gli stampò un veloce bacio sulla guancia.
“Lo so, mi dispiace. Ti amo.” Gli fece cenno di sbrigarsi. La porta
si aprì un secondo dopo che Micheal si era lanciato giù e Sarah
fissò sua madre stupita.
“Oh, sei a casa.”
Ginny arricciò il naso. “L’ho gridato dal
piano di sotto giusto qualche secondo fa.”
“Non ti ho sentita.” Disse lei indifferente
gettando i panni nel cesto della biancheria. “Stavo per fare una
doccia.”
Ginny annuì. “D’accordo. Matt dovrebbe
rientrare a minuti, pensavo di trovarlo già a casa a dire il vero.
E’ sempre in ritardo. Non hai ancora rifatto il letto da questa
mattina?”
“Come?” Chiese Sarah presa alla sprovvista,
Ginny le indicò il letto disfatto e lei si morse un labbro. “Oh,
no ho… fatto un sonnellino.”
Ginny le rivolse un’occhiata scettica ma decise
saggiamente di non dire nulla sebbene fosse molto disturbata. Dal piano di
sotto si sentì la porta chiudersi e poco dopo la voce di Matt le
chiamò. “C’è nessuno?”
“Di sopra.”
Matt salì velocemente e entrò in camera.
“Oh, siete qua. Guardate chi ho incontrato qua fuori.”
Sarah si sentì soffocare quando incrociò lo
sguardo mortificato di Micheal che stava un passo dietro al fratello. Ginny
spostò velocemente lo sguardo da Micheal a Sarah fissando il suo
accappatoio e si portò una mano alla tempia massaggiandola
energicamente.
“Che ci fai qui?” Chiese innocentemente Sarah.
Micheal esitò un attimo e batté una mano sulla
spalla di Matt. “Sono venuto a invitare tuo fratello a una partita di
Quidditch.”
“Mickey oggi non è proprio il caso, sono appena
tornato da lavoro e mi ha chiamato May. E’ furiosa perché non ci
vediamo da più di una settimana. Mi dispiace.”
“Oh.” Disse lui fintamente deluso.
“Sarà per un’altra volta allora.”
Ginny sospirò come se le costasse una fatica enorme.
“Vuoi fermarti a cena, Micheal?”
“No!” Gridò Sarah, i tre si voltarono
verso di lei esterrefatti. “C-cioè voglio dire, deve giocare a
Quidditch e finirà tardi. Io devo cenare presto… devo uscire con
Mike…”
Matt scosse la testa. “Certo che sei proprio egoista,
il mondo non gira attorno a te, sai?”
Sarah fece per ribattere ma Micheal la precedette con un
sorriso. “Non fa nulla, non avrei potuto comunque. Sono di turno stanotte,
cenerò in ospedale alla mensa.”
“Dimenticavo del nostro dottore.” Lo prese in
giro Matt. “Ci pensi mamma, quando sarà un dottore a tutti gli
effetti potrà darti ordini.”
Ginny lo fissò con un sopracciglio inarcato e un
sorriso trattenuto. “Ci deve solo provare.”
Micheal e Matt risero sonoramente.
Matt guardò l’orologio. “Devo proprio
scappare adesso.”
Micheal annuì. “Vengo anche io. Ciao zia…
Sarah.”
Le due donne salutarono mentre i due ragazzi scendevano le
scale. Ginny rimase a fissarli finchè non li sentì uscire di casa
e tornò a guardare Sarah che si stava mordendo un labbro. Spostò
lo sguardo da lei al letto e se ne andò sospirando.
“Dì a Mike
di rifare il letto la prossima volta.”
Sarah la fissò a bocca aperta. “No, io
non…”
Ginny si voltò di nuovo e stancamente. “Per
favore, Sarah, ho avuto diciannove anni anche io. Cerca di stare più
attenta la prossima volta, tuo padre non sarà clemente quanto me.”
“Non glielo dirai, vero?”
Ginny le sorrise. “Non mi sembra il caso di farlo
innervosire ulteriormente, te lo immagini che scenata farebbe se sapesse che la
sua bambina è stata violata? Non ti sto dicendo di comportarti come una
suora, ma almeno cerca di essere più discreta.”
Sarah arrossì ed annuì. “Grazie.”
“Un’ultima cosa.” Sarah la guardò
aspettando. “Metti una scala fuori dalla finestra o Mike si
romperà l’osso del collo prima o poi.”
Sarah rise ricordando le parole di Micheal.
“Sì, sarà meglio.”
*
Bonar sospirò afflitto guardando le ultime notizie
del laboratorio di analisi. Cominciò a camminare lungo il corridoio
senza staccare il naso dalle carte, stava guardando tutti i risultati quando
andò a sbattere contro ad una schiena. Alzando la testa incrociò
gli occhi brillantemente verdi del Colonnello Potter.
“Oh, mi scusi Signore, non l’avevo vista.”
Harry sorrise. “Non c’è problema, Bonar.
Stavi andando dal Generale?”
Il ragazzo annuì mostrandogli i fogli. “Sono
arrivate le analisi.”
“Capisco.” Annuì lui tutto interessato.
“Ti accompagno, voglio seguire tutti gli aggiornamenti di questa storia
assurda.”
I due uomini si incamminarono insieme verso l’ufficio
del Generale. Harry sorrise guardando il giovane al suo fianco studiare
interessato ogni esame cercando di capirci qualcosa. Aprì la porta
dell’ufficio senza smettere di guardare Bonar ma fu richiamato da un
risolino acuto e sia lui che il ragazzo portarono lo sguardo all’interno
della stanza.
Ron sedeva dietro la scrivania con Hermione sulle gambe che
gli sbaciucchiava il collo ridacchiando, e cercava di trattenere un sorriso
nonostante ci riuscisse con molta difficoltà.
Harry si voltò per un secondo verso Bonar che
ricambiò lo sguardo esterrefatto e si schiarì la gola.
“Generale…”
Ron sobbalzò sulla sedia e Hermione fece uno scatto
rimettendosi in piedi e si rassettò velocemente. Le orecchie di Ron
erano diventate di un rosso acceso ma cercò di rimanere impassibile
mentre passava gli occhi su i due uomini.
“C’è… qualche problema?”
Bonar cercò di fare finta di nulla, nonostante fosse
più imbarazzato di loro. Abbassò la testa facendo di tutto per
non guardarli in volto. “Sono arrivate le ultime analisi, Signore.”
Hermione guardò Ron del tutto interessata. “Le
analisi su di noi? Per l’antidoto?”
Ron annuì appena e si rivolse a Bonar.
“Qualcosa di interessante?” Chiese speranzoso.
Bonar scosse la testa mortificato. “Tutto negativo,
Signor Generale. Sono davvero molto spiacente.”
Ron e Hermione sospirarono gravemente scambiandosi uno
sguardo, Harry cercò di tirarli su con mezzo sorriso. “Beh, non
è che stiate proprio… soffrendo… dentro a quei corpi,
no?”
Entrambi arrossirono e Hermione si portò alle spalle
di Ron massaggiandolo lentamente. “Sì, beh… non è che
siamo proprio disperati… io mi sto quasi abituando a dire il vero e
questo è grandioso ma…”
“I ragazzi ci odiano.” Concluse Ron per lei.
“Oh andiamo.” Disse Harry. “I ragazzi non
vi odiano, sono solo un po’… beh, shockati. Insomma, adesso sono
loro a farvi da genitori ed è normale che questo li disturbi.”
Ron scosse la testa. “Harry, ma ti pare possibile che
non possa neanche stare fuori fino a tardi senza beccarmi una ramanzina da mia
figlia? Ho quarantaquattro anni, per la miseria!”
“Alex la rimprovera?!” Chiese Bonar sbalordito.
“Eccome!” Ribatté Ron. “Ed ero
appena tornato dal turno di notte di straordinario!”
Hermione si portò una mano davanti alla bocca
trattenendo una risata e Harry tossì per nascondere il suo divertimento.
Bonar non poteva credere alle sue orecchie, Alex che rimproverava suo padre, ma
cosa le saltava in mente?
“Non ci credo…” Ron lo fissò
sorpreso e Bonar si morse la lingua correggendosi. “Voglio dire, sembra
una ragazza così tranquilla.”
Ron sospirò. “Sembra, questo è il problema.”
“Alex non è mai stato un tipo tranquillo, neanche
da bambina.” Sorrise Hermione. “Si metteva i vestiti di James
perché voleva essere un maschio e se suo fratello provava a darle torto
partivano scazzottate.”
Harry fece mezzo sorriso. “Sì ma diamole
qualche credito, ha convinto mia moglie a sposarmi.”
Ron e Hermione ridacchiarono al ricordo.
Bonar nascose un sorriso. “Se non ha bisogno di me,
Signore, torno a lavoro.”
“Vengo anche io.” Disse Harry seguendolo verso
la porta, si fermò solo quando stette per varcare la soglia. “Ron,
potresti farmi un favore?”
Ron alzò la testa su di lui non sapendo cosa
aspettarsi. “Certo.”
Harry portò lo sguardo da lui a Hermione e fece una
smorfia. “Potresti non… ecco…non in ufficio?”
*
“Cosa diavolo ti è saltato in mente? Sgridare
tuo padre! Ma dico sei impazzita? Non avevi detto che dovevamo tenercelo buono
fino a che non gli avremo dato la notizia?”
Alex sbuffò guardando il suo fidanzato andare su e
giù per la stanza passandosi una mano tra i capelli ogni volta che
cambiava direzione. “Mi ero preoccupata, va bene? Era notte fonda,
cos’avrei dovuto fare?”
Bonar la fissò esterrefatto. “Non ti è
passato neanche per l’anticamera del cervello che tuo padre sia un
Auror?! Il capo degli Auror, se vogliamo dirla tutta! Ha sempre fatto turni di
notte, da quando sei nata sei stata abituata a vederlo tornare tardi qualche
volta, non potevi chiamare in ufficio?”
Lei si alzò in piedi indispettita. “Non mi
è venuto in mente, pensavo… con quegli ormoni impazziti pensavo
che fosse in giro a fare chissà cosa!”
“Oh, andiamo Alex…” Sospirò
Jonathan. “Pensi davvero che tuo padre tradirebbe tua madre dopo tutti
questi anni? E proprio adesso che stanno a sbaciucchiarsi ovunque?”
“E tu come lo sai?” Alzò un sopracciglio
lei.
Bonar sospirò. “Perché questa mattina ho
trovato tua madre in ufficio e stava comodamente seduta sulle gambe di tuo
padre mentre lo riempiva di succhiotti. Ecco perché lo so. E credimi,
non è divertente neanche per me vedere il mio capo in certi
atteggiamenti, è stato… è stato rivoltante.”
Alex si passò una mano sugli occhi scotendo la testa
e sospirò gravemente. “Io non ce la faccio più, sembra che
noi non esistiamo e ci siano solo loro due… mia madre non cucina qualcosa
di caldo da due settimane!”
Lui la fissò preoccupato. “Non sono in una
situazione facile, cerca di capirli…”
“Ho cercato di capirli!” Sbottò lei
frustrata. “Ma devono rendersi conto che sono ancora i nostri genitori!
Io, James e Mickey siamo adulti ma i ragazzi… Simon è nero di
rabbia, non oso immaginare quando tornerà a casa…”
Jonathan si chinò su di lei e le baciò la
fronte cercando di calmarla. “Rilassati. Adesso capisci cosa
passavanoi tuoi genitori quando te
ne sgattaiolavi via di nascosto.”
Alex balzò sull’attenti guardandolo con i suoi
occhi cerulei. “Come?”
“Ho detto…”
“No, ho capito.” Disse duramente lei.
“Quello che non capisco è come tu sappia una cosa del genere?
Parli di me con papà?”
Lui arrossì appena e si grattò la nuca.
“Non è che parliamo di te è che…”
“Parli di me con papà?!” Urlò lei
stizzita. “Cosa… che diavolo ti passa per la testa? Non è
giusto che parliate di me senza che io sia presente! E con papà ignaro
di tutto! Ti stai approfittando della situazione.”
“Alex, non sto facendo proprio niente.”
Cercò di essere ragionevole lui. “Succede solo che mi racconti
qualcosa… di te come degli altri. Gli piace parlare della sua famiglia,
tutto qua.”
Alex si portò le mani sui fianchi. “Che cosa ti
ha raccontato su di me?”
“Ma no, nulla…” fece il vago lui.
“Nate!”
“Mi ha detto che sei sempre stata piena di ragazzi e
non c’è mai stato verso di farti obbedire, e che da piccola ti
piaceva vestirti da maschio.” Disse rassegnato lui.
Lei lo fissò a bocca aperta e scosse la testa
indignata. “Non posso credere che ti abbia raccontato una cosa del
genere! Io non sono sempre stata piena di ragazzi!”
Jonathan alzò un sopracciglio scetticamente.
“Certo…”
“Cosa? Non mi credi?”
“Certo che ti credo… solo…. Beh ha fatto
anche nomi e cognomi a dire il vero. Tuo padre ha un’ottima memoria per
questo genere di cose.”
Alex spalancò lo bocca offesa. “Io lo ammazzo!
Lo uccido, e giuro che lo faccio!”
Lui alzò un sopracciglio prendendola per le spalle.
“Amore, cerca di essere razionale… non credi che assassinare tuo
padre per aver parlato con me desterebbe qualche sospetto?”
Lei mise il broncio e incrociò le braccia al petto.
“Tutto questo non è affatto giusto!”
“Nessuno ha detto che lo sia…”
“E’ come se io andassi da tua madre a chiedere
informazioni su di te!”
“Non ti ho mai proibito di farlo.” Disse lui
eloquente.
“Mi prendi in giro, Jonathan?”
Lui sospirò passandosi una mano sugli occhi e scosse
la testa. “No.” Replicò uscendo dalla stanza.
Alex lo fissò basita.. “E adesso dove stai
andando?”
“A letto.”
“A letto?! Ma sono solo le sei!”
Jonathan si voltò stancamente e sospirò.
“Lo so.”
*
La biblioteca era quasi deserta, era una bella giornata e il
sole brillava nel cielo, la maggior parte degli studenti era fuori a godersi il
bel tempo. Simon sbadigliò girando un’altra pagina del tomo enorme
che aveva preso in prestito da Madama Pince solo qualche secondo prima. Era
stato un pomeriggio estremamente noioso ma mancava meno di un mese agli esami e
doveva mettercela tutta.
Sobbalzò quando qualcuno sbatté dei libri
dall’altra parte del tavolo, alzò gli occhi su una quanto mai
arrabbiata Sophia che lo fissava rossa in volto con le mani sui fianchi.
Alzò un sopracciglio incerto aspettando di avere una spiegazione.
“Hai preso in prestito ‘Incantesimi e Fatture
volume III, sperimentazioni e esperimenti’!”
Simon chiuse il libro leggendone la copertina.
“Sì, beh, mi serviva. Sai, è per questo che si prendono in
prestito i libri.”
“Quello serviva a me!” S’impuntò
lei. “Ho una consegna per la prossima settimana, tu invece lo stai
leggendo per svago.”
Lui sospirò. “Siediti un attimo.”
Sophia sembrò voler ribattere come al suo solito poi
guardò la sedia davanti a sé e si sedette senza dire una parola.
Si morse un labbro cercando di calmarsi e fissò Simon davanti a
sé.
“Lo fai apposta, non è vero? Lo sai che Vitious
mi ha affidato quel compito e fai di tutto per non farmi studiare!”
“Non essere ridicola!” Scosse la testa lui.
“Vuoi il libro? Va bene, lo prenderò in prestito quando avrai
finito. Quello che vorrei davvero è che la smettessi di attaccarmi, lo
fai continuamente e sono stufo! Sono una persona anche io, sai.”
Sophia si schiarì la gola imbarazzata. “Non
è colpa mia, sei tu che mi irriti a morte.”
“Questa sì che è una buona scusa per
comportarsi in questo modo, davvero da persona matura Willand.”
Lei lo guardò con sufficienza. “Oh ti prego,
anche tu mi detesti.”
“Può darsi, ma non ti tratto a pesci in faccia
ogni volta che ti vedo.” Fece lui cominciando ad arrabbiarsi.
Riaprì il libro cominciando a leggere da dove aveva lasciato.
Sophia lo fissò colpevole, si umettò un labbro
indecisa e si alzò in piedi facendo il giro del tavolo. Si fermò
al suo fianco, Simon alzò gli occhi su di lei inarcando le sopracciglia,
e lei scivolò a sedere sulle sue gambe lasciandolo del tutto spiazzato.
“Mi dispiace.” Sussurrò prendendogli il
viso tra le mani e posando delicatamente le labbra sulle sue.
Simon si tirò indietro frastornato e la fissò
a bocca aperta mentre lei arrossiva sotto il suo sguardo. “Permettimi ma
sono sempre più confuso.”
Lei appoggiò la testa sulla sua spalla e giocò
con l’orlo della sua maglietta rigirandosela tra le dita. “E’
buffo che due teste come le nostre non riescano a capire qualcosa di
così semplice però… ecco io davvero non riesco a capire
cosa… cosa stiamo facendo… esattamente.”
Lui si mosse un po’ a disagio sentendo il suo corpo
reagire agli stimoli. “Perché continui a baciarmi?”
Lei si tirò su di scatto. “Perché io continuo a baciarti? Perché tu continui a baciarmi?”
“Io non… aspetta un secondo! Se io continuo a
baciarti e tu continui a baciarmi perché non possiamo…”
Simon alzò eloquentemente le sopracciglia e Sophia
annuì avvicinando il viso al suo. “Non mi sembra affatto una
cattiva idea.”
Sophia allacciò timidamente le braccia dietro al suo
collo protendendosi verso di lui e Simon chiuse la distanza tra di loro facendo
scivolare lentamente le mani sui suoi fianchi. In quell’istante entrambi
si chiesero perché avessero passato anni a litigare quando avrebbero
potuto dedicarsi a quella nuova attività che avevano appena scoperto.
Lei mugolò nella sua bocca giocando con le dita con i
capelli rossi di Simon e si tirò appena indietro guardandolo completamente
annebbiata. “Weasley, giuro che se scopro che hai usato un filtro
d’amore su di me ti uccido.”
Lui rise appena prima di tornare sulle sue labbra.
“Chiamami Simon.”
*
Kim marciò lungo il corridoio senza salutare nessuno,
aveva fretta e non poteva resistere un minuto di più. Non aveva neanche
preso in considerazione l’allenatore quando l’aveva richiamata
indietro sul campo, sapeva solo che doveva arrivare in tribuna d’onore il
prima possibile e mettere fine a quella storia.
Entrò nella stanza con il fiatone, lui se ne stava
seduto sui divanetti a guardare il campo dove delle figure su delle scope
sfrecciavano veloci. Non si voltò neanche quando sentì i suoi
passi alle spalle, sospirò pesantemente aspettando che fosse lei a
parlare.
“Che vuol dire che te ne vai?” Chiese con un
groppo in gola.
Seth si voltò appena umettandosi un labbro ma rimase
seduto dov’era. “Non posso rimanere ad allenare la tua squadra,
Dovey, un buon mister deve saper trattare i suoi giocatori allo stesso piano e
con te non posso farcela. Mi hanno assegnato alle Harpies, comincio la prossima
settimana.”
Kim camminò verso di lui con le lacrime agli occhi e
gli urlò contro frustrata. “Non puoi andartene! Non… non
puoi lasciarmi così! Come pensi che possa fare qua dentro senza di te,
eh?”
Seth alzò gli occhi su di lei con un sorriso amaro.
“Non prendermi in giro, Kim, te la cavi egregiamente senza di me. Eri
già una star del Quidditch prima che arrivassi qui.”
“Non era al Quidditch che mi riferivo!” Disse
battendo un piede a terra. “Non posso salire su quella scopa prima di una
partita senza sapere che tu sarai in panchina a guardarmi, non posso allenarmi
senza te che mi fissi da lontano calcolando i miei movimenti e indirizzandomi
con uno sguardo, non posso… non posso tornare a casa la sera senza sapere
dove sei!”
Con un sospiro Seth si alzò in piedi e le
asciugò una lacrima con il pollice. “Mi dispiace.”
Lei scosse la testa. “Non è vero. Ho aspettato
mesi per te, mesi! E adesso tu non puoi aspettare per me e questo non è
giusto!”
“Non dire così, io aspetterei anni per te se
servisse a qualcosa.”
Kim gli prese una mano. “E allora resta.”
Seth la fissò negli occhi per qualche attimo prima di
sospirare di nuovo e scuotere la testa. Si umettò un labbro indeciso sul
da farsi e alzò un sopracciglio.
“Adesso cosa dico ai superiori?”
“Che rimani qui, e che non te ne andrai mai più
perché io ti voglio con me ovunque io sia.” Disse lei con mezzo
sorriso.
Lui incurvò appena le labbra in un sorriso tornando
serio subito dopo. “Mi manchi.”
“Anche tu.” Sussurrò lei. “Ma
adesso siamo qui, giusto?”
Seth annuì stringendole la mano. “Un passo alla
volta, ok?”
Kim gli si gettò tra le braccia piangendo e
annuì contro alla sua camicia facendolo sorridere. “Un passo alla
volta, mister.”
**
Vi sembra strano se vi
dico che sono di fretta XD? Ho anche cercato di fare prima che ho potuto…
perdonatemi!
La bella notizia
è che probabilmente il prossimo capitolo verrano svelate diverse cose,
devo ancora ben decidere ma con tutta probabilità sarà un
po’ il capitolo per cui è nata questa ff XD quindi rallegratevi!
Non so quanto
riuscirò a scrivere durante le vacanze anche perché ultimamente
ho la testa un po’ per aria XD ma prometto di mettercela tutta! Un
baciotto grosso!
Volevo fare gli auguri
alla mia nonna GiulyWeasley che ormai è una secchiona XDDD
Ginny sistemò un festone in tutta fretta controllando che tutto
fosse perfetto e passò in rassegna la sua lista spuntando le ultime cose
GROWN YOUNG
9.
Truth
I shouldn't love you,
but I want to
I just can't turn away
I shouldn't see you, but I can't move
I can't look awayJ.McCartney- Just so you know
Simon ridacchiò insieme a Sophia assestando il
lenzuolo mentre lei gli si sistemava a sedere in grembo. Entrambi avrebbero
dovuto essere a studiare da qualche parte, il giorno dopo c’erano gli
esami finali, ma per qualche strano motivo a nessuno dei due sembrava
importare. Non sotto a quel leggero lenzuolo che era l’unica cosa che li
copriva.
Sophia sorrise passandogli una mano sul petto e si
chinò sulle sue labbra solleticandolo coi capelli. Per la prima volta in
sette anni avevano saltato una lezione e non gliene importava proprio niente.
“La professoressa Tonks si chiederà dove siamo
andati a finire…”
Simon sorrise attirandola di nuovo verso di sé.
“Non si sarà neanche accorta che manchiamo.”
Lei rise contro le sue labbra. Durante l’ultimo mese
non avevano fatto altro che nascondersi e il più delle volte erano
finiti proprio il dormitorio di Simon. Il letto di Simon, per essere precisi.
“Sam!”
La voce di Ed venne da appena dietro la porta prima che si
aprisse con un tonfo netto, Sophia scattò a sedere in grembo a Simon e
lo fissò chiedendogli cosa fare con lo sguardo ma lui era come
pietrificato, come se non potesse pensare. Rimasero entrambi fermi per qualche
secondo, quasi trattenendo il respiro, mentre sentivano i passi di Ed dirigersi
verso di loro.
“Ehi, Sam, ma dove diavolo eri finito? Quando mi hanno
detto che hai saltato una lezione non volevo crederci! Ma che ci fai a
letto?”
“No, Ed, no! No, no, no! Non…”
Ma Ed aveva già spostato le tende e li fissava con
gli occhi fuori dalle orbite, Sophia lanciò un urletto cercando di
coprirsi col lenzuolo. Simon lo guardò male aiutando Sophia a coprirsi.
“Ma perché diavolo non mi ascolti mai? Ti
sembra normale che mi metta a urlare a quel modo?”
Ed boccheggiò. “S-sì… cioè
no! … cavolo saperlo è un conto ma vedervi insieme per
davvero… Sam, tirami un pizzicotto.”
Simon lo fulminò con lo sguardo e gli tirò un
pugno sul braccio.
“Ouch! Avevo detto un pizzicotto!”
“Ti pare il caso?” Disse a denti stretti facendo
un cenno del capo verso Sophia che era arrossita fin sulla punta dei capelli
con la testa voltata altrove.
“Oh.” Ed tese la mano verso di lei.
“Piacere, io sono Edward, ma chiamami pure Ed.”
Sophia si voltò un attimo verso Simon che scosse la
testa sospirando e le fece cenno di assecondarlo, stette ben attenta a tenere
su il lenzuolo con una mano mentre con l’altra stringeva quella di Ed.
“Sophia Willand.”
Simon li guardò esasperato. “Bene, adesso che
vi siete presentati, Ed puoi levare le tende e lasciarci da soli.”
“Weasley, Curter! Dove diavolo siete?”
I tre si fissarono allarmati, Simon richiuse prontamente le
tende del baldacchino, Ed si guardò attorno senza sapere cosa fare e si
rifugiò sul fondo del letto di Simon che lo guardò come se fosse
pazzo.
Ed sistemò meglio le tende in modo da essere
totalmente sicuro di non essere visto. “Mi nascondo.”
“E per quale assurdo motivo?”
Lui lo fissò un po’ senza sapere cosa dire, poi
scrollò le spalle sentendo la porta aprirsi e abbassò ancora di
più la voce. “Riflesso incondizionato.”
Sophia si passò una mano sulla faccia esasperata e
Simon lo guardò come se avesse preso una botta in testa. Ed fece un
sorriso mortificato. Dei passi al di fuori del baldacchino li riscossero e
tutti e tre si zittirono. Sophia si voltò verso Simon disperata.
Simon mandò uno sguardo verso le tende, da dove
provenivano i passi, e tossì forte.
I passi si arrestarono. “Weasley, sei tu? Che ti
è successo?”
Simon si schiarì la gola tossicchiando ancora un
po’. “Sì, io… sono stato da Madama Chips, ho preso una
rara forma di… di…”
Guardò verso Sophia in cerca di aiuto. “Spruzzolosi.”
“Spruzzolosi!” Ripeté Simon
meccanicamente. “Sì, è molto contagiosa quindi non ti
avvicinare troppo.”
La voce parve indecisa. “Che cosa fa questa
spruzzolosi esattamente?”
“Fa venire macchie rosse su tutto il corpo che poi
diventano bubboni o pustole e scoppiano in pus. Non è un bel
vedere.”
“Macchie rosse?” La voce rise. “Non
è che Madama Chips ha confuso le tue lentiggini con una malattia, vero?
Vado a lezione, se vedi Ed digli di raggiungermi, ok?”
“Certo.”
Appena la porta si fu richiusa Simon si voltò verso
Sophia con un sopracciglio inarcato ed incrociò le braccia al petto.
“Spruzzolosi?”
Lei lo guardò mortificata. “E’ la prima
cosa che mi è venuta in mente guardando…” Si morse un
labbro.
“Guardando la mia faccia piena di lentiggini.”
Concluse Simon per lei. “Sono contento che mi trovi così
affascinante da sembrare malato.”
Sophia lo guardò mentre metteva il broncio e si
sporse verso di lui per baciarlo delicatamente sulle labbra, Simon però
non la lasciò scappare e approfondì il bacio lasciando scivolare
le mani sui suoi fianchi. Si interruppe poco dopo guardando Ed sul fondo del
letto che li fissava come se fosse al cinema e guardasse un film d’amore.
“Ti dispiace?”
Ed li fissò senza capire poi si illuminò e
scattò in piedi. “Oh, sì. Scusate. Allora io vado… a
lezione…” fece per andarsene poi si voltò di nuovo verso
Sophia. “Non è che la tua amica Anna è libera, eh?”
Simon lo spinse via. “Ed, sparisci!”
Ed corse fino alla porta e se la richiuse alle spalle senza
dire nient’altro. Simon sospirò afflitto e si raggomitolò
contro Sophia stando comunque appoggiato con la schiena contro la testata del
letto. Le prese una mano guardandola avvilito.
“Mi dispiace.”
Lei scosse appena la testa. “Non è colpa
tua.”
Simon sorrise appena accarezzandole i capelli. “Questa
è la prima volta che non mi dai la colpa per qualcosa, sai? Stiamo
facendo progressi.”
“Se speri che ti lasci rispondere al posto mio in
classe ti sbagli di grosso. E non ti odio neanche di meno.” Disse lei
astiosa.
Lui rise di gusto.
“Che c’è?” Chiese lei sorpresa.
“Niente.” Fece lui ancora ridendo. “Ma
puoi anche smetterla di fare la vipera con me, tanto non ci crede nessuno che
mi odi adesso.”
Lei lo fissò duramente poi scoppio a ridere. Una
volta che ebbe placato le risate si voltò verso di lui e gli rivolse uno
sguardo serio con quegli occhi neri che solo lei poteva avere. “Domani
è l’ultimo giorno di scuola. Poi sarà finito tutto.”
“Lo so.”
“Mi scriverai?” Chiese lei frettolosamente,
Simon la fissò basito. “Voglio dire, non è che
perché la scuola finisce domani, finiamo anche… noi.
Giusto?”
Simon le sorrise. “Ti scriverò ogni giorno, non
ti libererai più di me.”
*
Simon sospirò rigirandosi le mani in grembo pensando
a quello che era successo un mese prima. Non l’aveva richiamata e non le
aveva mandato alcuna lettera, si era semplicemente volatilizzato nel nulla. A
dire il vero si era sorpreso che Sophia non le avesse ancora mandato il
malocchio tramite lettera. Sospirò afflitto guardandosi attorno, era ad
una festa, doveva cercare di tirarsi su.
Ginny sistemò un festone in tutta fretta controllando
che tutto fosse perfetto e passò in rassegna la sua lista spuntando le
ultime cose. Alzò gli occhi su Harry annuendo e lui le fece mezzo
sorriso alzando i pollici verso gli altri che si erano sparsi un po’
ovunque nel salotto temporeggiando in attesa.
Hermione sorrise a Ginny. “E’ stata una bella
idea, sono sicura che Sarah proprio non se lo aspetta.”
“Mi sembrava carino, contando anche che ieri ha avuto
l’ultimo concerto e che sono anni che vorrebbe una festa a sorpresa per
il suo compleanno.”
Harry sospirò passandosi una mano sotto le lenti.
“Perché tu riesci a credere che oggi sono venti anni precisi che
ho messo al mondo quella creatura? Venti anni!”
Le due donne ridacchiarono e Ginny si avvicinò a lui
stampandogli un bacio sulla tempia. “Andiamo tesoro, non può
restare una bambina per sempre.”
Lui fece una smorfia. “Ah beh, grazie a quel Mike di
certo!”
Draco si lasciò andare contro al divano e
inarcò entrambe le sopracciglia fissando Harry. “Tua figlia che
cresce ti sembra un problema? Se vuoi fare a cambio con i miei prendili pure,
li tieni una settimana di prova e poi vediamo cosa preferisci, eh?”
Dean e Seth lo guardarono offesi. “Ehi!”
Tutti risero scotendo la testa, tutti tranne Harry che mise
il broncio. Ginny guardò l’orologio appeso alla parete.
“Oh, ci siamo quasi ragazzi. Tutti in postazione. Ben,
tesoro spengi la luce.”
Ron si guardò attorno nel buio e contò le
teste rosse che lo circondavano, c’era qualcuno che mancava, una testa
rossa in meno. Corrucciò la fronte. “Dov’è
Micheal?”
Tutti si guardarono tra loro, James impallidì
spalancando gli occhi. “Oh, merda!”
C.j. lo fissò confusa. “Amore, qualcosa non
va?”
“N-no io… devo cercare Micheal!”
Ma era già troppo tardi. La risata di Sarah venne da
fuori, accompagnata ad un'altra che in un primo momento faticarono a
riconoscere. Stavano ridendo su qualcosa successo al concerto la sera prima,
poi le risate si arrestarono.
“Sei sicura che non ci sia nessuno?”
Sarah sbuffò. “Finiscila di preoccuparti! Te
l’ho detto, Matt è da May, mamma è dai tuoi e papà a
lavoro.”
La voce di Micheal si sentì più imponente
lasciando tutti confusi all’interno della stanza. “Beh, scusa tanto
se cerco di essere prudente, se fosse per te a questo punto…”
Ma la frase di Micheal fu lasciata in sospeso e pochi
secondi dopo Sarah aprì la porta con una mano mentre con l’altra
attirava Micheal verso di sé stando incollata con le labbra alle sue.
Richiudendo la porta con un piede fecero due passi incerti nella stanza senza
staccarsi di un solo millimetro, Sarah mugolò nella sua bocca passando
entrambe le braccia dietro al suo collo e con un balzo allacciò le gambe
attorno ai fianchi di Micheal.
Tutti rimasero in silenzio talmente paralizzati da quella
scena da non sapere cosa dire o fare. Solo James decise saggiamente di
accendere la luce quando notò le mani del fratello scivolare velocemente
verso sud.
Sia Sarah che Micheal si voltarono di scatto verso di loro,
che li fissavano ancora a bocca aperta circondati da festoni e palloncini e
James si passò una mano sulla faccia sospirando ironicamente.
“Sorpresa…”
Sarah cercò di balbettare qualcosa passando in
rassegna i volti dei presenti, si fermò su uno in particolare che
sembrava più verde degli altri. “…papà, i-
io…”
Harry posò gli occhi di un verde brillante da Sarah a
Micheal. “Tu?! Tu… Mike…
io… non è possibile!”
Si voltò verso gli altri cercando un sostegno,
Hermione fece un passo avanti fissando i due ragazzi e scosse la testa
incredula. “Micheal, vuoi spiegarmi che diavolo sta succedendo?”
Lui ingoiò il vuoto e cercò di spiegarsi ma un
pugno lo colpì in piena faccia prima che potesse farlo, facendolo cadere
a terra per l’impatto. Sarah si portò una mano alla bocca
chinandosi su di lui. “Micheal…” Si voltò verso il
fratello con uno sguardo di fuoco. “Matt, ma sei impazzito!”
Ma Matt era talmente furioso e rosso di rabbia che non
l’ascoltava nemmeno, nonostante May alle sue spalle cercasse di calmarlo.
“Tu, tu sei proprio una testa di cazzo! Ti scopi mia sorella alle mie spalle
e ti ho anche dato la mia benedizione senza saperlo!”
“Io non mi scopo
Sarah, sono innamorato di lei.” Si voltò verso Sarah tamponandosi
il naso con una manica. “Amore, non è niente è solo un
po’ di sangue.”
Ben scrollò le spalle guardandoli. “Per lo meno
adesso sappiamo che Micheal non è gay.”
Micheal e Sarah alzarono gli occhi sorpresi. “Come
scusa?”
“Beh…” Iniziò Ron grattandosi la
nuca. “… è che… è che è da quando avevi
diciassette anni che non hai una ragazza e noi pensavamo… insomma, eravamo
un tantino preoccupati… ma a quanto pare non c’è da
preoccuparsi perché tu stavi…”
Alex interruppe Ron con voce isterica. “Stavi con
Sarah?! Stai con lei da quando avevi diciassette anni?! Ma come…
quando…”
Harry si voltò verso Ginny con un sopracciglio
inarcato. “Com’è che non mi sembri così
shockata?”
Lei sospirò guardando i due ragazzi. “Lo sapevo
già.”
“Tu che cosa?!” Spalancarono gli occhi Sarah,
Micheal e Harry che la fissò subito dopo con sguardo accusatore.
Ginny gli lanciò un’occhiataccia. “Frena,
commissario Potter! Lo presupponevo e basta, non avevo ancora la certezza. Non
è colpa mia se sei meno acuto di me, non era poi così difficile
collegare Mike a Micheal solo che è talmente assurdo…”
“Quello che vorrei capire…” Fece Harry
esasperato. “…è come diavolo vi è saltato in mente di
mettervi insieme!”
Micheal si scambiò uno sguardo con Sarah e
scrollò le spalle. “Papà ha detto che potevamo.”
Tutti si voltarono verso Ron che arrossì fino alla
punta delle orecchie. Hermione si portò le mani sui fianchi ammonendolo
con lo sguardo. “Tu hai detto che potevano?”
“Oh, andiamo! Non ho detto così e Micheal aveva
dodici anni, pensavo gli sarebbe passata! Anche io avevo una cotta per mia
cugina quando ero un ragazzino, non potevo sapere che sarebbe finita in questo
modo!”
Ashley alzò un sopracciglio verso Draco. “E tu
ti lamenti dei tuoi figli?”
Micheal si rialzò aiutato da Sarah. “Beh, non
è passata e avevi detto che quando saremmo stati entrambi abbastanza
grandi avremmo potuto stare insieme. Mi dispiace di averlo tenuto nascosto, ma
sapevamo che avreste reagito così e cercavamo il modo migliore di
dirvelo…”
“Sicuro, e tu pensi che ce la beviamo?” Lo
fronteggiò Matt scuro in volto. “Avrei dovuto dare retta a
papà!”
Sarah spalancò la bocca offesa e gli puntò un
dito sul petto. “Tu sei proprio un bell’ipocrita! Io ti ho coperto
tutto questo tempo! Perché non dici a papà cos’hai
combinato? Perchè non dici a papà che sei sposato?”
Ginny si voltò verso il figlio incredula.
“Matt…”
“Io ho bisogno di sedermi.” Fece Harry scotendo
la testa e sedendosi sul divano.
Matt fulminò la sorella con lo sguardo ma si
trattenne dal dire qualcosa quando sentì la mano piccola e calda di May
scivolare nella sua. Abbassò il capo e si rivolse ai genitori con voce
appena udibile. “Volevamo che fosse una cosa intima e abbiamo
pensato… zio Ron ha fatto così quando era giovane, non è
che sia il primo in famiglia…”
Ginny e Harry si voltarono esasperati verso Ron che
alzò le mani in segno di resa. “Ehi, ma cosa sono io il capro
espiatorio? Io non ho fatto nulla! Micheal, sei grande e vaccinato, possibile
che non riesca a ragionare con la tua testa e non ti sia venuto in mente che
questa è una cosa assurda?”
Lui annuì. “Mi è venuto in mente! Ma
Sarah è stata molto convincente e io…” Arrossì di
botto evitando lo sguardo omicida di Harry. “E non guardarmi come se
fossi il peggiore dei peccatori, almeno io non mi sono scopato una ragazza
senza farsi sentire per il mese successivo come ha fatto Simon!”
Simon spalancò la bocca e indicò il fratellino
sotto lo sguardo accusatore dei genitori. “Ben ha una ragazza che ha tre
anni più di lui!”
“E allora? Thea sta con Diego!” Si difese lui.
Tutti spostarono lo sguardo dal piccolo Ben a Thea e
successivamente a Diego. Ron fece un passo avanti verso il ragazzo minaccioso e
scuro in volto. “Che cosa?!”
Thea si parò davanti a Diego. “Alex sta con
Jonathan Bonar!” Disse in fretta cercando di scaricare la colpa come
avevano fatto tutti i suoi fratelli prima di lei.
Alex spalancò la bocca indignata. “Thea!”
Si morse un labbro. “Papà…”
Ron sbarrò gli occhi incredulo. “Tu stai con
Bonar?! No, aspetta!” Si voltò verso Thea. “Tu stai con
Diego?!”
James assunse la stessa espressione di suo padre mentre
fissava il suo migliore amico tra il sorpreso e lo sdegnato. “Tu stai con
mia sorella?!”
Diego si grattò la nuca in imbarazzo e si
schiarì la voce. “Beh, tu stai con la mia.”
“Tra me e C.j. non ci sono dodici anni di
differenza!” Ringhiò lui, si guardò un po’ attorno e
sospirò al limite dell’esasperazione. “Insomma, ma possibile
che qua dentro sia l’unico ad avere una relazione normale e senza
problemi?!”
C.j. si schiarì la gola appena un passo dietro di lui
richiamando la sua attenzione e quella dei presenti, rigirò nervosamente
le mani in grembo prendendo un bel respiro. “Ecco, in realtà
c’è una cosa che dovrei dirti…” Alzò gli occhi
su di lui. “Io sono incinta.”
James la fissò un attimo con gli occhi sgranati poi
mandò fuori un risolino e svenne. C.j. si portò una mano davanti
alla bocca correndo e inginocchiandosi al suo fianco.
“James! James, oh mio Dio, mi senti?”
Intanto tutti gli altri si erano radunati attorno a lui che
stava ancora a terra, Hermione gli fece vento con una mano rassicurando C.j.
con un debole sorriso. “Oh, non preoccuparti anche Ron ha fatto
così la prima volta.”
Ron parve pensarci un attimo. “Sì, beh, anche
la quinta.”
Ashley mise una mano sulla spalla di Ginny. “Forse
è meglio se noi ce ne andiamo, non mi pare proprio il caso di
restare.”
“Oh, mamma! Non puoi farci andar via sul più
bello!”
“Nel camino, adesso!” Ordinò lei. Si
avvicinò a Harry che sedeva ancora sul divano con la testa tra le mani e
gli accarezzò i capelli. “Ti chiamo domani, va bene?”
Lui annuì appena e alzò il capo per vedere il
gruppo che sollevava James e lo distendeva sul divano facendogli vento e la
famiglia di Ashley che lo salutava dal camino. James cominciò a
riprendere i sensi e si guardò attorno confuso prima di posare lo
sguardo su C.j. e sorridere.
“Ehi, ho fatto un sogno assurdo! Ho sognato te che mi
dicevi di essere incinta, ci pensi?” C.j. gli prese una mano abbassando
gli occhi e James si sentì la gola secca. “No-non era un
sogno?”
“Non hai uno strano deja vu?” Disse Ron
voltandosi verso Hermione che lo zittì con una gomitata nelle costole.
Harry si alzò in piedi e tutta la famiglia si
voltò a fissarlo ammutolendo. I suoi occhi verdi e brillanti si erano
scuriti e la fronte crucciata non facevano presagire niente di buono. Persino
Ginny decise saggiamente di non replicare ma aiutò James a mettersi
seduto sul divano facendo cenno agli altri di sedersi.
Harry inspirò profondamente passandosi una mano sulla
tempia. “Ron, vorrei solo dire una parola a Micheal e Sarah, poi puoi
gestire il resto dei tuoi figli come meglio credi. Se mi permetti.”
Lui annuì. “Certo.”
Harry si voltò verso Sarah. “Ti proibisco di
uscire con Micheal.”
“Che cosa?” Saltò su lei. “Non puoi
farmi questo, non è giusto!”
“No, quello che non è giusto è che voi
due stiate insieme! La vostra relazione è insana e non vi voglio vedere
insieme nella mia casa!”
“Benissimo!” Incrociò le braccia al petto
Sarah. “Quando avrò voglia di stare con Micheal andrò a
casa sua!”
Harry mandò uno sguardo di fuoco all’amico.
“Ron…”
Lui scosse la testa guardando la nipote. “Non mettermi
nelle condizioni di dover andare contro a tuo padre, Sarah.”
Sarah aprì bocca per replicare ma Micheal la prese
delicatamente per un braccio tirandola indietro e arrivò davanti a Harry
fissandolo negli occhi. Inaspettatamente Micheal parlò con calma e
educazione. “Mi dispiace di aver rovinato la festa, Signor Potter. Se non
vuole che esca con sua figlia non lo farò.”
Harry inarcò un sopracciglio guardandolo strano.
“Da quando mi dai del lei?”
“Da quando sono il ragazzo di sua figlia e non suo
nipote.”
Tutti rimasero a fissarli in silenzio tra l’ammirato e
il timoroso fino a che Harry non fece un cenno col capo fissandolo duramente.
“Bene.”
Sarah si attaccò al braccio di Micheal che non
distolse lo sguardo dagli occhi di Harry. “Non puoi farmi questo!
Non… non puoi lasciarmi così! Non te lo permetto!”
Lui rimase impassibile. “Ne avevamo già
parlato, Sarah.”
Ron intervenne rivolgendosi a tutti gli altri.
“Ragazzi, andate a casa. Tutti quanti. No, Micheal, tu rimani qui.”
Con diversi ‘pop’ tutti scomparvero a poco a
poco lasciando nella stanza solo Harry, Ginny, Ron, Hermione, Micheal, Sarah e
May e Matt. Sarah si strinse di più al braccio di Micheal affondando il
viso nella sua maglietta, sentiva le lacrime pungerle gli occhi.
“Mamma, dì qualcosa.” La implorò.
Ginny le mandò uno sguardo mortificato lanciando
un’occhiata fugace a Harry. “Non posso. Non questa volta.”
Harry si voltò verso di lei aspro. “Ah,
perché se non fosse per me li lasceresti fare come se niente fosse?
Certo, il lupo cattivo sono sempre io qua dentro, povero scemo che non sono
altro che cerco solo di far rispettare dei valori e dei sani principi!”
Ginny lo guardò senza dire nulla, poi come se non
l’avesse neanche sentito camminò fino a Micheal e lo
abbracciò forte sorprendendo tutti. Micheal si guardò intorno
alla ricerca di una spiegazione ma la voce di Ginny lo riscosse.
“Grazie.” Disse sorridendogli. “Grazie per averla resa felice,
Micheal. Gli occhi di Sarah si illuminano ogni volta che parla di te e quando
torna a casa ha un sorriso talmente enorme che posso solo ringraziare chi la
faccia sentire così.”
Matt li fissò nero. “Ma che fai, ti allei con
il nemico?”
“La cosa migliore che possa desiderare una mamma
è di vedere i propri figli felici.” Lo guardò lei
ammonitrice. “Sono stata giovane anche io e mi ricordo che cosa vuol dire
soffrire per non poter stare al fianco di quelli che ami, sai?” Disse
rivolta ad Harry.
Lui le puntò un dito contro. “Non provare
neanche per un secondo a paragonare noi due con Sarah e Micheal! Non
c’è nessunissimo Signore Oscuro che cerca di ucciderli!”
Ginny fu costretta a zittirsi. Hermione incrociò le
braccia al petto e sospirò pesantemente fissando i due ragazzi, Sarah
non si decideva ancora a lasciare la manica del ragazzo. “Mi dispiace ma
io sono con Harry, magari l’avrei detto in altro modo ma… non
possono stare insieme, sono cugini.”
I tre adulti puntarono lo sguardo su Ron che era rimasto
l’unico tra i genitori a non aver espresso un’opinione.
Passò in rassegna il volto dei presenti e fissò gli occhi dentro
a quelli di Micheal. Scosse la testa umettandosi un labbro. “Se Harry
vuole che tu non esca con sua figlia, Micheal, devi rispettarlo.” Disse,
Micheal annuì. “Ma prima di dare una mia opinione riguardo a
questa storia voglio parlare con te.”
Micheal sorrise riconoscente. “Grazie
papà.” Scivolò lentamente dalla presa di Sarah e la
guardò sospirando. “Adesso è meglio che vada a casa.”
Sarah scosse la testa e prima che lui potesse aggiungere
altro si alzò in punta di piedi e gli prese il viso tra le mani posando
le labbra sulle sue. Non appena si staccarono Micheal le sorrise appena e le
asciugò una lacrima sparendo subito dopo con un leggero
‘pop’. Lei chinò la testa per nascondere le lacrime tra i
capelli e corse su per le scale chiudendosi in camera sua.
Harry spostò lo sguardo dalla cima delle scale agli
altri tre amici che lo fissavano impotenti, si passò due dita sugli
occhi da sotto le lenti degli occhiali e rilasciò i muscoli contratti
dalla tensione. Hermione posò una mano sul braccio di Ron fissando
Harry.
“Era la cosa giusta da fare.”
Ginny si voltò a guardarla. “Davvero?”
Disse con un groppo alla gola. “Perché se ti avessero impedito di
stare con Ron lo avresti accettato?”
Matt si intromise accendendosi di nuovo. “Come puoi
essere così caritatevole con loro! Con lei!”
“Tu devi solo ringraziare che non ti abbia ancora
staccato la testa, Matthew Sirius Potter! Sposato! Ti sei sposato senza dire
niente a tua madre! Se devo essere sincera riesco più a capire tua
sorella di quanto non faccia con te, che bisogno c’era di sposarsi di
nascosto?”
“Avevamo fretta e non volevamo aspettare, sapevo che
tu non me lo avresti permesso!”
Lei lo guardò con occhi di fuoco. “Il vero
amore sa aspettare. E se tu mi avessi detto che non volevi una cerimonia
preparata con mesi di pianificazioni avrei accettato comunque, sono tua
madre!”
Harry mandò fuori una risata sarcastica richiamando
l’attenzione di Ginny. “L’amore vero può aspettare,
eh? Si è visto come hai aspettato quando lavoravi al Magic Inside, se
non fossimo arrivati lì per sbaglio nel giro di un paio di giorni ti
saresti scopata Draco!”
Tutti spalancarono la bocca. Ginny lo fissò offesa,
poi, proprio come aveva fatto Sarah, corse su per le scale e sbatté la
porta della camera. Hermione lo guardò allucinata prima di correre
dietro a Ginny richiamandola indietro. Ron scosse la testa.
“Questo non avresti dovuto dirlo.”
“Mamma lavorava al Magic Inside?! Qua-quando?!
Non… non…”
Harry lo guardò pentito di essersi lasciato scappare
una cosa del genere. “Credo che sia meglio se ne parli con lei.”
May tirò una manica di Matt conuno sguardo eloquente e lui
sospirò. “Noi andremmo a casa. Se non ti dispiace.”
Harry fece un cenno col capo e entrambi si
smaterializzarono. Alzando la testa incontrò gli occhi blu
dell’amico che lo fissavano come avevano fatto tante volte e non
poté evitarsi di sorridere almeno un pochino. “Sai, dopo tutti
questi anni non è cambiato proprio niente.”
“Già.” Fece Ron con mezzo sorriso.
“Ma da giovane non avevo sei figli con cui combattere tutti i giorni.
E’ meglio che vada a sistemare la situazione a casa.”
“Ron…” Ron alzò gli occhi su di lui
e Harry sorrise. “Buona fortuna.”
*
Quando Micheal rientrò a casa trovò tutti i
suoi fratelli, C.j. e Diego seduti sul divano in attesa. Non appena si
accorsero di lui tutti quanti si misero in piedi, morivano dalla voglia di
sapere cosa fosse successo dopo che se ne erano andati. Alex fu la prima a fare
un passo avanti.
“Allora, com’è andata?”
Micheal fece un sorriso amaro e sospirò scrollando le
spalle. Alex si morse un labbro e l’abbracciò stretto facendolo
rimanere di sasso, subito seguito da Thea e da tutti gli altri fratelli. Thea
si tirò indietro per parlare meglio sciogliendo l’abbraccio.
“Mi dispiace tanto, Mickey.”
Lui scrollò le spalle. “Ah non fa nulla,
sapevamo che sarebbe andata a finire così.”
“Certo che è stato strano forte!” Fece
Simon.
“E perché non li avere visti a pastrugnare sul
letto!” Disse James schifato, Micheal roteò gli occhi. “Mi
dispiace di non aver fatto in tempo ad avvertirvi.”
“Non è colpa tua, Jay, non potevi
sapere.”
Ben ridacchiò. “A me non dispiace, mi sono
divertito da matti oggi!”
“Pensavo che nessuno di voi avrebbe condiviso. Voglio
dire, io e Sarah, come ha detto Simon è strano forte… credevo che
vi sareste schifati di me quando l’aveste saputo.”
Alex tornò ad abbracciarlo. “Ti vogliamo bene,
Micheal, sei nostro fratello e rispettiamo le tue scelte. E a quanto pare
ognuno di noi aveva il suo piccolo segreto.”
Tutti quanti ridacchiarono tornando ad abbracciarsi come
prima. Una voce si schiarì alle loro spalle facendoli balzare
sull’attenti, Ron li fissava dalla soglia della porta a braccia incrociate
appoggiato allo stipite. Alzò un sopracciglio chiaro.
“E’ carino vedere che ogni tanto riuscite anche
in gesti d’affetto tra di voi.”
Tutti ammutolirono sotto lo sguardo serio di Ron, quello che
riusciva a mettere in fila venti Auror senza fiatare. Fece un passo nella
stanza alzando anche l’altro sopracciglio.
“Cosa, non parlate più? Mi sembrava che poco fa
foste tutti concitati a scaricarvi la colpa addosso, l’un
l’altro.”
Di nuovo ci fu il silenzio. Ron non si scompose.
“Bene. Seduti. Tutti quanti.”
Da James a Ben tutti quanti si sedettero sui due divani
aspettando solo di ricevere la sentenza. Ron cominciò a fare su e
giù per la stanza guardandoli fissi come se stesse guardando degli
assassini in cerca di una confessione.
“Sapete qual è la cosa divertente, che non so
proprio da chi di voi cominciare…” Parve pensarci un attimo.
“Rendiamo le cose molto più semplici, parlerò con ognuno di
voi singolarmente per sentire le vostre ragioni, ma…”
Simon scosse la testa. “Quel ‘ma’ non mi
piace per nulla.”
Ron continuò come se non l’avesse sentito.
“Ma è giusto sentire l’opinione di altre persone. Per cui
faremo una bella cena in famiglia. James e C.j., Alex e Bonar, Micheal e Sarah,
Simon e Sophia, Thea e Diego e Ben e…”
Guardò il figlio alla ricerca del nome mancante.
“Beautifull.”
I fratelli si voltarono verso di lui con le sopracciglia
inarcate, Ron si schiarì la gola. “Ben e Beautifull. Non voglio
sentire repliche, non mi importa come convincerete i vostri partner a venire
qui, so solo che vi voglio tutti qui domani sera per le otto. Sono stato
abbastanza chiaro?”
Tutti loro annuirono. Ron li guardò soddisfatto e
tornò sui suoi passi incrociando le braccia dietro la schiena,
aprì gli occhi blu puntandoli sul divano dove sedevano i figli e fissò
in modo così serio da mettere i brividi i ragazzi.
“Alexandra e Althea Weasley, in piedi!” Disse
come un vero Generale.
Le due ragazze si guardarono sconsolate e si alzarono in
piedi facendo un passo avanti, perfettamente in riga. Ron continuò a fare
su e giù davanti a loro mentre si esprimeva.
“Io capisco che l’adolescenza sia un periodo
difficile, ci sto dentro anche io in questo momento, e capisco che gli ormoni
possano prendere il sopravvento sopra il cervello e capisco anche quanto sia
difficile trovare la persona giusta. Quello che davvero non capisco è
come possiate entrambe aver scelto l’uomo assolutamente sbagliato!”
Alex sembrò esitare un attimo, poi prese coraggio.
“Che cos’ha Jonathan che non va?”
Ron si fermò davanti a lei. “Non so se ti
è ben chiara la cosa ma Bonar
è un mio dipendente. E come mio dipendente deve essere trattato come
tutti gli altri. Non so quanto serie siano le cose tra voi ma non può
diventare uno di famiglia. La famiglia e il lavoro sono due cose che non
coincidono, mai!”
“Ma se lavori con zio Harry!”
“Harry sa benissimo che non faccio favoritismi per
lui.” Si voltò verso Thea. “Quanto a te… giuro, non mi
capacito neanche di come sia potuto succedere!”
James si tirò più dritto a sedere sul divano
fissando Diego. “Sì, ecco, neanche io. Ti sei messo a fare avanches a mia sorella mentre
non guardavo?”
Diego scosse la testa. “No, Jay. E credimi non
l’ho mai… è ancora intatta.”
“Non mi è così facile crederti Diego,
visto che a scuola ti scopavi una ragazza diversa ogni sera.”
“Sì, beh, anche tu.” Disse lui
obbiettivamente.
Thea arrossì fino alla punta dei capelli e cercò
di nascondersi tra le ciocche fulve. “Sono stata io a cominciare. Io ho
fatto delle avanches mentre nessuno guardava.”
Ron sembrò quasi masticare l’interno della sua
stessa bocca cercando di trattenersi dall’esplodere. “Forse non ti
rendi bene conto della situazione, Thea, ma la relazione, se così
vogliamo azzardarci a chiamarla, che stai avendo non è neanche legale.
Lui è un uomo e tu sei ancora una bambina! Sei minorenne! Possibile che
non ti sia saltato per la testa che Diego potrebbe anche essere arrestato per
questo!” Alzò gli occhi su Diego. “Spero che tu non ti
aspettassi la mia benedizione.”
“No, signor Weasley.”
Thea lo fissò rabbiosa. “Io non sono una
bambina! Non puoi trattarmi come tale solo perché sono l’ultima
delle tue figlie, non è affatto giusto! Lo sai anche tu che dimostro
molto di più dei miei anni, dici sempre che sembra di sentir parlare la
mamma quando parli con me!”
“Rimane sempre il fatto che tu hai solo quattordici
anni, Thea.”
Né Alex, né Thea trovarono altro da replicare
e Ron le fece sedere di nuovo. Tornò a studiare i ragazzi prima di
sospirare. “Simon.”
Lui si alzò a testa bassa e fece stancamente un passo
avanti. Ron gli girò attorno come una mosca, sembrava più
avvilito lui di quanto non fosse Simon.
“Ti sei portato a letto Sophia un’altra
volta?”
Simon si difese all’istante. “Sì, ma lei
era d’accordo!”
Ron lo guardò umettandosi un labbro. “Ed era
anche d’accordo che non l’avresti richiamata e fingessi che non
fosse successo nulla una volta finita la scuola?”
“Beh…” Simon chiuse gli occhi.
“No.”
“Allora ti consiglio di richiamare quella povera
ragazza e di scusarti. Sarò pure stato un imbecille ad insegnarvi come
fare con le ragazze, lo ammetto, ma l’educazione e il rispetto per le
altre persone sono sicuro di avervelo insegnato. E se non io di sicuro vostra
madre.”
Simon annuì e tornò a posto come un condannato
a morte che è appena stato liberato dalla pena. Ben scivolò
giù dal divano e si mise in postazione, Ron lo guardò alzando un
sopracciglio e incrociò le braccia al petto.
“Non mi sembrava di averti chiamato.”
“Lo so.” Rispose lui scrollando le spalle.
“Ma sarei comunque stato io il prossimo perciò mi chiamo da solo
prima che lo faccia tu. Benjamin Aaron Weasley! Presente.”
Ron lo guardò torvo. “Lo sai qual è
sempre stato il tuo più grande difetto Benjamin? Di essere venuto con lo
stesso identico lugubre umorismo di Fred e George.”
“Non è colpa mia.” Disse lui onestamente.
“Oh, lo so, aleggia tra i geni Weasley
purtroppo.” Si passò una mano sulla tempia. “Che
cos’è questa storia che la tua ragazza ha tre anni più di
te, cerchi di battere tua sorella? Perché dodici anni è un bel
record, non so se puoi competere stavolta.”
Ben ridacchiò e scosse la testa. “No, è
la verità. Ho puntato in alto e sono rimasto in alto, tutto qua.”
Ron alzò un sopracciglio. “Non ti sembra un
tantino esagerato stare con una ragazza che ha l’età di tua
sorella?”
“No.” Rispose sinceramente con la solita
faccetta innocente. “Anzi, è anche piuttosto divertente.”
Ron sospirò. “Va bene, mi arrendo. Torna pure a
posto, ne riparliamo domani sera.”
Ben trotterellò di nuovo fino al divano e ci si
sedette sopra senza troppa grazia. Micheal alzò gli occhi sul padre.
“Me la posso risparmiare io la ramanzina stavolta?”
Ron annuì distrattamente. “Sì,
sì, tu te ne sei già prese abbastanza per oggi.” Si
passò una mano tra i capelli. “James.”
James si alzò in piedi come avevano fatto tutti i suoi
fratelli senza sapere cosa aspettarsi.
“Fai un giro su in soffitta, mamma tiene ancora tutte
le vostre vecchie cose: culle, giocattoli, tutine… prendi quello che ti
pare, se le culle sono smontate scegline una e poi ti aiuto io a montarla a
casa, tanto ormai sono abituato.” Finì con aria stanca chiudendo
gli occhi.
James aprì la bocca per replicare e aggrottò
la fronte. “Niente ramanzina?”
Ron allargò le braccia. “Per cosa, per aver
messo incinta la tua ragazza? Ti ricordi vero come sei stato concepito, mi
sentirei un’ipocrita a rimproverarti per questo.”
Lui annuì mandando un fugace sguardo verso C.j.
“Pensi che sia tradizione che i primogeniti Weasley debbano sempre venire
per caso? Insomma, zio Bill, io e adesso…”
Ron scosse la testa. “Non lo so, James. Adesso vado a
letto a stendermi e a riposarmi, fatemi il favore di fare silenzio per almeno
un quarto d’ora e se torna mamma ditele di sgridarvi piano.”
Senza aggiungere altro salì le scale sparendo dalla
vista dei ragazzi. Nessuno mosse un muscolo fino a che non sentirono la porta
di camera chiudersi, si guardarono tra loro senza parole. Micheal
arricciò il naso.
“Credo che stavolta gli abbiamo fatto perdere dieci
anni di vita in una volta sola.”
Tutti gli altri annuirono concitati. “Decisamente
sì.”
*
Erano passati solo dieci minuti da quando si era ritirato in
camera e non era ancora riuscito a chiudere occhio, lo desiderava con tutto se
stesso, voleva solo chiudere le palpebre e cadere in un sonno profondo fino al
giorno dopo ma proprio non ci riusciva.
Sentì un leggero movimento al piano di sotto ma non
vi badò e riprese a fissare il soffitto insistentemente. Hermione
aprì cauta la porta di camera qualche attimo dopo, rimase un attimo
sulla soglia prima di entrare e andare a sedersi sul bordo del letto fissando
Ron con dolcezza.
Ron sospirò pesantemente e abbassò lo sguardo.
“Che cosa c’è?” Chiese dolcemente
Hermione.
Ron sospirò di nuovo e scosse la testa,
un’espressione amara sul volto. “Sono stato un pessimo padre. Ho
fallito, con tutti e sei. Pensavo di aver insegnato loro a comportarsi come si
deve, di aver dato dei principi sani e giusti ma…”
Hermione gli accarezzò i capelli. “Ed è
quello che hai fatto. Non è colpa tua. Non è colpa di nessuno. Se
devo essere sincera, non hanno poi commesso questo grande crimine come
sembra.”
Lui la fissò come se fosse pazza. “Ti rendi
conto che James sarà padre, Alex sta con un mio dipendente, Micheal con
sua cugina, Simon ha sfruttato una ragazza senza richiamarla, Thea sta con un
uomo che ha dodici anni più di lei e Ben una ragazza più grande
di tre. Non ti sembra una gran cosa?!”
“Ti è mai passato per la testa
che…” Hermione si distese al suo fianco posando la testa sul suo
petto. “… tu eri appena maggiorenne quando hai scoperto che saresti
diventato padre, Alex possa amare Bonar, Micheal e Sarah siano seriamente
innamorati, Simon non sappia cosa fare perché non ha mai avuto una
ragazza, Thea stia bene con Diego e Ben sia troppo sveglio per la sua
età e per questo non gli interessano le coetanee?”
“Evidentemente no” Sbuffò lui voltando la
testa dalla parte opposta.
Hermione alzò appena la testa e sorrise guardando il
marito, si alzò appena su un gomito e lo baciò su una guancia
rassicurandolo. Ron chiuse gli occhi rilassandosi appena e Hermione ne
approfittò per accoccolarsi contro di lui continuando a rilasciare una
scia di baci dalla guancia fino al collo, si alzò in ginocchio
scavalcando con una gamba Ron e finendo cavalcioni su di lui.
Ron alzò la testa verso di lei per dire qualcosa ma
Hermione gli tappò la bocca con un bacio mentre con le mani scivolava
fino all’orlo della maglia di Ron cominciando a tirarla su. Si
staccò da lui solo per sfilargliela.
“Ti amiamo Ron, tutti quanti e tutti noi pensiamo che
tu sia meraviglioso. Smettila di darti la colpa per tutto.”
Lui posò incerto le mani sui suoi fianchi, la sua
espressione persa come quella di un bambino. “Non lo so… è
che mi fanno sentire così impotente…”
Hermione si sfilò la maglia gettandola a terra e
ridacchiò all’espressione rapita che gli rivolse Ron. “Ma
sia io che te sappiamo bene che non lo sei.”
Ron sorrise appena accarezzandola lentamente sul ventre.
“Cosa credi che dobbiamo fare, adesso?”
Con un sorriso beffardo lasciò scivolare le sue mani
sulla cintura dei pantaloni di Ron e lo baciò sul collo cominciando a
slacciarla. “Ora come ora ho una mezza idea…”
Ridacchiò per poi tornare seria e scuotere la testa. “Non
preoccuparti per i ragazzi, si sistemerà tutto.”
Lui annuì in modo assente lasciando che Hermione
continuasse quello che stava facendo. “Ti hanno detto della cena?”
“Sì…” Rispose lei un po’ a
corto di fiato e sottovoce.
“Pensi sia…” Fece una pausa perché
Hermione lo aveva baciato improvvisamente sulle labbra. “… una
buona idea?”
Hermione smise per un attimo di baciarlo e si tirò
indietro per guardarlo negli occhi, gli prese il viso tra le mani rivolgendogli
un sorriso ma fissandolo in modo serio e annuì. “E’ stata
un’ottima idea… stramba e imbarazzante per tutti quanti, ma
ottima.”
“Dici davvero?”
“Nonostante tu pensi di fare sempre la cosa
sbagliata.” Disse lei con un sorriso mentre gli accarezzava una guancia.
“Molte volte fai la cosa più che giusta, ed io mi fido di te,
Ron.”
Lui la fissò in quegli occhi scuri che
l’avevano incoraggiato tante di quelle volte e aggrottò la fronte
come se non riuscisse a capire qualcosa. Le accarezzò lentamente il viso
passandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Ti amo, lo sai?”
Lei sorrise abbracciandolo stretto. “Sì, Ron,
lo so.”
**
E siamo arrivati a 200
recensioni, che bello ragazzi!! Mi fate emozionare!
Spero che con questo
capitolo vi siate divertiti almeno quanto mi sono divertita io a scriverlo,
è stato strano, non avevo mai scritto una scena così lunga con
tanti personaggi insieme, ma decisamente divertente!
Ecco qui c’è il
blog sulle mie ff, è ancora molto primitivo ma se volete darci
un’occhiata… ^^
PazzaWendy: Effettivamente
mi sembrava di aver un po’ esagerato con tutta quella roba rotta XD
Selphie: Direi che non
si scopre ‘qualcosa’… si scopre proprio tutto XD
Mey: Sì,
effettivamente far prendere infarti su infarti a Harry è il mio
passatempo preferito! E hai visto che qualcuna incinta c’era veramente ^^
comunque in quanto alle tue richieste vediamo cosa si può fare, non so
come e quando ma ci lavorerò su.
Animablu: Sì,
per me sono sempre belli tutti a dire il vero XD ma non vale, io sono di parte
Saty: Adoro essere
sadica nei confronti di Dean, lo ammetto, nonostante lo credo un bravo ragazzo
è veramente troppo divertente! Simon e Sophia… ah, è
esilarante scrivere di loro, due imbranati ecco cosa sono! Micheal e Sarah sono
gli amori della mia vita, è grazie a loro che è nato NTE3 quindi
sono i miei pupilli ^^ un bacio
Robby: Sì,
c’è sempre gusto a far soffrire gli uomini come Geena sta facendo
soffrire Dean. E’ impagabile! Non vorrei essere in Ginny in effetti
^^” poverina, già sapere la figlia con il nipote non dev’essere
bello! Ah ma io lo dico sempre, perché sprecare energia a litigare
quando si può essere produttivi in altri modi XD
Gioconda: Grazie del
commento anche se piccolo
Joannadellepraterie:
Prego XD servono anche a me i momenti spensierati
Greweasley90:
Addirittura per dispersa… non pensavo di mancare così tanto. Ah,
Ginny povera donna… se non ci fosse lei in quella famiglia
Maky91: Sono veramente
felice quando sento dire che adorate i miei personaggi! Ci credi se ti dico che
anche io scoppio a ridere mentre sto scrivendo XD sembro
un’imbecille… rido delle mie stesse battute
Cecia granger: Sono
felice di averti portato fortuna ^^ mi fai sentire importante così! Un
bacio
Nefele: Grazie mille,
è la miglior cosa che si possa dire ad un’autrice che i proprio racconti
sappiano di casa… perché è proprio quello che vorrei
rappresentare
Ade_tahi: Se devo
essere sincera li ho fatti diventare un po’ tutti delle bombe a
orologeria ^^” dici che ho un po’ esagerato? Il fatto è che
è così dannatamente divertente!! Grazie per essere così
comprensivi, un bacio
Sophia rimase a fissare la villetta mordendosi un labbro, era nervosa,
sentiva un peso sullo stomaco e da oltre dieci minuti non era riuscita a fare
un altro passo
GROWN YOUNG
10.
Dinner Time
I just want you close
Where you can stay forever
You can be sure
That it will only get better
No one- A. Keys
Sophia rimase a fissare la villetta mordendosi un labbro,
era nervosa, sentiva un peso sullo stomaco e da oltre dieci minuti non era
riuscita a fare un altro passo. In fondo Simon non l’aveva richiamata da
quando era finita la scuola e lei avrebbe dovuto sentirsi arrabbiata e offesa,
non nervosa. Prese un respiro profondo e fece altri due passi verso la casa
arrivando ai piedi del pianerottolo. Adesso doveva salire solo altri tre
piccoli scalini, due passi e sarebbe arrivata alla porta. Si mosse ancora, con
più coraggio e suonò il campanello aspettando impaziente.
Ron venne ad aprire con un’aria un po’ confusa,
come se non aspettasse ospiti, e la squadrò da capo a piedi. Si
fissarono per qualche attimo senza dire niente, poi Sophia si riscosse e con le
guance arrossate si schiarì la gola.
“Il… signor Weasley?” Chiese timorosa di
aver fatto una figuraccia, insomma lo sapeva che il padre di Simon era tornato
ragazzino ma come faceva a sapere che fosse lui?
Lui annuì con un sorriso. “Posso esserti
utile?”
“Io…” Si dondolò un po’ sui
piedi. “… stavo cercando suo figlio.”
Ron si appoggiò allo stipite della porta con un
sorriso ancora più grande. “Ne ho sei di figli, quale dei quattro
maschi stai cercando, esattamente?”
“Simon…” Disse con una voce quasi
strozzata.
Ron si mise più dritto fissandola incuriosito.
“Oh!” Disse. “Tu devi essere Sophia.”
Lei annuì leggermente in imbarazzo, non pensava che
Simon avesse parlato di lei ai suoi genitori. All’improvviso un rumore
sordo alle loro spalle li riscosse, Ben si era fermato a fissarla dal
corridoio, un secondo dopo un sorriso gli aveva deformato le labbra e si era
messo a strillare verso il piano di sopra.
“Simon! C’è la tua ragazza!”
Sophia prese subito fuoco, Ron fulminò il figlio con
lo sguardo. “Ben!”
Simon scese le scale poco dopo con una faccia annoiata.
“Ben, vuoi smetterla una buona volta di darmi fasti…” Si
bloccò di scatto vedendo Sophia sulla soglia della porta, scese in
fretta il resto dei gradini e arrivò davanti a lei spingendo Ron da un
lato che li lasciò con un sorriso. Si guardò un attimo alle
spalle per assicurarsi che nessuno sentisse. “Che… che ci fai qui?”
Sophia lo fissò presa in contropiede. “La
tua… lettera.”
Lui corrucciò la fronte. “Lettera? Io non ho
mai…” Si illuminò e si voltò trovando il visetto
diabolico di Ben che lo guardava da lontano, chiuse gli occhi contando fino a
dieci prima di mormorare a denti stretti. “Io lo uccido!”
Sophia mandò uno sguardo da lui a Ben e si
sentì una vera stupida, abbassò la testa per nascondere il viso
arrossato dalla vergogna e cominciò ad arretrare. “E’ meglio
che vada, allora, dato che…”
“No!” Scosse la testa e la prese per mano, lei
ebbe un sussulto. “Vieni, andiamo di sopra e parliamo con calma.”
In silenzio Sophia seguì il ragazzo su per le scale,
studiando attentamente la casa. Simon sospirò in sollievo quando durante
il tragitto non incontrò nessuno dei familiari e la fece entrare in
camera richiudendo velocemente la porta alle sue spalle. La stanza era piena di
pezzi di metallo smontati da chissà cosa, una cassetta degli attrezzi e
una scrivania con occhiali protettivi e un computer per metà smontato.
Simon arrossì grattandosi la nuca. “Non fare
caso a… ehm… devo ancora mettere in ordine.”
Lei rimase in silenzio ad osservare ammirata la sua stanza.
“Ma che ci fai con tutta questa roba?”
“La smonto e poi la rimonto.” Disse come se
fosse la cosa più ovvia del mondo, Sophia gli mandò
un’occhiata stupita. “E’ il mio piccolo hobby, forse
riuscirò a mettere su un’officina ma ci devo ancora lavorare.”
Sophia rimase a fissarlo completamente frastornata, lui
dovette accorgersene perché si schiarì nuovamente la gola e la
fece sedere sul letto sedendosi al suo fianco.
“Senti, mi dispiace di non averti chiamato o non aver
mandato neanche una lettera ma io…”
Lei lo fermò con una mano sulle labbra. “Ma non
sapevi come comportarti. Lo so, lo hai già fatto altre due volte. Quello
che gradirei è che la smettessi di trattarmi come se fossi un fazzoletto
usato.”
“No!” Disse lui preso dal panico. “No, non
è così ma… io sono…”
“Confuso?” Disse lei con un sopracciglio
inarcato. “Hai già detto anche questo.”
“Cosa devo fare?”
Lei scosse la testa. “Non lo so, so solo che voglio
essere trattata come una persona.”
Simon lasciò vagare i suoi occhi sui suoi lineamenti
e si sentì veramente un verme, cosa che ultimamente gli stava succedendo
un po’ troppo spesso. “Sei arrabbiata, non è vero?”
Sophia lo fulminò con i suoi occhi neri, due pozzi
senza fondo. “Se devo essere sincera vorrei tanto prenderti a schiaffi,
sì!”
“Me lo meriterei…” Sophia lo prese in
parola e gli tirò uno schiaffo lasciando un’ombra rosseggiante
sulla guancia di Simon. “Ouch! Ma sei impazzita, perché lo hai
fatto?”
Lei alzò un sopracciglio. “Te lo
meritavi.”
Simon si alzò in piedi guardandola come se fosse
pazza. “Sarò anche stato uno stronzo ma non puoi picchiarmi solo
perché ne hai voglia! E non ho fatto niente di grave, sono solo stato
occupato e non ho avuto il tempo di sedermi e scriverti!”
“Occupato?!” Disse balzando in piedi. “A
fare cosa, a smontare computer? O magari a studiare tutti i libri che non sei
riuscito a studiare a scuola?”
“Non prendermi in giro, non ho… come sai che si
chiamano computer?” Alzò un sopracciglio.
Sophia lo fissò basita. “Mi prendi in giro? Io
sono babbana di nascita!”
Simon fece per ribattere ma scosse la testa arreso e si
sedette di nuovo sul bordo del letto, si passò una mano tra i capelli
fulvi alzando appena gli occhi su di lei. Sophia ricambiò lo sguardo con
la fronte corrucciata, lui si spiegò.
“E’ questo il nostro problema. Insomma, siamo
stati insieme più di una volta e non sapevo neanche che tu fossi…
ho dato per scontato che tu fossi una Purosangue. Parliamo solo per urlarci
addosso a vicenda e per dimostrarci quanti incantesimi conosciamo, non so
niente di te. Non so neanche quand’è il tuo compleanno, o qual
è il tuo secondo nome…”
Lei rimase in silenzio completamente stupefatta dal suo
discorso. Era talmente basita dalle sue parole che le ci volle qualche minuto
per riuscire a replicare qualcosa. Si umettò un labbro e
sussurrò. “Diciotto giugno.”
Simon alzò gli occhi su di lei. “Come?”
“E’ il mio compleanno.” Spiegò lei.
“Il diciotto di giugno è il mio compleanno e io non ce l’ho
un secondo nome.”
Lui la fissò ancora qualche attimo allibito poi si
aprì in un sorriso. Si alzò in piedi girandole attorno con un
sorrisino sotto i baffi, Sophia cominciò a spazientirsi sentendosi
scrutata da capo a piedi e incrociò le bracci al petto fissandolo torva
come faceva sempre quando il professor Vitious lo faceva rispondere al suo
posto.
“Che diavolo c’è adesso?”
“Non riesco a decidermi cos’è che mi
piace di più di te.” Fece lui continuando a scrutala. “Forse
il fatto che riesci a fare sempre quello che meno mi aspetto tu faccia.”
Lei alzò un sopracciglio. “Mi pareva che ti
aspettassi sempre una rispostaccia da me, è quello che mi hai fatto
capire.”
“A volte.” Disse lui. “Ma a volte, come
poco fa, mi dai mentalmente ragione e cerchi di risolvere i problemi invece di
iniziarne altri come fai di solito.”
“Io non creo affatto altri problemi!”
Replicò lei stizzita, Simon inarcò un sopracciglio e lei gli
puntò un dito contro. “E non guardarmi a quel modo! Sei tu che mi
provochi sempre in qualche modo e non puoi preten…”
Ma Simon l’aveva tirata per il polso e le aveva
tappato la bocca con un bacio. Quando si tirò indietro un sorriso
sprizzò sulle sue labbra vedendola stare ancora ad occhi chiusi e le
labbra socchiuse. Le diede un altro bacio a fior di labbra.
“Ti fermi a cena, stasera?”
Sophia riaprì gli occhi lentamente. “Solo se
vuoi.”
Lui sorrise. “Sì, che voglio.” Il sorriso
si modificò in una smorfia. “Ma a proposito della cena, ci sarebbe
una cosa che devo dirti…”
*
Quella sera James tornò a casa stanco e spossato,
c’era stata una gran confusione alla Gringott e aveva dovuto passare
tutto il giorno a discutere con i Goblin per cui non c’era da biasimarlo
se voleva solo stendersi sul divano e non alzarsi finché non fosse stata
ora di cena.
Stava quasi per lasciarsi cadere sul divano quando un
singhiozzo più forte attirò la sua attenzione, scattò di
nuovo sull’attenti e salì le scale di corsa precipitandosi poi
nella camera da letto. C.j. se ne stava in un angolo del letto, appena lo vide
voltò la testa dall’altra parte ma James aveva fatto in tempo a
vedere le lacrime che le solcavano il viso.
“Non ti avevo sentito rientrare.” Disse lei
cercando di usare un tono di voce normale.
James fece due passi verso di lei che continuò ostinatamente
a tenere la testa voltata. “Stai piangendo?! Cos’è
successo?”
Lei scosse la testa freneticamente. “Niente, cosa vuoi
che sia successo?”
James si avvicinò e si piegò sulle ginocchia
di fronte a lei, quando C.j. continuò a tenere la testa voltata James
gli posò delicatamente una mano sulla guancia girandole la testa fino ad
incrociare il suo sguardo. Aveva gli occhi gonfi e tutti arrossati. James
cercò di rivolgerle un debole sorriso.
“Me lo vuoi dire cosa è successo?”
Lei sospirò pesantemente e scosse di nuovo la testa.
“No, è una sciocchezza.”
“Non è una sciocchezza se ti fa
piangere.” Cercò di essere ragionevole lui, le prese una mano per
darle forza. Lei prese un bel respiro.
“Tu non lo volevi un bambino.”
A James servì qualche minuto per capire bene cosa
avesse detto, le parole gli risuonarono nell’orecchio come se venissero
da lontano. Aprì appena la bocca e la fissò stupidito come se
avesse parlato un’altra lingua, poi sbarrò gli occhi castani
tenendoli fissi su di lei.
“E’ questo
il problema?”
“Il fatto che tu non voglia un bambino e io sia
incinta non ti sembra un problema?”
James accusò il colpo e abbassò lo sguardo.
“Non… non è un problema, C.j., certo ne sono rimasto un
po’ sorpreso però…”
“Sorpreso?” Schioccò la lingua lei.
“Sei svenuto! Per questo ho aspettato prima di dirtelo, sapevo che
avresti reagito a quel modo!”
“Aspetta un attimo!” Si alzò in piedi
guardandola shockato. “Che cosa vuol dire che hai aspettato? Da quanto lo sai?”
Anche lei si alzò in piedi asciugandosi le lacrime
sul viso. “Lo so solo da due settimane.”
“Solo?!” Urlò lui esasperato, si
passò una mano tra i capelli frustrato e cercò di parlare con
calma. “C.j. di quanto sei incinta, esattamente?”
“Un mese.” Si morse un labbro evidentemente
stressata.
James stava quasi per ribattere offeso dal fatto che non
avesse voluto dirglielo ma vederla così abbattuta e insicura poté
solo addolcire il suo viso, si sedette sul bordo del letto trascinandosi C.j.
sulle gambe e le passò in un gesto affettuoso i capelli dietro
l’orecchio. L’abbracciò stretta affondando il volto
nell’incavo del suo collo, respirò il suo profumo morbido e
sospirò.
“E’ vero, non lo volevo un bambino. Non adesso.
E non sono neanche sicuro di saper fare il padre, anzi, sicuramente no. Sono un
disastro, non so neanche badare a me stesso. Non credo neanche di saperci fare
coi bambini, mi spaventano e mi mettono in soggezione…”
C.j. chiuse gli occhi sfinita. “Se stai cercando di
tirarmi su di morale, Jay, ti assicuro che questo non funziona.”
“No.” Disse lui respirandole sul collo.
“No, quello che voglio dire è che… sono un disastro totale,
ma ce la posso fare. Papà ce l’ha fatta con me.”
C.j. si tirò indietro per guardarlo negli occhi.
Rimase per un po’ ferma a guardarlo, poi disse tirando fuori il punto
essenziale. “Ma tu non lo vuoi un bambino.”
James rimase spiazzato a bocca aperta, esitò ancora
un po’. “… dammi il tempo di abituarmici, ok?”
Lei annuì e si strinse a lui affondando il volto
nella sua spalla. James sorrise e le accarezzò i capelli in modo
rassicurante.
“Adesso vestiti e fatti bella, i miei ci stanno
aspettando.”
*
Micheal sbirciò dalla cucina allungando il collo
verso il salotto dove suo padre sedeva davanti a Diego con sguardo cupo.
Qualcosa lo colpì sulla spalla costringendolo a voltarsi,
incrociò lo sguardo con Sarah che lo ammonì con i suoi occhi
verdi e portò lo sguardo su Thea che stava sulla soglia della cucina a mordersi
l’unghia del pollice dal nervosismo.
Al suo fianco Hermione controllava che tutto fosse pronto ma
si vedeva lontano un miglio che tendeva l’orecchio per tenere sotto
controllo la situazione. D’altronde Ron era tornato un adolescente e
della sua impulsività lei ne sapeva qualcosa.
James fissò annoiato Thea mentre, già seduto a
tavola, batteva in un gesto ripetitivo la forchetta sul piatto. “Insomma,
si può sapere com’è successo?”
Thea si voltò verso di lui sorpresa, ma la sua
espressione stupita mutò in fretta in un cipiglio scontroso.
“Perché non ti fai gli affari tuoi?”
“Questi sono affari miei.” Rimarcò lui
cercando di stare calmo. “Quello là è il mio migliore amico
e tu sei mia sorella!”
C.j. gli posò una mano sul braccio e scosse la testa.
James sospirò profondamente lasciando andare definitivamente la
forchetta sul piatto con un rumore sordo, sbuffando scocciato. Hermione gli
mandò un sorriso.
Micheal si voltò verso sua madre. “Non credi
che qualcuno dovrebbe andare a salvarlo?”
Lei mandò uno sguardo verso il salotto e
sospirò. “Papà sta solo cercando di mantenere la sua
autorità, lasciatelo fare. In fondo si sente… beh…”
“Un diciassettenne che ha a che fare con il ragazzo di
sua figlia che ha dieci anni più di lui?”
Hermione distolse lo sguardo. “Sì, beh…
qualcuno ha visto Alex?”
Sarah si passò una ciocca di capelli dietro
l’orecchio umettandosi un labbro. “Ha detto che andava da Bonar
prima di venire qui, credo per sostegno morale. In fondo lo capisco, poverino,
dovrà vedere lo zio tutti i giorni a lavoro, non è una situazione
felice.”
Micheal la guardò con una smorfia. “Non mi pare
l’unico ad avere una situazione poco felice.”
“Micheal…” Lo ammonì Hermione.
“Cosa? A te nessuno ha impedito di stare con
papà quando avevi la mia età.”
Hermione gli puntò un dito contro. “Tuo padre
non è mio cugino! Non ribaltare la situazione!” Prese un bel
respiro e chiuse gli occhi. “Senti, mi dispiace, zio Harry sta solo
cercando di far rispettare dei valori e… siete ancora giovani, non
è la fine del mondo, potete conoscere altre persone…”
“Ah certo perché tu avresti lasciato perdere
papà e avresti conosciuto altre persone al mio posto!” Micheal si
sedette a tavola sbatacchiando la sedia.
Hermione lo fissò senza sapere cosa fare, Sarah le
mandò un sorriso mortificato. “Gli passerà, fa sempre
così. Tra cinque minuti sarà di nuovo allegro e solare come
sempre.”
Micheal si voltò verso di lei. “E smettila di
analizzarmi!”
Sarah ridacchiò accarezzandogli i capelli per
calmarlo, come soleva fare quando erano da soli. C.j. li guardò con
tenerezza prima di scambiarsi uno sguardo con Hermione che sorrise teneramente.
Sarah ritirò in fretta le mani quando si accorse che tutti la stavano
fissando.
La porta d’ingresso si aprìrichiamando l’attenzione di tutti,
anche di Ron e Diego che stavano ancora seduti sul divano in salotto. Alex fece
capolino dalla porta con un sorriso, alle sue spalle Bonar sembrava restio ad
entrare. Hermione andò loro incontro.
“Ciao Alex.” Disse facendole cenno di entrare.
“Jonathan, è tanto che non vieni a farci visita.”
Il ragazzo fece un sorriso un po’ imbarazzato facendo
due passi all’interno della casa, Ron lo guardò torvo con le
braccia incrociate al petto. “Bonar…”
Lui si mise dritto come una statua. “Generale.”
Alex gli posò una mano sul braccio mandando
un’occhiataccia a Ron mentre Hermione nascondeva un sorriso. “Oh ti
prego! Fallo rilassare almeno a casa!”
Ron la guardò incredulo. “Ma se non ho fatto
niente! Non gli ho neanche dato ‘l’attenti’!”
Bonar arrossì appena schiarendosi la gola. “Mi
scusi, è stato un riflesso incondizionato.”
Ron lo guardò con un sopracciglio inarcato, Hermione
salvò la situazione. “Bene, ci siamo quasi tutti. Mettetevi a
tavola, vado a chiamare Simon.”
“No!” Scattò su Micheal, Hermione
alzò un sopracciglio. “C- cioè, è meglio se vado
io…” Si corresse.
Lei lo fissò per un po’ con occhi vuoti poi
mise le mani sui fianchi passando lo sguardo da Micheal a Ron. “Con chi
è di sopra?”
I due si scambiarono un’occhiata e si schiarirono la
gola. “Sophia.”
Hermione sospirò e fece un cenno a Micheal.
“D’accordo, vai tu. Bussa prima di entrare.” Disse tornando
in cucina verso i fornelli, controllò che tutto fosse a posto e
cominciò a mettere gli antipasti a tavola. Una tavola così lunga
da sembrare quella di una corte di un re. “A proposito, qualcuno ha visto
Ben?”
I fratelli si guardarono tra di loro e scossero la testa.
Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata rassegnata. “Possibile
che non riusciamo a tenerlo sotto controllo per più di cinque
minuti?”
“Beh, non è dal mio ramo della famiglia che ha
preso.”
Gli altri intanto si sedettero tutti a tavola, poco dopo
Micheal scese in fretta giù per le scale con Sophia e Simon che
incrociò lo sguardo con sua madre prima di distoglierlo e arrossire
vistosamente. Si sedettero a tavola in silenzio, ancora spettinati e un
po’ in disordine. Ron si sedette a capotavola e guardò la tavolata
davanti a lui, rimase un po’ in silenzio poi prese un respiro profondo.
“BENJAMIN!”
Ben aprì la porta del retro con un sopracciglio
inarcato e fissò il padre come se fosse pazzo. “Che hai da
urlare?”
Ron si voltò a guardarlo e alzò gli occhi al
cielo. “Visto che non sappiamo mai dove sei urlare è l’unico
modo per chiamarti, ovunque tu sia. Siamo tutti a tavola, vieni a
sederti.”
Ben si voltò un attimo facendo un cenno a qualcuno
alle sue spalle, qualche secondo dopo una ragazza dai lunghi e liscissimi
capelli biondi e due occhi azzurri da far girare la testa fece il suo ingresso
dopo di lui, Ron sgranò gli occhi e si voltò verso Hermione per
vedere la sua reazione. Come pensava si era accigliata e ne sapeva anche il
motivo. Quella ragazzina assomigliava incredibilmente a Lavanda Brown e a
Hermione non piaceva affatto che uno dei suoi figli fosse attratto da quel tipo
di donna.
La ragazza, poco più alta di Ben, fece un sorriso, i
suoi denti perfettamente allineati, e tese una mano a Ron. “Lei deve
essere il signor Weasley, trovo davvero figo che sia tornato giovane, anche a
me piacerebbe avere un padre così carino.” Disse ridacchiando.
James, Simon e Micheal fecero del loro meglio per non
scoppiare a ridere, Diego era rosso in volto tanto cercava di trattenere le
risate mentre le ragazze la fissavano a bocca aperta. Hermione non sembrava
affatto aver gradito l’ultimo commento.
Ron le strinse la mano un po’ disorientato. “Tu devi essere
Beautifull.”
“Beautifull
Karina Prettyfair.” Disse fieramente. “Ma può
chiamarmi solo Beautifull.”
Micheal cercò di trattenere un risolino. “Un
nome azzeccato, direi.”
Lei mandò fuori una risatina acuta e si sedette a
fianco di Ben. Hermione si sedette dall’altra parte del tavolo davanti a
Ron senza smettere di fissare Beautifull accigliata, quando finalmente li
distolse li rialzò su Ron che si sentì a disagio come se stesse
accusando lui della scelta di Ben.
Ron si schiarì la gola, portando lo sguardo altrove,
infine lo posò su Sarah. “Tuo padre ha fatto problemi
perché tu venissi qui?”
Sarah sorrise e scosse la testa con un po’
d’amarezza sul bel volto. “No, ha detto che ‘se zio Ron vuole
che tu vada a cena da lui, vai, ma non metterti in testa idee strane’. Mi
ha fatto una ramanzina sulle cose che non devo assolutamente fare in questa
casa, neanche avessi quindici anni.”
“Cose che non puoi fare?” Corrucciò la
fronte C.j. “Del tipo?”
Lei arrossì sulle guance e si servì tenendo lo
sguardo rigorosamente sul vassoio. “Tipo chiudermi in camera con
Micheal.”
James e Simon ridacchiarono ma Micheal li zittì con
un’occhiataccia. Ben si dondolò un po’ sulla sedia.
“Dì un po’, come ci si sente a non essere approvato dal
padre della tua ragazza?”
“Un’altra parola Ben e giuro che ti appendo
giù dalla finestra quando ne ho l’occasione.” Rispose
Micheal tranquillamente.
Hermione sorrise dolcemente. “Harry è solo un
po’ scosso, dategli… dategli un po’ di tempo e magari ne
possiamo riparlare…”
Sophia passò uno sguardo da Micheal a Sarah e disse
timidamente. “Oh, voi due state insieme… avevo capito che foste
cugini…”
La tavola si immobilizzò un secondo, Micheal
alzò appena gli occhi su di lei. “Sì, infatti.”
“Oh.” Corrucciò la fronte un po’
confusa, si voltò verso Simon per chiedere spiegazioni ma Ben
richiamò la sua attenzione.
“Tu sei quella che Simon si è scopato contro al
muro, vero?”
“Ben!” Lo ripresero subito Hermione e Ron.
Sophia era arrossita dalla testa ai piedi e sembrava quasi
che cercasse di sprofondare sulla sedia, Simon, al suo fianco, lanciò
uno sguardo di fuoco a Ben prima di posare lo sguardo su di lei mortificato.
“Te l’avevo detto che era un idiota. Non preoccuparti, fa
così con tutti.”
C.j. le sorrise. “Oh sì.” Disse facendo
coraggio a Sophia. “Ci farai l’abitudine.”
Hermione la guardò interessata. “Come sta
andando la gravidanza?”
“Bene.” Rispose lei con voce piatta, James al
suo fianco alzò un sopracciglio scetticamente e lei sbuffò.
“D’accordo, sono semplicemente terrorizzata! Sei contento
adesso?”
“Non preoccuparti, è normale. Pensa che quando
io sono rimasta incinta la prima volta avevo solo diciotto anni e non stavo
neanche insieme a Ron, ma sarei stata terrorizzata anche se fossimo stati
insieme da anni, quindi non sentirti sciocca è più che normale
essere agitate la prima volta.”
C.j. annuì cercando di respirare regolarmente poi
cominciò a gesticolare. “E’ solo che, ecco, James non lo
voleva nemmeno un bambino e non avevamo esattamente programmato…”
Ron passò lo sguardo da un figlio all’altro.
“Beh, nessuno dei miei figli è stato… programmato.”
Alex spalancò la bocca incredula. “Nessuno?
Nessuno di noi è stato un vostro desiderio, siamo tutti venuti per
caso?!”
“Adesso non la guardate in modo tragico, io e
papà volevamo dei bambini. Non abbiamo precisamente programmato il
momento esatto in cui mettervi al mondo, ecco.”
Diego scrollò le spalle guardando la sorella.
“Perché ti sorprendi tanto poi, come se noi due fossimo stati
programmati… andiamo! Con la famiglia che abbiamo avuto dovresti essere
al settimo cielo di essere rimasta incinta nelle tue condizioni, per lo meno tu
vivi con James.”
James le mandò un’occhiata di traverso mentre
si serviva. “Quando hai intenzione di dirlo a tuo padre?”
“A mio padre?!” Soffocò lei, quasi.
“Non ho nessuna intenzione di dirlo a papà! Ci ha lasciato da soli
per tutta la nostra infanzia e adesso ci ha regalato una casa solo per non
averci tra i piedi! Non voglio che sappia che sono incinta, non si è
meritato di saperlo!”
Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo, lei fece un
sorriso verso la ragazza. “C.j. capisco che i rapporti con tuo padre
siano difficili, ma almeno lascia che lo sappia. Poi sarà lui a
decidere, non credi?”
Bonar le fece un sorriso incoraggiante. “Magari con la
notizia si addolcirà un pochino, voglio dire a tutti piacerebbe
diventare nonno, no?”
Ron gli lanciò un’occhiata gelida tenendo la
forchetta stretta nel pugno destro, passò gli occhi di un blu intenso da
lui ad Alex e parlò freddo. “Non è quello che hai
intenzione di fare prossimamente, non è vero?”
“No.” Scosse la testa improvvisamente
spaventato. “No, signore, no. Quello che intendevo…”
“Jonathan mi ha chiesto di sposarlo.” Lo
interruppe bruscamente Alex fissando suo padre quasi con aria di sfida. Ron
spalancò gli occhi e fece per aprire la bocca e ribattere in quarta ma
lei parlò di nuovo prima che potesse farlo. “E io ho detto di
sì.”
Tutta la fretta che aveva Ron di rispondere svanì in
un istante, rimase fermo a fissarli duramente, posò la forchetta al suo
posto accanto al tovagliolo e rialzò gli occhi su di lui. “Quando
pensavi di dirmelo, Bonar?”
La sua voce era uscita talmente calma che Bonar
preferì quasi che gli avesse urlato contro delle infamie. Ingoiò
il vuoto e tentò di giustificarsi. “Mi dispiace, Signore,
aspettavo solo il momento opportuno e ultimamente non mi sembrava proprio il
caso…”
Ron li fissò ancora un attimo e chiuse gli occhi
inspirando profondamente, Hermione, dall’altro capo del tavolo, lo
fissò seriamente preoccupata. “Ron?”
“Sto bene.” Respirò profondamente con
ancora gli occhi chiusi.
“Sicuro di non voler andare a stenderti un
attimo?”
La voce di Thea arrivò dal fondo della tavola.
“Guarda che è solo tornato giovane, non è mica un
bambino.”
Ron riaprì gli occhi fissandoli in quelli della sua
seconda femmina. “Questa è forse l’unica cosa intelligente
che ti sento dire da giorni, sai?”
Lei ricambiò lo sguardo. “Forse perché
sono più intelligente di quello che sembro, tu sei l’unico qua
dentro a trattarmi ancora come se avessi tre anni!”
“Io non ti tratto come se avessi tre anni.”
Disse lui paziente. “Non so se ti rendi esattamente conto che Diego ha
ventisette anni e tu ne hai solo quattordici.”
“Ne farò quindici il mese prossimo!”
“Sono comunque dodici anni di differenza! Diamine
Thea, conosco Diego che tu non eri ancora venuta al mondo!” Si
voltò di scatto verso Diego. “Sei innamorato di lei?”
Lui sobbalzò preso alla sprovvista. “Non lo so
ancora.” Disse sinceramente Diego fissandolo negli occhi. “Ma Thea
è una persona interessante ed è molto intelligente. Non escludo
di potermi innamorare di lei.”
“Te la sei portata a letto?”
“Papà!”Thea lo fissò incredula come se
non volesse credere alla domanda che suo padre aveva appena rivolto al suo
‘ragazzo’. Scosse la testa affondando il volto tra le mani per
l’imbarazzo.
“Cosa? Sono tuo padre e vorrei essere informato su
queste cose!”
“No.” Richiamò la sua attenzione il
ragazzo. “L’ho solo baciata qualche volta.”
Thea diventò, se possibile, ancora più rossa e
abbassò lo sguardo sotto gli occhi dei presenti. “Se hai finito di
umiliarmi potresti passare a qualcun altro adesso?”
James interruppe la discussione puntando un dito contro
Diego dall’altra parte del tavolo. “Da quant’è
esattamente che mi pugnali alle spalle? Da quanto stai insieme a mia
sorella?”
Diego roteò gli occhi. “Non stiamo proprio
insieme, ci frequentiamo e basta. Thea è a scuola per la maggior parte
del tempo, riusciamo a vederci sì e no una volta al mese. Sapevo che
l’avresti presa male.”
“Come potevo prenderla bene?!” Chiese James con
gli occhi sbarrati. “Dio, Diego, dovresti saperlo che le sorelle dei
migliori amici sono proibite, soprattutto se minorenni!”
Tutti alzarono un sopracciglio verso C.j. che scosse la
testa passandosi una mano sulla faccia. “Jay…”
“Cosa?” Si voltò lui stupito.“Tu conti per metà, non sei
completamente sua sorella! Ha cominciato a considerarti tale solo dopo che ti
sei messa con me!”
“Ah beh, certo! Che bella scusa che ti sei trovato
adesso, Jay. E cosa dirai a tuo figlio quando sarà nato, che non valgo
come zio perché sono solo per metà legato a C.j.? Sono sicuro che
verrà su con dei sani principi!”
James si alzò in piedi minaccioso. “Tu non puoi
permetterti di dirmi come educare i miei figli!”
C.j. si alzò in piedi posandogli una mano sul
braccio. “Jay, Diego non intendeva dire questo. Adesso calmati e siediti,
non c’è bisogno di scaldarsi.”
James si scrollò il suo braccio di dosso, furioso.
“E invece sì, non se ne perde una per rivoltare la frittata, lo fa
da quando avevamo undici anni!” Si voltò di nuovo verso Diego.
“Ma cosa credi che sia contento della situazione in cui…”
Ma non finì mai la frase resosi conto di quello che
aveva appena detto. La tavola attorno a lui si zittì non osando
proferire parola, con uno scatto della testa si voltò verso C.j. che al
suo fianco si premeva una mano sulla bocca per trattenere un singhiozzo, le
lacrime si stavano già formando alla base dei suoi occhi. James fece un
passo verso di lei ma C.j. indietreggiò velocemente e lasciò la
stanza.
“Ma sei scemo?” James si voltò
disorientato verso Alex che lo fissò con odio. “C.j. è
incinta, dovresti confortarla e tu la butti giù in questo modo?! Ma ti
è dato di volta il cervello?”
James fece per parlare ma Ron gli fece un cenno col capo,
solenne. “Corrile dietro.”
James lasciò la stanza seguendo C.j. il resto dei
presenti si guardò un po’ in imbarazzo. Thea corrucciò la
fronte in un’espressione cupa e fissò Diego alzando un
sopracciglio fulvo e rifinito. “Era proprio necessario?”
Lui sbarrò gli occhi, basito. “Non vorrai dare
la colpa a me, adesso!”
Thea scosse la testa e si alzò con disappunto
seguendo James e C.j. fuori dalla stanza, Diego rimase un attimo sbigottito poi
le corse dietro richiamandola. Ron alzò un sopracciglio guardando i
rimasti. “C’è qualcun altro che vuole andarsene?”
Micheal alzò la mano ma Sarah gliela forzò di
nuovo giù mandandogli un’occhiataccia di dissenso. Hermione
sorrise a Sophia che sembrava parecchio disorientata. “Simon ci ha detto
che sei la miglior studentessa di Hogwarts.”
Sophia mandò uno sguardo a Simon prima di riportare
l’attenzione su Hermione, arrossì timidamente. “Beh…
non saprei… Simon mi ha dato del filo da torcere.”
“Lo sappiamo.” Disse Ben continuando a mangiare
come se niente fosse. “E’ da quando è entrato a Hogwarts che
non fa altro che pianificare i suoi studi in modo da poterti battere. Simon non
ha altri hobby tra pianificare la sua vittoria su di te e distruggere qualunque
aggeggio babbano.”
Sophia si voltò perplessa verso Simon che le
mandò un’occhiata mortificata ma sfociò in un piccolo
sorrisino. “E funzionavano? I piani, intendo.”
Simon arrossì. “Beh, all’inizio no…
poi ho capito come… non importa, davvero, la scuola è finita,
no?”
“Ha scoperto che non poteva batterti a memoria ma a
pratica. Tu puoi memorizzare qualsiasi cosa senza problemi ma lui può
batterti tranquillamente nella pratica di un nuovo incantesimo senza che
nessuno glielo abbia spiegato.” Disse Micheal annoiato.
Lei rise apertamente. “Simon ha veramente un gran
cervello, questo non si può mettere in dubbio.”
Ron le sorrise facendole un cenno col capo verso Hermione.
“Oh, questo lo devi a quella signorina seduta laggiù. E’
stata per sei anni la studentessa migliore di Hogwarts. Riusciva a mettere in
imbarazzo i professori.”
Hermione arrossì lusingata. “Adesso non
esagerare, Ron…”
“Non sto esagerando! E se avessimo fatto il settimo
anno saresti passata col voto più alto, ci metterei la mano sul
fuoco.”
Un improvviso rumore meccanico riecheggiò nella
stanza, Hermione guardò verso il ripiano della cucina cercando un
allarme simile a quello che aveva a casa dei genitori, ma Ron aveva già
riconosciuto quel suono ormai così familiare e si guardò la
cintura dei pantaloni in cerca del cercapersone.
“Oh, non è il suo è il mio.” Disse
Bonar spengendo il cercapersone e controllando il numero.
Ron alzò un sopracciglio. “Chiamano
dall’ufficio?”
“Ehm… sì. A dire il vero dalla
segreteria, avranno sicuramente perso qualche pratica da compilare.” Fece
per alzarsi. “Vogliate scusarmi, non ci metterò molto.”
“Siediti.” Fece tranquillo Ron. “Se fosse
un’emergenza avrebbero chiamato anche me, quindi dì che sei a casa
mia e che il Generale ti ha esplicitamente ordinato di non lasciare la sua casa
senza il suo consenso. Sono sicuro che in ufficio capiranno.”
Bonar lo fissò perplesso. “Come vuole,
signore.”
Alex sbuffò. “Non ti sembra di schiavizzare le
persone, papà?”
“No.” Ripsose lui secco. “Un buon capo
deve saper dare ordini precisi e faccio bene il mio lavoro, modestia a
parte.”
“Tu ce l’hai solo con Jonathan perché mi
ha chiesto di sposarlo senza il tuo consenso, ecco perché fai
così. Non è giusto papà, solo perché non vuoi che
abbia una relazione non significa che debba comportarti in questo modo. Cosa
diavolo ha Jonathan che non va?”
Ron la guardò per qualche secondo senza dire niente,
poi ricominciò a mangiare come se niente fosse. “Tu ti monti
troppo la testa, Alex. L’unica cosa che non va in Bonar è che
lavora per me.”
Alex cominciò a smanettare. “Dove sta il
problema? E’ uno degli Auror più efficienti che tu abbia mai avuto
in ufficio!”
“Il più efficiente.” Annuì Ron.
“Uno dei più svegli!”
“Il più sveglio.”
“E’ uno dei migliori uomini che tu abbia dalla
tua parte e svolge il suo lavoro alla perfezione.”
“Il migliore.”
Alex lo fissò esasperata. “Allora qual è
il problema?!”
“Avevo intenzione di nominarlo Generale una volta che
fossi andato in pensione.”
Sia Alex che Bonar lo fissarono a bocca aperta e con gli
occhi sbarrati. Hermione rimase con la forchetta a mezz’aria e gli altri
ragazzi smisero di respirare.
“Che cosa?!” La voce di Alex si era alzata di
diversi decibel nel giro di due secondi.
Ron alzò appena lo sguardo annuendo. “Mi hai
sentito. Ma se entra in famiglia non potrò più farlo. Nessuno lo
prenderebbe più sul serio e penserebbero che l’ho nominato solo
perché è imparentato con me, è come se nominassi Harry o
Matt.”
Alex si lasciò andare contro lo schienale della sedia
e si voltò senza sapere cosa dire verso Bonar. Lui, ancora un po’ scosso,
si schiarì la voce. “Signore, io sono molto lusingato dalle sue
parole…”
Ron annuì e Alex si morse un labbro.
“…ma se per diventare Generale devo rinunciare
ad Alex mi accontenterò di rimanere al grado che ho adesso. E’
comunque un ottimo posto.”
“No!”
I due uomini si voltarono di scatto verso Alex che scoteva
freneticamente la testa, Bonar le prese una mano e le sorrise stringendogliela
appena.
“E’ quello che voglio.”
“Non puoi buttare la tua carriera al vento solo per
colpa mia!” Obbiettò lei.
Lui scosse la testa dando una piccola scossa alla sua mano.
“Tesoro non è…” Si guardò un attimo intorno e
si schiarì la gola leggermente in imbarazzo prima di rivolgersi di nuovo
a lei. “Possiamo parlare in privato?”
Alex mandò uno sguardo fugace ai genitori prima di
annuire e alzarsi. “Con permesso.”
Micheal fece una smorfia guardandoli mentre si
allontanavano. “Oh ma no, fate pure, tanto siamo così tanti a
tavola che nessuno noterà la vostra mancanza.”
Simon guardò l’orologio al polso.
“Papà, ti dispiace se andiamo anche noi? Sophia deve tornare a
casa e si sta facendo tardi.”
Ron annuì e sorrise a Sophia mentre i due ragazzi si
alzavano. “E’ stato un piacere, Sophia. Spero tornerai a trovarci
in circostanze migliori, sei sempre la benvenuta.”
Lei sorrise passandosi dietro l’orecchio una ciocca di
capelli scuri. “Grazie, signor Weasley, è stato un piacere anche
per me.”
“Ti assicuro che non tutte le cene in famiglia sono
così.” La rassicurò Simon con un sorriso.
Micheal si alzò in piedi facendo cenno a Sarah di
alzarsi. “Sì, direi che sei incappata in quella più
divertente.” Fece ironico. “Bene, ce ne andiamo anche noi,
continuate ad ammazzarvi dalle risate.”
“Micheal.” Lo richiamò indietro Ron,
Micheal si voltò che erano già sulla soglia della porta.
“Dritto a casa dello zio, niente fermate intermezze e nessuna gita
alternativa. Ti voglio a casa il prima possibile, se lo zio ti invita ad
entrare, cosa che ora come ora dubito farà, mandaci un gufo.”
Micheal lo fissò a bocca aperta. “Cosa?”
“Per favore, Mickey.” Lo implorò sua
madre.
Micheal sbuffò e aprì la porta per Sarah e
uscì in fretta dopo di lei richiudendosela alle spalle. Hermione e Ron
sospirarono esausti e si guardarono da un capo all’altro del tavolo che
ormai contava loro due, il piccolo Ben e quella che sembrava la figlia di
Lavanda Brown. Ben alzò un sopracciglio.
“L’idea della cena è stata efficace,
direi.”
Ron si passò una mano sulla faccia. “Ti prego
basta così.”
Hermione fissò Beautifull con una smorfia. “Se
posso chiedere, come mai stai con Ben? Voglio dire, una ragazza come te non
dovrebbe avere problemi a trovarsi un ragazzo, perché stare con un
ragazzo di undici anni?”
Beautifull si voltò verso Ben con gli occhi sgranati
e l’espressione più stupida che potesse avere. “Hai undici
anni?!” Squittì.
Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo disperato, Ron
scosse la testa. “Ti prego, non dire niente…”
*
Ginny se ne stava tranquillamente seduta sul divano davanti
al focolare a leggere un buon libro quando Matt si precipito giù dalle
scale. Gli rivolse un sorriso tornando alla lettura ma vedendo il figlio che
girovagava senza pace per la casa si voltò a fissarlo perplessa.
Anche Harry venne fuori dalla cucina con un sopracciglio
inarcato mentre Matt guardava tutte le stanze. “Che stai facendo?”
Lui sospirò passandosi una mano tra i capelli.
“Dov’è Sarah?”
Ginny mise il segno al libro e lo posò sul divano
accanto a lei prestando la sua completa attenzione al figlio. Inarcò un
sopracciglio mandano un’occhiata al pendolo al muro. “Sei a casa da
cinque minuti e stai già cercando tua sorella? Che succede?”
“Niente.” Fece il vago lui. “Qualcuno sa
dov’è comunque?”
“A cena dagli zii.” Rispose Harry con una
smorfia poco felice. “Una cena in famiglia, da quanto ho capito.”
Matt spalancò gli occhi allarmato e li fissò a
bocca aperta. “E l’avete lasciata andare?!” Guardò in
fretta l’orologio al polso. “Sono le nove e mezza, dovrebbe
già essere a casa!”
Ginny sospirò e si alzò dal divano rassettando
i cuscini. “Tesoro, non c’è niente di cui preoccuparsi.
Staranno finendo e vedrai che tra poco sarà qui. Cosa vuoi che le
succeda, è solo a casa dello zio.”
“Con Micheal!” Sottolineò lui.
Harry incrociò le braccia al petto scuro in volto.
“Sì ho valutato la situazione attentamente prima di lasciarla
andare.”
“Oh,
per favore Harry!” Scoppiò Ginny stufa. “Dì
piuttosto che le hai fatto una ramanzina come se avesse quindici anni!”
“Io vado a cercarla!” Matt non li ascoltava
già più, si era notevolmente scurito in volto con la fronte
corrucciata, camminò verso la porta e l’aprì con uno scatto
ma rimase in procinto di uscire immobilizzandosi e rimanendo a fissare due
sagome scure sul pianerottolo di casa.
Micheal e Sarah non si erano fermati da nessun’altra
parte, erano filati dritti a casa di Sarah come aveva detto Ron, erano solo sul
pianerottolo da venti minuti a baciarsi. Sarah, che doveva stare in punta di
piedi, barcollò un attimo e Micheal la strinse prontamente a sé
per i fianchi avvicinandosi ancora di più.
Matt li fissò ancora qualche secondo prima di
schiarirsi la gola, i due si voltarono ignari verso di lui e lentamente si
sciolsero dall’abbraccio. Sarahcorrucciò la fronte. “Da quanto sei qui fuori?”
“Potrei chiederti la stessa cosa.” Disse freddo
guardando male Micheal.
Micheal si schiarì la gola cercando di chiudere
lì la serata. “Adesso è meglio che vada.”
Stampò un piccolo bacio sulle labbra a Sarah. “Buonanotte.”
Ma Matt non sembrava affatto intenzionato a lasciar perdere.
“Perché non la smetti di sbaciucchiarti mia sorella?”
Micheal, che si era già voltato per andare,
girò sui talloni roteando gli occhi trovandosi di nuovo faccia a faccia
con Matt. “La stavo solo salutando, visto che questa è l’ultima
sera che possiamo stare insieme.”
“Non c’era bisogno di baciarla a quel modo per
salutarla e basta!”
Sarah lo sorpasso scocciata. “Oh per favore.”
Bisbigliò. “Perché non hai visto i baci che mi dà di
solito.”
Matt si voltò verso di lei scandalizzato.
“Guarda che ti ho sentito!”
Sarah lo fissò da dentro casa con gli occhi dei
genitori puntati su di loro. “Sì, sai quanto me ne importa!
Perché non puoi semplicemente lasciarlo stare, tanto che ti frega, tu
sei sposato e ci puoi stare con la persona che ami…” Fece un passo
avanti minacciosa. “E ora che mi ci fai pensare, prova a ricordare a chi
hai fegato May da sotto gli occhi! Una volta lo trattavi come il tuo migliore
amico!”
Matt la fissò ad occhi sbarrati, Micheal cercò
di calmarla. “Sarah, non…”
Harry si intromise prima che la discussione degenerasse.
“Sarah, va’ di sopra per favore.”
Lei fece per ribattere acidamente ma un’occhiata
eloquente da parte di Ginny la zittì e salì le scale di fretta.
Micheal sospirò guardandola sparire e cercò di fare un sorriso
che uscì solo come una leggera curvatura delle labbra.
“Adesso è meglio che vada…
buonanotte…”
Ginny fece un sorriso. “Vuoi fermarti per un
po’?”
“Io…” mandò uno sguardo a Harry e
Matt, non sembravano molto amichevoli. “Sono di turno domani mattina,
è meglio se vado a riposare.”
Ginny parve illuminarsi improvvisamente e si avvicinò
alla porta. “Oh, com’è andata l’altro giorno durante
l’intervento? Mi hanno detto che ti hanno portato con loro per farti fare
pratica.”
“Molto bene.” Sorrise soddisfatto Micheal.
“Il dottor Graham ha detto che potrebbero anche decidere di accorciarmi
l’apprendistato, gli sono sembrato sveglio e in gamba.”
“Questo è perché lo sei, tesoro, non ho
mai visto nessun…” Ma Ginny si bloccò cogliendo lo suardo
infastidito di Harry che stava guardando quella tranquilla conversazione come
un affronto alla sua decisione. Micheal si mosse appena a disagio e
indicò la porta.
“I… i miei mi staranno aspettando. E’
stato un piacere.”
Matt corrucciò la fronte. “Il piacere è tutto
tuo.”
Micheal lasciò la casa con un cenno del capo prima di
chiudersi la porta alle spalle. Subito Matt rilasciò i muscoli tesi
delle spalle e si voltò verso Harry che era rimasto con aria solenne a
fissare la porta. Sembrava quasi che non volesse muoversi fino a che non avesse
saputo Micheal abbastanza lontano dalla sua proprietà. Ginny
sospirò tornando a leggere il suo libro ma sorrise tra sé
cercando di nascondersi tra le pagine, Harry se ne accorse.
“Cos’hai da sorridere?” Sbottò.
“Niente.” Disse lei senza abbandonare il
sorrisetto. “Ho solo ricordato come volevi che fosse il ragazzo di
Sarah.”
Harry inarcò un sopracciglio. “E allora?”
Ginny chiuse pazientemente il libro e lo guardò negli
occhi. “E allora doveva essere intelligente, con un futuro promettente e
che la riportasse a casa prima di mezzanotte.” Harry si mosse appena e
Ginny sorrise tronfia. “Che ore sono, Harry?”
Lui la fissò qualche secondo preso alla sprovvista,
poi mise su una specie di broncio e cominciò a salire le scale arreso.
“Oh, falla finita Ginny!”
*
Ragazzi, lo so che
avete aspettato tanto e probabilmente questo capitolo non sarà neanche
come ve lo aspettavate, forse sarà un po’ deludente.
Il problema è
che ho talmente tanto da fare che non ho mai tempo di stare un attimo a
scrivere, e purtroppo ho paura che il tempo sarà sempre meno dato che
siamo entrati nel secondo quadrimestre e manca solo qualche mese
all’esame… -_______-“ non ce la faccio più!!
Comunque vorrei
veramente ringraziare tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, sono
rimasta davvero stupita e commossa! Con un solo capitolo avete lasciato ben 33
recensioni!! Davvero, le vostre recensioni sono l’unica cosa che mi spingono
a scrivere al momento!
Spero che vi sia
piaciuto anche questo capitolo anche se non è curato come avrei
voluto…
James sospirò per l’ennesima volta quella mattina sbattendo
il retro della testa contro alla porta sul quale stava appoggiato
GROWN YOUNG
11. We don’t like status quo
When everything is going wrong And things are just a little strange
It's been so long now
You've forgotten how to smile.McFly –I’ll be ok
James sospirò per
l’ennesima volta quella mattina sbattendo il retro della testa contro
alla porta sul quale stava appoggiato. Era seduto a terra con la schiena contro
la porta del bagno cercando in tutti i modi di farsi aprire. Si passò
una mano sulla faccia, stanco, e parlò di nuovo. La sua voce era roca.
“Andiamo, Catherine,
fammi entrare!”
Il rumore dello sciacquone fu l’unica cosa che
sentì per un po’, poi la voce di C.j.
arrivò leggera, come se faticasse a parlare.
“Non ci penso nemmeno… puoi rimanere là fuori
tutto il tempo che vuoi…”
James sbatté di nuovo la
testa contro la porta. “Per favore. Stai male, cerca di ragionare. Hai
bisogno di aiuto, fammi entrare.”
“E’ solo un po’ di
vomito, posso cavarmela benissimo da sola!”
“Sei chiusa in bagno
da…” Guardò l’orologio al polso. “Circa due ore.
Puoi farmi entrare e proviamo a cercare insieme una soluzione, per
favore?”
“Non c’è niente che voglio fare insiemea te, James!” La voce rabbiosa fu coperta da un altro urto
di vomito. Quando ebbe finito parlò di nuovo.
“Va’ via.”
James si alzò in piedi sconsolato e appoggiò entrambe le mani sulla
porta tenendo il capo chino nel mezzo. “Catherine,
adesso mi stai facendo arrabbiare. E’ un mese che vai avanti a vomitare
tutte le mattine e ti chiudi in bagno senza che possa darti una mano!
Maledizione io sono qui! Lascia che ti aiuti!”
La porta si aprì dopo qualche
secondo, James fu costretto a rimettersi in
piedi. Quando entrò in bagno C.j.
si era già messa seduta accanto al water giusto nel caso lo stomaco si
rivoltasse di nuovo. James si umettò un labbro
e prese un asciugamano prima di chinarsi davanti a lei
e tamponarle la fronte sudata. C.j. si ritirò dal
suo tocco.
James sospirò chiudendo gli
occhi. “Cate…”
Lei si passò una mano tra i capelli, spossata.
“Cosa pensi di poter fare ora che sei qui? Sono
incinta, James, e non c’è niente che tu
possa fare per cambiarlo.”
Lui inspirò profondamente e si alzò in piedi
per lasciare l’asciugamano sul ripiano del bagno. C.j.
pensò quasi che se ne stesse andando, poi lo vide piegarsi di nuovo su
di lei e in un attimo si ritrovò tra le sue braccia
mentre si alzava e lasciava la stanza. Lo fissò ancora nauseata e
appoggiò la testa contro il suo petto cercando di stare più ferma
possibile.
“James, che stai
facendo?” Chiese scocciata.
MaJames
non rispose e scese le scale scendendo in cucina che era un'unica stanza aperta
col salotto. La lasciò sul divano delicatamente e si diresse verso i
fornelli. C.j. cercò di vedere cosa stesse facendo ma la schiena di James
era troppo ampia e nascondeva tutto.
Lo vide tornare con una tazza fumante e sedersi sul bordo
del divano porgendogliela. Lei la prese guardandoci
dentro.
“E’ Thé caldo. Ti
farà bene anche per la nausea. Dovrebbe passare.”
C.j. lo fissò basita.
“Come…”
“Sono il primo di sei fratelli.” Disse lui
guardandola serio. “Qualcosa l’ho
imparata.”
C.j. bevve in silenzio sotto lo
sguardo preoccupato del ragazzo. Fino a che non ebbe finito la tazza nessuno
dei due parlò, rimanendo in un silenzio quasi
religioso. Quando C.j. posò la tazza sul
tavolino accanto al divano si schiarì la gola
rialzando gli occhi su James quasi come se gli
costasse caro comportarsi gentilmente.
“Grazie.”
James annuì. Le prese una
mano e se la portò alla bocca per baciarne il dorso. “Ti
amo.”
C.j. non disse nulla
ma abbassò lo sguardo.
“Ti amo e lo so che non avresti
voluto che le cose andassero così. Avresti voluto sorridere ogni
giorno se fossi rimasta incinta e avresti voluto potermi dire ogni cosa
riguardo la gravidanza. Ma, C.j., il fatto che non avessimo programmato questo bambino non
significa che tu non possa farlo.”
Lei sospirò e abbandonò la testa sul divano.
“Lo so, ma… avrei anche voluto che tu
volessi un mio bambino. Il nostro bambino.”
“C.j…”
Iniziò lui senza sapere cosa dire. “Ormai non è più
importante. Pensiamo a vivere il presente e nel presente
tu sei incinta di un bambino mio. Quindi dobbiamo solo impegnarci per essere
dei… dei buoni… dei buoni genitori.”
Un altro sospiro le sfuggì dalle labbra. Si
alzò a sedere appoggiando la schiena contro al divano e lasciò
andare la testa all’indietro. Aveva l’aria più stanca cheJames le avesse visto.
“Forse… forse dovresti tornare a casa dei tuoi, James.”
James spalancò gli occhi incredulo. “Cosa?!”
C.j. si morse un labbro e evitò il suo sguardo. “Non sei pronto per
vivere con me, non con me incinta. Non sei pronto per questo bambino. Ma io sono
incinta, James. Non posso fare
finta di nulla. Per i prossimi mesi dovrò prepararmi ad avere un
bambino, questa diventerà la casa di una donna incinta e se tu non sei
pronto ad affrontare una cosa del genere forse dovresti…”
“Io non me ne vado!” La interruppe bruscamente.
“Scordati che sposti la mia roba! Io rimango dove sono!”
Rimasero per un po’ in silenzio. James
la guardò mentre si mordeva il labbro inferiore
senza tregua. Poi, lentamente, C.j. alzò una
mano e intrecciò le dita con quelle di James,
lo fissò dritto negli occhi. “James, se
rimani io ho bisogno che tu ci sia davvero.”
James la guardò
esterrefatto e un po’ preso alla sprovvista. Ingoiò il vuoto e
annuì. “Ci sarò.”
“Posso crederci sul serio?” Chiese lei piegando
la testa da una parte.
“Sì.”
C.j. sospirò e si
alzò dal divano. “D’accordo.” Diede un bacio sulla
fronte di James e salì su per le scale. James la guardò andar via senza dire nulla, rimase
fermo dov’era a riflettere.
Sarebbero stati dei lunghi, lunghissimi mesi.
*
Camminava svelto. Aveva fretta. Aveva aspettato anche troppo
in fondo. Diamine, era passato più di un mese dall’ultima volta
che si erano incrociati. Uno strano moto si era fatto largo dentro di lui, un
fastidio che non riusciva ben a definire. Sapeva solo che un giorno si era
svegliato e ne aveva sentito quasi la mancanza. Cosa
che in fin dei conti non capitava mai.
Rilesse di nuovo quel pezzo di carta dove aveva annotato
l’indirizzo, rubato dal diario di Sarah, e si guardò attorno.
Guardò il numero civico dell’appartamento che aveva di fronte.
Quattro. Riguardò il foglio. Quattro. L’aveva trovato.
Suonò il campanello in fretta, mettendosi ben dritto
ad aspettare. Lei venne ad aprire poco dopo con una vestaglia leggera che non
gli rese le cose più facili. Spalancò gli occhi
quando lo vide.
“Dean! Che ci fai qui?!”
Ma non le diede il tempo di dire
altro, come un fulmine si precipitò su di lei e sulle sue labbra
spingendola dentro casa e richiudendo la porta dietro di sé. Geena si staccò da lui senza fiato cercando di
spingerlo indietro.
“No, aspetta… Dean
non…”
“Geena?”
Una voce maschile dal piano di sopra lo
fece irrigidire, fissò Geena nei suoi grandi
occhi blu in cerca di una spiegazione ma lei si limitò solo a
sciogliersi dall’abbraccio e schiarirsi la gola. “Dean… Dean è passato
a trovarmi.”
Jasonfece
capolino dalla cima delle scale con un’espressione stupita. Dean notò con piacere che era completamente vestito.
“Oh! Ciao Dean.”
Dean annuì politicamente.
“Jason…”
Jason scese le scale quasi di
corsa. “Stavo andando a lavoro.” Si voltò verso Geena con un sorriso. “Per quelle canzoni ne
riparliamo, chiama Nat e Sarah e cercate di
arrangiare un incontro anche con il signor Preston.
Io farò il possibile.”
Geena annuì imbarazzata.
“Grazie mille.”
Jason le fece l’occhiolino e
si chiuse la porta alle spalle lasciando i due da soli. Geena
si voltò verso Dean umettandosi un labbro e si
portò le mani sulle braccia in un gesto nervoso.
“Non mi aspettavo di vederti… beh… di
nuovo.”
Dean la fissò guardandola
da testa a piedi e si avvicinò a lei di un passo. “Nemmeno io. Eppure adesso sono qui.”
“Non hai trovato nessun’altra
con cui giocare?” Rise lei sinceramente. “Mi resta un po’
difficile crederlo. Hai già finito tutta la popolazione femminile della
città?”
“No.” Rispose lui secco.
Geena inarcò un
sopracciglio. “E allora che ci fai qui?”
Lo vide esitare, forse per la prima volta
in vita sua Dean stava esitando davanti ad una
donna. Un sospirò pesante gli sfuggì
dalle labbra e scrollò le spalle. “Non lo so, avevo voglia di
vederti e basta.”
Lei lo fissò per un attimo poi
scoppiò a ridere. “D’accordo, molto divertente. Cosa ti serve?”
“Non sto scherzando.” Disse lui serio.
Geena si strinse nella vestaglia
nervosamente e lo fissò senza sapere cosa dire. Sentiva il cuore battere
come impazzito contro al suo petto ma si sforzò di rimanere impassibile.
Non gliel’avrebbe data vinta così facilmente, lo aveva detto anche
Sarah, doveva ripagarlo con la stessa moneta. Era il
suo momento. Per un po’ il frusciare della vestaglia di Geena fu l’unica cosa che si sentì.
Fece un passo verso di lui, posandogli delicatamente una
mano sul petto e lo guardò dritto negli occhi. “Ti sono
mancata?” sussurrò appena.
“Sì.” Disse Dean
arrendevole, come si fosse appena liberato di un peso.
Senza aggiungere altro Geena si
alzò in punta di piedi e premette le labbra contro le sue allacciando le
braccia dietro al suo collo. Dean non esitò
neanche un secondo e la strinse a sé baciandola con ferocia, come aveva
sempre fatto, con il desiderio che bruciava sotto la sua pelle.
Senza staccarsi di mezzo centimetro arretrarono fino alle
scale. Direzione, camera da letto.
*
Alex guardò
l’orologio al polso per la quinta volta e sbuffò di nuovo.
Tamburellò le dita sul tavolo della cucina e mandò uno sguardo ai
fratelli che aspettavano quieti attorno a lei. Micheal
aveva anche preso a farsi un panino dalla noia. E
dalla fame.
Lo stomacò di Ben brontolò.
“Ma quando si mangia?”
Simon sospirò appoggiandosi con la schiena contro al
muro. “Finché mamma e papà non tornano credo che nessuno
mangerà in questa casa.”Micheal guardò il suo panino masticando avidamente e
alzò lo sguardo sul fratello. “Era per dire.”
Alex sospirò irritata.
“Quello che mi piacerebbe sapere è dove diavolo sono
finiti!”
“Magari è successo qualcosa.” Disse
preoccupata Thea.
“Magari un’urgenza a lavoro.”
Scrollò le spalle James.
“Magari sono dai nonni.” Azzardò Micheal.
“Magari potevano lasciare un biglietto!”
Tuonò Alex.
La porta dell’ingresso si chiuse con un tonfo e dei
risolini provennero dal corridoio. I ragazzi si scambiarono uno sguardo. Ron e Hermione fecero il loro ingresso incollati per le labbra ridacchiando, non
si erano minimamente accorti della loro presenza, Ron
spinse delicatamente Hermione contro al muro
risalendo con le mani su per le sue gambe. Entrambi avevano
i capelli fradici ed erano pieni di sabbia.
“Dove diavolo eravate?”
Tutti e due sobbalzarono e
cercarono di ricomporsi. Ron scosse la testa come un
cane cercando di mandar via la sabbia. “Oh, siete tutti qui?”
“Vorrei ben dire.” Disse Thea incrociando le
braccia al petto. “E’ mezzogiorno e mezzo. La parola pranzo vi dice niente?”
Hermione spalancò gli
occhi. “Mezzogiorno e mezzo?! Oddio, non pensavo
che fosse così tardi. Mettetevi seduti faccio
in un attimo.” Disse dirigendosi verso i fornelli e cominciando a spentolare.
James alzò un sopracciglio
guardando Ron. “Si può sapere dov’eravate finiti?”
“Giù al lago…” Fece il vago Ron. “…una nuotata…”
“Senza costumi?” Chiese Alex
alzando un sopracciglio. Le orecchie di Ron si
tinsero subito di rosso, si scambiò uno sguardo imbarazzante con Hermione rimanendo in quello che parve un dignitoso silenzio.
Alex li fissò a bocca aperta. “Oh mio
Dio, è rivoltante!”
Micheal smise di masticare e
guardò il suo panino con una smorfia prima di posarlo su un lato del
tavolo.
Simon allargò le braccia. “Avreste potuto comunque lasciare un biglietto.”
“Hai ragione, tesoro, la prossima volta…”
“La prossima volta?” Scattò su Alex. “Non ci sarà nessuna prossima volta! Vi
rendete conto che siete dei genitori e in quanto tali avete delle
responsabilità, vero? Io ho ventisei anni, ma Ben? Ben ne ha solo
undici! Qui c’è bisogno di voi, non potete
comportarvi come due ragazzini! Non avete diciassette anni, ne
avete quarantacinque!”
Ron e Hermione
la guardarono esterrefatti, nessuno degli altri aggiunse altro. Si scambiarono
uno sguardo e Hermione si morse un labbro. Ron le sorrise ed annuì, i ragazzi li guardarono
senza capire.
Hermione prese un bel respiro.
“D’accordo, già che stiamo parlando di dover fare i
genitori, ho una notizia per voi.”Ron la prese per mano guardando i
ragazzi con un bel sorriso, Hermione sorrise di
rimando. “Aspetto un bambino.”
I ragazzi si gelarono sul posto. I sorrisi di Ron e Hermione scomparvero
lentamente. Ron si schiarì la gola
nervosamente oscillando lo sguardo da Hermione ai
figli. “Ragazzi…”
“Aspetti un bambino?!” Alex la fissò a bocca aperta, si alzò in
piedi scotendo la testa. “Non posso crederci, questa
storia sta diventando sempre più assurda!”
Hermione deglutì a fatica.
“Io… pensavo sareste stati
contenti.”
“Contenti? Come posso essere contenta? Avrai un
bambino che per età potrebbe essere figlio
mio!”
James la guardò incrociando
le braccia al petto annuendo e fissò i genitori. “Già, e Alex parla in via teorica. Io, invece, avrò
veramente un figlio che avrà la stessa età dio mio fratello! Lo
spiegherete voi a vostro nipote com’è possibile, vero?”
Ron mandò uno sguardo cauto
a Hermione e si umettò un labbro. “James…”
Simon si sedette sprofondando sul tavolo. “Non bastava
che avessero la mia età, adesso pure incinta… appena i giornali lo
sapranno saremo di nuovo in prima pagina… viva la privacy.”
“Proprio tu vieni a farmi
discorsi sulla differenza d’età?” Chiese Thea stupefatta.
“Solo tra Ben e il nuovo bambino ci saranno dodici anni di
differenza!”
“Beh, quasi tredici. Il mese prossimo è il mio
compleanno.” Ben si lasciò andare sulla sedia con una smorfia.
“Addio caro ruolo di piccolo di casa.”
Alex si passò una mano tra
i capelli e sospirò pesantemente. “Io vado a
lavoro, è meglio. Stasera non torno a casa, sono a cena da Jonathan.”
“Anche io è meglio se
vado, sicuramente C.j. avrà bisogno di
me.” Disse James seguendo la sorella.
Hermione e Ron
spostarono lo sguardo sui rimasti. Micheal si
alzò per primo.
“Io non ho più fame. Vado di sopra.”
“Già nemmeno io…” Simon e Thea lo
seguirono a ruota.
Hermione si morse un labbro e
abbassò la testa cercando di mascherare le lacrime che si stavano
formando alla base degli occhi. Passò svelta davanti a Ron e corse su per le scale andando a rifugiarsi in camera
sua. Ron sospirò chiudendo gli occhi.
“Non vorrei disturbare.” Fece Ben. “Ma io avrei fame.”
Ron riaprì gli occhi.
“Mangia quello che vuoi, vado di sopra da tua
madre.”
E anche lui sparì lasciando
la cucina deserta. Ben si guardò un attimo attorno, scrollò le
spalle e andò a frugare nel frigo sospirando. “Ho sempre adorato i
pranzi in famiglia.”
*
Dean si mosse infreddolito tra le
lenzuola alla ricerca di una fonte di calore. Si costrinse ad aprire gli occhi quando attorno a lui trovò solo il vuoto. Gli
ci volle qualche attimo per focalizzare la stanza, Geena
era in piedi alla fine del letto e si stava rivestendo velocemente,
aggrottò la fronte.
“Già vestita?”
Geena sobbalzò e si
voltò verso di lui. “Oh, sei sveglio.” Prese la borsa da una
sedia lì vicino prima di portare gli occhi su di lui. “Io devo
andare. Tornerò verso le otto, cerca di non farti trovare
quando torno, ma fai pure con calma. Ciao.”
Fece per andarsene maDean scattò a sedere sul letto. “Ehi!” Geena si voltò con una faccia interrogativa.
“Come sarebbe a dire ‘cerca di non farti trovare’?”
Lei si umettò un labbro distogliendo lo sguardo.
“Senti, hai avuto quello che volevi e non ho
tempo per te. Ho una vita da mandare avanti.”
Dean sgranò gli occhi esterrefatto. “Mi stai scaricando?”
Lei rise. “Non essere sciocco, per essere scaricati
bisogna essere stati insieme prima.”Dean la fissò e lei vacillò. “Tu…
tu pensavi…?” Rise di nuovo fingendosi imbarazzata. “Mi
dispiace, io credevo che fosse solo sesso.”
“Beh, non lo era.” Disse lui con fare quasi
aggressivo, non poteva credere a quello che gli stava dicendo.
Geena sospirò. “Mi
dispiace, davvero, ma sono in ritardo e non posso stare qui a chiacchierare con
te. Ci si vede in giro.”
Dean rimase a guardarla talmente
stupefatto da non sapere davvero cosa dire. Geena gli
fece un cenno con la mano e girò sui tacchi lasciando la stanza.
Camminò tranquilla scendendo le scale e sospirando leggermente
uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle.
Un sorriso maligno gli colorò le labbra mandando uno sguardo al piano di
sopra, la faccia che aveva fatto era stata impagabile.
Il suono del cellulare la riscosse, lo
portò velocemente all’orecchio. “Pronto? Oh,
Sarah…” Guardò di nuovo verso il piano di sopra quasi
ridendo. “Stavo proprio per chiamarti…”
*
Nello stadio c’era un caldo pazzesco, l’erba del
campo era diventata paglia secca, nessuno ricordava di aver mai visto
un’estate così calda. Seth aveva corso
lungo la linea del campo per raggiungereMckanzie e mostrargli il suo lavoro su cui aveva lavorato
tutto il giorno. La squadra stava facendo una pausa, c’era chi si era
completamente sdraiato a terra con la divisa appiccicata addosso e chi stava
cercando di rinfrescarsi gettandosi acqua della cannella sul capo.
Mackanzie studiò
attentamente i piani di Seth, annuì e gli
diede una pacca sulla spalla in modo amichevole. “Un buon
progetto.”
“Lo pensa davvero?” Chiese Seth
sorpreso.
“Figliolo, ti sembro il tipo da dire sì solo
per farti un favore?” Chiese l’omaccione con le sopracciglia
alzate. “Lo proviamo domani durante l’allenamento. Puoi andare, per oggi hai finito.”
Seth sospirò e sorrise.
“Grazie mille, signore. Passo a prendere alcune carte in cabina e corro a
casa.”
Mackanzie annuì e Seth si diresse con un sorriso che andava da un orecchio
all’altro verso il corridoio che portava all’interno della struttura.
Una volta all’ombra un leggero venticello lo avvolse facendolo respirare
in mezzo a tutta quell’afa.
Salì le scale in fretta e arrivò in pochi
minuti nella cabina dei telecronisti, che in mancanza di partite aveva usato come ufficio per lavorare ai nuovi schemi. Stava
quasi per prendere la sua roba e andarsene quando si rese conto di non essere
solo nella stanza. Kim stava in piedi davanti alla vetrata a
fissare il campo, dandogli le spalle, la sua pelle ambrata luccicava dal
sudore.
Seth la fissò stralunato.
“Che ci fai qui?”
Kim si voltò verso di lui lentamente e lo
fissò. “Ti aspettavo.”
Sethlasciò
perdere i fogli che teneva in mano e la guardò avvicinarsi a lui,
aveva ancora la divisa addosso, la scopa era appoggiata in un angolo. Gli
arrivò talmente vicino che dovette abbassare la testa per guardarla
negli occhi, la fissò con le sue iridi ghiacciate.
“Dovresti essere giù al campo ad allenarti.”
“Rilassati, il campionato è finito e non ne avremo fino a settembre.” Disse lei afferrandolo
per la maglia e tirandolo verso di sé. Indietreggiò trascinandosi
dietro Seth fino al tavolo dei cronisti.
Seth si lasciò guidare non
sapendo bene cosa lo stesse aspettando. Senza
preavviso Kim si sedette sul bordo del mixer
schiacciando alcuni pulsanti senza darci alcun peso e diede uno strattone
più forte alla maglia di Seth che finì
tra le sue gambe.
“E’ tanto che non passiamo un po’ di tempo
insieme.”
Sethsospirò
quando cominciò a baciargli il collo in un modo che lo mandava
fuori di testa, si scostò un po’ da lei per baciarla sulla labbra
appoggiandosi con le mani al mixer. “Dobbiamo proprio rifarci qui?”
“Che c’è…
di male…?” Disse lei tra un bacio e l’altro.
Seth mugolò nella sua bocca
strusciandosi contro di lei. “Nulla, solo… Mackanzie
mi staccherebbe la testa se sapesse…”
Kim gli tappò la bocca con un altro bacio stringendo
le gambe attorno ai suoi fianchi. Lentamente fece scivolare le mani sotto la
sua maglietta. “Non ti sembra di avermi fatto aspettare
abbastanza?”
Seth inspirò chiudendo gli
occhi. “Kim, non qui.”
“Perché?” Chiese
innocentemente lei mettendo un leggero broncio. Ignorando le proteste di Seth continuò a risalire con le mani lungo i suoi
pettorali accarezzandolo languidamente. Le sue labbra attaccarono il collo di Seth come nessun altro sapeva fare, lui chiuse gli occhi
inspirando intensamente il suo profumo.
“Lasciati andare…”
“Non posso.” Ma non sembrava
affatto convinto, la sua mente era ormai altrove.
Kim cominciò a sbottonargli lentamente la cintura e
sorrise quando non arrivo nessuna protesta ma dopo
qualche secondo Seth riacquisì un attimo di
lucidità e sospirò senza riaprire gli occhi godendosi le carezze
di Kim. “Per favore, sto cercando di far tenere il posto ad
entrambi…”
Kim lo fissò negli occhi. “Non c’è
mica bisogno che lo sappia qualcuno.”
“No, ma…”
Qualcuno bussò forte alla porta facendoli sobbalzare
e trattenere il respiro ad entrambi. La voce di Mackanzie
risuonò furiosa al di là della porta.
“No, ma tutto lo stadio sta sentendo quello che dite! Malfoy,
togli immediatamente la mano da sopra quel microfono!”
Seth si voltò di scatto e
alzò la testa, sopra di lui lampeggiava la scritta ‘onair’ a caratteri rossi.
Guardò la sua mano e si accorse che stava sopra all’accensione
degli altoparlanti dello stadio. “Oh, cazzo!”
“Puoi ben dirlo!” tuonò Mackanzie. “E adesso esci da
lì!”
Seth ritirò la mano di scattò e si allontanò da Kim rivolgendole
un’occhiata. Kim si morse un labbro scendendo dal mixer e entrambi si avviarono verso la porta. Seth
rimase qualche attimo con la mano sulla maniglia prima di decidersi ad aprirla
e confrontarsi con Mackanzie.
Mackanzie aspettava fuori dalla porta a braccia conserte e un cipiglio scuro. Li
fulminò con lo sguardo, nessuno di loro osava
dire niente. Si voltò verso Kim, burbero.
“Dovey, torna in campo!
Adesso!”
Kim lo fissò a bocca aperta. “Ma Mister…”
“Niente ma! Torna ad allenarti, subito!”
“E con chi diavolo dovrei
allenarmi? La squadra è tutta qui!” Disse
lei tranquillamente indicando verso la sua destra. Tutti i componenti
della squadra si erano riuniti nel corridoio, poco distanti da loro, per
assistere.
Mackanzie li fissò basito.
“E voi perché non siete in campo?”
Urlò.
Mark scrollò le spalle.
“Eravamo curiosi.”
Seth si schiarì la gola e
abbassò lo sguardo imbarazzato mentre Kim
cercava di trattenere un sorriso insieme ad alcuni dei giocatori. Jen le fece l’occhiolino.
Mackanzie puntò un dito sul
petto di Seth. “Non tollero questo genere di
comportamenti nel mio stadio!”
Lui annuì. “Mi scusi Mister,
non accadrà più…”
“Come sarebbe a dire?” Chiese Logan stupefatto, la squadra lo guardò senza capire.
“Vuol dire che non posso più portare le
fan nello spogliatoio?”
Tutti scoppiarono a ridere. Gli unici che rimasero seri
furono Mackanzie e Seth.
Trent ridacchiò. “Su,
non faccia quella faccia Mister! Se ci desse un attimo di tempo libero sono sicuro che Kim
troverebbe altri posti per sfogare i suoi istinti. In fondo è anche
colpa sua. In più le sventola il suo ragazzo sotto al
naso senza neanche poterlo toccare, questa è
crudeltà!”
Mackanzie li fissò un
attimo e sospirò sconfitto. “Ah, non ci sono più i
giocatori di un tempo. Non avete più voglia di fare niente… andate
a cambiarvi e filate a casa, non voglio vedervi fino alla prossima settimana!”
La squadra esultò in un boato e come veri ragazzini
corsero per il corridoio. Kim rise. Mackanzie si
voltò verso di loro con uno sguardo di fuoco.
“Oggi siete stati fortunati.” Disse prima di
andarsene via, seguendo gli altri ragazzi.
Seth rimase immobile accanto a Kim
senza sapere cosa fare, quando il mister non fu
più in vista si voltò appena verso di lei e la guardò
male. “Ci hai quasi fatti licenziare.”
Lei sorrise furba. “Però
ti è piaciuto.”
Lui mascherò un sorriso cominciando a camminare lungo
il corridoio. “Certo… perché non hai ancora visto quello che
so fare io…”
Kim lo fissò a bocca aperta e gli corse dietro
cercando di stare al passo. “Beh, potresti mostrarmelo.”
“Non attacca.”
Kim si lagnò. “Ti odio.”
Seth rise e la strinse a
sé. “Lo so, ma è per questo che ti piaccio tanto.”
*
Sarah scoppiò a ridere. “E
lo hai lasciato lì da solo?”
“Beh, che avrei dovuto fare?” Disse Geena scrollando le spalle. “Tu mi hai
detto di ripagarlo con la stessa moneta, non ho fatto niente di
così esagerato a lasciarlo là da solo. Avresti dovuto vedere la
faccia che ha fatto, piuttosto.”
Sarah rise di nuovo. “Oh, mi perdo sempre il meglio!
Ben gli sta, gli serva da lezione.”
Geena e Sarah stavano
prendendo il sole sul retro di casa Potter,
chiacchierando del più e del meno come delle vere pettegole. Geena sistemò gli occhiali da sole sul naso e
scivolò ancora di più sulla branda. Sospirò mandandole
un’occhiata veloce.
“Micheal mi ha detto di Mike.”
Sarah scattò a sedere fissandola con gli occhi
sbarrati. “Che cosa?!”
Geena parlò con calma.
“Ci siamo incontrati a DiagonAlley qualche giorno fa. Gli ho chiesto se sapesse qualcosa
di questo Mike, se lo avesse mai visto, dato che ti
ci accompagnava prima di andare a lavoro… non pensavo
che…”
Lei sospirò e si lasciò andare di nuovo
giù abbassando lo sguardo, la gola chiusa in una morsa e un principio di
lacrime negli occhi. “Beh, non è più importante
adesso.”
Geena sospirò e si
tirò su a sedere, portò indietro gli occhiali per poterla fissare
negli occhi direttamente. “Avresti dovuto dirmelo.”
“Cosa sarebbe
cambiato?” Chiese Sarah facendo un sorriso amaro.
Geena sorrise sinceramente, ma il
sorriso non raggiunse i suoi occhi. “Avremmo potuto spettegolare su di
voi! Invece mi hai lasciato a bocca asciutta per tutto questo tempo!
Vergognati!” Le labbra di Sarah si curvarono in un
leggero sorriso e lo sguardo di Geena si
addolcì. “Ah, il primo amore…”
Le guance di Sarah si imporporarono
all’istante e le tirò un asciugamano addosso. “Smettila! Non
è divertente!”
“Oh, sì che lo è!” Annuì Geena prendendola in giro. “Avresti dovuto vedere la
faccia che facevi ogni volta che lo incrociavamo per
il corridoio a scuola! Dovevo richiamarti almeno cinque volte
prima che tu rispondessi.”
“Io non facevo nessuna faccia!” Spalancò
la bocca offesa.
Geena rise. “Beata
innocenza.”
Sarah ammutolì e si rilassò sulla branda
spalmandosi della crema che era rimasta sul braccio destro e si posizionò di nuovo per prendere il sole ad occhi
chiusi con la faccia rivolta verso il cielo. Il suo viso tornò triste e
sconfitto, Geena non poté fare a meno di
notarlo.
“Micheal è davvero
innamorato.”
Sarah riaprì gli occhi e la fissò. “Come
lo sai?”
Geena sorrise e scrollò le
spalle. “Tieni conto di questo, ci ho parlato per dieci minuti al massimo
e me ne sono resa conto. Pensa cosa avrei potuto pensare
se avessimo passato ore insieme…”
Sarah rise. “Che avrebbe
passato il resto della vita con me?”
“Non è da escludere.”
Una voce maschile le fece sobbalzare entrambe, Sarah
scattò a sedere a bocca aperta e lo fissò basita. Aprì e
chiuse un paio di volte la bocca prima di riuscire a formulare una frase di
senso compiuto.
“Da quanto sei lì?!”
Micheal si schiarì
la gola senza rispondere, fece scorrere i suoi occhi di un azzurro cielo
sul corpo seminudo di Sarah umettandosi un labbro. Sarah se ne
accorse, arrossì distogliendo lo sguardo e portò le
ginocchia al petto cercando di coprirsi. Quel gesto così semplice
distolse Micheal dal suo intrattenimento e lo
portò a focalizzarsi di nuovo su di loro.
“Giusto qualche secondo.” Fece lui tenendosi comunque a una debita distanza, quasi temendo che qualche
centimetro di più non lo avrebbe fatto rispondere delle sue azioni.
“Cercavo zia Ginny.”
“A lavoro.” Disse Sarah sbrigativa.
Micheal corrucciò la fronte
e fece per aprire bocca, Geena lo precedette.
“Le hanno cambiato un turno.”
“Oh.” Annuì e si frugò in tasca, ne estrasse una provetta di vetro con allegati alcuni fogli.
“Potete darle queste, sono le analisi che mi aveva
chiesto.”
Geena annuì.
“Certo.”
Dopo che Micheal ebbe dato la
provetta a Geena caddero un
silenzio imbarazzante, sia Sarah che Micheal si
stavano sforzando di guardare altrove e non incrociare lo sguardo
dell’altro. Alla fine Sarah cedette e gli mandò un’occhiata
veloce prima di distogliere nuovamente lo sguardo e giocherellare nervosamente
con una ciocca di capelli.
“Come sta andando a lavoro?”
Micheal parve sorpreso della sua
domanda. “Bene. Mi sto specializzando in Cure babbane, sai analisi da laboratorio, operazioni di
chirurgia e tutto il resto. Se riesco a terminare bene il trimestre
potrei lavorare in entrambi gli ospedali.”
Sarah annuì facendo segno di aver capito.
“Quindi pensi di darti alla medicina babbana?”
“Non proprio.” Fece lui cercando di spiegarsi.
“Non del tutto almeno, rimarrò comunque
legato al San Mungo in qualche modo. Stavamo pensando a
un gemellaggio a dire il vero, il dottor Scott
è l’unico mago medico a lavorare in un ospedale babbano e mi hanno proposto questo lavoro…”
“Oh, ma è fantastico!”
“… a Edimburgo.”
Il sorriso di Sarah svanì, lo
fissò senza sapere cosa dire, il suo sguardo smarrito.
“Accetterai?” La sua voce era appena un sussurro.
Micheal si mosse un po’ a
disagio. “Non lo so ancora.” Sospirò. “Ma devo
decidere in fretta, il termine sta per scadere.”
Geena corrucciò la fronte.
“Ti danno così poco preavviso? Della serie, cogli la palla al
balzo o hai perso il treno per sempre?”
Lui non rispose abbassando lo sguardo e Sarah ebbe un tuffo
al cuore. “Micheal, da quanto ti hanno proposto
quel posto?”
Ebbe un attimo di esitazione.
“Un paio di mesi.”
Sarah spalancò gli occhi e si alzò in piedi.
“Due mesi? E perché non mi hai detto niente?”
“Perché avevo
già detto di no.” Sospirò lui. “Due volte.”
Sarah lo fissò presa in contropiede. “E allora cosa…”
“Il primario pensa che sia uno stupido a rinunciare ad
un’opportunità del genere e mi ha dato
ancora del tempo. In altre circostanze avrei comunque
risposto di no ma adesso… ecco, adesso… insomma, magari ci
farà bene stare per un po’ separati, cambiare aria, vedere…
gente nuova…”
In uno slancio Sarah si buttò tra le sue braccia
circondando il suo torace e affondando il volto nel
suo petto. “Non te ne andare!”
Micheal chiuse gli
occhi arreso. “Sarah…”
“Non lasciarmi, non andartene via!”
Singhiozzò. “Ho bisogno di vederti, di sapere che sei qui e che se
anche non posso stare con te…”
Micheal le accarezzò i
capelli con una mano e la schiena con l’altra cercando di calmarla.
“Non me ne vado se non vuoi che vada.
Però adesso smetti di piangere per favore.”
Sarah annuì e si staccò da lui indietreggiando
di un passo, si asciugò il volto con una mano tirando su col naso come
una bambina. Micheal la fissò impotente senza
muoversi dalla sua posizione. Entrambi furono
richiamati dalla voce di Geena che stava pregando
qualcuno di stare calmo, si voltarono di scatto. Matt
stava cercando di raggiungerli furioso e rosso di rabbia mentre Geena continuava ad ostacolarlo con il suo corpo.
“Non stanno facendo niente di male!”
Matt la fissò sprezzante.
“Quello non deve venire a casa
mia, punto e basta!”
Micheal sospirò e si incamminò verso di lui facendo cenno a Geena di lasciarlo perdere, gli passò accanto
indifferente ma Matt lo riprese per il colletto
tirandolo indietro. “Dove credi di andare? Papà ti ha detto
chiaramente di stare lontano da Sarah!”
“Infatti.” Disse Micheal calmò
scrollandosi Matt di dosso. “Ero qui per zia Ginny, ma mi hanno detto che
è a lavoro. Le ho portato delle analisi.”
Fece per andarsene di nuovo maMatt gli andò dietro imperterrito. “Potevi
mandare un gufo. Perché continui a girare per
casa mia, perché continui a ronzare intorno a Sarah? Perché
lei?”
“Tu perché stai con May?”
Matt non rispose, si limitò a fissarlo in
silenzio preso in contropiede, poi aggrottò la fronte. Micheal alzò un sopracciglio con fare annoiato.
“Credo che tu ti sia risposto da solo.”
Matt incrociò le braccia al
petto. “Un giorno di questi dovremmo parlare io e te.”
Micheal sorrise. “Ci conto, Matt. Ci conto.”
Salutò e uscì dalla proprietà dei Potter. Sarah si avvicinò a Matt
umettandosi un labbro e gli lanciò un’occhiata con la coda
dell’occhio.
“Puoi… puoi non dirlo a
papà, per favore?”
Matt si voltò
verso di lei sorpreso, la fissò per qualche attimo. “Certo.
Certo che non lo dico a papà.”
“Grazie.”
“Sono pur sempre tuo fratello, no?” Fece lui con
un sorriso.
Sarah lo guardò da sopra la spalla prima di andarsene
con Geena. “Mio fratello avrebbe accettato la mia relazione invece di prendere a pugni il mio ragazzo. Hai
sempre difeso Mike davanti a papà,
perché adesso non puoi difendere Micheal?”
“Sarah…”
Lei scosse la testa. “Lascia perdere.”
*
Ed gli passò un cacciavite a
stella con aria perplessa mentre Simon lavorava sotto al cofano di una macchina
nell’officina che aveva messo su con l’amico. Si grattò la
nuca riflettendo.
“Dimmi se ho capito. Tua madre e tuo
padre sono ancora degli adolescenti. Tua madre è incinta. La ragazza di James è incinta. Alex sta
per sposarsi. Micheal stava con tua cugina. Thea ha
un uomo di ventisette anni. Ben è un imbecille.”
Simon sospirò pesantemente da sotto
la macchina, la sua voce rimbombò. “Sì, direi che ci sei. Ma il più grosso problema al
momento è che mamma sia incinta.”
Ed si appoggiò al tavolo da
lavoro lì vicino. “Beh, non è che
sia proprio la prima volta…”
“Proprio per questo gradiremmo che la smettesse di
sfornare bambini come pagnotte! Siamo già abbastanza in famiglia.”
Ed annuì anche se Simon non
poteva vederlo e mise a posto gli attrezzi. Prese un notebook
dal cassetto e lo sfogliò con cura scribacchiando qualcosa qua e
là. “Come sei messo col computer del signor Hyde?”
La voce di Simon arrivo di nuovo
affaticata da sotto la macchina. “Quasi… finito.”
Sospirò probabilmente dalla fatica. “Perché
me lo chiedi?”
Lui scrollò le spalle. “Sto sfogliando
l’agenda e per sabato c’è un po’ troppo lavoro da
consegnare, quindi se riuscissimo a smaltire le consegne per venerdì
sarebbe meglio.”
“Che cosa abbiamo per
venerdì?”
Ed sfoglio un attimo
l’agenda. “Due stereo e un televisore.”
“Gli stereo li riparo nel
giro di un’ora.” Tossì. “Per il televisore sono ancora
poco esperto, ma posso sentire il padre di Geena, mi
ha sempre dato una mano volentieri.”
“D’accordo.” Ed
scribacchiò qualcosa, notò una figura all’entrata
dell’officina e senza dargli particolare importanza disse. “Siamo
chiusi.”
La ragazza si guardò un attimo intorno.
“Io… stavo cercando Simon Weasley.”
Ed si voltò verso di lei
sorpreso e spalancò gli occhi quando la riconobbe. “Oh!” Si
piegò sulle ginocchia e parlò sotto la macchina. “Sam, c’è qualcuno che ti cerca.” Con un
sorriso le fece cenno di avvicinarsi.
Simon fece scorrere il carrellino
sul quale stava sdraiato per lavorare da sotto la macchina e fu abbastanza
sorpreso di trovare Sophia che lo fissava
dall’alto. Era completamente sporco d’olio nero
come la pece, i capelli rossi erano diventati color mattone scuro.
“Ciao.” Fece sorpreso. “Non mi aspettavo
di vederti qui.”
Sophia sorrise imbarazzata e si
guardò intorno. “Beh, non sapevo neanche che avessi
un’officina tua a dire il vero. Sono passata a casa tua e tua madre mi ha
detto dove trovarti.”
“Capisco.” Disse senza accennare ad alzarsi.
“Quando sei tornata?”
“Un paio di giorni fa. Hai intenzione di rimanere
laggiù ancora per molto?”
Simon fece un sorriso malizioso lasciando vagare lo sguardo
sotto la sua gonna. “Non è così male, c’è un
ottimo panorama.”
Sophia fece istintivamente un
passo indietro cercando di appiattire la gonna sulle gambe e Simon si
alzò in piedi ridendo. Sophia gli tirò
un pugno sul braccio, offesa.
“Cretino!”
Simon alzò gli occhi al cielo. “Ho sempre
adorato i tuoi modi di fare così fini e gentili.”
“Cosa ti aspettavi, che ti
facessi un applauso per avermi guardato sotto la gonna?”
“Ti ho visto con meno addosso…”
Sophia incrociò le braccia
al petto fissandolo torva, entrambi guardarono verso
Ed che era rimasto a fissarli mentre lucidava un pezzo del motore. Sentendosi
preso in causa si mise dritto e fece cenno che sarebbe andato senza aprire
bocca. Simon e Sophia tornarono a guardarsi, lei
sospirò prendendo dalla borsa un fazzoletto e cominciò a ripulire
accuratamente il viso di Simon dall’olio.
“Potresti anche evitare di dire certe cose davanti al
tuo amico.”
Simon scrollò le spalle. “Lo faccio solo
perché mi piace farti arrabbiare.”
Lei gli lanciò un’occhiata penetrante.
“Come sarebbe a dire che ti piace farmi
arrabbiare?”
“Non lo so, credo sia abitudine.”
Sophia sospirò pesantemente
rassegnandosi una volta per tutte e strofino seppure
delicatamente la guancia di Simon. “Novità?”
“Mia madre…” Simon chiuse gli occhi imponendosi
di stare calmo. “… è incinta.”
Lei smise di strofinare e lo fissò. “Oh.”
“Già.”
Rimase a fissarlo per qualche secondo senza dire niente poi
si alzò in punta di piedi e allacciò le braccia dietro al suo
collo abbracciandolo forte. Simon sbarrò gli occhi
preso un po’ in contropiede ma la strinse a sé ricordandosi
solo in quel momento come fosse minuto il corpo di Sophia.
“Si sistemerà tutto.”
Simon sospirò. “Come fai a dirlo?”
Lei sorrise appena continuando a tenerlo stretto.
“Perché tutto prima o poi torna a posto. Perché mi piace essere ottimista.”
Simon l’alzò di peso facendola sedere sul
cofano della macchina, lei rilasciò un urletto presa alla sprovvista ma lo fissò
curiosamente trovandosi a sedere sul freddo metallo. Lui le sorrise avvicinandosi
e le posò una mano sul ginocchio senza dire una
parola, la fissò intensamente negli occhi.
“Che c’è?”
Sussurrò Sophia senza staccare gli occhi dai
suoi.
Lui scrollò le spalle. “Niente.” Sorrise
tra sé. “Pensavo solo che è strano
averti attorno senza che debba fare a gara a chi risponde per primo.”
Lei lo fissò stupita. “Oh… e questo ti
dispiace?”
“No, non direi proprio.” Sorrise. “Pensavo
solo che è… beh, diverso…”
Sophia fece un sorrisino e si
umettò un labbro passandosi una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. “A proposito di rispondere per primo… la
professoressa McGrannitt mi ha mandato un gufo la
settimana scorsa. Mi ha chiesto se potevo essere
interessata a una cattedra a Hogwarts.”
Simon la guardò sorpreso. “Oh, ma è
fantastico! Quale cattedra?”
“Incantesimi.”
“Vitious si ritira?!” chiese incredulo Simon.
Sophia annuì poi sorrise.
“Probabilmente l’abbiamo consumato del tutto. Gli è quasi
venuto un infarto all’inizio dell’anno quando
ha saputo che eravamo nella stessa classe.”
Simon rise e tornò serio un secondo dopo. “Ti
trasferirai a Hogwarts?”
“Non lo so. Certo sarebbe conveniente però
addio vita sociale. Non che prima di te ne avessi una,
però…” si morse un labbro.
“Accetta.” La interruppe lui, Sophia lo guardò confusa e presa alla
sprovvista. “Accetta e assicurati che tu possa avere visitatori a
qualsiasi ora del giorno, mese, anno.”
Sophia la fissò ancora un
po’ confusa poi sorrise. “Dici sul serio? Verrai davvero a
trovarmi?”
“Oh, ci puoi giurare! La McGrannitt
sarà così stufa di avermi tra i piedi che mi espellerà
dalla scuola anche se non sono più uno
studente!”
Lei rise e gli saltò al collo. “Allora
accetto.” Sussurrò.
Simon sorrise accarezzandole la schiena. “Allora
accetti.”
*
Quando Ron tornò a casa
quella sera la trovò che era ancora seduta sul
bordo del letto con lo sguardo rivolto verso la finestra. Aveva passato
metà del pomeriggio prima di andare a lavoro a cercare di farsi aprire
la porta da Hermione, ma lei non aveva voluto
saperne. E adesso se ne stava lì, impassibile,
a fissare il vuoto.
Le si avvicinò lasciando
cadere la giacca sul letto, le sedette a fianco studiandone il profilo e dopo
qualche attimo di silenzio le posò una mano sul ginocchio. Hermione abbassò la testa e si sforzò di
trattenere un singhiozzo.
“Io ero così contenta di essere di nuovo incinta…”
Ron le prese tempestivamente una
mano. “Ehi, ehi! Su, vieni qui.” Le fece
cenno di accomodarsi sulle sue gambe e Hermione scivolò
cavalcioni su di lui come una bambina piccola.
Ron le accarezzò il viso
scostando i capelli e la guardò in un modo che non poté non
strapparle un sorriso, la stava quasi studiando, ogni minima parte del suo viso
passata in rassegna dai suoi occhi blu. Finalmente si
decise a posare la mano sulla guancia di Hermione.
“Sei bella.” Disse.
Hermione trattene quasi una risata
accennando un sorriso. “Mi spaventa sapere cosa penserai
quando tornerò vecchia.”
Ron parlò con calma.
“Non sarai vecchia, sarai adulta. E sarai bella lo stesso. Sei sempre stata bella.”
“Tu non pensi che io sia bella.” Sbuffò lei credendo la prendesse in giro.
Lui la fissò ancora. “Tu non hai ancora capito
perché ti guardo così adesso, eh?”
Hermione corrucciò la
fronte. Ron esitò prima di parlare come se
dovesse pensare a quello che voleva dire.
“E’ difficile da spiegare. Sono sempre stato
innamorato di te, Hermione, ma per qualche motivo
quando ero un ragazzo non ho mai pensato che fossi bella. Voglio dire,
oggettivamente bella. Ho sempre pensato che tu fossi carina, ma non una femme fatale ecco… poi una mattina…” Si
umettò un labbro. “Una mattina mi sono svegliato e sono rimasto a fissarti mentre ti preparavi per andare a lavoro, e ho
pensato che tu fossi davvero bella. Ho pensato che tu fossi davvero una bella
donna.”
Hermione lo guardò
scetticamente. “Pensi davvero che sia una bella donna?”
Ron fece mezzo sorriso.
“Vedi, Hermione, la novità adesso per me
non è trovarti bella come donna, perché da quando ho cominciato a
metterti l’etichetta di adulta ti ho sempre
vista come tale. La novità per me è vederti bella come ragazza e
rendermi conto dello stupido che ero a pensare che tu
fossi solo…”
“Carina?” finì Hermione
per lui. Ron annuì e Hermione
lo fissò incerta. “Sono davvero una bella donna?”
Ron rise. “Sì, Hermione. Lo sei sempre stata.”
Hermione arrossì lusingata
e giocherellò con l’orlo della sua camicia. “Sai è strano, a quarantacinque anni ho sempre pensato che
tu ti comportassi come uno di diciassette, adesso ne hai diciassette ti
comporti da un uomo di quarantacinque anni.”
Ron rise di nuovo. “Beh,
possiamo fare la media e decidere quanti anni
ho.”
Hermione rise con lui tirandogli
un pugnetto sul braccio. Tornò seria
improvvisamente. “Forse i ragazzi hanno ragione, forse
ci siamo svagati abbastanza adesso. Non abbiamo davvero diciassette
anni. Non più.”
“Lo so.” Sospirò forte Ron. “Forse dovremmo smetterla, dato che tra poco saremo genitori… di nuovo.”
Hermione alzò gli occhi per
puntarli nei suoi. “Si torna alla normalità allora?”
Ron fece un sorrisino quasi amaro.
“Nei limiti del possibile.”
Lei lo abbracciò forte affondando il volto nel collo
di Ron. “Ti amo, Ronald.”
Lui sorrise. “Ti amo, ‘Mione.”
***
Meno male che avevo detto che mi ero avvantaggiata… non ce la faccio
mai ad aggiornare in fretta! Ragazzi mi dispiace maquest’anno mi sta prendendo davvero un sacco di tempo
e non so come fare a gestire tutto, sarà anche che ho poca voglia di
scrivere e mille cose in mente…
Comunque, a chi interessasse ho aggiornato il blog sulle fanfiction e
cercherò di essere più presente anche lì in modo da
potervi aggiornare di eventuali progetti o altro.
Ora come ora sto
lavorando sulla traduzione di una fanfiction inglese,
ho già pronti i primi due capitoli ma sto
aspettando a postarla perché ne voglio avere tradotti già
abbastanza in modo da non dover fare le corse dopo! E’
davvero carina, dovete leggerla!
Per altre cose sto
lavorando a dei MM ma poi ci ripenso sempre .________.
Vedremo se mi deciderò a postarne qualcuno.
Per il resto faccio il
possibile e grazie mille a tutti per il sostegno, le vostre recensioni sono
incredibili!!!
Un bacio e un
abbraccio forte, zia Fufù (tramortita .______.)
Capitolo 12 *** Back To Normal... More Or Less ***
Alex fissò la porta della camera con fare assente
GROWN YOUNG
12. Back to
normal… more or less
You should let me love you
Let me be the one to give you everything you want and need
Baby good love and protection
Make me your selection
Show you the way love's supposed to be
Baby you should let me love you, love you, love you
Let me love you- Mario
Alex fissò la porta della camera con fare assente.
Non voleva muoversi da lì, non voleva
affrontare un’altra giornata con i suoi genitori ridotti in quello stato.
La sera prima aveva cenato da Jonathan ma era dovuta
tornare a casa sua per dormire perché lui era di turno la mattina dopo.
Continuò a fissare la porta cercando di farsi
coraggio. Doveva uscire, non poteva rimanere lì
per sempre.
Si alzò lentamente e camminò come uno zombie fino alla porta. Dal piano di sotto non veniva alcun
rumore, corrucciò la fronte guardando verso la fine del corridoio ed
incontrò lo sguardo di Thea con la stessa espressione perplessa.
La voce di Hermione arrivò a richiamarle
all’attenzione.
“Ragazzi? Dove siete finiti
tutti? E’ tardi! Ron! Ron, alzati, devi essere a
lavoro in meno di quindici minuti!”
Thea e Alex si fecero coraggio e
scesero giù in cucina, Hermione stava davanti ai fornelli con i capelli
raccolti in uno chignon elegante. Davanti a sé aveva almeno cinque
padelle diverse. Non appena si accorse di loro fece cenno di sedersi.
“Oh, finalmente qualcuno che si fa vivo! Sedetevi, è quasi pronto.”
Le due si sedettero continuando a guardarsi attonite.
Micheal, Simon e Ben scesero qualche secondo dopo accomodandosi al tavolo come
niente fosse. Quando nessuno
di loro accennò a parlare si voltarono verso Hermione in cerca di una
spiegazione e corrucciarono la fronte vedendola così presa dalla cucina.
“Ok.” Disse voltandosi e posando le padelle a
tavola. “Le uova con la pancetta sono qui, Thea
per te ho fatto le uova a parte, so che la pancetta non ti piace. Nella padella
grande la parte separata dal resto è di Ben,
che ci vuole poco sale. Il pane tostato ha sopra delle iniziali incise con il
coltello, visto che a tutti piace in modo differente.”
Si avviò verso la credenza e tirò fuori cinque vasetti di
marmellata differenti. “Allora, mirtilli, fragole, albicocche, pesca,
mela… papà vorrà sicuramente quella alle arance.”le posò sul tavolo e
alzò lo sguardo su di loro. “Ho dimenticato qualcosa?”
I ragazzi la fissarono con gli occhi sbarrati. Micheal la
fissò con un sopracciglio inarcato. “Sei sicura di sentirti bene?”
Hermione lo fissò cercando di capire poi si illuminò. “Oh! Certo, hai ragione.”
Aprì il frigo e tornò al tavolo con margarina e burro.
“Ecco cosa mancava.”
Ben si chinò verso l’orecchio di Simon. “Non è che quella roba dei druidi alla lunga fa male al
cervello, vero?”
Hermione, inarrestabile, camminò verso le scale e
gridò verso il piano di sopra. “Ron! Sbrigati, farai tardi a
lavoro!”
Un secondo dopo Ron si catapultò giù dalle scale vestito di tutto punto cercando di infilare la
giacca. Si schiacciò i capelli alla belle e
meglio e prese al volo una fetta di pane tostato con sopra una grande
‘R’ che spalmò con burro e marmellata di arance.
“Sono in ritardo?”
Hermione tornò verso il ripiano della cucina.
“Hai cinque minuti. Possibile che tu non riesca ad
alzarti prima?”
Ron mugolò infilandosi il resto del pane tostato in
bocca. “Perché non mi hai svegliato,
allora? Lo sai che se lasci che faccia da solo finisco
col spengere la sveglia!”
Hermione era così indaffarata che non diede nemmeno
segno di averlo sentito. Si voltò verso di lui e gli diede un
contenitore di plastica. “Questo è il tuo pranzo. Panino, acqua,
patatine, frutta e dolce. Ho dimenticato qualcosa?”
Lui scrollò le spalle masticando velocemente.
“Non saprei…”
“Beh, se c’è qualcosa che non va mandami
un gufo entro le nove, dopo sono a lavoro.” Si
voltò verso i ragazzi. “Micheal, il tuo pranzo è nel frigo
in un contenitore come quello di papà. C’è
una ‘M’ sopra non puoi sbagliarti. Non sapevo se farti anche
la cena, so che hai solo otto ore oggi ma se ci fosse qualche emergenza fammelo
sapere.”
Micheal sembrò preso in contropiede. “Otto ore?
Non faccio otto ore oggi.”
“Non è martedì?” chiese Hermione fermandosi
perplessa.
Micheal frugò nella tasca e controllò i suoi
turni. “Oh. Sì, faccio otto ore.”
Hermione passò lo sguardo su Alex. “Per te non
ho preparato nulla, so che Jonathan stacca per l’ora di pranzo e pensavo volessi andare da lui, ricordati solo che alle quattro hai
un appuntamento dall’estetista e giovedì il dentista alle sei e
mezza. La prossima settimana ricordati di quel
congresso al Ministero al sesto piano.”
Lei si limitò ad annuire meccanicamente.
“Simon, ha chiamato un certo Keaton e chiede se hai
tempo per altri due computer in settimana. Dai una
risistemata all’officina, sono passata stamattina presto ed era un
subbuglio, continuo a pensare che sia troppo piccola per lavorarci bene. Vicino
al Leaky Cauldron dalla parte babbana vendono un locale, potresti farci un
salto con Ed.”
Simon la fissò stupefatto. “Ah… gra-grazie…”
Lei annuì. “Thea e Ben, se non vi dispiace quando stacco da lavoro vorrei andare a Diagon
Alley per i nuovi libri e tutta la roba che vi serve per la scuola. Dio, non
posso credere che siete rimasti solo voi due e poi
avremo finito con questa roba.”
Alex fece una smorfia. “Non direi, dato che sei incinta.”
Hermione sorrise sbattendosi una mano sulla fronte.
“Vero.” Sospirò. “Beh, sarà un sollievo non
dover comprare niente per Hogwarts per almeno qualche anno.”
Ron guardò l’orologio. “Oh, cavolo! Sono
in ritardo!” afferrò una ventiquattrore
appoggiata sul divano e si catapultò fuori di casa. “Buona
giornata famiglia!”
Hermione tirò un sospiro di sollievo
ma scattò sull’attenti quando notò un contenitore
sul bordo del tavolo. “Ron! Hai…” iniziò a dire ma lui era già tornato indietro, le prese il
contenitore dalle mani e le stampò un velocissimo bacio sulla fronte
prima di scomparire di nuovo.
Lei sospirò stancamente passandosi una mano sugli
occhi e lanciò un sorriso ai ragazzi. “D’accordo, vado a cambiarmi
per andare a lavoro.”
I ragazzi aspettarono che fosse salita al piano di sopra
prima di scambiarsi uno sguardo attonito. Thea era a bocca
aperta, non aveva ancora toccato cibo dallo shock.
“Ma che gli è preso
stamattina?”
Simon alzò le sopracciglia. “Non vi sembravano fin troppo…”
“Normali?” conclusero
gli altri in coro. Alex e Micheal si scambiarono uno sguardo preoccupato, lei
si morse un labbro nervosamente come faceva sempre quando
si sentiva in colpa per qualcosa. Si schiarì la gola imbarazzata.
“Pensate che sia per quello che ho detto?”
Micheal la fissò serio. “Non lo so. Dovremmo
dirlo a James. E poi, non è quello che
volevi?”
“Beh, sì.”
Ben scrollò le spalle. “A me non dà
fastidio riaverli come prima. Anzi, mi piace abbastanza. Colazioni abbondanti
incluse.”
“Ben ha ragione.” Allargò le braccia
Simon. “Ci siamo lamentati finora perché si comportavano come due
ragazzini, adesso che stanno facendo i genitori dovremmo esserne solo felici.”
“Infatti lo sono.”
Disse Alex. “E’ stata solo una sorpresa,
tutto qua.” Fece un gran sorriso prima di
alzarsi da tavola e salire al piano di sopra.
Micheal la guardò andar via
meditabondo, si voltò verso gli altri fratelli. “A dire il
vero la penso come Alex. A parte lo shock iniziale, questa giornata si
prospetta positiva. Non lo so, mi
sento sollevato.”
“Già.” Fece Ben. “Come sta
Sarah?”
Micheal, che aveva appena portato il
bicchiere alla bocca, si strozzò quasi e lo fissò ad occhi
sbarrati. Aprì e richiuse la bocca un
paio di volte. “Cosa c’entra Sarah
adesso?”
“Nulla. E’ solo divertente vedere la tua reazione quando la nomino.”
Micheal lo guardò male e Thea ridacchiò.
“Vi siete rivisti?”
“Ieri. Cercavo zia Ginny. Non è stata una buona idea andare a casa loro, temo, Matt voleva prendermi a
pugni quando mi ha visto lì.”
Simon lo fissò incredulo. “Matt voleva
prenderti a pugni?!”
“Beh, secondo il suo punto di vista ho violato la sua
innocente sorellina e l’ho pugnalato alle spalle.”
Thea e Simon spalancarono gli occhi ammutolendo,
Micheal li guardò corrucciato. “Non c’è
bisogno di fare quelle facce, non l’ho violata per davvero! Era
una cosa di comune accordo, anzi a dire il vero è stata lei a saltarmi addosso la prima volta, non mi sarei mai permesso di
toccarla senza il suo consenso…”
“Mi fa molto piacere sentirtelo dire.”
La voce dura e imponente di Harry gli arrivò alle
spalle, Micheal si gelò sul posto e si voltò molto lentamente.
Gli occhi di Harry erano così seri che il verde era
diventato un verde bosco, teneva le braccia incrociate al petto in segno
di rimprovero. Micheal si alzò piano ingoiando il vuoto.
“Signor Potter, io non… non
pensavo…”
“C’è tua madre in casa?”
Tagliò corto lui continuando a tenere lo sguardo fisso nel suo quasi
sfidandolo.
Micheal annuì e Thea si alzò tempestivamente
per andare a chiamarla. Simon e Ben non osarono aprire bocca. Rimasero in un
silenzio imbarazzante fino a che Harry non si mosse appena mantenendo comunque una posizione rigida e autorevole.
“E così mia figlia ti
è saltata addosso. Pensare che l’ho sempre considerata una ragazza
tranquilla.”
Micheal sentì le orecchie andare a fuoco,
mandò uno sguardo veloce ai fratelli in cerca di aiuto
che lo fissarono senza sapere cosa fare e si schiarì la gola in
imbarazzo. “Beh…” Cominciò incerto. “… lo
sa com’è fatta Sarah… sa… sa sempre quello che vuole.”
Harry si limitò a fissarlo duramente.
“Già…” Continuò Micheal
senza sapere cosa dire. “Vuole qualcosa da mangiare?”
“No. Ho solo bisogno di vedere tua madre.”
“Eccomi!” fece Hermione scendendo le scale vestita in un tailleur da ufficio. Gli rivolse un
sorriso facendo cenno di avvicinarsi. “Se è per quelle pratiche vieni in salotto, non è una cosa che
possiamo risolvere in poco tempo…”
Harry rilasciò le braccia lungo i fianchi e si mosse
lentamente senza staccare gli occhi da Micheal. Non appena sparì con
Hermione dentro al salotto, Micheal rilasciò un
sospiro e mandò un’occhiataccia ai fratelli urlando sottovoce.
“Perché diavolo non mi avete
detto che era là dietro?!”
Thea fece una smorfia mortificata. “Scusa, è
che ti ha lanciato un’occhiata così penetrante che mi sono
ghiacciata sul posto.”
Lui la fissò a bocca aperta prima di dichiarare.
“Sono un uomo morto.”
Simon annuì. “Sei un uomo morto.”
“Meno male si prospettava essere una giornata positiva.” Disse Ben continuando a mangiare.
“Pensa a cosa sarebbe potuto succedere se si
fosse prospettata negativa.”
Simon e Thea mascherarono un
sorriso mentre Micheal sospirava lasciandosi cadere sulla sedia. “Lo zio
Harry non mi rivolgerà mai più la parola.”
Simon sorrise appena. “Beh, non può odiarti così tanto. Sei pur sempre suo nipote.”
“Grazie Sam…”
“Figurati.”
*
Seth camminò sorridente lungo il corridoio. Aveva
appena fatto una doccia, quel giorno non lavorava e non aveva niente da fare.
Una meraviglia. Passò davanti alla camera del fratello indifferente,
poi, come se la sua mente avesse registrato qualche secondo dopo
l’immagine, tornò sui suoi passi con un’espressione
perplessa.
Dean se ne stava seduto sul letto, i gomiti sulle ginocchia,
a fissare il vuoto. Seth alzò un sopracciglio fissandolo per qualche
minuto.
“Che stai facendo?”
Dean non si mosse, rimase zitto.
Per un attimo Seth pensò che non gli avrebbe risposto poi parlò
lentamente.
“Sono stato scaricato.”
Seth lo fissò credendo di non aver capito.
“Come scusa?”
Finalmente Dean si decise a voltarsi verso di lui e lo
guardò irritato. “Sono stato scaricato. Mollato. Lasciato. Come la
vuoi mettere.”
Seth spalancò la bocca. Non poteva crederci. Non era
possibile che qualcuno fosse riuscito a scaricare Dean.
“Da chi?”
“Geena.”
“Geena?!” Seth lo
guardò cercando di trattenere le risate, Dean gli lanciò
un’occhiataccia e si alzò in piedi allargando le braccia.
“Avanti, ridi pure! Tanto sono un coglione! Mi sono
fatto scaricare da una ragazza che io stesso avevo scaricato!”
Seth scosse la testa ed entrò nella camera andando a
sedersi alla scrivania. Si passò una mano tra i capelli e si
umettò un labbro. “Fammi capire, come sei finito di nuovo con
Geena se l’avevi scaricata?”
Dean non rispose. Voltò la testa da un’altra
parte in imbarazzo. “Può… può darsi che sia andato a cercarla.”
“Può darsi o ci sei andato?”
Dean sbuffò. “D’accordo, ci sono andato! Ma questo non le dava nessun diritto di scaricarmi! Avrebbe
dovuto sentirsi onorata che fossi andata a cercarla di nuovo, uno come me che non guarda in faccia a nessuno! Sai cosa mi
ha detto?!Che pensava fosse
solo sesso!”
Seth alzò un sopracciglio. “Perché,
cos’è di solito?”
“Non stiamo parlando del ‘di
solito’, stiamo parlando del ‘adesso’!” Urlò
furioso Dean sfogando la sua frustrazione come poteva.
Ci volle qualche secondo perché Seth assimilasse le
sue parole, ma una volta che il messaggio arrivò a destinazione
scoppiò in una fragorosa risata. Dean lo fissò
stupito, non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere.
Fissò il fratello che continuava a ridere senza accennare a fermarsi
tanto presto.
“Cosa c’è di
tanto divertente?”
Seth ridacchiò. “Ti sei preso una cotta?!” Riuscì a dire tra le risate. “Tu ti sei preso una cotta?!”
“Non fare l’idiota, io non mi sono preso una
cotta!”
“Ah no? Allora se non è sesso
che cos’è?”
Dean alzò un sopracciglio come se fosse la cosa
più ovvia del mondo. “Beh, è… è…”
Vacillò. “Magari era sempre solo sesso ma con la stessa persona.
Che c’è di male a voler stare con la solita persona per più
di una volta.”
“In generale niente.” Fece Seth scrollando le
spalle. “Per Dean Malfoy potrebbe diventare un problema, temo.”
Dean si passò una mano sulla faccia e scosse la
testa. “Non so come faccia tu a stare con Kim da così
tanto senza toccarla. Giuro, io proprio non lo so!”
Seth sospirò. “Ammetto che ultimamente sono stato messo a dura prova.”
Dean fece su e giù per la camera
frustrato, continuava a scuotere la testa senza accennare a fermarsi
tanto presto. “Non posso crederci. Come pensi che possa mettere piede
fuori di casa, adesso? Come pensi che possa mostrare in giro la faccia? Mi
hanno scaricato! Scaricato! Tanto lavoro mandato in fumo nel giro di un
pomeriggio! Quattrocentoventotto, mancava così poco per arrivare a
cinquecento…”
“Quattrocentoventisette.” Lo corresse
Seth.
Dean si voltò verso di lui irritato. “E’
uguale! In questo momento me ne frega meno di zero se vuoi contare o no
Alex!”
Seth alzò un sopracciglio. “D’accordo la
cosa si sta facendo seria. Perché non cerchi di
dimenticare questa brutta storia e mettere una pietra sopra Geena? Puoi sempre
ricominciare da capo, sarai di nuovo a quattrocento in men che non si dica.”
“Non posso dimenticare Geena!” urlò lui
al massimo della frustrazione.
“Come sarebbe a dire che non
puoi?”
“Non ci riesco!” Dean lo fissò umiliato.
“Non riesco a togliermela dalla testa!”
Seth rimase un attimo in silenzio a fissarlo poi si
alzò dalla sedia e fece per uscire dalla stanza. Dean lo fissò
incredulo e allargò le braccia guardandolo andare via.
“Dove stai andando
adesso?”
Seth si voltò e lo fissò ovvio. “Beh, ti
ho già diagnosticato la malattia: ti sei preso una cotta. Hai due opzioni, continuare a fingere che non sia vero o accettarlo
e fare qualcosa.”
“Io non mi sono preso una cotta!” Ripeté
lui con forza.
Seth scrollò le spalle. “Bene, vedo che hai
scelto la prima opzione. Ciao.”
Dean rimase a fissare la porta, adesso vuota, a bocca
aperta. Scosse la testa e sospirò. “Che
razza di fratello.”
*
“… e quando siamo scese
in cucina era tornato tutto come prima.” Finì di raccontare Alex
con un gran sorriso prima di prendere un boccone dal
piatto.
Jonathan le sorrise guardandola così serena e pacata come non la vedeva da un po’ di tempo.
“Sì, anche tuo padre questa mattina ha messo in
riga tutto l’ufficio. Le ricerche sono andate avanti più in
questa mattina che negli ultimi mesi. Magari l’adolescenza li ha
stancati.”
Alex fece un sorriso ancora più ampio. “Oh,
speriamo! Sono così contenta, pensavo che non sarebbero più
tornati come prima.”
“Già…” Lui abbassò lo
sguardo sul tavolino e allungò la mano verso quella di
Alex, che sobbalzò quasi al contatto. Aprendole la mano
intrecciò le dita con le sue e rialzò di nuovo gli occhi
fissandoli nei suoi. Alex lo fissò senza sapere cosa aspettarsi,
continuava a sorridere mandandogli un’occhiata interrogativa.
Jonathan si schiarì la voce. “Senti, lo so che
sei appena uscita da un brutto periodo e non ci siamo neanche visti così
spesso per via del lavoro ma…”
Fece una lunga pausa, Alex gli fece
cenno di andare avanti.
“Ecco, mi domandavo se non fosse
il caso di cominciare a pensare al matrimonio.”
Alex sorrise dolcemente diede una leggera strinta
alla sua mano. “Nate, ho già detto di sì.”
“No.” Fece lui scotendo la testa. “Cioè, sì… lo so che hai detto di
sì, quello che volevo dire è… cominciare a pensare ad un
matrimonio… concretamente.”
Lei lo fissò a bocca aperta. “Vuoi
dire…”
“Data, vestiti, invitati e tutto il resto.”Concluse lui guardandola
incerto.
Lei sembrò presa in contropiede, si umettò un
labbro e ritirò la mano da quella di Jonathan posandola delicatamente
sul suo grembo. “Aspetta…” sospirò. “Hai sentito
papà, lui vuole che tu sia il prossimo Generale.”
Lui si limitò a sorridere rassicurante. “Alex,
non m’importa se per quel titolo devo rinunciare a te. Preferisco passare
con te il resto dei miei giorni e lamentarmi del mio
capo che diventare Generale nella solitudine più completa. Ti amo, voglio stare con te.”
Alex sorrise e si torturò una ciocca di capelli su un
dito nervosamente. “Vuoi davvero che iniziamo a pianificare tutto?”
“Sì.”
Lei ci pensò un po’ su poi
rise. “Cavolo, questo fa sembrare tutto più ufficiale.”
Jonathan rise. “Beh, sì. Non è
per questo che ci sposiamo?”
“Credevo mi sposassi perché mi ami.”
“Anche.” Rispose lui
con un piccolo sorriso.
Alex sembrò illuminarsi e tirò fuori le mani
da sotto il tavolo per allungarsi e prendere quelle di Jonathan. “Allora,
quale mese pensi sia migliore per un matrimonio?”
“Marzo.” Rispose una voce esterna. Entrambi si voltarono e trovarono Ron a un passo dal loro tavolo che li
fissava privo d’espressione. “Non fa troppo caldo e neanche troppo
freddo. Ho sentito dire che quest’anno poi
sarà più caldo degli altri quindi marzo dovrebbe essere la
temperatura ideale.”
“Papà.” Lo fissò Alex confusa.
“Che ci fai qui?”
“Mi spiace interrompere il vostro pranzo
ma ho bisogno di Bonar in ufficio.” Fece lui
incrociando le braccia al petto, mandò uno sguardo
all’orologio al muro. “Contando che la tua pausa è finita
dieci minuti fa.”
Jonathan guardò l’orologio al polso e
scattò in piedi. “Oh cavolo, non me ne ero
proprio accorto!”
“Come ci hai trovati?”
chiese seccata Alex a Ron.
Ron alzò un sopracciglio come se fosse ovvio.
“Sei mia figlia, ti nutro da quando sei nata!
Non è difficile immaginare dove tu possa
pranzare, contando che fin da quando eri alta quanto un soldo di cacio vai
pazza per questo posto.”
Alex lo fissò impressionata. “Beh, avrebbe
potuto scegliere Jonathan dove pranzare?”
“Bonar è troppo buono per
dirti di no.” Scosse la testa lui. “E devo ancora conoscerlo
l’uomo che ti metta i piedi in testa.”
Jonathan ridacchiò ma smise
subito quando Alex gli lanciò un’occhiataccia. “Stai dicendo che lo comando a bacchetta?”
Ron sospirò. “Sto dicendo
che mi stai facendo perdere tempo, tesoro. Davvero, non mi importa
cosa ne fai di Bonar, mi basta solo che me lo lasci in pieno possesso delle sue
capacità mentali per il lavoro.”
Alex sospirò e posò lo sguardo su Jonathan.
“Ci vediamo stasera?”
Lui si piegò per darle un bacio all’angolo
della bocca e sussurrò. “Sarò a casa per le nove.”
Ron roteò gli occhi e aspettò che Bonar
infilasse la giacca, salutò Alex con un cenno della mano e uscì
dal locale. Incominciò ad incamminarsi lungo il marciapiede, Jonathan lo
raggiunse qualche secondo dopo con una corsetta, stava ancora cercando di
sistemare la giacca.
“Signor Weasley, sono mortificato, giuro
che le avrei detto presto del matrimonio…”
Ron lo interruppe bruscamente alzando una mano.
“Bonar, impara a capire quand’è il momento di parlare di
lavoro e quando di famiglia o non sarai mai un buon generale.”
Lui lo fissò a bocca semiaperta.
“Sì…mi scusi Signore.”
Ron continuò a camminare velocemente. “Ti ho
chiamato perché ho bisogno di una squadra che vada a Stonehenge a
setacciare il luogo. Hanno mandato un gufo dal dipartimento di
Amesbury, c’è stato del movimento ieri notte.”
“Vuole mandarmi a Stonehenge?!
Oggi?”
Ron si fermò e si voltò di scatto verso di lui
penetrandolo con i suoi occhi blu mare. Alzò un sopracciglio.
“Sono sicuro che Alex capirà se arriverai tardi stasera.”
Jonathan si morse la lingua. “No, non intendevo dire… quando devo partire?” aggiunse con un
sospiro.
“Nessuno ti obbliga ad andare. Ma non sei nelle
migliori condizioni al momento.”Disse Ron freddo guardandolo in volto.
“Va’ e dimostrami che non mi sono sbagliato sul tuo conto, Bonar.”
Jonathan lo guardò mentre si
voltava e continuava a camminare lungo il marciapiede. Sospirò
profondamente chiudendo gli occhi.
“Signor Weasley?”
Ron si voltò molto lentamente.
“Io amo davvero sua figlia.” Fece Bonar
arrendevole.
Ron alzò un sopracciglio. “Ne sono
convinto.”
“Lei non mi farà Generale,
non è vero?”
“Questo, Bonar, non dipende da me.”
Tornò a camminare dandogli le spalle e lasciandolo
più confuso di prima. In quel momento Bonar seppe solo una cosa. Doveva
andare a Stonehenge e tornare indietro con delle buone notizie.
*
Diego fissò con una smorfia Thea dalla cucina. Stava sdraiata sul divano a testa in giù, le punte dei
capelli sfioravano il pavimento, le gambe incrociate sullo schienale.
Bevve in fretta un bicchiere d’acqua e
entrò in salotto continuando a fissarla in modo strano, lei non
accennò a muoversi o dire niente.
“Cucciola?”
Thea alzò lo sguardo su di lui. “Mh?”
“Stai cercando di far arrivare sangue al cervello o
cosa?”
Finalmente tornò a sedersi normalmente,
rilasciò un sospiro e scosse la testa facendo muovere i riccioli rossi.
“No, stavo solo pensando. E’ un periodo un po’ strano per
tutti.”
Diego sorrise e si sedette al suo fianco. “Pensa che
noia se non succedesse mai niente.”
“Sì, ma ultimamente ne stanno succedendo un
po’ troppe tutte insieme.” Fece lei
sdraiandosi sul divano con un sospiro.
Diego cercò un po’ di posto e si sdraiò
al suo fianco accarezzandola pigramente su un fianco.
“Ti stai preoccupando per la tua situazione o per quella degli altri?
Perché se c’è qualcosa che non va tra di
noi preferisco che tu me lo dica chiaramente invece di girarci intorno
e…”
“No, non c’è niente che non vada tra di noi.” Disse lei con un sorriso. “Tu sei
perfetto.”
“Modestamente.” Ridacchiò lui chinandosi
sulle sue labbra. Appena la sentì rispondere dischiuse
le labbra lasciandosi trasportare completamente e inspirando forte il suo
profumo. La mano che le accarezzava un fianco risalì lentamente
sotto la maglietta, sempre più su. Gli ci volle qualche minuto per
capire che le mani di Thea sul suo petto non lo stavano accarezzando
ma lo spingevano indietro, si staccò da lei confuso.
“Che stai facendo?” Chiese lei in un sussurrò.
Diego si guardò un attimo e si rese conto di essere praticamente sopra di lei e con la mano sotto la sua
maglietta. La ritirò con un sospiro. “Scusa. E’ che a volte
mi dimentico che…”
“Che sono piccola?”
Fece lei tirandosi un po’ su.
“No.” Rispose lui mettendosi a sedere e
umettandosi un labbro. “Che con te mi devo
trattenere.”
Thea lo fissò a bocca aperta. “Tu… tu ti trattieni con me?”
Diego la fissò ovvio. “Non penserai mica che
con te mi comporto come con tutte le altre. Ho ventisette anni, Thea, sono un uomo!”
“E questo cosa vorrebbe
dire?” Chiese lei tagliente lanciandogli uno sguardo di fuoco.
“Vuol dire che ho delle
esigenze che tu…” fece una pausa gesticolando. “… non
sei… pronta a soddisfare.”
“Perché sono
piccola.”
Diego sospirò frustrato. “Per favore, Thea,
non… devo solo ricordarmi di essere più
cauto con te. Non facciamone una questione di stato. Non sei piccola, sei
solo… più piccola di me.”
Thea roteò gli occhi. “Ah, questo sì che
mi fa sentire meglio.”
“Può anche non farti sentire meglio, cucciola,
ma è la verità.” La guardò
negli occhi. “Ti rendi conto, vero, che hai solo quindici anni?”
Lei scattò in piedi. “Potrò avere
quindici anni all’anagrafe, ma guardami! Il mio
corpo sembra quello di una quindicenne? Il mio cervello sembra quello di una
quindicenne? Vuoi fare l’amore con me? Bene!”
Si tolse in fretta e furia la maglietta e la lanciò a
terra. Diego la fissò per qualche secondo mentre
lei cercava di mantenere un’aria altezzosa stando ferma davanti a lui con
solo il reggiseno addosso. Lui si alzò in piedi e raccolse la maglietta
porgendola a Thea.
“Rivestiti, per favore.” Disse superandola.
Thea rimase con la maglietta in mano senza avere il coraggio
di voltarsi verso di lui e si morse un labbro. “Non hai più
voglia?” Chiese con la voce strozzata.
Diego sospirò appoggiandosi con le mani al ripiano
della cucina. “Se fosse questione di voglia,
Thea, ti avrei già strappato di dosso quello che rimane e ti avrei presa
contro al muro più vicino.” Poté sentirla irrigidirsi da
lontano. “Ma non voglio dare un motivo in più a tuo padre e tuo
fratello per odiarmi.”
Thea abbassò lo sguardo. “Quindi
non staremo mai insieme.”
“Quindi non staremo insieme
finché non sarai pronta. Veramente pronta.”
Lei si voltò a guardarlo. “Tu perché
stai con me?”
Diego alzò gli occhi su di lei sorpreso, preso in
contropiede. Aprì un paio di volte la bocca prima. “Come?”
“Perché stai con
me?” Chiese lei frustrata. “Insomma, è ovvio che non
è per il sesso e dici anche di non essere innamorato di me. Allora per
cos’è che stai con me?”
Lui la fissò a bocca aperta senza rispondere. Thea
sospirò chiudendo gli occhi e scosse la testa andando verso la camera da
letto. Diego chiuse gli occhi demoralizzato.
“Thea…”
Lei non accennò a fermarsi e sparì dalla
visuale, Diego le corse dietro tempestivamente.
“Ehi! Aspetta un attimo!”
Thea si voltò verso di lui con le
lacrime agli occhi, Diego la fissò facendo un passo indietro
sbalordito. “Cosa dovrei aspettare, che tu trovi
una buona ragione per cui stai con me? Pensi di riuscirci prima che faccia
buio?”
Diego si ricompose e la guardò serio. “Tu
perché stai con me?”
Lei roteò gli occhi. “Cos’è questo, il giochino di rigirare la frittata?”
“Dico seriamente.” Fece lui incrociando le braccia
al petto. “Voglio dire, certo non è per il sesso e neanche tu sei
innamorata di me. Quindi, perché stai con me?”
Thea sospirò lasciando andare le braccia contro i
fianchi. “Perché mi piaci. Perché mi piace stare con te e passare del tempo insieme.
Perché con me riesci a essere più serio
e intelligente di quanto tu faccia credere.”
Diego allargò le braccia. “Che
ti piacessi era scontato!”
Thea gli puntò un dito sul petto. “Ma- tu- non- l’hai- detto!”
“Diego? Sei in casa?... oh
mio Dio!”
Thea e Diego si voltarono verso il
corridoio dove James li fissava con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta,
spostarono lo sguardo si Thea che era ancora seminuda e entrambi si
affrettarono a balbettare qualcosa in spiegazione.
Diego alzò le mani in segno di resa. “Jay, non
è come pensi, non ho…”
Thea annuì. “E’ la verità, non
abbiamo… cioè… lo so che può
sembrare…”
“E’ un equivoco.”
“Un grosso equivoco!”
“Stavamo solo parlando!”
“Discutevamo e basta!”
James richiuse la bocca mettendosi più dritto e si
passò una mano sugli occhi per tapparseli prima di sospirare.
“Thea, per favore, rimettiti quel cencio addosso. Il budino che ho
mangiato a pranzo si sta lamentando nelle mie
viscere.”
“Ehi! Cenci saranno i tuoi vestiti!” Diego le
mandò uno sguardo e lei si infilò la
maglietta in gesti scattosi.
Diego si voltò verso James. “Non ti ho sentito bussare, avevo lasciato la porta aperta?”
James scosse la testa lasciando cadere la mano dagli occhi.
“Mi sono smaterializzato.” Diego alzò un sopracciglio
mandandogli un’occhiata eloquente. “D’accordo, ho imparato la
lezione anche io, contento?”
“A te è andata molto meglio.”
Sospirò lui. “Come mai sei passato?”
James mandò uno sguardo verso Thea che sentendosi
presa in causa alzò le mani cominciando a camminare verso il salotto.
“Ok, ok, me ne vado. Tanto mamma mi aspettava
per andare a Diagon Alley.”
Diego la fissò. “Ehi, te ne vai senza
salutare?”
Thea tornò sui suoi passi e si avvicinò a lui
alzando la testa e mettendosi in punta di piedi, ma quando Diego si
abbassò un po’ su di lei tornò con i piedi per terra
indecisa. Diego la guardò un attimo preso alla
sprovvista, poi sospirò. “Oh, falla finita!” si
lamentò prima di stamparle un bacio sulle labbra.
Thea lasciò la stanza e Diego poté finalmente
concentrarsi su James che alzò un sopracciglio. “Che cos’era quello?”
Diego sospirò. “Abbiamo appena litigato. Si
può sapere cosa ci fai qui o devo tirare a
indovinare?”
James si sedette sul letto, rimase un attimo fermo a pensare
e poi si lasciò andare di schiena contro al materasso con un sospiro
stanco. Diego lo guardò come se fosse pazzo e si avvicinò al
letto per guardarlo dall’alto. James si umettò un labbro.
“Ho bisogno di stare fuori da
quella casa.”
“Capisco,” disse Diego.
“Beh, ti avevo avvertito che convivere con mia sorella non sarebbe stato
facile. Ho cercato di avvisarti dieci anni fa, ma tu non hai voluto darmi
ascolto.”
“Non è questo.” Abbassò lo
sguardo. “E’ che io non sono pronto. Non sono pronto ad avere un
bambino. Non sono pronto a fare il padre. Non sono pronto a dividere la casa
con una donna incinta.”
“…ma devi far il cuor di leone per C.j., non è vero?”
James chiuse gli occhi. “Le ho promesso
che ci sarei stato. Ci sarei stato davvero. Come posso esserci davvero se non
so neanche per cosa devo esserci?”
Diego scrollò le spalle. “Beh, le donne incinte
vogliono tutte la stessa cosa, no? Essere confortate,
sentirsi dire che sono belle nonostante il pancione,
sapere di avere accanto un uomo vero.”
“Ah beh, allora sono a posto! Un uomo vero! Me la sto
facendo sotto, ma sono un uomo vero!”
“Non c’è mica bisogno che tu le dica che sei un poppante in realtà.” Diego si
sedette al suo fianco. “Ai suoi occhi devi essere un gran figo e con me
puoi essere il coglione quale sei. E’ così che funziona. Funziona
in questo modo da quando avevamo quindici anni.”
“Sì, ma adesso non ho più quindici
anni!”
Diego scrollò le spalle. “No, ma sei pur sempre
un coglione.”
“Vero.”
“C.j. come sta?”
James si tirò su a sedere e si appoggiò su una
mano. “Non fa altro che dare di stomaco. Devo ancora capire cosa ci
vedono le donne di tanto bello in una gravidanza.”
Diego fece una smorfia. “Se un giorno riuscissi a capire le donne fammi un fischio…”
“Si può sapere che cosa è successo tra
te e mia sorella?” Fece James sinceramente incuriosito.
“Niente. Mi sono solo dimenticato che ha quindici
anni…” Sospirò. “… e anche lei.”
James accennò un sorriso. “Dovresti saperlo che
Thea si è sempre sentita più grande dei suoi coetanei. Spero che
tu non abbia fatto l’errore di dirle che
è piccola.”
“No, ci ha pensato da sola. Adesso devo solo pensare a
come rimediare…”
Si scambiarono uno sguardo.
“Siamo sempre i due soliti coglioni.”
*
Ginny sospirò stancamente rientrando in casa, aveva dovuto fare un’ora di coda al supermercato ed
era distrutta. Lasciò la spesa sul tavolo e si passò una mano tra
i capelli fulvi. Infilò le mani dentro alle buste
per cominciare a mettere a posto quando notò la testa corvina del marito
spuntare dalla spalliera del divano.
Corrucciò la fronte chiedendosi cosa ci facesse a casa ma poi sorrise. Silenziosamente si
avvicinò a lui, cercando di camminare in punta di piedi. Non pareva essersi accorto di nulla, era impegnato su delle
carte sparse sul tavolinetto. Si piegò sul suo orecchio.
“Ehi, stallone…” sussurrò.
Harry sorrise senza voltarsi e si appoggiò contro il
divano. “Stai forse cercando di sedurmi?”
Ginny ridacchiò e fece il giro del divano
arrivandogli di fronte. “Può darsi. Ci sto riuscendo?”
“Direi che non devi
impegnarti più di tanto, sai?” Si alzò in piedi e
l’afferrò delicatamente per i fianchi trascinandola verso di
sé. Ginny sorrise lasciandosi scappare un risolino e giocherellò
con il colletto della sua camicia.
“Come mai sei a casa?”
Harry sospirò. “Esamino dei risultati dei
laboratori per fare un rapporto, sono andato da Hermione stamattina per farmeli
spiegare.”
“Capisco.” Disse lei allungando il collo verso
di lui. “Sai, mi sembri proprio bisognoso di coccole.”
Harry ghignò. “Oh, lo sono.”
Si chinò su di lei baciandola pieno
sulle labbra, le dita di Ginny scorsero dal suo colletto fino a
raggiungere i capelli neri e scompigliati. Harry sospirò nella sua bocca
e fece scivolare casualmente le mani sul sedere di Ginny. Proprio in quel
momento Matt fece irruzione entrando dalla porta principale, li fissò un
attimo mandando un verso disgustato, i due si staccarono fissandolo torvi.
“Visto che adesso sei sposato potresti per lo meno
startene a casa tua.” Disse Harry innervosito
per l’interruzione.
Matt alzò un sopracciglio. “Beh, scusa tanto se
sono venuto perché me l’hai chiesto tu.”
“Ti ho chiamato venti minuti fa!” Replicò
lui senza lasciare la presa su Ginny. “Adesso sono occupato con
altro.”
“Sì, ho notato.”
Ginny sorrise e si sciolse dall’abbraccio di Harry.
“D’accordo, tornate pure al vostro lavoro io vado a mettere a posto
la spesa.”
Harry lanciò uno sguardo scuro al figlio che
scrollò le spalle con un sorrisino. Si sedette sul divano ricominciando
a leggere le carte e sospirò. “Come sta andando a casa?”
Matt si sedette al suo fianco. “Bene. Ieri abbiamo
cenato con i genitori di May, ma abbiamo finito presto perché Nathan
è stato chiamato in ospedale e io ero di turno questa mattina. Lo sapevi
tu che anni fa il Magic Inside era un locale di…
beh… intrattenimento?”
Harry lanciò un’occhiata veloce al figlio.
“Sì.” Disse lentamente. “Lo sapevo.”
“Ah.” Matt giocherellò con le dita con
fare assente. “Era prima che ci lavorasse la mamma, vero?”
Harry questa volta non si curò
nemmeno di alzare lo sguardo, fissò gli occhi sul foglio cercando
di concentrarsi. Quando dopo diversi secondi non ricevette
alcuna risposta Matt sgranò gli occhi balzando in piedi scandalizzato.
“Vuoi dire che
mamma…”
Ginny entrò di nuovo in salotto con due scatole in
mano. “Ho comprato sia il pollo che la pasta. Cosa volete per cena stasera?”
Matt la fissò a bocca aperta mentre
Harry continuava a tenere lo sguardo fissò sul foglio. Ginny fece un
altro passo dentro la stanza guardandoli confusa.
“Qualcosa non va?”
“Tu lavoravi al Magic Inside?!”
Fece Matt puntandole un dito contro. “Tu… tu intrattenevi i clienti?! Ballavi sul bancone con quei vestiti…”
Ginny lo interruppe prima che potesse continuare. “Chi
ti ha…?” Il suo sguardo volò sulla schiena di Harry.
“Io non ho detto niente.” Fece lui calmo.
Ginny rialzò gli occhi su Matt e sospirò
chiudendo gli occhi. “Te ne ha parlato Daisy, non
è vero?”
“Vorrai dire Bloom.” Fece lui
secco, allargando le braccia.
“Sì, beh, Ginger…”
disse indicandosi. “…vorrebbe tanto che la smettessimo di parlare
di questo. Non è una parte della mia vita di cui vado fiera.”
“Ma come hai potuto!”
Sbraitò Matt incredulo. “Io veramente non mi capacito
di come tu possa aver…”
Ginny camminò a grandi passi verso di lui e gli
puntò un dito sul petto. “No, sono io che non mi capacito di come
tu possa esserti sposato di nascosto! Quindi non venire a fare la predica a me! Ero giovane, nel
mezzo di una guerra e rimanere a casa senza far niente mi avrebbe
fatto diventare pazza!”
“E fare la prostituta ti
è sembrata la cosa migliore?”
Con un colpo secco la mano di Ginny colpì la guancia
di Matt senza quasi che lei se ne accorgesse. Matt la
fissò a bocca aperta, non si prendeva uno schiaffo da sua madre da quando aveva sette anni, ma Ginny continuava a fissarlo
seria e inferocita ma con le lacrime agli occhi. “Non ho mai fatto niente
del genere.” Disse scandendo bene ogni parola. “Tuo padre è
stato il primo e da allora gli sono sempre rimasta fedele.”
Harry, che era scattato in piedi quando
aveva sentito il rumore dello schiaffo, la prese delicatamente per un braccio
attirandola verso di sé. Le accarezzo i capelli cercando di calmarla.
“Matt non intendeva dire… era solo sorpreso, non… per favore
Ginny non piangere, lo so che non hai fatto niente di male.”
“Mi sembrava che quello che mi aveva accusato di
averlo tradito con Draco fossi tu.” Disse lei
cercando di asciugarsi le lacrime.
Harry sospirò. “Ero solo arrabbiato, lo so che
non hai… che non avresti… Nathan mi ha raccontato che sei venuta in
ospedale mentre ero in coma.”
Ginny tirò su col naso. “Mai qualcuno che si
facesse gli affari suoi.”
La porta principale si aprì di
nuovo, questa volta era Sarah che si bloccò non appena vide la
scena che le si presentava davanti. Inarcò un sopracciglio con ancora la
mano a mezz’aria e le chiavi. Harry si affrettò a dare una veloce
pacca sulla schiena a Ginny e disse in fretta.
“Perché non finisci di
mettere a posto la spesa? Alla fine si scongelerà tutto.”
Sarah corrucciò la fronte mentre
Ginny annuiva e tornava in cucina, si chiuse la porta alle spalle e
mandò uno sguardo da Matt a Harry. “Che
succede?”
Harry si umettò un labbro guardando Matt.
“Niente. Vieni, Matt, torniamo a lavoro.”
Matt sembrò mortificato, abbassò lo sguardo ma si mise seduto senza dire niente. Sarah
scrollò le spalle e fece per andare di sopra quando
la voce del padre la richiamò indietro. Harry si schiarì
la gola senza guardarla, si era già seduto sul divano.
“Stamani sono stato a casa degli zii. Ho visto
Micheal.”
Sarah sgranò gli occhi tornando indietro di qualche passo.
Harry si voltò verso di lei con un sopracciglio
inarcato. “Cos’è questa storia che sei stata tu a saltargli
addosso?”
Lei lo fissò a bocca aperta per qualche istante,
cercò di ignorare Matt che si era voltato di scatto verso di lei.
“Te l’ha detto Micheal?!”
“No.” Fece lui serio. “Lo stava dicendo a
Thea e Simon e io ero lì dietro per
caso.”
Lei appoggiò le mani sui fianchi. “Lo stavi
spiando?”
Harry la fissò senza scomporsi. “Hai sentito
tutto quello che ho detto o hai omesso la parte ‘ero
lì per caso’? Comunque, non hai risposto
alla mia domanda.”
“Beh, la verità!” Fece lei tagliente
incrociando le braccia al petto. “Per quanto tu creda
che sia Micheal ad essere il cattivo ragazzo in questa situazione, beh, non lo
è. Sono io. Sono stata io a baciarlo la prima volta, sono stata io a
cercarlo e convincerlo ad avere una relazione e sono stata io a…
beh…”
Harry la fermò prima che potesse finire la frase.
“Ho capito!” Sospirò. “Volevo solo sapere se fosse la verità.”
Sarah alzò un sopracciglio. “Ah, adesso gli dai
pure del bugiardo?”
Matt si intromise. “Beh, io
sì! Tutti questi anni e mai che mi fosse venuto a dire
niente!”
“Oh, perché sicuramente avresti approvato.” Disse lei sarcasticamente.
“Certo che no! Ma come puoi
pretendere che possa… Sarah?” fece incerto. “Stai
piangendo?”
Lei si asciugò in fretta le lacrime alla base degli
occhi e scosse la testa furiosamente. “Possiamo smetterla di parlarne? Ho
fatto come avete voluto, io e Micheal ci siamo
lasciati. E’ finita. Non voglio più parlarne.” Si
voltò in fretta e corse su per le scale rilasciando un singhiozzo.
Matt fissò le scale, ora deserte, a bocca aperta. Si
morse un labbro e si voltò verso Harry. “Papà…”
Harry scosse la testa. “Non oggi, Matt. Per favore,
non oggi.”
**
Questa volta ho
trovato un po’ più di tempo (mica vero… me lo sono trovato
da sola ma non ne avrei per niente.__________.) e non
ho nemmeno faticato più di tanto a scrivere, stavolta. Sarà che
non scrivevo da tanto e le idee erano tutte
lì… non lo so, consideratevi fortunati ^^
Anywhere: Grazie per aver
trovato comunque un momento per recensire, per il
tempo che manca capisco -_____-“… ti devo dire la verità,
non ho la più pallida idea di quanti capitoli manchino perché non
mi sono fatta scalette stavolta e sto andando allo sbaraglio… non sono
molti comunque
Hermione96: Grazie mille
^^ … mi piacerebbe seguire i consigli di tutti
ma alla fine non tornerebbe più nulla nella storia e non posso cambiare
così a caso
Seiryu: Dean fa pena pure
a se stesso ma d’altronde se lo meritava…
ah, per Micheal non è il caso di preoccuparsi, te lo assicuro ^^
Krissy Jane Malfoy: XD ti
sei messa addirittura a prendere appunti sulla mia fic? Wow, mi sento
importante! Pensa che non li ho presi manco io
stavolta, solo due cosine giusto per fare mente locale
Cecia Granger: James
rimarrà un eterno bambino, gli uomini sono sempre
spaventati dalle gravidanze, no? U.U me medesima è rimasta
traumatizzata all’idea di “ incintare”Hermione, ma mi piaceva,
funzionava ed era divertente XD oh e non immagini quanto è stato
divertente scrivere di Kim e Seth XDD
Animablu: La
verità è che passo da un momento tragico a
un momento di felicità di colpo per farvi prendere un infarto… XD
no scherzo
Edvige86: La
verità è che Micheal è troppo buono per
dare un pugno a Matt ma credimi quando ti dico che prima o poi qualcuno
un pugno da Micheal se lo prenderà per davvero! E
non dovrai neanche aspettare troppo! Grazie per leggere il blog, so che non
è fatto invano XD
Robertsad: Sono onorata
di essere il vostro spacciatore preferito XD penso che Micheal rimarrà
dov’è… non ce lo vedo proprio ad
andare lontano da casa ^^
Ninny: Grazie e io sono
contenta che tu abbia recensito ^^
Saty: Dai, non era così sconfortante… oh sì? Bah io in
fondo James lo capisco, voglio dire noi donne siamo
incinte e sentiamo un essere dentro di noi, ma gli uomini? Capisci che è
ben diverso u.u… Dean, ah Dean… cosa dire… è la mia
vendetta personale contro gli uomini, non posso farci
nulla! Effettivamente se quando avrò 25 anni mia madre dovesse dirmi di
essere incinta non so mica se reagirei bene…
però capisci che non ho potuto resistere a mettere al mondo un altro
Weasley? ** oh, sono veramente felice che il resto della banda ti rischiari la
giornata, più o meno…
Dracuccio88: Oh ragazzi
miei, io lo capisco che NTE vi piaccia e non volete che finisca
ma non ce la farei proprio a continuare ancora dopo questa…
cadrebbe nel banale e nell’assurdo, quindi godetevi questa finché
dura e grazie ancora per i commenti
Fiamma90: XD potrei ma
ricordati che dopo tre appuntamenti scaricherebbe
anche te… il lupo perde il pelo… Seth sta facendo durare sta cosa
più di un parto trigemino, povera Kim XD aw, anche secondo me James
sarà braverrimo, solo che ancora lui non lo sa…
Robby: Devo dire la verità, direi che adesso i tempi apoplettici
sono finiti sul serio… cioè, quelli coi colpi veramente grossi,
d’ora in avanti saranno piccolezze quindi puoi stare in pace per il tuo
cuore XD che devo dire, altro che tra C.j. e James a me pare che le cose non
vadano rose e fiori proprio per nessuno… miiii come sono perfida XD
Grazie ancora a tutti,
spero di riuscire ad aggiornare presto!
I'll be the one, I'll be the one Who will make all your sorrows undone
I'll be the light, I'll be the light
When you feel like there's nowhere to run
I'll be the one
Bsb- I’ll be the one
C.j. guardò il calendario
bevendo un sorso di latte, l’altra mano appoggiata sul pancione che
cominciava a prendere una forma più rotonda. Ultimo giorno di agosto. Facevano tre mesi precisi da
quando era rimasta incinta. Posò il bicchiere sul ripiano della
cucina continuando ad accarezzarsi la pancia e sorridendo ogni qual volta
avvertiva un piccolo movimento.
Il rumore della porta che si apriva la fece voltare verso
l’ingresso, James apparve qualche secondo dopo
con i capelli tutti scompigliati e parte della
maglietta fatta a brandelli. C.j. spalancò gli occhi allarmata quando lo vide.
“Che ti è
successo?”
James scrollò le spalle con
aria stanca e posò la ventiquattrore sul tavolo. “Nulla,
solo… hai presente il drago che fa da guardia alla Gringott?”
C.j. si portò una mano alla
bocca e andò a controllare la pelle sul fianco di James,
dove la maglietta era a pezzi. “Oh mio Dio! Non ti ha bruciato, vero? Ti
sei fatto male?”
James scattò su con un
piccolo lamento quando le dita di C.j.
toccarono un graffio sottile ma profondo. “No, niente bruciature ma fai
piano. Sono un po’ ammaccato.” Sospirò sedendosi al tavolo.
“Diciamo che non è stata proprio la mia
giornata. Tu, hai fatto qualcosa di interessante?”
C.j.alzò
lo sguardo su di lui guardandolo in modo strano poi scosse la testa. “Il
solito. Niente di emozionante.”
Prese un elastico e si legò i capelli in una coda
alta, gli occhi di James caddero inevitabilmente sul
suo ventre gonfio e si morse un labbro distogliendo lo sguardo. C.j. ignara si portò una mano sulla pancia
sorridendo appena mentre preparava la tavola per la
cena.
James la guardò. “Che c’è da sorridere?”
C.j. lo fissò con i suoi
occhi scuri, aprì la bocca per parlare ma la richiuse
scotendo la testa con un sorriso. “Non è niente. Non
importa.”
Lui sorrise a sua volta. “No, davvero, cosa?”
“Niente, è solo…” Abbassò lo
sguardo mentre si accarezzava la pancia.
“… il bambino…” disse in un sussurro quasi fosse una parola tabù.
A James ci volle ancora qualche secondo prima di assimilare la cosa. La fissò
preso alla sprovvista. “Oh. Si muove di già?”
“Non proprio. E’ solo qualche leggero movimento,
come se si stesse spostando. Non credo che tu possa sentirlo. Nathan ha detto che ancora
è troppo presto.”
“Capisco…” Fece James
cercando di cambiare velocemente discorso. “Sarah fa un concerto questa
sera. Pensavo fosse carino andarci, ci saranno tutti dato che domani Thea e Ben
partono per Hogwarts.”
C.j. finì di sistemare la
tovaglia e preparò in fretta due piatti, le posate e i bicchieri.
“Oh, va bene. C’è bisogno di accompagnare i ragazzi a scuola
domani? Perché posso tenermi libera e portarli io.”
James scosse la testa. “No,
papà ha preso un permesso per poter guidare. Effettivamente diciotto
anni li dimostra. Credevo avessi una visita medica domani mattina, non dovevo
accompagnarti?”
C.j. si bloccò con la
pentola tra le mani, lo fissò per un secondo e poi posò la
pentola a centro tavola mentre si sedeva.
Cominciò a riempire i piatti mormorando. “No, James,
quello era questa mattina.”
Lui la fissò a bocca aperta. “Era stamattina?!... ma non…” Si passò una
mano tra i capelli, frustrato. “Cazzo. Scusa, Cate, pensavo fosse domani.”
Lei scosse la testa con un sorriso. “Non fa
niente.” Disse porgendogli il piatto. “Sono abituata ad andare da
sola.”
“Sono un coglione, non
è vero?” Fece lui con una smorfia.
C.j. sospirò. “Un
pochino, sì.” James la fissò
alzando un sopracciglio. “Va bene, sei un
po’ tanto un coglione!”
“Mi dispiace.”
“Lo so.”
“Giuro che la prossima volta ci vengo.”
Disse lui mettendosi una mano sul cuore. “Lo dirò a mia madre in
modo che me lo ricordi tutti i giorni! Lo scriviamo
sul calendario e… e lo scrivo anche
sull’agenda del lavoro!”
C.j. lo guardò sorridendo.
“Jay, sai già che non lo farai, non
c’è bisogno che tu lo dica per essere
carino con me.”
James la fissò con un nodo
in gola. “Faccio davvero schifo, eh? Certe volte mi chiedo davvero come
tu faccia a stare con un idiota come me.”
“Perché ti amo.”
Si portò la forchetta alla bocca e rise. “E
poi perché sono incinta.”
“Giusto.” Fece lui sospirando e distogliendo lo
sguardo.
C.j. gli prese una mano
guardandolo da vicino. “Jay, stavo solo
scherzando.”
James si alzò in piedi di
scatto passandosi una mano tra i capelli e scosse la testa. “No, io non
posso farlo! Non posso crescere un bambino, non posso
fare il padre. Sono una persona di merda e le persone di merda non possono
crescere dei figli. Immagina a quando chiederà
come mi sono sentito la prima volta che l’ho visto in un’ecografia
e dovrò dirgli che non c’ero perché l’avevo
dimenticato! Quel bambino dovrà prendermi come
esempio, ti sembro un buon esempio? Sono un pessimo esempio! Sarò
il peggior padre del mondo e mi odierà talmente tanto da rimpiangere di
essere venuto al mondo e io non posso farlo. Non posso
farlo, C.j., non
posso.”
C.j. lo fissò senza espressione mentre lui se ne stava al centro della stanza,
si versò tranquillamente dell’acqua e si pulì la bocca.
“Siediti, la cena si sta freddando.”
James spalancò gli occhi e
sussurrò basito. “Come?”
Lei gli lanciò un’occhiata tranquilla.
“Lo sai che non ti piace mangiare freddo. Siediti.”
James fece come gli era stato
detto e tornò al suo posto mentreC.j. aveva ricominciato a mangiare tranquilla. Prese un paio di bocconi senza staccarle gli occhi di dosso, poi si
fermò aggrottando le sopracciglia.
“Hai sentito quello che ti ho appena detto?”
“Sì.” Disse lei guardandolo negli occhi.
“Ma non ho creduto ad una parola di quello che è uscito dalle tue
labbra.”
“Cos- come?!” La
fissò incredulo. “Come sarebbe a dire che
non hai creduto ad una parola? C.j. non ti sto
prendendo in giro…”
“Nemmeno io.” Interruppe lei. “E’
vero, a volte sei un coglione ma dimenticarsi di una visita medica non ti segna a vita
per non poter crescere dei figli. Ed è per
questo che siamo in due, per correggerci a vicenda. Non sarai il migliore dei padri ma nessuno ti aspetta con una medaglia. E scommetto
tutta la mia collezione di gobbiglie che appena riuscirai a sentire quello che sento io oggi cambierai idea
su tutto.”
James inarcò un
sopracciglio. “Stai puntando alto se metti in gioco le tue gobbiglie.”
Lei sorrise appoggiandosi sui gomiti. “Beh, sì.
Sei tu che non credi in te stesso, io ho sempre avuto fiducia in te.”
Lui sospirò scotendo la testa con un sorriso. “Ma sono sempre un coglione.”
“In questo caso è arrivata l’ora di
crescere.” Fece lei guardandolo intensamente.
“E non perché sono incinta ma perché vai per la trentina, Weasley.”
James sospirò e si
appoggiò contro lo schienale. “Spiegami solo una cosa: come hai
potuto sopportare anche questa uscita di testa?”
Lei scrollò le spalle semplicemente. “Hai avuto
una pessima giornata e avrei reagito così anche io se avessi dovuto vedermela
con un drago.” Sospirò
“Perché ho
reagito così, mesi fa, il giorno dopo che sei svenuto da tua zia.
Sono andata da tua madre a sfogarmi.”
“Tu… cosa?!”
C.j. lo fissò ovvia.
“Ma cosa pensi di essere l’unico ad essere
terrorizzato?”
James la fissò un attimo e
poi scoppio a ridere. “Sei incredibile!”
C.j. scoppiò a ridere un
secondo dopo e scrollò le spalle. “Allora, a che ora è il
concerto questa sera?”
**
Micheal guardò di nuovo
l’orologio. Si stava innervosendo, tamburellava
ripetutamente il piede sul pavimento in un rumore fastidioso. Simon, dal
divano, smise di leggere il giornale e lo fissò con un sopracciglio
inarcato intimandolo a smettere. Micheal
sbuffò ricontrollando l’ora.
“Siamo in ritardo.”
Simon tornò a leggere il giornale. “E’ solo un concerto, ne hai visti a centinaia. E poi perché non vai avanti?”
Micheal fece una smorfia.
“Non voglio che lo zio Harry mi veda lì
da solo.”
“Mamma mia, deve averti davvero terrorizzato
l’ultima volta!” Fece Ben scendendo le scale
seguito da Ron e Hermione
che gli lanciarono un sorriso comprensivo.
Micheal non sembrò
curarsene e riguardò l’orologio. “Dov’è
Thea?”
Hermionegli
sorrise posandogli una mano sulla spalla per tranquillizzarlo. “Si
sta cambiando, pazienta ancora un po’.”
“Pazienta ancora un po’?” Micheal sospirò frustrato passandosi una mano tra i
capelli. “E’ un mese che paziento! Andiamo, queste sono le rare
occasioni che ho per vederla, per lo meno cercate di
non farmi perdere tempo!”
Thea scese giù per le scale correndo, arrivata a piano
terra saltellò su un piede solo cercando di infilarsi una scarpa e si
mise dritta rassettandosi. “Ci sono, sono
pronta.”
Micheal roteò gli occhi.
“Alla buon’ora.”
Senza aspettare oltre entrò nel camino e presa un
po’ di polvere disse il nome del locale a voce
abbastanza alta e chiara. L’ultima cosa che vide furono fiamme verdi
prima di ritrovarsi in un locale con la musica a tutto volume. Fece ben
attenzione a non farsi notare, Sarah gli aveva
spiegato che era un locale babbano e avevano dovuto
ottenere dei permessi per collegare il camino. C’era un sacco di gente,
parecchi urlavano e incitavano le ragazze sul palco, altri se ne stavano
tranquilli negli angoli a bere.
Micheal aspettò un attimo
che la famiglia comparisse nel camino dietro di lui
prima di farsi largo tra la folla verso il palco per riuscire a vedere
qualcosa. In quel momento riuscì a scorgere Sarah sul palco e
continuò a camminare senza guardare altro che lei.
Una mano lo fermò sul petto, si voltò e
incrociò lo sguardo conosciuto di Matt che
sorrise appena scotendo la testa. “Raccogli quella mascella e
ricomponiti, il colonnello Potter è nei
paraggi.”
Micheal sembrò sorpreso
dalle sue parole ma si fermò al suo fianco
mandando un’altra occhiata verso Sarah. “Non stavo… vi stavo
cercando a dire il vero.”
Matt curvò le labbra divertito. “Sì, sono sicuro di
sì.” Guardò dietro le sue spalle. “Oh, eccoli.”
Harry e Ginny
comparvero qualche attimo dopo. Ginny fece qualche
passo avanti per salutare Micheal e il resto della
famiglia che era comparsa alle sue spalle, Harry gli fece un cenno col capo senza parlare.
Ron si guardò intorno tra
la folla e alzò un sopracciglio verso Harryalzando la voce perché lo sentisse. “Non
dovevano esserci anche Draco, Ashley
e i ragazzi?”
Harry annuì e si
piegò verso di lui urlando in risposta.
“Sono al bancone, fuori dalla folla. Dracosta pregando Ashley
di andare via, c’è troppa gente per lui. Come biasimarlo,
se non fosse che c’è Sarah su quel palco
me ne sarei andato via mezz’ora fa, ma c’è bisogno di fare tutto
questo casino per divertirsi?”
Simon rise. “Oh andiamo, cominciate ad
essere vecchi. Non siete più abituati al rumore.”
Si zittirono un attimo quando
sentirono la massa attorno a loro applaudire. Sul palco Sarah, Natalie e Geenastavano facendo dei piccoli inchini ringraziando. Nel giro
di qualche secondo attaccarono con un’altra canzone. Micheal
si voltò di nuovo verso Matt.
“May?”
“A casa,” disse bevendo
un sorso di birra. “Influenza.”
Micheal annuì umettandosi
un labbro. “Va tutto bene? Tra voi due, dico.”
Matt si voltò a fissarlo e
inarcò un sopracciglio. “Cos’è
siamo tornati amici adesso?”
“Cos’è avevamo smesso di esserlo?”
Chiese Micheal.
“Beh, ti scopavi mia sorella.”
Micheal mandò uno sguardo
allarmato adHarry e fu
sollevato dal vedere che non aveva sentito nulla, lanciò uno sguardo a Matt facendogli cenno di parlare piano e sussurrò.
“Te l’ho già detto una volta, Matt.
Non ci scopavo e basta, sono innamorato di lei. Ma
cosa pensi, se avessi solo voluto del sesso di certo
non sarei andato a cercare Sarah.”
Matt sospirò rilasciando i
muscoli tesi delle spalle, quasi sconfitto. Si rigirò la bottiglia tra
le mani. “Non lo so, Mickey,
sembra così strano che…”
“Che possa essermi innamorato
di lei? Dovresti saperlo che non si sceglie di chi innamorarsi.”
“E questo cosa vorrebbe
dire?” Matt lo guardò sinceramente
sorpreso.
Micheal si umettò un
labbro. “Che se tu avessi potuto scegliere non ti saresti innamorato
della stessa ragazza che piaceva a me. Eppure adesso è tua moglie.”
Matt abbassò lo sguardo
pensieroso.
Entrambi sobbalzarono quando
qualcuno posò le mani sulle loro spalle. Si voltarono verso Ginny che li fissava con un sorriso. “Vi state
divertendo?”
I due annuirono, Micheal si
voltò per vedere che adesso insieme alla sua famiglia c’erano
anche Alex e Bonar che dovevano essere arrivati da poco. Sorrise a Ginny, ma ne uscì solo un sorriso un po’
amaro.
“Dubito che sia il primo concerto che vedi.” Disse lei con un sorriso furbo.
Micheal rise. “L’ho
accompagnata un paio di volte. Forse tre. Quando non
dovevo lavorare.”
Ginny sorrise. “Lo
immaginavo. Contando che eri sempre anche così
disponibile ad accompagnarla da Mike la mattina…”
Micheal rise di nuovo e questa
volta anche Matt piegò le labbra in un
sorriso. Di nuovo la folla applaudì e d’istinto si voltarono verso
il palco. Micheal si sentì gelare le vene a
quello che gli venne sbattuto proprio in faccia.
Un ragazzo alto dai capelli castani, che conosceva come Luke e aveva un duetto con Sarah in una canzone, aveva
appena attirato Sarah a sé per i fianchi e l’aveva baciata senza
pudore con grande entusiasmo da parte del pubblico che applaudì
ancora più forte. Dalla faccia che fece Sarah subito dopo capì
che ne era rimasta sorpresa quanto lui ma sorrise al
pubblico in un modo davvero sforzato.
Tutti spostarono lo sguardo da Sarah sul
palco a Micheal, persino Harry
lo guardò apprensivo e un po’ dispiaciuto. Micheal fissò ancora il palco per qualche secondo a
bocca aperta prima di chiudere lentamente gli occhi e stringere i pugni al suo
fianco, la rabbia stava cominciando a sorgere. Tutto quello che riuscì a
sentire è che il concerto era finito, poi una
mano si posò sulla sua spalla.
“Mickey…” La
voce di Ron che cercava di calmarlo e di farlo
ragionare.
Micheal prese un respiro profondo
e s’incamminò dietro le quinte come
faceva sempre. Al suo fianco Ginny cercava di
calmarlo, mentre il resto della famiglia seguiva più o
meno in silenzio. Percorsero un corridoio bianco stranamente in tutta
tranquillità, svoltato un angolo si trovarono a
pochi passi da Luke e Sarah, che mandò loro
uno sguardo nervoso.
Luke ignaro di tutto continuava a
parlare camminando. “Te l’avevo detto che
avrebbe fatto scena, hai sentito il pubblico come applaudiva. Dovremmo farlo
più spesso.” Si fermò quando arrivò
a due passi da Micheal e alzò lo sguardo su di
lui. Per un attimo corrucciò la fronte poi si illuminò.
“Oh, voi dovete essere la famiglia di Sarah.”
Sarah li guardò senza sapere cosa dire.
Luke sorrise passando un braccio
attorno ai fianchi di Sarah. “Dite non è un portento la nostra
Sarah?” Cominciò ad accarezzarla in modo suadente. Sia Matt che Micheal e Harryseguirono i suoi movimenti
con attenzione. “Ho sempre pensato che fosse una persona meravigliosa. E’ stato un ottimo spettacolo, non è vero? Ah,
il finale è stata una mia trovata, avete visto che successone? Stavo
giusto dicendo a Sarah che forse dovremmo usarlo sempre d’ora in avanti,
e poi la stampa adora questo genere di
cose…”
Senza potersi più trattenere Micheal
sferrò un cazzotto a Luke che cadde a terra
portandosi le mani al viso. Hermione, Ginny e Alex si portarono una
mano alla bocca mentre il resto dei ragazzi si
congratulava con lui. Sarah lo fissò senza fiato.
“Micheal…”
Lui alzò lo sguardo serio su di lei. “Non
potrò stare con te ma non me ne starò a
guardare mentre un viscido del genere mette mani e labbra su di te a suo
piacimento.”
Harry incrociò le braccia
al petto fissandolo. “Beh, per una volta sono d’accordo con Micheal.”
Matt gli posò una mano
sulla spalla ridendo. “Ben fatto, amico!”
“Ah, adesso sono tuo amico?” chiese Micheal alzando un sopracciglio, Matt
fece un sorrisino a mo di scusa.
Simon e Ben risero divertiti. “Sarah, dovresti uscire
con altri ragazzi solo per farci avere il gusto di vedere Micheal
che li picchia!”
Micheal si voltò verso di
loro a braccia incrociate. “Non è divertente…”
“Oh, questo lo dici tu!” La voce di James arrivò dietro al gruppo, lui e C.j. si stavano avvicinando in fretta. “Noi abbiamo
seguito la scena da laggiù…” disse indicando l’inizio
del corridoio. “…e ti assicuro che
è stato uno spasso.”
Micheal roteò gli occhi e
Sarah rise appena. Mandò uno sguardo a Luke,
ancora a terra e dolorante, e sussurrò passandosi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio. “Che cosa gli dico quando
starà di nuovo bene?”
“Che il tuo ex ragazzo mi ha
chiesto di picchiarlo. Di picchiarlo forte.”
Matt fece cenno a Sarah verso il
gruppo. “Vieni a casa?”
Lei annuì. “Sì. Ma
devo per lo meno dire a Geena o Natalie
di raccogliere le mie cose e…”
“Tu vai.” Disse Micheal
cominciando a camminare verso l’altra parte del corridoio, verso i
camerini. “Ci penso io. E’ un po’ che non vedo Nat o Geena, saranno contente di
avermi tra i piedi per un po’.”
Con un sorriso si voltò continuando a camminare.
Sarah si voltò verso il resto del gruppo e sforzò un sorriso, Matt si staccò da loro e passò un braccio
attorno alle spalle della sorella stampandole un bacio sulla fronte.
Ginny batté insieme le
mani. “Bene! Allora, tutti a casa nostra?”
Ron la fissò come se fosse
uscita di sennò. “Possiamo andare a casa
nostra, c’è più spazio.”
“Lo so, ma siamo sempre ospiti da voi e per una volta
mi piacerebbe ricambiare, fratellino.” Disse marcando bene l’ultima parola. Ron la guardò di traverso, Hermione ridacchiò.
Harry curvò appena le
labbra e mandò uno sguardo a Sarah. “Andiamo a casa…”
**
Dean continuò a fare su e
giù davanti all’ingresso per le quinte nervosamente, Seth e Kim lo fissavano da poco lontano seguendolo con gli
occhi. Kim mandò uno sguardo verso Seth
alzando un sopracciglio, lui sospirò incrociando le braccia al petto e
scosse la testa esausto.
“Ma che sta facendo?”
Chiese lei perplessa.
Seth sospirò di nuovo
umettandosi un labbro e lo indicò alzando appena una mano. “Sta
aspettando Geena. Sono giorni che va avanti in questo
modo, è estremamente irritabile e frustrato.
Sospetto che sia in bianco da più di una
settimana.”
Kim spalancò gli occhi. “Non fa sesso da una
settimana? Dean? Stai scherzando?”
Seth scrollò le spalle mentreDean continuava a
fare su e giù impaziente. “Possibile che ci voglia tanto per
cambiarsi in un paio di jeans!”
“Forse dovresti calmarti un secondo.” Disse Seth ragionevole.
Dean non lo ascoltò nemmeno
e continuò imperterrito a camminare su e giù fino a quando non
vide la sagoma di Geena apparire verso la fine del
corridoio, stava camminando insieme a Natalie e
rideva per qualcosa che lui non aveva sentito. Si mise più dritto in attesa che Geena desse cenno di
averlo visto.
Quando lei si accorse di Dean la
sua risata si spezzò e il sorriso cadde dalle
sue labbra sostituita da un’espressione di puro stupore, si
congedò velocemente da Natalie e
camminò verso di lui a passo sostenuto. Dean
le andò incontro di qualche passo.
“Ciao.” Disse approcciandola.
Geena lo fissò senza sapere
cosa dire. “Che…” si guardò
intorno. “Che ci fai qui?”
Lui sorrise. “Sarah mi ha detto
che avevate un concerto stasera e sono venuto.”
“Oh.” Distolse lo sguardo salutando Kim e Seth con un sorriso. “Sarah è già
andata via.”
“Lo so, stavo aspettando
te.”
Per un attimo Geena non disse niente, si limitò ad abbassare lo sguardo
indietreggiando appena senza farsi notare. Dean fece
per aprire bocca ma in quello stesso istante lei
rialzò lo sguardo e scosse la testa, si morse un labbro.
“Non credo che abbiamo ancora qualcosa da dirci.”
Dean scrollò le spalle con
un sorriso. “Io ce l’ho qualcosa da dirti
a dire il vero.”
Geena lo fissò in silenzio.
“Che filtro hai usato?”
Lei sbatté un paio di volte le palpebre. “Come
scusa?”
Dean si passò frustrato una
mano tra i capelli umettandosi un labbro. “Hai usato un
filtro d’amore su di me, non è vero? D’accordo, lo
scherzo ha centrato in pieno e ti sei divertita. Sono stato uno straccio, un
vero schifo e non riesco a non pensare a te. Bene, adesso puoi dire quale
filtro hai usato in modo da poter trovare un qualsiasi antidoto.”
Geena lo fissò
sbigottita, non sapeva se ridere o sentirsi onorata di quell’indiretta dichiarazione. “Io non ho usato
nessun filtro!”
Dean alzò un sopracciglio.
“Mi prendi in giro?”
“No!” Disse lei in modo ovvio.
Lui si voltò verso Seth che
gli sussurrò appena, tanto che fu costretto a leggergli il labiale, ‘te lo avevo detto’,
tornò con lo sguardo verso Geena che lo
fissava spaesata e un po’ confusa e disse semplicemente corrucciando la
fronte. “Oh.”
Geena sentì che le cose gli
stavano sfuggendo di mano. Era riuscita a tenere il gioco in piedi una volta ma per quanto sarebbe riuscita a portarlo avanti?
“Io dovrei andare…” Fece vaga voltandogli
le spalle e fece per andarsene maDean
l’afferrò prontamente per un braccio.
“Dove credi di andare?” Lei sospirò
afflitta e si voltò di nuovo verso di lui che la studiò
curiosamente con ancora la fronte corrucciata prima di incrociare le braccia al
petto. “D’accordo, ammettiamo che tu non abbia usato nessun filtro.
C’è qualcosa che mi stai nascondendo.”
“Non lo so ancora.” Fece lui serio facendo un passo verso di lei. Geena
arretrò meccanicamente, un allarme dentro di lei stava squillando
perché si muovesse di lì e alla svelta. Dean
fu più veloce, si abbassò sulle sue labbra improvvisamente e Geena fece solo in tempo a voltare la testa di lato. Dean sorrise. “Mi stai evitando.”
Lei scosse la testa freneticamente. “No. No, non ti
sto evitando.”
Dean fece un altro sorriso,
stavolta malizioso e si piegò fino al suo orecchio. “Non era una
domanda.”
Geena gli posò le mani sul
petto e lo spinse indietro scotendo la testa. “Per favore… davvero,
io non…”
Ma Dean non le diede nemmeno il
tempo di finire la frase, si chinò di nuovo su di lei e questa volta
senza troppe cerimonie colmò il vuoto tra di
loro. Le mani di Geena sul suo petto smisero di
lottare e al contrario si aggrapparono alla sua maglia stringendolo di
più a sé. Quando infine si staccarono Dean chiuse gli occhi e alzò la testa verso il cielo
sussurrando. “Grazie…”
Geena lo fissò un po’
colpevole per aver ceduto e po’ presa in contropiede dalla sua
affermazione. “Come?”
Dean si leccò le labbra.
“Faccio ancora quest’effetto alle
donne.”
Lei si corrucciò. “Non sperare di avere niente
di più di un bacio rubato stasera! Hai avuto
anche troppo!”
“Neanche una cena?” Alzò un sopracciglio Dean indicando con un cenno Seth
e Kim alle sue spalle. “E cosa vuol dire che non
avrò più niente stasera?”
“Una cena? E’ mezzanotte e mezzo!”
Dean non si fece scrupoli a
passarle un braccio attorno alle spalle e guidarla verso il fratello che lo
aspettava da quando avevano iniziato la conversazione.
Le rivolse un sorriso, un semplice sorriso stavolta.
“Sì, ma non venirmi a dire che non hai
fame dopo l’esibizione. Non c’è niente di meglio di una cena
a mezzanotte, io e Seth lo facciamo
sempre quando ci capita di tornare tardi la sera.”
Geena inarcò un
sopracciglio. “Uno spuntino di mezzanotte, magari.”
“Teoricamente.” Fece lui con un sorriso.
“Ma mangiamo così tanto che è una
vera e propria cena.”
Seth allargò le braccia quando furono più vicini e scosse la testa.
“Ce ne hai messo di tempo! Forza, muoio di fame!”
Dean rise. “Non è
colpa mia, sono le ragazze che oggi giorno fanno le difficili…”
Geena li fissò come se si
fosse persa qualcosa, Kim la rassicurò con un sorriso “Ottima
performance.”
“Grazie.”
“Andiamo!” Venne la voce di Seth dal fondo della sala, ormai il locale era quasi
vuoto. “Siete ancora lì?”
I tre risero e si incamminarono
verso di lui, Geena mandò uno sguardo a Dean e sospirò pesantemente.
“Solo una cena.”
**
Non molto tempo dopo Micheal si
materializzò davanti a casa Potter e
rassettandosi un po’ camminò verso la porta e bussò. Dopo
qualche secondo gli venne ad aprire Matt che lo
squadrò dall’alto in basso con un’occhiata che Micheal non seppe definire e chiese con un sopracciglio
inarcato.
“Sei Mike o Mickey?”
Micheal roteò gli occhi.
“Fammi entrare, deficiente!”
Matt sorrise illuminandosi.
“Oh, ciao Mickey!”
Si scansò per farlo entrare, tutti erano in salotto
impegnati in una conversazione ma si zittirono per
qualche secondo quando entrò nella stanza. Per un secondo gli sguardi di
Harry e Michealsi incrociarono, poi Matt
posò una mano sulla spalla di Micheal e lui si
voltò a guardarlo. Stava sorridendo.
“Che cos’è
questo silenzio, gente? E’ solo Micheal.”
Ben ghignò. “Oh scusa, ti avevamo scambiato per
Mike.”
Tutti risero tranne Sarah e Harry,
Micheal fece una smorfia poco contenta. “Non
è divertente, Ben.”
Simon fece uno sguardo furbo. “No che non è
divertente, Ben! Paragonare Micheal a Mike! Non hai sentito dire che Mike è un vero coglione?”
James rise
e annuì. “Oh sì!Un imbecille di prima
categoria!”
“A me quel Mike non è
mai piaciuto!” Fece Matt annuendo.
Micheal sospirò sedendosi
sul divano accanto a Ginny. “D’accordo,
mi arrendo. Continuate pure, fate come se non esistessi.”
Ginny gli fece un sorriso e gli
posò una mano sul ginocchio con fare amorevole. “Si divertono solo
a prenderti in giro, lasciali perdere. Sono convinta
che Mike sia un ragazzo perfettamente a posto.”
Lui sorrise. “Grazie zia.”
Harry cambiò discorso
voltandosi verso Ron e Hermione.
“I laboratori non hanno ancora trovato niente per farvi tornare come prima?
Sono mesi ormai che ci stanno su.”
Ron sospirò gravemente.
“No, le formule sono troppo complicate e non riescono proprio a capire
come possano convertire la cosa. Sto lavorando sodo anche per le ricerche dei
druidi, lo sai, l’altro giorno ho mandato una squadra… oh, a
proposito, Bonar?”
Jonathan alzò lo sguardo
verso di lui. “Signore?”
“Non ho letto il tuo referto della missione a Stonehenge. Novità?”
“No, Signore. Pare ci siano stati dei
movimenti prima che arrivassimo ma da quando siamo stati lì non
si è più saputo nulla. Ho fatto un salto
ad Amesbury e altre località limitrofe per
avere più informazioni possibili e soprattutto per sapere perché
gli Auror del luogo non siano riusciti a prenderli.
Il Generale di Amesbury ha
usato la parola ‘dissolti’.”
Alex gli posò una mano sul
braccio mandando uno sguardo a suo padre. “Papà, puoi smetterla di
parlare di lavoro anche a casa per favore?”
Matt rise. “Con quattro Auror in una stanza sola che cosa ti aspettavi?”
“A proposito di lavoro.” Fece Ginny guardando Simon. “Mi hanno detto
che hai aperto un’officina. Ne sono felice, è sempre stato quello
che volevi fin da quando eri alto quanto un soldo di
cacio.”
Simon annuì con un sorriso. “Sì, gli
affari vanno anche piuttosto bene. Io e Ed stiamo
pensando di allargarci, l’officina che abbiamo ora è troppo
piccola.”
Ron scosse la testa. “Alla
fine monterà su una catena come George. Lo
sapevate che ha aperto un negozio anche a Edimburgo? Voglio dire, ma chi
diavolo è che andrebbe a lavorare fino ad Edimburgo?”
Sarah sentì lo stomaco contorcersi e mandò uno
sguardo veloce a Micheal. “Già,
chi?”
Lui si mosse a disagio sentendosi preso in causa.
“Beh, a Edimburgo c’è molta più possibilità di
lavoro, la vita è più tranquilla ed è più facile
specializzarsi in certi campi. Non mi pare una scelta così
assurda.”
Thea lo fissò con una smorfia. “Hai accettato il lavoro, non è vero?”
Ron e Hermione
si voltarono verso di lui. “Quale lavoro?”
Micheal esitò. “Mi
hanno offerto un lavoro a Edimburgo. Un ottimo lavoro. Un gemellaggio con un
ospedale babbano per specializzarsi nei due tipi di
medicina.”
“Oh, allora eri tu il candidato.” Disse Ginny in modo assente.
“Sospettavo che fosse qualcuno appena uscito dal
tirocinio.”
Hermione lo fissò a bocca
aperta. “E quando avevi intenzione di dircelo?!”
“Mai.” Disse Micheal
tranquillo. Posò gli occhi su Sarah. “Ho rifiutato. Tre
volte.”
Sarah lo fissò allibita prima di sussurrare.
“Tre volte?”
“Tre volte.” Ripeté lui.
Lei sorrise tra sé abbassando lo sguardo mentre gli
altri li fissavano ignari. Ben fece una smorfia
riallacciandosi al discorso precendente. “Non è tanto il lavoro di
Simon che mi preoccupa, tanto quello della sua ragazza.”
Simon sospirò. “Non parlarmene.”
James aggrottò la fronte.
“E perché? Pensavo fossi contento che
avesse accettato la cattedra a Hogwarts.”
“Lo sono, per lei.” Fece una pausa e alzò
un sopracciglio. “Ma pensa a come ti saresti comportato
se al tuo ultimo anno avessi avuto una professoressa più grande di te di
solo un anno.”
James aprì la bocca precipitosamente ma notò gli occhi di C.j. scattare su di lui in un secondo e si schiarì
la gola guardandola con la coda dell’occhio. “Mi sarei comportato
come con tutti gli altri professori, ovviamente.”
“Ci avresti provato spudoratamente.” Fece C.j. secca.
Lui si grattò la nuca. “Beh, sì ma solo se non fossi stato già
occupato.”
Thea mandò un sorriso consolatorio a Simon.
“Tranquillo Sam, ci pensiamo io e Ben a tenerla
d’occhio.”
“Non è che non mi fido
di lei. E’ del resto degli studenti che non mi fido!”
“Quella manderà note a casa in continuazione.” Borbottò Ben tra sé. “Non
sarà più divertente.”
Hermione guardò
l’orologio al polso cominciando a sentirsi stanca. “Penso sia ora
di andare, domattina dobbiamo svegliarci presto per andare
alla stazione. Grazie dell’ospitalità, e Sarah è stato un
ottimo concerto!”
Harry alzò un sopracciglio.
“Non posso ancora crederci che non abbiate finito di portare i ragazzi su
e giù per Hogwarts, quando Ben avrà
finito…”
Alex interruppe bruscamente quasi
scorbutica. “… ci sarà il nuovo Weasley
che li terrà occupati in questo.”
Ginny e Harry
si voltarono basiti verso Ron e Hermione.
Hermione sorrise imbarazzata e si schiarì la
gola, le guance rosse. “Non ve lo avevo ancora detto?”
Loro la fissarono a bocca aperta. “Detto cosa?!”
“Sono incinta.” Disse lei torturandosi le mani
in grembo. Harry e Ginnyrimasero qualche secondo in silenzio come se si fossero
pietrificati all’istante. Harry aprì un
paio di volte la bocca prima di corrucciare la fronte.
“Ti rendi conto che ti ho visto incinta per
metà della mia vita, vero?”
Hermione arrossì ancora di
più e si voltò verso Ron cercando
sostegno morale, Ron fece mezzo sorriso scrollando le
spalle. “D’accordo mi hai scoperto, in
realtà cercavo di mettere su una squadra di Qudditch.
Gli WeasleyCannons!”
Ginny sorrise alzando un
sopracciglio. “Dobbiamo sperare che questo sia l’ultimo? Adesso hai
una squadra al completo.”
Lui scrollò di nuovo le spalle. “Direi di
sì, come riserve posso sempre usare i tuoi di
figli. Tanto per metà sono Weasley anche
loro.”
Ben dondolò stanco fino a Hermione
e appoggiò la testa sul suo ventre. “Possiamo andare a casa? Ho
sonno.”
Hermione annuì
accarezzandogli i capelli e Ron fece cenno di
scorrere verso la porta. “Bene. Forza mandria, tutti a casa! Uno alla volta, non vi accalcate.” Scherzò.
I ragazzi salutarono gli zii e uscirono nel giardino dei Potter pronti per smaterializzarsi a casa. Si stavano
accordando su chi doveva smaterializzarsi con Thea e Ben quando Matt apparve sulla soglia della porta.
“Micheal!” Lui si
voltò a guardarlo sorpreso. “Puoi rimanere qualche minuto?”
Micheal annuì e si
avvicinò a lui facendo cenno alla famiglia di andare avanti.
Sentì alle sue spalle tanti piccoli pop prima
di raggiungere il cugino che lo aspettava fermo in veranda. Lo guardò
curioso aspettando una spiegazione. Matt
sospirò.
“E’ da tanto che non parliamo.”
Michealfu preso
un attimo alla sprovvista, distolse lo sguardo umettandosi un labbro.
“Già…”
Matt si schiarì la gola con
fatica. “Io… avrei solo voluto saperlo. Mi sono
sentito pugnalato alle spalle, Sarah è mia sorella e
tu…”
“Non le ho mai fatto del
male.” Lo interruppe Micheal. “Lo so che avrei dovuto dirtelo, ma era difficile. Come potevo venire
da te e dirti che mi ero innamorato di Sarah? Neanche
noi sapevamo se avrebbe funzionato, abbiamo solo aspettato di vedere cosa
succedeva ma ogni giorno che passava diventava sempre più difficile dire la verità.”
Matt si appoggiò allo
stipite della veranda guardando verso il vuoto. “Sono ancora scettico,
devo essere sincero, ed è veramente strano che tu e lei… insomma
tu seiMicheal e lei
è Sarah! Capisci cosa intendo?”
“Sì…” Fece Micheal
frustrato.
“Però…”
Esitò Matt, alzò gli occhi per fissarli
nei suoi. “Però le manchi terribilmente. L’ho
osservata molto in questi mesi, da quando vi siete
lasciati e la sua espressione è sempre… triste. Anche
quando sorride o sembra tranquilla c’è qualcosa nel suo viso di
sbagliato. La verità, Mickey, è che
quando parlava di te aveva sempre il sorriso sulle labbra.”
Micheal lo fissò
sorpreso, corrucciò la fronte. “Mi stai
dando il nulla osta?”
Matt abbozzò un sorriso e
prese un respiro. “Magari potessi, non mi piace
vedere Sarah in quello stato. Ma non sono io al comando in questa casa.”
Lui si leccò le labbra distogliendo lo sguardo per un
attimo e chiuse gli occhi cercando di riflettere. “Che
cosa devo fare, Matt? Non so più da che parte
devo andare.”
“Lotta, Mickey.” Disse
semplicemente. “Lotta per riaverla indietro.”
Michealsospirò
poi un sorriso gli comparve sulle labbra. “Sono felice che tu
approvi. Più o meno. Sono felice di averti di
nuovo dalla mia parte.”
Matt sorrise e disse la loro frase
ricorrente. “Sono sempre con te, lo sai.”
“Già.” Rise l’altro. “Eri con
me anche quando mi hai tirato quel cazzotto mesi fa, immagino!”
“Oi, adesso non
puntualizziamo. Non ho potuto evitarlo, mi sono arrivate in testa strane
immagini di te e di Sarah in posizione equivoche, l’unica cosa a cui ho pensato è che dovevo farti del male e forte. Un
po’ quello che è preso a te stasera con quel tizio! Se non
l’avessi steso tu giuro ci avrei pensato
io!”
Micheal scrollò le spalle.
“Non preoccuparti, ci sarò sempre io a picchiare i ragazzi per
Sarah.” Sorrise. “Sarà meglio che
vada adesso.”
Matt annuì. “Ciao, Mickey.”
“Ciao, Matthew.”
**
Intanto a casa Weasley Ben e Thea
erano già andati a dormire, con non poche lamentele da parte di quest’ultima, mentre il resto della famiglia si era
riunito in salotto a chiacchierare del più e del meno. Quando Micheal si materializzò in casa, Bonar
e suo padre stavano ancora parlando di lavoro.
“…non trovo davvero possibile che riescano a
nascondersi così bene! E’ come se scomparissero nel nulla! Come
può un’intera popolazione scomparire senza lasciare tracce?”
Ron si passò stancamente
una mano sugli occhi. “E’ quello che mi piacerebbe sapere. Sapevo
che la magia dei druidi era particolare e pericolosa, ma non che fosse anche
irreversibile!”
“Ho fatto delle ricerche quando
ero a Hogwarts.” Fece Simon improvvisamente
interessato all’argomento. “Ma le
informazioni sono molto incerte, scarseggiano e non si capisce gran che. Ci
sono stati solo pochi casi di maghi colpiti da magia dei druidi.”
Ron alzò un sopracciglio
mandando uno sguardo a Hermione. “Pensa che
bello, noi possiamo dire di aver fatto anche questo nella vita.”
Alex mandò uno sguardo a Micheal annoiata. “Vuoi sederti e partecipare a questa interessantissima conversazione?”
Hermione si alzò con un
sorriso. “Vado a preparare del the.”
“Le do una mano.” Fece in fretta C.j. alzandosi e seguendola in cucina.
“Non era necessario, C.j., posso fare da sola.” Disse Hermione
con un sorriso gentile quando furono da sole
cominciando a mettere su l’acqua nel bollitore. C.j.
scrollò le spalle appoggiandosi al bancone della cucina e ghignò.
“Qualunque cosa pur di venir via da quella
conversazione. Senza offesa, ovviamente, ma ne ho sentito parlare fin troppo.”
“Nessuna offesa.”
Rispose Hermione. “Anche
io ne ho fin sopra i capelli.”
Rimasero in silenzio per qualche istante ad ascoltare
l’acqua scaldarsi dentro al bollitore. Hermione studiò il profilo di C.j.
e sorrise al suo ventre appena gonfio.
“Come sta mio nipote?”
C.j. la fissò
per qualche attimo senza capire poi si porto una mano alla pancia.
“Oh! Bene, sta benissimo. Comincia a farsi sentire, solo dei leggeri
movimenti. In generale è tutto a posto maNathan dice che devo bere molta più acqua.”
Hermione roteò gli occhi
con un sorriso. “Oh sì, ricordo quando ero incinta di Simon, Ron aveva sparso bicchieri per casa ovunque! E questo solo
perché Nathan aveva detto
che forse dovevo bere un po’ di più.”
C.j.rise poi
fece un sorriso un po’ amaro. “Il signor Weasleydeve essere stato molto d’aiuto, non è
vero?”
“Beh, sì.” Hermione
la guardò preoccupata. “Come se la sta cavando James?”
“Beh, lui… cerca di prendersi cura di me come
può. Mi fa trovare il the tutte le mattine per
prevenire la nausea e cerca di farmi riposare il più possibile.”
Fece una pausa mordendosi un labbro. “E’ molto d’aiuto, ha
persino cominciato a lavare i piatti, che poi sono
solo al terzo mese e si nota appena che sono incinta. Lui è…
sta… sta cercando di aiutarmi, sì.”
Hermione la guardò un
attimo senza espressione. “Però c’è un però, non è vero?”
C.j. si morse un labbro.
“No, nessun però è solo…” sospirò.
“James davvero non lo vuole
questo bambino, non vuole essere un padre. Da quando sono rimasta incinta lui… non ricordo nemmeno quand’è
stata l’ultima volta che mi ha toccato, solo dei baci veloci prima di
andare a lavoro e quando torniamo a casa la sera. Insomma, James
è fantastico con me, cerca di aiutare me ma non fa nulla
per…” Si passò una mano sulla pancia in modo assente.
Hermione le posò una mano
sulla spalla in fretta, quasi avesse paura che
scoppiasse in una crisi isterica da un momento all’altro. “Oh
tesoro, non preoccuparti. Gli uomini sono tutti così all’inizio,
sono sicura che James è solo spaventato e non
ha la più pallida idea di come si possa fare il genitore.”
“Il signor Weasley ha
reagito così quando è rimasta incinta di
James?” Chiese lei alzando un sopracciglio.
Lei esitò un attimo ricordando che
in effettiRon aveva comprato un’intera
libreria per essere più preparato possibile e passava ore con
l’orecchio premuto sul suo pancione. Si schiarì la gola
distogliendo lo sguardo. “Cambierà idea, ne sono
certa.”
C.j. la fissò scettica.
“Certo.”
Il fischio del bollitore le fece sobbalzare entrambe, Hermione saltò su svelta e preparò un vassoio
con delle tazze prima di versare il the. James
spuntò sulla soglia della porta e si schiarì la gola richiamando
l’attenzione delle due donne che si voltarono a guardarlo.
“Vuoi andare a casa, C.j.? Comincia ad essere tardi
e domattina devi andare a lavoro.”
C.j. lo fissò basita, le
stava facendo un discorso neanche avesse sette anni.
“Oh. Beh, sì… se proprio vuoi…”
Lui annuì. “E’ meglio se non ti affatichi
troppo.” Alzò una mano verso Hermione.
“Ciao ma’, ci vediamo presto.”
“Ciao tesoro.” Hermione
si voltò con un sorriso verso C.j. una volta
che se ne fu andato e scosse la testa. “Per lo meno è
premuroso.”
C.j. roteò gli occhi.
“Già, fin troppo!”
**
La mattina dopo Ron si strinse del
cappotto cercando di tuffare il naso dentro il colletto del maglione. Era
incredibilmente freddo e ventoso per essere solo il primo settembre e percorse
il passaggio che separava la stazione dalla piattaforma 9
e ¾ in tutta fretta. Si guardò intorno cercando il resto della
famiglia, li vide poco lontano che cercavano di caricare i bauli sul treno. Si
avvicinò prendendo la grossa valigia dalle mani di Hermione
e mettendola a bordo senza problemi, lei gli sorrise.
“Ci hai messo tanto.”
Lui scrollò le spalle. “Lo sai che sono un
disastro a parcheggiare.”
Hermione rise e si voltò
verso i ragazzi che aspettavano quieti dietro di lei. Fece una smorfia strana guardandoli
e Ron le posò una mano sulla
spalle dietro di lei.
“E’ strano averne solo due,
non è vero?”
Hermione annuì e Thea
roteò gli occhi mandando un’occhiata al fratello. “Ho sempre
saputo che avremmo dovuto sorbirci la malinconia dei vecchi
quando saremmo rimasti gli ultimi.”
“Quasi
ultimi!” Puntualizzò Ben con un sorriso malandrino. “Pensa
come se la spasserà il nuovo Weasley quando saranno vecchi e decrepiti!”
Hermione si portò le mani
sui fianchi. “Oh beh, grazie tante.”
Thea rise. “Non lamentarti, ultimamente te li porti
bene i tuoi quaranta e passa anni, sai? Sembri quasi
una ragazzina!”
Ron ridacchiò alle sue spalle ma smise subito fulminato da un’occhiata di Hermione. Si schiarì la gola facendo un passo avanti
e abbracciò stretto Thea. “D’accordo
allora buon viaggio. Mi raccomando non distruggete la scuola e cercate di far arrivare a casa meno note possibili.”
“Ci proverò, papà, promesso. E tu cerca
di tornare vecchio per quando sarò di nuovo a
casa.”
“Vedrò quello che posso fare, tesoro.”
Disse lui con un sorriso passando ad abbracciare Ben. “Ciao ometto, ci
vediamo a Natale.”
Ben annuì. “Ok.
Però io non posso prometterti di far arrivare poche note a casa.”
“Oh, lo so. Io e tua madre abbiamo un fascicolo tutto
per te, non temere.”
Hermione gli tirò una
gomitata nelle costole e baciò i ragazzi sulla fronte.
“Comportatevi bene, tutti e due! Ci vediamo a Natale, tenete d’occhio la ragazza di
Simon… non guardatemi così, mi ha pregato di dirvelo, e scrivete
spesso. Almeno una volta a settimana. E salutate Tonks e Neville.”
Ron roteò gli occhi insieme
ai figli. “Lasciali partire almeno…”
Il treno fischiò rilasciando del fumo bianco, Ron e Hermione sorrisero ai ragazzi mentre salivano a bordo salutando. Improvvisamente
alle loro spalle sentirono qualcuno urlare il nome di Thea. Si voltarono per
vedere Diego farsi largo tra la folla correndo disperatamente, inciampare in un
signore e scusarsi per raggiungerli.
Thea lo fissò basita dal finestrino aspettando che
Diego la raggiungesse, i suoi occhi si erano allargati
dalla sorpresa. “Che ci fai qui?”
Diego respirò a fondo cercando di riprendere fiato e
ignorare lo sguardo shockato di Ron. Si
schiarì la gola tirando fuori dalla tasca una
pergamena arrotolata. “Ci ho pensato, Thea, ci ho pensato e l’ho
anche scritto.”
Thea lo fissò senza capire. “Che
cosa?”
“Perché sto con
te.” Spiegò lui srotolando il foglio che cadde fino a terra.
“Mi spiace di non essere venuto al concerto ieri, ma ero
impegnato a scrivere. Avrei voluto arrivare
prima, ma ho fatto tardi ieri notte e… quanto tempo ho?”
“Ci-cinque minuti.”
Disse Thea ancora sconvolta.
“Bene.” Fece in fretta
concentrandosi sulla pergamena, poi alzò lo sguardo su di lei.
“Motivo numero uno, perché adoro quando
ti porti i capelli dietro l’orecchio in modo assente. Numero due,
perché mi piace contare le tue lentiggini quando
ti addormenti a casa mia. Numero tre perché sei l’unica che solo
presentandosi alla mia porta riesce a strapparmi un sorriso…”
“Conti le mie lentiggini mentre
dormo?! Diego cosa…”
Lui annuì e le fece segno di non interrompere.
“Numero quattro perché mi fai sentire un ragazzino, numero cinque
perché tu sei intelligente per la tua età, io sono scemo per la
mia e facendo la media stiamo benissimo insieme,
numero sei…”
“Diego.” Interruppe lei ancora sconcertato.
“Quanto… quanto è lunga quella
lista?”
“Oh.” Fece lui scorrendo la lista fino
all’ultimo numero. “Me ne mancano solo trecentodiciassette.”
Thea lo fissò un attimo e scoppiò a ridere,
scosse la testa senza riuscire a smettere. “Tu sei tutto scemo!”
“Beh sì, l’ho detto nel
punto cinque. Puoi tenerla se vuoi.” Fece lui sentendo un altro
fischio del treno, le porse la pergamena e le tirò un po’ il polso
perché si sporgesse verso di lui in modo da poterla baciare. Quando si tirò indietro le sorrise facendole
l’occhiolino. “Ti aspetto per la prima gita a Hogsmeade.”
Lei sorrise commossa e annuì, il treno
cominciò a partire e lo salutò velocemente dal finestrino
allontanandosi sempre di più. Diego rimase a fissarla fino a che il treno
non curvò alla fine della stazione e non fu più visibile. Si
voltò ancora sorridendo ma diventò
presto serio quando incrociò lo sguardo di Ron.
Ron fece una smorfia guardandolo.
“Farò finta di non aver visto nulla.”
Diego si schiarì la gola. “Grazie signor Weasley.”
**
Premessa,
accetto tutte le critiche
possibili e immaginabili… ma se qualcuno si lamenta che questo chap è corto giuro che lo sculaccio!! XD
A parte gli scherzi
pensavo che mi venisse molto più corto ma purtroppo (per me, non per voi
XD) per problemi tecnici e temporali ci ho dovuto infilare tutto in questo
medesimo capitolo che è venuto lungherrimo!
So, don’tcomplain!
Anotherthing…
pensavo fosse chiaro che Sarah e Micheal si fossero
lasciati Oo… evidentemente no, mi scuso, e spiego: si sono lasciati al compleanno di Sarah,
quindi sono già due mesi e mezzo che non stanno più insieme.
Grazie sempre per
tutti i commenti, che spesso mi fanno sbellicare dalle risate, siete unici!
ThankstoRobby(XD non credo che prendere a cazzotti
il suocero/zio sarebbe stato d’aiuto, ** ma giusto per i gossip sognavo Micheal che prendeva a cazzotti quel tipo da prima che
iniziassi a scrivere NTE3), Hermione96 (siete
insaziabili XD ce ne sono già due di donne incinte, quante ne volevate
ancora?), Saty(buon compleanno in pauroso ritardo XD se lo avessi saputo prima…
prego per il Seth post-doccia, si figuri XD…
non riuscirò mai a farti piacere Diego eh?Di tutti si riesce ad avere
commenti carini e apprezzatissimi da parte tua ma
Diego è rimasto feccia proprio XD), fiamma 90 (Spero che il problema Mike/sarah sia risolto adesso ^_____-), animablu(Speriamo che Harry si rabbonisca, sisi, dato
che ora anche Matt ha dato la sua approvazione. XD io
adoro Jay in questa situazione, è troppo buffo!!), rosgreenday(Beh, direi di sì dato che James e C.j. non hanno ancora
parlato di matrimonio e gli altri due stanno già programmando ^^ il
suggerimento su Diego e i druidi mi è piaciuto XD ma con la loro magia
ringiovaniscono solo il corpo e non la mente e non credo che Diego sarebbe
contento), gioconda (allora mi ero
proprio spiegata male io… chiedo scusa, pensavo fosse chiaro che Sarah e Micheal non stessero più insieme), Edvige86 (qualcosa mi dice che poi
non ti dispiacerà più di tanto che Luke
si sia preso un cazzotto da Micheal XD), Seiryu(effettivamente
nello scorso chap casa Potter
era un po’ alla deriva… forse ho esagerato XD ma come si dice,
succede anche nelle migliori famiglie), Anywhere(1- adesso che Thea è partita
dovrà pazientare ancora, 2- se te stai così pensa a come sta Kim
XD, 3- Aprile e maggio, 4- crisi di mezz’età XD, 5- grazie, non si
sa mai la potrei usare in qualche chap XD un beso!), lasaralin (sì fra Dean
e Seth stanno raggiungendo livelli di frustrazione
altissimi… vedremo di rimediare sennò mo ci vanno a fuoco), ninny(grazie!
Apprezzo la recensione ^^),lill(fa così strano pensare che un tempo ero al tuo posto e ritenevo ff altrui i pilastri della mia vita e adesso mi trattate
come se fossi leggenda… altro che WillSmith XD scherzo. Su Matt ci hai
dato in pieno, sai, e anche su un altro personaggio
che non dirò perché gli eventi devono ancora accadere ^^ Beautifull assomiglia solo molto a Lavanda ma non
c’è alcun legame. Grazie per tutti i complimenti, un bacio! )
Teoricamente dovrei
aggiornarne il blog, lo farò o stasera o al
più domani, dipende la fatica che mi fa XD
Sarah sospirò afflitta distesa sul letto e fissando il soffitto
in modo assente
GROWN YOUNG
14. Being
Together
There's no escape from love
Once the gentle breeze
Weaves its spell upon your heart
No matter what you think
It won't be too long (Not too long)
'Til you're in my arms
LeAnne Rymes- Can’t fight the
moonlight
Sarah sospirò afflitta distesa sul letto e fissando
il soffitto in modo assente. Mancava ancora un mese a Natale e si trovò
a chiedersi perché i giorni passassero così lentamente. Il giorno
di Natale era sempre stato tradizione andare a cena alla Tana, ormai lo
facevano da anni. Tutta la famiglia, insieme. O per lo meno quella parte della
famiglia che le interessava più di tutte.
Qualcuno bussò leggero alla porta e dopo qualche
secondo la faccia sorridente di Matt fece capolino. Sarah alzò un
sopracciglio prima di tornare a fissare il soffitto.
“Ma tu a casa tua non ci stai mai?”
Matt scrollò le spalle entrando nella stanza.
“Che vuoi che ti dica, mi piace stare a consolare la mia triste e
depressa sorellina.”
Sarah si tirò a sedere sul letto evitando il suo
sguardo. “Oh per favore, Matt. Non ho bisogno della tua pietà,
sai? Mi piace pensare di poter avere una dignità. Hai espresso il tuo
parere a riguardo quando hai tirato quel cazzotto a Micheal, quindi adesso puoi
anche smetterla di cercare di tirarmi su di morale.”
“La gente può anche cambiare idea, sai?”
Disse tranquillo sedendosi cavalcioni sulla sedia della sua scrivania.
Sarah lo guardò scettico. “Ah certo, sei
rinomato per cambiare idea tu.”
“Ok, tregua.” Fece lui sospirando. “Ne
vogliamo parlare?”
“Di cosa dovremmo parlare?” Chiese sinceramente
sorpresa Sarah.
“Di te e Micheal.”
Lei arrossì e distolse lo sguardo dandogli le spalle.
“Non vedo perché dovremmo parlarne, cosa vorresti sapere? Ci
conosci entrambi, non è che debba raccontarti che tipo è,
no?”
Matt sorrise e si appoggiò su un gomito. “Sono
curioso, quand’è che vi siete baciati la prima volta?”
Sarah si voltò di scatto verso di lui arrossita,
ponderò se rispondergli o meno e si schiarì la gola esitando
qualche secondo. “… tu eri al terzo anno.”
Lui scivolò quasi dalla sedia fissandola a bocca
aperta e gli occhi sbarrati. “Che cosa?!”
“Ma non è stato niente!” Disse
precipitosamente Sarah. “Niente di importante, solo un bacetto innocente.
Insomma se vuoi sapere la prima volta che abbiamo fatto sul serio è
successo molto, molto dopo, avevo già quindici anni e Micheal era
all’ultimo anno e…”
Matt alzò un dito. “Frena un secondo…
Micheal stava con Shelly all’epoca.” Sarah abbassò lo
sguardo, Matt la fissò incredulo. “E’ per te che l’ha
mollata?!”
“Beh…”
Matt scoppiò a ridere scotendo la testa. “Quel
Mickey, avrei dovuto saperlo che mi nascondeva qualcosa! E’ proprio uno
sce…”
Si bloccò di scatto guardando fuori dalla finestra,
una sagoma scura aveva richiamato la sua attenzione. Era difficile dire se
fosse solo un’ombra a prima vista, fuori pioveva a dirotto e non sembrava
voler smettere tanto presto. Si alzò dalla sedia avvicinandosi alla
finestra corrucciando la fronte, la sua bocca si aprì appena. “Ma
cosa…”
“Che succede?” Sarah lo seguì e
sbarrò gli occhi.
Micheal se ne stava sotto alla sua finestra chiuso in una
semplice giacchetta, era zuppo da capo a piedi sotto alla pioggia incessante, i
capelli gli si erano spiaccicati contro la fronte, completamente gocciolante.
Fissava la finestra di Sarah con aria d’attesa.
Sarah si voltò un attimo verso Matt, che
ricambiò lo sguardo con la stessa aria basita, e si affrettò ad
aprire la finestra.
“Che stai facendo?” Chiese con un tono
preoccupato.
Micheal non si mosse per qualche istante, poi lo
sentì schiarirsi la gola che uscì roca e bassa. “Sto
lottando.”
Sarah continuò a fissarlo basita senza sapere cosa
fare, Matt dietro di lei fece un largo sorriso. Stava lottando. Non si era
arreso, l’aveva ascoltato e ora stava lottando.
Dal piano di sotto Matt e Sarah riuscirono a sentire le voci
dei genitori che discutevano tra loro, Ginny cercava di tenere la voce bassa ma
Harry sembrava fuori di sé.
“Cerca di ragionare, Harry! Non puoi lasciarlo
là fuori al freddo, sono almeno venti minuti che è là
fuori! E’ notte, fa freddo e piove!”
“Ho detto no! No! Non è affar mio se se ne
starà là fuori tutta la notte, nessuno l’ha obbligato a
rimanere lì!”
“Non fare lo stupido, è pur sempre tuo nipote!
Si ammalerà sul serio se non lo facciamo entrare e poi chi la sente
Hermione, eh? Ci parli tu con lei?”
“Ginny…” Harry stava cominciando a
spazientirsi. “Non farmi arrabbiare. Ho già detto di no! Se ci tieni
tanto esci e digli di tornarsene a casa.”
Sarah mandò un altro sguardo a Micheal, poteva
vederlo tremare dal freddo da lontano e si voltò verso Matt senza sapere
cosa fare. Matt al contrario assunse un’espressione determinata e
lasciò la camera lasciando Sarah confusa all’interno. Lei
tornò a fissare Micheal fuori dalla finestra fremendo perché suo
padre lo lasciasse entrare o sperando comunque che si togliesse presto dalla
pioggia. Sentì un gran trambusto al piano di sotto a cui non diede peso
fino a quando non scorse un ombrello nel loro giardino che si avvicinava a
Micheal.
Matt era andato a prenderlo.
Sarah sentì il cuore mancare di un battito quando li
vide incamminarsi verso casa, senza pensare afferrò una coperta e scese
le scale di corsa. Quando arrivò al piano di sotto i ragazzi erano
appena entrati e senza esitare oltre si scaraventò su Micheal
togliendogli il maglione zuppo e cominciando a sganciargli velocemente i
pantaloni. Le sue labbra erano quasi blu dal freddo.
“Tu sei tutto scemo, sei proprio tutto
scemo…” Continuava a ripetere Sarah con le lacrime agli occhi
mentre lasciava che i pantaloni di Micheal gli cadessero alle caviglie
lasciandolo solo con i boxer addosso.
Harry li guardò infastidito da lontano, non potendo
evitarsi di notare con quanta agilità Sarah fosse riuscita a togliere i
vestiti addosso a Micheal.
Micheal era talmente infreddolito che non riusciva quasi a
parlare, tremava ed era bagnato come un pulcino. Sarah lo avvolse nella coperta
e gli passò le braccia attorno al torace appoggiandosi con la testa
contro al suo petto. “Sei proprio scemo.”
Micheal sorrise appena, un po’ per il calore ritrovato,
un po’ per la sensazione di avere Sarah di nuovo tra le braccia.
Alzò lentamente lo sguardo e trovò Harry che lo fissava torvo, si
scambiarono un’occhiata che prometteva solo una sfida.
“Fosse stato per me ti avrei lasciato là fuori
tutta la notte.” Fece Harry freddo.
Micheal gli tenne testa senza problemi, si mise più
dritto con lo sguardo alto e fiero. “Se fosse stato necessario sarei
rimasto là fuori tutta la notte.”
Harry abbozzò una risata sarcastica.
“Necessario per cosa?”
“Per avere Sarah indietro.”
Ginny e Matt mascherarono un sorriso di vittoria cercando
entrambi di non farsi notare da Harry, Sarah rafforzò la presa su
Micheal.
“Quello che hai fatto stasera, Micheal, può
sembrarti un gesto da eroe.” Fece Harry scocciato. “Ma credimi non
lo è. Stare sotto la pioggia per una ragazza ti porta solo ad una cosa,
un malanno di quelli coi fiocchi e ti posso assicurare che non cambierò
idea solo per questa tua trovata geniale.”
Micheal esitò un attimo poi azzardò
l’inazzardabile. “Non voglio fare l’eroe, ci sei già
tu per questo.”
Tutti spalancarono la bocca, persino Sarah si tirò
indietro per guardare Micheal negli occhi. Harry, al contrario, continuò
a fissarlo scuro in volto, fece un passo avanti avvicinandosi a lui, la rabbia
si intravedeva sotto agli occhi verdi che bruciavano vivi.
“Forse tu non ti stai rendendo conto, Mike, che è sotto al mio tetto
che stai in questo momento. E lo sai com’è possibile questo?
Lascia che te lo spieghi. Se tu oggi puoi mettere piede in questa casa è
perché anni fa mi sono giocato il culo contro il più minaccioso e
forte dei Maghi. In quella stramaledetta profezia non c’era il tuo nome,
c’era il mio. La spada di Damocle non pendeva sulla tua testa, ma sulla
mia. Non è la tua adolescenza che è stata un inferno, era la mia.
Non sei tu che hai rischiato di morire ogni anno della tua vita fino alla
maggiore età, ero io. Per tutti questi motivi messi insieme tu non ti
puoi neanche lontanamente permettere di prendermi per il culo con queste frasi
da grande ammaliatore perché in tutta la mia vita non ho mai chiesto di
fare l’eroe, mi ci sono ritrovato e dovresti ringraziare il cielo
perché forse a quest’ora non saresti neanche venuto al mondo se
Sibilla Cooman non avesse scelto il momento meno adatto della sua vita per fare
una profezia vera!”
Il silenzio calò nella casa, nessuno dei presenti
osò proferire parola. Ginny abbassò lo sguardo, questa volta
diede mentalmente ragione a Harry, Micheal aveva osato troppo. Matt, qualche
passo dietro ai due, si schiarì la gola sussurrando appena.
“Stavolta mi sa che hai fatto una cazzata,
Mickey…”
Micheal si umettò un labbro e distolse lo sguardo
cedendo per primo. D’accordo, si era giocato male le sue carte ma poteva
sempre rimediare. Chiuse gli occhi prendendo un lungo respiro. “Sto solo
cercando di riavere indietro Sarah. Che devo fare?”
Harry lo fissò. “Non c’è
assolutamente niente che tu possa fare.”
“Io non mi arrendo.”
“Beh, buona fortuna.”
Ginny aprì lentamente la bocca lasciando vagare lo
sguardo da Micheal a Harry. “Harry…”
Harry le scoccò uno sguardo. “Cosa?”
“Non potresti…”
“No, Ginny! Non posso!”
Urlò prima di voltarsi e salire su per le scale
lasciando il silenzio dietro di sé. Ginny si voltò mortificata
verso i ragazzi, respirò a fondo.
“Mi dispiace.”
Sarah le mandò uno sguardo supplichevole
sciogliendosi dall’abbraccio di Micheal ma Ginny scosse la testa e
salì su per le scale come aveva fatto Harry solo qualche secondo prima.
Sarah si voltò verso Matt che li guardava con mezzo sorriso, anche
Micheal si voltò verso di lui ancora infreddolito.
“Va meglio?” Chiese Matt guardando preoccupato
le labbra blu del cugino.
Micheal annuì a scatti. “S-sì, sono
stato in condizioni peggiori. Caro vecchio Quidditch.”
Sarah sorrise e lo fissò, Micheal si voltò
verso di lei sentendosi osservato. “Cosa?”
“Niente, è solo… è passato tanto
tempo da quando ti ho visto l’ultima volta.”
Micheal sorrise. “Sono solo due mesi.”
Una voce tonante provenne dal piano di sopra. “Ti do
il tempo di asciugarti e poi te ne torni a casa tua, Micheal!”
Lui sospirò chiudendosi bene nella coperta, Matt
accese il camino e gli fece cenno di avvicinarsi per riscaldarsi un po’.
Si scambiarono uno sguardo, Matt cercò di sorridere ma Micheal mantenne
un’espressione seria prima di sospirare gravemente.
“Non cederà mai.”
Matt si umettò un labbro. “No, non è
vero. Io direi che ci siamo quasi.”
Sarah lo fissò perplessa. “Stai scherzando,
vero? Se non fosse che Micheal è il figlio dei suoi migliori amici
papà gli avrebbe già staccato la testa. Anzi, mi sorprende che
non abbia staccato la testa a te per essere andato a prenderlo e averlo portato
in casa.”
“Io dico che piano piano cederà.” Fece
Matt battendo una mano sulla spalla di Micheal. “Andiamo di sopra, devo
ancora avere qualche vestito nella mia vecchia stanza.”
“Matt?” Chiamò Sarah che i due ragazzi
erano già a metà scalinata. “Perché stai dalla
nostra parte adesso?”
Matt la guardò con un sorriso un po’ amaro.
“Perché ti voglio bene, sorellina.”
**
Seth se ne stava chino su una rivista di Quidditch
osservando con occhio tecnico le figure che si muovevano sul giornale.
Sobbalzò non poco quando una mano gli toccò la spalla, preso
com’era dalla lettura, si voltò di scatto. Kim gli sorrise e lui
la fissò perplesso.
“Come sei entrata?”
Lei scrollò le spalle semplicemente. “Tua madre
mi ha fatto entrare.”
“Capisco.” Fece lui alzando la testa, Kim si
chinò su di lui per quello che doveva essere solo un bacio di saluto ma
presi dal momento non riuscirono più a staccare le labbra
dall’altro. Kim scivolò a cavalcioni sulle sue gambe togliendogli
senza troppi complimenti la rivista dalle mani.
Sospirando nella sua bocca gli accarezzò il viso
scivolando con le mani sempre più giù fino al colletto della sua
camicia, si mosse sensualmente contro le mani di lui posate sui suoi fianchi e
cominciò a sbottonarlo. Quando la camicia fu completamente aperta Kim si
staccò da lui fissandolo incerta e sussurrò con le labbra gonfie
dai baci.
“Non mi fermi questa volta?”
Seth la fissò seriamente negli occhi e si
leccò le labbra. “Non questa volta.”
Kim lo guardò senza dire o fare nulla, non era sicura
di aver capito bene. Solo quando Seth le sorrise e prese a baciarla sul collo
si riscosse e affondò una mano tra i suoi capelli chiudendo gli occhi.
“Vuoi dire che…”
Seth non le diede neanche il tempo di finire la frase, si
alzò facendola sedere sulla scrivania e prese la bacchetta sigillando la
porta. Tornò a guardarla negli occhi accarezzandola pigramente sulle
gambe. “Vuol dire che ora sono affari tuoi.”
Le tappò la bocca con un bacio talmente passionale
che quasi non riusciva a respirare e dovette sorreggersi con una mano dietro di
sé per non perdere l’equilibrio. Riuscì a prendere fiato
solo dopo diversi minuti, quando Seth si tirò indietro per sfilarle la
maglietta con irruenza. Vide i suoi occhi scurirsi pericolosamente alla vista
dei suoi seni quasi scoperti, ingoiò il vuoto pensando che ora se
l’era cercata.
“Seth, tua madre è al piano di
sotto…”
Seth rialzò lentamente gli occhi su di lei e
alzò un sopracciglio. “Hai lagnato per mesi e adesso ti tiri
indietro?”
“No… volevo solo dire, cerca di fare
piano.”
Lui ghignò un sorriso furbo. “Temo che questo
sia impossibile. Voi donne non riuscite mai a trattenervi
dall’urlare.”
Kim aprì la bocca per replicare offesa ma Seth si
chinò di nuovo su di lei baciandola impetuosamente e la sollevò
dalla scrivania, la lasciò cadere sul letto prima di sdraiarsi sopra di
lei. Lei finì di togliergli la camicia passando a sbottonargli
velocemente i pantaloni, si fermò improvvisamente alzando lo sguardo su
di lui.
“Dean!”
Seth la guardò sbattendo gli occhi un paio di volte.
“D’accordo che siamo fratelli, ma non è carino che tu ci
confonda così.”
Kim roteò gli occhi. “No, scemo. Dean
può sentirci.”
“Oh. No, non può.” Disse lui chinandosi
su di lei e riempiendola di baci sul collo e il petto. “E’
uscito.”
Kim gli alzò la testa per baciarlo, il respiro
già affannato. “Quindi non c’è rischio che nessuno ci
interrompa?”
Seth fece un ampio sorriso malizioso e fece finta di
ruggire, Kim si lasciò scappare un risolino prima di essere travolta.
**
Sarah camminò svelta chiusa nel cappotto, c’era
un vento gelido quella mattina e non pioveva più ma la temperatura era
ancora molto bassa. Finalmente raggiunse lo stabile dove viveva Geena e si
affrettò a ripararsi sotto la tettoia. Suonò al campanello.
Appena Geena le venne ad aprire un profumo di fiori le
invase le narici, un po’ sconcertata lanciò un’occhiata
dentro casa e vide che era piena di mazzetti di fiori ovunque. Geena le rivolse
un’occhiata stanca.
“Che… che diavolo…?”
Natalie apparve dietro Geena cercando di trattenere le
risate. “Impressionante, non è vero? Sono di Dean.”
Sarah passò allibita lo sguardo da Natalie a Geena.
“Tutti quanti?!”
“Me ne manda un mazzo al giorno. Dall’ultimo
concerto a quel pub. Avrà speso una fortuna in fiori a questo
punto.”
Sarah e Natalie si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a
ridere. Geena le guardò male.
“Non c’è niente da ridere! Sarah è
tutta colpa tua, se tu non avessi elaborato quel piano cretino
adesso…”
“Adesso saresti ancora a deprimerti per essere caduta
come una sciocca nelle grinfie di mio cugino.” Fece Sarah ancora ridendo.
“Oh andiamo, ammetti che è divertente. E poi puoi smettere quando
vuoi, adesso è chiaro che ci è caduto in pieno, digli tutta la
verità e hai risolto il problema.”
Geena si morse un labbro e Natalie alzò un sopracciglio
guardandola. “Diciamo piuttosto che non vuoi.”
Sarah spalancò la bocca. “Ti piace
ancora?”
Geena arrossì. “Beh, io… non è che
abbia proprio mai smesso a dire il vero, insomma se non mi avesse scaricato
lui… sto cercando di non fidarmi, davvero, ma… voglio dire, lo vedi
quanti fiori ci sono là dentro?”
Sarah fece per parlare ma una voce maschile la precedette.
“E delle migliori serre del paese con tanto di incantesimo
perdurante.”
Si voltò per trovare Dean che sorrideva ampiamente
sotto un ombrello rosso. Lo vide fare un occhiolino a Geena prima di rivolgersi
a lei.
“Ciao Sarah.”
“Dean.” Fece lei sinceramente sorpresa.
“Che ci fai qui?”
“Passavo di qui per caso.” Ridacchiò lui
e sorrise a Geena come un vero divo del cinema. “Volevo invitarti fuori a
pranzo.”
Geena si morse un labbro abbassando lo sguardo e si
schiarì la gola. “Ecco…veramente oggi dovremmo parlare di lavoro, Natalie, Sarah ed io. Non mi
aspettavo di vederti a dire il vero. Da quanto sei lì comunque?”
Lui scrollò le spalle. “Appena in tempo per
sapere che ormai ti ho riempito la casa di fiori. Non ho sentito altro…
sfortunatamente.”
Sarah lo fissò perplessa. “Beh, hai sentito no?
Geena è occupata oggi. Sfoglia l’agenda in cerca di
qualcun’altra, sono sicura che troverai qualcuna pronta a soddisfare i
tuoi desideri.”
“A dire il vero…” disse lui annoiato
chiudendo l’ombrello e facendo un passo avanti in modo da raggiungere la
soglia di casa. “… sono in bianco da settantasei giorni.”
Natalie si intromise corrucciando la fronte. “In termini
umani?”
Dean si voltò verso di lei fiero. “Dieci
settimane. Due mesi e mezzo, approssimativamente.”
Sarah e Geena lo fissarono sbalordite prima di scambiarsi
uno sguardo, Natalie cercò di trattenere un sorriso. “Prima del
nostro concerto, giusto? Quello era solo due mesi fa.”
“Esatto.” Fece lui sorridendo, poi si
voltò verso Geena. “Posso entrare?”
Geena si riscosse. “Eh? Oh, sì…
sì.” Si scansò per lasciare entrare sia lui che Sarah,
chiuse la porta e fece per seguirli in salotto quando, senza nemmeno che se ne
accorgesse, le labbra di Dean piombarono sulle sue in un bacio mozzafiato.
Lei lo fissò scombussolata mentre lui continuava a
sorridere tranquillo. Le diede anche un bacio sulla fronte e si
incamminò verso il salotto superando Sarah e Natalie che erano rimaste a
guardarli a bocca aperta. Geena mandò loro uno sguardo shockato.
“Questa cosa ci sta sfuggendo di mano.”
Sussurrò.
“Oh, puoi dirlo forte!” Fece Sarah annuendo.
“Hai sentito… settantasei giorni!”
Sarah la fissò preoccupata. “Non può
essere, Dean non è stato due mesi senza sesso da… da… beh,
da mai a dire il vero.”
Geena aprì la bocca per dire qualcosa ma Dean apparve
sulla soglia del soggiorno con un sopracciglio inarcato e le fissò
stranito ma con un sorriso. “Si fa nell’ingresso questa riunione o
ci possiamo sedere?”
Le ragazze lo seguirono in salotto e si accomodarono sul
divano, tutte e tre si mandarono uno sguardo senza sapere cosa dire, Dean
alzò le mani. “Fate pure come se non ci fossi.”
Sarah lo fissò un po’ poi si schiarì la
gola. “Sì… dunque… ho pensato a quel singolo che ci ha
proposto Jason, non sono molto sicura a dire il vero, è orecchiabile ma
non mi sembra c’incastri molto con il resto dell’album.”
Natalie si passò una mano sotto al mento. “Cosa
proponi allora? Lo lasciamo per il prossimo album?”
“Direi di sì. Abbiamo un contratto di cinque
anni, abbiamo tutto il tempo di fare un altro disco. E per quanto riguarda
Luke…”
“Niente più duetti, né collaborazioni,
né show insieme… niente di niente, promesso.” Fece Geena con
un sorriso. “Altrimenti chi lo sente Micheal. L’ultima volta che
l’ho visto era furioso.”
“Ne aveva tutte le ragioni.” Interruppe Dean.
“Neanche io avrei gradito se quel tizio ti avesse messo le mani
addosso.”
“Già.” Fece Geena a disagio.
Sarah inarcò un sopracciglio. “Dean, ma sei
proprio sicuro di voler stare qui a sentirci parlare di lavoro? Puoi sempre
tornare più tardi, non ci metteremo molto.”
Lui sorrise appena. “A dire il vero sono qui per una
ragione precisa.”
“Sarebbe?” Fece Sarah sempre più confusa.
Dean non si scompose, si avvicinò a Geena e le prese
le mani facendola alzare. Lei lo guardò spaesata e scoccò un
rapido sguardo alle ragazze prima di focalizzarsi su di lui. Dean
continuò a sorridere tranquillo.
“Avrei voluto farlo tra noi due ma ho poco tempo, devo
andare a lavoro, e non posso più aspettare.” Geena cominciò
a preoccuparsi sul serio. “Vuoi essere la mia ragazza?”
Sia Natalie che Sarah e Geena spalancarono gli occhi per lo
shock. Geena aprì e chiuse un paio di volte la bocca, incrociò lo
sguardo con Sarah e scosse la testa. “Io non… non so proprio cosa
dire…”
Dean abbassò la voce facendo finta di suggerire.
“Dì di sì.”
Geena esitò un attimo poi sorrise.
“…sì.”
Il sorriso di Dean si ampliò, non il suo solito
sorriso malizioso ma un sorriso sincero e semplice come non mostrava da tanto
tempo. “Bene! Adesso devo proprio scappare, mi dispiace avrei voluto fare
le cose con calma ma il lavoro chiama. Ti passo a prendere stasera alle otto,
andiamo a festeggiare.”
Senza darle il tempo di dire altro le stampò un bacio
sulle labbra e salutò le ragazze prima di precipitarsi fuori dalla
porta. Geena rimase a fissare la porta con mezzo sorriso, scosse la testa e si
voltò verso le ragazze cambiando subito espressione quando vide lo sguardo
seccato di Sarah.
“Non impari proprio mai, eh?”
“Oh, chiudi il becco!”
**
Kim respirava ancora affannosamente fissando il soffitto, i
capelli tutti scombinati e gli occhi sbarrati, coperta solo dal lenzuolo. Seth
al suo fianco stava appoggiato su un gomito, ridacchiò guardandola
dall’alto.
Lei si mosse appena per incrociare lo sguardo con Seth, il
petto si abbassava e si rialzava velocemente. “Come… come
diavolo…” Cercò di dire, senza fiato.
Seth sorrise e gli scansò i capelli dalla fronte.
“Sei sicura di sentirti bene?”
“Sentirmi bene?” Chiese lei stridula. “Non
riuscirò a camminare per almeno una settimana! Figuriamoci volare su una
scopa.”
“Sarà meglio che tu ci riesca altrimenti il
Mister mi stacca la testa.”
“Beh, sarebbe colpa tua dopotutto.” Fece lei
cercando di calmare i battiti, si passò una mano tra i capelli
schiarendosi la gola e si voltò di nuovo verso di lui. “Secondo te
tua madre avrà sentito?”
Seth cercò di trattenere una risata. “Tesoro,
non so se te ne sei proprio resa conto ma stavi leggermente… come
dire… urlando.”
Kim arrossì e si coprì col lenzuolo fin sopra
la testa, lui rise e rotolò su un fianco finendo su di lei. Kim si
scoprì improvvisamente e lo fissò in volto terrorizzata.
“Che cosa pensi di fare? Non penserai di ricominciare, vero? Sono tre ore
che stiamo chiusi qua dentro! Almeno dammi cinque minuti…”
Lui scoppiò a ridere. “No, stai tranquilla, non
ho cattive intenzioni. Proprio tu ti lamenti poi, non mi hai dato pace per
mesi!”
“Non mi sto affatto lamentando.” Fece lei con un
sorriso soddisfatto e perfettamente appagato. “Dico solo che ho bisogno
di un attimo per riprendermi.”
Lui rise di nuovo, poi si fermò a guardarla serio e
le accarezzò una guancia. “E’ stato bello. Stare con te. Davvero,
è stato magnifico.”
Kim sorrise. “Ne è valsa la pena
aspettare?”
“Decisamente.”
Improvvisamente sentirono bussare alla porta, si scambiarono
una rapida occhiata non sapendo cosa fare. La porta era chiusa e non correvano
pericolo di essere scoperti, ma erano comunque nudi in una stanza, insieme.
Dopo qualche secondo la voce di Ashley arrivò da dietro la porta.
“Ehm… tutto a posto là dentro?”
Kim lanciò subito uno sguardo a Seth che fissava la
porta stupito. “Mamma?”
“Scusate, non volevo disturbare… è che
facevate un gran rumore e volevo sapere… tutto bene?”
Seth portò lo sguardo su Kim che arrossì sugli
zigomi cercando di guardare altrove. “Te l’avevo detto io che ti
aveva sentito…”
**
“Micheal puoi passarmi il sale?”
Micheal alzò lo sguardo sul padre che stava a capotavola
impegnato a leggere delle carte che aveva portato da lavoro. Gli passò
il sale, che lui prese senza neanche alzare gli occhi, e mandò uno
sguardo ad Alex e James che ricambiarono sconcertati.
Ormai andavano avanti così da settimane, Ron e Hermione
erano tornati ad ignorarsi quasi completamente. Durante i pasti era quasi
impossibile avere una conversazione normale. Hermione mangiava in silenzio
pensosa, come se stesse già pensando a quello che doveva fare dopo il
pranzo.
James si schiarì la gola cercando di richiamare
l’attenzione su di sé. “C.j. dice che il bambino sta
cominciando a scalciare.”
Hermione si voltò verso di lui come risvegliata da
una trance. “Oh! Davvero? Chissà che emozione sentire il tuo
bambino che si muove!”
Lui arrossì continuando a mangiare. “Sì,
io… immagino di sì. Non lo so, non ho ancora…
sentito.”
Alex fissò suo padre che sembrava non fosse neanche
lì. “Papà!”
Ron alzò la testa di scatto. “Sì?”
“Ma insomma, puoi smetterla di leggere quella roba e
fare almeno finta di ascoltare quello che diciamo? Hai sentito cosa ha detto
James, il tuo primo nipote sta scalciando.”
Ron la fissò per un attimo confuso poi si
voltò verso James. “Beh, è una bella cosa. C.j. sta
bene?”
“Sì, lei…”
“Bene.” Fece Ron annuendo e tornando sulle
carte.
Hermione guardò l’orologio al polso e
scattò in piedi. “Oh accidenti, sono in ritardo per il lavoro!
Alex, Micheal potete sparecchiare voi per favore? Ah, James grazie per essere
venuto a pranzo, ci ha fatto davvero piacere e saluta C.j. . Ron, non dormire
sulle allodole, devi essere in ufficio tra cinque minuti.”
Ron si alzò lentamente tenendo le carte in una mano
mentre con l’altra afferrava la ventiquattrore appoggiata alla sedia.
“Ciao, ci vediamo stasera.”
Nel giro di due minuti sia Ron che Hermione furono fuori di
casa lasciando i ragazzi in cucina completamente spiazzati. Micheal si
voltò di nuovo verso i fratelli.
“Questa storia sta andando sempre peggio…”
James alzò un sopracciglio guardando sarcastico la
porta di casa. “Oh figurati, è stato un piacere anche per
me.”
“Dovremmo fare qualcosa.” Disse Micheal
guardando in modo assente fuori dalla porta.
“Di nuovo?” Chiese James stupefatto. “Mi
sarei un po’ stancato di aiutarli!”
Micheal fece una smorfia. “Lo so, ma sono mamma e
papà! Non possiamo stare a guardare così senza fare nulla. Loro
ci sono sempre stati per noi, non dovremmo fare altrettanto?”
“Non lo so, Mickey. Alex, tu che ne pensi?...
Alex?”
Alex si voltò verso di loro con uno sguardo
determinato e si leccò le labbra incrociando le braccia al petto.
“Io penso di avere un’idea.”
**
“… e mi raccomando, anche se adesso avete
imparato come effettuare un engorgio
anche per ingrandire gli oggetti, fatene buon uso. Soprattutto voi ragazzi, non
usatelo per ingrandire… le vostre potenzialità.”
La classe scoppiò in una risata e Sophia fece del suo
meglio per trattenere un sorriso. Un ragazzo biondo alzò la mano.
Sophia lo indicò. “Yetman.”
“E’ davvero stato già usato su parti
anatomiche?” Chiese curiosamente.
Le ragazze ridacchiarono guardandolo e quello arrossì
un pochino. Sophia sorrise senza malizia. “Un paio di volte. Libero di
usarlo su di te, Yetman, ma ti avverto io non ho intenzione di rimettere a
posto nulla. Qualunque cosa tu decida di fare poi dovrai vedertela con Madama
Chips.”
Una ragazza lo guardò ridacchiando. “Ne hai
davvero bisogno, Yetman?”
“Volevo usarlo sui miei bicipiti, scema!” Fece
quello arrossendo ancora di più.
La classe rise di nuovo e qualcuno busso alla porta. Sophia
si voltò chiamando avanti ma quando vide un ciuffo di capelli rossi e un
paio di occhi scuri che ormai conosceva bene sentì il cuore mancarle un
battito e si rivolse alla classe.
“Scusatemi un attimo.”
Si avvicinò a Simon che le sorrideva sulla soglia
della porta, non osando entrare ed esporsi agli studenti che stavano comunque
sbirciando e chiacchierando tra loro guardando la loro professoressa in sua
compagnia.
Gli sorrise imbarazzata. “Che ci fai qui?”
Lui scrollò le spalle. “Passavo per
caso.” Disse scherzando. “Avevo un po’ di tempo libero, Ed si
sta occupando dell’officina e ho pensato di passare.”
“E’ stato carino da parte tua. La professoressa
McGrannitt ti ha già visto?”
Simon annuì. “Sì, sono passato da lei
per un saluto e sono già stato sia da Ben che Thea. Ben mi ha detto che
le tue lezioni sono divertenti. E che fai anche un sacco di cose sceme che la McGrannitt è
sicuro non approverebbe.”
Sophia rise. “E’ l’unico modo per farli
stare attenti. Dovevo inventarmi qualcosa.”
“Professoressa?”
Sophia si voltò cercando con lo sguardo chi
l’avesse chiamata, trovò il ragazzo al primo banco con la mano
alzata. “Sì, Gyles.”
“Quello è il suo fidanzato?” Chiese senza
pudore indicando Simon.
Simon sorrise e Sophia cercò di non scomporsi
nonostante fosse arrossita sugli zigomi. “Questo è…? Oh,
beh… in un certo senso… diciamo che piuttosto…”
“Diciamo di sì.” La interruppe Simon con
un sorriso.
Il ragazzo al primo banco si voltò verso un compagno
e parlò a bassa voce, ma tutti poterono sentire quello che diceva.
“Visto, te l’avevo detto!”
Il compagno incrociò le braccia al petto offeso e
guardò Sophia di traverso. “E’ per questo che continua a
rifiutare di uscire con me?”
Sophia spalancò la bocca cercando di dire qualcosa ma
la voce di Simon tuonò dietro di lei. “Che cosa?!”
“Torno in un secondo.” Disse Sophia sforzando un
sorriso alla classe, spinse fuori Simon e si richiuse la porta alle spalle.
Quando incrociò di nuovo lo sguardo con lui vide che era rosso di rabbia
e stava ribollendo fissando la porta della classe ora chiusa.
“Hai sentito quello che ha detto, vero?! Quello ci sta
provando con te! Non mi piace! Non mi piace proprio per niente!”
Sophia sospirò ragionevole. “Calmati adesso. Lo
so, mi fa la corte dall’inizio dell’anno e continuò a
rifiutare i suoi inviti. Non c’è bisogno di scaldarsi
tanto.”
Simon la fissò a bocca aperta. “Non
c’è bisogno di scaldarsi tanto?! Sei impazzita! Quel…
quel… quella mezza cartuccia ci sta provando con te e non dovrei
preoccuparmi?”
“Non è una mezza cartuccia, è al settimo
anno…” Sophia si morse la lingua vedendo gli occhi di Simon
allargarsi. “Non c’è bisogno di preoccuparsi perché
mi conosci bene e sai che non me la farei mai con uno studente! Dio, non me la
facevo con gli studenti neanche quando ero una studentessa anche io!”
Simon ponderò un attimo fissandola, poi aprì
la bocca lentamente. “Però ci prova con te. E scommetto che non
è l’unico.”
“Simon.” Sospirò lei. “E’
ovvio che non è l’unico e lo sapevi che sarebbe stato così.
Andiamo, ho solo diciotto anni, mi vedono alla loro portata… è il
sogno di ogni adolescente avere una professoressa con la quale…”
Simon alzò una mano. “Per favore, non finire la
frase.”
Lei si umettò un labbro sospirando. “Quello che
sto cercando di dire è che devi fidarti di me.”
“Amore, io mi fido di te. Dico davvero. E’ di
quelle piccole canaglie che non mi fido! Passi con loro il triplo del tempo che
passi con me!”
“Sono la loro insegnante! Passo tempo con loro a
insegnare incantesimi nuovi dentro a una classe! Cosa vuoi che possa succedere
dentro una classe?”
Simon alzò un sopracciglio in modo eloquente.
“Eh già. Cosa vuoi che succeda dentro ad una classe.”
Lei roteò gli occhi arrossendo appena sugli zigomi.
“Non sono mica tutti come te, sai?”
“Cosa vorrebbe dire questo?” Fece lui
arrossendo. “Che sono un maniaco?”
“No… beh… che sei…”
Balbettò lei. “sei un tantino… irruente… quando si
tratta di…”
“Irruente?! Io non sono irruente! Tutti quelli che mi
conoscono dicono che sono un ragazzo calmo e posato!”
Sophia lo guardò un po’ in silenzio, si
alzò sulla punta dei piedi per raggiungere il suo orecchio. “Tutti
quelli che ti conoscono non ti conoscono come ti conosco io.”
Tornò alla sua normale altezza con un sorriso. “Adesso è
meglio che torni in classe, chissà cosa stanno combinando.”
Lui annuì e si abbassò per baciarla. Appena le
loro labbra si toccarono Simon la prese per i fianchi approfondendo quello che
avevano appena iniziato, lei lo spinse indietro ridacchiando e si avviò
verso la classe.
“Irruente!”
“Strega!”
“Ti odio!”
“Io di più!”
**
Quando Ron tornò a casa quella sera trovò solo
Micheal in cucina che stava come sempre preparandosi uno ‘spuntino’
giusto prima di cena. Posò la valigetta sul tavolo con un sospiro e si
passò una mano tra i capelli sedendosi vicino a lui, Micheal fece cenno
verso il panino per sapere se ne voleva un po’ ma lui scosse la testa.
“No, grazie. Dov’è mamma?”
Micheal masticò velocemente e inghiottì il
boccone schiarendosi la gola subito dopo. “Non lo so, è sparita
venti minuti fa con Alex e da allora viene solo qualche rumore dal piano di
sopra.”
Ron alzò un sopracciglio perplesso. “E non
hanno neanche sghignazzato?”
Micheal scosse la testa. “No, è questo che mi
preoccupa.”
“Beh, forse dovrei andare di sopra a dare
un’occhia…” Ron si era appena girato e non era riuscito a
continuare la frase scorgendo Hermione all’inizio della scalinata. Gli
occhi di Ron la squadrarono più volte da capo a piedi, la bocca
semiaperta e l’espressione incredula che le rivolse la fecero
ridacchiare.
I capelli che erano tornati ad essere crespi ed indomabili
con l’adolescenza erano stati curati alla perfezione, indossava una
maglia un po’ scollata sopra ad una minigonna davvero molto corta, ai
piedi un paio di stivali. Ron non si mosse neanche quando lei cominciò a
scendere le scale per avvicinarsi a lui.
Dopo qualche secondo Alex apparve dietro di lei con un
sorriso soddisfatto. “Allora, che ne pensate? Ormai quei vestiti li avevo
comprati, mi sembrava uno spreco non usarli.”
Micheal la fissò con gli occhi sbarrati come se fosse
pazza poi sorrise a sua madre. “Sei una bomba!”
Hermione rise e Ron la fissò a bocca aperta ancora
per qualche secondo poi distolse lo sguardo e si schiarì la gola
fingendosi indaffarato a cercare qualcosa dentro la ventiquattrore.
“Sì, stai molto bene… allora, quando si cena?”
Micheal e Alex si scambiarono uno sguardo preoccupato ma
Hermione, anche se presa in contropiede, non si scompose. “E’
già pronto, basta solo apparecchiare. Hai avuto una brutta giornata a
lavoro? Sembri stanco.
“No… no, il lavoro è andato
bene…” Continuò a fare il vago senza alzare lo sguardo.
Alex e Hermione presero ad apparecchiare la tavola e in poco
tempo la cena fu servita. Mangiarono per un po’ nel totale silenzio,
Micheal mandava sguardi apprensivi verso Alex che temporeggiava.
Improvvisamente Ron prese la parola.
“A dire il vero a lavoro mi è arrivata una
lettera da Hogwarts.”
Hermione alzò subito la testa. “Oh no…
era di Ben, non è vero?”
Ron annuì. “E’ stato messo in punizione
tre volte questa settimana… ed è solo giovedì. Ha anche
detto che Simon è passato a trovarli oggi e che se n’è
andato via rosso di rabbia, pensa che uno studente di Sophia le faccia il
filo.”
Alex ridacchiò. “Vedere Simon che se la prende
così per una ragazza fa un effetto strano.”
“Pensavate che fosse gay anche lui?” Fece
Micheal offeso. “Mi sentirei meglio, sapete!”
Hermione gli sorrise. “Non lo pensavamo sul serio,
tesoro, solo non capivamo come mai un così bel ragazzo come te non
riuscisse a trovare una ragazza con cui uscire.”
Micheal la guardò scetticamente e si voltò
verso Ron che lo fissò per qualche secondo. “Beh, io lo
pensavo.”
“Grazie papà.”
Ci fu di nuovo il silenzio, Alex pensò in fretta a
qualcosa da dire.
“Io e Jonathan stiamo decidendo dove fare la
cerimonia.”
Ron alzò la testa e mandò un veloce sguardo ad
Hermione che gli fece cenno di comportarsi bene e si schiarì la gola con
fare casuale. “Pensavo che lo avremmo fatto a casa nostra.”
Lei lo fissò incredula. “Dici sul serio? Mi
permetteresti di sposarmi nel nostro giardino?”
“Certo che sì! Sei mia figlia, non
un’estranea. Sarebbe più semplice, poi, contando che siamo isolati
dai Babbani.”
Alex lo fissò per qualche secondo, si alzò e
gli stampò un grosso bacio sulla guancia. “Oh papà, sei il
migliore! Vado subito a mandare un gufo a Jonathan!” disse prima di
correre su per le scale.
Ron si voltò di nuovo verso Hermione e alzò un
sopracciglio. “A saperlo che bastava così poco a farla
contenta.”
Micheal si alzò da tavola sentendosi di troppo,
Hermione lo guardò sconcertata mentre saliva le scale. “E tu dove
vai?”
“…bagno.” Disse lui velocemente.
Rimasti soli Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata
e ripresero a mangiare in silenzio. Dopo qualche secondo Ron le mandò
un’altra occhiata veloce senza farsi notare.
“Come mai questo cambiamento? Non avevamo deciso di
tornare alla normalità?”
Hermione alzò sorpresa lo sguardo su di lui e
posò le posate sul piatto. “Oh. Beh, lo so ma non ci siamo
promessi di tornare ad ignorarci, quindi ho pensato… sto davvero
così male?”
Ron evitò di guardarla. “No, non è
questo.”
Hermione si alzò e si diresse lentamente verso di
lui, gli sedette in grembo e gli prese il viso tra le mani guardandolo negli
occhi. “Qual è il problema?”
Gli occhi di Ron guizzarono per un attimo sulle sue gambe
seminude e la scollatura prima di tornare sul suo viso. “Niente.”
Disse in fretta. “Assolutamente nulla, pensavo solo che avessimo deciso
di comportarci da persone adulte e questo non mi sembra proprio che rientri
nelle cose da fare di un genitore.”
Lei sorrise appena. “Ti stai preoccupando
perché ti stai eccitando?”
“No.” Disse lui velocemente. “Non mi sto
eccitando.”
“Ah no? Allora hai una pistola in tasca?”
“Hermione!” Ron la fisso shockato e
arrossì sulla punta delle orecchie come un vero ragazzino.
Lei rise. “Ron, non c’è niente di male in
tutto questo. Anche le persone adulte si eccitano. Per dirla tutta una donna si
sente molto gratificata se il proprio marito risponde in questo modo solo a
vederla, sai?”
“Senti.” Fece Ron prendendo un bel respiro e
tentando di calmarsi. “Ho come l’impressione di questa cosa avrai
dei risvolti poco gradevoli.”
“Ron, solo perché siamo adulti e genitori non
significa che dobbiamo diventare asessuati. Siamo sposati e ci amiamo e non
vedo perché due persone come noi si debbano proibire una relazione,
continuiamo ad ignorarci ma non è questo che significa essere
responsabili. Ormai sono già incinta, cosa potrebbe accadere
ancora?”
Ron sembrò incerto sul da farsi. “Ma i
ragazzi…”
Hermione gli sorrise armeggiando col colletto della sua
camicia. “James non vive più qui, Alex si sta per sposare e
Micheal passa la maggior parte del tempo in ospedale. Simon tra
l’officina e i viaggi a Hogwarts è diventato un miracolo vederlo e
gli altri due sono a scuola per la maggior parte dell’anno. E guardiamo
in faccia alla realtà, stanno diventando grandi, capiranno certe
esigenze da parte nostra.”
Ron la fissò ancora per qualche secondo. “Pensi
che stia diventando vecchio?”
“Penso che possiamo trovare un modo per farti rimanere
fresco e giovane.”
Lui rise e le accarezzò una guancia. “Ti amo,
lo sai?”
Micheal rientrò nella stanza come se nulla fosse e si
sedette di nuovo al suo posto ricominciando a mangiare proprio come se fosse
stato veramente solo al bagno ma un sorrisino vittorioso trionfava sulle sue
labbra.
“Ehi ma’, che c’è per
dessert?”
**
Quando James tornò a casa da lavoro quella sera le
luci erano già tutte spente. Guardò l’orologio corrucciando
la fronte, erano solo le sette e mezza. Posò la valigetta sul divano
cercando di non fare rumore e salì al piano di sopra alla ricerca di
C.j. .
La trovò in camera distesa sul letto che dormiva
quietamente, una mano abbandonata sul pancione, il petto che alzava e
riabbassava lentamente in un ritmo incessante. James sorrise impercettibilmente
e si avvicinò di qualche passo rimanendo a guardarla mentre dormiva. Lo
sguardo gli cadde sul pancione che dato il corpo minuto di C.j. cominciava ad
essere evidente.
In un gesto sciocco si guardò intorno come per
controllare che non ci fosse nessuno e si sedette sul letto protendendo
l’orecchio verso la pancia di C.j. senza appoggiarsi. Alzò gli
occhi scuri su di lei per assicurarsi che dormisse e si schiarì la gola
fissando il pancione.
“Ciao…” Disse facendo una pausa come
aspettasse una risposta. “Forse non lo sai, ma io sono… sono
l’altro genitore, quello che non ti tiene dentro la pancia.”
James fece un’altra pausa e tutto tacque.
“Non hai fatto stancare la mamma oggi, vero? Mamma
dice che scalci un sacco quando si ferma e non la fai mai dormire, e se non la
fai dormire poi si irrita un sacco e si arrabbia con me per qualsiasi cosa,
quindi se potessi tirare quei calcetti un attimino più piano te ne sarei
grato.”
Lanciò un altro sguardo a C.j. che continuava a
dormire ignara. Incerto posò prima una mano sul pancione, poi un
orecchio delicatamente e chiuse gli occhi con un sospiro.
“Ho avuto una pessima giornata. I nonni sono sempre
più incomprensibili, ci vorrebbe uno psichiatra! Spero davvero che tu
abbia ripreso dal ramo della famiglia di tua madre per il cervello, altrimenti
stai messo male. A lavoro non ne parliamo, casomai ti venisse in mente di
lavorare alla Gringott ricordati sempre di diffidare dei goblin, sono gli
esseri più viscidi che conosca…”
Improvvisamente si fermò e spalancò gli occhi.
Non era sicuro di averlo sentito davvero, gli pareva che qualcosa si fosse
mosso sotto al suo orecchio. Esitando un po’ fece una leggera pressione
con la mano sulla pancia e subito gli venne risposto con un calcetto. In meno
di due secondi la faccia di James si illuminò di un sorriso.
“Allora ti muovi davvero là dentro!”
Disse con un tono d’ilarità nella voce prima di premere ancora di
più l’orecchio contro la pancia.
Rimase qualche secondo ad ascoltare fino a che una mano
delicata non si posò sulla sua testa facendolo balzare
all’indietro spaventato. I suoi occhi incontrarono lo sguardo dolce di
C.j. che gli sorrideva appena.
“Ciao, quando sei tornato?” Chiese sottovoce.
James deglutì abbassando lo sguardo imbarazzato.
“Qualche… qualche minuto fa. Non volevo svegliarti.”
C.j. gli sorrise accarezzandosi la pancia. “Puoi stare
ad ascoltare se vuoi, non mi dà fastidio.”
James scosse la testa. “Naaah, io stavo solo…
controllando che fosse tutto a posto… che respirassi ancora, ecco, sì…
eri così immobile…”
Lei rise e scosse la testa. “Non c’è
niente di cui vergognarsi a voler sentire il proprio bambino.”
“No! No, io…” sospirò cedendo.
“…posso ascoltare un altro po’?”
C.j. sorrise e si alzò la maglietta lasciando la
pancia scoperta, James lo prese come un invito e si chinò di nuovo
appoggiando l’orecchio contro la pelle calda mentre lei gli accarezzava i
capelli. La fissò negli occhi mentre stava appoggiato contro di lei e
sorrise quando sentì scalciare sotto di sé.
“E’ strano.”
Lei sorrise. “Cosa è strano?”
“Sì, insomma.” Fece lui sistemandosi
meglio in modo da stare comodo. “Lo sapevamo che eri incinta e che un
bambino stava crescendo dentro di te ma sentirlo per davvero…
cioè, ti fa pensare che c’è sul serio.”
“C’era sul serio anche prima.” Fece lei
ragionevole.
“Lo so, ma così è tutto più
reale. Concreto. Capisci quello che voglio dire?”
C.j annuì e fece una pausa guardandolo bene.
“Stai sorridendo.” Disse seriamente.
James corrucciò la fronte guardandola senza capire.
Fece una smorfia tra un sorriso e un’espressione perplessa e alzò
un sopracciglio. “Che c’è, non mi hai mai visto
sorridere?”
“Non ti ho mai visto sorridere da quando hai scoperto
che ero rimasta incinta.” Disse C.j. continuando ad accarezzargli i
capelli. “E’ la prima volta che ti vedo sorridere per il nostro
bambino.”
James mise su un’espressione colpevole. “Mi
dispiace. Mi dispiace di essere stato uno stronzo in questi mesi, mi dispiace
di non essere stato d’aiuto, mi dispiace di non essermi reso conto prima
che… che insomma era tutto reale e stava accadendo davvero.”
“Meglio tardi che mai.”
“Ti amo.”
C.j. sorrise. “Su questo ci speravo.”
Un calcio li riscosse entrambi, James premette ancora di
più l’orecchio contro la pancia sorridendo. “Hai sentito
quanto scalcia forte? Secondo me viene alto come mio padre! Ah, spero tanto che
venga con i capelli rossi!”
C.j. lo guardò male. “Ehi, può prendere
qualcosa anche da me o deve essere la tua fotocopia?”
“Può prendere i tuoi occhi.” Disse lui
obbiettivo.
“Jay… abbiamo lo stesso colore degli
occhi…”
“Oh, è vero. Beh, allora il cervello. Sarebbe
meglio che venisse con un cervello come il tuo.”
Lei rise. “Oh sì, se riprende da te stiamo
freschi! Cinque mesi per capire che ero veramente
incinta!”
James le lanciò uno sguardo offeso.
“Ehi!”
C.j. rise ancora più forte e gli scombinò i
capelli, lui la lasciò fare accarezzandole la pancia distrattamente e si
voltò per stamparle qualche bacio sul pancione prima di fermarsi e
odorare la sua pelle.
“Da quant’è che non stiamo
insieme?”
Lei sospirò umettandosi un labbro. “Da quando
hai scoperto che ero incinta, Jay. Non hai più voluto toccarmi da
allora.”
James alzò la testa di scatto. “Cinque mesi?!
Sono cinque mesi che non… non è possibile! Non ci è mai
successo di stare cinque mesi senza…”
“Lo so.” Fece lei chiudendo gli occhi e
sospirando frustrata. “Dannazione se lo so.”
James si stese piano accanto a lei e si umettò un
labbro fissandola pensoso, mandò uno sguardo verso il pancione e si
schiarì la gola non sapendo come affrontare l’argomento.
“Dici che possiamo, anche con… cioè, sarebbe un po’
strano con quella pancia in mezzo… siamo sicuri che non…”
Lei continuò a stare con gli occhi chiusi e si
lamentò. “Per favore, James, se non vuoi farlo non illudermi. I miei
ormoni sono impazziti in questo periodo e sto usando tutto il mio buonsenso e
autocontrollo per sopravvivere a questa situazione.”
James prese un po’ di coraggio e si appoggiò
con un braccio dall’altro lato del corpo di C.j. stando ben attento a non
schiacciarla, cominciò a baciarla sul collo. C.j. sospirò facendo
scorrere le mani sotto al suo maglione.
“James…”
“Se vuoi che mi fermi dimmelo.” Sussurrò
lui.
C.j. aprì gli occhi, che si erano scuriti
pericolosamente, e lo fissò come se fosse pazzo. “Stai scherzando,
vero? Non provare a fermarti neanche un secondo per le prossime ventiquattro
ore, James! Mi hai fatto soffrire per cinque mesi, adesso me lo devi!”
Lui ridacchiò contro la sua bocca, si tirò
appena indietro. “Allora aspetta un secondo. Solo un secondo e poi sono
tutto tuo, ok?”
Si alzò dal letto dandole un bacio sulle labbra e
sulla pancia e si avviò verso il telefono sul comodino. C.j.
corrucciò la fronte guardandolo, ma James si limitò a sorriderle
furbo.
“Mamma?... ciao, senti non credo di poter venire
domani per pranzo… no, neanche dopodomani…”
C.j. spalancò gli occhi. “James, ma che stai
facendo?”
Lui mise una mano sulla cornetta sorridendo. “Faccio
in modo che non ci siano interruzioni per la prossima settimana.”
**
Salve! Posto questo chap in fretterrima
perché domattina parto per la gita e starò via una settimana, mi
pareva giusto lasciarvi qualcosa prima di partire –che brava zia- anche
se molto frettoloso, non ce la faccio a fare i ringraziamenti, devo ancora
finire di fare la valigia ma mi ero promessa che avrei postato.
Un'altra cosa piccola
piccola prima di dileguarmi. Ho bisogno del vostro aiuto, dato che vorrei fare
un video su NTE, scatenate la vostra fantasia. Che attori potrei usare per
James, Simon e Thea? Fate un salto sul blog magari ^^
Un bacio e a presto,
tia Fufùs (vado a Barcellona XD)
Quando Dean scese in cucina quella mattina dovette stropicciarsi gli
occhi più di una volta, sbadigliò sonoramente avvicinandosi al
tavolo dove stavano seduti Draco e Seth e si lasciò cadere su una sedia
senza molta grazia
GROWN YOUNG
15. Merry Xmas part.1
Your voice is like music to my ears,
Whisper softly and the world just dissapears
Take me high and just wipe away my fears,
When you're with me
Oh boy, it's my heartbeat that i hear
Ooh ooh baby- B. Spears
Quando Dean scese in cucina quella mattina dovette
stropicciarsi gli occhi più di una volta, sbadigliò sonoramente
avvicinandosi al tavolo dove stavano seduti Draco e Seth e si lasciò
cadere su una sedia senza molta grazia. Si appoggiò pesantemente contro
una mano cercando di rimanere sveglio con molta difficoltà.
Ashley si avvicinò per riempirgli il piatto con la
colazione, si scambiò uno sguardo interrogativo con Draco quando Dean
non accennò a muoversi. Seth al suo fianco lo fissò con un
sorriso.
“Che cos’è quella faccia? E’
Natale!”
“Già…” Fece Dean insonnolito.
“… e immagino che Kim il tuo regalo te lo abbia dato
stanotte.”
Seth lo guardò imbarazzato, un leggero colorito
affiorò sulla sua pelle bianchissima. “Hai proprio una faccia
tosta a farmi la morale, io non dormo da anni per colpa tua e adesso per una
notte che non sei riuscito ad addormentarti…”
“Una notte?” Balzò su Dean improvvisamente
sveglio. “Va avanti così da un mese! Per la miseria, dalle un
po’ di pace o si addormenterà sulla scopa alla prossima
partita!”
“Fatti gli affari tuoi.” Mormorò
l’altro cercando di non incrociare lo sguardo con i genitori. “Tu,
piuttosto, perché non vai a dormire a casa della tua ragazza?”
Dean lo fissò un attimo e prese a mangiare
tranquillo. “Non abbiamo ancora dormito insieme.”
Sia Ashley che Draco e Seth lo fissarono sbalorditi. Ashley
lo fissò a bocca aperta per un po’, poi gli posò una mano
sulla fronte e scosse la testa riprendendo a guardarlo per bene. “Eppure
non sei caldo.”
Dean la guardò male. “Infatti sto
benissimo.”
“No, tu non stai bene.” Rise appena Seth.
“Tu che non molesti una ragazza è veramente una cosa che devo
ancora vedere.”
“Sai, Seth, prima o poi l’adolescenza finisce
per tutti.”
Draco e Ashley si scambiarono uno sguardo. Adesso stava
cominciando davvero a preoccuparli. L’espressione di Dean si
addolcì in un sorriso, quel sorriso che portava sempre quando era
ragazzino e che era diventato un ghigno malizioso col passare degli anni.
Ashley riconobbe quel sorriso e non potè fare a meno
di sorridere di rimando. “D’accordo uomo, che succede?”
Dean sorrise ancora più ampiamente, si dondolò
un po’ sulla sedia come un bambino e ridacchiò un po’.
“Beh… penso di essermi stancato di giocare, tutto qua.”
Seth lo fissò a bocca aperta. “Vuoi dire che
vuoi fare sul serio con Geena?!”
“Voglio dire che sto
facendo sul serio.” Fece lui serio prima di aprirsi in un sorriso.
“Eh non eri tu quello che voleva indietro il vecchio Dean? Eccomi
tornato! Io sono tornato ad essere un ragazzo per bene e tu sei tornato a
scoparti la tua ragazza. Tutto come ai vecchi tempi!”
Seth alzò un sopracciglio scetticamente.
“Sì… più o meno…”
Draco sospirò in sollievo e alzò lo sguardo su
Ashley. “Giuro che se non mi danno più problemi d’ora in
avanti…”
Ashley sorrise. “Non ci contare troppo.”
Qualcuno bussò alla porta, entrambi i ragazzi
balzarono in piedi come scottati. “Vado io!” fecero una corsa a chi
arrivava per primo ad aprire. Seth sorrise trionfante su Dean quando scorse la
sua ragazza sulla soglia della porta.
Kim sorrise. “Mi sono persa qualcosa?”
Dean fece una smorfia. “No… aspettavo
qualcuno.”
“Oh, il tuo qualcuno dovrebbe essere qui con
me.” Kim si scansò rivelando Geena alle sue spalle.
Gli occhi di Dean si illuminarono. “Kim, se questo
è il tuo regalo di Natale per me giuro che è il più bello
che abbia ricevuto!”
Le due ragazze ridacchiarono e si scambiarono
un’occhiata scuotendo la testa. Seth si voltò verso Draco e Ashley
mentre prendeva il cappotto per sé e Dean. “Allora noi andiamo,
non ci aspettate per pranzo. Salutate gli zii se fate un salto alla Tana e
ditegli che ci dispiace di non essere andati. Ciao.”
Draco e Ashley rimasero a guardare mentre la porta si
chiudeva. Draco alzò un sopracciglio e fissò Ashley di sbieco.
“Seth dev’essere pazzo se pensa che con la casa
praticamente vuota ce ne andiamo alla Tana tra quel marasma di gente a
salutare.”
Ashley sorrise alzando gli occhi al cielo. “Potremmo
andare davvero, sai? C’è anche mio fratello, il Natale non lo si
dovrebbe passare in famiglia?”
“Bene.” Fece Draco senza scomporsi.
“Stasera ci autoinvitiamo a cena da tuo fratello. Sparecchio io, tu
comincia a salire le scale.”
Lei rise. “E poi ti chiedi perché i tuoi figli
si comportino come dei depravati? Guarda da chi hanno preso!”
**
James stava cercando con molta difficoltà di
indossare il cappotto, C.j. si era lasciata andare contro di lui continuando a
baciarlo sensualmente e con vigore sul collo. Abbassò un attimo la testa
per cercare di agganciare i bottoni facendo del suo meglio per ignorare C.j.
quando lei gli catturò di nuovo le labbra costringendolo a lasciar
perdere la giacca.
Si staccò da lei senza fiato. “… siamo
già in ritardo.”
C.j. mugolò allacciando le braccia dietro al suo
collo, mise il broncio facendo gli occhi dolci. “Solo altri cinque
minuti. Saremo un centinaio, nessuno noterà la nostra assenza.”
James sospirò accarezzandole amabilmente il pancione.
“Amore, lo so che cinque minuti non fanno la differenza, ma sono davvero
stanco…”
“Stanco? Tu?” C.j. alzò un sopracciglio
scetticamente.
“Amore, hai idea della settimana che mi hai fatto
passare? Sono arrivato a lavoro in ritardo tutti i giorni, sia di mattina che
dopo la pausa pranzo e non dormo più di due ore a notte. Lo so che
l’idea di rinchiuderci in casa è stata mia
però…”
Ma lei non si arrese. “Va bene, allora ce ne stiamo
solo sul divano a farci un po’ di coccole.”
James sembrò ponderare l’offerta.
“… posso tenere l’orecchio sulla tua pancia?”
C.j. lo fissò confusa. “Sì…”
“Bene!”
James non le diede nemmeno il tempo di replicare che la fece
sedere sul divano e si accovacciò al suo fianco, stendendosi per
appoggiare la testa sul pancione di C.j. . Chiuse gli occhi ascoltando
attentamente e sorrise sentendo dei movimenti sotto al suo orecchio. Lei gli
accarezzò la testa amorevolmente e ridacchiò.
“Potresti anche lasciarlo in pace cinque minuti, eh
papà?”
“Non vuole essere lasciato in pace.”
Replicò James offeso. “Vuole essere ascoltato. Vuole che ci
parliamo. Anzi, sai che faccio?”
Si alzò dal divano improvvisamente e corse su per le
scale, lasciando C.j. alquanto stordita e confusa. Dopo qualche secondo C.j.
sentì i suoi passi scendere di nuovo, lo vide tornare impegnato a
districare dei fili. Scoppiò a ridere.
“Cuffie?”
James sorrise e annuì, attaccò le cuffie al
lettore cd e posò le cuffie ai lati della pancia di C.j. . Lei rise di
nuovo.
“In quei tuoi libri c’è scritto che la
musica classica li rilassa.”
C.j. lo baciò sulla punta del naso cercando di
muoversi il meno possibile per non far cadere le cuffie dal suo pancione.
“E tu che avevi paura di non saper prenderti cura di un bambino. Vedi,
sei già perfetto.”
Lui arrossì. “Beh, ma questo è diverso…”
“Ah, non lo so. Ho come la sensazione che appena lo
vedrai sbucare fuori diventerai la persona più responsabile di questo
mondo.”
“Beh, allora è vero che i bambini fanno
miracoli.” Rise lui. “C.j.?”
Lei alzò lo sguardo. “Sì?”
James le prese una mano e fece mezzo sorriso. “So che
non è proprio quello che avevamo progettato, quello che io mi aspettavo,
ma… spero… spero che tu sia felice.”
C.j. sorrise di rimando. “Lo sono, James. Non
c’è niente al mondo che potrei desiderare ancora, ho tutto quello
che voglio.”
“Non voglio sposarti.” Fece lui secco.
Lei lo fissò confusa. “Come?”
“Sì, insomma…” si schiarì la
gola. “Non prenderla male, ti amo e confido che questo tu lo sappia. Ma
non voglio sposarti. Insomma, non ne avevo l’intenzione prima di sapere
che fossi incinta, non voglio sposarti solo perché avremo un bambino.
Voglio sposarti quando ne avrò voglia.”
C.j. gli accarezzò una guancia.
“Sai…” cominciò. “Per i tuoi standar questa
è la cosa più carina che tu abbia detto.”
“Quindi sei d’accordo?”
“Sì, James.” Fece lei tranquilla.
“Non ho bisogno di un anello al dito per sapere che mi ami.”
“Sei straordinaria! Ricordami com’è che
ti ho trovata!”
Lei roteò gli occhi. “Il mio scompartimento sul
treno era l’unico libero…”
James rise. “Beh, allora è stata proprio
fortuna!”
“Direi di sì.” Fece lei con un sorriso
melanconico, poi abbassò lo sguardo. “Non pensavo che saresti mai
finito con me, allora. Insomma, cambiavi una ragazza alla settimana, una
più bella dell’altra e…”
“E alla fine ho trovato quella più bella di
tutte.” La interruppe lui accarezzandole una guancia. “Che riesce
perfino a farmi venir voglia di fare il papà.”
C.j. dovette mordersi un labbro per trattenere una risata.
“Se lo raccontassi a chi veniva a scuola con noi non ci crederebbe
nessuno.”
All’improvviso un terrier argenteo si
materializzò nel centro della stanza e parlò con la voce di Ron.
“Cerca di non tardare, Ben non ci sta dando pace. Buon Natale.”
James inarcò un sopracciglio verso C.j. “Lo
sapevo che se ne sarebbero accorti.”
C.j. sbuffò. “Va bene, andiamo. Ma non pensare
di scamparla, dobbiamo festeggiare il Natale come si deve!”
James rise. “Ai suoi ordini Capitano Withman.”
**
“Andiamo mamma! E’ tardissimo!”
La voce di Ben arrivò dal piano di sotto. Hermione
sorrise fissandosi allo specchio, non era affatto tardi ma sapeva che Ben non
vedeva l’ora di scartare i suoi regali avidamente come faceva ogni anno.
Ricoprì la pancia con la maglia e si voltò per andarsene, si
bloccò notando Ron sulla soglia della porta che le sorrideva.
“Sei bellissima.”
Hermione arrossì e camminò verso di lui
tenendosi una mano sull’addome. “Tutto questo mi fa ricordare la
prima volta che sono rimasta incinta.”
Ron fece un sorrisino furbo. “Ti ho già sposata
due volte, non ho intenzione di portarti all’altare una terza.”
Hermione rise portandosi una mano alla bocca, Ron le
circondò le spalle con un braccio e insieme proseguirono per il
corridoio sentendo ancora le lamentele di Ben al piano di sotto. Appena
comparvero in cima alle scale Ben si alzò in piedi, i suoi occhi si
illuminarono.
“Finalmente! Forza andiamo!”
Simon e Micheal si scambiarono un sorriso guardando il
fratellino correre verso il camino. Thea scosse la testa mormorando un debole
‘patetico’ e si alzò dal divano unendosi con la famiglia
davanti al camino.
“James e Alex?”
“James ci raggiungeva con C.j.” fece Ron facendo
cenno a Ben di entrare nel camino. “Mentre Alex… è, beh, con
Bonar. Ha pensato che fosse l’occasione giusta per presentarlo in
famiglia.”
Simon alzò un sopracciglio con un sorrisino.
“Ah, allora la cosa è seria.”
Ron ebbe uno strano tic all’occhio destro e Hermione
gli posò precipitosamente una mano sulla spalla, sorrise ai ragazzi e
indicò il camino. “Avanti, Mickey e Sam, Ben è già
scomparso.”
I due fratelli entrarono insieme nel camino e scomparvero
nel giro di qualche secondo, poi fu la volta di Thea e infine Ron e Hermione.
Quando i due coniugi uscirono dal camino della Tana i ragazzi erano ancora
lì ad aspettarli, tranne Ben che era già corso chissà
dove.
“Oh, aspettavo proprio di vedere questa
meraviglia!”
“Zio George!”
I ragazzi corsero verso l’uomo dai capelli rossi e un
sorriso solare e furbo, sulla soglia della porta, che assomigliava così tanto a loro
padre. Ron fece una smorfia guardandolo e si soffiò via i capelli dagli
occhi incrociando le braccia al petto con aria scura gonfiando il petto. Anche
così giovane riusciva sempre ad essere più alto di lui.
“Avrei dovuto immaginarlo che mi avresti accolto tu,
non vedevi l’ora di prendermi in giro eh?”
George scrollò le spalle. “Naah, a dire il vero
non volevo essere io il primo ad accoglierti… doveva essere Fred!”
Ron roteò gli occhi verso Hermione. “Ah beh,
allora…”
La signora Weasley fece il suo ingresso dietro George e si
indirizzò subito verso i nipoti abbracciandoli uno a uno. “Oh,
siete arrivati! Ma guardate come siete cresciuti! Basta non vedervi per qualche
mese che crescete di altri dieci centimetri!”
Hermione sorrise e Ron alzò una mano per richiamare
la sua attenzione. “Se ti consola io mi sono abbassato di qualche
centimetro da quando sto così.”
“Ti lamenti tu?” Fece Hermione alzando un
sopracciglio.
“Ehi nonna, ho trovato quello che…”
A quella voce Micheal aveva subito alzato gli occhi
trovandosi davanti Sarah che lo fissava dal fondo delle scale con i suoi occhi
verdi. Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno disse o fece niente, Sarah
distolse lo sguardo da quello di Micheal e corse su per le scale sparendo dalla
vista.
George e la signora Weasley aggrottarono la fronte.
“Ma che le prende?”
Micheal sforzò un sorriso. “Nonna, posso
aiutarti in cucina? Scommetto che hai ancora un sacco di cose da fare.”
La signora Weasley non ebbe nemmeno il tempo di replicare
che Micheal la spinse gentilmente verso la cucina. George si voltò di
nuovo verso Ron e Hermione con un sopracciglio inarcato. “Mi sono perso
qualcosa?”
Ron sospirò chiudendo gli occhi. “Micheal e
Sarah.”
“Micheal e Sarah?! I nostri Micheal e Sarah?”
“Che hanno combinato Micheal e Sarah?” Chiese
Bill entrando nella stanza con Charlie e Fred.
Hermione e Ron si scambiarono un’occhiata. “Beh,
loro due…”
“Tanto per cominciare non c’è nessuno
‘loro due’.” Venne imponente la voce di Harry dietro a tutti.
“Qualcuno potrebbe poi spiegarmi perché Sarah è al piano di
sopra in lacrime?”
“Forse perché suo padre non le lascia avere una
relazione col ragazzo di cui è innamorata, potrebbe essere questo il
problema.” Disse Ginny tagliente superandolo e dirigendosi verso Ron e
Hermione per abbracciarli. “Buon Natale, ragazzi.”
“Grazie Ginny.” Disse Hermione con un sorriso.
“Allora, dove sono tutti quanti? Ho una voglia matta di vedere tutti i
miei nipoti!”
Charlie rise. “Come se non avessi già
abbastanza figli per conto tuo! Dì un po’, hai intenzione di
sfornarne degli altri?”
Lei rise e annuì. “A dire il vero sì.
Sono incinta.”
Per qualche secondo nella stanza ci fu il silenzio, i
fratelli si guardarono tra loro per capire se fosse una specie di scherzo. La
signora Weasley rientrò di nuovo nella stanza con Micheal a seguito che
pareva abbastanza scocciato.
“Ho sentito bene? Sei incinta di nuovo?”
Hermione arrossì appena prendendo la mano di Ron e
sorrise. “Sì, lo so che è strano…”
“Strano?!” Fece Bill a bocca aperta.
“Pensavo che dopo i quaranta aveste deciso di smettere!”
Ron arrossì sulle orecchie e si schiarì la
gola. “Beh, è stato una specie di incidente.”
“Ah beh, questa sì che è nuova!”
Rise Fred.
In quel momento delle risate cristalline invasero la casa,
dal giardino erano appena entrati Nicholas, Denis e Sebastian che prendevano a
scappellotti James congratulandosi e fischiando in apprezzamento. Sebastian,
l’unico figlio di Charlie, fece un sorrisone verso i parenti e disse
allegramente.
“Indovinate chi è che sarà padre tra
poco!”
Tutti si voltarono verso Ron che si mosse irrequieto
schiarendosi la gola nervosamente. Sebastian si scambiò uno sguardo
perplesso coi cugini, il suo sorriso svanì lentamente.
“James.” Disse svelando il grande mistero.
“La ragazza di James è incinta.”
George si voltò di scatto verso Ron. “Non
è vero!”
“Stai per diventare padre e nonno nello stesso
momento?” Charlie lo fissava con un’espressione di puro stupore.
Bill rise scotendo la testa. “E Fleur che premeva per
rimanere in Francia questo Natale! Ah, quante cose che mi sarei perso!”
“Oh, non c’è da preoccuparsi, il
divertimento non è ancora finito.” Fece Ben superando Sebastian e
James. “Tra poco arriverà anche Alex con il suo futuro
marito.”
Ron ebbe improvvisamente bisogno di sedersi sul divano
respirando profondamente, Hermione gli sedette a fianco accarezzandogli una
gamba. Ginny si sedette dall’altra parte facendogli un po’ aria,
stava diventando di uno strano color verdognolo.
“Ben, vuoi smetterla di chiamarlo così! Farai
venire un infarto a papà!” Sussurrò Thea.
Charlie si scambiò uno sguardo con Bill.
“Ricordami perché ci siamo trasferiti all’estero perdendoci
tante chicche come queste?”
Bill ponderò un attimo e si avviò verso il
giardino. “Vado un attimo da Fleur a Susy a sentire se non è il
caso di trasferirci tutti in Inghilterra.”
“Forse è meglio se usciamo tutti a prendere un
po’ d’aria.”
Sotto il suggerimento di Harry tutti quanti uscirono in
giardino. Faceva ancora molto freddo, essendo dicembre, ma date le dimensioni
della Tana e la famiglia numerosa i signori Weasley erano stati costretti a
trovare un rimedio per far entrare tutta la prole.
Vicino al granaio era stata costruita una casetta con
un’unica stanza e una grande tavolata in mezzo, veniva usata solo in
occasioni speciali come adesso per esempio che non riuscivano ad entrare tutti
in casa. All’interno Susy, Fleur, Leah e Verity stavano apparecchiando la
tavola, C.j. sedeva in un angolo vicino a un caminetto accarezzandosi il
pancione mentre poco distante Alex stava presentando Bonar al nonno.
Non appena li vide arrivare il suo volto si illuminò
e si avvicinò al resto della famiglia portando Jonathan con sé.
“Oh eccovi qua! Finalmente posso presentarvi tutti.”
“Tutti?” rise Fred. “Allora dovremmo stare
qui fino a Capodanno.”
Tutti risero e anche Jonathan sorrise appena, un po’
in imbarazzo dall’avere tutti quegli occhi puntati contro. Alex
andò avanti come se niente fosse. “Jonathan, questi sono i miei
zii Bill e Fleur e i miei cugini Nicholas e Denis, Charlie e Susy e Sebastian,
Fred e Leah, George e Verity… beh, zia Ginny la conosci già.
Alvis, che hai conosciuto prima, è figlio di zio George.”
Jonathan sorrise politicamente. “Ehm… molto
piacere…”
Leah gli fece un sorriso incoraggiante. “Non
preoccuparti per i nomi. All’inizio è complicato, col tempo si
migliora.”
Prima che potesse rispondere fu investito in pieno dalla
signora Weasley con uno dei suoi soliti abbracci mozzafiato, Jonathan si
guardò intorno senza sapere cosa fare mentre il resto della banda
cercava di trattenere le risate. “Oh, benvenuto in famiglia caro.”
“Gra- grazie, signora Weasley.”
“Oh, chiamami Molly! Ne abbiamo fin troppe adesso di
signore Weasley.”
“Beh, ci penserà lui a soffiarci una
Weasley…”
Hermione lanciò un’occhiata al marito.
“Ronald!”
Ginny intervenne prima che la situazione precipitasse. Dopo
tanti anni ricordava ancora quali danni provocasse la gelosia di Ron, lo aveva
sperimentato sulla sua pelle. Batté le mani insieme con un sorriso.
“Che ne dite se ci mettiamo a tavola? Vado a chiamare Matt, Sarah e il resto
della banda!”
Fleur alzò la testa dalla tavola che stava ancora
apparecchiando. “Billì, Denis, Nicholas sedotevi a tovola!”
Bill sorrise ai ragazzi e fece loro un cenno della testa
verso la tavola, seguirono Charlie che andò a sedersi accanto a Susy e
Sebastian al fianco dei cugini. Verity e Leah mandarono uno sguardo ai gemelli.
“Dove sono i ragazzi?”
Un botto improvviso provenne da fuori, dalla soglia della
porta si intravedeva del fumo vicino al granaio. Fred e George sorrisero fieri.
“Trovati.”
Alvis fu il primo ad entrare, la faccia completamente
ricoperta di nero. Subito dopo di lui due furie rosse completamente identiche
sfrecciarono all’interno, Fred fece appena in tempo a riprenderli per il
colletto della maglia ridacchiando.
“Alt! Cos’avete combinato?”
I due bambini si scambiarono un sorriso sdentato e alzarono
gli occhi sul padre con lo stesso sguardo birichino. “Zio George ha dato
ad Alvis alcuni prodotti dal negozio, li stavamo sperimentando.”
Verity lanciò un’occhiata rassegnata al marito.
“George…”
Leah e Fred risero. “Andate a lavarvi le mani, veloci.
Si va a tavola.”
I tre ragazzini sfrecciarono via di nuovo lasciando un
sorriso agli adulti. C.j. incrociò lo sguardo con James e il suo sorriso
si ampliò passandosi una mano sulla pancia. “Spera che non venga
come loro.”
James si sedette al suo fianco e si sistemò subito
per posare l’orecchio sull’addome di C.j. “Per cominciare
spero proprio che sia uno solo e non due… senza offesa,
scricciolo.”
Susy li guardò con tenerezza. “Quando ci
dobbiamo aspettare il nuovo Weasley?”
C.j. sorrise. “Marzo. Manca ancora così
tanto…”
“Ah, passeranno in un soffio.” Fece Leah con un
sorriso rassicurante. “E credimi se te lo dico io, già al quarto
mese non vedevo l’ora, con quelle due pesti ero diventata enorme!”
“E il matrimonio a quando?” Chiese Charlie.
James e C.j. si scambiarono un’occhiata. James sorrise
un po’ in imbarazzo. “C’è già Alex per questo,
non voglio rubarle la scena.”
Alex alzò un sopracciglio fissandolo. “Grazie
fratellone, un gesto davvero toccante.”
“Eccolo qui quello sposato!” Esclamò
Harry mentre Matt entrava mano nella mano con May, seguiti da Sarah. Sarah
incrociò lo sguardo con Micheal e di nuovo lo distolse in fretta facendo
finta di nulla.
“Si parlava di me?”
“No,” sorrise Micheal. “Si parlava di
matrimonio. James si è appena salvato in corner.”
James lo guardò male. “Ehi!”
C.j. ridacchiò e gli accarezzò i capelli.
“Non preoccuparti, non ho nessuna intenzione di pensare al matrimonio
proprio adesso, dovremmo già preoccuparci del nostro scricciolo.”
Hermione si sedette vicino a loro. “Pensate che
continuerete a chiamarlo scricciolo in eterno o avete già qualche nome
in mente?”
Simon si illuminò. “Perché non lo
chiamate Palmiro?”
Micheal alzò un sopracciglio. “Ma non era il
nome che volevi dare al nostro cane?”
“No, no.” Scosse la testa James. “Non si
accettano suggerimenti.”
May sorrise. “E’ un maschio o una
femmina?”
“Abbiamo optato per l’effetto sorpresa. Anche se
non è poi così difficile indovinare guardando il resto della
famiglia.”
James guardò C.j. con un sopracciglio inarcato.
“Potrebbe anche essere una femmina.”
Lei roteò gli occhi con un sorriso. “Sì,
certo.”
Arthur Weasley si intromise per la prima volta. “Oh,
non si può più dire che non ci siano Weasley femmine da
generazioni, ma posso dire con certezza che non c’è mai stata una
femmina Weasley primogenita.”
Matt si voltò verso Sarah con un sorriso di scherno.
“Mi sa che dovrai rinunciare all’idea di avere solo figlie femmine,
sai?”
Harry alzò un sopracciglio. “Che c’entra
Sarah? Lei non è mica una We-” si bloccò di scatto
lanciando uno sguardo a Micheal che arrossì sulla punta delle orecchie
facendo finta di guardare da un’altra parte. Matt si accorse della gaffe
troppo tardi ma Sarah rispose tranquillamente con un tono d’amarezza.
“Già Matt, che c’entro io? Io non sono
mica una Weasley.”
“Ma magari potresti.” Fece Ginny lanciando
un’occhiata eloquente a Harry che non si scompose e replicò duro.
“O magari no.”
“Beh, alla fine non è importante che siano
maschi o femmine, no?” Fece Micheal guardando Sarah, si schiarì la
gola continuando cercando di non dare peso agli sguardi dei parenti su di lui.
“Insomma, l’importante è che siano sani e che prendano i
tuoi occhi.”
Matt e May si scambiarono un sorriso d’intesa mentre
Sarah arrossì all’inverosimile. Ron, Hermione e Ginny si voltarono
supplichevoli verso Harry che incrociò le braccia e scosse la testa.
La signora Weasley li spinse tutti verso la tavola facendo
in modo che tutti si sedessero per cominciare a servire. Uno dei gemelli si
voltò verso Fred sbuffando.
“Ma dobbiamo pure mangiare? Quando li apriamo i
regali?”
Fred sorrise. “Abbi un po’ di pazienza,
Frank.”
Ben si intromise mettendo il broncio verso Ron.
“Andiamo, ne possiamo aprire uno piccolo piccolo?”
“Chiedi a tua madre.”
Hermione scosse la testa e gli fece cenno di sedersi al suo
fianco, Ben sbuffò e incrociò le braccia al petto prima di
spostare la sedia e sedersi. Bill rise e puntò sullo sguardo su Hermione
con un sorriso. “E invece voi? Aspettate un maschio o una femmina?”
Lei scrollò le spalle. “Non lo sappiamo e non
ci interessa… vorrei solo che avesse i capelli scuri, almeno
questo!”
Ron alzò un sopracciglio. “Su questo non ci
sperare, ormai possiamo solo scommettere sul colore degli occhi. Io dico
azzurri.”
“Eh no!” Ribatté Hermione con forza.
“Se i capelli devono essere i tuoi almeno fagli avere i miei
occhi!”
Tutti risero di nuovo, la signora Weasley posò la
pentola al centro della tavolata e subito ci fu il silenzio. Quando si mangiava
a casa Weasley non c’era mai il minimo rumore, tutti troppo impegnati a
riempirsi la bocca.
Il signor Weasley era appena passato a discorrere delle
nuovi funzioni del pollulare che Leah gli aveva regalato per il suo compleanno quando
successe. Micheal e Sarah si chinarono contemporaneamente sulla bottiglia
d’acqua senza rendersene conto e si sfiorarono le mani. Micheal
sobbalzò così tanto che rovesciò il suo bicchiere e quello
di Simon in un colpo solo mentre Sarah ritirò la mano e abbassò
lo sguardo.
“Scusa, io non volevo…”
“No, no, non fa niente.”
“No, davvero… è colpa mia…”
Tutti si voltarono verso di loro, ammutolendo. Ron e
Hermione si scambiarono uno sguardo disperati, Ginny si passò una mano
sulla tempia cercando di farsene una ragione.
Mentre Micheal e Sarah continuavano a scusarsi a vicenda
Harry batté entrambe le mani sul tavolo facendoli sobbalzare. Anche
Ginny si voltò verso di lui sorpresa. Harry sospirò pesantemente
chiudendo gli occhi.
“E va bene, mi arrendo! … tu e Micheal potete
stare insieme.”
Rimasero tutti fermi per qualche secondo, Micheal e Sarah lo
guardarono a bocca aperta, non erano sicuri di aver capito bene. Dopo qualche
secondo gli occhi di Sarah si illuminarono e un sorriso luminoso apparve sul
suo volto.
“Vuoi dire che possiamo davvero?” Harry
annuì e Micheal fece appena in tempo ad alzarsi da tavola che fu
travolto da Sarah e cadde all’indietro trascinandosela dietro. Tutti
balzarono in piedi spaventati per vedere se si fossero fatti male.
Ma entrambi stavano benone, a terra l’uno sotto
l’altra risero come due veri ragazzini e cominciarono a baciarsi con
vigore, come non facevano da tempo, sotto lo sguardo dei parenti.
Simon arricciò il naso. “James aveva ragione,
è abbastanza disgustoso.”
Harry alzò gli occhi da loro con aria leggermente
contrariata e incrociò lo sguardo con Ginny che gli sorrise e
annuì facendogli capire di aver fatto la cosa giusta. Per poco non cadde
anche lui quando Sarah si gettò al suo collo baciandolo forte sulla
guancia, si riprese dondolando sul posto.
“Oh papà, grazie! Grazie, grazie, grazie! Sei
il migliore del mondo!”
Harry sorrise accarezzandole affettuosamente la testa. La
lasciò andare quando notò Micheal dietro di lei che lo fissava
insistentemente, non sapendo bene come comportarsi in una situazione del genere
si strinsero la mano politicamente.
“Grazie.” Disse flebilmente Micheal.
“Consideralo il mio regalo di Natale, Mickey.”
Fece Harry con appena un sorriso, prima di tornare serio. “Ma se le fai
del male, Mike…”
“Oh, andiamo papà! Non è mica
così stupido come sembra!” Fece allegramente Matt facendo
l’occhiolino al cugino. “Dopo tutto quello che ha faticato per
farti cambiare idea la terrà come su di un piedistallo, ci
giurerei!”
Fred e George risero e anche Bill soffocò una risatina.
Micheal sorrise appena.
La signora Weasley li fissò dal fondo della tavolata,
un po’ stranita, ma poi scrollò le spalle. “Oh beh, non
è poi così strano. Nelle famiglie di purosangue si sposano
continuamente tra cugini.”
Gore, uno dei gemelli di Fred, alzò gli occhi su suo
padre storcendo il naso. “Ma che schifo! Si sono proprio baciati con la
lingua come te e la mamma?”
Lui rise. “Temo di sì.”
Ginny guardò Micheal e Sarah ancora in piedi
abbracciati. “D’accordo, adesso sedetevi e mangiate. Avrete tutto
il tempo per stare insieme dopo.”
Sia Micheal che Sarah tornarono al proprio posto sorridendo.
Matt alzò i pollici con un gran sorrisone, e persino Ron fece un
occhiolino al figlio stando ben attento a non farsi vedere da Harry.
Ricominciarono a mangiare in tranquillità discorrendo del più e
del meno, fino a quando la voce di Fleur non arrivò dal fondo della
tavola.
“Oh, adosso basta Bill! Lo sai quonto costono le case
in Inghilterra!”
**
Dopo cena Bill e Fleur furono i primi ad andarsene, con
massimo disappunto da parte di Bill, seguiti poco dopo da Charlie e Susy. La
signora Weasley li aveva baciati tutti sulle guance e aveva dato ciascuno un
pacco regalo, Ron sorrise sapendo che ci avrebbero trovato i classici maglioni
che sua madre gli regalava ogni Natale.
Ben, dopo aver scartato tutti i suoi regali nel giro di
cinque secondi, era sparito al piano di sopra con Alvis, Frank e Gore. Il resto
della famiglia si era trasferita in salotto, il signor Weasley sulla sua
vecchia poltrona con la pipa tra le mani. Molly alzò un sopracciglio
quando lo vide sospirare.
“Qualcosa non va, Arthur?”
Lui scrollò le spalle. “Pensavo che sto
diventando davvero vecchio… non ho neanche più dei nipotini
piccoli a cui poter raccontare storie.”
Ron sorrise. “Oh andiamo papà, non sei poi
così vecchio.”
“Già,” fece Ginny posandogli una mano
sulla sua. “Puoi sempre raccontarle a me le tue storie, e se non ti vado
bene basterà aspettare qualche mese e ne avrai altri due di Weasley a
cui fare da nonno.”
“Bisnonno.” La corresse Harry lanciando
un’occhiata allegra a James e C.j. accovacciati su una poltrona.
Alex ridacchiò. “Ah, la mia storia preferita
era quella di Baba Raba e l’ungaro spinato.”
Jonathan al suo fianco la guardò con un sopracciglio
inarcato. “Baba che?”
“Non conosci Baba Raba?!” Fece scandalizzato
James. “Oh, andiamo! Baba Raba è il protagonista di metà
delle storie conosciute!”
“Tra i maghi.” Fece lui scrollando le spalle.
“Io sono babbano di nascita.”
Hermione e il signor Weasley si voltarono verso di lui
piacevolmente sorpresi. “Davvero?”
Jonathan mandò uno sguardo cauto ad Alex
bisbigliando. “Non glielo avevi detto?”
“Pensavo che papà lo sapesse.” Fece lei
sulla difensiva mandando uno sguardo verso Ron.
“Beh, certo che lo sapevo, sono io che firmo i moduli
per l’assunzione dei miei uomini. Ma non è certamente la prima
cosa che mi è venuta da dire quando ho saputo che stavate per
sposarvi.”
Il signor Weasley si mise dritto, improvvisamente tutto
arzillo. “Oh, caro ragazzo! Siediti qui accanto a me! Spero non ti
dispiaccia se ti faccio qualche domanda sulla tua famiglia, eh? Che cosa fanno
i tuoi genitori?”
Jonathan lo guardò preso in contropiede andando a
sedersi vicino a lui, Alex si sedette sul bracciolo della poltrona sorridendo.
“Mia madre è casalinga, e mio padre è un pilota.”
“Un pilota? Vuoi dire di aerei? Fantastico!
Meraviglioso! Sai, in tanti anni non ho ancora capito come fanno a stare su
quei così!...”
Il resto della famiglia si sorrise e decisero di lasciare il
signor Weasley e Jonathan da soli. Ron si avvicinò a Hermione che stava
appoggiata allo stipite della porta vicino a Harry e Ginny. “Scommetto
che papà non lo farà uscire di casa per una settimana
almeno.”
Hermione sorrise. “Per lo meno smetterà di
tormentare me e Leah per ogni cosa che abbia a che fare con
l’elettricità. E ringraziamo il cielo che ultimamente ci sia stato
Simon a spiegargli le nuove tecnologie.”
Simon spuntò dietro di loro con una smorfia.
“Già… per questo sarà meglio non dire al nonno che anche
Sophia è babbana di nascita. Ci inviterebbe a pranzo ogni
settimana.”
I grandi risero. Harry smise di colpo, i suoi occhi
richiamati da una scena poco distante da lui, Ron, Hermione e Ginny seguirono
il suo sguardo.
In cucina, lontano da occhi indiscreti, Sarah aveva appena
allacciato le braccia dietro al collo di Micheal sporgendosi verso di lui per
un bacio che lui non esitò a darle. Ginny gli posò una mano sul
braccio. “Hai fatto la cosa giusta.”
Harry annuì appena e tornò a guardarli,
stavolta Micheal aveva alzato gli occhi e i loro sguardi si erano incrociati.
Micheal arrossì e tolse immediatamente le mani dai fianchi di Sarah guardandolo
imbarazzato ma Harry gli rivolse mezzo sorriso scotendo la testa e distolse lo
sguardo altrove.
Thea venne incontro a Ron e Hermione. “Posso andare a
casa con James?”
Ron alzò un sopracciglio perplesso guardando James
alle sue spalle che teneva un braccio attorno alle spalle di C.j. . “E
che ci vai a fare a casa di James?”
Thea si morse un labbro implorandogli con lo sguardo di non
farglielo dire, Hermione sussurrò all’orecchio del marito.
“Diego…”
“Oh.” Fece lui rabbuiandosi. “Se proprio
devi…”
Lei sorrise e trotterellò via verso James e C.j. che
salutarono e si avviarono verso il camino, ingoiati qualche secondo dopo dalle
fiamme verdi. Ron li guardò scomparire sorridendo ma impallidì
quando notò i gemelli che si stavano dirigendo verso di lui con un
sorriso malizioso. Si voltò verso Hermione in cerca di aiuto ma lei era
già scomparsa, probabilmente cercando di evitare Fred e George.
George gli passò un braccio sulle spalle sorridendo
ampiamente. “Lo sai perché ci piace così tanto che tu sia
il nostro fratellino, Ron?”
Lui sospirò. “Ho paura di no.”
Fred rise. “Ma perché dopo anni e anni ci dai
sempre la possibilità di prenderti in giro!”
“Adesso che ci penso, Fred, non avevamo qualche nuovo
prodotto da testare?”
Ron sbiancò e scosse la testa. “No! No,
ragazzi, no! Sono in servizio stasera, non posso tornare a lavoro conciato come
un pagliaccio! Per favore…”
Fred alzò un sopracciglio. “Ma ti sei visto?
Potrebbe andare peggio di così?”
Ron sospirò sconfitto. All’improvviso si
sentì toccare su un braccio, si voltò per vedere Hermione
sorridergli e aggrapparsi a lui lasciando riposare la testa sulla sua spalla.
“Scusate se vi disturbo ragazzi. Ron, ti spiacerebbe andare a casa?
Comincio a essere stanca.”
Ron le sorrise riconoscente. “No, niente
affatto.”
“Salvato dalla tua dolce metà.”
Borbottarono i gemelli con una specie di broncio prima di andare a cercare
un’altra preda.
Hermione sorrise e si voltò prendendo il colletto di
Ron tra le dita. “Sai che adesso sei in debito con me, vero?”
“Tutto quello che vuoi.” Fece lui con un sorriso
genuino. “Vogliamo davvero andare a casa?”
Hermione piegò la testa da un lato umettandosi un
labbro. “Uhm, vediamo… James è andato a casa con Thea, Alex
è con Jonathan e tuo padre a farsi raccontare storie, Ben è di
sopra a giocare coi gemelli e Alvis… trova Simon e Micheal e digli di
stare alla larga da casa per un paio d’ore.”
Ron la fissò con gli occhi scuriti e disse con voce
profonda. “Te l’ho mai detto che mi ecciti da morire quando mi dai
ordini?”
**
“Ha solo vent’anni.” Borbottò Harry
guardando cupo Sarah e Micheal che camminavano sul vialetto di casa.
Ginny roteò gli occhi per la centesima volta e
sospirò pesantemente. “Harry per favore, non farmi iniziare questa
discussione ancora una volta. Ne abbiamo già parlato.”
“Beh, scusa tanto se mi preoccupo per lei. Ha
vent’anni, come può sapere quello che vuole.” Sbraitò
seguendo i ragazzi verso casa sua. “Non mi piace, va bene? Il fatto che
abbia permesso loro di stare insieme non significa che mi piaccia!”
Un sospiro lo raggiunse da dietro le spalle, si voltò
verso Matt che scoteva la testa rassegnato tenendo per mano May.
“Papà, è Micheal. Micheal tuo nipote. Se non la sai in
buone mani con lui con chi speri che possa finire?”
“Non c’entra. Non c’entra che sia Micheal
mio nipote, potrebbe comunque non essere il ragazzo per lei.”
“Se mi permette signor Potter.” Si intromise May
con voce gentile. “Micheal ha dimostrato di tenere davvero tanto a Sarah.
A mio parere sono fatti l’uno per l’altra.”
“Se fossero fatti l’uno per l’altra non
sarebbero nati nella stessa famiglia.” Mormorò lui tornando a
fissarli, ma la sua attenzione fu richiamata da altre due persone nella veranda
di casa. “Oh, perfetto! Ci mancava solo questa per finire il Natale in
bellezza.”
“Harry!” Lo ammonì Ginny.
Non appena furono più vicini Draco alzò le
mani e indicò Ashley. “Ha insistito tua sorella per venire, io non
c’entro niente.”
Harry sospirò annuendo. “Non avevo
dubbi.”
Ashley li guardò male entrambi e incrociò le
braccia al petto. “Alla faccia dello spirito natalizio! Mi raccomando,
non sforzatevi a sembrare troppo felici, potreste far cariare i denti a
qualcuno.”
“Scusa Ash, ma è stata una pessima
giornata.” Disse Harry chinandosi ad abbracciarla.
Draco lo guardò con un sopracciglio inarcato.
“Che cosa può esserti capitato di tanto terribile il giorno di
Natale? Dagli Weasley avevano finito il dolce?”
Harry scosse la testa e Ginny alle sue spalle fece un cenno
del capo verso Micheal e Sarah che si tenevano per mano. Draco, almeno per
questa volta, decise saggiamente di tacere.
Matt sorrise. “Ha dovuto arrendersi. E tutti noi sappiamo
quanto a papà non piaccia darla vinta a qualcuno.”
“Matt!” sussurrò Sarah. “Almeno non
infilare il dito nella piaga.”
“Beh, non è così male, no?” disse
Ashley rivolta a suo fratello prima di indicare Sarah. “Guarda, sta
sorridendo adesso.”
Harry annuì voltandosi verso di lei. “Sì
lo so, è per questo che ho ceduto. Non ce la facevo più a vederla
così avvilita, era uno strazio anche per me.”
Sarah gli sorrise riconoscente e Draco roteò gli
occhi. “Ci fai entrare o dobbiamo stare sul pianerottolo a prendere
freddo tutta la sera?”
Ginny si mosse in avanti per aprire la porta e si
spostò a lato facendoli passare. Draco sgusciò dentro strofinando
le mani tra sé cercando di riscaldarle dal gelo, fuori uno strato non
indifferente di neve ricopriva tutto il prato. L’albero nell’angolo
della stanza era illuminato, quando Ashley si avvicinò per osservarlo
meglio notò che quelle piccole lanterne erano lucciole chiuse in delle
piccole scatoline di vetro attaccate ai rami.
Harry le arrivò alle spalle. “E’ una tradizione
che ci ha insegnato la zia di Ginny, le liberiamo subito dopo le feste.”
Ashley fece una smorfia. “Draco non ha neanche voluto
fare l’albero quest’anno.”
“Che lo facciamo a fare?” Disse lui sulla
difensiva scrollando le spalle. “Tanto a casa nostra a Natale non ci sta
mai nessuno!”
“Beh, finché vi autoinvitate…”
disse Harry alzando un sopracciglio.
Micheal si schiarì la gola interrompendoli.
“Penso che sia ora per me di tornare a casa. Non voglio essere di troppo.
Buon Natale.”
Sarah si alzò in punta di piedi per baciarlo, May lo
baciò su una guancia mentre Matt si limitò a dargli una pacca
sulla spalla. Ginny fece qualche passo verso di lui e gli diede un abbraccio e
un bacio sulla fronte con fare materno.
“Io non tornerei a casa se fossi in te.” Harry
lo fissò e Micheal corrucciò la fronte. “Se conosco bene
Ron e Hermione avranno approfittato della situazione per… beh…
magari fai un salto da James e stai lì per un po’. E’ un
consiglio.”
Micheal distese la fronte. “Oh, grazie zio…
vo-voglio dire signor Potter… insomma…”
Harry accennò un sorriso. “Buon Natale
Mickey.”
Micheal annuì un po’ in imbarazzo e uscì
salutando, Matt rise facendogli un cenno con la mano. Draco alzò
entrambe le sopracciglia guardandolo andar via. “Accidenti, devi avergli
messo proprio paura.”
Matt e Ginny risero. May fece del suo meglio per non farsi
notare mentre ridacchiava dietro una mano. Harry spostò lo sguardo da
Draco a Sarah. “Non l’ho spaventato.” Sarah lo guardò
scetticamente. “Non l’ho fatto! Non…”
“Papà, ti rendi conto che in tua presenza per
poco non trattiene il fiato, vero?” chiese lei con premura.
Harry si grattò la testa e cercò lo sguardo di
Ginny. “Sono stato davvero così terribile?”
“Beh,” fece un sorrisino di scusa lei.
“Diciamo che Ron a confronto c’è andato molto più
piano quando ha saputo di noi due.”
“Ma se voleva picchiarmi.” Fece lui sbalordito.
“Appunto.”
Harry si guardò intorno e sbuffò salendo le
scale, lo sentirono borbottare anche da lontano. Ginny rise leggero in modo da
non farsi sentire e scosse la testa.
“Mettetevi comodi, preparo la cena. Vedrete che come
sentirà l’odore di cibo sarà di nuovo qua in un
battibaleno.”
**
.________. Capisco
tanto come si sente quella signora che ha avuto sette gemelli… oh cielo!
Ebbene sì, con
un mese preciso di ritardo alla fine ce l’ho fatta a scrivere anche
questo chap (credevate chissà cosa e invece fa pure abbastanza pena) e
come molti chiedevano ci ho rinfilato anche la vecchia generazione Weasley (che
faticherrima ._______.) …
Non bastonatemi se non
vi lascio le risposte come sempre, ma come avrete capito vado leggermente di
fretta. Il tempo mi è volato così veloce che mi sono resa conto
una settimana fa che tra poco avrei compiuto gli anni (il 1° maggio ^^ che
bello!) quindi rendetevi conto!
Spero comunque che le
mie creature siano di vostro gradimento e mi raccomando, recensite
perché se scrivo è proprio perché so che ci siete e
leggete e vi divertite, altrimenti avrei mollato tutto mesi fa ^^ grazie per il
vostro sostegno. Un bacio cadauno su ogni guancia, vi adoro!!
Bonar si rigirò tra le lenzuola finendo sul fianco sinistro,
aprì lentamente le palpebre mandando un’occhiata alla sveglia per
guardare che ore fossero
GROWN YOUNG
16. Merry Xmas part.2
And I know this much is true
Baby you have become my addiction
I’m so strung out on you
I can barely move
But I like it Because of you- Ne-yo
Bonar si
rigirò tra le lenzuola finendo sul fianco sinistro, aprì
lentamente le palpebre mandando un’occhiata alla sveglia per guardare che
ore fossero. Erano appena le sette di mattina. Si passò una mano sulla
faccia, ancora insonnolito, e si alzò dal letto senza troppa fretta.
Per poco non inciampò in un cumulo di vestiti mentre si dirigeva in cucina, la casa era nel caos,
sembrava che non pulisse da qualche settimana. Aprì il frigo in cerca di
qualcosa da bere e si versò del latte in un bicchiere
quando qualcosa cominciò a suonare insistentemente.
In un primo momento pensò che fosse la sveglia, poi
ricordò che lui non metteva mai la sveglia neanche
quando doveva andare a lavoro. Spalancò gli occhi
quando si rese conto che era il cercapersone. Cominciò a frugare
in mezzo ai vestiti sul pavimento in cerca della cintura, dove era sicuro di
aver lasciato il bramato oggetto.
Dopo diversi minuti Alex venne fuori dalla camera e si fermò sulla soglia, i capelli
tutti scombinati e addosso solo un completo intimo. “Stai cercando
questo?” Gli chiese ancora tra il sonno mostrandogli il cercapersone.
Bonar si alzò dal pavimento
e le stampò un bacio sulla guancia prendendole il cercapersone dalle
mani. “Grazie.” Sospirò gravemente controllando il numero.
“E’ tuo padre.”
Lei scrollò le spalle. “Probabilmente
avrà pensato che stavamo dormendo troppo tranquillamente e ha pensato
bene di doverci svegliare con quel coso infernale. Lo sai che odio il suono che
fa, vero?”
Lui sorrise. “Lo so, ma non posso farci niente.”
Alex camminò fino al
ripiano della cucina e cominciò ad armeggiare dentro agli
scaffali in cerca di qualcosa da mangiare. Prese un respiro profondo.
“Devi andare a lavoro? Ce l’hai il tempo
per fare colazione?”
“Beh, teoricamente dovrei scappare
quando suona il cercapersone…” Fece lui guardando il
cercapersone con aria colpevole. “Ma di questi
tempi sono sicuro che nessuno noterà la mia assenza, c’è
una calma disarmante in ufficio. Neanche il Profeta sa più cosa
inventare per sparlare di noi.”
Lei rise. “Come minimo papà non l’ha
neanche fatto apposta a chiamarti, si sarà seduto sul
cercapersone-”
Un secondo dopo un sonoro ‘pop’ li fece
sobbalzare entrambi, Alex cacciò un urletto e Bonar impallidì parecchio quando vide Ron nel
mezzo del suo soggiorno.
“Papà!” Tuonò Alex
cercando di coprirsi, il viso le stava praticamente
andando a fuoco. “Potresti avvertire prima di piombare così in
casa d’altri!”
Ron mandò uno sguardo
stupito verso Alex, poi uno molto più scuro
verso Bonar. Alzò una mano come per scacciare
una mosca e sospirò. “Non ho tempo per questo. Bonar,
quando ti chiamo sul cercapersone mi aspetto che tu ti faccia vedere in
ufficio… possibilmente già vestito.”
Concluse alzando un sopracciglio notando che indossava solo dei boxer.
Bonar arrossì appena a
disagio e cercò lo sguardo di Alex. “Mi scusi Signore, mi sono appena svegliato
e… ho appena spento il cercapersone, mi stavo giusto
vestendo…”
Ron incrociò le braccia al
petto. “Lo sai che da oltre un’ora che ti chiamo sul cercapersone,
vero?”
“Un’ora?!”
Interruppe Alex basita. “Non è
possibile, ce ne saremmo accorti. Io non ho sentito proprio niente fino
a cinque minuti fa.”
“Probabilmente perché…” Ron fece una smorfia nauseata. “Oh per favore Alex, vai a metterti qualcosa addosso.”
Lei lasciò con uno scatto quello che stava facendo se
ne andò borbottando verso la camera. “Beh
certo, lui piomba qui all’improvviso… me lo aveva
detto James di stare attenta…”
I due uomini si schiarirono la gola guardandola andar via e
tornarono a fissarsi. Bonar cominciò a
raccogliere i pantaloni da terra. “Qualcosa di importante,
Generale?”
Ron si mosse appena dalla sua
posizione, sembrò vagare altrove con lo sguardo e si umettò un
labbro. “Un druido.”
Bonar pensò di non aver capito
bene. Alzò gli occhi su di lui cercando una spiegazione. “Mi
scusi?”
“Hanno preso un druido. Ieri notte, dal dipartimento
ad Amesbury. Lo hanno trasferito da noi questa
mattina insieme ad un’esperta di lingue
antiche.”
“Oh, ma è fantastico!” Fece Bonar saltando dentro ai pantaloni
e allacciandoli in un gesto fluido. “Voglio dire, così
tornerà a essere… cioè, ad
avere… insomma…”
Ron alzò un sopracciglio.
“Sì, tornerò ad essere vecchio.”
“Adesso ci mancavano solo le paranoie.” Alex roteò gli occhi rientrando nella stanza con una
vestaglia addosso. “Hai solo quarantacinque anni, non novantadue.”
Ron cercò di ignorarla
nonostante non sembrasse scoppiare di felicità. “D’accordo,
cerca di vestirti in più fretta possibile e raggiungimi in ufficio. Io
vado avanti.” Fece un cenno col capo verso Alex.
“Ciao tesoro.”
“Ciao papà.” Fece in tempo a dire prima
di vederlo scomparire com’era venuto. Alex si
voltò verso Bonar e incrociò le braccia
al petto. “Sbaglio o non sembrava scoppiare di
gioia?”
Lui sospirò. “Considerò già un
passo avanti che non mi abbia staccato la testa dopo
averti trovata qua mezza nuda.”
“Ormai si è rassegnato.” Fece lei
scrollando le spalle e sorseggiando una tazza di latte. “Non è che
possa proprio evitare una relazione tra di noi dato che
stiamo per sposarci. A proposito, sei andato a
prenotare le bomboniere come ti avevo chiesto?”
Lui impallidì e si infilò
in fretta la maglia e il giaccone. “Devo proprio andare a lavoro. Ci vediamo quando torno, eh?” La baciò veloce su
una guancia e si smaterializzò.
Alex fissò il punto in cui
era scomparso tenendo la tazza tra le mani e scosse la testa. “Se n’è dimenticato.”
**
Micheal scese in cucina
stropicciandosi gli occhi e sbadigliando sonoramente. Simon e Ben erano
già seduti a tavola a fare colazione mentreHermione lavorava davanti ai fornelli. Si sedette accanto a
Simon afferrando una fetta di pane tostato e si guardò in giro stranito.
“Thea?”
“E’ rimasta da Diego.” Biascicò
in modo assente Simon.
Micheal lo fissò con gli
occhi sbarrati. “Stai scherzando?!E papà l’ha lasciata fare?”
Hermione posò
un’altra padella a centro tavola e gli rivolse un sorriso gentile.
“Beh, non ho ancora detto a papà che Thea non è rientrata a
dormire stanotte, e dato che stamani è dovuto uscire presto per lavoro
non mi sembra il caso di preoccuparlo.”
Ben, Simon e Micheal si
scambiarono uno sguardo e alzarono le sopracciglia esattamente come faceva
sempre Ron. “Era un modo controverso per
chiederci in modo gentile di coprire Thea?”
“Sapete, sono questi i momenti in cui capisco che
avete preso qualcosa anche da me. Siete estremamente
intelligenti a volte.”
Il campanello suonò e con un riflesso incondizionato
tutti si voltarono verso la porta. Hermione fece un
passo avanti ma Simon si alzò da tavola masticando
facendole cenno di rimanere dov’era. Buttò giù il boccone mentre si incamminava verso la porta. “Dev’essere Sophia.”
Sophia gli rivolse un sorriso genuino
quando aprì la porta. “Buon post-Natale.”
Simon rise e la baciò sulle labbra. “Buon
post-Natale anche a te. Vieni, entra.”
“Ciao Sophia.” Sorrise politicamente Micheal non appena entrò in cucina, Hermione la salutò con un cenno della mano.
Simon lo guardò con un sopracciglio inarcato come se
fosse diventato scemo e Sophia represse un sorriso. “Puoi chiamarmi Sophia quando siamo a casa, non c’è bisogno
di…”
“Preferisco non prendere troppa confidenza con gli
insegnanti.”Fece Ben finendo
in fretta la colazione, si alzò da tavola dirigendosi subito dopo
verso le scale. “Non si sa mai.”
Il resto della famiglia lo guardò salire al piano di
sopra con aria scombussolata, Micheal scrollò
le spalle e tornò a mangiare ma Simon
cercò lo sguardo di sua madre in cerca di spiegazione. Hermione gli rivolse un sorriso scotendo la testa ma si voltò verso Sophia quando la sentì
ridacchiare.
“E’ tutto a posto, vuole
solo essere trattato come tutti gli altri. Da quando a scuola hanno saputo che
la sua professoressa è la ragazza di suo fratello non fanno che
prenderlo in giro.”
Micheal alzò un
sopracciglio. “Beh, era l’ora che gli rendessero
pan per focaccia.”
Hermione alzò gli occhi su
di lui con rimprovero mentre cominciava a sparecchiare
dove Ben aveva appena finito di mangiare. “Questo non è carino da
dire!”
“Sì, ma è la verità.” Fece
lui in difesa. “Quel soldo di cacio è il
ragazzino più irritante e malefico che conosca dopo Frank
e Gore!”
“A dire il vero nella mia classe è uno degli
studenti più tranquilli.” Fece Sophia
pensosa passandosi una mano sotto al mento.
Simon la guardò con la coda dell’occhio.
“Nella tua classe, forse. Ben
è rinomato per mandare nei pazzi i professori, ogni settimana arriva a
casa una lettera dalla preside.”
Hermione si fermò un attimo
a pensare, le tazze ancora tra le mani. “Sai che ultimamente non ne sono
più arrivate, adesso che ci penso?”
Micheal rise forte e fece un
sorriso a Sophia. “Vuoi vedere che sei riuscita a mettergli paura?”
Scosse la testa bevendo un sorso di caffè e si
pulì frettolosamente sulla manica del pigiama prima di puntare lo
sguardo su sua madre. “Come mai papà è uscito così
presto comunque?”
“Pare che abbiano catturato un druido.”
I ragazzi si immobilizzarono sul
posto. Simon e Sophia si voltarono di scatto verso Hermione
che continuava a svolgere le faccende di casa come niente fosse
mentreMicheal soffocò quasi nella
tazza. Simon mandò un veloce sguardo al fratello prima
di parlare.
“Ma è fantastico!
Voglio dire, se hanno davvero catturato… tornerete come prima, no?”
Hermione alzò lo sguardo su
di loro, i suoi occhi castani erano dolci e malinconici e sulle sue labbra
c’era un sorriso amaro. “Beh, speriamo di sì. Ci avete
sopportato abbastanza.”
Micheal si scambiò
un’occhiata col fratello. “Sì, ma… era quello che
volevate, no? Tornare col vostro vecchio corpo, intendo.”
“Oh sì, sarà un sollievo vedermi
più alta di nonna Molly.”
Rise lei. “Ci rimane solo da sperare che papà possa risolvere la
situazione.”
Simon e Micheal sentirono che
c’era qualcosa che non andava. Simon passo un braccio attorno alle spalle
di Sophia. “Vieni, andiamo di sopra.” E lasciarono Micheal e Hermione da soli nella stanza.
Micheal aspetto qualche secondo
per far allontanare Simon e Sophia prima di rivolgersi a sua madre con aria
preoccupata. “Sei sicura che è tutto a posto?”
Hermione sorrise brevemente.
“Sì. Voglio dire, sarà fantastico
poter riavere il mio vecchio corpo. Essere giovani
è bello ma devo ammetterlo alla larga mi sono stancata.” Poi
abbassò lo sguardo. “Solo…”
“Se è per papà non preoccuparti, ho
visto come ti guarda di solito e ti guarda come io guardo Sarah.”
Lei sorrise di nuovo. “Io e tuo padre siamo stati sposati per tanti anni, lo so che non è
rimasto con me solo perché adesso dimostro vent’anni
di meno. Certo, ho avuto dei pensieri, delle paure. Torneremo a ignorarci come prima? Saremo ancora
attratti l’uno dall’altra? Ma no, non è questo che mi
preoccupa maggiormente.”
Micheal la fissò senza
capire. “E allora cosa?”
“Sono incinta, Micheal.”
“Beh, sì. Questo lo sapevamo.”
Hermione continuò a fissarlo come ad intimarlo
a riflettere meglio. “Oh.”
Hermione abbassò lo sguardo
e si morse un labbro. “Non conosciamo la magia dei druidi e non sappiamo
che effetti porti ad eventi come questo. Non voglio
perdere il bambino.”
Micheal la fissò
incerto, si grattò un po’ la nuca cercando di ragionare.
“Vuoi che andiamo in ufficio da papà? Cioè,
se hanno catturato davvero un druido possiamo fargli delle domande e sapere
se… lo possiamo fare, no?”
“Fare domande al druido?” Chiese Hermione, scrollò le spalle. “Non ne ho
idea.”
“Oh, andiamo! Papà è il Generale,
è lui che dà ordini.” Fece Micheal con un sorrisino.
Lei rise. Rimase un attimo in silenzio a
fissarlo poi il suo sorriso si ampliò. “Che
dici, vado a mettermi il giaccone?”
Lui buttò giù tutto il suo latte in un sorso e
si alzò in piedi di scatto. “Scrivi a papà e digli che stiamo arrivando!”
**
Thea si accorse di non essere nella sua camera solo quando sentì aroma di caffè
provenire da una stanza vicina alla propria. A casa sua la mattina si sentivano
tanti odori diversi, frittelle, marmellata, pane tostato, e non era proprio
possibile distinguere così nettamente l’odore di caffè.
Aprì appena un occhio rigirandosi in un piumone
soffice e caldo, riconobbe all’istante la camera di Diego e sorrise
inconsciamente. Nello stesso istante dei passi provennero dal corridoio, si
voltò appena per riuscire a vedere la sagoma del ragazzo che avanzava
verso di lei. Non appena si accorse che era sveglia le rivolse un sorriso.
“Buongiorno cucciola.”
“Ciao.” Fece lei rigirandosi tra il piumone e
scoprendosi. Rimase un po’ imbambolata a guardarsi
quando si accorse di essere completamente vestita. “Mi sono
addormentata ieri sera?”
Diego scosse la testa appoggiandosi alla soglia della porta.
“Come una poppante! Mi è bastato voltarmi un attimo e ti ho ritrovata che dormivi della grossa sul divano. Mi sa che hai
anche preso qualche chilo, mi sono spaccato la schiena a portarti di qua.”
Thea gli tirò un cuscino. “Non sono ingrassata!
Screanzato!”
Lui rise forte. “Va bene. Comunque
è meglio se ti alzi,ho
mandato una lettera a tua madre per avvertirla ma non sono sicuro che lo abbia
detto a tuo padre. Ti conviene tornare a casa il prima possibile.”
Thea si stropicciò gli occhi mettendosi seduta sul
materasso e sbadigliò sonoramente. Aveva i capelli tutti scompigliati e
gonfi. “Papà ti stacca la testa se sa che ho dormito qui.”
“Sarò fortunato se mi staccherà solo la
testa.”
Diego si sedette sul bordo del letto fissandola con un sorriso
tranquillo sulle labbra. Thea gattonò verso di lui e si sedette sulle
sue gambe baciandolo veloce sulle labbra. Si tirò indietro con un
sorrisino e piegò la testa da un lato facendo cadere i ricci sulle
spalle.
“Sai, penso di poter concedermi ancora qualche minuto.”
Lui scosse la testa tossicchiando una risata. “Ma allora mi vuoi proprio morto e defunto, eh?”
Thea accennò appena un sorriso e si sporse per
baciarlo di nuovo, le mani scivolarono sulle sue spalle nel tentativo di
spingerlo indietro. Non appena Diego si rese conto di cosa stesse cercando di fare si staccò dalle sue labbra e la fissò con
uno sguardo tra il divertito e il preoccupato.
“Thea…”
“Cosa?” Chiese lei con
fare innocente.
Diego sospirò e alzò gli occhi al cielo.
“Ne abbiamo già parlato. Quando sarai pronta. Non rendermi le cose ancora più
difficili, per favore.”
Lei mise su una specie di broncio. “Volevo darti un
bel regalo di Natale.”
Diego rise. “Il maglione che mi hai dato ieri va
benissimo. Sul serio, non è necessario che tu lo
faccia se non te la senti.”
“E’ vero, non sono ancora pronta
ma…” Sospirò giocherellando con un boccolo rosso.
“… ti rendi conto che potrebbero volerci mesi o anni prima che sia
davvero disposta a… cioè… tra un
paio di settimane tornerò a scuola e sarò là fino a
giugno, poi ci vedremo tre mesi e poi sarò di nuovo a scuola.
Sarà così per altri due anni.”
Lui si mise più dritto guardandola bene.
“C’è qualcosa che stai cercando di dirmi?”
Thea si morse un labbro. “Credi davvero che riusciremo
a stare insieme?”
“D’accordo…” Fece lui guardandola
con gli occhi ridotti a fessure. “Mi stai scaricando.”
“Non ti sto scaricando.” Disse lei roteando gli
occhi. “Sto solo dicendo che forse dovremmo
prenderci… una pausa.”
Diego alzò un sopracciglio. “Una pausa?”
“Sì.”
“Ok… cosa
c’è che non va?”
Lei sospirò appoggiando la testa contro il suo petto.
“Non c’è niente che non va, solo sarà difficile stare
insieme mentre sono a scuola. Sto solo cercando di
rendere le cose facili per entrambi.”
“Non è un modo per poterti imboscare con
qualcuno a scuola senza avere sensi di colpa, vero?” Thea gli
mandò un’occhiataccia e lui alzò le mani in segno di resa.
“Stavo solo chiedendo.”
Inaspettatamente bussarono alla porta, Diego guardò
Thea, che scivolò giù dalla sue gambe
permettendogli di alzarsi, e si tirò su dal letto per andare ad aprire.
Dall’altra parte della soglia James, con i
capelli scombinati e vestito da lavoro, gli rivolse un sorriso.
“Ciao.” Fece alzando una mano.
“C’è Thea?”
Diego allargò gli occhi preso
in contropiede. “Sì.”
“Oh, bene!” Si schiarì la gola. “Ed è vestita?”
Diego si trovò a roteare gli occhi e gli fece cenno
di entrare, Jamesfece cauto
un passo in avanti guardandosi intorno.
“In camera.” Gli indicò Diego. “Si
è appena svegliata.”
James si diresse svelto verso la
camera, seguito da Diego. Thea era seduta sul letto con le coperte tirate sulle
gambe. Fu abbastanza sorpresa di vedere James,
lo fissò per qualche secondo con pura curiosità.
“Che ci fai qui?”
James sorrise. “Micheal mi ha mandato un gufo stamattina. Dice che hanno catturato un druido e adesso stanno cercando
di interrogarlo nel Dipartimento di papà.”
Thea spalancò gli occhi. “Cosa?!
Su- sul serio? Non mi prendi in giro, vero?”
Lui scosse la testa. “No, Micheal
e mamma stavano andando proprio adesso.”
Diego fece un sorrisone enorme.
“E’ fantastico! Tornerete ad avere dei genitori!”
James rise scotendo la testa e
Thea si alzò in piedi lasciando cadere la coperta ai suoi piedi. In un
balzo si lanciò sul fratello che la prese al volo facendola volteggiare
per aria come quando era bambina. Quando la mise di nuovo a terra
Thea piangeva quasi dalle risate.
“Possiamo andare subito in ufficio da
papà?” Chiese lei eccitata.
James piegò la testa da un
lato e fece una leggera smorfia. “No, io devo tornare a casa da C.j., non si sente molto bene
questa mattina. Sono venuto via da lavoro per questo, non credo che possa
farcela da sola.”
Diego ridacchiò appena. “Guarda che è
incinta, mica invalida.”
“Lo so.” Fece lui scrollando le spalle. “Ed è quello che mi ha detto lei. Ma, ehi, se posso
saltare qualche ora di lavoro per stare a casa ad
ascoltare il mio bambino…”
Thea scosse la testa fissandolo. “Chi sei tu e cosa ne
hai fatto del mio irresponsabile e stronzo fratello James?”
“Ehi!” Fece lui piccato.
Diego rise. “Beh, è vero. Un po’ stronzo lo sei…”
“Oh beh, grazie tante! Sono proprio contento di essere
venuto qui per ricevere tanti complimenti tutti
insieme!” Sospirò. “Adesso è meglio che vada sul
serio. Ci si vede.”
Li salutò con un cenno della mano prima di sparire
con un ‘pop’ leggero. Thea sorrise e
alzò gli occhi su Diego, subito le sue labbra si curvarono
all’ingiù ricordando la conversazione precedente. Si morse un
labbro abbassando gli occhi.
Diego non si mosse, la sua voce
arrivò bassa e premurosa. “Se
è quello che vuoi, Thea, va bene. Se vuoi finirla qui non
posso obbligarti a continuare.”
“E’ solo una pausa.”
“Solo una pausa.” Fece Diego con un sorriso
amaro come se non ci credesse neanche lui. “Torna a casa, cucciola.
E’ già tardi.”
Thea lo fissò mortificata. “Mi dispiace.”
Diego cercò di ridere. “Beh, per lo meno non
dovrò più preoccuparmi di trovare tuo padre sulla soglia di casa
con la bacchetta levata pronto a farmi fuori.
C’è anche il suo lato positivo.”
Thea sorrise amaramente.
Diego tornò serio. “Sarò qui ad
aspettarti.
**
“Giuro che adesso entro e lo faccio
fuori!”
Ron stava marciando su e
giù lungo il corridoio davanti ad una porta vetrata, all’interno
della stanza un gruppo di persone stavano riunite ad
una figura incappucciata di cui non si vedeva nient’altro che la veste. Harry lo fissò esasperato e scosse la testa.
“Non credo ti sarebbe di grande aiuto farlo fuori, aspetta almeno che ci dica come farti tornare
come prima.”
Ron sbraitò. “Ma insomma, è mai possibile! Abbiamo
chiamato un’interprete apposta, è così difficile
scrivere una dannatissima formula?”
In quel momento Matt uscì
dalla stanza e si diresse preoccupato verso di loro. “Zio…”
Iniziò incerto. Matt era l’unico tra
tutti i suoi dipendenti a non chiamarlo Generale, cosa che gli costava non
poche occhiatacce da parte di suo padre. “Pare che il druido si rifiuti
di collaborare.”
Gli occhi di Ron si sbarrarono
all’istante, le pupille si dilatarono così tanto
che Harry ebbe paura esplodessero da un momento
all’altro. “Che cosa vuol dire che
‘si rifiuta’? Adesso basta, esigo di
entrare in quella stanza!”
Senza dare tempo a Matt di
rispondere si precipitò all’interno dell’ufficio. Harry mandò un’occhiata a Matt
e fece spallucce seguendo Ron. I presenti alzarono
gli occhi su di loro sbigottiti e fissarono Ron
marciare a grandi passi verso la figura vestita di nero. Si fermò
davanti a lui con aria inferocita.
“Stammi bene a sentire adesso, non so come diavolo ci
siete riusciti e che diavolerie usate tra di voi ma
è colpa della tua gente se adesso sono costretto in questo corpo! Quindi
scusami se non accetto le parole ‘mi rifiuto di collaborare’,
perché sono il capo qui dentro e ti assicuro che non te ne andrai fino a che non mi avrai fatto tornare come
prima!”
Dall’interno del cappuccio uscì come un
sussurro, una voce che sembrava soffocata dal vento, parole fumose. Ron si rivolse a braccia incrociata
verso la donna al suo fianco, l’interprete, che si schiarì la gola
impostandosi bene.
“Perché dovrei aiutare colui
che ha interrotto un rito sacro da secoli?”
Ron la fissò a bocca
aperta. “Ha capito che non lo lascerò andare, vero?”
Un altro sussurro e la donna annuì.
“Non ho bisogno della libertà.”
Ron mandò fuori un verso
frustrato e Harry lo guardò sconcertato.
“Beh, forse il tuo approccio non è stato dei migliori.”
“Cosa avrei dovuto fare,
stringergli la mano?”
Il druido fece un suono come se stesse soffocando. Sia Harry che Ron
si voltarono verso la donna che scrollò le spalle. “Era solo
una risata quella.”
Ron sospirò.
“Grandioso! Davvero perfetto!”
Qualcuno bussò alla porta, da
dietro i vetri fece capolino Bonar.
“Signore, ci sono sua moglie e suo figlio Micheal. Chiedono se possono entrare.”
Ron sospirò di nuovo, questa volta chiudendo gli occhi.
“Sì, tanto peggio di così non può andare.”
Bonar si scostò da un lato
per far passare Hermione e Micheal,
che raggiunsero con calma il resto del gruppo
all’interno della stanza. Hermione mandò
un’occhiata curiosa alla figura incappucciata e raggiunse il fianco di Ron.
“Novità?”
Ron alzò le braccia
indicandolo. “Si rifiuta di collaborare.”
“Oh.” Fece delusa Hermione
tornando a guardare il druido, fece istintivamente un passo indietro
quando quello alzò appena la testa e scorse due occhi scintillanti
e scuri come la pece che sembravano galleggiare tra tutto quel nero. Il druido
sibilò di nuovo.
“Mi scuso a nome della
tribù per aver colpito una donna incinta, non ci saremmo mai permessi se
avessimo saputo.” Disse la traduttrice.
“Oh!” Fece Hermione
presa in contropiede. “Oh no, sono rimasta incinta dopo essere stata
colpita.”
Il druido fece di nuovo un verso come se stesse soffocando.
“Ehi! Non c’è proprio
niente da ridere!” Gli puntò un dito contro Ron, poi si voltò verso Hermione
basito. “E tu che fai, gli racconti i fatti
nostri?”
“Scusa.” Mormorò appena lei con le guance
rosse, poi si rivolse di nuovo al druido. “Se…
se lei ci aiutasse a tornare come prima, l’incantesimo o quello che
è non… non danneggerebbe il mio bambino?”
“No.” Rispose l’interprete dopo un
sussurro dalla figura incappucciata.
Hermione tirò un sospiro di sollievo e Micheal le
sorrise alzando i pollici. Ron spostò lo
sguardo da uno all’altra e alzò un sopracciglio. “Che succede?”
Micheal
scrollò le spalle. “Nulla, mamma era solo preoccupata per la
gravidanza.”
“Beh, non avresti dovuto
preoccuparti comunque.” Fece una smorfia Harry.
“Se non si decide a parlare…”
“Siete ancora ridotti così?”
La voce di Alex
li aveva fati sobbalzare visibilmente, alzando gli occhi la videro sulla soglia
della porta con Bonar al suo fianco. Ron fu felice di vederla completamente vestita questa
volta, ma fece comunque una smorfia incrociando
lebraccia al petto.
“Oh sì, ci divertiamo da pazzi a farvi stare
sulle spine.”
Alex si voltò verso Bonar. “Ti spiego dopo.”
“Se siete tutti
qui…” Fece Ron improvvisamente.
“… chi è rimasto a casa con Ben?”
“Simon e Sophia.”
“Oh, bene!” Disse Ron
ironico. “Due adolescenti in piena tempesta ormonale e un ragazzino
malefico per casa da soli è davvero il massimo!” Poi si riscosse.
“Aspetta un secondo… dov’è Thea?”
“James!” Dissero
improvvisamente Alex, Micheal
e Hermione. Un po’ troppo velocemente.
Ron sospirò scotendo la
testa. “E’ rimasta a dormire da Diego, non
è vero?”
Harry si piegò su di lui
sussurrando nel suo orecchio. “Benvenuto nel mio mondo, quello dove le
nostre bambine sarebbero pregate di rimanere innocenti il più a lungo
possibile.”
“Beh, dovrebbe dirlo a Sarah. Cercare di farla
rimanere innocente non è stato affatto
facile.” Harry scoccò un’occhiata
omicida a Micheal che decise saggiamente di chiudere
la bocca e fischiettare facendo finta di non aver detto nulla.
Ron posò una mano sulla
spalla di Harry. “Almeno tua figlia non
è stata iniziata da un Malfoy.”
“Ehi!” Alex li guardò
piccata. “Io sono proprio qui!”
“D’accordo, adesso basta!” Li interruppe Hermione alzando le mani. Quando
tutti tacquero sospirò e si voltò verso Ron.
“Che cosa pensi di fare adesso?”
Ron si umettò un labbro
guardando il druido stare immobile sulla sedia. “Se lui si rifiuta di
darci una mano dubito che gli altri della tribù
saranno più disposti. Ce ne torniamo a casa e lasciamo la traduttrice e
un paio di uomini con lui, nel caso cambiasse idea.
Non possiamo fare altro.”
Alex li fissò a bocca
aperta. “Dovrete rimanere così? Stai scherzando! Ti ho già fissato uno smoking per il mio matrimonio della tua
taglia normale, sono passata al negozio proprio stamattina!”
Ron fece ribattere acidamente maHermione gli
posò una mano sul braccio e mandò un’occhiataccia alla
figlia cercando di non farsi vedere dal marito. “Sono sicura che non
sarà un problema ristringere la taglia.”
“Ma non voglio che
papà mi porti all’altare in questo stato!”
Lui allargò le braccia. “Puoi sempre rimandare
il matrimonio.” Disse quasi speranzoso.
Alexparve presa
contropiede, dopo qualche secondo disse. “Non sarà poi
così tragico, ci vorrà solo un minuto per arrivare fino
all’altare.”
Micheal si passò una mano
sulla faccia. “Io vado. Per fortuna sono in
servizio oggi. Ci vediamo a casa.”
Hermione annuì.
“Dovremmo andare tutti a casa.”
“Sì è meglio.” Sospirò Ron. “Non oso immaginare cosa stiano combinando quei
tre da soli. Lascia solo che passi dal laboratorio e ce ne andiamo.”
**
Era appena passata l’ora di pranzo
quandoGinny rincasò e trovò
Sarah in cucina con il piatto vuoto e lo sguardo perso. Le rivolse
un’occhiata perplessa alzando un sopracciglio chiaro e si avvicinò
per lasciare la roba da lavoro su una sedia. Sarah sobbalzò voltandosi
di scattò verso di lei e arrossì.
“Oh, non ti avevo sentito arrivare.”
Ginny la guardò di nuovo in
modo strano. “Si può sapere che stavi facendo? Hai già
pranzato?”
Sarah sbatté le palpebre un paio di volte e
mandò un’occhiata al piatto sotto di lei. “Oh.” Disse.
Poi alzò di nuovo la testa verso sua madre. “No, io… devo
essermi incantata e ho dimenticato di mangiare.”
Ginny fece del suo meglio per
trattenere una risata. “Si può sapere a cosa stavi
pensando?” Sarah arrossì sulle guance e Ginny
sorrise. “Ah, adesso capisco…”
“Non si è ancora fatto vedere da ieri.”
Fece lei sospirando.
“Non ti crucciare.” Disse Ginny
cominciando a tirare fuori qualcosa da mettere sotto i denti. “Era di
turno oggi pomeriggio e probabilmente ha passato la mattina a dormire. Sono
sicura che si farà vedere in serata.”
Sarah annuì e si appoggiò con la guancia su
una mano. “Matt ha mandato un gufo. Dice che è di turno stamani in modo da avere la sera
libera per stare con May dato che lei oggi non
lavora. Penso che fosse un modo carino per dire che
non ci vuole tra i piedi quindi è escluso che venga a cena
stasera.”
Ginny ridacchiò. “Va
bene. Papà ha detto che è stata una
mattinata abbastanza stressante e ne avranno ancora per un po’. Non ho
capito bene cosa fosse successo ma ha blaterato
qualcosa su zio Ron e il fatto che stesse per
esplodere. Spero fosse un modo di dire.”
“Ora come ora non mi stupirei più di niente.” Ridacchiò Sarah.
Improvvisamente sentirono come delle fiamme ardere e un
secondo dopo la voce urgente di Jameschiamò a gran voce. “Zia! Zia, sei in casa?
Zia!”
Ginny e Sarah corsero
subito in salotto dove James teneva disperato per
mano C.j. che cercava di stare in posizione eretta ma
si teneva una mano sul pancione con una smorfia di dolore. James
era più pallido che mai, si poteva vedere da lontano che stava sudando
freddo. Sembrò rinsavire leggermente quando le
vide e respirò profondamente.
“Zia, c’è qualcosa che non va.”
Ginny corse subito al fianco di C.j. aiutandola a camminare. “Santo cielo.” La
aiutò a stendersi sul divano e le scostò i capelli dalla fronte
sudata. “Tesoro, cosa ti senti?”
C.j. respirò profondamente.
“Sto bene, non è niente. Solo qualche
dolore nel basso ventre.”
“Sentito!” Urlò disperato James rivolgendosi a Ginny.
“Sta per partorire! Lo sapevo che qualcosa sarebbe andato storto, lo
sapevo! Ti avevo detto di smettere di lavorare!”
C.j. roteò gli occhi e Ginny sospirò. “D’accordo adesso calmati
James. C.j. non sta per
partorire, è troppo presto e in ogni caso questi non sono dolori da
doglie. Non hai contrazioni, vero?”
“No.” Prese un respiro lei. “Mi sento solo
affaticata e il dolore non se neva.
Ho detto a James che probabilmente non è
niente ma non ha voluto ascoltarmi. A casa sua non c’era
nessuno…”
“Avete fatto bene a venire qui.”
La interruppe Sarah con un sorriso. “Infondo mamma fa
il curatore.”
Ginny le sorrise cercando di
rilassarla. “Ci vorrebbero degli strumenti per dirlo con certezza ma credo che il tuo bambino si stia solo spostando.
Solo che gli manca spazio per muoversi liberamente.
Come dire, comincia a stare un po’ stretto là dentro.”
James sbatté un paio di
volte le palpebre. “Davvero? Davvero non è niente di grave?”
Ginny scosse la testa. “No.
Se fosse qualcosa di grave ce ne saremmo
accorte.”
“Te l’avevo detto.” Fece C.j. stancamente. “Zuccone.”
“Beh, scusa tanto se mi preoccupo
per te e la mia prole.” Fece lui offeso incrociando le braccia al petto.
Sarah ridacchiò guardando il cugino e si rivolse di
nuovo a C.j. “Quando scade il tempo?”
“Metà marzo.” Disse lei continuando a
respirare profondamente. “James continua a
sperare che nasca lo stesso giorno che è nato lui.”
“Ancora due mesi e mezzo.” Sospirò James scotendo la testa.
“Hai resistito per sei mesi, cosa ti costa aspettarne
altri due?”
James guardò male C.j. “Ad essere precisi ho
resistito meno di cinque mesi, dato che tu non mi hai detto che eri incinta. E
poi all’inizio non si vedeva, ma adesso in quel pancione deve per forza
esserci un bambino.”
Ginny rise. “C’era
anche prima, anche quando non si vedeva.”
“Lo so.” Scrollò le spalle James. “Ma prima ci si
faceva meno caso.”
“E zia Hermione,
invece?” Chiese di nuovo Sarah.
James fece una smorfia.
“Aprile. Non posso credere che il mio primo figlio sarà più
grande del mio ultimo fratello. Sperando che sia l’ultimo,
stavolta.”
“Sono sicura che dopo questo
smetteranno.” Disse Ginny incoraggiante.
James alzò un sopracciglio.
“Hai detto così anche dopo Simon.”
“Credo che tua madre non si ricordi esattamente cosa
significa ‘dolore del parto’. Sono sicura
che dopo che l’avrà provato di nuovo vieterà a tuo padre di
avvicinarla.”
Tutti risero e James si sedette
sul bordo del divano sospirando. “Non che in passato questo l’abbia
scoraggiata.”
“Hermione non è
più una ragazzina.” I ragazzi guardarono Ginny
scetticamente. “Beh, non in senso lato.”
James sospirò di nuovo.
“Beh, speriamo almeno che riescano a combinare qualcosa stamattina con
quel druido.”
“Druido?!” Si voltarono
basite Sarah e Ginny.
“Hanno preso un druido?” Chiese di nuovo Ginny.”
James annuì. “Me
l’ha detto Micheal stamattina. Lui e mamma sono
andati in ufficio da papà, per questo a casa non c’è
nessuno. Cioè, ci sono Simon, Sophia e Ben ma non mi sembravano i più adatti per
aiutare C.j. in queste condizioni.”
C.j. annuì. “Spero
tanto che i tuoi genitori riescano a tornare come prima.”
“Sarebbe fantastico!” Batté insieme le
mani Ginny. Guardò C.j.
con aria preoccupata. “Sei sicura di star bene?”
Lei annuì. “Sì.” Fece con una
piccola smorfia di dolore. “Solo che questo Weasley
non vuole stare un attimo fermo.”
“Io non mi sono mosso!” Fece perplesso James.
C.j. roteò gli occhi e si
posò una mano sul pancione. “Non stavo parlando di te.”
“Micheal era in ufficio da
papà stamattina?” Fece improvvisamente Sarah interrompendoli.
“Sei sicuro?”
James alzò un sopracciglio
e mandò uno sguardo strano verso Ginny prima
di portare di nuovo gli occhi su di lei.
“Sì.”
Sarah fece un piccolo sorriso compiaciuto tra sé e
sé. “Oh, bene.”
“Sono felice che non ti preoccupi che Micheal sia stato in un posto con zio Harry
senza che tu fossi presente.” Disse James.
Sarah sbiancò e si voltò verso Ginny che le sorrise rassicurante.
“Sono sicura che papà non ha fatto o
detto niente di inappropriato. Non davanti a Ron e Hermione, almeno.”
“Se scopro che papà ha
fatto qualcosa giuro…”
James rise. “Sta tranquilla, Il Commissario Potter si
è arreso. Micheal non è
così stupido da sprecare la generosità di quell’uomo.”
“Già.” Ginny si
rivolse di nuovo a C.j. “Per me non c’è niente che non vada in te, ma se vuoi un parere
professionale passa pure da Nathan al San Mungo. O da Micheal, oggi è di
turno. Loro sapranno per certo se qualcosa sta andando storto.”
“Ammetto che la tentazione di farmi visitare da Micheal è quasi irrefrenabile, mi piacerebbe vedere
la sua faccia.” Rise C.j. “Ma no, sto bene.
Non voglio andare fino al San Mungo.”
“Oh andiamo! Non mi fai mai divertire! Vedere la
reazione di mio fratello sarebbe stato uno spasso!”
C.j. cercò di tirarsi su
dal divano, Sarah e Ginny la aiutarono a sedersi.
“Ci saranno altre occasioni per farmi visitare da Micheal.”
James le prese una mano e
l’aiuto a mettersi in piedi. “Grazie davvero, zia. Non sapevo
più cosa fare.” Disse avviandosi verso il camino
“Figurati. E passa quando
vuoi.” Li salutò Ginny prima di vedere
le fiamme verdi che li ingoiavano. Si voltò verso Sarah e si aprì
in un sorrisino. “Era JamesWeasley
quello, vero?”
**
Quando sentirono le voci di Ron e Hermione al piano di sotto
Simon, Ben, Sophia e Thea (che era tornata da qualche
ora ormai) si erano precipitati giù dalle scale e non avevano potuto
evitare di guardare con delusione i due che sospirarono nel loro corpo da
adolescenti. Ron aveva spiegato tutta la
storia e i ragazzi avevano cercato di incoraggiare Ron
e Hermione con dei sorrisi poco riusciti.
“Beh, per lo meno non sembrerà strano a nessuno
che avremo un bambino.”
Hermione rise scotendo la testa.
“Mi fa piacere che tu riesca a vedere il lato
positivo di ogni cosa, Ron.”
Sophia corrucciò la fronte
passandosi una mano sotto al mento. “Eppure ci dev’essere
qualcosa che possiamo fare. Portare avanti gli esperimenti e tutto il resto. Magari
quel druido ha addosso qualche strana sostanza,
potremmo provare a perquisirlo…”
“Tu non hai idea di cosa ci sia sotto al mantello che portano i druidi, vero?” Chiese Ron con un sorriso un po’ amaro per l’innocenza
della ragazza. Sophia lo guardò confusa e
scosse la testa. “Buon per te.”
Thea rabbrividì. “Perché ho come
l’impressione che non ci sia niente di carino sotto a
quel mantello?”
“Diciamo che i Dissennatori a confronto sembrano delle fatine.”
“E’ per questo che sono stati
emarginati?” Chiese Simon stupito, rileggendosi nella mente tutti i libri
che aveva consultato a scuola. “Per il loro aspetto. Sono così
diversi, è probabilmente anche un po’ ripugnanti, che i maghi li
hanno emarginati e probabilmente per questo hanno sviluppato una magia tutta
loro. Noi abbiamo emarginato loro e loro hanno emarginato noi.”
Hermione annuì.
“Hanno reso impenetrabile la loro cultura e tradizione. Per questo non
sappiamo quasi nulla di loro.”
“E per questo sono altrettanto pericolosi.” Concluse Ron.
Sophia li guardò a bocca
aperta. “Ma ci dev’essere un modo per
capire come… se loro sono riusciti a fare magie
con delle formule, ci possiamo arrivare anche noi! Certo, un incantesimo non si inventa da un giorno ad un altro ma…”
“C’è un altro semplice motivo
per cui i druidi sono stati emarginati.” Alzò un dito Ron. “Paura.”
Simon fece una smorfia perplessa. “Ma tu come le sai tutte queste cose?”
“Già.” Fece Ben tirando su col naso.
“Quella intelligente è mamma.”
Ron incrociò le braccia al
petto e li guardò male. “Oh beh, grazie mille. Non è questione
di essere intelligenti, è che io, a differenza
di tua madre, sono un purosangue. Ci tramandiamo queste leggende da generazioni
e nonna Molly non è certo
una che tiene a freno la lingua. Sono sicuro che tutti nella mia famiglia
conoscono questa storia.”
Thea fece un cenno verso i fratelli come per scacciare una
mosca. “Su zitti! Fatelo continuare.”
Ron annuì e riprese.
“E’ anche per paura che sono stati emarginati. Esattamente come è successo per i goblin.
Sono creature molto più potenti di semplici
maghi. I goblin non hanno bisogno di bacchette di
fare magie, e neanche i druidi. Mentre i goblinposseggono poteri che sono dentro ai loro stessi corpi, i
druidi hanno dovuto ingegnarsi. I druidi utilizzano altre forme di magia
anziché la bacchetta, come polveri o riti che richiedono anche giorni a
volte.”
“Tutto questo è assurdo!” Fece Sophia shockata. “Sembra un film di
fantascienza.”
Ben sbadigliò. “Io sto morendo dal sonno. Se
dobbiamo star qui a far teorie io me ne vado a
letto.”
Hermione annuì
amorevolmente. “Sì, andate che è tardi.
Siamo rimasti in ufficio quasi tutto il giorno e non ci siamo resi conto che il
tempo passava.”
“Oh.” Disse improvvisamente Thea. “Mi sono
appena ricordata! James è venuto qui prima, C.j. stava male e cercava
qualcuno che potesse darle una mano. E’ entrato dicendo
‘sta partorendo! Sta partorendo!’ e quando ha saputo che non
eravate ancora rientrati è sbiancato e si è smaterializzato di
nuovo.”
Ron e Hermione
sbarrarono gli occhi, Hermione si portò una
mano alla bocca. “Oh mio Dio! Sta bene adesso? Non ha partorito sul
serio, vero?”
“No. Ha mandato un gufo un’ora dopo, ha detto che è corso a casa di zia Ginny
ma non era niente di cui preoccuparsi. Probabilmente il bambino si stava solo
spostando.”
“Oh, capisco.” Fece Hermione
esperta. “Sì, può dare un po’ fastidio a
volte.”
“Un po’?” Disse Ron
alzando un sopracciglio. “Mi hai fatto prendere almeno una ventina di attacchi di panico quando eri incinta di Simon.”
Lei rise. “E’ vero. Non stava un attimo
fermo.”
Simon arrossì sulle orecchie e mandò
un’occhiata imbarazzata a Sophia.
“Sì, potremmo anche evitare di parlare di questo. Grazie.”
Hermione sorrise. “Va bene,
adesso tutti a letto. Sophia, sentiti libera di
rimanere, puoi dormire in camera di Alex.”
“Già, figuriamoci se torna a dormire a casa
sua.” Fece acido Ron
incrociando le braccia al petto e imbronciandosi come un bambino.
I ragazzi cominciarono a salire le scale augurando la buonanotte mentreHermione roteava
gli occhi e si voltava verso Ron con aria paziente.
“Oh andiamo, fattene una ragione adesso! Si
sposa tra due mesi!”
“E non sto esattamente
scoppiando di gioia all’idea!”
“Sono sicura che neanche i miei genitori stavano scoppiando di gioia quando gli abbiamo detto la
prima volta che ero incinta! E neanche i tuoi! Tua
madre voleva ucciderti!”
Ron arrossì. “E questo che c’entra con Alex
che non torna a casa a dormire?”
Hermione sospirò. “Lascia perdereRon.”
Hermione salì le scale e Ron la rincorse. “No, seriamente. Non reggeva il
paragone, e poi era tutta una situazione diversa e…”
Si bloccò di scatto spalancando gli
occhi terrorizzato. Hermione seguì il
suo sguardo verso il fondo del corridoio e impallidì anche lei.
Facendosi avanti, Ronfece
in modo che Hermione fosse protetta alle sue spalle e
marciò contro la figura incappucciata alla fine del corridoio, immobile
come una statua. Un druido.
“Tu!” Urlò Ron.
“Esci subito da casa mia! Non ti permetto di mettere piede in questa casa
e ti conviene non sfidarmi! Prenditela pure con me ma se tocchi la mia famiglia
giuro che io…”
Hermione lo seguì
spaventata che volesse fare qualcosa di stupido.
“Ron!”
La figura scura non si mosse per un po’, poi
così in fretta che non riuscirono neanche a capire come fosse successo
quello estrasse qualcosa dalla tasca e la gettò contro di loro
esplodendo in una nuvola rossa e densa di fumo. Ron
cercò di mandar via il fumo, quasi rabbiosamente, per poter vedere
dov’era finito il druido.
“Dove diavolo sei! Vieni
fuori! Se ti prendo…”
“Ron.”
Ron gelò sul posto. Quella
voce, così strana ma allo stesso tempo così familiare. La voce di
Hermione. La voce di Hermione
era venuta fuori più bassa e profonda di come si era abituato a sentire
negli ultimi mesi.
Si voltò di scatto verso di lei e quasi non gli
mancò il fiato. Hermione ricambiò lo
sguardo stando ferma lì, con i capelli mossi che gli ricadevano sulle
spalle e tutte le curve al punto giusto, una mano sul pancione e, cosa
più importante, con le sembianze di una donna di quarantacinque anni.
“Ma cosa…” Ron si accorse improvvisamente che la sua voce era tornata
grave e non aveva più quella fastidiosissima vocina da adolescente. Si
diede una rapida occhiata e notò con stupore che era tornato ad avere il
suo corpo. Alzò gli occhi e Hermione gli
rivolse un sorriso luminoso prima di correre verso di lui e abbracciarlo forte.
“Mi sei mancato tanto.” Rise lei accarezzandogli
la nuca, poi le guance ispide di barba, gli zigomi con qualche ruga in
più e i capelli adesso corti. Lo baciò ancora ridendo e quasi con
le lacrime agli occhi.
“Anche tu mi sei mancata, Granger.” Sussurrò lui
quando si staccarono.
**
Oooooooki! Ce l’abbiamo
fatta anche stavolta e non con poca fatica XDDD
I’m verysorry ma come sapete anche voi mancano
solo due settimane alla fine della scuola e ci stanno facendo sudare sette
camicie. Non se ne può più!
Comunque, come avrete capito adesso siamo agli
sgoccioli sul serio. Mancano solo un capitolo e l’epilogone
finale (che emozione!!!) e poi ciauciau NTE… oddio mi viene da piangere!
Naturalmente ho letto
tutti, tutti, tutti i vostri commenti e come sempre vorrei rispondere a tutti,
tutti, tutti ma non ho proprio il tempo. Prometto
solennemente di rispondere nel prossimo capitolo, ve lo devo!
Per maggiori
informazioni si consiglia di visitare il blog http://cid-d176360165c7198a.spaces.live.com/ XD
Mi spiace
davvero di aver sprecato così poche parole, spero di rimediare la
prossima volta.
Well you showed me
How it feels
To feel the sky
Within my reach
And I always
Will remember all
The strength you
Gave to me
Your love made me
Make it through
Oh, I owe so much to you
You were right there for meThere you’ll be- Faith Hill
“Ron! Datti una mossa! Non voglio arrivare
tardi!”
Urlò Hermione verso il piano di sopra sorridendo tra
sé mentre cercava di fare il nodo alla cravatta di Ben che non stava
fermo un secondo e sbuffava impaziente. Lui la fissò scocciato e si
passò una mano tra i capelli cercando di spettinarsi il più
possibile e non sembrare un figlio di papà.
“Non capisco perché devo venire anche
io.”
Hermione alzò gli occhi al cielo. “Benjamin,
è il matrimonio di tua sorella.”
“Lo so,” fece lui scrollando le spalle.
“Ma mica devo portarla io all’altare. Non posso semplicemente
venire al ricevimento? Avrò tempo per partecipare alle cerimonie, ho
altri quattro fratelli che si sposeranno prima di me.”
“Ci hai provato.” Ridacchiò Ron scendendo
giù dalle scale, vestito di tutto punto. Si accostò ad Hermione e
le baciò la fronte. “Quello che io non capisco è
perché non abbiano potuto sposarsi nel nostro giardino come avevo
suggerito.”
Hermione gli sistemò il colletto della camicia.
“Non te la prendere. Nessuno può dire di no a tua madre. E poi
sposarsi alla Tana è diventata un po’ una tradizione.”
“Beh, io e te non ci siamo sposati alla Tana.”
Fece lui mettendo il broncio. “Neanche una volta.”
Ben si allentò il nodo alla cravatta che Hermione
aveva faticosamente allacciato. “Posso andare adesso?”
Ron e Hermione si guardarono. “Dove?” Chiesero
stupidamente.
“Alla Tana.”
“Oh.” Hermione annuì. “Sì,
certo. Sai dove sono finiti Micheal e Simon?”
Ben alzò gli occhi al cielo. “Certo che lo so.
So sempre tutto di tutti qua dentro. Micheal è andato alla Tana, ha
detto di volersi accertare che Alex fosse perfetta ma abbiamo capito tutti che
voleva solo vedere Sarah. Simon è andato a prendere la professoressa
Willand…”
“Puoi anche chiamarla Sophia.” Interruppe Ron
con un sorriso.
“… a casa sua prima di venire al
matrimonio.” Continuò senza dar segno di aver sentito. “E se
vi interessa James è in veranda con C.j. mentre Thea…”
“Mamma!”
“Questa la so.” Disse improvvisamente Ron dopo
l’urlo proveniente dal piano di sopra. “Thea è in piena
crisi isterica.”
Thea si affacciò in quel momento in cima alle scale
vestita di azzurro e i capelli tutti sfatti che cadevano sulle spalle.
“Mamma!” Frignò. “Non riesco a sistemare i capelli!
Alex mi uccide se non ho i capelli a posto!”
Hermione sospirò pazientemente e si voltò
verso Ron con mezzo sorriso. “Vado a vedere cosa posso fare. Tu va a
vedere se James e C.j. sono pronti. Ci metto un minuto.”
Ron annuì guardandola salire su per le scale. Si
voltò verso Ben che stava lottando contro la cravatta e rise appena.
“D’accordo che non ci vuoi venire al matrimonio, ma cercare di
strozzarsi non è una soluzione.”
Ben roteò gli occhi e girò i tacchi
andandosene senza dire niente.
Ron rise di nuovo e si diresse verso la veranda dove Ben
aveva detto si trovavano James e C.j. . Non riuscì a trattenere un
sorriso quando li trovò seduti sul dondolo, C.j. appoggiata contro lo
schienale, chiusa in un vestito morbido per assecondare le sue forme, e James
con l’orecchio ormai incollato al pancione.
Si avvicinò alzando una mano in cenno di saluto.
“Ehi ragazzi.” Mandò un’occhiata divertita a James.
“C.j. , ma che diavolo gli hai fatto?”
Lei sospirò stancamente con un sorriso. “Ormai
non riesco più a togliermelo di dosso. Quando questo bambino
uscirà da qui non lo chiamerà papà, lo chiamerà
avvoltoio.”
“Sssh!” Li zittì James. “Si sta
muovendo!”
Ron scosse la testa e mandò un’occhiata alle
sue spalle verso casa. “Mi spiace interrompere ma credo che dovremmo
andare. Hermione sta cercando di mettere a posto i capelli di Thea, ci conviene
andare avanti.”
James sbuffò ma si alzò in piedi aiutando C.j.
“Se aspettiamo Thea non arriveremo più.”
C.j. sorrise. “Va bene, andiamo. Aspettatemi qui, vado
a prendere la borsa.”
Ron e James annuirono guardandola mentre si muoveva con un
po’ di difficoltà dentro la casa. James corrucciò la fronte
quando la vide fermarsi all’improvviso e voltarsi verso di loro con la
bocca semiaperta. Fece un passo avanti, incerto.
“Cate…?”
“James, abbiamo un problema. O mi sono appena fatta la
pipì addosso a ventisette anni,” Deglutì.
“O…”
“Oh, cazzo!”
“Esatto.” Fece lei annuendo.
Ron spalancò gli occhi mentre James sbiancò
parecchio. “Ben!” Chiamò subito Ron.
Ben venne in veranda con una faccia annoiata.
“Cosa?”
Ron lo fissò serio. “Vai subito a chiamare tua
madre e dille di scendere. Adesso!”
James intanto aveva raggiunto C.j. , che aveva cominciato ad
avere le prime contrazioni e gemeva dal dolore, e le passò un braccio
attorno ai fianchi aiutandola a stare in piedi. “Papà! Papà
adesso che facciamo? Cosa devo fare? Chi devo chiamare? Dove devo andare?
…”
“Datti una calmata, James!” Inspirò
profondamente Ron. Li raggiunse in due passi e prese l’altro fianco di
C.j. “Aiutami a farla sedere sul dondolo.”
I passi urgenti di Hermione e Thea si udirono anche dalla
veranda, qualche secondo dopo le due donne comparvero sulla soglia. Thea
trattenne il fiato e Hermione si catapultò al fianco di C.j. e le
sorrise prendendole una mano.
“Sembra che qualcuno stia per avere un bambino.”
Disse incoraggiante.
C.j. respirò con la bocca buttando fuori l’aria
a intervalli regolari. “Per come sta spingendo sembra che stia per avere
un muflone!”
James fissò sua madre nel panico. “Ti pare il
momento di stare a conversare?! Dobbiamo andare al S. Mungo! Sta
partorendo!”
Hermione sospirò e si voltò verso di lui
gentilmente. “James, c’è ancora tempo. I bambini non si
sparano fuori come palle di cannone.”
Ron posò una mano sulla spalla di Hermione. “D’accordo
che c’è tempo, ma dobbiamo andare. Le si sono rotte le
acque.”
“Oh!” Scattò in piedi Hermione.
“Potevi dirlo subito!” Si voltò verso Thea che era rimasta
come paralizzata sulla soglia della veranda. “Thea, corri alla Tana con
Ben e avverti tutti che siamo al S.Mungo. C’è una passaporta in
cucina, si attiverà tra dieci minuti.”
Thea annuì e volò dentro casa.
C.j. continuò a respirare con la bocca mentre James
la aiutava ad alzarsi e entrava dentro casa a passo spedito. Ron si mosse per
seguirli e Hermione subito dopo di lui.
“Ah!”
Ron si ghiacciò sul posto. Si voltò molto
lentamente verso Hermione.
“Che cos’era quel ‘ah!’,
Hermione?”
Hermione cercò di sorridere nonostante sembrasse a
disagio. Fece come per scacciare una mosca e scosse la testa. “Niente, ho
solo ricordato una cosa.”
Ron alzò un sopracciglio e cominciò a scuotere
lentamente la testa. “No. Hermione, no! La riconosco quella faccia,
l’ho già vista sei volte in tutta la mia vita. Ti proibisco di
simpatizzare con C.j. in questo momento!”
Hermione fece una piccola smorfia di dolore piegandosi
appena su un fianco. “Non è niente, non sto simpatizzando. Ho solo
mangiato pesante.”
“Non ricordavo che avessi mangiato un bambino di
recente.” Fece Ron con tono ironico.
James tornò nella veranda con la faccia verdognola,
C.j. si era aggrappata alla sua giacca e si mordeva furiosamente un labbro.
“Si può sapere che state facendo?!” Urlò disperato.
“Datevi una mossa!”
Ron sospirò e si voltò verso di loro.
“Tua madre sta per avere il bambino.”
James e C.j. si scambiarono uno sguardo di pieno panico
prima di guardarli di nuovo.
“Che cosa?!”
**
Ben e Thea stavano correndo a perdifiato per le colline
vicino alla Tana. Erano stati costretti a prendere una passaporta, Alex voleva
essere sicura che non ci fossero intrusi e solo per quel giorno aveva fatto
chiudere il collegamento con il camino della Tana, consegnando agli invitati
una passaporta per arrivare al matrimonio.
Ben era più avanti, non si curava che gli si potesse
strappare il vestito o che si potesse spettinare. Thea invece aveva qualche
difficoltà a correre sui tacchi.
“Andiamo Thea, muoviti! Sei una lumaca!”
Proprio mentre si era voltato per urlare contro a sua sorella
Ben andò a sbattere contro qualcuno rimbalzando indietro di qualche
passo. Scosse la testa un po’ intontito. Alzò gli occhi e
incontrò il viso stupito di Micheal che lo fissava con divertimento.
“Si può sapere dove stai correndo?”
Chiese quasi con una risata nella voce.
Ben prese fiato. “Dobbiamo andare da Alex.
Subito.”
Micheal corrucciò la fronte. “Dubito che ti
faccia entrare nella sua stanza, da quando sono arrivato ha fatto entrare solo
nonna Molly e zia Ginny. Che ci devi andare a fare da Alex? Credevo che non
volessi neanche venire.”
Thea li raggiunse piegandosi su un fianco per riprendere
fiato, i capelli erano diventati un disastro e il vestito si era strappato sul
fondo della gonna. “Papà e mamma sono all’ospedale.”
Disse senza fiato.
Micheal spalancò la bocca. “Che cosa?!”
I due annuirono. “Sono con C.j. e James. A C.j. si
sono rotte le acque a casa nostra.” Puntualizzò Ben.
Oltre alla bocca Micheal spalancò anche gli occhi.
“C.j. è in travaglio?!” Ben stava per chiedergli cosa
significasse ma rimase zitto quando lo vide passarsi esasperato una mano tra i
capelli. “D’accordo, io vado in ospedale. Chiederò al capo
se possono farmi entrare in Sala Operatoria, io e C.j. non siamo ancora
legalmente parenti e non dovrebbero farmi problemi. Voi correte alla Tana e
dite tutto ad Alex.”
Thea lo fissò allucinata. “Dobbiamo ancora
correre? Io non ce la faccio più!”
Ben fece una smorfia. “Mi vergogno di essere tuo
fratello il più delle volte, sai?”
Micheal alzò gli occhi al cielo e li spinse verso la Tana che si vedeva in
lontananza a qualche metro da loro. “Veloci! Ci vediamo dopo!” E si
smaterializzò dal nulla.
Ben fissò sconsolato il punto dov’era
scomparso. “Hai notato che i compiti più ingrati spettano sempre a
noi?”
Thea prese un respiro profondo e chiuse gli occhi.
“Chiudi il becco e corri, Ben.”
**
C.j. cacciò un altro urlo quando entrarono al S.
Mungo, aveva la fronte ormai imperlata di sudore e Ron e James erano costretti
a sostenerla per farla camminare. Le cose stavano andando più velocemente
del previsto.
“Non preoccuparti, andrà tutto
benissimo.” Disse rassicurante Hermione camminando più svelta che
poteva con una mano sul pancione.
C.j. gettò la testa indietro disperata. “Non mi
sembra che stia andando tutto bene!”
“Che vuol dire che non ti sembra che stia andando
tutto bene?” Chiese disperato James.
“Un bambino sta per uscire dal mio utero! E io
sinceramente non ci vedo niente di positivo in tutto questo!”
Insieme si avvicinarono al bancone informazioni al centro
della grande sala. L’ospedale era stracolmo di maghi e streghe e tutti
sembravano andare di corsa. Ron si assicurò che James riuscisse a tenere
su C.j. da solo e si rivolse alla curatrice che stava dall’altra parte
della scrivania col capo chino su un foglio.
“Salve, scusi il disturbo ma la ragazza di mio figlio…”
La signorina alzò la testa con fare distratto ma
focalizzò la sua attenzione su Ron con un’espressione stupita e si
aprì in un sorriso. “Signor Weasley! E’ proprio lei?”
Disse sorpresa. “E’ da parecchio tempo che non la vedo da queste
parti!”
Ron le sorrise di rimando. “Oh, Verena! Speravo
proprio che ci fossi tu, adesso so che siamo in buone mani.”
Hermione fece capolino da dietro le spalle di Ron, anche lei
con un bel sorriso gentile. “Mi fa tanto piacere vedere che sei di turno
oggi, Verena. Non sai quanto! Eric come sta?”
“Hermione!” Squittì. “Oh, Eric sta
bene. E’ stato promosso giusto una settimana fa.” Fece lei
annuendo. “Ma cosa ci fate voi qui? No, aspettate, non ditemelo! Non
ditemi che siete qui per il solito motivo!”
Hermione rise e mostrò il suo pancione gonfio e Ron
scrollò le spalle con un sorriso. “Sai come si dice, il lupo perde
il pelo…”
“Scusate!” Arrivò la voce disperata di
James alle loro spalle, Ron e Hermione si voltarono. “Mi spiace
interrompere la vostra animata conversazione ma avremmo bisogno di aiuto
qui!”
“Oh sì.” Ron si voltò in fretta
verso la curatrice. “Hermione ha pensato bene di farsi venire le doglie
proprio mentre a mia nuora si sono rotte le acque. Potresti avvertire i
medimaghi e dirci in quale stanza portarla?”
Hermione intanto aveva preso una sedia a rotelle e vi ci
aveva fatto sedere C.j. che continuava a lamentarsi. Verena annuì e
indicò in fondo al corridoio mentre si allontanava per andare a chiamare
qualcuno. “Meglio se la porti nella stanza 121 al reparto B.”
Alzò un sopracciglio preoccupata. “Hermione, non credi che sia
meglio farla portare a qualcun altro la sedia?”
Hermione fece cenno come per scacciare una mosca. “E’
tutto ok, le mie contrazioni sono ancora brevi e con una distanza di dieci
minuti. C’è ancora tempo.”
C.j. alzò la testa speranzosa e la fissò negli
occhi. “Ci vorrà poco, vero?”
“No, tesoro.” Hermione la guardò con un
sorriso impietosito. “Non la prima volta. Mi dispiace.”
La faccia di C.j. perse colore.
“Non preoccuparti! Si sono già rotte le acque,
è un buon segno. Vuol dire che il travaglio non sarà lungo e
sembra che le cose stiano andando veloci…”
Come se stessero andando ad una scampagnata comincio a
spingerla lungo il corridoio continuando a discorrere come nulla fosse. James
boccheggiò e si voltò senza parole verso Ron che sospirò
scotendo la testa. “Mai che si dia una calmata, anche in situazioni come
queste. D’accordo che sa esattamente a cosa sta andando incontro,
però…”
James emise un verso strano. “Ma come diavolo fai a essere così
calmo?!”
Ron alzò un sopracciglio. “Scherzi vero? Ci
sono già passato sei volte… beh, cinque a dire il vero… so
esattamente passaggio per passaggio tutto quello che sta per succedere e tutto
quello che devo fare. Perché dovrei agitarmi?”
James mandò un altro sguardo alle due donne, che si
allontanavano sempre di più, e di nuovo verso Ron. “E chi diavolo era quella Verena?”
“Oh, lei.” Rise Ron. “Ha aiutato a far nascere
quattro dei tuoi fratelli. Con oggi cinque.”
Hermione si voltò indietro fermandosi un attimo.
“Ron!” Urlò per farsi sentire. “Datti una mossa, ci
vorranno solo due ore prima che questo bambino esca fuori e mi piacerebbe che
tu fossi lì con me!”
Ron allargò le braccia. “Sto arrivando! Per la
miseria, Hermione, pensa a C.j. adesso, io e te sappiamo esattamente cosa
dobbiamo fare.”
Si incamminò verso le due donne a passo sostenuto
lasciando indietro James bianco come un cencio e con gli occhi fuori dalle
orbite. James alzò gli occhi al cielo, congiunse lentamente le mani e
sospirò.
“Ti prego, dammi la forza.”
**
Alex si stirò il vestito mirandosi davanti allo
specchio. Prese un respiro profondo. Non era mai stato tanto nervosa in vita
sua. Si mise di profilo cercando di guardarsi con la coda dell’occhio,
stava controllando ogni centimetro della sua persona perché dovesse
essere assolutamente perfetta. Era il suo matrimonio, tutto doveva essere
perfetto.
“Ehi, come va?”
Alex rilasciò un sospiro e si voltò verso
Ginny che la fissava con un gran sorriso mentre si richiudeva la porta alle
spalle. Erano nella vecchia camera di Ginny e lei sorrise guardando ancora dei
vecchi poster appesi alle pareti.
Alex fece mezzo sorriso. “Nervosa. Molto
nervosa.”
“Sei davvero bella, Alex.” Ginny si sedette sul
bordo del letto. “L’ultima volta che ho indossato un vestito del
genere ti tenevo solo su una mano. Eri così piccola, con quegli occhioni
azzurri che sembravano due diamanti in quella faccetta paffuta.”
Lei rise e scosse la testa, i suoi capelli non si mossero
neanche tanto era costruita la sua acconciatura. “Per favore zia, ci
saranno già mamma e papà a dire questo tipo di cose per tutto il
giorno.”
“Già. A proposito, dove sono finiti?”
Alex la fissò nel panico. “Mamma e papà
non sono qui?!”
Qualcuno bussò alla porta, Ginny e Alex si voltarono.
Thea fece capolino con una faccia biancastra che impaurì non poco le due
donne, entrò velocemente nella stanza con Ben a seguito e prese un
respiro profondo prima di scuotere la testa mortificata.
“Devo dirti una cosa che non ti piacerà per
niente.”
Alex esitò con la bocca semiaperta, fece un minuscolo
passo avanti smarrita. “Cosa…” La squadrò da capo a
piedi. “Non penserai di venire all’altare in quel modo, vero? Ti
avevo detto che i capelli…”
“Mamma e papà sono all’ospedale con James
e C.j.” Buttò fuori Ben stufo.
Ginny schizzò in piedi con una mano sulla bocca.
“Oh mio Dio! Si è fatto male qualcuno? E’ grave? Santo
Cielo, proprio oggi che né io né Nathan e Micheal siamo di
turno!”
“Micheal è andato in ospedale cinque minuti fa.
E’ corso via appena l’ha saputo.” Disse di nuovo Ben.
“Allora è grave per davvero!” La voce di
Ginny si era alzata di almeno un’ottava.
“No, no.” Thea sospirò pesantemente e si
rivolse ad Alex. “Mi dispiace rovinare il tuo grande giorno, ma C.j. sta
per avere tuo nipote.”
Alex spalancò la bocca. “Sta…”
disse flebilmente. “Sta per partorire?”
Thea e Ben annuirono.
Alex rimase un minuto ferma, poi con uno scatto improvviso
cominciò a rincalzare l’orlo della gonna per poterla tenere su con
le mani e si catapultò fuori dalla stanza, i suoi tacchi risuonarono
sulle scale. Ginny e Thea si scambiarono uno sguardo allarmato e la seguirono.
Al piano di sotto Alex attraversò di corsa il salotto
sotto lo sguardo perplesso di alcuni invitati, che si sgranchivano le gambe
prima della cerimonia, mentre Ginny lanciava sorrisi di scusa a destra e manca
seguendo la sposina.
Molly Weasley soffocò quasi quando se la
ritrovò davanti ma prima che potesse aprire bocca Alex chiese in fretta.
“Dov’è Jonathan?”
Lei cercò lo sguardo di Ginny, che le fece cenno di
dirglielo, e più confusa che mai rispose tremolante. “Nella stanza
di Ron… ma non credo che…”
Senza dare tempo alla signora Weasley, Alex ripartì
in quarta. Tenendo alzata la gonna si precipitò su per le scale, con
qualche difficoltà per via dei tacchi, e salì in fretta i gradini
fino ad arrivare all’ultimo piano. Bussò con forza alla porta e
dopo qualche secondo Harry venne ad aprirle.
Spalancò gli occhi verdi. “Alex?!
…”
“Devo parlare con Jonathan!” Fece lei senza
fiato. Ginny e Thea arrivarono in quel momento. “Fammi entrare!”
La voce di Jonathan arrivò da dentro la stanza.
“Alex, che succede? Non avevi detto che porta sfortuna che ti veda prima
del matrimonio?”
Alex scansò Harry da una parte e irruppe nella
stanza. Jonathan, che stava davanti allo specchio sistemandosi la cravatta, sbarrò gli occhi e si voltò
verso di lei spaesato. Alex prese un respiro profondo.
“Non possiamo sposarci.”
Jonathan la fissò un po’ stupidito pensando di
non aver capito bene. “Prego?”
Harry corrucciò la fornte. “Alex, ma che
diavolo…”
“C.j. sta per avere il bambino.” Tagliò
corto lei senza staccare lo sguardo da Jonathan. “Lo so che avevamo
preparato tutto ma dobbiamo andare all’ospedale. Adesso.” La sua
voce era quasi implorante.
“C.j. sta per avere il bambino?!” Alex
annuì e lui sospirò sollevato. “Cavolo, per un attimo ho
pensato di essere io il problema.”
“Alex, non essere sciocca!” Disse Thea
all’improvviso. “Di sotto ci sono più di duecento invitati,
non possiamo rimandarli a casa!”
Lei scrollò le spalle. “Facciamoli restare,
c’è da mangiare per tutti.”
Jonathan rise e scosse la testa abbracciandola. “Vuoi
andare al San Mungo?”
Alex si appoggiò con una guancia contro al suo petto
e sorrise appena. “Sì. Non mi posso sposare senza
papà.”
“Bene.” Sospirò Jonathan. “Adesso
dobbiamo solo andare di sotto e dire a tutti che non se ne fa di
niente…”
**
Ron lanciò un rapido sguardo all’orologio sulla
parete. Erano passati solo quarantacinque minuti da quando erano arrivati. C.j.
e Hermione erano entrambe dentro ad una stanza d’ospedale con medimaghi
che le preparavano al parto. Sospirò e si voltò distrattamente
verso James seduto su una panca alle sue spalle, ma si costrinse a focalizzarsi
su di lui quando notò il verdognolo che aveva preso la sua faccia.
“Oh, James. Non sarà così male.”
James alzò lo sguardo misero su di lui.
“Pensavo di essere pronto. Non sono pronto. Papà, non sono ancora
pronto!”
Ron incrociò le braccia al petto e si umettò
un labbro appoggiandosi alla parete dietro di lui. “James, pensi che io a
diciotto anni mi sentissi pronto per fare il padre? Né io né tua
madre lo eravamo, eppure ti abbiamo cresciuto e…”
“E guarda che razza di persona sono diventato.”
Disse sconfitto abbassando la testa.
Ron alzò un sopracciglio. “Mi stai dicendo che
non sono stato un buon padre?” James non rispose e Ron si mise più
dritto guardandolo negli occhi. “Ascoltami bene, non so che razza di
persona credi di essere ma ti assicuro che sei venuto su bene. Hai dei sani
principi, ti preoccupi per le persone che ami… fai tanto il duro ma lo so
che prima di andare a letto passavi a dare la buona notte a tutti i tuoi
fratelli quando facevo il turno di notte.”
James scosse la testa. “Dovevo. Sono il più
grande. E se mi preoccupassi davvero non avrei passato tutta la mia adolescenza
a far soffrire C.j. come ho fatto.”
“Sei il più grande, ma nessuno ti ha mai
obbligato.” Sorrise Ron. “E ognuno compie qualche piccolo sbaglio,
ma alla fine anche tu ti sei ravveduto. E’ questo
l’importante.”
“Papà!”
Una voce dal fondo del corridoio li riscosse. Micheal stava
correndo all’impazzata verso di loro, scansò due curatrici
chiedendo scusa e si avvicinò a loro senza fiato.
“Ho fatto prima che ho potuto.” Ansò
passandosi una mano tra i capelli.
Ron fece una smorfia divertita guardando il suo abito da
cerimonia. “Bel camice!”
James si illuminò e si alzò in piedi.
“Ben e Thea sono alla Tana?”
Micheal scrollò le spalle. “Penso che a
quest’ora siano già arrivati. Li ho incontrati che stavano
correndo giù per la collina. Alex si è voluta assicurare che non
ci fosse nessun intruso e ha fatto chiudere il camino dando a tutti una
passaporta che si sarebbe attivata sulle colline vicini alla Tana. Così
solo chi conosceva il luogo avrebbe saputo dove andare.”
Ron lo fissò preso in contropiede e sussurrò.
“… Alex è una pazza sclerotica…”
“E tu che ci facevi sulla collina?” Chiese
James.
Micheal arrossì e si schiarì la gola guardando
altrove. “Cercavo dei fiori.” James e Ron si scambiarono un
sorrisino. “Non erano per Sarah!” Disse subito.
James roteò gli occhi. “Certo, sicuramente
erano per la prozia Muriel.”
“Beh, comunque penso che a quest’ora siano da
Alex.”
“Oh ti prego, fa che non mi uccida per averle rovinato
il matrimonio!”
Ron scosse la testa. “Tua sorella è crudele ma
non fino a questo punto.”
Micheal interruppe bruscamente. “C.j. come sta?”
“L’hanno portata in una stanza per prepararla.
Le si sono rotte le acque a casa nostra quindi stanno cercando di fare in
fretta, i tempi si accorciano in queste situazioni. Ci vorrà ancora del
tempo, temo.” Ron lanciò uno sguardo a James. “Ho chiesto ad
un Medimago di venirci a chiamare quando saranno pronte.”
Micheal corrucciò la fronte. “Saranno?”
James si passò due dita sugli occhi. “Mamma ha
le doglie.”
“Cosa?!” Micheal spostò lo sguardo da
James a suo padre. “Dimmi che non è vero!”
“Tua madre ha sempre avuto un tempismo pessimo per le
gravidanze.” Fece lui sospirando.
Micheal si
umettò un labbro. “D’accordo, adesso vedo cosa posso fare.
Teoricamente non potrei assistere mamma, ma forse posso stare con C.j. .
Chiederò al Primario se posso assistere. In che stanze sono?”
“121 e 122.” Disse Ron indicando il corridoio
alle sue spalle. “Le hanno messe vicine apposta.”
Micheal annuì e fece un cenno con la mano per
salutare dirigendosi verso il corridoio indicato da Ron. Non ebbe neanche
bisogno di guardare il numero sulle stanze, ormai conosceva l’ospedale a
memoria. Lanciò un’ultima occhiata verso suo padre e suo fratello,
che si era rimesso seduto con la testa tra le mani, prima di entrare nella 121.
Due curatrici stavano sistemando il letto e controllavano
che tutto fosse a posto attorno a C.j. mentre un medimago scrutava una cartella
medica. Il volto pallido di C.j. si illuminò appena quando lo vide sulla
soglia.
“Micheal!” Fece con voce allegra ma stanca,
aveva tutta la fronte sudata.
Micheal si fece avanti con un bel sorriso, salutò di
sfuggita il collega, e si avvicinò al letto sedendosi sul bordo stando
attento a non intralciare nessuno. “Ehi, quasi-mamma. Come ti
senti?”
Lei respirò a fondo come le era stato insegnato.
“Beh, come se avessi un pallone nello stomaco che sta cercando di
uscire.” Lo guardò sconsolata. “Non ce la faccio più,
fa già un male tremendo! Ci vorrà ancora molto?”
“Beh…” Si schiarì la gola
più volte diventando un po’ rosso sulle guance. “Non saprei,
dovrei… dare un’occhiata… per giudicare, e non sono poi
così un esperto. E James mi ucciderebbe se…”
“Per favore.” Lo supplicò C.j. con uno
sguardo miserevole. “Per favore, Micheal, siamo quasi parenti.”
Micheal arrossì anche sulle orecchie e abbassò
lo sguardo. Si schiarì nuovamente la gola e si alzò lentamente
dal letto camminando a piccoli passi verso il fondo del letto. Alzò
appena il lenzuolo appoggiato sulle gambe di C.j. e diede una veloce occhiata
prima di riabbassarlo. Rimase fermo qualche secondo a riflettere.
“Allora?” chiese lei impaziente.
Lui corrucciò la fronte. “Quando hai detto che
si sono rotte le acque?”
“A casa vostra. Non lo so, un’oretta fa forse di
più.”
Micheal annuì. “Beh, non sembri ancora…
ehm, pronta… ma forse nel giro di un’ora…”
C.j. affondò la testa nel cuscino. “Lo sapevo
che ci sarebbe voluto tanto! Tua madre l’aveva detto!”
Lui sorrise. “Non abbatterti, per non aver mai avuto
figli stai facendo tutto abbastanza veloce.”
“Non ci è mai riuscita a rimandare le cose, se
deve fare qualcosa lo fa subito e in fretta.” James era appena entrato
nella stanza ma era rimasto sulla soglia, in attesa.
C.j. gli sorrise e gli fece cenno di avvicinarsi. James
andò a sedersi al suo fianco e le prese una mano.
“Va tutto bene?”
Lei annuì. “Benissimo. Sembra che tuo figlio
non veda l’ora di vederti.”
“Mio figlio…” sussurrò.
“Dieci galeoni che ha i capelli rossi.”
Ridacchiò lei tenendosi il pancione.
James cercò di fare un sorriso nonostante il terrore
lo stesse mangiando. “Venti che è un maschio.”
Micheal sorrise e decise che era l’ora di lasciarli da
soli. “Meglio che vada a vedere come sta mamma.”
James alzò un sopracciglio. “Come se avesse
bisogno di aiuto! Potrebbe fare tutto da sola se glielo permettessimo.
Papà è appena andato da lei, comunque.”
“Ok. Allora a dopo.” Fece Micheal con un
sorrisone. “Chiederò di assisterti C.j., se per te va bene.”
“Sarebbe fantastico.” Rispose lei con un flebile
sorriso.
Micheal annuì e con un cenno della mano lasciò
la stanza. Si avvicinò alla 122 e sentì la voce di sua madre,
allegra e divertita, che raccontava concitata una storia. Sorrise quando
riuscì a capire di cosa stava parlando.
“… abbiamo attraversato il corridoio di casa
nostra e ce lo siamo ritrovato davanti. Ron è diventato rosso di rabbia,
per un attimo ho temuto che volesse ucciderlo. Poi ha mosso il mantello scuro e
ci ha tirato una polvere addosso e quando siamo riusciti di nuovo a vedere
qualcosa il druido era scomparso e noi eravamo tornati normali.” Concluse
Hermione con un sorriso sereno.
Verena, la curatrice, le mandò uno sguardo
impressionato mentre sistemava una flebo. “Questa sì che è
una storia! Ne avrete da raccontare ai vostri nipoti!”
Ron rise. “Ne avremo da raccontare ai nostri figli,
anche.”
“Beh, speriamo che sia l’ultimo.” Disse
Micheal ridacchiando mentre entrava con un sorriso. Si avvicinò al letto
e baciò la fronte di Hermione che gli sorride di rimando tranquilla e
rilassata.
“Ciao tesoro. Alex si è arrabbiata
molto?”
Micheal scosse la testa. “Non lo so, mi sono imbattuto
in Ben e Thea mentre correvano alla Tana e mi sono precipitato qui. Come sta
andando?”
Hermione represse una smorfia di dolore e si
accarezzò il pancione. “Credo che ci siamo quasi. Sta spingendo un
sacco. Mi ricorda tanto quando ero incinta di James.”
Ron si lasciò andare contro lo schienale della sedia
e sospirò. “Per lo meno stavolta sei in ospedale.”
“C.j. come sta?” Chiese Hermione interessata.
“Sembra abbastanza tranquilla.” Fece Micheal
scrollando le spalle. “Mi ha… mi ha fatto controllare per sapere a
che punto… direi che ci siamo quasi anche per lei. E’ strano
perché mi ha detto che è cominciato solo un’ora
fa…”
Hermione annuì. “A volte può capitare.
Con Ben ho fatto così in fretta che quasi non me ne sono accorta.”
“Sì, ma Ben è il tuo sesto
figlio.” Alzò un sopracciglio Ron.
Micheal scrollò le spalle. “Comunque credo che
sarò in Sala Parto con lei. Se il Primario me lo permette. Dovrei avere
un camice pulito nel mio armadietto.”
“E’ molto carino da parte tua.” Disse
Hermione con un sorriso.
“Non hai bisogno di me, vero?” Chiese Micheal.
“Non è un problema se sto con C.j. mentre tu…”
“Non essere sciocco, Mickey. Nessun problema.”
Rispose lei con un sorriso rassicurante.
Micheal annuì e uscì la stanza, lasciando Ron
e Hermione a raccontare in modo avvincente a Verena gli ultimi mesi che avevano
vissuto e tutto il caso che si era creato.
**
Un’ora dopo James e Ron erano di nuovo nel corridoio.
Stavolta però facevano su e giù davanti a due porte, una sulla
parete sinistra e l’altra sulla destra. Micheal era tornato una
mezz’ora prima con il camice e una mascherina legata al collo e con un
cenno della mano era entrato in una delle due stanze. James stava diventando
sempre più verde, mentre Ron passeggiava solo su e giù annoiato,
in attesa che qualcuno li venisse a chiamare.
All’improvviso Ron si fermò e strinse gli occhi
per vedere meglio. Aveva visto una specie di valanga rotolare verso di loro
dalla fine del corridoio. Man mano che quell’ammasso candido si
avvicinava Ron riconobbe dei capelli rossi e si rese conto che era Alex che
correva nel suo abito da sposa. Spalancò la bocca incredulo e le andò
in contro di qualche passo.
“Oh papà!” Alex gli si gettò al
collo appena fu più vicina. “Siamo ancora in tempo, vero?”
Jonathan fece capolino dietro di lei. “Abbiamo fatto
più veloce che potevamo, ma abbiamo perso un sacco di tempo a spiegare
agli invitati che non potevamo sposarci…”
“Non vi siete sposati?” Chiese ancora più
basito Ron. “Alex…”
“Non potevo sposarmi con C.j. in ospedale. E neanche
senza di te.”
James sospirò stanco. “E nemmeno con mamma che
sta per avere tuo fratello…”
“Mamma sta per avere il bambino?!”
Ron riconobbe la voce di Simon ma non riusciva a capire da
dove provenisse fino a che Alex e Jonathan si scansarono rivelando Simon,
Sophia, Thea e Ben. Ron alzò un sopracciglio. “Siete tutti
qui?”
Thea annuì. “Sarah, Matt, May e gli zii stanno
arrivando. Erano appena dietro di noi.”
James si lasciò andare contro al muro. “Sto
impazzendo a stare qua fuori!”
“Eccoli!” Disse improvvisamente Sophia indicando
la fine del corridoio. Sarah era la prima e correva a perdifiato, appena dietro
di lei Matt e May si tenevano per mano e Harry e Ginny chiudevano la fila.
“Non occorreva che veniste tutti quanti.” Disse
semplicemente Ron.
Ginny sospirò a metà corridoio e alzò
appena la voce per farsi sentire. “Per favore, ringrazia che ho convinto
mamma a stare a casa. Volevano venire anche lei e papà.”
James annuì e abbassò la testa. La
rialzò improvvisamente con la bocca semiaperta e fissò Thea.
“Dov’è Diego?”
Tutti si voltarono verso Thea e lei chiuse lentamente gli
occhi. “Miseriaccia…”
“Hai dimenticato di avvertire Diego?! Thea! C.j.
è sua sorella!”
“D’accordo, vado subito a spedire un
gufo.” Fece lei riaprendo improvvisamente gli occhi.
Alex guardò Thea correre via e si rivolse a suo
padre. “Da quant’è che sono là dentro?”
Ron guardò l’orologio al polso.
“Più o meno un’ora. Un medimago ha detto che ci sarebbe
venuto a chiamare appena fosse stata ora… stiamo aspettando.”
In quel momento la porta della stanza di C.j. si aprì
e ne uscirono un medimago, che entrò subito nella stanza di fronte, e
Micheal bardato di camice, cuffia e mascherina. Si vedevano solo gli occhi ma
si poteva comunque scorgere la sua sorpresa nel vederli tutti lì e si
tirò giù la mascherina velocemente riportando in alto le mani
coperte dai guanti, stando attento a non toccare nulla. “Oh, siete tutti
qui.”
Sarah fece un passo avanti. “Ciao amore.”
Micheal si chinò su di lei e la baciò tenendosi però a
debita distanza.
“Non pensavo venissi anche tu.”
Lei scrollò le spalle. “Abbiamo boicottato un
matrimonio. Sta andando tutto bene?”
Micheal annuì con un sorriso e si voltò verso
James. “Tutto benissimo. Anzi, ti consiglio di entrare, non vorrai
perderti la nascita di tuo figlio. C’è un camice appena dietro la
porta.”
James si mise dritto come una statua, un po’ sbigottito,
e chiese come se non avesse capito bene. “Sta… sta…
devo…”
Micheal gli fece un cenno con la testa verso la porta e lui
senza pensarci un secondo di più si precipitò dentro. Micheal
rise e indicò la porta alle sue spalle. “Vado a vedere come sta mamma.”
Ron e gli altri annuirono e Micheal scomparve dietro la
porta. Harry sorrise. “Nervoso?”
Ron alzò un sopracciglio. “Mi prendi in
giro?”
Micheal riapparve dopo qualche secondo. “Papà,
credo che tu debba venire. Subito.”
Ron lo fissò con la bocca semiaperta e si
voltò verso il resto dei ragazzi. “Ci vediamo tra un
po’.” Si avviò verso Micheal e entrò nella stanza.
Faceva un caldo tremendo. Si tolse la giacca e Micheal gli porse un camicie che
infilò al volo.
Non appena si avvicinò a Hermione spalancò la
bocca. “Stai già spingendo?!”
Hermionebuttò la testa all’indietro, un po’ dal dolore e un
po’ per riuscire a vederlo, e sospirò tra lo stanco e
l’arrabbiato. “Cosa dovevo fare, aspettare che arrivassi prima di
far nascere questo bambino? Non sono un robot, non vado a comando!”
Ron sospirò e le prese una mano che lei strinse
subito forte istintivamente. “D’accordo, scusa.”
Micheal comparve dietro a Ron. “Mamma, se non hai
bisogno di me io tornerei da C.j.”
Hermione si morse un labbro e cercò di respirare
regolarmente. “Vai pure, adesso c’è papà.”
Lui annuì e sparì dalla vista di Hermione. Ron
le sorrise. “Riusciresti a fare tutto anche senza di me. A dire il vero
riusciresti a fare tutto anche da sola.”
Hermione diede un’altra spinta e scosse la testa.
“Non è vero, non riuscirei proprio a fare niente. Ero
terrorizzata, Ron, terrorizzata! Quando ho iniziato a spingere e tu non
c’eri, stavo per mettermi a piangere!”
La voce di Verena arrivò dal fondo del lettino.
“Vai, Hermione, stai andando benissimo.”
Ron riportò l’attenzione su di lei sorpreso e
sospirò. “Perché avresti dovuto esserlo. Hermione, ci sei
già passata sei volte.”
“Lo so.” Fece lei con gli occhi umidi mentre
continuava a spingere. “Ma tutte le volte eri lì, persino la
prima. E poi sono undici anni che non…”
“Dodici.” La corresse lui.
“Sinceramente, Ron, in questo momento non me ne
può fregare un accidente di quanti anni… ah!” Hermione gli
strinse più forte la mano e Ron alzò gli occhi su Verena.
“Vedo la testa.” Disse lei concentrata.
Ron diede una piccola stretta alla mano di Hermione.
“Hai sentito? Ci sei quasi, solo qualche altra spinta.”
Hermione spinse più forte che poteva e si
lasciò andare contro il lettino. “Non ce la faccio
più…”
“Solo una spinta, Hermione, solo una.” Disse
urgentemente Verena.
Hermione spinse di nuovo e stavolta un pianto si
liberò nella stanza. Hermione si lasciò andare definitivamente
contro il lettino e Ron le baciò la fronte continuando a tenerla per
mano. “Sei stata bravissima.” Hermione sorrise stanca.
Verena si avvicinò a loro con un bebé
già pulito e avvolto in un lenzuolo. “E’ un maschio.”
Lo porse ad Hermione, che si tirò appena su a sedere per prenderlo in
braccio.
“Beh, in questo caso benvenuto Logan.” Disse Ron
accarezzandogli la testa già piena di capelli rossi.
Hermione gli toccò il nasino. “Che avesse i
capelli rossi c’era da aspettarselo.” Ron ridacchiò e
Hermione sussurrò. “Logan, apri gli occhietti e fa vedere a mamma
e papà di che colore sono.”
Come se fosse riuscito a capirla Logan spalancò
immediatamente gli occhi, che si rivelarono essere di un accesissimo…
verde.
Hermionee Ron
si scambiarono uno sguardo confusi. Ron si schiarì la gola.
“Ehm… Hermione, sei sicura che… cioè, sei sicura che
è mio, vero?”
Lei barrò gli occhi e si voltò verso di lui a
bocca aperta. “Ma sei impazzito? Con chi altri potrei essere
stata?”
“Beh, non lo so… Harry…”
Lei lo guardò male. “Oh per favore! E i capelli
rossi da chi li avrebbe presi?”
Lui scrollò le spalle. “Beh, la mamma di
Harry…”
“Mio padre aveva gli occhi verdi, Ron!” Lo
interruppe lei prima che continuasse a farneticare. “Mio padre!”
“Oh.” Fece lui sorpreso e improvvisamente di
nuovo tutto allegro. “Certo, tuo padre.”
Hermione roteò gli occhi e mormorò qualcosa
che Ron non riuscì a sentire. Ron la guardò mentre coccolava
Logan tra le sue braccia e le posò un altro bacio sulla fronte.
“Tesoro, ti dispiace se vado di là da C.j.? Voglio vedere come sta
andando.”
“Oh!” Fece lei illuminandosi. “Voglio
venire anche io!”
Ron la fissò come se fosse pazza. “Non puoi
venire! Hai appena affrontato un parto!”
“Ma anche io voglio assistere alla nascita del mio
primo nipote!” Si imbronciò lei. “Non è giusto! E poi
sto benissimo e…”
“Hermione.” Disse dolcemente Verena. “Non
ti faremo andare proprio da nessuna parte, quindi distenditi e rilassati. Non
abbiamo ancora finito.”
Lei si imbronciò un po’ e si voltò verso
Ron. “Prometti che mi racconterai tutto per filo e per segno.”
“Promesso.”
Con quella promessa ad Hermione, Ron lasciò la stanza.
I ragazzi fuori voltarono la testa verso di lui, in attesa di spiegazioni, ma
Ron non si fermò neanche un secondo e si precipitò dentro la
stanza di C.j. .
C.j. era già a lavoro e stringeva forte la mano di
James spingendo più che poteva. Ron si precipito al suo fianco e le
prese l’altra mano, C.j. alzò gli occhi su di lui.
“Oh Ron! Posso chiamarla Ron?”
“In questo momento potresti chiamarmi anche stronzo e
non me ne potrebbe importare di meno.” Disse Ron con un sorriso.
James si voltò verso di lui. “Mamma?”
Ron sorrise. “E’ di là con tuo
fratello.”
La voce di Micheal li riscosse. “Avanti, C.j., spingi!
Ormai ci sei.”
C.j. respirò a fatica e guardò sia James che
Ron esausta. “Non credo di potercela fare, sono troppo stanca.”
James le strinse la mano e la fissò intensamente.
“Ehi, non puoi mollare. Io e Diego abbiamo scommesso sul sesso del
bambino. Ho puntato venti galeoni!”
C.j. fece uno strano verso e gettò la testa
all’indietro. “Ti prego, Jay, non farmi ridere!”
Micheal parlò di nuovo. “Avete scommesso anche
sul colore dei capelli?”
“Sì, perché?” Chiese James
corrucciando la fronte.
“Perché vedo la testa, e congratulazioni a chi
ha puntato sul rosso.”
Ron catturò l’attenzione di C.j.
“D’accordo, tesoro, solo un altro piccolo sforzo e ci sei. Vuoi
farmi diventare nonno?”
C.j. annuì e strinse i denti spingendo ancora. A Ron sembrò tanto di avere un
deja vu quando un pianto riempì la stanza e Micheal si alzò con
un neonato dai capelli rossi. Lo vide sorridere emozionato. “Chi aveva
puntato sul maschio?”
James lo fissò a bocca aperta incapace di far nulla,
si riscosse solo quando Micheal si avvicinò e gli sistemò il
bambino tra le braccia. Lo scrutò per bene come se volesse imparare a
memoria ogni dettaglio.
Ron rise quando lo vide contare le dita delle mani e dei
piedi.
“E’ così… piccolo.”
Soffiò James.
C.j. lacrimò commossa. “Fammelo vedere.”
James si sporse verso di lei per farglielo vedere. Ron li
guardò con un sorriso. “Avete già deciso come
chiamarlo?”
“Jason.” Rispose secco James senza alzare gli
occhi dal bambino. “Jason Ronald Weasley.”
Ron alzò gli occhi su James, preso alla sprovvista.
“Ronald? Jason Ronald?”
C.j. rise ed annuì. “Nella speranza che diventi
un grande uomo, proprio come lei.”
Ron si gongolò un po’ sui piedi, lasciando che
i due ragazzi si godessero il nuovo arrivato. Dopo qualche minuto non
resistette più e fece un passo avanti. “Posso prenderlo? Vado a
mostrarlo al mondo.”
C.j. glielo porse e James annuì. “Certo
papà. Io resto qui ancora qualche minuto con C.j.”
“Io intanto vado a prendere Logan.” Disse
Micheal uscendo dalla stanza.
Ron rimase un attimo fermo a contemplare suo nipote.
“Se avesse gli occhi verdi, giuro che potrebbe essere scambiato per il
gemello di Logan.”
James lo fissò a bocca aperta. “Logan ha gli
occhi verdi?!”
“Già. Un verde brillante.” Annuì
lui. “Bene, Jason, è ora di affrontare la mandria di parenti
là fuori.”
Senza staccargli gli occhi di dosso uscì dalla stanza
e nello stesso momento Micheal uscì dalla stanza di fronte. Con un sorriso
Micheal gli diede il bambino e Ron sistemò Jason su un braccio e Logan
su l’altro, infine alzò gli occhi sui presenti.
“Beh…” Iniziò con un sorriso.
“Questo qua a destra con questi magnifici occhi verdi è mio figlio
Logan, e questo a sinistra è il mio primo nipote.”
Tutti emisero degli urletti eccitati e si avvicinarono per
guardare i due bambini che sbadigliavano e si appisolavano contro le braccia di
Ron. Harry rise. “Se tengono gli occhi chiusi sarà un bel problema
distinguerli i primi mesi. Sono identici!”
Alex strinse appena la mano minuscola del fratellino.
“Ehi papà, pensi che ci lasceranno Logan e Jason ancora per
qualche minuto?”
Ron corrucciò la fronte. “Perché?”
Alex e Bonar si scambiarono un sorriso d’intesa.
“Al piano di sotto c’è una cappella.”
FINE
… ah no! Scusate c’è l’epilogo XD
**
Un parto trigemino, ecco cosa è
stato. Ho dovuto partorire un capitolo, Logan e Jason!
Però
ammettetelo, ne è valsa la pena XD
Ebbene sì, si
può dire che siamo arrivati al capolinea. Ragazzi che tristezza, mi
sembra ieri che iniziai a scrivere nte1… che allora non si chiamava
nemmeno così.
La cosa che mi ha
fatto davvero ridere nelle recensioni stavolta è che c’è
stato un netto schieramento tra chi odia la coppia Diego/Thea e chi li adoro XD
siete peggio dei drunks contro aurors!
Dracuccio88: Sono sicura, la saga
Nte finisce qua. Ogni storia ha bisogno di un finale. Ma questo non vuol dire
che non possiate sognare e continuare la storia nella vostra testa.
Robby: Fedelissima
fino alla fine! Ci credo che ti mancherà questa storia, l’hai
praticamente vissuta passo passo con me. E credimi, mi piange il cuore ma devo
mettere fine a questa saga, si è già dilungata troppo. Purtroppo
sono sotto esame anche io, quindi ti mando un bacio veloce.
Sbirolina93: Nte
finirà ma non smetterò di scrivere. Certo, è molto
probabile che mi prenda una pausa ma ricomincerò presto. Non riesco a
stare senza scrivere. Devo solo organizzarmi e trovare il tempo per fare tutto
ma non ho intenzione di mollare nessuno dei miei progetti.
Flyingstar16: Per un
druido è facile eludere la sorveglianza, ha poteri che i maghi non
hanno. Eh tesoro, vabbé che qui ho i fan che mi acclamano XD ma manca
una settimana all’esame e non ho ancora scritto una parola della tesina!
Ninny: Grazie mille.
Marty McGonagall:
Ragazzi miei, come vi faccio diventare violenti! Ti dirò, non mi
considerò più di tanto originale, è l’insieme che
sembra una cosa nuova XD in realtà sono tanti pezzetti di cose viste
mille volte, rivisitate e messe insieme. E’ difficile essere originali al
giorno d’oggi. Comunque benvenuta.
Sandy85: Ti pare che
in una mia storia rimanga in sospeso qualcosa? Certo che si sistemerà
tutto XD. Sono rimasta basita, di solito la coppia D/T non piaceva mai a
nessuno, ho ricevuto animate lamentele… sono contenta che a qualcuno vada
a genio! XD No figurati, il druido nasce tutto da dentro la mia testa, lo so
che in realtà le fonti storiche dicono ben altro… ma un essere
strano e ripugnante era quello che mi serviva per dare un tocco in più
alla storia. Un baciu.
Saty: Su su,
riprenditi! Ci sono sempre gli scrittori veri XD non è una tragedia la
fine di questa ff. Eh, ora rimane il dubbio però… ce la faranno
Alex e Bonar a sposarsi? L’unica cosa di cui mi rammarico è, in
sedici capitoli, di non essere riuscita a farti cambiare idea su Diego. Sono
veramente delusa da me stessa. Non preoccuparti ^^” l’epilogo
straborderà di piccini! Siamo tutti sotto esame quindi don’t worry
^^ un bacio.
Kristen S Kryssy: Beh,
improvviso… in fondo sono rimasti a quel modo quasi un anno. Non
preoccupatevi per la fine della storia, ci sono ancora i MM. Ma figuriamoci se
elimino uno Weasley così su due piedi, naaah! Grazie ancora per tutti i
complimenti!
Hermione_06: Eh, pensa
che io vorrei aver scritto Harry Potter ^^ ma ci dobbiamo accontentare. Magari
tra poco comincerai a scrivere ff e diventerai più brava di me. Un
bacio.
Fiamma90: Mi fate
morire XD gente come te vuole insieme Diego e Thea, altri li odiano… eh
ma mi sa che vincete voi ^___- Lo sho! Mancherà un sacco anche a me!
Lill: u.u sono sempre
i migliori quelli che se ne vanno… a parte gli scherzi, se continuassi
alla fine diventerebbe peggio di beautiful. Le cose sono belle quando hanno una
fine. Mi dispiace che non ti piacciano Diego e Thea ma hai fiutato bene…^^
Hermione96: Hai
scritto talmente tante cose che non so neanche da dove cominciare XD posso solo
dire grazie, per qualunque cosa, e che sono contenta che tu sia così
entusiasta di questa ff!
Seiryu: E’ la
prima volta che scrivo bene il tuo nick alla prima, record mondiale! Si
effettivamente mi mettevo a ridere da sola mentre scrivevo u.u so che è
strano ma me le scrivo e me le rido da sola. Io dico che si è commosso
per Hermione incinta, lasciarli così sarebbe stato mettere il dito nella
piaga. No basta, nte3 è l’ultimo della saga, per le storie del
bisnonno Weasley ci saranno i MM e niente più. Grazie per la
fedeltà XD
Animablu: Santa donna,
che hai capito! Ti bacerei! L’unica che ha accettato di buon cuore la
fine di questa storia XD grazie per non avermi fatto sentire una m***a a
chiudere questa ff.
GiulyWeasley: Nonna!
Che piacere! Non ti smentisci mai, solo dopo due parole hai mostrato la tua
vera natura -___-“ che pazienza ci vuole con te! Ti ricordi quando ancora
ero giovane e non capivo niente di come si scrivesse una ff? XD Dio, rileggere
nte1 mi fa venire i brividi!! E’ orribile! Grazie grazie nons, un
baciotto!
E così tocca a me raccontare la fine di questa storia
Epilogo
E così tocca a
me raccontare la fine di questa storia. Fosse stato per me non me ne sarebbe
importato di meno, ma mamma mi ha costretto. Dice che
è giusto che lo faccia io dato che sono l’ultimo della
‘vecchia generazione’. Come se poi mi si
potesse considerare vecchio, ho solo dieci anni!
Il mio nome è LoganWeasley, sono l’unico
Weasley ad avere dei brillanti occhi verdi e sono
venuto al mondo in circostanze alquanto strane… ma
questa storia già la conoscete.
Quello che non sapete
è che mamma e papà a 54 anni suonati sono ancora innamorati come
due ragazzini e a volte mi lasciano a casa di qualcuno dei miei fratelli per un
weekend tra amanti. Siamo tutti terrorizzati dall’idea che possa venirne fuori qualche altro Weasley.
Papà è
scoppiato a ridere quando per il suo compleanno gli ho
regalato una scatola di preservativi, ma mamma non è stata molto felice…
e non guardatemi con quelle facce, certo che so cosa sono, Ben e James sono miei fratelli, ricordate?
A proposito di James, vi ricordate quando diceva
di non essere pronto a fare il padre? Beh, dev’essergli
piaciuto fare da papà a Jason perché
adesso lui e C.j. hanno tre figli: Jason, Jasper e Jack.
Alla fine si
può dire che ne abbiano quattro, io sono sempre a casa loro. Jason è il mio migliore amico, siamo cresciuti
insieme e siamo praticamente inseparabili. Zio Harry
dice sempre che gli ricordiamo Fred e George da piccoli. Effettivamente potrebbero anche
scambiarci per fratelli, se non fosse che quel deficiente di Jason si diverte ad imbarazzarmi davanti alle ragazze
chiamandomi ‘zio’.
Nessuno dei miei
nipoti mi chiama zio, neanche i più piccoli.
Comunque, nonostante
la trasformazione di James da single prediletto a
papà dell’anno, su qualcosa ha voluto mantenere la sua parola. A
trentasette anni suonati non si è ancora sposato!
Sinceramente non so
come faccia C.j. a sopportarlo!
Quando glielo dico lei
ride e scuote la testa dicendo che ormai ha rinunciato ad essere una signora Weasley. E che comunque essere chiamata Miss la fa sentire
più giovane.
In realtà io e
tutti i miei fratelli sappiamo che James le ha
già comprato un anello. Quello che non sappiamo è
quando si deciderà a darglielo.
Parlando di anelli e
matrimoni, alla fine Alex e Jonathan
sono riusciti a sposarsi. Eravamo presenti anche io e Jason.
Si sono sposati nella
cappella del S.Mungo e Alex
è diventata la signora Bonar.
Adesso Jonathan è diventato colonnello al posto di Slade e quando papà deciderà di andare in
pensione diventerà il Generale degli Auror.
Questo, oltre ad
essere fantastico per Jonathan, è stato un
sogno che si avvera per Alex. Ha lasciato il suo
lavoro al ministero per stare a casa coi bambini.
Ad Alex
non era mai piaciuto troppo lavorare, e adesso Jonathan
guadagna abbastanza per tutti e due. Cioè, tutti e quattro.
Alex e Jonathan hanno
avuto un maschio e una femmina. Christopher e Jennifer.
Jennifer è,per ora, la mia unica nipote
femmina. A volte è una vera palla al piede, quando mi costringe a
giocare con lei alle bambole, ma sa anche giocare a Quidditch
quindi è abbastanza ok.
Per
quanto tormentata sia stata la
loro storia Micheal e Sarah ora se la spassano alla
grande. Altro che Romeo e Giulietta, con Micheal che
fa il medimago e Sarah che per ogni concerto guadagna
più di papà e zio Harry messi insieme
si può dire che navighino nell’oro.
Adesso vivono insieme ad Edimburgo. Sarah è andata dal capo di Micheal di persona perché gli proponesse di nuovo
quel gemellaggio, non se lo sarebbe mai perdonata se Micheal
avesse rinunciato per lei.
Nonostante siano
sposati da anni zio Harry storce ancora il naso quando li vede in atteggiamenti…affettuosi. Si
è rabbonito solo dopo che è nato Zack.
Dio, quanto invidio Zack e Lucas! Con tutti i soldi
che hanno possono comprarsi una scopa nuova alla
settimana!
L’ultima volta
che sono venuti a trovarci Sarah ci ha detto che era di nuovo
incinta e per questo smetterà di lavorare per un po’. A zio
Harry si sono illuminati gli occhi, non ho ancora
capito se perché Sarah gli darà un altro nipote o perché
ha deciso di smettere di fare concerti.
Simon è stata
la vera e propria sorpresa.
Tutti pensavano che
sarebbe rimasto con l’officina fino alla fine dei suoi giorni. Invece la McGrannitt
gli propose una cattedra adHogwarts
solo qualche mese dopo la mia nascita.
Lui e Sophia insegnano entrambi lì, Simon
Difesa contro le Arti Oscure e Sophia
incantesimi. E ci vivono pure.
Hanno una casa nel
parco di Hogwarts, così non devono fare i
pendolari. Quando raccontano la loro storia ridono sempre dicendo che è
stato un cerchio, sono tornati dove tutto è cominciato. Sophia lo trova romantico. Io lo trovo patetico.
Simon però non
ha completamente rinunciato all’officina. Ha lasciato Ed ad occuparsene e
appena ha un po’ di tempo libero va a dargli una mano. Passa lì
praticamente tutta l’estate.
Comunque, da bravi
professori Simon e Sophia hanno pensato bene di
rovinare i loro figli con nomi di personaggi storici. Così hanno
chiamato i loro figli Elphias e Kingsley.
Poveri loro!
Devo ammettere che per
loro deve essere stata dura convivere coi loro nomi, ma da quando papà
ha raccontato a Kingsley la storia di “Weasley è il nostro re” si è montato la
testa e si presenta come KingWeasley.
L’altro giorno l’ho pure visto che indossava una maglietta con su scritto ‘I amKingWeasley’, è
insopportabile! Simon gliel’ha fatta togliere, credo…
Thea dopo una
separazione tormentata e sospiri lacrimati si è rimessa con Diego.
Certo è stata
dura, hanno aspettato fino a che Thea non avesse finito
la scuola per ricominciare a frequentarsi.
Non che dopo abbiano
avuto vita facile, papà non ha mai visto di buon’occhio
la loro relazione. Come biasimarlo poi, Diego è troppo vecchio per Thea.
Ha dodici anni più di lei!
All’inizio anche
James pareva molto disturbato da loro due insieme ma una sera si sono messi a parlare lui e Diego e da
allora non ha più aperto bocca su di loro. Cosa si siano
detti solo il cielo lo sa.
Nonostante il suo
disappunto papà ha accompagnato Thea
all’altare senza cercare di fuggire prima, mamma si era raccomandata di
comportarsi bene. Anche se Micheal giura di aver
visto papà lanciare un’occhiata di fuoco a Diego prima di voltarsi
e andare a sedersi.
Sono già due
anni che sono sposati e l’ultima volta che ho visto Thea era così
grossa che sembrava una balena coi capelli rossi. Il tempo scade il prossimo
mese. Pare che avrò un’altra nipote femmina,Brooke.
Forse Jennifer la smetterà di chiedermi di giocare alle
bambole.
Papà si
è quasi strozzato col succo di zucca quando
Thea gli ha detto di essere incinta, ma adesso guarda con rassegnazione il suo
pancione. Vita dura quella del nonno!
Il mio caro fratello
Ben è l’essere più intelligente del pianeta.
Non solo non si
è sposato ma non si tiene neanche una fidanzata
per più di due mesi!
Dopo l’incidente
Beautifull, Ben ha pensato bene di non “posarsi
sullo stesso fiore” più di una volta. Per il gran disappunto di
mamma, Ben per adesso ha solo avuto ragazze biondissime e col quoziente
intellettivo di un molliccio. Per poco non gli stacca la testa
quando Ben le ha risposto che non bisogna essere intelligenti per…
beh, avete capito.
Quando Ben non
è occupato con una delle sue ragazze, lavora in una filiale dei
‘Tiri Vispi Weasley’. Papà dice
che non c’era lavoro piùadatto per lui.
Volete sapere anche
cosa è successo a tutti gli altri?
Matt e May sono
felicemente sposati, ma anche questa era una cosa che sapevate già.
Matt lavora sempre al Dipartimento degli Auror con papà e per la sua grande gioia adesso gli vengono assegnate anche delle missioni. Ha sempre odiato il
lavoro d’ufficio.
May ha preso in gestione il
‘Magic Inside’, che è
rimasto negli anni il solito vecchio locale di Bibo.
Lei e Matt hanno fatto un accordo, May poteva tenere in gestione il locale a patto che si limitasse a fare la proprietaria e non la… ballerina,
ecco.
Per l’immensa
felicità di zio Harry, che da Sarah ha avuto
solo nipoti maschi, Matt gli ha donato due nipoti
femmine. June e April.
L’originalità di nomi in famiglia è terrificante!
Seth è diventato il proprietario di una
squadra di Quidditch, in barba a tutti quelli che gli
remavano contro. Si è comprato i Cannoni. Non c’è da
chiedersi perché papà lo adori tanto, ci fa avere sempre un sacco
di gadget e biglietti gratis.
La cosa straordinaria
è che Kim, dopo tre bambine, giochi ancora come professionista e in
ottima forma direi. L’anno scorso ci ha fatto vincere il campionato!
Anche loro, in
mancanza di originalità, hanno pensato di chiamare il
loro figli con il nome del luogo dove sono stati procreati. Con il QuidditchSeth e Kim sono spesso
all’estero. Così sono nate Sydney, Paris e London.
Alla fine non è
che gli sia andata poi così male, pensate se avessero procreato a
Glasgow!
Dean, qual vecchio latin lover qual’era, ha lasciato le sue vesti da Don Giovanni
per dedicarsi completamente a Geena.
Certo se la sono presa
con calma, Geena era spesso via per i concerti e Dean non aveva nessuna fretta di vedersela arrivare contro
col vestito bianco.
Dopo diversi anni di
fidanzamento comunque siamo riusciti ad accasare anche Dean
e l’anno scorso è pure diventato papà di Lee.
Ashley è stata tutta contenta di diventare
nonna di nuovo, mentre Draco ha storto il naso e ha
detto ‘questo mi farà sembrare ancora più vecchio’.
E questo è
quanto.
Quello che posso dire
è che ora siamo tutti felici e contenti, io e Jason
andremo a scuola il prossimo settembre e non avrei potuto
desiderare dei genitori migliori.
…ah, dimenticavo
di dire che ovviamente tutti i nipoti Weasleysono tutti maschi e con i capelli rossi. Sarah ha dovuto
davvero rinunciare ad avere una femmina. Pare che le uniche che si siano
salvate siano Alex (Chris e
Jen hanno i capelli scuri come Jonathan)e Thea, i loro
figli non hanno il nostro cognome.
E c’è
davvero chi dice che l’abito non fa il monaco!
**
Non posso crederci…
Siamo arrivati alla fine…
Quanti ricordi…
Va bene, non è tempo di frignare! Tutto finisce bene,
tutti sono felici e contenti quindi noi saremo felici e contenti per loro.
E’ stata lunga, faticosa, ma
questi anni insieme a voi appassionati di NTE mi hanno fatto sorridere. Vedervi
così presi da una storia inventata dalla mia mente contorta mi ha
divertito, i vostri commenti sono stati preziosi e probabilmente non avrei
continuato a scrivere così tanto se non fosse stato per voi.
Nonostante questo non scriverò il sequel di Nte3
Le vostre richieste sono tutte inutili quindi non vi
sprecate XD
Non è per cattiveria ma perché ogni storia
merita un finale e il finale è questo. Ho sempre odiato le cose che si
tirano per lunghe e non stanno in piedi.
Il fatto che non risponda uno per uno non significa che non
ho letto i commenti e non li ho apprezzati, anzi. So che pensate che io non mi ricordi di voi ma mi ricordo perfettamente ogni nick di chi ha seguito e appena uno mi lascia un commento
so se è nuovo, se ha recensito poche volte o se non si perde un
capitolo. (e non mi scappate nemmeno a cambiar nick, che tanto me ne accorgo!)
Nonostante questa sia la fine ci sono sempre i MissingMoments, non
dimentichiamocelo, quindi i personaggi non andranno persi per sempre.
Dopo questo posso solo ringraziarvi
di nuovo e augurarvi una buona estate!