Grown Young -NTE3-

di funkia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Here We Go Again ***
Capitolo 2: *** Hard Time ***
Capitolo 3: *** Cracked ***
Capitolo 4: *** Plunged Back Into The Past ***
Capitolo 5: *** Caught! ***
Capitolo 6: *** What A Mess... ***
Capitolo 7: *** I'm A Man, You're A Woman ***
Capitolo 8: *** Problems? ***
Capitolo 9: *** Truth ***
Capitolo 10: *** Dinner Time ***
Capitolo 11: *** We Don't Like Status Quo ***
Capitolo 12: *** Back To Normal... More Or Less ***
Capitolo 13: *** Surprise, Surprise ***
Capitolo 14: *** Being Together ***
Capitolo 15: *** Merry Xmas part.1 ***
Capitolo 16: *** Merry Xmas part.2 ***
Capitolo 17: *** Whole ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Here We Go Again ***


La casa era avvolta in un singolare silenzio

                              GROWN YOUNG

 

                           1. Here we go again…

 

 

 

Anoche yo sentí, que me besaste diferente
Y me quedé, sin saber qué hacer
Yo te conozco y sé
Que algo no anda bien, ven dime la verdad
No quiero imaginar
Que fue el beso del final                                             C. Aguilera- El beso del final

 

 

La casa era avvolta in un singolare silenzio. Singolare non per le dimensioni, era una villetta di due piani con mansarda e terrazzo, ma singolare perché fin da quando era stata abitata era sempre regnato un allegro vociare, vivace e instancabile. Ai suoi abitanti adesso piaceva dire che la casa era maturata con loro durante gli anni, si era fatta più seria e quiete. Questo non voleva assolutamente dire che era diventata monotona, la casa in tutti quegli anni portava con sé e custodiva i segreti più remoti di ogni abitante, li aveva visti crescere, aveva ascoltato i loro problemi ed era stata lì a prendere atto di tutto.

 

All’interno della sala solo una donna che leggeva avidamente un grosso tomo come era sempre stata abituata a fare. Il suo passatempo preferito. I riccioli ricadevano domati ai lati del viso mentre si piegava sul libro per leggere meglio, completamente rapita dalla storia. Alzò la testa per dedicarsi ad altro solo quando sentì il cagnone, Panfolo, abbaiare un paio di volte seguito dallo scatto della porta ma appena vide entrare il marito riabbassò gli occhi sulla carta. Ron le si avvicinò piano e le baciò una guancia per salutarla politicamente e si lasciò andare sulla poltrona.

 

“Com’è andata a lavoro?”

 

“Il solito.” Rispose lui con un sospiro rilassandosi completamente contro la morbidezza della poltrona, socchiuse gli occhi quanto bastava per vedere la reazione di Hermione, che come previsto fu la solita. Annuì e tornò a concentrarsi sul libro.

 

Nessuno dei due sapeva bene come fossero arrivati a quel punto, al punto di sembrare due estranei l’uno all’altra, a salutarsi per convenzione e trovarsi a parlare solo perché abitavano e dormivano insieme. Ron si umettò un labbro e distolse lo sguardo passandosi una mano sul mento e constatò che avrebbe dovuto farsi la barba nei giorni a venire.

 

Sobbalzò appena quando sentì del pelo sotto la mano abbandonata sulla poltrona e sorrise quando voltandosi incontrò il dolce muso del cane che scodinzolava allegro in cerca di coccole. Gli accarezzò il pelo fulvo un paio di volte e chiuse gli occhi.

 

Un busso alla porta li riscosse entrambi e si guardarono un attimo negli occhi. Ron sbuffò rassegnato “Vado io.”

 

Andò ad aprire la porta seccato, si sentiva a pezzi dal turno di lavoro. Rimase un attimo perplesso quando si trovò davanti un ragazzo alto e con dei buffi capelli castani, tutti scompigliati, poco dietro di lui una bella ragazza con dei luminosi occhi verdi che mostravano lo stesso sorrisetto. Ron sorrise loro.

 

“Ragazzi, che ci fate qui?”

 

“Siamo venuti a congratularci col dottore.” Disse Matt ridendo apertamente mentre entrava in casa, la sorella alle sue spalle ridacchiò con una mano sulla bocca.

 

“Abbiamo saputo di Micheal.”

 

Ron sorrise e annuì “Ah, adesso capisco. Se vi fa l’onore di entrare è nel suo studio.”

 

Sarah ridacchiò ancora più di prima e Matt gli tirò una piccola pacca sulla spalla. Passando per la sala notarono Hermione su una delle poltrone che leggeva avidamente il suo bel libro.

 

“Ciao zia.”

 

“Ciao tesoro. Come va adesso il braccio?”

 

Matt tirò su la manica dove una grossa escoriazione partiva dal gomito e arrivava quasi al polso, ancora abbastanza fresca, tuttavia fece un sorriso e scrollò le spalle “Niente di grave, poteva andarmi peggio. Già che ci sono sento se il neo dottore può fare qualcosa per me.”

 

Senza scambiarsi un’altra parola i due ragazzi salirono su per le scale e arrivati al primo piano camminarono fino alla fine del corridoio. Matt rivolse un’occhiata furba alla sorella prima di bussare e senza aspettare di ricevere risposta entrarono. Micheal se ne stava completamente spaparanzato sul letto con una braccio sul volto per coprire la luce, alzò appena la testa quando sentì ridacchiare i due e si mise in piedi con un sorriso incredibilmente uguale a Ron.

 

“Ehi! Che ci fate qui? Pensavo dovessimo vederci domani a casa tua.”

 

Matt mandò un fugace sguardo a Sarah, che si morse le labbra  per non ridere, ed esattamente come aveva fatto qualche secondo prima sollevo la manica mostrando la ferita al cugino, alzò beffardo un sopracciglio. “Mi serviva un Guaritore e non sapevo dove andare…”

 

Micheal lo guardò un attimo e scoppiò a ridere, prima che potesse far altro Sarah gli era saltata al collo. “Congratulazioni!”

 

“Ragazzi, calma! Sono solo diventato un apprendista, non ho nessun titolo ancora.” Disse ancora ridendo.

 

“Come no? Io il titolo di apprendista non lo butterei via, testa vuota, hai visto che alla fine ce l’hai fatta! Tu e la tua bassissima autostima del cavolo, mi hai fatto passare nottate in bianco a consolarti, mi devi ore di sonno!”

 

Micheal rise ancora più forte e lo guardò sfacciato alzando un sopracciglio chiaro. “Va bene, diciamo che se ti fai male in ospedale mi occupo io di te. Promesso.”

 

Matt scosse la testa. “Non attacca, Weasley. Voglio la camera più luminosa, una bella e accondiscendente infermiera e la vista sul parco.”

 

Sarah e Micheal risero insieme stavolta. “Vedremo cosa possiamo fare.”

 

“Te lo ritroverai in clinica ogni due giorni, sai?” Disse Sarah con il suo bel sorriso. “Dovresti vedere mamma quando Matt torna a casa da lavoro, appena vede una nuova ferita comincia ad andare in iperventilazione. Come se fosse il primo Potter Auror poi…”

 

“Mamma si preoccupa troppo. Sono solo i rischi del mestiere e qualche graffio ormai non mi fa più neanche il solletico”

 

Micheal gli prese il braccio leso esaminandolo da vicino e si lasciò scappare un sorrisetto. “A quanto vedo neanche un ustione da secondo grado, uomo di ferro. Senti un po’ Ironman, non è che stai cercando di farti ricoverare solo per conoscere qualche bella infermiera?”

 

“Mi hai beccato, lo ammetto.” Disse ridendo, poi si illuminò “Ma guarda che stupidi che siamo, non abbiamo portato niente per congratularci come si deve! Restate qui, vado a sentire gli zii se hanno una bottiglia da parte per caso… non si può festeggiare un neo dottore senza una buona bottiglia di spumante!”

 

Uscì così di fretta dalla stanza che gli altri due non ebbero nemmeno il tempo di fiatare. Sarah scosse la testa guardando il fratello uscire tutto eccitato e si voltò con le guance un po’ arrossate verso Micheal che la guardava con il suo solito sorriso luminoso. “Sei stato bravissimo, davvero.”

 

“Grazie.”

 

Sarah distolse lo sguardo giocherellando con l’orlo della maglia. “Insomma Weasley, hai una famiglia meravigliosa, una salute ottima e adesso anche un lavoro… che cosa potrebbe volere di più un uomo?”

 

“Una donna con cui passare le fredde notti d’inverno.” Il sorrisino di Micheal si era fatto quasi beffardo stavolta, come se si aspettasse una reazione ben precisa alle sue parole, e fece un passo avanti. Sarah ricambiò il sorriso e fece la vaga.

 

“Una donna eh? Vediamo se ti posso aiutare, come la vorresti questa donna?”

 

Micheal si avvicinò a lei. “Fammi pensare un attimo… beh, prima di tutto bella… castana, occhi verdi… un bel sorriso… e magari con metà del mio sangue.”

 

Sarah sorrise tra sé e gli posò una mano sul petto. “Mmmh, dovrei conoscerla una così, sai?”

 

Appena le mani di Micheal si posarono sui suoi fianchi il suo sorriso diventò ancora più birichino e alzatasi in punta di piedi fece scivolare dolcemente le braccia dietro al suo collo mentre lui premeva le labbra sulle sue. Piegò la testa da un lato schiudendo le labbra completamente in balia di Micheal permettendogli senza esitazioni di approfondire quello che avevano cominciato. Micheal si tirò indietro con un sorriso soddisfatto.

 

“Mi sei mancata.”

 

“Anche tu. Ma a quanto pare non sono l’unica a cui hai fatto passare notti in bianco… ringrazio che non sia stata un’altra donna almeno…”

 

Micheal si grattò la nuca. “Credimi, avrei voluto stare con te ma tuo fratello era sempre nei paraggi e non potevo certo chiedergli di andare a casa, si sarebbe insospettito. Adesso che ho finito gli studi sono tutto tuo, promesso.”

 

Sarah si dondolò amabilmente da un piede all’altro continuando a tenere le braccia allacciate al collo di Micheal. Rialzò gli occhi verdi da cucciola come solo lei sapeva fare. “Dimmi che cominci l’apprendistato il più tardi possibile… non ce la faccio a stare lontana da te ancora, questo mese è stato un inferno. Stare a casa quando papà non è a lavoro è massacrante!”

 

“Comincio la settimana prossima.” Disse guardandola imbronciarsi. “Ma ho dei turni, possiamo vederci comunque.”

 

“Spero solo che i tuoi turni non coincidano con quelli di papà. Pensavo che con il tempo si sarebbe calmato e invece non ha fatto che peggiorare, mi sta davvero facendo innervosire con la sua aria da Sherlock Holmes. Cosa spera di ottenere, poi, non sono certo così stupida da dirgli che sto con te!”

 

Micheal rise pizzicandole il naso. “No, direi che non è per niente una buona idea, è la volta che gli viene un infarto. Gli hai già detto del lavoro?”

 

Sarah si morse un labbro abbassando la testa. “Beh…”

 

“Sarah…” mugolò Micheal. “Non puoi tenerglielo nascosto ancora per molto. Né a lui né a zia Ginny. Tra poco cominceranno a chiedersi che cos’hai intenzione di fare del tuo futuro e cos’hai intenzione di rispondere? Che devi ancora pensarci?”

 

Lei si staccò finalmente dal suo collo e arretrò di qualche passo sospirando. Camminò fino alla scrivania e senza veramente guardarlo prese un pupazzetto che gli aveva regalato l’anno prima rigirandoselo tra le mani. “Lo so, è solo… hai sentito come l’hanno presa i miei quando Simon disse che voleva diventare un meccanico. Loro vorrebbero che lavorassi nel mondo dei maghi, il mio lo considereranno un capriccio e un lavoro stupido, un hobby.”

 

Micheal le prese una mano stringendola forte. “Ehi, il tuo non è un lavoro stupido. Hai una voce meravigliosa e con Geena e Natalie siete formidabili. Vi hanno proposto un contratto con cifre da far girare la testa, non puoi rinunciare! Prova a dire a zio Harry quanti zeri ha il tuo assegno e poi vediamo se pensa che sia un hobby.”

 

Sarah gli sorrise debolmente e lo abbracciò di nuovo nascondendo il viso nel suo collo. “Spero che la prenda bene, almeno la metà di come pensi tu. Grazie per avermi supportato finora.”

 

Micheal la cullò tra le sue braccia. “Sono sempre qui quando hai bisogno, sarò qui per sempre. Anche quando avrai bisogno di un treppiedi per stare in piedi sul palco e invece di lanciarti pupazzetti come faranno tutti, ti lancerò la mia dentiera.”

 

“Scemo.” Rise lei tirandogli un pugnetto sul braccio. “Tornando a te, ti hanno già detto quanto tempo durerà l’apprendistato?”

 

“Non ancora.” Un sorrisino malizioso sprizzò sulle sue labbra mentre portava le mani sui fianchi di Sarah. “Ma spero poco, perché non vedo l’ora di giocare a fare il Dottore.”

 

Si chinò per baciarla di nuovo ma un rumore sordo proveniente dal fondo del corridoio li fece separare all’istante. Entrambi ringraziarono mentalmente la goffaggine di Matt, che doveva essere inciampato in qualcosa e adesso stava imprecando in una decina di lingue diverse. Né Micheal né Sarah riuscirono a trattenere un sorriso quando Matt apparve sulla soglia tenendosi un piede con una mano mentre con l’altra reggeva una bottiglia.

 

“Maledette borse del cavolo! Ma perché diavolo Alex non può tenerle dentro ad un armadio invece che lasciarle a giro per terra!”

 

“Veramente devono essere di Thea.” Disse Micheal roteando gli occhi “Sta subendo la ‘trasformazione’.”

 

“Trasformazione?”

 

“Sta diventando una donna. O come dice Ben sta compiendo la trasformazione per diventare un mostro completo. Scegli l’opzione che più ti aggrada.”

 

Matt lo guardò storto. “Mi aggraderebbe che imparasse a tenere le cose in camera sua e non venisse su esattamente come l’altra pazza che mi ritrovo per cugina!”

 

“Adesso stai esagerando.” Lo ammonì prontamente Sarah. “Thea ha quattordici anni, è normale che alla sua età cominci a preoccuparsi di borse o scarpe. E Alex è molto migliorata adesso, è riuscita a tenersi una carta di credito per più di due mesi.”

 

“Già, perché non vai a contare quante scarpe ha nel suo armadio…”

 

“…o le borse…”

 

“…o i rossetti…”

 

“….o i profumi.”

 

Sarah alzò le mani sospirando. “Va bene, ho capito.” Si voltò verso Micheal. “A proposito di Thea, come va a scuola? Stanno tutti bene?”

 

Micheal scrollò le spalle. “Penso di sì, Thea ormai ha la sua cerchia di amiche e quando torna a casa non fa altro che raccontare per filo e per segno cosa ha fatto a scuola. E’ praticamente una lastra di vetro per la famiglia, non nasconde niente. Anche Ben sembrava entusiasta, ma siamo tutti così al primo anno, no?”

 

Matt rise “Oh sì! Mi ricordo quanto ero eccitato, mi brillavano gli occhi solo quando Nick-quasi-senza-testa compariva da dietro l’angolo.”

 

“Esattamente. Si sta ancora ambientando ma sono sicuro che non avrà problemi, Ben ha preso molto da zio Fred e zio George e non ci metterà niente ad acquistare popolarità, ci metto la mano sul fuoco.” Sospirò “E così arriviamo al nostro unico problema.”

 

Sarah aggrottò la fronte scambiandosi uno sguardo col fratello “Sarebbe a dire?”

 

Micheal sospirò di nuovo. “Simon…”

 

 

                                                                                    *

 

“Simon!”

 

Il ragazzo dai corti capelli rossi si voltò continuando a camminare a passo deciso, il suo viso si rilasso in un sorriso salutando l’amico che con una piccola corsetta lo raggiunse. Non accennò a fermarsi tenendo ben salda la stretta sulla cartella ma continuando a guardare il ragazzo al suo fianco che riprendeva fiato.

 

“Accidenti Sam… c’è bisogno di andare così veloce? …stai solo andando a un’ora di Incantesimi, non devi mica vincere i cento metri!”

 

Simon gli sorrise appena, il suo sguardo però rimase determinato e gli occhi castani si scurirono ancora di più. “Lo so, ma devo avere il posto migliore. Pensavo che se magari riesco ad avere un posto in prima fila potrei…”

 

“Oh ti prego, non ancora con questa storia! Devi smetterla, tutto questo è assurdo, è diventata una cosa insensata! Ti prego, finiscila!”

 

Gli occhi di Simon scintillarono. “Non posso, Ed, tu proprio non capisci!”

 

Senza dire altro aumentò il passo verso l’Aula di Incantesimi, Ed alle sue spalle sospirò pesantemente e lo seguì come un cagnolino alzando però gli occhi al cielo. Simon lanciò uno sguardo all’amico da sopra la spalla e si concesse un sorrisino che morì nello stesso istante in cui varcò la soglia della classe.

 

Ed alle sue spalle trattenne il fiato e imprecò sottovoce.

 

Lui non si scompose, marciò intimidatorio verso la prima fila e lasciò andare la cartella su un banco vuoto sedendosi compostamente subito dopo. Il suo sguardo volò sul suo acerrimo nemico che adesso lo guardava con i suoi occhi neri e le sopracciglia aggrottate in un gesto davvero poco amichevole.

 

“Weasley.”

 

“Willand.”

 

Gli occhi di Simon si fermarono sulla spilla del suo avversario, una ‘P’ contornata di blu e nero, e abbassò lo sguardo sulla sua che cambiava solo nei colori. Strinse la mascella cercando di rilassarsi, ma in sua presenza sentiva i nervi a fior di pelle. La peggiore cosa che potesse aver ereditato dai suoi genitori lo aveva fatto arrivare a quel punto: testardaggine.

 

In poco tempo la classe si riempì e sul suono della campanella il professor Vitious entrò in aula avviandosi verso la scrivania. Impallidì notevolmente quando si accorse dei due alunni al primo banco ma tossicchiando raggirò la cattedra e salì su una pila di cuscini per farsi vedere da tutti gli studenti.

 

“Bene! Dunque, l’ultima volta abbiamo parlato degli Schiantesimi se non ricordo male… c’è qualcuno che ricorda come funziona uno Schiantesimo?”

 

Automaticamente due mani si alzarono come scottate. Qualcuno in aula mugolò sconsolato, altri batterono la testa contro al banco, altri ancora sbuffarono annoiati portando altrove la loro attenzione. Il professore cercò di sorridere guardando allarmato tra i due studenti non sapendo chi dei due scegliere.

 

“Ehm…miss Willand?”

 

La ragazza mandò uno sguardo di vittoria verso Simon e si mise più composta. “Uno Schiantesimo è essenzialmente un incantesimo di difesa, è infatti da poco tempo che viene inserito nel programma di Incantesimi, solo qualche anno fa si insegnava nella classe di Difesa Contro le Arti Oscure ma ci si è accorti che non era un incantesimo abbastanza potente da…”

 

Simon la guardò seccato “Potresti arrivare subito al punto e risparmiarci una storia che non interessa a nessuno? Se ti trovi davanti un Gigante cosa fai, gli racconti che uno Schiantesimo non è abbastanza potente per buttarlo giù?”

 

Qualcuno alle sue spalle sospirò, altri ridacchiarono sottovoce. Il professore cercò di dire qualcosa ma la ragazza era già partita in quarta. “Mi è stata fatta una domanda e sto rispondendo correttamente!”

 

“Sbagliato, ti è stato chiesto come funziona uno Schiantesimo e tu ci stai rifilando questa storia noiosa. Mi sarei aspettato di più da una Corvonero.”

 

Ed alle sue spalle lo tirò per il mantello intimandogli di smetterla ma Simon non lo ascoltò minimamente. Lei lo guardò con occhi pieni d’odio e parlò acidamente alzando un sopracciglio in segno di sfida. “Perché non ci illumini, Weasley? Sono sicura che la tua risposta sarà più esauriente.”

 

Simon raccolse la sfida, si alzò in piedi e puntò la bacchetta contro ad un portapenne che trasfigurò in un topo e con un altro colpo di bacchetta lo schiantò senza problemi. Tutta la classe, Vitious compreso, lo guardò ad occhi sgranati e persino la ragazza dovette fare del suo meglio per trattenere lo stupore. Simon si voltò verso di lei “Questo è uno Schiantesimo.”

 

“Si-signor Weasley… ha-ha usato un incantesimo non verbale.”

 

Simon si riscosse e arrossì un po’ “Oh. Mi scusi, non me ne sono accorto. Posso rifarlo se vuole.”

 

Vitious scosse la testa incredulo. “No. No era perfetto, davvero. Sono sicuro che ai MAGO quest’anno farà impallidire gli insegnanti, parola mia!”

 

“Oh andiamo, gli incantesimi non verbali sono materia del sesto anno e non c’è niente di difficile in uno Schiantesimo!”

 

Simon sorrise sfacciatamente alla ragazza. “Tu lo sai fare, Willand?”

 

Lei non osò fiatare, dal fondo della classe si alzò un applauso che includeva gli amici di Simon. Uno di loro rise forte dondolandosi sulla sedia e disse. “Uno a zero per Simon. Ah, oggi ti è andata male Willand.”

 

“Chiudi il becco, Stan.” Disse lei fra i denti senza voltarsi.

 

Simon si sedette al suo posto con un sorriso più che soddisfatto, aggrottò le sopracciglia quando sentì tirarsi per il colletto della camicia e si voltò verso Ed che scoteva la testa rassegnato. Al suono della campanella la ragazza lasciò l’aula il più velocemente possibile e Simon fu di nuovo affiancato dall’amico.

 

“Ti avevo detto di lasciar perdere.”

 

“E io ti avevo detto che non potevo. La nostra è una sfida e non si concluderà fino a che uno dei due avrà un vantaggio schiacciante sull’altro.”

 

Ed lo prese per una spalla. “Ti rendi conto che questa storia va avanti da sette anni?! State esasperando tutti, persino i professori pregano di non avervi in aula insieme ogni anno! Perché non puoi semplicemente seppellire l’ascia di guerra e cercare di essere carino con lei?”

 

Simon sbuffò in mezza risata. “Non sono carino con chi si vanta di chiamarsi Sophia solo perché in greco significa ‘sapienza’.”

 

Ed corrucciò la fronte. “Non pensavo sapessi anche il suo nome.”

 

Simon lo guardò limpido. “Certo che lo so. Sul tabellone dei risultati finali ci mettono anche il nome.”

 

Ed sospirò “Simon… cosa devo fare con te.”

 

“Ora come ora aiutarmi a studiare. Scommetto che dopo questa lezione è andata a studiarsi tutto il libro, devo batterla sul tempo. E far pratica. Lo ammetto, ha una memoria invidiabile e forse migliore della mia, ma sulla pratica posso ancora batterla. Magari se comincio dagli incantesimi più difficili dopo sarà un giochetto, che ne dici Ed?”

 

Il ragazzo lo guardò senza espressione, scosse la testa e sospirò di nuovo. “Io dico che tu hai bisogno di una donna, Sam”

 

 

                                                                                       *

 

“Tesoro, hai visto la mia giacca?”

 

La camera era talmente in disordine che sembrava ci fosse passato un uragano, James stava rovistando ovunque, anche nei cassetti di C.j. nella speranza di trovare la sua amatissima giacca per andare a lavoro. La sua introvabile giacca.

 

C.j. fece capolino dalla porta del bagno coperta solo da un lungo asciugamano mentre tamponava i capelli con un altro. Guardò un po’ dentro alla stanza tra tutto il disordine e mise su un’aria pensierosa. “Hai provato a guardare di sotto?”

 

James sbuffò esasperato e scese velocemente giù per le scale. “Io davvero non riesco a capire perché uno Spezzaincantesimi debba indossare una giacca! Non devo mica stare al pubblico, e comunque se ci stanno i Goblin come banchieri nessuno farebbe caso al mio abbigliamento, no?”

 

C.j. sorrise tra sé scotendo la testa e prese a vestirsi in camera cercando di trovare i suoi vestiti qua e là tra il mucchio che James aveva formato. In pochi minuti James tornò in camera con la sua bella giacca blu addosso con lo stemma della Gringott appuntato sul taschino, le rivolse un bel sorriso e si avvicinò per baciarle la fronte.

 

“Era di sotto.”

 

C.j. scosse la testa sorridendo. “Chissà come mai non avevo dubbi, lasci sempre la tua giacca in salotto quando…”

 

“Era in cucina.” Disse lui mezzo ridente. “Adesso che mi sono ricordato ieri non mi hai nemmeno dato il tempo di entrare in casa che mi avevi strappato i vestiti di dosso.”

 

C.j. alzò gli occhi al cielo. “Chi va con lo zoppo…”

 

“Veramente molto divertente, C.j., davvero divertente”

 

Lei rise più forte e gli tirò un pugnetto sulla spalla per gioco ma James fu più veloce, l’afferrò per il polso e se la caricò in spalla cominciando a ridacchiare con lei che si dimenava giocosamente. Dopo vani tentativi di farsi liberare C.j. si abbandonò completamente sulla sua spalla rilassandosi mentre James continuava a portarla per casa a quel modo. Sapeva che James non avrebbe ceduto facilmente e tanto valeva mettersi comoda. Sospirò sconfitta.

 

“Farai tardi a lavoro.”

 

James scrollò le spalle facendo fare un balzello a C.j. “E che ci vuole a smaterializzarsi, tanto i Goblin neanche fanno caso se entri e esci dalla parte giusta. E poi stare per casa con te addosso è molto più divertente che spezzare incantesimi a destra e manca.”

 

“Ne ero sicura.” disse lei accarezzandogli la nuca coi polpastrelli. “Allora mettiamola in questo modo: io farò tardi a lavoro.”

 

“C.j. lavori al Dipartimento di Incidenti e Catastrofi magiche… hai davvero così tanta voglia di scoprire quante ce ne sono state oggi? Sono sole le sette di mattina, per la miseria, non è possibile che tu abbia già del lavoro da fare!”

 

Stavolta C.j. si era decisamente abbandonata contro la sua spalla e si faceva portare a giro come una bambina piccola. “Amore, nel mio dipartimento non si tratta solo di ‘catastrofi’… per il mio Capo anche che un bambino babbano di tre anni creda alla magia è una catastrofe! E comunque ho già da fare al mattino perché sono anche nella squadra di Obliviatori nel caso te ne fossi dimenticato, e c’è certa gente che proprio non riesce a capire che anche durante la notte alcuni Babbani sono svegli.”

 

James si decise una volta per tutte a farla scendere facendola sedere sul tavolo e si posizionò tra le sue gambe per arrivare meglio alle sue labbra, appoggiò la fronte sulla sua e la guardò negli occhi con il suo sorrisino tipico. “Sono felice per una volta di non essere io quello che ti fa arrabbiare.”

 

“Jay, tu non mi fai arrabbiare… mi esasperi. Il che è profondamente diverso.”

 

James rise. “Come vuoi. Senti stavo pensando…”

 

James fece una pausa e C.j. lo guardò curiosa mentre si mordeva un labbro, cercò di sdrammatizzare a modo suo visto che la sua faccia si era fatta tremendamente seria. “Chissà come mai non mi piace per niente quando ti metti a pensare.”

 

“No,” rise lui di nuovo. “No, tranquilla, non è niente di preoccupante. Stavo solo pensando che… insomma, passo più tempo qui che a casa mia e a dirla tutta non mi ricordo neanche l’ultima volta che ho dormito in camera mia invece che nel tuo appartamento… stiamo insieme da tanto e pensavo che magari potrei… se ti va, ovviamente, non voglio invadere la tua privacy… potrei venire a vivere qui.”

 

C.j. lo guardò qualche secondo a bocca aperta. “Tu… tu vorresti venire a vivere qui? Con me?”

 

“Il piano era quello, sì” disse James grattandosi la nuca. “Cioè, è da tanto che ci penso su ma aspettavo di avere un lavoro abbastanza stabile che mi permettesse di pagare metà delle spese. Io non sono ricco.”

 

“Beh nemmeno io, mio padre lo è e se mi ha regalato questo appartamento è solo perché ci voleva fuori dai piedi.” C.j. lo guardò seriamente. “Sei assolutamente sicuro di voler venire a vivere qui?”

 

“Se non ti va l’idea…”

 

“No! No, certo che mi va l’idea… voglio dire averti per casa a tutte le ore sarà… strano… ma mi piace. Prima o poi sarebbe dovuto succedere comunque, no?”

 

James le sorrise. “Suppongo di sì, mia madre non vede l’ora di vederti con l’abito bianco.” Roteò gli occhi con fare annoiato per farle capire quanto dovesse essere noiosa Hermione sull’argomento matrimonio. C.j. ridacchiò e gli circondò il collo con le braccia stampandogli un bacio sul naso.

 

“Vai, spezzaincantesimi, o farai veramente tardi a lavoro.”

 

James si avviò allegro verso il camino senza smettere di fissarla neanche per un secondo, prese una manciata di Metropolvere e prima di gettarla a terra ed essere avvolto da lingue di fuoco verde le disse forte. “Non vedo l’ora di vivere qui!”

 

C.j. sorrise genuinamente guardando il camino ormai vuoto, i suoi occhi si addolcirono. “Già, anch’io”

 

 

                                                                               *

 

“Grazie mille Slade, giuro che appena posso mi sdebiterò come si deve.”

 

Slade gli fece cenno di lasciar perdere e Harry gli rivolse un sorriso. Era riuscito a barattare un turno di notte per poter tornare prima a casa e stare con Ginny, stava praticamente correndo dalla gioia, euforico come un bambino, quando passò davanti all’ufficio del Generale. Una voce tuonò all’interno della stanza e persino Harry sobbalzò spaventato. In due secondi una recluta uscì dalla porta allucinato e corse via in tutta fretta senza guardarsi alle spalle. Harry lo fissò stupito e si affacciò nell’ufficio per vedere Ron fare avanti e indietro nervosamente e imprecando sottovoce.

 

“Credevo fossi già a casa.”

 

Ron alzò la testa di scatto, la sua espressione si addolcì appena. “Lo ero, sì.”

 

Harry entrò e si richiuse la porta alle spalle guardandolo con un sorrisino. “La situazione a casa è così disastrosa che è meglio stare in ufficio? Cosa è successo, Panfolo ti ha mangiato le ciabatte?”

 

“Perché per una volta non riesci a farti i cazzi tuoi, Harry.”

 

Ron lo guardò duramente per qualche secondo prima di riabbassare la testa umettandosi un labbro, Harry sembrò un po’ sorpreso dal comportamento dell’amico e rimase immobile qualche secondo per assimilare. Riacquistò in fretta il suo mezzo sorriso e gli si avvicinò parlando tranquillamente e con un pizzico di ironia.

 

“Dunque vediamo: sintomi base, un tasso di acidità e di veleno da far invidia a una vipera. Diagnosi: da quant’è che non scopi con tua moglie?”

 

Ron si voltò furente verso di lui e aprì la bocca con un’espressione agguerrita ma la richiuse subito dopo scotendo la testa. Stava facendo di tutto per non urlargli contro qualche frecciatina e la cosa non gli piaceva affatto. Si sedette alla scrivania tenendo la bocca ben sigillata, ma la mascella tesa. Sembrava quasi si trattenesse dallo scoppiare, era rosso di rabbia e teneva i pugni stretti tanto che le nocche erano diventate bianche. Harry si sedette pazientemente davanti a lui, Ron lo guardò sbuffando.

 

“Vuoi veramente saperlo, Harry? Non me lo ricordo! E’ talmente tanto tempo che non sto con Hermione che non riesco neanche a ricordarmi quando è stata l’ultima volta! Sono un cattivo marito? Le ho mai fatto mancare qualcosa? Lo sapeva che rischi avrebbe corso sposandomi, non sono mica Victor Krum!”

 

Harry alzò un sopracciglio. “Tu sì che sei frustrato.”

 

Ron scosse la testa. “Non si tratta di essere frustrato. Si tratta del mio matrimonio.” Harry per la prima volta da quando era entrato si accorse di quanto fosse preoccupato il suo migliore amico, la sua espressione era triste e sconfitta. “Quando… quando rientro a casa la sera l’unica cosa che riesce a dire è ‘com’è andata a lavoro?’ e basta. Non ci scambiamo mai due parole, non in tutto il giorno, e la sera… sii sincero, hai mai sentito dire a Hermione che soffre di emicranie? Cosa diavolo devo fare, Harry?”

 

“Andiamo, sono cose che capitano a chiunque, siete sposati da ventisei anni ed è normale che abbiate questa piccola crisi.”

 

Ron lo guardo scettico. “A chiunque eh. A te è successo? Questa non è una piccola crisi… è una crisi enorme, Hermione… lei… credo che non mi ami più.”

 

Harry allargò gli occhi tanto da sembrare il fratello di Luna, scosse la testa furiosamente. “Non dire cavolate, Ron, Hermione può avere di tutto tranne che non essere più innamorata di te. E’ impossibile, capito? Lei… lei è praticamente cotta di te da quando era una ragazzina…”

 

“Beh, dopo tanti anni deve essersi stancata.” Disse Ron interrompendolo con uno sbuffo seccato. “O magari si è svegliata e si è accorta di aver sposato un idiota, non fa niente ho vissuto con questo timore fin da quando ci siamo messi insieme, sapevo che sarebbe successo prima o poi.”

 

Harry lo guardò sempre più preoccupato. Erano anni che non vedeva Ron ridotto in quello stato, erano anni che non lo vedeva sottovalutarsi continuamente e mettersi sotto a tutti. Dai tempi della scuola, per essere precisi. Ron non aveva mai creduto un granché in se stesso, con cinque fratelli a cui tenere testa si era sempre sentito sotto esame e aveva vissuto l’adolescenza con la paura di non essere al livello degli altri. E adesso questa storia non doveva ricominciare da capo.

 

“Hai provato a parlarne con lei?”

 

Ron alzò un sopracciglio. “Sei sordo per caso? Ti è sfuggito il fatto che non ci scambiamo mezza parola? Credi che non abbia provato ad avviare una conversazione prima di arrivare a questo punto?”

 

Harry guardò altrove schiarendosi la gola. “Credo che dovresti comunque cercare di parlarle prima di convincerti di cose non vere. I ragazzi cosa dicono?”

 

“I ragazzi sono tutti troppo occupati per preoccuparsi per me e Hermione. James non c’è praticamente mai, è sempre da C.j. e non lo biasimo affatto. Alex e Micheal adesso sono adulti e hanno entrambi il proprio lavoro, gli amici… alla loro età neanche io me ne sarei rimasto a casa con i miei, non credi? E Simon, Thea e Ben sono ad Hogwarts. E’ incredibile di come crescano in fretta, sembra ieri che ho fatto partorire Hermione sulla sabbia…”

 

Harry sorrise al ricordo. “Già, non una bella giornata direi. Quell’esperienza mi ha segnato, è stato grazie a quel ricordo che ho evitato di entrare in Sala Parto con Ginny entrambe le volte, sai?”

 

Ron rise. “Oh, io ormai ci ho fatto il callo. Nella mia prossima vita farò l’Ostetrica, me lo sento.”

 

“Ce lo avete già un Dottore in famiglia, o sbaglio? I ragazzi mi hanno detto di Micheal, sono molto contento per lui. Devo dire che mi ha un po’ sorpreso, non mi aspettavo che un ragazzo come lui scegliesse un lavoro del genere, l’avrei visto più…”

 

“…a fare l’Auror?” Disse Ron con un sorriso. “Non farti ingannare dall’aspetto. Voglio dire, è straordinario quanto mi somigli, sembra davvero di rivedermi da giovane, ma ho premuto perché non seguisse le mie orme. Non voglio che sia la mia fotocopia.”

 

Harry scappò in un sorriso. “Allora è merito tuo se adesso indossa un camice.”

 

“Non proprio. Gli ho solo detto di prendere le sue scelte senza farsi influenzare dagli altri, neanche dalla famiglia. C’è stato un periodo in cui l’ho sentito dire di voler fare l’Auror e sinceramente ho pregato perché non accadesse, ma alla fine ha deciso di provare con la medimagia. Sospetto che ci sia qualche infermiera molto carina al San Mungo, dovrò controllare.”

 

Harry rise di gusto scotendo la testa. “Ah, vorrei tanto che i miei figli fossero così semplici da capire come i tuoi. Mi stanno facendo impazzire di recente.”

 

Il sorriso di Ron si allargò. “Cos’hanno combinato adesso?”

 

“So che mi nascondono qualcosa.” Disse Harry aggrottando la fronte. “Entrambi. Non so ancora se si coprono a vicenda ma sono certo al cento percento che mi stanno nascondendo qualcosa. Matt è il vero mistero, non so proprio cosa gli frulli per la testa, mentre Sarah…”

 

“Oh, ti prego!” Rise di gusto Ron. “Non sarà ancora quel ragazzo misterioso!”

 

Harry gli puntò un dito contro. “Tu non capisci! Come posso sapere che sia il tipo giusto per lei, mh? E se fosse un delinquente, un evaso da Azkaban. E se la facesse soffrire, devo sapere chi è che devo gonfiare di botte! E che motivo c’è di non dircelo, siamo i suoi genitori e dobbiamo approvare per primi!”

 

“Harry, datti una calmata. Che non è un evaso te lo assicuro io che sono il Generale degli Auror e so per certo che non ci sono evasi da Azkaban dai tempi di Lestrange. E poi Sarah è una ragazza intelligente e sa benissimo badare a se stessa e sono sicuro che avrà scelto un ragazzo per bene, non ce la vedo proprio con un centauro pieno di tatuaggi o con un maniaco assassino. Se può consolarti sospetto che anche Alex abbia un ragazzo… e non ha ancora detto niente a nessuno, nemmeno ad Hermione.”

 

Harry lo guardò quasi con affetto. “Dopo tanti anni riesco sempre a ricordarmi perché sei amico mio.”

 

Ron si alzò in piedi con un sorriso beffardo. “Perché sono il migliore.”

 

“Su questo sono d’accordo.” I due uomini si voltarono verso l’entrata dove una ragazza con un sorriso solare e dei caldi capelli rossi stava appoggiata. Ron le rivolse un sorriso facendo cenno di entrare e tornò a guardare Harry sospirando.

 

“I figli, se non ci fossero loro. Cosa vorrà secondo te, contanti o carta di credito?”

 

Alex lo guardò male nonostante Harry fosse scoppiato a ridere. “Molto divertente papino, per tua informazione sono qui per puro affetto verso la mia progenie. Ho staccato prima a lavoro e sono passata a vedere se eri sempre qui.”

 

 “Oh, la mia dolce bambina che mi viene a trovare.” Disse smielatamente prendendola in giro, Alex alzò gli occhi al cielo ma andò a sedersi sulle gambe di Ron, che si era riseduto alla scrivania, come una vera bimbetta. Gli scocchiò un grosso bacio sulla guancia.

 

“Che cosa hai fatto oggi di interessante papino?”

 

“Niente di niente.” Le pizzicò il naso Ron. “Ho staccato due ore fa a dire il vero, ma a casa non era aria. Comunque tesoro, ti spiacerebbe scendere dalle gambe di papino che oggi ha fatto un corso di aggiornamento con le nuove reclute e i tuoi venticinque anni cominciano a farsi sentire.”

 

Alex rise leggero e si alzò sedendosi sulla scrivania. “Sono ancora ventiquattro, per tua informazione. Sono così terribili le nuove reclute?”

 

“No, è tu padre che comincia ad essere vecchio.”

 

Ron fulminò Harry con un’occhiataccia e quello rise di gusto. “Ridi pure quanto ti pare, Potter, non sei più giovane di me. Può darsi che in passato riuscissi meglio a tenere il ritmo degli allenamenti, è vero, ma sono ancora in forma.”

 

“E’ vero, e sei ancora un gran figo.” Disse Alex con un caldo sorriso, Ron gonfiò il petto fiero e guardò Harry con un finto sguardo di sfida.

 

“Sentito, sono ancora un gran figo.”

 

Harry rise. “Ecco perché mi sentivo così attratto da te.”

 

“Comunque papino.” Li interruppe Alex concitata. “Tornando a parlare dei miei anni, come hai gentilmente ricordato tra meno di due mesi ne farò venticinque. Te lo dico adesso così hai tutto il tempo di pensare al regalo da farmi.”

 

Ron la guardò con uno sguardo sofferente come se gli avessero tirato un cazzotto nello stomaco o avesse ingerito qualcosa dal sapore disgustoso. “Posso avere qualche suggerimento?”

 

Alex tirò fuori dalla borsa un bigliettino bianco simile ad un biglietto da visita e lo porse al padre. “Ecco, qui c’è tutto quello che mi piacerebbe ricevere. Ne ho stampati una decina così tu e gli altri potete accordarvi, ne vuoi uno anche tu zio?”

 

“Certo, quando si tratta di spendere soldi…”

 

Ron scosse la testa divertito e guardò di traverso Harry. “Come si vede che sono figli di Hermione.”

 

Harry ricambiò il sorriso. “Come si vede che sono nipoti di Fred e George piuttosto.”

 

“Generale, so che è fuori servizio ma dovrebbe pro…” La porta si era spalancata di colpo rivelando un giovane dai capelli castani e gli occhi scuri. Il ragazzo si fermò di colpo quando vide Alex all’interno della stanza e passò velocemente gli occhi sul Generale mettendosi più dritto. “Mi scusi Signore, non sapevo fosse con la famiglia.”

 

“Riposo Bonar. Non preoccuparti non hai interrotto niente di importante” Gli sorrise Ron, Alex fece un cenno col capo.

 

“Signor Bonar.”

 

“Miss Weasley.” Rispose politicamente umettandosi un labbro. Dopo qualche secondo di silenzio tornò a rivolgersi a Ron. “Signore, c’è una cosa che dovrebbe vedere appena ha un momento libero, non è urgente ma è meglio non sottovalutarlo.”

 

Ron annuì. “Ho capito, spero solo che possa aspettare fino a domani. Sono esausto adesso.”

 

“Certamente Signore, domani.”

 

Alex balzò giù dalla scrivania e baciò un’altra volta la guancia di Ron rimettendosi la borsa in spalla. “Adesso devo proprio andare, ci vediamo a casa più tardi.”

 

Ron annuì. “Bonar, per favore, sii gentile e accompagna mia figlia all’uscita così passi dalla mia segretaria e le lasci quei documenti.”

 

Bonar annuì rigidamente e aspettò che Alex avesse salutato anche lo zio prima di seguirla fuori dall’ufficio. Scattosamente si congedò dal Generale che lo guardò con un sorriso e non rilasciò un muscolo neanche quando si fu richiuso la porta alle spalle ma guardò severamente le spalle della ragazza seguendola lungo l’intrico di corridoi. Si schiarì la voce cercando di suonare più autoritario.

 

“Quante volte devo dirti che voglio che tu mi avverta quando vieni in ufficio!”

 

Alex rallentò il passo in modo da affiancarlo ma non si voltò completamente a guardarlo in volto mordicchiandosi un labbro. “Scusa. Ero venuta a farti una sorpresa, ma quando sono arrivata Helen mi ha subito detto che papà era in ufficio e che scusa potevo inventare? Sono circondata da Auror, non credi che avrebbero sospettato qualcosa se avessi chiesto di te?”

 

Bonar svoltò velocemente un angolo e aprì la porta di un ufficio facendole cenno di entrare in fretta. “Lo sai meglio di me che tuo padre passa più tempo in ufficio che a casa ultimamente. Mi fa piacere che tu passi in ufficio, davvero, ma non voglio rischiare di essere licenziato solo perché hai un padre geloso.”

 

Alex si avvicinò a lui sistemandogli il colletto della camicia. “Ho capito, prima di passare mando un gufo. Posso avere un bacio adesso?”

 

Bonar sorrise e si chinò su di lei. “Puoi avere tutti i baci che vuoi.”

 

Lei sorrise e si alzò leggermente sulle punte per premere le labbra contro quelle del suo ragazzo, si tirò indietro e gli accarezzò una guancia. “Devo andare, papà si è preso tutti i minuti liberi che mi rimanevano. Mi dispiace.”

 

“Non importa.” Disse lui scotendo la testa. “Ci vediamo stasera nel mio appartamento. Sarò lì dopo le nove, devo sistemare alcune pratiche e controllare che i pivellini non facciano confusione.”

 

Alex si avviò con un sorriso nel camino. “D’accordo, stasera dopo le nove. A dopo Jonathan.”

 

Lui le sorrise prima di vederla scomparire tra le fiamme verdi e dopo che le lingue infuocate l’ebbero avvolta lasciando solo un cumulo di cenere ridacchiò tra sé incamminandosi verso la scrivania.  “A dopo, Miss Weasley.”

 

 

                                                                         *

 

Con un tonfo il ragazzo atterrò sul pavimento dopo essersi dato uno slancio dal quinto gradino della scala che portava al piano di sopra e con un sorriso più che soddisfatto si avvicinò al tavolo della cucina, prese una fetta di pane tostato e ne morse un pezzo.

 

“Buongiorno famiglia!”

 

Draco e Ashley si scambiarono un’occhiata perplessa con un sorriso, lei si avvicinò per baciarlo su una guancia. “Ciao tesoro. Come mai così di buon umore stamani?”

 

Seth mandò un grugnito senza guardare il fratello, la sua voce uscì seccata e cavernosa quasi. “Dal casino che ha fatto stanotte penso di saperlo perché sia così di buon umore.”

 

Dean rise forte e si sedette al tavolo accanto a lui, con un sorriso genuino tirò una pacca sul braccio al fratello e scosse la testa squadrandolo. “Su con la vita, fratellino, cos’è quel muso lungo? La verità è che sei troppo represso, ti preferivo quando facevi lo stronzo con chiunque. Adesso ti sei rammollito!”

 

“No, la verità è che adesso io sono quello intelligente e tu quello coglione!” Disse lanciandogli un’occhiataccia alla quale Dean rispose con un sorriso e niente più. “E se vogliamo aggiungerlo sei diventato pure stronzo, sì.”

 

“Ragazzi…” Li ammonì Ashley prima che cominciassero come al solito.

 

Dean storse il naso e alzò un sopracciglio. “Non vorrai metterti a fare il moralista con me? Ho venticinque anni e sai una cosa, si vive una volta sola. Non rompere le palle solo perché ho deciso di agire come un ragazzo della mia età.”

 

Seth gli puntò un dito contro. “No, stai agendo come un ragazzino di diciassette anni!”

 

Draco, per la prima volta da quando si erano seduti, intervenne nella conversazione. “Adesso basta, non c’è motivo di…”

 

Ma Dean non lo ascoltò nemmeno e ripartì in quarta con una ferocia che aveva mostrato poche volte in vita sua. “E quando avevo diciassette anni mi comportavo come uno di venticinque! E allora? Non darmi addosso solo perché faccio adesso solo quello che tu facevi anni fa! Ma chi diavolo sei poi, mia madre?!”

 

“Io mi comportavo come te?! Non mi sembra di ricordare che cambiassi ragazza ogni giorno… no aspetta che dico, ogni sera!”

 

Adesso basta!!

 

I due ragazzi ammutolirono, si voltarono un po’ imbarazzati verso la madre che teneva le braccia incrociate al petto e uno sguardo selvaggio. Ashley fece un passo avanti e li guardò minacciosa. “Adesso mi sono stufata! Vedete di tornare ad una civile convivenza o vi sbatto fuori di casa tutti e due…” Fulminò con lo sguardo Seth che aveva aperto bocca per replicare. “…tutti e due! Non mi interessa chi ha iniziato o chi ha veramente ragione! Finitela, ci state facendo diventare pazzi!”

 

I due ragazzi spostarono lo sguardo su Draco che ricambiò lo sguardo con stanchezza. Dean sospirò e scosse la testa.

 

“Me ne torno di sopra, tanto dovevo andare a casa di zia Ginny tra dieci minuti e sarà meglio che mi cambi.”

 

Seth lo seguì con lo sguardo fino a che non scomparve del tutto su per le scale e si voltò nuovamente verso il padre che lo fissava incerto se parlare o meno. “Non puoi impedirgli di fare quello che fa e tu lo sai. Dean sta vivendo adesso la sua adolescenza ed è giusto che lo faccia. Prima o poi capirà da solo.”

 

Seth si umettò un labbro e sbuffò. “E’ solo che non capisco come abbia potuto diventare così! Era… è dura ammetterlo dato il mio orgoglio ma… era intelligente, in gamba e adesso…”

 

“E adesso lo è ancora, ha solo bisogno del suo tempo.” Rispose Draco con un sorriso. “E te lo dice uno che il coglione lo ha fatto per anni.”

 

Ashley ridacchiò e gli sedette sulle ginocchia baciandogli il naso. “E’ vero ma eri un coglione molto carino.”

 

Seth roteò gli occhi. “Potrei vomitare.” Si voltò di scatto quando sentì il campanello. “Vado io, dev’essere Kim.”

 

Non riuscì a trattenere un sorriso enorme quando aprendo la porta si trovò davanti la sua ragazza che lo guardava con i suoi soliti profondi occhi neri e un sorriso caldo come lei. Senza troppo preavviso si abbassò su di lei per baciarla a fior di labbra strappandole un altro sorriso enorme. Gli piaceva baciarla, il suo sorriso risplendeva quasi quando lo faceva.

 

“Ciao.”

 

“Buongiorno. Sono in anticipo, lo so, ma hanno spostato un incontro e devo essere in campo tra un quarto d’ora.”

 

Seth le sorrise. “Lo so, sono il vostro vice allenatore, ricordi?”

 

Kim si passò una mano sugli occhi rilasciando una risatina. “Hai ragione, scusa ma ultimamente non ci sto con la testa. Non riesco a dormire decentemente da almeno una settimana e con il campionato in arrivo…”

 

“Ehi, non dirai sul serio? Sei una bomba quando giochi, persino mio zio Harry è rimasto a bocca aperta e lui giocava nel tuo stesso ruolo! Non c’è un cercatore migliore di te in tutto il paese!”

 

Lei rise e alzò le spalle. “Perché non lo vai a dire al mio allenatore?”

 

Seth rise a sua volta e scosse la testa con un sorrisetto. “Niente da fare miss Dovey, niente privilegi. Ti allenerai esattamente come tutti i tuoi compagni… eddai, non fare quella faccia! Lo sai che mi licenziano se faccio favoritismi.”

 

Lei fece sparire il suo finto broncio e scoppiò in una risata. “Hai visto come ti tiene a distanza Mackenzie in campo? Ma di cos’ha paura, che mi salti addosso mentre mi alleno?”

 

“Non vuole che la sua stella venga distratta.” Rispose lui con un sospiro facendo roteare gli occhi. “Dovremmo ringraziare che ci tengono ancora nello stesso team dopo aver reso pubblica la nostra relazione ai superiori, non sembravano molto contenti a dire il vero.”

 

Kim si alzò sulle punte e allacciò le braccia dietro al suo collo. “Ma per favore, scommetto che l’unico che voleva cambiarti squadra era Brian Treeson, non ha mai accettato che non volessi uscire con lui.”

 

Seth sorrise appena. “E’ sempre consolante sapere che sei piena di spasimanti. Comunque, tesoro, l’orologio corre.”

 

“E corro anche io.” Si aggiunse una terza voce proveniente dalle scale. In un secondo Dean comparve nella stanza con un altro tonfo sul pavimento, come sempre, salutando tutti di fretta, si fermò solo davanti alla porta dove Kim e Seth ostruivano il passaggio. “Ciao dolcezza, tutto a posto in paradiso?”

 

Kim rise all’occhiolino di Dean nonostante Seth lo stesse fulminando con lo sguardo e annuì. “Più o meno, sì, sono solo un po’ stanca.”

 

“Ah lo so io cosa ti tirerebbe un po’ su.” Ritornò alla carica Dean con un sorriso smagliante. “Vieni a cercarmi una di queste sere, non sono mai stato con una giocatrice di Quidditch.”

 

“Davvero? E io non sono mai stata col fratello del mio ragazzo.”

 

Dean rise sorpassandoli e le fece di nuovo l’occhiolino. “Beh, c’è sempre una prima volta per tutto. Scappo, buona giornata.”

 

Kim rise di nuovo, Seth era letteralmente rosso di rabbia e si voltò furioso verso i genitori che alzarono le spalle con un sorriso rassegnato, scosse la testa serrando la mascella e tornò a guardare verso la porta. “Io lo odio, quello.”

 

 

                                                                                   *

 

Per farsi un po’ di compagnia Ginny puntò sulla radio la bacchetta e subito una musichetta allegra si spanse per tutta la cucina. Le piaceva canticchiare mentre cucinava, la rilassava. Tirò fuori le uova, la farina, lo zucchero e qualche altro ingrediente fondamentale per fare una torta ben riuscita. Aveva appena cominciato a rompere le uova quando un leggero ridacchiare giunse dalle scale e Sarah e Geena entrarono in cucina.

 

Ginny le guardò con un sorriso. “Siamo allegre oggi.”

 

Geena annuì con un sorriso ma la faccia di Sarah subito cadde sbuffando infastidita. “Più o meno. Senti, tu che hai una certa autorità in questa casa, puoi gentilmente dire a papà che ho intenzione di far rimanere la mia vita privata, privata?”

 

Ginny ridacchiò tra sé senza alzare gli occhi dal ripiano della cucina. “Vedrò cosa possa fare tesoro.”

 

“Non ci credo, il commissario Potter è ancora all’attacco?”

 

Sarah lanciò un’occhiataccia a Geena. “Non è affatto divertente! Vorrei vedere te al posto mio!”

 

Geena rise e Ginny le rivolse subito un sorriso furbo. “Dimmi la verità, Geena, tu sai qualcosa su questo ragazzo misterioso?”

 

“A quanto pare non è dato di sapere niente neanche a me, la sua migliore amica.” Disse lei penetrando Sarah con i suoi occhi blu, Sarah sbuffò di nuovo roteando gli occhi al cielo. “Ma per fortuna, nonostante il sapere l’identità di questo principe azzurro ci sia negato, sappiamo per filo e per segno come si comporta e questo mi rende tranquilla. Almeno sembra un tipo a posto.”

 

Sarah scosse la testa con un sorrisino appena accennato. “Questo perché è un tipo a posto. Vorrei solo che la smetteste di investigare… quando sarà il momento, magari il più tardi possibile, lo porterò a casa.”

 

Ginny trattenne un sorriso. “Allora staremo tutti col fiato sospeso in attesa di conoscere questo Mike.”

 

Geena spalancò la bocca fintamente offesa. “Com’è che tua madre sa il nome del tuo ragazzo e io no?”

 

“Eh…io…” Balbettò Sarah arrossendo. “E’ stata una precauzione, sapevo che avresti cominciato a cercare qualsiasi Mike esistente sulla faccia del pianeta, Gy, ti conosco. E questo è tutto, non ho intenzione di farmi scappare altre informazioni.”

 

Geena rimase un attimo in silenzio, poi tornò all’attacco. “Quanti anni ha?”

 

Sarah buttò la testa indietro esasperata. “Ma come diavolo mi è venuto in mente di dirvi che esco con un ragazzo.”

 

“Perché non puoi resistere alla tentazione di raccontarci dei vostri incontri romantici.” Le fece l’occhiolino Geena sedendosi su una sedia a cavalcioni e appoggiando sui gomiti. “Io sono tutta orecchi, quando vuoi iniziare…”

 

Sarah rise e arrossì mordendosi il labbro, probabilmente ricordando l’ultima volta che era uscita con ‘Mike’. Geena alzò un sopracciglio verso Ginny in modo eloquente quando il viso di Sarah cominciò a farsi sognante. La rossa scosse la testa divertita tornando ad immergere le mani tra l’impasto del dolce.

 

“Eh, l’amore.”

 

Sarah arrossì ancora di più e si dondolò leggermente sui piedi. “Beh, l’ultima volta non abbiamo passato molto tempo insieme ma… ha detto che sono bella…” Geena e Ginny si guardarono di nuovo con un sorriso di chi la sa lunga. “… e che lui per me ci sarà sempre, fino alla fine dei miei giorni. So che detto così non suona gran che ma quando le dice Mike…”

 

“Hanno un suono armonioso, scommetto.” Sorrise Geena prendendola leggermente in giro. Sarah si morse di nuovo il labbro nonostante sorridesse.

 

In quell’istante il cellulare di Sarah prese a squillare, proprio nello stesso momento in cui suonarono alla porta. Ginny si voltò verso Sarah mostrandole le mani impastate e la ragazza replicò mostrandole il cellulare che ora teneva all’orecchio. Entrambi si voltarono verso Geena con un sorriso di scusa e quella si alzò per andare ad aprire ricambiando il sorriso e scotendo la testa. Ormai passava così tanto tempo in quella casa che non le sembrò nemmeno strano andare ad aprire la porta. Il ragazzo che si trovò davanti corrucciò la fronte squadrandola.

 

“Oh.” Disse guardandosi intorno e ripuntando lo sguardo su di lei. “Se tutte le volte che sbaglio casa trovo un regalo del genere sulla soglia devo cominciare a perdermi più spesso.”

 

Geena arrossì appena sorridendo imbarazzata. “No, questa non è casa mia. E’ casa Potter. Sono un’amica di Sarah.”

 

“Oh, ecco.” Disse lui annuendo e guardando il fuori della casa, con un sorrisetto riportò lo sguardo su di lei e si appoggiò allo stipite della porta alzando le sopracciglia. “Allora sei il premio per aver azzeccato casa.”

 

Geena questa volta rise richiamando l’attenzione di Sarah che appena vide la scena si precipitò sulla soglia davanti al cugino riattaccando velocemente il telefono. “Dean, mamma è in cucina.”

 

Dean non si scompose e sorrise ulteriormente. “Stavo facendo conoscenza con la tua bellissima amica di cui non ho capito il nome.”

 

“Geena.”

 

Sarah si affrettò di nuovo a tagliare la conversazione. “Sì, sì ho notato. Vuoi che ti faccia strada?”

 

Ma Dean non l’ascoltò nemmeno, continuò a tenere gli occhi fissi sulla ragazza mora alle spalle di Sarah e con un sorriso da divo le fece l’occhiolino. Geena ridacchiò un po’ tra sé, compiaciuta, e gli restituì un sorriso. Sarah sbuffò scocciata e tirò Dean per la maglia indirizzandolo verso la cucina, quello per non perdere il contatto visivo con la ragazza camminò all’indietro facendola ridacchiare ancora di più. Appena Dean non fu più visibile Sarah si voltò cupa verso Geena.

 

“Stai alla larga da Dean.”

 

Geena le sorrise tranquilla. “Che cos’ha che non va? Sembra un ragazzo simpatico.”

 

Sarah la fissò seriamente e sospirò “Sì, finché non finisci nella sua collezione di figurine.”

 

 

**

 

Ah ma io sono sicura che vi sto viziando troppo… dovevo postare gli ultimi giorni di luglio e invece non resisto proprio. E finalmente abbiamo postato questo primo capitolo di NTE3 come aspettavo da tempo, devo dire che sono pienamente soddisfatta del risultato iniziale il che di solito è una buona cosa.

 

Finalmente abbiamo svelato il ragazzo di Alex *applauso* che tutti chiedevano continuamente. ^^ L’avevo dato un indizietto in NTE2, piccolissimo ma c’era. Comunque sì, è il nostro caro Jonathan Bonar.

Tutti quelli che tifavano Sarah e ‘Mike’ *ihih* saranno credo pienamente soddisfatti, anche se ancora si tengono nascosti onde evitare infarti a destra e manca… u.u non sono così perfida da far schiattare personaggi per cosine così.

Diciamo che una panoramica generale in questo chap c’è stata nonostante manchino ancora alcuni personaggi, ma la situazione… vogliamo dire principale, è in questa pagina ^^.

 

Per quanto riguarda Londra, visto che mi è stato chiesto ^^, mi sono divertita da pazzi e ho raccattato quattro autografi (Emma, Evanna, Bonnie e il nanetto XD) e me li sono visti diciamo un po’ tutti perché ero in prima fila XD… grandinava e sono stata in piedi quasi dieci ore ma ne è valsa veramente la pena. Dan è veramente tappo XD, Rupert è bello anche dal vivo ** e i gemelli sono altissimi O.O… ma il più coccolo è stato David (il regista) che si è fermato davanti a noi che lo chiamavamo urlando e ha detto con gli occhi che gli si illuminavano ‘thanks for being here’… amoro…

 

^^ Detto questo non so ancora quando posterò il secondo chap… che ancora non ho iniziato a scrivere XD… gustatevi questo intanto. Un bacio, zia Funkia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Hard Time ***


Era mattina presto, l’aria era fresca ma non più gelida, ormai la primavera era alle porte ed era come se l’atmosfera fosse stata inondata da bollicine tanto era frizzante

                              GROWN YOUNG

 

                                2. Hard Time

 

'cause it's broken broken
Something got broken like stolen
Stolen, like if it was stolen
And hurting, hurting
I have been hurting and now
Only time will tell
Time will heal                                

                                                                              Elisa- Broken

 

 

Era mattina presto, l’aria era fresca ma non più gelida, ormai la primavera era alle porte ed era come se l’atmosfera fosse stata inondata  da bollicine tanto era frizzante. Il sole pallido riusciva appena a riscaldare le colline sul quale si erigeva il castello di Hogwarts, metà dei suoi abitanti ancora addormentati. Con fare indifferente Thea camminò decisa verso la guferia. Si guardò intorno come se stesse controllando qualcosa, il vento leggero faceva muovere appena i riccioli rossi, e premette ancora di più una lettera al petto.

 

Salì i gradini a due a due, era impaziente e forse si era fatta aspettare anche troppo. Proprio quando raggiunse la soglia e un sorriso le colorò le labbra, si lasciò scappare un urlo tappandosi subito dopo la bocca con la mano. Il ragazzino che si trovò davanti sobbalzò spaventato e le lanciò un’occhiataccia una volta che si fu ripreso.

 

Dico ma sei scema?! Avevo ancora qualche dubbio a riguardo ma ora lo so, la trasformazione è stata completata.”

 

Thea gli tirò un pugnetto sulla spalla. “Cretino!”

 

Ben, senza smettere di guardarla male, si massaggiò la spalla offesa e scosse la testa borbottando qualcosa tra sé. Poi alzò un sopracciglio. “Cosa ci sei venuta a fare in guferia, toccavano a me mamma e papà questa settimana.

 

Thea si voltò di scatto balbettando qualcosa di incomprensibile, si schiarì la gola cercando di formulare una frase di senso compiuto. “Toc- toccavano a te? Oh… oh che sbadata, devo averlo dimenticato… pensavo fossero miei questa settimana…” Se ne uscì con una risatina nervosa.

 

“Te l’ha mai detto nessuno che a dire le bugie sei proprio una schiappa?” Disse Ben alzando scettico un sopracciglio. “Per fortuna sei capitata con l’unico membro della famiglia a cui non frega assolutamente niente di quello che fai.

 

Thea lo guardò risentita. “Oh beh, grazie mille Ben. La tua galanteria mi abbaglia.”

 

Lui sbuffò e cacciò le mani in tasca soffiandosi via una ciocca di capelli dalla fronte, inclinò la testa da un lato guardandola annoiato. “Avresti preferito che ti dicessi ‘Ehi, sorellina! Luce dei miei occhi! A chi mandi codesta così graziosa lettera? Lo sai che puoi confidarti con me, sono il tuo fratellino adorato’?”

 

Ben fece finta di vomitare e Thea si posò le mani sui fianchi imitando sua madre quando cercava di intimorire suo padre. L’unico problema è che su Ben non sembrava fare affatto lo stesso effetto, anzi, il bimbetto la guardò un attimo e scoppio a ridere con una risata così simile agli zii da farla irritare ancora di più. Alla fine decise per le maniere forti e lo spinse fuori dalla porta.

 

“Adesso basta, levati dai piedi!”

 

“Ehi, ma che modi! Papà ha ragione quando dice che sei identica a mamma, chissà come gli è venuto in mente di sposarsela! E basta, mi fai male!”

 

Thea lo lasciò sulla soglia della porta. “Farai bene a sparire in cinque secondi, marmocchio, perché sto perdendo la pazienza.

 

Ben inarcò un sopracciglio con un sorriso beffardo. “E questo dovrebbe farmi paura? Me ne vado, ma solo perché ho un appuntamento con Harvey e Luke. Manda pure la tua letterina d’amore, ci vediamo.”

 

Non è una lettera d’amore!” Gli urlò dietro, ma Ben aveva già sceso di fretta e furia le scale e di sicuro non l’aveva sentita. E se l’aveva sentita era sicura che non gliene importava proprio niente. Era vero, era stata fortunata ad aver incrociato Ben tra tutti i familiari, era l’unico che riusciva a farsi i fatti suoi e mantenere un minimo di dignità senza spifferare tutto ai genitori… beh, il più delle volte almeno.

 

Thea sospirò pesantemente scotendo la testa, si morse un labbro guardando la lettera che teneva tra le mani e voltandosi nella guferia esaminò ad uno ad uno i trespoli. Con un fischio richiamò in basso uno dei gufi della scuola, non era certo così sciocca da mandare uno dei loro gufi, e dopo aver dato la lettera al gufo lo guardò alzarsi in volo e sparire oltre una delle finestrelle.

 

Uscì dalla guferia per guardare l’uccello volare verso l’orizzonte, si lasciò scappare un sorriso leggero e sussurrò al vuoto. “Fai presto.”

 

 

                                                                                *

 

 

Harry scese in cucina con i suoi soliti capelli arruffati, stropicciandosi gli occhi da sotto gli occhiali. Non ne voleva proprio sapere di svegliarsi ma doveva andare in ufficio, Ron lo aveva chiamato con la Metropolvere la sera prima per ricordargli che avrebbero dovuto esaminare quei documenti di Bonar. Ginny gli rivolse un sorriso quando lo vide entrare e non perse tempo a servirgli la colazione e baciargli una tempia.

 

“Grazie, mi serviva davvero stamattina.” Disse lui con voce cavernosa, ancora impastata dal sonno. Ginny ridacchiò e si sedette accanto a lui sorseggiando il suo caffè.

 

“Sembra una cosa urgente, quella di stamattina dico. Ron non usa mai la Metropolvere se può evitare…”

 

“Non ne sarei così sicuro.” Le rispose Harry annoiato inzuppando un biscotto nella bevanda fumante. “Scommetto che Ron sta facendo di tutto per scappare da quella casa. Lui e Hermione hanno… hanno dei problemi.”

 

Ginny sembrò scioccata, rimase con la tazza a mezz’aria con gli occhi puntati sul marito. “Stai scherzando?! Credevo che i tempi in cui Ron e Hermione non facevano che litigare fossero passati! Non posso crederci, dovremmo di nuovo stare a consolarli tutto il tempo.

 

Harry per un po’ non rispose, rimase a guardare il fondo della tazza senza guardarlo veramente e girò il cucchiaino formando dei piccoli cerchi nel nero del caffè. Sospirò pesantemente reprimendo uno sbadiglio e alzò gli occhi smeraldo su Ginny inclinando la testa da una parte. “Non credo ce ne sia bisogno, amore, perché hanno proprio smesso di parlarsi.

 

“Che cosa?!

 

Adesso Ginny sembrava totalmente sconvolta, sembrava quasi che gli occhi le stessero uscendo dalle orbite. Harry non seppe cosa dire, si limitò a fissarla impotente tra il sonno. Un improvviso busso alla porta li fece riscuotere entrambi e dimenticando per un attimo la conversazione Ginny si alzò per andare ad aprire. Harry rimase davanti al suo caffè cercando di non riaddormentarsi.

 

Oh, ciao cara. Entra… Matt sta ancora dormendo.”

 

Alcuni passi e poi Harry fu costretto a rialzare la testa e sembrare una persona civile quando la voce di una ragazza lo riscosse. “Buongiorno signor Potter.”

 

“Ciao May. Vai pure a svegliare quel pigro di mio figlio, sono sicuro che il risveglio sarà più piacevole per lui se sei tu a buttarlo giù dal letto.

 

May salì le scale ridacchiando leggero tra sé. Senza troppa fretta raggiunse il piano superiore e sorpassò una porta rosa pallido fino a trovarsi davanti ad un'altra di un bell’azzurro. Un sorriso le scappò dalle labbra perfette. Entrò lentamente nella stanza, avvicinandosi piano al letto: Matt dormiva completamente spaparanzato e con la bocca aperta, i capelli perennemente arruffati e un’espressione pacifica.

 

Lo guardò un attimo ammirandolo quasi, poi fatti due passi avanti posò un ginocchio sul bordo del letto e sciolse i lunghi capelli biondi abbassandosi sul suo volto. Le ciocche d’orate gli pizzicarono il naso che scosse appena, infastidito, fino ad aprire piano le palpebre. Un sorriso pigro gli colorò il volto.

 

“Ciao.” La sua voce sussurrata come se avesse paura di svegliarsi davvero e non averla più lì con lui.

 

May sorrise baciandolo sulle labbra. “Ciao. Non dovevi essere giù dal letto una mezz’ora fa?”

 

“Cambio di turno. Jerk mi sostituisce per un paio d’ore e in cambio gli lascio il sabato libero. E’ il suo compleanno.”

 

Lei tracciò lentamente il profilo della sua mandibola con un dito seguendolo con gli occhi. Rimase in silenzio. Persino Matt dopo un po’ cominciò a preoccuparsi e la guardò curiosamente, aspettandosi da un momento all’altro di ricevere delle spiegazioni. Delle spiegazioni che non vennero mai, almeno non di loro spontanea volontà.

 

“Va tutto bene?” Disse cercando di incrociare i suoi occhi cristallini. “Sei strana.”

 

May sospirò profondamente. “Non hai ancora detto ai tuoi del mio appartamento, non è vero?”

 

Matt ingoiò il vuoto improvvisamente. E si trovava di nuovo ad avere quella spiacevolissima conversazione sapendo di essere intrappolato tra due muri: May e suo padre. Si grattò la nuca nervosamente e prima che lei potesse alzarsi e andare via le intrappolò le mani nelle sue.

 

“Cerca di ragionare, papà è già abbastanza apprensivo in questo periodo. Per me e Sarah è un tormento, ci sta addosso come un segugio e non mi sembra proprio il caso di dargli la notizia adesso. Lo so che vorresti… beh, sarebbe normale dopotutto, con la nostra situazione…”

 

May si umettò un labbro. “Chi lo sa in questa casa, Matt?”

 

“Solo Sarah.” Replicò arrendevole. “E non perché volessi dirglielo, avevamo deciso di fare tutto di nascosto per questo, ma ho dovuto cedere il mio segreto per il suo così riusciamo a coprirci con papà.

 

La faccia della ragazza si modificò in un’espressione di puro shock, le iridi azzurre diventarono quasi trasparenti da quanto aveva allargato gli occhi. Sembrò persino dimenticare quanto fosse irritata con lui in quel momento. “Cosa?! Mi stai dicendo che sai chi è il ragazzo di tua sorella?!”

 

“Oh, quello.” Disse lui come ricordateselo in quel momento. “No, mi ha detto l’altro segreto. E ha fatto bene… sono sicuro che tra i due papà collasserà  a sapere questo e non chi sia il suo ragazzo. Il che è un tutto dire. Tu non l’hai detto ai tuoi, vero?”

 

“Non essere sciocco, certo che no! Mio padre lavora a stretto contatto con tua madre, credi che non se lo sarebbe lasciato scappare?” Sbuffò appena e gli tirò il lenzuolo in viso scherzosamente. “Adesso vestiti, ti aspetto di sotto.”

 

Senza dire un’altra parola May camminò verso la porta sentendo chiaramente lo sguardo di Matt puntato sulla sua schiena e avrebbe potuto giurare che stesse sorridendo in quel momento. Lei e Matt erano stati insieme per talmente tanto tempo da conoscersi alla perfezione, e non c’era da biasimarla se voleva passare più tempo con lui. Dopo tutto quello che avevano costruito insieme poi. Era lecito, molto più che lecito.

 

Entrò di nuovo in cucina, stavolta assorta tra i pensieri e con un sorrisino sulle labbra. Era impossibile rimanere arrabbiata con Matt. Qualcuno la urtò appena ad un braccio e alzando gli occhi si accorse che Sarah era appena scesa dalle scale e si stava legando in tutta fretta i capelli rubando qualche biscotto dal tavolo.

 

“Buongiorno, scusate vado un po’ di fretta.

 

Harry non se la lasciò scappare da sotto il naso, fu come se si fosse svegliato di colpo. “Ehi, aspetta un attimo. Dove stai andando?”

 

Sarah si fermò con la mano sulla maniglia e la bocca mezz’aperta cercando una risposta decente. “Fuori.”

 

“Fuori dove?” Chiese Harry che cominciava a spazientirsi. Sarah lasciò andare la maniglia e cercò aiuto da parte della madre e da May che si scambiarono uno sguardo e dissero contemporaneamente.

 

“Buona giornata, Sarah.”

 

Fece di nuovo per uscire credendo di essersela scampata ma Harry non demorse. “Con chi stai andando fuori?”

 

Stavolta Sarah non trattenne un sospiro sconsolato, si passò una mano sulla faccia e si voltò di nuovo per confrontarsi con il padre. Quella situazione stava diventando assurda. Si morse un labbro calcolando bene le parole da usare. “Con Mike.”

 

Harry si incupì e mandò uno sguardo all’orologio. “Sono solo le otto di mattina.”

 

“Lo so, ma dopo Mike deve lavorare e non abbiamo tempo di vederci. Papà per favore, sto facendo tardi!” Provò lei. Eppure lo sapeva bene che suo padre era un osso duro. Incrociò di nuovo lo sguardo con sua madre che la guardò dispiaciuta scotendo la testa.

 

E sentiamo, dove lavora questo Mark?”

 

“Mike.” Lo corresse lei, Harry non rispose e si vide costretta a rispondere. “A… A Diagon Alley. I suoi hanno un negozio e lui l’ha preso in gestione con loro.

 

Stavolta Harry parve illuminarsi e a Sarah non piacque per niente. Dubitava davvero tanto che suo padre avesse cominciato a farselo piacere proprio in quel momento. Il suo sorriso si allargò guardando Sarah. “Ah, che coincidenza. La settimana scorsa mi hanno mandato a Diagon Alley a controllare che tutti i negozi fossero in proprio con un Ispettore. Sai mandano sempre un Auror nel caso cercassero di scappare. Come si chiama il tuo amico?”

 

Non seppe dire cosa l’aveva attraversata in quel momento, seppe solo che era una cosa decisamente spiacevole. Lo guardò spiazzata e cominciò a balbettare qualcosa di sconnesso sotto lo sguardo trionfante di Harry. Una voce dalle spalle di Harry li riscosse tutti.

 

“Ciao.” Appena gli occhi furono tutti su di lui con espressioni variabili, da pura riconoscenza, a stupore e ancora a disappunto, Micheal si grattò la nuca. “Ho interrotto qualcosa?”

 

Sarah fece un sorriso enorme e quella sensazione spiacevole si dissolse nel nulla. “Oh no, niente. Come mai qua?”

 

Micheal la guardò cautamente passando lo sguardo da lei a Harry. “Perché sei in ritardo. Va bene che ti avevo promesso di portarti da Mike ma così fai fare tardi me a lavoro. Vediamo di non farla diventare un’abitudine solo perché passo a Diagon Alley tutte le mattine, non ho intenzione di farmi licenziare per la riuscita della tua storia d’amore.

 

Sarah ridacchiò leggero e si avvicinò a lui con gli occhi che brillavano. “Non succederà. Allora papà, io vado. Ci vediamo più tardi.”

 

Harry si alzò di scatto in piedi. “Ehi! Asp… ah, li odio quando fanno così!” Micheal e Sarah si erano già smaterializzati e dove stavano loro adesso non rimaneva che il vuoto. Ginny ridacchiò tra sé cercando di non farsi sentire dal marito e prendendolo per le spalle cercò di farlo sedere di nuovo.

 

“Adesso calmati. Quello che l’ha portata via è nostro nipote, se non la sappiamo in salvo con lui con chi possiamo stare tranquilli? Sarah sa quel che fa, è una persona intelligente.

 

“Questo non l’ho mai messo in dubbio.” Disse Harry scontroso. “Ma anche io tendevo a fare sempre la cosa giusta e finivo sempre col farmi ammazzare in qualche modo. Mi sarebbe piaciuto che i miei figli avessero un destino diverso.

 

Ginny alzò gli occhi al cielo. “Per l’amor del cielo Harry, non c’è più nessun signore oscuro da cui sfuggire!”

 

May ridacchiò appena. “Non si preoccupi, signor Potter, sono sicura che Sarah starà più che bene. Dovrebbe sentirla quando parla di Mike, le si illuminano gli occhi.”

 

Harry guardò le due donne quasi imbronciato e bofonchiò qualcosa di incomprensibile. Scosse la testa e grugnì arrabbiato. “Sono contento che con voi ne parli di questo Mark…”

 

“Mike.” Lo corresse gentilmente Ginny.

 

“Quello che è!” sbottò lui. “Tutto quello che so di lui è che esce con mia figlia. E la cosa non mi piace affatto. Sarah è ancora una bambina, non sa ancora quello che vuole e non è pronta per avere una relazione.

 

“Hai ragione amore.”

 

“Da-davvero?” La guardò stupito Harry.

 

“Oh sì.” Continuò lei mentre sparecchiava parte della tavola. “Sarah ha solo diciannove anni. Uh… aspetta un attimo… non era l’età che avevo io quando ci siamo sposati?”

 

Harry le lanciò un’occhiataccia mentre May e Ginny cercavano di trattenere le risate, le puntò un dito contro minaccioso. “Non fare questi giochetti con me, Ginny! Per noi era diverso, ci conoscevamo da anni e avevamo passato una guerra! Era ovvio che dovesse andare così ma Sarah… è completamente differente!”

 

Cosa è completamente differente?” Chiese Matt completamente vestito scendendo le scale. Le due donne si scambiarono uno sguardo facendo di tutto per non voltarsi verso Harry che rimase imbronciato al tavolo incrociando le braccia al petto. Matt alzò un sopracciglio scettico guardandolo e spostò gli occhi sulla madre.

 

Fammi indovinare, si parlava di Sarah.”

 

“Tua sorella è un’irresponsabile!” Saltò su Harry.

 

Matt roteò gli occhi. “Sarah non è irresponsabile. E’ innamorata del suo ragazzo. Mi sembrano due cose diverse.”

 

Harry sbuffò annoiato appoggiando la guancia alla mano. “Ti pareva che uno stesse dalla mia parte in famiglia. Come puoi essere sicuro che sia un ragazzo per bene? E se fosse… se fosse…”

 

Cosa, un Mangiamorte? Oh per favore, Harry, non dire sciocchezze!”

 

Matt cominciò a spingere May fuori dalla porta con una certa urgenza. “Va bene gente, noi leviamo le tende! Ciao!”

 

Ginny e Harry li guardarono andare via di corsa senza un’altra parola. Appena la porta si richiuse Ginny si voltò nuovamente verso Harry, sospirò pesantemente e lasciò la stanza scotendo la testa. Harry la guardò andar via stralunato e posò lo sguardo nel caffè.

 

Ma perché mi sembra tanto di essere tornato al mio quinto anno?”

 

 

                                                                                   *

 

Quando Harry arrivò in ufficio quella mattina non si stupì per niente di vedere Ron già chino sulle carte, e non si sarebbe neanche sorpreso di sentirgli dire che aveva dormito in ufficio. Era bianco come un cencio, aveva l’aria spossata ma pareva di una professionalità assoluta. Non era decisamente il Ron di una volta. Insieme a Bonar stava discutendo a bassa voce, teneva la fronte corrucciata e non fece presagire niente di buono a Harry che si avvicinò curioso alla scrivania.

 

I due uomini alzarono lo sguardo su di lui solo per un secondo prima di ritornare a concentrarsi sui fogli. Harry allungò il collo. “Che succede?”

 

Ron alzò nuovamente lo sguardo su di lui e si umettò un labbro. “Avvistamenti. A Stonehenge. Non si sa ancora niente di certo, ma abbiamo diversi rapporti da diverse basi Auror e tutte giurano di aver visto delle figure incappucciare aggirarsi tra le pietre.

 

“Stonehenge?” Chiese incredulo Harry. “Ma cosa ci vanno a fare là?”

 

“Riti sacrificali.” Rispose prontamente Bonar mettendogli dei fogli sotto al naso. “Tutti gli indizi ci portano ai druidi, si dice che si riuniscano ogni anno per l’equinozio di primavera. E mancano solo pochi giorni.”

 

“Non capisco.” Continuò Harry. “Perché dobbiamo occuparci noi dei druidi se sono solo dei Babbani che…”

 

“Non lo sono, Harry, è questo il punto.” Scosse la testa Ron sospirando stancamente. “I drudi sono tutt’altro che Babbani, sono creature speciali. Non sono come noi maghi, sono molto di più e nessuno sa a che punto possano arrivare i loro poteri: non hanno bisognosi una bacchetta. Si dice anche che si tramandino magie antichissime e conosciute solo dalla loro cerchia.

 

Harry rimase a guardarlo a bocca aperta. “Praticano magia nera?”

 

“Non vera e propria magia nera, ma altrettanto pericolosa. Pericolosa perché non sappiamo come contrastarla. Dobbiamo andare a dare un’occhiata e assicurarci che non pratichino niente di illegale o estremamente dannoso per la comunità.”

 

“Non vedevo l’ora di farmi una scampagnata. Sospirò Harry leggendo le ricerche qua e là. “Quando si parte?”

 

“Saremo sul posto domani sera.”

 

Harry espirò stancamente. Questa non gli ci voleva proprio, voleva rilassarsi il più possibile in quei giorni e magari a mente lucida capire cosa gli stavano nascondendo i suoi figli. E poi stare sul posto la sera dopo significava passare la notte fuori a chilometri di distanza da casa.

Alzò gli occhi su Ron, che aveva ricominciato a trafficare tra le carte e fu sicuro che l’amico non la pensasse assolutamente come lui. Ron aveva appena fatto di questa missione qualcosa con cui distrarsi.

 

“Chi ci portiamo dietro?”

 

“Slade, Bonar e Vince.” Rispose secco Ron. “E’ solo un controllo, non ci occorrono tanti uomini. In cinque sarà più che sufficiente e se qualcosa non va per il verso giusto chiameremo rinforzi.

 

Efficiente sul lavoro, pensò Harry, ma se provasse a cambiare argomento sarebbe così pronto a rispondere? Harry tentò. “Come va a casa?”

 

Come previsto Ron si immobilizzò sul posto per qualche secondo. Rimase in silenzio poi esordì cercando di risultare più naturale possibile. “Bene, pare che James si trasferirà da C.j. presto… almeno così gli ho sentito dire.”

 

“Hermione?”

 

“Sta… bene, credo.” Si finse indaffarato con le ultime pratiche che erano rimaste sulla scrivania e ne firmò alcune in modo assente. Harry lo fissò per qualche attimo, si stava odiando per quello che stava per fare ma sapeva di non poter lasciare la situazione in sospeso. Erano Ron e Hermione, dopotutto, chi meglio di lui poteva aiutarli.

 

Perché non provi a parlarle?”

 

“Sì, io… lo farò. Sì.”

 

Harry sospirò. “Sto dicendo sul serio.”

 

Ron continuò a scribacchiare mordendosi un labbro. “Sono stanco, Harry. Sono stanco di dover chiedere sempre scusa, di essere il primo a rimettere a posto le cose e seppellire l’orgoglio, sono stanco di essere trattato come un’idiota, di essere… il vecchio Ron Weasley.

 

“Non dire cazzate, Ron! Non sei più un ragazzino e smettila di commiserarti come facevi un tempo! Tira fuori le palle e parla con Hermione!”

 

Ron si alzò di scatto e prese il cappotto appeso all’attaccapanni al suo fianco, rifiutandosi categoricamente di incrociare lo sguardo con l’amico si diresse verso il camino. “Devo andare a casa, adesso.”

 

Harry lo guardò basito. “Sono sole le nove e mezzo! Non puoi andartene ora!”

 

“Giusto.” Disse l’altro mordendosi un labbro, indeciso su cosa fare o meno. “Affido a te tutto l’ufficio, se qualcuno chiede di me dì che sto male e sono dovuto andare urgentemente a casa. Grazie Harry!”

 

Ma…” Harry non fece in tempo ad alzarsi che le fiamme avevano ingoiato la figura di Ron lasciando solo la cenere fluttuare per la stanza. Sconfitto si lasciò andare nuovamente sulla sedia e scosse la testa affondando la faccia tra le mani. “Certo che il buon giorno si vede veramente dal mattino…”

 

 

                                                                                *

 

“C.j.?”

 

Diego tossicchiò un paio di volte uscendo dal camino, della fuliggine gli era caduta sulla spalla e scosse freneticamente la testa come un cane per togliersi lo sporco della cenere. Dalla casa non arrivò nessuna risposta. Guardò l’orologio per un attimo, mezzogiorno e tre, C.j. era sicuramente tornata dal lavoro.

 

“C.j.? Sono Diego! Dove sei?”

 

Si girò un po’ attorno, il silenzio lo stava divorando. Alzando le spalle si voltò verso le scale pensando che probabilmente era al piano di sopra e non l’aveva sentito. Persino il primo piano era immerso nella pace più assoluta, solo un leggero rumore di sottofondo arrivava alle sue orecchie. Non era certo la prima volta che doveva andare alla ricerca di sua sorella per la casa, non si fece nessun tipo di problema ad aprire la porta della camera e ficcarcisi a capofitto.

 

Si accorse di aver fatto la cosa sbagliata quando l’immagine di sua sorella sotto il suo migliore amico raggiunse il suo cervello e si lasciò scappare un verso disgustato da nauseato.

 

“Diego! Che diavolo stai facendo?” C.j. era balzata a sedere sul letto in meno di tre secondi quando si era accorta della presenza del fratello e si copriva col lenzuolo fino al mento, James gli era rotolato a fianco mettendosi anche lui a sedere e fissando l’amico con la bocca semiaperta. Si schiarì la gola.

 

“Ehm… sta-stavamo solo… no-non è che…”

 

C.j. si voltò verso di lui di scatto infuriata. “Non provare a giustificarti con lui, quello che facciamo non lo deve riguardare!” Si voltò nuovamente verso Diego. “Come diavolo ti permetti di sbucare così in casa mia senza avvertire? Avresti potuto bussare! Non sono mica una bambina, maledizione!”

 

Diego aprì la bocca un paio di volte prima di replicare, gli occhi ancora fissi su di loro, come se non stesse guardandoli veramente ma avesse stampata nella mente la scena di poco prima. “Scusa io… non pensavo che… credevo fossi da sola…”

 

La faccia di C.j. si colorò di rosso. Di rabbia però. James affondò la faccia nelle mani. “Credevi?! Credevi?! Impara a non supporre quando vieni in questa casa! Cos’è non sai scrivere? Ci vuole un maledettissimo secondo a spedire un gufo!”

 

“Oh andiamo, ho detto che mi dispiace! Non pensavo di trovare James qui a quest’ora!”

 

“Beh, farai bene ad abituartici!” Sbottò senza pensare a cosa quella frase avesse implicato. Diego alzò lo sguardo su James, interrogativo, e quello si limitò a scrollare le spalle con mezzo sorriso piegando la testa da un lato.

 

“Pare che verrò a vivere qui.”

 

“Oh.”

 

Calò un attimo il silenzio in cui i due ragazzi puntarono entrambi lo sguardo su C.j. che si stava aggiustando nervosamente il lenzuolo attorno al corpo. Sembrava del tutto intenzionata a non alzare lo sguardo su di loro completamente immersa tra i suoi pensieri e innervosita dal dover stare nella stessa stanza nuda con suo fratello e il suo ragazzo. James si passò una mano tra i capelli scompigliati non sapendo cosa dire. Diego li guardò entrambi.

 

“Vi sposate?”

 

“No!” Saltarono su contemporaneamente. Incrociarono per un secondo gli sguardi prima di arrossire e guardare altrove.

 

“Oh, pensavo… nulla. E’ un’idea carina, convivere intendo.”

 

C.j. annuì ancora in fiamme. “Grazie. Sono felice che ti piaccia l’idea.”

 

Diego annuì a sua volta e esitò un momento prima di riprendere il discorso. “Non sei incinta, vero?”

 

“Cos…?! Come diavolo ti vengono in mente idee così cretine! Non sto costringendo James a vivere con me se è questo che stai chiedendo, razza di idiota.”

 

James intervenne prima che C.j. si innervosisse di nuovo. “E’ stata un’idea mia. In fondo sono sempre qui, non sarà poi così diverso convivere. Giusto?”

 

Diego strabuzzò gli occhi facendo cenno a James di essere completamente pazzo ma appena la sorella puntò i suoi grandi occhi scuri e severi su di lui abbozzò un sorriso tirato. Era meglio non farla irritare oltre. “Giusto. A casa tua c’è sempre una gran confusione, non c’è privacy…”

 

“Già.” Disse James con un sorriso mentre si grattava la nuca. “Ma a quanto pare qui non è molto diverso da casa mia…”

 

Diego arrossì e si schiarì la gola. “Non l’ho fatto apposta, figurati se volevo beccarvi mentre… ah, quell’immagine non mi andrà mai via dalla testa, è stato disgustoso!”

 

“Vogliamo vedere quanto ci metto a rimuovere quell’immagine dal tuo cervello?” Lo guardò minacciosa C.j. fulminandolo con lo sguardo. Diego ingoiò il vuoto e scosse la testa freneticamente facendo scoppiare a ridere James. Lei scosse la testa arrendevole e puntò nuovamente gli occhi sul fratello. “Si può sapere cosa ci fai qui, comunque?”

 

“Oh giusto!” Si riscosse improvvisamente tirando fuori dalla tasca un foglietto di carta stropicciato. “Mi hanno multato di nuovo, non puoi cercare di sviare questa cosa? E’ la terza volta nel giro di un mese che devo presentarmi di fronte al Wizengamot.”

 

C.j. sospirò affondando la faccia tra le mani. “Non posso coprirti ogni volta, che cos’hai combinato stavolta?”

 

Lui scrollò le spalle. “Ma nulla… ho… trasfigurato una villa davanti a un’amica.”

 

“Un’amica babbana?”

 

“Beh…”

 

James scoppiò a ridere rotolandosi tra le lenzuola. “Non sei cambiato di una virgola dai tempi della scuola. C’era bisogno di trasfigurare una villa per portarti a letto una ragazza?”

 

Diego scosse la testa. “Non è andata così! Mi stava sfidando, non voleva credere che mio padre fosse ricco… o non guardarmi così C.j., non potevo di certo presentarmi da papà! Ho solo cercato di ricordarmi com’era fatta la villa in Grecia… solo che al Ministero devono essersene accorti.

 

Ma va, non mi dire.” Gli rispose sarcastica lei.

 

“Puoi far qualcosa o no?”

 

C.j. gli strappò prepotentemente il foglio di mano sbuffando sonoramente e incenerendolo con lo sguardo. Prese ad analizzare il documento nel completo silenzio mentre i due ragazzi continuavano a guardarsi nervosamente per la spiacevole situazione. Dopo un’analisi che Diego reputò fin troppo scrupolosa, C.j. fece per aprire la bocca ma un sonoro crack le fece scappare un urlo dalle labbra. James, in uno scatto fulmineo, si piazzò davanti a C.j. tirando ancora più su il lenzuolo e fulminando con lo sguardo il nuovo arrivato.

 

“Papà!”

 

Ron, disorientato e mortificato, si grattò la nuca. “Scusa, non era mia intenzione… ti cercavo.

 

James si passò una mano sulla faccia non provando neanche a guardare a che tonalità fosse arrivata C.j. alle sue spalle. Diego si lasciò scappare una risatina e i due lo guardarono perplessi, fece un’altra risata e si spiegò. “Almeno io ho usato il camino.”

 

“Ciao C.j.”

 

“Signor Weasley.” Disse politicamente lei senza guardarlo in faccia.

 

James scosse la testa esasperato. “Meno male che dovevo venire a vivere qui perché c’è più privacy…”

 

Ron abbozzò un sorriso tenendosi a una debita distanza dal letto, e da C.j. “Mi dispiace, davvero. E’ che ho proprio bisogno di te per cena stasera. Se hai finito, intendo.”

 

“Papà!” Si voltò un secondo per vedere C.j. affondare il viso tra le mani e sprofondare nel materasso e non poté non arrossire all’inverosimile. Si schiarì la voce che uscì quasi strozzata. “Ti sembrano cose da chiedere?!

 

Ron lo guardò un attimo in silenzio, perplesso. “E’ una cosa normale, non pensavo fosse un problema chiedere una cosa del genere.”

 

James gli puntò un dito contro. “No, papà, per te è una cosa normale da chiedere. Sono tuo figlio, abbi un minimo di pudore a riguardo!”

 

“D’accordo, va bene.” Rispose lui come se lo stesse solo assecondando. “Comunque, pensi di poter essere a casa per cena? Potresti portare anche C.j. e perché no anche Diego. Più siamo meglio è, non credete?”

 

Diego lo guardò con un sopracciglio inarcato. “Mi sono perso qualcosa?”

 

James lo guardò sofferente. “Senti, posso capire che alla tua età il tuo matrimonio possa essere in una leggera crisi, ma non puoi continuare ad usarci come scudo per non dover parlare con mamma. Sto cominciando ad odiare le cene a casa se proprio vuoi saperlo.

 

“Solo per stasera, andiamo.”

 

“Hai detto così anche l’ultima volta.”

 

Ron parve pensarci un attimo su. “Ti do venti falci.”

 

“Trenta.”

 

Al massimo venticinque.”

 

“Hai fatto un affare, amico.” Disse James con un sorrisone. “Cosa si mangia?”

 

 

                                                                               *

 

“Ehi, non sei al campo?”

 

Seth alzò la testa verso la porta e fu sorpreso di trovare sulla soglia il fratello che lo guardava con uno sguardo seriamente interessato. Non il suo solito sguardo da spaccone. Aprì esitante la bocca e accennò al libro sulla scrivania sul quale era chino fino a pochi secondi prima.

 

“L’allenamento è finito. Studio tattiche di gioco. La prossima settimana abbiamo un incontro importante contro il Puddlemore United. Hanno un gran cercatore e Kim deve essere al massimo se vuole batterlo sul tempo.

 

“Capisco.” Disse brevemente Dean. “Posso entrare?”

 

Seth annuì preso alla sprovvista. “Certo.”

 

Senza dire un’altra parola Dean si sedette sul letto poco distante dalla scrivania dove sedeva il fratello. Seth continuò a guardarlo strano e un po’ perplesso senza dire nulla. Stancatosi probabilmente di avere lo sguardo su di sé Dean alzò un sopracciglio lo guardò sospetto.

 

Che c’è?”

 

“Nulla.” Rispose quiete l’altro distogliendo finalmente lo sguardo e tornando a fissare le figure che si muovevano a gran velocità sulle pagine. “Pensavo solo che è da tanto tempo che non entri qui solo per fare una chiacchierata.”

 

Dean sospirò appoggiandosi sulle mani sul letto. “A dire la verità sto aspettando di uscire. Ho un appuntamento, sai.”

 

Seth annuì. “Oh, adesso capisco. Sono il miglior passatempo che potessi trovare nell’attesa. Beh, mi ritengo fortunato ad avere parte della tua attenzione. Con chi esci, con Heidi?”

 

Dean fece uno sguardo allucinato e si tirò su di colpo fissando Seth come se fosse pazzo. “Ma dico, ti è dato di volta il cervello? Era già la terza volta che ci uscivo, l’ho scaricata la settimana scorsa!”

 

“Lieto di sapere che lo sciupafemmine è di nuovo all’attacco. Disse in modo assente Seth voltando le pagine del giornale. “Solo fammi un favore, gira a largo da Kim.

 

Dean ridacchiò tra sé scotendo la testa. Poi tornò serio e si avvicinò a lui abbassando la voce. “Posso essere indiscreto? A che punto siete arrivati tu e Kim? Voglio dire, avete finalmente…”

 

“No.”

 

“No?!” Allargò gli occhi Dean. “Seth, è un sacco di tempo che uscite insieme! Non credi sia arrivato il momento di far diventare il vostro rapporto più…ehm… profondo? Capisco che non volesse i primi mesi, ma adesso…”

 

“Non è lei che non vuole.” Tagliò corto Seth senza alzare gli occhi dalla rivista.

 

Dean scoppiò a ridere senza ritegno. “Non dirmi che sei tu perché non ci credo!” Seth non rispose e Dean spalancò la bocca. “Sei tu?! Dimmi che stai scherzando.”

 

“Senti, perché diavolo non ti fai gli affaracci tuoi eh? Vatti pure a scopare la tua amica e lasciami in pace! Queste sono faccende private, mie e di Kim. E basta! Non puoi pretendere che in quei cinque minuti in cui ti fingi il fratello perfetto e magnanimo ti venga a raccontare cosa succede nella mia vita! Stanne fuori!”

 

Dean rimase spiazzato. “Scusa. Pensavo solo che sei stato con tante di quelle donne che non dovrebbe…”

 

“Maledizione Dean, è proprio questo il problema!!” Urlò Seth preso dall’ira. Dean non rispose, intimorito dallo scatto improvviso del fratello, e Seth si calmò chiudendo gli occhi e respirando a fondo. Quando parlò di nuovo la sua voce era quiete e paziente. “Sono… sono sempre stato con ragazze che conoscevo da malapena una settimana. A volte ore. E non mi importava niente di loro. Non voglio far scendere Kim al loro livello, lei deve essere qualcosa di speciale. Qualcosa per cui vale la pena aspettare.”

 

Dean si leccò un labbro silenziosamente. “Lei non lo sa questo, non è vero?”

 

“No, e gradirei che tenessi quella tua boccaccia chiusa una volta tanto.

 

Rimasero un attimo in silenzio, entrambi a rimuginare su cosa era appena venuto a galla da quella conversazione. Seth tenne il capo basso mentre Dean respirò profondamente annuendo tra sé. “D’accordo, per una volta me ne starò zitto.

 

Seth alzò la testa di scatto incredulo. “Davvero?”

 

Dean abbozzò un sorriso. “A cosa servono i fratelli sennò?”

 

“Nel mio caso a farti sentire quello più intelligente.

 

“Deficiente! Bada a come parli o la mia bocca sigillata potrebbe scollarsi…”

 

“Non oseresti!”

 

“Oh sì, lo farei.”

 

Seth sbuffò senza potersi impedire di sfociare in un minuscolo sorriso. Tutto ad un tratto tornò serio e guardò curiosamente il fratello come se si fosse appena ricordato una cosa. Aggrottò la fronte. “Ma se non esci con Heidi con chi stai uscendo adesso?”

 

Dean fece un sorrisino malefico. “Geena.”

 

“Geena?” Chiese pensieroso Seth. “Non conosco nessuna Geena a parte… no! Dean, no!”

 

“Geena Hazel.” Disse lui annuendo con un sorriso da furbo e confermando i timori del fratello. “Dico ma l’hai vista di recente? Se a Hogwarts era carina adesso è veramente una bomba! Pensa che fortuna averla trovata single, eh?”

 

Seth scattò in piedi piccato. “Dean non puoi farlo! E’ la migliore amica di Sarah! Quando lo verrà a sapere ti ammazzerà!”

 

“Oh credimi, vale veramente la pena correre il rischio. Sorrise Dean incrociando le braccia al petto. “E non rovinarmi la serata, devo ancora farle credere di essere un bravo ragazzo. Meglio che vada, non vorrei arrivare in ritardo.”

 

Lasciò la stanza così in fretta che Seth si sentì un vero idiota ad averlo lasciato andare così senza dir nulla, corse verso la porta e urlò al piano di sotto. “Sei proprio uno stronzo!”

 

Una risata provenne da piano terra. “Oh, lo so bene. Ma che rimanga tra me e te, almeno per stasera.

 

Una porta che si chiudeva. Seth rimase un attimo sulla soglia scoraggiato. Poi un sorriso gli si dipinse sul volto mentre ripensava alla chiacchierata appena avuta, e gli scappò una risatina tra le labbra mentre scoteva la testa. A passo lento ritornò in camera a sedersi alla sua scrivania portandosi quel sorriso divertito.

 

“In fondo è come avere un fratellino minore… porta pazienza Seth…”

 

 

                                                                                  *

 

Alex, Micheal e James quella sera si scambiarono per l’ennesima volta uno sguardo. Da quando era cominciata la cena, circa cinque minuti prima, avevano consumato il pasto nel completo silenzio e senza che nessuno accennasse a parlare. Improvvisamente Ron si schiarì la gola facendoli quasi sobbalzare, improvvisò un sorriso rivolgendosi a James.

 

“Allora, avete già deciso quando ti trasferirai da C.j.?”

 

James lanciò una veloce occhiata ai fratelli che scossero leggermente la testa per il patetico tentativo di fare conversazione e tornò a fissare il padre. “Ehm… beh, non è che abbiamo in mente proprio una data precisa… pensavo di cominciare a impacchettare la mia roba e quando avrò finito…”

 

“Se vuoi una mano non esitare a chiedere. Disse Ron con un sorriso infilandosi una forchettata di patate in bocca. Il suo sorriso fu immediatamente cancellato da un leggero mormorare dalla parte opposta del tavolo e alzò gli occhi su di lei aggrottando le sopracciglia.

 

Hermione ignorò bellamente l’espressione che il marito le stava rivolgendo e puntò i suoi penetranti occhi scuri sul figlio più grande. “Non credi che avresti dovuto parlarne a me e a tuo padre prima di decidere? Siamo una famiglia. Convivere con un’altra persona non è una cosa facile e non è facile prendere questa decisione.

 

James fece per aprire bocca, incredulo, ma Ron lo batté sul tempo. “Oh andiamo Hermione, James ha ventisei anni! Non puoi trattarlo come un bambino, ha tutto il diritto di decidere cosa fare della sua vita e noi non dobbiamo intrometterci.

 

“Non dobbiamo intrometterci?” La voce di Hermione si era alzata ad una tonalità stridula ed irritante, Alex e Micheal si guardarono afflitti. “Sono sempre sua madre! Non stiamo parlando di che tipo di pantaloni ha deciso di comprarsi, stiamo parlando di convivenza!”

 

“Mamma…” provò tentativamente James.

 

“Mi prendi in giro? Ma non eri tu quella che non vedeva l’ora di vederli sposati!”

 

Infatti! Ho detto sposati e non conviventi, il matrimonio è una cosa completamente diversa dalla convivenza!” Ribatté acidamente Hermione.

 

Ron questa volte vide rosso, si alzò in piedi furioso spaventando i ragazzi che allargarono gli occhi a dismisura, in tanti anni non avevano mai visto il padre comportarsi così specialmente con Hermione. “Beh, sì me ne sono accorto!! Me ne sono accorto da quando il nostro matrimonio ha cessato di esistere, perché se tu non te ne fossi accorta Hermione adesso noi stiamo solo convivendo!!”

 

Per qualche attimo calò il silenzio, solo il respirò affannoso di Ron riempiva la stanza. Hermione lo fissava a bocca aperta, ancora intenta ad assimilare quelle parole che l’avevano appena schiaffeggiata in faccia. Con una calma esasperante si alzò in piedi anche lei e posò le mani sul bordo del tavolo guardando tagliente in direzione di Ron.

 

“Illuminami, Grande Saggio, come saresti arrivato a questa brillante conclusione?”

 

Ron la fissò come se fosse pazza. “Come ci sono arrivato?! Ti rendi conto che ci scambiamo due parole al giorno che sono esattamente ‘ciao’ e ‘buon lavoro’? Ti sembra un matrimonio questo? Se non mi ami più va bene, però…”

 

“Che cosa?!” Scattò su lei. “Che cosa?! Come hai solo potuto permetterti di minimizzare così i miei sentimenti! Tu, tu non hai nessun diritto di analizzarmi e per cosa poi, per arrivare alla conclusione sbagliata. Come sempre!”

 

Ron fece un passo verso di lei. “Cosa diavolo avrei dovuto pensare? Spiegami perché ti comporti così, allora, cos’è hai un altro?”

 

Hermione seguì il suo esempio e si avvicinò a lui minacciosa. “Io non mi comporto in nessun modo, testa di legno! Un altro… come ti vengono in mente certe idee cretine! Tu non ti rendi neanche conto degli sforzi che io ho fatto per te, io ho dovuto rinunciare a una promozione per crescere i tuoi figli, ti faccio da mangiare, ti lavo i vestiti, mi preoccupo che tu non dimentichi niente come al tuo solito… e tu vai a pensare che non ti amo più! Come dovrei sentirmi secondo te?”

 

Ron fece un altro passo, questa volta solo un piccolo spazio li divideva tanto che Hermione aveva dovuto alzare la testa per guardarlo negli occhi. “Ti rendi conto che tutto ciò che hai detto avrebbe potuto benissimo farlo una governante ben pagata? Questa non è la dimostrazione che mi ami, Hermione!”

 

Lei spalancò la bocca veramente offesa. Lo guardò bene negli occhi prima di parlare. “Ritira subito quello che hai detto.”

 

“No.” Disse duramente lui. “E sai cosa, me ne vado.”

 

Sotto lo sguardo incredulo dei figli e di Hermione le voltò le spalle e a grandi passi raggiunse la porta. Mise una mano sulla maniglia guardando un’ultima volta Hermione prima di aprire la porta e sbattersela alle spalle in un rumore assordante che li fece trasalire tutti. Bastarono meno di cinque secondi per Hermione per correre su per le scale e sbattere la porta della camera.

 

James, Alex e Micheal, che erano rimasti zitti tutto il tempo incapaci di intervenire, si guardarono allarmati. James si alzò di scatto e fece per andare di sopra, Alex lo guardò stralunata.

 

Dove stai andando?”

 

“A mandare un gufo a Simon, Thea e Ben.” Rispose mentre saliva le scale. “Devono sapere che abbiamo un allarme rosso.

 

Lei annuì pensierosa e mordendosi un labbro si voltò verso Micheal al suo fianco che continuava a mangiare come se niente fosse, lo guardò disgustata. “Ma come fai a mangiare dopo quello che è successo?”

 

Micheal la guardò come se fosse uscita di senno. “Scherzi vero? Questo pasticcio di patate è sublime!”

 

 

**

 

Forse vi sarete accorti che non avevo per nulla voglia di aggiornare XD… a parte gli scherzi, mi sono fatta due settimane di vacanza invece che una e il tempo per scrivere è stato veramente minimo. Mi dispiace se vi ho fatto aspettare, la mia vena poetica mi ha abbandonato…

 

Comunque dicevamo, un applauso a tutti quelli che avevano capito che era Jonathan Bonar il ragazzo di Alex *lancing caramelline* io non ci sarei mai arrivata…

Per tutti quelli che mi staranno tutt’ora infamando per Ron e Hermione -______- date tempo al tempo figlioli miei (OoO che fantastico gioco di parole) e prometto che si sistemerà tutto… con un po’ di fatica ^^”

 

XD non avete idee di quanto mi sia divertita a vedere le vostre facce riguardo a Seth e Dean… XD siete stati uno spettacolo! *facing innocentina* non sono più interessanti così? E pensare che questa idea m’è venuta due giorni prima di iniziare il sequel è ho dovuto ricominciare a fare gli schemini XD

 

Un bacio a chi ha recensito e continuerà a farlo! GiulyWeasley (mi mancavano le recensioni chilometriche XD), Gioconda, ita chan(nuuu, nun ci lasciano nu!), fiamma90, robby (Dean in realtà è un clone alieno *sisi* … scherzo XD e sono felice che tifi Sarah e Mike anche tu), Joannadellepraterie, lasagne80, Alessandra, Angelika88, Seiryu, funnynurse(sto lavorando anche sulle fotine XD ci sono quasi con tutti), edvige86, Kapoch, Saty(amora, cosa devo dirti… mi analizzi alla perfezione e non so cosa controbattere XD), MaryCry, Nana92 (povero ron però gli prenderanno un certo numero di infarti a quanto ho capito <--- hai capito bene…), Maky91, Fey (sei una delle poche a cui non piace un Draco freddo, sai? Per Mike e Sarah ci sto lavorando), Nefele, Mey, cecia granger (è bellissimo!!), Jin, ginny89potter (ho in progetto un MM per spiegare la nascita della storia tra Sarah e Micheal ^___-) , ale146

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Cracked ***


“Quella pasta al forno era ottima, mamma, come sempre

                              GROWN YOUNG

 

                                   3. Cracked

 

Baby, you can be tough
Say enough is enough
You could even be blunt
Just do it with love, love, love, love
Tell me I'm wrong
That I'm coming on way too strong
Don't think I'll be crushed
Just do it with love, love, love, love

 

                                                                         Hilary Duff- With love

 

 

 “Quella pasta al forno era ottima, mamma, come sempre. Disse Matt con un sorriso mentre finiva di riempirsi la bocca con la squisitezza che Ginny aveva preparato. Lei gli sorrise grata e cominciò a sparecchiare lasciando il piatto solo a Matt che si accingeva a prendere la terza porzione di pasta. Sarah sospirò guardando in modo assente la tovaglia e Ginny si accigliò.

 

“Qualcosa non va tesoro?”

 

Sarah alzò la testa di scatto guardandosi intorno come appena svegliata, incrociò per qualche secondo gli occhi severi del padre e prestò tutta la sua attenzione a Ginny. “Oh… oh no, va tutto benissimo. Stavo solo… pensando.”

 

“A Mike?” Chiese con voce dura Harry squadrando ogni centimetro del suo viso senza riuscire a rilassare la mascella. Sarah lo guardò per qualche attimo e annuì debolmente. “Non dovresti cominciare a pensare a cosa vuoi fare della tua vita? Hai diciannove anni e da quando sei uscita dalla scuola non hai fatto che passare da un lavoro all’altro.”

 

Sarah si scambiò un rapido sguardo con Matt, che riabbassò istantaneamente gli occhi senza dir nulla, e passò un piatto alla madre mordendosi un labbro. “Ecco papà, riguardo a questo ci sarebbe una cosa che devo di…”

 

Un busso alla porta li fece sobbalzare non poco. Harry guardò dall’ingresso a Sarah indeciso o no se rimandare la conversazione. Con uno sbuffo si alzò da tavola per andare ad aprire mandando accidenti per l’unica volta in cui Sarah aveva deciso di raccontargli qualcosa. I suoi pensieri vennero scacciati via in un lampo quando si ritrovò sulla soglia di casa con davanti Ron che si grattava la nuca.

 

“Ehm…” Iniziò l’altro senza sapere come spiegarsi.

 

Harry chiuse gli occhi e sospirò facendo cenno alle sue spalle con il pollice. “Sistemati pure sul divano.”

 

Ron sorrise debolmente. “Grazie.”

 

Passò per la cucina come se fosse casa sua ormai, non era certo la prima volta che veniva ospitato da Harry ma erano anni che non succedeva più. Ginny, non appena lo vide passare, sgranò gli occhi seguendolo con lo sguardo e dopo aver assimilato la scena lo rincorse mentre lui stava già sistemando una coperta sul divano.

 

Che- che stai facendo?”

 

Ron alzò lo sguardo su di lei e le rivolse un debole sorriso. “Oh, scusa Ginny.” Si rimise dritto e camminando verso di lei le stampò un bacio sulla guancia lasciandola di stucco. “Grazie per l’ospitalità, sei la migliore.

 

Ginny rimase a bocca aperta a fissarlo prima di voltarsi alle sue spalle e incrociare lo sguardo con Harry che alzò le spalle con mezzo sorriso. Non appena Ron ebbe sistemato le coperte Sarah si sedette sul divano al suo fianco.

 

“Cos’è successo?”

 

Ron arricciò il naso evitando lo sguardo dei presenti. “Niente, ho solo… detto a Hermione quello che pensavo. Non l’ha presa molto bene.”

 

Ginny si portò una mano alla bocca. “Ti ha cacciato da casa?”

 

“No.” Disse Ron scotendo gravemente la testa. Ginny e Harry e i due ragazzi si guardarono. “Sono io che me ne sono andato.”

 

“Te ne sei andato di casa?!” Strillò Ginny con gli occhi dalle dimensioni di due palline da tennis. “Sei impazzito?! Ti è dato di volta il cervello?! Cosa diavolo stavi pensando quando sei uscito da quella casa?!”

 

Ron la guardò serio. “Se vuoi proprio saperlo, che il mio matrimonio è appena finito. Se volete scusarmi ora, sono un po’ stanco.

 

Sarah si alzò di scatto per lasciare che lo zio si sdraiasse sul comodo divano con uno sbadiglio. Harry e Matt si guardarono per un attimo e alzarono le spalle indifferenti, ma Ginny non intendeva lasciar perdere lì. Marciò fino al divano e prese Ron per il bavero della camicia, gli occhi sbarrati come una pazza.

 

“Come hai detto scusa? Sono io che sono stanca di tenerti sul mio divano ogni santa volta che litighi con tua moglie! E mi rifiuto di sentirti dire che il tuo matrimonio finisce qui, Ron!”

 

Lui scrollò appena le spalle. “Va bene, non lo dirò più. Posso riposare ora, per favore? Domani ho una missione importante e se ci arrivo con le borse sotto gli occhi non riuscirò nemmeno a distinguere un comune sasso da Stonehenge.

 

Ginny gli scoccò un’occhiata di fuoco ma prima che potesse solo aprire bocca Harry le posò una mano sulla spalla costringendola di nuovo in piedi. Appena la rossa fece per dare contro anche a lui le posò delicatamente una mano sulle labbra e scosse la testa. “Duole ammetterlo ma Ron ha ragione. Ne riparliamo dopo la missione di domani, ok?”

 

Lei annuì imbronciata. Non osava mai contraddirli quando si trattava di lavoro. Sarah corrucciò la fronte. “Di cosa si tratta esattamente?”

 

“Non lo sappiamo ancora.”

 

“Un salto nel buio, figo!” Disse Matt tutto concitato. “Ehi, posso venire anch’io?”

 

Harry inarcò un sopracciglio squadrando il figlio. “Non è unsalto nel buio’, andiamo a Stonehenge per un controllo. Druidi e avvistamenti vari. Il Generale ha già deciso chi sarà in missione, Matt, mi spiace.

 

Matt guardò con occhi imploranti Ron che sbuffò passandosi una mano sulla faccia. “Non farmi passare per il lupo cattivo, Matthew, ho già quattro uomini con me e sono più che sufficienti. Sarà per la prossima volta.”

 

Il ragazzo sbuffò sonoramente e scosse la testa. Con un cenno della mano salutò gli altri e salì su per le scale borbottando tra sé. “Un’altra noiosissima giornata in ufficio, proprio quello che volevo…”

 

Ginny ridacchiò e si diresse verso la cucina mentre Sarah si appoggiò con i gomiti sullo schienale del divano e guardò lo zio dall’alto. Un caldo sorriso le riempì le labbra quando lo vide sbadigliare e sistemarsi meglio. “Lo sai, Micheal ti somiglia proprio tanto. Se avessi qualche anno di meno scommetto che vi scambierebbero per gemelli.”

 

Ron fece un sorriso assonnato con gli occhi semichiusi e annuì appena. “Già, è veramente impressionante quanto Mike ed io ci assomigliamo. Hermione dice sempre che è solo figlio mio, da lei non ha preso proprio niente. Ridacchiò.

 

Anche Sarah e Harry ridacchiarono. Sarah smise di ridere quando, alzato per un attimo lo sguardo, si rese conto di essere fissata da Ginny che non sembrava affatto divertita. Aveva la bocca semiaperta e il viso contratto in un’espressione di puro stupore.

 

“Mamma? Tutto ok?”

 

Ginny non smise di fissarla basita. “Io…sì, credo di sì… è solo, mi è parso…” tutti la guardarono esitanti, incrociò lo sguardo con Harry e scosse la testa riportando gli occhi color cioccolato sulla figlia. “No, niente.”

 

Harry alzò un sopracciglio. “D’accordo, cominci ad essere stanca anche tu. Vieni Sarah, andiamo a letto e lasciamo riposare lo zio.

 

Dopo aver salutato Ron, Sarah gli dette anche un bacio sulla guancia, i tre salirono su per le scale. La ragazza sparì dietro alla porta rosa pallido nel giro di tre secondi dopo aver dato loro la buonanotte, lasciando i due coniugi da soli. Harry, con un sorriso sulle labbra, cinse la vita di Ginny che non lo guardò nemmeno.

 

“Tesoro, sei sicura di sentirti bene?”

 

Ginny lo guardò per un attimo. “Sì. Ho bisogno del bagno, tu vai in camera intanto.

 

Harry sorrise stranito. “Come vuoi.”

 

Aspettò ancora qualche attimo per essere certa che Harry fosse entrato in camera prima di voltare nuovamente lo sguardo verso camera di Sarah. Scosse la testa e portò gli occhi al cielo lasciando un sospiro. Una sola parola lasciò le sue labbra, in un sussurro quasi inesistente.

 

Mike…”

 

 

                                                                                *

 

La biblioteca era quasi deserta, solo pochi studenti giravano tra gli scaffali, alcuni per studiare, molti altri per avere un posto dove nascondersi. Simon se ne stava chino su uno dei suoi soliti tomi, gli occhi nocciola scorrevano veloci rigo per rigo memorizzando tutto il necessario. Ed si era dissolto nel nulla e non rimaneva che rimboccarsi le maniche per essere perfetto.

 

Improvvisamente un gran fracasso al suo fianco lo fece riscuotere, alzando gli occhi dalla carta si ritrovò accanto Ben che sorrideva sotto le numerose lentiggini. Alzò un sopracciglio prima di tornare ai suoi studi.

 

“Ehi.” Disse disinteressato. “Che ci fai qua?”

 

Ben scrollò le spalle mettendo i piedi sul tavolo e le braccia dietro la testa come se fosse steso sotto un albero. “Ieri mattina ho incontrato Thea in guferia. Spediva una lettera. Mi sono chiesto, a chi può spedire una lettera se tutte le sue amiche sono qui a scuola?”

 

Simon non si degnò nemmeno di alzare la testa stavolta, strinse le labbra in una linea. “Mamma e papà?”

 

“No, toccavano a me ieri.” Tirò giù i piedi dal tavolo facendo un gran baccano. Da lontano la voce di Madama Pince impose silenzio. “E se non sono mamma e papà a chi può spedire una lettera?”

 

“Fammi pensare…” disse Simon seguendo con gli occhi un rigo del libro particolarmente complicato. “…James, Alex, Micheal, Sarah, Matt, zio Harry, zia Ginny, i nonni…”

 

Ben lo fermò con una mano davanti al viso come un vigile urbano. Scosse la testa solennemente. “Non essere ridicolo. Perché mai dovrebbe scrivere a uno di loro? Andiamo, Sam, è talmente evidente!”

 

Simon sbuffò scocciato. “Cosa è talmente evidente, esattamente?”

 

“Si tratta di un ragazzo!”

 

Stavolta Simon scoppiò a ridere. “Per favore, Benjamin, tu guardi troppa tv. Devi smettere di andare dal nonno a guardare quella porcheria.

 

Ben mise su il suo classico sorrisetto diabolico e incrociò le braccia al petto. “Solo perché tu non hai mai toccato una ragazza neanche con un’unghia non significa che tutti quelli che ti circondano debbano rimanere asessuati come te, sai? Se non vuoi collaborare lo scoprirò da solo.

 

“Ascoltami bene adesso!” alzò la voce Simon che cominciava ad irritarsi. “Punto uno, non è affatto vero che sono asessuato, punto due Thea può anche avere un ragazzo e non mi interessa e punto tre, impara a farti gli affari tuoi.”

 

Nervosetti oggi eh?”

 

“Nel caso tu non l’avessi notato sto cercando di studiare. Gli rispose lui alzando evidentemente le sopracciglia. Ben guardò dal tomo alla faccia del fratello e si corrucciò ancora di più. C’era qualcosa che evidentemente non tornava.

 

“Esattamente, perché studi così arduamente un libro preso dalla sezione proibita?”

 

Stavolta Simon impallidì e coprì il titolo del tomo con le mani guardandosi intorno nervosamente. Sospirò in sollievo quando constatò che nessuno l’aveva notato e si chinò verso il fratello abbassando la voce nonostante fumasse dalle orecchie. “Adesso ascoltami bene, devi stare zitto! Sto studiando su questo libro per essere assolutamente perfetto. La prossima lezione devo essere sicuro di saper rispondere a qualsiasi domanda.”

 

Perché devi battere Sophia Willand?”

 

“Esattamente!” Rispose concitato, poi si riprese. “Aspetta un attimo, tu come lo sai?”

 

Ben alzò le spalle come se per lui fosse un’informazione con poca rilevanza. “Me lo ha detto Micheal. Ha detto che una delle cose da non fare mai a Hogwarts è starti vicino mentre studi per essere migliore della tua acerrima nemica.”

 

Simon alzò un sopracciglio. “Se sai che non devi starmi intorno mentre studio perché sei seduto qui?”

 

“Da quando seguo le regole io?” Disse Ben allargando le braccia. “Ad ogni modo, com’è questa Sophia?”

 

Simon lo guardò stralunato e basito. “Che razza di domanda è?”

 

Ben roteò gli occhi e parlò pazientemente come se stesse dialogando con un bambino piccolo. “E’ carina?”

 

Il fratello lo guardo un attimo perplesso, come se Ben stesse parlando in una qualche lingua sconosciuta. Poi aggrottò la fronte come se stesse risolvendo un problema di geometria analitica e guardò Ben con occhi vuoti. Piegò la testa da una parte, incerto. “Io… beh, lei è… è…” improvvisamente si rabbuiò guardando fisso davanti a sé. “E’ qui.”

 

Ben seguì interessato lo sguardo cupo del fratello che si era fermato su una ragazza poco distante da loro con una coda di cavallo e la divisa diligentemente allacciata. La squadrò da capo a piedi con un sorrisetto sulle labbra e si rivolse al fratello con un sopracciglio inarcato. “E tu con quella ci fai la guerra? Io ci farei tutt’altro!”

 

Simon gli tirò una pacca sulla nuca. “Cretino! Perché invece di dire queste stupidaggini non ti metti un po’ a studiare?”

 

“Perché non ho nessuna intenzione di rimanere vergine fino alla fine dei miei giorni, come tu hai in programma di fare.” Sorrise sfacciatamente. “Peccato che la tua amica sia un po’ grande per me, altrimenti avrei gradito molto che me la presentassi.”

 

“Te l’ha mai detto nessuno che sei peggio di James?”

 

Ben aggrottò la fronte. “Sì. Papà.”

 

“Stavo proprio cercando te.”

 

I due ragazzi alzarono gli occhi perplessi e presi alla sprovvista. Ben non poté evitarsi di scappare in un sorrisetto non appena vide che stava loro davanti: Sophia, con i suoi soliti tomi tra le mani e un cipiglio scuro verso Simon, che per un attimo la guardò basito prima di assumere la sua solita aria scontrosa.

 

Ben si intromise. “Spero proprio che sia io quello che stai cercando.

 

Sophia lo guardò inarcando un sopracciglio e Simon gli tirò uno scappellotto lanciandogli un’occhiataccia. “Questo è mio fratello Ben.” Disse a mo’ di scusa.

 

Lei lo guardò come se stesse guardando un insetto. “Sì, immaginavo… comunque, Weasley, ci sarà una riunione dei Prefetti questo venerdì. Alle cinque nell’ufficio della preside.”

 

Simon la guardò improvvisamente interessato. “Una riunione? E su che cosa?”

 

“Non lo so.”

 

Lui sorrise, vittorioso. “Allora c’è qualcosa che non sai, Willand.

 

Sophia fece del suo meglio per mascherare un quasi inesistente sorriso continuando a guardarlo con uno sguardo di fuoco. “Non ti illudere, Weasley. E vedi di non mancare.”

 

A passo svelto, veloce com’era venuta, girò i tacchi e se ne andò lasciando Simon e Ben di nuovo soli a quel tavolo. Simon rimase a guardarla con uno sguardo determinato, pensando probabilmente alla prossima tattica per una vittoria clamorosa. Ben si schiarì la gola attirando la sua attenzione.

 

“Non sapevo si sorridesse dopo aver parlato col nemico.

 

Simon lo guardò scocciato. “Si sorride se si sta pensando a un modo per batterlo.”

 

Ben fece l’indifferente. “Beh, non sapevo neanche si flirtasse coi nemici…”

 

“Che cosa?!” lo guardò shockato. “Io non stavo flirtando!”

 

Allora c’è qualcosa che non sai, Willand. Lo canzonò Ben col suo tipico sorriso da furbo. “Oh, ma non preoccuparti, stai andando alla grande! Non lo vedi quanto si è sforzata per non sorridere?”

 

Simon lo guardò come se fosse pazzo. “L’unica cosa che vedo è un imbecille di nome Benjamin Aaron Weasley. E adesso levati di torno.”

 

Ben scosse la testa ma non se lo fece ripetere due volte, si dileguò se possibile ancora più in fretta della ragazza lasciando finalmente in pace il fratello. Simon sospirò e riportò gli occhi sul libro ricominciando a leggere da capo la pagina che aveva iniziato. Scosse la testa rassegnato.

 

Flirtando io, tze.”

 

 

                                                                               *

 

 

Era da più di una mezz’ora che Alex continuava a fare su e giù per la stanza mordendosi l’unghia del pollice e sventolando qua e là i lunghi capelli rossi. Jonathan si limitava a guardarla seguendola con lo sguardo in ogni sua piccola mossa. Sospirò appena quando Alex gli passò davanti per l’ennesima volta.

 

“Non è poi così grave.”

 

Alex si bloccò di colpo e lo fissò a bocca aperta come se fosse pazzo. “Non… non è poi così grave?! Scusa, dove sei stato le ultime due ore? Mio padre se n’è andato di casa!”

 

Lui si alzò dal divano, sul quale stava seduto, e le si avvicinò prendendole le mani. “Alex, sia io che te conosciamo bene tuo padre… se ne andrebbe mai da casa? La risposta è no. Gli serve solo un po’ di tempo e tornerà come sempre.”

 

Lei scosse la testa confusa. “Oh non lo so, questa volta sembravano arrabbiati davvero. Avremmo dovuto intervenire molto tempo fa. Non capisco proprio perché debbano comportarsi così.

 

Perché…” La circondò con le braccia. “… si sono sposati molto giovani ed è normale vivere una crisi dopo tutti questi anni di matrimonio. Devono solo trovare il modo di riaccendere la fiamma, come si dice.

 

Alex sorrise appena appoggiandosi alla spalla di Jonathan. “Sarà meglio non suggerire questa via a nessuno dei due o si daranno fuoco a vicenda, ci puoi giurare!” La sua voce da divertita si intristì improvvisamente. “Loro sono sempre stato il simbolo della coppia perfetta per tutti noi e se scoppiano… beh, se loro scoppiano scoppiamo tutti. Capisci quello che voglio dire?”

 

“Se stai cercando di liberarti di me con questa banale scusa mi spiace dirtelo ma non funziona.”

 

Alex rise subito seguita da Bonar. “Sei proprio scemo.”

 

Lui le sorrise. “Senti, lo so che questa cosa dei tuoi genitori ti mette in crisi ma non c’è bisogno di allarmarsi. Per me continuano a rimanere la coppia perfetta, e vedrai, torneranno insieme presto.

 

“Lo spero proprio.”

 

E nel remotissimo caso che la coppia perfetta scoppiasse…” Fece una pausa schiarendosi casualmente la gola. “…saremo pronti a rimpiazzarli, magari.”

 

Alex alzò la testa per guardarlo negli occhi. Le sue iridi blu sprigionavano ingenuità da far invidia a un bambino di tre anni. Rimase qualche attimo a bocca aperta. “Che vuoi dire?”

 

Jonathan si grattò la nuca imbarazzato. “Beh, che… ormai hai venticinque anni e io sono molto vicino alla trentina. Pensavo che potremmo anche pensare a… a stabilirci. Sì, insomma, a mettere su famiglia.”

 

Alex si tirò un attimo indietro premendo delicatamente le mani sul petto di Jonathan. La sua espressione totalmente persa. “Jo…io non… oddio… non penso… non è il caso.

 

Lui la lasciò andare facendo ricadere le braccia accanto ai fianchi ma senza smettere un attimo di fissarla. Forse ancora più incredulo di lei. “Perché? Io… credevo che stessimo programmando di stare insieme per molto, molto tempo.

 

“E’ così!”

 

Alex, per molto tempo intendo per sempre.

 

“Lo so benissimo, Jonathan!”

 

E allora perché non vuoi sposarmi?”

 

Alex si ritrovò a non sapere cosa rispondere. Rimase un attimo a bocca aperta cercando di formulare un pensiero coerente ma ci volle qualche minuto prima che riuscisse a dire qualcosa. Prese un respiro profondo. “Jonathan… Nate… io voglio davvero stare con te! Per sempre. Ma non credo che questo sia il momento adatto per… per fare il grande passo. Insomma, non ho ancora detto a mamma e papà della nostra relazione, e con tutto quello che sta succedendo in famiglia ultimamente non è proprio il caso di dirglielo. Stanno già discutendo sul trasferimento di James e…”

 

Ma non poté finire mai il suo discorso perché le labbra di Jonathan si erano già posate sulle sue, costringendola inconsciamente a rimangiarsi tutto quello che aveva appena detto. Lui si tirò indietro, appena, tanto da riuscire ancora a percepire il suo respiro caldo sulle sue labbra e sospirò quietamente. “Lascia per un attimo fuori la tua famiglia, Alex. Ci siamo solo tu e io. Sposami.”

 

Alex lo guardò intensamente negli occhi, come se veramente esistessero solo loro due. Si umettò un labbro distogliendo lo sguardo per qualche secondo. “E’ questo che vuoi, davvero? Vuoi veramente una famiglia con me, dei bambini, una casa?”

 

Lui sorrise semplicemente. “Sì. Voglio te, voglio una casa con te e voglio dei bambini da te… soprattutto per vedere se escono fuori rossi anche i nostri.

 

Lei rise di gusto abbracciandolo di nuovo di slancio. Affondò la faccia nella sua spalla sorridendo come una pazza e annuì concitata. “Sì.”

 

“Sì, mi sposi?”

 

“Sì, ti sposo.” Rispose lei senza muoversi dalla sua spalla. “Ma per i bambini prendiamoci tempo.”

 

Lui rise e l’alzò di peso facendole fare una giravolta, una volta che l’ebbe messa a terra le prese il viso tra le mani ridendo come un bambino. “Tutto il tempo che vuoi, quasi-signora-Bonar.

 

Alex scosse la testa ancora incredula nonostante mostrasse un bel sorriso e scoppiò a ridere istericamente. “A papà verrà un infarto.”

 

Jonathan la strinse ancora di più a sé. “Sì, e sono convinto che troverà comunque il modo di licenziarmi.”

 

“Non essere pessimista, papà ti adora.”

 

“Tuo padre mi adora perché sono uno degli uomini che non lo fa impazzire a lavoro e che si becca le reclute al posto suo, non perché sono il quasi marito della sua secondogenita, nonché prima figlia femmina.”

 

Lei si morse un labbro. “Non la prenderà bene, eh?”

 

Bonar fece finta di pensarci su. “Uhm… no, direi proprio di no.”

 

 

                                                                                       *

 

Dean mise la testa fuori dalla porta di camera guardandosi intorno, quando ebbe controllato che il corridoio fosse deserto fece cenno all’interno della stanza a qualcuno di uscire. Geena uscì in punta di piedi dalla camera facendo attenzione a non fare il minimo rumore.

 

Insieme si avviarono verso le scale stando ben attenti a non essere sentiti da nessuno. Dean aveva appena fatto uno scalino quando si sentì gelare il sangue nelle vene. Dei passi a lui molto famigliari arrivarono loro alle spalle.

 

“Ehi.”

 

Geena e Dean si voltarono molto lentamente trovandosi davanti Seth che li osservava a braccia incrociate e con un sopracciglio inarcato. Lei fece un sorriso falsissimo cercando di salvarsi.

 

“Ciao, tu devi essere Seth. Sarah mi ha parlato di te.”

 

Seth, se possibile, inarcò ancora di più le sopracciglia. “Sì, sono Seth. Quello che ha dovuto ascoltare tutto dalla stanza accanto.

 

Geena arrossì furiosamente cercando di nascondersi tra i capelli, mentre Dean si grattò la nuca e fulminò il fratello con lo sguardo. “Ti sembra di essere carino?”

 

“Sbaglio o ne avevamo già parlato, Dean?”

 

Dean guardò per un attimo Geena, poi riportò lo sguardo sul fratello a mo’ di sfida. Incrociò anche lui le braccia al petto e fece un passo in avanti reggendo lo sguardo gelido del fratello. Dei passi dal fondo delle scale li riscossero dalla loro specie di sfida e tutti e tre si voltarono per vedere Ashley salire le scale.

 

Appena lei si accorse di loro si bloccò a metà delle scale rimanendo a fissarli. Poi sorrise loro. “Oh ragazzi, non pensavo foste a casa a quest’ora.

 

“Io non dovrei esserci, in effetti.”

 

Dean lanciò un’occhiataccia a Seth. “Già, ecco.”

 

Ashley passò lo sguardo da un figlio all’altro senza capire cosa stesse succedendo, poi notò Geena che cercava ancora di nascondersi tra i capelli scuri. La guardò curiosamente aggrottando la fronte. Poi si illuminò. “Geena?”

 

Lei alzò appena la testa ancora molto imbarazzata. “Salve signora Malfoy.”

 

Ashley si guardò intorno ancora molto smarrita, Dean e Seth evitarono accuratamente di incrociare lo sguardo con  la madre. Ashley si rivolse a lei ancora più confusa. “Che… cosa… che ci fai qui?”

 

Geena la guardò a bocca aperta senza sapere cosa dire. “Io…beh, io…” guardò Dean cercando aiuto ma prima che potesse aprire bocca Seth si spiegò per loro.

 

Geena è una giornalista. Mi darà una mano per l’articolo su Kim, le ho rimediato un’intervista per questa sera.

 

Dean e la ragazza lo guardarono sbalorditi, mentre Ashley sembrò piuttosto entusiasta. “Oh bene! Sono così felice per Kim! Il tuo nome comparirà sul giornale, vero? Voglio dire, fai parte della squadra e sei praticamente il suo agente… potresti chiedere di citarti, sono sicura che Geena lo farà volentieri.”

 

La ragazza sorrise falsamente. “Certo.” Dean alle sue spalle annuì freneticamente.

 

Ashley batté le mani insieme e finì di salire le scale. “Non vedo l’ora di dirlo a Draco! Sapete dov’è?”

 

Dean alzò le spalle. “Lavoro?”

 

“Oh… oh, si giusto! Allora mi cambio e vado da lui!”

 

I tre sorrisero apertamente e in modo falsissimo fino a che Ashley non sparì dietro la soglia di camera. Dean rilasciò il fiato e il sorriso di Seth scomparve dal suo volto. Si guardarono un attimo in silenzio prima che Dean si schiarisse la gola e si grattasse la nuca. “Grazie per…”

 

Seth scosse la testa guardandoli entrambi. “Per favore non dire niente.”

 

 

                                                                                       *

 

No aspetta un attimo, dillo di nuovo.”

 

James sbuffò scocciato, era almeno la quinta volta che Diego gli chiedeva di ripetersi e adesso cominciava davvero a spazientirsi. C.j. gli mise una mano sul braccio facendogli segno di pazientare e lui prese un respiro profondo prima di parlare di nuovo. Chiuse gli occhi per calmarsi.

 

“Eravamo a tavola. Hanno iniziato una discussione su me e C.j. Papà si è alzato e ha urlato. Mamma si è alzata e ha urlato. Papà se n’è andato di casa.”

 

“Oh, hai dimenticato che dopo che mamma ha urlato, papà ha urlato di nuovo e più forte. Lo riprese Micheal annuendo tra sé.

 

James riuscì solo a lanciargli un’occhiataccia facendolo ammutolire all’istante prima di passarsi una mano sulla faccia, esasperato. C.j. lo aiutò a sedersi massaggiandogli piano le tempie. “Questione di qualche ora e vostro padre sarà di nuovo a casa.

 

Micheal e James si guardarono un attimo prima di fare una smorfia scettica. “Non credo proprio. Questa volta ci sono andati pesanti, mamma sembrava davvero offesa e papà… beh, a dire il vero sembrava ancora più offeso di mamma. Il che è strano, di solito non si lascia toccare così da una discussione.

 

“Oh andiamo Micheal.” Disse James scotendo la testa. “Sono mesi che c’è crisi nell’aria, non dirmi che questo scontro era inaspettato.”

 

Diego li guardò increduli. “Che vuol dire c’era crisi nell’aria, da quanto vanno avanti a litigare?”

 

James scosse di nuovo la testa in segno di dissenso. “Oh, non litigavano.”

 

“Non si parlavano proprio.” Concluse per lui Micheal, con una smorfia di chi non sa più dove mettere le mani. C.j. e Diego si scambiarono uno sguardo increduli.

 

“Pensavo che i vostri genitori fossero la coppia perfetta!”

 

James le prese le mani facendola sedere al suo fianco. “Beh, lo erano.” Disse pensieroso. “Comunque questa lite è davvero preoccupante e non solo per loro. L’ultima cosa su cui hanno avuto una discussione è stato il mio trasferimento, e scommetto che mamma ci rimarrà malissimo se…”

 

Cercò C.j. con lo sguardo, lei boccheggiò. “Non vuoi più venire a vivere qui?!

 

Diego si passò una mano sulla faccia, disperato. “Guai in vista, Micheal dileguati finché sei in tempo.

 

James lo ignorò concentrandosi su C.j.Non è che non voglio, amore, non posso!”

 

“Tu stai usando la lite dei tuoi genitori come scusa, James, e non dire che non è così! Questa cosa riguarda me e te, se per tua madre è un problema dovrebbe cominciare a pensare che hai ventisei anni, non dodici! Stiamo insieme da otto anni! Otto! Scusa tanto se volevo fare un passo avanti nella nostra relazione!”

 

James spalancò la bocca, incredulo. “Che cosa?! Ma se sono stato io a proporti questa cosa! C.j. io voglio venire a vivere qui, si tratta di rimandare di qualche giorno! Al massimo qualche mese!”

 

“Qualche mese?”

 

I ragazzi si scambiarono un’occhiata allarmata, C.j. si era alzata in piedi e stringeva le mani lungo i fianchi. Micheal si alzò schiarendosi la gola e le posò delicatamente una mano sulla spalla cercando di calmarla. “Si risolverà tutto in pochi giorni, vedrai.

 

Lei scosse la testa e sospirò afflitta. “Aveva ragione tua sorella.”

 

James la guardò basito. “M-mia sorella? Che cosa c’entra mia sorella? …quale sorella?”

 

Alex.” Disse lei stancamente stropicciandosi una mano sulle palpebre. “Dice sempre che se i tuoi scoppiano, scoppiamo tutti.

 

In meno di due secondi James si alzò in piedi e prese posto accanto a C.j. prendendole il viso tra le mani. La guardò negli occhi in piena agitazione. “Ehi, ehi, noi non stiamo scoppiando. Stiamo solo rimandando qualcosa che ha aspettato anni di qualche giorno. Non stiamo scoppiando!”

 

Diego alzò un sopracciglio in direzione della sorella. “Certo che ve ne fate di paranoie voi donne!”

 

C.j. si voltò di scatto, furente. “Oh, stai zitto tu! Neanche tu non fossi single!”

 

“Io non so… ah, non importa.”

 

James lo guardò con un sopracciglio inarcato, c’era  stato qualcosa nel tono di voce di Diego che non quadrava ma prima che potesse indagare fu distratto dallo sbraitare isterico di C.j. e la voce di suo fratello Micheal che cercava di placarla in qualsiasi modo.

 

“Oh, andiamo C.j., puoi sempre dormire da noi… e James sta più a casa tua che a casa nostra, non è convivere questo?”

 

C.j. sbuffò scocciata. “E va bene, avete vinto! Riporta pure a casa tutta la tua roba…”

 

“Non ho nessuna intenzione di farlo.” Disse James in modo deciso. “La mia roba resta dov’è, non c’è bisogno di spostarla. Prendilo come un segno che il mio trasferimento è già all’opera.

 

Micheal le sorrise caldamente. “Non pensavi mica che fosse così facile liberarsi di James? Perché sappilo, non ci proviamo da anni ed è sempre tra i piedi.

 

C.j. lasciò andare fuori una risata molto simile a uno sbuffo stanco e guardò James negli occhi. “Mi dispiace.”

 

“Per cosa?”

 

“Per aver dato di matto per una questione da nulla. Per essere così nervosa e isterica.”

 

“Oh, ormai a quello siamo abituati.” Annuì Diego, poi aggrottò la fronte. “Però ultimamente lo sei più del solito… sei sicura di non essere incinta?”

 

James la guardò allarmato. “Non lo sei, vero?”

 

C.j. incrociò le braccia al petto minacciosa. “Non so veramente decidermi chi dei due prendere a schiaffi per primo. No, non lo sono e Diego smettila di chiedermelo ogni due giorni! Non lo sono punto e basta.”

 

Micheal li guardò perplesso. “Non ci sarebbe mica niente di strano, anzi, con tutto quello che ci racconta James sarebbe molto più che logico che tu fos…”

 

Si frenò di colpo quando si accorse delle occhiate allarmate che gli stava lanciando il fratello. Diego si passò una mano sulla faccia prima di tapparsi le orecchie. Come previsto la ragazza alzò la voce a livelli vertiginosi.

 

“Tu vai a raccontare queste cose ai tuoi fratelli?! Credevo fossero passati i tempi in cui ti vantavi delle tue performance, Weasley.”

 

James lanciò un’altra occhiataccia al fratello che alzò le spalle in segno di scusa e si avvicinò a lei mettendole le mani sulle spalle in un gesto rassicurante. “Amore, io non… non mi vanto coi miei fratelli. Solo che capita, tra uomini…”

 

Lei lo ignorò voltandosi verso Micheal. “Scende nei dettagli?”

 

Lui esitò un attimo di più. “Beh…”

 

“Spero che non racconti queste cose anche a te!” Disse inviperita a Diego, lui fece una smorfia guardandoli entrambi e scosse la testa.

 

“Purtroppo per me non ce n’è stato bisogno, visto che ho assistito in prima persona.

 

James la prese per le spalle più fermamente costringendola a guardarlo. “Amore, vuoi darti una calmata adesso? Siamo tutti agitati per questa faccenda, d’accordo, ma non c’è bisogno di sbraitare… vuoi un po’ di camomilla?”

 

Lei sospirò di nuovo e scosse la testa. “No, io sono stanca, me ne vado a letto.”

 

Non diede nemmeno il tempo di dire qualcosa ai ragazzi che già si era dileguata su per le scale a passo svelto. James rimase a guardarla fino a che non scomparve del tutto, un’espressione perplessa sul viso. Quando si voltò verso gli altri due, lo guardarono con le sopracciglia innalzate e lui fece spallucce.

 

“Non chiedetemi niente, io delle donne non ho mai capito nulla.

 

Micheal piegò la testa da un lato. “Andiamo bene, se non ci capisci nulla tu…”

 

“Cosa pensate di fare adesso, riguardo i vostri genitori intendo?”

 

 Micheal e James guardarono prima Diego e poi si guardarono a vicenda non sapendo che dire. Entrambi sembrarono pensarci un po’ su, ma la situazione era più complicata di quanto sembrasse. James si grattò la nuca.

 

“Beh, papà aveva una missione stasera. Magari dopo aver finito il lavoro torna a casa e fa finta di niente come al solito.”

 

“Può darsi.” Lo incoraggiò Micheal. “Oppure potrebbe rischiare la vita e rendersi conto che non può vivere senza mamma, in fondo non sarebbe neanche la prima volta.

 

Diego li guardò scetticamente. “E se vostro padre non rischia la vita e domani non torna?”

 

Micheal e James si guardarono disarmati. Diego sospirò.

 

“Addio famiglia Weasley.”

 

 

                                                                                  *

 

 

“Sto morendo dal freddo.”

 

A ovest, a circa due ore da Londra, la squadra di Auror era già in postazione tra le fredde rocce di Stonehenge. Erano passate più di tre ore da quando erano arrivati lì, avevano studiato le cartine, il terreno e cercato indizi. Il nulla più assoluto.

 

Harry stava congelando, in quella pianura il vento tirava forte e la brina stava cominciando a formarsi sull’erba verde. Ron al suo fianco, al contrario, era solo molto insonnolito. La notte precedente aveva dormito a stento due ore su quello scomodissimo divano e non vedeva l’ora di tornare a casa per schiacciare un pisolino di almeno dodici ore.

 

Una voce dalla loro destra li riscosse entrambi. “Generale, cosa facciamo? Sono esattamente tre ore e diciassette minuti che siamo qui e non è ancora successo niente.

 

Ron sbuffò passandosi una mano sulla faccia. Capiva i suoi uomini, tutti loro avrebbero soltanto voluto tornare a casa e farsi una bella dormita. Era tardi, era freddo e soprattutto era deserto. Scosse la testa. “Altri dieci minuti e ci ritiriamo, Slade.

 

“Comandi.”

 

Di nuovo calò il silenzio. Nemmeno i grilli si degnavano di far loro compagnia, anche loro troppo infreddoliti per uscire dalle tane. Improvvisamente alle loro spalle un fruscio, Ron si voltò confuso guardando la sagoma scura dietro di lui.

 

Cosa c’è Bonar?”

 

Bonar, che di scatto si era alzato in piedi, aggrottò la fronte guardando fisso davanti a sé. Si umettò un labbro. “Mi era sembrato di vedere qualcosa.”

 

Poco distante da loro si accese una luce. Tutti loro si fecero più bassi tra le frasche alte, seguendo con le pupille quella fonte fievole ma fissa. Harry bisbigliò appena. “Sono loro?”

 

Ron annuì. “Credo di sì. D’accordo, adesso ci avviciniamo lentamente e cerchiamo di circondarli. Non muovetevi finché non vi do l’ordine.”

 

Gli uomini annuirono. Camminando a ginocchia piegate si sparpagliarono posizionandosi come avevano studiato. Ron si guardò intorno e cominciò ad avvicinarsi. Adesso poteva vederli bene, erano in tre, uno di loro reggeva quella che sembrava essere una lampada ad olio. Gli altri due trafficavano facendo svolazzare le lunghe vesti nere che tanto ricordavano i Mangiamorte.

 

Un po’ per curiosità un po’ per stare all’erta si avvicinò ancora, mandando sguardi a destra e sinistra per tenere d’occhio i compagni. Era quasi pronto a dare il segnale quando un’altra sagoma richiamò la sua attenzione, sulla sua sinistra, camminava lungo il sentiero per turisti.

 

Si voltò verso Harry a bocca aperta e quello ricambiò con la stessa espressione in volto. Allora non si era sbagliato. “Dannazione!” bisbigliò fra i denti.

 

Si costrinse a tornare velocemente indietro e camminare lungo il sentiero per raggiungere quella figura. Appena fu più vicino si alzò in piedi al suo fianco. “Che diavolo ci fai qui?” Chiese frustrato e furente.

 

Hermione lo guardò per un po’ senza dir nulla e con una mano sul petto, presa alla sprovvista, poi mise su un cipiglio scuro e incrociò le braccia al petto. “Non penserai che lasci perdere dopo quello che mi hai detto ieri? Dobbiamo parlare!”

 

“Adesso?!” Chiese, gli occhi fuori dalle orbite. “Hermione, non puoi stare qui! E’ pericoloso!”

 

Lei lo guardò altezzosa. “Sono passata dal tuo ufficio e mi hanno detto che eri qui, ho semplicemente chiesto se era una missione rischiosa e loro hanno detto di no!”

 

“Non è pericolosa per noi!” Disse esasperato portandosi i capelli all’indietro. “Miseriaccia, Hermione, è il mio lavoro! E’ pericoloso per te!”

 

Se questa è una scusa per lasciare cadere la conversazione, Ron, non attacca!”

 

“Quanto sei testarda, cosa diavolo devo fare per costringerti a tornare a casa?!”

 

“Non me ne vado da qui fino a che non avremo risolto la questione!”

 

“Non farmi arrabbiare!”

 

Ma cosa sei, mio padre?”

 

“Generale!” Ron si voltò all’istante e non si trattenne dall’imprecare quando vide quello che stava succedendo. I druidi dovevano essersi accorti di loro, con tutto il baccano che stavano facendo, e stavano adesso combattendo contro gli Auror.

 

Incantesimi di ogni genere volavano a destra e manca. Ron si lanciò in mezzo alla battaglia lasciando indietro Hermione. Per la prima volta Harry poté confermare le parole di Ron: nonostante fossero solamente tre il loro livello magico era nettamente superiore al loro. Per questo entrambi imprecarono quando videro Hermione partecipare.

 

Ron la guardò con la coda dell’occhio ed urlò. “Cosa diavolo stai facendo?”

 

“Ti avevo detto che non sarei tornata a casa finché non avremmo parlato.” Disse fiera.

 

“Tu sei pazza! Tornatene a casa!”

 

“Non ci penso nemmeno!”

 

Hermione si stava arrabbiando così tanto che non si era nemmeno accorta che uno dei druidi aveva lanciato un incantesimo dritto su di lei. Ron spalancò gli occhi e si lanciò su di lei facendola finire a terra. Dall’urto però rotolarono insieme sul terreno e non furono abbastanza veloci da scansarsi quando quello lanciò di nuovo della polvere, estratta da una tasca interna, su di loro che si sollevò in una grande nuvola violacea.

 

“Ron! Hermione!” Harry urlò quando li vide scomparire dietro a quella densa coltre di fumo. I druidi, assicuratasi di non essere visti, si dissolsero nel nulla lasciando gli Auror a occuparsi dei danni.

 

Tutti loro corsero verso i due, ancora a terra, primo fra tutti Harry. Tossì entrando nella nuvola di fumo e cercò di mandare via un po’ di polvere agitando le mani in aria. “Ragazzi, state bene?”

 

In risposta arrivarono solo dei piccoli gemiti di dolore. Il fumo si stava ormai dissolvendo. Quando Harry riuscì a vedere di nuovo i suoi migliori amici riuscì solo a fissarli e a dire shockato.

 

“Oh mio Dio.”

 

**

 

Uff, certo che hanno ragione a dire che dopo un po’ la vena poetica svanisce… ci metto il triplo del tempo a scrivere un chap! Sarà anche che stavolta non ho scalettato nulla *vadising a nascondere* don’t worry be happy, è tuuuutto nella mia testolina… e il divertimento è appena cominciato!!

Eh sì, perché con il prossimo capitolo dichiaro aperta la storia ufficiale, quella che si spera vi farà rimanere un attimo perplessi e con le boccucce semiaperte; la domanda quindi è: cosa sarà stata quella polvere violacea? *sogghigning*

 

Appuntamento alla prossima puntata…

 

Fiamma90: No, tu sei fantastica a recensire sempre!

Ginny89Potter: Ora… Ben gli affari suoi se li fa fino a un certo punto, come si può notare u.u… diciamo che non è solito spifferare quello che riesce a scoprire, ecco. Se non si fidano di Micheal di chi devono fidarsi, l’hanno visto crescere, no? XD … sono felice di constatare che non cogliete subito tutto al volo, ma le vostre teorie sono sempre interessanti

Edvige86: Coccolina mia ^^… dire all’ultimo non vuol dire esattamente mentre scrivevo, visto che è da mesi che progetto sta ff XD perché pensiate subito che la gente sia incinta quando succede qualcosa devo ancora capirlo… uhm… comunque mi diverto un sacco con le supposizioni XD Direi che sia Ron che Hermione si sono cacciati in guai più seri di quanto tu immagini…

Saty: Chissà come mai sono convinta che non ti piacerà scoprire a chi manda le lettere Thea… Ginny giustamente vive in casa Potter e cerca di farsi gli affari suoi, non che Ron spifferi ai 4 venti cosa succede in casa sua ^^ e mi spiace ma non esultare troppo per Matt e May… nessuna è incinta, ancora… Merlino abbia misericordia di Harry e delle sue coronarie u.u e infine, ma non meno importante, la lite tra i piccioni era prassi! Senza quella niente storia amora mia…

MaryCry: Le cose torneranno come prima… molto lentamente magari ma ci torneranno ^^ fidati se ti dico che non resterete delusi

Mey: Se ti può consolare cosa succede tra Matt e May non l’ha capito nessuno XD fortunatamente per me, almeno qualcosa me lo posso tenere fino a che non lo scrivo… ma secondo me Harry sclera anche prima della fine, sai? Non sei per nulla stupida… sono io che sono malefica XD

Lasagne80: Io resto convinta che il nuovo ragazzo di Thea non vi piacerà per nulla… -_____-“ e vabbè rischi del mestiere! Non ci giurerei che i figli Weasley trovino una soluzione… ma Hermione e Ron sono in gamba, sono sicura che ce la faranno anche da soli ^^

Nana92: Ma no amora, come hai detto tu il verbo lasciare non si accosta per niente ai nostri eroi, non ti pare? Tranquilla, rimarranno insieme per moooolto tempo ancora, quando si dice anima gemella…

Robby: XD beh ognuno comincia da dove vuole, anche io di solito le recensioni non le faccio in ordine… ma da dove mi colpiscono di più ^^ Dean, chi lo sa, può anche essere che faccia come dici. Di Sarah li sapete tutti e due i segreti: uno si chiama Micheal e l’altro e il suo lavoro ^^ May non è incinta quindi elabora un’altra teoria XD cosa ne penso del 7libro? O___O una chicca!!

Cecia Granger: Mah… io su superGinny ci conterei poco… la vecchiaia… XD ce ne vorranno ancora un po’ di puntate per capire a chi mandava le lettere Thea! Perché Ron e Hermione, perché lo scoprirai nella prossima puntata XD stavolta per davvero, e spero non rimarrai delusa ^^

Maky91: Si sa, i padri si vogliono sempre prendere cura delle proprie bambine… che Sarah abbia dieci o vent’anni rimarrà sempre la piccola di casa! Dean riesce a uscire con chiunque ^^” e Geena ci è cascata come tutte le altre oserei dire…

Angelika88: Secondo me Harry se lo becca davvero un ingresso gratis al San Mungo quando verrà a sapere tutto… proprio tutto tutto… sono impaziente quanto voi!!

Gioconda: Ti capisco… io ho sempre sonno ultimamente XD .______. C’è voluta un’eternità non è vero? Spero di metterci meno per il prossimo…

Charon Jane Weasley: Sono commossa… l’unica che non mi inveisce contro per la litigata della good ship XD comunque, ti ringrazio molto e mi sento molto lusingata e felice che ti sia piaciuta la trilogia che ha un posto speciale nel mio cuore ^^ d’altronde NTE1 è stata la mia primogenita

Nefele: No, non essere triste… vedrai che il prossimo chappino ti risollevi un po’ ^^ oh, che lettera lo possiamo dire… sì, è una lettera d’amore lo ammetto… però a chi non posso spifferarlo XD

Potterina: Grazie mille^^

Iole94: Quante new entry ^^ grazie mille anche a te… immagino che all’inizio sia strano ma poi ci si fa l’abitudine XD e dovranno imparare a farcela tutti mi sa

 

Un kisso a tutti, zia Funkia

 

Le recensioni sembrerà strano ma sono molto gradite XD

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Plunged Back Into The Past ***


Quando James si svegliò quella mattina dovette sbattere le palpebre un paio di volte

                              GROWN YOUNG

 

                      4. Plunged back into the past

 

Everybody's got something they had to leave behind
One regret from yesterday that just seems to grow with time
There's no use looking back or wondering
How it could be now or might have been
Oh this I know but still I can't find ways to let you go

 

                                                                                      Sclub7-never had a dream come true

 

Quando James si svegliò quella mattina dovette sbattere le palpebre un paio di volte per orientarsi. Si era così abituato a dormire nell’appartamento di C.j. che si domandò cosa ci facesse in camera sua, poi ricordò tutto quello che era successo il giorno precedente quando aveva deciso che sarebbe stato più opportuno dormire a casa sua. Sbuffò lanciando le coperte da un lato formando un mucchio informe alla fine del letto e si alzò passandosi una mano sulla faccia, prese una t-shirt abbandonata su una sedia e decise di scendere in cucina per la colazione.

 

Non trattenne un mugolio quando, arrivato in cucina, non vide che i suoi fratelli senza traccia dei genitori. Si lasciò cadere su una sedia sbuffando svogliato e Alex gli mise davanti una tazza di cereali. Alzò lo sguardo su di lei sofferente.

 

“Beh, se vuoi le uova le sta cucinando Micheal.” Disse lei a mo’ di scusa per avergli offerto solo dei miseri cereali.

 

James scosse la testa. “Vorrei una famiglia normale, si può avere quella?”

 

“Temo che per quella dovrai aspettare un attimo di più. Micheal con un debole sorriso posò la padella in tavola accomodandosi accanto a James. Cominciò a servirsi come se niente fosse, poi si frenò e si guardò intorno come infastidito, agitando la testa a destra e sinistra come se stesse cercando qualcosa. Alex lo guardò perplessa.

 

Che c’è?”

 

“Silenzio.”

 

Lei si risentì. “Va bene, scusa. Era solo una domanda.”

 

“No, no.” Disse lui scotendo la testa. “Non tu! C’è silenzio, non sono abituato al silenzio! Cosa ce ne facciamo di tutto questo silenzio?!

 

James lo guardò cadaverico. “Papà non è rientrato?”

 

Alex si morse un labbro incerta o meno se dirgli la verità. Rigirò una ciocca di capelli su un dito mordendosi il labbro inferiore. “A dire il vero non è rientrata neanche mamma. James la guardò sconvolto. “E’ uscita ieri sera borbottando qualcosa che suonava molto come ‘ora gli faccio vedere io…’ e non è più tornata.

 

Micheal guardò l’orologio al polso. “Beh, se stanno ancora litigando hanno stabilito un nuovo record.

 

James lo guardò con una smorfia. “Non è divertente.”

 

“Dovranno pur tornare a casa prima o poi, giusto?” Chiese Alex speranzosa guardando i due fratelli che si scambiarono un’occhiata scettica. “Insomma, devono pur pensare a noi, mamma è paranoica quando si tratta di noi, non può non preoccuparsi.”

 

James scosse la testa. “Come se noi ci fossimo occupati di loro in quest’ultimo periodo. Andiamo, era evidente che ci fosse qualcosa che non andava per il verso giusto ma nessuno se ne è curato e abbiamo continuato a fare i nostri comodi come nulla fosse.”

 

Alex abbassò gli occhi colpevole, poi rialzò la testa di scatto verso Micheal. “James ha ragione, almeno tu potevi occupartene!”

 

“Io?!” La guardò incredulo. “Perché proprio io?”

 

Perché sei l’unico single qui dentro!”

 

E allora? Ho gli studi e l’apprendistato se te ne fossi dimenticata! Il fatto che sia single non vuol dire che ho meno diritto di voi di fare la mia vita!”

 

“Non ho detto questo!”

 

Però l’hai pensato!”

 

“Ehm… ragazzi?”

 

I tre Weasley furono richiamati all’ordine dalla voce di Harry  alle loro spalle. Ci volle qualche attimo per assimilare il fatto che lo zio fosse sulla soglia della porta del retro e li fissasse un po’ ansioso e timoroso. Alex scattò in piedi allarmata portandosi una mano alla bocca.

 

“E’ successo qualcosa?”

 

Harry fece un passo avanti guardandosi nervosamente alle spalle e sospirò. “Sentite ragazzi, c’è una cosa che… ieri sera, quando eravamo in missione, vostra madre ci ha raggiunto e c’è stato un piccolo incidente…”

 

Anche i due ragazzi si alzarono in piedi, increduli e spaventati, facendo scorrere le sedie con rumori stiduli. Harry alzò le mani per farli quietare, nonostante fosse agitato più di loro.

 

“No, no, non è niente. Niente di grave.” Si guardò di nuovo alle spalle e parlò frettolosamente. “C’è una cosa che dovreste vedere, ma non allarmatevi. D’accordo?”

 

Alex, James e Micheal si guardarono tra il confuso e l’agitato senza sapere bene cosa fare e dire ma non ce ne fu il tempo perché delle voci in lontananza catturarono la loro attenzione, voci che presero le sagome di due persone che entrarono dalla porta del retro aperta da Harry.

 

Devi sempre complicare tutto, non è vero? Non potevi startene a casa!”

 

“Non far ricadere la colpa di tutto questo su di me, non te lo permetto!”

 

“Stai dicendo che è colpa mia? Non posso crederci! Se sono in questo pasticcio è perché ti ho salvato la vita!”

 

“Beh scusa tanto, la prossima volta lascia pure che mi colpisca qualche incantesimo!”

 

“Se tu non fossi venuta al campo tutto questo non sarebbe successo!”

 

“Ragazzi?” Provò Harry al limite della disperazione.

 

Che c’è?” Ron e Hermione si votarono entrambi furiosi verso di lui, poi come se si fossero resi conto della situazione spostarono lo sguardo da Harry, che sospirò afflitto scotendo la testa, ai tre ragazzi che erano rimasti come congelati sul posto con le bocche semiaperte e gli occhi fuori dalle orbite.

 

Alex li squadrò ancora un paio di volte prima di emettere con una vocina stridula. “Ma- mamma?”

 

Dopo l’incidente della sera precedente in Ron e Hermione non c’era niente che non andasse. Erano perfettamente in salute, ogni parte del corpo al proprio posto, niente bubboni o pustole strane, nessun danno mentale o psichico. Era tutto perfettamente a posto. Se non fosse che entrambi adesso erano tornati ad avere il loro corpo di adolescenti.

 

Hermione lanciò un’occhiata a Ron, che ricambiò senza sapere cosa dire, e sforzò un sorriso verso i figli. “So che tutto questo può sembrare strano… sì, beh in effetti è molto strano…” Si schiarì la gola imbarazzata. “Avete mangiato?”

 

I tre annuirono senza staccar loro gli occhi di dosso. Micheal aveva gli occhi fissi su Ron come se gli fossero spuntate le antenne. Ron si guardò un attimo a disagio.

 

“Ho qualcosa che non va?”

 

Micheal soffocò quasi. “Hai… hai qualcosa che non va?!” Scosse la testa ironicamente. “No, niente a parte il fatto che sei praticamente uguale a me!

 

Ron alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto. “Fino a prova contraria sei tu che sei praticamente uguale a me…e poi io non sono così tappo.”

 

“Ron!” Gli lanciò un’occhiataccia Hermione, lui la guardò con la sua faccia innocente.

 

Che c’è? E’ vero!” Hermione gli dette una gomitata alle costole e lui roteò gli occhi e disse come per far contenti tutti. “Sì, va bene, sei alto.”

 

Era davvero impressionante quanto Micheal e Ron si assomigliassero e se, come aveva sottolineato Ron, Micheal fosse stato alto quanto lui avrebbero potuto benissimo essere scambiati per gemelli. Nonostante Micheal fosse di per sé alto non sarebbe mai riuscito a raggiungere la statura del padre, Ron sfiorava il metro e novanta. Tutti rimasero per un po’ a fissare Micheal e Ron come se cercassero delle minime differenze per riconoscerli. James si voltò di scatto verso Harry.

 

Ma cos… come… perché sono ancora così? Non potevate farli tornare normali?”

 

Harry li guardò preoccupato. “Ci abbiamo provato in effetti. Tutta la notte. Ma la magia dei druidi è troppo forte per noi e non riusciamo a capire come…”

 

Un rumore dal fondo del tavolo li fece voltare tutti. Ron si era comodamente seduto e si stava servendo tutte le uova che erano rimaste nella padella senza fare troppi complimenti. Non appena ebbe il piatto pieno cominciò a disintegrare ogni cosa, alzò gli occhi solo quando si accorse di essere fissato.

 

Che c’è? Ho fame.”

 

Hermione scosse la testa facendo danzare i capelli che erano tornati molto ricci e un po’ crespi. Si avvicinò ai fornelli con una naturalezza disarmante rompendo qualche uova presa dal frigo. James alzò le sopracciglia. “Che stai facendo?”

 

Lei si voltò appena, lanciò uno sguardo a Ron che era tutto intento a ingurgitare cibo, e sorrise. “Se vostro padre ha riacquisito anche l’appetito di un tempo quelle di sicuro non gli basteranno.”

 

Ron scattò sulla difensiva. “Mia madre diceva sempre che alla mia età era più che normale che mangiassi così tanto!” Hermione e Harry dopo essersi scambiati uno sguardo scoppiarono a ridere. “Ehi! Che c’è da ridere?”

 

I ragazzi non ridevano affatto, erano ancora piuttosto sconvolti. Alex guardò il padre ancora stranita dai suoi tratti giovanili e si schiarì la gola richiamando la sua attenzione. “Alla tua età… esattamente quanti anni hai adesso?”

 

Lui la guardò come se fosse pazza. “Tesoro, ne ho fatti quarantaquattro da una quindicina di giorni…”

 

Alex fece una faccia strana, sentirsi chiamare tesoro da una voce che vagamente ricordava quella dura e bassa di suo padre l’aveva un po’ spiazzata, senza contare che avere un genitore adolescente era piuttosto shockante. Hermione rise e le mise una mano sulla spalla rivolgendosi a Ron. “Credo che Alex intendesse dire quanti anni ha il tuo corpo.”

 

“Oh.” Disse lui. Si guardò un attimo, esaminandosi mani, gambe e torace. “Beh, direi diciotto.”

 

Hermione intervenne di nuovo. “Diciassette. Non puoi averne diciotto.”

 

Ron la guardò sbalordito in un’espressione talmente ingenua da far ridere Micheal e James. “Cosa? E perché no?”

 

Lei gli sorrise paziente. “Perché a diciotto anni ero incinta e adesso non mi sembra proprio di esserlo.

 

Alzando gli occhi dai fornelli Hermione incrociò lo sguardo di Ron. Rimasero un attimo a fissarsi, a esaminarsi l’un l’altro come se stessero constatando quanto la loro memoria avesse dato onore a quelli che erano stati. Faceva uno strano effetto vedersi di nuovo giovani, sentirsi di nuovo giovani. Hermione arrossì sotto lo sguardo di Ron e lui fece un sorriso compiaciuto.

 

“Diciassette.” Disse fermamente guardando di nuovo i figli.

 

Micheal sbatté un paio di volte gli occhi. “Oh, questo significa che quattro dei tuoi figli sono più grandi di te?”

 

Hermione si voltò verso di lui accigliata e si portò le mani sui fianchi con un’espressione talmente severa che fece ricordare loro improvvisamente che quella era e rimaneva loro madre. “Se stai solo minimamente pensando di approfittarti di questa situazione, Micheal, ti consiglio di cambiare idea all’istante! Non importa quanti anni dimostro, ho pur sempre quarant’anni e sono tua madre!”

 

Micheal non osò proferire parola, limitandosi ad annuire, James ridacchiò nervosamente guardandola. “Non diceva sul serio, era una battuta.” Lanciò un’occhiata significativa al fratello. “Vero che era una battuta?”

 

L’altro sorrise sforzatamente. “Certo.”

 

Ron fece del suo meglio per mascherare il suo sorriso dentro a un bicchiere d’acqua ma Hermione lo colse in flagrante guardandolo male. “E tu che hai da ridere?”

 

“Niente, niente.” Fece calmo lui, alzandosi con quel suo tipico sorrisino stampato in faccia. Passò accanto ai figli quasi ridendo e scotendo la testa per poi dileguarsi su per le scale a passo svelto. Hermione lo seguì con lo sguardo poi sospirò e si rivolse a Harry gentilmente.

 

“Dovremmo anche avvertire Simon, Thea e Ben. Devono sapere quello che sta succedendo.”

 

Harry annuì riflettendoci su. “Sì, certo. Mi spiace doverlo dire ma credo che sia necessaria una riunione anche… in famiglia. Ginny, Ashley, Draco e i ragazzi. E’ meglio avvertirli prima che vi vedano in giro e prendano un infarto.”

 

Hermione si passò una mano sul viso affondandola poi tra i capelli ricci al limite della disperazione. L’idea di dover rimanere in quel corpo non la allettava affatto. “Se solo Ron mi avesse ascoltato quand’era il momento…”

 

Harry la fissò basito. “Non sarai ancora arrabbiata con lui?!

 

“Certo che sono arrabbiata con lui, Harry! Hai notato in che condizioni mi trovo?”

 

“Ma… ma sei tu che sei venuta in missione.

 

Hermione rimase un attimo in silenzio senza sapere cosa dire, poi alzò la testa con aria superiore e marciò a gran passo fuori dalla stanza cercando di tenere un’aria dignitosa. Harry alzò gli occhi al cielo e sospirò, non era certo nuovo a quel genere di comportamento, tutta la sua adolescenza ne era stata piena. James e Micheal si guardarono increduli.

 

“Beh, se prima il loro matrimonio era in crisi adesso…”

 

“…siamo rovinati!” Esclamò Alex passandosi una mano tra i capelli.

 

Harry sembrò dubbioso, continuava a guardare verso le scale assolto nei pensieri. “Non lo so, ragazzi.” Disse. “Hanno bisogno di tempo. Avevano sempre bisogno di tempo.”

 

 

                                                                           *

 

Dopo qualche ora Harry era riuscito a riunire tutti a casa propria, non prima di aver spedito una lettera ai ragazzi a scuola. Tutti, ma proprio tutti, fissavano Ron e Hermione sbalorditi e straniti e loro non poterono far a meno di sentirsi a disagio sotto tutti quegli occhi. Un silenzio tombale regnava nella sala. Sarah fu la prima a rompere il ghiaccio.

 

“Non sapevo fossi così figo da giovane, zio.

 

“Sarah!” Harry e Ginny l’ammonirono subito mentre tutti gli altri cercavano di camuffare delle risatine. Tutti tranne Micheal e Hermione che la guardarono accigliati. Ron arrossì all’inverosimile e sorrise in imbarazzo.

 

“Oh beh, grazie.”

 

Ashley si alzò in piedi andando a prendere posto accanto al fratello senza smettere di guardare i due. “E’ così… strano vederli conciati in quel modo. Insomma, ancora non riesco a credere ai miei occhi… è tutto talmente assurdo.

 

Hermione fece una smorfia. “Puoi dirlo forte… come se non fossi stata già abbastanza bassa prima.

 

Ginny cercò di fare un sorriso, nonostante fosse ancora molto shockata dal vederli giovani. “Non sei poi così bassa adesso, è una normalissima altezza per la tua…ehm… età.

 

“Non prendermi in giro, Ginny! Tu alla mia età era più alta di me di almeno dieci centimetri.”

 

Ginny arrossì leggermente per la gaffe e ammutolì. Tutti riconobbero i classici sintomi che portavano Hermione a una crisi isterica e non si azzardarono ad aggiungere altro temendo in altre mosse sbagliate. Ron, che sedeva opposto a lei, le fece l’occhiolino.

 

“Nella botte piccola ci sta il vino buono, ho sentito dire.

 

Hermione recuperò il suo sorriso e si zittì, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Draco sollevò un sopracciglio guardando da uno all’altro e si voltò verso Harry. “Per quanto ancora dovranno rimanere in questo modo?”

 

“Beh, abbiamo avanzato una teoria. Tecnicamente solo i druidi potrebbero sciogliere una magia così complessa, basterebbe catturarne uno e costringerlo a farlo.

 

Dean lo guardò ovvio. “Allora fatelo, no?”

 

Harry si scambiò uno sguardo con Ginny e il resto dei presentì si allarmò. Micheal scosse la testa, funereo “Come mai ho il presentimento che ciò che stai per dire non mi piacerà?”

 

Harry sospirò. “Chi di voi ha mai visto un druido?” Nessuno rispose. “Questo è il punto: i druidi non escono mai dai loro nascondigli, eccetto che per eventi speciali come l’equinozio di primavera.

 

Tutti rimasero a bocca aperta, Ashley e Draco guardarono Ron e Hermione e dissero contemporaneamente. “Dovranno rimanere così per un anno?!

 

Matt ci pensò un po’ su grattandosi la testa. “Un anno se va tutto bene, giusto papà? Voglio dire, cosa succede se non riusciamo a prenderli la prossima volta?”

 

Alex boccheggiò. “Vuoi dire che potrebbero rimanere così per… anni?! Voglio dire, molti anni?”

 

“E’ possibile…” Rispose Harry con tono rassegnato lanciando un’occhiata a Ron e Hermione. Corrucciò la fronte tornando a guardarli quando si accorse che i due si stavano guardando con un’aria strana, un’espressione che non vedeva da anni. Era come se stessero esaminando ogni centimetro del corpo dell’altro, i loro respiri irregolari e profondi. “Ragazzi?”

 

Ron e Hermione si riscossero e alzarono la testa verso di lui. Ginny li guardò preoccupata. “Vi sentite bene? Avete un’aria strana.”

 

Hermione avvampò e lanciò una velocissima occhiata a Ron prima di abbassare lo sguardo e scuotere la testa imbarazzata. “N-noc-cioè sì, è tutto a posto.”

 

Ron, invece, riportò lo sguardo su di lei e assunse la stessa espressione che Harry gli aveva visto fare qualche attimo prima. Si umettò un labbro rivolgendosi a lei. “Li senti anche tu, non è vero?”

 

Hermione alzò appena la testa, perplessa. “Che cosa?”

 

Ron si schiarì la gola. “Gli ormoni.”

 

Lei arrossì ancora di più e boccheggiò, alla fine si arrese a dover dare una risposta decente e abbassò la testa come aveva fatto precedentemente nascondendo il volto tra i capelli. Harry, Ginny, Ashley e Draco si guardarono tra di loro senza sapere come aiutarli e in qualche modo sentendosi a disagio per loro. Nella stanza calò il silenzio.

 

Seth si guardò intorno non riuscendo a capire cosa intimidisse tanto il resto della banda e con non chalance si appoggiò alla spalliera di una poltrona con i gomiti. “Beh, mi sembra più che normale, no? Dovrebbe essere una cosa medica, giusto?” Disse rivolto a Micheal.

 

Micheal passò uno sguardo ai genitori che ricambiarono umiliati, si umettò un labbro. “Sì, credo non sia un mistero per nessuno che durante l’adolescenza il processo ormonale sia più in funzione…”

 

“Perché non usi direttamente la parola impazzito, Micheal.” Lo interruppe Ron, miseramente.

 

“… che in qualsiasi altro momento della vita di un uomo. Finì lanciando un’occhiata al padre. “Non c’è niente di cui vergognarsi, se non l’aveste notato gli adolescenti qua dentro sono in maggioranza. Credete davvero che non sappia come vi sentite?”

 

Harry alzò un sopracciglio. “Siamo stati giovani anche noi, ce lo ricordiamo cosa vuol dire.”

 

“Non te lo ricordi.” Scosse la testa Hermione con una voce piccola piccola. “Credimi se ti dico che non te lo ricordi.”

 

Ron, che aveva affondato la faccia tra le mani, alzò un attimo la testa verso il suo primogenito con un’aria sofferente. “Scusami se ti ho rimproverato qualche volta, James.

 

James si guardò intorno perplesso, cercando spiegazione negli occhi dei presenti. “Per cosa?”

 

“Lo sai per cosa…”

 

“Oh.” Disse lui illuminandosi, si scambiò uno sguardo comprensivo con il padre. “Vuoi un po’ d’acqua gelata?”

 

Lui scosse la testa rassegnato. “No. Avrei bisogno di essere messo nel frigorifero per qualche ora.

 

I ragazzi ridacchiarono e persino Draco e Harry dovettero fare del loro meglio per reprimere una risata. Ashley li guardò a lungo e si rivolse di nuovo al fratello per spiegazioni. “Questo è solo uno dei primi sintomi, non è vero? Torneranno ad avere tutto quello che capita ad un adolescente.

 

Ron balzò in piedi terrorizzato. “Come sarebbe a dire ‘primi sintomi’? Cosa può esserci ancora?”

 

Hermione sospirò. “Tesoro, calmati un attimo e sie…”

 

Calmarmi?!” urlò lui. “Io non mi calmo! Hai sentito cos’hanno detto o sei sorda? Perché diavolo dovrei calmarmi!”

 

Nella stanza calò il gelo, spaventati dalla reazione di Ron. Ron stesso fece tanto d’occhi quando si accorse di quello che aveva appena fatto, le sue iridi chiare si schiarirono fino a diventare trasparenti fissando Hermione come pietrificato.

 

“Sbalzi d’umore.” Sussurrò Ginny.

 

S-scusa, Hermione io non so cosa mi sia… oh, miseriaccia, ti prego non piangere.

 

Lei si asciugò una lacrima repentina cercando di trattenersi. “Ci sto provando.” Disse con un nodo alla gola. “Ma non riesco a fermarmi.”

 

Draco si passò una mano sulla faccia sconsolato e assunse un’espressione funerea. “Mi ci sono voluti anni per imparare a sopportarli, e adesso devo ricominciare da capo. Mi sento male.”

 

Ashley gli rifilò una gomitata tra le costole alzando un sopracciglio in modo minaccioso e il biondo ebbe il buon senso di non replicare. Hermione ormai aveva preso a singhiozzare in modo più silenzioso possibile nel petto di James che si guardava intorno allarmato senza sapere cosa fare, un po’ timoroso le passò un braccio attorno alle spalle dandole piccoli colpetti sulla schiena. Ron la guardò desolato e sospirò scotendo la testa.

 

“Perfetto.” Disse in un sussurro. “Mi mancava proprio sentirmi un verme insensibile. Che bella cosa l’adolescenza.”

 

E col capo chino lasciò la stanza senza dire un’altra parola. I ragazzi lo guardarono andar via un po’ sorpresi, non avevano mai visto Ron comportarsi in quel modo, arrendevole. Ginny e Harry, invece, si scambiarono un’occhiata preoccupata e guardarono Hermione che si era voltata appena.

 

“Non penserai di lasciarlo andar via così?” Chiese Harry con gli occhi spalancati da sotto le lenti tonde.

 

Hermione si asciugò il viso. “Cosa dovrei fare secondo te?”

 

Ginny scosse la testa e parlò gentilmente. “Non puoi lasciarlo da solo adesso, non puoi permettere che cominci ad autocommiserarsi come un tempo. Lo sai meglio di me che Ron è sempre stato un tipo insicuro, non farlo tornare com’era…”

 

Alex spalancò la bocca. “Pa-papà un tipo insicuro? Mi prendi in giro?”

 

I più grandi la guardarono in silenzio. Da quando era stato fatto Generale Ron aveva acquisito un’autostima che nessuno si sarebbe mai aspettato da lui, persino i famigliari più stretti lo guardavano perplessi. E da allora era sempre rimasto tale, per i figli era l’uomo più sicuro del mondo. Harry sospirò.

 

“Ron aveva qualche problemino con l’autostima da giovane…”

 

Draco alzò un sopracciglio scetticamente. “Qualche problemino?”

 

“Beh, tu non gli hai reso le cose più facili mi pare!”

 

“Adesso non dare la colpa a me.”

 

Micheal, Alex e James si scambiarono un’occhiata. In poche ore il loro mondo si stava sconvolgendo e quello non piacque loro per niente. Hermione si voltò verso di loro e il suo sguardo si fece materno. “Oh, ragazzi mi dispiace per tutto quello che sta succedendo. Come vi sentite?”

 

James alzò un sopracciglio. “Strano.”

 

Alex si passò una mano tra i capelli. “Male.”

 

Micheal inclinò la testa da un lato. “Come se avessi un gemello che in realtà è mio padre.

 

Hermione rise leggero e si avvicinò a lui, gli prese il viso tra le piccole mani e gli sorrise dandogli un leggero bacio sulla fronte. “Sei proprio uguale a tuo padre.” Lui sorrise sghembo. “Va bene ragazzi, è stata una lunga giornata e credo proprio che sia ora di tornare a casa.”

 

Ashley la guardò in ansia. “Sei sicura che non ti serva qualcosa? Posso passare a casa vostra se vuoi, stare lì per qualche ora…”

 

Lei le sorrise, divertita. “Non ho ancora bisogno della babysitter, Ashley, ma ti ringrazio. Se mai avessi bisogno di qualcosa non esiterò a chiamare.”

 

Dean incrociò le braccia al petto “Gli altri come l’hanno presa?”

 

 

                                                                                   *

 

“Come sarebbe a dire che mamma e papà sono tornati giovani?!!”

 

Simon stava al centro della Sala Comune, fortunatamente deserta, con gli occhi spalancati dal terrore e la mascella che toccava quasi terra. Il modo migliore per iniziare la giornata, la lettera di Harry era arrivata quella mattina e subito Simon si era sentito come svuotato. Thea e Ben lo guardarono annoiati dal divano aspettandosi una reazione del genere, lei gli porse un pezzo di pergamena.

 

“Vuoi leggerla tu?”

 

Simon gliela strappò dalle mani scorrendo gli occhi veloci sulla carta, alzò la testa basito. “Druidi?!”

 

Ben alzò le spalle con un’indifferenza quasi sconcertante, come se tutto quello non lo riguardasse affatto. “A quanto pare…”

 

Simon li guardò allucinato. “Come diavolo fate a starvene così calmi in un momento del genere? I nostri genitori sono stati… rimpiccioliti… e ve ne state lì come nulla fosse! E’ magia dei druidi, è pericolosa!”

 

Thea si alzò con una calma esasperante e lo guardò con un debole sorriso. “A parte il fatto che sono stati ringiovaniti, cambierebbe qualcosa se ci agitassimo? Sulla lettera c’è scritto di stare tranquilli e di tornare a casa durante le vacanze di pasqua… non è un dramma, manca qualche settimana.

 

“Non è un dramma?!” La guardò allucinato. “I miei genitori dimostrano la mia età e non è un dramma?!

 

Ben ridacchiò con la sua solita faccia furbetta. “Non preoccuparti Sam, papà non ti ruberà la ragazza se è questo che ti preoccupa.

 

Simon gli lanciò un’occhiataccia ammonendolo ma quello continuò a ridacchiare beffardamente. Thea gli mise una mano sulla spalla facendo cenno di lasciarlo perdere e riprese la lettera infilandosela in tasca. Piegò la testa da un lato facendo un piccolo sorriso.

 

“Colazione?”

 

Ben saltò in piedi, eccitato. “Oh sì, ho una fame!” E senza perdere altro tempo si scaraventò fuori dalla Sala Comune. Thea e Simon alzarono gli occhi al cielo e lo seguirono con calma chiacchierando tra loro per tutto il tragitto. Quando varcarono la soglia della Sala Grande tutti si zittirono improvvisamente e i due fratelli non poterono evitare di scambiarsi uno sguardo perplesso. Ben scorrazzò verso di loro con la Gazzetta del Profeta in mano.

 

“Ci hanno già fatto pubblicità.” Disse con una smorfia.

 

Simon impallidì e gli strappò il giornale di mano. “… adolescente a capo degli Auror, siamo davvero al sicuro? …” Lesse. “Ma sono impazziti, papà è al comando degli Auror da anni ormai.

 

Thea si alzò in punta di piedi per dare una sbirciatina. “Non se ne perdono una per farci cadere nel ridicolo, grandioso! Non mi stupirei se domani il Ministero decidesse di sospendere papà da lavoro.

 

Ma non possono farlo!”

 

Thea alzò un sopracciglio scetticamente. “Tu dici?”

 

Simon si sentì picchiettare sulla spalla e si voltò un po’ perplesso corrucciando subito la fronte quando si trovò davanti Sophia Willand. La guardò freddamente in quegli occhi neri. “Che c’è, sei venuta a prenderti una rivincita? La Gazzetta deve averti dato molti spunti…”

 

Lei si guardò intorno in imbarazzo e abbassò la voce. “Non sono qui per questo.” Simon sbatté un paio di volte le palpebre. “La McGrannit vi vuole nel suo ufficio.”

 

Simon si guardò intorno e si chinò verso di lei abbassando anch’esso la voce. “Adesso?!”

 

Sophia sembrò mortificata. “Credo riguardi…” e indicò il giornale.

 

Simon sospirò e si voltò verso i fratelli bianco come un cadavere. La notizia era arrivata da neanche un’ora e già stava andando di male in peggio, non sapeva come avrebbe fatto ad arrivare a fine giornata. Fece un cenno con la testa a Thea e Ben che cominciarono a lasciare la Sala Comune per andare nell’ufficio della preside, si guardò un attimo alle spalle e sorrise appena a Sophia prima di seguire i fratelli.

 

Appena usciti e al sicuro da occhi indiscreti Ben rallentò il passo per affiancare Simon. “Cosa vi siete detti tu e la tua ragazza?”

 

“Non è la mia ragazza!”

 

Thea si voltò tutta eccitata. “La tua ragazza?! Com’è che non me le racconti mai queste cose?”

 

Simon scoccò un’altra occhiata di fuoco a Ben per poi focalizzarsi di nuovo sulla sorella. “Prima di tutto, non è la mia ragazza e secondo se anche lo fosse sarebbero fatti miei.”

 

Lei lo guardò imbronciata. “Mamma mia, sei un fascio di nervi. Sei proprio una persona gentile e amorevole… vorrei proprio che la nonna ti vedesse quando rispondi così, sono sicura che smetterebbe di definirti in quel modo.”

 

Simon si fermò appena prima dei due gargoyle davanti all’entrata dell’ufficio. Alzò un sopracciglio nella sua direzione. “Io sono gentile e amorevole, quando non vengo provocato.” Si voltò verso i gargoyle. “Frisbee zannuto.”

 

Dopo aver detto la parola d’ordine, ed aver aspettato l’apertura della porta, i tre ragazzi salirono su per le scale in fretta. La professoressa McGrannitt li aspettava dietro alla scrivania con un’aria preoccupata, al suo fianco, in piedi, Hermione e Ron si voltarono con un sorriso quando li videro entrare.

 

Simon, Thea e Ben si ghiacciarono sul posto. Hermione andò loro incontro con un bel sorriso sereno. “Ragazzi, come state?” E baciò uno per uno sulla fronte. Loro non si mossero, continuarono a guardarla smarriti. Ron le posò una mano sulla spalla sorridendo.

 

“Hermione, magari dovresti dar loro il tempo di assimilare la cosa.

 

Thea si schiarì la gola nervosamente. “No-non ci aspettavamo di trovarvi… qui.”

 

Ron le posò una mano sulla testa sorridendole. “Lo so, è stata un’improvvisata. Diciamo che ci ha convinto il giornale di stamattina a fare questa bella scampagnata.” I tre ragazzi si incupirono. “Oh suvvia, non lasciamoci buttare giù per così poco. Dovevo parlare con la Preside e già che ero qui…”

 

Ben lo guardò ancora poco convinto. “Papà, sei veramente tu?”

 

Gli fece l’occhiolino. “In carne ed ossa… un po’ più giovani.”

 

Ben lo squadrò di nuovo, elettrizzato. “Fiiigo!”

 

Hermione ridacchiò leggero, sistemò i capelli di Simon amorevolmente preoccupata dalla sua espressione cupa. “Va tutto bene, tesoro?”

 

Lui scosse la testa, frustrato. “Come può andare tutto bene? Papà sembra il gemello di Micheal e tu potresti essere la mia ragazza. Perfetto direi.”

 

Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo impensierito, poi lui mise su un sorriso furbo e passò un braccio attorno alla vita di Hermione. “Ah no, io sono più alto e mi dispiace ma mia moglie rimane mia moglie. Cercati qualcun’altra.”

 

“Non è divertente…”

 

La professoressa McGrannitt si schiarì la gola alle loro spalle per richiamare l’attenzione. I suoi occhi severi si puntarono su Ron e Hermione e si portò una mano alla tempia massaggiandola con attenzione. Sospirò. “In vita mia ne avevo viste tante, ma devo ammetterlo non ne ho mai viste tante da quando ho conosciuto voi e il signor Potter.” Ron sfociò in un piccolo sorrisino. “Ad ogni modo, Signor Weasley è sicuro che sia prudente rimanere a capo degli Auror?”

 

Lo sguardo di Ron tornò serio e determinato. “Come le ho già detto non c’è niente di cui preoccuparsi. Seguire le indagini in prima persona mi sarà utile. Le chiedo solo di tenere la faccenda sottocontrollo a scuola… voglio dire…” Si voltò verso i ragazzi.

 

Thea fece una smorfia. “Credo sia un po’ tardi limitare i pettegolezzi ora…”

 

Hermione le accarezzò la testa. “Lo so, non abbiamo fatto in tempo ad oscurare la notizia. Lo zio Harry e gli altri Auror sono furiosi.”

 

“Hanno ben ragione di esserlo!” Replicò Ron innervosito. “Il Ministero sa bene che non deve diffondere notizie che ci riguardano senza prima informarci! E’ ovvio che sono manovre politiche, qualcuno spera che mi ritiri ma se pensa che lo faccia adesso si sbaglia di grosso!”

 

Ben lo guardò ammirato e si voltò verso Hermione. “Ma da quand’è che è così pieno di grinta?”

 

Hermione sorrise. “Da quando si sente un ragazzino.”

 

Ron si voltò verso di lei con la fronte aggrottata. “Non prendermi in giro, la tua situazione non è molto diversa dalla mia solo che tu non sei il Generale degli Auror e puoi rifugiarti nel tuo laboratorio senza che queste voci vengano alla luce del sole.”

 

“Non farmi una colpa per il lavoro che faccio, Ron, non te lo permetto!”

 

Lui sbuffò scostandosi la frangia dagli occhi. “Non era quello che intendevo, e smettila di darmi addosso per qualsiasi cosa. Sono stanco di litigare.”

 

Hermione aprì bocca per replicare, poi si morse un labbro rimanendo immobile. Ron la guardò inarcando un sopracciglio e la McGrannitt, riconoscendo i sintomi di una vicina tempesta, intervenne nuovamente distraendoli e richiamandoli come faceva quando frequentavano Hogwarts. “Certamente adesso che siete in questa situazione vi comporterete in modo maturo.” I due si scambiarono un veloce sguardo, abbassando poi gli occhi e la professoressa McGrannitt sospirò. “Non starete già litigando, spero?”

 

Hermione e Ron alzarono il capo verso di lei. “Non ho iniziato io!” Arrossirono quando si resero conto di aver risposto come dei veri ragazzini. Simon si passò una mano sulla faccia.

 

“Oh mio Dio.”

 

Thea guardò incredula i genitori. “Per cosa avete litigato esattamente?”

 

“Beh, per… per…” Hermione che era partita alla carica inferocita, si voltò verso Ron per richiedere il suo aiuto. Lui sbuffò roteando gli occhi e si indicò allargando le braccia.

 

“E’ colpa mia se siamo in questa situazione, ricordi?” Lei lo guardò male ma non rispose. “Comunque adesso temo che dobbiamo andare, devo tornare in ufficio e affrontare il marasma di giornalisti che mi aspetterà all’entrata… non vedo l’ora…”

 

La McGrannitt guardò la clessidra al suo fianco. “Sì.” Guardò i ragazzi. “E voi farete bene a tornare in classe e non perdere altre lezioni.

 

Hermione sembrò diventare maniacale. “Oh sì, non voglio farvi perdere altre spiegazioni, soprattutto te Simon che quest’anno hai i M.A.G.O.” Si avvicinò e li baciò di nuovo tutti e tre sulla fronte, nonostante dovette alzarsi in punta di piedi per raggiungere Simon. Non appena si tirò indietro Ron allargò le braccia con un sorriso gentile.

 

“Chi vuole dare un abbraccio a papà?”

 

Thea e Ben si buttarono su di lui ridendo, facendo sghignazzare Ron stesso mentre scompigliava loro i capelli. Ron fu felice di vedere che, nonostante quel corpo, Ben arrivava appena al suo petto. Quando i più piccoli si fecero indietro con un sorriso, Ron alzò gli occhi su Simon. “Non lo dai un saluto al tuo vecchio?”

 

Simon lo guardò e mormorò tra i denti. “…Vecchio.”

 

Il sorriso di Ron si spense e Hermione gli lanciò un’occhiata apprensiva. Camminò fino a Simon e gli posò una mano sulla testa sussurrando. “Andrà tutto bene, te lo prometto.”

 

Simon chiuse gli occhi ispirando profondamente e senza salutare uscì dalla stanza. Dopo qualche minuto Thea e Ben lo ritrovarono nel corridoio che li stava aspettando. Thea si avvicinò con le sopracciglia inarcate e un’aria accusatoria tipica di Hermione. “Si può sapere che ti prende?”

 

“Niente.” Disse scontroso. “Voglio solo i miei genitori indietro.”

 

 

                                                                               *

 

Sarah fece capolino dalla porta di ingresso di casa Weasley che era stranamente silenziosa. Si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e, velocemente, senza farsi sentire, sgattaiolò su per le scale in punta di piedi. Arrivata al primo piano camminò furtiva come una ladra fino a raggiungere l’ultima stanza del corridoio, rimase un attimo perplessa quando la trovò deserta.

 

Stava quasi per voltarsi quando sentì due forti braccia avvilupparla da dietro e per poco non cacciò un urlo dalla sorpresa. Micheal ridacchiò alle sue spalle.

 

“Ti ho spaventata?” Sussurrò.

 

Sarah si voltò appena verso di lui lasciandosi andare con la schiena contro al suo petto. “Lo sai che odio quando mi arrivi alle spalle in questo modo.”

 

“Scusa.” Mormorò lui chiudendo con un piede la porta e baciandola sotto un orecchio. Avanzò lentamente nella stanza senza staccarsi da Sarah che inspirò profondamente godendosi le coccole di Micheal. Quando le mani di Micheal si fecero più possessive sui suoi fianchi Sarah si costrinse a voltarsi verso di lui.

 

Cos’è questo strano silenzio?”

 

Micheal le sorrise. “Mamma e papà sono a scuola da Simon, Thea e Ben. Alex è a lavoro e James è da C.j. per tutto il giorno. Il suo sorriso si ampliò e le circondò di nuovo la vita con le braccia chinandosi sul suo viso. “E sai cosa significa questo? Che per una volta tanto siamo del tutto, completamente, finalmente soli.

 

“Mi piace come suona.” Soffiò a un centimetro dalle sue labbra.

 

Micheal per tutta risposta annullò la distanza tra loro con un bacio infuocato che fece barcollare Sarah per qualche secondo prima che allacciasse le braccia dietro al suo collo. Erano mesi che non riuscivano ad avere un momento tutto per loro senza essere di fretta, un momento dove potessero gustarsi ogni piccolo gesto che nasceva tra loro. Le mani di Micheal scivolarono lentamente sotto alla maglietta di Sarah, che rabbrividì impercettibilmente, cominciando a risalire su per la schiena tracciando la spina dorsale.

 

“Ehi Mickey, sai dove sono anda…”

 

Sarah e Micheal si separarono all’istante rimanendo pietrificati a guardare James sulla soglia con ancora in mano la maniglia e l’espressione di chi ha appena ricevuto una botta in testa. Sarah abbassò lo sguardo umettandosi un labbro mentre Micheal si schiarì la gola cercando di risultare il più naturale possibile.

 

“Non eri da C.j. tu?”

 

James lo fissò stralunato. “L’hanno chiamata a lavoro per un’urgenza. Cosa diavolo stavate facendo?”

 

“Niente.” Rispose in fretta Micheal. “Un abbraccio… fraterno.”

 

James lasciò finalmente andare la maniglia mettendosi dritto e inarcò un sopracciglio verso Micheal. “Spero che tu non abbia mai questi slanci d’affetto con me allora, non mi piacerebbe ritrovarmi le tue mani in posti strani e le tue labbra incollate alle mie.”

 

Micheal rimase in silenzio senza sapere cosa replicare. Sarah trovò finalmente il coraggio di alzare la testa e guardò James con uno sguardo implorante. “Non dirlo a nessuno.”

 

James spalancò gli occhi. “Adesso non venitemi a dire che questa storia va avanti da mesi?” Sarah e Micheal si lanciarono un’occhiata prima di distogliere nuovamente lo sguardo, James soffocò quasi. “Da anni?!

 

Micheal si grattò la nuca. “E’ una storia un po’ complicata.”

 

“Chissà come mai non mi è difficile crederlo. Rispose James ironicamente mandando un’occhiata a Sarah che arrossì e nascose il volto tra i capelli. Micheal la prese gentilmente per mano attirandola verso di sé fino a poterle passare un braccio attorno alla vita e riportò lo sguardo sul fratello, serio e determinato.

 

“Senti, non costringermi a obliviarti. So che mi posso fidare di te, sei mio fratello e possiamo risolvere la questione civilmente. Abbiamo intenzione di dirlo a mamma e papà… prima o poi, e adesso è il momento meno adatto. Zio Harry è già su di giri per il lavoro, non ha bisogno di collassare del tutto.

 

James incrociò le braccia al petto. “Ti rendi conto che se lo zio muore di infarto è colpa tua, vero? E come pensi che la prenderanno mamma e papà? E zia Ginny? Pensate davvero che vi lasceranno continuare la vostra storia d’amore?”

 

Micheal lo guardò ovvio. “Secondo te perché abbiamo fatto tutto di nascosto, per il brivido dell’avventura?”

 

Sarah puntò i suoi grandi occhi verdi su James. “Per favore, lo sai bene anche tu il casino che succederà se racconti qualcosa.

 

James li fissò entrambi un attimo e poi sospirò. “Chi lo sa?”

 

“Ritieniti fortunato.” Storse il naso Micheal.

 

James boccheggiò. “Sono l’unico a saperlo?!

 

“Non è che siamo andati esattamente a spifferarlo ai quattro venti. Roteò gli occhi Sarah. “Certo, i miei sanno che esco con un certo Mike ma non si sognerebbero mai e poi mai che sia… beh… il nostro Mike.”

 

James si appoggiò alla scrivania col bacino e incrociò le braccia al petto. “Beh, a quanto pare è diventato il tuo.”

 

Sarah gli lanciò un’occhiataccia ma prima che potesse aprire bocca un tonfo provenne dal piano di sotto subito seguito da delle imprecazioni. Gelò sul posto quando riconobbe la voce di suo fratello e si voltò verso Micheal che sembrava essersi pietrificato lanciando occhiate urgenti verso James. Quello li guardò entrambi rimettendosi in posizione eretta e un po’ rigida. “Ringraziate che sia stato io a beccarvi.” Sussurrò.

 

Un attimo dopo Matt fece la sua entrata nella stanza zoppicando. “Possibile che quando vengo in questa casa debba sempre uscirne ammaccato…” Brontolò tra sé prima di alzare la testa su di loro, si stupì di trovare Sarah che lo guardava in attesa. “Oh, non sapevo che fossi qui.”

 

Sarah sorrise sforzatamente. “Non dovrei esserci in effetti. Ho… incontrato James per strada e siamo venuti qua insieme.

 

James alzò allarmato le sopracciglia quando si sentì preso in causa e non appena Matt spostò lo sguardo su di lui assunse un’aria seria e cominciò ad annuire come un ossesso. “Già, ero da C.j. ma ha avuto un allarme a lavoro. Ho trovato Sarah per caso e l’ho invitata qui, visto che mamma e papà non ci sono… per parlare di quello che è successo…”

 

Micheal e Sarah ringraziarono James con uno sguardo, mentre Matt annuì. “Oh certo, cavolo è davvero un bel casino avere gli zii ridotti in quello sta… scusa ma tu non viaggi sempre con la Metropolvere?”

 

La voce di James uscì più acuta del normale. “Eh?”

 

Matt spostò lo sguardo da lui a Sarah. “Come avete fatto a incontrarvi se tu usi sempre la metropolvere?”

 

Sarah e James si guardarono disperati rimanendo in silenzio, Micheal scoppiò a ridere richiamando l’attenzione di tutti e batté una mano sulla spalla del cugino scotendo la testa divertito. “Certo che chi va con lo zoppo… cos’è il Commissario Potter ti ha fatto il suo braccio destro, adesso?”

 

Matt si distese in un sorriso. “Non ci penso nemmeno, non voglio immischiarmi in faccende altrui!”

 

Sarah roteò gli occhi con un sorriso e si portò le mani sui fianchi. “Ma se è quello che stavi facendo…”

 

“Va bene, scusa.” Disse lui arrendevole. “Prometto che non lo farò più, intesi? Quando vorrai dirmi chi diavolo è questo Mike di cui ti sentiamo tanto parlare sarò felice di ascoltarti.

 

“Già, questo Mike…” mormorò sottovoce James.

 

Micheal si schiarì la voce cercando di ignorare il fratello e sorrise maligno lanciando un’occhiata di traverso a Sarah. “Ne senti tanto parlare? Wow, sembra una cosa seria…”

 

Sarah lo incenerì con lo sguardo ma fu costretta sorridere appena quando Matt scoppiò in una fragorosa risata scotendo la testa tra il rassegnato e il divertito. “Oh dovresti sentirla quando parla con mamma: i suoi occhi blu, il suo sorriso splendente, ha detto che mi ama, è quello giusto… sembra di ascoltare una soap opera.”

 

Il sorriso di Micheal si ampliò pienamente compiaciuto e si voltò finto curioso verso Sarah. “Ma davvero?”

 

James le venne in soccorso. “Secondo me questo Mike dev’essere un vero imbecille.

 

Micheal lo guardò male e Sarah si morse un labbro per non scoppiare a ridere, si limitò a piegare la testa da un lato e assumere un’espressione meditativa. “Sì, in effetti a volte è un vero cretino.”

 

Mike?!” Chiese incredulo Matt. “Mister perfezione è un cretino?! Ma se l’unico difetto che gli hai trovato è che è troppo alto e non riesci a baciarlo per bene!”

 

Sarah arrossì furiosamente sotto lo sguardo dei due cugini che ridacchiavano alle sue spalle, fissò il fratello basita. “E tu questo come lo sai?”

 

“Origliavo…”

 

Spalancò la bocca incredula e gli tirò un pugno sulla spalla infuriata, così forte che per lui fu istintivo massaggiarsi la parte lesa. “Sei proprio uno… uno… non ti azzardare mai più a spiarmi! Micheal ha ragione, neanche tu fossi il braccio destro di papà! Ma cos’è, avete messo su un’agenzia investigativa senza dirmelo?”

 

Lui alzò le braccia per difendersi. “Ehi! Non l’ho fatto apposta, passavo per caso e tu stavi parlando con Geena… non è colpa mia se non riesci a tenere la voce ad un volume adeguato alle orecchie umane, devi sempre strillare.

 

“Io non strillo!” Alzò la voce battendo un piede a terra. James e Micheal abbassarono la testa cercando di soffocare le risate. Sarah li guardò ad uno ad uno irritata ancora di più dal fatto che ridessero senza ritegno e andò a sedersi sul letto, le braccia incrociate al petto e uno sguardo cupo. Micheal fece un passo verso di lei ma si bloccò improvvisamente, James colse al volo.

 

“Ehi Matt, che ne dici di una partitina a Quidditch? E’ tanto che non giochiamo… potremmo andare a chiamare Dean e Seth.

 

“Sono sempre dentro quando si tratta di Quidditch.” Rispose con un sorriso, lanciò uno sguardo a Micheal. “Tu vieni?”

 

Micheal sorrise. “Andate, vi raggiungo subito.”

 

James spinse il cugino fuori dalla stanza con una certa urgenza, senza dimenticare di lanciare un’occhiata di rimprovero ai due scotendo la testa con un sospiro. Appena Micheal fu sicuro che i due ragazzi avessero sceso le scale, prese posto accanto a Sarah intrecciando le dita della mano con le sue. “Stavamo scherzando.”

 

Sarah si voltò dall’altra parte. “Questo è scorretto.”

 

Cosa è scorretto?”

 

“Tu.” Il tono di Sarah era esasperato, puntò i suoi occhi verdi sul viso di Micheal. “Ci sono cose che le ragazze dicono sul proprio uomo che dovrebbero rimanere segrete, ma tu… tu infrangi tutte le regole! Vieni a sapere qualunque cosa dica di te e non è giusto!”

 

Lui rise apertamente e posò una mano sulla sua guancia. “Amore, non c’è niente di male a sapere quello che pensi.

 

“Sì invece! E’ imbarazzante! E lo so che ti stai già gonfiando per quello che hai sentito!”

 

Micheal sfociò in un sorrisino. “Non mi sto gonfiando… mister perfezione non ha difetti, ricordi?” Lei roteò gli occhi. “Stavo scherzando… cercherò di abbassarmi quando ti bacio.”

 

Sarah lo guardò ironica. “Ma come sei magnanimo. Posso trovare altri modi per baciarti come si deve, sai?” Si sporse per raggiungere le sue labbra e lentamente lo spinse con le mani sulle spalle fino a fargli toccare il letto con la schiena. Micheal sorrise contro le sue labbra e infilò una mano tra i suoi capelli attirandola di più verso di sé.

 

“Sentite quanto avet… oh mio Dio! Scusate!”

 

Sarah e Micheal furono costretti a staccarsi di nuovo, stavolta annoiati, verso James che si copriva gli occhi con una mano. Micheal roteò gli occhi. “C’è la remota possibilità che tu bussi prima di entrare?”

 

Lui annuì freneticamente. “Sì, decisamente sì! Me ne ricorderò bene la prossima volta!” E senza dire altro lasciò la stanza. Micheal lasciò andare la testa contro il cuscino e sospirò pesantemente, Sarah ridacchiò e si sistemò sul suo petto accarezzandolo dolcemente.

 

“Beccati due volte nel giro di un quarto d’ora, pensare che l’abbiamo scampata per anni…”

 

Micheal voltò appena la testa e le baciò la fronte. “Perché non potevo nascere figlio unico?”

 

Lei rise di nuovo facendo tremare il letto. “E togliersi tutto il divertimento?”

 

“Ti amo Sarah.”

 

Si voltò a guardarla negli occhi, in silenzio. Lei rimase un attimo sorpresa poi sorrise come solo lei sapeva fare, con quel sorriso che sembrava raggiungere anche gli occhi facendoli brillare di luce propria, e la sua mano cercò quella di Micheal per intrecciare le dita con le sue.

 

“Lo so, ti amo anch’io Micheal.”

 

 

                                                                                *

 

Dopo una lunga giornata passata da un ufficio all’altro, Ron e Hermione erano riusciti a tornare a casa e senza preoccuparsi di controllare se i ragazzi fossero già a casa, si infilarono in camera distrutti e insonnoliti. Appena varcata la soglia Ron si era gettato sul letto di schiena a braccia aperte e aveva chiuso gli occhi, sfinito dalle ore passate in ufficio. Hermione trafficava tra i cassetti, instancabile, frugando qua e là, razzolando con un rumore fastidioso.

 

Ron aprì un occhio. “Cosa stai facendo?”

 

Lei non si voltò nemmeno, la vide solo scuotere la massa di capelli ricci mentre sospirava afflitta. “Cerco qualcosa da utilizzare come pigiama, ma è praticamente impossibile. Non ricordavo di essere così bassa a scuola, è strano vedere le cose da questa prospettiva… a volte le cose mi sembrano più grandi.

 

Ron la fissò per qualche attimo, in silenzio, poi senza far troppo rumore si alzò e si diresse verso il suo armadio. Hermione sobbalzò spaventata quando si sentì toccare da qualcosa di morbido sulla spalla, voltandosi si accorse che si trattava di una maglia color arancione che Ron le stava tendendo. “Ti piaceva metterla quando eri una ragazzina, non l’ho mai buttata.” Disse a mo’ di spiegazione.

 

Hermione mormorò un grazie mentre Ron tornava a stendersi sul letto. Con la coda dell’occhio rimase a guardarla mentre si spogliava e si umettò un labbro distogliendo lo sguardo appena lei alzò la testa verso di lui. La maglia le arrivava a metà cosce, sembrava una bambina con i vestiti del papà. “Sono ridicola.”

 

Ron rise leggero. “No, sei tenera. Sembri ancora più piccola.”

 

“Oh beh, grazie tante!”

 

Silenziosamente si infilò sotto le lenzuola girandosi su un fianco, si passò una mano tra i capelli e lasciò andare la testa sul cuscino tenendo gli occhi fissi su Ron. “Non ti cambi?”

 

Lui scosse la testa con gli occhi chiusi e sospirò. “Sono troppo stanco per alzarmi.”

 

“Togliti i pantaloni.” Ron aprì gli occhi di scatto e si voltò basito, lei arrossì sotto il suo sguardo. “Non intendevo in quel senso! Intendevo… togliti almeno i pantaloni, come fai a dormire con i jeans?”

 

“Oh.” Annuì e si sfilò i pantaloni scivolando poi dentro le lenzuola, spengendo la luce sul comodino. Ci fu uno strano silenzio per un po’, tra il buio i loro respiri si sentivano distintamente, ognuno all’estremità del loro lato del letto. Dopo qualche minuto Ron si mosse irrequieto tra le lenzuola, ma dovette passare un altro minuto buono prima che accendesse nuovamente la luce e si alzasse.

 

Dove stai andando?” La voce perplessa di Hermione gli arrivò alle spalle, lui si voltò con una lentezza esasperante per mostrarle la sua faccia abbattuta e sospirò pesantemente.

 

“A prendere un bicchiere d’acqua gelata.”

 

 

**

 

Lo so che dovrei aggiornare l’altra ff e molti di voi mi staranno tirando anatemi di qualunque genere ma non sono mai stata meno ispirata di adesso u.u lo dimostra il fatto che per aggiornare mi ci vuole una mesata e non quindici giorni come sempre… comunque non vi potete lamentare che vi lascio un capitolo piuttosto sostanzioso. Mi scuso se ho tardato ma mi sono fatto prendere dalla videomania e ho finito un video su twilight prima del chap u.u perdono!

 

E’ bello vedere che molti di voi ci avevano visto giusto XD sapeste quanto mi son divertita a scrivere sto chap, non avete idea! Eh sì, la nostra couple è tornata nel tempo delle mele u.u Dio li benedica, con tutti i pro e i contro che comporta… e ne vedremo belle!

 

E’ stato bello anche vedere che tra noi abbiamo una ventina di chiaroveggenti XD no sono io che sto diventando troppo ovvia, che tristezza u.u sto invecchiando… e che Ben è diventato il nuovo idolo di tutte voi! Ah, sono fiera del mio ultimogenito ^^ mi dà tante soddisfazioni!!

 

Flyingstar16 (ma come?! Arrivi per ultimo e pretendi anche che aggiorni veloce? XD scerzo), blacksmile (ed ecco la prima stellina che aveva azzeccato XD *daing caramellina*), Angelika88 (seconda caramellino da distribuire XD…hai capito più cose di quante dovresti…), Edvige86 (terza caramellino XD amora cara, purtroppo Seth avrà un po’ una porticina secondaria in questa ff… ma prometto che ci saranno anche i suoi momenti), robby (Oh il lavoro di Sarah già l’avevo detto, fa la cantante… nel mondo dei babbani. Nah, vedrai che lo capisce anche Simon prima o poi che non ci deve fare guerra XD Draco lavora al Ministero come suo padre), cecia granger (XD ma nuuu, porelli, proprio in bestie li volevi trasformare? No, sono ancora umani fortunatamente), Seiryu (sei più intelligente di quanto tu ti dia credito…) , ginny89potter (May non è incinta, ma per ora è meglio se non dicono a Harry cos’hanno combinato u.u il ragazzo di Thea ha più di 17 anni… oh se ne ha più di 17… e infine che rimanga tra noi, sì qualcuna rimarrà incinta. Ps_ per il flash… :p non dico nulla!!) , saty(*ghigning* 1) io ho sempre uno dei miei colpi, ti dirò non so se ti piacerà ma di sicuro ti ci vorrà un po’ per assimilare, 2)… mi pare inutile rispondere… 3) James un po’ c’è e un po’ ci fa… è migliorato, ammettiamolo povera stella u.u ma più di così…), ale146 (non siamo così drastici u.u non sono ancora deceduti,no) , nana92 (Devi capire che Dean ha fatto il quarantenne per una vita prima che tornasse Draco, adesso che ha un papà è giusto che voglia fare il ragazzino u.u inconsciamente ma è così), pazzawendy( Altra caramellina aggiudicata XD brave le mie veggenti), joannadellepraterie (si sono rimpiccioliti come dice Simon XD), lasagne80 (…per te ci saranno caramelline in arrivo, sisi, continua a prevedere il futuro…), fiamma90(mi sa che Ginny ha già fatto due più due, sai, sì Dean tornerà come prima… piano piano), gioconda(XDD siete delle faine, altro che, ma come si fa a scrivere le storie e farvi l’effetto sorpresa?), Fedehermy (intanto grazie mille, e poi diamo una caramellina anche a te per le tue doti di chiaroveggenza XD), Maky91 (marò qui sto finendo le caramellinevabò allora dico solo che Diego è pazzo e a buon intenditor… per Dean vedremo quello che possiamo fare XD), gabrychan (altra caramellina…me le state finendo tutte!! Ma voi recensitori vi mettete d’accordo prima, mi state fregando XD), Sharon Jane Weasley (io credo che ci sia già qualcosa di più tra Simon e Sophia… solo che ancora non lo sanno XD), Nefele( penso di essere la meno adatta per dare lezioni XD la mia prof mi dà sempre l’insufficienza ai temi) , funnynurse (le fotine ci sono, giuro, devo solo fare un po’ mente locale prima di sistemarle e stasera non ho tempo çç), greweasley90 (Ma certo che torna tutto a posto ^^ sono una tipa da happy ending io e altra caramellino anche a te), Mey (Per la famiglia Weasley al completo mi sa che non ho spazietti liberi… Eh Diego, mi sa che sei arrivata tardi), Teta (faccio del mo meglio u.u), Mathebest (ma vedrai che ora tutto si risolve per il meglio… più o meno), Sofy Weasley( tranquilla, happy ending assicurato… sudato ma assicurato)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Caught! ***


C

                                GROWN YOUNG

 

                                     5. Caught!

 

oh baby you've, got nothing to prove (hes crazy he dont know)
but if we decide to go, what does it mean he's gotta know
oh baby you've, got nothing to loose
and we're better off when daddy's not around

                                                                                   McFly- Down by the lake

 

C.j. si rigirò tra le lenzuola ancora insonnolita cercando di trovare una posizione più confortevole. Un’arietta leggera, tipica della primavera appena iniziata, penetrava da qualche parte nella stanza e mugolando tirò su il lenzuolo fasciandoselo attorno al corpo. Per poco non le venne un infarto quando, socchiuse le palpebre per qualche secondo, si trovò davanti il volto sorridente di James che la guardava sereno senza dir nulla. Scattò a sedere sul letto.

 

“Dico, ma sei impazzito?! Vuoi farmi morire?”

 

James sorrise e si issò su un gomito appoggiando la guancia sulla mano, un sorriso diabolico gli dipinse il volto. “Scusa. Stavo solo cercando di abituarti per quando vivremo insieme, ma non sono più tanto sicuro di voler dormire accanto a una ragazza che fa questi scatti appena mi vede.”

 

C.j. lo guardò male nonostante mascherasse un sorriso. “Quando vivremo insieme sarò consapevole che sei sdraiato accanto a me, Jay.

 

Si ributtò giù sul materasso e James non perse tempo per avvicinarsi dall’alto e baciarla sulle labbra. Sospirò appena quando si tirò indietro e passandole una mano tra i capelli sembrò viaggiare altrove con la mente. “Adesso basta, torno a casa e faccio le valigie, non ce la faccio più a dormire in camera mia! Voglio stare qui!”

 

C.j. rise leggero e lo baciò di nuovo afferrandolo per il colletto. “Non fare i capricci, vedrai che se fai il bravo in poco tempo sarà tutto sistemato. Non c’è bisogno di fare il bambino.”

 

Lui sospirò di nuovo tornando a stendersi di schiena al suo fianco. “Oh sicuro, ne abbiamo fin troppi adesso in famiglia.”

 

“I tuoi continuano a litigare?” Chiese lei paziente sistemandosi sul suo petto. James si umettò un labbro e giocherellò con i suoi capelli arruffati passandoci attraverso le dita. Sorrise, le sembrava sempre così piccola tra le sue braccia.

 

“Non proprio, ma si comportano come veri ragazzini. Zio Harry aveva ragione, hanno riacquisito tutti i sintomi tipici, primo fra tutti la volubilità.” Disse roteando gli occhi. “Penso di non aver mai conosciuto persone più lunatiche di loro.

 

“Cerca di capirli, sono in quello stato da due settimane adesso e devono abituarsi.

 

“Beh, io non sono ancora pronto a fare il padre però!” Sbottò lui.

 

C.j. si irrigidì un attimo, poi si schiarì la gola accarezzandolo sul petto. “Nessuno ti sta chiedendo di farlo.”

 

James si passò una mano sugli occhi. “Sono costretto, se non ci penso io a stabilire qualche regola in questo momento in quella casa regnerebbe il caos. Senza contare che sono quello più grande quindi devo accollarmi la responsabilità di tutto.”

 

“Non dovresti sentirlo come un dovere.” Disse lei con una voce flebile. “Essere genitori è una bella esperienza.”

 

“Sì, ma io non ho nessuna… C.j., stai cercando di dirmi qualcosa?”

 

James quasi la costrinse ad alzare la testa e a guardarlo negli occhi usando una voce allarmata e insicura. Lei lo fissò per qualche attimo, incerta, poi scosse la testa. “No. E’ soltanto un mio pensiero.”

 

“Oh… oh beh, sì, meno male.”

 

C.j. tornò a sedersi al centro del letto guardandolo confusa. “No- non vorresti… diventare papà? Non vuoi dei bambini?”

 

James mandò fuori una risata senza umorismo. “Tesoro, lo so che stiamo insieme da tanto ma ti rendi conto che viviamo ancora in case separate, vero? Non abbiamo ancora nemmeno parlato di matrimonio come una cosa da prendere in considerazione.

 

“Non intendevo adesso.” Disse lei frustrata. “In futuro. Quando saremo sposati e vivremo insieme.”

 

James si schiarì la gola ma nonostante i tentativi non poté impedirsi di parlare con una voce stridula. “Beh… non lo so, cioè chi è che pianifica queste cose ancora prima di convivere?” Se ne uscì con una falsa risata.

 

C.j. lo guardò seriamente. “Io.”

 

Lui fece per aprire bocca ma esitò qualche attimo di più scegliendo bene le parole da usare. “Senti C.j., io ti amo e questo lo sai bene… ma non mi sembrano discorsi da fare al momento.”

 

Lei rimase in silenzio a fissarlo per un lungo momento, poi come se avessero parlato di che tipo di calzini infilare quella mattina si alzò dal letto infilandosi una maglia e un paio di jeans e senza rivolgergli un altro sguardo uscì dalla stanza. “Io vado a lavoro.”

 

James la fissò basito uscire dalla porta. Con uno scatto balzò in piedi e la rincorse lungo il corridoio. “Che cosa?! Sono solo le sei e mezzo!”

 

“Mi avvantaggerò.”

 

Ma il tuo ufficio apre alle sette in punto!”

 

“Meglio, ho tutto il tempo di fare colazione fuori.

 

James aumentò il passo arrivandogli di fronte e costringendola a frenarsi bruscamente, allargò gli occhi quando C.j. evitò di guardarlo in faccia voltando la testa da un’altra parte con fare annoiato. “Si può sapere che ti prende?”

 

“Va tutto perfettamente.” Disse freddamente lei.

 

James roteò gli occhi. “Sì, e la piovra gigante è miss creatura dell’anno. Puoi almeno essere sincera con me?”

 

Lei si morse un labbro imponendosi di stare calma. “Dopo otto anni che stiamo insieme per te solo il fatto di non avermi tradito neanche una volta può essere una cosa straordinaria, ma per me, James, c’è di più. Dopo otto anni mi aspetto che tu non mi veda solo come la ragazza con cui stavi al liceo ma una donna con cui poter costruire una famiglia!”

 

James la fissò spiazzato. “Ma io voglio stare con te!”

 

“Non mi vedo nessun anello al dito e non ho mai sentito delle proposte uscire dalla tua bocca per quanto riguarda la nostra relazione. Quando mi hai chiesto di venire a vivere qui ho pensato che stessimo facendo un passo avanti, che magari… magari…” Le parole le morirono in gola.

 

James abbassò la testa, mortificato. “Mi dispiace di averti dato un’impressione sbagliata.

 

C.j. si passò una mano tra i capelli frustrata e scosse la testa tre sé, quando alzò di nuovo il viso verso James la sua espressione era tutt’altro che arrabbiata, i suoi tratti si erano addolciti e i suoi occhi mostravano ancora quell’insicurezza che nel suo essere non se n’era mai andata. Lentamente gli prese una mano con due dita. “Mi dispiace, non so nemmeno io perché ho reagito così.

 

Lui girò lentamente la mano fino a incrociare le dita con quelle di C.j. “Ehi, ma che ti prende? Da qualche tempo a questa parte sei un po’ strana. Disse alzando un sopracciglio, C.j. si morse un labbro portandosi dietro all’orecchio una ciocca di capelli e scrollò le spalle avvilita.

 

“Non lo so, è solo… il lavoro mi stressa, abbiamo due nuovi casi a cui lavorare, l’urgenza dell’altro giorno, sembra che siano dei maghi che si divertono a usare la magia sui Babbani spaventandoli a morte… e dopo una giornata passata in ufficio vorrei solo tornare a casa e trovarti qui ma tu… tu non ci sei.”

 

James la guardò sbalordito. “E’ solo questo?!

 

“Certo che è solo questo, cosa pensavi che fosse?”

 

James l’attirò a sé circondandole la vita con un abbraccio. “Tesoro, bastava solo che lo dicessi. Ti prometto che stasera quando esco da lavoro invece di andare a casa vengo qua, e anche domani e dopodomani e il giorno dopo ancora. Sarò sempre qui tutte le volte che vorrai.

 

Un sorriso dolce si dipinse sul volto di C.j. che gli accarezzò una guancia irsuta. “Perché non fai le valigie stasera?”

 

A quella proposta C.j. si aspettava già una determinata risposta. Ne avevano parlato a lungo da quando era successo l’incidente a Ron e Hermione, e James si era sempre mostrato riluttante all’idea di trasferirsi proprio in un momento del genere. Ma James la stupì come sempre guardandola negli occhi con un’intensità tale da farla sciogliere letteralmente.

 

“Sai che ti dico, fai posto nell’armadio per stasera.

 

C.j. spalancò gli occhi. “Stai scherzando?”

 

“No.” Rise lui. “Mamma e papà se la cavano bene anche senza di me, e ci sono sempre Alex e Micheal. E’ già una settimana che vivo da persona responsabile e mi sono stancato! Responsabile e James non sono due parole che si possono accostare.

 

Dopo un attimo di esitazione C.j. gli saltò al collo ridendo e James la seguì a ruota alzandola da terra. “Non posso crederci! Vivremo insieme! Me lo prometti? Da stasera.”

 

James annuì ancora stretto a lei. “Te lo prometto, da stasera ti starò sempre fra i piedi.

 

C.j rise di nuovo e lo baciò sulle labbra. “Sei il miglior rompiscatole che si possa desiderare.”

 

 

                                                                               *

 

Ron scese dalle scale scombinandosi con una mano i capelli ancora umidi, con un balzò saltò gli ultimi tre scalini e si diresse verso il frigo per prendere qualcosa da bere ma un parlottare continuo proveniente dal salotto richiamò la sua attenzione. Hermione se ne stava tranquilla sul divano, con le gambe rannicchiate sotto al sedere e la testa abbandonata sulla spalliera, la televisione davanti a lei scorreva veloce le immagini di un film.

 

Le si avvicinò piano con mezzo sorriso. “Ehi.”

 

Hermione alzò la testa richiamata dalla sua voce. “Ciao. Da quant’è che sei a casa?”

 

Ron avanzò nella stanza e le si sedette di fianco sul divano lasciandosi andare contro la spalliera. “Mi sono materializzato di sopra e ho fatto una doccia, saranno al massimo dieci minuti.”

 

“Oh.” Disse incuriosita lei. “Hai riparato la caldaia?”

 

Ron arrossì in zona orecchie. “No.” Ammise, guardandola con la coda dell’occhio. “Ho fatto una doccia fredda.”

 

La bocca di Hermione prese la forma di una ‘o’ ma stavolta non emise alcun suono. Tornò a guardare lo schermo un po’ in imbarazzo cercando di concentrarsi sulle immagini, ma il calore del corpo di Ron la distraeva facendole fare strani viaggi mentali. Il suo buonsenso se ne andò del tutto quando Ron le passò un braccio attorno alle spalle e senza neanche pensarci appoggiò la testa sulla sua spalla.

 

“Come mai hai ritirato fuori il televisore? Credevo non ti piacesse averlo in giro per casa.

 

Lei scrollò le spalle. “Noia. Non sapevo più cosa fare così ho fatto un giro nello sgabuzzino.

 

“Capisco.” Ron sbadigliò. “Non ricordo neanche quand’è stata l’ultima volta che abbiamo visto un flim insieme, probabilmente Micheal non era ancora nato.

 

“Film.” Lo corresse lei pazientemente, voltandosi a guardarlo. “Certo che non te lo ricordi, hai passato tutto il tempo a ba…”

 

Si frenò di botto scrutandolo in volto, Ron ricambiò lo sguardo come rapito. Mosso da una strana forza Ron si chinò su di lei annullando quei pochi centimetri rimasti tra loro, Hermione chiuse gli occhi posandogli lievemente una mano sulla guancia dischiudendo appena le labbra sotto quelle di Ron che si muovevano quasi impazienti, ma dopo qualche secondo si staccò bruscamente tornando a fissarlo allibita. Ron cercò i suoi occhi alla ricerca di una spiegazione.

 

“Ci hai infilato la lingua?” Chiese incredula.

 

Lui la fissò un attimo. “No.” Hermione lo guardò male. “Va bene, l’ho fatto.”

 

“Ron! Saranno anni che non… ti rendi conto che non sei più un ragazzino, vero?” Ron alzò un sopracciglio dandosi una rapida occhiata e Hermione gli puntò un dito contro. “Non cercare di essere divertente.”

 

Ron sospirò e le circondò le vita con le braccia. “Scusa, volevo solo ricordarmi com’era. Non lo farò più, promesso, tornerò a farmi docce fredde e bere cubetti di ghiaccio.

 

Hermione abbassò per un attimo la testa aggrottando la fronte, come faceva sempre quando stava meditando tra sé e sé. Si schiarì la gola casuale e tornò a guardarlo nei suoi occhi limpidi passandogli le braccia attorno al collo e giocherellando con i capelli rossi sulla nuca. “Forse dovresti smetterla di farti docce gelate, Ron.

 

Cosa intendi di…” Ma Ron non fece neanche in tempo a curvare le sopracciglia come al suo solito che Hermione gli si era letteralmente gettata addosso appropriandosi delle sue labbra quasi con ferocia. Sbarrò gli occhi per la sorpresa ma poi li chiuse sospirando nella sua bocca e si lasciò andare di schiena contro al divano, e stavolta Hermione non obbiettò quando Ron cercò un contatto più profondo.

 

Si separarono solo dopo diversi minuti, entrambi a corto d’aria. Hermione assunse la sua solita aria razionale. “In fondo siamo stati bravi finora.” Disse ansimando.

 

Ron annuì freneticamente, assecondandola. “Giusto. E poi chissà per quanto tempo dovremmo rimanere così… già che ci siamo…”

 

Hermione annuì. “Mi hai tolto le parole di bocca.”

 

Si abbassò nuovamente su di lui tornando a baciarlo con la stessa foga di prima e Ron non si fece attendere un secondo di più per ricambiare con la stessa intensità. Le sue mani cominciarono lentamente a percorrere la schiena di Hermione secondo la spina dorsale, scivolando poi sui fianchi morbidi. Con un po’ di insicurezza fece scivolare le dita sotto la sua maglietta, la sua pelle era bollente sotto le sue mani.

 

“Papà?”

 

Ron trasalì cercando di balzare a sedere, ma nel farlo fece perdere l’equilibrio a Hermione sopra di lui che per cercare di non cadere si aggrappò alla sua maglia riuscendo solo a trascinarselo dietro. Quando Micheal entrò nella stanza si bloccò vedendo Ron stare sopra a Hermione sul pavimento. “Oh.” Disse interdetto. “Torno più tardi…”

 

“No!” Gridarono insieme, Micheal tornò sui suoi passi alzando un sopracciglio e Ron si alzò tendendo una mano a Hermione. “Non è come sembra… siamo solo caduti dal divano.

 

“Io questo non l’ho mai messo in dubbio.” Micheal li guardò sincero alzando le spalle. “Ma in che posizione stavate sul divano per cadere in quel modo?”

 

Hermione e Ron si scambiarono una rapida occhiata. “Ehm…”

 

Lei arrossì e cominciò a parlare come una macchinetta. “Davvero Micheal, non è come pensi, è che oggi mi stavo annoiando e ho finito tutti i libri che abbiamo in casa, lo sai che quando mi annoio divento terribile, allora ho frugato nel ripostiglio e ho trovato il vecchio televisore, pensa che tu non eri ancora nato quando l’abbiamo messo via, l’ho rimesso in salotto e guardavo un film, papà è tornato da lavoro da dieci minuti, mi faceva compagnia dopo essersi fatto una doccia, una doccia fredda intendo, la caldaia non funziona ancora, io ho chiamato il tecnico ma quello non ne vuole sapere di…”

 

“Hermione?” La interruppe Ron prima che potesse aggiungere altro, sia lui che Micheal la guardavano allucinati.

 

“Sì?” Fece lei riprendendo fiato.

 

“Dacci un taglio!”

 

Hermione annuì ammutolendo e abbassò la testa arrossendo furiosamente. Micheal fece del suo meglio per non scoppiare a ridere sia per la reazione di sua madre sia per il sorrisetto complice che gli mandò Ron, strizzandogli l’occhiolino.

 

“Mamma, non c’è niente di male se tu e papà amoreggiate sul divano. In fondo siete sposati.”

 

Hermione alzò la testa di scatto passando lo sguardo da Micheal a Ron con una velocità impressionante. “Noi non stavamo amoreggiando! Diglielo anche tu!” Diede un colpetto a Ron facendo un cenno con la testa verso il figlio.

 

“Non eri tu quella che diceva che bisogna essere sinceri con i propri figli.” Mise su una faccia sfacciata.

 

Hermione ringhiò quasi. “Ron…”

 

“Rilassati, Hermione.” Le prese una mano sorridendole solare. “Ti stavo solo prendendo in giro.”

 

Micheal sorrise trionfante, guardando i suoi genitori mentre si scambiavano un sorriso. Forse quel piccolo incidente non sarebbe stato poi così disastroso come sembrava, forse avrebbe portato anche i suoi lati positivi. Erano mesi che non vedeva sua madre e suo padre scambiarsi un sorriso sincero, o anche solo un’occhiata d’intesa, qualcosa che li tenesse uniti. “James ha mandato un gufo, torna a casa a fare le valigie e si trasferisce da C.j.”

 

Sia Ron che Hermione si voltarono di scatto, Ron ampliò il suo sorriso. “Oh, questo è…”

 

“…terribile! Dimmi che non lo farà sul serio!”

 

Ron e Micheal si scambiarono un’occhiata rassegnata. “Mamma, sinceramente non ci vedo niente di male. James e C.j. stanno insieme da anni…”

 

Hermione lo interruppe facendo un passo avanti, concitata. “Sono ancora troppo giovani per sapere cosa vogliono veramente! Come possono essere sicuri di passare il resto della vita insieme se non sono neanche sicuri di un futuro matrimonio?! E’ una cosa seria, questa!”

 

Micheal spalancò gli occhi a dismisura. “Ma se tu hai sposato papà a diciotto anni perché eri in pericolo mortale!”

 

Lei boccheggiò presa in contropiede. “Questo… questo non c’entra nulla!”

 

Invece sì.” Micheal continuò intestardito ma con un tono di voce gentile. “Ti sei mai pentita di aver sposato papà?”

 

Hermione lo fissò come svuotata senza riuscire a rispondere. Lentamente si voltò verso Ron al suo fianco che la guardava insistentemente, in attesa. Lui sussurrò. “Ti sei mai pentita di avermi sposato?”

 

Hermione scosse la testa. “No.” disse sussurrando anche lei.

 

Ron sorrise. Un sorriso sincero, rassicurante e pienamente soddisfatto. “Potrebbe essere lo stesso per loro,Mione, lascia che vivano la loro vita.”

 

Hermione valutò in silenzio la situazione, poi improvvisamente cercò di trattenere un sorriso fallendo disastrosamente e roteò gli occhi fintamente annoiata. “Non ricordavo che avessi tante lentiggini da giovane.”

 

Ron rimase sinceramente sorpreso. “E questo cosa c’entra adesso?”

 

“Stai giocando sporco!” Disse lei puntandogli un dito contro. Micheal sorrise, era divertente vedere come sua madre non fosse mai stata intimorita da sua padre nonostante fosse parecchi centimetri più bassa di lui e dovesse alzare la testa per guardarlo negli occhi. “Non puoi usare quel sorriso in mezzo a tutte quelle lentiggini! E’ sleale!”

 

Ron scoppiò a ridere. “Ma di che diavolo stai parlando? Quale sorriso?”

 

Quel sorriso!” Continuò lei testarda. “Quello che mi ha…” Fece una piccola pausa. “Quello che mi ha fatto innamorare di te.

 

Il sorriso di Ron si spense lentamente per lasciare spazio alla pura incredulità. Tra di loro calò il silenzio. Era così assurdo sentir pronunciare quelle parole, qualche settimana prima si comportavano come dei perfetti sconosciuti, con freddezza e indifferenza. Adesso non poteva smettere di fissarla negli occhi, quelli che lo avevano fatto innamorare.

Micheal cominciò a sentirsi di troppo.

 

“Ehi, c’è nessuno in casa?”

 

La voce squillante di Alex arrivò dalla cucina, dopo qualche secondo una cascata di capelli rossi apparve sulla soglia con un sorriso brillante e almeno cinque buste di cinque negozi diversi tra le mani. Sembrava piuttosto soddisfatta. “Ah, siete qui.”

 

Micheal guardò le borse alzando sarcastico un sopracciglio. “Cos’è, stai facendo scorta per i prossimi dieci anni?”

 

Lei lo fulminò. “Non sono per me questi.” Si voltò verso Ron e Hermione, eccitata. “Sono per mamma e papà!”

 

Ron e Hermione spalancarono gli occhi, improvvisamente terrorizzati. Non era mai una buona cosa che Alex facesse shopping. Istintivamente Ron fece un passo indietro ricevendo uno sguardo di pura compassione da Micheal che gli mormorò un buona fortuna senza farsi sentire. Alex batté insieme le mani.

 

“Adesso vi faccio vedere!” Prese a trafficare tra le borse. La prima cosa che tirò fuori fu un completo di camicia e minigonna, entrambe striminzite. La camicia faceva anche un effetto vedo-non vedo che non piacque molto ad Hermione. “Che ne pensi?” Disse guardando la madre.

 

Hermione spalancò la bocca. “Non penserai che possa andare in giro con quella roba… inesistente, vero?”

 

Ron represse a stento una risata. “Carino.”

 

“Ottimo per abbronzarsi, direi, i raggi UVA ci passano di sicuro attraverso.” Disse James entrando nella stanza da dietro le spalle della sorella, alzò un sopracciglio continuando a guardare il completo. “Ma dove li hai comprati, in un negozio per bambini?”

 

Alex ripose la gonna e la camicia nella busta stizzita. Hermione cercò di essere più delicata possibile. “Tesoro, non è che non apprezziamo quello che hai fatto ma ti rendi conto che abbiamo quarant’anni vero?”

 

E tu ti rendi conto che ne dimostri una ventina di meno, vero?”

 

Hermione ammutolì e tornò al suo posto accanto a Ron scambiandosi un’occhiata. James si schiarì la gola richiamando la loro attenzione e cominciò incerto grattandosi la nuca. “Io sono tornato a casa per… ecco… faccio le valigie… insomma, C.j. mi aspetta a casa stasera e io…”

 

Ron mandò un’occhiata eloquente a Hermione che sospirò chiudendo gli occhi. “Va bene, saluta C.j. e vieni a trovarci. Spesso.”

 

James sgranò gli occhi. “V-va bene?!” Ron gli fece cenno di salire le scale senza aggiungere altro. “Oh, ok, allora io… le valigie, sì.”

 

Alex lo fissò a bocca aperta mentre saliva le scale. “Si trasferisce?”

 

Ron prese la mano di Hermione. “Sì, ed è giusto così perché James e C.j. devono vivere la loro vita e noi non dobbiamo intrometterci. Non è vero?”

 

Hermione abbassò la testa e un secondo dopo si era gettata sul petto di Ron singhiozzando. “Mi sembra ieri che… James era così piccolo, tu riuscivi a tenerlo a sedere su una mano… e adesso se ne va… no, che non è giusto! … lascia la sua mamma…”

 

Ron roteò gli occhi e cintole la vita alzò Hermione da terra. “Amore, fai la scimmietta altrimenti non riesco a portarti di sopra.

 

Senza alzare la testa dal suo petto Hermione allacciò le gambe attorno ai suoi fianchi e le braccia al collo. Con un sorriso di scuse Ron sorpassò Micheal e Alex che li guardavano increduli e salì su per le sale sussurrando dolcemente nell’orecchio di Hermione.

Micheal li seguì con lo sguardo fino a che non scomparvero dalla visuale, poi si voltò di nuovo verso Alex con un’espressione incredula.

 

“La scimmietta?!

 

Alex aprì e chiuse la bocca un paio di volte, poi scosse la testa rassegnata. “Io non voglio sapere altro.”

 

                                                                               *

 

Seth torturò la punta della sua penna con i denti leggendo nella massima concentrazione alcuni moduli che erano arrivati quella mattina. Si era dovuto rintanare nella cabina dei telecronisti, quel giorno lo stadio era affollato dato che la squadra aveva un allenamento e aveva bisogno di concentrarsi. Segnò un paio di punti sulla carta immergendo la penna nell’inchiostro e tornò alla lettura.

 

Un paio di labbra si posarono morbide sul suo collo, sobbalzò spontaneamente prima di voltarsi verso una quanto mai sudata e infangata Kim che gli sorrideva caldamente. Ricambiò il sorriso facendole cenno di sedersi sulle sue gambe.

 

“Già finito l’allenamento?”

 

Kim si passò una mano tra i capelli neri e lucidi tirandoli indietro. “Mackanzie voleva solo provare un nuovo schema. Non funzionava così male… fino a che Mark e Trent non si sono scontrati, li stanno portando al S.Mungo adesso.

 

Seth la guardò allarmato. “Si sono fatti male?”

 

Lei scrollò le spalle. “Saranno in piedi nel giro di un’ora.” Con fare casuale scese a baciarlo sul collo. “E finché gli altri sono impegnati con loro noi possiamo passare del tempo insieme senza preoccuparci che qualcuno noti la mia assenza.”

 

Seth sorrise. “Tentatrice.”

 

Kim curvò le labbra in un sorriso contro la sua pelle, si alzò appena dalle sue gambe per mettersi cavalcioni e con le dita sottili raggiunse il primo bottone della sua camicia sfilandolo agilmente dall’asola. Seth s’irrigidì, le sue mani scattarono veloci a bloccare quelle della ragazza ancora prima che potesse arrivare al secondo bottone, lei lo guardò negli occhi sorpresa.

 

“Non adesso.”

 

Kim si umettò un labbro distogliendo lo sguardo, alzò un sopracciglio scuro tornando a guardarlo. “Quanto hai intenzione di farmi aspettare esattamente?”

 

Seth la fissò impassibile. “Il tempo necessario.”

 

“Il tempo necessario per cosa?” Chiese lei frustrata.

 

Lui sbuffò cominciando ad innervosirsi. “Senti, abbiamo già fatto questo discorso. Non voglio più parlarne e quando sarà il momento sarai la prima a saperlo. Ma per adesso non forzare le cose.”

 

Kim rimase in silenzio per qualche attimo, poi lo guardò duramente. “Tu non mi vuoi.”

 

“Che cosa?!” Chiese lui incredulo.

 

“Tu non mi vuoi.” Ripeté lei. “Neanche un santo resisterebbe quanto te se davvero desiderasse una donna, è ovvio che tu non vuoi stare con me e magari mediti anche di lasciarmi. Scusa se te lo dico, Seth, ma non penso proprio di meritarmelo.”

 

Lui la fissò a bocca aperta. “Tu sei totalmente impazzita. Io non sto meditando di lasciarti e certo che ti voglio. Non so se riesci a vederti abbastanza chiaramente, Kim, sei una delle donne più belle del pianeta e sarei veramente un’idiota se non volessi stare con te!”

 

Lei sbuffò. “Beh, lasciatelo dire, per me sei veramente un’idiota visto che ti sto offrendo quello che vuoi su un vassoio d’argento e tu stai mandando indietro la portata.

 

Perché non voglio sprecare un cibo tanto raffinato ingozzandomi rozzamente, voglio imparare a gustarmi il tutto assaporando lentamente. Capisci quello che ti sto dicendo?”

 

Kim alzò un sopracciglio. “Che sei un porco e vuoi aspettare fino a che non diventerai un santo?”

 

Lui curvò le labbra in un sorrisetto. “Più o meno.”

 

Lei mugolò un po’ affondando la faccia nell’incavo del suo collo. Sospirò pesantemente voltandosi quanto bastava per riuscire a parlare chiaramente. “Perché devi fare il tuo esperimento proprio con me?”

 

Seth inspirò profondamente. “Perché sei l’unica con cui vale la pena tentare.

 

Kim alzò la testa sorpresa per guardarlo negli occhi, cercando di fermare il capogiro che la stava prendendo impedendole di pensare chiaramente. Seth si limitò a fissarla per un po’ senza dire nulla, aspettando una sua qualsiasi reazione, ma quando lei rimase impietrita si avvicinò premendo dolcemente le labbra sulle sue. Un secondo dopo le sue mani erano tra i suoi capelli scuri respirandone tutto il profumo.

 

La porta alle loro spalle cigolò appena e entrambi sobbalzarono spaventati. Seth rilasciò il respiro quando riconobbe la sagoma di Dean. “Oh, adesso capisco perché hai sempre tanta voglia di venire a lavoro.

 

Seth gli lanciò un’occhiataccia. “Tu devi sempre arrivare nei momenti meno indicati, non è vero? Cos’è, hai una specie di sensore che ti avvisa di quando sto facendo gli affari miei?”

 

Dean camminò dentro la stanza richiudendosi la porta alle spalle, scrollò le spalle con fare indifferente e presa una sedia ci si mise a cavalcioni soffiandosi via i capelli dagli occhi. “Sei sempre così carino con me che verrei a sedermi sulle tue gambe a farmi coccolare ma vedo che sono arrivato tardi.”

 

Sentitasi presa in causa Kim arrossì e si alzò dalle gambe di Seth, ma lui scosse la testa facendo cenno di non preoccuparsene e la fece accomodare di nuovo in una posizione più comoda. “Che cosa vuoi?” Chiese sgarbato.

 

Dean alzò un sopracciglio ma non ribatté. “Un consiglio.”

 

E su che cosa?”

 

“Donne.”

 

Seth sgranò gli occhi. “Mi prendi in giro?!

 

L’altro lo guardò seriamente con una faccia da funerale. “Ti sembra che stia scherzando? Mi risparmierei di chiedere consigli proprio a te se potessi.

 

E allora vai da papà. O da Matt, Micheal, James, Simon, Ben… da chiunque!”

 

Kim gli tappò la bocca e chiese gentilmente cercando di reprimere un sorriso. “Il mio intuito femminile mi dice che ne hai combinata una abbastanza grossa. Sono curiosa, di che cosa si tratta esattamente?”

 

Dean si umettò un labbro. “Kim, tesoro, lo sai che ti amo, vero?”

 

Lei sorrise scambiandosi uno sguardo con Seth che la fissava torvo. “Lo so.”

 

“Questo significa che qualunque parola uscirà dalla mia bocca rimarrà in questa stanza e che non ti azzarderai mai e poi mai a fare la spia. Con nessuno. Da qui per il resto della tua vita.” Chiese ansioso Dean.

 

“Promesso.”

 

Dean esitò un attimo, poi sbuffò. “D’accordo. Ti ricordi di Geena, la migliore amica di mia cugina Sarah? Beh, ci sto uscendo… più o meno, all’insaputa di Sarah. Ecco, il problema è che Sarah sembra averla avvertita sul mio conto, le ha fatto un elenco preciso di dove porto le donne di solito e Geena ha detto che se la porterò in uno di questi posti mi scaricherà.”

 

Seth alzò un sopracciglio. “Questo è il tuo problema?! Scaricala, non è quello che fai sempre?”

 

“Il prossimo sarà il terzo appuntamento, Seth.

 

“Oh.”

 

Kim guardò da uno a l’altro senza capire cosa stesse succedendo. Si schiarì la gola richiamando gli occhi su di sé. “Mi sono persa qualcosa?”

 

Dean ha un record personale, ha sempre scaricato le ragazze dopo il terzo appuntamento. Se la scarica adesso manda in fumo anni e anni di lavoro.

 

Lei lo guardò confusa cercando di entrare nella psicologia maschile. “Dov’è sta il problema, allora? Portala in un posto qualsiasi, tanto se dovevi lasciarla comunque…”

 

“Scherzi?!” urlarono contemporaneamente i fratelli, Kim sobbalzò.

 

“Non può portarla in un posto qualunque, deve essere lui a scaricarla! Non può rischiare il contrario!”

 

Kim aggrottò la fronte. “Non credevo tenessi tanto all’onore di tuo fratello…”

 

La voce di Dean la richiamò a sé. “Oh, non si tratta del mio onore, Kim. Seth mi segue in questa impresa da anni ormai, sconfiggere me è come sconfiggere lui. E’ Seth che tiene il conto di con quante ragazze sia stato.”

 

Kim si voltò verso Seth che annuì. “Quattrocentoventisette, Geena inclusa.”

 

“Quattrocentoventotto.” Replicò Dean.

 

Seth sbuffò. “Smettila, non aggiungerò Alex. Devono essere tre legittimi appuntamenti e uno scaricamento regolare. Alex non conta.”

 

Kim spalancò la bocca. “Sei stato anche con Alex?!

 

“E’ stato molto tempo fa.” Dean le lanciò un’occhiata fugace prima di concentrarsi su Seth. “Insomma, me lo vuoi dare questo consiglio?”

 

Seth ci pensò un attimo su. “Il parco?”

 

“Usato.”

 

“Madama Piedidiburro?”

 

“Usato.”

 

“Ristorante etnico?”

 

“Usato.”

 

Mielandia?”

 

“U-…” Dean alzò di scatto la testa. “Seth, sei un genio!”

 

Senza un’altra parola si alzò dalla sedia e uscì dalla porta sbattendosela alle spalle. Seth scosse la testa sospirando pesantemente e si voltò verso la sua ragazza che lo guardava con la fronte aggrottata e un’espressione poco felice. La guardò perplesso. “Cosa?”

 

“Non vuoi stare con me ma aiuti tuo fratello a farsi le altre. Molto maturo.” Disse alzandosi dalle sue gambe e marciando verso la porta a grandi passi. Seth schizzò in piedi cercando di raggiungerla.

 

Kim!”

 

La porta non gli sbatté sul naso per pochi centimetri. Rimase qualche secondo a fissare la porta davanti a sé, poi roteò gli occhi inviperito. “Grazie mille, Dean.”

 

 

                                                                            *

 

 

Un sorriso riempì le sue labbra piene incorniciate da lentiggini. Fuori c’era il sole, una fantastica giornata di primavera, e un leggero venticello accarezzava gli alti alberi della foresta proibita. Era un sabato, il sabato della gita ad Hogsmeade. Si guardò allo specchio e risistemò i capelli mossi per la decima volta cercando di farli stare al proprio posto.

 

Un rumore di passi richiamò la sua attenzione e si voltò verso la porta. Una ragazza dai caldi occhi scuri le fece un sorriso facendo capolino. “Sei pronta? Stiamo aspettando te.”

 

Thea annuì sorridendo ampiamente. “Sì, andiamo.”

 

Scese le scale del dormitorio femminile seguendo la compagna, e aggiuntasi a un gruppo di ragazze cominciò a spettegolare scendendo fino all’ingresso di Hogwarts. Gran parte degli studenti era già presente all’appello, la professoressa McGrannitt aspettava paziente avvolta nel mantello. Appena si aggiunsero al resto del gruppo la professoressa srotolò una pergamena.

 

“Bene, sembra che ci siamo tutti…”

 

Thea si guardò intorno spaesata e sussurrò all’amica. “Ero l’ultima?!

 

La ragazza ridacchiò. “Ti sorprendi? Sei sempre l’ultima, hai passato in bagno quarantacinque minuti, che ti aspettavi?”

 

La professoressa continuò. “Voglio sperare che siano chiare le regole e che nessuno di voi ne infranga anche solo una. In tal caso, ci vediamo stasera nel mio ufficio. Adesso andate e divertitevi, moderatamente.

 

Thea e le sue amiche sorpassarono la professoressa ridacchiando, scosse la testa verso di loro. “Moderatamente?”

 

Amber, la ragazza dagli occhi scuri, cercò di reprimere un sorriso. “La McGrannitt non si lascia mai andare, eh? Dove si va, Tre manici di scopa?”

 

“Uh, sì!” Una delle ragazze cominciò a battere le mani tra loro, concitata. “Ho sentito dire a Martin che sarebbe andato lì con i ragazzi. Magari riesco anche a farmi offrire una burrobirra.

 

Le altre scoppiarono a ridere. “Come se tu non sapessi già di riuscirci.

 

Il tragitto dalla scuola fino ai Tre manici di scopa era abbastanza lungo, tanto che per arrivare al villaggio di Hogsmeade dovevano prendere la carrozza. Thea rimase incantata a guardare il punto vuoto che la trainava, una volta suo padre le aveva spiegato che erano creature che solo alcuni potevano vedere, chiamate Thestral. Le aveva spiegato anche come si faceva a vederle, e lei era grata di vedere il vuoto.

 

Le strade di Hogsmeade erano già gremite di studenti, Thea rallentò il passo rispetto al gruppo. Erano ormai nella via principale e il pub si faceva sempre più vicino, lei continuava a rallentare. Amber si voltò a fissarla perplessa quando raggiunsero il locale. “Thea, ma che fai? Non vieni?”

 

Lei sorrise appena inclinando la testa da un lato. “Devo prima passare in guferia, vi raggiungo più tardi.

 

Amber fece spallucce e entrò ai tre manici raggiungendo il gruppo di amiche. Thea attese un attimo per essere sicura che fossero entrate tutte e nessuno la stesse osservando, poi sgattaiolò lungo un vicolo.

 

Percorse la stradina fino a sbucare in una parallela della strada principale, fece una corsetta fino a un portone di legno e lo spinse gentilmente. Ringraziò il cielo che tutti gli studenti fossero sull’altra strada. Salì le scale del palazzo fino al secondo piano, bussò e si sistemò velocemente i capelli. Ci volle un po’ prima che qualcuno venisse ad aprire. Sorrise.

 

“Ciao.”

 

Diego si appoggiò alla soglia della porta incrociando le braccia al petto, sorrise caldamente. “Non ti aspettavo così presto.”

 

Thea accennò un sorriso roteando gli occhi. “Dì un po’, hai imparato l’ironia da mio fratello o è tutta farina del tuo sacco?”

 

Lui ridacchiò. “Vorresti dirmi che non hai passato gli ultimi quaranta minuti, che io chiamo ritardo, davanti allo specchio a cercare di sistemarti i capelli, quando tra l’altro ho detto più di una volta che mi piacciono arruffati?”

 

Thea sbuffò. “Mi fai entrare?”

 

Diego non si mosse per qualche attimo rimanendo a guardarla con un sorriso sulle labbra, poi si scostò dalla soglia facendole cenno con la testa e non appena Thea entrò in casa si richiuse la porta alle spalle lasciando il mondo fuori da quella casa.

 

 

                                                                            *

 

Ginny rimase a fissare la schiena del marito, curva sopra dei fogli sparsi sul tavolinetto davanti al divano, per un po’ prima di avvicinarsi e posargli le mani sulle spalle premendo le labbra sulla tempia appena sopra la stanga degli occhiali. Harry si mosse irrequieto sotto il suo bacio, innervosito, e si stropicciò gli occhi con una mano.

 

“Non ora, Ginny.”

 

Ginny si tirò indietro di scatto come bruciata, si umettò un labbro e portò le mani sui fianchi. “Certo, e quando mai! Chi stai spiando adesso? Sarah, Matt o ti stai intrufolando nella vita di qualcun altro?”

 

Harry si voltò verso di lei sorpreso, assunse un’espressione colpevole e mortificata. “Tesoro, mi dispiace tanto. Stavo lavorando al caso di Ron e Hermione, ma non ne veniamo a capo, nessuno capisce dove possano nascondersi i druidi quando non sono a giro a rimpicciolire la gente… mi dispiace Ginny.”

 

La sua espressione si addolcì e si sedette sul bracciolo del divano. “Non fa nulla, è solo che ultimamente non riusciamo più a stare insieme. Non voglio finire come…” Si frenò di botto abbassando gli occhi.

 

Harry la fissò. “Come Ron e Hermione?” Ginny rimase in silenzio. “Non è nei miei piani tornare a essere un soldo di cacio.”

 

Ginny curvò le labbra in un mezzo sorriso. “No, sono sicura di no. Quindi hai smesso di investigare sui nostri figli?”

 

“Beh…” Harry si grattò la nuca. Il campanello suonò e lui fece un cenno di scusa alzandosi per andare ad aprire. Ginny roteò gli occhi e si alzò dal divano seguendolo nell’ingresso, Harry aveva già aperto e stava chiacchierando con la fronte corrucciata con un fattorino, gli si avvicinò per capire.

 

“Deve esserci un errore.” Scosse la testa Harry. “Nessuno di noi lavora per… come ha detto che si chiama?”

 

Il ragazzetto lo guardò impassibile. “Il signor Preston, uno dei più noti discografici della città. Gli porse un cartellone. “Beh, c’è anche un poster, se vuole controllare lei. Arrivederci.”

 

Harry rimase a guardare il ragazzo allontanarsi prima di abbassare lo sguardo sul poster. Impallidì così tanto da sembrare un fantasma. Ginny, preoccupata, guardò da sopra la sua spalla e si portò una mano alla bocca, cercò gli occhi del marito quando lo vide voltarsi molto, molto lentamente.

 

Harry…” cercò di dire.

 

Lui sospirò e chiuse gli occhi. “Per favore, dimmi che tu non lo sapevi.”

 

Ginny scosse la testa. “No, io… ho bisogno di sedermi un attimo.

 

Entrambi tornarono a sedersi sul divano. Harry non poteva smettere di fissare quel poster, era come ipnotizzato, lo stava quasi perforando con lo sguardo, squadrava ogni centimetro di quel cartellone colorato. Ginny lo guardava sforzandosi di trovare qualcosa da dire ma prima che potesse riuscirci le voci di Matt e Sarah arrivarono dall’ingresso.

 

I due fratelli capirono subito che c’era qualcosa che non andava quando si ritrovarono davanti le facce funeree dei genitori. Il sorriso di Matt si spense. “Ehi, che succede?”

 

“Oh, niente.” Disse Harry girando il poster verso di loro. “Solo… questo.”

 

Sarah e Matt spalancarono la bocca. “Oh cacchio!”

 

Ginny sgranò gli occhi puntando un dito verso Matt. “Tu lo sapevi?! Tu lo sapevi e non hai detto niente!”

 

“Sinceramente non è con Matt che vorrei parlare adesso. Harry puntò i suoi luminosi occhi verdi nei suoi gemelli. “Sarah, hai qualcosa da dirmi?”

 

Lei mandò fuori una risata isterica. “E’ incredibile come mi somigli la ragazza nel poster, eh?”

 

“Sì, ed è incredibile come le altre due ragazze somiglino tanto a Geena e Natalie. Quasi ringhiò Harry facendo un passo verso di lei e indicò con un gesto scattoso verso il salotto dove una scatola di cartone giaceva ancora sigillata. “Il tuo produttore ti ha mandato i cd appena registrati, i gadget, i vestiti di scena e un sacco di robaccia che non ho la più pallida idea di a che cosa servano. Quando pensavi di dirmelo, al tuo prossimo concerto?”

 

Sarah mandò fuori un sospiro e si scambiò uno sguardo con Matt al suo fianco. “Papà, volevo dirtelo, davvero, ma pensavo… pensavo che non l’avresti presa bene… aspettavo il momento giusto e questo… questo non era per niente il momento giusto.”

 

Harry alzò un sopracciglio. “No, in effetti no. Ma è bello sapere che oltre ad avere un ragazzo segreto hai anche un lavoro segreto, dimmi c’è qualcosa che ancora so di te?”

 

“Papà…”

 

E’ colpa mia, avrei dovuto dirvelo.”

 

Sarah si voltò senza parole verso Matt. “No! No, non è colpa tua! Matt, tu non c’entri nulla!”

 

Harry incrociò le braccia al petto. “D’accordo, non sono stupido, vi stavate coprendo a vicenda. Perfetto, Sarah continua a tenere il segreto di tuo fratello e Matt non ti scomodare ad essere sincero con me, a cosa è servito procrearvi se mi togliete tutto il divertimento.

 

Entrambi ammutolirono e abbassarono la testa. Ginny rimase un passo dietro Harry senza aggiungere altro, non sapendo bene come intervenire. Ad un certo punto Harry sospirò stropicciandosi gli occhi da sotto le lenti degli occhiali.

 

“Non sono proprio tagliato per fare il padre, non ci sono scusanti sono stato pessimo come genitore.

 

I ragazzi alzarono la testa increduli, Sarah spalancò la bocca. “Papà, ma cosa dici?”

 

Ginny gli posò una mano sulla spalla. “Oh tesoro, non essere sciocco! Te la sei cavata egregiamente.”

 

Lui scosse la testa. “No. Due figli e guarda come sono venuti su, neanche uno che fosse sincero con me… e guarda Ron, ne ha sei di figli e non lo sento mai lamentarsi per problemi come i miei. Avrei dovuto farvi crescere da lui.”

 

“Papà, non è colpa tua se…” Matt si interruppe un attimo lanciando un’occhiata a Sarah. “… se ti nascondiamo le cose, è che a volte ci sono situazioni più grandi di noi e… cerchiamo solo di non deluderti.

 

Harry lo fissò per qualche attimo, riflettendo. “Se quello che fate mi delude perché lo fate allora?” Chiese esasperato.

 

Perché magari rende felici noi.” Disse Sarah timidamente.

 

Harry sospirò e chiuse gli occhi, Ginny gli accarezzò il braccio con un sorriso sulle labbra. “Penso che andrò a stendermi, è stata una lunga giornata. Ma non lascerò le mie investigazioni, ve lo potete anche scordare. Capirò cosa mi nascondi, Matt, e riuscirò a dare un volto a Mark…”

 

Mike.” Lo corresse Sarah.

 

“Quello che è!”

 

E senza riaprire gli occhi fece dietrofront e salì le scale a passo lento come un carcerato che sta andando al patibolo. Matt lo guardò con un sorriso amaro, avrebbe voluto rasserenarlo e raccontare tutto ma non era proprio il momento. Sarah si portò le mani sulle braccia.

 

“Starà bene, vero?” Chiese preoccupata.

 

Ginny sorrise passandosi una mano tra i capelli. “Sì riprenderà. Fatemi solo un favore, aspettate un po’ di tempo prima di fargli prendere un altro infarto.

 

“Mamma?”

 

“Sì, Sarah?”

 

Lei si morse un labbro guardando verso il poster dove la sua figura affiancata da quella di Natalie e Geena cantava su un palco con un gran sorriso. “Non sei arrabbiata?”

 

Ginny lanciò uno sguardo al cartellone. “No, shockata magari, ma non arrabbiata. Non se quello che fai ti rende felice.”

 

“Lo sono.” Annuì lei.

 

Ginny sorrise e baciò entrambi sulla fronte. “Buonanotte ragazzi.”

 

Appena anche la figura di Ginny salì su per le scale Sarah si voltò verso Matt al suo fianco e lo guardò impensierita. “Se papà l’ha presa così per la mia notizia pensa come reagirà per la tua.”

 

Matt la guardò sofferente. “Posso solo sperare che Mike sia peggio del previsto.

 

Cosa? E perché?”

 

Lui scosse la testa avviandosi di sopra. “Per sviare l’attenzione su di te.”

 

 

                                                                                   *

 

A Hermione venne quasi un colpo quando rigirandosi tra le lenzuola trovò il vuoto accanto a sé. I suoi occhi si aprirono all’istante, cercarono nel buio alla ricerca di una sagoma che non si trovava. La paura l’assalì. Si alzò dal letto continuando a guardarsi intorno, quando fu sicura di aver passato a rassegna ogni angolo della camera aprì la porta e uscì nell’ingresso.

 

Una luce fievole proveniva dal piano di sotto. A passo svelto scese le scale e raggiunse la cucina, un sospiro di sollievo le scappò dalle labbra: Ron era lì che le dava le spalle mentre si preparava un the tamburellando le dita sul ripiano della cucina. Scosse la testa, rassegnata.

 

Ma sei impazzito? Mi hai fatto prendere un accidente!”

 

Ron sobbalzò voltandosi verso di lei. “Potrei dire la stessa cosa di te! Avverti quando arrivi alle spalle in questo modo! Vuoi farmi morire?”

 

“Come pensi che mi sia sentita io svegliandomi da sola nel letto?” Chiese lei allargando le braccia.

 

Ron parve rifletterci un attimo. “Beh, infreddolita.” Lei corrucciò la fronte e lui si spiegò alzando le spalle. “Di solito mi dormi addosso.”

 

Hermione sospirò rassegnata e aggirò il tavolo andando a controllare a che punto fosse il bollitore. Ron si fece scappare un sorriso alle sue spalle e aprì uno sportello tirando fuori due tazze. “Ne vuoi anche tu?”

 

Lei si limitò a scrollare le spalle e Ron sistemò le tazze una accanto all’altra prima di prendere il bollitore e versare il the con delicatezza. Appena ebbe finito gliene offrì una tazza e cominciò a sorseggiare la propria soffiando sul liquido bollente. Hermione si umettò un labbro.

 

“Come mai ti sei alzato, comunque?”

 

“Non riuscivo a dormire.” Disse sinceramente. “Ehi, ma lo sapevi che Alex non è ancora tornata?”

 

Hermione sorrise. “Ron, ha venticinque anni.”

 

Ron la fissò incredulo, aggrottò la fronte come se cercasse di capire un problema di matematica. “Ma non eri tu quella che si preoccupa per tutto? Hai montato su un dramma per James che si trasferisce e adesso te ne esci con questa massima? Tutto qui?”

 

Ron.” Iniziò lei sorridendo e posando la tazza sul tavolo, appoggiandovisi con le mani. “Per quanto tardi Alex possa fare, torna comunque a casa, no?”

 

Lui la fissò un attimo poi scoppiò a ridere. Scosse la testa tornando a bere il the e fece qualche passo verso di lei posando la tazza sul tavolo accanto alla sua. Si abbassò appena su di lei con un sorriso sulle labbra. “Le tue argomentazioni fanno pena, sai?”

 

Hermione non si scomodò neanche a replicare. Il suo corpo era confinato tra il tavolo e Ron ed era così presa a fissarlo negli occhi che non sembrava neanche aver sentito le sue ultime parole, sentiva le mani fremere come se tenerle ferme le facesse dolere sempre di più. Ron dovette accorgersi dell’intensità del suo sguardo perché improvvisamente il suo sorriso svanì e i suoi occhi si scurirono diventando di un blu notte così profondo da potersi perdere dentro.

 

Un secondo e le loro labbra si fusero insieme. Un altro secondo e le mani di Ron erano sotto le cosce di Hermione per sollevarla fino a farla sedere sul tavolo. Hermione guidò le sue mani fino alla nuca di Ron premendo verso di lei per averlo più vicino, baciarsi con più foga era come prendere boccate d’aria sempre più ampie. Le mani di Ron scivolarono lente dalle ginocchia sempre più in alto fino a infilarsi sotto alla larga maglietta di Hermione che un tempo gli apparteneva.

 

“Papà!... Mamma!”

 

Entrambi scattarono indietro ritirando le mani. Alex stava ancora sulla soglia della porta con la bocca aperta e un’espressione incredula. Sebbene fossero rossi come pomodori Ron si schiarì la gola cercando di risultare casuale.

 

“Come… come mai sei entrata dal retro?”

 

Alex alzò un sopracciglio. “Come mai state… ah, non voglio neanche sapere cosa stavate facendo! Io vado a letto.”

 

Senza voltarsi indietro Alex marciò dritta fino alle scale e salì di corsa fino al piano di sopra. Hermione si umettò un labbro e sentendosi a disagio ancora seduta sul tavolo con Ron tra le gambe che stava ancora fissando le scale. “Credo che stiamo esagerando, adesso.”

 

Ron si voltò verso di lei sorpreso e si fissò un attimo. “Oh. Oh, sì… magari un pochino…”

 

Hermione lo guardò negli occhi. “Tu non pensi che stiamo esagerando.”

 

Lui scosse la testa. “No. Per niente.” Ammise. “Ma se tu lo pensi… insomma, sono pur sempre un maschio adolescente. Abbozzò un sorriso.

 

Hermione sorrise tra sé e lo spinse sul petto per scendere dal tavolo. “Penso che non sia il caso… stasera.” Disse camminando verso le scale. Ron la seguì con lo sguardo poi si decide anche a muovere il resto del corpo. La raggiunse a metà scalinata.

 

“Questo… questo vuol dire che un’altra sera…”

 

Hermione si voltò cercando di non sorridere ma i suoi occhi scintillavano di malizia. “Ti sei comportato da bravo bambino, con tutte quelle docce fredde. Se continui così un premio è doveroso, non credi?”

 

E con una risatina entrò in camera lanciandogli un ultimo sguardo. Ron sbatté le palpebre un paio di volte poi scosse la testa. “Oh se amo mia moglie!”

 

***

 

Amorissimi miei, grazie mille per tutti i commenti che fate, vi adoro tantissimo. Purtroppo ho il pc che fa a singhiozzi quindi non ce la faccio a fare i soliti commentoni lunghi, sono mortificata.

Volevo lanciare caramelline sparse per chi aveva capito tutto fin dall’inizio, il ragazzo di Thea era proprio Diego con la bellezza di dodici anni di differenza *applauso ai due* pensate con quanta calma la prenderanno James e Ron… che allegra famigliola!

Inoltre c’è da dire che Harry l’ha presa anche piuttosto bene del lavoro di Sarah, anche se io sono convinta che quella notte non abbia dormito… povero ^^

La danza agli ormoni tra Ron e Hermione è ufficialmente iniziata!

 

Mi scuso ancora per l’assenza dei commenti ^^ vi assicuro che li leggo e rileggo più volte, e vorrei avere pagine e pagine per rispondere. Comunque non vi lascio all’asciutto…

 

Un piccolo video Sarah/Mucheal che vi avverto è venuto orrendo ma il pc fa anarchia… http://www.youtube.com/watch?v=_jktwf_Ftz8

 

e… ma come son generosa… cominciamo con un po’ di fotine

Sarah Jessica Biel

Matt Sean Faris

May Natasha Thomas

C.j. Emmy Rossum

Diego Walmir Valderrama

 

Hope you enjoyed, love zia funkia ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** What A Mess... ***


Ashley fissò impaziente dalla finestrella del forno guardando i suoi biscotti che cocevano lentamente

                        GROWN YOUNG

                          6. What A Mess…

 

 

I am in love with you
You set me free
I can't do this thing
Called life without you here with me
Cause I'm Dangerously In Love with you
I'll never leave
Just keep lovin' me
The way I love you loving me

 

                                             Dangerously in love- Beyoncè Knowles

 

 

 

Ashley fissò impaziente dalla finestrella del forno guardando i suoi biscotti che cocevano lentamente. Il timer suonò e in fretta aprì lo sportelletto, infilati i guanti da forno ne estrasse una teglia che posò sul ripiano della cucina. Un sorriso fiero le colorò le labbra rimanendo a fissare il suo capolavoro, spostò lo sguardo solo quando sentì la porta aprirsi alle sue spalle.

 

Draco entrò sbuffando con la giacca sotto braccio e una ventiquattrore nell’altra mano. Si passò una mano tra i capelli platino, aveva l’aria stanca. Lanciò la valigetta e la giacca sul divano e si trascinò fino alla cucina. Ashley gli passò le braccia attorno al torace e lo baciò su una guancia.

 

“Bentornato a casa.”

 

Draco sbuffò appoggiando una guancia sulla testa di Ashley. “Non sai quanto sia felice di averti incontrata in questi momenti, Ash.”

 

Lei rise. “Posso immaginare.” Si tirò indietro guardandolo entusiasta. “Ho appena fatto i biscotti, vuoi assaggiare?”

 

“Ehm…” Cominciò incerto Draco guardando la teglia con timore. “Sono il primo ad assaggiarli?”

 

“Sì.”

 

“Magari stavolta cedo l’onore ai ragazzi, eh?”

 

Ashley lo guardò confusa e alzò le spalle. “D’accordo, come vuoi. Perché non ti siedi in poltrona e ti rilassi un po’, sembri molto stanco.”

 

“Infatti, non mi sono fermato un attimo da stamattina. Sembra che al Ministero ci sia solo io, mi mandano da un ufficio all’altro in continuazione.” Affondò la faccia nella spalla di Ashley. “Perché non vieni a rilassarti con me sulla poltrona, non ci sono neanche i ragazzi a casa.”

 

Ashley ridacchiò appena quando Draco cominciò a trascinarla verso il salotto. Draco si lasciò andare sulla poltrona e Ashley si sedette subito sulle sue gambe, si attaccò alle sue labbra lasciandosi completamente andare come se intorno a loro ci fosse il vuoto.

Ma si accorsero presto che attorno a loro c’era tutt’altro che il vuoto quando Seth entrò sbattendo la porta.

 

Entrambi sobbalzarono e lo guardarono marciare fino alle scale. “Qualcosa non va?”

 

Seth si voltò verso di loro annoiato. “Oh no, non preoccupatevi, continuate pure a fare porcherie sulla poltrona.”

 

Draco mandò indietro la testa roteando gli occhi. “E figuriamoci se qualche volta mi posso divertire pure io.” Si voltò verso di lui. “Hai di nuovo litigato con tuo fratello?”

 

“No.” Tese la mascella. “Con Kim.”

 

“Oh.”

 

“Non vuole ancora parlarmi.”

 

Ashley si scambiò uno sguardo ansioso con Draco. “Ancora?”

 

“La settimana scorsa ha scoperto che sono io quello che tengo il conto di con quante ragazze sia stato Dean.” Disse premendo le labbra in una linea. “Ah dimenticavo, si sta anche lamentando perché non voglio fare sesso.”

 

Draco scosse la testa sconsolato. “Ma perché non potevo avere dei figli normali, no, il giorno e la notte dovevano venire fuori.”

 

“Grazie tante per il sostegno morale, pa’.” Seth salì le scale a passo stanco. “Vado di sopra, se torna Dean ditegli che lo aspetto in camera mia e assicuratevi che abbia già un testamento.”

 

Ashley e Draco lo guardarono salire su per le scale, lei si voltò a guardare il marito preoccupata e inclinò le labbra in una smorfia. Un secondo dopo Dean entrò in casa con un gran sorriso sulle labbra.

 

“Ehi, avete visto Seth? Devo abbracciarlo!”

 

Draco alzò un sopracciglio. “Oh anche lui non vede l’ora di abbracciarti stretto… molto stretto.”

 

Dean lo guardò confuso. “E’ successo qualcosa?”

 

“Ha litigato con Kim.” Disse Ashley sotto voce guardando verso il piano di sopra. “Per quella storia delle tue ragazze… non ho capito molto bene in effetti…”

 

“Oh, quello…” Disse Dean annuendo tra sé, scrollò le spalle come se la cosa non lo riguardasse. “Papà, sappi che tuo figlio è un genio comunque! Seth, intendo. Ho mollato Geena proprio dieci minuti fa, ed è tutto merito suo.”

 

Concluse Dean con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Draco alzò un sopracciglio e mandò un rapido sguardo a Ashley che era rimasta totalmente scandalizzata dall’insolenza del figlio. “Però, che bravi genitori che siamo stati. Sono proprio queste le cose che ti rendono fiero.”

 

Dei passi veloci provennero dal piano di sopra, Seth scese i gradini di corsa fermandosi a metà scalinata, quanto bastava per riuscire a vedere il fratello. Lo fulminò con i suoi occhi di ghiaccio drignando i denti come un cane rabbioso.

 

“Sei tornato.”

 

Dean non si scompose. “Sì, e torno anche vittorioso.”

 

A Seth venne quasi voglia di vomitare. “Ma che bravo, hai già localizzato la tua prossima vittima o sei ancora alla ricerca?”

 

“Ho sentito dire che adesso Kim è libera…” Lo provocò Dean, quando però Seth fece un passo avanti con uno sguardo minaccioso mise le mani avanti. “Sto scherzando, dacci un taglio!”

 

Seth si voltò verso Draco. “Perché hai dovuto procreare uno così, perché hai dovuto dargli gli stessi geni che ho io?”

 

Ashley ridacchiò e alzò un sopracciglio. “Guarda che ci sono anche i miei geni lì dentro.” Disse indicando Dean con la testa.

 

“Beh, tu non sei mia madre!”

 

Si rese conto un secondo dopo di quello che aveva detto quando vide gli occhi di Ashley spalancarsi e inumidirsi, Draco e Dean trattennero il fiato. Persino Seth era rimasto a bocca aperta per le sue stesse parole, cercò di balbettare qualcosa.

 

“M-mi dispiace io… io non intendevo… non volevo dire…”

 

Ashley scosse la testa tentando di fare un sorriso nonostante cercasse di ingoiare un rospo amaro. Si alzò dalle gambe di Draco e superò i due ragazzi dirigendosi in cucina. “Non fa nulla… lo so…”

 

Seth fece qualche passo verso di lei. “Mamma?”

 

Lei si voltò appena sospirando pesantemente. “Cosa?”

 

“Sei la migliore mamma che avessi potuto desiderare, davvero non intendevo… è che a volte vorrei che lei fosse ancora qui, insomma, tu, papà e Dean siete una famiglia mentre io… io qui non c’entro niente.”

 

Ashley si voltò di scatto verso di lui sbalordita, un secondo dopo incrociò lo sguardo con Draco che fissava basito la schiena del ragazzo. Anche Dean era rimasto talmente stupito che si era come pietrificato sul posto e non osava dire una parola.

 

Ashley tornò su suoi passi e abbracciò stretto Seth con qualche difficoltà dato che il ragazzo era molto più alto di lei. “Tu c’entri eccome, noi siamo una famiglia. Noi quattro. Non sarebbe lo stesso senza di te.”

 

“Non me la prendo se… se preferisci Dean a me, davvero.”

 

Lei si tirò indietro per guardarlo negli occhi. “Non dirlo nemmeno per scherzo! Cosa diavolo te lo fa pensare?”

 

Seth scrollò le spalle. “Gliele fate passare tutte lisce. Ho pensato che magari era perché era figlio vostro e lo sentivate più importante di me.”

 

Draco li interruppe schiarendosi la voce, anche Dean si voltò per ascoltarlo. “Non gliele facciamo passare tutte lisce, Dean ha venticinque anni e un cervello completamente funzionante. Aspettiamo solo che si renda conto da solo degli errori che sta commettendo. Seth, tu sei figlio nostro quanto lui, non importa quale sia il tuo corredo genetico, non ci interessa.”

 

Seth si umettò un labbro e annuì. Sorrise appena. “Scusate, dev’essere solo la stanchezza. Vado di sopra a riposare, chiamatemi quando è pronta la cena. Se vuoi li assaggio i biscotti stasera, mamma.”

 

I tre lo guardarono salire le scale in silenzio. Non appena non fu più visibile Ashley si voltò con urgenza verso il biondo, i suoi occhi cercavano quelli di lui, la sua espressione persa. “Draco…”

 

Lui si alzò per raggiungerla, la strinse forte tra le sue braccia. “Lo sapevamo fin dall’inizio che sarebbe stata dura per lui, e per noi. Pensavo che con il tempo si fosse rimesso tutto a posto, non credevo che si sentisse così.”

 

Ashley sussurrò contro il suo petto. “Draco, ha ucciso sua madre, è una ferita che si porterà dietro per sempre.”

 

Dean non era ancora riuscito a muoversi dalla sua postazione. Non riusciva ancora a credere a quello che aveva sentito, non aveva minimamente idea che Seth potesse sentirsi in questo modo. Non se n’era mai reso conto, semplicemente perché aveva sempre visto Seth come un fratello naturale e parte integrante della famiglia.

 

Draco si accorse che Dean era ancora lì accanto a loro. “Vai pure di sopra, ti chiamiamo quando la cena è pronta.”

 

Dean fece un passo. “Mi dispiace.”

 

Ashley sorrise appena e scosse la testa. “Non è con noi che ti devi scusare, Dean.”

 

Lui parve rifletterci un attimo e con insicurezza cominciò a salire su per le scale. Draco sospirò tenendo Ashley ancora tra le sue braccia, le baciò la fronte e si appoggiò con la guancia sulla sua testa.

 

“Spero tanto che le cose si risolvano da sole.”

 

 

                                                                                        *

 

Non c’era niente che C.j. e James amassero più della domenica. Potevano permettersi il lusso di stare a letto tutta la mattina, senza bisogno di doversi affrettare a lavarsi i denti o fare colazione, potevano oziare fino a mezzogiorno e starsene tutto il giorno con addosso il pigiama chiusi nella loro casa. Perché adesso era loro.

 

James si stiracchiò con un sorriso beato stampato sul volto, ancora gli occhi chiusi e tutti i capelli scompigliati. Si girò su un fianco passando un braccio attorno alla vita di C.j. e si strinse a lei raggomitolandosi contro il suo corpo minuto.

 

“Adoro la domenica.” Sussurrò appena nel suo orecchio.

 

C.j. sorrise e aprì piano gli occhi. “E io adoro averti nel mio letto.”

 

“Nostro.” La corresse lui ancora con gli occhi ermeticamente chiusi.

 

Un frusciare di lenzuola gli fece intuire che C.j. dovesse essersi mossa appena e infatti un attimo dopo le sue labbra morbide trovarono le sue in un bacio di buongiorno. James si decise ad aprire finalmente gli occhi e fissarla con le iridi color cioccolato. Suo padre aveva ragione, svegliarsi con la certezza di averla accanto era una sensazione straordinaria.

 

C.j. gli accarezzò i capelli giocando con delle ciocche rosse. “A cosa stai pensando?”

 

“Che sono diventato un mollaccione.” Disse con un sorriso vispo. “Però è bello essere il tuo mollaccione.”

 

Lei rise. “Ne sono felice. Averti a casa fa uno strano effetto, sai? Insomma, quando sono in ufficio non penso più ‘non vedo l’ora di tornare a casa’ ma ‘non vedo l’ora di tornare da James’. Non so se capisci quello che intendo…”

 

“Sì, succede la stessa cosa a me.” Sorrise arricciando il naso. “Pensavo mi ci sarebbe voluto del tempo per abituarmi, ma chiamarla casa viene così naturale… è come se vivessi qui da sempre. Oh, e poi non sai come mi sento rilassato qui, è così silenzioso!”

 

C.j. lo guardò allucinata. “Ma se siamo in una delle vie più trafficate della città.”

 

“Il rumore del traffico sembra una melodia in confronto al trambusto che c’è in casa dei miei!”

 

Lei rise di nuovo e lo baciò su una guancia. Un continuo picchiettare li fece voltare entrambi, cercando la provenienza di quel rumore incessante i loro occhi si fermarono su un gufo dal piumaggio grigio che aspettava quiete fuori dalla finestra. C.j. si alzò dal letto e andò ad aprire al volatile che planò sulla spalliera del letto porgendo la zampetta a James.

 

James prese la lettera e la lesse velocemente, sospirò affondando ancora di più la testa nel cuscino. C.j. gli si avvicinò preoccupata. “Che succede?”

 

“Nulla, solo papà che mi ricorda che domani dobbiamo andare a Diagon Alley a prendere i ragazzi perché Micheal ha il turno di notte e Alex non c’è e io sono attualmente l’unico che può guidare una macchina.”

 

C.j. gli prese dolcemente la lettera dalle mani e incrociò le dita con le sue. “Posso venire anche io se vuoi.”

 

“Grazie.” Le strinse la mano chiudendo gli occhi. “Dovrò abituarmi a fare quella strada. Ci pensi mai a quando i nostri figli andranno ad Hogwarts? Dovremo scarrozzarli su e giù di continuo, settembre, Natale, Pasqua…”

 

Lo sguardo che gli rivolse C.j. fu impagabile, peccato che lui avesse ancora gli occhi chiusi. Spalancò gli occhi fissandolo a bocca aperta e abbozzò una risata nervosa. “Ma se ancora non ne abbiamo, di bambini.”

 

Lui scrollò le spalle. “Sì, ma… non ci pensi mai?”

 

“Continuamente.” Sospirò lei voltando la testa da un’altra parte.

 

James riaprì gli occhi e le accarezzò la mano con il pollice. “Tu li vuoi proprio dei bambini, non è vero?”

 

C.j. lo guardò con un sorriso triste. “Perché non dovrei volerne? Cosa ci sarebbe di sbagliato nel voler essere chiamata mamma, nel volere dei figli tuoi, James? Io già me li immagino a scorrazzare per casa con le loro teste fiammanti.”

 

“E se poi vengono come me?” Chiese James con aria afflitta.

 

“Beh, allora sarà ancora più divertente. Una cosa è certa, non ci annoieremo mai.”

 

Lui fece una smorfia distogliendo lo sguardo. “Non sono ancora pronto a fare il padre.”

 

Lei gli accarezzò i capelli con un sorriso. “Non ancora.” Disse lei dolcemente.

 

“No.” Rispose James. “Però… però se proprio vuoi, tra qualche anno… molti anni… magari…”

 

C.j. mandò fuori un risolino scotendo la testa e sospirò. “James, non sei costretto a farlo. Nessuno ti obbliga.”

 

“Ma io ti amo e voglio renderti felice.”

 

C.j. alzò gli occhi sorpresa fissandoli in quelli di James. Trattenne a stento le lacrime e annuì abbassandosi fino ad appoggiare la testa sul suo petto. James la coccolò tra le sue braccia aspettando una qualsiasi reazione da lei.

 

“Ne parleremo quando sarà il momento, Jay, va bene?”

 

Sorrise. “Perfetto, Cate. Assolutamente perfetto.”

 

 

                                                                               *

 

 

Sarah stava comodamente seduta sul divano a guardare la tv quando suonarono alla porta. Si guardò intorno scocciata, sperando che qualcuno andasse ad aprire al suo posto ma notò tristemente che era l’unica ad essere al piano di sotto. Sbuffando si alzò gettando il telecomando sul divano e si avviò a passo stanco verso la porta. Quando l’aprì un’espressione sorpresa che si trasformò in preoccupazione allo stato puro apparve sul suo volto.

 

Geena stava davanti a lei con la testa bassa, i capelli neri che le nascondevano il viso. Niente che la riconoscesse come la ragazza solare e sorridente qual’era.

 

Sarah la fissò allarmata. “Cosa… cosa succede?”

 

La mora voltò la testa da un’altra parte e con voce flebile disse. “Devo dirti una cosa…”

 

Sarah la fece entrare perplessa e la seguì fino al salotto dove l’amica si era già sistemata sul divano. Si sedette al suo fianco prendendo un cuscino e tenendolo a mo’ di pupazzo aspettò delle spiegazioni nonostante la vedesse ancora molto incerta se dirle o meno la verità. Quando alzò lo sguardo su di lei la intimò con un cenno del capo.

 

Geena sospirò. “Sono uscita con Dean.”

 

La bocca di Sarah si spalancò a dismisura, i suoi occhi verdi raggiunsero le dimensioni di due palline da tennis. “Che cosa?!” Esclamò indignata.

 

“Mi dispiace tanto, lo so che mi avevi avvertito e che non avrei dovuto. Sono stata davvero una stupida, mi sono lasciata prendere in giro veramente come un’allocca.”

 

A Sarah ci volle qualche minuto per ricollegare tutto. “No, aspetta un momento… mi stai dicendo che ti ha già scaricato.”

 

Geena esitò un attimo e le rivolse uno sguardo. “Ci sono uscita tre volte.”

 

“Oh, Geena, ma perché?”

 

“Io…” Balbettò lei incerta. “… io mi sono illusa che sarei stata diversa dalle altre.”

 

Sarah scosse la testa guardandola compassionevole. “Ci sei andata a letto, non è vero?” Geena non rispose abbassando gli occhi. “Tipico. Ha ottenuto quello che voleva e non aveva più bisogno di continuare ad uscire con te. Oh, ma io lo ammazzo!”

 

“Lascia perdere.” Disse l’altra scotendo la testa con aria afflitta. “Puoi fargli tutte le ramanzine che vuoi, ma un tipo così non lo cambi con le parole.”

 

Sarah rimase un attimo in silenzio a riflettere sulle sue parole, poi come d’improvviso un sorriso malefico le illuminò le labbra. I suoi occhi guizzarono vispi sull’amica che la guardò curiosamente.

 

“Hai ragione. Per questo colpiremo il suo colpo debole.”

 

L’altra la guardò senza capire a cosa alludesse. “Cioè?”

 

“L’orgoglio.” Le rispose alzando un sopracciglio. “Ci serve un piano Geena, dobbiamo prenderci la nostra vendetta e farlo smettere una volta per tutte di trattare le donne come oggetti.”

 

“E come pensi di fare scusa?”

 

“Semplice.” Disse scrollando le spalle. “Invertiamo le parti.”

 

Si chinò verso il suo orecchio e cominciò a bisbigliarle qualcosa. Ad ogni parola il sorriso di Geena si allargava sempre di più fino a che anche i suoi occhi blu luccicarono maliziosi. Le sue labbra si curvarono in un ghigno che aveva veramente poco di rassicurante. Si voltò verso Sarah, che mostrava lo stesso sorriso maligno, e scosse la testa.

 

“Sei veramente un genio, lo sai?”

 

Sarah sorrise fiera di sé. “Lo so, lo so.”

 

 

                                                                            *

 

La casa era stranamente silenziosa, Micheal scese in cucina per farsi un sandwich chiedendosi che fine avessero fatto tutti. Aveva appena tirato fuori tutto l’occorrente dal frigo che la porta del retro si aprì rivelando la figura di Harry. Micheal lo guardò con un sopracciglio inarcato e lui fece un sorriso a mo’ di scusa.

 

“Era aperto, mica ti dispiace.”

 

“No, figurati.” Disse riprendendo a spalmare la maionese sul pane. “Come sta Sarah?”

 

Harry si sedette su uno sgabello attorno al ripiano della cucina e sospirò scotendo la testa stancamente. Sarah era sempre un tasto debole per lui. “Io non so veramente cosa fare con lei, mai avrei pensato che mi tenesse nascosta una cosa del genere. La cantante, ma dico, la cantante si è messa a fare! Le ho persino proibito di uscire con quel Mike, secondo me la porta sulla cattiva strada, e lei sai che ha fatto? Ci è uscita lo stesso! Ah, ma se becco quel tizio lo uccido!”

 

Micheal spalancò gli occhi muovendosi a disagio. Cominciò a spalmare la salsa velocemente come una macchinetta. Decise saggiamente di cambiare discorso.

 

“Matt?”

 

Harry parve calmarsi. “Oh, lui sta bene. Tu non sai per caso cos’è che mi nasconde?”

 

“No, mi dispiace davvero, ma non so nulla.”

 

Sospirò deluso. “Capisco. Dove sono Ron e Hermione, comunque?”

 

Prima che potesse rispondere un risolino acuto provenne dal piano di sopra, seguito da dei passettini veloci che scendevano le scale. Hermione apparve sul fondo della scalinata correndo ma fatti due passi Ron la travolse ridacchiando, facendole scappare un urletto, e la spinse con un tonfo contro al muro tappandole la bocca con un bacio infuocato.

 

Harry li fissò a bocca aperta e si voltò incredulo verso Micheal che roteò gli occhi con fare annoiato. “Noi siamo proprio qui.”

 

Ron e Hermione si separarono velocemente, spaventati. Hermione spinse via Ron e si rassettò guardando imbarazzata verso il figlio e Harry, si schiarì nervosamente la gola. “Non sapevo foste in cucina.”

 

“Sì, ce ne siamo accorti.” Disse Micheal riportando l’attenzione sul suo panino.

 

Harry spostò lo sguardo da Hermione a Ron e alzò entrambe le sopracciglia. “Beh, vedo con piacere che avete fatto pace, almeno.”

 

I due si scambiarono un sorriso e si avvicinarono a loro. Ron si sedette dalla parte opposta del tavolo mentre Hermione prese a mettere a posto tutto quello che Micheal aveva usato per il suo panino che adesso stava voracemente divorando.

 

“Come mai da questa parti Harry?”

 

“Niente di importante, volevo solo vedere come ve la cavavate dopo un mese di adolescenza forzata.” Gli mandò un sorriso furbo. “Sembra molto bene, o mi sbaglio?”

 

Ron mandò uno sguardo cauto ad Hermione che sentendosi osservata alzò gli occhi su di lui. Un secondo dopo roteò gli occhi. “Ho capito, me ne andrò di sopra fingendo di essere occupata a fare altro mentre tu ti confidi col tuo amico.”

 

Harry e Ron ridacchiarono. Quando passò alle sue spalle Ron le pizzicò il sedere e lei rispose con un sorriso mentre si allontanava.

 

“Allora?” Cominciò Harry richiamando l’attenzione di Ron, che si era voltato a guardare Hermione salire le scale.

 

Ron fece un sorriso furbo. “Non è poi così male essere un adolescente, sai?”

 

Harry rise e Micheal scosse la testa addentando il suo panino. “Con tutto il casino che fate neanche io avrei il coraggio di lamentarmi se fossi in te. Ho persino paura di girare per casa e trovarvi in qualche angolo remoto a fare chissà cosa.”

 

Ron gli rivolse un sorriso di scusa ma si allarmò quando lo vide spalancare gli occhi e diventare bianco come un cencio. Si guardò un attimo a disagio credendo di avere un ragno peloso che gli camminava addosso, quando si fu accertato che nessun essere a otto zampe stava facendo una passeggiata su di lui rialzò gli occhi sul figlio.

 

Micheal lo indicò a bocca aperta. “Quello è il mio maglione?! Se-sei stato con mamma con il mio maglione addosso?!”

 

“Oh.” Disse lui preso alla sprovvista. “Oh, è il tuo maglione?”

 

“Papà!”

 

Lui alzò le mani. “Non è colpa mia, è tua madre che divide i panni. Deve essersi confusa con quelli che ha comprato Alex.”

 

Micheal lasciò il panino e si diresse verso le scale a grandi passi. Harry lo guardò ridendo e scosse la testa rivolgendosi a Ron. “Sembra che la disperazione di un mese fa se ne sa andata nel nulla.”

 

“Non è proprio così.” Fece una smorfia Ron. “Non sono ancora abituato a stare in questo corpo, però io e Hermione abbiamo deciso che come non sappiamo per quanto dovremmo rimanere così tanto vale approfittarne.”

 

“Mi sembra una scelta saggia.” Gli rivolse un sorriso sincero. “Mi fa piacere che abbiate risolto i vostri problemi. Mi fa piacere vedervi di nuovo felici. Insieme.”

 

Ron sorrise. Di nuovo per le scale si udirono passettini veloci e leggeri, Hermione lo raggiunse con uno sguardo mortificato mentre Micheal la guardava furioso dalle scale. Sussurrò appena. “Scusami tanto, amore.” Gli sfilò il maglione vestendolo di un’altra maglia senza dargli il tempo di dire nulla e con il maglione di Micheal tra le mani salì di nuovo su per le scale seguita dal figlio che supervisionava il suo lavoro.

 

“Come va a casa?”

 

Harry si scurì in volto e aggrottò la fronte. “Credo stiano organizzando una rivolta anti- Harry, cercano di farmi morire d’infarto prima che arrivi alla crisi di mezza età.”

 

Ron sospirò. “Non disperare. James se n’è andato di casa, Alex ci evita, Micheal ci guarda male in continuazione, Simon ci odia, Thea e Ben sono così presi dalla loro vita che non rispondono nemmeno alle nostre lettere.”

 

“A proposito di Simon, Thea e Ben, domani tornano a casa.”

 

“Già.” Disse afflitto il rosso. “Così ci odieranno tutti e tre. Thea mette il broncio tutte le volte che deve lasciare Hogwarts.”

 

“Anche Sarah era così.” Harry storse il naso. “Ma solo perché aveva il ragazzo a scuola.”

 

Ron spalancò la bocca e chiese circospetto. “Tu pensi… tu pensi che Thea…”

 

“Oh andiamo Ron, ha quattordici anni. Devo essere io ricordarti cosa ha fatto Hermione a quattordici anni?”

 

“No!” Esclamò Ron disperato saltando in piedi. Cominciò a guardarsi intorno impotente preso da un attacco di panico. “No, non voglio avere un Krum come cognato! Hermione! Hermione!”

 

Hermione si affacciò all’inizio della scalinata. “Cosa c’è, Ron, cos’hai da urlare?”

 

Si voltò disperato verso di lei, la sua pelle aveva raggiunto un colorito verdastro tale che Hermione si spaventò quasi e scese di fretta due scalini. “Krum non ha figli, vero?”

 

Hermione lo guardò basita. “Cos- no! Ron, ma che diavolo…”

 

“Colpa mia, Hermione, scusa.” Harry gli rivolse un mezzo sorriso.

 

Hermione si mise le mani sui fianchi e li guardò male. “Lo sapevo che non avrei dovuto lasciarvi da soli, siete sempre i due soliti ragazzini.”

 

Harry rise. “Senti da che pulpito!”

 

Ormai Hermione era arrivata sul penultimo gradino, Ron si avvicinò a lei con aria funerea, era così alto che nonostante lei stesse sulle scale erano alla stessa altezza. Lo guardò dolcemente, gli stampò un bacio sulla fronte con movimenti lenti e Ron lasciò andare la testa contro il suo petto, sospirando.

 

“Posso sapere a cosa è dovuta questa crisi?”

 

“Thea ha quattordici anni.” Disse lui drammatico. “Tu a quattordici anni stavi con Krum.”

 

Hermione rimase un attimo in silenzio per riordinare le idee. “Capisco.” Rispose quiete. “Ron, non puoi fermare il tempo, lo sai? Diventeranno sempre più grandi.”

 

“Ma lei è la piccola di casa!” Si lamentò Ron.

 

“Ginny lo era prima di lei.” Hermione gli accarezzò la testa. “E adesso è sposata e ha due figli.”

 

Ron si voltò per lanciare un’occhiataccia a Harry. “E’ tutta colpa tua!”

 

Harry roteò gli occhi. “E ti pareva.”

 

Ron riaffondò la testa nel petto di Hermione mentre lei ridacchiando continuava ad accarezzargli i capelli. “Promettimi una cosa.”

 

“Tutto quello che vuoi.”

 

“Promettimi di non lasciarmi mai, neanche quando Ben avrà trent’anni. Mai.”

 

Hermione sorrise scambiandosi uno sguardo con Harry. “Te lo prometto, Ron.”

 

Si voltò verso Harry. “Vale anche per te.”

 

Lui sorrise. “Sono sempre al tuo fianco, lo sai. Sempre al tuo fianco.”

 

 

                                                                                       *

 

Matt fece capolino dalla porta di servizio, tutto intorno era nel massimo silenzio e scivolò dentro casa in punta di piedi dirigendosi svelto verso le scale. Una voce dietro di lui si schiarì la gola per avvisare della sua presenza, come gelato sul posto si voltò con estrema lentezza per trovarsi faccia a faccia con sua madre.

 

Ginny lo fissava con un cipiglio scuro e le mani sui fianchi in un’imitazione perfetta della signora Weasley per la quale era sempre stata presa in giro dai figli. Ma Matt non si azzardò a dire una parola a riguardo, lo sguardo di sua madre non ammetteva sgarri.

 

“Ringrazia che non sia tuo padre.”

 

Matt sospirò pesantemente chiudendo gli occhi. “Mamma…”

 

“Spero vivamente che tu abbia una buona motivazione per tornare a quest’ora senza lasciare un messaggio, niente di niente!” Cominciò furiosa avvicinandosi a lui con fare minaccioso.

 

Lui indietreggiò e mandò uno sguardo fugace all’orologio appeso alla parete. “Andiamo mamma, non è ancora suonata la mezzanotte, non ho mica tre anni.”

 

Gli occhi di Ginny s’infiammarono. “Non mi interessa! Esigo di sapere dove sei se decidi di fare così tardi! Credi che non mi accorga di tutte le volte che non torni neanche a dormire? Non sono mica stupida!” Matt la fissò basito e fece per parlare ma lei lo interruppe di nuovo. “Tuo padre potrà anche essere un pessimo segugio, ma a me non sfugge niente.”

 

Se quello fosse stato vero si sarebbe trovato in una situazione decisamente spiacevole. Fece una smorfia afflitta e la guardò pregandola con gli occhi. “Non posso dirtelo.”

 

“Perché?”

 

Ginny non mollava, e Matt lo sapeva che non sarebbe servito a nulla resistere come faceva con suo padre. Doveva giocare un altro gioco con lei, un gioco che lo metteva in netto svantaggio. Si umettò un labbro. “Fa parte… del mio segreto.”

 

Lei alzò un sopracciglio. “Spero che tu non stia facendo niente di illegale.”

 

“No.” Rispose lui. “No, direi piuttosto il contrario. Sto facendo una cosa molto più che lecita.”

 

“E non mi è dato di sapere quale, immagino?”

 

Matt la fissò per qualche attimo. Non doveva cedere, non ancora. “No.”

 

Ginny sospirò e si passò una mano sugli occhi. Arrendendosi gli indicò il piano di sopra. “Adesso fila a letto e cerca di non farti sentire da tuo padre. Non ho intenzione di coprirti, soprattutto se non so cosa sto coprendo esattamente. Non ho voglia di litigare con lui.”

 

Per un attimo Matt non disse o fece nulla. Rimase immobile a fissare sua madre.

 

Ginny lo intimò. “Avanti, cosa aspetti?”

 

“Tutto qui?” Chiese lui incerto, aggrottando la fronte in un’espressione confusa. “Non hai intenzione di farmi il terzo grado per scoprire dov’ero, per sapere qual è il mio segreto?”

 

Lei scosse la testa in maniera stanca. “Porterebbe a qualcosa?” Matt non rispose e lei sospirò. “Matt, tutti noi abbiamo dei segreti e selezioniamo accuratamente le persone a cui dirlo. Se per te io e papà non andiamo bene, ok, non c’è nessun problema, ma fai le cose da persona responsabile. Papà può anche essere noioso ma si preoccupa per voi e non sapere da che cosa deve proteggervi lo rende nervoso.”

 

“Ho fatto la cosa giusta, credimi.” Disse annuendo.

 

Ginny sorrise appena. “Voglio crederti, Matt. Voglio credere che tu sia una persona matura.”

 

Lo superò stringendosi nella vestaglia e cominciò a salire le scale. Matt aggrottò la fronte e si voltò verso di lei. “Mamma?”

 

“Sì?” Sussurrò dolcemente, voltandosi.

 

Matt esitò un attimo. “Tu ci… ci hai mai nascosto qualcosa. Voglio dire, a me e a Sarah.”

 

Ginny evitò rapidamente il suo sguardo. “Sì… cose di cui non vado fiera.”

 

“Come riesci a tenerti così stretto un segreto dopo tanti anni?” Chiese lui sbalordito.

 

Lei sorrise appena. “Perché ho delle persone che lo condividono con me, che mi amano e che mi aiutano a conviverci. Papà è più straordinario di quanto crediate, non solo perché si chiama Harry Potter, ma per quello che ha dentro e per tutto l’amore che sa dare a una persona. Non dimenticatelo.”

 

“Noi amiamo papà.” Disse fermamente Matt. “Posso dirlo anche a nome di Sarah, perché lo so che anche lei gli vuole bene. E ci dispiace fargli pensare il contrario ma a volte… a volte la verità è difficile da dire.”

 

Ginny sorrise di nuovo. “Lo so.” Sussurrò ancora. “Va a letto adesso, è tardi e domattina sei di turno.”

 

Matt salì le scale a due a due superandola, arrivato alla fine delle scale si voltò verso di lei e le sorrise. Un sorriso sincero che non gli vedeva da tempo. “Buonanotte mamma.”

 

“Buonanotte, Matt.”

 

 

 

                                                                                        *

 

 

Simon sbuffò sistemandosi la cravatta mentre camminava a passo svelto verso l’ufficio della preside. I corridoi erano bui, solo le fiaccole appese alle pareti illuminavano il castello, era molto tardi e tutti gli studenti erano già nei loro dormitori. Girando l’angolo scorse la professoressa McGrannitt davanti all’ingresso del suo ufficio con gli altri Prefetti. Aumentò il passo.

 

“Scusate il ritardo, abbiamo fatto tardi all’allenamento. Ho cercato di fare più in fretta che ho potuto.”

 

La McGrannitt gli posò gentilmente una mano sulla spalla. “Non si preoccupi signor Weasley, non avevo ancora cominciato a spiegare le disposizioni di stasera.”

 

Il Prefetto dei Serpeverde si allarmò e si avvicinò alla professoressa, anche gli altri sembravano aver drizzato le orecchie. “Disposizioni?”

 

“Esattamente, signor Buster.” Replicò secca guardandolo da sopra gli occhialini. “Io e i professori riteniamo giusto prendere alcuni provvedimenti durante le ronde notturne. A quanto pare sono stati riscontrati comportamenti… scorretti.” Disse piegando le labbra severamente con gli occhi fissi sui prefetti di Serpeverde. “Per questo stanotte farete la ronda con un Prefetto di un'altra casa.”

 

Sophia sgranò gli occhi. “Cosa?” Sussurrò appena voltandosi verso il Prefetto dei Corvonero, un bel ragazzo alto e dai capelli castani. “Ma lei non può farlo!”

 

“Oh, sì che posso, Miss Willand.” Tirò fuori una pergamena dall’interno del mantello. “Buster e Topland avete i sotterranei e l’area delle cucine, Goff e Rodriguez la torre nord e ovest, Willand e Weasley le aule e corridoi circostanti, Celeron e Dundee la Sala Grande e tutto il piano terra. Potete cominciare.”

 

Simon e Sophia si voltarono contemporaneamente l’uno verso l’altra con una smorfia infelice. Quando anche gli altri Prefetti si mossero mugolando e sbuffando, si incamminarono verso le scale senza neanche guardarsi. Sophia lo superò con aria altezzosa salendo in fretta i pochi scalini che rimanevano, Simon roteò gli occhi con fare annoiato ma la seguì senza dire niente.

 

Per altri due piani continuarono a camminare nel completo silenzio, Simon le mandava uno sguardo di tanto in tanto giusto per assicurarsi che fosse ancora lì. Lei teneva perennemente la testa voltata dall’altra parte e non si curava nemmeno di guardare se Simon fosse sempre accanto a lei.

 

All’inizio del terzo piano Simon sbuffò. “Oh insomma, non l’ho deciso io di cambiare le ronde!”

 

Sophia si voltò accigliata verso di lui, i suoi occhi neri lo trafissero quasi, poi inarcò un sopracciglio e sputò acida. “Cos’è, hai la coda di paglia?”

 

Simon spalancò la bocca. “Che cosa? Io non ho affat…” Si bloccò all’improvviso guardandola stranito. Lei arrossì appena sotto il suo sguardo cercando di rimanere indifferente e chiese ancora più acida di prima.

 

“Si può sapere cosa c’è adesso?”

 

“Ti sei truccata?!” Chiese lui incredulo guardandola per bene.

 

Sophia spalancò gli occhi arrossendo furiosamente e cercò di balbettare qualcosa. “N-no io…”

 

Simon cercò di trattenere una risata per non scoppiarle a ridere in faccia. “Ti sei truccata perché speravi di passare la serata con Goff? E’ per questo che sei arrabbiata?”

 

Lei lo fulminò con lo sguardo e senza replicare si voltò e marciò lungo il corridoio a grandi passi ma per quanto camminasse veloce le gambe di Simon erano comunque più lunghe delle sue e la raggiunse in pochi passi. Sophia aumentò il passo voltando la testa dall’altra parte come aveva fatto per i primi due piani. Era furiosa e il fatto che Simon ci avesse preso in pieno la faceva arrabbiare ancora di più.

 

Simon la prese per un braccio costringendola a frenarsi bruscamente. “Ehi! Dove stai andando? Dobbiamo controllare anche le aule di questo piano!”

 

Lei lo fulminò con i suoi occhi neri e strattonò il braccio per liberarsi dalla sua presa. “Perché non fai la ronda da solo! Tanto sei così bravo che non hai nessun bisogno di me! Oh ma che dico, il grande Weasley non ha bisogno di andare a controllare, lo sentirebbe nell’aria se ci fosse qualcosa che non va!”

 

Simon tese la mascella. “Ho già abbastanza scocciature per il momento, non ho bisogno che tu ti metta a fare la bambina. Se non sai reggere il confronto con me sono solo affari tuoi, Willand.”

 

“Tu avresti dei problemi?” Rise lei sarcastica.

 

Lui fece finta di rifletterci. “Uhm, fammi pensare… doveva essercene uno abbastanza importante, ma mi è proprio passato di mente… oh sì, i miei genitori sono degli adolescenti!” La fissò duramente. “Effettivamente non poter passare la serata con il tuo bel Prefetto dev’essere un’enorme dilemma in confronto al mio!”

 

Sophia ammutolì non sapendo più cos’altro ribattere, rendendosi conto di aver oltrepassato il limite. Simon la fissò ancora per qualche secondo, poi tornò indietro lungo il corridoio lasciandola lì da sola. Dopo qualche secondo sentì dei passettini leggeri e si accorse che lei era di nuovo al suo fianco. Le mandò uno sguardo, si stava mordendo un labbro.

 

“Scusa.” Disse flebilmente.

 

Simon annuì senza dire niente.

 

“Come stanno adesso?”

 

“Beh, in un corpo che dimostra la mia età, direi.” Replicò scocciato.

 

Sophia si  morse un labbro incerta o meno se mandare  avanti la conversazione. “Io ho… ho fatto qualche ricerca, sui druidi, sai. Ci sono pochissimi libri e le notizie su di loro sono più ipotesi che dati affermati, quindi è difficile…”

 

“Aspetta un attimo.” Disse lui fermandosi e voltandosi verso di lei con un sopracciglio inarcato. “Quei libri fanno parte della sezione proibita.”

 

“Lo so, ma ho detto a Madama Pince che era per batterti di nuovo a lezione.”

 

Simon spalancò la bocca. “La Pince ti dà l’accesso alla sezione proibita senza un buon motivo?! E perché diavolo avresti fatto delle ricerche sui druidi?”

 

Lei scrollò le spalle. “E’ solo curiosa di vedere chi vincerà alla fine, sospetto che abbia scommesso anche lei. Volevo solo d’essere d’aiuto, comunque, da quando è successo te ne vai a giro con un muso lungo… non c’è gusto ad infierire su chi sta già male.”

 

“Oh beh, grazie tante.” Storse il naso. “E che vuol dire ‘anche lei’, scommettono su di noi?”

 

Sophia alzò un sopracciglio con uno sguardo vispo “Allora c’è qualcosa che non sai.”

 

Simon incrociò le braccia al petto. “Davvero molto divertente, Willand, hai ingoiato un pagliaccio per caso?”

 

“Oh no, è la tua presenza che mi ispira a tal punto.”

 

Simon la guardò un attimo e non riuscì a trattenere un sorriso roteando gli occhi. Aveva una faccia talmente sfacciata che anche sulle sue labbra si intravedeva l’ombra di un sorriso, e con quel filo di trucco che aveva appena sopra gli occhi e la bocca era ancora più carina.

 

“Che hai da guardare adesso?”

 

Lui aggrottò la fronte. “Ma insomma, non ci riesci proprio a stare serena per più di cinque secondi?”

 

“Hai mai provato a pensare che forse sei tu che mi irriti a morte?”

 

“Oh, hai ragione, perché invece passare il tempo con un’acida come te è divertente!”

 

Gli occhi di Sophia bruciarono. “Io non sono acida! Sei tu che non fai altro che provocarmi!”

 

Simon spalancò la bocca. “Io non ti provoco affatto! Non ho neanche il tempo di aprire bocca che sei già partita in quarta vomitandomi addosso tutto quello che ti passa per la testa!”

 

“Non è vero!”

 

Strinse i pugni e inspirò profondamente sentendosi ribollire dentro. Adesso lo stava proprio facendo incazzare. Prima che potesse anche solo realizzare quello che stava facendo le sue labbra si erano già incollate a quelle di Sophia che colta alla sprovvista barcollò all’indietro finendo con le spalle contro al muro in un tonfo sordo.

 

Sophia spalancò gli occhi rimanendo con le mani a mezz’aria con l’intento di spingerlo indietro. Insomma, Weasley la stava baciando e lei doveva respingerlo! Era o non era il suo acerrimo nemico?

Però non era così male, le sue labbra erano calde e morbide e le mani sui suoi fianchi rassicuranti. Quasi le stava piacendo. Se doveva essere sincera con se stessa, le stava decisamente piacendo.

 

Fece scivolare le mani sulle sue spalle dischiudendo la bocca dando completo accesso a Simon che non si fece pregare due volte. Improvvisamente, come colta da un barlume, si staccò da lui, che senza scomporsi scese a lavorare sul suo collo, e ansimò a corto di fiato.

 

“We-weasley, sia-siamo Prefetti, dobbiamo dare il buon esempio… no-non possiamo pomiciare in mezzo al corridoio…”

 

“Giusto.” Sospirò lui tornando sulle sue labbra.

 

Lentamente la spinse indietro di qualche passo, Sophia non si rese bene conto di cosa stesse facendo fino a che non sentì una maniglia abbassarsi e si ritrovò il vuoto alle spalle. Aprì leggermente gli occhi, erano in un’aula che sembrava quella di Incantesimi ma al buio era molto difficile distinguerne la struttura.

 

Si ritrovò di nuovo con le spalle al muro, stavolta però Simon alzò la testa per guardarla negli occhi e disse inspirando profondamente. “Così va molto meglio.”

 

Sophia ebbe giusto qualche secondo per fissarlo prima che Simon tornasse di nuovo sulla sua bocca quasi con ferocia, come se per la prima volta in sua presenza si fosse lasciato andare usando prima l’istinto sulla ragione.

 

Quando Simon si allontanò di nuovo lasciò cadere lo sguardo sulla sua camicetta, si umettò un labbro alzando una mano, alzò di nuovo gli occhi su di lei mentre giocherellava con le dita sul primo bottone.

 

Lei non si mosse neanche quando le dita di Simon cominciarono a far scivolare i bottoni fuori dalle asole, riuscì solo a trattenere il fiato fissandolo smarrita. Arrossì quando si rese contò che Simon stava osservando la sua biancheria e ringraziò mentalmente di essersi messa l’unico reggiseno di pizzo che possedeva.

 

La baciò di nuovo sul collo, morsicandola qua e là, e lei non riuscì a trattenere un gemito. “Simon…”

 

L’ultima cosa che seppe è che lui aveva lasciato scivolare la camicetta giù dalle sue spalle, poi il suo cervello si era annebbiato e si era lasciata andare completamente in balia di Simon.

 

 

**

 

Mi dispiace ma anche questa volta vado di frettissima, forse anche più dell’altra volta ^^” e vi assicuro che è stato un miracolo che abbia aggiornato stasera, perché mi hanno dato ponte a scuola e ho potuto scrivere in questi giorni…

Vorrei davvero rispondere a tutti perché ho mille cose da dire ma proprio non ne ho il tempo… sono felice che le foto e il video siano stati graditi ^^

 

Dean (Chace Crawford)

Seth (Chad Micheal Murray)

Geena (Megan Fox)

Kim (Nicole Scherzinger)

 

Ginny Lily Potter, Selphie, robby (XD tranquilla nessuna gaffe), Saty (sì, devo dire che mi sento malefica nei tuoi confronti XD *manding bacino*), Red Irish (dipende cosa intendi per prima ^^), Mey (diciamo che l’idea è nata di per sé, poi i fratelli scott hanno aiutato ma più che fisicamente caratterialmente, di Thea c’è una foto vecchia in NTE2 comunque ne posterò una nuova e sì ho letto twilight e ne vado pazza), fiamma90 (che si sappia no…), Drunk16, Alessandra (a dire il vero non lo guardo nemmeno quel telefilm, so solo che Channing Tatum è il protagonista XD), Seiryu, ale146, Nana92, Angelika88, Miky (i personaggi ‘anziani’ per così dire non avranno nuove foto… quelle sono su NTE2 ^^), PazzaWendy, Sofy Weasley, flyingstar16, Edvige86, animablu, Joannadellepraterie, dracuccio88, Nefele (XD guarderemo cosa si può fare), gioconda, cecia granger, Maky, Sharon Jane Weasley

 

Baci!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** I'm A Man, You're A Woman ***


Quella mattina un profumo di uova e pancetta aleggiava per la casa

                        GROWN YOUNG

                    7. I’m A Man, You’re A Woman

 

People Keep Talking
They Can Say What They Like
But All I Know Is That

Everything's Gonna Be Alright            No one- Alicia Keys

 

Quella mattina un profumo di uova e pancetta aleggiava per la casa. Micheal, con ancora gli occhi chiusi, inspirò profondamente quell’odore che aveva sentito fin da bambino e sorrise inconsciamente nel sonno. Ancora intontito si liberò dalle lenzuola e senza preoccuparsi di mettersi qualcosa addosso scese in cucina scompigliandosi i capelli.

 

Uno sbadiglio gli sfuggì dalle labbra ma entrando in cucina si costrinse a svegliarsi. Per un attimo si era dimenticato che la sera prima Thea, Ben e Simon erano tornati a casa, era così stanco e provato dal turno di notte che era filato a letto sprofondando nel materasso.

 

Aggrottò la fronte guardando la faccia depressa di Simon che teneva gli occhi incollati al tavolo, e suo padre e James che cercavano di non scoppiare a ridere. James lo accolse con un sorriso.

 

“Oh, buongiorno Mickey!”

 

Micheal si diresse verso i fornelli senza staccare gli occhi dal fratello minore, si versò del caffè guardandolo perplesso. “Che succede?”

 

James fece un verso strano, a metà tra una risata e uno starnuto, e Ron cercando di contenere un sorriso disse battendo lievemente una mano sulla spalla di Simon. “Simon è diventato un uomo.”

 

Micheal sbatté un paio di volte le palpebre. “E c’è bisogno di fare quella faccia? Hai fatto così schifo?”

 

Simon aprì la bocca per replicare ma i risolini di James lo precedettero. “Oh, al contrario! Se l’è scopata contro al muro!”

 

“James, modera il linguaggio… non voglio che tua madre sappia che ti faccio dire certe cose.”

 

“Davvero?!” Micheal spostò di nuovo lo sguardo su Simon che annuì debolmente. “E chi è?”

 

“Willa…”

 

La voce di Simon era così bassa che Micheal dovette impegnarsi per riuscire a capire cosa avesse detto. Corrucciò la fronte passandosi una mano sul mento. “Willa? Ma che diavolo di nome è Willa? Certo che se vi metteste insieme sarebbe buffo, Willa Weasley… sembra uno scioglilingua…”

 

“Ah, Micheal, ti facevo più intelligente di così.” Scosse la testa James. “E’ un soprannome.”

 

Di nuovo Micheal corrucciò la fronte poi, come illuminato da un’improvvisa luce, spalancò gli occhi e guardò il fratello esterrefatto, la bocca aperta dallo stupore. “No! Ti sei fatto Sophia Willand contro al muro?!”

 

Simon mugolò e sprofondò la testa sul tavolo, Ron alzò le mani pur cercando di non ridere. “Shhh, ragazzi vi prego, mamma mi strangola se mi sente fare questi discorsi con voi.”

 

“Oh, ma non è ancora arrivato il bello!” Disse allegro James che sembrava stesse divertendosi un mondo. “Sam, vuoi raccontare tu?”

 

Simon gli mandò un’occhiataccia, poi mugugnò qualcosa e alzò gli occhi su Micheal con una faccia disperata. “Io… l’ho lasciata lì. Me ne sono andato prima che si svegliasse.”

 

Micheal rimase a fissarlo per un attimo a bocca aperta, poi, incrociato lo sguardo con Ron e James, scoppiò a ridere seguito a ruota dai due. Si sedette dall’altro capo del tavolo, davanti a Simon, e scosse la testa cercando di frenare le risate. “No, no, aspetta un attimo… voglio capire come diavolo sia potuto succedere.”

 

L’altro sospirò afflitto. “Non lo so come sia potuto succedere! Io… l’ho guardata un attimo e un secondo dopo… ma che diavolo mi è preso?”

 

“Geni Weasley.” Annuirono Ron, James e Micheal.

 

“Cavolo, vorrei proprio essere lì quando dovrai incrociarla di nuovo in mezzo al corridoio! La tua faccia sarà uno spettacolo da non perdere!”

 

Simon s’incupì. “Oh, smettila Jay! Sei il solito imbecille!”

 

“Oh, andiamo, ammetti che è divertente! Ti sei fatto la tua acerrima nemica da almeno sei anni e l’hai lasciata mezza nuda in un aula del castello filandotela via giusto prima di prendere l’Espresso di Hogwarts, per di più durante una ronda dove dovresti punire chi fa questo genere di cose! Tu! Tu, Simon Weasley, il prefetto più perfetto di tutta Hogwarts che trasgredisce le regole!”

 

“Hai finito?” Ringhiò l’altro rosso di rabbia e vergogna.

 

“Che succede?”

 

La voce dolce di Hermione li riscosse e tutti e quattro si pietrificarono seguendola con lo sguardo senza osare proferire parola. Continuando tranquillamente ad armeggiare per la cucina Hermione si rese conto che qualcosa non andava solo dopo diversi minuti in cui non ricevette alcuna risposta. Si voltò di nuovo verso di loro aggrottando le sopracciglia.

 

Ron si precipitò a dire qualcosa prima che cominciasse ad indagare. “Ehi, perché non vieni a fare colazione sulle mie gambe.”

 

Lei alzò gli occhi al cielo. “Non davanti ai ragazzi, Ron.”

 

“Nessuno si scandalizza, sai? Siamo tutti maggiorenni qua dentro.” Disse Simon ricominciando a mangiucchiare qualcosa senza troppo appetito.

 

James fece un sorrisone. “Oh sì, siamo tutti quanti uomini qua dentro!”

 

Simon gli tirò una gomitata tra le costole facendo ridacchiare Micheal ma Hermione non parve accorgersene e con un sospiro appoggiò la tazza di caffè sul tavolo e si sedette sulle gambe di Ron pettinandogli i capelli all’indietro con le dita. Ron le sorrise prima di ricominciare a mangiare come se nulla fosse.

 

“Ancora niente a lavoro?”

 

Ron rialzò gli occhi su di lei e il sorriso si spense. “Beh… abbiamo una ventina di uomini impegnati nelle ricerche e il Ministero ci sta aiutando con alcuni studiosi a capire se possiamo sistemare tutto da soli…”

 

Hermione fece una smorfia portando la tazza alle labbra. “Quindi ancora niente.”

 

Ron la guardò mortificato. “Sto facendo il possibile, amore.”

 

“Lo so.”

 

“Buongiorno a tutti.” Alex entrò in cucina seguita da Ben che trotterellò fino ad una sedia accanto a Micheal. Mandò uno sguardo interrogativo a Simon che continuava a fissare il tavolo con aria depressa ma quando suo padre le fece cenno di lasciar perdere scrollò le spalle riempiendosi la tazza di caffè.

 

“E’ già arrivata la posta?” Chiese Ben timoroso guardando Hermione.

 

Lei sbatté un paio di volte le palpebre. “No.” Poi corrucciò la fronte. “Devo aspettarmi un’altra lettera dalla Preside?”

 

“Spero di no.” Disse sottovoce.

 

Un gufo dal piumaggio argenteo picchiettò alla finestra e Ben mugolò sconsolato. Hermione andò ad aprire e quello volò verso Alex rilasciando una lettera tra le sue mani, lei si voltò verso il fratellino. “Tranquillo, non è dalla scuola. E’ per me.”

 

Impaziente cominciò a leggerla facendo un passo indietro in modo che nessuno della famiglia potesse arrivare a sbirciare. Man mano che i suoi occhi cerulei scorrevano per la pagina il suo sorriso si ampliava sempre di più.

 

Qualcuno alle sue spalle trattenne il respiro e si voltò spaventata premendosi la lettera sul petto. Tutti alzarono lo sguardo su Thea che fissava ad occhi spalancati la sorella. “Tu…”

 

Alex la fulminò con lo sguardo. “Non una parola.”

 

“Tu sei impazzita! Ma ti pare il caso? Lavora per…”

 

“Non una parola, Thea, ho detto non una parola!”

 

Hermione si avvicinò con la fronte corrucciata. “Si può sapere che succede?”

 

Alex mandò un veloce sguardo a Thea, che non aprì bocca, e scosse la testa. “Niente.”

 

James sospirò infilandosi una fetta di pane tostato in bocca. “Cosa vuoi che sia, ma’? Sarà un altro spasimante che chiede la sua mano, basterà che ci esca insieme altre due volte e la scaricherà come tutti i precedenti.”

 

“Senti un po’ tu!” Replicò Alex stizzita. “Perché per una volta non ti fai gli affari tuoi e chiudi quel forno che dice solo un sacco di cavolate?”

 

Micheal ridacchiò con gli occhi sulla marmellata che stava spalmando sul suo pane. “Mi sa che hai toccato un tasto dolente, Jay.”

 

Alex batté un piede a terra e salì su per le scale lasciando la stanza. Tutti i fratelli ridacchiarono tra loro scotendo la testa e Hermione si voltò verso di loro con le mani sui fianchi. “Ragazzi! Era proprio necessario?”

 

“No.” Disse Micheal con mezzo sorriso. “Però devi ammettere che è divertente.”

 

“Oh andiamo ma’, io sarei contenta fossi in te. Non ci si annoia mai ad avere così tanti fi…” James si bloccò un attimo come se fosse entrato in una sorta di trance.

 

Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo e riportarono gli occhi su di lui. “Qualcosa non va?”

 

James si riscosse. “Come? Oh, no. No, va tutto bene. Scherzavo, immagino che sia un bello stress avere a che fare con così tanti figli.”

 

Hermione sospirò. “Tu non immagini nemmeno.”

 

“Oh no, io me lo immagino invece.” Disse lui annuendo gravemente tra sé.

 

Ben masticò i suoi cereali e appoggiando la guancia su una mano alzò le sopracciglia chiare. “Ma che diavolo hai?” Disse rivolto a Simon.

 

James scosse la testa. “Oh nulla, è diventato un uomo.”

 

Simon alzò la testa di scatto spalancando indignato la bocca. “James!” Si voltò verso sua madre rosso come un pomodoro e voltò la testa per evitare il suo sguardo.

 

Hermione gli sorrise. “Era questo il problema?” Chiese gentilmente. “Simon, è una cosa del tutto normale, hai diciassette anni.”

 

Ron continuò a mangiare. “Certo. Pensa che tua madre è rimasta incinta a diciassette anni quindi…” Si voltò di scatto verso il figlio che lo fissava con gli occhi sbarrati. “Oh, non volevo dire… cioè… non è così automatico…”

 

“Quello che papà voleva dire,” Lo interruppe Hermione lanciandogli un’occhiataccia. “è che abbiamo avuto tutti diciassette anni e ci siamo passati prima di te.”

 

Thea lo fissò interessata. “Non sapevo avessi la ragazza. Chi è la fortunata?”

 

Simon sbarrò gli occhi e si affrettò a dire. “Nessuna.” Si alzò da tavola e corse su per le scale. “Io ho finito.”

 

Hermione si voltò interrogativa verso Ron. “Tu nei sai qualcosa?”

 

“Io?” Chiese lui ingenuamente. “Ti sembro il tipo da fare questo genere di discorsi coi figli?”

 

 

                                                                                     *

 

Dean si morse un labbro nervosamente camminando verso la casa. Si trovò a pregare in venti lingue diverse che venisse ad aprirgli suo zio, tutto pur di evitare occhiate omicide e ramanzine che ormai gli venivano rifilate da anni. Tutte le sue speranza svanirono quando Sarah aprì la porta squadrandolo da capo a piedi.

 

“Ehm… ciao.” Inizio lui con un sorriso falsissimo.

 

Sarah corrucciò un attimo la fronte e Dean si aspettò il peggio ma invece di urlargli contro gli rivolse un sorriso rassicurante. “Oh, immagino ti abbia chiamato la mamma per quelle bollette… come va il lavoro?”

 

Dean, preso in contropiede, la fissò stralunato. “Bene, un po’ di confusione con tutti quei gufi ma bene.”

 

Sarah gli sorrise annuendo e gli fece cenno di entrare in casa. Dean la superò un po’ frastornato, pensò quasi di averla scampata quando lei parlo di nuovo.

 

“Geena mi ha detto che l’hai scaricata.” Disse tranquilla.

 

Lui si voltò lentamente grattandosi la nuca. “Io… beh… sì.” Sospirò. “Senti, io non cercavo di farla soffrire…”

 

“Soffrire?” Lo interruppe lei ridacchiando. “Oh, direi piuttosto il contrario.”

 

Dean la fissò sbalordito e alzò un sopracciglio. “Che significa che diresti il contrario?”

 

Sarah si tappò la bocca con una mano, ingenuamente, e scosse la testa. “Oh niente, dimentica tutto quello che ho detto. Se Geena sa che ho parlato mi uccide. Allora, le bollette sono in cucina…”

 

Fece per superarlo ma Dean la trattenne per un braccio. “Aspetta un attimo, non puoi darmi informazioni del genere e poi fare finta di niente. Parla!”

 

Lei si morse un labbro e si guardò in giro, poi fintamente indecisa abbassò la voce. “Sia chiaro, te lo dico ma deve rimanere tra di noi. Questo significa che non andrai a cercare Geena per nessun motivo, che non le dirai che hai avuto informazioni da me e niente di niente.” Dean annuì. “Ok. Mentre usciva con te stava… vedendo un altro.”

 

“Cosa?!”

 

Lei fece un’espressione affranta. “Mi dispiace, ma se tu non l’avessi scaricata, beh… lo avrebbe fatto lei. Era da molto che ci rifletteva su e cercava di decidersi. Sono davvero spiacente.”

 

“Mi stai dicendo che avrebbe scaricato me per questo… ma chi diavolo è?”

 

“Jason.”

 

“Avrebbe preferito Jason a me?! Che cos’ha che io non ho?”

 

“Beh devo ammettere che è davvero carino. Pensa che lavora al Ministero nello stesso compartimento di zia Hermione, deve essere davvero un genio, e nel tempo libero fa l’allenatore di basket. Oh, ed è anche simpatico, l’altro giorno siamo usci… oh, scusami.”

 

Si frenò guardando la faccia afflitta di Dean che aveva assunto una strana smorfia. Lui incrociò le braccia al petto e alzò un sopracciglio in maniera offesa e presuntuosa. “Io sono intelligente, sono stato il migliore della scuola per sette anni di fila.”

 

Lei scosse la testa impotente. “Mi dispiace.”

 

Dean spalancò la bocca e scosse la testa avviandosi verso la porta a passo svelto. “Dì a zia che torno più tardi adesso devo anda…”

 

Si bloccò di scatto quando aperta la porta si trovò davanti Geena in procinto di bussare. Si fissarono qualche secondo prima che lei abbassasse lo sguardo e schiarisse la gola, poi allungò il collo verso Sarah. “Ti ho portato i costumi per il prossimo concerto, ti spiacerebbe chiamare Natalie? Ho un po’ di fretta.”

 

Sarah annuì e fece per parlare ma Dean la interruppe con tono duro e sarcastico. “Hai un appuntamento?”

 

Geena si morse un labbro a testa bassa, un ragazzo alto dai capelli castani si avvicinò a lei sulla soglia e fece un cenno a Sarah. “Ciao Sarah.” Si voltò dolcemente verso Geena. “Sei pronta?”

 

“Sì.”

 

Dean alzò un sopracciglio voltandosi lentamente verso Sarah che gli fece un sorrisino mortificato, quando si girò di nuovo il ragazzo al fianco di Geena gli rivolse un sorriso cordiale. “Ci conosciamo?”

 

“Forse di fama.” Disse lui mandando uno sguardo a Geena. “Mi chiamo Dean.”

 

Quello corrucciò la fronte. “No, non conosco nessun Dean. Io sono Jason, comunque.” Gli tese la mano ma Dean si limitò a fissarla senza fare nulla. Un po’ in imbarazzo ritirò la mano e indicò alle sue spalle. “D’accordo allora io aspetto in macchina.”

 

“Non ce n’è bisogno, me ne stavo andando.”

 

Fulminando Jason con lo sguardo Dean li superò e uscì dalla casa a grandi passi. Sarah, Geena e Jason si fissarono ancora in imbarazzo e mortificazione. Ci volle ancora qualche secondo prima che un sorrisino spuntasse sulle labbra delle due amiche. Geena ridacchiò mentre Sarah scoteva la testa.

 

Jason si appoggiò alla soglia incrociando le braccia al petto e si guardò alle spalle con un sorriso furbo. “Era così rosso di rabbia che rischiava di esplodere.”

 

Geena gli sorrise e si voltò di nuovo a guardare Sarah. “Non saremmo state troppo malefiche?”

 

Sarah la fissò allibita. “Scherzi?! Io mi sto divertendo da morire!”

 

Geena e Jason ridacchiarono e Sarah scoppiò a ridere un attimo dopo. La loro vendetta era appena cominciata.

 

 

                                                                             *

 

“Buck, cerca di volare più in alto e fare una finta per liberarti di Logan, vediamo se funziona.”

 

Il ragazzo annuì e si levo in alto con la scopa mentre Seth rimase a guardarlo a terra con attenzione. Buck eseguì un perfetto giro della morte riuscendo ad evitare il compagno di squadra e segnare un punto nell’anello centrale. Seth sorrise soddisfatto e annuì invitandoli a continuare.

 

Una mano pesa si posò sulla sua spalla, si voltò confuso incrociando lo sguardo severo di Mackenzie. Corrucciò la fronte aspettando che l’uomo parlasse.

 

Il suo vocione riecheggiò quasi nello stadio. “Ho un incontro importante con alcuni dirigenti della squadra, ho bisogno di lasciarti solo con i ragazzi. Pensi di poterli gestire?”

 

Seth spalancò gli occhi, era la prima volta che gli capitava di dover allenare la squadra senza la supervisione del mister. Annuì entusiasta. “Sì. Sì, signore, nessun problema.”

 

“Bene.” Alzò la voce rivolgendosi ai ragazzi. “Devo assentarmi per oggi, Seth mi sostituirà. Per oggi sarà il vostro nuovo allenatore. Se domani mi accorgo che qualcosa nella formazione non torna saranno guai seri… per tutti quanti.”

 

Con un’occhiata di fuoco voltò le spalle e camminò fino alla fine del campo. Seth si schiarì la gola nervosamente guardando la squadra che aspettava davanti a lui e si grattò la nuca facendo mente locale. Batté insieme le mani. “Bene. Buck, Logan e Mark voglio che continuiate ad allenarvi su quelle finte, farete a turno ma non scontratevi per piacere. Vi voglio concentrati. Jen sarà il vostro portiere, non risparmiatevi”

 

I tre annuirono.

 

“Ok. Trent e Dana cercherete di disarcionarvi a vicenda, massima attenzione non vi voglio al S. Mungo nel giro di dieci minuti.”

 

Trent sorrise. “Beh, l’ultima volta c’era un’infermiera carina.”

 

Tutti risero di gusto e Seth sorrise appena.

 

“Kim…” La ragazza alzò lo sguardo su di lui con astio. “… tu farai come sempre. Libera il boccino e lascia passare cinque minuti poi puoi iniziare.”

 

Lei rimase un attimo in silenzio poi lasciò andare la scopa a terra e incrociò le braccia al petto. Scosse la testa e disse duramente. “Io non prendo ordini da te.”

 

Tutta la squadra si immobilizzò e si fermò a guardarla basita. Seth aprì appena la bocca stupefatto, poi lentamente la richiuse e assunse un’aria glaciale. Fece un passo in avanti. “Andate ad allenarvi tutti, torno in meno di un minuto.”

 

Senza dire nulla tutti si alzarono in volo, tutti tranne Kim che rimase a fronteggiarlo. Seth la prese per un braccio e la trascinò senza troppa grazia all’interno della struttura. Kim cercò inutilmente di impuntarsi e liberarsi dalla sua presa, era troppo forte per lei e quando era arrabbiato era praticamente imbattibile.

 

Seth aprì una porta e la condusse dentro richiudendosela alle spalle. I suoi occhi erano di fuoco. Kim non si fece intimidire neanche quando le puntò un dito contro.

 

“Stammi bene a sentire adesso, Dovey, fuori da questo stadio puoi trattarmi come ti pare, puoi prendermi a calci e urlarmi contro fino a che non avrai finito la voce ma finché sarai su quel campo non ammetto questo genere di atteggiamento nei miei confronti!”

 

Kim lo fissò inviperita. “Seth…”

 

“Mister Malfoy!” urlò come un pazzo lui. “Non sono Seth qua dentro, ed è bene che tu te lo metta in testa! Mi sono spiegato?”

 

Lei sobbalzò per lo spavento e presa in contropiede abbassò lo sguardo e annuì lentamente. “Sì, mister Malfoy.”

 

L’espressione di Seth rimase seria nonostante la sua voce fosse tornata ad avere un tono normale. “Bene, e adesso esci e vai ad allenarti come tutti i tuoi compagni. C’è la partita tra due giorni, ti voglio perfetta.”

 

Kim gli mandò un veloce sguardo poi camminò a passo deciso verso la porta.

 

“Un’ultima cosa.”

 

Lei si bloccò speranzosa e si voltò verso Seth che la fissò intensamente e sospirò. “Prova ad allenarti con due boccini, aumenterà la tua prontezza di riflessi. Il Puddlemore è una squadra dura da battere.”

 

Kim abbassò lo sguardo delusa. “Può dire una cosa a Seth da parte mia, Mister?”

 

Lui la fissò un po’ spiazzato. “Certamente.”

 

“Gli dica che lo odio da morire.”

 

E senza dargli neanche il tempo di replicare uscì sbattendosi la porta alle spalle. Seth rimase allucinato a fissare la porta davanti a sé, gli ci vollero diversi minuti prima che reagisse e scotesse la testa passandosi una mano sulla faccia.

 

“Come no, sarà un piacere.”

 

 

                                                                                             *

 

Una settimana dopo…

 

“Dobbiamo proprio tornare a scuola?” Ben chiese a suo padre speranzoso.

 

Ron lo fissò un attimo e si aprì in un sorriso simpatetico. “Benjamin, credimi, lo so quanto sia noioso andare a scuola ma mamma mi strangola se non ti ci faccio tornare quindi continuerai come hanno fatto tutti i tuoi fratelli prima di te.”

 

“Ma non è giusto! Perché devo sempre fare quello che hanno fatto gli altri?”

 

Ron sospirò guardando il figlio e il treno che si erigeva imponente dietro di lui. “Senti, nella vita ci sono tante cose che potrai fare di diverso da quello che hanno fatto i tuoi fratelli… ma questo proprio no.”

 

Ben sbuffò e salì sul treno. Thea venne fuori dal nulla e abbracciò Ron, che rise e gli accarezzò la testa, facendolo barcollare all’indietro. “Ciao papino, ci vediamo tra qualche mese.”

 

“Ciao tesoro.”

 

Non appena anche Thea fu salita sul treno Hermione raggiunse Ron con Simon e i fratelli al seguito. Hermione fece un sorriso incoraggiante al figlio e Simon sospirando salutò tutti e salì sul treno assieme agli altri.

 

Il corridoio del treno era un subbuglio, ragazzini del primo anno che scorrazzavano per trovare uno scompartimento libero, gli studenti più grandi che si muovevano in gruppi, ognuno che cercava un posto dove stare.

 

Simon camminò afflitto gettando occhiate nervose a destra e sinistra. Sobbalzò quando una mano si posò sulla spalla ma quando si accorse che era solo Ed tirò un sospiro di sollievo. L’amico alzò le sopracciglia perplesso.

 

“Nervoso?”

 

“No, io… solo un po’ stanco, ho dormito poco ieri notte.” Disse farfugliando.

 

Ed parve crederci e gli sorrise battendogli una mano sulla spalla. “Preparavi una sorpresina per la Willand?”

 

“Co-come?” Chiese quasi soffocando.

 

“Sì, un’altra delle tue tattiche per batterla.” Scosse la testa. “Sei incorreggibile, per me dovresti smetterla e sfogare la tua frustrazione in altro modo.”

 

Simon rimase un attimo con la bocca semiaperta senza sapere cosa dire poi ingoiò il vuoto e annuì. “Ehm… già.”

 

“Com’è andata la settimana?”

 

Simon scrollò le spalle continuando a camminare. “Niente di che, siamo stati in famiglia. Sono stato dal nonno, ha comprato un videoregistratore per farmelo smontare… solo che è rimasto fuori un pezzo e non riesco proprio a capire come sia potuto succedere. Secondo me prima non c’era.”

 

Ed rise. “Ancora fissato con quella roba? I tuoi che dicono?”

 

“Che se per la fine della scuola non mi sarò deciso su quello che voglio fare posso montare su la mia officina. Ma mamma non sembrava molto convinta a dire il vero.”

 

“Sono sicuro che tuo padre riuscirà a convincerla… o a coprirti.”

 

Simon ridacchiò appena. “Sì, papà è un vero portento per questo genere di cose, dopo anni e anni di allenam…”

 

Si bloccò di scatto in mezzo al corridoio del treno. Ed corrucciò la fronte e seguì il suo sguardo, a pochi passi da loro Sophia e un’altra ragazza del loro stesso anno stavano chiacchierando tra loro ma si erano bloccate di colpo quando li avevano notati. Per un po’ rimasero a fissarsi in silenzio, poi Sophia gli lanciò uno sguardo di fuoco e girò i tacchi trascinandosi dietro la sua amica.

 

Simon la rincorse. “Ehi, aspetta!”

 

Riuscì a fermarla per un braccio. Sophia si voltò furiosa verso di lui e si scrollò la mano di Simon di dosso, la sua voce sembrava un sibilo di serpente. “Che cosa vuoi adesso, non mi hai già umiliato abbastanza?”

 

Ed intanto li aveva raggiunti e fissava incredulo Simon. “Si può sapere che stai facendo?”

 

“Il tuo amico ha ragione, non hai motivo di parlare con me.”

 

Simon insistette. “Ho sbagliato, è vero, ma non è come pensi…”

 

Sophia era così furiosa che dovette fare del suo meglio per trattenere le lacrime mentre stringeva i pugni al lato del corpo, ma non riuscì a frenarsi dall’urlargli in faccia. “Spero che tu ti sia divertito alle mie spalle raccontando ai tuoi amici quanto sia stato facile farmi cadere ai tuoi piedi e scappare via dopo una sveltina in un aula del castello!”

 

Tutti attorno a loro gelarono sul posto, Simon compreso. Ed la fissò a bocca aperta per qualche minuto prima di riuscire a metabolizzare e voltarsi verso l’amico con gli occhi fuori dalle orbite. “Tu hai fatto cosa?!”

 

Sophia passò lo sguardo da Ed a Simon presa alla sprovvista. “Non glielo avevi ancora detto?” Sussurrò.

 

“No, e non era mia intenzione.” La fissò duramente Simon. “Ma grazie per aver dato a tutti quanti qualcos’altro di cui parlare, mi mancava stare al centro dell’attenzione ultimamente.”

 

Lei si guardò un attimo intorno e notò che tutti attorno a loro stavano bisbigliando e ridacchiando fissandoli. Arrossì appena e abbassò la testa nascondendo il viso tra i capelli. “Come pensi che mi sia sentita, mh? Avrebbe potuto trovarmi un professore, cosa avrei raccontato in quelle condizioni?”

 

“Mi dispiace, io…”

 

“No.” Lo interruppe di nuovo. “A me dispiace. Mi dispiace di aver sprecato la mia prima volta con un verme come te.”

 

Senza dire un’altra parola gli voltò le spalle e se ne andò dall’altra parte del treno. Simon sospirò frustrato e si voltò verso Ed che lo stava ancora fissando allibito. Si umettò un labbro preparandosi psicologicamente a rispondere alle mille domande dell’amico.

 

“Come diavolo è successo?”

 

Simon alzò un sopracciglio. “Ci crederesti se ti dicessi che non lo so?”

 

“Ma perché non mi hai detto niente? Potevi aspettarmi prima di andare a cola…whoa, aspetta! Tu non sei neanche rientrato in dormitorio?!”

 

Lui si grattò la nuca. “Siamo stati svegli tutta la notte, quando sono tornato era già ora di colazione e mi era venuta fame.”

 

“Beh, con tutto quel movimento.” Simon lo fulminò con lo sguardo e Ed represse un sorrisino. “Tutta la notte… io non la definirei una sveltina.”

 

“L’ha detto lei, non io.”

 

Ed rise forte e gli batté una mano sulla spalla. “Lo sapevo che prima o poi ti saresti svegliato, stallone! Lo sai che voglio sapere ogni minimo dettaglio, vero?”

 

Simon roteò gli occhi. “Lo sai che sei peggio di una pettegola, vero? Togliti dalla testa che ti racconti qualcos’altro, non ho assolutamente intenzione di parlarne.”

 

“Ma sono tuo amico!” Replicò l’altro offeso.

 

Simon lo fissò per un po’ e annuì. “Giusto, e per questo terrai la bocca chiusa e non ne farai parola con nessuno.”

 

Ed alzò un sopracciglio. “Come se non ci pensassero gli altri a far girare le voci, a quest’ora lo saprà già tutto il treno.” Simon sospirò. “E poi così mi togli tutto il divertimento!”

 

                                      

                                                                               *

 

Quando James uscì da lavoro quella sera fu immensamente sorpreso di trovare Diego all’entrata della Gringott ad aspettarlo con mezzo sorriso. Scompigliandosi i capelli e allentandosi la cravatta si diresse verso di lui, sospirò stancamente ma gli rivolse un sorriso.

 

“A cosa è dovuta questa visita?”

 

Diego scrollò le spalle. “Mi stavo annoiando a casa e ho deciso che farmi un po’ i fatti tuoi sarebbe stato divertente.”

 

“Capisco.” Rispose James cercando di trattenere un sorriso. “Stavo andando a casa.”

 

“A casa.” Ripeté Diego con sguardo furbo. “E’ così che la chiami adesso?”

 

“Beh, è quello che è adesso.”

 

James riuscì appena a sentirlo ridere prima di smaterializzarsi. Quando i suoi piedi toccarono di nuovo il suolo l’appartamento che divideva con C.j. si erigeva davanti a lui e Diego gli era appena comparso a fianco. Con un sorriso e un cenno del capo gli fece cenno di andare avanti ed entrambi entrarono in casa.

 

Diego aveva fatto solo due passi quando corrucciò la fronte e si voltò verso James in cerca di una spiegazione: in casa aleggiava uno strano odore di vaniglia. James ricambiò lo sguardo e non sapendo cosa aspettarsi entrò in cucina. Quello che vide lo colse del tutto impreparato.

 

C.j. era immersa tra pentole e mestoli, aveva la faccia sporca di farina e il forno alle sue spalle mandava un odore dolciastro che si era spanto in tutta la casa. Non sarebbe stato strano se fosse che C.j. non aveva mai cucinato in tutta la sua vita.

 

James fece qualche passo guardandosi intorno a bocca aperta. “Ma che succede?”

 

C.j. alzò la testa su di lui. “Oh, sei tornato.” Trotterellò fino a lui e gli allacciò le braccia dietro al collo stampandogli un bacio sulle labbra. La giacca di James si sporcò appena di farina. Quando si staccò da lui si accorse di Diego alle sue spalle e lo salutò con un sorriso dolce. “Ciao Diego.”

 

Diego la fissò stralunato. “C-ciao.”

 

Come se niente fosse C.j. ritornò dietro ai fornelli andando a finire quello che aveva cominciato. James e Diego si scambiarono un’occhiata perplessa.

 

“Ehm… Amore, si può sapere cosa stai… combinando?”

 

“Cucino.” Disse lei amorevolmente.

 

“Sì.” Rispose James guardando i cumuli di pentole. “Questo lo vedo. Quello che vorrei sapere è perché.”

 

Lei si limitò a scrollare le spalle con un sorriso sulle labbra. “Non lo so, stamani mi sono alzata e mi andava di cucinare. E’ rilassante, sai? Dovresti provare. Ho trovato un vecchio ricettario della nonna, sono tutti dolci ma sono veramente ottimi.”

 

Diego alzò un sopracciglio. “Vuoi dire che hai cucinato dolci tutto il giorno?”

 

C.j. si voltò verso di lui sempre sorridente. “Oh sì. Ce n’è uno anche per te, lì sul tavolo. So che la zuppa inglese è la tua preferita.”

 

James la fissò allucinato cominciando a preoccuparsi sul serio, fece qualche passo verso di lei e la prese per le spalle con delicatezza. “Amore, sei sicura che vada tutto bene? Non è che vuoi parlarmi di qualcosa?”

 

C.j. lo fissò con aria dolce. “Oh James.” Gli accarezzò una guancia. “Sei davvero carino a preoccuparti sempre per me, ma sto bene davvero. Avevo solo voglia di cucinare.”

 

“No è che… sei strana.”

 

Lei arricciò appena il naso. “Strana?”

 

James cercò di spiegarsi. “Sì, sei… stranamente rilassata. Troppo rilassata.”

 

C.j. annuì entusiasta. “Te l’avevo detto che cucinare fa miracoli.”

 

“No, quello che intendevo è…” Cominciò a gesticolare cercando di trovare le parole. “… tu non sei mai così rilassata. Così… zuccherosa. Sei così sorridente e carina che non sembri neanche tu!”

 

Lei aggrottò un po’ la fronte come se stesse riflettendo poi disse. “Lo sai, è esattamente la stessa cosa che mi hanno detto a lavoro.”

 

Diego si intromise parlando con la bocca piena di zuppa inglese. “Beh, cerca di rimanere così più a lungo possibile, sei molto più sopportabile. Questa torta è ottima comunque.”

 

C.j. sembrò incerta. “Non ci ho messo troppo cacao?”

 

Lui scosse la testa. “Oh no, così è perfetta.”

 

James li guardò esasperato e si mise in mezzo alzando le mani. “Potete, per favore, smetterla un minuto.” I due fratelli lo guardarono come se fosse uscito di senno. “Cate, cosa ti è successo? Se… se normalmente ti avessi detto che sei strana mi avresti attaccato come al tuo solito. Non hai bevuto la Felix Felicis vero?”

 

C.j. lo guardò con occhi vuoti e si voltò verso Diego. “Sembro davvero così strana?”

 

Diego piegò appena la testa da un lato a mo di scusa.

 

“Io non… io non mi sento per niente strana. Non ho bevuto niente, te lo giuro, solo il solito caffè a casa prima di andare a lavoro.” Disse lei con gli occhi puntati in quelli di James, poi sorrise e lo prese per mano. “Comunque ho una sorpresa anche per te, indovina che cosa ti ho cucinato?”

 

James la fissò stupito. “Cosa mi… cosa mi hai cucinato?!”

 

“Ma cosa pensavi, che non avessi cucinato niente per te?” Fece lei ridacchiando. “Vieni a vedere cosa c’è in forno.”

 

Lo tirò per una mano e James la seguì un po’ sbigottito, quando lei si fermò davanti al forno con un sorriso soddisfatto James si piegò appena sulle ginocchia per riuscire a vedere dentro alla finestrella infuocata. I suoi occhi si illuminarono e si voltò verso C.j. di scatto.

 

“Muffin?”

 

Lei annuì. “Con scaglie di cioccolato. Tua madre mi ha detto che ne vai pazzo.”

 

Lui scosse la testa con uno sguardo adorante. “Ricordami perché non ti ho ancora sposata.”

 

C.j. ridacchiò e gli stampò un bacio sulla guancia. “Perché non ti avevo mai cucinato i muffin prima d’ora.”

 

Diego mandò un verso disgustato richiamando l’attenzione dei due. “Ragazzi, sto mangiando!”

 

James si rabbuiò. “Ehi, sei tu che sei voluto venire a farti i fatti miei quindi non lamentarti.”

 

“Ma di tutte le donne che ti giravano attorno a scuola proprio con mia sorella dovevi andare a finire? A volte è veramente disgustoso vedervi insieme… e sai che non riuscirò mai più a togliermi quell’immagine dalla testa.”

 

C.j. alzò un sopracciglio mezza ridente. “Avresti dovuto bussare. E’ quello che fanno le persone normali, sai?”

 

Diego si infilò una cucchiaiata di zuppa inglese in bocca e la fissò perplesso. “Proprio tu parli d’essere normale? Dico ma ti sei vista ultimamente.”

 

James scattò su come una molla e le circondò la vita con le braccia. “Lasciala stare, nessuno la deve criticare finché mi fa trovare muffin al cioccolato quando torno da lavoro!”

 

C.j. rise e sospirò. “Cosa non si fa per i muffin…”

 

“Adesso toglimi una curiosità: cosa te ne fai di tutte queste torte?”

 

I tre si guardarono un po’ intorno, ogni angolo della cucina era stato riempito da teglie e torte di ogni tipo. C.j. cercò di riordinare le idee.

 

“Beh, quelle laggiù sono per tuo padre.” Disse rivolto a James. “Poi là ce n’è una per tua madre e accanto una per Alex, quella coi lamponi. A Micheal ho fatto una mousse al cioccolato e per Simon, Thea e Ben ho fatto dei biscotti… ho pensato che per un gufo erano più pratici. E poi ce ne sono alcune anche per i tuoi zii, Sarah e Matt, i nonni e…”

 

James alzò un sopracciglio. “Ho capito, il prossimo Natale facciamo cucinare te. Se tutti dipendessero da te ci scorderemmo la fame nel mondo.”

 

C.j. li guardò smarrita. “Oh, dite che ho esagerato?”

 

James e Diego si lanciarono un’occhiata divertita. “Naaah.”

 

             

                                                                                  *

 

Nella Sala Grande tutti gli occhi erano puntati su di loro. Non che ci fosse da sorprendersi, a Hogwarts le notizie volavano alla velocità della luce e quello era uno scoop da prima pagina. Le quattro tavolate erano impegnate a spettegolare e ridacchiare lanciando loro occhiate fugaci.

 

Simon teneva il capo basso con lo sguardo sul piatto rifiutandosi categoricamente di incrociare gli occhi di qualsiasi altro studente. Sapeva che le sue orecchie erano diventate rosse, le sentiva quasi ribollire dal calore che emanavano, e ogni volta che sentiva il suo cognome sussurrato da chissà chi si surriscaldavano ancora di più.

 

Alzò appena lo sguardo solo quando sentì qualcuno sedergli di fronte, si accorse ben presto che era sua sorella Thea che lo fissava apprensiva. Le rivolse uno sguardo indifferente.

 

“Sono solo pettegolezzi, non è vero?”

 

Simon riabbassò la testa umiliato. “Oh, per favore, lasciami in pace.”

 

“Simon…” sospirò lei chiudendo gli occhi. “Ti ho sempre ritenuto il più intelligente tra noi ma a volte sei veramente un idiota.”

 

“Sì, grazie, me ne sono accorto.” Ribattè acido. “Se non ti dispiace adesso vorrei mangiare in pace tornando a concentrarmi a ignorare tutto questo brusio che riguarda me.”

 

All’improvviso una gomitata gli arrivò dalla sua sinistra, alzò sorpreso la testa verso Ed che gli indicò l’entrata della Sala. Tutti gli altri studenti si zittirono quasi automaticamente. La professoressa McGrannitt era appena entrata con uno sguardo severo e serio, camminò a passo svelto tra le tavolate.

 

Simon si sentì male quando la vide dirigersi verso il tavolo dei Corvonero e fermarsi all’altezza di Sophia. La vide annuire a testa bassa prima che la professoressa ripartisse in quarta dirigendosi verso di lui. Si fermò dall’altra parte del tavolo dietro a sua sorella.

 

“Signor Weasley la voglio nel mio ufficio tra cinque minuti in compagnia di Sophia Willand. Credo che entrambi sappiate di cosa si tratti, pare saperlo tutta la scuola.”

 

Simon mandò un velocissimo sguardo a Sophia che si voltò di scatto evitando i suoi occhi. Annuì afflitto. “Sì, professoressa.”

 

La McGrannitt tirò su col naso e fece dietrofront dirigendosi verso l’uscita della Sala Grande. Simon sospirò e si alzò con fatica dal suo posto, quasi come se tutti quegli sguardi pesassero sul suo corpo. Nello stesso istante vide Sophia alzarsi e dirigersi a passo svelto fuori dalla stanza.

 

Aumentò il passo e l’affiancò appena fuori dalla Sala Grande. “Mi dispiace.” Esordì guardando dritto davanti a sé.

 

Neanche lei osò voltarsi. “Non sei tu che hai urlato a tutti quello che è successo nel mezzo del treno. Per una volta la stupida sono io.”

 

Non si scambiarono un’altra parola fino a che non arrivarono nell’ufficio della Preside. La McGrannitt li aspettava seduta dietro la scrivania, fece loro cenno di sedersi. Simon e Sophia si scambiarono uno sguardo un po’ a disagio e si sedettero guardando altrove.

 

La professoressa sospirò, sembrava che avere quella conversazione costasse più a lei che a loro. “Appena qualche minuto fa mi sono giunte delle voci su voi due. In un primo momento sono rimasta perplessa perché non potevo credere che due studenti brillanti e pieni di buon senso come voi due potessero agire tanto sconsideratamente.”

 

Simon si grattò la nuca nervosamente mentre Sophia abbassava gli occhi.

 

“Il punto è che dopo queste… voci… mi è arrivato tra le mani anche questo.” La professoressa mostrò loro un foglio di carta. Sophia impallidì. Il foglio ritraeva due persone stilizzate, una dai capelli scuri e l’altra rossi, in posizioni decisamente equivoche. Sotto una scritta citava ‘Weasley se la fa con Willand.’

 

Simon lo fissò a bocca aperta. “Ma chi diavolo…”

 

La McGrannitt lo interruppe. “Prima di cercare l’autore di questo… capolavoro… vorrei sapere da voi se queste voci sono vere. Mi auguro il contrario per voi.”

 

Simon e Sophia si scambiarono uno sguardo colpevoli, ma prima che la ragazza potesse parlare Simon annuì. “E’ colpa mia, professoressa, lei non c’entra.”

 

Sophia si voltò a guardarlo allucinata. La professoressa inarcò un sopracciglio e si rivolse alla ragazza. “Miss Willand, il signor Weasley l’ha per caso costretta a fare qualcosa contro la sua volontà?”

 

Lei si morse un labbro e scosse la testa. “No.”

 

“In tal caso credo, signor Weasley, di dovervi ritenere entrambi responsabili.”

 

Simon ispirò profondamente. Era stato uno stronzo, glielo doveva. “Con tutto il rispetto, la signorina Willand non ha fatto niente perché è rimasta troppo shockata per reagire. L’ho colta di sorpresa e non ha avuto il tempo di opporsi. Punisca solo me.”

 

La professoressa McGrannitt si rivolse di nuovo a Sophia. “E’ andata così, Miss Willand?”

 

Sophia aprì la bocca per parlare esitando un attimo, si voltò verso Simon che le mandò uno sguardo eloquente e annuì con un groppo alla gola. La professoressa parve poco convinta ma ritirò il foglio dalla scrivania senza una parola.

 

“Molto bene. Signor Weasley, si ritenga fortunato che non le confischi quella spilla, dovrebbe essere un esempio per la scuola. Per il prossimo mese aiuterà il professor Hagrid ad allevare gli Schiopodi per le lezioni di Cura delle Creature Magiche. Potete andare.”

 

Entrambi annuirono timidamente e lasciarono la stanza. Una volta fuori Sophia si schiarì la gola e accennò col capo verso l’ufficio.

 

“Grazie per… insomma…”

 

Simon sorrise appena. “Era il minimo che potevo fare dopo… dopo averti portato via… insomma, la prima volta.”

 

Lei arrossì e abbassò lo sguardo. “Già, immagino tu sia abituato a meglio. Adesso devo andare.” Gli diede le spalle cominciando a camminare nella direzione opposta.

 

Simon si affrettò a parlare. “No, era…” Lei si voltò con la fronte aggrottata, in attesa. “Era la prima volta anche per me.”

 

“Oh.” Disse lei estremamente sorpresa, poi sorrise appena “Te la sei cavata bene per essere la prima volta.” Simon arrossì in zona orecchie e Sophia alzò le sopracciglia. “Ma non sperare che per questo ti odi di meno.”

 

Senza aggiungere un’altra parola se ne andò per il corridoio lasciando Simon da solo davanti all’ufficio della preside. Simon continuò a guardarla mentre si allontanava sempre di più, scosse la testa con un sospiro e poi sorrise nonostante tutto. “Non avevo dubbi.”

 

 

**

 

Lo so che questo chap è quasi interamente dedicato a Simon e Sophia, me ne sono resa conto, ma non posso mettere altre cose adesso altrimenti viene fuori un macello. Portate pazienza!

 

Mi scuso anche perché questa volta non potrò fare i ringraziamenti, sono di fretta e furia contando anche che ci ho messo un secolo a scrivere sto chap e ne ho finito metà oggi… sono sfinita!

 

Ale146, Miky, PazzaWendy, flyingstar16 (no XD), robby, Mey (li leggo in inglese io, l’ho già letto un sacco di tempo fa, Jasper è il mio preferito), Edvige86, Saty, Angelika88, Drunk16, Selphie, GiulyWeasley (bentornata), Sofy Weasley, parisienne (grazie, ne sono onorata!), Ginny89Potter, animablu, Ginny Lily Potter, Joannadellepraterie, Gioconda (non so come mai ma non mi fa rispondere alla mail, riproverò), Alessandra, Nico, Nana92, Cecia Granger, Fiamma90, Sharon Jane Weasley, vioncina, Danny e Kitty94 grazie di cuore!!!

 

Vi lascio poche fotine stavolta

Sophia Kristin Herrera

Alex Lindsay Lohan

Ben Freddie Popplewell

Jonathan Josh Duhamel

 

Baci, zia Funkia ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Problems? ***


Era una giornata fredda per essere Maggio inoltrato, il sole era debole e pallido e il vento tirava forte

                            GROWN YOUNG

                                 8. Problems?

When I'm with you, I feel naked and sacred
And this world can be so cold
I wanna hold you naked and sacred
Till I grow old                                      Chynna Philips- Naked and Sacred

 

Dean sbuffò dando una botta al televisore, non riusciva a capire come mai ma quell’arnese si rifiutasse di funzionare. Col telecomando in mano schiacciò tutti i tasti provando a dargli di nuovo vita ma lo schermo rimase silenziosamente nero. Ashley entrò nella stanza con il cesto dei panni sporchi in mano.

 

“Oh, non funziona caro è inutile. Geena dovrebbe venire qui a momenti per sistemarlo.”

 

Dean balzò dritto con gli occhi sbarrati “Geena?! Co-che… che c’entra Geena?”

 

Ashley raccolse dei calzini da sotto il divano disgustata e annuì. “Sì, Sarah mi ha detto che il padre di Geena è un elettricista e lei se ne intende abbastanza. Le ho chiesto se poteva passare a dargli un’occhiata.”

 

“E tra quanto sarà qui?” Chiese preoccupato progettando già una via di fuga.

 

Il campanello suonò. Ashley sorrise. “Adesso. Vai ad aprire per favore, sono occupata.”

 

Dean la fissò smarrito ma lei si era già dileguata su per le scale col cesto della biancheria. Sbuffò e andò ad aprire timoroso. Quando si trovò Geena davanti gli mancò il respiro, era vestita con una salopette di Jeans sporca di olio con una leggera maglia a maniche corte, i capelli le ricadevano scomposti sulle spalle e i seni. Dean non si capacitò di come potesse essere così sexy con quei semplici abiti.

 

“Ciao.” Disse lei asciugandosi la fronte con la mano. “Scusami, sono un disastro ma ho aiutato papà a lavoro. Dov’è il problema?”

 

Lui indicò il televisore senza dire nulla e Geena gli sorrise appena dirigendosi verso l’apparecchio. Guardandola mentre cominciava a sistemarsi per lavorare sul televisore le sussurrò. “Sarai anche un disastro ma sei un disastro decisamente molto sexy.”

 

Geena rise. “Non te ne perdi una per fare il cascamorto, non è vero?”

 

Come se il complimento di Dean non l’avesse toccata minimamente cominciò a lavorare smontando il retro del televisore e dando un’occhiata a tutti quei cavi. Ne sistemò un paio e provò ad accendere la televisione che mandò dei suoni lontani senza alcuna immagine. Geena meditò un attimo e si alzò in piedi fissando il lato del televisore.

 

“Penso di aver capito che cos’ha che non va, è una vecchia marca che non distribuisce più, ce ne sono pochi in giro. Hanno un difetto nella struttura, alcuni cavi sono collegati male nella fiancata del televisore e possono fare contatto. Mentre cerco di sistemarli puoi dirmi se appaiono le immagini?”

 

Dean annuì. “Certo.”

 

Geena gli sorrise riconoscente e si piegò sul televisore cercando di vedere meglio i cavi, dando una perfetta panoramica del suo sedere a Dean che rimase rapito a fissarla.

 

“Si vede niente adesso?”

 

Dean piegò la testa da un lato. “Oh sì, qualcosa si vede eccome.”

 

“Sì? E com’è?” Chiese lei con la testa dentro al televisore.

 

“Perfetto.”

 

Geena si tirò su e si sporse per guardare lo schermo con ancora le mani tra i cavi. “Oh, benissimo. Era come pensavo, niente di che. Succede che le cose non funzionino se non si ha un giusto contatto.”

 

Sobbalzò impercettibilmente quando sentì le mani di Dean scivolare lentamente sui suoi fianchi. “Già… basta ritrovare un contatto, giusto?”

 

“A volte.” Disse lei cercando di rimanere impassibile. “Altre si può solo buttare il televisore.”

 

Dean le soffiò sul collo prima di baciarla morbidamente. “Chi mai butterebbe un televisore? Ci si affeziona troppo per potersene liberare così.”

 

Geena si schiarì la voce. “Al nuovo televisore non piacerebbe quello che stai facendo.”

 

Lui la lasciò andare corrucciando la fronte e quando lei si voltò per fronteggiarlo non seppe evitarsi di guardarla quasi con rimprovero. “Quel Jason, non è vero? Uno con una faccia del genere può solo essere un coglione! Ma dove diavolo l’hai trovato, nelle patatine?”

 

Geena lo fissò duramente. “Jason è una persona meravigliosa e affidabile… cosa che non si può dire di te.”

 

Dean ribollì di rabbia, lui era il meglio del meglio e nessuno poteva rubargli una donna. Con impeto le prese il viso tra le mani e posò le labbra sulle sue quasi divorandola, Geena fu costretta a fare qualche passo indietro per ritrovare l’equilibrio. La lasciò andare solo dopo diversi minuti.

 

“Però Jason non ti bacia in questo modo.” La provocò lui. “E scommetto che non sa nemmeno farti urlare come faccio io, mi sbaglio?”

 

“Non esiste solo il sesso, Dean.”

 

Lui fece un sorriso beffardo abbassandosi su di lei e inarcò le sopracciglia. “Vienimi a dire che non ti è piaciuto.”

 

Geena gli sorrise e gli prese il colletto della maglia con le dita. “Sì, mi è piaciuto molto. Non sarebbe bello farlo di nuovo, farmi urlare come facevi una volta?”

 

“Oh, sì.”

 

Lei cominciò a baciargli il collo suadente. “Sarebbe bello che tu tornassi a toccarmi con le tue mani grandi, cominciare con un ritmo lento fino a raggiungere un climax mentre ti affondo le unghie nella schiena…”

 

Dean sospirò. “Non tentarmi.”

 

“… e quando mi esplori con la tua lingua facendomi mugolare di piacere, quando ti soffio nell’orecchio prima di morderti il lobo, non ti piacerebbe?”

 

“Sì, impazzirei per quello.” Rispose lui ormai perso.

 

Geena si tirò indietro portandosi a uno spazio minimo dalla sua bocca, le labbra socchiuse. Dean si chinò appena verso di lei, istintivamente ma quello che lei gli disse dopo lo lasciò del tutto spiazzato. “Peccato che io non sia più tua.”

 

Con non chalance Geena raccolse la sua roba e senza voltarsi indietro lasciò la casa lasciando Dean al centro della stanza esterrefatto.

 

Dopo diversi minuti Ashley scese di nuovo. “Oh, Geena se n’è già andata? Volevo farle vedere anche la lavatrice, comincia a fare i capricci anche quella. Tutto ok?”

 

Dean, che era rimasto immobile fino a quel momento, si voltò verso di lei con occhi vacui. Senza proferire una parola si diresse verso le scale e le passò accanto con aria afflitta. “Vado a farmi una doccia.”

 

“Oh, va bene. Usa poca acqua calda, c’è ancora quel problema alle tubature.”

 

Dean si voltò verso di lei scotendo la testa. “Non mi servirà l’acqua calda.”

 

 

                                                                           *

Ed corse dietro a Simon come al suo solito, non appena era suonata la campanella il ragazzo si era alzato e senza perdere tempo si era diretto a grandi passi verso l’Aula successiva. Come faceva ad andare tanto veloce Ed non sarebbe mai riuscito a capirlo. Lo affiancò respirando a fatica portandosi dietro un paio di libri dalla copertina sciupata che sembravano cartaccia a confronto agli splendidi manuali tra le mani di Simon.

 

“Non so se è il caso di dire che è bello vedere quanto non sia cambiato nulla.”

 

Simon abbozzò un sorriso senza fermarsi. “Mi pareva di averti detto che questa sfida non finirà mai, o sbaglio? Perché ti sorprendi tanto?”

 

Ed alzò un sopracciglio riflettendoci su. “Beh, pensavo che dopo aver fatto sesso con lei ed esserti preso tutta la colpa passando un mese in compagnia degli Schiopodi Sparacoda, che diciamocelo non sono proprio animaletti domestici, ti saresti addolcito.”

 

Simon rallentò il passo, ricordarsi di quello che aveva fatto non appena un mese prima gli faceva contorcere lo stomaco in modo spiacevole. La verità era che il senso di colpa lo stava divorando e allevare gli Schiopodi non aveva affatto aiutato.

 

Ed lo riscosse dai suoi pensieri entrando in aula prima di lui. “Certo che sei stato proprio fortunato, la McGrannitt deve amarti. Se fossi stato io mi avrebbe espulso seduta stante.”

 

Ma Simon non lo ascoltava già più, si dirigeva come sempre verso i primi banchi, soprappensiero. Sophia gli lanciò il suo solito sguardo pieno d’astio mentre si sedeva in prima fila poco lontano da lei, ma non ci dette peso e aprì un libro a caso leggendo casualmente quello che gli capitava sott’occhio.

 

Il professor Vitious entrò dopo qualche minuto arrancando a fatica verso la cattedra. Sospirò guardando i suoi due alunni più promettenti come sempre seduti in prima fila e inforcò gli occhiali sistemandosi, cominciando la lezione. Simon si voltò verso Ed, che gli sorrise, e lanciò un’occhiata fugace a Sophia umettandosi un labbro.

 

“Chi sa dirmi in cosa consiste una maledizione gemino? Signor Weasley?”

 

Simon si riscosse tornando a guardare Vitious. Si umettò un labbro mandando di nuovo un’occhiata a Sophia che lo stava fissando in attesa con le sopracciglia scure inarcate a mo di sfida. Tutta la classe rimase in silenzio aspettando la sua risposta. Simon chiuse gli occhi riportandoli sul professore.

 

“Non lo so, professore.”

 

Tutta la classe gelò sul posto, a Vitious caddero gli occhiali per la sorpresa. “Non lo sai?!”

 

“No, professore.” Disse ingenuamente lui, Ed alle sue spalle lo fissava con la mascella che rasentava terra.

 

“Oh. Oh, beh in tal caso… ehm… Miss Willand?”

 

Sophia stava ancora guardando basita e sconcertata Simon, che faceva di tutto per evitare il suo sguardo, e boccheggiò un attimo. “E’… si usa… si usa per riprodurre una copia perfetta dell’oggetto che si vuole duplicare.”

 

“E’ esatto. Dieci punti a Corvonero…”

 

Il professor Vitious continuò la sua lezione ma nessuno nell’aula lo ascoltava più. Tutti erano presi a commentare l’accaduto mentre Simon continuava a stare a testa bassa sul suo libro come se fosse solo nella stanza.

 

Non appena la campanella suonò si precipitò fuori dall’Aula intimando Ed a sbrigarsi. Aveva fatto solo pochi passi lungo il corridoio e pensò quasi di averla scampata quando la voce familiare di Sophia lo chiamò indietro.

 

“Weasley!”

 

Simon imprecò e si voltò verso di lei sofferente, il suo cipiglio scuro non prometteva niente di buono. Ed si grattò la nuca cominciando ad indietreggiare. “Io vado, non vorrei fare tardi a lezione…”

 

Simon lo guardò male. “Hai un’ora di buco adesso, codardo.”

 

Ed ridacchiò nervosamente e se la filò prima che Sophia arrivasse davanti a Simon. Lei si fermò a un passo da lui e incrociò le braccia al petto guardandolo severamente. “Che cos’era quello?”

 

“Quello cosa?” Fece il finto tonto lui.

 

Sophia alzò un sopracciglio e cambiò tattica. “Va bene, non sapevi quell’incantesimo.” Simon annuì. “E’ proprio per questo che te l’ho sentito recitare alla perfezione in biblioteca meno di due giorni fa con Edward, e, prima che tu lo chieda, non ti stavo spiando cercavo solo un libro e sono passata di lì per caso.”

 

Lui barcollò e aprì un paio di volte la bocca senza sapere cosa dire. “Io… mi sarà passato di mente… succede, con tutti gli incantesimi che so.”

 

“Vorresti farmi credere…” Si bloccò all’improvviso fissandolo allarmata. “Cos’hai fatto alle mani?”

 

Simon le guardò per un secondo prima di nasconderle dietro la schiena. Erano piene di bruciature e tagli. “Niente… gli Schiopodi sono un po’ agitati ultimamente.”

 

Lo sguardo di Sophia si addolcì notevolmente e si guardò un attimo intorno. Il corridoio era quasi deserto, solo un paio di studenti che si affrettavano ad arrivare alle lezioni. Si schiarì la gola usando un tono di voce più calmo. “Avanti, fammi vedere.”

 

In un primo momento Simon pensò di non aver capito poi esitando tese le mani verso di lei. Quando Sophia le prese tra le sue fece un sussultò, le sue mani erano piccole e calde. La sentì mormorare un paio di incantesimi e le mani tornarono come nuove.

 

“Non capisco come ti sia saltato in mente di lasciarmi vincere dei punti così dal nulla, lo capisco che ti possa sentire in colpa per quello che è successo ma gli Schiopodi sono già una punizione e non…”

 

Si bloccò di colpo quando la mano di Simon si posò sulla sua guancia. Ebbe solo il tempo di guardarlo negli occhi un secondo di più prima che Simon si chinasse a baciarla. Si rese conto di aver allacciato le braccia dietro al suo collo solo quando sentì la mano di Simon spostarsi dalla sua guancia a dietro la nuca attirandola di più verso il suo viso.

 

Si separarono solo dopo diversi minuti, Simon la fissò talmente intensamente da farla sentire persa. “Non eravamo tornati ad odiarci come prima?” Sussurrò lei.

 

Lui aprì la bocca senza sapere bene cosa dire. “Io… sono un po’ confuso.”

 

“Tu mi inchiodi al muro durante una ronda baciandomi così dal nulla, mi spogli e mi prendi contro al muro, mi lasci guadagnare punti in classe dopo sette anni di competizione, ti becchi una punizione al posto mio e adesso mi baci di nuovo, e tu saresti quello confuso? Cosa dovrei dire io?!”

 

Simon si passò una mano tra i capelli frustrato. “Pensavo che non l’avrei mai detto ma mi piacerebbe proprio essere James in questo momento…”

 

Sophia lo guardò esasperata. “E adesso chi è questo James?”

 

“Mio fratello.”

 

“Credevo che tuo fratello si chiamasse Ben.” Disse lei alzando le sopracciglia.

 

Simon annuì. “Oh sì, quello è un altro fratello. Siamo in sei in famiglia, io sono il quarto.” Sophia lo fissò stralunata. “James è il maggiore, ed è anche quello che ci sa fare di più con le ragazze. Parliamoci chiaro, in sette anni di scuola io mi sono interessato unicamente allo studio e adesso non so proprio…”

 

Sophia si alzò in punta di piedi e lo baciò di nuovo. “Nemmeno io.”

 

“Oh.” Disse lui sorpreso. “Oh, bene.”

 

Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, poi gli occhi di Sophia brillarono vispi e lo fulminò con lo sguardo facendogli fare un passo indietro. “Ti odio lo stesso, però!”

 

Simon rimase a bocca aperta a guardarla mentre marciava per il corridoio a passo svelto lasciandolo lì da solo. Serrò i pugni rosso di rabbia e le urlò dietro. “Sì, anch’io!”

 

Lei si voltò senza smettere di camminare. “Bene!”

 

“Bene!”

 

 

                                                                            *

 

 

Era una giornata fredda per essere Maggio inoltrato, il sole era debole e pallido e il vento tirava forte. Kim ascoltò il suo ululato passare per lo stadio mentre si cambiava nello spogliatoio, sospirò afflitta ricordandosi che quello non era altro che un giorno da aggiungere agli altri di una noia piatta e disarmante. Da un mese a questa parte tutto quello che aveva fatto era stato allenarsi, allenarsi e ancora allenarsi.

 

Inaspettatamente la porta si spalancò con un colpo secco e Dean fece il suo ingresso più furioso che mai marciando verso di lei che lo fissava sconvolta e sorpresa. Le puntò un dito contro rosso di rabbia con gli occhi di fuoco.

 

“Ascoltami bene, ti ho dato tempo, ti ho dato tutto il tempo di cui avevi bisogno per reagire e sbollire e renderti conto di cosa stavi facendo ma tu sei rimasta lì e non hai mosso un dito! E’ passato un mese e lo stai distruggendo, tu non ti rendi neanche minimamente conto di cosa gli stai facendo! Tu non sai cos’ha dovuto passare nella sua vita e non puoi trattarlo così!”

 

Kim lo fissò atterrita mentre lo guardava respirare affannosamente. Si era praticamente pietrificata sul posto e non seppe come reagire. Aprì la bocca ma per qualche secondo non vi uscì alcun suono.

 

“Di che… di che diavolo stai parlando?”

 

Dean sospirò esasperato. “Seth non se lo merita, ha bisogno di te e non puoi lasciarlo solo per colpa mia. Tu devi tornare da lui.”

 

Kim distolse lo sguardo appena sentì pronunciare il nome di Seth e prese ad armeggiare con la sua borsa. “Non è per colpa tua, Dean, se non vuole stare con me.”

 

“Voi donne siete proprio delle ipocrite!” Sbottò lui sbraitando. “Prima volete essere speciali, volete che vi distinguiamo da tutte le altre, volete essere l’unica, poi quando succede non vi va più bene neanche questo! Cosa dovremmo fare noi uomini?”

 

“Qui non si tratta di essere speciali, Seth non mi desidera come donna e io…”

 

Dean la interruppe con una risata. “Oh andiamo, questa è la cazzata più grossa che sento da anni! Seth che non ti desidera, certo… un Malfoy che non desidera una donna deve ancora nascere su questo pianeta, sai?”

 

Lei fece una smorfia e chiuse il borsone con un gesto secco, camminando arrivò davanti a Dean e incrociò le braccia al petto fissandolo a mo’ di sfida. “Sentiamo, cosa dovrei fare secondo te?”

 

“Va da lui, digli qualcosa. Qualsiasi cosa! Voi dovete… dovete tornare come prima.”

 

“E a te cosa importa?”

 

Dean sbuffò e si passò una mano sulla faccia senza rispondere. Dare una risposta a quella domanda gli costava molto, dire la verità a voce alta lo faceva sentire ancora più verme di quanto non fosse. Si morse un labbro indeciso se dirle o meno la verità e andò a sedersi sulla panca vicino al borsone.

 

“Perché è colpa mia se sta così adesso. E’ sempre stata colpa mia.” Cercò lo sguardo di Kim. “Non so se lo sai ma Seth ha dovuto uccidere sua madre.”

 

Lei trattenne il fiato. “Cosa?”

 

Dean annuì e continuò a raccontare. “Avevamo solo sedici anni e ha dovuto farla fuori con la maledizione che uccide. Da allora ha sempre vissuto con me, papà e Ashley. Siamo sempre stati una famiglia e dopo quel giorno siamo tutti cambiati, ti sorprenderebbe se ti dicessi che prima di allora ero io quello responsabile.” Disse con mezzo sorriso.

 

Kim continuò a fissarlo senza dire nulla.

 

“Ma quel giorno io ho acquisito un papà e mi sono sentito per la prima volta libero di fare quello che volevo. Sono diventato una testa calda. Seth, al contrario, ha perso una madre e ha dovuto mettere la testa a posto. Si è sempre occupato di me ogni singolo istante e io non mi ero mai accorto… Seth… non mi ero mai accorto di quanto si sentisse escluso dalla famiglia.” Sospirò. “Insomma, Draco e Ashley sono entrambi legati a me tramite sangue ma Seth…”

 

Kim si asciugò una lacrima furtiva e tirò su col naso. “Io non ne avevo idea.”

 

Dean le rivolse un sorriso amaro. “Non ti ho raccontato tutto questo perché tu avessi pena per lui o perché lo scusassi di tutti i suoi comportamenti. Te l’ho detto perché volevo sapessi quanto ha bisogno che tu gli stia vicino e quanto non si meriti di soffrire ancora.”

 

Lei annuì asciugandosi le guance umide e si sedette sulla panca al suo fianco. Chiuse gli occhi inspirando profondamente. “Ah, mi sento così stupida. Se solo Seth mi avesse detto tutto…”

 

“Non è facile parlarne per lui. E poi diciamocelo, Seth non è per niente il tipo a cui piace essere compatito.”

 

Kim rise tra le lacrime. “No, proprio no.”

 

Dean ridacchiò con lei. “E’ un uomo duro.”

 

“Già.” Disse lei piegando la testa da un lato. “Con la testa ancora più dura.”

 

Lui rise di nuovo e le prese gentilmente una mano. “Mi prometti che gli parlerai?”

 

Lei annuì. “Farò il possibile.”

 

Dean si alzò con un sorriso e si diresse verso la porta a passi lenti. Si voltò solo quando la mano aveva già afferrato la maniglia e con un cenno del capo nella sua direzione la salutò e sussurrò veloce.

 

“Grazie.”

 

                                                                      *

 

 

Sarah ridacchiò portandosi una mano davanti alla bocca cercando di non fare troppo rumore. Micheal le stava baciando la pancia in punti sensibili, sapendo benissimo di provocarle il solletico, l’aveva scoperto anni prima e da allora si era sempre divertito a stuzzicarla. Gli passò una mano tra i capelli fulvi sospirando tra risolini divertiti.

 

“Basta Mike, ti prego smettila.”

 

Micheal si tirò su sui gomiti arrivando all’altezza del suo viso, la fissò con uno sguardo da cucciolo. “Per favore, per una volta che non c’è nessuno in casa tua fammi divertire.”

 

Lei gli pizzicò il naso sfociando in un sorriso, con le mani sottili prese il lembo del lenzuolo aggiustandolo attorno a loro. “Mi pareva che ti fossi divertito abbastanza durante quest’ultima ora. In caso contrario mi riterrei profondamente offesa.”

 

Lui si piegò fino al suo orecchio, sussurrando. “Lo sai che non è lo stesso senza un po’ di solletico alla fine. Fa parte del tutto, non si può saltare.”

 

Senza chiederle il permesso tornò di nuovo ad accarezzarle l’addome con le labbra e lei prontamente si portò una mano alla bocca per non scoppiare a ridere. Improvvisamente un rumore provenne dal piano di sotto, Micheal e Sarah balzarono su spaventati.

 

“Hai sentito anche tu?” Chiese Sarah allarmata.

 

“Sono a casa!” La voce di Ginny gelò il sangue nelle vene ad entrambi.

 

Micheal spalancò gli occhi. “Oh cacchio!”

 

Sarah lo fissò stare sopra di lei ancora nudo, in uno scatto improvviso lo spinse giù dal letto buttandogli addosso i vestiti, velocissima scivolò giù dal letto e si infilò l’accappatoio appeso dietro la porta. Micheal intanto si era infilato i pantaloni e stava cercando senza troppo successo di infilare la maglia, Sarah gli venne incontro aiutandolo in fretta.

 

“Prima o poi mi spaccherò l’osso del collo a scendere giù dalla finestra.” Disse lui sconsolato mentre si affrettava ad uscire.

 

Sarah gli stampò un veloce bacio sulla guancia. “Lo so, mi dispiace. Ti amo.” Gli fece cenno di sbrigarsi. La porta si aprì un secondo dopo che Micheal si era lanciato giù e Sarah fissò sua madre stupita.

 

“Oh, sei a casa.”

 

Ginny arricciò il naso. “L’ho gridato dal piano di sotto giusto qualche secondo fa.”

 

“Non ti ho sentita.” Disse lei indifferente gettando i panni nel cesto della biancheria. “Stavo per fare una doccia.”

 

Ginny annuì. “D’accordo. Matt dovrebbe rientrare a minuti, pensavo di trovarlo già a casa a dire il vero. E’ sempre in ritardo. Non hai ancora rifatto il letto da questa mattina?”

 

“Come?” Chiese Sarah presa alla sprovvista, Ginny le indicò il letto disfatto e lei si morse un labbro. “Oh, no ho… fatto un sonnellino.”

 

Ginny le rivolse un’occhiata scettica ma decise saggiamente di non dire nulla sebbene fosse molto disturbata. Dal piano di sotto si sentì la porta chiudersi e poco dopo la voce di Matt le chiamò. “C’è nessuno?”

 

“Di sopra.”

 

Matt salì velocemente e entrò in camera. “Oh, siete qua. Guardate chi ho incontrato qua fuori.”

 

Sarah si sentì soffocare quando incrociò lo sguardo mortificato di Micheal che stava un passo dietro al fratello. Ginny spostò velocemente lo sguardo da Micheal a Sarah fissando il suo accappatoio e si portò una mano alla tempia massaggiandola energicamente.

 

“Che ci fai qui?” Chiese innocentemente Sarah.

 

Micheal esitò un attimo e batté una mano sulla spalla di Matt. “Sono venuto a invitare tuo fratello a una partita di Quidditch.”

 

“Mickey oggi non è proprio il caso, sono appena tornato da lavoro e mi ha chiamato May. E’ furiosa perché non ci vediamo da più di una settimana. Mi dispiace.”

 

“Oh.” Disse lui fintamente deluso. “Sarà per un’altra volta allora.”

 

Ginny sospirò come se le costasse una fatica enorme. “Vuoi fermarti a cena, Micheal?”

 

“No!” Gridò Sarah, i tre si voltarono verso di lei esterrefatti. “C-cioè voglio dire, deve giocare a Quidditch e finirà tardi. Io devo cenare presto… devo uscire con Mike…”

 

Matt scosse la testa. “Certo che sei proprio egoista, il mondo non gira attorno a te, sai?”

 

Sarah fece per ribattere ma Micheal la precedette con un sorriso. “Non fa nulla, non avrei potuto comunque. Sono di turno stanotte, cenerò in ospedale alla mensa.”

 

“Dimenticavo del nostro dottore.” Lo prese in giro Matt. “Ci pensi mamma, quando sarà un dottore a tutti gli effetti potrà darti ordini.”

 

Ginny lo fissò con un sopracciglio inarcato e un sorriso trattenuto. “Ci deve solo provare.”

 

Micheal e Matt risero sonoramente.

 

Matt guardò l’orologio. “Devo proprio scappare adesso.”

 

Micheal annuì. “Vengo anche io. Ciao zia… Sarah.”

 

Le due donne salutarono mentre i due ragazzi scendevano le scale. Ginny rimase a fissarli finchè non li sentì uscire di casa e tornò a guardare Sarah che si stava mordendo un labbro. Spostò lo sguardo da lei al letto e se ne andò sospirando.

 

“Dì a Mike di rifare il letto la prossima volta.”

 

Sarah la fissò a bocca aperta. “No, io non…”

 

Ginny si voltò di nuovo e stancamente. “Per favore, Sarah, ho avuto diciannove anni anche io. Cerca di stare più attenta la prossima volta, tuo padre non sarà clemente quanto me.”

 

“Non glielo dirai, vero?”

 

Ginny le sorrise. “Non mi sembra il caso di farlo innervosire ulteriormente, te lo immagini che scenata farebbe se sapesse che la sua bambina è stata violata? Non ti sto dicendo di comportarti come una suora, ma almeno cerca di essere più discreta.”

 

Sarah arrossì ed annuì. “Grazie.”

 

“Un’ultima cosa.” Sarah la guardò aspettando. “Metti una scala fuori dalla finestra o Mike si romperà l’osso del collo prima o poi.”

 

Sarah rise ricordando le parole di Micheal. “Sì, sarà meglio.”

 

 

 

                                                                          *

 

 

Bonar sospirò afflitto guardando le ultime notizie del laboratorio di analisi. Cominciò a camminare lungo il corridoio senza staccare il naso dalle carte, stava guardando tutti i risultati quando andò a sbattere contro ad una schiena. Alzando la testa incrociò gli occhi brillantemente verdi del Colonnello Potter.

 

“Oh, mi scusi Signore, non l’avevo vista.”

 

Harry sorrise. “Non c’è problema, Bonar. Stavi andando dal Generale?”

 

Il ragazzo annuì mostrandogli i fogli. “Sono arrivate le analisi.”

 

“Capisco.” Annuì lui tutto interessato. “Ti accompagno, voglio seguire tutti gli aggiornamenti di questa storia assurda.”

 

I due uomini si incamminarono insieme verso l’ufficio del Generale. Harry sorrise guardando il giovane al suo fianco studiare interessato ogni esame cercando di capirci qualcosa. Aprì la porta dell’ufficio senza smettere di guardare Bonar ma fu richiamato da un risolino acuto e sia lui che il ragazzo portarono lo sguardo all’interno della stanza.

 

Ron sedeva dietro la scrivania con Hermione sulle gambe che gli sbaciucchiava il collo ridacchiando, e cercava di trattenere un sorriso nonostante ci riuscisse con molta difficoltà.

 

Harry si voltò per un secondo verso Bonar che ricambiò lo sguardo esterrefatto e si schiarì la gola. “Generale…”

 

Ron sobbalzò sulla sedia e Hermione fece uno scatto rimettendosi in piedi e si rassettò velocemente. Le orecchie di Ron erano diventate di un rosso acceso ma cercò di rimanere impassibile mentre passava gli occhi su i due uomini.

 

“C’è… qualche problema?”

 

Bonar cercò di fare finta di nulla, nonostante fosse più imbarazzato di loro. Abbassò la testa facendo di tutto per non guardarli in volto. “Sono arrivate le ultime analisi, Signore.”

 

Hermione guardò Ron del tutto interessata. “Le analisi su di noi? Per l’antidoto?”

 

Ron annuì appena e si rivolse a Bonar. “Qualcosa di interessante?” Chiese speranzoso.

 

Bonar scosse la testa mortificato. “Tutto negativo, Signor Generale. Sono davvero molto spiacente.”

 

Ron e Hermione sospirarono gravemente scambiandosi uno sguardo, Harry cercò di tirarli su con mezzo sorriso. “Beh, non è che stiate proprio… soffrendo… dentro a quei corpi, no?”

 

Entrambi arrossirono e Hermione si portò alle spalle di Ron massaggiandolo lentamente. “Sì, beh… non è che siamo proprio disperati… io mi sto quasi abituando a dire il vero e questo è grandioso ma…”

 

“I ragazzi ci odiano.” Concluse Ron per lei.

 

“Oh andiamo.” Disse Harry. “I ragazzi non vi odiano, sono solo un po’… beh, shockati. Insomma, adesso sono loro a farvi da genitori ed è normale che questo li disturbi.”

 

Ron scosse la testa. “Harry, ma ti pare possibile che non possa neanche stare fuori fino a tardi senza beccarmi una ramanzina da mia figlia? Ho quarantaquattro anni, per la miseria!”

 

“Alex la rimprovera?!” Chiese Bonar sbalordito.

 

“Eccome!” Ribatté Ron. “Ed ero appena tornato dal turno di notte di straordinario!”

 

Hermione si portò una mano davanti alla bocca trattenendo una risata e Harry tossì per nascondere il suo divertimento. Bonar non poteva credere alle sue orecchie, Alex che rimproverava suo padre, ma cosa le saltava in mente?

 

“Non ci credo…” Ron lo fissò sorpreso e Bonar si morse la lingua correggendosi. “Voglio dire, sembra una ragazza così tranquilla.”

 

Ron sospirò. “Sembra, questo è il problema.”

 

“Alex non è mai stato un tipo tranquillo, neanche da bambina.” Sorrise Hermione. “Si metteva i vestiti di James perché voleva essere un maschio e se suo fratello provava a darle torto partivano scazzottate.”

 

Harry fece mezzo sorriso. “Sì ma diamole qualche credito, ha convinto mia moglie a sposarmi.”

 

Ron e Hermione ridacchiarono al ricordo.

 

Bonar nascose un sorriso. “Se non ha bisogno di me, Signore, torno a lavoro.”

 

“Vengo anche io.” Disse Harry seguendolo verso la porta, si fermò solo quando stette per varcare la soglia. “Ron, potresti farmi un favore?”

 

Ron alzò la testa su di lui non sapendo cosa aspettarsi. “Certo.”

 

Harry portò lo sguardo da lui a Hermione e fece una smorfia. “Potresti non… ecco…  non in ufficio?”

 

 

                                                                                 *

 

 

“Cosa diavolo ti è saltato in mente? Sgridare tuo padre! Ma dico sei impazzita? Non avevi detto che dovevamo tenercelo buono fino a che non gli avremo dato la notizia?”

 

Alex sbuffò guardando il suo fidanzato andare su e giù per la stanza passandosi una mano tra i capelli ogni volta che cambiava direzione. “Mi ero preoccupata, va bene? Era notte fonda, cos’avrei dovuto fare?”

 

Bonar la fissò esterrefatto. “Non ti è passato neanche per l’anticamera del cervello che tuo padre sia un Auror?! Il capo degli Auror, se vogliamo dirla tutta! Ha sempre fatto turni di notte, da quando sei nata sei stata abituata a vederlo tornare tardi qualche volta, non potevi chiamare in ufficio?”

 

Lei si alzò in piedi indispettita. “Non mi è venuto in mente, pensavo… con quegli ormoni impazziti pensavo che fosse in giro a fare chissà cosa!”

 

“Oh, andiamo Alex…” Sospirò Jonathan. “Pensi davvero che tuo padre tradirebbe tua madre dopo tutti questi anni? E proprio adesso che stanno a sbaciucchiarsi ovunque?”

 

“E tu come lo sai?” Alzò un sopracciglio lei.

 

Bonar sospirò. “Perché questa mattina ho trovato tua madre in ufficio e stava comodamente seduta sulle gambe di tuo padre mentre lo riempiva di succhiotti. Ecco perché lo so. E credimi, non è divertente neanche per me vedere il mio capo in certi atteggiamenti, è stato… è stato rivoltante.”

 

Alex si passò una mano sugli occhi scotendo la testa e sospirò gravemente. “Io non ce la faccio più, sembra che noi non esistiamo e ci siano solo loro due… mia madre non cucina qualcosa di caldo da due settimane!”

 

Lui la fissò preoccupato. “Non sono in una situazione facile, cerca di capirli…”

 

“Ho cercato di capirli!” Sbottò lei frustrata. “Ma devono rendersi conto che sono ancora i nostri genitori! Io, James e Mickey siamo adulti ma i ragazzi… Simon è nero di rabbia, non oso immaginare quando tornerà a casa…”

 

Jonathan si chinò su di lei e le baciò la fronte cercando di calmarla. “Rilassati. Adesso capisci cosa passavano  i tuoi genitori quando te ne sgattaiolavi via di nascosto.”

 

Alex balzò sull’attenti guardandolo con i suoi occhi cerulei. “Come?”

 

“Ho detto…”

 

“No, ho capito.” Disse duramente lei. “Quello che non capisco è come tu sappia una cosa del genere? Parli di me con papà?”

 

Lui arrossì appena e si grattò la nuca. “Non è che parliamo di te è che…”

 

“Parli di me con papà?!” Urlò lei stizzita. “Cosa… che diavolo ti passa per la testa? Non è giusto che parliate di me senza che io sia presente! E con papà ignaro di tutto! Ti stai approfittando della situazione.”

 

“Alex, non sto facendo proprio niente.” Cercò di essere ragionevole lui. “Succede solo che mi racconti qualcosa… di te come degli altri. Gli piace parlare della sua famiglia, tutto qua.”

 

Alex si portò le mani sui fianchi. “Che cosa ti ha raccontato su di me?”

 

“Ma no, nulla…” fece il vago lui.

 

“Nate!”

 

“Mi ha detto che sei sempre stata piena di ragazzi e non c’è mai stato verso di farti obbedire, e che da piccola ti piaceva vestirti da maschio.” Disse rassegnato lui.

 

Lei lo fissò a bocca aperta e scosse la testa indignata. “Non posso credere che ti abbia raccontato una cosa del genere! Io non sono sempre stata piena di ragazzi!”

 

Jonathan alzò un sopracciglio scetticamente. “Certo…”

 

“Cosa? Non mi credi?”

 

“Certo che ti credo… solo…. Beh ha fatto anche nomi e cognomi a dire il vero. Tuo padre ha un’ottima memoria per questo genere di cose.”

 

Alex spalancò lo bocca offesa. “Io lo ammazzo! Lo uccido, e giuro che lo faccio!”

 

Lui alzò un sopracciglio prendendola per le spalle. “Amore, cerca di essere razionale… non credi che assassinare tuo padre per aver parlato con me desterebbe qualche sospetto?”

 

Lei mise il broncio e incrociò le braccia al petto. “Tutto questo non è affatto giusto!”

 

“Nessuno ha detto che lo sia…”

 

“E’ come se io andassi da tua madre a chiedere informazioni su di te!”

 

“Non ti ho mai proibito di farlo.” Disse lui eloquente.

 

“Mi prendi in giro, Jonathan?”

 

Lui sospirò passandosi una mano sugli occhi e scosse la testa. “No.” Replicò uscendo dalla stanza.

 

Alex lo fissò basita.. “E adesso dove stai andando?”

 

“A letto.”

 

“A letto?! Ma sono solo le sei!”

 

Jonathan si voltò stancamente e sospirò. “Lo so.”

 

 

                                                                         *

 

La biblioteca era quasi deserta, era una bella giornata e il sole brillava nel cielo, la maggior parte degli studenti era fuori a godersi il bel tempo. Simon sbadigliò girando un’altra pagina del tomo enorme che aveva preso in prestito da Madama Pince solo qualche secondo prima. Era stato un pomeriggio estremamente noioso ma mancava meno di un mese agli esami e doveva mettercela tutta.

 

Sobbalzò quando qualcuno sbatté dei libri dall’altra parte del tavolo, alzò gli occhi su una quanto mai arrabbiata Sophia che lo fissava rossa in volto con le mani sui fianchi. Alzò un sopracciglio incerto aspettando di avere una spiegazione.

 

“Hai preso in prestito ‘Incantesimi e Fatture volume III, sperimentazioni e esperimenti’!”

 

Simon chiuse il libro leggendone la copertina. “Sì, beh, mi serviva. Sai, è per questo che si prendono in prestito i libri.”

 

“Quello serviva a me!” S’impuntò lei. “Ho una consegna per la prossima settimana, tu invece lo stai leggendo per svago.”

 

Lui sospirò. “Siediti un attimo.”

 

Sophia sembrò voler ribattere come al suo solito poi guardò la sedia davanti a sé e si sedette senza dire una parola. Si morse un labbro cercando di calmarsi e fissò Simon davanti a sé.

 

“Lo fai apposta, non è vero? Lo sai che Vitious mi ha affidato quel compito e fai di tutto per non farmi studiare!”

 

“Non essere ridicola!” Scosse la testa lui. “Vuoi il libro? Va bene, lo prenderò in prestito quando avrai finito. Quello che vorrei davvero è che la smettessi di attaccarmi, lo fai continuamente e sono stufo! Sono una persona anche io, sai.”

 

Sophia si schiarì la gola imbarazzata. “Non è colpa mia, sei tu che mi irriti a morte.”

 

“Questa sì che è una buona scusa per comportarsi in questo modo, davvero da persona matura Willand.”

 

Lei lo guardò con sufficienza. “Oh ti prego, anche tu mi detesti.”

 

“Può darsi, ma non ti tratto a pesci in faccia ogni volta che ti vedo.” Fece lui cominciando ad arrabbiarsi. Riaprì il libro cominciando a leggere da dove aveva lasciato.

 

Sophia lo fissò colpevole, si umettò un labbro indecisa e si alzò in piedi facendo il giro del tavolo. Si fermò al suo fianco, Simon alzò gli occhi su di lei inarcando le sopracciglia, e lei scivolò a sedere sulle sue gambe lasciandolo del tutto spiazzato.

 

“Mi dispiace.” Sussurrò prendendogli il viso tra le mani e posando delicatamente le labbra sulle sue.

 

Simon si tirò indietro frastornato e la fissò a bocca aperta mentre lei arrossiva sotto il suo sguardo. “Permettimi ma sono sempre più confuso.”

 

Lei appoggiò la testa sulla sua spalla e giocò con l’orlo della sua maglietta rigirandosela tra le dita. “E’ buffo che due teste come le nostre non riescano a capire qualcosa di così semplice però… ecco io davvero non riesco a capire cosa… cosa stiamo facendo… esattamente.”

 

Lui si mosse un po’ a disagio sentendo il suo corpo reagire agli stimoli. “Perché continui a baciarmi?”

 

Lei si tirò su di scatto. “Perché io continuo a baciarti? Perché tu continui a baciarmi?”

 

“Io non… aspetta un secondo! Se io continuo a baciarti e tu continui a baciarmi perché non possiamo…”

 

Simon alzò eloquentemente le sopracciglia e Sophia annuì avvicinando il viso al suo. “Non mi sembra affatto una cattiva idea.”

 

Sophia allacciò timidamente le braccia dietro al suo collo protendendosi verso di lui e Simon chiuse la distanza tra di loro facendo scivolare lentamente le mani sui suoi fianchi. In quell’istante entrambi si chiesero perché avessero passato anni a litigare quando avrebbero potuto dedicarsi a quella nuova attività che avevano appena scoperto.

 

Lei mugolò nella sua bocca giocando con le dita con i capelli rossi di Simon e si tirò appena indietro guardandolo completamente annebbiata. “Weasley, giuro che se scopro che hai usato un filtro d’amore su di me ti uccido.”

 

Lui rise appena prima di tornare sulle sue labbra. “Chiamami Simon.”

 

 

                                                                            *

 

Kim marciò lungo il corridoio senza salutare nessuno, aveva fretta e non poteva resistere un minuto di più. Non aveva neanche preso in considerazione l’allenatore quando l’aveva richiamata indietro sul campo, sapeva solo che doveva arrivare in tribuna d’onore il prima possibile e mettere fine a quella storia.

 

Entrò nella stanza con il fiatone, lui se ne stava seduto sui divanetti a guardare il campo dove delle figure su delle scope sfrecciavano veloci. Non si voltò neanche quando sentì i suoi passi alle spalle, sospirò pesantemente aspettando che fosse lei a parlare.

 

“Che vuol dire che te ne vai?” Chiese con un groppo in gola.

 

Seth si voltò appena umettandosi un labbro ma rimase seduto dov’era. “Non posso rimanere ad allenare la tua squadra, Dovey, un buon mister deve saper trattare i suoi giocatori allo stesso piano e con te non posso farcela. Mi hanno assegnato alle Harpies, comincio la prossima settimana.”

 

Kim camminò verso di lui con le lacrime agli occhi e gli urlò contro frustrata. “Non puoi andartene! Non… non puoi lasciarmi così! Come pensi che possa fare qua dentro senza di te, eh?”

 

Seth alzò gli occhi su di lei con un sorriso amaro. “Non prendermi in giro, Kim, te la cavi egregiamente senza di me. Eri già una star del Quidditch prima che arrivassi qui.”

 

“Non era al Quidditch che mi riferivo!” Disse battendo un piede a terra. “Non posso salire su quella scopa prima di una partita senza sapere che tu sarai in panchina a guardarmi, non posso allenarmi senza te che mi fissi da lontano calcolando i miei movimenti e indirizzandomi con uno sguardo, non posso… non posso tornare a casa la sera senza sapere dove sei!”

 

Con un sospiro Seth si alzò in piedi e le asciugò una lacrima con il pollice. “Mi dispiace.”

 

Lei scosse la testa. “Non è vero. Ho aspettato mesi per te, mesi! E adesso tu non puoi aspettare per me e questo non è giusto!”

 

“Non dire così, io aspetterei anni per te se servisse a qualcosa.”

 

Kim gli prese una mano. “E allora resta.”

 

Seth la fissò negli occhi per qualche attimo prima di sospirare di nuovo e scuotere la testa. Si umettò un labbro indeciso sul da farsi e alzò un sopracciglio.

 

“Adesso cosa dico ai superiori?”

 

“Che rimani qui, e che non te ne andrai mai più perché io ti voglio con me ovunque io sia.” Disse lei con mezzo sorriso.

 

Lui incurvò appena le labbra in un sorriso tornando serio subito dopo. “Mi manchi.”

 

“Anche tu.” Sussurrò lei. “Ma adesso siamo qui, giusto?”

 

Seth annuì stringendole la mano. “Un passo alla volta, ok?”

 

Kim gli si gettò tra le braccia piangendo e annuì contro alla sua camicia facendolo sorridere. “Un passo alla volta, mister.”

 

 

**

 

Vi sembra strano se vi dico che sono di fretta XD? Ho anche cercato di fare prima che ho potuto… perdonatemi!

La bella notizia è che probabilmente il prossimo capitolo verrano svelate diverse cose, devo ancora ben decidere ma con tutta probabilità sarà un po’ il capitolo per cui è nata questa ff XD quindi rallegratevi!

 

Non so quanto riuscirò a scrivere durante le vacanze anche perché ultimamente ho la testa un po’ per aria XD ma prometto di mettercela tutta! Un baciotto grosso!

 

Volevo fare gli auguri alla mia nonna GiulyWeasley che ormai è una secchiona XDDD

 

E auguri di merry Xmas a tutti!!!

 

Zia fufù

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Truth ***


Ginny sistemò un festone in tutta fretta controllando che tutto fosse perfetto e passò in rassegna la sua lista spuntando le ultime cose

                          GROWN YOUNG

                                 9. Truth

I shouldn't love you, but I want to
I just can't turn away
I shouldn't see you, but I can't move
I can't look away                                      J.McCartney- Just so you know

 

 

Simon ridacchiò insieme a Sophia assestando il lenzuolo mentre lei gli si sistemava a sedere in grembo. Entrambi avrebbero dovuto essere a studiare da qualche parte, il giorno dopo c’erano gli esami finali, ma per qualche strano motivo a nessuno dei due sembrava importare. Non sotto a quel leggero lenzuolo che era l’unica cosa che li copriva.

 

Sophia sorrise passandogli una mano sul petto e si chinò sulle sue labbra solleticandolo coi capelli. Per la prima volta in sette anni avevano saltato una lezione e non gliene importava proprio niente.

 

“La professoressa Tonks si chiederà dove siamo andati a finire…”

 

Simon sorrise attirandola di nuovo verso di sé. “Non si sarà neanche accorta che manchiamo.”

 

Lei rise contro le sue labbra. Durante l’ultimo mese non avevano fatto altro che nascondersi e il più delle volte erano finiti proprio il dormitorio di Simon. Il letto di Simon, per essere precisi.

 

“Sam!”

 

La voce di Ed venne da appena dietro la porta prima che si aprisse con un tonfo netto, Sophia scattò a sedere in grembo a Simon e lo fissò chiedendogli cosa fare con lo sguardo ma lui era come pietrificato, come se non potesse pensare. Rimasero entrambi fermi per qualche secondo, quasi trattenendo il respiro, mentre sentivano i passi di Ed dirigersi verso di loro.

 

“Ehi, Sam, ma dove diavolo eri finito? Quando mi hanno detto che hai saltato una lezione non volevo crederci! Ma che ci fai a letto?”

 

“No, Ed, no! No, no, no! Non…”

 

Ma Ed aveva già spostato le tende e li fissava con gli occhi fuori dalle orbite, Sophia lanciò un urletto cercando di coprirsi col lenzuolo. Simon lo guardò male aiutando Sophia a coprirsi.

 

“Ma perché diavolo non mi ascolti mai? Ti sembra normale che mi metta a urlare a quel modo?”

 

Ed boccheggiò. “S-sì… cioè no! … cavolo saperlo è un conto ma vedervi insieme per davvero… Sam, tirami un pizzicotto.”

 

Simon lo fulminò con lo sguardo e gli tirò un pugno sul braccio.

 

“Ouch! Avevo detto un pizzicotto!”

 

“Ti pare il caso?” Disse a denti stretti facendo un cenno del capo verso Sophia che era arrossita fin sulla punta dei capelli con la testa voltata altrove.

 

“Oh.” Ed tese la mano verso di lei. “Piacere, io sono Edward, ma chiamami pure Ed.”

 

Sophia si voltò un attimo verso Simon che scosse la testa sospirando e le fece cenno di assecondarlo, stette ben attenta a tenere su il lenzuolo con una mano mentre con l’altra stringeva quella di Ed. “Sophia Willand.”

 

Simon li guardò esasperato. “Bene, adesso che vi siete presentati, Ed puoi levare le tende e lasciarci da soli.”

 

“Weasley, Curter! Dove diavolo siete?”

 

I tre si fissarono allarmati, Simon richiuse prontamente le tende del baldacchino, Ed si guardò attorno senza sapere cosa fare e si rifugiò sul fondo del letto di Simon che lo guardò come se fosse pazzo.

 

“Che stai facendo?” Chiese sottovoce alquanto preoccupato.

 

Ed sistemò meglio le tende in modo da essere totalmente sicuro di non essere visto. “Mi nascondo.”

 

“E per quale assurdo motivo?”

 

Lui lo fissò un po’ senza sapere cosa dire, poi scrollò le spalle sentendo la porta aprirsi e abbassò ancora di più la voce. “Riflesso incondizionato.”

 

Sophia si passò una mano sulla faccia esasperata e Simon lo guardò come se avesse preso una botta in testa. Ed fece un sorriso mortificato. Dei passi al di fuori del baldacchino li riscossero e tutti e tre si zittirono. Sophia si voltò verso Simon disperata.

 

Simon mandò uno sguardo verso le tende, da dove provenivano i passi, e tossì forte.

 

I passi si arrestarono. “Weasley, sei tu? Che ti è successo?”

 

Simon si schiarì la gola tossicchiando ancora un po’. “Sì, io… sono stato da Madama Chips, ho preso una rara forma di… di…”

 

Guardò verso Sophia in cerca di aiuto. “Spruzzolosi.”

 

“Spruzzolosi!” Ripeté Simon meccanicamente. “Sì, è molto contagiosa quindi non ti avvicinare troppo.”

 

La voce parve indecisa. “Che cosa fa questa spruzzolosi esattamente?”

 

“Fa venire macchie rosse su tutto il corpo che poi diventano bubboni o pustole e scoppiano in pus. Non è un bel vedere.”

 

“Macchie rosse?” La voce rise. “Non è che Madama Chips ha confuso le tue lentiggini con una malattia, vero? Vado a lezione, se vedi Ed digli di raggiungermi, ok?”

 

“Certo.”

 

Appena la porta si fu richiusa Simon si voltò verso Sophia con un sopracciglio inarcato ed incrociò le braccia al petto. “Spruzzolosi?”

 

Lei lo guardò mortificata. “E’ la prima cosa che mi è venuta in mente guardando…” Si morse un labbro.

 

“Guardando la mia faccia piena di lentiggini.” Concluse Simon per lei. “Sono contento che mi trovi così affascinante da sembrare malato.”

 

Sophia lo guardò mentre metteva il broncio e si sporse verso di lui per baciarlo delicatamente sulle labbra, Simon però non la lasciò scappare e approfondì il bacio lasciando scivolare le mani sui suoi fianchi. Si interruppe poco dopo guardando Ed sul fondo del letto che li fissava come se fosse al cinema e guardasse un film d’amore.

 

“Ti dispiace?”

 

Ed li fissò senza capire poi si illuminò e scattò in piedi. “Oh, sì. Scusate. Allora io vado… a lezione…” fece per andarsene poi si voltò di nuovo verso Sophia. “Non è che la tua amica Anna è libera, eh?”

 

Simon lo spinse via. “Ed, sparisci!”

 

Ed corse fino alla porta e se la richiuse alle spalle senza dire nient’altro. Simon sospirò afflitto e si raggomitolò contro Sophia stando comunque appoggiato con la schiena contro la testata del letto. Le prese una mano guardandola avvilito.

 

“Mi dispiace.”

 

Lei scosse appena la testa. “Non è colpa tua.”

 

Simon sorrise appena accarezzandole i capelli. “Questa è la prima volta che non mi dai la colpa per qualcosa, sai? Stiamo facendo progressi.”

 

“Se speri che ti lasci rispondere al posto mio in classe ti sbagli di grosso. E non ti odio neanche di meno.” Disse lei astiosa.

 

Lui rise di gusto.

 

“Che c’è?” Chiese lei sorpresa.

 

“Niente.” Fece lui ancora ridendo. “Ma puoi anche smetterla di fare la vipera con me, tanto non ci crede nessuno che mi odi adesso.”

 

Lei lo fissò duramente poi scoppio a ridere. Una volta che ebbe placato le risate si voltò verso di lui e gli rivolse uno sguardo serio con quegli occhi neri che solo lei poteva avere. “Domani è l’ultimo giorno di scuola. Poi sarà finito tutto.”

 

“Lo so.”

 

“Mi scriverai?” Chiese lei frettolosamente, Simon la fissò basito. “Voglio dire, non è che perché la scuola finisce domani, finiamo anche… noi. Giusto?”

 

Simon le sorrise. “Ti scriverò ogni giorno, non ti libererai più di me.”

 

 

                                                                           *

 

 

Simon sospirò rigirandosi le mani in grembo pensando a quello che era successo un mese prima. Non l’aveva richiamata e non le aveva mandato alcuna lettera, si era semplicemente volatilizzato nel nulla. A dire il vero si era sorpreso che Sophia non le avesse ancora mandato il malocchio tramite lettera. Sospirò afflitto guardandosi attorno, era ad una festa, doveva cercare di tirarsi su.

 

Ginny sistemò un festone in tutta fretta controllando che tutto fosse perfetto e passò in rassegna la sua lista spuntando le ultime cose. Alzò gli occhi su Harry annuendo e lui le fece mezzo sorriso alzando i pollici verso gli altri che si erano sparsi un po’ ovunque nel salotto temporeggiando in attesa.

 

Hermione sorrise a Ginny. “E’ stata una bella idea, sono sicura che Sarah proprio non se lo aspetta.”

 

“Mi sembrava carino, contando anche che ieri ha avuto l’ultimo concerto e che sono anni che vorrebbe una festa a sorpresa per il suo compleanno.”

 

Harry sospirò passandosi una mano sotto le lenti. “Perché tu riesci a credere che oggi sono venti anni precisi che ho messo al mondo quella creatura? Venti anni!”

 

Le due donne ridacchiarono e Ginny si avvicinò a lui stampandogli un bacio sulla tempia. “Andiamo tesoro, non può restare una bambina per sempre.”

 

Lui fece una smorfia. “Ah beh, grazie a quel Mike di certo!”

 

Draco si lasciò andare contro al divano e inarcò entrambe le sopracciglia fissando Harry. “Tua figlia che cresce ti sembra un problema? Se vuoi fare a cambio con i miei prendili pure, li tieni una settimana di prova e poi vediamo cosa preferisci, eh?”

 

Dean e Seth lo guardarono offesi. “Ehi!”

 

Tutti risero scotendo la testa, tutti tranne Harry che mise il broncio. Ginny guardò l’orologio appeso alla parete.

 

“Oh, ci siamo quasi ragazzi. Tutti in postazione. Ben, tesoro spengi la luce.”

 

Ron si guardò attorno nel buio e contò le teste rosse che lo circondavano, c’era qualcuno che mancava, una testa rossa in meno. Corrucciò la fronte. “Dov’è Micheal?”

 

Tutti si guardarono tra loro, James impallidì spalancando gli occhi. “Oh, merda!”

 

C.j. lo fissò confusa. “Amore, qualcosa non va?”

 

“N-no io… devo cercare Micheal!”

 

Ma era già troppo tardi. La risata di Sarah venne da fuori, accompagnata ad un'altra che in un primo momento faticarono a riconoscere. Stavano ridendo su qualcosa successo al concerto la sera prima, poi le risate si arrestarono.

 

“Sei sicura che non ci sia nessuno?”

 

Sarah sbuffò. “Finiscila di preoccuparti! Te l’ho detto, Matt è da May, mamma è dai tuoi e papà a lavoro.”

 

La voce di Micheal si sentì più imponente lasciando tutti confusi all’interno della stanza. “Beh, scusa tanto se cerco di essere prudente, se fosse per te a questo punto…”

 

Ma la frase di Micheal fu lasciata in sospeso e pochi secondi dopo Sarah aprì la porta con una mano mentre con l’altra attirava Micheal verso di sé stando incollata con le labbra alle sue. Richiudendo la porta con un piede fecero due passi incerti nella stanza senza staccarsi di un solo millimetro, Sarah mugolò nella sua bocca passando entrambe le braccia dietro al suo collo e con un balzo allacciò le gambe attorno ai fianchi di Micheal.

 

Tutti rimasero in silenzio talmente paralizzati da quella scena da non sapere cosa dire o fare. Solo James decise saggiamente di accendere la luce quando notò le mani del fratello scivolare velocemente verso sud.

 

Sia Sarah che Micheal si voltarono di scatto verso di loro, che li fissavano ancora a bocca aperta circondati da festoni e palloncini e James si passò una mano sulla faccia sospirando ironicamente. “Sorpresa…”

 

Sarah cercò di balbettare qualcosa passando in rassegna i volti dei presenti, si fermò su uno in particolare che sembrava più verde degli altri. “…papà, i- io…”

 

Harry posò gli occhi di un verde brillante da Sarah a Micheal. “Tu?! Tu… Mike… io… non è possibile!”

 

Si voltò verso gli altri cercando un sostegno, Hermione fece un passo avanti fissando i due ragazzi e scosse la testa incredula. “Micheal, vuoi spiegarmi che diavolo sta succedendo?”

 

Lui ingoiò il vuoto e cercò di spiegarsi ma un pugno lo colpì in piena faccia prima che potesse farlo, facendolo cadere a terra per l’impatto. Sarah si portò una mano alla bocca chinandosi su di lui. “Micheal…” Si voltò verso il fratello con uno sguardo di fuoco. “Matt, ma sei impazzito!”

 

Ma Matt era talmente furioso e rosso di rabbia che non l’ascoltava nemmeno, nonostante May alle sue spalle cercasse di calmarlo. “Tu, tu sei proprio una testa di cazzo! Ti scopi mia sorella alle mie spalle e ti ho anche dato la mia benedizione senza saperlo!”

 

“Io non mi scopo Sarah, sono innamorato di lei.” Si voltò verso Sarah tamponandosi il naso con una manica. “Amore, non è niente è solo un po’ di sangue.”

 

Ben scrollò le spalle guardandoli. “Per lo meno adesso sappiamo che Micheal non è gay.”

 

Micheal e Sarah alzarono gli occhi sorpresi. “Come scusa?”

 

“Beh…” Iniziò Ron grattandosi la nuca. “… è che… è che è da quando avevi diciassette anni che non hai una ragazza e noi pensavamo… insomma, eravamo un tantino preoccupati… ma a quanto pare non c’è da preoccuparsi perché tu stavi…”

 

Alex interruppe Ron con voce isterica. “Stavi con Sarah?! Stai con lei da quando avevi diciassette anni?! Ma come… quando…”

 

Harry si voltò verso Ginny con un sopracciglio inarcato. “Com’è che non mi sembri così shockata?”

 

Lei sospirò guardando i due ragazzi. “Lo sapevo già.”

 

“Tu che cosa?!” Spalancarono gli occhi Sarah, Micheal e Harry che la fissò subito dopo con sguardo accusatore.

 

Ginny gli lanciò un’occhiataccia. “Frena, commissario Potter! Lo presupponevo e basta, non avevo ancora la certezza. Non è colpa mia se sei meno acuto di me, non era poi così difficile collegare Mike a Micheal solo che è talmente assurdo…”

 

“Quello che vorrei capire…” Fece Harry esasperato. “…è come diavolo vi è saltato in mente di mettervi insieme!”

 

Micheal si scambiò uno sguardo con Sarah e scrollò le spalle. “Papà ha detto che potevamo.”

 

Tutti si voltarono verso Ron che arrossì fino alla punta delle orecchie. Hermione si portò le mani sui fianchi ammonendolo con lo sguardo. “Tu hai detto che potevano?”

 

“Oh, andiamo! Non ho detto così e Micheal aveva dodici anni, pensavo gli sarebbe passata! Anche io avevo una cotta per mia cugina quando ero un ragazzino, non potevo sapere che sarebbe finita in questo modo!”

 

Ashley alzò un sopracciglio verso Draco. “E tu ti lamenti dei tuoi figli?”

 

Micheal si rialzò aiutato da Sarah. “Beh, non è passata e avevi detto che quando saremmo stati entrambi abbastanza grandi avremmo potuto stare insieme. Mi dispiace di averlo tenuto nascosto, ma sapevamo che avreste reagito così e cercavamo il modo migliore di dirvelo…”

 

“Sicuro, e tu pensi che ce la beviamo?” Lo fronteggiò Matt scuro in volto. “Avrei dovuto dare retta a papà!”

 

Sarah spalancò la bocca offesa e gli puntò un dito sul petto. “Tu sei proprio un bell’ipocrita! Io ti ho coperto tutto questo tempo! Perché non dici a papà cos’hai combinato? Perchè non dici a papà che sei sposato?”

 

Ginny si voltò verso il figlio incredula. “Matt…”

 

“Io ho bisogno di sedermi.” Fece Harry scotendo la testa e sedendosi sul divano.

 

Matt fulminò la sorella con lo sguardo ma si trattenne dal dire qualcosa quando sentì la mano piccola e calda di May scivolare nella sua. Abbassò il capo e si rivolse ai genitori con voce appena udibile. “Volevamo che fosse una cosa intima e abbiamo pensato… zio Ron ha fatto così quando era giovane, non è che sia il primo in famiglia…”

 

Ginny e Harry si voltarono esasperati verso Ron che alzò le mani in segno di resa. “Ehi, ma cosa sono io il capro espiatorio? Io non ho fatto nulla! Micheal, sei grande e vaccinato, possibile che non riesca a ragionare con la tua testa e non ti sia venuto in mente che questa è una cosa assurda?”

 

Lui annuì. “Mi è venuto in mente! Ma Sarah è stata molto convincente e io…” Arrossì di botto evitando lo sguardo omicida di Harry. “E non guardarmi come se fossi il peggiore dei peccatori, almeno io non mi sono scopato una ragazza senza farsi sentire per il mese successivo come ha fatto Simon!”

 

Simon spalancò la bocca e indicò il fratellino sotto lo sguardo accusatore dei genitori. “Ben ha una ragazza che ha tre anni più di lui!”

 

“E allora? Thea sta con Diego!” Si difese lui.

 

Tutti spostarono lo sguardo dal piccolo Ben a Thea e successivamente a Diego. Ron fece un passo avanti verso il ragazzo minaccioso e scuro in volto. “Che cosa?!”

 

Thea si parò davanti a Diego. “Alex sta con Jonathan Bonar!” Disse in fretta cercando di scaricare la colpa come avevano fatto tutti i suoi fratelli prima di lei.

 

Alex spalancò la bocca indignata. “Thea!” Si morse un labbro. “Papà…”

 

Ron sbarrò gli occhi incredulo. “Tu stai con Bonar?! No, aspetta!” Si voltò verso Thea. “Tu stai con Diego?!”

 

James assunse la stessa espressione di suo padre mentre fissava il suo migliore amico tra il sorpreso e lo sdegnato. “Tu stai con mia sorella?!”

 

Diego si grattò la nuca in imbarazzo e si schiarì la voce. “Beh, tu stai con la mia.”

 

“Tra me e C.j. non ci sono dodici anni di differenza!” Ringhiò lui, si guardò un po’ attorno e sospirò al limite dell’esasperazione. “Insomma, ma possibile che qua dentro sia l’unico ad avere una relazione normale e senza problemi?!”

 

C.j. si schiarì la gola appena un passo dietro di lui richiamando la sua attenzione e quella dei presenti, rigirò nervosamente le mani in grembo prendendo un bel respiro. “Ecco, in realtà c’è una cosa che dovrei dirti…” Alzò gli occhi su di lui. “Io sono incinta.”

 

James la fissò un attimo con gli occhi sgranati poi mandò fuori un risolino e svenne. C.j. si portò una mano davanti alla bocca correndo e inginocchiandosi al suo fianco.

 

“James! James, oh mio Dio, mi senti?”

 

Intanto tutti gli altri si erano radunati attorno a lui che stava ancora a terra, Hermione gli fece vento con una mano rassicurando C.j. con un debole sorriso. “Oh, non preoccuparti anche Ron ha fatto così la prima volta.”

 

Ron parve pensarci un attimo. “Sì, beh, anche la quinta.”

 

Ashley mise una mano sulla spalla di Ginny. “Forse è meglio se noi ce ne andiamo, non mi pare proprio il caso di restare.”

 

“Oh, mamma! Non puoi farci andar via sul più bello!”

 

“Nel camino, adesso!” Ordinò lei. Si avvicinò a Harry che sedeva ancora sul divano con la testa tra le mani e gli accarezzò i capelli. “Ti chiamo domani, va bene?”

 

Lui annuì appena e alzò il capo per vedere il gruppo che sollevava James e lo distendeva sul divano facendogli vento e la famiglia di Ashley che lo salutava dal camino. James cominciò a riprendere i sensi e si guardò attorno confuso prima di posare lo sguardo su C.j. e sorridere.

 

“Ehi, ho fatto un sogno assurdo! Ho sognato te che mi dicevi di essere incinta, ci pensi?” C.j. gli prese una mano abbassando gli occhi e James si sentì la gola secca. “No-non era un sogno?”

 

“Non hai uno strano deja vu?” Disse Ron voltandosi verso Hermione che lo zittì con una gomitata nelle costole.

 

Harry si alzò in piedi e tutta la famiglia si voltò a fissarlo ammutolendo. I suoi occhi verdi e brillanti si erano scuriti e la fronte crucciata non facevano presagire niente di buono. Persino Ginny decise saggiamente di non replicare ma aiutò James a mettersi seduto sul divano facendo cenno agli altri di sedersi.

 

Harry inspirò profondamente passandosi una mano sulla tempia. “Ron, vorrei solo dire una parola a Micheal e Sarah, poi puoi gestire il resto dei tuoi figli come meglio credi. Se mi permetti.”

 

Lui annuì. “Certo.”

 

Harry si voltò verso Sarah. “Ti proibisco di uscire con Micheal.”

 

“Che cosa?” Saltò su lei. “Non puoi farmi questo, non è giusto!”

 

“No, quello che non è giusto è che voi due stiate insieme! La vostra relazione è insana e non vi voglio vedere insieme nella mia casa!”

 

“Benissimo!” Incrociò le braccia al petto Sarah. “Quando avrò voglia di stare con Micheal andrò a casa sua!”

 

Harry mandò uno sguardo di fuoco all’amico. “Ron…”

 

Lui scosse la testa guardando la nipote. “Non mettermi nelle condizioni di dover andare contro a tuo padre, Sarah.”

 

Sarah aprì bocca per replicare ma Micheal la prese delicatamente per un braccio tirandola indietro e arrivò davanti a Harry fissandolo negli occhi. Inaspettatamente Micheal parlò con calma e educazione. “Mi dispiace di aver rovinato la festa, Signor Potter. Se non vuole che esca con sua figlia non lo farò.”

 

Harry inarcò un sopracciglio guardandolo strano. “Da quando mi dai del lei?”

 

“Da quando sono il ragazzo di sua figlia e non suo nipote.”

 

Tutti rimasero a fissarli in silenzio tra l’ammirato e il timoroso fino a che Harry non fece un cenno col capo fissandolo duramente. “Bene.”

 

Sarah si attaccò al braccio di Micheal che non distolse lo sguardo dagli occhi di Harry. “Non puoi farmi questo! Non… non puoi lasciarmi così! Non te lo permetto!”

 

Lui rimase impassibile. “Ne avevamo già parlato, Sarah.”

 

Ron intervenne rivolgendosi a tutti gli altri. “Ragazzi, andate a casa. Tutti quanti. No, Micheal, tu rimani qui.”

 

Con diversi ‘pop’ tutti scomparvero a poco a poco lasciando nella stanza solo Harry, Ginny, Ron, Hermione, Micheal, Sarah e May e Matt. Sarah si strinse di più al braccio di Micheal affondando il viso nella sua maglietta, sentiva le lacrime pungerle gli occhi.

 

“Mamma, dì qualcosa.” La implorò.

 

Ginny le mandò uno sguardo mortificato lanciando un’occhiata fugace a Harry. “Non posso. Non questa volta.”

 

Harry si voltò verso di lei aspro. “Ah, perché se non fosse per me li lasceresti fare come se niente fosse? Certo, il lupo cattivo sono sempre io qua dentro, povero scemo che non sono altro che cerco solo di far rispettare dei valori e dei sani principi!”

 

Ginny lo guardò senza dire nulla, poi come se non l’avesse neanche sentito camminò fino a Micheal e lo abbracciò forte sorprendendo tutti. Micheal si guardò intorno alla ricerca di una spiegazione ma la voce di Ginny lo riscosse. “Grazie.” Disse sorridendogli. “Grazie per averla resa felice, Micheal. Gli occhi di Sarah si illuminano ogni volta che parla di te e quando torna a casa ha un sorriso talmente enorme che posso solo ringraziare chi la faccia sentire così.”

 

Matt li fissò nero. “Ma che fai, ti allei con il nemico?”

 

“La cosa migliore che possa desiderare una mamma è di vedere i propri figli felici.” Lo guardò lei ammonitrice. “Sono stata giovane anche io e mi ricordo che cosa vuol dire soffrire per non poter stare al fianco di quelli che ami, sai?” Disse rivolta ad Harry.

 

Lui le puntò un dito contro. “Non provare neanche per un secondo a paragonare noi due con Sarah e Micheal! Non c’è nessunissimo Signore Oscuro che cerca di ucciderli!”

 

Ginny fu costretta a zittirsi. Hermione incrociò le braccia al petto e sospirò pesantemente fissando i due ragazzi, Sarah non si decideva ancora a lasciare la manica del ragazzo. “Mi dispiace ma io sono con Harry, magari l’avrei detto in altro modo ma… non possono stare insieme, sono cugini.”

 

I tre adulti puntarono lo sguardo su Ron che era rimasto l’unico tra i genitori a non aver espresso un’opinione. Passò in rassegna il volto dei presenti e fissò gli occhi dentro a quelli di Micheal. Scosse la testa umettandosi un labbro. “Se Harry vuole che tu non esca con sua figlia, Micheal, devi rispettarlo.” Disse, Micheal annuì. “Ma prima di dare una mia opinione riguardo a questa storia voglio parlare con te.”

 

Micheal sorrise riconoscente. “Grazie papà.” Scivolò lentamente dalla presa di Sarah e la guardò sospirando. “Adesso è meglio che vada a casa.”

 

Sarah scosse la testa e prima che lui potesse aggiungere altro si alzò in punta di piedi e gli prese il viso tra le mani posando le labbra sulle sue. Non appena si staccarono Micheal le sorrise appena e le asciugò una lacrima sparendo subito dopo con un leggero ‘pop’. Lei chinò la testa per nascondere le lacrime tra i capelli e corse su per le scale chiudendosi in camera sua.

 

Harry spostò lo sguardo dalla cima delle scale agli altri tre amici che lo fissavano impotenti, si passò due dita sugli occhi da sotto le lenti degli occhiali e rilasciò i muscoli contratti dalla tensione. Hermione posò una mano sul braccio di Ron fissando Harry.

 

“Era la cosa giusta da fare.”

 

Ginny si voltò a guardarla. “Davvero?” Disse con un groppo alla gola. “Perché se ti avessero impedito di stare con Ron lo avresti accettato?”

 

Matt si intromise accendendosi di nuovo. “Come puoi essere così caritatevole con loro! Con lei!”

 

“Tu devi solo ringraziare che non ti abbia ancora staccato la testa, Matthew Sirius Potter! Sposato! Ti sei sposato senza dire niente a tua madre! Se devo essere sincera riesco più a capire tua sorella di quanto non faccia con te, che bisogno c’era di sposarsi di nascosto?”

 

“Avevamo fretta e non volevamo aspettare, sapevo che tu non me lo avresti permesso!”

 

Lei lo guardò con occhi di fuoco. “Il vero amore sa aspettare. E se tu mi avessi detto che non volevi una cerimonia preparata con mesi di pianificazioni avrei accettato comunque, sono tua madre!”

 

Harry mandò fuori una risata sarcastica richiamando l’attenzione di Ginny. “L’amore vero può aspettare, eh? Si è visto come hai aspettato quando lavoravi al Magic Inside, se non fossimo arrivati lì per sbaglio nel giro di un paio di giorni ti saresti scopata Draco!”

 

Tutti spalancarono la bocca. Ginny lo fissò offesa, poi, proprio come aveva fatto Sarah, corse su per le scale e sbatté la porta della camera. Hermione lo guardò allucinata prima di correre dietro a Ginny richiamandola indietro. Ron scosse la testa.

 

“Questo non avresti dovuto dirlo.”

 

“Mamma lavorava al Magic Inside?! Qua-quando?! Non… non…”

 

Harry lo guardò pentito di essersi lasciato scappare una cosa del genere. “Credo che sia meglio se ne parli con lei.”

 

May tirò una manica di Matt con  uno sguardo eloquente e lui sospirò. “Noi andremmo a casa. Se non ti dispiace.”

 

Harry fece un cenno col capo e entrambi si smaterializzarono. Alzando la testa incontrò gli occhi blu dell’amico che lo fissavano come avevano fatto tante volte e non poté evitarsi di sorridere almeno un pochino. “Sai, dopo tutti questi anni non è cambiato proprio niente.”

 

“Già.” Fece Ron con mezzo sorriso. “Ma da giovane non avevo sei figli con cui combattere tutti i giorni. E’ meglio che vada a sistemare la situazione a casa.”

 

“Ron…” Ron alzò gli occhi su di lui e Harry sorrise. “Buona fortuna.”

 

 

                                                                                         *

 

Quando Micheal rientrò a casa trovò tutti i suoi fratelli, C.j. e Diego seduti sul divano in attesa. Non appena si accorsero di lui tutti quanti si misero in piedi, morivano dalla voglia di sapere cosa fosse successo dopo che se ne erano andati. Alex fu la prima a fare un passo avanti.

 

“Allora, com’è andata?”

 

Micheal fece un sorriso amaro e sospirò scrollando le spalle. Alex si morse un labbro e l’abbracciò stretto facendolo rimanere di sasso, subito seguito da Thea e da tutti gli altri fratelli. Thea si tirò indietro per parlare meglio sciogliendo l’abbraccio.

 

“Mi dispiace tanto, Mickey.”

 

Lui scrollò le spalle. “Ah non fa nulla, sapevamo che sarebbe andata a finire così.”

 

“Certo che è stato strano forte!” Fece Simon.

 

“E perché non li avere visti a pastrugnare sul letto!” Disse James schifato, Micheal roteò gli occhi. “Mi dispiace di non aver fatto in tempo ad avvertirvi.”

 

“Non è colpa tua, Jay, non potevi sapere.”

 

Ben ridacchiò. “A me non dispiace, mi sono divertito da matti oggi!”

 

“Pensavo che nessuno di voi avrebbe condiviso. Voglio dire, io e Sarah, come ha detto Simon è strano forte… credevo che vi sareste schifati di me quando l’aveste saputo.”

 

Alex tornò ad abbracciarlo. “Ti vogliamo bene, Micheal, sei nostro fratello e rispettiamo le tue scelte. E a quanto pare ognuno di noi aveva il suo piccolo segreto.”

 

Tutti quanti ridacchiarono tornando ad abbracciarsi come prima. Una voce si schiarì alle loro spalle facendoli balzare sull’attenti, Ron li fissava dalla soglia della porta a braccia incrociate appoggiato allo stipite. Alzò un sopracciglio chiaro.

 

“E’ carino vedere che ogni tanto riuscite anche in gesti d’affetto tra di voi.”

 

Tutti ammutolirono sotto lo sguardo serio di Ron, quello che riusciva a mettere in fila venti Auror senza fiatare. Fece un passo nella stanza alzando anche l’altro sopracciglio.

 

“Cosa, non parlate più? Mi sembrava che poco fa foste tutti concitati a scaricarvi la colpa addosso, l’un l’altro.”

 

Di nuovo ci fu il silenzio. Ron non si scompose.

 

“Bene. Seduti. Tutti quanti.”

 

Da James a Ben tutti quanti si sedettero sui due divani aspettando solo di ricevere la sentenza. Ron cominciò a fare su e giù per la stanza guardandoli fissi come se stesse guardando degli assassini in cerca di una confessione.

 

“Sapete qual è la cosa divertente, che non so proprio da chi di voi cominciare…” Parve pensarci un attimo. “Rendiamo le cose molto più semplici, parlerò con ognuno di voi singolarmente per sentire le vostre ragioni, ma…”

 

Simon scosse la testa. “Quel ‘ma’ non mi piace per nulla.”

 

Ron continuò come se non l’avesse sentito. “Ma è giusto sentire l’opinione di altre persone. Per cui faremo una bella cena in famiglia. James e C.j., Alex e Bonar, Micheal e Sarah, Simon e Sophia, Thea e Diego e Ben e…”

 

Guardò il figlio alla ricerca del nome mancante. “Beautifull.”

 

I fratelli si voltarono verso di lui con le sopracciglia inarcate, Ron si schiarì la gola. “Ben e Beautifull. Non voglio sentire repliche, non mi importa come convincerete i vostri partner a venire qui, so solo che vi voglio tutti qui domani sera per le otto. Sono stato abbastanza chiaro?”

 

Tutti loro annuirono. Ron li guardò soddisfatto e tornò sui suoi passi incrociando le braccia dietro la schiena, aprì gli occhi blu puntandoli sul divano dove sedevano i figli e fissò in modo così serio da mettere i brividi i ragazzi.

 

“Alexandra e Althea Weasley, in piedi!” Disse come un vero Generale.

 

Le due ragazze si guardarono sconsolate e si alzarono in piedi facendo un passo avanti, perfettamente in riga. Ron continuò a fare su e giù davanti a loro mentre si esprimeva.

 

“Io capisco che l’adolescenza sia un periodo difficile, ci sto dentro anche io in questo momento, e capisco che gli ormoni possano prendere il sopravvento sopra il cervello e capisco anche quanto sia difficile trovare la persona giusta. Quello che davvero non capisco è come possiate entrambe aver scelto l’uomo assolutamente sbagliato!”

 

Alex sembrò esitare un attimo, poi prese coraggio. “Che cos’ha Jonathan che non va?”

 

Ron si fermò davanti a lei. “Non so se ti è ben chiara la cosa ma Bonar è un mio dipendente. E come mio dipendente deve essere trattato come tutti gli altri. Non so quanto serie siano le cose tra voi ma non può diventare uno di famiglia. La famiglia e il lavoro sono due cose che non coincidono, mai!”

 

“Ma se lavori con zio Harry!”

 

“Harry sa benissimo che non faccio favoritismi per lui.” Si voltò verso Thea. “Quanto a te… giuro, non mi capacito neanche di come sia potuto succedere!”

 

James si tirò più dritto a sedere sul divano fissando Diego. “Sì, ecco, neanche io. Ti sei messo a fare avanches a mia sorella mentre non guardavo?”

 

Diego scosse la testa. “No, Jay. E credimi non l’ho mai… è ancora intatta.”

 

“Non mi è così facile crederti Diego, visto che a scuola ti scopavi una ragazza diversa ogni sera.”

 

“Sì, beh, anche tu.” Disse lui obbiettivamente.

 

Thea arrossì fino alla punta dei capelli e cercò di nascondersi tra le ciocche fulve. “Sono stata io a cominciare. Io ho fatto delle avanches mentre nessuno guardava.”

 

Ron sembrò quasi masticare l’interno della sua stessa bocca cercando di trattenersi dall’esplodere. “Forse non ti rendi bene conto della situazione, Thea, ma la relazione, se così vogliamo azzardarci a chiamarla, che stai avendo non è neanche legale. Lui è un uomo e tu sei ancora una bambina! Sei minorenne! Possibile che non ti sia saltato per la testa che Diego potrebbe anche essere arrestato per questo!” Alzò gli occhi su Diego. “Spero che tu non ti aspettassi la mia benedizione.”

 

“No, signor Weasley.”

 

Thea lo fissò rabbiosa. “Io non sono una bambina! Non puoi trattarmi come tale solo perché sono l’ultima delle tue figlie, non è affatto giusto! Lo sai anche tu che dimostro molto di più dei miei anni, dici sempre che sembra di sentir parlare la mamma quando parli con me!”

 

“Rimane sempre il fatto che tu hai solo quattordici anni, Thea.”

 

Né Alex, né Thea trovarono altro da replicare e Ron le fece sedere di nuovo. Tornò a studiare i ragazzi prima di sospirare. “Simon.”

 

Lui si alzò a testa bassa e fece stancamente un passo avanti. Ron gli girò attorno come una mosca, sembrava più avvilito lui di quanto non fosse Simon.

 

“Ti sei portato a letto Sophia un’altra volta?”

 

Simon si difese all’istante. “Sì, ma lei era d’accordo!”

 

Ron lo guardò umettandosi un labbro. “Ed era anche d’accordo che non l’avresti richiamata e fingessi che non fosse successo nulla una volta finita la scuola?”

 

“Beh…” Simon chiuse gli occhi. “No.”

 

“Allora ti consiglio di richiamare quella povera ragazza e di scusarti. Sarò pure stato un imbecille ad insegnarvi come fare con le ragazze, lo ammetto, ma l’educazione e il rispetto per le altre persone sono sicuro di avervelo insegnato. E se non io di sicuro vostra madre.”

 

Simon annuì e tornò a posto come un condannato a morte che è appena stato liberato dalla pena. Ben scivolò giù dal divano e si mise in postazione, Ron lo guardò alzando un sopracciglio e incrociò le braccia al petto.

 

“Non mi sembrava di averti chiamato.”

 

“Lo so.” Rispose lui scrollando le spalle. “Ma sarei comunque stato io il prossimo perciò mi chiamo da solo prima che lo faccia tu. Benjamin Aaron Weasley! Presente.”

 

Ron lo guardò torvo. “Lo sai qual è sempre stato il tuo più grande difetto Benjamin? Di essere venuto con lo stesso identico lugubre umorismo di Fred e George.”

 

“Non è colpa mia.” Disse lui onestamente.

 

“Oh, lo so, aleggia tra i geni Weasley purtroppo.” Si passò una mano sulla tempia. “Che cos’è questa storia che la tua ragazza ha tre anni più di te, cerchi di battere tua sorella? Perché dodici anni è un bel record, non so se puoi competere stavolta.”

 

Ben ridacchiò e scosse la testa. “No, è la verità. Ho puntato in alto e sono rimasto in alto, tutto qua.”

 

Ron alzò un sopracciglio. “Non ti sembra un tantino esagerato stare con una ragazza che ha l’età di tua sorella?”

 

“No.” Rispose sinceramente con la solita faccetta innocente. “Anzi, è anche piuttosto divertente.”

 

Ron sospirò. “Va bene, mi arrendo. Torna pure a posto, ne riparliamo domani sera.”

 

Ben trotterellò di nuovo fino al divano e ci si sedette sopra senza troppa grazia. Micheal alzò gli occhi sul padre. “Me la posso risparmiare io la ramanzina stavolta?”

 

Ron annuì distrattamente. “Sì, sì, tu te ne sei già prese abbastanza per oggi.” Si passò una mano tra i capelli. “James.”

 

James si alzò in piedi come avevano fatto tutti i suoi fratelli senza sapere cosa aspettarsi.

 

“Fai un giro su in soffitta, mamma tiene ancora tutte le vostre vecchie cose: culle, giocattoli, tutine… prendi quello che ti pare, se le culle sono smontate scegline una e poi ti aiuto io a montarla a casa, tanto ormai sono abituato.” Finì con aria stanca chiudendo gli occhi.

 

James aprì la bocca per replicare e aggrottò la fronte. “Niente ramanzina?”

 

Ron allargò le braccia. “Per cosa, per aver messo incinta la tua ragazza? Ti ricordi vero come sei stato concepito, mi sentirei un’ipocrita a rimproverarti per questo.”

 

Lui annuì mandando un fugace sguardo verso C.j. “Pensi che sia tradizione che i primogeniti Weasley debbano sempre venire per caso? Insomma, zio Bill, io e adesso…”

 

Ron scosse la testa. “Non lo so, James. Adesso vado a letto a stendermi e a riposarmi, fatemi il favore di fare silenzio per almeno un quarto d’ora e se torna mamma ditele di sgridarvi piano.”

 

Senza aggiungere altro salì le scale sparendo dalla vista dei ragazzi. Nessuno mosse un muscolo fino a che non sentirono la porta di camera chiudersi, si guardarono tra loro senza parole. Micheal arricciò il naso.

 

“Credo che stavolta gli abbiamo fatto perdere dieci anni di vita in una volta sola.”

 

Tutti gli altri annuirono concitati. “Decisamente sì.”

 

                                                                                 *

 

 

Erano passati solo dieci minuti da quando si era ritirato in camera e non era ancora riuscito a chiudere occhio, lo desiderava con tutto se stesso, voleva solo chiudere le palpebre e cadere in un sonno profondo fino al giorno dopo ma proprio non ci riusciva.

 

Sentì un leggero movimento al piano di sotto ma non vi badò e riprese a fissare il soffitto insistentemente. Hermione aprì cauta la porta di camera qualche attimo dopo, rimase un attimo sulla soglia prima di entrare e andare a sedersi sul bordo del letto fissando Ron con dolcezza.

 

Ron sospirò pesantemente e abbassò lo sguardo.

 

“Che cosa c’è?” Chiese dolcemente Hermione.

 

Ron sospirò di nuovo e scosse la testa, un’espressione amara sul volto. “Sono stato un pessimo padre. Ho fallito, con tutti e sei. Pensavo di aver insegnato loro a comportarsi come si deve, di aver dato dei principi sani e giusti ma…”

 

Hermione gli accarezzò i capelli. “Ed è quello che hai fatto. Non è colpa tua. Non è colpa di nessuno. Se devo essere sincera, non hanno poi commesso questo grande crimine come sembra.”

 

Lui la fissò come se fosse pazza. “Ti rendi conto che James sarà padre, Alex sta con un mio dipendente, Micheal con sua cugina, Simon ha sfruttato una ragazza senza richiamarla, Thea sta con un uomo che ha dodici anni più di lei e Ben una ragazza più grande di tre. Non ti sembra una gran cosa?!”

 

“Ti è mai passato per la testa che…” Hermione si distese al suo fianco posando la testa sul suo petto. “… tu eri appena maggiorenne quando hai scoperto che saresti diventato padre, Alex possa amare Bonar, Micheal e Sarah siano seriamente innamorati, Simon non sappia cosa fare perché non ha mai avuto una ragazza, Thea stia bene con Diego e Ben sia troppo sveglio per la sua età e per questo non gli interessano le coetanee?”

 

“Evidentemente no” Sbuffò lui voltando la testa dalla parte opposta.

 

Hermione alzò appena la testa e sorrise guardando il marito, si alzò appena su un gomito e lo baciò su una guancia rassicurandolo. Ron chiuse gli occhi rilassandosi appena e Hermione ne approfittò per accoccolarsi contro di lui continuando a rilasciare una scia di baci dalla guancia fino al collo, si alzò in ginocchio scavalcando con una gamba Ron e finendo cavalcioni su di lui.

 

Ron alzò la testa verso di lei per dire qualcosa ma Hermione gli tappò la bocca con un bacio mentre con le mani scivolava fino all’orlo della maglia di Ron cominciando a tirarla su. Si staccò da lui solo per sfilargliela.

 

“Ti amiamo Ron, tutti quanti e tutti noi pensiamo che tu sia meraviglioso. Smettila di darti la colpa per tutto.”

 

Lui posò incerto le mani sui suoi fianchi, la sua espressione persa come quella di un bambino. “Non lo so… è che mi fanno sentire così impotente…”

 

Hermione si sfilò la maglia gettandola a terra e ridacchiò all’espressione rapita che gli rivolse Ron. “Ma sia io che te sappiamo bene che non lo sei.”

 

Ron sorrise appena accarezzandola lentamente sul ventre. “Cosa credi che dobbiamo fare, adesso?”

 

Con un sorriso beffardo lasciò scivolare le sue mani sulla cintura dei pantaloni di Ron e lo baciò sul collo cominciando a slacciarla. “Ora come ora ho una mezza idea…” Ridacchiò per poi tornare seria e scuotere la testa. “Non preoccuparti per i ragazzi, si sistemerà tutto.”

 

Lui annuì in modo assente lasciando che Hermione continuasse quello che stava facendo. “Ti hanno detto della cena?”

 

“Sì…” Rispose lei un po’ a corto di fiato e sottovoce.

 

“Pensi sia…” Fece una pausa perché Hermione lo aveva baciato improvvisamente sulle labbra. “… una buona idea?”

 

Hermione smise per un attimo di baciarlo e si tirò indietro per guardarlo negli occhi, gli prese il viso tra le mani rivolgendogli un sorriso ma fissandolo in modo serio e annuì. “E’ stata un’ottima idea… stramba e imbarazzante per tutti quanti, ma ottima.”

 

“Dici davvero?”

 

“Nonostante tu pensi di fare sempre la cosa sbagliata.” Disse lei con un sorriso mentre gli accarezzava una guancia. “Molte volte fai la cosa più che giusta, ed io mi fido di te, Ron.”

 

Lui la fissò in quegli occhi scuri che l’avevano incoraggiato tante di quelle volte e aggrottò la fronte come se non riuscisse a capire qualcosa. Le accarezzò lentamente il viso passandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

 

“Ti amo, lo sai?”

 

Lei sorrise abbracciandolo stretto. “Sì, Ron, lo so.”

 

 

**

 

E siamo arrivati a 200 recensioni, che bello ragazzi!! Mi fate emozionare!

Spero che con questo capitolo vi siate divertiti almeno quanto mi sono divertita io a scriverlo, è stato strano, non avevo mai scritto una scena così lunga con tanti personaggi insieme, ma decisamente divertente!

 

Ecco qui c’è il blog sulle mie ff, è ancora molto primitivo ma se volete darci un’occhiata… ^^

 

PazzaWendy: Effettivamente mi sembrava di aver un po’ esagerato con tutta quella roba rotta XD

Selphie: Direi che non si scopre ‘qualcosa’… si scopre proprio tutto XD

Mey: Sì, effettivamente far prendere infarti su infarti a Harry è il mio passatempo preferito! E hai visto che qualcuna incinta c’era veramente ^^ comunque in quanto alle tue richieste vediamo cosa si può fare, non so come e quando ma ci lavorerò su.

Animablu: Sì, per me sono sempre belli tutti a dire il vero XD ma non vale, io sono di parte

Saty: Adoro essere sadica nei confronti di Dean, lo ammetto, nonostante lo credo un bravo ragazzo è veramente troppo divertente! Simon e Sophia… ah, è esilarante scrivere di loro, due imbranati ecco cosa sono! Micheal e Sarah sono gli amori della mia vita, è grazie a loro che è nato NTE3 quindi sono i miei pupilli ^^ un bacio

Robby: Sì, c’è sempre gusto a far soffrire gli uomini come Geena sta facendo soffrire Dean. E’ impagabile! Non vorrei essere in Ginny in effetti ^^” poverina, già sapere la figlia con il nipote non dev’essere bello! Ah ma io lo dico sempre, perché sprecare energia a litigare quando si può essere produttivi in altri modi XD

Gioconda: Grazie del commento anche se piccolo

Joannadellepraterie: Prego XD servono anche a me i momenti spensierati

Greweasley90: Addirittura per dispersa… non pensavo di mancare così tanto. Ah, Ginny povera donna… se non ci fosse lei in quella famiglia

Maky91: Sono veramente felice quando sento dire che adorate i miei personaggi! Ci credi se ti dico che anche io scoppio a ridere mentre sto scrivendo XD sembro un’imbecille… rido delle mie stesse battute

Cecia granger: Sono felice di averti portato fortuna ^^ mi fai sentire importante così! Un bacio

Nefele: Grazie mille, è la miglior cosa che si possa dire ad un’autrice che i proprio racconti sappiano di casa… perché è proprio quello che vorrei rappresentare

Ade_tahi: Se devo essere sincera li ho fatti diventare un po’ tutti delle bombe a orologeria ^^” dici che ho un po’ esagerato? Il fatto è che è così dannatamente divertente!! Grazie per essere così comprensivi, un bacio

Sharon Jane Weasley: Grazie della recensione ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Dinner Time ***


Sophia rimase a fissare la villetta mordendosi un labbro, era nervosa, sentiva un peso sullo stomaco e da oltre dieci minuti non era riuscita a fare un altro passo

                          GROWN YOUNG

                            10. Dinner Time

 

I just want you close
Where you can stay forever
You can be sure
That it will only get better

                                                           No one- A. Keys

Sophia rimase a fissare la villetta mordendosi un labbro, era nervosa, sentiva un peso sullo stomaco e da oltre dieci minuti non era riuscita a fare un altro passo. In fondo Simon non l’aveva richiamata da quando era finita la scuola e lei avrebbe dovuto sentirsi arrabbiata e offesa, non nervosa. Prese un respiro profondo e fece altri due passi verso la casa arrivando ai piedi del pianerottolo. Adesso doveva salire solo altri tre piccoli scalini, due passi e sarebbe arrivata alla porta. Si mosse ancora, con più coraggio e suonò il campanello aspettando impaziente.

 

Ron venne ad aprire con un’aria un po’ confusa, come se non aspettasse ospiti, e la squadrò da capo a piedi. Si fissarono per qualche attimo senza dire niente, poi Sophia si riscosse e con le guance arrossate si schiarì la gola.

 

“Il… signor Weasley?” Chiese timorosa di aver fatto una figuraccia, insomma lo sapeva che il padre di Simon era tornato ragazzino ma come faceva a sapere che fosse lui?

 

Lui annuì con un sorriso. “Posso esserti utile?”

 

“Io…” Si dondolò un po’ sui piedi. “… stavo cercando suo figlio.”

 

Ron si appoggiò allo stipite della porta con un sorriso ancora più grande. “Ne ho sei di figli, quale dei quattro maschi stai cercando, esattamente?”

 

“Simon…” Disse con una voce quasi strozzata.

 

Ron si mise più dritto fissandola incuriosito. “Oh!” Disse. “Tu devi essere Sophia.”

 

Lei annuì leggermente in imbarazzo, non pensava che Simon avesse parlato di lei ai suoi genitori. All’improvviso un rumore sordo alle loro spalle li riscosse, Ben si era fermato a fissarla dal corridoio, un secondo dopo un sorriso gli aveva deformato le labbra e si era messo a strillare verso il piano di sopra.

 

“Simon! C’è la tua ragazza!”

 

Sophia prese subito fuoco, Ron fulminò il figlio con lo sguardo. “Ben!”

 

Simon scese le scale poco dopo con una faccia annoiata. “Ben, vuoi smetterla una buona volta di darmi fasti…” Si bloccò di scatto vedendo Sophia sulla soglia della porta, scese in fretta il resto dei gradini e arrivò davanti a lei spingendo Ron da un lato che li lasciò con un sorriso. Si guardò un attimo alle spalle per assicurarsi che nessuno sentisse. “Che… che ci fai qui?”

 

Sophia lo fissò presa in contropiede. “La tua… lettera.”

 

Lui corrucciò la fronte. “Lettera? Io non ho mai…” Si illuminò e si voltò trovando il visetto diabolico di Ben che lo guardava da lontano, chiuse gli occhi contando fino a dieci prima di mormorare a denti stretti. “Io lo uccido!”

 

Sophia mandò uno sguardo da lui a Ben e si sentì una vera stupida, abbassò la testa per nascondere il viso arrossato dalla vergogna e cominciò ad arretrare. “E’ meglio che vada, allora, dato che…”

 

“No!” Scosse la testa e la prese per mano, lei ebbe un sussulto. “Vieni, andiamo di sopra e parliamo con calma.”

 

In silenzio Sophia seguì il ragazzo su per le scale, studiando attentamente la casa. Simon sospirò in sollievo quando durante il tragitto non incontrò nessuno dei familiari e la fece entrare in camera richiudendo velocemente la porta alle sue spalle. La stanza era piena di pezzi di metallo smontati da chissà cosa, una cassetta degli attrezzi e una scrivania con occhiali protettivi e un computer per metà smontato.

 

Simon arrossì grattandosi la nuca. “Non fare caso a… ehm… devo ancora mettere in ordine.”

 

Lei rimase in silenzio ad osservare ammirata la sua stanza. “Ma che ci fai con tutta questa roba?”

 

“La smonto e poi la rimonto.” Disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo, Sophia gli mandò un’occhiata stupita. “E’ il mio piccolo hobby, forse riuscirò a mettere su un’officina ma ci devo ancora lavorare.”

 

Sophia rimase a fissarlo completamente frastornata, lui dovette accorgersene perché si schiarì nuovamente la gola e la fece sedere sul letto sedendosi al suo fianco.

 

“Senti, mi dispiace di non averti chiamato o non aver mandato neanche una lettera ma io…”

 

Lei lo fermò con una mano sulle labbra. “Ma non sapevi come comportarti. Lo so, lo hai già fatto altre due volte. Quello che gradirei è che la smettessi di trattarmi come se fossi un fazzoletto usato.”

 

“No!” Disse lui preso dal panico. “No, non è così ma… io sono…”

 

“Confuso?” Disse lei con un sopracciglio inarcato. “Hai già detto anche questo.”

 

“Cosa devo fare?”

 

Lei scosse la testa. “Non lo so, so solo che voglio essere trattata come una persona.”

 

Simon lasciò vagare i suoi occhi sui suoi lineamenti e si sentì veramente un verme, cosa che ultimamente gli stava succedendo un po’ troppo spesso. “Sei arrabbiata, non è vero?”

 

Sophia lo fulminò con i suoi occhi neri, due pozzi senza fondo. “Se devo essere sincera vorrei tanto prenderti a schiaffi, sì!”

 

“Me lo meriterei…” Sophia lo prese in parola e gli tirò uno schiaffo lasciando un’ombra rosseggiante sulla guancia di Simon. “Ouch! Ma sei impazzita, perché lo hai fatto?”

 

Lei alzò un sopracciglio. “Te lo meritavi.”

 

Simon si alzò in piedi guardandola come se fosse pazza. “Sarò anche stato uno stronzo ma non puoi picchiarmi solo perché ne hai voglia! E non ho fatto niente di grave, sono solo stato occupato e non ho avuto il tempo di sedermi e scriverti!”

 

“Occupato?!” Disse balzando in piedi. “A fare cosa, a smontare computer? O magari a studiare tutti i libri che non sei riuscito a studiare a scuola?”

 

“Non prendermi in giro, non ho… come sai che si chiamano computer?” Alzò un sopracciglio.

 

Sophia lo fissò basita. “Mi prendi in giro? Io sono babbana di nascita!”

 

Simon fece per ribattere ma scosse la testa arreso e si sedette di nuovo sul bordo del letto, si passò una mano tra i capelli fulvi alzando appena gli occhi su di lei. Sophia ricambiò lo sguardo con la fronte corrucciata, lui si spiegò.

 

“E’ questo il nostro problema. Insomma, siamo stati insieme più di una volta e non sapevo neanche che tu fossi… ho dato per scontato che tu fossi una Purosangue. Parliamo solo per urlarci addosso a vicenda e per dimostrarci quanti incantesimi conosciamo, non so niente di te. Non so neanche quand’è il tuo compleanno, o qual è il tuo secondo nome…”

 

Lei rimase in silenzio completamente stupefatta dal suo discorso. Era talmente basita dalle sue parole che le ci volle qualche minuto per riuscire a replicare qualcosa. Si umettò un labbro e sussurrò. “Diciotto giugno.”

 

Simon alzò gli occhi su di lei. “Come?”

 

“E’ il mio compleanno.” Spiegò lei. “Il diciotto di giugno è il mio compleanno e io non ce l’ho un secondo nome.”

 

Lui la fissò ancora qualche attimo allibito poi si aprì in un sorriso. Si alzò in piedi girandole attorno con un sorrisino sotto i baffi, Sophia cominciò a spazientirsi sentendosi scrutata da capo a piedi e incrociò le bracci al petto fissandolo torva come faceva sempre quando il professor Vitious lo faceva rispondere al suo posto.

 

“Che diavolo c’è adesso?”

 

“Non riesco a decidermi cos’è che mi piace di più di te.” Fece lui continuando a scrutala. “Forse il fatto che riesci a fare sempre quello che meno mi aspetto tu faccia.”

 

Lei alzò un sopracciglio. “Mi pareva che ti aspettassi sempre una rispostaccia da me, è quello che mi hai fatto capire.”

 

“A volte.” Disse lui. “Ma a volte, come poco fa, mi dai mentalmente ragione e cerchi di risolvere i problemi invece di iniziarne altri come fai di solito.”

 

“Io non creo affatto altri problemi!” Replicò lei stizzita, Simon inarcò un sopracciglio e lei gli puntò un dito contro. “E non guardarmi a quel modo! Sei tu che mi provochi sempre in qualche modo e non puoi preten…”

 

Ma Simon l’aveva tirata per il polso e le aveva tappato la bocca con un bacio. Quando si tirò indietro un sorriso sprizzò sulle sue labbra vedendola stare ancora ad occhi chiusi e le labbra socchiuse. Le diede un altro bacio a fior di labbra.

 

“Ti fermi a cena, stasera?”

 

Sophia riaprì gli occhi lentamente. “Solo se vuoi.”

 

Lui sorrise. “Sì, che voglio.” Il sorriso si modificò in una smorfia. “Ma a proposito della cena, ci sarebbe una cosa che devo dirti…”

 

                                                                        *

 

Quella sera James tornò a casa stanco e spossato, c’era stata una gran confusione alla Gringott e aveva dovuto passare tutto il giorno a discutere con i Goblin per cui non c’era da biasimarlo se voleva solo stendersi sul divano e non alzarsi finché non fosse stata ora di cena.

 

Stava quasi per lasciarsi cadere sul divano quando un singhiozzo più forte attirò la sua attenzione, scattò di nuovo sull’attenti e salì le scale di corsa precipitandosi poi nella camera da letto. C.j. se ne stava in un angolo del letto, appena lo vide voltò la testa dall’altra parte ma James aveva fatto in tempo a vedere le lacrime che le solcavano il viso.

 

“Non ti avevo sentito rientrare.” Disse lei cercando di usare un tono di voce normale.

 

James fece due passi verso di lei che continuò ostinatamente a tenere la testa voltata. “Stai piangendo?! Cos’è successo?”

 

Lei scosse la testa freneticamente. “Niente, cosa vuoi che sia successo?”

 

James si avvicinò e si piegò sulle ginocchia di fronte a lei, quando C.j. continuò a tenere la testa voltata James gli posò delicatamente una mano sulla guancia girandole la testa fino ad incrociare il suo sguardo. Aveva gli occhi gonfi e tutti arrossati. James cercò di rivolgerle un debole sorriso.

 

“Me lo vuoi dire cosa è successo?”

 

Lei sospirò pesantemente e scosse di nuovo la testa. “No, è una sciocchezza.”

 

“Non è una sciocchezza se ti fa piangere.” Cercò di essere ragionevole lui, le prese una mano per darle forza. Lei prese un bel respiro.

 

“Tu non lo volevi un bambino.”

 

A James servì qualche minuto per capire bene cosa avesse detto, le parole gli risuonarono nell’orecchio come se venissero da lontano. Aprì appena la bocca e la fissò stupidito come se avesse parlato un’altra lingua, poi sbarrò gli occhi castani tenendoli fissi su di lei.

 

“E’ questo il problema?”

 

“Il fatto che tu non voglia un bambino e io sia incinta non ti sembra un problema?”

 

James accusò il colpo e abbassò lo sguardo. “Non… non è un problema, C.j., certo ne sono rimasto un po’ sorpreso però…”

 

“Sorpreso?” Schioccò la lingua lei. “Sei svenuto! Per questo ho aspettato prima di dirtelo, sapevo che avresti reagito a quel modo!”

 

“Aspetta un attimo!” Si alzò in piedi guardandola shockato. “Che cosa vuol dire che hai aspettato? Da quanto lo sai?”

 

Anche lei si alzò in piedi asciugandosi le lacrime sul viso. “Lo so solo da due settimane.”

 

“Solo?!” Urlò lui esasperato, si passò una mano tra i capelli frustrato e cercò di parlare con calma. “C.j. di quanto sei incinta, esattamente?”

 

“Un mese.” Si morse un labbro evidentemente stressata.

 

James stava quasi per ribattere offeso dal fatto che non avesse voluto dirglielo ma vederla così abbattuta e insicura poté solo addolcire il suo viso, si sedette sul bordo del letto trascinandosi C.j. sulle gambe e le passò in un gesto affettuoso i capelli dietro l’orecchio. L’abbracciò stretta affondando il volto nell’incavo del suo collo, respirò il suo profumo morbido e sospirò.

 

“E’ vero, non lo volevo un bambino. Non adesso. E non sono neanche sicuro di saper fare il padre, anzi, sicuramente no. Sono un disastro, non so neanche badare a me stesso. Non credo neanche di saperci fare coi bambini, mi spaventano e mi mettono in soggezione…”

 

C.j. chiuse gli occhi sfinita. “Se stai cercando di tirarmi su di morale, Jay, ti assicuro che questo non funziona.”

 

“No.” Disse lui respirandole sul collo. “No, quello che voglio dire è che… sono un disastro totale, ma ce la posso fare. Papà ce l’ha fatta con me.”

 

C.j. si tirò indietro per guardarlo negli occhi. Rimase per un po’ ferma a guardarlo, poi disse tirando fuori il punto essenziale. “Ma tu non lo vuoi un bambino.”

 

James rimase spiazzato a bocca aperta, esitò ancora un po’. “… dammi il tempo di abituarmici, ok?”

 

Lei annuì e si strinse a lui affondando il volto nella sua spalla. James sorrise e le accarezzò i capelli in modo rassicurante.

 

“Adesso vestiti e fatti bella, i miei ci stanno aspettando.”

 

                                                                              *

 

Micheal sbirciò dalla cucina allungando il collo verso il salotto dove suo padre sedeva davanti a Diego con sguardo cupo. Qualcosa lo colpì sulla spalla costringendolo a voltarsi, incrociò lo sguardo con Sarah che lo ammonì con i suoi occhi verdi e portò lo sguardo su Thea che stava sulla soglia della cucina a mordersi l’unghia del pollice dal nervosismo.

 

Al suo fianco Hermione controllava che tutto fosse pronto ma si vedeva lontano un miglio che tendeva l’orecchio per tenere sotto controllo la situazione. D’altronde Ron era tornato un adolescente e della sua impulsività lei ne sapeva qualcosa.

 

James fissò annoiato Thea mentre, già seduto a tavola, batteva in un gesto ripetitivo la forchetta sul piatto. “Insomma, si può sapere com’è successo?”

 

Thea si voltò verso di lui sorpresa, ma la sua espressione stupita mutò in fretta in un cipiglio scontroso. “Perché non ti fai gli affari tuoi?”

 

“Questi sono affari miei.” Rimarcò lui cercando di stare calmo. “Quello là è il mio migliore amico e tu sei mia sorella!”

 

C.j. gli posò una mano sul braccio e scosse la testa. James sospirò profondamente lasciando andare definitivamente la forchetta sul piatto con un rumore sordo, sbuffando scocciato. Hermione gli mandò un sorriso.

 

Micheal si voltò verso sua madre. “Non credi che qualcuno dovrebbe andare a salvarlo?”

 

Lei mandò uno sguardo verso il salotto e sospirò. “Papà sta solo cercando di mantenere la sua autorità, lasciatelo fare. In fondo si sente… beh…”

 

“Un diciassettenne che ha a che fare con il ragazzo di sua figlia che ha dieci anni più di lui?”

 

Hermione distolse lo sguardo. “Sì, beh… qualcuno ha visto Alex?”

 

Sarah si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio umettandosi un labbro. “Ha detto che andava da Bonar prima di venire qui, credo per sostegno morale. In fondo lo capisco, poverino, dovrà vedere lo zio tutti i giorni a lavoro, non è una situazione felice.”

 

Micheal la guardò con una smorfia. “Non mi pare l’unico ad avere una situazione poco felice.”

 

“Micheal…” Lo ammonì Hermione.

 

“Cosa? A te nessuno ha impedito di stare con papà quando avevi la mia età.”

 

Hermione gli puntò un dito contro. “Tuo padre non è mio cugino! Non ribaltare la situazione!” Prese un bel respiro e chiuse gli occhi. “Senti, mi dispiace, zio Harry sta solo cercando di far rispettare dei valori e… siete ancora giovani, non è la fine del mondo, potete conoscere altre persone…”

 

“Ah certo perché tu avresti lasciato perdere papà e avresti conosciuto altre persone al mio posto!” Micheal si sedette a tavola sbatacchiando la sedia.

 

Hermione lo fissò senza sapere cosa fare, Sarah le mandò un sorriso mortificato. “Gli passerà, fa sempre così. Tra cinque minuti sarà di nuovo allegro e solare come sempre.”

 

Micheal si voltò verso di lei. “E smettila di analizzarmi!”

 

Sarah ridacchiò accarezzandogli i capelli per calmarlo, come soleva fare quando erano da soli. C.j. li guardò con tenerezza prima di scambiarsi uno sguardo con Hermione che sorrise teneramente. Sarah ritirò in fretta le mani quando si accorse che tutti la stavano fissando.

 

La porta d’ingresso si aprì  richiamando l’attenzione di tutti, anche di Ron e Diego che stavano ancora seduti sul divano in salotto. Alex fece capolino dalla porta con un sorriso, alle sue spalle Bonar sembrava restio ad entrare. Hermione andò loro incontro.

 

“Ciao Alex.” Disse facendole cenno di entrare. “Jonathan, è tanto che non vieni a farci visita.”

 

Il ragazzo fece un sorriso un po’ imbarazzato facendo due passi all’interno della casa, Ron lo guardò torvo con le braccia incrociate al petto. “Bonar…”

 

Lui si mise dritto come una statua. “Generale.”

 

Alex gli posò una mano sul braccio mandando un’occhiataccia a Ron mentre Hermione nascondeva un sorriso. “Oh ti prego! Fallo rilassare almeno a casa!”

 

Ron la guardò incredulo. “Ma se non ho fatto niente! Non gli ho neanche dato ‘l’attenti’!”

 

Bonar arrossì appena schiarendosi la gola. “Mi scusi, è stato un riflesso incondizionato.”

 

Ron lo guardò con un sopracciglio inarcato, Hermione salvò la situazione. “Bene, ci siamo quasi tutti. Mettetevi a tavola, vado a chiamare Simon.”

 

“No!” Scattò su Micheal, Hermione alzò un sopracciglio. “C- cioè, è meglio se vado io…” Si corresse.

 

Lei lo fissò per un po’ con occhi vuoti poi mise le mani sui fianchi passando lo sguardo da Micheal a Ron. “Con chi è di sopra?”

 

I due si scambiarono un’occhiata e si schiarirono la gola. “Sophia.”

 

Hermione sospirò e fece un cenno a Micheal. “D’accordo, vai tu. Bussa prima di entrare.” Disse tornando in cucina verso i fornelli, controllò che tutto fosse a posto e cominciò a mettere gli antipasti a tavola. Una tavola così lunga da sembrare quella di una corte di un re. “A proposito, qualcuno ha visto Ben?”

 

I fratelli si guardarono tra di loro e scossero la testa. Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata rassegnata. “Possibile che non riusciamo a tenerlo sotto controllo per più di cinque minuti?”

 

“Beh, non è dal mio ramo della famiglia che ha preso.”

 

Gli altri intanto si sedettero tutti a tavola, poco dopo Micheal scese in fretta giù per le scale con Sophia e Simon che incrociò lo sguardo con sua madre prima di distoglierlo e arrossire vistosamente. Si sedettero a tavola in silenzio, ancora spettinati e un po’ in disordine. Ron si sedette a capotavola e guardò la tavolata davanti a lui, rimase un po’ in silenzio poi prese un respiro profondo.

 

“BENJAMIN!”

 

Ben aprì la porta del retro con un sopracciglio inarcato e fissò il padre come se fosse pazzo. “Che hai da urlare?”

 

Ron si voltò a guardarlo e alzò gli occhi al cielo. “Visto che non sappiamo mai dove sei urlare è l’unico modo per chiamarti, ovunque tu sia. Siamo tutti a tavola, vieni a sederti.”

 

Ben si voltò un attimo facendo un cenno a qualcuno alle sue spalle, qualche secondo dopo una ragazza dai lunghi e liscissimi capelli biondi e due occhi azzurri da far girare la testa fece il suo ingresso dopo di lui, Ron sgranò gli occhi e si voltò verso Hermione per vedere la sua reazione. Come pensava si era accigliata e ne sapeva anche il motivo. Quella ragazzina assomigliava incredibilmente a Lavanda Brown e a Hermione non piaceva affatto che uno dei suoi figli fosse attratto da quel tipo di donna.

 

La ragazza, poco più alta di Ben, fece un sorriso, i suoi denti perfettamente allineati, e tese una mano a Ron. “Lei deve essere il signor Weasley, trovo davvero figo che sia tornato giovane, anche a me piacerebbe avere un padre così carino.” Disse ridacchiando.

 

James, Simon e Micheal fecero del loro meglio per non scoppiare a ridere, Diego era rosso in volto tanto cercava di trattenere le risate mentre le ragazze la fissavano a bocca aperta. Hermione non sembrava affatto aver gradito l’ultimo commento.

 

Ron le strinse la mano un po’ disorientato. “Tu devi essere Beautifull.”

 

“Beautifull Karina Prettyfair.” Disse fieramente. “Ma può chiamarmi solo Beautifull.”

 

Micheal cercò di trattenere un risolino. “Un nome azzeccato, direi.”

 

Lei mandò fuori una risatina acuta e si sedette a fianco di Ben. Hermione si sedette dall’altra parte del tavolo davanti a Ron senza smettere di fissare Beautifull accigliata, quando finalmente li distolse li rialzò su Ron che si sentì a disagio come se stesse accusando lui della scelta di Ben.

 

Ron si schiarì la gola, portando lo sguardo altrove, infine lo posò su Sarah. “Tuo padre ha fatto problemi perché tu venissi qui?”

 

Sarah sorrise e scosse la testa con un po’ d’amarezza sul bel volto. “No, ha detto che ‘se zio Ron vuole che tu vada a cena da lui, vai, ma non metterti in testa idee strane’. Mi ha fatto una ramanzina sulle cose che non devo assolutamente fare in questa casa, neanche avessi quindici anni.”

 

“Cose che non puoi fare?” Corrucciò la fronte C.j. “Del tipo?”

 

Lei arrossì sulle guance e si servì tenendo lo sguardo rigorosamente sul vassoio. “Tipo chiudermi in camera con Micheal.”

 

James e Simon ridacchiarono ma Micheal li zittì con un’occhiataccia. Ben si dondolò un po’ sulla sedia. “Dì un po’, come ci si sente a non essere approvato dal padre della tua ragazza?”

 

“Un’altra parola Ben e giuro che ti appendo giù dalla finestra quando ne ho l’occasione.” Rispose Micheal tranquillamente.

 

Hermione sorrise dolcemente. “Harry è solo un po’ scosso, dategli… dategli un po’ di tempo e magari ne possiamo riparlare…”

 

Sophia passò uno sguardo da Micheal a Sarah e disse timidamente. “Oh, voi due state insieme… avevo capito che foste cugini…”

 

La tavola si immobilizzò un secondo, Micheal alzò appena gli occhi su di lei. “Sì, infatti.”

 

“Oh.” Corrucciò la fronte un po’ confusa, si voltò verso Simon per chiedere spiegazioni ma Ben richiamò la sua attenzione.

 

“Tu sei quella che Simon si è scopato contro al muro, vero?”

 

“Ben!” Lo ripresero subito Hermione e Ron.

 

Sophia era arrossita dalla testa ai piedi e sembrava quasi che cercasse di sprofondare sulla sedia, Simon, al suo fianco, lanciò uno sguardo di fuoco a Ben prima di posare lo sguardo su di lei mortificato. “Te l’avevo detto che era un idiota. Non preoccuparti, fa così con tutti.”

 

C.j. le sorrise. “Oh sì.” Disse facendo coraggio a Sophia. “Ci farai l’abitudine.”

 

Hermione la guardò interessata. “Come sta andando la gravidanza?”

 

“Bene.” Rispose lei con voce piatta, James al suo fianco alzò un sopracciglio scetticamente e lei sbuffò. “D’accordo, sono semplicemente terrorizzata! Sei contento adesso?”

 

“Non preoccuparti, è normale. Pensa che quando io sono rimasta incinta la prima volta avevo solo diciotto anni e non stavo neanche insieme a Ron, ma sarei stata terrorizzata anche se fossimo stati insieme da anni, quindi non sentirti sciocca è più che normale essere agitate la prima volta.”

 

C.j. annuì cercando di respirare regolarmente poi cominciò a gesticolare. “E’ solo che, ecco, James non lo voleva nemmeno un bambino e non avevamo esattamente programmato…”

 

Ron passò lo sguardo da un figlio all’altro. “Beh, nessuno dei miei figli è stato… programmato.”

 

Alex spalancò la bocca incredula. “Nessuno? Nessuno di noi è stato un vostro desiderio, siamo tutti venuti per caso?!”

 

“Adesso non la guardate in modo tragico, io e papà volevamo dei bambini. Non abbiamo precisamente programmato il momento esatto in cui mettervi al mondo, ecco.”

 

Diego scrollò le spalle guardando la sorella. “Perché ti sorprendi tanto poi, come se noi due fossimo stati programmati… andiamo! Con la famiglia che abbiamo avuto dovresti essere al settimo cielo di essere rimasta incinta nelle tue condizioni, per lo meno tu vivi con James.”

 

James le mandò un’occhiata di traverso mentre si serviva. “Quando hai intenzione di dirlo a tuo padre?”

 

“A mio padre?!” Soffocò lei, quasi. “Non ho nessuna intenzione di dirlo a papà! Ci ha lasciato da soli per tutta la nostra infanzia e adesso ci ha regalato una casa solo per non averci tra i piedi! Non voglio che sappia che sono incinta, non si è meritato di saperlo!”

 

Hermione e Ron si scambiarono uno sguardo, lei fece un sorriso verso la ragazza. “C.j. capisco che i rapporti con tuo padre siano difficili, ma almeno lascia che lo sappia. Poi sarà lui a decidere, non credi?”

 

Bonar le fece un sorriso incoraggiante. “Magari con la notizia si addolcirà un pochino, voglio dire a tutti piacerebbe diventare nonno, no?”

 

Ron gli lanciò un’occhiata gelida tenendo la forchetta stretta nel pugno destro, passò gli occhi di un blu intenso da lui ad Alex e parlò freddo. “Non è quello che hai intenzione di fare prossimamente, non è vero?”

 

“No.” Scosse la testa improvvisamente spaventato. “No, signore, no. Quello che intendevo…”

 

“Jonathan mi ha chiesto di sposarlo.” Lo interruppe bruscamente Alex fissando suo padre quasi con aria di sfida. Ron spalancò gli occhi e fece per aprire la bocca e ribattere in quarta ma lei parlò di nuovo prima che potesse farlo. “E io ho detto di sì.”

 

Tutta la fretta che aveva Ron di rispondere svanì in un istante, rimase fermo a fissarli duramente, posò la forchetta al suo posto accanto al tovagliolo e rialzò gli occhi su di lui. “Quando pensavi di dirmelo, Bonar?”

 

La sua voce era uscita talmente calma che Bonar preferì quasi che gli avesse urlato contro delle infamie. Ingoiò il vuoto e tentò di giustificarsi. “Mi dispiace, Signore, aspettavo solo il momento opportuno e ultimamente non mi sembrava proprio il caso…”

 

Ron li fissò ancora un attimo e chiuse gli occhi inspirando profondamente, Hermione, dall’altro capo del tavolo, lo fissò seriamente preoccupata. “Ron?”

 

“Sto bene.” Respirò profondamente con ancora gli occhi chiusi.

 

“Sicuro di non voler andare a stenderti un attimo?”

 

La voce di Thea arrivò dal fondo della tavola. “Guarda che è solo tornato giovane, non è mica un bambino.”

 

Ron riaprì gli occhi fissandoli in quelli della sua seconda femmina. “Questa è forse l’unica cosa intelligente che ti sento dire da giorni, sai?”

 

Lei ricambiò lo sguardo. “Forse perché sono più intelligente di quello che sembro, tu sei l’unico qua dentro a trattarmi ancora come se avessi tre anni!”

 

“Io non ti tratto come se avessi tre anni.” Disse lui paziente. “Non so se ti rendi esattamente conto che Diego ha ventisette anni e tu ne hai solo quattordici.”

 

“Ne farò quindici il mese prossimo!”

 

“Sono comunque dodici anni di differenza! Diamine Thea, conosco Diego che tu non eri ancora venuta al mondo!” Si voltò di scatto verso Diego. “Sei innamorato di lei?”

 

Lui sobbalzò preso alla sprovvista. “Non lo so ancora.” Disse sinceramente Diego fissandolo negli occhi. “Ma Thea è una persona interessante ed è molto intelligente. Non escludo di potermi innamorare di lei.”

 

“Te la sei portata a letto?”

 

“Papà!”  Thea lo fissò incredula come se non volesse credere alla domanda che suo padre aveva appena rivolto al suo ‘ragazzo’. Scosse la testa affondando il volto tra le mani per l’imbarazzo.

 

“Cosa? Sono tuo padre e vorrei essere informato su queste cose!”

 

“No.” Richiamò la sua attenzione il ragazzo. “L’ho solo baciata qualche volta.”

 

Thea diventò, se possibile, ancora più rossa e abbassò lo sguardo sotto gli occhi dei presenti. “Se hai finito di umiliarmi potresti passare a qualcun altro adesso?”

 

James interruppe la discussione puntando un dito contro Diego dall’altra parte del tavolo. “Da quant’è esattamente che mi pugnali alle spalle? Da quanto stai insieme a mia sorella?”

 

Diego roteò gli occhi. “Non stiamo proprio insieme, ci frequentiamo e basta. Thea è a scuola per la maggior parte del tempo, riusciamo a vederci sì e no una volta al mese. Sapevo che l’avresti presa male.”

 

“Come potevo prenderla bene?!” Chiese James con gli occhi sbarrati. “Dio, Diego, dovresti saperlo che le sorelle dei migliori amici sono proibite, soprattutto se minorenni!”

 

Tutti alzarono un sopracciglio verso C.j. che scosse la testa passandosi una mano sulla faccia. “Jay…”

 

“Cosa?” Si voltò lui stupito.  “Tu conti per metà, non sei completamente sua sorella! Ha cominciato a considerarti tale solo dopo che ti sei messa con me!”

 

“Ah beh, certo! Che bella scusa che ti sei trovato adesso, Jay. E cosa dirai a tuo figlio quando sarà nato, che non valgo come zio perché sono solo per metà legato a C.j.? Sono sicuro che verrà su con dei sani principi!”

 

James si alzò in piedi minaccioso. “Tu non puoi permetterti di dirmi come educare i miei figli!”

 

C.j. si alzò in piedi posandogli una mano sul braccio. “Jay, Diego non intendeva dire questo. Adesso calmati e siediti, non c’è bisogno di scaldarsi.”

 

James si scrollò il suo braccio di dosso, furioso. “E invece sì, non se ne perde una per rivoltare la frittata, lo fa da quando avevamo undici anni!” Si voltò di nuovo verso Diego. “Ma cosa credi che sia contento della situazione in cui…”

 

Ma non finì mai la frase resosi conto di quello che aveva appena detto. La tavola attorno a lui si zittì non osando proferire parola, con uno scatto della testa si voltò verso C.j. che al suo fianco si premeva una mano sulla bocca per trattenere un singhiozzo, le lacrime si stavano già formando alla base dei suoi occhi. James fece un passo verso di lei ma C.j. indietreggiò velocemente e lasciò la stanza.

 

“Ma sei scemo?” James si voltò disorientato verso Alex che lo fissò con odio. “C.j. è incinta, dovresti confortarla e tu la butti giù in questo modo?! Ma ti è dato di volta il cervello?”

 

James fece per parlare ma Ron gli fece un cenno col capo, solenne. “Corrile dietro.”

 

James lasciò la stanza seguendo C.j. il resto dei presenti si guardò un po’ in imbarazzo. Thea corrucciò la fronte in un’espressione cupa e fissò Diego alzando un sopracciglio fulvo e rifinito. “Era proprio necessario?”

 

Lui sbarrò gli occhi, basito. “Non vorrai dare la colpa a me, adesso!”

 

Thea scosse la testa e si alzò con disappunto seguendo James e C.j. fuori dalla stanza, Diego rimase un attimo sbigottito poi le corse dietro richiamandola. Ron alzò un sopracciglio guardando i rimasti. “C’è qualcun altro che vuole andarsene?”

 

Micheal alzò la mano ma Sarah gliela forzò di nuovo giù mandandogli un’occhiataccia di dissenso. Hermione sorrise a Sophia che sembrava parecchio disorientata. “Simon ci ha detto che sei la miglior studentessa di Hogwarts.”

 

Sophia mandò uno sguardo a Simon prima di riportare l’attenzione su Hermione, arrossì timidamente. “Beh… non saprei… Simon mi ha dato del filo da torcere.”

 

“Lo sappiamo.” Disse Ben continuando a mangiare come se niente fosse. “E’ da quando è entrato a Hogwarts che non fa altro che pianificare i suoi studi in modo da poterti battere. Simon non ha altri hobby tra pianificare la sua vittoria su di te e distruggere qualunque aggeggio babbano.”

 

Sophia si voltò perplessa verso Simon che le mandò un’occhiata mortificata ma sfociò in un piccolo sorrisino. “E funzionavano? I piani, intendo.”

 

Simon arrossì. “Beh, all’inizio no… poi ho capito come… non importa, davvero, la scuola è finita, no?”

 

“Ha scoperto che non poteva batterti a memoria ma a pratica. Tu puoi memorizzare qualsiasi cosa senza problemi ma lui può batterti tranquillamente nella pratica di un nuovo incantesimo senza che nessuno glielo abbia spiegato.” Disse Micheal annoiato.

 

Lei rise apertamente. “Simon ha veramente un gran cervello, questo non si può mettere in dubbio.”

 

Ron le sorrise facendole un cenno col capo verso Hermione. “Oh, questo lo devi a quella signorina seduta laggiù. E’ stata per sei anni la studentessa migliore di Hogwarts. Riusciva a mettere in imbarazzo i professori.”

 

Hermione arrossì lusingata. “Adesso non esagerare, Ron…”

 

“Non sto esagerando! E se avessimo fatto il settimo anno saresti passata col voto più alto, ci metterei la mano sul fuoco.”

 

Un improvviso rumore meccanico riecheggiò nella stanza, Hermione guardò verso il ripiano della cucina cercando un allarme simile a quello che aveva a casa dei genitori, ma Ron aveva già riconosciuto quel suono ormai così familiare e si guardò la cintura dei pantaloni in cerca del cercapersone.

 

“Oh, non è il suo è il mio.” Disse Bonar spengendo il cercapersone e controllando il numero.

 

Ron alzò un sopracciglio. “Chiamano dall’ufficio?”

 

“Ehm… sì. A dire il vero dalla segreteria, avranno sicuramente perso qualche pratica da compilare.” Fece per alzarsi. “Vogliate scusarmi, non ci metterò molto.”

 

“Siediti.” Fece tranquillo Ron. “Se fosse un’emergenza avrebbero chiamato anche me, quindi dì che sei a casa mia e che il Generale ti ha esplicitamente ordinato di non lasciare la sua casa senza il suo consenso. Sono sicuro che in ufficio capiranno.”

 

Bonar lo fissò perplesso. “Come vuole, signore.”

 

Alex sbuffò. “Non ti sembra di schiavizzare le persone, papà?”

 

“No.” Ripsose lui secco. “Un buon capo deve saper dare ordini precisi e faccio bene il mio lavoro, modestia a parte.”

 

“Tu ce l’hai solo con Jonathan perché mi ha chiesto di sposarlo senza il tuo consenso, ecco perché fai così. Non è giusto papà, solo perché non vuoi che abbia una relazione non significa che debba comportarti in questo modo. Cosa diavolo ha Jonathan che non va?”

 

Ron la guardò per qualche secondo senza dire niente, poi ricominciò a mangiare come se niente fosse. “Tu ti monti troppo la testa, Alex. L’unica cosa che non va in Bonar è che lavora per me.”

 

Alex cominciò a smanettare. “Dove sta il problema? E’ uno degli Auror più efficienti che tu abbia mai avuto in ufficio!”

 

“Il più efficiente.” Annuì Ron.

 

“Uno dei più svegli!”

 

“Il più sveglio.”

 

“E’ uno dei migliori uomini che tu abbia dalla tua parte e svolge il suo lavoro alla perfezione.”

 

“Il migliore.”

 

Alex lo fissò esasperata. “Allora qual è il problema?!”

 

“Avevo intenzione di nominarlo Generale una volta che fossi andato in pensione.”

 

Sia Alex che Bonar lo fissarono a bocca aperta e con gli occhi sbarrati. Hermione rimase con la forchetta a mezz’aria e gli altri ragazzi smisero di respirare.

 

“Che cosa?!” La voce di Alex si era alzata di diversi decibel nel giro di due secondi.

 

Ron alzò appena lo sguardo annuendo. “Mi hai sentito. Ma se entra in famiglia non potrò più farlo. Nessuno lo prenderebbe più sul serio e penserebbero che l’ho nominato solo perché è imparentato con me, è come se nominassi Harry o Matt.”

 

Alex si lasciò andare contro lo schienale della sedia e si voltò senza sapere cosa dire verso Bonar. Lui, ancora un po’ scosso, si schiarì la voce. “Signore, io sono molto lusingato dalle sue parole…”

 

Ron annuì e Alex si morse un labbro.

 

“…ma se per diventare Generale devo rinunciare ad Alex mi accontenterò di rimanere al grado che ho adesso. E’ comunque un ottimo posto.”

 

“No!”

 

I due uomini si voltarono di scatto verso Alex che scoteva freneticamente la testa, Bonar le prese una mano e le sorrise stringendogliela appena.

 

“E’ quello che voglio.”

 

“Non puoi buttare la tua carriera al vento solo per colpa mia!” Obbiettò lei.

 

Lui scosse la testa dando una piccola scossa alla sua mano. “Tesoro non è…” Si guardò un attimo intorno e si schiarì la gola leggermente in imbarazzo prima di rivolgersi di nuovo a lei. “Possiamo parlare in privato?”

 

Alex mandò uno sguardo fugace ai genitori prima di annuire e alzarsi. “Con permesso.”

 

Micheal fece una smorfia guardandoli mentre si allontanavano. “Oh ma no, fate pure, tanto siamo così tanti a tavola che nessuno noterà la vostra mancanza.”

 

Simon guardò l’orologio al polso. “Papà, ti dispiace se andiamo anche noi? Sophia deve tornare a casa e si sta facendo tardi.”

 

Ron annuì e sorrise a Sophia mentre i due ragazzi si alzavano. “E’ stato un piacere, Sophia. Spero tornerai a trovarci in circostanze migliori, sei sempre la benvenuta.”

 

Lei sorrise passandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli scuri. “Grazie, signor Weasley, è stato un piacere anche per me.”

 

“Ti assicuro che non tutte le cene in famiglia sono così.” La rassicurò Simon con un sorriso.

 

Micheal si alzò in piedi facendo cenno a Sarah di alzarsi. “Sì, direi che sei incappata in quella più divertente.” Fece ironico. “Bene, ce ne andiamo anche noi, continuate ad ammazzarvi dalle risate.”

 

“Micheal.” Lo richiamò indietro Ron, Micheal si voltò che erano già sulla soglia della porta. “Dritto a casa dello zio, niente fermate intermezze e nessuna gita alternativa. Ti voglio a casa il prima possibile, se lo zio ti invita ad entrare, cosa che ora come ora dubito farà, mandaci un gufo.”

 

Micheal lo fissò a bocca aperta. “Cosa?”

 

“Per favore, Mickey.” Lo implorò sua madre.

 

Micheal sbuffò e aprì la porta per Sarah e uscì in fretta dopo di lei richiudendosela alle spalle. Hermione e Ron sospirarono esausti e si guardarono da un capo all’altro del tavolo che ormai contava loro due, il piccolo Ben e quella che sembrava la figlia di Lavanda Brown. Ben alzò un sopracciglio.

 

“L’idea della cena è stata efficace, direi.”

 

Ron si passò una mano sulla faccia. “Ti prego basta così.”

 

Hermione fissò Beautifull con una smorfia. “Se posso chiedere, come mai stai con Ben? Voglio dire, una ragazza come te non dovrebbe avere problemi a trovarsi un ragazzo, perché stare con un ragazzo di undici anni?”

 

Beautifull si voltò verso Ben con gli occhi sgranati e l’espressione più stupida che potesse avere. “Hai undici anni?!” Squittì.

 

Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo disperato, Ron scosse la testa. “Ti prego, non dire niente…”

 

                                                                               *

 

Ginny se ne stava tranquillamente seduta sul divano davanti al focolare a leggere un buon libro quando Matt si precipito giù dalle scale. Gli rivolse un sorriso tornando alla lettura ma vedendo il figlio che girovagava senza pace per la casa si voltò a fissarlo perplessa.

 

Anche Harry venne fuori dalla cucina con un sopracciglio inarcato mentre Matt guardava tutte le stanze. “Che stai facendo?”

 

Lui sospirò passandosi una mano tra i capelli. “Dov’è Sarah?”

 

Ginny mise il segno al libro e lo posò sul divano accanto a lei prestando la sua completa attenzione al figlio. Inarcò un sopracciglio mandano un’occhiata al pendolo al muro. “Sei a casa da cinque minuti e stai già cercando tua sorella? Che succede?”

 

“Niente.” Fece il vago lui. “Qualcuno sa dov’è comunque?”

 

“A cena dagli zii.” Rispose Harry con una smorfia poco felice. “Una cena in famiglia, da quanto ho capito.”

 

Matt spalancò gli occhi allarmato e li fissò a bocca aperta. “E l’avete lasciata andare?!” Guardò in fretta l’orologio al polso. “Sono le nove e mezza, dovrebbe già essere a casa!”

 

Ginny sospirò e si alzò dal divano rassettando i cuscini. “Tesoro, non c’è niente di cui preoccuparsi. Staranno finendo e vedrai che tra poco sarà qui. Cosa vuoi che le succeda, è solo a casa dello zio.”

 

“Con Micheal!” Sottolineò lui.

 

Harry incrociò le braccia al petto scuro in volto. “Sì ho valutato la situazione attentamente prima di lasciarla andare.”

 

“Oh, per favore Harry!” Scoppiò Ginny stufa. “Dì piuttosto che le hai fatto una ramanzina come se avesse quindici anni!”

 

“Io vado a cercarla!” Matt non li ascoltava già più, si era notevolmente scurito in volto con la fronte corrucciata, camminò verso la porta e l’aprì con uno scatto ma rimase in procinto di uscire immobilizzandosi e rimanendo a fissare due sagome scure sul pianerottolo di casa.

 

Micheal e Sarah non si erano fermati da nessun’altra parte, erano filati dritti a casa di Sarah come aveva detto Ron, erano solo sul pianerottolo da venti minuti a baciarsi. Sarah, che doveva stare in punta di piedi, barcollò un attimo e Micheal la strinse prontamente a sé per i fianchi avvicinandosi ancora di più.

 

Matt li fissò ancora qualche secondo prima di schiarirsi la gola, i due si voltarono ignari verso di lui e lentamente si sciolsero dall’abbraccio. Sarah  corrucciò la fronte. “Da quanto sei qui fuori?”

 

“Potrei chiederti la stessa cosa.” Disse freddo guardando male Micheal.

 

Micheal si schiarì la gola cercando di chiudere lì la serata. “Adesso è meglio che vada.” Stampò un piccolo bacio sulle labbra a Sarah. “Buonanotte.”

 

Ma Matt non sembrava affatto intenzionato a lasciar perdere. “Perché non la smetti di sbaciucchiarti mia sorella?”

 

Micheal, che si era già voltato per andare, girò sui talloni roteando gli occhi trovandosi di nuovo faccia a faccia con Matt. “La stavo solo salutando, visto che questa è l’ultima sera che possiamo stare insieme.”

 

“Non c’era bisogno di baciarla a quel modo per salutarla e basta!”

 

Sarah lo sorpasso scocciata. “Oh per favore.” Bisbigliò. “Perché non hai visto i baci che mi dà di solito.”

 

Matt si voltò verso di lei scandalizzato. “Guarda che ti ho sentito!”

 

Sarah lo fissò da dentro casa con gli occhi dei genitori puntati su di loro. “Sì, sai quanto me ne importa! Perché non puoi semplicemente lasciarlo stare, tanto che ti frega, tu sei sposato e ci puoi stare con la persona che ami…” Fece un passo avanti minacciosa. “E ora che mi ci fai pensare, prova a ricordare a chi hai fegato May da sotto gli occhi! Una volta lo trattavi come il tuo migliore amico!”

 

Matt la fissò ad occhi sbarrati, Micheal cercò di calmarla. “Sarah, non…”

 

Harry si intromise prima che la discussione degenerasse. “Sarah, va’ di sopra per favore.”

 

Lei fece per ribattere acidamente ma un’occhiata eloquente da parte di Ginny la zittì e salì le scale di fretta. Micheal sospirò guardandola sparire e cercò di fare un sorriso che uscì solo come una leggera curvatura delle labbra.

 

“Adesso è meglio che vada… buonanotte…”

 

Ginny fece un sorriso. “Vuoi fermarti per un po’?”

 

“Io…” mandò uno sguardo a Harry e Matt, non sembravano molto amichevoli. “Sono di turno domani mattina, è meglio se vado a riposare.”

 

Ginny parve illuminarsi improvvisamente e si avvicinò alla porta. “Oh, com’è andata l’altro giorno durante l’intervento? Mi hanno detto che ti hanno portato con loro per farti fare pratica.”

 

“Molto bene.” Sorrise soddisfatto Micheal. “Il dottor Graham ha detto che potrebbero anche decidere di accorciarmi l’apprendistato, gli sono sembrato sveglio e in gamba.”

 

“Questo è perché lo sei, tesoro, non ho mai visto nessun…” Ma Ginny si bloccò cogliendo lo suardo infastidito di Harry che stava guardando quella tranquilla conversazione come un affronto alla sua decisione. Micheal si mosse appena a disagio e indicò la porta.

 

“I… i miei mi staranno aspettando. E’ stato un piacere.”

 

Matt corrucciò la fronte. “Il piacere è tutto tuo.”

 

Micheal lasciò la casa con un cenno del capo prima di chiudersi la porta alle spalle. Subito Matt rilasciò i muscoli tesi delle spalle e si voltò verso Harry che era rimasto con aria solenne a fissare la porta. Sembrava quasi che non volesse muoversi fino a che non avesse saputo Micheal abbastanza lontano dalla sua proprietà. Ginny sospirò tornando a leggere il suo libro ma sorrise tra sé cercando di nascondersi tra le pagine, Harry se ne accorse.

 

“Cos’hai da sorridere?” Sbottò.

 

“Niente.” Disse lei senza abbandonare il sorrisetto. “Ho solo ricordato come volevi che fosse il ragazzo di Sarah.”

 

Harry inarcò un sopracciglio. “E allora?”

 

Ginny chiuse pazientemente il libro e lo guardò negli occhi. “E allora doveva essere intelligente, con un futuro promettente e che la riportasse a casa prima di mezzanotte.” Harry si mosse appena e Ginny sorrise tronfia. “Che ore sono, Harry?”

 

Lui la fissò qualche secondo preso alla sprovvista, poi mise su una specie di broncio e cominciò a salire le scale arreso. “Oh, falla finita Ginny!”

 

                                                                            *

 

Ragazzi, lo so che avete aspettato tanto e probabilmente questo capitolo non sarà neanche come ve lo aspettavate, forse sarà un po’ deludente.

Il problema è che ho talmente tanto da fare che non ho mai tempo di stare un attimo a scrivere, e purtroppo ho paura che il tempo sarà sempre meno dato che siamo entrati nel secondo quadrimestre e manca solo qualche mese all’esame… -_______-“ non ce la faccio più!!

 

Comunque vorrei veramente ringraziare tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, sono rimasta davvero stupita e commossa! Con un solo capitolo avete lasciato ben 33 recensioni!! Davvero, le vostre recensioni sono l’unica cosa che mi spingono a scrivere al momento!

 

Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo anche se non è curato come avrei voluto…

 

Zia Funkia ^^

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Capitolo 11
*** We Don't Like Status Quo ***


James sospirò per l’ennesima volta quella mattina sbattendo il retro della testa contro alla porta sul quale stava appoggiato

                        GROWN YOUNG

 

                              11. We don’t like status quo

 

When everything is going wrong
And things are just a little strange
It's been so long now
You've forgotten how to smile.            McFly –I’ll be ok

 

James sospirò per l’ennesima volta quella mattina sbattendo il retro della testa contro alla porta sul quale stava appoggiato. Era seduto a terra con la schiena contro la porta del bagno cercando in tutti i modi di farsi aprire. Si passò una mano sulla faccia, stanco, e parlò di nuovo. La sua voce era roca.

 

Andiamo, Catherine, fammi entrare!”

 

Il rumore dello sciacquone fu l’unica cosa che sentì per un po’, poi la voce di C.j. arrivò leggera, come se faticasse a parlare.

 

“Non ci penso nemmeno… puoi rimanere là fuori tutto il tempo che vuoi…”

 

James sbatté di nuovo la testa contro la porta. “Per favore. Stai male, cerca di ragionare. Hai bisogno di aiuto, fammi entrare.”

 

E’ solo un po’ di vomito, posso cavarmela benissimo da sola!”

 

Sei chiusa in bagno da…” Guardò l’orologio al polso. “Circa due ore. Puoi farmi entrare e proviamo a cercare insieme una soluzione, per favore?”

 

“Non c’è niente che voglio fare insieme a te, James!” La voce rabbiosa fu coperta da un altro urto di vomito. Quando ebbe finito parlò di nuovo. “Va’ via.”

 

James si alzò in piedi sconsolato e appoggiò entrambe le mani sulla porta tenendo il capo chino nel mezzo. “Catherine, adesso mi stai facendo arrabbiare. E’ un mese che vai avanti a vomitare tutte le mattine e ti chiudi in bagno senza che possa darti una mano! Maledizione io sono qui! Lascia che ti aiuti!”

 

La porta si aprì dopo qualche secondo, James fu costretto a rimettersi in piedi. Quando entrò in bagno C.j. si era già messa seduta accanto al water giusto nel caso lo stomaco si rivoltasse di nuovo. James si umettò un labbro e prese un asciugamano prima di chinarsi davanti a lei e tamponarle la fronte sudata. C.j. si ritirò dal suo tocco.

 

James sospirò chiudendo gli occhi. “Cate…”

 

Lei si passò una mano tra i capelli, spossata. “Cosa pensi di poter fare ora che sei qui? Sono incinta, James, e non c’è niente che tu possa fare per cambiarlo.

 

Lui inspirò profondamente e si alzò in piedi per lasciare l’asciugamano sul ripiano del bagno. C.j. pensò quasi che se ne stesse andando, poi lo vide piegarsi di nuovo su di lei e in un attimo si ritrovò tra le sue braccia mentre si alzava e lasciava la stanza. Lo fissò ancora nauseata e appoggiò la testa contro il suo petto cercando di stare più ferma possibile.

 

James, che stai facendo?” Chiese scocciata.

 

Ma James non rispose e scese le scale scendendo in cucina che era un'unica stanza aperta col salotto. La lasciò sul divano delicatamente e si diresse verso i fornelli. C.j. cercò di vedere cosa stesse facendo ma la schiena di James era troppo ampia e nascondeva tutto.

 

Lo vide tornare con una tazza fumante e sedersi sul bordo del divano porgendogliela. Lei la prese guardandoci dentro.

 

“E’ Thé caldo. Ti farà bene anche per la nausea. Dovrebbe passare.”

 

C.j. lo fissò basita. “Come…”

 

“Sono il primo di sei fratelli.” Disse lui guardandola serio. “Qualcosa l’ho imparata.”

 

C.j. bevve in silenzio sotto lo sguardo preoccupato del ragazzo. Fino a che non ebbe finito la tazza nessuno dei due parlò, rimanendo in un silenzio quasi religioso. Quando C.j. posò la tazza sul tavolino accanto al divano si schiarì la gola rialzando gli occhi su James quasi come se gli costasse caro comportarsi gentilmente.

 

“Grazie.”

 

James annuì. Le prese una mano e se la portò alla bocca per baciarne il dorso. “Ti amo.”

 

C.j. non disse nulla ma abbassò lo sguardo.

 

“Ti amo e lo so che non avresti voluto che le cose andassero così. Avresti voluto sorridere ogni giorno se fossi rimasta incinta e avresti voluto potermi dire ogni cosa riguardo la gravidanza. Ma, C.j., il fatto che non avessimo programmato questo bambino non significa che tu non possa farlo.”

 

Lei sospirò e abbandonò la testa sul divano. “Lo so, ma… avrei anche voluto che tu volessi un mio bambino. Il nostro bambino.”

 

C.j…” Iniziò lui senza sapere cosa dire. “Ormai non è più importante. Pensiamo a vivere il presente e nel presente tu sei incinta di un bambino mio. Quindi dobbiamo solo impegnarci per essere dei… dei buoni… dei buoni genitori.

 

Un altro sospiro le sfuggì dalle labbra. Si alzò a sedere appoggiando la schiena contro al divano e lasciò andare la testa all’indietro. Aveva l’aria più stanca che James le avesse visto.

 

“Forse… forse dovresti tornare a casa dei tuoi, James.

 

James spalancò gli occhi incredulo. “Cosa?!”

 

C.j. si morse un labbro e evitò il suo sguardo. “Non sei pronto per vivere con me, non con me incinta. Non sei pronto per questo bambino. Ma io sono incinta, James. Non posso fare finta di nulla. Per i prossimi mesi dovrò prepararmi ad avere un bambino, questa diventerà la casa di una donna incinta e se tu non sei pronto ad affrontare una cosa del genere forse dovresti…”

 

“Io non me ne vado!” La interruppe bruscamente. “Scordati che sposti la mia roba! Io rimango dove sono!”

 

Rimasero per un po’ in silenzio. James la guardò mentre si mordeva il labbro inferiore senza tregua. Poi, lentamente, C.j. alzò una mano e intrecciò le dita con quelle di James, lo fissò dritto negli occhi. “James, se rimani io ho bisogno che tu ci sia davvero.”

 

James la guardò esterrefatto e un po’ preso alla sprovvista. Ingoiò il vuoto e annuì. “Ci sarò.”

 

“Posso crederci sul serio?” Chiese lei piegando la testa da una parte.

 

“Sì.”

 

C.j. sospirò e si alzò dal divano. “D’accordo.” Diede un bacio sulla fronte di James e salì su per le scale. James la guardò andar via senza dire nulla, rimase fermo dov’era a riflettere.

 

Sarebbero stati dei lunghi, lunghissimi mesi.

 

*

 

Camminava svelto. Aveva fretta. Aveva aspettato anche troppo in fondo. Diamine, era passato più di un mese dall’ultima volta che si erano incrociati. Uno strano moto si era fatto largo dentro di lui, un fastidio che non riusciva ben a definire. Sapeva solo che un giorno si era svegliato e ne aveva sentito quasi la mancanza. Cosa che in fin dei conti non capitava mai.

 

Rilesse di nuovo quel pezzo di carta dove aveva annotato l’indirizzo, rubato dal diario di Sarah, e si guardò attorno. Guardò il numero civico dell’appartamento che aveva di fronte. Quattro. Riguardò il foglio. Quattro. L’aveva trovato.

 

Suonò il campanello in fretta, mettendosi ben dritto ad aspettare. Lei venne ad aprire poco dopo con una vestaglia leggera che non gli rese le cose più facili. Spalancò gli occhi quando lo vide.

 

Dean! Che ci fai qui?!

 

Ma non le diede il tempo di dire altro, come un fulmine si precipitò su di lei e sulle sue labbra spingendola dentro casa e richiudendo la porta dietro di sé. Geena si staccò da lui senza fiato cercando di spingerlo indietro.

 

“No, aspetta… Dean non…”

 

Geena?”

 

Una voce maschile dal piano di sopra lo fece irrigidire, fissò Geena nei suoi grandi occhi blu in cerca di una spiegazione ma lei si limitò solo a sciogliersi dall’abbraccio e schiarirsi la gola. “DeanDean è passato a trovarmi.”

 

Jason fece capolino dalla cima delle scale con un’espressione stupita. Dean notò con piacere che era completamente vestito. “Oh! Ciao Dean.”

 

Dean annuì politicamente. “Jason…”

 

Jason scese le scale quasi di corsa. “Stavo andando a lavoro.” Si voltò verso Geena con un sorriso. “Per quelle canzoni ne riparliamo, chiama Nat e Sarah e cercate di arrangiare un incontro anche con il signor Preston. Io farò il possibile.”

 

Geena annuì imbarazzata. “Grazie mille.”

 

Jason le fece l’occhiolino e si chiuse la porta alle spalle lasciando i due da soli. Geena si voltò verso Dean umettandosi un labbro e si portò le mani sulle braccia in un gesto nervoso.

 

“Non mi aspettavo di vederti… beh… di nuovo.

 

Dean la fissò guardandola da testa a piedi e si avvicinò a lei di un passo. “Nemmeno io. Eppure adesso sono qui.”

 

“Non hai trovato nessun’altra con cui giocare?” Rise lei sinceramente. “Mi resta un po’ difficile crederlo. Hai già finito tutta la popolazione femminile della città?”

 

“No.” Rispose lui secco.

 

Geena inarcò un sopracciglio. “E allora che ci fai qui?”

 

Lo vide esitare, forse per la prima volta in vita sua Dean stava esitando davanti ad una donna. Un sospirò pesante gli sfuggì dalle labbra e scrollò le spalle. “Non lo so, avevo voglia di vederti e basta.

 

Lei lo fissò per un attimo poi scoppiò a ridere. “D’accordo, molto divertente. Cosa ti serve?”

 

“Non sto scherzando.” Disse lui serio.

 

Geena si strinse nella vestaglia nervosamente e lo fissò senza sapere cosa dire. Sentiva il cuore battere come impazzito contro al suo petto ma si sforzò di rimanere impassibile. Non gliel’avrebbe data vinta così facilmente, lo aveva detto anche Sarah, doveva ripagarlo con la stessa moneta. Era il suo momento. Per un po’ il frusciare della vestaglia di Geena fu l’unica cosa che si sentì.

 

Fece un passo verso di lui, posandogli delicatamente una mano sul petto e lo guardò dritto negli occhi. “Ti sono mancata?” sussurrò appena.

 

“Sì.” Disse Dean arrendevole, come si fosse appena liberato di un peso.

 

Senza aggiungere altro Geena si alzò in punta di piedi e premette le labbra contro le sue allacciando le braccia dietro al suo collo. Dean non esitò neanche un secondo e la strinse a sé baciandola con ferocia, come aveva sempre fatto, con il desiderio che bruciava sotto la sua pelle.

 

Senza staccarsi di mezzo centimetro arretrarono fino alle scale. Direzione, camera da letto.

 

*

 

Alex guardò l’orologio al polso per la quinta volta e sbuffò di nuovo. Tamburellò le dita sul tavolo della cucina e mandò uno sguardo ai fratelli che aspettavano quieti attorno a lei. Micheal aveva anche preso a farsi un panino dalla noia. E dalla fame.

 

Lo stomacò di Ben brontolò. “Ma quando si mangia?”

 

Simon sospirò appoggiandosi con la schiena contro al muro. “Finché mamma e papà non tornano credo che nessuno mangerà in questa casa. Micheal guardò il suo panino masticando avidamente e alzò lo sguardo sul fratello. “Era per dire.”

 

Alex sospirò irritata. “Quello che mi piacerebbe sapere è dove diavolo sono finiti!”

 

“Magari è successo qualcosa.” Disse preoccupata Thea.

 

“Magari un’urgenza a lavoro.” Scrollò le spalle James.

 

“Magari sono dai nonni.” Azzardò Micheal.

 

“Magari potevano lasciare un biglietto!” Tuonò Alex.

 

La porta dell’ingresso si chiuse con un tonfo e dei risolini provennero dal corridoio. I ragazzi si scambiarono uno sguardo. Ron e Hermione fecero il loro ingresso incollati per le labbra ridacchiando, non si erano minimamente accorti della loro presenza, Ron spinse delicatamente Hermione contro al muro risalendo con le mani su per le sue gambe. Entrambi avevano i capelli fradici ed erano pieni di sabbia.

 

“Dove diavolo eravate?”

 

Tutti e due sobbalzarono e cercarono di ricomporsi. Ron scosse la testa come un cane cercando di mandar via la sabbia. “Oh, siete tutti qui?”

 

“Vorrei ben dire.” Disse Thea incrociando le braccia al petto. “E’ mezzogiorno e mezzo. La parola pranzo vi dice niente?”

 

Hermione spalancò gli occhi. “Mezzogiorno e mezzo?! Oddio, non pensavo che fosse così tardi. Mettetevi seduti faccio in un attimo.” Disse dirigendosi verso i fornelli e cominciando a spentolare.

 

James alzò un sopracciglio guardando Ron. “Si può sapere dov’eravate finiti?”

 

“Giù al lago…” Fece il vago Ron. “…una nuotata…”

 

“Senza costumi?” Chiese Alex alzando un sopracciglio. Le orecchie di Ron si tinsero subito di rosso, si scambiò uno sguardo imbarazzante con Hermione rimanendo in quello che parve un dignitoso silenzio. Alex li fissò a bocca aperta. “Oh mio Dio, è rivoltante!”

 

Micheal smise di masticare e guardò il suo panino con una smorfia prima di posarlo su un lato del tavolo.

 

Simon allargò le braccia. “Avreste potuto comunque lasciare un biglietto.”

 

“Hai ragione, tesoro, la prossima volta…”

 

“La prossima volta?” Scattò su Alex. “Non ci sarà nessuna prossima volta! Vi rendete conto che siete dei genitori e in quanto tali avete delle responsabilità, vero? Io ho ventisei anni, ma Ben? Ben ne ha solo undici! Qui c’è bisogno di voi, non potete comportarvi come due ragazzini! Non avete diciassette anni, ne avete quarantacinque!”

 

Ron e Hermione la guardarono esterrefatti, nessuno degli altri aggiunse altro. Si scambiarono uno sguardo e Hermione si morse un labbro. Ron le sorrise ed annuì, i ragazzi li guardarono senza capire.

 

Hermione prese un bel respiro. “D’accordo, già che stiamo parlando di dover fare i genitori, ho una notizia per voi. Ron la prese per mano guardando i ragazzi con un bel sorriso, Hermione sorrise di rimando. “Aspetto un bambino.”

 

I ragazzi si gelarono sul posto. I sorrisi di Ron e Hermione scomparvero lentamente. Ron si schiarì la gola nervosamente oscillando lo sguardo da Hermione ai figli. “Ragazzi…”

 

“Aspetti un bambino?!Alex la fissò a bocca aperta, si alzò in piedi scotendo la testa. “Non posso crederci, questa storia sta diventando sempre più assurda!”

 

Hermione deglutì a fatica. “Io… pensavo sareste stati contenti.”

 

“Contenti? Come posso essere contenta? Avrai un bambino che per età potrebbe essere figlio mio!”

 

James la guardò incrociando le braccia al petto annuendo e fissò i genitori. “Già, e Alex parla in via teorica. Io, invece, avrò veramente un figlio che avrà la stessa età dio mio fratello! Lo spiegherete voi a vostro nipote com’è possibile, vero?”

 

Ron mandò uno sguardo cauto a Hermione e si umettò un labbro. “James…”

 

Simon si sedette sprofondando sul tavolo. “Non bastava che avessero la mia età, adesso pure incinta… appena i giornali lo sapranno saremo di nuovo in prima pagina… viva la privacy.

 

“Proprio tu vieni a farmi discorsi sulla differenza d’età?” Chiese Thea stupefatta. “Solo tra Ben e il nuovo bambino ci saranno dodici anni di differenza!”

 

“Beh, quasi tredici. Il mese prossimo è il mio compleanno.” Ben si lasciò andare sulla sedia con una smorfia. “Addio caro ruolo di piccolo di casa.”

 

Alex si passò una mano tra i capelli e sospirò pesantemente. “Io vado a lavoro, è meglio. Stasera non torno a casa, sono a cena da Jonathan.

 

“Anche io è meglio se vado, sicuramente C.j. avrà bisogno di me.” Disse James seguendo la sorella.

 

Hermione e Ron spostarono lo sguardo sui rimasti. Micheal si alzò per primo.

 

“Io non ho più fame. Vado di sopra.”

 

“Già nemmeno io…” Simon e Thea lo seguirono a ruota.

 

Hermione si morse un labbro e abbassò la testa cercando di mascherare le lacrime che si stavano formando alla base degli occhi. Passò svelta davanti a Ron e corse su per le scale andando a rifugiarsi in camera sua. Ron sospirò chiudendo gli occhi.

 

“Non vorrei disturbare.” Fece Ben. “Ma io avrei fame.”

 

Ron riaprì gli occhi. “Mangia quello che vuoi, vado di sopra da tua madre.”

 

E anche lui sparì lasciando la cucina deserta. Ben si guardò un attimo attorno, scrollò le spalle e andò a frugare nel frigo sospirando. “Ho sempre adorato i pranzi in famiglia.”

 

*

 

Dean si mosse infreddolito tra le lenzuola alla ricerca di una fonte di calore. Si costrinse ad aprire gli occhi quando attorno a lui trovò solo il vuoto. Gli ci volle qualche attimo per focalizzare la stanza, Geena era in piedi alla fine del letto e si stava rivestendo velocemente, aggrottò la fronte.

 

“Già vestita?”

 

Geena sobbalzò e si voltò verso di lui. “Oh, sei sveglio.” Prese la borsa da una sedia lì vicino prima di portare gli occhi su di lui. “Io devo andare. Tornerò verso le otto, cerca di non farti trovare quando torno, ma fai pure con calma. Ciao.”

 

Fece per andarsene ma Dean scattò a sedere sul letto. “Ehi!” Geena si voltò con una faccia interrogativa. “Come sarebbe a dire ‘cerca di non farti trovare’?”

 

Lei si umettò un labbro distogliendo lo sguardo. “Senti, hai avuto quello che volevi e non ho tempo per te. Ho una vita da mandare avanti.”

 

Dean sgranò gli occhi esterrefatto. “Mi stai scaricando?”

 

Lei rise. “Non essere sciocco, per essere scaricati bisogna essere stati insieme prima. Dean la fissò e lei vacillò. “Tu… tu pensavi…?” Rise di nuovo fingendosi imbarazzata. “Mi dispiace, io credevo che fosse solo sesso.

 

“Beh, non lo era.” Disse lui con fare quasi aggressivo, non poteva credere a quello che gli stava dicendo.

 

Geena sospirò. “Mi dispiace, davvero, ma sono in ritardo e non posso stare qui a chiacchierare con te. Ci si vede in giro.”

 

Dean rimase a guardarla talmente stupefatto da non sapere davvero cosa dire. Geena gli fece un cenno con la mano e girò sui tacchi lasciando la stanza. Camminò tranquilla scendendo le scale e sospirando leggermente uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle. Un sorriso maligno gli colorò le labbra mandando uno sguardo al piano di sopra, la faccia che aveva fatto era stata impagabile.

 

Il suono del cellulare la riscosse, lo portò velocemente all’orecchio. “Pronto? Oh, Sarah…” Guardò di nuovo verso il piano di sopra quasi ridendo. “Stavo proprio per chiamarti…”

 

*

 

Nello stadio c’era un caldo pazzesco, l’erba del campo era diventata paglia secca, nessuno ricordava di aver mai visto un’estate così calda. Seth aveva corso lungo la linea del campo per raggiungere Mckanzie e mostrargli il suo lavoro su cui aveva lavorato tutto il giorno. La squadra stava facendo una pausa, c’era chi si era completamente sdraiato a terra con la divisa appiccicata addosso e chi stava cercando di rinfrescarsi gettandosi acqua della cannella sul capo.

 

Mackanzie studiò attentamente i piani di Seth, annuì e gli diede una pacca sulla spalla in modo amichevole. “Un buon progetto.”

 

“Lo pensa davvero?” Chiese Seth sorpreso.

 

“Figliolo, ti sembro il tipo da dire sì solo per farti un favore?” Chiese l’omaccione con le sopracciglia alzate. “Lo proviamo domani durante l’allenamento. Puoi andare, per oggi hai finito.”

 

Seth sospirò e sorrise. “Grazie mille, signore. Passo a prendere alcune carte in cabina e corro a casa.

 

Mackanzie annuì e Seth si diresse con un sorriso che andava da un orecchio all’altro verso il corridoio che portava all’interno della struttura. Una volta all’ombra un leggero venticello lo avvolse facendolo respirare in mezzo a tutta quell’afa.

 

Salì le scale in fretta e arrivò in pochi minuti nella cabina dei telecronisti, che in mancanza di partite aveva usato come ufficio per lavorare ai nuovi schemi. Stava quasi per prendere la sua roba e andarsene quando si rese conto di non essere solo nella stanza. Kim stava in piedi davanti alla vetrata a fissare il campo, dandogli le spalle, la sua pelle ambrata luccicava dal sudore.

 

Seth la fissò stralunato. “Che ci fai qui?”

 

Kim si voltò verso di lui lentamente e lo fissò. “Ti aspettavo.”

 

Seth lasciò perdere i fogli che teneva in mano e la guardò avvicinarsi a lui, aveva ancora la divisa addosso, la scopa era appoggiata in un angolo. Gli arrivò talmente vicino che dovette abbassare la testa per guardarla negli occhi, la fissò con le sue iridi ghiacciate.

 

“Dovresti essere giù al campo ad allenarti.

 

“Rilassati, il campionato è finito e non ne avremo fino a settembre.” Disse lei afferrandolo per la maglia e tirandolo verso di sé. Indietreggiò trascinandosi dietro Seth fino al tavolo dei cronisti.

 

Seth si lasciò guidare non sapendo bene cosa lo stesse aspettando. Senza preavviso Kim si sedette sul bordo del mixer schiacciando alcuni pulsanti senza darci alcun peso e diede uno strattone più forte alla maglia di Seth che finì tra le sue gambe.

 

“E’ tanto che non passiamo un po’ di tempo insieme.

 

Seth sospirò quando cominciò a baciargli il collo in un modo che lo mandava fuori di testa, si scostò un po’ da lei per baciarla sulla labbra appoggiandosi con le mani al mixer. “Dobbiamo proprio rifarci qui?”

 

Che c’è… di male…?” Disse lei tra un bacio e l’altro.

 

Seth mugolò nella sua bocca strusciandosi contro di lei. “Nulla, solo… Mackanzie mi staccherebbe la testa se sapesse…”

 

Kim gli tappò la bocca con un altro bacio stringendo le gambe attorno ai suoi fianchi. Lentamente fece scivolare le mani sotto la sua maglietta. “Non ti sembra di avermi fatto aspettare abbastanza?”

 

Seth inspirò chiudendo gli occhi. “Kim, non qui.”

 

Perché?” Chiese innocentemente lei mettendo un leggero broncio. Ignorando le proteste di Seth continuò a risalire con le mani lungo i suoi pettorali accarezzandolo languidamente. Le sue labbra attaccarono il collo di Seth come nessun altro sapeva fare, lui chiuse gli occhi inspirando intensamente il suo profumo.

 

“Lasciati andare…”

 

“Non posso.” Ma non sembrava affatto convinto, la sua mente era ormai altrove.

 

Kim cominciò a sbottonargli lentamente la cintura e sorrise quando non arrivo nessuna protesta ma dopo qualche secondo Seth riacquisì un attimo di lucidità e sospirò senza riaprire gli occhi godendosi le carezze di Kim. “Per favore, sto cercando di far tenere il posto ad entrambi…”

 

Kim lo fissò negli occhi. “Non c’è mica bisogno che lo sappia qualcuno.”

 

“No, ma…”

 

Qualcuno bussò forte alla porta facendoli sobbalzare e trattenere il respiro ad entrambi. La voce di Mackanzie risuonò furiosa al di là della porta. “No, ma tutto lo stadio sta sentendo quello che dite! Malfoy, togli immediatamente la mano da sopra quel microfono!”

 

Seth si voltò di scatto e alzò la testa, sopra di lui lampeggiava la scritta ‘on air’ a caratteri rossi. Guardò la sua mano e si accorse che stava sopra all’accensione degli altoparlanti dello stadio. “Oh, cazzo!”

 

“Puoi ben dirlo!” tuonò Mackanzie. “E adesso esci da lì!”

 

Seth ritirò la mano di scattò e si allontanò da Kim rivolgendole un’occhiata. Kim si morse un labbro scendendo dal mixer e entrambi si avviarono verso la porta. Seth rimase qualche attimo con la mano sulla maniglia prima di decidersi ad aprirla e confrontarsi con Mackanzie.

 

Mackanzie aspettava fuori dalla porta a braccia conserte e un cipiglio scuro. Li fulminò con lo sguardo, nessuno di loro osava dire niente. Si voltò verso Kim, burbero.

 

Dovey, torna in campo! Adesso!”

 

Kim lo fissò a bocca aperta. “Ma Mister…”

 

“Niente ma! Torna ad allenarti, subito!”

 

E con chi diavolo dovrei allenarmi? La squadra è tutta qui!” Disse lei tranquillamente indicando verso la sua destra. Tutti i componenti della squadra si erano riuniti nel corridoio, poco distanti da loro, per assistere.

 

Mackanzie li fissò basito. “E voi perché non siete in campo?” Urlò.

 

Mark scrollò le spalle. “Eravamo curiosi.”

 

Seth si schiarì la gola e abbassò lo sguardo imbarazzato mentre Kim cercava di trattenere un sorriso insieme ad alcuni dei giocatori. Jen le fece l’occhiolino.

 

Mackanzie puntò un dito sul petto di Seth. “Non tollero questo genere di comportamenti nel mio stadio!”

 

Lui annuì. “Mi scusi Mister, non accadrà più…”

 

“Come sarebbe a dire?” Chiese Logan stupefatto, la squadra lo guardò senza capire. “Vuol dire che non posso più portare le fan nello spogliatoio?”

 

Tutti scoppiarono a ridere. Gli unici che rimasero seri furono Mackanzie e Seth.

 

Trent ridacchiò. “Su, non faccia quella faccia Mister! Se ci desse un attimo di tempo libero sono sicuro che Kim troverebbe altri posti per sfogare i suoi istinti. In fondo è anche colpa sua. In più le sventola il suo ragazzo sotto al naso senza neanche poterlo toccare, questa è crudeltà!”

 

Mackanzie li fissò un attimo e sospirò sconfitto. “Ah, non ci sono più i giocatori di un tempo. Non avete più voglia di fare niente… andate a cambiarvi e filate a casa, non voglio vedervi fino alla prossima settimana!”

 

La squadra esultò in un boato e come veri ragazzini corsero per il corridoio. Kim rise. Mackanzie si voltò verso di loro con uno sguardo di fuoco.

 

“Oggi siete stati fortunati.” Disse prima di andarsene via, seguendo gli altri ragazzi.

 

Seth rimase immobile accanto a Kim senza sapere cosa fare, quando il mister non fu più in vista si voltò appena verso di lei e la guardò male. “Ci hai quasi fatti licenziare.”

 

Lei sorrise furba. “Però ti è piaciuto.”

 

Lui mascherò un sorriso cominciando a camminare lungo il corridoio. “Certo… perché non hai ancora visto quello che so fare io…”

 

Kim lo fissò a bocca aperta e gli corse dietro cercando di stare al passo. “Beh, potresti mostrarmelo.”

 

“Non attacca.”

 

Kim si lagnò. “Ti odio.”

 

Seth rise e la strinse a sé. “Lo so, ma è per questo che ti piaccio tanto.

 

 

*

 

Sarah scoppiò a ridere. “E lo hai lasciato lì da solo?”

 

“Beh, che avrei dovuto fare?” Disse Geena scrollando le spalle. “Tu mi hai detto di ripagarlo con la stessa moneta, non ho fatto niente di così esagerato a lasciarlo là da solo. Avresti dovuto vedere la faccia che ha fatto, piuttosto.

 

Sarah rise di nuovo. “Oh, mi perdo sempre il meglio! Ben gli sta, gli serva da lezione.”

 

Geena e Sarah stavano prendendo il sole sul retro di casa Potter, chiacchierando del più e del meno come delle vere pettegole. Geena sistemò gli occhiali da sole sul naso e scivolò ancora di più sulla branda. Sospirò mandandole un’occhiata veloce. 

 

Micheal mi ha detto di Mike.”

 

Sarah scattò a sedere fissandola con gli occhi sbarrati. “Che cosa?!

 

Geena parlò con calma. “Ci siamo incontrati a Diagon Alley qualche giorno fa. Gli ho chiesto se sapesse qualcosa di questo Mike, se lo avesse mai visto, dato che ti ci accompagnava prima di andare a lavoro… non pensavo che…”

 

Lei sospirò e si lasciò andare di nuovo giù abbassando lo sguardo, la gola chiusa in una morsa e un principio di lacrime negli occhi. “Beh, non è più importante adesso.”

 

Geena sospirò e si tirò su a sedere, portò indietro gli occhiali per poterla fissare negli occhi direttamente. “Avresti dovuto dirmelo.”

 

Cosa sarebbe cambiato?” Chiese Sarah facendo un sorriso amaro.

 

Geena sorrise sinceramente, ma il sorriso non raggiunse i suoi occhi. “Avremmo potuto spettegolare su di voi! Invece mi hai lasciato a bocca asciutta per tutto questo tempo! Vergognati!” Le labbra di Sarah si curvarono in un leggero sorriso e lo sguardo di Geena si addolcì. “Ah, il primo amore…”

 

Le guance di Sarah si imporporarono all’istante e le tirò un asciugamano addosso. “Smettila! Non è divertente!”

 

“Oh, sì che lo è!” Annuì Geena prendendola in giro. “Avresti dovuto vedere la faccia che facevi ogni volta che lo incrociavamo per il corridoio a scuola! Dovevo richiamarti almeno cinque volte prima che tu rispondessi.”

 

“Io non facevo nessuna faccia!” Spalancò la bocca offesa.

 

Geena rise. “Beata innocenza.”

 

Sarah ammutolì e si rilassò sulla branda spalmandosi della crema che era rimasta sul braccio destro e si posizionò di nuovo per prendere il sole ad occhi chiusi con la faccia rivolta verso il cielo. Il suo viso tornò triste e sconfitto, Geena non poté fare a meno di notarlo.

 

Micheal è davvero innamorato.”

 

Sarah riaprì gli occhi e la fissò. “Come lo sai?”

 

Geena sorrise e scrollò le spalle. “Tieni conto di questo, ci ho parlato per dieci minuti al massimo e me ne sono resa conto. Pensa cosa avrei potuto pensare se avessimo passato ore insieme…”

 

Sarah rise. “Che avrebbe passato il resto della vita con me?”

 

“Non è da escludere.”

 

Una voce maschile le fece sobbalzare entrambe, Sarah scattò a sedere a bocca aperta e lo fissò basita. Aprì e chiuse un paio di volte la bocca prima di riuscire a formulare una frase di senso compiuto.

 

“Da quanto sei lì?!

 

Micheal si schiarì la gola senza rispondere, fece scorrere i suoi occhi di un azzurro cielo sul corpo seminudo di Sarah umettandosi un labbro. Sarah se ne accorse, arrossì distogliendo lo sguardo e portò le ginocchia al petto cercando di coprirsi. Quel gesto così semplice distolse Micheal dal suo intrattenimento e lo portò a focalizzarsi di nuovo su di loro.

 

“Giusto qualche secondo.” Fece lui tenendosi comunque a una debita distanza, quasi temendo che qualche centimetro di più non lo avrebbe fatto rispondere delle sue azioni. “Cercavo zia Ginny.”

 

“A lavoro.” Disse Sarah sbrigativa.

 

Micheal corrucciò la fronte e fece per aprire bocca, Geena lo precedette. “Le hanno cambiato un turno.”

 

“Oh.” Annuì e si frugò in tasca, ne estrasse una provetta di vetro con allegati alcuni fogli. “Potete darle queste, sono le analisi che mi aveva chiesto.”

 

Geena annuì. “Certo.”

 

Dopo che Micheal ebbe dato la provetta a Geena caddero un silenzio imbarazzante, sia Sarah che Micheal si stavano sforzando di guardare altrove e non incrociare lo sguardo dell’altro. Alla fine Sarah cedette e gli mandò un’occhiata veloce prima di distogliere nuovamente lo sguardo e giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli.

 

“Come sta andando a lavoro?”

 

Micheal parve sorpreso della sua domanda. “Bene. Mi sto specializzando in Cure babbane, sai analisi da laboratorio, operazioni di chirurgia e tutto il resto. Se riesco a terminare bene il trimestre potrei lavorare in entrambi gli ospedali.”

 

Sarah annuì facendo segno di aver capito. “Quindi pensi di darti alla medicina babbana?”

 

“Non proprio.” Fece lui cercando di spiegarsi. “Non del tutto almeno, rimarrò comunque legato al San Mungo in qualche modo. Stavamo pensando a un gemellaggio a dire il vero, il dottor Scott è l’unico mago medico a lavorare in un ospedale babbano e mi hanno proposto questo lavoro…”

 

“Oh, ma è fantastico!”

 

“… a Edimburgo.”

 

Il sorriso di Sarah svanì, lo fissò senza sapere cosa dire, il suo sguardo smarrito. “Accetterai?” La sua voce era appena un sussurro.

 

Micheal si mosse un po’ a disagio. “Non lo so ancora.” Sospirò. “Ma devo decidere in fretta, il termine sta per scadere.

 

Geena corrucciò la fronte. “Ti danno così poco preavviso? Della serie, cogli la palla al balzo o hai perso il treno per sempre?”

 

Lui non rispose abbassando lo sguardo e Sarah ebbe un tuffo al cuore. “Micheal, da quanto ti hanno proposto quel posto?”

 

Ebbe un attimo di esitazione. “Un paio di mesi.”

 

Sarah spalancò gli occhi e si alzò in piedi. “Due mesi? E perché non mi hai detto niente?”

 

Perché avevo già detto di no.” Sospirò lui. “Due volte.”

 

Sarah lo fissò presa in contropiede. “E allora cosa…”

 

“Il primario pensa che sia uno stupido a rinunciare ad un’opportunità del genere e mi ha dato ancora del tempo. In altre circostanze avrei comunque risposto di no ma adesso… ecco, adesso… insomma, magari ci farà bene stare per un po’ separati, cambiare aria, vedere… gente nuova…”

 

In uno slancio Sarah si buttò tra le sue braccia circondando il suo torace e affondando il volto nel suo petto. “Non te ne andare!”

 

Micheal chiuse gli occhi arreso. “Sarah…”

 

“Non lasciarmi, non andartene via!” Singhiozzò. “Ho bisogno di vederti, di sapere che sei qui e che se anche non posso stare con te…”

 

Micheal le accarezzò i capelli con una mano e la schiena con l’altra cercando di calmarla. “Non me ne vado se non vuoi che vada. Però adesso smetti di piangere per favore.

 

Sarah annuì e si staccò da lui indietreggiando di un passo, si asciugò il volto con una mano tirando su col naso come una bambina. Micheal la fissò impotente senza muoversi dalla sua posizione. Entrambi furono richiamati dalla voce di Geena che stava pregando qualcuno di stare calmo, si voltarono di scatto. Matt stava cercando di raggiungerli furioso e rosso di rabbia mentre Geena continuava ad ostacolarlo con il suo corpo.

 

“Non stanno facendo niente di male!”

 

Matt la fissò sprezzante. “Quello non deve venire a casa mia, punto e basta!”

 

Micheal sospirò e si incamminò verso di lui facendo cenno a Geena di lasciarlo perdere, gli passò accanto indifferente ma Matt lo riprese per il colletto tirandolo indietro. “Dove credi di andare? Papà ti ha detto chiaramente di stare lontano da Sarah!”

 

Infatti.” Disse Micheal calmò scrollandosi Matt di dosso. “Ero qui per zia Ginny, ma mi hanno detto che è a lavoro. Le ho portato delle analisi.”

 

Fece per andarsene di nuovo ma Matt gli andò dietro imperterrito. “Potevi mandare un gufo. Perché continui a girare per casa mia, perché continui a ronzare intorno a Sarah? Perché lei?”

 

“Tu perché stai con May?” Matt non rispose, si limitò a fissarlo in silenzio preso in contropiede, poi aggrottò la fronte. Micheal alzò un sopracciglio con fare annoiato. “Credo che tu ti sia risposto da solo.”

 

Matt incrociò le braccia al petto. “Un giorno di questi dovremmo parlare io e te.

 

Micheal sorrise. “Ci conto, Matt. Ci conto.”

 

Salutò e uscì dalla proprietà dei Potter. Sarah si avvicinò a Matt umettandosi un labbro e gli lanciò un’occhiata con la coda dell’occhio.

 

Puoi… puoi non dirlo a papà, per favore?”

 

Matt si voltò verso di lei sorpreso, la fissò per qualche attimo. “Certo. Certo che non lo dico a papà.”

 

“Grazie.”

 

“Sono pur sempre tuo fratello, no?” Fece lui con un sorriso.

 

Sarah lo guardò da sopra la spalla prima di andarsene con Geena. “Mio fratello avrebbe accettato la mia relazione invece di prendere a pugni il mio ragazzo. Hai sempre difeso Mike davanti a papà, perché adesso non puoi difendere Micheal?”

 

“Sarah…”

 

Lei scosse la testa. “Lascia perdere.”

 

 

*

 

 

Ed gli passò un cacciavite a stella con aria perplessa mentre Simon lavorava sotto al cofano di una macchina nell’officina che aveva messo su con l’amico. Si grattò la nuca riflettendo.

 

“Dimmi se ho capito. Tua madre e tuo padre sono ancora degli adolescenti. Tua madre è incinta. La ragazza di James è incinta. Alex sta per sposarsi. Micheal stava con tua cugina. Thea ha un uomo di ventisette anni. Ben è un imbecille.”

 

Simon sospirò pesantemente da sotto la macchina, la sua voce rimbombò. “Sì, direi che ci sei. Ma il più grosso problema al momento è che mamma sia incinta.

 

Ed si appoggiò al tavolo da lavoro lì vicino. “Beh, non è che sia proprio la prima volta…”

 

“Proprio per questo gradiremmo che la smettesse di sfornare bambini come pagnotte! Siamo già abbastanza in famiglia.”

 

Ed annuì anche se Simon non poteva vederlo e mise a posto gli attrezzi. Prese un notebook dal cassetto e lo sfogliò con cura scribacchiando qualcosa qua e là. “Come sei messo col computer del signor Hyde?”

 

La voce di Simon arrivo di nuovo affaticata da sotto la macchina. “Quasi… finito.” Sospirò probabilmente dalla fatica. “Perché me lo chiedi?”

 

Lui scrollò le spalle. “Sto sfogliando l’agenda e per sabato c’è un po’ troppo lavoro da consegnare, quindi se riuscissimo a smaltire le consegne per venerdì sarebbe meglio.

 

Che cosa abbiamo per venerdì?”

 

Ed sfoglio un attimo l’agenda. “Due stereo e un televisore.”

 

“Gli stereo li riparo nel giro di un’ora.” Tossì. “Per il televisore sono ancora poco esperto, ma posso sentire il padre di Geena, mi ha sempre dato una mano volentieri.

 

“D’accordo.” Ed scribacchiò qualcosa, notò una figura all’entrata dell’officina e senza dargli particolare importanza disse. “Siamo chiusi.”

 

La ragazza si guardò un attimo intorno. “Io… stavo cercando Simon Weasley.”

 

Ed si voltò verso di lei sorpreso e spalancò gli occhi quando la riconobbe. “Oh!” Si piegò sulle ginocchia e parlò sotto la macchina. “Sam, c’è qualcuno che ti cerca.” Con un sorriso le fece cenno di avvicinarsi.

 

Simon fece scorrere il carrellino sul quale stava sdraiato per lavorare da sotto la macchina e fu abbastanza sorpreso di trovare Sophia che lo fissava dall’alto. Era completamente sporco d’olio nero come la pece, i capelli rossi erano diventati color mattone scuro.

 

“Ciao.” Fece sorpreso. “Non mi aspettavo di vederti qui.”

 

Sophia sorrise imbarazzata e si guardò intorno. “Beh, non sapevo neanche che avessi un’officina tua a dire il vero. Sono passata a casa tua e tua madre mi ha detto dove trovarti.

 

“Capisco.” Disse senza accennare ad alzarsi. “Quando sei tornata?”

 

“Un paio di giorni fa. Hai intenzione di rimanere laggiù ancora per molto?”

 

Simon fece un sorriso malizioso lasciando vagare lo sguardo sotto la sua gonna. “Non è così male, c’è un ottimo panorama.

 

Sophia fece istintivamente un passo indietro cercando di appiattire la gonna sulle gambe e Simon si alzò in piedi ridendo. Sophia gli tirò un pugno sul braccio, offesa.

 

“Cretino!”

 

Simon alzò gli occhi al cielo. “Ho sempre adorato i tuoi modi di fare così fini e gentili.

 

Cosa ti aspettavi, che ti facessi un applauso per avermi guardato sotto la gonna?”

 

“Ti ho visto con meno addosso…”

 

Sophia incrociò le braccia al petto fissandolo torva, entrambi guardarono verso Ed che era rimasto a fissarli mentre lucidava un pezzo del motore. Sentendosi preso in causa si mise dritto e fece cenno che sarebbe andato senza aprire bocca. Simon e Sophia tornarono a guardarsi, lei sospirò prendendo dalla borsa un fazzoletto e cominciò a ripulire accuratamente il viso di Simon dall’olio.

 

“Potresti anche evitare di dire certe cose davanti al tuo amico.

 

Simon scrollò le spalle. “Lo faccio solo perché mi piace farti arrabbiare.

 

Lei gli lanciò un’occhiata penetrante. “Come sarebbe a dire che ti piace farmi arrabbiare?”

 

“Non lo so, credo sia abitudine.”

 

Sophia sospirò pesantemente rassegnandosi una volta per tutte e strofino seppure delicatamente la guancia di Simon. “Novità?”

 

“Mia madre…” Simon chiuse gli occhi imponendosi di stare calmo. “… è incinta.”

 

Lei smise di strofinare e lo fissò. “Oh.”

 

“Già.”

 

Rimase a fissarlo per qualche secondo senza dire niente poi si alzò in punta di piedi e allacciò le braccia dietro al suo collo abbracciandolo forte. Simon sbarrò gli occhi preso un po’ in contropiede ma la strinse a sé ricordandosi solo in quel momento come fosse minuto il corpo di Sophia.

 

“Si sistemerà tutto.”

 

Simon sospirò. “Come fai a dirlo?”

 

Lei sorrise appena continuando a tenerlo stretto. “Perché tutto prima o poi torna a posto. Perché mi piace essere ottimista.”

 

Simon l’alzò di peso facendola sedere sul cofano della macchina, lei rilasciò un urletto presa alla sprovvista ma lo fissò curiosamente trovandosi a sedere sul freddo metallo. Lui le sorrise avvicinandosi e le posò una mano sul ginocchio senza dire una parola, la fissò intensamente negli occhi.

 

Che c’è?” Sussurrò Sophia senza staccare gli occhi dai suoi.

 

Lui scrollò le spalle. “Niente.” Sorrise tra sé. “Pensavo solo che è strano averti attorno senza che debba fare a gara a chi risponde per primo.”

 

Lei lo fissò stupita. “Oh… e questo ti dispiace?”

 

“No, non direi proprio.” Sorrise. “Pensavo solo che è… beh, diverso…”

 

Sophia fece un sorrisino e si umettò un labbro passandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “A proposito di rispondere per primo… la professoressa McGrannitt mi ha mandato un gufo la settimana scorsa. Mi ha chiesto se potevo essere interessata a una cattedra a Hogwarts.”

 

Simon la guardò sorpreso. “Oh, ma è fantastico! Quale cattedra?”

 

“Incantesimi.”

 

Vitious si ritira?!” chiese incredulo Simon.

 

Sophia annuì poi sorrise. “Probabilmente l’abbiamo consumato del tutto. Gli è quasi venuto un infarto all’inizio dell’anno quando ha saputo che eravamo nella stessa classe.”

 

Simon rise e tornò serio un secondo dopo. “Ti trasferirai a Hogwarts?”

 

“Non lo so. Certo sarebbe conveniente però addio vita sociale. Non che prima di te ne avessi una, però…” si morse un labbro.

 

“Accetta.” La interruppe lui, Sophia lo guardò confusa e presa alla sprovvista. “Accetta e assicurati che tu possa avere visitatori a qualsiasi ora del giorno, mese, anno.

 

Sophia la fissò ancora un po’ confusa poi sorrise. “Dici sul serio? Verrai davvero a trovarmi?”

 

“Oh, ci puoi giurare! La McGrannitt sarà così stufa di avermi tra i piedi che mi espellerà dalla scuola anche se non sono più uno studente!”

 

Lei rise e gli saltò al collo. “Allora accetto.” Sussurrò.

 

Simon sorrise accarezzandole la schiena. “Allora accetti.”

 

 

                                                                         *

 

Quando Ron tornò a casa quella sera la trovò che era ancora seduta sul bordo del letto con lo sguardo rivolto verso la finestra. Aveva passato metà del pomeriggio prima di andare a lavoro a cercare di farsi aprire la porta da Hermione, ma lei non aveva voluto saperne. E adesso se ne stava lì, impassibile, a fissare il vuoto.

 

Le si avvicinò lasciando cadere la giacca sul letto, le sedette a fianco studiandone il profilo e dopo qualche attimo di silenzio le posò una mano sul ginocchio. Hermione abbassò la testa e si sforzò di trattenere un singhiozzo.

 

“Io ero così contenta di essere di nuovo incinta…”

 

Ron le prese tempestivamente una mano. “Ehi, ehi! Su, vieni qui.” Le fece cenno di accomodarsi sulle sue gambe e Hermione scivolò cavalcioni su di lui come una bambina piccola.

 

Ron le accarezzò il viso scostando i capelli e la guardò in un modo che non poté non strapparle un sorriso, la stava quasi studiando, ogni minima parte del suo viso passata in rassegna dai suoi occhi blu. Finalmente si decise a posare la mano sulla guancia di Hermione.

 

“Sei bella.” Disse.

 

Hermione trattene quasi una risata accennando un sorriso. “Mi spaventa sapere cosa penserai quando tornerò vecchia.”

 

Ron parlò con calma. “Non sarai vecchia, sarai adulta. E sarai bella lo stesso. Sei sempre stata bella.”

 

“Tu non pensi che io sia bella.” Sbuffò lei credendo la prendesse in giro.

 

Lui la fissò ancora. “Tu non hai ancora capito perché ti guardo così adesso, eh?”

 

Hermione corrucciò la fronte. Ron esitò prima di parlare come se dovesse pensare a quello che voleva dire.

 

“E’ difficile da spiegare. Sono sempre stato innamorato di te, Hermione, ma per qualche motivo quando ero un ragazzo non ho mai pensato che fossi bella. Voglio dire, oggettivamente bella. Ho sempre pensato che tu fossi carina, ma non una femme fatale ecco… poi una mattina…” Si umettò un labbro. “Una mattina mi sono svegliato e sono rimasto a fissarti mentre ti preparavi per andare a lavoro, e ho pensato che tu fossi davvero bella. Ho pensato che tu fossi davvero una bella donna.

 

Hermione lo guardò scetticamente. “Pensi davvero che sia una bella donna?”

 

Ron fece mezzo sorriso. “Vedi, Hermione, la novità adesso per me non è trovarti bella come donna, perché da quando ho cominciato a metterti l’etichetta di adulta ti ho sempre vista come tale. La novità per me è vederti bella come ragazza e rendermi conto dello stupido che ero a pensare che tu fossi solo…”

 

“Carina?” finì Hermione per lui. Ron annuì e Hermione lo fissò incerta. “Sono davvero una bella donna?”

 

Ron rise. “Sì, Hermione. Lo sei sempre stata.”

 

Hermione arrossì lusingata e giocherellò con l’orlo della sua camicia. “Sai è strano, a quarantacinque anni ho sempre pensato che tu ti comportassi come uno di diciassette, adesso ne hai diciassette ti comporti da un uomo di quarantacinque anni.”

 

Ron rise di nuovo. “Beh, possiamo fare la media e decidere quanti anni ho.”

 

Hermione rise con lui tirandogli un pugnetto sul braccio. Tornò seria improvvisamente. “Forse i ragazzi hanno ragione, forse ci siamo svagati abbastanza adesso. Non abbiamo davvero diciassette anni. Non più.”

 

“Lo so.” Sospirò forte Ron. “Forse dovremmo smetterla, dato che tra poco saremo genitori… di nuovo.”

 

Hermione alzò gli occhi per puntarli nei suoi. “Si torna alla normalità allora?”

 

Ron fece un sorrisino quasi amaro. “Nei limiti del possibile.”

 

Lei lo abbracciò forte affondando il volto nel collo di Ron. “Ti amo, Ronald.”

 

Lui sorrise. “Ti amo,Mione.”

 

                                                                                  

***

 

Meno male che avevo detto che mi ero avvantaggiata… non ce la faccio mai ad aggiornare in fretta! Ragazzi mi dispiace ma quest’anno mi sta prendendo davvero un sacco di tempo e non so come fare a gestire tutto, sarà anche che ho poca voglia di scrivere e mille cose in mente…

 

Comunque, a chi interessasse ho aggiornato il blog sulle fanfiction e cercherò di essere più presente anche lì in modo da potervi aggiornare di eventuali progetti o altro.

 

Ora come ora sto lavorando sulla traduzione di una fanfiction inglese, ho già pronti i primi due capitoli ma sto aspettando a postarla perché ne voglio avere tradotti già abbastanza in modo da non dover fare le corse dopo! E’ davvero carina, dovete leggerla!

 

Per altre cose sto lavorando a dei MM ma poi ci ripenso sempre .________. Vedremo se mi deciderò a postarne qualcuno.

 

Per il resto faccio il possibile e grazie mille a tutti per il sostegno, le vostre recensioni sono incredibili!!!

 

Un bacio e un abbraccio forte, zia Fufù (tramortita .______.)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Back To Normal... More Or Less ***


Alex fissò la porta della camera con fare assente

                        GROWN YOUNG

 

                      12. Back to normal… more or less

 

You should let me love you
Let me be the one to give you everything you want and need
Baby good love and protection
Make me your selection
Show you the way love's supposed to be
Baby you should let me love you, love you, love you

 

                                                            Let me love you- Mario

 

 

Alex fissò la porta della camera con fare assente. Non voleva muoversi da lì, non voleva affrontare un’altra giornata con i suoi genitori ridotti in quello stato. La sera prima aveva cenato da Jonathan ma era dovuta tornare a casa sua per dormire perché lui era di turno la mattina dopo. Continuò a fissare la porta cercando di farsi coraggio. Doveva uscire, non poteva rimanere lì per sempre.

 

Si alzò lentamente e camminò come uno zombie fino alla porta. Dal piano di sotto non veniva alcun rumore, corrucciò la fronte guardando verso la fine del corridoio ed incontrò lo sguardo di Thea con la stessa espressione perplessa.

 

La voce di Hermione arrivò a richiamarle all’attenzione.

 

“Ragazzi? Dove siete finiti tutti? E’ tardi! Ron! Ron, alzati, devi essere a lavoro in meno di quindici minuti!”

 

Thea e Alex si fecero coraggio e scesero giù in cucina, Hermione stava davanti ai fornelli con i capelli raccolti in uno chignon elegante. Davanti a sé aveva almeno cinque padelle diverse. Non appena si accorse di loro fece cenno di sedersi.

 

“Oh, finalmente qualcuno che si fa vivo! Sedetevi, è quasi pronto.”

 

Le due si sedettero continuando a guardarsi attonite. Micheal, Simon e Ben scesero qualche secondo dopo accomodandosi al tavolo come niente fosse. Quando nessuno di loro accennò a parlare si voltarono verso Hermione in cerca di una spiegazione e corrucciarono la fronte vedendola così presa dalla cucina.

 

“Ok.” Disse voltandosi e posando le padelle a tavola. “Le uova con la pancetta sono qui, Thea per te ho fatto le uova a parte, so che la pancetta non ti piace. Nella padella grande la parte separata dal resto è di Ben, che ci vuole poco sale. Il pane tostato ha sopra delle iniziali incise con il coltello, visto che a tutti piace in modo differente. Si avviò verso la credenza e tirò fuori cinque vasetti di marmellata differenti. “Allora, mirtilli, fragole, albicocche, pesca, mela… papà vorrà sicuramente quella alle arance. le posò sul tavolo e alzò lo sguardo su di loro. “Ho dimenticato qualcosa?”

 

I ragazzi la fissarono con gli occhi sbarrati. Micheal la fissò con un sopracciglio inarcato. “Sei sicura di sentirti bene?”

 

Hermione lo fissò cercando di capire poi si illuminò. “Oh! Certo, hai ragione.” Aprì il frigo e tornò al tavolo con margarina e burro. “Ecco cosa mancava.”

 

Ben si chinò verso l’orecchio di Simon. “Non è che quella roba dei druidi alla lunga fa male al cervello, vero?”

 

Hermione, inarrestabile, camminò verso le scale e gridò verso il piano di sopra. “Ron! Sbrigati, farai tardi a lavoro!”

 

Un secondo dopo Ron si catapultò giù dalle scale vestito di tutto punto cercando di infilare la giacca. Si schiacciò i capelli alla belle e meglio e prese al volo una fetta di pane tostato con sopra una grande ‘R’ che spalmò con burro e marmellata di arance.

 

“Sono in ritardo?”

 

Hermione tornò verso il ripiano della cucina. “Hai cinque minuti. Possibile che tu non riesca ad alzarti prima?”

 

Ron mugolò infilandosi il resto del pane tostato in bocca. “Perché non mi hai svegliato, allora? Lo sai che se lasci che faccia da solo finisco col spengere la sveglia!”

 

Hermione era così indaffarata che non diede nemmeno segno di averlo sentito. Si voltò verso di lui e gli diede un contenitore di plastica. “Questo è il tuo pranzo. Panino, acqua, patatine, frutta e dolce. Ho dimenticato qualcosa?”

 

Lui scrollò le spalle masticando velocemente. “Non saprei…”

 

“Beh, se c’è qualcosa che non va mandami un gufo entro le nove, dopo sono a lavoro. Si voltò verso i ragazzi. “Micheal, il tuo pranzo è nel frigo in un contenitore come quello di papà. C’è una ‘M’ sopra non puoi sbagliarti. Non sapevo se farti anche la cena, so che hai solo otto ore oggi ma se ci fosse qualche emergenza fammelo sapere.

 

Micheal sembrò preso in contropiede. “Otto ore? Non faccio otto ore oggi.”

 

“Non è martedì?” chiese Hermione fermandosi perplessa.

 

Micheal frugò nella tasca e controllò i suoi turni. “Oh. Sì, faccio otto ore.”

 

Hermione passò lo sguardo su Alex. “Per te non ho preparato nulla, so che Jonathan stacca per l’ora di pranzo e pensavo volessi andare da lui, ricordati solo che alle quattro hai un appuntamento dall’estetista e giovedì il dentista alle sei e mezza. La prossima settimana ricordati di quel congresso al Ministero al sesto piano.”

 

Lei si limitò ad annuire meccanicamente.

 

“Simon, ha chiamato un certo Keaton e chiede se hai tempo per altri due computer in settimana. Dai una risistemata all’officina, sono passata stamattina presto ed era un subbuglio, continuo a pensare che sia troppo piccola per lavorarci bene. Vicino al Leaky Cauldron dalla parte babbana vendono un locale, potresti farci un salto con Ed.

 

Simon la fissò stupefatto. “Ah… gra-grazie…”

 

Lei annuì. “Thea e Ben, se non vi dispiace quando stacco da lavoro vorrei andare a Diagon Alley per i nuovi libri e tutta la roba che vi serve per la scuola. Dio, non posso credere che siete rimasti solo voi due e poi avremo finito con questa roba.”

 

Alex fece una smorfia. “Non direi, dato che sei incinta.”

 

Hermione sorrise sbattendosi una mano sulla fronte. “Vero.” Sospirò. “Beh, sarà un sollievo non dover comprare niente per Hogwarts per almeno qualche anno.

 

Ron guardò l’orologio. “Oh, cavolo! Sono in ritardo!” afferrò una ventiquattrore appoggiata sul divano e si catapultò fuori di casa. “Buona giornata famiglia!”

 

Hermione tirò un sospiro di sollievo ma scattò sull’attenti quando notò un contenitore sul bordo del tavolo. “Ron! Hai…” iniziò a dire ma lui era già tornato indietro, le prese il contenitore dalle mani e le stampò un velocissimo bacio sulla fronte prima di scomparire di nuovo.

 

Lei sospirò stancamente passandosi una mano sugli occhi e lanciò un sorriso ai ragazzi. “D’accordo, vado a cambiarmi per andare a lavoro.

 

I ragazzi aspettarono che fosse salita al piano di sopra prima di scambiarsi uno sguardo attonito. Thea era a bocca aperta, non aveva ancora toccato cibo dallo shock.

 

Ma che gli è preso stamattina?”

 

Simon alzò le sopracciglia. “Non vi sembravano fin troppo…”

 

“Normali?” conclusero gli altri in coro. Alex e Micheal si scambiarono uno sguardo preoccupato, lei si morse un labbro nervosamente come faceva sempre quando si sentiva in colpa per qualcosa. Si schiarì la gola imbarazzata.

 

“Pensate che sia per quello che ho detto?”

 

Micheal la fissò serio. “Non lo so. Dovremmo dirlo a James. E poi, non è quello che volevi?”

 

“Beh, sì.”

 

Ben scrollò le spalle. “A me non dà fastidio riaverli come prima. Anzi, mi piace abbastanza. Colazioni abbondanti incluse.”

 

“Ben ha ragione.” Allargò le braccia Simon. “Ci siamo lamentati finora perché si comportavano come due ragazzini, adesso che stanno facendo i genitori dovremmo esserne solo felici.

 

Infatti lo sono.” Disse Alex. “E’ stata solo una sorpresa, tutto qua.” Fece un gran sorriso prima di alzarsi da tavola e salire al piano di sopra.

 

Micheal la guardò andar via meditabondo, si voltò verso gli altri fratelli. “A dire il vero la penso come Alex. A parte lo shock iniziale, questa giornata si prospetta positiva. Non lo so, mi sento sollevato.”

 

“Già.” Fece Ben. “Come sta Sarah?”

 

Micheal, che aveva appena portato il bicchiere alla bocca, si strozzò quasi e lo fissò ad occhi sbarrati. Aprì e richiuse la bocca un paio di volte. “Cosa c’entra Sarah adesso?”

 

“Nulla. E’ solo divertente vedere la tua reazione quando la nomino.”

 

Micheal lo guardò male e Thea ridacchiò. “Vi siete rivisti?”

 

“Ieri. Cercavo zia Ginny. Non è stata una buona idea andare a casa loro, temo, Matt voleva prendermi a pugni quando mi ha visto lì.”

 

Simon lo fissò incredulo. “Matt voleva prenderti a pugni?!

 

“Beh, secondo il suo punto di vista ho violato la sua innocente sorellina e l’ho pugnalato alle spalle. Thea e Simon spalancarono gli occhi ammutolendo, Micheal li guardò corrucciato. “Non c’è bisogno di fare quelle facce, non l’ho violata per davvero! Era una cosa di comune accordo, anzi a dire il vero è stata lei a saltarmi addosso la prima volta, non mi sarei mai permesso di toccarla senza il suo consenso…”

 

“Mi fa molto piacere sentirtelo dire.”

 

La voce dura e imponente di Harry gli arrivò alle spalle, Micheal si gelò sul posto e si voltò molto lentamente. Gli occhi di Harry erano così seri che il verde era diventato un verde bosco, teneva le braccia incrociate al petto in segno di rimprovero. Micheal si alzò piano ingoiando il vuoto.

 

“Signor Potter, io non… non pensavo…”

 

“C’è tua madre in casa?” Tagliò corto lui continuando a tenere lo sguardo fisso nel suo quasi sfidandolo.

 

Micheal annuì e Thea si alzò tempestivamente per andare a chiamarla. Simon e Ben non osarono aprire bocca. Rimasero in un silenzio imbarazzante fino a che Harry non si mosse appena mantenendo comunque una posizione rigida e autorevole.

 

E così mia figlia ti è saltata addosso. Pensare che l’ho sempre considerata una ragazza tranquilla.

 

Micheal sentì le orecchie andare a fuoco, mandò uno sguardo veloce ai fratelli in cerca di aiuto che lo fissarono senza sapere cosa fare e si schiarì la gola in imbarazzo. “Beh…” Cominciò incerto. “… lo sa com’è fatta Sarah… sa… sa sempre quello che vuole.

 

Harry si limitò a fissarlo duramente.

 

“Già…” Continuò Micheal senza sapere cosa dire. “Vuole qualcosa da mangiare?”

 

“No. Ho solo bisogno di vedere tua madre.

 

“Eccomi!” fece Hermione scendendo le scale vestita in un tailleur da ufficio. Gli rivolse un sorriso facendo cenno di avvicinarsi. “Se è per quelle pratiche vieni in salotto, non è una cosa che possiamo risolvere in poco tempo…”

 

Harry rilasciò le braccia lungo i fianchi e si mosse lentamente senza staccare gli occhi da Micheal. Non appena sparì con Hermione dentro al salotto, Micheal rilasciò un sospiro e mandò un’occhiataccia ai fratelli urlando sottovoce.

 

“Perché diavolo non mi avete detto che era là dietro?!”

 

Thea fece una smorfia mortificata. “Scusa, è che ti ha lanciato un’occhiata così penetrante che mi sono ghiacciata sul posto.

 

Lui la fissò a bocca aperta prima di dichiarare. “Sono un uomo morto.”

 

Simon annuì. “Sei un uomo morto.”

 

“Meno male si prospettava essere una giornata positiva.” Disse Ben continuando a mangiare. “Pensa a cosa sarebbe potuto succedere se si fosse prospettata negativa.”

 

Simon e Thea mascherarono un sorriso mentre Micheal sospirava lasciandosi cadere sulla sedia. “Lo zio Harry non mi rivolgerà mai più la parola.

 

Simon sorrise appena. “Beh, non può odiarti così tanto. Sei pur sempre suo nipote.”

 

“Grazie Sam…”

 

“Figurati.”

 

 

*

 

Seth camminò sorridente lungo il corridoio. Aveva appena fatto una doccia, quel giorno non lavorava e non aveva niente da fare. Una meraviglia. Passò davanti alla camera del fratello indifferente, poi, come se la sua mente avesse registrato qualche secondo dopo l’immagine, tornò sui suoi passi con un’espressione perplessa.

 

Dean se ne stava seduto sul letto, i gomiti sulle ginocchia, a fissare il vuoto. Seth alzò un sopracciglio fissandolo per qualche minuto.

 

Che stai facendo?”

 

Dean non si mosse, rimase zitto. Per un attimo Seth pensò che non gli avrebbe risposto poi parlò lentamente.

 

“Sono stato scaricato.”

 

Seth lo fissò credendo di non aver capito. “Come scusa?”

 

Finalmente Dean si decise a voltarsi verso di lui e lo guardò irritato. “Sono stato scaricato. Mollato. Lasciato. Come la vuoi mettere.”

 

Seth spalancò la bocca. Non poteva crederci. Non era possibile che qualcuno fosse riuscito a scaricare Dean.

 

“Da chi?”

 

“Geena.”

 

“Geena?!” Seth lo guardò cercando di trattenere le risate, Dean gli lanciò un’occhiataccia e si alzò in piedi allargando le braccia.

 

“Avanti, ridi pure! Tanto sono un coglione! Mi sono fatto scaricare da una ragazza che io stesso avevo scaricato!”

 

Seth scosse la testa ed entrò nella camera andando a sedersi alla scrivania. Si passò una mano tra i capelli e si umettò un labbro. “Fammi capire, come sei finito di nuovo con Geena se l’avevi scaricata?”

 

Dean non rispose. Voltò la testa da un’altra parte in imbarazzo. “Può… può darsi che sia andato a cercarla.”

 

“Può darsi o ci sei andato?”

 

Dean sbuffò. “D’accordo, ci sono andato! Ma questo non le dava nessun diritto di scaricarmi! Avrebbe dovuto sentirsi onorata che fossi andata a cercarla di nuovo, uno come me che non guarda in faccia a nessuno! Sai cosa mi ha detto?! Che pensava fosse solo sesso!”

 

Seth alzò un sopracciglio. “Perché, cos’è di solito?”

 

“Non stiamo parlando deldi solito’, stiamo parlando del ‘adesso’!” Urlò furioso Dean sfogando la sua frustrazione come poteva.

 

Ci volle qualche secondo perché Seth assimilasse le sue parole, ma una volta che il messaggio arrivò a destinazione scoppiò in una fragorosa risata. Dean lo fissò stupito, non si sarebbe mai aspettato una reazione del genere. Fissò il fratello che continuava a ridere senza accennare a fermarsi tanto presto.

 

Cosa c’è di tanto divertente?”

 

Seth ridacchiò. “Ti sei preso una cotta?!” Riuscì a dire tra le risate. “Tu ti sei preso una cotta?!

 

“Non fare l’idiota, io non mi sono preso una cotta!”

 

“Ah no? Allora se non è sesso che cos’è?”

 

Dean alzò un sopracciglio come se fosse la cosa più ovvia del mondo. “Beh, è… è…” Vacillò. “Magari era sempre solo sesso ma con la stessa persona. Che c’è di male a voler stare con la solita persona per più di una volta.

 

“In generale niente.” Fece Seth scrollando le spalle. “Per Dean Malfoy potrebbe diventare un problema, temo.

 

Dean si passò una mano sulla faccia e scosse la testa. “Non so come faccia tu a stare con Kim da così tanto senza toccarla. Giuro, io proprio non lo so!”

 

Seth sospirò. “Ammetto che ultimamente sono stato messo a dura prova.”

 

Dean fece su e giù per la camera frustrato, continuava a scuotere la testa senza accennare a fermarsi tanto presto. “Non posso crederci. Come pensi che possa mettere piede fuori di casa, adesso? Come pensi che possa mostrare in giro la faccia? Mi hanno scaricato! Scaricato! Tanto lavoro mandato in fumo nel giro di un pomeriggio! Quattrocentoventotto, mancava così poco per arrivare a cinquecento…”

 

“Quattrocentoventisette.” Lo corresse Seth.

 

Dean si voltò verso di lui irritato. “E’ uguale! In questo momento me ne frega meno di zero se vuoi contare o no Alex!”

 

Seth alzò un sopracciglio. “D’accordo la cosa si sta facendo seria. Perché non cerchi di dimenticare questa brutta storia e mettere una pietra sopra Geena? Puoi sempre ricominciare da capo, sarai di nuovo a quattrocento in men che non si dica.”

 

“Non posso dimenticare Geena!” urlò lui al massimo della frustrazione.

 

“Come sarebbe a dire che non puoi?”

 

“Non ci riesco!” Dean lo fissò umiliato. “Non riesco a togliermela dalla testa!”

 

Seth rimase un attimo in silenzio a fissarlo poi si alzò dalla sedia e fece per uscire dalla stanza. Dean lo fissò incredulo e allargò le braccia guardandolo andare via.

 

Dove stai andando adesso?”

 

Seth si voltò e lo fissò ovvio. “Beh, ti ho già diagnosticato la malattia: ti sei preso una cotta. Hai due opzioni, continuare a fingere che non sia vero o accettarlo e fare qualcosa.”

 

“Io non mi sono preso una cotta!” Ripeté lui con forza.

 

Seth scrollò le spalle. “Bene, vedo che hai scelto la prima opzione. Ciao.”

 

Dean rimase a fissare la porta, adesso vuota, a bocca aperta. Scosse la testa e sospirò. “Che razza di fratello.”

 

 

*

 

 

“… e quando siamo scese in cucina era tornato tutto come prima.” Finì di raccontare Alex con un gran sorriso prima di prendere un boccone dal piatto.

 

Jonathan le sorrise guardandola così serena e pacata come non la vedeva da un po’ di tempo. “Sì, anche tuo padre questa mattina ha messo in riga tutto l’ufficio. Le ricerche sono andate avanti più in questa mattina che negli ultimi mesi. Magari l’adolescenza li ha stancati.”

 

Alex fece un sorriso ancora più ampio. “Oh, speriamo! Sono così contenta, pensavo che non sarebbero più tornati come prima.

 

“Già…” Lui abbassò lo sguardo sul tavolino e allungò la mano verso quella di Alex, che sobbalzò quasi al contatto. Aprendole la mano intrecciò le dita con le sue e rialzò di nuovo gli occhi fissandoli nei suoi. Alex lo fissò senza sapere cosa aspettarsi, continuava a sorridere mandandogli un’occhiata interrogativa.

 

Jonathan si schiarì la voce. “Senti, lo so che sei appena uscita da un brutto periodo e non ci siamo neanche visti così spesso per via del lavoro ma…”

 

Fece una lunga pausa, Alex gli fece cenno di andare avanti.

 

“Ecco, mi domandavo se non fosse il caso di cominciare a pensare al matrimonio.”

 

Alex sorrise dolcemente diede una leggera strinta alla sua mano. “Nate, ho già detto di sì.”

 

“No.” Fece lui scotendo la testa. “Cioè, sì… lo so che hai detto di sì, quello che volevo dire è… cominciare a pensare ad un matrimonio… concretamente.”

 

Lei lo fissò a bocca aperta. “Vuoi dire…”

 

“Data, vestiti, invitati e tutto il resto. Concluse lui guardandola incerto.

 

Lei sembrò presa in contropiede, si umettò un labbro e ritirò la mano da quella di Jonathan posandola delicatamente sul suo grembo. “Aspetta…” sospirò. “Hai sentito papà, lui vuole che tu sia il prossimo Generale.

 

Lui si limitò a sorridere rassicurante. “Alex, non m’importa se per quel titolo devo rinunciare a te. Preferisco passare con te il resto dei miei giorni e lamentarmi del mio capo che diventare Generale nella solitudine più completa. Ti amo, voglio stare con te.”

 

Alex sorrise e si torturò una ciocca di capelli su un dito nervosamente. “Vuoi davvero che iniziamo a pianificare tutto?”

 

“Sì.”

 

Lei ci pensò un po’ su poi rise. “Cavolo, questo fa sembrare tutto più ufficiale.

 

Jonathan rise. “Beh, sì. Non è per questo che ci sposiamo?”

 

“Credevo mi sposassi perché mi ami.”

 

Anche.” Rispose lui con un piccolo sorriso.

 

Alex sembrò illuminarsi e tirò fuori le mani da sotto il tavolo per allungarsi e prendere quelle di Jonathan. “Allora, quale mese pensi sia migliore per un matrimonio?”

 

“Marzo.” Rispose una voce esterna. Entrambi si voltarono e trovarono Ron a un passo dal loro tavolo che li fissava privo d’espressione. “Non fa troppo caldo e neanche troppo freddo. Ho sentito dire che quest’anno poi sarà più caldo degli altri quindi marzo dovrebbe essere la temperatura ideale.”

 

“Papà.” Lo fissò Alex confusa. “Che ci fai qui?”

 

“Mi spiace interrompere il vostro pranzo ma ho bisogno di Bonar in ufficio.” Fece lui incrociando le braccia al petto, mandò uno sguardo all’orologio al muro. “Contando che la tua pausa è finita dieci minuti fa.

 

Jonathan guardò l’orologio al polso e scattò in piedi. “Oh cavolo, non me ne ero proprio accorto!”

 

“Come ci hai trovati?” chiese seccata Alex a Ron.

 

Ron alzò un sopracciglio come se fosse ovvio. “Sei mia figlia, ti nutro da quando sei nata! Non è difficile immaginare dove tu possa pranzare, contando che fin da quando eri alta quanto un soldo di cacio vai pazza per questo posto.”

 

Alex lo fissò impressionata. “Beh, avrebbe potuto scegliere Jonathan dove pranzare?”

 

“Bonar è troppo buono per dirti di no.” Scosse la testa lui. “E devo ancora conoscerlo l’uomo che ti metta i piedi in testa.”

 

Jonathan ridacchiò ma smise subito quando Alex gli lanciò un’occhiataccia. “Stai dicendo che lo comando a bacchetta?”

 

Ron sospirò. “Sto dicendo che mi stai facendo perdere tempo, tesoro. Davvero, non mi importa cosa ne fai di Bonar, mi basta solo che me lo lasci in pieno possesso delle sue capacità mentali per il lavoro.”

 

Alex sospirò e posò lo sguardo su Jonathan. “Ci vediamo stasera?”

 

Lui si piegò per darle un bacio all’angolo della bocca e sussurrò. “Sarò a casa per le nove.”

 

Ron roteò gli occhi e aspettò che Bonar infilasse la giacca, salutò Alex con un cenno della mano e uscì dal locale. Incominciò ad incamminarsi lungo il marciapiede, Jonathan lo raggiunse qualche secondo dopo con una corsetta, stava ancora cercando di sistemare la giacca.

 

“Signor Weasley, sono mortificato, giuro che le avrei detto presto del matrimonio…”

 

Ron lo interruppe bruscamente alzando una mano. “Bonar, impara a capire quand’è il momento di parlare di lavoro e quando di famiglia o non sarai mai un buon generale.

 

Lui lo fissò a bocca semiaperta. “Sì…mi scusi Signore.”

 

Ron continuò a camminare velocemente. “Ti ho chiamato perché ho bisogno di una squadra che vada a Stonehenge a setacciare il luogo. Hanno mandato un gufo dal dipartimento di Amesbury, c’è stato del movimento ieri notte.”

 

“Vuole mandarmi a Stonehenge?! Oggi?”

 

Ron si fermò e si voltò di scatto verso di lui penetrandolo con i suoi occhi blu mare. Alzò un sopracciglio. “Sono sicuro che Alex capirà se arriverai tardi stasera.

 

Jonathan si morse la lingua. “No, non intendevo dire… quando devo partire?” aggiunse con un sospiro.

 

“Nessuno ti obbliga ad andare. Ma non sei nelle migliori condizioni al momento.  Disse Ron freddo guardandolo in volto. “Va’ e dimostrami che non mi sono sbagliato sul tuo conto, Bonar.

 

Jonathan lo guardò mentre si voltava e continuava a camminare lungo il marciapiede. Sospirò profondamente chiudendo gli occhi.

 

“Signor Weasley?”

 

Ron si voltò molto lentamente.

 

“Io amo davvero sua figlia.” Fece Bonar arrendevole.

 

Ron alzò un sopracciglio. “Ne sono convinto.”

 

“Lei non mi farà Generale, non è vero?”

 

“Questo, Bonar, non dipende da me.”

 

Tornò a camminare dandogli le spalle e lasciandolo più confuso di prima. In quel momento Bonar seppe solo una cosa. Doveva andare a Stonehenge e tornare indietro con delle buone notizie.

 

*

 

Diego fissò con una smorfia Thea dalla cucina. Stava sdraiata sul divano a testa in giù, le punte dei capelli sfioravano il pavimento, le gambe incrociate sullo schienale. Bevve in fretta un bicchiere d’acqua e entrò in salotto continuando a fissarla in modo strano, lei non accennò a muoversi o dire niente.

 

“Cucciola?”

 

Thea alzò lo sguardo su di lui. “Mh?”

 

“Stai cercando di far arrivare sangue al cervello o cosa?”

 

Finalmente tornò a sedersi normalmente, rilasciò un sospiro e scosse la testa facendo muovere i riccioli rossi. “No, stavo solo pensando. E’ un periodo un po’ strano per tutti.”

 

Diego sorrise e si sedette al suo fianco. “Pensa che noia se non succedesse mai niente.”

 

“Sì, ma ultimamente ne stanno succedendo un po’ troppe tutte insieme. Fece lei sdraiandosi sul divano con un sospiro.

 

Diego cercò un po’ di posto e si sdraiò al suo fianco accarezzandola pigramente su un fianco. “Ti stai preoccupando per la tua situazione o per quella degli altri? Perché se c’è qualcosa che non va tra di noi preferisco che tu me lo dica chiaramente invece di girarci intorno e…”

 

“No, non c’è niente che non vada tra di noi.” Disse lei con un sorriso. “Tu sei perfetto.”

 

“Modestamente.” Ridacchiò lui chinandosi sulle sue labbra. Appena la sentì rispondere dischiuse le labbra lasciandosi trasportare completamente e inspirando forte il suo profumo. La mano che le accarezzava un fianco risalì lentamente sotto la maglietta, sempre più su. Gli ci volle qualche minuto per capire che le mani di Thea sul suo petto non lo stavano accarezzando ma lo spingevano indietro, si staccò da lei confuso.

 

“Che stai facendo?” Chiese lei in un sussurrò.

 

Diego si guardò un attimo e si rese conto di essere praticamente sopra di lei e con la mano sotto la sua maglietta. La ritirò con un sospiro. “Scusa. E’ che a volte mi dimentico che…”

 

Che sono piccola?” Fece lei tirandosi un po’ su.

 

“No.” Rispose lui mettendosi a sedere e umettandosi un labbro. “Che con te mi devo trattenere.”

 

Thea lo fissò a bocca aperta. “Tu… tu ti trattieni con me?”

 

Diego la fissò ovvio. “Non penserai mica che con te mi comporto come con tutte le altre. Ho ventisette anni, Thea, sono un uomo!”

 

“E questo cosa vorrebbe dire?” Chiese lei tagliente lanciandogli uno sguardo di fuoco.

 

“Vuol dire che ho delle esigenze che tu…” fece una pausa gesticolando. “… non sei… pronta a soddisfare.”

 

Perché sono piccola.”

 

Diego sospirò frustrato. “Per favore, Thea, non… devo solo ricordarmi di essere più cauto con te. Non facciamone una questione di stato. Non sei piccola, sei solo… più piccola di me.

 

Thea roteò gli occhi. “Ah, questo sì che mi fa sentire meglio.”

 

“Può anche non farti sentire meglio, cucciola, ma è la verità. La guardò negli occhi. “Ti rendi conto, vero, che hai solo quindici anni?”

 

Lei scattò in piedi. “Potrò avere quindici anni all’anagrafe, ma guardami! Il mio corpo sembra quello di una quindicenne? Il mio cervello sembra quello di una quindicenne? Vuoi fare l’amore con me? Bene!”

 

Si tolse in fretta e furia la maglietta e la lanciò a terra. Diego la fissò per qualche secondo mentre lei cercava di mantenere un’aria altezzosa stando ferma davanti a lui con solo il reggiseno addosso. Lui si alzò in piedi e raccolse la maglietta porgendola a Thea.

 

“Rivestiti, per favore.” Disse superandola.

 

Thea rimase con la maglietta in mano senza avere il coraggio di voltarsi verso di lui e si morse un labbro. “Non hai più voglia?” Chiese con la voce strozzata.

 

Diego sospirò appoggiandosi con le mani al ripiano della cucina. “Se fosse questione di voglia, Thea, ti avrei già strappato di dosso quello che rimane e ti avrei presa contro al muro più vicino.” Poté sentirla irrigidirsi da lontano. “Ma non voglio dare un motivo in più a tuo padre e tuo fratello per odiarmi.

 

Thea abbassò lo sguardo. “Quindi non staremo mai insieme.”

 

Quindi non staremo insieme finché non sarai pronta. Veramente pronta.”

 

Lei si voltò a guardarlo. “Tu perché stai con me?”

 

Diego alzò gli occhi su di lei sorpreso, preso in contropiede. Aprì un paio di volte la bocca prima. “Come?”

 

Perché stai con me?” Chiese lei frustrata. “Insomma, è ovvio che non è per il sesso e dici anche di non essere innamorato di me. Allora per cos’è che stai con me?”

 

Lui la fissò a bocca aperta senza rispondere. Thea sospirò chiudendo gli occhi e scosse la testa andando verso la camera da letto. Diego chiuse gli occhi demoralizzato.

 

“Thea…”

 

Lei non accennò a fermarsi e sparì dalla visuale, Diego le corse dietro tempestivamente.

 

“Ehi! Aspetta un attimo!”

 

Thea si voltò verso di lui con le lacrime agli occhi, Diego la fissò facendo un passo indietro sbalordito. “Cosa dovrei aspettare, che tu trovi una buona ragione per cui stai con me? Pensi di riuscirci prima che faccia buio?”

 

Diego si ricompose e la guardò serio. “Tu perché stai con me?”

 

Lei roteò gli occhi. “Cos’è questo, il giochino di rigirare la frittata?”

 

“Dico seriamente.” Fece lui incrociando le braccia al petto. “Voglio dire, certo non è per il sesso e neanche tu sei innamorata di me. Quindi, perché stai con me?”

 

Thea sospirò lasciando andare le braccia contro i fianchi. “Perché mi piaci. Perché mi piace stare con te e passare del tempo insieme. Perché con me riesci a essere più serio e intelligente di quanto tu faccia credere.”

 

Diego allargò le braccia. “Che ti piacessi era scontato!”

 

Thea gli puntò un dito sul petto. “Ma- tu- non- l’hai- detto!”

 

“Diego? Sei in casa?... oh mio Dio!”

 

Thea e Diego si voltarono verso il corridoio dove James li fissava con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta, spostarono lo sguardo si Thea che era ancora seminuda e entrambi si affrettarono a balbettare qualcosa in spiegazione.

 

Diego alzò le mani in segno di resa. “Jay, non è come pensi, non ho…”

 

Thea annuì. “E’ la verità, non abbiamo… cioè… lo so che può sembrare…”

 

“E’ un equivoco.”

 

“Un grosso equivoco!”

 

“Stavamo solo parlando!”

 

“Discutevamo e basta!”

 

James richiuse la bocca mettendosi più dritto e si passò una mano sugli occhi per tapparseli prima di sospirare. “Thea, per favore, rimettiti quel cencio addosso. Il budino che ho mangiato a pranzo si sta lamentando nelle mie viscere.”

 

“Ehi! Cenci saranno i tuoi vestiti!” Diego le mandò uno sguardo e lei si infilò la maglietta in gesti scattosi.

 

Diego si voltò verso James. “Non ti ho sentito bussare, avevo lasciato la porta aperta?”

 

James scosse la testa lasciando cadere la mano dagli occhi. “Mi sono smaterializzato.” Diego alzò un sopracciglio mandandogli un’occhiata eloquente. “D’accordo, ho imparato la lezione anche io, contento?”

 

“A te è andata molto meglio.” Sospirò lui. “Come mai sei passato?”

 

James mandò uno sguardo verso Thea che sentendosi presa in causa alzò le mani cominciando a camminare verso il salotto. “Ok, ok, me ne vado. Tanto mamma mi aspettava per andare a Diagon Alley.”

 

Diego la fissò. “Ehi, te ne vai senza salutare?”

 

Thea tornò sui suoi passi e si avvicinò a lui alzando la testa e mettendosi in punta di piedi, ma quando Diego si abbassò un po’ su di lei tornò con i piedi per terra indecisa. Diego la guardò un attimo preso alla sprovvista, poi sospirò. “Oh, falla finita!” si lamentò prima di stamparle un bacio sulle labbra.

 

Thea lasciò la stanza e Diego poté finalmente concentrarsi su James che alzò un sopracciglio. “Che cos’era quello?”

 

Diego sospirò. “Abbiamo appena litigato. Si può sapere cosa ci fai qui o devo tirare a indovinare?”

 

James si sedette sul letto, rimase un attimo fermo a pensare e poi si lasciò andare di schiena contro al materasso con un sospiro stanco. Diego lo guardò come se fosse pazzo e si avvicinò al letto per guardarlo dall’alto. James si umettò un labbro.

 

“Ho bisogno di stare fuori da quella casa.”

 

“Capisco,” disse Diego. “Beh, ti avevo avvertito che convivere con mia sorella non sarebbe stato facile. Ho cercato di avvisarti dieci anni fa, ma tu non hai voluto darmi ascolto.

 

“Non è questo.” Abbassò lo sguardo. “E’ che io non sono pronto. Non sono pronto ad avere un bambino. Non sono pronto a fare il padre. Non sono pronto a dividere la casa con una donna incinta.

 

“…ma devi far il cuor di leone per C.j., non è vero?”

 

James chiuse gli occhi. “Le ho promesso che ci sarei stato. Ci sarei stato davvero. Come posso esserci davvero se non so neanche per cosa devo esserci?”

 

Diego scrollò le spalle. “Beh, le donne incinte vogliono tutte la stessa cosa, no? Essere confortate, sentirsi dire che sono belle nonostante il pancione, sapere di avere accanto un uomo vero.”

 

“Ah beh, allora sono a posto! Un uomo vero! Me la sto facendo sotto, ma sono un uomo vero!”

 

“Non c’è mica bisogno che tu le dica che sei un poppante in realtà.” Diego si sedette al suo fianco. “Ai suoi occhi devi essere un gran figo e con me puoi essere il coglione quale sei. E’ così che funziona. Funziona in questo modo da quando avevamo quindici anni.”

 

“Sì, ma adesso non ho più quindici anni!”

 

Diego scrollò le spalle. “No, ma sei pur sempre un coglione.”

 

“Vero.”

 

“C.j. come sta?”

 

James si tirò su a sedere e si appoggiò su una mano. “Non fa altro che dare di stomaco. Devo ancora capire cosa ci vedono le donne di tanto bello in una gravidanza.

 

Diego fece una smorfia. “Se un giorno riuscissi a capire le donne fammi un fischio…”

 

“Si può sapere che cosa è successo tra te e mia sorella?” Fece James sinceramente incuriosito.

 

“Niente. Mi sono solo dimenticato che ha quindici anni…” Sospirò. “… e anche lei.”

 

James accennò un sorriso. “Dovresti saperlo che Thea si è sempre sentita più grande dei suoi coetanei. Spero che tu non abbia fatto l’errore di dirle che è piccola.”

 

“No, ci ha pensato da sola. Adesso devo solo pensare a come rimediare…”

 

Si scambiarono uno sguardo.

 

“Siamo sempre i due soliti coglioni.”

 

*

 

Ginny sospirò stancamente rientrando in casa, aveva dovuto fare un’ora di coda al supermercato ed era distrutta. Lasciò la spesa sul tavolo e si passò una mano tra i capelli fulvi. Infilò le mani dentro alle buste per cominciare a mettere a posto quando notò la testa corvina del marito spuntare dalla spalliera del divano.

 

Corrucciò la fronte chiedendosi cosa ci facesse a casa ma poi sorrise. Silenziosamente si avvicinò a lui, cercando di camminare in punta di piedi. Non pareva essersi accorto di nulla, era impegnato su delle carte sparse sul tavolinetto. Si piegò sul suo orecchio.

 

“Ehi, stallone…” sussurrò.

 

Harry sorrise senza voltarsi e si appoggiò contro il divano. “Stai forse cercando di sedurmi?”

 

Ginny ridacchiò e fece il giro del divano arrivandogli di fronte. “Può darsi. Ci sto riuscendo?”

 

Direi che non devi impegnarti più di tanto, sai?” Si alzò in piedi e l’afferrò delicatamente per i fianchi trascinandola verso di sé. Ginny sorrise lasciandosi scappare un risolino e giocherellò con il colletto della sua camicia.

 

“Come mai sei a casa?”

 

Harry sospirò. “Esamino dei risultati dei laboratori per fare un rapporto, sono andato da Hermione stamattina per farmeli spiegare.

 

“Capisco.” Disse lei allungando il collo verso di lui. “Sai, mi sembri proprio bisognoso di coccole.

 

Harry ghignò. “Oh, lo sono.”

 

Si chinò su di lei baciandola pieno sulle labbra, le dita di Ginny scorsero dal suo colletto fino a raggiungere i capelli neri e scompigliati. Harry sospirò nella sua bocca e fece scivolare casualmente le mani sul sedere di Ginny. Proprio in quel momento Matt fece irruzione entrando dalla porta principale, li fissò un attimo mandando un verso disgustato, i due si staccarono fissandolo torvi.

 

“Visto che adesso sei sposato potresti per lo meno startene a casa tua.” Disse Harry innervosito per l’interruzione.

 

Matt alzò un sopracciglio. “Beh, scusa tanto se sono venuto perché me l’hai chiesto tu.

 

“Ti ho chiamato venti minuti fa!” Replicò lui senza lasciare la presa su Ginny. “Adesso sono occupato con altro.”

 

“Sì, ho notato.”

 

Ginny sorrise e si sciolse dall’abbraccio di Harry. “D’accordo, tornate pure al vostro lavoro io vado a mettere a posto la spesa.

 

Harry lanciò uno sguardo scuro al figlio che scrollò le spalle con un sorrisino. Si sedette sul divano ricominciando a leggere le carte e sospirò. “Come sta andando a casa?”

 

Matt si sedette al suo fianco. “Bene. Ieri abbiamo cenato con i genitori di May, ma abbiamo finito presto perché Nathan è stato chiamato in ospedale e io ero di turno questa mattina. Lo sapevi tu che anni fa il Magic Inside era un locale di… beh… intrattenimento?”

 

Harry lanciò un’occhiata veloce al figlio. “Sì.” Disse lentamente. “Lo sapevo.”

 

“Ah.” Matt giocherellò con le dita con fare assente. “Era prima che ci lavorasse la mamma, vero?”

 

Harry questa volta non si curò nemmeno di alzare lo sguardo, fissò gli occhi sul foglio cercando di concentrarsi. Quando dopo diversi secondi non ricevette alcuna risposta Matt sgranò gli occhi balzando in piedi scandalizzato.

 

“Vuoi dire che mamma…”

 

Ginny entrò di nuovo in salotto con due scatole in mano. “Ho comprato sia il pollo che la pasta. Cosa volete per cena stasera?”

 

Matt la fissò a bocca aperta mentre Harry continuava a tenere lo sguardo fissò sul foglio. Ginny fece un altro passo dentro la stanza guardandoli confusa.

 

“Qualcosa non va?”

 

“Tu lavoravi al Magic Inside?!” Fece Matt puntandole un dito contro. “Tu… tu intrattenevi i clienti?! Ballavi sul bancone con quei vestiti…”

 

Ginny lo interruppe prima che potesse continuare. “Chi ti ha…?” Il suo sguardo volò sulla schiena di Harry.

 

“Io non ho detto niente.” Fece lui calmo.

 

Ginny rialzò gli occhi su Matt e sospirò chiudendo gli occhi. “Te ne ha parlato Daisy, non è vero?”

 

“Vorrai dire Bloom.” Fece lui secco, allargando le braccia.

 

“Sì, beh, Ginger…” disse indicandosi. “…vorrebbe tanto che la smettessimo di parlare di questo. Non è una parte della mia vita di cui vado fiera.

 

Ma come hai potuto!” Sbraitò Matt incredulo. “Io veramente non mi capacito di come tu possa aver…”

 

Ginny camminò a grandi passi verso di lui e gli puntò un dito sul petto. “No, sono io che non mi capacito di come tu possa esserti sposato di nascosto! Quindi non venire a fare la predica a me! Ero giovane, nel mezzo di una guerra e rimanere a casa senza far niente mi avrebbe fatto diventare pazza!”

 

E fare la prostituta ti è sembrata la cosa migliore?”

 

Con un colpo secco la mano di Ginny colpì la guancia di Matt senza quasi che lei se ne accorgesse. Matt la fissò a bocca aperta, non si prendeva uno schiaffo da sua madre da quando aveva sette anni, ma Ginny continuava a fissarlo seria e inferocita ma con le lacrime agli occhi. “Non ho mai fatto niente del genere.” Disse scandendo bene ogni parola. “Tuo padre è stato il primo e da allora gli sono sempre rimasta fedele.

 

Harry, che era scattato in piedi quando aveva sentito il rumore dello schiaffo, la prese delicatamente per un braccio attirandola verso di sé. Le accarezzo i capelli cercando di calmarla. “Matt non intendeva dire… era solo sorpreso, non… per favore Ginny non piangere, lo so che non hai fatto niente di male.

 

“Mi sembrava che quello che mi aveva accusato di averlo tradito con Draco fossi tu. Disse lei cercando di asciugarsi le lacrime.

 

Harry sospirò. “Ero solo arrabbiato, lo so che non hai… che non avresti… Nathan mi ha raccontato che sei venuta in ospedale mentre ero in coma.”

 

Ginny tirò su col naso. “Mai qualcuno che si facesse gli affari suoi.

 

La porta principale si aprì di nuovo, questa volta era Sarah che si bloccò non appena vide la scena che le si presentava davanti. Inarcò un sopracciglio con ancora la mano a mezz’aria e le chiavi. Harry si affrettò a dare una veloce pacca sulla schiena a Ginny e disse in fretta.

 

Perché non finisci di mettere a posto la spesa? Alla fine si scongelerà tutto.”

 

Sarah corrucciò la fronte mentre Ginny annuiva e tornava in cucina, si chiuse la porta alle spalle e mandò uno sguardo da Matt a Harry. “Che succede?”

 

Harry si umettò un labbro guardando Matt. “Niente. Vieni, Matt, torniamo a lavoro.”

 

Matt sembrò mortificato, abbassò lo sguardo ma si mise seduto senza dire niente. Sarah scrollò le spalle e fece per andare di sopra quando la voce del padre la richiamò indietro. Harry si schiarì la gola senza guardarla, si era già seduto sul divano.

 

“Stamani sono stato a casa degli zii. Ho visto Micheal.”

 

Sarah sgranò gli occhi tornando indietro di qualche passo.

 

Harry si voltò verso di lei con un sopracciglio inarcato. “Cos’è questa storia che sei stata tu a saltargli addosso?”

 

Lei lo fissò a bocca aperta per qualche istante, cercò di ignorare Matt che si era voltato di scatto verso di lei. “Te l’ha detto Micheal?!

 

“No.” Fece lui serio. “Lo stava dicendo a Thea e Simon e io ero lì dietro per caso.”

 

Lei appoggiò le mani sui fianchi. “Lo stavi spiando?”

 

Harry la fissò senza scomporsi. “Hai sentito tutto quello che ho detto o hai omesso la parte ‘ero lì per caso’? Comunque, non hai risposto alla mia domanda.”

 

“Beh, la verità!” Fece lei tagliente incrociando le braccia al petto. “Per quanto tu creda che sia Micheal ad essere il cattivo ragazzo in questa situazione, beh, non lo è. Sono io. Sono stata io a baciarlo la prima volta, sono stata io a cercarlo e convincerlo ad avere una relazione e sono stata io a… beh…”

 

Harry la fermò prima che potesse finire la frase. “Ho capito!” Sospirò. “Volevo solo sapere se fosse la verità.”

 

Sarah alzò un sopracciglio. “Ah, adesso gli dai pure del bugiardo?”

 

Matt si intromise. “Beh, io sì! Tutti questi anni e mai che mi fosse venuto a dire niente!”

 

“Oh, perché sicuramente avresti approvato. Disse lei sarcasticamente.

 

“Certo che no! Ma come puoi pretendere che possa… Sarah?” fece incerto. “Stai piangendo?”

 

Lei si asciugò in fretta le lacrime alla base degli occhi e scosse la testa furiosamente. “Possiamo smetterla di parlarne? Ho fatto come avete voluto, io e Micheal ci siamo lasciati. E’ finita. Non voglio più parlarne.” Si voltò in fretta e corse su per le scale rilasciando un singhiozzo.

 

Matt fissò le scale, ora deserte, a bocca aperta. Si morse un labbro e si voltò verso Harry. “Papà…”

 

Harry scosse la testa. “Non oggi, Matt. Per favore, non oggi.”

 

**

 

 

Questa volta ho trovato un po’ più di tempo (mica vero… me lo sono trovato da sola ma non ne avrei per niente.__________.) e non ho nemmeno faticato più di tanto a scrivere, stavolta. Sarà che non scrivevo da tanto e le idee erano tutte lì… non lo so, consideratevi fortunati ^^

 

Anywhere: Grazie per aver trovato comunque un momento per recensire, per il tempo che manca capisco -_____-“… ti devo dire la verità, non ho la più pallida idea di quanti capitoli manchino perché non mi sono fatta scalette stavolta e sto andando allo sbaraglio… non sono molti comunque

Hermione96: Grazie mille ^^ … mi piacerebbe seguire i consigli di tutti ma alla fine non tornerebbe più nulla nella storia e non posso cambiare così a caso

Seiryu: Dean fa pena pure a se stesso ma d’altronde se lo meritava… ah, per Micheal non è il caso di preoccuparsi, te lo assicuro ^^

Krissy Jane Malfoy: XD ti sei messa addirittura a prendere appunti sulla mia fic? Wow, mi sento importante! Pensa che non li ho presi manco io stavolta, solo due cosine giusto per fare mente locale

Cecia Granger: James rimarrà un eterno bambino, gli uomini sono sempre spaventati dalle gravidanze, no? U.U me medesima è rimasta traumatizzata all’idea di “ incintare”  Hermione, ma mi piaceva, funzionava ed era divertente XD oh e non immagini quanto è stato divertente scrivere di Kim e Seth XDD

Animablu: La verità è che passo da un momento tragico a un momento di felicità di colpo per farvi prendere un infarto… XD no scherzo

Edvige86: La verità è che Micheal è troppo buono per dare un pugno a Matt ma credimi quando ti dico che prima o poi qualcuno un pugno da Micheal se lo prenderà per davvero! E non dovrai neanche aspettare troppo! Grazie per leggere il blog, so che non è fatto invano XD

Robertsad: Sono onorata di essere il vostro spacciatore preferito XD penso che Micheal rimarrà dov’è… non ce lo vedo proprio ad andare lontano da casa ^^

Ninny: Grazie e io sono contenta che tu abbia recensito ^^

Saty: Dai, non era così sconfortante… oh sì? Bah io in fondo James lo capisco, voglio dire noi donne siamo incinte e sentiamo un essere dentro di noi, ma gli uomini? Capisci che è ben diverso u.u… Dean, ah Dean… cosa dire… è la mia vendetta personale contro gli uomini, non posso farci nulla! Effettivamente se quando avrò 25 anni mia madre dovesse dirmi di essere incinta non so mica se reagirei bene… però capisci che non ho potuto resistere a mettere al mondo un altro Weasley? ** oh, sono veramente felice che il resto della banda ti rischiari la giornata, più o meno

Dracuccio88: Oh ragazzi miei, io lo capisco che NTE vi piaccia e non volete che finisca ma non ce la farei proprio a continuare ancora dopo questa… cadrebbe nel banale e nell’assurdo, quindi godetevi questa finché dura e grazie ancora per i commenti

Fiamma90: XD potrei ma ricordati che dopo tre appuntamenti scaricherebbe anche te… il lupo perde il pelo… Seth sta facendo durare sta cosa più di un parto trigemino, povera Kim XD aw, anche secondo me James sarà braverrimo, solo che ancora lui non lo sa…

Robby: Devo dire la verità, direi che adesso i tempi apoplettici sono finiti sul serio… cioè, quelli coi colpi veramente grossi, d’ora in avanti saranno piccolezze quindi puoi stare in pace per il tuo cuore XD che devo dire, altro che tra C.j. e James a me pare che le cose non vadano rose e fiori proprio per nessuno… miiii come sono perfida XD

 

Grazie ancora a tutti, spero di riuscire ad aggiornare presto!

Un bacio, zia Fufù

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Surprise, Surprise ***


C

                        GROWN YOUNG

 

                                         13. Surprise, surprise

 

I'll be the one, I'll be the one
Who will make all your sorrows undone
I'll be the light, I'll be the light
When you feel like there's nowhere to run
I'll be the one

 

                                                            Bsb- I’ll be the one

 

 

C.j. guardò il calendario bevendo un sorso di latte, l’altra mano appoggiata sul pancione che cominciava a prendere una forma più rotonda. Ultimo giorno di agosto. Facevano tre mesi precisi da quando era rimasta incinta. Posò il bicchiere sul ripiano della cucina continuando ad accarezzarsi la pancia e sorridendo ogni qual volta avvertiva un piccolo movimento.

 

Il rumore della porta che si apriva la fece voltare verso l’ingresso, James apparve qualche secondo dopo con i capelli tutti scompigliati e parte della maglietta fatta a brandelli. C.j. spalancò gli occhi allarmata quando lo vide.

 

Che ti è successo?”

 

James scrollò le spalle con aria stanca e posò la ventiquattrore sul tavolo. “Nulla, solo… hai presente il drago che fa da guardia alla Gringott?”

 

C.j. si portò una mano alla bocca e andò a controllare la pelle sul fianco di James, dove la maglietta era a pezzi. “Oh mio Dio! Non ti ha bruciato, vero? Ti sei fatto male?”

 

James scattò su con un piccolo lamento quando le dita di C.j. toccarono un graffio sottile ma profondo. “No, niente bruciature ma fai piano. Sono un po’ ammaccato.” Sospirò sedendosi al tavolo. “Diciamo che non è stata proprio la mia giornata. Tu, hai fatto qualcosa di interessante?”

 

C.j. alzò lo sguardo su di lui guardandolo in modo strano poi scosse la testa. “Il solito. Niente di emozionante.”

 

Prese un elastico e si legò i capelli in una coda alta, gli occhi di James caddero inevitabilmente sul suo ventre gonfio e si morse un labbro distogliendo lo sguardo. C.j. ignara si portò una mano sulla pancia sorridendo appena mentre preparava la tavola per la cena.

 

James la guardò. “Che c’è da sorridere?”

 

C.j. lo fissò con i suoi occhi scuri, aprì la bocca per parlare ma la richiuse scotendo la testa con un sorriso. “Non è niente. Non importa.”

 

Lui sorrise a sua volta. “No, davvero, cosa?”

 

“Niente, è solo…” Abbassò lo sguardo mentre si accarezzava la pancia. “… il bambino…” disse in un sussurro quasi fosse una parola tabù.

 

A James ci volle ancora qualche secondo prima di assimilare la cosa. La fissò preso alla sprovvista. “Oh. Si muove di già?”

 

“Non proprio. E’ solo qualche leggero movimento, come se si stesse spostando. Non credo che tu possa sentirlo. Nathan ha detto che ancora è troppo presto.”

 

“Capisco…” Fece James cercando di cambiare velocemente discorso. “Sarah fa un concerto questa sera. Pensavo fosse carino andarci, ci saranno tutti dato che domani Thea e Ben partono per Hogwarts.”

 

C.j. finì di sistemare la tovaglia e preparò in fretta due piatti, le posate e i bicchieri. “Oh, va bene. C’è bisogno di accompagnare i ragazzi a scuola domani? Perché posso tenermi libera e portarli io.

 

James scosse la testa. “No, papà ha preso un permesso per poter guidare. Effettivamente diciotto anni li dimostra. Credevo avessi una visita medica domani mattina, non dovevo accompagnarti?”

 

C.j. si bloccò con la pentola tra le mani, lo fissò per un secondo e poi posò la pentola a centro tavola mentre si sedeva. Cominciò a riempire i piatti mormorando. “No, James, quello era questa mattina.”

 

Lui la fissò a bocca aperta. “Era stamattina?!... ma non…” Si passò una mano tra i capelli, frustrato. “Cazzo. Scusa, Cate, pensavo fosse domani.”

 

Lei scosse la testa con un sorriso. “Non fa niente.” Disse porgendogli il piatto. “Sono abituata ad andare da sola.”

 

“Sono un coglione, non è vero?” Fece lui con una smorfia.

 

C.j. sospirò. “Un pochino, sì.” James la fissò alzando un sopracciglio. “Va bene, sei un po’ tanto un coglione!”

 

“Mi dispiace.”

 

“Lo so.”

 

“Giuro che la prossima volta ci vengo.” Disse lui mettendosi una mano sul cuore. “Lo dirò a mia madre in modo che me lo ricordi tutti i giorni! Lo scriviamo sul calendario e… e lo scrivo anche sull’agenda del lavoro!”

 

C.j. lo guardò sorridendo. “Jay, sai già che non lo farai, non c’è bisogno che tu lo dica per essere carino con me.”

 

James la fissò con un nodo in gola. “Faccio davvero schifo, eh? Certe volte mi chiedo davvero come tu faccia a stare con un idiota come me.

 

Perché ti amo.” Si portò la forchetta alla bocca e rise. “E poi perché sono incinta.”

 

“Giusto.” Fece lui sospirando e distogliendo lo sguardo.

 

C.j. gli prese una mano guardandolo da vicino. “Jay, stavo solo scherzando.”

 

James si alzò in piedi di scatto passandosi una mano tra i capelli e scosse la testa. “No, io non posso farlo! Non posso crescere un bambino, non posso fare il padre. Sono una persona di merda e le persone di merda non possono crescere dei figli. Immagina a quando chiederà come mi sono sentito la prima volta che l’ho visto in un’ecografia e dovrò dirgli che non c’ero perché l’avevo dimenticato! Quel bambino dovrà prendermi come esempio, ti sembro un buon esempio? Sono un pessimo esempio! Sarò il peggior padre del mondo e mi odierà talmente tanto da rimpiangere di essere venuto al mondo e io non posso farlo. Non posso farlo, C.j., non posso.”

 

C.j. lo fissò senza espressione mentre lui se ne stava al centro della stanza, si versò tranquillamente dell’acqua e si pulì la bocca. “Siediti, la cena si sta freddando.”

 

James spalancò gli occhi e sussurrò basito. “Come?”

 

Lei gli lanciò un’occhiata tranquilla. “Lo sai che non ti piace mangiare freddo. Siediti.”

 

James fece come gli era stato detto e tornò al suo posto mentre C.j. aveva ricominciato a mangiare tranquilla. Prese un paio di bocconi senza staccarle gli occhi di dosso, poi si fermò aggrottando le sopracciglia.

 

“Hai sentito quello che ti ho appena detto?”

 

“Sì.” Disse lei guardandolo negli occhi. “Ma non ho creduto ad una parola di quello che è uscito dalle tue labbra.

 

“Cos- come?!” La fissò incredulo. “Come sarebbe a dire che non hai creduto ad una parola? C.j. non ti sto prendendo in giro…”

 

“Nemmeno io.” Interruppe lei. “E’ vero, a volte sei un coglione ma dimenticarsi di una visita medica non ti segna a vita per non poter crescere dei figli. Ed è per questo che siamo in due, per correggerci a vicenda. Non sarai il migliore dei padri ma nessuno ti aspetta con una medaglia. E scommetto tutta la mia collezione di gobbiglie che appena riuscirai a sentire quello che sento io oggi cambierai idea su tutto.”

 

James inarcò un sopracciglio. “Stai puntando alto se metti in gioco le tue gobbiglie.

 

Lei sorrise appoggiandosi sui gomiti. “Beh, sì. Sei tu che non credi in te stesso, io ho sempre avuto fiducia in te.

 

Lui sospirò scotendo la testa con un sorriso. “Ma sono sempre un coglione.”

 

“In questo caso è arrivata l’ora di crescere. Fece lei guardandolo intensamente. “E non perché sono incinta ma perché vai per la trentina, Weasley.

 

James sospirò e si appoggiò contro lo schienale. “Spiegami solo una cosa: come hai potuto sopportare anche questa uscita di testa?”

 

Lei scrollò le spalle semplicemente. “Hai avuto una pessima giornata e avrei reagito così anche io se avessi dovuto vedermela con un drago. Sospirò “Perché ho reagito così, mesi fa, il giorno dopo che sei svenuto da tua zia. Sono andata da tua madre a sfogarmi.”

 

“Tu… cosa?!

 

C.j. lo fissò ovvia. “Ma cosa pensi di essere l’unico ad essere terrorizzato?”

 

James la fissò un attimo e poi scoppio a ridere. “Sei incredibile!”

 

C.j. scoppiò a ridere un secondo dopo e scrollò le spalle. “Allora, a che ora è il concerto questa sera?”

 

**

 

Micheal guardò di nuovo l’orologio. Si stava innervosendo, tamburellava ripetutamente il piede sul pavimento in un rumore fastidioso. Simon, dal divano, smise di leggere il giornale e lo fissò con un sopracciglio inarcato intimandolo a smettere. Micheal sbuffò ricontrollando l’ora.

 

“Siamo in ritardo.”

 

Simon tornò a leggere il giornale. “E’ solo un concerto, ne hai visti a centinaia. E poi perché non vai avanti?”

 

Micheal fece una smorfia. “Non voglio che lo zio Harry mi veda lì da solo.

 

“Mamma mia, deve averti davvero terrorizzato l’ultima volta!” Fece Ben scendendo le scale seguito da Ron e Hermione che gli lanciarono un sorriso comprensivo.

 

Micheal non sembrò curarsene e riguardò l’orologio. “Dov’è Thea?”

 

Hermione gli sorrise posandogli una mano sulla spalla per tranquillizzarlo. “Si sta cambiando, pazienta ancora un po’.

 

“Pazienta ancora un po’?” Micheal sospirò frustrato passandosi una mano tra i capelli. “E’ un mese che paziento! Andiamo, queste sono le rare occasioni che ho per vederla, per lo meno cercate di non farmi perdere tempo!”

 

Thea scese giù per le scale correndo, arrivata a piano terra saltellò su un piede solo cercando di infilarsi una scarpa e si mise dritta rassettandosi. “Ci sono, sono pronta.”

 

Micheal roteò gli occhi. “Alla buon’ora.”

 

Senza aspettare oltre entrò nel camino e presa un po’ di polvere disse il nome del locale a voce abbastanza alta e chiara. L’ultima cosa che vide furono fiamme verdi prima di ritrovarsi in un locale con la musica a tutto volume. Fece ben attenzione a non farsi notare, Sarah gli aveva spiegato che era un locale babbano e avevano dovuto ottenere dei permessi per collegare il camino. C’era un sacco di gente, parecchi urlavano e incitavano le ragazze sul palco, altri se ne stavano tranquilli negli angoli a bere.

 

Micheal aspettò un attimo che la famiglia comparisse nel camino dietro di lui prima di farsi largo tra la folla verso il palco per riuscire a vedere qualcosa. In quel momento riuscì a scorgere Sarah sul palco e continuò a camminare senza guardare altro che lei.

 

Una mano lo fermò sul petto, si voltò e incrociò lo sguardo conosciuto di Matt che sorrise appena scotendo la testa. “Raccogli quella mascella e ricomponiti, il colonnello Potter è nei paraggi.

 

Micheal sembrò sorpreso dalle sue parole ma si fermò al suo fianco mandando un’altra occhiata verso Sarah. “Non stavo… vi stavo cercando a dire il vero.”

 

Matt curvò le labbra divertito. “Sì, sono sicuro di sì.” Guardò dietro le sue spalle. “Oh, eccoli.”

 

Harry e Ginny comparvero qualche attimo dopo. Ginny fece qualche passo avanti per salutare Micheal e il resto della famiglia che era comparsa alle sue spalle, Harry gli fece un cenno col capo senza parlare.

 

Ron si guardò intorno tra la folla e alzò un sopracciglio verso Harry alzando la voce perché lo sentisse. “Non dovevano esserci anche Draco, Ashley e i ragazzi?”

 

Harry annuì e si piegò verso di lui urlando in risposta. “Sono al bancone, fuori dalla folla. Draco sta pregando Ashley di andare via, c’è troppa gente per lui. Come biasimarlo, se non fosse che c’è Sarah su quel palco me ne sarei andato via mezz’ora fa, ma c’è bisogno di fare tutto questo casino per divertirsi?”

 

Simon rise. “Oh andiamo, cominciate ad essere vecchi. Non siete più abituati al rumore.”

 

Si zittirono un attimo quando sentirono la massa attorno a loro applaudire. Sul palco Sarah, Natalie e Geena stavano facendo dei piccoli inchini ringraziando. Nel giro di qualche secondo attaccarono con un’altra canzone. Micheal si voltò di nuovo verso Matt.

 

May?”

 

“A casa,” disse bevendo un sorso di birra. “Influenza.”

 

Micheal annuì umettandosi un labbro. “Va tutto bene? Tra voi due, dico.”

 

Matt si voltò a fissarlo e inarcò un sopracciglio. “Cos’è siamo tornati amici adesso?”

 

“Cos’è avevamo smesso di esserlo?” Chiese Micheal.

 

“Beh, ti scopavi mia sorella.”

 

Micheal mandò uno sguardo allarmato ad Harry e fu sollevato dal vedere che non aveva sentito nulla, lanciò uno sguardo a Matt facendogli cenno di parlare piano e sussurrò. “Te l’ho già detto una volta, Matt. Non ci scopavo e basta, sono innamorato di lei. Ma cosa pensi, se avessi solo voluto del sesso di certo non sarei andato a cercare Sarah.”

 

Matt sospirò rilasciando i muscoli tesi delle spalle, quasi sconfitto. Si rigirò la bottiglia tra le mani. “Non lo so, Mickey, sembra così strano che…”

 

Che possa essermi innamorato di lei? Dovresti saperlo che non si sceglie di chi innamorarsi.

 

“E questo cosa vorrebbe dire?” Matt lo guardò sinceramente sorpreso.

 

Micheal si umettò un labbro. “Che se tu avessi potuto scegliere non ti saresti innamorato della stessa ragazza che piaceva a me. Eppure adesso è tua moglie.

 

Matt abbassò lo sguardo pensieroso.

 

Entrambi sobbalzarono quando qualcuno posò le mani sulle loro spalle. Si voltarono verso Ginny che li fissava con un sorriso. “Vi state divertendo?”

 

I due annuirono, Micheal si voltò per vedere che adesso insieme alla sua famiglia c’erano anche Alex e Bonar che dovevano essere arrivati da poco. Sorrise a Ginny, ma ne uscì solo un sorriso un po’ amaro.

 

“Dubito che sia il primo concerto che vedi. Disse lei con un sorriso furbo.

 

Micheal rise. “L’ho accompagnata un paio di volte. Forse tre. Quando non dovevo lavorare.”

 

Ginny sorrise. “Lo immaginavo. Contando che eri sempre anche così disponibile ad accompagnarla da Mike la mattina…”

 

Micheal rise di nuovo e questa volta anche Matt piegò le labbra in un sorriso. Di nuovo la folla applaudì e d’istinto si voltarono verso il palco. Micheal si sentì gelare le vene a quello che gli venne sbattuto proprio in faccia.

 

Un ragazzo alto dai capelli castani, che conosceva come Luke e aveva un duetto con Sarah in una canzone, aveva appena attirato Sarah a sé per i fianchi e l’aveva baciata senza pudore con grande entusiasmo da parte del pubblico che applaudì ancora più forte. Dalla faccia che fece Sarah subito dopo capì che ne era rimasta sorpresa quanto lui ma sorrise al pubblico in un modo davvero sforzato.

 

Tutti spostarono lo sguardo da Sarah sul palco a Micheal, persino Harry lo guardò apprensivo e un po’ dispiaciuto. Micheal fissò ancora il palco per qualche secondo a bocca aperta prima di chiudere lentamente gli occhi e stringere i pugni al suo fianco, la rabbia stava cominciando a sorgere. Tutto quello che riuscì a sentire è che il concerto era finito, poi una mano si posò sulla sua spalla.

 

Mickey…” La voce di Ron che cercava di calmarlo e di farlo ragionare.

 

Micheal prese un respiro profondo e s’incamminò dietro le quinte come faceva sempre. Al suo fianco Ginny cercava di calmarlo, mentre il resto della famiglia seguiva più o meno in silenzio. Percorsero un corridoio bianco stranamente in tutta tranquillità, svoltato un angolo si trovarono a pochi passi da Luke e Sarah, che mandò loro uno sguardo nervoso.

 

Luke ignaro di tutto continuava a parlare camminando. “Te l’avevo detto che avrebbe fatto scena, hai sentito il pubblico come applaudiva. Dovremmo farlo più spesso.” Si fermò quando arrivò a due passi da Micheal e alzò lo sguardo su di lui. Per un attimo corrucciò la fronte poi si illuminò. “Oh, voi dovete essere la famiglia di Sarah.

 

Sarah li guardò senza sapere cosa dire.

 

Luke sorrise passando un braccio attorno ai fianchi di Sarah. “Dite non è un portento la nostra Sarah?” Cominciò ad accarezzarla in modo suadente. Sia Matt che Micheal e Harry seguirono i suoi movimenti con attenzione. “Ho sempre pensato che fosse una persona meravigliosa. E’ stato un ottimo spettacolo, non è vero? Ah, il finale è stata una mia trovata, avete visto che successone? Stavo giusto dicendo a Sarah che forse dovremmo usarlo sempre d’ora in avanti, e poi la stampa adora questo genere di cose…”

 

Senza potersi più trattenere Micheal sferrò un cazzotto a Luke che cadde a terra portandosi le mani al viso. Hermione, Ginny e Alex si portarono una mano alla bocca mentre il resto dei ragazzi si congratulava con lui. Sarah lo fissò senza fiato.

 

Micheal…”

 

Lui alzò lo sguardo serio su di lei. “Non potrò stare con te ma non me ne starò a guardare mentre un viscido del genere mette mani e labbra su di te a suo piacimento.”

 

Harry incrociò le braccia al petto fissandolo. “Beh, per una volta sono d’accordo con Micheal.

 

Matt gli posò una mano sulla spalla ridendo. “Ben fatto, amico!”

 

“Ah, adesso sono tuo amico?” chiese Micheal alzando un sopracciglio, Matt fece un sorrisino a mo di scusa.

 

Simon e Ben risero divertiti. “Sarah, dovresti uscire con altri ragazzi solo per farci avere il gusto di vedere Micheal che li picchia!”

 

Micheal si voltò verso di loro a braccia incrociate. “Non è divertente…”

 

“Oh, questo lo dici tu!” La voce di James arrivò dietro al gruppo, lui e C.j. si stavano avvicinando in fretta. “Noi abbiamo seguito la scena da laggiù…” disse indicando l’inizio del corridoio. “…e ti assicuro che è stato uno spasso.”

 

Micheal roteò gli occhi e Sarah rise appena. Mandò uno sguardo a Luke, ancora a terra e dolorante, e sussurrò passandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Che cosa gli dico quando starà di nuovo bene?”

 

Che il tuo ex ragazzo mi ha chiesto di picchiarlo. Di picchiarlo forte.”

 

Matt fece cenno a Sarah verso il gruppo. “Vieni a casa?”

 

Lei annuì. “Sì. Ma devo per lo meno dire a Geena o Natalie di raccogliere le mie cose e…”

 

“Tu vai.” Disse Micheal cominciando a camminare verso l’altra parte del corridoio, verso i camerini. “Ci penso io. E’ un po’ che non vedo Nat o Geena, saranno contente di avermi tra i piedi per un po’.

 

Con un sorriso si voltò continuando a camminare. Sarah si voltò verso il resto del gruppo e sforzò un sorriso, Matt si staccò da loro e passò un braccio attorno alle spalle della sorella stampandole un bacio sulla fronte.

 

Ginny batté insieme le mani. “Bene! Allora, tutti a casa nostra?”

 

Ron la fissò come se fosse uscita di sennò. “Possiamo andare a casa nostra, c’è più spazio.

 

“Lo so, ma siamo sempre ospiti da voi e per una volta mi piacerebbe ricambiare, fratellino. Disse marcando bene l’ultima parola. Ron la guardò di traverso, Hermione ridacchiò.

 

Harry curvò appena le labbra e mandò uno sguardo a Sarah. “Andiamo a casa…”

 

 

**

 

Dean continuò a fare su e giù davanti all’ingresso per le quinte nervosamente, Seth e Kim lo fissavano da poco lontano seguendolo con gli occhi. Kim mandò uno sguardo verso Seth alzando un sopracciglio, lui sospirò incrociando le braccia al petto e scosse la testa esausto.

 

Ma che sta facendo?” Chiese lei perplessa.

 

Seth sospirò di nuovo umettandosi un labbro e lo indicò alzando appena una mano. “Sta aspettando Geena. Sono giorni che va avanti in questo modo, è estremamente irritabile e frustrato. Sospetto che sia in bianco da più di una settimana.”

 

Kim spalancò gli occhi. “Non fa sesso da una settimana? Dean? Stai scherzando?”

 

Seth scrollò le spalle mentre Dean continuava a fare su e giù impaziente. “Possibile che ci voglia tanto per cambiarsi in un paio di jeans!”

 

“Forse dovresti calmarti un secondo.” Disse Seth ragionevole.

 

Dean non lo ascoltò nemmeno e continuò imperterrito a camminare su e giù fino a quando non vide la sagoma di Geena apparire verso la fine del corridoio, stava camminando insieme a Natalie e rideva per qualcosa che lui non aveva sentito. Si mise più dritto in attesa che Geena desse cenno di averlo visto.

 

Quando lei si accorse di Dean la sua risata si spezzò e il sorriso cadde dalle sue labbra sostituita da un’espressione di puro stupore, si congedò velocemente da Natalie e camminò verso di lui a passo sostenuto. Dean le andò incontro di qualche passo.

 

“Ciao.” Disse approcciandola.

 

Geena lo fissò senza sapere cosa dire. “Che…” si guardò intorno. “Che ci fai qui?”

 

Lui sorrise. “Sarah mi ha detto che avevate un concerto stasera e sono venuto.”

 

“Oh.” Distolse lo sguardo salutando Kim e Seth con un sorriso. “Sarah è già andata via.”

 

“Lo so, stavo aspettando te.”

 

Per un attimo Geena non disse niente, si limitò ad abbassare lo sguardo indietreggiando appena senza farsi notare. Dean fece per aprire bocca ma in quello stesso istante lei rialzò lo sguardo e scosse la testa, si morse un labbro.

 

“Non credo che abbiamo ancora qualcosa da dirci.

 

Dean scrollò le spalle con un sorriso. “Io ce l’ho qualcosa da dirti a dire il vero.”

 

Geena lo fissò in silenzio.

 

“Che filtro hai usato?”

 

Lei sbatté un paio di volte le palpebre. “Come scusa?”

 

Dean si passò frustrato una mano tra i capelli umettandosi un labbro. “Hai usato un filtro d’amore su di me, non è vero? D’accordo, lo scherzo ha centrato in pieno e ti sei divertita. Sono stato uno straccio, un vero schifo e non riesco a non pensare a te. Bene, adesso puoi dire quale filtro hai usato in modo da poter trovare un qualsiasi antidoto.

 

Geena lo fissò sbigottita, non sapeva se ridere o sentirsi onorata di quell’indiretta dichiarazione. “Io non ho usato nessun filtro!”

 

Dean alzò un sopracciglio. “Mi prendi in giro?”

 

“No!” Disse lei in modo ovvio.

 

Lui si voltò verso Seth che gli sussurrò appena, tanto che fu costretto a leggergli il labiale,te lo avevo detto’, tornò con lo sguardo verso Geena che lo fissava spaesata e un po’ confusa e disse semplicemente corrucciando la fronte. “Oh.”

 

Geena sentì che le cose gli stavano sfuggendo di mano. Era riuscita a tenere il gioco in piedi una volta ma per quanto sarebbe riuscita a portarlo avanti?

 

“Io dovrei andare…” Fece vaga voltandogli le spalle e fece per andarsene ma Dean l’afferrò prontamente per un braccio.

 

“Dove credi di andare?” Lei sospirò afflitta e si voltò di nuovo verso di lui che la studiò curiosamente con ancora la fronte corrucciata prima di incrociare le braccia al petto. “D’accordo, ammettiamo che tu non abbia usato nessun filtro. C’è qualcosa che mi stai nascondendo.”

 

Geena rise nervosamente. “Cosa dovrei nasconderti?”

 

“Non lo so ancora.” Fece lui serio facendo un passo verso di lei. Geena arretrò meccanicamente, un allarme dentro di lei stava squillando perché si muovesse di lì e alla svelta. Dean fu più veloce, si abbassò sulle sue labbra improvvisamente e Geena fece solo in tempo a voltare la testa di lato. Dean sorrise. “Mi stai evitando.”

 

Lei scosse la testa freneticamente. “No. No, non ti sto evitando.”

 

Dean fece un altro sorriso, stavolta malizioso e si piegò fino al suo orecchio. “Non era una domanda.”

 

Geena gli posò le mani sul petto e lo spinse indietro scotendo la testa. “Per favore… davvero, io non…”

 

Ma Dean non le diede nemmeno il tempo di finire la frase, si chinò di nuovo su di lei e questa volta senza troppe cerimonie colmò il vuoto tra di loro. Le mani di Geena sul suo petto smisero di lottare e al contrario si aggrapparono alla sua maglia stringendolo di più a sé. Quando infine si staccarono Dean chiuse gli occhi e alzò la testa verso il cielo sussurrando. “Grazie…”

 

Geena lo fissò un po’ colpevole per aver ceduto e po’ presa in contropiede dalla sua affermazione. “Come?”

 

Dean si leccò le labbra. “Faccio ancora quest’effetto alle donne.”

 

Lei si corrucciò. “Non sperare di avere niente di più di un bacio rubato stasera! Hai avuto anche troppo!”

 

“Neanche una cena?” Alzò un sopracciglio Dean indicando con un cenno Seth e Kim alle sue spalle. “E cosa vuol dire che non avrò più niente stasera?”

 

“Una cena? E’ mezzanotte e mezzo!”

 

Dean non si fece scrupoli a passarle un braccio attorno alle spalle e guidarla verso il fratello che lo aspettava da quando avevano iniziato la conversazione. Le rivolse un sorriso, un semplice sorriso stavolta. “Sì, ma non venirmi a dire che non hai fame dopo l’esibizione. Non c’è niente di meglio di una cena a mezzanotte, io e Seth lo facciamo sempre quando ci capita di tornare tardi la sera.”

 

Geena inarcò un sopracciglio. “Uno spuntino di mezzanotte, magari.”

 

“Teoricamente.” Fece lui con un sorriso. “Ma mangiamo così tanto che è una vera e propria cena.”

 

Seth allargò le braccia quando furono più vicini e scosse la testa. “Ce ne hai messo di tempo! Forza, muoio di fame!”

 

Dean rise. “Non è colpa mia, sono le ragazze che oggi giorno fanno le difficili…”

 

Geena li fissò come se si fosse persa qualcosa, Kim la rassicurò con un sorriso “Ottima performance.

 

“Grazie.”

 

“Andiamo!” Venne la voce di Seth dal fondo della sala, ormai il locale era quasi vuoto. “Siete ancora lì?”

 

I tre risero e si incamminarono verso di lui, Geena mandò uno sguardo a Dean e sospirò pesantemente.

 

“Solo una cena.”

 

 

 

**

 

Non molto tempo dopo Micheal si materializzò davanti a casa Potter e rassettandosi un po’ camminò verso la porta e bussò. Dopo qualche secondo gli venne ad aprire Matt che lo squadrò dall’alto in basso con un’occhiata che Micheal non seppe definire e chiese con un sopracciglio inarcato.

 

“Sei Mike o Mickey?”

 

Micheal roteò gli occhi. “Fammi entrare, deficiente!”

 

Matt sorrise illuminandosi. “Oh, ciao Mickey!”

 

Si scansò per farlo entrare, tutti erano in salotto impegnati in una conversazione ma si zittirono per qualche secondo quando entrò nella stanza. Per un secondo gli sguardi di Harry e Micheal si incrociarono, poi Matt posò una mano sulla spalla di Micheal e lui si voltò a guardarlo. Stava sorridendo.

 

Che cos’è questo silenzio, gente? E’ solo Micheal.”

 

Ben ghignò. “Oh scusa, ti avevamo scambiato per Mike.

 

Tutti risero tranne Sarah e Harry, Micheal fece una smorfia poco contenta. “Non è divertente, Ben.”

 

Simon fece uno sguardo furbo. “No che non è divertente, Ben! Paragonare Micheal a Mike! Non hai sentito dire che Mike è un vero coglione?”

 

James rise e annuì. “Oh ! Un imbecille di prima categoria!”

 

“A me quel Mike non è mai piaciuto!” Fece Matt annuendo.

 

Micheal sospirò sedendosi sul divano accanto a Ginny. “D’accordo, mi arrendo. Continuate pure, fate come se non esistessi.

 

Ginny gli fece un sorriso e gli posò una mano sul ginocchio con fare amorevole. “Si divertono solo a prenderti in giro, lasciali perdere. Sono convinta che Mike sia un ragazzo perfettamente a posto.

 

Lui sorrise. “Grazie zia.”

 

Harry cambiò discorso voltandosi verso Ron e Hermione. “I laboratori non hanno ancora trovato niente per farvi tornare come prima? Sono mesi ormai che ci stanno su.”

 

Ron sospirò gravemente. “No, le formule sono troppo complicate e non riescono proprio a capire come possano convertire la cosa. Sto lavorando sodo anche per le ricerche dei druidi, lo sai, l’altro giorno ho mandato una squadra… oh, a proposito, Bonar?”

 

Jonathan alzò lo sguardo verso di lui. “Signore?”

 

“Non ho letto il tuo referto della missione a Stonehenge. Novità?”

 

“No, Signore. Pare ci siano stati dei movimenti prima che arrivassimo ma da quando siamo stati lì non si è più saputo nulla. Ho fatto un salto ad Amesbury e altre località limitrofe per avere più informazioni possibili e soprattutto per sapere perché gli Auror del luogo non siano riusciti a prenderli. Il Generale di Amesbury ha usato la parola ‘dissolti’.”

 

Alex gli posò una mano sul braccio mandando uno sguardo a suo padre. “Papà, puoi smetterla di parlare di lavoro anche a casa per favore?”

 

Matt rise. “Con quattro Auror in una stanza sola che cosa ti aspettavi?”

 

“A proposito di lavoro.” Fece Ginny guardando Simon. “Mi hanno detto che hai aperto un’officina. Ne sono felice, è sempre stato quello che volevi fin da quando eri alto quanto un soldo di cacio.”

 

Simon annuì con un sorriso. “Sì, gli affari vanno anche piuttosto bene. Io e Ed stiamo pensando di allargarci, l’officina che abbiamo ora è troppo piccola.”

 

Ron scosse la testa. “Alla fine monterà su una catena come George. Lo sapevate che ha aperto un negozio anche a Edimburgo? Voglio dire, ma chi diavolo è che andrebbe a lavorare fino ad Edimburgo?”

 

Sarah sentì lo stomaco contorcersi e mandò uno sguardo veloce a Micheal. “Già, chi?”

 

Lui si mosse a disagio sentendosi preso in causa. “Beh, a Edimburgo c’è molta più possibilità di lavoro, la vita è più tranquilla ed è più facile specializzarsi in certi campi. Non mi pare una scelta così assurda.”

 

Thea lo fissò con una smorfia. “Hai accettato il lavoro, non è vero?”

 

Ron e Hermione si voltarono verso di lui. “Quale lavoro?”

 

Micheal esitò. “Mi hanno offerto un lavoro a Edimburgo. Un ottimo lavoro. Un gemellaggio con un ospedale babbano per specializzarsi nei due tipi di medicina.

 

“Oh, allora eri tu il candidato.” Disse Ginny in modo assente. “Sospettavo che fosse qualcuno appena uscito dal tirocinio.”

 

Hermione lo fissò a bocca aperta. “E quando avevi intenzione di dircelo?!

 

“Mai.” Disse Micheal tranquillo. Posò gli occhi su Sarah. “Ho rifiutato. Tre volte.”

 

Sarah lo fissò allibita prima di sussurrare. “Tre volte?”

 

“Tre volte.” Ripeté lui.

 

Lei sorrise tra sé abbassando lo sguardo mentre gli altri li fissavano ignari. Ben fece una smorfia riallacciandosi al discorso precendente. “Non è tanto il lavoro di Simon che mi preoccupa, tanto quello della sua ragazza.

 

Simon sospirò. “Non parlarmene.”

 

James aggrottò la fronte. “E perché? Pensavo fossi contento che avesse accettato la cattedra a Hogwarts.

 

“Lo sono, per lei.” Fece una pausa e alzò un sopracciglio. “Ma pensa a come ti saresti comportato se al tuo ultimo anno avessi avuto una professoressa più grande di te di solo un anno.”

 

James aprì la bocca precipitosamente ma notò gli occhi di C.j. scattare su di lui in un secondo e si schiarì la gola guardandola con la coda dell’occhio. “Mi sarei comportato come con tutti gli altri professori, ovviamente.

 

“Ci avresti provato spudoratamente.” Fece C.j. secca.

 

Lui si grattò la nuca. “Beh, sì ma solo se non fossi stato già occupato.

 

Thea mandò un sorriso consolatorio a Simon. “Tranquillo Sam, ci pensiamo io e Ben a tenerla d’occhio.

 

Non è che non mi fido di lei. E’ del resto degli studenti che non mi fido!”

 

“Quella manderà note a casa in continuazione. Borbottò Ben tra sé. “Non sarà più divertente.”

 

Hermione guardò l’orologio al polso cominciando a sentirsi stanca. “Penso sia ora di andare, domattina dobbiamo svegliarci presto per andare alla stazione. Grazie dell’ospitalità, e Sarah è stato un ottimo concerto!”

 

Harry alzò un sopracciglio. “Non posso ancora crederci che non abbiate finito di portare i ragazzi su e giù per Hogwarts, quando Ben avrà finito…”

 

Alex interruppe bruscamente quasi scorbutica. “… ci sarà il nuovo Weasley che li terrà occupati in questo.

 

Ginny e Harry si voltarono basiti verso Ron e Hermione. Hermione sorrise imbarazzata e si schiarì la gola, le guance rosse. “Non ve lo avevo ancora detto?”

 

Loro la fissarono a bocca aperta. “Detto cosa?!

 

“Sono incinta.” Disse lei torturandosi le mani in grembo. Harry e Ginny rimasero qualche secondo in silenzio come se si fossero pietrificati all’istante. Harry aprì un paio di volte la bocca prima di corrucciare la fronte.

 

“Ti rendi conto che ti ho visto incinta per metà della mia vita, vero?”

 

Hermione arrossì ancora di più e si voltò verso Ron cercando sostegno morale, Ron fece mezzo sorriso scrollando le spalle. “D’accordo mi hai scoperto, in realtà cercavo di mettere su una squadra di Qudditch. Gli Weasley Cannons!”

 

Ginny sorrise alzando un sopracciglio. “Dobbiamo sperare che questo sia l’ultimo? Adesso hai una squadra al completo.”

 

Lui scrollò di nuovo le spalle. “Direi di sì, come riserve posso sempre usare i tuoi di figli. Tanto per metà sono Weasley anche loro.”

 

Ben dondolò stanco fino a Hermione e appoggiò la testa sul suo ventre. “Possiamo andare a casa? Ho sonno.”

 

Hermione annuì accarezzandogli i capelli e Ron fece cenno di scorrere verso la porta. “Bene. Forza mandria, tutti a casa! Uno alla volta, non vi accalcate.” Scherzò.

 

I ragazzi salutarono gli zii e uscirono nel giardino dei Potter pronti per smaterializzarsi a casa. Si stavano accordando su chi doveva smaterializzarsi con Thea e Ben quando Matt apparve sulla soglia della porta.

 

Micheal!” Lui si voltò a guardarlo sorpreso. “Puoi rimanere qualche minuto?”

 

Micheal annuì e si avvicinò a lui facendo cenno alla famiglia di andare avanti. Sentì alle sue spalle tanti piccoli pop prima di raggiungere il cugino che lo aspettava fermo in veranda. Lo guardò curioso aspettando una spiegazione. Matt sospirò.

 

“E’ da tanto che non parliamo.”

 

Micheal fu preso un attimo alla sprovvista, distolse lo sguardo umettandosi un labbro. “Già…”

 

Matt si schiarì la gola con fatica. “Io… avrei solo voluto saperlo. Mi sono sentito pugnalato alle spalle, Sarah è mia sorella e tu…”

 

“Non le ho mai fatto del male.” Lo interruppe Micheal. “Lo so che avrei dovuto dirtelo, ma era difficile. Come potevo venire da te e dirti che mi ero innamorato di Sarah? Neanche noi sapevamo se avrebbe funzionato, abbiamo solo aspettato di vedere cosa succedeva ma ogni giorno che passava diventava sempre più difficile dire la verità.”

 

Matt si appoggiò allo stipite della veranda guardando verso il vuoto. “Sono ancora scettico, devo essere sincero, ed è veramente strano che tu e lei… insomma tu sei Micheal e lei è Sarah! Capisci cosa intendo?”

 

“Sì…” Fece Micheal frustrato.

 

Però…” Esitò Matt, alzò gli occhi per fissarli nei suoi. “Però le manchi terribilmente. L’ho osservata molto in questi mesi, da quando vi siete lasciati e la sua espressione è sempre… triste. Anche quando sorride o sembra tranquilla c’è qualcosa nel suo viso di sbagliato. La verità, Mickey, è che quando parlava di te aveva sempre il sorriso sulle labbra.

 

Micheal lo fissò sorpreso, corrucciò la fronte. “Mi stai dando il nulla osta?”

 

Matt abbozzò un sorriso e prese un respiro. “Magari potessi, non mi piace vedere Sarah in quello stato. Ma non sono io al comando in questa casa.

 

Lui si leccò le labbra distogliendo lo sguardo per un attimo e chiuse gli occhi cercando di riflettere. “Che cosa devo fare, Matt? Non so più da che parte devo andare.”

 

“Lotta, Mickey.” Disse semplicemente. “Lotta per riaverla indietro.”

 

Micheal sospirò poi un sorriso gli comparve sulle labbra. “Sono felice che tu approvi. Più o meno. Sono felice di averti di nuovo dalla mia parte.

 

Matt sorrise e disse la loro frase ricorrente. “Sono sempre con te, lo sai.”

 

“Già.” Rise l’altro. “Eri con me anche quando mi hai tirato quel cazzotto mesi fa, immagino!”

 

Oi, adesso non puntualizziamo. Non ho potuto evitarlo, mi sono arrivate in testa strane immagini di te e di Sarah in posizione equivoche, l’unica cosa a cui ho pensato è che dovevo farti del male e forte. Un po’ quello che è preso a te stasera con quel tizio! Se non l’avessi steso tu giuro ci avrei pensato io!”

 

Micheal scrollò le spalle. “Non preoccuparti, ci sarò sempre io a picchiare i ragazzi per Sarah. Sorrise. “Sarà meglio che vada adesso.”

 

Matt annuì. “Ciao, Mickey.”

 

“Ciao, Matthew.”

 

 

**

 

Intanto a casa Weasley Ben e Thea erano già andati a dormire, con non poche lamentele da parte di quest’ultima, mentre il resto della famiglia si era riunito in salotto a chiacchierare del più e del meno. Quando Micheal si materializzò in casa, Bonar e suo padre stavano ancora parlando di lavoro.

 

“…non trovo davvero possibile che riescano a nascondersi così bene! E’ come se scomparissero nel nulla! Come può un’intera popolazione scomparire senza lasciare tracce?”

 

Ron si passò stancamente una mano sugli occhi. “E’ quello che mi piacerebbe sapere. Sapevo che la magia dei druidi era particolare e pericolosa, ma non che fosse anche irreversibile!”

 

“Ho fatto delle ricerche quando ero a Hogwarts.” Fece Simon improvvisamente interessato all’argomento. “Ma le informazioni sono molto incerte, scarseggiano e non si capisce gran che. Ci sono stati solo pochi casi di maghi colpiti da magia dei druidi.

 

Ron alzò un sopracciglio mandando uno sguardo a Hermione. “Pensa che bello, noi possiamo dire di aver fatto anche questo nella vita.

 

Alex mandò uno sguardo a Micheal annoiata. “Vuoi sederti e partecipare a questa interessantissima conversazione?”

 

Hermione si alzò con un sorriso. “Vado a preparare del the.”

 

“Le do una mano.” Fece in fretta C.j. alzandosi e seguendola in cucina.

 

“Non era necessario, C.j., posso fare da sola.” Disse Hermione con un sorriso gentile quando furono da sole cominciando a mettere su l’acqua nel bollitore. C.j. scrollò le spalle appoggiandosi al bancone della cucina e ghignò.

 

“Qualunque cosa pur di venir via da quella conversazione. Senza offesa, ovviamente, ma ne ho sentito parlare fin troppo.

 

Nessuna offesa.” Rispose Hermione. “Anche io ne ho fin sopra i capelli.”

 

Rimasero in silenzio per qualche istante ad ascoltare l’acqua scaldarsi dentro al bollitore. Hermione studiò il profilo di C.j. e sorrise al suo ventre appena gonfio.

 

“Come sta mio nipote?”

 

C.j. la fissò per qualche attimo senza capire poi si porto una mano alla pancia. “Oh! Bene, sta benissimo. Comincia a farsi sentire, solo dei leggeri movimenti. In generale è tutto a posto ma Nathan dice che devo bere molta più acqua.”

 

Hermione roteò gli occhi con un sorriso. “Oh sì, ricordo quando ero incinta di Simon, Ron aveva sparso bicchieri per casa ovunque! E questo solo perché Nathan aveva detto che forse dovevo bere un po’ di più.”

 

C.j. rise poi fece un sorriso un po’ amaro. “Il signor Weasley deve essere stato molto d’aiuto, non è vero?”

 

“Beh, sì.” Hermione la guardò preoccupata. “Come se la sta cavando James?”

 

“Beh, lui… cerca di prendersi cura di me come può. Mi fa trovare il the tutte le mattine per prevenire la nausea e cerca di farmi riposare il più possibile.” Fece una pausa mordendosi un labbro. “E’ molto d’aiuto, ha persino cominciato a lavare i piatti, che poi sono solo al terzo mese e si nota appena che sono incinta. Lui è… sta… sta cercando di aiutarmi, sì.

 

Hermione la guardò un attimo senza espressione. “Però c’è un però, non è vero?”

 

C.j. si morse un labbro. “No, nessun però è solo…” sospirò. “James davvero non lo vuole questo bambino, non vuole essere un padre. Da quando sono rimasta incinta lui… non ricordo nemmeno quand’è stata l’ultima volta che mi ha toccato, solo dei baci veloci prima di andare a lavoro e quando torniamo a casa la sera. Insomma, James è fantastico con me, cerca di aiutare me ma non fa nulla per…” Si passò una mano sulla pancia in modo assente.

 

Hermione le posò una mano sulla spalla in fretta, quasi avesse paura che scoppiasse in una crisi isterica da un momento all’altro. “Oh tesoro, non preoccuparti. Gli uomini sono tutti così all’inizio, sono sicura che James è solo spaventato e non ha la più pallida idea di come si possa fare il genitore.

 

“Il signor Weasley ha reagito così quando è rimasta incinta di James?” Chiese lei alzando un sopracciglio.

 

Lei esitò un attimo ricordando che in effetti Ron aveva comprato un’intera libreria per essere più preparato possibile e passava ore con l’orecchio premuto sul suo pancione. Si schiarì la gola distogliendo lo sguardo. “Cambierà idea, ne sono certa.”

 

C.j. la fissò scettica. “Certo.”

 

Il fischio del bollitore le fece sobbalzare entrambe, Hermione saltò su svelta e preparò un vassoio con delle tazze prima di versare il the. James spuntò sulla soglia della porta e si schiarì la gola richiamando l’attenzione delle due donne che si voltarono a guardarlo.

 

“Vuoi andare a casa, C.j.? Comincia ad essere tardi e domattina devi andare a lavoro.”

 

C.j. lo fissò basita, le stava facendo un discorso neanche avesse sette anni. “Oh. Beh, sì… se proprio vuoi…”

 

Lui annuì. “E’ meglio se non ti affatichi troppo.” Alzò una mano verso Hermione. “Ciao ma’, ci vediamo presto.”

 

“Ciao tesoro.” Hermione si voltò con un sorriso verso C.j. una volta che se ne fu andato e scosse la testa. “Per lo meno è premuroso.”

 

C.j. roteò gli occhi. “Già, fin troppo!”

 

 

**

 

La mattina dopo Ron si strinse del cappotto cercando di tuffare il naso dentro il colletto del maglione. Era incredibilmente freddo e ventoso per essere solo il primo settembre e percorse il passaggio che separava la stazione dalla piattaforma 9 e ¾ in tutta fretta. Si guardò intorno cercando il resto della famiglia, li vide poco lontano che cercavano di caricare i bauli sul treno. Si avvicinò prendendo la grossa valigia dalle mani di Hermione e mettendola a bordo senza problemi, lei gli sorrise.

 

“Ci hai messo tanto.”

 

Lui scrollò le spalle. “Lo sai che sono un disastro a parcheggiare.

 

Hermione rise e si voltò verso i ragazzi che aspettavano quieti dietro di lei. Fece una smorfia strana guardandoli e Ron le posò una mano sulla spalle dietro di lei.

 

E’ strano averne solo due, non è vero?”

 

Hermione annuì e Thea roteò gli occhi mandando un’occhiata al fratello. “Ho sempre saputo che avremmo dovuto sorbirci la malinconia dei vecchi quando saremmo rimasti gli ultimi.”

 

Quasi ultimi!” Puntualizzò Ben con un sorriso malandrino. “Pensa come se la spasserà il nuovo Weasley quando saranno vecchi e decrepiti!”

 

Hermione si portò le mani sui fianchi. “Oh beh, grazie tante.”

 

Thea rise. “Non lamentarti, ultimamente te li porti bene i tuoi quaranta e passa anni, sai? Sembri quasi una ragazzina!”

 

Ron ridacchiò alle sue spalle ma smise subito fulminato da un’occhiata di Hermione. Si schiarì la gola facendo un passo avanti e abbracciò stretto Thea. “D’accordo allora buon viaggio. Mi raccomando non distruggete la scuola e cercate di far arrivare a casa meno note possibili.”

 

“Ci proverò, papà, promesso. E tu cerca di tornare vecchio per quando sarò di nuovo a casa.”

 

“Vedrò quello che posso fare, tesoro.” Disse lui con un sorriso passando ad abbracciare Ben. “Ciao ometto, ci vediamo a Natale.”

 

Ben annuì. “Ok. Però io non posso prometterti di far arrivare poche note a casa.

 

“Oh, lo so. Io e tua madre abbiamo un fascicolo tutto per te, non temere.

 

Hermione gli tirò una gomitata nelle costole e baciò i ragazzi sulla fronte. “Comportatevi bene, tutti e due! Ci vediamo a Natale, tenete d’occhio la ragazza di Simon… non guardatemi così, mi ha pregato di dirvelo, e scrivete spesso. Almeno una volta a settimana. E salutate Tonks e Neville.”

 

Ron roteò gli occhi insieme ai figli. “Lasciali partire almeno…”

 

Il treno fischiò rilasciando del fumo bianco, Ron e Hermione sorrisero ai ragazzi mentre salivano a bordo salutando. Improvvisamente alle loro spalle sentirono qualcuno urlare il nome di Thea. Si voltarono per vedere Diego farsi largo tra la folla correndo disperatamente, inciampare in un signore e scusarsi per raggiungerli.

 

Thea lo fissò basita dal finestrino aspettando che Diego la raggiungesse, i suoi occhi si erano allargati dalla sorpresa. “Che ci fai qui?”

 

Diego respirò a fondo cercando di riprendere fiato e ignorare lo sguardo shockato di Ron. Si schiarì la gola tirando fuori dalla tasca una pergamena arrotolata. “Ci ho pensato, Thea, ci ho pensato e l’ho anche scritto.

 

Thea lo fissò senza capire. “Che cosa?”

 

Perché sto con te.” Spiegò lui srotolando il foglio che cadde fino a terra. “Mi spiace di non essere venuto al concerto ieri, ma ero impegnato a scrivere. Avrei voluto arrivare prima, ma ho fatto tardi ieri notte e… quanto tempo ho?”

 

Ci-cinque minuti.” Disse Thea ancora sconvolta.

 

“Bene.” Fece in fretta concentrandosi sulla pergamena, poi alzò lo sguardo su di lei. “Motivo numero uno, perché adoro quando ti porti i capelli dietro l’orecchio in modo assente. Numero due, perché mi piace contare le tue lentiggini quando ti addormenti a casa mia. Numero tre perché sei l’unica che solo presentandosi alla mia porta riesce a strapparmi un sorriso…”

 

“Conti le mie lentiggini mentre dormo?! Diego cosa…”

 

Lui annuì e le fece segno di non interrompere. “Numero quattro perché mi fai sentire un ragazzino, numero cinque perché tu sei intelligente per la tua età, io sono scemo per la mia e facendo la media stiamo benissimo insieme, numero sei…”

 

“Diego.” Interruppe lei ancora sconcertato. “Quanto… quanto è lunga quella lista?”

 

“Oh.” Fece lui scorrendo la lista fino all’ultimo numero. “Me ne mancano solo trecentodiciassette.”

 

Thea lo fissò un attimo e scoppiò a ridere, scosse la testa senza riuscire a smettere. “Tu sei tutto scemo!”

 

“Beh sì, l’ho detto nel punto cinque. Puoi tenerla se vuoi.” Fece lui sentendo un altro fischio del treno, le porse la pergamena e le tirò un po’ il polso perché si sporgesse verso di lui in modo da poterla baciare. Quando si tirò indietro le sorrise facendole l’occhiolino. “Ti aspetto per la prima gita a Hogsmeade.

 

Lei sorrise commossa e annuì, il treno cominciò a partire e lo salutò velocemente dal finestrino allontanandosi sempre di più. Diego rimase a fissarla fino a che il treno non curvò alla fine della stazione e non fu più visibile. Si voltò ancora sorridendo ma diventò presto serio quando incrociò lo sguardo di Ron.

 

Ron fece una smorfia guardandolo. “Farò finta di non aver visto nulla.”

 

Diego si schiarì la gola. “Grazie signor Weasley.”

 

**

 

Premessa, accetto tutte le critiche possibili e immaginabili… ma se qualcuno si lamenta che questo chap è corto giuro che lo sculaccio!! XD

A parte gli scherzi pensavo che mi venisse molto più corto ma purtroppo (per me, non per voi XD) per problemi tecnici e temporali ci ho dovuto infilare tutto in questo medesimo capitolo che è venuto lungherrimo! So, don’t complain!

 

Another thing… pensavo fosse chiaro che Sarah e Micheal si fossero lasciati Oo… evidentemente no, mi scuso, e spiego: si sono lasciati al compleanno di Sarah, quindi sono già due mesi e mezzo che non stanno più insieme.

 

Grazie sempre per tutti i commenti, che spesso mi fanno sbellicare dalle risate, siete unici!

Thanks to Robby (XD non credo che prendere a cazzotti il suocero/zio sarebbe stato d’aiuto, ** ma giusto per i gossip sognavo Micheal che prendeva a cazzotti quel tipo da prima che iniziassi a scrivere NTE3), Hermione96 (siete insaziabili XD ce ne sono già due di donne incinte, quante ne volevate ancora?), Saty (buon compleanno in pauroso ritardo XD se lo avessi saputo prima… prego per il Seth post-doccia, si figuri XD… non riuscirò mai a farti piacere Diego eh?Di tutti si riesce ad avere commenti carini e apprezzatissimi da parte tua ma Diego è rimasto feccia proprio XD) , fiamma 90 (Spero che il problema Mike/sarah sia risolto adesso ^_____-), animablu (Speriamo che Harry si rabbonisca, sisi, dato che ora anche Matt ha dato la sua approvazione. XD io adoro Jay in questa situazione, è troppo buffo!!), rosgreenday (Beh, direi di sì dato che James e C.j. non hanno ancora parlato di matrimonio e gli altri due stanno già programmando ^^ il suggerimento su Diego e i druidi mi è piaciuto XD ma con la loro magia ringiovaniscono solo il corpo e non la mente e non credo che Diego sarebbe contento), gioconda (allora mi ero proprio spiegata male io… chiedo scusa, pensavo fosse chiaro che Sarah e Micheal non stessero più insieme), Edvige86 (qualcosa mi dice che poi non ti dispiacerà più di tanto che Luke si sia preso un cazzotto da Micheal XD), Seiryu (effettivamente nello scorso chap casa Potter era un po’ alla deriva… forse ho esagerato XD ma come si dice, succede anche nelle migliori famiglie), Anywhere (1- adesso che Thea è partita dovrà pazientare ancora, 2- se te stai così pensa a come sta Kim XD, 3- Aprile e maggio, 4- crisi di mezz’età XD, 5- grazie, non si sa mai la potrei usare in qualche chap XD un beso!), lasaralin (sì fra Dean e Seth stanno raggiungendo livelli di frustrazione altissimi… vedremo di rimediare sennò mo ci vanno a fuoco), ninny (grazie! Apprezzo la recensione ^^) , lill (fa così strano pensare che un tempo ero al tuo posto e ritenevo ff altrui i pilastri della mia vita e adesso mi trattate come se fossi leggenda… altro che Will Smith XD scherzo. Su Matt ci hai dato in pieno, sai, e anche su un altro personaggio che non dirò perché gli eventi devono ancora accadere ^^ Beautifull assomiglia solo molto a Lavanda ma non c’è alcun legame. Grazie per tutti i complimenti, un bacio! )

 

Teoricamente dovrei aggiornarne il blog, lo farò o stasera o al più domani, dipende la fatica che mi fa XD

 

Ancora un beso a todos, vi adoro, zia fufù ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Being Together ***


Sarah sospirò afflitta distesa sul letto e fissando il soffitto in modo assente

                        GROWN YOUNG

 

                                         14. Being Together

 

There's no escape from love
Once the gentle breeze
Weaves its spell upon your heart
No matter what you think
It won't be too long (Not too long)
'Til you're in my arms

                                              LeAnne Rymes- Can’t fight the moonlight

 

 

Sarah sospirò afflitta distesa sul letto e fissando il soffitto in modo assente. Mancava ancora un mese a Natale e si trovò a chiedersi perché i giorni passassero così lentamente. Il giorno di Natale era sempre stato tradizione andare a cena alla Tana, ormai lo facevano da anni. Tutta la famiglia, insieme. O per lo meno quella parte della famiglia che le interessava più di tutte.

 

Qualcuno bussò leggero alla porta e dopo qualche secondo la faccia sorridente di Matt fece capolino. Sarah alzò un sopracciglio prima di tornare a fissare il soffitto.

 

“Ma tu a casa tua non ci stai mai?”

 

Matt scrollò le spalle entrando nella stanza. “Che vuoi che ti dica, mi piace stare a consolare la mia triste e depressa sorellina.”

 

Sarah si tirò a sedere sul letto evitando il suo sguardo. “Oh per favore, Matt. Non ho bisogno della tua pietà, sai? Mi piace pensare di poter avere una dignità. Hai espresso il tuo parere a riguardo quando hai tirato quel cazzotto a Micheal, quindi adesso puoi anche smetterla di cercare di tirarmi su di morale.”

 

“La gente può anche cambiare idea, sai?” Disse tranquillo sedendosi cavalcioni sulla sedia della sua scrivania.

 

Sarah lo guardò scettico. “Ah certo, sei rinomato per cambiare idea tu.”

 

“Ok, tregua.” Fece lui sospirando. “Ne vogliamo parlare?”

 

“Di cosa dovremmo parlare?” Chiese sinceramente sorpresa Sarah.

 

“Di te e Micheal.”

 

Lei arrossì e distolse lo sguardo dandogli le spalle. “Non vedo perché dovremmo parlarne, cosa vorresti sapere? Ci conosci entrambi, non è che debba raccontarti che tipo è, no?”

 

Matt sorrise e si appoggiò su un gomito. “Sono curioso, quand’è che vi siete baciati la prima volta?”

 

Sarah si voltò di scatto verso di lui arrossita, ponderò se rispondergli o meno e si schiarì la gola esitando qualche secondo. “… tu eri al terzo anno.”

 

Lui scivolò quasi dalla sedia fissandola a bocca aperta e gli occhi sbarrati. “Che cosa?!”

 

“Ma non è stato niente!” Disse precipitosamente Sarah. “Niente di importante, solo un bacetto innocente. Insomma se vuoi sapere la prima volta che abbiamo fatto sul serio è successo molto, molto dopo, avevo già quindici anni e Micheal era all’ultimo anno e…”

 

Matt alzò un dito. “Frena un secondo… Micheal stava con Shelly all’epoca.” Sarah abbassò lo sguardo, Matt la fissò incredulo. “E’ per te che l’ha mollata?!”

 

“Beh…”

 

Matt scoppiò a ridere scotendo la testa. “Quel Mickey, avrei dovuto saperlo che mi nascondeva qualcosa! E’ proprio uno sce…”

 

Si bloccò di scatto guardando fuori dalla finestra, una sagoma scura aveva richiamato la sua attenzione. Era difficile dire se fosse solo un’ombra a prima vista, fuori pioveva a dirotto e non sembrava voler smettere tanto presto. Si alzò dalla sedia avvicinandosi alla finestra corrucciando la fronte, la sua bocca si aprì appena. “Ma cosa…”

 

“Che succede?” Sarah lo seguì e sbarrò gli occhi.

 

Micheal se ne stava sotto alla sua finestra chiuso in una semplice giacchetta, era zuppo da capo a piedi sotto alla pioggia incessante, i capelli gli si erano spiaccicati contro la fronte, completamente gocciolante. Fissava la finestra di Sarah con aria d’attesa.

 

Sarah si voltò un attimo verso Matt, che ricambiò lo sguardo con la stessa aria basita, e si affrettò ad aprire la finestra.

 

“Che stai facendo?” Chiese con un tono preoccupato.

 

Micheal non si mosse per qualche istante, poi lo sentì schiarirsi la gola che uscì roca e bassa. “Sto lottando.”

 

Sarah continuò a fissarlo basita senza sapere cosa fare, Matt dietro di lei fece un largo sorriso. Stava lottando. Non si era arreso, l’aveva ascoltato e ora stava lottando.

 

Dal piano di sotto Matt e Sarah riuscirono a sentire le voci dei genitori che discutevano tra loro, Ginny cercava di tenere la voce bassa ma Harry sembrava fuori di sé.

 

“Cerca di ragionare, Harry! Non puoi lasciarlo là fuori al freddo, sono almeno venti minuti che è là fuori! E’ notte, fa freddo e piove!”

 

“Ho detto no! No! Non è affar mio se se ne starà là fuori tutta la notte, nessuno l’ha obbligato a rimanere lì!”

 

“Non fare lo stupido, è pur sempre tuo nipote! Si ammalerà sul serio se non lo facciamo entrare e poi chi la sente Hermione, eh? Ci parli tu con lei?”

 

“Ginny…” Harry stava cominciando a spazientirsi. “Non farmi arrabbiare. Ho già detto di no! Se ci tieni tanto esci e digli di tornarsene a casa.”

 

Sarah mandò un altro sguardo a Micheal, poteva vederlo tremare dal freddo da lontano e si voltò verso Matt senza sapere cosa fare. Matt al contrario assunse un’espressione determinata e lasciò la camera lasciando Sarah confusa all’interno. Lei tornò a fissare Micheal fuori dalla finestra fremendo perché suo padre lo lasciasse entrare o sperando comunque che si togliesse presto dalla pioggia. Sentì un gran trambusto al piano di sotto a cui non diede peso fino a quando non scorse un ombrello nel loro giardino che si avvicinava a Micheal.

 

Matt era andato a prenderlo.

 

Sarah sentì il cuore mancare di un battito quando li vide incamminarsi verso casa, senza pensare afferrò una coperta e scese le scale di corsa. Quando arrivò al piano di sotto i ragazzi erano appena entrati e senza esitare oltre si scaraventò su Micheal togliendogli il maglione zuppo e cominciando a sganciargli velocemente i pantaloni. Le sue labbra erano quasi blu dal freddo.

 

“Tu sei tutto scemo, sei proprio tutto scemo…” Continuava a ripetere Sarah con le lacrime agli occhi mentre lasciava che i pantaloni di Micheal gli cadessero alle caviglie lasciandolo solo con i boxer addosso.

 

Harry li guardò infastidito da lontano, non potendo evitarsi di notare con quanta agilità Sarah fosse riuscita a togliere i vestiti addosso a Micheal.

 

Micheal era talmente infreddolito che non riusciva quasi a parlare, tremava ed era bagnato come un pulcino. Sarah lo avvolse nella coperta e gli passò le braccia attorno al torace appoggiandosi con la testa contro al suo petto. “Sei proprio scemo.”

 

Micheal sorrise appena, un po’ per il calore ritrovato, un po’ per la sensazione di avere Sarah di nuovo tra le braccia. Alzò lentamente lo sguardo e trovò Harry che lo fissava torvo, si scambiarono un’occhiata che prometteva solo una sfida.

 

“Fosse stato per me ti avrei lasciato là fuori tutta la notte.” Fece Harry freddo.

 

Micheal gli tenne testa senza problemi, si mise più dritto con lo sguardo alto e fiero. “Se fosse stato necessario sarei rimasto là fuori tutta la notte.”

 

Harry abbozzò una risata sarcastica. “Necessario per cosa?”

 

“Per avere Sarah indietro.”

 

Ginny e Matt mascherarono un sorriso di vittoria cercando entrambi di non farsi notare da Harry, Sarah rafforzò la presa su Micheal.

 

“Quello che hai fatto stasera, Micheal, può sembrarti un gesto da eroe.” Fece Harry scocciato. “Ma credimi non lo è. Stare sotto la pioggia per una ragazza ti porta solo ad una cosa, un malanno di quelli coi fiocchi e ti posso assicurare che non cambierò idea solo per questa tua trovata geniale.”

 

Micheal esitò un attimo poi azzardò l’inazzardabile. “Non voglio fare l’eroe, ci sei già tu per questo.”

 

Tutti spalancarono la bocca, persino Sarah si tirò indietro per guardare Micheal negli occhi. Harry, al contrario, continuò a fissarlo scuro in volto, fece un passo avanti avvicinandosi a lui, la rabbia si intravedeva sotto agli occhi verdi che bruciavano vivi.

 

“Forse tu non ti stai rendendo conto, Mike, che è sotto al mio tetto che stai in questo momento. E lo sai com’è possibile questo? Lascia che te lo spieghi. Se tu oggi puoi mettere piede in questa casa è perché anni fa mi sono giocato il culo contro il più minaccioso e forte dei Maghi. In quella stramaledetta profezia non c’era il tuo nome, c’era il mio. La spada di Damocle non pendeva sulla tua testa, ma sulla mia. Non è la tua adolescenza che è stata un inferno, era la mia. Non sei tu che hai rischiato di morire ogni anno della tua vita fino alla maggiore età, ero io. Per tutti questi motivi messi insieme tu non ti puoi neanche lontanamente permettere di prendermi per il culo con queste frasi da grande ammaliatore perché in tutta la mia vita non ho mai chiesto di fare l’eroe, mi ci sono ritrovato e dovresti ringraziare il cielo perché forse a quest’ora non saresti neanche venuto al mondo se Sibilla Cooman non avesse scelto il momento meno adatto della sua vita per fare una profezia vera!”

 

Il silenzio calò nella casa, nessuno dei presenti osò proferire parola. Ginny abbassò lo sguardo, questa volta diede mentalmente ragione a Harry, Micheal aveva osato troppo. Matt, qualche passo dietro ai due, si schiarì la gola sussurrando appena.

 

“Stavolta mi sa che hai fatto una cazzata, Mickey…”

 

Micheal si umettò un labbro e distolse lo sguardo cedendo per primo. D’accordo, si era giocato male le sue carte ma poteva sempre rimediare. Chiuse gli occhi prendendo un lungo respiro. “Sto solo cercando di riavere indietro Sarah. Che devo fare?”

 

Harry lo fissò. “Non c’è assolutamente niente che tu possa fare.”

 

“Io non mi arrendo.”

 

“Beh, buona fortuna.”

 

Ginny aprì lentamente la bocca lasciando vagare lo sguardo da Micheal a Harry. “Harry…”

 

Harry le scoccò uno sguardo. “Cosa?”

 

“Non potresti…”

 

“No, Ginny! Non posso!”

 

Urlò prima di voltarsi e salire su per le scale lasciando il silenzio dietro di sé. Ginny si voltò mortificata verso i ragazzi, respirò a fondo.

 

“Mi dispiace.”

 

Sarah le mandò uno sguardo supplichevole sciogliendosi dall’abbraccio di Micheal ma Ginny scosse la testa e salì su per le scale come aveva fatto Harry solo qualche secondo prima. Sarah si voltò verso Matt che li guardava con mezzo sorriso, anche Micheal si voltò verso di lui ancora infreddolito.

 

“Va meglio?” Chiese Matt guardando preoccupato le labbra blu del cugino.

 

Micheal annuì a scatti. “S-sì, sono stato in condizioni peggiori. Caro vecchio Quidditch.”

 

Sarah sorrise e lo fissò, Micheal si voltò verso di lei sentendosi osservato. “Cosa?”

 

“Niente, è solo… è passato tanto tempo da quando ti ho visto l’ultima volta.”

 

Micheal sorrise. “Sono solo due mesi.”

 

Una voce tonante provenne dal piano di sopra. “Ti do il tempo di asciugarti e poi te ne torni a casa tua, Micheal!”

 

Lui sospirò chiudendosi bene nella coperta, Matt accese il camino e gli fece cenno di avvicinarsi per riscaldarsi un po’. Si scambiarono uno sguardo, Matt cercò di sorridere ma Micheal mantenne un’espressione seria prima di sospirare gravemente.

 

“Non cederà mai.”

 

Matt si umettò un labbro. “No, non è vero. Io direi che ci siamo quasi.”

 

Sarah lo fissò perplessa. “Stai scherzando, vero? Se non fosse che Micheal è il figlio dei suoi migliori amici papà gli avrebbe già staccato la testa. Anzi, mi sorprende che non abbia staccato la testa a te per essere andato a prenderlo e averlo portato in casa.”

 

“Io dico che piano piano cederà.” Fece Matt battendo una mano sulla spalla di Micheal. “Andiamo di sopra, devo ancora avere qualche vestito nella mia vecchia stanza.”

 

“Matt?” Chiamò Sarah che i due ragazzi erano già a metà scalinata. “Perché stai dalla nostra parte adesso?”

 

Matt la guardò con un sorriso un po’ amaro. “Perché ti voglio bene, sorellina.”

 

**

 

Seth se ne stava chino su una rivista di Quidditch osservando con occhio tecnico le figure che si muovevano sul giornale. Sobbalzò non poco quando una mano gli toccò la spalla, preso com’era dalla lettura, si voltò di scatto. Kim gli sorrise e lui la fissò perplesso.

 

“Come sei entrata?”

 

Lei scrollò le spalle semplicemente. “Tua madre mi ha fatto entrare.”

 

“Capisco.” Fece lui alzando la testa, Kim si chinò su di lui per quello che doveva essere solo un bacio di saluto ma presi dal momento non riuscirono più a staccare le labbra dall’altro. Kim scivolò a cavalcioni sulle sue gambe togliendogli senza troppi complimenti la rivista dalle mani.

 

Sospirando nella sua bocca gli accarezzò il viso scivolando con le mani sempre più giù fino al colletto della sua camicia, si mosse sensualmente contro le mani di lui posate sui suoi fianchi e cominciò a sbottonarlo. Quando la camicia fu completamente aperta Kim si staccò da lui fissandolo incerta e sussurrò con le labbra gonfie dai baci.

 

“Non mi fermi questa volta?”

 

Seth la fissò seriamente negli occhi e si leccò le labbra. “Non questa volta.”

 

Kim lo guardò senza dire o fare nulla, non era sicura di aver capito bene. Solo quando Seth le sorrise e prese a baciarla sul collo si riscosse e affondò una mano tra i suoi capelli chiudendo gli occhi.

 

“Vuoi dire che…”

 

Seth non le diede neanche il tempo di finire la frase, si alzò facendola sedere sulla scrivania e prese la bacchetta sigillando la porta. Tornò a guardarla negli occhi accarezzandola pigramente sulle gambe. “Vuol dire che ora sono affari tuoi.”

 

Le tappò la bocca con un bacio talmente passionale che quasi non riusciva a respirare e dovette sorreggersi con una mano dietro di sé per non perdere l’equilibrio. Riuscì a prendere fiato solo dopo diversi minuti, quando Seth si tirò indietro per sfilarle la maglietta con irruenza. Vide i suoi occhi scurirsi pericolosamente alla vista dei suoi seni quasi scoperti, ingoiò il vuoto pensando che ora se l’era cercata.

 

“Seth, tua madre è al piano di sotto…”

 

Seth rialzò lentamente gli occhi su di lei e alzò un sopracciglio. “Hai lagnato per mesi e adesso ti tiri indietro?”

 

“No… volevo solo dire, cerca di fare piano.”

 

Lui ghignò un sorriso furbo. “Temo che questo sia impossibile. Voi donne non riuscite mai a trattenervi dall’urlare.”

 

Kim aprì la bocca per replicare offesa ma Seth si chinò di nuovo su di lei baciandola impetuosamente e la sollevò dalla scrivania, la lasciò cadere sul letto prima di sdraiarsi sopra di lei. Lei finì di togliergli la camicia passando a sbottonargli velocemente i pantaloni, si fermò improvvisamente alzando lo sguardo su di lui.

 

“Dean!”

 

Seth la guardò sbattendo gli occhi un paio di volte. “D’accordo che siamo fratelli, ma non è carino che tu ci confonda così.”

 

Kim roteò gli occhi. “No, scemo. Dean può sentirci.”

 

“Oh. No, non può.” Disse lui chinandosi su di lei e riempiendola di baci sul collo e il petto. “E’ uscito.”

 

Kim gli alzò la testa per baciarlo, il respiro già affannato. “Quindi non c’è rischio che nessuno ci interrompa?”

 

Seth fece un ampio sorriso malizioso e fece finta di ruggire, Kim si lasciò scappare un risolino prima di essere travolta.

 

 

**

 

 

Sarah camminò svelta chiusa nel cappotto, c’era un vento gelido quella mattina e non pioveva più ma la temperatura era ancora molto bassa. Finalmente raggiunse lo stabile dove viveva Geena e si affrettò a ripararsi sotto la tettoia. Suonò al campanello.

 

Appena Geena le venne ad aprire un profumo di fiori le invase le narici, un po’ sconcertata lanciò un’occhiata dentro casa e vide che era piena di mazzetti di fiori ovunque. Geena le rivolse un’occhiata stanca.

 

“Che… che diavolo…?”

 

Natalie apparve dietro Geena cercando di trattenere le risate. “Impressionante, non è vero? Sono di Dean.”

 

Sarah passò allibita lo sguardo da Natalie a Geena. “Tutti quanti?!”

 

“Me ne manda un mazzo al giorno. Dall’ultimo concerto a quel pub. Avrà speso una fortuna in fiori a questo punto.”

 

Sarah e Natalie si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere. Geena le guardò male.

 

“Non c’è niente da ridere! Sarah è tutta colpa tua, se tu non avessi elaborato quel piano cretino adesso…”

 

“Adesso saresti ancora a deprimerti per essere caduta come una sciocca nelle grinfie di mio cugino.” Fece Sarah ancora ridendo. “Oh andiamo, ammetti che è divertente. E poi puoi smettere quando vuoi, adesso è chiaro che ci è caduto in pieno, digli tutta la verità e hai risolto il problema.”

 

Geena si morse un labbro e Natalie alzò un sopracciglio guardandola. “Diciamo piuttosto che non vuoi.”

 

Sarah spalancò la bocca. “Ti piace ancora?”

 

Geena arrossì. “Beh, io… non è che abbia proprio mai smesso a dire il vero, insomma se non mi avesse scaricato lui… sto cercando di non fidarmi, davvero, ma… voglio dire, lo vedi quanti fiori ci sono là dentro?”

 

Sarah fece per parlare ma una voce maschile la precedette. “E delle migliori serre del paese con tanto di incantesimo perdurante.”

 

Si voltò per trovare Dean che sorrideva ampiamente sotto un ombrello rosso. Lo vide fare un occhiolino a Geena prima di rivolgersi a lei.

 

“Ciao Sarah.”

 

“Dean.” Fece lei sinceramente sorpresa. “Che ci fai qui?”

 

“Passavo di qui per caso.” Ridacchiò lui e sorrise a Geena come un vero divo del cinema. “Volevo invitarti fuori a pranzo.”

 

Geena si morse un labbro abbassando lo sguardo e si schiarì la gola. “Ecco…  veramente oggi dovremmo parlare di lavoro, Natalie, Sarah ed io. Non mi aspettavo di vederti a dire il vero. Da quanto sei lì comunque?”

 

Lui scrollò le spalle. “Appena in tempo per sapere che ormai ti ho riempito la casa di fiori. Non ho sentito altro… sfortunatamente.”

 

Sarah lo fissò perplessa. “Beh, hai sentito no? Geena è occupata oggi. Sfoglia l’agenda in cerca di qualcun’altra, sono sicura che troverai qualcuna pronta a soddisfare i tuoi desideri.”

 

“A dire il vero…” disse lui annoiato chiudendo l’ombrello e facendo un passo avanti in modo da raggiungere la soglia di casa. “… sono in bianco da settantasei giorni.”

 

Natalie si intromise corrucciando la fronte. “In termini umani?”

 

Dean si voltò verso di lei fiero. “Dieci settimane. Due mesi e mezzo, approssimativamente.”

 

Sarah e Geena lo fissarono sbalordite prima di scambiarsi uno sguardo, Natalie cercò di trattenere un sorriso. “Prima del nostro concerto, giusto? Quello era solo due mesi fa.”

 

“Esatto.” Fece lui sorridendo, poi si voltò verso Geena. “Posso entrare?”

 

Geena si riscosse. “Eh? Oh, sì… sì.” Si scansò per lasciare entrare sia lui che Sarah, chiuse la porta e fece per seguirli in salotto quando, senza nemmeno che se ne accorgesse, le labbra di Dean piombarono sulle sue in un bacio mozzafiato.

 

Lei lo fissò scombussolata mentre lui continuava a sorridere tranquillo. Le diede anche un bacio sulla fronte e si incamminò verso il salotto superando Sarah e Natalie che erano rimaste a guardarli a bocca aperta. Geena mandò loro uno sguardo shockato.

 

“Questa cosa ci sta sfuggendo di mano.” Sussurrò.

 

“Oh, puoi dirlo forte!” Fece Sarah annuendo.

 

“Hai sentito… settantasei giorni!”

 

Sarah la fissò preoccupata. “Non può essere, Dean non è stato due mesi senza sesso da… da… beh, da mai a dire il vero.”

 

Geena aprì la bocca per dire qualcosa ma Dean apparve sulla soglia del soggiorno con un sopracciglio inarcato e le fissò stranito ma con un sorriso. “Si fa nell’ingresso questa riunione o ci possiamo sedere?”

 

Le ragazze lo seguirono in salotto e si accomodarono sul divano, tutte e tre si mandarono uno sguardo senza sapere cosa dire, Dean alzò le mani. “Fate pure come se non ci fossi.”

 

Sarah lo fissò un po’ poi si schiarì la gola. “Sì… dunque… ho pensato a quel singolo che ci ha proposto Jason, non sono molto sicura a dire il vero, è orecchiabile ma non mi sembra c’incastri molto con il resto dell’album.”

 

Natalie si passò una mano sotto al mento. “Cosa proponi allora? Lo lasciamo per il prossimo album?”

 

“Direi di sì. Abbiamo un contratto di cinque anni, abbiamo tutto il tempo di fare un altro disco. E per quanto riguarda Luke…”

 

“Niente più duetti, né collaborazioni, né show insieme… niente di niente, promesso.” Fece Geena con un sorriso. “Altrimenti chi lo sente Micheal. L’ultima volta che l’ho visto era furioso.”

 

“Ne aveva tutte le ragioni.” Interruppe Dean. “Neanche io avrei gradito se quel tizio ti avesse messo le mani addosso.”

 

“Già.” Fece Geena a disagio.

 

Sarah inarcò un sopracciglio. “Dean, ma sei proprio sicuro di voler stare qui a sentirci parlare di lavoro? Puoi sempre tornare più tardi, non ci metteremo molto.”

 

Lui sorrise appena. “A dire il vero sono qui per una ragione precisa.”

 

“Sarebbe?” Fece Sarah sempre più confusa.

 

Dean non si scompose, si avvicinò a Geena e le prese le mani facendola alzare. Lei lo guardò spaesata e scoccò un rapido sguardo alle ragazze prima di focalizzarsi su di lui. Dean continuò a sorridere tranquillo.

 

“Avrei voluto farlo tra noi due ma ho poco tempo, devo andare a lavoro, e non posso più aspettare.” Geena cominciò a preoccuparsi sul serio. “Vuoi essere la mia ragazza?”

 

Sia Natalie che Sarah e Geena spalancarono gli occhi per lo shock. Geena aprì e chiuse un paio di volte la bocca, incrociò lo sguardo con Sarah e scosse la testa. “Io non… non so proprio cosa dire…”

 

Dean abbassò la voce facendo finta di suggerire. “Dì di sì.”

 

Geena esitò un attimo poi sorrise. “…sì.”

 

Il sorriso di Dean si ampliò, non il suo solito sorriso malizioso ma un sorriso sincero e semplice come non mostrava da tanto tempo. “Bene! Adesso devo proprio scappare, mi dispiace avrei voluto fare le cose con calma ma il lavoro chiama. Ti passo a prendere stasera alle otto, andiamo a festeggiare.”

 

Senza darle il tempo di dire altro le stampò un bacio sulle labbra e salutò le ragazze prima di precipitarsi fuori dalla porta. Geena rimase a fissare la porta con mezzo sorriso, scosse la testa e si voltò verso le ragazze cambiando subito espressione quando vide lo sguardo seccato di Sarah.

 

“Non impari proprio mai, eh?”

 

“Oh, chiudi il becco!”

 

**

 

Kim respirava ancora affannosamente fissando il soffitto, i capelli tutti scombinati e gli occhi sbarrati, coperta solo dal lenzuolo. Seth al suo fianco stava appoggiato su un gomito, ridacchiò guardandola dall’alto.

 

Lei si mosse appena per incrociare lo sguardo con Seth, il petto si abbassava e si rialzava velocemente. “Come… come diavolo…” Cercò di dire, senza fiato.

 

Seth sorrise e gli scansò i capelli dalla fronte. “Sei sicura di sentirti bene?”

 

“Sentirmi bene?” Chiese lei stridula. “Non riuscirò a camminare per almeno una settimana! Figuriamoci volare su una scopa.”

 

“Sarà meglio che tu ci riesca altrimenti il Mister mi stacca la testa.”

 

“Beh, sarebbe colpa tua dopotutto.” Fece lei cercando di calmare i battiti, si passò una mano tra i capelli schiarendosi la gola e si voltò di nuovo verso di lui. “Secondo te tua madre avrà sentito?”

 

Seth cercò di trattenere una risata. “Tesoro, non so se te ne sei proprio resa conto ma stavi leggermente… come dire… urlando.”

 

Kim arrossì e si coprì col lenzuolo fin sopra la testa, lui rise e rotolò su un fianco finendo su di lei. Kim si scoprì improvvisamente e lo fissò in volto terrorizzata. “Che cosa pensi di fare? Non penserai di ricominciare, vero? Sono tre ore che stiamo chiusi qua dentro! Almeno dammi cinque minuti…”

 

Lui scoppiò a ridere. “No, stai tranquilla, non ho cattive intenzioni. Proprio tu ti lamenti poi, non mi hai dato pace per mesi!”

 

“Non mi sto affatto lamentando.” Fece lei con un sorriso soddisfatto e perfettamente appagato. “Dico solo che ho bisogno di un attimo per riprendermi.”

 

Lui rise di nuovo, poi si fermò a guardarla serio e le accarezzò una guancia. “E’ stato bello. Stare con te. Davvero, è stato magnifico.”

 

Kim sorrise. “Ne è valsa la pena aspettare?”

 

“Decisamente.”

 

Improvvisamente sentirono bussare alla porta, si scambiarono una rapida occhiata non sapendo cosa fare. La porta era chiusa e non correvano pericolo di essere scoperti, ma erano comunque nudi in una stanza, insieme. Dopo qualche secondo la voce di Ashley arrivò da dietro la porta.

 

“Ehm… tutto a posto là dentro?”

 

Kim lanciò subito uno sguardo a Seth che fissava la porta stupito. “Mamma?”

 

“Scusate, non volevo disturbare… è che facevate un gran rumore e volevo sapere… tutto bene?”

 

Seth portò lo sguardo su Kim che arrossì sugli zigomi cercando di guardare altrove. “Te l’avevo detto io che ti aveva sentito…”

 

 

**

 

“Micheal puoi passarmi il sale?”

 

Micheal alzò lo sguardo sul padre che stava a capotavola impegnato a leggere delle carte che aveva portato da lavoro. Gli passò il sale, che lui prese senza neanche alzare gli occhi, e mandò uno sguardo ad Alex e James che ricambiarono sconcertati.

 

Ormai andavano avanti così da settimane, Ron e Hermione erano tornati ad ignorarsi quasi completamente. Durante i pasti era quasi impossibile avere una conversazione normale. Hermione mangiava in silenzio pensosa, come se stesse già pensando a quello che doveva fare dopo il pranzo.

 

James si schiarì la gola cercando di richiamare l’attenzione su di sé. “C.j. dice che il bambino sta cominciando a scalciare.”

 

Hermione si voltò verso di lui come risvegliata da una trance. “Oh! Davvero? Chissà che emozione sentire il tuo bambino che si muove!”

 

Lui arrossì continuando a mangiare. “Sì, io… immagino di sì. Non lo so, non ho ancora… sentito.”

 

Alex fissò suo padre che sembrava non fosse neanche lì. “Papà!”

 

Ron alzò la testa di scatto. “Sì?”

 

“Ma insomma, puoi smetterla di leggere quella roba e fare almeno finta di ascoltare quello che diciamo? Hai sentito cosa ha detto James, il tuo primo nipote sta scalciando.”

 

Ron la fissò per un attimo confuso poi si voltò verso James. “Beh, è una bella cosa. C.j. sta bene?”

 

“Sì, lei…”

 

“Bene.” Fece Ron annuendo e tornando sulle carte.

 

Hermione guardò l’orologio al polso e scattò in piedi. “Oh accidenti, sono in ritardo per il lavoro! Alex, Micheal potete sparecchiare voi per favore? Ah, James grazie per essere venuto a pranzo, ci ha fatto davvero piacere e saluta C.j. . Ron, non dormire sulle allodole, devi essere in ufficio tra cinque minuti.”

 

Ron si alzò lentamente tenendo le carte in una mano mentre con l’altra afferrava la ventiquattrore appoggiata alla sedia. “Ciao, ci vediamo stasera.”

 

Nel giro di due minuti sia Ron che Hermione furono fuori di casa lasciando i ragazzi in cucina completamente spiazzati. Micheal si voltò di nuovo verso i fratelli.

 

“Questa storia sta andando sempre peggio…”

 

James alzò un sopracciglio guardando sarcastico la porta di casa. “Oh figurati, è stato un piacere anche per me.”

 

“Dovremmo fare qualcosa.” Disse Micheal guardando in modo assente fuori dalla porta.

 

“Di nuovo?” Chiese James stupefatto. “Mi sarei un po’ stancato di aiutarli!”

 

Micheal fece una smorfia. “Lo so, ma sono mamma e papà! Non possiamo stare a guardare così senza fare nulla. Loro ci sono sempre stati per noi, non dovremmo fare altrettanto?”

 

“Non lo so, Mickey. Alex, tu che ne pensi?... Alex?”

 

Alex si voltò verso di loro con uno sguardo determinato e si leccò le labbra incrociando le braccia al petto. “Io penso di avere un’idea.”

 

**

 

 

“… e mi raccomando, anche se adesso avete imparato come effettuare un engorgio anche per ingrandire gli oggetti, fatene buon uso. Soprattutto voi ragazzi, non usatelo per ingrandire… le vostre potenzialità.”

 

La classe scoppiò in una risata e Sophia fece del suo meglio per trattenere un sorriso. Un ragazzo biondo alzò la mano.

 

Sophia lo indicò. “Yetman.”

 

“E’ davvero stato già usato su parti anatomiche?” Chiese curiosamente.

 

Le ragazze ridacchiarono guardandolo e quello arrossì un pochino. Sophia sorrise senza malizia. “Un paio di volte. Libero di usarlo su di te, Yetman, ma ti avverto io non ho intenzione di rimettere a posto nulla. Qualunque cosa tu decida di fare poi dovrai vedertela con Madama Chips.”

 

Una ragazza lo guardò ridacchiando. “Ne hai davvero bisogno, Yetman?”

 

“Volevo usarlo sui miei bicipiti, scema!” Fece quello arrossendo ancora di più.

 

La classe rise di nuovo e qualcuno busso alla porta. Sophia si voltò chiamando avanti ma quando vide un ciuffo di capelli rossi e un paio di occhi scuri che ormai conosceva bene sentì il cuore mancarle un battito e si rivolse alla classe.

 

“Scusatemi un attimo.”

 

Si avvicinò a Simon che le sorrideva sulla soglia della porta, non osando entrare ed esporsi agli studenti che stavano comunque sbirciando e chiacchierando tra loro guardando la loro professoressa in sua compagnia.

 

Gli sorrise imbarazzata. “Che ci fai qui?”

 

Lui scrollò le spalle. “Passavo per caso.” Disse scherzando. “Avevo un po’ di tempo libero, Ed si sta occupando dell’officina e ho pensato di passare.”

 

“E’ stato carino da parte tua. La professoressa McGrannitt ti ha già visto?”

 

Simon annuì. “Sì, sono passato da lei per un saluto e sono già stato sia da Ben che Thea. Ben mi ha detto che le tue lezioni sono divertenti. E che fai anche un sacco di cose sceme che la McGrannitt è sicuro non approverebbe.”

 

Sophia rise. “E’ l’unico modo per farli stare attenti. Dovevo inventarmi qualcosa.”

 

“Professoressa?”

 

Sophia si voltò cercando con lo sguardo chi l’avesse chiamata, trovò il ragazzo al primo banco con la mano alzata. “Sì, Gyles.”

 

“Quello è il suo fidanzato?” Chiese senza pudore indicando Simon.

 

Simon sorrise e Sophia cercò di non scomporsi nonostante fosse arrossita sugli zigomi. “Questo è…? Oh, beh… in un certo senso… diciamo che piuttosto…”

 

“Diciamo di sì.” La interruppe Simon con un sorriso.

 

Il ragazzo al primo banco si voltò verso un compagno e parlò a bassa voce, ma tutti poterono sentire quello che diceva. “Visto, te l’avevo detto!”

 

Il compagno incrociò le braccia al petto offeso e guardò Sophia di traverso. “E’ per questo che continua a rifiutare di uscire con me?”

 

Sophia spalancò la bocca cercando di dire qualcosa ma la voce di Simon tuonò dietro di lei. “Che cosa?!”

 

“Torno in un secondo.” Disse Sophia sforzando un sorriso alla classe, spinse fuori Simon e si richiuse la porta alle spalle. Quando incrociò di nuovo lo sguardo con lui vide che era rosso di rabbia e stava ribollendo fissando la porta della classe ora chiusa.

 

“Hai sentito quello che ha detto, vero?! Quello ci sta provando con te! Non mi piace! Non mi piace proprio per niente!”

 

Sophia sospirò ragionevole. “Calmati adesso. Lo so, mi fa la corte dall’inizio dell’anno e continuò a rifiutare i suoi inviti. Non c’è bisogno di scaldarsi tanto.”

 

Simon la fissò a bocca aperta. “Non c’è bisogno di scaldarsi tanto?! Sei impazzita! Quel… quel… quella mezza cartuccia ci sta provando con te e non dovrei preoccuparmi?”

 

“Non è una mezza cartuccia, è al settimo anno…” Sophia si morse la lingua vedendo gli occhi di Simon allargarsi. “Non c’è bisogno di preoccuparsi perché mi conosci bene e sai che non me la farei mai con uno studente! Dio, non me la facevo con gli studenti neanche quando ero una studentessa anche io!”

 

Simon ponderò un attimo fissandola, poi aprì la bocca lentamente. “Però ci prova con te. E scommetto che non è l’unico.”

 

“Simon.” Sospirò lei. “E’ ovvio che non è l’unico e lo sapevi che sarebbe stato così. Andiamo, ho solo diciotto anni, mi vedono alla loro portata… è il sogno di ogni adolescente avere una professoressa con la quale…”

 

Simon alzò una mano. “Per favore, non finire la frase.”

 

Lei si umettò un labbro sospirando. “Quello che sto cercando di dire è che devi fidarti di me.”

 

“Amore, io mi fido di te. Dico davvero. E’ di quelle piccole canaglie che non mi fido! Passi con loro il triplo del tempo che passi con me!”

 

“Sono la loro insegnante! Passo tempo con loro a insegnare incantesimi nuovi dentro a una classe! Cosa vuoi che possa succedere dentro una classe?”

 

Simon alzò un sopracciglio in modo eloquente. “Eh già. Cosa vuoi che succeda dentro ad una classe.”

 

Lei roteò gli occhi arrossendo appena sugli zigomi. “Non sono mica tutti come te, sai?”

 

“Cosa vorrebbe dire questo?” Fece lui arrossendo. “Che sono un maniaco?”

 

“No… beh… che sei…” Balbettò lei. “sei un tantino… irruente… quando si tratta di…”

 

“Irruente?! Io non sono irruente! Tutti quelli che mi conoscono dicono che sono un ragazzo calmo e posato!”

 

Sophia lo guardò un po’ in silenzio, si alzò sulla punta dei piedi per raggiungere il suo orecchio. “Tutti quelli che ti conoscono non ti conoscono come ti conosco io.” Tornò alla sua normale altezza con un sorriso. “Adesso è meglio che torni in classe, chissà cosa stanno combinando.”

 

Lui annuì e si abbassò per baciarla. Appena le loro labbra si toccarono Simon la prese per i fianchi approfondendo quello che avevano appena iniziato, lei lo spinse indietro ridacchiando e si avviò verso la classe.

 

“Irruente!”

 

“Strega!”

 

“Ti odio!”

 

“Io di più!”

 

 

**

 

 

Quando Ron tornò a casa quella sera trovò solo Micheal in cucina che stava come sempre preparandosi uno ‘spuntino’ giusto prima di cena. Posò la valigetta sul tavolo con un sospiro e si passò una mano tra i capelli sedendosi vicino a lui, Micheal fece cenno verso il panino per sapere se ne voleva un po’ ma lui scosse la testa.

 

“No, grazie. Dov’è mamma?”

 

Micheal masticò velocemente e inghiottì il boccone schiarendosi la gola subito dopo. “Non lo so, è sparita venti minuti fa con Alex e da allora viene solo qualche rumore dal piano di sopra.”

 

Ron alzò un sopracciglio perplesso. “E non hanno neanche sghignazzato?”

 

Micheal scosse la testa. “No, è questo che mi preoccupa.”

 

“Beh, forse dovrei andare di sopra a dare un’occhia…” Ron si era appena girato e non era riuscito a continuare la frase scorgendo Hermione all’inizio della scalinata. Gli occhi di Ron la squadrarono più volte da capo a piedi, la bocca semiaperta e l’espressione incredula che le rivolse la fecero ridacchiare.

 

I capelli che erano tornati ad essere crespi ed indomabili con l’adolescenza erano stati curati alla perfezione, indossava una maglia un po’ scollata sopra ad una minigonna davvero molto corta, ai piedi un paio di stivali. Ron non si mosse neanche quando lei cominciò a scendere le scale per avvicinarsi a lui.

 

Dopo qualche secondo Alex apparve dietro di lei con un sorriso soddisfatto. “Allora, che ne pensate? Ormai quei vestiti li avevo comprati, mi sembrava uno spreco non usarli.”

 

Micheal la fissò con gli occhi sbarrati come se fosse pazza poi sorrise a sua madre. “Sei una bomba!”

 

Hermione rise e Ron la fissò a bocca aperta ancora per qualche secondo poi distolse lo sguardo e si schiarì la gola fingendosi indaffarato a cercare qualcosa dentro la ventiquattrore. “Sì, stai molto bene… allora, quando si cena?”

 

Micheal e Alex si scambiarono uno sguardo preoccupato ma Hermione, anche se presa in contropiede, non si scompose. “E’ già pronto, basta solo apparecchiare. Hai avuto una brutta giornata a lavoro? Sembri stanco.

 

“No… no, il lavoro è andato bene…” Continuò a fare il vago senza alzare lo sguardo.

 

Alex e Hermione presero ad apparecchiare la tavola e in poco tempo la cena fu servita. Mangiarono per un po’ nel totale silenzio, Micheal mandava sguardi apprensivi verso Alex che temporeggiava. Improvvisamente Ron prese la parola.

 

“A dire il vero a lavoro mi è arrivata una lettera da Hogwarts.”

 

Hermione alzò subito la testa. “Oh no… era di Ben, non è vero?”

 

Ron annuì. “E’ stato messo in punizione tre volte questa settimana… ed è solo giovedì. Ha anche detto che Simon è passato a trovarli oggi e che se n’è andato via rosso di rabbia, pensa che uno studente di Sophia le faccia il filo.”

 

Alex ridacchiò. “Vedere Simon che se la prende così per una ragazza fa un effetto strano.”

 

“Pensavate che fosse gay anche lui?” Fece Micheal offeso. “Mi sentirei meglio, sapete!”

 

Hermione gli sorrise. “Non lo pensavamo sul serio, tesoro, solo non capivamo come mai un così bel ragazzo come te non riuscisse a trovare una ragazza con cui uscire.”

 

Micheal la guardò scetticamente e si voltò verso Ron che lo fissò per qualche secondo. “Beh, io lo pensavo.”

 

“Grazie papà.”

 

Ci fu di nuovo il silenzio, Alex pensò in fretta a qualcosa da dire.

 

“Io e Jonathan stiamo decidendo dove fare la cerimonia.”

 

Ron alzò la testa e mandò un veloce sguardo ad Hermione che gli fece cenno di comportarsi bene e si schiarì la gola con fare casuale. “Pensavo che lo avremmo fatto a casa nostra.”

 

Lei lo fissò incredula. “Dici sul serio? Mi permetteresti di sposarmi nel nostro giardino?”

 

“Certo che sì! Sei mia figlia, non un’estranea. Sarebbe più semplice, poi, contando che siamo isolati dai Babbani.”

 

Alex lo fissò per qualche secondo, si alzò e gli stampò un grosso bacio sulla guancia. “Oh papà, sei il migliore! Vado subito a mandare un gufo a Jonathan!” disse prima di correre su per le scale.

 

Ron si voltò di nuovo verso Hermione e alzò un sopracciglio. “A saperlo che bastava così poco a farla contenta.”

 

Micheal si alzò da tavola sentendosi di troppo, Hermione lo guardò sconcertata mentre saliva le scale. “E tu dove vai?”

 

“…bagno.” Disse lui velocemente.

 

Rimasti soli Ron e Hermione si scambiarono un’occhiata e ripresero a mangiare in silenzio. Dopo qualche secondo Ron le mandò un’altra occhiata veloce senza farsi notare.

 

“Come mai questo cambiamento? Non avevamo deciso di tornare alla normalità?”

 

Hermione alzò sorpresa lo sguardo su di lui e posò le posate sul piatto. “Oh. Beh, lo so ma non ci siamo promessi di tornare ad ignorarci, quindi ho pensato… sto davvero così male?”

 

Ron evitò di guardarla. “No, non è questo.”

 

Hermione si alzò e si diresse lentamente verso di lui, gli sedette in grembo e gli prese il viso tra le mani guardandolo negli occhi. “Qual è il problema?”

 

Gli occhi di Ron guizzarono per un attimo sulle sue gambe seminude e la scollatura prima di tornare sul suo viso. “Niente.” Disse in fretta. “Assolutamente nulla, pensavo solo che avessimo deciso di comportarci da persone adulte e questo non mi sembra proprio che rientri nelle cose da fare di un genitore.”

 

Lei sorrise appena. “Ti stai preoccupando perché ti stai eccitando?”

 

“No.” Disse lui velocemente. “Non mi sto eccitando.”

 

“Ah no? Allora hai una pistola in tasca?”

 

“Hermione!” Ron la fisso shockato e arrossì sulla punta delle orecchie come un vero ragazzino.

 

Lei rise. “Ron, non c’è niente di male in tutto questo. Anche le persone adulte si eccitano. Per dirla tutta una donna si sente molto gratificata se il proprio marito risponde in questo modo solo a vederla, sai?”

 

“Senti.” Fece Ron prendendo un bel respiro e tentando di calmarsi. “Ho come l’impressione di questa cosa avrai dei risvolti poco gradevoli.”

 

“Ron, solo perché siamo adulti e genitori non significa che dobbiamo diventare asessuati. Siamo sposati e ci amiamo e non vedo perché due persone come noi si debbano proibire una relazione, continuiamo ad ignorarci ma non è questo che significa essere responsabili. Ormai sono già incinta, cosa potrebbe accadere ancora?”

 

Ron sembrò incerto sul da farsi. “Ma i ragazzi…”

 

Hermione gli sorrise armeggiando col colletto della sua camicia. “James non vive più qui, Alex si sta per sposare e Micheal passa la maggior parte del tempo in ospedale. Simon tra l’officina e i viaggi a Hogwarts è diventato un miracolo vederlo e gli altri due sono a scuola per la maggior parte dell’anno. E guardiamo in faccia alla realtà, stanno diventando grandi, capiranno certe esigenze da parte nostra.”

 

Ron la fissò ancora per qualche secondo. “Pensi che stia diventando vecchio?”

 

“Penso che possiamo trovare un modo per farti rimanere fresco e giovane.”

 

Lui rise e le accarezzò una guancia. “Ti amo, lo sai?”

 

Micheal rientrò nella stanza come se nulla fosse e si sedette di nuovo al suo posto ricominciando a mangiare proprio come se fosse stato veramente solo al bagno ma un sorrisino vittorioso trionfava sulle sue labbra.

 

“Ehi ma’, che c’è per dessert?”

 

 

**

 

 

Quando James tornò a casa da lavoro quella sera le luci erano già tutte spente. Guardò l’orologio corrucciando la fronte, erano solo le sette e mezza. Posò la valigetta sul divano cercando di non fare rumore e salì al piano di sopra alla ricerca di C.j. .

 

La trovò in camera distesa sul letto che dormiva quietamente, una mano abbandonata sul pancione, il petto che alzava e riabbassava lentamente in un ritmo incessante. James sorrise impercettibilmente e si avvicinò di qualche passo rimanendo a guardarla mentre dormiva. Lo sguardo gli cadde sul pancione che dato il corpo minuto di C.j. cominciava ad essere evidente.

 

In un gesto sciocco si guardò intorno come per controllare che non ci fosse nessuno e si sedette sul letto protendendo l’orecchio verso la pancia di C.j. senza appoggiarsi. Alzò gli occhi scuri su di lei per assicurarsi che dormisse e si schiarì la gola fissando il pancione.

 

“Ciao…” Disse facendo una pausa come aspettasse una risposta. “Forse non lo sai, ma io sono… sono l’altro genitore, quello che non ti tiene dentro la pancia.”

 

James fece un’altra pausa e tutto tacque.

 

“Non hai fatto stancare la mamma oggi, vero? Mamma dice che scalci un sacco quando si ferma e non la fai mai dormire, e se non la fai dormire poi si irrita un sacco e si arrabbia con me per qualsiasi cosa, quindi se potessi tirare quei calcetti un attimino più piano te ne sarei grato.”

 

Lanciò un altro sguardo a C.j. che continuava a dormire ignara. Incerto posò prima una mano sul pancione, poi un orecchio delicatamente e chiuse gli occhi con un sospiro.

 

“Ho avuto una pessima giornata. I nonni sono sempre più incomprensibili, ci vorrebbe uno psichiatra! Spero davvero che tu abbia ripreso dal ramo della famiglia di tua madre per il cervello, altrimenti stai messo male. A lavoro non ne parliamo, casomai ti venisse in mente di lavorare alla Gringott ricordati sempre di diffidare dei goblin, sono gli esseri più viscidi che conosca…”

 

Improvvisamente si fermò e spalancò gli occhi. Non era sicuro di averlo sentito davvero, gli pareva che qualcosa si fosse mosso sotto al suo orecchio. Esitando un po’ fece una leggera pressione con la mano sulla pancia e subito gli venne risposto con un calcetto. In meno di due secondi la faccia di James si illuminò di un sorriso.

 

“Allora ti muovi davvero là dentro!” Disse con un tono d’ilarità nella voce prima di premere ancora di più l’orecchio contro la pancia.

 

Rimase qualche secondo ad ascoltare fino a che una mano delicata non si posò sulla sua testa facendolo balzare all’indietro spaventato. I suoi occhi incontrarono lo sguardo dolce di C.j. che gli sorrideva appena.

 

“Ciao, quando sei tornato?” Chiese sottovoce.

 

James deglutì abbassando lo sguardo imbarazzato. “Qualche… qualche minuto fa. Non volevo svegliarti.”

 

C.j. gli sorrise accarezzandosi la pancia. “Puoi stare ad ascoltare se vuoi, non mi dà fastidio.”

 

James scosse la testa. “Naaah, io stavo solo… controllando che fosse tutto a posto… che respirassi ancora, ecco, sì… eri così immobile…”

 

Lei rise e scosse la testa. “Non c’è niente di cui vergognarsi a voler sentire il proprio bambino.”

 

“No! No, io…” sospirò cedendo. “…posso ascoltare un altro po’?”

 

C.j. sorrise e si alzò la maglietta lasciando la pancia scoperta, James lo prese come un invito e si chinò di nuovo appoggiando l’orecchio contro la pelle calda mentre lei gli accarezzava i capelli. La fissò negli occhi mentre stava appoggiato contro di lei e sorrise quando sentì scalciare sotto di sé.

 

“E’ strano.”

 

Lei sorrise. “Cosa è strano?”

 

“Sì, insomma.” Fece lui sistemandosi meglio in modo da stare comodo. “Lo sapevamo che eri incinta e che un bambino stava crescendo dentro di te ma sentirlo per davvero… cioè, ti fa pensare che c’è sul serio.”

 

“C’era sul serio anche prima.” Fece lei ragionevole.

 

“Lo so, ma così è tutto più reale. Concreto. Capisci quello che voglio dire?”

 

C.j annuì e fece una pausa guardandolo bene. “Stai sorridendo.” Disse seriamente.

 

James corrucciò la fronte guardandola senza capire. Fece una smorfia tra un sorriso e un’espressione perplessa e alzò un sopracciglio. “Che c’è, non mi hai mai visto sorridere?”

 

“Non ti ho mai visto sorridere da quando hai scoperto che ero rimasta incinta.” Disse C.j. continuando ad accarezzargli i capelli. “E’ la prima volta che ti vedo sorridere per il nostro bambino.”

 

James mise su un’espressione colpevole. “Mi dispiace. Mi dispiace di essere stato uno stronzo in questi mesi, mi dispiace di non essere stato d’aiuto, mi dispiace di non essermi reso conto prima che… che insomma era tutto reale e stava accadendo davvero.”

 

“Meglio tardi che mai.”

 

“Ti amo.”

 

C.j. sorrise. “Su questo ci speravo.”

 

Un calcio li riscosse entrambi, James premette ancora di più l’orecchio contro la pancia sorridendo. “Hai sentito quanto scalcia forte? Secondo me viene alto come mio padre! Ah, spero tanto che venga con i capelli rossi!”

 

C.j. lo guardò male. “Ehi, può prendere qualcosa anche da me o deve essere la tua fotocopia?”

 

“Può prendere i tuoi occhi.” Disse lui obbiettivo.

 

“Jay… abbiamo lo stesso colore degli occhi…”

 

“Oh, è vero. Beh, allora il cervello. Sarebbe meglio che venisse con un cervello come il tuo.”

 

Lei rise. “Oh sì, se riprende da te stiamo freschi! Cinque mesi per capire che ero veramente incinta!”

 

James le lanciò uno sguardo offeso. “Ehi!”

 

C.j. rise ancora più forte e gli scombinò i capelli, lui la lasciò fare accarezzandole la pancia distrattamente e si voltò per stamparle qualche bacio sul pancione prima di fermarsi e odorare la sua pelle.

 

“Da quant’è che non stiamo insieme?”

 

Lei sospirò umettandosi un labbro. “Da quando hai scoperto che ero incinta, Jay. Non hai più voluto toccarmi da allora.”

 

James alzò la testa di scatto. “Cinque mesi?! Sono cinque mesi che non… non è possibile! Non ci è mai successo di stare cinque mesi senza…”

 

“Lo so.” Fece lei chiudendo gli occhi e sospirando frustrata. “Dannazione se lo so.”

 

James si stese piano accanto a lei e si umettò un labbro fissandola pensoso, mandò uno sguardo verso il pancione e si schiarì la gola non sapendo come affrontare l’argomento. “Dici che possiamo, anche con… cioè, sarebbe un po’ strano con quella pancia in mezzo… siamo sicuri che non…”

 

Lei continuò a stare con gli occhi chiusi e si lamentò. “Per favore, James, se non vuoi farlo non illudermi. I miei ormoni sono impazziti in questo periodo e sto usando tutto il mio buonsenso e autocontrollo per sopravvivere a questa situazione.”

 

James prese un po’ di coraggio e si appoggiò con un braccio dall’altro lato del corpo di C.j. stando ben attento a non schiacciarla, cominciò a baciarla sul collo. C.j. sospirò facendo scorrere le mani sotto al suo maglione.

 

“James…”

 

“Se vuoi che mi fermi dimmelo.” Sussurrò lui.

 

C.j. aprì gli occhi, che si erano scuriti pericolosamente, e lo fissò come se fosse pazzo. “Stai scherzando, vero? Non provare a fermarti neanche un secondo per le prossime ventiquattro ore, James! Mi hai fatto soffrire per cinque mesi, adesso me lo devi!”

 

Lui ridacchiò contro la sua bocca, si tirò appena indietro. “Allora aspetta un secondo. Solo un secondo e poi sono tutto tuo, ok?”

 

Si alzò dal letto dandole un bacio sulle labbra e sulla pancia e si avviò verso il telefono sul comodino. C.j. corrucciò la fronte guardandolo, ma James si limitò a sorriderle furbo.

 

“Mamma?... ciao, senti non credo di poter venire domani per pranzo… no, neanche dopodomani…”

 

C.j. spalancò gli occhi. “James, ma che stai facendo?”

 

Lui mise una mano sulla cornetta sorridendo. “Faccio in modo che non ci siano interruzioni per la prossima settimana.”

 

 

**

 

 

 Salve! Posto questo chap in fretterrima perché domattina parto per la gita e starò via una settimana, mi pareva giusto lasciarvi qualcosa prima di partire –che brava zia- anche se molto frettoloso, non ce la faccio a fare i ringraziamenti, devo ancora finire di fare la valigia ma mi ero promessa che avrei postato.

 

Un'altra cosa piccola piccola prima di dileguarmi. Ho bisogno del vostro aiuto, dato che vorrei fare un video su NTE, scatenate la vostra fantasia. Che attori potrei usare per James, Simon e Thea? Fate un salto sul blog magari ^^

 

Un bacio e a presto, tia Fufùs (vado a Barcellona XD)

 

 

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Capitolo 15
*** Merry Xmas part.1 ***


Quando Dean scese in cucina quella mattina dovette stropicciarsi gli occhi più di una volta, sbadigliò sonoramente avvicinandosi al tavolo dove stavano seduti Draco e Seth e si lasciò cadere su una sedia senza molta grazia

                        GROWN YOUNG

 

                                         15. Merry Xmas part.1

 

Your voice is like music to my ears,
Whisper softly and the world just dissapears
Take me high and just wipe away my fears,
When you're with me
Oh boy, it's my heartbeat that i hear

 

                                                       Ooh ooh baby- B. Spears

 

Quando Dean scese in cucina quella mattina dovette stropicciarsi gli occhi più di una volta, sbadigliò sonoramente avvicinandosi al tavolo dove stavano seduti Draco e Seth e si lasciò cadere su una sedia senza molta grazia. Si appoggiò pesantemente contro una mano cercando di rimanere sveglio con molta difficoltà.

 

Ashley si avvicinò per riempirgli il piatto con la colazione, si scambiò uno sguardo interrogativo con Draco quando Dean non accennò a muoversi. Seth al suo fianco lo fissò con un sorriso.

 

“Che cos’è quella faccia? E’ Natale!”

 

“Già…” Fece Dean insonnolito. “… e immagino che Kim il tuo regalo te lo abbia dato stanotte.”

 

Seth lo guardò imbarazzato, un leggero colorito affiorò sulla sua pelle bianchissima. “Hai proprio una faccia tosta a farmi la morale, io non dormo da anni per colpa tua e adesso per una notte che non sei riuscito ad addormentarti…”

 

“Una notte?” Balzò su Dean improvvisamente sveglio. “Va avanti così da un mese! Per la miseria, dalle un po’ di pace o si addormenterà sulla scopa alla prossima partita!”

 

“Fatti gli affari tuoi.” Mormorò l’altro cercando di non incrociare lo sguardo con i genitori. “Tu, piuttosto, perché non vai a dormire a casa della tua ragazza?”

 

Dean lo fissò un attimo e prese a mangiare tranquillo. “Non abbiamo ancora dormito insieme.”

 

Sia Ashley che Draco e Seth lo fissarono sbalorditi. Ashley lo fissò a bocca aperta per un po’, poi gli posò una mano sulla fronte e scosse la testa riprendendo a guardarlo per bene. “Eppure non sei caldo.”

 

Dean la guardò male. “Infatti sto benissimo.”

 

“No, tu non stai bene.” Rise appena Seth. “Tu che non molesti una ragazza è veramente una cosa che devo ancora vedere.”

 

“Sai, Seth, prima o poi l’adolescenza finisce per tutti.”

 

Draco e Ashley si scambiarono uno sguardo. Adesso stava cominciando davvero a preoccuparli. L’espressione di Dean si addolcì in un sorriso, quel sorriso che portava sempre quando era ragazzino e che era diventato un ghigno malizioso col passare degli anni.

 

Ashley riconobbe quel sorriso e non potè fare a meno di sorridere di rimando. “D’accordo uomo, che succede?”

 

Dean sorrise ancora più ampiamente, si dondolò un po’ sulla sedia come un bambino e ridacchiò un po’. “Beh… penso di essermi stancato di giocare, tutto qua.”

 

Seth lo fissò a bocca aperta. “Vuoi dire che vuoi fare sul serio con Geena?!”

 

“Voglio dire che sto facendo sul serio.” Fece lui serio prima di aprirsi in un sorriso. “Eh non eri tu quello che voleva indietro il vecchio Dean? Eccomi tornato! Io sono tornato ad essere un ragazzo per bene e tu sei tornato a scoparti la tua ragazza. Tutto come ai vecchi tempi!”

 

Seth alzò un sopracciglio scetticamente. “Sì… più o meno…”

 

Draco sospirò in sollievo e alzò lo sguardo su Ashley. “Giuro che se non mi danno più problemi d’ora in avanti…”

 

Ashley sorrise. “Non ci contare troppo.”

 

Qualcuno bussò alla porta, entrambi i ragazzi balzarono in piedi come scottati. “Vado io!” fecero una corsa a chi arrivava per primo ad aprire. Seth sorrise trionfante su Dean quando scorse la sua ragazza sulla soglia della porta.

 

Kim sorrise. “Mi sono persa qualcosa?”

 

Dean fece una smorfia. “No… aspettavo qualcuno.”

 

“Oh, il tuo qualcuno dovrebbe essere qui con me.” Kim si scansò rivelando Geena alle sue spalle.

 

Gli occhi di Dean si illuminarono. “Kim, se questo è il tuo regalo di Natale per me giuro che è il più bello che abbia ricevuto!”

 

Le due ragazze ridacchiarono e si scambiarono un’occhiata scuotendo la testa. Seth si voltò verso Draco e Ashley mentre prendeva il cappotto per sé e Dean. “Allora noi andiamo, non ci aspettate per pranzo. Salutate gli zii se fate un salto alla Tana e ditegli che ci dispiace di non essere andati. Ciao.”

 

Draco e Ashley rimasero a guardare mentre la porta si chiudeva. Draco alzò un sopracciglio e fissò Ashley di sbieco.

 

“Seth dev’essere pazzo se pensa che con la casa praticamente vuota ce ne andiamo alla Tana tra quel marasma di gente a salutare.”

 

Ashley sorrise alzando gli occhi al cielo. “Potremmo andare davvero, sai? C’è anche mio fratello, il Natale non lo si dovrebbe passare in famiglia?”

 

“Bene.” Fece Draco senza scomporsi. “Stasera ci autoinvitiamo a cena da tuo fratello. Sparecchio io, tu comincia a salire le scale.”

 

Lei rise. “E poi ti chiedi perché i tuoi figli si comportino come dei depravati? Guarda da chi hanno preso!”

 

 

**

 

James stava cercando con molta difficoltà di indossare il cappotto, C.j. si era lasciata andare contro di lui continuando a baciarlo sensualmente e con vigore sul collo. Abbassò un attimo la testa per cercare di agganciare i bottoni facendo del suo meglio per ignorare C.j. quando lei gli catturò di nuovo le labbra costringendolo a lasciar perdere la giacca.

 

Si staccò da lei senza fiato. “… siamo già in ritardo.”

 

C.j. mugolò allacciando le braccia dietro al suo collo, mise il broncio facendo gli occhi dolci. “Solo altri cinque minuti. Saremo un centinaio, nessuno noterà la nostra assenza.”

 

James sospirò accarezzandole amabilmente il pancione. “Amore, lo so che cinque minuti non fanno la differenza, ma sono davvero stanco…”

 

“Stanco? Tu?” C.j. alzò un sopracciglio scetticamente.

 

“Amore, hai idea della settimana che mi hai fatto passare? Sono arrivato a lavoro in ritardo tutti i giorni, sia di mattina che dopo la pausa pranzo e non dormo più di due ore a notte. Lo so che l’idea di rinchiuderci in casa è stata mia però…”

 

Ma lei non si arrese. “Va bene, allora ce ne stiamo solo sul divano a farci un po’ di coccole.”

 

James sembrò ponderare l’offerta. “… posso tenere l’orecchio sulla tua pancia?”

 

C.j. lo fissò confusa. “Sì…”

 

“Bene!”

 

James non le diede nemmeno il tempo di replicare che la fece sedere sul divano e si accovacciò al suo fianco, stendendosi per appoggiare la testa sul pancione di C.j. . Chiuse gli occhi ascoltando attentamente e sorrise sentendo dei movimenti sotto al suo orecchio. Lei gli accarezzò la testa amorevolmente e ridacchiò.

 

“Potresti anche lasciarlo in pace cinque minuti, eh papà?”

 

“Non vuole essere lasciato in pace.” Replicò James offeso. “Vuole essere ascoltato. Vuole che ci parliamo. Anzi, sai che faccio?”

 

Si alzò dal divano improvvisamente e corse su per le scale, lasciando C.j. alquanto stordita e confusa. Dopo qualche secondo C.j. sentì i suoi passi scendere di nuovo, lo vide tornare impegnato a districare dei fili. Scoppiò a ridere.

 

“Cuffie?”

 

James sorrise e annuì, attaccò le cuffie al lettore cd e posò le cuffie ai lati della pancia di C.j. . Lei rise di nuovo.

 

“In quei tuoi libri c’è scritto che la musica classica li rilassa.”

 

C.j. lo baciò sulla punta del naso cercando di muoversi il meno possibile per non far cadere le cuffie dal suo pancione. “E tu che avevi paura di non saper prenderti cura di un bambino. Vedi, sei già perfetto.”

 

Lui arrossì. “Beh, ma questo è diverso…”

 

“Ah, non lo so. Ho come la sensazione che appena lo vedrai sbucare fuori diventerai la persona più responsabile di questo mondo.”

 

“Beh, allora è vero che i bambini fanno miracoli.” Rise lui. “C.j.?”

 

Lei alzò lo sguardo. “Sì?”

 

James le prese una mano e fece mezzo sorriso. “So che non è proprio quello che avevamo progettato, quello che io mi aspettavo, ma… spero… spero che tu sia felice.”

 

C.j. sorrise di rimando. “Lo sono, James. Non c’è niente al mondo che potrei desiderare ancora, ho tutto quello che voglio.”

 

“Non voglio sposarti.” Fece lui secco.

 

Lei lo fissò confusa. “Come?”

 

“Sì, insomma…” si schiarì la gola. “Non prenderla male, ti amo e confido che questo tu lo sappia. Ma non voglio sposarti. Insomma, non ne avevo l’intenzione prima di sapere che fossi incinta, non voglio sposarti solo perché avremo un bambino. Voglio sposarti quando ne avrò voglia.”

 

C.j. gli accarezzò una guancia. “Sai…” cominciò. “Per i tuoi standar questa è la cosa più carina che tu abbia detto.”

 

“Quindi sei d’accordo?”

 

“Sì, James.” Fece lei tranquilla. “Non ho bisogno di un anello al dito per sapere che mi ami.”

 

“Sei straordinaria! Ricordami com’è che ti ho trovata!”

 

Lei roteò gli occhi. “Il mio scompartimento sul treno era l’unico libero…”

 

James rise. “Beh, allora è stata proprio fortuna!”

 

“Direi di sì.” Fece lei con un sorriso melanconico, poi abbassò lo sguardo. “Non pensavo che saresti mai finito con me, allora. Insomma, cambiavi una ragazza alla settimana, una più bella dell’altra e…”

 

“E alla fine ho trovato quella più bella di tutte.” La interruppe lui accarezzandole una guancia. “Che riesce perfino a farmi venir voglia di fare il papà.”

 

C.j. dovette mordersi un labbro per trattenere una risata. “Se lo raccontassi a chi veniva a scuola con noi non ci crederebbe nessuno.”

 

All’improvviso un terrier argenteo si materializzò nel centro della stanza e parlò con la voce di Ron. “Cerca di non tardare, Ben non ci sta dando pace. Buon Natale.”

 

James inarcò un sopracciglio verso C.j. “Lo sapevo che se ne sarebbero accorti.”

 

C.j. sbuffò. “Va bene, andiamo. Ma non pensare di scamparla, dobbiamo festeggiare il Natale come si deve!”

 

James rise. “Ai suoi ordini Capitano Withman.”

 

 

 

**

 

 

“Andiamo mamma! E’ tardissimo!”

 

La voce di Ben arrivò dal piano di sotto. Hermione sorrise fissandosi allo specchio, non era affatto tardi ma sapeva che Ben non vedeva l’ora di scartare i suoi regali avidamente come faceva ogni anno. Ricoprì la pancia con la maglia e si voltò per andarsene, si bloccò notando Ron sulla soglia della porta che le sorrideva.

 

“Sei bellissima.”

 

Hermione arrossì e camminò verso di lui tenendosi una mano sull’addome. “Tutto questo mi fa ricordare la prima volta che sono rimasta incinta.”

 

Ron fece un sorrisino furbo. “Ti ho già sposata due volte, non ho intenzione di portarti all’altare una terza.”

 

Hermione rise portandosi una mano alla bocca, Ron le circondò le spalle con un braccio e insieme proseguirono per il corridoio sentendo ancora le lamentele di Ben al piano di sotto. Appena comparvero in cima alle scale Ben si alzò in piedi, i suoi occhi si illuminarono.

 

“Finalmente! Forza andiamo!”

 

Simon e Micheal si scambiarono un sorriso guardando il fratellino correre verso il camino. Thea scosse la testa mormorando un debole ‘patetico’ e si alzò dal divano unendosi con la famiglia davanti al camino.

 

“James e Alex?”

 

“James ci raggiungeva con C.j.” fece Ron facendo cenno a Ben di entrare nel camino. “Mentre Alex… è, beh, con Bonar. Ha pensato che fosse l’occasione giusta per presentarlo in famiglia.”

 

Simon alzò un sopracciglio con un sorrisino. “Ah, allora la cosa è seria.”

 

Ron ebbe uno strano tic all’occhio destro e Hermione gli posò precipitosamente una mano sulla spalla, sorrise ai ragazzi e indicò il camino. “Avanti, Mickey e Sam, Ben è già scomparso.”

 

I due fratelli entrarono insieme nel camino e scomparvero nel giro di qualche secondo, poi fu la volta di Thea e infine Ron e Hermione. Quando i due coniugi uscirono dal camino della Tana i ragazzi erano ancora lì ad aspettarli, tranne Ben che era già corso chissà dove.

 

“Oh, aspettavo proprio di vedere questa meraviglia!”

 

“Zio George!”

 

I ragazzi corsero verso l’uomo dai capelli rossi e un sorriso solare e furbo, sulla soglia della porta,  che assomigliava così tanto a loro padre. Ron fece una smorfia guardandolo e si soffiò via i capelli dagli occhi incrociando le braccia al petto con aria scura gonfiando il petto. Anche così giovane riusciva sempre ad essere più alto di lui.

 

“Avrei dovuto immaginarlo che mi avresti accolto tu, non vedevi l’ora di prendermi in giro eh?”

 

George scrollò le spalle. “Naah, a dire il vero non volevo essere io il primo ad accoglierti… doveva essere Fred!”

 

Ron roteò gli occhi verso Hermione. “Ah beh, allora…”

 

La signora Weasley fece il suo ingresso dietro George e si indirizzò subito verso i nipoti abbracciandoli uno a uno. “Oh, siete arrivati! Ma guardate come siete cresciuti! Basta non vedervi per qualche mese che crescete di altri dieci centimetri!”

 

Hermione sorrise e Ron alzò una mano per richiamare la sua attenzione. “Se ti consola io mi sono abbassato di qualche centimetro da quando sto così.”

 

“Ti lamenti tu?” Fece Hermione alzando un sopracciglio.

 

“Ehi nonna, ho trovato quello che…”

 

A quella voce Micheal aveva subito alzato gli occhi trovandosi davanti Sarah che lo fissava dal fondo delle scale con i suoi occhi verdi. Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno disse o fece niente, Sarah distolse lo sguardo da quello di Micheal e corse su per le scale sparendo dalla vista.

 

George e la signora Weasley aggrottarono la fronte. “Ma che le prende?”

 

Micheal sforzò un sorriso. “Nonna, posso aiutarti in cucina? Scommetto che hai ancora un sacco di cose da fare.”

 

La signora Weasley non ebbe nemmeno il tempo di replicare che Micheal la spinse gentilmente verso la cucina. George si voltò di nuovo verso Ron e Hermione con un sopracciglio inarcato. “Mi sono perso qualcosa?”

 

Ron sospirò chiudendo gli occhi. “Micheal e Sarah.”

 

“Micheal e Sarah?! I nostri Micheal e Sarah?”

 

“Che hanno combinato Micheal e Sarah?” Chiese Bill entrando nella stanza con Charlie e Fred.

 

Hermione e Ron si scambiarono un’occhiata. “Beh, loro due…”

 

“Tanto per cominciare non c’è nessuno ‘loro due’.” Venne imponente la voce di Harry dietro a tutti. “Qualcuno potrebbe poi spiegarmi perché Sarah è al piano di sopra in lacrime?”

 

“Forse perché suo padre non le lascia avere una relazione col ragazzo di cui è innamorata, potrebbe essere questo il problema.” Disse Ginny tagliente superandolo e dirigendosi verso Ron e Hermione per abbracciarli. “Buon Natale, ragazzi.”

 

“Grazie Ginny.” Disse Hermione con un sorriso. “Allora, dove sono tutti quanti? Ho una voglia matta di vedere tutti i miei nipoti!”

 

Charlie rise. “Come se non avessi già abbastanza figli per conto tuo! Dì un po’, hai intenzione di sfornarne degli altri?”

 

Lei rise e annuì. “A dire il vero sì. Sono incinta.”

 

Per qualche secondo nella stanza ci fu il silenzio, i fratelli si guardarono tra loro per capire se fosse una specie di scherzo. La signora Weasley rientrò di nuovo nella stanza con Micheal a seguito che pareva abbastanza scocciato.

 

“Ho sentito bene? Sei incinta di nuovo?”

 

Hermione arrossì appena prendendo la mano di Ron e sorrise. “Sì, lo so che è strano…”

 

“Strano?!” Fece Bill a bocca aperta. “Pensavo che dopo i quaranta aveste deciso di smettere!”

 

Ron arrossì sulle orecchie e si schiarì la gola. “Beh, è stato una specie di incidente.”

 

“Ah beh, questa sì che è nuova!” Rise Fred.

 

In quel momento delle risate cristalline invasero la casa, dal giardino erano appena entrati Nicholas, Denis e Sebastian che prendevano a scappellotti James congratulandosi e fischiando in apprezzamento. Sebastian, l’unico figlio di Charlie, fece un sorrisone verso i parenti e disse allegramente.

 

“Indovinate chi è che sarà padre tra poco!”

 

Tutti si voltarono verso Ron che si mosse irrequieto schiarendosi la gola nervosamente. Sebastian si scambiò uno sguardo perplesso coi cugini, il suo sorriso svanì lentamente.

 

“James.” Disse svelando il grande mistero. “La ragazza di James è incinta.”

 

George si voltò di scatto verso Ron. “Non è vero!”

 

“Stai per diventare padre e nonno nello stesso momento?” Charlie lo fissava con un’espressione di puro stupore.

 

Bill rise scotendo la testa. “E Fleur che premeva per rimanere in Francia questo Natale! Ah, quante cose che mi sarei perso!”

 

“Oh, non c’è da preoccuparsi, il divertimento non è ancora finito.” Fece Ben superando Sebastian e James. “Tra poco arriverà anche Alex con il suo futuro marito.”

 

Ron ebbe improvvisamente bisogno di sedersi sul divano respirando profondamente, Hermione gli sedette a fianco accarezzandogli una gamba. Ginny si sedette dall’altra parte facendogli un po’ aria, stava diventando di uno strano color verdognolo.

 

“Ben, vuoi smetterla di chiamarlo così! Farai venire un infarto a papà!” Sussurrò Thea.

 

Charlie si scambiò uno sguardo con Bill. “Ricordami perché ci siamo trasferiti all’estero perdendoci tante chicche come queste?”

 

Bill ponderò un attimo e si avviò verso il giardino. “Vado un attimo da Fleur a Susy a sentire se non è il caso di trasferirci tutti in Inghilterra.”

 

“Forse è meglio se usciamo tutti a prendere un po’ d’aria.”

 

Sotto il suggerimento di Harry tutti quanti uscirono in giardino. Faceva ancora molto freddo, essendo dicembre, ma date le dimensioni della Tana e la famiglia numerosa i signori Weasley erano stati costretti a trovare un rimedio per far entrare tutta la prole.

 

Vicino al granaio era stata costruita una casetta con un’unica stanza e una grande tavolata in mezzo, veniva usata solo in occasioni speciali come adesso per esempio che non riuscivano ad entrare tutti in casa. All’interno Susy, Fleur, Leah e Verity stavano apparecchiando la tavola, C.j. sedeva in un angolo vicino a un caminetto accarezzandosi il pancione mentre poco distante Alex stava presentando Bonar al nonno.

 

Non appena li vide arrivare il suo volto si illuminò e si avvicinò al resto della famiglia portando Jonathan con sé. “Oh eccovi qua! Finalmente posso presentarvi tutti.”

 

“Tutti?” rise Fred. “Allora dovremmo stare qui fino a Capodanno.”

 

Tutti risero e anche Jonathan sorrise appena, un po’ in imbarazzo dall’avere tutti quegli occhi puntati contro. Alex andò avanti come se niente fosse. “Jonathan, questi sono i miei zii Bill e Fleur e i miei cugini Nicholas e Denis, Charlie e Susy e Sebastian, Fred e Leah, George e Verity… beh, zia Ginny la conosci già. Alvis, che hai conosciuto prima, è figlio di zio George.”

 

Jonathan sorrise politicamente. “Ehm… molto piacere…”

 

Leah gli fece un sorriso incoraggiante. “Non preoccuparti per i nomi. All’inizio è complicato, col tempo si migliora.”

 

Prima che potesse rispondere fu investito in pieno dalla signora Weasley con uno dei suoi soliti abbracci mozzafiato, Jonathan si guardò intorno senza sapere cosa fare mentre il resto della banda cercava di trattenere le risate. “Oh, benvenuto in famiglia caro.”

 

“Gra- grazie, signora Weasley.”

 

“Oh, chiamami Molly! Ne abbiamo fin troppe adesso di signore Weasley.”

 

“Beh, ci penserà lui a soffiarci una Weasley…”

 

Hermione lanciò un’occhiata al marito. “Ronald!”

 

Ginny intervenne prima che la situazione precipitasse. Dopo tanti anni ricordava ancora quali danni provocasse la gelosia di Ron, lo aveva sperimentato sulla sua pelle. Batté le mani insieme con un sorriso. “Che ne dite se ci mettiamo a tavola? Vado a chiamare Matt, Sarah e il resto della banda!”

 

Fleur alzò la testa dalla tavola che stava ancora apparecchiando. “Billì, Denis, Nicholas sedotevi a tovola!”

 

Bill sorrise ai ragazzi e fece loro un cenno della testa verso la tavola, seguirono Charlie che andò a sedersi accanto a Susy e Sebastian al fianco dei cugini. Verity e Leah mandarono uno sguardo ai gemelli.

 

“Dove sono i ragazzi?”

 

Un botto improvviso provenne da fuori, dalla soglia della porta si intravedeva del fumo vicino al granaio. Fred e George sorrisero fieri. “Trovati.”

 

Alvis fu il primo ad entrare, la faccia completamente ricoperta di nero. Subito dopo di lui due furie rosse completamente identiche sfrecciarono all’interno, Fred fece appena in tempo a riprenderli per il colletto della maglia ridacchiando.

 

“Alt! Cos’avete combinato?”

 

I due bambini si scambiarono un sorriso sdentato e alzarono gli occhi sul padre con lo stesso sguardo birichino. “Zio George ha dato ad Alvis alcuni prodotti dal negozio, li stavamo sperimentando.”

 

Verity lanciò un’occhiata rassegnata al marito. “George…”

 

Leah e Fred risero. “Andate a lavarvi le mani, veloci. Si va a tavola.”

 

I tre ragazzini sfrecciarono via di nuovo lasciando un sorriso agli adulti. C.j. incrociò lo sguardo con James e il suo sorriso si ampliò passandosi una mano sulla pancia. “Spera che non venga come loro.”

 

James si sedette al suo fianco e si sistemò subito per posare l’orecchio sull’addome di C.j. “Per cominciare spero proprio che sia uno solo e non due… senza offesa, scricciolo.”

 

Susy li guardò con tenerezza. “Quando ci dobbiamo aspettare il nuovo Weasley?”

 

C.j. sorrise. “Marzo. Manca ancora così tanto…”

 

“Ah, passeranno in un soffio.” Fece Leah con un sorriso rassicurante. “E credimi se te lo dico io, già al quarto mese non vedevo l’ora, con quelle due pesti ero diventata enorme!”

 

“E il matrimonio a quando?” Chiese Charlie.

 

James e C.j. si scambiarono un’occhiata. James sorrise un po’ in imbarazzo. “C’è già Alex per questo, non voglio rubarle la scena.”

 

Alex alzò un sopracciglio fissandolo. “Grazie fratellone, un gesto davvero toccante.”

 

“Eccolo qui quello sposato!” Esclamò Harry mentre Matt entrava mano nella mano con May, seguiti da Sarah. Sarah incrociò lo sguardo con Micheal e di nuovo lo distolse in fretta facendo finta di nulla.

 

“Si parlava di me?”

 

“No,” sorrise Micheal. “Si parlava di matrimonio. James si è appena salvato in corner.”

 

James lo guardò male. “Ehi!”

 

C.j. ridacchiò e gli accarezzò i capelli. “Non preoccuparti, non ho nessuna intenzione di pensare al matrimonio proprio adesso, dovremmo già preoccuparci del nostro scricciolo.”

 

Hermione si sedette vicino a loro. “Pensate che continuerete a chiamarlo scricciolo in eterno o avete già qualche nome in mente?”

 

Simon si illuminò. “Perché non lo chiamate Palmiro?”

 

Micheal alzò un sopracciglio. “Ma non era il nome che volevi dare al nostro cane?”

 

“No, no.” Scosse la testa James. “Non si accettano suggerimenti.”

 

May sorrise. “E’ un maschio o una femmina?”

 

“Abbiamo optato per l’effetto sorpresa. Anche se non è poi così difficile indovinare guardando il resto della famiglia.”

 

James guardò C.j. con un sopracciglio inarcato. “Potrebbe anche essere una femmina.”

 

Lei roteò gli occhi con un sorriso. “Sì, certo.”

 

Arthur Weasley si intromise per la prima volta. “Oh, non si può più dire che non ci siano Weasley femmine da generazioni, ma posso dire con certezza che non c’è mai stata una femmina Weasley primogenita.”

 

Matt si voltò verso Sarah con un sorriso di scherno. “Mi sa che dovrai rinunciare all’idea di avere solo figlie femmine, sai?”

 

Harry alzò un sopracciglio. “Che c’entra Sarah? Lei non è mica una We-” si bloccò di scatto lanciando uno sguardo a Micheal che arrossì sulla punta delle orecchie facendo finta di guardare da un’altra parte. Matt si accorse della gaffe troppo tardi ma Sarah rispose tranquillamente con un tono d’amarezza.

 

“Già Matt, che c’entro io? Io non sono mica una Weasley.”

 

“Ma magari potresti.” Fece Ginny lanciando un’occhiata eloquente a Harry che non si scompose e replicò duro.

 

“O magari no.”

 

“Beh, alla fine non è importante che siano maschi o femmine, no?” Fece Micheal guardando Sarah, si schiarì la gola continuando cercando di non dare peso agli sguardi dei parenti su di lui. “Insomma, l’importante è che siano sani e che prendano i tuoi occhi.”

 

Matt e May si scambiarono un sorriso d’intesa mentre Sarah arrossì all’inverosimile. Ron, Hermione e Ginny si voltarono supplichevoli verso Harry che incrociò le braccia e scosse la testa.

 

La signora Weasley li spinse tutti verso la tavola facendo in modo che tutti si sedessero per cominciare a servire. Uno dei gemelli si voltò verso Fred sbuffando.

 

“Ma dobbiamo pure mangiare? Quando li apriamo i regali?”

 

Fred sorrise. “Abbi un po’ di pazienza, Frank.”

 

Ben si intromise mettendo il broncio verso Ron. “Andiamo, ne possiamo aprire uno piccolo piccolo?”

 

“Chiedi a tua madre.”

 

Hermione scosse la testa e gli fece cenno di sedersi al suo fianco, Ben sbuffò e incrociò le braccia al petto prima di spostare la sedia e sedersi. Bill rise e puntò sullo sguardo su Hermione con un sorriso. “E invece voi? Aspettate un maschio o una femmina?”

 

Lei scrollò le spalle. “Non lo sappiamo e non ci interessa… vorrei solo che avesse i capelli scuri, almeno questo!”

 

Ron alzò un sopracciglio. “Su questo non ci sperare, ormai possiamo solo scommettere sul colore degli occhi. Io dico azzurri.”

 

“Eh no!” Ribatté Hermione con forza. “Se i capelli devono essere i tuoi almeno fagli avere i miei occhi!”

 

Tutti risero di nuovo, la signora Weasley posò la pentola al centro della tavolata e subito ci fu il silenzio. Quando si mangiava a casa Weasley non c’era mai il minimo rumore, tutti troppo impegnati a riempirsi la bocca.

 

Il signor Weasley era appena passato a discorrere delle nuovi funzioni del pollulare che Leah gli aveva regalato per il suo compleanno quando successe. Micheal e Sarah si chinarono contemporaneamente sulla bottiglia d’acqua senza rendersene conto e si sfiorarono le mani. Micheal sobbalzò così tanto che rovesciò il suo bicchiere e quello di Simon in un colpo solo mentre Sarah ritirò la mano e abbassò lo sguardo.

 

“Scusa, io non volevo…”

 

“No, no, non fa niente.”

 

“No, davvero… è colpa mia…”

 

Tutti si voltarono verso di loro, ammutolendo. Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo disperati, Ginny si passò una mano sulla tempia cercando di farsene una ragione.

 

Mentre Micheal e Sarah continuavano a scusarsi a vicenda Harry batté entrambe le mani sul tavolo facendoli sobbalzare. Anche Ginny si voltò verso di lui sorpresa. Harry sospirò pesantemente chiudendo gli occhi.

 

“E va bene, mi arrendo! … tu e Micheal potete stare insieme.”

 

Rimasero tutti fermi per qualche secondo, Micheal e Sarah lo guardarono a bocca aperta, non erano sicuri di aver capito bene. Dopo qualche secondo gli occhi di Sarah si illuminarono e un sorriso luminoso apparve sul suo volto.

 

“Vuoi dire che possiamo davvero?” Harry annuì e Micheal fece appena in tempo ad alzarsi da tavola che fu travolto da Sarah e cadde all’indietro trascinandosela dietro. Tutti balzarono in piedi spaventati per vedere se si fossero fatti male.

 

Ma entrambi stavano benone, a terra l’uno sotto l’altra risero come due veri ragazzini e cominciarono a baciarsi con vigore, come non facevano da tempo, sotto lo sguardo dei parenti.

 

Simon arricciò il naso. “James aveva ragione, è abbastanza disgustoso.”

 

Harry alzò gli occhi da loro con aria leggermente contrariata e incrociò lo sguardo con Ginny che gli sorrise e annuì facendogli capire di aver fatto la cosa giusta. Per poco non cadde anche lui quando Sarah si gettò al suo collo baciandolo forte sulla guancia, si riprese dondolando sul posto.

 

“Oh papà, grazie! Grazie, grazie, grazie! Sei il migliore del mondo!”

 

Harry sorrise accarezzandole affettuosamente la testa. La lasciò andare quando notò Micheal dietro di lei che lo fissava insistentemente, non sapendo bene come comportarsi in una situazione del genere si strinsero la mano politicamente.

 

“Grazie.” Disse flebilmente Micheal.

 

“Consideralo il mio regalo di Natale, Mickey.” Fece Harry con appena un sorriso, prima di tornare serio. “Ma se le fai del male, Mike…”

 

“Oh, andiamo papà! Non è mica così stupido come sembra!” Fece allegramente Matt facendo l’occhiolino al cugino. “Dopo tutto quello che ha faticato per farti cambiare idea la terrà come su di un piedistallo, ci giurerei!”

 

Fred e George risero e anche Bill soffocò una risatina. Micheal sorrise appena.

 

La signora Weasley li fissò dal fondo della tavolata, un po’ stranita, ma poi scrollò le spalle. “Oh beh, non è poi così strano. Nelle famiglie di purosangue si sposano continuamente tra cugini.”

 

Gore, uno dei gemelli di Fred, alzò gli occhi su suo padre storcendo il naso. “Ma che schifo! Si sono proprio baciati con la lingua come te e la mamma?”

 

Lui rise. “Temo di sì.”

 

Ginny guardò Micheal e Sarah ancora in piedi abbracciati. “D’accordo, adesso sedetevi e mangiate. Avrete tutto il tempo per stare insieme dopo.”

 

Sia Micheal che Sarah tornarono al proprio posto sorridendo. Matt alzò i pollici con un gran sorrisone, e persino Ron fece un occhiolino al figlio stando ben attento a non farsi vedere da Harry. Ricominciarono a mangiare in tranquillità discorrendo del più e del meno, fino a quando la voce di Fleur non arrivò dal fondo della tavola.

 

“Oh, adosso basta Bill! Lo sai quonto costono le case in Inghilterra!”

 

**

 

Dopo cena Bill e Fleur furono i primi ad andarsene, con massimo disappunto da parte di Bill, seguiti poco dopo da Charlie e Susy. La signora Weasley li aveva baciati tutti sulle guance e aveva dato ciascuno un pacco regalo, Ron sorrise sapendo che ci avrebbero trovato i classici maglioni che sua madre gli regalava ogni Natale.

 

Ben, dopo aver scartato tutti i suoi regali nel giro di cinque secondi, era sparito al piano di sopra con Alvis, Frank e Gore. Il resto della famiglia si era trasferita in salotto, il signor Weasley sulla sua vecchia poltrona con la pipa tra le mani. Molly alzò un sopracciglio quando lo vide sospirare.

 

“Qualcosa non va, Arthur?”

 

Lui scrollò le spalle. “Pensavo che sto diventando davvero vecchio… non ho neanche più dei nipotini piccoli a cui poter raccontare storie.”

 

Ron sorrise. “Oh andiamo papà, non sei poi così vecchio.”

 

“Già,” fece Ginny posandogli una mano sulla sua. “Puoi sempre raccontarle a me le tue storie, e se non ti vado bene basterà aspettare qualche mese e ne avrai altri due di Weasley a cui fare da nonno.”

 

“Bisnonno.” La corresse Harry lanciando un’occhiata allegra a James e C.j. accovacciati su una poltrona.

 

Alex ridacchiò. “Ah, la mia storia preferita era quella di Baba Raba e l’ungaro spinato.”

 

Jonathan al suo fianco la guardò con un sopracciglio inarcato. “Baba che?”

 

“Non conosci Baba Raba?!” Fece scandalizzato James. “Oh, andiamo! Baba Raba è il protagonista di metà delle storie conosciute!”

 

“Tra i maghi.” Fece lui scrollando le spalle. “Io sono babbano di nascita.”

 

Hermione e il signor Weasley si voltarono verso di lui piacevolmente sorpresi. “Davvero?”

 

Jonathan mandò uno sguardo cauto ad Alex bisbigliando. “Non glielo avevi detto?”

 

“Pensavo che papà lo sapesse.” Fece lei sulla difensiva mandando uno sguardo verso Ron.

 

“Beh, certo che lo sapevo, sono io che firmo i moduli per l’assunzione dei miei uomini. Ma non è certamente la prima cosa che mi è venuta da dire quando ho saputo che stavate per sposarvi.”

 

Il signor Weasley si mise dritto, improvvisamente tutto arzillo. “Oh, caro ragazzo! Siediti qui accanto a me! Spero non ti dispiaccia se ti faccio qualche domanda sulla tua famiglia, eh? Che cosa fanno i tuoi genitori?”

 

Jonathan lo guardò preso in contropiede andando a sedersi vicino a lui, Alex si sedette sul bracciolo della poltrona sorridendo. “Mia madre è casalinga, e mio padre è un pilota.”

 

“Un pilota? Vuoi dire di aerei? Fantastico! Meraviglioso! Sai, in tanti anni non ho ancora capito come fanno a stare su quei così!...”

 

Il resto della famiglia si sorrise e decisero di lasciare il signor Weasley e Jonathan da soli. Ron si avvicinò a Hermione che stava appoggiata allo stipite della porta vicino a Harry e Ginny. “Scommetto che papà non lo farà uscire di casa per una settimana almeno.”

 

Hermione sorrise. “Per lo meno smetterà di tormentare me e Leah per ogni cosa che abbia a che fare con l’elettricità. E ringraziamo il cielo che ultimamente ci sia stato Simon a spiegargli le nuove tecnologie.”

 

Simon spuntò dietro di loro con una smorfia. “Già… per questo sarà meglio non dire al nonno che anche Sophia è babbana di nascita. Ci inviterebbe a pranzo ogni settimana.”

 

I grandi risero. Harry smise di colpo, i suoi occhi richiamati da una scena poco distante da lui, Ron, Hermione e Ginny seguirono il suo sguardo.

 

In cucina, lontano da occhi indiscreti, Sarah aveva appena allacciato le braccia dietro al collo di Micheal sporgendosi verso di lui per un bacio che lui non esitò a darle. Ginny gli posò una mano sul braccio. “Hai fatto la cosa giusta.”

 

Harry annuì appena e tornò a guardarli, stavolta Micheal aveva alzato gli occhi e i loro sguardi si erano incrociati. Micheal arrossì e tolse immediatamente le mani dai fianchi di Sarah guardandolo imbarazzato ma Harry gli rivolse mezzo sorriso scotendo la testa e distolse lo sguardo altrove.

 

Thea venne incontro a Ron e Hermione. “Posso andare a casa con James?”

 

Ron alzò un sopracciglio perplesso guardando James alle sue spalle che teneva un braccio attorno alle spalle di C.j. . “E che ci vai a fare a casa di James?”

 

Thea si morse un labbro implorandogli con lo sguardo di non farglielo dire, Hermione sussurrò all’orecchio del marito. “Diego…”

 

“Oh.” Fece lui rabbuiandosi. “Se proprio devi…”

 

Lei sorrise e trotterellò via verso James e C.j. che salutarono e si avviarono verso il camino, ingoiati qualche secondo dopo dalle fiamme verdi. Ron li guardò scomparire sorridendo ma impallidì quando notò i gemelli che si stavano dirigendo verso di lui con un sorriso malizioso. Si voltò verso Hermione in cerca di aiuto ma lei era già scomparsa, probabilmente cercando di evitare Fred e George.

 

George gli passò un braccio sulle spalle sorridendo ampiamente. “Lo sai perché ci piace così tanto che tu sia il nostro fratellino, Ron?”

 

Lui sospirò. “Ho paura di no.”

 

Fred rise. “Ma perché dopo anni e anni ci dai sempre la possibilità di prenderti in giro!”

 

“Adesso che ci penso, Fred, non avevamo qualche nuovo prodotto da testare?”

 

Ron sbiancò e scosse la testa. “No! No, ragazzi, no! Sono in servizio stasera, non posso tornare a lavoro conciato come un pagliaccio! Per favore…”

 

Fred alzò un sopracciglio. “Ma ti sei visto? Potrebbe andare peggio di così?”

 

Ron sospirò sconfitto. All’improvviso si sentì toccare su un braccio, si voltò per vedere Hermione sorridergli e aggrapparsi a lui lasciando riposare la testa sulla sua spalla. “Scusate se vi disturbo ragazzi. Ron, ti spiacerebbe andare a casa? Comincio a essere stanca.”

 

Ron le sorrise riconoscente. “No, niente affatto.”

 

“Salvato dalla tua dolce metà.” Borbottarono i gemelli con una specie di broncio prima di andare a cercare un’altra preda.

 

Hermione sorrise e si voltò prendendo il colletto di Ron tra le dita. “Sai che adesso sei in debito con me, vero?”

 

“Tutto quello che vuoi.” Fece lui con un sorriso genuino. “Vogliamo davvero andare a casa?”

 

Hermione piegò la testa da un lato umettandosi un labbro. “Uhm, vediamo… James è andato a casa con Thea, Alex è con Jonathan e tuo padre a farsi raccontare storie, Ben è di sopra a giocare coi gemelli e Alvis… trova Simon e Micheal e digli di stare alla larga da casa per un paio d’ore.”

 

Ron la fissò con gli occhi scuriti e disse con voce profonda. “Te l’ho mai detto che mi ecciti da morire quando mi dai ordini?”

 

**

 

“Ha solo vent’anni.” Borbottò Harry guardando cupo Sarah e Micheal che camminavano sul vialetto di casa.

 

Ginny roteò gli occhi per la centesima volta e sospirò pesantemente. “Harry per favore, non farmi iniziare questa discussione ancora una volta. Ne abbiamo già parlato.”

 

“Beh, scusa tanto se mi preoccupo per lei. Ha vent’anni, come può sapere quello che vuole.” Sbraitò seguendo i ragazzi verso casa sua. “Non mi piace, va bene? Il fatto che abbia permesso loro di stare insieme non significa che mi piaccia!”

 

Un sospiro lo raggiunse da dietro le spalle, si voltò verso Matt che scoteva la testa rassegnato tenendo per mano May. “Papà, è Micheal. Micheal tuo nipote. Se non la sai in buone mani con lui con chi speri che possa finire?”

 

“Non c’entra. Non c’entra che sia Micheal mio nipote, potrebbe comunque non essere il ragazzo per lei.”

 

“Se mi permette signor Potter.” Si intromise May con voce gentile. “Micheal ha dimostrato di tenere davvero tanto a Sarah. A mio parere sono fatti l’uno per l’altra.”

 

“Se fossero fatti l’uno per l’altra non sarebbero nati nella stessa famiglia.” Mormorò lui tornando a fissarli, ma la sua attenzione fu richiamata da altre due persone nella veranda di casa. “Oh, perfetto! Ci mancava solo questa per finire il Natale in bellezza.”

 

“Harry!” Lo ammonì Ginny.

 

Non appena furono più vicini Draco alzò le mani e indicò Ashley. “Ha insistito tua sorella per venire, io non c’entro niente.”

 

Harry sospirò annuendo. “Non avevo dubbi.”

 

Ashley li guardò male entrambi e incrociò le braccia al petto. “Alla faccia dello spirito natalizio! Mi raccomando, non sforzatevi a sembrare troppo felici, potreste far cariare i denti a qualcuno.”

 

“Scusa Ash, ma è stata una pessima giornata.” Disse Harry chinandosi ad abbracciarla.

 

Draco lo guardò con un sopracciglio inarcato. “Che cosa può esserti capitato di tanto terribile il giorno di Natale? Dagli Weasley avevano finito il dolce?”

 

Harry scosse la testa e Ginny alle sue spalle fece un cenno del capo verso Micheal e Sarah che si tenevano per mano. Draco, almeno per questa volta, decise saggiamente di tacere.

 

Matt sorrise. “Ha dovuto arrendersi. E tutti noi sappiamo quanto a papà non piaccia darla vinta a qualcuno.”

 

“Matt!” sussurrò Sarah. “Almeno non infilare il dito nella piaga.”

 

“Beh, non è così male, no?” disse Ashley rivolta a suo fratello prima di indicare Sarah. “Guarda, sta sorridendo adesso.”

 

Harry annuì voltandosi verso di lei. “Sì lo so, è per questo che ho ceduto. Non ce la facevo più a vederla così avvilita, era uno strazio anche per me.”

 

Sarah gli sorrise riconoscente e Draco roteò gli occhi. “Ci fai entrare o dobbiamo stare sul pianerottolo a prendere freddo tutta la sera?”

 

Ginny si mosse in avanti per aprire la porta e si spostò a lato facendoli passare. Draco sgusciò dentro strofinando le mani tra sé cercando di riscaldarle dal gelo, fuori uno strato non indifferente di neve ricopriva tutto il prato. L’albero nell’angolo della stanza era illuminato, quando Ashley si avvicinò per osservarlo meglio notò che quelle piccole lanterne erano lucciole chiuse in delle piccole scatoline di vetro attaccate ai rami.

 

Harry le arrivò alle spalle. “E’ una tradizione che ci ha insegnato la zia di Ginny, le liberiamo subito dopo le feste.”

 

Ashley fece una smorfia. “Draco non ha neanche voluto fare l’albero quest’anno.”

 

“Che lo facciamo a fare?” Disse lui sulla difensiva scrollando le spalle. “Tanto a casa nostra a Natale non ci sta mai nessuno!”

 

“Beh, finché vi autoinvitate…” disse Harry alzando un sopracciglio.

 

Micheal si schiarì la gola interrompendoli. “Penso che sia ora per me di tornare a casa. Non voglio essere di troppo. Buon Natale.”

 

Sarah si alzò in punta di piedi per baciarlo, May lo baciò su una guancia mentre Matt si limitò a dargli una pacca sulla spalla. Ginny fece qualche passo verso di lui e gli diede un abbraccio e un bacio sulla fronte con fare materno.

 

“Io non tornerei a casa se fossi in te.” Harry lo fissò e Micheal corrucciò la fronte. “Se conosco bene Ron e Hermione avranno approfittato della situazione per… beh… magari fai un salto da James e stai lì per un po’. E’ un consiglio.”

 

Micheal distese la fronte. “Oh, grazie zio… vo-voglio dire signor Potter… insomma…”

 

Harry accennò un sorriso. “Buon Natale Mickey.”

 

Micheal annuì un po’ in imbarazzo e uscì salutando, Matt rise facendogli un cenno con la mano. Draco alzò entrambe le sopracciglia guardandolo andar via. “Accidenti, devi avergli messo proprio paura.”

 

Matt e Ginny risero. May fece del suo meglio per non farsi notare mentre ridacchiava dietro una mano. Harry spostò lo sguardo da Draco a Sarah. “Non l’ho spaventato.” Sarah lo guardò scetticamente. “Non l’ho fatto! Non…”

 

“Papà, ti rendi conto che in tua presenza per poco non trattiene il fiato, vero?” chiese lei con premura.

 

Harry si grattò la testa e cercò lo sguardo di Ginny. “Sono stato davvero così terribile?”

 

“Beh,” fece un sorrisino di scusa lei. “Diciamo che Ron a confronto c’è andato molto più piano quando ha saputo di noi due.”

 

“Ma se voleva picchiarmi.” Fece lui sbalordito.

 

“Appunto.”

 

Harry si guardò intorno e sbuffò salendo le scale, lo sentirono borbottare anche da lontano. Ginny rise leggero in modo da non farsi sentire e scosse la testa.

 

“Mettetevi comodi, preparo la cena. Vedrete che come sentirà l’odore di cibo sarà di nuovo qua in un battibaleno.”

 

**

 

 

.________. Capisco tanto come si sente quella signora che ha avuto sette gemelli… oh cielo!

Ebbene sì, con un mese preciso di ritardo alla fine ce l’ho fatta a scrivere anche questo chap (credevate chissà cosa e invece fa pure abbastanza pena) e come molti chiedevano ci ho rinfilato anche la vecchia generazione Weasley (che faticherrima ._______.) …

 

Non bastonatemi se non vi lascio le risposte come sempre, ma come avrete capito vado leggermente di fretta. Il tempo mi è volato così veloce che mi sono resa conto una settimana fa che tra poco avrei compiuto gli anni (il 1° maggio ^^ che bello!) quindi rendetevi conto!

 

Spero comunque che le mie creature siano di vostro gradimento e mi raccomando, recensite perché se scrivo è proprio perché so che ci siete e leggete e vi divertite, altrimenti avrei mollato tutto mesi fa ^^ grazie per il vostro sostegno. Un bacio cadauno su ogni guancia, vi adoro!!

 

Zia fufù!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Merry Xmas part.2 ***


Bonar si rigirò tra le lenzuola finendo sul fianco sinistro, aprì lentamente le palpebre mandando un’occhiata alla sveglia per guardare che ore fossero

                        GROWN YOUNG

 

                                         16. Merry Xmas part.2

 

And I know this much is true 
Baby you have become my addiction 
I’m so strung out on you 
I can barely move 
But I like it                                         Because of you- Ne-yo

 

 

 Bonar si rigirò tra le lenzuola finendo sul fianco sinistro, aprì lentamente le palpebre mandando un’occhiata alla sveglia per guardare che ore fossero. Erano appena le sette di mattina. Si passò una mano sulla faccia, ancora insonnolito, e si alzò dal letto senza troppa fretta.

 

Per poco non inciampò in un cumulo di vestiti mentre si dirigeva in cucina, la casa era nel caos, sembrava che non pulisse da qualche settimana. Aprì il frigo in cerca di qualcosa da bere e si versò del latte in un bicchiere quando qualcosa cominciò a suonare insistentemente.

 

In un primo momento pensò che fosse la sveglia, poi ricordò che lui non metteva mai la sveglia neanche quando doveva andare a lavoro. Spalancò gli occhi quando si rese conto che era il cercapersone. Cominciò a frugare in mezzo ai vestiti sul pavimento in cerca della cintura, dove era sicuro di aver lasciato il bramato oggetto.

 

Dopo diversi minuti Alex venne fuori dalla camera e si fermò sulla soglia, i capelli tutti scombinati e addosso solo un completo intimo. “Stai cercando questo?” Gli chiese ancora tra il sonno mostrandogli il cercapersone.

 

Bonar si alzò dal pavimento e le stampò un bacio sulla guancia prendendole il cercapersone dalle mani. “Grazie.” Sospirò gravemente controllando il numero. “E’ tuo padre.”

 

Lei scrollò le spalle. “Probabilmente avrà pensato che stavamo dormendo troppo tranquillamente e ha pensato bene di doverci svegliare con quel coso infernale. Lo sai che odio il suono che fa, vero?”

 

Lui sorrise. “Lo so, ma non posso farci niente.”

 

Alex camminò fino al ripiano della cucina e cominciò ad armeggiare dentro agli scaffali in cerca di qualcosa da mangiare. Prese un respiro profondo. “Devi andare a lavoro? Ce l’hai il tempo per fare colazione?”

 

“Beh, teoricamente dovrei scappare quando suona il cercapersone…” Fece lui guardando il cercapersone con aria colpevole. “Ma di questi tempi sono sicuro che nessuno noterà la mia assenza, c’è una calma disarmante in ufficio. Neanche il Profeta sa più cosa inventare per sparlare di noi.

 

Lei rise. “Come minimo papà non l’ha neanche fatto apposta a chiamarti, si sarà seduto sul cercapersone-”

 

Un secondo dopo un sonoro ‘pop’ li fece sobbalzare entrambi, Alex cacciò un urletto e Bonar impallidì parecchio quando vide Ron nel mezzo del suo soggiorno.

 

“Papà!” Tuonò Alex cercando di coprirsi, il viso le stava praticamente andando a fuoco. “Potresti avvertire prima di piombare così in casa d’altri!”

 

Ron mandò uno sguardo stupito verso Alex, poi uno molto più scuro verso Bonar. Alzò una mano come per scacciare una mosca e sospirò. “Non ho tempo per questo. Bonar, quando ti chiamo sul cercapersone mi aspetto che tu ti faccia vedere in ufficio… possibilmente già vestito. Concluse alzando un sopracciglio notando che indossava solo dei boxer.

 

Bonar arrossì appena a disagio e cercò lo sguardo di Alex. “Mi scusi Signore, mi sono appena svegliato e… ho appena spento il cercapersone, mi stavo giusto vestendo…”

 

Ron incrociò le braccia al petto. “Lo sai che da oltre un’ora che ti chiamo sul cercapersone, vero?”

 

“Un’ora?!” Interruppe Alex basita. “Non è possibile, ce ne saremmo accorti. Io non ho sentito proprio niente fino a cinque minuti fa.

 

“Probabilmente perché…” Ron fece una smorfia nauseata. “Oh per favore Alex, vai a metterti qualcosa addosso.”

 

Lei lasciò con uno scatto quello che stava facendo se ne andò borbottando verso la camera. “Beh certo, lui piomba qui all’improvviso… me lo aveva detto James di stare attenta…”

 

I due uomini si schiarirono la gola guardandola andar via e tornarono a fissarsi. Bonar cominciò a raccogliere i pantaloni da terra. “Qualcosa di importante, Generale?”

 

Ron si mosse appena dalla sua posizione, sembrò vagare altrove con lo sguardo e si umettò un labbro. “Un druido.”

 

Bonar pensò di non aver capito bene. Alzò gli occhi su di lui cercando una spiegazione. “Mi scusi?”

 

“Hanno preso un druido. Ieri notte, dal dipartimento ad Amesbury. Lo hanno trasferito da noi questa mattina insieme ad un’esperta di lingue antiche.”

 

“Oh, ma è fantastico!” Fece Bonar saltando dentro ai pantaloni e allacciandoli in un gesto fluido. “Voglio dire, così tornerà a essere… cioè, ad avere… insomma…”

 

Ron alzò un sopracciglio. “Sì, tornerò ad essere vecchio.”

 

“Adesso ci mancavano solo le paranoie.” Alex roteò gli occhi rientrando nella stanza con una vestaglia addosso. “Hai solo quarantacinque anni, non novantadue.

 

Ron cercò di ignorarla nonostante non sembrasse scoppiare di felicità. “D’accordo, cerca di vestirti in più fretta possibile e raggiungimi in ufficio. Io vado avanti.” Fece un cenno col capo verso Alex. “Ciao tesoro.”

 

“Ciao papà.” Fece in tempo a dire prima di vederlo scomparire com’era venuto. Alex si voltò verso Bonar e incrociò le braccia al petto. “Sbaglio o non sembrava scoppiare di gioia?”

 

Lui sospirò. “Considerò già un passo avanti che non mi abbia staccato la testa dopo averti trovata qua mezza nuda.”

 

“Ormai si è rassegnato.” Fece lei scrollando le spalle e sorseggiando una tazza di latte. “Non è che possa proprio evitare una relazione tra di noi dato che stiamo per sposarci. A proposito, sei andato a prenotare le bomboniere come ti avevo chiesto?”

 

Lui impallidì e si infilò in fretta la maglia e il giaccone. “Devo proprio andare a lavoro. Ci vediamo quando torno, eh?” La baciò veloce su una guancia e si smaterializzò.

 

Alex fissò il punto in cui era scomparso tenendo la tazza tra le mani e scosse la testa. “Se n’è dimenticato.”

 

 

**

 

Micheal scese in cucina stropicciandosi gli occhi e sbadigliando sonoramente. Simon e Ben erano già seduti a tavola a fare colazione mentre Hermione lavorava davanti ai fornelli. Si sedette accanto a Simon afferrando una fetta di pane tostato e si guardò in giro stranito.

 

“Thea?”

 

“E’ rimasta da Diego.” Biascicò in modo assente Simon.

 

Micheal lo fissò con gli occhi sbarrati. “Stai scherzando?! E papà l’ha lasciata fare?”

 

Hermione posò un’altra padella a centro tavola e gli rivolse un sorriso gentile. “Beh, non ho ancora detto a papà che Thea non è rientrata a dormire stanotte, e dato che stamani è dovuto uscire presto per lavoro non mi sembra il caso di preoccuparlo.

 

Ben, Simon e Micheal si scambiarono uno sguardo e alzarono le sopracciglia esattamente come faceva sempre Ron. “Era un modo controverso per chiederci in modo gentile di coprire Thea?”

 

“Sapete, sono questi i momenti in cui capisco che avete preso qualcosa anche da me. Siete estremamente intelligenti a volte.”

 

Il campanello suonò e con un riflesso incondizionato tutti si voltarono verso la porta. Hermione fece un passo avanti ma Simon si alzò da tavola masticando facendole cenno di rimanere dov’era. Buttò giù il boccone mentre si incamminava verso la porta. “Dev’essere Sophia.”

 

Sophia gli rivolse un sorriso genuino quando aprì la porta. “Buon post-Natale.”

 

Simon rise e la baciò sulle labbra. “Buon post-Natale anche a te. Vieni, entra.”

 

“Ciao Sophia.” Sorrise politicamente Micheal non appena entrò in cucina, Hermione la salutò con un cenno della mano.

 

Sophia sorrise. “Salve signora. Ciao Micheal, Ben.”

 

Ben fece una smorfia scontenta. “Professoressa…”

 

Simon lo guardò con un sopracciglio inarcato come se fosse diventato scemo e Sophia represse un sorriso. “Puoi chiamarmi Sophia quando siamo a casa, non c’è bisogno di…”

 

“Preferisco non prendere troppa confidenza con gli insegnanti. Fece Ben finendo in fretta la colazione, si alzò da tavola dirigendosi subito dopo verso le scale. “Non si sa mai.”

 

Il resto della famiglia lo guardò salire al piano di sopra con aria scombussolata, Micheal scrollò le spalle e tornò a mangiare ma Simon cercò lo sguardo di sua madre in cerca di spiegazione. Hermione gli rivolse un sorriso scotendo la testa ma si voltò verso Sophia quando la sentì ridacchiare.

 

E’ tutto a posto, vuole solo essere trattato come tutti gli altri. Da quando a scuola hanno saputo che la sua professoressa è la ragazza di suo fratello non fanno che prenderlo in giro.

 

Micheal alzò un sopracciglio. “Beh, era l’ora che gli rendessero pan per focaccia.”

 

Hermione alzò gli occhi su di lui con rimprovero mentre cominciava a sparecchiare dove Ben aveva appena finito di mangiare. “Questo non è carino da dire!”

 

“Sì, ma è la verità.” Fece lui in difesa. “Quel soldo di cacio è il ragazzino più irritante e malefico che conosca dopo Frank e Gore!”

 

“A dire il vero nella mia classe è uno degli studenti più tranquilli. Fece Sophia pensosa passandosi una mano sotto al mento.

 

Simon la guardò con la coda dell’occhio. “Nella tua classe, forse. Ben è rinomato per mandare nei pazzi i professori, ogni settimana arriva a casa una lettera dalla preside.

 

Hermione si fermò un attimo a pensare, le tazze ancora tra le mani. “Sai che ultimamente non ne sono più arrivate, adesso che ci penso?”

 

Micheal rise forte e fece un sorriso a Sophia. “Vuoi vedere che sei riuscita a mettergli paura?” Scosse la testa bevendo un sorso di caffè e si pulì frettolosamente sulla manica del pigiama prima di puntare lo sguardo su sua madre. “Come mai papà è uscito così presto comunque?”

 

“Pare che abbiano catturato un druido.”

 

I ragazzi si immobilizzarono sul posto. Simon e Sophia si voltarono di scatto verso Hermione che continuava a svolgere le faccende di casa come niente fosse mentre Micheal soffocò quasi nella tazza. Simon mandò un veloce sguardo al fratello prima di parlare.

 

Ma è fantastico! Voglio dire, se hanno davvero catturato… tornerete come prima, no?”

 

Hermione alzò lo sguardo su di loro, i suoi occhi castani erano dolci e malinconici e sulle sue labbra c’era un sorriso amaro. “Beh, speriamo di sì. Ci avete sopportato abbastanza.”

 

Micheal si scambiò un’occhiata col fratello. “Sì, ma… era quello che volevate, no? Tornare col vostro vecchio corpo, intendo.

 

“Oh sì, sarà un sollievo vedermi più alta di nonna Molly. Rise lei. “Ci rimane solo da sperare che papà possa risolvere la situazione.

 

Simon e Micheal sentirono che c’era qualcosa che non andava. Simon passo un braccio attorno alle spalle di Sophia. “Vieni, andiamo di sopra.” E lasciarono Micheal e Hermione da soli nella stanza.

 

Micheal aspetto qualche secondo per far allontanare Simon e Sophia prima di rivolgersi a sua madre con aria preoccupata. “Sei sicura che è tutto a posto?”

 

Hermione sorrise brevemente. “Sì. Voglio dire, sarà fantastico poter riavere il mio vecchio corpo. Essere giovani è bello ma devo ammetterlo alla larga mi sono stancata.” Poi abbassò lo sguardo. “Solo…”

 

“Se è per papà non preoccuparti, ho visto come ti guarda di solito e ti guarda come io guardo Sarah.

 

Lei sorrise di nuovo. “Io e tuo padre siamo stati sposati per tanti anni, lo so che non è rimasto con me solo perché adesso dimostro vent’anni di meno. Certo, ho avuto dei pensieri, delle paure. Torneremo a ignorarci come prima? Saremo ancora attratti l’uno dall’altra? Ma no, non è questo che mi preoccupa maggiormente.

 

Micheal la fissò senza capire. “E allora cosa?”

 

“Sono incinta, Micheal.”

 

“Beh, sì. Questo lo sapevamo.” Hermione continuò a fissarlo come ad intimarlo a riflettere meglio. “Oh.”

 

Hermione abbassò lo sguardo e si morse un labbro. “Non conosciamo la magia dei druidi e non sappiamo che effetti porti ad eventi come questo. Non voglio perdere il bambino.”

 

Micheal la fissò incerto, si grattò un po’ la nuca cercando di ragionare. “Vuoi che andiamo in ufficio da papà? Cioè, se hanno catturato davvero un druido possiamo fargli delle domande e sapere se… lo possiamo fare, no?”

 

“Fare domande al druido?” Chiese Hermione, scrollò le spalle. “Non ne ho idea.”

 

“Oh, andiamo! Papà è il Generale, è lui che ordini.” Fece Micheal con un sorrisino.

 

Lei rise. Rimase un attimo in silenzio a fissarlo poi il suo sorriso si ampliò. “Che dici, vado a mettermi il giaccone?”

 

Lui buttò giù tutto il suo latte in un sorso e si alzò in piedi di scatto. “Scrivi a papà e digli che stiamo arrivando!”

 

 

**

 

Thea si accorse di non essere nella sua camera solo quando sentì aroma di caffè provenire da una stanza vicina alla propria. A casa sua la mattina si sentivano tanti odori diversi, frittelle, marmellata, pane tostato, e non era proprio possibile distinguere così nettamente l’odore di caffè.

 

Aprì appena un occhio rigirandosi in un piumone soffice e caldo, riconobbe all’istante la camera di Diego e sorrise inconsciamente. Nello stesso istante dei passi provennero dal corridoio, si voltò appena per riuscire a vedere la sagoma del ragazzo che avanzava verso di lei. Non appena si accorse che era sveglia le rivolse un sorriso.

 

Buongiorno cucciola.”

 

“Ciao.” Fece lei rigirandosi tra il piumone e scoprendosi. Rimase un po’ imbambolata a guardarsi quando si accorse di essere completamente vestita. “Mi sono addormentata ieri sera?”

 

Diego scosse la testa appoggiandosi alla soglia della porta. “Come una poppante! Mi è bastato voltarmi un attimo e ti ho ritrovata che dormivi della grossa sul divano. Mi sa che hai anche preso qualche chilo, mi sono spaccato la schiena a portarti di qua.

 

Thea gli tirò un cuscino. “Non sono ingrassata! Screanzato!”

Lui rise forte. “Va bene. Comunque è meglio se ti alzi,  ho mandato una lettera a tua madre per avvertirla ma non sono sicuro che lo abbia detto a tuo padre. Ti conviene tornare a casa il prima possibile.

 

Thea si stropicciò gli occhi mettendosi seduta sul materasso e sbadigliò sonoramente. Aveva i capelli tutti scompigliati e gonfi. “Papà ti stacca la testa se sa che ho dormito qui.

 

“Sarò fortunato se mi staccherà solo la testa.

 

Diego si sedette sul bordo del letto fissandola con un sorriso tranquillo sulle labbra. Thea gattonò verso di lui e si sedette sulle sue gambe baciandolo veloce sulle labbra. Si tirò indietro con un sorrisino e piegò la testa da un lato facendo cadere i ricci sulle spalle.

 

“Sai, penso di poter concedermi ancora qualche minuto.

 

Lui scosse la testa tossicchiando una risata. “Ma allora mi vuoi proprio morto e defunto, eh?”

 

Thea accennò appena un sorriso e si sporse per baciarlo di nuovo, le mani scivolarono sulle sue spalle nel tentativo di spingerlo indietro. Non appena Diego si rese conto di cosa stesse cercando di fare si staccò dalle sue labbra e la fissò con uno sguardo tra il divertito e il preoccupato.

 

“Thea…”

 

Cosa?” Chiese lei con fare innocente.

 

Diego sospirò e alzò gli occhi al cielo. “Ne abbiamo già parlato. Quando sarai pronta. Non rendermi le cose ancora più difficili, per favore.

 

Lei mise su una specie di broncio. “Volevo darti un bel regalo di Natale.”

 

Diego rise. “Il maglione che mi hai dato ieri va benissimo. Sul serio, non è necessario che tu lo faccia se non te la senti.”

 

“E’ vero, non sono ancora pronta ma…” Sospirò giocherellando con un boccolo rosso. “… ti rendi conto che potrebbero volerci mesi o anni prima che sia davvero disposta a… cioè… tra un paio di settimane tornerò a scuola e sarò là fino a giugno, poi ci vedremo tre mesi e poi sarò di nuovo a scuola. Sarà così per altri due anni.”

 

Lui si mise più dritto guardandola bene. “C’è qualcosa che stai cercando di dirmi?”

 

Thea si morse un labbro. “Credi davvero che riusciremo a stare insieme?”

 

“D’accordo…” Fece lui guardandola con gli occhi ridotti a fessure. “Mi stai scaricando.”

 

“Non ti sto scaricando.” Disse lei roteando gli occhi. “Sto solo dicendo che forse dovremmo prenderci… una pausa.”

 

Diego alzò un sopracciglio. “Una pausa?”

 

“Sì.”

 

Ok… cosa c’è che non va?”

 

Lei sospirò appoggiando la testa contro il suo petto. “Non c’è niente che non va, solo sarà difficile stare insieme mentre sono a scuola. Sto solo cercando di rendere le cose facili per entrambi.

 

“Non è un modo per poterti imboscare con qualcuno a scuola senza avere sensi di colpa, vero?” Thea gli mandò un’occhiataccia e lui alzò le mani in segno di resa. “Stavo solo chiedendo.”

 

Inaspettatamente bussarono alla porta, Diego guardò Thea, che scivolò giù dalla sue gambe permettendogli di alzarsi, e si tirò su dal letto per andare ad aprire. Dall’altra parte della soglia James, con i capelli scombinati e vestito da lavoro, gli rivolse un sorriso.

 

“Ciao.” Fece alzando una mano. “C’è Thea?”

 

Diego allargò gli occhi preso in contropiede. “Sì.”

 

“Oh, bene!” Si schiarì la gola. “Ed è vestita?”

 

Diego si trovò a roteare gli occhi e gli fece cenno di entrare, James fece cauto un passo in avanti guardandosi intorno.

 

“In camera.” Gli indicò Diego. “Si è appena svegliata.”

 

James si diresse svelto verso la camera, seguito da Diego. Thea era seduta sul letto con le coperte tirate sulle gambe. Fu abbastanza sorpresa di vedere James, lo fissò per qualche secondo con pura curiosità.

 

Che ci fai qui?”

 

James sorrise. “Micheal mi ha mandato un gufo stamattina. Dice che hanno catturato un druido e adesso stanno cercando di interrogarlo nel Dipartimento di papà.”

 

Thea spalancò gli occhi. “Cosa?! Su- sul serio? Non mi prendi in giro, vero?”

 

Lui scosse la testa. “No, Micheal e mamma stavano andando proprio adesso.”

 

Diego fece un sorrisone enorme. “E’ fantastico! Tornerete ad avere dei genitori!”

 

James rise scotendo la testa e Thea si alzò in piedi lasciando cadere la coperta ai suoi piedi. In un balzo si lanciò sul fratello che la prese al volo facendola volteggiare per aria come quando era bambina. Quando la mise di nuovo a terra Thea piangeva quasi dalle risate.

 

“Possiamo andare subito in ufficio da papà?” Chiese lei eccitata.

 

James piegò la testa da un lato e fece una leggera smorfia. “No, io devo tornare a casa da C.j., non si sente molto bene questa mattina. Sono venuto via da lavoro per questo, non credo che possa farcela da sola.

 

Diego ridacchiò appena. “Guarda che è incinta, mica invalida.”

 

“Lo so.” Fece lui scrollando le spalle. “Ed è quello che mi ha detto lei. Ma, ehi, se posso saltare qualche ora di lavoro per stare a casa ad ascoltare il mio bambino…”

 

Thea scosse la testa fissandolo. “Chi sei tu e cosa ne hai fatto del mio irresponsabile e stronzo fratello James?”

 

“Ehi!” Fece lui piccato.

 

Diego rise. “Beh, è vero. Un po’ stronzo lo sei…”

 

“Oh beh, grazie tante! Sono proprio contento di essere venuto qui per ricevere tanti complimenti tutti insieme!” Sospirò. “Adesso è meglio che vada sul serio. Ci si vede.”

 

Li salutò con un cenno della mano prima di sparire con unpop’ leggero. Thea sorrise e alzò gli occhi su Diego, subito le sue labbra si curvarono all’ingiù ricordando la conversazione precedente. Si morse un labbro abbassando gli occhi.

 

Diego non si mosse, la sua voce arrivò bassa e premurosa. “Se è quello che vuoi, Thea, va bene. Se vuoi finirla qui non posso obbligarti a continuare.”

 

“E’ solo una pausa.”

 

“Solo una pausa.” Fece Diego con un sorriso amaro come se non ci credesse neanche lui. “Torna a casa, cucciola. E’ già tardi.”

 

Thea lo fissò mortificata. “Mi dispiace.”

 

Diego cercò di ridere. “Beh, per lo meno non dovrò più preoccuparmi di trovare tuo padre sulla soglia di casa con la bacchetta levata pronto a farmi fuori. C’è anche il suo lato positivo.”

 

Thea sorrise amaramente.

 

Diego tornò serio. “Sarò qui ad aspettarti.

 

 

 

**

 

 

“Giuro che adesso entro e lo faccio fuori!”

 

Ron stava marciando su e giù lungo il corridoio davanti ad una porta vetrata, all’interno della stanza un gruppo di persone stavano riunite ad una figura incappucciata di cui non si vedeva nient’altro che la veste. Harry lo fissò esasperato e scosse la testa.

 

“Non credo ti sarebbe di grande aiuto farlo fuori, aspetta almeno che ci dica come farti tornare come prima.”

 

Ron sbraitò. “Ma insomma, è mai possibile! Abbiamo chiamato un’interprete apposta, è così difficile scrivere una dannatissima formula?”

 

In quel momento Matt uscì dalla stanza e si diresse preoccupato verso di loro. “Zio…” Iniziò incerto. Matt era l’unico tra tutti i suoi dipendenti a non chiamarlo Generale, cosa che gli costava non poche occhiatacce da parte di suo padre. “Pare che il druido si rifiuti di collaborare.

 

Gli occhi di Ron si sbarrarono all’istante, le pupille si dilatarono così tanto che Harry ebbe paura esplodessero da un momento all’altro. “Che cosa vuol dire che ‘si rifiuta’? Adesso basta, esigo di entrare in quella stanza!”

 

Senza dare tempo a Matt di rispondere si precipitò all’interno dell’ufficio. Harry mandò un’occhiata a Matt e fece spallucce seguendo Ron. I presenti alzarono gli occhi su di loro sbigottiti e fissarono Ron marciare a grandi passi verso la figura vestita di nero. Si fermò davanti a lui con aria inferocita.

 

“Stammi bene a sentire adesso, non so come diavolo ci siete riusciti e che diavolerie usate tra di voi ma è colpa della tua gente se adesso sono costretto in questo corpo! Quindi scusami se non accetto le parole ‘mi rifiuto di collaborare’, perché sono il capo qui dentro e ti assicuro che non te ne andrai fino a che non mi avrai fatto tornare come prima!”

 

Dall’interno del cappuccio uscì come un sussurro, una voce che sembrava soffocata dal vento, parole fumose. Ron si rivolse a braccia incrociata verso la donna al suo fianco, l’interprete, che si schiarì la gola impostandosi bene.

 

“Perché dovrei aiutare colui che ha interrotto un rito sacro da secoli?”

 

Ron la fissò a bocca aperta. “Ha capito che non lo lascerò andare, vero?”

 

Un altro sussurro e la donna annuì. “Non ho bisogno della libertà.”

 

Ron mandò fuori un verso frustrato e Harry lo guardò sconcertato. “Beh, forse il tuo approccio non è stato dei migliori.

 

Cosa avrei dovuto fare, stringergli la mano?”

 

Il druido fece un suono come se stesse soffocando. Sia Harry che Ron si voltarono verso la donna che scrollò le spalle. “Era solo una risata quella.”

 

Ron sospirò. “Grandioso! Davvero perfetto!”

 

Qualcuno bussò alla porta, da dietro i vetri fece capolino Bonar. “Signore, ci sono sua moglie e suo figlio Micheal. Chiedono se possono entrare.”

 

Ron sospirò di nuovo, questa volta chiudendo gli occhi. “Sì, tanto peggio di così non può andare.

 

Bonar si scostò da un lato per far passare Hermione e Micheal, che raggiunsero con calma il resto del gruppo all’interno della stanza. Hermione mandò un’occhiata curiosa alla figura incappucciata e raggiunse il fianco di Ron.

 

“Novità?”

 

Ron alzò le braccia indicandolo. “Si rifiuta di collaborare.”

 

“Oh.” Fece delusa Hermione tornando a guardare il druido, fece istintivamente un passo indietro quando quello alzò appena la testa e scorse due occhi scintillanti e scuri come la pece che sembravano galleggiare tra tutto quel nero. Il druido sibilò di nuovo.

 

“Mi scuso a nome della tribù per aver colpito una donna incinta, non ci saremmo mai permessi se avessimo saputo.” Disse la traduttrice.

 

“Oh!” Fece Hermione presa in contropiede. “Oh no, sono rimasta incinta dopo essere stata colpita.

 

Il druido fece di nuovo un verso come se stesse soffocando.

 

“Ehi! Non c’è proprio niente da ridere!” Gli puntò un dito contro Ron, poi si voltò verso Hermione basito. “E tu che fai, gli racconti i fatti nostri?”

 

“Scusa.” Mormorò appena lei con le guance rosse, poi si rivolse di nuovo al druido. “Se… se lei ci aiutasse a tornare come prima, l’incantesimo o quello che è non… non danneggerebbe il mio bambino?”

 

“No.” Rispose l’interprete dopo un sussurro dalla figura incappucciata.

 

Hermione tirò un sospiro di sollievo e Micheal le sorrise alzando i pollici. Ron spostò lo sguardo da uno all’altra e alzò un sopracciglio. “Che succede?”

 

Micheal scrollò le spalle. “Nulla, mamma era solo preoccupata per la gravidanza.

“Beh, non avresti dovuto preoccuparti comunque.” Fece una smorfia Harry. “Se non si decide a parlare…”

 

“Siete ancora ridotti così?”

 

La voce di Alex li aveva fati sobbalzare visibilmente, alzando gli occhi la videro sulla soglia della porta con Bonar al suo fianco. Ron fu felice di vederla completamente vestita questa volta, ma fece comunque una smorfia incrociando le  braccia al petto.

 

“Oh sì, ci divertiamo da pazzi a farvi stare sulle spine.

 

Alex si voltò verso Bonar. “Ti spiego dopo.”

 

Se siete tutti qui…” Fece Ron improvvisamente. “… chi è rimasto a casa con Ben?”

 

“Simon e Sophia.”

 

“Oh, bene!” Disse Ron ironico. “Due adolescenti in piena tempesta ormonale e un ragazzino malefico per casa da soli è davvero il massimo!” Poi si riscosse. “Aspetta un secondo… dov’è Thea?”

 

James!” Dissero improvvisamente Alex, Micheal e Hermione. Un po’ troppo velocemente.

 

Ron sospirò scotendo la testa. “E’ rimasta a dormire da Diego, non è vero?”

 

Harry si piegò su di lui sussurrando nel suo orecchio. “Benvenuto nel mio mondo, quello dove le nostre bambine sarebbero pregate di rimanere innocenti il più a lungo possibile.

 

“Beh, dovrebbe dirlo a Sarah. Cercare di farla rimanere innocente non è stato affatto facile.” Harry scoccò un’occhiata omicida a Micheal che decise saggiamente di chiudere la bocca e fischiettare facendo finta di non aver detto nulla.

 

Ron posò una mano sulla spalla di Harry. “Almeno tua figlia non è stata iniziata da un Malfoy.

 

“Ehi!” Alex li guardò piccata. “Io sono proprio qui!”

 

“D’accordo, adesso basta!” Li interruppe Hermione alzando le mani. Quando tutti tacquero sospirò e si voltò verso Ron. “Che cosa pensi di fare adesso?”

 

Ron si umettò un labbro guardando il druido stare immobile sulla sedia. “Se lui si rifiuta di darci una mano dubito che gli altri della tribù saranno più disposti. Ce ne torniamo a casa e lasciamo la traduttrice e un paio di uomini con lui, nel caso cambiasse idea. Non possiamo fare altro.”

 

Alex li fissò a bocca aperta. “Dovrete rimanere così? Stai scherzando! Ti ho già fissato uno smoking per il mio matrimonio della tua taglia normale, sono passata al negozio proprio stamattina!”

 

Ron fece ribattere acidamente ma Hermione gli posò una mano sul braccio e mandò un’occhiataccia alla figlia cercando di non farsi vedere dal marito. “Sono sicura che non sarà un problema ristringere la taglia.

 

Ma non voglio che papà mi porti all’altare in questo stato!”

 

Lui allargò le braccia. “Puoi sempre rimandare il matrimonio.” Disse quasi speranzoso.

 

Alex parve presa contropiede, dopo qualche secondo disse. “Non sarà poi così tragico, ci vorrà solo un minuto per arrivare fino all’altare.

 

Micheal si passò una mano sulla faccia. “Io vado. Per fortuna sono in servizio oggi. Ci vediamo a casa.”

 

Hermione annuì. “Dovremmo andare tutti a casa.”

 

“Sì è meglio.” Sospirò Ron. “Non oso immaginare cosa stiano combinando quei tre da soli. Lascia solo che passi dal laboratorio e ce ne andiamo.”

 

**

 

 

Era appena passata l’ora di pranzo quando Ginny rincasò e trovò Sarah in cucina con il piatto vuoto e lo sguardo perso. Le rivolse un’occhiata perplessa alzando un sopracciglio chiaro e si avvicinò per lasciare la roba da lavoro su una sedia. Sarah sobbalzò voltandosi di scattò verso di lei e arrossì.

 

“Oh, non ti avevo sentito arrivare.”

 

Ginny la guardò di nuovo in modo strano. “Si può sapere che stavi facendo? Hai già pranzato?”

 

Sarah sbatté le palpebre un paio di volte e mandò un’occhiata al piatto sotto di lei. “Oh.” Disse. Poi alzò di nuovo la testa verso sua madre. “No, io… devo essermi incantata e ho dimenticato di mangiare.

 

Ginny fece del suo meglio per trattenere una risata. “Si può sapere a cosa stavi pensando?” Sarah arrossì sulle guance e Ginny sorrise. “Ah, adesso capisco…”

 

“Non si è ancora fatto vedere da ieri.” Fece lei sospirando.

 

“Non ti crucciare.” Disse Ginny cominciando a tirare fuori qualcosa da mettere sotto i denti. “Era di turno oggi pomeriggio e probabilmente ha passato la mattina a dormire. Sono sicura che si farà vedere in serata.”

 

Sarah annuì e si appoggiò con la guancia su una mano. “Matt ha mandato un gufo. Dice che è di turno stamani in modo da avere la sera libera per stare con May dato che lei oggi non lavora. Penso che fosse un modo carino per dire che non ci vuole tra i piedi quindi è escluso che venga a cena stasera.”

 

Ginny ridacchiò. “Va bene. Papà ha detto che è stata una mattinata abbastanza stressante e ne avranno ancora per un po’. Non ho capito bene cosa fosse successo ma ha blaterato qualcosa su zio Ron e il fatto che stesse per esplodere. Spero fosse un modo di dire.”

 

“Ora come ora non mi stupirei più di niente. Ridacchiò Sarah.

 

Improvvisamente sentirono come delle fiamme ardere e un secondo dopo la voce urgente di James chiamò a gran voce. “Zia! Zia, sei in casa? Zia!”

 

Ginny e Sarah corsero subito in salotto dove James teneva disperato per mano C.j. che cercava di stare in posizione eretta ma si teneva una mano sul pancione con una smorfia di dolore. James era più pallido che mai, si poteva vedere da lontano che stava sudando freddo. Sembrò rinsavire leggermente quando le vide e respirò profondamente.

 

“Zia, c’è qualcosa che non va.”

 

Ginny corse subito al fianco di C.j. aiutandola a camminare. “Santo cielo.” La aiutò a stendersi sul divano e le scostò i capelli dalla fronte sudata. “Tesoro, cosa ti senti?”

 

C.j. respirò profondamente. “Sto bene, non è niente. Solo qualche dolore nel basso ventre.”

 

“Sentito!” Urlò disperato James rivolgendosi a Ginny. “Sta per partorire! Lo sapevo che qualcosa sarebbe andato storto, lo sapevo! Ti avevo detto di smettere di lavorare!”

 

C.j. roteò gli occhi e Ginny sospirò. “D’accordo adesso calmati James. C.j. non sta per partorire, è troppo presto e in ogni caso questi non sono dolori da doglie. Non hai contrazioni, vero?”

 

“No.” Prese un respiro lei. “Mi sento solo affaticata e il dolore non se ne va. Ho detto a James che probabilmente non è niente ma non ha voluto ascoltarmi. A casa sua non c’era nessuno…”

 

“Avete fatto bene a venire qui.” La interruppe Sarah con un sorriso. “Infondo mamma fa il curatore.”

 

Ginny le sorrise cercando di rilassarla. “Ci vorrebbero degli strumenti per dirlo con certezza ma credo che il tuo bambino si stia solo spostando. Solo che gli manca spazio per muoversi liberamente. Come dire, comincia a stare un po’ stretto là dentro.

 

James sbatté un paio di volte le palpebre. “Davvero? Davvero non è niente di grave?”

 

Ginny scosse la testa. “No. Se fosse qualcosa di grave ce ne saremmo accorte.”

 

“Te l’avevo detto.” Fece C.j. stancamente. “Zuccone.”

 

“Beh, scusa tanto se mi preoccupo per te e la mia prole.” Fece lui offeso incrociando le braccia al petto.

 

Sarah ridacchiò guardando il cugino e si rivolse di nuovo a C.j. “Quando scade il tempo?”

 

“Metà marzo.” Disse lei continuando a respirare profondamente. “James continua a sperare che nasca lo stesso giorno che è nato lui.

 

“Ancora due mesi e mezzo.” Sospirò James scotendo la testa.

 

“Hai resistito per sei mesi, cosa ti costa aspettarne altri due?”

 

James guardò male C.j.Ad essere precisi ho resistito meno di cinque mesi, dato che tu non mi hai detto che eri incinta. E poi all’inizio non si vedeva, ma adesso in quel pancione deve per forza esserci un bambino.

 

Ginny rise. “C’era anche prima, anche quando non si vedeva.

 

“Lo so.” Scrollò le spalle James. “Ma prima ci si faceva meno caso.”

 

“E zia Hermione, invece?” Chiese di nuovo Sarah.

 

James fece una smorfia. “Aprile. Non posso credere che il mio primo figlio sarà più grande del mio ultimo fratello. Sperando che sia l’ultimo, stavolta.”

 

“Sono sicura che dopo questo smetteranno.” Disse Ginny incoraggiante.

 

James alzò un sopracciglio. “Hai detto così anche dopo Simon.”

 

“Credo che tua madre non si ricordi esattamente cosa significa ‘dolore del parto’. Sono sicura che dopo che l’avrà provato di nuovo vieterà a tuo padre di avvicinarla.

 

Tutti risero e James si sedette sul bordo del divano sospirando. “Non che in passato questo l’abbia scoraggiata.

 

Hermione non è più una ragazzina.” I ragazzi guardarono Ginny scetticamente. “Beh, non in senso lato.”

 

James sospirò di nuovo. “Beh, speriamo almeno che riescano a combinare qualcosa stamattina con quel druido.

 

“Druido?!” Si voltarono basite Sarah e Ginny.

 

“Hanno preso un druido?” Chiese di nuovo Ginny.

 

James annuì. “Me l’ha detto Micheal stamattina. Lui e mamma sono andati in ufficio da papà, per questo a casa non c’è nessuno. Cioè, ci sono Simon, Sophia e Ben ma non mi sembravano i più adatti per aiutare C.j. in queste condizioni.”

 

C.j. annuì. “Spero tanto che i tuoi genitori riescano a tornare come prima.

 

“Sarebbe fantastico!” Batté insieme le mani Ginny. Guardò C.j. con aria preoccupata. “Sei sicura di star bene?”

 

Lei annuì. “Sì.” Fece con una piccola smorfia di dolore. “Solo che questo Weasley non vuole stare un attimo fermo.

 

“Io non mi sono mosso!” Fece perplesso James.

 

C.j. roteò gli occhi e si posò una mano sul pancione. “Non stavo parlando di te.”

 

Micheal era in ufficio da papà stamattina?” Fece improvvisamente Sarah interrompendoli. “Sei sicuro?”

 

James alzò un sopracciglio e mandò uno sguardo strano verso Ginny prima di portare di nuovo gli occhi su di lei. “Sì.”

 

Sarah fece un piccolo sorriso compiaciuto tra sé e sé. “Oh, bene.”

 

“Sono felice che non ti preoccupi che Micheal sia stato in un posto con zio Harry senza che tu fossi presente. Disse James.

 

Sarah sbiancò e si voltò verso Ginny che le sorrise rassicurante. “Sono sicura che papà non ha fatto o detto niente di inappropriato. Non davanti a Ron e Hermione, almeno.”

 

Se scopro che papà ha fatto qualcosa giuro…”

 

James rise. “Sta tranquilla, Il Commissario Potter si è arreso. Micheal non è così stupido da sprecare la generosità di quell’uomo.

 

“Già.” Ginny si rivolse di nuovo a C.j. “Per me non c’è niente che non vada in te, ma se vuoi un parere professionale passa pure da Nathan al San Mungo. O da Micheal, oggi è di turno. Loro sapranno per certo se qualcosa sta andando storto.

 

“Ammetto che la tentazione di farmi visitare da Micheal è quasi irrefrenabile, mi piacerebbe vedere la sua faccia. Rise C.j. “Ma no, sto bene. Non voglio andare fino al San Mungo.”

 

“Oh andiamo! Non mi fai mai divertire! Vedere la reazione di mio fratello sarebbe stato uno spasso!”

 

C.j. cercò di tirarsi su dal divano, Sarah e Ginny la aiutarono a sedersi. “Ci saranno altre occasioni per farmi visitare da Micheal.

 

James le prese una mano e l’aiuto a mettersi in piedi. “Grazie davvero, zia. Non sapevo più cosa fare.” Disse avviandosi verso il camino

 

“Figurati. E passa quando vuoi.” Li salutò Ginny prima di vedere le fiamme verdi che li ingoiavano. Si voltò verso Sarah e si aprì in un sorrisino. “Era James Weasley quello, vero?”

 

 

**

 

Quando sentirono le voci di Ron e Hermione al piano di sotto Simon, Ben, Sophia e Thea (che era tornata da qualche ora ormai) si erano precipitati giù dalle scale e non avevano potuto evitare di guardare con delusione i due che sospirarono nel loro corpo da adolescenti. Ron aveva spiegato tutta la storia e i ragazzi avevano cercato di incoraggiare Ron e Hermione con dei sorrisi poco riusciti.

 

“Beh, per lo meno non sembrerà strano a nessuno che avremo un bambino.

 

Hermione rise scotendo la testa. “Mi fa piacere che tu riesca a vedere il lato positivo di ogni cosa, Ron.”

 

Sophia corrucciò la fronte passandosi una mano sotto al mento. “Eppure ci dev’essere qualcosa che possiamo fare. Portare avanti gli esperimenti e tutto il resto. Magari quel druido ha addosso qualche strana sostanza, potremmo provare a perquisirlo…”

 

“Tu non hai idea di cosa ci sia sotto al mantello che portano i druidi, vero?” Chiese Ron con un sorriso un po’ amaro per l’innocenza della ragazza. Sophia lo guardò confusa e scosse la testa. “Buon per te.”

 

Thea rabbrividì. “Perché ho come l’impressione che non ci sia niente di carino sotto a quel mantello?”

 

Diciamo che i Dissennatori a confronto sembrano delle fatine.”

 

E’ per questo che sono stati emarginati?” Chiese Simon stupito, rileggendosi nella mente tutti i libri che aveva consultato a scuola. “Per il loro aspetto. Sono così diversi, è probabilmente anche un po’ ripugnanti, che i maghi li hanno emarginati e probabilmente per questo hanno sviluppato una magia tutta loro. Noi abbiamo emarginato loro e loro hanno emarginato noi.

 

Hermione annuì. “Hanno reso impenetrabile la loro cultura e tradizione. Per questo non sappiamo quasi nulla di loro.

 

“E per questo sono altrettanto pericolosi. Concluse Ron.

 

Sophia li guardò a bocca aperta. “Ma ci dev’essere un modo per capire come… se loro sono riusciti a fare magie con delle formule, ci possiamo arrivare anche noi! Certo, un incantesimo non si inventa da un giorno ad un altro ma…”

 

“C’è un altro semplice motivo per cui i druidi sono stati emarginati.” Alzò un dito Ron. “Paura.”

 

Simon fece una smorfia perplessa. “Ma tu come le sai tutte queste cose?”

 

“Già.” Fece Ben tirando su col naso. “Quella intelligente è mamma.”

 

Ron incrociò le braccia al petto e li guardò male. “Oh beh, grazie mille. Non è questione di essere intelligenti, è che io, a differenza di tua madre, sono un purosangue. Ci tramandiamo queste leggende da generazioni e nonna Molly non è certo una che tiene a freno la lingua. Sono sicuro che tutti nella mia famiglia conoscono questa storia.

 

Thea fece un cenno verso i fratelli come per scacciare una mosca. “Su zitti! Fatelo continuare.”

 

Ron annuì e riprese. “E’ anche per paura che sono stati emarginati. Esattamente come è successo per i goblin. Sono creature molto più potenti di semplici maghi. I goblin non hanno bisogno di bacchette di fare magie, e neanche i druidi. Mentre i goblin posseggono poteri che sono dentro ai loro stessi corpi, i druidi hanno dovuto ingegnarsi. I druidi utilizzano altre forme di magia anziché la bacchetta, come polveri o riti che richiedono anche giorni a volte.

 

“Tutto questo è assurdo!” Fece Sophia shockata. “Sembra un film di fantascienza.”

 

Ben sbadigliò. “Io sto morendo dal sonno. Se dobbiamo star qui a far teorie io me ne vado a letto.”

 

Hermione annuì amorevolmente. “Sì, andate che è tardi. Siamo rimasti in ufficio quasi tutto il giorno e non ci siamo resi conto che il tempo passava.

 

“Oh.” Disse improvvisamente Thea. “Mi sono appena ricordata! James è venuto qui prima, C.j. stava male e cercava qualcuno che potesse darle una mano. E’ entrato dicendo ‘sta partorendo! Sta partorendo!’ e quando ha saputo che non eravate ancora rientrati è sbiancato e si è smaterializzato di nuovo.

 

Ron e Hermione sbarrarono gli occhi, Hermione si portò una mano alla bocca. “Oh mio Dio! Sta bene adesso? Non ha partorito sul serio, vero?”

 

“No. Ha mandato un gufo un’ora dopo, ha detto che è corso a casa di zia Ginny ma non era niente di cui preoccuparsi. Probabilmente il bambino si stava solo spostando.

 

“Oh, capisco.” Fece Hermione esperta. “Sì, può dare un po’ fastidio a volte.”

 

“Un po’?” Disse Ron alzando un sopracciglio. “Mi hai fatto prendere almeno una ventina di attacchi di panico quando eri incinta di Simon.”

 

Lei rise. “E’ vero. Non stava un attimo fermo.”

 

Simon arrossì sulle orecchie e mandò un’occhiata imbarazzata a Sophia. “Sì, potremmo anche evitare di parlare di questo. Grazie.”

 

Hermione sorrise. “Va bene, adesso tutti a letto. Sophia, sentiti libera di rimanere, puoi dormire in camera di Alex.”

 

“Già, figuriamoci se torna a dormire a casa sua. Fece acido Ron incrociando le braccia al petto e imbronciandosi come un bambino.

 

I ragazzi cominciarono a salire le scale augurando la buonanotte mentre Hermione roteava gli occhi e si voltava verso Ron con aria paziente. “Oh andiamo, fattene una ragione adesso! Si sposa tra due mesi!”

 

E non sto esattamente scoppiando di gioia all’idea!”

 

“Sono sicura che neanche i miei genitori stavano scoppiando di gioia quando gli abbiamo detto la prima volta che ero incinta! E neanche i tuoi! Tua madre voleva ucciderti!”

 

Ron arrossì. “E questo che c’entra con Alex che non torna a casa a dormire?”

 

Hermione sospirò. “Lascia perdere Ron.”

 

Hermione salì le scale e Ron la rincorse. “No, seriamente. Non reggeva il paragone, e poi era tutta una situazione diversa e…”

 

Si bloccò di scatto spalancando gli occhi terrorizzato. Hermione seguì il suo sguardo verso il fondo del corridoio e impallidì anche lei. Facendosi avanti, Ron fece in modo che Hermione fosse protetta alle sue spalle e marciò contro la figura incappucciata alla fine del corridoio, immobile come una statua. Un druido.

 

“Tu!” Urlò Ron. “Esci subito da casa mia! Non ti permetto di mettere piede in questa casa e ti conviene non sfidarmi! Prenditela pure con me ma se tocchi la mia famiglia giuro che io…”

 

Hermione lo seguì spaventata che volesse fare qualcosa di stupido. “Ron!”

 

La figura scura non si mosse per un po’, poi così in fretta che non riuscirono neanche a capire come fosse successo quello estrasse qualcosa dalla tasca e la gettò contro di loro esplodendo in una nuvola rossa e densa di fumo. Ron cercò di mandar via il fumo, quasi rabbiosamente, per poter vedere dov’era finito il druido.

 

Dove diavolo sei! Vieni fuori! Se ti prendo…”

 

Ron.”

 

Ron gelò sul posto. Quella voce, così strana ma allo stesso tempo così familiare. La voce di Hermione. La voce di Hermione era venuta fuori più bassa e profonda di come si era abituato a sentire negli ultimi mesi.

 

Si voltò di scatto verso di lei e quasi non gli mancò il fiato. Hermione ricambiò lo sguardo stando ferma lì, con i capelli mossi che gli ricadevano sulle spalle e tutte le curve al punto giusto, una mano sul pancione e, cosa più importante, con le sembianze di una donna di quarantacinque anni.

 

Ma cosa…” Ron si accorse improvvisamente che la sua voce era tornata grave e non aveva più quella fastidiosissima vocina da adolescente. Si diede una rapida occhiata e notò con stupore che era tornato ad avere il suo corpo. Alzò gli occhi e Hermione gli rivolse un sorriso luminoso prima di correre verso di lui e abbracciarlo forte.

 

“Mi sei mancato tanto.” Rise lei accarezzandogli la nuca, poi le guance ispide di barba, gli zigomi con qualche ruga in più e i capelli adesso corti. Lo baciò ancora ridendo e quasi con le lacrime agli occhi.

 

Anche tu mi sei mancata, Granger.” Sussurrò lui quando si staccarono.

 

**

 

 

Oooooooki! Ce l’abbiamo fatta anche stavolta e non con poca fatica XDDD

I’m very sorry ma come sapete anche voi mancano solo due settimane alla fine della scuola e ci stanno facendo sudare sette camicie. Non se ne può più!

 

Comunque, come avrete capito adesso siamo agli sgoccioli sul serio. Mancano solo un capitolo e l’epilogone finale (che emozione!!!) e poi ciau ciau NTE… oddio mi viene da piangere!

 

Naturalmente ho letto tutti, tutti, tutti i vostri commenti e come sempre vorrei rispondere a tutti, tutti, tutti ma non ho proprio il tempo. Prometto solennemente di rispondere nel prossimo capitolo, ve lo devo!

 

Per maggiori informazioni si consiglia di visitare il blog http://cid-d176360165c7198a.spaces.live.com/ XD

 

Mi spiace davvero di aver sprecato così poche parole, spero di rimediare la prossima volta.

Un bacio, zia

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Whole ***


“Ron

                          GROWN YOUNG

 

                                                         17. Whole

 

 

Well you showed me
How it feels
To feel the sky
Within my reach
And I always
Will remember all
The strength you
Gave to me
Your love made me
Make it through
Oh, I owe so much to you
You were right there for me                There you’ll be- Faith Hill

 

 

 

“Ron! Datti una mossa! Non voglio arrivare tardi!”

 

Urlò Hermione verso il piano di sopra sorridendo tra sé mentre cercava di fare il nodo alla cravatta di Ben che non stava fermo un secondo e sbuffava impaziente. Lui la fissò scocciato e si passò una mano tra i capelli cercando di spettinarsi il più possibile e non sembrare un figlio di papà.

 

“Non capisco perché devo venire anche io.”

 

Hermione alzò gli occhi al cielo. “Benjamin, è il matrimonio di tua sorella.”

 

“Lo so,” fece lui scrollando le spalle. “Ma mica devo portarla io all’altare. Non posso semplicemente venire al ricevimento? Avrò tempo per partecipare alle cerimonie, ho altri quattro fratelli che si sposeranno prima di me.”

 

“Ci hai provato.” Ridacchiò Ron scendendo giù dalle scale, vestito di tutto punto. Si accostò ad Hermione e le baciò la fronte. “Quello che io non capisco è perché non abbiano potuto sposarsi nel nostro giardino come avevo suggerito.”

 

Hermione gli sistemò il colletto della camicia. “Non te la prendere. Nessuno può dire di no a tua madre. E poi sposarsi alla Tana è diventata un po’ una tradizione.”

 

“Beh, io e te non ci siamo sposati alla Tana.” Fece lui mettendo il broncio. “Neanche una volta.”

 

Ben si allentò il nodo alla cravatta che Hermione aveva faticosamente allacciato. “Posso andare adesso?”

 

Ron e Hermione si guardarono. “Dove?” Chiesero stupidamente.

 

“Alla Tana.”

 

“Oh.” Hermione annuì. “Sì, certo. Sai dove sono finiti Micheal e Simon?”

 

Ben alzò gli occhi al cielo. “Certo che lo so. So sempre tutto di tutti qua dentro. Micheal è andato alla Tana, ha detto di volersi accertare che Alex fosse perfetta ma abbiamo capito tutti che voleva solo vedere Sarah. Simon è andato a prendere la professoressa Willand…”

 

“Puoi anche chiamarla Sophia.” Interruppe Ron con un sorriso.

 

“… a casa sua prima di venire al matrimonio.” Continuò senza dar segno di aver sentito. “E se vi interessa James è in veranda con C.j. mentre Thea…”

 

“Mamma!”

 

“Questa la so.” Disse improvvisamente Ron dopo l’urlo proveniente dal piano di sopra. “Thea è in piena crisi isterica.”

 

Thea si affacciò in quel momento in cima alle scale vestita di azzurro e i capelli tutti sfatti che cadevano sulle spalle. “Mamma!” Frignò. “Non riesco a sistemare i capelli! Alex mi uccide se non ho i capelli a posto!”

 

Hermione sospirò pazientemente e si voltò verso Ron con mezzo sorriso. “Vado a vedere cosa posso fare. Tu va a vedere se James e C.j. sono pronti. Ci metto un minuto.”

 

Ron annuì guardandola salire su per le scale. Si voltò verso Ben che stava lottando contro la cravatta e rise appena. “D’accordo che non ci vuoi venire al matrimonio, ma cercare di strozzarsi non è una soluzione.”

 

Ben roteò gli occhi e girò i tacchi andandosene senza dire niente.

 

Ron rise di nuovo e si diresse verso la veranda dove Ben aveva detto si trovavano James e C.j. . Non riuscì a trattenere un sorriso quando li trovò seduti sul dondolo, C.j. appoggiata contro lo schienale, chiusa in un vestito morbido per assecondare le sue forme, e James con l’orecchio ormai incollato al pancione.

 

Si avvicinò alzando una mano in cenno di saluto. “Ehi ragazzi.” Mandò un’occhiata divertita a James. “C.j. , ma che diavolo gli hai fatto?”

 

Lei sospirò stancamente con un sorriso. “Ormai non riesco più a togliermelo di dosso. Quando questo bambino uscirà da qui non lo chiamerà papà, lo chiamerà avvoltoio.”

 

“Sssh!” Li zittì James. “Si sta muovendo!”

 

Ron scosse la testa e mandò un’occhiata alle sue spalle verso casa. “Mi spiace interrompere ma credo che dovremmo andare. Hermione sta cercando di mettere a posto i capelli di Thea, ci conviene andare avanti.”

 

James sbuffò ma si alzò in piedi aiutando C.j. “Se aspettiamo Thea non arriveremo più.”

 

C.j. sorrise. “Va bene, andiamo. Aspettatemi qui, vado a prendere la borsa.”

 

Ron e James annuirono guardandola mentre si muoveva con un po’ di difficoltà dentro la casa. James corrucciò la fronte quando la vide fermarsi all’improvviso e voltarsi verso di loro con la bocca semiaperta. Fece un passo avanti, incerto.

 

“Cate…?”

 

“James, abbiamo un problema. O mi sono appena fatta la pipì addosso a ventisette anni,” Deglutì. “O…”

 

“Oh, cazzo!”

 

“Esatto.” Fece lei annuendo.

 

Ron spalancò gli occhi mentre James sbiancò parecchio. “Ben!” Chiamò subito Ron.

 

Ben venne in veranda con una faccia annoiata. “Cosa?”

 

Ron lo fissò serio. “Vai subito a chiamare tua madre e dille di scendere. Adesso!”

 

James intanto aveva raggiunto C.j. , che aveva cominciato ad avere le prime contrazioni e gemeva dal dolore, e le passò un braccio attorno ai fianchi aiutandola a stare in piedi. “Papà! Papà adesso che facciamo? Cosa devo fare? Chi devo chiamare? Dove devo andare? …”

 

“Datti una calmata, James!” Inspirò profondamente Ron. Li raggiunse in due passi e prese l’altro fianco di C.j. “Aiutami a farla sedere sul dondolo.”

 

I passi urgenti di Hermione e Thea si udirono anche dalla veranda, qualche secondo dopo le due donne comparvero sulla soglia. Thea trattenne il fiato e Hermione si catapultò al fianco di C.j. e le sorrise prendendole una mano.

 

“Sembra che qualcuno stia per avere un bambino.” Disse incoraggiante.

 

C.j. respirò con la bocca buttando fuori l’aria a intervalli regolari. “Per come sta spingendo sembra che stia per avere un muflone!”

 

James fissò sua madre nel panico. “Ti pare il momento di stare a conversare?! Dobbiamo andare al S. Mungo! Sta partorendo!”

 

Hermione sospirò e si voltò verso di lui gentilmente. “James, c’è ancora tempo. I bambini non si sparano fuori come palle di cannone.”

 

Ron posò una mano sulla spalla di Hermione. “D’accordo che c’è tempo, ma dobbiamo andare. Le si sono rotte le acque.”

 

“Oh!” Scattò in piedi Hermione. “Potevi dirlo subito!” Si voltò verso Thea che era rimasta come paralizzata sulla soglia della veranda. “Thea, corri alla Tana con Ben e avverti tutti che siamo al S.Mungo. C’è una passaporta in cucina, si attiverà tra dieci minuti.”

 

Thea annuì e volò dentro casa.

 

C.j. continuò a respirare con la bocca mentre James la aiutava ad alzarsi e entrava dentro casa a passo spedito. Ron si mosse per seguirli e Hermione subito dopo di lui.

 

“Ah!”

 

Ron si ghiacciò sul posto. Si voltò molto lentamente verso Hermione.

 

“Che cos’era quel ‘ah!’, Hermione?”

 

Hermione cercò di sorridere nonostante sembrasse a disagio. Fece come per scacciare una mosca e scosse la testa. “Niente, ho solo ricordato una cosa.”

 

Ron alzò un sopracciglio e cominciò a scuotere lentamente la testa. “No. Hermione, no! La riconosco quella faccia, l’ho già vista sei volte in tutta la mia vita. Ti proibisco di simpatizzare con C.j. in questo momento!”

 

Hermione fece una piccola smorfia di dolore piegandosi appena su un fianco. “Non è niente, non sto simpatizzando. Ho solo mangiato pesante.”

 

“Non ricordavo che avessi mangiato un bambino di recente.” Fece Ron con tono ironico.

 

James tornò nella veranda con la faccia verdognola, C.j. si era aggrappata alla sua giacca e si mordeva furiosamente un labbro. “Si può sapere che state facendo?!” Urlò disperato. “Datevi una mossa!”

 

Ron sospirò e si voltò verso di loro. “Tua madre sta per avere il bambino.”

 

James e C.j. si scambiarono uno sguardo di pieno panico prima di guardarli di nuovo.

 

Che cosa?!

 

 

**

 

Ben e Thea stavano correndo a perdifiato per le colline vicino alla Tana. Erano stati costretti a prendere una passaporta, Alex voleva essere sicura che non ci fossero intrusi e solo per quel giorno aveva fatto chiudere il collegamento con il camino della Tana, consegnando agli invitati una passaporta per arrivare al matrimonio.

 

Ben era più avanti, non si curava che gli si potesse strappare il vestito o che si potesse spettinare. Thea invece aveva qualche difficoltà a correre sui tacchi.

 

“Andiamo Thea, muoviti! Sei una lumaca!”

 

Proprio mentre si era voltato per urlare contro a sua sorella Ben andò a sbattere contro qualcuno rimbalzando indietro di qualche passo. Scosse la testa un po’ intontito. Alzò gli occhi e incontrò il viso stupito di Micheal che lo fissava con divertimento.

 

“Si può sapere dove stai correndo?” Chiese quasi con una risata nella voce.

 

Ben prese fiato. “Dobbiamo andare da Alex. Subito.”

 

Micheal corrucciò la fronte. “Dubito che ti faccia entrare nella sua stanza, da quando sono arrivato ha fatto entrare solo nonna Molly e zia Ginny. Che ci devi andare a fare da Alex? Credevo che non volessi neanche venire.”

 

Thea li raggiunse piegandosi su un fianco per riprendere fiato, i capelli erano diventati un disastro e il vestito si era strappato sul fondo della gonna. “Papà e mamma sono all’ospedale.” Disse senza fiato.

 

Micheal spalancò la bocca. “Che cosa?!

 

I due annuirono. “Sono con C.j. e James. A C.j. si sono rotte le acque a casa nostra.” Puntualizzò Ben.

 

Oltre alla bocca Micheal spalancò anche gli occhi. “C.j. è in travaglio?!” Ben stava per chiedergli cosa significasse ma rimase zitto quando lo vide passarsi esasperato una mano tra i capelli. “D’accordo, io vado in ospedale. Chiederò al capo se possono farmi entrare in Sala Operatoria, io e C.j. non siamo ancora legalmente parenti e non dovrebbero farmi problemi. Voi correte alla Tana e dite tutto ad Alex.”

 

Thea lo fissò allucinata. “Dobbiamo ancora correre? Io non ce la faccio più!”

 

Ben fece una smorfia. “Mi vergogno di essere tuo fratello il più delle volte, sai?”

 

Micheal alzò gli occhi al cielo e li spinse verso la Tana che si vedeva in lontananza a qualche metro da loro. “Veloci! Ci vediamo dopo!” E si smaterializzò dal nulla.

 

Ben fissò sconsolato il punto dov’era scomparso. “Hai notato che i compiti più ingrati spettano sempre a noi?”

 

Thea prese un respiro profondo e chiuse gli occhi. “Chiudi il becco e corri, Ben.”

 

 

 

**

 

 

C.j. cacciò un altro urlo quando entrarono al S. Mungo, aveva la fronte ormai imperlata di sudore e Ron e James erano costretti a sostenerla per farla camminare. Le cose stavano andando più velocemente del previsto.

 

“Non preoccuparti, andrà tutto benissimo.” Disse rassicurante Hermione camminando più svelta che poteva con una mano sul pancione.

 

C.j. gettò la testa indietro disperata. “Non mi sembra che stia andando tutto bene!”

 

“Che vuol dire che non ti sembra che stia andando tutto bene?” Chiese disperato James.

 

“Un bambino sta per uscire dal mio utero! E io sinceramente non ci vedo niente di positivo in tutto questo!”

 

Insieme si avvicinarono al bancone informazioni al centro della grande sala. L’ospedale era stracolmo di maghi e streghe e tutti sembravano andare di corsa. Ron si assicurò che James riuscisse a tenere su C.j. da solo e si rivolse alla curatrice che stava dall’altra parte della scrivania col capo chino su un foglio.

 

“Salve, scusi il disturbo ma la ragazza di mio figlio…”

 

La signorina alzò la testa con fare distratto ma focalizzò la sua attenzione su Ron con un’espressione stupita e si aprì in un sorriso. “Signor Weasley! E’ proprio lei?” Disse sorpresa. “E’ da parecchio tempo che non la vedo da queste parti!”

 

Ron le sorrise di rimando. “Oh, Verena! Speravo proprio che ci fossi tu, adesso so che siamo in buone mani.”

 

Hermione fece capolino da dietro le spalle di Ron, anche lei con un bel sorriso gentile. “Mi fa tanto piacere vedere che sei di turno oggi, Verena. Non sai quanto! Eric come sta?”

 

“Hermione!” Squittì. “Oh, Eric sta bene. E’ stato promosso giusto una settimana fa.” Fece lei annuendo. “Ma cosa ci fate voi qui? No, aspettate, non ditemelo! Non ditemi che siete qui per il solito motivo!”

 

Hermione rise e mostrò il suo pancione gonfio e Ron scrollò le spalle con un sorriso. “Sai come si dice, il lupo perde il pelo…”

 

“Scusate!” Arrivò la voce disperata di James alle loro spalle, Ron e Hermione si voltarono. “Mi spiace interrompere la vostra animata conversazione ma avremmo bisogno di aiuto qui!”

 

“Oh sì.” Ron si voltò in fretta verso la curatrice. “Hermione ha pensato bene di farsi venire le doglie proprio mentre a mia nuora si sono rotte le acque. Potresti avvertire i medimaghi e dirci in quale stanza portarla?”

 

Hermione intanto aveva preso una sedia a rotelle e vi ci aveva fatto sedere C.j. che continuava a lamentarsi. Verena annuì e indicò in fondo al corridoio mentre si allontanava per andare a chiamare qualcuno. “Meglio se la porti nella stanza 121 al reparto B.” Alzò un sopracciglio preoccupata. “Hermione, non credi che sia meglio farla portare a qualcun altro la sedia?”

 

Hermione fece cenno come per scacciare una mosca. “E’ tutto ok, le mie contrazioni sono ancora brevi e con una distanza di dieci minuti. C’è ancora tempo.”

 

C.j. alzò la testa speranzosa e la fissò negli occhi. “Ci vorrà poco, vero?”

 

“No, tesoro.” Hermione la guardò con un sorriso impietosito. “Non la prima volta. Mi dispiace.”

 

La faccia di C.j. perse colore.

 

“Non preoccuparti! Si sono già rotte le acque, è un buon segno. Vuol dire che il travaglio non sarà lungo e sembra che le cose stiano andando veloci…”

 

Come se stessero andando ad una scampagnata comincio a spingerla lungo il corridoio continuando a discorrere come nulla fosse. James boccheggiò e si voltò senza parole verso Ron che sospirò scotendo la testa. “Mai che si dia una calmata, anche in situazioni come queste. D’accordo che sa esattamente a cosa sta andando incontro, però…”

 

James emise un verso strano. “Ma come diavolo fai a essere così calmo?!”

 

Ron alzò un sopracciglio. “Scherzi vero? Ci sono già passato sei volte… beh, cinque a dire il vero… so esattamente passaggio per passaggio tutto quello che sta per succedere e tutto quello che devo fare. Perché dovrei agitarmi?”

 

James mandò un altro sguardo alle due donne, che si allontanavano sempre di più, e di nuovo verso Ron. “E chi diavolo era quella Verena?”

 

“Oh, lei.” Rise Ron. “Ha aiutato a far nascere quattro dei tuoi fratelli. Con oggi cinque.”

 

Hermione si voltò indietro fermandosi un attimo. “Ron!” Urlò per farsi sentire. “Datti una mossa, ci vorranno solo due ore prima che questo bambino esca fuori e mi piacerebbe che tu fossi lì con me!”

 

Ron allargò le braccia. “Sto arrivando! Per la miseria, Hermione, pensa a C.j. adesso, io e te sappiamo esattamente cosa dobbiamo fare.”

 

Si incamminò verso le due donne a passo sostenuto lasciando indietro James bianco come un cencio e con gli occhi fuori dalle orbite. James alzò gli occhi al cielo, congiunse lentamente le mani e sospirò.

 

“Ti prego, dammi la forza.”

 

 

 

**

 

 

 

Alex si stirò il vestito mirandosi davanti allo specchio. Prese un respiro profondo. Non era mai stato tanto nervosa in vita sua. Si mise di profilo cercando di guardarsi con la coda dell’occhio, stava controllando ogni centimetro della sua persona perché dovesse essere assolutamente perfetta. Era il suo matrimonio, tutto doveva essere perfetto.

 

“Ehi, come va?”

 

Alex rilasciò un sospiro e si voltò verso Ginny che la fissava con un gran sorriso mentre si richiudeva la porta alle spalle. Erano nella vecchia camera di Ginny e lei sorrise guardando ancora dei vecchi poster appesi alle pareti.

 

Alex fece mezzo sorriso. “Nervosa. Molto nervosa.”

 

“Sei davvero bella, Alex.” Ginny si sedette sul bordo del letto. “L’ultima volta che ho indossato un vestito del genere ti tenevo solo su una mano. Eri così piccola, con quegli occhioni azzurri che sembravano due diamanti in quella faccetta paffuta.”

 

Lei rise e scosse la testa, i suoi capelli non si mossero neanche tanto era costruita la sua acconciatura. “Per favore zia, ci saranno già mamma e papà a dire questo tipo di cose per tutto il giorno.”

 

“Già. A proposito, dove sono finiti?”

 

Alex la fissò nel panico. “Mamma e papà non sono qui?!”

 

Qualcuno bussò alla porta, Ginny e Alex si voltarono. Thea fece capolino con una faccia biancastra che impaurì non poco le due donne, entrò velocemente nella stanza con Ben a seguito e prese un respiro profondo prima di scuotere la testa mortificata.

 

“Devo dirti una cosa che non ti piacerà per niente.”

 

Alex esitò con la bocca semiaperta, fece un minuscolo passo avanti smarrita. “Cosa…” La squadrò da capo a piedi. “Non penserai di venire all’altare in quel modo, vero? Ti avevo detto che i capelli…”

 

“Mamma e papà sono all’ospedale con James e C.j.” Buttò fuori Ben stufo.

 

Ginny schizzò in piedi con una mano sulla bocca. “Oh mio Dio! Si è fatto male qualcuno? E’ grave? Santo Cielo, proprio oggi che né io né Nathan e Micheal siamo di turno!”

 

“Micheal è andato in ospedale cinque minuti fa. E’ corso via appena l’ha saputo.” Disse di nuovo Ben.

 

“Allora è grave per davvero!” La voce di Ginny si era alzata di almeno un’ottava.

 

“No, no.” Thea sospirò pesantemente e si rivolse ad Alex. “Mi dispiace rovinare il tuo grande giorno, ma C.j. sta per avere tuo nipote.”

 

Alex spalancò la bocca. “Sta…” disse flebilmente. “Sta per partorire?”

 

Thea e Ben annuirono.

 

Alex rimase un minuto ferma, poi con uno scatto improvviso cominciò a rincalzare l’orlo della gonna per poterla tenere su con le mani e si catapultò fuori dalla stanza, i suoi tacchi risuonarono sulle scale. Ginny e Thea si scambiarono uno sguardo allarmato e la seguirono.

 

Al piano di sotto Alex attraversò di corsa il salotto sotto lo sguardo perplesso di alcuni invitati, che si sgranchivano le gambe prima della cerimonia, mentre Ginny lanciava sorrisi di scusa a destra e manca seguendo la sposina.

 

Molly Weasley soffocò quasi quando se la ritrovò davanti ma prima che potesse aprire bocca Alex chiese in fretta. “Dov’è Jonathan?”

 

Lei cercò lo sguardo di Ginny, che le fece cenno di dirglielo, e più confusa che mai rispose tremolante. “Nella stanza di Ron… ma non credo che…”

 

Senza dare tempo alla signora Weasley, Alex ripartì in quarta. Tenendo alzata la gonna si precipitò su per le scale, con qualche difficoltà per via dei tacchi, e salì in fretta i gradini fino ad arrivare all’ultimo piano. Bussò con forza alla porta e dopo qualche secondo Harry venne ad aprirle.

 

Spalancò gli occhi verdi. “Alex?! …”

 

“Devo parlare con Jonathan!” Fece lei senza fiato. Ginny e Thea arrivarono in quel momento. “Fammi entrare!”

 

La voce di Jonathan arrivò da dentro la stanza. “Alex, che succede? Non avevi detto che porta sfortuna che ti veda prima del matrimonio?”

 

Alex scansò Harry da una parte e irruppe nella stanza. Jonathan, che stava davanti allo specchio sistemandosi la cravatta,  sbarrò gli occhi e si voltò verso di lei spaesato. Alex prese un respiro profondo.

 

“Non possiamo sposarci.”

 

Jonathan la fissò un po’ stupidito pensando di non aver capito bene. “Prego?”

 

Harry corrucciò la fornte. “Alex, ma che diavolo…”

 

“C.j. sta per avere il bambino.” Tagliò corto lei senza staccare lo sguardo da Jonathan. “Lo so che avevamo preparato tutto ma dobbiamo andare all’ospedale. Adesso.” La sua voce era quasi implorante.

 

“C.j. sta per avere il bambino?!” Alex annuì e lui sospirò sollevato. “Cavolo, per un attimo ho pensato di essere io il problema.”

 

“Alex, non essere sciocca!” Disse Thea all’improvviso. “Di sotto ci sono più di duecento invitati, non possiamo rimandarli a casa!”

 

Lei scrollò le spalle. “Facciamoli restare, c’è da mangiare per tutti.”

 

Jonathan rise e scosse la testa abbracciandola. “Vuoi andare al San Mungo?”

 

Alex si appoggiò con una guancia contro al suo petto e sorrise appena. “Sì. Non mi posso sposare senza papà.”

 

“Bene.” Sospirò Jonathan. “Adesso dobbiamo solo andare di sotto e dire a tutti che non se ne fa di niente…”

 

 

**

 

Ron lanciò un rapido sguardo all’orologio sulla parete. Erano passati solo quarantacinque minuti da quando erano arrivati. C.j. e Hermione erano entrambe dentro ad una stanza d’ospedale con medimaghi che le preparavano al parto. Sospirò e si voltò distrattamente verso James seduto su una panca alle sue spalle, ma si costrinse a focalizzarsi su di lui quando notò il verdognolo che aveva preso la sua faccia.

 

“Oh, James. Non sarà così male.”

 

James alzò lo sguardo misero su di lui. “Pensavo di essere pronto. Non sono pronto. Papà, non sono ancora pronto!”

 

Ron incrociò le braccia al petto e si umettò un labbro appoggiandosi alla parete dietro di lui. “James, pensi che io a diciotto anni mi sentissi pronto per fare il padre? Né io né tua madre lo eravamo, eppure ti abbiamo cresciuto e…”

 

“E guarda che razza di persona sono diventato.” Disse sconfitto abbassando la testa.

 

Ron alzò un sopracciglio. “Mi stai dicendo che non sono stato un buon padre?” James non rispose e Ron si mise più dritto guardandolo negli occhi. “Ascoltami bene, non so che razza di persona credi di essere ma ti assicuro che sei venuto su bene. Hai dei sani principi, ti preoccupi per le persone che ami… fai tanto il duro ma lo so che prima di andare a letto passavi a dare la buona notte a tutti i tuoi fratelli quando facevo il turno di notte.”

 

James scosse la testa. “Dovevo. Sono il più grande. E se mi preoccupassi davvero non avrei passato tutta la mia adolescenza a far soffrire C.j. come ho fatto.”

 

“Sei il più grande, ma nessuno ti ha mai obbligato.” Sorrise Ron. “E ognuno compie qualche piccolo sbaglio, ma alla fine anche tu ti sei ravveduto. E’ questo l’importante.”

 

“Papà!”

 

Una voce dal fondo del corridoio li riscosse. Micheal stava correndo all’impazzata verso di loro, scansò due curatrici chiedendo scusa e si avvicinò a loro senza fiato.

 

“Ho fatto prima che ho potuto.” Ansò passandosi una mano tra i capelli.

 

Ron fece una smorfia divertita guardando il suo abito da cerimonia. “Bel camice!”

 

James si illuminò e si alzò in piedi. “Ben e Thea sono alla Tana?”

 

Micheal scrollò le spalle. “Penso che a quest’ora siano già arrivati. Li ho incontrati che stavano correndo giù per la collina. Alex si è voluta assicurare che non ci fosse nessun intruso e ha fatto chiudere il camino dando a tutti una passaporta che si sarebbe attivata sulle colline vicini alla Tana. Così solo chi conosceva il luogo avrebbe saputo dove andare.”

 

Ron lo fissò preso in contropiede e sussurrò. “… Alex è una pazza sclerotica…”

 

“E tu che ci facevi sulla collina?” Chiese James.

 

Micheal arrossì e si schiarì la gola guardando altrove. “Cercavo dei fiori.” James e Ron si scambiarono un sorrisino. “Non erano per Sarah!” Disse subito.

 

James roteò gli occhi. “Certo, sicuramente erano per la prozia Muriel.”

 

“Beh, comunque penso che a quest’ora siano da Alex.”

 

“Oh ti prego, fa che non mi uccida per averle rovinato il matrimonio!”

 

Ron scosse la testa. “Tua sorella è crudele ma non fino a questo punto.”

 

Micheal interruppe bruscamente. “C.j. come sta?”

 

“L’hanno portata in una stanza per prepararla. Le si sono rotte le acque a casa nostra quindi stanno cercando di fare in fretta, i tempi si accorciano in queste situazioni. Ci vorrà ancora del tempo, temo.” Ron lanciò uno sguardo a James. “Ho chiesto ad un Medimago di venirci a chiamare quando saranno pronte.”

 

Micheal corrucciò la fronte. “Saranno?”

 

James si passò due dita sugli occhi. “Mamma ha le doglie.”

 

“Cosa?!” Micheal spostò lo sguardo da James a suo padre. “Dimmi che non è vero!”

 

“Tua madre ha sempre avuto un tempismo pessimo per le gravidanze.” Fece lui sospirando.

 

 Micheal si umettò un labbro. “D’accordo, adesso vedo cosa posso fare. Teoricamente non potrei assistere mamma, ma forse posso stare con C.j. . Chiederò al Primario se posso assistere. In che stanze sono?”

 

“121 e 122.” Disse Ron indicando il corridoio alle sue spalle. “Le hanno messe vicine apposta.”

 

Micheal annuì e fece un cenno con la mano per salutare dirigendosi verso il corridoio indicato da Ron. Non ebbe neanche bisogno di guardare il numero sulle stanze, ormai conosceva l’ospedale a memoria. Lanciò un’ultima occhiata verso suo padre e suo fratello, che si era rimesso seduto con la testa tra le mani, prima di entrare nella 121.

 

Due curatrici stavano sistemando il letto e controllavano che tutto fosse a posto attorno a C.j. mentre un medimago scrutava una cartella medica. Il volto pallido di C.j. si illuminò appena quando lo vide sulla soglia.

 

“Micheal!” Fece con voce allegra ma stanca, aveva tutta la fronte sudata.

 

Micheal si fece avanti con un bel sorriso, salutò di sfuggita il collega, e si avvicinò al letto sedendosi sul bordo stando attento a non intralciare nessuno. “Ehi, quasi-mamma. Come ti senti?”

 

Lei respirò a fondo come le era stato insegnato. “Beh, come se avessi un pallone nello stomaco che sta cercando di uscire.” Lo guardò sconsolata. “Non ce la faccio più, fa già un male tremendo! Ci vorrà ancora molto?”

 

“Beh…” Si schiarì la gola più volte diventando un po’ rosso sulle guance. “Non saprei, dovrei… dare un’occhiata… per giudicare, e non sono poi così un esperto. E James mi ucciderebbe se…”

 

“Per favore.” Lo supplicò C.j. con uno sguardo miserevole. “Per favore, Micheal, siamo quasi parenti.”

 

Micheal arrossì anche sulle orecchie e abbassò lo sguardo. Si schiarì nuovamente la gola e si alzò lentamente dal letto camminando a piccoli passi verso il fondo del letto. Alzò appena il lenzuolo appoggiato sulle gambe di C.j. e diede una veloce occhiata prima di riabbassarlo. Rimase fermo qualche secondo a riflettere.

 

“Allora?” chiese lei impaziente.

 

Lui corrucciò la fronte. “Quando hai detto che si sono rotte le acque?”

 

“A casa vostra. Non lo so, un’oretta fa forse di più.”

 

Micheal annuì. “Beh, non sembri ancora… ehm, pronta… ma forse nel giro di un’ora…”

 

C.j. affondò la testa nel cuscino. “Lo sapevo che ci sarebbe voluto tanto! Tua madre l’aveva detto!”

 

Lui sorrise. “Non abbatterti, per non aver mai avuto figli stai facendo tutto abbastanza veloce.”

 

“Non ci è mai riuscita a rimandare le cose, se deve fare qualcosa lo fa subito e in fretta.” James era appena entrato nella stanza ma era rimasto sulla soglia, in attesa.

 

C.j. gli sorrise e gli fece cenno di avvicinarsi. James andò a sedersi al suo fianco e le prese una mano.

 

“Va tutto bene?”

 

Lei annuì. “Benissimo. Sembra che tuo figlio non veda l’ora di vederti.”

 

“Mio figlio…” sussurrò.

 

“Dieci galeoni che ha i capelli rossi.” Ridacchiò lei tenendosi il pancione.

 

James cercò di fare un sorriso nonostante il terrore lo stesse mangiando. “Venti che è un maschio.”

 

Micheal sorrise e decise che era l’ora di lasciarli da soli. “Meglio che vada a vedere come sta mamma.”

 

James alzò un sopracciglio. “Come se avesse bisogno di aiuto! Potrebbe fare tutto da sola se glielo permettessimo. Papà è appena andato da lei, comunque.”

 

“Ok. Allora a dopo.” Fece Micheal con un sorrisone. “Chiederò di assisterti C.j., se per te va bene.”

 

“Sarebbe fantastico.” Rispose lei con un flebile sorriso.

 

Micheal annuì e con un cenno della mano lasciò la stanza. Si avvicinò alla 122 e sentì la voce di sua madre, allegra e divertita, che raccontava concitata una storia. Sorrise quando riuscì a capire di cosa stava parlando.

 

“… abbiamo attraversato il corridoio di casa nostra e ce lo siamo ritrovato davanti. Ron è diventato rosso di rabbia, per un attimo ho temuto che volesse ucciderlo. Poi ha mosso il mantello scuro e ci ha tirato una polvere addosso e quando siamo riusciti di nuovo a vedere qualcosa il druido era scomparso e noi eravamo tornati normali.” Concluse Hermione con un sorriso sereno.

 

Verena, la curatrice, le mandò uno sguardo impressionato mentre sistemava una flebo. “Questa sì che è una storia! Ne avrete da raccontare ai vostri nipoti!”

 

Ron rise. “Ne avremo da raccontare ai nostri figli, anche.”

 

“Beh, speriamo che sia l’ultimo.” Disse Micheal ridacchiando mentre entrava con un sorriso. Si avvicinò al letto e baciò la fronte di Hermione che gli sorride di rimando tranquilla e rilassata.

 

“Ciao tesoro. Alex si è arrabbiata molto?”

 

Micheal scosse la testa. “Non lo so, mi sono imbattuto in Ben e Thea mentre correvano alla Tana e mi sono precipitato qui. Come sta andando?”

 

Hermione represse una smorfia di dolore e si accarezzò il pancione. “Credo che ci siamo quasi. Sta spingendo un sacco. Mi ricorda tanto quando ero incinta di James.”

 

Ron si lasciò andare contro lo schienale della sedia e sospirò. “Per lo meno stavolta sei in ospedale.”

 

“C.j. come sta?” Chiese Hermione interessata.

 

“Sembra abbastanza tranquilla.” Fece Micheal scrollando le spalle. “Mi ha… mi ha fatto controllare per sapere a che punto… direi che ci siamo quasi anche per lei. E’ strano perché mi ha detto che è cominciato solo un’ora fa…”

 

Hermione annuì. “A volte può capitare. Con Ben ho fatto così in fretta che quasi non me ne sono accorta.”

 

“Sì, ma Ben è il tuo sesto figlio.” Alzò un sopracciglio Ron.

 

Micheal scrollò le spalle. “Comunque credo che sarò in Sala Parto con lei. Se il Primario me lo permette. Dovrei avere un camice pulito nel mio armadietto.”

 

“E’ molto carino da parte tua.” Disse Hermione con un sorriso.

 

“Non hai bisogno di me, vero?” Chiese Micheal. “Non è un problema se sto con C.j. mentre tu…”

 

“Non essere sciocco, Mickey. Nessun problema.” Rispose lei con un sorriso rassicurante.

 

Micheal annuì e uscì la stanza, lasciando Ron e Hermione a raccontare in modo avvincente a Verena gli ultimi mesi che avevano vissuto e tutto il caso che si era creato.

 

**

 

 

Un’ora dopo James e Ron erano di nuovo nel corridoio. Stavolta però facevano su e giù davanti a due porte, una sulla parete sinistra e l’altra sulla destra. Micheal era tornato una mezz’ora prima con il camice e una mascherina legata al collo e con un cenno della mano era entrato in una delle due stanze. James stava diventando sempre più verde, mentre Ron passeggiava solo su e giù annoiato, in attesa che qualcuno li venisse a chiamare.

 

All’improvviso Ron si fermò e strinse gli occhi per vedere meglio. Aveva visto una specie di valanga rotolare verso di loro dalla fine del corridoio. Man mano che quell’ammasso candido si avvicinava Ron riconobbe dei capelli rossi e si rese conto che era Alex che correva nel suo abito da sposa. Spalancò la bocca incredulo e le andò in contro di qualche passo.

 

“Oh papà!” Alex gli si gettò al collo appena fu più vicina. “Siamo ancora in tempo, vero?”

 

Jonathan fece capolino dietro di lei. “Abbiamo fatto più veloce che potevamo, ma abbiamo perso un sacco di tempo a spiegare agli invitati che non potevamo sposarci…”

 

“Non vi siete sposati?” Chiese ancora più basito Ron. “Alex…”

 

“Non potevo sposarmi con C.j. in ospedale. E neanche senza di te.”

 

James sospirò stanco. “E nemmeno con mamma che sta per avere tuo fratello…”

 

“Mamma sta per avere il bambino?!”

 

Ron riconobbe la voce di Simon ma non riusciva a capire da dove provenisse fino a che Alex e Jonathan si scansarono rivelando Simon, Sophia, Thea e Ben. Ron alzò un sopracciglio. “Siete tutti qui?”

 

Thea annuì. “Sarah, Matt, May e gli zii stanno arrivando. Erano appena dietro di noi.”

 

James si lasciò andare contro al muro. “Sto impazzendo a stare qua fuori!”

 

“Eccoli!” Disse improvvisamente Sophia indicando la fine del corridoio. Sarah era la prima e correva a perdifiato, appena dietro di lei Matt e May si tenevano per mano e Harry e Ginny chiudevano la fila.

 

“Non occorreva che veniste tutti quanti.” Disse semplicemente Ron.

 

Ginny sospirò a metà corridoio e alzò appena la voce per farsi sentire. “Per favore, ringrazia che ho convinto mamma a stare a casa. Volevano venire anche lei e papà.”

 

James annuì e abbassò la testa. La rialzò improvvisamente con la bocca semiaperta e fissò Thea. “Dov’è Diego?”

 

Tutti si voltarono verso Thea e lei chiuse lentamente gli occhi. “Miseriaccia…”

 

“Hai dimenticato di avvertire Diego?! Thea! C.j. è sua sorella!”

 

“D’accordo, vado subito a spedire un gufo.” Fece lei riaprendo improvvisamente gli occhi.

 

Alex guardò Thea correre via e si rivolse a suo padre. “Da quant’è che sono là dentro?”

 

Ron guardò l’orologio al polso. “Più o meno un’ora. Un medimago ha detto che ci sarebbe venuto a chiamare appena fosse stata ora… stiamo aspettando.”

 

In quel momento la porta della stanza di C.j. si aprì e ne uscirono un medimago, che entrò subito nella stanza di fronte, e Micheal bardato di camice, cuffia e mascherina. Si vedevano solo gli occhi ma si poteva comunque scorgere la sua sorpresa nel vederli tutti lì e si tirò giù la mascherina velocemente riportando in alto le mani coperte dai guanti, stando attento a non toccare nulla. “Oh, siete tutti qui.”

 

Sarah fece un passo avanti. “Ciao amore.” Micheal si chinò su di lei e la baciò tenendosi però a debita distanza.

 

“Non pensavo venissi anche tu.”

 

Lei scrollò le spalle. “Abbiamo boicottato un matrimonio. Sta andando tutto bene?”

 

Micheal annuì con un sorriso e si voltò verso James. “Tutto benissimo. Anzi, ti consiglio di entrare, non vorrai perderti la nascita di tuo figlio. C’è un camice appena dietro la porta.”

 

James si mise dritto come una statua, un po’ sbigottito, e chiese come se non avesse capito bene. “Sta… sta… devo…”

 

Micheal gli fece un cenno con la testa verso la porta e lui senza pensarci un secondo di più si precipitò dentro. Micheal rise e indicò la porta alle sue spalle. “Vado a vedere come sta mamma.”

 

Ron e gli altri annuirono e Micheal scomparve dietro la porta. Harry sorrise. “Nervoso?”

 

Ron alzò un sopracciglio. “Mi prendi in giro?”

 

Micheal riapparve dopo qualche secondo. “Papà, credo che tu debba venire. Subito.”

 

Ron lo fissò con la bocca semiaperta e si voltò verso il resto dei ragazzi. “Ci vediamo tra un po’.” Si avviò verso Micheal e entrò nella stanza. Faceva un caldo tremendo. Si tolse la giacca e Micheal gli porse un camicie che infilò al volo.

 

Non appena si avvicinò a Hermione spalancò la bocca. “Stai già spingendo?!”

 

Hermione  buttò la testa all’indietro, un po’ dal dolore e un po’ per riuscire a vederlo, e sospirò tra lo stanco e l’arrabbiato. “Cosa dovevo fare, aspettare che arrivassi prima di far nascere questo bambino? Non sono un robot, non vado a comando!”

 

Ron sospirò e le prese una mano che lei strinse subito forte istintivamente. “D’accordo, scusa.”

 

Micheal comparve dietro a Ron. “Mamma, se non hai bisogno di me io tornerei da C.j.”

 

Hermione si morse un labbro e cercò di respirare regolarmente. “Vai pure, adesso c’è papà.”

 

Lui annuì e sparì dalla vista di Hermione. Ron le sorrise. “Riusciresti a fare tutto anche senza di me. A dire il vero riusciresti a fare tutto anche da sola.”

 

Hermione diede un’altra spinta e scosse la testa. “Non è vero, non riuscirei proprio a fare niente. Ero terrorizzata, Ron, terrorizzata! Quando ho iniziato a spingere e tu non c’eri, stavo per mettermi a piangere!”

 

La voce di Verena arrivò dal fondo del lettino. “Vai, Hermione, stai andando benissimo.”

 

Ron riportò l’attenzione su di lei sorpreso e sospirò. “Perché avresti dovuto esserlo. Hermione, ci sei già passata sei volte.”

 

“Lo so.” Fece lei con gli occhi umidi mentre continuava a spingere. “Ma tutte le volte eri lì, persino la prima. E poi sono undici anni che non…”

 

“Dodici.” La corresse lui.

 

“Sinceramente, Ron, in questo momento non me ne può fregare un accidente di quanti anni… ah!” Hermione gli strinse più forte la mano e Ron alzò gli occhi su Verena.

 

“Vedo la testa.” Disse lei concentrata.

 

Ron diede una piccola stretta alla mano di Hermione. “Hai sentito? Ci sei quasi, solo qualche altra spinta.”

 

Hermione spinse più forte che poteva e si lasciò andare contro il lettino. “Non ce la faccio più…”

 

“Solo una spinta, Hermione, solo una.” Disse urgentemente Verena.

 

Hermione spinse di nuovo e stavolta un pianto si liberò nella stanza. Hermione si lasciò andare definitivamente contro il lettino e Ron le baciò la fronte continuando a tenerla per mano. “Sei stata bravissima.” Hermione sorrise stanca.

 

Verena si avvicinò a loro con un bebé già pulito e avvolto in un lenzuolo. “E’ un maschio.” Lo porse ad Hermione, che si tirò appena su a sedere per prenderlo in braccio.

 

“Beh, in questo caso benvenuto Logan.” Disse Ron accarezzandogli la testa già piena di capelli rossi.

 

Hermione gli toccò il nasino. “Che avesse i capelli rossi c’era da aspettarselo.” Ron ridacchiò e Hermione sussurrò. “Logan, apri gli occhietti e fa vedere a mamma e papà di che colore sono.”

 

Come se fosse riuscito a capirla Logan spalancò immediatamente gli occhi, che si rivelarono essere di un accesissimo… verde.

 

Hermione  e Ron si scambiarono uno sguardo confusi. Ron si schiarì la gola. “Ehm… Hermione, sei sicura che… cioè, sei sicura che è mio, vero?”

 

Lei barrò gli occhi e si voltò verso di lui a bocca aperta. “Ma sei impazzito? Con chi altri potrei essere stata?”

 

“Beh, non lo so… Harry…”

 

Lei lo guardò male. “Oh per favore! E i capelli rossi da chi li avrebbe presi?”

 

Lui scrollò le spalle. “Beh, la mamma di Harry…”

 

“Mio padre aveva gli occhi verdi, Ron!” Lo interruppe lei prima che continuasse a farneticare. “Mio padre!”

 

“Oh.” Fece lui sorpreso e improvvisamente di nuovo tutto allegro. “Certo, tuo padre.”

 

Hermione roteò gli occhi e mormorò qualcosa che Ron non riuscì a sentire. Ron la guardò mentre coccolava Logan tra le sue braccia e le posò un altro bacio sulla fronte. “Tesoro, ti dispiace se vado di là da C.j.? Voglio vedere come sta andando.”

 

“Oh!” Fece lei illuminandosi. “Voglio venire anche io!”

 

Ron la fissò come se fosse pazza. “Non puoi venire! Hai appena affrontato un parto!”

 

“Ma anche io voglio assistere alla nascita del mio primo nipote!” Si imbronciò lei. “Non è giusto! E poi sto benissimo e…”

 

“Hermione.” Disse dolcemente Verena. “Non ti faremo andare proprio da nessuna parte, quindi distenditi e rilassati. Non abbiamo ancora finito.”

 

Lei si imbronciò un po’ e si voltò verso Ron. “Prometti che mi racconterai tutto per filo e per segno.”

 

“Promesso.”

 

Con quella promessa ad Hermione, Ron lasciò la stanza. I ragazzi fuori voltarono la testa verso di lui, in attesa di spiegazioni, ma Ron non si fermò neanche un secondo e si precipitò dentro la stanza di C.j. .

 

C.j. era già a lavoro e stringeva forte la mano di James spingendo più che poteva. Ron si precipito al suo fianco e le prese l’altra mano, C.j. alzò gli occhi su di lui.

 

“Oh Ron! Posso chiamarla Ron?”

 

“In questo momento potresti chiamarmi anche stronzo e non me ne potrebbe importare di meno.” Disse Ron con un sorriso.

 

James si voltò verso di lui. “Mamma?”

 

Ron sorrise. “E’ di là con tuo fratello.”

 

La voce di Micheal li riscosse. “Avanti, C.j., spingi! Ormai ci sei.”

 

C.j. respirò a fatica e guardò sia James che Ron esausta. “Non credo di potercela fare, sono troppo stanca.”

 

James le strinse la mano e la fissò intensamente. “Ehi, non puoi mollare. Io e Diego abbiamo scommesso sul sesso del bambino. Ho puntato venti galeoni!”

 

C.j. fece uno strano verso e gettò la testa all’indietro. “Ti prego, Jay, non farmi ridere!”

 

Micheal parlò di nuovo. “Avete scommesso anche sul colore dei capelli?”

 

“Sì, perché?” Chiese James corrucciando la fronte.

 

“Perché vedo la testa, e congratulazioni a chi ha puntato sul rosso.”

 

Ron catturò l’attenzione di C.j. “D’accordo, tesoro, solo un altro piccolo sforzo e ci sei. Vuoi farmi diventare nonno?”

 

C.j. annuì e strinse i denti spingendo ancora.  A Ron sembrò tanto di avere un deja vu quando un pianto riempì la stanza e Micheal si alzò con un neonato dai capelli rossi. Lo vide sorridere emozionato. “Chi aveva puntato sul maschio?”

 

James lo fissò a bocca aperta incapace di far nulla, si riscosse solo quando Micheal si avvicinò e gli sistemò il bambino tra le braccia. Lo scrutò per bene come se volesse imparare a memoria ogni dettaglio.

 

Ron rise quando lo vide contare le dita delle mani e dei piedi.

 

“E’ così… piccolo.” Soffiò James.

 

C.j. lacrimò commossa. “Fammelo vedere.”

 

James si sporse verso di lei per farglielo vedere. Ron li guardò con un sorriso. “Avete già deciso come chiamarlo?”

 

“Jason.” Rispose secco James senza alzare gli occhi dal bambino. “Jason Ronald Weasley.”

 

Ron alzò gli occhi su James, preso alla sprovvista. “Ronald? Jason Ronald?”

 

C.j. rise ed annuì. “Nella speranza che diventi un grande uomo, proprio come lei.”

 

Ron si gongolò un po’ sui piedi, lasciando che i due ragazzi si godessero il nuovo arrivato. Dopo qualche minuto non resistette più e fece un passo avanti. “Posso prenderlo? Vado a mostrarlo al mondo.”

 

C.j. glielo porse e James annuì. “Certo papà. Io resto qui ancora qualche minuto con C.j.”

 

“Io intanto vado a prendere Logan.” Disse Micheal uscendo dalla stanza.

 

Ron rimase un attimo fermo a contemplare suo nipote. “Se avesse gli occhi verdi, giuro che potrebbe essere scambiato per il gemello di Logan.”

 

James lo fissò a bocca aperta. “Logan ha gli occhi verdi?!”

 

“Già. Un verde brillante.” Annuì lui. “Bene, Jason, è ora di affrontare la mandria di parenti là fuori.”

 

Senza staccargli gli occhi di dosso uscì dalla stanza e nello stesso momento Micheal uscì dalla stanza di fronte. Con un sorriso Micheal gli diede il bambino e Ron sistemò Jason su un braccio e Logan su l’altro, infine alzò gli occhi sui presenti.

 

“Beh…” Iniziò con un sorriso. “Questo qua a destra con questi magnifici occhi verdi è mio figlio Logan, e questo a sinistra è il mio primo nipote.”

 

Tutti emisero degli urletti eccitati e si avvicinarono per guardare i due bambini che sbadigliavano e si appisolavano contro le braccia di Ron. Harry rise. “Se tengono gli occhi chiusi sarà un bel problema distinguerli i primi mesi. Sono identici!”

 

Alex strinse appena la mano minuscola del fratellino. “Ehi papà, pensi che ci lasceranno Logan e Jason ancora per qualche minuto?”

 

Ron corrucciò la fronte. “Perché?”

 

Alex e Bonar si scambiarono un sorriso d’intesa. “Al piano di sotto c’è una cappella.”

 

 

 

                                                                     FINE

 

… ah no! Scusate c’è l’epilogo XD

 

**

 

Un parto trigemino, ecco cosa è stato. Ho dovuto partorire un capitolo, Logan e Jason!

Però ammettetelo, ne è valsa la pena XD

 

Ebbene sì, si può dire che siamo arrivati al capolinea. Ragazzi che tristezza, mi sembra ieri che iniziai a scrivere nte1… che allora non si chiamava nemmeno così.

La cosa che mi ha fatto davvero ridere nelle recensioni stavolta è che c’è stato un netto schieramento tra chi odia la coppia Diego/Thea e chi li adoro XD siete peggio dei drunks contro aurors!

 

Comunque, vi raccomando ancora di visitare il blog http://cid-d176360165c7198a.spaces.live.com/ che vi terrà informati sul resto delle ff e eventuali.

E, anche se c’è il link anche sul blog, vi invito a vedere il video su nte3 http://www.youtube.com/watch?v=TR8cpMUA1vs

 

Enjoy!

E qui i thanks…

 

 Dracuccio88: Sono sicura, la saga Nte finisce qua. Ogni storia ha bisogno di un finale. Ma questo non vuol dire che non possiate sognare e continuare la storia nella vostra testa.

 

Robby: Fedelissima fino alla fine! Ci credo che ti mancherà questa storia, l’hai praticamente vissuta passo passo con me. E credimi, mi piange il cuore ma devo mettere fine a questa saga, si è già dilungata troppo. Purtroppo sono sotto esame anche io, quindi ti mando un bacio veloce.

 

Sbirolina93: Nte finirà ma non smetterò di scrivere. Certo, è molto probabile che mi prenda una pausa ma ricomincerò presto. Non riesco a stare senza scrivere. Devo solo organizzarmi e trovare il tempo per fare tutto ma non ho intenzione di mollare nessuno dei miei progetti.

 

Flyingstar16: Per un druido è facile eludere la sorveglianza, ha poteri che i maghi non hanno. Eh tesoro, vabbé che qui ho i fan che mi acclamano XD ma manca una settimana all’esame e non ho ancora scritto una parola della tesina!

 

Ninny: Grazie mille.

 

Marty McGonagall: Ragazzi miei, come vi faccio diventare violenti! Ti dirò, non mi considerò più di tanto originale, è l’insieme che sembra una cosa nuova XD in realtà sono tanti pezzetti di cose viste mille volte, rivisitate e messe insieme. E’ difficile essere originali al giorno d’oggi. Comunque benvenuta.

 

Sandy85: Ti pare che in una mia storia rimanga in sospeso qualcosa? Certo che si sistemerà tutto XD. Sono rimasta basita, di solito la coppia D/T non piaceva mai a nessuno, ho ricevuto animate lamentele… sono contenta che a qualcuno vada a genio! XD No figurati, il druido nasce tutto da dentro la mia testa, lo so che in realtà le fonti storiche dicono ben altro… ma un essere strano e ripugnante era quello che mi serviva per dare un tocco in più alla storia. Un baciu.

 

Saty: Su su, riprenditi! Ci sono sempre gli scrittori veri XD non è una tragedia la fine di questa ff. Eh, ora rimane il dubbio però… ce la faranno Alex e Bonar a sposarsi? L’unica cosa di cui mi rammarico è, in sedici capitoli, di non essere riuscita a farti cambiare idea su Diego. Sono veramente delusa da me stessa. Non preoccuparti ^^” l’epilogo straborderà di piccini! Siamo tutti sotto esame quindi don’t worry ^^ un bacio.

 

Kristen S Kryssy: Beh, improvviso… in fondo sono rimasti a quel modo quasi un anno. Non preoccupatevi per la fine della storia, ci sono ancora i MM. Ma figuriamoci se elimino uno Weasley così su due piedi, naaah! Grazie ancora per tutti i complimenti!

 

Hermione_06: Eh, pensa che io vorrei aver scritto Harry Potter ^^ ma ci dobbiamo accontentare. Magari tra poco comincerai a scrivere ff e diventerai più brava di me. Un bacio.

 

Fiamma90: Mi fate morire XD gente come te vuole insieme Diego e Thea, altri li odiano… eh ma mi sa che vincete voi ^___- Lo sho! Mancherà un sacco anche a me!

 

Lill: u.u sono sempre i migliori quelli che se ne vanno… a parte gli scherzi, se continuassi alla fine diventerebbe peggio di beautiful. Le cose sono belle quando hanno una fine. Mi dispiace che non ti piacciano Diego e Thea ma hai fiutato bene…^^

 

Hermione96: Hai scritto talmente tante cose che non so neanche da dove cominciare XD posso solo dire grazie, per qualunque cosa, e che sono contenta che tu sia così entusiasta di questa ff!

 

Seiryu: E’ la prima volta che scrivo bene il tuo nick alla prima, record mondiale! Si effettivamente mi mettevo a ridere da sola mentre scrivevo u.u so che è strano ma me le scrivo e me le rido da sola. Io dico che si è commosso per Hermione incinta, lasciarli così sarebbe stato mettere il dito nella piaga. No basta, nte3 è l’ultimo della saga, per le storie del bisnonno Weasley ci saranno i MM e niente più. Grazie per la fedeltà XD

 

Animablu: Santa donna, che hai capito! Ti bacerei! L’unica che ha accettato di buon cuore la fine di questa storia XD grazie per non avermi fatto sentire una m***a a chiudere questa ff.

 

GiulyWeasley: Nonna! Che piacere! Non ti smentisci mai, solo dopo due parole hai mostrato la tua vera natura -___-“ che pazienza ci vuole con te! Ti ricordi quando ancora ero giovane e non capivo niente di come si scrivesse una ff? XD Dio, rileggere nte1 mi fa venire i brividi!! E’ orribile! Grazie grazie nons, un baciotto!

 

 

Stavolta ho fatto le cose in grande XD

Baci, zia Fufù

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


E così tocca a me raccontare la fine di questa storia

                                    Epilogo

 

 

 

E così tocca a me raccontare la fine di questa storia. Fosse stato per me non me ne sarebbe importato di meno, ma mamma mi ha costretto. Dice che è giusto che lo faccia io dato che sono l’ultimo della ‘vecchia generazione’. Come se poi mi si potesse considerare vecchio, ho solo dieci anni!

 

Il mio nome è Logan Weasley, sono l’unico Weasley ad avere dei brillanti occhi verdi e sono venuto al mondo in circostanze alquanto strane… ma questa storia già la conoscete.

 

Quello che non sapete è che mamma e papà a 54 anni suonati sono ancora innamorati come due ragazzini e a volte mi lasciano a casa di qualcuno dei miei fratelli per un weekend tra amanti. Siamo tutti terrorizzati dall’idea che possa venirne fuori qualche altro Weasley.

Papà è scoppiato a ridere quando per il suo compleanno gli ho regalato una scatola di preservativi, ma mamma non è stata molto felice… e non guardatemi con quelle facce, certo che so cosa sono, Ben e James sono miei fratelli, ricordate?

 

A proposito di James, vi ricordate quando diceva di non essere pronto a fare il padre? Beh, dev’essergli piaciuto fare da papà a Jason perché adesso lui e C.j. hanno tre figli: Jason, Jasper e Jack.

Alla fine si può dire che ne abbiano quattro, io sono sempre a casa loro. Jason è il mio migliore amico, siamo cresciuti insieme e siamo praticamente inseparabili. Zio Harry dice sempre che gli ricordiamo Fred e George da piccoli. Effettivamente potrebbero anche scambiarci per fratelli, se non fosse che quel deficiente di Jason si diverte ad imbarazzarmi davanti alle ragazze chiamandomi ‘zio’.

Nessuno dei miei nipoti mi chiama zio, neanche i più piccoli.

Comunque, nonostante la trasformazione di James da single prediletto a papà dell’anno, su qualcosa ha voluto mantenere la sua parola. A trentasette anni suonati non si è ancora sposato!

Sinceramente non so come faccia C.j. a sopportarlo!

Quando glielo dico lei ride e scuote la testa dicendo che ormai ha rinunciato ad essere una signora Weasley. E che comunque essere chiamata Miss la fa sentire più giovane.

In realtà io e tutti i miei fratelli sappiamo che James le ha già comprato un anello. Quello che non sappiamo è quando si deciderà a darglielo.

 

Parlando di anelli e matrimoni, alla fine Alex e Jonathan sono riusciti a sposarsi. Eravamo presenti anche io e Jason.

Si sono sposati nella cappella del S.Mungo e Alex è diventata la signora Bonar.

Adesso Jonathan è diventato colonnello al posto di Slade e quando papà deciderà di andare in pensione diventerà il Generale degli Auror.

Questo, oltre ad essere fantastico per Jonathan, è stato un sogno che si avvera per Alex. Ha lasciato il suo lavoro al ministero per stare a casa coi bambini.

Ad Alex non era mai piaciuto troppo lavorare, e adesso Jonathan guadagna abbastanza per tutti e due. Cioè, tutti e quattro.

Alex e Jonathan hanno avuto un maschio e una femmina. Christopher e Jennifer.

Jennifer è,  per ora, la mia unica nipote femmina. A volte è una vera palla al piede, quando mi costringe a giocare con lei alle bambole, ma sa anche giocare a Quidditch quindi è abbastanza ok.

 

Per quanto tormentata sia stata la loro storia Micheal e Sarah ora se la spassano alla grande. Altro che Romeo e Giulietta, con Micheal che fa il medimago e Sarah che per ogni concerto guadagna più di papà e zio Harry messi insieme si può dire che navighino nell’oro.

Adesso vivono insieme ad Edimburgo. Sarah è andata dal capo di Micheal di persona perché gli proponesse di nuovo quel gemellaggio, non se lo sarebbe mai perdonata se Micheal avesse rinunciato per lei.

Nonostante siano sposati da anni zio Harry storce ancora il naso quando li vede in atteggiamenti…affettuosi. Si è rabbonito solo dopo che è nato Zack.

Dio, quanto invidio Zack e Lucas! Con tutti i soldi che hanno possono comprarsi una scopa nuova alla settimana!

L’ultima volta che sono venuti a trovarci Sarah ci ha detto che era di nuovo incinta e per questo smetterà di lavorare per un po’. A zio Harry si sono illuminati gli occhi, non ho ancora capito se perché Sarah gli darà un altro nipote o perché ha deciso di smettere di fare concerti.

 

Simon è stata la vera e propria sorpresa.

Tutti pensavano che sarebbe rimasto con l’officina fino alla fine dei suoi giorni. Invece la McGrannitt gli propose una cattedra ad Hogwarts solo qualche mese dopo la mia nascita.

Lui e Sophia insegnano entrambi lì, Simon Difesa contro le Arti Oscure e Sophia incantesimi. E ci vivono pure.

Hanno una casa nel parco di Hogwarts, così non devono fare i pendolari. Quando raccontano la loro storia ridono sempre dicendo che è stato un cerchio, sono tornati dove tutto è cominciato. Sophia lo trova romantico. Io lo trovo patetico.

Simon però non ha completamente rinunciato all’officina. Ha lasciato Ed ad occuparsene e appena ha un po’ di tempo libero va a dargli una mano. Passa lì praticamente tutta l’estate.

Comunque, da bravi professori Simon e Sophia hanno pensato bene di rovinare i loro figli con nomi di personaggi storici. Così hanno chiamato i loro figli Elphias e Kingsley.

Poveri loro!

Devo ammettere che per loro deve essere stata dura convivere coi loro nomi, ma da quando papà ha raccontato a Kingsley la storia di “Weasley è il nostro re” si è montato la testa e si presenta come King Weasley. L’altro giorno l’ho pure visto che indossava una maglietta con su scritto ‘I am King Weasley’, è insopportabile! Simon gliel’ha fatta togliere, credo…

 

Thea dopo una separazione tormentata e sospiri lacrimati si è rimessa con Diego.

Certo è stata dura, hanno aspettato fino a che Thea non avesse finito la scuola per ricominciare a frequentarsi.

Non che dopo abbiano avuto vita facile, papà non ha mai visto di buon’occhio la loro relazione. Come biasimarlo poi, Diego è troppo vecchio per Thea. Ha dodici anni più di lei!

All’inizio anche James pareva molto disturbato da loro due insieme ma una sera si sono messi a parlare lui e Diego e da allora non ha più aperto bocca su di loro. Cosa si siano detti solo il cielo lo sa.

Nonostante il suo disappunto papà ha accompagnato Thea all’altare senza cercare di fuggire prima, mamma si era raccomandata di comportarsi bene. Anche se Micheal giura di aver visto papà lanciare un’occhiata di fuoco a Diego prima di voltarsi e andare a sedersi.

Sono già due anni che sono sposati e l’ultima volta che ho visto Thea era così grossa che sembrava una balena coi capelli rossi. Il tempo scade il prossimo mese. Pare che avrò un’altra nipote femmina,Brooke.

Forse Jennifer la smetterà di chiedermi di giocare alle bambole.

Papà si è quasi strozzato col succo di zucca quando Thea gli ha detto di essere incinta, ma adesso guarda con rassegnazione il suo pancione. Vita dura quella del nonno!

 

Il mio caro fratello Ben è l’essere più intelligente del pianeta.

Non solo non si è sposato ma non si tiene neanche una fidanzata per più di due mesi!

Dopo l’incidente Beautifull, Ben ha pensato bene di non “posarsi sullo stesso fiore” più di una volta. Per il gran disappunto di mamma, Ben per adesso ha solo avuto ragazze biondissime e col quoziente intellettivo di un molliccio. Per poco non gli stacca la testa quando Ben le ha risposto che non bisogna essere intelligenti per… beh, avete capito.

Quando Ben non è occupato con una delle sue ragazze, lavora in una filiale dei ‘Tiri Vispi Weasley’. Papà dice che non c’era lavoro più  adatto per lui.

 

Volete sapere anche cosa è successo a tutti gli altri?

 

Matt e May sono felicemente sposati, ma anche questa era una cosa che sapevate già.

Matt lavora sempre al Dipartimento degli Auror con papà e per la sua grande gioia adesso gli vengono assegnate anche delle missioni. Ha sempre odiato il lavoro d’ufficio.

May ha preso in gestione ilMagic Inside’, che è rimasto negli anni il solito vecchio locale di Bibo. Lei e Matt hanno fatto un accordo, May poteva tenere in gestione il locale a patto che si limitasse a fare la proprietaria e non la… ballerina, ecco.

Per l’immensa felicità di zio Harry, che da Sarah ha avuto solo nipoti maschi, Matt gli ha donato due nipoti femmine. June e April. L’originalità di nomi in famiglia è terrificante!

 

Seth è diventato il proprietario di una squadra di Quidditch, in barba a tutti quelli che gli remavano contro. Si è comprato i Cannoni. Non c’è da chiedersi perché papà lo adori tanto, ci fa avere sempre un sacco di gadget e biglietti gratis.

La cosa straordinaria è che Kim, dopo tre bambine, giochi ancora come professionista e in ottima forma direi. L’anno scorso ci ha fatto vincere il campionato!

Anche loro, in mancanza di originalità, hanno pensato di chiamare il loro figli con il nome del luogo dove sono stati procreati. Con il Quidditch Seth e Kim sono spesso all’estero. Così sono nate Sydney, Paris e London.

Alla fine non è che gli sia andata poi così male, pensate se avessero procreato a Glasgow!

 

Dean, qual vecchio latin lover qual’era, ha lasciato le sue vesti da Don Giovanni per dedicarsi completamente a Geena.

Certo se la sono presa con calma, Geena era spesso via per i concerti e Dean non aveva nessuna fretta di vedersela arrivare contro col vestito bianco.

Dopo diversi anni di fidanzamento comunque siamo riusciti ad accasare anche Dean e l’anno scorso è pure diventato papà di Lee.

Ashley è stata tutta contenta di diventare nonna di nuovo, mentre Draco ha storto il naso e ha detto ‘questo mi farà sembrare ancora più vecchio’.

 

E questo è quanto.

Quello che posso dire è che ora siamo tutti felici e contenti, io e Jason andremo a scuola il prossimo settembre e non avrei potuto desiderare dei genitori migliori.

 

…ah, dimenticavo di dire che ovviamente tutti i nipoti Weasley sono tutti maschi e con i capelli rossi. Sarah ha dovuto davvero rinunciare ad avere una femmina. Pare che le uniche che si siano salvate siano Alex (Chris e Jen hanno i capelli scuri come Jonathan)  e Thea, i loro figli non hanno il nostro cognome.

 

E c’è davvero chi dice che l’abito non fa il monaco!

 

 

**

 

 

Non posso crederci…

Siamo arrivati alla fine…

Quanti ricordi…

 

Va bene, non è tempo di frignare! Tutto finisce bene, tutti sono felici e contenti quindi noi saremo felici e contenti per loro.

 

E’ stata lunga, faticosa, ma questi anni insieme a voi appassionati di NTE mi hanno fatto sorridere. Vedervi così presi da una storia inventata dalla mia mente contorta mi ha divertito, i vostri commenti sono stati preziosi e probabilmente non avrei continuato a scrivere così tanto se non fosse stato per voi.

 

Nonostante questo non scriverò il sequel di Nte3

Le vostre richieste sono tutte inutili quindi non vi sprecate XD

Non è per cattiveria ma perché ogni storia merita un finale e il finale è questo. Ho sempre odiato le cose che si tirano per lunghe e non stanno in piedi.

 

Il fatto che non risponda uno per uno non significa che non ho letto i commenti e non li ho apprezzati, anzi. So che pensate che io non mi ricordi di voi ma mi ricordo perfettamente ogni nick di chi ha seguito e appena uno mi lascia un commento so se è nuovo, se ha recensito poche volte o se non si perde un capitolo. (e non mi scappate nemmeno a cambiar nick, che tanto me ne accorgo!)

 

Nonostante questa sia la fine ci sono sempre i Missing Moments, non dimentichiamocelo, quindi i personaggi non andranno persi per sempre.

 

Dopo questo posso solo ringraziarvi di nuovo e augurarvi una buona estate!

 

Con affetto, zia Funkia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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