New Rome.

di inlovewithdracomalfoy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***
Capitolo 4: *** 4. ***
Capitolo 5: *** 5. ***
Capitolo 6: *** 6. ***
Capitolo 7: *** 7. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Avevo programmato di finire le fanfiction long di Harry Potter che ho in corso prima di scriverne altre Percy/Nico. L'ho fatto? Ovviamente no. Ed è anche merito delle centinaia di visualizzazioni e delle vostre recensioni che mi hanno fatto davvero tanto tanto piacere. Perciò eccomi di nuovo qui a spargere feelings.
Questa è una raccolta di missing moments a Nuova Roma, quando la memoria di Percy è stata cancellata da Era. (Non sono capitoli consequenziali, ma sono collegati tra di loro.) Enjoy!


Percy sussultò. “Io ti conosco.”
Nico inarcò le sopracciglia. “Davvero?”

Hazel, che era tra loro, sorrise incerta. “Percy, devi essere molto stanco. Vieni, ti faccio vedere dove dormirai.”
Lui seguì la figlia di Plutone con la curiosa sensazione che quel ragazzo pallido coi capelli neri lo stesse ancora osservando.
La stanza era piuttosto grande e luminosa, e dava su un  giardino coi muri orlati d'edera.
Quella sera Percy saltò la cena e tornò in camera sua molto presto. Si buttò sul letto. La faccenda della perdita della memoria era davvero frustrante, e il peggio era che non poteva parlarne con nessuno. Era solo. Certo, Hazel era simpatica e anche Frank, il suo ragazzo aveva fatto di tutto per metterlo a suo agio, gli avevano detto che era un grande guerriero e che aveva compiuto imprese eroiche. Ma al momento lui si sentiva solo confuso e molto stanco. Decise di andare a dormire.
 
Come puoi dire questo?”
“Percy, è meglio per entrambi. Non possiamo continuare così per sempre. Io devo andare.”
“Ti prego, Nico…”
“Tutto tornerà com’era, te lo prometto. Sarà come se non ci fossimo mai conosciuti.” Il ragazzo chiamò a sé le ombre e iniziò a scomparire.
“No! No…” sentiva le lacrime che gli rigavano il volto. Fece un passo verso Nico, ma era già scomparso.
 
Percy si svegliò di soprassalto cercando di afferrare il vuoto davanti a sé, ansimava come se avesse corso.
Quando realizzò di essere in camera sua, nel suo letto, lasciò ricadere la testa sul cuscino. Chissà se è successo veramente. Pensò, sforzandosi di ricordare il viso del ragazzo. Ma il sogno stava già scivolando via e presto non ne rimase altro che un alone confuso.
 

 

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Capitolo 2
*** 2. ***


Approfitto di questo weekend tranquillo per postare il più possibile ;) 
(Ringrazio ari_snix per il semplice fatto che mi sopporta. Ti voglio bene <3)


Liar liar.
 
Essendo a Nuova Roma già da quasi una settimana, Percy cominciava ad abituarsi. La mattina si allenava a combattere nell’arena con Hazel e Frank: loro usavano una spatha romana mentre lui aveva scoperto che la penna-spada che aveva in tasca gli era familiare quasi come se fosse parte di lui.
“Ok direi che per oggi può bastare.” Sorrise Hazel ansante, alla fine dell’ennesimo combattimento in cui Percy le puntava Vortice alla gola dopo solo cinque minuti. “Ti stai riprendendo alla grande. Se ci fosse ancora Jason qui, sarebbe bello vedere chi vincerebbe.”
“Hai dubbi?” scherzò Percy facendo roteare la spada di bronzo celeste.
Frank rise e prese la mano della figlia di Plutone. “Chi vince riporta i manichini nel deposito, queste sono le regole! Ci vediamo a pranzo, Jackson!”
 
Dopo aver faticosamente trascinato tutti i finti avversari nel magazzino a lato dell’arena, Percy infilò direttamente la testa sotto il getto di una fontana lì vicino. Era giugno e faceva un caldo terribile. Subito si sentì molto meglio, pieno di energia, e sorrise rilassando i muscoli delle braccia.
Improvvisamente rabbrividì, e girandosi vide Nico Di Angelo che scendeva dalle gradinate e sfoderava una spada sottile nera come i suoi occhi.
“Sono curioso di sapere se sei così bravo come dicono, Percy Jackson. Ti dispiace?” disse togliendosi la giacca di pelle.
Percy sorrise e tirò fuori Vortice dalla tasca. Si passò una mano tra i capelli umidi e fece segno al ragazzo di avvicinarsi. “Accomodati prego.”
 
Il figlio di Poseidone attaccò per primo, ma Nico fece una finta e si spostò di lato, come se sapesse già da dove il colpo sarebbe arrivato. Percy fece un attacco basso a sinistra, lato in genere più scoperto, ma l’altro corresse immediatamente la postura e scontrò con forza la sua spada con quella di Percy. Lui scartò di lato e mirò alla spalla, fece una finta e puntò allo stomaco, ma Nico senza fare una piega girò su sé stesso e fece un affondo, squarciandogli la maglietta dalla spalla sinistra fino al fianco destro.
Percy stava iniziando ad innervosirsi. Quel tizio sembrava leggergli nel pensiero. Buttò la maglietta ormai ridotta ad uno straccio per terra e riprese il combattimento a torso nudo.
“Ma così non v-“ iniziò Nico, e si fermò immediatamente, tappandosi la bocca con la mano. Non è il solito Percy. Si rimproverò, furioso. “Così non vale”? Ma cosa ti salta in mente?  Deglutì, guardandolo avanzare, bello come sempre. Il suo Percy.  Mi era mancato così tanto. Nico sentì una fitta di ricordi dolorosi pungergli il petto.
Quando Percy fece un affondo Nico non provò nemmeno a contrattaccare. Si coprì il torace con la spada, ma il colpo dell’altro era troppo forte e gliela fece cadere di mano. Volteggiò nell’aria e si piantò nel terreno cinque metri più in là.
L’altro gli si avvicinò e gli puntò Vortice alla gola. “Dove?” chiese.
“Cosa?” Nico era confuso.
“Dove ci siamo già visti?”
“Noi non…”
“Non mentire, conosci alla perfezione il mio stile di combattimento. Significa che ci siamo allenati insieme parecchio. Ho anche sognato te, fai parte della mia vita cancellata. Lo so.”
Il cuore di Nico iniziò a battere fortissimo. “Hai sognato me?”
Percy allontanò la lama dalla gola del ragazzo e la fece tornare penna. “Ho bisogno che tu me lo dica. Per favore.”
 

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Capitolo 3
*** 3. ***


Sono troppo gasata con queste flashfic. Aggiorno in continuazione. Ah be'.


Nico comparve davanti a Percy dopo averlo visto camminare verso il confine della città. Non che lo stesse osservando, ovviamente. Ovviamente.
“Dove pensi di andare?”
L’altro sobbalzò e fece un passo indietro, spaventato. “Che ci fai qui?"
Erano passati cinque giorni dallo scontro nell’arena, e da allora Nico aveva accuratamente fatto in modo di non incontrarlo. Ma non poteva lasciarlo andare via di nuovo, per l'amor del cielo.
“Te la stai squagliando?” chiese  facendo un cenno con la testa in direzione dello zaino che Percy aveva in spalla.
“Sì.”
“Pensi che se te ne vai sarà più facile?”
“Voglio capire chi sono, e se tu non vuoi darmi una mano, stando qui non ci riuscirò. Quindi sì, lo penso.”
Nico si sedette per terra e appoggiò la schiena al tronco di un albero lì vicino.
“Siediti Jackson.” Sospirò. "Siediti." ripetè vedendo lo sguardo dubbioso di Percy. L'altro obbedì.
“Non ti eri sbagliato. Io e te non apparteniamo a questo posto, noi siamo semidei greci e sì, ci siamo già incontrati. Tu eri il mio…" Deglutì. "Maestro di duello. Ma non ci vedevamo da mesi quando sei arrivato qui.”
“Ma tu che ci fai a Nuova Roma?” chiese Percy confuso.
Nico tossicchiò. “Sono in missione.”
“Io e te eravamo amici?” Chiese Percy dopo un po’, con un piccolo sorriso. “Ho sognato me e te al mare insieme. È successo davvero?”
Fu come un pugno. Forte, in faccia. Nico respirò profondamente e pregò che la sua voce non si incrinasse. “Sì. Andavamo… spesso al mare… io e te.” Disse piano. “Vieni, è ora di cena.”

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Capitolo 4
*** 4. ***


Caccia alla Bandiera.


“Sei un coglione Jackson!” urlò Nico correndo rasente al muro della fortezza che la Prima Legione stava difendendo. Percy incespicò e si abbassò per evitare una freccia scoccata probabilmente da qualche centurione che li aveva visti avvicinarsi.
“Non è colpa mia se prendete le cose troppo sul serio!”
“Hai chiesto ad uno della prima coorte si spostarsi 'per piacere'.
“Io ho solo provato ad essere gentile. Cosa ne sapevo che era uno che doveva difendere la fortezza?”
“Mah, non lo so, forse la spada puntata avrebbe potuto essere un indizio?!”
Percy gli lanciò un’occhiataccia e si appoggiò a lui per riprendere fiato.
“E adesso che facciamo?” chiese.
Nico cercò di concentrarsi sulla domanda e non sulla mano di Percy sulla sua spalla. Dei, se era difficile.
“Uh… rimaniamo qui. Siamo in ottima posizione ma non possiamo avanzare da soli, dobbiamo aspettare il resto della Quinta Legione.”
Entrambi si sedettero rannicchiati con la schiena appoggiata al muro, cercando di non farsi scorgere dai centurioni di vedetta in cima alle torri.
“Allora,” ansimò Percy. “Dove stanno i semidei greci? Hanno un campo tutto loro?”
Nico annuì. Doveva aspettarsi che l’altro gli avrebbe fatto delle domande, ma ogni volta che pensava alla loro vita di prima faceva male.
“Sì. È così bello il Campo Mezzosangue.” Disse piano, sorridendo al ricordo. “Ci sono tante cabine, una per ogni Dio, e là ci abitano tutti i semidei. Tu abiti da solo perché non hai fratellastri, e anch’io.” Forse è meglio saltare la parte in cui ammetto che ero sempre da te. “Ma per esempio i figli di Hermes saranno una quindicina.” Concluse, arrossendo un po’.
“E vicino al Campo c’era la spiaggia?” sorrise Percy.
“Sì. Noi ci… ci andavamo sempre.” Era il tuo posto preferito. Lì mi hai baciato per la prima volta. Non lo disse, ovviamente. Abbassò lo sguardo e si strinse le ginocchia contro il petto.
“E cos’altro facevamo? Studiavamo anche lì? Scommetto che andavo male di greco tanto quanto di latino adesso.”
Nico rise. “Non eri un genio, ma di solito studiavamo insieme e alla fine non ce la cavavamo nemmeno troppo male. Poi combattevamo tanto, anche se tu eri molto più bravo di me,” Ma di solito mi facevi vincere. “E tiravamo anche con l’arco” Continuò. “Tu eri un mezzo disastro. Una volta mi hai mancato di tanto così.” Agitò la mano ad un palmo dal viso dell’altro.
Percy si sentì arrossire improvvisamente, consapevole di quanto fossero vicini. Il suo cuore iniziò a battere fortissimo. Gli sembrava di essere in un déjà-vu.
“Tutto okay?” chiese Nico guardandolo negli occhi per la prima volta da quando era arrivato a Nuova Roma.
Percy deglutì. “Io…”
Improvvisamente era come se vedesse Nico per la prima volta. Anzi, come se per un attimo l’avesse riconosciuto. Certo che è proprio bello. Pensò.
Si sporse piano verso di lui e lo baciò. Il calore si espanse per tutto il suo corpo, il cuore sembrava sfondargli le costole. Le labbra di Nico erano morbide e si modellavano sul quelle di Percy perfettamente.
Nico si tirò indietro dopo qualche secondo. “Te lo…” iniziò, ma l’altro scattò in piedi prima che potesse finire.
“Mi dispiace… io…” Balbettò e corse via, proprio mentre il suono delle trombe decretava la fine del gioco e la sconfitta della Quinta Legione.
 
 
 

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Capitolo 5
*** 5. ***


 Come se non ci fossimo mai conosciuti.



Nel buio della stanza Percy era rannicchiato sotto le coperte.
Cosa ho fatto. Pensò per l’ennesima volta quel giorno.
Cosa ho fatto. Ho rovinato tutto.
Come mi è venuto in mente di baciarlo? Come?!
Sto impazzendo. Sono da rinchiudere.
Era l’unico amico che avessi e l’unico che potesse aiutarmi a venire fuori da questa situazione assurda. E io cosa faccio? Lo bacio.
 Ottimo Jackson, sei un mito.
Percy era arrabbiato, confuso e stanco ma quella notte non riuscì ad addormentarsi se non al''una e mezza, dopo essersi rigirato all'infinito tra le coperte.
Chiuse gli occhi.


Nico rideva, rincorrendo Percy che incespicava sulla sabbia di Long Island. “Torna qui!” urlava, avvicinandosi sempre di più.
“No!” Percy inciampò e rotolò sul bagnasciuga, senza smettere di ridere. Nico si lasciò cadere accanto a lui e gli diede un bacio sulla guancia.
Percy guardò il cielo e sentì il mare che gli sfiorava i piedi. Prese Nico per mano. “Sei mio.”
 
 
La scena cambiò. Adesso erano nella cabina numero 3.
Nico era seduto sul letto e sfogliava un libro di greco. “Ok segna: pagina duecentotrentotto, esercizio quindici.”
Percy si lasciò cadere all’indietro. “Ti prego non farmi questo.”
“Concentrati, mezz’ora e abbiamo finito.” Ribattè Nico. “Dunque la prima fras- “
Percy con uno scatto si tirò su e gli fermò le mani che stavano per aprire il quaderno. “Shh.” Sussurrò.
“Ma cos-“ iniziò il ragazzo, preso alla sprovvista.
Percy lo baciò e caddero insieme all’indietro tra i cuscini. “Shh.” Ripeté.
 
 
 “È la trentesima volta che mi chiedi dove stiamo andando. E zitto un po’! Che piaga che sei. Siamo quasi arrivati.” Nico controllò che Percy non stesse sbirciando dalla benda.
“Ok, siediti. Piano. Attento al… ramo. Ops. Beh, fa niente. Oh ma smettila di lamentarti, è solo un graffietto. Per l’amor del cielo, Perseus. Sembri una vecchia comare. Te lo do dopo, un bacio. Adesso zitto e ascoltami bene: non lo sentirai due volte. Cosa? No, non mi sto spogliando, razza di imbecille. Vuoi chiudere quella bocca? Oh.”
Fu la più bella serenata che Percy avesse mai sentito, Nico aveva una voce meravigliosa.
“Ti amo.” disse, quando l'ultima nota riecheggiò nell'aria.
 
 
“Cosa vuol dire, scusa?!”
“Io… non voglio continuare a nascondermi da tutti…. So che non hai il coraggio di lasciare Annabeth e non ti chiedo di farlo. Vado via per un po’.” Nico non aveva nemmeno alzato lo sguardo dalle valigie.
“No… non puoi farlo! Ti prego. Ti amo.” La voce di Percy era supplichevole.
“Tutto tornerà com’era. Sarà come se...” La sua voce si ruppe. “Come se non ci fossimo mai conosciuti.”

Come se non ci fossimo mai conosciuti.

 

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Capitolo 6
*** 6. ***


Penultimo capitolo, bellezze. (Volutamente corto)
Enjoy!

Nico camminava in tondo nella cabina di Ade. Era tornato al Campo Mezzosangue la sera stessa dopo la Caccia alla Bandiera.
Prese a calci un pezzo di tavolo e lo spedì contro il muro di fronte, era furibondo. Intorno a lui non era rimasto quasi nulla se non resti di mobili e polvere, ma non si era affatto sfogato distruggendo tutto. Voleva solo piangere, e far tornare indietro il tempo a quando lui e Percy erano insieme, e basta. Voleva solo che Percy se ne fosse rimasto dov’era. Voleva soltanto che non l’avesse baciato. Ma soprattutto voleva soltanto non essere innamorato di lui, e invece lo era.
Uscì e si incamminò a grandi passi per il solito sentiero di ghiaia.
 
Ormai erano quasi le dieci quando Annabeth si sedette vicino a lui sulla sabbia. “Sei tornato.” Disse piano.
“Già.” Nico continuava a fissare le onde.
“Sai... Percy è partito per un’impresa subito dopo che tu te ne sei andato. Poche settimane dopo è tornato qui. Non ricordava nulla, niente di niente. Tranne…” stava iniziando a piangere. “Tranne che doveva andare a Nuova Roma. Solo questo sapeva.
Potevo farlo rimanere con me, sai. Potevo dirgli che ero la sua fidanzata. Che lo amavo, e che lui mi amava. Ma lui voleva raggiungere te. Già.” Sorrise, amaramente. “Lui diceva di dover assolutamente partire. Assurdo non è vero? Non si ricordava nemmeno chi fossi io, non ricordava nulla della sua vita di prima, ma sapeva già dove andare per trovarti.
Cosa potevo fare?. Per lui non ero niente di più di una sconosciuta. Lui cercava te, anche se non lo sapeva. Voleva te.”

Cadde il silenzio.
Nico si rannicchiò nascondendo la testa tra le ginocchia, e pianse.
 

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Capitolo 7
*** 7. ***


Okay,questa è La Fine per adesso. Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito e tutti quelli che mi hanno seguita in queste settimane.
A prestissimo <3

Quando Percy tornò in camera quel pomeriggio, trovò Nico Di Angelo seduto su una poltrona vicino alla finestra.
Chiuse la porta e si sedette sul letto.
“Perché non me l’hai detto?” Chiese dopo qualche secondo.
“Avrei dovuto, lo so. Quando ti ho visto arrivare volevo solo abbracciarti e stringerti forte, mi eri mancato così tanto. Ma poi tu mi hai porto la mano e ti sei presentato, ed è stato come uno schiaffo in piena faccia. Non sapevo cosa dire. Non sapevo quanto ti ricordassi della tua vita di prima e non avevo nessuna intenzione di sconvolgerti.”
“Stanotte ho sognato di quella volta alla spiaggia. Quando mi inseguivi.”
Nico rise. “Mi avevi insabbiato tutto mentre prendevo il sole.”
“E ho sognato anche quella volta che hai cantato per me il giorno del mio compleanno.”
“Oh… speravo te lo fossi dimenticato. È stato così imbarazzante.”
“Hai una splendida voce. E poi it will rain è la mia canzone preferita.”
“Ma va’?” Nico alzò gli occhi al cielo, ridendo. "Sei una scheggia."
"Però quando mi hai detto che studiavamo insieme hai tralasciato il fatto che mi baciavi per distrarmi.” Disse Percy tirandogli un cuscino.
“Cooosa?” Nico si avvicinò al letto e iniziò a prenderlo cuscinate, ridendo. "Io?"
“Ahia! Stronzetto… adesso ti faccio vedere io!”
Percy lo prese per i fianchi, lo tirò nel letto vicino a lui e iniziò a fargli il solletico.
“Ahah no! ...no… aiuto! Lasciami!” Nico boccheggiava e si contorceva cercando di sottrarsi alle sue mani che gli sfioravano i fianchi.
“Avrò anche perso la memoria ma il tuo punto debole me lo ricordo ancora.” Rise Percy stringendolo a sé dolcemente.
“Oh Dei…” Nico aveva ancora il respiro affannoso dalle risate.  Lo guardò negli occhi. “Ti amo.”
Percy lo baciò e lo attirò più vicino a sè prendendolo per i fianchi.
“E io amo te.”

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