Unfaithful

di Asuka_Asami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 capitolo ***
Capitolo 7: *** 8 capitolo ***
Capitolo 8: *** 9 capitolo ***
Capitolo 9: *** 7 capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 capitolo ***
Capitolo 11: *** 11 capitolo ***
Capitolo 12: *** 12 capitolo ***
Capitolo 13: *** 13 capitolo ***
Capitolo 14: *** 14 capitolo ***
Capitolo 15: *** 15 Capitolo ***
Capitolo 16: *** 16 Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 capitolo ***


 
Premessa:Con questo mio scritto pubblicato, senza alcuno scopo lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera dei carattere dei personaggi. I loro comportamenti e gli avvenimenti sono frutto della mia fantasia.
Dedico questa storia a Sara_Scrive  una grande amica .

Buona lettura.
 


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Unfaithful                          

 
 
Louis si mosse nel letto, cercando con foga  il corpo del marito per stringerlo a se. Dopo una notte di passione desiderava semplicemente far congiungere nuovamente i loro corpi, per far sì  che si incontrassero in quell’abbraccio di passione ancora ed ancora.
Aprì gli occhi lentamente, mettendo a fuoco la parte del letto di Zayn che in quel momento era vuota. Passò una mano tra i capelli, frustrato da quella mancanza di calore che per lui era indispensabile. Avere il suo uomo accanto era  l’unica cosa che era in grado di farlo sentire vivo.
Con un balzo felino fece cadere a terra le lenzuola, muovendosi con poca dimestichezza nella penombra di quella stanza gelida.
“Zayn, dove sei?” Chiese Louis preoccupato, mentre il suo sguardo ceruleo si faceva sempre più spaventato ed apprensivo. La porta si aprì con un leggero cigolio e Louis sospirò di sollievo, mentre osservava il corpo nudo  di Zayn di fronte a se.
“Amore mio, sono qui. Ero andato a fare una doccia.” Il meraviglioso ragazzo mulatto sorrise malizioso, mentre sistemava con un gesto secco del capo i capelli corvini, che Louis amava stringere in quegli attimi di pura gioia e godimento. 
“Potevi anche chiamarmi.” Louis si avvicinò con passo seducente, mantenendo il contatto visivo con gli occhi color grano del marito che, in quel momento, erano carichi di una luce perversa. Louis strinse tra le sue piccole mani il sedere tonico di Zayn, il quale gemette, affondando la testa nel’incavo del suo collo.
“Sono le sei, diamine. Dobbiamo andare.” Sussurrò debolmente Zayn vicino all’orecchio del suo amante, l’unico uomo che si era permesso di entrare nella sua vita, nel suo cuore. Louis era speciale e Zayn ne era totalmente consapevole. Aveva fatto breccia nella sua anima, colmandola di gioia, amore, purezza. Zayn era salvo grazie a lui e non avrebbe mai permesso a nessuno di fargli del male. Nessuno poteva portare via quell’ancora che era Louis Tomlinson. In caso contrario, Zayn sarebbe sprofondato in quel limbo di autodistruzione che lo avrebbe portato dritto all’inferno.
 
 
 
“Amore, io sono pronto.” Disse debolmente Louis. Zayn sorrise davanti a quella meraviglia, sentendosi, per l’ennesima volta, l’uomo più fortunato del mondo.
“Ma che bel professore.- disse beffardo- Stai attento agli alluni capricciosi, caro Louis, potrei essere molto geloso.”  Incastrò il fragile corpo del marito tra il piano cottura ed il suo petto tonico, avvolgendo le lunghe dita affusolate sui suoi fianchi. I loro bacini si scontrarono, mentre le labbra erano vicinissime dal divorarsi.
Louis lo spinse via con poca forza, ridendo alle sue avance mattutine. Purtroppo, però, il dovere chiamava entrambi e, per la prima volta, Louis sentiva l’esigenza di arrivare puntuale al suo primo giorno di lavoro. Un lavoro che riempiva le sue giornate, che lo faceva sentire speciale ed utile. Per lui vedere quei giovani che, passo dopo passo, costruivano il loro futuro, era un immensa soddisfazione e lui era orgoglioso di inoltrarli in quel cammino insidioso che li avrebbe portatati dritti nella strada del successo.
“A più tardi, amore mio” Dissero all’unisono, mentre si  rubavano l’ennesimo bacio a fior di labbra.
 
 
 
Se c’era una cosa che Louis Tomlinson adorava erano i cambiamenti. Li considerava una rinascita, una nuova pagina dove scrivere un meraviglioso capitolo in quel libro che era la sua vita. Louis scriveva quel libro con passione e determinazione, pronto a lasciare il testimone in quel mondo troppo piccolo per contenere i suoi segreti, la sua voglia di vivere, la sua innata passione per insegnare a gli altri che, attraverso le difficoltà si scopre realmente se stessi.
Con passo incerto si diresse verso quella piccola struttura situata nella zona periferica della città di Londra. Era un piccolo istituto che conteneva circa cento studenti, tutti liceali. La struttura London High School era di gran lunga una delle peggiori in tutta la zona sud di Londra. Le pareti esterne erano ricoperte di muffa, graffiti eseguiti ad opera d’arte e scritte di ogni tipo. Non vi era un vero e proprio giardino, ma solo delle scale che si collegavano al piccolo spiazzale di fronte al portone di legno  ridotto, ormai, ai mini termini.
Entrò in una piccola classe, dove avrebbe dovuto insegnare a dei ragazzi privi di interessi e passioni ad amare la letteratura.
“Buon giorno, ragazzi.” Sorrise benevolmente, cercando di attirare l’attenzione di quei piccoli delinquenti, pronti a tutto, pur di fuggire via da quella prigione che loro ritenevano inutile. Erano ragazzi di strada, ladri, assassini e trovavano insulso perdere tempo a studiare poeti e scrittori che non ti aiutavano a vivere, ma solo ad amare. Nei loro cuori, induriti da perdite di persone care o da sofferenze atroci di cui portavano le cicatrici, non c’era posto per i sentimenti che Louis voleva fargli scoprire.
“Salve ragazzi- disse nuovamente, sicuro di avere tutti gli occhi puntati addosso- sono il professor Tomlinson, il vostro insegnante di letteratura. Non so cosa abbiate fatto l’anno scorso o quale sia il vostro metodo di studio.- a quelle parole scoppiò una risata generale, che fece scuotere la testa al ragazzo- Ma con me sarà tutto diverso. Non ci limiteremo a leggere, ma andremo oltre quelle pagine che voi siete costretti a studiare ed io a spiegare. Entreremo, in un viaggio immaginario, dentro la mente dei personaggi, cercando di provare i loro sentimenti.” Gesticolava con carisma e passione, mentre esplorava la stanza con quello sguardo vispo ed attento. Un solo ragazzo attirò la sua attenzione. Non si confondeva in quella tetra oscurità come gli altri. Lui, con quello sguardo distrutto, rabbioso, che conteneva, tra quelle sfumature verdi, un dolore incolmabile, aveva fatto provare a Louis un formicolio che attraversò tutto il corpo. Se ne stava immobile, mentre lo fissava, i pugni chiusi poggiati sul banco e un sorriso sghembo lasciava intravedere una fila perfetta di denti bianchissimi. Era bellissimo. Era il male.
“Tu, come ti chiami?” Chiese Louis con dolcezza, avvicinandosi all’ultimo banco con passo lento.
“Harry Styles, ma non ha importanza.”
“Come mai?” Chiese con tono incredulo e curioso, puntando i suoi occhi profondi ed espressivi in quelli verdi del suo alunno.
“Non credo che seguirò le sue lezioni, facendo tutte quelle pagliacciate di cui ci ha parlato.”
Disse beffardo, distogliendo lo sguardo da quello deluso di Louis, troppo potente per essere ancora sostenuto da quegli occhi di un diciannovenne instabile e problematico.
“Bene, felice di averti conosciuto, allora.”
Harry percepì in quelle parole una sfumatura di amarezza. Sorrise sornione, pensando che, ormai, quel professore, irrimediabilmente innamorato di un sentimento che Harry non aveva mai provato, era diventato la sua prossima preda.
 
 
 
 
 

AbigayleWood

Ecco a voi la mia prima Slash. Questa storia ha preso vita nella mia mente molto tempo fa, inizialmente come una coppia Het,ma non avevo mai messo nero su bianco tutto ciò che passava per la mia mente. Poi, all’ultimo minuto ho deciso di creare una Larry e cimentarmi in qualcosa di nuovo e diverso per me. Spero di fare un buon lavoro. Accetto le critiche, sperando che siano costruttive :D
Spero che vi abbia incuriosita e fatemi sapere se vi piace e  se posso continuare .
Un bacio xx
AbigayleWoodPagina
@AbigayleEfp_
GruppoAbigayleWood

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Capitolo 2
*** 2 capitolo ***


 
Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei  personaggi.
 


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2 Capitolo

                                                                                                                         Sentimenti, paure.
 
Harry osservava ogni piccolo dettaglio del meraviglioso professore che continuava, instancabile, a blaterale stupidaggini su stupidaggini che ad Harry suonavano come parole nuove, troppo soavi per appartenergli. Parole che, nella vasta gamba di lessico di Harry Styles, suonavano sconosciute.
Quell’uomo che sembrava così dolce ed insicuro, immensamente devoto a quel lavoro che non gli avrebbe mai dato le giuste soddisfazioni, lo avrebbe reso, a sua insaputa, migliore, trasportandolo in una dimensione meravigliosa e magica. Louis era così, amava le imprese impossibili, amava far cambiare idea alla gente, perché, lui per primo, sapeva quanto fosse meraviglioso andare oltre, provare ad affrontare le proprie paure, i mostri del passato ed andare in contro a quelli del futuro. Sapeva che, quei ragazzi, presto o tardi, si sarebbero pentiti di ciò che erano, cercando di integrarsi in una società che ruotava intorno ad un sentimento che accomunava da milioni di anni l’uomo. E il signor Tomilinson non vedeva l’ora di farglielo scoprire.
Harry stava sprofondando nell’oscurità. Un vortice immensamente potente, letale. C’era dentro fino al collo e con lui, giurò a se stesso, sarebbe precipitato anche Louis. Quel professore che lo aveva scombussolato, lo aveva fatto rabbrividire con le sue parole, pronunciate con delicatezza, come una carezza silenziosa che Harry non aveva mai ricevuto. Louis meritava di essere trattato come tutti. Non era speciale. Era mortale, ma con le sue belle frasi sembrava lasciare un segno indelebile, come le loro ferite, a quei ragazzi che, incantati, lo ascoltavano in religioso silenzio.  Harry avrebbe fatto a pezzi ogni sua convinzione, avrebbe esternato il suo odio nei confronti di tutto ciò che riservasse un cuore o un qualsiasi ipotetico sentimento, avrebbe distrutto il suo corpo i suoi sentimenti, dimostrandogli che quella vita, con o senza amore, era cosa da poco.
Bramava il sapore della vendetta personale che voleva riservagli. Doveva, anche lui, sperimentare il dolore.
 
Louis si passò le piccole mani tra i capelli castani disordinati, che erano spinti verso l’alto, in una sorta di cresta, che lasciava scoperta la fronte larga. Gli occhi azzurri erano contornati da leggere occhiaie violacee, testimoni delle innumerevoli notte di sesso selvaggio con il marito. Il suo petto, non propriamente tonico, era fasciato da un golfino grigio che faceva risaltare tutto l’azzurro di quello sguardo intelligente e solare.
Harry sorrise, fissando quel fondoschiena da favola che si ritrovava quel professore  tutto occhiali ed intelletto. Harry era profondamente colpito dall’innumerevoli concetti che esprimeva riguardo a scrittori di cui Harry, con la scarsa educazione scolastica ricevuta, ignorava l’esistenza. Il suo sguardo distrutto, che rifletteva il dolore che portava dentro di se, si soffermarò nel azzurro cristallino, allegro e spensierato di Louis che, in quel momento, smise di parlare, perdendosi in quelle sfumature verdi, che si confondevano con il risentimento presente negli occhi del riccio. Harry mantenne il contatto visivo, come se per lui fosse una sfida, mentre sorrideva sghembo, sempre più attratto dall’idea di far prevalere la tenebra che era la sua anima sulla luce chiara, armoniosa, presente in quella di Louis.
“Allora, ragazzi- disse, facendo vagare lo sguardo su tutta l’aula. – Dopo aver introdotto brevemente la vita di Shakespeare , adesso studieremo una delle sue opere più famose: Romeo e Giulietta”  I ragazzi sbuffarono, spaventati da quelle novità che aveva portato con sé quell’uomo che, senza permesso, aveva rivoluzionato l’animo dei ragazzi, seppur in minima parte. Perché gli alunni di quell’istituto erano privi di sentimenti, escludendo la vedetta. Erano scettici, non speravano, non pregavano. Loro agivano, uccidevano e   il professore Tomilinson considerava una missione personale introdurre quei ragazzi verso un mondo dove l’onestà e la bontà erano le parole chiave per una pacifica convivenza con la società.
“Può sembrare banale, ma ragazzi, è bene sapere che per amore spesso siamo disposti a fare di tutto.”
 “ Professore, ma noi, dell’amore, dei sentimenti cosa ce ne facciamo? Cosa ne possiamo sapere noi dei poeti che ci istigano ad utilizzare il cuore, a sperare ne lieto fine.”
Disse con strafottenza un ragazzo ricoperto di tatuaggi, che era seduto in maniera scomposta, le gambe sottili e magre distese ed un braccio adagiato sulla spalliera della compagna, come se volesse marchiare il territorio.
 “Ragazzi, quando si è innamorati, chiunque noi siamo, faremo sempre la cosa sbagliata per noi stessi, ma indispensabile per rendere felice chi ami. Non importa se sei ricco o povero e voi, ragazzi, potete dare uno schiaffo morale a chi la pensa diversamente. Aprite i vostri cuori ad un sentimento diverso. Credetemi, ne vale la pena.” Disse, sorridendo benevolo.
“Lei ha l’aria di uno che di amore se ne intende.- intervenne una ragazza con i capelli biondi e le labbra tinte di un nero opaco che faceva risaltare le sua carnagione pallida.-E’ sposato o, quanto meno innamorato?”
“Sì, sono sposato da pochi mesi.”
Harry sogghignò divertito da quell’affermazione fatta con enfasi e gioia pura. L’avrebbe distrutto, ne era sicuro. In cuor suo, quel ragazzo subdolo, meschino, egoista, era consapevole che a Louis apparteneva una felicità sconosciuta che lui doveva fare a pezzi. Gli avrebbe fatto vedere come si viveva realmente in un mondo dove i sentimenti di cui lui blaterava erano solo un lontano spiraglio di luce che mai avrebbe illuminato quell’oscurità che era la sua vita.
 
 
Se c’era una cosa che Harry Styles sapeva con chiarezza era  che il suo orientamento sessuale non era un mistero per nessuno, tantomeno per lui. Amava divertirsi con gli uomini e questo, per un uomo senza principi e valori, era la normalità. Gettò il mozzicone di sigaretta per terra, sistemando il cappuccio della felpa sul viso, per nascondere la sua identità. Osservò con disgusto il modo in cui il suo professore sorrideva al marito, che sembrava essere in procinto di baciarlo, lì  in quella piccola strada che portava ad uno de quartieri meno frequentati e poco sicuri di Londra.
Vedeva, come dei fotogrammi proiettati nella sua mente, le immagini di vita quotidiana dei due, delle parole dolci e dei segreti sussurrati all’orecchio nel calore di una stanza che racchiudeva la passione delle notti più selvagge e ne fu invidioso. Inconsapevolmente, Louis stava gettando benzina su quel fuoco che era la voglia di Harry di farlo suo, solo per distruggerlo e farlo a pezzi, per poi abbandonarlo in un mare di dolore.
 
 
 
 
Zayn camminava tranquillamente mano nella mano con suo marito, mentre lo ascoltava raccontare entusiasta le sue ore di lezione che, ne era certo, riguardavano per lo più i sentimenti dell’animo umano.
“Ho notato una ragazzo, amore mio. Era distrutto, lo si capiva benissimo dai suoi occhi così profondi e peccaminosi. Pieni di odio, veleno.” Disse titubante, mentre si stringeva nel suo capotto nero, cercando di regalare al suo corpo un po’ di calore. Zayn rifletté sull’enfasi delle sue parole ed ebbe paura. Paura perché quelle erano le stesse identiche parole che Louis gli disse quella sera in spiaggia, dopo avergli dichiarato il suo amore, la voglia di salvarlo, di farlo diventare suo, salvandolo da quei demoni che, con rabbia e cattiveria, divoravano, in un passato remoto, l’anima oscura di Zayn Malik. Paura perché Louis, dolce e sensibile, in n soffio avrebbe potuto salvare un altro dannato, facendolo morire.
“Cos’ hai in mente? Cos’è, vuoi salvare anche lui, adesso?” Sbottò rabbioso, mollando la presa ferrea e voltandosi dalla parte opposta, camminando verso una meta sconosciuta ad entrambi.
Zayn sapeva che presto Louis l’avrebbe chiamato, facendosi perdonare e perdonandolo. Lui non era orgoglioso e in quegli anni in cui erano costretti a nascondersi, prima di trasferirsi a Londra, aveva insistito tanto per farlo diventare più duro, audace, per fargli superare quella timidezza che era un segno distintivo per Tomilinson. Zayn era ferito, deluso, terrorizzato. Aveva letto nelle sue parole, ricche di sfumature che variavano dalla compassione alla tristezza, la voglia di rendersi utile per una persona che non era lui. E non poteva accettarlo. Avrebbe atteso che l’avesse chiamato, implorandolo di tornare, così che potesse, anche quella notte, amarlo come solo lui poteva fare. Entrò in un bar, sedendosi con grazia, mentre una barista gli sorrideva civettuola.
 
Louis non riusciva a capire il comportamento di suo marito che lo aveva abbandonato lì, in quella strada sconosciuta che lo metteva in soggezione. Non era tornato a casa. Aspettava che Zayn ritornasse indietro, prendendogli il viso tra le mani e baciandolo con foga e tormento, per poi sussurrargli che lo amava fino alla follia.
“Professor Tomlinson” Tuonò una voce roca, facendolo sobbalzare, impaurito.
“Harry, che piacere vederti.”
Harry mostrò i denti, ghignando come un predatore pronto all’attacco.  Louis sarebbe caduto, in un modo o nell’altro, nella sua trappola, ne era sicuro.
 
 
 

AbigayleWood

Eccomi bellezze :D
Allora, voglio dar alcuni chiarimenti in questo capitolo.
E’ un capitolo che io considero di passaggio, poiché non succede nulla di importante, e non ne la parte finale, ma comunque da chiarimenti maggiori sui sentimenti ed il carattere dei personaggi, almeno spero ;)
Ovviamente durante il corso della storia i misteri sul passato di Harry e Zayn verranno svelti poco a poco, ma anche Louis ha degli scheletri nell’armadio di cui nessuno ne sa nulla ;)
La citazione di Romea e Giulietta può sembrare un cliché, ma fidatevi, nulla è lasciato al caso.
Ringrazio le ragazze che hanno messo la storia tra le seguite/ preferite/ ricordate e ringrazio le ragazze che hanno recensito.
Un ringraziamento vorrei farlo anche a Sara_Scrive, un’ottima scrittrice, confidente ed un’amica straordinaria
Vi prego recensite, datemi pareri sulla storia e su come migliorare, è molto importante. Anche voi, lettrici silenziose  :)

                                                                      Buon Natale

 
 

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Capitolo 3
*** 3 capitolo ***


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3 capitolo

                                
Louis deglutì, sentendo le sue piccole mani tremare a causa del freddo cercando di non distogliere lo sguardo da quelle profonde iridi verdi  che lo attraevano, catturando la sua innocenza in quell’ombra piena di sadismo, risentimento, delusione che era l’anima di Harry. Il ragazzo sorrise sornione, mentre l’atmosfera si risaldava a causa della vicinanza che Harry aveva provveduto a ridurre sempre di più.
“Come mai tutto solo?” Soffiò sulla pelle diafana del suo viso, con lineamenti regolari, quasi femminili.
“Ero con mio marito, ma …” Louis tentò di continuare la sua frase, ma non poté  fare a meno di interrompersi  osservando le labbra del suo alunno stendersi in un sorriso ammaliatore.  Il volto di Harry si fece sempre più vicino, il verde intenso dei suoi occhi lo trapassava da parte a parte, le gambe, tremolanti, a stento lo sorreggevano e  le sue piccole mani  non vedevano  l’ora di stringere quei capelli ricci e castani. 
“Ma?” Chiese, sorridendo, consapevole di essere lui la causa della lite che aveva costretto Zayn a rifugiarsi nell’unico luogo  che avrebbe fatto stare in pensiero suo marito.
Aveva osservato tutto, ogni singolo movimento della coppia e soprattutto, ogni mossa di   Zayn che, con rabbia, si era allontanato dall’esile figura del marito. Harry, nascosto nell’oscurità, la quale si mescolava con la sua anima nera, piena di segreti e mistero, sorrideva, divertito dall’intera situazione a sua parere parecchio esilarante, ma che giovava a suo vantaggio.
“Ma abbiamo avuto una discussione ed, onestamente non voglio parlare.” Disse titubante. Una delle qualità meno conosciute di Louis era l’assurda riservatezza, velata da una leggera timidezza, che gli impediva di aprirsi con chiunque.
“Vieni con me.” Disse Harry autoritario, sorridendo con cattiveria, sicuro di aver in pugno quell' uomo ai suoi occhi fragile, troppo debole per imporre la sua presenza.
“Mi dispiace, devo andare a cercare mio marito.” Louis, coraggiosamente, lo superò, abbassando lo sguardo sull’asfalto ricoperto dalla brina invernale. Qualcosa in quel ragazzo lo spingeva ad allontanarsi, a lasciarlo solo con i demoni sconosciuti che volevano divorare anche Louis. Ma lui non l’avrebbe permesso, perché era troppo debole, ormai, per iniziare una battaglia contro il male che lo avrebbe visto venire fuori solo come un perdente. Perché, in fondo, Louis non era tanto diverso dall’uomo che aveva salvato o dal ragazzo che voleva evitare ed aiutare ad ogni costo. Il male che aveva represso in un angolo della sua anima, a volte, lo divorava, lentamente, come una dolce agonia che, lui si era promesso, non avrebbe condiviso con nessuno. Adesso, quel piccolo demonio che da anni lo martoriava,  stava distruggendo poco alla volta  ogni  piccolo pezzo della sua aura vitale. Lo sentiva, lo percepiva dalla morsa che si stringeva intorno alle sue membra, impedendogli di respirare. Quel ricordo. Il suo ricordo più intenso che lo avrebbe accompagnato nella lunga strada della sua distruzione, era vivido nella sua mente e lui si sentiva bruciare, con un’intensità pari allo sguardo rabbioso che solo una persona gli aveva rivolto.
 
 
 
 
L’odore di chiuso ed il dolce calore famigliare lo accolse, non appena entrò in quella casa che lui tanto amava.
“Zayn?” Chiamò a gran voce. Non capiva la reazione di suo marito, quell’ impeto nell’ abbandonarlo, quella gelosia che lo aveva portato a reagire in maniera totalmente incontrollata. Assurda, ai suoi occhi. Perché lui era unico, insostituibile. Zayn, quel ragazzaccio di strada, con il cuore pieno di crimini ed una fedina penale di tutto rispetto, gli aveva rubato il cuore, o quello che ne rimaneva. Anche se questo, suo marito, non lo seppe mai.

Il silenzio che seguì lo fece rabbrividire di paura, mentre cercava una buona motivazione per non fuggire e via e cercarlo. Quello non era il solito silenzio che lo circondava dopo una piccola litigata, che aggiungeva il giusto peso ed equilibrio alla loro vita di coppia. Quello era il silenzio dell’abbandono e Louis non poteva sopportarlo.
“Sono qui”  Zayn apparve sull’uscio della porta d’ingresso, gli occhi rossi, pieni di sensi di colpa, rabbia verso se stesso e gelosia. Louis si voltò, indignato dallo spettacolo di suo marito completamente livido in volto, mentre si dirigeva verso di lui, instabile su i suoi passi.
“Zayn, non dirmi che ti sei ubriacato, ti prego.” Sussurrò con delusione, avvicinandosi a lui lentamente, come se la sua vicinanza fosse pericolosa. Louis sembro ritornare indietro negli anni, mentre girava spaesato tra le mura di quella piccola clinica del York, cercando quella stanza che ospitava l’uomo che gli avrebbe cambiato la vita. Si ricordò della   tristezza che aleggiava sul suo volto stanco, gli occhi spenti che l’avevano spedito in una dimensione parallela che mai aveva provato. Quegli occhi color castano lo avevano conquistato, rubandogli l’anima che piano piano stava sanando; Ma, quegli occhi, quel meraviglioso colore ricco di sfumature dolorose, ognuna delle quali conteneva un segreto diverso, non avevano reso possibile la salvezza totalizzante.
 
Gli occhi vitrei di Louis fecero sprofondare ancora di più nel rimorso Zayn, che aveva, in un attimo, mandato a puttane tutte le loro promesse, i buoni propositi per una vita felice che entrambi meritavano, ma che non avevano mai ottenuto.
Gli occhi di Zayn si chiusero. Il suo corpo, attraversato da brividi di freddo e paura, si irrigidì, mentre cercava di trattenere i conati di vomito post sbornia.  
“Mi hai veramente deluso, Zayn.”
 
 
 
 
 
Harry sbatté  il  pugno contro il muro, urlando dalla rabbia, sfogando tutta la sua frustrazione. L’aveva lasciato lì, solo, senza dargli alcuna spiegazione e non gli aveva permesso di portarlo con sè.   Uscì dalla piccola casa lurida e sporca, camminando solo lungo le strade buie e deserte, portando a termine il lavoro settimanale.
L’uomo dai capelli color biondo cenere gli diede i soldi, sorridendogli  grato della fine, a suo dire meravigliosa, che gli stava concedendo di avere. Harry gli gettò la bustina, soddisfatto di aver rovinato, ancora una volta, la vita di qualcuno. Ma per lui nessuno doveva essere felice, nessuno lo meritava, perché tutti, presto o tardi, dovevano soffrire. Lui era stato semplicemente avvantaggiato.  La sua mente si concentrò sul volto meraviglioso di Louis che, felice e raggiante, sorrideva al marito  dopo aver fatto pace e dopo essersi amati tra quelle lenzuola profumate che odoravano sicuramente dell’inebriante essenza del suo professore. Un sorriso lascivo si  disegnò sul suo giovane volto, mentre pensava al piccolo corpo di Louis sotto il suo.
 Il vento gelido, che prometteva un inverno gelido, gli scompigliò i capelli castani, mentre, con passo stanco, si dirigeva verso il parco in prossimità del liceo che frequentava.
“Harry?” Chiese una voce acuta, dannatamente dolce e famigliare.
“Louis, sta volta non mi scappi.-disse duro- vieni con me.”
In un attimo il volto di Louis si ritrovò a pochi centimetri   da quello di Harry, che, sotto il suo tocco rude, si sentiva completamente stravolto. I loro respiri si scontravano, prepotenti, senza permesso sul viso dell’altro.
“Mio Dio, Louis” sospirò Harry, mentre il suo sguardo vagava dalle labbra sino agli occhi socchiusi che nascondevano quelle iridi spaventosamente limpide, sincere. Rare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

AbigayleWood

Odio questo capitolo con tutta me stessa, davvero. Ho voluto, in parte, svelare alcune cose, ma più in la ci saranno sempre più chiarimenti. Poi, essendo un triangolo, ovviamente darò anche spazio alla coppia Louis/ Zayn . Harry stravolgerò la vita poco a poco, tranquille :D
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego.
 
 

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Capitolo 4
*** 4 capitolo ***


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4 capitolo

Capitolo a cura di Rajssa , a cui dedico questo capitolo.
Buona lettura

Ci sono diversi modi di reagire alle esperienze negative. C’è chi da esse ne trae vantaggio, diventando migliore. C’è chi cerca di riprovarle, come se fosse indispensabile farsi del male, far del male, diventando un mostro. In qualsiasi caso diventa impossibile mascherare la propria natura.*
 
“Mio Dio, Louis” sospirò Harry, mentre il suo sguardo vagava dalle labbra agli occhi socchiusi che nascondevano quelle iridi spaventosamente limpide, sincere e rare dell’altro.
Louis indietreggiò, cercando di mantenere una distanza di sicurezza che gli permettesse almeno di respirare tranquillamente. Il suo sguardo attento si focalizzò sulle sue mani lisce, fredde e affusolate, che catturano con uno scatto repentino il suo polso, arrestando i suoi passi, decisamente instabili.
“Harry, ti prego, lasciami”, disse titubante, cercando di ignorare la scia di brividi, causati dal corpo troppo caldo e troppo vicino di quel ragazzo pieno di tatuaggi, completamente solo ed egoista, instabile, fragile come la grafite. Louis era paralizzato, attratto dalla sua veemenza, dall’impeto e dal carattere duro e passionale. Gli occhi di Louis si chiusero, cercando di non perdersi nello sguardo smeraldino che fissava il suo volto, studiandone ogni piccola, dolce e meravigliosa imperfezione, cercando di imprimere nella sua mente, troppo  piena di tenebre per contenere l’aura vitale di Louis, ogni piccola sfaccettatura.
“Guardami – disse in modo autorevole, stringendo la presa sui suoi polsi, già doloranti –, ho detto guardami, Louis”, fece combaciare i loro bacini, mentre i loro petti si muovevano in sincronia, a un ritmo troppo veloce ma paradisiaco per quel momento tanto intimo, voluto da entrambe le parti ma accettato solo dalla parte più cruenta, violenta, spudoratamente sfacciata.
Louis aprì gli occhi, troppo scosso da quel contatto proibito ai suoi occhi. Voleva solo annullarsi, scomparire, perdersi e ritornare da suo marito, perdonarlo e farlo suo, per poi dimenticarsi  della scarica elettrica che gli avevano causato quelle labbra carnose che profumavano di tabacco, dimenticandosi di due occhi indagatori, riflessi di un’anima lacerata, la quale apparteneva ad Harry Styles.
“Basta, Harry. Lasciami stare. Non hai il diritto di comportarti così. Devi semplicemente starmi lontano”, Louis in realtà bramava un contatto che non doveva esserci; un contatto terribilmente sbagliato, assurdo. Per quanto quel ragazzo lo facesse sentire vulnerabile, abbattendo tutte le sue barriere, distruggendo le convinzioni che da anni circondavano la sua vita piena di segreti, i sentimenti positivi, la rabbia inespressa e offuscata dalla positività, dalla voglia di riscattarsi , lui sentiva l’esigenza di sentirsi vicino a quell’anima in pena, benché ne avesse paura e volesse solo lasciarlo solo, perché aveva paura. Harry si stava  facendo spazio dentro di lui, entrando sotto la sua pelle, lentamente ma con rabbia, puntando al cuore per poi distruggerlo. Tuttavia questo Louis non poteva saperlo. Semplicemente, sentiva dentro di sé, l’esigenza, direttamente proporzionale alla voglia di sentire le sue labbra su quelle di lui, di stargli lontano, lasciandolo solo tra i misteri che circondavano il suo spazio vitale. Misteri che, purtroppo, Louis voleva scoprire, per poi cercare di distruggere i mostri che lo divoravano; mostri che lui non aveva coraggio di affrontare perché li considerava troppo potenti, invincibili, inarrestabili.
Era una situazione di equilibrio, ma, presto o tardi, una parte avrebbe prevalso sull’altra, mischiando le carte del Fato, rendendo tutto ancora più complicato.
 
I polpastrelli gelidi di Harry gli accarezzarono una guancia,  facendo propagare nel corpo di Louis un calore che lo infuocò, facendogli credere di bruciarsi. Amava quelle dolci sensazioni di pura beatitudine, che lo facevano bruciare alla velocità della luce, tra quelle braccia così forti da farlo sentire così piccolo, fragile. In ogni caso, quello fragile tra i due era semplicemente Harry. Il suo corpo macchiato dall’inchiostro indelebile raccontava la sua storia, raccontava il travaglio di una vita passata a soffrire e cercare un po’ di felicità; una felicità che si ricavava dalla sofferenza che si celava in un corpo che non era suo, perché esso era totalmente fatto a pezzi. Era come uno specchio rotto, mostrava la sua anima fatta di infiniti frammenti e impossibile da sanare, semplicemente perché i piccoli pezzi di quello specchio erano troppo piccoli, troppo taglienti e se solo Louis avesse provato a raccoglierli per metterli insieme, si sarebbe tagliato anche lui. Si sarebbe ricavato tagli profondi, tanto dolorosi quanto paradisiaci e che lo avrebbe distrutto, senza ritorno. Non ci sarebbero state voragini, limbi, mondi paralleli dove il dolore era il pane quotidiano, no. Ci sarebbe stato solo l’inferno, una condanna per sempre, e lui, il professore dolce e sensibile, voleva solamente essere felice.
“Oh, Louis, non ti lascerò andare. Non adesso”, le iridi blu di Louis  vacillarono, catturando quei piccoli dettagli che caratterizzavano ogni piccola sfaccettatura  del suo magnifico volto, dallo sguardo meravigliosamente smeraldino e terribilmente malizioso, specchio del dolore che Harry provava da sempre.
Le labbra carnose e screpolate di Louis si schiusero dalla sorpresa non appena la mano grande e possente di Harry si chiuse a coppa sul suo viso, accarezzando la sua pelle rosea,  che in quel momento era percossa da brividi di paura, sgomento e anche eccitazione.
Fu un attimo. Quell’attimo in cui una voragine di passione, rimorso e sensi di colpa si aprì, lasciando i due ragazzi a baciarsi, rincorrendosi, bramandosi, avvicinandosi nel contatto più semplice e dolce che si potesse provare.
Louis dal canto suo stava impazzendo. Quella labbra, così morbide, delicate, stonavano con il carattere scontroso, indisponente di quel ragazzo. Una sua mano si posizionò sulla sua nuca, per un contatto maggiore, più rude, quasi animalesco che entrambi desideravano. Lì, stretto tra il suo corpo e quel muro, Louis si sentiva così che per un momento il pensiero di Zayn lo colpì, ma lo accantonò in un angolo del suo inconscio, dove, per un lasso di tempo sufficiente per staccarsi da Harry, lui non sarebbe riemerso, facendolo soffrire, ancora. Era arrabbiato con Harry, con sé stesso, ma più di tutto con Zayn. Se solo non fosse scappato, avrebbero potuto fare l’amore, appagarsi, rendersi felici fino allo sfinimento. Lui, invece, aveva frantumato la sua fiducia, deludendolo, ubriacandosi, lasciandolo solo.
Harry era in fibrillazione. Quelle labbra così sottili che sembravano così delicate, erano prepotenti, maledettamente eccitante mentre si muovevano smaniose sulle sue, danzando in maniera sconnessa. Il calore emanato dal piccolo corpo di Louis lo portò ad allontanarsi. Non era ancora pronto a farlo entrare sotto la sua pelle, a mostrare ciò che era. Voleva solo distruggerlo, nulla di più. Non poteva, non doveva leggere quelle pagine oscure e indelebili che erano il suo passato.  Sorrise beffardo, mentre cercava una scusa per rivederlo, per far avvenire uno sbaglio che per lui non era tale, ma che pretendeva comunque.
“Oh, Louis, non sai in che guaio ti sei appena cacciato”, depositò un bacio sull’angolo della sua bocca, lasciandolo solo, allontanandosi con quell’andatura lenta, sexy.
Louis si accovacciò su sé stesso, deluso e amareggiato. Era ceduto, come se nulla fosse, andando contro i propri valori, alla promessa che aveva fatto a suo marito, a Dio; ma ciò che gli bruciava di più era il fatto che Harry l’avesse lasciato solo. Solo ad affrontare la realtà che aveva di proposito messo da parte per farsi guidare dalle emozioni che lo avevano portato al tradimento. Perché lo aveva permesso. Voleva stare lontano da lui sin da quando quello sguardo sfacciato lo aveva colpito, lasciandolo interdetto. Aveva subito percepito un legame con quel corpo che lo attirava come una calamita, ma se c’era una cosa che Louis non sapeva era che, purtroppo, loro non erano opposti. Appartenevano alla stesso polo.
 La porta si aprì con un tonfo sordo. Zayn preoccupato si precipitò verso il salotto, mentre osservava stupito la piccola figura di Louis avanzare lentamente, con lo sguardo basso.
“Zayn, taci, ti prego”
Quelle parole colpirono Zayn che voleva semplicemente farsi perdonare. Louis salì le scale, senza proferire parola, mentre la sua mente era completamente in subbuglio. Solo una cosa appariva chiara: quello sguardo magnetico che lo aveva stravolto.
Oh, Harry. Ti starò lontano. Disse tra i denti, sibilando quelle parole velenose  rivolto al suo piccolo talamo.
 

AbigayleWood
 

Salve ragazze.  Buon Anno:D
Allora, questo capitolo è dedicato totalmente a Harry e Louis, essendo un triangolo devo dare spazio ad entrambe le coppie. Louis sembra aver ceduto, ma ovviamente un momento di debolezza dettato dall’eccitazione e dalla rabbia.
*La frase iniziale fa cagare, ma ho preso spunto dalla realtà osservando i miei cugini e i loro atteggiamenti dopo un evento che li ha sconvolti, dunque se fa cagare, perdonatemi.
Cosa ne pensate? Secondo voi dovrei continuare?
Fatemi sapere, ragazze.
Un bacione xx

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Capitolo 5
*** 5 capitolo ***


 
 
Dedico questo capitolo a Miriapia, che silenziosamente, senza sapere nulla, mi  sta aiutando a scrivere questa storia, poiché mi ha regalato il meraviglioso libro al quale mi sto ispirando  per scrivere questa storia.
Lo dedico a Rossella, perché è la componente più saggia del nostro fantastico trio ed è la migliore ascoltatrice del mondo.
A Sara, perché senza di lei non avrei mai pubblicato nulla.
Grazie per essere mie amiche.

Crediti Banner Profumodirose

5 capitolo

Come rondini.

Nemmeno coloro che fanno del male saranno totalmente liberi, fuori dal comune, unici, speciali. Tutti, cattivi compresi, siamo schiavi delle nostre emozioni.

 Lo sguardo di Harry era fisso sul muro  scuro, di un colore non definito. Era in parte grigio, ma se lo si osservava meglio si notavano le macchie color cremisi, testimoni indelebili del  pericolo che Harry rappresentava, dall’illegalità dei suoi atti illeciti, che lo facevano sentire libero.
 Osservò la foto nel comodino. L’unico ricordo  dolce del suo passato era lì, intrappolato  in quella cornice vecchia. Una bambina dalla pelle diafana e dai capelli biondi sciolti, i quali donavano a quell’angelo dai lineamenti delicati e paffuti  un qualcosa di selvaggio, sorrideva timidamente. Gli occhi, simili a quelli Harry, erano vuoti, assenti e rivelavano la sua natura di bimba spastica. Harry amava sua sorella, la sua gemella, la sua metà. Il suo ricordo era in assoluto il più doloroso, ma al contempo il più felice della sua vita. Ricordava perfettamente il suo volto, perennemente pallido, lo sguardo sempre perso nel vuoto, come se fosse alla ricerca di qualcosa; un qualcosa che Harry non poteva vedere.  Ricordava anche del piccolo neo che si trovava nella sua guancia destra, sempre rigata dalle lacrime, perché non riusciva a volare. Lei voleva essere libera, voleva  migrare  come le rondini  verso la felicità .  

-Flashback-

Londra, 2004
“ Per favore, Alice, sta ferma.”
La voce infantile e dolce di Harry implorava la sorella di fermarsi, per non cadere in quel piccolo ruscelletto. La bambina muoveva le braccia  come se possedesse della ali, imitando le rondini, che  libere volavano sopra le loro teste, migrando in luoghi che Harry si era promesso di far vedere, prima o poi, alla dolce sorella.
La bambina incominciò a muoversi in maniera sconnessa, urlando parole incomprensibili. I suoi capelli erano scompigliati dal leggero venticello primaverile, il quale accarezzava la pelle candida del suo visino, facendo arrossire le piccole gote. Harry amava sua sorella, così limitata, così strana che lo faceva scogliere con la sua tenerezza. Sorrideva ogni volta che, con impegno, cercava di colorare un piccolo disegno affidatogli dal maestro, mischiando i colori e creando dei pasticci. Ma per lui, per quel bambino altruista, quelle della sorella erano opere bellissime, degne di essere incorniciate ed essere attaccate nel muro bianco della loro camera.
“Alice, allontanati da lì, puoi cadere nel ruscello e sai che non sappiamo nuotare.”
“Rondini, Harry, rondini. Guarda cielo, rondini.” Indicò con il suo ditino il celo sereno sopra di loro, che appariva così infinito e meraviglioso agli occhi di Alice.
“Sì, Alice, ho capito, però adesso vieni vicino a me” Harry indicò di sedersi accanto a lui, sotto il piccolo albero in cui era appoggiato.
“Io rondine, Harry.” Incominciò a correre verso di lui, con le braccia rivolte al cielo, mentre continuava a gridare e a gioire a modo suo. Il vestitino a fiori gialli e rosa, troppo piccolo per quel corpo  acerbo, la faceva sembrare ancora più strana agli occhi birichini del fratello.
“No, Alice, non sei una rondine” Intervenne Harry, allontanandosi dal suo piccolo rifugio, afferrando la sorella dolcemente e cullandola, cercando di placare la sua corsa.
“Cattivo, Harry. Io rondine.”  Strinse i pugni, muovendo la testa a destra e a sinistra, cercando di liberarsi dalla morsa debole del fratello che la teneva prigioniera. Harry voleva proteggerla, ingenuamente, dal male che la circondava, dalle malelingue, dai genitori che non riuscivano ad affrontare ed accettare la malattia di Alice.
Provò un moto di rabbia nei confronti di tutti i suoi compagni che li escludevano, che chiamavano la chiamavano  ‘Alice la pazza’, con uno sguardo cattivo o compassionevole. La sua rabbia  era rivolta  alla madre, che non la curava , la lasciava  sola, mentre lui era fuori, permettendole di farsi del male con le sue piccole manine, tirandosi schiaffi violenti; Schiaffi che spesso dava anche ad Harry, ma, quel dolce bimbo, sorrideva, afferrandole i polsi con dolcezza e sussurrandogli dolci melodie per farla calmare.
“Io rondine. Io volare come loro, Harry.”
Un motivetto, proveniente dalla labbra rosse e screpolate di Harry, la cullò, mentre dolcemente chiudeva gli occhi calmandosi.
 
 Fine Flashback
Harry accarezzò le rondini tatuate sul suo petto tonico, mentre tratteneva le lacrime di rabbia, dolore e disperazione. Quel tatuaggio era la cicatrice che aveva lasciato la scomparsa della sorella,  quella rondine che era volata in cielo, come aveva sempre desiderato, abbandonando ogni sofferenza
 
 
 


“Louis, ti prego, parlami.” La voce frustrata di Zayn, si scagliò sul marito come se fosse  un uragano pronto  distruggere le piccole barriere che Louis stava costruendo, per proteggere quel segreto, quel bacio passionale che non riusciva a dimenticare. Due occhi verdi lo perseguitavano e più cercava di azzerare la mente, più quello sguardo freddo e carismatico lo tormentava.
Louis scosse il capo, stringendo le sue braccia attorno alle ginocchia. Il sedere gli doleva a causa della posizione scomoda, ma indispensabile per difendersi dall’ occhiate preoccupate ed indagatrici di Zayn, il quale lo scrutava con fastidio, a causa del suo silenzio. Era da quando era tornato, infreddolito e tremante, da quella passeggiata che Louis se ne stava rannicchiato in un angolo, il quale lo ospitava durante i suoi pianti dopo una litigata con Zayn.
 
Zayn si avvicinò, abbracciando il suo corpo, stringendolo a se.
La loro camera era avvolta dal buio più totale, mentre le loro labbra si congiungevano in un bacio in cui Zayn chiedeva perdono. Un bacio, invece, in cui Louis ricordava le sensazioni provate con Harry. Tutto gli appariva sbagliato. Avrebbe voluto baciarlo come si deve, sistemando al meglio i tasselli che sembravano fuori posto in quel momento.
 
 




Louis era totalmente e completamente tramortito dallo sguardo malizioso del suo alunno, che lo fissava fintamente interessato .
“Tutto chiaro, ragazzi?” Chiese, sorridendo con candore. I ragazzi annuirono distrattamente, mentre quello sguardo smeraldino continuava ad osservarlo, trafiggendolo da parte a parte.
“Chi vuole rispiegare quello che ho appena detto?” Harry si alzò di scatto, stupendo tutti. Il suo menefreghismo, mascherato da quella freddezza, era famosissimo e nessuno si sarebbe aspettato di vedere ‘Quel mostro di Styles’ spiegare una stupida lezione. Ma la vita di Harry era sempre stata piena di etichette, di nomine e, una volta che la gente del suo quartiere si faceva un idea su qualcuno, difficilmente poteva cambiare idea. Ma lui amava stupire e far ricredere quegl’ignoranti dei suoi coetanei che lo veneravano e rispettavano.
“L’amore è un sentimento così forte e potente che rende l’uomo uno schiavo. Ma, non crede, che siano tutte cazzate? – sorrise beffardo.- Un amore come quello di Romeo e Giulietta è ridicolo, per non dire completamente stupido, ingenuo. Insomma, l’amore dovrebbe far stare bene, invece di far soffrire. Ma, carissimo, questo non succede mai né nella realtà né nella storia che ci sta costringendo a leggere.” Lo guardò con sfida, avvicinandosi con sensualità, ma dentro di lui, Louis vide una rabbia enorme, che cercava in tutti i modi di emergere.
“Ma, - controbatté Louis -  in ogni sentimento c’è una sua antitesi. L’amore, caro Styles, è l’antitesi di ogni sentimento che riguarda la sofferenza, la rabbia. L’amore è l’altra facciata della medaglia, ma quella migliore. Chiudersi nella sofferenza, senza permettere all’amore di entrare nel rifugio che essa costruisce intorno a noi è impossibile, com’è impossibile non far entrare dentro di sé la sofferenza quando si è innamorati. Adesso ti è tutto chiaro?”
Gli occhi di Louis erano pieni di soddisfazione. Harry si avvicinò con lentezza, sotto gli occhi sbigottiti dei suoi compagni.
“Beh, allora permettimi di entrare dentro di te.” Sussurrò con voce sensuale
La campanella suonò, lasciando Louis interdetto e con le guance accaldate.
“Ti aspetto nella ventiduesima, sta sera. Ci sarai?” Harry voleva prenderlo, possederlo. Gli rubò un bacio, sogghignando.
“No.” Urlò Louis, ma, in cuor suo, sapeva qual’era la reale risposta.
 
 

AbigayleWood

Salve, ragazze. Come state?
Questo capitolo (di passaggio) svela molto del passato di Harry anche se non del tutto. Il flashback è una delle parti a cui tengo di più e mi sono commossa scrivendolo. Diciamo che la sorella è un tassello importante della vita di Harry. Per quanto riguarda Louis, voi cosa ne pensate. Nel prossimo capitolo verrà lasciato un pò di spazio alla coppia di Louis e Zayn, anche perchè, ripeto, è un triangolo.
Spero di non avervi deluse, davvero.
Ringrazio coloro che hanno inserito la storia tra le ricordate/preferite/seguite. E grazie alle ragazze che hanno recensito, per me è molto importante sapere cosa ne pensate della storia, ricevendo, magari, consigli per migliorare.
Grazie mille, ragazze. Grazie, grazie, grazie.
FAtemi sapere cosa ne pensate, lasciando una recensione, per favore.
Se volete leggere qualcosa di bello ed innovativo passate da qui : Shari di Sara_Scrive. E’ una storia originalissima e spettacolare, che vi consiglio di leggere, perché ne vale la pena.
Pubblico anche la storia su Facebook, se può interessarvi.
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Un bacione xx
Vi lascio con il nostro Prof.

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Capitolo 6
*** 6 capitolo ***



6 Capitolo


E ci sembra di essere soli, completamente inutili, ma, in realtà, siamo noi a cercare la solitudine, perché è lei la migliore compagnia che crediamo di poterci permettere.  
 

“Vaffanculo”  Sbraitò Zayn, sedendosi sul letto con la testa fra le mani. Louis non era ritornato per pranzo.  La tavola era apparecchiata, il suo stufato di manzo era ancora fumante  sopra il tavolo perfettamente sistemato. Zayn non aveva il coraggio di scendere in cucina e osservare il   pranzo che voleva condividere con Louis; Ma lui non sarebbe tornato. Si pentiva amaramente di aver deluso ogni aspettativa di suo marito.  
Ieri, dopo averlo cullato per ore, mentre piangeva sul suo petto  coperto da un velo di sudore, aveva creduto che l’avesse perdonato, che tutto fosse risolto. Invece, in quel momento, si ritrovava da solo, ad urlare e pensare una sola spiegazione che potesse giustificare l’assurda assenza di suo marito, che aveva deciso di lasciarlo solo. Zayn aveva bisogno di lui, della sua pelle, del suo respiro che era la ragione che lo spingeva a credere a qualcosa di meraviglioso. Louis era il   carburante  che alimentava il suo corpo, rendendolo forte. Senza lui nulla aveva senso. Tutto era buio, come prima che lui arrivasse a scombussolare la sua vita.
Dove sei, Louis?
 
 
 
La panchina su cui Louis era seduto, era circondata da un’immensa distesa di foglie secche e alberi spogli, testimoni di quell’inverno imminente, che si prospettava uno dei più freddi. Il suo pensiero era rivolto a Zayn, il quale, certamente, lo stava spettando ansioso. Ricordava che  la sera precedente  si erano amati di nuovo, ritrovandosi, bramando l’unione dei loro corpi che sembravano plasmati per appartenersi, come su uno fossero l’uno il pezzo mancante dell’altro.
Un principio di sorriso si dipinse sulle labbra, subito spento, però, dal pensiero del suo imminente tradimento. Louis non riusciva a resistere a quel corpo pallido, macchiato da segni indelebili che raccontavano la sua storia. Louis era attratto da ogni forma di dolore, forse perché cercava qualcuno con cui condividere il proprio; e quel qualcuno non era Zayn. Louis lo amava, indubbiamente. Era stato il suo primo amore, il suo primo bacio, la sua prima volta, il suo primo sorriso dopo un periodo orribile. Ricordava, a distanza di anni, ogni singolo dettaglio del loro primo incontro. Ricordava la  paura di Zayn, che non gli permise nemmeno di presentarsi. I suoi occhi velati da un rossore, segno del suo dolore, della sua dipendenza da sostanze che lo stavano distruggendo  solo fisicamente erano un ricordo indelebile, incredibilmente vivido. Perché, purtroppo, Zayn era già totalmente distrutto dentro. Non c’era possibilità di peggiorare, ma, grazie all’aiuto di Louis, era riuscito a mettere insieme pezzi di una vita frenetica, dolorosa. Louis invece, era ancora integro, ma, i demoni che erano gli eventi orribili che aveva vissuto, avevano modellato il suo carattere, rendendolo buono, altruista, insicuro. Quei maledetti ricordi, purtroppo, non solo lo avevano cambiato, ma lo stavano annientando morso dopo morso.

I suoi occhi cristallini, slittarono verso destra, dove la nebbia era più fitta, focalizzandosi sulla figura possente ed attraente di Harry che lo osserva con interesse. Harry trovò Louis dannatamente eccitante con gli occhi lucidi, il naso arrossato dal freddo e le labbra screpolate che lo invitavano a baciarlo con voracità. Erano soli. Due anime in pena che cercavano la felicità, seppur in modo diversi. Due anime piene di segreti che non avrebbero mai rivelato perché troppo vigliacchi per affrontarli e perdere.
Harry, avvolto nel suo giubbotto nero e pesante, lo osservò in silenzio, cercando di cogliere l’ombra di un possibile pentimento per esserli lì, in quel luogo appartato, con quel ragazzo che voleva solo fargli del male.
“Sei venuto, alla fine.” Disse retorico, mentre la voce roca accarezzava sensualmente la pelle gelida di Louis, il quale si irrigidì.
“Anche tu.” Rispose, con gli occhi rivolti verso il basso e le guance che sembravano voler andare al fuoco per quella vicinanza invadente, anche se non nuova.
“Oh, sì. Ho voglia di venire anche più tardi.” Louis si voltò di scatto, imbarazzato dalla piega della discussione, mentre il rimorso di aver lasciato Zayn solo, si insinuava nella sua mente. Perché il marito era un pensiero costante, permanente, come i tatuaggi che decoravano  quella distesa di pelle diafana che apparteneva ad Harry.

Le parole gli morirono in gola, mentre cercava di rispondere a tono. Sussultò non appena sentì le mani possenti e maledettamente grandi di Harry, accarezzargli il ginocchio, per poi risalire lungo la coscia soda che Harry già adorava. Sorrise, vedendo il suo professore rimanere immobile.
“Vieni con me, Louis. Lo vedo che mi desideri, che vorresti baciarmi, torturarmi, farmi gemere, godere …”
“Taci, cazzo.” Sbottò, irritato da quelle parole che avevano un sapore amaro, troppo proibito per essere assaporate. Lui, contrariamente a ciò che lo spingeva ad accettare qualsiasi assurda richiesta di Harry, apparteneva a Zayn. A lui soltanto.
Chiuse gli occhi, mentre un vento gelido, prepotente, si scagliò contro i loro visi, facendoli tremare.
“Questo parco è uno dei più belli che io abbia mai visto.” La sua voce roca sfiorò i lineamenti delicati e femminili del volto di Louis, il quale  si irrigidì, cercando di focalizzarsi sul dolore che era contenuto nella voce calda e bassa di Harry.

Louis si guardò intorno, cercando di cogliere un minimo di quella bellezza che quel parco, avvolto nella nebbia fitta e pieno di silenzio, emanava, ma nulla era comparabile alla meraviglia che era il volto pallido di Harry.
Harry si voltò, catturando lo sguardo meravigliato e celestiale di Louis, che in quel momento lo osservava curioso e silenzioso, senza respirare  quasi, per non infrangere con il suo respiro quel silenzio che alleggiava dolce e melodioso intorno a loro.
“Vieni con me, Louis.”
“Cosa?” La sua era solo una domanda retorica, per assicurarsi che avesse sentito bene, perché, ormai, era sicuro che il suo cuore avrebbe seguito l’oscurità di Harry per perdersi in un vortice di sentimenti così bello e conosciuto, quanto inquietante e pericolo.
“Vieni con me. Lasciati andare. Dimentica tutto.” Disse, avvicinandosi al suo orecchio, per sussurrargli le parole più allettanti e vere.
“Vieni con me, Louis. Dimenticati di tutto solo per una notte.” Louis non doveva dimenticare. Doveva, invece, cercare di ricordare, facendo riemergere i ricordi  dolorosi della peggiore adolescenza che un ragazzo potesse avere, per non ripetere l’errore di far soffrire ancora un uomo; In quel caso, il suo uomo, suo marito, la ragione per cui aveva deciso di abbandonare   Doncaster e lasciarsi tutto alle spalle.
“Non devo dimenticare nulla, Harry.” Disse freddo. Harry sorrise sghembo, mostrando la fossetta sulla guancia sinistra. Harry voleva averlo, possederlo, fargli del male per stare bene, per non sentirsi più solo. Se avesse sofferto anche Louis, seppur solo fisicamente, si sarebbe sentito compreso, magari compatito. In qualsiasi caso, il dolore che avrebbe fatto provare a Louis, avrebbe riempito, in parte, quella stanza silenziosa, che avrebbe ospitato i loro atti di passione, se solo   avesse accettato. Ma, Harry non sapeva che anche Louis soffriva tanto quanto lui.
“Sì, invece. Dimentica tutti i sentimenti. Annullati con me, dentro di me.” Sussurrò, in maniera sensuale, come una promessa incredibilmente bellissima e unica; Una promessa che avrebbe soddisfatto entrambi, ma che li avrebbe distrutti.
Louis abbassò lo sguardo, allontanandosi dal volto  troppo vicino di Harry. Il pensiero di Zayn, del suo sguardo luminoso, profondo, paradisiaco lo tormentava, impedendogli di prendere la decisione più sbagliata. Zayn bloccava la sua mente, impedendogli di ragionare; Bloccava il suo cuore, impedendogli di battere. Lui era la sua prima scelta, ma non era l’unica. La notte che avevano condiviso la sera precedente era, forse, una delle più belle e amare che avessero mai passato. L’amore, i sensi di colpa, la rabbia erano gli unici sentimenti che incorniciavano il loro  talamo, mentre cercavano di chiedersi scusa e di perdonarsi.
“No, Harry. Mi dispiace.” Si alzò, cercando di scrollarsi di dosso tutti i brividi che lo stavano attraversando.
In un attimo, la sua bocca venne riempita dal dolce e delicato sapore di Harry, il quale aveva bloccato i suoi polsi, per impedirgli un altro rifiuto. Harry necessitava di sentire, per l’ennesima volta, la morbidezza delle sue labbra, la delicatezza della sua lingua che inseguiva la sua dolcemente, in un modo che non credeva possibile, che non aveva mai provato. Harry conosceva solo la violenza. L’amore, la spontaneità era morta quel giorno, nel lago, insieme ad Alice.
Le loro labbra si muovevano sinuose, voraci, come se uno dei due potesse sgretolarsi e diventare cenere. Louis aveva paura di cadere in quella trappola che erano le labbra di Harry, ma, ormai, ogni singola paura, convinzione era sparita, lasciando spazio alla passione totalizzante che li aveva catturati.
 
 
 
Le mani di Harry tastavano con cura ogni centimetro della pelle di Louis, che ansimava sotto di lui, mentre le spinte del più piccolo erano violente, frenetiche.
La piccola stanza di Harry era riempita dai loro gemiti, dalle loro urla, dai loro nomi che venivano sussurrati, mentre si perdevano nel godimento più puro e magico. Il volto di Louis era rigato dalle lacrime salate. I sensi di colpa lo torturavano, il dolore lancinante al fondoschiena e alla schiena lo rendeva ancora più vulnerabile sotto il tocco poco delicato e feroce di Harry, che sembrava volesse solamente distruggerlo, per poi lasciarlo solo, in una stanza che aveva ospitato uno degli atti più orribili, ma al tempo stesso più bello che Louis avesse mai potuto commettere.
Aveva ceduto alle sue richieste, era ricaduto di nuovo tra le sue braccia, senza pensare a ciò che stava accadendo realmente. Non riusciva a credere che fosse lì, sotto Harry, mentre tradiva suo marito. Ma mai una scelta gli era parsa più naturale. Mentre si baciavano sul quel prato ricoperto di foglie secche, si era segretamente concesso ad Harry, che aveva capito di averlo in pugno. Il tragitto verso casa di Harry era stato così veloce che Louis non ebbe nemmeno il tempo di   concretizzare l’idea di diventare di un altro uomo. Tutto gli era sembrato naturale, come se il suo corpo gli appartenesse.
 
Harry si muoveva con una velocità sempre maggiore, mentre sentiva che le ultime barriere di Louis cedevano sotto le sue mani esperte, rudi, fredde. La sua mente non vedeva l’ora di vederlo solo, distrutto, amareggiato. Non sarebbe mai più stato solo.
 
Louis si sentiva sporco, vuoto, dolorante mentre si rivestiva con fatica. Harry, sdraiato con le braccia sotto la testa lo osservava divertito, mentre Louis si asciugava le lacrime che non smettevano di macchiare la sua pelle rosea, di una carnagione che Harry poteva solo invidiare, tanto era perfetta.
“Mi d- dispiace Harry.” Louis era a corto di parole. La sofferenza in quel momento era indescrivibile. Non sapeva cosa dire, come scusarsi, come fargli capire che  quell’errore madornale non doveva mai più ripetersi. Ne avrebbe risentito la sua sanità mentale, altrimenti.
“Non dire nulla, Louis. Ormai mi appartieni.” Il tono di Harry lo mandò in tilt, mentre le lacrime non volevano fermarsi.
“No, Harry. Io appartengo a Zayn. A lui soltanto, ricordalo.” Ma Harry non lo ascoltava più, semplicemente pensava a ciò che in futuro gli avrebbe causato. Nella sua mente, ormai, Louis era suo; Nessuno lo avrebbe portato via, perché nessuno poteva provare i brividi che solo Louis poteva causare. Le sensazioni che gli  aveva provocato mentre lo scopava potevano e dovevano essere solo sue. Sue e di nessun altro.
Si alzò dal suo letto scricchiolante, avvicinandosi a Louis che stava per uscire da quella camera, da quella casa che aveva profanato il suo corpo.
“Louis, adesso sei mio. Capito?” Harry si sarebbe riempito delle magnifiche sensazioni che Louis gli avrebbe donato, senza pensarci due volte, lasciandolo poi bruciare senza freno. Voleva essere egoisticamente felice, senza  condividere quella felicità che tanto cercava; Una felicità che, purtroppo, si ricavava dalla sofferenza che avrebbe causato a Louis. Era un circolo vizioso, terribile. Louis era triste, Harry era felice. Ma, in qualsiasi caso, entrambi erano indispensabili per completarsi.  
Louis senza Harry bruciava lentamente, ma con Harry la sua corsa verso l’auto distruzione era più veloce, tutta in discesa e ciò gli avrebbe permesso di non soffrire mai più. Ma Louis non aveva ancora deciso il tipo di tortura che lo avrebbe ucciso.
In quel momento voleva solo abbandonare Harry, per rifugiarsi con Zayn, permettendo ai demoni di torturarlo con lentezza, amplificando il dolore, così da fargli pagare l’errore che aveva commesso.
“Non rinuncerò a te. Ricordalo.”
 
 
 
 
 

AbigayleWood

Eccomi:D Questo capitolo è uno dei più brutti, ma è stato davvero difficile per me scriverlo.  Sembra molto affrettato, ma vi assicuro che non è così, poiché la storia è concentrata sul rapporto già sviluppato, ovvero, la storia entrerà nel vivo dal prossimo capitolo in poi. Abbiamo capitolo che tra Louis ed Harry c’è un’affinità alchemica che li porta l’uno nelle braccia dell’altro.
Onestamente non so se continuare …
Purtroppo, ragazze, è un periodo abbastanza orribile, dunque vi prego capirmi, di farmi sapere se vi piace. Sono molto insicura e non so mai se continuare o meno anche se le vostre recensioni mi danno la carica e ne approfitto per ringraziare Flox_93 che è dolcissima e carinissima con me. Detto questo, vi prego recensite, ho voglia di conoscere le mie lettrici e ci rimango male quando non recensite, magari anche per timidezza. Presentatevi e fatemi sapere se vi piace. Spero di continuare presto se ci sarà riscontro.
Bacioxx
 

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Capitolo 7
*** 8 capitolo ***


8 capitolo

 
Le mani piccole di Louis si ancorarono alle spalle di Harry, mentre, con un piccolo colpo di reni, Harry si impossessava nuovamente dell’essenza  segreta di Louis che odorava di perversione, sofferenza repressa, proibizione. Louis inglobava il suo membro alla perfezione, anche se il dolore acuto gli infiammava lo stomaco; un dolore che, spinta dopo spinta, diventava proporzionale alla passione, al godimento più insano e puro. Il loro abbraccio di  passione era accompagnato da una colonna sonora di gemiti sconnessi, mentre Louis lo cavalcava con rabbia; Un rabbia che non cercava di nascondere, perché ormai non aveva nulla da perdere, se non l’amore per cui aveva sacrificato tutto: Zayn.
Ma in quell’istante era  impegnato ad eseguire un amplesso paragonabile alla cavalcata delle Valchirie *, mentre saliva in alto, troppo in alto, per poi precipitare giù, senza mai aprire gli occhi, per godersi il terribile momento i cui quella musica sarebbe cessata.
Louis, in quel momento, stava sperimentando sensazioni che mai, nemmeno nei suoi sogni più perversi e sporchi, avrebbe sognato provare con Zayn. Delle piccole lacrime rigarono i suoi lineamenti femminili, mentre le unghie di Harry scavavano la pelle delle spalle di Louis, profanandola con i suoi artigli malefici.
Harry stava godendo come mai prima, assaporando dolci meraviglie, udendo quelle magnifiche poesie che erano gli ansimi di Louis, che continuava a muoversi sulla sua asta eretta.



 
Louis osservava Harry, sdraiato supino sul letto che tante volte aveva ospitato i corpi ansimanti, talvolta sudati o infreddoliti di Louis e suo marito; ma, in quel momento, quel letto sembrava essere costruito proprio per contenere il corpo muscoloso e forte di Harry. Lo sguardo languido e ceruleo di Harry seguì con attenzione tutte le curve toniche del suo corpo, percorrendo con un dito i contorni delle rondini tatuate sul petto, scendendo, poi, verso le linee dei fianchi che sparivano sotto dentro le coperte bianche, in contrasto con la macchia nera di cui i era macchiata l’anima di Louis.
 
Occhi color ghiaccio, intensi e profondi, catturavano in un abbraccio appassionato, quel magnifico verde che apparteneva alle iridi di Harry,   cariche di tensione, passione. Harry si sentiva scoperto, come se Louis riuscisse, in un solo semplice e famelico sguardo, a leggere quell’indecifrabile libro che era la sua anima, piena di sbagli che, con tenacia, Harry aveva cercato di cancellare, archiviandoli. L’idea che  un uomo come Louis  riuscisse a decifrare quell’intensi scarabocchi che erano i suoi errori, gli faceva accapponare la pelle.
Harry aveva fatto breccia nel cuore di Louis e, quella paradisiaca sensazione di aver ottenuto un piccolo pezzo del cuore della sua preda, lo fece sorridere, mentre distoglieva lo sguardo da quello intenso del suo caro professore.
Una fossetta scavò la sua guancia sinistra, mentre ripensava alla resistenza che Louis aveva avuto, prima di lasciarsi andare tra le sue braccia.
 
“Harry, no. Davvero. Va via.” Le mani di Louis tirarono i capelli ricci di Harry, facendogli allontanare il suo viso dal roseo collo di Louis.
“Perché, Louis?” Chiese Harry, quasi esasperato, senza mollare la presa dai suoi fianchi pieni che già adorava. Desiderava stringerli così forte da lasciare dei segni; tutti dovevano capire che Louis Tomilinson era stato stretto da Harry Style,  che era stato posseduto da quel corpo tonico, con gambe che sembravano non voler finire mai ed il corpo paragonabile a quello di un Adone.
“Sono sposato, diavolo.” Disse in un moto di stizza, scivolando via con difficoltà dalla presa di Harry, che si era indebolita leggermente, dopo aver udito quella frase detta con rabbia, sofferenza, ma un moto d’orgoglio, che non sfuggì ad Harry.
“Ah, sì, Louis. E il pensiero di tuo marito ti tormentava anche quando ci siamo baciati. Oh, sicuramente devi averlo pensato mentre ansimavi sopra di me …”
Il volto di Louis divenne rosso dalla rabbia e dall’imbarazzo, mentre abbassava lo sguardo, cercando di regolarizzare il respiro.
“Mi vuoi, Louis. Ed anche io ti voglio, lo sai.” Harry prese la piccola mano di Louis, portandosela sul cavallo dei pantaloni.
Louis chiuse gli occhi, mentre il ribrezzo verso se stesso lo spingeva ad allontanarsi, ma l’eccitazione, sporca tentatrice, lo incitava a donare piacere a quel maledetto ragazzo che si era intrufolato a casa sua.
“No.” La mano di Louis scivolò via, mentre cercava di indietreggiare, per imporre ai loro  corpi una distanza che non desideravano.
Harry lo fissò in silenzio, sentendo la rabbia ribollire nelle vene, mentre ogni singola cellula del suo corpo bruciava ed impazziva dal desiderio di prendere Louis. Si voltò di scatto verso il piccolo mobile, accanto alla porta dell’entrata, osservando una bellissima cornice in argento, la quale racchiudeva una foto del matrimonio di Louis con Zayn. Il suo corpo si irrigidì, mentre il respiro diventava pesante. I loro sorridi, le loro mani intrecciate era tutto quello che serviva per fargli avere ancora più voglia di Louis, del suo corpo, che, ormai, voleva aprire in due; Quella felicità doveva appartenergli. Perché lui l’avrebbe distrutta, pezzo dopo pezzo, sentendosi più giusto, meno solo. In quella vita, Harry, doveva di nuovo distruggere tutto quello che di prezioso c’era al mondo. Lo aveva fatto con Alice. L’avrebbe fatto anche con Louis. Avrebbe distrutto il suo amore, la sua gioia, la sua sicurezza. 
Con uno scatto felino afferrò la nuca di Louis, che si era avvicinato, per osservare meglio ogni singola emozione che si dipingeva in quel volto angelico.
Le loro lingue, dai sapori diversi, eseguivano una perfetta coreografia di risentimento e di vendetta. Una mano di Harry strinse il sedere di Louis, che gemette sulle sua labbra, chiudendo gli occhi. Quella visione era paradisiaca per Harry, che fece scontrare le loro erezione, strette nel tessuto dei loro pantaloni, maledettamente stretti in quel momento.
“Adesso va via, però. Harry, davvero, lasciami andare.” Una preghiera dolce, piena di tristezza, che esternava il dolore che Harry stava infliggendo all’aura armoniosa, sensibile di Louis.
“Mai.” Quelle parole suonarono, alle orecchie di Louis, come una promessa crudele, come se fosse l’anticipazione di qualcosa che avrebbe portato via ogni tipo di emozione di Louis. Una prolessi che si presentava come una delle peggiori, ma, anche sapendo il finale, Louis si lasciò andare, mentre le mani di Harry si incastravano nei suoi capelli.
 
“Harry, io – fece una pausa, sospirando e distogliendo gli occhi azzurri dalla figura magnetica di Harry, sdraiato al suo fianco- io … Cazzo, io non so cosa mia sta succedendo. E’ terribilmente sbagliato quello che sto facendo. Sono sposato, tu sei un mio alunno …”
Harry si issò sui gomiti, guardando Louis negli occhi con uno sguardo magnetico e pieno di sicurezza. Negli occhi di Louis, Harry leggeva un climax di emozioni che andava dalla tristezza ad un principio di gioia.
Una mano di Harry si posizionò sulla guancia, paffuta ed ispida a causa della barba di Louis, calmandolo.
“Louis, smettila di farti problemi. Prendi la vita così come viene. Senza pensare ai perché ed ai percome, senza …”
“Io sono sposato, Harry. Sposato.” Sillabò l’ultima parola, cercando di ribadire il concetto sia a se stesso che ad Harry.
“Non ha importanza. Tu mi desideri ed io anche. Smettila di farti problemi e baciami.” Un sorriso si dipinse sul volto pallido di Harry, mentre Louis arrossiva dalla rabbia.
“No, Harry.- si alzò dal letto, mostrandosi in tutta la sua magnifica nudità.- Io amo Zayn. Lui ha già sofferto abbastanza, capisci?”
Le iridi smeraldine di Harry ispezionavano la piccola e paffuta figura ai piedi del letto, mentre si soffermava sui suoi fianchi pieni, non propriamente tonici e asciutti. Era bellissimo, con quell’aria arrabbiata e ferita.
“Perché, Louis, io non ho sofferto? Tu non sai niente di me.”
“Beh, nemmeno tu sai qualcosa di me o di Zayn. Dunque, lasciami stare. Vieni qui a casa mia, ti prendi ogni singola parte di me, come hai già fatto in precedenza e, nel momento in cui devi restituirmi i piccoli frammenti di anima che mi hai rubato, dimentichi sempre di consegnarmene uno. Perché, Harry? A cosa ti servo io se non per una sana scopata?”
Mi servi perché devo compiacere me stesso. Perché, facendoti soffrire come ho sofferto io, magari, mi sentirò meno solo. Mi servi perché voglio appropriarmi della tua felicità che tu possiedi ma che a me è stata negata. Questo avrebbe volto risponderli, ma abbassò il capo, sfuggendo allo sguardo accusatore di Louis.
“Adesso va via, per piacere.”
“Mi cacci sempre via, ma, chissà perché  finisci sempre dentro le mie mutande Louis.” Si alzò velocemente, mostrandosi nudo. Insieme alla nudità dei loro corpi, però c’era anche quella delle loro anime, così esposte, che entrambi ebbero paura di scoprire l’uno le debolezze ed i peccati dell’altro.
“Io … Io non riesco a resisterti, ok? Sei così misterioso, pragmatico che mi fai paura.”
“E non riesci a resistermi, giusto?” Un sorriso divertito si dipinse sulle sue labbra.
“Vaffanculo, Styles. Tutto questo è fottutamente sbagliato. Io amo Zayn, capisci.”
“Smettila di ripete che ami Zayn, che tu sei sposato e cazzate del genere. Adesso mi appartieni.”
“Non dovrei.” Disse Louis, avvicinandosi impercettibilmente per fronteggiarlo. Era ancora impaurito dalla sua aria arrogante, mentre l’aria era ancora impregnata dal frutto del loro peccato.
“Lo so, ma non mi importa.” Harry sorrise sornione, mentre la tristezza di Louis scivolava via, come se fosse una seconda pelle che aveva deciso di togliere, per esporsi completamente ad Harry. Paura, fragilità, debolezze mai superate, segreti mai rivelati erano i segreti che stazionavano all’interno del corpo piccolo di Louis. Harry fu invaso da una voglia matta di riprenderlo e farlo suo di nuovo, ma si trattene, stringendo i pugni, perché, in quel momento, voleva godersi solo l’emozioni che attraversavano lo sguardo ceruleo di Louis.
“Non ti importa nulla di me, lo so. Per questo ti chiedo di lasciarmi stare. Non farmi soffrire ancora, ti prego. Me lo merito, lo so …”
La voce incrinata di Louis fece perdere un battito al cuore di Harry, che cercava in tutti i modi i riuscire a fermare le lacrime di Louis che scorrevano frenetiche.
“Io non voglio tradire le persone che amo, di nuovo. Ti prego, Harry.” Il corpo di Louis si ritrovò stretto nella forte presa di Harry, che accarezzava quella chioma castana con una lentezza infinitamente dolce.
Harry era confuso. Maledettamente confuso.
“Louis, va tutto bene.” Sussurrò dolcemente, mentre Louis, nudo e tremolante, si aggrappava a lui, come se fosse l’unica roccia in un mare in tempesta, che lo avrebbe portato negli abissi. Ma, Louis, non sapeva che Harry non era la roccia. No. Lui era la burrasca che lo avrebbe fatto soffocare, soffrire ed agonizzare.
 
AbigayleWood
Salve ragazze. Come state?
Lo so, lo so, avevo detto di assentarmi per un mese, invece eccomi qui, ma ho pubblicato perché, credo, che dopo di questo non pubblicherò per un po’. La causa è principalmente la scuola e la storia che a me pare una schifezza, ma che ho il dovere morale di continuare, poiché non si lasciano mai le cose a metà, giusto.
Prima di lasciarvi, voglio dare dei piccoli chiarimenti.
*Cavalcata delle Valchirie è un’opera di Wagner, musicista tedesco.
Poi, la parte in corsivo è un flashback ma non ho voluto mettere nessuna scritta, poiché è un ricordo di Harry e non è un avvenimento remoto, come il flashback precedente.
Molti hanno ‘ contestato’ il fatto che gli avvenimenti siano troppo affrettati.

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Capitolo 8
*** 9 capitolo ***


 

9 capitolo

L’acqua gelida intorpidiva il piccolo e tonico corpo di Louis, stretto sotto la doccia dalle possenti braccia di Zayn. Quei momenti di intimità ritrovata, erano solo pura illusione per il pakistano che, dopo settimane di immensa tristezza, non riusciva a far breccia nel cuore di Louis. L’idea che qualcuno avesse preso il suo posto lo destabilizzava, ma ingenuamente si  ripeteva che tutto si sarebbe sistemato; aveva bisogno di ingannare se stesso, creando una realtà inesistente.
La sua erezione premeva contro il fondoschiena del marito, mentre le braccia tatuate erano avvolte attorno alla sua vita sottile e tonica. Il suo cuore batteva all’impazzata in quel momento di falsa felicità che entrambi avevano cercato di creare e definire con cura. Anche Louis si illudeva che con il passare dei minuti, delle ore, il tocco violento e deleterio di Harry sarebbe scomparso dal suo corpo, sostituito da quello di Zayn. Ma sulla sua pelle era ancora presente l’odore del riccio dagli occhi smeraldo, e Louis non riusciva  sbarazzarsene. Era impossibile dimenticare i suoi baci bollenti, il suo corpo forte che lo toccava, la sua anima che per un solo momento si era fusa con la sua, creando un’opera d’arte che solo loro avevano avuto l’occasione e l’onore di vedere.
“Louis, che ne dici di uscire? Stiamo gelando qui.” Una mano mulatta accarezzo la sua schiena bianca, creando un contrasto di colore unico, che apparteneva solo a loro.
Il castano annuì voltandosi lentamente e, alzandosi sulle punte, depositò un bacio sulla fronte del marito.
 
Erano seduti sul piccolo divano, mentre Louis sistemava meticolosamente gli appunti che avrebbe portato a scuola, per svolgere la lezione nella più totale tranquillità ed organizzazione. La sua vita doveva essere programmata perfettamente, in maniera ordinata, senza intoppi. Un uragano che avrebbe stravolto tutti i suoi piani, distrutto le sue certezze, sarebbe stata solo un’incombenza che Louis aveva intenzione di evitare. Peccato che colui che avrebbe distrutto definitivamente ogni piccolo delicato e fragile frammento della sua vita, già di per sé distrutta, era già entrato dentro di lui, letteralmente. Si era insinuato sotto la sua pelle, toccando dei tasti proibiti come un abile e pazzo musicista pronto a creare meravigliose melodie e sinfonie straordinarie. La calma prima della tempesta.
Gli occhiali di Louis erano leggermente abbassati sul suo nasino perfetto, mentre gli occhi erano ridotti a due fessure e le iridi azzurre prevalevano su quel piccolo cerchio nero, contenente i misteri della sua giovane vita. Zayn era incantato da quella visione, così semplice ma speciale. Si avvicinò al suo corpo, accarezzandogli capelli castani, ancora umidi dalla doccia precedente. Louis non si scansò e si lasciò accarezzare, anche se odiava essere sedotto o disturbato mentre organizzava le lezioni per il giorno successivo.
“Hai deciso di tornare a scuola domani? Fino a tre giorni fa non volevi nemmeno sentirne parlare di lavoro.” Louis si irrigidì, deglutendo rumorosamente. Aveva una voglia matta di tornare in quell’edificio che cadeva a pezzi. Gli mancavano quei ragazzi che già aveva imparato a conoscere, gli mancavano gli schiamazzi, i  loro concetti contorti riguardo all’amore. Ma ciò che più gli mancava, erano i ricci morbidi di Harry, gli occhi verdi e penetranti velati da un leggero rossore causato dal freddo, le labbra screpolate che avevano posseduto ogni centimetro del suo corpo, che aveva avuto intorno a lui.
“E’ un mio dovere andarci. Adesso sto meglio, Zay.” Sorrise falsamente, baciandogli le labbra, come a voler chiedere perdono per i pensieri che invadevano la sua mente. Pensieri che non lo riguardavano.
“Senti Louis, capisco che per te queste due settimane sono state completamente e totalmente deleterie e autodistruttive, ma ti prego, dimmi almeno il perché. Cosa ti fa stare così male? Dimmelo, ti prego. Ho bisogno di sapere e lo sai, cazzo!” Zayn era di fronte a lui, in ginocchio. Gli occhi pieni di lacrime lo facevano apparire così debole e fragile che il castano lo abbracciò di riflesso.
Louis non riusciva a parlare. Sentiva solo il battito del suo cuore accelerare, mentre le mani accarezzavano dolcemente la chioma corvina del marito. Sapeva che Zayn aveva bisogno di certezze. La sua vita era stata fin troppo precaria, sempre maledettamente e costantemente in forse. Sapere che molto probabilmente anche la sua certezza più grande gli stava scivolando dalle mani, lo logorava.
“Louis, ti prego: non deludermi.” Il volto del ragazzo impallidì, mentre la presa sui capelli del marito aumentava.

Flashback

Doncaster 2005
“ Mi hai veramente deluso, Louis.” Una voce melodiosa e acuta lo fece sobbalzare, mentre sistemava i suoi libri nell’armadietto. Il corridoio dell’istituto era deserto, e Louis si sentì sollevato all’idea che nessuno l’avrebbe visto con suo fratello. Il frocio.
In quei sedici Louis non aveva ancora trovato una persona tanto dolce, sensibile ma così sbagliata, come suo fratello Bryan Tomlinson.
“E sentiamo. Per cosa ti avrei deluso, Bry?” Fissò il pavimento, consapevole che la risposta che sarebbe fuoriuscita di lì a pochi istanti dalle sottili labbra del fratello, sarebbe stata molto dolorosa. Perché Louis, in realtà, la risposta la conosceva già.
“Sai Louis, nonostante io creda tu sia davvero tonto, ti illuminerò. Perché hai detto a Josh che sono gay?” I suoi occhi celesti erano arrossati, velati da un leggero luccichio, una chiara dimostrazione della sua sensibilità mascherata da prepotenza occasionale. Bryan voleva dimostrarsi forte agli occhi del fratello minore. Voleva essere l’esempio da seguire, anche se sapeva con certezza che il dolce Louis lo considerava un errore. Uno sbaglio.
“I-io… mi dispiace.” Abbassò il capo, fissando il pavimento. Era sempre stato un tipo timido, con la testa rivolta la maggior parte delle volte verso il pavimento. Portava i capelli leggermente più lunghi del normale, che impedivano agli altri di osservare le sue splendenti iridi azzurre. Ma Louis era sempre stato un ragazzo con poco carisma, poca fiducia nelle sue capacità che superavano di gran lunga quelle di qualsiasi comune studente. Era sempre attento, osservava e classificava ogni tipo di ragazzo che psicoanalizzava in silenzio.
Nessuno però, si era mai soffermato ad osservare realmente Louis. Il ragazzo timido del secondo banco che alzava sempre la mano, ma non veniva mai interpellato. Nessuno era mai stato in grado di leggere negli occhi di quel sedicenne incazzato con il mondo,  che si portava addosso l’infelicità come un pesante e gigantesco fardello. Viveva nell’ombra del fratello che voleva imitare ma che, in realtà, non credeva potesse raggiungere in alcun modo. Bryan era dolce, divertente, colto, raffinato. E gay. Louis era al corrente di questo segreto anzi, entrambi lo condividevano, proteggendolo e tenendolo al sicuro da occhi ed orecchie indiscrete.
“Louis, devo ricordarti ciò che è accaduto a Sam Woos, dopo essersi dichiarato omosessuale? Il suo suic…”
“Sta’ zitto, ok? Mi dispiace, i-io non volevo…” Disse con voce sottile, mentre le parole gli morivano in gola.
“La verità Louis, è che tu sei sempre stato innamorato di Josh. Ma davvero, confessargli il mio segreto mettendo da parte il tuo, dimostra quanto tu sia infantile. Sei… sei uno stupido Louis. Mi hai deluso.”

Fine Flashback


Louis era stretto nel suo giubbotto, mentre immagini confuse di uno dei suoi ultimi litigi con il fratello lo accompagnavano in quel breve tratto di strada, diretto a scuola. Non riusciva a credere che Harry, la causa della sua sofferenza durante i suoi dieci giorni di totale catalessi, fosse diventato la cura per far tornare quel giovane professore alla sua tranquilla quotidianità.
“Professor Tomlinson.” Una voce colma di scherno lo richiamò, facendolo sobbalzare. Gli occhi ancora assonnati a causa della notte insonne, si concentrarono sulla figura alta e slanciata di Harry, che si avvicinava con passi veloci e controllati.
“Louis! Hai deciso di tornare, finalmente.” Disse, leccandosi le labbra in maniera del tutto naturale.
“Anche tu.” Disse in un soffio. Le guance si arrossarono per l'imbarazzo, mentre la timidezza che da sempre lo aveva caratterizzato si impadroniva di ogni atomo del suo corpo. Harry sorrise beffardo avvicinandosi sensualmente, mentre le sue mani si posavano sui fianchi di Louis.
“Desideravi che io venissi a casa tua, di nuovo?” Sussurrò al suo orecchio. Louis si immobilizzò, allontanando il riccio da lui. Una voragine al petto, mentre sosteneva il suo sguardo che improvvisamente si era fatto duro, paralizzante.
“La verità? Sì, Harry. Ti ho aspettato. Tutte le sere mi affacciavo fuori sperando di vederti, ma tu non sei mai venuto.” Harry non lo riconosceva. I suoi occhi azzurri erano quasi neri a causa della delusione presente in essi.
“Avevi detto chiaramente che non volevi tradire l’uomo che ami.”  Disse enfatizzando le ultime parole.
“Avevi detto che non avresti mai rinunciato a me.” Il cuore di Harry perse un battito, per poi riprendere a pompare sangue freneticamente, senza mai decelerare. Non l’avrebbe mai lasciato andare.
Louis stava perdendo la ragione. Non riusciva più a distinguere il sottile confine che c’era tra amore e passione. Non trovava più equilibrio tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato. Voleva Harry, anzi lo bramava. Il desiderio per quel ragazzino riccio dagli occhi smeraldo aumentava, come se fosse fuoco alimentato da benzina ed alcool puro. Ma il pensiero di Zayn, dolce e amorevole marito che mai lo avrebbe tradito, gli faceva sempre fare un passo indietro lungo quella strada che lo avrebbe portato verso la felicità. Con il ragazzo mulatto.
Sperava che Harry fosse solo una piccola stradina che avrebbe deviato il suo percorso, ma in cuor suo sapeva che Harry sarebbe stata la via più semplice e distruttiva per arrivare all’inferno. Da solo.
“Non lo farò, Louis.” E Louis avrebbe voluto rispondergli come aveva fatto le volte precedenti, ribadendo che lui appartava a suo marito. Ma la consapevolezza della dura e cruda realtà, gli impediva di far uscire quella frase  che, per lui, era diventata quasi una sorta di abitudine.
Ormai Louis Tomlinson non apparteneva a nessuno.
Due labbra gelide e piene si posarono su quelle di Louis, che socchiuse le labbra, stupito da quel piccolo e dolce bacio rubato.
“ Voglio scoprirti Harry. Mostrami ciò che sei.” Un sussurro leggero. Accarezzò la pelle diafana del viso del ragazzo di fronte a lui, il quale sentiva i brividi scorrere lungo la schiena. Non avrebbe mai permesso a Louis di distruggere le sue difese. Erano troppo forti e il castano invece, era troppo debole. Harry l’avrebbe distrutto, avrebbe chiuso ogni porta che avrebbe portato direttamente al suo cuore. L’avrebbe illuso, deluso.
Io deludo sempre. Pensò Harry, sorridendo amaramente.
In un attimo le loro labbra erano pronte a rincorrersi, cercando di creare una magica e sensuale danza erotica. La loro.
 
Capitolo betato da  ljttlethjngs

 

AbigayleWood

Lo so. Perdonatemi, davvero. E’ passato un sacco di tempo, ma oggi era l’unico giorno libero, e ho deciso di pubblicare questa schifezza, che è una sorta di capitolo di passaggio. La fanfiction è abbastanza lunga, dunque vi avverto che ci saranno capitoli di svariata lunghezza, alcuni brevi altri meno. In questo capitolo abbiamo un flashback (orribile, lo so) che considero una sorta di incipit per quello successivo, poiché nella storia ce ne saranno un paio. Questo diciamo, delinea la situazione sommaria del passato di Louis e ci introduce un nuovo personaggio: Bryan, (che adoro!) Esatto, Bryan sarà un personaggio chiave, proprio come Alice, la sorella di Harry. In seguito i flashback riguarderanno anche la storia di Zayn e Louis, ma ancora voglio aspettare. Louis, invece, si lascia andare e… E poi vedrete. Il prossimo capitolo sarà dedicato a Zayn, perché anche se sembra avere un ruolo marginale, avrà un ruolo importantissimo. Purtroppo avrei dovuto inserire altri pensieri su Zayn, ma lo farò nel prossimo capitolo (in fase di stesura) che spero di pubblicare domenica, se ci sarà riscontro.
Ringrazio coloro che hanno inserito la storia tra preferite/ricordate/seguite.
Spero di non avervi deluse, e spero che lascerete una recensione, perché è molto importante e soprattutto perché per me la vostra opinione conta tantissimo. Ringrazio tutte le ragazze che hanno recensito il capitolo precedente e spero che molte altre si aggiungeranno a recensire, davvero. E grazie alle lettrici silenziose, spero che anche voi un giorno recensiate.
Un bacione xx
 

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Capitolo 9
*** 7 capitolo ***


 

7 capitolo

C’è un lato di me che cade a pezzi ed è la parte che tu non vedi.
-Fabri Fibra.

Erano passate due settimane da quando il cuore di Louis aveva ripreso a battere lentamente, stanco del grave peso che doveva sopportare; Un cuore stanco dei continui sussulti  provocati dal ricordo della pelle bollente di Harry, dai suoi occhi verdi ricchi di sfumature indecifrabili, dalle sue labbra perfette di cui Louis ricordava ogni singolo dolce sapore.
Louis in quelle due settimane non aveva fatto altro che piangersi addosso,mentre il senso di colpa gli attanagliava l’anima, facendogli mancare il respiro. Voleva ritrovare l’equilibrio e la stabilità che solo le braccia di Zayn erano in grado di regalargli, ma lui, suo marito, era freddo, distante e Louis era troppo codardo per farsi avanti e raccontargli il conflitto tra la sua anima e i ricordi del pomeriggio in cui lo aveva tradito per la prima volta.
“Louis, io vado a lavorare. Non puoi rimanere ancora qui, ad oziare sul divano. Quando tornerai a lavoro, eh?” Il tono di Zayn era premuroso, ma leggermente alterato. Odiava vedere Louis ridotto in quelle condizioni. Non sapeva cosa fare, come aiutarlo. Era solo capace di stargli accanto, stringendogli la mano, sussurrandogli che tutto si sarebbe risolto. Ma non aveva fatto nulla di tutto questo. Forse perché, sapeva, che qualsiasi cosa sarebbe stata vana.
Era sempre stato Zayn l’anello debole della catena, non Louis. Suo marito, infatti, era stato l’unico a snodare la fitta matassa che era la sua vita anni fa. Adesso, invece, vedere Louis triste, abbattuto, sempre sul punto di piangere, lo faceva sentire inutile. Totalmente e fottutamente inutile.
Da due settimane Zayn non riconosceva più Louis. Non dormivano nemmeno insieme, perché Louis non aveva nemmeno la voglia di alzarsi da quel piccolo divano. Il suo occhi, perennemente limpidi, sempre sul punto di piangere, erano contornati da occhiaie profonde e violacee, che stonavano con l’incarnato roseo del suo viso angelico e delicato e  Zayn  guardando nel ghiaccio delle sue iridi, sentiva di aver perso una parte di Louis, che forse non gli era mai appartenuta; Un dolore, una rabbia, un segreto che Louis non aveva mai condiviso con nessuno.
“Mi dispiace, Zayn, io non ce la faccio.” La voce di Louis era incrinata, mentre tratteneva un conato di vomito. Louis era disgustato da se stesso, dal male che stava facendo a suo marito. Louis lo amava infinitamente, in modi che nemmeno credeva possibili, ma in quel momento lo considerava solo un intruso che si era appropriato di qualcosa che non gli spettava: Il suo cuore. Louis avrebbe preferito strapparselo, per impedirgli di soffrire ancora, mentre le lame affilate che erano le lacrime di Zayn, che in quel momento profanavano le sue gote, lo laceravano.
“Io non ti riconosco più, Louis. E’ da due settimane che te ne stai seduto su quel fottuto divano, con la testa bassa, senza rivolgermi la parola, senza mangiare. Dove ho sbagliato? Cosa ho sbagliato, Louis? Dimmelo, perché non riesco a vederti così, porca troia.” Louis chinò il capo, senza rispondergli.
Errore.
“Sai cosa ti dico, Louis. Io me ne vado. Quando uscirai da questo tuo stato di totale catalessi, allora ne riparleremo.” La voce piena di tristezza di Zayn arrivò come un uragano, facendo crollare quelle fragili barriere che in qui giorni gli avevano impedito di piangere.
Pianse ogni singola lacrima che gli rimaneva in corpo, mentre i suoi singhiozzi erano terribili segreti, custoditi solo da quelle quattro mura di casa sua. Louis aveva deluso Zayn l’amore della sua vita, ma il pensiero che più lo tormentava era la voglia di ricommettere quello sbaglio che gli aveva impedito di dormire, toccare o baciare suo marito. Se Louis avesse nuovamente incrociato quello sguardo smeraldino, ne era sicuro, avrebbe nuovamente rifatto l’errore di lasciarsi andare, facendosi cullare dal dolore che segretamente condividevano.


 
 
Zayn camminava a testa bassa verso il suo studio, mentre il debole sole mattutino accarezzava la sua pelle mulatta. Il vento invernale lo cullava dolcemente, mentre il freddo velenoso, scorreva dentro le sue vene, facendolo rabbrividire.
Non riusciva a credere che Louis, colui che lo aveva sempre sostenuto, amato incondizionatamente, gli avesse voltato le spalle, lasciandolo solo. Sapeva che il problema non era la sua sbornia di qualche settimana prima; Sapeva che c’era di più. Il desiderio di scoprire cosa gli nascondesse era direttamente proporzionale alla paura di perderlo. Senza di Louis, lui sarebbe morto, schiacciato dall’alcol, dalla droga, compagne inseparabili durante il suo remoto viaggio verso la disperazione e la distruzione.
No. Non doveva ricadere in quel circolo vizioso potente, insuperabile. Ne era uscito solo grazie a Louis, al suo amore, alle sue promesse sussurrate in segreto, mentre si amavano come solo due ragazzini soli e poco maturi potevano fare.
Ti proteggerò, Zayn. Prometti però, di non farti più del male. Non lo meriti.
Queste parole si ripetevano nella sua mente in maniera forte e chiara, mentre ricordava il dolce bacio che si erano scambiati, nel buio di una stanza del centro di recupero. Louis era la cosa migliore che gli fosse capitata. Ma, delle volte, aveva come la sensazione di non conoscerlo, come se non fosse al corrente di una parte importante che Louis aveva deciso di dimenticare. A volte lo vedeva distante, perso in un mondo in cui non gli permetteva di entrare. Un mondo pieno di dolore; Dolore  che Zayn riusciva in parte a percepire, ma Louis gli impediva di sentirlo, chiudendosi in una piccola bolla che, una volta scoppiata, gli avrebbe permesso di ritornare dal suo amato marito.
 
 
Louis era ancora seduto sul divano. Gli occhi gonfi dal pianto erano ormai stanchi e le palpebre pesanti si chiudevano in un gesto automatico, mentre il sonno, la stanchezza si impossessavano del piccolo e minuto corpo di Louis. La rabbia scorreva nelle sue vene, impedendogli di respirare, di riflettere con razionalità. Aveva distrutto tutto. Le promesse silenziose stipulate con se stesso, le promesse, sigillate con baci focosi, che aveva dedicato a Zayn erano tutte spezzate, sbriciolate tra le sue dita.
Non ti lascerò andare Zayn. Mai.
Era questo quello che gli aveva sussurrato, mentre si abbracciano sul piccolo lettino del centro di recupero per tossici. Quel letto che li aveva ospitati mentre, con i loro corpi acerbi si amavano segretamente. Erano passati anni, ma di quel ricordo, Louis, ne viveva, perché quella era stata la prima volta che si era imposto di vincere, di salvare ciò che poteva essere distrutto.
 In quel momento, invece, avrebbe preferito non aver mai promesso nulla. Avrebbe preferito essere cenere, perché, in fondo, se lo meritava.
Un suono forte e chiaro, proveniente dalla porta, lo fece sobbalzare, mentre sentiva le gamme molli, impedirgli di camminare.
“Un attimo.” Sussurrò, con la voce debole, mentre  cercava di recuperare un po’ le forze, che sembravano venir meno, ogni qualvolta avanzava di un passo.
 
“Finalmente. Cazzo, fuori si gela.” Disse con voce roca Harry, mentre entrava senza chiedere il permesso, sorpassando il piccolo e minuto corpo di Louis.
“Devi andare, Harry.” Disse con tono di voce basso, rassegnato. Aveva desiderato per due intere settimane rivedere quel corpo pieno di tatuaggi, quelle gambe lunghe, il petto tonico, le braccia forti, che sembravano pronte a proteggerlo da tutto. Gli erano mancate le sue labbra rosse e gonfie, il suo naso perfetto, come una pennellata di Giotto, le sue iridi profonde, che scavano dentro le membra di Louis, catturando la sue essenza vitale. Harry Styles l’avrebbe ucciso, ne era sicuro.
In quel momento Louis lo odiò; Lo odiò perché gli aveva strappato il cuore dal petto, sottraendolo dalla protezione sicura che era in grado di dargli Zayn. Lo odiò perché era sicuro che non sarebbe mai riuscito a dimenticare il male o il bene che Harry gli aveva fatto. Desiderava che Harry Styles sprofondasse nel Lete, così da dimenticarlo per sempre. Ma, in quel momento, mentre imprimeva nella sua mente ogni singolo dettaglio del magnifico volto, ogni singolo piercing che risiedeva nel suo viso, a Louis parve impossibile dimenticarsi dei momenti condivisi.
“No che non devo. Dove sei stato? A scuola non sei venuto per due settimane.- disse tra i denti, spazientito dalla cattiva accoglienza che Louis gli aveva riservato.- Ho dovuto sopportare quella merda di compagni e professori per due maledette settimane e …”
“Cosa vuoi?” Disse deleterio Louis, interrompendolo spazientito.
“Voglio te, Louis. Ti è difficile capirlo.” Avanzò di un passo, mentre Louis, fermo sull’uscio della porta, lo fissava, senza emettere alcun suono, come se fosse ipnotizzato dall’attrazione del corpo di Harry, che catturava ogni   singolo atomo del suo corpo, spingendolo tra le sue braccia. Braccia che non avrebbero mai più stretto il suo corpo, si ripromise Louis.
“No, Harry. Mi dispiace. Quello che è successo è solo una terribile cazzata.” Sputò tra i denti, con un disprezzo che spiazzò Harry.
“Oh, No, Tomilinson. Tu mi appartieni adesso.”
“E cosa te lo fa pensare?” Osservò Harry avvicinarsi con passo felpato, con uno sguardo che lo fece rabbrividire, mentre sapeva che la polvere lasciata dallo sgretolamento delle sue promesse, sarebbe sparita per sempre.
“Il modo in cui mi guardi, il modo in cui il tuo corpo, dannatamente stretto e piccolo, reagisce al mio, incastrandosi alla perfezione. Da tuoi occhi che stupidamente implorano di baciarti, Louis. Ogni fibra del tuo essere mi invita a prenderti e batterti sul quel letto.” Il suo tono roco, eccitato, le sue parole sporche, erotiche, proibite fecero aumentare l’elettricità statica della stanza, portando i loro corpi sempre più vicini.
“Louis, lascianti andare. Fatti trasportare …” Leccò il suo lobo, mentre le sue mani affusolate gli stringevano i fianchi.
“Sii mio, di nuovo.”
 
 
 

AbigayleWood

 Eccomi … :D
Perdonate eventuali errori, ma dovrò revisionare il capitolo domenica. Con questo capitolo spero di aver dato maggiori chiarimenti sul rapporto Zouis, anche se avevo intensione di spiegare tutto in flashback, che ci saranno nei prossimi capitoli. Louis, ovviamente è in conflitto, ma cederà alla proposta di Harry? Non date tutto per scontato;) Volevo aggiornare domenica, ma non sarà possibile, perché sarà un capitolo molto sostanzioso e non di passaggio, come questo. Spero di non avervi annoiate.
Non so quando tornerò … Ok, detta così fa schifo, però, in sostanza, volevo prendere una piccola pausa ( 1 mese o due) e poi continuare e nel frattempo scrivere, perché ho un paio di problemini. Sono indecisa, onestamente. Spero solo di fare la scelta giusta. Dato che oggi sono particolarmente logorroica, ne approffito per ringraziare le ragazze che si sono presentate come   spagnamy love, niky2910, baby_horan2000 e tutte le ragazze che hanno inserito la storia tra seguite, preferite e ricordate.
Spero che lascerete una recensione, perché è davvero importante ricevere un vostro parere e amo leggere le vostre recensioni e pareri.
Un bacioxx
 
 


 
 

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Capitolo 10
*** 10 capitolo ***


A tutte le ragazze che seguono la storia, perché mi spronano a continuare, dando il meglio di me.
Ad Harry, perché, insieme a Louis, Niall, Zayn e Liam, mi aiuta ad andare avanti e puntare in alto.           
 

10 Capitolo

Le strade deserte, coperte dal gelo, erano un paesaggio tanto tetro quanto affascinante per Zayn, il quale camminava tranquillo, aspirando del fumo dalla  sua sigaretta, stretta tra le dita lunghe ed affusolate. I suoi occhi si socchiusero, focalizzando la strada di a fronte  lui, poiché il vento gelido gli impediva di vedere.
 
Amore, ho una riunione straordinaria, oggi pomeriggio. Torno per le quattro, mi raccomando fa’ il bravo. Xx

Rilesse il messaggio, cercando di trarre una conclusione diversa da quella che già da tempo lo tormentava. Si chiedeva, cacciando un sassolino, cosa stesse succedendo al loro matrimonio che considerava una sorta di benedizione; Louis era la sua salvezza, un dono mandato da Dio, per compensare un’ assenza così dolorosa e nociva che lo aveva portato, tempo a dietro,  a cadere in un baratro oscuro e distruttivo. Sapeva per certo che era stato condannato all’eterna infelicità, ma, accanto a Louis, il fardello che portava con sé era più leggero.
Ma, seduto su quella panchina, circondato dalla solitudine e dalle foglie secche che decoravano quel piccolo parco, sentiva che Louis stava scivolando tra le sue dita, scappando da quella prigione che quel ragazzo mulatto aveva costruito intorno a loro. Zayn sapeva che loro erano legati in una maniera malata, nociva, indissolubile, ma in quelle settima aveva come il presentimento che Louis si stesse allontanando da lui; Ma Zayn non poteva perdere anche lui. Una lacrima rigò il suo viso, mentre la barba ispida fermava la corsa di quella goccia salata, che molte volte aveva solcato la sua pelle.
Il freddo del mattino penetrava nelle sue membra, come un coltello affilato, pronto a strappare la vita in un attimo, ma a Zayn non importava nulla ormai, perché avrebbe preferito morire solo che tra le braccia di Louis. Non voleva inalare il suo ultimo respiro guardandolo mentre soffriva e si disperava, perché sapeva che la morsa di amarezza che lo avrebbe accompagnato all’inferno sarebbe stata sempre presente, come una condanna a morte. Ricordava benissimo come ci si sentiva mentre la persona che più si ama spariva tra le tue braccia, mentre chiudeva gli occhi.
 
Flashback


Doncaster 2006

Il leggero venticello primaverile accarezzava la pelle di Zayn, che si stringeva nella sua felpa troppo piccola per le sue forme da uomo. Silenzioso, osservava la bara che conteneva l’unico uomo che era in grado di renderlo felice. Una lacrima premette, cercando di rigare la sue gote, ma chiuse gli occhi, cercando di pensare al sorriso brillante che si dipingeva sul viso del suo ragazzo quando sorrideva, così da sorridere di rimando, come se non fosse sotto terra, ma lì, vivo di fronte a lui.
Abbassò lo sguardo mentre i famigliari del suo fidanzato piangevano o si contenevano in un dolore riservato. Avanzò di un passo, senza farsi notare, cercando di fare meno rumore possibile, come se non volesse distruggere quel clima di disperazione, che ormai aveva preso il sopravvento su tutto, anche sulla sua voglia di gridare. I suoi occhi si posarono sulla lapide grigia, mettendo a fuoco la scritta elegante.
Bryan Tomilinson 1998 – 2006
Tutti i suoi sogni, le sue certezze, i suoi progetti erano svaniti, scomparsi per sempre, mentre volavano via, lontano da lui, insieme a Bryan. Le mani gli tremarono, mentre la disperazione di essere irrimediabilmente rimasto solo, senza quell’amore che aveva da poco scoperto con Bryan, lo stava logorando e la consapevolezza di averlo perso stava distruggendo ogni fibra del suo corpo, ogni piccola parte del suo giovane cuore da diciottenne. Alzò gli occhi,  osservando la folla riunita intorno a quella piccola lapide grigia; Un sguardo, simile a quel di Bryan, lo colpì, mentre sentiva la voglia di fuggire via, lontano da quello sguardo azzurro, pieno di sensi di colpa, di rabbia; A chi fosse rivolta quella rabbia Zayn non lo seppe mai. Si voltò, cercando di ignorare le sue membra che si contorcevano. Non voleva incontrare quegli occhi che gli ricordavano il suo defunto ragazzo. Doveva evitare quegli occhi, altrimenti sarebbe morto di nuovo.
 
 
Erano passati solo due mesi dalla scomparsa di Bryan; Mesi in cui Zayn aveva soltanto pensato ad annullare quella  parte che aveva riservato a Bryan, perché senza lui, nulla aveva importanza. In una vita in cui lui, con il suo sguardo amorevole, era essente, era impossibile essere felice, soddisfatto, appagato.
L’alcool in circolo nel suo corpo  gli impediva di camminare lungo le strade buie, mentre si dirigeva al cimitero di Doncaster, per guardare quella lapide, accarezzando l’unica foto che possedeva di Bryan, imprigionata in quella piccola cornice di ferro. Voleva sedersi accanto a quel marmo freddo, sussurrando le loro promesse, ricordando i loro baci, le loro confessioni. Anche se sapeva perfettamente che sotto quel cumulo di terra nessuno l’avrebbe ascoltato, consolato, amato.
 
Un brivido corse lungo la schiena di Zayn, mentre osservava quella figura bassa e minuta china sulla tomba di Bryan. Il sole colpì il suo viso, solcato dal dolore represso e dall’alcool; Avanzò lentamente, accostandosi alle spalle di quel ragazzino che non conosceva.
“Chi sei?” Una voce cristallina, quasi femminile, lo fece sussultare, mentre abbassava lo sguardo su quella figura minuta che lo aveva richiamato.
“L’uomo che amava Bryan più della sua vita.” Sussurrò con un filo di voce, sentendosi morire.
“Io sono il ragazzo che l’ha strappato alla vita.” Un altro sussurro. Più doloroso, triste, silenzioso. Zayn non lo sentì, troppo occupato a fissare le sue iridi azzurre, intense, che mostravano un dolore troppo grande per non essere esposto .
Piansero in silenzio, abbracciati ed accomunati da una perdita che stava segnando le loro anime con cicatrici che mai li avrebbero abbandonati; Cicatrici che avrebbero curato. Insieme.

Fine Flashback.
 
Zayn ricordava perfettamente i mesi turbolenti che seguirono; I problemi con l’alcool che lo rendevano vulnerabile, triste, depresso; Ricordava le corse pazze in ospedale, mentre Louis gli teneva la mano; Ricordava le lacrime calde di Louis, mentre gli chiedeva di non bere e drogarsi mai più, perché non poteva permettersi di perdere anche lui; Ricordava la camera bianca e spoglia della clinica, mentre Louis lo abbracciava, promettendogli di salvarlo. Aveva mantenuto quella promessa e Zayn gli sarebbe stato riconoscente a vita.
Louis gli  era rimasto  accanto, cercando di accantonare il dolore provocato dalla perdita di un uomo che per entrambi era un punto di riferimento, cercando di distruggere la dipendenza di Zayn, che lo teneva ancorato ad un mondo che voleva solamente distruggere con un soffio.
Dopo pochi anni Louis Tomilinson divenne suo marito, la sua unica fonte di gioia. Louis non si era limitato ad amarlo, ma l’aveva salvato dall’ombra di Bryan e dal suo ricordo doloroso; Lo aveva salvato da se stesso. Non furono anni facili, ma, semplicemente, impararono ad accettare ciò che era accaduto, cercando di donarsi quanto più amore possibile.
 Adesso, però, seduto su quella panchina, mentre aspirava l’ultimo tiro dalla sua sigaretta, mentre piangeva lacrime velenose, cercava di trovare una soluzione alla distanza di Louis. Cosa stava accadendo? Non poteva perdere anche Louis. Non avrebbe lasciato andare anche lui.
 
 

Louis camminava lentamente verso casa, attraversando con passo stanco la piccola via che svoltava verso il parco, in cui per la prima volta aveva baciato Harry. Aveva voglia di sedersi e pensare a ciò che era successo quella mattina a scuola, mentre spiegava la lezione ed Harry lo aveva provocato, mandando il suo cervello a farsi fottere. Voleva azzerare la mente, cercando di dimenticare quello sguardo smeraldino o, quanto meno, sostituirlo con quello caldo ed amorevole di Zayn.
Una figura, seduta sull’unica panchina presente in quel piccolo parco completamente distrutto, ormai, attirò la sua attenzione. Si avvicinò, lentamente, poggiando le sue mani sui suoi occhi. Zayn ridacchiò, facendo ridere Louis di rimando.
“Che ci fai qui, non dovevi rimanere a casa per sistemare?” Chiese Louis, preoccupandosi e non poco. Le lunghe e folte ciglia di Zayn svolazzarono, osservando Louis sedersi accanto a lui.
“Volevo fare un giro per prendere un po’ d’aria. Tu come mai stavi passando di qui?” Il tono di Zayn era abbastanza serio ed inquisitore. Louis si irrigidì, cercando di trovare una risposta che potesse soddisfare la curiosità del marito.
Sai, passavo di qui perché  proprio in questo parco ho baciato il mio alunno.
“ Facevo due passi, prima di venire a casa, tesoro.”  Gli depositò una bacio sulla bocca, sentendo l’odore di tabacco invadergli la gola ed il palato.
“Smetterai mai di fumare- disse prendendo la sigaretta dalle sue mani e buttandola per terra- Questa roba ti ucciderà.”
Sto già morendo Louis.
“Cosa pensi, Zayn?” Chiese con tono preoccupato, accarezzando la sua guancia.
“A Bryan” Quel soffiato con dolcezza e timore, arrivo come uno schiaffo sulla pelle rosata di Louis.
La  mente di Louis si riempì dei ricordi che possedeva del fratello. Era colpa sua. Tutta colpa sua se il sorriso caloroso di Bryan Tomilinson non rallegrava più le sue giornate.
Nessuno, nemmeno i genitori che lo avevano ripudiato, nemmeno Zayn sapeva di quel segreto che lo divorava.
Sorrise tristemente, osservando le lacrime di Zayn che scendevano lente lungo le guance, incorniciate dalla barba nera ed ispida. Si sentì morire per l’ennesima volta, mentre osservava il dolore che i suoi gesti, anni prima, avevano causato a Zayn.
Era colpa sua, solo sua, se Bryan si era ucciso, stanco delle continue prese in giro, degli schiaffi, dei calci, dei pungi che riceveva a scuola  dal ragazzo che Louis stesso amava. Louis era come il fratello, ma vigliacco com’era, non l’aveva ammesso.
 
Caro Louis,
ormai sono arrivato al punto di non sopportare più tutto questo. I calci, i pugni, la rabbia che mi si riversa contro è troppo  da sopportare. Ho deciso da tempo di mettere fine a tutto questo. Da solo. Adesso me ne andrò per sempre, per questo, fratellino, ti chiedo di prenderti cura di Zayn e della nostra famiglia. Rimani accanto a loro, ti prego. Io non ci sarò più, ma sono sicuro che tu farai di tutto per far ritornare il buon umore, dopo la mia scomparsa. No, Louis, non piangere. Non è colpa tua se ho deciso di distruggere il mio futuro. Hai sbagliato, è vero, ma non fartene una colpa. Ti capisco sai? Anche se mi dispiace che tu abbia rivelato la mia sessualità, tenendo nascosta la tua, uguale alla mia, tra l’altro. Mi dispiace soltanto che il bullo per cui hai sacrificato la vita di tuo fratello non ricambi il tuo amore. Questa lettere è troppo frettolosa, lo so. Ma la morte non aspetta, sai, Louis. Adesso, prendi un fazzoletto e asciugati le lacrime che mai dovranno rigare la tua pelle liscia.
Ti auguro di trovare la felicità che meriti, Louis.
Ti voglio bene, fratello.
 

Le parole di quella lettera erano incise nella sua mente come un tatuaggio indelebile; La conosceva a memoria a causa delle intere notte insonni in cui era solito leggerla e rileggerla.
Di una cosa sola, in quella stupida vita, era soddisfatto: Aver salvato  Zayn. Era anche colpa sua se Zayn, dopo la morte di Bryan,  si ubriacava e si drogava.  
“Andiamo a casa?” Chiese Louis, sussurrandogli quelle parole all’orecchio, cercando di farlo calmare.
 
 
Le mani di Zayn si muovevano lungo la schiena di Louis, il quale lo baciò con foga e passione. Nonostante in quel momento la sua mente fosse occupata da due labbra rosse e carnose, Zayn riusciva comunque a fargli provare sensazioni paradisiache.
Zayn gli morse il labbro piccolo e sottile, sorridendo maliziosamente. Era pronto a perdersi dentro di Louis, dopo due settimane di totale astinenza. Non sapeva cosa stesse accadendo al loro matrimonio, ma aveva paura a farsi quelle domande. Aveva paura a scavare dentro se stesso, trovando, magari, risposte che non l’avrebbero soddisfatto.

Una spinta, più forte rispetto alle altre, fece urlare Louis, che si contorceva sotto  le mani abile e delicate di Zayn. Era un tocco diverso, rispetto a quello di Harry. Quello del suo alunno era prepotente, come se avesse voglia di ucciderlo con quelle mani, con quella rabbia sprigionata  da ogni poro della pelle. Ma, Zayn, con il suo tocco leggero e delicato, voleva soltanto renderlo felice, mostrandogli quanto fosse delicato ed importante per lui.
Abbracciati, Louis e Zayn, si accarezzavano a vicenda, cercando di rilassarsi. Louis si sentiva soddisfatto, ma abbastanza inquieto; E quell’inquietudine aveva solo un nome: Harry Styles. Dopo che era uscito da suola, si era allontanato, lasciandolo solo. Non voleva e non doveva correre da lui di nuovo. Inizialmente, dopo aver svoltato l’angolo della scuola si era chiesto come avrebbe fatto a non resistere e come avrebbe fatto a non tornare indietro per baciarlo, ma, tra le braccia di Zayn, aveva trovato la risposta a quella domanda. Non poteva far soffrire anche Zayn. Una promessa era una promessa. Ma Louis era sicuro di volerla rispettare?
 


Harry era circondato dal buoi totalizzante della sua stanza. Si sentiva vuoto, stanco, irrimediabilmente solo. Eppure era sempre stata la solitudine la sua compagna di vita, ma adesso, la sua ‘inseparabile amica’ si stava rivelando una fastidiosa presenza, che voleva sostituire con il corpo caldo e pieno di Louis.
L’aveva rifiutato, dopo la sua riunione. E Harry, semplicemente, non riusciva a sopportare l’idea di essere rifiutato. Non capiva il carattere di Louis, così lunatico e propenso al perdono, a ricadere nella sua trappola, ma, ogni volta che credeva di averlo in pungo, pronto a profanarlo, lui lo respingeva. Via, lontano da lui. Sempre più lontano dall’obbiettivo di essere meno solo.
Chiuse gli occhi, cercando di dimenticare che, in quel momento, probabilmente Louis era stretto dal corpo di Zayn. Si alzò, mantenendo l’equilibri, precario a causa dell’alcool che aveva ingerito poche ore prima. Baciò la piccola foto della sorella, sorridendole appena. Una piccola rondine che volava, libera e spensierata, nei cieli di Londra.
Si infilò il maglione stretto e nero, torturandosi il piercing sul sopracciglio; Aveva voglia di respirare aria di libertà, proibizione, vendetta, dolcezza. E sapeva per certo chi poteva donargli quelle sensazioni, che non voleva negarsi.
 

AbigayleWood

Eccomiiiiiiii : )
Sono in ritardo, lo so e mi dispiace tanto, troppo, davvero. Ma tra un impegno e l’altro, la mancanza di ispirazione a volte, mi impediscono di scrivere.
Allora, qui, spero di aver chiarito molti dubbi. Spero. Louis è un personaggio un po’ ambiguo e la relazione con Zayn è una sorta di riscatto, anche se è consapevole di amarlo. In oltre, il nostro prof è molto lunatico, già. Se non capite il loro comportamento dovreste aspettare i  prossimi capitoli, senza, magari, dare un giudizio affrettato.  Dal prossimo capitolo ci saranno scene più … Vedrete ;)
E’ abbastanza sostanzioso come capitolo, perché, so per certo, che per un po’ non aggiornerò. Un grazie alle ragazze che hanno recensito il nono capitolo e alle 33 ragazze che l’hanno inserita nelle preferite, alle 8 ragazze che l’hanno inserita nelle ricordate e alle 56 ragazze che l’hanno inserita nelle seguite. Grazie, grazie mille, ragazze.
Spero lascerete una recensione, perché amo leggere i vostri pensieri e le vostre opinioni.
Un bacione xx
P.s : Perdonate eventuali errori, ma non ho potuto correggere, perché ho approfittato dell’unico momento libero della giornata per aggiornare e la mia connessione e maledettamente precaria.
 
 
 

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Capitolo 11
*** 11 capitolo ***


11 Capitolo

 A mia zia, che non leggerà mai questo capitolo, ma mi sostiene anche da lontano, con le sue parole.

Catch me Demi Lovato
 
“Louis, come va?” La voce roca dall’altro capo del telefono lo fece sussultare, mente chiudeva la porta dietro di sé, nascondendosi nel piccolo bagno di casa. Le mani gli tremavano, mentre tratteneva il fiato, ascoltando quella voce profonda scuotere le corde della sua anima, facendolo tremare, amplificando le sue emozioni.
“Harry, dimmi.” Il suo tono era sicuro e distaccato, cercando di mantenere una facciata di indifferenza che in realtà non possedeva. I suoi buoni propositi si stavano dissolvendo velocemente, troppo, per cercare di riafferrarli, prima che volassero troppo lontano.
“Che facevi di bello?” Un sussurro quasi innocente, che celava una meschinità che Louis fu in grado di percepire. La voce di Harry era sempre stata piena di piccole, delicatissime, ma al contempo prepotenti sfumature che Louis si stupì della sua stessa perspicacia nel riconoscerle.


“Mi stavo divertendo un po’.” Il suo tono fu malizioso. Provocazione allo stato puro. Provocazione, passione. Un confine netto, ma poco definito agli occhi di tutti; confine che Louis si giurò di non superare. Fra braccia di Zayn, quel pomeriggio stesso, aveva trovato la felicità e la stabilità che credeva di aver perso.
“Ah sì, eh? Allora non ti dispiacerà divertirti anche con me.” Il ventre di Louis si infiammò, come se dentro di se milioni di fiamme ardevano contemporaneamente, alimentate da un veleno sconosciuto, doloroso, immensamente e totalmente mortale. Ispirò profondamente, scuotendo il capo con veemenza. L’idea di avere Harry tra le braccia lo allettava e non poco, ma cercò di accantonare il respiro affannoso di Harry che si era scontrato nella sua pelle, mentre lo scopava con violenza e rabbia. Chiuse gli occhi, come se volesse accantonare il ricordo del suo tocco dalla sua pelle, come se volesse dimenticare i suoi occhi che lo fissavano deliziati, soddisfatti, totalmente appagati da un orgasmo celestiale.
“In realtà sì, Styles. - disse duramente, accantonando i pensieri pervertiti che dominavano la sua mente, in quel momento.- Adesso devo andare.”
“Oh, Louis, Louis. So che non vuoi riattaccare. La ‘bambolina’ è lì, per caso?” Domandò beffardo Harry. Aveva voglia di possedere il corpo di Louis, per cacciar via il tocco di Zayn. L’idea che suo marito l’avesse anche solo sfiorato, annullando la magia del suo dominio lo mandava in bestia. 
“Sono in bagno, Harry. Adesso, però, devo andare.” Strascicò le parole in maniera frettolosa. Voleva chiudere al più presto quella conversazione, prima di potersene pentire.
“Non così in fretta, Tomlinson. Ho voglia anche io di divertirmi- marcò l’ultima parola. Sentiva già il respiro del ragazzo farsi più affannato. Lo immaginava seduto per terra, mentre cercava di chiudergli il telefono in faccia, per dimostrargli una forza che, in realtà, non possedeva.- Sai, vorrei essere lì, con te. Magari potremmo giocare un po’, che dici?”
“Non sono un fottuto gioco, Harry.” Asserì duro, stringendo quell'aggeggio elettronico tra le sue mani affusolate e curate.
“Oh, Tomlinson, sei così permaloso. Non è che Zayn non ti ha soddisfatto abbastanza?”
Louis immaginò le sue labbra, così fottutamente scopabili e carnose, tirate in un sorriso, che avrebbe mostrato una fila di denti bianchissimi; immaginò la sua lingua accarezzare il piercing sul labbro inferiore e un principio di erezione si strinse nei suoi boxer; immaginò il suo profumo, che prima lo inebriava, per poi stordirlo, facendolo sentire terribilmente vulnerabile.
“Oh, più di quanto immagini, caro Harry.” Sorrise soddisfatto, aspettando una risposta altrettanto bastarda.
“Io potrei fare di meglio, ma questo lo sai meglio di me.” Louis si sentì fremere, assaporando quella frase carica di promesse.
“Immagina che io sia lì, Louis.- riprese il più piccolo, mentre si sedeva sulla panchina dell’unico parco in quella via.- Immagina le mani che ti accarezzano. Lentamente. Lo sento, Louis. Percepisco il tuo desiderio. Tu, Louis, lo senti il mio?” Domandò seducente, cercando di domare la sua voce roca, piena di desiderio.
“Sì, Harry.- Louis si stupì della sua risposta, dei brividi che lo accarezzavano. Non poteva crederci. "E tu, cos’altro senti, Harry?”
“Sento la tua lingua scendere lungo la mia gola; sento la tua eccitazione percorrere ogni angolo del tuo corpo sodo e pieno. Sento il mio cazzo sempre più stretto, voglioso. Ti desidero, Louis.”
 Louis inserì una mano dentro la stoffa calda e umida dei suoi boxer. Si sentiva accaldato, deliziato dai brividi che lo attraversavano, i quali, in quel momento, erano amplificati dal desiderio di vederlo, di sentirlo suo.
Non riusciva a parlare, schiavo, ormai, di un corpo che lo tradiva, di una mente perversa che, sicuramente, non credeva gli appartenesse, prima di conoscere Harry. Qualcosa in quel ragazzo, lo spingeva ad andare oltre, a superare quel limite poco chiaro, troppo sottile per essere davvero sicuro; Qual qualcosa che possedeva Harry era un preludio di cattive intenzioni, un veleno che avrebbe invaso il corpo di Louis rendendolo schiavo di quegli occhi verdi che, ormai, l’avevano catturato.
Harry immaginava le mani abili, che aveva già assaporato, muoversi dolcemente lungo tutto il suo corpo, ricoperto da tatuaggi e sentì la sua erezione farsi sempre più stretta. Avrebbe pagato oro per avere Louis lì, in quel parco, e renderlo suo di nuovo. Poco gli importava di quello che sarebbe accaduto dopo; Poco importava di quello che avrebbe provato, oltre l’eccitazione, il sapore celestiale del sapore di Louis.
Quel ragazzo, agli occhi di Harry, era l’essere più indecifrabile che avesse mai conosciuto. Il suo atteggiamento era in continuo cambiamento, come se dentro quel corpo minuto, possedesse delle energie contrastanti, le une antitesi delle altre. Lo provocava, lo bramava, lo respingeva.
Ogni centimetro della pelle di Harry sembrava essere un combustibile, pronto ad ardere ad una velocità inaudita, mentre ascoltava gli ansiti di Louis dall’altro capo del telefono. Lui, invece, era solo in quel piccolo parco, mentre si mordeva le labbra carnose e rosse con i denti, facendolo sanguinare. Quel pomeriggio, dopo che era uscito da casa con l’idea di scoparsi il professor Tomlinson, aveva deciso di chiamarlo, per stuzzicarlo. Ma, se solo avesse saputo la piega che avrebbe preso la telefonata, si sarebbe recato senza pensarci due volte a casa sua per scoparselo come si deve.
“Harry,- la voce strozzata di Louis, lo fece sussultare, facendogli scuotere il capo. – immagina il mio respiro sulla tua bocca.- disse debolmente, come se facesse fatica a dire quelle parole da sapore sporco, malato, dannatamente illecito.- Immagina la mia bocca che percorre ogni tuo tatuaggio.”
Harry sorrise all’immagine di Louis, che probabilmente si donava piacere da solo, lasciandosi andare, senza freni inibitori.
Louis, con il volto arrossato, per l’ennesima volta si lasciava andare. Annullò il ricordo di Zayn, che fino a poco prima lo aveva stretto e  amato, cercando di abbandonarsi a se stesso alle sensazioni. Con Harry ogni singolo, piccolo frammento di dolore - che si insinuava dentro di lui, tagliandolo con brutalità- scompariva, per poi tornare più forte di prima, una volta abbandonato da Harry.
“Oh, piccolo, sì. Immagina di avere le mie mani strette attorno al tuo cazzo. Sei così dannatamente duro. Sono io che ti faccio questo, Louis?” Domandò retorico, sorridendo malizioso.
Un tonfo sordo, fece sussultare Louis, che tolse la mano da dentro i boxer, per poi sussurrare un ‘Ci vediamo.’ ad Harry, lasciandolo con l’amaro in bocca ed una eccitazione insoddisfatta tra le gambe.
 
Louis e Zayn erano sdraiati comodamente sul piccolo divano di casa, mentre guardavano una qualsiasi programma serale. Il pomeriggio di Louis era volato, facendogli dimenticare, per una manciata di ore, il sesso telefonico con il suo alunno. Si sentiva insolitamente soddisfatto, come se mancasse un tassello per essere felice, in quel momento. Quel ragazzo lo destabilizzava. Dal primo momento in cui i suoi occhi celesti avevano incontrato le sfumature dolorose e  verdi di Harry, qualcosa dentro di lui si era mosso, dando vita ad un congegno troppo complicato e difficile per essere compreso; Un congegno demoniaco che non riusciva a fermare, che era in grado di portare al limite della follia, facendogli dimenticare ogni singolo valore che possedeva. La fiducia, il perdono, l’onestà erano sentimenti che erano tagliati fuori da quel meccanismo- probabilmente creato dal Diavolo stesso, per confondere Louis – aumentando così l’intensità dell’unico sentimento che era in grado di provare con Harry. Si mosse leggermente tra le braccia di Zayn, muovendo le gambe piccole, per incrociarle a quelli del marito.
“Louis, sta fermo.” Disse canzonandolo dolcemente Zayn, mentre Louis sbuffava sonoramente. Era stanco. Totalmente e completamente stanco dalla confusione che sembrava avvolgere ogni angolo della sua mente.
Zayn gli depositò un bacio sulla fronte, sorridendo contro la sua pelle. La sua barba, leggermente lunga ed ispida, gli solleticava la cute, mentre ridacchiava agitato.
“Zayn,- disse con voce debole, che fece inquietare non poco Zayn. – Io devo … Devo andare.” Si alzò di scatto, come se fosse stato colto da un raptus improvviso. Doveva uscire da quella casa, impregnata di amore, di peccati, di bugie.
Zayn non lo fermò. Non credeva che stesse succedendo davvero. Louis lo stava abbandonando di nuovo. E di nuovo, Zayn non riusciva a fare nulla per fermarlo. Di nuovo. Qualcosa, dentro di lui e fuori, stava degenerando. Un piccola crepa che si apriva sempre più, facendo trapelare le dolorose conseguenze che già stavano colpendo Zayn in pieno viso. Uno schiaffo, una consapevolezza amara. Ma, stupidamente, confidava in quell’amore che li legava. Quell’amore era Bryan. E Bryan, per Zayn, per Louis, per loro, era indistruttibile.
Louis passò per l’ennesima volta le sue mani tra i capelli ricoperti da un leggero strato di gel. Il freddo gli pungeva il viso, coperto, almeno in parte, da una sciarpa azzurra. I suoi occhi si riempirono di lacrime dal sapore dolce amaro, come il gusto dei baci di Harry, così diversi da quelli di Zayn; I baci di Harry avevano il dolce sapore del perdono, perché sì, Louis perdonava ogni singola macchia che ricopriva la sua armatura nera, gelida, impenetrabile, perché quell’armatura voleva romperla, per stringerlo tra le sue braccia senza più segreti. Dolce, perché sapevano di un dolore condiviso, scisso e condiviso.
Il sapore amaro, invece, era la sua lingua che macchiava in maniera indelebile la sua, togliendo il sapore di casa di Zayn. Amaro perché, una volta abbandonate le sue labbra perennemente screpolate, avrebbe bramato nuovamente di possedere nuovamente quello scrigno, che conteneva solo un linguaggio volgare e segreti mai raccontati.
Il suo sguardo si posò sull’ingresso deserto, di quella piccola villetta a schiera, situata nella zona più periferica di Londra. Quella casa l’aveva accolto solo una volta e Louis ricordava perfettamente le cariche negative che alleggiavano intorno ad essa, invitandolo ad andare via.
Rimase immobile, osservando con occhi pieni di lacrime il piccolo portone. Si voltò di scatto, con il desiderio di andare via e rifugiarsi in casa sua, cullato dall’amore di Zayn.
“Louis, cosa ci fai qui?” Un sussurro roco, profondo lo colpì in pieno, mentre chinava il capo, con il desiderio di non voltarsi.
“Ehm … In realtà facevo due passi.” Disse, voltandosi lentamente, cercando di evitare quello sguardo smeraldino. Arrossì al ricordo della loro telefonato, mentre cercava di coprirsi con la sciarpa.
“Ah sì?- domando strafottente Harry, sorridendo maliziosamente.- Ti va di entrare?”
Louis sentiva i demoni tentatori sedurlo, implorando di mettere da parte ogni sentimento, andando da Harry di nuovo. E Louis desiderava possederlo, forse perché nei suoi occhi verdi vedeva il riflesso del suo stesso malato desiderio.
“No, devo andare a casa, mi dispiace.” Il volto di Harry si fece sempre più vicino al suo. Il suo alito che sapeva di sigaretta appena fumata, gli sfiorò il viso, in una muta richiesta di baciarlo. Louis indietreggiò di poco, intimorito dai suoi brividi, da quelle braccia tatuate che sembravano voler contenere il suo piccolo corpo.
“Io credo che dovremmo finire un certo discorso, sai?” Domandò retoricamente, avvicinandosi ancora, catturando il suo alito che fuoriusciva a sbuffi gelidi tra le sue labbra sottili. Si beò di quel sapore che aveva un sapore dolce, ingenuo.
 “Non so di cosa tu stia parlando, onestamente.”
“Non ti riesce per niente bene mentire, Louis.” Si portò una sua mano nella tappa dei pantaloni. Il desiderio lo stava assalendo lentamente, scorrendo con una lentezza inaudita lungo la sua pelle.
“Devo andare, Harry.” Si allontanò di scatto, come se si fosse scottato. Era deluso con se stesso, perché, inconsciamente , i sui piedi lo avevano portato lì, proprio davanti alla tana del lupo; Un lupo che lo avrebbe sbranato, fatto a pezzi. Non si stupiva, però, del suo comportamento sfacciato, ormai, per lui, era un’inquietante abitudine, a causa di tutte le volte che, a scuola, lo aveva importunato con piccole battute maliziose.
Osservò le sue mani grandi, ricoperte di anelli e le immaginò muoversi con una lentezza inaudita, mentre gli donava piacere. Era incredibile il modo in cui quel ragazzo lo confondesse; I suoi pensieri spaziavano in maniera incontrollata, andando avanti ed indietro in una corsa che gli avrebbe permesso di non cadere o di cadere tra le sue braccia.
“Andiamo, Lou. Vieni con me.” Una folata di vento gelido gli fece chiudere gli occhi, mentre sentiva sulle labbra un sapore di menta. Un sapore non suo, buonissimo, paradisiaco. Louis rimase immobile, percependo in quel bacio una dolcezza che lo stava facendo cedere.
Harry morse il suo labbro inferiore, sorridendo appena. Louis fisso quelle labbra incredibilmente rosse, scuotendo la testa. Il volto deluso di Bryan, si era fatto spazio nella sua mente. Stava tradendo tutte le sue promesse; Promesse che aveva stipulato con un filo di fiato, mentre Bryan era seppellito sotto terra. Louis  dal suo dolore  ne aveva ricavato qualcosa di incredibilmente bello e giusto: L’amore di Zayn. La sofferenza aveva modellato la sua intera esistenza, creando, con tocchi delicati, a tratti dolorosi, splendide aspettative, meravigliosi sogni. Ma, quel dolore che invece leggeva negli occhi di Harry, cosa aveva dato vita nell’esistenza di Harry? Louis, intorno alla figura scura del ragazzo, percepiva solo il buio. E a lui il buio non piaceva, per niente.
Si allontanò, con passo stanco, voltandosi, per salutarlo con un cenno del capo.
 
“Louis, vieni con me. Ti porto in un posto.” Harry afferrò con forza il polso di Louis, facendolo sobbalzare per la sorpresa. Harry, da quel momento, avrebbe cambiato strategia. Per sentirsi meno solo, sta volta, avrebbe provato a condividere la sua solitudine con qualcuno. 

 

AbigayleWood 
 

Buon Salve, ragazze : )
Come state? Ecco un capitolo di passaggio, ma vi prometto che nel prossimo vedremo molte altre rivelazioni. Abbiamo un Louis confuso, molto confuso, molto confuso. Vediamo che non riesce a resistere al fascino di Harry. I prossimi capitoli saranno più lunghi, per questo pubblicherò tra un paio di settimane. Mi dispiace, davvero, ma sono super impegnata ed ho avuto qualche problema di salute, dunque non ho potuto pubblicare prima. Spero che sia stato di vostro gradimento e che lascerete una recensione con il vostro parere. Grazie alle ragazze che hanno recensito il decimo capitolo.
Bacioni xx

 

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Capitolo 12
*** 12 capitolo ***


12 Capitolo


Louis era accovacciato su se stesso, sopra il piccolo e scomodo di vano che occupava tutto l’angolo della piccola e malmessa cucina di casa Styles, stringendo tra le mani dei piccoli fogli con gli angoli piegati e leggermente ingialliti dal tempo, custoditi da Harry come se fossero dei cimeli preziosi.
Passò un polpastrello perfettamente liscio e morbido  lungo le linee colorate  distribuite in maniera completamente confusionaria, le quali  creavano una disarmonia di colori e forme che per Louis non avevano alcun senso ma che per Harry – e un tempo anche per Alice – avevano un significato speciale.
Chiuse gli occhi, immaginando il tratto pesante di Alice  creare quel pasticcio che poi Harry avrebbe amorevolmente apprezzato ed elogiato, regalandole un sorriso che lei non avrebbe mai ricambiato. Accarezzò nuovamente quello che – secondo la sua libera interpretazione - doveva essere un cuore, immedesimandosi in quella bambina che aveva avuto l’occasione di conoscere attraverso i ricordi di Harry quel pomeriggio e cercando di catturare un po’ di quella magia che quel piccolo disegno emanava;  Immaginò la lingua della bambina slittare fuori dalla sua piccola bocca, sbavando leggermente, mentre era occupata e concentrata a realizzare uno schizzo che esternasse le sue emozioni e le sue paure che non riusciva a far comprendere, proprio come gli aveva raccontato Harry al cimitero di Londra, dove riposava da anni la piccola Alice, insieme ad un pezzo di quel cuore che un tempo era appartenuto al fratello.
 
 “Lei era una bambina dolcissima, credimi, Louis.- i suoi occhi si inumidirono, diventando lucidi, specchio della sofferenza che in quel momento lo stava tormentando.- Mi adorava ed io adoravo lei.” Harry tirò su con il naso, sorridendo amaramente e facendo comparire la fossetta sulla guancia sinistra. Louis strinse la sua mano, osservando quella fotografia rovinata, che mostrava una bambina sugli otto anni, che mostrava un broncio adorabile all’obbiettivo.
“Eravamo due gemelli inseparabili, Louis. Mia madre e mio padre erano sempre fuori casa; non riuscivano ad accettare il deficit di Alice; semplicemente la ignoravano ed io scapestrato com’ero, mi sono trovato a farle da padre e balia.” Fece un'altra pausa, prendendo un respiro profondo.
“Credo che i miei genitori- sputò quella frase con rabbia e disprezzo, come se non volesse nominarli, come se non li avesse mai considerati tali.- non abbiano mai accettato la malattia di Alice, abbandonandola a se stessa.” Sospirò, chiudendo gli occhi rossi, pieni di lacrime. Stava, lentamente e con non poche difficoltà, cercando di esternare un dolore che cercava di nascondere da anni. Credeva che con il tempo il dolore sarebbe sparito, ma, dentro lui, si stava solo amplificando.
“Harry, calmati. Respira.” Louis si accovacciò accanto al ragazzo, osservandolo attentamente. Il suo cuore perse un battito, mentre Harry cercava di regolarizzare il respiro. Era spaventato e al contempo felice di ricevere una confessione tanto grande quanto dolorosa. Carezzò delicatamente i suo ricci scompigliati, cercando di non commuoversi.
“Siamo sempre stati insieme. Non l’ho mai lasciata sola un istante, credimi. Io l’adoravo. Era così diversa da me e così delicata, che avevo paura anche ad abbracciarla. La portavo al parco, l’accudivo, giocavo sempre con lei, escludendo i pochi amichetti che ero riuscito a racimolare all’asilo. Non permettevo che qualcuno le si avvicinasse, che la portasse via. Io ero la sua unica famiglia e lei mi ringraziava, sai?- sembrava un folle, con quel sorriso amaro sulle labbra e quegli occhi pieni di rancore.- Mi sorrideva o mi schiaffeggiava; era il suo modo per accarezzarmi e ringraziarmi, Louis. Adesso non mi rimane niente, se non il ricordo della mia pelle rossa a causa delle sue carezze.”
Louis aveva ascoltato ogni singola parola, passandosi le mani sui capelli, ormai troppo lunghi. Harry gli aveva donato una piccola parte di lui e Louis si sentiva quasi in colpa per aver taciuto i suoi segreti, lasciandosi bruciare lentamente al ricordo della morte del fratello. Ma  Louis, da codardo quale era, purtroppo, non aveva confessato nulla, anche se Harry non gli aveva esplicitato come era morta Alice. Louis, mentre ascoltava le parole di  Harry, era stato colpito da una pioggia di brutale consapevolezza: L’affinità alchemica che li legava, come se fossero due fili destinati ad intrecciarsi per creare, con i loro problemi, una matassa ingarbugliata era semplicemente accumularsi di rabbia, dolore, disperazione.
Ma Harry, nella sua vita, aveva lasciato che quella sofferenza modellasse il suo carattere rendendolo un uomo che Louis aveva paura di conoscere, ma che desiderava con tutto se stesso.
 
Harry socchiuse gli occhi, concedendosi più di un minuto per osservare quel meraviglioso ragazzo seduto sul piccolo divano di casa sua, con dei fogli in mano che Harry conosceva a memoria; Ogni singola sfumatura, ogni singola linea dura, tracciata con meticolosa ‘attenzione’ da parte della sorella era impressa nella sua mente. Quei colori, quelle forme bizzarre, nei meandri contorti di Harry avevano preso vita, realizzando un meraviglioso e confusionario quadro .
Gli smeraldi di Harry accarezzvaano in maniera sensuale, maliziosa, la dolce curva del sedere di Louis, coperta a da uno stupidissimo e ridicolo maglione, due taglie più grandi di quelle di Louis.
Il suo cuore si fermò, per poi battere nuovamente impaziente, quando Louis si voltò, sorridendogli dolcemente.
“Come mai sei già sveglio?” Se a Louis avessero detto che, in poche settimane, si sarebbe ritrovato tra le braccia di un uomo che non era Zayn, Louis avrebbe riso, ma dopo aver passato un altro pomeriggio con Harry, la bolla di certezze che aveva protetto per due lunghi anni, stava per scoppiare.
“ E’ tardi, Harry. Sono stato fuori tutta la notte. Devo tornare a casa.” Posò i disegni sul mobiletto nel quale erano riposti, cercando di abbassare il suo maglione, impedendo ad Harry di intravedere le sue forme che Louis odiava; Desiderava da quando era un ragazzino avere delle forme più toniche, meno formose e avrebbe di certo ringraziato madre natura se ella gli avesse regalato qualche centimetro in più.
Harry inclinò la testa, sorridendo appena. Aveva fatto il passo più lungo della gamba, confidando a  Louis quel piccolo ed indispensabile scorcio del suo passato – fondamentale, sicuramente, per avere un contatto diretto con i demoni che difficilmente riusciva a nascondere-, ma, in quell'istante ad Harry non importava assolutamente nulla. Non con Louis che lo fissava con quello sguardo tutto tenerezza e dolcezza.
“Domani verrai a scuola?” Chiuse Louis, abbassando lo sguardo, mentre sentiva le guance imporporarsi. Louis era imbarazzato, ma si sentiva stranamente al sicuro in quelle quattro mura abbastanza malmesse, anche se, in realtà, Louis aveva sempre ritenuto che i luoghi tetri, misteriosi fossero lo scenario perfetto per la solitudine che lui si meritava.
“ Sì, voglio andarmene al più presto da quella merda, che cazzo!” Harry non l’avrebbe mai ammesso, almeno non a Lou, che amava da morire studiare e un tempo desiderava diventare pediatra, perché lui con i bambini ci sapeva fare, anche se era consapevole che con il suo aspetto punk non si sarebbe di certo accattivato le simpatie di genitori e figli.
“Il linguaggio. – lo riprese bonariamente Louis, infilandosi i jeans – Comunque io adesso vado e per qualsiasi cosa chiamami. E’ un ordine, va bene.” Il suo tono era dolce ed apprensivo, come se lo considerasse un bambino  troppo piccolo ed ingenuo; Anche se, di buono ed innocente, Harry non aveva proprio nulla, anzi ripensando alla notte …
“Mi dispiace che tu debba andare via così fottutame … così presto. Salutami Zayn.”
Louis si avvicinò e ‘ Stronzo’ sussurrò sulle sue labbra prima di depositare un banale bacio sulla guancia. Harry afferrò delicatamente i suo capelli, baciandogli le labbra con cautela. Louis custodiva i suoi segreti, era uno scrigno da proteggere, perché dentro lui si trovava una parte della sua essenza malvagia, debole e fragile. Harry aveva appena mandato a buttane tutti i suoi cattivi- buoni, dal suo punto di vista- propositi, ovvero far soffrire Louis; Avrebbe cambiato strategia, forse. Avrebbe cercato di proteggere Louis e con lui i suoi ricordi migliori, quelli che gli aveva confessato il pomeriggio al cimitero e quelli che gli avrebbe confessato in futuro.
 
“A domani.” Louis richiuse la porta alla sue spalle, sospirando.
 
Era domenica e di Zayn nessuna traccia. Louis controllò attentamente ogni camera, soprattutto la camera da letto e rimase subito allibito, deluso, forse ferito, vedendola intatta. Le lenzuola fresche e bianche non erano state utilizzate quella notte. Ma, Louis, quel presentimento che Zayn non fosse nel loro appartamento l’aveva avuto non appena era entrato a casa. La domenica era il giorno delle coccole, del profumo di cioccolata o cornetti appena comprati che avvolgeva la piccola cucina e Louis, che non era stato accolto da quelle fragranze famigliari, purtroppo, aveva intuito la mancanza di Zayn, anche se stentava a crederci.
Si fece scivolare lungo la porta della loro camera, afferrando le sue ciocche castane con le mani. Odorava di tradimento e di Harry e l’esigenza di tenersi quell’odore per sempre lo spaventava.
Si sentiva schifosamente orribile per quello che stava facendo a Zayn e a Bryan.  
 
 
 
Zayn era seduto su quello sgabello di quello squallido bar da ore ormai. Precisamente da quando Louis aveva lasciato il loro nido d’amore. Louis non era più lo stesso da settimane, ovvero da quando aveva iniziato il suo lavoro come insignante in quella scuola talmente malandata che non si vedeva nemmeno l’insegna che ne indicava il nome.
La sua mente fu colpita da un breve flashback che vedeva come protagonista lui, Louis e una piccola passeggiata. La loro lite furiosa causata da un ragazzo senza volto, ma che Zayn aveva rivelato come una minaccia. La sua mente gli impediva di ragionare in maniera corretta, in maniera del tutto sensata. I suoi pensieri erano a senso unico e nella sua testa lampeggiava chiara, in mezzo a quella confusione di pensieri, una sola parola: Traditore.
 
Il panico gli permise di rialzarsi con una velocità inaudita. Sentiva l’esigenza di chiarire, se non con Louis, almeno con se stesso. Doveva capire fino a che punto la situazione stesse degenerando, perché, in quella sua nuova vita, non poteva perdere il controllo della situazione, di nuovo; Lasciando andare la persona che si era concessa di amare.
Era anche colpa sua se Bryan se n’era andato, perché non era stato forte per entrambi. I pregiudizi, gli insulti avevano reso Bryan un adolescente, quasi uomo, fragile e Zayn, troppo forte per se stesso, ma fragile per entrambi se lo era fatto scivolare tra le dita, vivendolo tropo intensamente per troppo poco tempo. Con Louis, pensò, doveva essere obbligatoriamente diverso, perché L’anima di Bryan è conservata negli occhi di Louis, pensava.
 
“Lou, sei a casa?” Louis sussultò, sistemando l’ennesima maglietta dentro l’apposita anta. Si precipitò giù per le scale, facendo attenzione a non scivolare, a causa dell’umidità che avvolgeva l’itera abitazione.
“Zayn, ma dove diavolo sei stato?” Disse in ansia e con voce acuta e tremolante.
Un attimo dopo, Zayn lottava contro i suoi vestiti e Louis capì che, anche quella volta, l’aveva silenziosamente e meschinamente tradito.
 
 

AbigayleWood

Buon Salve Ragazzeeeee !
Beh, che dire? Mi odio, davvero, ma quest’assenza è giustificata – probabilmente non interessa a nessuno, ma mi illudo che a qualcuno la mia storia sia mancata.- Ho avuto un sacco di tempo da dedicare alla scuola, amici , relativi vari. Dunque, dunque, dunque. In questo capitolo abbiamo un piccolo chiarimento e, sì, Harry ha confessato parte dei suoi segreti al dolce Louis che, però, non ha ricambiato il gesto. Dopo questo capitolo si entra nel vivo della storia, nei meandri della relazione Larry e gli Zuois, che fin ora ho messo un po’ da parte, avranno dedicati un paio di capitoli che, anticipo, saranno intensi e molto … violenti.
Louis, ormai, si è lasciato trasportare dalla corrente e da Harry, che lo metterà nei guai. So che è corto, ma non ho potuto fare altrimenti, perché seguo una scaletta per dividere i capitoli. Non so quando pubblicheò perché vorrei dedicarmi alle Os e basta, ma non mi va di lasciare un lavoro a metà.
Ho in mente molti capitoli, ma non so quando e se potrò continuare a scrivere per problemi che considero irrisolvibili. Ho notato, purtroppo, che siete un po’ calate e mi dispiace, ma ringrazio tutte le ragazze che hanno inserito la storia tra seguite, preferite, ricordate. Spero di raggiungere con questo capitolo, -che è il mio preferito, non so perché- le quattro recensioni. Fatevi avanti ragazze timide, anche perché lo sono anche io, e fatemi sapere cosa ne pensate, vi prego.
Un bacione xx
 

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Capitolo 13
*** 13 capitolo ***


 

13 Capitolo

                                                          Impossible

Harry era avvolto da un profumo dolce che in realtà non gli apparteneva. I suoi occhi  serrati davano l’illusione- a quell’invadenti e poco cordiali compagni di scuola- che stesse dormendo, quando in realtà in essi  ci era un mal celata delusione.
Si inumidì le labbra in maniera discreta, cercando di catturare con la lingua il sapore- o quel che ne restava- di Louis, che ancora sentiva bruciare sulla pelle. Quella mattina, tra quei banchi di scuola che tanto l’avevano lasciato indifferente, in mezzo a quei ragazzi con cui condivideva una vita che odiava, ma che al contempo lo faceva sentire vivo, avrebbe rivisto quell’uomo, custode di una piccola parte della sua linfa vitale, ingannatore di serpenti, che aveva incantato l’animo viscido di Harry Styles, lasciandolo senza un briciolo di protezione; Lasciandolo solo.
Lo sapeva Harry  che su Louis non avrebbe mai avuto l’esclusiva e forse, quel piccolo dettaglio- dopo i suoi magnifici occhi, ovviamente- l’aveva spinto a conquistarlo, a farlo suo; L’idea, però, di doverlo condividere con suo marito lo aveva tormentato, strappandolo  dalle braccia di Morfeo, impedendogli di dormire; Condividere Louis equivaleva a farlo anche con i suoi segreti, i suoi tormenti, i suoi demoni. Ed Harry, semplicemente, non era pronto per un passo del genere.
 
 
Louis aveva riposto la sua fiducia solo nell’amore; Era quello che lo aveva trascinato via dagli artigli della morte, che si divertiva, tempo addietro, a rubare ogni singolo soffio di respiro che usciva dalle labbra sottili di Louis; Louis, un tempo, si stava uccidendo velocemente. Troppo, a pare suo. Solo l’amore l’aveva salvato. Un amore diverso, forse morboso, malato; Un amore che era il risultato di un mix letale di rabbia e delusione ;Quello stesso sentimento aveva spedito Louis dritto tra le braccia di Zayn. E Zayn lui lo amava davvero- anche se a modo suo. Anche se in maniera del tutto inusuale, forse pericolosa.
Sentiva, tuttavia, che qualcosa intorno e dentro di lui stava cambiando ed in peggio; Sentiva il suo animo sgretolarsi, come se gli artigli dei demoni avessero smesso di tormentarlo, solo per farlo crollare lentamente, distrutto però, dalle mani di un ragazzo che era entrato nella sua vita con presunzione, portando con sé la rabbia e tanti, troppi segreti.
 
“Buon giorno, ragazzi. Passata bene la domenica?” Nessuno, tantomeno Harry, si degnò di rispondere, perché le domeniche erano un giorno come un altro, senza le lasagne appena sfornate, senza il profumo di dolcezza e carezze, perché le  madri di quei ragazzi erano troppo impegnate a sopravvivere. E c’era anche chi non aveva nemmeno una madre ed  allora si rintanava in un mondo fatto di alcool, che Louis purtroppo e malauguratamente aveva avuto il privilegio di conoscere; Si ricordava com’era terribile vivere  all’interno di esso, ma  per trarre in salvo Zayn, si ripeteva un tempo, ne valeva la pena. E quell’esperienza gli aveva insegnato a non inoltrarsi mai più in quell’inferno sperduto, in quel maledetto limbo dove non si era nessuno, perché nelle vene non scorreva il  sangue, il cure non pompava, ma si indeboliva, lasciandoti morire.
“Allora, iniziamo.” Louis si alzò, afferrando il suo enorme libro di Letteratura, pronto a svolgere la sua lezione che avrebbe, come sempre, incantato quegli occhi incastonati in un viso che di angelico possedeva solo la pelle diafana e la fossetta sulla guancia destra.
“Oggi parleremo del Simbolismo, ragazzi. Conoscete tutti  Baudelaire?- chiese retoricamente, posizionandosi di fronte alla cattedra.- Immagino di no. Prima di inoltrarci nello studio del Simbolismo e del Decadentismo, leggendo le opere più belle del maggior esponente di questo movimento, vorrei spiegarvi l’etimologia di questa parola. Simbolismo deriva dal sostantivo  greco ‘Sumbolon’, che a sua volta deriva dal verbo ‘ Sumballo’ ossia gettare insieme. Nell’antica Grecia, infatti, il ‘ Sumbolon’ era un oggetto diviso a metà,  che veniva assegnato alla persona con cui si veniva a creare un legame ed era utilizzato  come segno di riconoscimento. Dunque i poeti Decadentisti, fondamentalmente, utilizzano il Simbolismo  per collegare due elementi appartenenti alla stessa realtà, ma che tra di loro sono distanti.” *
 
 
I corridoi erano completamente vuoti, se non per qualche ribelle che si ostinava a fumare anche il maledetto filtro dell’ultima sigaretta.  Gli occhi verdi di Harry slittarono lungo la figura del professore Tomilinson, intento a leggere qualche maledetto romanzo che lui non poteva permettersi nemmeno di guardare in vetrina.
Le sue mani gli circondarono la vita sottile, mentre sentiva il suo cuore perdere un battito. Louis aveva perso quel profumo che lo caratterizzava, quello che era rimasto impregnato nelle sue lenzuola, tra i suoi capelli, nei suoi vestiti. Louis odorava di tabacco, di tradimento. Di Zayn.
“Hai fatto sesso con lui, Lou?” Quella domanda colpì la nuca di Louis come uno schiaffo. Chiuse le palpebre, posando le sue mani su quelle del più piccolo. Il suo viso divenne rosso, sia per la rabbia che per l’indiscrezione di quel ragazzaccio, tutto tatuaggi, piercing e gambe che sembravano non volessero finire mai.
“Ho fatto sesso con te, Harry.” Louis si voltò, incatenando con  il suo sguardo le labbra di Harry, rosse e screpolate, che lo spinsero a diminuire la distanza tra i loro visi.
Harry si allontanò, ferito da quel veleno che aveva sostituito la sua voce angelica, mentre pronunciava quella frase con delusione. Una delusione che Louis aveva rivolto solo a se stesso- ma questo Harry non poteva saperlo.
“ Vaffanculo, Louis.”  Harry si allontanò passandosi una mano sui capelli ricci e scompigliati. Aveva decisamente subito un duro affondo, con quelle parole, strascinate con fatica dal maggiore, ma che su quel ragazzo avevano avuto un effetto deturpante.


Dentro di sé, Harry sorrise amaramente, mentre percepiva un senso di abbandono che avrebbe s  voluto scrollarsi di dosso con un semplice gesto; Sembrava che i ruoli di quel gioco segreto, di cui Louis era all’oscuro, si fossero invertiti. Harry, sin dal primo momento in cui l’aveva visto entrare dentro la classe con quello sguardo pieno di gioia, velata da un velo di malinconia, aveva deciso di devastarlo, per sentirsi meno solo, magari. Ma se erano i brividi di paura quelli che doveva provare, mentre sentiva Louis scivolare via dalle sue dita,- indipendentemente se fosse stato lui o un altro la causa del suo allontanamento- avrebbe preferito di gran lunga abbandonare quell’idea malsana di far soffrire Louis, solo per il sadico ed insulso piacere di non rimanere solo e per auto compiacersi, sentendosi in un certo senso compreso. Per avere Louis anche un'altra notte, avrebbe svuotato la sua anima, donandogli i segreti che ancora non riusciva a pronunciare, troppo prepotenti per riuscire, troppo codardi per mostrarsi agli occhi di un uomo dolce e gentile come lui.
 “Harry, mi dispiace. Io …” Louis arrossì,  preoccupato per l’immobilità del corpo statuario del riccio, che sembrava non volesse muoversi.
“No, Louis. Ascoltami, adesso. So che non mi merito nulla, che ti ho portato via tutto l’amore, la tua cazzo di sicurezza nei sentimenti e cazzate del genere …”
“Ehy!” Esclamò Louis indignato.
“Fammi finire, Lou-  lo rimbeccò Harry, sorridendo appena.
“ So che, forse, non mi merito niente. Ma, Louis, io mi sto esponendo troppo, mi sto mostrando nudo e non solo tra le lenzuola- Vide Louis arrossire nuovamente e si intenerì, accarezzandogli una guancia, ruvida a causa della barba leggermente incolta.- Louis, ti prego. Sii il mio Sumbalon, sii quella parte mancante di me, che mai ho cercato e che sento di aver trovato in te. Tu, Louis, tu appartieni alla mia stessa realtà, e lo sai. Lo vedo  nei tuoi occhi, Lou. Vedo il dolore, la sofferenza, l’autocommiserazione, nascosti tra quelle sfumature cerulee. Louis, ti prego, lo sai che mi appartieni. – Incastrò le sue mani tra le sue grandi e affusolate, stringendo la presa.- Posso sentire le schegge della tua anima, corrispondere perfettamente con le mie. La mia non è una promessa d’amore, Louis.”
“Harry, io sono sposato, lo sai. Noi non ci apparteniamo. In me hai trovato semplicemente l’amico con cui sfogarti quando hai bisogno di esternare i ricordi del passato. Non illuderti …”
“ Che cazzo stai dicendo, Louis - lo interruppe, sbattendo una mano nell’armadietto, accanto al viso dell’altro, che lo fissava spaventato.- Io me ne fotto se sei sposato. Io non ho bisogno di stupide consulenze! Ho bisogno di qualcuno con cui condividere quello che mi porto dentro.” Louis avrebbe voluto urlargli di rimando che anche lui doveva condividere i segreti che si portava dentro, ma se solo avessero fuso i loro demoni il dolore si sarebbe amplificato. Si sarebbero distrutti.
“Lou, ascolta.- si passò una mano tra i capelli, sospirando.- Io non ti ho parlato di Alice solo per il gusto di essere compatito. Io voglio essere meno solo. Voglio sentirmi vivo, completo.”

Louis si voltò, camminando verso l’uscita. Non voleva ascoltare le sue parole. Non dopo aver provato sulla sua pelle le magnifiche sensazione che aveva provato poco prima, nemmeno paragonabili alla passione della sera precedente che lo aveva legato al marito, mentre cercava di farsi perdonare, amandolo.
Non poteva e non doveva cadere in quella trappola mortale, dal quale era fuggito già una volta. Il tradimento era il suo nemico più grande. Quello che si era appropriato senza alcuna richiesta dell’animo di suo fratello, del suo sorrido, portandolo via. Per sempre. Ed una altro tradimento non poteva concederselo, perché era sicuro che l’ennesimo l’avrebbe devastato.
 
Harry afferrò il piccolo polso di Louis, fermando la sua corsa. Non riusciva a lasciarlo andare. Non più, almeno. Non dopo avergli sussurrato o gridato quello che provava. Non dopo che Louis aveva accesso dentro di lui un piccola fiamma di speranza; Speranza che gli aveva donato solo Alice, un tempo; Speranza che aveva perso e che, una volta ritrovata, non avrebbe più permesso che essa venisse spenta. L’avrebbe alimentato quel sentimento, che lo aveva spinto a riprovare, a mettere da parte l’orgoglio.
“Louis, non andartene. Non di nuovo.”
“Sino ad esso- Ringhiò Louis tra i denti- Sino ad esso, mi hai semplicemente portato a letto, sbattuto come se fossi una pezza. Ed io ti maledico, Harry. Perché hai deciso di mostrarti una parte di te, che io volevo scoprire. E mi maledico, perché voglio saperne di più della tua vita, del tuo passato. Mi maledico perché non riesco a starti lontano. Perché dovrei tornare da Zayn, invece cado tra le tue braccia. Ti maledico, perché ti sei esposto, attirandomi tra le tue braccia. Ed io non posso tradire le persone che amo. Non di nuovo.”
 

AbigayleWood

*σύμβολον , parola di origine greca.
Buon Salve, bellezze!
Non avrei dovuto pubblicare in questi giorni, ma avendo quattro giorni di tregua scolastica ho deciso di approfittare e pubblicare subito, dividendo a metà il capitolo. E’ dedicato tutto alla coppia Larry e spero di dare chiarimenti nel prossimo capitolo, dedicato anche a Zayn.
Vi avverto che dal prossimo capitolo non dividerò nulla, quindi se saranno lunghi, pazienza, ragazze.
Perdonate eventuali errori, correggerò domani.
Cosa ne pensate, ragazze? Devo ringraziare ogni singola e splendida ragazze che ha inserito le storia tra seguite, ricordate e preferite. Ringrazio le lettrici che esprimono la propria opinione in ogni singolo capitolo e le lettrici silenziose, che spero di sentire, prima o poi. Ringrazio le nuove lettrici, che hanno recensito il capitolo. Grazie mille, davvero.
Recensite, per favore? Per me è fondamentale : )
Un bacione xx
 
 
 

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Capitolo 14
*** 14 capitolo ***


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 14 Capitolo

Una mal trattenuta imprecazione scivolò via dalle labbra piene e rosee di Zayn, il quale era occupato a bruciare una magnifica colazione al marito, prima di recarsi a lavoro, rintanandosi fino a tarda ora nel suo ufficio, come un topo di biblioteca.
In realtà, la prospettiva di stare lontano da Louis fino a tardi non lo allettava per niente, perché, al suo studio freddo, - con un riscaldamento davvero pessimo- preferiva di gran lunga le esili braccia di Louis, porto sicuro in cui rifugiarsi, durante le burrasche che tormentavano il suo animo.

“Zayn, tesoro.” Zayn  sentì Louis posargli un piccolo bacio sulla spalla, sorridendo alla vista delle uova bruciate. Zayn era sempre stato un pessimo cuoco, ma vederlo lì, in cucina, con solo un pantalone gessato addosso faceva eccitare alquanto Louis, il quale, ormai, conosceva a memoria ogni angolo nascosto e segreto di suo marito. Poteva, anche  diventando cieco,  delineare il profilo della sua mascella spigolosa -contraddistinta per la durezza e l’armonia dei lineamenti. Poteva descrivere ogni piccola sfumatura delle sue pupille, tante erano le volte in cui quegli occhi l’avevano salvato, anche se in minima parte. A Louis, quel ragazzo dalla carnagione mulatta, dai capelli corvini e terribilmente lucidi, procurava un effetto che non era in grado di descrivere a parole
“Scusami, Lou. Ho bruciato tutto. Sono un totale coglione.” Sbuffò  Zayn  sonoramente, voltandosi verso la figura minuta, avvolto da un leggero maglione e da un paio di Jeans, che Zayn avrebbe voluto strappare e bruciare, impedendogli di indossarli, tanto erano aderenti ed incredibilmente sensuali.
“Sì, lo sei.- Gli diede un buffetto sul naso, baciandogli la guancia ispida.- Dovresti fare un corso di cucina per casalinghe disperate ed incapaci o qualcosa del genere.”
“Simpatico, Louis. Cos’è, hai già fatto colazione con dello yogurt?”
Louis sorrise sornione, voltandogli le spalle, mentre una mano di Zayn palpava il suo sedere sodo e tondo- che Louis  odiava.
Zayn era leggermente confuso dall’ilarità che li avvolgeva, trasportandoli in un mondo- non più quotidiano da un mese a quella parte- nel quale erano presenti solo gioia e battute di scherno. Era da tanto, forse troppo  tempo che Louis e Zayn non battibeccavano allegramente, riprendendosi bonariamente sugli innumerevoli difetti che possedevano. Ma, Zayn, era sempre stato un tipo che non si poneva domande, perché era impaurito dalle risposte o dal fatto di non poterne ricevere. Aveva imparato a catturare ogni piccola gioia che la vita gli riservava, perché era consapevole che, il destino o chi per lui, gli avrebbe reciso ciò che di più bello possedeva. Si inebriava, dunque, del profumo di Louis, perché aveva paura di non poterlo sentire, un giorno, quando il Karma avrebbe estrapolato dalla sua vita l’amore più grande che possedeva, portandoglielo via. Si ubriacava delle sue parole, perché erano un melodia, spesso stonata, ma meravigliosa; La voce, leggermente acuta, era il preludio della felicità, l’allegretto che accelerava i battiti del suo cuore. Louis era prezioso, mentre Zayn, era semplicemente consapevole di doverlo abbandonare o di essere abbandonato. Non era un prospettiva felice, forse era un delle peggiori. Ma Zayn aveva imparato ad accettarlo, come aveva accettato ed accolto di buon grado la consapevolezza di essere innamorato del fratello di un ragazzo per cui avrebbe donato un braccio, un occhio, qualsiasi cosa. Zayn era pragmatico, sensibile, intuitivo. E aveva, forse prima di Louis stesso, captato il cambiamento nella loro vita coniugale, ma Passerà, sperava.
 
Il dolore procuratogli dalla scoperta che quella sera Louis, dopo il suo rientro, non era a casa, lo schiaffeggiò in pieno viso, facendolo scivolare lungo il tessuto morbido del divano in pelle, palcoscenico della loro passione e testimone delle loro piccole lotte per il telecomando.
 Cosa sta succedendo, Louis?  Se Louis si fosse dimenticato l’amore che li univa, se avesse solo per un momento allontanato Bryan dalla sua anima, cosa li avrebbe legati? Chi li avrebbe legati, se non quell’uomo che Zayn aveva amato così intensamente, da perdere le forze? Se anche la più piccola e segreta parte di Bryan nascosta dentro Louis fosse scomparsa, se quel ceruleo negli occhi del marito sarebbe ritornato il ghiaccio, - che lui non aveva mai avuto il privilegio di conoscere- il loro amore si sarebbe spezzato. Zayn si sarebbe spezzato.
 
 Louis si infilò tra le coperte calde che odoravano di casa e di Zayn. Accarezzò il braccio mulatto del ragazzo sdraiato supino accanto a lui.
“Mi tradisci, Louis?” Louis per poco non cadde del letto, mentre quel veleno nascosto in quella frase, lo colpiva come una folata di vento leggero, ma nociva. Sentiva le forze venire meno, il respiro si bloccò, facendolo diventare pallido e confondendolo con il copriletto.
“Non potrei mai, lo sai.”
“Non so più niente, Louis. Non da quando tu hai iniziato a lavorare. Non da quando mi lasci solo o, peggio ancora, rientri tardi la sera, oppure non ritorni per niente. Che ci sta succedendo, Louis. Non mi ami più? L’hai mai fatto, almeno?” Si strinse i capelli tra le mani, ricoperte da qualche tatuaggio.
“Io, Zayn, ti sono sempre stato vicino. Ho mandato a puttane tutti. Perfino il ricordo di mio fratello per stare con te.” E Louis si sentì semplicemente una merda, un pezzente, che non meritava nulla, se non il dolore. I sentimenti, l’amore, la felicità che lui tanto cercava di trasmettere a coloro che lo circondavano erano andati a farsi benedire, mentre dentro di lui, il vuoto prendeva il sopravvento. E quel vuoto era causato da un volto che, dentro Louis, era vivido e chiaro.
“ E allora perché cazzo mi lasci sempre solo, Louis. Io dipendo da te …”
“Oh, Zayn, tu non dipendi da me, credimi. Tu dipendi dal ricordo che di Bryan.” Le parole fuoriuscirono dalle sue labbra come un urlo silenzioso, quando in realtà, era solo un fievole sussurro.
“ Che cazzo stai dicendo, Louis?”  Zayn, rabbrividì, scostandosi le coperte dal suo petto.
“Mi avevi detto che non mi avresti lasciato. Che mi amavi. Che cosa sta cambiando, Louis?” I suoi occhi erano rossi, mentre Louis si alzava, lasciando che il tepore emanato dal suo corpo abbandonasse le lenzuola, che avrebbero dovuto accogliere il loro amore, i loro corpi accaldati.
“Senti, Zayn, io non so più nulla, adesso. Non fare domande; Non ne hai mai fatte, non iniziare adesso. Ti chiedo solo pazienza. Solo quella Zayn!” Louis aveva solo bisogno di tempo; Il tempo sufficiente a dimenticare la meravigliosa passione che aveva legato la sua pelle con quella di Harry. Tempo sufficiente a dimenticare le parole di Harry, le sue lacrime- che Louis ne era certo, non avrebbero mai più impregnato i suoi meravigliosi occhi.- le sue labbra. Dio, le sue labbra erano pura ambrosia.
“No, Louis. Io ho bisogno di certezze. Tutto quello che era maledettamente in forse nella mia vita, alla fine è volato via, lontano da me. E sai di chi sto parla …” Zayn alzò la voce, alzandosi dal materasso, ormai troppo piccolo e scomodo.
“Lo so, cazzo. Lo so- Urlò Louis, alzandosi e fronteggiando suo marito, rosso in volto per la rabbia.- Io a modo mio ti amo, Zayn. Ma, adesso, ho solo bisogno di pensare.”
“Chi cazzo devi pensare, Louis. Chi?- Zayn afferrò i suoi capelli, tirandoli e voltando le spalle al corpo minuto del suo ragazzo, con le lacrime agli occhi.- Sono fottute settimane, Louis, che non parliamo, che facciamo l’amore senza parlare, senza amarci ed incontrarci davvero! Sei la buttano di chi, esattamente?- sospirò, avvicinandosi alla finestra.- Inizialmente credevo che fosse per colpa di quella futtuta volta in cui ti ho lasciato solo, per stare una notte al bar. Ma, Louis, è da un mese circa che nemmeno riesci a guardi negli occhi e mi manchi come solo Dio sa cosa. Torna da me.”
“Io sono già con te. Il mio posto è sempre stato accanto a te.” Louis non poteva spiegare il senso di dovere che provava nei confronti di Zayn; Le responsabilità che sentiva verso il bellissimo e meraviglioso ragazzo mulatto che aveva  sposato, perché Zayn era il suo riscatto. Zayn era quel che rimaneva di Bryan e  lui aveva il dovere di salvarlo.
“Ripartiamo da qui, Louis. Vuoi?” Zayn circondò la sua vita con le sue braccia forti, maledettamente fredde. Louis si sforzò a non paragonarle a quelle di Harry ed al calore che esse sprigionavano.
“Va bene, Zayn. Solo … Non fare domande, ti spiegherò tutto.”
Louis non l’avrebbe mai fatto, ne era sicuro. Avrebbe nascosto l’ennesimo segreto a Zayn, ma ormai, il loro matrimonio, la loro stessa vita, si basava  su cumoli di menzogne.
 
 
 
Louis aveva dormito due, forse tre ore. Aveva passato la notte a fare l’amore con Zayn, abbandonandosi a quell’apparente beatitudine, per poi rigirarsi nel letto, senza mai chiudere occhio. Pensava ad Harry ed alle sue parole sussurrate ad un centimetro del suo volto. I suoi occhi si confondevano con l’oscurità, perché erano troppo cupi, troppo misteriosi per essere quella luce che tutti, almeno una volta nella vita aspettavano. Louis ed Harry appartenevano alla stessa realtà, anche se erano lontani. L’aveva colto il senso di quelle parole, Louis, ma aveva preferito accantonarle, anche se si ripetevano come una cantilena nella sua mente.
 Non aveva voglia di vederlo ne tantomeno di parlargli, ma doveva mettere le cose in chiaro. Doveva decidere se essere o non essere. Il giusto o il sbagliato. Doveva allontanare il diavolo tentatore, cercando di abbandonare quell’inferno terrestre, perché Louis, ormai, non riusciva a sopportare nemmeno quello che lo tormentava dentro.
“Harry, devo parlarti. Siediti”
Il corpo atleti e slanciato del magnifico ragazzo tutto gambe, occhi e tenebra scivolò lungo la poltrona, di fronte alla cattedra del vice preside, che Louis in quel momento stava occupando per ‘Questioni improrogabili ’, come aveva accennato al prof. Payne.
“Dimenticami” Asserì serio, Louis, puntando il suo magnifico sguardo ceruleo e stanco sulle labbra deliziosamente rosse di Harry.
“Louis, tu non hai assolutamente idea del casino in cui ti sei cacciato. Non ne hai assolutamente e minimamente idea, fidati. Tu, emerito coglione del cazzo, mi hai fatto rivelare una parte di me che nessuno, dico nessuno, doveva conoscere e che fai? Mi liquidi con un ‘ dimenticami ’, ma Vaffanculo, Louis.”  Harry alzò le braccia al cielo, facendo pizzicare gli occhi a Louis.
 
Il cuore di Harry perse un battito, non appena una figura appena più alta di Louis, si avvicinò a quel piccolo corpo minuto , del quale poteva riconoscere ogni singola forme, curva imperfezione. Il corpo di Louis era riconoscibile ovunque, perché possedeva delle linee così morbide e definite che difficilmente potevano trovarsi due volte. Senti la rabbia ribollire nel sangue e la testa girò leggermente; Il pensiero di suo marito era un fantasma che inizialmente non lo infastidiva, ma, in quel momento, la presenza di quel ragazzo dannatamente affascinante e di un colore mulatto, lo infastidiva e non poco. Louis era roba sua; la sua essenza nascosta tra quelle labbra sottile, era un magnifico scrigno in cui custodire la parte più nera della sua anima, ormai ridotta ai minimi termini. Louis gli apparteneva, forse.
 
 
Louis camminava con solo un maglione rosso addosso, che a mala a pena gli copriva la curva del sedere, lasciando scoperta la spalla sinistra. Erano le sei del mattino ed era domenica. Era passato un mese e due giorni da quando Louis non vedeva Harry se non a scuola; un mese da quando Zayn aveva occupato buona parte dei suoi pensieri, perché aveva troppo da farsi perdonare; un mese che il volto di Bryan lo tormentava senza un reale motivo, mescolandosi con il suono dolce di una voce immaginaria che riusciva ad attribuire ad una solo bambina, dai capelli castani, le treccine bionde e due fossette tutte da fotografare. Era un mese di voto, intervallato da occhi magnificamente verdi e sorrise luccicanti che appartenevano a Zayn. La loro vita stava decisamente migliorando.
 
E Louis sorrise, strofinando le sue piccole mani  sul maglione rosso, cercando gli ingredienti per preparare una magnifica colazione, degna del loro terzo anniversario.
 
 

AbigayleWood

Ultimo capitolo di passaggio, che ho voluto dedicare a Zayn e poi, nella parte finale, a Louis che prende una decisione. D’ora in avanti i capitoli saranno concentrati su entrambe le coppie e gli aggiornamenti saranno lenti a causa di studio e perdonatemi, ma non riuscivo a pubblicare prima di oggi.
Spero mi perdoniate. Oggi volevo concluderla, ma mancano troppi capitoli ed io voglio fare le cose per bene, anche se, vi avverto, non è  l’unica fan fiction che sto scrivendo, ma non so se pubblicherò altro, ora come ora.
Un bacione xx

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Capitolo 15
*** 15 Capitolo ***


Crediti banner by @ pleasebemywill

 15 Capitolo

Attenzione: Questo capitolo contiene atti di violenza che non sono da imitare.

 
Ormai erano mesi che Louis trascinava stancamente la sua anima dentro un corpo che sembrava non essere realmente suo. Le sue labbra, perennemente screpolate, erano sempre piegate in un broncio che di adorabile non aveva nulla. Era un’espressione di tristezza, una smorfia di dolore quella che mutava i lineamenti infinitamente dolci del professor Tomlinson.
 
Harry, da precisamente due mesi, viveva in un’ombra che lo rendeva schiavo della solitudine, della tristezza, rabbia. Delusione. Odiava profondamente quella parte illusa di sé, che Harry voleva semplicemente spegnere, annullare, dimenticare. Distruggere pezzo per pezzo. Ma di distrutto, ormai, c’erano solo le sue aspettative ed il suo passato. Harry avrebbe voluto uccidere Louis, perché se n’era andato. Aveva ignorato il richiamo del suo cuore. L’unico richiamo, per essere precisi. E non ce ne sarebbe stato un secondo, perché Harry, cambiava idea, ma non tornava su i suoi passi. Mai. L’idea di distruggere Louis, ucciderlo, magari. Lo colpiva sempre, soprattutto quando vedeva il delizioso corpo formoso di Louis ancheggiare per i corridoi.
Harry aveva smesso di fidarsi, di credere che un barlume di bontà l’avrebbe magari fatto ritornare il bambino dolce, ma forte di un tempo. Harry era semplicemente vuoto, non c’era nulla che potesse riempirlo, farlo sentire diverso, migliore, magari. Era stato tradito, umiliato, deriso da due occhi infinitamente azzurri che, come lamine indistruttibili, avevano perforato i suoi polmoni, portandolo a non respirare quasi più. Aveva tradito quella promessa fatta davanti ad un solo fiore di campo, quando aveva trovato il corpo senza vita di Alice.
Accanto a lui sentì la presenza ingombrane di un corpo che aveva avuto l’onore di possederlo, percepiva un odore   leggermente dolce. Il suo cuore accelerò un battito, per poi perderne altri due. Non riusciva a voltarsi e, forse, nemmeno lo voleva. Sentiva dentro di lui la pressione che pompava attraverso il sangue, spingendolo a retrocedere, ma non mosse un passo, fissando il suo armadietto nero.
“H-Hary” Detestò quella voce, forse con tutto se stesso. Il suo alito fresco gli accarezzò il viso contornato da una barbetta leggermente incolta, che non aveva tagliato per pigrizia.
Louis deglutì a vuoto, volendo mordere la sua lingua biforcuta. Nella sua mente c’era il vuoto totale, mentre sentiva i tocchi degli artigli del male, scavargli dentro; sentiva il senso di colpa infondergli iniezioni di puro male, facendolo contorcere silenziosamente, mentre i suoi occhi erano leggermente liquidi.
“Che vuoi, Louis?” Harry era nudo, di nuovo. La sua voce era leggermente tremolate. In quei mesi l’aveva segretamente ascoltato, facendosi cullare dall’odore di Louis nascosto tra le pieghe del suo cuscino. L’aveva nominato tante volte, cercando di sentire il suo sapore sulle labbra rosse e carnose. Gli era mancato, sì, ma l’avrebbe volentieri soffocato con il suo stesso dolore, solo per fargli provare il brivido di sentirsi in bilico tra una vita maledetta ed una morte tentatrice.
“Voglio solo parlarti, Harry.”
 
Louis sentiva il bisogno spasmodico di parlare con lui. Doveva farlo, quanto meno per mettersi in pace con se stesso, chiudendo la questione una volte per tutte. Si stava rifugiando nella tana del lupo, di nuovo. Ma sentiva il bisogno impellente di avere un contatto con lui; Harry era il veleno che accelerava il suo lento soffocamento, era la spinta che serviva per far precipitare Louis giù da un burrone. Harry era la faccia della medaglia sbagliata, quella che Louis tentava di nascondere.
“Sei stato abbastanza  chiaro l’ultima volta che abbiamo parlato, o sbaglio?”Un sibilo fuoriuscì da quelle labbra così maledettamente screpolate, che Louis bramava così tanto. Harry aveva messo da parte il suo orgoglio, si era mostrato in tutte le sue sfumature, avevamo mostrato a Louis i vari colori che lo riempivano, sovrastati dal nero. Si era esposto e si era ferito; Louis aveva vinto una battaglia, Harry aveva perso la guerra contro se stesso, perché, in quel momento, avrebbe solo preso Louis, per poi sbatterlo in quegli armadietti di un colore ridicolo e fargli male. Troppo male, perché Louis potesse sopportarlo.
“Lasciami spiegare, almeno.”
“No- asserì secco, Harry, puntando il suo sguardo deluso in quello di Louis.- Non voglio ascoltarti, non più. Io ti ho affidato tutto, Louis.”
“Lasciami spiegare, ti prego.” Le mani delicate e affusolate di Louis si posarono sull’avambraccio di Harry, pronto ad andarsene. Odiava il calore all’altezza dello stomaco, perché gli ricordava i primi tocchi di Zayn; quelli che lo facevano rabbrividire, quella fiamma che sembrava essersi assopita da troppo.
“Louis, io non voglio fare avanti ed indietro, per colpa di un cazzone quale tu sei, che non è in grado di prendere una decisione definitiva, sappilo.” Il tono di Harry era un misto di rabbia e delusione. Odiava il modo in cui Louis l’aveva lasciato da solo, senza guardarlo in maniera complice durante le lezioni.
“Harry, hai sempre saputo che io sono sposato. Tu mi hai scombussolato, mi hai semplicemente … stregato. Per me c’è sempre stato Zayn, solo lui. Non ho mai pensato che qualcuno potesse sostituirlo.- o sostituire il ricordo di mio fratello, avrebbe voluto aggiungere.- Quando mi hai parlato di te, io ho avuto paura.”
“Paura di cosa?” Chiese, con voce quasi seccata.
“Di appartenerti, Harry.”
Nel volto di Harry si dipinse una smorfia di disgusto, che colpì Harry come un pugno improvviso, inaspettato. Louis si sentiva così spaventosamente ridicolo, che si odiava; si detestava, letteralmente. Aveva lasciato che i suoi sentimenti sovrastassero la ragione, eppure, si era sempre sentito attratto da Harry, come se possedesse lui stesso l’attrazione gravitazionale, che gli permetteva di rimanere ancorato alla terra. Harry era pura e totale forza, che lo spingeva tra le braccia di nuovi mostri, nuovi demoni, che Louis voleva evitare, ma al tempo stesso voleva far fondere con i suoi, per creare un male infinito. Il loro male, quello che non gli avrebbe permesso nemmeno di respirare; quello che tratteneva i segreti sussurrati, quello che gli permetteva di sfogarsi.
Louis chiuse gli occhi, sentendo una vicinanza inebriante, che ubriacava i suoi pensieri, deviandoli in miliardi i direzioni diverse. Una mano gelida, ed estremamente grande, gli accarezzò la pelle della guancia, punteggiata da un leggero strato di barba incolta. Lasciò che i suoi occhi plumbei a causa dell’oscurità del corridoio colpissero lo smeraldo delle iridi del riccio, che tratteneva il suo labbro inferiore tra i denti, perfettamente curati.
Louis, afferrò la mano libera, portandosela al cuore. Pregava che nessuno uscisse dalle rispettive classi, ma, fortunatamente, erano situati nella parte meno esposta della scuola. I capelli castani di Harry erano tirati verso l’alto, mentre nella fronte non troppo larga, si esponeva alla luce del sole debole di Novembre, una piccola ruga di preoccupazione. I suoi lineamenti si erano leggermente ammorbiditi, ma Louis avrebbe scommesso la sua stessa vita, dicendo che Harry era un mare in tempesta, dove ogni onda era un sentimento diverso, che prevaleva sull’altro.
Louis non sentì nulla, se non il sapore del sussurro di Harry sulle sue labbra. Le loro bocche si sfioravano, danzando al ritmo dei loro corpi, che onde givano nella penombra, incerti, impauriti, quasi. Entrambi sentivano dentro di loro una voglia matta di gettarsi nelle braccia dell’altro, di unirsi, come se poco importasse di quello che sarebbe successo dopo. E Louis non lo formò nemmeno il ricordo del marito, che lo guardava supplichevole, in una muta richiesta di non tradirlo. Non di nuovo. E Louis si chiedeva dove fosse finita la sua morale, la sua voglia di riscatto.
Devi andare avanti, Louis. Io sono parte di te, ricordalo. Ti prego, Louis. Ama, proteggi Zayn.
“Mi dispiace” soffiò Louis, delicato come un sifone che si perdeva tra le pieghe immaginarie del vento. Si odiava, si detestava, ma con Harry accanto poteva sentirli i maledetti, affondare nella sua pelle delicata, morbida.
 
 
 
Zayn osservava la scena da lontano, con il cappuccio sistemato sulla fronte, coperta dai capelli corvini, che quella mattina non aveva voluto sistemare. Poteva sentirlo sulla bocca l’amaro sapore del tradimento, il veleno che entrava dentro di lui, dolcemente, con una lentezza esasperante. Poteva anche sentire la pelle scottare a causa della gelosia e la testa vorticare a causa della rabbia e dell’incredulità. Sentiva anche le braccia immaginarie di Bryan avvolgerlo e le lacrime scivolare lungo la guancia sinistra. Poteva anche sentire il profumo del suo defunto ragazzo, mentre sentiva le sue certezze scivolargli tra l dita, disperdersi nell’aria e odiava la morsa che si stringeva intorno ai suoi polmoni, impedendogli di respirare. Annaspò nella penombra di quella scuola che, doveva ammetterlo, era la rappresentazione più realistica della depravazione e dello squallore.
Sente il respiro mozzarsi, mentre gli occhi color ambra  si posavano  sulle loro mani intrecciate, come se non volessero lasciarsi. Zayn lottò contro la voglia di prendere quel ragazzo e soffocarlo con le sue stesse mani. Ormai non sentiva nemmeno il cuore battere, perché suo marito, quel meraviglioso uomo dai capelli lisci, sempre in disordine, glielo aveva strappato via, con quei gesti amorevoli che non stava riservando a lui.
 
Louis si sentiva stranamente leggero e non riusciva a smettere di sorridere. Camminava lentamente, in punta di piedi, quasi, come se non volesse profanare quella magnifica bolla di felicità che lo circondava. Il  suo sorriso si estese ancora di più, pensando ai sussurri a fior di labbra che Harry gli aveva regalato; pensava, con il cuore che batteva velocemente, alla speranza che, solo per un attimo, traspariva dagli occhi smeraldini, meravigliosi.
“Lou, è difficile, credimi. Mi sono affidato a te, ma tu te ne sei andato. Ho solo bisogno di sapere che tu ci sarai, indipendentemente da Zayn o qualsiasi altra cazzata. Ci sarai, Louis?”
L’alito che sapeva di sigaretta appena fumata, accarezzò la punta del suo naso e le sue labbra sottili. Una carezza lenta, leggera, delicata.
Louis non sapeva semplicemente cosa rispondere. Nella sua testa balenavano moltissime parole, troppe, che forse non avrebbe mai detto. Mai. Ma con ‘ ci sarò, Harry. Devi solo aiutarmi’ accolse la sua proposta, qualsiasi essa fosse.
Harry annuì, non comprendendo a pieno le sue parole, ma era felice. Harry si sentiva sicuro, protetto, sentiva che il dolce profumo di Alice si sarebbe mescolato ad una fragranza altrettanto unica e dolcissima. Già ne era dipendente.
“Tutto quello che vuoi, Louis. Tutto.”
 
“Sei tornato, Louis.” Una voce seccata e delusa lo accolse, mentre entrava in casa silenziosamente. Era l’ora di pranzo e Louis non vedeva l’ora di chiudersi in camera per fantasticare, come se fosse una ragazzina- ma, doveva ammetterlo, Harry lo destabilizzava, dunque quasi nemmeno si stupiva.
“Si, Za …”
Il corpo mulatto di suo marito fece capolino dalla piccola cucina. I capelli lucenti erano perfettamente stirati verso l’alto, mentre i suoi occhi erano scuri, quasi neri. Louis non si ricordava che potessero raggiungere una tale tonalità, poche erano le volte in cui quegli occhi avevano raggiunte quelle sfumature cromatiche così scure, che inghiottivano persino le sue stesse pupille. Louis ebbe un leggero e lieve fremito, mentre il suo sguardo vagava su tutto il suo corpo, coperto solo da una paio di pantaloni della tuta, mentre il petto, coperto da una leggera peluria, era totalmente alla vista- non molto languida, ma abbastanza preoccupata- di Louis.
“Come mai così presto, Louis? Cos’è, non avevi altro da fare?” Zayn assottigliò lo sguardo tagliente, puntando su di lui le lame taglienti che sembravano aver sostituito le iridi di Louis.
“ Ehm, no – il tono di voce di Louis aumentò leggermente, come se fosse stizzito. Detestava i discorsi a mezza lingua di Zayn e detestava sentirsi sotto-pressione, senza un motivo apparente.- Devo sapere qualcosa, Zayn?”
Il volto di Zayn fu attraversato da una rabbia incontenibile. Si sentiva preso in giro, deriso, tradito. E lui odiava il tradimento, non poteva sopportarlo. 
Il pugno di Zayn arrivò inaspettato sullo zigomo di Louis, che arretrò di un passo, con il fiato bloccato in gola e le lacrime che già bruciavano lungo la parte lesa.
Zayn sentiva i suoi pugni chiudersi convulsamente, la voglia di picchiarlo e fargli anche solo della metà del male che Zayn stesso stava provando lo stava rendendo cieco. Non distingueva nemmeno i lineamenti di suo marito, mentre la vista si appannava  causa delle lacrime che, stupidamente, non versava. Le sue orecchie fischiavano, impedendogli di sentire i suoni dei singhiozzi di Louis.
“Sei un cazzo di traditore.- asserì tra i denti, avvicinandosi a quel corpo tremante.- Non posso credere che tu ...” Si interruppe, tirando uno schiaffo sulla pelle rosea e ricoperta di barba della guancia sinistra del ragazzo. Louis non si mosse, abbassò il capo, semplicemente, sentendo il macigno sul suo petto farsi sempre più leggero, più sopportabile. Stava pagando ogni singolo errore, anche se ancora non ne conosceva esattamente il prezzo o, semplicemente, non conosceva quell’uomo che, inconsciamente, si era promesso di amare.
Zayn non ne aveva abbastanza, non dal momento in cui vedeva i corpi di Louis ed Harry farsi sempre più vicini, unendo i loro respiri, le loro mani, la loro saliva e tutto quel che richiedeva l’atto del tradimento in sé. E li vedeva anche rotolarsi in un letto anonimo o magari anche quello che da due anni condivideva con Louis, e sentiva il suo cuore rompersi, ma, giurò i sarebbe anche rotto quello di Louis. Non poteva accettare un secondo tradimento, seppur diverso. Non poteva, dopo aver sognato il corpo di Bryan sgretolarsi ed essere sostituito da quello di Louis; non dopo aver donato il suo cuore per una seconda volta.
Louis senti solo il dolore di un secondo pugno, sullo stomaco, però. Il respiro gli mancò, mentre il cuore aveva accelerato la sua corsa, forse per rendere tutto ancora più immensamente doloroso.
“Esci da casa mia!” L’urlo di Zayn fu seguito da un altro pugno in pieno petto ed uno schiaffo sul viso. Il dolore di Zayn, in quel momento, era pressoché inestinte, sostituito da un orgoglio ferito, una rabbia insopportabile, che lo aveva portato alla distruzione, fisica e non, dell’essere più fragile e delicato che avesse mai conosciuto. Ma ormai era cieco di rabbia, si saziava delle sue lacrime, inghiottiva i suoi singhiozzi, perché lo facevano stare bene. Dannatamente bene. Non esisteva più nessuno, se non lui e la prigione in cui si era rintanato sopraffatto dall’ira. La violenza era un tasto che non aveva mai schiacciato, per lui era come se fosse proibito. Ma era consapevole  che dopo aver udito il suono che era provocato da quel tasto non si sarebbe più fermato. Non lo fece, infatti. Vedendo retrocedere Louis, lo afferrò per i capelli, sbattendolo contro la parte occupata da una loro fotografia. Lo strattonò così forte che Louis temette di cadere a pezzi, senza possibilità di essere nuovamente rimesso in sesto. Chiuse gli occhi, Louis, sentendo il suo respiro uscire a sbuffi, mentre si imponeva di regolarizzare il suo battito. L’ennesimo pugno gli colpì l’occhio sinistro, facendolo urlare, mentre Zayn tirò i suo capelli più forte.
“Adesso, esci fuori da casa mia. E non tornare, intesi. Al diavolo le tue promesse!” Disse con un crescendo di rabbia udibile nella voce. Era letteralmente impazzito. Credeva che Louis per lui fosse  indispensabile, ma, evidentemente, Louis aveva filato la sua tela per mantenere un legame con lui, che magari nessuno dei due voleva. Le ipotesi più assurde si fecero spazio nella mente di Zayn, che, sembrava viaggiare senza freno da una dimensione all’atra, senza mai interrompere la sua corsa. Pensava agli anni che aveva condiviso con lui, dividendo il suo cuore in due, per lasciare spazio al dolore e all’amore per una persona, che, evidentemente, non lo meritava o, peggio, lo respingeva. Pensava a Bryan, che non aveva avuto modo di vivere fino in fondo.
“Zayn, ti prego- un sussurro, quasi, lacerò quel silenzio accompagnato da singhiozzi pesanti- lasciami.” Zayn mollò la presa, sputandogli in viso. L’aveva distrutto. Di Zayn adesso si sarebbero raccolti solo i cocchi di un anima che non poteva più considerarsi tale.
“Ti ho amato, Louis. Ti ho amato tanto, troppo.- disse duro, pulendosi la saliva che colava dal mento.- Sei arrivato nel momento giusto per farmi quantomeno dimenticare. Mi hai aiutato. Mi hai accettato e amato, credo. Io ho dato tutto per renderti felice, sbagliando a volte, ma mai ti ho tradito- la voce si ruppe, mentre chiudeva gli occhi per riprendere fiato.-, nemmeno con il pensiero, nemmeno cercando di sostituirti a Bryan. Tu, Louis, me lo ricordi, forse per questo ti amo incondizionatamente, ma speravo che non gli assomigliassi da questo punto di vista.- strinse i pugni, pronto a colpirlo, ma Louis si rannicchiò su se stesso, scivolando contro la parete.- Mi hai tradito, come lui, anche se in modo diverso.”
“Zayn, io …”
Zayn lo interrupe con una risata isterica, voltandosi e dandogli le spalle e sputando tra i denti un “ Cosa, Louis? Tu cosa? Mi hai tradito, mi hai ucciso, non lo capisci. Ti ho visto sai, con quel moccioso. Un tuo alunno. Che cliché assurdo, Louis. Proprio tu che sei insegnate di lettere!- asserì ridendo sarcasticamente e con disprezzo.- Mi hai strappato tutto, Louis. Non mi stupirebbe se fossi stato tu stesso ad uccidere tuo fratello.” Louis sbiancò, lacrimando di più.
“Sai, lo sapevo.- disse puntando lo sguardo verso il corpo di Louis, sul pavimento.- sapevo che per me non c’era più spazio nel tuo cuore, ma fa male. Non dopo averti amato così tanto, Louis.”
“Smettila, ti prego.” Louis non lo ascoltava, mentre nella sua mente si proiettavano i fotogrammi di Bryan sofferente, mentre chiudeva gli occhi. Per sempre.
“Perché? Almeno dimmi il perché, Louis. Me lo merito, almeno questo, no?” urlo, tirando un calcio nei suoi stinchi.
Louis non rispose, ma urlò di doloro, come s fosse un animale sbranato, consapevole della sua morte imminente.
“Adesso io esco, va bene. Non farti trovare qui.”
 
Harry aprì la porta, sorridendo, forse, per la prima volta dopo troppo tempo. Sentiva nelle sue labbra il gusto dolce della vittoria, il dolce sapore del ritrovo di due anime, che, forse, erano destinate.
Il suo sorriso morì, vedendo un Louis tutto ricoperto di sangue con una mano sullo stomaco. Era messo davvero male.
“Louis, ma che diavolo …” Louis chiuse gli occhi, mentre Harry lo afferrava per farlo entrare dentro casa.
 
Louis sentiva solo un fischio insopportabile nelle orecchi ed un dolore lancinante allo sterno. Cercò di issarsi sui gomiti, cercando di afferrare l’acqua vicino al comodino di una stanza che identificò come quella di Harry.
Camminava lentamente, afferrando ogni appiglio che gli permettesse di non cadere. La testa gli pulsava, mentre milioni di stalattiti perforavano il suo petto, rendendolo sofferente ed infreddolito. Le sue gambe erano guidate da una leggera adrenalina, che gli rendeva difficile, ma non impossibile, dirigersi verso una destinazione che conosceva a memoria.
Era andato di Harry, perché era lì che si sentiva al sicuro. L’odore mascolino di Harry invase l’abitacolo piccolo e disordinato. Louis si voltò, sentendo un flebile “ Louis, sta fermo.” Le mani enormi di Harry gli accarezzarono i capelli, in una muta affermazione alla sua ricerca di aiuto.
“Bevi, Lou. Ti farà star meglio.” Louis portò il bicchiere alla bocca, storcendo il naso- gonfio e dolorante- a causa del sapore amarognolo.
“Cos’è successo, Louis, esattamente.” Harry si sdraiò accanto a Louis, osservando il suo profilo delicato, profanato da quelle ferite che- ne era sicuro- avrebbero lasciato delle cicatrici sul suo volto, macchiandole di un peccato che lo avrebbe tormentato. Afferrò la sua piccola mano, baciandone il dorso liscio e curato.
“Non mi va di parlarne, Harry.”
“Shh, tesoro. Chiudi gli occhi.” Louis si fece cullare da quel bisbiglio delicato, mentre si rannicchiava contro l’incavo del suo collo, respirando il magnifico e delizioso profumo.
 
 

AbigayleWood
Perdonatemi, davvero. Sono in ritardo, ma questa scuola mi sta uccidendo e non ho il tempo materiale per scrivere. Purtroppo pubblicherò una colta a settimana, anche se non garantisco la puntualità. Lo scorso capitolo faceva pena, davvero, ma questo mi piace. Sarà che ci ho messo tanta rabbia oppure sarà l’aria di primavera che mi ispira, me mi piace il risultato finale. Spero che sia lo stesso per voi : ) Zayn è violento, lo so, ma nel prossimo capitolo avrei i suoi pensieri e … Vedrete!
La storia finirà tra qualche capitolo, forse tre o quattro. Ultimamente ho scritto una Os Larry Bianco e Nero : ) Spero che lascerete una recensione, per farmi sapere se vi piace lo svolgimento della storia. 
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Capitolo 16
*** 16 Capitolo ***


 

Crediti banner by @ pleasebemywill

16 Capitolo

 
 Seduto sul piccolo letto ad una piazza, Harry carezzava con delicatezza i capelli di Louis, assopito sul suo petto.  Erano giorni che Louis riceveva telefonate, senza mai rispondere, finché Harry non aveva dato fine ai vani tentativi di Zayn di contattare il ragazzo, spegnendo il telefono.
Si era presentato anche a casa, Zayn, per farsi perdonare,- anche se era notte fonda- mettendo da parte ogni tipo di orgoglio, sfidando se stesso, i suoi mostri e cercando di scoprire quelli di Louis che, evidentemente, non aveva mai avuto modo di studiare. Ma anche lì, Zayn era stato semplicemente liquidato con un banalissimo e sofferto ‘ Non vuole parlarti. ’ sibilato tra i denti da un Harry profondamente furioso. Si era trattenuto perché, ovviamente, avrebbe di gran lunga preferito saltargli addosso e ridurlo in cenere, ma probabilmente quella sua ipotetica bravata avrebbe causato altri problemi che lui avrebbe dovuto evitare.
Louis continuava ad andare a scuola, anche se lo spirito e l’eccitazione che lo aveva animato sin dal primo momento si erano affievoliti, ma non demordeva, perché di lasciare quei ragazzi in balia di loro stessi rappresentava un fallimento e nella sua vita ve ne erano già stati molti.
Harry, semplicemente, seguiva le lezioni in silenzio, per poi perdersi dentro Louis non appena arrivavano a casa. Il riccio amava quella strana routine e quell’equilibrio- seppur precario- che si era venuto a creare, perché avevano trovato punti di incontro in abitudini diverse, ma complementari. Harry aveva rinunciato alla vita di strada, perché Louis non si meritava un futuro con un delinquente, anche se, inizialmente, era stato difficile uscire dal giro- Harry aveva ancora il presentimento di non esserne uscito del tutto.
 
“Buon giorno.” Louis si stiracchiò, tenendosi stretto al corpo caldo di Harry. Era bellissimo e nudo accanto a lui ed il cuore di Harry si fermò un secondo, mentre gli occhi azzurri si schiudevano lentamente  a causa del sonno.
“Ehy, buon giorno.”
Louis prese ad accarezzare il petto marmoreo di Harry, sorridendo contro il suo capezzolo destro. Odorava di sesso e sudore, ma a Louis non importava granché. Le sue piccole ed affusolate dita si spostarono sulla due rondini che macchiavano la parte superiore del busto di Harry. Aveva una miriade di tatuaggi, ma era quello che lasciva intravedere sempre e Louis, essendo un tipo che amava indagare, andare oltre ogni spiegazione razionale, aveva fatto molte supposizioni su quella macchia indelebile che Harry sembrava mostrare quasi con fierezza, ma aspettava solo una conferma.
“ Significano qualcosa  per te queste rondini, Harry?”
Louis depositò un bacio su uno delle sue rondini, sorridendo leggermente. Le mani di Harry strinsero con forza le ciocche castane di Louis, mentre il suo respiro accelerava.
“Harry, tutto  ok?”
“No, Louis.” Alitò Harry con un soffio gelido.
“Che succede?” Louis si rannicchiò, attorcigliando le gambe piccole e sode a quelle magre ed infinitamente lunghe di Harry. L’aria gelida si faceva spazio dentro ai loro corpi, ma Louis cercò di scacciare via qualsiasi pensiero malsano di Harry o qualsiasi ricordo deleterio, baciando la sua mascella con delicatezza, soffiando sulla superficie non propriamente liscia della sua pelle.
“ Nulla di cui tu debba preoccuparti.” Harry depositò un bacio sulla sue labbra leggermente umide di saliva, afferrando il pigiama per coprirsi. In quel momento  sembrava che il finto pudore fosse l’unica via d’uscita dalle domande abbastanza invadenti, ma comunque legittime, di Louis. Odiava parlare del suo passato e, probabilmente, le scelte di Louis non l’avevano di certo aiutato.
 
 
 
Zayn percorreva quella strada ad una velocità inaudita; le sue mani , stretta nel manubrio della sua moto, tremavano dal freddo e dalla consapevolezza di aver perso tutto ormai. La sua mente era piena di ricordi felici, che rendevano la sua corsa verso l’inferno ancora più dolorosa e frenetica. Sentiva la guance umide a causa della pioggia e la pelle gelida a causa della bora. Slacciò il casco, chiudendo gli occhi e sospirando, sorride al ricordo di due occhi azzurri che però non appartenevano a Louis.
 
 
“Harry, sei sicuro che vada tutto bene? Insomma, hai messo due parole in croce sino ad esso e …”
“Louis, ti ho detto che non ho nulla.” Harry sospirò, scostando una ciocca di capelli dalla sua fronte e mordendosi il labbro. Louis lo osservò con attenzione, sapendo che quelli erano i classici gesti di una persona nervosa. Odiava vederlo perso nei suoi pensieri e non poterne fare parte ed odiava ancora di più se stesso per averlo allontanato, pur sentendo il suo impellente bisogno di confidarsi, di raccontare i suoi tormenti, le sue ansie, le sue paure. Se solo non avesse fatto la scelta sbagliata, magari non avrebbero trascorso il giorno feriale di Louis, tenendosi il broncio per ragioni convergenti. Ma non rimpiangeva nulla, perché se inizialmente non avesse scelto  Zayn, magari non avrebbe mai capito qual’ era davvero il corpo che doveva stringere.
“Harry, capisco che per te sia difficile parlare e di certo il mio ‘abbandono’- mimò le virgolette- non ha aiutato, ma ti prego, parlane con me.” Si inginocchiò di fronte ad Harry - seduto sul piccolo divano- alzando il mento con l’indice.
Harry annuì, scostandosi di lato e prese un sorso dalla sua birra. Aveva ancora molto da raccontare, ma non riusciva ad articola una sola frase che contenesse il nome di sua sorella. Non ci riusciva, non con Louis che lo guardava pieno di aspettative, speranze. Aveva una paura fottuta di rimanere solo di nuovo, di perdere tutto.
“Harry, ti prego- disse Louis, cercando di attirare la sua attenzione.- parlane con me.”
Il riccio si alzò, togliendo successivamente la maglietta bianca. A Louis si bloccò il respiro, non ancora abituato al quel petto tonico e così dannatamente invitante.
“ Ti ho già raccontato di Alice, Louis. Tu sai che non è facile per me parlarne- la voce gli si incrinò, a causa degli imminenti singhiozzi.- ma, vedi, Alice aveva delle … ossessioni, diciamo. – Harry sorrise sghembo, torturandosi le lunghe dita affusolate.- La sua più grande fissazione erano le rondini, forse perché era l’unico animale che meglio ricordava o forse … non so, onestamente. Lei voleva essere come loro e sono state questa maledette- disse indicandosi il petto, dove erano posizionati i due volatili di inchiostro- che me l’hanno portata via.”
Louis si avvicinò, facendo sedere Harry sulla loro piccola poltrona e si sedette sulle sue gambe infinite. La presa di Harry si spostò sui suoi fianchi sottili e pieni, così femminili, stringendo con delicatezza. Louis prese ad accarezzare i suoi capelli, sospirando. Toccava a lui, adesso.
“Io avevo un fratello- Harry aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma venne subito interrotto da Louis, con un gesto secco della mano che valeva a dire ‘non servono parole, adesso,’- Era tale e quale a me fisicamente, ma eravamo due opposti. Due ossimori. Lui era gentile, così bravo ed ubbidiente ed … omosessuale. Quella era l’unica cosa che ci accomunava, oltre il colore degli occhi e le labbra sottili. E la paura. Paura di non essere accettato. E’ stato grazie a lui che ho scoperto di essere gay. Lo ascoltavo mentre  parlava dei ragazzi della squadra di calcio della nostra scuola e di un ragazzo con il quale si frequentava ed io lo vedevo sorridere, gioire e volevo imitarlo. Volevo vedere se anche io potevo, magari, provare quel che sentiva lui quando stava con il suo ragazzo. Ero la sua ombra, Harry. Così, guardando dalla serratura degli spogliatoi  dei ragazzi, capì che sì, ero gay e lo incolpai. Mi aveva deviato o così credevo. Se lui non avesse parlato con me io non mi sarei mai innamorato di Josh, un totale coglione etero, omofobo, per di più. A lui raccontai di Bryan, per ottenere il suo rispetto.”Harry ebbe paura delle sue parole, delle sue movenze, che sembravano quelle di un pazzo. Sembrava un bambino che raccontava una fiaba, ma Louis stava semplicemente cercando di annullare il dolore, o almeno cercava di metterlo da parte.
 
“Gli volevo bene, sai?- disse di punto in bianco- Ma non abbastanza da proteggerlo. L’ho ucciso io, Harry.”  Harry si immobilizzò, catturato da quelle parole colpevoli, distruttive.
“Non materialmente, ma è stata tutta colpa mia, Harry.” Harry non seppe mai cosa fece Louis, per distruggere la vita della persona che amava, ma non voleva sentire altro, non con Louis che singhiozzava, che stringeva le sue ciocche castane e morbide, disperandosi. Non lo seppe perché gli raccontò, sovrastando il suo pianto, che Alice era volata via come una rondine ed era colpa sua.
“Dovevo badare a lei, ma ho preferito andare a giocare. L’ho chiusa in camera, ma è scappata, come una rondine, Louis. La trovai nel parchetto in cui andavamo a giocare sola e fredda, gelida. L’ipotermia l’aveva uccisa, senza che io potessi fare nulla.” Sussurrò, inalando un lungo respiro. Louis aveva ripreso a lacrimare, ma aveva intrecciato le loro dita, baciandone il palmo.
Non dissero altro. I ricordi più dolorosi erano quelli che avrebbero condiviso in silenzio. Non c’era bisogno di parole. Non più.
Flashback
Londra 2005
Harry correva, ansimando e sudando dentro il suo giubbotto imbottito. Le sue guance erano rosse a causa della corsa e umide per colpa di quelle lacrime che nascondevano tristezza, frustrazione e sensi di colpa. Alice era scomparsa mentre lui era stato fuori tre ore a giocare con i suoi amici; poteva essere ovunque, ma gli veniva in mente solo quel dannato parco, nel quale non si recavano da un anno, più o meno. Sentiva le ginocchia tremare a causa dell’apprensione e  lo stomaco attorcigliarsi per l’ansia e un cattivo presentimento si faceva spazio dentro il suo giovane animo di bambino che amava trasgredire le regole.
“Alice, dove sei?” Alzò gli occhi al cielo, vedendo uno stormo di rondini, migrare verso chissà dove. Singhiozzò, sospirando un ‘Alice’ tra le lacrime salate. Era disperato, totalmente. Il freddo gli faceva pizzicare le piccole labbra e le mani leggermente screpolate. Sentiva i denti sbattere furiosamente, ma cercava di non pensare ai geloni.
Una goccia colpì il suo naso ed Harry stava per arrendersi, ma quando vide un piccolo corpo sdraiato sul terreno gelido, si mise a correre.
“Alice! Dio, Alice, svegliati, ti prego.” Harry scosse il suo gracile corpicino immobile. Sentiva il sangue coagularsi a causa della paura e l’aria trattenersi nei polmoni.
Harry non rivide più sua sorella, se non due giorni dopo, dentro una bara bianca. Sussurrò un ‘Vola via, piccola rondine.’ Sorridendo amaramente, mentre sprofondava sempre più giù, accolto dal buio del dolore più totale.
Fine Flashback.
 
 
“Louis, rimarrai con me vero?”
“Sì, Harry. Finché me lo permetterai, sì.” Harry sentì la sua voce incrinarsi nell’ultima parte della frase, detta con sentimento, impeto sofferenza. Avevano aperto solo un piccolo e breve squarcio della loro vita passata, ma era l’essenziale per leggere l’uno nell’anima dell’altro le pagine ormai gialle di un libro che avevano scritto con il sangue, bagnato con le lacrime, strappato per la rabbia. Avevano una vita davanti …



Zayn chiuse gli occhi. Per sempre. Dimenticò tutto. E sussurrò solo il nome dell’uomo che avrebbe voluto al suo fianco nell’infinito limbo della perdizione: Bryan.
 
 
 
Vuoto, urla, rabbia, tristezza, risentimento, accuse. Louis urlava, tirando calci a quel che rimaneva della moto di Zayn. Diede un calcio a quella che un tempo era la marmitta di quel maledetto aggeggio che aveva strappato la vita a quel ragazzo che aveva amato a modo. Poco più in là, un corpo senza vita era coperto da un lenzuolo bianco, mentre intorno a lui, una folla di curiosi, carabinieri e dottori, cercavano di capire le dinamiche dell’incidente. A Louis appariva chiaro che la colpa era solo sua. Aveva promesso di proteggerlo. Non l’aveva fatto.
Aveva distrutto tutto; promesse, segreti, una vita per la quale, fino a poco tempo prima, avrebbe tenuto al sicuro anche al costo della vita. Non gli rimaneva più nulla, se non un’altra tomba su cui piangere ed un rimorso con cui convivere, l’ennesimo.
 
 
 
Louis sorrideva tristemente, sentendo le lacrime fuggire via dai suoi condotti, per poi sparire sul terreno umido.  La lapide grigia con l’incisione Zayn Malik sembrava un ombra pronta ad inghiottirlo, mentre quella più bella, ossia Harry, si allontanava, abbandonandolo. Il peso del rimorso era insostenibile.
Non aveva più nessuno.
 
The End …
 

Asuka_Asami

Non riesco ancora a crederci, davvero. La storia è terminata! Manca solo l’Epilogo in cui ci sarà un’ellissi, in cui spiegherò molti avvenimenti.
Che dire? E’ stato un bel viaggio, anche se breve, perché sedici capitoli non erano il mio obbiettivo, ma credo che scriverò altri missing moment ( non sono sicura della correttezza grammaticale di questa frase, sono una schiappa in Inglese), per inserire parti mancanti alla storia.


Ve lo aspettavate? So che molte di voi mi odieranno, ma doveva finire così, sorry. Avevo promesso di scrivere più capitoli, ma la fine è arrivata senza che io me ne accorgessi, scusate. Per il momento credo che non scriverò e mi prenderò una pausa. Ma, se volete essere sempre aggiornate, potete contattarmi su Facebook : Asuka_Asami, ed ecco il mio gruppo :Gruppo Asuka_Asami, spero che molte di voi si iscrivano, così possiamo scambiare opinioni e fare amicizia, mi farebbe piacere. Ecco wattpad ( in cui sto pubblicando anche questa storia) : Wattpad ed ecco il mio twitter: Twitter. A breve pubblicherò l’Epilogo, spero di non avervi deluse ed adesso, passiamo ai ringraziamenti:
Grazie alle ragazze che hanno recensito la storia, a chi ha letto in silenzio, a chi ha seguito la storia con pazienza e grazie a Sara, perché è tutto merito suo se questa storia è stata pubblicata. Grazie infinite.
Baci <3
Perdonate eventuali errori, ma sono a corto di tempo. Provvederò a correggerli prestissimo.
P.s. Sto per cambiare nickname, per questa mi sono firmata Asuka_Asami, lol
                                  
 
 
 
 
 

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