In Joy And Sorrow di Kuji13_musicaddict (/viewuser.php?uid=28812)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
1
Capitolo
1
Mia
aprì la porta di casa e lanciò la giacca sull’appendiabiti all’ingresso. Sbuffò
e richiuse la porta, sentiva il rumore un po’ attutito della tv e le luci che
rimbalzavano sul muro.
-Kyla?-
chiamò e lanciò un’occhiata all’orologio, erano quasi le due e mezza. Raggiunse
il salotto e trovò la sua amica addormentata sul divano con il cellulare nella
destra e il cordless nella sinistra, non si era nemmeno spogliata e aveva
persino le scarpe ai piedi. La biondina sorrise. Aveva sempre pensato che tra
le due, Kyla sarebbe stata quella che avrebbe sofferto di meno la lontananza da
Ville…invece era esattamente il contrario. Non era la prima volta che Mia la
trovava addormentata col telefono in mano. Beh, era anche vero che lei aveva
quasi raddoppiato i suoi turni all’Hard Rock Café pur di tenersi occupata e non
pensare a Migé perso in qualche tour.
Erano
due mesi che non lo vedeva, le mancava un sacco.
-Mmm…Mia?-
mormorò Kyla tirando su la testa e stropicciandosi gli occhi -che ore sono?-
-Le
tre meno un quarto, dai vai a letto-
Kyla annuì e si alzò, sbadigliando. Lasciò cellulare e cordless, poi
andò in camera -ti manca- la mora annuì.
-Non
pensavo-
-Visto?
Che ti avevo detto? Avanti…dillo!- esclamò Mia tutta sorridente -dai dai!-
-Avevi
ragione- borbottò Kyla infilandosi il pigiama e sedendosi poi sul letto -però
sono così spaventata all’idea di sposarlo che a volte vorrei stesse in tour per
altri sei mesi-
-Davvero?
Io non vedo l’ora!- trillò Mia sorridendo da capo a piedi e saltellando per poi
finire sul letto dell’amica -sono così felice…-sospirò lasciandosi cadere e
prendendo poi un cuscino da abbracciare. Kyla sorrise, felice era un aggettivo un po’ riduttivo per descrivere lo stato
d’animo di Mia.
-Che
hai?- la biondina si era tirata su con una strana espressione sul viso, agitò
una mano, si alzò e andò a chiudersi in bagno di corsa. Allarmata, Kyla si
precipitò da lei, bussando forte alla porta -Mia? Dimmi cos’hai! Ti prego!
Mia!- ma dal bagno non provenne nulla per lunghi istanti, poi di colpo…una
serie infinta di conati di vomito -Mia…tutto bene?-
-No!-
urlò la bionda -per niente!- Kyla attese con calma quasi mezz’ora, finché Mia
non riemerse con una faccia stanchissima e l’espressione sconvolta. Sollevò
quello che sembrava un astuccio bianco -Kyla…- balbettò con le lacrime agli
occhi.
-Cosa?
Cos’hai?-
-Io…io…scusa
se non ti ho detto nulla…ho cominciato ad averne il sospetto una settimana fa
ma…- venne prese per le spalle e scossa con energia.
-Cosa?
Mia ti prego!- Mia sollevò l’astuccino
bianco.
-Sono
incinta- Kyla spalancò la bocca, afferrò il test di gravidanza, corse a
prendere le istruzioni che l’amica aveva piantato a terra e lesse tutto almeno
una decina di volte, prima di tornare a guardare la biondina che a sua volta la
fissava con aria colpevole.
-Migé…-
-Non
sa nulla-
-Allora
chiamalo. Adesso-
-Ma…-
-Niente
ma- Kyla andò a prendere il telefono e lo passò all’amica. Mia compose il
numero di Migé e attese, prendendo la mano di Kyla e stringendola tanto da
farla sbiancare. Il bassista degli Him rispose dopo diversi squilli, la voce
era assonnata ma sembrava ugualmente felice di sentire la propria ragazza.
-Ciao amore-
-Ciao-
-Qualcosa non va?- domandò perplesso. Mia
fece un lunghissimo respiro -Migé devo dirti una cosa, scusami se ti ho chiamato
a quest’ora, ma l’ho appena scoperto e…-
-E cosa? Mia non tenermi sulle spine!-
-Sono
incinta- sparò la bionda mordendosi poi le labbra. Dall’altra parte ci fu un
attimo di silenzio, poi un urlo di gioia e un’esclamazione in suomi che lei non
comprese. Poi però, avvertì chiaramente le urla di Migé mentre andava a
svegliare tutti gli altri per dare loro la grandiosa notizia -Migé?-
-Oddio!
Sono così felice! Sarò papà! Avrò un mini-Migé in casa!- altre urla e le
imprecazioni di Linde e Gas sul chiasso che stava facendo.
-Sei
davvero felice?- domandò la ragazza mente si rilassava, abbracciata da Kyla.
-Certo!
Anzi! Anticipiamo tutto! Voglio sposarti subito, appena ti vedo! E comprare una
casa gigantesca!-
-Non
sappiamo nemmeno dove andremo a vivere…-
-Credi
che mi interessi? Saremo genitori! E’ la notizia più bella che potessi
darmi…assieme al si per la mia
proposta di matrimonio è ovvio. Ti amo tanto Mia-
-Anche
io…quando torni?-
-Non
lo so, ma vedrò di anticipare tutto. Voglio starti vicino, mi manchi un sacco e
voglio prepararti la colazione da portarti a letto tutte le mattine! Squoio
Seppo vivo se non mi lascia andare-
-Ehi…non
c’è bisogno di tanta violenza- ridacchiò Kyla -sono felice per voi-
-Ah,
ciao Kyla grazie- le due inglesi non potevano vederlo, ma Ville, Linde, Burton
e Gas si…Migé era l’emblema della felicità, gli si era stampato un sorriso che
andava da un orecchio all’altro e sembrava avergli paralizzato la faccia. La
moretta lasciò Mia e Migé al telefono da soli, tornando sul divano -visto che
Mia aveva occupato il suo letto per parlare- prese il telecomando e riaccese la
tv, tanto per quella notte non sarebbe riuscita a chiudere occhio.
Salve a tutti! Eccoci con il
seguito (speriamo attesissimo!) di When love and Death
Embreace...questo capitolo è solo un assaggino, ne vedrete delle
belle è assicurato! Un bacio e a presto! kuji&music.
Naturalmente tutto quello scritto in questa fanfic non rispecchia la
realtà, non è attinente a fatti reali e non vogliamo
assolutamente offendere nessuno. Non conosciamo i protagonisti, questo
lavoro è frutto solo delle nostre menti malate! Bye!
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Capitolo 2 *** capitolo 2 ***
CAPITOLO 2
Perché Migé stava urlando
come un ossesso al telefono? Ville aprì lentamente un occhio per cercare di
capire cosa stesse succedendo e vide il bassista del suo gruppo in preda a una
danza euforica fuori dal comune. Gli sembrò di afferrare le parole papà e mini-Migé, ma non capiva se era ancora
parte del sogno che stava facendo o se erano realtà… e poi che senso avevano? Un
momento… papà? Mini-Migé?
PAPA’???????
Ville scattò in piedi
sentendosi più svegli che mai. Migé gli lanciò un’occhiata ultra felice e gli
urlò –Diventerò padre!- senza staccare l’orecchio dal
telefono.
-L’hanno capito anche i
cuscini ormai, Migé!- mugolò Gas rigirandosi nel letto. Allora Ville non era il
solo a non rendersi conto di quello che stava succedendo…
-Gas, sei idiota? Hai
capito quello che ti ha detto Migé?- domandò Linde lanciandogli un cuscino, un
sorriso che gli illuminava il volto –Il nostro bassista diventerà papà! Non sono
più l’unico!!!-
Allora aveva capito bene:
Migé stava per diventare padre… sconvolgente.
-Congratulazioni, amico
mio!- esclamò Burton battendo una mano sulle spalle possenti del bassista che
continuava a fare la danza della felicità.
-Condoglianze mi sembra più
appropriato…- commentò Gas svegliandosi completamente.
-Ah, Gas, non capisci
proprio un cazzo!- esclamò Migé senza togliersi di dosso il sorriso a 32 denti
che gli illuminava il volto meglio che una lampada al
neon.
-Sarà, ma io mi farei un
esame di coscienza… vi avevo detto di stare attenti.- sbadigliò il batterista
passandosi una mano sulla testa pelata.
-Ah, Gas, sai rovinare
anche i momenti belli come questi!- lo rimproverò Linde continuando a ridere per
il comportamento di Migé. Non che lui fosse stato di maggior contegno a suo
tempo, ma il bassista che saltava da un materasso all’altro creando un effetto
tsunami con le coperte era qualcosa che meritava di essere
visto.
Ville era l’unico che
ancora non si era pronunciato in merito alla questione Migé/papà. La realtà era
che non sapeva esattamente come doveva reagire, se essere felice per l’amico, se
deprimersi per la lontananza di Kyla che la faccenda gli aveva riportato alla
mente o preoccuparsi del fatto che Kyla potesse allontanarsi da lui vedendo il
risultato della relazione di Mia e
Migé. E se anche Kyla fosse rimasta incinta? No, non era possibile… erano sempre
stati attenti… almeno così si ricordava.
Piantala, Ville, tutte
queste paranoie ti porteranno all’epatite! Si rimproverò il cantante
decidendosi infine a parlare, approfittando di un momento di calma dell’amico.
–Congratulazioni, Migé! Salutami Mia.- disse sforzandosi enormemente per
sembrare veramente felice al 100%. In realtà non lo era affatto: da quando Kyla
era partita si erano sentiti pochissimo, più per colpa sua che di Kyla, ma non
ce la faceva a prendere in mano la cornetta del telefono per sentire solo la
voce dell’inglese, senza poterla percepire vicino a lui. Era una
situazione decisamente stupida, anche perché era abituato a stare lontano dalle
persone che amava per tanto tempo, tuttavia la storia con Kyla non era mai stata
normale nemmeno all’inizio, nemmeno il loro incontro era stato normale! Al
darkman venne da sorridere: quando aveva conosciuto Kyla lei nemmeno sapeva chi
fosse e tuttavia era venuta al loro concerto privato a Londra, solo per
accompagnare Mia. Si ricordava ancora la maglietta zuppa di birra incollata al
corpo e la faccia mortificata di quella ragazza che sembrava essere così fuori
posto lì in mezzo… Era stato un coglione per tutta la prima fase trattandola
male e prendendola in giro, e intanto lei lo aveva cambiato poco a poco
facendogli diminuire quota sigarette e alcol. Facendolo innamorare. Fino
all’ossessione. E quell’ossessione non era ancora svanita, anzi col tempo
sembrava essere aumentata fino a far sì che Ville non riuscisse a sopportare la
sua lontananza. Quanto si sentiva stupido!
-Mia dice che Kyla ti
saluta e che ti conviene chiamarla, altrimenti una di queste mattine si
risveglierà con la tastiera del cellulare o del cordless stampata in faccia.-
gli comunicò Migé distogliendolo dal suo mea culpa.
-Io… non so. Dille che la
chiamo appena posso e che per il momento la saluto.- rispose
titubante.
Migé riferì alla sua amata
e in attesa interlocutrice, ma Mia parve non gradire la risposta. Migé gli porse
il cellulare pregandolo con gli occhi di giungere a un compromesso il più
brevemente possibile. Ville afferrò il cellulare preparandosi a una ramanzina
della ragazza, sempre pronta a criticare il suo atteggiamento nei confronti di
Kyla. Se non ci fosse stata lei (e Ville lo sapeva) probabilmente lui e Kyla non
avrebbero mai concluso niente, indi per cui le doveva assoluta obbedienza e
riverenza, non poteva azzardarsi a mandarla a quel paese per
invadenza.
-Pronto?...-
-Ville, spero per te che tu non abbia
intenzione di continuare così molto a lungo!- lo rimproverò la biondina
dall’altro capo del telefono –Servo io a
ricordarti che hai una fidanzata in Inghilterra che aspetta con ansia che tu ti
faccia vivo, possibilmente prima del matrimonio?? Dov’è finito il Ville
intraprendente dell’inizio?-
Ville alzò gli occhi verdi
su Migé che lo osservava dall’alto, in piedi sul letto a braccia incrociate e
visibilmente in attesa, quasi avesse il tachimetro dei secondi preziosi che
rubava alla sua conversazione con Mia la cafonaggine di
Ville.
-Ehm… Il Ville dell’inizio
è leggermente in crisi al momento.- rispose –Ma volevo chiamare Kyla domani.
Anche perché credo che, visto il corso degli eventi, io e Migé saremo in
Inghilterra a breve. Congratulazioni, intanto.-
-Grazie.- disse Mia brevemente –Non rimandare a domani ciò che puoi fare
oggi! Se a Kyla capitasse qualcosa avresti i rimorsi per non averla più
chiamata.-
-Oddio, non essere così
tragica!- esclamò Ville prima di sbiancare –Kyla sta bene, vero? Non le è
successo niente, vero?- domandò con ansia preso istantaneamente dai sensi di
colpa.
-Non ti preoccupare, sta bene, ma se così non
fosse? Devi darti una mossa, Mr Darkman! Kyla non è una che ci pensa due volte a
mandarti a quel paese se vede che non funziona come dovrebbe! E’ sempre in
attesa che tu ti faccia vivo, e invece sono già cinque giorni che non la chiami!
Tiene il conto, sappilo…- replicò Mia.
Ville si mise nervosamente
a giocare con un lembo del lenzuolo mentre tutto il resto della band faceva
commenti sulla situazione di Migé distraendolo dalla conversazione di Ville e
Mia che aveva ormai passato il tempo concesso dal bassista. –Giuro che domani la
chiamo. Così le dico anche quando verremo… io e Migé ne parleremo dopo. So che
farla aspettare così tanto è ignobile da parte mia, Mia, ma non sai quello che
sto passando ultimamente… E’ meglio se parlo con Kyla in momenti meno
pressanti.- si giustificò il cantante sapendo benissimo di mentire. Fece
affidamento alle sue buone qualità di bugiardo bello e
buono.
-Ok, ma domani hai l’ultimatum, qualunque
cosa succeda! Altrimenti ti faccio chiamare, e sappi che la situazione sarà
decisamente pessima per te.- gli comunicò la ragazza –Passami Migé adesso.
Buonanotte!-
Ville salutò la biondina e
ripassò il cellulare a Migé che sbuffò per tornare subito al sorriso ebete che
ormai caratterizzava tutto ciò che aveva a che fare con
Mia.
-Problemi con Kyla?-
domandò Burton sedendosi accanto all’amico mentre Migé occupava il suo letto con
un balzo.
Ville annuì –Non la chiamo
da troppo tempo… Non vorrei aver fatto una cazzata a chiederle di sposarmi così
in fretta.-
-Non sei più così sicuro di
volerti sposare?- domandò il tastierista.
-Non è questo… Io voglio
assolutamente sposare Kyla, solo che ci conosciamo da così poco, e lei non mi
sembra così convinta della nostra relazione. Non vorrei che avesse accettato
perché si sentiva in colpa o… che ne so! Non mi sento più sicuro di niente per
quello che riguarda Kyla, tranne che per il fatto che mi manca in maniera
impressionante.- esclamò il cantante –Mi sento un deficiente… Non capisco
nemmeno me stesso.-
Burton ridacchiò –E’
normale. Ti ricordi Linde quando aveva conosciuto Manna? Era una cosa
intrattabile da quanto era perso… e adesso guardali! Hanno una bambina
meravigliosa e vivono stupendamente bene insieme! Eppure Manna non sembrava
dargli molta corda all’inizio, e loro due sono abbastanza diversi l’uno
dall’altra.- lo consolò.
Ville lanciò uno sguardo a
Linde che discuteva divertito con Gas sul comportamento di Migé. Burton aveva
ragione: Linde e Manne erano una coppia meravigliosa eppure all’inizio nessuno
avrebbe scommesso troppo su una loro possibile relazione, per quanto il
chitarrista fosse perso. Il cantante trasse un sospiro profondo: sperò che anche
a lui e a Kyla potesse andare a finire in quel modo, anche se dentro di lui
qualche dubbio restava ancora.
scusate il ritardo! colpa
mia... a dir la verità abbiamo troppe ff da postare e ci dimentichiamo di
postare le doppie! XD sono molto felice che via piaccia il nostro squillante e
appassionato ritorno! migé papà sarà una delle numerose novità di questo
sequel... per cui: SEGUITECI CON PASSIONE! (passion's killing floor mi
ossessiona...) keep on enjoying us! Kuji&music
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Capitolo 3 *** capitolo 3 ***
CAPITOLO
3
Mia allungò il collo, per scorgere la testa
di Migé dietro tutti i passeggeri del volo, mentre stringeva una mano di Kyla.
Era al settimo cielo. Non vedeva l’ora di rivederlo e abbracciarlo, di colpo la
tristezza per la sua lontananza era come sparita nel nulla, resa più dolce alla
sola idea di averlo di nuovo vicino. E poi…beh, adesso aspettavano un bimbo. La
biondina, da quella telefonata improvvisata, non si era più tolta il sorriso
dalle labbra…Kyla la beccava persino a canticchiare, qualche
volta.
La moretta sobbalzò, quando l’amica lanciò
un gridolino e lasciò la sua mano. Migé era finalmente spuntato. Mia gli corse
incontro e fregandosene di tutti i presenti, gli saltò letteralmente in braccio,
allacciando le gambe dietro la sua schiena e baciandolo profondamente. Il
bassista lasciò andare tutte le valigie, ricambiando la stretta ed il
bacio.
-Amore, non dovevi!- disse rimettendola giù
-sei incinta! Niente sforzi, niente cose pesanti!- ma Mia non lo sentì nemmeno,
lo abbracciò ancora.
-Mi sei mancato
taaaaaaaaaaaanto!-
-Anche tu- rispose lui posandole un bacio
sulle tempie -come sei bella…uhm…sei più bella di come ti ho
lasciato-
-Dai! Non prendermi in
giro!-
-Dico davvero…sei splendida- Migé non se lo
sapeva nemmeno spiegare. Mia gli sembrava raggiante, le posò una mano sul ventre
-come state?- chiese poi
-Bene, anche con le nausee…-ridacchiò lei
-ho una visita giusto oggi, pensavo di lasciarti riposare a casa mentre io vado
in ospedale, sarai stanco-
-Cosa? No, no! Non se ne parla! Da questo
istante a te ci penso io, ok? Ti porterò dovunque tu voglia, tu non dovrai fare
niente, tranne non stancarti troppo-
-Migé, guarda che…-
-Dico davvero. Lasciamelo fare…lascia che mi
prenda cura di te e lei o lui, sarai tu a portarlo in grembo per nove mesi e non
oso pensare cosa sia partorire, è giusto che io faccia tutto quello che posso
per farvi stare bene. Altro purtroppo non posso fare- Mia lo guardò ammirata,
ormai poteva dire di conoscere abbastanza Migé da poter prevedere un pochino il
suo comportamento, si era aspettata una cosa simile…ma non così. Non tutta quella dolcezza, quello
spirito paterno, quella voglia di starle accanto.
-Ti amo- lui riuscì ad arrossire -Anche io,
allora andiamo alla visita?-
-Con le valigie?-
-Certamente, se sei in macchina guido
io…-
-Migé, noi guidiamo al contrario-
puntualizzò Mia -ma ero con la macchina di Kyla, andremo in taxi. Tu recupera le
tue cose che vado a chiamarne uno- si sollevò a baciargli una guancia e si
allontanò.
Non molto più in là, Kyla aspettava ancora
l’arrivo di Ville. Il darkman fu uno degli ultimi ad uscire, sicuramente per via
dell’attesa nel recuperare i bagagli. Da quella telefonata che Mia aveva fatto a
Migé erano passati quindici giorni e lui l’aveva chiamata tre volte. TRE.
Telefonate sempre più brevi…l’ultima risalente a due giorni prima era durata due
minuti e mezzo circa.
Kyla aveva una gran voglia di piangere.
Quando l’aveva voluto rintracciare lei, non lo aveva mai trovato, Ville non
aveva risposto ai suoi sms e l’aveva cercata così poche volte…perché? Avrebbero
dovuto sposarsi…ma come poteva farlo se lui era così distante? Invidiò Mia e
Migé. Li invidiò da morire. Lui era così dolce, sentiva la sua ragazza un giorno
si e uno no e quando non poteva le
scriveva, poi si scusava…da quando poi Mia gli aveva riferito di essere incinta,
le telefonate erano circa quattro al giorno. QUATTRO. Migé voleva sapere tutto,
come andavano le cose, come stavano Mia e il bimbo, come stava Kyla…si
interessava ad ogni aspetto della vita della biondina.
Tutto l’opposto di Ville. A lui sembrava non
fregare nulla di niente.
-Ciao- Kyla si voltò trovando il volto
stanco di Valo accanto a sé.
-Ciao- rispose in automatico. Lei gli voleva
bene, ma non era disposta a sopportare una storia portata avanti in quel modo, a
quelle condizioni -come va?-
-Bene- Ville abbozzo un sorriso e la prese
per mano -sei in macchina o in taxi?-
-In macchina- Kyla lasciò la sua mano, per
frugare nella borsa e fingere di dover cercare le chiavi dell’auto che invece
erano nel solito taschino sulla sinistra. Non sapeva davvero come comportarsi.
A salvarla ci pensò Mia, con una telefonata
provvidenziale.
-Ciao, ma dove siete?- rispose Kyla,
ringraziando mentalmente la sua migliore amica. A volte veniva il dubbio che
fossero telepatiche.
-Migé
vuole a tutti i costi accompagnarmi alla visita. Ci metteremo un po’, c’è un
sacco di traffico!- disse la biondina tutta felice -nel tornare ci fermiamo a prendere la cena,
ok?-
-Perfetto-
-Kyla…tutto bene?-
-No- ammise lei, lieta del fatto che Ville
non potesse sentire le domande di Mia.
-Capisco…aspetta…- Kyla sentì un po’ di
trambusto e il vocione di Migé -Ciao
Kyla, come stai?-
-Ah, ciao Migé, bene…mi raccomando, adesso
che ci sei tu, vedi di convincere quella testaccia dura a starsene
buona!-
-Ci
sto già lavorando! Senti... ho provato a scuotere Ville, dico davvero. Non so
che cazzo gli passi per la testa-
-Già-
-Beh,
dagli una strigliata- sentenziò il bassista -una strigliata epica, che non potrà
scordarsi facilmente. Funzionerà, fidati- Kyla malgrado tutto,
sorrise.
-Va bene, grazie. Ci vediamo più tardi-
chiuse la comunicazione nei pressi del parcheggio e mise le valigie di Ville nel
bagagliaio, poi salì in macchina, seguita dal darkman. Valo aveva ascoltato la
conversazione in religioso silenzio, fissando la moretta e trovandola
decisamente diversa dal solito. Si sentiva uno schifo, era tutta colpa
sua.
come sempre mi dimentico di
postare... scusatemi. ^^" Kuji non mi ha ancora linciata per questo, ma una
lettrice sì, per cui mi scuso e posto. perdonatemi, ma sono un po'
scossa per la storia di Judeau, con cui stavo instaurando una buona amicizia e
che ora mi mancherà un sacco su EFP. gli dedico uesto capitolo come i prossimi
che posterò, sperando che torni presto dei nostri. ^^ intanto voi, keep on
enjoying us!
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
4
Capitolo 4
Il viaggio fino a
casa di Kyla e Mia fu silenzioso, deprimente e triste. Kyla avrebbe tanto
voluto chiudersi dietro la porta del bagno, come faceva da piccola, e farsi
quel pianto disperato che tratteneva da settimane.
La sua storia con
Ville era nata male e forse…forse era finita anche peggio. Non poteva affatto
andare avanti così. Messa la macchina in garage, precedette rapidamente il
leader degli Him in casa.
Valo entrò
nell’appartamento, posò le valigie e si tolse la giacca. Afferrò al volo Kyla
che gli passò davanti e la strinse fortissimo a sé.
-Mi sei mancata da
morire- disse baciandole i capelli, sentì la ragazza rilassarsi un po’ tra le
sue braccia e allentò un attimo la presa, per accarezzarle il viso con una mano
e scendere a baciarle le labbra. Kyla avrebbe voluto fare un certo discorso con
lui…ma si lasciò trasportare e chiusi gli occhi, ricambiò il bacio. Le
risultava impossibile non farlo.
-Perché non mi hai
chiamata?-
-E’ una cosa
contorta…stavo già di merda non sentendoti…se ti avessi chiamata, quando avrei
messo giù il telefono, non averti li mi avrebbe di certo fatto impazzire-
rispose lui, sentendosi peraltro un idiota -scusami Kyla, scusami tanto- lei
annuì appena -qualcosa non va? Non…non sarai incinta vero?- lei spalancò gli
occhi.
-Eh?-
-Sei così strana…-
-Sei assurdo-
sbottò la ragazza sciogliendo l’abbraccio -e se anche fosse? Sarebbe un
problema?-
-No! Che dici!
Ma…sai com’è, con quello che è capitato a Mia…-
-Quello che è capitato?- ripeté la
moretta stringendo le iridi violacee -Ville! Santo cielo ma ti stai ascoltando?
Mia e Migé aspettano un bambino! E’ una cosa meravigliosa, credo uno degli
eventi più felici nella vita di due persone che si amano e tu ne parli come se
le fosse venuto un accidente!- Kyla adesso urlava. Valo era certo di non averla
mai sentita così fuori di sé.
-Non hai capito!
Sono felice per loro ma io…io sarei un pessimo padre-
-Sta tranquillo. Non sono incinta- scandì bene lei -e
farò di tutto per non rimanerci, ok? Felice adesso?-
-Kyla- mormorò lui
mentre gli occhi della ragazza si riempivano di lacrime.
-Io ho accettato di
sposarti. Ti ho aspettato, ho portato pazienza…ti cercavo e tu non c’eri, non
hai mai risposto agli sms, nemmeno uno squillo…mi ha chiamata sette volte in due mesi. E ho continuato ad aspettare e portare pazienza.
Sapevo a cosa sarei andata incontro stando con te, ma tu te ne sei fregato di
me. Hai idea di come sia stata male? Per non parlare di poco fa! Ti vengo a
prendere e tu…tu nemmeno mi hai dato un bacino, niente. Una carezza, un
abbraccio. Nulla. E poi mi fai certi discorsi…del
cazzo e della merda sul fatto che sono strana!- la voce di Kyla adesso
tremava -io non vado avanti così- Ville sbiancò.
-Cosa vuoi dire?-
-Quello che ho
detto- la mora abbassò gli occhi -mi spiace Ville, è finita- si girò, corse in
bagno e dopo essersi chiusa dentro a doppia mandata, scoppiò a piangere
sedendosi a terra, contro la porta bianca di legno.
Valo rimase
interdetto per quasi mezzo minuto, a bocca spalancata mentre sentiva Kyla
singhiozzare senza controllo oltre la porta. Si mosse e andò a bussare. Per
tutta risposta Kyla pianse più forte.
-Kyla ti prego
aprimi- nessuna risposta -Kyla… per piacere, ti prego…- ancora nulla. Ville
allora sedette anche lui per terra, poggiandosi contro la porta. Lei non poteva
certo rimanere li dentro per sempre, no? Bene, allora l’avrebbe aspettata e le
avrebbe parlato, si sarebbe anche messo in ginocchio sui ceci per scusarsi e
pregarla di ritornare con lui. Non poteva stare senza di lei.
A
sorprenderlo nel pieno delle riflessioni, ci pensò il telefono. Kyla non dava
segno di voler uscire dal bagno, così Valo andò a rispondere. Ad accoglierlo
trovò la voce più fredda che avesse mai sentito, apparteneva ad una donna.
-Sto cercando Kyla- disse quest’ultima,
dopo il “Pronto?” del cantante.
-Chi
è?- domandò Ville perplesso.
-Lady Jane Emily Morris, la madre di Kyla.
Ora, se non le dispiace, potrebbe usare la stessa cortesia che ho avuto e dirmi
con chi ho il piacere di parlare?-
Ville sbiancò ancora più di prima. Aveva sentito male oppure…c’era un Lady
davanti al nome della donna?
-Ah,
ehm…signora Morris…-
-Lady Morris- corresse la donna, con un
tono che fece venire i sudori freddi al darkman.
-Certo,
Lady Morris mi scusi. Mi chiamo Ville Hermanni Valo, sono il ragazzo di sua
figlia- se la madre di Kyla rimase sorpresa o meno, non lo diede a vedere.
Quando parlò di nuovo, la voce era stentorea e fredda esattamente come prima.
-Vorrei parlare con Kyla- lui coprì la cornetta con una mano e andò
a bussare alla porta del bagno.
-Kyla?
C’è tua madre al telefono…- disse. Pochi secondi dopo sentì la serratura
scattare due volte, il battente si aprì, mostrando una Kyla ancora in lacrime,
con il mascara e la matita colate lungo le guance e l’aspetto stanco. Senza una
parola lei afferrò il cordless.
-Mamma?-
disse sospirando, Ville la guardò andare in cucina e versarsi del succo di
frutta, rispondendo a monosillabi alle domande della donna. Infine borbottò
qualcosa e si lamentò, poi finita la conversazione, lanciò il telefono sul
divano e si abbandonò su una poltrona. Lui la raggiunse subito, mettendosi
seduto su uno dei braccioli.
-Ti
prego, guardami-
-Hai
detto a mia madre che sei il mio ragazzo- disse lentamente lei, guardando nel
vuoto.
-Si-
-Perché?-
-Per
piacere, guardami negli occhi- le girò il viso con una mano, asciugandole le
guance -Kyla, io ti amo. Sei la donna della mia vita e non ti lascerò andare,
non posso farlo. So che mi hai già concesso fin troppe seconde opportunità e so
che sono un coglione, ma non posso pensare alla mia vita senza di te-
-Non
bastano le belle parole Ville-
-Lo
so, ma…ti giuro che mi dispiace, per tutto quanto. E riguardo alla questione
dei figli…se un giorno mi dicessi di essere incinta, credo che potrei scoppiare
di felicità, ma adesso credo che nessuno dei due sia pronto. Finora ho sempre
sperato che la nostra storia potesse diventare come quella di Mia e Migé, ma
non accadrà mai. Io e te siamo diversi da loro. Ti prometto che d’ora in poi mi
concentrerò solo su di te e non invidierò più ciò che hanno gli altri- Kyla
aprì la bocca per rispondere ma lui la fermò, mettendole un dito sulle labbra
-se in aeroporto non ti ho salutata come avrei voluto…è perché so quanto ti
imbarazzano le effusioni in pubblico. Non volevo metterti in difficoltà, anche
se forse avrei dovuto fare diversamente- la moretta abbassò gli occhi,
distogliendo lo sguardo.
-Non
so cosa fare- ammise alzandosi in piedi e posando il bicchiere sulla
televisione. Ville le si avvicinò -Torna con me. Sposami. Penso che se mi
dovessi lasciare ancora…mi getterei da un ponte- la ragazza impallidì,
spaventatissima.
-C-cosa?-
ma Ville sembrava serissimo -smettila, mi fai paura- balbettò lei.
-Allora
ti importa di me?-
-Certo
che mi importa. Io ti amo. Ma ho un mio orgoglio e soprattutto, una mia
dignità. Non posso accettare di essere calpestata e messa da parte così-
-Lo
so e mi dispiace- sussurrò Valo -ah, devo anche fare qualcosa che finora non ho
fatto…- aggiunse prendendo una scatolina nera dalla tasca e mettendosi su un
ginocchio -te lo chiedo nuovamente, Kyla Alexandra Morris, vuoi sposarmi?- aprì
la custodia, rivelando un anello d’oro con un brillante al centro -vuoi farmi
l’onore di diventare mia moglie e rendermi l’uomo più felice della terra?- Kyla
rimase in silenzio, ricambiando lo sguardo di Ville.
-Si,
lo voglio- disse infine, porgendogli la mano sinistra, dove lui si affrettò a
infilare l’anello, prima di rialzarsi e prenderla tra le braccia -Adesso siamo
fidanzati ufficialmente-
-Prima
no?-
-Prima
non ti avevo nemmeno dato uno straccio di anello- ribatté lui, tenendola
stretta -amore, scusa una cosa…ma tua madre…è una Lady?-
-Ehm-
mormorò Kyla allentando la stretta per poterlo guardare in faccia, Ville
corrucciò le sopracciglia.
-Sei
nobile!- esclamò -ma…ma…che titolo hai? Perché non me l’hai detto?- poi al
darkman venne un dubbio atroce -Kyla, che college hai frequentato?- lei
distolse lo sguardo.
-Eton-
-Che?
Oh, cazzo. Hai frequentato l’istituto più prestigioso e costoso di tutta
l’Inghilterra, sei…di sangue blu! Sarai ricca sfondata e abituata alle
formalità…- Ville non credeva davvero a tutto quello -e non mi hai mai detto
nulla! Sei nobile e non lo sapevo nemmeno! I tuoi genitori mi uccideranno-
-E’
esattamente per questo che non te l’ho detto- disse Kyla.
-Vuoi
dire che loro…-
-Loro
non sapevano nulla-
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Capitolo 5 *** capitolo 5 ***
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CAPITOLO 5
Mia entrò in casa e si fece
da parte, mentre Migé portava dentro le valigie, sbuffando che il traffico
londinese era qualcosa di impossibile…ma che si sarebbe potuto abituare. La
biondina arrossì e gli scoccò un bacio, travolgendo le valigie con i piedi per
saltare in braccio al proprio ragazzo.
-Amore non devi saltare!-
protestò Migé.
-Guarda che non sono di
cristallo!- sorrise Mia che finalmente scese e finì di portare dentro le cose
del bassista. In salotto, trovarono Kyla seduta sulle ginocchia di Ville che si
sbaciucchiavano, dicendosi chissà cosa sottovoce…qualcosa di molto imbarazzante,
a giudicare dal rossore sulle guance della ragazza e il sorriso malizioso del
darkman -buonasera!-
-Ciao- rispose Kyla
-ehm…Mia…lo sanno- la biondina perse il sorriso.
-Lo
sanno?-
-Si, lo
sanno-
-Oh, mio dio! Oh, mio dio!
Catastrofe! Olocausto! Diluvio universale! Terza guerra mondiale! Kyla! I tuoi…
uccideranno Ville e lo inseguiranno di vita in vita per fargliela pagare!-
-Te l’avevo detto- disse la
mora a Ville, alzandosi da lui -ciao Migé, come stai?- aggiunse
poi.
-Bene anche se non sto
capendo…- ammise lui, grattandosi la testa con aria perplessa ed interrogativa
insieme.
-I genitori di Kyla non
sapevano nulla di lei e Ville…e questo perché sono assolutamente
terribili!-
-Quanto
terribili?-
-Ehm…unisci la cattiveria
di tutti i leader più sanguinari della terra, aggiungi soldi a palate,
educazione da ricchi nobili inglesi e la freddezza dell’antartide- spiegò Mia
-ah, dimenticavo…sono Baroni, Kyla è di sangue blu- Migé spalancò occhi e bocca,
facendosi cadere una valigia su un piede e imprecando subito dopo. Kyla confermò
la cosa, annuendo.
-Evviva- commentò lui
-sentite, mi spiegate bene dopo…devo farmi una doccia e riposarmi un po’, se per
voi va bene-
-Nessun problema, nel
mentre prepariamo la tavola che ho una fame pazzesca- disse Mia, Migé le baciò
su una guancia e portò le proprie cose nella stanza della ragazza, Mia invece
andò in cucina e si mise al lavoro, scartando le pietanze prese in rosticceria e
apparecchiando la tavola per quattro.
-So così poco di te-
commentò Ville, facendo tornare Kyla sulle proprie ginocchia -perché non mi hai
mai detto nulla?-
-Perché non vedo i miei da
tre anni e il mio rapporto con loro è pessimo- disse la moretta -le cose stanno
così…dopo Eton non volevo frequentare l’università, ma trovarmi un lavoro e
naturalmente la cosa non è andata affatto giù ai miei, hanno studiato molto
tutti e due, sono entrambi laureati…pensavano ad un futuro importante per me.
Durante una discussione molto accesa, ho detto che me ne sarei andata di casa…li
ho sfidati e loro non mi hanno creduta, pensavano che non ci sarei mai
riuscita-Ville annuì, Kyla era un spirito decisamente indipendente -vedi,
solitamente nelle famiglie nobili, i conti dei figli vengono bloccati fino al
ventunesimo anno d’età…nel mio caso, i miei hanno prorogato la cosa fino ai
venticinque…allora io mi sono trovata un lavoro, facevo la baby sitter, davo
ripetizioni…dai sedici ai diciannove anni ho messo via ogni singolo centesimo, e
quando Mia mi ha proposto di andare a vivere con lei, qui a Londra…ho
accettato-
Mia comparve in salotto,
allungando una birra a
Ville.
-Ebbene si! Sono stata io a
trovare il lavoro all’agenzia- disse la biondina, compiaciuta -Kyla parla molto
bene il tedesco e ha un buon francese, non le è stato difficile…- il darkman
fissò ammirato la propria ragazza, ora capiva diverse cose. Aveva ricevuto
un’educazione severa, frequentato il college più esclusivo e importante
dell’Inghilterra, capiva anche perché fosse così abbottonata per certe cose. Nonostante
la timidezza e la serietà a volte estrema che manifestava, era anche
indipendente, testarda e ostinata. Era stata capace di mollare tutto e scegliere
la propria strada da sola.
Aveva trovato una donna
fantastica, a volte faticava a credere che lei avesse solo ventitré
anni.
-E adesso che i tuoi lo
sanno?-
-Ti daranno addosso…-
sospirò Kyla amareggiata -non gli ho mai detto nulla perché so come si
comporteranno…e non voglio, faranno di tutto per farti sentire a disagio e ce
l’avranno a morte con me, si sentiranno delusi e lo faranno pesare a tutti e
due-
-Quindi…non lo hai fatto
perché ti vergogni di me?- domandò curioso il leader degli Him, Mia scattò in
piedi, eclissandosi con una scusa banale e Kyla si sollevò dalla spalla di
Ville, spalancando gli occhi.
-Scherzi
vero?-
-Era solo una
domanda…-
-Io non voglio che ti
trattino male- sentenziò la ragazza -in realtà…mi vergogno di loro, ma non di
te. Mai-
-Ok, non farà più domande
stupide!- sorrise Ville, Kyla stava per avvicinarsi e baciarlo…quando Migé venne
sbattuto fuori dal bagno in accappatoio, da una Mia in preda alla
nausea.
-A questo non ero del tutto
preparato- ammise il bassista -amore stai bene?- Mia biascicò qualcosa di poco
chiaro, Kyla la raggiunse in fretta, chiudendosi in bagno con l’amica
-Ville…ricordi per quanto tempo Manna è stata così male?-
-Mah…tre mesi…forse
quattro…- rispose il cantante sogghignando -Linde era come impazzito, non sapeva
che cazzo fare e combinava sempre qualche casino!-
-Già! Le telefonava ogni
tre secondi per sapere come stava…paranoico direi- Migé andò velocemente a
rivestirsi, poi Mia e Kyla uscirono dal bagno, ridacchiando divertite
-Mia?-
-Oh, scusami!- disse la
biondina al bassista -ma non voglio che mi guardi mentre vomito…sarei un pessimo
spettacolo!-
Migé e Ville scambiarono
un’occhiata perplessa.
-Sembri Kyla che non vuole
farsi vedere appena sveglia- commentò Ville, tornando a sorridere -ehm, io avrei
fame…-aggiunse stiracchiandosi -tutto il sesso fatto oggi pomeriggio mi ha messo
appetito-
-Ville!- Kyla era arrossita
fino alle radici dei capelli, mentre Mia e Migé ridevano -ti sembra il caso?-
-Di fare cosa? Guada che è
normale… Mia è pure rimasta incinta!-
-Cosa c’entra?- Ville la
raggiunse, divertito dal suo imbarazzo…adorava farla reagire in quel
modo.
-Non capisco di cosa ti
imbarazzi, siamo stati lontani per due mesi e abbiamo recuperato il tempo
perso…-
-Si ma non è carino mettere
in piazza quello che facciamo da soli!- protestò lei, nascondendo il viso
nell’incavo della sua spalla.
-Ah, ti amo quando fai
così-
-Ville adesso smettila,
altrimenti Kyla esplode!- rise Mia -santo cielo, sto morendo di fame! Amore! Io
voglio una doppia razione, qui siamo in due! Quindi vedi di non fare come al
solito e fregarti tutto!-
-Io devo crescere- disse
Migé sedendosi a tavola.
-Si certo, in larghezza- lo
prese in giro Ville, mettendosi di fianco a lui, mentre Kyla sperava che il
rossore sul viso sparisse e si teneva occupata cercando le posate -Ville, non
prendere in giro il mio fidanzato- lo
ammonì Mia -e ricorda, che con qualche chilo in più c’è più da toccare! Tu sei
tutto pelle e ossa!-
-Alla mia fidanzata piaccio così- Migé si
voltò verso Kyla che guardava la scena compiaciuta -Senti, se mangiamo e li
lasciamo beccarsi in santa pace?- propose il bassista il cui stomaco gorgogliava
talmente era vuoto -E’ un’idea!-
Ecco, così era tutto
perfetto secondo Kyla, aveva il suo ragazzo, i suoi amici, un piccolino in
arrivo da Mia…le persone che erano insieme a lei in quel momento…erano perfette,
nonostante tutto…non osava neppure immaginare come i suoi genitori avrebbero
potuto comportarsi con Ville. Era nervosa. E non sapevano nemmeno che si stava
per sposare.
-Kyla che hai?- le chiese
Ville sottovoce, accarezzandole un ginocchio sotto al
tavolo.
-Niente-
-Andrà tutto bene con i
tuoi-
-Non credo- disse lei -però
sappi che ti sposo lo stesso!-
-E meno male!-
ehehe... vi abbiamo stupiti,
vero? dite la verità che nessuno si aspettava che Kyla fosse nobile! [nemmeno io
finché non ho letto il capitolo lo sapevo ndm] e questo porterà a tante belle
cosucce che non vi sto ad anticipare così leggete la storia! ;) grazie mille di
cuore per tutti i commenti! keep on enjoying us!
Kuji13&musicaddict
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Capitolo 6 *** capitolo 6 ***
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CAPITOLO 6
Kyla continuava a lanciare
sguardi fuori dal finestrino del treno, cercando di trovare nel rilassante
paesaggio inglese qualche motivo di distrazione. Ville, al suo fianco, non aveva
ancora aperto bocca, preoccupato di innescare qualche reazione a catena nella
sua fidanzata che non sembrava essere molto tranquilla.
Stavano viaggiando in un
treno dotato di tutti i comfort possibili, in prima classe. Kyla aveva insistito
affinché prenotassero una normalissima terza classe, ma sua madre era stata
irremovibile: una ragazza del rango di Kyla non poteva permettersi di viaggiare
con le persone comuni. Aveva dovuto
accettare la prenotazione di una prima classe e sperare che Ville non la
iniziasse a considerare una snob. Il suo fidanzato, dal canto suo, era impegnato
a pensare a ben altro che non al fatto che Kyla potesse diventare snob: i suoi
genitori avevano insistito affinché Kyla li raggiungesse nella loro tenuta nel
Kent per passare un po’ di tempo con loro e “far loro conoscere quel suo nuovo
amico”. Kyla non avrebbe voluto
portare Ville da loro, ciò equivaleva a gettarlo nelle fauci di leoni affamati,
e per di più dotati di un sacco di soldi e maniaci dell’etichetta, ma lui aveva
insistito che era ora di affrontare la cosa.
La ragazza trasse un
profondo sospiro e si rigirò sul dito l’anello di fidanzamento, poi voltò lo
sguardo verso il cantante per vedere come si stava preparando alla catastrofe.
Lo sorprese mentre la stava fissando. –Come va?-
Ville fece una smorfia –Non
so che dirti. Sono ansioso di conoscere la tua famiglia e di farmi conoscere, ma
allo stesso tempo mi sento un po’ inquieto dopo quello che mi ha detto Mia.-
rispose.
-Lo sapevo, non dovevo
lasciarti venire.- commentò Kyla improvvisamente più nervosa –Dovevo insistere
con mia madre, inventarmi una scusa… far finta di non essere in
casa!-
Ville si mise a ridere alla
reazione della ragazza che si era messa a sfornare idee come una macchinetta, le
passò un braccio attorno alle spalle e le stampò un bacio tra i capelli –Avanti,
non pensarci ora! Se non era oggi sarebbe stata un’altra volta, quindi meglio
togliersi il fastidio adesso, non credi?- le disse.
Kyla annuì iniziando a
tormentarsi una ciocca di capelli –Io ho paura che mi impediscano in qualche
modo di sposarti, Ville. Ne sarebbero capaci! E’ da quando sono piccola che mi
cercano uno spasimante posato, ricco e soprattutto nobile.-
esclamò.
-E io non sono esattamente
nessuna di queste cose…- disse il darkman –Bè, almeno sono ricco… non ai vostri
livelli, però ho qualcosina anche io!- Questa battuta riuscì a far tornare un
po’ di buonumore Kyla, la quale sorrise accoccolandosi meglio contro il petto di
Ville. –Ma raccontami un attimo di questi pretendenti!-
Kyla arrossì appena –Meglio
di no, altrimenti non avrei più il coraggio di guardarti negli occhi… E’ troppo
imbarazzante! I miei genitori sono veramente in grado di fare di tutto.-
rispose. Ville rise mentre vedeva avvicinarsi sempre di più la meta oltre il
finestrino del treno.
-Se i tuoi mi dovessero
impedire di sposarti non so come reagirei, ma sono i tuoi genitori e quindi ti
prometto che cercherò di contenermi.- disse.
Kyla scattò immediatamente
a sedersi, negli occhi violacei un’espressione decisamente preoccupata –Ville,
cerca di comportarti nella maniera più impeccabile possibile! Ti supplico.
Niente rutti, battute ambigue, posture scomposte e, soprattutto, niente
parolacce! I miei ne morirebbero!-
A quel punto Ville non si
trattenne più e scoppiò a ridere fragorosamente suscitando dapprima
l’indignazione di Kyla, poi anche lei cominciò a ridere.
-Ok, lo ammetto: sembra un
po’ ridicola come situazione, ma sono veramente così. E tu non ridere dei miei
genitori!- disse la ragazza mollando un pizzicotto sul braccio destro di
Ville.
-Ahi! Sì, scusami, lo so.
Non dovrei ridere, ma se penso che tutto questo è vero mi prende un’angoscia
impressionante, quindi meglio che la butti in ridere.- disse il darkman
massaggiandosi il punto dolorante. –Perché non mi parli un po’ di quello che mi
aspetta, in modo che mi possa preparare psicologicamente?-
Kyla lo guardò incerta –Hai
appena detto che se ci pensi ti prende l’angoscia! Non so se sia il
caso…-
-Meglio conoscere il nemico
per poterlo meglio combattere.- proferì solennemente il cantante facendo
sorridere Kyla.
-D’accordo…- acconsentì lei
–Allora, mia madre, come hai già scoperto, si chiama Jane Emily e vuole
assolutamente che si usino entrambi i nomi dopo il lady che non può assolutamente mancare.
Mio padre si chiama Henry e non accetta diminutivi di alcun genere come Harry,
Hen o qualsiasi altro. Questa cosa ricordatela bene perché è una cosa che lo fa
andare in bestia! Sei fortunato che io sia figlia unica altrimenti avresti
dovuto sottostare a un paio di regole dell’etichetta parecchio noiose che adesso
non ti sto a spiegare… La nostra tenuta come sai si trova nel Kent ed è un
castello molto antico, risale circa agli inizi del 1400 ed è l’orgoglio di
famiglia, quindi non rischiare di combinarci guai o sei morto… letteralmente. Ci
sono parecchie stanze per cui ti perderai un po’ all’inizio, ma se tu cercherai
di starmi il più vicino possibile ti farò da guida e non ti ritroverai nella
camera delle torture.-
-Camera delle torture?-
domandò Ville –Mmh… intrigante.-
Kyla gli abbassò il
cappello sugli occhi –Non pensarci nemmeno! Queste cose dovranno rimanere il più
private possibili ed essere ridotte al minimo!-
-Niente sesso per due
settimane?! Ma tu mi vuoi morto!- esclamò il cantante risistemandosi il
cappello.
-Non ho detto che non
faremo mai sesso, ma i miei non
devono capirlo, chiaro? E ti avverto che dalle pareti si sente tutto: nonostante
sia un castello, le pareti sono abbastanza sottili tra le varie stanze, e la mia
è attaccata a quella dei miei genitori.- rispose Kyla arrossendo
lievemente.
-Allora cercheremo di
essere discreti.- le promise Ville aspettando che lei continuasse la
spiegazione.
-Non puoi presentarti a
tavola con il cappello, chiaro? So che ami portarlo, ma non puoi assolutamente
in casa dei miei, se ci tieni alla tua incolumità e a sposarmi.- Ville si tolse
immediatamente il cappello mostrando i capelli scuri scompigliati –Pettinati
prima, però.- ridacchiò Kyla.
-Ah, credo che tu riuscirai
a cambiarmi più di quanto potessi immaginare, Kyla Alexandra Morris!- commentò
Ville riprendendo la ragazza sotto il suo braccio e coccolandola un
po’.
-Non cambiare troppo, però,
altrimenti non ti sposo più!- rispose lei.
Mia e Migé erano rimasti a
Londra: Mia era ancora abbastanza scombussolata per la gravidanza e non se la
sentiva proprio di affrontare un viaggio in treno con il suo stomaco che
protestava ogni due minuti. Questa volta aveva lasciato che Migé l’assistesse
nel bagno, anche se farsi vedere in quello stato non era proprio il massimo per
lei. Sollevò la testa dal water e cercò di pulirsi in fretta mentre Migé la
teneva stretta per farle forza.
-Avanti, Mia, è finita per
il momento.- le disse il bassista aiutandola a rialzarsi.
Mia si appoggiò pallida al
lavandino bagnandosi la faccia con una pezzetta umida portagli da Migé. –Non ce
la faccio più! E sono solo poche settimane che vado avanti così! Mia madre ha
detto che continuerà fino al quarto mese… e io sono appena al secondo!- protestò
abbracciando il suo fidanzato.
Migé la sorresse cercando
di portarla a sedere da un’altra parte: era stufo di vedere il bagno nel quale
aveva trascorso gli ultimi venti minuti ad assistere Mia. La ragazza si lasciò
cadere sul divano del salotto accoccolandosi con un cuscino tra le braccia e la
testa appoggiata alla spalla di lui.
-Adesso rilassati.- le
disse Migé –Cerca di non pensare a cose che ti possano stressare, altrimenti
cominci un’altra volta e io ho paura che tu mi ci resti su quel
water!-
Mia rise per quello che le
era possibile –Ok, allora non pensiamo più a quanto dovrò resistere.- disse,
poi, dopo un po’ di silenzio, aggiunse –Sai, mi devo ancora abituare all’idea
che sarò mamma… Non l’avrei mai detto, non così presto.-
-Sarai la madre migliore
del mondo, non ho dubbi!- la rassicurò Migé stringendola ancora più forte a
sé.
-Che nome gli o le diamo?-
domandò la ragazza a un certo punto giocando con un ricciolo del
bassista.
Migé la guardò perplesso
–Già pensi ai nomi? Nemmeno sappiamo se sarà maschio o
femmina!-
-Ma dobbiamo prepararci a
tutto! Se non cominciamo a pensarci adesso ci ritroveremo all’ultimo senza avere
delle idee. Intanto cominciamo a fare qualche proposta, poi cambieremo forse…-
obiettò Mia guardando il suo fidanzato con due imploranti occhioni
azzurri.
-D’accordo, se vuoi
possiamo cominciare a pensare a qualche nome… Hai delle preferenze?- domandò
Migé che, come sempre, non riusciva a resistere veramente a nessuna richiesta
della sua ragazza. Mia si mise a sedere a gambe incrociate, guardando Migé
sprizzante di felicità.
-Io pensavo che se fosse un
maschio potremmo chiamarlo Matthew. Matthew Paanaanen suona bene!-
disse.
Migé ridacchiò –Così
saremmo una famiglia di M… Mia, Migé, Matthew…- commentò senza smettere di
ridere.
-Uffa, hai ragione! Matthew
non va bene…- ragionò la ragazza.
-Io proporrei Helmut, in
onore di mio fratello, anche se non è il suo vero nome.- disse Migé, ma Mia gli
lanciò uno sguardo inceneritore.
-No, Helmut no! Piuttosto
se è femmina la chiamo Wilhelmina!- protestò.
-Sì, così poi la chiamiamo
Villina!- esclamò Migé continuando a ridere.
-No che mi diventa come
Ville!- disse Mia sconvolta –Non sia mai! Mia figlia non sarà un’alcolizzata a
12 anni!-
A quel punto Migé non
reggeva più, stava piangendo dal ridere e poco ci mancò che cadesse giù dal
divano. Mia lo guardò un po’ offesa, ma si mise a ridere pure
lei.
-Ah, cerca di essere serio
per una volta!- gli disse lanciandogli il cuscino che aveva abbracciato fino a
quel momento –Ci tengo a questa cosa, per quanto possa sembrare
stupido…-
Migé si tolse il cuscino
dalla faccia e si ricompose meglio che poté, assumendo finalmente un
atteggiamento serio. –Ok, adesso farò il bravo. Sinceramente, se fosse un
maschio mi piacerebbe chiamarlo Sean, ma io credo che sarà una bellissima
bambina, come la madre!-
Mia arrossì appena –Sean mi
piace, era il nome di mio nonno!- esclamò.
-Davvero?-
Mia annuì –Questo non fa
che confermare la mia tesi secondo la quale noi siamo fatti l’uno per l’altra!-
proferì con tono teatrale abbracciando Migé e stampandogli un bacio a schiocco
sulla guancia.
-Non l’avrei mai messo in
dubbio!- ghignò il bassista. –Se è una femmina come la
chiamiamo?-
Mia sembrò rifletterci un
po’ su –Non so, mi piacerebbe Gemma…- disse poi.
-Allora vada per Sean e per
Gemma, salvo cambiamenti improvvisi di idee.- proferì solennemente il bassista
baciandola.
Dopo qualche coccola Mia
iniziò un nuovo discorso, ma questa volta sembrava essere abbastanza seria –I
miei genitori vorrebbero incontrarti. Ormai sanno tutto di te, a forza di
sentirmi parlare ogni santo giorno di quanto ti amo, quindi pensano sia arrivato
il momento di vederti di persona. In fondo io ho già conosciuto i tuoi quando
ero venuta a Helsinki.-
Migé annuì pensieroso –Non
è che anche tu mi nascondi una sorpresa come è successo a Ville,
vero?-
Mia scoppiò a ridere –No!
Tranquillizzati, io sono una normalissima ragazza di città, senza antenati
cavalieri o sir! I miei genitori sono persone ordinarie, che però sono
sicurissima ti piaceranno, perché loro già ti adorano e mio padre non vede l’ora
di fare una partita a scacchi con te… E’ un grande appassionato,
sai?-
-Bene, allora quando vorrai
farmeli conoscere, mi metterò in ghingheri e lascerò che mi esaminino con
calma.- disse Migé –Io invece ti devo ringraziare, perché se non c’eri tu forse
non avrei più parlato con mio padre, e quindi sono felice che ci sia tu e questa
novità nella mia vita.-
Mia lo guardò colpita –Tu
la devi piantare di farmi arrossire, altrimenti non mi riconoscerò più!- lo
ammonì facendolo ridere –Adesso direi che sarebbe il caso di chiamare i tuoi
genitori per avvertirli di questa piccola novità in arrivo, che ne dici? Così
diciamo loro anche i nomi che abbiamo scelto!-
Migé annuì facendo
ondeggiare i boccoli castani –Ok, anche se ti avverto che mia madre non ti
lascerà riattaccare prima di averle raccontato tutto!-
ah, lo sapevamo! nessuno si
poteva aspettare che Kyla fosse nobile! ^^ e adesso aspettate di conoscere la
famiglia Morris... ci sarà da divertirsi [come anche no...] keep on enjoying us!
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
7
CAPITOLO 7
Quando
Kyla aveva accennato a un castello non scherzava, quello che Ville si trovava
davanti era veramente un castello con tanto di parco a circondarlo per parecchi
ettari. Sbirciava curioso fuori dal finestrino del taxi (Kyla era riuscita a impedire
a sua madre di farli venire a prendere alla stazione) contemplando interessato
le ampie volute e le torri del palazzo che si stagliavano minacciose contro il
cielo grigio inglese.
-Sei
ancora tranquillo?- gli domandò Kyla distogliendolo dalla sua osservazione.
Ville la guardò con uno sguardo che non faceva trapelare nulla, tranne una
profonda inquietudine che andava crescendo di metro in metro. –Ci sono qua io,
non permetterò a Lady Jane Emily e a Lord Henry di torturarti!- disse allora
lei lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra che aiutò il darkman a
risollevarsi.
-In
fondo cosa rischio, a parte la vita, l’onore e la mia fidanzata?- chiese
sarcastico Ville mentre il taxi si arrestava davanti all’ampio portone di
ingresso al castello. Si protese in avanti per pagarlo, ma Kyla gli fece segno
di bloccarsi mentre un uomo, abbigliato come uno di quei maggiordomi che era
solito vedere nei film, dava delle banconote al tassista attraverso il
finestrino abbassato. Ville guardò spaesato Kyla.
-Quello
è Joseph, il nostro maggiordomo. Qui noi non pagheremo mai nulla, sappilo: i
miei genitori mandano sempre qualcuno a pagare per me. Non opporti a questa
cosa, altrimenti non ti garantisco sulle conseguenze.- gli spiegò lei.
I
bagagli furono scaricati dal tassista appena fuori dal grande portone, dove due
facchini (o servitori? Ville non era sicuro di avere un vocabolario adeguato a
quel luogo) li presero per portarli a destinazione. L’atrio in cui si trovarono
i due ragazzi era gigantesco: un ordine gigante faceva ergere il soffitto due
piani sopra le loro teste, mente di fronte all’entrata si stagliava una grande
scalinata decorata da piccole sculture. Già questo era bastato a far spalancare
la bocca di Ville, il resto lo fecero i numerosi quadri, il mobilio antico e il
pianoforte a coda che era visibile nel salone accanto, maestosamente arredato
come tutto il resto. Kyla si accorse dello stupore del fidanzato e cercò di
farlo riprendere in tempo, l’ultima cosa che voleva era dimostrare a sua madre
che Ville non era abituato a tutto ciò.
-Ville,
riprenditi! E togliti il cappello…- gli intimò prendendogli lei stessa il
cappello e cercando di risistemargli i capelli prima dell’arrivo dei suoi
genitori –Ecco, così va meglio…-
-Mi
sento Linus senza la sua coperta.- commentò Ville passandosi distrattamente una
mano tra i capelli rischiando di rovinare il lavoro di Kyla –Ma per te questo e
altro!- sospirò infine mollandole un bacio a fior di labbra. Quando si staccò
da lei vide un uomo abbastanza alto e tarchiato entrare nell’ingresso del
castello da una sala laterale. Indossava un completo gessato che gli stringeva
leggermente sui fianchi, lasciando intravedere una pinguedine dovuta agli anni
che cominciavano a farsi sentire, i capelli erano di un castano sbiadito che stava
ormai tendendo al bianco ed erano radi sulle tempie. Gli occhi erano
inconfondibili: quello era il padre di Kyla, Henry Morris.
-Tesoro,
finalmente! Pensavamo non arrivassi più!- esclamò l’uomo allargando le braccia
verso la sua unicogenita che si lasciò abbracciare con vigore prima di salutare
a sua volta il padre.
-Ciao,
papà! Abbiamo trovato un po’ di traffico, sai com’è… Questo è Ville, il mio
fidanzato.- disse la ragazza riuscendo finalmente a staccarsi e indicando Ville
che strinse cordialmente la mano paffuta al nobile.
-Ville
e poi…?-
-Valo,
ma il mio vero cognome è Rakohammas.- rispose il cantante.
-Quindi
tu saresti quel famoso amico di Kyla?
Quello svedese?- domandò Morris guardando torvo il cantante e cercando di
stritolargli lentamente la mano con la sua stretta.
-Finlandese, papà… Ville viene dalla
Finlandia, da Helsinki.- lo corresse la figlia guardando imbarazzata Ville che
aveva storto la bocca in un’espressione un po’ irritata. Non è mai un bene
scambiare un finlandese per uno svedese o un russo, si rischia la vita.
-Ma
sì, è la stessa cosa! Sempre scandinavo è, giusto, signor Rakakò?- esclamò
Morris mollando una potente manata sulla spalla di Ville che resistette solo
per la grazia di superare l’uomo di parecchi centimetri. Rivolgendosi poi a
bassa voce alla figlia disse, dimenticando per un attimo che Ville capiva
perfettamente inglese e credendo che non potesse capire quello che si dicevano
–Certo che questi svedesi hanno proprio dei cognomi impronunciabili!-
Il
colorito di Kyla diventò bordeaux mentre vedeva il volto di Ville infastidirsi
al massimo. Nemmeno lui amava molto il suo vero cognome, tanto che aveva
preferito il suo nome d’arte per anni, ma questo non autorizzava gli altri a
prendersi gioco di lui gratuitamente, e prendendolo anche per stupido. In più
gli aveva dato dello svedese per la seconda volta.
-Papà,
Ville capisce perfettamente l’inglese…- balbettò la ragazza rimproverando il
padre che si voltò a guardare il darkman con un’espressione un po’ allarmata,
ma dopotutto sempre superiore.
-Ma
il nostro giovanotto non si offende, giusto?- altra manata –Qui amiamo
scherzare!-
Kyla
si affrettò a cambiare discorso prima che Ville esplodesse e cominciasse a dire
frasi a sproposito contro Henry Morris –Dov’è mamma, papà?- chiese con un
tremito nella voce.
Il
padrone di casa agitò una mano in aria –E’ andata di sopra a prepararsi. Non
voleva farsi trovare impreparata di fronte a una nuova conoscenza.- rispose.
Kyla si morse il labbro inferiore cominciando a tormentarsi una ciocca di
capelli, il che fece allarmare ulteriormente Ville che ormai aveva imparato a
interpretare quel gesto: se sua madre si era andata a preparare voleva dire che
aveva l’intenzione di mettere in bocca al suo fidanzato tutta la ricchezza di
famiglia e il rango della figlia rispetto al suo comune grado di cittadino di una capitale europea.
Mentre
la ragazza si tormentava, una donna di poco più di quarant’anni scese dalla
grande scalinata che prima aveva tanto colpito il cantante, abbigliata con un
abito che doveva costare come minimo un anno di affitto del suo appartamento e
così piena di gioielli da risplendere a ogni passo che faceva scendendo l’ampia
gradinata. La metà di quei gioielli erano grandi gemme, visibilmente antiche;
Ville ipotizzò si trattasse di cimeli di famiglia.
-Passerottino
mio! Scusami se ti ho fatta attendere, ma non potevo venire a conoscere il tuo amico vestita da pranzo, cos’avrebbe
pensato?- trillò Lady Jane Emily baciando la figlia sulle guance prima di
avvinghiarsi al braccio sinistro del marito e di squadrare Ville come fosse un
criminale di guerra –Suppongo che lei sia il giovanotto che mi ha parlato al
telefono…-
Ville
fece un inchino degno del luogo in cui si trovava, baciando cortesemente la
mano alla baronessa e presentandosi come aveva fatto poco prima col marito,
facendo bene attenzione a rivolgersi a lei come Lady Jane Emily, come Kyla si era tanto raccomandata. La sua
fidanzata lo guardò orgogliosa: i suoi genitori non potevano avere niente da
ridire sul comportamento impeccabile del cantante.
-Bene,
io direi che sarete stanchi.- tagliò corto la lady distogliendo frettolosamente
gli occhi dallo sguardo troppo galante del darkman che era fiero di non aver
sbagliato l’approccio, anche se era evidente che la madre di Kyla non lo amava
affatto –Lavinia! Lavinia!- chiamò poi. Una cameriera bionda dai lineamenti
appuntiti e delicati fece capolino dalla sala del pianoforte, il capo chino in
atteggiamento servile.
-Milady,
mi ha chiamata?- domandò con un accento scozzese.
-Sì.
Lavinia, mostra la sua stanza all’amico di Kyla.- ordinò alla domestica la lady
prima di rivolgersi allo stesso Ville –Il viaggio sarà stato stancante, credo
che lei avrà bisogno di riposarsi. Lavinia, controlla che il signore abbia
tutto ciò che gli serve, che non abbia bisogno di niente e renditi disponibile
in caso di necessità. Lei si rilassi con calma, ci rivedremo alle 5 in punto
per il tè.- e detto questo si allontanò con Kyla e il marito verso la parte
opposta in cui Lavinia stava conducendo il cantante.
Ville
lasciò che la domestica cominciasse a preparare la sua stanza mentre guardava
fuori dalla finestra che dava sull’ampio parco. Perfetto, oltre a sopportare quei due snob mi toccherà pure dormire
mezzo castello lontano da Kyla! Se sopravvivo a queste due settimane Migé mi
paga da bere!
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Capitolo 8 *** capitolo 8 ***
CAPITOLO 8
Erano le quattro e
quarantacinque quando Ville scese per prendere il the, cioè…scese seguendo il
corridoio, percorse lo scalone centrale e si ritrovò all’ingresso, senza avere
la minima idea di dove andare. Si voltò e per poco non sobbalzò dallo spavento,
Lavinia la cameriera -rigorosamente ad occhi bassi, divisa immacolata e crestina
bianca- era dietro di lui.
-Scusa, sai dirmi dov’è la sala
da the?- domandò lei annuì.
-Certamente signore, attraversi
la sala del pianoforte, percorra il corridoio est ed entri nel salotto rosa, in
questo periodo il Lord e la Lady preferiscono prendere li il the- il darkman
corrucciò le sopracciglia, ringraziò e andò via velocemente, lanciando occhiate
su occhiate per vedere se Lavinia lo seguiva, ma la cameriera s’incamminò nella
direzione opposta.
Io che prendo il the delle cinque…avrei
bisogno di una sana birra altro che the…magari con il latte, dio che
schifo… pensò camminando
mani in tasca, ammirando stupefatto l’arredamento delle stanze. Era certo che
per Kyla avrebbe sopportato molto, ma a patto che quella tortura non durasse a
lungo, altrimenti sarebbe esploso.
Alle cinque meno dieci si
bloccò davanti alla porta semi aperta del salotto rosa. Aveva sentito la voce
della propria ragazza alterata, ciò non era affatto un buon segno. Rimanendo
semi nascosto dietro il battente, sbirciò dentro.
Lord e Lady Morris
fortunatamente gli davano le spalle mentre Kyla era seduta di fronte a loro ma
non l’aveva visto.
-…non ci vediamo da tre anni,
ci siamo lasciati malissimo…e vi comportate come se nulla fosse?- stava dicendo
la moretta, visibilmente arrabbiata
-non potete far finta di niente! Ville sa tutto, è inutile che vi
comportate come se foste due genitori modello!-
-Kyla tesoro- disse Lord Henry
-ci spiace molto per come ci siamo lasciati, lo
sai-
-Come no- sbuffò lei,
accavallando le gambe.
-Passerotto non si accavallano
le gambe!- la riprese sua madre, la ragazza le lanciò un’occhiata al vetriolo -e
comunque il tuo amico non mi sembra
proprio il tipo che bada a certe sottigliezze…- dietro la porta Ville strinse
una mano a pugno -mi sembra più…come dire, grossolano, per non dire rozzo
ovviamente- gli occhi violacei di Kyla mandarono
scintille.
-Su cara, certamente quel
giovanotto non è abituato a vivere al nostro livello, lasciagli del tempo- disse
Lord Henry -ah, ma dov’è Beatrice con il the? Quella cameriera è sempre in
ritardo!-
-Dovrei licenziarla?- fece Lady
Jane Emily l’uomo agitò una mano, con fare
annoiato.
-Ma sai cara, è difficile
trovare dei buoni domestici al giorno d’oggi…a parte il ritardo, Beatrice è una
buona cameriera- la donna assentì e Ville scelse quel momento per entrare e
salutare nuovamente i genitori di Kyla.
-Vi prego di scusarmi per il
ritardo, ma ho avuto qualche difficoltà a trovare questa sala- disse Ville
sedendosi di fianco a Kyla che gli sorrise. Lord Henry stava per dire qualcosa
che Beatrice entrò reggendo il vassoio con il the, naturalmente servito in tazze
così pregiate e belle che Ville dovette sforzarsi di non spalancare la
bocca.
Il servizio era di finissima
porcellana italiana, decorato a mano, il bordo e il manico intarsiati d’oro,
ovviamente anche il vassoio era della stessa fattura e così teiera e
zuccheriera.
-Faccio io- disse Kyla -grazie
Beatrice, sei stata gentile- la ragazza sorrise appena e scomparve dopo un breve
inchino. La ragazza appoggiò il vassoio e servì il the, come previsto da Ville i
genitori della ragazza lo presero con il latte dentro (una cosa da vomito…NdK)
[sono d’accordo ndm] mentre lui e Kyla con limone e niente
zucchero.
-Allora, Ville- disse Lady Jane
Emily -cosa fa nella vita?- al suo fianco, Kyla si morse le labbra -Kyla non ci
ha detto nulla, spero vivamente non sia disoccupato!- Ville avrebbe voluto dirle
che era uno spiantato…ma scelse una risposta
migliore.
-Ho un porno shop ad Helsinki-
disse con candore, facendo arrossire Kyla all’istante. Lo sguardo di Lord Henry
si fece stranamente più interessante mentre la moglie sbiancò, allargando gli
occhi. Tuttavia si riprese.
-Ah, si? Pensavo facesse il
becchino…sa, per il suo abbigliamento-
-In effetti si, ma solo
saltuariamente per arrotondare lo stipendio, sfortunatamente è difficile
arrivare a fine mese, specialmente da quanto è stato introdotto l’euro, ma
immagino che voi non abbiate di questi problemi- fu la risposta del darkman,
accompagnata da un sorriso impeccabile e una sorsata di
the.
Kyla stava schiumando di
rabbia, ma Ville era impazzito? E sua madre che rincarava la dose! Guardò suo
padre ma Lord Henry sembrava più interessato alla parte di parco che si vedeva
dalle vetrate, che al discorso.
-Naturalmente- disse Lady Jane
Emily -anche se ultimamente l’allevamento di purosangue da corsa non rende come
prima, vero caro?-
-E’ un mercato strano quello
dei cavalli- commentò l’uomo -ma cara, non annoiare il nostro ospite con simili
questioni, dubito che siano di suo interesse-
-Infatti- sibilò Kyla
appoggiando con forza la propria tazza da the sul tavolino di cristallo che
tremò sotto al colpo, si alzò -me ne vado- e prima che si levassero proteste,
uscì a grandi falcate dalla stanza. I Morris si guardarono perplessi, poi Ville
mollò finalmente il the e seguì la sua ragazza.
-Kyla! Dai
fermati!-
-Tu mi vuoi rovinare! Dire a
mia madre del negozio porno!- esclamò lei fermandosi in mezzo al corridoio -e
che fai il becchino!-
-Senti prima di entrare ho
sentito alcune cose che non mi sono piaciute- replicò Ville -non sono nobile,
non mi frega niente dell’etichetta ma cerco di essere gentile…eppure mi trattano
come un pezzente senza un briciolo di cervello! Non posso sopportarlo- la
ragazza curvò lentamente le spalle all’ingiù.
-Nemmeno io, ma i genitori non
si possono scegliere- si morsicò le labbra -sai come sono i nostri rapporti, sai
tutto…ma qui…questa non è casa mia, lo capisci? Comandano loro, io…io…se voglio
vivere bene devo stare lontana però finché siamo qui mi devo adeguare, so che ti
costa tanto e ti capisco, ma se è troppo allora torna a Londra o ad Helsinki-
Ville le si avvicinò e l’abbracciò, accarezzandole la
testa.
-Io ti amo, ci sposeremo…i tuoi
devono ficcarselo in testa, se me ne vado cosa penseranno? Che ho paura di loro
e non voglio dargliela vinta- guardò la ragazza negli occhi, baciandola
dolcemente sulle labbra –ma non so se riuscirò a comportarmi ancora come un
cazzo di damerino-
-E’ solo per qualche giorno, se
ti costa tanto, pazienza- la ragazza sciolse l’abbraccio e si allontanò, Ville
sbuffò e prese le sigarette dalla tasca dei jeans scuri, aveva bisogno di
fumare.
Andò in camera sua e uscì sul
balconcino, fumando velocemente una, due, tre sigarette di fila, poi si calmò un
po’. La cameriera venne ad avvisarlo che la cena sarebbe stata servita alle
sette in punto nella sala da pranzo e gli spiegò come arrivarci, solo quando fu
uscita Ville si gettò a faccia ingiù sul letto,
imprecando.
Due ore dopo assisteva alla
cena più fredda che si potesse immaginare, il tavolo era molto lungo, capotavola
sedevano Lady e Lord Morris, mentre lui e Kyla erano sistemati al centro, uno di
fronte all’alta. Kyla non aprì bocca tutto il tempo, Ville nemmeno e i genitori
di lei si limitarono a parlare dei fatti loro, come se stessero cenando da
soli.
E’ tutto così buono…pensò Ville mangiando con calma, gustandosi
tutte le portate, normalmente avrebbe anche fatto i complimenti…ma se avesse
sbagliato qualcosa? Non aveva voglia di sostenere un’altra pessima conversazione
con quella strega della madre di Kyla, era certo che avrebbe finito col mandarla
a quel paese per poi ficcarsi il berretto in testa e accendersi una sigaretta.
-Ho finito, vado a letto, ci
vediamo domani mattina- Kyla si alzò e uscì sbattendo la porta. Era proprio
arrabbiata. Ville finì non molto dopo di lei, mentre i genitori della ragazza
aspettavano di prendere il sorbetto al limone che lui aveva gentilmente
rifiutato. Chiese scusa, dicendo di essere stanco e se ne tornò in camera
propria.
Uscì ancora sul balcone a
fumare, poi visto che aveva la tv in camera, l’accese anche se non riusciva a
prestare attenzione a nulla. Verso le undici e mezza, qualcuno bussò alla porta,
Ville si alzò e andò ad aprire fregandosene di essere con addosso solo i boxer
neri, a petto nudo con la sigaretta che pendeva tra le labbra e i capelli
sconvolti.
-Kyla...-
-Ciao…sono venuta a scusarmi
per oggi- disse la moretta stringendosi nelle spalle, lui
sorrise.
-Entra- la lasciò passare e
chiuse la porta poi spense la sigaretta. Sedette sul bordo del letto mentre la
ragazza rimase in piedi, di fronte a lui ed in
pigiama.
-Mi dispiace molto, ho
sbagliato tutto- disse Kyla -ti ho chiesto di essere diverso da quello che sei,
ma è una cavolata, io ti amo proprio perché sei così diverso da me, stando con
te mi sento così bene che mi dimentico persino con che razza di genitori sono
cresciuta. Da domani fai pure quello che ti pare, certo senza fare il maleducato
almeno…ma comportati come ti senti meglio, niente forzature e se vuoi mettere il
cappello fallo. Come hai detto tu, ci sposeremo…quindi è bene che i miei
conoscano il vero Ville e imparino ad accettarlo- il darkman sorrise e allungò
una mano, prendendo quella di Kyla, attirò la ragazza a sé, facendola sedere
sulle proprie ginocchia.
-Siccome sei tu, mi comporterò
meglio che posso- disse Ville -ma a modo mio e farò presente a tua madre quello
che faccio realmente nella vita, così
non potrà dire che sto con te per i soldi-
-Soldi che non ho tra l’altro-
ragionò Kyla, facendolo ridacchiare.
-Vero- Ville baciò la propria
ragazza -ma…sei venuta qui solo per chiedermi scusa?- lei
sorrise.
-No ovviamente, da stasera
divideremo la stanza. Poi dirò ai miei che ci sposeremo…credo che a mia madre
verrà un colpo secco!- lo abbracciò, facendo ricadere entrambi sulle lenzuola
spiegazzate e lo baciò.
-Allora…- Ville le tolse la
parte superiore del pigiama -avrei in mente un bel modo per inaugurare la nostra
prima notte qui…-continuò a spogliarla con calma, tra un bacio e un
sospiro.
Fecero l’amore per quasi tutta
la notte, in modo tanto intenso che Ville riconobbe a stento la propria
fidanzata, prima di addormentarsi stretti l’uno all’altra, nudi, tra le lenzuola
sfatte.
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
9
CAPITOLO 9
Kyla
scese le scale sbadigliando e si diresse nel salone per salutare sua madre che,
come ogni mattina, sedeva lì a fare colazione mentre suo padre inveiva contro
qualche particolare industria o compagnia di cui leggeva il nome sul Daily
Telegraph. Non appena la vide, Lady Jane Emily si portò alle labbra la tazza di
the serrando le labbra contro il bordo il porcellana antica.
-Buongiorno,
mamma!- trillò la ragazza stampandole un bacio sulla guancia e prendendo un
biscotto dal vassoietto d’argento.
La
lady le scoccò uno sguardo di fuoco –Ti vedo riposata, mia cara. Strano… dopo
il casino di ieri notte mi sarei aspettata di vederti scendere con due occhiaie
da tossica! I domestici mi hanno riferito tutto: scandaloso!- disse con stizza
senza curarsi del marito presente nella stanza.
Kyla
ridusse gli occhi violacei a due fessure –Hai iniziato a spiarmi, mamma?-
sbottò offesa –Beh, peggio per te! Ville è il mio fidanzato ed è normale che
tra fidanzati si facciano certe cose, quindi mettitela via. E ti comunico che
da stanotte io dormirò in camera con lui, che tu lo voglia o no.-
Sua
madre stava per replicare qualcosa, quando Ville entrò nella sala con
un’espressione felice e il cappello nuovamente calcato sui capelli scuri. Diede
un bacio a Kyla e le si sedette accanto sul divanetto del Settecento.
-Buongiorno,
milady!- salutò il cantante con una piccola riverenza dopo aver salutato Lord
Henry –Vi ho interrotte, per caso?- domandò poi vedendo che la donna lo
guardava con un profondo odio che fino ad allora non aveva ancora dimostrato,
ma non si fece vedere troppo dispiaciuto.
-Lei
mette sempre il cappello in casa?- chiese Lady Jane Emily alzando regalmente un
sopracciglio e squadrandolo come fosse un alieno, o peggio, un barbone.
Ville
annuì sistemandosi ulteriormente l’indumento –Ultimamente mi piace, mi fa
sentire protetto, da quando mi sono tagliato i capelli.- rispose guardando la
donna con una leggera espressione di sfida. Kyla lo guardò con un mezzo
sorriso, stringendogli impercettibilmente la mano che lui le teneva appoggiata
al ginocchio. La madre sembrò essersi scandalizzata abbastanza per quella
mattina e preferì cambiare argomento di discussione chiamando Lavinia affinché
portasse via la sua colazione e preparasse quella per Kyla e il suo amico.
-Ti
ha cercata Mia, prima, sul cellulare. Ho sentito squillare e ho notato la sua
chiamata persa…- disse Ville richiamando l’attenzione della sua fidanzata che
sembrava persa a guardarsi intorno con aria annoiata.
-Non
sa che non è educazione guardare le chiamate del telefono di una signora?- lo
rimproverò Lady Jane Emily.
Kyla
la fulminò con uno sguardo –Anche leggere il diario segreto di una figlia
adolescente non è il massimo dell’educazione, mamma e Ville ha il permesso di
guardare il mio cellulare!- replicò con cattiveria.
La
baronessa abbassò gli occhi colta nel fallo –Non è la stessa cosa, io sono tua
madre e mi devo preoccupare per te!-
-Non
ficcando il naso nelle cose che io voglio mantenere personali.- la liquidò la
figlia prendendo il vassoio dalle mani di Lavinia e posandolo pesantemente sul
tavolino come per darsi un tono, poi tornò a parlare con Ville –Quando ha
chiamato?-
-Pochissimi
minuti fa, stavo per scendere.- rispose Ville porgendole il cellulare e dandole
così l’occasione per allontanarsi dalla madre che sembrava essere partita già
in quarta con le sue critiche, già di prima mattina –Richiamala.-
Kyla
annuì afferrando qualche biscotto e allontanandosi dal salone per poter uscire
sul parco dove aveva molta più privacy che non in casa. Lasciare Ville da solo
con sua madre non le sembrava una grande idea. Soprattutto dopo quello che sua
madre aveva scoperto quella mattina, ma un altro secondo là dentro e sarebbe
scoppiata. Confidò che il suo fidanzato fosse all’altezza di reggere un
confronto e digitò il numero di Mia sul cellulare.
Dopo
pochi squilli la voce della sua migliore amica le giunse trillante. Una pioggia
di allegria dopo due giornate di tensione e antipatia. –Kyla! Come va? Sopravvissuta? E Ville?- cominciò subito col
chiederle la ragazza.
-Ciao,
Mia. Ville se la cava alla grande, quella che rischia la crisi sono io.-
mormorò Kyla giocherellando con l’anello di fidanzamento. Ancora non le
sembrava possibile…
-Lady Jane Emily Morris ha già colpito i suoi
fendenti acidi e snob?- domandò Mia cercando di non suonare troppo
scortese, in fondo era sempre la madre di Kyla.
-E’
andata anche oltre! Pensa che ha messo Ville a dormire nell’ala opposta alla
mia! Ma da stasera si cambia: io e Ville dormiamo insieme e tanti saluti se a
lei non va bene. Oggi Ville si è rimesso il cappello e le converse e se mia
madre avrà da ridirne non si farà troppi problemi a metterla a tacere… Pensa
che mio padre gli ha dato dello svedese! Cosa che per poco Ville non gli
ringhiava contro!- rispose Kyla sospirando alla fine per rilassarsi –Ma non
parliamone, altrimenti mi arrabbio. Tu e Migé? Come si trova il nostro amico
nella caotica Londra?-
Mia
ridacchiò dall’altro capo del telefono –Migé
ha conosciuto i miei genitori. Avresti dovuto esserci!-
Kyla
rise a sua volta –Immagino! Con tuo padre dev’essere stata una cosa stupenda,
col fatto che non sa parlare che dialetto della West London, che non capisco
del tutto nemmeno io che ormai lo conosco da una vita!-
-Infatti mamma doveva tradurgli tutto in
inglese corrente, altrimenti Migé non capiva assolutamente nulla! Mio padre ci
è anche rimasto male, ma si è ripreso quando Migé ha accettato di fare con lui
una partita di scacchi. Credo che lo adorino, o almeno mio padre ha detto che
finalmente mi sono trovata un uomo come si deve, e che se lui fosse una donna
me lo contenderebbe!- continuò a ridacchiare Mia.
Kyla
rise di gusto immaginandosi la scena: Alan Johnsson era un uomo molto
simpatico, sempre con una battuta pronta e disponibile con tutti. Adorava
giocare a scacchi e quindi poteva ben capire perché Migé gli fosse diventato
subito simpatico visto che nel backstage degli HIM lui e Burton non facevano
altro che sfidarsi a mosse di scacchi.
-Eliza
che ne pensa? Di solito è lei quella che si preoccupa dei tuoi ragazzi.- chiese
Kyla con un sorriso. Era felice che almeno i genitori della sua amica vedessero
di buon occhio il suo matrimonio e anche il fatto che stesse per diventare
madre ad appena 23 anni. I suoi invece sembravano guardare a Ville come
all’Apocalisse! Il vichingo giunto dal nord per rapire la loro giovane e
indifesa principessa…
-Mamma mi ha già chiesto se voglio il suo
vestito da sposa per il matrimonio! Nemmeno il fatto che Migé non abbia ancora
deciso se stare a Londra o a Helsinki l’ha preoccupata!- disse Mia, poi
domandò con un filo di voce –Ehm, hai
provato a chiedere ai tuoi se…-
-Hanno
detto che il castello è tuo quando vuoi, sono più che felici di lasciartelo
usare… per il tuo matrimonio. E’ solo con me che fanno i preziosi, purtroppo.-
commentò Kyla sedendosi sconsolata sui gradini dell’ingresso. Se sua madre
l’avesse vista in qual momento le avrebbe dato una strigliata coi fiocchi.
-Oh, Kyla, mi dispiace così tanto! Se solo i
tuoi si sforzassero di guardare al di là delle apparenze! Ville può essere
veramente a modo quando vuole, fa lo stronzo solo perché si diverte a farlo!-
cercò di consolarla Mia, ma Kyla era troppo giù per riuscire a dare più di
tanto retta all’amica.
-Mia
madre queste cose non le capisce e mio padre se ne frega altamente.- ripose
–Non sono come i tuoi genitori, e comunque Migé è più facile da gestire che non
Ville: lui non ha sbalzi d’umore improvvisi.-
Sentì
la voce argentina della biondina ridere dall’altra parte, con una sfumatura
scettica –Non crederci troppo! Solo che
finora Migé non ha avuto ancora il modo di dimostrarlo troppo, per mia fortuna…
Ville è abbastanza sveglio da capire che rischiate troppo se esagera, vedrai,
se ne starà nei limiti.-
Kyla
sospirò –Lo spero.- disse, ma venne distratta da uno strombettante suono di
clacson e da una lamborghini che fece il suo trionfante ingresso nel piazzale
del palazzo. La ragazza spalancò gli occhi per la sorpresa –I miei nonni…?-
balbettò col telefono ancora acceso.
-Cosa?- domandò Mia tutta eccitata
all’altro capo del telefono –Andy Morris
e la mitica nonna Inge in soccorso! Hanno sentito il tuo grido d’aiuto e sono
accorsi!-
Kyla
non rispose, troppo impegnata a seguire suo nonno Andrew scendere dalla
macchina e aprire cavallerescamente la portiera alla moglie tedesca, mentre Joseph
cercava in tutti i modi di farsi dare i bagagli che il vecchio si ostinava a
trasportare da solo.
-Non
sono mica come quello sfaticato di mio figlio Henry!- rispondeva ai tentativi
del maggiordomo mentre Ingeborg rideva con grazia stringendosi al suo braccio.
–Oh, la mia piccola Kyla!- esclamò poi avvistando la nipote e marciando verso
di lei con un sorriso sulle labbra.
-Mia,
io… credo di doverti lasciare. Conosci la situazione.- disse la moretta
salutando la sua amica. Mia rise ancora e rassicurò Kyla prima che suo nonno la
raggiungesse e la stritolasse in un abbraccio affettuoso.
-Nonno,
ma che ci fai qui?- domandò sorpresa almeno quanto prima.
Andrew
Morris sorrise bonariamente accarezzando il volto della nipote –Abbiamo pensato
di fare una visita per risvegliare Henry dalla quotidianità! Ma non mi
aspettavo di trovarti qui! Novità, tesoro mio?-
Kyla
sorrise imbarazzata alle coccole del nonno –Beh, una novità ci sarebbe, in
effetti…- disse.
-Sarebbe
a dire?- domandò cordialmente Ingeborg con il suo strano inglese dall’accento
tedesco.
-Io
sto per sposarmi.-
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Capitolo 10 *** capitolo 10 ***
CAPITOLO
10
-Cosa? Cielo, ma è splendido bambina mia!-
Inge abbracciò la nipote –E’ meraviglioso! Hai sentito
caro?-
-E’ stupendo!- confermò nonno Andrew
annuendo con soddisfazione -sono fiero di te- in quel preciso momento Ville uscì
sui gradini del castello chiamando Kyla.
-Ti ho fatto tenere la colazione- disse
raggiungendola mentre lei si liberava dall’abbraccio della nonna tedesca e
sorrideva.
-Grazie, hai fatto bene- gli tese una mano
che lui afferrò -Ville, ti presento i miei nonni paterni, Inge e Andrew- poi
rivolse lo sguardo ai nonni e aggiunse -lui è Ville Hermanni Valo, il mio
fidanz… il mio futuro marito- si corresse all’ultimo. Ville si morse un labbro,
pronto a ricevere la solita fiumana di critiche pesanti al modo di vestire, alla
nazionalità, al modo di comportarsi, al cappello che teneva in testa, al colore
degli abiti…si chiese come Kyla potesse essere tanto tranquilla.
-Molto felice di conoscerti- disse Andrew
tendendo una mano -oh, così tu sei il giovanotto che sposerà la mia
Kyla?-
-Ehm, si signore-
-Signore? Dio del cielo! Andrew! Andrew e
basta!- esclamò l’anziano Lord -e lei è mia moglie, Ingeborg, viene dalla
Germania-
-Piacere di conoscerla, signora- disse Ville
-Kyla mi ha parlato di lei-
-Spero in bene!- disse la donna, Ville annuì
-oh, bene bene, mi piaci ragazzo- diede una gomitatina a Kyla e aggiunse -te lo
sei scelto proprio bello, brava! Le donne della nostra famiglia hanno sempre
avuto un buon gusto in fatto di uomini!- tornò a guardare il darkman che si
stava rilassando visibilmente -e cosa fai nella vita?-
-Ville è leader di una delle band più famose
al mondo, gli HIM- disse Kyla, Inge ed Andrew si scambiarono
un’occhiata.
-Questo comporterà dei mesi lontani da casa-
osservò l’uomo.
-Purtroppo si- ammise Ville -ma amo il mio
lavoro e sapere che ci sarà Kyla ad aspettarmi, renderà le cose molto più
semplici, anche se spero che qualche volta venga via con
me-
-Si, bene! Proprio la risposta che volevo!-
sorrise Inge -sono molto lieta di poterti conoscere Ville, mi raccomando…ti
affido la mia Kyla, trattala bene e coprila d’oro!-
-Nonna!- esclamò la ragazza -sai che non amo
i gioielli!-
-Ma cara, l’anello di fidanzamento che hai
al dito è di ottima fattura!-
-Infatti l’ha scelto Ville…- ammise la
ragazza stringendo forte la mano al fidanzato, Inge ed il marito si scambiarono
un’altra occhiata, stavolta compiaciuta.
-Vogliamo entrare? Sto morendo di fame e ho
bisogno di togliere le scarpe e stendere le gambe, non sono più tanto giovane!-
commentò Andrew facendo strada alla moglie, poi a Kyla e
Ville.
-Hai visto?- bisbigliò la ragazza -i miei
nonni paterni saranno i tuoi più validi sostenitori, non hai più di che
preoccuparti…anche perché nonna Inge non è affatto nobile di nascita, il nonno
l’ha conosciuta in guerra e se l’è portata a casa dopo due
settimane!-
-Mi domando allora come sia venuto fuori tuo
padre- Kyla fece spallucce, ammettendo che spesso se lo chiedeva anche
lei.
Tornarono nel salotto dove era servita la
colazione, Inge chiese subito di aggiungere altri due posti, mentre Andrew
salutava prima il figlio e poi Jane Emily.
-Cielo Jane, sei così sciupata!- commentò
l’anziano Lord -dovresti fare qualche attività all’aperto! E anche tu Henry!
Sempre chiuso qui a fare la muffa!- intanto Inge, Kyla e Ville sedettero di
fronte, un po’ distanti dai genitori della ragazza.
-Immagino comunque che la splendida notizia
vi faccia felici- disse Inge versandosi del caffé nero non zuccherato -spero-
aggiunse lanciando un’occhiataccia alla nuora. Lady Jane Emily ed il marito si
guardarono poi guardarono la donna.
-Non gliel’ho detto, nonna- disse Kyla,
andandoci giù piatta -a loro Ville non piace, è il mio fidanzato e continuano a
riferirsi a lui come un amico, non
sapevo nemmeno come fare a dirglielo…non senza scatenare una guerra è
ovvio-
-Dirci cosa, tesoro?- disse Lord
Henry.
-Ho chiesto a Kyla di sposarmi- s’intromise
Ville, scambiò uno sguardo con la ragazza -e lei ha accettato, quindi siamo
ufficialmente fidanzati-
Per diversi minuti nel salotto regnò il
silenzio più assoluto. Kyla stringeva forte le mani di Ville e fissava sua
nonna, in cerca d’aiuto mentre sua madre e suo padre assumevano espressioni
assolutamente scioccate con occhi e bocca poco elegantemente
spalancate.
-Visto…- mormorò la
ragazza.
-Basta fare i beccamorti!- saltò su Andrew
-Dio del cielo, è una notizia splendida!-
-Se permetti papà, siamo scioccati- disse
Lord Henry.
-Non capisco per quale motivo- disse Inge,
sollevando un sopracciglio e regalando a figlio e nuora uno sguardo che avrebbe
raggelato un pinguino al polo nord -Kyla e Ville si amano-
-L’amore non è abbastanza!- sentenziò Lady
Jane Emily -non ci è nemmeno stato chiesto il permesso!-
-Non ho la minima intenzione di chiedere il
permesso per sposare la donna che amo- disse Ville -e se non vi sta bene,
pazienza- si voltò verso Andrew -Andrew, visto che il padre di Kyla non approva,
forse lei potrebbe accompagnarla all’altare al posto suo- quest’ultimo
annuì.
-Certamente- Kyla si afflosciò tristemente
sul divano, sentendo un gran mal di testa avanzare velocemente. Era contenta che
almeno i nonni fossero dalla sua parte, l’avrebbero aiutata a tenere a bada i
propri genitori…ma non era felice, per niente.
-Andrà tutto bene- sussurrò Ville,
accarezzandole un braccio.
-I tuoi hanno fatto i salti di gioia al
telefono…normalmente dovrebbe essere così-
-Non fare quella faccia, bambina mia- disse
Inge con un largo sorriso -sistemeremo tutto, vedrai-
-Lo spero-
quanto mi piacciono ville e
kyla! XD lo so che sono di parte, ma non sono meravigliosi? quasi quanto mia e
migé... ma quei due sono inimitabili [ah, vorrei informare che ho scoperto che
in finlandia esiste una mia paanaanen: è un'amica di una mia compagna di classe!
^^] keep on enjoying us! musicaddict
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
11
CAPITOLO
11
Ville stava fumando distrattamente una sigaretta
alla finestra della cucina dell’appartamento di Migé. Guardava le macchine che
passavano frettolose, la cenere cadeva morbidamente sull’asfalto sottostante,
rompendo il cilindro grigio che si era venuto a formare sul bastoncino di carta
e tabacco. La sua espressione era particolarmente concentrata, pensierosa,
preoccupata, tanto che il bassista si sporse da sopra la sua spalla per
attirare la sua attenzione.
-Ville, va tutto bene?- domandò con apprensione
–Sono passati ben venti minuti dall’ultima volta che hai aperto bocca e sono
mesi che non ti vedo fumare così tante sigarette di fila. Questo significa che
sei teso e preoccupato per qualcosa. Ora, la domanda è: cosa?-
Ville gettò dal balcone il mozzicone della
sigaretta e continuò a fissare il cielo terso della città. –Kyla non è tornata
con una carica positiva dalla visita a casa dei suoi. Loro non sono per niente
felici del nostro fidanzamento, figurati quanto accoglieranno positivamente il
nostro matrimonio! E Kyla è profondamente depressa per questa ragione…- disse.
Migé si accese a sua volta una sigaretta,
offrendone un’altra al cantante, che ovviamente non rifiutò. –Capisco che per
Kyla non sia facile, ma alla fine lei ha detto che ti vuole sposare lo stesso,
no? Allora infischiatene! Devi vivere con lei, non coi suoi genitori!-
-La fai troppo semplice, Migé.- replicò Ville con
uno sguardo triste negli occhi –Kyla ci tiene moltissimo al parere positivo dei
suoi genitori in questo campo. Sono stati divisi per così tanto tempo, sperava
che questa fosse la volta buona che potessero riavvicinarsi, ma così non è
stato. Non che si aspettasse che mi accogliessero a braccia aperte, ma che
almeno non mi guardassero in cagnesco e non mi insultassero a ogni buona
occasione, questo sì. Mi dispiace moltissimo per lei, io ci ho anche provato,
ma non ho resistito a lungo.-
Migé ridacchiò appena –Conoscendoti abbastanza,
posso scommettere che li hai mandati tutti a cagare dopo un paio di giorni!-
Ville sorrise a sua volta abbassando lo sguardo sui
fiori del davanzale di Migé [ricordiamoci che era un
giardiniere! ^__^] –Non li ho proprio mandati a cagare, ma non ho
resistito molto più di due giorni…- confermò.
-E’ un altro mondo, ti capisco. Io ho la fortuna
che la famiglia di Mia sia una qualsiasi famiglia londinese! Se solo riuscissi
a capire quello che dice suo padre quando parla…- disse il bassista gettando
via la sua sigaretta.
Ville rise di gusto al commento dell’amico –E’ così
incomprensibile?- domandò.
-Peggio di Bam quando è ubriaco.- confermò Migé
–Non capivo niente! La madre di Mia doveva tradurmi tutto! Pover’uomo, c’è
rimasto male quando si è accorto che non capivo nulla di quello che mi diceva.
Però mi sono rifatto con gli scacchi.-
-Almeno tu non hai problemi di convivenza con la
famiglia della tua fidanzata… Nemmeno con la famiglia della mia, a quanto pare,
visto che vi lasciano il castello per fare la cerimonia e la festa! Kyla c’è
rimasta malissimo quando sua madre le ha rifiutato la stessa cortesia per il
nostro matrimonio, è scoppiata a piangere e non ha smesso finché sua nonna non
è andata a consolarla. Nemmeno io sono riuscito a tirarla su di morale.-
replicò Ville rientrando in casa. Era proprio schifato dalle due settimane che
aveva trascorso a casa Morris, l’idea di doverci ritornare a breve per il
matrimonio di Migé e Mia non lo elettrizzava per niente, ma almeno ci sarebbero
stati loro due e gli altri HIM a distrarlo dalle cattiverie e dalle ingiurie di
Lady Jane Emily.
-Mi dispiace moltissimo per Kyla, è una ragazza
così gentile, non si merita di essere trattata così dai suoi genitori.-
commentò Migé sprofondando sul divano e guardando Ville con un’espressione di
sostegno.
-Lo so, ma purtroppo le sono capitati Lord Henry e
Lady Jane Emily come genitori! Se solo fossero due come i suoi nonni, allora
sarebbe tutto un altro discorso… Pensa che suo nonno mi ha perfino detto che
lascerebbe a me tutta la sua fortuna piuttosto che sprecare il suo denaro
affidandolo a suo figlio! Quel vecchio è fuori di testa, però è simpatico, se
non altro vuole molto bene a sua nipote.- disse il darkman.
Migé osservò rapito il calendario che stava appeso
dietro il divano su cui era seduto Ville. Mancavano due settimane e mezza al
suo matrimonio, la cosa lo eccitava parecchio: sarebbe stato marito e papà in
poco tempo. Era più di quanto potesse desiderare. Tuttavia gli dispiaceva per
Ville e Kyla, non era giusto che i genitori della ragazza si infilassero in
mezzo a loro due, come non era giusto che impedissero alla figlia di realizzare
un matrimonio come quello che desiderava solo per i loro capricci da inglesi
snob.
-Quando saremo là cercheremo di rimediare a tutto,
ok? Mi impegno personalmente a convincere i Morris a farvi sposare al castello!
Dopo quello che Kyla ha fatto per organizzarci il miglior matrimonio che
potessimo desiderare, soprattutto dopo quello che ha dovuto sopportare, mi
sembra il minimo.- disse mettendosi una mano sul cuore e alzandosi in piedi con
aria ufficiale. Ville si nascose il viso nel palmo della mano sinistra, ridendo
in maniera disperata.
-Tu non hai idea di quello che sono i genitori di
Kyla, Migé, non li hai nemmeno mai visti.- gli disse rialzando lo sguardo –Non
sono un tipo che si dà per vinto, lo sai, a volte sono così testardo che mi
rompo i coglioni da solo, ma non sono riuscito a far cambiare idea ai genitori
di Kyla. Non credo sia possibile farli ragionare al di fuori del loro castello
antico e delle loro tradizioni da baroni inglesi.-
-Tu sei Il
Nemico, Ville, è normale che non ti diano ascolto. Fa tentare me e Mia,
magari riusciamo a fare qualcosa, forse non molto, ma qualcosa di sicuro
succederà.- lo tranquillizzò Migé.
-Sei un amico, Migé.- gli sorrise sconfortato
Ville. Migé si aprì in un sorriso di quelli che riservava ai momenti come
quelli, in cui Ville era decisamente col morale a terra. –Adesso, però, devo
andare. Mia madre ha detto che deve farmi vedere delle cose che potrebbero
tornarmi utili per il matrimonio… Dio solo sa cosa è andata a pescare!- disse
il darkman alzandosi e avviandosi verso la porta, seguito dal bassista.
-Di sicuro qualche cosa di bizzarro. Meglio, volevi
forse un matrimonio tranquillo e banale?-
Ville sbuffò alzando gli occhi al cielo –Già, come
se il mio matrimonio si fosse rivelato essere una passeggiata! Ci mancherebbe
solo che mia madre tirasse fuori qualcosa di particolarmente strano, così i
genitori di Kyla si convincono per bene a lasciarla diventare la moglie di
Ville Valo!-
Migé sembrò rifletterci un po’ su –Non pensarci
troppo, Ville, altrimenti ti ci rovini il fegato. Mancano ancora parecchi
giorni, pensa ad altro se ti è possibile.-
-Cercherò, se non altro non sono più là!- disse
Ville aprendo la porta –Ci si vede, Migé!- e detto questo uscì definitivamente.
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Capitolo 12 *** capitolo 12 ***
CAPITOLO 12
Kyla scostò la tendina dalla finestra e
sollevò una mano in cenno di saluto, poi ripose la tendina e si voltò verso Mia
che si stava sistemando la giacca. Era incinta di soli tre mesi ma già si
intravedeva qualcosa, il seno era aumentato lievemente e anche il ventre era
decisamente più arrotondato, Migé sosteneva che diventasse più bella ogni giorno
che passava, ma la biondina non era dello stesso avviso, anzi…secondo lei, Migé
stava seriamente perdendo la vista!
-Mia nonna è arrivata- annunciò Kyla
infilandosi le scarpe -dai che oggi è il tuo gran giorno! Sceglieremo un abito
stupendo-
-Sarò orribile ed enorme- mugolò la ragazza,
prendendo sottobraccio l’amica -ma sono contenta che sia tua nonna ad
accompagnarci per negozi oggi-
-Sarai bellissima- la rimbeccò Kyla -su
andiamo- presero le borse e uscirono di casa. Ingeborg salutò ancora le ragazze
dal taxi nero e l’autista aprì la portiera.
-Salve ragazze, che gioia vedervi! Mia cara,
come stai?-
-Buongiorno Inge, sto bene grazie- disse la
biondina sedendo accanto alla nonna di Kyla –comincio piano piano a lievitare,
ma va bene-
-Ti trovo benissimo- sorrise la donna, poi
si voltò a dare l’indirizzo all’autista. Le due ragazze si sistemarono meglio
nel taxi e il mezzo partì –ho scelto personalmente il migliore negozio di tutta
Londra, troveremo un abito adatto ad entrambe-
-Io non ho nemmeno fissato la data, nonna-
rispose Kyla sconsolata -di questo passo io e Ville non ci sposeremo
mai-
-Lascia tua madre a me- disse Inge -e non
preoccuparti- la ragazza annuì, ma non poteva fare a meno di pensare ugualmente
alla terribile delusione che aveva ricevuto. Nella famiglia di Ville la notizia
del loro matrimonio aveva provocato una reazione di gioia incontrollata che
aveva quasi spaventato la ragazza, ma sia i genitori che il fratello del
cantante erano entusiasti di lei e del matrimonio…erano autenticamente
felici.
Sua madre e suo padre, no. Odiavano Ville,
non le avevano concesso l’uso del castello mentre a Mia l’avevano regalato e non
erano assolutamente felici che la loro unica figlia si sposasse. Kyla era
triste, non riusciva nemmeno ad esprimere a parole quanto fosse amareggiata e la
tristezza stava contagiando anche Ville, oltre che minando per l’ennesima volta
il loro rapporto.
Il leader degli Him era tornato ad Helsinki
da quasi una settimana e si erano a malapena parlati qualche volta al
telefono.
Questa è la volta buona che ci lasciamo sul
serio… pensò mentre
guardava il paesaggio urbano di Londra scorrere davanti ai suoi occhi così i miei saranno davvero contenti…
sospirò. Il taxi si fermò davanti ad immense e splendide vetrine con
meravigliosi abiti da sposa di ogni tipo, Mia emise un trillo di gioia e
abbracciò l’amica.
-E’ stupendo! Oddio, chissà quanto costa un
abito…-
-Ah, ma naturalmente il tuo vestito è un
regalo mio e di mio marito- intervenne Inge -mi sembra davvero il minimo, mia
cara. E lo stesso sarà per mia nipote-
-No- ribatté Kyla -mi spiace, ma non
accetto. Non posso- la nonna della ragazza annuì ma non appena Kyla si voltò,
scambiò un’occhiata complice con Mia.
Le tre donne entrarono nel negozio, Ingeborg
si diresse immediatamente da una delle commesse, mentre Mia stritolava il
braccio di Kyla guardandosi attorno.
-Buongiorno, signore- disse la commessa
tornando insieme alla nonna di Kyla -chi è la fortunata?-
-Veramente entrambe- disse Mia raggiante -ma
io mi sposo tra nove giorni esatti, quindi oggi devo assolutamente uscire da qui
con il vestito dei miei sogni!- le altre sorrisero.
-Molto bene- riprese la commessa -anzitutto,
vorrei sapere se hai già delle idee sul colore e sulla forma- Mia
annuì.
-Voglio un abito rosso scuro, niente velo in
testa e niente strascico lunghissimo-
-Direi che siamo già avanti, seguitemi-
portò le tre donne al piano superiore, dove aprì un intero armadio pieno di
abiti il cui colore andava dal rosa chiaro al rosso scuro, quasi viola
-naturalmente abbiamo anche un’ottima sartoria, puoi scegliere il modello e
apportare tutte le modifiche che ritieni necessarie- Mia annuì e si lanciò
immediatamente in fondo all’armadio, quasi tuffandosi tra gli abiti. Ne scelse
subito cinque e la commessa li tirò fuori, appendendoli con cura in modo che si
potessero esaminare con calma.
-Spero che di qui ad una settimana io non
lieviti ancora- borbottò la ragazza, scartandone uno che aveva un girovita
impassibilmente sottile, si voltò verso la commessa –sa, sono incinta e…sto
diventando enorme!- la ragazza scosse la testa sorridendo.
-Allora propongo uno di questi abiti- disse
indicandone tre, li voltò -come vedi, hanno il corpetto semi rigido ma che si
chiude sulla schiena con dei lacci, niente cerniera, in questo modo puoi
regolarlo come meglio credi- Mia annuì.
-Vado a dare un’occhiata in giro- disse Kyla
scendendo al piano inferiore, Mia mosse un passo, ma Ingeborg la fermò,
dicendole di lasciarla stare.
-Devi scegliere il tuo abito, Kyla ha solo
bisogno di starsene tranquilla- disse con il suo pesante accento tedesco -adesso
forza ragazza mia, prova questi abiti!-
Mentre di sopra Mia provava i vestiti, Kyla
si aggirava al piano inferiore, nemmeno lei voleva un abito bianco per il
proprio matrimonio.
E
chissà Ville come si concerebbe…sospirò ancora, non ne aveva mai neanche
discusso con lui. D’altra parte da uno che si vestiva solo di nero cosa poteva
aspettarsi? Certo, magari avrebbe messo qualcosa di elegante, ma pur sempre di
nero, mentre lei avrebbe voluto e sperato che almeno per quel giorno optasse per
un colore meno deprimente.
Con la testa tra le nuvole andò a sbattere
contro un manichino, lo afferrò giusto in tempo perché non cadesse e rimase
affascinata dall’abito che vi era indosso. Di un azzurro perlaceo con riflessi
viola, aveva il corpetto che lasciava scoperte le braccia ed era molto morbido,
tempestato di piccole perle azzurrine, la gonna scendeva stretta a fasciare le
gambe fino al ginocchio, punto dal quale si apriva sempre più, formando dolci
onde. Due piccoli spacchi partivano dal fondo e risalivano lungo la linea delle
ginocchia, dove si fermavano poco dopo averle superate, senza mostrare niente di
più. Era il più bel vestito che la ragazza avesse visto ed era dello stesso
colore dei suoi occhi.
Afferrò il cartellino per leggerne il prezzo
e quasi le vennero le lacrime agli occhi. Non si sarebbe mai potuta permettere
un simile abito.
-E’ molto bello, interamente cucito a mano-
disse la commessa di poco prima, sorridendole –la sua amica ha quasi finito,
vuole provare questo?-
-Oh, non me lo potrei mai permettere-
mormorò la ragazza -e poi sarei così scollata!-
-Si potrebbe far realizzare una mantellina
con lo stesso tessuto, la cui forma richiamerebbe la gonna. Sarebbe splendida e
poi, ha lo stesso colore dei suoi occhi, è l’abito perfetto- Kyla scosse la
testa, ma la donna stava già togliendo l’abito al manichino -lo provi- disse
mettendoglielo tra le mani. La ragazza annuì mite e si chiuse in camerino.
Mia e Ingeborg scesero dalle scale reggendo
l’abito che aveva scelto la biondina. Un abito rosso scuro dal corpetto semi
rigido liscio, senza ricami con una sottogonna bianca molto semplice bordata di
pizzo bianco e sopra una gonna più sottile rosso scuro, cucita alla sottogonna
in modo che il tessuto formasse delle balze e delle onde.
-Oddio sei bellissima- esclamò Mia quando
Kyla uscì dal camerino, il vestito era esattamente della sua misura -sei
splendida! A Ville cadrebbero gli occhi!- la ragazza
arrossì.
-Grazie, ma costa troppo…ah, hai scelto?-
Mia le mostrò il vestito, tutta felice -è molto bello, proprio da
te!-
-Grazie- Ingeborg lasciò chiacchierate le
due ragazze e prese la commessa in disparte, dandole una carta di
credito.
-Pago entrambi i vestiti, ma mia nipote,
quella mora…non deve sapere nulla. Sa se vuole qualche
modifica?-
-Una mantellina uguale alla gonna, sostiene
di avere una scollatura troppo ampia- sorrise la commessa –se ci dà un
indirizzo, consegneremo entrambi i vestiti entro cinque giorni a partire da
oggi- la donna annuì, soddisfatta.
-Bene, apportate la modifica per mia nipote
e mandate tutto a questo indirizzo- diede l’indirizzo della tenuta nel Kent dei
genitori di Kyla –all’attenzione di Lady Ingeborg, li ritirerò personalmente- la
commessa allargò appena gli occhi nel sentire il “Lady” –su ragazza, sbrigati e
ricorda che mia nipote non deve sapere nulla, quindi ora riponi il vestito e
occupatene quando saremo andate via- la ragazza annuì e scomparve con la carta
tra le mani.
Tornò meno di cinque minuti
dopo.
-Signorina Mia, le recapiteremo il vestito
tra cinque giorni, grazie a tutte per essere venute- prese il vestito di Kyla
che nel frattempo si era cambiata e lo rimise addosso al
manichino.
-Ho il vestito dei miei sogni!- disse Mia
-sono così felice! Inge, non doveva pagarlo lei!-
-Sciocchezze!- esclamò la donna -io ora
torno nel Kent, ci sono ancora delle cose da decidere per il rinfresco
pomeridiano, ma provvederò personalmente- Mia annuì tutta contenta, poi decise
di telefonare a Migé per avvisarlo che aveva preso il vestito e di sceglierne
uno adeguato. Inge guardò sua nipote che sembrava volersi fare piccola piccola,
seduta nell’angolo del sedile posteriore del taxi, dentro di sé sorrise, era
certa che presto l’avrebbe vista sorridere di nuovo…Andrew si era fatto venire
in mente un’idea insieme bizzarra e meravigliosa per far sposare la nipote con
Valo…e dovevano assolutamente farcela. Che i suoi genitori approvassero o
meno.
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Capitolo 13 *** capitolo 13 ***
CAPITOLO
13
Ville stava cercando in
tutti i modi di non legare sua madre a una sedia. Era in quella casa da appena
mezzora e Anita aveva già rovesciato sul pavimento del salotto qualcosa come
dieci tonnellate di vestiti o accessori adatti al matrimonio. Lui aveva cercato
invano di bloccarla, di farla calmare, se non altro per riferirle quello che era
venuto fuori dopo le due settimane dai baroni Morris, nella loro tenuta nel
Kent.
-Mamma…-
-E poi credo che per Kyla
questi orecchini sarebbero bellissimi! Sai, bisogna trovare qualcosa di vecchio,
qualcosa di prestato e qualcosa di azzurro, come portafortuna. Qui potrei
trovare qualcosa da darle… Ci sono anche delle cose che potrebbero andare bene
per le damigelle o, perché no, anche per te!- Anita non sembrava accorgersi dei
tentativi di Ville di interagire con lei.
-Mamma…- tentò di nuovo il
cantante, ma anche questa volta il flusso di coscienza libero della madre gli
impedì di proferire una frase di senso compiuto.
-Dovresti vestirti
diversamente dal solito per il tuo matrimonio.- disse lei –Sei sempre vestito di
scuro, non sarebbe male che per una volta ti concedessi un completo bianco.
Staresti benissimo: una camicia nera e un completo bianco sopra! Il bianco ti ha
sempre donato, quando eri piccolo avevi tantissime cose
bianche!-
A questo punto Ville decise
di interrompere il monologo senza troppa delicatezza –Mamma, per favore, taci un
attimo che è una vita che cerco di dirti una cosa!- sbottò rifilando ad Anita
uno sguardo truce. Un po’ per il tono, un po’ per lo sguardo, la donna tacque e
si mise placidamente all’ascolto del suo primogenito. –Finalmente!- commentò
Ville –Prima che tu faccia troppi progetti, ti dico subito che non si è ancora
sicuri che ci sarà un matrimonio… almeno non il mio.-
Anita guardò Ville come se
fosse stato un essere piccolo e simile a una tartaruga che indicava il cielo
dicendo “ET telefono casa” –Cosa dici, Ville? Come sarebbe a dire che non si è
sicuri che ci sarà il tuo matrimonio?- domandò basita.
Ville nascose il volto tra
le mani cercando di recuperare il controllo dei suoi nervi –Ho passato le ultime
due settimane dai genitori di Kyla e loro non sembrano essere particolarmente
entusiasti all’idea che la loro unicogenita sposi un uomo del mio genere… e
della mia estrazione sociale.- disse. Un ridere nervoso giunse alle orecchie
della madre, la quale si mise ancora più attentamente in ascolto –Kyla è
praticamente depressa a causa di questa storia: dalla nostra parte abbiamo
addirittura i suoi nonni, ma non i suoi genitori. In più è qualche giorno che
non la chiamo.-
-Questo non è
giustificabile, Ville.- lo rimproverò Anita –Sta passando un momento difficile,
dovresti farle capire che se non altro può contare su di te e sulla tua
presenza. Vivete in due Paesi diversi, se non vi telefonate come pensate di
sentirvi?-
Ville riemerse da dietro le
sue mani afflosciandosi sul divano e guardando un punto fisso ai suoi piedi –Ho
paura di chiamarla.- disse –E se mi dicesse che ci ha ripensato? Se per caso si
fosse resa conto che non valgo la pena di mettersi contro i suoi genitori? Ogni
tanto lo vedo passare nei suoi occhi… E’ come se per qualche istante pensasse di
mandare all’aria tutto quanto, me e i Morris, e di allontanarsi definitivamente
da questa vita.-
-Oh, tesoro!- Anita si alzò
dalla sua sedia e andò a raggiungere il figlio sul divano passandogli
affettuosamente una mano sul braccio –Se Kyla non volesse sposarti non
sopporterebbe il rifiuto dei suoi genitori. Il fatto che ogni tanto si senta
spaventata non vuol dire che non ti ami o che voglia mollare te e tutto il
resto, è una cosa del tutto comprensibile visto quello che mi hai detto. La sua
famiglia è nobile, la nostra no, ma questo non significa niente: voi vi siete
incontrati e dopo un po’ di tempo vi siete innamorati. Se tu le hai chiesto di
sposarti vuol dire che a lei ci tieni moltissimo, quindi perché non lo dimostri
chiamandola? Se ti lascia vuol dire che non era la ragazza giusta oppure che non
siete fatti per stare insieme, almeno non adesso.- gli disse con voce
comprensiva.
Ville le lanciò un’occhiata
inquisitoria -Sono quattro giorni
che non la chiamo, che le dico? Già sarò fortunato se non mi chiuderà il
telefono in faccia.-
Sua madre fece un sorriso e
gli occhi dello stesso verde intenso del cantante luccicarono di affetto –Non lo
farà. Se tu le chiedi scusa non lo farà. Devi chiamarla subito, però, altrimenti
diventa troppo tardi.- disse afferrando il cordless –Tieni, chiamala pure da
qui. Io me ne vado di là in modo da lasciarti tutta la privacy
possibile.-
Ville afferrò la cornetta
che gli veniva porta con un’espressione afflitta. Ok, alla fine se non la chiami rischi di
peggiorare le cose. Se non ti molla per i suoi ti molla per il tuo comportamento
da vigliacco! Con una lentezza impressionante compose il numero di casa di
Mia sperando di trovare Kyla a casa.
Al quinto squillo a vuoto
il suo stomaco si era dissolto nell’aria, ma qualcuno rispose prima che
scattasse la segreteria telefonica. –Pronto?-
Ville si concesse la
libertà di respirare –Ciao, Mia, sono Ville. Ti prego, dimmi che Kyla è a
casa.-
-Oh, Ville, ciao! Siamo appena tornate a
casa, te la passo subito!- rispose Mia col suo solito tono di voce trillante
prima di andare a recuperare la sua coinquilina. Dei rumori nei pressi della
cornetta gli fecero capire che Kyla aveva appena afferrato il telefono –Ciao, Ville.-
-Ti prego, scusami, sono
imperdonabile.- si affrettò a dire –Come stai?-
Un sospiro. –Credevo non chiamassi più.- disse Kyla
–Tiro avanti. Oggi ho accompagnato Mia a
scegliere l’abito da sposa, ne ha trovato uno bellissimo, dovresti vedere com’è
felice. Migé rimarrà a bocca aperta quando la vedrà.-
Ville sorrise appena –Credo
che Migé sarebbe rimasto a bocca aperta anche se Mia si fosse presentata in
camicia da notte e babbucce.- scherzò –E tu? Hai trovato
niente?-
Kyla tentennò appena. Non
voleva dire a Ville che aveva lasciato una parte del suo cuore su quel vestito
che aveva provato all’atelier, Ville avrebbe messo personalmente i soldi per
farglielo avere e lei non voleva che lui spendesse tutti quei soldi per lei. –Niente di particolare. Devo ancora chiarirmi
bene in testa che tipo di vestito mi piacerebbe
indossare.-
-Avevo il terrore che
avessi cambiato idea. Sentirti dire che stai cercando il vestito mi
tranquillizza parecchio.- disse Ville sorridendo a se stesso –Sei sicura di non
aver trovato proprio niente, comunque? Non è che mi stai tenendo semplicemente
nascosto il vestito, vero? La trovo un’usanza un po’
ridicola…-
-No, davvero. Io… non ho trovato niente.-
mentì Kyla mordendosi il labbro inferiore. Detestava mentire a Ville, ma quella
bugia l’aiutava ad autoconvincersi che la sua rinuncia in realtà non era poi
così pesante.
Ville rimase un attimo in
silenzio. C’era qualcosa nel tono della sua fidanzata che non lo convinceva
pienamente, ma decise di lasciar stare: se Kyla gli diceva così probabilmente
aveva le sue ragioni che era meglio non indagare. –Cos’hai fatto in questi
giorni, oltre ad accompagnare Mia a scegliere il vestito?-
-Non molto, a essere sinceri. Ho passato il
tempo a pensare alle ultime due settimane.- rispose lei –Mia nonna dice che dovrei infischiarmene di
quello che dicono i miei, che alla fine conta soltanto quello che voglio io, ma
mi dispiace così tanto non vedere un consenso da parte
loro!-
-Lo so e mi sento in colpa
per questo. In fondo loro vogliono che tu abbia il meglio che c’è sulla piazza
come marito e io… beh, io non sono esattamente nella Top10 dei possibili mariti
perfetti.- commentò Ville –Se tu non vuoi andare contro i tuoi genitori io… lo
posso capire.-
Kyla rimase per un attimo
in silenzio –Ville, non mi starai
lasciando spero…-
Gli occhi del darkman si
allargarono improvvisamente –No! Non potrei mai! Dopo tutto quello che ho patito
pensi che potrei permettermi di lasciarti? Proprio adesso che ti ho quasi
sposata?- obiettò –Ho solo detto che se tu vuoi prenderti una pausa, pensarci
su, mollarmi o uccidermi sei libera di farlo.-
Dall’altra parte del cavo,
Ville poteva percepire Kyla sorridere –Non voglio pensarci, ci ho già pensato
troppe volte. Io voglio sposarti e non mi interessa se devo cambiare nome per
farlo! Per un momento ho avuto paura che tu mi volessi lasciare per come i miei
ti hanno fatto patire per queste due settimane.-
-No. Io ti amo, Kyla, e non
potrei mai lasciarti solo perché tua madre si arrabbia se metto il cappello in
casa o perché davanti al mio cognome non c’è il titolo di Lord.- rispose
Ville.
-Anche io ti amo, Ville.- rispose Kyla.
Improvvisamente sentì Mia chiamarla da lontano –Oh, mi dispiace. Devo lasciarti… fra pochi
minuti devo essere a lavoro.-
-Non importa, vai se devi
andare. A me basta sapere che non ci hai ripensato.- disse il darkman con un
sorriso dolce sulle labbra.
-No, non ci ho ripensato. Fra qualche
settimana ne parleremo meglio.- obiettò Kyla –Ciao, Ville. Ti
amo.-
-Anche io ti amo.- la
salutò Ville prima di sentire il telefono venire riattaccato dall’altra parte.
Anita tornò improvvisamente nella stanza e lo guardò con un sorriso materno, di
quelli che dicono tante cose senza bisogno di parlare. –Grazie, mamma.- disse
lui, poi guardando le cose sparse sul pavimento –Cosa mi stavi mostrando
prima?-
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Capitolo 14 *** capitolo 14 ***
CAPITOLO
14
Kyla sospirò per l’ennesima volta, era
arrivata nel Kent da due ore e voleva già scappare. Se non fosse stato per i
suoi nonni e per Mia, non ci sarebbe mai tornata. I suoi genitori avevano preso
la sua amica e l’avevano non solo coperta di complimenti per il matrimonio, per
la festa che sarebbe arrivata e per la gioia di essere incinta… ma avevano
completamente ignorato lei. La moretta non era mai stata tanto triste, stavolta
Lady Jane Emily e Lord Henry l’avevano delusa moltissimo.
-Non fare quella faccia, tesoro- disse Inge
osservandola sistemare la camera da letto che avrebbero usato Mia e Migé -andrà
tutto bene-
-Come no-
-Ville arriverà stasera e oggi pomeriggio il
castello sarà pieno degli invitati per la festa di fidanzamento, i tuoi genitori
avranno altro per la testa, saranno troppo occupati a vantarsi del luogo dove
dimorano per accanirsi contro voi due- Kyla annuì stancamente, sua nonna aveva
ragione, ma sua madre era così perfida e detestava Ville così tanto che era
certa avrebbe trovato il modo di rovinarle quella
giornata.
La ragazza terminò di sistemare la stanza
poi scese con sua nonna per dare alle cameriere le direttive per l’indomani,
voleva che ogni cosa fosse perfetta per la sua migliore
amica.
Stavano giusto ultimando la disposizione dei
posti a tavola che Mia entrò correndo nell’enorme salone, con un sorriso che
andava da un orecchio all’altro.
-Sono qui!- trillò saltellando -Migé e i
suoi genitori! Oddio, che bello! Che bello!-
-Mia, calmati, sei incinta- la rimproverò
dolcemente Kyla, lasciò un foglio e la prese sottobraccio –andiamo a riceverli
come si deve, ok?- Mia annuì sempre sorridendo.
I genitori di Migé ed il bassista stavano
giusto scaricando le valigie, Mia non appena vide Migé lasciò il braccio
dell’amica e corse incontro all’uomo, saltandogli in braccio e stampandogli un
bacio.
-Mi sei mancato tanto! Ti amo tantissimo!-
trillò la biondina scoccandogli un altro bacio, Migé rise.
-Anche tu, ma devi smetterla di saltellare
dovunque! Altrimenti la nostra bimba si agita!-
-Guarda che non sappiamo ancora di che sesso
è-
-Sarà una femmina e sarà bella come sua
madre- stabilì Migé, dietro di lui i genitori scossero la testa, si era fissato
che sarebbe nata una bambina identica a Mia e guai se qualcuno provava a dire
un’altra cosa -Ciao Kyla, sono felice di rivederti… Come va?- aggiunse salutando
la moretta, lei annuì. Avrebbe voluto rispondere alla domanda, ma i suoi
genitori comparvero alle sue spalle per andare a ricevere i nuovi
ospiti.
-Santo Cielo, Henry ma l’hai visto? Quello
sarebbe il fidanzato di Mia? Quel…-
-Lascia perdere cara. Va bene per Mia, non
certo per nostra figlia, Kyla merita molto di più. Credo sia ora di farle
conoscere qualche giovanotto a modo, così si leva dalla testa quell’idea di
sposarsi con lo svedese- l’intero scambio era stato appena sussurrato dai
Morris, ma Kyla aveva udito ogni singola parola e oltre alle lacrime, sentiva
avanzare un moto di rabbia fortissimo. Rimase zitta e ferma, simulando un
sorriso forzato mente guardava i genitori fingere di essere lieti dei nuovi
arrivi, poi aiutò Migé e famiglia a sistemarsi e lasciò da soli i due
fidanzatini, già in preda alle coccole.
Fortuna che Ville viene con la sua famiglia,
almeno loro sono felici per noi a lei, la famiglia del darkman piaceva
molto, era gente con la quale aveva un buon rapporto, Anita poi dopo averla
conosciuta aveva messo una mano sulla spalla di suo figlio annuendo e dicendo
che finalmente si era trovato una ragazza eccezionale e ammonendolo di non
lasciarsela scappare. Tanto ci penseranno
i miei a far scappare lui concluse amaramente, mentre andava a ricevere
nuovi ospiti.
Per tutto il pomeriggio e parte della sera,
Kyla non fece altro che ricevere gente su gente, indirizzarla alle camere e
spiegare come girare nel castello. Arrivarono tutti gli altri HIM, con mogli e
fidanzate al seguito, amici di Mia, i genitori della ragazza verso l’ora di
cena… alle nove e mezza, però, di Ville non c’era ancora traccia, eppure le
aveva detto che sarebbe arrivato per le otto.
Aveva provato a chiamare sul cellulare, ma
dava sempre non raggiungibile.
-Qualcosa non va, tesoro?- Lady Jane Emily
raggiunse la figlia nel portico –La temperatura si sta abbassando, non dovresti
stare qui al freddo-
-Sto aspettando Ville- replicò la ragazza.
Sua madre l’aveva fatta correre tutto il giorno di qua e di là… Kyla era certa
che l’avesse fatto di proposito -Tu rientra pure, io
rimango-
-Ma tesoro, prenderai freddo!- Kyla alzò gli
occhi al cielo, sorpassò la donna e andò ad aspettare Ville direttamente seduta
sui gradini della porta d’ingresso. Non aveva affatto voglia di litigare con sua
madre e farsi andare l’ottima cena di traverso.
Si era proprio divertita con tutta quella
gente, era un sacco di tempo che non c’era una cena così divertente al castello,
erano state due ore molto belle… nonostante i commenti di suo padre sulla
mancanza di un certo “becchino mal vestito”.
Kyla stese le gambe e sbadigliò, in quel
momento due fari comparvero in fondo al viale, una macchina si stava dirigendo
con calma nella proprietà. La ragazza scattò in piedi e chiamò qualche
maggiordomo, la stanza sua e di
Ville era a posto così come quella per il fratello di lui e quella per i
genitori, non doveva far altro che accoglierli, salutarli e finalmente
riabbracciare il suo ragazzo.
La macchina si fermò ed i maggiordomi
andarono immediatamente ad aprire le portiere, da dove scesero Ville e la sua
famiglia.
-Dei nuovi ospiti!- Kyla gelò all’istante,
ammutolendo: suo padre e sua madre erano usciti -Benvenuti, siamo lieti di
avervi qui… abbiamo appena terminato di cenare, ma se avete fame ovviamente
siamo a vostra disposizione- senza aspettare risposta la madre di Kyla mandò a
chiamare due cameriere e ordinò loro di portare i nuovi ospiti nella sala da
pranzo, dove “avrebbero fatto una conoscenza più
approfondita”.
-Ah, Kyla tesoro-
-Papà…-
-Cerca William, stasera fa piuttosto fresco
e vorrei accendere i camini nella sala azzurra, siamo così tanti! Su ragazza
mia! Che fai impalata li?- lei annuì lentamente e si voltò, dirigendosi alla
ricerca di William uno dei tanti membri del personale che lavoravano
lì.
Solo verso mezzanotte Kyla riuscì finalmente
a rientrare in camera sua, dopo William era stata mandata ad assicurarsi
personalmente che tutti avessero gradito le sistemazioni, poi sua nonna le aveva
chiesto di aiutarla nel convincere suo nonno ad andare a letto ad un’ora decente
visto che non era più un ragazzino… quando aprì la porta della propria camera,
non vide nemmeno Ville che fumava in balcone. Non vide niente e si gettò sul
letto a braccia spalancate.
-Kyla!- Ville gettò la sigaretta e corse
dentro -Finalmente ti vedo- lei si sollevò un po’ sui gomiti
-Cos’hai?-
-E’ stata una giornata
orribile-
-Non me lo dire, abbiamo dovuto far scalo
per un guasto e siamo ripartiti con ore di ritardo- lui si chinò a baciarla
sulla fronte -Sono contento di vederti, mi sei mancata da
morire-
-Anche tu- Kyla riuscì a fare un sorriso
sincero -ti va di andare a fare un giro? Solo io e te- Ville annuì, si vestirono
e uscirono nel silenzio, diretti nell’immenso parco antistante il castello, i
cui vialetti erano illuminati da piccoli lampioni.
Camminarono per un po’ in silenzio,
tenendosi per mano, finché Ville non scorse un gazebo di pietra, circolare,
sistemato in uno spiazzo e decise di fermarsi lì. Sedette, invitando Kyla a
mettersi sulle sue ginocchia, la quale si appoggiò totalmente a lui, esalando
l’ennesimo sospiro frustrato della giornata.
-Ho trovato il vestito per il matrimonio-
disse il darkman -ma devi ringraziare mia madre…-
-Lo farò, io invece non ho ancora trovato
nulla. Scusami… non sono dell’umore adatto-
-Ti sposo anche in jeans e maglietta! Anche
in pigiama!- esclamò Ville –Non importa, davvero-
-A me sì!- protestò Kyla –Non mi interessa
lo sfarzo, ma voglio che sia il nostro giorno, voglio potermelo
ricordare fin nei minimi dettagli e voglio che sia
perfetto-
-Guarda che è già perfetto- replicò Ville,
accarezzandole una guancia infreddolita –ci sei tu dall’altra parte e a
proposito… qualche giorno fa ho legalizzato Valo come cognome, quindi adesso
sono a tutti gli effetti Ville Hermanni Valo-
-Non lo sapevo!
Perché?-
-Non volevo che sposandomi portassi
Rakohammas come cognome, è orribile… inoltre Kyla Valo mi piace da morire- Kyla
arrossì ma sorrise al proprio ragazzo, lo abbracciò e lo
baciò.
-Ti amo e ti posso garantire che non mi
importa dei miei genitori, voglio sposarti e voglio vivere con
te-
-Sì, ma dove?- Kyla si fece
serissima.
-Ville… mi porteresti via? Ad Helsinki? Io
amo Londra, ma non voglio vivere accanto ai miei genitori, voglio essere
libera-
-Sarai lontana da Mia-
-Quando tu e Migé sarete in tour verrò qui e
staremo insieme, consolandoci a vicenda della vostra lontananza…- Ville sorrise,
stringendola forte.
-Certo che ti porto via. Sceglieremo casa e
ogni singolo mobile insieme- Kyla annuì, coprendo poi uno sbadiglio con la
mano.
-Sono stanchissima,
scusami-
-Sono stanco anche io, adesso andiamo a
dormire… ammetto che avrei preferito fare l’amore con te, mi sembra un secolo
dall’ultima volta…-
-Domani mattina non ho niente da fare- disse
la moretta arrossendo -e ho una doccia per due- aggiunse diventando ancora più
rossa, Ville le scoccò un bacio a stampo sulle labbra.
-Allora ti farò cominciare una giornata
migliore di questa, promesso-
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Capitolo 15 *** capitolo 15 ***
CAPITOLO 15
-Ville, ti prego, aiutami!-
gridò Burton afferrando le spalle del darkman e nascondendovisi dietro –Migé
vuole uccidermi -
Ville si accigliò appena
mentre sbuffava fuori dalle labbra il fumo –Cos’hai fatto per arrivare a
tanto?-
Burton sbirciò da sopra la
spalla dell’amico in cerca del bassista –Niente di particolare, ho solo
macchiato per errore la giacca del suo completo…-
-Diciamo che ci hai
rovesciato sopra un’intera tazza di caffè.- lo corresse Linde sbucando da dietro
una siepe.
-Non era una tazza intera,
ne avevo già bevuto un po’!- protestò Burton.
-Beh, ma una macchia
marrone su una stoffa chiara non mi sembra che passi così inosservata.- continuò
il chitarrista.
Ville continuava a far
cadere lo sguardo da Burton a Linde, mentre questi continuavano a battibeccare
sulla gravità dell’accaduto. Alla fine decise di intervenire –No, un momento,
fammi capire: hai rovesciato del caffè sulla giacca del completo del matrimonio
di Migé, e ora pretendi pure che io ti difenda?- Burton annuì –Ma che, sei
deficiente? Devo sposarmi anche io, e vorrei arrivarci vivo a quel
giorno!-
In quel momento arrivò
quasi galoppando un infuriato Migé che sventolava in aria una giacca di un
delicato color beige. Kyla gli correva dietro cercando in qualche modo di
calmarlo. –Dov’è quell’infame? Dov’è quel lurido pezzo di merda che mi ritrovo
come amico?- ringhiava il bassista –Vieni fuori, codardo!-
Burton tornò a nascondersi
dietro le spalle di Ville, tra le risate generali di quest’ultimo e di
Linde.
-Avanti, Migé, calmati!-
disse Kyla senza tuttavia riuscire a trattenere una risata –E’ solo una macchia,
se mi dai subito la giacca riesco a farla andare via in pochissimo
tempo!-
Migé si bloccò
improvvisamente di fronte ai suoi amici, Kyla che lo tirava per il braccio che
reggeva la giacca. –Prima stritolo Burton, poi ti do la giacca. Prima deve
pagare per quello che ha fatto…-
-Migé, sei esagerato!
Andiamo, è una cosa di poco conto!- lo rimproverò Ville cercando di liberarsi
del tastierista che lo usava come scudo –Se proprio non va via andremo a
prendere un altro completo a noleggio.-
-Forse non hai capito,
Ville Hermanni Valo, questa giacca è l’unica che mi entra!- sbottò Migé –Ho
girato un sacco di negozi per trovarla!-
Ville gli scoppiò
letteralmente a ridere in faccia.
Kyla cominciò a sorridere a
sua volta, continuando a trattenere il bassista per un braccio. –Migé, a meno
che non tu non voglia che Mia si accorga di quello che è successo e vada in
crisi da preparazione, calmati e dammi quella dannatissima
giacca.-
-Giusto, Migé, segui il
consiglio di Kyla, lei è una persona diplomatica.- si intromise Burton alla
fine, sbucando da dietro la spalla sinistra di Ville.
-Osi anche darmi dei
consigli, vile marrano?- ruggì Migé avvicinandosi minacciosamente al tastierista
che si nascose nuovamente dietro al darkman.
-Oh, da’ qua!- disse alla
fine Kyla, strappando di mano al bassista la giacca incriminata –Vai a metterti
qualcosa di decente, fra poco inizia il rinfresco per il tuo fidanzamento.- gli ordinò poi,
spingendolo verso il castello –Non vorrai farti trovare da Mia in jeans e felpa?
Sfigureresti, lei è veramente molto elegante oggi.-
Migé intenerì lo sguardo,
come avveniva sempre quando si parlava di Mia. –Ok, vado a cambiarmi…- disse –Ma
TU non credere di passarla liscia!- sibilò poi rivolgendosi a Burton, il quale
sorrise timidamente.
-Sembrate dei bambini! E
pensare che ti stai per sposare, Migé…- commentò maternamente Kyla, che in quei
giorni si era sentita anche un po’ una madre nei confronti di Mia e Migé. Dopo
tanti anni che avevano passato insieme, le sembrava di star facendo sposare la
sua stessa figlia. Forse realizzò solo in quel momento che non avrebbero più
vissuto insieme, che non avrebbe più sentito lo stereo mandare a palla Right Here In My Arms quando Mia si
faceva la doccia, che non avrebbe più sentito la sua amica blaterare ore e ore
su tutta la gente strana che passava per l’Hard Rock Café… Erano cose banali, ma
dopo tutto quel tempo segnavano un rapporto profondo tra le
due.
Ville riuscì finalmente a
scostarsi di dosso Burton, il quale si era tranquillizzato una volta
allontanatosi Migé, e si affiancò a Kyla che stava tornando a sua volta al
castello.
-Se non ci fossi tu…- disse
prendendola sottobraccio e stampandole un bacio sulla
fronte.
Kyla sorrise –Lo so,
finireste tutti a sposarvi in boxer e maglietta di Iggy Pop!- commentò
cominciando ad analizzare il danno sulla giacca.
Ville rise –No, per una
volta ti stupirò! Mia madre si è data veramente da fare per non farmi sfigurare
davanti a una ragazza come te.-
-Sei esagerato come
sempre.- obiettò la ragazza –Però mi piace quando fai
così…-
-Così come?- le domandò il
darkman cominciando a lasciarle dei piccoli baci sensuali lungo il collo. Kyla
arrossì di colpo.
-Ville, datti un contegno!
Oggi c’è la festa di fidanzamento di un tuo amico: non se ne parla prima che sia
tutto finito.-
Il cantante smise
all’istante i suoi tentativi di seduzione e si limitò semplicemente a trattenere
Kyla sotto il suo braccio mentre entravano nel castello.
Una volta dentro, Kyla
spalancò gli occhi e la bocca per la meraviglia che aveva davanti. Mia stava
scendendo la maestosa scalinata che aveva lasciato Ville basito alla sua prima
visita, indossava un vestito lungo molto elegante che scendeva morbido sulle
gambe e lasciava le spalle scoperte. Il colore ambrato la illuminava rendendo il
suo sorriso, già di per sé raggiante, ancora più
splendente.
-Mia, sei… sei… sei
bellissima!- balbettò la ragazza una volta che la sua amica l’ebbe
raggiunta.
-Concordo appieno!- si
aggregò Ville.
Mia arrossì violentemente
–Grazie, siete troppo gentili. I miei genitori mi hanno fatto un regalo
decisamente inaspettato.-
-Quando ho visto il vestito
non potevo neanche lontanamente immaginare che ti stesse così bene!- continuò
Kyla rimirando Mia. Si sorprese nel notare che, nonostante fosse sinceramente
compiaciuta per come stavano andando le cose all’amica, provava un po’ di
invidia nei suoi confronti. Lei ancora non aveva un vestito per il suo matrimonio…
-Kyla, smettila, ti prego!
Già mi sento abbastanza in imbarazzo così: non sono abituata a indossare certi
abiti… Io sono abituata agli shorts e alla T-shirt dell’HRC!- disse la biondina
cercando in tutti i modi di riprendere il suo colorito
normale.
Ville sorrise –Credo che a
Migé piacerà anche questa tenuta, sai? Non credo che tu possa piacergli di meno
con un vestito elegante piuttosto che in shorts.-
-Spero per lui che sia
così!- replicò Mia assumendo per un momento la posa da donna sicura di sé, poi
si ricompose –No, sinceramente… Non sono ridicola, vero?-
-Ma che problemi ti saltano
in mente?!- la rimproverò Kyla prendendola a braccetto –Sei la donna più bella
di tutta la tenuta, vero, Ville?-
-Non tirarmi in mezzo!
Rischio sia a rispondere sì sia a rispondere no.- rispose il cantante
ridacchiando. Kyla lo fulminò con lo sguardo –Ok, seriamente parlando, Mia: sei
incantevole. Migé sarà l’uomo più invidiato al mondo
domani.-
Mia spalancò gli occhi –E’
già domani?!-
Kyla e Ville risero –Sì,
Mia, è già domani.- le confermò la moretta –Ma non preoccuparti, andrà tutto
come deve andare!-
-Adesso devi solo pensare
alla festa di fidanzamento e agli scherzetti che abbiamo preparato per te e
Migé!- aggiunse Ville ricevendo in cambio uno sguardo inquisitorio da parte
della biondina.
-Cosa avete escogitato? Mi
devo preoccupare?-
-No, adesso limitati ad
andare a ricevere i tuoi ospiti. Io e Ville dobbiamo prima fare una cosa, poi vi
raggiungiamo anche noi.- rispose Kyla sospingendo Mia verso la porta di uscita.
Non doveva assolutamente accorgersi del danno sulla giacca di Migé, altrimenti
sarebbe andata in crisi all’istante.
-Ok, ok, vado!- disse Mia
seguendo il consiglio dei due fidanzati –Ma ti do dieci minuti per venire a
salvarmi, altrimenti vengo a cercarti, chiaro?-
La moretta rise annuendo in
conferma alla domanda, poi Mia uscì finalmente dal
palazzo.
-Era veramente molto
bella…- commentò Ville tornando ad abbracciare la sua
ragazza.
Kyla sospirò un po’
commossa –E’ vero, e ancora non hai visto il vestito che indosserà domani!-
commentò.
-Sono sicuro che per quando
bene possa starle non riuscirà mai a batterti.- le sussurrò dolcemente
all’orecchio lui –Avrai il vestito più bello che c’è sul mercato, te lo
prometto.-
Kyla sospirò nuovamente, ma
questa volta era triste. Non poteva certamente cercare di ottenere Il vestito in questo modo, non facendo
leva sulla pietà di Ville o di sua nonna. Non poteva averlo e basta, costava
troppo e non ne valeva la pena, non per il suo matrimonio.
Cercando di trattenere le
lacrime che tutte quelle situazioni le avevano fatto salire agli occhi, si
decise a rispondere a Ville –Non è necessario. Non hai detto che mi sposeresti
anche in pigiama?-
Il cantante annuì –E’ vero,
ma pretendo che sia quello con I-ho, altrimenti non saprei con cosa abbinare
Tigro…-
Kyla rise dando un buffetto
sulla spalla del suo fidanzato –Mi stai prendendo in giro,
Valo?-
-Assolutamente
sì!-
spero vivamente che dall'america questa fanfiction potrà
continuare! perdonatemi per il ritardo immenso, ma io ero sotto esami e la mia
collega impegnata, e ora in america! keep on enjoying us!
musicaddict
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