In Joy And Sorrow

di Kuji13_musicaddict
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


1

Capitolo 1

Mia aprì la porta di casa e lanciò la giacca sull’appendiabiti all’ingresso. Sbuffò e richiuse la porta, sentiva il rumore un po’ attutito della tv e le luci che rimbalzavano sul muro.
-Kyla?- chiamò e lanciò un’occhiata all’orologio, erano quasi le due e mezza. Raggiunse il salotto e trovò la sua amica addormentata sul divano con il cellulare nella destra e il cordless nella sinistra, non si era nemmeno spogliata e aveva persino le scarpe ai piedi. La biondina sorrise. Aveva sempre pensato che tra le due, Kyla sarebbe stata quella che avrebbe sofferto di meno la lontananza da Ville…invece era esattamente il contrario. Non era la prima volta che Mia la trovava addormentata col telefono in mano. Beh, era anche vero che lei aveva quasi raddoppiato i suoi turni all’Hard Rock Café pur di tenersi occupata e non pensare a Migé perso in qualche tour.
Erano due mesi che non lo vedeva, le mancava un sacco.
-Mmm…Mia?- mormorò Kyla tirando su la testa e stropicciandosi gli occhi -che ore sono?-
-Le tre meno un quarto, dai vai a letto-  Kyla annuì e si alzò, sbadigliando. Lasciò cellulare e cordless, poi andò in camera -ti manca- la mora annuì.
-Non pensavo-
-Visto? Che ti avevo detto? Avanti…dillo!- esclamò Mia tutta sorridente -dai dai!-
-Avevi ragione- borbottò Kyla infilandosi il pigiama e sedendosi poi sul letto -però sono così spaventata all’idea di sposarlo che a volte vorrei stesse in tour per altri sei mesi-
-Davvero? Io non vedo l’ora!- trillò Mia sorridendo da capo a piedi e saltellando per poi finire sul letto dell’amica -sono così felice…-sospirò lasciandosi cadere e prendendo poi un cuscino da abbracciare. Kyla sorrise, felice era un aggettivo un po’ riduttivo per descrivere lo stato d’animo di Mia.
-Che hai?- la biondina si era tirata su con una strana espressione sul viso, agitò una mano, si alzò e andò a chiudersi in bagno di corsa. Allarmata, Kyla si precipitò da lei, bussando forte alla porta -Mia? Dimmi cos’hai! Ti prego! Mia!- ma dal bagno non provenne nulla per lunghi istanti, poi di colpo…una serie infinta di conati di vomito -Mia…tutto bene?-
-No!- urlò la bionda -per niente!- Kyla attese con calma quasi mezz’ora, finché Mia non riemerse con una faccia stanchissima e l’espressione sconvolta. Sollevò quello che sembrava un astuccio bianco -Kyla…- balbettò con le lacrime agli occhi.
-Cosa? Cos’hai?-
-Io…io…scusa se non ti ho detto nulla…ho cominciato ad averne il sospetto una settimana fa ma…- venne prese per le spalle e scossa con energia.
-Cosa? Mia ti prego!-  Mia sollevò l’astuccino bianco.
-Sono incinta- Kyla spalancò la bocca, afferrò il test di gravidanza, corse a prendere le istruzioni che l’amica aveva piantato a terra e lesse tutto almeno una decina di volte, prima di tornare a guardare la biondina che a sua volta la fissava con aria colpevole.
-Migé…-
-Non sa nulla-
-Allora chiamalo. Adesso-
-Ma…-
-Niente ma- Kyla andò a prendere il telefono e lo passò all’amica. Mia compose il numero di Migé e attese, prendendo la mano di Kyla e stringendola tanto da farla sbiancare. Il bassista degli Him rispose dopo diversi squilli, la voce era assonnata ma sembrava ugualmente felice di sentire la propria ragazza.
-Ciao amore-
-Ciao-
-Qualcosa non va?- domandò perplesso. Mia fece un lunghissimo respiro -Migé devo dirti una cosa, scusami se ti ho chiamato a quest’ora, ma l’ho appena scoperto e…-
-E cosa? Mia non tenermi sulle spine!-
-Sono incinta- sparò la bionda mordendosi poi le labbra. Dall’altra parte ci fu un attimo di silenzio, poi un urlo di gioia e un’esclamazione in suomi che lei non comprese. Poi però, avvertì chiaramente le urla di Migé mentre andava a svegliare tutti gli altri per dare loro la grandiosa notizia -Migé?-
-Oddio! Sono così felice! Sarò papà! Avrò un mini-Migé in casa!- altre urla e le imprecazioni di Linde e Gas sul chiasso che stava facendo.
-Sei davvero felice?- domandò la ragazza mente si rilassava, abbracciata da Kyla.
-Certo! Anzi! Anticipiamo tutto! Voglio sposarti subito, appena ti vedo! E comprare una casa gigantesca!-
-Non sappiamo nemmeno dove andremo a vivere…-
-Credi che mi interessi? Saremo genitori! E’ la notizia più bella che potessi darmi…assieme al si per la mia proposta di matrimonio è ovvio. Ti amo tanto Mia-
-Anche io…quando torni?-
-Non lo so, ma vedrò di anticipare tutto. Voglio starti vicino, mi manchi un sacco e voglio prepararti la colazione da portarti a letto tutte le mattine! Squoio Seppo vivo se non mi lascia andare-
-Ehi…non c’è bisogno di tanta violenza- ridacchiò Kyla -sono felice per voi-
-Ah, ciao Kyla grazie- le due inglesi non potevano vederlo, ma Ville, Linde, Burton e Gas si…Migé era l’emblema della felicità, gli si era stampato un sorriso che andava da un orecchio all’altro e sembrava avergli paralizzato la faccia. La moretta lasciò Mia e Migé al telefono da soli, tornando sul divano -visto che Mia aveva occupato il suo letto per parlare- prese il telecomando e riaccese la tv, tanto per quella notte non sarebbe riuscita a chiudere occhio.


Salve a tutti! Eccoci con il seguito (speriamo attesissimo!) di When love and Death Embreace...questo capitolo è solo un assaggino, ne vedrete delle belle è assicurato! Un bacio e a presto! kuji&music.
Naturalmente tutto quello scritto in questa fanfic non rispecchia la realtà, non è attinente a fatti reali e non vogliamo assolutamente offendere nessuno. Non conosciamo i protagonisti, questo lavoro è frutto solo delle nostre menti malate! Bye!

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

 

Perché Migé stava urlando come un ossesso al telefono? Ville aprì lentamente un occhio per cercare di capire cosa stesse succedendo e vide il bassista del suo gruppo in preda a una danza euforica fuori dal comune. Gli sembrò di afferrare le parole papà e mini-Migé, ma non capiva se era ancora parte del sogno che stava facendo o se erano realtà… e poi che senso avevano? Un momento… papà? Mini-Migé? PAPA’???????

Ville scattò in piedi sentendosi più svegli che mai. Migé gli lanciò un’occhiata ultra felice e gli urlò –Diventerò padre!- senza staccare l’orecchio dal telefono.

-L’hanno capito anche i cuscini ormai, Migé!- mugolò Gas rigirandosi nel letto. Allora Ville non era il solo a non rendersi conto di quello che stava succedendo…

-Gas, sei idiota? Hai capito quello che ti ha detto Migé?- domandò Linde lanciandogli un cuscino, un sorriso che gli illuminava il volto –Il nostro bassista diventerà papà! Non sono più l’unico!!!-

Allora aveva capito bene: Migé stava per diventare padre… sconvolgente.

-Congratulazioni, amico mio!- esclamò Burton battendo una mano sulle spalle possenti del bassista che continuava a fare la danza della felicità.

-Condoglianze mi sembra più appropriato…- commentò Gas svegliandosi completamente.

-Ah, Gas, non capisci proprio un cazzo!- esclamò Migé senza togliersi di dosso il sorriso a 32 denti che gli illuminava il volto meglio che una lampada al neon.

-Sarà, ma io mi farei un esame di coscienza… vi avevo detto di stare attenti.- sbadigliò il batterista passandosi una mano sulla testa pelata.

-Ah, Gas, sai rovinare anche i momenti belli come questi!- lo rimproverò Linde continuando a ridere per il comportamento di Migé. Non che lui fosse stato di maggior contegno a suo tempo, ma il bassista che saltava da un materasso all’altro creando un effetto tsunami con le coperte era qualcosa che meritava di essere visto.

Ville era l’unico che ancora non si era pronunciato in merito alla questione Migé/papà. La realtà era che non sapeva esattamente come doveva reagire, se essere felice per l’amico, se deprimersi per la lontananza di Kyla che la faccenda gli aveva riportato alla mente o preoccuparsi del fatto che Kyla potesse allontanarsi da lui vedendo il risultato della relazione di Mia e Migé. E se anche Kyla fosse rimasta incinta? No, non era possibile… erano sempre stati attenti… almeno così si ricordava.

Piantala, Ville, tutte queste paranoie ti porteranno all’epatite! Si rimproverò il cantante decidendosi infine a parlare, approfittando di un momento di calma dell’amico. –Congratulazioni, Migé! Salutami Mia.- disse sforzandosi enormemente per sembrare veramente felice al 100%. In realtà non lo era affatto: da quando Kyla era partita si erano sentiti pochissimo, più per colpa sua che di Kyla, ma non ce la faceva a prendere in mano la cornetta del telefono per sentire solo la voce dell’inglese, senza poterla percepire vicino a lui. Era una situazione decisamente stupida, anche perché era abituato a stare lontano dalle persone che amava per tanto tempo, tuttavia la storia con Kyla non era mai stata normale nemmeno all’inizio, nemmeno il loro incontro era stato normale! Al darkman venne da sorridere: quando aveva conosciuto Kyla lei nemmeno sapeva chi fosse e tuttavia era venuta al loro concerto privato a Londra, solo per accompagnare Mia. Si ricordava ancora la maglietta zuppa di birra incollata al corpo e la faccia mortificata di quella ragazza che sembrava essere così fuori posto lì in mezzo… Era stato un coglione per tutta la prima fase trattandola male e prendendola in giro, e intanto lei lo aveva cambiato poco a poco facendogli diminuire quota sigarette e alcol. Facendolo innamorare. Fino all’ossessione. E quell’ossessione non era ancora svanita, anzi col tempo sembrava essere aumentata fino a far sì che Ville non riuscisse a sopportare la sua lontananza. Quanto si sentiva stupido!

-Mia dice che Kyla ti saluta e che ti conviene chiamarla, altrimenti una di queste mattine si risveglierà con la tastiera del cellulare o del cordless stampata in faccia.- gli comunicò Migé distogliendolo dal suo mea culpa.

-Io… non so. Dille che la chiamo appena posso e che per il momento la saluto.- rispose titubante.

Migé riferì alla sua amata e in attesa interlocutrice, ma Mia parve non gradire la risposta. Migé gli porse il cellulare pregandolo con gli occhi di giungere a un compromesso il più brevemente possibile. Ville afferrò il cellulare preparandosi a una ramanzina della ragazza, sempre pronta a criticare il suo atteggiamento nei confronti di Kyla. Se non ci fosse stata lei (e Ville lo sapeva) probabilmente lui e Kyla non avrebbero mai concluso niente, indi per cui le doveva assoluta obbedienza e riverenza, non poteva azzardarsi a mandarla a quel paese per invadenza.

-Pronto?...-

-Ville, spero per te che tu non abbia intenzione di continuare così molto a lungo!- lo rimproverò la biondina dall’altro capo del telefono –Servo io a ricordarti che hai una fidanzata in Inghilterra che aspetta con ansia che tu ti faccia vivo, possibilmente prima del matrimonio?? Dov’è finito il Ville intraprendente dell’inizio?-

Ville alzò gli occhi verdi su Migé che lo osservava dall’alto, in piedi sul letto a braccia incrociate e visibilmente in attesa, quasi avesse il tachimetro dei secondi preziosi che rubava alla sua conversazione con Mia la cafonaggine di Ville.

-Ehm… Il Ville dell’inizio è leggermente in crisi al momento.- rispose –Ma volevo chiamare Kyla domani. Anche perché credo che, visto il corso degli eventi, io e Migé saremo in Inghilterra a breve. Congratulazioni, intanto.-

-Grazie.- disse Mia brevemente –Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi! Se a Kyla capitasse qualcosa avresti i rimorsi per non averla più chiamata.-

-Oddio, non essere così tragica!- esclamò Ville prima di sbiancare –Kyla sta bene, vero? Non le è successo niente, vero?- domandò con ansia preso istantaneamente dai sensi di colpa.

-Non ti preoccupare, sta bene, ma se così non fosse? Devi darti una mossa, Mr Darkman! Kyla non è una che ci pensa due volte a mandarti a quel paese se vede che non funziona come dovrebbe! E’ sempre in attesa che tu ti faccia vivo, e invece sono già cinque giorni che non la chiami! Tiene il conto, sappilo…- replicò Mia.

Ville si mise nervosamente a giocare con un lembo del lenzuolo mentre tutto il resto della band faceva commenti sulla situazione di Migé distraendolo dalla conversazione di Ville e Mia che aveva ormai passato il tempo concesso dal bassista. –Giuro che domani la chiamo. Così le dico anche quando verremo… io e Migé ne parleremo dopo. So che farla aspettare così tanto è ignobile da parte mia, Mia, ma non sai quello che sto passando ultimamente… E’ meglio se parlo con Kyla in momenti meno pressanti.- si giustificò il cantante sapendo benissimo di mentire. Fece affidamento alle sue buone qualità di bugiardo bello e buono.

-Ok, ma domani hai l’ultimatum, qualunque cosa succeda! Altrimenti ti faccio chiamare, e sappi che la situazione sarà decisamente pessima per te.- gli comunicò la ragazza –Passami Migé adesso. Buonanotte!-

Ville salutò la biondina e ripassò il cellulare a Migé che sbuffò per tornare subito al sorriso ebete che ormai caratterizzava tutto ciò che aveva a che fare con Mia.

-Problemi con Kyla?- domandò Burton sedendosi accanto all’amico mentre Migé occupava il suo letto con un balzo.

Ville annuì –Non la chiamo da troppo tempo… Non vorrei aver fatto una cazzata a chiederle di sposarmi così in fretta.-

-Non sei più così sicuro di volerti sposare?- domandò il tastierista.

-Non è questo… Io voglio assolutamente sposare Kyla, solo che ci conosciamo da così poco, e lei non mi sembra così convinta della nostra relazione. Non vorrei che avesse accettato perché si sentiva in colpa o… che ne so! Non mi sento più sicuro di niente per quello che riguarda Kyla, tranne che per il fatto che mi manca in maniera impressionante.- esclamò il cantante –Mi sento un deficiente… Non capisco nemmeno me stesso.-

Burton ridacchiò –E’ normale. Ti ricordi Linde quando aveva conosciuto Manna? Era una cosa intrattabile da quanto era perso… e adesso guardali! Hanno una bambina meravigliosa e vivono stupendamente bene insieme! Eppure Manna non sembrava dargli molta corda all’inizio, e loro due sono abbastanza diversi l’uno dall’altra.- lo consolò.

Ville lanciò uno sguardo a Linde che discuteva divertito con Gas sul comportamento di Migé. Burton aveva ragione: Linde e Manne erano una coppia meravigliosa eppure all’inizio nessuno avrebbe scommesso troppo su una loro possibile relazione, per quanto il chitarrista fosse perso. Il cantante trasse un sospiro profondo: sperò che anche a lui e a Kyla potesse andare a finire in quel modo, anche se dentro di lui qualche dubbio restava ancora.

scusate il ritardo! colpa mia... a dir la verità abbiamo troppe ff da postare e ci dimentichiamo di postare le doppie! XD sono molto felice che via piaccia il nostro squillante e appassionato ritorno! migé papà sarà una delle numerose novità di questo sequel... per cui: SEGUITECI CON PASSIONE! (passion's killing floor mi ossessiona...) keep on enjoying us! Kuji&music

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

 

Mia allungò il collo, per scorgere la testa di Migé dietro tutti i passeggeri del volo, mentre stringeva una mano di Kyla. Era al settimo cielo. Non vedeva l’ora di rivederlo e abbracciarlo, di colpo la tristezza per la sua lontananza era come sparita nel nulla, resa più dolce alla sola idea di averlo di nuovo vicino. E poi…beh, adesso aspettavano un bimbo. La biondina, da quella telefonata improvvisata, non si era più tolta il sorriso dalle labbra…Kyla la beccava persino a canticchiare, qualche volta.

La moretta sobbalzò, quando l’amica lanciò un gridolino e lasciò la sua mano. Migé era finalmente spuntato. Mia gli corse incontro e fregandosene di tutti i presenti, gli saltò letteralmente in braccio, allacciando le gambe dietro la sua schiena e baciandolo profondamente. Il bassista lasciò andare tutte le valigie, ricambiando la stretta ed il bacio.

-Amore, non dovevi!- disse rimettendola giù -sei incinta! Niente sforzi, niente cose pesanti!- ma Mia non lo sentì nemmeno, lo abbracciò ancora.

-Mi sei mancato taaaaaaaaaaaanto!-

-Anche tu- rispose lui posandole un bacio sulle tempie -come sei bella…uhm…sei più bella di come ti ho lasciato-

-Dai! Non prendermi in giro!-

-Dico davvero…sei splendida- Migé non se lo sapeva nemmeno spiegare. Mia gli sembrava raggiante, le posò una mano sul ventre -come state?- chiese poi

-Bene, anche con le nausee…-ridacchiò lei -ho una visita giusto oggi, pensavo di lasciarti riposare a casa mentre io vado in ospedale, sarai stanco-

-Cosa? No, no! Non se ne parla! Da questo istante a te ci penso io, ok? Ti porterò dovunque tu voglia, tu non dovrai fare niente, tranne non stancarti troppo-

-Migé, guarda che…-

-Dico davvero. Lasciamelo fare…lascia che mi prenda cura di te e lei o lui, sarai tu a portarlo in grembo per nove mesi e non oso pensare cosa sia partorire, è giusto che io faccia tutto quello che posso per farvi stare bene. Altro purtroppo non posso fare- Mia lo guardò ammirata, ormai poteva dire di conoscere abbastanza Migé da poter prevedere un pochino il suo comportamento, si era aspettata una cosa simile…ma non così. Non tutta quella dolcezza, quello spirito paterno, quella voglia di starle accanto.

-Ti amo- lui riuscì ad arrossire -Anche io, allora andiamo alla visita?-

-Con le valigie?-

-Certamente, se sei in macchina guido io…-

-Migé, noi guidiamo al contrario- puntualizzò Mia -ma ero con la macchina di Kyla, andremo in taxi. Tu recupera le tue cose che vado a chiamarne uno- si sollevò a baciargli una guancia e si allontanò.

Non molto più in là, Kyla aspettava ancora l’arrivo di Ville. Il darkman fu uno degli ultimi ad uscire, sicuramente per via dell’attesa nel recuperare i bagagli. Da quella telefonata che Mia aveva fatto a Migé erano passati quindici giorni e lui l’aveva chiamata tre volte. TRE. Telefonate sempre più brevi…l’ultima risalente a due giorni prima era durata due minuti e mezzo circa.

Kyla aveva una gran voglia di piangere. Quando l’aveva voluto rintracciare lei, non lo aveva mai trovato, Ville non aveva risposto ai suoi sms e l’aveva cercata così poche volte…perché? Avrebbero dovuto sposarsi…ma come poteva farlo se lui era così distante? Invidiò Mia e Migé. Li invidiò da morire. Lui era così dolce, sentiva la sua ragazza un giorno si  e uno no e quando non poteva le scriveva, poi si scusava…da quando poi Mia gli aveva riferito di essere incinta, le telefonate erano circa quattro al giorno. QUATTRO. Migé voleva sapere tutto, come andavano le cose, come stavano Mia e il bimbo, come stava Kyla…si interessava ad ogni aspetto della vita della biondina.

Tutto l’opposto di Ville. A lui sembrava non fregare nulla di niente.

-Ciao- Kyla si voltò trovando il volto stanco di Valo accanto a sé.

-Ciao- rispose in automatico. Lei gli voleva bene, ma non era disposta a sopportare una storia portata avanti in quel modo, a quelle condizioni -come va?-

-Bene- Ville abbozzo un sorriso e la prese per mano -sei in macchina o in taxi?-

-In macchina- Kyla lasciò la sua mano, per frugare nella borsa e fingere di dover cercare le chiavi dell’auto che invece erano nel solito taschino sulla sinistra. Non sapeva davvero come comportarsi.

A salvarla ci pensò Mia, con una telefonata provvidenziale.

-Ciao, ma dove siete?- rispose Kyla, ringraziando mentalmente la sua migliore amica. A volte veniva il dubbio che fossero telepatiche.

-Migé vuole a tutti i costi accompagnarmi alla visita. Ci metteremo un po’, c’è un sacco di traffico!- disse la biondina tutta felice -nel tornare ci fermiamo a prendere la cena, ok?-

-Perfetto-

-Kyla…tutto bene?-

-No- ammise lei, lieta del fatto che Ville non potesse sentire le domande di Mia.

-Capisco…aspetta…- Kyla sentì un po’ di trambusto e il vocione di Migé -Ciao Kyla, come stai?-

-Ah, ciao Migé, bene…mi raccomando, adesso che ci sei tu, vedi di convincere quella testaccia dura a starsene buona!-

-Ci sto già lavorando! Senti... ho provato a scuotere Ville, dico davvero. Non so che cazzo gli passi per la testa-

-Già-

-Beh, dagli una strigliata- sentenziò il bassista -una strigliata epica, che non potrà scordarsi facilmente. Funzionerà, fidati- Kyla malgrado tutto, sorrise.

-Va bene, grazie. Ci vediamo più tardi- chiuse la comunicazione nei pressi del parcheggio e mise le valigie di Ville nel bagagliaio, poi salì in macchina, seguita dal darkman. Valo aveva ascoltato la conversazione in religioso silenzio, fissando la moretta e trovandola decisamente diversa dal solito. Si sentiva uno schifo, era tutta colpa sua.

come sempre mi dimentico di postare... scusatemi. ^^" Kuji non mi ha ancora linciata per questo, ma una lettrice sì, per cui mi scuso e posto. perdonatemi, ma sono un po' scossa per la storia di Judeau, con cui stavo instaurando una buona amicizia e che ora mi mancherà un sacco su EFP. gli dedico uesto capitolo come i prossimi che posterò, sperando che torni presto dei nostri. ^^ intanto voi, keep on enjoying us!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


4

Capitolo 4

Il viaggio fino a casa di Kyla e Mia fu silenzioso, deprimente e triste. Kyla avrebbe tanto voluto chiudersi dietro la porta del bagno, come faceva da piccola, e farsi quel pianto disperato che tratteneva da settimane.
La sua storia con Ville era nata male e forse…forse era finita anche peggio. Non poteva affatto andare avanti così. Messa la macchina in garage, precedette rapidamente il leader degli Him in casa.
Valo entrò nell’appartamento, posò le valigie e si tolse la giacca. Afferrò al volo Kyla che gli passò davanti e la strinse fortissimo a sé.
-Mi sei mancata da morire- disse baciandole i capelli, sentì la ragazza rilassarsi un po’ tra le sue braccia e allentò un attimo la presa, per accarezzarle il viso con una mano e scendere a baciarle le labbra. Kyla avrebbe voluto fare un certo discorso con lui…ma si lasciò trasportare e chiusi gli occhi, ricambiò il bacio. Le risultava impossibile non farlo.
-Perché non mi hai chiamata?-
-E’ una cosa contorta…stavo già di merda non sentendoti…se ti avessi chiamata, quando avrei messo giù il telefono, non averti li mi avrebbe di certo fatto impazzire- rispose lui, sentendosi peraltro un idiota -scusami Kyla, scusami tanto- lei annuì appena -qualcosa non va? Non…non sarai incinta vero?- lei spalancò gli occhi.
-Eh?-
-Sei così strana…-
-Sei assurdo- sbottò la ragazza sciogliendo l’abbraccio -e se anche fosse? Sarebbe un problema?-
-No! Che dici! Ma…sai com’è, con quello che è capitato a Mia…-
-Quello che è capitato?- ripeté la moretta stringendo le iridi violacee -Ville! Santo cielo ma ti stai ascoltando? Mia e Migé aspettano un bambino! E’ una cosa meravigliosa, credo uno degli eventi più felici nella vita di due persone che si amano e tu ne parli come se le fosse venuto un accidente!- Kyla adesso urlava. Valo era certo di non averla mai sentita così fuori di sé.
-Non hai capito! Sono felice per loro ma io…io sarei un pessimo padre-
-Sta tranquillo. Non sono incinta- scandì bene lei -e farò di tutto per non rimanerci, ok? Felice adesso?-
-Kyla- mormorò lui mentre gli occhi della ragazza si riempivano di lacrime.
-Io ho accettato di sposarti. Ti ho aspettato, ho portato pazienza…ti cercavo e tu non c’eri, non hai mai risposto agli sms, nemmeno uno squillo…mi ha chiamata sette volte in due mesi. E ho continuato ad aspettare e portare pazienza. Sapevo a cosa sarei andata incontro stando con te, ma tu te ne sei fregato di me. Hai idea di come sia stata male? Per non parlare di poco fa! Ti vengo a prendere e tu…tu nemmeno mi hai dato un bacino, niente. Una carezza, un abbraccio. Nulla. E poi mi fai certi discorsi…del cazzo e della merda sul fatto che sono strana!- la voce di Kyla adesso tremava -io non vado avanti così- Ville sbiancò.
-Cosa vuoi dire?-
-Quello che ho detto- la mora abbassò gli occhi -mi spiace Ville, è finita- si girò, corse in bagno e dopo essersi chiusa dentro a doppia mandata, scoppiò a piangere sedendosi a terra, contro la porta bianca di legno.

Valo rimase interdetto per quasi mezzo minuto, a bocca spalancata mentre sentiva Kyla singhiozzare senza controllo oltre la porta. Si mosse e andò a bussare. Per tutta risposta Kyla pianse più forte.
-Kyla ti prego aprimi- nessuna risposta -Kyla… per piacere, ti prego…- ancora nulla. Ville allora sedette anche lui per terra, poggiandosi contro la porta. Lei non poteva certo rimanere li dentro per sempre, no? Bene, allora l’avrebbe aspettata e le avrebbe parlato, si sarebbe anche messo in ginocchio sui ceci per scusarsi e pregarla di ritornare con lui. Non poteva stare senza di lei.
A sorprenderlo nel pieno delle riflessioni, ci pensò il telefono. Kyla non dava segno di voler uscire dal bagno, così Valo andò a rispondere. Ad accoglierlo trovò la voce più fredda che avesse mai sentito, apparteneva ad una donna.
-Sto cercando Kyla- disse quest’ultima, dopo il “Pronto?” del cantante.
-Chi è?- domandò Ville perplesso.
-Lady Jane Emily Morris, la madre di Kyla. Ora, se non le dispiace, potrebbe usare la stessa cortesia che ho avuto e dirmi con chi ho il piacere di parlare?- Ville sbiancò ancora più di prima. Aveva sentito male oppure…c’era un Lady davanti al nome della donna?
-Ah, ehm…signora Morris…-
-Lady Morris- corresse la donna, con un tono che fece venire i sudori freddi al darkman.
-Certo, Lady Morris mi scusi. Mi chiamo Ville Hermanni Valo, sono il ragazzo di sua figlia- se la madre di Kyla rimase sorpresa o meno, non lo diede a vedere. Quando parlò di nuovo, la voce era stentorea e fredda esattamente come prima.

-Vorrei parlare con Kyla
- lui coprì la cornetta con una mano e andò a bussare alla porta del bagno.
-Kyla? C’è tua madre al telefono…- disse. Pochi secondi dopo sentì la serratura scattare due volte, il battente si aprì, mostrando una Kyla ancora in lacrime, con il mascara e la matita colate lungo le guance e l’aspetto stanco. Senza una parola lei afferrò il cordless.
-Mamma?- disse sospirando, Ville la guardò andare in cucina e versarsi del succo di frutta, rispondendo a monosillabi alle domande della donna. Infine borbottò qualcosa e si lamentò, poi finita la conversazione, lanciò il telefono sul divano e si abbandonò su una poltrona. Lui la raggiunse subito, mettendosi seduto su uno dei braccioli.
-Ti prego, guardami-
-Hai detto a mia madre che sei il mio ragazzo- disse lentamente lei, guardando nel vuoto.
-Si-
-Perché?-
-Per piacere, guardami negli occhi- le girò il viso con una mano, asciugandole le guance -Kyla, io ti amo. Sei la donna della mia vita e non ti lascerò andare, non posso farlo. So che mi hai già concesso fin troppe seconde opportunità e so che sono un coglione, ma non posso pensare alla mia vita senza di te-
-Non bastano le belle parole Ville-
-Lo so, ma…ti giuro che mi dispiace, per tutto quanto. E riguardo alla questione dei figli…se un giorno mi dicessi di essere incinta, credo che potrei scoppiare di felicità, ma adesso credo che nessuno dei due sia pronto. Finora ho sempre sperato che la nostra storia potesse diventare come quella di Mia e Migé, ma non accadrà mai. Io e te siamo diversi da loro. Ti prometto che d’ora in poi mi concentrerò solo su di te e non invidierò più ciò che hanno gli altri- Kyla aprì la bocca per rispondere ma lui la fermò, mettendole un dito sulle labbra -se in aeroporto non ti ho salutata come avrei voluto…è perché so quanto ti imbarazzano le effusioni in pubblico. Non volevo metterti in difficoltà, anche se forse avrei dovuto fare diversamente- la moretta abbassò gli occhi, distogliendo lo sguardo.
-Non so cosa fare- ammise alzandosi in piedi e posando il bicchiere sulla televisione. Ville le si avvicinò -Torna con me. Sposami. Penso che se mi dovessi lasciare ancora…mi getterei da un ponte- la ragazza impallidì, spaventatissima.
-C-cosa?- ma Ville sembrava serissimo -smettila, mi fai paura- balbettò lei.
-Allora ti importa di me?-
-Certo che mi importa. Io ti amo. Ma ho un mio orgoglio e soprattutto, una mia dignità. Non posso accettare di essere calpestata e messa da parte così-
-Lo so e mi dispiace- sussurrò Valo -ah, devo anche fare qualcosa che finora non ho fatto…- aggiunse prendendo una scatolina nera dalla tasca e mettendosi su un ginocchio -te lo chiedo nuovamente, Kyla Alexandra Morris, vuoi sposarmi?- aprì la custodia, rivelando un anello d’oro con un brillante al centro -vuoi farmi l’onore di diventare mia moglie e rendermi l’uomo più felice della terra?- Kyla rimase in silenzio, ricambiando lo sguardo di Ville.
-Si, lo voglio- disse infine, porgendogli la mano sinistra, dove lui si affrettò a infilare l’anello, prima di rialzarsi e prenderla tra le braccia -Adesso siamo fidanzati ufficialmente-
-Prima no?-
-Prima non ti avevo nemmeno dato uno straccio di anello- ribatté lui, tenendola stretta -amore, scusa una cosa…ma tua madre…è una Lady?-
-Ehm- mormorò Kyla allentando la stretta per poterlo guardare in faccia, Ville corrucciò le sopracciglia.
-Sei nobile!- esclamò -ma…ma…che titolo hai? Perché non me l’hai detto?- poi al darkman venne un dubbio atroce -Kyla, che college hai frequentato?- lei distolse lo sguardo.
-Eton-
-Che? Oh, cazzo. Hai frequentato l’istituto più prestigioso e costoso di tutta l’Inghilterra, sei…di sangue blu! Sarai ricca sfondata e abituata alle formalità…- Ville non credeva davvero a tutto quello -e non mi hai mai detto nulla! Sei nobile e non lo sapevo nemmeno! I tuoi genitori mi uccideranno-
-E’ esattamente per questo che non te l’ho detto- disse Kyla.
-Vuoi dire che loro…-
-Loro non sapevano nulla-

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


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CAPITOLO 5

 

Mia entrò in casa e si fece da parte, mentre Migé portava dentro le valigie, sbuffando che il traffico londinese era qualcosa di impossibile…ma che si sarebbe potuto abituare. La biondina arrossì e gli scoccò un bacio, travolgendo le valigie con i piedi per saltare in braccio al proprio ragazzo.

-Amore non devi saltare!- protestò Migé.

-Guarda che non sono di cristallo!- sorrise Mia che finalmente scese e finì di portare dentro le cose del bassista. In salotto, trovarono Kyla seduta sulle ginocchia di Ville che si sbaciucchiavano, dicendosi chissà cosa sottovoce…qualcosa di molto imbarazzante, a giudicare dal rossore sulle guance della ragazza e il sorriso malizioso del darkman -buonasera!-

-Ciao- rispose Kyla -ehm…Mia…lo sanno- la biondina perse il sorriso.

-Lo sanno?-

-Si, lo sanno-

-Oh, mio dio! Oh, mio dio! Catastrofe! Olocausto! Diluvio universale! Terza guerra mondiale! Kyla! I tuoi… uccideranno Ville e lo inseguiranno di vita in vita per fargliela pagare!-

-Te l’avevo detto- disse la mora a Ville, alzandosi da lui -ciao Migé, come stai?- aggiunse poi.

-Bene anche se non sto capendo…- ammise lui, grattandosi la testa con aria perplessa ed interrogativa insieme.

-I genitori di Kyla non sapevano nulla di lei e Ville…e questo perché sono assolutamente terribili!-

-Quanto terribili?-

-Ehm…unisci la cattiveria di tutti i leader più sanguinari della terra, aggiungi soldi a palate, educazione da ricchi nobili inglesi e la freddezza dell’antartide- spiegò Mia -ah, dimenticavo…sono Baroni, Kyla è di sangue blu- Migé spalancò occhi e bocca, facendosi cadere una valigia su un piede e imprecando subito dopo. Kyla confermò la cosa, annuendo.

-Evviva- commentò lui -sentite, mi spiegate bene dopo…devo farmi una doccia e riposarmi un po’, se per voi va bene-

-Nessun problema, nel mentre prepariamo la tavola che ho una fame pazzesca- disse Mia, Migé le baciò su una guancia e portò le proprie cose nella stanza della ragazza, Mia invece andò in cucina e si mise al lavoro, scartando le pietanze prese in rosticceria e apparecchiando la tavola per quattro.

-So così poco di te- commentò Ville, facendo tornare Kyla sulle proprie ginocchia -perché non mi hai mai detto nulla?-

-Perché non vedo i miei da tre anni e il mio rapporto con loro è pessimo- disse la moretta -le cose stanno così…dopo Eton non volevo frequentare l’università, ma trovarmi un lavoro e naturalmente la cosa non è andata affatto giù ai miei, hanno studiato molto tutti e due, sono entrambi laureati…pensavano ad un futuro importante per me. Durante una discussione molto accesa, ho detto che me ne sarei andata di casa…li ho sfidati e loro non mi hanno creduta, pensavano che non ci sarei mai riuscita-Ville annuì, Kyla era un spirito decisamente indipendente -vedi, solitamente nelle famiglie nobili, i conti dei figli vengono bloccati fino al ventunesimo anno d’età…nel mio caso, i miei hanno prorogato la cosa fino ai venticinque…allora io mi sono trovata un lavoro, facevo la baby sitter, davo ripetizioni…dai sedici ai diciannove anni ho messo via ogni singolo centesimo, e quando Mia mi ha proposto di andare a vivere con lei, qui a Londra…ho accettato-

Mia comparve in salotto, allungando una birra  a Ville.

-Ebbene si! Sono stata io a trovare il lavoro all’agenzia- disse la biondina, compiaciuta -Kyla parla molto bene il tedesco e ha un buon francese, non le è stato difficile…- il darkman fissò ammirato la propria ragazza, ora capiva diverse cose. Aveva ricevuto un’educazione severa, frequentato il college più esclusivo e importante dell’Inghilterra, capiva anche perché fosse così abbottonata per certe cose. Nonostante la timidezza e la serietà a volte estrema che manifestava, era anche indipendente, testarda e ostinata. Era stata capace di mollare tutto e scegliere la propria strada da sola.

Aveva trovato una donna fantastica, a volte faticava a credere che lei avesse solo ventitré anni.

-E adesso che i tuoi lo sanno?-

-Ti daranno addosso…- sospirò Kyla amareggiata -non gli ho mai detto nulla perché so come si comporteranno…e non voglio, faranno di tutto per farti sentire a disagio e ce l’avranno a morte con me, si sentiranno delusi e lo faranno pesare a tutti e due-

-Quindi…non lo hai fatto perché ti vergogni di me?- domandò curioso il leader degli Him, Mia scattò in piedi, eclissandosi con una scusa banale e Kyla si sollevò dalla spalla di Ville, spalancando gli occhi.

-Scherzi vero?-

-Era solo una domanda…-

-Io non voglio che ti trattino male- sentenziò la ragazza -in realtà…mi vergogno di loro, ma non di te. Mai-

-Ok, non farà più domande stupide!- sorrise Ville, Kyla stava per avvicinarsi e baciarlo…quando Migé venne sbattuto fuori dal bagno in accappatoio, da una Mia in preda alla nausea.

-A questo non ero del tutto preparato- ammise il bassista -amore stai bene?- Mia biascicò qualcosa di poco chiaro, Kyla la raggiunse in fretta, chiudendosi in bagno con l’amica -Ville…ricordi per quanto tempo Manna è stata così male?-

-Mah…tre mesi…forse quattro…- rispose il cantante sogghignando -Linde era come impazzito, non sapeva che cazzo fare e combinava sempre qualche casino!-

-Già! Le telefonava ogni tre secondi per sapere come stava…paranoico direi- Migé andò velocemente a rivestirsi, poi Mia e Kyla uscirono dal bagno, ridacchiando divertite -Mia?-

-Oh, scusami!- disse la biondina al bassista -ma non voglio che mi guardi mentre vomito…sarei un pessimo spettacolo!-

Migé e Ville scambiarono un’occhiata perplessa.

-Sembri Kyla che non vuole farsi vedere appena sveglia- commentò Ville, tornando a sorridere -ehm, io avrei fame…-aggiunse stiracchiandosi -tutto il sesso fatto oggi pomeriggio mi ha messo appetito-

-Ville!- Kyla era arrossita fino alle radici dei capelli, mentre Mia e Migé ridevano -ti sembra il caso?-

-Di fare cosa? Guada che è normale… Mia è pure rimasta incinta!-

-Cosa c’entra?- Ville la raggiunse, divertito dal suo imbarazzo…adorava farla reagire in quel modo.

-Non capisco di cosa ti imbarazzi, siamo stati lontani per due mesi e abbiamo recuperato il tempo perso…-

-Si ma non è carino mettere in piazza quello che facciamo da soli!- protestò lei, nascondendo il viso nell’incavo della sua spalla.

-Ah, ti amo quando fai così-

-Ville adesso smettila, altrimenti Kyla esplode!- rise Mia -santo cielo, sto morendo di fame! Amore! Io voglio una doppia razione, qui siamo in due! Quindi vedi di non fare come al solito e fregarti tutto!-

-Io devo crescere- disse Migé sedendosi a tavola.

-Si certo, in larghezza- lo prese in giro Ville, mettendosi di fianco a lui, mentre Kyla sperava che il rossore sul viso sparisse e si teneva occupata cercando le posate -Ville, non prendere in giro il mio fidanzato- lo ammonì Mia -e ricorda, che con qualche chilo in più c’è più da toccare! Tu sei tutto pelle e ossa!-

-Alla mia fidanzata piaccio così- Migé si voltò verso Kyla che guardava la scena compiaciuta -Senti, se mangiamo e li lasciamo beccarsi in santa pace?- propose il bassista il cui stomaco gorgogliava talmente era vuoto -E’ un’idea!-

Ecco, così era tutto perfetto secondo Kyla, aveva il suo ragazzo, i suoi amici, un piccolino in arrivo da Mia…le persone che erano insieme a lei in quel momento…erano perfette, nonostante tutto…non osava neppure immaginare come i suoi genitori avrebbero potuto comportarsi con Ville. Era nervosa. E non sapevano nemmeno che si stava per sposare.

-Kyla che hai?- le chiese Ville sottovoce, accarezzandole un ginocchio sotto al tavolo.

-Niente-

-Andrà tutto bene con i tuoi-

-Non credo- disse lei -però sappi che ti sposo lo stesso!-

-E meno male!-

 

ehehe... vi abbiamo stupiti, vero? dite la verità che nessuno si aspettava che Kyla fosse nobile! [nemmeno io finché non ho letto il capitolo lo sapevo ndm] e questo porterà a tante belle cosucce che non vi sto ad anticipare così leggete la storia! ;) grazie mille di cuore per tutti i commenti! keep on enjoying us! Kuji13&musicaddict

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


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CAPITOLO 6

 

Kyla continuava a lanciare sguardi fuori dal finestrino del treno, cercando di trovare nel rilassante paesaggio inglese qualche motivo di distrazione. Ville, al suo fianco, non aveva ancora aperto bocca, preoccupato di innescare qualche reazione a catena nella sua fidanzata che non sembrava essere molto tranquilla.

Stavano viaggiando in un treno dotato di tutti i comfort possibili, in prima classe. Kyla aveva insistito affinché prenotassero una normalissima terza classe, ma sua madre era stata irremovibile: una ragazza del rango di Kyla non poteva permettersi di viaggiare con le persone comuni. Aveva dovuto accettare la prenotazione di una prima classe e sperare che Ville non la iniziasse a considerare una snob. Il suo fidanzato, dal canto suo, era impegnato a pensare a ben altro che non al fatto che Kyla potesse diventare snob: i suoi genitori avevano insistito affinché Kyla li raggiungesse nella loro tenuta nel Kent per passare un po’ di tempo con loro e “far loro conoscere quel suo nuovo amico”. Kyla non avrebbe voluto portare Ville da loro, ciò equivaleva a gettarlo nelle fauci di leoni affamati, e per di più dotati di un sacco di soldi e maniaci dell’etichetta, ma lui aveva insistito che era ora di affrontare la cosa.

La ragazza trasse un profondo sospiro e si rigirò sul dito l’anello di fidanzamento, poi voltò lo sguardo verso il cantante per vedere come si stava preparando alla catastrofe. Lo sorprese mentre la stava fissando. –Come va?-

Ville fece una smorfia –Non so che dirti. Sono ansioso di conoscere la tua famiglia e di farmi conoscere, ma allo stesso tempo mi sento un po’ inquieto dopo quello che mi ha detto Mia.- rispose.

-Lo sapevo, non dovevo lasciarti venire.- commentò Kyla improvvisamente più nervosa –Dovevo insistere con mia madre, inventarmi una scusa… far finta di non essere in casa!-

Ville si mise a ridere alla reazione della ragazza che si era messa a sfornare idee come una macchinetta, le passò un braccio attorno alle spalle e le stampò un bacio tra i capelli –Avanti, non pensarci ora! Se non era oggi sarebbe stata un’altra volta, quindi meglio togliersi il fastidio adesso, non credi?- le disse.

Kyla annuì iniziando a tormentarsi una ciocca di capelli –Io ho paura che mi impediscano in qualche modo di sposarti, Ville. Ne sarebbero capaci! E’ da quando sono piccola che mi cercano uno spasimante posato, ricco e soprattutto nobile.- esclamò.

-E io non sono esattamente nessuna di queste cose…- disse il darkman –Bè, almeno sono ricco… non ai vostri livelli, però ho qualcosina anche io!- Questa battuta riuscì a far tornare un po’ di buonumore Kyla, la quale sorrise accoccolandosi meglio contro il petto di Ville. –Ma raccontami un attimo di questi pretendenti!-

Kyla arrossì appena –Meglio di no, altrimenti non avrei più il coraggio di guardarti negli occhi… E’ troppo imbarazzante! I miei genitori sono veramente in grado di fare di tutto.- rispose. Ville rise mentre vedeva avvicinarsi sempre di più la meta oltre il finestrino del treno.

-Se i tuoi mi dovessero impedire di sposarti non so come reagirei, ma sono i tuoi genitori e quindi ti prometto che cercherò di contenermi.- disse.

Kyla scattò immediatamente a sedersi, negli occhi violacei un’espressione decisamente preoccupata –Ville, cerca di comportarti nella maniera più impeccabile possibile! Ti supplico. Niente rutti, battute ambigue, posture scomposte e, soprattutto, niente parolacce! I miei ne morirebbero!-

A quel punto Ville non si trattenne più e scoppiò a ridere fragorosamente suscitando dapprima l’indignazione di Kyla, poi anche lei cominciò a ridere.

-Ok, lo ammetto: sembra un po’ ridicola come situazione, ma sono veramente così. E tu non ridere dei miei genitori!- disse la ragazza mollando un pizzicotto sul braccio destro di Ville.

-Ahi! Sì, scusami, lo so. Non dovrei ridere, ma se penso che tutto questo è vero mi prende un’angoscia impressionante, quindi meglio che la butti in ridere.- disse il darkman massaggiandosi il punto dolorante. –Perché non mi parli un po’ di quello che mi aspetta, in modo che mi possa preparare psicologicamente?-

Kyla lo guardò incerta –Hai appena detto che se ci pensi ti prende l’angoscia! Non so se sia il caso…-

-Meglio conoscere il nemico per poterlo meglio combattere.- proferì solennemente il cantante facendo sorridere Kyla.

-D’accordo…- acconsentì lei –Allora, mia madre, come hai già scoperto, si chiama Jane Emily e vuole assolutamente che si usino entrambi i nomi dopo il lady che non può assolutamente mancare. Mio padre si chiama Henry e non accetta diminutivi di alcun genere come Harry, Hen o qualsiasi altro. Questa cosa ricordatela bene perché è una cosa che lo fa andare in bestia! Sei fortunato che io sia figlia unica altrimenti avresti dovuto sottostare a un paio di regole dell’etichetta parecchio noiose che adesso non ti sto a spiegare… La nostra tenuta come sai si trova nel Kent ed è un castello molto antico, risale circa agli inizi del 1400 ed è l’orgoglio di famiglia, quindi non rischiare di combinarci guai o sei morto… letteralmente. Ci sono parecchie stanze per cui ti perderai un po’ all’inizio, ma se tu cercherai di starmi il più vicino possibile ti farò da guida e non ti ritroverai nella camera delle torture.-

-Camera delle torture?- domandò Ville –Mmh… intrigante.-

Kyla gli abbassò il cappello sugli occhi –Non pensarci nemmeno! Queste cose dovranno rimanere il più private possibili ed essere ridotte al minimo!-

-Niente sesso per due settimane?! Ma tu mi vuoi morto!- esclamò il cantante risistemandosi il cappello.

-Non ho detto che non faremo mai sesso, ma i miei non devono capirlo, chiaro? E ti avverto che dalle pareti si sente tutto: nonostante sia un castello, le pareti sono abbastanza sottili tra le varie stanze, e la mia è attaccata a quella dei miei genitori.- rispose Kyla arrossendo lievemente.

-Allora cercheremo di essere discreti.- le promise Ville aspettando che lei continuasse la spiegazione.

-Non puoi presentarti a tavola con il cappello, chiaro? So che ami portarlo, ma non puoi assolutamente in casa dei miei, se ci tieni alla tua incolumità e a sposarmi.- Ville si tolse immediatamente il cappello mostrando i capelli scuri scompigliati –Pettinati prima, però.- ridacchiò Kyla.

-Ah, credo che tu riuscirai a cambiarmi più di quanto potessi immaginare, Kyla Alexandra Morris!- commentò Ville riprendendo la ragazza sotto il suo braccio e coccolandola un po’.

-Non cambiare troppo, però, altrimenti non ti sposo più!- rispose lei.

 

Mia e Migé erano rimasti a Londra: Mia era ancora abbastanza scombussolata per la gravidanza e non se la sentiva proprio di affrontare un viaggio in treno con il suo stomaco che protestava ogni due minuti. Questa volta aveva lasciato che Migé l’assistesse nel bagno, anche se farsi vedere in quello stato non era proprio il massimo per lei. Sollevò la testa dal water e cercò di pulirsi in fretta mentre Migé la teneva stretta per farle forza.

-Avanti, Mia, è finita per il momento.- le disse il bassista aiutandola a rialzarsi.

Mia si appoggiò pallida al lavandino bagnandosi la faccia con una pezzetta umida portagli da Migé. –Non ce la faccio più! E sono solo poche settimane che vado avanti così! Mia madre ha detto che continuerà fino al quarto mese… e io sono appena al secondo!- protestò abbracciando il suo fidanzato.

Migé la sorresse cercando di portarla a sedere da un’altra parte: era stufo di vedere il bagno nel quale aveva trascorso gli ultimi venti minuti ad assistere Mia. La ragazza si lasciò cadere sul divano del salotto accoccolandosi con un cuscino tra le braccia e la testa appoggiata alla spalla di lui.

-Adesso rilassati.- le disse Migé –Cerca di non pensare a cose che ti possano stressare, altrimenti cominci un’altra volta e io ho paura che tu mi ci resti su quel water!-

Mia rise per quello che le era possibile –Ok, allora non pensiamo più a quanto dovrò resistere.- disse, poi, dopo un po’ di silenzio, aggiunse –Sai, mi devo ancora abituare all’idea che sarò mamma… Non l’avrei mai detto, non così presto.-

-Sarai la madre migliore del mondo, non ho dubbi!- la rassicurò Migé stringendola ancora più forte a sé.

-Che nome gli o le diamo?- domandò la ragazza a un certo punto giocando con un ricciolo del bassista.

Migé la guardò perplesso –Già pensi ai nomi? Nemmeno sappiamo se sarà maschio o femmina!-

-Ma dobbiamo prepararci a tutto! Se non cominciamo a pensarci adesso ci ritroveremo all’ultimo senza avere delle idee. Intanto cominciamo a fare qualche proposta, poi cambieremo forse…- obiettò Mia guardando il suo fidanzato con due imploranti occhioni azzurri.

-D’accordo, se vuoi possiamo cominciare a pensare a qualche nome… Hai delle preferenze?- domandò Migé che, come sempre, non riusciva a resistere veramente a nessuna richiesta della sua ragazza. Mia si mise a sedere a gambe incrociate, guardando Migé sprizzante di felicità.

-Io pensavo che se fosse un maschio potremmo chiamarlo Matthew. Matthew Paanaanen suona bene!- disse.

Migé ridacchiò –Così saremmo una famiglia di M… Mia, Migé, Matthew…- commentò senza smettere di ridere.

-Uffa, hai ragione! Matthew non va bene…- ragionò la ragazza.

-Io proporrei Helmut, in onore di mio fratello, anche se non è il suo vero nome.- disse Migé, ma Mia gli lanciò uno sguardo inceneritore.

-No, Helmut no! Piuttosto se è femmina la chiamo Wilhelmina!- protestò.

-Sì, così poi la chiamiamo Villina!- esclamò Migé continuando a ridere.

-No che mi diventa come Ville!- disse Mia sconvolta –Non sia mai! Mia figlia non sarà un’alcolizzata a 12 anni!-

A quel punto Migé non reggeva più, stava piangendo dal ridere e poco ci mancò che cadesse giù dal divano. Mia lo guardò un po’ offesa, ma si mise a ridere pure lei.

-Ah, cerca di essere serio per una volta!- gli disse lanciandogli il cuscino che aveva abbracciato fino a quel momento –Ci tengo a questa cosa, per quanto possa sembrare stupido…-

Migé si tolse il cuscino dalla faccia e si ricompose meglio che poté, assumendo finalmente un atteggiamento serio. –Ok, adesso farò il bravo. Sinceramente, se fosse un maschio mi piacerebbe chiamarlo Sean, ma io credo che sarà una bellissima bambina, come la madre!-

Mia arrossì appena –Sean mi piace, era il nome di mio nonno!- esclamò.

-Davvero?-

Mia annuì –Questo non fa che confermare la mia tesi secondo la quale noi siamo fatti l’uno per l’altra!- proferì con tono teatrale abbracciando Migé e stampandogli un bacio a schiocco sulla guancia.

-Non l’avrei mai messo in dubbio!- ghignò il bassista. –Se è una femmina come la chiamiamo?-

Mia sembrò rifletterci un po’ su –Non so, mi piacerebbe Gemma…- disse poi.

-Allora vada per Sean e per Gemma, salvo cambiamenti improvvisi di idee.- proferì solennemente il bassista baciandola.

Dopo qualche coccola Mia iniziò un nuovo discorso, ma questa volta sembrava essere abbastanza seria –I miei genitori vorrebbero incontrarti. Ormai sanno tutto di te, a forza di sentirmi parlare ogni santo giorno di quanto ti amo, quindi pensano sia arrivato il momento di vederti di persona. In fondo io ho già conosciuto i tuoi quando ero venuta a Helsinki.-

Migé annuì pensieroso –Non è che anche tu mi nascondi una sorpresa come è successo a Ville, vero?-

Mia scoppiò a ridere –No! Tranquillizzati, io sono una normalissima ragazza di città, senza antenati cavalieri o sir! I miei genitori sono persone ordinarie, che però sono sicurissima ti piaceranno, perché loro già ti adorano e mio padre non vede l’ora di fare una partita a scacchi con te… E’ un grande appassionato, sai?-

-Bene, allora quando vorrai farmeli conoscere, mi metterò in ghingheri e lascerò che mi esaminino con calma.- disse Migé –Io invece ti devo ringraziare, perché se non c’eri tu forse non avrei più parlato con mio padre, e quindi sono felice che ci sia tu e questa novità nella mia vita.-

Mia lo guardò colpita –Tu la devi piantare di farmi arrossire, altrimenti non mi riconoscerò più!- lo ammonì facendolo ridere –Adesso direi che sarebbe il caso di chiamare i tuoi genitori per avvertirli di questa piccola novità in arrivo, che ne dici? Così diciamo loro anche i nomi che abbiamo scelto!-

Migé annuì facendo ondeggiare i boccoli castani –Ok, anche se ti avverto che mia madre non ti lascerà riattaccare prima di averle raccontato tutto!-

ah, lo sapevamo! nessuno si poteva aspettare che Kyla fosse nobile! ^^ e adesso aspettate di conoscere la famiglia Morris... ci sarà da divertirsi [come anche no...] keep on enjoying us! Kuji&music

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


7

CAPITOLO 7

Quando Kyla aveva accennato a un castello non scherzava, quello che Ville si trovava davanti era veramente un castello con tanto di parco a circondarlo per parecchi ettari. Sbirciava curioso fuori dal finestrino del taxi (Kyla era riuscita a impedire a sua madre di farli venire a prendere alla stazione) contemplando interessato le ampie volute e le torri del palazzo che si stagliavano minacciose contro il cielo grigio inglese.
-Sei ancora tranquillo?- gli domandò Kyla distogliendolo dalla sua osservazione. Ville la guardò con uno sguardo che non faceva trapelare nulla, tranne una profonda inquietudine che andava crescendo di metro in metro. –Ci sono qua io, non permetterò a Lady Jane Emily e a Lord Henry di torturarti!- disse allora lei lasciandogli un bacio a stampo sulle labbra che aiutò il darkman a risollevarsi.
-In fondo cosa rischio, a parte la vita, l’onore e la mia fidanzata?- chiese sarcastico Ville mentre il taxi si arrestava davanti all’ampio portone di ingresso al castello. Si protese in avanti per pagarlo, ma Kyla gli fece segno di bloccarsi mentre un uomo, abbigliato come uno di quei maggiordomi che era solito vedere nei film, dava delle banconote al tassista attraverso il finestrino abbassato. Ville guardò spaesato Kyla.
-Quello è Joseph, il nostro maggiordomo. Qui noi non pagheremo mai nulla, sappilo: i miei genitori mandano sempre qualcuno a pagare per me. Non opporti a questa cosa, altrimenti non ti garantisco sulle conseguenze.- gli spiegò lei.
I bagagli furono scaricati dal tassista appena fuori dal grande portone, dove due facchini (o servitori? Ville non era sicuro di avere un vocabolario adeguato a quel luogo) li presero per portarli a destinazione. L’atrio in cui si trovarono i due ragazzi era gigantesco: un ordine gigante faceva ergere il soffitto due piani sopra le loro teste, mente di fronte all’entrata si stagliava una grande scalinata decorata da piccole sculture. Già questo era bastato a far spalancare la bocca di Ville, il resto lo fecero i numerosi quadri, il mobilio antico e il pianoforte a coda che era visibile nel salone accanto, maestosamente arredato come tutto il resto. Kyla si accorse dello stupore del fidanzato e cercò di farlo riprendere in tempo, l’ultima cosa che voleva era dimostrare a sua madre che Ville non era abituato a tutto ciò.
-Ville, riprenditi! E togliti il cappello…- gli intimò prendendogli lei stessa il cappello e cercando di risistemargli i capelli prima dell’arrivo dei suoi genitori –Ecco, così va meglio…-
-Mi sento Linus senza la sua coperta.- commentò Ville passandosi distrattamente una mano tra i capelli rischiando di rovinare il lavoro di Kyla –Ma per te questo e altro!- sospirò infine mollandole un bacio a fior di labbra. Quando si staccò da lei vide un uomo abbastanza alto e tarchiato entrare nell’ingresso del castello da una sala laterale. Indossava un completo gessato che gli stringeva leggermente sui fianchi, lasciando intravedere una pinguedine dovuta agli anni che cominciavano a farsi sentire, i capelli erano di un castano sbiadito che stava ormai tendendo al bianco ed erano radi sulle tempie. Gli occhi erano inconfondibili: quello era il padre di Kyla, Henry Morris.
-Tesoro, finalmente! Pensavamo non arrivassi più!- esclamò l’uomo allargando le braccia verso la sua unicogenita che si lasciò abbracciare con vigore prima di salutare a sua volta il padre.
-Ciao, papà! Abbiamo trovato un po’ di traffico, sai com’è… Questo è Ville, il mio fidanzato.- disse la ragazza riuscendo finalmente a staccarsi e indicando Ville che strinse cordialmente la mano paffuta al nobile.
-Ville e poi…?-
-Valo, ma il mio vero cognome è Rakohammas.- rispose il cantante.
-Quindi tu saresti quel famoso amico di Kyla? Quello svedese?- domandò Morris guardando torvo il cantante e cercando di stritolargli lentamente la mano con la sua stretta.
-Finlandese, papà… Ville viene dalla Finlandia, da Helsinki.- lo corresse la figlia guardando imbarazzata Ville che aveva storto la bocca in un’espressione un po’ irritata. Non è mai un bene scambiare un finlandese per uno svedese o un russo, si rischia la vita.
-Ma sì, è la stessa cosa! Sempre scandinavo è, giusto, signor Rakakò?- esclamò Morris mollando una potente manata sulla spalla di Ville che resistette solo per la grazia di superare l’uomo di parecchi centimetri. Rivolgendosi poi a bassa voce alla figlia disse, dimenticando per un attimo che Ville capiva perfettamente inglese e credendo che non potesse capire quello che si dicevano –Certo che questi svedesi hanno proprio dei cognomi impronunciabili!-
Il colorito di Kyla diventò bordeaux mentre vedeva il volto di Ville infastidirsi al massimo. Nemmeno lui amava molto il suo vero cognome, tanto che aveva preferito il suo nome d’arte per anni, ma questo non autorizzava gli altri a prendersi gioco di lui gratuitamente, e prendendolo anche per stupido. In più gli aveva dato dello svedese per la seconda volta.
-Papà, Ville capisce perfettamente l’inglese…- balbettò la ragazza rimproverando il padre che si voltò a guardare il darkman con un’espressione un po’ allarmata, ma dopotutto sempre superiore.
-Ma il nostro giovanotto non si offende, giusto?- altra manata –Qui amiamo scherzare!-
Kyla si affrettò a cambiare discorso prima che Ville esplodesse e cominciasse a dire frasi a sproposito contro Henry Morris –Dov’è mamma, papà?- chiese con un tremito nella voce.
Il padrone di casa agitò una mano in aria –E’ andata di sopra a prepararsi. Non voleva farsi trovare impreparata di fronte a una nuova conoscenza.- rispose. Kyla si morse il labbro inferiore cominciando a tormentarsi una ciocca di capelli, il che fece allarmare ulteriormente Ville che ormai aveva imparato a interpretare quel gesto: se sua madre si era andata a preparare voleva dire che aveva l’intenzione di mettere in bocca al suo fidanzato tutta la ricchezza di famiglia e il rango della figlia rispetto al suo comune grado di cittadino di una capitale europea.
Mentre la ragazza si tormentava, una donna di poco più di quarant’anni scese dalla grande scalinata che prima aveva tanto colpito il cantante, abbigliata con un abito che doveva costare come minimo un anno di affitto del suo appartamento e così piena di gioielli da risplendere a ogni passo che faceva scendendo l’ampia gradinata. La metà di quei gioielli erano grandi gemme, visibilmente antiche; Ville ipotizzò si trattasse di cimeli di famiglia.
-Passerottino mio! Scusami se ti ho fatta attendere, ma non potevo venire a conoscere il tuo amico vestita da pranzo, cos’avrebbe pensato?- trillò Lady Jane Emily baciando la figlia sulle guance prima di avvinghiarsi al braccio sinistro del marito e di squadrare Ville come fosse un criminale di guerra –Suppongo che lei sia il giovanotto che mi ha parlato al telefono…-
Ville fece un inchino degno del luogo in cui si trovava, baciando cortesemente la mano alla baronessa e presentandosi come aveva fatto poco prima col marito, facendo bene attenzione a rivolgersi a lei come Lady Jane Emily, come Kyla si era tanto raccomandata. La sua fidanzata lo guardò orgogliosa: i suoi genitori non potevano avere niente da ridire sul comportamento impeccabile del cantante.
-Bene, io direi che sarete stanchi.- tagliò corto la lady distogliendo frettolosamente gli occhi dallo sguardo troppo galante del darkman che era fiero di non aver sbagliato l’approccio, anche se era evidente che la madre di Kyla non lo amava affatto –Lavinia! Lavinia!- chiamò poi. Una cameriera bionda dai lineamenti appuntiti e delicati fece capolino dalla sala del pianoforte, il capo chino in atteggiamento servile.
-Milady, mi ha chiamata?- domandò con un accento scozzese.
-Sì. Lavinia, mostra la sua stanza all’amico di Kyla.- ordinò alla domestica la lady prima di rivolgersi allo stesso Ville –Il viaggio sarà stato stancante, credo che lei avrà bisogno di riposarsi. Lavinia, controlla che il signore abbia tutto ciò che gli serve, che non abbia bisogno di niente e renditi disponibile in caso di necessità. Lei si rilassi con calma, ci rivedremo alle 5 in punto per il tè.- e detto questo si allontanò con Kyla e il marito verso la parte opposta in cui Lavinia stava conducendo il cantante.
Ville lasciò che la domestica cominciasse a preparare la sua stanza mentre guardava fuori dalla finestra che dava sull’ampio parco. Perfetto, oltre a sopportare quei due snob mi toccherà pure dormire mezzo castello lontano da Kyla! Se sopravvivo a queste due settimane Migé mi paga da bere!

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

 

Erano le quattro e quarantacinque quando Ville scese per prendere il the, cioè…scese seguendo il corridoio, percorse lo scalone centrale e si ritrovò all’ingresso, senza avere la minima idea di dove andare. Si voltò e per poco non sobbalzò dallo spavento, Lavinia la cameriera -rigorosamente ad occhi bassi, divisa immacolata e crestina bianca- era dietro di lui.

-Scusa, sai dirmi dov’è la sala da the?- domandò lei annuì.

-Certamente signore, attraversi la sala del pianoforte, percorra il corridoio est ed entri nel salotto rosa, in questo periodo il Lord e la Lady preferiscono prendere li il the- il darkman corrucciò le sopracciglia, ringraziò e andò via velocemente, lanciando occhiate su occhiate per vedere se Lavinia lo seguiva, ma la cameriera s’incamminò nella direzione opposta.

Io che prendo il the delle cinque…avrei bisogno di una sana birra altro che the…magari con il latte, dio che schifo… pensò camminando mani in tasca, ammirando stupefatto l’arredamento delle stanze. Era certo che per Kyla avrebbe sopportato molto, ma a patto che quella tortura non durasse a lungo, altrimenti sarebbe esploso.

Alle cinque meno dieci si bloccò davanti alla porta semi aperta del salotto rosa. Aveva sentito la voce della propria ragazza alterata, ciò non era affatto un buon segno. Rimanendo semi nascosto dietro il battente, sbirciò dentro.

Lord e Lady Morris fortunatamente gli davano le spalle mentre Kyla era seduta di fronte a loro ma non l’aveva visto.

-…non ci vediamo da tre anni, ci siamo lasciati malissimo…e vi comportate come se nulla fosse?- stava dicendo la moretta, visibilmente arrabbiata  -non potete far finta di niente! Ville sa tutto, è inutile che vi comportate come se foste due genitori modello!-

-Kyla tesoro- disse Lord Henry -ci spiace molto per come ci siamo lasciati, lo sai-

-Come no- sbuffò lei, accavallando le gambe.

-Passerotto non si accavallano le gambe!- la riprese sua madre, la ragazza le lanciò un’occhiata al vetriolo -e comunque il tuo amico non mi sembra proprio il tipo che bada a certe sottigliezze…- dietro la porta Ville strinse una mano a pugno -mi sembra più…come dire, grossolano, per non dire rozzo ovviamente- gli occhi violacei di Kyla mandarono scintille.

-Su cara, certamente quel giovanotto non è abituato a vivere al nostro livello, lasciagli del tempo- disse Lord Henry -ah, ma dov’è Beatrice con il the? Quella cameriera è sempre in ritardo!-

-Dovrei licenziarla?- fece Lady Jane Emily l’uomo agitò una mano, con fare annoiato.

-Ma sai cara, è difficile trovare dei buoni domestici al giorno d’oggi…a parte il ritardo, Beatrice è una buona cameriera- la donna assentì e Ville scelse quel momento per entrare e salutare nuovamente i genitori di Kyla.

-Vi prego di scusarmi per il ritardo, ma ho avuto qualche difficoltà a trovare questa sala- disse Ville sedendosi di fianco a Kyla che gli sorrise. Lord Henry stava per dire qualcosa che Beatrice entrò reggendo il vassoio con il the, naturalmente servito in tazze così pregiate e belle che Ville dovette sforzarsi di non spalancare la bocca.

Il servizio era di finissima porcellana italiana, decorato a mano, il bordo e il manico intarsiati d’oro, ovviamente anche il vassoio era della stessa fattura e così teiera e zuccheriera.

-Faccio io- disse Kyla -grazie Beatrice, sei stata gentile- la ragazza sorrise appena e scomparve dopo un breve inchino. La ragazza appoggiò il vassoio e servì il the, come previsto da Ville i genitori della ragazza lo presero con il latte dentro (una cosa da vomito…NdK) [sono d’accordo ndm] mentre lui e Kyla con limone e niente zucchero.

-Allora, Ville- disse Lady Jane Emily -cosa fa nella vita?- al suo fianco, Kyla si morse le labbra -Kyla non ci ha detto nulla, spero vivamente non sia disoccupato!- Ville avrebbe voluto dirle che era uno spiantato…ma scelse una risposta migliore.

-Ho un porno shop ad Helsinki- disse con candore, facendo arrossire Kyla all’istante. Lo sguardo di Lord Henry si fece stranamente più interessante mentre la moglie sbiancò, allargando gli occhi. Tuttavia si riprese.

-Ah, si? Pensavo facesse il becchino…sa, per il suo abbigliamento-

-In effetti si, ma solo saltuariamente per arrotondare lo stipendio, sfortunatamente è difficile arrivare a fine mese, specialmente da quanto è stato introdotto l’euro, ma immagino che voi non abbiate di questi problemi- fu la risposta del darkman, accompagnata da un sorriso impeccabile e una sorsata di the.

Kyla stava schiumando di rabbia, ma Ville era impazzito? E sua madre che rincarava la dose! Guardò suo padre ma Lord Henry sembrava più interessato alla parte di parco che si vedeva dalle vetrate, che al discorso.

-Naturalmente- disse Lady Jane Emily -anche se ultimamente l’allevamento di purosangue da corsa non rende come prima, vero caro?-

-E’ un mercato strano quello dei cavalli- commentò l’uomo -ma cara, non annoiare il nostro ospite con simili questioni, dubito che siano di suo interesse-

-Infatti- sibilò Kyla appoggiando con forza la propria tazza da the sul tavolino di cristallo che tremò sotto al colpo, si alzò -me ne vado- e prima che si levassero proteste, uscì a grandi falcate dalla stanza. I Morris si guardarono perplessi, poi Ville mollò finalmente il the e seguì la sua ragazza.

-Kyla! Dai fermati!-

-Tu mi vuoi rovinare! Dire a mia madre del negozio porno!- esclamò lei fermandosi in mezzo al corridoio -e che fai il becchino!-

-Senti prima di entrare ho sentito alcune cose che non mi sono piaciute- replicò Ville -non sono nobile, non mi frega niente dell’etichetta ma cerco di essere gentile…eppure mi trattano come un pezzente senza un briciolo di cervello! Non posso sopportarlo- la ragazza curvò lentamente le spalle all’ingiù.

-Nemmeno io, ma i genitori non si possono scegliere- si morsicò le labbra -sai come sono i nostri rapporti, sai tutto…ma qui…questa non è casa mia, lo capisci? Comandano loro, io…io…se voglio vivere bene devo stare lontana però finché siamo qui mi devo adeguare, so che ti costa tanto e ti capisco, ma se è troppo allora torna a Londra o ad Helsinki- Ville le si avvicinò e l’abbracciò, accarezzandole la testa.

-Io ti amo, ci sposeremo…i tuoi devono ficcarselo in testa, se me ne vado cosa penseranno? Che ho paura di loro e non voglio dargliela vinta- guardò la ragazza negli occhi, baciandola dolcemente sulle labbra –ma non so se riuscirò a comportarmi ancora come un cazzo di damerino-

-E’ solo per qualche giorno, se ti costa tanto, pazienza- la ragazza sciolse l’abbraccio e si allontanò, Ville sbuffò e prese le sigarette dalla tasca dei jeans scuri, aveva bisogno di fumare.

Andò in camera sua e uscì sul balconcino, fumando velocemente una, due, tre sigarette di fila, poi si calmò un po’. La cameriera venne ad avvisarlo che la cena sarebbe stata servita alle sette in punto nella sala da pranzo e gli spiegò come arrivarci, solo quando fu uscita Ville si gettò a faccia ingiù sul letto, imprecando.

 

Due ore dopo assisteva alla cena più fredda che si potesse immaginare, il tavolo era molto lungo, capotavola sedevano Lady e Lord Morris, mentre lui e Kyla erano sistemati al centro, uno di fronte all’alta. Kyla non aprì bocca tutto il tempo, Ville nemmeno e i genitori di lei si limitarono a parlare dei fatti loro, come se stessero cenando da soli.

E’ tutto così buono…pensò Ville mangiando con calma, gustandosi tutte le portate, normalmente avrebbe anche fatto i complimenti…ma se avesse sbagliato qualcosa? Non aveva voglia di sostenere un’altra pessima conversazione con quella strega della madre di Kyla, era certo che avrebbe finito col mandarla a quel paese per poi ficcarsi il berretto in testa e accendersi una sigaretta.

-Ho finito, vado a letto, ci vediamo domani mattina- Kyla si alzò e uscì sbattendo la porta. Era proprio arrabbiata. Ville finì non molto dopo di lei, mentre i genitori della ragazza aspettavano di prendere il sorbetto al limone che lui aveva gentilmente rifiutato. Chiese scusa, dicendo di essere stanco e se ne tornò in camera propria.

Uscì ancora sul balcone a fumare, poi visto che aveva la tv in camera, l’accese anche se non riusciva a prestare attenzione a nulla. Verso le undici e mezza, qualcuno bussò alla porta, Ville si alzò e andò ad aprire fregandosene di essere con addosso solo i boxer neri, a petto nudo con la sigaretta che pendeva tra le labbra e i capelli sconvolti.

-Kyla...-

-Ciao…sono venuta a scusarmi per oggi- disse la moretta stringendosi nelle spalle, lui sorrise.

-Entra- la lasciò passare e chiuse la porta poi spense la sigaretta. Sedette sul bordo del letto mentre la ragazza rimase in piedi, di fronte a lui ed in pigiama.

-Mi dispiace molto, ho sbagliato tutto- disse Kyla -ti ho chiesto di essere diverso da quello che sei, ma è una cavolata, io ti amo proprio perché sei così diverso da me, stando con te mi sento così bene che mi dimentico persino con che razza di genitori sono cresciuta. Da domani fai pure quello che ti pare, certo senza fare il maleducato almeno…ma comportati come ti senti meglio, niente forzature e se vuoi mettere il cappello fallo. Come hai detto tu, ci sposeremo…quindi è bene che i miei conoscano il vero Ville e imparino ad accettarlo- il darkman sorrise e allungò una mano, prendendo quella di Kyla, attirò la ragazza a sé, facendola sedere sulle proprie ginocchia.

-Siccome sei tu, mi comporterò meglio che posso- disse Ville -ma a modo mio e farò presente a tua madre quello che faccio realmente nella vita, così non potrà dire che sto con te per i soldi-

-Soldi che non ho tra l’altro- ragionò Kyla, facendolo ridacchiare.

-Vero- Ville baciò la propria ragazza -ma…sei venuta qui solo per chiedermi scusa?- lei sorrise.

-No ovviamente, da stasera divideremo la stanza. Poi dirò ai miei che ci sposeremo…credo che a mia madre verrà un colpo secco!- lo abbracciò, facendo ricadere entrambi sulle lenzuola spiegazzate e lo baciò.

-Allora…- Ville le tolse la parte superiore del pigiama -avrei in mente un bel modo per inaugurare la nostra prima notte qui…-continuò a spogliarla con calma, tra un bacio e un sospiro.

Fecero l’amore per quasi tutta la notte, in modo tanto intenso che Ville riconobbe a stento la propria fidanzata, prima di addormentarsi stretti l’uno all’altra, nudi, tra le lenzuola sfatte.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


9

CAPITOLO 9


Kyla scese le scale sbadigliando e si diresse nel salone per salutare sua madre che, come ogni mattina, sedeva lì a fare colazione mentre suo padre inveiva contro qualche particolare industria o compagnia di cui leggeva il nome sul Daily Telegraph. Non appena la vide, Lady Jane Emily si portò alle labbra la tazza di the serrando le labbra contro il bordo il porcellana antica.
-Buongiorno, mamma!- trillò la ragazza stampandole un bacio sulla guancia e prendendo un biscotto dal vassoietto d’argento.
La lady le scoccò uno sguardo di fuoco –Ti vedo riposata, mia cara. Strano… dopo il casino di ieri notte mi sarei aspettata di vederti scendere con due occhiaie da tossica! I domestici mi hanno riferito tutto: scandaloso!- disse con stizza senza curarsi del marito presente nella stanza.
Kyla ridusse gli occhi violacei a due fessure –Hai iniziato a spiarmi, mamma?- sbottò offesa –Beh, peggio per te! Ville è il mio fidanzato ed è normale che tra fidanzati si facciano certe cose, quindi mettitela via. E ti comunico che da stanotte io dormirò in camera con lui, che tu lo voglia o no.-
Sua madre stava per replicare qualcosa, quando Ville entrò nella sala con un’espressione felice e il cappello nuovamente calcato sui capelli scuri. Diede un bacio a Kyla e le si sedette accanto sul divanetto del Settecento.
-Buongiorno, milady!- salutò il cantante con una piccola riverenza dopo aver salutato Lord Henry –Vi ho interrotte, per caso?- domandò poi vedendo che la donna lo guardava con un profondo odio che fino ad allora non aveva ancora dimostrato, ma non si fece vedere troppo dispiaciuto.
-Lei mette sempre il cappello in casa?- chiese Lady Jane Emily alzando regalmente un sopracciglio e squadrandolo come fosse un alieno, o peggio, un barbone.
Ville annuì sistemandosi ulteriormente l’indumento –Ultimamente mi piace, mi fa sentire protetto, da quando mi sono tagliato i capelli.- rispose guardando la donna con una leggera espressione di sfida. Kyla lo guardò con un mezzo sorriso, stringendogli impercettibilmente la mano che lui le teneva appoggiata al ginocchio. La madre sembrò essersi scandalizzata abbastanza per quella mattina e preferì cambiare argomento di discussione chiamando Lavinia affinché portasse via la sua colazione e preparasse quella per Kyla e il suo amico.
-Ti ha cercata Mia, prima, sul cellulare. Ho sentito squillare e ho notato la sua chiamata persa…- disse Ville richiamando l’attenzione della sua fidanzata che sembrava persa a guardarsi intorno con aria annoiata.
-Non sa che non è educazione guardare le chiamate del telefono di una signora?- lo rimproverò Lady Jane Emily.
Kyla la fulminò con uno sguardo –Anche leggere il diario segreto di una figlia adolescente non è il massimo dell’educazione, mamma e Ville ha il permesso di guardare il mio cellulare!- replicò con cattiveria.
La baronessa abbassò gli occhi colta nel fallo –Non è la stessa cosa, io sono tua madre e mi devo preoccupare per te!-
-Non ficcando il naso nelle cose che io voglio mantenere personali.- la liquidò la figlia prendendo il vassoio dalle mani di Lavinia e posandolo pesantemente sul tavolino come per darsi un tono, poi tornò a parlare con Ville –Quando ha chiamato?-
-Pochissimi minuti fa, stavo per scendere.- rispose Ville porgendole il cellulare e dandole così l’occasione per allontanarsi dalla madre che sembrava essere partita già in quarta con le sue critiche, già di prima mattina –Richiamala.-
Kyla annuì afferrando qualche biscotto e allontanandosi dal salone per poter uscire sul parco dove aveva molta più privacy che non in casa. Lasciare Ville da solo con sua madre non le sembrava una grande idea. Soprattutto dopo quello che sua madre aveva scoperto quella mattina, ma un altro secondo là dentro e sarebbe scoppiata. Confidò che il suo fidanzato fosse all’altezza di reggere un confronto e digitò il numero di Mia sul cellulare.
Dopo pochi squilli la voce della sua migliore amica le giunse trillante. Una pioggia di allegria dopo due giornate di tensione e antipatia. –Kyla! Come va? Sopravvissuta? E Ville?- cominciò subito col chiederle la ragazza.
-Ciao, Mia. Ville se la cava alla grande, quella che rischia la crisi sono io.- mormorò Kyla giocherellando con l’anello di fidanzamento. Ancora non le sembrava possibile…
-Lady Jane Emily Morris ha già colpito i suoi fendenti acidi e snob?- domandò Mia cercando di non suonare troppo scortese, in fondo era sempre la madre di Kyla.
-E’ andata anche oltre! Pensa che ha messo Ville a dormire nell’ala opposta alla mia! Ma da stasera si cambia: io e Ville dormiamo insieme e tanti saluti se a lei non va bene. Oggi Ville si è rimesso il cappello e le converse e se mia madre avrà da ridirne non si farà troppi problemi a metterla a tacere… Pensa che mio padre gli ha dato dello svedese! Cosa che per poco Ville non gli ringhiava contro!- rispose Kyla sospirando alla fine per rilassarsi –Ma non parliamone, altrimenti mi arrabbio. Tu e Migé? Come si trova il nostro amico nella caotica Londra?-
Mia ridacchiò dall’altro capo del telefono –Migé ha conosciuto i miei genitori. Avresti dovuto esserci!-
Kyla rise a sua volta –Immagino! Con tuo padre dev’essere stata una cosa stupenda, col fatto che non sa parlare che dialetto della West London, che non capisco del tutto nemmeno io che ormai lo conosco da una vita!-
-Infatti mamma doveva tradurgli tutto in inglese corrente, altrimenti Migé non capiva assolutamente nulla! Mio padre ci è anche rimasto male, ma si è ripreso quando Migé ha accettato di fare con lui una partita di scacchi. Credo che lo adorino, o almeno mio padre ha detto che finalmente mi sono trovata un uomo come si deve, e che se lui fosse una donna me lo contenderebbe!- continuò a ridacchiare Mia.
Kyla rise di gusto immaginandosi la scena: Alan Johnsson era un uomo molto simpatico, sempre con una battuta pronta e disponibile con tutti. Adorava giocare a scacchi e quindi poteva ben capire perché Migé gli fosse diventato subito simpatico visto che nel backstage degli HIM lui e Burton non facevano altro che sfidarsi a mosse di scacchi.
-Eliza che ne pensa? Di solito è lei quella che si preoccupa dei tuoi ragazzi.- chiese Kyla con un sorriso. Era felice che almeno i genitori della sua amica vedessero di buon occhio il suo matrimonio e anche il fatto che stesse per diventare madre ad appena 23 anni. I suoi invece sembravano guardare a Ville come all’Apocalisse! Il vichingo giunto dal nord per rapire la loro giovane e indifesa principessa…
-Mamma mi ha già chiesto se voglio il suo vestito da sposa per il matrimonio! Nemmeno il fatto che Migé non abbia ancora deciso se stare a Londra o a Helsinki l’ha preoccupata!- disse Mia, poi domandò con un filo di voce –Ehm, hai provato a chiedere ai tuoi se…-
-Hanno detto che il castello è tuo quando vuoi, sono più che felici di lasciartelo usare… per il tuo matrimonio. E’ solo con me che fanno i preziosi, purtroppo.- commentò Kyla sedendosi sconsolata sui gradini dell’ingresso. Se sua madre l’avesse vista in qual momento le avrebbe dato una strigliata coi fiocchi.
-Oh, Kyla, mi dispiace così tanto! Se solo i tuoi si sforzassero di guardare al di là delle apparenze! Ville può essere veramente a modo quando vuole, fa lo stronzo solo perché si diverte a farlo!- cercò di consolarla Mia, ma Kyla era troppo giù per riuscire a dare più di tanto retta all’amica.
-Mia madre queste cose non le capisce e mio padre se ne frega altamente.- ripose –Non sono come i tuoi genitori, e comunque Migé è più facile da gestire che non Ville: lui non ha sbalzi d’umore improvvisi.-
Sentì la voce argentina della biondina ridere dall’altra parte, con una sfumatura scettica –Non crederci troppo! Solo che finora Migé non ha avuto ancora il modo di dimostrarlo troppo, per mia fortuna… Ville è abbastanza sveglio da capire che rischiate troppo se esagera, vedrai, se ne starà nei limiti.-
Kyla sospirò –Lo spero.- disse, ma venne distratta da uno strombettante suono di clacson e da una lamborghini che fece il suo trionfante ingresso nel piazzale del palazzo. La ragazza spalancò gli occhi per la sorpresa –I miei nonni…?- balbettò col telefono ancora acceso.
-Cosa?- domandò Mia tutta eccitata all’altro capo del telefono –Andy Morris e la mitica nonna Inge in soccorso! Hanno sentito il tuo grido d’aiuto e sono accorsi!-
Kyla non rispose, troppo impegnata a seguire suo nonno Andrew scendere dalla macchina e aprire cavallerescamente la portiera alla moglie tedesca, mentre Joseph cercava in tutti i modi di farsi dare i bagagli che il vecchio si ostinava a trasportare da solo.
-Non sono mica come quello sfaticato di mio figlio Henry!- rispondeva ai tentativi del maggiordomo mentre Ingeborg rideva con grazia stringendosi al suo braccio. –Oh, la mia piccola Kyla!- esclamò poi avvistando la nipote e marciando verso di lei con un sorriso sulle labbra.
-Mia, io… credo di doverti lasciare. Conosci la situazione.- disse la moretta salutando la sua amica. Mia rise ancora e rassicurò Kyla prima che suo nonno la raggiungesse e la stritolasse in un abbraccio affettuoso.
-Nonno, ma che ci fai qui?- domandò sorpresa almeno quanto prima.
Andrew Morris sorrise bonariamente accarezzando il volto della nipote –Abbiamo pensato di fare una visita per risvegliare Henry dalla quotidianità! Ma non mi aspettavo di trovarti qui! Novità, tesoro mio?-
Kyla sorrise imbarazzata alle coccole del nonno –Beh, una novità ci sarebbe, in effetti…- disse.
-Sarebbe a dire?- domandò cordialmente Ingeborg con il suo strano inglese dall’accento tedesco.
-Io sto per sposarmi.-

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


CAPITOLO 10

 

-Cosa? Cielo, ma è splendido bambina mia!- Inge abbracciò la nipote –E’ meraviglioso! Hai sentito caro?-

-E’ stupendo!- confermò nonno Andrew annuendo con soddisfazione -sono fiero di te- in quel preciso momento Ville uscì sui gradini del castello chiamando Kyla.

-Ti ho fatto tenere la colazione- disse raggiungendola mentre lei si liberava dall’abbraccio della nonna tedesca e sorrideva.

-Grazie, hai fatto bene- gli tese una mano che lui afferrò -Ville, ti presento i miei nonni paterni, Inge e Andrew- poi rivolse lo sguardo ai nonni e aggiunse -lui è Ville Hermanni Valo, il mio fidanz… il mio futuro marito- si corresse all’ultimo. Ville si morse un labbro, pronto a ricevere la solita fiumana di critiche pesanti al modo di vestire, alla nazionalità, al modo di comportarsi, al cappello che teneva in testa, al colore degli abiti…si chiese come Kyla potesse essere tanto tranquilla.

-Molto felice di conoscerti- disse Andrew tendendo una mano -oh, così tu sei il giovanotto che sposerà la mia Kyla?-

-Ehm, si signore-

-Signore? Dio del cielo! Andrew! Andrew e basta!- esclamò l’anziano Lord -e lei è mia moglie, Ingeborg, viene dalla Germania-

-Piacere di conoscerla, signora- disse Ville -Kyla mi ha parlato di lei-

-Spero in bene!- disse la donna, Ville annuì -oh, bene bene, mi piaci ragazzo- diede una gomitatina a Kyla e aggiunse -te lo sei scelto proprio bello, brava! Le donne della nostra famiglia hanno sempre avuto un buon gusto in fatto di uomini!- tornò a guardare il darkman che si stava rilassando visibilmente -e cosa fai nella vita?-

-Ville è leader di una delle band più famose al mondo, gli HIM- disse Kyla, Inge ed Andrew si scambiarono un’occhiata.

-Questo comporterà dei mesi lontani da casa- osservò l’uomo.

-Purtroppo si- ammise Ville -ma amo il mio lavoro e sapere che ci sarà Kyla ad aspettarmi, renderà le cose molto più semplici, anche se spero che qualche volta venga via con me-

-Si, bene! Proprio la risposta che volevo!- sorrise Inge -sono molto lieta di poterti conoscere Ville, mi raccomando…ti affido la mia Kyla, trattala bene e coprila d’oro!-

-Nonna!- esclamò la ragazza -sai che non amo i gioielli!-

-Ma cara, l’anello di fidanzamento che hai al dito è di ottima fattura!-

-Infatti l’ha scelto Ville…- ammise la ragazza stringendo forte la mano al fidanzato, Inge ed il marito si scambiarono un’altra occhiata, stavolta compiaciuta.

-Vogliamo entrare? Sto morendo di fame e ho bisogno di togliere le scarpe e stendere le gambe, non sono più tanto giovane!- commentò Andrew facendo strada alla moglie, poi a Kyla e Ville.

-Hai visto?- bisbigliò la ragazza -i miei nonni paterni saranno i tuoi più validi sostenitori, non hai più di che preoccuparti…anche perché nonna Inge non è affatto nobile di nascita, il nonno l’ha conosciuta in guerra e se l’è portata a casa dopo due settimane!-

-Mi domando allora come sia venuto fuori tuo padre- Kyla fece spallucce, ammettendo che spesso se lo chiedeva anche lei.

Tornarono nel salotto dove era servita la colazione, Inge chiese subito di aggiungere altri due posti, mentre Andrew salutava prima il figlio e poi Jane Emily.

-Cielo Jane, sei così sciupata!- commentò l’anziano Lord -dovresti fare qualche attività all’aperto! E anche tu Henry! Sempre chiuso qui a fare la muffa!- intanto Inge, Kyla e Ville sedettero di fronte, un po’ distanti dai genitori della ragazza.

-Immagino comunque che la splendida notizia vi faccia felici- disse Inge versandosi del caffé nero non zuccherato -spero- aggiunse lanciando un’occhiataccia alla nuora. Lady Jane Emily ed il marito si guardarono poi guardarono la donna.

-Non gliel’ho detto, nonna- disse Kyla, andandoci giù piatta -a loro Ville non piace, è il mio fidanzato e continuano a riferirsi a lui come un amico, non sapevo nemmeno come fare a dirglielo…non senza scatenare una guerra è ovvio-

-Dirci cosa, tesoro?- disse Lord Henry.

-Ho chiesto a Kyla di sposarmi- s’intromise Ville, scambiò uno sguardo con la ragazza -e lei ha accettato, quindi siamo ufficialmente fidanzati-

Per diversi minuti nel salotto regnò il silenzio più assoluto. Kyla stringeva forte le mani di Ville e fissava sua nonna, in cerca d’aiuto mentre sua madre e suo padre assumevano espressioni assolutamente scioccate con occhi e bocca poco elegantemente spalancate.

-Visto…- mormorò la ragazza.

-Basta fare i beccamorti!- saltò su Andrew -Dio del cielo, è una notizia splendida!-

-Se permetti papà, siamo scioccati- disse Lord Henry.

-Non capisco per quale motivo- disse Inge, sollevando un sopracciglio e regalando a figlio e nuora uno sguardo che avrebbe raggelato un pinguino al polo nord -Kyla e Ville si amano-

-L’amore non è abbastanza!- sentenziò Lady Jane Emily -non ci è nemmeno stato chiesto il permesso!-

-Non ho la minima intenzione di chiedere il permesso per sposare la donna che amo- disse Ville -e se non vi sta bene, pazienza- si voltò verso Andrew -Andrew, visto che il padre di Kyla non approva, forse lei potrebbe accompagnarla all’altare al posto suo- quest’ultimo annuì.

-Certamente- Kyla si afflosciò tristemente sul divano, sentendo un gran mal di testa avanzare velocemente. Era contenta che almeno i nonni fossero dalla sua parte, l’avrebbero aiutata a tenere a bada i propri genitori…ma non era felice, per niente.

-Andrà tutto bene- sussurrò Ville, accarezzandole un braccio.

-I tuoi hanno fatto i salti di gioia al telefono…normalmente dovrebbe essere così-

-Non fare quella faccia, bambina mia- disse Inge con un largo sorriso -sistemeremo tutto, vedrai-

-Lo spero-

 

quanto mi piacciono ville e kyla! XD lo so che sono di parte, ma non sono meravigliosi? quasi quanto mia e migé... ma quei due sono inimitabili [ah, vorrei informare che ho scoperto che in finlandia esiste una mia paanaanen: è un'amica di una mia compagna di classe! ^^] keep on enjoying us! musicaddict

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


11

CAPITOLO 11

Ville stava fumando distrattamente una sigaretta alla finestra della cucina dell’appartamento di Migé. Guardava le macchine che passavano frettolose, la cenere cadeva morbidamente sull’asfalto sottostante, rompendo il cilindro grigio che si era venuto a formare sul bastoncino di carta e tabacco. La sua espressione era particolarmente concentrata, pensierosa, preoccupata, tanto che il bassista si sporse da sopra la sua spalla per attirare la sua attenzione.
-Ville, va tutto bene?- domandò con apprensione –Sono passati ben venti minuti dall’ultima volta che hai aperto bocca e sono mesi che non ti vedo fumare così tante sigarette di fila. Questo significa che sei teso e preoccupato per qualcosa. Ora, la domanda è: cosa?-
Ville gettò dal balcone il mozzicone della sigaretta e continuò a fissare il cielo terso della città. –Kyla non è tornata con una carica positiva dalla visita a casa dei suoi. Loro non sono per niente felici del nostro fidanzamento, figurati quanto accoglieranno positivamente il nostro matrimonio! E Kyla è profondamente depressa per questa ragione…- disse.
Migé si accese a sua volta una sigaretta, offrendone un’altra al cantante, che ovviamente non rifiutò. –Capisco che per Kyla non sia facile, ma alla fine lei ha detto che ti vuole sposare lo stesso, no? Allora infischiatene! Devi vivere con lei, non coi suoi genitori!-
-La fai troppo semplice, Migé.- replicò Ville con uno sguardo triste negli occhi –Kyla ci tiene moltissimo al parere positivo dei suoi genitori in questo campo. Sono stati divisi per così tanto tempo, sperava che questa fosse la volta buona che potessero riavvicinarsi, ma così non è stato. Non che si aspettasse che mi accogliessero a braccia aperte, ma che almeno non mi guardassero in cagnesco e non mi insultassero a ogni buona occasione, questo sì. Mi dispiace moltissimo per lei, io ci ho anche provato, ma non ho resistito a lungo.-
Migé ridacchiò appena –Conoscendoti abbastanza, posso scommettere che li hai mandati tutti a cagare dopo un paio di giorni!-
Ville sorrise a sua volta abbassando lo sguardo sui fiori del davanzale di Migé [ricordiamoci che era un giardiniere! ^__^] –Non li ho proprio mandati a cagare, ma non ho resistito molto più di due giorni…- confermò.
-E’ un altro mondo, ti capisco. Io ho la fortuna che la famiglia di Mia sia una qualsiasi famiglia londinese! Se solo riuscissi a capire quello che dice suo padre quando parla…- disse il bassista gettando via la sua sigaretta.
Ville rise di gusto al commento dell’amico –E’ così incomprensibile?- domandò.
-Peggio di Bam quando è ubriaco.- confermò Migé –Non capivo niente! La madre di Mia doveva tradurmi tutto! Pover’uomo, c’è rimasto male quando si è accorto che non capivo nulla di quello che mi diceva. Però mi sono rifatto con gli scacchi.-
-Almeno tu non hai problemi di convivenza con la famiglia della tua fidanzata… Nemmeno con la famiglia della mia, a quanto pare, visto che vi lasciano il castello per fare la cerimonia e la festa! Kyla c’è rimasta malissimo quando sua madre le ha rifiutato la stessa cortesia per il nostro matrimonio, è scoppiata a piangere e non ha smesso finché sua nonna non è andata a consolarla. Nemmeno io sono riuscito a tirarla su di morale.- replicò Ville rientrando in casa. Era proprio schifato dalle due settimane che aveva trascorso a casa Morris, l’idea di doverci ritornare a breve per il matrimonio di Migé e Mia non lo elettrizzava per niente, ma almeno ci sarebbero stati loro due e gli altri HIM a distrarlo dalle cattiverie e dalle ingiurie di Lady Jane Emily.
-Mi dispiace moltissimo per Kyla, è una ragazza così gentile, non si merita di essere trattata così dai suoi genitori.- commentò Migé sprofondando sul divano e guardando Ville con un’espressione di sostegno.
-Lo so, ma purtroppo le sono capitati Lord Henry e Lady Jane Emily come genitori! Se solo fossero due come i suoi nonni, allora sarebbe tutto un altro discorso… Pensa che suo nonno mi ha perfino detto che lascerebbe a me tutta la sua fortuna piuttosto che sprecare il suo denaro affidandolo a suo figlio! Quel vecchio è fuori di testa, però è simpatico, se non altro vuole molto bene a sua nipote.- disse il darkman.
Migé osservò rapito il calendario che stava appeso dietro il divano su cui era seduto Ville. Mancavano due settimane e mezza al suo matrimonio, la cosa lo eccitava parecchio: sarebbe stato marito e papà in poco tempo. Era più di quanto potesse desiderare. Tuttavia gli dispiaceva per Ville e Kyla, non era giusto che i genitori della ragazza si infilassero in mezzo a loro due, come non era giusto che impedissero alla figlia di realizzare un matrimonio come quello che desiderava solo per i loro capricci da inglesi snob.
-Quando saremo là cercheremo di rimediare a tutto, ok? Mi impegno personalmente a convincere i Morris a farvi sposare al castello! Dopo quello che Kyla ha fatto per organizzarci il miglior matrimonio che potessimo desiderare, soprattutto dopo quello che ha dovuto sopportare, mi sembra il minimo.- disse mettendosi una mano sul cuore e alzandosi in piedi con aria ufficiale. Ville si nascose il viso nel palmo della mano sinistra, ridendo in maniera disperata.
-Tu non hai idea di quello che sono i genitori di Kyla, Migé, non li hai nemmeno mai visti.- gli disse rialzando lo sguardo –Non sono un tipo che si dà per vinto, lo sai, a volte sono così testardo che mi rompo i coglioni da solo, ma non sono riuscito a far cambiare idea ai genitori di Kyla. Non credo sia possibile farli ragionare al di fuori del loro castello antico e delle loro tradizioni da baroni inglesi.-
-Tu sei Il Nemico, Ville, è normale che non ti diano ascolto. Fa tentare me e Mia, magari riusciamo a fare qualcosa, forse non molto, ma qualcosa di sicuro succederà.- lo tranquillizzò Migé.
-Sei un amico, Migé.- gli sorrise sconfortato Ville. Migé si aprì in un sorriso di quelli che riservava ai momenti come quelli, in cui Ville era decisamente col morale a terra. –Adesso, però, devo andare. Mia madre ha detto che deve farmi vedere delle cose che potrebbero tornarmi utili per il matrimonio… Dio solo sa cosa è andata a pescare!- disse il darkman alzandosi e avviandosi verso la porta, seguito dal bassista.
-Di sicuro qualche cosa di bizzarro. Meglio, volevi forse un matrimonio tranquillo e banale?-
Ville sbuffò alzando gli occhi al cielo –Già, come se il mio matrimonio si fosse rivelato essere una passeggiata! Ci mancherebbe solo che mia madre tirasse fuori qualcosa di particolarmente strano, così i genitori di Kyla si convincono per bene a lasciarla diventare la moglie di Ville Valo!-
Migé sembrò rifletterci un po’ su –Non pensarci troppo, Ville, altrimenti ti ci rovini il fegato. Mancano ancora parecchi giorni, pensa ad altro se ti è possibile.-
-Cercherò, se non altro non sono più là!- disse Ville aprendo la porta –Ci si vede, Migé!- e detto questo uscì definitivamente.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

 

Kyla scostò la tendina dalla finestra e sollevò una mano in cenno di saluto, poi ripose la tendina e si voltò verso Mia che si stava sistemando la giacca. Era incinta di soli tre mesi ma già si intravedeva qualcosa, il seno era aumentato lievemente e anche il ventre era decisamente più arrotondato, Migé sosteneva che diventasse più bella ogni giorno che passava, ma la biondina non era dello stesso avviso, anzi…secondo lei, Migé stava seriamente perdendo la vista!

-Mia nonna è arrivata- annunciò Kyla infilandosi le scarpe -dai che oggi è il tuo gran giorno! Sceglieremo un abito stupendo-

-Sarò orribile ed enorme- mugolò la ragazza, prendendo sottobraccio l’amica -ma sono contenta che sia tua nonna ad accompagnarci per negozi oggi-

-Sarai bellissima- la rimbeccò Kyla -su andiamo- presero le borse e uscirono di casa. Ingeborg salutò ancora le ragazze dal taxi nero e l’autista aprì la portiera.

-Salve ragazze, che gioia vedervi! Mia cara, come stai?-

-Buongiorno Inge, sto bene grazie- disse la biondina sedendo accanto alla nonna di Kyla –comincio piano piano a lievitare, ma va bene-

-Ti trovo benissimo- sorrise la donna, poi si voltò a dare l’indirizzo all’autista. Le due ragazze si sistemarono meglio nel taxi e il mezzo partì –ho scelto personalmente il migliore negozio di tutta Londra, troveremo un abito adatto ad entrambe-

-Io non ho nemmeno fissato la data, nonna- rispose Kyla sconsolata -di questo passo io e Ville non ci sposeremo mai-

-Lascia tua madre a me- disse Inge -e non preoccuparti- la ragazza annuì, ma non poteva fare a meno di pensare ugualmente alla terribile delusione che aveva ricevuto. Nella famiglia di Ville la notizia del loro matrimonio aveva provocato una reazione di gioia incontrollata che aveva quasi spaventato la ragazza, ma sia i genitori che il fratello del cantante erano entusiasti di lei e del matrimonio…erano autenticamente felici.

Sua madre e suo padre, no. Odiavano Ville, non le avevano concesso l’uso del castello mentre a Mia l’avevano regalato e non erano assolutamente felici che la loro unica figlia si sposasse. Kyla era triste, non riusciva nemmeno ad esprimere a parole quanto fosse amareggiata e la tristezza stava contagiando anche Ville, oltre che minando per l’ennesima volta il loro rapporto.

Il leader degli Him era tornato ad Helsinki da quasi una settimana e si erano a malapena parlati qualche volta al telefono.

Questa è la volta buona che ci lasciamo sul serio… pensò mentre guardava il paesaggio urbano di Londra scorrere davanti ai suoi occhi così i miei saranno davvero contenti… sospirò. Il taxi si fermò davanti ad immense e splendide vetrine con meravigliosi abiti da sposa di ogni tipo, Mia emise un trillo di gioia e abbracciò l’amica.

-E’ stupendo! Oddio, chissà quanto costa un abito…-

-Ah, ma naturalmente il tuo vestito è un regalo mio e di mio marito- intervenne Inge -mi sembra davvero il minimo, mia cara. E lo stesso sarà per mia nipote-

-No- ribatté Kyla -mi spiace, ma non accetto. Non posso- la nonna della ragazza annuì ma non appena Kyla si voltò, scambiò un’occhiata complice con Mia.

Le tre donne entrarono nel negozio, Ingeborg si diresse immediatamente da una delle commesse, mentre Mia stritolava il braccio di Kyla guardandosi attorno.

-Buongiorno, signore- disse la commessa tornando insieme alla nonna di Kyla -chi è la fortunata?-

-Veramente entrambe- disse Mia raggiante -ma io mi sposo tra nove giorni esatti, quindi oggi devo assolutamente uscire da qui con il vestito dei miei sogni!- le altre sorrisero.

-Molto bene- riprese la commessa -anzitutto, vorrei sapere se hai già delle idee sul colore e sulla forma- Mia annuì.

-Voglio un abito rosso scuro, niente velo in testa e niente strascico lunghissimo-

-Direi che siamo già avanti, seguitemi- portò le tre donne al piano superiore, dove aprì un intero armadio pieno di abiti il cui colore andava dal rosa chiaro al rosso scuro, quasi viola -naturalmente abbiamo anche un’ottima sartoria, puoi scegliere il modello e apportare tutte le modifiche che ritieni necessarie- Mia annuì e si lanciò immediatamente in fondo all’armadio, quasi tuffandosi tra gli abiti. Ne scelse subito cinque e la commessa li tirò fuori, appendendoli con cura in modo che si potessero esaminare con calma.

-Spero che di qui ad una settimana io non lieviti ancora- borbottò la ragazza, scartandone uno che aveva un girovita impassibilmente sottile, si voltò verso la commessa –sa, sono incinta e…sto diventando enorme!- la ragazza scosse la testa sorridendo.

-Allora propongo uno di questi abiti- disse indicandone tre, li voltò -come vedi, hanno il corpetto semi rigido ma che si chiude sulla schiena con dei lacci, niente cerniera, in questo modo puoi regolarlo come meglio credi- Mia annuì.

-Vado a dare un’occhiata in giro- disse Kyla scendendo al piano inferiore, Mia mosse un passo, ma Ingeborg la fermò, dicendole di lasciarla stare.

-Devi scegliere il tuo abito, Kyla ha solo bisogno di starsene tranquilla- disse con il suo pesante accento tedesco -adesso forza ragazza mia, prova questi abiti!-

Mentre di sopra Mia provava i vestiti, Kyla si aggirava al piano inferiore, nemmeno lei voleva un abito bianco per il proprio matrimonio.

E chissà Ville come si concerebbe…sospirò ancora, non ne aveva mai neanche discusso con lui. D’altra parte da uno che si vestiva solo di nero cosa poteva aspettarsi? Certo, magari avrebbe messo qualcosa di elegante, ma pur sempre di nero, mentre lei avrebbe voluto e sperato che almeno per quel giorno optasse per un colore meno deprimente.

Con la testa tra le nuvole andò a sbattere contro un manichino, lo afferrò giusto in tempo perché non cadesse e rimase affascinata dall’abito che vi era indosso. Di un azzurro perlaceo con riflessi viola, aveva il corpetto che lasciava scoperte le braccia ed era molto morbido, tempestato di piccole perle azzurrine, la gonna scendeva stretta a fasciare le gambe fino al ginocchio, punto dal quale si apriva sempre più, formando dolci onde. Due piccoli spacchi partivano dal fondo e risalivano lungo la linea delle ginocchia, dove si fermavano poco dopo averle superate, senza mostrare niente di più. Era il più bel vestito che la ragazza avesse visto ed era dello stesso colore dei suoi occhi.

Afferrò il cartellino per leggerne il prezzo e quasi le vennero le lacrime agli occhi. Non si sarebbe mai potuta permettere un simile abito.

-E’ molto bello, interamente cucito a mano- disse la commessa di poco prima, sorridendole –la sua amica ha quasi finito, vuole provare questo?-

-Oh, non me lo potrei mai permettere- mormorò la ragazza -e poi sarei così scollata!-

-Si potrebbe far realizzare una mantellina con lo stesso tessuto, la cui forma richiamerebbe la gonna. Sarebbe splendida e poi, ha lo stesso colore dei suoi occhi, è l’abito perfetto- Kyla scosse la testa, ma la donna stava già togliendo l’abito al manichino -lo provi- disse mettendoglielo tra le mani. La ragazza annuì mite e si chiuse in camerino.

Mia e Ingeborg scesero dalle scale reggendo l’abito che aveva scelto la biondina. Un abito rosso scuro dal corpetto semi rigido liscio, senza ricami con una sottogonna bianca molto semplice bordata di pizzo bianco e sopra una gonna più sottile rosso scuro, cucita alla sottogonna in modo che il tessuto formasse delle balze e delle onde.

-Oddio sei bellissima- esclamò Mia quando Kyla uscì dal camerino, il vestito era esattamente della sua misura -sei splendida! A Ville cadrebbero gli occhi!- la ragazza arrossì.

-Grazie, ma costa troppo…ah, hai scelto?- Mia le mostrò il vestito, tutta felice -è molto bello, proprio da te!-

-Grazie- Ingeborg lasciò chiacchierate le due ragazze e prese la commessa in disparte, dandole una carta di credito.

-Pago entrambi i vestiti, ma mia nipote, quella mora…non deve sapere nulla. Sa se vuole qualche modifica?-

-Una mantellina uguale alla gonna, sostiene di avere una scollatura troppo ampia- sorrise la commessa –se ci dà un indirizzo, consegneremo entrambi i vestiti entro cinque giorni a partire da oggi- la donna annuì, soddisfatta.

-Bene, apportate la modifica per mia nipote e mandate tutto a questo indirizzo- diede l’indirizzo della tenuta nel Kent dei genitori di Kyla –all’attenzione di Lady Ingeborg, li ritirerò personalmente- la commessa allargò appena gli occhi nel sentire il “Lady” –su ragazza, sbrigati e ricorda che mia nipote non deve sapere nulla, quindi ora riponi il vestito e occupatene quando saremo andate via- la ragazza annuì e scomparve con la carta tra le mani.

Tornò meno di cinque minuti dopo.

-Signorina Mia, le recapiteremo il vestito tra cinque giorni, grazie a tutte per essere venute- prese il vestito di Kyla che nel frattempo si era cambiata e lo rimise addosso al manichino.

-Ho il vestito dei miei sogni!- disse Mia -sono così felice! Inge, non doveva pagarlo lei!-

-Sciocchezze!- esclamò la donna -io ora torno nel Kent, ci sono ancora delle cose da decidere per il rinfresco pomeridiano, ma provvederò personalmente- Mia annuì tutta contenta, poi decise di telefonare a Migé per avvisarlo che aveva preso il vestito e di sceglierne uno adeguato. Inge guardò sua nipote che sembrava volersi fare piccola piccola, seduta nell’angolo del sedile posteriore del taxi, dentro di sé sorrise, era certa che presto l’avrebbe vista sorridere di nuovo…Andrew si era fatto venire in mente un’idea insieme bizzarra e meravigliosa per far sposare la nipote con Valo…e dovevano assolutamente farcela. Che i suoi genitori approvassero o meno.

 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


CAPITOLO 13

 

Ville stava cercando in tutti i modi di non legare sua madre a una sedia. Era in quella casa da appena mezzora e Anita aveva già rovesciato sul pavimento del salotto qualcosa come dieci tonnellate di vestiti o accessori adatti al matrimonio. Lui aveva cercato invano di bloccarla, di farla calmare, se non altro per riferirle quello che era venuto fuori dopo le due settimane dai baroni Morris, nella loro tenuta nel Kent.

-Mamma…-

-E poi credo che per Kyla questi orecchini sarebbero bellissimi! Sai, bisogna trovare qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato e qualcosa di azzurro, come portafortuna. Qui potrei trovare qualcosa da darle… Ci sono anche delle cose che potrebbero andare bene per le damigelle o, perché no, anche per te!- Anita non sembrava accorgersi dei tentativi di Ville di interagire con lei.

-Mamma…- tentò di nuovo il cantante, ma anche questa volta il flusso di coscienza libero della madre gli impedì di proferire una frase di senso compiuto.

-Dovresti vestirti diversamente dal solito per il tuo matrimonio.- disse lei –Sei sempre vestito di scuro, non sarebbe male che per una volta ti concedessi un completo bianco. Staresti benissimo: una camicia nera e un completo bianco sopra! Il bianco ti ha sempre donato, quando eri piccolo avevi tantissime cose bianche!-

A questo punto Ville decise di interrompere il monologo senza troppa delicatezza –Mamma, per favore, taci un attimo che è una vita che cerco di dirti una cosa!- sbottò rifilando ad Anita uno sguardo truce. Un po’ per il tono, un po’ per lo sguardo, la donna tacque e si mise placidamente all’ascolto del suo primogenito. –Finalmente!- commentò Ville –Prima che tu faccia troppi progetti, ti dico subito che non si è ancora sicuri che ci sarà un matrimonio… almeno non il mio.-

Anita guardò Ville come se fosse stato un essere piccolo e simile a una tartaruga che indicava il cielo dicendo “ET telefono casa” –Cosa dici, Ville? Come sarebbe a dire che non si è sicuri che ci sarà il tuo matrimonio?- domandò basita.

Ville nascose il volto tra le mani cercando di recuperare il controllo dei suoi nervi –Ho passato le ultime due settimane dai genitori di Kyla e loro non sembrano essere particolarmente entusiasti all’idea che la loro unicogenita sposi un uomo del mio genere… e della mia estrazione sociale.- disse. Un ridere nervoso giunse alle orecchie della madre, la quale si mise ancora più attentamente in ascolto –Kyla è praticamente depressa a causa di questa storia: dalla nostra parte abbiamo addirittura i suoi nonni, ma non i suoi genitori. In più è qualche giorno che non la chiamo.-

-Questo non è giustificabile, Ville.- lo rimproverò Anita –Sta passando un momento difficile, dovresti farle capire che se non altro può contare su di te e sulla tua presenza. Vivete in due Paesi diversi, se non vi telefonate come pensate di sentirvi?-

Ville riemerse da dietro le sue mani afflosciandosi sul divano e guardando un punto fisso ai suoi piedi –Ho paura di chiamarla.- disse –E se mi dicesse che ci ha ripensato? Se per caso si fosse resa conto che non valgo la pena di mettersi contro i suoi genitori? Ogni tanto lo vedo passare nei suoi occhi… E’ come se per qualche istante pensasse di mandare all’aria tutto quanto, me e i Morris, e di allontanarsi definitivamente da questa vita.-

-Oh, tesoro!- Anita si alzò dalla sua sedia e andò a raggiungere il figlio sul divano passandogli affettuosamente una mano sul braccio –Se Kyla non volesse sposarti non sopporterebbe il rifiuto dei suoi genitori. Il fatto che ogni tanto si senta spaventata non vuol dire che non ti ami o che voglia mollare te e tutto il resto, è una cosa del tutto comprensibile visto quello che mi hai detto. La sua famiglia è nobile, la nostra no, ma questo non significa niente: voi vi siete incontrati e dopo un po’ di tempo vi siete innamorati. Se tu le hai chiesto di sposarti vuol dire che a lei ci tieni moltissimo, quindi perché non lo dimostri chiamandola? Se ti lascia vuol dire che non era la ragazza giusta oppure che non siete fatti per stare insieme, almeno non adesso.- gli disse con voce comprensiva.

Ville le lanciò un’occhiata inquisitoria  -Sono quattro giorni che non la chiamo, che le dico? Già sarò fortunato se non mi chiuderà il telefono in faccia.-

Sua madre fece un sorriso e gli occhi dello stesso verde intenso del cantante luccicarono di affetto –Non lo farà. Se tu le chiedi scusa non lo farà. Devi chiamarla subito, però, altrimenti diventa troppo tardi.- disse afferrando il cordless –Tieni, chiamala pure da qui. Io me ne vado di là in modo da lasciarti tutta la privacy possibile.-

Ville afferrò la cornetta che gli veniva porta con un’espressione afflitta. Ok, alla fine se non la chiami rischi di peggiorare le cose. Se non ti molla per i suoi ti molla per il tuo comportamento da vigliacco! Con una lentezza impressionante compose il numero di casa di Mia sperando di trovare Kyla a casa.

Al quinto squillo a vuoto il suo stomaco si era dissolto nell’aria, ma qualcuno rispose prima che scattasse la segreteria telefonica. –Pronto?-

Ville si concesse la libertà di respirare –Ciao, Mia, sono Ville. Ti prego, dimmi che Kyla è a casa.-

-Oh, Ville, ciao! Siamo appena tornate a casa, te la passo subito!- rispose Mia col suo solito tono di voce trillante prima di andare a recuperare la sua coinquilina. Dei rumori nei pressi della cornetta gli fecero capire che Kyla aveva appena afferrato il telefono –Ciao, Ville.-

-Ti prego, scusami, sono imperdonabile.- si affrettò a dire –Come stai?-

Un sospiro. –Credevo non chiamassi più.- disse Kyla –Tiro avanti. Oggi ho accompagnato Mia a scegliere l’abito da sposa, ne ha trovato uno bellissimo, dovresti vedere com’è felice. Migé rimarrà a bocca aperta quando la vedrà.-

Ville sorrise appena –Credo che Migé sarebbe rimasto a bocca aperta anche se Mia si fosse presentata in camicia da notte e babbucce.- scherzò –E tu? Hai trovato niente?-

Kyla tentennò appena. Non voleva dire a Ville che aveva lasciato una parte del suo cuore su quel vestito che aveva provato all’atelier, Ville avrebbe messo personalmente i soldi per farglielo avere e lei non voleva che lui spendesse tutti quei soldi per lei. –Niente di particolare. Devo ancora chiarirmi bene in testa che tipo di vestito mi piacerebbe indossare.-

-Avevo il terrore che avessi cambiato idea. Sentirti dire che stai cercando il vestito mi tranquillizza parecchio.- disse Ville sorridendo a se stesso –Sei sicura di non aver trovato proprio niente, comunque? Non è che mi stai tenendo semplicemente nascosto il vestito, vero? La trovo un’usanza un po’ ridicola…-

-No, davvero. Io… non ho trovato niente.- mentì Kyla mordendosi il labbro inferiore. Detestava mentire a Ville, ma quella bugia l’aiutava ad autoconvincersi che la sua rinuncia in realtà non era poi così pesante.

Ville rimase un attimo in silenzio. C’era qualcosa nel tono della sua fidanzata che non lo convinceva pienamente, ma decise di lasciar stare: se Kyla gli diceva così probabilmente aveva le sue ragioni che era meglio non indagare. –Cos’hai fatto in questi giorni, oltre ad accompagnare Mia a scegliere il vestito?-

-Non molto, a essere sinceri. Ho passato il tempo a pensare alle ultime due settimane.- rispose lei –Mia nonna dice che dovrei infischiarmene di quello che dicono i miei, che alla fine conta soltanto quello che voglio io, ma mi dispiace così tanto non vedere un consenso da parte loro!-

-Lo so e mi sento in colpa per questo. In fondo loro vogliono che tu abbia il meglio che c’è sulla piazza come marito e io… beh, io non sono esattamente nella Top10 dei possibili mariti perfetti.- commentò Ville –Se tu non vuoi andare contro i tuoi genitori io… lo posso capire.-

Kyla rimase per un attimo in silenzio –Ville, non mi starai lasciando spero…-

Gli occhi del darkman si allargarono improvvisamente –No! Non potrei mai! Dopo tutto quello che ho patito pensi che potrei permettermi di lasciarti? Proprio adesso che ti ho quasi sposata?- obiettò –Ho solo detto che se tu vuoi prenderti una pausa, pensarci su, mollarmi o uccidermi sei libera di farlo.-

Dall’altra parte del cavo, Ville poteva percepire Kyla sorridere –Non voglio pensarci, ci ho già pensato troppe volte. Io voglio sposarti e non mi interessa se devo cambiare nome per farlo! Per un momento ho avuto paura che tu mi volessi lasciare per come i miei ti hanno fatto patire per queste due settimane.-

-No. Io ti amo, Kyla, e non potrei mai lasciarti solo perché tua madre si arrabbia se metto il cappello in casa o perché davanti al mio cognome non c’è il titolo di Lord.- rispose Ville.

-Anche io ti amo, Ville.- rispose Kyla. Improvvisamente sentì Mia chiamarla da lontano –Oh, mi dispiace. Devo lasciarti… fra pochi minuti devo essere a lavoro.-

-Non importa, vai se devi andare. A me basta sapere che non ci hai ripensato.- disse il darkman con un sorriso dolce sulle labbra.

-No, non ci ho ripensato. Fra qualche settimana ne parleremo meglio.- obiettò Kyla –Ciao, Ville. Ti amo.-

-Anche io ti amo.- la salutò Ville prima di sentire il telefono venire riattaccato dall’altra parte. Anita tornò improvvisamente nella stanza e lo guardò con un sorriso materno, di quelli che dicono tante cose senza bisogno di parlare. –Grazie, mamma.- disse lui, poi guardando le cose sparse sul pavimento –Cosa mi stavi mostrando prima?-

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


CAPITOLO 14

 

Kyla sospirò per l’ennesima volta, era arrivata nel Kent da due ore e voleva già scappare. Se non fosse stato per i suoi nonni e per Mia, non ci sarebbe mai tornata. I suoi genitori avevano preso la sua amica e l’avevano non solo coperta di complimenti per il matrimonio, per la festa che sarebbe arrivata e per la gioia di essere incinta… ma avevano completamente ignorato lei. La moretta non era mai stata tanto triste, stavolta Lady Jane Emily e Lord Henry l’avevano delusa moltissimo.

-Non fare quella faccia, tesoro- disse Inge osservandola sistemare la camera da letto che avrebbero usato Mia e Migé -andrà tutto bene-

-Come no-

-Ville arriverà stasera e oggi pomeriggio il castello sarà pieno degli invitati per la festa di fidanzamento, i tuoi genitori avranno altro per la testa, saranno troppo occupati a vantarsi del luogo dove dimorano per accanirsi contro voi due- Kyla annuì stancamente, sua nonna aveva ragione, ma sua madre era così perfida e detestava Ville così tanto che era certa avrebbe trovato il modo di rovinarle quella giornata.

La ragazza terminò di sistemare la stanza poi scese con sua nonna per dare alle cameriere le direttive per l’indomani, voleva che ogni cosa fosse perfetta per la sua migliore amica.

Stavano giusto ultimando la disposizione dei posti a tavola che Mia entrò correndo nell’enorme salone, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

-Sono qui!- trillò saltellando -Migé e i suoi genitori! Oddio, che bello! Che bello!-

-Mia, calmati, sei incinta- la rimproverò dolcemente Kyla, lasciò un foglio e la prese sottobraccio –andiamo a riceverli come si deve, ok?- Mia annuì sempre sorridendo.

I genitori di Migé ed il bassista stavano giusto scaricando le valigie, Mia non appena vide Migé lasciò il braccio dell’amica e corse incontro all’uomo, saltandogli in braccio e stampandogli un bacio.

-Mi sei mancato tanto! Ti amo tantissimo!- trillò la biondina scoccandogli un altro bacio, Migé rise.

-Anche tu, ma devi smetterla di saltellare dovunque! Altrimenti la nostra bimba si agita!-

-Guarda che non sappiamo ancora di che sesso è-

-Sarà una femmina e sarà bella come sua madre- stabilì Migé, dietro di lui i genitori scossero la testa, si era fissato che sarebbe nata una bambina identica a Mia e guai se qualcuno provava a dire un’altra cosa -Ciao Kyla, sono felice di rivederti… Come va?- aggiunse salutando la moretta, lei annuì. Avrebbe voluto rispondere alla domanda, ma i suoi genitori comparvero alle sue spalle per andare a ricevere i nuovi ospiti.

-Santo Cielo, Henry ma l’hai visto? Quello sarebbe il fidanzato di Mia? Quel…-

-Lascia perdere cara. Va bene per Mia, non certo per nostra figlia, Kyla merita molto di più. Credo sia ora di farle conoscere qualche giovanotto a modo, così si leva dalla testa quell’idea di sposarsi con lo svedese- l’intero scambio era stato appena sussurrato dai Morris, ma Kyla aveva udito ogni singola parola e oltre alle lacrime, sentiva avanzare un moto di rabbia fortissimo. Rimase zitta e ferma, simulando un sorriso forzato mente guardava i genitori fingere di essere lieti dei nuovi arrivi, poi aiutò Migé e famiglia a sistemarsi e lasciò da soli i due fidanzatini, già in preda alle coccole.

Fortuna che Ville viene con la sua famiglia, almeno loro sono felici per noi a lei, la famiglia del darkman piaceva molto, era gente con la quale aveva un buon rapporto, Anita poi dopo averla conosciuta aveva messo una mano sulla spalla di suo figlio annuendo e dicendo che finalmente si era trovato una ragazza eccezionale e ammonendolo di non lasciarsela scappare. Tanto ci penseranno i miei a far scappare lui concluse amaramente, mentre andava a ricevere nuovi ospiti.

Per tutto il pomeriggio e parte della sera, Kyla non fece altro che ricevere gente su gente, indirizzarla alle camere e spiegare come girare nel castello. Arrivarono tutti gli altri HIM, con mogli e fidanzate al seguito, amici di Mia, i genitori della ragazza verso l’ora di cena… alle nove e mezza, però, di Ville non c’era ancora traccia, eppure le aveva detto che sarebbe arrivato per le otto.

Aveva provato a chiamare sul cellulare, ma dava sempre non raggiungibile.

-Qualcosa non va, tesoro?- Lady Jane Emily raggiunse la figlia nel portico –La temperatura si sta abbassando, non dovresti stare qui al freddo-

-Sto aspettando Ville- replicò la ragazza. Sua madre l’aveva fatta correre tutto il giorno di qua e di là… Kyla era certa che l’avesse fatto di proposito -Tu rientra pure, io rimango-

-Ma tesoro, prenderai freddo!- Kyla alzò gli occhi al cielo, sorpassò la donna e andò ad aspettare Ville direttamente seduta sui gradini della porta d’ingresso. Non aveva affatto voglia di litigare con sua madre e farsi andare l’ottima cena di traverso.

Si era proprio divertita con tutta quella gente, era un sacco di tempo che non c’era una cena così divertente al castello, erano state due ore molto belle… nonostante i commenti di suo padre sulla mancanza di un certo “becchino mal vestito”.

Kyla stese le gambe e sbadigliò, in quel momento due fari comparvero in fondo al viale, una macchina si stava dirigendo con calma nella proprietà. La ragazza scattò in piedi e chiamò qualche maggiordomo, la stanza sua  e di Ville era a posto così come quella per il fratello di lui e quella per i genitori, non doveva far altro che accoglierli, salutarli e finalmente riabbracciare il suo ragazzo.

La macchina si fermò ed i maggiordomi andarono immediatamente ad aprire le portiere, da dove scesero Ville e la sua famiglia.

-Dei nuovi ospiti!- Kyla gelò all’istante, ammutolendo: suo padre e sua madre erano usciti -Benvenuti, siamo lieti di avervi qui… abbiamo appena terminato di cenare, ma se avete fame ovviamente siamo a vostra disposizione- senza aspettare risposta la madre di Kyla mandò a chiamare due cameriere e ordinò loro di portare i nuovi ospiti nella sala da pranzo, dove “avrebbero fatto una conoscenza più approfondita”.

-Ah, Kyla tesoro-

-Papà…-

-Cerca William, stasera fa piuttosto fresco e vorrei accendere i camini nella sala azzurra, siamo così tanti! Su ragazza mia! Che fai impalata li?- lei annuì lentamente e si voltò, dirigendosi alla ricerca di William uno dei tanti membri del personale che lavoravano lì.

 

Solo verso mezzanotte Kyla riuscì finalmente a rientrare in camera sua, dopo William era stata mandata ad assicurarsi personalmente che tutti avessero gradito le sistemazioni, poi sua nonna le aveva chiesto di aiutarla nel convincere suo nonno ad andare a letto ad un’ora decente visto che non era più un ragazzino… quando aprì la porta della propria camera, non vide nemmeno Ville che fumava in balcone. Non vide niente e si gettò sul letto a braccia spalancate.

-Kyla!- Ville gettò la sigaretta e corse dentro -Finalmente ti vedo- lei si sollevò un po’ sui gomiti -Cos’hai?-

-E’ stata una giornata orribile-

-Non me lo dire, abbiamo dovuto far scalo per un guasto e siamo ripartiti con ore di ritardo- lui si chinò a baciarla sulla fronte -Sono contento di vederti, mi sei mancata da morire-

-Anche tu- Kyla riuscì a fare un sorriso sincero -ti va di andare a fare un giro? Solo io e te- Ville annuì, si vestirono e uscirono nel silenzio, diretti nell’immenso parco antistante il castello, i cui vialetti erano illuminati da piccoli lampioni.

Camminarono per un po’ in silenzio, tenendosi per mano, finché Ville non scorse un gazebo di pietra, circolare, sistemato in uno spiazzo e decise di fermarsi lì. Sedette, invitando Kyla a mettersi sulle sue ginocchia, la quale si appoggiò totalmente a lui, esalando l’ennesimo sospiro frustrato della giornata.

-Ho trovato il vestito per il matrimonio- disse il darkman -ma devi ringraziare mia madre…-

-Lo farò, io invece non ho ancora trovato nulla. Scusami… non sono dell’umore adatto-

-Ti sposo anche in jeans e maglietta! Anche in pigiama!- esclamò Ville –Non importa, davvero-

-A me sì!- protestò Kyla –Non mi interessa lo sfarzo, ma voglio che sia il nostro giorno, voglio potermelo ricordare fin nei minimi dettagli e voglio che sia perfetto-

-Guarda che è già perfetto- replicò Ville, accarezzandole una guancia infreddolita –ci sei tu dall’altra parte e a proposito… qualche giorno fa ho legalizzato Valo come cognome, quindi adesso sono a tutti gli effetti Ville Hermanni Valo-

-Non lo sapevo! Perché?-

-Non volevo che sposandomi portassi Rakohammas come cognome, è orribile… inoltre Kyla Valo mi piace da morire- Kyla arrossì ma sorrise al proprio ragazzo, lo abbracciò e lo baciò.

-Ti amo e ti posso garantire che non mi importa dei miei genitori, voglio sposarti e voglio vivere con te-

-Sì, ma dove?- Kyla si fece serissima.

-Ville… mi porteresti via? Ad Helsinki? Io amo Londra, ma non voglio vivere accanto ai miei genitori, voglio essere libera-

-Sarai lontana da Mia-

-Quando tu e Migé sarete in tour verrò qui e staremo insieme, consolandoci a vicenda della vostra lontananza…- Ville sorrise, stringendola forte.

-Certo che ti porto via. Sceglieremo casa e ogni singolo mobile insieme- Kyla annuì, coprendo poi uno sbadiglio con la mano.

-Sono stanchissima, scusami-

-Sono stanco anche io, adesso andiamo a dormire… ammetto che avrei preferito fare l’amore con te, mi sembra un secolo dall’ultima volta…-

-Domani mattina non ho niente da fare- disse la moretta arrossendo -e ho una doccia per due- aggiunse diventando ancora più rossa, Ville le scoccò un bacio a stampo sulle labbra.

-Allora ti farò cominciare una giornata migliore di questa, promesso-

 

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


CAPITOLO 15

 

-Ville, ti prego, aiutami!- gridò Burton afferrando le spalle del darkman e nascondendovisi dietro –Migé vuole uccidermi -

Ville si accigliò appena mentre sbuffava fuori dalle labbra il fumo –Cos’hai fatto per arrivare a tanto?-

Burton sbirciò da sopra la spalla dell’amico in cerca del bassista –Niente di particolare, ho solo macchiato per errore la giacca del suo completo…-

-Diciamo che ci hai rovesciato sopra un’intera tazza di caffè.- lo corresse Linde sbucando da dietro una siepe.

-Non era una tazza intera, ne avevo già bevuto un po’!- protestò Burton.

-Beh, ma una macchia marrone su una stoffa chiara non mi sembra che passi così inosservata.- continuò il chitarrista.

Ville continuava a far cadere lo sguardo da Burton a Linde, mentre questi continuavano a battibeccare sulla gravità dell’accaduto. Alla fine decise di intervenire –No, un momento, fammi capire: hai rovesciato del caffè sulla giacca del completo del matrimonio di Migé, e ora pretendi pure che io ti difenda?- Burton annuì –Ma che, sei deficiente? Devo sposarmi anche io, e vorrei arrivarci vivo a quel giorno!-

In quel momento arrivò quasi galoppando un infuriato Migé che sventolava in aria una giacca di un delicato color beige. Kyla gli correva dietro cercando in qualche modo di calmarlo. –Dov’è quell’infame? Dov’è quel lurido pezzo di merda che mi ritrovo come amico?- ringhiava il bassista –Vieni fuori, codardo!-

Burton tornò a nascondersi dietro le spalle di Ville, tra le risate generali di quest’ultimo e di Linde.

-Avanti, Migé, calmati!- disse Kyla senza tuttavia riuscire a trattenere una risata –E’ solo una macchia, se mi dai subito la giacca riesco a farla andare via in pochissimo tempo!-

Migé si bloccò improvvisamente di fronte ai suoi amici, Kyla che lo tirava per il braccio che reggeva la giacca. –Prima stritolo Burton, poi ti do la giacca. Prima deve pagare per quello che ha fatto…-

-Migé, sei esagerato! Andiamo, è una cosa di poco conto!- lo rimproverò Ville cercando di liberarsi del tastierista che lo usava come scudo –Se proprio non va via andremo a prendere un altro completo a noleggio.-

-Forse non hai capito, Ville Hermanni Valo, questa giacca è l’unica che mi entra!- sbottò Migé –Ho girato un sacco di negozi per trovarla!-

Ville gli scoppiò letteralmente a ridere in faccia.

Kyla cominciò a sorridere a sua volta, continuando a trattenere il bassista per un braccio. –Migé, a meno che non tu non voglia che Mia si accorga di quello che è successo e vada in crisi da preparazione, calmati e dammi quella dannatissima giacca.-

-Giusto, Migé, segui il consiglio di Kyla, lei è una persona diplomatica.- si intromise Burton alla fine, sbucando da dietro la spalla sinistra di Ville.

-Osi anche darmi dei consigli, vile marrano?- ruggì Migé avvicinandosi minacciosamente al tastierista che si nascose nuovamente dietro al darkman.

-Oh, da’ qua!- disse alla fine Kyla, strappando di mano al bassista la giacca incriminata –Vai a metterti qualcosa di decente, fra poco inizia il rinfresco per il tuo fidanzamento.- gli ordinò poi, spingendolo verso il castello –Non vorrai farti trovare da Mia in jeans e felpa? Sfigureresti, lei è veramente molto elegante oggi.-

Migé intenerì lo sguardo, come avveniva sempre quando si parlava di Mia. –Ok, vado a cambiarmi…- disse –Ma TU non credere di passarla liscia!- sibilò poi rivolgendosi a Burton, il quale sorrise timidamente.

-Sembrate dei bambini! E pensare che ti stai per sposare, Migé…- commentò maternamente Kyla, che in quei giorni si era sentita anche un po’ una madre nei confronti di Mia e Migé. Dopo tanti anni che avevano passato insieme, le sembrava di star facendo sposare la sua stessa figlia. Forse realizzò solo in quel momento che non avrebbero più vissuto insieme, che non avrebbe più sentito lo stereo mandare a palla Right Here In My Arms quando Mia si faceva la doccia, che non avrebbe più sentito la sua amica blaterare ore e ore su tutta la gente strana che passava per l’Hard Rock Café… Erano cose banali, ma dopo tutto quel tempo segnavano un rapporto profondo tra le due.

Ville riuscì finalmente a scostarsi di dosso Burton, il quale si era tranquillizzato una volta allontanatosi Migé, e si affiancò a Kyla che stava tornando a sua volta al castello.

-Se non ci fossi tu…- disse prendendola sottobraccio e stampandole un bacio sulla fronte.

Kyla sorrise –Lo so, finireste tutti a sposarvi in boxer e maglietta di Iggy Pop!- commentò cominciando ad analizzare il danno sulla giacca.

Ville rise –No, per una volta ti stupirò! Mia madre si è data veramente da fare per non farmi sfigurare davanti a una ragazza come te.-

-Sei esagerato come sempre.- obiettò la ragazza –Però mi piace quando fai così…-

-Così come?- le domandò il darkman cominciando a lasciarle dei piccoli baci sensuali lungo il collo. Kyla arrossì di colpo.

-Ville, datti un contegno! Oggi c’è la festa di fidanzamento di un tuo amico: non se ne parla prima che sia tutto finito.-

Il cantante smise all’istante i suoi tentativi di seduzione e si limitò semplicemente a trattenere Kyla sotto il suo braccio mentre entravano nel castello.

Una volta dentro, Kyla spalancò gli occhi e la bocca per la meraviglia che aveva davanti. Mia stava scendendo la maestosa scalinata che aveva lasciato Ville basito alla sua prima visita, indossava un vestito lungo molto elegante che scendeva morbido sulle gambe e lasciava le spalle scoperte. Il colore ambrato la illuminava rendendo il suo sorriso, già di per sé raggiante, ancora più splendente.

-Mia, sei… sei… sei bellissima!- balbettò la ragazza una volta che la sua amica l’ebbe raggiunta.

-Concordo appieno!- si aggregò Ville.

Mia arrossì violentemente –Grazie, siete troppo gentili. I miei genitori mi hanno fatto un regalo decisamente inaspettato.-

-Quando ho visto il vestito non potevo neanche lontanamente immaginare che ti stesse così bene!- continuò Kyla rimirando Mia. Si sorprese nel notare che, nonostante fosse sinceramente compiaciuta per come stavano andando le cose all’amica, provava un po’ di invidia nei suoi confronti. Lei ancora non aveva un vestito per il suo matrimonio…

-Kyla, smettila, ti prego! Già mi sento abbastanza in imbarazzo così: non sono abituata a indossare certi abiti… Io sono abituata agli shorts e alla T-shirt dell’HRC!- disse la biondina cercando in tutti i modi di riprendere il suo colorito normale.

Ville sorrise –Credo che a Migé piacerà anche questa tenuta, sai? Non credo che tu possa piacergli di meno con un vestito elegante piuttosto che in shorts.-

-Spero per lui che sia così!- replicò Mia assumendo per un momento la posa da donna sicura di sé, poi si ricompose –No, sinceramente… Non sono ridicola, vero?-

-Ma che problemi ti saltano in mente?!- la rimproverò Kyla prendendola a braccetto –Sei la donna più bella di tutta la tenuta, vero, Ville?-

-Non tirarmi in mezzo! Rischio sia a rispondere sì sia a rispondere no.- rispose il cantante ridacchiando. Kyla lo fulminò con lo sguardo –Ok, seriamente parlando, Mia: sei incantevole. Migé sarà l’uomo più invidiato al mondo domani.-

Mia spalancò gli occhi –E’ già domani?!-

Kyla e Ville risero –Sì, Mia, è già domani.- le confermò la moretta –Ma non preoccuparti, andrà tutto come deve andare!-

-Adesso devi solo pensare alla festa di fidanzamento e agli scherzetti che abbiamo preparato per te e Migé!- aggiunse Ville ricevendo in cambio uno sguardo inquisitorio da parte della biondina.

-Cosa avete escogitato? Mi devo preoccupare?-

-No, adesso limitati ad andare a ricevere i tuoi ospiti. Io e Ville dobbiamo prima fare una cosa, poi vi raggiungiamo anche noi.- rispose Kyla sospingendo Mia verso la porta di uscita. Non doveva assolutamente accorgersi del danno sulla giacca di Migé, altrimenti sarebbe andata in crisi all’istante.

-Ok, ok, vado!- disse Mia seguendo il consiglio dei due fidanzati –Ma ti do dieci minuti per venire a salvarmi, altrimenti vengo a cercarti, chiaro?-

La moretta rise annuendo in conferma alla domanda, poi Mia uscì finalmente dal palazzo.

-Era veramente molto bella…- commentò Ville tornando ad abbracciare la sua ragazza.

Kyla sospirò un po’ commossa –E’ vero, e ancora non hai visto il vestito che indosserà domani!- commentò.

-Sono sicuro che per quando bene possa starle non riuscirà mai a batterti.- le sussurrò dolcemente all’orecchio lui –Avrai il vestito più bello che c’è sul mercato, te lo prometto.-

Kyla sospirò nuovamente, ma questa volta era triste. Non poteva certamente cercare di ottenere Il vestito in questo modo, non facendo leva sulla pietà di Ville o di sua nonna. Non poteva averlo e basta, costava troppo e non ne valeva la pena, non per il suo matrimonio.

Cercando di trattenere le lacrime che tutte quelle situazioni le avevano fatto salire agli occhi, si decise a rispondere a Ville –Non è necessario. Non hai detto che mi sposeresti anche in pigiama?-

Il cantante annuì –E’ vero, ma pretendo che sia quello con I-ho, altrimenti non saprei con cosa abbinare Tigro…-

Kyla rise dando un buffetto sulla spalla del suo fidanzato –Mi stai prendendo in giro, Valo?-

-Assolutamente sì!-

 

spero vivamente che dall'america questa fanfiction potrà continuare! perdonatemi per il ritardo immenso, ma io ero sotto esami e la mia collega impegnata, e ora in america! keep on enjoying us! musicaddict

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