La manifestazione Koyushu di Karyon (/viewuser.php?uid=44967)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La manifestazione Koyushu ***
Capitolo 2: *** Il Tempio Hisae ***
Capitolo 3: *** Inizia il torneo! ***
Capitolo 4: *** Il gioco dell'Angelo. ***
Capitolo 5: *** Il 'Naryonan' ***
Capitolo 6: *** Akira vs. Akira ***
Capitolo 7: *** Al campo sul mare... ***
Capitolo 8: *** 'L'armata delle riserve' ***
Capitolo 9: *** La Kitsune solitaria ***
Capitolo 10: *** Il gioco sporco ***
Capitolo 11: *** La festa del Tempio ***
Capitolo 12: *** In finale: Kanagawa Vs. Ichihara ***
Capitolo 13: *** Sogni ***
Capitolo 1 *** La manifestazione Koyushu ***
I.
La
manifestazione Koyushu.
II.
Il
tempio Hisae.
III.
Inizia
il torneo!
IV.
Il
gioco dell’Angelo.
V.
Il
“Naryonan”.
VI.
Akira
Vs. Akira.
VII.
Al
campo sul mare…
VIII.
“L’armata
delle riserve”.
IX.
La
Kitsune solitaria.
X.
Il
gioco sporco.
XI.
La
festa del Tempio.
XII.
In finale:
Ichihara Vs. Kanagawa.
XIII.
Sogni.
Mai
abbandonare la
speranza... si perde quando si rinuncia.
Quando
non si crede più nei propri
sogni.
Anzai
I
La
manifestazione Koyushu
«Ma
porca paletta,
possibile che siano tutti in ritardo?» Ayako
guardò per l’ennesima volta
l’orologio da polso e sbuffò. «banda di
dementi, e pensare che erano tutti
gasati!»
«Non
c’entra niente l’interesse, quelli il ritardo ce
l’hanno nel sangue»
Takenori Akagi, s’ avvicinò al pulmino variopinto,
emettendo un fischio
sommesso: la parte anteriore era una mescolanza di rosso e nero, con una “S” ricamata
nel centro; le due fiancate erano in tinte
differenti, quella di sinistra verde, quella di destra cobalto, mentre
la parte
posteriore era a righe richiamanti i colori del Kainan. Ogni sezione
indicava
l’iniziale delle tre squadre: Shoyo, Kainan e Ryonan.
«Capitano,
alla buon’ora!» Sbottò la ragazza, poi
batté un palmo sul fianco del
veicolo «Bello, vero? Magari giusto un po’
kitch…»
Akagi
annuì, poi domandò chi avesse fatto tutto quello.
«Mito
e gli altri si son dati da fare…»
spiegò Ayako. «Oh, e anche Oda e Haruko».
L’altro
sospirò, come a chiedersi se fosse stata una buona idea
lasciare il
loro unico mezzo di trasporto in mano a quei mentecatti, poi si
guardò intorno
«Ma siamo soli?»
Una
delle finestre del pullman si aprì e una testa riccia fece
un cenno di
saluto «Aloha, Capitano!»
Akagi
lo fissò per un istante, poi notò
un’altra testa scura al suo fianco che
si sbracciava a fare gestacci. Ovviamente non poteva trattarsi che di
quell’anima candida del Teppista.
«E
voi che diavolo ci
fate qui? Non fate parte della squadra!» Sbottò,
già con un diavolo per
capello.
«Sì,
sì. Però veniamo a fare il tifo, no?»
Replicò Miyagi, incrociando le
braccia dietro la testa.
«Potevate
almeno trovarvi un altro modo per venirci».
Mitsui
ghignò e si sporse «Occupiamo troppo spazio alle
star, forse?»
Akagi
sospirò, sarebbe stata una lunga trasferta.
«Ehi!»
Una voce chiamò da un lato del
pullman e Ayako si sporse per vedere di chi si trattasse «Ah,
buongiorno Fujima,
Hanagata, finalmente…»
Kenji
Fujima dello Shoyo alzò una mano in cenno di saluto e
sorrise «Siamo un
po’ in ritardo, per via del traffico. Il quartiere di Hitsune
è movimentato
anche a quest’ora».
«Hitsune?
E’ nella zona alta del paese… una bella
faticaccia!» Esclamò la
manager, mentre a quei due veniva un colpo alla vista del loro sobrio abitacolo.
«Però…
bel… lavoro?» Cominciò titubante
Hanagata.
Ayako
ghignò «Di certo ci
vedranno arrivare!»
Akagi
salutò i due giocatori dello Shoyo e sbuffò di
nuovo, controllando
l’orologio «Non c’è nessun
altro nel Pullman?»
«Beh,
Kogure ha già detto che non verrà, Jin ha
chiamato per avvertire che
nella zona di Kisuto hanno problemi di lavori in corso e
farà tardi…»
«Jin
del Kainan?» Chiese Fujiima e Ayako annuì
«Già. Ho dato il numero a Maki
nel caso di problemi».
«L’abbiamo
intravisto» affermò Hanagata.
«Probabilmente sarà qui a minuti».
Infatti,
qualche istante dopo, Maki li salutò cordialmente,
scusandosi per il
ritardo e perdendo probabilmente la vista guardando il loro pullman.
«Maki,
parlavamo proprio di te…» esordì Akagi,
stringendogli la mano.
Hanagata
salutò a sua volta, mentre Fujima si limitò a un
freddo cenno del
capo.
«Buondì!»
Akagi guardò
alle spalle del capitano del Kainan, come se un fulmine lo avesse
appena colpito
praticamente sulla testa «E tu da
dove diavolo sbuchi?» Sbottò, osservando un
saltellante Nobunaga Kiyota che sorseggiava qualcosa.
Il
ragazzo si tocco la visiera del cappello in segno di saluto
«Buongiorno
anche a te, Gorilla!» Ironizzò, indignato.
Akagi
inarcò un sopracciglio guardando Maki che, per tutta
risposta, scrollò le
spalle a mo’ di scusa «Mi spiace avervelo messo tra
i piedi, ma praticamente
non sopravvive se non mi rompe l’anima».
«Giusto,
Cap!» Esclamò allegro Nobunaga, poi Miyagi lo
chiamò dall’interno
«Ehi, Scimmia vieni dentro tra quelli non
invitati alla festa!»
Kiyota
sorrise prima di sbottare «Fatemi posto!»
E
tra i sospiri generali, andò ad aggiungersi agli squilibrati
che manco
dovevano essere lì.
Decisamente
non poteva
svegliarsi a quell’ora. Non era geneticamente predisposto
per quegli orari infernali.
Kaede
Rukawa sbadigliò per la ventesima volta, mentre chiudeva il
cancello di
casa e afferrava il borsone, pronto a immolarsi al sacrificio.
Giusto
a metà strada si
ricordò del cellulare spento «Bah,
aspetteranno» borbottò, senza veramente
sbattersi troppo.
Sbadigliando
come un leone, attraversò molto lentamente il parco, per poi
sbuffare internamente quando una
voce
mite e vagamente
ironica lo richiamò alla sua sinistra.
«Buongiorno,
Kaede» Akira
Sendo lo salutò allegramente, slogandosi il polso col solito
sorrisone da
drogato,b mentre lui si limitò a fissarlo per qualche
istante, incamminandosi
senza una parola.
«Non
sei mattiniero, eh?» Provò Sendo, tanto per
istaurare una conversazione un
minimo civile.
Rukawa
gli lanciò un’occhiataccia, per poi ribattere con
un secco «No».
«Fosse
solo il sonno…» mormorò
l’altro ragazzo, alludendo al carattere
scontroso del giocatore dello Shohoku.
Intanto
comunque avevano raggiunto lo
spiazzato con il resto della ciurma – e un pullman verniciato
da qualcuno con
evidenti problemi di daltonismo –, dove un Akagi sembrava
pronto a svitare la
testa a entrambi.
«Salve,
scusate il ritardo…»
Souichirou
Jin, arrivato di filato sullo spiazzato dalla direzione opposta, si
riprodusse in un profondo inchino e scuse che… nessuno
ascoltava.
«Giorno
Jin, non parla di te, non preoccuparti» salutò
tranquillamente Maki,
alla faccia sconvolta dell’altro che adocchiava una scazzata
Ayako, urlante al
vento.
«Ma
è mai possibile che
sia sempre in ritardo? Porca trota, deve sempre farsi
riconoscere!» Grugnì,
mentre Akagi cominciava il suo rituale countdown partendo da diecimila.
«Ehm…
di chi parlano?»
Provò a chiedere Jin e Fujima, accanto a Maki, sorrise
«Credo di Rukawa… però,
ora che ci penso, manca anche Sendo all’appello».
«Oh
beh, per quel che mi ha detto Fukuda, Sendo è sempre in
ritardo» rise Jin, ma Fujima indicò un lato della
strada, con uno strano sorriso «Eccoli… povero
Rukawa…»
«Rukawa
e Sendo, insieme?»
Si stupì Maki, mentre quei due –
incredibilmente uno affianco all’altro – li
raggiungevano. Il giocatore del
Ryonan salutò placidamente tutta la troupe, mentre
ovviamente Rukawa veniva
sottoposto a giudizio divino.
«Oh,
finalmente!» Cominciò Akagi, ma Ayako lo
anticipò, fulminando la Volpe sul
posto «Sei in ritardo di mezz’ora! E dobbiamo anche
fare molti chilometri, è
mai possibile che dobbiamo sempre aspettare i vostri comodi?»
Acontinuò a
blaterare ancora pr un po’, ma tanto Rukawa aveva scollegato
il cervello già
molto prima.
Sendo,
intanto, li guardava incuriosito, ma Ayako pensò bene di
dedicarsi
amorevolmente anche a lui «Guarda che parlo anche con te,
Sendo! Il Signor
Anzai mi ha scelto come manager, quindi non ho nessuna intenzione di
fare
brutte figure per colpa vostra!»
Sendo
sorrise «Cercherò di essere più
puntuale…»
«Ah,
quando fa così, è arrapante» fece
Miyagi dal finestrino, mentre Mitsui se
la rideva come un matto all’espressione di quelli dello Shoyo.
«Come
cavolo si fa a urlare con te?» Sospirò Ayako,
arrendendosi.
Fujima
rise «E’ proprio
questo che trae in inganno!» Esclamò, mentre Maki
e Hanagata annuivano.
Sendo
scese dalle nuvole «Inganno?»
«Lascia
perdere…» mugugnò Ayako tra i denti.
«Su, saliamo e partiamo!»
C’era
da aspettarselo che nulla sarebbe stato semplice per gli intrepidi eroi
e, infatti, Akagi tremò quando senti un urlo da babbuino
ferito facilmente
riconoscibile.
«Aspettate!»
«Oh
Dio, risparmiaci…» provò a pregare, ma
tanto lo sapeva che il suo angelo
custode lo aveva abbandonato per ferie anticipate; Hanamichi Sakuragi,
alias il
suo incubo peggiore, gli franò praticamente addosso.
«Demente,
che vuoi?»
Rimbrottò con consueta gentilezza.
«Gorilla,
guarda che qui non si va da nessuna parte senza di me!» Gli
fece
notare Hanamichi, con granitica sicurezza. Come da copione, Akagi
tornò a
guardare il cielo, con un sospiro «Di certo vivremmo
meglio» gli assicurò, ma
doveva considerare il piccolo dettagli ininfluente di avere altri
macachi
idioti su quel trabiccolo da circo.
Infatti,
qualcuno pensò
bene di salutarlo, mandando all’aria le ultime
possibilità di partire in
sordina.
«Ehi,
Hana! Anche tu qui?» Salutò Miyagi e amen. Fine
dei giochi.
Hanamichi
si produsse
nella sua espressione più disgustata
«Tu!» Urlò, per poi girarsi come una
furia
verso le povere vittime della situazione ancora a terra.
«Ayako, mi avevi detto
che potevano venire solo i partecipanti!»
«Infatti,
loro si sono autoinvitati» replicò scazzata lei,
pronta a tranciargli
la testa.
«Ahh!
Sfigato, ci mancavi solo tu» esclamò Kiyota,
seduto dietro Ryota e
Mitsui, e causando l’incidente diplomatico.
Tutto
il mondo in
contemporanea sbuffò e quell’altro
cominciò a dare di matto, come suo solito.
«Nobuscimmia!
Eh, no! Se c’è lui può salire proprio chiunque!»
«Sakuragi.
Vieni con noi?» Chiese molto candidamente Sendo e il suo tono
sembrò
convincere tutti dell’inevitabilità della
situazione. Akagi sospirò, poi pensò
bene di muoversi o sarebbero arrivati a Chiba l’anno dopo.
Prese quel rompipalle
matricolato per la maglia e avvertì con un grugnito
«D’accordo vieni… E
ricordatevi che noi andiamo
per giocare. Quindi vedete di starvene buoni
voi altri…»
«Ma
anche Mr. Quattrocchi
e la Riserva non dovrebbero giocare!» Lo interruppe il rosso,
indicando
Hanagata e Fujima, mentre gli altri borbottavano inviperiti contro
Akagi e le
sue allusioni idiote.
«Loro
non sono cretini come te» replicò Ayako.
«Ora siediti!»
L’inizio
del viaggio fu quasi tranquillo, ma probabilmente era dovuto al fatto
che
morfeo era ancora lì a incollargli le palpebre.
«Bene…»
fece la manager
dopo qualche minuto di viaggio. «La commissione sportiva mi
ha inviato delle
cose da dirvi…»
«Qualcosa
sulla Manifestazione?» Domandò Maki, seduto
accanto ad Akagi, e Ayako
comincio direttamente a leggere:
«“Buongiorno a tutti, ragazzi.
Quest’anno, ancora una volta, ha luogo la Manifestazione
Koyushu che – come ormai
ben sapete – si tiene ogni cinque anni tra le due prefetture
di Chiba e
Kanagawa. Un secolo fa appartenevano alla stessa circoscrizione e oggi,
come
allora, si festeggia la ripartizione avvenuta grazie al presidente Anzo
Koyushu
cui è dedicata la stessa cerimonia sportiva. Vi auguro che
le partite che
disputerete siano una buona occasione di comunione, di fratellanza e
soprattutto di rispetto sportivo e dedizione. Giocate, ma
principalmente
divertitevi.” Ah,
aspettate c’è anche una
lista…» Ayako afferrò il
foglio e diede una veloce scorsa «Si tratta dei convocati tra
i best
five of Kanagawa»
spiegò e la voce di un rompipalle a caso esordì
«Io
ancora devo capire perché non sono stato
convocato…»
Kiyota
ghignò, girandosi
verso quel decerebrato al suo fianco «Ma sei pazzo?! E quale
squadra avrebbe il
coraggio di prenderti? Tranne la tua, ovviamente… ma si sa
che è sfigato, lo
Shohoku».
Inutile
dire che si parlava del megalomane
patentato della scimmia rossa.
«Ti
conviene stare attento, visto che sei circondato da questi sfigati…»
sbottòMitsui, girandosi.
«Ma
se manco voi siete convocati!» Fece notare l’altro,
con aria di sufficienza
e tanto buon senso, dimenticando forse il microscopico dettaglio che
anche lui
faceva parte della stessa barca.
Sendo,
seduto sul lato sinistro, rise «Veramente credo che la
metà degli
occupanti di questo pullman non sia stata
invitata…»
I
quattro dell’Apocalisse gelarono, per poi ammazzarsi su chi
doveva tiragli il
collo.
«Idioti…»
sussurrò Rukawa, seduto da solo alle spalle del
“puntaspilli”
del Ryonan.
«Sempre
loquace, eh?» lo apostrofò Sendo, ma quello finse
di non sentire.
Per
coronare il tutto, il
Teppista aggiunse la ciliegina sulla torta, guardando Akagi con un
ghigno
sardonico «Ma di che razza di spirito sportivo parla? Se la
metà del nostro
pullman vorrebbe uccidersi a suon di mazzate!»
Grugnì, ma Akagi lo fissò con lo
sguardo di chi è propenso ad avviare una nuova carriera da
serial killer «Guarda
caso, quelli che rompono, sono anche i più
inutili…» sibilò, iniziando una
piccola rivolta nella terra di nessuno in fondo al trabiccolo.
«Gorilla!
Senza di noi, neanche tu e la Diva sareste stati convocati!»
Esclamò
infatti scazzato, mentre Hanamichi e Miyagi annuivano tanto per dare
manforte.
«Faccio
ancora in tempo a buttarvi dal pullman in corsa, che
credete…» minacciò
il capo branco con voce flautata, ma Ayako pensò bene di
salvare capra e cavoli
con un bell’argomento che non c’entrava una mazza
– o meglio, c’entrava più dei
loro vaneggiamenti da divi falliti.
«Ragazzi,
grazie a Hikoichi Aida ho stilato una lista delle squadre che
affronteremo…» provò a dire e tutti,
magicamente, voltarono le testoline vuote
verso di lei.
«Hikoichi?»
Si stupì Sendo e Ayako annuì, sorridendo
«Voleva dare una mano,
visto che non poteva esserci…»
«Chi,
il piccoletto che filma ogni
partita?» Si
mise in mezzo il capellone finto-rock del Kainan, mentre tutti intorno
sbuffarono.
«Detto
da te suona quasi ridicolo, tappo!»
«Dannata
porca! Mitsui!» Quel
deficiente di una scimmia quasi
si ruppe il collo saltando sul sedile davanti, in testa a Mitsui per la
precisione, e Akagi già sentiva saltargli le coronarie.
«Piantatela
caproni!» Urlò Ayako, tentando di farsi sentire
dalla marmaglia in
preda agli ormoni. «Volete sentire o no?»
«Potrebbe
esserci utile…»
sentenziò e
la manager cominciò «Ok… Allora,
la prima in classifica nella prefettura è L’Ichihara
che, wow, è prima in classifica da vent’
anni!» Esclamò, zittendo tutti per un
microsecondo.
«Aha!
Ha battuto pure voi palloni gonfiati!» Esalò
Hanamici nel silenzio.
«Certo,
parla lo Shohoku. Cazzo, non avete mai vinto. Quasi
vi batte il Ryonan che ha solo “Capelli a punta”
lì» insorse Kiyota, indicando Sendo che lo
ignorò palesemente; invece si girò
verso Ayako, domandando «L’Ichihara non ha Katsumi,
quel Centro formidabile?»
«Sì,
lo conosco di fama. Io l’ho sempre paragonato ad Akagi, a
essere sincero»
aggiunse Fujiima, guardando il Gorilla che – per tutta
risposta – scosse le
spalle «Credo che mi batta anche di parecchio, Fujima,
è un ottimo giocatore»
fece modestamente.
«Ma no, Gorilla tu
sei il miglior Centro della
prefettura!» Grugnì Hanamichi, decisamente sicuro
di sé, cosa che per altro non
importava manco ad Akagi stesso.
Intanto
tutti gli altri
erano partiti verso lo spolvera mento dei ricordi sparpagliati negli
ingranaggi
mentali atrofizzati.
«C’è
anche Kaoru Hiraya»
ricordò ad un certo punto Jin e Mitsui si
accigliò, cercando di oliare i ruderi
di rotelle che si ritrovava al posto del cervello
«E’ una delle migliori
guardie da tre punti che ricordo, giusto?»
Jin
lo fissò «Forse migliore a Chiba»
puntualizzò con solito sorriso, ma una
fermezza che avevano notato raramente. In lui.
A
Mitsui ovviamente la
cosa piacque parecchio; lo guardò con un ghigno satanico e
si sistemò meglio
sul sedile «Sicuro. Kanagawa è tutta
un’altra faccenda» rispose, gradasso come
sempre.
Rukawa
roteò gli occhi al cielo, poi con un piccolo sbuffo,
esordì «Hn, c’è di
peggio» con la solita loquacità, ma Sendo
annuì «Parli di quel giocatore, vero?
Il Perfect Rookie di
Chiba
lo chiamano, se non mi sbaglio…»
«Un’altra
matricola con manie di grandezza?» borbottò Ayako,
cominciando a
menare Nobunaga e Hanamichi che già prendevano in giro quel
misterioso
avversario.
«Non
lo so. Mai visto giocare» replicò invece
tranquillo il sempre tranquillo
Sendo, mentre anche Rukawa scrollava la testa.
«Dovremmo
chiedere informazioni in merito…»
mugugnò la manager, parlando a se
stessa e prendendo un appunto a volo. L’attimo dopo
continuò a scorgere la
lista e continuò
«Ci sono anche il Narashino
e lo Shiroi, seconda e terza in
classifica…»
«Bah,
non ci interessano. Vogliamo solo i numeri uno noi!» Si
esaltò Hanamichi,
interrompendola, e seguito a ruota da quell’altro cretino.
Ovviamente
per quello si
meritarono un pugno volante sulle zucche vuote.
«Imbecilli
è per questo che fate schifo! Mai sottovalutare gli
avversari!»
Brontolò Akagi e il rosso mise su un’aria di
sufficienza «Non mi può battere
nessuno, perché…»
«…
sei il
genio del basket»
s’inserì Maki con gli occhi al cielo e Hanamichi
lo guardò, quasi
stupito «Ti sto rivalutando, Vecchia ciabatta, sai?»
Fece, evidentemente
per niente scalfito dal dubbio che quell’altro potesse
prenderlo in giro. Sendo
e Fujima scoppiarono a ridere per il soprannome
da vecchio rimbecillito, mentre tutti gli altri si sbellicarono in
faccia alla
palese deficienza della loro mascotte scimmiesca.
Il
viaggio fu un macello,
semplicemente.
Il
problema non erano Mitsui e Miyagi che avevano messo su un circolo di
gioco
d’azzardo, né Rukawa che dormiva, sbavando in
faccia a Sendo che si
sganasciava; erano quei due, gli esseri più montati della
storia del basket: la
scimmia rossa blaterava ai quattro venti la sua potenza e ovviamente
l’altro
non aveva niente da fare che ribattere nello stesso tono da demente.
«Adesso
basta…» sibilò Akagi di punto in
bianco, all’ennesimo sghignazzamento
da decerebrati che gli veniva dal fondo del pullman. «La
volete finire o devo
venire lì dietro?» minacciò, ma quei
due se ne sbatterono allegramente. Dopo
qualche cazzotto e parecchie bestemmie, furono legati saldamente ai
sedili,
anche se – contemporaneamente – raggiunsero la
prima sosta del viaggio.
«Oh,
dovevo sgranchirmi
un po’…» cominciò Hanagata,
sollevato. Effettivamente era quasi possibile
sentire le giunture delle su chilometriche gambe, mentre si alzava.
«Potresti
segarti le gambe. Saresti più comodo…»
frecciò acidamente Hanamichi,
ricavandoci l’ennesimo pugno del Capitano.
«Forse
non ha tutti i torti!» Rise Fujima, che con i suoi 1.78 non
aveva
problemi di spazio.
«Beh,
certo tu sei un Tappetto!» Gli fece infatti notare, con
notevole tatto,
quell’idiota; insomma, sempre lieto di aiutare, come dicevano
gli scout… o una
roba simile.
«Fujima,
non lo assecondare… E tu sei una capra!»
Sbottò Akagi afferrandolo per
la collottola e facendolo sfracellare sulla banchina
«Seghetta…»
borbottò Rukawa, tanto per dare una mano al Grande Capo,
nonostante
avesse aperto gli occhi giusto lo stretto necessario per sdraiarsi in
lungo
sull’intera fila in fondo al pullman, con il borsone dietro
la testa.
«Buongiorno,
Bella Addormentata,
scendi?» provò a dirgli Mitsui, ma
l’altro lo ignorò bellamente.
«Fanculo»
gli grugnì allora, subito dopo, mollandogli un medio che
comunque
non vide.
Quando
la mandria di bufali era finalmente a terra, Rukawa
arrischiò
un’occhiata nel mondo intorno a sé e si
beccò Sendo a fargli “ciao ciao” con la
manina, due posti più avanti.
«Hn,
seccatore…» borbottò, sistemandosi il
cappuccio della felpa in testa.
«Ehi
Kaede, vuoi da bere?» gli gridò invece
l’altro, gioviale come se fosse
Natale.
Ruk…
ok, poteva
sempre affogarlo nelle famose terme d Chiba,
pensò Rukawa, mentre rifilava un’occhiata di fuoco
ad Akira
–rompicoglioni – Sendo.
Intanto
a terra le cose non potevano certo filare lisce come in una situazione
normale, popolata da gente beh, normale.
«Razza
di scimmia tinta,
che diavolo combini?»
«Io?
Guarda che sei tu, capellone!»
Akagi
alzò la testa giusto in tempo per guardare quei due dementi
che si
pestavano sulle scatole che avevano fatto franare dal ripiano; andando
avanti
così, il proprietario li avrebbe buttati fuori a calci nelle
palle.
«Speriamo…»
mormorò, con un sospiro; almeno cos ì aveva la
scusa per rispedirli
a casa senza passare dal via. Intanto che pregava, si girò
verso il bancone,
dove Hanagata e Ayako stavano facendo rifornimenti e notò
Fujima, impalato di
fronte al televisore.
«Ehi,
Fujima. Cosa guardi?»
Nella
piccola televisione – o residuato bellico che dir si volesse
– appesa in
un angolo, il telecronista stava blaterando qualcosa sulla
Manifestazione alla
quale dovevano partecipare.
«Bene Ishima, ho qui con me un
giocatore che parteciperà alla nuova edizione della
Manifestazione Koyushu… è
la prima volta che il Narashino partecipa alle selezioni in vista di
questo
grande evento, vero?»
Il
mezzobusto piazzò il microfono sotto il naso di un ragazzo
alto e dai
capelli rasati sulle tempie; l’espressione palicda e il
sorriso ricordavano
molto Sendo, ma i capelli scuri e la pelle chiara erano di Rukawa.
Insomma,
sembrava un’assurda combinazione dei due, ma il luccichio
strano nello sguardo
era tutto suo. Comunque il tipo stava dicendo che sarebbe stata anche
la sua
prima volta, oltre che essere la prima volta dell’intera
squadra… un esordiente
assoluto!
«Quel
tizio assomiglia a
Rukawa» commentò appunto Ayako e Hanamichi alle
sue spalle ghignò «Ad un Rukawa
espressivo vuoi
dire…»
«Quindi sei un playmaker» stava
dicendo intanto il cronista. «Molti
già pronosticano una sfida aperta con il Playmaker di
Kanagawa… si dice che il
vostro stile sia simile» insinuò, ma il ragazzo
era bravo a schivare i colpi
bassi; sempre con quel sorriso a metà tra
l’ingenuo e il furbo, rispose alzando
le mani « No, no, non credo proprio! Il Playmaker del
Kanagawa è Akira Sendo
del Ryonan: l’ho visto giocare e credo sia uno dei migliori
della loro
prefettura!»
«Ecco
bravo!» Sbottò Hanamichi, alzando il medio verso
lo schermo «Nessuno
supera i giocatori della nostra Prefett-»
«E
piantala! Se voi dementi aveste ascoltato quello che volevo dirvi,
sapresti
anche tu che quello là è molto forte!»
Rimbrottò Ayako.
«Davvero?»
Sendo li raggiunse con le mani intrecciate dietro la testa,
completamente rilassato; tuttavia lo sguardo era puntato sul giocatore
sullo
schermo: conosceva quel giocatore perché l’aveva
già visto, anche se non
conosceva il suo nome. Nelle partite in cui era stato protagonista,
però, aveva
sempre mostrato uno stile molto particolare di gioco, uno stile che a
Sendo non
era mai piaciuto.
«…entrambi siete del secondo
anno,
siete state matricole prodigio e ora giocate nello stesso
ruolo…» continuava a
incalzare il cronista, strappando un ghigno nel giocatore e sbuffi da
parte
loro.
«Certo che non
molla» fece infatti Akagi, mentre l’intervista
continuava.
Il
giocatore sorrise,
muovendo la mano come se l’altro dicesse cose di poco conto
«Certo, ci sono un
gran numero di coincidenze e nello stile e nei nostri curricula, ma ovviamente tutto si vedrà sul campo.
Credo
che sia inutile fare pronostici ora» rispose e tutti ebbero
la netta sensazione
che volesse tagliare il discorso.
«Almeno
non è un montato» osservò Ayako, ma
Sendo sbuffò piano: non era quello
che ricordava…
«Allora
ti vedremo
all’opera presto. Buona fortuna, Akira… qui con me
c’era Akira Miasami del
Narashino, a voi la linea…»
Sendo
sorrise di colpo, come
se il fatto che avesse il suo stesso nome fosse di grande rilevanza.
Comunque
era presto per pensarci e la discussione passò
subito
«Che
fine ha fatto quel pezzente della Volpe?» Grugnì
improvvisamente Kiyota,
guardandosi intorno.
«Sarà
in catalessi! Quello non si smuove nemmeno con una gru. Forza, si
riparte!»
fece Akagi, dopo aver pagato. Intanto che lui se n andava in giro a
raccattare
gente come un baby-sitter con dei marmocchi, Fujima si
avvicinò a Sendo con un
sorriso furbo «Beh, Sendo. Ancora dobbiamo arrivare e sei
già sfidato…»
ironizzò, visto che a lui – ed era sicuro, anche a
Sendo – le parole non dette
di quel giocatore sembravano fin troppo chiare.
Il
giocatore del Ryonan
sorrise serenamente«Questa trasferta sarà
interessante» disse solo, poi
guardarono entrambi verso la porta, dove due imbecilli si strattonavano
per
uscire prima dell’altro, mentre ad Akagi quasi scoppiava una
vena sulla tempia.
«Con
una squadra così, cos’altro ci si
aspetta?» domandò quasi retoricamente.
Fujima
sospirò «Guai,
direi».
Nel
frattempo
all’interno, Hanamichi decise che era l’ora del suo
divertimento quotidiano;
saltellò come uno psicopatico fino al fondo del pullman,
sprofondando sulle
gambe di Rukawa che non fece una piega.
«Volpe!»
Urlò, quasi
fracassandogli un timpano.
«Rukawa,
ma che cavolo fai la notte che non dormi?» Lo
canzonò pure Mitsui,
sempre lieto di aiutare qualcuno in un’opera di demolizione.
«Oh,
beh, farà le ore piccole… » si aggiunse
Miyagi, ghignando, seduto accanto
a Mitsui.
«E
chi se lo prende questo ghiacciolo umano?» Si
schifò quello, con una
smorfia.
«Andate
a cagare» replicò logicamente Rukawa, con molta
flemma e senza nemmeno
darsi la pena di aprire gli occhi.
«Un
morto… » sbuffò la scimmia rossa, senza
per altro sloggiare dalle sue
gambe.
«Idiota,
ti levi?»
«No,
grazie. Sto comodissimo!»
Da
lì al massacro che fece quasi schiantare
l’autista, mentre i poveri
malcapitati delle altre squadre li guardavano con tanto di occhi.
«Insomma,
si vedeva che erano dei pazzi in campo, ma mica fino a questo
punto…»
stava commentando la pover’anima di Fujima, ancora ignaro
degli orrori che
avrebbe vissuto nei giorni a seguire.
«Però,
mai visto Rukawa così attivo» considerò
invece Sendo, quasi affascinato
dal modo con cui quei due si mandavano al diavolo.
«Sakuragi
gli farà bene» intonò Maki, che era
pure mortalmente serio mentre lo
diceva.
«Che?»
Il
colpo apoplettico che si prese per pensare al vecchiaccio, permise a
Rukawa
di spostarlo di peso e salvare le povere gambe già diventate
mezze blu e
prossime alla cancrena.
«Secondo
me, siete perfetti insieme» continuò imperterrito
Maki, alla faccia
del triplo infarto di quei due, questa volta con un ghigno.
Probabilmente lui
lo intendeva nel senso spirituale-sportivo-metafisco-platonico del
termine.
Forse.
In
ogni caso, a loro
faceva schifo uguale.
«Peccato
che siano due dementi senza cervello. Hanamichi, vieni
avanti!»
L’onnipresente Akagi s’intromise nella breve
parentesi romantica, sperando che
quell’Odissea stesse per giungere a termine.
Pochi
minuti dopo, la
voce di Ayako irruppe come un coro di voci angeliche – almeno
nella testa del
Capitano «Ragazzi siamo quasi arrivati!»
«Ohssignore,
grazie!»
«Gorilla,
dobbiamo passare insieme ancora due settimane!» Gli fece
notare
maligno Kiyota e gli altri quasi temettero che il Capitano lo buttasse
dal
finestrino.
Dopo
altri pugni in testa, borbottii vari e le minacce
dell’autista di non
riaccompagnarli a Kanagawa, arrivarono allo stazionamento di Chiba, con
il
sollievo di chiunque.
Akagi
scese con l’aria di chi avrebbe baciato la terra, Hanagata e
Fujima come
se ancora non credessero a quello che avevano visto e Sendo con la
solita aria
svagata che rompeva tanto le palle a Rukawa. Tirando le somme erano
dodici
persone con l’aria da teppisti maniaci, più undici
borsoni da palestra, dodici
valige e un pullman più sballato di loro.
«Ci
guardano tutti…» mugugnò Ayako,
afferrando la propria valigia.
«E
chissà perché?» rispose ironico Akagi,
pensando – tanto per fare un esempio
a caso – a quel trabiccolo che brillava al sole come un pugno
in un occhio.
«Siete
messi bene, eh?»
Una voce sconosciuta li apostrofò dalla
strada, con un’ironia che Ayako conosceva bene;
la
manager si girò, trovandosi di fronte una tipa dai lunghi
capelli neri e un
ghigno stratosferico.
«Eiko
Hisae!» Esclamò, correndo ad abbracciarla.
«Ciao,
Ayako. E’ molto che non ci vediamo…»
replicò Eiko, poi adocchiò la marmaglia
alle sue spalle. «Questi sono i giocatori di Kanagawa?»
Ayako
annuì, intanto che
Akagi tirava giù due valige grandi quanto lui.
«Tu
sei Takenori Akagi, vero?» Gli chiese lei, poi
allungò una mano. «Io sono Eiko
Hisae, mi occuperò della vostra sistemazione qui a
Chiba…» spiegò lei, mentre
Ayako la guardò un po’ perplessa, seguita a ruota
dal Capitano.
Jin,
alle loro spalle, osservava però la tuta di Eiko: pantaloni
viola scuro,
canottiera nera «Quei colori non rappresentano lo Shiroi di
Chiba?» Chiese,
attirando la sua attenzione.
Eiko
si girò verso di lui, con un ghigno: Jin del Kainan,
Guardia; registrò
l’informazione, poi annuì
«Sì, io sono l’allenatrice».
A
quella risposta, si bloccarono. Il pensiero di tutti, variante
più o meno
secondo la perversione di ognuno, era: una ragazza, così figa,
allenatrice della seconda squadra della Prefettura?
Scritta
nel Giugno/Luglio del 2008|
La Manifestazione Koyushu by Karyon
is licensed under a Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia
License.
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Capitolo 2 *** Il Tempio Hisae ***
II
Il Tempio Hisae
«Bene,
ragazzi. Com’è andato il viaggio?»
Domandò Eiko, guardandoli.
«Ci
mancava poco che s’ammazzassero prima di
arrivare…» borbottò Akagi.
«Oh,
che rottura di palle!» Sbottò Hanamichi, prima di
ritrovarsi un calcio
piazzato in faccia.
«Bene,
li vedo tutti carichi!» Commentò la bruna, mentre
Ayako ghignava «Già.
Come dei caproni! Allora, allenatrice? Ne hai fatta di
strada!» Replicò Ayako,
mentre Eiko scuoteva al testa «Ah, alla fine sono una specie
di manager al
quadrato, nulla di che…»
«Eiko
Hisae! Ci rivediamo».
Facendo
venire un colpo sia ad Hanamichi che a Kiyota, Fujima salutò
la giovane
allenatrice.
«Ciao,
“collega”» ghignò lei,
stringendogli la mano.
«Conosce
quella figa?»
«Alla
faccia del Santone…»
«Piantatela!»
Sbottò Akagi, riempiendo di ceffoni le due scimmie
ammaestrate.
«Allora…»
stava dicendo Eiko. «Siete in dodici, dovreste
farcela».
«A
fare ch-» cominciò Mitsui, ma una voce alle loro
spalle lo interruppe: Un
ragazzo molto alto, dai capelli rasati, sgranò lo sguardo
alla vista della
grossa schiena del loro Capitano.
«Takenori!
Non posso crederci!»
Akagi
guardò il nuovo venuto e rimase un pelino sconvolto, poi
sorrise «Isao!
Come va?»
A
quel nome, molti alzarono la testa, tranne i tre dementi dello Shohoku
che,
manco a dirlo, avevano la memoria corta.
«Chi?»
Sbottò Mitsui, verso Miyagi.
«Il
Centro dell’Ichihara. La squadra più forte della
prefettura» ricordò Sendo,
sceso con loro.
«Quindi
un terzo Gorilla?» Ridacchiò Hanamichi, osservando
l’altezza di quello
lì.
«E’
alto quanto Akagi» commentò Mitsui, con un fischio.
«Non
avrei mai pensato di ritrovarti qui. Questa è la tua
squadra?»
«No,
diciamo che hanno scelto i migliori dell’intera
prefettura» rispose il
Gorilla.
«Ah
sì, I best
of Kanagawa. Kaoru me ne ha parlato…»
rispose Isao, poi li guardò.
«Jin e Maki del Kainan, Akira Sendo del Ryonan e Rukawa dello
Shohoku, giusto?»
Indicò
i cinque titolari che annuirono seriamente, poi scoppiò a
ridere «Come
siete seri! Non siamo ancora in campo, rilassatevi!»
A
quell’uscita Fujima, Akagi e Sendo sorrisero, ma gli altri
sembravano avere
una paresi facciale.
«Hisae…
Come mai da queste parti?» Domandò poi,
rivolgendosi ad Eiko.
«Staranno
al tempio, quindi sono venuta a prenderli» ripose lei, con
una certa
diffidenza.
Isao
Katsumi rise «Vi avvicinate il “nemico”
eh? E Heiji?»
La
ragazza sbuffò, mentre quelli di Kanagawa la guardavano
perplessi «Sta bene,
grazie».
«Bene»
sorrise l’altro. «Mi spiace non poter rimanere di
più, ma ero di passaggio.
Ci vedremo alla cerimonia d’inizio».
Eiko
lo guardò per un attimo allontanarsi, poi si girò
verso la solita bolgia
«Dobbiamo andare a piedi, ma non è
lontano».
Si
avviarono in fila come bambini dell’asilo, ma probabilmente i
bambini sarebbero
stati più ordinati di loro: Hanamichi e Kiyota rimasero
indietro tanto da
perdersi e i due Capitani dovettero raccattarli per strada, Rukawa
strisciava,
rischiando quasi di rotolare per tutta la salita, mentre Mitsui
abbordava
qualsiasi tipa che incontrava. Per bilanciare quei mentecatti, Fujima,
Sendo,
Hanagata e Jin quasi non si sentivano. All’ apice
c’erano Eiko e Ayako che
chiacchieravano del più e del meno.
«Quindi,
quello era il famoso “Centro di
Chiba”…»
«Già,
è anche il Capitano dell’Ichihara e amico di mio
fratello Heiji».
«Giusto,
tuo fratello l’avevo quasi dimenticato! Come sta?»
Replicò Ayako,
mentre Eiko ghignava.
«E’
il Capitano dello Shiroi, ora».
«Quindi
tuo fratello è allenato da te?» Ayako
ghignò rimando «Sai che scazzo».
«Già,
a volte si rompe le palle. Però sono a più grande
e si fa come dico io!»
E risero entrambe come due squinternate.
«Quelle
due mi fanno venire i brividi» commentò Mitsui, ma
Miyagi era in brodo
di giuggiole «La mia Ayakuccia è figa,
punto».
«Oh,
se è per questo, sono d’accordo»
ribatté la Guardia dello Shohoku,
ridendo.
«Mitsui,
tieni giù le zampacce!» Avvertì Miyagi.
«Tappetto!»
«Scorfano
con la dentiera!» Replicò Ryota e giù a
morsi e spintoni che
impalarono parecchie persone per la strada.
«Mi
sbaglio o c’era qualcosa che non andava con
Katsumi?» Domandò Sendo,
avvicinandosi a Eiko.
«Beh,
lui e mio fratello sono grandi amici, ma la prima partita della
Manifestazione è Shiroi contro Ichihara, quindi da oggi fino
a quel momento
devono considerarsi avversari».
Le
sue parole sembrarono colpire i giocatori, mentre Ayako sorrideva
«Sei una
buona allenatrice».
«Diciamo
che me la cavo».
«E
voi come vi conoscete?» Domandò Akagi, alla destra
di Ayako.
«Suo
fratello era un compagno di classe» spiegò Eiko e
gli altri si stupirono.
«Ayako!
Hai un fratello?» Domandò sorpreso Miyagi, ma
Rukawa la guardò «Hn…
Moroi?»
«Già!»
I
quattro dello Shohoku fissarono Rukawa a occhi sgranati «E
tu, come diavolo
sai queste cose sulla mia Ayakuccia? » Sbottò
Miyagi
«Idiota,
eravamo nella stessa scuola» borbottò Rukawa.
«Eh,
ma sembrate piuttosto intimi… non è che quella
scema ha fatto qualche
guaio con la Volpe, qui?» Ghignò Mitsui, mentre
Miyagi cominciò a pontificare
la morte del compagno di squadra.
«Dementi…»
«A-
ayakuccia!» Balbettò Miyagi, ma la manager
sbuffò con impazienza «La
mollate con questi discorsi da cretini? Moroi gioca a basket, quindi ha
conosciuto
Rukawa in palestra».
Eiko
sorrise «Però bel gruppo di
elementi…»
«Elementi?
Chiamali per quello che sono: squilibrati» grugnì
Akagi.
La
mora non rispose, ma si limitò ad osservare Rukawa con uno
strano ghigno che
non sfuggì alla manager dello Shohoku.
Intanto,
da qualche parte dietro, Maki si affiancò a Fujima,
meditando «Posso
chiederti una cosa?»
«Sì?»
Sillabò con freddezza quell’altro.
Il
capitano del Kainan indicò l’allenatrice dello
Shiroi con la testa «L’hai
conosciuta durante le riunioni tra arbitri e allenatori,
vero?»
Fujima
annuì «Sì, eravamo gli allenatori
più giovani, quindi ci hanno subito
presentati. Lei ha preso il posto di Kentaro Yuda, che è
morto un anno e mezzo
fa».
«E
che te ne pare?» Domandò Maki, con una strana
espressione.
«E’
in gamba, probabilmente ci sta studiando da quando ci ha incontrati.
Non
hai visto come osservava Rukawa prima? E anche quando ha visto Jin, mi
è
sembrata pensierosa».
Maki
sorrise «Quindi non era solo una mia impressione. Ci sta
studiando
davvero».
«Già.
E poi conosce i nostri nomi molto bene, io non posso dire altrettanto
dei
suoi» replicò Fujima, lanciandogli
un’occhiata.
«Forse
avremmo dovuto convincere tutti a seguire con più attenzione
gli appunti
di Ayako?»
«Può
darsi…» il giocatore dello Shoyo si
fermò a guardare gli altri. «… ma
secondo te come avremmo potuto convincerli?» Fece, sorridendo.
Maki
scrollò il capo con un sospiro.
Ovviamente
il resto del branco era immerso in altre importanti problematiche
sostanziali, come il lamentarsi ripetutamente e continuamente
– rompendo i
coglioni all’Universo intero.
«Che
palle! Ma quando si arriva?» Sbuffò Mitsui e
Hanamichi sbadigliò «Ho
sonno».
«Potevi
anche dormire invece di rompere l’anima a noi»
osservò Kiyota.
«Dannato
demente e cosa avreste fatto senza il re dei rimbalzi?»
«Bé,
avremmo evitato di farci riconoscere in tutta Chiba a causa dei tuoi
capelli idioti!»
Mentre
quei due cominciavano con la solita solfa di cazzotti e abbondanti
bestemmie, Eiko si fermò all’angolo della strada e
fece segno di radunarsi.
«Volevo
solo dirvi che nel caso voleste allenarvi, questa è una
delle palestre
pubbliche della città. Ho già chiesto ed
è libera per un mese intero. Basta
semplicemente chiamare per prenotare e potrete allenarvi».
Quasi
tutti la guardarono con evidente scetticismo e lei ghignò
«Non voglio
sabotarvi niente è un semplice benvenuto. E poi mi sono
incaricata del vostro
alloggio, ma non ho minimamente pensato che al tempio non
c’è abbastanza spazio
per i vostri allenamenti. Ah, e avete già troppa gente che
vi da contro, io
cerco di essere neutrale» aggiunse, quindi gli altri
sgranarono gli occhi.
«Che
vuoi dire?» Domandò Akagi e lei
continuò a sorridere «Vedrete».
«Bé,
allora grazie…» fece Akagi, ma tranne qualche
mormorio nessuno rispose.
«Ripeto: vogliono tutti ringraziarti…
vero?» Sbottò, con sguardo minaccioso.
«Sì,
grazie!» Belarono tutti in coro.
Camminarono
ancora per qualche miglio e quando cominciavano a guardarsi i piedi
doloranti, si trovarono alla base di una lunga scalinata di pietra.
«Benvenuti
al tempio Hisae. Forse starete un po’ stretti, ma non
è male. I
bagni sono tre, quindi vedete di non ammazzarvi, fate pure casino ma
non
spaventate i poveri e ignari turisti che vengono a pregare
e… beh, cominciate
ad armarvi di pazienza, che non c’è l’
ascensore».
«Dobbiamo
fare tutte le
scale?» Sbottò Miyagi, fissando gli interminabili
scalini con bocca spalancata.
«Col
cazzo!» Sbottò Mitsui, sedendosi sul borsone.
«Allora
rimani qui» cinguettò Ayako, mentre tirava Miyagi
per un orecchio.
Hanamichi
e Kiyota si fissarono «Prima tu!» Sbottarono in
sincrono, poi
andarono a botte come al solito, tanto per fare qualcosa di nuovo.
Eiko
li fissò con un ghigno «Tutti sprezzanti della
fatica, vedo».
Rukawa
le passò accanto, salendo i primi scalini e di nuovo lei lo
guardò in
modo strano e questa volta se ne accorse anche Akagi.
«Oh,
bene. Qualcuno si muove! » Esclamò lei,
guardandolo.
«Sembra
strano che proprio Rukawa…» cominciò
Akagi tra sé e sé, poi continuò a
voce alta. «Già. A quanto pare anche un
ghiacciolo, mezzo morto come lui, è più
allenato degli altri dementi della mia squadra!»
Senza
manco terminare la frase, quattro trombe d’aria lo superarono
per salire
gli scalini quattro a quattro, fino ad arrivare in cima spompati.
«Idioti…»
sibilò la matricola dello Shohoku; mentre Mitsui, Hanamichi,
Miyagi e
Kiyota, che aveva preso la cosa come una sfida personale, prendevano in
considerazione l’idea di segarsi le gambe ormai insensibili.
«Uhm…
interessante» sussurrò Eiko, a se stessa, poi
cominciò a salire.
Sendo
la affiancò «Ti sembriamo interessanti?»
Lei
sussultò, poi lo guardò
«Già. C’è una bella
varietà nel vostro gruppo».
«E
pensi di aver individuato qualcosa che valga la pena
studiare?» Le fece
Sendo, con solita flemma.
«Sì,
direi proprio di sì…»
Quel
dannato tempio aveva più di mille scalini e le bestemmie a
quel punto si
sprecavano. Tutti furono quasi tentati di lanciare i borsoni in basso
verso le
valige che, come aveva detto Eiko, sarebbero state sistemate
più tardi. A furia
di prendersi a capelli con il demente del Kainan, Hanamichi era quasi
scivolato
rompendosi il muso da scimmia sul gradino e come se non bastasse quei
due intrusi,
Fujima
e Hanagata, non sembravano neanche avere il fiatone.
«Se
risparmiassi il fiato che usi per blaterare, a quest’ora
saresti già
arrivato!» Sbottò Akagi, all’ennesima
stronzata del rosso.
«Gori,
mica è colpa mia se questo dannato tempio si trova sulle
nuvole!»
«In
realtà è molto utile»
s’intromise Eiko. «Spesso faccio allenare i ragazzi
con i secchi d’acqua e le corse».
«Si
ammazzeranno!» Esclamò Ayako e Eiko
ghignò «E’ proprio questo lo
scopo…»
poi si bloccò alla vista di un’ombra li aspettava
in cima alla scalinata.
«Oh,
no…» sospirò, pannandosi una mano sul
viso.
«Salve!»
Salutò invece allegro l’estraneo, alla faccia
degli sguardi stravolti
i tutti gli altri.
«Diamine,
sei già qui? Non mi dire che ci sono anche gli
altri!» Sbottò Eiko,
con una smorfia.
«Nah.
Ci siamo solo io e Heiji. Volevo conoscere i tizi di
Kanagawa».
Tizi? Come
per magia tutti
quanti si girarono verso di lui e con sommo orrore videro un ragazzo
dai
capelli lunghi, con una bandana in testa e una maglia sgargiante, con
un
“Numero Uno” stampato a lettere cubitali sul
davanti.
«Io
sono Kiyuwa Mototsune , l’asso
dello Shiroi!»
Si presentò
pomposamente, stringendo a caso le mani di Maki e Akagi.
«L’asso
un corno…» borbottò Eiko e i due
Capitani capirono troppo tardi che
aria tirava: non contarono nemmeno fino a dieci, che si
avverò il tragico
presagio.
«Asso
dello Shiroi? Ma fammi il piacere, sarai un montato come la Volpe
lì!»
Esclamò Hanamichi, avvicinandosi a Mototsune.
Il
giocatore dello Shiroi, lo guardò e… avvenne la
catastrofe «Che cavolo di
capelli sono quelli?»
«Cos’hai
da dire contro i miei capelli, razza di cretina!»
Cominciò il rosso,
avvinghiandolo per la maglia.
«Ehi,
calma. Io dico quello che mi pare! Sembra quasi una
permanente!»
Ecco,
la fine: Mitsui, Miyagi, Kiyota e persino Sendo si sganasciarono,
rischiando
quasi di sfracellarsi dalle scale. Inutile dire che anche
l’altra scimmia dello
zoo decise di buttarsi nella mischia.
«Oddio,
abbiamo trovato un altro esemplare come quei due.
Incredibile… »
commentò Akagi, con l’impressione che il suo
incubo più orrendo si fosse
avverato.
«E
ora chi li tiene più?» Borbottò Sendo,
sempre con un sorriso di indulgenza.
Da
parte sua, Rukawa sperava che in quel modo quei due rintronati la
smettessero di rompere l’anima a lui e si dedicassero al loro
gemello di Chiba.
«Ehm…
mentre questi tre si sbudellano, che ne dite di sistemare le borse?
Sarete stanchi…» provò coraggiosamente
Eiko, seguita
da vari mormorii di assenso, così si
avviarono lasciando quei tre a rivivere antichi incontri di lotta
greco-romana.
La
parte interna del tempio era enorme, con un ampio spiazzato al centro
del
quale vi era la parte principale dedicata ai fedeli e alle preghiere.
«Così
questo è il tempio di famiglia…» fece
Ayako, guardando l’ampio spiazzato
silenzioso.
Man
mano che si avvicinavano ala parte centrale interna del edificio,
sentirono
un’ eco ben conosciuto: una palla da basket. Si girarono
intorno, in attesa di
vedere un campo, ma si ritrovarono sulla sinistra un solo canestro e un
ragazzo
che giocava.
Si
bloccarono tutti, ma solo ad uno cadde il borsone di mano: Rukawa
osservava
quel giocatore quasi con stupore e
così anche gli altri dello Shohoku.
Il
ragazzo correva in contropiede palleggiando, poi si fermò,
passando la palla
da una mano all’altra, saltò e tirò: la
palla centrò il canestro con una
parabola perfetta.
Quello
stile di gioco lo conoscevano tutti, perché era il suo stile,
quello di Rukawa.
E
quel ragazzo… ad eccezione dei lunghi capelli neri, legati
con una coda,
aveva una pelle chiara, un’altezza e degli occhi azzurri
inconfondibili.
Eiko
ghignò allo sguardo stupito dei ragazzi, poi fece segno di
avvicinarsi
«Questo è Heiji Hisae. Capitano e Ala piccola
della mia squadra».
Anche
stesso ruolo. Akagi, Mitsui e Miyagi si girarono contemporaneamente
verso
la loro Ala, che sembrava inchiodata a terra mentre Sendo gli si
affiancava
«Hai trovato anche tu un gemello, a quanto pare».
Questa
volta non poteva dargli torto, pensò Rukawa e quasi
annuì, mentre
osservava quegli occhi così simili ai suoi.
«Salve…»
salutò quello, diffidente, poi vagò con lo
sguardo su tutti i suoi
nuovi ospiti, fino a soffermarsi niente meno che su Rukawa. A quella
vista,
cominciò a ridere. «Ehi, a quanto pare mia sorella
non aveva tutti i torti!»
«Molto
piacere, noi siamo Takenori Akagi e Shin’ichi Maki»
salutarono i due
Capitani e anche tutti gli altri cominicarono a presentarsi.
«Dov’è
finito Kiyuwa?» Domandò Heiji e Ayako
sbuffò «Starà insieme a quei due
dementi…»
«Eh?»
«Ha
trovato degli spiriti affini» tagliò corto la
sorella, prima di introdurli
in casa.
«Quindi
avete anche incontrato Isao» disse dopo un po’
Heiji e Eiko sbuffò «Già,
il tuo grande amico»
fece con gli occhi al cielo.
«Eddai,
non rompere. Allora, credevo dovessero venire solo cinque giocatori
mica una mandria di gente!»
«Infatti,
la metà si è autoinvitata» rise Maki.
«Però un po’ di tifo non guasta
mai».
«Sicuro!
Fate parte di tre squadre diverse, giusto?»
«Già
Kainan, Ryonan e Shohoku. Poi le due riserve maggiori e il nostro
allenatore sono dello Shoyo» Spiegò Akagi.
«Sì,
abbiamo visto alcune vostre partite quando ci siamo trovati a Kanagawa
per
affari di famiglia» replicò Heiji. «E
siete tutti bravissimi! Ma qui avrete
filo da torcere».
«E’
quello che speriamo…» s’ intromise
Sendo; appoggiò il mento sulle mani
incrociate sul tavolo e lo fissò. «…
altrimenti non ci divertiamo».
Lo
disse col solito tono bonario, accompagnato dal sorriso, ma aveva il
sapore
della sfida e Heiji lo colse «Già. Sarebbe inutile
un gioco senza il divertimento,
no?» Convenne, guardandolo.
«Dannazione!»
Sbottò Kyuwa, facendo scorrere il pannello con uno schianto.
«Certo che i vostri compagni sono due psicotici!»
Ci
fu un gemito di rassegnazione generale, poi Akagi ringhiò
«Dove sono?»
«A
ciarlare qualcosa su un rookie e quella roba lì»
borbottò Kiyuwa, sedendosi
a gambe incrociate accanto a Fujima.
«Di
che rookie parlano?» Domandò curiosa Eiko, ma
Mitsui ghignò «Probabilmente
del ghiacciolo» fece, indicando vagamente Rukawa.
Heiji
fissò l’Ala dello Shohoku
«Capisco… per un attimo credevo che parlassero
dello Youkai…»
Kiyuwa
fece una smorfia «Ma non possono conoscerlo, nemmeno noi
l’abbiamo mai
visto giocare per un intero tempo!»
«Di
chi parlate?» Domandò Ayako, mente Akagi andava a
raccattare quelle due
palle al piede.
«Haranobu
Aki dell’Ichihara» rispose Heiji e Rukawa si
girò a fissarlo con
tiepido interesse.
Sendo
gli lanciò un’occhiata e capì
«Il Perfect
Rookie di
Chiba?»
Il
Capitano dello Shiroi annuì «Già, lui.
Ha giocato pochissimo e sempre in
casi estremi. Io personalmente non l’ho mai visto giocare e
questo accresce,
diciamo, le aspettative della gente e la curiosità delle
altre squadre».
I
ragazzi rimuginarono per un po’ «Quindi sarebbe un
po’ un’arma indefinibile
dell’Ichihara» concluse Mitsui.
«Direi
proprio di sì. Non si allena con la squadra, o comunque non
sempre, non
segue le partite dalle panchine…».
Rimasero
per qualche istante in un silenzio meditabondo, poi Eiko
batté le mani
«Allora, avete fatto un viaggio in pullman e una scarpinata
fin qua. Quindi ora
fate come se foste a casa vostra. I bagni sono in fondo, le camere di
sopra e
se volete fare un giro, andate pure. Voi due! Marcature e finte,
march!» Sbottò
rivolta ai compagni di squadra.
«Ok»
Kiyuwa si alzò, sgranchendo le braccia sula testa.
«Ricominciamo».
«Va
bene. Se avete bisogno stiamo al canestro con questa
schiavista» fece
Heiji, poi uscirono.
Era
davvero strano vedere un’allenatrice donna, per giunta
giovane, dare ordini
a due ragazzi della loro età, così rimassero a
fissare la porta per un po’.
Ayako
incrociò le braccia «Ammettetelo, siete dei bavosi
maschilisti».
Se
i giocatori di Ryonan, Kainan e Shoyo ebbero almeno la buona creanza di
sembrare vagamente imbarazzati, quelli dello Shohoku fecero il diavolo
a
quattro.
«Ma
no, Ayakuccia! Noi lo sappiamo che le donne sono molto brave!»
«Come
se voi steste sbavando sulle sue doti di
allenatrice! »
Ghignò Ayako.
In
effetti, per essere una figa era una figa, pensarono più o
meno tutti, visto
il viso e il fisico niente male
dell’allenatrice.
Delle
imprecazioni da camionista li distrassero dalle accuse infamanti di
Ayako e, due secondi dopo, Kiyota e Hanamichi erano spalmati sul
pavimento della stanza con due bernoccoli a testa.
«Allora»
cominciò Akagi, praticamente ignorandoli. «Tra un
giorno comincia la Manifestazione.
Noi dobbiamo definire per bene i ruoli e le
maglie…» fece, sedendosi al tavolo.
«Fujima, so che il Signor Anzai ti ha parlato della
possibilità di aiutarci con
gli allenamenti, francamente io pensavo potessi farci da
allenatore».
Akagi
si guardò intorno: Maki lo fissava inespressivo, visti anche
i rapporti
gelidi tra i due Playmaker, Jin annuiva, quanto a Rukawa…
avrebbe potuto anche
proclamare il giorno dell’Apocalisse che avrebbe continuato a
ciondolare con la
testa.
«Sono
d’accordo».
Almeno
uno che tira fuori il fiato, pensò quasi confortato Akagi
mentre
guardava Sendo.
«Fujima
è un ottimo allenatore» continuò Sendo,
ma il capitano dello Shohoku
alzò gli occhi al cielo, sentendo dei mormorii di sottofondo
che però non
provenivano da nessuno dei cinque titolari.
«La
pianti?» Sbottò, rivolto ad Hanamichi.
«Gorilla,
pensavo che se è questa la squadra che deve rappresentare
Kanagawa
siamo freschi! Sembrate tutte vecchie carampane che giocano a carte! Tu
e il
vecchio sembrate i miei nonni, la Volpe vive più
nell’altro mondo che qui, Jin
è quasi un santo e Sendo è uno
spaventapasseri!» Tirò giù lui,
incazzandosi.
Spaventapasseri? Rukawa
cominciava quasi considerare che – forse –
quel mentecatto non era poi così male, ma Sendo sembrava
purtroppo essere dello
stesso parere.
«Spaventapasseri?
Questa mi piace, Hanamichi!»
Rukawa
sbuffò, roteando gli occhi: possibile che quello non si
smuovesse in
nessun caso? Oltre a prendere confidenza con qualsiasi rompicoglioni
sconosciuto nel raggio di miglia ovviamente.
I
suoi profondi pensieri d’odio atroce furono interrotti dal
tono di estrema sopportazione
di Akagi, che grugnì «Hanamichi! Ti ricordo che
non sei indispensabile, quindi
se non vuoi passare al fresco tutte le due settimane ti conviene
startene buono»
ribatté Akagi, sbattendolo con la faccia a baciare il
pavimento.
«Allora,
continuiamo… il
problema dei numeri non sussiste, ho pensato che tutti possono
mantenere il
proprio numero, solo io e Maki abbiamo un
problema…»
A
quelle parole tutti rizzarono le orecchie e persino Rukawa si
dimostrò
vagamente interessato alla cosa: già, chi sarebbe stato il
Capitano?
Si
girarono verso Fujima, sperando in un’illuminazione. Certo,
sia Akagi che
Maki erano troppo intelligenti per farsi problemi di numeri e maglie,
ma
comunque era meglio evitare intoppi fin dall’inizio.
Quello
tossì, poi cominciò «Io penso che Maki
dovrebbe avere il dieci. Il
numero del Capitano dovrebbe essere di Akagi».
Si
guardarono un po’ tutti; Sendo fissò Fujima come a
cercare di capire cosa
avesse voluto intendere, Maki era imperturbabile come una roccia,
mentre
Hanamichi dava in escandescenze.
«Il
numero dieci è un privilegio! Non si può dare a
chiunque! Tanto meno a
quella vecchia ciabatta!»
«Infatti
è il numero di due scimmie come te e quell’altro
gasato…» replicò
Mitsui.
Mentre
i due si prendevano a sberle, Sendo annuì «Mi
sembra una buona idea.
Mantenere un assetto tradizionale: il Capitano come Centro, e dare la
maglia
numero dieci a Maki. Io sono d’accordo».
«Se
va bene a tutti, ci sono anch’io»
annunciò Jin.
«Hn»
bofonchiò Rukawa. Cavolo gliene fregava a lui, di quei due?
Maki
e Akagi si guardarono «Io lavoro per la squadra Maki, quindi
se crea
screzi rinuncio volentieri al ruolo di Capitano».
«Con
queste parole già ti dimostri un buon Capitano in partenza,
Akagi» sorrise
Maki. «E comunque mi va benissimo il dieci».
«Bene!
Immagino che ovviamente Akagi sia il Centro e Maki il Playmaker?
» S’informò
Ayako, mentre scriveva sulla sua agenda.
Fujima
sospirò « Beh, Sendo può giocare come
Ala, come Guardia e come
Playmaker. Ma Jin da il meglio di sé solo come Guardia e
Maki non può essere
un’Ala. Quindi le due Ali sarebbero Rukawa e Sendo».
A
quelle parole, l’intera squadra dello Shohoku
sogghignò, osservando l’espressione
simpatica della
Volpe: una sorta di disgusto, mischiato a
fastidio puro a causa del perenne stato da drogato cronico di Sendo.
«Sendo,
tu sei più alto e pesante. Dovrai essere l’Ala
Grande».
Il
giocatore del Ryonan fissò Rukawa, poi sorrise «Io
posso giocare in
qualsiasi ruolo. Sarà divertente, fare l’Ala di
sfondamento*» replicò.
Che
razza di arrogante, pensò Rukawa, ritornando a
sonnecchiare.
«Quindi
è deciso» concluse Akagi, sbrigativo.
«Ora smontate le baracche e
filate a riposare».
I
ragazzi si alzarono borbottando e rimasero solo Akagi, Ayako e Fujima.
«Dì
la verità, il ruolo di Sendo non ti convince
affatto» fece il Capitano,
mentre adocchiava lo schema di Ayako.
«No» rispose
semplicemente Fujima.
«Sendo è troppo libero per
essere un’Ala di Sfondamento. Sarebbe perfetto
come Playmaker o Ala piccola».
«Ma
Maki non può fare che il Playmaker. Non ha
l’altezza per essere un’Ala
grande e Rukawa è come Sendo. E dopotutto anche uno spirito
libero come
Hanamichi si trova bene come Ala grande» considerò
Akagi.
«Sì,
come se Hanamichi fosse in grado di mantenere il proprio
ruolo!» Sbottò
Ayako.
Fujima
sorrise «Vorrà dire che avremo due giocatori dai
ruoli indefiniti. Sendo
e Rukawa. Chissà come se la caveranno…»
«A
me interessa solo che quei due mentecatti lavorino insieme»
replicò Akagi,
mentre salivano le scale del secondo piano.
Intanto
all’esterno, i due dello Shiroi continuavano
l’allenamento serale.
Kiyuwa lanciò la palla in volo, Heiji
l’afferrò e schiacciò, facendo vibrare
il
canestro.
«Bell’azione.
Riposatevi un po’» fece Eiko, lanciando loro delle
bottiglie
d’acqua.
«Allora,
che ne pensi dei nostri ospiti?» Domandò Heiji, ma
l’amico fece un
smorfia «Per me sono una banda di squilibrati».
«Mah,
a me sembrano un gran bel gruppo. Alcuni sono dei
fuoriclasse!» Ribatté
invece Heiji.
«Già,
ci sono le due Guardie più forti della prefettura, due
centri formidabili
e parecchi giocatori in grado di ricoprire più
ruoli…» osservò Eiko. «Ma
hanno
anche dei gran punti deboli!»
«Tipo?»
Fece Kiyuwa, spalmandosi a terra.
«Tipo
che non fanno parte della stessa squadra. Ogni Capitano ha un proprio
metodo per invogliare i propri giocatori e ogni squadra ha un proprio
delicato
equilibrio. Mettere così tanti galli in un pollaio
può essere pericoloso»
ghignò lei, con sicurezza. «Bene, altri due tiri e
poi abbiamo finito!»
«Porca
miseria!»
Mitsui
e Miyagi si fermarono sull’ingresso, guardando
l’interno della stanza
degli ospiti. «Aha! E’ favolosa!»
Esclamò il Playmaker dello Shohoku,
buttandosi a peso morto sul letto all’Americana.
«Animale,
non sappiamo neanche se sono le nostre stanze!»
Sbottò Miyagi, ma
Mitsui sbuffò «Sì che lo sono, Fujima e
Hanagata sono in quella accanto».
«Ehi!
Questo tempio è una reggia!» Li raggiunse la voce
di Hanamichi, dalla
stanza accanto.
«Demente,
questa è la mia stanza!»
«No,
Scimmia, tu te ne cerchi un’altra!»
Miyagi
e Mitsui si guardarono per un attimo «Insomma! Possibile che
in un
tempio così grande, riuscite sempre a trovare una scusa per
prendervi a menate?
Idioti!» Sbottò il Teppista, picchiando un pugno
sulla parete.
«Va
a quel paese, smidollato!» Rispose Kiyota al di là
del muro.
«Smidollato?
Guarda che vengo di là e ti schianto, Scimmia!»
«Ma
che diavolo state combinando?» Domandò Maki,
fermandosi davanti alla porta
spalancata e osservando Miyagi spalmato su uno dei letti della stanza,
mentre
Mitsui che prendeva a calci la parete.
«Il
tuo animale da compagnia sta fracassando i coglioni!» Esplose
Mitsui e Maki
sospirò con gli occhi al cielo «Nobu, ma la vuoi
piantare?»
«Capitano!
Guarda che sono questi dementi dello Shohoku il problema! Sempre a
fare le prime donne!» Sbottò Kiyota,
raggiungendoli di corsa come un carro
armato.
Mitsui
gli mostrò il medio con un ghigno «Si vede che noi
possiamo farle, le
prime donne».
«Razza
di-»
«Ma
perché vai a rompere le palle a Sakuragi!» Fece
scocciato il Capitano del
Kainan.
«Non
sono io! E’ lui che si è preso la mia
camera!»
«E
dormi con lui, allora!» Ribatté Maki con somma
impassibilità, alla bocca
spalancata degli altri tre.
«Certo
che te ne esci con certe stronzate tu» borbottò
Miyagi, mentre Kiyota
sembrava aver perso l’uso della parola. «Ti hanno
drogato?!» Esalò alla fine.
«Oh,
sentite! Non posso mica fare da balia a dei ragazzini! Dormi dove vuoi,
anche disteso là fuori, ma non fate casino. Siamo ospiti!
Comunque se la molli con Sakuragi, la mia camera è
dall’altra parte del
corridoio, se no prenditi un sacco a pelo e stenditi in
cortile!» Tirò Maki,
prima di piantarli in asso.
«Però,
e bravo alla vecchia ciabatta!» Esclamò
entusiasticamente Miyagi.
Kiyota
lanciò un’occhiata di traverso a quei due
imbecilli e se ne andò fumando
come una teiera.
Sul
versante opposto, le cose non andavano certo meglio. Akagi aveva deciso
per
una camera lontana dai satanassi della sua squadra, giusto per avere un
po’ di
respiro, e Rukawa era stato dello stesso avviso; peccato che aveva
dimenticato
la sua proverbiale sfiga che, al contrario suo, non dormiva mai.
«Oh,
eccoti qui!» Esclamò Sendo, con borsone alla mano.
L’Ala
dello Shohoku quasi si strozzò con l’acqua che
stava sorseggiando e
guardò Sendo come se fosse stato un fantasma.
Quel
bastardo si limitò a sorridere come un Buddha,
catapultandosi sul letto
accanto al suo.
Rukawa
non gli scollava gli occhi da dosso «Mi stai rompendo le
palle»
proclamò.
«Quante
parole, Kaede, guarda che ti fa male parlare tanto. E comunque lo
so»
cinguettò quello psicotico.
«E
quindi, che diavolo vuoi?»
«Mettiamola
così: la mia fissa di queste settimane e farti raggiungere
un
livello accettabile di umanità e d’altronde
dobbiamo fare gioco di squadra,
quindi se la piantassi di guardarmi come se fossi il demonio in persona
te ne
sarei grato».
A
quello sproloquio, Rukawa lo fissò in modo strano, come se
fosse indeciso se
essere più schifato o sconvolto.
«Tu
sei squilibrato» decise alla fine, dandogli le spalle.
Sendo
si puntellò su un gomito e lo guardò ridendo
«Non mi dire che ti metti a
dormire di già?»
«Rompiballe».
Qualche
metro più in là, Akagi aveva intrapreso la sua
implorazione giornaliera
a qualsiasi divinità avesse la bontà di
sterminarli tutti.
«Un
po’ di silenzio, chiedo solo questo…»
stava borbottando, mentre sistemava
il borsone.
«Sei
troppo ottimista!» Rise Maki, appoggiato allo stipite della
porta a braccia
incrociate.
«Già,
ormai con quegli psicopatici devo perdere la
speranza…» sospirò il
Capitano.
«Però
il loro spirito contagia. Insomma, per quanto Kiyota sia un rompiballe,
ti mette di buon umore!»
Akagi
lo guardò «Seh. Ma tu ne devi gestire uno.
Tra
quei due teppisti che si pestano da mattina a sera e Hanamichi che non
fa altro
che fracassare i timpani a tutti, sono fortunato ad uscirne
vivo».
«Almeno
c’è Rukawa» notò Maki, ma il
Capitano dello Shohoku se ne uscì con una
risata sarcastica «Rukawa? Quello è anche peggio.
Farà finta di dormire, ma non
si tira certo indietro quando si tratta di fare a pugni. Inutile, sono
circondato da dementi» bofonchiò sconfitto.
Il
giocatore del Kainan cominciò a ridere
«Chissà perché, non credo che in
fondo in fondo ti dispiaccia, Akagi! Vado nell’altra stanza,
buona notte»
salutò poi, ignorando la sua faccia perplessa.
«Sì,
notte…» vece vago, poi si sedette sul letto con un
sospiro.
Quella
sarebbe stata una lunga settimana.
*
L'ala grande o ala
forte (in
inglese power
forward) è uno dei ruoli standard della pallacanestro.
Viene chiamata "4" secondo la
numerazione dei ruoli del basket, o ala grande, in contrapposizione
all'altra ala detta ala piccola.
È
un ruolo molto fisico, simile a
quello del centro,
un ruolo nel quale può capitare
anche di dover giocare se mancano giocatori più alti. L'ala
forte spesso gioca
spalle al canestro in attacco, mentre in difesa si posiziona sul fondo
insieme
proprio al centro.
Generalmente
l'ala forte è uno dei giocatori più alti e
massicci della squadra, anche se non
quanto il centro. A rimbalzo deve essere aggressiva e segnare la
maggior parte
dei punti in post basso.
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Capitolo 3 *** Inizia il torneo! ***
Inizia
il torneo!
Il mattino seguente fu un massacro. Eiko Hisae
ebbe la brillante idea di lasciare l’intero tempio nelle mani
di dodici
estranei, dieci dei quali in preda al dente avvelenato. A quanto
pareva, pochi
avevano dormito e quasi tutti si erano scannati con i compagni di
stanza. Alle
tre del mattino, Akagi aveva dovuto stritolare un paio di ossa a causa
dell’infernale casino che “ quei quattro
psicolabili”, ossia le due scimmie e i
due teppisti, stavano combinando nelle camere; e si erano pure appaiati
con le
stanze!
Dal canto suo, in camera con un angelico Jin e
con accanto Maki, aveva dormito come in paradiso.
«‘giorno» farfugliò Kiyota,
strusciando i piedi
fino alla sedia.
«‘ao» rimbrottò ancora
più sveglio Mitsui, quasi
strisciando verso il tavolo.
«Buongiorno, che diavolo avete combinato
stanotte?» Domandò un energico Fujima, bevendo del
tè.
«Miyagi russa».
«La Scimmia rossa parla nel sonno».
Spiegarono i due, mentre sbadigliavano a pieni
polmoni.
«E gli altri?» Chiese Hanagata, leggendo il
giornale.
«Muoviti!» La voce di Akagi li
raggiunse, seguita dal
tonfo del fondo schiena di Hanamichi che scivolò fino al
salotto.
«Bel colpo di culo, Hana!» Rise Mitsui, ma
l’altro non lo degnò manco di uno sguardo e si
rialzò come un fulmine per
correre al piano di sopra «Razza di Gorilla, adesso ti faccio
fuori!»
«Quante energie di primo mattino…»
«Giorno Sendo, già sveglio?» fece
sorpreso il
Capitano dello Shoyo.
«Già…» mugugnò
lui, buttandosi sulla prima sedia
a caso.
«Dì la verità, temevi che la Volpe ti
facesse
fuori nel sonno?» Ghignò Miyagi, entrato dopo di
lui.
Sendo sorrise «Mah, non credo che riuscirebbe a
starsene sveglio solo per farmi fuori».
«Dov’è la mia Ayakuccia?»
Borbottò preoccupato
Miyagi, sedendosi.
«Ah, si è svegliata molto presto. Andava a
comprare qualcosa» replicò Fujima.
«Qualcosa cosa?»
Fujima scrollò le spalle, ma la porta si aprì
nello stesso momento.
«Buongiorno banda di caproni!» Salutò
allegramente
la manager della squadra, «Vi ho portato la
colazione!»
Un terremoto di piedi e un branco di bufali si
riversò nella stanza.
«Con calma, dementi! Ecco, ho preso un po’ di
tutto, servitevi!»
Tutti presero a guardare Ayako con occhioni
adoranti che fecero venire voglia a Miyagi di menare sberle e, tra
questi,
soprattutto a Kiyota.
«Dovresti passare nella nostra squadra! Con una
colazione così altro che buongiorno!»
«Ehi, demente, sta lontano dalla mia Ayakuccia!»
Avvertì il Playmaker dello Shohoku.
«Prego? A me risulta che siano tutti bei
sogni di un cretino».
«E tu che diavolo ne sai?»
«Ma se lo sa tutta Kanagawa!»
Prima che potessero attirare le ire del Capitano,
Ayako ficcò due paste in bocca ad entrambi e li
scaraventò fuori.
«Devi esserti svegliata molto presto per portarci
la colazione, Ayako» fece gentile Maki, avvicinandosi al
vassoio.
«Ah, non preoccuparti. Eiko è uscita molto presto
per gli allenamenti dello Shiroi, quindi ne ho approfittato per fare un
giro.
E’ una bella città, meno caotica di Tokio, ma con
un grande numero di palestre
nei dintorni».
«Biaciapiselli! Che cavolo hai combinato?»
Hanamichi apparve sulla porta con occhi infuocati e tutti si girarono a
fissarlo.
«Che c’è?»
«Di che diavolo parli, Scimmia Rossa?»
«La stanza è quasi allagata!»
Sbottò di rimando
lui.
Mitsui si girò a guardarlo con indifferenza «Ti
avevo detto di cambiare stanza, peggio per te».
«Razza di pseudo giocatore…»
Cominciò il rosso,
ma Akagi lo afferrò per la collottola «Giocherete
dopo, da bravi... allora, che
programmi ci sono oggi?»
«Bé…» cominciò
Fujima. «La Manifestazione di
apertura è per questo pomeriggio. Abbiamo mezza giornata
libera».
«Che si fa?» Domandò allora Maki.
«Si dovrebbe prenotare la palestra per gli
allenamenti. Di quello possiamo occuparcene noi»
cominciò Fujima, guardando
Ayako.
«D’accordo. E voi che intenzioni avete?»
«Dovremmo cominciare ad allenarci…»
Stava dicendo
a se stesso Akagi. «Ma senza palestra è
impossibile, per ora».
«Andiamo a farci un giro!» Esclamò
Kiyota con un
sorriso demente.
«Al mare!» Fece eco Hanamichi.
«Non è poi una cattiva idea. Potremmo allenarci
in spiaggia» provò a dire Sendo.
I vari cenni di assenso convinsero anche Akagi,
che si guardò intorno «Che fine ha fatto
Jin?»
«Al telefono, mi pare».
«E quell’idiota della Volpe?»
Sbottò allora
Kiyota.
«Starà sbavando sul cuscino»
ghignò allora
Miyagi.
«Vado a svegliarlo!»
Seguirono con lo sguardo un Hanamichi fin troppo
contento, prevedendo il peggio; difatti, due secondi dopo, le urla di
quei due
dementi salirono fino al soffitto.
«Quanto la fai lunga, Volpe!»
«Vaffanculo, idiota!»
«Che personcine delicate…»
Cominciò a sbuffare la
Scimmia del Kainan, poi si bloccò alla vista di Jin.
«Che c’è?»
La guardia del Kainan manteneva il cellulare a
distanza di sicurezza, con la mano appoggiata sull’orecchio
«Ho un pazzo al
telefono…»
«Pronto?
Pronto?»
«Ma questa è la voce di Hikoichi!»
Esclamò Sendo,
prendendo il telefono. «Pronto? Hikoichi?»
«Sendoo! Ciao, come va?» Fece quel mentecatto con
la sua voce stridula, tanto da trapanare la testa a tutti.
«Bene. Stiamo pensando di allenarci al
mare…»
Rispose quello, con l’aria da svampito.
«Ah,
davvero? C’è qualcuno che può prendere
appunti sui giocatori di Chiba?»
Sendo sposto il capo dal telefono e lanciò
un’occhiata Fujima «Ehm, forse…
»
«Bene!
Allor-»
La comunicazione venne interrotta per qualche
istante, poi la voce possente del Capitano lo raggiunse «Sendo…»
«Uozumi! Giorno, come…»
«Passami
Akagi» Lo interruppe Jun Uozumi, minaccioso.
Con una scrollata di spalle da parte di Sendo, il
telefono passò al Capitano dello Shohoku che si
spostò in un’altra stanza per
parlare con “Gorilla-secondo”.
«Lo sai, vero, che il tuo telefono è perduto
ormai? » Ghignarono quei due infami di Mitsui e Miyagi.
Jin sospirò «Ah, beh non era
mio…»
«No?»
Jin scosse la testa ed indicò Kiyota che si
pietrificò,
mentre gli altri attaccarono a sganasciarsi come matte.
Dopo molti minuti di chiamate tra gli psicopatici
del Ryonan, che cercavano disperatamente Sendo e i morti del Kainan che
meno di
così non se ne potevano fregare, si avviarono verso la
spiaggia, affollando un
intero vagone della metropolitana. Mitsui e Hanamichi si fecero spazio
a suon
di spinte e morsi, mentre Miyagi ne approfittò per
appiccicarsi alla sua
Ayakuccia che se ne fregava altamente, tutta presa a svegliare Rukawa
che quasi
le dormiva addosso.
E i numeri non finirono lì, visto che
all’apertura delle porte quasi tutti si catapultarono a mare,
svestendosi
contemporaneamente, e trascinandosi dietro un povero Capitano che
rischiava di
affogare.
Occorse tutta la buona volontà di Maki e Fujima
che, con l’aiuto di Sendo, raggiunsero un accordo: corsa
sulla spiaggia e gara
di nuoto. Inutile dire che questa risoluzione portò al quasi
svenimento della
Volpe che di acqua proprio non ne voleva sentir parlare.
La corsa sulla spiaggia fu piuttosto una maratona
senza frontiere, dove ogni mezzo era lecito per arrivare primo:
Hanamichi
addirittura si allacciò ai pantaloni di Kiyota, che rimase
in mutande davanti
all’intera spiaggia.
«Potrebbero anche fare i seri, una volta
tanto…»
buttò lì Ayako, seduta sulla spiaggia al sicuro,
con registri alla mano.
«Almeno si divertono. Dopotutto oggi inizierà il
torneo e non avranno tanto tempo per respirare»
osservò indulgente Fujima, in
costume da bagno.
«Sta attento, coglione!» Proruppe la decima volta
Mitsui, inciampando nei piedi di quell’imbecille di Miyagi
che tutto faceva
tranne correre, visto com’era intento ad osservare quei due
sull’asciugamano.
«Oh, il tappetto è geloso...»
cantilenò
Hanamichi, raggiungendoli con una smorfia.
«Beh, sono una bella coppia!» Esclamò
l’ex
teppista, prima di ritrovarsi le mutande piene di sabbia.
«Fatevi i cavolacci vostri, accidenti!»
«Andiamo, Ayako non è una delle dementi che
sbavano dietro alla Volpe. Sta lavorando, quindi non si farà
distrarre. E poi,
Fujima mica è un bavoso deficente!» fece
saggiamente Mitsui, visto che
quell’altro sembrava seriamente
incazzato.
«Infatti! Non è un
deficiente…» aggiunse Sendo,
che aveva ascoltato tutto il discorso. «Lui ha la scusa per
avvicinarsi e dato
che non è un deficiente…»
Insinuò con un ghigno, ritrovandosi poi una manciata
di sabbia nei capelli.
Fortuna che l’asso del Ryonan non fosse
un’attaccabrighe, perché Miyagi aveva addosso una
voglia folle di ammazzare
qualcuno.
«Ah, al diavolo!» Sbottò scazzato, per
poi
tornare a correre.
«Se l’è presa sul serio?»
Domandò il rosso a
Mitsui, che si limitò a scuotere la testa.
«Guardate
che non è una gara a chi muore prima» fece
notare Hanagata a Kiyota e Jin che correvano sulla spiaggia, tenendosi
un
fianco.
«Ehi, Mr. Quattrocchi, noi al Kainan
siamo
abituati a peggio!» Replicò pomposamente Kiyota,
per poi sbattere il muso
contro Akagi che si era fermato.
«Ehi, Gorilla. Avvisa prima di fermarti…»
«Sta zitto demente! Ehi, voi!» Urlò il
Capitano,
con una vena pulsante sulla tempia; nessuno, tranne qualche anima pia,
aveva
seguito l’allenamento: Sendo guardava svagato il mare, forse
col desiderio di
mettersi a pescare, Mitsui e Hanamichi continuavano a sfottere Miyagi
che li
prendeva a pedate e Rukawa poi lo avevano perso un’ora prima;
quello
squilibrato si era sdraiato accanto ad Ayako, crollando in stato
catatonico.
«Akagi, così ti saltano le
coronarie…» avvertì
Maki.
«Certo, perché ti sembra possibile una roba del
genere?»
Fujima si alzò urlando un «In acqua!»,
che fece
saltare tutti di gioia.
«Almeno così si rinfrescano i neuroni»
rise il
Capitano del Kainan, assestando una pacca di conforto
all’altro Capitano.
«Sempre che non l’affoghino, la materia
grigia… Rukawa!
Muovi le chiappe, in acqua!»
La volpe strizzò le palpebre, osservando gli
spruzzi d’acqua provocati dai tuffi di quegli imbecilli, e
scosse il capo «Ma
manco morto».
Ok, ora lo affogava nella sabbia! Akagi si mosse
a passo di gigante verso quella divetta della sua squadra e
poggiò le mani su i
fianchi «Allora?»
Rukawa lo fissò, inespressivo «Odio
l’acqua».
«Non sai notare, Rukawuccio?» Cantilenò
Ayako a
suo fianco.
«Non chiamarmi in quel modo!»
«Paura dell’acqua, Kaede?»
Frecciò Sendo,
passando per quelle parti, guarda caso.
Detto fatto, da lì a qualche secondo Rukawa era a
mollo, maledicendosi per aver ascoltato ancora una volta quello
psicotico
sorridente. Per tutta la notte aveva assistito ai suoi sproloqui
insulsi e ora
oltre al danno, anche la beffa.
«Gara?» Fece semplicemente Sendo, per poi partire
a razzo, fendendo l‘acqua con veloci bracciate.
D’accordo, doveva vincere, o
perlomeno sfruttare la cosa per annegarlo, pensò la Volpe e
partì
all’inseguimento.
Nonostante non amasse l’acqua, era un abile
nuotatore e il suo peso lo rendeva più veloce di Sendo, che
cominciava ad
arrancare.
«Forse è il gel che ti rende pesanti i
capelli…»
bofonchiò la Volpe, quando si trovò spalla a
spalla con il nemico di sempre e
Sendo sorrise «Era quasi una battuta, sai? Sto vincendo io».
«Hn» grugnì l’altro e lo
superò, vincendo la loro
gara personale.
Un’ora
e mezza dopo, erano tutti spalmati sulla
sabbia, stanchi e affaticati. La gara di
“pallanuoto” improvvisata era stata
grandiosa: le due squadre erano capitanate da Sendo e Maki che avevano
dovuto
scegliere i propri compagni; tra i sogghigni generali, Sendo aveva
scelto
proprio Rukawa, giusto per fargli girare le palle ancora un
po’, mentre alla
fine aveva dovuto sorbirsi anche la Scimmia Rossa. Maki invece, anima
pia lui,
aveva preso come al solito Kiyota, che tanto era stato espulso alla
prima
occasione. Ora giacevano tutti moribondi sulla spiaggia.
«Dannata acqua, certo che è difficile giocarci
dentro!» Sbottò Mitsui, con il fiatone.
«Sei tu che non hai fiato, vecchio scorfano»
ribatté molto dolcemente Miyagi.
«Ragazzi, sete?» Domandò Ayako, con una
cesta di
bottigliette.
«Grazie Aya».
«Grazie, Ayakuccia! » Esclamò Miyagi,
stucchevole
come il miele.
«Ayako, ho stilato la lista del torneo!» La
richiamò
Fujima e Miyagi sospirò «Che palle quel
tipo».
L’ex teppista rise «Non mi dire che, sul serio,
ti preoccupa Fujima!»
Miyagi abbassò il capo verso la bottiglia, serio
tutto in un colpo «No, in effetti mi preoccupano,
più o meno, tutti».
Mitsui guardò il mare «Ayako non è
così scema da
farsi appallare da un bel faccino. Altrimenti il primo della lista
sarebbe
stato Rukawa».
«In effetti, non si fa appallare da nessuno»
rispose Miyagi, con accento triste.
L’altro sorrise e cinse un braccio intorno alla
testa del Playmaker «Idiota. Ayako semplicemente non se ne
accorge… e poi ci
sono io, no?»
«Maledetto
idiota…» brontolò Rukawa, tenendosi la
testa.
«Sei tu il cretino che non guarda dove va!»
Sbottò di rimando Hanamichi, tenendosi il polso.
Solo due dementi formato gigante come loro
potevano scontrarsi in una distesa grande come, tanto per fare un
esempio,
l’Oceano!
«Voi siete due… ormai ho finito gli insulti per
voi… » stava gufando Akagi sulle loro teste.
«Gorilla, stai sfracellando i coglioni, la molli?»
«Non che non la pianto, razza di imbecille!
Potevate essere fuori uso prima dell’inizio della
Manifestazione! Ora,
chissenefrega se ti viene un accidente, ma Rukawa fa parte dei
titolari!»
A quelle parole, Hanamichi si alzò di scatto,
gettando casualmente la sabbia in testa alla Volpe.
«Me che vi massacriate voi e la Volpe qui!» E si
allontanò, borbottando come un ossesso, mentre Akagi faceva
per seguirlo «Magari
si suicida…»
«Acqua, Volpe affogata?» Ghignò Ayako e
Rukawa
fece una smorfia, sentendo perforargli la testa da spilli.
«Che divertente…»
«Andiamo che hai la testa dura!»
«Se vuoi ti faccio una fasciatura io…»
cinguettò
Sendo, alle spalle di Ayako.
«Vedo che voi due andate sempre più
d’accordo…» commentò
felicemente la manager, alla faccia dell’ espressione da
avvelenamento dell’Ala
dello Shohoku.
«Un amore» rispose l’ infame maledetto
che Rukawa
trucidò con lo sguardo.
«Credi
davvero che quegli sguardi servano a
qualcosa?» Domandò poi Sendo, quando Ayako si
allontanò. Non ebbe risposta,
così sbuffò «Sei irritante».
Rukawa lo fissò «E tu esasperante».
«Suppongo sia un passo avanti…» rise
Sendo, poi
guardò il mare «Peccato non vivere al
mare!» Esclamò, spalmandosi sulla sabbia.
L’altro lo fissò di sbieco «Non mi
piace, il
mare».
«Allora non lo capisci. Lo vedi come qualcosa di
misterioso, semplicemente troppo da contenere.
Invece è qualcosa di vivo.
Sempre in movimento, in subbuglio, anche quando sembra
sereno».
Rukawa si limitò a non rispondere, guardando il
mare.
«Dovresti essere meno controllato, ne gioveresti».
Il giocatore dello Shohoku alzò lo sguardo,
giusto in tempo per guardare Sendo allontanarsi verso Hanagata e Akagi.
Sì,
ancora quella sensazione… lui non odiava
Sendo. Invidia, forse era la parola giusta.
«Volpe, basket?» Lo richiamò il re delle
espulsioni, e Rukawa si alzò con un sospiro.
«Bien, niente arbitro!» Esclamò
sogghignante,
mentre Mitsui e Miyagi si scambiavano un’occhiata.
«Vuoi farti male, demente?»
«Non hai paura che possiamo romperti qualcosa?»
«Aha, cos’è frignate?» E
giù a ridere come un
indemoniato.
«Io non ci sto in squadra con lui»
borbottò
Rukawa.
«Ma chi ti vuole!»
«Ma infatti se lo tiene Miyagi quest’ invasato,
io e te giochiamo insieme, Volpe» Lo interruppe Mitsui.
Così
la partita cominciò. Senza arbitro era
praticamente una guerra e, a metà tempo, la palla era stata
quasi dimenticata
in favore della lotta libera; Hanamichi usava il placcaggio come scusa
per
buttare a terra “il fuscellino” Rukawa, mentre
Mitsui alzava di peso il povero
Miyagi. In quel macello, Sendo e Hanagata sghignazzavano come folli e
Akagi
fingeva di non vedere nulla per proteggere la sua salute mentale. Nel
frattempo
i due manager sembravano immersi nel fitto di una cospirazione insieme
a Maki,
mentre Kiyota e Jin non si vedevano da nessuna parte.
La Guardia del Kainan conosceva molto bene Kiyota
e l’oscurità della sua espressione, nei momenti
“seri”, era inconfondibile;
finalmente se lo ritrovò al bar, solo, ma quando aveva
tentato ti porgli
qualche domanda, quello era scattato come una molla e si era
allontanato con le
mani affondate nel costume e un diavolo per capello.
Akagi fece levare le tende solo alle quattro
passate e solo dopo che la squadra Mitsui-Rukawa ebbe rotto il grugno a
quella
dei due psicotici. Per carità, Miyagi era pure bravo, ma le
stronzate di
Hanamichi valevano per due, mentre quegli altri si erano trovati
relativamente
bene col patto “tu non fracassi i coglioni a me, e
io non li frantumo a te”.
Il viaggio di ritorno verso il Tempio fu
piuttosto tranquillo, tranne per il fatto che Hanamichi, perso il
compagno di
giochi, aveva deciso di sfogare la follia su Rukawa che ormai, tra lui
e Sendo,
ne aveva le palle piene. A metà strada era quasi giunto alla
conclusione di
supplicare Nobuscimmia di riprendersi il suo maniaco preferito ma Ayako
gli
andò in aiuto come una manna dal cielo:
«Al Tempio sbrigatevi a fare le docce, che
dobbiamo filare alla Manifestazione di apertura. Mi raccomando tutti in
tuta».
«Quale tuta?» La interruppe Jin.
La manager in tutta risposta ghignò in modo
terrificante «Lo vedrete».
Giunti
al Tempio, il silenzio fu quasi
opprimente. Fujima aveva trovato il biglietto di Eiko che li avvisava
di far
presto e di aver lasciato l’abitazione a loro disposizione e,
anche se non si
fidava completamente di lei, gliene fu grato: a parte che quei dementi
avrebbero litigato in ogni occasione e per qualsiasi motivo, anche
inventato se
necessario, le docce erano poche e l’acqua calda anche,
quindi era una
fortuna non avere nessun altro in casa.
La battaglia su chi dovesse usare per primo le
docce, fu serrata: il bagno al piano inferiore vide come vincitore
incontrastato Maki che, semplicemente, sgattaiolò dentro e
si chiuse la porta
con le chiavi; Akagi occupò l’altro bagno menando
fendenti e cazzotti in testa,
mentre Sendo, fasullo come Giuda, occupò l’ultimo
con la scusa di un certo affare
urgente da risolvere. Così tutti gli altri
aspettarono a braccia
incrociate, con la testa che fumava dall’ esasperazione;
c’era chi aveva deciso
di assestare qualche calcio, giusto per passare il tempo, chi invece
decise di
oziare e, incredibile ma vero, non si trattava di Rukawa. Anzi, si
ritrovò la Scimmia a rovinargli
addosso e quasi lo spalmò sul pavimento .
«Imbecille, se la notte non dormi per colpa di
quell’altro demente lì, non venire a menartela con
me!»
Diciotto parole. Troppe per la Volpe.
«Sei senza umanità, tu»
borbottò Kiyota,
girandosi speranzoso verso l’altro vicino, cioè
Mitsui.
«Non fartelo passare manco per l’anticamera del
cervello» avvertì il Teppista.
«Ma che stracciamento di palle».
«A chi serve il bagno?» Cantilenò Sendo,
con
asciugamano arrotolato ai fianchi e uno in testa.
«Sembri mia madre» ghignò Miyagi.
Sendo sorrise «Tua madre è figa?»
Bisognava ammettere che, quando ci si metteva,
sapeva essere discretamente divertente,
pensò Hanamichi mentre gli altri
lo sfottevano per l’asciugamano tra i capelli.
«Sendo, stai gocciolando» se ne uscì
Akagi,
scendendo dal piano di sopra vestito per loro fortuna.
«Sì, sì me ne vado» fece
quello, andando al piano
di sopra mezzo nudo e scalzo, neanche fosse a casa sua.
Tempo un secondo e si alzarono tutti
contemporaneamente, stritolandosi all’entrata del bagno.
«Vado io!»
«Ma sfracellati!»
Sbottarono all’unisono Miyagi e Mitsui.
«Imbecilli… » borbottò Akagi,
mentre Rukawa lo
superava. «Il bagno di sopra è libero»
gli fece con un sospiro.
«Hn».
Aveva fatto in tempo a entrare in bagno,
svestirsi e aprire il getto in tutta calma, che di sotto ancora si
sentivano le
grida dei due mentecatti e le botte di Akagi. Sospirò per
poi infilarsi nella
doccia: Cominciava ad detestarlo, quel dannato ritiro.
Intanto, qualche stanza più in là, Kiyota era
alle prese con due problemi: quel dannato maglione che non si infilava
e quel
dannato Jin che gli spaccava i cosiddetti.
«Kiyota…»
«Non rompere, Jin».
Quella solfa l’aveva ascoltata per un’ora,
durante tutto il tragitto verso il Tempio. La guardia sbarrò
la strada al
compagno di squadra «Andiamo, cosa’hai?»
Fece, accondiscendente.
«Nessun problema» tagliò corto la
Scimmia,
incrociando le braccia.
«Se avessi un problema, me lo diresti vero?» Gli
domandò Jin, scrutandolo.
«Ma porca miseria, non mi serve una balia! Se
avrò un problema te lo dirò!»
Sendo si bloccò accanto alla porta, ascoltando
per caso il discorso dei due giocatori e, contemporaneamente, Rukawa
uscì dalla
doccia e lo fissò. Quello alzò un indice davanti
alla bocca, per fare segno di
silenzio e si affacciò:
«Va tutto bene?»
Jin si girò con un sorriso «Nulla Sendo, tutto
bene».
«Niente che ti interessi, Spaventapasseri.
Sloggia!»
Sbottò l’altro.
Il Playmaker del Ryonan ammiccò a entrambi, poi
sorrise «Ma certo!» E si allontanò
canticchiando.
«Ma non è che quello ha capito una cosa per
un’altra?» Borbottò Kiyota.
«E cioè?»
L’Ala del Kainan lanciò un’occhiata
perplessa
all’amico: ci era o ci faceva?
«Lascia perdere» mugugnò, poi, dopo
nuove
imprecazioni e altre rassicurazioni, riuscì a cacciarlo
dalla stanza.
Jin si ritrovò la porta sbattuta sul naso e
sospirò «Ma quanto è
cocciuto…»
«Che combinate tu e quell’altro guaio?»
Domandò
Maki, notando l’espressione preoccupata di Jin.
«Ah, Maki. Mah, cerco di estorcere una qualche
verità al nostro Nobunaga».
Il Capitano del Kainan rise «Ecco, visto che ci
sei, fatti dire anche dove a messo le palle da basket che mi ha
fregato».
«State zitti, dannati!»
«Bene, ora che siete tutti strigliati a dovere,
vi mostro una cosa!» Fece entusiastica Ayako, colpendo uno
scatolone che aveva
affianco, con tutti riuniti nel salone principale.
Sendo la guardò «Qualche diavoleria, Ayako?
»
«Ta-daan!» Esclamò lei, tirando fuori
una maglia
nera, con strisce sui fianchi blu e rosse. Il nome Kanagawa e
il numero,
erano trascritti in bianco.
«Wow!» Fece il giocatore del Ryonan, mentre gli
altri smidollati già fremevano per averne una.
«Vi piace?» Domandò la manager,
ghignando.
«Non male, riunisce un po’ tutti i colori delle
squadre» commentò Fujima.
Gran parte di loro tossì: tutti avevano
saggiamente evitato l’argomento “colore verde-Shoyo
assente”. O almeno, tutti
tranne uno:
«Ehi, Ayakuccia… » cominciò
Hanamichi, avvicinandosi
al suo orecchio «Niente verde rammollito eh?» Le
sussurrò piano ad un orecchio.
«Deficiente è stato proprio Fujima a non volere
il colore nella maglia, io volevo mettercelo»
sbottò lei, e molti si girarono
verso il Capitano dello Shoyo.
«Anche voi fate parte della squadra, Fujima… anzi,
tu sei l’allenatore e Toru è la prima
riserva» cominciò Sendo.
«Infatti, alla fine siete più utili di questi
qui»
aggiunse Akagi, indicando i suoi compagni di squadra che per poco non
gli
azzannarono una mano.
Fujima accennò un sorriso, poi scosse la testa
«No,
non era in questo modo che lo Shoyo doveva rientrare tra i Best.
Mettere quel
colore solo perché vi faccio da pseudo allenatore
è una cretinata.
A quelle parole tutti si zittirono, mentre il Playmaker
annunciava allegramente «Bene, vado a lavarmi io!»
Akagi e Maki si scambiarono un’occhiata: Kenji
Fujima era un giocatore molto, molto orgoglioso; aveva ricevuto il
premio di
migliore giocatore dell’anno – MVP - per tre anni
di fila. Alle medie era il
più grande giocatore d Kanagawa, superando persino Maki.
Poi, allo Shoyo, gli
fu quasi implorato di partecipare come playmaker e nel giro di pochi
mesi
divenne Capitano; il ruolo di allenatore gli fu concesso niente meno
che dalla
federazione sportiva. Era probabilmente il secondo Playmaker di
Kanagawa e solo
Maki era alla sua altezza; ma i fatti parlavano chiaro: Sendo sapeva
giocare in
più ruoli, grazie all’altezza poteva ricoprire
anche la funzione di Ala e per
giunta era solo del secondo anno, quindi poteva ancora migliorare.
Maki, pur
essendo del terzo, si era dimostrato il Playmaker più forte
di Kanagawa per ben
tre anni di seguito e aveva condotto la sua squadra e tre vittorie
consecutive.
Erano numeri troppo esorbitanti per passare inosservati, ma non doveva
essere
facile per uno come lui.
Nessuno, però, si era reso conto che Fujima non
era l’unico che soffriva l’esclusione dai Best; ad
un passo dal torneo, ci si
rendeva conto di come realmente stessero le cose. Con quel ritiro,
giocatori
come Rukawa, una semplice matricola, o come Jin, perfetto come Guardia
ma
scarso in tutto il resto, erano stati riconosciuti come i migliori. E
se
persone come Hanamichi, che aveva una propria distorta maniera di
vedere il
basket, ci passavano sopra, vedendo quell’esclusione come una
sfida a fare di
più, a migliorarsi; chi aveva buttato anni nel cesso per
delle stronzate,
cominciava ad odiare se stesso. Mitsui guardò Fujima
allontanarsi verso il
bagno e un potente istinto gli fece portare la mano verso il ginocchio:
quello
era l’emblema del suo fallimento e della sua idiozia. A
quell’ora, se fosse
stato più intelligente, sarebbe stato uno dei giocatori
più grandi di Kanagawa.
Sospirò profondamente, poi si ritrovò gli occhi
di Miyagi incollati ai suoi «Che
vuoi?»
«Piantala Mitsui. Quello è un capitolo chiuso.
Ora siamo qui per aiutare loro, al ritorno ricominceremo ad allenarci e
recupereremo» gli fece l’altro, leggendogli nella
mente come ogni volta.
La Guardia digrignò i denti «Già,
certo» bofonchiò,
per poi uscire a prendere una boccata d’aria.
«C’è troppo nervosismo»
pensò tra sé Sendo. «Dobbiamo
andare, Capitano» fece poi ad Akagi, alzandosi.
«Sì, infilatevi un attimo le maglie e andiamo.
Voi idioti, avete le vostre come riserve» annunciò
ad Hanamichi, Kiyota e gli
altri.
«Non la voglio la vostra stupida maglia»
ribatté
Mitsui dall’esterno, sul piede di guerra.
«Ehi! Io ho il dieci! Lo rivoglio!»
Sbottò
scazzato Hanamichi e Akagi roteò gli occhi come a invocare
la Santa Pazienza «Idiota,
Maki ha il dieci. Tu e Kiyota dovrete accontentarvi di un altro
numero».
«Ma neanche per sogno! Scimmia, tu non dici
niente?» S’infervorò il rosso, con occhi
di fuoco.
«Scusate…» Fece la voce gioviale di
Fujima. «Io prendo
il numero otto, grazie» e s’ infilò la
maglia, alla faccia sconvolta di
quegl’altri imbecilli.
«Che c’è?» Domandò,
guardando la faccia di
Mitsui.
Quello buttò a terrà la sigaretta che stava
fumando «Perché cazzo accetti di metterti la
maglia!»
Akagi lo guardò: non credeva avessero dei
problemi gli altri, ma forse non aveva tenuto in conto lo
sproporzionato ego
malato dei suoi compagni.
«Perché ho promesso di portare la squadra alla
vittoria. Non è colpa di altri se io non sono riuscito a
raggiungere il livello
per i Best, quindi non cercherò di scaricarmi la
coscienza» rispose severamente.
Di certo, la sconfitta nelle eliminatorie gli
bruciava ancora, ma Fujima non era poi il tipo da stare a rimuginare.
I quattro titolari repressero a stento un sorriso:
c’era da aspettarselo da uno come lui.
Mitsui lo fissò, senza parlare, poi sbuffò
«D’accordo,
andiamo a tifare questi bastardi!»
Una mandria di sedie si mosse con una confusione
spacca timpani.
Il
palazzetto dove si sarebbe tenuta la
Manifestazione era uno dei più grandi mai visti. La
confusione all’ingresso era
pazzesca e loro entrarono con migliaia di occhi incollati addosso.
«Wow!» Sussurrò Kiyota col naso
all’insù: il
soffitto era curvo e molto, molto alto. Il palasport era stato messo su
per le
gare più importanti e per ospitare migliaia di persone:
togliendo le fila per
il pubblico, avrebbero potuto metterci comodamente quattro campetti di
basket
per allenamento.
«Forse è ancora presto…»
borbottò Hanamichi,
guardandosi intorno. Branchi di giornalisti e cameraman ciarlavano tra
loro e i
rappresentanti della federazione erano lontani dal tavolo principale.
Osservando
qua e là, si notavano molti giocatori delle altre squadre
escluse dal torneo di
beneficenza e Sendo quasi tirò un colpo, riconoscendo
Hikoichi con la sorella
giornalista.
«Sendooooo!» Esclamò quello psicotico,
facendo
girare mezzo palazzetto.
«C-ciao Hikoichi…» balbettò
il Playmaker del Ryonan,
sconvolto, mentre il piccolo Aida gli si incollava alle gambe.
«Ci mancavi tu, guarda…»
grugnì Kiyota, ma il
ragazzo non lo degnò di uno sguardo.
«Sakuragi!»
«Ohoh, bravo vieni dai geni come me!» Il rosso
cominciò a ridere, in completo brodo di giuggiole,
così gli altri
approfittarono per sgattaiolare via.
«Salve, ragazzi!» Salutò Yayoi Aida, con
macchina
fotografica alla mano.
«Ciao Yayoi, lo sapevo che saresti venuta!» Fece
Ayako.
«Non potevo mancare tra i Best of Kanagawa!»
Esclamò, ghignando.
Il loro blaterare fece scomporre il gruppo e
ognuno se ne andò per i cavoli suoi. Akagi andava alla
ricerca di alcuni
conoscenti, mentre i soliti cercavano semplicemente del cibo!
«Dannazione, avranno intenzione di farci morire
di fame?» Grugnì Mitsui, con lo stomaco che
borbottava più di lui. Mentre
cercava qualche dannatissimo chiostro, si scontro con un Jin distratto.
«Jin, ma dove cavolo guardi?»
«Ah? Oh, scusa Mitsui. Guarda là» fece
la Guardia,
indicandogli un gruppo di ragazzi praticamente spaparanzati sul
pavimento come
barboni.
In piedi c’era il conoscente di Akagi,
quell’Isao, che parlava con un compagno dai capelli rosso
scuro e alto quanto
Fujima. La maglia nera indicava il nome di Kaoru Hiroya.
«Ma non mi dire…» ghignò
Mitsui: quello era la
guardia dell’Ichihara, il “tiratore
scelto” di Chiba. «E’
basso…» notò poi.
«Non mi sembra che sia mai stato un problema…
anche
Miyagi e Fujima lo sono».
«Giusto. Ci sta fissando o sbaglio?»
Borbottò
ancora Mitsui.
Infatti il giocatore li stava effettivamente
guardando, ma senza boria; anzi, più che altro si stava
slogando un polso a
furia di salutare.
«Certo che quelli dell’Ichihara sono tutti troppo
amichevoli…» bofonchiò, ma Jin sorrise
«Forse voi siete troppo abituati i
teppisti che frequentate… E poi, è anche per
quello che non hanno molti rivali,
anche se sono primi».
«Già, a differenza vostra eh?»
Frecciò Mitsui.
L’altro non fece una piega «E voi, che picchiate
qualcuno una partita sì e l’altra pure?»
«D’accordo, mi sto zitto che è
meglio».
Tutti
gli altri componenti della squadra - a cui
mancavano all’appello i soliti dementi, tipo Mitsui, Rukawa,
Sendo, Hanamichi e
Kiyota -, notarono tra la folla lo Shiroi di Eiko.
«Ah eccovi. Stavamo per darvi dispersi»
ghignò
l’allenatrice. «Allora tutti carichi?»
«Visto che si rompono il muso da due giorni a
questa parte direi di sì» mugugnò Ayako.
«Per ora abbiamo perso tre titolari…»
fece notare
Akagi, guardandosi intorno e notando l’assenza di quei tre
mentecatti di Jin,
Rukawa e Sendo.
«Torneranno all’ovile, quando litigheranno con
qualcuno» liquidò Ayako, muovendosi in avanti.
«Mah, succede sempre. Io ho perso quel demente di
Kiyuwa e il Capitano, tanto per cambiare».
Le due manager sospirarono all’unisono, del tutto
sconfitte dall’idiozia dei loro compagni.
Sendo intanto, in barba a tutti, era riuscito a
trovare un chiostro e ora se ne stava beatamente a sfamarsi, mentre
Mitsui
continuava a bestemmiare in giro per la voragine allo stomaco.
«Grazie» fece gaiamente, afferrando gli Onigiri
di tonno.
«Akira Sendo!» Chiamò una voce alle sue
spalle e
il ragazzo sorrise bonario, come suo solito «Akira
Miasami» replicò copiando il
suo tono solenne.
Akira inarcò un sopracciglio e allungò una mano
che Sendo strinse «Ho visto la tua intervista in
televisione».
«Già, sanno essere molto insistenti»
commentò
quello, guardandosi intorno.
Sendo annuì educatamente. Peccato che non fosse
per niente convinto delle sue parole, che gli erano sembrate fasulle
quanto
fintamente modeste. E di lui aveva sentito abbastanza per non credergli
affatto.
«Tu sei stato bravo a non far trapelare quello
che pensavi» frecciò, infatti, il giocatore del
Ryonan.
«Sono cose che penso realmente» replicò
l’altro,
vagamente sdegnato.
Sendo lo scrutò in silenzio, poi scrollò il capo
con un sospirò «Quindi ti crederesti inferiore di
me?»
Miasami ebbe uno scatto e strinse i pugni «Ci
vediamo in campo, Sendo».
«Contaci» Rispose lui, indifferente. «Ah,
si sono
raffreddati gli Onigiri!» Esclamò, poi una voce
autoritaria risuono per la palestra.
«Buonasera a tutti! E soprattutto ai nostri
ospiti di Kanagawa che, come ogni volta, hanno deciso di partecipare a
questa
splendida Manifestazione in onore del nostro presidente Anzo Koyushu.
La
Cerimonia inizierà tra qualche minuto, prego ogni squadra di
ordinarsi secondo
le proprie assegnazioni. Grazie».
Ci fu un trambusto di spostamenti e urla varie,
ma alla fine le quattro squadre partecipanti e i numerosi spettatori
erano al
proprio posto. Il Kanagawa si trovava in fila, con Fujima nelle vesti
di
allenatore effettivo e Ayako in primis. Per non farsi fracassare i
timpani,
Fujima aveva acconsentito anche ai rompiballe dei loro compagni di
mettersi in
fila come riserve, cosicché le fila della loro squadra erano
belle piene.
Accanto a loro, nella fila centrale, c’era
l’Ichihara in nero e rosso; l’allenatore, Koichi
“il demone” Kendo, e il Caposquadra
amico di Akagi avanti a tutti. Rukawa, tra Maki e Sendo, si
girò verso la
squadra nero-rossa e si ritrovò di fronte un tipo strano;
osservò la sua maglia
e con un sussulto lesse il nome Haranobu Aki, numero 13.
Così, quello era lo Youkai dell’Ichihara.
Rukawa si girò, intercettò lo sguardo di Sendo e,
con un movimento del capo,
gli indicò il ragazzo di fronte a sé. Sendo
sorrise e si accostò a Rukawa,
sussurrando «A quanto pare, Ryota si è fatto
soffiare il primato dell’altezza».
Infatti, Aki era basso quanto il playmaker dello
Shohoku, ma più magro e sottile. I capelli erano scuri e
lunghi e il viso quasi
infantile; sembrava un ragazzino delle medie.
A quanto pare anche lui parlava poco, perché
mentre i compagni approfittavano del silenzio per blaterare cretinate,
quello
se ne stava con le mani in tasca, perso nei suoi pensieri. Il
presidente della
Manifestazione, Hattori Yudo, ricominciò a parlare e la
tensione crebbe alle
stelle.
«E dopo cinque anni, la Celebrazione Koyushu
riprende vita… Quest’anno avviene a Chiba e
Kanagawa a portato i suoi giocatori
migliori. L’allenatore Anzai di Kanagawa ha designato Kenji
Fujima come
sostituto a causa della sua impossibilità i partecipare agli
incontri…»
«Questa mi è nuova!» Sbottò
Hanamichi, ma Kiyota
gli pestò un piede «Deficiente, è una
scusa! Manco questo capisci…»
«Oahhh! L’avevo capito, certo,
Nobuscimmia!»
Esclamò a braccia incrociate il rosso.
«State zitti là dietro!»
Sussurrò Akagi, davanti
a tutti gli altri.
«Eiko Hisae, Koichi Kendo e Kito Katamura sono
stati designati come allenatori rispettivamente dello Shiroi,
dell’Ichihara e
del Narashino».
«Ma sentili questi imbecilli di parte!»
Esclamò
Mitsui, mentre il palazzetto sembrava tremare agli applausi del
pubblico di
Chiba.
«Il Torneo…» continuò ancora
il presidente. «Si
svolgerà, come ogni anno, in modo inconsueto, ben lontano
dallo schema diretto
dei tornei tradizionali. Lo scopo era permettere una sfida equilibrata,
dove
tutte le squadre potessero sfidarsi e incontrarsi sul campo di gioco.
Il
calendario prevederà le prime due gare, il giorno sette e
l’otto Luglio, tra lo
Shiroi e L’Ichihara».
A quell’annunciò, ci fu un boato di fischi e
applausi sparsi e i giocatori di Kanagawa poterono quasi sentire le
scosse che
si mossero tra Isao Katsumi e Heiji Hisae. Era una rivalità
continua, come lo
era stata tra lo Shoyo e il Kainan; l’Ichihara soffiava il
titolo allo Shiroi
da sei anni a questa parte.
«La seconda partita vedrà gli ospiti del Kanagawa
scontrarsi con il Nara di Katamura».
Sendo si girò verso la terza fila in blu del
Nara, incontrando lo sguardo di Miasami. Gli sorrise, salutandolo con
la mano:
quella era una sfida bella e buona e aveva tutta l’intenzione
di vincerla.
«Ehi» lo chiamò Rukawa, senza girarsi.
«Cosa, Kaede?» Domandò il Playmaker del
Ryonan,
fissandogli le spalle.
«L’unico che deve batterti qui, sono io».
Sendo sorrise «Lo terrò a mente».
Il terzo giorno sarebbe stato di pausa, mentre
quello dopo avrebbero incontrato i loro coinquilini e la preoccupante
Eiko
Hisae.
Poi sarebbero stati spettatori per ben due
partite e avrebbero giocato direttamente l’ultimo giorno.
Come calendario dei
giochi non era perfetto e le partite per squadra erano solo tre, ma non
era
quello il punto della situazione.
Erano le nuove sfide, i nuovi rivali, la
possibilità di giocare con i nemici di sempre. Ritrovare un
Sendo e un Rukawa
nella stessa barricata, un Maki allenato da Fujima, un Akagi capitano
dell’
intera Kanagawa… sarebbe
stato un torneo
grandioso, su questo non avevano dubbi. Peccato che le sorprese
sarebbero state
molto più grandi di quello che si aspettavano.
N/A
Rieccomi. Questo capitolo forse non è perfetto, ma ho voluto
sacrificare un po’
l’aspetto comico, per dare anche uno spessore psicologico ai
personaggi. Si
cominciano a intravedere i primi problemi e di certo non gli ultimi.
Spero che,
andando avanti, anche i miei giocatori piacciano quanto quelli di
Inoue, anche se,
lo so, è impossibile superarli. Ora vorrei fare qualche
precisazione, quindi
abbiate pazienza.
I capitoli da ora in poi, saranno molto più lunghi,
perché ci saranno anche le
descrizioni delle partite. Questa è la prima fan fiction su
Slam Dunk non
introspettiva, quindi spero di riuscire a rendere le partite poco
noiose e
sempre interessanti. Ho notato che amate molto lo shonen-ai, e ammetto
che
alcune dannate del sito mi hanno trasmesso questa passione. Questa
fiction è
nata senza alcuna pretesa shonen, ma mi sono lasciata contagiare e ho
inserito
delle illusioni che avete trovato tutti. XD
Però, volevo sottolineare che questa fiction è
sportiva, quindi, allusioni a
parte, non ci saranno scene shonen ai vere e proprie, giusto
perché,
conoscendomi, si andrebbe troppo lontano alle liee guida del grande
Inoue,
rendendo la storia troppo romantica.
Ovviamente, ora ci sono i
ringraziamenti! Che dire, ragazzi tra poco le recensioni saranno
più lunghe dei
capitoli! Comincio ad adorarvi ed è un guai per voi,
sappiatelo.
Lucilla_
Bella: Bé, wow che
recensione! Sono contenta che ti piacciano tutti i personaggi e spero
che ti
piaceranno anche i nuovi! La tizia allenatrice si chiama Eiko. XD
Hai giocato a basket? Wow, stupenderrimo! Io volevo, ma mi sono resa
conto che
ormai ero grandicella per iniziare e il canestro non riuscivo a
beccarlo manco
da due passi. I nuovi capitoli saranno un miscuglio tra
demenzialità, partite e
introspezione, spero di riuscire ad amalgamarli e quindi di riceve
altri
possibili complimenti. ;P
Aka_z: Altra recensione chilometrica,
potrei iniziare a vantarmi ohohoh! XD
Come vedi lo shonen ai è ben camuffato, ma un pochino
c’è. Però mettere
l’avviso significherebbe doverlo rendere tropo evidente e
rompere così la
situazione che si è creata. Jin… bé
devo ammettere che come personaggio non mi
dice granché, ma visto che l’ho inserito,
cercherò di migliorare la sua
situazione da desolato. La storia del sorseggiare l’acqua era
fatta apposta: io
vi vedo e osservo tutto, quindi state attente! XD
20jp90: Ah, quindi non sono io, l’
impedita
con i nick? Mi fa piacere! Sì, in effetti Sendo è
un personaggio irritante (io
di carattere assomiglio a Rukawa), però secondo me si
compensano a vicenda. Più
in là, si vedrà l’aiuto che uno da
all’altro e viceversa.
Trilla: Grazie mille! ^^ Sono contenta che ti
sia piaciuta e Rukawa non considerarlo tanto
“povero”. XD
Scorpyon: Ti dirò, anche a me dispiaceva
non
inserirli, però quando ho visto che i Best of Kanagawa erano
quei cinque, ho
pensato che dovevo correre ai ripari. Mettere Akagi e Rukawa, senza
Mitsui,
Hana e Miyagi e come fare una storia incompleta, secondo me. In
più non potevo
non mettere Fujima, che è uno dei miei preferiti. Quindi li
ho messi tutti in
trasferta. E poi, come si vede già in questo capitolo, le
“ Riserve ” avranno
comunque un ruolo fondamentale. Grazi mille per i complimenti e spero
continuerai a seguire! ^^
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Capitolo 4 *** Il gioco dell'Angelo. ***
Il
Gioco dell’angelo
Quello
sì che era divertente, pensò Akagi guardando due
idioti spalmati sul letto in
stato vegetativo.
«Dovrei
farvi alzare lo stesso, così imparereste»
mugugnò, mentre Miyagi si lamentava
per i dolori alla testa.
«Dannato
Gorilla, sei senza pietà» sbottò
Mitsui, rantolando sul letto, ma il
Capitano digrignò i denti «Chi vi ha detto di
svuotare tutto il locale! Avete
bevuto come spugne!»
La
sera prima, tanto per inaugurare l’inizio dei giochi, avevano
passato il tempo
in un locale, bevendo birre e mangiando. Peccato che poi la cosa era
degenerata
nel solito macello; ora metà di loro era in condizioni
pietose.
Miyagi
si tenne la fronte «Il tuo vocione mi rimbomba in testa,
smettilaa!»
Cominciò a lagnarsi, mentre quello sbuffava.
Fujima,
appoggiato allo stipite della porta, pensò che probabilmente
erano
stati maltrattati abbastanza.
Si
chiese per un attimo perché doveva sempre andare in giro a
raccattare le loro
povere vite, poi sospirò «Secondo me, hanno
già capito che sono stati due
stronzi» provò e Akagi scrollò il capo,
alzandosi «Ah, al diavolo! Cazzi vostri
se ora siete confinati nel Tempio!» Sbottò, prima
di andarsene sbattendo la
porta così forte da farla quasi uscire dai cardini.
«Che
cretini…» borbottò per tutto il tempo,
fino a fermarsi davanti alla stanza
di un altro imbecille: la Scimmia rossa stava abbarbicata sul letto di
Kiyota,
con un’espressione da vomito.
«Sembri
drogato».
«Grazie,
Gori, mi fai sentire meglio» grugnì quello.
«Eppure
credevo che con compagni come Mito e quegli altri lì,
saresti stato a
prova di bomba».
«Nah,
tutte finte. Quello si spompa con mezza birra» intervenne
Kiyota,
peraltro non interpellato, dietro al Capitano.
«Nobuscimmia!
Aspetta che mi alzo…»
Per
alzarsi ci riuscì, il difficile era resistere senza correre
in bagno ogni tre
secondi. Infatti ricadde con uno schianto, tenendosi la testa a due
mani.
«Wahah!
I grandi teppisti dello Shohoku e guardali come sono
ridotti!» Lo prese
in giro Kiyota, spanciandosi al punto di crollare muso a terra.
«Demente,
guarda che ti sentiamo!» Sbottarono in coro quel due
deficienti
dell’altra stanza.
«Sì,
sì, me ne vado… Akagi quando
c’è la partita?»
«Alle
undici. Vi voglio tutti al palazzetto, chiaro?»
Ringhiò e Kiyota alzò gli
occhi al cielo «Non farmi lo sguardo assassino, ho
capito… Jiiiin! Usciamo?»
Sbraitò per mezza casa, ma non ottenne risposta.
«Non
mi dire che sta male pure lui…»
borbottò a se stesso, poi lo vide e si bloccò:
lui e Maki stavano confabulando e, ci scommetteva la testa, parlavano
di lui.
«Che
succede qui?» Sbottò e capì di aver
visto giusto, perché si interruppero
di colpo.
«Uh,
Kiyota… mi chiamavi?» Fece Jin, pacioso e fuori
dal Mondo come al solito.
«Nooo.
Perché qualcun altro si chiama Jin da queste
parti… di che parlavate?»
Domandò, incrociando le braccia. Maki lo fissava con sguardo
indecifrabile e
lui conosceva quello sguardo.
«Maki,
che c’è?» Gli sbuffò, ma
quello scosse la testa «Niente, niente…»
«Aaargh!
Siete esasperanti!» Esplose, per poi allontanarsi.
«Dici
che dovevamo dirglielo?» Domandò Jin, con un
sospiro.
Maki
si passò distrattamente una mano nei capelli «No,
non credo. Voglio
prima capire che cavolo gli sta succedendo».
Nel
frattempo, una voce soave si spandeva per il resto della casa, seguita
da
una vaga sensazione
di morte imminente.
«Sendooo!»
Chiamò Ayako, muovendosi verso il salotto. «Se lo
prendo…»
Il
giocatore del Ryonan stava in cucina, di fronte Hanagata e in mezzo a
loro
gli Shogi.*
“Mr
Quattrocchi” sorrideva, o meglio ghignava, alla faccia dello
sguardo smarrito
dello “Spaventapasseri”.
Si
guardarono per qualche istante, poi Hanagata fece la sua mossa
«Re sotto
scacco*».
Sendo
sbuffò, sdraiandosi a terra
«Ancora…»
«Senza
offesa, ma a scacchi fai schifo» rise Hanagata, prendendo il
tè.
«Eh,
la mia perfezione si è scalfita…»
sogghignò Sendo, poi la porta scivolò su
un lato e apparve Ayako.
«Sendo!
Eccoti».
«Oh,
Ayako, stav-» La voce gli morì in gola e
guardò con espressione angelica
la canna da pesca che la manager stava brandendo a mo’ di
spada.
«Allora?»
Sbottò.
«Ehm…»
il giocatore guardò Hanagata che alzò le spalle
con un sorrisino, come a
dire “cazzi tuoi”.
«Cos’è,
avevi intenzione di svignartela tra una partita e
l’altra?»
«Chi,
io? No di certo. E’… un riflesso incondizionato,
ormai…» provò lui, ma
Ayako lo fulminò «Immagino… possibile
che in mezzo a tanti “campioni” solo uno
si stia allenando?»
«E
chi?» Domandò Hanagata, curioso.
Ovviamente
Ayako poteva anche dirglielo, ma non ci voleva poi molto ad
indovinare. Un nome, a caso, tanto per fare…
«Rukawa…»
sospirò Sendo: possibile che quel demente non perdesse mai
l’occasione di isolarsi dal resto del mondo?
Il
demente in questione stava lottando col canestro e con quella dannata
palla
che non ne voleva sapere di entrare. A quel livello, tanto valeva
tornare a
casa senza passare per il torneo.
Tirò
dalla linea dei tre punti, la palla colpì il tabellone e
cadde fuori,
ancora.
«Dannazione!»
Sbottò, piegandosi con le mani sulle ginocchia.
Si
stava allenando da più di un’ora, ormai perdeva
acqua a fiumi ed era sfibrato,
in più si stava irritando. In tutto ciò, la palla
se ne fregava e continuava a
starsene fuori dal canestro.
«Problemino
coi tiri?»
Ok,
ora contava fino a dieci, si sarebbe girato e non ci sarebbe stato
Sendo
dietro di lui. Perché era impossibile ritrovarselo tra i
piedi costantemente,
no?
Ecco
infatti: no. Sendo stava di fronte a lui, tuta e palla alla mano;
almeno
non sorrideva, era un passo avanti.
«Ayako
su una cosa ha ragione: stiamo giocando poco»
esordì, facendo rimbalzare
la palla più volte.
Rukawa
lo fissò, inarcando un sopracciglio.
«Non
dovevi sfidarmi, una volta?» Continuò il bastardo,
come se fosse
trasfigurato; capitava sempre che la parte distratta e angelica
scomparisse in
campo. C’era solo il basket, e la voglia di vincere.
Per
tutta risposta Rukawa, logorroico come ogni volta, si mise in posizione
di
difesa.
Sendo
sorrise, palleggiando. Voleva proprio vederli, questi miglioramenti;
dopotutto entrare nei Best per una matricola non era roba da poco.
«Pronto?»
Non
attese risposta, anche perché sapeva che non sarebbe venuta,
e partì in
quarta: Rukawa allargò le braccia, spostandosi in sincrono
con l’altro e
cercando di placcarlo, ma non avrebbe avuto vita facile. Sendo
passò la palla
dalla mano sinistra alla destra, palleggiando ad una
velocità impossibile; con
l’altra mano, a pochi centimetri dal petto di Rukawa, cercava
di avanzare, ma
capì che non c’era verso: il giocatore dello
Shohoku non era migliorato
semplicemente, aveva eclissato il se stesso del passato. Il Playmaker
del
Ryonan saltò, preparandosi al tiro. Attese fino
all’ultimo istante, quando
anche l’altro lo aveva raggiunto parandogli la mano davanti
al viso e sorrise;
si abbassò con tutta la velocità di cui era
capace, pronto a ripartire grazie
al vantaggio della finta, ma sgranò gli occhi: Rukawa era
davanti a lui, col
fiato mozzo e la braccia spalancate.
Sendo
sorrise «Non ti sei lasciato fregare, eh?»
Rukawa
respirava a fatica: era stanco, ma non si sarebbe fermato. Sendo
avrebbe
capito una volta e per tutte che era migliorato e tanto, anche. Doveva
ammetterlo, gli allenamenti con Miyagi erano stati molto utili: in
quanto a
finte, il loro lampo non era secondo a nessuno.
Guardò
la palla che rimbalzava, quasi ne fosse ipnotizzato: tum, tum,
tum…
ecco, era il momento. Aspettò l’esatto istante in
cui la palla si staccava da
terra e con uno scatto fulmineo la afferrò, partendo in
contropiede.
Dire
che Sendo rimase stupito, era poco. Attese qualche attimo di troppo,
poi
cominciò a correre a sua volta: era migliorato anche nello
stacco in velocità,
sorprendente! Sorrise, sentendo la ben nota fiamma della sfida
accendersi e
rispolverò tutto ciò che sapeva del suo
avversario: era cambiato, ma era anche
il solito, vecchio Rukawa dello Shohoku. Quello che non guardava in
faccia a
niente e a nessuno, il solista.
Rukawa
saltò, solo davanti al canestro e pronto a tirare, ma la
mano di Sendo
sfiorò la palla, cambiando la traiettoria del tiro.
Finì
fuori, per l’ennesima volta.
«Maledizione…»
borbottò Rukawa a se stesso.
«Se
ci fosse stata una squadra lì, l’avresti ignorata
completamente!» Sbottò
Sendo, alle sue spalle.
Rukawa
si girò, fissandolo senza parlare.
«Devi
piantarla…» lo rimproverò, serio come
mai l’aveva visto, quasi
arrabbiato. «… di fare la prima donna».
L’Ala
dello Shohoku spalancò gli occhi, pronto a ribattere, ma
Sendo alzò una
mano per fermarlo «Non azzardarti a rispondere. Non me ne
frega niente se ti ho
colpito nell’orgoglio o se ti da fastidio essere disapprovato
dagli altri. Sei
un grande giocatore e quello che odio di più e vedere
sprecato il talento. Non
si vince da soli, ti entra in testa? La parabola del tuo tiro era molto
buona,
qui non centra la tua tecnica che è quasi perfetta, ma
l’atteggiamento. Il tuo
non è orgoglio è arroganza e ti converrebbe
metterla da parte durante le
partite».
Dopo
quella tirata, Sendo lo fissò come per sfidarlo a
rispondergli a tono, ma
non ottenne nulla, solo uno sguardo vacuo. Si chinò a
riprendere la palla e lo
guardò di nuovo in faccia, diritto negli occhi
«Ricominciamo o vuoi
leccarti le ferite?»
Strano
a dirsi, ma la cosa più fastidiosa fu proprio quella frase.
Probabilmente per Sendo, lui era solo capriccioso e presuntuoso. E in
un’
analisi di coscienza, gli diede ragione.
Akagi
toccò la fronte a Mitsui, poi sbuffò
«Stai perfettamente, razza di
cretino».
«Ma
se ho la testa piena di spilli!» Replicò il
Teppista con una smorfia.
«Probabilmente
l’alcool è entrato in circolo al posto del
sangue» ghignò il
Capitano. «E tu lì, che stai
combinando?» Domando a Miyagi sull’altro letto,
arrampicato alla finestra.
«Rukawa
e Sendo stanno giocando».
«Chi
vince?» Domandò Mitsui tra un lamento e una
bestemmia.
«Secondo
te? »
«Sendo?»
Fecero all’unisono il Gorilla e il Teppista, poi si
scambiarono
un’occhiata. «Dovremmo dare una
possibilità alla Volpe. Povero…»
ghignò Mitsui,
mentre prova ad alzarsi, ma la testa non ne voleva sapere di starsene
diritta
sul collo.
«Chi
è che gioca?» Nonostante il “dopo
sbornia”, la voce di Hanamichi era così
possente da perforare le pareti.
«Non
urlare Demente! E comunque la tua cara Volpe»
insinuò Mitsui.
«Ti
conviene correre, se non vuoi che Sendo ti freghi il nemico per la
pelle!»
Rise Miyagi.
«Che?»
Hanamichi scattò a sedere e la stanza ruotò.
«Ah! Cazzo la testaa!»
Urlò, seguito due secondi dopo da quei tre
psicopatici, che
sghignazzavano.
«E
finitela!» Sbottò con un pugno sulle pareti e un
diavolo per capello. Si
alzò di scatto, reprimendo la voglia di andare di
là e sbranarli, e comincio a
borbottare come un invasato. «Razza di Volpe malefica, non
puoi allenarti
mentre io sto a letto!» Bofonchiava, come se un solo
pomeriggio di allenamento
potesse aumentare il divario che c’era tra lui e il suo
rivale.
Si
infilò alle buona la maglia e volò per le scale,
rischiando di sfracellarsi
l’osso del collo.
«Ehi,
voi due!» Urlò, arrancando per il cortile.
Sendo
e Rukawa si girarono a fissarlo «Oh, Sakuragi stai
meglio?»
Domandò Sendo, sorridente e pacioso. Non dovevano chiamarlo
“Spaventapasseri”
ma “Paraculo”, pensava Rukawa guardando la sua
faccia di bronzo.
«Idiota,
che vuoi?» Gli fece poi, con consueto amore.
«Voi
non vi allenate senza di me!» Sbottò la Scimmia
rossa, indicando Rukawa
che se ne sbatté altamente: prese la palla e
guardò Sendo «Continuiamo?»
«Va
bene» rispose quello, scrollando le spalle.
E
continuarono a giocare, incuranti dello psicotico che tremava dalla
voglia
repressa di ammazzare la solita diva.
«Dannazione…
ah…» borbottò, notando
un’altra palla da basket accanto a sé: era
grigia e blu come quelle in dotazione all’NBA. La palla di
Sendo.
La
afferrò con un ghigno e, prendendo la mira, la
tirò tra le gambe di Rukawa
che… rovinò col culo a terra.
«Wahahah!»
Hanamichi cominciò a sganasciarsi, tanto da doversi piegare
in due
e, suo malgrado, anche Sendo cominciò a ridere.
«Con
Hanamichi da queste parti di certo è impossibile
allenarsi».
«Razza
di cretino…» cominciò Rukawa,
trapassandolo con lo sguardo.
«Su,
su, lascia perdere…» cercò di
rabbonirlo Sendo, offrendogli la mano che,
ovviamente, l’altro non prese.
«Aha!
Rukawa, tu non farai un emerito cazzo senza di me, ti è
chiara
l’antifona?»
«Sembri
una moglie petulante» borbottò il bruno e
Hanamichi gli mostrò il medio
«Ma buttati anche in fondo a un pozzo, chi se ne frega! Non
avrai l’occasione
di metterti in mostra come al solito!»
«Seghetta».
Sendo
li fissò: si rese conto che probabilmente avrebbe fatto in
tempo a fare
tre volte il giro della città, che quei due avrebbero
continuato a litigare
come una coppia di coniugi blateranti.
«Su,
ragazzi… che ne dite di piantarla? Io propongo di andare a
mangiare!» Fece
allegramente, frapponendosi tra i due.
Mai
visto un cambiamento di espressione così repentino,
pensò Sendo guardando
Hanamichi: aveva preso a guardarlo con tanto di occhioni, come se una
lampadina
gli si fosse accesa all’interno.
«Cibo!
Andiamo!» E già cominciò a muoversi, ma
Rukawa li fissò come se gli
fosse appena stata prennunciata l’Apocalisse.
«Vi
si è squagliato il cervello? Io non vengo da nessuna parte
con due mentecatti
come voi».
La
sua palla quotidiana e il suo incubo più grande, accoppiata
vincente. Si
sarebbe tirato un colpo, piuttosto che andare in giro con quei due.
Ecco,
forse era il momento buono per suicidarsi, pensò Rukawa
mentre guardava
il suo sconsolato riflesso da una vetrina del centro.
Davanti
a sé, due cretini stavano ciarlando animatamente su
qualcosa, attirando le
occhiate dei passanti. Sbuffando, si infilò le mani nelle
tasche dei jeans e
cercò di mantenere una distanza decorosa da quei due.
«No,
Spaventapasseri, se ti dico che non è così, non
lo è. Non fare il
cocciuto» stava grugnendo Hanamichi, gesticolando come un
idiota.
«Sì,
ma ti ripeto che non ti ricordi le cose» stava ribattendo
Sendo,
brandendogli contro il cono gelato.
Rukawa
sospirò, socchiudendo le palpebre e meditando il suicidio.
«Volpe!»
«Hn,
che vuoi?» Chiese sospettoso, mentre entrambi lo guardavano.
«Los
Angeles Lakers o Chicago Bulls *?» Domandò a
bruciapelo la Scimmia.
E
chi l’avrebbe mai detto, quei due parlavano
dell’NBA.
Rukawa
soppesò la domanda, poi li guardò
«Boston Celtics*».
Sendo
fece un fischio sommesso «Ah! Li avevo dimenticati!»
«Seeh,
e vuoi paragonarli ai Chicago?» Sbottò Hanamichi,
ridendo.
«Non
capisci un cazzo, pezzente».
E
via a spintoni e calci, mentre Sendo osservava un gruppetto di ragazze
timide
che cercavano di avvicinarsi «Ehilà,
salve!» Sorrise loro, svagato come al
solito.
Erano
quattro, quindicenni, tutte rosse come il sole al tramonto. La
più alta,
si avvicinò con coraggio e lo fissò «Tu
sei Akira Sendo, vero? »
Il
giocatore del Ryonan annuì.
«Mi
fai un autografo?» Urlò la ragazza, con un piccolo
inchino e un foglio.
Rukawa
approfittò dell’attimo di panico scaturito da
quell’affermazione – sicuramente
il beota si stava chiedendo per quale astruso motivo volevano
l’autografo di
“Faccia-di-bronzo” e non il suo – e
riuscì a liberarsi con uno strattone dalla
sua presa.
«Illuso…»
si limitò a mugugnare, mentre Hanamichi fulminava
le povere passanti e
quell’altro firmava con una faccia sconvolta addosso.
Ok,
niente paura, non si era perso. O meglio, non si era completamente
perso.
Kiyota
aveva deciso di farsi un giro per prendere aria, soprattutto per
evitare
di mettere due mani al collo di Jin, ma non aveva pensato di non
riuscire a
tornare indietro. Ora si era perso, a Chiba. Fantastico.
«Dannazione!»
Sbottò, calciando con forza una lattina abbandonata.
«Possibile
essere cosi deficienti?»
Mentre
borbottava tra sé e sé come uno psicotico allo
stadio terminale, si
trovò sbattuta sotto il naso una targa: « ISTITUTO
SUPERIORE Ichihara ».
«Nooo!
Sono davanti all’Ichihara!» Fece a bocca
spalancata. «E se entro?» Si
domandò, guardandosi intorno.
Dopo
qualche perplessità e parecchi brontolii, decise di
infilarsi
nell’edificio più grande, che doveva essere la
palestra. Infatti, mentre si
avvicinava sentiva l’inconfondibile tonfo di palleggi e, al
colmo della
curiosità, infilò la testa all’interno,
spalancando gli occhi. Quella palestra
era il doppio di quella del Kainan, quindi sicuramente il triplo di
quelle di
Ryonan e Shohoku; quei dannati dell’Ichihara avevano una
mandria di giocatori,
ne contò venticinque, quindi più di venti
riserve.
«Ma
porc-»
«Ehi!»
Una voce alle spalle lo fece saltare a mezzo metro da terra, per poi
trovarsi il muro umano di Isao alle spalle.
«Non
sei della scuola, vero?» Domandò il numero quattro
della squadra.
«N-no…»
mormorò Kiyota.
Isao
lo squadrò per un attimo, poi sorrise «Ah, certo!
Sei un giocatore del
Kainan giusto?» Domandò, notando i pantaloni della
tuta blu.
«Già,
sono con il Kanagawa».
«Oh!
Allora sei il benvenuto! Entra, entra…» Isao lo
afferrò per la collottola
spingendolo all’interno. «Ragazzi, questo
è un giocatore del Kanagawa! E’
venuto a trovarci…» cominciò, prima che
la Scimmia in preda all’orrore
riuscisse a fermarlo.
«Veramente
mi sono perso…» riuscì a pigolare
all’inizio, poi si bloccò: tutta
la palestra lo fissava. In panchina riconobbe l’allenatore,
Koichi Kendo, che a
quanto pareva era davvero terrificante: il diavolo lo chiamavano.
«Ehm…
salve a tutti… non volevo disturbare…»
incespicò, già puntando verso la
porta.
«Ma
no, figurati. Anzi, guardati gli allenamenti, va. Intanto puoi chiedere
alle riserve in panchina la strada per il tempio Hisae» lo
liquidò Isao,
abbandonandolo al suo triste fato.
Mentre
si dirigeva verso la panchina, Kiyota osservò i giocatori:
erano tutti
molto bravi e dimostravano un grande controllo di palla. E poi, erano
silenziosi e disciplinati, cosa che non si poteva certo dire degli
psicotici
del Kanagawa.
«Salve…
» salutò, sedendosi in panchina.
Kendo
si limitò a lanciargli un’occhiata, per poi
tornare a osservare il campo,
mentre tutti gli altri ragazzi si dimostrarono molto socievoli.
«E
così, tu sei del Kanagawa…»
esordì a un certo punto l’allenatore. Era
robusto, anziano come Anzai, dall’espressione burbera; se ne
stava seduto a
braccia incrociate, con una spada di kendo in mano. Tutto un programma,
insomma.
«Già...»
rispose Kiyota, un pelino intimorito. Maledetto lui che si andava a
ficcare in quei guai.
«Mi
spiace avervi disturbato durante gli allenamenti finali… tra
poco avete la
partita, vero?» provò coraggiosamente Kiyota,
tanto perché il silenzio di
quella panchina era più assordante delle cretinate di
Hanamichi.
«Non
fa niente, tanto sono pronti» replicò brusco Kendo.
Kiyota
lo fissò perplesso: neanche Takato era mai stato
così… come un boia
pronto a ghigliottinare teste, ecco.
Come
a dargli ragione, quello batté la spada che impugnava a
terra, con forza
«Kaoru! Che diavolo stai combinando?»
Un
ragazzo basso quanto Miyagi, dai capelli rossi e con l’aria
di essere un
attimo stanco, si girò con uno scatto
«Signore?» Fece, preoccupato.
«Hai
già finito?» Sbottò
l’allenatore e Kaoru rispose sicuro «Sì,
ho fatto
seicento tiri da tre, Signore».
«Sbagliati?»
«Ehm,
solo quattro, Signore» replicò quello e Kiyota
vide chiaramente che
cercava Isao con lo sguardo.
«Sono
già troppi. Fanne altri duecento»
replicò tranquillamente Kendo, intanto
che alla pover’anima veniva un colpo.
Due
secondi dopo, Isao si avvicinò alla panchina
«Signore, credo che siano stanchi…
tra un’ora abbiamo la partita e…»
«E
non sprecherò il mio tempo. Torna a lavorare, almeno gli
ultimi dieci
minuti» lo interruppe l’allenatore e il Capitano
annuì, girandosi verso il
campo.
«Forza!
Gli ultimi minuti e poi alle docce!» Esclamò,
cercando di mantenere un
tono sicuro, mentre lanciava sguardi di intesa con i compagni che
risposero con
la stessa espressione di sopportazione.
Kiyota
si addossò allo schienale, con un fischio sommesso. Era
un’accademia
militare, altro che squadra di basket.
«Allora…»
ricominciò Kendo. «Vi state allenando per il
Torneo?»
Il
giocatore del Kainan ripensò a quei due giorni passati nel
macello totale e
annuì «Sicuro».
«Durante
la Cerimonia di inizio, abbiamo sentito che Anzai si è
ritirato».
«Aveva
delle visite urgenti. In ospedale, credo» replicò,
piuttosto diffidente
Kiyota. Anzai non era il suo mister, però era un allenatore
di Kanagawa che per
giunta rispettava molto. Il tono di Kendo continuava a non piacergli.
«Aha,
certo il cuore. Eh, ha ricevuto troppi colpi, il povero
Anzai…» rispose
l’allenatore, scuotendo il capo, poi lo fissò
«E com’è?»
«In
che senso?» ribatté Kiyota, battendo le palpebre.
«Non
lo vedo da molto… tempo fa era una forza della natura.
E’ cambiato?»
Spiegò, come se il giocatore fosse rincitrullito.
Kiyota
provò a ricordare le varie partite del passato.
Lui
era lì: il Buddha dai capelli bianchi, pacioso e paziente
con tutti gli sfigati
della sua squadra. Al punto da rendere la Scimmia Rossa titolare, al
punto da
riprendersi quel Teppista spericolato che gil aveva distrutto mezza
palestra.
«E’
un grande allenatore» decise di dire, alla fine.
«Il
Diavolo dai capelli bianchi… era un allenatore severo, ma
corre voce che si
sia rammollito» tagliò Kendo e Kiyota
invocò l’ormai amica Sacra Pazienza.
Ok,
se saltava addosso all’allenatore di una squadra rivale
poteva essere
considerato sabotaggio, vero?
«Senta…
lo Shohoku è arrivato secondo ai Campionati di prefettura,
dopo il
Kainan, e si è quindi classificato per le Nazionali. Se
questo significa essere
rammolliti...» replicò, risentito.
«Ah,
quindi nel Kanagawa ci sono le due qualificate alle
nazionali?» Li
interruppe uno delle riserve, mentre tutti gli altri avevano terminato
gli
allenamenti e si avvicinavano.
Kiyota
si guardò un po’ intorno, poi fece con orgoglio
«Già, c’è il mio Capitano
e la Guardia, del Kainan, due giocatori dello Shohoku, seconda in
prefettura, e
l’asso del Ryonan, secondo Playmaker di Kanagawa!»
Kaoru
fece un fischio sommesso «Però, bella
squadra!»
Kiyota
gongolò all’attenzione che aveva suscitato, quindi
continuò «E non è
tutto! Il sostituto di Anzai è Fujima,
l’allenatore più giovane e il terzo
Playmaker della prefettura. E anche le riserve sono grandi esponenti
del basket
giovanile! Ah!» Sbottò, lanciando occhiate
all’allenatore che sembrava
pensieroso.
«Quindi…
dovrebbe essere una squadra di assi, no?» Domandò,
sarcastico.
Kiyota
lo fissò: o gli dava una testata o gli pestava il piede,
deciso.
«Lo
è, infatti!»
Grugnì
quasi.
«Facciamo
una partita di allenamento!» Propose Isao. «Ti
confesso, Kiyota, che
ho una certa voglia di giocare con Akagi».
Kiyota
sussultò: e ora che cavolo diceva?
«Certo,
magari dopo le prime due partite, il terzo giorno del calendario
è
vuoto… » aggiunse Kaoru.
«Magari
convinciamo pure quel demente di Aki…»
mormorò Isao, guardandosi
intorno. «Come al solito non
c’è».
Kendo
rimuginò per un po’, poi annuì
«Va bene, avvisalo tu Isao. Tu avvisa il
vostro “allenatore”» fece scorbutico,
calcando sulla parola allenatore.
Se
non lo uccideva lui, poteva sempre farlo Fujima, pensò
Kiyota.
«Sarà
un buon riscaldamento» terminò di dire quello,
alzandosi.
Il
giocatore del Kainan si bloccò: riscaldamento? Allenamento?
A
quanto pareva, credevano di poter sottovalutare il Kanagawa e tutti i
suoi
giocatori.
Giocatori
come Maki, come Akagi o come Sendo; delle stelle al vertice delle
classifiche
di prefettura .
Quello
era troppo.
«D’accordo,
avviserò gli altri. Vi consiglio di non essere tanto
rilassati,
ragazzi» esclamò, con aria scontrosa.
Fortunatamente,
tranne l’allenatore, i giocatori dell’Ichihara
sembravano
particolarmente interessati ai giocatori di Kanagawa. Erano
elettrizzati e
questo significava che li consideravano alla loro altezza.
Probabilmente
solo Kendo credeva fossero inferiori.
Fujima
gettò un’altra occhiata all’orologio: le
dieci e mezza. Dovevano andare,
o avrebbero perso la prima partita del torneo.
«Ragazzi,
ci siete?» Domandò su per le scale.
«Sì,
Kenji, dovrebbero scendere» rispose Ayako, in felpa e jeans.
«Dovevamo
mettere la tuta?»
«No,
tanto non giocheremo prima di domani… ragazzi!»
«Eccoci…»
sbuffò Akagi, trascinandosi dietro quei due dementi dalla
testa
bacata.
«Ma
Gorilla, non stiamo bene!» Si stava lamentando ancora Mitsui,
mentre
il Capitano quasi lo trascinava per il collo.
«E
chi si ne frega! Tanto non dovete giocare, voi! Visto che ci avete
seguito
come zavorre, tanto vale che impariate qualcosa!»
Sbottò, scaraventandoli per
le scale.
«Ancora
con questa storia?!» Borbottò Mitsui, con le gambe
per aria. «Stammi a
sentire, tu! L’unico motivo per il quale tu e la Volpe state
nei Best è che io
sono stato assente due anni!» Sbottò, alzandogli
due dita sulla faccia.
«Sì,
continua a credertelo…» borbottò Akagi,
con un sospiro.
«Ah
beh, che vuoi, ognuno ha le sue credenze… tu di essere il
miglior Centro di
Kanagawa, Hana di essere il genio del basket…»
«Li
vuoi mettere pure sullo stesso livello?» Gli
sussurrò Miyagi, mentre
passava di lì, deciso a non farsi pestare.
Il
Capitano lo fissò, con le mani sui fianchi
«L’importante è essere convinti,
no? Ma almeno la mia “credenza” è un
po’ più realistica della tua,
Mitsui….»
Ghignò, per poi allontanarsi.
Il
Teppista rimase spiazzato «Dannato
Gorilla…»
«Wahah!
Ti ha fregato!» Cominciò a spanciarsi Miyagi.
«E
sta zitto, tappo!»
«Ehi,
voi due!» Li richiamò Ayako, sopra uno scalino.
«Venite o no?»
«Sì,
sì… merda, mi sento in castigo
quasi…» borbottò Mitsui che stava
praticamente parlando da solo, visto che Miyagi era impegnato a sbavare
sulla
manager.
Ayako
roteò gli occhi con un sospiro «Ehi,
Hisa…» chiamò, mentre si
allontanava. «Ricordati che rimani uno dei giocatori migliori
di Kanagawa. Il
tempo che hai perso? Non è niente rispetto al talento
naturale, e di quello ne
possiedi abbastanza, dammi retta».
«G-
grazie, Ayako… » le rispose Mitsui, un
po’ stupito.
«Bene,
siamo pronti…» fece Jin, scendendo velocemente le
scale insieme a
Hanagata.
Si
avviarono al palazzetto in metropolitana, visto che erano una mandria,
mentre Akagi continuava a borbottare maledizioni a quei dementi che si
erano
eclissati. Aveva visto Sendo e Hanamichi convincere Rukawa ad uscire e
quasi
quasi temeva per lui, povera anima, mentre Maki sembrava preoccupato
per
Kiyota.
«Quello
è capace di perdersi nel cortile di casa
sua…» stava dicendo, cellulare
alla mano. «Ma non risponde…»
«Ah,
magari ha incontrato quegli altri tre dementi…» lo
rassicurò Ayako.
«Come
se fosse meglio… Hanamichi, Rukawa e Kiyota? Buona
Morte» sentenziò
Akagi, per niente turbato dall’evenienza.
«Ma
con loro c’è Sendo!» Sbottò
ancora lei.
«Ah
beh, capirai… come è distratto lui è
probabile che gli scoppi una rissa
sotto al naso e non se ne accorga…»
Dopo
numerose altre teorie strampalate, raggiunsero il palazzetto
già
strapieno.
Un
lato era oppresso da una marea violetta, colore dello Shiroi, mentre
l’altra
metà era in nero/rosso. Tutti urlavano i nomi delle due
squadre che, a quanto
pare, erano ancora negli spogliatoi.
«Ci
andiamo a sedere?» Propose Hanagata.
Si
sedettero in prima fila, coprendo la vista a molti del pubblico,
occupando
quattro posti accanto a Fujima, nel caso quei mentecatti ritrovassero
la strada
per la palestra.
«Il
clima è surriscaldato, eh?» Fece Fujima, in piedi
con le mani appoggiate
alla balaustra e guardando in basso.
«Già,
guardate l’allenatore dell’Ichihara è
già in panchina!» Esclamò Ayako,
sporgendosi.
Infatti,
Koichi Kendo se ne stava a braccia incrociate in panchina, rigido come
una statua di marmo. «Non va negli spogliatoi a incoraggiare
i giocatori?»
Domandò Akagi.
«Aha
figurati! Per com’è quello, già
è tanto che sta in panchina con loro e non
se la vede da casa la partita…» grugnì
Kiyota, avvicinatosi di soppiatto, con
le mani affondate nelle tasche.
Maki,
l’ultimo della fila, si alzò per far passare la
sua matricola, poi sbottò
«Ma che fine avevi fatto?»
«Mi
sono perso…» borbottò quello.
«E mi sono trovato fuori all’Ichihara, sono
venuto con loro…»
Praticamente
tutti spalancarono gli occhi.
«Hai
visto gli allenamenti?» Domandò Ayako.
«Hai
conosciuto Kendo?» Aggiunse Fujima.
«Hai
parlato con Isao?» Fece ancora Akagi.
«Ehi,
datevi una calmata…» brontolò Kiyota,
spalmandosi sulla poltrona tra Maki
e gli altri tre posti vuoti. «Sono entrato in palestra e quel
tuo amico mi ha
chiesto di rimanere… sono tutti fenomenali! Insomma quella
Guardia, Kaoru, ha
fatto più di seicento tiri sbagliandone solo
quattro!» Esclamò, gettando a Jin una
strana occhiata.
Seicento
tiri.
Quelli
che lo costringeva a fare suo padre.
Così
aveva iniziato a diventare “un cecchino”,
così aveva cominciato ad amare
il basket e ad odiare lui. A volte non capiva se quello sport fosse
stato una
maledizione o un dono, stava pensando Jin quando Kiyota interruppe
nuovamente
il filo dei suoi pensieri «Però… sembra
un’accademia militare. Insomma Takato è
severo, ma non così! Quel Kendo è
mostruoso… ha costretto Kaoru a fare altri
duecento tiri, perché ne aveva sbagliati quattro e li ha
fatti allenare fino
all’ultimo secondo. Dovrebbero essere spompati».
Alla
fine del discorso cadde un silenzio sorpreso, mentre Maki e Akagi
dirigevano lo sguardo verso Koichi Kendo: lo conoscevano di fama, una
fama
parecchio dura. Inoltre, pensava Akagi, era stato un compagno
d’infanzia del
loro coach.
«Bene
ragazzi! Siamo qui, alla nostra prima manifestazione
ufficiale!» Cominciò
Eiko, mentre tutti gli altri si cambiavano. «Non vi nascondo
che sono la prima
ad essere emozionatissima, essendo anch’io molto giovane, ma
so che possiamo
farcela! Il campionato di prefettura ci ha visti secondi contro squadre
che
abbiamo già affrontato e lo Shohoku poi, sarà una
passeggiata!» Fece,
entusiasticamente.
«Oggi
incontriamo l’Ichihara. Abbiamo già giocato contro
di loro e ne
conosciamo gli elementi…»
«Non
tutti!» La interruppe la Guardia Maoru.
«Già,
la nuova matricola…» borbottò Kisame,
il Centro, mentre si infilava la
maglia con il numero cinque.
«Ragazzi,
ragazzi, calmatevi…» li interruppe Heiji, seduto
mentre si allacciava
le scarpe. «Aki Haranobu è un’incognita,
ma è pur sempre una matricola senza
esperienza. La nostra è l’unica squadra a non
avere matricole nei titolari,
facciamo valere la nostra esperienza in campo».
«Giusto!
Ora degli appunti… Kiyuwa…»
cominciò Eiko, girandosi verso L’Asso
dello Shiroi
– come si era autonominato per altro.
«Cosa?»
Domandò quello, allacciandosi la solita bandana cretina
sulla fronte.
«Tu
ti devi occupare di Kaoru Hiroya» fece
l’allenatrice.
Heiji
le lanciò un’occhiata «Sei
sicura?»
«Cos’è,
credi che non possa farcela?!» Sbottò Kiyuwa,
tirandogli una bottiglia
piena sulla testa.
«Piantatela!
Un’altra parola e vi caccio, cretini»
grugnì Eiko. «Sai che non mi
faccio scrupoli, Capitano»
sibilò, prendendo per il culo il fratello che
ghignò, alzando le mani «Mi arrendo,
spiega».
«Grazie
per la concessione… Kaoru è una volpe:
è agile, veloce e scattante. E’
il miglior tiratore di Chiba e, per quello che ne so, uno dei migliori
dell’intero Giappone. Non possiamo competere nelle triple. Mi
serve la stessa
agilità, ma anche la forza bruta. E qui arrivi
tu…» indicò Kiyuwa.
«Tecnicamente non sei perfetto, ma il tuo gioco è
molto pratico, inoltre sei
molto veloce. Marcatura a uomo, te la senti?»
«Certo,
Mister!» Esclamò Kiyuwa, ghignando.
«Più sono forti più mi
diverto».
Eiko
roteò gli occhi «Sì… Isao
è un centro formidabile, però abbiamo il
vantaggio che non è molto veloce e tu, Kisame, sei
più alto di lui. Mi
raccomando fa del tuo meglio» continuò, rivolta ad
un ragazzo sui due metri,
dai capelli rasati, che annuì
«D’accordo».
«E
ora veniamo al problema: Aki. Io non l’ho mai visto giocare,
così come tutti
i partecipanti a questo Torneo. Non so se sia una tattica di Kendo o
è proprio
lui che si comporta così, però di sicuro dovrei
marcarlo tu» Eiko guardò il
fratello, che se ne stava immobile.
«Sì,
va bene» rispose, alla fine.
La
ragazza guardò dalla cartelletta che aveva in mano
«D quel poco che ho saputo,
è basso, ma un ottimo velocista. Se Koichi Kendo ha scelto
di utilizzare come
Playmaker una matricola, deve avere qualcosa di speciale. Sappiamo
com’è duro
Kendo con le nuove matricole… quindi sta attento. Sia Kaoru
che Aki sono di
altezza media, mentre voi siete tutti sul metro è ottanta,
cercate di giocare
di altezza, evitando Isao per quant’è possibile.
Ora, andiamo!»
«Sì!»
Urlarono tutti, tra il rumore di armadietti chiusi e panchine
trascinate.
Lo
spogliatoio dell’Ichihara era molto più
silenzioso, a confronto con quello
dello Shiroi, e l’atmosfera non era delle migliori.
«Uff,
mi da fastidio la spalla…» stava borbottando
l’Ala piccola Seiji Morita,
massaggiandosi la spalla.
«A
chi lo dici, io ho la schiena in frantumi!»
Rincarò Morai Kita, Ala grande,
chiudendo con uno scatto l’armadietto.
«Certo,
se ci alleniamo fino all’ultimo secondo…
praticamente non abbiamo
staccato un attimo… » fece sospirando Kaoru,
sistemandosi le fasce nere ai
polsi.
«Ok,
ora basta! Ricordate che andiamo a fare ciò che amiamo di
più, non ad un
funerale!» Cercò di tirarli su Isao,
l’amico di Akagi.
«Sì,
ma…» ricominciò Kaoru.
«No,
non voglio altre lamentele! Parte delle nostre vittorie è
dovuto anche a
questi allenamenti, non dimenticatelo. Certo, il Signor Kendo
è severo, lo
sappiamo tutti, ma questa severità ci ha reso la squadra
migliore della
prefettura per anni. Siamo arrivati terzi alle Nazionali, ma questo non
deve
fermarci. Vi prometto che poi ci daremo una settimana di pausa, per
allenarci
con divertimento, ma ora c’è il dovere. Volete
aiutarmi o no a vincere il
Torneo?» Domandò e subito si alzò un
coro di sì.
Kaoru
sospirò, scrollando il capo: era un Capitano perfetto, che
sapeva cosa
dire e quali punti toccare. Però non tutti lo ascoltavano.
Si
girò verso il fondo dello spogliatoio, notando dei movimenti
furtivi; si alzò e
si affacciò «Aki! Ma che diavolo stai
combinando?»
La
matricola tanto misteriosa si girò di scatto: indossava una
maglietta
lunghissima per lui e aveva ficcato un panino in bocca.
Kaoru
fece una smorfia per non ridere «Fame?»
Quello
inghiottì tutto in un boccone e finalmente
respirò «Mi viene sempre fame
alle partite… Isao ha finito di blaterare?»
Kaoru
ghignò «Sì».
Si
avviarono verso gli altri del gruppo, dove Isao stava mostrando i vari
ruoli
in campo «Allora Kaoru, tu dovrai rompere le balle da fuori
area, mi raccomando.
Sicuramente Eiko ti assegnerà una marcatura a uomo.
Probabilmente Kiyuwa,
perché è pesante ma veloce».
«Oh
cielo!» Se ne uscì indifferente Aki, facendo
sghignazzare quasi tutti.
«Ma
piantala… Aki, tu ti occuperai del Capitano, Heiji. Forse
è il giocatore
più completo della prefettura. Sa tirare dalla linea dei
tre, sa dirigere, sa
realizzare. Ed è uno con molta esperienza. Tu ti sei
dimostrato un talento
eccellente, ma non ti far prendere la mano».
Aki
lo fissò senza espressione, quasi senza battere le palpebre
«Ah…» fece
lentamente, come se ci stesse pensando solo in quel momento.
«Io sarei un
talento eccellente?»
Isao
sbuffò «Sì ok, ho capito, oggi sei di
buon umore! Comunque, entri nel
Secondo Tempo» gli ricordò, mentre uscivano.
«Io
sono la sorpresa!» Esclamò con espressione seria e
le mani alzate.
Un
boato spacca timpani annunciò l’entrata delle due
squadre e quei tre dementi
ancora non si vedevano da nessuna parte.
Akagi
si alzò per l’ultima volta, guardandosi intorno,
poi si risedette con un
diavolo per capello «Che palle».
Tuttavia,
nonostante l’irritazione, Kiyota non riuscì a
nascondere quello che avev
cercato di tirar fuori inun millesimo di secondo, prima di perdere
coraggio.
«Ah,
poi abbiamo organizzato una partita di allenamento con
tutti…»
«Cosa?!»
Sbottarono contemporaneamente Akagi e Fujima, ma nello stesso istante
– e
fortunatamente per il collo della povera Scimmia - le luci si
abbassarono e la
fola urlò impazzita.
«Ma
porca di quella porca!»
Sbottò
inferocito Hanamichi, all’ennesima automobile scappata come
se avesse il
diavolo alle calcagna. Cercava di fare l’autostop per il
palazzetto da una
mezz’ora ma tutti lo evitavano; cominciava a pensare di avere
la faccia da
maniaco.
«Magari
può provarci Rukawa, visto che di solito non ha problemi con
gli
“approcci”» provo a dire Sendo, spalmato
sul marciapiede.
«Fottiti,
fallo tu. Hai l’aria del santone» gli rispose
allegramente la Volpe,
beatamente svaccato al suo fianco.
Tre
gioiosi barboni stesi sulla banchina.
«Io
direi che sembra più drogato» ghignò
Hanamichi, mentre agitava il pollice
con tanta ferocia da spaventare gli ignari passanti.
«Guarda
che se fai così è normale che non si
fermino… » cominciò Sendo,
alzandosi. Si diede un’occhiata intorno, poi notò
un’automobile parcheggiata con
un anziano signore che canticchiava tra sé.
«Scusate…»
si avvicinò a lui con il suo migliore sorriso “da
paraculo”, come ormai l’aveva
soprannominato Rukawa, e si appoggiò alla portiera.
«Vedete… noi siamo turisti e
ci tenevamo ad andare a vedere la partita delle grandi squadre dei
questa
città, ma il nostro pullman si è fermato a
qualche isolato di distanza e ci
stiamo perdendo la partita…» spiegò
sdolcinato come lo zucchero.
Grandi
squadre? Turisti?
Rukawa
e Hanamichi si scambiarono un’occhiata disgustata,
però poi videro Sendo
fare cenno di avvicinarsi.
Dopo
un po’ di casini a causa dell’altezza, si stiparono
nella piccola
utilitaria e partirono. Per loro fortuna, o sfortuna,
l’anziano signore era un
tifoso e ora stava blaterando con orgoglio sul Narashino, per cui
tifava.
«Sissignore,
quella sì che è un diavolo di squadra! I
giocatori sono
fortissimi!»
Se
Rukawa e Sendo avevano almeno la decenza di starsene zitti, visto che
era la
loro unica possibilità di non farsi spaccare il cranio da
Akagi, Hanamichi non
riusciva a starsene buono.
«Ah!
Il Narashino, e che sarà mai…» stava
imbecillemente borbottando.
«Come?
Non ti piace come squadra? Cosa preferisci, l’Ichihara o lo
Shiroi?»
Domandò l’uomo, lanciandogli un’occhiata.
«Che
si fottan-» cominciò, ma un calcio nella schiena
lo lasciò un attimo
inebedito «Sendo!» Esclamò furioso,
girandosi come una belva verso i giocatore
del Ryonan, che invece se ne stava bello pacioso a fissare il panorama
come se
il calcio fosse partito automaticamente.
«Chi
gioca, ora?» Domandò poi cortesemente
all’uomo e quello sorrise dallo
specchietto retrovisore.
«Shiroi
contro Ichihara. Ma la partita è già
decisa…»
«Oh,
sì?»
«Certo,
vincerà l’Ichihara è matematicamente
certo!» Replicò quello, sicuro.
«Come
mai, vecchio?» Sbottò scorbutico Hana.
«Perché
l’Ichihara vince da vent’anni, mentre lo Shiroi si
è affermato da poco…
»
Ma
il Playmaker del Ryonan lo interruppe «Alcune squadre
riescono a
sorprenderti…» fece, senza riferirsi a nulla di
particolare, ma Hanamichi lo
fissò intensamente, sedendosi finalmente.
«Ehi,
il vostro amico dorme!» Esclamò allegramente
l’anziano, guardando dallo
specchietto: quel celebroleso della Volpe stava ciondolando col capo e
quasi
spalmava Sendo al finestrino, prendendosi tutto lo spazio.
Alcune
squadre davvero riuscivano a sorprenderti, pensava Akagi osservando il
tabellone: 35 – 19 per lo Shiroi.
Guardò
in basso, dove Eiko Hisae, in piedi e a braccia incrociate, osservava
concentrata la partita mentre Koichi Kendo se ne stava immobile, senza
alcuna
espressione.
In
campo era guerra: Kaoru era marcato stretto da Kiyuwa, che non gli
lasciava
spazio nemmeno per respirare; era davvero un buon marcatore, dotato di
un gioco
sporco, ma molto efficace. Così lo Shiroi aveva bloccato le
possibilità delle
triplette dall’esterno, mentre Heiji Hisae regnava libero e
incontrastato sul
campo.
Fu
proprio il gioco di Heiji a meravigliarlo e spaventarlo: già
dal primo
incontro avevano avuto il sentore di una somiglianza con Rukawa, ma ora
era
palese.
Il
gioco del Capitano dello Shiroi era molto tecnico, pulito e senza
sbavature;
riusciva facilmente a sfondare al difesa avversaria, ma anche a tirare
da tre.
In un certo senso, era un Rukawa maturato.
Scoprì
in quel primo tempo che lo chiamavano Tenshi, Angelo,
perché era
dotato di un’elevazione eccezionale.
«Dannazione!»
Sussurrò Kiyuwa, trovandosi davanti la marcatura di Kaoru.
Cercò
con un paio di finte di smarcarsi, ma non c’era verso. Altro
che Guardia, quel
dannato era anche un abile difensore!
Si
girò a sinistra e vide arrivare Heiji.
«
Tua!» Urlò, per poi tirarla in alto, sfruttando
l’altezza.
Heiji
afferrò la palla e parti all’attacco, smarcandosi
facilmente della
difesa: gli unici con cui valeva la pena lottare tra gli Icha *, erano
Aki e
Isao. In mancanza del primo, poteva sempre dedicarsi al secondo.
Sorrise,
ritrovandosi di fronte il Centro che altri non era che un suo grande
amico.
«Ciao,
come va da queste parti?» Domandò allegro,
palleggiando.
«Bene,
sei venuto a farmi un salutino, ma non avrai il canestro!»
Esclamò Isao,
sorridendo.
Saltarono
quasi contemporaneamente, ma l’elevazione di Heiji era sempre
stata
migliore.
Dopo
il punto, alzò sei dita «Andiamo, ho
già fatto sei canestri. Non vorrai
farmi vincere così presto!»
«Non
cantare vittoria, scemo» ghignò Isao.
«Bene! Ragazzi in difesa forza!»
Urlò alla squadra.
L’Ichihara
vedeva come avversario fondamentale Heiji Hisae e il suo gioco.
L’Angelo dello Shiroi, che non aveva ancora finito con loro.
Ogni
azione prevedeva immancabilmente la sua presenza e, difatti, ancora una
volta aveva la palla lui.
«Forza
Kiyuwa… all’attacco!» Fece
all’altra Ala, che riuscì a smarcarsi per
ricevere la palla.
«Ora
tocca a me!»
Correva
come un lampo, era veloce quasi quanto Miyagi, il che era tutto dire.
Di fronte ad Isao saltò, poi quando si ritrovò la
mano del gigantesco Centro di
fronte, passò la palla al Capitano che concluse con un Dunk
«E
sette!» Fecero all’unisono le due Ali,
allontanandosi, ma Isao si limitò a
scrollare il capo, ghignando: dopotutto non potevano vincere troppo
facilmente,
dovevano anche fare divertire gli altri. Guardò il
tabellone: 39 – 19. Non male
per i secondi in carica, ma loro avevano la resistenza e una riserva di
energia
non indifferente.
Guardò
verso la panchina dove, miracolo dei miracoli, c’era anche
Aki,
appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca.
«Quando
entro io?» Domandò all’allenatore che
borbottò «Dopo, per ora limitati a
guardare il Capitano. Marcherai lui».
Aki
spostò lo sguardo verso il campo: l’Angelo dello
Shiroi, che nome buffo.
Notò alcuni punti in suo favore come la grande tecnica e la
velocità, poi
sentenziò «Troppa confusione» ritornando
negli spogliatoi.
Dal
campo, Isao sbuffò: mai che quello si fermasse a vedere le
partite o i
giocatori. Non stava mai in panchina e a quanto pare non faceva
eccezione
quella partita.
Che
fosse davvero dovuto al fatto che nessuno gli piaceva? Eppure Heiji era
un
grande giocatore, forse la migliore Ala della prefettura.
Gli
ultimi minuti del primo tempo furono dominati dallo Shiroi, ma
più che
altro da Heiji Hisae e il suo gioco che rasentava la perfezione. Aveva
notato
il disinteresse di Haranobu Aki, in panchina, ma non se ne preoccupava.
Il loro
punteggio era di 49 contro i 32 dell’Ichihara e nel secondo
tempo sarebbe
entrato anche lui. Allora avrebbe pensato a cancellare il suo sorriso.
N/A
Salve!
Avevo detto che facevo presto? Eccovi serviti in ritardo. XD
Cominciamo
con le varie noticine del capitolo:
(*)
-
Shogi: Tipico gioco di scacchi Giapponese, dove lo “Scacco
matto”, si traduce
con “Re sotto scacco”.
-
Credo che lo sappiate tutti, ma nel caso vi aggiorno io. Inoue, nel
descrivere le divise e i colori delle sue squadre, ha preso spunto da
alcune
squadre dell’NBA; in particolare ha usato i Los Angeles
Lakers, per il Kainan;
i Chicago Bulls, per lo Shohoku e i Boston Celtics per lo Shoyo.
Mi
sembrava caruccio mettere Hana come grande tifoso dei Chicago (tra
l’altro
grande squadra di Micheal Jordan). A titolo di informazione, tra queste
la più
grande nel senso di vittorie è la Boston Celtics.
-
Icha è il diminutivo con cui gli abitanti di Chiba indicano
i giocatori dell’
Ichihara. Così come “Nara” per quelli di
Narashino.
ICHIHARA
Allenatore: Koichi Kendo.
Isao
Katsumi #4. Capitano e Centro.
Kaoru
Hiroya # 9. Guardia “ Il cecchino ”.
Aki
Haranobu # 13. Playmaker “ Youkai ”.
Seiji
Morita # 7. Ala piccola.
Morai
Kita # 15. Ala grande.
SHIROI
Allenatore: Eiko Hisae.
Heiji
Hisae #4. Capitano e Ala piccola ( anche guardia).
Kyuwa
Mototsune # 8. Ala grande.
Maoru
Mikano #6. Guardia.
Kisame
Titsune # 5. Centro.
Fukida
Kicchan #11. Playmaker.
Rallegratevi,
non vi interessano tutti. Infatti personaggi importanti saranno
solo quelli che ho già nominato o descritto in modo
più approfondito.
Beh,
see ya! Al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 5 *** Il 'Naryonan' ***
Il
“Naryonan”
L’auto
rossa si fermò sgommando davanti al
palazzetto, dove le urla risuonavano fino alla strada.
«Signore, vuole qualcosa per il
disturbo…?» Provò
a dire Sendo, che si era fermato per ringraziare il loro autista,
mentre quei due deficienti già correvano verso il campo,
senza manco degnarlo di uno sguardo.
Sia il giocatore del Ryonan che l’anziano li
osservarono.
«Li scusi, sono due cretini…»
borbottò, pensando
a come spaccare loro il cranio per le figuracce che gli facevano fare.
«Ma no, anzi devi correre anche tu o ti perderai
tutto l’incontro… e metti via quei
soldi!» Rispose l’uomo, ridendo.
Il ragazzo sorrise e fece per andarsene, quando
l’uomo lo richiamò con un ghigno «E, mi
raccomando, mettetecela tutta con il
Nara, domani!»
«L’aveva capito?» Chiese sorpreso il
giocatore.
«E dove si trovano altri ragazzi con
quest’altezza pazzesca?» Il sorriso si
allargò. «Ora, posso anche vantarmi di
aver portato le due stelle del Kanagawa e il loro amico».
Sendo rise pensando a come il loro amico
avrebbe preso la cosa e salutò gentilmente.
Camminò
lentamente verso lo stadio con la solita aria svagata, mentre non poche
teste
si girarono a fissarlo; un boato incredibile lo indusse a camminare
più
velocemente e una volta dentro rimase spiazzato: 79 a 62 per lo Shiroi.
La prima in classifica era sotto di quasi venti
punti.
«Però, i nostri ospiti se la cavano…
» considerò
tra sé cercando gli altri, poi notò subito due
folli che si arrampicavano sulle
ringhiere. «Salve, scusate il ritardo» disse,
mentre Maki si alzava per farlo
sedere.
«Oh beh, alleluia!» Se ne uscì Akagi,
seguito
anche da Fujima e Maki che sospirarono all’unisono.
«Oh ma che palle! Tanto non c’è niente
da
vedere!» Sbottò Hanamichi, ma un urlo della folla
sembrava non dargli ragione:
Heiji aveva rubato la palla per la quarantesima volta
dall’inizio della partita
e la stava infilando nel canestro con un dunk spettacolare.
Tutto il gruppetto sogghignò alle facce da ebeti
dei tre ritardatari, che, ovviamente, si erano persi lo spettacolare
gioco
dell’Angelo.
«Ecco, quel “niente” ha fatto da solo
più di
quaranta punti» spiegò Mitsui, tra Miyagi e Ayako.
«Ma… siamo proprio sicuri?»
balbettò Hanamichi,
con le fauci spalancate.
«Idiota, ma stai un po’ zitto» lo
richiamò
Rukawa, seduto tra la Scimmia e Sendo.
Hanamichi si girò con sguardo omicida, ma si
bloccò alla vista del rivale: sedeva a schiena rigida, con
lo sguardo
assottigliato concentrato sul gioco di Heiji. Le pupille non lo
lasciavano un
istante, seguendo il veloce gioco di gambe, i passaggi veloci e puliti,
i tiri
perfetti.
«Mi distrai» fece fermamente, mentre Hanamichi
proiettava ancora lo sguardo sul campo; non capiva perché
quell’idiota della
Volpe si fosse tanto accanita, poi, mentre Heiji schiacciava nuovamente
a
canestro, spalancò gli occhi.
«Però, Volpe... quello gioca quasi come te.
Peccato che sia del Terzo Anno e pieno di esperienza» se
uscì il rosso, dopo
attimi di silenzio.
Scimmia e plotone dello Shohoku cominciarono a
sghignazzare, mentre Rukawa non li degnava di uno sguardo.
«Hanamichi, hai il tatto di un sumo»
sospirò
Akagi, con un pugno in testa.
«Ah, beh non ci volevo mica io. Tanto quello lo
sa che fa schifo!» Replicò il rosso, indicando il
bruno che sussurrò, con la
sua migliore faccia da ghiacciolo «Sì, seghetta,
infatti, ci sei tu nei Best».
Attimo di silenzio... e Rukawa si vide quasi
staccare la testa a morsi, se Akagi non fosse intervenuto come suo
solito,
legando quella mente bacata alla spalliera della tribuna.
«Razza di demente che non sa nemmeno battere il
Porcospino… » stava gufando Hanamichi, ma ormai
nessuno gli dava corda: erano
tutti impegnati a seguire gli spettacolari dunk di Isao e i tiri fuori
area ben
piazzati di Kaoru; dall’altra parte c’erano il
prodigioso Heiji e la velocità
impossibile di Kiyuwa. Erano due squadre ben equilibrate, che valevano
sicuramente i primi posti in classifica. Eppure c’era
qualcosa,
nell’atteggiamento di Isao, che Akagi non riusciva a
inquadrare.
«C’è qualcosa che non mi
convince» fece infatti,
dopo un po’.
«L’ho notato anch’io…
L’Ichihara è strana oggi»
aggiunse Fujima, alla sua destra.
«Cosa, cosa?» Sbottò Hanamichi,
guardando
dall’uno all’altro.
«Isao è troppo rilassato. Eppure sono sotto di
quasi venticinque punti al secondo tempo».
«Sarà un tipo alla Porcospino qui!»
Ribatté la
Scimmia rossa, indicando Sendo che intanto sbadigliava a più
non posso.
«Sendo continenti» fece Maki, trattenendo un
sorriso.
«Che ci posso fare, sono stanco».
«Non ti entusiasma la partita?» Domandò
allora il
Capitano del Kainan.
«Certo, solo che… c’è troppo
equilibrio e pochi
colpi di scena» rispose, scrutando il campo.
«Sono d’accordo!» Fecero quasi
all’unisono
Hanamichi e Kiyota.
«Zitti, caproni! Che ne volete capire voi?»
Sbottò
Ayako, mentre quei due facevano il diavolo a quattro.
«Isao è la tranquillità fatta persona,
ma non è
stupido. Uno svantaggio del genere non è da poco per la sua
squadra» continuò
Akagi, mentre Fujima e Maki fissavano il Centro dell’Ichihara
che, in effetti,
sembrava tranquillissimo.
Dopo l’ennesimo punto dello Shiroi, l’Ichihara
chiese il time out.
«Stiamo andando molto bene!» Fece
entusiasticamente Heiji, afferrando al volo una bottiglia
d’acqua.
«Già, l’anno scorso abbiamo avuto
più problemi
con gli Icha» Aggiunse pensoso Kiyuwa, attaccato alla sua
bottiglia come un
dannato. Intanto gli altri ridevano e blateravano
sull’andamento della partita
e sul fatto che ormai avevano la vittoria in pugno.
«Non dite cretinate» sbottò Eiko, in
piedi a
braccia incrociate. L’allenatrice stava guardando alle
panchine dell’Ichihara,
dove Kendo stava sgridando un paio di titolari, ma Isao Katsumi sedeva
pacioso,
con l’aria beata.
Eiko si chiedeva cosa diavolo combinassero quei tizi;
certo, loro erano migliorati, ma non al punto di staccarli per trenta
punti di
vantaggio, doveva ammetterlo. E purtroppo, loro avevano una riserva di
energia
in panchina, la sua squadra no.
«Ragazzi non abbassate la guardia. L’Ichihara
è
famosa nella rimonta dell’ultimo secondo, e mi dispiacerebbe
dovervi uccidere
alla fine» grugnì alla sua squadra.
«Sì, e poi cosa faresti senza di noi?»
Cinguettò
Kiyuwa, tirandosi addosso un paio di bestemmie.
«Che deficiente! Piuttosto… »
cominciò il
Playmaker Fukida. «Quando faranno entrare Haranobu?»
Tutta la panchina cadde nel silenzio: quello era
esattamente il problema principale.
«E’ proprio questo che mi preoccupa…
avete
giocato benissimo, ma avete dato fondo a tutte le energie. Se entra lui
ora,
fresco come una rosa, potremmo avere grossi guai».
«Già…» commentò il
Centro Kisame, seguito da
altri mormorii sconfortati.
«Me ne occupo io!» Fece sicuro Heiji, seduto in
panchina con altra acqua alla mano. Era impossibile che Kendo non
usasse un suo
titolare, con così tanto svantaggio; meglio prepararsi
psicologicamente alla
cosa.
«Dannazione,
è un solo, maledetto giocatore e voi
siete quattro in difesa!» Sbottò Kendo, piazzando
quattro dita in faccia ai
suoi giocatori che respiravano concitatamente.
«Kaoru, i tuoi tiri devono essere più
precisi!»
Alle urla del mister, Kaoru annuì con un
impercettibile sbuffo di fastidio «Ha
ragione…»
«Non crede di esagerare?» Se ne uscì
allora Isao,
spalmato in panchina.
Se è possibile, cadde un silenzio ancora più
sconfortante; la tensione poteva tagliarsi col coltello e gli occhi del
Capitano mandavano fiamme.
Prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa,
Aki si avvicino sbuffando «Scusi coach,
non è che posso sgranchirmi le
gambe?» Borbottò, con le mani intrecciate dietro
la nuca.
Kendo lo fissò mugugnando qualcosa, poi annuì
«Sì
Aki, preparati che entrerai al posto di Miasame. Ora, tutti in campo.
Kaoru
ricordati quello che ti ho detto, Isao voglio una difesa più
concentrata. Aki…»
s’interruppe per un istante, mentre il giocatore in questione
reclinava la
testa da un lato.
«Tu… gioca e basta».
Tutti annuirono e tornarono in campo.
Kaoru si
avvicinò a Isao «Hai sentito? Ricordati
quello che ti ho detto… urlato, semmai!»
Sbottò, per poi allontanarsi con
un diavolo per capello.
Isao si guardò intorno: Kita e Kaoru parlottavano
con espressione accigliata, Seiji si toccava sospettosamente la
spalla… così
non andava; erano tutti furiosi con l’allenatore o a pezzi
per gli allenamenti
estenuanti, ed erano alla prima partita del torneo. Si
avvicinò a bordo campo,
mentre Aki faceva stretching con le gambe.
«Aki… quando entri, vedi di ripigliare un
po’
tutti, che sono mezzi morti» gli fece, con un sussurro.
La matricola vagò con lo sguardo sui compagni in
campo, poi ghignò «Agli ordini, Capo».
Un
fischio e la partita ricominciò.
Per quanto Isao facesse con i dunk e la difesa
micidiale, la mancanza di Kaoru impegnato in un one to one con Kiyuwa
si faceva
sentire. Stranamente tutti i titolari del secondo e del terzo anno come
lui
sembravano rinfrancati dalla presenza di Aki a bordo campo, che non si
perdeva
una virgola dei loro movimenti. Isao sapeva che stava memorizzando ogni
cosa,
come sapeva che il suo contributo morale, più che fisico,
era necessario. Un
altro breve fischio e Miasame uscì, dando una delle sue
famose pacche “salva
umore” ad Aki, che poi era anche l’unico a non
averne bisogno.
Heiji, così come tutto lo Shiroi, sembrò rizzarsi
e tutti fissarono il piccolo giocatore che, da quello che si diceva,
salvava la
squadra campione in carica durante ogni partita. Fu proprio a lui che
Kaoru
passò la palla e quello cominciò a palleggiare,
senza più sorridere.
Era grandioso come un giocatore potesse cambiare
una volta entrato in campo. Inaspettatamente, quello sguardo non
sembrava
rivolto ai rivali, ma ai propri compagni di squadra. Aki
fissò Kaoru e sibilò «Avete
intenzione di giocare?»
«Che?» Seiji gli lanciò
un’occhiata di traverso,
ma Aki continuò come se nulla fosse «Spero che
abbiate finito di scherzare. Non
ho bisogno di palle al piede in campo, quindi datevi una mossa, o
uscite» continuò
il piccolo giocatore, indicando la panchina.
Isao sorrise, vedendo come gli altri erano
rimasti pietrificati: Aki era un novellino, una matricola, e sentirsi
dare una
svegliata da un ragazzino era inaccettabile per loro.
L’orgoglio spesso, faceva
miracoli.
Akagi sorrise dagli spalti, riconoscendo in lui
il Fujima di qualche anno prima. Infatti, il Capitano dello Shoyo lo
osservava
con attenzione e così Sendo, che sembrava essersi
risvegliato dalla trance.
Hanamichi e quell’altro demente, poi, già lo
prendevano per il culo a causa
dell’altezza, mentre più in là Miyagi e
Mitsui discutevano sul possibile esito
della partita. A quanto pare, la sua
entrata in campo aveva
destato parecchio interesse: anche il pubblico sembrava in attesa.
Un ultimo rimbalzo e… Aki saltò, lanciando la
palla e ammutolendo tutti. Nessuno si sarebbe aspettato un tiro dalla
linea dei
tre all’istante, nemmeno i suoi compagni di squadra. Con una
parabola perfetta,
la palla scivolò nel canestro rimbalzando sul parquet e,
nello stesso tempo,
Aki scattò in avanti.
«Allora, dormite?» Sbottò, notando come
tutti i
compagni fossero ancora bloccati nelle loro posizioni. A quel
richiamò, tutto
il campo sembrò animarsi e Seiji Morita scattò in
avanti ad afferrare la palla.
«Kaoru!» Urlò, lanciandogli la palla.
Purtroppo Kaoru aveva un piccolo problemino…
problemino che ora lo fissava a braccia spalancate e occhi infuocati.
«Da qui, non passi» assicurò Kiyuwa,
muovendosi
tanto da sembrare doppio.
«Dannazione…» sussurrò Kaoru,
ma già aveva visto
Aki spostarsi alla sua sinistra, smarcato.
Si passò la palla alle spalle e la lanciò senza
una parola, sperando che l’altro capisse.
Fortunatamente il Playmaker agguantò la palla al
volo e lanciò un’occhiata a Kita, prima di
zigzagare, smarcandosi dalla difesa
avversaria. Si fece
ripassare la palla
che aveva lasciato per un attimo nelle mani dell’Ala e
saltò, ormai sotto
canestro; una mano, spuntata dal nulla, gli tolse la palla che
toccò terra con
uno schianto.
Di nuovo con i piedi piantati a terra, Aki guardò
perplesso il canestro, come a chiedersi perché la palla non
ci fosse finita
dentro; si voltò e trovò un Heiji piuttosto
affaticato che lo fissava.
«Oh, sei stato tu» fece, senza espressione.
Heiji parlò con evidente fatica «Già.
Sarò io a
marcarti. A uomo, Haranobu» replicò, con tono di
sfida.
Aki sorrise, o meglio, ghignò «Contento
tu… ma
forse dovresti riposarti prima o potresti non arrivare alla fine con
me» osservò,
prima di allontanarsi.
La partita riprese e l’Ichihara era di nuovo
all’attacco. Nonostante la grande bravura dimostrata nel
primo tempo, Heiji non
riusciva ad arrestare il youkai rookie
Aki che ormai aveva messo a segno un gran numero di canestri.
Quasi alla fine, il risultato era di 82 a 78 per
lo Shiroi.
«Maledizione…» sibilò Eiko
dalla panchina, mentre
Heiji veniva fermato nuovamente; come temeva, erano tutti stanchi,
l’unico
totalmente in forma era Aki.
Il giocatore in questione sfilò la palla dalle
mani di Kiyuwa, lottando ancora con Heiji.
«Non mi arrendo facilmente» gli sibilò
l’Angelo.
«Lo farai prima della fine dell’incontro»
replicò
calmo Aki.
Saltò e Heiji saltò con lui, ma
all’ultimo
istante il giocatore dell’Ichihara si abbassò per
tornare a correre.
Fregato da una matricola. Heiji pensò di essere
sulla buona strada per la pensione, a quel punto.
«Dannazione!» Sbottò, per poi correre
all’inseguimento; Riacciuffò il giocatore, ma
accadde qualcosa: all’improvviso,
si ritrovò Kaoru piazzato sotto al naso.
«Ma che diav-» Poi capì quando vide Aki
che si
smarcava dalla loro Ala, Kiyuwa.
Scambio di marcatura.
S’infuriò pensandola un po’ come un
colpo al suo
orgoglio: dopotutto era come se si fosse rifiutato di giocare contro di
lui.
Ormai l’aria in campo era molto tesa e la partita
si era trasformata in una vera e propria guerra personale. Heiji contrastava Aki, la
fluidità di uno si
scontrava con l’esperienza dell’altro; Kaoru
tempestava il tabellone di punti
ogni volta che riusciva a smarcarsi da Kiyuwa. Tuttavia
l’Ichihara aveva
acquistato terreno e il finale sembrava scontato: la squadra nero-rossa
era
famosa per le sue rimonte davvero inarrestabili e, per giunta, Isao era
totalmente libero, poiché Kisame, nonostante fosse
più veloce, non riusciva a
tenere a bada i suoi potenti dunk.
Così, dopo un iniziale vantaggio di venti punti,
la campionessa in carica aveva vinto per un punteggio di 109 a 98. Un
duro
colpo per lo Shiroi che si ritrovava per l’ennesima volta
soffiata della
vittoria dall’Ichihara e per giunta negli ultimi minuti di
gioco.
Mentre
uscivano dal palazzetto, tutti discutevano
sulla partita e, soprattutto, sulle stelle indiscusse in campo.
Hanamichi si
chiedeva ancora cosa avessero tanto da blaterare: secondo lui, non era
stata un
granché come gioco.
«Penso che alla fine l’unica cosa positiva sia
stata Aki, se non fosse entrato lui addio Ichihara» stava
dicendo Fujima, ma
Mitsui ghignò «Ma di che parli? Hanno fatto schifo
entrambe le squadre! Diavolo
Isao è il miglior Centro di Chiba, quell’Hiroya
è un mostro nelle triple, Aki è
una matricola geniale e Heiji è il migliore della sua
squadra… con degli
elementi così, avrebbe dovuto cadersene lo
stadio…» Sbottò, attaccandosi alla
bottiglia di acqua che si portava sempre dietro.
«Per me ha ragione» butto lì Akagi,
facendo
venire l’infarto alla sua squadra.
«Sei d’accordo con me, Gori?»
Sbottò a occhi
spalancati la Guardia.
«Sì. Isao sa fare molto meglio di
così» proruppe,
come se fosse infastidito dal fatto che il suo amico avesse giocato
male. «E’
molto più bravo di me e Hanagata messi insieme. Per come la
vedo io, oggi si è
preso una pausa, quel deficiente…»
«Ehi, branco di pezzenti!» Kiyota, appiccicato a
una vetrina, li apostrofò da lontano.
Hanamichi e Mitsui si girarono a mostrargli il
medio, mentre Maki sospirava «Che altro vuole,
ora…»
« Cosa c’è, Nobunaga?» Fece
gentile Fujima,
avvicinandosi al giocatore del Kainan.
«C’è un servizio sulla
Manifestazione…»
Si accalcarono tutti intorno alla piccola
vetrinetta, dove un televisore dodici pollici mostrava un mezzobusto in
giacca
e cravatta:
«Oggi si
è dato il via ufficiale alla Manifestazione che
quest’anno si tiene nella
nostra bella cittadina. La prima partita ha visto esordire le due
campionesse
di casa… cosa ne pensa dell’esito?»
Il giornalista si stava rivolgendo a un uomo
sulla quarantina, dal fisico atletico e occhi chiari, che
esordì con una risata
«Splendida partita, anche se le
due
squadre mi sono sembrate un po’ sotto tono. Posso parlare
francamente? Devono
riprendersi e alla svelta! Dopotutto non devono affrontare una
squadretta, ma i
migliori giocatori di Kanagawa! E quel diavolo di Anzai sa scegliere
bene i
giocatori!» Concluse, con una risata.
L’altro tossì, imbarazzato alla parola
“diavolo”,
e lesse dal blocchetto che teneva in mano «Ha
saputo la notizia che Anzai non ha potuto partecipare per problemi
di salute?»
«Certo e mi spiace
enormemente. Anzai è uno dei migliori allenatori del paese e
so che ci teneva
molto a quest’incontro tra le due Prefetture… e
ammetto che anch’io avrei
voluto incontrarlo sul campo…»
Hanamichi fece un fischio sommesso «Il Nonnino è
così famoso?» Fece, soverchiando con il suo
vocione quella del cronista.
Mitsui gli sfondò un fianco con una gomitata «Il
Signor Anzai è un mito, deficiente!»
«E piantatela!» Sbottò Akagi.
«Quello è il Signor
Kito Katamura, vero?» Fece poi a Fujima.
«Sì, è l’allenatore del
Narashino. E’ un tipo
strano, ma molto in gamba».
«Fortunatamente
ha le sue risorse… ha piazzato al suo posto uno dei
più brillanti giocatori di
Kanagawa» stava continuando l’allenatore.
«Bisogna solo vedere se è in grado di
fare l’allenatore» continuò
ancora, con un’insinuazione.
Tutti si girarono a fissare Fujima che sorrise «Katamura
mi conosce. Vuole solo prendermi in giro».
Hanamichi, però, si spiaccicò alla vetrata come
se volesse entrarci dentro «Ma chi diavolo si crede di essere
questo mentecatto?»
Cominciò a borbottare tanto, che la gente per
strada cominciava a fissarli.
«E finiscila!» Rimbrottò Ayako,
buttandolo a
terra per la collottola.
«Però poteva evitarsela questa, il
rompicoglioni…» aggiunse Mitsui, sempre lieto di
mettere cagnara.
«Andiamo, l’hanno sempre fatto gli allenatori tra
loro! E Fujima è bravo e lo sappiamo»
tagliò corto Akagi, senza troppi
convenevoli.
«Comunque dobbiamo allenarci di più, questo
è sicuro.
Quindi tutti a pranzo» ordinò, guardandoli come a
dire “muovetevi o vi spezzo
le gambe”.
Il
pranzo, o piuttosto la terza guerra mondiale,
ebbe due problematiche sostanziali: primo, avevano deciso di riunirsi
tutti -
per la prima volta - nel salone principale; secondo, le due scimmie
avevano
pensato bene di aiutare le due povere donne del gruppo a cucinare,
rischiando
di avvelenarli tutti.
Alla decima smorfia di disgusto, Hanamichi aveva
deciso di strappare la lingua a “quel deficiente di
Baciapiselli, che poteva
anche morire di fame” e quasi saltava sulla tavola se non ci
fosse stato Akagi
a trattenerlo a suon di sberle. Così il rosso incrociava le
braccia gettando a
tutti occhiate malevole del tipo
“Meglio-che-mangiate-o-vi-faccio-inghiottire-io”
e, quando Heiji proruppe in un suono di apprezzamento, tutti si
chiesero se il
veleno non stesse già facendo il suo effetto.
«Secondo me, è andato…»
«Forse era un tentativo di farlo fuori prima
della partita…»
Miyagi e Mitsui bisbigliavano a un lato del
tavolo, osservando con preoccupazione lo sbandamento di Heiji, rosso in
viso.
«Che dite deficienti! Cazzo ci frega a noi della
partita!» Sbottò Kiyota, al fianco del Playmaker
dello Shohoku.
«Tutto può essere, Nobuscimmia, se si tratta di
Hanamichi».
«Fortunatamente non ho preso da voi… mi sbaglio o
ve ne state seduti al sicuro sugli spalti?» Ghignò
lui.
La parolina magica.
Mitsui gli indirizzò un bel medio «Vaffanculo
stronzo!»
«Ritirati, vecchio!»
Inutile dire che cominciarono ad accapigliarsi,
mentre il povero Miyagi, tirato in mezzo, menava morsi alla cieca.
All’altro capo, discutevano della partita
imminente.
«Affronterete il Narashino… è una
squadra che sta
migliorando molto!» Stava dicendo Eiko.
«Secondo le nostre informazioni però, un solo
giocatore è veramente forte» replicò
Ayako, mentre guardava nei suoi appunti –
e in quelli dell’esaltato di casa Ryonan, Hikoichi.
«Oh, ma infatti. Il Nara è basso in classifica,
perché il trascinatore della squadra è solo Akira
Misami! Praticamente un asso
fin dalle medie, ma gli altri sono discreti».
Maki si grattò il mento «Mi ricorda un
po’ la
conformazione del Ryonan. Con questo non voglio dire che siano
discreti, ma
sicuramente tra Sendo e gli altri c’è un abisso;
persino Uozumi è qualche passo
indietro».
«Uozumi è fregato dal carattere. E’ un
bravo
giocatore, ma troppo impulsivo per fare il Capitano»
ribatté Akagi, al suo
fianco.
I due Capitani ebbero quasi un momento di
sintonia perfetta, mentre Hanamichi, tra Maki e Ayako, ghignava come un
beota
«Il Naryonan!» Esclamò, fiero di se
stesso.
«Il che? Ti sei ubriacato, per caso?»
Sbottò
Ayako, menandogli un colpo in testa.
«Ahahah! Il Naryonan! Capito Eiko? Nara e Ryonan,
Naryonan!» Seguì a ruota Heiji, sorridendo
ottusamente.
Eiko gli lanciò un’occhiataccia «Sono
fuori
quadro, ormai…»
«Dai,
però
sembrano quasi seri…» Notò Maki,
assecondandoli.
Nello stesso tempo, Hanamichi si accasciò con un
tonfo sul tavolo, addormentato.
«Sì, seri…»
borbottò Akagi, con un sospiro. Il
mantra “Non devi prendertela troppo” stava
fallendo. Probabilmente era
l’effetto collaterale di averli vicini per troppo tempo.
Aveva
bisogno di v-a-c-a-n-z-e!
«Comunque come partita di esordio non dovrebbe
essere difficile. Se il vostro Playmaker è in
gamba...» stava dicendo Eiko ad
Ayako, alludendo qualche problema con i loro giocatori.
«In gamba?» Akagi si girò a guardare
Sendo, che
tornava dal bagno canticchiando. «E’ un
fuoriclasse» concluse, sicuro.
In cucina, Fujima era alle prese con il telefono
che sembrava messo peggio dei suoi compagni.
«Pronto, pronto? Hasegawa mi senti?»
Dopo altri tentativi, la linea cadde di nuovo.
«Ma che diavolo ha questo telefono oggi?»
Sbuffò,
poi si affacciò all’esterno, dove Rukawa russava
ciondolando il capo.
«Ehm… Rukawa?» Cominciò
incerto.
«Tieni» Jin apparso alle sue spalle, gli porse il
cellulare. «A quanto pare hanno problemi di linea in tutto il
quartiere, usa il
cellulare. Tanto ormai gli altri lo sfruttano già a
dovere».
«Grazie,
Jin».
La guardia del Kainan sorrise, poi si sdraiò
all’esterno, sbadigliando «Tu non chiami mai casa,
Kaede?»
Rukawa aprì un occhio, chiedendosi come avesse
capito che era sveglio, poi lo richiuse «Hn…
no» rispose direttamente, tanto
per cambiare. Dopotutto, con quei due dello Shoyo, Jin era uno dei
pochi sani
di mente in quel branco di psicotici.
La Guardia sospirò «Già… Tu
lo farai?» Gli
domandò ancora, voltando la testa.
Rukawa lo fissò per un po’
«No».
«Capisco…» sospirò Jin,
alzandosi. «Beh, suppongo
neanche io. Andiamo a terminare il pranzo?» Gli chiese,
già dentro.
Rukawa fissò il cielo per un po’
«Hn».
Forse per la loro incolumità era meglio restare
in giardino e cibasi di bacche, pensò Rukawa fissando quel
macello. No, la
parola strage andava meglio.
I pochi normali - Maki, Akagi, Ayako e Fujima -
erano spariti chissà dove e i dementi rimasti passavano il
tempo uccidendosi
allegramente; Hanagata aveva pensato bene di lasciarli fare,
limitandosi a
salvare il sake, quindi erano tutti a briglia sciolta. Sospettava che
la colpa
principale fosse dell’alcool, perché quel tizio
dello Shiroi russava in un
angolo della stanza, senza rendersi conto che la Scimmia del Kainan e
l’Idiota
della sua squadra, gli ballavano a pochi centimetri dalla faccia.
«Io rimarrei qui…» cominciò
Jin, dando voce ai
suoi pensieri.
Quando Rukawa pensava ormai di seguire il suo
consiglio e spaparanzarsi nuovamente al sole, accadde il disastro.
«Volpe!» Urlò il beota rosso, con un
luccichio negli
occhi e un sorriso da decerebrato. Scavalcò il povero Heiji,
diede una manata a
Mitsui per farsi spazio e saltellò allegramente verso di lui.
Già, l’aveva visto.
«Stammi lontano» lo avvertì Rukawa, ma
dubitava
che lo stesse ascoltando: sembrava troppo occupato, che qualcuno
lassù lo
aiutasse, a guardarlo in modo maniacale.
«Ci mancavi tu!» Esclamò ancora
Hanamichi,
passandogli un braccio sulle spalle. «Manda
giù!»
Gli piazzò la bottiglia semivuota sotto al naso,
ghignando come un folle.
Forse forse, quella era la volta buona per farlo
fuori: poteva sempre dire che era stata legittima difesa e magari Akagi
lo
avrebbe pure appoggiato.
Rukawa lo trafisse con un’occhiataccia che tanto
l’altro non vide nemmeno e si preparò a prenderlo
a calci, cosa che gli andava
più che bene tra l’altro; ma purtroppo dimenticava
spesso che la sua squadra
aveva due mentecatti, due.
Mitsui si girò verso di loro e, quando vide le
difficoltà di Hanamichi che non si reggeva manco in piedi,
decise di correre a
dargli una mano.
Per quale motivo?
Perché, se secondo quella palla di Hanamichi il
difetto di Rukawa era che non parlava molto ed era freddo, secondo
Mitsui, il
compagno era un deficiente semplicemente perché non si
sfondava di liquore,
vino, birra e cose alcoliche in generale.
Peccato che avevano pensato la stessa cosa, nello
stesso istante. Ed erano pure ubriachi.
«Cazzo» Rukawa afferrò il polso del
demente,
resistendo all’impulso di romperglielo, e guardò
preoccupato Mitsui che se la
rideva a più non posso.
Jin, anima pia lui, lo scrutava diviso tra il
desiderio di aiutarlo e il sollievo di non essere un loro bersaglio e
rimase
indeciso sulla soglia. Ma ovviamente la sua ombra non poteva
mancare…
«Cos’è la giornata “ acchiappa
la matricola?”»
Una voce ironica lo richiamò e Rukawa vide Sendo
a braccia incrociate, con la spalla appoggiata alla porta. D’accordo, era
la sua unica possibilità, ma
il suo unico desiderio era di spaccargli quella faccia paciosa.
«Ti piacerebbe razza di pervertito…»
sibilò il
moro, mentre Hanamichi praticamente gli stava a peso morto addosso.
«Idiota… come cazzo si fa ad addormentarsi in
queste condizioni?» Sbottò ancora, notando come la
Scimmia rossa fosse crollata
sulla sua spalla.
Sendo si accigliò: non aveva mai visto Rukawa
parlare tanto e quello era un brutto segno. Forse doveva
aiutarlo… si girò a
fissare Mitsui che ormai si stava dedicando a rompere le balle a
Miyagi, e si
avvicinò alle due Ali dello Shohoku.
«Serve una mano?» Chiese dolcemente, manco fosse
arrivato in quel momento.
Rukawa lo trafisse con lo sguardo, mentre teneva
Hanamichi per la vita, evitando di crollare sotto al suo peso
«Tu che dici?»
Ringhiò, ma mentre il Playmaker si avvicinava per aiutarlo
quel cerebroleso cominciò
a menare pugni all’aria «Nonono, la Volpe deve bere
con me!» Biascicò, poi
continuò a russare sul suo collo.
Il moro chiuse gli occhi, per invocare la
pazienza che probabilmente era già stata esaurita da Akagi
in quei pochi
giorni.
«Al diavolo!» Sbottò cercando di fare
qualche
passo indietro, ma caddero rovinosamente entrambi sul pavimento. A quel
punto
Sendo cominciò a sbellicarsi e così lo seguirono
a ruota anche gli altri, che
non capivano un beneamato nulla.
E fu così che li ritrovarono i pochi sani mentali
della squadra. Mentre Akagi si occupava di malmenare a dovere i due
mentecatti
del suo Shohoku e Maki trascinava per i capelli Kiyota, persino Fujima
e
Hanagata risero ai tentativi dell’impavido Rukawa di
liberarsi del peso di
Hanamichi, che non si sarebbe svegliato manco con una cannonata.
Dopo tante maledizioni e randellate varie,
riuscirono a ricucire i pezzi, ma Akagi proibì a tutti di
riposarsi: loro
avevano deciso di scolarsi tutto quell’alcol e loro si
sarebbero allenati con
il feroce mal di testa. Così, come se avesse pronunciato una
condanna a morte,
si allontano verso la palestra a passo di marcia, mentre i poveri
malcapitati
lo seguivano più o meno come larve.
«Ohii che mal di testaaaa!» Si lamentò
Miyagi per
la decima volta.
Sfortuna sua che lo senti anche Ayako che non la
smise più di fracassargli i timpani per tutto il tragitto.
Gli altri
cominciarono a sghignazzare, ma la Manager ne aveva pure per loro.
A Hanamichi sarebbe andata peggio. Se ne rese
conto pure lui quando, dopo aver ripreso un attimo conoscenza, si era
ritrovato
lo sguardo di quel ghiacciolo della Volpe piantato tra le scapole.
Più o meno,
una sentenza di esecuzione istantanea.
«Pss, Porcospino…»
«Eh?» Sendo se la rise alla vista di Hanamichi
che gli sussurrava di avvicinarsi.
«Cavolo è successo a quel demente
lì?» Domandò,
indicando Rukawa che si trascinava con un diavolo per capello.
«Si è ubriacato per caso?»
Continuò speranzoso.
Sendo fissò Rukawa, poi Hanamichi e si grattò la
testa «Credo che tu e Mitsui abbiate cercato di violentarlo.
Ma forse più tu…»
spiegò, con la massima tranquillità possibile.
L’espressione di Hanamichi passò dalla speranza
al disgusto puro, sfilando per i vari stati di schifo.
«Che?» Sbottò, saltando su di parecchi
metri. «Ma
che schifo e che è successo?»
«Gli sei crollato addosso, russando» rise il
Playmaker, mentre la Scimmia rimaneva esterrefatta.
«Bene, bene, così si scoprono gli
altarini… e ti
ci voleva una sbronza per dichiararti?» Buttò
lì Kiyota, mentre passava accanto
a loro.
Il rosso si voltò di scatto e con la sua solita
leggiadria gli saltò addosso urlandogli nelle orecchie.
«Ahhh!» Gridò di rimando
l’altra Scimmia dello
zoo, mentre si manteneva la testa dove rimbombava ancora la voce di
quel
cretino.
Ovviamente arrivò poi l’onnipresente Maki a
sedare la rivolta di palazzo e raggiunsero in palestra quasi incolumi,
ma con
un’ora di ritardo sulla tabella di marcia.
Entrati nel palazzetto, tirarono tutti un sospiro
di sollievo, buttando le borse un po’ dove capitava e
spalmandosi sul parquet
come se l’allenamento fosse appena finito; ovviamente il
ghigno di Akagi era
tutto fuorché incoraggiante e cominciarono a sudare freddo.
«Ora, dal momento che siamo in un ritardo mostruoso
per gli allenamenti per colpa dei deficienti che non dovrebbero nemmeno
essere
qui, vi allenerete anche voi. E senza il minimo fiato, siamo
d’accordo vero?»
Le parole del Capitano caddero in testa a tutti
come un macigno e Mitsui cominciò a lamentarsi, sostenuto da
vari borbottii.
«Inutile che blaterate. E’ così e basta.
Fujima
ha già stilato le squadre e vedete di allenarvi come si
deve. A basket non a
Wrestling!» Avvertì, con un ringhio.
Ayako si fece avanti tra i sospiri sconfortati e
mostrò due magliette «Squadra blu e squadra
bianca» spiegò, ghignando.
«Allora…» cominciò Fujima,
con la sensazione che
qualcuno gli avrebbe fatto lo scalpo. «Squadra blu: Hanagata,
Centro con il 5;
Maki, Playmaker e Capitano, ovviamente 4; Mitsui con l’8,
sarà Guardia e
Hanamichi e Kiyota saranno ali con il 10 e il 12».
Prima esplosione: le due Scimmie si alzarono
quasi contemporaneamente, blaterando, in modo che nessuno
riuscì a capire
niente. Quando ormai Akagi stava per falsi saltare le coronarie, Fujima
irruppe
con la solita calma «Ragazzi, magari sono
provvisorie… ditemi il problema…»
«Io con lui non ci sto!» Sbottarono all'unisono,
poi Hanamichi indicò Maki. «E perché il
Capitano è la vecchia ciabatta?»
Un pugno ben assestato lo mandò al tappeto e
Akagi tornò a respirare «Ora va meglio…
Allora Maki è più e-s-p-e-r-t-o! Razza
di rincitrullito demente! Per questo è il
Capitano!»
«Akagi, non era necessario…»
protestò Maki, ma
quello sbuffò «Sì invece…
dovrà capire alla fine! Qualcun altro ha da
ridire?»
Kiyota si risedette all’istante e gli altri
mimarono l’atto di cucirsi la bocca.
«Bene, squadra bianca: Akagi, Capitano e Centro
con il suo numero; Miyagi come Playmaker e numero 13; Jin tu sarai la
Guardia
col 6 e, infine, le due Ali Sendo e Rukawa con i loro numeri.
Miyagi guardò Sendo con curiosità, come a
chiedersi se fosse contento del fatto che gli avesse rubato il ruolo,
ma quello
non diede segni di fastidio; come al solito, non aveva problemi per
quanto
riguardava le decisioni tattiche, si conformava a qualsiasi ruolo. Jin
intanto
stava guardando Rukawa trattenendosi a stento dal ridere:
l’Ala stava fissando
Hanamichi che intanto faceva il diavolo a quattro con Nobunaga.
«Poiché non ci sono altri allenatori, per
imparzialità io mi limiterò a fare
l’arbitro» spiegò Fujima.
«Gestitevela da
soli».
Ogni squadra si riunì attorno al proprio Capitano.
«Allora…» cominciò Akagi.
«La tattica migliore è
il one to one. Dobbiamo tenere tutti sotto controllo. Miyagi tu sei
nello
stesso ruolo di Maki, ma dovrai sostenere Jin con Mitsui; lo conosci
bene,
quindi devi rompergli le balle».
Il Playmaker ghignò «Mi occupo io del
Teppista».
«Sendo, a te Maki».
Sendo sorrise «Certo. Anche perché non
m’illudo
del gioco di squadra tra Ali…» alluse, ma
l’altra Ala in questione non colse «Voglio
il one con quell’idiota» sibilò conciso
Rukawa.
Nessuno gli chiese di chi parlasse perché,
stranamente, tutti capirono al volo. Akagi lo guardò
vagamente allarmato:
l’ultima volta che quei due si erano sfidati, era venuta
giù mezza palestra.
Sendo sospirò «Secondo me va bene. Dopotutto ho
già tenuto a bada Maki e avere Rukawa libero mi sembra
inutile, visto che non
fa gioco di squadra».
«Hn» mugugnò semplicemente il bruno; se
sperava
di commuoverlo, aveva sbagliato palazzo.
Akagi sospirò «D’accordo… ma
non fate troppi
casini…»
Tutti indossarono le maglie e al breve fischio
entrarono in campo. Akagi e Hanagata al salto.
«D’accordo, questa è una partita di basket
di allenamento. Vorrei evitare di trovarmi la squadra decimata domani,
ok? E mi
riferisco agli ospiti…» cominciò
Fujima, lanciando un’occhiata alle due
Scimmie. «Le regole sono le stesse, niente morsi, graffi,
calci o tirate di
capelli, grazie» avvertì, mentre alcuni si
sganasciavano.
Un fischio di Ayako e il Capitano dello Shoyo
lanciò la palla in alto; Akagi e Hanagata saltarono nello
stesso istante, ma
Akagi era molto migliorato rispetto al passato. La palla
volò per il campo
diritta tra le mani di Miyagi che corse in avanti come un razzo.
Hanamichi
cominciò a blaterare come un ossesso
sull’inutilità di “Mr
Quattrocchi”, visto
che avevano lui come saltatore.
«Piantala, demente! E cerca di renderti utile!»
Gli rimbrottò Mitsui, mentre correva dietro a quel dannato
che sembrava una
gazzella.
«Jin!»
La palla sfilò come un fulmine, grazie ad uno dei
passaggi “alla Miyagi” e raggiunsero la Guardia,
che si preparò a saltare. Sia
Maki che Hanamichi corsero a difesa, ma furono bloccati da Sendo e
Rukawa.
«Dannata Volpe, levati di torno!»
Ringhiò il
rosso, ma Rukawa gli piantò addosso gli occhi gelidi.
«Tu non ti muovi di qui»
sentenziò.
Intanto la lotta silenziosa tra Maki e Sendo
continuava con il vantaggio di quest’ultimo e Jin
riuscì a tirare senza
problemi… almeno fino a quando una mano non sbucò
nel nulla, cambiando la
traiettoria della palla che finì sul tabellone e poi nelle
mani di Hanagata.
Jin sorrise, quando si ritrovò Kiyota piazzato di
fronte che proruppe in un «Spiacente, ah!»
«A quanto pare, ti abbiamo lasciato troppo a
briglia sciolta!» Commentò Jin, ridendo.
Tempo due secondi e quel cretino cominciò a
strombazzare la sua genialità ai quattro venti, per poi
essere zittito da una
combinazione di Baciapiselli e Scimmia rossa.
«Bella squadra di mentecatti…»
sibilò Rukawa, ma
Maki sorrise, battendo la mano sulla testa di Kiyota «Allora,
non sei
completamente inutile!»
Il primo tempo terminò con il vantaggio della
squadra bianca, per buona pace di Maki e Hanagata che osservavano i
cretini
della squadra battibeccare.
«Baciapiselli, possibile che non riesci a fermare
il Tappetto?» Borbottò Hanamichi, mentre Mitsui
gli mostrava il medio «Stronzo!
E tu che non riesci a fermare Rukawa? Stai tanto lì a
parlare, ma non lo batti
mai!»
Le ultime parole famose. Il rosso cominciò a
lanciare maledizioni, mentre Kiyota latrava dal ridere.
«Comincio a capire Akagi…»
sospirò Hanagata,
mentre beveva.
Maki rise «Sì, sono teste calde, ma in
realtà
possono essere utili, alle volte… Ragazzi»
chiamò con voce tranquilla e
placando all’istante gli animi. «Vogliamo trovare
un modo per batterli, o no?»
Dall’altra parte, Akagi si complimentava con i
suoi compagni, ghignando alla vista di quei tre mentecatti che si
davano
contro.
«Maki, vuoi per caso una gabbia?» Gli
gridò dalla
panchina di sinistra.
Il Capitano del Kainan sorrise «Magari ci faccio
un pensiero per dopo…»
Il secondo tempo cominciò con una sonora rimonta
da parte di Mitsui, che aveva preso a duellare con il compagno di
sempre.
«Vincerò io, nanetto!»
«Te… lo… puoi scordare,
Teppista…» ribatté
Miyagi, con il fiatone.
La palla arrivò al piccolo Playmaker con un
passaggio perfetto da parte di Sendo, poi tirò a Rukawa, che
si ritrovò un
idiota di sua conoscenza a fissarlo come un ebete.
«Ah! Tocca a noi due, Volpe! Uno contro uno
finalmente!» E attaccò a ridere.
Rukawa palleggiò tenendo d’occhio il campo, dove
tutti erano dannatamente occupati con le loro marcature, poi
riportò lo sguardo
sul compagno-rivale di sempre.
«L’ultima volta ti sei ritrovato col culo per
terra, o sbaglio?» Sibilò, per poi superarlo e
iniziare a correre verso il
canestro.
«Che? Dannata scrofa!» Urlò Hanamichi,
attaccandoglisi alle costole.
Mentre Jin menava inutilmente le zampe in aria
per far capire a Rukawa di essere libero, il ghiacciolo umano
saltò dalla linea
dei tre punti; l’onnipresente mano di Kiyota,
cambiò la traiettoria del tiro e
si andò a caccia del rimbalzo.
Hanamichi riuscì a tagliare fuori Sondo, che si
ritrovava impacciato a causa di Maki, mentre Rukawa riuscì
ad allontanare
Hanagata dall’aria di rimbalzo.
Poi i due saltarono insieme.
Entrambi riuscirono a mettere mano alla palla e
Hanamichi piantò gli occhi infuocati in quelli glaciali
dell’altro; non solo
era riuscito a saltare come lui, ma rischiava di soffiargli
l’unica cosa che
sapeva davvero fare bene: il rimbalzista.
«Dannata Volpe!» Proruppe, per poi mettere
più
forza al braccio.
La palla scivolò dalle mani pallide dell’altro e
volò verso Miyagi che la raccolse e cominciò a
correre per una nuova azione.
Hanamichi ripiantò i piedi a terra e, come se non
credesse a ciò che aveva appena fatto, appoggiò
le mani sulle ginocchia per riposarsi
un istante; quando rialzò la testa rossa, si
ritrovò Rukawa a fissarlo.
«Che vuoi?» Sbottò, ma quello fece finta
di non
sentirlo e tirò avanti.
Nonostante l’immensa capacità di Maki, Hanagata e
le “genialate” delle Scimmie, la partita fu vinta
dai bianchi per 56 a 50 e gli
sconfitti passarono tutto il tragitto dalla palestra al tempio a
mandare
maledizioni agli altri, parlando di fortuna
del principiante. Kiyota e Mitsui camminavano quasi
abbracciati, uniti nello
sfottere il povero Miyagi, che non ne poteva più di quei due
mentecatti; mentre
Hanamichi se ne stava indietro, con le mani affondate nei pantaloni
della tuta
e un diavolo per capello. Dannazione, credeva davvero di essere
migliorato… di
poter aiutare la squadra.
«Idiota» lo apostrofò Rukawa alle sue
spalle,
rimasto indietro mentre si sistemava le fasce ai polsi.
«Che vuoi ancora?»
«Stai migliorando. Ora, almeno, potresti sperare
di battere quell’altra Scimmia lì»
replicò lui, indicando Kiyota, poi si
allontanò incurante dell’espressione pietrificata
dell’altro.
Hanamichi continuò a fissare le scapole della
Volpe: le soluzioni erano due, o aveva scoperto recentemente di avere
una chissà
quale malattia al cervello o era un incubo.
Si riprese all’improvviso e si affrettò a
raggiungere gli altri «Senti un po’,
Volpe…»
«Non assillarmi, adesso» tagliò corto
Rukawa, con
un grugnito.
Per
buona pace comune, quella sera stessa
decisero per una pausa, anche a causa della pioggia, e Akagi sperava
vivamente
che riuscisse a sopravvivere almeno un paio di ore senza distruggere
niente.
Girovagando per la casa, pescò Mitsui in assetto di guerra
al telefono col padre,
Miyagi che chiacchierava - per una volta decentemente -, con Ayako e
Sendo
impegnato in un’estenuante lotta all’ultimo sangue
con Hanagata. A scacchi.
Uno squillo lo distrasse, poi notò la tasca dei
pantaloni che vibrava: quasi dimenticava di avere il cellulare dietro.
«Pronto?»
«Ciao fratellone, come vi va da quelle parti?»
La voce di Haruko lo raggiunse a trapanargli il
cervello e Akagi sospirò «Mah, sopravvivo. Qui
sono tutti un branco di
casinisti!» Sbottò e sentì la risatina
di lei.
«Andiamo, cerca di rilassarti! Dovrebbe essere
divertente! Ayako sopravvive?»
«Sì, sarebbe bello se avessero tutti un
po’ di
cervello come lei. Come sta Kogure? Lo hai visto?»
S’informò il fratello
maggiore.
«Sì, sì. Gli altri in palestra
continuano ad
allenarsi, non vogliono essere da meno e a volte vado ad
aiutarli… come sta
Hanamichi?»
Akagi aspettò qualche istante: pensò a quali
follie avrebbe fatto quello squilibrato se avesse saputo che sua
sorella lo
aveva nominato, poi pensò a cosa risponderle.
«Uhm… diciamo bene» rispose cauto, poi
si
accigliò quando sentì un’esitazione
nella voce della sorella e sospirò «Sì,
anche il tuo Rukawa sta
bene».
Ovviamente Haruko sparò tutti i farfugliamenti
del caso, sul fatto che non le piacesse affatto Rukawa, che loro non
avevano
capito niente e blabla, poi riattaccò.
In effetti, per quanto aveva sempre deciso di lasciar
fuori l’aspetto personale o familiare dalla palestra, ancora
doveva capacitarsi
di due cose: uno, cosa aveva fatto di male per meritarsi un cretino del
genere
appresso a sua sorella; due, come diavolo facesse lei a provare
qualcosa per
quell’altro disperato lì. Insomma, le sue spine
nel fianco.
Con
un click, lo schermo cambiò nuovamente
immagine. Per la dodicesima volta.
Mitsui, spaparanzato sul divano di destra, inarcò
un sopracciglio, scambiandosi un’occhiata con Jin che si
limitò ad alzare le spalle.
Avevano deciso di spalmarsi sul divano a spararsi qualche film di
azione tutti
insieme, peccato che i soliti noti non conoscessero per niente il
significato
di insieme.
A un nuovo “cazzo, giro io”, il Teppista si
alzò
con la mezza idea di fracassare la faccia a tutti e due. Sul divano
c’erano
lui, Jin, Maki e Fujima, ma purtroppo il telecomando era stato scippato
da
quelle scimmie dementi abbandonate sul tappeto davanti a loro.
«Molla, cretina!» Gridò Hanamichi,
piantando il
piede sulla testa dell’altro.
«Ma cazzo, c’ero prima io!»
Rimbrottò l’altro,
mordendolo al polso.
«Ahia! Ma sei un animale!»
«Ora basta!» Se ne uscì Mitsui.
«Cazzo, già sono
costretto a stare rinchiuso qui con delle porche come voi, vorrei
almeno
evitarmi di perdere tempo a fissare un incontro di lotta! Scimmia,
dammi quel
telecomando!» Ululò la Guardia, strappandolo dalle
mani del compagno di
squadra.
Non lo avesse mai fatto. Hanamichi e Kiyota si
scambiarono un’occhiata, poi entrambi fissarono con sguardo
omicida Mitsui;
come a dire: tra razze simili ci si comprende.
Saltarono quasi contemporaneamente, attaccandosi
alle sue gambe, tanto che il teppista cadde a terra con uno schianto.
A quel punto nemmeno delle statue di sale come
Maki o Fujima riuscirono a rimanere impassibili e le risate raggiunsero
ogni
angolo del tempio.
«Che diavolo succede qui?»
Il padrone di casa era tornato dal letargo in cui
era piombato allegramente quel pomeriggio.
«Toh, l’Angelo. Ben svegliato!»
Ghignò Hanamichi
da terra.
Heiji gli restituì il ghigno «Ho esagerato lo so.
Fatto una figuraccia?»
«Considerando che ci sono stati dei balli orrendi,
tentativi di stupri, voci stonate e follie varie, direi che sei nella
norma» s’intromise
Sendo, tornando dalla cucina con Hanagata.
«Vi divertite a quanto pare!» Si
sbalordì Heiji,
ma gli altri lo guardarono perplessi.
«Balli?»
«Tentativi di che?» Domandarono i due Playmaker
del gruppo.
Sendo ghignò all’indirizzo di Hanamichi che se lo
mangiò vivo con lo sguardo.
«Uhm, a proposito di tentativi di violenza, che
fine ha fatto la Volpe?» Continuò ancora quel
dannato, mentre gli altri
ruotavano lo sguardo da Hanamichi a Sendo, cominciando a capirci
qualcosa.
La risposta fu ancora più sconvolgente «Parlava
con mia sorella» li informò Heiji.
Rukawa
sperava di salvarsi dalla reclusione
forzata cercando un posto tranquillo e aveva beccato un altro piccolo
campo da
basket, ricavato da un’enorme stanza del tempio, nel retro.
Era entrato attirato dal rumore dei palleggi e ci
aveva trovato l’allenatrice, quella Eiko. Rukawa era rimasto
a guardarla per un
po’ e si era stupito: era dannatamente brava. Se non fosse
stata una ragazza,
l’avrebbe sfidata.
«Quindi, parli poco eh?» Stava dicendo la
ragazza, con un enorme ghigno.
Lui si limitò ad annuire.
Cosa positiva: non parlava più del necessario.
Infatti, non disse nient’altro, dedicandosi ai tiri liberi
per un po’.
La
palestra risuonava solo del gioco di palla e nient’altro; era
la prima volta
che gli capitava, di solito le altre persone sentivano il bisogno di
riempire
qualunque silenzio con le parole, anche se inutili. Dava un senso di
maggiore
sicurezza, forse.
Dopo qualche minuto, gli fece segno di passarle
un asciugamano.
«Grazie… allora, domani avete la partita con il
Nara, giusto?»
Rukawa scrollò le spalle
«Già», loquace e pieno
di vita come tutte le volte.
Lei rise ancora «Sempre pieno di parole! Comunque
il Nara è davvero come il Ryonan, l’unico membro
più forte è Akira Miasame,
basta neutralizzare lui. Però non è proprio come
il vostro Sendo, anzi è molto più
impaziente, soprattutto quando è sottopressione.
Ricordatevelo…» poi, alla
faccia perplessa di lui, continuò. «Beh Kaede,
scappo prima che qualcuno mi rubi
il bagno» rise, afferrando la borsa.
«Perché mi hai detto queste cose?» Le
domandò l’Ala,
quando lei era già sulla porta.
«Perché lo Shiroi deve lottare con il Kanagawa
per un bel posto in classifica» rispose.
Rukawa la fissò senza ringraziare, salutò con un
freddo “Hn” e rimase a pensare: quella tizia,
sapeva molto su Sendo… c’era da
scommettersi che sapesse molto, troppo, su ognuno di loro.
Il
mattino successivo alcuni furono buttati giù
dai letti a suon di martellate alle pareti. Rukawa fu svegliato dalle
grida
perforanti del solito idiota.
«Hn… ?» Riuscì a borbottare,
grattandosi la
testa; si alzò a sedere e vide Sendo strascinarsi fuori dal
bagno. «Buondì! Volevo
svegliarti io tra un po’, ma quei due stronzi sbraitano da
mezz’o-o-ra… » fece
con uno sbadiglio.
Sbuffando, il bruno si ributtò di schianto sul
letto, mentre Sendo si affacciava sul corridoio «Che
succede?» Domandò seccato,
ma con la solita flemma.
«Chi si sta scannando?» Se ne uscì
invece Mitsui,
impalato nel corridoio con un asciugamano arrotolato ai fianchi e
nient’altro.
Sendo lo fissò con un sopracciglio inarcato e
Ayako, che passava da quelle parti, si bloccò di colpo
«Un minimo di decenza,
mentecatto!»
«Ahh, Ayakuccia, non guardarlo!» La voce di
Miyagi rimbrottò per un po’
dall’interno, poi la sua mano fece capolino a
tirare Mitsui, rischiando di farlo vedere sia alla “sua
Ayakuccia” che al
Porcospino.
Nuove grida li raggiunsero e questa volta li
ascoltò pure la ragazza «Ma che diavolo
succede?» Si avvicinò a passo di marcia
alla porta incriminata, manco a dirlo quella delle Scimmie, e
bussò «Che
combinate?»
Con somma sorpresa della manager, si ritrovò di
fronte l’espressione di rassegnazione di Maki.
«Maki, ma che…? Sono vivi lì
dentro?»
Il ragazzo sospirò «Sono vivi, sono
vivi… » aprì
la porta e sia Ayako che Sendo sbirciarono all’interno,
sgranando gli occhi.
Il letto di sinistra, quello di Hanamichi, era
distrutto; o meglio, i piedi del letto avevano ceduto a causa di un
peso
eccessivo.
«Oddio. Takenori vi farà
fuori…» borbottò la
ragazza.
Maki annuì
«Infatti. Ho provato ad aggiustarlo, ma non va
bene… mi dispiace se vi ho
svegliati…» fece rivolto a Sendo.
«Figurati. Kaede starà già dormendo di
nuovo!».
Scesero tutti per la colazione un’ora dopo,
bofonchiando e con un diavolo per capello. Decisero di comune accordo
di
nascondere il delitto ad Akagi per evitare sia un suo infarto sia la
morte
imminente dei due imbecilli, che sarebbero morti ugualmente
perché avrebbero
dovuto ripagare i danni al Tempio. In contanti che non avevano.
Purtroppo, concordare tante teste era difficile e
a colazione, tra una battuta e il lancio di cereali e coltelli, la
verità venne
a galla, così come le urla di Akagi che durarono fino
all’arrivo allo stadio.
La sua ultima frase, prima del fischio d’inizio
fu “Pregate che mi venga un accidente lì dentro,
perché dopo vi spezzo le ossa,
chiaro?”
Tutti gli altri avevano pensato bene di restare
in campo neutrale, anche se molti ridevano ancora quando la partita
cominciò;
tra questi non c’era Sendo i cui occhi erano tutti per il
Narashino e Akira
Miasame.
N/A
Salve. Sì, sono terribilmene in ritardo, ma non avevo il
piccì ; così sono
tornata anch'io tra i comuni mortali ritardatari. XD
Spero che continuiate a seguirmi e a commentare!
Allora... questo capitolo non mi piace molto, ma le frecciate shonen ai
sono
molte di più... quindi credo che possa piacere alle yaoi
fan. Fatemi sapere e siate magnanimi per ora, devo riacquistare la
mano. XD
|
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Capitolo 6 *** Akira vs. Akira ***
Akira
vs Akira
Per
come la vedeva
lui, avrebbero potuto benissimo uscire dal campo e andarsi a tracannare
qualcosa, vista la considerazione del pubblico. Kiyota, spalmato in
panchina, gettò un’altra occhiata la tabellone: 37
il Kanagawa, 25 il Narashino. E venti di quei punti erano di Sendo.
- Ma che
diavolo
combinate! - Hanamichi si sedette con uno schianto e
cominciò a borbottare a mezza voce - Gioca meglio mia nonna!
- Hanamichi!
– Ayako gli si avvicinò a passo di marcia, - La
pianti o devo cacciarti dalla panchina?! – Sbottò,
con le mani sui fianchi.
Il rosso la
fissò di sbieco, poi mandò un paio di bestemmie
– E cazzo! Sta giocando solo il Porcospino!
Prima che
potesse
aggiungere altro, una bottiglia di acqua piena gli si
fracassò in testa.
- Lascia in
pace Ayakuccia – avvertì Miyagi, accanto ad
Hanagata, con un diavolo per capello e la faccia da omicida.
La manager
sospirò, scrollando le spalle, poi decise che era meglio
andare a sedersi perché tanto era una battaglia persa.
Inoltre Hanamichi saltava come una molla ad ogni tiro, passaggio e
canestro di Rukawa, anche se di palle ne aveva ricevute ben poche.
In campo
infatti,
sembravano giocare solo Akira Miasame e Akira Sendo.
- Sendo! - Il
passaggio di Maki filò come un proiettile per il campo,
diritta tra le mani dell’Ala che scattò in avanti
con furore. Il Sendo
svampito che
conoscevano era stato lasciato in panchina, mentre il fuoriclasse del
Ryonan prendeva il suo posto in campo.
Che dopo Maki
fosse il
giocatore migliore di Kanagawa, era fuori discussione; anzi, per molti
versi addirittura lo superava.
Gli occhi di
Sendo
erano solo per Miasame e viceversa: i due non solo inevitabilmente si
incrociavano, possedendo le stesse capacità tecniche e
fisiche, ma cercavano la sfida, lo scontro. Dopo il Capitano del
Kainan, Miasame era l'unico che Sendo ricordasse, ad eguagliare il suo
livello.
Dagli spalti,
già si parlava della "sfida dei due Akira".
All'ennesimo
canestro
del Narashino, Akagi fece chiedere il time out, non tanto per le
difficoltà in campo, ma per strigliare a dovere i due
babbuini in panchina che stracciavano le palle alla loro povera manager
e saltellavano come canguri indemoniati. Insomma, mica doveva
preoccuparsi solo delle triple, dei dunk, delle Ali degli avversari,
del torneo... ci si mettevano anche quei due deficenti che erano anche
inutili.
- Insomma voi
due!
Possibile che io dal campo debba preoccuparmi che facciate venire un
esaurimento all'intera panchina?! - Sbottò, con un diavolo
per capello, strattonando quel mentecatto del suo numero dieci.
- Ma di che
diavolo
parli, Gorilla? Voi state giocando come delle schiappe! - Si
lamentò il rosso, supportato da Teppista e Scimmia.
Akagi
inarcò un sopracciglio - Se voi foste più in
gamba di noi, a quest'ora stareste in campo a giocare al posto nostro.
Come da
copione, a
quei poveracci si infiammò l'animo, mentre solo Miyagi
conservava abbastanza sanità mentale da evitare di
distruggere la panchina a morsi.
- Che
deficenti... -
Borbottò Akagi, - Sendo! Come stai? - Domandò
all'Ala che sembrava stanca.
Il ragazzo si
mise
l'asciugamano sulle spalle e bevve un lungo sorso d'acqua, - Sto bene
Akagi, grazie.
Il Capitano lo
guardò per un pò, poi fissò Rukawa
seduto in panchina con l'asciugamano in testa; gli si
avvicinò e lo fronteggiò
- Rukawa, devo
parlarti.
Il bruno
alzò il capo, inespressivo, e si allonanarono dal gruppo.
Tutti guardarono i due con curiosità e solo l'intervendo
provvidenziale di Hanagata impedì la decapitazione di Kiyota
che era andato ad origliare; qualunque cosa fosse, l'Ala dello Shohoku
sembrava tutto fuorché contenta, ma annuì,
tornando da loro con aria più tetra del solito.
- Certo che da
voi
l'allegria si spreca eh? - Osservò Kiyota e Mitsui
ghignò - Con la Volpe, di sicuro.
Il fischio
dell'arbitro, annunciò il proseguo del gioco con la palla
nelle mani del Narashino la cui Ala Grande, Uto Kanji,
scattò in avanti come un fulmine, passando alla Guardia,
Kano, che tirò; fortunatamente Maki riuscì a
bloccarlo, per poi avanzare in contropiede. Tutta la squadra
risalì il campo, mentre faceva girare la palla con passaggi
veloci; l'ultimo tocco fu di Rukawa che comiciò ad avanzare,
dribblando sia l'Ala che la Guardia del Nara. Quando fu sotto canestro,
gettò un'occhiata intorno e notò un Sendo
completamente impegnato nello smarcarsi da Miasame; ritornò
con lo sguardo di fronte a sé e schiacciò, mentre
lo stadio scoppiava in ovazione.
Il Kanagawa
vinceva
per 41 a 27.
- Aaargh! Non
possiamo
vincere grazie alla Volpe! Mi rifiuto! - Si agitò Hanamichi,
mentre Ayako lo fulminava.
- Idiota,
preferiresti
una sconfitta? - Sbottò Mitsui, ma il rosso annuì
- Meglio sconfitti che sorbirmi gli sbavamenti per quell'idiota! -
Esclamò, gridando come un ossesso.
Il Teppista
guardò Miyagi, come a chiedergli se fosse il caso di
spalmarlo a terra, ma poi pensò fosse meglio non sprecare
energie.
In campo,
Akagi
difendeva il canestro meglio di una cassaforte e persino Miasame
sembrava avere qualche difficoltà; d'altra parte, anche
Sendo pareva avere dei problemi ed ormai riusciva a smarcarsi solo
stretto necessario per prendere aria.
- Qualche
problema? -
Lo canzonò Miasame, col fiato mozzo, ma Sendo si
limitò a sorridere; quando Jin gli passò la
palla, l'Ala fece di tutto per spingere con le spalle il giocatore del
Nara, ma quello non mollava. Era un osso duro.
Per qualche
minuto,
Sendo cercò più volte di smarcarsi a destra e a
sinistra, per correre al canestro, ma alla fine dovette liberarsi della
palla: alla sua destra, notò Rukawa che correva libero verso
di lui e gli passò la palla, poi, approfittando della
momentanea distrazione, si smarcò per correre a sua volta
verso il canestro. Nonostante Miasame fosse abbastanza veloce da
riagganciarlo, Sendo raggiunse la zona "rossa" e... si
ritrovò la palla tra le mani. Batté le palpebre,
poi si girò alla sua sinistra, dove vide Rukawa che lo
fissava; gli sorrise e segnò con un dunk.
' Rukawa, devi
passare
a Sendo più volte che puoi, d'accordo?' Così gli
aveva detto Akagi. Già, facile. Il problema non erano quei
sorrisini da ebete che il Rompiscatole gli rifilava ogni volta che gli
passava la palla, ma le urla da beoti di quegl'idioti in panchina.
- Ehi Volpe!
Da quando
sei diventato così gentile?! Hai aspettato di lasciare lo
Shohoku per farlo? - Gli urlò Hanamichi, ma di certo gli
altri mentecatti della squadra non erano da meno.
- Ehi Rukawa!
Cos'è Sendo ti sta più simpatico di noi? -
Rincarò Mitsui.
- Andate a
farvi
fottere... - sussurrò il bruno, prima di dare le spalle
all'intera panchina.
- Ma la
piantate?
Mettete il caso che stia cercando di cambiare, non lo aiutate mica,
banda di decelebrati! - Se ne uscì Ayako, strappando una
risata tanto grossa che quei due idioti, a cui si aggiunsero anche
Kiyota e Miyagi, quasi soffocarono.
- Rukawa
cambiare?
Cos'è una battuta?! - Sbottò Mitsui, mente gli
altri si scompisciavano.
Inutile dire
che
l'intero Nara era rimasto un pelo sconvolto dal casino che proveniva
non dagli spalti, ma dalla loro panchina.
- E quelli chi
diavolo
sono? - Fece stupito Miasame.
Sendo, di
fronte a
lui, sorrise - Le nostre riserve.
- Le 'nostre
riserve'
un corno. Un branco di idioti! - Rimbrottò Akagi al quale
fecero da sottofondo le imprecazioni di Rukawa.
Probabilmente
Miasame
pensò fosse meglio per la sua sanità mentale
lasciar cadere l'argomento, perché prese la palla che gli
passavano e fece un gran ghigno - Noi abbiamo ancora una sfida in
sospeso.
L'Ala del
Kanagawa
sorrise amabilmente - Sto aspettando te.
Partirono in
corsa,
come se nessun altro esistesse in campo. Miasame era molto bravo, ma
forse troppo individualista. Sendo riuscì a strappargli la
palla con una finta e la passò a Jin che segnò
dalla linea dei tre.
Il giocatore
del
Narashino lo fissò - Non vuoi lo scontro diretto eh? - Lo
stuzzicò.
- Non esisto
solo io
in campo. Ho una squadra, la tua dov'è? - Lo
rimbeccò Sendo, correndo verso la metà campo del
Nara.
Qualche minuto
dopo,
la situazione rimaneva pressocché invariata: il Kanagawa era
in vantaggio di più punti, molti dei quali compiuti dalle
due Ali, però ormai i due protagonisti erano allo stremo.
Sendo
gettò
un'occhiata al tabellone - Altri pochi minuti... - sussurrò
tanto per darsi forza, e appoggiò le mani alle ginocchia,
respirando affannosamente. Al suo fianco, Miasame non stava meglio: si
passava il braccio sulla fronte, cercando di tergere il sudore.
- Rukawa! -
Gridò Akagi, dopo aver inferto lo "schiacciamosche" all'Ala
avversaria.
Il bruno
afferrò la palla e si smarcò con relativa
facilità; guardandosi intorno, notò che l'unico
in seria difficoltà sembrava essere Sendo: come gli aveva
detto Eiko Hisae, Miasame era l'unico osso duro. Nonostante sia Jin che
Maki fossero liberi, Rukawa pensò che per una volta poteva
tornare alle vecchie abitudini: dopotutto, aveva passato palla fin
troppo. Arrivò velocemente sotto canestro, saltò,
pronto al tiro, quando una sorta di muro di cemento lo
spiaccicò al parquet. Scrollando la testa, alzò
lo sguardo ritrovandosi quel carro armato del loro Centro, Mirashi Ota,
che sogghignava dall'alto dei suoi due metri. A quanto pare
quell'idiota aveva pensato bene di fermarlo, buttandolo a baciare il
pavimento.
- Wahaha! Ben
gli sta,
così impara a fare tutto da solo! - Attaccò a
latrare la solita Scimmia, mentre l'arbitro fischiava fallo.
A differenza
di
Kiyota, Hanamichi sembrava più risentito che contento della
cosa.
- Che
c'è?
- Vorrei
essere in
campo, ecco. - Sbottò il rosso, con aria scocciata, - Almeno
lì potevo sfotterlo da vicino! Il Genio non può
essere relegato in panchina! - Cominciò a vaneggiare e
Miyagi sospirò - Non ti farai venire le paturnie come al
Teppista qui dietro!
- Ehi,
Tappetto! Le mie erano legittime, Hana invece è solo un
pallone gonfiato!
Ovviamente, il
pallone
in questione "volò" fino alla testa della Guardia che quasi
prese a morsi.
Nel frattempo
in
campo, dopo i due tiri liberi entrambi a segno di Rukawa, il Nara
chiese un time out che fu accolto con piacere anche dal Kanagawa. I
giocatori erano più o meno tutti stanchi, ma nessuno si
accasciò sulla panchina come i due Akira: Sendo
cominciò a bere a più non posso, mentre c'era chi
ghignava alla vista dei capelli afflosciati; Miasame si
spalmò sulla panchina almeno fino a quando una mano possente
non gli toccò la spalla.
- Bel lavoro,
Akira.
Il giocatore
del Nara
si girò e sgranò gli occhi - Allenatore! -
Esclamò, scattando in piedi.
L'allenatore
del
Narashino, Kito Katamura, aveva l'abitudine di arrivare in ritardo a
qualsiasi ricorrenza, partita o manifestazione. Dopotutto, come diceva
lui stesso, la sua presenza era inutile dal momento che anche quando
c'era si limitava ad osservare; per completa contrapposizione a Koichi
Kendo dell'Ichihara, Katamura evitava di stressare i suoi ragazzi e,
sopratutto, evitava di sfinirli con continui allenamenti. Era un uomo
sulla quarantina, dai capelli grigi e l'aria gioviale.
- Sembrate
stupiti,
ragazzi! - Fece ancora, ridendo.
- Mister, con
tutta
franchezza, l'ultima volta che siete venuto in panchina era
perché avevate dimenticato una cosa... - Borbottò
l'Ala Kito.
L'uomo lo
fissò per un pò, poi ritornò a ridere
- Vero, vero... però questa partita mi sembra più
interessante delle altre... - commentò e lasciò
vagare gli occhi chiari sulla panchina del Kanagawa.
Dall'altra
parte,
Fujima intercettò il suo sguardo e lo salutò col
capo.
- Kenji
Fujima...
chissà cosa combinerà? - Mormorò,
pensieroso l'allenatore.
In
realtà,
in quel momento, Fujima si limitava ad evitare che lo scontro si
trasformasse in rissa e a premunirsi che Sendo non gli morisse davanti
agli occhi.
- Andiamo,
state
facendo schifo! E non mi importa se state vincendo, cazzo! -
Sbottò per l'ennesima volta Hanamichi.
- E io ti
dico... -
Replicò Akagi, tra i denti, - Che non mi interessa un fico
secco della tua opinione, chiaro?
Fujima
ascoltava la
questione solo con un orecchio, in quanto era occupato ad osservare
Sendo: continuava a bere e il sudore ormai scorreva a fiotti. La sua
esperienza, seppur breve, di allenatore gli insegnava che avrebbe
dovuto sostituirlo con qualcuno di fresco; magari Maki avrebbe potuto
tenere a bada Miasame, mentre Rukawa poteva diventare il realizzatore
della partita...
- Sendo tutto
bene? -
Gli domandò Ayako e il ragazzo annuì - Si, certo.
Quando
l'allenatore si
mosse per indicare quella soluzione, Rukawa, seduto in panchina alle
sue spalle, borbottò - Non sostituirlo.
- Cosa?
- E' questo
che volevi
fare, no? Se lo sostituisci, non lo farà stare meglio.
Fujima
inarcò un sopracciglio, poi guardò Hanagata - Non
ha tutti torti. Ti sei fidato di me nella partita contro lo Shohoku,
no?
L'allenatore
guardò Rukawa accigliato - Gli darai una mano?
L'Ala si
alzò - Non faccio il baby sitter - grugnì, prima
di rientrare in campo.
- Alle volte
sembra
tanto umano... - Sospirò Hanagata, osservando un Sendo
distrutto che letteralmente si trascinava sul parquet.
- Cento yen
che il
Porcospino muore prima della fine - Gufò Kiyota, spalmato
accanto a Mitsui.
- La tua
umanità è ammirevole! - Se ne uscì
Miyagi.
- E
piantatela,
vecchie galline! Quello che deve schiattare lì è
Rukawa!
Inutile
sottolineare
di chi fosse la voce fuori campo. Teppista e Scimmia cominciarono
già a sfotterlo per il suo amorevole 'mettere in mezzo' la
Volpe in ogni discorso, ma a quanto pare per una volta ci aveva preso
giusto: si girarono verso il campo lo stretto necessario per osservare
la perfetta parabola del numero undici che terminò con culo
a terra, per la seconda volta in una partita.
Rukawa
imprecò sottovoce, tenendosi la schiena dolorante, poi
guardò verso l'alto: il solito Gorilla di Mirashi Ota.
L'albitro
fischiò nuovamente, ma quella volta andò a
richiamare il Centro del Nara, che evidentemente aveva commesso fallo
volontario sullo stesso giocatore.
Quando Rukawa
si
alzò, flettendo la schiena, Akagi gli si avvicinò
- Tutto bene?
- Hn.
- Ehi, Kaede,
quello
che dovrebbe essere mezzo morto sono io... - Lo prese in giro Sendo,
mentre si preparavano per i tiri liberi.
- Ecco,
ammazzati. -
Rimbrottò l'Ala.
In panchina
poi, c'era
chi cominciava a credere nelle maledizioni e chi, nome a caso, non
sapeva se baciare in bocca quell' Ota o essere furioso per il fallo.
Intendiamoci, non che ad Hanamichi interessasse la salute di quel
demente, però doveva confessare che se fosse morto quando
lui non era in campo, un pelo gli sarebbe dispiaciuto.
- Ma cazzo,
Volpe! Cos'è oggi, hai bisogno di un'armatura?! -
Cominciò ad agitarsi come un cretino ubriaco.
- Hana,
calmati! Sta
bene! - Fece Ayako, ma Hanamichi la fulminò - E chi se ne
frega di come sta! Basta che non mi muore in campo, che razza di
idiota... - E continuò a borbottare come una teiera.
Gli altri
pensarono
bene di lasciarlo in balia di se stesso, che tanto peggio di
così non si poteva, e continuarono a gridare alla volta del
campo, dove Jin tempestava il canestro di tiri. La difesa one to one di
Sendo, non riusciva a neutralizzare il nemico peggiore del Nara: quando
la palla volò verso di lui, Akira riuscì a
staccare Sendo e ad afferrarla per correre al canestro.
Ormai il
Narashino
stava rimontando.
Akagi
adocchiò il tabellone che indicava 48 a 36 per il Kanagawa -
Avanti! Dobbiamo recuperare il vantaggio! - Gridò, per poi
prendere il rimbalzo; la palla volò verso Maki che si
smarcò facilmente in favore di Jin. L'Ala maggiore del Nara,
Uto Kanji, gli rubò la palla che finì
immancabilmente nelle mani di Akira.
- Ed eccoci di
nuovo... - Fece ironicamente, mentre palleggiava freneticamente,
cercando uno spiraglio.
Sendo sorrise
senza
rispondere.
Lottarono per
qualche
istante, poi Sendo riuscì a prendere la palla - Kaede! -
Urlò, per poi passarla all'altra Ala che si trovò
a fronteggiare il Centro Ota.
- Farai un
altro bel
buco a terra, fuscello. - Gli sussurrò quello, mentre lo
marcava.
Rukawa
saltò per poi, all'ultimo istante, lasciar cadere la palla
alla sua sinistra dove, quasi come se fosse programmato, c'era Sendo
completamente libero; saltò, segnando l'ultimo dunk del
primo tempo.
Nuovo fischio
e nuovo
Time out.
- Bel lavoro
Sendo. -
Fece Akagi, mettendogli una mano sulla spalla.
- Grazie,
Capitano -
mormorò quello, per poi spalmarsi sul parquet; osservava
Miasami dall'altra parte del campo che sembrava piuttosto sicuro di
sé. Scosse la testa, passandosi una mano nei capelli: doveva
vincere, assolutamente.
Intanto Jin e
Rukawa
si buttarono contemporaneamente in panchina - Che partita! -
Sospirò Jin.
- Hn. -
Rispose sempre
più loquace il bruno, poi un'ombra gli si parò
davanti; represse un' imprecazione, quando si trovò piazzato
sotto al naso una faccia conosciuta dal sorriso ebete e l'aria da scemo.
- Che vuoi? -
Sbottò.
- Allora,
Volpe! Che
mi stai combinando? - Grugnì Hanamichi.
- Ossignore
ancora...
Hanamichi! - L'onnipresente Akagi torreggiò sulla Scimmia
Rossa che si affrettò a svignarsela.
- Deficente!
Sempre a
rompere...- Borbottò il Capitano.
- Razza di
idiota
dovresti imparare a stare f-e-r-m-o - Se ne uscì Mitsui,
tirando Hanamichi per la maglia.
- Forse
dovreste
legar- Cominciò Kiyota, prima di bloccarsi.
- Ehi, perso
la
lingua? - Lo prese in giro Mitsui, poi vide chi c'era sugli spalti:
Isao Katsumi li salutò, sorridente, e così gran
parte dell'Ichihara.
- Cazzo... -
Mormorò Kiyota.
- Aha! Akagi e
Maki ti
faranno il culo! - Ghignò Miyagi, seguito a ruota da Mitsui.
-Stronzi! -
Borbottò Kiyota, cercando di nascondersi dietro ad Hanagata.
Il fischio
dell'albitro li riportò in campo, ma prima di ricominciare
Akagi avvicinò la faccia minacciosa alla Scimmia - Dopo mi
spiegherai perché lsao mi fissa in quel modo da maniaco,
idiota! - E cammino verso il campo a passo di marcia, lasciando un
Kiyota con espressione da condanna a morte.
Nel secondo
tempo, il
Nara mostrò una maggiore brutalità: non solo Ota
arrivò ad un passo dall'epulsione al costo di ammaccare la
Volpe, ma anche gli altri si diedero da fare. Più volte Jin
si ritrovò a terra a causa dell' Ala Kanji, ma quando fu
Akagi a finire a terra, dopo una collisione con Ishi Kito sotto
canestro, l'intera Kanagawa si paralizzò.
Punto uno,
buttare a
terra uno bestione come il Gorilla non era impresa da poco, se non per
le belve come Hanamichi; punto due, rompere le balle al Capitano
equivaleva ad un suicidio. E poi, era una questione di principio: se il
Genio indiscusso del basket non poteva giocare, il Gori rappresentava
lo Shohoku, e nessuno poteva disturbare il gioco dei rossi.
- Gorilla! Ti
fai
buttare a terra come quell'idiota della Volpe?! - Sbraitò
più o meno per la decima volta Hanamichi, quasi
arrampicandosi sulla testa di Mitsui. Ora, considerando il fatto che al
Teppista di Akagi meno di così non gliene poteva fregare,
quel mentecatto gli stava fracassando i timpani!
E la cosa non
andava
meglio a Miyagi, che, dopo aver resistito stoicamente all'assalto
urlato, si era spostato buttando a terra Kiyota.
- Ma cazzo,
è solo un fallo! - Si era lamentato la Scimmia, notando la
preoccupazione degli idioti dello Shohoku.
Un nuovo
fischio e la
panchina tremò di indignazione: Maki era a terra.
- Ahh!
Capitanoo! - Se
ne uscì Kiyota, sbiancando, mentre Mitsui sbuffava - Non era
solo un fallo?
- Non vorremmo
paragonare Maki al Gorilla, vero? - Fece pomposo, mentre tre paia di
occhi lo fissavano minacciosi.
- Razza di
babbuino!
Non paragonarmi tu il vecchiaccio al Gori! - Urlò Hanamichi,
tanto da far girare gli spettatori più vicini.
In campo
nessuno
poteva fregarsene di meno di quelle due pettegole, ma la tensione a
causa dei falli cominciava a farsi sentire: Rukawa, col dente
avvelenato, si era chiuso in un mutismo scontroso che di certo non
migliorava la situazione di Sendo, il quale non riusciva più
ad andare a canestro. Quando Maki pensò bene di passargli la
palla, la mano iperveloce di Akira tagliò a deviare il
passaggio, in favore di Choji Kano, che segnò dalla linea
dei tre.
Maki
gettò
un'occhiata alla loro Ala stremata: Akira Miasami era davvero un grande
giocatore se aveva ridotto Sendo a quello stato.
Intanto la
partita
continuava, ma non tutti riuscivano a mantenere i nervi saldi;
all'ennesimo passaggio deviato per colpa di Miasami, Rukawa proruppe
con un - Cazzo, svegliati! - rivoltò a Sendo, indice di
quanto la partita fosse ormai troppo opprimente.
Sendo
respirò affannosamente, fissando il canestro: Kaede aveva
ragione, dannazione doveva svegliarsi! Possibile che alla prima partita
della Manifestazione, avesse problemi di concentrazione? Era
così distratto, che praticamente non mosse un dito quando
Miasame riprese la palla e segnò con un altro dunk. Era
più forte di Maki, di questo ne aveva la certezza assoluta.
Incredibilmente, quel pensiero lo ricaricò e l'idea di una
sfida con se stesso lo rianimò: la prima partita nel Ryonan
lo aveva visto contro il Kainan e Shin'ichi Maki. Erano stati i minuti
più terrificanti della sua vita.
Sendo
inspirò profondamente, cercando di riacquistare la solita
impassibilità, mentre le voci dei compagni e della folla
sembravano sparire. Ormai mancavano dieci minuti alla fine della
partita e il Nara aveva guadagnato terreno; il tabellone inidicava 56 a
52 per il Kanagawa.
- Akagi,
muoviti,
fà qualcosa! - Gridò Mitsui, seduto in panchina,
mentre i soliti due si sgolavano, saltellando sui posti.
Un nuovo dunk
di Maki,
riaccese la speranza e così altri due tiri da tre di Jin, ma
il problema riguardava i due potenziali realizzatori della squadra:
Sendo era troppo stanco e Rukawa troppo individualista.
- Rukawa,
passa la
palla! - Sbuffò Akagi, mentre l'altro correva a canestro.
Come se non lo avesse ascoltato, l'Ala dello Shohoku scattò
in un salto, segnando dalla linea dei tre punti.
Se la folla
cominciava
ormai ad imparare bene il nome dell'unica matricola di Kanagawa in
campo, in panchina c'erano più teste che fumavano: ormai non
solo Hanamichi, ma anche gli altri due dello Shohoku cominciavano a
gufargli contro, mentre Fujima si dimostrava più
preoccupato; se ne stava a braccia incrociate accanto ad Ayako,
pensieroso: se non poteva contare sull'aiuto delle due Ali, era inutile
averle in campo.
Un ennesimo
fischio e
questa volta a terra ci volò Sendo, chiaramente spintonato
da Miasame.
- Sendoooo!
Un acuto dalle
tribune. Due erano le soluzioni: o c'era una cornacchia negli spalti o
c'era un piccoletto alquanto fastidioso e rompiballe dietro di loro.
Sia Kiyota che Mitsui si girarono con gli occhi al cielo e un sospiro
di sopportazione stoica, mentre Hanamichi andava in brodo di giuggiole:
Hikoichi Aida, che saltellava come una scimmia alla vista di Sendo.
- Ancora
quello
psicotico... - Borbottò Kiyota.
-
Fà finta
di niente... magari non ci vede... - Provò,
bisbigliando, Mitsui.
- Hikoichiii!
Dopo
vieni quiiiii! - Cinguettò come un ossesso l'idiota accanto
a loro, prima di vedersi due sberle piantate in faccia.
In campo,
intanto, con
un sorriso falso come Giuda, Miasame porgeva la mano a Sendo, seduto a
terra come se niente fosse.
- Sendo, tutto
ok? -
Gli domandò Maki, mentre l'Ala annuiva sempre sorridente.
- Mi spiace...
-
Cominciò Akira, a voce alta, per poi aggiungere un - La
prossima volta farò meglio. - E si allontanò
verso i suoi compagni.
La prima cosa
di cui
si rese conto l'intera Kanagawa era l'espressione di Sendo: non
sorrideva più. Dopo aver centrato entrambi i tiri liberi, si
avvicinò per un attimo a Rukawa e gli sussurrò -
Ok, quello lì mi ha rotto. Passami più palle che
puoi.
Inutile dire
che la
Volpe rimase impalata per parecchi secondi, prima di prendersi la briga
di marcare i rivali: vedere Sendo scendere a livello dei comuni mortali
era la grande sorpresa di quel ritiro, una sorta di miracolo insomma.
Fu giusto per quello che gli passò più palle
possibili, anche se ormai si era preparato psicologicamente a quello
che avrebbe passato dopo con i mentecatti dello Shohoku.
A Sendo,
intanto, era
tornato il sorriso, ma la decisione di fargliela pagare a quell'idiota
era ancora bruciante. Una delle caratteristiche che lo
contraddistingueva era la sicurezza: non aveva bisogno di strillare ai
quattro venti la sua bravura, non aveva problemi di orgoglio e non si
preoccupava di quello che potevano pensare di lui. Però,
detestava il gioco sporco; per lui era né più,
né meno una vergogna per un vero giocatore. Maki era il suo
rivale di sempre, una vera spina nel fianco, ma anche uno dei giocatori
più rispettosi che conoscesse. Quel Miasami doveva imparare
una lezione di sana umiltà.
Gli ultimi
dieci
minuti della partita furono un gioco al massacro, dove le due Ali del
Kanagawa riuscirono quasi a lavorare insieme... facendo venire un colpo
a tutto il loro codazzo. In panchina non volava una mosca e
l'allenatore sembrava quasi prendere appunti.
Dall'altra
parte
Kamamura osservava i due giocatori, quasi compiaciuto: Anzai gli aveva
parlato di quei due, anche se si era premunito di nascondergli delle
cosette... come il fatto, ad esempio, che si sopportassero a stento. Si
notava da un miglio che Rukawa faticava a considerarsi solo un assist
per Sendo e che avrebbe preferito essere l'unico realizzatore in Campo.
Alzò lo sguardo verso il fondo delle tribune, dove Ichihara
e Shiroi osservavano la partita: era sicuro che anche loro avessero
fatto caso a quel piccolo particolare.
La palla
sfrecciò tra le mani di Kito fino a raggiungere Sendo che,
immancabilmente, si ritrovò Miasame appiccicato addosso.
- Mi sbaglio,
o
abbiamo cambiato ritmo?
- Mi sono reso
conto
di aver fatto piccolo un errore di valutazione... - Rispose
tranquillamente Sendo; fece una finta a sinistra e corse verso il
canestro, con la coda dell'occhio, notò Maki a cui
passò la palla, prima di smarcare Kanji. Nonstante
ciò, Miasame non si staccò dall'Ala del Kanagawa,
sicuro che i compagni avrebbero fatto di tutto per passare a lui.
Ma quelle
ultime palle
gli furono quasi imprendibili: Sendo riuscì a fare di tutto
per escluderlo, riuscendo anche a non tagliar fuori la squadra. Era
convinto che non bastasse semplicemente giocare da solo, ma doveva
fargli capire cosa voleva dire essere una squadra vera.
Afferrò la palla che gli arrivava da Akagi, e corse a
canestro.
- Diavolo! -
Imprecò Misame e Sendo lo fissò - Devi imparare a
giocare Miasame. Il cavaliere solitario non serve a nulla -
sentenziò, tirando dalla linea da tre con una perfetta
parabola. Il boato della folla mascherò la nuova
imprecazione dei giocatori del Nara e la panchina del Kanagawa
esultò nuovamente. Ma la squadra non mollava e, due secondi
dopo, Kito riuscì a accorciare le distanze, dopo essersi
smarcato da Jin. Intanto il tempo scorreva, erano ormai all'ultimo
minuto...
- Sendo!
Maki
tirò
la palla verso l'Ala Maggiore e Miasami si preparò a
difendere il canestro, ma qualcosa non quadrava: l'altra Ala, quel
Rukawa, si era intromesso a rubare la palla al compagno.
- Rukawa!
Il bruno si
sentì chiamare rabbiosamente dall'altra parte del campo:
probabilmente Akagi stava dando di matto, ma non importava;
l'importante era vincere.
Risalì
il
campo, saettando e smarcando a velocità incredibile, mentre
gli altri gli tenevano dietro alquanto furiosi; dalla panchina, si
sentivano le imprecazioni dei suoi compagni.
- Rukawa!
Passa! -
Maki cercò di richiamare la sua attenzione, ma l'altro era
così sicuro e concentrato che più giocatori del
Nara si dedicarono esclusivamente a lui.
- Siete tutti
dei
fottuti egoisti... - Fece Miasami, mentre cercava di recuperare
terreno, ma Sendo sorrise - Il Kanagawa non è come il
Nara... - insinuò.
Rukawa
saltò mentre mancavano pochi secondi alla fine della
partita; il tabellone indicava 75 a 77 per il Nara.
Quel bastardo
di Ota
gli si parò di fronte pronto a 'mandarlo a tappeto', come
gli aveva detto più volte, ma pensandoci bene... non si
erano concentrati troppo sulle punte della squadra?
Senza
guardare,
abbassò la mano, lasciando cadere la palla alle sue spalle e
pregò che lui fosse lì; il boato della folla non
significava niente: magari quell' Akira poteva aver preso la palla e
fatto saltare le coronarie a tutti, dopotutto era la star di Chiba.
Il lasso di
tempo in
cui poté piantare i pedi a terra e guardare gli
sembrò infinito... si girò e mancò
poco che sorridesse: Jin aveva preso palla e aveva tirato senza perdere
altri preziosi secondi, con la sicurezza che non riteneva di avere.
Il bruno
gettò un'occhiata a Sendo che annuì: avrebbero
vinto.
Quanto dannato
tempo
ci metteva una palla a rotolare sul maledetto cerchio di ferro del
canestro?
Nonostante
avessero il
dente avvelenato, Mitsui, Hanamici e gli altri non poterono che saltare
in piedi per la tensione ed esultare più degli altri in
campo, quando la palla finì dentro.
Lo stadio
esplose in
un'ovazione per gli 'stranieri' e Hikoichi faceva più casino
di tutti, pur non avendo visto tutta la partita.
Con il
punteggio di 78
a 77, il primo scoglio era superato: il Nara.
Ayako
saltellò sul posto e abbracciò, stritolando, ogni
componente della panchina, compreso Myagi che prima svenne
letteralmente, poi diventò verde quando toccò a
Fujima.
In campo,
intanto,
Sendo si era spalmanto a terra senza alcun ritegno e sorrideva alle
varie pacche di conforto e augurio, mentre Akagi, con una semi paresi
facciale, stringeva la mano ad Akira Miasami.
Rukawa
guardò nuovamente il tabellone con un sospiro e Jin rise -
Abbiamo fatto venire un colpo a metà Kanagawa con quel
piano! - Gridò, facendolo immancabilmente sorridere.
- Nessuno che
abbia
pensato il contrario... - Brontolò fingendo cattivo umore,
ma sapeva che tutti, nessuno escluso, aveva pensato alle sue solite
manie e ne ebbe conferma quando l'idiota lo raggiunse i campo a passo
di marcia.
- Volpe! Sei
un
deficente! Ci hai fatto venire un infarto! - Sbottò,
prendendolo per il collo.
- Siete deboli
di
cuore? - Borbottò lui, - E lasciami!
Gli altri due
compagni
di squadra li raggiunsero - Ehi Rukawa! Bel piano! - Si
complimentò Miyagi, mentre Hanamichi gufava - Se, figurati
se è stata un'idea sua! Andare da Jin e chiedergli sta
cosa... no, no non è possibile...
Infatti Jin
gli
trascinò Sendo per i capelli, ghignando - L'idea
è stata sua e l'ha detta a Kaede. Io ho saputo tutto due
secondi prima della partita.
La faccia
spettacolare
di quei tre, pensò Rukawa, lo ripagava di tutti quei giorni
a farsi sfracellare le palle da quello psicotico di Sendo.
-
Cioé...
loro due hanno lavorato insieme? - Fece stupito Miyagi, indicando le
due Ali.
- Questi due
mi
preoccupano sempre di più... - Insinuò con solito
tatto Mitsui.
- Se si lega
per bene,
Kaede riesce pure a fare il bravo!
Ok, dire che
la frase
era ambigua era un eufemismo, ma prima che qualcuno potesse chiedere
spiegazioni, Sendo scomparve sotto l'assalto di un 'cosetto
saltellante', alias suo compagno del Ryonan. Mentre Mitsui e Miyagi si
sganasciavano a quella vista, Hanamichi scrollava Rukawa che ebbe
l'istinto di prenderlo a morsi.
- Allora,
Volpe, devi
spiegarmi un paio di cose... - fece minaccioso.
- Moglie
petulante! -
Proruppe Rukawa.
- Demente
cronico! -
Rispose amabilmente l'altro.
Dopo altri
minuti di
casino, furono spediti fuori dal campo a calci e la festa
durò anche fuori dallo stadio. Per loro era come aver vinto
l'intero torneo. L'Ichihara si avvicinò per congratularsi e
tutti poterono ammirare l'abbraccio stritolante di Isao ai danni di un
Akagi scocciato.
- E bravo il
nostro
Take! Lo sapevo che avreste vinto! - Se ne uscì quello, con
un'esclamazione che, inutile dirlo, fece sbellicare tutto lo Shohoku.
- Isao! Guarda
che
devo mantenere un minimo di dignità! - Si lamentò
il Gorilla, mentre l'altro aveva la faccia da 'ma-chi-se-ne-frega'.
- Ehi Gori!
Non ci
avevi parlato di certe tue tendenze! - Ghignò Mitsui.
- Pensa alle
tue di
tendenze, idiota!
- Hai tendenze
particolari, Teppista? - Rincarò la Scimmia rossa e Mitsui
gli indirizzò un medio - Sì, sei il mio tipo non
lo vedi?
Tempo due
secondi e
Rukawa cercò la salvezza, allontanandosi alla chetichella.
-
Già
scappiamo? - Gli sorrise Eiko Hisae e il bruno guardò il
gruppo di psicotici - Sì, cerco di non farmi contagiare...
- Ehi, Rukawa!
Bel
gioco! - Si congratulò Heiji Hisae, porgendogli la mano.
Lui la
guardò, senza accennare a stringerla e Heiji sorrise -
Burbero, eh?
Eiko
guardò
i due, con uno strano ghigno, poi si allontanò.
- Il tuo gioco
mi
è piaciuto molto... - Insinuò il Capitano dello
Shiroi, - Ricorda molto il mio...
Rukawa lo
fissò senza espressione, così l'altro
continuò - Credo proprio che sarà interessante la
partita tra le nostre due squadre. Giocherò contro di te. -
Promise con sicurezza.
L'Ala dello
Shohoku lo
guardò, inarcando un sopracciglio - Hn.
- Akira Sendo!
Sendo, seduto
sulle
scale del palazzetto, osservò l'uomo gioviale di fronte a
sé: l'allenatore del Narashino.
- Salve...
- Ottimo
gioco,
davvero! L'ultima volta che ho visto Akira in difficoltà
è stato con Haranobu dell'Ichihara... a quanto pare quel
diavolo non c'è, come al solito! - Esclamò,
guardandosi intorno - Ehi, Katsumi! Che fine ha fatto il vostro
fantasma?! - Sbottò, mentre Isao sorrideva pacioso.
-
Bé, non a
caso il suo soprannome è fantasma... non viene mai alle
partite, senza offesa per le vostre squadre... In pratica non
guarda nemmeno le nostre, quando lui è in panchina!
-
Perché? -
Domando Fujima.
Isao si
grattò la testa, pensieroso - Mah, non c'è un
vero motivo... è così... Kaoru!
La Guardia
dell'Ichihara si avvicinò ghignando - Non chiedete a me che
non so niente...
Mentre
l'allenatore
del Nara cercava di estorcere altre informazioni a Isao, Sendo
notò Akira Miasami che gli si avvicinava - Bella partita -
fece, inespressivo.
Sendo lo
guardò con solita espressione tranquilla, poi
sospirò - Già, ma la sfida l'hai vinta tu. -
annunciò, umile.
Miasame si
accigliò e Sendo sorrise - Ho tenuto i conti dei punti
personali. Tu ne hai fatti di più, complimenti.
Il capitano
del Nara
rimase titubante, come a chiedersi se lo stesse prendendo in giro o
meno, dato che Sendo gli rideva allegramente in faccia.
- Sei molto
sincero. -
Borbottò infine, senza nascondere lo stupore.
- I veri
giocatori
sanno anche accettare le sconfitte, Akira - replicò Sendo,
prima di piantarlo in asso.
Akira Miasami
lo
guardò, reprimendo la rabbia, poi sentì una
risata stonata alle sue spalle. A quanto pare, Haranobu aveva deciso di
scendere tra i comuni mortali.
- Hai cercato
di
fregare la persona sbagliata, questa volta - gli disse ironico, mentre
Akira stringeva i pugni.
- Ti sbagli,
ho vinto
io la nostra sfida.
Aki Haranobu
lo
guardò accigliato - Lo credi sul serio? Insomma, lui
è più bravo di sicuro. - Sbottò, con
somma impassibiltà, mentre l'altro si infuriava - Sono
curioso di vederti contro di lui, allora Aki! - Proruppe, con uno
scatto nervoso del braccio.
La matricola
dell'
Ichihara sorrise, inclinando la testa sulla spalla - Di certo non
avrò bisogno di giocare sporco per essere alla sua altezza,
vero? - Gli soffiò in faccia, per poi allontanarsi.
- A proposito
di
riunioni! Takenori, io mi aspetto come minimo una partita di
allenamento tra le nostre due squadre! - Stava dicendo intanto Isao e
Akagi gettò un'occhiata micidiale a Kiyota.
- Forse i miei
giocatori sono stanchi...
-
Già.
Magari poi non siete in forma per la partita contro di noi! - Si
intromise Eiko Hisae.
- A meno che
non
crediate di vincere facilmente! - Sbottò quel folle di Kyuwa.
- Aha!
Vinceremmo
anche ad occhi chiusi, idiota! - Fecero più o meno
contemporaneamente le scimmie ammaestrate del Kanagawa. Da
lì alla rissa tra i tre babbuini, mentre Isao non voleva
sentire ragioni.
- Potrebbero
sempre
giocare le nostre riserve... - Mormorò Maki, indicando
Mitsui, Hanagata e Miyagi.
- Riserve un
corno! -
Sbottò il Teppista, ma gli altri due annuirono - Io ci sto!
- Ehi anch'io
voglio
giocare! - Protestarono insieme Hanamichi e Kiyota.
Akagi
sospirò con gli occhi al cielo - Ossignore... e chi vi
sopporta insieme? Io me ne tiro fuori...
- Gioco io,
allora...
Se non c'è un altro palymaker ovviamente... -
Provò Fujima, guardando da Maki a Sendo a Miyagi.
Sendo
scrollò le spalle - Io mi riposo - ammise candidamente.
- Concordo -
aggiunse
Maki.
Miyagi
fissò Fujima, accigliato, mentre Mitsui cominciava a
ridersela. Ayako gettò un' occhiata a Miyagi poi
borbottò - Potreste fare un tempo per uno... -
provò, mentre sgomitava nelle costole di Mitsui per avere
una mano.
- Oh... ehm...
certo!
Sono d'accordo... - balbettò il Teppista, frantumandosi
qualcosa nel tentativo di non sbellicarsi.
- Ok, questi
due ve li
tenete voi, allora... Rukawa se c'è Kiyota tu sei fuori. -
Fece pratico Akagi, ma Rukawa si limitò a sbadigliare.
- E Mitsui?
Fai tu la
Guardia vero?
Il Teppista
scambiò un'occhiata con Kaoru e ghignò - Certo.
- Bene,
è
fatta! - Approvò Ayako, sbrigativa, - Ora dobbiamo andare
marsh! - E cominciò a richiamare i vari caproni del gruppo.
- Allora,
domani al
campo aperto, Takenori - ripeté, facendogli chiaramente
intendere che non permetteva scuse.
- Ci saremo
Isao.
Dopo vari
saluti
più o meno calorosi, tipo quelli a suon di calci di Kyuwa e
Hanamichi, l'Ichihara si congedò, mentre l'allenatore del
Nara sembrava indeciso su qualcosa; guardò da Rukawa ad
Hanamichi e Kiyota, poi sorrise - E' stato un piacere giocare con voi.
Spero di rivedere il Signor Anzai il prima possibile...
- Le porteremo
i suoi
saluti... - promise Akagi.
- Bene! Venite
al
Tempio con noi? - Domandò Eiko, mentre tutte le riserve si
guardarono.
- In
realtà... - cominciò Miyagi.
- Noi
volevamo... -
fece eco Mitsui.
- Festeggiare
i nostri
caricompagni che hanno vinto... - concluse Kiyota.
- Oh no...
Ebbero tutti
una
fantastica visione di Akagi che tentava di suicidarsi, facendosi
sfracellare da un pullman di passaggio, poi riuscirono a trascinare
tutti verso un locale, compresi i padroni di casa e quell'altra scimmia
lì dello Shiroi.
Si
presentarono in
quattordici, con facce da psicopatici tali che il pover'uomo alla porta
non pensò nemmeno minimamente di fermarli. Dopo circa dieci
minuti, c'era chi già dava i numeri e chi pregava che si
spompassero totalmente; sia Rukawa che Ayako erano fra questi ultimi e
guardavano preoccupati gli imbecilli di fronte a loro che bevevano come
spugne.
- Ma quanto
fanno
schifo... - Borbottò la manager.
- Hn... io
vado a
prendere aria. - Il bruno si alzò, sperando di salvarsi
prima che a qualche idiota venisse in mente di ballare sui tavoli;
riuscì
quasi a raggiungere la salvezza dell'uscita, quando notò
qualche movimento strano nei bagni. Si avvicinò cautamente
ed alzò gli occhi al cielo, senza riuscire a trattenere un
sospiro: quel celebroleso della Scimmia rossa probabilmente stava
discutendo da solo, ubriaco fradicio. Rimase qualche istante fermo,
indeciso se lasciarlo magari ad affogare nel lavandino o dargli
un'occhiata, poi sentì altre voci piuttosto alterate.
- Ma che...
Possibili
essere
ancora più idioti di quello? In meno di dieci minuti era
riuscito ad ubriacarsi e a litigare con un gruppo di poveri sbandati.
Rukawa andò tranquillamente a lavarsi le mani, mentre quelli
continuavano a discutere e quel deficente non la piantava di rompere le
palle.
- Scusate...
quell'idiota là, lo conosco... - ' Purtroppo ' aggiunse
nella sua testa; gli toccava pure salvarlo, dannazione a lui.
- Ehi, Volpe!
Fattti
gli afaracci tuoi... - brontolò il rosso, senza manco
guardarlo.
Ok, ora lo
lasciava
lì... Però dopo avrebbe dovuto giustificarsi col
Capitano. Sospirò, invocando la calma e si
avvicinò - Lo faccio fuori io... - promise, lo
afferrò per la maglia e lo trascinò fuori, mentre
continuava a borbottare. Approfittando dello strano stato di calma
apparente, gli buttò in faccia dell'acqua sotto lo sguardo
attonito degli sconosciuti del locale.
- Argh! Razza
di
idiota! - Tuonò, scattando in piedi.
- Sei un
cretino.
Dovresti rigraziare. - Rimbeccò Rukawa.
- Ma
ringraziarti un
corno Volpe!
Il bruno lo
fissò per un pò, poi pensò bene di
ritornare dentro e lasciarlo a macerarsi nel suo brodo. Oddio, non che
dentro la situazione andasse meglio: in Sala c'era un macello
assordante e il loro tavolo era una bolgia; Akagi per fortuna sua era
scomparso, perché il Teppista, la Scimmia e quegl'altri
idioti dello Shiroi si dimenavano come folli per il locale, mentre
Miyagi si sganasciava con altri tizi sconosciuti dall'aria di maniaci.
Ayako ed Eiko
sedevano
in un angolo in disparte, a chiacchierare, mentre nientemeno che Maki e
Fujima si sfidavano a colpi di bevute, senza peraltro perdere un minimo
di controllo.
Tralasciando
che
sarebbe stato un casino riacchiapparli tutti per spedirli a casa, il
dilemma era: qualcuno di sano era rimasto?
Poi
notò
Sendo all'esterno del locale.
- Kaede! -
Salutò gioviale, sigaretta alla mano, quando vide l'altra
Ala uscire con aria da funerale.
Rukawa lo
fissò: il Rompiballe che fumava; chissà
perché non ci vedeva un granché di buono. Si
sedette accanto a lui e rimasero in silenzio per un bel pò.
Credeva di capire lo stato del compagno, perché anche lui
aveva tenuto i conti: loro avevano vinto, ma quel Miasame aveva segnato
più punti, rispetto a Sendo. In pratica aveva vinto la loro
sfida personale.
Con insolito
tatto
decise di starsene zitto, almeno fino a quando non notò una
Scimmia che barcollava verso di loro; sospirò e Sendo
borbottò - Ma quello non è Hanamichi?
- Hn.
- E che
combina?
Rukawa gli
rifilò un'occhiataccia - Sarà appena scappato da
un gruppo di maniaci pervertiti.
L'altro
annuì e sventolò una mano - Hanamichi!
- Oho, eccovi
qui! -
Fece quello, parecchi decibel sopra la media. Era ubriaco marcio.
- Volpe! Mi
hai
lassiato sollo! Come diavlo ti sei permeso?! - Continuò,
senza riuscire a stare fermo.
- Dici che
è ubriaco? - Domandò Sendo, scrutandolo.
A Rukawa
sfuggì un - Nooo - ironico che, chissà
perché, lo fece schiantare dal ridere.
- Adesso t-ti
faccccio
vedre io... - borbottò Hanamichi, cercando di tirare un
pugno a Rukawa, che si trovava più o meno qualche chilometro
dietro, e gli cadde addosso di peso. Ora, per quanto il bruno non fosse
esattamente un fuscello, la Scimmia rossa era un pelino più
pesante.
-
Ohmachepalle! -
Imprecò Rukawa, guardandosi intorno: stava decidendo cosa
fare, ma l'idea ' buttarlo a terra e lasciarlo lì a marcire
' andava per la maggiore.
- Io lo
porterei da
Akagi... - provò Sendo e Rukawa lo fissò -
Perché è facile trasportarsi quest'idiota dietro!
- Si incazzò, mentre l'idiota in questione gli russava
contro la faccia.
- Che scena
romantica!
Sendo, tu dovresti sloggiare però! - Se ne uscì
Mitsui, uscito fuori per farsi una sigaretta lontano dal controllo
salutista-maniacale del Gorilla.
- Mitsui,
potresti
anche dare una mano al tuo povero compagno di squadra che mi sembra
alquanto in difficoltà... - replicò lo
Spaventapasseri, ben sapendo che Rukawa si sarebbe tirato un colpo
piuttosto che chiedere aiuto.
Mitsui, che
era
bastardo per natura e lo sapeva anche, guardò
tranquillamente Rukawa, che si tratteneva a stento dal prendere a calci
Hanamichi, e ghignò - Credo che rimarrò qui.
- Bastardo...
Svegliati! - Sbottò il bruno, scrollando il rosso che meno
di così non gliene poteva fregare, - Io lo butto a terra...
Miracoli dei
miracoli,
Akagi ricomparve e mise il muso fuori proprio in quell'istante,
sollevando di peso qul cretino cronico e abbaiando sia contro Mitsui
che contro Rukawa a proposito di ' dovreste controllare i vostri
compagni '.
Inutile
parlare della
faccia schifata dei due che Akagi mandò al diavolo,
trascinandosi Hanamichi dentro che, parole testuali, avrebbe
risvegliato a modo suo. A quel punto, dopo che i due compagni di
squadra si furono mandati amorevolmente a quel paese, Mitsui si
rituffò nella mischia, sconvolgendosi al macello che c'era
all'interno. Eppure lui non era tipo da sconvolgersi per nulla.
Lanciò
un'occhiata in giro e riuscì a beccare qualcuno del gruppo,
sparso qua e là: Eiko Hisae si era unita a quello
scimpanzé di Kiyota, al quattr'occhi e allo psicotico dello
Shiroi in una gara di bevute dove niente meno stava vincendo
l'allenatrice; Ayako era tallonata da un mezzo deficente e cercava di
squagliarsela... domanda legittima: se Ayako era nei casini con un
uomo, dove diavolo era finito il Tappetto? Insomma, non che quello
lì si scollasse dalla sua ' Ayakuccia ' di solito... detto
fatto, stava tracannando qualche liquido strano con Heiji Hisae. Tutti
scoppiati.
Mitsui
scrollò la testa con un sospiro esasperato e quasi
tirò un colpo: Akagi NON c'era, e non vedeva nemmeno il
Vecchiaccio e l'allenatore. Tenerli tutti allo stato brado poteva
essere pericoloso, tanto più che il demente dello Shiroi
sembrava in vena di fare a botte con un gruppetto di tizi strani,
mentre, conoscendo bene il Tappetto, guardava con troppa
intensità il tipo che rompeva le palle ad Ayako. Ok, urgeva
l'aiuto di Sendo e Rukawa che sembravano gli unici ancora sani, almeno
relativamente.
Il Teppista
corse
fuori dove, fortunatamente, ritrovò lo Spaventapasseri che
fumava come un turco; decise di non registrare l'informazione, per non
perdere tempo - Sendo, devi aiutarmi a prendere tutti. Non trovo Akagi,
Maki e Fujima e ho paura che scoppi qualche casino.
Sendo
buttò
la sigaretta con un sospiro e si alzò - Immaginavo finisse
così... andiamo...
-
Dov'è
Rukawa? Poteva darci una mano... - chiese, guardandosi intorno, ma
l'altro scrollò le spalle.
- Il solito!
Bah,
andiamo a riprendere quella banda di maniaci...
Sì,
più facile a dirsi che a farsi.
Riuscì
ad
accalappiare Miyagi e, anzi, a salvarlo prima che si rompesse il collo
contro il bestione che stava insultando, mentre Sendo era alle prese
con Kiyota che gli urlava qualcosa contro. Dopo che li ebbero costretti
a suon di calci a respirare un pò di aria pura all'esterno,
si ritrovarono Rukawa che, fortunatamente, aveva ribeccato Ayako,
Fujima e Eiko Hisae.
- Oddio, sono
fuori
quadro! - Commentò Ayako, disgustata.
- Ayako,
occupati di
questi qua fuori, noi prendiamo gli altri... - fece sbrigativo Mitsui,
mentre rientrava con Rukawa e Sendo.
Si bloccarono
sulla
porta, col desiderio di baciare il loro Capitano: Akagi era ritornato e
fissava il tavolo con una gamma di espressioni che andava dal ' ora li
ammazzo ' al ' e poi abbandono i loro cadaveri agli avvoltoi '.
- Che diavolo
succede?
- Sbottò, gettando un'occhiata su loro tre: Sendo era
l'espressione dell' angelicità pura, Rukawa manco a dirlo
una statua di pietra e Mitsui... gli piantò in faccia il
medio - ' fanculo Gori, non prendertela sempre con me! Non centro
questa volta!
- Se, tu non
centri
mai. Dammi una mano qua... Rukawa, và a riprendere
quell'altro imbecille nei bagni...
Ovviamente
Rukawa non
fece la stupida domanda su chi potesse trattarsi e capì di
amare alla follia Akagi, quando si ritrovò un Hanamichi
molto incazzato e molto congelato, spalmato a terra.
- Ehi, idiota.
Sei
vivo? - Sbottò, appoggiandosi alla porta.
Hanamichi si
alzò di scatto - Dannato Gorilla mi ha buttato l'acqua
gelida in faccia! - Ringhiò, prima di barcollare per le
vertigini.
Rukawa
inarcò un sopracciglio - Io ti avrei lasciato qui. Dobbiamo
andare.
Dopo quattro
sberle in
faccia, riuscirono a trascinarsi tutti fino all'uscita, dove ad
attenderli c'era uno sbattuto Maoru, la Guardia dello Shiroi, alla
guida di un pullman scassato.
-
Ehilà,
gente! - Salutò, con uno sbadiglio generale.
- Aha,
c'è
Moru... - biascicò Heiji, mentre Sendo lo sorreggeva. Eiko
sospirò - Grazie Maoru, puoi portarci al Tempio?
Il ragazzo
sorrise -
Certo, di nuovo nei guai eh?
- Ormai
è
inutile contarli... - borbottò la bruna, mentre tutti
venivano stipati a fatica nel retro.
Arrivati a
destinazione ci fu un macello generale quando tutti rotolarono fuori,
spalmando al suolo sia Maki che Akagi e il problema fu ancora maggiore
quando dovettero trascinarli su per le migliaia di scale.
Maoru
guardò accigliato Kyuwa al suo fianco - Quest'idiota lo
porto io a casa, ok?
Eiko
sospirò - D'accordo, ma voglio che sappia che domani
dev'essere all'allenamento. Sbornia o no. - Sbottò e quasi
si spaventò al ghigno da sadico della Guardia - Ok, me ne
occupo io... stà attenta che non si sfracellino
giù per le scale quelli lì...
Intanto, in
giro per
il silenzioso cortile, Sendo dovette appiopparsi quell' ubriacone di
Heiji Hisae, mentre Akagi dovette trascinarsi la solita scimmia rossa;
Mitsui si trasportava praticamente sulle spalle il Teppetto, mentre
Ayako sospirava.
- Che due
coglioni...
possibile che deve sempre finire in questo modo? - Si lamentava il
Teppista, mentre apriva la porta con un calcio.
- Almeno
Miyagi
è leggero... - ringhiò Akagi che, appena varcata
la soglia, buttò a terra Hanamichi.
- Ma
guardatelo,
continua a russare... Rukawaa! Portalo tu! - Se ne uscì il
Capitano, mentre l'Ala dello Shohoku quasi si affogava con l'acqua - Io
non porto un cazzo di nessuno - affermò, prima che Akagi
decidesse di averne le palle piene e li piantasse in asso, sbuffando
come una teiera.
- Avanti
Rukawa, non
fare lo scontroso e portiamo questi due a nanna! - Esclamò
come una pasqua Jin, con appeso Kiyota alla spalla. Rukawa
fissò disgustato il suo perenne sorriso placido e
grugnì; trascinò la scimmia su per le scale del
piano superiore, avendo cura di fargli sbattere la testa il
più possibile, mentre Jin lo seguiva arrancando. Dopo molte
contorsioni, balbettamenti nel sonno dei due deficenti e smadonnamenti
da parte di Rukawa, riuscirono a buttarli alla bell' è
meglio sui letti.
- Uff, che
fatica -
borbottò la Guardia del Kainan, sedendosi sul letto della
Scimma, poi guardò Kiyota - Sono un guaio.
- Decelebrati
-
mugugnò l'altro, ma Jin sorrise - Eppure non riuscirei ad
immaginare il Kainan senza Kiyota. Mette allegria e, in più,
alle volte è bravo.
Rukawa
sbuffò, come.a dire che non lo credeva.
- Non lo pensi
anche
tu di Hanamichi? - Gli chiese, mentre uscivano; Rukawa
guardò il rosso che ronfava, sbavando sul cuscino - E' il
nostro idiota.
Mentre si
spostavano
per il corridoio, ebbero una fugace visione di Maki che trasportava il
padrone di casa e di Sendo che se la sbatteva allegramente,
sbadigliando in giro per casa.
- Ah, Kaede!
Domani
siamo tutti e due a riposo! - Se ne uscì lo Spaventapasseri,
sbattuto sul letto.
Rukawa
alzò
gli occhi al cielo - Non rompere - borbottò come suo solito.
Qualche stanza
più a destra, Mitsui smadonnava mentre trasportava il
Teppetto. Per carità, quello scemo era anche leggero, ma
come gli ricordava tanto amorevolmente ogni volta, il suo ginocchio era
ridotto ad una poltiglia.
- Eccoti
qua... -
sospirò, dopo averlo praticamente buttato a peso morto sulle
coperte. Lo guardò per un attimo, mentre mugugnava qualcosa
a proposito di Ayako - Ah, sei proprio partito... hai rischiato l'osso
del collo stasera, lo sai? - Borbottò, ovviamente parlando
da solo.
Ayako si
affacciò sorridendogli - Come sta?
- Ha bevuto
come una
spugna... di solito sono io quello in stato comatoso...
La ragazza
guardò accigliata Miyagi - Infatti è raro vederlo
così.
Il Teppista
sorrise,
poi le batté sulla spalla - Guarda che se ha bevuto
è stato per dimenticare... e precisamente voleva dimenticare
te e quell'essere del locale... - insinuò e Ayako
sbuffò - Sì, Ryota fa spesso cose del genere,
caprone...
Mitsui si
piegò sogghignò - E' innamorato di te, lo sai. Mi
dispiace solo non poterti convincere, se lo meriterebbe.
- Magari non
c'è bisogno di farlo... - mormorò Ayako, mentre
gli dava la buonanotte.
Mitsui la
fissò, accigliato, mentre se la svignava.
- Cosa?! Ehi,
devi
finire il discorso! Non puoi lasciarmi a metà della cosa!
Ayaaa!- Cominciò a rompere per tutto il corridoio, fino a
quando non fu messo a tacere da un colpo si scarpa ben assestato di
Akagi.
- Tutti a
dormire,
a-d-e-s-s-o! - Scandì il Gorilla, con un diavolo per capello
e l'aria di un toro infuriato.
Mitsui gli
alzò il medio - Sembra una caserma militare! -
Sbottò e continuò a borbottare, scazzato, fino
alla sua stanza che chiuse con un calcio.
- Pace! -
Esclamò Akagi, come se non fosse vero. Si girò a
fissare la sveglia che indicava precisamente... le quattro del mattino!
Borbottò inviperito per qualche secondo, poi si
buttò sul letto - Ma tanto domani devono giocare loro, noi
dormiremo. - Disse, tanto per darsi coraggio.
- Vivi di
speranze, eh
Takenori? - Lo prese in giro Jin, mentre si infilava la maglia.
Akagi gli
rifilò un'occhiataccia senza rispondere: probabilmente, il
giorno dopo sarebbe stato ancora più duro che sopportare
Shiroi, Narashino e Ichihara insieme sul campo.
N/A
E come per le
altre
squadre, vi indico quelle del Narashino.
Akira Miasame
# 4 -
Playmaker
Ishi Kito # 8
- Ala
Minore
Uto Kanji # 14
- Ala
Maggiore
Mirashi Ota #
6
- Pivot o Centro
Choji Kano #
10 -
Guardia
No, ok. Non posso NON scrivere questo messaggio in istantanea (da
notarsi: ore 00:27).
Lucilla_bella:
Ti avviso, comincio ad amarti. Insomma non puoi aver recensito
così in fretta! XD
Comincio ad
andare in
brodo di giuggiole ù.ù
La storia
delle FAG
è stupenderrima e io mi sento onoratissima (sì,
sono caduta dal divano quando ho letto la tua recensione).
Grazie,
davvero.
Pensavo che ormai questa fiction giacesse abbandonata in un angolino
dell'archivio. Se ho persone che scrivono lettere invece di recensioni,
devo cercare di essere all'altezza e scrivere il prima possibile! XD
Ci
proverò,
parola di scout.
Aka_z: Oddio, credo di aver fatto una grande gaffe! O.O
Ho risposto a Lucilla, perché mi ha risposto tipo cinque
secondi dopo che ho pubblicato, non perché sia l'unica!
Mi dispiace moltissimo averti dato quest'impressione, anche
perché voi ( Sopratutto tu e Lucilla, ma anche Trilla, 20jp90, Scorpyon, gaara4ever), siete gli unici che
abbiano
mai seguito qualcosa di mio. E questa è l'unica fanfiction a
cui mi sia mai dedicata da anni. L'altra era su Harry Potter, iniziata
su un altro sito, e cancellata per vari problemi. Non hai idea di come
questa storia mi soddisfi e di come voi rallegriate la mia folle idea
di essere una fanwriter. Cominciando dall'inizio: non ho internet. Ho
tipo un'ora gratuita che mi permette solo di pubblicare, quindi non ho
il tempo materiale per rispondere e ho rispoto a Lucilla ieri,
perché rientrava in quell'ora.
Adesso mi sento
un'idiota, perché mi rendo conto che in effetti le mie
risposte, rispetto ai vostri commenti, sono irrisibili.
Quindi, mi
farò perdonare promesso. ò.ò
Anche
perché io ho sempre odiato le fanwriter lontane o
idolatrate o viste solo come un "profilo". Purtroppo mi sono comportata
così e mi dispiace. Se ci riprovo? ^^
Ora il poema
l'ho scritto io, ma credo fosse doveroso. Dopotutto hai
commentato ogni singolo capitolo, sempre con tanto vigore e interesse e
spero vivamente che non lo perderai in futuro.
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Capitolo 7 *** Al campo sul mare... ***
Al
Campo sul mare...
Il
casino da qualche
parte indefinita al piano di sotto lo svegliò,
aprì a fatica un occhio e... vide il mondo rovesciarsi.
- Che cazzo...
- Che
d-diavolo fai
spalmato a terra?! - La faccia sbadigliante e pesta di sonno del
Teppista, apparve nel suo campo visivo e Miyagi imprecò -
Cazzo, mi sento come se un tir mi avesse investito... -
borbottò, alzandosi a sedere.
- A giudicare
da come
hai bevuto è già tanto se sei ancora vivo. -
Commentò Mitsui, inarcando un sopracciglio.
- Sei
incoraggiante
quanto un funerale lo sai?
In tinta con
l'umore
di quella mattina, Hanamichi passò davanti alla loro porta,
trascinandosi come uno zombie e ringhiando a tutta forza.
- Buongiorno
Scimmia!
- Gridò Mitsui, tanto per scazzarlo un pò.
-
Và a
farti fottere! - Fu l'amorevole risposta.
Quando scesero
al
piano di sotto, la situazione non era di certo migliore. Oddio c'era
chi, nome a caso: Kenji Fujima, era fresco come una rosa pur avendo
tracannato quintali di birra come se fossero acqua, ma la maggior parte
degli inquilini smadonnavano a tutto spiano, strascicandosi qua e
là come anime in pena.
Giusto per
evitare un
attacco al cuore prima del ritorno in patria, Akagi aveva deciso di
dare forfait e restarsene fuori dalle balle, così come
Sendo, sparito di primo mattino come le sue canne da pesca, e Rukawa
che sbavava sul cuscino. Ayako intanto, dannata lei, andava in giro
trillando 'buongiorno' e gli altri ebbero la sensazione che la sua voce
trapanasse il poco cervello che era rimasto a tutti. I superstiti si
sedettero attorno al tavolo, ringhiandosi a vicenda o sibilando
maledizioni al locale dove erano stati solo poche ore prima; e non era
finita: un'ombra oscura si parò davanti alla porta di
ingresso e il volto sorridente e malefico di Maki li salutò
con un
- Dobbiamo
andare al
campetto ci aspettano.
- Dannazione!
- Se ne
uscì Mitsui, dopo che l'ennesimo biscotto si rifiutava di
collaborare e si annegava nella tazza, - Io non ci vengo! - Aggiunse
poi.
- Manco io!
Preferisco
tornare a vegetare, grazie. - Fece subito Miyagi.
Non avessero
mai
aperto bocca. Ayako li fissò con espressione da omicidio e
brandì il coltello del pane - Sì che venite.
V-o-i avete voluto giocare, quindi mantenete i patti! -
Sbottò.
Controcorrente,
Hanamichi sorrise - Allora vengono anche loro! - Esclamò,
alzandosi, ma gli altri lo guardarono spaventati.
- Non vorrai
svegliare
Akagi! Quello ti spiaccica come un moscerino, dammi retta... -
borbottò Mitsui.
- E ti ci
voglio
vedere a svegliare Rukawa! Col sonno di piombo che si ritrova, ci
arriviamo 'sta notte all'appuntamento! - Sbottò Miyagi.
La Scimmia
Rossa
attaccò a ridere, per poi saltellare verso il piano
superiore - Abbiate fede, ragazzuoli!
- Questa
è
la fine della sua giovane e infruttuosa vita...
- Dobbiamo
trovare una
nuova Ala... - gufarono Teppista e Tappetto, prima di ricevere un pugno
a testa da Ayako.
Ovviamente le
urla da
Gorilla non si fecero attendere ed ebbero la ormai noiosa visione di
Hanamichi che volava per le scale, frantumandosi il cranio.
- Maledizione!
Io
cambio scuola e convinco il Signor Anzai a vendervi tutti, razza di
mentecatti! - Cominciò a lamentarsi il capo del pollaio,
prima che il tono da ' Voce celeste ' di Jin, irrompesse a calmarlo.
- Ragazzi, voi
dovete
piantarla o non vi ritroverete più un Capitano... -
cominciò Maki, ma Miyagi ghignò - Akagi ha la
pelle dura... cioè ha sopportato il suo brutto muso per
secoli! - Esclamò, indicando Mitsui.
Mentre si
strozzavano
sulla colazione, Rukawa fece il suo ingresso pieno di vita e solare
come suo solito - Hn - brontolò come salutò
generale, poi si accasciò sulla sedia con l'aria di chi ha
terminato una giornata d'inferno, seguito a ruota da un Jin linto,
pinto e preparato.
-
Buondì! -
Fece con tutto l'ottimismo di cui era capace, salvo capire all'istante
che aria girasse da quelle parti; si sedette tranquillo, poi rivolse la
domanda da un milione di dollari - Allora, andrete a giocare?
Le occhiate
che gli
furono rivolte, erano più eloquenti di qualsiasi discorso,
così pensò bene di infilarsi una brioche in bocca
e fuggire verso la salvezza del salotto.
Fu il trillo
del
cellulare di Akagi, che terrorizzò realmente a morte tutti,
così come il fatto che il loro Capitano parlasse ad un certo
' Isao '; fu esattamente la frase: "Certo, vengono o frantumo le ossa a
tutti", che li convinse a correre più veloci della luce per
prepararsi. Così tra maledizioni varie, ringhi e bestemmie,
trascinarono gli arti al piano superiore e per parecchi minuti non si
sentì altro che il silenzio. Anzi, quando Sendo
rientrò in punta di piedi, pensò che fossero
tutti ancora addormentati o, nella migliore delle ipotesi, morti nel
sonno.
Akagi non fece
altro
che sbraitare ai quattro venti che, per colpa di alcuni dementi, doveva
fare loro da balia invece di riposare, cosa che avrebbe sicuramente
fatto Rukawa che Sendo ritrovò spalmato sulle coperte, con
il cuscino in faccia.
- Tenti il
suicidio? -
Gli fece, ironico.
- Hn. Io non
vado.
Sendo si
accigliò - Bene, vieni con me allora.
Rukawa
spostò il cuscino e lo guardò come se fosse
seriamente convinto di parlare con uno psicotico, ma Sendo
ghignò - Posso scommetterti che non ti
dispiacerà! Dammi fiducia, no?
Miyagi
cercò per circa dieci minuti di infilarsi i pantaloni della
tuta, poi si esibì in uno sbadiglio sgancia mascella.
- Molto attivo
eh? -
Scherzò Mitsui, - Andiamo... - fece poi, trascinandoselo per
la collottola.
Dopo un'oretta
e
mezza, quando Akagi era già riuscito a farsi saltare tutte
le coronarie, uscirono; Sendo declinò gentilmente l'invito
trascinandosi un povero Rukawa chissà dove, mentre Maki, al
piano superiore, cercava ancora inutilmente di svegliare Kiyota.
- Adesso vado
su e lo
butto di sotto… - borbottò Akagi.
- Gori, tu ti
stai
fissando. Alla tua età non puoi sottoporti a questi stress
– se ne uscì candidamente Mitsui, per poi
aggiungere – Visto? Andiamo – quando Maki si
presentò, trascinandosi per i capelli il compagno di squadra.
Si avviarono
allegri
come un corteo funebre al campo di Sakura, poco lontano dalla scuola
superiore di Narashino. Arrivati a destinazione, spalancarono le fauci
come un branco di dementi: il campo era vicino al mare, più
precisamente sulla spiaggia. Una bassa struttura metallica, divideva la
sabbia dal parquet scuro e tutt’ intorno al campo, si
stendeva una pista da corsa.
- Questo
sì
che è ‘trattarsi bene’! –
Esclamò Miyagi, del tutto sveglio.
- Io mi
trasferisco,
quasi quasi… - annunciò Hanamichi, mentre Akagi
sbuffava – Ci faresti solo piacere, imbecille.
- Takenori!
Finalmente, cominciavo a temere che vi foste persi… - li
salutò Isao, abbracciandoli con un sorrisone a trentadue
denti.
- Solo a me
sembrano
drogati? – Sussurrò Mitsui agli altri che
cominciarono a ghignare.
- Sono
socievoli!
Siete voi che siete una banda di caproni teppisti! –
Sbottò Ayako, spostandosi a passo di marcia verso il
campetto.
I ragazzi
notarono con
piacere come anche quei poveri diavoli fossero incompleti, cosa che
ovviamente la solita Scimmia non mancò di notare.
- Ehi, ci
avete rotto
i coglioni, ma quelli lì mica sono pronti! –
Brontolò, mentre si infilava la fascia nei capelli.
- Non
cominciare, noi
siamo ospiti! – Rimbrottò Akagi, con un ringhio.
- Povero
Akagi, forse
era meglio se restava al Tempio… - cominciò
Fujima.
- Ormai si
è votato alla causa ‘sopporta i poveri
imbecilli’. E’ abituato. – Rispose Ayako.
Intanto
dall’altra parte, gli Icha si preparavano. Isao si
infilò la maglia e gridò – Siamo pronti?
Fujima
sospirò – Era da molto che non mi sgranchivo le
gambe… sì, siamo pronti!
Hanamichi
intanto era
in brodo di giuggiole e se la cantava come al solito –
Mwahahah! Dovranno vedersela con il genio! Aprirò io a
partita!
Akagi lo
bloccò mentre saltellava come un ossesso e
borbottò – Devi saltare con Isao. Sta attento
è un armadio.
La Scimmia
Rossa si
allontanò – Stai tranquillo, Gori, lo sai che la
mia bravura è insuperabile! E poi dai… -
cominciò, indicando Isao che sorrideva a più non
posso, - … con quella faccia a chi vuoi che metta paura?
Akagi
sembrò voler aggiungere qualcosa, poi ci ripensò
– Come vuoi! – E tornò in panchina, col
fumo che gli usciva dalle orecchie.
Solo quando
erano
tutti in campo, già posizionati, alcune persone sembravano
realizzare qualcosa; Miyagi, dalla panchina, si guardò
intorno – Scusate, ma non dovrebbe giocare anche il vostro
playmaker? – Domandò agli Icha, che si scambiarono
un’occhiata.
- E’
vero!
Il Piccoletto! – Esclamò Hanamichi.
Ayako
afferrò i fascicoli dell’Ichihara e
osservò le foto – Manca Haranobu. Quella
matricola…
Isao sorrise
– Ecco… scusate se non ve l’ho detto
prima, mi è sfuggito. Posso chiedere un sostituto nella
formazione ufficiale, vero?
Akagi lo
fissò accigliato – Certo, solo che è
strano da parte tua. Giocare senza un tuo giocatore. –
Sottolineò, circospetto.
L’amico
si
grattò la testa – Con alcuni giocatori,
l’autorità non serve a niente.
Se avesse
parlato
appena un po’ meno, si sarebbe addormentato.
Sendo
lanciò la decima occhiata al muto accanto a sé
che osservava le vetrine. D’accordo, aveva sempre saputo che
Rukawa non era esattamente quella che si chiama ‘una buona
compagnia’, ma così era ridicolo.
-
Ehm… sei
più chiacchierone del solito… - provò
coraggiosamente.
Rukawa gli
gettò un’occhiata – Dove andiamo?
Sendo
sbuffò – Non hai il minimo senso della sorpresa,
Kaede.
- Non sopporto
non
sapere cosa faccio. – Replicò
quell’altro e Sendo canticchiò – E
arriviamo a capo di qualcosa…
- A capo di
cosa vuoi
arrivare? – Borbottò scontroso Rukawa e
l’altra Ala lo fissò – Capire che
diavolo di persona sei. Mi capita raramente di non capire gli altri
– fece, convinto, ma l’altro non lo rispose.
- Che
diav…? – Grugnì alla fine, quando
sentì delle grida crescere di intensità man mano
che si avvicinavano a…
- Uno stadio?
– Sbottò, guardando quel dannato dello
Spaventapasseri.
-
Già. Ho
idea che questa cosa ti piacerà…
Hanamichi
guardò Mr. Quattrocchi con un diavolo per capello
– Ehi! Non ti aspetterai di saltare, vero?
Hanagata
squadrò Fujima, scrollando le spalle, e il Capitano
provvisorio sospirò – No, Hanamichi, salterai
tu…
- Aha!
Riconoscono
tutti la mia bravura! – Cominciò a sbrodolare,
prima di ricevere un pugno in piena testa da Mitsui – Guarda
che lo hanno detto così cominciamo, idiota!
-
Ehm…
ragazzi… che si fa? – Borbottò Seiji
Morita, l’Ala piccola dell’Ichihara.
- Ora
basta… - sussurrò Akagi, dalla panchina, -
Andiamo, giocate?! – Sbottò poi per il campo.
- Gori,
rilassati!
– Replicò Mitsui, - Ok, cominciamo.
Hanamichi e
Isao si
posizionarono al centro campo, mentre quello non faceva altro che
sorridere bonariamente.
- Piacere di
conoscerti, Sakuragi Hanamichi – fece, stringendogli la mano.
– Mi hanno parlato molto di te…
Inutile dire
che
l’ultima informazione gli mandò totalmente in
pappa il cervello.
-
Sì, gli
avranno detto che è un maniaco da tenere alla
larga… - sussurrò Kiyota a Mitsui.
Intanto,
scazzata, Ayako pensò bene di fischiare per
l’inizio della partita. Isao saltò seguito a ruota
da Hanamichi che, prima ancora di toccare palla, si ritrovò
catapultato a terra, mentre la bastarda filava verso la Guardia Kaoru.
- Ma che
cazzo… - borbottò, fissando Isao;
quell’infame gli sorrise – Scusa – per
poi correre nella metà campo.
Dalla
panchina, Akagi
si schiaffò una mano in fronte – Lo avevo
avvisato, pezzo di… ‘con quella faccia’,
Isao potrebbe ucciderlo con quel sorrisino da ebete! Dormite?!
– Urlò, poi alzandosi in piedi.
Risalirono
tutti il
campo, mentre Kaoru passava all’Ala Grande Moroi Kita che si
trovò a fronteggiare la Scimmia Rossa.
- Non
passerai!
– Gridò Hanamichi, muovendosi come un ossesso,
mentre quella povera anima lo fissava un pelo sconcertato.
- Oddio,
questo
è pazzo… - mormorò Kita.
- Moroi!
Passa!
– Gridò Kaoru che, afferrata la palla,
tirò dalla linea dei tre.
Dalla panchina
alcuni
si alzarono, ma Miyagi sorrise – Calamatevi!
Fujima
sfiorò la palla con due dita, ma questo bastò per
portare la palla a Mitsui.
- Ora si fa
sul
serio… - brontolò, mentre sia Kiyota in campo che
il Tappetto in panchina mormoravano più o meno la stessa
cosa: “ Sbruffone”.
Mitsui corse
su per il
campo, riuscendo a smarcarsi piuttosto facilmente, mentre Fujima lo
seguiva da vicino.
- Non
passerai!
– Gli assicurò Seiji Morita, ma Mitsui lo
fissò – Che vuoi?
- Eh?! Ma che
diavolo… - imprecò l’Ala
dell’Ichihara: la palla era sparita dalle mani della Guardia
e Fujima correva per il campo, palleggiando a tutto spiano.
- Ma che fate,
dormite? – Si lamentò Kaoru, mentre andava
incontro a Fujima. Il playmaker si smarcò abbastanza
velocemente, per poi trovarsi di fronte al sorridente Isao.
- Vediamo di
che sei
capace… - mormorò.
Fujima
sorrise, mentre
alla sua sinistra Hanamichi si sbracciava –
Passapassapassa… - e la palla… finì
nelle sue mani. Il rosso batté le palpebre come se non
credesse ai suoi occhi e il playmaker lo fissò –
Non farmi pentire.
- Aha! Certo
che no!
– Esclamò il rosso, si girò verso il
canestro e guardò il Centro dell’Ichihara
– Non mi butterai a terra di nuovo! –
tirò la palla verso il tabellone, con quanta più
forza avesse nelle braccia.
- Stupido!
–
Sbottò Kiyota.
- Punta al
rimbalzo… - mormorò Akagi, dalla panchina.
Di fatto, la
palla
rimbalzò verso l’altro e anche Isao
saltò, cercando di arrivare per primo.
- Il rimbalzo
è la mia specialità! La prenderò io,
bestione! – Urlò Hanamichi, per poi afferrare la
palla tra le urla della panchina e gli sbuffi dei compagni dello
Shohoku.
- Ohohoh! Sono
un
g-e-n-i-o! – Cominciò a latrare, palla alla mano.
- Idiota
muoviti! Vuoi
fare fallo?! – Sbottò Mitsui, ma era tardi. Ayako,
designata come arbitro ufficiale della partita, si pose le mani sui
fianchi – Hanamichi, sei un idiota! Fallo tecnico!
Il rosso la
fissò con la mascella a terra – M-a…
Ayako! Tu sei dello Shohoku! Non puoi segnarmi un falloo! –
ma prima che Akagi potesse alzarsi per fare irruzione e disintegrargli
la testa, Mitsui accorse a tirarlo per i capelli.
- Decelebrato
è l’arbitro! Non può mica stare a
sentire a te! – Ringhiò, mentre se lo trascinava
via.
- Si
è
venduta al nemico, si è venduta… - borbottava
invece il rosso.
- Hanamichi,
vuoi
venire a scaldare la panchina per caso?! – Gridò
Akagi, - affianco a me, così chiacchieriamo… -
ghignò, sottolineando sulla parola
‘chiacchieriamo’.
Mentre ormai
tutti
quelli dell’Ichihara si sganasciavano, Hanamichi
borbottò come una teiera fino alla metà campo e
ricominciarono, si sperava, seriamente.
La palla era
nelle
mani di Kaoru che, senza ‘ma’ e senza
‘se’ tirò alla buona, centrando il
canestro. A quel punto più o meno tutti fissarono Mitsui, a
fauci spalancate, e il Teppista ghignò –
Ok, ok ho capito… - sussurrò, andando a marcare
Seiji Morita.
La sfida era
iniziata.
Entrare il
quello
stadio, era come immergersi totalmente nella folla, quasi
allontanandosi da tutto il resto. Rukawa si guardò intorno:
erano migliaia, tutti con gli occhi ben piantati in campo. Si
girò verso Sendo, miracolosamente per chiedergli qualcosa,
ma l’altro aveva gli occhi chiusi.
- Non
chiedere.
Solo… guarda il campo – gli disse, sempre ad occhi
serrati, quando avvertì il suo sguardo.
Rukawa si
accigliò, proiettando lo sguardo sul parquet e rimase
spiazzato: la divisa era bianca; sulle spalle di un giocatore, faceva
capolino la scritta ‘J.B.A’ – Japan
Basketball Association.
Un altro, sul
davanti,
aveva scritto: Japan.
Quella era la
squadra
della Nazionale.
Uno dei
giocatori, il
numero 32, aveva segnato con un dunk eccezionale e di nuovo la folla
era in visibilio. Questa volta chiuse gli occhi, e nemmeno la partita
giocata contro il Kainan, la finale, reggeva il confronto. Quello era
il suo sogno, il loro sogno.
-
L’ho
scoperto ieri. Che avrebbero giocato qui – gli disse Sendo,
appoggiando i gomiti alla ringhiera. – Speravo di venirci con
tutti, ma credo che quella partita sia importante per le
‘nostre riserve’.
Rukawa non
rispose,
continuando a bere le immagini della partita: giocavano in un modo
pazzesco, ad una velocità insostenibile. Notò
come nulla accadesse in campo, se non il gioco puro e semplice; niente
discussioni, nessuna rissa, il gioco non veniva fermato mai.
L’unico modo per passarsi le informazioni erano gli sguardi.
Eppure gli schemi erano perfetti, i passaggi veloci ma precisi, le
finte magistrali. Lì, in quel momento, si sentì
un povero dilettante che giocava a fare il campione.
- Fa paura
vero?
– Sussurrò Sendo. – Questo è
un traguardo e forse nemmeno il più grande che punto a
raggiungere – ammise. – Anche tu vuoi andare in
America, no? Ecco, questo è il minimo. – Fece,
indicando il campo.
Rukawa lo
fissò più o meno come se fosse impazzito, ma
Sendo scosse la testa – Sono forti, è vero. Ma,
guardando la realtà, la Nazionale Giapponese non
è nulla, in confronto all’ NBA.
L’altra
Ala
annuì, mentre osservava il gioco. Non lo avrebbe mai detto,
avrebbe negato fino alla morte, ma lui non era pronto. Non avrebbe mai
potuto giocare in una squadra del genere, era troppo…
liceale.
Era abituato a
non
guardare, a non prestare attenzione a ciò che accadeva al di
fuori del proprio campo visivo. E quel giocatore… il numero
4, il Capitano, era un vero osservatore. Giocava poco, toccava palla
solo se realmente necessario, ma esaminava tutto e prevedeva ogni cosa;
era lui che, con gli sguardi, creava il ritmo di gioco e gli schemi,
eppure era quasi invisibile.
Per un attimo,
gli
vennero quasi in mente Miyagi e Fujima. A causa dell’altezza,
raramente realizzavano qualche azione, ma senza di loro, la partita non
sarebbe andata avanti.
-
Anch’io mi
sento inadeguato – rispose lo Spaventapasseri, con la sua
dannata capacità di leggere nel pensiero. –
Guardando loro, penso sempre di non essere approdato a nulla.
Rukawa lo
fissò – Sei uno dei giocatori più bravi
della Prefettura – gli disse, atono.
Sendo sorrise
– Un tempo non lo avresti mai ammesso, Kaede… non
credo sia una cosa di classifiche, ma di come uno la sente. Giocare
come loro, vuol dire annullare quasi del tutto il proprio egoismo in
favore della squadra. Non penso di esserne capace. – Ammise
con tranquillità.
Rukawa veniva
sempre
spiazzato dalle sue ammissioni tanto candide; riusciva a mostrare le
proprie debolezze con una naturalezza da far spavento.
- Parli con la
persona
sbagliata – gli disse solo. Dopotutto lui non era esattamente
un esempio di altruismo.
- Quando
abbiamo
giocato con il Nara. Non mi interessava se la squadra avrebbe vinto o
no. Volevo solo battere Miasame e questo è sbagliato.
L’altro
lo
fissò accigliato – E’ quello che mi
capitava contro di voi del Ryonan. – Ammise, in uno slancio
fin troppo aperto di sincerità.
Sendo rise
–
Capisco. Bé, non dovrebbe succedere. Ho rischiato che la
squadra perdesse, solo perché ero troppo marcato, stanco o
distratto per giocare con voi! – Ribatté, come se
si sentisse il colpa. E forse era proprio così.
Rukawa ebbe
quasi
l’istinto di scrollarlo e dargli due ceffoni.
- Senti, tutti
possono
sbagliare almeno una volta. Rilassati. – Sbottò,
impacciato. Era del tutto incapace di dire parole positive a
chicchessia.
Sendo sorrise,
comprendendo lo sforzo – Forse hai ragione.
- Quello non
lo
conosciamo? – Chiese poi Rukawa, indicando qualche fila di
posti a sinistra.
Un ragazzo
magro,
dall’aria assente, osservava il campo, con addosso una tuta
nera a strisce rosse.
- E’
Haranobu dell’Ichihara.
Mitsui
tirò
per la terza volta dalla linea di tre, segnando.
- Evvai!
-
Però, il
vecchiaccio è in forma eh? – Fece Ayako,
adocchiando Akagi, che intanto sembrava aver la voglia di spararsi.
- Vedremo
quando
durerà… - borbottò funereo.
La palla
finì nelle mani di Kiyota che cominciò a correre,
seguito da quell’altro ossesso che richiedeva la palla.
- Non rompere!
Non te
la passooo – si sgolò la Scimmia, mentre Hanamichi
aveva la mezza idea di prenderlo a morsi lì, in mezzo al
campo.
- Fujima!
–
Urlò per poi passargli la palla.
- Scimmia! Io
te la
chiedevo da mezz’ora! – Borbottò
Hanamichi, mentre Kiyota gli mostrò il medio –
Ammazzati, ah!
Mentre le due
scimmie
cominciavano a rompersi i coglioni a vicenda, Fujima si
ritrovò a smarcare tutti gli avversari e passare a Hanagata
che segnò con il suo collaudato salto all’indietro.
Quando
risalirono il
campo, i due stavano ancora a darsela di santa ragione.
- Ragazzi,
calmatevi!
– Se ne uscì Fujima, ma non se lo fecero passare
manco per l’anticamera del cervello. Ad un segno convenuto
con Akagi, il Capitano chiese il time out.
- Time out per
il
Kanagawa! – Fece Ayako e Akagi si alzò, con aria
minacciosa.
- Vo
due… -
borbottò, tirandoli per la collottola. Da lì alla
guerra tra scimmie il passo fu breve e gli altri si limitarono a
sospirare di sopportazione.
- Bella
partita… - fece Maki.
-
Già, chi
l’avrebbe mai detto? – Rise Jin, ma Mitsui
osservava la panchina avversaria, e precisamente Kaoru che faceva lo
stesso.
- Quel
bastardo mi
fissa… - mugugnò, afferrando
l’asciugamano.
- Tu fai lo
stesso,
Teppista. E tra i due, la tua faccia è la meno
raccomandabile. – Se ne uscì Miyagi.
-
Simpatico…
Hanamichi
intanto,
salvato da Fujima sotto il fuoco incrociato del Gorilla, si
guardò intorno – Ehi, dove sono Spaventapasseri e
Volpe?!
Mitsui
sospirò – Mi chiedevo quando avresti nominato il
tuo Rukawuccio.
-
‘fanculo,
stronza! – Sbottò il rosso, mostrandogli il medio.
- Che
finezza… - sbuffò Jin, seduto tra loro.
- In effetti,
sono
scomparsi sta mattina presto… - aggiunse Maki.
- Si staranno
uccidendo allegramente – fece Miyagi.
- O
probabilmente
Rukawa si sarà suicidato – gufò Kiyota.
- Piantatela.
Non sono
qui, quindi chissenefrega! – Sbottò Akagi, felice
come un bambino a Natale, - Vedete di smetterla con questi teatrini in
campo, se non volete che vi spezzi le gambe. –
Minacciò.
Fujima
sospirò – Calmati Akagi. Faranno i bravi, vero?
– fece, rivolto ad Hanamichi.
C’era
qualcosa nel tono di quella ‘riserva’ che lo
portava a dargli ragione; che poi seguisse i suoi consigli o meno,
erano dettagli.
- Bene, -
sorrise il
Playmaker. – Ora in campo!
La sua
allegria
contagiò anche tutti i giocatori, ma in panchina si
guardarono perplessi.
- Non capisco
ancora
se ci è o ci fa… - borbottò Akagi.
- No,
è
fiducioso di suo – ribatté Jin.
- Ah,
è
furbo… – mormorarono acidi sia Maki che Miyagi.
La
‘partita
amichevole’ si trasformò ben presto in una guerra,
o solito macello come diceva Maki.
Poiché
tenere a bada quei due era diventato impossibile, avevano deciso di
lasciar perdere e giocare in tre. Con una copia dello Schiacciamosche,
Hanagata lanciò la palla verso Fujima, che
cominciò a correre con Mitsui al fianco.
- Ehi, Fujima!
Passa
un po’ qui! – Sbottò il teppista, per
poi ritrovarsi Kaoru di fronte.
- Tsk, troppo
facile… - mormorò, per poi segnare dalla linea
dei tre.
- Ricordavo
che Isashi
Mitsui fosse bravo, ma credevo si fosse rammollito… -
borbottò un Icha, dalla panchina.
- Uff,
eccotelo
là che fa lo sbruffone. Non cambierà
mai… - si lamentò Akagi, notando qualcosa che
nessun altro poteva vedere: la stanchezza. Mitsui era già
stanco, troppo.
-
Sì!
– Esultò in un sussurro la Guardia, poi
gettò un’occhiata a Kaoru che si limitò
a scrollare le spalle. Mitsui lo guardò scazzato: possibile
che quelli non avessero un minimo di emozione in nulla?
- Palla!
L’urlo
di
Kiyota lo svegliò e si affrettò a correre al suo
fianco, ma quei due idioti stavano filando come locomotive.
-
Facciamogliela
vedere Scimmia! Noi siamo le due ali! – Sbottò
Hanamichi.
- Per una
volta sono
d’accordo con te… tieni la palla!
Miracolosamente
il
passaggio di Kiyota arrivò veloce e preciso nelle mani del
rosso che si trovò a fronteggiare Isao. Ormai il Centro era
diventato la sua sfida.
- Eccoci qua,
bestione. – Fece con risentimento, ma quello si
limitò a sorridere bonario.
- Smettila di
sorridereeee! Mi fai venire in nervi, dannazione! Sei peggio dello
Spaventapasseri! -Si lamentò.
Akagi, in
panchina, si
alzò, comprendendo finalmente qualcosa: Isao aveva capito
Hanamichi; lo aveva capito sul serio.
- Hanamichi!
Calmati!
– Gli urlò, ma quello non ascoltava. Continuava a
borbottare contro Isao, che non aveva mosso nemmeno un muscolo.
- Fallo!
La voce di
Ayako
congelò il campo, almeno fino a quando Mitsui non
arrivò a prendere a calci in culo quell’idiota
della loro Ala – Sei un i-m-b-e-c-i-l-l-e!
- Troppo tempo
nell’aria di tiro, Hanamichi! Palla all’Ichihara!
Hanamichi
spalancò le fauci, poi fissò Isao – Sei
un bastardo.
- Scusa
–
rispose invece quello.
Fujima
toccò sulla spalla le sue due ali – Ragazzi, io
non vi capisco… insomma fate tante storie, blaterate tanto
in panchina contro i vostri compagni e poi fate errori così
grossolani…
Kiyota si
grattò la testa, a disagio, ma Hanamichi cominciò
a gufare contro la squadra, quel maledetto di un Isao, contro la Volpe,
il Mondo e l’Universo.
Fujima
bloccò quella sequela di lamentele e piantò lo
sguardo gelido sui due – Vi lamentate tanto su Rukawa, ma non
siete alla sua altezza. – Sentenziò, per poi
piantarli lì.
Nessun altro,
tranne
Hanagata e Mitsui, aveva ascoltato il dialogo, ma le facce di quelle
due anime si leggevano da sole. Dopo aver represso la voglia omicida
nei confronti del loro ‘Mister’, Hanamichi
sospirò: ok, doveva calmarsi. Quella era
un’occasione per dimostrare a compagni e sfigati delle altre
squadre che lui non era uno stupido, ma un vero giocatore.
- Non sei
stato troppo
duro? – Chiese Hanagata, ma Fujima scosse la testa
– Forse è la volta buona che si svegliano.
-
D’accordo,
ora basta. Si gioca seriamente… - sussurrò
Hanamichi, per poi rubare la palla a Seiji; corse per il campo con
qualche difficoltà, riuscendo però a smarcarsi
grazie all’altezza – Nobuscimmia! –
Gridò, passando la palla a Kiyota.
- Idiota!
–
Sbottò quello, ma corse come un lampo verso la
metà campo avversaria. Dalla panchina Maki sorrise
– Finalmente sfrutta quel minimo di capacità
naturali che possiede…
- Di che
parli?
– Gli domandò Miyagi.
-
Vedi…
Kiyota tecnicamente e in altezza è scarso, però
è il miglior saltatore e palleggiatore della squadra.
In effetti,
già mesi prima aveva dimostrato una grande
capacità di elevazione…
- …
come le
Scimmie! – Concluse a voce alta il Playmaker dello Shohoku.
Fortuna sua
che quello
era particolarmente impegnato nel tenere palla, fino a quando non la
passò a Fujima.
- Bel lavoro,
Nobunaga! – Esclamò quello, che tirò
all’indietro verso Mitsui, che segnò
immancabilmente.
- Il punteggio
è di 32 a 37! – Gridò Ayako, mentre
dalla panchina del Kanagawa qualcuno esultava.
- Non
così
presto… - mormorò Kaoru, mentre guardava Isao; i
problemi erano essenzialmente due: quella Guardia, l’ex MVP,
e quel rosso abbastanza folle da sfidare il loro Capitano. Gli
ricordava molto Akagi, di quello ne era certo. Quando Kiyota riprese la
palla, Kita riuscì a fregargliela facilmente, per poi
passare a Kaoru che saltò, quasi senza pensare.
Lui tirava
istintivamente, come se giocasse d’azzardo; c’era
un cinquanta percento di possibilità: dentro o fuori.
La palla
finì dentro è L’Ichihara si
ritrovò a 34 punti.
- Aha! Stiamo
rimontando. – Fece Kaoru.
- Non
montatevi la
testa… - rimbrottò Mitsui, scazzato. Quel tizio
era bravo, davvero, ma non lo avrebbe battuto. Come Guardia, solo Jin
del Kainan era al suo livello.
Kaoru gli
sorrise
– Ehh cosa si fa senza un po’
d’incoraggiamento…
Mitsui rimase
impalato: inutile, non riusciva mai a capire se li prendevano per il
culo o erano davvero così… smielati.
- Bah, mi
faranno
venire una carie… sono insopportabili! –
Borbottò, affiancandosi ad Hanamichi.
- Vero? Sono
tutti
sorrisi e smancerie! Bleah! – Replicò il rosso,
con una smorfia.
Dopo aver
fregato la
palla a Kita, Fujima diede un’occhiata d’ insieme
al campo: Isao e Hanamichi, avevano, ad occhio e croce, corporatura
simile e forza eguale; Mitsui e Kaoru erano i due maggiori
realizzatori. Sorrise: a quanto pare avevano fatto i conti solo sulle
punte di maggiore spicco, lui poteva agire indisturbato.
- Bene,
Hanagata.
Ricordiamogli che ci siamo anche noi… - sussurrò
più a se stesso e partì. Si smarcò
dalle due ali, per poi giocare un po’ con quella povera anima
di sostituto playmaker di cui non ricordava neanche il nome; a
metà campo, lanciò a Hanagata che si
ritrovò di fronte Isao.
Sarò
anche
meno forte di Hanamichi, ma a volte basta non avere il
contatto… pensava il Centro, poi tirò; la palla
colpì il tabellone e, miracolosamente, fu Kiyota ad avere la
meglio su tutti.
- Mia! Aha!
– Esclamò, per poi correre in contropiede.
Che
elevazione! Pensò Isao; probabilmente avevano fatto qualche
errore di valutazione…
- Seiji! Sta
attento a
quel piccoletto! – Esclamò, indicando Kiyota.
Dannazione, ci
vorrebbe Aki per tenere a bada quello lì! Non era uno
sprovveduto: Fujima era il vero regista della squadra,
l’unico che possedeva la capacità di gestire tutto
il gioco. Era un abile palleggiatore e riusciva a tenere la squadra,
anche grazie al carisma. Serviva Aki.
- Nobunaga!
– Fujima ricevette la palla e saltò, tirando alla
cieca.
- Ma dove
diavolo
tira?! – Sbottò Seiji, mentre Isao si
ritrovò la palla a grande distanza dal canestro. Sembrava
improbabile che avesse davvero sbagliato di tanto, ma poi
capì: quel dannato di un numero dieci saltò come
una molla, buttando dentro la palla con un poderoso Dunk.
- Vai Hana!
– Gridò Miyagi, seguito da Mitsui in campo.
- 34 a 40 per
il
Kanagawa! – Gridò Ayako, tentando di rimanere
neutrale. Contemporaneamente fischiò il time out per
l’ Ichihara.
- Ragazzi
state
giocando benissimo! – Fece entusiasticamente Maki, -
Nobunaga! Perché non tiri fuori queste capacità
più spesso eh? – Fece bonariamente, con una mano
in testa al suo compagno.
-
Già
è vero, a volte sei utile! – Rise Jin.
-
Sìsì lo so, sono un genio! – Si
lodò il solito idiota, prima ancora che qualcuno aprisse
bocca.
- Non avevo
intenzione
di imbrodarti, imbecille! – Sbottò infatti Akagi.
- Idem per me.
– Sbottò Miyagi.
Mitsui li
fissò entrambi - Fate schifo come incoraggiatori,
lo sapete?
- Su, state
giocando
benissimo! – Li consolò Fujima, con due pacche per
uno.
- Propongo una
mozione
immediata per avere lui come Capitano invece del Gori! – Fece
all’istante la Scimmia rossa e, quasi contemporaneamente, lui
e il Teppista alzarono la zampa al cielo.
- Andate al
diavolo e
sceglietevi un’altra squadra per quest’anno.
– Rimbrottò Akagi.
Nella parte
dell’Ichihara, Isao sorrideva come suo solito – Se
la cavano… devo ammettere che Akagi ha davvero una bella
squadretta…
- Sono
convinto che
posso tenere a bada quello lì. – Fece Kaoru
indicando Mitsui.
Il Centro
annuì - Certo che puoi, che ti salta in mente? Ma non devi
farti prendere il giro dal fatto che sia una riserva. Era uno dei
migliori giocatori di Kanagawa, due anni fa.
- Quei due
sono un
caso disperato! – Esclamò invece Seiji,
riferendosi alle due ali.
Isao
guardò
Kiyota e Hanamichi – Sono imprevedibili, ma anche molto,
molto inesperti. Giocate al livello tecnico e non avranno scampo. Credo
che il problema grave sia Fujima: è un Playmaker molto bravo
e anche un allenatore; il suo sguardo d’insieme è
formidabile.
- Ci
servirebbe
Aki… - borbottò l’altro playmaker,
quello in sostituzione.
- Ma Aki
è
comunque inesperto. Credi potrebbe servire a qualcosa? –
Domandò con molta saggezza Kaoru.
Isao lo
guardò accigliato – Non lo so – fece
candidamente, - Non so dirti se Aki possa o meno qualcosa contro
Fujima. Ma anche Akira Miasami del Nara è molto esperto,
però Aki è molto più bravo. Quando
arriverà, lo scopriremo.
- Se
arriverà. – Sottolineò Kaoru.
Sendo e Rukawa
si
scambiarono un’occhiata.
- Dobbiamo
chiamarlo?
– Chiese lo Spaventapasseri.
Rukawa
scrollò le spalle – Chi se ne frega.
Sendo
sospirò, con gli occhi al cielo –
Rompiballe… ehi, Haranobu! – Gridò.
Quello si
girò, inclinando la testa da un lato, con il suo solito fare
inquietante – Rukawa e Sendo del Kanagawa giusto?
-
Già, che
ci fai qui? – Domandò affabile il giocatore del
Ryonan.
Aki
proiettò lo sguardo sul campo – Ho letto in giro
che c’era la Nazionale così… ma mi
annoio.
Gli altri due
lo
fissarono, accigliati, come a chiedersi come fosse possibile
a-n-n-o-i-a-r-s-i con la Nazionale giapponese di Basket, poi Sendo
riprovò – Non dovevi giocare
quell’amichevole con la nostra squadra?
- Oh,
sì,
certo. – Rispose, sempre più distratto, e
inquietante tra l’altro, - Sono un po’ in ritardo,
in effetti.
In ritardo?
Tralasciando
il fatto
che ormai il primo tempo doveva essere andato, non riuscivano a
decidere se quel tipo fosse fuori quadro o solo drogato. Rukawa optava
per la prima, quello drogato era lo Spaventapasseri; e per quanto lo
odiasse, doveva ammettere che lo preferiva a quel tizio lì.
- Voi dovete
andare?
– Chiese dopo un po’ e loro annuirono.
- Bene, ho
trovato
compagnia.
Uscirono dallo
stadio
per avviarsi al mare, mentre la conversazione era retta praticamente
solo da Sendo; Rukawa lo seguiva a tratti, con mugugni e scrollate di
spalle, mentre le risposte dell’altro erano così
enigmatiche che dopo un po’ Sendo si rifiutò di
ascoltarle.
Arrivarono sul
marciapiede che costeggiava a spiaggia, dove le urla di quegli ossessi
li raggiungevano.
- Peggio che
in
palestra… - fece Sendo, mentre Aki si toglieva le scarpe per
camminare sulla spiaggia.
Sendo
fissò
i suoi piedi nudi, poi la faccia perplessa di Kaede –
Bé è logico, no?
- Quel tipo
è fuori – decise, per poi seguirlo, senza nemmeno
accennare a toccarsi le scarpe.
- Kaede che ha
paura
dell’acqua! – Gli cantilenò dietro Sendo
e Rukawa represse duramente il desiderio di affogarlo.
- Ehi,
ragazzi!
Finalmente! – Se ne uscì Maki.
- Avete
raccattato
qualcuno per strada eh? – Fece burbero Akagi, - Haranobu.
Il Playmaker
lo
fissò – Akagi – fece, salutando con due
dita, poi si sedette a gambe incrociate affianco alla loro panchina.
- Non dovresti
andare
dai tuoi compagni? – Gli domandò Jin.
- Isao mi ha
visto, se
mi vuole mi chiama – replicò con somma calma e
impassibilità.
Tutti
adocchiarono sia
Rukawa che Sendo, ma quei due si limitarono ad una scrollata di spalle
che stava a significare ‘ma che cazzo ne so
com’è questo qui’.
Intanto il
punteggio
era di 47 a 52 e, ad un nuovo canestro, Hanamichi ricominciò
la solfa del ‘sono un Dio sceso in terra’.
- Ancora con
queste
stronzate? – Borbottò Rukawa, spalmandosi accanto
a Miyagi.
- E non hai
visto
niente… - sbuffò quello.
Ayako
fischiò la fine del primo tempo e la Scimma Rossa quasi
saltò in braccio a Rukawa.
- Volpe! Dove
maledizione eri finito?! Non hai visto la mia splendida partita!
Rukawa
sbuffò – Capirai che mi sono perso…
- Ma guardate
chi si
vede, Rukawa! Tsk, tutti qui possono confermarti che sono io la nuova
matricola migliore! – Fece al vento Kiyota.
Da
lì,
scoppiò la rissa esattamente sotto al suo naso e a lui
scoppiò l’emicrania; cominciava a pensare fosse
meglio andare in giro con lo psicotico e il drogato, piuttosto che
rischiare l’udito e l’esaurimento con quei due.
Nel frattempo
Miyagi,
con la mano appoggiata al mento, osservava Aki che se ne accorse e lo
salutò da quella strana posizione. Due secondi dopo Isao lo
richiamò - Finalmente! Non vorrei certo disturbarti, ma
vieni un po’ qui!
Aki si
alzò
con un sospirò, poi fece il giro del campo; quando
passò accanto a Miyagi mormorò – Ci
vediamo in campo.
Il Tappetto
ghignò – Contaci.
- Allora,
mancavi
proprio tu. Che ne dici di entrare già?
Aki
scrollò
le spalle – Sono già riscaldato.
- Bene, il
problema
è Kenji Fujima – fece pratico Isao.
Aki non si
diede la
pena nemmeno di guardare in campo: conosceva bene ognuno di loro, ogni
faccia o comportamento.
-
L’allenatore Playmaker? Osso duro. –
Annuì, - D’accordo, mi divertirò.
Kaoru e Isao
si
scambiarono un’occhiata, prima di scoppiare a ridere.
- Che ti avevo
detto?
– Sbottò Isao tra le lacrime.
- Uff,
okay… - si lamentò Kaoru, dandogli dei soldi.
Aki
osservò
quello scambio di denaro, grattandosi il collo – Mi sono
perso qualche battuta.
- Lascia
perdere…
- Ma non
dovete andare
a giocare? – Provò pigramente Rukawa, sperando che
quei due decelebrati la smettessero di pestarsi davanti ai suoi occhi.
Per carità, potevano anche ammazzarsi a vicenda, ma da
un’altra parte, per esempio davanti al Teppista che se ne
stava comodamente allungato affianco a lui.
- Vediamo in
campo chi
è più bravo! – Sentenziò
alla fine (e finalmente) la Scimmia.
- Aha! Sono
più bravo io! Volpe sta a guardare! –
Replicò l’altra Scimmia, o meglio,
l’idiota.
- Hn
–
rispose Rukawa, tanto per toglierseli dalle balle.
- Magari
adesso tira
fuori le vere palle! – Se ne uscì Mitsui al suo
fianco, mentre si alzava.
Inutile dire
che
Rukawa non capì di chi accidenti parlasse – Che?
Il Teppista
ghignò – Avanti non è difficile.
Persino tu puoi arrivarci, bell’addormentato. –
Detto quello, si allontanò verso il campo.
- Che banda di
coglioni… - borbottò, sospirando per la ritrovata
pace.
- A quanto
pare, la
tua presenza motiva parecchie persone eh?
Parlato troppo
presto.
Si girò con una sorta di paresi facciale e
sospirò solo quando riconobbe Jin; lui lo sopportava, almeno.
- Hn. Hanno
solo manie
di persecuzione – spiegò, frettoloso.
- Mah, secondo
me ti
prendono a modello – ribatté la Guardia.
Rukawa
guardò da lui al campo: lui un modello per Idiota, Scimmia e
Teppista? Sì, decisamente Jin lo faceva quasi ridere.
-
Così
vedremo il Fantasma giocare come si deve… -
annunciò Sendo, sedendosi tra Maki e Akagi.
- E contro
Fujima per
giunta – aggiunse Jin, accanto a Maki.
- Sono
abbastanza
curioso, ma non credo sfodererà tutte le sue mosse.
Dopotutto devono ancora giocare contro di noi… -
spiegò il Capitano del Kainan.
Akagi
mugugnò – Mmm… non credo. Isao tende a
non preoccuparsi da questo punto di vista, così come la sua
squadra. Non so se Haranobu sia diverso…
- E’
strano.
– Lo interruppe Sendo, - Un tipo molto particolare.
Sarà interessante.
- Io
l’ho
visto parlare con Miasame eh Rukawa? – Fece Jin.
- Hn
–
confermò Rukawa, - Alla vittoria contro il Nara.
- Sembrava
piuttosto
scocciato… Miasame intendo… - insinuò
Jin.
- Il Narashino
e
l’Ichihara si scontrano spesso nei campionati
interscolastici. Miasame è sempre stato battuto da Heiji
Hisae, anche se è una Guardia. L’anno scorso,
Heiji era infortunato e Miasame credeva di avere la vittoria in pugno,
ma quello fu l’anno di Haranobu:
sbaragliò ogni avversario, compreso lui, e
l’Ichihara vinse per la ventesima volta di fila.
- E tutte
queste cose
come le sai? – Fece stupito Maki.
- Vengo spesso
in
questa prefettura ad incontrare quel demonio! –
Spiegò, indicando Isao col capo.
-
D’accordo,
vi siete rilassati anche troppo! – Sbottò Ayako
– Inizia il secondo tempo! – Annunciò,
fischiando, e la palla finì con velocità
impressionante nelle mani di Fujima.
Tutti erano
consapevoli che, con quella mina vagante in campo, il gioco doveva
essere velocizzato, reso più tecnico. Fujima si
smarcò da Seiji, per poi passare a Kiyota; la Scimmia era
molto veloce quando ci si metteva, ma in quanto a finte era
più credulone di un bambino: Kita gli rubò la
palla, per poi risalire il campo verso il canestro del Kanagawa.
Fujima
sospirò, quell’innalzamento di livello, riportava
due problemi: le loro due ali erano inesperte e poco controllabili.
Sperò che almeno in audacia potessero contrastare quel
Playmaker.
- Kaoru!
La palla
finì nelle mani della Guardia che s preparò a
tirare, ma una mano sbucata dal nulla lo fermò; Kiyota lo
aveva raggiunto a velocità impressionante ed aveva tirato
verso il tabellone, in modo che Hanamichi potesse prendere il rimbalzo.
In panchina
due
persone osservavano attentamente le azioni: Rukawa pensava a quanto
effettivamente fosse migliorato la loro Scimmia, anche se non glielo
avrebbe mai detto, mentre Jin si chiedeva cosa avesse Kiyota; certo,
giocava bene, ma lo vedeva anche incazzato nero.
- Miamiamia!
– Ululò Hanamichi, mente correva come un folle
dall’altra parte, quasi buttando giù gli
avversari.
- E’
una
macchina! – Sbottò Kita, prima di ritrarsi
spaventato.
- Ahahah!
–
Attaccò a ridere, mentre palleggiava velocemente,
collaudando la sua ‘occhiata di fuoco’.
‘Toc’…
un colpetto leggero e la palla gli cadde dalle mani, finendo nelle mani
di Kaoru.
- Ma
che…?!
– Imprecò.
- Grazie Aki!
– Sghignazzò la Guardia, mentre segnava i tre
punti.
Hanamichi si
girò, ritrovandosi lo sguardo assente del piccoletto
– Non c’è di che – rispose
tranquillamente, mentre si allontanava da Hanamichi.
Come aveva
presupposto, era un giocatore dalle grandi qualità, ma
scarso cervello. Bastava pareggiare a livello di
imprevedibilità, ma superarlo in tecnica. Aki
gettò un’occhiata verso Mitsui: ora doveva
esaminare lui.
Con il
punteggio
di 50 a 52, l’Ichihara stava rimontando e il
Kanagawa perdeva concentrazione; l’entrata di Aki li aveva
destabilizzati tutti.
Quando la
palla
ritornò in campo, fu di nuovo Kiyota ad afferrarla e correre
verso il canestro.
- Kiyota oggi
è in gran forma! – Esclamò Miyagi, ma i
due compagni del Kainan non sembravano altrettanto convinti; fu poi
chiaro che qualcosa non andava, quando fece fallo tecnico.
Kiyota era un
pazzo
scatenato, una Scimmia rompiscatole, ma non faceva falli tecnici; su
quello, le regole del Kainan erano molto rigide.
- Che diavolo
hai?
– Sussurrò Jin e Rukawa fissò il campo:
in effetti la Scimmia sembrava avere qualche problema, soprattutto
perché non esaltava le sue qualità e stronzate
del genere, come suo solito.
- Sto bene,
sto
bene… - borbottava lui in campo, mentre Hanamichi lo fissava
– Calmati, Nobuscimmia.
-
‘fanculo… - borbottò lui.
Aki lo
guardò e sorrise: lui, sarebbe uscito presto dal campo.
N/A
Ok,
essendo io a casa, ho la possibilità di scrivere
ste benedette note autore con un pò di relax. XD
Ho
voglia di scrivere delle note decenti, quindi un pò di
pazienza.
Tempo
fa, Aka_z mi chiese qualnto sarebbe stata lunga questa fanfiction...
bé indicativamente sarebbero 15/16 capitoli, non legati
tutti alle partite vere e proprie (Oddio come questi già
scritti in effetti); probabilmente ci saranno spin off molto
introspettive su vari personaggi, ma per ora è solo un'idea.
Spendiamo
due parole sulla partita di allenamento... tutte le cosiddette riserve,
che poi sono i soliti noti, hanno un piccolo problema che sta
cominciando ad emergere; francamente dubito fortemente che siano tutti
felici di NON essere nei Best. Io non lo sarei XD, ma è una
mia opinione.
Confesso
che devo cominciare a trattenermi, perché l'idea di shonen
ai mi diventa sempre più forte (colpa di Aka) e temo che i
miei pairing non piacerebbero, perché sono folli!
Diciamo
che questo e il prossimo (sono capitoli legati), risultano essere la
metà della fiction, quindi una sorta di traguardo.
Forse
l'ho già detto, ma la vecchiaia incombe quindi mi ripeto,
io amo le long fiction, ma ho un rapporto profondamente
conflittuale con esse. Non riesco a condensare le idee, non riesco a
concluderle.
Certo,
può sembrare controproducente dirlo, ma non ho mai fatto
mistero di questa cosa e, anzi, sono abbastanza orgogliosa di me per
questa fiction. Forse in quanto a profondità e tecnica non
è delle migliori, ma mi diverto un mondo a scriverla e noto
che anche voi vi divertite a recensire ( e mi dispiace moltissimo non
poter rispondere a voi su tutti i punti, come voi fate con me).
Per
ora rispondo alle due più recenti e alle povere due anime
che si sfiancano a scrivere recensioni più lunghe dei
capitoli XD
In
realtà, ti ho già risposto nell'altro capitolo
Aka, ma ci tenevo a dire una cosa: la risposta di Ayako e Miyagi
è... stata un errore! ^///^
M
è sfuggita, nno volevo assolutamente scriverlo, ma
è uscita. XD
In
realtà io adoro Ayako, mi somiglia di carattere e credo che
Miyagi sia dolcerrimo, ergo qualcosa se la merita.
ù.ù
Finalmente
delle note autore lunghe!
Ah,
un'altra cosa... dopo aver scritto i primi capitoli, ho pensato che ma
sì, la fiction era allegra, divertente, ma poco realistica.
Tutti imparano qualcosa gareggiando in un torneo e vivendo a stretto
contatto con gli altri. E questo coinvolgerà più
o meno tutti. Questo è precisamente il motivo per il quale
non aggiungo shonen ai o yaoi. Prendetelo come un ritiro spirituale. XD
Ora,
volevo ringraziare tutte le persone che recensiscono:
20jp90
aka_z
gaara4ever
lucilla_bella
Scorpyon
Trilla
Ragazzi
siete pochi, ma le vostre recensioni mi fanno schiantare dal ridere. XD
Cercherò
di rispondere con lo stesso impegno che ci mettete voi nello scrivere
le recensioni.
E,
dolcis in fundo, i pazzi che mi hanno aggiunto tra i preferiti. Andiamo
è follia, obiettivamente.
20jp90
antote
asthenia
Bella07
gaara4ever
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Scorpyon
Trilla
Vi
adoro tutti! <3
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Capitolo 8 *** 'L'armata delle riserve' ***
L’
armata delle ‘riserve’
Quello
che Maki
vedeva, osservando quella partita, era una banda, o meglio,
un’armata di cinque ragazzi pronti a tutto, per vincere.
Probabilmente era una sua impressione, ma sembravano
sull’orlo di una crisi di nervi.
Tutti quanti.
- Che diavolo
combini?!
L’urlo
di
Akagi lo riportò in campo e all’ennesimo fallo di
Hanamichi che, immancabilmente, aveva dimenticato chissà
quale altra regola base del basket. Continuava a chiedersi come fosse
arrivato a quel livello, alle volte.
- Maki? Sei
sveglio?
– Sendo gli sventolò sotto al naso la mano, poi
indicò Kiyota – Dici che tra poco dà
fuori di matto?
- Mmh,
probabile
– rispose perplesso Maki, - Si dovrebbe capire il
perché…
- Io
l’ho
visto strano già qualche giorno fa. – Aggiunse
Jin, - Durante gli allenamenti in spiaggia e anche dopo.
- Ah, se
è
per questo, il vecchio scorfano non scherza mica… -
borbottò Miyagi, riferendosi a Mitsui, - Ricordate la scena
con Fujima?
Maki, Sendo,
Akagi e
Miyagi stesso sospirarono all’unisono.
- Sono delle
palle al
piede – ringhiò il Capitano.
Rukawa al loro
fianco
se ne fregò altamente come suo solito, continuando ad
osservare la partita: in effetti erano tutti più spiritati
del solito; quell’idiota poi, peggiorava di momento in
momento, gli faceva venire voglia di alzarsi e menarlo fino allo
svenimento. Tra l’altro, ogni volta che si sbracciava per
avere la palla, combinava sempre qualche macello.
- Mia! - Stava
infatti
urlando in campo, saltellando come un canguro.
Alla fine,
quella
pover’anima di Fujima non ne poté più e
gliela spedì, giusto per avere un po’ di pace; il
rosso la afferrò con un ghigno stampato in faccia e corse
verso la metà campo avversaria.
- Non
passerai!
– Sbottò sicuro Seiji, ma fu quasi pestato dalla
carica di Hanamichi che, palesemente, non lo aveva visto nemmeno.
- Sembra un
carro
armato… - borbottò Kiyota, faticando a stargli
dietro.
- Tsk. Non
bastano
queste mezze calzette per fermarmi! Io voglio lui… -
bisbigliò il rosso, fissando Isao, che al solito se la
rideva. Arrivò nell’aria rossa e tirò,
puntando al consolidato rimbalzo.
- Non
può
giocare sempre così, dannato lui! – Si
lamentò Kiyota, ma nessuno lo ascoltava: Hanamichi e Mitsui
erano saltati, così come Isao e Kita. Ma una mano sottile e
leggera si insinuò tra lui e il Centro
dell’Ichihara, rubando la palla a tutti.
Né
Fujima,
né Mitsui ebbero bisogno di guardare, per capire;
cominciarono a correre verso il lato del Kanagawa, mentre Kiyota
già prendeva per il culo quel povero imbecille - Ti sei
fatto fregare come un’idiota! – Sbottò,
mentre correva.
- E chi cazzo
l’ha visto quello lì? - Si
lamentò Hanamichi, mostrandogli il medio.
- Ecco
è
questo il tuo problema: non guardi mai a nessuno! Sei peggio della
Volpe! – Replicò la Scimmia, superandolo. Inutile
dire che il paragone lo lasciò, per la seconda volta in
mezz’ora, praticamente impalato in mezzo al campo.
Intanto,
all’altra estremità, Mitsui e Fujima si fissavano
come a chiedersi dove diavolo andasse a parare: Aki aveva la palla, ma
si limitava a palleggiare senza muoversi.
- Che diavolo
combini?
– Sussurrò la Guardia a se stesso, poi
adocchiò il tempo: pochi secondi e avrebbe dovuto cedere la
palla a loro; il regolamento parlava chiaro.
Aki si
osservava
intorno: aspettava che quei due del Kanagawa si decidessero a
raggiungerli. Infatti subito dopo, Hanamichi e Kiyota arrivarono
trafelati e, sempre com’era prevedibile, si accapigliarono su
chi dovesse marcarlo. Il Playmaker sorrise e avanzò, mentre
Kiyota correva a sbarrargli la strada – Da qui non passi!
– Assicurò.
Aki sorrise,
cercando
di spingere con il corpo in avanti; quasi senza accorgersene, la
Scimmia perse l’equilibrio e si aggrappò alla
maglia nera del Playmaker.
- Fallo!
–
Fischiò Ayako, mentre dalla panchina cominciavano a
smadonnare.
-
Cazzo… -
sibilò Kiyota, mentre Hanamichi imprecava contro di lui.
Mentre le due
Scimmie
cominciavano a menarsela, Fujima scambiò
un’occhiata con Maki e Sendo in panchina; quello era un fallo
autoindotto da Haranobu.
- Dannato mi
hai
imbrogliato! – Sbottò la Scimmia, ma Seiji lo
interruppe, difendendo il loro Playmaker – Sei tu che non hai
l’equilibrio!
- Che?!
- Ok,
piantatela!
– Se ne uscì Kaoru, trascinandosi Aki per i
capelli.
- Questa
potevi
evitartela... - gli sussurrò la Guardia, ma il compagno
scrollò le spalle - Io non ho fatto niente. Se lui
è imbranato che posso farci?
I due tiri
liberi di
Aki centrarono perfettamente il canestro e il gioco
ricominciò da Seiji che, veloce come un fulmine,
passò a Kaoru il quale si preparò a tirare.
- Non
segnerai!
– Ringhiò quasi Kiyota, prima di saltare come se
avesse le molle; la palla colpì il tabellone e fu Hanagata
ad afferrarla e spararla come un proiettile verso Fujima.
- Vediamo di
segnare!
– Gridò, cercando di incoraggiarli; si
girò, ma si ritrovò Aki piantato in faccia. -
Bene… - ghignò, ma l’altro non
batté ciglio, limitandosi ad attaccarsi come una seconda
pelle.
Dannazione se
era
soffocante! Pensò il Playmaker-allenatore, prima che,
incredibilmente, Aki gli rubasse la palla.
- Fujima!
–
Urlò Akagi dalla panchina e persino Rukawa sembrava
lievemente colpito dall’evento; non che ‘Mister
Perfezione’ fosse davvero perfetto, ma vederlo perdere palla
era sempre impressionante.
- Dannazione,
Hanamichi! – Gridò Fujima, ma il rosso non se lo
fece ripetere due volte: con la sua faccia da maniaco si
parò davanti la piccoletto che lo fissò,
inarcando un sopracciglio – Che bestione… -
mormorò dal basso del suo metro e sessantanove.
Con un
compagno di
squadra come Miyagi, Hanamichi avrebbe dovuto essere abituato a non
giudicare in base all’altezza, ma gli organismi monocellulari
non sono capaci di ragionamenti complessi, come pensarono tutti i suoi
compagni poco dopo, quando si fece soffiare la palla.
- Sei un
idiota!
– Gli gridò Mitsui, passandogli accanto.
- Brutta
stronza,
fottiti! – Replicò quello, ma venne zittito da un
punto da tre di Kaoru.
Il punteggio
salì a 60 contro i 57 del Kanagawa e i soliti decerebrati
cominciarono a svalvolare, così Fujima pensò bene
di richiamarli a base prima che si spezzassero l’osso del
collo tra loro.
In panchina
l’aria era particolarmente allegra, soprattutto con la
Scimmia in crisi di identità e l’idiota in vena di
prediche.
- Vecchia
scorfana,
non sfottermi che tu stai facendo schifo! –
Sbottò, rivolto ad un Mitsui spalmato accanto a Jin.
- Cosa? Ma se
ti fai
fregare come un imbecille! – Ribatté
quell’altro cretino.
- Ok,
calmatevi… - si aggiunse timidamente Jin, prima di perdere
sette vite a causa dello sguardo del rosso.
- Hanamichi!
Devi
piantarla! Sei il primo a sbagliare e… - cominciò
Akagi.
- Che cosa?! E
lui?
– Lo interruppe, indicando Kiyota – Lui ha fatto
una marea di falli ed è perfettamente inutile!
Ovviamente,
mai che
imparasse a tapparsi le fauci, prima di fare danni… Kiyota
sbuffò, poi lo fissò –
‘fanculo, Sakuragi. Sono inutile almeno quanto te.
Ora, che lo
mandasse
al diavolo era pure normale, ma che lo chiamasse
‘Sakuragi’ e in modo serio anche, era indice di un
colpo in testa bello forte.
-
D’accordo
basta – interruppe scocciato Fujima. – Sentite ho
provato a capirvi, davvero, ma non voglio avere problemi solo
perché voi non sapete controllarvi. Kiyota tu esci, Rukawa
entra al posto suo – sentenziò.
Più
o meno
tutti, Maki e Sendo compresi, lo fissarono come stoccafissi e Kiyota
più di tutti, trattenendo il respiro; poi, senza una parola,
si alzò – Vai – fece, rivolto a Rukawa,
che non si mosse: credeva di aver capito il problema della Scimmia e di
certo non voleva avercelo sulla coscienza, se si fosse buttato a mare.
Lanciò un’occhiata a Jin, poi inarcò un
sopracciglio – No. Avevamo detto che avrei riposato, quindi
non mi muovo.
Fujima
batté le palpebre – Cosa?
-
Quest’idiota… - cominciò Rukawa,
indicando Kiyota, - Ha un problema con il campo e deve risolverlo
lì, senza rompere l’anima a noi altri.
Frase lunga,
complessa, tutta d’uno fiato.
Jin sorrise
all’Ala, poi guardò l’amico –
Ha ragione, che ti costa farlo rimanere per altri dieci minuti?
– fece a Fujima.
La Scimmia lo
fulminò con lo sguardo – Non ho bisogno dei
difensori. E sopratutto non di te – sbottò,
guardando Rukawa, che si alzò – Echissenefrega di
difenderti. Non ho voglia di giocare, punto e basta.
- Ragazzi che
succede?
– Domandò Isao, dall’altra parte.
Prima che
scoppiasse
qualche rissa delle loro, Akagi li afferrò –
Statemi a sentire. Non voglio assolutamente che facciate le bestie
davanti a lui! Vi è abbastanza chiaro? Kiyota va in campo,
Rukawa torna a sederti. E tu, deficiente, vedi di fare almeno mezzo
punto! – Sbottò, poi li rispedì ai loro
posti a calci.
- Scusa se ti
ho
scavalcato Fujima, ma sono abituato con questi idioti…
– fece poi il Gorilla al Playmaker che sbuffò
– Figurati.
L’aria
tesa
di poco prima, però, non riusciva a dileguarsi e,
all’ennesimo sbaglio, Mitsui ebbe la mezza idea di sparare a
quei due imbecilli che gli avevano fatto perdere la concentrazione.
- Cazzo!
–
Sbottò, cercando di marcare Seiji; quei bastardi avevano
messo la quarta.
L’Ala
piccola degli Icha cercò invano di scrollarsi di dosso il
Teppista, poi decise di provare a passare, tirando alla cieca. Guarda
caso, quel rompicoglioni di un Playmaker passava proprio da quelle
parti; cominciava a pensare che leggesse nel pensiero a tutti i suoi
compagni di squadra.
Aki si mosse
velocemente verso la metà campo avversaria, poi Hanamichi
gli si parò di fronte - Aha! Eccoci qui...
Il Playmaker
non gli
diede il tempo di perdersi nei soliti vaneggiamenti e si
spostò a destra, dove Kita gli "rubò" la palla.
- Hai
sbagliato
persona mi sa, Sakuragi... - gli fece ironico e il rosso
andò a fuoco - Dannazione... vieni quii! - Urlò a
Kita, mentre gli correva dietro come un fulmine.
- Oh, cazzo...
-
mormorò quello, per poi levarsi dai coglioni passando a
Kaoru.
- Con me non
la
spunti. - Ghignò la Guardia, ma si ritrovò Mitsui
davanti - Infatti il tuo avversario sono io.
Kaoru sorrise
- Meglio
così... - borbottò cominciando ad avanzare.
Mitsui
riuscì a tenergli testa, anche se con 'qualche problemino'
di forma, esempio a caso le fitte al ginocchio. Troppo allenamento
tutto insieme, dannazione.
Purtroppo si
era ormai
abituato ai piccoli dolori di sottofondo che si spandevano da quella
dannata rotula, però alle volte il dolore forte lo
paralizzava e lui perdeva le occasioni. Questa volta si
ritrovò ad osservare quel maledetto dell'Ichihara saltare di
fronte a sé, senza che potesse fare qualcosa, come saltare:
i piedi non volevano lasciare la sicurezza della terraferma.
Akagi dalla
panchina
smadonnò, alzandosi - Mitsui ha qualche problema... -
sussurò, mentre Miyagi tratteneva il respiro.
In campo, la
palla da
tre finì fuori e, per riscattarsi, Mitsui scattò
a prenderla. Le fitte si erano attutite e lui non poteva più
permettere che quell'incidente gli rovinasse la vita, a costo di
morirci in campo. Afferrò la palla, riuscendo a staccare
più avversari, e lanciò a Fujima che
segnò.
Akagi
tornò
a sedersi, mentre Miyagi respirava - Era un falso allarme - fece,
sollevato. Ma il Capitano era tutto meno che convinto e
continuò a fissare la sua Guardia, accigliato.
Intanto,
Hanamichi
continuava la sua campagna personale contro Isao, con il risultato di
volare a terra per la seconda volta in un giorno.
- Cazzo... -
borbottò, poi si ritrovò la mano del Centro
pizzata in faccia - Scusami, Sakuragi. Una mano? - fece quello, amabile.
- No, grazie -
ringhiò il rosso, saltando in piedi, poi guardò
il canestro: non riusciva a segnare e, quello che era peggio, non
riusciva a superare quella barriera umana. Stringendo i pugni per la
rabbia contro se stesso, si allontanò verso la
metà campo, mentre Kaoru gli si parava di fronte.
- Non te la
prendere.
Isao è il Centro della nostra prefettura; perfino Akagi ha
mille problemi con lui e tu non sei nemmeno nel tuo ruolo. Non
è il tuo campo.
Glielo disse
senza
cattiveria e con un sorriso, quasi per confortarlo, ma non conosceva
bene Hanamichi Sakuragi. Purtroppo per lui, il suo difetto principale
era che non riconosceva la realtà, a meno di non sbatterci
il naso contro.
- Ci
riuscirò - disse dopo un pò e la Guardia lo
fissò - Se lo dici tu... - mormorò, prima di
afferrare la palla.
Dopo qualche
finta,
Kaoru riuscì a smarcarsi e a tirare con una parabola
perfetta.
Se non
riusciva a
battere lui, figuramoci il loro giocatore migliore, si disse il rosso
con stizza; stranamente Kaoru non disse né aggiunse un 'te
lo aveva detto': quei tizi dell'Ichihara erano davvero troppo...
disgustosamente buoni.
Un fischio li
richiamò verso Fujima a terra e Aki di fronte a lui. Il
fallo era contro Fujima.
Ok, erano
tutti buoni
tranne il loro Playmaker.
Questo
allungò la mano verso Fujima, che a differenza di Hanamichi
la prese - Grazie.
- Scusami...
non ti ho
visto - fece con la solita inespressività Aki.
Ovviamente era
palesemente improbabile che non lo avesse visto, infatti Fujima
esitò per un istante, fissandolo - Certo. Può
capitare - rispose, calcando sull'ultima parola.
Mentre il loro
Capitano andava a fare i tiri liberi, Isao si affiancò ad
Aki - La pianti di fare casini?
Il Playmaker
rispose,
continuando a camminare - Dovrò pur divertirmi... almeno
faccio qualcosa... - insinuò.
Isao si
accigliò - Qual'è il tuo problema?
Aki si
fermò a guardarlo - No, il TUO problema è che
dovresti giocare di più, Capitano - lo accusò,
marcando sul 'Capitano', per poi allontanarsi.
Sulla linea
dei tiri
liberi, c'erano varie scuole di pensiero: chi pensava che doveva
prendere una dannata palla o era meglio darsi all'Ippica e chi, invece,
temeva di spiaccicarsi al suolo perché avrebbe sicuramente
perso una gamba.
Mitsui
fissò Hanamichi di fronte a sé e
ghignò: si sentivano nello stesso, identico modo e forse
anche la Scimmia del Kainan provava le stesse cose: erano sotto esame.
Essere lì, a giocare con una delle squadre del torneo, sotto
gli occhi di 'quelli che ce l'avevano fatta'... era come una sfida.
Come a dire: voi che vi vantate tanto, vediamo se siete davvero
così capaci.
Bé,
lui lo
era. E non perché era un ex MVP, o perché ai suoi
tempi era bravo; aveva superato cose che quegli altri lì
nemmeno potevano immaginare e doveva sfruttarlo al massimo.
Anche
Hanamichi lo
era. Dannazione a lui, sotto quell'aria da pallone gonfiato
perennemente idiota, c'era forse uno dei migliori giocatori di
Kanagawa, anche se non glielo avrebbe mai fatto notare; probabilmente
però, Isao non era il rivale adatto a lui. Non in quel
momento.
E la
Scimmia... la
Scimmia viveva nell'ombra ingombrante della sua squadra e del suo
Capitano; con Maki in campo, nessuno di loro era mai abbastanza bravo e
preparato.
Fujima e
Hanagata,
poi, erano i decaduti. Quelli passati da 'seconda squadra di Kanagawa'
a 'riserve i Kanagawa', almeno per gli altri; tutti loro sapevano che
erano tra i giocatori migliori. Fujima era forse il miglior allenatore
che una squadra mista come la loro potesse avere e un Playmaker
eccezionale, secondo solo a Maki.
Quando
tirò, non ci fu bisogno di prepararsi a saltare,
perché Fujima fece centro perfetto per due volte di seguito;
ma era prevedibile: non sbagliava due volte si seguito in una partita.
Subito dopo
venne il
fischio e la fine del primo tempo con un punteggio di 70 a 68 per
l'Ichihara.
Ognuno, con il
proprio
carico di rabbia repressa, si andò a spalmare smadonnando o
calciando cose lungo il tragitto.
Akagi gli
diede il
tempo di sedersi, poi lo afferrò per i capelli - Spiega -
fece semplicemente a Mitsui, ma questo gli piazzò il medio
sul naso - Non rompere, Gori.
Il Gorilla in
questione ghignò e rafforzò la presa - Forse non
mi sono spiegato bene... se non mi spieghi cosa è successo,
tu in campo non ci torni - gli ringhiò contro.
- Sei un
fottuto
ricattatore - si lamentò il Teppista, poi sbuffò,
si guardò intorno e gli si avvicinò - Ho di nuovo
le fitte al ginocchio - gli sussurrò.
Akagi si
accigliò - Quali fitte? L'ultima volta erano innocue.
Mitsui
sospirò - Parlo di quelle di due anni fa. Quando sono caduto
di nuovo.
- Ah, dici
quano sei
stato così imbecille da tornare a giocare dopo sole due
settimane? - lo prese in giro il Capitano, poi continuò
seriamente - Lo sai che al ritorno farai tutti gli accertamenti e non
metterai piede in palestra fino a quando non sarò sicuro,
vero?
Mitsui lo
fissò, rabbioso - Lo so. Faccio questo da tre anni,
Takenori. Ma ora devo giocare.
- Guarda,
Hisashi, che
il ginocchio non pensa mica a te. Se si rompe, si rompe.
- Se si rompe.
mi
taglierò la gamba - promise Mitsui, - Ma ora
giocherò, devo.
Oltre al
Teppista,
anche gli altri parevano avere non pochi frullamenti: Maki ad esempio
cercava, invano, di cavare le parole di bocca a Kiyota, ma quell'idiota
si limitava a belare un 'sto beeene'.
- Non
raccontarmi
palle, deficiente. Qual'è il problema? - Si stava incazzando
Maki.
- Niente, sei
sordo?
- Tu non fai
mai falli
tecnici, Nobunaga. Quindi vallo a dire a chi non ti conosce da anni!
Jin
pensò
bene di intervenire, anche perché l'ultima volta che Maki si
era infuriato seriamente con Kiyota, avevano dovuto chiamare la Guardia
Nazionale.
- Quello che
vogliamo
dire, e che ti conosciamo abbastanza per preoccuparci se chiami
Hanamichi: 'Sakuragi', ad esempio - provò la Guardia.
Kiyota li
fissò entrambi - No, voi non potete capire - fece alla fine,
alzandosi. Poi scorse Hanamichi spalmato sull'altra panchina - Rompono
anche a te? - Gli chiese.
-
Già. Non
capiscono che qui il problema non è la partita - aggiunse
Hanamichi.
Kiyota si
sedette
accanto a lui - Probabilmente sono troppo impegnati per capire. Noi
siamo solo i tappabuchi rompiballe.
- No, siete
due idioti
- se ne uscì Miyagi, seduto tra Hanamichi e Rukawa. - Ma vi
sentite quando parlate? Siete patetici.
Detto questo,
i due
partirono in quarta.
- Stammi a
sentire,
razza di imbecille... - cominciò la Scimmia, mentre l'altro
idiota gli dava corda.
- No, statemi
a
sentire voi... questa cosa dei 'Best' vi sta mandando all'aria il
cervello. Nelle nostre squadre abbiamo un ruolo, che tutti considerano
importante qui. Se non siamo stati scelti nei Best, i motivi sono
altri.
- E voi li
conoscete
anche. - Si intromise Sendo, - Andiamo, non prendiamoci in giro. Mitsui
ha buttato due anni della sua vita, Miyagi uno, e voi due siete due
matricole...
Manco a dirlo,
quei
due indicarono la Volpe malefica dietro al Tappetto.
- Che volete?
-
Sbottò la Volpe in questione e Sendo sorrise - Non vi
togliete mai il vizio, eh? Di guardare gli altri intendo... siete due
stupidi. Ognuno ha un proprio tempo per tirare fuori le
qualità; non dovete forzarvi, pensando a chi è
riuscito prima di voi. E poi, insomma, Hanamichi tu giochi da quattro
mesi e tu Nobunaga da tre anni...
Bel discorso e
belle
parole ma, francamente, essere considerati invidiosi proprio davanti
alla Volpe, che in realtà meno di così non poteva
fregarsene, era troppo.
- Grazie
Sendo. Ma ci
arriviamo da soli - grugnì Hanamichi.
-
Già -
fece eco Kiyota ed entrambi si alzarono.
- Che teste
dure... -
mormorò Sendo, - perché non dici qualche parola
pure tu? - Sbottò a Rukawa che gli lanciò
un'occhiataccia - Sono cazzi loro. Sei tu che ti intrometti.
- E pensare
che non
sono nemmeno i miei compagni di squadra. Sono cose che dovresti fare tu
come loro compagno.
Miyagi
cominciò a sganasciarsi - Rukawa è nello Shohoku
per errore, Sendo! C'è perché dev'esserci!
Nella panchina
dell'Ichihara, Aki aveva messo in funzione i suoi 'appunti mentali' -
La loro Guardia ha qualche problema alle gambe, bisogna solo dargli
fastidio il più possibile.
- E tu come lo
sai? -
Si accigliò Isao.
- Gioca in
modo troppo
altalenante. A volte è un mostro, altre volte non riesce ad
alzarsi da terra. Seiji?
- Ci penso io,
sì.
- Seiji, non
voglio
scorrettezze è chiaro? - Sbottò Isao e il
compagno annuì.
Aki
ghignò
- Come sei magnanimo...
- Akiii! - Lo
interruppe con un'occhiataccia il Capitano.
-
Sì,
sì, come vuoi tu... Quel tizio rosso, vuole giocare solo con
i migliori della squadra che abbiano le stesse capacità.
Perciò cerca te, Capitano. Quindi sarebbe meglio se...
- Giocasse con
me. -
Aggiunse Kita, - Dopotutto sono il meno esperto e meno bravo in questo
senso.
Aki
scrollò
le spalle - Ok.
- Hai
qualcos'altro da
dire anche a me? - Chiese ironico Isao, poi sospirò -
D'accordo... e tu occupati del Playmaker.
- Miyagi,
entra tu -
fece Fujima.
Miyagi lo
fissò - Finalmente.
- Oddio, siamo
circondati dagli imbecilli dello Shohoku!- Se ne uscì
Kiyota, prima di ritrovarsi una scarpa tra gli occhi.
Miyagi
cominciò a sgranchirsi le gambe - Voglio proprio giocare un
pò... ehi, vedete di non rompermi le balle -
sbottò, sopratutto alle due Scimmie.
Intanto Mitsui
si
alzava, colpendo il parquet con la gamba - Mi sembra apposto... -
sussurrò, poi urlò - Tappetto mi mancavi in campo!
- Mitsui,
avvisavi se
ci sono problemi - mormorò Akagi, - Mi inventerò
qualcosa che non sia il tuo ginocchio spappolato...
- Grazie,
Gorilla.
Quando
l'Ichihara
tornò in campo e Aki vide Miyagi sul parquet
ghignò - Fuori uno - fece e neanche a voce tanto bassa,
osservando Fujima.
La partita
ricominciò con la palla in mano a Seiji che la perse quasi
all'istante - Cazzo!
Mitsui
palleggiò per un pò, poi passò a
Miyagi - Con metà Shohoku in campo, non possiamo perdere...
- mormorò; nonostante Fujima fosse più bravo,
Ryota si incastrava di più con tutti loro.
Miyagi prese
la palla
e cominciò a correre - Kiyota! - Urlò,
passandogli la palla. La Scimmia la afferrò, per poi
trovarsi contro Kaoru; riuscì a smarcarsi per poi passare
nuovamente a Miyagi - Guarda un pò chi si vede... -
mormorò, trovandosi di fronte ad Aki. Lottarono per qualche
secondo, poi Miyagi riuscì ad avere la meglio, correndo
verso il canestro dell'Ichihara.
-
Però,
bravo Tappetto! - Esultò Hanamichi, prima di ritrovarsi la
palla in mano - Eh? - fece battendo le palpebre.
- Scemo, non
distrarti! - Lo richiamò il compagno.
-
Sì,
scusa! - borbottò il rosso, prima di palleggiare come un
folle verso Isao. Voleva dimostrare che l'unico motivo per il quale non
era tra loro era il periodo relativamente breve dei suoi allenamenti.
Hanamichi gettò un'occhiata alla Volpe in panchina:
sopratutto, doveva dimostrare a lui che era davvero migliorato.
Ignorando totalmente Mitsui che si sgolava alla sua destra,
spiccò un salto, imitato anche da Isao; con una certa
rabbia, riuscì a trascinarselo fino al canestro e a segnare
con un dunk.
-
Sì! Aha
sono un genioo! - Cominciò a starnazzare, poi
guardò verso la panchina per rompere le palle a quelle dive
dei suoi stivali, ma, come ad un segno convenuto, si girarono tutti da
un'altra parte.
- Bastardi...
-
borbottò come una teiera.
- Bel
canestro, Hana!
Il rosso si
girò come fulminato, guardando con le lacrime agli occhi il
nuovo 'amore' dela sua vita - Grazie, amico! Sei l'unico che capisce! -
Svalvolò verso Miyagi, togliendogli il respiro.
- Ricordami di
non
farti mai più un complimento... - fece il Tappetto, cercando
di scrollarselo di dosso.
- Ehi,
piccioncini! Mi
dispiace disturbarvi, ma qui c'è una partita in corso! -
Grugnì Mitsui, tirando la palla ad entrambi; se Miyagi fu
abbastanza veloce da scansarla, Hanamichi la prese in piena faccia.
- Bella presa!
-
Ghignò Mitsui.
- Stronzo!
-
Bé,
così impari a perdere tempo! - Replicò la
Guardia, mentre il Tappetto cercava di riprendere la palla.
In panchina,
Akagi
ebbe la mezza idea di buttarli tutti a mare - Ma che razza di imbecilli
perditempo...
- D'accordo
Akagi, non
farti venire un infarto... - mugugnò Miyagi, per poi partire
alla carica; a quanto pare Aki lo marcava 'one to one',
perché se lo ritrovò addosso per la decima volta
e, nonostante fosse famoso per le sue finte, quel dannato
riuscì a fargliela.
- Grazie... -
ironizzò il fantasma, per poi volare verso il canestro;
riuscì a rompere le balle a tutti, per poi trovarsi di
fronte ad Hanagata.
- Non ti
lascerò segnare... - borbottò il gigante dello
Shoyo che, fortuna sua, a differenza degli altri non vaneggiava al
vento: fermò il tiro del Playmaker e al solito rimbalzo
saltarono in quattro. Alla fine fu Kaoru a prendere la palla e passarla
ad Isao che, a sorpresa, aspettava dietro tutti loro.
- Capitano!
Isao
afferrò la palla e, senza alcuna esitazione, tirò
segnando dalla linea dei tre.
A quel punto
rimasero
tutti con le mascelle a terra, tranne Akagi che sbuffò -
Sembrava strano che il suo numero ancora doveva farlo...
- E quello da
dove
è sbucato?! - Se ne uscì Mitsui.
- Piantala e
gioca!
Hanamichi! - Cominciò a gridare Miyagi, dividendo un
pò i ruoli a tutti. Nessuno se la sentì di
replicare e seguirono i suoi consigli, per altro molto giusti. Kiyota
andò a rompere i coglioni a Kita, così Hanamichi
si ritrovò a fare quello che voleva fin dall'inizio; Aki
fissò Hanamichi, poi Miyagi, domandandosi se lo avesse fatto
apposta a cambiare ruolo ai suoi compagni, perché aveva
intuito qualcosa.
- Allora...
volevi
sfidare me? - Domandò Isao alla solita Scimmia rossa che
invece di parlare, sbritava. Il Centro dell'Ichihara sorrise, per poi
cercare di superarlo con un paio di finte che, incredibilmente,
Hanamichi riuscì a bloccare.
- Ehi,
Hanamichi
comincia a cavarsela bene... - notò Sendo, spalmato in
panchina tra Jin e Rukawa.
- In effetti
è parecchio migliorato rispetto a qualche mese fa - aggiunse
Jin.
Rukawa
pensò fosse meglio non rispondere: era stato il primo a
notare i suoi cambiamenti, ma purtroppo era qualcosa di estremamente
superficiale; era migliorato in precisione e velocità,
certo, ma in quanto a 'carattere', quello da basketman... era un caso
disperato. Avrebbe perso anche quella sfida, ne era certo.
Dopo qualche
minuto e
parecchi colpi all'aria, Isao superò facilmente Hanamichi e
banda, per piazzare la palla in pieno canestro. Ormai l'Ichihara
cominciava a prendere terreno con un risultato di 75 a 70, con
conseguente tensione da parte dei decerebrati del Kanagawa.
La palla
finì nelle mani di Aki che, per la verità,
sembrava piuttosto scocciato; dopo qualche sbuffo, ripartì
la gara con Miyagi: vedere quei due fulmini che cercavano di chiudersi
l'uno l'altro era grande; Mitsui notò come entrambi erano
bravissimi a non fare falli, nonostante fossero praticamente incollati.
Poi Isao riuscì, con una finta, ad allontanarsi da Hanamichi
e ad avvicinarsi al suo Playmaker.
- Idiota! -
Urlò, senza riuscire a spostarsi a causa di Kaoru.
Quando la
Scimmia
rossa si decise a scollare il culo dalla sua posizione, Aki aveva ormai
passato la palla al suo Capitano che correva come una gazzella a
canestro. Ma non solo il fantasma degli Icha si era rotto le palle:
quando Hanagata riuscì a bloccare il tirò di
Isao, rivolse un'occhiata alquanto infuocata a tutti i suoi compagni
-Allora, ce la diamo una mossa?!
Come per
magia, la sua
reazione sembrò risvegliarli da una sorta di trance e il
primo fu Kiyota, che afferrò la palla per volare nell'altra
metà campo.
- Lo fermo io!
-
Urlò Seiji, ma era molto più facile a dirsi che a
farsi: correva come un matto, guardando solo il canestro. Per lui,
giocare con loro era qualcosa di importante ma, contemporaneamente,
frustrante; come se fosse sempre e costantemente sotto esame.
Purtroppo, la Volpe aveva ragione: il suo problema era sul campo, era
col basket. Senza quasi rendersene conto, si smarcò da Kita
e schiacciò a canestro con un dunk che li riportò
in partita.
- Bravo,
Nobunaga!-
Gridò Jin, mentre Rukawa gli grugniva vicino - Almeno si
è svegliato quell'idiota...
- Ecco, lo
vedi che
quando ti ci metti qualcosa sai fare? - Gli gufò dietro
Hanamichi.
- Vai a quel
paese,
imbecille. E pensa a quello che dovresti fare tu! - Gli
sbottò contro e, mentre già cominciavano a
scapigliarsi, Ayako segnalò un fallo di Kita su Mitsui.
- Ehi, quello
già è come se non avesse una gamba! - Si
arrabbiò il rosso.
- Grazie,
idiota, se
non volevo farlo sapere ora lo sa tutta Chiba! - Si lamentò
la Guardia, mentre Kita lo aiutava.
- Scusami...
- Figurati...
toglietevi che tira il genio! - Cominciò a pavoneggiarsi,
mentre si posizionava al centro.
- Cos'hai la
sindrome
da 'Scimmia idiota'? - rimbrottò Miyagi, ghignando.
Mitsui gli
mostrò il medio - Fatti gli affaracci tuoi, Tappo!
- Allora, ci
muoviamo
o stiamo qui tutto il giorno?! - Sbraitò Ayako.
Mitsui
provò pure a scusarsi, ma gli svarionamenti appiccicosi di
quell'imbecille del loro Playmaker con la sua 'Ayakuccia' glielo
impedirono, così pensò bene di tirare; grazie ai
due centri perfetti, il Kanagawa salì a 74, contro i 75
degli Icha.
- Yes! -
Esultò il Teppista, alzando il pugno, - Aha! Vinciamo!
Aki lo
fissò per qualche istante, accigliato, poi si
girò a borbottare con Kaoru che annuì; tutto
ciò non passò inosservato a Miyagi - Ehi, nuovo
genio, sta attento a Kaoru. Quel tipo avrà in mente
qualcosa...
Mitsui li
guardò, poi ghignò - Certo, non preoccuparti.
Il gioco
ricominciò e la palla andò a Miyagi che la
passò velocemente a Mitsui - Bene, il vecchio schema
Guardia- Play eh? - borbottò, poi cominciò a
palleggiare verso la metà campo, con Miyagi poco dietro di
lui. Ad un certo punto notò uno strano movimento al suo
fianco e i capelli rossi di Kaoru, sparirono dal suo campo visivo;
distratto, gettò un'occhiata indietro, ma Hanamichi lo
richiamò davanti: Aki a braccia spalancate, gli bloccava il
passaggio.
- Scambio di
marcatura... bel piano, ma tu non puoi fare meglio... - disse al
Playmaker, ma quello si limitò a fissarlo, come al solito:
Kaoru giocava nel suo stesso ruolo, ma era poco agile nel salto e aveva
notato che Mitsui giocava sopratutto di tiri da fuori area. Infatti,
dopo qualche passo, la Guardia saltò e Aki saltò
con lui, ma ben più in alto; riuscì a toccare la
palla con la punta delle dita e, in più, si
sbilanciò in avanti di qualche millimetro, riuscendo a
fargli perdere l'equlibrio. Qualche passo più in
là, Kaoru sospirò: Aki era un genio a causare
falli; non pericolosi, ma comunque stressanti.
- Cazzo... -
sibilò Mitsui, mentre rimetteva malamente i piedi sul
parquet; aveva sentito un dolore alla caviglia e per un attimo
pregò che il ginocchio non avesse subito sballottamenti.
Fortunatamente sembrava apposto, ma la palla era finita fuori, tra le
mani di Isao.
Il Capitano
dell'Ichihara cominciò a correre, ma appena mosse un passo
per seguirlo, Mitsui sentì che qualcosa non andava;
trattenne il respiro e chiuse gli occhi: respiro profondo e piccolo
passo, come diceva lo specialista; se il ginocchio avesse avuto altri
problemi, avrebbe dovuto smettere, di questo era certo.
- Mitsui! -
Gridò Miyagi.
La Guardia si
fece
coraggio e rubò la palla a Kaoru, passandola ad Hanamichi
che... sembrava una macchia confusa; dannazione, aveva la vista
annebbiata.
Intanto il
rosso,
grazie ai passaggi con quell'altra Scimmia, si ritrovò a
poco dal canestro, quindi si fermò: non poteva andare
all'avventura sempre e comunque; doveva anche tirare 'seriamente',
provare almeno. Si fermò e sospirò profondamente:
alzò le mani, piegò le ginocchia e
saltò, tirando, ma la palla finì fuori, anche se
riuscì poi a prendere il rimbalzo e concludere l'azione.
Tuttavia quel
tiro che
non riusciva mai a beccare era una sconfitta che gli bruciava la pelle.
- Dannazione...
In panchina ci
furono
vari sospiri all'unisono - Perché si deve perdere in un
bicchiere d'acqua? - Borbottò Sendo.
- E'
insicuro... -
provò, gentile come sempre, Jin.
- E' idiota -
aggiunse
con solito tatto Rukawa.
- Ma la
piantate?! -
Rimbrottò Akagi, poi urlò - Idiota, muoviti!
Hanamichi
sobbalzò, poi si affrettò a raggiungere Isao.
- Che
gentilezza
Capitano, i miei complimenti - fece sarcastico Maki.
- E quando ci
vuole,
ci vuole... che diavolo hanno tutti quanti, le paturnie? - Si
lamentò, notando come in effetti sembravano tutti sotto
depressione. Sendo li guardò accigliato - Credo abbiano
molti più problemi di quello che crediamo...
Intanto il
tempo
scorreva e Ayako annunciò gli ultimi dieci minuti di gioco.
Fu Miyagi a
rompersi i
coglioni per primo: dopo aver ricevuto la palla da Kiyota, diede il via
ad una vera battaglia con Aki, per poi finire con un tiro da
tre che portò le riserve in vantaggio.
Le varie
esultanze non
fiaccarono il desiderio di quel Playmaker ti rompere le balle a tutti
loro e, dopo una serie di azioni spettacolari con Isao,
riuscì a piazzare un tiro formidabile da tre;
guardò Miyagi e alzò un dito: Ichihara 78,
Kanagawa 77.
Miyagi strinse
i
pugni: era un vero rompicoglioni e bravo per giunta!
L'ultima palla
della
partita era nelle mani di Kaoru e Mitsui aveva tutto fuorché
l'energia di fermarlo.
-
Cazzocazzocazzo...
dannato ginocchio... - borbottava, mentre cercava di tenere il passo
con l'altra Guardia, ma quello ebbe tutto il tempo di fermarsi, girarsi
e passare al Capitano.
Isao, con la
solita
faccia da 'Sendo due', si sbatté allegramente le palle di
Hanamichi che lo aspettava a braccia aperte, e passò ad Aki
- Vedi di non farmene pentire! - Gli gufò dietro e quello
sospirò, mentre si fermava a causa di Miyagi.
- Non molli la
presa
eh? - Gli fece il Tappetto.
- Neanche tu.
Mi
piace, ma non vincerete - assicurò con la sua faccia di
bronzo, dopodiché fintò verso sinistra, tirando a
Kita.
Kita che, in
barba al
mondo, riuscì a penetrare la difesa e segnando nello stesso
istante in cui Ayako segnò la fine.
- Fine!
Ichihara 80,
Kanagawa 77! - Si sgolò Ayako.
- Dannazione!
- Si
incazzò Mitsui, seguito da tutti gli altri.
- Bella
partita... -
fece invece Hanagata a Isao che gli strinse la mano.
- Te la cavi -
borbottò invece Aki, con il solito contorno di
inespressività e allegria.
Per un istante
a
Miyagi sembrò Rukawa e gli venne quasi da sorridere: non
poteva aspettarsi di più o di meglio - Grazie.
- Ehi
Sakuragi! Tra un
paio di anni, potresti prendere il posto di Takenori!
E Isao
tirò
la bomba. Più o meno tutti cercarono di zittirlo, ma ormai i
potenti radar della Scimmia rossa avevano captato aria di
pavoneggiamenti.
- Ohoho! Lo
so! Sai,
qui sono tutti invidiosi ma una volta ho battuto il Gorilla! -
Annunciò tra lo stupore degli Icha e i borbottii irritati di
tutti gli altri.
- Davvero? -
Fece
Isao, quasi colpito.
-
Sì,
sì. E loro che si vantano tanto! - Continuò, in
brodo di giuggiole, accennando vagamente a Volpe, Tappetto e Teppista.
- Io lo
ammazzo... -
grugnì Mitsui.
Dopo qualche
tentativo
di omicidio, gli Icha se ne andarono tra i vari auguri di morte
prematura da parte degli sconfitti.
- Secondo me,
non
sapete perdere... sfigati! - Li prese in giro Ayako, mentre si
sedevano, o buttavano, sulla sabbia intorno al campetto.
- Non rompere!
Sono
loro che ci mettevano ansia! - Si lamentò Mitsui, mentre
Akagi già puntava alla sua testa.
Più
in
là, seduto a riva, Hanamichi contemplava l'idea di
affogarsi: non giocava da giorni, era costretto a guardare Volpe e
Gorilla giocare in una prestigiosa Manifestazione dove lui non era
nemmeno considerato e poi, appena tornava a giocare, faceva
sì e no due punti.
- Cazzo... -
Smadonnò, lanciando pugni sulla sabbia.
- Ehi, non
vorrai
farti battere anche dalla sabbia! - Esclamò Kiyota.
- Non rompere
Scimmia,
non è il momento - grugnì il rosso senza neanche
guardarlo
Kiyota
sospirò, poi si lasciò cadere accanto a lui - Ti
capisco, sai? Sarà anche l'ultima volta che ti dico una cosa
del genere, ma so come ti senti. Sentirsi... inutili, come se tutto
quello che fai non possa portarti a nulla. Come se fossi destinato a
guardare gli altri che vanno avanti, mentre io rimango indietro...
Hanamichi lo
guardò, senza una parola: era la prima volta che riuscivano
a dirsi due parole senza tentare di accapigliarsi e forse gli faceva
pure bene; dopotutto aveva descritto esattamente come si sentiva lui.
- Io so solo
che il
basket... è la mia vita. - Riuscì solo a dire
Hanamichi.
- Nobunaga,
posso
parlarti? - Li interruppe Jin ,avvicinandosi ai due ragazzi.
Kiyota
sospirò - Ok. Ci vediamo dopo, idiota.
- Ciao,
Scimmia... -
replicò Hanamichi, con una pacca sulla spalla.
Dall'altra
parte,
Mitsui e Miyagi stavano decidendo per un bell'incontro di lotta libera.
- Non rompermi
le
palle, non sono cazzi tuoi! - Stava dicendo per la decima volta il
Teppista.
- Ah bene!
Allora
vaffanculo, razza di idiota! Se non sono affari nostri che diamine ci
stai a fare in una squadra di basket?! - Sbottò allora
Miyagi.
- Senti, sto
benissimo, non mi vedi? Guardaa!
Mitsui
cominciò a saltellare e il Tappetto si porto una mano in
faccia, pensando che probabilmente si era ubriacato - Ok, non mi
interessa un cazzo. Spappolati la gamba se preferisci, ma non venirmi
più a dire niente, grazie - borbottò furioso,
dandogli le spalle.
Mitsui
sospirò, facendosi serio - Ah... aspetta scemo... - lo
richiamò, spalmandosi sulla sabbia. - Mi spiace ok? E'
che... cazzo se è di nuovo questo dannato ginocchio, mi
spieghi cosa ho fatto io in questi due anni? Dannazione, quel dannato,
stupido errore mi perseguiterà a vita! - Si
lamentò, portandosi tutte e due le mani nei capelli.
Miyagi gli
passò una mano sulla spalla - Cosa dice il medico, scusa?
- Che un
dolore
rimarrà sempre... che è qualcosa che non
andrà mai via del tutto. E' inutile: non posso spingere
più di così, meglio che mi metta l'animo in pace.
Quella era la
giornata
'da confessionale' a quanto pare, pensò Kiyota, mentre Jin
lo osservava accigliato - Non hai proprio niente da dirmi?
- Oh Jin, non
rompermi. Lo sai qual'è il problema, ne abbiamo
già parlato...
- Non puoi
farti una
colpa per questo! Sei ancora alle prime armi, non è ancora
il momento...
Kiyota rise -
Queste
cose me le ha già dette Sendo, però se non ti
dispiace, sentirlo da persone che sono nate con il 'talento' mi scazza.
Cazzo, io non sono nato con nessuna capacità particolare, e
il mio tempo? Quale dannazione sarebbe il mio tempo?
- Andiamo
Nobunaga, lo
sai cosa ho dovuto sopportare per diventare bravo. E hanno ragione
molti a dire che io sono bravo solo come Guardia. Non ho la
capacità di Sendo o Rukawa o Maki di giocare in vari ruoli,
ma ho solo i tiri da tre. Senza quello, non sarei dove sono ora, quindi
alleno al meglio questa mia capacità. Tu dovresti ricordare
di essere il miglior saltatore del Kainan, e anche il miglior
palleggiatore; sviluppa queste capacità, invece di perdere
tempo a discutere con Rukawa o Hanamichi.
- Non so e
ridere o
meno di questa cosa... - borbottò Ayako, - Insomma stanno
crollando... - sussurrò, osservandoli. Vedere la
distruzionedi Mitsui era stato orribile, ma vedere una rocia come
Hanamichi crollare, lo eraanche di più. Semplicemente,
c'erano persone che non potevano farlo.
- Sono cose
che si
portano dietro, non credo si possa fare granché, se loro non
decidono di cambiare atteggiamento... - aggiunse Fujima, accanto alla
ragazza
-
Sì,
dopotutto tu lo hai cambiato no? - Rincarò Maki e i due si
scambiarono un'occhiata gelida.
- Mah... io
continuo a
credere che si facciano troppi problemi - si inserì Sendo,
appoggiando il mento alla mano, - Si complicano la vita.
Rukawa al suo
fianco
pensò bene di evitare l'argomento 'sconfitta contro Akira
Miasame' e si alzò, la lattina vuota in mano.
- Dove vai? -
Gli
chiese il solito rompicoglioni.
- A sistemare
una cosa
- rispose scazzato, prima di allontanarsi verso 'l'allegra brigata';
nel tragitto prese una palla che tirò opportunamente sulla
testa di Kiyota, mentre la lattina vuota viaggiò fino alla
testa di quell'altro squilibrato.
- Volpe! -
Urlarono
all'unisono.
Che bello
quando lo
chiamavano in coro, pensò sarcastico Rukawa, poi si
preparò all'assalto delle due Scimmie.
- Ti si
è
frullato il cervello?! E per un volta che non rompevo io i coglioni a
te! - Sbottò Hanamichi.
In effetti non
aveva
tutti i torti, ma ormai che era fatta... afferrò la palla
che aveva la Scimmia in mano e la tese - Allenatevi.
- Che?
Rukawa
inarcò un sopracciglio: oltre che pateticamente
piagnucolosi, erano pure sordi a quanto pare - Se avete tanto fiato da
sprecare per lamentrvi, potreste anche ammazzarvi di fatica qui in
spiaggia, invece di fare la palle al piede.
I due babbuini
si
guardarono come a chiedersi cosa gli avessero fatto per farlo parlare
tanto in una sola traversata, poi ghignarono: era un'ottima idea.
Afferrarono la palla e si catapultarono in campo, cominciando
più un incontro di lotta, che di basket. Alla fine pure
Miyagi si aggiunse, trascinandosi Mitsui per i capelli.
Rukawa
sospirò, sedendosi sulla sabbia - Almeno così non
ammorbano.
- Come al
solito, sei
stato gentile Kaede. Cominci a preoccuparci... - lo prese in giro Jin.
- Non rompere.
Si
fanno problemi stupidi, e noi non abbiamo tempo di starli a sentire.
- Non
inventare palle,
questa è gentilezza Kaede, rassegnati! - Esclamò
Sendo, anche lui accorso goioso a spaccargli i coglioni.
- Ehi Volpe!
Noi due
ancora dobbiamo sfidarci come si deve! - Sbraitò Hanamichi,
ricordandosi all'improvviso di aver passato cinque giorni con il suo
acerrimo nemico, senza averlo sfidato nemmeno una volta.
Rukawa
sbuffò: perché dannazione non si faceva mai i
cazzi suoi? Dio, stava peggiorando! Represse l'istinto di mandare tutto
al diavolo - 'fanculo, idiota.
- Hai paura
che il
genio ti batta eh? Ohohoh ti capisco! - Cominciò ad andare
fuori di testa quello e Rukawa quasi ghignò - Più
che altro, mi dispiace farti fare la figura di merda dell'altra volta.
A quel punto
Hanamichi
si congelò e i tre cerebrolesi dello Shohoku cominciarono a
ridere.
- Ti odio,
diva dei
miei stivali! Vieni a giocaree!
- Sei noioso e
ripetitivo - fece annoiato Rukawa, poi si alzò per andarsi a
spalmare tra Ayako e Akagi.
- Beati loro,
almeno
si fanno una vacanza... - stava borbottando il Gorilla, poi
guardò Ayako - Dobbiamo giocare contro lo Shiroi di Eiko
Hisae.
-
Già e
tremo solo all'idea di cosa combinerà quella pazza
furiosa... e, se non sbaglio, qualcuno qui ha ricevuto una sfida? -
Fece, adocchiando Rukawa, che si girò dall'altra parte.
- Sempre il
solito
caprone... - mugugnò la manager, poi si alzò -
Ehi, se avete finito di schiantarvi, dobbiamo andare! -
Gridò, mentre Hanamichi sollevava praticamente di peso
Miyagi e Mitsui tirava la Scimmia per il parrucco che aveva in testa.
- Che razza di
partita
era, scusate? Io sono rimasto alla tripla di Mitsui... - stava dicendo
Sendo.
- Cosa? No, no
l'ultimo tiro vero era quello di Hanamichi! - Replicò Jin.
- Ragazzi,
rinunciate... ve lo dico per la vostra sanità mentale... -
borbottarono quasi all'unisono Maki e Akagi, mentre si avviavano verso
casa.
Al Tempio, la
situazione era ben diversa di quel che si aspettavano: nel campo sul
retro, c'era l'intero Shiroi con allenatrice al seguito.
- Salve
ragazzi! -
Sorrise Eiko, mentre i giocatori si riscaldavano.
- Come
è
andata la partitella in spiaggia?
'Partitella'?
Sì, in quell'istante si era guadagnata l'odio incondizionato
di Scimmie e Teppista. Ayako preferì non peggiorare la
situazione e si schiarì la gola - Che fate?
- Terminiamo
gli
allenamenti, per domani - spiegò l'allenatrice, - Oh, ma
ovviamente dovrete allenarvi anche voi no?
- No. Siamo
apposto. -
Se ne uscì Akagi, mentre gli altri impallidivano -
Piuttosto, non fargli venire nessuno stiramento.
Eiko
ghignò
- Ci proverò.
In quel
momento, Kyuwa
si avvicinò con tanto di bandana giallo canarino sulla tuta
viola della squadra - Ehi, i ragazzi di Kanagawa! Come va? - Poi, senza
aspettare risposta, continuò - Io scappo. Ho finito con gli
esercizi...
- Ok, domani
puntuale.
-
Sìì! Ehi Scimmie, come va? - Sbottò
poi ad Hanamichi e Kiyota.
Ha parlato.
C'erano
davvero troppo babbuini e primati in giro per il Giappone,
pensò Mitsui quando quei tre cominciarono a sbroccare.
- Ragazzi!
Com'è andata la sfida con gli Icha? - Domandò
gentilmente Heiji, quando li vide.
- Meno
chiacchiere,
più lavoro - sbottò la sorella e lui
alzò gli occhi al cielo - Scusate... - e poi
continuò a correre in tondo per il campo.
A quel punto
cominciarono a sentirsi tutti dei perfetti idioti, visto che non si
erano allenati per niente, ma Akagi li dirottò sicuro verso
l'interno.
- Allora, noi
cinque
dobbiamo discutere un pò di cose... che ne dici Fujima? -
Fece il Capitano.
- Certo...
Decisero di
unirsi
tutti nel salotto, mentre gli altri sfigati se ne stavano al piano
superiore a rompersi a vicenda.
Akagi e Fujima
si
sedettero tranquillamente in poltrona, ma Rukawa si spalmò
sul divano per intero, mentre l'altro era occupato da Spaventapasseri e
Jin.
- Rukawa vedi
di non
addomentarti all'istante! Segui almeno i primi dieci minuti... Allora,
il problema fondamentale lì, sta in quello che loro sanno di
noi.
-
Già, Eiko
Hisae è una grande osservatrice, conoscerà
senz'altro molti punti deboli... - aggiunse Fujima.
- Potremmo
esaminarli
tutti... insomma nel Nara, il problema era una persona, qui
è un'intera squadra... ci metterà sotto torchio
tutti - fece Maki, appoggiandosi alla porta.
Jin
sospirò
- La Guardia è discreta, da quel che ho visto. Kyuwa
è un abile marcatore.
- Chi potrebbe
marcare?
'Maki', fu la
risposta
di Rukawa che tutti credevano in catalessi. - Dai discorsi di Hisae,
Maki è il più probabile - spiegò la
Volpe.
- Jin
è una
Guardia, lavora di esterno. Resta da vedere se marcherà te,
Akagi, o Maki - mugugnò Fujima.
- E le Ali? -
Chiese
Jin.
Sendo sorrise
- Delle
Ali, penso bisognerebbe fare un discorso diverso... -
borbottò, fissando Rukawa che, fortuna o sfortuna sua, non
lo vedeva dalla sua posizione.
Akagi,
però, lo vedeva benissimo - Mmm, ok Sendo... veditela tu...
Credo sia da eliminare la strategia one to one.
- Sono
d'accordo.
Domani mattina ci alleneremo. Sveglia alle otto... Kaede capito? Kaedee
- provò Fujima.
- Non
proccupatevi, lo
butto di sotto io - assicurò Sendo, poi gli altri si
alzarono.
Lo
Spaventapasseri
rimase lì per un pò, con le mani incrociate sotto
al mento, poi si alzò. Rukawa si risvegliò con un
'pop', quando si ritrovò una palla da basket sullo stomaco e
mise a fuoco il viso di Sendo - Cosa?
- D'accordo,
stammi a
sentire. Ci alleneremo io e te, ora. E non voglio sentire discussioni.
La Volpe
mugugnò per un pò, poi si strascicò
all'esterno, seguendo quel rompicoglioni nel campo interno, in modo da
non incorciare Heiji o Eiko Hisae o lo Shiroi al completo.
- Allora... -
fece
quello psicotico, chiudendo la porta, - Stavo riflettendo... quali sono
i punti deboli fondamentali della nostra squadra? Akagi e Maki sono le
nostre colonne e sono parecchio forti; l'unico problema sarebbe nelle
marcature strette, quindi il one to one. Poi c'è Jin, Jin
è fenomenale come Guardia, un pò scarso nel
resto, ma se non si butta nella mischia va benone... Lo vedi? - Gli
chiese.
Rukawa si
limitò a fissarlo perplesso - Cosa?
Sendo
sbuffò - L'intoppo, il problema! Andiamo, sei tardo eh? Il
problema nostro e che siamo due Ali, DUE. Non una... capito?
Rukawa
mugungnò, intuendo dove sarebbe andata a parare tutta quella
pagliacciata e Sendo capì dalla sua faccia da omicida -
Già. Gioco di squadra - disse, come se avesse detto
'condanna a morte'. Si levò la felpa, sbracciando la maglia,
e gli tirò la palla - Non usciremo da qui, fino a quando non
diventeremo una squadra come si deve.
Rukawa
afferrò la palla, togliendosi la maglia: aveva la sensazione
che sarebbe stata una serata molto, molto lunga.
N/A
Capitolo
forse un pò corto, ma abbastanza complesso. Cercare di
inspessire e approfondire così tanti personaggi è
difficile, ma spero di stare riuscendoci almeno per metà. ^^
Partita
più introspettiva, sui problemi delle 'riserve'; problemi
latenti che in realtà tutti conoscono.
Il
prossimo capitolo vedrà Shiroi e Kanagawa, quindi Heiji e
Rukawa eccetera et eccetera. XD
Ora,
un paio di avvisi:
sto
pubblicando una raccolta di drabble su coppie shonen ai di Slam Dunk,
molte delle quali prese d'ispirazioni proprio dalla Manifestazione.
Saranno drabble che scriverò ad ispirazione, senza progetto,
quindi a lunga scadenza.
Poi
ho intenzione di scrivere una mini long fiction shonen ai (ebbene
sì), sempre su Slam. I pairing e la storia non ve la
racconto, ma vi dico che ci sono pairing tra i più amati e
conosciuti, più un personaggio originale; sarà
una storia più romantica e meno sportiva, quindi spero mi
farete sapere cosa ne pensate.
Bon,
ho finito.
Al
prossimo capitolo!
|
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Capitolo 9 *** La Kitsune solitaria ***
La Kitsune
solitaria
Se non avesse
tolto da solo il braccio dalla sua spalla, glielo avrebbe tagliato,
decise Rukawa, con le palle girate fin da primo mattino. Guarda tu se
era normale passare l'intera nottata spalmato sul parquet di un
campo... aveva la schiena a pezzi!
Senza
sbattersene più di tanto, si alzò di scatto,
mentre quell'altro si svegliò prima di schiantarsi con la
testa sul pavimento - Eh? Ah, ci siamo addormentati?
Rukawa
sbuffò - No - sbottò, sarcastico. Avevano
sprecato la metà del tempo a rompersi le palle a vicenda e
alla fine erano crollati.
- Che
rompiscatole... dovevamo allenarci questa mattina, mi pare... -
cominciò a dire lo Spaventapasseri, mentre Rukawa
già se ne usciva. Si trascinarono in cucina, mentre i soliti
due fannulloni se ne stavano a ciondolare e sbadigliare a
più non posso.
- Ehi, dove
diavolo vi eravate infrattati vuoi due? - Fece a mo’ di
buongiorno Mitsui.
- Buongiorno
anche a te, Hisashi - replicò Sendo, buttandosi sulla
colazione.
- Lo sapete che
Akagi vi taglierà la testa, vero? - Continuò
Miyagi, mentre beveva il tè.
- Io taglierei
altro, così è sicuro che se ne stanno buoni... -
insinuò Mitsui, rischiando la morte quando Rukawa gli
tirò il coltello dietro.
- Dove sono
andati, piuttosto? - Domandò pacioso Sendo, come se non
avesse sentito niente.
- Al campo in
spiaggia. Sono partiti mezz'ora fa, se correte, magari vi seguite mezzo
allenamento.
- Voi non venite?
Rukawa si
accigliò - Una partita è abbastanza.
- Non fare
l'acido, Rukawa. Prendi il tè! - Rimbrottò
Miyagi, piazzandogli la tazza sotto al naso.
- Sei simpatico
come una iena, lo sai? - Sbuffò Mitsui, poi
guardò l'orario - Mi sa che non vi conviene muovervi ormai...
Prima che
qualcuno potesse dire qualcosa, un tonfo seguito da un'imprecazione li
fece sospirare.
- Mai che quei
due facessero gli esseri umani normali... - borbottò Miyagi.
- Imbecilli come
al solito... Ehi Scimmie, avete finito? - Si mise a urlare il Teppista,
mentre quei due idioti si schiantavano sul campetto da basket.
- Da quando sono
in quello stato? - chiese Sendo, osservando quello sfacelo.
- Più
o meno due ore... sono terrificanti. Sembra più una lotta
tra orsi che una partita decente! - Brontolò Mitsui.
Lo
spaventapasseri sorrise e Rukawa pensò bene di squagliarsela
prima che gli venisse in mente una stronzata delle sue; si sedette e
affondò la testa nella colazione, tentando di finire il
più velocemente possibile, a costo di strozzarsi.
- Ehi,
Hanamichi... - cominciò, infatti, lo psicotico, - Cosa
pensate di fare? - Domandò tranquillamente.
Quei due, che
intanto erano impegnati a prendersi a morsi, lo fissarono come se
avesse due teste.
- Ah, buongiorno
eh? - Lo prese in giro la Scimmia.
- Che vuoi? -
Sbottò invece il rosso, mentre Sendo usciva con palla alla
mano.
- Beh, pensavo
potremmo giocare un po’. Dopotutto noi dovremmo allenarci...
- cominciò, mentre i due psicolabili
s’incendiavano.
- Aha, sempre il
solito pallone gonfiato! Vuoi giocare contro tutti e due? -
Sbraitò Kiyota.
Quell'infame
sorrise nel suo solito modo angelico - Se non sbaglio, l'ultima volta
che abbiamo giocato in allenamento, tu e Kaede non è che
avete fatto granché... - alluse, palleggiando.
Beh addio,
pensarono Mitsui e Miyagi con un sospiro, mentre Hanamichi quasi si
faceva partire le coronarie - Che? La colpa è di
quell'incapace della Volpe! Ed io ho battuto anche il Gorilla una
volta, quindi non darti tante arie! - Buttò al vento, mentre
Mitsui gemeva.
- Ancora con
questa storia? E' successo tre anni fa, rassegnati! Non hai
più battuto nessuno dopo, manco quell'altra Scimmia
lì! - Borbottò il teppista, uscendo anche lui
all'esterno tanto per essere pronto a mettere la museruola a quella
testa calda.
- Io ho
un'idea... - mugugnò Miyagi, - che ne dite di una partita?
Quella era la
volta buona che si strozzava, pensò Rukawa mentre si
affogava col tè - Cazzo... - smadonnò, poi
lanciò un'occhiataccia al Playmaker - Giocherete voi, spero.
Ovviamente
nessun altro se lo fece ripetere due volte e accettarono,
più che altro con l'illusione di poter battere Sendo.
- Ah,
vincerò IO! - Cominciò a pavoneggiarsi Hanamichi.
- Rukawa? -
Chiese Miyagi, ma l'altro si stava già alzando - No, grazie.
Come da copione,
partirono le prime raffiche a vanvera sul fatto che avesse paura e
menate varie; Rukawa inarcò un sopracciglio - Idiota, va al
diavolo.
- Non fare la
primadonna, Volpe, vieni in campo se hai il coraggio di vedere i miei
grandiosi miglioramenti! - Ribatté il rosso, attaccando a
ridere come un ossesso.
- Io in squadra
con lui non ci sto - fece semplicemente l'Ala, prima di seguire con
rassegnazione Miyagi in campo.
Dopo parecchie
parole a vuoto e minacce, il Teppista fu costretto con le due Scimmie e
già si stava frantumando i coglioni. - Ok, prima giochiamo,
poi vi ammazzo - sibilò, quando quelli continuavano a
lanciarsi insulti.
- Vecchiaccio,
non puoi fare questi sforzi alla tua età... calmati... - lo
prese per il culo Kiyota. Da lì alla distruzione ci
mancò poco.
- Di solito, per
quanto tempo vanno avanti così? -
S’informò Sendo, con uno sbadiglio.
- Mitsui
può andare avanti per un po’, quindi se non li
fermiamo noi... - rispose Miyagi, ma la palla di Rukawa fece il suo
dovere atterrando in testa alla Scimmia e spaccandogli l'osso del collo.
- Dannato
Rukawa! - Cominciò ad abbaiare Kiyota.
- Senti, io a
differenza tua non ho tutto questo tempo libero, quindi o giochi o
sparisci - replicò quello, freddo come una lastra di
ghiaccio.
Iniziarono a
giocare e fu una partita MOLTO lunga. Il problema non era lo
Spaventapasseri che saltellava per il campo come se stesse facendo
un'allegra scampagnata, né Teppista e Scimmia che si
passavano la palla stile rugby, ma quell’imbecille che
continuava a tallonarlo manco fosse la sua ombra! Dopo l'ennesima volta
in cui rischiava di perdere un occhio, Rukawa pensò quasi di
mollargli una gomitata in un fianco, così tanto per prendere
aria.
- Hanamichi!
Devi marcarlo non appiccicarti come colla! - Sbraitò per la
decima volta Mitsui, come se il campo fosse lungo trenta metri e non
due metri scarsi.
- Non rompere
Teppista! Scimmia passapassapassa! - Gridò di rimando il
rosso, mentre Kiyota, più per esasperazione che altro, gli
passava la palla.
- Aha! A noi
due! - Esclamò l'esagitato, ritrovandosi un Rukawa
accigliato e... sordo!
- Che cazzo urli
a fare? - Gli intimò con suo solito tono da oltretomba,
prima di rubargli la palla con facilità impressionante.
- Aaaah! -
Hanamichi gli corse dietro, ma quello aveva già passato a
Miyagi che aveva segnato.
- Hanamichiiii,
dormi?! - Si sgolò Mitsui. - Oddio, io li ammazzo...
- Eh se
sopravvivrai prima della fine... – gufò Miyagi,
mentre gli passava alle spalle.
- Vaffanculo,
Riyota - gli rispose allegramente mentre si trascinava Kiyota per i
capelli. - Vediamo di chiarire... voi due siete Ali! Dovete giocare
i-n-s-i-e-m-e! Tu marchi Miyagi, perché siete della stessa
altezza, io Sendo. Hanamichi, tu marchi Rukawa, ma non è che
devi spalmartici sopra! – Si spolmonò il Teppista
per la venticinquesima volta.
-
Sìsì abbiamo capito... - brontolò
Kiyota, con l'aria di chi non aveva seguito mezza parola.
- E speriamo
bene... - borbottò il Teppista, mentre Miyagi strepitava
dall'altra parte del campo.
Senza preavviso,
il Playmaker ripartì all'azione, trovandosi Kiyota
appiccicato - Non passerai!
- Oh, puoi
giurarci... - mugugnò il Tappetto, per poi superarlo.
- Ahh! Scimmia
sei sempre il solito idiota! - Cominciò a fumare Hanamichi,
ma Kiyota era già alle costole di Miyagi.
Però
se era veloce, pensò il Tappetto, prima di farsi rubare la
palla come un pivello.
- Ohoh! Non
sottovalutarmi Miyagi! – Sogghignò la Scimmia,
mentre passava a Mitsui.
Il Teppista era
esaltato: non aveva mai giocato contro Sendo ed era davvero curioso di
constatare di persona la sua abilità. Secondo Akagi, era un
fuoriclasse e Gori non era tipo da dispensare complimenti a vanvera.
Palleggiò per qualche istante, cercando qualche buco in cui
infilarsi; Sendo aveva una tenuta del campo molto superiore a Miyagi.
Dopo cinque minuti, riuscì a passare, tirando da tre.
Niente, la palla si rifiutava di collaborare e rotolò
allegramente verso la Volpe dannata che zampettò verso il
canestro, segnando.
- Mettiti gli
occhiali, imbecille! – Se ne uscì Hanamichi,
beccandosi un sasso in piena fronte.
Dieci minuti
dopo e si erano rotti allegramente le palle, ma mai quanto Mitsui che
correva da una parte all’altra sgolandosi contro quei due
muri di ottusità. Alla fine, “la squadra di
Miyagi” era in vantaggio di sei punti e cominciava a
rigirarsi la palla tanto per avere qualcosa da fare.
- Se non fate
qualcosa, ci annoiamo… - cominciò Miyagi, mentre
Mitsui si tratteneva dal staccargli la testa.
Kiyota
smadonnò, poi gli rubò la palla, tirando alla
cieca verso il canestro.
-
Perché tiri così razza d’imbecille!
– Gridò Mitsui, tirandogli un pugno in testa.
Fortunatamente Hanamichi riuscì a beccare il rimbalzo, tanto
per far finta di giocare, ma ovviamente Rukawa gliela
strappò senza tanti complimenti.
-
Madonna… - invocò Mitsui, poi a un certo punto,
uscì dal campo sedendosi a gambe incrociate a terra.
- Che diavolo
combini, Teppista? – Sbottò la Scimmia, ma quello
si limitò a sbuffare come un toro inferocito. Tempo tre
secondi, e Sendo lo seguì, sbadigliando.
A quel punto, le
due scimmie diedero il massimo di loro, facendosi dare una sonora
batosta da Rukawa e Miyagi che, incredibilmente, se la intendevano
bene.
- Bene, mi sa
che possiamo piantarla qui… - tentò il Tappetto e
già si avviava con la Scimmia alle costole, quando Rukawa
ricevette una palla in pieno stomaco.
- Hn?
– Si girò trovandosi il ghigno di
quell’idiota sotto al naso a fargli venire un mezzo collasso.
Una volta tanto,
quella Scimmia Rossa sembrava quasi serio. Senza una parola, Rukawa
cominciò a palleggiare e Mitsui a sbuffare come una teiera
– Ora ricominciano… l’ho già
vista questa… - borbottò, prima di alzarsi.
- Si sfidano?
– Domandò Sendo e Miyagi si grattò la
testa – Mah, Hana ci prova. L’ultima volta non
è finita proprio bene…
Spaventapasseri
e Scimmia rimasero a guardare, si stancarono, andarono a strafogarsi,
arrivarono gli altri, andarono a cenare, ma quei due non accennavano a
piantarla. Hanamichi era migliorato molto e riusciva se non a
eguagliare, almeno a resistere contro Rukawa.
E
lui… beh, aveva bisogno di sfogarsi.
Quando Hanamichi
prese la palla al rimbalzo, lo fissò con occhi che mandavano
bagliori. Non voleva pavoneggiarsi, non sentiva il bisogno di
scherzare; voleva solo giocare, dimostrargli che era forte, come lui.
Si mosse verso
sinistra e, con uno scatto fulmineo, la Volpe lo seguì,
parandogli le braccia avanti; Hanamichi smadonnò, poi
provò una finta verso destra ma, a quanto pareva, non era
ancora bravo come Miyagi. Provò e riprovò, poi si
fermò – Maledizionee! –
Sbottò, preparandosi a lanciare la palla.
- Idiota
– gli sibilò come al solito lui.
- Ruk-
- Zitto e
ascolta – lo interruppe Rukawa, - Per una volta, ragiona e
non perdere la calma. Se tiri alla cieca, perdi un’occasione.
Hanamichi
represse la voglia di farlo tacere; ingoiò
l’orgoglio per una volta e sospirò: riprese a
palleggiare con in testa solo il canestro, come se di fronte a lui non
ci fosse nessuno. Provò con un'altra finta, fallita
anch’essa, poi saltò tirando. La palla
finì dentro, senza che Rukawa avesse spostato i piedi da
terra.
Dopo un primo
attimo di meraviglia, Hanamichi lo guardò con rabbia
– Non fare finta di non prenderla, Volpe! Non ho bisogno del
tuo aiuto! – Sbottò, ma Rukawa gli diede le spalle
– Tsk, idiota. Semplicemente non l’ho
vista… - borbottò, per poi sospirare: guarda te
se doveva far finta di non vedere una palla per fargli capire che era
migliorato. E poi dicevano che era lui il cattivo.
Passò
un’altra mezz’ora e Rukawa non finse più
di sbagliare; non ce n’era bisogno. Senza starnazzamenti
vari, quell’idiota giocava molto meglio e, sopratutto, con
più serietà. Alla fine, quando vinse per 30 a 28,
dovette ammettere che non era stato per niente facile.
La Scimmia Rossa
stramazzò a terra respirando faticosamente – Uff,
ho perso…
Lo disse come
una costatazione, ma senza vergogna. Non si sentiva arrabbiato,
né represso, ma con la stanchezza felice di chi ha dato il
cento per cento. Detestava ammetterlo, ma la Volpe era un ottimo
allenatore per lui: lo strigliava a dovere, era duro e inflessibile. E
abbastanza carogna da spingerlo a lottare.
- Per poco
– gli rispose lui, entrando; era stanco morto e non vedeva
altro che un bagno e un letto. Peccato che in casa, ci fosse
l’anarchia più totale.
Sendo e Maki, se
ne stavano spalmati sui due divani, sbadigliando come leoni; Miyagi e
il Teppista si ammazzavano sul telecomando della televisione, mentre,
sulla poltrona, Fujima scompariva dietro la pagina del giornale. Rukawa
grugnì, prima di dirigersi in cucina, alla ricerca di
liquidi; ci trovò Jin che smanettava con il cellulare che
aveva proclamato la resa e Akagi, che, invece, parlava nel suo con una
“scema”, probabilmente sua sorella.
Quando
entrò, il Gorilla gli lanciò
un’occhiata, poi sbottò al cellulare –
Ti dico di sì! – Poi si rivolse a lui –
Rukawa, è vero che siamo pronti per stasera? Parla
qui… - gli porse il cellulare e lui si limitò a
mugugnare un candido – Hn – che portò
Haruko a sfracellarsi al suolo dallo sgabello.
- E con questo,
dovrei averla zittita per un bel po’… -
borbottò Akagi, poi lo fissò come se fosse appena
entrato – Tu devi riposarti! Che diavolo ti dice il
cervello… allenarti con quello psicotico di Hanamichi?
La Volpe diede
il meglio di sé, scrollando elegantemente le spalle, poi lo
pianto in asso, trascinandosi al piano di sopra. Si spostò
per inerzia verso il letto, evitando accuratamente di chiedersi
perché la Scimmia stesse dormendo sul letto dello
Spaventapasseri, e si addormentò all’istante.
Ma ovviamente la
serata non era finita lì, Ayako e Eiko Hisae entrarono
sogghignanti e stracariche come mule di buste.
- Ciiiibo!
– Trillò Ayako e la mandria di bestie le
raggiunsero, galoppando.
- Ayakuccia!
– Fece esaltato Miyagi, provando ad abbracciarla ma lei gli
ficcò tra le mani delle palle di riso e lui
cominciò a sbavare su quelle.
Maki
sospirò – Non è che vorreste mangiare
come esseri umani normali, tanto per cambiare? Non so... una tavola,
delle bacchette…
Così
a suon di calci e morsi, si spostarono tutti verso la grande Sala e
lì ci fu il solito macello di mani quasi tranciate e piatti
volanti.
Eiko e Ayako,
intanto, non la piantavano di ciarlare, e tutti gli altri mandavano di
tanto in tanto sguardi perplessi. Dopo qualche minuto, Heiji Hisae fece
il suo ingresso, meno ubriaco del solito. Anzi, forse era proprio
sobrio.
Con i capelli
neri legati, la tuta e borsone alla mano, li salutò
amichevolmente, ma con qualcosa di diverso; forse nessuno avrebbe
saputo dire esattamente cosa, ma stava di fatto che piombò
un silenzio teso, rotto solo dalle due ragazze che meno di
così se ne potevano fregare.
Il colpo venne a
tutti loro, quando Hanamichi rientrò in casa trillando un
– Ciao Heiji! – Che per poco non lo portava al
linciaggio; fortunatamente per lui, se la svignò al piano di
sopra a far compagnia a Scimmia e Volpe. Quello lì, poi,
riusciva a ronfare a pochi minuti da una partita decisiva con tanto
disinteresse, che Mitsui propose di provare a soffocarlo nel sonno,
giusto per vedere se reagiva.
Dopo la cena, il
Gorilla pensò fosse il caso di prepararsi e chiamare quei
tre deficienti.
- Vado io!
– Propose Jin, saltellando per le scale fino alla stanza di
Rukawa e Sendo; dentro ci trovò una Scimmia arrotolata nelle
coperte, che sbavava a tutto spiano.
-
Nobu… - provò, sussurrando. – Nobu!
- No, no Jin,
non si fa così! – Accorse in suo aiuto Hanamichi,
prima di urlare con quanto fiato avesse in gola. Alla fine, non solo
Kiyota si svegliò con un “pop” e una
maledizione, ma anche Rukawa rovinò a terra a baciare la
polvere.
- Vedi?
– Fece gioioso il rosso, prima che Rukawa gli rifilasse un
cazzotto in piena nuca.
- Stronzo!
– Sbottò quello, ma la Volpe si limitò
a trascinarsi verso il bagno – Così va meglio...
– approvò, notando il rossore sul collo di
quell’altro mentecatto.
Jin si
limitò a restare in campo neutrale, svignandosela per le
scale.
Finalmente, i
primi superstiti in tuta “ del Kanagawa” si
ritrovarono nell’ingresso e, manco a dirlo, si trattava di
Akagi, Maki, Sendo e Fujima.
- Rukawaaa!
– Latrò Akagi, mentre quel dannato si limitava a
borbottare qualcosa dall’alto.
E pensare che
quelle due anime dello Shiroi erano partiti mezz’ora fa!
- Vi avverto, se
non siete qui entro tre secondi, vi spezzo le gambe! –
Minacciò, mentre finalmente quelli si degnavano di muoversi.
Mitsui e Miyagi strascinarono dal salotto, sbadigliando.
- Io non lo
so… che ti sbatti a fare tanto… -
rimbrottò Mitsui, mentre ad Akagi saltarono definitivamente
le coronarie.
- Ok, andiamo.
Tanto a ‘sto punto, possiamo vincere anche in tre.
Non
finì di dire la frase, che Hanamichi e Kiyota volarono a
schiantarsi ai suoi piedi – Oh beh, qualcuno che sta
lassù esaudisce i desideri a quanto pare! –
Ghignò, mentre quei due starnazzavano verso Rukawa che
scendeva beato le scale.
L’arrivo
allo stadio non fu migliore e addirittura Maki dovette scegliere i
gruppi per i taxi, manco fossero una scuola elementare.
Così, se Akagi dovette sorbirsi la Scimmia del Kainan con
Hanagata, Maki si appioppò Teppista e Sendo, Fujima dovette
spiaccicarsi tra Rukawa e quell’altra scimmia idiota e, per
sua immensa gioia, mandò Miyagi a sbavare su Ayako col
povero Jin messo di mezzo. Scesero rovinando dalle auto che mancavano
dieci minuti, e corsero verso gli spogliatoi con il diavolo alle
calcagna. Fortunatamente i veri titolari non erano casinisti come
quelle riserve inutili! A suon di morsi, Akagi mandò quei
rompiballe che gli saltellavano sui piedi in panchina e, intanto, quasi
tirò per i capelli Sendo perché si muovesse.
Alla fine si
ritrovarono a bordo campo già spompati, mentre quei bastardi
più Heiji Hisae dall’altra parte, sogghignavano
paciosi e rilassati.
- Dopo questa,
io vado in sciopero e li faccio fuori tutti… mi si
perdonerà un filo di stress post partita, no? –
Borbottò Akagi, mentre Maki e Sendo al suo fianco ridevano.
- Beh, magari
avvisaci che quel giorno ce ne stiamo fuori portata omicida…
- ribatté Maki.
- Io ti aiuto
– grugnì Rukawa.
Al fischio
dell’arbitro, cominciarono la partita con una bella atmosfera
di tetraggine e una salutare aria da zombie.
In panchina,
Ayako si sporse per guardare la panchina dello Shiroi: Eiko se ne stava
a braccia incrociate a guardare Rukawa manco fosse sul letto di morte.
- Quella non mi
convince… - borbottò a Fujima che sorrise
– Neanche a me. Ma i ragazzi se la caveranno.
Mitsui
sbuffò – Sempre che quell’idiota si
applichi a giocare come in una vera squadra di basket, tanto per
cambiare! – Sbottò, riferendosi alla Volpe.
In campo, Akagi
e Kisame si stringevano la mano e tutti notarono, un filino
preoccupati, che quello lì era più alto di
Gorilla Secondo del Ryonan.
- E’
un gigante! – Se ne uscì Miyagi.
- Bah, Akagi ha
una buona elevazione… - cominciò Hanagata.
- Sempre che la
forza di gravità non lo spiaccichi a terra –
concluse la Scimmia, tra i sogghigni generali.
Intanto
l’altra Scimmia ammaestrata, o imbecille supremo che dir si
voglia, si stava spaparanzando accanto al Tappetto con una riserva di
cibo colante e sgocciolante; aveva lasciato una scia che manco una
lumaca sarebbe stata capace di fare e già un paio di tecnici
si erano sfracellati al suolo.
- Caprone, non
si può mangiare sulle panchine! –
Sbottò Ayako, ma il rosso se lo fece passare per
l’anticamera del cervello e, a quanto pareva, anche gli altri
che cominciavano a menare le mani per fregargli qualcosa.
- Ossignore,
ripetetemi, perché ho accettato questa cosa?
Perché non mi sono iscritta, chessò, allo Shoyo
per esempio! – Se ne uscì la manager, mentre
Miyagi si strozzava con tutto quello che aveva ingurgitato.
- Ayakuccia! Tu
non puoi… - cominciò, scandalizzato, poi
fortunatamente l’arbitro fischiò, risparmiando a
tutti le sue lagne.
L’altezza
tra i due centri era talmente squilibrata, che Kisame superava Akagi di
mezzo braccio; la palla volò verso la Guardia Maoru che,
sfortuna sua, si trovò di fronte Sendo che non gli diede il
tempo di fare mezzo passo; palleggiò incontrastato per tutto
il campo, quando Heiji gli strappò la palla, lanciandola a
Fukida.
Sendo
fissò accigliato Rukawa, che intanto era marcato da quello
psicotico di Kiyuwa, poi guardò Eiko in panchina: dopo tanto
parlare di Heiji e Kaede, gli sembrava strano che non li avesse
appioppati con una one to one. Scrollò le spalle, mentre si
trovò a correre proprio con il compagno di squadra.
- Ehi Kaede, sta
attento. Eiko a qualcosa in mente… - gli disse, ma Rukawa
grugnì – Lo so – fece solo, poi venne
bloccato dal gemello delle due scimmie in panchina.
- Tu non ti
muovi – disse Kiyuwa, col solito ghigno da decerebrato,
mentre la palla passava velocemente da Fukida a Maoru, che
tirò dalla linea dei tre.
- Non
così presto… - sbottò Maki, mentre
tagliava la traiettoria della palla. – Sendo!
Lo
Spaventapasseri si ritrovò di nuovo con palla alla mano, ma
questa volta non fu il Capo squadra, ma Fukida a fermarlo. Si
bloccò, cercando Heiji Hisae per il campo che, intanto,
marcava Maki.
Ma che diavolo
di marcature avevano quelli lì? Cambiavano ogni volta!
Decise di non
preoccuparsi più di tanto e tirò verso Jin, che
non aveva ancora toccato palla. La Guardia non fece in tempo a
toccarla, che saltò tirando, così che Maoru non
fece in tempo a fermarlo. Segnarono i primi tre punti della partita e
lo stadio scoppiò in visibilio.
Non era facile,
per niente.
In panchina,
tranne quelli che si strafogavano, ossia quasi tutti, gli altri erano
un pelo perplessi.
- Ma che stanno
combinando? Non stanno mai fermi! – Sbottò Ayako.
Hanagata
osservò il campo, dove tutti i giocatori dello Shiroi
cambiavano, ad ogni giro di palla, le marcature.
- E’
come se non fossero decisi su chi marcare…
- Di certo Eiko
non è così stupida… ma prima o poi
dovranno fermarsi… - aggiunse Fujima, pensieroso.
-
Già, ma così non fanno in tempo a capire con chi
devono giocare! – S’inserì Mitsui.
In campo,
intanto, Lo Shiroi aveva agganciato e superato il Kanagawa con due
triple di Maoru e ormai gli altri non ci capivano un bel niente.
Sendo continuava
ad essere marcato da tutta la squadra avversaria a turno, tranne dal
Centro Kisame che serrava solo Akagi, mentre Rukawa ancora non toccava
palla e già gli giravano le palle. Maki si
ritrovò la palla in mano dopo un passaggio di Jin e
pensò fosse anche ora quella povera anima della Volpe
giocasse un po’; riuscì a smarcarsi da Fukida e
tirò a Rukawa, che intanto era marcato da Maoru.
Solo quando
toccò palla, accadde qualcosa di strano: Heiji, che stava
correndo verso Sendo, deviò traiettoria e si
avvicinò alla Volpe, mentre Maoru si spostò non
di fronte allo Spaventapasseri senza avversario, ma a Jin. Lo
Spaventapasseri in questione non fece in tempo a sentirsi abbandonato,
che si ritrovò Kiyuwa a sorridergli in faccia.
Scambio di
marcatura a tre, in pratica. Tutto, in due secondi netti.
Akagi, in fondo
al campo, inarcò un sopracciglio, perplesso, e
così Maki e Sendo; Rukawa dal canto suo, non si fregava
più di tanto di quello che succedeva intorno a lui.
- Salve!
– Esclamò Heiji Hisae, allargando le braccia.
- Hn –
bofonchiò, sempre socievole, la Volpe. Dopo qualche secondo
di occhiate torve, corse alla attacco cercando di smarcarsi, ma,
essendo quello simile a lui nello stile, non gli fu facile. Anzi, alla
fine Heiji riuscì a togliergli la palla, lanciandola a
Kiyuwa.
In panchina
soffocarono una risata alla faccia di Rukawa: una roba a
metà tra la furia omicida e la forte antipatia, mentre in
campo Sendo si occupava di un inaspettato Kiyuwa.
Ayako gli aveva
detto che il suo gioco era molto pesante e veloce; però poco
tecnico. Dopo un po’ di lotta, e conseguenti blateramenti
della Scimmia rivale, lo Spaventapasseri riuscì a tirargli
via la palla che, finalmente, toccò quella povera anima in
pena di Akagi.
Nonostante
vedesse poche palle, quasi tutte erano sempre a segno, e, infatti, il
Gorilla schiantò a terra Kisame con un potente Dunk.
- Aha! B'avo
‘orilla! – Esclamò Hanamichi, con la
bocca piena di cibo.
- Fai schifo,
idiota! – Si lamentò Miyagi, spostandosi ad una
distanza di sicurezza da lui.
- Tze, Gori va
sempre a segno… - brontolò di malumore Mitsui.
- Su, non essere
geloso… - se ne uscì Ayako, sogghignando, mentre
lui la guardava male.
Il primo time
out della partita fu chiamato misteriosamente da Eiko, nonostante
fossero in vantaggio loro di 34 a 25.
In panchina,
furono accolti dalle amichevoli prese per il culo di quella banda di
deficienti e Akagi quasi si frantumò l’osso sacro,
scivolando sul casino lasciato da Hanamichi. Dopo averlo schiantato, si
sentì meglio e si girò verso Fujima –
Allora, impressioni?
- Beh, hanno
fatto in modo che non capiste le loro caratteristiche e che Heiji non
incontrasse Rukawa faccia a faccia, almeno per adesso –
spiegò il mister.
Guardarono la
Volpe che si limitò ad attaccarsi alla bottiglia, con un
diavolo per capello.
-
Bell’idea, gli scambi di marcatura continui! –
Esclamò Maoru, mentre si spalmava sulla panchina.
Eiko sorrise
– Non ero sicura che ce l’avreste fatta…
- Cosa?! Anche
il nostro allenatore ci sottovaluta! Donna di poca fede... –
Grugnì Kiyuwa, avventandosi sull’acqua.
- Chiedo
perdono… - borbottò la ragazza, con gli occhi al
cielo. – Comunque non potete sopportarlo per
un’intera partita. Aspettavo solo di essere in vantaggio, ora
ho qualcosa da dire a voi due… Heiji tu devi marcare
esclusivamente Rukawa.
Il fratello
annuì – Certo! – Fece con un ghigno,
mentre fissava la Volpe.
- Kiyuwa, tu ti
occupi dell’altra Ala. Siete veloci quasi allo stesso modo,
ma Sendo è più leggero di te. Quindi devi essere
ancora più veloce – avvertì la ragazza.
- Ok, ok. Mi
prendo “Capelli a punta”.
Dopo altre
spiegazioni da una parte e stronzate varie dall’altra, le due
squadre tornarono in campo e la differenza si notò
già da subito: Heiji si incollò a Rukawa come una
sanguisuga e Sendo si trovò a sbattere le palpebre di fronte
ad un Kiyuwa formato Hanamichi – psicotico.
- Aha!
Preparati! – Ghignò quello, mentre Sendo
sospirava, palleggiando. Solo dopo si rese conto che, effettivamente,
un po’ di bravura ce l’aveva: non riuscì
a fregarlo con le finte e dovette correre un bel po’ per
staccarselo.
- Jin!
La palla
finì alla loro Guardia che, tranquillo e beato come sempre,
saltò in tiro con un’elevazione che nessuno
riuscì a prendere. Con una traiettoria perfetta, la palla
finì dentro, e il Kanagawa salì a 28.
- Comincio a
capire perché Jin è uno dei cinque titolari e tu
no – se ne uscì Miyagi, giusto per spaccare le
palle al suo caro compagno di squadra. Il Teppista, infatti, si
girò buttandogli in testa ben due lattine piene.
- Ah, non si
può nemmeno scherzare adesso! – Proruppe il
Tappetto.
- Gioca sul
fatto che tu non sei stato nemmeno contemplato come uno dei titolari!
– Ribatté Mitsui.
Ovviamente,
cominciarono ad accapigliarsi sopra la Scimmia che, intanto, sbraitava
come un ossesso per Maki che aveva segnato ancora.
- Aha! Altro che
voi due e i vostri "sostituti"! –
S’impicciò, - Maki è il più
forte!
Mitsui
pensò bene di cambiare cavia di lotta, prendendolo a morsi,
mentre Miyagi se la rideva – Piantala di sbavare sul tuo
Capitano! – Fece, con una smorfia.
- Almeno io non
sbavo su una tipa che meno di così non se ne potrebbe
fregare! – Lo rimbeccò Kiyota, mentre Miyagi
diventava rosso come il sole al tramonto.
A quel punto gli
sghignazzamenti della panchina superavano le urla dello stadio, tanto
che Ayako dovette metterli tutti in castigo. Tranne Hanamichi che,
incredibile ma vero, continuava a mangiare e a fissare la partita con
espressione maniacale.
- Che diavolo
gli avrà preso alla Scimmia rossa? –
Sbottò Kiyota.
Mitsui e Miyagi
si girarono come un sol uomo verso il campo, cercando di capire cosa
guardasse quell’idiota, ma non c’era niente che non
andasse.
- Rukawa!
– Gridò Jin, passandogli la palla, e fu solo per
mantenere un minimo di dignità, che la Volpe non
gridò “Finalmente!”
Ormai quello
lì gli stava così appiccicato che non riusciva
più a prendere palla. Era come tagliato fuori dal gioco.
- Eccoci
qua… - mormorò Heiji, poi si mise in
posizione di difesa. Una cosa molto positiva era che non parlava a
vanvera. Anche in quello erano simili.
Rukawa si
spostò verso sinistra, trovandosi la mano di Heiji a
sventolargli sotto al naso; provò una finta a destra, ma non
era facile da imbrogliare. Lottarono per qualche secondo, si accorse
che lo spingeva e si guardò intorno: niente, tutti coperti.
Ovviamente,
quello stato di “forse gli altri possono aiutarmi”
durò tre secondi, perché dopo
dimenticò totalmente il resto del campo. Voleva la sfida?
Beh, avrebbero giocato allora.
Palleggiò
per qualche istante, cercando un buco in cui infilarsi, ma quello era
peggio di un muro; si girò di spalle, provando a spingerlo,
e finalmente lo vide: il passaggio. Si rigirò velocemente e
scattò verso destra.
- Maledizione!
– Sbottò Heiji, correndogli dietro.
- Rukawa!
– Gridò Maki, libero, ma di certo non gli avrebbe
passato ora, dopo tutta quella pena. Il punto era suo!
Quando decise di
non passare e correre filato verso il canestro, l’intera
panchina del Kanagawa gemette e Akagi si portò una mano in
faccia. Anche se, bisognava dirlo, il più delle volte la
Volpe riusciva a segnare: dopo aver evitato Maoru, riuscì a
piazzare un Dunk, fregando Kisame.
Quasi sembravano
più contenti quelli dello Shiroi, che non quelli del
Kanagawa: Hanamichi cominciò a gufare su “quella
diva da strapazzo”, Mitsui e Miyagi sbuffarono
all’unisono e Kiyota borbottava maledizioni.
- Bel
colpo… - grugnì Heiji, per nulla sconvolto dalla
cosa.
- Hn - si
limitò a dire Rukawa, ma alle spalle di Heiji qualcuno lo
trafiggeva con lo sguardo: lo Spaventapasseri si limitò a
fissarlo, ma lui capiva benissimo quello che voleva.
Gioco di
squadra.
Certo, avevano
passato un’intera nottata a provarci, ma… quella
era la sua sfida. E nessuno gli avrebbe impedito di vincerla.
Gran parte del
primo tempo fu un continuo ripigliare Rukawa che, ormai, neanche faceva
più finta di ascoltarli. Akagi sentì
l’impellente bisogno di decapitarlo e fu solo il
provvidenziale time out di Fujima a salvargli quella testa bacata che
si ritrovava. Alla fine il punteggio era di 54 a 50 per lo Shiroi,
senza particolari sbattimenti, ma l’individualismo di Rukawa
non andava. Se mai avessero vinto, erano pronti per la finale e una
finale con un giocatore che va per i cavoli suoi, non era una gran cosa.
In panchina la
Volpe finse di ascoltare gli attacchi “perdi
coronarie” di Akagi e i miti consigli di Fujima, poi si mise
a bere come un dannato, facendosi scivolare tutto da dosso; e, guarda
caso, c’era chi se n’era accorto.
Non era il suo
gran rivale per niente.
Hanamichi
buttò per aria tutte la provviste folli che aveva tra le
braccia, e si avviò a passo di carro armato verso
quell’imbecille.
- Idiotaaa! Che
stai combinando? – Si sgolò, atterrando al suo
fianco.
L’espressione
di Rukawa rimase invariabile, anche se sentiva di essersi spaccato un
timpano.
- Non ignorarmi!
– Sbottò la Scimmia saltellante al suo fianco,
colpendolo in testa.
- Vai al diavolo
– si limitò a borbottare.
Hanamichi
sbuffò di energia repressa, poi lo prese per la maglia
– Sei sempre il solito megalomane! Vuoi fare tutto da solo,
vero? Divetta!
La Volpe lo
fissò – Lasciami e fatti i cazzi tuoi.
- Hanamichi!
Piantala
La voce di Sendo
lo fece sussultare, tanto che lasciò andare
quell’idiota, ma quando lo guardò non lo vide
sorridente come al solito; si stava allacciando una scarpa proprio
accanto al rosso, che guardò da lui alla Volpe.
- Vedo che
è stato un allenamento inutile – disse
semplicemente Sendo, mentre Rukawa si accigliava – Io non te
l’ho chiesto.
- Bene
– ribatté lo Spaventapasseri, sorridendo.
Forse era una
sua opinione, ma quell’espressione non lo convinceva
granché, pensò Hanamichi Beh,
l’importante era che Spaventapasseri desse una lezione alla
Volpe, a costo di perdere la partita!
Dopo altri
rimproveri e zuffe con le “riserve”, tornarono in
campo.
- Tu dici che
Rukawa ha capito? – Borbottò perplesso Miyagi.
- Aha, figurati!
Avrà fatto finta! – Replicò Mitsui.
Hanamichi
ritornò al suo posto, fissando così tanto la
Volpe, che si stupirono che quello non si girasse mandandolo al
diavolo.
Dall’altra
parte, Eiko Hisae si limitò a snocciolare i vari difetti
della squadra avversaria dimostrando, come Maki e Fujima avevano
intuito, di essere una grande osservatrice.
Inutile dire che
il difetto principale e più pericoloso del Kanagawa
era Kaede Rukawa e il suo individualismo; li aveva visto
discutere in panchina e questo voleva dire che non erano contenti del
suo lavoro. Meglio così, avrebbero vinto.
Il secondo tempo
se era possibile cominciò ancora peggio. Fortunatamente
c’erano Akagi, Maki e Jin che, paciosamente, si muovevano a
segnare, perché quei due erano totalmente fuori quadro.
Sendo, per vendicarsi del tempo perso inutilmente con quel muro di
gomma di Rukawa, aveva deciso semplicemente di ignorarlo: rubava tutte
le palle dirette a lui e, quando poteva, scambiava marcature,
mandandogli Kiyuwa e tenendosi Heiji. Era divertente guardare la Volpe
cercare la palla per poter giocare; nello Shohoku, Akagi lo lasciava
perdere non solo perché il suo gioco era indispensabile, ma
anche perché aveva altri giocatori messi peggio di lui,
altrettanto difettosi insomma. Ora, in una squadra così,
soprattutto con Sendo e Maki, il suo difetto era più
visibile e fastidioso. Proprio per questo, il Capitano aveva deciso di
lasciarli nel loro brodo, mentre loro tre avrebbero giocato come si
deve.
Peccato che, a
un certo punto, Rukawa avesse deciso di essersi girato abbastanza i
coglioni per quella giornata. Quando vide Jin passare a Sendo, si
smarcò velocemente da Kiyuwa e corse verso la palla come un
dannato; fortunatamente Sendo era occupato con Heiji, così
riuscì a toccare palla, dopo dieci minuti buoni, e a correre.
Se speravano di
poterlo costringerlo a giocare di squadra, avevano sbagliato di grosso.
Corse in solitaria verso il canestro, mentre il Gorilla gli ringhiava
dietro, e si fermò a pochi passi
dall’aria di tiro con Heiji che lo fissava.
- Di nuovo
insieme! – Esclamò quello, divertito, poi
scattò l’ennesimo duello all’alba.
Doveva ammettere
che smarcarsi era sempre più difficile e faceva del suo
meglio per ignorare le mani libere di Maki alla sua sinistra. Alla fine
approfittò di una distrazione dell’Ala piccola e
tirò a canestro.
Il punteggio era
ora di 58 a 56 per il Kanagawa, di cui sei della Volpe.
Quegli idioti
della panchina cominciarono a gufare contemporaneamente e, quasi allo
stesso tempo, Rukawa si sfracellò a terra per un Fallo di
Fukida.
- Ah,
scusami… - fece quello lì, mentre la Volpe
mugugnava.
- Ehi, funziona!
– Sogghignò Mitsui tanto forte che Rukawa lo
sentì – Andate a cagare…
- Adesso
possiamo anche tirarti i piedi! – Se ne uscì la
Scimmia e giù tutti a ridere come beoti.
Rukawa
ebbe la mezza idea di lasciar perdere i tiri liberi per saltare sulla
panchina a peso morto, poi pensò che poteva sempre affogarli
alle docce dopo. Tirò dalla linea dei due, andando a segno
entrambe le volte, poi fu il turno di Maoru, che cominciò a
correre nella loro area come una gazzella.
- Mia!
– Maki gli rubò la palla con la consueta
facilità, passando a Jin che, anziché tirare come
suo solito, si ritrovò ad un corpo a corpo con Fukida,
riuscendo per altro a vincere; a quel punto, la panchina se ne
uscì con una standing ovation che lo fece quasi schiantare a
terra dal ridere. La palla finì ad Akagi che
terminò con un dunk, efficace come suo solito.
Dopotutto la
partita non andava così male, ma quando la palla finiva a
Rukawa, lui e Heiji sembravano scollarsi totalmente dal gruppo e un
po’ tutti cominciavano a scazzarsi. Più volte
Ayako aveva visto Eiko sbriciolare con lo sguardo suo fratello, e lei
quasi quasi era tentata di tirare una pallonata in testa a
quell’idiota.
Intanto in
campo, Rukawa faceva del suo meglio per non strangolare quel drogato
cronico.
- Rompiballe
– sibilò, quando si ritrovò a pochi
passi da Sendo, che cercava di fregargli la palla. Heiji rimase un
attimino sconvolto dal fatto che le due ali del Kanagawa sembravano
essere più rivali che altro, poi partì alla
carica contro Rukawa; Kiyuwa si ritrovò a fare lo stesso con
Sendo.
- Oh che bella
famiglia felice! – Esclamò la Scimmia terza dello
Shiroi.
Sendo sorrise
– Grazie per la palla! – Replicò, mentre
riusciva a strappargliela di mano.
-
Dannato… - borbottò Rukawa.
Quasi ad un
segno convenuto, corsero tutti verso il canestro; Sendo
tirò, colpendo il tabellone e mezza squadra saltò
al rimbalzo, che fu preso da Rukawa. In panchina, venne l’
infarto a tutti, ma soprattutto ad Hanamichi che sbraitò per
un quarto d’ora sull’importanza di un rimbalzista,
più precisamente lui, nella squadra.
- Mollala, Hana!
Solo perché sai prendere qualche palla… - lo
interruppe Mitsui.
- Dannato
Scorfano!
- Ma porca
paletta, la piantate? – S’intromise Ayako, con un
colpo in testa per uno.
In campo, Rukawa
si fece fregare la palla di Heiji che riuscì a smarcarsi
più volte fino a scontrarsi con lo schiacciamosche di Akagi.
Volò col culo per terra e tutte e due le panchine
scoppiarono a sganasciarsi.
- Che
amici… - borbottò l’Ala piccola verso i
“suoi” compagni dello Shiroi.
-
Non… prendertela… - se ne uscì Kiyuwa,
frantumandosi le ossa nel tentativo di non ridere.
- Vuoi un
corazza?! – Gli gridò Mitsui, prima di rotolare
sotto la panchina con le lacrime agli occhi.
Fujima e Eiko si
fissarono come a chiedersi in che circo fossero capitati, poi la
partita riacquistò una parvenza di serietà. Tra
Rukawa col dente avvelenato e Sendo in aria di vendetta, la partita
continuò con il vantaggio dello Shiroi e conseguente scazzo
di Akagi, che fece richiamare il time out con la voglia di disintegrare
la testa a entrambi.
- Ok, voi
due… - abbaiò, di fronte alle due ali, - non mi
interessa un fico secco dei vostri problemi e delle vostre paturnie.
Giocate insieme, altrimenti non servite a nessuno! –
Sbottò.
In panchina
c’era aria di bufera, anche se Mitsui, Kiyota e Miyagi
cercavano di fare del loro meglio per non morire dal ridere: in quello
stato, il Gorilla li avrebbe colpiti con la sua clava.
Sendo
guardò Akagi, inarcando un sopracciglio – Io non
ho nessuno problema! – Assicurò, mentre il
Capitano fissava Rukawa. Sospirò e lo richiamò da
parte.
Ora tutti,
compresi Hanagata e Maki, cercavano di sentire cosa stesse sussurrando
Akagi, ma la sua faccia amichevole non li invogliava certo a rischiare.
- Stammi a
sentire – cominciò il Capitano, – lo so
che sei sempre stato un solitario, ti conosco. Nello Shohoku non avrei
fatto problemi, ma qui… già metterci
d’accordo sulle basi per noi che siamo sempre stati rivali
è difficile, figurati se uno fa di testa sua! –
Confessò, arrabbiato.
Rukawa lo
fissò, imperturbabile.
- Se non giochi
con l’altra Ala, dovrò sostituire uno dei due. E
non ho dubbi su chi ricadrebbe la scelta – fece alla fine,
fissandolo.
Per quanto fosse
legato ai membri dello Shohoku, doveva fare il bene della squadra e se
avesse dovuto scegliere tra Sendo e Rukawa, davvero non aveva dubbi che
l’ex compagno di squadra avrebbe perso. Si
allontanò a passo di marcia, scuro in volto, mentre la Volpe
lo squadrava meno amichevole che mai. Per chi lo conosceva bene,
sapevano che significava guerra!
Ad Heiji certo
non andava meglio.
Dopo aver
cercato di evitare lo sguardo penetrante di sua sorella,
sbottò – Che c’è?
Eiko
sbuffò – C’è una squadra con
te, l’hai vista vero?
Il ragazzo
roteò gli occhi –
Sììì – belò, ma
Eiko lo guardò minacciosa – Riprova a giocare da
solo e giuro che la finale te la guarderai da casa!
Ecco, niente di
meglio di una strigliata per migliorare l’umore del campo,
pensò Kiyota osservando quei due diavoli: Rukawa e Heiji
Hisae saltellavano allegri e gioiosi per il campo, atterrando chiunque
gli si parasse davanti. Sembravano due bestie inferocite.
Alla terza palla
mandata fuori per scazzo, Sendo quasi pensò che Kaede
volesse sabotare la squadra. Fregò la palla a Kiyuwa e corse
verso il campo avversario, mentre si scontrava con Fukida; lottarono
per un po’, poi riuscì a smarcarsi, trovandosi di
fronte Kisame.
- Non passerai!
– Sbottò quello, parandosi davanti come una
muraglia di due metri e passa.
Sendo
fischiò, poi con la coda degli occhi vide Rukawa smarcarsi
da Heiji; era il momento di giocare un po’ tra loro. Con la
sensazione che Akagi lo avrebbe decapitato, passò la palla
alla Volpe che riuscì a fare canestro con un bel dunk
convinto.
Certo, lo
avrebbe negato fino alla morte, ma Sendo lo aveva visto sorridere per
l’azione che avevano studiato per ore la notte precedente.
Lo
Spaventapasseri gli passò accanto – Ora, vedi di
giocare come si deve – borbottò.
- Se –
rispose scocciato la Volpe.
Beh un minimo di
miglioramento c’era pure. Sarebbe stato un attimino meglio se
la Volpe si fosse almeno sforzata di fingere, invece di
aspettare che la palla gli piovesse dal cielo tipo benedizione. Dopo la
decima volta, persino all’uomo dalla “trance
perenne” salirono in cinque minuti.
- Rukawa!
– Sbottò rabbioso Sendo dopo dieci minuti e
quello, anima pia lui, decise fosse meglio passargli una misera palla,
giusto per non svegliarlo dallo stato comatoso in modo troppo brusco.
Sendo afferrò la palla furioso, tanto che Maoru decise di
voler continuare a vivere, spostandosi, e andò a canestro
con furia.
- Ohoh, lo
Spaventapasseri ci sta crollando! – Gufò Kiyota,
che sembrava tutto fuorché dispiaciuto della cosa.
-
Mannò, figurati! Quello è un Buddha! –
Rimbrottò Mitsui.
E, infatti, il
“Buddha” ridacchiò in modo alquanto
sinistro, quando il suo caro collega colpì il parquet di
culo a causa di Kiyuwa. La Volpe lo fissò, augurandogli
probabilmente ogni possibile atroce tortura, poi andò ai
tiri liberi.
Tutto questo,
contornato dagli svalvolamenti di Akagi, che ormai si controllava per
pura bontà divina, e di Maki, che cominciava ad avere la
mezz’idea di piantare in asso la partita e andarsi a
spaparanzare al sole.
Fortuna delle
fortune esisteva Jin che, o perché eternamente drogato o
perché intimamente ebete, fingeva di non vedere nulla e
proseguiva allegro e gioioso per la scarpata della beata ignoranza. La
Guardia perse la palla che gli passava Maki e, dopo essersi smarcato da
Maoru, riuscì a segnare nuovamente.
Il punteggio era
ora di 63 a 60 per il Kanagawa, mancavano dieci minuti e si era anche
esaurita la pazienza di tutti.
Di certo, furono
i dieci minuti più lenti della loro vita.
Sendo, in uno
slancio di pietà, passò alla Volpe che si
ritrovò il solito Heiji di fronte. Si scrutarono per qualche
istante e, fortunatamente, nessuno di loro profferì parola.
Rukawa si mosse verso destra, ma Heiji lo anticipò,
piazzandogli il braccio sotto al naso; lottarono per un bel
po’, mentre gli scricchiolii del parquet sembravano immersi
nel silenzio del palazzetto.
-
Dannazione… - sibilò L’Ala dello
Shiroi, che non riusciva a prendergli la palla. Stranamente, nessuno
dei compagni liberi avevano richiesto un passaggio e Rukawa gliene fu
quasi grato.
Forse avevano
capito.
Fu giusto negli
ultimi cinque minuti di lotta, che Maki e Sendo cominciarono a dare
segni di nervosismo; lui poteva benissimo perdere tutto il tempo del
mondo, rinunciare alla sfida e tenere la vittoria già in
pugno, visto che erano già i vantaggio.
Ma, purtroppo
avevano già capito che non era nell’indole della
Volpe. Maki gli lanciò una muta richiesta, ma Rukawa scosse
il capo: doveva fare da solo, maledizione!
Uno spostamento
brusco, una distrazione, e la mano di Heiji ruppe la difesa, rubandogli
la palla.
- Cazzo!
– Sbottò, correndogli dietro.
Come per magia,
lo stadio esplose di rumori: incitamenti dei viola-giallo, le grida
dalla panchina del Kanagawa, le imprecazioni contro di lui…
ma non doveva ascoltare, non poteva permettersi di fermarsi ad
ascoltare. Se avesse segnato con una tripletta, avrebbero avuto la
prima sconfitta; voleva dire non poter arrivare primi, voleva dire
perdere per colpa sua. Della matricola della situazione.
Rukawa
smadonnò in un sussurro, poi si parò davanti
all’Ala Piccola.
- Credo che
segnerò, sai? – Sbottò quello, che
cercava di arretrare.
La Volpe teneva
d’occhio la linea dei tre che Heiji Hisae aveva piazzata
davanti ai suoi piedi; se avesse tirato in quell' istante, avrebbero
perso. Quasi non se ne accorse, quando si sbilanciò in
avanti con un gesto brusco, mandandolo a tappeto. L’arbitro
fischiò per i tiri liberi dalla linea dei due.
Si posizionarono
tutti ai fianchi di Heiji. Sendo fissava Rukawa, indecifrabile; Akagi
era molto più esplicito: sembrava pronto a torcergli il
collo.
La Volpe si
concentro così intensamente sul canestro, che
sperò si staccasse e cadesse di schianto. Ma a quanto
pareva, l’Essere Celeste lassù lo amava o comunque
lo trovava simpatico, perché dopo il primo tiro a segno, il
secondo volò fuori e il Kanagawa vinse per 63 a 62.
Tutta la
panchina proruppe in un sospirò generale, tornando a far
funzionare i polmoni, mentre quelli dello Shiroi si disperavano in giro
per il campo.
Non era da lui,
ma Rukawa si ritrovò a chiudere gli occhi, passandosi le
mani sul viso: ci era andato vicino, molto vicino. E probabilmente ora
doveva sorbirsi non pochi problemi. Infatti la voce di Jin
gli arrivò all’orecchio con un – Se
fossi in te, non aprirei gli occhi prima del ritorno in patria
– non molto incoraggiante.
La Volpe
provò a guardare attraverso le dita e si ritrovò
piazzato il grugno di un Akagi più nero del solito.
- Noi dobbiamo
parlare – annunciò, con tono da oltretomba, e si
allontanò calpestando chiunque gli si parasse davanti ai
piedi.
Anche per i suoi
standard, il silenzio degli spogliatoi era stato fin troppo,
soprattutto per una vittoria. Quando si spostò sotto la
doccia, si ritrovò a pensare che, in effetti, vincere solo
per un errore dell’avversario non era un granché.
- Stai pensando
di affogarti? – Rise Jin, passando alle due spalle e aprendo
la doccia al suo fianco.
- Hn –
rispose lugubre. Quello gli sembrava sempre più fuori dal
mondo.
Come se gli
avesse letto quelle parole in fronte, Jin scrollò le spalle
– Beh, tutti sbagliano.
E con questa
perla di saggezza sopraffina, uscirono all’esterno dove
Rukawa ebbe giusto un filo di terrore puro, al pensiero di quello che
avrebbero detto quei decerebrati.
E, in fondo,
doveva aspettarsela.
Quando li videro
arrivare, partirono in quarta dal fondo del corridoio, muovendosi come
una mandria di bufali inferociti. Sorpresa delle sorprese, la prima
punizione fu da parte di Ayako che lo colpì così
forte da mandarlo lungo svenuto.
- Razza di
caprone! – Sbottò, - Ma possibile che devi fare
sempre di testa tua? Mi è quasi venuto un infarto, porca
paletta! – Sbraitò.
Rukawa si
limitò ad inarcare un sopracciglio, non avendo nulla di
meglio da fare; di confessare di aver sbagliato, manco a parlarne, che
si buttassero giù da un ponte tutti quanti.
Ovviamente
dovette sorbirsi per tutto il tragitto il silenzio dei titolari tranne
Jin, ma lui era roba a parte, e le occhiatacce di Ayako,
Spaventapasseri psicotico e Gorilla, più i rimbrottamenti
della Scimmia che era "sicurissimo che avrebbe fatto così".
Arrivati al
Tempio, aveva già deciso che ne aveva le palle piene ed era
quasi pronto a chiedere pietà, quando arrivò la
mazzata finale: quel cerebroleso dalla testa rossa vuota come un cocco,
gli arrivò contro con uno scontro frontale da far
risuonare tutta la Sala e mandarli tutti e due a salutare gli
angeli.
- Pezzo di
cretino! – Sbottò la Volpe, rialzandosi.
- Ah io?! Tu sei
un imbecille! – Gli sputò in faccia
l’idiota, - Hai quasi fatto perdere la squadra! Sempre
lì a fare la diva, ma sta volta hai preso uno più
forte di te! E se riusciva a fare canestro? Avremmo perso solo
perché tu vuoi fare il figo! – Esplose tutto
insieme.
- Abbiamo vinto
– rispose impassibile lui.
Kiyota
sbuffò, ma fu Sendo a rispondere – In modo
stupido! Abbiamo vinto solo perché Heiji ha sbagliato. Se ti
sembra una vittoria meritata…
La Volpe gli
lanciò un’occhiata di fuoco. Ok, lui parlava poco,
ma si era già stracciato le palle di tutte quelle accuse
– Tu l’altra volta hai fatto a modo tuo, con
Miasami. Ora io ho fatto come mi pareva, non ci vedo tanta differenza
– sentenziò e li piantò in asso, per
andare al piano di sopra a passo di morte.
Hanamichi fumava
dalla rabbia e si arrampicò sulla scalinata, ululando come
un bisonte ferito – Dannata Volpe!
I loro schianti
si sentirono per un bel po’. Per ora, Teppista e Tappetto
avevano deciso di dare un po’ di pausa alla Volpe
spelacchiata e stressata, mentre Akagi ringhiava ancora come un orso
imbestialito; Sendo, arrabbiato pure lui, si limitava al silenzio,
mente Hanamichi tentava l’approccio “Terapia
d’Urto”, che consisteva fondamentalmente di
frantumarsi e farsi frantumare tutte le ossa del corpo.
- La pianti di
fracassarmi i coglioni? – Sbottò, al limite e
molto educatamente, Rukawa, mentre tentava di spaccargli la porta sul
naso.
Hanamichi lo
fissò, grugnendo – E’ la volta buona,
che qualcuno ti picchi a sangue, razza di demente! Che lo fai con noi
è pure accettabile, ma in un torneo così! Io lo
sapevo! Idiota! – Continuò a rompergli
l’anima, dall’altro lato del corridoio.
Rukawa
alzò gli occhi al cielo – Paranoico.
- Volpaccia
Boriosa! – Ringhiò il rosso.
La Volpe in
questione, finse di sbadigliare – Possiamo andare avanti
all’infinito, ma io ho sonno, quindi vai a rompere qualcun
altro.
- Scordatelo!
Devi pentirti di quello che hai fatto!
Al piano di
sotto, Fujima guardava un pelo preoccupato il soffitto che tremolava
– La pianteranno prima o poi o ci cadranno in testa?
Akagi
sbuffò – Non penso. Quasi quasi mi sento di essere
d’accordo con Hanamichi, il che è
preoccupante…
Hanagata lo
fissò – Sono due estremi troppo…
- ... estremi
– aggiunse il Teppista, ghignando. – Sono due
imbecilli che non sanno parlare decentemente e devono spaccare i
coglioni.
- E come al
solito, i tuoi riassunti sono un amore – lo prese per il culo
Miyagi, entrando.
-
‘fanculo, Tappo!
- Fine e
delicato e anche questa non è una
novità… - grugnì Miyagi, - Piuttosto,
domani vedremo Akira Miasami contro Aki Haranobu! –
Ghignò, impugnando il programma del Torneo.
- Aha! Ne
vedremo delle belle allora! – Sbottò cupo il
Gorilla.
- Secondo me si
azzuffano!
- Secondo me lo
speri, Teppista che non sei altro! – Lo rimbeccò
Miyagi e continuarono a scornarsi anche sulle scale.
Akagi
borbottò come una teiera – Piantatela e andata a
dormire! – Gridò e la voce di Mitsui lo raggiunse
dall’alto dei cieli – Schiantati, Gori! Hai meno
vita di mia nonna!
- Io vado su
è gliela faccio vedere la vita… gli ballo sulle
ossa frantumate ecco che faccio… - cominciò a
blaterare Akagi, uscendo con aria minacciosa dalla cucina.
Fujima sorrise
– ‘Sta buono, falli rilassare un po’!
- E capirai la
fatica immane che fanno! Si ammazzano dal ridere ogni santa partita,
mangiano e bevono a sbafo, ogni tre quarti vogliono festeggiare!
– Continuò a borbottare, per poi ringhiare a quei
dementi del piano di sopra che ancora fracassavano i timpani.
- Altro che
caserma! Una dittatura! – Sbottò Mitsui,
spaparanzato sul letto della camera aperta.
- Dormi idiota,
piantala di rompermi l’anima. E chiudi questa porta che non
tutti desiderano vederti in tutto il tuo splendore…
Solo dopo tre
ore, tra lanci di scarpe da una porta all’altra e ululati del
Capitano, la voce di Ayako dal corridoio li raggiunse – Banda
di caproni! Non so se ve ne siete accorti, ma avete superato la seconda
fase! – Gridò, visto che quegli imbecilli erano
troppo impegnati a frantumarsi le palle o distruggerle a Rukawa, per
accorgersene.
- Yeeeah!
– Un urlo selvaggio arrivò niente meno che dalla
stanza delle due Scimmie.
- Domani si
festeggia! – Fecero invece Teppista e Tappetto.
- Col cavolo!
Andate a dormire gente inutile! – Ringhiò il
Capitano dall’altro lato.
Ayako
cominciò a rotolare per il corridoio, ridacchiando
– Ok, ok. Vado a dormire che è meglio, notte banda
di psicotici!
Si
addormentarono ancora più tardi, quando in pratica era ora
di alzarsi, pronti a ben tre giorni di pausa prima della finale!
N/A
Io chiedo venia per il ritardo mostruoso ma ho un bel
pò di casini in giro... Bien, anche questa è
fatta e come al solito Rukawa ci mette del suo. Ovviamente, la sua
punizione non è ancora nemmeno iniziata!
A quanto pare vi ho fatto ricredere abbastanza sulla mia
velocità eh? XD
Spero di ricominciare a seguire i vecchi ritmi.
Ora un saluto a voi povere anime:
Aka_z: Hi ^O^ Beh sì, ovviamente tutte le partite sono
più lotte greco-romane che partite di basket vere e
proprie... ma era anche ovvio con le riserve in campo. XD
Aki, sì... è il suo compito stare sulle balle e
nel prossimo tra lui e Miasami faranno a gara a chi rompe di
più.
Kiyota è tenero sempre, non diciamo sciocchezze
ù.ù
E anche Rukawa ha un lato teneroso di sé, anche se si vede
pocho come in questo capitolo. La long la pubblicherò tra
poco e spero davvero che ti piacerà!
Sole88: Oddio, davvero non credevo che lacosa in firma servisse davvero
XD
Sono contenta che tu sia venuta a dare un'occhiata e mi dispiace di
averci messo tanto! Sì, scegliere di usare i Best
è stato difficile, ma volevo puntare su qualcosa di
originale... come vedi, però, spesso le "riserve"rompono
come al solito. XD
Anzi no, senza il forse.
Sì, Sendo è dotato di cintura di
castità bella spessa, ma devi ammettere che in certi casini
ci si va a mettere lui!
Ben, al prossimo allenamento! XD
Ora un saluto ai dodici che l'hanno messa tra i preferiti:
20jp90
antote
asthenia
Bella07
gaara4ever
HPalessandra
kenjina
klikka
lilli84
lucilla_bella
Scorpyon
Trilla
Avendo io la
museruola, non dovrei mordervi in caso di recensioni, quindi fate pure
ù.ù
Alla prossima
<3
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Capitolo 10 *** Il gioco sporco ***
Il gioco
sporco
Il giorno seguente fu
il solito spargimento di sangue, soprattutto perché erano in
ritardo cronico per la partita tra Ichihara e Narashino.
- Ma che cazzo ci
frega a noi della partita di quegli squilibrati! –
Sbottò il Teppista, quando il Gorilla gli invase la camera.
- Complimenti, questo
sì che è parlare da professionista! –
Ironizzò, cominciando a cacciarlo dal letto a suon di
pedate.
- Beh, non ha tutti i
torti… con quello che hanno da fare, figurati se pensano a
noi! – Sbadigliò Miyagi, trascinandosi fuori dal
bagno.
Akagi
sibilò una maledizione – Non cominciamo di prima
mattina, datemi almeno un po’ di tregua!
- E quale sarebbe il
nostro divertimento poi? – Lo scazzò la solita
Scimmia Rossa, dal corridoio.
- Ok, fate come
diavolo vi pare! Chi vuole venire, venga! Chi no, se ne andasse al
diavolo! – Sbottò, piantandoli in asso e scendendo
le scale come un indemoniato.
- Uhm, dovremmo essere
un po’ più buoni con lui… -
considerò Miyagi, ributtandosi sul letto completamente
vestito.
- Nah, ci ama
così lo sai! – Ghignò il Teppista, -
Piuttosto, tu che vuoi fare?
- Adesso? Mah, vedere
quei due che si scannano non mi dispiacerebbe! – Rispose il
Tappetto, riferendosi a quei due mostri di Aki e Miasami.
- Sono
d’accordo! – Se ne uscì Hanamichi,
saltellando per il corridoio.
- Ma la pianti di
farti i cazzi degli altri? – Sbottò Mitsui,
correndogli dietro. Cominciarono ad azzuffarsi davanti alla
stanza di Maki, che uscendo piazzò la porta sul naso del
Teppista.
- Scusa –
fece il Vecchiaccio, in realtà per nulla sconvolto dalla
cosa.
- Ahh, vaffanculo!
– Rispose amabilmente quello, mandando al diavolo sia Maki
che Idiota.
Al piano di sotto, il
resto della banda aveva rinunciato a correre allo stadio ed erano
spalmati a fare colazione in giro per casa.
Nella piccola cucina,
Hanagata ingollava caffè a tutto spiano, sbadigliando come
un leone, Fujima tentava di capire chi ci fosse all’altro
capo del telefono, ma a quanto pareva aveva subito troppi duri colpi e
aveva dichiarato la resa, mentre Ayako leggeva il giornale.
- Che notizie ci sono
dal mondo? – Chiese Kiyota, buttandosi sullo sgabello accanto
al Gorilla che grugniva.
- Beh nulla di
che… - cominciò la manager, prima di sputare
tutto il caffè in faccia a Jin che si stava appisolando
vicino a lei.
- Argh scusa Jin!
E’ che qui parlano del Torneo!
- Sì?
– Chiesero in coro Scimmia e Gorilla.
- “Ichihara
per la sesta volta in finale?” Ma povero Nara, già
lo danno sconfitto! – S’indignò Ayako,
ma nessun altro fece una piega,
Un sbuffo li fece
girare tutti verso l’esterno, dove Sendo stava rosolando al
sole – Se Miasami fosse migliore, non starebbero sul filo del
rasoio – fece con tono amabile e profondamente bastardo. Si
guardarono un po’ tutti con gli occhi al cielo e alla fine
decisero di non rispondergli, preferendo mantenere più a
lungo possibile il clima di pace.
- In effetti, questa
è l’ultima occasione per il Nara… -
fece Fujima, rinunciando a capirci qualcosa e buttando
all’aria la cornetta.
- Se perdono ora,
lasciano automaticamente i primi due posti – aggiunse Akagi.
Jin
ridacchiò – Tra Aki e Miasami, tremo
all’idea del gioco che faranno… non sono
esattamente un esempio di lealtà.
Ci fu un mormorio di
consenso generale, poi il solito psicotico irruppe con aria da
svalvolato – Dov’è?! –
Ringhiò, guardandosi intorno.
- Di chi diavolo
parli? – Sbottò Ayako, mentre gli altri non
avevano dubbi a cosa stesse pensando il mentecatto di casa.
- La diva dei miei
stivali! Quell’idiota della Volpe! –
Ribatté Hanamichi, come se fosse ovvio.
La manager
sospirò – Oddio, e che ne possiamo sapere noi?
Ma quella testa bacata
scrutava Jin che cominciò a sudare – Cosa
c’è, Hana? – provò,
gentilmente.
- Non provare a
fregarmi con quella faccia… dovresti saperlo tu!
Jin sospirò
– Non ne ho idea… - balbettò, mentendo
sapendo di mentire.
Ma prima che qualcun
altro potesse dire o fare qualcosa, quello era già
zampettato via alla ricerca dell’uomo “faccio tutto
io” a zonzo per la città.
- Ok, fuori uno!
– Gongolò Akagi, mentre gli altri cominciarono a
sghignazzare. – Andiamo alla partita? –
Borbottò e quelli lo guardarono come a dire
“Abbiamo altra scelta?”
Si alzarono con un
concerto di sedie strusciate e sbuffi vari, mentre Ayako e Fujima
continuavano a blaterare sulla partita che, sicuramente, era pure
iniziata. Akagi già cominciava a saltellare ansioso
all’ingresso e fulmino quei due poveri dementi sulle scale
– Dove andate? – Domandò, sul piede di
guerra.
Teppista e Tappetto si
lanciarono una vaga occhiata – A fare un giro! –
Sbottò Mitsui, - Che c’è, non possiamo
manco uscire senza scorta ora?
Il Gorilla
collaudò il suo solito metodo: occhi chiusi, contare fino a
centomila, poi grugnì – Se non faceste danni in
giro ogni volta…
- Su, su Akagi, me ne
occupo io! – Assicurò Miyagi. Un po’
come far controllare il miele da un orso o, in quel caso, un mentecatto
da uno psicotico.
Li guardò
assolutamente non convinto, poi sospirò – Se vi
succede qualcosa, chiamate pure la Guardia Nazionale e il WWF ma
scordatevi di tornare qui.
Ayako
cominciò a ridere dalla cucina – Il WWF?!
Ma quelli sembravano
giusto un pelo perplessi; fecero finta di capire e se ne uscirono con
espressione angelica, falsa come Giuda, mentre Akagi reprimeva
l’impellente desiderio di legarli ad un palo.
No, la sua non poteva
essere solo sfiga. Probabilmente cera qualche allineamento celeste di
cui non era a conoscenza, magari l’oroscopo che entrava nella
casa della disgrazia nera e del canguro idiota saltellante.
Rukawa si sporse
giusto lo stretto necessario per notare una testa rossa come un
pomodoro che ballonzolava freneticamente; ora, ammettendo pure che
avesse fatto giusto un piccolissimo errore strategico, non poteva
meritarsi questo. Non la Scimmia psicotica alle calcagna tutto il
giorno.
Considerando come
sbraitava in giro alla ricerca di una “Volpe”, con
un po’ di fortuna lo avrebbero arrestato prima di pranzo.
Peccato che ad un certo punto, lo aveva perso di vista.
- Ehi, eccoti qui!
– Si sgolò, facendo girare mezzo locale.
Rukawa quasi gli
sputò in faccia tutto il tè e gli stava pure bene
– Cazzo… - mugugnò, mentre cercava di
pulire.
- E così ce
ne scappiamo! Aha, lo sapevo che eri un vigliacco! –
Continuò ad urlare, anche se erano a dieci centimetri di
distanza.
- Ma la pianti di
urlare, idiota? Vattene.
- Nonono…
staremo insieme oggi! Gli altri sono alla partita! –
Ribatté, con un ghigno da sadico.
Alla Volpe venne un
infarto completo; lo guardò, battendo le palpebre, poi si
passò una mano in fronte
–
Ossignore…
- Scusate, volete un
po’ d’intimità?
- Già, ce
ne andiamo?
Rukawa alzò
gli occhi al cielo: ecco, ci mancavano quegli altri due imbecilli.
Mitsui se ne stava appoggiato alla ringhiera del caffè, con
un ghignò a trentadue denti, mentre Miyagi sbavava sui dolci
del bancone.
Ora ne doveva
sopportare tre, invece di uno. Magari per strada, trovava un modo
indolore per suicidarsi.
Entrarono nello stadio
che c’era un casino infernale.
- Beh è
ovvio… sono due squadre della prefettura… - fece
Fujima, guardandosi intorno.
- Bastardi parziali!
– Grugnì Kiyota.
Sendo fece finta di
niente, per poi puntare gli spogliatori.
- Dove vai?
- In bagno!
– Gridò di rimando e andò alla ricerca
dei bagni, cosa molto difficile visto la complessità del
palazzetto. Sbagliò strada due volte e finì
persino nel ripostiglio delle scope, in un vicolo cieco e in mezzo alle
palle di riserva. Quando cominciò seriamente a pensare di
essere stato trasportato in un’altra dimensione o nel
labirinto del Fauno*, sentì la voce del compagno di Akagi,
il gigante degli Icha.
A quanto pare, era
finito nell’area dei giocatori.
Sendo mise fuori la
testa e, infatti, lesse la targhetta “Spogliatoi
Ichihara” e notò due giocatori parlare
all’esterno: uno era Isao, l’altro era la guardia
dai capelli rossi, Kaoru.
- Ho parlato con Ishi
Kito e dice che Akira sta messo piuttosto male…
Isao sbuffò
– Non che Aki stia messo meglio… quei due mi
faranno venire un infarto prima della fine della partita…
Sendo
inarcò un sopracciglio, cercando di capire di cosa
parlassero, poi una voce alle sue spalle gli fece perdere tre anni di
vita – Ciao, Akira.
- Eh? Oh, ciao
Aki…
Aki Haranobu fece un
breve sorriso, poi si avviò verso i suoi spogliatoi, senza
minimamente chiedersi cosa ci facesse uno del Kanagawa
laggiù.
Isao lo
fissò con un cipiglio – Aki, dobbiamo
parlare… - poi sparirono tutti e Sendo rimase a chiedersi
che diavolo stesse succedendo. Ritornò sugli spalti un pelo
perplesso e quasi non sentì Maki che lo chiamava.
- Ehi Porcospino,
dormi? – Gli gridò dietro la Scimmia.
- Ah,
scusate… - borbottò vago, prima di sedersi su
Kiyota, invece che sulla poltrona libera.
- Ehi! Ti stai
rincitrullendo più del solito?! –
Continuò a blaterare, praticamente da solo.
- Qual è il
problema? – Chiese Maki, dubbioso: anche se mezzo svampito,
di solito un minimo di collegamento col mondo Sendo ce
l’aveva…
- Mah, brutta
sensazione tutto qui… a che stanno? – Chiese poi,
arrampicandosi sulla balaustra.
Doveva iniziare il
secondo tempo e, per ora, il Narashino era in vantaggio a 34 contro i
25 dell’Ichihara.
Le due squadre
rientrarono in campo con Isao da una parte e Miasami
nell’altra con un diavolo per capello. Il coronamento ci fu
quando quel bastardo dell’allenatore-mostro decise di mandare
il Fantasma in guerra con l’aria del Kamikaze.
- Beh, ora ne vedremo
delle belle… - commentò la Scimmia, ghignando
come una iena.
- Vergognati,
divertirsi alle spalle altrui! – Lo prese per il culo Maki al
suo fianco.
In campo, Aki
trotterellò allegramente verso Miasami che sembrava vere un
vago tic all’occhio.
- Guarda, guarda chi
si vede… - riuscì a borbottare con la sua semi
paresi facciale.
Aki si
limitò, al solito, a battere le palpebre.
Ecco, quello che
avevano visto dal secondo tempo li aveva un filo scioccati. Quegli
psicopatici delle loro riserve facevano un casino della madonna e si
menavano da mattina a sera, ma quei due erano sulla buona strada per
diventare membri onorari del club.
Quel
bastardo-formato-tascabile non aveva fatto altro che stare appiccicato
a quel diavolo di Miasami che, dal canto suo, non era certo meglio: ad
u certo punto, aveva anche deciso di spaccargli la palla in testa,
giusto per scazzo.
L’arbitro
aveva appena fatto in tempo a fischiare, che Aki andò ai
tiri liberi alla cieca, mancandone uno e infilando l’altro
quasi per sbaglio.
Akagi notò
giusto il fumo partire dalle orecchie di Isao, ma il piccolo Playmaker
non sembrava sbattersene più di tanto. Anzi, Aki se la
svignò verso il centro del campo, sganasciandosi le mascelle
dal sorridere.
- Io quello lo
ammazzo… - borbottò Isao, muovendosi verso il
canestro a passo di ciclope.
Akagi dagli spalti
trattenne un ghigno, riconoscendo lo sguardo dell’amico
– Un’altra cosa così e Isao gli stacca
la testa a morsi… - borbottò, mentre
l’arbitro fischiava un nuovo fallo, questa volta di Aki.
- Io lo dico che si
pestano alla fine… - mormorò Jin.
- O
l’arbitro li butta fuori a calci in culo – aggiunse
la Scimmia, con molta grazia.
Dopotutto non ci era
andato lontano; avrebbe potuto quasi avviare
un’attività da medium. Quasi.
Infatti, non era stato
l’arbitro a spaccargli la testa, in quello erano capacissimi
anche da soli, ma i loro rispettivi allenatori quando si trascinarono
in panchina. Quel demone di Kendo, sembrava già pronto con
quell’infernale bastone; peccato che Aki meno di
così non poteva sbattersene. Dall’altra parte,
poi, c’era il redivivo di Kito che si limitò ad
una pacca sulla spalla, ma al massimo.
- Beh, quei due non mi
sembrano tanto sconvolti… - commentò Maki,
appoggiandosi alla ringhiera e indicando gli allenatori.
- Sei cieco? Kendo si
sta trattenendo dal distruggergli un fianco con quel coso! Ma quello
lì non se lo fa passare manco per l’anticamera del
cervello… - replicò la solita Scimmia.
Infatti, non fecero in
tempo a tornare in campo, che si scannarono sulla palla a centro campo
e poi Aki scattò come un proiettile verso il canestro.
Fu Ishi Kito, con
molto spirito di sacrifico, a trotterellargli incontro, salvo poi
capire cosa era meglio per la sua vita; il Playmaker lo
superò con facilità e… si
schiantò su Ota che ripassò a Misami per
ricominciare la giostra.
- Mi sta venendo il
mal di mare… - Annunciò ad un certo punto Jin,
mentre per milionesima volta, Aki e Misami si trucidavano sotto
canestro.
- Sì ma se
non si picchiano non c’è gusto! – Si
lamentò Kiyota, prima di ricevere non uno, ma due pugni a
testa dai Capitani.
Ma a quanto pareva il
grande Dio del basket lassù era d’accordo con le
scimmie visto che, a metà secondo tempo, Misami
incontrò da vicino il parquet, finendo spiaccicato.
Il fischio
dell’arbitro, più lungo del solito,
fermò la folla e il palazzetto finì nel silenzio.
Akagi si
alzò, praticamente sporgendosi dal posto – Si
è fatto male?
- Chissene…
- borbottò la Scimmia, insensibile come una capra, mentre
già l’allenatore Kito zampettava in giro per il
campo, lamentandosi e facendo saltare i nervi a tutti.
Aki era ritto impalato
accanto a Misami, con la testa reclinata da un lato con quel bel tocco
di paranoia che trasmetteva ogni volta.
Isao si
spostò a passo di carro armato, avanzando dal canestro al
centro in due passi; con l’espressione felice di un capretto
a Pasqua, afferrò il suo giocatore per la maglia. - Sei
stato tu? – Sbottò, cercando di abbassare la voce.
Aki lo
fissò con un’indifferenza che tra
l’altro gli riusciva benissimo – No.
Sì,
d’accordo. Credere a lui era un po’ come essere
dalla parte di Giuda, ma lui non poteva farci niente; era comunque il
Capitano della squadra. Se avesse saputo che era stato lui, lo avrebbe
appeso agli armadietti dello spogliatoio, ma quello si poteva benissimo
fare anche dopo cose più importanti. Tipo vedere se
“quello lì” era vivo, ad esempio.
- Misami… -
L’allenatore si avvicinò timoroso e balbettante,
biascicando qualcosa che non capirono loro, figurarsi il moribondo
spiaccicato a terra.
- Scusi eh?
– Sbottò il Centro del Narashino, Ota, spostando
il suo allenatore; si accovacciò accanto a Misami e lo
schiaffeggiò - Sveglia, Capo!
- Cazzo! –
Se ne uscì quello rimettendosi a sedere così in
fretta che l’arbitro perse due secoli di vita.
- Ecco, con le maniere
dolci di ottiene tutto… - ghignò Ota, tutto
fiero.
- Allora, ragazzo,
stai bene? – S’inserì
l’arbitro che sembrava aver riacquisito l’uso della
parola.
- Ti pare che possa
stare bene?! Ho un dolore atroce alla gamba! – Si
lamentò Miasami.
L’arbitro in
questione, tale Koichi, represse l’istinto di sbattergli il
naso sul parquet, e indicò ai giudici una sospensione della
partita.
A quel punto il corteo
si mosse verso gli spogliatoi, mentre Miasami smadonnava e il
palazzetto cominciava a starnazzare.
- Beh, non si
può dire che non sia stata divertente… -
cominciò Kiyota.
- Scemo, guarda che un
colpo alla gamba non è cosa da niente! – Se ne
uscì il solito Maki.
Fujima
mugugnò qualcosa – A me sembrava fosse il
ginocchio…
- Eccerto,
così va meglio! – Ironizzò ancora la
Scimma. – Se non sbaglio il Teppista ha finito i suoi giorni
con il ginocchio spappolato…
- Sei insensibile Nobu
– provò a quel punto Jin.
- Ah, quel tizio se lo
merita, vero Porcospino? – Ribatté rivolto a Sendo
che si alzò sospirando, ma senza dire niente.
Negli spogliatoi del
Nara, intanto, mentre il medico faceva del suo meglio per legare come
un salame quel demente che non faceva altro che agitarsi, gli altri
gufavano come carampane che fanno l’uncinetto.
- Io non ci credo
nella buona fede di quello lì! – Sbottò
l’Ala Kito.
- Beh, Aki sarebbe in
grado, ma Isao… - cominciò Choji Kano,
spalmandosi sulla panchina.
- Isao non
l’avrebbe permesso. E’ fin troppo giusto!
– Fece sicuro Misami dal lettino.
Il medico
finì di visitarlo con un gran sospiro di sollievo e se ne
andò alla chetichella dicendo che avrebbe parlato con
l’allenatore; Misami quasi non e ne accorse, tanto era
incazzato. Saltò giù con un balzo e quasi mezzo
Giappone sentì i suoi ululati da coyote ferito.
- Idiota, rimettiti
sul lettino! – Gli gridò in testa Ota, poi
continuò – Ok, Isao è dolce e carino,
ma quel cosetto non ha certo bisogno del suo Capitano per decidere! Lo
abbiamo già visto altre volte… e con il Kanagawa
ha fatto una valanga di falli…
Mentre tutti annuivano
con aria di corteo funebre, la porta si aprì ed
entrò Isao. Si fulminarono tutti, poi Ota lo
fissò – Che vuoi?
Misami gli
gettò un’occhiata incenerente e poi
guardò Isao, battendo le palpebre.
- Akira… mi
dispiace per la gamba… - fece il Capitano
dell’Ichihara, mentre alcuni lo fissavano pronti alla rissa.
Il Playmaker
provò a sorridere, anche se sembrava avere una paresi
– Non preoccuparti…
- Senti un
po’, Isao! Quel tuo giocatore deve piantarla! –
Sbottò invece quel “grande idiota”, come
lo chiamava Misami, di Ota.
Il Centro
sospirò – Parli di Aki?
- E’ stato
lui – ribatté con sicurezza Ota.
- Uhm, e hai le prove?
– Replicò Isao, che cominciava a ribollire.
- Ok, calmiamoci.
Senti, Isao, questa è una grossa gara e noi siamo in
competizione da una vita… Abbiamo già perso una
partita e perderne un’altra perché, francamente,
il nostro giocatore migliore si schianta per un fallo, mi sembra una
vigliaccata – spiegò l’altra Ala, Kenji,
cristallino come il sole.
Isao lo
fissò – Avete ragione, ma non posso punire un mio
giocatore se non sono sicuro della sua colpevolezza. Anche a me serve.
I due Capitani si
fissarono per un po’, poi Misami si colpì la gamba
con il palmo – Beh, non mi sembra male…
vedrò di tornare in campo e tu non mandare fuori Aki.
Abbiamo ancora una sfida da giocare… - fece, testardo.
- Un mulo…
un dannato mulo con la testa vuota… - cominciò a
smadonnare Ota, mentre spariva tra le panchine.
Il Capitano
dell’Ichihara annuì –
D’accordo, ma non perdere la gamba in campo… -
fece, uscendo.
Misami
ghignò – Bene, passatemi il ghiaccio!
Più o meno
tutti, compreso i muri, lo fissarono a mascelle sganasciate –
Che? Ma ti si è frullato il cervello? Vuoi giocare?
– Sbottarono in coro Kenji e Kano.
Misami
sbuffò, buttandosi a peso morto sul lettino e avvinghiando,
in pratica, un pezzo di ghiacciaio enorme – Su da bravi non
lamentatevi come al solito!
Dall’altra
parte, qualcuno sbuffava come una locomotiva; nessuno aveva dubbi su
chi si trattasse e Kito rimbrottò, affacciandosi –
Ota, stai rantolando in preda alle convulsioni?
- Non rompere! Se
perde una gamba io non gliela raccatto!
Mentre i giocatori del
Nara si ammazzavano allegramente col loro Capitano,
dall’altra parte il pubblico cominciava a far casino.
- Occhei, ce ne
andiamo? – Propose Kiyota, praticamente già alla
porta.
Akagi lo
fissò accigliato – Siediti –
scandì, ringhiando.
- Ohmachepalle
– fu il commento, prima di piombare nel nulla assoluto. Sendo
nel frattempo cercava di capire se davvero Aki avesse fatto quel fallo,
ma incredibilmente sembrava di no. Beh, di certo Misami non poteva
stroncarsi da solo; non era poi tanto scemo.
Akagi, invece, non
poté fare altro che ringraziare “colui che lo
proteggeva dall’ infarto” per la mancanza di quegli
psicolabili e conseguenti battute frantuma-cranio.
- Per la milionesima
volta, no ! – Si sgolò Mitsui, pensando fosse il
caso di mandarlo in strada a schiantarsi contro un autobus.
- Dai, Mitchi!
– Piagnucolò la Scimmia rossa, mentre Miyagi se la
rideva mantenendosi le costole.
- Non usare quel tono!
Tanto non attacca! – Replicò il Teppista.
A circa un chilometro
di distanza, Rukawa si mantenne la testa – Dio, sono dementi
più del solito…
Tenendo il conto: due
ore. Due maledettissime ore che andavano avanti così.
Quell’idiota
doveva avere una voragine al posto dello stomaco; un buco nero grande
quanto Tokyo. Ovviamente pretendeva di riempirlo con i soldi del
Teppista che era più disperato di lui. Per ora era riuscito
a resistere per due chioschi, due ristoranti e una specie di locale, ma
se quello psicotico avesse continuato a starnazzare come un’
oca, ce lo avrebbe portato lui a ingozzarsi, sperando che si strozzasse!
Ad un certo punto, il
Teppista tirò su bandiera bianca. Niente. Tutti si arrendono
al placcaggio di quella belva.
- Ok, comprati
qualcosa e muoviti che non ho tempo da perdere come balia! Ma tu guarda
che rompicoglioni… - cominciò a menarsela Mitsui,
mentre seguiva quello svalvolato nel chiosco.
Miyagi
sbuffò – E’ quasi meglio avere dei
bambini appresso che voi due… ehi Rukawa! Hai fame?
– Gli gridò dietro, mentre la Volpe si avvicinava
con l’aria del condannato a morte.
- No –
rispose, mentre da dentro arrivava la voce da colpo apoplettico del
Teppista che si stava dissanguando, manco stesse dando da mangiare ad
una tigre.
Addirittura Rukawa
dovette correre in aiuto di quei due, per scollare la Scimmia Rossa dal
tavolo. E dovette pure partecipare alle spese, se non volevano essere
impallinati dal proprietario.
- Ma ti rendi conto di
quanto mi hai fatto spendere, testa vuota? – Stava sbottando
per la quindicesima volta Mitsui, mentre Hanamichi si limitava a
rotolare per strada pieno come una botte.
Continuando
così, il Teppista avrebbe perso la voce a vita. Non che
questo dispiacesse a qualcuno.
- Piantatela! State
stracciando le palle a tutti, qui! – Se ne uscì
Miyagi e Rukawa non poté che dargli profondamente ragione.
- Va al diavolo, Tappo
– fu la risposta corale con tanto di gesti amorevoli.
- Occhecarini, vi
leggete nel pensiero?
Da lì alle
solite menate che fortunatamente nessuno vide, visto che non
c’era un cane in giro. Senza manco farlo apposta, si
ritrovarono sulla spiaggia e Rukawa si lasciò cadere,
proclamando la resa totale contro la demenza che era costretto a
subire. E dire che era scappato per evitare i colpi spacca-cranio del
Gorilla e dei compagni di squadra; quasi, quasi, gli mancava il
Drogato. Almeno lui era uno. Quelli lì erano fin troppi,
anche se costituivano un cervello solo.
Decise di contare i
granelli di sabbia, giusto per scoprire se esisteva più
sabbia al mondo o più squilibrio in quei tre e dovette
ricredersi: la sabbia continuava a vincere, anche se per poco. Il primo
a crollare fu il Tappetto che, dopo averli mandati sonoramente al
diavolo, si buttò al suo fianco, rovesciandogli
un’ ondata di sabbia addosso. Carino.
Ma a quanto pare
quella giornata era destinata a migliorare, visto che fu seguito dal
Teppista, che fece esattamente la stessa cosa a sinistra, e da
quell’imbecille che decise invece di buttarsi addosso, giusto
per fargli girare le palle come eliche. E dopo aver mangiato come un
bue, quell’idiota pesava, appunto, come un bue, o meglio come
una giovane orca assassina.
- Levati, idiota!
– Sbottò Rukawa, mentre quello si spalmava
felicemente sul suo stomaco. - Ti avverto, mi stai stritolando un
polmone.
- Come sei debole,
Volpe! - Commentò Hanamichi, spostandosi davanti a lui.
- Alleluia!
– Sibilò sarcasticamente l’altro.
Miracoli dei miracoli
rimasero in silenzio per un po’, immersi nei propri pensieri,
poi Miyagi diede il via al “circolo degli psicolabili
anonimi”.
- Ehi, tra pochi
giorni si torna a casa! – Fece notare, visto che erano a un
passo dalla fine del Torneo.
Rukawa, altro
miracolo, si trattenne dal commentare con un “ma
dai?” e si limitò ad annuire.
- Come ti senti per la
finale? – Chiese sempre il Tappetto, forse non ricordando
che, da bravo androide, Rukawa non esprimeva sensazioni personali se
non sotto tortura.
- Nh.
Appunto; ma
generalmente andava peggio.
- Beh, grazie per la
eloquente commento! – Ironizzò Mitsui. –
Piuttosto, al ritorno avremo il campionato di prefettura…
- Però
sembra strano giocare contro di loro dopo aver vissuto insieme per
giorni! Insomma, tornare ad essere quattro squadre diverse…
- fece Miyagi.
- Ma vuoi mettere
giocare contro quello psicotico di Fukuda? –
Ghignò Hanamichi.
- O il Gorilla
secondo? – Aggiunse il Teppista.
- E poi dobbiamo
arrivare alle Nazionali! – Esclamò ancora la
Scimmia Rossa.
Mitsui
annuì – Già, per me è
l’ultima possibilità… e anche per Gori.
Strano, era quasi
triste. Sentiva che gli sarebbe mancato il campo, il canestro, persino
gli allenamenti schiavistici del Gorilla e le mazzate con i suoi
compagni. Eppure aveva vissuto così a lungo senza il basket.
Era riuscito a
svegliarsi ogni mattina senza prendere la palla in mano e palleggiare.
Una follia.
Dio, com’era
stato stupido.
- Vinceremo
– fece sicuro Rukawa.
Mitsui lo
fissò – Sei sicuro di te, come al
solito… - ma la Volpe continuò - Questo
è il vero Shohoku. Dobbiamo vincere ora.
Hanamichi si
girò a guardarlo – Per una volta, la Volpe ha
ragione, Teppista. Lo Shohoku è quello col Gori, con il
Quattrocchi e persino con te. L’anno prossimo non
sarà così, quindi dobbiamo vincere ora.
Miyagi
ridacchiò – E ormai conosciamo i punti deboli di
tutte le altre squadre! Insomma, ormai Rukawa è
così vicino a Sendo e Jin… e tu Hana con
l’altra Scimmia lì…
- Come se Nobuscimmia
fosse mai stato un problema! – Sbottò il rosso,
con una smorfia.
- Fanculo –
fece, invece, l’amabile Volpe.
Cominciarono ad
accapigliarsi, mentre Mitsui guardava il mare – Cosa farete
dopo? – Domandò, quasi stupendo se stesso.
Gli altri tre si
lanciarono un’occhiata.
- Beh, suppongo che
altri due anni allo Shohoku non me li leverà nessuno!
– Ghignò Miyagi.
Tempo due secondi,
nuove occhiate assassine, e aggiunse – Come Capitano,
ovviamente.
Inutile dire che
l’uragano Hanamichi si scatenò su di lui - Aha e
qua ti volevo! Tu non diventerai mai il Capitano! Lo sarò io!
- Ma quale Capitano!
Sei il re dei falli, delle espulsioni, hai dovuto imparare i
fondamentali, giochi da meno di un anno… figurati se il Gori
ti fa Capitano! – Lo prese per il culo Miyagi.
Mentre quei due si
staccavano la testa a morsi, Mitsui guardo Rukawa – E tu?
- Io non so farlo il
Capitano – rispose Rukawa, a voce bassissima.
Il Teppista sorrise:
una confessione in piena regola, fatta da lui.
- Forse non
è detto, sai? Forse ora potresti –
meditò. Dopotutto era davvero il più bravo ed era
davvero maturato. Forse Sendo era servito più di quanto
tutti si aspettassero.
Rukawa
lanciò un’occhiata ai due rincitrulliti che si
rotolavano nella sabbia – E dovrei tenere a bada quei due? Ma
manco per sogno.
- In
effetti… - sussurrò Mitsui.
- Akagi è
un bravo Capitano – aggiunse la Volpe.
- Già, il
Gorilla è un grande Capitano.
Ci fu un momento
d’intesa quasi commovente, poi quelle due piaghe gli
franarono addosso finendo in una marmaglia di gambe e pugni.
Alla fine se ne
uscirono scombinati e insabbiati come i barboni che erano.
- Bene, stiamo
migliorando… che ne dite se la prossima volta ci
accapigliamo in mezzo alla strada? Giusto per bloccare il
traffico… - ironizzò Miyagi, ammaccato.
- Avremmo anche
più pubblico… - martellò ancora
Hanamichi, mantenendosi la testa.
- La piantate? Non mi
sento il braccio dannazione a voi! – Sbottò
Mitsui, emergendo dalla sabbia moolto lentamente.
- E che sei vecchio
– rispose sicuro la Scimmia rossa, per poi schivare una
scarpa - Per caso ti è sfuggito qualche neurone, mentre
avevi la testa ficcata lì sotto?!
- Avete finito?
– Domandò a puro titolo informativo un Rukawa
lindo e immacolato, appoggiato al più vicino muretto.
-
Com’è che tu non fai mai fatica? –
Rimbrottò Miyagi, che sembrava essere uscito da un lavaggio
in centrifuga.
- I miracoli della
robotica – ghignò Hanamichi.
- Sì
– liquidò la Volpe, poi indicò di
fronte a sé – Quella è Eiko Hisae?
Si girarono
all’unisono e notarono effettivamente la ragazza,
accompagnata da “psicotico terzo”.
- Ma quei due
viaggiano sempre insieme? – Si domandò Mitsui.
- Probabilmente
formano anche loro un solo cervello come voi –
sbottò Rukawa, allontanandosi.
Ci misero un
po’ per capire che quella era una battuta; una battuta lunga.
Probabilmente Rukawa
aveva della sabbia solidificatasi nel cervello.
- Che fate, ci
seguite? – Se ne uscì il solito Kiyuwa Mototsune,
con tanto di sorrisone spacca mascella e cibo alla mano.
- Sì,
è uno dei nostri scopi nella vita! –
Ghignò Mitsui, mostrandogli il medio.
- Studiamo nuovi
esemplari di macaco nel loro habitat naturale – gli fece eco
Miyagi.
- Vaffanculo
– rispose amabilmente Kiyuwa.
- Ma voi trogloditi
non usate mai un linguaggio prossimo alla civiltà?
– Sbottò Eiko, fissandoli. – Allora come
va?
Rukawa
scrollò le spalle, che poi voleva dire tutto e niente,
mentre Hanamichi sorrise – Una meraviglia!
- E il resto della
combriccola?
Mitsui
sbuffò – Sono alla partita degli Icha e di quegli
altri là…
Eiko annuì
– Ah già, giusto. Ve la siete svignati anche voi
eh?
- Tanto noi non
giochiamo – fecero in coro Teppista, Scimmia Rossa e
Tappetto.
Rukawa li
fissò: e dire che qualche giorno prima quasi si suicidavano.
Dementi.
- Beh, visto che non
avete un cazzo da fare come vostro solito, venite con noi –
fece Kiyuwa.
- E sarebbe?
Eiko pensò
bene di parlare lei, visto che il suo giocatore sembrava incapace di
spiccicare una frase normale.
- Stiamo andando da
mio fratello.
- Si è
spiaccicato contro un tir perché aveva bevuto?
- E’ stato
arrestato?
- A tentato di
violentare qualcuno?
Eiko fissò
quei tre, e non c’era bisogno di specificare, come se fossero
realmente idioti mentre Kiyuwa rideva, mantenendosi la milza.
- E’
importante… vedrete! – Ghignò lei.
Rukawa si
esibì nella scrollata di spalle
“chissenefrega” e la seguì; Tutto
sommato nulla poteva essere peggiore di loro tre, più la
terza Scimmia, messi insieme.
Ok, quella pazza li
aveva trascinati in una scuola. Ora, tutti si chiedevano chi avesse
avuto il coraggio, con tutte le facoltà mentali al posto
giusto, di lasciare nelle mani del fratello ubriacone dei bambini.
Tappetto e Teppista si
scambiarono un’occhiata e, leggendosi nel pensiero come al
solito, cominciarono a guardarsi intorno alla ricerca di ragazzini
ancora vivi. La Scimmia Rossa trotterellò alle loro spalle
– Sì, ho controllato non ci sono cadaveri in
giro… - sussurrò, mentre quei due cominciavano a
gonfiarsi a costo di non scoppiare a ridere.
Rukawa lì
fissò a debita distanza, con sopracciglio accuratamente
inarcato – Ma quanto sono scemi… -
bofonchiò prima che una specie di comodino con le gambe gli
piombasse sulle rotule.
- Ma che diavolo!
– Sbottò, terrorizzando a morte il comodino che
poi era un bambino sui sei anni.
- Volpe, possibile che
devi sempre spaventare tutti nel raggio di cento metri? – Se
ne uscì la Scimmia, prima di inondare con un sorriso da
ebete il bambino - Ehilà! – Fece allegro.
Se era possibile,
quello desiderò ancora di più sprofondare sotto
terra.
Rukawa
fissò Hanamichi con una sorta di luce negli occhi
– Guarda che lo hai spaventato più tu.
- Ah beh, complimenti!
Sei pronto per diventare padre dell’anno! –
Sbuffò scocciato Miyagi; guardò il ragazzetto e
gli porse la mano – Ciao! Io sono Ryota. Lasciali perdere
quei brutti cosi lì! – Esclamò tra i
sibili generali dei compagni e le risate del bambino.
- Io mi chiamo
Hiroshi.
Miyagi
ghignò trionfante – Vedete? A me ha detto come si
chiama ah!
- E perché
avete lo stesso quoziente intellettivo… - fece scazzato il
Teppista.
- Mmmh, Ayako
è a conoscenza delle tue inaspettate doti paterne Ryo?
– Ghignò Hanamichi.
Miyagi sorrise
– Sei fortunata che c’è un bambino,
stronza – gli sussurrò, cercando di non farsi
sentire.
Eiko
sbuffò, battendo le palpebre un pelo perplessa –
ma possibile che vi sfidate pure su una cosa così? Ciao,
Hiro come va oggi? – Fece poi gentilmente.
- Bene, Heiji ha
formato delle squadre di basket! Però io sono in
panchina… - spiegò Hiroshi, stranamente
chiacchierone.
- Venite spesso qui?
– Le domandò Miyagi.
- Io no, ma spesso ci
mando i ragazzi. Dopotutto è bello aiutareni ragazzi no?
Rimasero tutti e
quattro in stato contemplativo per qualche attimo, pensando tipo a
quanti danni avrebbero causato loro invece di aiutarli e a quante
sberle avrebbero ricevuto da Gorilla e responsabili, poi si avviarono
verso il campo.
Bisognava ammettere
che quello lì s’impegnava per davvero! Pensarono
più o meno tutti, mentre osservavano Heiji sparire tra una
mandria di esseri pestiferi.
- Io mi stancherei
dopo tre secondi – buttò giù Mitsui.
- Che anima bella che
sei… - lo rimbeccò Miyagi.
- Ora non darti arie
perché il piccoletto ti ha detto il suo nome…
- Mmh sei geloso?
Tanto di certo padre non ci diventi, a che ti serve… -
ghignò Miyagi.
- Così mi
spezzi il cuore! Volevo proprio chiederti di adottarne uno! –
Replicò il Teppista, mandandogli il medio.
- Vaffanculo, ma manco
morto.
Incredibile a dirsi,
la Scimmia Rossa decise di essersi rotto discretamente le palle a
sentire quei due abbaiare come cani alla catena, e decise di buttarli
nella mischia.
- Ehi, Heiji! Li vuoi
pure questi qui per farti aiutare? – Urlò nel
campetto affollato.
Pessima idea. Davvero
non era stata una delle sue mosse più brillanti.
Come per magia, un
migliaio di teste si girarono all’unisono verso di loro; con
terrore, si resero conto che ogni singolo ragazzino del campo li
fissava come se fossero pronti a divorarli vivi.
Ovviamente da
lì a qualche secondo si ritrovarono tutti in campo per una
“dimostrazione di partita seria”; e, ancora
ovviamente, Rukawa, alias la Volpe che non si sarebbe emozionato
neanche se fosse stato costretto a vendere sua madre, non era tra loro.
- Ma io mi
chiedo… sarà davvero un androide? –
Sbottò Miyagi, guardando per l’ennesima volta
verso il loro compagno che era il ritratto della rilassatezza, lui.
Mitsui
ghignò – Impossibile, da quel che so è
tutto apposto…
Il Tappetto quasi
inciampò nei suoi stessi piedi – Hai controllato?!
- Eccerto, non lo
sapevi dei nostri ardenti pomeriggi negli spogliatoi dello Shohoku?
– Rimbeccò il Teppista.
Questa volta Miyagi
cadde davvero, per poi esibirsi in un concerto di “Che
schifo” e “non entrerò mai
più in palestra”.
- Ma di che diavolo
cianciate?! – S’intromise il solito, mentre si
infilava una maglia blu come quella di Heiji.
- Del fatto che,
evidentemente, il Teppista mostra i primi segni di demenza senile. E
abbiamo anche dimostrato che ha pessimi gusti in fatto di…
uomini – concluse con una smorfia.
La Scimmia Rossa
ghignò – Parliamo sempre dei tuoi ambigui
orientamenti sessuali, Mitchi?
Mitsui
sbuffò – Che stracciamento di palle, siete noiosi!
Ma Miyagi sembrava in
vena; si infilò la maglia rossa come quella del Teppista e
fissò Hanamichi – Sta attento che potrebbe rubarti
la tua caara Volpe… - insinuò mentre la Scimmia
quasi ci perdeva la pelle dal colpo.
- Che? Teppista, non
solo hai orientamenti strani ma pure gusti schifosi!
- Come te
d’altronde no? – Gli rimbeccò quello,
prima di allontanarsi con quell’altro fanatico nella loro
metà campo.
Hanamichi ci
impiegò qualche momentino a riprendersi dal discorso folle
dei due psicotici, poi si girò verso la Volpe in questione,
spaparanzata in panchina.
- Dannato idiota
sociopatico… ma tanto ti faccio entrare io in
campo… - e attaccò a ridere come uno
squinternato. Heiji fece finta di niente tanto per preservare quel poco
di salute mentale che gli restava, mentre nessun altro semiadulto aveva
qualche dubbio su cosa stesse pensando la Scimmia; niente di buono
sicuramente.
La partita fu
più normale del previsto, considerando che si trattava di
Scimmia e Ubriacone contro Teppista e Tappetto. Ma ovviamente era per i
bambini che guardavano, visto che ad un certo punto temettero di
perdere il Teppista, tanto si sforzava di essere gentile; Rukawa
cominciò a ronfare da lì a tre secondi dopo
l’inizio.
- Ah! Fuori i soldi,
ho vinto io! – Gongolò Hanamichi, mentre marcava
Mitsui.
Miyagi
sbuffò – Rompiscatole te li do dopo…
L’altro li
guardò un attimino perplesso – Su che diavolo
avete scommesso?
- Che la Volpe si
sarebbe addormentata senza resistere nemmeno per il primo tempo
– ghignò il rosso. – Ovviamente ho avuto
ragione!
Mentre Mitsui
borbottava qualcosa come “Ma che scommessa
imbecille!” Miyagi promise che, per punizione, avrebbe
costretto Rukawa all’insonnia perenne. Gli altri due
cominciarono a gufare che tanto quello lì avrebbe potuto
addormentarsi anche a un concerto con le palpebre aperte incollate.
Fortunatamente Kiyuwa decise che per i bambini era troppo continuare
quella tortura; mentre Eiko li divideva per insegnare i fondamentali,
la Scimmia terza saltellò verso di loro –
Possibile che non sapete stare zitti quando giocate?
- Non dirlo a me! Fate
dei discorsi stupidi, ve lo hanno già detto? –
Aggiunse Heiji, mentre Mitsui gli mostrava candidamente il medio.
- Ragazziii!
– Li richiamò la donna-mostro del gruppo, con una
vocina che non lasciava presagire nulla di buono. –
Vorrebbero taanto imparare i fondamentali e sono divisi in tre
gruppi… e io sono sola… - cominciò
lei, battendo le ciglia.
- Non usare quel tono
che tanto non attacca! – Sbottò Kiyuwa, supportato
da tutta la banda maschile.
Eiko sorrise
– Se le maniere dolci non servono, allora posso
costringervi…
Stavano quasi quasi
per chiederle come, ma la luce maniacale del suo sguardo stranamente li
convinse. O forse erano state le storie del fratello una sera al
Tempio; non ricordavano molto, ma centravano le chilometriche scale e
dei secchi d’acqua molto pesanti.
Dopo qualche storia e
parecchie scuse senza né capo né coda, Eiko
riuscì a trascinarseli nel cortile della scuola.
- Allora! Come ci
dividiamo? – Chiese lei, tutta contenta. Ovviamente nessuno
si azzardò a profferir parola; Mitsui, addirittura, guardava
da un’altra parte.
- Machepalle!
– Scoppiò lei, - Insomma state sempre
lì a cianciare che volete fare i Capitani e volete fare gli
allenatori e volete fare tutto voi… queste sono tre squadre.
Se foste degli allenatori fareste le belle statuine?
Ma naturalmente lei
sapeva dove andare a toccare: poteva quasi avvertire le scosse
elettriche che andavano da Hanamichi a Miyagi.
- Ok, me ne occupo io!
– Cominciò Hanamichi, partendo in quarta.
- Potremmo prima
dividerli tra i ragazzini più piccoli che non hanno basi da
quelli già bravini… - lo interruppe Heiji.
- Va al diavolo, non
interrompere! – Sbottò Hanamichi, ma tutti gli
altri furono d’accordo. Alla fine fu Kiyuwa che
andò ad occuparsi dei mocciosi senza basi.
- Dopotutto lui ha
l’anima del giullare! – Ghignò il rosso.
- Zitto che dovresti
esserci anche tu tra di loro. Che credi, Ayako me lo diceva che facevi
schifo persino con i palleggi – se ne uscì Miyagi,
prima di vedersi quasi staccare la testa.
Con un bel
po’ di fatica, Eiko cominciava a capire il perenne stato
esaltato di Akagi, si divisero per ruoli: Mitsui se ne andò
con Miyagi a far capire come funzionavano tiri da tre e gli schemi di
gioco tra i più tecnici ( e i più
“rompicoglioni”); Hanamichi e Heiji a spiegare cosa
diavolo erano Centri e Ali. Alla fine, a Eiko toccò il
gruppo più grande a cui spiegare un po’ tutto; ma
naturalmente non aveva intenzione di fare tutto da sola.
- Bene, ragazzi. Lo
vedete quel bradipo spalmato lì sopra? – Fece,
indicando Rukawa. – Ecco, quello è il vostro
insegnante, se non lo svegliate niente lezione.
La scena
della Volpe immolata ad un orda di ragazzini disastrosi, sarebbe
rimasta impressa nella loro mente per decenni. Mitsui non si sentiva
più la milza dal ridere e Miyagi dovette appoggiarsi da
qualche parte per non ruzzolare a terra; Hanamichi poi era indeciso tra
il ridere sguaiatamente o raggiungere quelle pesti per aiutarli.
Quando lui la
raggiunse a passo di marcia con i capelli in aria e occhi indiavolati,
Eiko pensò di rischiare seriamente la morte. Anche se ne era
valsa la pena, decise mentre cercava di restare impassibile.
- Divertente
– bofonchiò lui, lanciandole
un’occhiataccia.
- E’ stato
moolto divertente, infatti! – Replicò lei
ghignando. – Ok, che vuoi insegnare?
- Come ammutinarsi
all’allenatore?
Alla fine Akira
Miasami era tornato in campo. Piuttosto inutilmente visto che
l’Ichihara aveva vinto con uno scarto di ben trenta punti, ma
ci era ritornato. Certo, Sendo era sempre convinto che fosse rientrato
in campo con l’aria del Salvatore e Kiyota che volesse
sembrare un reduce di guerra, ma forse erano giusto un attimo di parte.
Uscirono dal Palazzetto come un gruppo di oche starnazzanti, tranne lo
Spaventapasseri che non aveva nessuna voglia di parlare.
- Con la seconda
sconfitta, il Nara è fuori dalla finale – stava
dicendo Ayako, leggendo dalla cartellina di Fujima.
- Già.
Ragazzi abbiamo due punti, come l’Ichihara –
aggiunse lui, nel silenzio.
- Quindi la nostra
finale sarà…
- … molto
divertente – concluse Akagi che era tutto meno che felice.
- Ti vedo preoccupato,
Akagi – osservò Maki e il Gorilla si
grattò la testa. – Speravo non dover giocare con
Isao… non sarà facile.
- Io invece voglio
proprio vedervi uno contro l’altro! –
Esclamò Hanagata.
- Altri due gorilla a
confronto… - borbottò Kiyota, prima di ricevere
un pugno da Maki.
- In realtà
mi preoccupa Aki – confessò Akagi, mentre si
avviavano a piedi verso il Tempio.
Jin lo
guardò stupito – Per il fallo su Miasami?
- Non credo che Isao
sappia controllarlo. – Ribatté, scuro in volto.
- Cazzo, che partita!
– Se ne uscì Seiji, spalmandosi sulla panchina
degli spogliatoi.
- Che
finezza… piuttosto, dove si è andato a cacciare
il Capitano? Dobbiamo festeggiare! – Esclamò
Moroi, buttando a casaccio la maglia nera.
La Guardia Kaoru
uscì dalle docce con un diavolo per capello –
E’ con Aki. Quei due si sbraneranno, ne sono sicuro.
Le due ali sbuffarono
all’unisono, cominciando a gufare – Questa volta
l’ha fatta fin troppo evidente. Miasami poteva farsi
male…
- E sai che
dispiacere! Quel pallone gonfiato!
Kaoru gli
rifilò un’occhiataccia – Che diavolo
centra! Vincere perché abbiamo messo fuori gioco un
giocatore non è una bella cosa! –
Sbottò e Moroi rise – Se, e scommetto che il
Mister è d’accordo con te vero?
Ovviamente il diavolo
in persona entrò proprio in quell’istante, borioso
come sempre. Kaoru sbuffò, meditando di ributtarsi sotto la
doccia ed affogarsi, invece di ascoltare il loro simpatico allenatore;
se quando giocavano bene aveva da ridire, quella volta li avrebbe
menati come minimo.
Isao lo fissava
accigliato da dieci minuti buoni e Aki pensò quasi quasi di
mettersi a ridere; se sperava di schiantarlo con il gioco del silenzio,
aveva sbagliato come minimo persona.
Probabilmente ad un
certo punto anche il Capitano lo aveva capito, perché
batté le palpebre e sospirò –
E’ da più di una settimana che ti dico di
piantarla.
Beh, era una frase
alquanto idiota, visto che ci aveva mezzo un quarto d’ora per
fabbricarla. Aki sorrise e aprì bocca per fiatare.
- No, lascia stare. So
già che risponderesti che non hai fatto niente. Ma dalla
panchina si vedeva chiaramente… una cosa e rompere le
scatole, una cosa e rischiare che qualcuno si perda una gamba per
strada! – Sbottò Isao.
Aki smise di sorridere
e lo fissò – Potrebbe essere stato uno sbaglio.
- Potrebbe? E credi
che dopo un anno, dopo tutto quello che hai fatto, dovrei crederti?
– Ribatté, seriamente convinto di potergli
staccare la testa a morsi.
Il Playmaker
incrociò le braccia, appoggiandosi al muro con una spalla
– Perché che avrei fatto?
Isao contò
fino a diecimila giusto per calmarsi un attimo, poi sbottò
– Non sei tu il Capitano.
- Lo so –
rispose quello, guardandolo come se fosse svalvolato. –
L’avevo notato – aggiunse poi, sarcastico.
- Strano, a me sembra
che lo avessi dimenticato visto che fai tutto per non ascoltarmi
– osservò il Centro, tranquillamente.
Aki lo
guardò male – Non pensavo fossimo in una dittatura.
- Certo che no, ma mi
aspetto come minimo di non avere una mina vagante che cerca di farsi
espellere ogni due per tre. E che non rispetta niente e nessuno
– buttò allora, avvicinandosi.
- Bene, allora che
vuoi fare? Scaraventarmi fuori? – Ribatté il
Playmaker, con una smorfia.
- Tu aspetta la fine
del Torneo, poi facciamo i conti.
- Non sei solo tu a
decidere. C’è anche un allenatore – fece
notare Aki, con un sopracciglio inarcato.
Isao ghignò
– Se voglio farlo, non sarà lui a fermarmi,
credimi…
Dopo un ultimo sguardo
gelido, Aki sbuffò – Alla fine ho fatto solo
quello che chiunque avrebbe voluto fare in quella situazione con quella
persona. Se non sbaglio, sei tu che ti sei quasi accapigliato
l’anno scorso con Miasami.
Isao
sospirò – Appunto, quasi. Siamo due capitani, non
sarebbe stata una buona mossa.
- Complimenti per il
premio di uomo più buono e perfetto del mondo, Capitano!
– Concluse il Playmaker, andandosene e, nello stesso istante,
il cellulare di Isao suonò.
- Pronto? –
Rispose, quasi ringhiando.
- Allora, Allenatore o
Playmaker? – Tagliò corto la voce di Akagi. Come
al solito, quel diavolo aveva capito tutto.
Isao sbuffò
– Ma che palle, non ti si può nascondere nulla!
La voce di Akagi
ghignò – Beh, mi aspettavo come minimo che Kendo
vi avesse frustrati. O che almeno ti fossi azzuffato con Haranobu.
- Per ora la seconda,
ma solo perché ancora devo incrociare il mio amabile Mister
– rimbrottò il Centro dell’Ichihara.
– E dalle tue parti? Goduto lo spettacolo? –
Chiese, sentendo delle grida da giungla dall’altra parte.
- Ovviamente qui si
stanno scannando e mancano ancora quei deficienti... tra poco
sarà un bordello. Per la partita… se ti consola
Kiyota e Sendo mi sembrano alquanto d’accordo con il tuo
Fantasma…
Isao sbuffò
– Beh, sono io a non essere d’accordo con lui.
- Vuoi buttarlo fuori?
– Domandò Akagi, piuttosto sorpreso.
- Non lo so. La finale
non vorrei negargliela…
- Come sei
buono… - borbottò il Gorilla, pensando a come lui
l’avrebbe allegramente ghigliottinato senza manco dargli il
tempo di uscire dal campo.
Isao rise –
Sei tu che sei esaltato. I tuoi compagni sono terrorizzati, mostro!
- Se! E chi ci fa
niente a quelli… sono così stupidi che se li
minacci non capiscono… tra l’altro avvisami se ti
manca qualche giocatore che sarei ben felice di prestartene qualcuno in
trasferta. Puoi anche tenerteli a Chiba per un annetto o
due… chessò Hanamichi o l’altra Scimmia
lì… magari il Teppista, possiamo metterci
d’accordo…
- Ma anche no,
tieniteli pure che i miei mi bastano. A proposito, Take, siamo in
finale – annunciò e dall’altra parte
sentì silenzio come se avessero di colpo abbassato il volume.
- Già,
speravo proprio di non beccarti.
- Eh lo so, hai paura.
Ma ti capisco sai… - cominciò Isao e
sentì Akagi ridere – Va al diavolo! Ho paura di
farti troppo male che hai capito! E poi c’è il
Teppista che è particolarmente innamorato della tua Guardia.
L’altro rise
– Oh, anche Kaoru non vede l’ora di rivederlo!
Piuttosto i tuoi giocatori sono tutti in forma?
- Non fare il gufo,
Isao. Stanno fin troppo bene, non farti illusioni. Cioè,
quando quell’idiota addormentato tornerà,
intendo…
- In effetti non
l’ho visto alla partita, sei sicuro che stia bene?
– Domandò Isao, riferendosi a Rukawa.
- Con le due Scimmie,
Miyagi e il Teppista? Certo che no. Ma un po’ di stress gli
fa bene a quella statua! – Ironizzò Akagi.
– Ora ti lascio o mi accusano di fraternizzare col nemico.
Sarebbero capacissimi…
Isao ghignò
– Ma tu stai fraternizzando con me! Vergognati! E vedi di non
morirmi durante la festa del Tempio che ti voglio in campo al massimo.
- Festa di che?
– Sbottò la voce di Akagi, che temeva il peggio.
L’altro
ghignò – Lo vedrai… quando
tornerà la padrona di casa. Ciao! –
Belò, attaccando prima che Akagi potesse maledirlo.
Dall’altra
parte, il Gorilla in questione cominciò a tremare. Quando si
associava la parola “festa” ai suoi compagni, non
si trattava mai di qualcosa di buono; ma “Tempio”,
voleva dire che la festa si sarebbe avuta proprio lì.
Signore, sperava proprio di no!
Ma Isao era abbastanza
diabolico da dirglielo prima e farlo morire di inquietudine.
- Akagi hai visto un
fantasma? – S’informò Maki, spaparanzato
immancabilmente sul divano.
- Ho solo un brutto,
bruttissimo presentimento… che fine hanno fatto quei quattro
debosciati? – Sbottò, guardandosi intorno.
- Non sono ancora
tornati… - rispose Ayako, sbuffando. – Le solite
capre a zonzo…
- Dovreste essere
felici che tutta la squadra familiarizzi così tanto!
– Se ne uscì Fujima, dalla cucina.
- Eh, guarda!
Felicissimi! – Sbottarono quasi in coro Capitano e Manager.
I ragazzini non erano
affatto male. D’accordo, uno di loro aveva quasi levato via
un occhio al Tappetto, mentre lo marcava, ma in fondo non era un
difetto.
Mitsui
ghignò quando, per l’ennesima volta, Miyagi fu
costretto ad abbassarsi per evitare la mano di un ragazzo che si
muoveva come un manico di bastone.
- Devi essere un
po’ più rilassato… - gli
spiegò il Teppista. – Sennò rischi di
togliere un occhio ad un giocatore… meno male che lui
è basso quanto un comodino.
- Va al diavolo,
Teppista.
- Parla bene davanti
ai ragazzi, scemo!
Mentre come al solito
cominciavano ad accapigliarsi, Hanamichi, record assoluto, riusciva a
stare con qualcuno senza venire alle mani ogni due per tre; forse
perché Heiji da sobrio era relativamente tranquillo, o forse
perché la Volpe era distanza di sicurezza da lui. Infatti,
la Scimmia Rossa si limitava docilmente a spiegare come marcare
stretto, senza farsi uscire nemmeno una cretinata dalla bocca; Heiji fu
quasi tentato di chiedergli come facesse a ricordare così
bene la teoria se poi in campo faceva schifo.
La terza squadra,
invece, si godeva paciosamente il sole spalmata in panchina. Forse
Rukawa era riuscito a insegnare come dormire impunemente sempre, in
ogni situazione e in ogni caso.
- Kaede! Non
dovrebbero fare qualcosa? – Sbottò Eiko, che si
era allontanata per qualche istante. La Volpe la fissò,
sempre un pelo sconvolto dal fatto che lei lo chiamasse per nome, poi
sbadigliò – La mia squadra è
più avanti di quelle – fece, quasi indignato.
Eiko inarcò
un sopracciglio e incrociò le braccia –
Assì? – Sbottò, evidentemente per
niente convinta dalla cosa. Uno dei ragazzi più grandi
annuì tutto contento – E’ vero! Abbiamo
fatto una partita, ci siamo divisi i ruoli e Kaede ci ha insegnato
anche i fondamentali! – Esclamò, mentre gli altri
gli belavano attorno.
Kaede? La ragazza
fissò perplessa Rukawa, che non sembrava per niente
sconvolto che dei “mocciosi” avessero
l’ardire di chiamarlo per nome, e si chiese come mai dopo
un’ora nessuno avesse avuto l’istinto di suicidarsi
o, perlomeno, uccidere lui.
- Oh… bene.
Ehm, andate tutti a mangiare?
Con un gran casino, i
ragazzi filarono a sbranare qualcosa, mentre i grandi allenatori si
allungavano a terra.
- Fiuu, che fatica!
Fortuna che non diventerò mai un allenatore… -
cominciò la tiritera Mitsui.
- Ahh, non cominciare!
Direi meno male per loro, non per te! – Sbottò
Miyagi, ma Hanamichi era su di giri.
- Vorrei restare qui!
Chebbello allenare i ragazzini!
- Tu vuoi avere potere
su povere anime innocenti, vergogna! – Replicò
Miyagi, mentre gli altri ghignavano.
- Anche a me piace!
– Sbuffò Kiyuwa.
- Appunto, due
esaltati che dovrebbero insegnare a dei ragazzi? Agghiacciante!
- E tu, Kaede, che ne
pensi? – La buttò lì Eiko, calcando sul
nome.
- Ehi, non
è che tra voi due c’è fin troppa
confidenza? – Ghignò Heiji, ma Mitsui
negò col capo – Impossibile. Il nostro Kaede ha
ben altri gusti…
-
Cos’è hai paura di non piacergli più?
– S’intromise Miyagi, prima che Mitsui e,
stranamente, Hanamichi gli tirassero qualcosa dietro.
Rukawa
sbuffò – Siete ripetitivi lo sapete, vero?
Eiko
cominciò a ridere – Secondo me siete psicotici! E
comunque anche i ragazzini lo chiamano per nome! – Fece,
tanto per difendersi.
- Nooo, allora
dobbiamo cominciarti a chiamare così! Insomma ci vuole un
po’ di confidenza dopo tanto tempo! –
Esclamò Mitsui, tanto per rompergli i coglioni.
- Ma chiamami come ti
pare, idiota – replicò perfettamente
disinteressato la Volpe.
- Ok, tesoro, che ci
dici dell’allenamento allora? – fece Mitsui, mente
ormai gli altri si trattenevano la pancia dal ridere.
- Oddio e io che
insistevo solo a chiamarti Volpe! Qui dobbiamo correre ai ripari, mi
serve una lista di nomi! – Se ne uscì Hanamichi,
mente un freddo gelido calò su di loro. Tempo due secondi,
un’occhiata tra loro e alla Volpe, e Tappetto e Teppista
scoppiarono a piangere dalle risate; seguiti da Heiji e Eiko.
Rukawa si
bloccò un attimo, cercando di rielaborare quello che aveva
detto la Scimmia con uno strano nodo nello stomaco. Aveva una brutta
impressione. No, era un eufemismo, aveva una pessima impressione.
Decise di correre ai
ripari alzandosi e correndo verso casa. Da lì a dieci
minuti, nuovo record, si ritrovarono tutti alle sue calcagna nella
strada del Tempio; dopo aver riportato in gabbia la Scimmia terza dello
Shiroi.
Entrarono in casa che
aveva l’aria perfetta per un cimitero.
- Siamo a caaaaasa!
– Belò il solito imbecille, prima di buttarsi sul
divano; peccato che non avesse visto Jin che finì
spiaccicato sotto di lui.
- Ecco, un rullo
compressore addosso mi ci mancava proprio, grazie… -
ironizzò la pover’anima, prima di buttare a terra
la Scimmia Rossa. Heiji, Mitsui e Miyagi si fiondarono in cucina alla
ricerca di ciarpame mangiabile, mentre Akagi li accoglieva a braccia
aperte.
- Salve,
fuggiaschi… - salutò minaccioso.
- Ehi, Gori! Ci sei
mancato! – Esclamò il Teppista, ruffiano come
pochi.
- Non cercherai di
accattivarmi spero! – Replicò, indignato, mentre
quell’altro infilava la testa nel frigo – No, no
per carità. Non sei il mio tipo.
- Teppista, guarda che
se continui a parlare in questi termini davvero potrei cominciare a
crederti interessato ad altre… vie… - rispose
Miyagi, buttandosi su uno sgabello.
Ovviamente
né Akagi ne gli altri della cucina, Fujima e Maki, capirono
un accidente.
- Di che diavolo
cianciate? – Sbottò infatti, gentile come sempre,
Akagi.
-
Dell’orientamento di quello lì. Ormai si
è capito dove va a parare – rispose il Tappetto,
prima che Mitsui potesse infilargli qualcosa in bocca e zittirlo.
Akagi
inarcò un sopracciglio – Beh, era una
novità? – fece con tanta noncuranza e nonchalance,
che più o meno tutti franarono dalle sedie, rotolando dal
ridere e Mitsui si strozzava.
Heiji, intanto, aveva
deciso di lanciarsi sul divano a far compagnia all’Idiota,
litigando a morsi sul telecomando. Con un urlo alla Tarzan, Kiyota
trotterellò giù dall’alto dei cieli e
si abbatté sul salotto, aggiungendosi alla mischia. Jin
capì che la pace era irrimediabilmente rovinata e si
affrettò a correre via, prima di essere invischiato nella
lotta; mentre sospirava di sollievo nell’atrio,
notò un Rukawa piuttosto prudente.
- Cerchi di evitare la
lavata di capo? – Gli chiese e lui gli lanciò
un’occhiataccia – Spero di salvarmi da quegli
psicolabili – precisò, ma purtroppo per lui, le
mura a quanto pareva erano fatte d’aria, perché la
voce minacciosa di Akagi le trapanò facilmente –
Rukawaaa!
- Chepalle –
sibilò lui, prima di spostarsi verso l’aula di
tribunale pronto per il verdetto.
Entrò che
Akagi lo fissava incazzato, mentre quei due già cominciavano
a sganasciarsi; inutile dire che Fujima, Maki e Jin meno di
così non potevano fregarsene. Però,
notò stranamente, mancava il drogato. Che si fosse
finalmente tolto dai piedi?
Poteva prendere in
considerazione di amarla alla follia, pensò mentre Eiko
invadeva la stanza, interrompendo la seduta. Gli altri notarono un pelo
angosciati che il suo ghigno era fin troppo ampio.
- Ragazzi, domani
è la festa del Tempio – annunciò e
Akagi ebbe la mezza idea di andare a fare una spedizione punitiva a
casa di Isao.
- Che festa del
Tempio?- Chiese invece curioso Fujima.
- Di questo Tempio
– precisò lei, e tutti risposero con un
“oh” neutrale.
- Verrà
molta gente e qui non è ancora preparato nulla… -
aggiunse lei, ma gli altri continuarono a guardarla perplessi, fingendo
di non capire e sperando nella loro buona stella. Ma quando Ayako se ne
uscì con un “Ok, ho preso il materiale per
lavorare”, capirono che quella dannata buona stella si era
schiantata sulle loro teste.
N/A
Ok.
Chiedo
incommensurabilmente perdono. Ho un ritardo che ormai non si
può definire manco più così. Lo so.
Ma a quanto pare il
mondo cibernetico mi odia visto che internet ha fatto una brutta fine e
il computer lo ha seguito poco dopo.
Spero che ci sia
ancora qualche anima prava che continui a sopportarmi!
Allors, un
po’ di spiegazioni dopo tanto tempo. Siamo ormai al decimo
capitolo e a tre capitoli dalla fine. I capitoli finali possono subire
qualche variazione, ma non dovrebbero aumentare.
In questo
c’è la partita dell’Ichihara contro il
Narashino. Con due giocatori piuttosto rompiscatole. Ho tentato di dare
loro un po’ più di personalità e spero
di esserci riuscita in parte; la stessa cosa accadrà nel
prossimo con i giocatori dello Shiroi.
Innanzitutto devo
chiedervi umilmente perdono, perché non sono riuscita a
resistere. A parte che mi rendo conto di aver peggiorato
l’ambiguità dei discorsi della banda, quindi di
aver fatto felici le yaoi fan. xD
Ripeto che qui non ci
saranno coppie yaoi, ma qualche piccola imboccatura
c’è sempre.
Una spiegazione sulla
“scuola” che hanno incontrato i ragazzi.
In realtà
non si tratta di una scuola, ma di un centro sportivo giovanile. Che
importanza ha? Beh, ecco perché vi chiedo perdono! In questa
fiction ha un ruolo marginale, insomma volevo solo far divertire i
quattro dello Shohoku, ma è una sorta di
pubblicità occulta per un’altra fiction (questa
volta yaoi e decisamente OOC) sui ragazzi di Slam Dunk. Forse non
dovevo inserirla, ma non ho potuto resistere. XD
Sì, un
centro del genere avrà un ruolo decisamente importante in
quella fiction.
Bene, che dire. Spero
non vi dispiaccia questo capitolo, spero sia riuscita a mantenere il
solito stile incasinato. Nel prossimo capitolo ho pensato di rompere un
po’ le scatole ai soliti due che stanno litigando fin troppo
poco per i miei gusti. E credo ce le yaoi fan saran contente.
Bene, ora le risposte
in super ritardo:
Trilla:
Bene,
vedo che le macchine si ribellano! XD Sono contenta che ti sia piaciuto
e spero che anche questo ti faccia rotolare dalle risate!
Dream: *__* No, non è
possibile che la mia storia possa essere una delle tue fiction
preferite in assoluto! Ti annuncio che sono quasi franata dal divano!
Grazie mille! Sì, sì i due pairing non mi
dispiacciono affatto… ma non continuo, perché con
i pairing sono alquanto folle *__* Il tuo podio pure non mi dispiace.
Anche se ammetto che Sendo non può superarmi
Hanamichi… non ancora almeno… grazie ancora!
Poi vorrei davvero
ringraziare di cuore chi ha aggiunto questastoria nei preferiti. E' la
prima che io abbia mai continuato, coccolato e sviluppato fino alla
fine. Quindi grazie.
|
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Capitolo 11 *** La festa del Tempio ***
La
festa del Tempio
Quando ci si metteva,
Akagi sapeva essere convincente anche… con le buone. Le sue
scusanti per svignarsela dal lavoro per la festa erano a dir poco
pietose, eppure Eiko gli aveva dato retta. Miracoli del potere al
vertice.
Certo, era anche
possibile che la psicotica avesse deciso di far finta di niente per
buona pace comune. Anzi, era diventata una certezza dal momento che
quella iena si era messa all’opera alle sette del mattino,
svegliando l’intero Tempio e facendo smadonnare anche i muri.
- Ah! Cazzooo!
– Sbottò il Teppista, mentre l’ennesimo
rumore di benedetti piatti caduti gli frantumavano il cervello.
– Ora mi sente quella! – Sbottò
alzandosi nello splendore delle mutande a righe e volando alla porta.
- Te li
sbatterà in testa i piatti… - mugugnò
Miyagi con la voce impastata di sonno e la testa sprofondata sotto il
cuscino.
- Se, voglio proprio
vedere! – Grugnì con un diavolo per capello;
spalancò la porta, pronto alla battaglia e… si
ritrovò la ragazza sotto al naso.
- Vai da qualche
parte? – Domandò dolcemente sadica lei, con tra le
mani un scatolone dall’aria leggerissima.
- Ehm… -
esitò il Teppista sulla soglia, mentre lo spirito guerriero
dell’anima ardente si defilava a gambe levate. E che cavolo
doveva dirle?
Eiko sorrise
– Non avevo dubbi. Tieni – e gli smollò
lo scatolone, quasi tirandolo giù di sasso tanto era
pesante. – Me lo porti in cucina? Graziee –
tubò poi, allontanandosi in gran carriera. A quel punto
Mitsui rimase un pelo turbato, mentre Miyagi cadeva dal letto,
sganciandosi le mascelle dal ridere.
- Wahahaha! Il grande
uomoooo! Ti sei mangiato la lingua o ti si sono essiccate le palle
all’improvviso? – Ululò tra le risate.
Mitsui gli
lanciò un’occhiataccia: detto da lui che sbavava
dove metteva i piedi Ayako poi… quello era il colmo!
Piazzò lo scatolone davanti alla porta spalancata e
s’ infilò in bagno, smadonnando contro il mondo e
contro quel deficiente che non la piantava di ridere. Caso volle che il
protettore dei Teppisti svirgolati e delle ginocchia spappolate scese a
dargli una mano, perché Ayako passò da quelle
parti proprio mente il Tappetto si sganasciava sul pavimento, quasi
nudo come un verme.
- Ahhh Ayakuccia!
– Gridò con uno strillo tipo acuto di pipistrello,
buttandosi sotto le coperte. La ragazza inarcò un
sopracciglio fissandolo – Che diavolo stai combinando?
– Domandò, ma Miyagi già sentiva le
risate sguaiate di quel beota e, meditando vendetta,
borbottò un “Niente”.
- Bene! Allora vestiti
e muoviti a darci una mano! – Esclamò lei,
prendendo la palla al balzo e volatilizzandosi all’istante.
- Il bue che dice
cornuto all’asino… - mugugnò Mitsui
dalla porta del bagno, rischiando il linciaggio di scarpe e cuscini.
In altri anfratti del
Tempio, la situazione non andava certo migliorando. E se Hanagata e
Fujima, manco a dirlo, davano una mano in religioso silenzio, altra
gente sfracellava timpani e coglioni, borbottando senza sosta.
- Per
l’ennesima volta, Kiyota, piantala o ti do una sberla
– se ne uscì Maki, al limite della sopportazione
fisica.
La Scimmia
sbuffò – Sì, ma quella pazza non
può buttarci giù alle sei per lavorare!
- Tu hai detto che
volevi renderti utile… - gli fece notare Maki, con
espressione angelica.
- Non intendevo
traslocare un intero Tempio!
E ovviamente gli
passò di fronte un Jin che canticchiava allegramente
portando casse varie, manco si stesse divertendo. Un’ennesima
prova dello stato sciroccato di quello lì.
- Io l’ho
sempre detto, tu e l’allenatore lo drogate. Non
può essere così di suo… -
rimbrottò la Scimmia, mentre cercava, senza risultati, di
alzare uno scatolone.
Maki sbuffò
– Sei tu che sembri un vecchio bisbetico! Avanti, muoviti!
– Esclamò, spingendolo e mandandolo a schiantarsi
al suolo.
Akagi e Sendo, nel
frattempo, avevano occupavano beatamente la cucina dove regnava la pace
assoluta.
- Non è
tanto male… - commentò infatti lo
Spaventapasseri, mentre passava lo straccio in modo indecente.
- Aspetta di uscire
là fuori, tra quegli imbecilli… Sendo, guarda che
uno straccio non si usa così. Mai usato, per esempio, in
quella palestra diroccata che vi ritrovate al Ryonan? –
Rimbrottò il Capitano, fissandolo.
Sendo
scrollò le spalle – Sono sempre arrivato in
ritardo per quel che ricordo.
Akagi
ghignò – Strano che Uozumi non ti abbia mai preso
a testate…
Sendo sorrise
– Lo ha fatto, ma io ho la testa più dura.
Mentre al piano di
sopra le due dolci pulzelle avevano trascinato per i capelli i due
idioti ai lavori forzati, Heiji si era fiondato nelle zone
più nascoste del Tempio, che magari manco servivano, ma che
in un eccesso di amorevole impegno aveva deciso di ripulire. La sorella
non aveva dubbi sulla grande pulizia che quel decerebrato stesse
facendo, soprattutto perché si era portato dietro quel
bradipo di Rukawa che, ovviamente, aveva colto l’occasione al
volo.
Infatti, il bradipo in
questione se ne stava spaparanzato sulle panche della Sala interna.
- Fate sempre
così tutte le volte? – Domandò, mentre
Heiji si limitava a spargere un po’ di acqua in giro.
- Più o
meno… - fece vago, sbadigliando.
- Ci vorrà
una vita.
Heiji
ghignò – Considera sempre che molte stanze non si
aprono da un’eternità. Ci saranno cumuli di
polvere grossi come montagne e non escludo uno o più branco
di animali mutanti da qualche parte.
Rukawa
inarcò un sopracciglio – Tua sorella ne
sarà felice.
- E come no! Sarebbe
capace di murarmi vivo fin quando non pulisco… su animo!
– Esclamò, lanciandogli lo straccio.
Rukawa lo
fissò come se non avesse mai toccato nulla di simile in vita
sua.
- S-t-r-a-c-c-i-o.
Serve per pulire… - Scandì lui, prendendolo per
il culo.
Forse qualcuno doveva
spiegargli che con Rukawa non si facevano battute. E di certo non alle
sette del mattino: il suo cervello si attivava perlomeno intorno alle
tre del pomeriggio.
La Volpe si
alzò mugugnando e con un diavolo per capello, avendo cura di
spostarsi nella zona più lontana da quel rompiscatole.
Heiji lo
fissò ghignando – Non fare quella faccia, Signor
Simpatia…
Quante
probabilità c’erano di essere scoperti, se lo
accoppava in quella stanza e lo seppelliva sotto le assi del parquet?
Conoscendola, quella psicopatica di sua sorella lo avrebbe pure
ringraziato.
Cercando di
trasmettergli quel concetto incoraggiante con la sola forza del
pensiero, Rukawa si mise all’opera, rendendosi conto di non
sapere usare un dannatissimo e schifosissimo straccio.
E facendo i conti,
qualcuno mancava all’appello. Akagi se ne accorse dopo circa
un’oretta passata a sgobbare sul pavimento
dell’ingresso: stava mandando la decima passata di lucido,
quando si rese conto che, effettivamente, non c’era nessuno a
fracassargli la scatola cranica. Non che se ne fregasse
particolarmente, ma di certo non voleva che arrivasse a demolire quello
che loro avevano cercato di arrangiare.
- Mitsui! –
Chiamò, quando vide il Teppista sbuffare come una teiera
verso la cucina, carico come un cammello.
- Che vuoi, Gori?
– Replicò quello, con aria più sbattuta
del solito.
Akagi decise di
soprassedere un attimino, poi borbottò – Che fine
ha fatto quello psicotico?
- E che diavolo ne so
– rispose, senza esitazione.
Ecco, forse un giorno
quando non avrebbe avuto niente da fare, avrebbe potuto risolvere uno
dei più grandi enigmi dell’Universo:
com’era che, se si parlava di idioti o psicotici, nessuno
aveva mai dubbi di chi si stesse parlando?
- Dovresti chiedere ad
Eiko, ci ha parlato lei qualche ora fa – aggiunse il
Teppista, prima di infilarsi in cucina e buttare tutto come capitava.
- E non spaccarti
quella dannata gamba! – Gli urlò dietro il
Gorilla, allontanandosi verso il piano di sopra.
-
Sììì, maaamma! –
Replicò quello, svegliando mezzo quartiere.
Non fece in
tempo a salire mezzo scalino, che le urla di Ayako gli fracassarono un
timpano.
- State scannando un
branco di pecore lassù? – Rimbrottò
Akagi, con gli occhi al cielo, poi schivò per un pelo Miyagi
che si abbatteva di culo sul pavimento.
- Bel volo, peccato
l’atterraggio – ironizzò il Capitano,
mentre Ayako appariva con le mani lungo i fianchi e un’aria
omicida.
- Bene, spero ti sia
rotto almeno un paio di ossa! – Sbottò, mentre
Miyagi verificava di avere tutto al posto giusto.
– Ah, Akagi,
Uozumi del Ryonan mi ha chiamato che ti cercava… -
continuò la manager, mentre quello la fissava, perplesso
– E perché ha il tuo numero?
Ayako
sbuffò – Perché, da brava idiota,
l’ho dato a tutte le squadre! E se tu avessi il cellulare
acceso romperebbe le palle a te, non a me!
Cominciarono a
cianciare mentre salivano, ignorando allegramente quel povero psicotico
dolorante, spalmato a terra. - Machepalle… non si
è manco preoccupata… - cominciò a
smadonnare, mentre Kiyota passava di lì.
- Guai con il tuo
graande ammore? – Ghignò, tanto per fargli girare
i coglioni.
Miyagi lo
fulminò, mandandogli il medio – Pensa al tuo
Capitano, imbecille!
- State buoni o
dovrò chiamare lo zoo… - li riprese Mitsui,
passando da quelle parti giusto per caso, ancora sommerso da altre
scatole.
- Ma ‘sta
dannata roba non finisce mai? – Chiesero in coro Scimmia e
Tappo, mentre Sendo si buttava a peso morto sul divano, alla faccia del
loro mal di reni.
- Comodo? –
Frecciò Mitsui, fissandolo con odio.
Sendo sorrise
– Io ho finito.
- Ah,
c’erano dei compiti specifici? – Domandò
ancora il Teppista, a puro titolo informativo, decidendo
all’improvviso di averne per le palle e lanciandosi al suo
fianco.
Quegl’altri
psicotici si lanciarono un’occhiata, prima di abbandonare
tutto davanti alle scale dove per poco Fujima non si schiantava,
lasciandoci le gambe.
- Ma siete diventati
scemi? – Sbottò, osservandoli allegri e felici,
affondati tra i cuscini.
- Andiamo! Non ce la
facciamo più! – Sbottò Mitsui, mentre
l’allenatore inarcava un sopracciglio – Ma se ti
sei appena alzato!
Mitsui
ghignò – Appunto, devo ancora svegliarmi!
– Esclamò tra le risate di Scimmia e Tappo.
- Io propongo un bel
secchio di acqua gelida… - s’inserì
Sendo, mentre Mitsui replicava con il medio – Provaci,
Porcospino…
Probabilmente Fujima
stava per mandarli al diavolo, o per ordinare qualche stronzata, ma
alla fine andò a baciare il pavimento quando il solito
imbecille cronico invase la casa come un tornado.
–
Cooolazioneee! – Trillò, trapanando il cervello a
tutti.
- Ecco, mi sembrava
strano che non ci fossi a ballarci sui piedi… -
mugugnò il Teppista, prima di alzarsi al volo e fiondarsi su
di lui.
- Calma, tesoro, lo so
che non vedevi l’ora di rivedermi! – Lo prese per
il culo la Scimmia Rossa, piazzandogli una mano in faccia.
- Ma per me potevi
anche sprofondare nel vuoto, ma il cibo… –
replicò quello, cominciando a sbavare.
- Che schifo, un
po’ di dignità! – Rintuzzò
Miyagi, con una smorfia.
Mentre Fujima
sospirava, probabilmente chiedendosi per la milionesima volta chi
glielo avesse fatto fare, Hanamichi cominciò a prendere a
morsi quello scorfano demente e Akagi già scendeva
dall’alto dei cieli, con la sua punizione divina.
- Hanamichi!
– Sbottò, facendolo tremare da capo a piedi.
- Oho, Gori!
– Miagolò, piazzandogli sotto al naso la colazione
prima che potesse atterrarlo.
Akagi
ghignò minacciosamente – Dove sei andato a
prenderla questa colazione, su Marte?
Il rosso
sbuffò – Non fare il vecchiaccio pedante, come al
solito… colazioneee! – Gridò, tanto
vicino da renderlo definitivamente sordo.
Il Gorilla
alzò gli occhi al cielo – E va bene, mangiate
sanguisughe a tradimento. Poi facciamo i conti…
Continuò a
borbottare e a fumare dalle orecchie, mentre gli altri si buttavano un
po’ a caso nella Sala, spargendo frammenti di cibo in giro.
Ayako si
affacciò nella stanza, per poi ghignare verso la scala
– Lo sapevo, stanno mangiando!
Eiko sbuffò
– Scansafatiche! – Urlò dalle scale,
mentre gli altri ghignavano.
- Andiamo che dopo te
lo rimettiamo a nuovo sto posto! – Se ne uscì
Mitsui, ben sapendo che dopo avrebbe cercato qualche buco per dormire.
- Ci vorrei proprio
credere… - borbottò la ragazza, sedendosi tra il
Teppista e Fujima.
Ayako andò
a chiamare le tre anime che ancora lavoravano, Jin, Maki e Hanagata,
ritrovandosi piazzato sotto al naso un Rukawa con straccio in spalla.
- Buongiorno!
– Cinguettò lei, visto che quello si era
volatilizzato molte ore prima.
- Hn –
mugugnò lui.
La manager
sbuffò – Sempre più moribondo! Su, ti
serve la pappa! – Esclamò, trascinandoselo con
tanta forza, da mandarlo a sbattere contro Porcospino e Teppista.
- Manno! Kaede sei
ancora vivo? – Se ne uscì Sendo, prendendolo per
il culo.
- Perché ti
sembra vita questa? – Replicò Mitsui, indicando la
Volpe che già cominciava a sacramentare contro quella scema
che gli ghignava di fronte.
- Vabbene –
fece ad un certo punto la Scimmia, interrompendo il religioso silenzio
di forchette lanciate e mani mozzate – Che diavolo
è questa festa per la quale stiamo sgobbando? –
Fece, fissando Eiko che si strozzò col cibo, ritrovandosi
tutti gli sguardi addosso.
- Aehm…
allooora… - Indugiò, cercando un minimo di
speranza da qualche parte. Niente, quei bastardi sembravano fissarla
con sguardo omicida: come minimo doveva essere qualcosa di grandioso,
con tanto di fuochi d’artificio e follie varie, per
costringerli a quella tortura.
Fortuna sua, Heiji
scelse proprio quel momento per entrare e lei decise di mandarlo
allegramente al macello, come ogni serpe che si rispetti.
- Heiji, spiega
cos’è la festa del Tempio –
ordinò quasi, mentre a quella pover’anima gli si
bloccava l’acqua in gola.
- Beh…
è una festa – rispose con espressione da
“ma che domanda deficiente è”, mentre a
qualcuno crollava la mascella a terra.
- Questo spiega tutto
– ironizzò Maki, accanto a Miyagi.
- Magari capire anche
che si fa no? – Domandò sarcastico la Scimmia.
- In pratica si visita
il Tempio per pregare, si ordinano gli Dei della natura, ci sono canti
e balli, ci si veste secondo tradizione… -
cominciò ad elencare Eiko, mentre Mitsui sputava una parte
del cibo – Non dovremo vestirci, vero?
Lei lo
guardò come se fosse scemo – Certo che
sì!
Esplose una piccola
rivolta di tavolo, mentre le due Scimmie erano più che
contente; erano anche le uniche tra l’altro. Sendo, Maki e
Jin non sembravano particolarmente turbati dalla notizia, Fujima e
Hanagata si chiedevano solo che razza di roba avrebbero dovuto mettere
su, mentre Rukawa si limitava a rubare il cibo ai vicini. Dopotutto
avrebbero dovuto ammazzarlo, prima di fargli indossare un kimono.
Ecco ammazzarlo, le
ultime parole famose. Mitsui se ne uscì dalla stanza col
kimono di traverso e un diavolo per testa; si avviò allegro
come una tempesta per il corridoio e quasi buttò
giù la porta di Ayako.
- Ma che
c’è! – Sbottò lei, per la
quindicesima volta.
- Come diavolo si
infila sto coso? – La investì lui, mentre la
manager sbuffava con gli occhi al cielo. Possibile che su undici,
UNDICI uomini, nessuno sapeva indossare un cavolo di kimono? Erano
già passati Kiyota, Jin e Maki. Tutti svirgoli.
- Ma insomma, meno
male che è l’abito tradizionale della VOSTRA
Nazione! – Stava sbottando, mentre gli faceva infilare la
mano nella manica.
- Oh non rompere!
Già è tanto che lo faccio!
Intanto, quel cretino
universale saltellava in giro per casa, dimostrando a tutti quanto era
stato bravo a mettersi da solo il vestito. Al decimo “Sono un
genio”, Mitsui gli fece uno sgambetto, mandandolo lungo
disteso.
- Idiota! –
Sbottò, mentre Hanamichi lo prendeva per il culo anche da
terra.
- Ayakuccia mi dai una
mano? – Se ne uscì speranzoso Miyagi, facendo
capolino dalla camera.
La ragazza sorrise
– Riyota… tu lo sai mettere il kimono, non
rompere! – Gli gridò dietro, mentre lui sbatteva
la porta, smadonnando.
- Va bene? –
Chiese Sendo, mostrandosi nel kimono azzurro chiaro. Mitsui fece una
smorfia: ovviamente, mai che quello lì avesse problemi!
Ayako annuì
– Finalmente uno che non ha la mente completamente
andata…
- A me non lo dici
Ayakuccia? – Ghignò Hanamichi, con il kimono rosso
come i capelli.
- Capirai
l’impresa che ci vuole! – Sbottò Akagi
muovendosi, vestito di tutto punto, come se si trascinasse dietro
l’inferno. A quel punto Teppista e Scimmia Rossa si
schiantarono a terra, piangendo dalle risate, mentre Akagi aveva la
mezza idea di pregare qualche Dio che li fulminasse
sull’istante.
Maki si unì
all’allegra brigata, tutto soddisfatto di esserci riuscito,
alla fine – Allora?
Ma prima che qualcuno
potesse rispondergli, uno lamento apocalittico li fece sospirare di
sopportazione
–
Chepallechepallechepalle! Odio questo dannato vestito! –
Sbottò la solita Scimmia isterica.
Maki si
grattò la testa – E’ la ventesima volta
che gli spiego come diavolo infilarselo…
- Se è
tardo che vuoi farci? – Frecciò Akagi, mentre
Mitsui ghignava – Potevi farglielo vedere…
Ayako gli
rifilò una gomitata frantuma costole, mentre Hanamichi, sano
di mente com’era, urlò – Vuoi una mano
Scimmia?!
- Hana! E’
qualche metro più avanti, che diamine ti urli? –
Sbottò la ragazza, mentre gli mollava un calcio.
Detto fatto, la
Scimmia Rossa ballonzolò verso la camera, ghignando come un
ossessa.
- Mandare lui ad
aiutarlo? Non è un suicidio? – Se ne
uscì il Teppista e Maki sospirò – Vado
a controllarli…
Sendo, intanto, si
accigliò – Mi domando e chiedo, Kaede
sarà vivo? – Borbottò, infilando la
testa nella stanza – Ehi!
- Va al diavolo
– gli mugugnò quello in risposta e Sendo sorrise
– Non sa metterselo – annunciò, tra i
sospiri di Ayako e Akagi.
- Ma porca paletta che
ci vuole… - borbottò lei, spalancando la porta
– Rukawa! Ti aiuto? – Gli disse con aria che non
invogliava chiederglielo.
La Volpe si
girò a fissarla, tenendo il kimono a distanza di sicurezza
manco fosse una bomba; non si era manco spogliato.
- Non sai o non vuoi
mettertelo? – Ghignò lei, mentre Mitsui
dall’esterno lo prendeva per il culo.
Rukawa gli
rifilò un’occhiataccia, poi guardò lei
– Io odio i kimoni – annunciò, mentre
Sendo sospirava – Non avevo dubbi, chissà
perché.
Come se non bastasse,
la Scimmia Rossa tornò all’attacco trascinandosi
un Kiyota vestito di tutto punto che si lamentava ancora più
del solito; dopo essersela menata da solo per la sua bravura, lo
smollò a Maki, guardando Rukawa con occhi luccicanti - Aha,
non sai metterlo! – Esclamò, come se la sua fosse
una gravissima mancanza.
La Volpe
inarcò un sopracciglio – Ehmbè?
- Ti aiuto io!
– Replicò Hanamichi, avviandosi nella stanza e
rovesciando un po’ di roba nel frattempo. A quel punto Rukawa
sentì il freddo gelido del terrore su per la schiena e gli
altri ne ebbero abbastanza: Akagi decise di piantarli lì,
seguito a ruota da Maki e Kiyota, mentre nell’atrio
c’erano già Fujima in kimono verde, Hanagata e
Eiko in kimono bianco.
Mitsui decise di
guardarsi lo spettacolo, giusto per fracassare i coglioni alla Volpe,
ancora impalato ad osservare il rosso con panico puro; e Sendo sembrava
dello stesso avviso.
- Bene, mentre voi vi
scannate, vado a cambiarmi! – Annunciò Ayako, che
ancora doveva vestirsi. Rukawa la guardò come se la sua
ultima speranza di salvezza si stesse dileguando – E se mi
aiuti tu? – Fece, stupendo non poco i presenti e facendo
ghignare la manager.
- Ma ci sono questi
tre qui che ormai hanno imparato… a dopo! – E la
vigliacca si defilò alla velocità della luce.
Ora, tra Porcospino,
Idiota e Teppista non sapeva chi fosse il male minore, ma
fortunatamente arrivò un Tappetto irritato, e ancora mezzo
svestito, a trascinarsi per le orecchie Mitsui che lo salutò
con la manina, sganasciandosi a furia di ridere.
A quel punto, Rukawa
fissò quei due – Non rompete –
comunicò, telegrafico come sempre, prima di trascinarsi il
kimono in bagno.
Dopo
mezz’ora, cominciarono a pensare che fosse scivolato nella
doccia, o che si fosse strozzato con il braccio, o che fosse fuggito
dalla minuscola finestra. Hanamichi, spalmato sul letto della Volpe, e
Sendo si scambiarono un’occhiata.
- Volpe, ti sei
suicidato? – Sbuffò scocciato la Scimmia Rossa.
- Ti piacerebbe!
– Sbottò quell’altro, con voce soffocata.
- Stai cercando di
strangolarti con il vestito? – Aggiunse Sendo.
- Andate a sfracellare
i coglioni a qualcun altro! – Fu l’amorevole
risposta.
Dopo altri lenti e
interminabili dieci minuti, uscì con tutto il suo splendore
nel kimono blu, mezzo aperto.
- Sì
– fece Hanamichi, poi gli mostro la fascia di un blu
più scuro – E questa te la metti in testa?
Rukawa
sbuffò – Ma che stracciamento di palle…
Passò
un’altra mezz’ora buona, mentre il rosso cercava di
segarlo a metà con la fascia troppo stretta in vita.
- Imbecille,
così non respiro! – Sbottò Rukawa,
rifilandogli una gomitata in testa.
- Va al diavolo, si
mette così! Se sei ignorante non è merito mio!
– Replicò lui, mentre gli passava per la testa di
strozzarlo davvero; tanto non c’erano testimoni, visto che il
Porcospino era stato richiamato all’ordine da Eiko. Alla
fine, dopo molte gomitate e morsi alle mani, riuscirono a farcela.
- Dio mio, Volpe, sei
un essere inutile! – Se ne uscì Hanamichi, mirando
la propria ‘opera’. – Però te
l’ho messo bene! – Ghignò, infatti,
osservandolo.
Rukawa si
fissò allo specchio con espressione cadaverica –
Non mi piace – mugugnò – E comunque non
me lo hai messo tu, Idiota.
L’altro
sbuffò – E’ che sei così
pieno di vita… - ironizzò. – Cazzo
è una feeesta! – Esclamò, felice e
allegro come un decerebrato.
Rukawa alzò
gli occhi al cielo – Stammi lontano stasera, ti
avverto…
Ovviamente dire una
cosa del genere significava avercelo tra le costole per tutta la
serata. Qualche secondo dopo, come se quelle dannate
divinità l’avessero sentito, Eiko bussò
alla porta – State benissimo!
- Merito mio!
– Si imbrodò il rosso, mentre Rukawa gli rifilava
un cazzotto in testa.
- Gli altri stanno
sistemando… avrei bisogno di un aiutino da voi… -
cominciò lei e tutti e due, per la prima volta
d’accordo, cominciarono a smadonnare in coro.
Quella pazza isterica
li trascino fino all’angolo più remoto del tempio,
continuando a cianciare su roba orribile come le pulizie. Alla fine
smollò un numero considerevole di statue di legno e li
piantò in asso, saltellando allegramente verso casa.
- Quella è
pazza – mugugnò Rukawa e pure parlando troppo. Ma
tra tanti decerebrati, proprio la Scimmia doveva beccare?
- E questi che diavolo
sarebbero? – Sbottò quell’altro,
piazzandosi sotto al naso una delle statue. La Volpe per tutta risposta
gli mostrò le spalle, infilandosi nella prima stanza che si
ritrovò tra i piedi. Hanamichi sbuffò, seguendolo
naturalmente, e andandogli a sbattere contro.
- Cretino, guarda dove
metti le zampe! – Sbottò il bruno, prima di
sfracellarsi quasi al suolo.
- Se tu ti fermi come
un imbecille in mezzo ai cogl- cominciò a replicare il
rosso, quando la lingua gli si essiccò finalmente in gola.
Quella era
senz’altro la stanza migliore che avesse mai visto. Enorme da
sperdersi, con un parquet lucido a specchio e un rialzamento rotondo e
lucido; di fronte a loro, un’intera parete era eclissata a
most
rare totalmente e
interamente i monti ad Est di Chiba.
Il rosso
cominciò a svirgolare ovviamente, e quasi lo
mandò a sbattere per la tredicesima volta, mentre lo tirava
– Guarda!
- E’ per
questo che mi ero fermato, Idiota… - gli fece notare Rukawa
che, guarda caso, anche lui ce li aveva due occhi per guardare; poi
afferrò un paio di statue a caso e si avviò verso
il ripiano.
- Allora anche tu hai
un’umanità da qualche parte! – Se ne
uscì quello, in vena di considerazioni imbecilli.
La Volpe
alzò gli occhi al cielo – Solo perché
non sbavo per ogni stronzata non è detto che sono anormale
io…
Hanamichi
inarcò un sopracciglio –
Com’è che parli tanto?
- Forse mi sono
stancato di farmi stracciare le palle con le tue domande cretine!
– Rimbrottò, cominciando a passare lo straccio
sulla testa di legno di un mini – Buddha.
Lo psicotico
ghignò, afferrando dalle sue mani un’altra statua
e cominciando a pulire – Guarda che quello che dico io, lo
pensano tutti.
- Chissenefrega
– ribatté, granitico come una lastra di marmo.
Hanamichi
sbuffò – Ma sei proprio un rompicoglioni!
Possibile che non ti interessa proprio per niente? – Gli
domandò ancora; sta volta non era solo per rompergli
l’anima, anche se era già un grande incentivo, ma
per capirci qualcosa.
Rukawa lo
fissò, muto come un pesce, prima di afferrare
un’altra scultura.
- Andiamo, non mi fare
la mummia ora! Tanto stiamo solo noi due, non lo dico a nessuno che sei
dotato di anima! – Ghignò il rosso, prima di
schivare una statua in piena fronte.
- Idiota…
semplicemente se non piaccio, possono anche non parlarmi punto.
Beh, duro e puro. E
anche logico. Ma di certo un esagitato, sanguecaldo, rompicoglioni,
come la Scimmia non si faceva smontare.
- Ma in alcuni casi
uno è pure costretto. Prendi, puro esempio, una squadra di
basket! – Esclamò, rinunciando com’era
prevedibile a pulire.
Rukawa
sbuffò – Uno può anche giocare, senza
applicarsi troppo nelle relazioni – fece, rendendosi conto da
solo di stare parlando fin troppo.
- Come fai tu?
– Sbottò quell’altro, con una smorfia.
La Volpe
invocò la Sacra e Santa pazienza, che sembrava sbattersene
allegramente, e mugugnò – Una volta…
purtroppo – aggiunse poi, perché quello sembrava
fin troppo contento.
- Nonono, tu sei
contento di esserti avvicinato ai tuoi compagni, ammettilooo
– cominciò a menargliela, muovendosi come una
Scimmia Ubriaca.
- Ma piantala, scemo!
Chissenefrega di voi decerebrati! – Sbottò, mentre
quello gli si buttava addosso.
- Hai il calore di un
pinguino, Volpe – annunciò, indignato, Hanamichi.
- Tu sei un isterico
– si limitò Rukawa, mentre gli piazzava tra le
mani strofinaccio e statua.
Hanamichi si
ritrovò a sorridere, mentre l’altro borbottava.
Erano giorni che non si prendevano per il culo tanto amabilmente;
dopotutto era proprio vero che sembravano una coppia di decrepiti
incazzosi, come diceva il Porcospino.
Cominciarono ad
avviarsi all’esterno come il solito branco di scalmanati, ma
probabilmente l’aria fresca faceva male ai reumatismi, visto
che quel dannato ginocchio gli andò in fiamme.
- Cazzo… -
sibilò il Teppista, portandosi una mano al ginocchio:
sembrava una maledetta fornace!
- Tutto apposto?
– Gli chiese Hanagata, alle sue spalle.
- Se –
mugugnò, mentre il dolore spariva.
Quel dannatissimo
ginocchio continuava a farsi sentire. Forse aveva ragione Gori, forse
doveva guardare in faccia la realtà e mettersi
l’animo in pace; e a proposito di Gorilla, se
l’avesse visto anche solo sfiorarsi la zona ginocchio,
sarebbe stato capace di rispedirlo a casa volando; giusto per evitare,
ritornò in casa con più indifferenza possibile.
Peccato che quel Tempio fosse troppo piccolo. Riuscì a
evitare per un soffio che il Tappetto lo vedesse e si
scaraventò in bagno, chiudendosi la porta a chiave.
Ok, respiriamo un
attimino; di solito le fitte duravano pochi minuti e non erano nemmeno
troppo dolorose… chiuse gli occhi, respirando come gli aveva
insegnato un energumeno psicotico del centro riabilitazione.
Intanto, Miyagi stava
cercando quel vecchio rincitrullito e alla fine Hanagata gli disse
dov’era; bussò la porta, quasi radendola al suolo
e sbottò – Teppista, ci sei?
Mitsui
sospirò – Che vuoi Tappo? Manco in bagno sto bene!
Miyagi resistette alla
tentazione di fare irruzione e tirarselo per i capelli –
Scusa eh! Idiota… - cominciò a madonnare ma si
schiantò contro Akagi, che fissava la porta come se avesse i
raggi X.
- Ti convince
‘sta storia? – Mugugnò e Miyagi
sospirò – Non ci vedere problemi ovunque,
Gori… lo sai che è anche incontinente…
Akagi
sospirò – Mah, magari hai ragione… che
palle, all’asilo sgobberei di meno! –
Sbottò trascinandosi fuori.
Non c’era
che dire, per essere bello era bello. Un gran numero di persone, molte
in kimono tradizionale, cominciavano ad affluire dalle grandi scalinate
illuminate e i banchi che avevano montato facevano la loro porca
figura. Probabilmente nessuno se n’era accorto, ma un mucchio
di tizi in kimono bianco si erano materializzati dietro ai banconi;
Akagi sospirò: per un eterno momento aveva temuto che
sarebbero stati costretti ad occuparsi loro dei banchi. E non sarebbe
stata una grande mossa.
Si guardò
intorno, rendendosi conto che tutti si erano già defilati
come un branco di bimbi eccitati; e dire che ormai erano vecchi,
dovevano pur avere un briciolo di serietà depositato da
qualche parte nei loro cervelli cavi.
Invece niente. Kiyota
era già al banco dei pesci rossi, dove cercava di
acchiapparne qualcuno con i retini di cartone. Già
all’età di sei anni uno scopriva che quei cosi
erano inutili e lui si ostinava a vivere nell’illusione di
decerebrato cronico. E non era l’unico, purtroppo. Jin e
Miyagi si erano fiondati al chiosco di ramen e aveva addirittura
incocciato Maki che si aggirava tra i banchi di giocattoli. Akagi
sorrise quando intercettò lo sguardo di un Ayako in kimono
rosa, prima che quello scemo con i radar la inchiodasse, marcandola
come suo solito.
- Miyagi, la vuoi
smettere di darle il tormento una buona volta? –
Borbottò, con gli occhi al cielo.
- Gori, fatti gli
affaracci tuoi!
Prima che potesse
ruggire e cacciare fuoco e fiamme dal naso, si unirono a loro Fujima e
Hanagata.
- Questa festa
è bellissima – fece l’allenatore, mentre
già attaccava bottone con la manager, per buona pace di
quell’anima che rosolava. Akagi prese in considerazione di
poter seriamente sbellicarsi dalle risate, quando il cellulare gli
squillò – Pronto? – Sbuffò,
convinto che fosse Isao deciso a prenderlo per il culo.
- Pronto, Takenori?
Era la voce del mister
Anzai, a quanto pare tornato dall’oltretomba.
- Io dico che ci siamo
persi…
Era la
dodicesimavoltachelodiceva. Ora gli dava una testata e lo mollava
lì a brancolare nel suo schifoso senso
dell’orientamento.
- Volpe, sei pesante
– buttò lì il rosso mentre,
effettivamente, non ci capiva un accidente e si era ridotto ad andare a
casaccio.
- Stai andando a caso,
dillo – gli menò ancora quel bastardo che tra
l’altro gli leggeva nel pensiero.
- Alla fine questo
maledetto tempio non è infinito, prima o poi troveremo
qualcuno! – Scoppiò Hanamichi, parlando
più alle pareti che a quello sciagurato dormiente dietro di
lui.
- Heiji ha detto che
alcune zone non sono manco abitate – replicò
allora Rukawa, tanto per rompergli i coglioni.
Incredibilmente,
toccò ad Hanamichi invocare la povera pazienza, che tra
l’uno e l’altro li avrebbe schiantati entrambi, e
si girò – Senti, non starmi col fiato sul collo.
Non è colpa mia se hai il senso di orientamento che non vedi
quello che c’è dopo il tuo naso, quindi non
rompere!
Prima che
l’altro potesse replicare si ritrovò con una
Scimmia Rossa spiaccicata al suolo e una colpo in testa da duecento
punti; alzò lo sguardo a ringraziare il suo salvatore e si
ritrovò nientemeno che il Teppista a fissarli.
- Ma che cazzo state
combinando voi due? – Esordì, fine come sempre,
mentre Rukawa sospirava: beh, almeno al mondo abitato c’erano
arrivati. Abitato da esseri antropomorfi come quello, ma era pur sempre
qualcosa. Alla fine, decise di scavalcare allegramente
l’Idiota e pascolare all’esterno dove almeno poteva
mettere un po’ di distanza. Dopotutto, il massimo che poteva
succedergli era di essere calpestato.
- Che hai? –
Chiese così improvvisamente al Teppista che
sussultò – Che?
Rukawa
sbuffò – Akagi ti appenderà al muro se
non la smetti di fare quella faccia da bastonato – gli disse
per poi filarsela.
Mitsui alzò
gli occhi al cielo: sempre dolce e amorevole, lui! Però se
Rukawa "non mi frego di niente" si era accorto di qualcosa, figurarsi
cosa avrebbe detto il Tappetto!
Stava per andarsene,
quando in un eccesso di bontà si rese conto di quel povero
psicotico spalmato a terra. Il problema non era preoccuparsi per lui,
ma la testata che gli avrebbe dato, quando si sarebbe svegliato.
- Ehi
Idiota… - borbottò, dandogli un paio di calci. In
fondo doveva solo svegliarlo, il come poteva anche sceglierselo lui.
- Cazzo, persino
rompere le scatole a questo qui, mi fa male al
ginocchio…- mugugnò. In effetti, le
fitte che si propagavano dal ginocchio, cominciavano a rompergli
discretamente le palle.
- Si è
schiantato da qualche parte? – Domandò Sendo,
giusto per informazione, mentre ritrovava finalmente la strada per il
bagno libera.
Mitsui
ghignò – Mica è colpa mia se saltella
in giro come un canguro deficiente…
Sendo annuì
serio, come se avesse ragione – Io consiglierei di non farmi
trovare, quando si sveglia.
Il Teppista
scrollò le spalle – Tanto l’ultima
persona che ha visto è la Volpe… se la
prenderà con lui come al solito…
- Ecco
perché si stava defilando… - ghignò
Sendo, prima di infilarsi in bagno.
Mitsui
cominciò a sghignazzare, ma la risata gli morì in
gola quando si girò verso l’entrata –
Aehm, ciao Tappetto.
Miyagi lo
fissò con un diavolo per capello – Scorfano con la
dentiera, devi dirmi qualcosa?
- Mmmh cosa?
– Domandò indifferente, mentre usciva.
- Andiamo non
prendermi per il culo!
- Ma se ti dico che
non c’è niente… - continuò
ancora il Teppista, reprimendo la voglia di dargli una testata alla
Hanamichi. Forse poteva chiedere a lui, quando ritornava dal mondo dei
sogni.
Akagi chiuse la
chiamata con la sensazione che la morte, dopo lunghe torture, non fosse
abbastanza. Si girò cercando quel dannato di un Giuda
traditore, con la testa che fumava.
- Fujima… -
fece, beccando uno a caso per strada, - Hai visto Rukawa?
Quell’
idiota, cretino? Aggiunse nella propria mente, ma dallo sguardo vago di
quello, capì che doveva essersi rintanato da qualche parte.
- Take! – Se
ne uscì Isao, mentre saliva le scale del Tempio, con Kaoru
al seguito.
- Non ora, devo
decapitare una persona… - grugnì il Gorilla,
beccando da lontano proprio quella star dei suoi stivali che parlava, o
meglio mugugnava, con Ayako.
Isao lo
fissò, un pelo sconvolto, poi ghignò –
Ti aspetto dopo l’esecuzione allora! – E lo
piantò, trotterellando verso il banco dei dolci.
Akagi
sospirò, poi si avvicinò a quei due fissandoli
tanto, che Ayako si sentì un faro tra le scapole.
- Ehi Capitano!
– Salutò allegra, ma quello fissava Rukawa come se
volesse scioglierlo con la forza del pensiero. La manager
scambiò un’occhiata con la Volpe, poi si
ritirò velocemente accampando la scusa di “vado a
cercare Miyagi”, come se ciò fosse solo vagamente
probabile.
Per la prima volta in
tutti gli anni Shohoku, Rukawa fissò il suo Capitano con la
sensazione che stesse anche lui inevitabilmente rincitrullendosi
– Akagi…
Il Gorilla
incrociò le braccia, pronto alla guerra, ma quello non
sembrava dello stesso avviso; anzi, lo fissava un attimino perplesso.
– Ho parlato con il Signor Anzai – gli disse, come
se quello dovesse dire tutto.
Rukawa si trattenne
dal grattarsi la testa – Quindi?
Il vecchio stava per
caso morendo? Gli aveva lasciato qualche eredità?
Akagi si trattenne da
mollargli un pugno – Ha parlato con un certo Sarutobi. Lo
conosci vero? – Gli ringhiò, fissandolo.
Ok, forse era il caso
di buttare giù un testamento; anche perché
probabilmente non avrebbe ma più rivisto la luce del giorno.
Forse se lo distraeva,
era ancora in tempo per scappare verso il Messico.
Fortuna delle fortune,
la Scimmia Rossa era ritornato nel mondo con la testa che andava per i
fatti suoi e una voglia addosso di fare fuori quella Volpe dannata.
Ovviamente, riuscì a trovarlo nell’istante stesso
che mise piedino fuori e si avviò a passo di carica verso
lui e Gorilla. A pochi passi di distanza, sentì chiaramente
l’alone da furia omicida del Capitano e decise che poteva
anche attendere un attimino e spiarli allegramente. Era sempre lieto di
aiutare il suo amato Capitano, quando voleva uccidere qualcuno che non
fosse lui; come la Volpe, per fare un esempio a caso.
- Allora? –
Sbottò Akagi e Rukawa già pensò di
mollarlo lì, visto che già gli stava fracassando
i coglioni.
- Gli ho parlato mesi
fa – rispose solo, scocciato.
-
D’accordo… sai benissimo di esserti risparmiato
parecchio per la stronzata con lo Shiroi… -
cominciò Akagi, mentre l’altro sbuffava.
- … e sono
uno dei pochi che capisce che non sei solo un rompicoglioni che si
crede un campione – continuò, scazzato.
– Però mi aspettavo di parlare con un membro della
mia squadra, dello Shohoku!
Hanamichi, rintanato
in un dannato mucchietto di foglie che a malapena gli nascondevano il
piede, si avvicinò per sentire meglio, già
smadonnando.
- Faccio parte dello
Shohoku – disse la Volpe, inespressivo come al solito.
Akagi rise –
Già ti vedo molto convinto, infatti! Stammi bene a sentire,
tu al ritorno spiegherai come si deve questa cosa a me e al Signor
Anzai. E lo dirai tu ai tuoi compagni che ti sei accordato per piantare
la squadra prima delle Nazionali! – Sbottò Akagi.
- Non ti caccio adesso, perché ci troviamo con altre persone
che non centrano un cazzo, ma ti conviene stare buono e non rompere i
coglioni in questi due giorni – gli grugnì a pochi
centimetri dalla faccia, prima di mollarlo lì con
espressione da boia.
Rukawa
sospirò, trattenendosi dal saltargli addosso. Quel dannato
di un Capitano partiva in quarta come un carro armato! Manco il tempo
di spiegare qualcosa gli aveva dato… peccato che, doveva
ricordarselo, in quella squadra di mentecatti non ce n’era
uno che mettesse il moto un briciolo di materia grigia. Quando gli
arrivò un grido da psicotico e una testata, di certo non
dovette sbattersi per capire di quale idiota si trattasse.
- Rieccoti, Gorilla!
– Se ne uscì la Scimmia, mentre
s’ingozzava di onigiri, accanto ad Isao. Akagi ci mise un
attimo di troppo a registrare la scena, poi sbottò
– E voi due che state combinando?
- Mangiamo –
fu la risposta corale a tremila denti di quei due. Ecco, ci mancava
solo che si contagiassero a vicenda. Non sapeva manco dire quale dei
due deficienti avesse contagiato l’altro; ormai erano tutti
un branco di psicopatici.
- Allora che
è successo? – Chiese Isao, mentre svuotava il
piatto per la decima volta.
- Niente –
grugnì il Gorilla, accasciandosi accanto a lui. –
Al ritorno dovrò spaccare un po’ di ossa
Kiyota
sbuffò – Come al solito! Mi chiedo ancora
perché ti sbatti tanto con la tua squadra di decerebrati!
Akagi lo
guardò, quasi quasi tentato di dargli ragione, quando Miyagi
gli atterrò sulla testa, tirandogli i capelli.
- Ahhh, cretinooo!
– Cominciò a urlare quello, mentre Miyagi cacciava
fumo - Fatti una padellata di cazzi tuoi, Scimmia! Noi siamo dei geni,
perciò le valiamo tutte le stronzate che facciamo!
- Mica sono
così convinto… - rimbrottò Akagi,
prima di decidere di affogare nel sakè.
- Akagi, non ei troppo
per annegare i tormenti nell’alcool? – Fece Maki,
unendosi alla banda.
- Troppo che? Onesto?
– Ghignò Miyagi.
- Io direi poco
abituato, ma con la sua stazza potrebbe bere una montagna di barili e
non farsi venire un accidente – aggiunse Kiyota.
- E poi non
è vero che non ci è abituato – fece
ancora Isao, provvedendo a cancellare le ultime tracce di innocenza nel
loro Capitano.
- Ahhh! Abbiamo
scoperto che sei normaleee! – Cominciarono a saltellare quei
due psicotici, mentre Akagi li mandava amorevolmente al diavolo.
- Se proprio volete
controllare, stanno facendo un gara di bevute da quella
parte… - buttò lì Jin, che proprio non
sapeva quando tenere la fornace chiusa.
Sia Isao che Miyagi si
illuminarono guardando Akagi che per poco non si strozzava –
Ma manco morto!
A quel punto tutti,
non si sa come, erano venuti a saperlo, e cercavano di convincere il
loro caaaro Capitano
Solo Fujima e Ayako
evitavano di intromettersi, ma era giusto per mantenere un minimo di
imparzialità, fasulla tra l’altro. Fu Isao a
trasportarselo quasi di peso, mentre nientemeno che Heiji aveva
cominciato quella cosa. Chissà perché, nessuno
aveva mai avuto alcun dubbio su chi poteva aver avuto un’idea
così folle. Eiko dopo essersi distrutta le corde vocali,
ricordando che quella specie di gara si faceva in pieno Novembre e non
col sole che spaccava le pietre, aveva deciso di mandare tutti al
diavolo e dedicarsi ai bambini, povere anime, che volevano imitare
quegli sciagurati.
Alla fine, Akagi si
ritrovò seduto ad un tavolo, con un boccale strapieno tra le
mani e l’aria di chi si chiedeva se l’avessero
drogato per fargli fare quella cosa. Inoltre non che ci fosse un solo
bastardo a fermarlo. Tutti belavano come capre e, per un folle istante,
pensò che volessero mandarlo al tappeto. Peccato che non
sapevano che sopportava benissimo e non si sarebbe certo sperticato in
mal di testa cronici come loro, che non reggevano un minimo di dolore
sulla loro pelle delicata.
Tra lo stupore
generale, fu proprio Akagi a vincere, mentre quel povero di Heiji Hisae
a stento si reggeva in piedi. Fu Kiyuwa a trotterellare verso di loro e
trascinarselo via di peso.
- Gorilla, questo tuo
lato non lo conoscevamo! – Se ne uscì Miyagi.
- La sua espressione
mi perplime… - mugugnò Kiyota.
- Già, sta
attento che questi diavoli della tua squadra potrebbero
avvelenarti… - aggiunse Maki, mentre Akagi sbuffava, lucido
e fresco, manco avesse buttato giù acqua.
Mentre Scimmia e Tappo
si accapigliavano, per buona pace di Jin e Maki che cercavano, molto
debolmente in verità, di fermarli, Ayako fece la domanda da
un miliardo di yen – Dove sono quel branco di caproni?
Ovviamente intendeva
gli altri esemplari rari e unici, fortunatamente, della squadra che si
ritrovava.
Peccato che non si
vedessero da nessuna parte.
Mitsui
smadonnò per la due millesima volta, mandando influssi
malefici al Tappetto: che si potesse schiantare contro un pero, dannato
lui. Dopo avergli rovesciato un casino di roba addosso, lo aveva
piantato in asso come un deficiente; e cianciando sempre sulle stesse
cose. Oddio, non che avesse torto visto che lo aveva minacciato di
morte se non andava a farsi quelle maledette visite al ginocchio.
Peccato che lui non avesse nessunissima intenzione di passare dei mesi
o degli anni sotto terapia! Già era vecchio, come gli
ricordavano candidamente tutti quei bastardi, meglio battere il ferro
finché era ancora in piedi. E il ferro era lui.
Il Teppista
sospirò, svuotando un altro bicchiere di sakè, e
lanciò un’occhiataccia a Kaoru Hiroya che, tra
tanti posti, proprio vicino a lui doveva sprofondare. Lui, uno dei
drogati mielosi dell’Ichihara.
- Che vuoi?
– Grugnì, mentre quello lo guardava perplesso,
battendo le palpebre – Eh?
Andavano bene, manco
quello lì lo riconosceva. Ma tanto lui era solo una stupida,
fottuta riserva.
- Ciao Hisashi, voglio
bere mi pare ovvio… - ghignò invece quello,
sorridendo.
- Accomodati
– sbottò, gentile come un’arpia.
- Come mai non stai
facendo il tifo per il tuo Capitano alla gara di bevute?
Mitsui rimase qualche
attimo ad appuntare il fatto che quello avesse messo
“Akagi” e “bevute” in una
stessa frase, poi si rese conto che in quel momento non gliene fregava
un accidente, e questo la diceva lunga.
- Chissenefrega
– brontolò, infatti, dopo qualche secondo.
Kaoru
cominciò a tracannare il sakè, incurante del
fatto che quello di fronte a lui avrebbe voluto tranquillamente
mandarlo al diavolo, poi aprì un argomento che lo esponeva a
pericolo di morte accidentale.
- Sai, volevo
chiederti una cosa da parecchio tempo…
Mitsui
invocò la pazienza, o piuttosto la forza di non ucciderlo, e
imitando allegramente la Volpe, mugugnò un
“Hn”.
- Se eri
così bravo da meritarti l’MVP come migliore
giocatore, perché sei sparito per due anni?
Ecco, quella cosa
proprio non voleva starsene lontano dalla sua esistenza. Mitsui
svutò un altro bicchiere e sospirò –
Che palle, questa cosa proprio piace a tante persone eh?
Kaoru si
limitò a fissarlo, senza rispondere, così il
Teppista poté almeno illudersi di non averlo detto sul serio
ad un semi sconosciuto; si toccò il ginocchio e
borbottò – Mi sono spappolato il ginocchio al
primo anno allo Shohoku – spiegò velocemente e
quello gli rispose la cosa più impossibile del mondo.
- Ah, anche tu! Allora
avevo visto bene!
Mitsui
sputò gran parte del liquido e lo fissò
– Che?
Kaoru annuì
– Il primo anno mi sono schiantato a terra di rotula,
spaccandomela in tre punti. Il fisioterapista ormai ha la nausea di
vedermi – spiegò, divertito manco parlasse di una
scampagnata allegra.
Infatti il Teppista lo
guardò come se si fosse bevuto quel poco di cervello e
mugugnò – Non è una cosa
divertente…
Chissà
perché, se si parlava di gambe sfracellate, gli veniva
l’empatia.
- No, infatti
– convenne quello. – Ma la voglia di suicidarmi me
l’hanno fatta passare a suon di ceffoni –
spiegò, stupendolo non poco.
Mitsui
ghignò, ripensando alle cazziate di Tappetto e Gorilla
– Anche con me ci provano…
- Hanno ragione,
piangere sulle cretinata che abbiamo fatto non serve a niente.
Il Teppista
sbuffò – Chi te lo dice che ho fatto qualche
stronzata?
Kaoru rise –
Fammi indovinare: sei scappato dall’ospedale e sei andato a
giocare lo stesso.
A quel punto davvero
credeva che quello lì leggesse nel pensiero e quasi cadde
dalla sedia, mentre quello si sbellicava dalle risate –
Magari non vuoi sentirtelo dire, ma è un comportamento
tipico di tutti noi con le ginocchia sfracassate.
Mavvà. E
lui che credeva di essere l’unico e il solo a potersi
comportare come un imbecille demente, perdendo anni di allenamento. Non
lo aveva creduto davvero, ma lui era il primo che incontrava con il suo
stesso problema; il Gorilla gli aveva detto di esseri disintegrato un
piede una volta, ma non era la stessa cosa.
Detestava ammetterlo,
ma il Gorilla era il Gorilla. Non lo abbattevi neanche con uno
squadrone assassino.
Ma ovviamente lui
doveva pur sempre essere il duro e puro dello Shohoku, quindi si
sistemò sulla sedia e si limitò a lanciargli
un’occhiata, sperando che si decidesse a chiacchierare come
tutti i simpaticoni dell’Ichihara.
- Sai
all’inizio avevo deciso che l’avrei piantata
lì. Dopotutto nessuno vuole una Guardia che non
può manco saltare… è stato quello
psicotico del mio Capitano a trascinarmi per i piedi da un
fisioterapista… peccato che la riabilitazione durava come
minimo un anno.
Ecco quello lo sapeva.
Era precisamente il motivo per cui lui non voleva iniziare
quell’incubo. Mitsui lo fissò, ridendo –
Anche il Gorilla vorrebbe trasportarmici a forza… uno di
quei mostri ha addirittura parlato di due anni di
riabilitazione… sono pazzi… - ammise, forse per
la prima volta, ad alta voce.
- Hai paura di perdere
troppo tempo – fece Kaoru, senza domandare. Dopotutto sapeva
cosa significava. – E comunque il fisioterapista ti ha detto
due anni, perché non ti stai curando… se
cominciassi ad andarci, dopo pochi mesi potresti già
palleggiare e fare qualche tiro da fermo.
Il Teppista
sbuffò, come a dire “che cazzo ci faccio io con i
palleggi?”
- Però poi,
non avresti mai più problemi. Fitte, dolori… e
avresti anche più resistenza… me ne sono accorto
durante la partita di allenamento sai…
- Vaffanculo
– scattò lui, colpito nel segno.
Kaoru
sospirò – La decisione è tua, ma
considera che con una gamba così, nessuna squadra ti
prenderebbe mai dopo lo Shohoku. E comunque sei già al terzo
anno, dovrai lasciarli per forza, prima o poi.
E con
quell’allegra previsione, si defilò lasciandolo
più depresso di prima. Che lo Shohoku prima o poi si sarebbe
perso, era vero… anche il Gorilla era al terzo anno e, senza
di lui, chi lo avrebbe controllato? Il Tappetto non aveva
così tanta volontà e lui era troppo idiota per
controllarsi da solo. Avrebbe rischiato di tornar a fare compagnia a
Tetsuo e quegl’altri. Il Teppista sorrise, ripensando a come
quei mentecatti erano stati contenti quando aveva ripreso col basket;
se fosse ritornato in strada, lo avrebbero fatto fuori, piuttosto che
permetterglielo.
Rukawa si
toccò la fronte dolorante, mentre fissava quel dannato
bastardo che rincitrulliva ogni giorno di più.
- Bastardo –
sibilò, trattenendosi a stento dal mollargli un pugno tra i
denti. Ma, ovviamente, quell’altro non si faceva di questi
scrupoli: sbarrò gli occhi e gli piazzò un
cazzotto, mandandolo a tappeto.
Che poi tutto il mondo
poteva godersi lo spettacolo, era un dettaglio. Non osava neanche
pensare a cosa gli avrebbero fatto Fujima e Akagi, se li avessero
beccati. Rukawa alzò lo sguardo verso quel cretino, che
intanto riprendeva fiato, e sospirò – Imbecille,
vuoi farti rifilare un cazzotto in testa?
Hanamichi
grugnì, alzandolo per la maglia – Non me ne fotte
un cazzo, cretino! – Gli sputò in faccia.
– Dimmi tu che diavolo stai combinando! –
Sbottò, lasciandolo improvvisamente.
Dopo essersi un
attimino reso conto di poter rimanere in piedi, la Volpe gli
rifilò un’occhiata – Va a cagare, non
sono cazzi tuoi.
- Il tuo problema
è che ci vedono tutti? Bene! – Buttò
lì la Scimmia rossa, prima di trascinarselo per un braccio
fino al Tempio. – Bene, vuol dire che parleremo qui
così nessuno ti vede, divetta!
Rukawa
contò mentalmente fino a quarantamila, cercando di
ricordarsi perché gli dava corda, poi si liberò
con uno strattone.
- Allora?! –
Sbottò il rosso, incrociando le braccia e standosene fin
troppo buono.
La Volpe
sospirò – Va al diavolo.
- Spiegami –
ringhiò a denti stretti il rosso, trattenendosi dal
fracassargli il cranio.
Ok, ormai le palle gli
si erano fracassate abbondantemente ed era sempre più facile
prendersela con quell’Idiota che col Capitano.
- Cazzo, possibile che
devi sfracellare i coglioni sempre a tutti? Questa volta non sono cazzi
che ti riguardano! – Sbottò il bruno.
Beh, logicamente aveva
pure ragione. Ma dire una cosa del genere a lui, forse
l’unico che se ne fregasse realmente qualcosa di tutti loro
dementi, era troppo. Hanamichi inspirò, mentre cominciava a
tremare di rabbia repressa, poi gli si avventò contro; lo
afferrò per la maglia e gli scagliò un altro
pugno.
- Vaffanculo Volpe!
– Sbottò, indignato, mentre lo teneva a terra.
– Sei uno stronzo! Quando ce l’avresti detto eh?
Quando ci avresti detto che te ne andavi?
Rukawa lo
fissò, mandando bagliori – Levati di dosso, idiota
– avvertì, freddo come il ghiaccio.
- Vaffanculo
– ripeté la Scimmia rossa. – Noi siamo i
tuoi compagni di squadra! Tra poco abbiamo le Nazionali! –
Gli urlò contro, poi ricordandosi, continuò
– Tu hai detto che dovevamo vincere ora! Anche per il
Teppista e il Gorilla! Racconti solo un mucchio di palle! –
Gridò, rifilandogli un altro pugno.
- Piantala!
– Sbottò la Volpe, mandandolo a fracassarsi i reni
sul terreno duro. – Sei il solito psicotico nevrotico, cazzo!
– Si sfogò, alzandosi.
- Allora spiegati!
– Sbottò Hanamichi, con la voglia di continuare a
menarlo fin quando non avesse detto almeno una frase compiuta, una!
- No devo spiegare un
cazzo di niente, a te! Non sei il mio allenatore e non sei il mio
Capitano, cazzo – sbottò, mentre si puliva il
viso. Ecco. Al massimo il Signor Anzai, era a lui che doveva qualche
spiegazione, non a quei decerebrati.
Hanamichi mise
giù le braccia con un sospiro – Già,
dimenticavo che sei qui giusto per giocare. Che cazzo ti frega degli
altri!
Rukawa lo
fissò: poteva anche prendere in considerazione di dirgli che
non era esattamente così, ma tanto a lui bastava partire in
quarta e malmenare la gente.
- Che succede?
– Chiese Sendo, uscendo dal Tempio dove se ne stava rintanato
a poltrire.
- Niente che ti
interessi, Porcospino – lo investì Hanamichi.
Rukawa si
limitò a guardarlo, per poi oltrepassarlo e chiudersi in
bagno, sbattendo la porta.
Il Porcospino
guardò il rosso, perplesso, ma quello stava bofonchiando
qualcosa per i fatti suoi.
- Stupida Volpe
asociale…
Sendo
sospirò, capendo al volo; dopotutto non era ancora
totalmente cieco da non vedere che si erano presi a pugni. Quei due
peggioravano di giorni in giorno e tenerli in squadra insieme per altri
due anni,li avrebbe portati a qualche guaio, prima o poi. Forse doveva
dirlo ad Akagi, che si erano pestati… dirgli di decidere
cosa fare.
Fu Ayako la prima a
rendersi conto che, effettivamente, quei decerebrati erano fin troppo
scomparsi per i suoi gusti: Miyagi era a fare danni con Kiyuwa,
mettendo in mezzo quella pover’anima di Jin; Maki, Akagi e
Fujima erano a ubriacarsi allegramente; Hanagata e Eiko erano assediati
dai bambini indemoniati… guarda caso, erano scomparsi
proprio le loro due ali psicotiche, il Teppista e Sendo. I quattro del
Terrore. Sbuffando, la manager si avviò verso il Tempio,
sperando di beccarli prima del Capitano ed evitare la loro morte per
stritolamento d’ossa.
- Capre siete qui?
Detto fatto, si
ritrovò Mitsui spalmato sul divano che smanettava col
telecomando che non sembrava volesse collaborare.
- Fuori
uno… - sospirò lei. – Hai visto gli
altri? – Domandò a quello che se ne fregava
altamente. No staccò manco per un attimo la testa dallo
schermo e brontolò un “chissenefrega staranno
uccidendosi da qualche parte”; molto incoraggiante.
- Grazie, utile come
sempre – ironizzò lei, avviandosi al piano di
sopra con un diavolo per capello. Lo sapeva che come unica donna,
avrebbe dovuto sopportarli, ma non che dovesse fare la mamma a tutta
quella marmaglia.
- Finalmente!
– Stava intanto sbottando il Teppista, beccando un canale
decente, poi il cellulare gli squillò; probabilmente il suo
cervello bacato mandava qualche onda strana nell’aria, visto
che era proprio quel diavolo di Tetsuo a chiamarlo.
- Che vuoi?
– Sbottò, rispondendo.
- Ma va al diavolo
vecchio! E io che ti chiamo per salutarti! –
Sbottò quello, come al solito.
Sì, si
parlavano sempre così amorevolmente loro.
Idiota
com’era, si ritrovò a raccontargli tutto e ala
fine dovette minacciarlo e attaccargli, per non sentire più
le sue stronzate. Ok, aveva ragione. Anche il Gorilla, Kogure e tutti
quelli che gli fracassavano i timpani su quella storia. Ma…
chi cazzo si sarebbe ricordato di lui dopo due anni di riabilitazione e
di fermo?
Intanto Ayako
continuava la sua opera di ricerca e il radar cerca- imbecilli, la
portò a raccattare Hanamichi che sbraitava contro al mondo.
Peccato che lei sapesse il perché: dopotutto era la manager
della squadra, Sarutobi aveva contattato prima lei.
- Hana, calmati!
– Sbottò, mentre quello se la prendeva con un
povero cuscino.
- Lo sapevi vero?
Fammi indovinare lo sapevate tutti! – Continuò a
spolmonarsi, fino a quando Ayako decise che non ne poteva
più.
- Caprone fermati!
Nessuno sapeva niente ok? Quello ha chiamato prima me e Akagi
l’ha saputo dal Signor Anzai…
- Ah il nonnino! E
cosa gli ha detto? Sarà pronto a farlo fuori spero!
– La interruppe come un treno.
Ayako
sbuffò – Hana, piantala! Non lo so,
però lo ai com’è Rukawa!
- Sì un
cretino idiota! - Scoppiò lui, lanciando il cuscino contro
una parete.
- Appunto. Lo hai
visto Akagi incazzato, quindi non
mettertici pure tu! – Sbottò, piantandogli la
porta sul naso e andando a beccare quell’altro cretino. E non
aveva dubbi di dove trovarlo.
- Rukawa –
entrò senza manco bussare, ritrovandolo come da copione
spalmato sul letto.
- Hn - la Volpe si
girò sulla schiena, con le braccia a mantenergli quella
testa piena di segatura che si ritrovava.
Ayako accese la luce,
chiudendo la porta, poi sbuffò alla vista delle legnate che
sicuramente si era dato con Hanamichi.
- Quando la pianterete
voi due di pestarvi? – Sbottò con le mani sui
fianchi.
- Io non mi sono mosso
– mugugnò lui.
La manager
alzò gli occhi al cielo – Il Signor Sarutobi mi ha
chiamato poco fa… poi il Signor Anzai ha chiamato
Akagi… neanche lui lo sapeva…
Rukawa
sospirò – Nessuno lo sapeva.
- Sì ma
è anche ovvio che Akagi si sia incazzato… so che
non ti piace, ma è il Capitano e doveva saperlo.
La Volpe si
alzò a sedere, sbuffando – Non è questo!
- Bene! –
Fece Ayako nello stesso tono, - E com’è?
– Domandò, incrociando le braccia. Lo conosceva da
abbastanza tempo da credere che avrebbe parlato. Dopotutto con Rukawa
non ci voleva molto, rispetto a quello che pensavano gli altri; bastava
parlare poco e non sbavargli addosso.
- Akagi è
un bravo Capitano… - mugugnò lui, ripetendo
quello che aveva detto al Teppista. – Con il Signor Sarutobi
non ci parlo da mesi. Ci siamo incontrati qualche giorno dopo
l’iscrizione allo Shohoku, mi ero anche dimenticato di lui
– borbottò, fissandola.
Ayako
annuì: probabile. Dopotutto Rukawa aveva la memoria a breve
termine – E perché vi siete incontrati?
Rukawa
sbuffò, ma Ayako ghignò – Su parlaaaa!
- Dovevo cambiare
scuola… lo sapevi no?
Ayako si
batté la mano in fronte: alle medie, Rukawa aveva sempre
detto di voler andare alle Tekeshi. - Già è vero!
Poi ti ho ribeccato allo Shohoku misteriosamente… se non
sbaglio tuo padre non era d’accordo vero?
La Volpe fece una
smorfia al pensiero del padre e mugugnò –
Già, allora mi sono iscritto alla squadra. Però
dopo un po’ ho trovato il Signor Sarutobi che è
l’allenatore della squadra Takeshi…
Ayako
sbuffò: sicuramente, quando aveva visto la bravura di Rukawa
e saputo che voleva andare alle Takeshi, quello si era affrettato a
cercarlo.
- Quindi non lo sapevi
che sarebbe tornato…
- No.
Ok, ma qualcosa non
quadrava.
- Ruk,
perché non hai accettato subito di andartene?
Per tutta risposta,
quello gli lanciò un’occhiataccia e Ayako
ghignò: non c’era bisogno che lo dicesse, tanto la
sapeva che si era affezionato allo Shohoku e non voleva lasciare quel
branco di psicolabili.
- Sì,
sì ho capito… però ora che si
è rifatto vivo ti conviene decidere prima che Hanamichi
decida di radere al suolo la scuola Takeshi… - alluse lei,
mentre usciva.
- Idiota –
grugnì in risposta lui.
- Lo sai che
mancheresti a tutti… persino a lui! – Rise Ayako.
Quindi alla fine erano
tutti a poltrire come al solito, e lei che si preoccupava…
verso mezzanotte Eiko dovette convincerli a suon di minacce e calci
rotanti in faccia, per stiparsi tutti nel Tempietto che Rukawa e
Hanamichi avevano sistemato, mettendo le statue a contrario da bravi
ignoranti.
La cerimonia finale
prevedeva una bella preghiera personale e un po’ tutti si
spanciarono alla vista di un Teppista che non sapeva manco da dove
cominciare; sicuramente sapeva chi pregare, e precisamente il Dio dei
malviventi da strada, che gli facesse capire che diamine fare di quella
dannata gamba. Certo, forse tagliarla sarebbe stata una bella
decisione.
Akagi nel frattempo
pensò bene di pregare per la morte fulminante di tutti quei
maniaci, soprattutto quell’imbecille che si era addormentato
anche in quell’occasione, e di farlo tornare a casa
abbastanza vivo da poter andare in pensione anticipata.
Hanamichi dal canto
suo, sapeva benissimo di essere la divinità di se stesso.
Come tale, si pregò di ricordare che dopo la finale del
giorno dopo, la Volpe sarebbe diventata inutile per tutti, quindi
poteva anche farla fuori.
E da bravi imbecilli,
nessuno si ricordò di accendere un cero a proposito di
finali, così quando Isao e Kaoru se ne andarono gufando,
tutti sperarono che almeno qualche piccola divinità non se
la fosse presa a male.
Akagi ci
provò pure a spiegare qualche cosina ai titolari per il
giorno dopo, ma più o meno tutti lo mandarono al diavolo
dopo circa qualche secondo. Borbottando e fumando come una teiera, il
Capitano decide di riservare le torture in caso di sconfitta, mentre
nel frattempo poteva tormentare le riserve inutili che si ritrovava
appresso. Quando anche i pochi visitatori decisero di eclissarsi, si
dedicarono ad una bella cioccolata calda e alle comodità del
divano, sbattendosene palesemente della roba che avrebbero dovuto
sistemare. Eiko stessa decise che per il momento poteva soprassedere;
anche perché dopo la finale, poteva sempre rinchiuderli in
casa a tirare a lucido tuuutto il Tempio. In caso di sconfitta, Akagi
glieli avrebbe regalati volentieri per i lavori forzati e in caso di
vittoria… beh, a casa sua dovevano comunque tornare per
prendere i bagagli.
- Allora domani la
finale… - fece a proposito, sprofondava nel divano, accanto
a Miyagi.
-
Già… - sbottò Akagi. Non aveva mai
fatto mistero di non voler giocare con Isao. Quello sapeva fin troppo.
- Gorilla, non devi
essere così preoccupato di quello là…
insomma tra Gorilla ci si capisce… - se ne uscì
Kiyota, a gambe incrociate accanto a Jin.
- Ha parlato uno dei
primati del gruppo! – Sbottò Mitsui e , manco a
dirlo, cominciarono ad azzuffarsi su quella povera anima di Jin che si
ritrovava sempre in mezzo.
- Però
è vero, li conosciamo abbastanza no? – Chiese
Sendo, spalancando le fauci per sbadigliare.
- Come se
lui non avesse capito abbastanza che siamo un branco di
psicotici… - brontolò il Capitano.
- E bello che ti ci
infili anche tu in mezzo, Gori – ghignò Mitsui,
mentre piazzava una manata in faccia alla Scimmia.
- Ormai ho perso la
speranza di redenzione! – Sbottò ancora lui,
mentre Maki e Hanagata ridacchiavano.
- Piuttosto ci
sarà in campo Aki? – Domandò Fujima e
calò l’ameno silenzio di chi ogni tanto, pensa.
Akagi
scrollò le spalle – Credo di sì, ma non
penso combinerà qualche guaio… Isao lo butta
fuori se lo fa…
- Magari lo fa proprio
perché lo butta fuori – aggiunse Kiyota, tanto per
ingarbugliare il cervello a tutti a quell’ora di notte.
- Io dico di andare a
nanna che mi si frigge il cdrvello – propose Ayako, giusto
per dire una cosa sensata.
Cominciarono ad
alzarsi un po’ tutti, mandando occhiate ai due che ancora non
avevano aperto bocca. Certo, Rukawa non era esattamente
l’esempio di fulgente loquacità, ma che non stesse
ancora nel beato mondo dei sogni, era un miracolo.
Quell’altro poi, lo fissava come se volesse guardarci
attraverso, e con un diavolo per capello. Ad un certo punto, Fujima
fece pure finta di chiedere qualcosa, ma ad un’occhiata di
Akagi, fece dietrofront e se ne sbatté allegramente.
Jin, gioiosamente
drogato come suo solito, passò in mezzo al fuoco incrociato,
salutando i due orsi con una manina che rischiava seriamente di essere
linciata.
E di certo Sendo e
Kiyota non andavano certo per il sottile: con un’occhiata che
sapeva di kamikaze, si lanciarono sui due compagni di stanza,
mandandoli a sbattere col muso sul parquet. A quel punto cominciarono a
madonnare contemporaneamente e pensarono bene di sotterrare
l’ascia di guerra, per far fuori quei due decerebrati con cui
avevano la fortuna di dormire.
Tutti gli altri
salirono le scale, sospirando di rassegnazione, e solo
l’intervento provvidenziale delle due lady di casa, li
convinse a ritirarsi nelle loro stanze.
Peccato che la lotta
durò ancora, persino con la parete di mezzo che divideva le
due camere, fino alle tre del mattino, quando Akagi decide di raderli
al suolo con una ben piazzata mossa di Wrestling.
- Domani abbiamo una
partita, cazzo! – Sbraitò dal corridoio,
svegliando per altro tutti gli altri.
- Sì,
sì, vinceremo Gorilla… - alle loro voci, si
aggiunsero anche quelle di quegli altri due mentecatti della stanza
appresso. Erano in sei a liquidarlo, prendendolo per il culo.
- Andate- al- diavolo!
– Scandì, muovendosi a passo di marcia verso la
sua camera.
Quello che non sapeva,
era che tutti erano svegli a mantenersi le costole dal ridere. E a
pensare, come quei sei psicolabili, che avrebbero vinto.
N/A
Saaalve! Dopo aver fatto i miei bravi esami universitari, posso
dedicarmi un peu ai miei, e di Inoue-Sensei, psicolabili. XD
Prima un paio di
cosette; la Festa del Tempio è unasorta di adattazione di
una festività giapponese:
- Shōgatsu, ossia la festa di anno nuovo. I
primi giorni del nuovo anno rappresentano una festa molto importante in
Giappone, ricca di segni di buon auspicio. La casa viene pulita da cima
a fondo (susuharai) per eliminare tutte le impurità fisiche
e spirituali del passato e si mettono ai due lati della porta dei rami
di pino (kadomatsu). Si appende inoltre una fune di paglia con
striscioline di carta (shimenawa), per evitare agli spiriti maligni di
entrare nella casa. Durante questa festa si mangiano omochi (riso
bollito lavorato fino a formare delle palline) grigliati o in una zuppa
chiamata ozoni.
Tutti i preparativi
devono essere fatti entro l’ultimo dell’anno, poi
tutti i negozi chiudono e seguono tre giorni di vacanza chiamati
Shōgatsu Sanganichi in cui lavorano solo gli addetti ai servizi primari
(trasporti ad es.) e in occasione dei quali ciascuno ritorna alla
propria casa.
Chi desidera
può ascoltare a mezzanotte il Joya no kane, cioè
i 108 rintocchi della campana (tsurigane) del tempio buddista.
Altrettante sono le pene dell’uomo e ascoltando tutti i
rintocchi ciascuno può esserne liberato.
Il primo
dell’anno si fa visita ad altre famiglie a cui
c’è l’usanza di donare
un’offerta in denaro (otoshidama). In questi tre giorni molte
persone visitano i santuari locali (hatsumairi), spesso indossando il
loro kimono.
Un’usanza
molto diffusa è spedire agli amici una cartolina di buon
anno chiamata nengajō.
[(c)
vari siti di festività giapponesi]
Ovviamente la Festa del Tempio non si svolge a Gennaio, ma alla fine di
Marzo, e alcuni aspetti della Shōgatsu non sono presenti. Vi invito a
fare un salto alla ricerca di queste festività,
perché sono molto interessanti. *__*
Bon, ora a noi!
Trilla: Figurati se dovessi scrivere
scene yaoi per undici uomini in una casa! Altro che stress XD
Certo che Mitsui lo è, che domande! Mmmh ok, qui no, ma in
generale sì. ù.ù
Sono davvero felicissima che ti piaccia tanto da cercarla! Grazie
ancora tantissimo >.<
Dream/xx_Dreamer_xx: Più
che altro, forse te lo toglieranno il commento. Però grazie
per avermi avvisato! *_*
Tsk, a parte che ormai non puoi andartene. Nessuno di voi
può. Siete costretti a leggere tuuuuttto, fino alla fine
mwahahah!
Adoro le recensioni lunghe! Però sarà stata una
faticaccia scriverla! xD
Allura:
Sì, dare da fare a tutta la banda di psicolabili non
è cosa facile, qui li ho un pò persi
perché dovevo dare spazio soprattutto a due di loro...
quella scena di loro quattro in spiaggia mi è piaciuta
tantissimo farla, perché ho sempre creduto che alla fin
fine, siano diventati molto amici! E poi, Ruk ha ragione: che Shohoku
sarebbe senza Gorilla e Teppista? Ammetto che anche qui tra Sendo e
Rukawa non ce n'è molto, ma alla prossima c'è la
partita, quindi avranno occasione...
Il rapporto tra Mitsui e Miyagi è particolare e hai ragione
tu, non tanto come coppia yaoi, ma proprio come grandi amici per la
pelle. Non posso vederli che così!
Grassie per l'ammirazione, ma non merito tanto suvvia. Mi limito a
seguire la loro psicosi, dopottutto. XD
E le recensioni lunghe vanno benerrimo!
Ancora una volta vorrei ringraziare chi ha aggiunto la storia hai
preferiti, i lettori invisibili e chi apprezza, pur non commentando.
Grazie di cuore. <3
20jp90
AllePanda
antote
asthenia
Bella07
gaara4ever
HPalessandra
kenjina
klikka
lilli84
lucilla_bella
MissChroma
RobydelNov
Scorpyon
Trilla
war
xx_dreamer_xx
Ovviamente chi avesse voglia di buttare giù due righe,anche
per rompere le scatole e criticare, si faccia avanti. Continuo ad avere
la museruola XD
|
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Capitolo 12 *** In finale: Kanagawa Vs. Ichihara ***
In
finale!
Ichihara
Vs. Kanagawa
Per
la prima
volta in una settimana, furono tutti pronti e scattanti al canto del
gallo.
Pronti e scattanti ad accasciarsi sulle sedie, ovviamente.
Ayako,
che aveva
avuto la brillantissima idea di preparare la colazione per tutti, si
stava già
maledicendo visto i tir di roba che quelli ingurgitavano già
alle sei del
mattino. Probabilmente doveva essere precipitata al suolo, battendo
sonoramente
la testa, per pensare di essere solo vagamente gentile con quegli
zotici.
- Grazie,
Ayakuccia! – Saltò su, mieloso come una carie,
Miyagi, mentre sbavava sulla
manager. Peccato che lei avesse praticamente gli occhi incollati dal
sonno;
ricambiò con un ”Hn” alla Rukawa, e
sbadigliò a pieni polmoni.
- Chi è che non
ti ha fatto dormire stanotte, Aya? – Ghignò il
solito Teppista depravato, che
neanche a quell’ora faceva il sacrosanto piacere di tapparsi
quel forno e
Miyagi quasi lo centrò col coltello del pane in piena fronte.
- Probabilmente
tutti voi imbecilli che cianciavate come vecchie carampane alle tre di
notte –
se ne uscì Akagi, brandendo il giornale davanti la naso,
manco fosse uno
schermo protettivo contro le stronzate dei suoi compagni.
Kiyota, accanto
al Teppista, sbuffò – Voglio ricordarti, Gorilla,
che tu ti sei messo a sbraitare
come una cornacchia nel bel mezzo del corridoio!
A quel punto,
potevano anche allegramente dire di aver perso la Scimmia,
perché il Capitano
sembrava pronto a svitargli la testa dal collo. Fu l’entrata
del gelo a
bloccare tutti.
Ad un certo punto,
Teppista e Tappo pensarono che il Gorilla fosse stato attaccato da una
semi-paresi facciale, invece era solo la Volpe. Non che questo
spiegasse
qualcosa, comunque. - Ehi, Volpe,
dormito male? – Mugugnò Mitsui, con la bocca
strapiena di cibo tra l’altro.
- Che schifo!
Anche i bambini sanno che non si parla a bocca piena, cretino!
– Sbottò Ayako,
rifilandogli un cazzotto in testa e affrettandosi a dare la colazione a
quel
morto vivente.
- Tieeeni –
trillò, piazzandogli sotto al naso la colazione e facendo
sputare le loro a
quei due decerebrati.
- Ma che cazzo… -
cominciò a sacramentare Miyagi, con l’improvvisa
voglia di rasare a zero quel
ghiacciolo umano dei suoi stivali. Inutile dire, intanto, Mitsui dovete
mantenersi per non rotolare dallo sgabello e schiantarsi al suolo dal
ridere.
Il problema non era la faccia sconvolta di quella pover’anima
del Tappetto, ne
la droga che probabilmente si era tirata su Ayako quella mattina, ma lo
sguardo
perplesso di Rukawa; sembrava un pelo sconvolto. Guardò la
tazza, come se
dovesse essere avvelenata, poi fissò Ayako – Sei
caduta dal letto? – Gli
domandò, con inflessione lievemente preoccupata.
Ayako sbuffò – Ma
che rompipalle che siete! Per una volta che voglio essere
gentile… - e giù a
smadonnare contro tutti i caproni di quel dannato Tempio, mentre Rukawa
scrollava le spalle e si sedeva. Come se lui non l’avesse
capita quell’arpia
della loro manager: era un subdolo metodo per convincerlo a restare. E
a quanto
pare era vero che nessun altro sapeva qualcosa, visto che Miyagi
sembrava
pronto a cavargli gli occhi e Mitsui a buttarsi a terra e ridere senza
ritegno.
Solo
Akagi lo
fissava; e in modo tutt’altro che amichevole. Qualcosa gli
fece vagamente
intuire che se non giocava di squadra quel giorno, gli sarebbe passato
addosso
come un rullo compressore.
- Bene! Io farò
finta di aver capito! – Se ne uscì Kiyota, mentre
il gruppetto se ne usciva con
un suono a metà tra lo sbuffo e il gemito.
- Guarda,
Scimmia, che nessuno aveva dubbi sul fatto che non capissi una cippa di
niente!
– Sbottò Mitsui, tralasciando il piccolissimo
dettaglio che manco lui aveva
capito niente dei tre secondi precedenti.
- Ma va al
diavolo, che manco tu hai capito Teppista!
Appunto.
Cominciarono a guardarsi in cagnesco e a mandarsi messaggi criptati,
tipo “sei
morto bastardo”, quando Ayako entrò nel loro campo
visivo con un ghigno da
sadica – Provateci a buttare tutto all’aria e vi
costringo a ripulire con la
lingua! – Minacciò soavemente.
Chissà perché,
dopo quelle del Gorilla, solo le minacce di Ayako avevano
l’effetto di calmare
i bollenti spiriti. I due psicotici si sedettero buoni, buoni, cercando
di
lanciarsi forchettate di nascosto.
A quel punto
Akagi grugnì, chiudendo il giornale di scatto, e tutti
ebbero l’impressione che
dovesse fare una sentenza delle sue; e, visto che guardava la Volpe,
poteva
essere una buona scusa per capire che accidente stavano combinando quei
due.
Peccato
che
quegl’altri scegliessero sempre il momento più
adatto per rompere i coglioni;
quando Sendo e Jin entrarono, sparando un buongiorno a mille mila
denti, gli
altri tre repressero il desiderio di menarli e cacciarli sotto
l’acqua fredda
che magari avrebbe rinfrescato i due neuroni che si ritrovavano in
comunità.
- Che palle, non
potevate aspettare tre
secondi? – Se ne uscì Mitsui, mentre Akagi lo
guardava come se fosse più
imbecille del solito.
- Che? –
Chiese educatamente Jin, battendo le
palpebre e prendendo il posto di Kiyota.
Con uno così
maledettamente gentile, il Teppista si sentiva sempre l’orco
cattivo della
situazione; rimase un attimino perplesso, poi mugugnò
– ‘iente.
- Bene! – Rispose
allegramente Jin, che manco per l’anticamera del cervello si
era fatto passare
il dubbio che il Teppista fosse ironico, ammesso che sapesse cosa fosse
l’ironia. Come a leggere nella mente bacata di Mitsui, Kiyota
sospirò – Jin, tu
sei una cosa incredibile – e dopo quella perla di saggezza,
che il protagonista
non capì manco di striscio, si trascinò verso il
piano di sopra.
Quando poi il
ragazzo abbagliò Ayako, belando un
“graaazie”, lei prese in seria
considerazione di scambiare qualche parolina con Maki; poteva sempre
dargli
quei quattro mentecatti, in cambio di Jin. Glieli regalava a vita e
poteva pure
pagarlo. Cercò di inviare mentalmente i suoi pensieri a quei
tre psicolabili,
riuniti intorno alla tavola, ma niente. Probabilmente i neuroni
dovevano essere
scivolati via nel sonno. Erano zampettati dal cuscino, via per nuove
avventure;
alla ricerca di materia grigia.
Ayako sospirò,
portando la colazione a Sendo e decidendo nel secondo successivo di
sbattersene
allegramente, alla faccia di Mitsui che sbatteva gli occhioni per una
nuova
fetta di torta. Cominciarono a menarsela, mente Jin sembrava indeciso
se
accorrere in aiuto o meno; di chi poi, era un dettaglio.
- Hn… Ayako se la
cava da sola – mugugnò Rukawa, decisamente troppo
poco stupito della cosa.
Dopotutto in una palestra di scimmioni come la loro, una ragazza un
filo
normale non sarebbe sopravvissuta.
Jin sembrò
pensarci seriamente, poi quando vide Mitsui spetesciarsi al suolo per
un
calcio, decise per la sua incolumità e rimase al suo posto.
- Allora, come
va? – Chiese a Rukawa, che sembrava più sbattuto
del solito.
- Hn – fece lui.
La parola universale che significava tutto e niente.
Jin sorrise – Hai
riperso le parole, Kaede?
La Volpe sbuffò –
Si può andare meglio – rivelò allora,
giusto perché Jin la metà delle volte non
gli fracassava i coglioni.
- Problemi con
Akagi? – Domandò allora quello.
Ecco, ora poteva
seriamente pensare che tutto il mondo sapesse. Se anche Jin, che viveva
in un
Universo tutto suo, era sceso tra i comuni mortali a capire quella
cosa, allora
tutti dovevano sapere. Ovviamente tranne Teppista, Miyagi e Scimmia, ma
loro
erano una specie a parte.
Rukawa mandò
un’occhiata al Capitano, che era avvolto da una vaga aura di
incazzatura, e
sospirò – Già.
Un’altra cosa
veramente buona di quello là, era che non si sbatteva
più di tanto. Quando
aveva deciso qual’era la soglia di domande che uno poteva
sopportare, la
piantava lì. Anche quella volta, infatti, Jin decise che
Rukawa aveva avuto la
sua dose di confessioni.
Peccato che
qualcun altro non la pensasse così; la Volpe non doveva
neanche girarsi per
capire di essere sotto assedio di uno psicotico drogato che lo stava
aspettando
al varco. Infatti erano passati nientemeno che due giorni in cui non
gli aveva
rotto le palle e non sia mai che gli lasciasse un altro giorno di
libertà.
Con quell’allegra
considerazione, si alzò sbuffando –
‘azie – mugugnò ad Ayako, che intanto
aveva
rispedito Mitsui dal cantuccio dal quale era venuto, e si
strascicò per inerzia
al bagno.
Tutto ciò mentre
Maki aveva deciso, per la primissima volta, di mostrare i muscoli
allenandosi
nel campetto all’aperto. Con Heiji e Fujima e Hanagata.
Come a dire che
le stranezze non erano mai troppe in quel luogo.
Alla fine, sia il
Quattr’occhi che l’Ubriacone di casa decisero di
salvarsi la pelle, mentre quei
due si menavano allegramente con la scusa di prendere la palla. Non che
si
sbattessero in urla e roba varia, però: a vederli sembravano
due monaci
buddhisti, di quelli belli rilassati e tranquilli, poi quasi
sfracellavano il
canestro che soffriva ai loro tiri missilistici.
- A che s-stanno?
– Chiese sbadigliando Sendo a un Kiyota in “fan
mode”.
- Cinque a
quattro per Maki, ovvio – rispose quello, mortalmente
indignato dal fatto che
si potesse solo vagamente pensare che il suo Capitano stesse perdendo.
Sendo ghignò –
Non fare quel espressione, Fujima è bravo quasi quanto
lui…
- Aha! Ma anche
no! – Fece sprezzante la Scimmia.
E, naturalmente,
il secondo dopo Fujima segno da due, strozzandogli le parole in gola.
- Tu porti sfiga,
Porcospino – mugugnò, mentre quello se la rideva.
Alla fine, si
teletrasportarono in campo anche i soliti due rompicoglioni e tanti
saluti alla
partita one to one. Per buona pace di Kiyota che già si
faceva girare le palle
come eliche, Sendo trotterellò in campo, al fianco di
Mitsui, mentre Maki e
Miyagi decidevano di sotterrare l’ascia di guerra per
dedicarsi ai loro cari
compagni. Fujima si immolò, al solito,
all’arbitraggio e Hanagata pensò bene di
piantarli in asso e occupare il bagno, finché era in tempo,
e rubarsi tutta
l’acqua calda.
E
se sotto si
svolgeva una partita, al piano di sopra era la lotta libera la favorita
di quel
giorno. O per meglio dire il bowling, quando Akagi lanciò
contro la Solita
Scimmia rossa imbecille, la sua palla da basket, mandandolo a
fracassarsi come
un birillo.
- Gorillaaaa! –
Stava ululando come un coyote ferito, mentre quello gli sbatteva la
porta del
bagno sul naso.
A Hanagata bastò
questo per fare dietrofront e migrare verso oasi più felici,
tipo il bagno
dall’altra parte del mondo.
- Maledettissimo ipocrita dei miei stivali… - stava
borbottando il
rosso. – Dillo che usi la tua stazza da elefante per
malmenare noi povere
anime! – Cominciò a gracchiare, svegliando
l’intera popolazione del Giappone.
- Ma la vuoi piantare, mi stai trivellando un timpano!
Ecco, gli aveva tolto le parole di bocca. Rukawa, che per buona pace
comune aveva deciso di non intervenire, guardò Eiko Hisae
che sembrava essere
posseduta dallo spirito di Ayako. O, molto più
probabilmente, si era rotta i
coglioni di quel decerebrato che gridava dalla sera precedente.
Eppure, nonostante per una volta lui davvero non avesse fiatato, la
Scimmia Rossa gli lanciò un’occhiataccia, per poi
infilarsi nella sua camera,
sbattendosela dietro.
Rukawa sbuffò: manco i bambini si comportavano
così. E poi, era lui
quello che doveva sentirsi offeso, visto che lo aveva menato come un
sacco di
patate.
- Al diavolo, idiota… - mugugnò, infilandosi
nella sua stanza.
Eiko, che pover’anima non aveva capito un accidente, si
limitò a
borbottare qualcosa sugli ospiti deficienti e si avviò a
dare una mano alla
“povera martire di Kanagawa”.
Che lo squilibrio
mentale facesse parte del suo DNA, lo sapevano più o meno
tutti, ma non a
livello di parlare da solo come uno psicopatico allo stadio terminale.
- Dannata Volpe…
– mugugnò per la milionesima volta dal giorno
prima, lanciando per la stanza i
vestiti, della Scimmia ovviamente. Ora, dopo aver ridotto la stanza ad
un
macello, dopo aver fracassato i coglioni a tutta la gentaglia di quel
Tempio,
gli venne un’idea. L’idea di rompere la palle al
nonnino che manco a chilometri
di distanza poteva vivere in pace. Al nonnino che, già
infartato per conto suo,
non aveva bisogno di Sakuragi forza dieci per tirare le cuoia.
Ma questo
ovviamente non poteva interessare al Tensai del Basket. Spese giusto
qualche
millimetro della sua preziosa materia grigia per rendersi conto che,
semmai lo
avesse scoperto, il Gorilla sarebbe stato capace di mandarlo a fare
compagnia
ai pesci del lago Kaoro, poi si avviò gioioso alla ricerca
di Jin e del suo
cellulare.
Nel
frattempo a
poche pareti di distanza, Rukawa mise fuori il nasino alla ricerca di
via libera.
Con un sospiro, uscì dalla camera e si avviò
mooolto lentamente al piano di
sotto dove, a quanto pareva, era in corso la terza guerra mondiale. Si
diede la
pena di dare un’occhiata a quei quattro che si sbattevano per
il campo, poi
sprofondò in orizzontale sul divano.
Ayako sistemò,
finalmente, l’ultimo dei tremila bicchieri, manco avesse
mangiato un intero
reggimento militare, e lo fissò – Rukawa! Hai da
fare ora?
La Volpe non alzò
nemmeno la testa e figurarti se gli veniva in mente di rispondere
“no”.
Purtroppo tra le grandi capacità di Ayako c’era
anche quella di leggere nel
pensiero, quindi lo capì da sola e se lo trascinò
per i capelli alla porta –
Bene, quindi vieni con me a fare due compere…
- La partita… -
provò a lamentarsi Rukawa, peccato che lei sapesse che la
partita era di sera.
Aveva ad occhio e croce dodici ore per farsi sballottare in giro per
Chiba.
Nel frattempo
Akagi aveva pensato bene di farli muovere un po’, quel branco
di bufali, giusto
per far finta di lavorare un po’; li divise in due squadre da
quattro,
appioppandosi con Jin, Miyagi e la Scimmia, mentre mandò a
Maki e ad Hanagata,
il Teppista e Sendo. Decise di non contemplare manco di striscio quei
due
psicopatici che avevano avuto la brillante idea di menarsi davanti ad
un mucchio
di gente. Già, alla fine Sendo aveva deciso di farglielo
sapere, giusto per non
fargli venire un infarto fulminante. A quanto pareva, al ritorno doveva
occuparsi di un paio di cosette; sperava quasi quasi che davvero se ne
andasse
quel decerebrato, così almeno cominciava a fare un
po’ di pulizia! E per
quell’idiota… beh, lui poteva anche spedirlo da
qualche parte. Tipo Al Kainan,
così faceva compagnia all’altra Scimmia.
- Jin! – Si sgolò
per la quindicesima volta. Dove diavolo si era andato a cacciare quello
lì?
Jin sussultò e
lanciò l’ennesima occhiata ad Hanamichi
– Io te lo presto, ma potresti non
distruggermelo? – Gli fece, implorante, mentre quello scemo
ghignava senza
manco tentare di nasconderlo.
- Ceeerto…
grazie! – Cinguettò Hanamichi, prima di zampettare
via.
E con questo,
poteva assolutamente dire addio al suo telefonino. Peccato, era durato
meno di
una settimana; anzi, ancora meno, visto che già dava segni
di squilibrio il
secondo giorno. La Guardia sospirò e trotterellò
verso il campo.
Rukawa
sbuffò,
reprimendo la voglia di abbattere il loro amato Capitano, anche e
probabilmente
avrebbe dovuto chiedere aiuto alla Guardia Nazionale, e
lanciò un’occhiata
pieno di ricerca di solidarietà ad Ayako; ovviamente la sua
manager fece
allegramente finta di niente. Visto che ormai il suo fato era
perfettamente
segnato, la Volpe pensò bene di ritornare il letargo fino a
quando non lo
avessero richiamato alle armi. Crollò esattamente due
secondi dopo.
Akagi, anche se
aveva deciso di liberarsi, per una volta, di quelle due piaghe,
continuava a
sentirne la presenza come due vere e proprie spine nel fianco. Per
quello che
ne sapeva, Hanamichi ere stato mandato a giocare con li cellulare
martire di
Jin ed era molto probabile che stesse gufando come suo solito. Ma
Rukawa era
lì, sprofondato nel divano, in coma.
Sembrava davvero
taaanto preoccupato per quello che era successo. Il Capitano si
trattenne
dall’andare lì a tirargli il collo e decise di
abbattersi sul campo, per buona
pace di Mitsui che si ritrovò per la ventesima volta col
culo per aria; e Akagi
non se n’era accorto manco una volta.
- Gorillaa!
Piantala, cazzo! – Sbottò il povero Teppista,
mentre quasi mangiava la mano a
Sendo che voleva aiutarlo.
- Eh? – Akagi lo
fissò, con un sopracciglio inarcato,come a chiedere che
diavolo ci facesse a
terra in mezzo al campo.
- Ehm, Akagi, sei
un po’ distratto? – Provò Maki, che
proprio non ci teneva a fare la stessa fine
della Guardia.
Akagi grugnì un
“no” molto poco convincente, e si avviò
a passo di gigante sotto il suo
canestro.
Essendo che il
suo cervello pure si metteva in moto ogni tanto, Sendo fece due
più due e
collegò la rissa dei due cretini, con l’aria da
boia del Capitano; eppure non
capiva perché quei due si fossero pestati. E lui era curioso
per sua natura,
come Kaede aveva già sperimentato.
Ghignò,
assolutamente sicurissimo che la Volpe non si sarebbe salvato quella
volta, e
si mise in posizione contro la Scimmia.
Hanamichi sbuffò,
tamburellando le dita sulla scrivania, mentre aspettava che il
vecchiaccio
arrivasse al telefono. Era troppo lento! Si lamentava, sbattendosene
con solita
stupidità abissale, che Anzai aveva una certa età
ed era pure malato.
- Pronto?
Visto com’era
impegnato a mugugnare, quasi gli cadde il telefono dalle mani quando
rispose.
- Aha! Ciao
nonnino! – Gli uscì, gridando come un ossesso.
Anzai fece finta
di niente, pur avendo un timpano sfondato, e si mise a ridere come al
solito.
– Ohohoh!
Hanamichi! Come stai?
La Scimmia Rossa
contò fino a tre; si diede il tempo per respirare, uno, due
e… - Che diavolo
sta combinando quell’idiota di una Volpe? –
Sbottò. L’allenatore si mise a
ridere come se fosse stato assolutamente certo che qualcuno, uno a
caso, gli
avrebbe rivolto una domanda del genere.
Stava
sognando
davvero qualcosa di folle, quando Eiko quasi lo mandò a
terra per svegliarlo.
- Hn? – Grugnì,
stiracchiandosi.
- Ah beh,
alleluia! – Se ne uscì lei, fissandolo.
– Lo sai che se ti scoppia una guerra
sotto al naso e altamente probabile che continui a dormire? –
Gli domandò e lui
la guardò come se fosse una cosa molto stupida da dire.
- Cielo! Io
pensavo fosse davvero in coma! – Sbottò, mentre
Ayako se la rideva. – Ricordo
che il professore d’inglese doveva mettercisi
d’impegno per svegliarlo…
ovviamente poi non ci riusciva mai! Allora, andiamo? – Fece
la manager.
Rukawa aprì le
fauci come un leone, sbadigliando, e si grattò il cespuglio
che si ritrovava in
testa – Mmh, se proprio devo.
Non si poteva
dire che Rukawa le cose le facesse contro voglia; era il ritratto della
volontà.
Sia Eiko che Ayako sbuffarono all’unisono, scrollando la
testa come a dire “ci
arrendiamo”, gli appiopparono una lista lunga come la Tokyo
– Osaka e Rukawa
cadde dal pero.
- E questa cos’è?
– Domandò, un filo sconvolto.
- La lista della
spesa – bofonchiò Ayako, mentre usciva.
– Allora, devo prendere altro o la
tremila cosa segnate vanno bene? – Si spolmonò,
mentre tutti belarono un
“sììì”, senza
manco vederla.
- Caproni…
- Ah, Ayako! –
Fece la Scimmia, mentre si accasciava sul campo, in pausa. –
Ricordati le cose
per festeggiare la vittoria!
- Non siete un
po’ troppo sicuri di voi? – Ghignò
amabilmente Eiko e lui la guardò come se
fosse pazza. – Non sarò venuto fino a qui, subendo
queste cinque dive, solo per
vederli perdere! – Replicò, mentre le
“cinque dive” pensarono di mandarlo a
schiantarsi con un paio di calci.
- Non mi pare che
qualcuno ti abbia costretto Scimmia. Anzi, ricordo chiaramente di
averti
mandato al diavolo – rimbrottò Akagi.
Maki tossì – Beh,
mi aveva rotto le palle per una settimana… -
confessò, mentre tutti ridevano.
- Va al diavolo!
Dovevi per forza dirlo? – Cominciò a menarla la
Scimmia, fortunatamente
qualcuno corse in suo aiuto. Qualcun altro di inutile, precisando.
- Beh, non ha
tutti i torti… cioè se perdete, davvero vi
linciamo – se ne uscì Mitsui, mentre
Akagi ghignava – Ha parlato gamba di legno… visto
che sei un reietto umano,
potresti anche startene zitto.
Ecco. Bello avere
amici che ti supportano. Il Teppista cominciò a prenderlo a
morsi, mentre Akagi
prese in seria considerazione di attuare lo schiacciamosche sul cranio
vuoto
che si ritrovava. Mentre cominciavano a pestarsi, Sendo risolse la
situazione
dando ragione alla Scimmia e dicendo di essere “assolutamente
sicuro che
avrebbero vinto”.
Addirittura
Miyagi e Kiyota riuscirono a fargli promettere di rasarsi la
capoccetta, se
avessero perso. A quel punto, il campo si congelò; persino
Rukawa fissò il
drogato come se gli fosse completamente partito il cervello
già difettoso in
partenza.
Teppista e
Tappetto ci provarono pure a far promettere agli altri una cosa del
genere, ma
mentre Jin accetto serenamente, tanto la tosatura non poteva che
giovare alla
sua aria da monaco, Maki li fissò come se fossero
completamente rincitrulliti.
Ghignando come una serpe, il Teppista borbottò che al
Gorilla era inutile
chiederlo, visto che il suo campo era già perfettamente
morto, mentre Miyagi
non ci provò manco ad accennarlo alla Volpe; il problema non
era tanto lui, che
sarebbe stato capace di presentarsi a scuola perfettamente levigato, ma
quello
che avrebbe fatto a loro il suo fan club psicopatico se,
disgraziatamente,
avesse saputo della scommessa.
A quel punto le
battute su “quello che potevano tosarsi oltre ai capelli,
lì dove non batte il
sole” si sprecarono e Rukawa dovette portare via di peso
quelle due sciagurate,
che cominciarono a sghignazzare, addirittura lacrimando.
La
spesa. Il
momento della spesa lo aveva rimosso dai meandri della memoria,
soprattutto
quando aveva dovuto quasi spaccare le ossa ad un paio di tizi che
sbavavano
sulle due manager. Non che a lui fregasse qualcosa, anche
perché quelle due
avrebbero potuto benissimo difendersi da sole, ma Akagi, Heiji Hisae e,
sicuramente, Miyagi non sarebbero stati d’accordo. E
già troppa gente gli
voleva fare la pelle per quella mattinata.
Così, sospirando
e pregando per la fine di quel soggiorno, lanciò
un’occhiataccia del tipo
“stattene alla larga se ci tieni alla vita” a un
tale che fissava Ayako da
buoni dieci minuti. Ovviamente lei era cieca come una talpa e si
limitava a
fargli trascinare un carrello pesante come una roccia, lanciando dentro
roba a
caso.
- Ma chi diavolo
ha chiesto tanti litri di succo d’uva? – Chiese
schifata, mentre Eiko scrollava
le spalle.
- Il drogato –
mugugnò Rukawa, ricordando i gusti ripugnanti di quello
là.
Ayako lo guardò,
battendo le palpebre – Sendo?
- Mai notato
quante bottiglie se ne scola durante le partite? –
Grugnì ancora la Volpe,
stupendo abbastanza Eiko, che per risposta andò a sbattere
su uno scaffale.
- Rukawuccio e tu
queste cose come le sai? – Cominciò a rompergli le
scatole Ayako, mentre lui si
malediva per l’ imbecillità che, senza dubbio, gli
aveva attaccato l’Idiota.
- Se ne beve a
secchiate, solo un cieco non se ne accorgerebbe – si
limitò a brontolare lui,
prima di infilarsi in uno reparto a caso, allontanandosi dalle due
arpie. E per
una volta che non rompeva i coglioni ai suoi cari compagni e si
toglieva dalle
palle, loro erano sempre lì, pronti a ricordargli che non
poteva scappare. La
tasca della tuta gli tremò e afferrò il
cellulare, imprecando – Hn, pronto –
bofonchiò, pregando che il tetto del Tempio si scagliasse in
testa a quei due
dementi. Sì, perché sapeva chi era il cretino che
lo disturbava.
- Non fare quella
voce scocciata, razza di zombie che cammina, visto che sto chiamando
sul MIO
cellulare – rimbrottò il Teppista.
Ah, già. Ayako
gli aveva fregato il cellulare, giusto perché il suo non lo
usava mai. Pensò
quasi di dirglielo che non era colpa sua, ma ci rinunciò:
figuriamoci se quello
credeva che lui fosse innocente.
- E quindi che
vuoi? – Gli fece, invece, come se i fatti non fossero suoi.
- Che voglio?
Razza di Volpe malefica io- Ad un certo punto, qualcuno doveva averlo
strozzato, perché fortunatamente non sentì
più la sua voce da corvo.
- Ehi Kaede! - Poi
la voce di Jin, pacifica come sempre, gli arrivò seguita da
coro angelico in
sottofondo. – Ehm, io ho dimenticato di inserire delle cose
nella lista…
“Dimenticato” era
un eufemismo, visto che quella mandria di microcefali gliela aveva
strappata di
mano, per scriverci le proprie porcherie sopra. E lui si era
già frantumato i
coglioni a vagare come un imbecille per quel supermercato, ricercando
cose
assolutamente schifose come succo d’uva.
Però Jin non
rompeva mai ed era l’unico che riusciva a tollerare, tra i
vari esseri di quel
Tempio.
-Sì, dimmi… -
Poté quasi vederlo che si sganasciava a forza di sorridere e
sentì anche quei
maledetti cretini che s’infiammavano; ovviamente
capì anche che metà delle cose
che gli diceva quella pover’ anima era suggerito da quei due
dementi. E, ancora
ovviamente, aveva detto di sì, ben sapendo che non gli
avrebbe portato manco
una cippa di tutte quelle stronzate.
Dopo aver
attaccato e salvato le sue delicate orecchie dagli insulti dei due
decerebrati
compagni di squadra, uscì gioioso e felice dal supermercato,
immaginando le
facce al suo ritorno. Dopotutto si divertiva con poco lui.
Passò un bel po’ di
tempo a sentirle cianciare di ragazzi, rendendosi conto che Ayako era
più
normale di quello che si aspettava, e la mente cominciò a
vagare verso nuovi
lidi.
- E tu?
- Eh? – Con un
pop, tornò al mondo e si ritrovò
l’espressione fin troppo curiosa per i suoi
gusti di Eiko. Ayako ghignò – Non ha sentito manco
una parola, come al solito…
L’altra manager
sbuffò – Non fare il finto tonto, Kaede, non
attacca!
Rukawa la fissò,
battendo le palpebre – Di che diavolo parlate? –
Chiese, un attimino
terrorizzato dalle gomitate di Ayako. - Parliamo di amore, uomo di
ghiaccio...
Ovvero
l’argomento più odioso dell’intero
Universo. Rukawa la guardò come a chiederle
se era sicura di non aver sbagliato persona; insomma parlare a lui di
idiozie
simili!
- Ayako mi hai
detto che hai un bel fan club, eh? – Rintuzzò
quell’arpia e lui già si preparò
mentalmente a correre per seminarle. Sbuffò con gli occhi al
cielo e Ayako
ghignò – Figurati! Quelle sono pazze psicopatiche!
E poi lui si diverte a non
filarsele manco di striscio!
- Vergognati! –
Gli ridacchiò dietro Eiko.
- Ma non è vero –
provò a lamentarsi lui, a voce neanche troppo alta in
realtà.
- Oh, andiamo!
Quella poverina di Haruko quasi fa i salti mortali e tu manco la noti
per
sbaglio! – Se ne uscì Ayako e lui quasi si
schiantò al suolo: e quelle domande
da dove sbucavano? E chi diavolo era Haruko? Rimase a fissarla come un
pesce
palla per un po’, poi collegò il nome ad un
cognome e, infine, ad un idiota
saltellante e sbavante.
- Oh – fece solo.
Già, la sorella del Capitano. Mica era colpa sua se quelle
avevano dei gusti
cretini. E poi lui non faceva un accidente per incoraggiarle.
- Potrebbe rendersi
conto di quel deficiente che fa lo stesso, così non
romperebbe le scatole a me
– brontolò, facendo venire un colpo alla manager.
- Cioè, tu ti sei
accorto di qualcosa che succede nella palestra dello Shohoku?
– Domandò, mezza
sconvolta. Rukawa pensò a tutti i cazzotti che Akagi
rifilava a quella testa
bacata, appena arrivava sua sorella – Non è
difficile non notare la baraonda
che combina tutte le volte. Distrae tutti – aggiunse, un filo
scocciato.
- Guarda che le
tua oche portatili fanno lo stesso – mugugnò
Ayako, difendendo quel povero
diavolo di un rosso, che comunque aveva un po’ di vita,
rispetto a lui.
La Volpe sbuffò –
Per me potete buttarle pure fuori – assicurò,
tanto mica gli miglioravano la
vita. Manco le conosceva.
Eiko seguì lo
scambio di battute, quasi interessata, poi scoppiò a ridere
– Ma davvero gelido
come sei, hai un sacco di ammiratrici?
- Sì, le ragazze
dello Shohoku sanno essere molto stupide –
Confermò Ayako.
Continuarono a frantumargli la testa, cercando di
tirargli fuori chissà che confessioni, e fu quasi con gioia
che vide apparire
le scale del Tempio e… qualcuno che si schiantava al suolo
di testa.
Tralasciando che le scale erano in pura pietra ed erano un centinaio,
un lancio
del genere doveva come minimo avergli spaccato a metà il
cranio. Niente,
quell’altra Scimmia di Kiyuwa si alzò di scatto,
lindo e immacolato.
- Kiyuwa! Ma che diavolo… - cominciò a sbraitare
Eiko,
tirandosi dietro alcune buste della spesa; il ragazzo, appena la vide,
cambiò
una decina di colori al secondo e tossì – Ah, ciao
Eiko…
Il tempo di contare fino a cinque e ciao; cominciarono
ad azzuffarsi e le buste rimasero abbandonate a se stesse. E mai
nessuno che
arrivasse a vedere che diavolo stesse succedendo; fosse stato per loro,
avrebbe
potuto passare la cavalleria che se ne sarebbero sbattuti altamente.
Rukawa e Ayako si lanciarono un’occhiata, poi
sospirarono: sì, ovviamente dovevano farsela tutta loro la
scala… e con le
buste per un intero esercito. Fu solo per puro spirito caritatevole che
le chiese
se volesse darle a lui; fortuna che lei era abbastanza intelligente da
capire
che mentiva spudoratamente. Poteva prendere in considerazione di
amarla, se non
fosse stato così impegnato a smadonnare contro quei bastardi
che stavano belli
comodi in casa, mentre loro sgobbavano. Per grazia ricevuta, se ne
accorsero un
attimo prima che si rompessero le palle e decidessero di buttare la
roba di
sotto.
- Aha! Perché non avete chiamato! – Se ne
uscì Fujima,
prima di andare ad aiutare Ayako. La Volpe trattenne una rispostaccia e
si
limitò a fissarlo in cagnesco, mentre Ayako ghignava
– Grazie Kenji, ce la
faccio…
- Ahh Ayakuccia!
La voce di quello psicotico, tipo ultrasuono,
attraversò le finestre e il Tappetto si fiondò
sulla ragazza e su “Kenji”,
minacciandolo di morte con lo sguardo. Peccato che quasi non facesse
ruzzolare
giù Ayako che, borbottando, mollò ad entrambi la
spesa e se ne sbatté dei suoi
sbavamenti. Immancabilmente
gli altri se la risero alla scena,
mentre il solito drogato fissava lui. – Vuoi una mano Kaede?
– Domandò, con
voce flautata, senza muovere manco un muscolo dalla porta.
- Va al diavolo –
bofonchiò lui, resistendo alla tentazione di romperglieli in
testa i suoi
dannati succhi. Dopo aver risposto allo stesso modo anche al Teppista e
alla
Scimmia che lo prendevano per il culo, decise di proclamare la resa:
Posò a
terra le buste e incrociò le braccia – Dite che se
do un calcio, mi cadono?
- Volpaccia, non
oserai… - cominciò Il Teppista, mentre
l’altro idiota sbraitava. Dopo un po’ di
macello, riuscì a fare quegli ultimi dannati passi e ad
arrivare sano e salvo
dentro, dove tutti sembravano più idioti del solito.
- Hai drogato
anche loro? – Domandò a nessuno di preciso, ben
sapendo che il Porcospino era
dietro di lui.
Sendo ghignò – A
quanto pare vogliono fare una festa per l’ultimo giorno
qui…
Ecco perché
avevano dovuto trascinarsi otto buste in giro per Chiba. Conoscendo
quella
banda di mentecatti, poteva solo osare immaginare cosa sarebbe accaduto
quella
sera! E la presenza di Heiji e Kiyuwa non migliorava le cose di certo.
Rukawa sospirò,
preparandosi al peggio, mentre Ayako mozzava le mani a quelli che le
saltellavano intorno, rubando il cibo; alla fine, furono mandati tutti
in
castigo in sala, mentre le donne di casa preparavano. Fu solo ad un
certo
punto, che Akagi si rese conto che c’era puzza di bruciato
nell’aria. Si guardò
intorno, con il solito radar fiutacasini, e rimbrottò
– Che fine hanno fatto
quei due? – mentre tutti gli altri lo guardavano perplessi.
Il problema non
era tanto che mancava qualcuno, dopotutto qualche mentecatto in meno
non poteva
che fare bene, ma che mancassero il Teppista e il padrone di casa; con
una
coppia del genere, ci si poteva solo immaginare con che cosa si
sarebbero
presentati. E a nulla valsero le preghiere ringhiate del Capitano,
quando si
ritrovò quei due decerebrati con un marea di roba alcolica,
comprese due birre
aperte per strada. Quando si presentarono sghignazzanti e mezzi fatti,
tutto il
gruppo fu scosso da un brivido di terrore, all’idea di quello
che avrebbero
scatenato di certo. Loro si potevano pure sfondare, ma non erano loro
che
dovevano giocare la finale.
Akagi si alzò,
sospirando, con l’aria del giustiziere e Maki già
lo seguiva da lontano; per
tutta risposta, Mitsui gli mollò la bottiglia aperta,
sogghignando amenamente –
Tieni! – Trillò, mentre i compagni di squadra si
preparavano alla sua
decapitazione imminente.
- Che diavolo
volete combinare? – Ringhiò tra i denti Akagi,
moolto lentamente.
- Beh, dovremmo
pur festeggiare… - replicò il Teppista, come se
fosse logico e lampante.
Adesso esplodeva.
La testa gli sarebbe aperta, e gli sarebbero colati fiumi di lava
bollente che
lo avrebbero ustionato. O magari avrebbe lanciato dei missili tipo
robot.
I soliti idioti
sembravano convinti e pronti a godersi lo spettacolo, ma Sendo si mise
a
rompere le scatole come al solito, cinguettando un – Oh che
bello, si
festeggia! – e fregandosi la bottiglia del Teppista. Sia
Akagi che Fujima lo
guardarono come se fosse più fuori quadro del solito, mentre
quello sorrideva
beato, poi Fujima sospirò. Pessima idea. Quello fu il
segnale generale. Il via
libera alla distruzione incondizionata e totale dei loro miseri corpi.
Mezz’ora
dopo, la
metà di loro era già in preda a canzoni sceme e
balli cretini. Kiyota sprofondò
nel divano con un ghigno da ubriaco marcio, mentre al suo fianco Miyagi
faceva
cadere più birra di quanto ne bevesse. Il solito, insomma.
Quella volta,
però, il fatto di dover celebrare degnamente il loro
passaggio disastroso a
Chiba, trascinò tutti; così anche Maki, Hanagata,
Fujima e persino il Capitano,
riposero l’ascia di guerra e si diedero allo scontro
personale con la propria
resistenza.
- Ok, gioco
anch’io! – Hanamichi, barcollando piuttosto
sinistramente, si lanciò sul tavolo
degli Shogi, dove l’alfiere di Eiko stava portando al
suicidio di massa tutti i
pedoni di Sendo. Nonostante avessero entrambi un quantitativo di alcool
addosso
da stendere un branco di elefanti, erano seri. Serissimi. Sendo
lanciò
un’occhiata alla ragazza e, molto lentamente, mosse la torre.
Eiko ghignò –
Scacco matto al re – disse, anche lei molto lentamente,
mentre la torre di
quell’altro zampettava tristemente verso il bordo tavolo.
Sendo sbuffò – Al
diavolo, ho perso la mano – borbottò, scolandosi
il resto della bottiglia.
- Ammettilo che è
l’alcool a intortarti il cervello! –
Ghignò Hanamichi. Sì, detto da uno che a
stento si reggeva sulle proprie disgraziate gambe, era divertente.
Sendo lo
fissò, ghignando – Riesci a reggerti?
La Scimmia rossa
si guardò seriamente, poi fissò lui –
Certo – belò convinto, e quell’infame si
alzò, sfiorandogli la spalla con un dito, e quello cadde
come un sacco di
patate a baciare il pavimento.
- Ma porc-
cominciò a sacramentare la Scimmia, poi il sorriso di Sendo
entrò nel suo campo
visivo – Si vede – disse semplicemente, prima di
squagliarsela e Eiko cominciò
a rotolare dalle risate.
E poi, dicono che
quello non era vendicativo. Dannato Porcospino degenerato.
Dall’altra
parte,
Mitsui sembrava assolutissimamente convinto che la parete della cucina
fosse a
pois. Verdi, con sfondo viola. Mentre discuteva della sua brillante
osservazione con chiunque fosse disposto ad ascoltarlo, Ayako
sbuffò,
guardandosi intorno. Niente, c’era solo lei in cucina e non
aveva nessuna
dannata intenzione di ascoltarlo cianciare su quanto fossero grandi i
pois di
quel maledetto muro che, tra le altre cose, era bianco.
- Mitsui… - provò
a picchiettarlo sulla spalla e non fu l’idea più
splendente della settimana:
gli cadde addosso a peso morto, tipo cadavere ammuffito.
L’idea che fosse morto
per davvero le sfiorò vagamente la mente, in positivo, poi
decise di mettere in
moto la sua bontà innata. Con qualche sforzo, la manager
riuscì a trascinarselo
fuori e ad appoggiarlo alla ringhiera, tornando dentro;
afferrò un bicchiere di
acqua a caso e tornò fuori, ritrovandoselo a terra, mentre
ronfava a tutto
spiano.
- Chepalle… -
mugugnò, con gli occhi al cielo, poi gli schiantò
l’acqua addosso e quello
cominciò a smadonnare contro la sua squadra, il mondo e
tutti i dannatissimi
pois dell’universo. Ayako aspettò un paio di
secondi, poi incrociò le braccia –
Hai finito?
Il Teppista batté
le palpebre un paio di volte, poi, quando capì che
decisamente Ayako non poteva
essersi vestita da schiava romana, brontolò – Aya,
Volevi affogarmi?
- Sì. In due
centilitri d’ acqua. O per caso volevi continuare il tuo
studio
sull’avvelenamento da alcool?
Quello sbuffò,
cercando di alzarsi, poi decise che forse era meglio starsene
spaparanzato al
suolo, sospirando; chiuse gli occhi e appoggiò la testolina
più pesante del
solito, forse il cervello gli si era impregnato di birra, alla
ringhiera. Ayako
si trattenne dal mollarli un pugno, e lo fissò: quando mai
il Teppista si era
ubriacato? Era capace di reggere un intero oceano di alcol vario;
l’idiota che
diventava dopo aver bevuto qualcosina, gli veniva naturale. Anche
perché,
menomale che nessuno lo sapeva, a quel cretino gli veniva la sbronza
triste.
- Allora, che è
successo? – Sparò lei, sedendosi affianco a lui
con la sensazione di essere la
psicologa di quel gruppo di decerebrati. A lui gli uscì una
specie di verso da
toro, ma non rispose.
- Al diavolo… -
mugugnò alla fine. Ayako ghignò –
Vaffanculo – rispose amabilmente, mentre si
alzava.
Mitsui la afferrò
per un braccio e mugugnò – Devo giocare a basket?
Lei gli mollò uno
schiaffo sulla mano – Certo che devi, che ti salta in mente?
Niente. Andato
nel mondo dei sogni. Ayako lo lasciò lì, magari
l’aria fresca gli penetrava
nella mente cava che si ritrovava, e rientrò con un diavolo
per capello.
- Tutti imbecilli
sono… - stava brontolando, quando ebbe una visione orrorosa
di un ballo della
vittoria della Scimmia Rossa. – Oh. Mio. Dio. –
Scandì, poi se lo tirò per la
collottola – La pianti?
Hanamichi le
piazzò un ghigno a tremila denti e le fracassò un
timpano, con un urlo tipo
scimmione della foresta – Ho vintoooo.
Ok, basta. Ayako
decise che per quel pomeriggio aveva fatto la scorta di idiozia e,
decisamente,
poteva vivere senza non vedere il resto, così si
avviò quasi di corsa al piano
di sopra. Peccato che dovesse attraversare la giungla del salone. La
Babilonia
del Tempio. Con molto spirito di sacrificio, mise naso fuori dalla
cucina e
cercò d’ intercettare la gente pericolosa:
fortunatamente né Miyagi, né
Hanamichi, né il Teppista erano lì.
Sgattaiolò fuori e riuscì a raggiungere la
salvezza delle scale, dove si scontrò con un Eiko scocciata
all’ennesima
potenza, che mandava lampi e maledizioni contro
“quell’Idiota saltellante” che
l’aveva battuta a scacchi. Quasi trattenendo il respiro e
spalmandosi al muro,
raggiunse il Nirvana. Il secondo piano. Quello silenzioso, tranquillo,
senza
nessunissimo danno.
Almeno fino a
quando i bambini avessero deciso di rimanere a giocare di sotto. Il
primo a
provare un escursione ai piani alti fu Kiyota che, brancolando come un
idiota
al buio, aprì proprio la camera della manager, la quale lo
mandò allegramente a
schiantarsi contro un muro. Il muro in questione si limitò a
fissarlo, mentre
la Scimmia idiota lo palpava, senza manco guardarlo.
Rukawa contò fino
a tre, resistendo all’impulso di staccargliela la mano, poi
brontolò – La
pianti di toccarmi, maniaco?
La Scimmia ebbe
una specie di colpo apoplettico, poi se ne uscì con un
“Ah, sei tu Volpe”, da
trapanargli il cervello e poi… sì
abbatté sul suo letto, ronfando a pieni
polmoni. Cazzo, ora chi diavolo lo scollava da lì? La Volpe
decise seduta
stante di mandarlo al tappeto, trascinandoselo per i piedi, ma poi
pensò che
c’era sempre Maki. Il gran capo che sicuramente aveva i suoi
modi per
risvegliare il bel addormentato. Sbadigliando, si guardò
intorno alla ricerca
di una nuova oasi si pace, senza manco farsi sfilare per il cervello di
scendere in quella bolgia, e si ritrovò piazzato sotto li
naso l’Idiota, una
bottiglia di diosacosa e il suo sguardo decisamente poco amorevole.
Insomma una
di quelle situazioni che ti fanno venire in mente un bella corsetta a
gambe
levate tipo lepre. Brontolando maledizioni, Rukawa pensò di
mandarlo a quel
paese, ma ricordava anche che la sua idiozia cresceva a seconda del
livello di
alcool che ingurgitava. L’ultima volta, aveva dovuto salvarlo
da una banda di
psicopatici che voleva accopparlo.
- Che vuoi? – Gli
grugnì alla fine, riuscendo persino a mostrare una parvenza
di gentilezza.
Hanamichi si
scolò il resto della bottiglia in un sorso e
tornò a fissarlo – Io e te
dobbiamo parlare, Volpe dannata.
Chissà perché,
non gli sembrava una bella cosa. Rukawa inarcò un
sopracciglio – Ma anche no –
borbottò, prima di infilare una porta a caso. Era proprio la
camera delle due
scimmie psicotiche, a quanto pareva, ed era così disordinata
che si ritrovò a
camminare sui vestiti abbandonati.
- Eh no! – Abbaiò
il rosso, prima di seguirlo, - Tu ora mi ascolti, diva dei miei stivali!
Rukawa sospirò:
aveva promesso sia ad Anzai che al Capitano di starsene buono e di
evitare
risse. Akagi aveva lasciato perdere le botte dell’ultima
volta, perché era
distratto da quel Sarutobi, ma c’era da scommetterci che se
succedeva
qualcos’altro, gli avrebbe tagliato la testa, nel migliore
dei casi.
- Non ho niente
da dirti – sbottò, scordandosi per un attimo che
quello era ubriaco da fare
schifo.
- Vaffanculo! –
Se ne uscì in risposta Hanamichi, sbattendo la porta.
– Ho parlato con il
nonnino, manco lui sapeva niente di tutta questa storia! –
Gli rovesciò contro,
calciando a caso i vestiti.
Rukawa lo fissò,
ormai andato – Non dovevi chiamarlo. Non sono cazzi tuoi.
Quel decerebrato
continuava a piazzare il naso dove non avrebbe dovuto e cominciava a
fargli
saltare i nervi. Inoltre era stufo marcio di doversi giustificare col
mondo per
ogni minimo passo.
- Ti ho già detto
che sono cazzi miei! E di tutta la squadra anche! –
Ribatté Hanamichi, mentre
l’alcool gli mandava a fuoco il cervello.
- Fai un altro
passo e non sarà Akagi a fermarmi –
avvertì l’altro, assolutamente convinto.
D’accordo che era ubriaco, ma di certo non gli avrebbe
permesso di pestarlo di
nuovo. E poi, infuriato per infuriato, tanto valeva che Akagi lo
cacciasse per
un motivo valido. Tipo quel coglione mandato per un po’ di
tempo all’altro
mondo.
Ovviamente, il
Tensai del basket non poteva certo farsi comandare da una qualunque
Volpe
sociopatica, e fece quel dannato passo. Da lì alla tragedia
che ricordava i
tempi memorabili di Tetsuo e un Mitsui formato Teppista, nella palestra
dello
Shohoku.
Quando Hanamichi
si ritrovò sbattuto a terra, per riprendere aria come dopo
un apnea, notò
felicemente che la faccia della diva non era messa tanto bene.
- Stai
sanguinando – gli disse, come se la cosa fosse una grande
impresa. Rukawa, in
piedi di fronte a lui, si toccò la fronte sporcandosi le
mani, poi lo afferrò
per la maglia – Te lo ripeto: non sono affari tuoi.
La Scimmia
digrignò i denti e gli rifilò una testata, e
anche allo stesso punto giusto per
aprire un altro po’ la fessura per l’aria
– Così magari ti circola un po’ di
fresco in quella testa bacata, bastardo… - gli
mugugnò, ma con la vista che
cominciava ad annebbiarsi.
Rukawa si ritrovò
a terra, con una mano a trattenersi il sangue e una maledizione sulla
testa di
quel cretino, che potesse rotolargli via. Cercò di alzarsi,
ma le gambe non
sembravano convinte a seguire i suoi ordini, poi alla fine bussarono
alla
porta.
- Che diavolo
combinate lì dentro?
Era Ayako.
Ovviamente i loro colpi si erano sentiti, anche se loro non se
n’erano accorti.
- Chi c’è lì?
Hana!
Lasciarono che
bussasse per qualche altro secondo, mentre loro respiravano come se
avessero
corso la maratona, fissandosi con odio. Alla fine, fu Hanamichi ad
aprire.
- Han… cazzo, ma
siete impazziti? – Mentre la mascella di Ayako precipitava al
suolo, quello la
piantò, muovendosi senza manco rispondere, ed
andò a sbattere contro il
Porcospino, macchiandogli per altro la maglia bianca.
- Avanti, entra –
fece velocemente Sendo, mentre spingeva la Scimmia
all’interno. – Ayako, prendi
dei panni – aggiunse poi alla manager, che si
affrettò lanciando un’ultima
occhiata preoccupata a quei due supremi cretini.
- Sei vivo tu? –
Dopo che Rukawa gli rispose con il solito “hn”, a
testimonianza che respirava
ancora, il Porcospino lì mandò a franare sul
letto, uno affianco all’altro,
fissando poi il vuoto.
Ecco, ci mancava
il drogato ora. Rukawa lo guardò con una buona dose
d’incazzatura, pensando che
tutto voleva tranne menarsela con lui in quel momento, mentre Hanamichi
pensava
che avrebbe preferito saltare addosso alla Volpe e continuare a
pestarlo per la
sua demenza acuta. Dopo qualche secondo di silenzio, Ayako
rientrò in camera
con tanto di bende e roba varia; cominciò a fasciare la
testa a quel
decerebrato, col desiderio invece di finire l’opera, e
intanto smadonnava a
tutto spiano. Ritrovandosi la testa tra le sue mani, Rukawa
pensò bene di
starsene buono, se non voleva essere strozzato, mentre Hanamichi si
dedicava a
fissare il Porcospino, che non formulava parola. Solo dopo dieci minuti
buoni,
quello si degnò di fissarlo e il solito troglodita
cominciò - Che vuoi, si può
sapere? – Sbottò, mentre Ayako sospirava
d’impazienza.
Sendo batté le
palpebre – Lasciarvi a dissanguare in giro per il Tempio
– ironizzò, mentre quell’altro
si incazzava.
- Non sono cazzi
tuoi, mi pare…
Rukawa sbuffò – E
senti chi parla – per poi pentirsene amaramente, quando Ayako
gli tirò il
cespuglio che aveva per capelli.
- Mi fai male.
- Sta zitto –
replicò lei. Mentre quei due cominciavano a menarsela, Sendo
fissava Hanamichi
– Il Capitano vi farebbe la pelle se vi vedesse, e voi siete
due compagni di
squadra. Vi sto aiutano, non lo vedo un concetto difficile –
spiegò, con la
solita semplicità.
La Scimmia sbuffò
– A te interessa solo che questo cretino non venga sbattuto
fuori prima della
finale! – Gridò, mentre il
“cretino” stava prendendo in esame l’idea
di
morderlo.
Sendo sorrise –
Anche. Ma mi interessa soprattutto che tutti gli altri siano pronti e
non
distratti dai vostri stupidi problemi.
Rukawa alzò gli
occhi al cielo – Se è per questo, io non ne volevo
manco parlare.
- Sta zitta,
Volpe malefica! E’ colpa tua, se sei in quello stato!
- Certo, perché
mi sono picchiato da solo – replicò, mentre
Hanamichi si tratteneva solo dalle
occhiate di Ayako. - Cazzo, se volevi andartene, dovevi farlo prima di
questa
Manifestazione! – Esplose.
- Cosa cambiava?
– Gli chiese allora, scazzato, la Volpe.
Il rosso lo fissò
come se fosse scemo, poi guardò Ayako che annuì:
almeno lei aveva capito. Prima
avrebbe preso la decisione e meno sarebbe diventato una componente
importante
del gruppo. Se almeno se ne fosse andato fin dall’inizio,
avrebbero evitato di
istaurare quel rapporto. Un rapporto di amicizia, anche se loro non
volevano
ammetterlo.
- E poi non è
giusto che la squadra non sappia niente… -
cominciò Ayako, mentre si spostava
per medicare l’altro psicopatico.
- Se davvero è
una squadra, dovrebbero saperlo tutti – aggiunse il drogato,
mentre Rukawa si
alzava, con le palle definitivamente girate; non che nessuno di loro
gli avesse
chiesto tutta la storia. Quel cretino… era la seconda volta
che gli spaccava la
faccia, ma continuava a non sapere un accidente di niente!
- Ma tanto lui
non ha mai fatto parte della squadra. – Se ne uscì
l’idiota, verso Sendo, e fu
la fine. La maledetta goccia che faceva traboccare il caro, vecchio
vaso.
Rukawa lo fissò con il desiderio di dargli una scrollata, e
invece disse –
Siamo una squadra? Bene, dopo la partita annuncerò a tutta
la squadra
che me ne vado. Contento? – Rimbrottò, prima di
infilare la porta,
sbattendosela dietro.
Hanamichi non
guardò nessuno degli altri due e si limitò a
fissare la porta, mentre l’alcol
ritornava a circolare, annebbiandogli la vista.
No. Forse avrebbe
dovuto rispondere così.
Se
al piano di
sopra si consumava la tragedia, il piano terra ricordava un
po’ i gironi
infernali dell’amico Dante, con tanto di diavolo a controllo
dei dannati
disgraziati. In quel caso, erano i diavoli e di
povero dannato se ne
vedeva soltanto uno, che sospirava adocchiando la porta per tagliare la
corda.
Jin guardò per l’ennesima volta
l’orologio, dove la lancetta dei minuti
sembrava tanto prenderlo per il culo: erano le sei. Tra due ore e mezza
c’era
una finale. La finale. Quella che avrebbe deciso
se il loro viaggio
aveva avuto una qualche utilità o era stato una totale
perdita di tempo; almeno
secondo i due Capitani. E loro?
La Guardia si
girò a guardare, vagamente terrorizzato, la sala: tutti
andati. Partiti per la
tangente con una quantità d’alcol addosso che
avrebbero potuto squalificarli a
vita. Restavano due ore per risvegliarli, usare delle sanguisughe per
prosciugare la birra dal sangue, vestirli, farli riscaldare e arrivare
con un
minimo di decenza alla partita. Un’impresa degna di
un’odissea.
Peccato che per
quella volta avrebbe dovuto fare a meno della gente sana: Fujima se
l’era
squagliata in giro per la città un’ora prima,
insieme ad Hanagata; Sendo e
Ayako erano spariti al piano di sopra, dove francamente non
s’azzardava mettere
piede; Akagi e Maki erano… li fissò mentre si
scolavano la tot birra. Alla
quindicesima, circa mezz’ora prima, aveva perso il conto e
ora non osava
neanche vagamente pensare a che punto erano arrivati.
Ovviamente, se i
sani erano loro, non poteva neanche prendere in considerazione i folli
della
banda. Due secondi prima aveva beccato Mitsui spalmato in giardino a
russare a
pieni polmoni, ora eccotelo lì, che costringeva Nobu a bersi
una roba strana
creata da lui. Magari si fulminavano con qualche miscuglio cretino.
Miyagi sembrava
alle prese con la descrizione di una complicatissima azione di basket;
non
aveva capito precisamente a chi la stesse spiegando, ma probabilmente
ce
l’aveva con la lampada o con Heiji che ronfava sul divano. Fu
tipo angelo del
paradiso, che vide scendere Rukawa dall’alto dei cieli;
sembrava pure messo
bene. Ok, probabilmente lo avevano pestato con una mazza da baseball,
ma almeno
non borbottava da solo come quello scemo di Nobunaga.
- Ehi, Kaede! –
Saltò, tutto contento di vedere una individuo che
raggiungesse almeno la soglia
di normalità.
Rukawa si grattò
la testa, quella dannata fasciatura gli dava il tormento! Poi si
guardò
attorno: era passata per caso una bomba atomica e aveva fatto tabula
rasa dei
loro neuroni? Chiese a Jin, che pover’anima era costretto a
subirsi tutti quei
mentecatti, e lui si limitò a sbuffare.
E dire che lui
doveva starsene buono! Provò a lanciare qualche parolina a
caso a quei cretini,
ma non sembravano sbattersene più di tanto. Non ci
provò nemmeno con la
Scimmia, che sembrava in profondo stato meditativo tipo alla ricerca
della
beatitudine eterna, dove non fracassare più i coglioni a
loro, e si avviò verso
le colonne del gruppo. I loro Capitani; quelli che avrebbero dovuto
tirare
fuori le qualità scout celate in loro e che si stavano
scolando amenamente la
trecentesima birra.
- Capitano… -
provò, in verità senza tanta voglia di sbattersi.
Akagi tra l’altro lo ignorava
allegramente. Ora, lui era convinto che il Gorilla non potesse, neanche
in un
universo parallelo o realtà alternativa che dir si voglia,
ubriacarsi e
dimenticarsi della squadra, quindi ci riprovò giusto per
mandarsi al suicidio.
Niente. La cosa vagamente divertente, era che non perdeva il controllo,
si
limitava a diventare sordo. Rukawa lo fissò per qualche
altro istante, indeciso
se urlargli in testa rischiando la morte o meno, quando la voce del
solito
Idiota gli arrivò alle spalle.
- E’ inutile, in
quello stato il Gorilla non ti ascolta.
La Volpe lo fissò
come a chiedergli che diavolo ne sapesse lui e Hanamichi
ghignò – L’ho già
visto in quello stato, un paio di mesi fa. Lui è ancora
convinto che io non
sappia niente… comunque. Il Porcospino e Ayako sono andati a
cercare la Riserva
e il Quattrocchi. Ha detto di svegliare questi qui… -
spiegò, ghignando alla sola
idea di menare quei quattro decerebrati.
Rukawa sbuffò,
con gli occhi al cielo – Che palle.
- Posso farlo io
se non vuoi sbatterti, Volpe – lo provocò il
rosso, acidamente.
- Non
incominciare, non ho voglia di ripestarti –
ribatté quello, mentre si avviava a
passo di carica verso Miyagi e Mitsui.
- Fino a prova
contraria, se tu che hai un buco in testa! –
Cominciò a scaldarsi il solito,
mentre prendeva a calci la Scimmia.
Rukawa ci provò
pure a rispondere, ma Kiyota cominciò a sbraitare come una
bestia ferita e ad
accapigliarsi con quell’altro esemplare di
ottusità.
- Vaffanculo
Scimmia, devo tirarti una secchiata d’acqua gelida?
- Va al diavolo,
fatti i cazzi tuoi!
Ecco. Anche le
Scimmie ubriache glielo dicevano che era un pettegolo. Hanamichi
cominciò a
ringhiare e a tirare fuori il suo repertorio di mosse wrestling. Il
casino ebbe
di buono che svegliò il Capitano, la parte cattiva era che
mandò al macello
tutti e due i poveri disgraziati.
- Hanamichi!
Possibile che sei sempre tu a fare casino! –
Cominciò a fumare, fracassandogli
la testa a suon di pugni.
- Beh, buongiorno
Gorilla addormentato! Se tu ti ubriachi, non è mica colpa
mia! – Rimbrottò
malefico la Scimmia Rossa, mentre Akagi si incazzava.
Mentre quei due
si abbattevano, Rukawa era alle prese con il Tappetto che, dopo aver
farfugliato della roba incomprensibile, gli si addormentò
addosso. Forse voleva
batterlo a suon di russate.
Fortunatamente,
mentre cercava di convincere Mitsui a rimettersi quello straccio che
aveva per
maglia e Akagi quasi staccava la testa dal collo a quel deficiente,
arrivarono
i tre allegri e sorridenti e drogati da chissà quale oscuro
loculo.
- Eccoci! –
Trillò il loro allenatore Giuda, fresco e riposato.
– Ma che diavolo…?
Sembrava
leggermente scioccato dal caos che regnava n ella stanza, povero. Come
se in
un’ora e mezza di assenza, sperasse che si fossero messi a
giocare a carte o a
girarsi i pollici.
- Ah beh
alleluia! – Se ne uscì Hanamichi, mentre cercava
di atterrare il Gorilla e
Rukawa sbuffò, quando invece gli dava ragione, molto in
profondità. Fujima alzò
gli occhi al cielo – Possibile che non sappiate cavarvela un
microsecondo da
soli?
Quei due lo
guardarono, pronti a mandarlo all’inferno in coro, poi Ayako
calò dall’alto con
un diavolo per chioma e l’aria da cavaliere
dell’Apocalisse – Finalmente siete
tornati! Ragazzi sono le sette, cazzo! Dobbiamo prepararci!
Ecco. Un bel
pandemonio era quello che serviva per terminare amenamente la serata.
Akagi e
Maki si risvegliarono dalla trance, cominciando a trascinarsi quegli
altri
poveri diavoli per i capelli.
- Cazzo, che mal
di testa!
Esclamazione
universale di chi ha preso una sbornia in piena faccia. Mitsui si
guardò
intorno con un solo occhi aperto, tenendosi il cervello, e si
ritrovò Rukawa
con la maglia tra le mani. Fece due più due.
- Volpe, mi sei
diventato pervertito?! – Esclamò, strappandogliela
dalle mani.
Ma ovviamente le
bestie non sanno contare, figuriamoci capaci di ragionamenti razionali
e
logici. Rukawa lo mandò al diavolo, poi si avviò
al piano di sopra, cercando di
farsi spazio tra gli imbecilli che gracchiavano e le bottiglie
fracassate. Ad
un certo punto, Kiyota gli passò a pochi centimetri dal
naso, volando e
imprecandolo contro il Gorilla. Decise di velocizzare il passo, giusto
per essere
sicuro che nessuno gli si schiantasse addosso, e raggiunse la salvezza
del
secondo piano. Si avviò allegramente a passo di morte verso
la camera e si
ritrovò quell’altra svirgolata della Hisae che si
abbarbicava per la finestra.
- Eh? – Batté le
palpebre un paio di volte, per essere sicuro di non avere i primi
sintomi di
nevrosi, e l’allenatrice ghignò – Ehi,
posso entrare adesso?
Mmh. La padrona
di casa se l’era squagliata lasciando il suo Tempio in mano a
dodici, sì anche
Ayako, psicolabili in preda all’alcol. Messa così,
non sembrava il massimo
della sanità mentale.
Per la sua, di
sanità, decise di far finta di niente e annuì
– Hn.
- Bene! –
Agilmente, scivolò dentro e uscì saltellando
dalla camera, sorridendo come un’
ossessa.
- Qui, stiamo
scivolando nel delirio… - borbottò la Volpe,
prima di chiudersi dentro.
Sì,
Akagi si era
ripreso. Sì, avevano appurato che l’alcol o
l’acqua fresca di montagna
producevano più o meno lo stesso effetto sul suo organismo
d’acciaio. Sì, aveva
capito che erano in ritardo; ed aveva reagito al suo solito modo: una
campagna
cattura-imbecilli, ovviamente.
Al momento, era
riuscito a teletrasportare la Scimmia da un capo all’altro
con un calcio ben
piazzato e afferrato quel maniaco rosso che non la smetteva di agitare
i
tentacoli.
- La pianti? –
Sbuffò per la decima volta.
- Gorilla,
mollami. Devo ricordarti che NON sono ubriaco e che se non fosse stato
per me,
staresti ancora a sbrodolarti con la birra?!
Akagi ghignò. Col
suo familiare, grande e terrorizzante ghigno malvagio e cattivo
–
Chissenefrega. Devi poi spiegarmi quelle come te le sei fatte
quelle…
Hanamichi seguì
il suo sguardo, vide le fasciature di Ayako e imprecò
– Ma porc- non ti passa
niente sotto al naso, eh?
Il Capitano
inarcò un sopracciglio – Avrò anche
bevuto ma non sono una spugna come voi… ora
vai a prepararti, sennò ti lasciamo qui! – Lo
lanciò a caso, poi si rivolse
alla stanza – Statemi a sentire, branco di microcefali, a me
interessano i
titolari! Voi altri potete anche ammazzarvi fino a dopo domani,
d’accordo?
Detto ciò, si
avviò al piano di sopra, seguito da un considerevole numero
di maledizioni
varie.
- Al diavolo,
Gori, veniamo anche noi… - mugugnò il Teppista,
provando ad alzarsi.
“Provando”, perché poi crollò
culo a terra, lamentandosi degli spilli
conficcati nel suo delicato cranio. I cari vicini, Heiji e Miyagi,
cominciarono
a spanciarsi dal ridere con conseguente lotta a chi vomita prima. Alla
fine fu
Ayako a raccattarsi il Tappetto, che troppo impegnato a sbavare si fece
trascinare via come una pecora belante, mentre Eiko Hisae
portò via suo
fratello a suon di botte in testa.
Alla
fine furono
pronti. Con dolori da fare invidia ai novantenni, un mal di testa da
record, un
piede nella fossa e la voglia addosso di malmenare e uccidere il loro
Capitano,
però pronti.
Che fossero a
mezz’ora dall’inizio della finale, era un
dettaglio.
Erano tutti già
belli stipati come sardine nel loro pullman psicopatico e colorato come
un faro
nella notte o un pugno nell’occhio, quando quella Scimmia
rossa cretina ebbe la
brillante idea di scordarsi della roba; a quel punto cominciarono a
gufargli
che si fracassasse l’osso sacro, mentre Ayako, puntando
all’orologio, malediva
tutti, compreso l’autista che fu obbligato a volare
rischiando di sopprimere
qualcuno per strada.
Dopo aver
rischiato la morte di due gatti, un povero piccione sperduto, un pedone
il cui
unico errore era di camminare sulle strisce pedonali, arrivarono al
palazzetto
della finale.
Il grande Koyushu
Stadium.
-
Ma io dico, chi
diavolo me lo ha fatto fare… - continuò con la
litania Akagi, fino a quando non
misero piede sul pavimento lucido del palazzetto.
Pavimento che, al
momento, si muoveva.
- Gori, piantala
con la preghiera, siamo arrivati! – Stava sbottando il
Teppista, quando la
mascella gli precipitò al suolo. Quello era uno stadio,
altro che palazzetto.
Ed era pieno.
Se quella era
solo una misera parte di quello che poteva aspettarli alle nazionali,
allora
avrebbero potuto benissimo farsi venire un infarto. La parte sinistra
era una
totale marea di rosso-nero, che urlava il nome di Isao Katsumi, ad un
solo
uomo. Ma il meglio era alla loro destra; una gran parte dei ragazzi di
Kanagawa
era accorsa allo spettacolo. Ovviamente, non potevano conoscere i
colori della
divisa di Ayako, ma in compenso molti avevano le maglie dei loro
giocatori
preferiti; notarono un migliaio di undici e quattro rossi, dei quattro
verdi-Shoyo, una gran parte di blu e bianchi-Kainan. E non dovevano
dimenticare
che l’intera prefettura, non solo le loro squadre, era
pervasa da psicolabili:
appena li videro entrare, scatenarono l’ inferno e i tifosi
dell’Ichihara non
potevano che seguirli lo stesso.
- Cazzo! – Se ne
uscì Miyagi, a fauci spalancate, mentre dietro di lui, la
Scimmia saltellava
come un canguro. Da parte sua Hanamichi, che chiudeva la fila, quasi ci
tirò le
cuoia: negli spalti più in basso, armati di bottiglie vuote
e roba da far
invidia un porcile, c’erano Mito&Co., i quattro
dell’apocalisse, i
moschettieri altrimenti noti come “l’armata
Sakuragi”. Si emozionò per qualche
secondo, con tanto di lacrimuccia ad inumidirgli l’occhio,
quando si ricordo
che effettivamente lui NON giocava.
- Che cazzo ci
fate qui? – Li apostrofò, mentre passavano da
quelle parti per lo
spogliatoio.
- Toh eccoli!
Ormai pensavano che foste scappati come conigli! – Se ne
uscì la solita palla
rotolosa di Takamiya.
- Va al diavolo,
ciccione! – Sbraitò il rosso, avvinghiandosi sugli
spalti.
- Che volete
dire? – Chiese invece Maki.
Yohei Mito
sospirò – Beh, l’altra squadra
è qui da mezz’ora…
A quel punto i
sentirono tutti perfetti imbecilli, quasi anche il Porcospino si
sentiva
vagamente turbato.
- Colpa dei
Capitani che si sono messi a bere! – Sbottarono
all’unisono Scimmia Rossa e
Teppista. A quel punto i quattro dell’armata fissarono Akagi
come si gli fosse
spuntata una seconda testa e quello smadonnò –
Hanamichi, puoi anche startene
con i tuoi compagni sugli spalti! Tanto non ci servite, come ho
già detto mille
volte.
- Già. Se ci
serve un’Ala Grande possiamo sempre chiedere ad
Hanagata… - aggiunse Maki, con
un sorriso falso come Giuda, mentre quello cominciava a fumare dalle
orecchie.
- Andiamo! – Li
richiamò Fujima e si avviarono felici e paciosi a fila
indiana; ad un certo
punto, Sendo quasi si frantumò il naso, rischiando di far
afflosciare i
capelli, quando notò qualcuno che lo salutava con la manina
dall’altra parte.
Il drogato batté le palpebre, perplesso, poi riconobbe Yayoi
Aida, sorella di
Hikoichi, nella tribuna giornalistica.
C’erano proprio
tutti.
- C’è Yayoi… -
fece, con poco entusiasmo in realtà, a tutta la fila.
- Se è per
questo, c’è anche il coso saltellante del
fratello… - rimbrottò
Mitsui, dal fondo.
In effetti,
Hikoichi si era piazzato con tanto di videocamera a cavalletto nel bel
centro
degli spalti, bloccando il traffico. Aveva rischiato la morte un paio
di volte,
e a giudicare dallo sguardo assassino non sarebbe sopravvissuto per
raccontarlo
ai posteri, ma persisteva. Li salutò sgolandosi e
sbracciandosi come un
dannato, poi, a giudicare da un braccio che tentava di strangolarlo,
c’era
anche l’allenatore del Ryonan.
- C’è il tuo
amico, Scimmia – ghignò Kiyota, mentre Hanamichi
rivolgeva un sorrisone a
tremila denti a Taoko, che impallidiva.
- Piantala di
giocarci, gli verrà un infarto! – Fece con taanto
dispiacere il Teppista.
- Ha una certa
età pure li, povero… - aggiunse Miyagi.
- Se Anzai non ha
tirato le cuoia, dovendolo sopportare per un anno intero, non
morirà quello lì
– considerò l’altra Scimmia, mentre
Mitsui quasi gli frantumava le gambe.
Sì. E intanto si
erano fermati.
Dalla porta degli
spogliatoi, Akagi gli lanciò un’occhiataccia poi
ululò – Se non volete venire,
alleluia! Ma toglietevi dal campo!
Sentivano già le
risate da mentecatti di quei quattro decerebrati sugli spalti e,
meditando
atroce vendetta, le quattro “riserve” si avviarono
alla camera delle torture.
- Era ora!
Isao uscì dallo
spogliatoio dell’Ichihara, ghignando – Vi siete
persi?
- Va al diavolo –
bofonchiò Akagi, con un diavolo per capello prima ancora di
cominciare.
Quello sorrise –
Permaloso. Qualcuno deve avvisare l’arbitro che ci siete...
era già convinto di
potersene andare a dormire, pover’uomo…
Ayako sbuffò, con
gli occhi al cielo – Vado io.
Dopo aver detto
all’arbitro che purtroppo sì, la partita si faceva
e sì, doveva proteggersi
gran parte del corpo, comprese quelle all’ombra, poterono
andare nei rispettivi
spogliatoi per le ultime lavate di cervello. Akagi fissò
Isao per un istante,
poi disse – Buona partita.
Il Capitano degli
Icha gli strinse la mano e mormorò – Se non
sbaglio, l’ultima scommessa l’ho
vinta io. Sono in vantaggio.
Il Gorilla ghignò
– Ancora per poco. Non hai mai vinto per due volte di
seguito, lo sai.
Si
chiuse la
porta alle spalle ed esaminò le sue croci: le due Scimmie
stavano facendo non
sapeva che diavolo di gioco a Sendo, che di capirci qualcosa neanche a
parlarne, mentre Rukawa sembrava avere un principio di catalessi. Jin
beveva
semplicemente, pacioso come sempre, e Maki parlava con Hanagata.
Il problema erano
sempre le sue dannatissime ali, o pale nei fianchi se proprio si voleva
dire.
- Allora – esordì
e tutti lo guardarono, fingendo attenzione. Tutti tranne lui.
- Rukawa… - la
voce era pericolosamente vicino al ringhio e Jin fece il sacrosanto
favore a
tutti di rifilargli una gomitata.
- Hn?
- Vedi di non
addormentarti in campo, chiaro? – Sbottò
acidamente il Capitano e la Volpe lo
fissò con una buona dose di rottura di coglioni.
- Non credo ci
sia molto da dire. L’Ichihara è una squadra molto
forte e non è facile.
Ovviamente di Isao me ne occuperò io, ma con gli altri
c’è qualche problema…
Kaoru Hiroya… purtroppo per Jin, Hiroya è una
mezza Guardia…
- Cioè – lo
interruppe Kiyota, prima di vedersi mollare dietro una scarpa.
- Non
interrompetemi voi esseri inutili! Hiroya ha un gioco molto avanzato e
viene
utilizzato spesso sia come Guardia che come Ala Piccola; e poi
è del terzo anno
ed è molto esperto. Rukawa dovrai dare una mano a Jin.
Silenzio. Persino
la Volpe aveva ricollegato il cervello con quel mondo.
- Eh? – Mugugnò,
guardando Jin. Lui non voleva Hiroya, lui voleva Aki. Ed essendo il suo
cervello fatto di vetro, tutti poterono tranquillamente leggergli i
pensieri,
tanto che Akagi ripeté il concetto – Rukawa, tu ti
occupi di Hiroya. Vedi di
non saltarmi nei posti sbagliati. Ciharo?
No, che non era
chiaro. C’era già Jin, che Cavolo doveva farci
lui! Spese qualche secondo a
trovare due parole in croce da dire, ma pensò bene di
schivare; soprattutto
alla vista della vena pulsante e delle coronarie del Capitano.
- Hn – affermò,
con delicato tono da becchino.
- Bene. Sendo tu
te la vedi con Moroi Kita.
Porcospino e
Volpe ci guardarono, trasmettendosi concetti telepatici. Uno
chiaramente
diceva: “E chi cazzo è?”
- Moroi Kita è
l’Ala Grande. Sì, non ha nessuna grande
abilità particolare, ma c’è un motivo
per cui faccio questo ok?
Si vedeva che
anche Akagi sapeva connettersi sulle loro frequenze, visto che
anticipava tutte
le loro domande. O forse era medium e non lo sapevano.
- Seiji Morita
non dà particolari problemi, quindi Rukawa e Jin, giocherete
di marcature tra
di voi.
E con quello, il
loro Capitano era totalmente fatto. Andato. Ubriaco marcio. Quando mai
la Volpe
faceva scambi di marcature? E in quale universo parallelo, Sendo veniva
sprecato per un tizio che quasi non aveva nome?
- Maki a te Aki.
Quattro parole e
la catastrofe. La fine del mondo del basket. Maki, il pesante e alto
Maki, con
il Fujima dell’Ichihara?
Le due Scimmie
guardarono Akagi come se gli fosse spuntata la coda da Gorilla, mentre
Maki
stesso sembrava un pelo perplesso – Sei sicuro? Siamo molto
squilibrati…
Tutti
sospirarono: ecco, diceva con calma e tranquillità, quello
che loro non
riuscivano ad urlargli dalla torre di Babele.
Akagi annuì - Lo
so, eppure tu e Fujima ve la intendete alla perfezione, no?
I due cari amici
si lanciarono un’occhiata torva: se “intendersi
alla perfezione” era
massacrarsi ad ogni partita, scopo morte per sfinimento di uno dei due,
allora
sì, erano perfetti.
Fujima sospirò –
Sei sicuro? – Provò, come a sperare che rinsavisse.
Akagi lo fissò, con
un sopracciglio inarcato – Sì, perché?
- No, niente –
rispose l’allenatore, limitandosi poi a confermare le sue
parole. Certo non
sarebbe stata la sua formazione perfetta per una finale.
Rimasero per
qualche momento in stato contemplativo-semi-paranoide, poi Sendo si
avviò
fischiettando al bagno; l’idea che praticamente gli avevano
detto di non
giocare, non sembrava sconvolgerlo particolarmente, e ovviamente gli
altri gli
inviarono la solita dose di smadonnamenti per l’aria da
fumato integrale.
Kaoru
si sistemò
la maglia e guardò il Capitano – Allora, a me Jin
giusto?
Isao annuì – Sì.
E’ un grande tiratore, ma non è molto
veloce… non dovrebbe essere un problema…
Il rosso annuì,
mentre Aki al suo fianco attaccava una bottiglia d’acqua,
manco avesse fatto
una traversata nel deserto.
- Aki… Aki..
Aaaki!
Niente, sordo
come un allegro ottantenne. Isao aspettò pazientemente che
finisse, poi mugugnò
– Pronto?
- Se.
- Alleluia! –
Sbottò il Capitano. – Allora, probabilmente dovrai
marcare Rukawa… è l’unica matricola
della squadra ed è molto veloce…
Aki annuì, poco
convinto. Ma aveva promesso di starsene buono.
- Va bene.
Qualche
minuto
dopo, andarono a chiamarli. Le due squadre si allinearono belle in
ordine una
accanto all’altra. Ordine che durò il tempo di un
secondo, perché nel tragitto
alla panchina cominciarono a sparpagliarsi. Tra l’altro,
manco avevano spazio
visto come la loro panchina era così piena di gente: le tre
piaghe dello
Shohoku erano spalmate con su la loro migliore faccia da gangster;
Hanagata era
affianco ad una Ayako scocciata, mentre Kiyota se ne stava composto
come la
Scimmia che era. Solo Fujima, manco a dirlo, era bello ordinato nella
sua
espressione da cyborg-allenatore.
Peccato che non
ci fosse L’allenatore. Quello vero.
Però ovviamente
quel cretino dello scorfano invecchiato se l’era portata la
foto di Anzai.
Pregando di non fargli venire un colpo anche da lontano, perdendo
quella
maledetta partita, Akagi richiamò all’ordine i
suoi giocatori ed entrarono in
campo.
- Bene, ragazzi.
Vediamo di vincerla e tornare presto a casa, che non ce la faccio
più a tenervi
sotto al muso ventiquattr’ore su ventiquattro –
disse, avvicinandosi al centro.
- Non
preoccuparti, Take. Ci tornerai a casa. Perdente, ma ci tornerai
– gli
cinguettò Isao, mentre lo raggiungeva.
- Al diavolo!
- Sì, ti voglio
bene anch’io.
Cazzo. Era un
dannatissimo torneo di commemorazione. Niente di importante. Niente di
speciale.
Eppure non c’era
uno di loro che staccasse gli occhi da quella maledetta palla.
Hanamichi lanciò
un’occhiata alla panchina: niente, non volava una mosca. E in
campo? La Volpe
sembrava davvero concentrata sulla mano del Gorilla; forse Jin era un
po’
svasato, ma era pure normale.
Poi l’arbitro
alla fine si decise a fischiare e i due Gorilla saltarono. Isao era
più altro;
ma l’elevazione del loro Gorilla, non
aveva paragoni.
Forse giusto lui
poteva eguagliarlo.
Quando cazzo ci
mette una palla a raggiungere il punto massimo?
[][][][]
Isao
colpì la
palla con un gesto deciso, portandola nelle mani di Seiji Morita che
scappò
come una lepre verso il canestro. Guarda caso proprio quello scoperto.
- Ma porc- Rukawa
imprecò, lanciando un’occhiata ad Akagi, e gli si
attaccò dietro, ma quello
correva come se avesse l’inferno alle calcagna.
- Moroi! – Il passaggio
fu pulito e veloce, ma di certo Kita non poteva avere la meglio su
Sendo;
gliela prese tranquillamente belando un “graazie” e
la lanciò alla Volpe, che
se ne andò saltellando, sbattendo il muso sul il Fantasma.
Batté le palpebre e
lo guardò dall’alto dei quasi dieci centimetri di
differenza: e quello che ci
faceva lì? Quando la sua mano sottile sfiorò la
palla, si diede dell’idiota per
essersi distratto, e cominciò la lotta. Non c’era
paragone; rispetto a quelle
due Scimmie in panchina e alle altre matricole di Kanagawa, intendeva
dire.
Provò a fargli una finta a sinistra, ma niente, gli chiudeva
tutti gli spazi,
così saltò, lanciando velocemente verso Maki che
si avviò a canestro. Prima di
ricollegare il cervello, la Volpe sentì la vocina interiore
lagnarsi: “non si
evitano gli scontri” e, a giudicare dallo sguardo inquietante
del Fantasma, era
d’accordo anche lui.
- Maki!
Dopo aver evitato
per un pelo l’Ala Seiji, Maki passò a Sendo che
partì in quarta, smarcandosi
facilmente. Con quell’Ala come Kita, era persino troppo
facile! Lanciò
un’occhiata al loro Capitano che difendeva il canestro,
chiedendosi che diavolo
gli passasse per la mente, poi si ritrovò Kaoru Hiroya a
sbarrargli il passo.
- Toh, guarda chi
si vede… - fece, sinceramente sorpreso. Ma Jin e Kaede stava
dormendo, per
caso? No, perché lui cominciava a non capirci un cazzo di
quelle marcature.
Il drogato provò
a saltare, con poca intenzione, e infatti quello lo bloccò
facilmente;
figurati, era anche ovvio che una Guardia saltasse più di
lui. Cominciò ad
irritarsi, quando si ritrovò a dover passare la palla ad uno
a caso, cioè Jin,
che finalmente tirò a quel dannato canestro, segnando i
primi tre punti della
partita. Lo stadio scoppiò in applausi e si sentivano pure i
cori da maniaci dell’armata,
ma così non andava. Quando Sendo passò dalle
parti di Akagi, gli fece capire
che erano sfasati e anche Maki fu d’accordo.
Ricominciarono
con la palla a Rukawa, che mica aveva capito se doveva occuparsi di
quello
psicotico o dello smielato rosso, e alla fine per puro amore della pace
interiore, fece esattamente quello che faceva tutte le volte: si
trascinò a
canestro e chi voleva fare il kamikaze gli si poteva benissimo lanciare
contro.
E fu di nuovo il piccoletto.
- Ciao, Kaede.
Ecco. Già il drogato
e quella sciroccata dell’Hisae lo chiamavano per nome, tutta
quella confidenza
chi gliela dava? Aki sorrise a pieni polmoni, poi tentò di
fregargli la palla,
ma lui riuscì a scostarsi bruscamente. E sperava di
intortarlo con le parole. A
lui. Lui che non parlava se non sotto tortura. Trattenendo un ghigno
quasi,
lanciò un’occhiata a quel semicomatoso perenne che
prima voleva il gioco di
squadra, poi spariva, e continuò a lottare con il Playmaker.
Provò a spostarsi
a destra, a sinistra, ma quello continuava a non perdersi una mossa,
poi il
Buddha arrivò con la sua aura dorata e si fece passare la
palla.
- Grazie, Kaede!
– Se ne uscì, alla faccia di Aki.
Rukawa sbuffò –
Sei in ritardo.
Con un sorriso,
Sendo si avviò a canestro e, dopo aver superato sia Kita che
Seiji, ficcò la
palla dentro. Ora erano già 5 a 0.
Che fatica per
soli 5 punti.
Passarono altri
dieci minuti in quello stato, con Isao che tranciava le mani a chiunque
si
avvicinasse a canestro, senza sbattersi più di tanto.
Intanto avevano pure
capito che Aki doveva marcare stretto la Volpe, così
mollarono Kaoru da solo
con Jin e, purtroppo, sapevano bene chi fosse a livello più
alto. Alla fine, i
bastardi sorridenti erano a 11 contro i loro cari 5 punti. Fu solo
quando Maki
gli passò la palla, che Akagi si svegliò dal
letargo e si spostò verso il
canestro degli Icha a passo di leviatano che sorge dalle acque. Gli
altri quasi
si fermarono a guardare la sua traversata che, praticamente, radeva al
suolo
gente come Morita o Kita. Figuriamoci poi il Fantasma. Certo, Rukawa
riuscì a
fatica a placcarlo, ma se solo si fosse avvicinato ad Akagi, avrebbe
potuto
benissimo staccargli la testa a morsi. Mentre dalla panchina i soliti
idioti si
sgolavano, Akagi si ritrovò a fronteggiare Isao che gli
rivolse il sorriso
sgancia-mascelle.
- Mi chiedevo se
ti saresti mai spostato dal canestro…
- Sai com’è, devo
farmi aspettare – ironizzò il Gorilla. La lotta fu
sfiancante, anche perché si
conoscevano così bene che erano capaci di prevedere ogni
mossa. Quando Akagi
fintava, Isao lo fermava, quando il Centro degli Icha faceva finta di
saltare,
Akagi manco schiodava un mignolo del piede. Alla fine, si fece fregare
come un
pivello quando il loro Gorilla finse di passare a Sendo, invece
frantumò mezzo
canestro con un Dunk.
- Beh, almeno
siamo a 7 – sorrise Sendo, manco fosse divertente.
Rukawa , vicino a
lui, represse l’istinto di mollargli un cazzotto e
cominciò a fumare. A parte
il fatto che lui non aveva ancora segnato; ed
aveva passato per due
volte la palla a qualcun altro. D’accordo che aveva detto di
fare il bravo, ma
quello era ridicolo. E poi, cinque dei punti erano dello psicotico
Porcospino.
Anche dalla
panchina si erano resi conto dell’evento straordinario, del miraculum
di
quei due che non si pestavano e non si mandavano al diavolo.
Hanamichi sbuffò
– Durerà poco. La Volpe non sa fare la persona
normale.
E “l’ analista di
volpi honoris causa” non aveva nemmeno tutti i torti, visto
che due secondi
dopo quello ricominciò con la solita cosa del
“gioco da solo che è meglio”.
La sfida con Aki,
poi, era tutt’altro che semplice, almeno fino a quando Maki
non decise di
seguire gli ordini del Capitano; dopotutto lui doveva marcare quella
specie di
matricoletta. Dopo essersi fatto passare la palla, spedì
Rukawa da Kaoru e si
avviò a canestro. Beh, che dire, non per niente Akagi era
Capitano: con Maki,
Aki era totalmente neutralizzato. Certo, era più veloce, ma
l’elevazione di
Maki superava persino quella di Jin che era una Guardia e poi
c’era
l’esperienza. Akagi aveva capito che Aki non si allontanava
dai tipi come
Rukawa; avevano un grande dono, forse erano anche più dotati
di loro, ma erano
ancora immaturi, per certi versi.
Quando Maki segnò
il ventesimo canestro, anche grazie al fatto che Isao fosse marcato dal
Gorilla
in persona, Fujima chiamò il time out.
Time out che
passarono per metà del tempo a frantumarsi i coglioni con i
deficienti della
panchina, mentre Rukawa continuava ad arroventarsi il cervello. Sendo
provò
anche a dirgli di rilassarsi, anche perché lui stava
giocando ancora più
inutilmente di tutti, ma fu il solito Jin a fare il miracolo.
Bastò chiedergli,
con tanto di aureola, se volesse aiutarlo con Kaoru e Rukawa
capitolò; quello
era un mostro. Poi passò il solito imbecille a fracassargli
la scatola cranica,
prendendolo per il culo, e ritornarono in campo. Sì, i loro
intervalli erano
proprio riposanti!
Tutta
l’altra
metà del primo tempo, passò con quei tre che se
la giocavano praticamente
insieme. Quando Sendo prese la palla, superò, sempre come se
fosse invisibile,
quella pover’anima di Seiji, poi passò a Rukawa.
Kaoru gli andò incontro,
marcandolo stretto, ma quella volta la Volpe era deciso a concludere
un’azione.
Passò qualche secondo senza che riuscisse a spostarsi di un
misero centimetro,
poi finalmente trovò un buco e ci
s’infilò; si spostò come un lampo sotto
canestro, saltò con Seiji e piazzò la palla con
una bella schiacciata delle
sue.
Folla in
visibilio. Psicotico e Jin che sorridevano… e Scimmie in
panchina che gufavano
come carampane. Solito registro. Poteva addirittura sentire la voce del
demente
che gli fracassava i timpani, con la solita roba.
- Divetta! –
Stava sbottando, infatti, Hanamichi, prima che Ayako gli cacciasse una scarpa in
bocca.
- E se non segna,
dici che si è rammollito, e se sì, dici che
è un montato… chepalle –
mugugnò la
ragazza, rituffandosi sulla panchina, accanto ad Hanagata.
Il rosso sbuffò –
La Volpe sbaglia sempre – annunciò.
- Cos’è, una
delle regole del manuale di sopravvivenza della Scimmia psicotica?
– Ghignò il
Teppista, prima di trovarsi piazzato il medio contro.
Cominciarono ad
azzuffarsi come al solito, e a niente servirono i tentativi
dell’allenatore di
ricordare che erano in una finale. Insomma, chi se ne fregava! Loro
erano lì in
vacanza! Ovvio che dovessero vincere, altrimenti li avrebbero linciati,
ma da
lì a starsene buoni e muti per tutto il tempo…
mentre loro prendevano per il
culo le buone intenzioni del Mister, in campo Jin tirava
l’ennesima tripletta,
mentre Rukawa marcava Kaoru. Il primo tempo terminò con il
vantaggio degli
Icha, senza tanto sbattimento da parte di nessuno; ritornarono tutti in
panchina, con qualcuno che covava un principio di scazzatura. Tra i
folli di
Kanagawa, inutile dire che la Volpe soffriva di abbandono, ma era
soprattutto
il drogato che sembrava poco convinto delle mosse di Akagi. Insomma
sì, far
marcare Aki da Maki era stata una gran bella cosa, ma erano proprio
sicuri che
lui non potesse fare proprio niente? Sospirando si spalmò in
panchina,
guardando quelli dal’altra parte: era anche vero che i
giocatori importanti
dell’Ichihara erano marcati da Maki e Akagi…
però non credeva che fosse una
gran mossa mettere Jin contro Kaoru e sperare che Kaede arrivasse a
marcarlo.
Alle volte, bisognava essere un pochino più indipendenti e
Jin lo era solo da
fuori area; buttato nella mischia non era capace di difesa e lo
sapevano un po’
tutti.
- Problemi? – Gli
chiese proprio Jin, mentre gli si sedeva vicino.
Sendo lo fissò,
sorridendo – No, vagavo con la testa.
- Pensavo di
chiedere ad Akagi di farmi giocare da fuori area, sarei più
utile… - annunciò
la Guardia, sorridendo. – Dopotutto, faccio schifo in difesa!
– Esclamò, senza
particolarmente risentirsi della cosa.
Sendo annuì:
sapeva che era un grande osservatore, Maki gliene aveva accennato una
volta.
Stava per rispondere quando un asciugamano si abbatté in
testa a Jin, seguito
dall’allegra Volpe, attaccata alla bottiglia.
- Buona idea –
gli disse. – Dopotutto il drogato dovrà pur far
qualcosa.
Guardando come
quei due lo fissavano, ossia con due sorrisoni da carie, come a dire
“Complimenti! Sei umano anche tu”, decise di
defilarsi alla velocità della luce
e atterrò dalle parti del Teppista, che tanto non
c’era pericolo che lo
riempisse di complimenti.
Intanto Akagi e
Fujima confabulavano e, a quanto pareva, arrivarono alla stessa
considerazione
di loro tre, perché dissero a Jin di fare come suo solito. E
si ritornava al
gioco di squadra tra ali. Dai suoi due metri di distanza, Sendo gli
rivolse un
ghigno e la Volpe si chiese cosa diavolo avesse bevuto, per inserirsi
in quella
dannata discussione.
Pensieri che
durarono tre secondi, visto che la Scimmia imbecille gli
arrivò sulla testa
ululando.
- Chepalle! – Se
ne uscì. – Si può sapere che vuoi?
- Volpe, io ti
devo ancora un paio di pugni per il tuo comportamento da viscido
egoista – gli
fece sapere.
Rukawa batté le
palpebre, non afferrando – Hn. E quindi?
Quello si colpì
il petto, con la sua migliore espressione da babbuino serio e
annunciò – Ma
nella mia immensa bontà ho deciso di sospendere la punizione
a dopo la finale,
quindi posso darti i miei preziosi consigli.
Stava per
scoppiargli a ridere in faccia sul serio. La Volpe sbuffò,
poi lo mandò a
sbattere muso a terra – E che diavolo dovrei farci con i tuoi
consigli da
mentecatto?
Mentre si spaccavano le palle a vicenda, gli altri tornarono in campo e
Akagi
dovette trascinarselo per i capelli, mentre quello squilibrato
continuava a
sbraitare.
Ecco,
il secondo
tempo fu un pelo più incasinato. Non solo Maki ebbe la
rivelazione divina che
c’era un motivo se Aki era la migliore matricola della
prefettura, ma i due
Gorilla cominciarono a surriscaldarsi, muovendosi per il campo come
elefanti
psicotici.
- Akagi! – Maki
passò al allegramente al Capitano che cominciò a
correre verso canestro,
marcato a pelle da quel dannato. Si fermò giusto in mezzo al
campo, quando Isao
gli spalanco le due pale che aveva per braccia sotto al naso. Akagi
sbuffò,
guardandosi intorno: Sendo era libero. Provò un
po’ di finte, già sapendo che
tanto erano inutili, poi decise di sfondare e a quel punto si poteva
tranquillamente parlare di sumo. Poi accadde qualcosa e
l’arbitro segnò un
fallo. Un suo fallo.
- Che…? –
Mugugnò, fissando l’arbitro come se volesse dargli
fuoco.
- ah-ah-ah, Take
non è da te! – Se ne uscì quel Caino,
mentre Akagi si schiaffava una mano in
faccia per la disperazione.
- Lo sai che non
faccio falli, idiota – gli ringhiò contro e, per
tutta risposa, quello rise –
Lo so! Ma se l’arbitro è orbo come una talpa mica
è colpa mia… - rimbrottò, mentre
si avviava saltellando all’aria di tiro. Intanto, mezza
panchina era morta e
carbonizzata da un fulmine che gli si era schiantato contro.
- Ehi, Gori che
diavolo combini! – Urlò il Teppista, tutto preso
dalla situazione.
- Guarda che non
ha fatto fallo… - provò tanto per dire Miyagi, ma
la voce dello zoo lo
sommerse.
-Ma che Capitano
idiota… - sibilò Kiyota, prima di vedersi
spaccare la testa in due da Ayako.
Poi la perla.
- Aha! Neanche io
faccio falli così stupidi! –
S’indignò il re dei falli e delle espulsioni,
nonché mentecatto dei mentecatti.
- Hanamichi, ti
ricordo che l’ultima volta hai fatto un errore di passi!
Anche un
bambino lo sa che non si fanno più di tre passi! –
Ringhiò Mitsui, che proprio
non gli andava giù una dimostrazione così gioiosa
di ottusità umana.
- Vaffanculo,
Baciapiselli. - Chiuse
il discorso la
Scimmia Rossa, che tanto non sapeva che cavolo rispondergli.
E anche il campo
poteva tranquillamente sorbirsi i loro discorsi cretini, visto che
urlavano
come rimbambiti; ebbero la fantastica visione di Akagi che quasi
cambiava rotta
di tiro, per schiaffare la palla in piena fronte a
quell’imbecille cronico.
Alla fine, giusto perché avrebbero potuto vagamente
incazzarsi, decise invece
di tirare a Rukawa che, dopo una breve lotta con Seiji,
segnò. Alla faccia
dello scimpanzé rosso lì, che fumava come una
teiera.
Erano 56 a 50 per
loro. Alla fine era come se giocassero in tre, visto che Capitano e
Capitano
due erano fuori gioco; Aki, con la sua buona dose
d’inesperienza, faceva sudare
Maki che i ritrovava a rincorrerlo su e giù per il campo.
Isao e Akagi non
staccavano il delicato piedino dal pavimento e da brave statue di cera
se la
giocavano di occhiate infuocate.
All’ennesimo
lanciò di Sendo, che finalmente prendeva aria, gli Icha
chiesero time out e la
terra tremò: l’omino della panchina nero-rossa,
che poi era il loro sostituto
allenatore, se ne stava particolarmente terrorizzato sotto al naso di
quel
mostro di allenatore di Kendo, che a quanto pareva era arrivato in
ritardo.
Akagi notò un vago accenno di tic isterico di Isao;
sospirò e gli menò una
pacca d’incoraggiamento – Sei sopravvivi, ci
vediamo dopo.
- Se – mugugnò
quello, avviandosi a passo militare fuori dal campo.
- Ragaz-
- Shh.
Akagi inarcò un
sopracciglio, guardando Mitsui – Ma che…?
- Shh! Gori,
chiudi quel forno! – Rimbrottò Hanamichi.
Lui e quegli
altri tre dementi seguivano uno spettacolo. Precisamente, speravano di
vedere
la delicata spada di legno di quell’Essere, spiaccicata in
testa ad uno di quei
mostri mielosi. Se ne stavano spalmati, manco in un cinema, addirittura
mangiando qualche schifezza, che ovviamente erano proibite nelle
panchine.
- Cretini… -
sbuffò il Capitano e ormai senxa manco tanta convinzione,
mentre si trascinava
verso Maki.
- Dici che con
Kendo ci cambia qualcosa? – Chiese il Playmaker, tuffandosi
sotto
l’asciugamano. Akagi scrollò le spalle –
Forse.
- Dipende quante
cose brutte e cattive tirerà fuori – fece Sendo,
appiccicandosi all’acqua.
- Dirà di rompere
le scatole a lui – mugugnò Rukawa, indicando Jin.
– Dopotutto è da solo e se lo
attaccano, sanno che ha difficoltà.
Le solite riserve
sceme sputarono tutta l’acqua che avevano ingurgitato,
spetesciandosi al suolo
dal ridere.
- Volpe, hai il
tatto di un ippopotamo! – Ululò il Teppista,
tenendosi un fianco.
- Ma fai pena! –
Disse Mr. Sensibilità del Kainan, sputando cibo.
- Tu invece fai
schifo, imbecille! – Grugnì Akagi, minacciandolo
di tagliargli il pagliaio che
si teneva per capelli e tutti i peli del corpo, se non si decideva a
pulire.
Jin, povero lui
che probabilmente aveva capito la metà degli eventi di
quell’ultimo secondo, si
schiarì la gola – Già –
commentò, per poi mettersi a bere.
Ormai era anche
inutile guardarlo come se fosse stato un alieno di qualche galassia
sconosciuta. Era chiaro e cristallino come il Sole che non era
perfettamente in
quadro, così evitarono tutti di aggiungere qualche
stronzata. A parte i versi
da animali delle quattro mascotte.
Tornarono in campo con il vago dubbio
che
qualcosa fosse cambiato; dubbio che diventò certezza
assoluta, quando Rukawa
quasi precipitò al suolo, mentre Kaoru gli fregava la palla.
A quel punto, la
Volpe fissò istintivamente la panchina degli Icha, dove la
statua di sala
incombeva su quelle povere anime dannate. Imprecando e maledicendo
tutte le
spade di kendo, si avviò correndo verso la metà
campo.
- Bel tuffo – gli
tirò dietro Sendo, mentre andava a fermare il solito Seiji
che saltellava qua e
là.
- Vaffanculo –
gli replicò, nero come la morte, prima di ritrovarsi la pala
tra le mani; batté
le palpebre e si guardò intorno: si era perso un paio di
passaggi.
- Muoviti idiota!
– Gli gridò da terre lontane Akagi, e si
affrettò verso il canestro, dopo Kita
lo aspettava a braccia aperte. Dopo averlo buttato per aria,
saltò per beccare
quel dannato buco, ma niente. Una manina gliela colpì di
dietro e la dannata
scivolò via, rotolando felice verso il bordo.
Oh che bello, Aki
era tornato tra i vivi. Rukawa inarcò un sopracciglio,
guardando Maki, che
sembrava un pelo perplesso. In pratica, si era ritrovato sia Seiji che
Kita a
rompergli le palle, mentre Aki se l’era svignata a
fracassarle a lui.
Bene, la presenza
del loro allenatore faceva molto, molto male.
La palla era
comunque la loro, così Sendo la tirò a Maki che,
se proprio non doveva occuparsi
di Aki, tanto valeva facesse qualcos’altro. Tipo giocare,
giusto per fare un
esempio.
Si smarcò
facilmente, segnando altri due punti. Cinquantotto a cinquanta.
Hanamichi guardò
il tabellone e sbuffò – Stiamo vincendo.
Il Teppista alzò
gli occhi al cielo, sentendo puzza di bruciato –
Ehmbé?
- Hai idea di come ci fracasseranno i coglioni per mesi, dopo aver
vinto? –
Mugugnò allora e quello fece la solita faccia di quando se
n’è inventava un’altra.
- Non vorrei aver
sprecato una settimana del mio prezioso tempo per vederli affogare,
Scimmia.
La Scimmia in
questione, grugnì di nuovo e tornò a fissare il
campo: sperava quasi
perdessero. Se avessero perso, sarebbero stati troppo avviliti per fare
altro.
Sarebbero stati buoni per un po’, soprattutto quel maniaco
megalomane e fanatico
della Volpe. Rimase immerso nel suo nulla totale per un po’ e
quando si ricollegò
il cervello la folla sbraitava come un pollaio, Akagi sembrava
incazzato nero
e, guarda caso, proprio la Volpe era schiantato. E dire che lui non gli
aveva
mandato maledizioni, non quella volta almeno.
Isao guardò Aki
come una sorta di riflesso incondizionato, ma il cosetto
scrollò le spalle con nonchalance
– Io manco lo marcavo – disse, senza che il
Capitano dicesse niente.
- Io la chiamo
coda di paglia – fece Kaoru, prima di ritrovarsi un medio
piazzato in faccia.
Rukawa si alzò,
con l’osso sacro in frantumi e dopo versi e mugugni da uomo
di Neanderthal,
tornò al suo posto. Quell’Aki anche a distanza ci
coglieva! Oppure, erano i
gufamenti dell’idiota. Tirò dalla linea dei due,
centrando tutti e due i
canestri e ricominciarono. A quel punto, la palla ce l’aveva
Sendo che colse
troppo tardi uno strano spostamento d’aria; Seiji gli si
appiccicò come colla,
colpendogli la palla tra le mani che finì in braccio ad Aki.
Il
Fantasma
scattò a canestro, mentre Sendo già lo
rincorreva. Lo bloccò proprio sotto
canestro, dove Aki cercò di staccarlo, spostandosi a
sinistra.
- Non passi… -
sussurrò il Porcospino, più a se stesso che a
lui, poi quello fece una mezza
giravolta e lanciò ad Isao.
Un paio di
palleggi e fu chiaro che Akagi non aveva intenzione di mollare,
perché erano
entrambi assolutamente esausti e perfettamente pari.
- Cazzo, Take,
spostati! – Sbottò Isao e l’altro rise
– Va al diavolo!
Mentre palleggiava
con la destra, il Centro lo spingeva con la sinistra ma spostare Akagi
che era
due per tre come un armadio, non era esattamente uno scherzo. Intanto
lui
cercava di colpirgli la palla, ma Isao la teneva bella chiusa tra le
mani. Ma quando
passò troppo tempo e rischiava il fallo tecnico, Isao
riuscì a passarla a Kaoru
che, battendo Rukawa sul colpo, tirò dalla linea dei tre.
Eppure non c’era
problema: continuavano ad avere sette punti di distacco.
E il Dio del
basket doveva tenerli proprio di traverso, perché da allora
non segnarono.
Niente, nemmeno un mi serissimo tiro da uno.
Aki, che ormai
era partito per la tangente, si infilava nei buchi più
impensati, fregando così
spesso Sendo, che tutti cominciarono a temere gli fosse scivolata
qualche
rotella dal cervello; mentre Kaoru veniva abbastanza limitato da
quell’altro
piantagrane. I due Capitani, poi, se li potevano scordare, visto che
ogni volta
si equilibravano. Così finiva che, ogni santissima volta,
dovevano passare per evitare
il fallo tecnico. All’ennesima volta, Akagi passò
a Maki che si ritrovò a
sbuffare come un toro inferocito; si avviò come uno zombie
verso canestro,
lanciando da due. La palla colpì furiosamente il tabellone e
partirono tutti
alla carica del rimbalzo che fu preso da Sendo che passò a
Jin. Inutile, lui di
tenersi una palla diretta proprio non se ne parlava quel giorno. Jin,
dal canto
suo, forte della solitudine dell’area dei tre,
tirò ma il vento dello Stadio
non andava a suo favore. Perché erano i colpi
d’aria se all’improvviso
sbagliavano tutti i tiri vero?
A sentire i
cerebrolesi che si distruggevano le coronarie dalla panchina, no. Erano
loro
che stavano crepando sotto ai loro occhi e non si davano una smossa.
Reprimendo
il desiderio di lanciarsi verso la panchina e atterrarli, Akagi
saltò al
rimbalzo e quasi abbatté Rukawa, quando gli passò
la palla.
- Scusa – gli ringhiò,
mentre lanciava segnali fumo dalle orecchie tipo “mollatela o
vengo la e vi
frantumo il cranio”.
La Volpe, impermeabile
agli insulti, saltellò verso canestro lanciando
un’occhiata da mezzogiorno di
fuoco a quel Tappetto rompiballe di Aki Haranobu. Represse il desiderio
di
ringhiargli qualcosa e, soprattutto, di tirargliela in faccia la palla,
e… si
fece fregare.
Aki gli portò via
la palla manco stesse giocando con un bambino e andò a
segnare da due, come se
il campo fosse vuoto.
Cazzo, avevano
giocato meglio i ragazzini di quel centro giovanile. Dopo aver
aspettato che
Akagi si svuotasse di ogni maledizione possibile, starnazzandogli in
testa,
Fujima chiamò il time out. L’ultimo.
Spalmandosi
in
panchina sospirando, si resero conto di avere una tensione che non
avevano
nemmeno sospettato, ma che aleggiava su di loro come nebbia.
- Cazzo… - mormorò
Sendo, cercando di staccarsi un braccio con lo stretching.
- State facendo
schifo.
E amen. Era
giusto quello che volevano sentirsi dire. Kiyota si ingoiò
la lingua, quando
tutti i titolari lo fissarono con un diavolo per capello e
l’aria assassina, ma
Scimmia e resto dello zoo gli diedero retta. Ovviamente, non che uno
dei
titolari facesse almeno finta di sentirli, però Akagi decise
che era troppo stanco
per lasciarli fare. Cominciò a snocciolare il suo repertorio
di torture varie,
mentre gli altri discutevano sul fatto che, senza ombra di dubbio, era
il Signor
Kendo lì che stracciava le palle. Potevano organizzare un
raid punitivo,
rapirlo e incollarlo agli spogliatoi. Anche la sua squadra ne sarebbe
stata
felice, ne erano sicuri.
All’ennesimo
fischio, si strascicarono in campo, grugnendo e ringhiando, mandandosi
al
macello.
Gli ultimi minuti
di gioco, infatti, furono un massacro. Ormai non si sapeva nemmeno
più dove
andasse a parare la partita, tanto che l’arbitro si
dimenticò pure di fischiare
un paio di falli avvenuti così per caso. Erano assolutamente
spompati e quasi
si cavavano gli occhi, invece di mirare alla palla.
Agli ultimi
minuti di gioco erano 75 a 79 per l’Ichihara.
- Capo! – Seiji lanciò
la palla a Isao che, girandosi, si ritrovò Akagi piazzato
sotto la naso,
praticamente abbarbicato a lui.
Ormai la folla
urlava a squarciagola e il tabellone indicava dieci minuti. Anche le
mascotte
avevano deciso di utilizzare le gambe e impalarsi in piedi,
incitandoli. Con un
passo acrobatico che sapeva di disperazione, Rukawa gli
fregò la palla,
passando da quelle parti, e corse verso il canestro.
- Cazzo, segna
Volpe… - mugugnò la Scimmia, cercando di
inviargli i suoi pensieri per via
aerea. Accanto a lui, Tappetto e Teppista fissavano la Volpe, come se
volessero
penetrargli la scatola cranica.
Rukawa si smarcò
da Kita, pensando velocemente: ci voleva un tiro da tre. Jin doveva
fare un
altro miracolo. Lo cercò con lo sguardo e gli
lanciò la palla. Un tiro preciso
e pulito che andò a segno, ma Aki Haranobu si
piazzò in mezzo, marcandolo
stretto. E Jin faceva schifo con le marcature, figuriamoci con quello
là.
Tra la sua mezza
decisione di intromettersi, Jin che non riusciva a passare a Sendo,
Akagi
bloccato praticamente da Isao, il tempo trascorreva.
- Cazzo, Santone
passa la palla! – Gridò Hanamichi, ormai fuori di
sé dall’energia repressa.
Voleva andare in campo, strappargli la palla e buttarla dentro.
Jin si spostò sulla
destra, poi fintò verso sinistra, prendendo un po’
d’aria e riuscendo a passare
a Sendo che volò verso canestro.
Magari una bella
ripresa all’ultimo secondo, tipo film, ci stava bene. Per una
finale.
Si smarcò da Kita
e tirò sulla linea, sperando nella famosa stella.
Quando l’arbitro
fischiò e, un attimo dopo, la palla finì dentro,
lo stadio si paralizzò.
Era dentro. Era
fuori.
No, aspettate,
era entrata?
Come se qualcuno
avesse schiacciato il sonoro, tutti cominciarono a gridare
contemporaneamente,
i dementi si accasciarono sulla panchina, gemendo; Isao
ghignò e la marea
rosso-nero scoppiò in boati da stadio.
No, decisamente non
potevano aver preso così bene la sconfitta.
Come per una
conferma, si girarono tutti i titolari ad un sol uomo verso il
tabellone: 75 a
79 per l’Ichihara. Sendo sospirò, Jin si
spalmò a terra, colto probabilmente da
infarto, e Rukawa imprecò. A lui, che non si era manco
girato perché l’aveva
già capito, veniva da ridere, invece.
La palla era
finita dentro, ma in ritardo. Insomma bravi, ma lenti.
Non era
esattamente il suo modo preferito di finire una partita.
Akagi sospirò,
poi guardò Isao – Complimenti.
Quello, che si
stava facendo stritolare dalle sue due Ali, gli sorrise –
E’ stato un colpo di
fortuna, Takenori. Un vero colpo di fortuna.
Considerando che
Isao non se la menava a vantarsi quando era necessario, gli
credé. Si
scambiarono una pacca, due nomignoli affettuosi e Akagi andò
a farsi massacrare
dalle sue riserve.
Fortuna delle
fortune, se ne stavano in silenzio. La Scimmia cianciava con Jin, che
manco se
lo filava di striscio, ma gli altri niente, non gli rivolsero nemmeno
un
piccolissimo insulto. Si sentiva quasi indignato dalla cosa.
Il Teppista fissò
i titolari, poi annunciò – Beh, per essere bravini
siete stati una buona
squadra.
- Vaffanculo! – Gli
rispose amenamente il Gorilla.
- Si dai, ve la
siete cavata… - ghignò il Tappetto, tanto per
fargli girare le palle.
Hanamichi gli
saltellò di fronte, col suo solito ghigno psicotico, poi gli
passò un braccio
al collo. Due erano le cose: o voleva strozzarlo o una roba simile.
- Che vuoi? – Gli
ringhiò, allegro e felice come una Pasqua.
- Gori, tu sei il
miglior Capitano che abbia mai visto – gli fece quello, a
tradimento, e Akagi
pensò seriamente di essere stato scaraventato in un altro
mondo.
No, doveva essere
morto e finito all’inferno.
Poi vide gli
altri che annuivano e Rukawa che lo fissava.
- Beh. Ha ragione
– mugugnò la Volpe, come se qualche parola in
più potesse ucciderlo, e lui le
sentì.
Qualcosa di caldo
che gli colava dagli occhi; ma non erano lacrime, sicuramente.
N/A
Bene.
Mi
dispiace ancora per il ritardo, ma come
vedete è un capitolo lungo.
Questa è il terzo giorno che dico che avrei
terminato questo capitolo prima; ed eccomi qui, per la terza volta alle
due di
notte.
Questo capitolo è meno divertente degli
altri, meno interessante, meno bello.
Io l’ho visto così, almeno.
Chiedo perdono in anticipo per questo e
prometto che il perdono arriverà.
Questa è la prima long fiction che sta per
concludersi. Concludersi veramente, con una trama (anche se magari non
delle
migliori), dei personaggi che ho reso miei in qualche modo.
Spero che vi piaccia, che vi piaccia davvero
e che la sentiate. Perché io l’ho sentita, ogni
volta che mi ha rotto le
scatole con le ore tarde e ogni volta che sceglievo un nuovo capitolo
allo
studio.
E’ il penultimo ragazzi.
Non mi interessa se abbiate o meno
intenzione di recensire, né che mettiate la storia nei
preferiti. Davvero non è
un numero che mi interessa.
Ma spero che abbiate riso.
Ok,
prima che mi metta a “zampillare lacrime
come un Gargoyle” (come
direbbe la cara
Luciana XD), rispondo alle recensioni:
Trilla:
Cara eccoti. XD Non rompere che non aggiorno, sono
velocerrima. E ora
vai ad aggiornare tu!
Vergognati! XD
Xx_dreamer_xx:
Mmh…
Kaede voleva o
vuole? Mmmh… ok, nel prossimo te lo dico. XD
Beh, qui non c’è molto Sendo/Kaede devo
dire…
spiacente, ma Hana e Kaede sono Hana e Kaede. Il prossimo
sarà molto più
introspettivo, avverto.
Anzi, solo introspettivo quasi.
Mi spiace se le recensioni sembrano stanche,
ma è da tre giorni che faccio le due per finire! XD
Grazie
ancora a tutte quelle povere anime
dannate che l’hanno aggiunta ai preferiti!
Aiutate il mio cuore vanitoso! XD
Grazie,
ancora. <3
All’ultimo
capitolo: Sogni.
|
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Capitolo 13 *** Sogni ***
Sogni
«
- Io voglio giocare a Basket!
- Ah si? E vuoi
dirmi perché?
- Beh… perché sono un campione
di Basket...»
(Hanamichi
Sakuragi)
Dopo
quella sera, sarebbe già stata una grande fortuna
se si fossero svegliati. E non tanto per la sconfitta contro quella
banda di
tossici smielati o per le minacce di morte dei vari allenatori, ma per
la
quantità decisamente schifosa di alcol che avevano ingerito
e per il fatto che,
ad un certo punto, avevano deciso di giocare a palla con la testa del
Capitano,
rischiando la morte per decapitazione.
Inoltre nessuno di loro aveva avuto la benché minima
forza di alzare dito e trascinare la propria carcassa a letto, visto
che erano
tutti disseminati in giro per casa come tranciati da una bomba
nucleare.
Quando Hanamichi si mosse, sentì una caterva di spilli
acuminati conficcati in ogni loculo del corpo, compresi cranio e
sedere. Provò
un paio di spostamenti poi si arrese, rendendosi conto che quello dove
si
trovava spalmato non era decisamente il suo comodo e morbido materasso.
- Cazzo… - proclamò a mo’ di buongiorno
e si ritrovò a
sbattere le palpebre su una testa che gli sbavava sul petto. Ovviamente
era
quel deficiente del Tappetto che anche nel sonno mugugnava le solite
stronzate
sulla loro manager.
- E che palle… - brontolò la Scimmia, con la voce
impastata, prima di mandarlo a schiantarsi di naso sul parquet; quello
non fece
tra l’altro la minima piega.
Sbuffando come una teiera si alzò, schiantandosi il
secondo successivo come un bufalo morente, mentre la
buon’anima di Sendo
spuntava a chiedersi chi diavolo fosse resuscitato dalla tomba.
- Hana, guarda che dormono – annunciò, manco gli
avesse
rivelato chissà che grande verità, e lui lo
fissò come se fosse stato scemo,
più del solito almeno.
- Lo so – borbottò, mantenendosi il coccige che
neanche
suo nonno novantenne aveva così spappolato.
- Bene, vieni a morire di qua, allora! – Esclamò
quello, scomparendo in cucina.
Resistendo all’impulso di tirargli il Tappetto dietro,
partì per il suo percorso ad ostacoli, spiaccicando un paio
di persone nel
frattempo. Quando riuscì a raggiungere
‘incolume’ la salvezza della cucina, si
ritrovò il Porcospino spalmato beatamente su una sedia e il
caos intorno. A
parte le varie vittime di vetro sparse per il tavolo, nei cassetti
probabilmente non c’era una forchetta viva e il pavimento
sembrava una pista di
pattinaggio, tanto che rischiò di rompersi l’osso
del collo sbattendo contro il
frigo.
- Bell’entrata – commentò ridacchiando
Sendo, prima di
schivare una bottiglia di birra vuota.
Hanamichi si lanciò su una sedia, afferrando una tazza
a caso e sbadigliò – C-ci sono altri sopravvissuti?
Il solito Drogato arrischiò un’occhiata fuori, poi
tossì – Diciamo di sì… Kaede
è là fuori, ma dubito che sia esattamente
vivo…
In effetti, vivo era
una parola grossa: quella volpe-bradipo era in catalessi, con la testa
che
ciondolava da un lato; da bravo imbecille, rischiava di ruzzolare
giù ad un
alito di vento. Ma perché cazzo continuava a svegliarsi, se
poi si andava a
rintanare nei posti più assurdi? Tanto valeva dargli il
sonno eterno.
Abbatterlo. Porre fine a quell’insulsa esistenza da morto che
camminava.
- Volpe… - borbottò la Scimmia, mollandogli un
calcio.
Niente, coma totale.
- Ah, lascialo in pace! – Sbottò da dentro Sendo,
facendogli venire un colpo: e tutta quella bontà di cuore,
da dove gli
spuntava? Lo fissò perplesso e quello si limitò a
scrollare le spalle – Già
l’ho trascinato giù, se lo svegli pure potrebbe
uccidermi…
La Scimmia sbuffò, buttandosi sulla prima sedia –
Fammi
capire, se avete avuto tanta immensa sorte da raggiungere i letti,
perché vi
siete trascinati giù a quest’ora?
Sendo sospirò – Beh, pensavo dovessimo finire di
sistemare ma a quanto pare sono tutti in stato
semivegetativo…
- Che anima bella che sei – lo prese per il culo
Hanamichi, prima di ritrovarsi un grugno spaventoso sotto la naso e un
principio d’infarto.
- Dannazione, Gori! Non essere così maledettamente
allegro che mi fai venire un colpo! – Ironizzò,
mentre Akagi si strascicava
verso la salvezza di una sedia, con l’aria da Apocalisse.
– ‘giorno – si limitò a
brontolare, aprendogli un
giornale in faccia.
La Scimmia alzò gli occhi al cielo, miracolosamente
chiudendosi il forno, quando li raggiunse una specie di barrito da
elefante
morente.
- Cazzo, che dolore! – Si lamentò il Signor
Raffinatezza,
facendo il suo ingresso con una mano incollata alla schiena. Tempo tre
secondi
e fregò la sedia alla Scimmia, il giornale al Gorilla e la
tazza a Sendo; in
meno di qualche istante, erano seriamente tentati di fucilarlo.
- Senti un po’, ho trovato i cadaveri di un paio di
vasi, in camera tua. Ne sai qualcosa? – Sbottò
Akagi, mentre il Teppista
fingeva di aver imparato a leggere il giornale.
- Mi hai sentito? – brontolò, pericolosamente
vicino al
ringhio.
Il Teppista alzò gli occhi al soffitto, con uno sbuffo
che gli avrebbe valso la pena di morte, e un gestaccio dei suoi
– No, Gori. Non
sono responsabile di ogni oggetto della casa che decide di
suicidarsi…
- Se, infatti. I cocci hanno deciso di trascinarsi
nella vostra camera di loro spontanea volontà!
- Ma cazzo, c’è anche il Tappetto mica solo io! E,
per
tua informazione, ci sono come minimo altri tre rompipalle a cui puoi
dare al
colpa! – Belò quello, mentre Hanamichi
già alzava le sue innocenti manine al
cielo.
- Io non ho fatto niente.
- Io questa la chiamo coda di paglia, tesoro… –
gli
fece dolcemente quel bastardo, battendo le palpebre.
- Va al diavolo!
- Sì ti amo anch’io – replicò
il Teppista e giù a
menarsi di primo mattino, che poi era mezzogiorno ma era un dettaglio.
- Buongiorno! – Trillò felice e pimpante, e
probabilmente drogata, la manager della compagnia, menando i primi
calci a quei
due che si rotolavano sul pavimento. – Che bello, sono
già tutti pronti a
lavorare! – Esclamò, fiondandosi sul
tè.
– Oh, non credo proprio! – Sbottò Sendo,
quasi
scandalizzato, mentre Akagi mormorava qualcosa come “oggi li
stermino tutti”.
Che poi non serviva la sua radiosa presenza, visto che
quelli erano capacissimi di mandarsi giù come birilli da
soli: i due
nanerottoli del giardino pensarono bene di unirsi alla mischia,
cosicché ce n’erano
quattro di idioti da spartire.
Dopo una settimana con quel manicomio, il Porcospino
non chiedeva manco più se fosse il caso di dividerli e alla
fine pensò bene di
scavalcarli e avviarsi allegro e felice verso il piano di sopra. Tutto
mentre
Ayako chiedeva la grazia per la duecentesima volta alla santa Pazienza
e Akagi
si rituffava nel giornale, come se non fosse scoppiata la terza guerra
mondiale
sotto al suo naso.
- Ah, bastardo! Guarda che sono un povero convalescente
io! – Sbottò ad un certo punto il Teppista tra le
imprecazioni degli altri.
- Aha! Certo, quando ti pare te lo ricordi, eh? –
Mugugnò Miyagi, in ‘time out’.
Ecco, ora ricominciava come una moglie petulante.
- Tappetto, cominci ad essere rompicoglioni…
- E tu mi stai regredendo allo stadio di imbecille
cronico! – Rimbeccò lui.
Si guardarono in cagnesco fino a quando Ayako non
decise di averne pieno il cranio e li spedì a cianciare
fuori, sperando che
l’aria rinfrescasse i neuroni.
- Abbiamo la cerimonia di premiazione oggi… - fece poi
al Capitano che sbuffò – Ohcchebello.
La ragazza ghignò – Dai, solo perché
hai perso con Isao
non puoi fare quella faccia da omicida…
Per tutta risposta, Akagi le grugnì qualcosa – sai
che
voglia di rivedere tutti quegli altri mentecatti…
- Sì – lo liquidò lei – ma
ricorda che poi torniamo a
caaaasa! Non dovrai sorbirteli più… almeno nelle
poche ore di pace casalinga…
- Alleluia. Attualmente è la cosa che più mi
rende
felice proprio.
Nel frattempo, l’allegra brigata si ritrovò fuori
con il campetto di
basket a intonare dolci melodie e la palla di basket a fare
l’occhiolino; pessima
combinazione.
Detto fatto, la Volpe dormiente si ritrovò a svegliarsi non
con un
dolce e sonoro cinguettio di usignoli, ma con le imprecazioni da
camionisti di
quei quattro esagitati. Batté le palpebre un paio di volte,
giusto per
ricordarsi dov’era, e si arrischiò ad aprire
occhio: in quell’istante, la
Scimmia era spiaccicata a terra mentre lo scorfano si spanciava,
rischiando di
perdere la dentiera. Richiuse gli occhi e sbuffò; non era
proprio il massimo
risvegliarsi con una visione talmente orripilante.
- Ehi Volpe, bentornato nel mondo dei vivi! – Lo prese per il
culo il
Tappetto, mentre lui tentava di muovere la schiena dolorante.
- Hn, preferivo morire a questo punto.
- Se vuoi siamo ancora in tempo… - alluse la Scimmia Rossa,
con il
solito ghigno sadico.
Rukawa nientemeno gli sbadigliò in faccia – Ho
troppa poca voglia per
darti retta, Idiota.
E via a smadonnare per il campo, mentre quello rientrava in casa
sommamente impassibile, salvo ritrovarsi a sbuffare alla vista del
Capitano
seduto in trono. Ecco, lo diceva lui che era meglio dormire e basta. Se
il
risveglio era quello!
- Hn, ‘giorno – mugugnò, lanciando una
vaga occhiata ad Ayako che,
giuda come poche, se la svignò alla velocità di
una lepre.
Akagi gli lanciò la solita occhiata di morte, poi
ritornò a dedicarsi
a quel dannato giornale.
Beh, se lui voleva fare il gioco del silenzio non si disperava di
certo, pensò la Volpe, mentre cercava di attraversare
indenne la zona di guerra
per raggiungere la pace del salotto.
- Mi ha richiamato quel Sarutobi – mugugnò
all’improvviso Akagi.
E amen. A quanto pareva, doveva proprio rovinarsi la giornata con
quella storia.
- Bene – bofonchiò nella speranza che capisse di
non dovergli rompere
il cranio.
- Mi ha chiesto di dirti di deciderti - continuò ancora
Akagi,
sbattendosene allegramente a quanto pareva.
E fortuna delle fortune, fu proprio fu proprio il rompipalle
honoris causa a venirgli incontro con un diavolo per
capello e con l’aria di voler trucidare qualcuno. Quello
doveva avere un radar
per gli affari decisamente non suoi, altro che orecchie.
Rukawa sospirò, lanciando un’occhiata a quel
mostro che si ritrovava
come Capitano – Grazie – grugnì,
avviandosi in salotto, prima che Hanamichi
partisse in quarta a spaccargli i coglioni.
- Non c’è di che – replicò,
sadico come pochi, ritornando a leggere il
giornale con somma impassibilità.
Sì, e lui doveva sorbirsi l’esagitato. Aveva
più energie lui di un
bambino di sette anni stracarico di zuccheri.
- Idiota, piantala di ballarmi intorno – mugugnò,
mentre cercava di
buttarlo giù dalle scale.
- E no, visto che ne stavate parlando…
com’è finita con quella cosa?
Eh? Eh? – Lo investì, senza manco vedere dove
diavolo metteva i piedi.
Rukawa alzò gli occhi al cielo: la santissima pazienza
doveva aver
raccattato armi e bagagli, soprattutto visti gli extra di quella
settimana.
- Non rompere i coglioni – replicò, mentre gli
mandava la porta sul
naso.
Hanamichi la aprì con un diavolo per capello – Eh
no! – Poi si bloccò
alla vista di Sendo che, povera anima pia, aveva incautamente pensato
di
risposarsi. Segno che ce n’erano di illusi a quel mondo.
Rukawa si bloccò un
millesimo di secondo, poi tirò per la sua strada,
raccattando la divisa di
Kanagawa.
- Volpe, non ignorarmi! – Sbottò la Scimmia,
mentre quasi gli finiva
addosso. – Andiamo, parla!
- Ma la pianti di starmi tra i piedi? Mi devo cambiare –
ribatté
quello, sventolandogli la divisa sotto al naso. Magari al suo cervello
bacato
serviva un supporto audio-visivo, per cominciare ad ingranare.
- Aha, usa una scusa migliore!
- Ma che cazzo di scusa… - cominciò, reprimendo
davvero l’istinto di
mollargli un calcio. Come a dargli una mano, la voce di Ayako scese
dall’alto
dei cieli a gridare un “alzate i candidi culi e muovetevi a
prepararvi”. A quel
punto lo guardò come se avesse tutta la ragione del mondo e
Hanamichi sbuffò –
Tanto ti seguo – assicurò.
A quel punto Sendo si alzò tipo leviatano che risorge dalle
acque e
sospirò – Che volete, un po’
d’intimità?
A quell’uscita lo guardarono manco avesse proferito la
più grande
stronzata dell’Universo e cominciarono a maledirsi
all’unisono.
- Mi sono già spaccato la testa due volte per darti retta,
Idiota… -
se ne uscì Mister ho sempre una parolina giusta, mentre se
infilava la porta
del bagno.
La Scimmia sbuffò – Se tu fai cretinate non
è colpa mia!
- Beh, tanto la cosa sta per risolversi, no? –
Replicò lui,
sbattendogli la porta sul naso.
E vaffanculo. Quando la Volpe ricominciava con la storia di andarsene,
gli veniva la voglia di spaccargliela in due quella testa vuota che si
ritrovava.
- Dannatissima Volpe… - brontolò, mentre gli
veniva la mezza idea di
tirargli dietro la valigia.
Sendo sospirò per l’ennesima volta, mentre si
infilava la maglia del
Kanagawa – Ma la pianti una volta tanto?
- Porcospino, tu non puoi capire – belò la
Scimmia, lanciandosi a mo’
di sacco sul letto della Volpe.
- Oh, capisco benissimo. Se tu continui a fracassargli il cranio
è
normale che ti risponde così – replicò
invece quello, calmissimo e limpido come
il sole.
- Chissenefrega di come risponde! – Scattò lui, ma
Sendo sorrise – Sì,
sì. Se non ti fregava non avresti provveduto a spaccargli
così allegramente la
testa per ben due volte… - insinuò, mentre se la
svignava. Alla fine, lo lasciò
a sbraitare alla porta come uno psicotico allo stadio terminale.
Al
piano di sotto, intanto, i vari casi cronici della casa
trascinavano gli arti in cucina, dopo aver sistemato le loro camere. Sistemato.
Un eufemismo per dire che, molto probabilmente, le minacce di Eiko
Hisae
avrebbero raggiunto Kanagawa provocando un incidente diplomatico di
proporzioni
gigantesche.
- La volete mollare, razza di deficienti? – Sbottò
il Capitano, quando
l’ennesimo coltello gli volò a pochi centimetri
dal grugno.
Il Teppista sospirò – Potresti anche spostarti,
Gori… - replicò, come
se fosse normale starsene in una cucina a tirarsi posate, dopo aver
sudato come
alla maratona di New York.
- Che dici se te lo ficco in gola, invece? –
Grugnì in risposta
quello. Mentre cominciavano a mandarsi maledizioni, Fujima
entrò vestito di
tutto punto, con l’aria di chi doveva fare un discorso alla
nazione.
Miyagi gli lanciò un’occhiata scocciata
– Dove devi andartene?
Quell’altro lo fissò un attimino come se avesse
battuto la testa –
Abbiamo la cerimonia di premiazione…
- Assì? – replicò il Tappetto con
l’aria da ebete.
- Tanto noi che centriamo? – Se ne uscì il
Teppista, facendo venire un
colpo al povero martire accanto a lui.
- Che centrate? Mi avete afflitto l’anima fino ad ora, quindi
vi
sorbirete pure la cerimonia e non voglio sentire lamentele, intesi?
– Sbottò il
Gorilla tanto minaccioso che quei due non provarono nemmeno a
contestarlo. –
Bene. Vado a prepararmi – annunciò, come se avesse
avuto l’inferno alle
calcagna.
- E muoviti, che non vogliamo aspettare troppo alla tortura!
– Gli gridò
dietro Mitsui, rischiando la decapitazione due istanti dopo. Al coro di
lamentele seguente si aggiunse anche un altro decerebrato che aveva la
faccia
di chi ha scoperto che Natale viene una sola volta l’anno.
- Che palle – annunciò, accasciandosi accanto al
Teppista.
- Benvenuto nel Club, Scimmia – sbuffò Miyagi.
– Il Gorilla ci ha
appena caldamente ricordato che o andiamo alla cerimonia o
probabilmente ce ne
torniamo a casa a piedi.
- Idem per Maki – grugnì Kiyota.
- Ah, piantatela. Almeno poi si torna a casa – fece Fujima,
con un’
espressione che ‘sollevata’ era dire poco.
La Scimmia si illuminò come una lampadina –
Possiamo ritornare a
giocare! – Esclamò, ma una voce intervenne
allegramente a smontarlo – Forse –
gufò Jin entrando già tutto preparato.
Tre paia di occhi lo fissarono assassini – E cioè?
- Beh, Akagi dice che se non ti controlli il ginocchio puoi anche dire
addio ai sogni di gloria…
Il Teppista sbuffò – Sì, sì.
Sono tre anni che lo dice… si sta
rincitrullendo…
- E noi che centriamo? – Cominciarono gli altri due sfigati.
- Beh, il Capitano non mi sembra tanto convinto a farti rigiocare Nobu
e tu, mi sa che morirai prima del ritorno a casa.
Altro che angelico, quello era l’angelo della Morte,
pensarono
praticamente all’unisono. E se Kiyota partì in
quarta alla ricerca del suo caro Capitano,
pronto allo scontro
all’ultimo sangue, Miyagi pensò bene di non
muovere muscolo: aveva una vaga
orribile sensazione.
Sensazione che divenne fatto quando la voce melodiosa della sua cara
Ayakuccia penetrò le pareti, svegliando i morti.
Teppista e Tappetto si guardarono con la mezza idea di fare
testamento, poi Hanagata spuntò con la maglia del Kanagawa
in spalla – Aehm,
ragazzi… Ayako dice che dovete sistemare la
camera… - disse, con aria
scioccata; a giudicare dalle urla, aveva capito che quella donna era la
rincarnazione del Dio della Guerra, altro che pover’anima del
gruppo.
Sbuffando e maledicendo il mondo, si strascicarono al piano di sopra
con la velocità di tartarughe zoppe, pronti alla
sfacchinata. Alla fine si
resero conto che c’erano davvero dei cocci sparsi per il
pavimento ma, sorprendentemente,
il Teppista davvero non aveva fatto nulla, quella volta.
Dieci secondi dopo, Miyagi ebbe l’infausta idea di accusare
la
Scimmia, già scazzata per il round di boxe con suo Capitano,
e partirono tutti
allegramente per la scarpata della deficienza; probabilmente, andando
avanti
così la camera ne sarebbe uscita totalmente distrutta.
E la cosa non migliorava nella stanza accanto, dove la camera era
linda e splendente causa ‘casalinga perfetta alias Porcospino
drogato’, ma nel
suo destino stava per abbattersi un bell’uragano forza dieci
dall’aria
decisamente scazzata.
Rukawa finì di infilarsi la felpa col suo bello e splendente
numero
undici, poi si girò per la dodicesima volta a sbuffare
contro quel cretino
immane – Ecco fatto, mi sono anche cambiato con un Idiota in
camera, può
bastare?
Hanamichi ghignò – Ti piacerebbe. Ora che sei
tutto strigliato, hai
anche il tempo di parlare.
La Volpe alzò gli occhi al cielo – Che rottura di
coglioni.
- Devo menarti di nuovo? – Minacciò la Scimmia e
quella volta
l’androide quasi ebbe una reazione – Hn, ci sei
riuscito giusto perché non
volevo sporcarmi le mani.
- Ma vaffanculo, Volpe! Sono più forte di te e lo sai!
– Se ne uscì
quello, scattando in piedi.
- Sei fortunato, Idiota, nient’altro –
ribatté quello.
Ecco, ora gli risaliva la voglia di dargli una testata, ma dovette
risparmiarsi
per tempi migliori visto che un improvviso terremoto li
mandò tutti al creatore
nell’arco di dieci secondi. Ok, più che un
terremoto era un ruggito tipo re
della foresta che li portò a sfracellarsi dalle scale a
tempi record.
- Gorilla, ma che diavolo ti è preso? –
Sbottò il Teppista, che quasi si
era visto perdere la gamba in volo.
- Io lo dico che sei stressato, hai bisogno di una casa di cura!
– Gli
andò dietro Hanamichi.
- Mi è preso, razza di parassiti a tradimento, che siamo in ritardo! Come sempre dannazione!
–
Spiegò lui, senza manco darsi la pena di fermarsi un attimo;
praticamente volò
per e scale del Tempio e li spalmò tutti nei taxi tipo
sottilette. Ancora una
volta i poveri tassisti di Chiba furono costretti a macinare mezza
città
causando mezza dozzina di incidenti, per poi mollarli allo stadio con
un
sospiro collettivo di liberazione dal male.
Con un po’ di fatica data la tarda età e
l’Alzheimer, riuscirono ad
alzarsi e a raccattare la propria roba sparsa in giro per il mondo, per
poi
entrare correndo come dannati.
- Ragazziii! – La voce melodiosa della padrona di casa, li
richiamò
dall’alto dei cieli in mezzo alla baraonda della sua squadra;
fece un paio di
gesti, facendosi prendere allegramente per psicotica, indicando gli
spogliatoi
dove buttare le borse. Alla fine della corsa riuscirono ad abbandonare
i
borsoni, a risalire il fiume di gente, controcorrente giusto per fare
un po’ di
allenamento in più, e a ritrovarsi dietro quelli dello
Shiroi a tempo record.
- Ma è mai possibile che non siate mai puntuali voi altri?
– Li salutò
Heiji, mentre quelli perdevano amenamente un polmone dalla fatica.
- Sai com’è, dobbiamo distinguerci noi…
- riuscì a fare con un filo di
voce Maki.
Eiko scosse la testa, guardandoli disgustata, poi annunciò
– Oh,
dobbiamo metterci nello spiazzato lì. Siamo in ordine
alfabetico, quindi voi siete
terzi tra Ichihara e Nara.
Con un gesto che ricordava tanto il nuoto sincronizzato, Sendo e Akagi
alzarono contemporaneamente gli occhi al cielo con un “Che
bello” che fece
sbellicare dalle risate una ventina di persone. Tra le stronzate delle
tre Scimmie
e la sopportazione di tutti gli altri, riuscirono a muovere qualche
passo e si
ritrovarono nell’enorme spiazzato da dove era iniziata tutta
quella cosa.
- Ora che ci penso, questo posto è più grande
dello Stadio di Kanagawa
vero? – Fece Jin, dietro a tutti col naso
all’insù.
- Già… - rispose Maki, ma quell’altro
imbecille dello Shiroi cominciò
a imbrodarsi tanto che Mitsui ebbe la mezza idea di fargli uno
sgambetto e
lasciarlo lì a marcire.
- Beh, è vero! – Belò Kiyuwa.
– Volete mettere Kanagawa con Chiba? –
Fece, in via puramente ipotetica visto che lo guardarono tutti come se
fosse
imbecille.
- Dobbiamo risponderti? – Grugnì Miyagi, pronto
alla battaglia
patriottica.
- A Kanagawa ci sono meno idioti – proclamò
Hanamichi, mentre Eiko e
Ayako cominciavano a sghignazzare.
- Se vogliamo proprio andare a scavare, penso siamo pari in quando ad
idiozia… - cominciò la loro manager, pensando a
tutta la banda di mentecatti
che aveva conosciuto e con cui si era ritrovata a vivere.
- Sono d’accordo – replicò Eiko, mentre,
guarda caso, passavano da
quelle parti proprio quelli dell’Ichihara in nero/rosso.
- Oh, Eiko! – Fece Isao, col solito sorrisone a tremila denti.
Occhei, l’allenatrice pareva avere più che altro
una paresi facciale e
rispose con una specie di “’ao”.
- Su, non fare quell’espressione! Sarà per la
prossima volta! –
Proclamò allora allegro e bastardo lui, visto che lo Shiroi
era l’eterno
secondo da almeno duecento anni.
- Mmh, prima vi conviene riprendervi il vostro caro secondo
posto… -
fece Seiji Morita, sempre pronto a rompere i coglioni.
Kiyuwa si trattenne un attimo dal staccargli la testa, poi
ghignò –
Aspetta che torniamo ai regionali
senza
questi di Kanagawa…
- Come se la cosa fosse minacciosa! – Lo prese per il culo
Kita.
Ovviamente le quattro mascotte di Kanagawa pensarono che tutto
volevano fare, tranne che stare a sentire il loro affari do condominio
e, come
era prevedibile, cominciarono a rompere le righe e a rotolare un
po’ ovunque.
Isao da brava anima qual’era, mandò un segnale di
morte ai suoi
dementi compagni di squadra e sorrise – Spesso è
solo fortuna – come se la cosa
dovesse consolare qualcuno.
Heiji Hisae sorrise – Già – fece
neutrale, poi si affrettò a
svignarsela prima della rissa.
Quando quelli dello Shiroi si avviarono, ameni come zombie, nella
postazione in fondo allo stadio, Isao si ritrovò davanti
tutto il branco di
Kanagawa più sparpagliato che mai – Beh, tra
quattro anni c’è una nuova sfida!
Akagi ghignò – Ma la prossima volta sarete voi ad
essere ospiti.
Kaoru Hiroya sorrise – Tremò all’idea di
come sarà composta la nostra
squadra dei Best!
Il Teppista lo fissò – Però ci saranno
tre Guardie di Kanagawa, non
una – fece, mentre Jin annuiva.
Kaoru, come al solito, scrollò le spalle – Meglio.
Cominciarono a cianciare di maledizioni e minacce varie, tipo
“sta
volta ci sarà anche il Genio” e amenità
del genere, quando Rukawa perse dieci
vite ritrovandosi quel dannato di un Fantasma alle spalle.
- Dio Santo, vuoi accopparci un’Ala per caso? –
Sbottò Miyagi, mentre
la Volpe si riprendeva dall’infarto multiplo.
Aki, pacioso e impassibile come sempre, batté le palpebre
– Ero a
mangiare.
Ovvio. Figurati se quello si preoccupava di una cosuccia come quella
manifestazione.
Isao sbuffò – Meglio tardi che mai!
- Ci vediamo a Kanagawa – annunciò invece lui,
soprattutto a Rukawa
che poi meno di così non poteva fregarsene.
- Hn – grugnì, felice come una pasqua,
evidentemente.
Sendo lo fissò come se non fosse tanto convinto che Isao
l’avrebbe
lasciato vivo per allora, poi ebbe altro a cui pensare. Tipo guardare
il suo
omonimo che arrancava sulle stampelle come un granchio, con appresso
tutti
quelli del Nara.
Ora, lui era tanto una persona pacifica, ma quella scena gli riempiva
tanto il cuore di “lo sapevo” o “ben gli
sta”.
- Stai sbavando… - gli arrivò la voce della Volpe
e lui sorrise – Non
sono così bastardo.
- Hn, certo – grugnì quello, ma tanto gli leggeva
nel pensiero.
A passo di morte, arrivarono fino da loro, bloccando ulteriormente il
passaggio.
- Akira! Come va la gamba? – Fece tutto amorevole Isao,
mentre quello
si fulminava alla vista di Aki – Bene –
brontolò.
- C’eravamo anche noi, brutto volo… -
commentò Maki, seguito a ruota
da Fujima, Akagi e Ayako. Tutti dolci, carini e da carie.
Hanamichi si trattenne miracolosamente da dire scempiaggini,
soprattutto per l’armadio di due metri che aveva spiaccicato
la Volpe in
partita un paio di volte.
- Volpe, è quello che ti ha mandato culo all’aria,
vero?
- Va al diavolo – rispose, prima di spostarsi verso luoghi
più felici.
Intanto anche gli altri cominciarono a spostarsi, soprattutto per la
fiumana di gente che cominciava a mollare calci.
- Ci vediamo a Kanagawa – grugnì Miasami a nessuno
in particolare,
guardando però Sendo che scrollò le spalle
– Sì, vedremo.
Dall’altra parte, c’erano i due Gorilla che si
guardavano in cagnesco;
o meglio, Akagi aveva l’aria di uno che aveva ingoiato un
limone e Isao l’aria
di un drogato particolarmente allegro.
- Beh, Take. Sono in vantaggio io!
Akagi sbuffò – Se, per poco!
- Tanto ci rivediamo quest’estate e vediamo di riprendere
quella cosa
dell’uno contro uno….
- Ma tanto lo sai che da solo contro di me non hai speranze!
– Esclamò
il Gorilla, spostandosi dietro alla sua squadra, verso destra.
- Sì, lo dici tutti gli anni! – Replicò
Isao, andando invece verso
sinistra.
Impiegarono una grande quantità di energia per mettersi
buoni in fila,
soprattutto per far capire a quei rammolliti che loro, al massimo,
erano
riserve quindi dovevano andare dietro.
- Ma che palle! – Sbottò il solito Idiota, quando
la Volpe lo rispedì
in fondo con una gomitata.
- Ma la pianti? Stattene buono una volta tanto.
- Volpe, tu non parlare che per come hai giocato in questa settimana
non potresti nemmeno fare la riserva! – Andò in
escandescenze lui,
mentre
Rukawa manco lo stava a sentire.
- Ehi Sakuragi! – Chiamò lì a fianco
Isao.
- Che vuoi?
- Giocherai anche tu la prossima volta, vero?
- Ohoho certo! Con il Genio sarà tutta un’altra
musica! – Si imbrodò
mentre praticamente mezza squadra lo mandava a quel paese.
- Che incubo… - mormorò invece Rukawa, pronto a
suicidarsi prima della
fatidica data.
- Ma tanto tu non ci sarai no? Di che t’impicci?! –
Ribeccò
aggressivamente la Scimmia Rossa, stranamente zittendolo.
Sendo, davanti alla Volpe, sospirò – La pianti di
dire queste
cretinate?
Hanamichi sbuffò – Beh, Porcospino, meglio anche
per te che non te lo
ritrovi contro il Ryonan!
Il Drogato li fissò un attimino, poi scrollò le
spalle – Mah, forse un
po’ di dispiacere lo proverei.
A quel punto lo guardarono manco avesse fatto una dichiarazione
d’amore.
Hanamichi cominciò a ridere, facendo girare mezzo stadio.
- Che diavolo ti salta in mente? – mugugnò invece
la Volpe.
- Dai che mancheresti a tutti, persino a questi trogloditi! –
Esclamò
Sendo, mentre la Scimmia Rossa si faceva andare qualcosa per traverso
– Aha! A
me no di sicuro, farei una festa come minimo.
- Non sai la sofferenza che sto provando… - gli
sibilò dietro la Volpe
poi, fortunatamente, una voce dall’altro dei cieli rese tutti
sordi proclamando
l’inizio della cerimonia di chiusura, che non fu meno folle
dell’intera
settimana.
L’Ichihara venne ovviamente premiata come vincitrice del
torneo con
una coppa che poteva tranquillamente illuminare la Nazione, lo Shiroi
fu
premiata come terza classificata e, a sorpresa, portarono a casa anche
il
premio come “migliore allenatrice” per quella
strega di Eiko; il Nara si
accontentò del quarto posto, una gamba rotta e
l’ennesima sparizione del loro
pseudo-allenatore psicopatico.
Poi toccò a loro e lì furono risate.
Ci fu il momento toccante in cui il Gorilla alzò la coppa
del secondo
posto, poi andarono a rompere le palle al vecchio Anzai con un
riconoscimento
alla carriera o qualche menata simile, portando alle lacrime il duro e
puro
Teppista del gruppo. Ad un certo punto, proclamarono la sospensione del
premio
come “migliore matricola” visto che non sapevano
decidersi tra la Volpe
congelata e il Fantasma sociopatico ed ebbero la splendida visione di
un Idiota
che difendeva a spada tratta il suo compagno di squadra, strappando non
poche
prese per il culo.
- E meno male che la odiavi la Volpe! – Esclamò il
Teppista,
trattenendolo per la maglia.
- Ehmbé? Vuoi mettere lui con quel cosetto lì?
– Sbottò la Scimmia,
mentre dal palco il Gorilla gli prometteva indicibili torture.
Dopo averlo imbavagliato, riuscirono ad andare avanti con due ciance
degli organizzatori, chiacchiere degli allenatori e amenità
per un’intera,
noiosa ora.
Verso le cinque ci fu “l’amen, andate in
pace” che sentenziò la fuga
generale, come se stesse andando al fuoco il palazzetto.
Fortunatamente, o
sfortunatamente dipendeva dai punti di vista, il loro caro autista con
l’autobus più folle del mondo arrivò a
prenderli proprio lì fuori, ripieno di
bagagli e borse varie.
- Ohcchebello, non dobbiamo farci la strada del Tempio! –
Esclamò
Kiyota il bradipo, illuminandosi.
- E neanche le scale! – Gli andò dietro il
Tappetto, cominciando a
saltellare.
- Figo l’autobus! – Esclamò Kiyuwa, alle
loro spalle, l’unico
abbastanza non sano di mente che poteva trovarlo bello.
Eiko sorrise – Sembra passata solo un’ora da quando
sono venuta a
prendervi!
- Fortunatamente no! Sai che vuol dire rivivere una cosa simile?!
–
Sbottò Akagi, mentre già afferrava i vari cretini
per spedirli a calci dentro.
L’allenatrice ghignò – Oddio se questo
era un assaggio, comincio a
capire… beh, buon viaggio! – Fece, abbracciando
Ayako. – E fatevi sentire!
I soliti bavosi approfittarono per stritolarla un attimo, sotto lo
sguardo omicida del fratello, poi si arrivò al cyborg in
persona e la ragazza
sorrise – Beh, Kaede, vedi di dormire meno!
- Hn – fece come al solito lui, miracolosamente stringendole
la mano,
poi si girò verso Heiji
– Allora, gemello, ci
vediamo tra un paio di anni!
Rukawa lo mandò mentalmente al diavolo poi sentì
un freddo gelido
passargli per la schiena, quando Eiko disse qualcosa come “ma
forse anche
prima”.
- Ma anche no – brontolò lui, salendo velocemente
sull’autobus.
- Rompiscatole! – Gridò lei, prima di salutare gli
altri.
Dopo tante e varie smielature, si ritrovarono di nuovo su
quell’autobus con la sensazione che fosse passata una vita,
altro che
settimana.
Quando poi la porta si chiuse e si lasciarono dietro lo stadio,
qualcuno si sentì quasi vagamente commosso.
- Stiamo tornando a casa – fece Ayako, mentre si sedeva
accanto al
Capitano.
- Già.
- Poi abbiamo una bella vacanza e potremo non vederli per un
po’ –
continuò ancora lei, fissandolo.
- Già.
- Contento?
Akagi le spedì un’occhiata – Forse
no.
[][][][]
-
Potremmo pensare tipo a cosa è servita la trasferta!
– Fece ad un
certo punto del viaggio la solita Scimmia Idiota dal fondo
dell’autobus.
Mitsui, addossato al finestrino, sbuffò –
E’ roba da alcolisti
anonimi, Hana!
- E poi non credo che avete avuto tutta questa importanza voi altri
–
ribatté Hanagata, rischiando un paio di bottiglie vuote sul
cranio, mentre sia
Sendo che Fujima ridevano.
- Beh, la Volpe non è più in un altro mondo ed
è già un passo avanti –
fece il Teppetto, indicando Rukawa che, nientedimeno, se ne stava nel
penultimo
sedile, tra loro.
- Sì, il Dio è sceso tra gli uomini…
cazzo ci frega a noi della Volpe!
– Sbottò invece il Teppista.
Jin, accanto a Rukawa, sembrava prendere la cosa sul serio e
cominciò
– Beh, magari c’è maggiore amicizia tra
le squadre di Kanagawa…
E boom. I soliti tre di Shohoku, Scimmia del Kainan e persino Sendo
cominciarono a sbellicarsi alla faccia del Santone dolce e carino;
avevano
scoperto che anche il Porcospino possedeva una sua vena sadica,
però Jin
restava il caro, tenero e angelico Jin. Niente da fare.
Ovviamente il suo caro Capitano arrivò in soccorso da
lontano con un “Beh
è possibile.”
- Io di certo la prossima volta non ci vengo manco morto! –
Proclamò
Kiyota.
- Alleluia allora! – Sgrugnì il Teppista.
- Razza di scorfano, se ti sei autoinvitato pure tu!
E giù a morsi e calci, mentre l’idea degli
alcolisti anonimi
cominciava a piacere alle mamme del gruppo.
- Si potrebbe fare qualcosa ora che torniamo in vacanza… -
cominciò
infatti Fujima che, evidentemente, aveva coraggiosamente ignorato le
loro espressioni
schifate.
Maki scrollò le spalle – Per me va bene.
- Non contate su di me! – Si sgolò il Gorilla, che
non ci teneva certo
a rivederli molto presto.
- Oh, non dire stronzate Gori, certo che vieni! –
Sbottò Mitsui.
Per tutta risposta Akagi lo illuminò col suo migliore ghigno
da sadico
– Oh, è ovvio che
io e te ci vedremo,
Teppista… spero per caso che ti lasci andare amenamente da
solo dal
fisioterapista?
Ecco, giusto per non far sapere niente a nessuno.
Mitsui sbuffò – Questa si chiama mancanza di
fiducia, Gori.
- Io la chiamo “conoscere i propri polli”, invece.
- Ti odio – affermò con sicurezza il Teppista,
mentre quell’altro gli
dava le spalle, segno che meno di così non poteva fregarsene.
Aspettarono giusto qualche istante, poi Sendo riprese
l’argomento che
stava proprio a cuore a tutti – Io comunque ci verrei ad una
riunione.
Jin annuì – Anch’io. E anche Nobu.
- Preferirei suicidarmi – rimbrottò quello, mentre
Jin lo liquidava
serenamente. - E tu Kaede? - Domandò invece a Rukawa che
sospirò – Io non ho
comunque niente da fare.
La solita Scimmia dal tatto di un vichingo si alzò, quasi
saltandogli
in braccio – Non devi trasferirti?
- E perdermi le tue dolci parole romantiche? –
Ribatté la Volpe
ironica, buttandolo a terra.
Hanamichi si illuminò per un istante, poi fece una smorfia -
peccato,
speravo proprio di non vedere più quel tuo brutto muso, dal
prossimo anno in
poi…
Rukawa sbuffò – Sì, lo dici tutti gli
anni.
- Ma c’ero andato vicino così sta volta...
– si lamentò quell’altro,
mentre al Volpe si sfiorava la fasciatura alla testa – Almeno
mi evito altre
testate inutili.
Hanamichi si buttò in orizzontale sui sedili dietro a lui e
Jin e
mormorò – Ecco, ricordatelo quel dolore quanto ti
salta in mente da fare
un’altra stronzata del genere.
Rukawa alzò gli occhi al cielo – Sì,
moglie rompicoglioni.
Ci fu un attimo di silenzio quasi romantico, che venne rotto
ovviamente dal solito imbecille che saltò su cinguettando un
“che cariiiiini”
che fece perdere la milza a tutti e gli guadagnò un paio di
pugni in testa per
uno.
- Ho solo detto quello che pensavano tutti. Non è che ci
nascondete
qualcosa voi due? – Sbottò Kiyota, massaggiandosi
la testa.
Hanamichi sbuffò – Certo, non lo sapevi che io e
la Volpe stavamo
segretamente insieme?
Rukawa sospirò – Ovviamente ero in punto di morte
quando ho accettato…
Continuarono a lanciarsi idiozie e stronzate ambigue tipo pollaio fino
al cartello con la scritta a lettere cubitali
“Kanagawa” che li spedi in brodo
di giuggiole. Solo la sovraumana pazienza di Akagi convinse
l’autista a non
mollarli in mezzo al nulla e a raggiungere almeno le prime case del
centro.
Manco a dirlo, appena si vide la prima finestra li piantò
con un paio di
maledizioni e portandosi le valige dietro.
- Ma povero vecchio, l’avete esaurito! –
Sbottò Ayako.
- Andiamo Aya, ha avuto una settimana per riposarsi… -
mugugnò il
Teppista come se non fosse neanche lontanamente possibile che qualcuno
potesse
stancarsi di loro.
- See. Ora ci tocca farci venire a prendere –
brontolò Akagi, ma
qualcuno aveva un’ idea migliore.
- Io so cosa fare, se i guastafeste delle altre squadre
vogliono… -
saltò su Hanamichi, facendo tremare tutti per riflesso
incondizionato.
Ci furono un paio di mormorii di assenso e quello squinternato si
avviò velocemente verso la metropolitana, senza essere
peraltro seguito da
nessuno.
Si girò con l’aria del capo rivoluzionario e
gridò – Allora?!
Akagi sospirò – Tanto ormai peggio di
così…
E si avviarono a seguire quel cretino come un ameno branco di
kamikaze.
- Menomale che l’autista si è portato via anche le
valige… - grugnì il
Tappetto, con tutti gli altri sollevati quanto lui.
Come da copione, si ritrovarono spalmati in metropolitana sotto lo
sguardo preoccupato dei poveri ignari cittadini, a guardare perplessi
dai
finestrini.
- Idiota, dove diavolo ci stai portando? – Grugnì
il Teppista, ma
quello si limitò a ghignare.
Uno, però, lo sapeva.
Rukawa vide la campagna sfrecciare sotto agli occhi, i palazzi che
diminuivano e i campi che si moltiplicavano, poi si girò
verso la Scimmia,
spiaccicata a qualche centimetro di distanza.
Si guardarono per un attimo e, mostruosamente parlando,
riuscì a
leggergli il pensiero e a capire che diavolo volesse fare; gli
mimò un
amorevole insulto, invece quello gli sorrise.
Arrivarono in meno di dieci minuti e camminarono a strattoni e
maledizioni fino ad una casa di campagna molto tradizionale, con un
cortile e
uno stagno.
La targa all’ingresso aveva la scritta “Famiglia
Anzai” e, accanto ad
una pianta, c’era una signora in kimono.
- Non ci posso credere, Hanamichi – fece, quando
alzò il capo verso di
loro.
- Salve Signora, come sta? – Cominciò lui, ridendo
come un idiota ed
entrando senza nemmeno aspettare l’invito.
- Il solito deficiente… - mugugnò Akagi, prima di
salutare la signora
Anzai. Uno ad uno la salutarono, entrando in casa e guardandosi attorno
con
curiosità.
- Oh, ciao Kaede – fece poi alla Volpe ultima arrivata.
- Signora…
- Contento di essere rimasto? – Chiese lei. Si riferiva
naturalmente
alla sua vecchia decisione di andare in America, ma a lui pareva che
gli
leggesse nel pensiero.
- Sì – rispose lui, netto e sicuro per una volta.
Trovarono il signor Anzai che si leggeva paciosamente il giornale, per
poi essere raggiunto da una valanga di abbracci e saluti vari. Quelli
di
Kainan, Shoyo e Ryonan rimasero un pelo perplessi, poi si presentarono
con
tutta l’educazione che potevano, visto come ululavano quegli
altri deficienti.
Riuscirono a stiparsi con non poche difficoltà nella sala
più grande
della casa e cominciarono quasi a belare tutti insieme.
Raccontarono delle partite, dei vari problemi con le altre squadre,
del comportamento da scellerati delle riserve rompicoglioni,
dell’allenatore-mostro, del buon lavoro di Fujima, di Eiko
Hisae e di tutto il
resto. Anzai si beveva i racconti in silenzio, con qualche risata delle
sue,
poi ogni tanto li guardava come per imprimersi qualcosa nella testa.
- Allora, che ne dite del prossimo torneo? – Chiese, quando
finalmente
si fermarono a prendere aria.
- Oh, sarà divertente – fece Maki, ghignando.
- Certo, perché vinceremo noi… -
replicò Hanamichi, mentre Kiyota
cominciava a menarsela.
- Riuscirete a giocare, amici come siete? –
Domandò ancora Anzai,
mentre Jin aveva l’aria di chi aveva capito tutto prima.
Mitsui sbuffò – Certo! Chi diavolo se ne frega di
loro!
- Mitsui, un minimo di gentilezza! – Lo richiamò
Ayako, con un pugno
in testa.
Anzai rise – Ohohoh, non preoccuparti cara. Sono convinto che
quest’anno giocherete tutti meglio.
- Anche perché dobbiamo finire tutti alle Nazionali!
– Esclamò
Hanamichi, mentre tanto per cambiare erano tutti d’accordo.
- Già, sarebbe bello finirci tutti insieme –
considerò a tradimento
Miyagi.
- Il resto della Nazione non può nulla contro Kanagawa!
– Butto lì
Kiyota.
- Vero! – Aggiunse la Scimmia e giù a ridere come
due indemoniati.
- Dobbiamo arrivarci, per molti è l’ultimo
anno… - fece Hanagata,
riferendosi a tutti quelli del terzo.
Jin annuì – E come facciamo senza il
Capitano…
- … E il Gorilla…
- … e il Teppista…
- … e la riserva e il
Quattrocchi…
Akagi sbuffò – Piantatela!
- E’ vero, siamo un po’ squadre a metà,
poi – fece Sendo, che
nonostante centrasse meno di tutti, era quello che aveva beccato il
nocciolo. A
vivere con loro, aveva capito che erano tutti indispensabili,
più o meno. Ogni
squadra senza quei cinque, i cinque, non
erano più loro. E se lui perdeva solo Uozumi, e il Kainan il
loro pilastro, lo
Shohoku perdeva ben due membri importanti e anche lo Shoyo. Un
po’ una strage.
- Vorrà dire che vinceremo – emerse Rukawa dai
meandri del silenzio
tombale, senza manco prendere in esame l’idea di perdere.
- Appunto – assicurò Hanamichi, afferrando la
tazza di tè come se il
discorso fosse chiuso.
- Dovremmo andare… - aggiunse Ayako, mentre già
tutti si alzavano con
un inchino all’allenatore.
Quando furono tutti fuori, tranne i due idioti ritardatari che
cianciavano con la Signora Anzai, Akagi guardò il gruppo
– Giochiamo?
Maki lo fissò – Dici domani?
- Dico domani e dopodomani e l’intero mese –
replicò il Gorilla, che
intanto pensava di starsi buttando da solo nelle fiamme
dell’inferno.
Sendo approvò – Facciamo un torneo casalingo.
- A patto che le squadre siano miste – provò a
dire Fujima e,
stranamente, gli altri annuirono.
- Che si fa? – Volle sapere Hanamichi, finalmente uscito.
- Si gioca, Scimmia. Tutti insieme! – Ghignò
Kiyota, che poi non
sembrava tanto dispiaciuto.
- Dio, un’altra giornata intera con voi? –
Sbottò Mitsui, ma Hanagata
scrollò il capo – un intero mese,
vorrai
dire…
- Volete proprio morire prima del torneo ufficiale? –
Grugnì il
Teppista, mentre si muovevano per
tornare alla metropolitana.
- Se, ci siamo sempre noi che vi teniamo buoni… -
grugnì Akagi.
- Non è che ti è riuscito benissimo questa
settimana, Gori… - replicò
lui, con una pacca sulla spalla.
- Già, hai dei capelli bianchi a ben guardare… -
si mise in mezzo pure
Maki.
- E tu da che parte stai? – Sbottò Akagi, mentre
ovviamente
cominciavano a menarsela per strada.
- Volpe non rimanere indietro che tanto non ti veniamo a recuperare
–
brontolò Hanamichi, notando che quello era più
lento del solito.
- Hn, magari riesco a saltare il prossimo mese…
- Ma tanto ti veniamo a prendere per quel cespuglio che ti ritrovi in
testa… - rimbeccò la Scimmia.
Qualche divinità doveva proprio avercela con lui,
quell’ anno – Che
palle, non ti lamenti sempre che non mi vuoi tra i piedi?
Quell’altro alzò gli occhi al cielo come per
spiegare una cosa molto
semplice ad un bambino di tre anni – Sì,
vorrei… ma ormai fai parte della famiglia…
- mugugnò, come se la cosa gli
desse fastidio.
- Oh mio Dio… - sospirò la Volpe, chiudendo un
attimino gli occhi.
- Sì, lo so che ci vuoi taaaanto bene! –
Sentì cinguettare quell’Idiota.
Provò anche a mandargli qualche imprecazione, ma era
già andato avanti
con tutti gli altri a cianciare di tornei e partite.
Dopotutto forse non era stato un male rimanere lì allo
Shohoku, anche
se ora doveva sorbirsi non solo quei quattro, ma anche tutto il resto
della nuova famigliola felice.
Note
autrice:
Beh,
che dire. E’ finita.
La prima long di un numero decente di capitoli, sono quasi commossa!
XD
Ok, la trama non aveva tutta questa difficoltà, è
partita da sola e si
è retta sulle proprie gambe. Dopotutto, io ho fatto ben poco.
Mi dispiace che questo capitolo sia così in ritardo e non
sia questo
granché, ma ormai è fatta. Credo che sia un
capitolo significativo, ma molto tra le righe. Ok,
è anche melodrammatico sorry.
Oh, ad un certo punto dialogano tutti quelli della altre squadre quindi
mettetevi uno schemino con i nomi per ricordarli che sennò
è un casino. XD
Volevo ringraziare tutte quelle persone che l’hanno seguita
fin
dall’inizio, commentando ogni singola parola di quegli
squinternati, e poi
l’hanno lasciata per vari motivi; chi invece, l’ha
conosciuta dopo e ha voluto
lasciare almeno un piccolo commento; i lettori che l’hanno
giudicata meritevole
di finire tra i “preferiti”; i semplici lettori
anonimi che spero si siano
almeno un po’ divertiti. Tutti,
insomma. Sono felice e grata a tutti voi, che avete trascorso un
po’ del vostro
tempo con me. Vi ringrazio (_ _).
Volevo
rispondere prima a chi ha recensito l’ultimo capitolo:
-
Trilla:
Sì che piangeva! Il finale ad effetto ci voleva donna
ù.ù Sono contenta che ti
sia piaciuta, perché mi ci vuole un po’ di
risollevamento morale! Ti aspetto
per il commento finale. Sono proprio curiosa. XD
-
xx_Dreamer_xx:
Sì, decisamente mi aspettavo il commento per il
succo d’uva! Pensavo all’unica fan di SenRu, quando
l’ho scritta! XD Dovevano
vincere gli smielati, suvvia. Loro sono troppo teppisti maniaci!
Sì, Akagi ama
i suoi ragazzi alla fine; in fondo… molto, molto in fondo.
Certo che scrivo
altre fiction, ormai che ho iniziato con Slam chi mi ferma
più! Argh non ti
troverò anche lì? XD Fammi sapere che dici
dell’ultimo capitolo!
E
poi, come non ringraziare voi recensori?
Aka_z
e Lucilla_bella che hanno letto e
scritto ad orari improponibili (ricordo le 3 e 5 di mattina!) e che
spero
leggeranno prima o poi il resto dei capitoli, pur essendo
momentaneamente
scomparse; 20jp90, che ha un nick
alquanto folle (XD) ed ha commentato molto spesso; Scorpyon,
per i suoi commenti; Gaaea4ever,
che adora Gaara come me e verrà punito per i
ritardi XD; Sole88 che ha fatto un
salto dal SF e mi
ha raccomandato di non maltrattarle il Teppista (che se lo meriterebbe
pure).
Beh, Trilla che ha
commentato tutti i capitoli, e Dream/xx_Dreamer_xx,
che intanto ha cambiato pure identità!
E a Yuki Kushinada, ultima
arrivata ma non d’importanza che mi ha riempito di
complimenti, anche se non
sono tanto sicura di meritarmeli. Spero di non sbagliarmi, ma la mail
era tua
vero? Non so se ti sia arrivata la risposta, ma sappi che ce
l’ho salvata e la
leggo, spesso.
Grazie, grazie, grazie.
Voi,
che l’avete inserita tra i preferiti:
20jp90
AllePanda
antote
asthenia
Bella07
gaara4ever
HPalessandra
kenjina
klikka
lilli84
lucilla_bella
MissChroma
Norahchan
RobydelNov
Scorpyon
Trilla
war
xx_dreamer_xx
_Babii_
Vorrei
conoscervi tutti, ma anche così spero di avervi fatto
sorridere
qualche volta <3
Ringrazierei anche mia mamma che deve combattere contro la
lontananza
di ben o.t.t.o.o.r.e e
o.t.t.o.c.e.n.t.o
chilometri (Napoli/Genova per dirla breve) della sottoscritta.
Essì, la mamma è
sempre la mamma. <3
Che non capisce un cacchio di scrittura, fan fiction, manga e anime,
ma che ogni giorno - prima ancora di chiedermi come sto - mi chiede
come vanno
le storie.
E mio fratello, che mi chiede quando mi decido a pubblicare qualcosa e
a fare soldi a palate come la Rowling. Come direbbe Miyagi:
“Che anima bella
che è”.
A tutti voi che, immagino eh, seguite Slam Dunk, spero di
ritrovarvi
alla prossima.
Ho pubblicato da poco anche Centro
sportivo Hikerashi.
E’ un’altra long fiction che avrà molti
più capitoli di questa.
Lascerà un po’ da parte le partite, per dedicarsi
ai disastri amorosi degli
psicotici; disastri amorosi che saranno molti, ve lo assicuro.
I pairing non ho nessuna intenzione di svelarveli, però ce
ne saranno
alcuni tra i più conosciuti, yaoi ovviamente, un personaggio
nuovo, più due o
tre coppie etero. E saranno queste a sorprendervi (qualcuno mi
taglierà la
testa, me lo sento).
Sarà una long divertente, ma anche angst, triste alle volte.
Com’è nel
mio stile.
Quindi vi dico arrivederci.
Ora,
andate e moltiplicatevi! XD
Grazie
(L).
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