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di Son of a preacher man
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo video ***
Capitolo 3: *** Secondo video ***
Capitolo 4: *** Terzo video ***
Capitolo 5: *** Quarto video ***
Capitolo 6: *** Quinto video ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 

 
31 Ottobre
Finite le prove, Daniele e io ci avviammo fuori dal teatro scolastico.
- Ciao Dan! Mi raccomando, domani sera devi venire!
Lui tacque per un attimo, leccandosi il labbro inferiore come sempre screpolato. Non tanto per il freddo, quanto a causa del suo respiro affannato e degli occhi lucidi, segno di un’altra stancante giornata scolastica.
- Verrò, sicuramente.
Io sorrisi, prima di abbracciarlo velocemente e allontanarmi dall’entrata del liceo.
- ... O tu verrai da me.
Mi girai immediatamente, non afferrando il senso della frase in un contesto simile, ma lui era già scappato via.
Per sempre.



Angolino (che poi angolino vero e proprio non è) dell'autore:
Questo è un lavoro su cui ho speso un po' di tempo, ma sono soddisfatto del risultato finale.
Ho voluto iniziare con una drabble-flashback proprio per far qualcosa di molto intrigante, se poi ci sia riuscito o meno potrò vederlo, almeno relativamente, dalle visualizzazioni ai capitoli seguenti. Le altre parti sono più lunghe, comunque :3
Sarei davvero felice di sapere cosa ne pensate, sul serio :)
Sono aperto a tutte le critiche possibili immaginabili, ogni cattiveria uccide una zanzara, dico sempre ahahah
Alla prossima, grazie mille per essere arrivati fino a qui!

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Capitolo 2
*** Primo video ***


∞ Primo video ∞
“La curiosità è umana, esattamente come l’ingenuità”
 
Clicco sul tasto play.
«Salve! Oh, vi starete domandando perché sto piangendo, vero? Mm, sì, sono a conoscenza del fatto che questo vi sembri un normalissimo video, ma sapete... chi meglio di me può ricredersi su quanto certe piccole convinzioni possano rovinarti la vita?»
Beh, Dan non ha tutti i torti. È stato schiacciato dalla sua fama, in fin dei conti.
«Mi state guardando poche ore prima della mia morte. Ho intenzione di buttarmi dal balcone di casa mia. Ah già, forse non hanno ancora rinvenuto il mio cadavere in questo momento, oppure mi sarò concesso un barattolo di pillole prima del grande volo. Bel modo di chiamare la fine di una vita, vero?»
No, non ci posso credere.
Comincio a tremare al solo pensiero di essere una causa di tutto ciò.
Santo cielo.
«Vi starete quindi chiedendo cosa ho intenzione di dirvi. Beh, un caro amico mi aveva consigliato di leggere un libro qualche giorno fa.»
- Merda, sono io. – esclamo, in lacrime.
Nel trentaseiesimo secondo del video, Daniele estrae “13”, il primo romanzo thriller di Jay Asher.
«Tredici parla di una ragazza, Hannah, che si è suicidata e ha lasciato tredici cassette, nonché tredici storie riguardanti le tredici persone per cui si è uccisa. Queste cassette venivano passate da una persona nella lista all’altra, così da renderle private e ascoltabili solo agli interessati.»
Ma tu? Tu che stai facendo un video, invece?
«Voi non avrete questo privilegio. La gente è curiosa. Chiunque, nel leggere un video intitolato “Introduzione” sul mio profilo Facebook, lo aprirebbe per sapere di che si tratta. Perfino tu che mi stai ascoltando ora, no?»
No, Dan, io sono venuto a saperlo nel peggiore dei modi e nel peggiore dei momenti.
«Avanti, mi sembra giusto, no? Voi avete rovinato la mia privacy, quindi ora tocca a me divertirmi un po’.»
Io non ho fatto nulla, Dio santo! Non posso rientrare in uno di questi video! Lo conoscevo e non avrebbe mai raccontato in giro quel che gli ho confessato. Esattamente come io ho mantenuto segreto tutto ciò che mi ha detto di non spifferare in giro.
Credo sia stato orribile, sapete? Sentire mio zio al telefono, per la prima volta dopo anni di convivenza, dirmi: “Devi tornare a casa, andare sul profilo di Daniele Bianchi e guardare i suoi video”, durante la festa di compleanno del mio ragazzo, Fabrizio.
Il solo pensiero che si possa essere offeso mi distrugge, ma non ha idea di cosa mi stia accadendo.
Spero solo mi perdoni, dato che non posso nemmeno bombardarlo di messaggi poiché sono senza credito sul cellulare.
Ora sono chiuso in camera mia, sotto le coperte con l’i-pad in mano, in continuo movimento a causa del mio nervoso tremolio. Sto piangendo; non riesco a smettere di singhiozzare.
«La curiosità è umana, esattamente come l’ingenuità. Sapete, è comodo usarla come scusante. Trattare male la gente per il semplice fatto che non vogliamo renderci conto di quanto gli insulti possano far star male. Ma la cosa che fa più male di tutte rimane quella sofferenza per cui non puoi incolpare nessuno, al di fuori di te stesso.»
È una frase che mi ripeteva molto spesso. Lo capivo. In fondo io mi sfondo continuamente di cibo e ingrasso, diventando sempre più enorme e triste; non posso incolpare nessuno se non me stesso. Fa male, sicuramente più di quanto non lo faccia sentirsi dare del ciccione o del frocio ogni giorno.
Io e Dan ci conosciamo praticamente da due mesi, facciamo entrambi parte del club di teatro. O meglio, facevamo, da quel che posso sentire ora. Sono scioccato, mi devo ancora capacitare del fatto che non lo rivedrò più a scuola domani.
«Ebbene sì, ragazzi. Anche quel frocio di Daniele Bianchi ha dei sentimenti, ok? Beh, ce li aveva. Non so se vi ricordate come mi sono atteggiato due giorni fa, quel famoso venerdì... sono diventato casualmente motivo di scandalo, finendo sulle labbra di tutti. Santo cielo, era da un po’ che non succedeva... da quell’incidente. Anzi, no, non è stato un incidente. Lo ribadisco in diretta: sono consapevole di aver fatto una cazzata, ma ero convinto non sarebbe diventata così disastrosa. Almeno, non nel momento stesso in cui l’ho fatta. Suona strano, sì, ma è così.»
Oh sì, questo venerdì Dan è diventato una cosa come l’idolo della scuola.
Si è presentato all’ingresso in boxer; dopo essere entrato, ha preso l’estintore ed ha girato per i corridoi spruzzando tre quarti del suo contenuto addosso ai giocatori di basket.
Sicuramente una vendetta coi fiocchi, dopo tutte le loro prese in giro.
Inoltre, ho sentito che ha schiaffeggiato la professoressa di teatro, scaraventato a terra il ragazzo sulla sedia a rotelle e aggredito il preside, che stava in giardino a fare jogging.
Quattro punti in testa.
Sto cercando di seguire il video, ma in ogni momento continuo a controllare quanti secondi mancano alla fine. Per ora soltanto trenta.
Mi vien da vomitare, ma paradossalmente ho fame. La gola secca, le mani sudate e gli occhi, che mi pulsano per il terrore, non fanno altro che aggravare il mio stato, già di per sé disastrato.
«In fondo, quello sarebbe stato comunque il mio futuro. Ho fatto uno stage, diciamo. La mia professione futura... ma in anticipo.».
Dopodiché, ride divertito.
Dan ha sempre avuto uno spiccato senso dell’umorismo. I suoi monologhi durante le ore di teatro erano i più divertenti, contando che erano pure improvvisati.
«Sì, è stato carino, non lo nego... ma non pensavo mi avrebbe rovinato così, sinceramente.»
Io pensavo che ci fosse passato sopra con un sorriso e tante nuove amicizie, ma ora ho davvero paura che mi sputtani al mondo intero. Già non mi va bene a scuola, figuriamoci se si sapessero certe cose che gli ho detto.
Continuo a ossessionarmi su tutte le cose che potrei avergli fatto per condurlo a tale scelta, ma non mi viene in mente nulla. O quasi.
- No, no... non può essere. – esclamo io, addolorato.
«Ma torniamo ai motivi. Io non ne ho tredici. Non li ho neanche contati, sapete?»
Noto le lacrime rigare il suo volto come un po’ d’acqua nei canali irrigatori di un campo da tempo arido.
«Non voglio dirvelo. Altrimenti quando arriverei all’ultimo numero tirereste un sospiro di sollievo nel non essere stati presi in considerazione, non è vero?»
Il problema è che so già di essere in una di queste registrazioni, per il semplice fatto che ero una delle poche persone con cui parlava.
Nel video si sente il rumore di un campanello, accompagnato dalla faccia sorpresa di Dan.
«Oh, i popcorn sono pronti! Prima di iniziare il secondo video, che poi sarebbe il primo, dato che questa è l’introduzione, ma dettagli. Preparatevi qualcosa da sgranocchiare. A meno che non vi stiate cagando sotto nel guardare le registrazioni di una persona morta che potrebbe nominarvi.»
- Perché mi fai questo? Dio santo.
«Beh, tra mezz’oretta dovrei pubblicare il prossimo video. Insomma, stay tuned!»
Sto veramente passando dal nervosismo alla rabbia. Non è possibile che mi faccia stare così sulle spine, come se non gli avessi mai dato una mano.
Daniele Bianchi, sarai pure morto stecchito, ma rimani uno stronzo.
- Lohn, vieni immediatamente! – urlano i miei zii dalla stanza accanto, con tono spaventatissimo.
Io mi dimeno per trovare un passaggio tra le quaranta coperte sotto cui mi trovo.
Apro la porta e mi accorgo che la televisione è accesa, ma non riesco a vederla a causa delle sagome dei miei zii pronti a coprirmi la visuale.
Mi avvicino, ascoltando una vecchia signora con un microfono in mano, intenta a parlare davanti al palazzo dove abita Dan.
 
«Ed è così che Daniele Bianchi, di sedici anni, ci lascia: un biglietto sull’asfalto, vicino all’appartamento in cui abitava con la madre che dice: “Devo buttarmi dalla mia VERA casa”. Probabilmente si riferisce a uno dei video che ha pubblicato sul suo profilo Facebook, che in questo momento stanno cercando di rimuovere. Da Bergamo è tutto, linea allo studio.»
 
- Santo cielo. Allora è tutto vero.
Cado sul pavimento; probabilmente un calo di zuccheri sta distruggendo il mio corpo.



Angolinoinoino autore:
Gni, eccoci. Cercherò di aggiornare ogni venerdì sera, d'ora in poi!
Ah, inoltre, se volete sapere di più su Lohn, Fabrizio e tutto ciò che viene prima di questa storia, potete benissimo leggere il mio "pseudo-libro efpiano" http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2451760&i=1

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Capitolo 3
*** Secondo video ***


⁞ Secondo video ⁞
“Come una pennellata di rosso su un quadro in bianco e nero”
 
Ho ancora la calda tazza di camomilla in mano. È rossa, con dei fiorellini bianchi qua e là.
Era la preferita di mia mamma: ne aveva a dozzine di questo tipo.
Sono quasi sicuro che quando i miei genitori sono andati al supermercato, quel giorno, avevano scritto sulla lista della spesa “tazze nuove”, dato che mio padre era molto maldestro e faceva cadere qualsiasi cosa gli capitasse tra le mani (compresi due lampadari e tre televisori).
Mi mancano da morire. Quest’anno in particolare, ma non so come mai. Sono arrivato a illudermi che il Paradiso esista, giusto per mettermi il cuore in pace ed assicurarmi che potrò rivederli... prima o poi.
Penso spesso alla morte. Non tanto perché sono depresso o sadico, quanto perché lo trovo interessante.
Come entità, la Triste Mietitrice mi ha sempre colpito. Credo sia naturale odiarla ma, pensandoci meglio, senza la morte non ci sarebbe la vita. Lo diceva anche quel filosofo là, quello che vedeva il conflitto come l’origine di tutte le cose. Devo ripassare filosofia: dopodomani avrò la verifica.
Santo cielo, cosa sto dicendo? Non andrò più a scuola se Dan si è ucciso. Non ci posso credere, davvero. Sono cose che ti fanno veramente riflettere. Non soltanto sulla morte, ma su tutto ciò che hai fatto.
Noi umani abbiamo questa fantastica abitudine di porci al centro di tutto. Molto spesso preferiamo affibbiarci la più piccola delle colpe per non pensare di escluderci dal dolore generale che causa il suicidio di una persona a noi cara.
Lo sto facendo anche ora? No.
Grazie al cielo, Dan ha avuto la decenza di lasciarci dei video dove spiega il suo gesto.
Credo sia consolatorio, lo pensavo anche durante la lettura di “13”: ammiro Hannah per essersi preoccupata di dare delle spiegazioni, far capire come mai ha optato per l’autodistruzione.
Spero vivamente che Dan non sia troppo cattivo o stronzo con le sue “piccole vendette”. Le chiamo così dato che, in fin dei conti, sono sicuro che non sarà mai abbastanza bastardo da distruggere la vita di qualcun altro, nonostante questo “qualcun altro” abbia distrutto la sua.
Ora mi trovo davanti all’I-pad, ancora con la toga da divinità greca nonché costume della festa a tema organizzata da Fabrizio.
Dovrei chiamarlo? Probabile.
Ho intenzione di farlo? No, non ho tempo.
Sto fissando tutti i video sul desktop. Davide, il ragazzo sulla sedia a rotelle, me li ha mandati via mail.
Le clip sono ancora su Facebook, stanno spopolando anche su YouTube.
Mi terrorizza. La gente non sa chi sono, forse, ma lo saprà. Dan mi introdurrà a metà mondo, ma in che modo? Cosa dirà? Cosa farà?
Sto per scoppiare a piangere di nuovo, quindi sorseggio un altro po’ di camomilla e divoro qualche biscotto al cioccolato dal centrotavola.
I miei zii sono andati a letto assicurandosi che gli promettessi che avrei dormito anche io stanotte, ma non prima di aver visto almeno il primo vero video. Almeno uno.
Sia mai che vadano in ordine decrescente in base all’importanza. Magari tocca proprio a me.
Il mio dito, pallido e sudaticcio, si posiziona sul triangolino dalla punta orizzontale al centro del video.
Ormai non posso tornare indietro, saranno tredici minuti di inferno.
Dan sorride, pettinandosi ripetutamente i capelli neri, sparati in alto con un chilo di gel. Indossa la canottiera nera della Jack’s Daniel. Fabrizio ne ha una uguale; sta molto bene a tutti e due, dato che sono pallidissimi. Entrambi hanno il piercing al sopracciglio e un dente scheggiato. Che coincidenze. Non ci avevo mai fatto caso, sinceramente.
« America. Non è un posto fantastico dove passare sei mesi? Vi rispondo io: sì. Al contrario di quel che dicono in giro sul mio soggiorno, è stato davvero divertente passare un po’ di tempo in un vero college americano. Là hanno proprio un’altra mentalità. Non sempre migliore della nostra, ma sicuramente più figa. »
Me lo stai dicendo da dietro a un pc, appena prima di suicidarti, cosa che l’anno scorso non ti sarebbe nemmeno passata per l’anticamera del cervello. Certo, io gli ho consigliato il libro ma... non c’entra. Da quando è tornato dagli USA è strano. Inoltre, Dan ama leggere. O amava.
Un brivido glaciale mi percorre la schiena.
« Voglio dire, ho fatto più esperienze là in due settimane che a Bergamo in diciassette anni! Peccato che siano state quelle esperienze a scheggiare il mio ritratto. ».
Il ritratto?
« Per quel genio che non l’ha capita: è una metafora. Con ritratto intendo la mia immagine, la mia reputazione. Inizialmente era  un dipinto stupendo, ma a poco a poco ha cominciato a rovinarsi, fino a diventare un ammasso di colori sciolti e sbiaditi. Vi racconterò come è successo, partendo dall’inizio. »
Sento i biscotti che ho appena mangiato salire dallo stomaco e tornarmi in gola. Deglutisco, come per cacciarli giù. Dal nervoso ne prendo altri due, me li caccio in bocca e ingoio, quasi senza masticare, così da non cominciare a piangere come un bambino.
In fondo, sono troppo piccolo per una cosa simile. Assolutamente troppo piccolo.
« L’inizio ha un nome dolce, assolutamente insospettabile: Cristina. Cristina Taralli. »
No, mai sentita.
« Che dire, mia cara, abbiamo avuto un periodo di feeling assurdo. Prima che partissi per l’America, eravamo semplici amici; una volta tornato mi sei stata davvero utile per reintegrarmi. Abbiamo passato settimane, insieme, a guardarci sorpresi dal rapporto che stava per nascere. Poi hai confessato di amarmi, io ti ho raccontato di quanto mi facesse schifo la vagina, ti sei fatta un lavaggio di testa e hai deciso di starmi vicina. Notare la rima voluta, ci ho lavorato per ore. »
Aw, che cosa carina. Io non ho mai avuto una persona simile al mio fianco, almeno prima di conoscere Fabrizio e il resto della compagnia del campo scout.
« All’inizio era molto divertente, sai? Parlare di ragazzi stando seduti sotto la grande quercia del parco, il nostro parco, quello nascosto in mezzo agli alberi. Era irrintracciabile, di conseguenza era diventato praticamente nostro. Era sempre così pulito, pronto ad accoglierci per spettegolare su mezzo mondo. Cristina, veramente, quando ti sei allontanata da me, ci sono rimasto malissimo. Dicevi che eri solo impegnata, ma io sapevo che c’era qualcosa sotto. Infatti, quel famoso venerdì sera, ti vidi per caso con Sara, miss popolarità e beh... ci rimasi male, ovvio, ma non feci nulla. Rimasi lì, a guardarvi ridere e scherzare insieme, per mano. Quella mano che tenevo io fino a qualche giorno fa. Datemi del geloso, ok, ma Cristina, io ti consideravo la mia migliore amica. »
E allora? Che ci fa nella lista? Lo ha soltanto aiutato a farsi accettare di nuovo, no?
« Santo cielo, ero così contento di potermi confidare con qualcuno. Da quando ero tornato dall’America, nessuno mi aveva più parlato. Ero rimasto indietro, nessuno era in grado di aggiornarmi sui pettegolezzi della scuola, data la quantità di “puntate” che mi ero perso, ma non tu, Cri. Tu ci hai provato... o meglio, mi hai distratto per parlare di tutt’altro. Stavi lì, mi ascoltavi, ma non vedevi l’ora di salutarmi per potermi abbracciare, avere un contatto fisico, sperando che prima o poi sarei potuto diventare etero per te. Ti sei messa a estrapolare informazioni sul mio conto, su quanto fossi cambiato dall’America... ma, sinceramente, non mi aspettavo di diventare io il centro di interesse del pettegolezzo scolastico. O almeno, non a causa tua. »
Mi immagino come starà questa Cristina, ora.
Starà piangendo, rannicchiata in un angolo con le cuffiette nelle orecchie, a soffocare singhiozzi per non farsi sentire. Vorrebbe sparire, sotterrarsi, vorrebbe far di tutto piuttosto che sentirsi giudicata dall’intero popolo di Facebook, che con un minimo di conoscenza scatena il massimo del putiferio.
Ah no, io ce la farò. Piangerò, forse, ma sono abituato a essere insultato e trattato come un sacco da boxe.
Non fraintendete, non mi hanno mai picchiato: soprattutto perché non gli conviene, data la mia morbida stazza. Essere grasso ha i suoi vantaggi, a volte.
« Venire a sapere che avevi detto a mezzo mondo che ero gay mi ha sconvolto. L’hai detto a una pettegola assurda che, a sua volta, l’ha detto alle sue amiche che a loro volta l’hanno detto ai loro fidanzati. Tutto in poche ore. Ero diventato gay per tutti, ormai. Ero diventato un bersaglio, a causa tua. A causa di ciò che avevi rovinato, un rapporto bellissimo e che pensavo sarebbe durato per sempre. Beh, lascia che ricambi il favore. »
No, Dan, non puoi farlo. Sei molto meglio di questo.
« Ragazzi, ragazze, in diretta vi confesso ciò che Cristina mi disse all’apice del nostro rapporto, in confidenza. Fanculo il “non dirlo a nessuno”, nemmeno lei l’ha rispettato. Bene. Sapete la storia delle sigarette in corridoio, vero? ».
Oh Cristo, come non ricordarsi il bordello che era saltato fuori!
Praticamente, i professori erano venuti a sapere che la gente fumava in un corridoio che non frequentava nessuno se non il bidello incaricato, un certo Gianpaolo, che poi è stato licenziato per non aver confessato di essere stato lui stesso a procurare sigarette agli studenti e difendere, così, il nome dell’istituto.
La preside è stata furba. Non ha detto nulla a noi studenti, così quelli che si permettevano di utilizzare sostanze proibite all’interno della struttura sono stati beccati in pieno.
Ci sono state sessantadue sospensioni, quarantacinque delle quali hanno portato a una bocciatura per livello di condotta insoddisfacente. Questi numeri sono così precisi perché sono apparsi al telegiornale. Bella storia, vero?
Oh, se i bocciati beccassero lo spione sarebbero cazzi.
« La spiona è lei, miei cari. Oltre ad avermelo detto dal vivo, ho pure uno screen di una conversazione su Whatsapp riguardo a quell’argomento. Eccola. ».
Mostra il suo I-phone, quell’immagine che racconta la vicenda.
« L’ha fatto perché sappiamo tutti che la preside avrebbe dato un bonus a chiunque avesse confessato da dove proveniva quella puzza di fumo. Quel bonus le ha permesso di entrare nell’albo dei dieci studenti più bravi del liceo, forse, ma a quale prezzo? ».
Non ci posso credere. Non può essere vero.
« Picchiatela, uccidetela, insultatela, lanciatele sacchetti di merda... non mi interessa. Ha tradito me, trasformandomi in ciò che sono ora. Prigioniero del mondo. Prigioniero del mondo che lei stessa ha iniziato a creare e che, assieme ad altri, ha provocato la mia distruzione. Come una pennellata di rosso sulla tela di un quadro in bianco e nero. Certo, l’effetto è originale... ma pensate a quel povero quadro, così bello e perfetto, rovinato da un colore completamente diverso dalle tinte di partenza. Come potrebbe risultare, agli occhi di un curioso? ».
Non sapevo di questa sua passione per la pittura.
Cioè, sapevo del teatro, che voleva fare l’attore, ma in due video ha già fatto tre riferimenti all’arte figurativa, credo. Quindi suppongo che sia un amante dei quadri, dei pennelli... no?
« Bene: ora siamo pari, Cristina. Buona fortuna con la nuova scuola, sempre se ci arriverai senza finire in coma dopo essere stata presa a botte da un branco di ripetenti. »
Dopo un suo sorrisetto a mezza bocca, si arriva alla fine del video.
Rimango a fissare lo schermo nero ancora per qualche minuto, stanco e distrutto, ma allo stesso tempo sconvolto e curioso di andare avanti.
È un lato di Dan che non avevo mai visto.
Comincio a leggere i commenti al video, una volta salito su Facebook.
“Sei finita, Taralli, FINITA”.
“Lunedì vedi di non farti vedere per i corridoi, lurida puttana”.
“Cristina di ‘sto cazzo, a scuola le prendi”.
“Ti spacco il culo a forza di calci, spiona di merda!”.
Eh dai, pensavo peggio. No, sul serio, alla fine un po’ di pugni e calci sono affrontabili.
O almeno credo... ho come il presentimento che con i prossimi che nominerà, Dan sarà molto più cattivo.
Sapere di rientrare tra uno di loro, mi terrorizza.
Infatti un sacco di gente sta mettendo mi piace alle mie foto, ho una cosa come quaranta richieste di amicizia. Cosa diamine ha detto sul mio conto?

Angolinoinoino autore:
Aw, spero vi sia piaciuto come capitolo, nonostante sia (modestamente parlando) uno dei peggiori. Boh, non mi ha mai convinto, però serviva per la trama. Giuro che andando avanti migliora ahahaha
Grazie a chi ha recensito, a chi mi ha messo nelle seguite o nelle ricordate e anche a chi, silenziosamente, mi legge (Balle di fieno, cosa farei senza di voi?)
Alla prossima :)

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Capitolo 4
*** Terzo video ***


⁞ Terzo video ⁞
“La gente che sputa nel piatto in cui mangia”
 
Con uno schietto movimento di indice, sposto il secondo video e mi ritrovo il terzo davanti ai miei occhi arrossati. Clicco play, istintivamente.
« Le docce. Non sono il posto migliore per stare tranquilli e in pace con se stessi ed il proprio corpo? ».
Merda, sono io.
Una volta abbiamo parlato di quanto mi vergogni a lavarmi in un posto pieno di specchi come gli spogliatoi della palestra scolastica.
Appoggio la tazza di camomilla (ormai fredda ma ancora piena) sul tavolo, prima di leccarmi le labbra screpolate con la lingua, ancora più secca.
« Quando mi riparo sotto quel getto d’acqua, sento ogni singola gocciolina accarezzarmi il corpo. Se è acqua calda, poi, ancora meglio... ma, a volte, ti becchi quella fredda. In quei casi, potevo contare sul calore di Alberto Ferri. Oh, santo cielo, le sue coccole erano le migliori. ».
Sospiro, l’ho schivata.
Le ultime parole sono accompagnate da un rumore: qualcuno ha bussato alla porta.
Guardo l’orologio.
Sono le undici e quaranta, chi cazzo potrebbe essere?
Fermo il video, raggiungendo la maniglia.
La afferro, sperando che sia Dan.
Lo giuro, spero davvero che sia lui. Non mi interessa di Fabrizio.
Voglio sapere che Daniele sta bene, che è vivo. Anche che deve nascondersi da me, non importa!
Invece no, il cuore mi si spezza quando vedo Giulio, completamente fradicio, davanti ai miei occhi.
Sono sorpreso di trovarlo qui; non mi aspettavo proprio che mi seguisse dalla festa fino a casa.
Mi ha visto piangere quando stavo tornando a casa con gli zii, ovvio che sia abbastanza curioso.
Sto per invitarlo ad entrare, quando lui mi abbraccia.
Effettivamente, non devo apparire al massimo della felicità. Non sono neanche presentabile, al momento.
Non voglio nemmeno fissarmi allo specchio, figuriamoci farmi vedere da un bellissimo ragazzo che molto probabilmente ha un debole per me.
I suoi ricci rossastri sono praticamente impermeabili alla pioggia da quel che vedo, quindi non gli dico nulla se non di togliere le scarpe e di parlare a bassa voce.
- Che è successo?
- Daniele. Si è suicidato.
Rimane in silenzio.
Non sa cosa dire, non lo conosceva e a malapena conosce me. Si sente sicuramente fuori posto, ma ho altro cui pensare.
- E il bello sai qual è? Prendendo ispirazione da un libro che gli ho consigliato di leggere, ha deciso di lasciare dei video su Facebook dove spiega quali persone lo hanno condotto a quella scelta.
- ... Tu rientri tra queste?
- Ero uno dei pochi che parlava con lui, quindi sì.
Lui si siede sul divano, mentre io afferro l’I-pad con un allungamento assurdo, che mi fa ritrovare spaparanzato sul tavolo della cucina come un lunghissimo prosciuttone.
Appena mi rialzo con l’aggeggio tecnologico in mano, becco in pieno Giulio intento a fissarmi il sedere.
Porca troia, mi dimentico di indossare una semplice toga con sotto i boxer.
Che figura di merda, Dio mio.
- Vuoi vederli insieme a me? – mi chiede lui, farfugliando e nascondendo il viso dentro il suo maglione color porpora, forse per non far notare il suo rossore imbarazzato.
- Io li guardo, se vuoi unirti fai pure... tanto ormai è diventato un caso di Stato.
- Cosa?
- Ha sputtanato tutto. Dai nomi, ai fatti, ai segreti... tutto, di persone cui sicuramente la vita cambierà d’ora in poi.
- E tu?
- Io ne ho visti due, per ora. Guardali, io intanto mi faccio una doccia.
Lui mi osserva, senza sorridere. Di certo non si aspettava di trovarmi in condizioni simili.
Mi tolgo la toga, dopo essermi assicurato che Giulio avesse iniziato ad ascoltare il video introduttivo e che, quindi, non fosse in grado di guardarmi a torso nudo.
Con delicatezza, mi infilo tra le vetrate della doccia e aziono il flusso d’acqua.
Ricordo ancora quella discussione con Daniele come se fosse avvenuta ieri.
Dan si era dimostrato un ragazzo d’oro.
Il club di teatro aveva appena finito di provare il numero di ballo che avremo inscenato questo inverno per il Festival Invernale di Musical (FIM). La professoressa insisteva per farmi partecipare, nonostante non sia un ottimo ballerino né tantomeno abbia una resistenza di chissà quale atleta professionista.
Dopo due minuti ero completamente sudato, inondato più da gocce di vergogna e pressione piuttosto che di fatica e stanchezza. Perciò, dopo una sclerata assurda da parte della professoressa, sono andato negli spogliatoi, pronto per una veloce doccia.
Non so come mai, ma lui è arrivato poco dopo.
Dan è stato il primo ragazzo a guardarmi negli occhi anche quando ero a torso nudo.
- Dovresti andare male apposta.
Mi girai all’improvviso, coprendomi con una piccola salvietta azzurrissima che, invece di nascondere, metteva in risalto la mia pelle pallida.
- Per il numero di danza. Dovresti tipo cadere ogni volta, così la professoressa non ti farà partecipare.
- Beh, non è che abbia tanto bisogno di fingere.
Ridemmo insieme, per la prima volta. La prima di una lunga serie.
Dan mi aveva colpito per la sua schiettezza. Mi aveva osservato ed era venuto a parlarmi, a darmi un consiglio.
Ovviamente lo cacciai dagli spogliatoi poco dopo, ma era decisamente entrato nel radar delle persone che consideravo interessanti.
Esco dalla doccia assieme all’enorme quantità di vapore che occupa l’intero bagno e le superfici, ormai appannate, dello specchio.
Grazie al cielo, almeno non rischio di vedermi, neanche per sbaglio.
Ritorno in sala, Giulio mi fissa negli occhi.
- Stai pure in accappatoio.
- No, figurati! Non voglio traumatizzarti. – gli rispondo, ridendo.
Lui si alza, lasciando l’I-pad sul divano, e mi raggiunge.
Cosa vuole fare?
Continua a scrutarmi negli occhi come per rendere glaciale la mia iride, già di suo molto chiara.
Mi pietrifica, cosa che Fabrizio non faceva da tempo.
Sorrido, spontaneamente.
Mi scompiglia i capelli, prima di aprire il frigorifero.
Oh sì, fai pure come se fossi a casa tua.
Voglio dire... sono geloso del mio cibo.
- È un malato.
- Cosa?
- È un malato. – ripeto, con insistenza.
- Sì, avevo capito, ma in che senso?
- Fare dei video del genere... distruggere la gente. Non era da lui.
- Finiamoli e basta. – aggiungo poco dopo, sedendomi sul divano e cliccando il Play del terzo video.
- Popcorn? – mi chiede Giulio, estraendo una confezione già aperta.
Lo squadro malissimo, quindi tace e si posiziona vicino a me.
« Alberto è molto conosciuto nella scuola. È stato capitano della squadra di basket, ma quest’anno ha ceduto il titolo al suo amichetto coglione, quel Giorgio. Non ho mai capito il motivo di quella scelta. »
Alberto Ferri lo conosco. Di vista, almeno, dato che quelle volte in cui abbiamo incrociato i nostri sguardi, durante gli allenamenti, mi ha solo sorriso.
Un metro e ottantacinque di ragazzo moro, sorriso smagliante e occhi piccoli, color nocciola. Indossa solo felpe dai colori più anonimi, jeans e scarpe rotte. Non deve navigare nell’oro, ma è una persona su cui ho sempre fantasticato. E non ero il solo, dato che a una festa si è ubriacato e si è fatto una cosa come sette persone, tra ragazze e ragazzi.
Sapere che se la spassava con Dan, santo cielo, mi sconvolge e non so nemmeno il perché.
Alla fine, so un sacco di cose su una persona che neanche sa che esisto. Però quando scopro nuove notizie sul suo conto, ci rimango male.
Conosco meglio alcuni VIP della mia scuola rispetto a me stesso.
Non ha senso.
« Ci siamo incontrati durante l’ora di ripetizione. Non sono per niente bravo in matematica e la cosa mi ha sempre divertito. Voglio dire, ho una mente molto aperta e pronta ai calcoli. Non aritmetici forse, ma sono preparato a calcolare le conseguenze delle mie azioni, in qualsiasi momento. Altrimenti non perderei tempo con voi: mi sarei già spiaccicato sull’asfalto davanti casa mia. »
Giulio si rannicchia: ha freddo.
Apprezzo che sia qui, con me. Non vorrei nessun’altro al suo posto. No, nemmeno Fabrizio o i miei genitori.
Lui. Il suo attento silenzio.
Potrei giurare di averlo visto distratto molto spesso, pronto a fissare ogni singola goccia d’acqua cadermi dal cappuccio fino a raggiungere la punta del mio naso. A quel punto, attende qualche secondo prima di precipitare sulla “v” formata dal mio accappatoio, che lascia intravedere un petto pallido e con la pelle d’oca.
Sono tentato di girarmi improvvisamente e dare conferma alle mie supposizioni, ma sono troppo preso dai video per concedermi tale soddisfazione.
« Praticamente, ogni giovedì pomeriggio ci parlavamo. Parlavamo di tutto, tranne che di matematica. Non è colpa tua, Alberto, tantomeno mia. Quando c’è alchimia, c’è e basta. Sia chiaro: mi pento infinitamente di essermi concesso così, come nulla fosse, sotto le docce degli spogliatoi. Ma, avanti! Sei così bello e colto. Hai fascino, quello che io non potevo riavere dopo ciò che era successo in America. Tu ancora non lo sapevi, nessuno lo sapeva a parte me. Quindi sì, quel giovedì sera, invece di fare matematica prima della verifica che avrei avuto il giorno dopo, sono venuto con te negli spogliatoi. Sapevamo come sarebbe finita. Le voci sulla mia omosessualità erano ormai confermate, tu volevi sperimentare... e ci siamo ritrovati sotto l’acqua, quello splendido contatto cristallino, a baciarci con una passione notevole. Ed è divertente il fatto che in quella verifica mi sono beccato addirittura un sei e mezzo. »
Fermo un attimo.
- Ho voglia di popcorn. – confesso a Giulio, che si alza subito e va a prendermeli.
- Sei molto gentile. – mi complimento poco dopo, guardandolo. Lui arrossisce, sorridendomi.
Riprendo la visualizzazione appena si siede di nuovo al mio fianco, avvinghiandosi al mio braccio.
Sul mio viso compare un sorrisetto esaltato.
È come se fossimo una tenera coppietta intenta a guardarsi l’ennesimo film d’amore, no?
Peccato che il finale, al contrario di molti altri, sarà tutto tranne che lieto.
« Sai, ero convinto, per chissà quale arcana ragione, che il giorno dopo non mi avresti più parlato. Saresti sparito dalla mia vita, nella quale eri entrato solo per una scopata casuale e irripetibile. Voglio dire, ti piacciono le ragazze, no? Me l’hai sempre detto. Allora perché ogni giovedì pomeriggio finivamo per pomiciare nei bagni, nelle aule vuote, dietro ai giardinetti, nello sgabuzzino e nelle docce? Oh sì, ci siamo fatti tantissime volte, Albe. Non negarlo. Ho mantenuto il tuo segreto a lungo. Non avrei detto a nessuno delle nostre “vere ripetizioni”, mentre tu avresti fatto in modo che la squadra di basket mi lasciasse stare. »
- Oh, da qua la so anche io. – avviso Giulio, spostando il braccio.
Lui mi fissa, incuriosito, quindi interrompo il video.
- Vedi, io sono la mascotte della squadra. Cioè, ero parte ma... sono negato per gli sport, quindi mi vesto da porcellino d’india gigante e vado a tifare per il team.
Lui ride.
- Hey, sono molto energico, quando voglio. – gli confesso, sorridente.
Noto poco dopo il doppio senso della frase. Lo leggo nei suoi occhi, dove stanno avvenendo le peggiori porcate.
Non so come faccio a scherzare in una situazione simile. Forse devo ancora rendermi conto che domani non saluterò Dan, né tantomeno parlerò con lui.
Non sarà per un’influenza, nemmeno per un trasferimento.
Potrebbe essere morto. Se solo sapessi cosa intende con “vera casa”... andrei a salvarlo. Non mi interessa di Giulio, della pioggia, del buio. Cercherei di trovarlo e riportarlo a casa.
Perché non permetterò che il “ciao” sia la nostra ultima parola.
- Comunque, Giorgio e altri due compagni della squadra di basket hanno cominciato a sfotterlo. Prima dandogli del “frocio”, poi facendogli trovare le peggio minacce nei libri... addirittura sulle lavagne, prima delle lezioni. Nessuno diceva niente, nemmeno io dato che ancora non era iniziato teatro e quindi non avevo avuto occasione di parlargli – racconto a Giulio, tornando naturalmente serio.
Mancano due minuti di video, poi non so se vedrò gli altri o mi dedicherò a intrattenere l’ospite.
Non in quel senso, sia chiaro.
Sono ancora fidanzato, per quanto sono certo che Fabri non si sia nemmeno accorto della mia assenza.
« Beh, non l’hanno fatto. Sono arrivati a importunarmi anche durante le lezioni. Per qualche strano motivo, hanno avuto il mio numero di telefono e si sono finti un ragazzo gay. Li ho beccati subito, sia chiaro, sono stati così furbi da fingersi prima un “ragazzo molto magro e biondo”  per poi passare per un “ragazzo rosso, con lentiggini e muscoli” ».
A Dan scappa una tenerissima risatina, soffocata dalle lacrime che percorrevano il suo volto fino a un video fa.
Giulio sembra quasi commosso, mentre io sono ancora spaventatissimo di ciò che potrebbe dire sul mio conto.
« Fino ad allora, non avevo intenzione di inserirti tra le ragioni del mio suicidio. In fondo, non eri tu a scegliere cosa facevano gli altri. Sarebbe bello controllare la mente altrui, ma sono sicuro che, anche in quel caso, non li avresti fermati. Una volta, in corridoio, ti ho beccato in pieno mentre parlavi male di me. »
Cazzo, Dan, è ovvio che doveva prenderti in giro! Se ti avesse difeso, la squadra si sarebbe accorta che tra voi c’era qualcosa.
« Ti sei messo a raccontare di quanto mi divertissi a leccare le matite durante ripetizioni, di quanto avessi paura che ti saltassi addosso da un momento all’altro... ma non ti sei dilungato, sai? Non ti sei dilungato, raccontando quanto ti piaceva quando ero io a leccartelo, ogni giovedì, negli spogliatoi. »
Merda, Dan. Questa cosa non la condivido, per niente.
« Sai? Se non ti avessi sentito sputtanarmi, avremmo scopato come conigli ancora e ancora. Sfortunatamente, ho scoperto che anche tu ti divertivi a parlarmi dietro. Ho sempre odiato la gente che sputa nel piatto in cui mangia... quindi, eccoti. Sia chiaro, mi dispiace non essermi fatto trapanare dal tuo aggeggio ancora per un po’, ma sparire dall’attività di ripetizioni era la cosa migliore da fare. E il peggio doveva ancora arrivare. »
Il video si interrompe.
Giulio mi guarda, io guardo lui.
- Cioccolata? – chiedo, imbarazzato, abbassando lo sguardo.
Lui annuisce, mentre ci alziamo.
- Lascia stare, faccio io. – insiste lui, spingendomi delicatamente sul divano.
Io annuisco, sorridendo.
Amo essere viziato.

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Capitolo 5
*** Quarto video ***


⁞ Quarto video ⁞
“Fingermi padrone di una cosa che non era più mia”
 
- Dici che Fabrizio verrà a cercarmi? – chiedo a Giulio, seduto davanti a me.
Ha tra le mani una tazza di cioccolata fumante, arancione con decorazioni nere.
- No... era piuttosto brillo.
- Oh, ok. – rispondo, dispiaciuto, appoggiando i pugni sul tavolo.
- Posso farti una domanda?
Annuisco, alzando lo sguardo per fissare i suoi occhi blu scuro.
- Perché state insieme?
Io apro la bocca per dire qualcosa, ma la verità è che nemmeno io lo so, ultimamente.
- Abbiamo passato un periodo perfetto.
- Al campo scout?
- Sì. È stata l’esperienza più bella della mia vita.
Lui annuisce, sorseggiando la cioccolata.
- Scusa se mi permetto, ma a me non sembrate molto uniti. Voglio dire, ti ha trattato male. Secondo me, almeno.
- Sì, hai ragione.
So benissimo che lo dice perché vuole che stia bene. Per qualche motivo, so anche che non me lo sta dicendo perché vuole fidanzarsi con me. Boh, in quel caso ci avrebbe già provato.
- Che poi, Fabrizio, alla festa mi ha detto che vi siete mollati.
- Cosa?
- Beh, gli faccio che eri andato via e lui si è messo a dire che era un modo per lasciarlo.
- Che minchiata. Non avevo soldi sul cellulare e non ho potuto chiamarlo.
- Vuoi che lo chiami io?
Annuisco, prima di assistere a un Giulio particolarmente disponibile che, alla sesta chiamata senza risposta, ci rinuncia.
Finita la cioccolata, noto che è mezzanotte e dieci. Prendo l’I-pad, pronto a vedere la terza ragione del suicidio di Dan. Magari sono io, lo saprò tra poco.
« Una cosa che amo di me sono le gambe. ».
- Santo cielo, puoi dirlo forte. – esclamo, ricordando quel bellissimo paio di snelle sigarette comprese tra i suoi piedi e il suo bacino.
Giulio mi guarda malissimo, quindi taccio.
« Ho un po’ di brufoletti, sopracciglia troppo folte, un labbro inferiore sempre screpolato e gli occhi da fattone. Nonostante questo, ho sempre trovato il mio corpo fantastico. ».
- Effettivamente è carino. – aggiunge Giulio, sussurrando. Io annuisco, senza guardarlo.
« Detto ciò, la prossima ragione è sempre e comunque il ragazzo più debole che abbia mai conosciuto. Non solo fisicamente. »
Non posso essere io, no. Mi ha detto che sono forte, poco meno di un mese fa.
Ero scoppiato a piangere dopo l’ennesimo biglietto pieno di battute di cattivo gusto che avevo trovato nella sacca di basket.
Certo, di solito ignoravo. Sono arrivato a non leggere neanche l’intero foglietto.
Ma quando toccano il fatto che sei orfano, perdi ogni tipo di speranza nei confronti della specie umana.
“Sei orfano perché hai mangiato i tuoi genitori”.
Perché? Me lo chiedo tutt’oggi. Perché puntare su una cosa così personale, per la quale non posso reagire in alcun modo?
Sono gay, ok. Prendetemi in giro perché ho avuto le palle di dirlo al mondo, conducetemi al suicidio o al rinnegare il mio orientamento sessuale.
Sono grasso, inoltre. Prendetemi in giro perché non ho intenzione di rinunciare al cibo per i vostri insulti, fatemi desiderare di perdere peso o di digiunare.
Ma se sono orfano... provate empatia, non scrivetemi insulti simili, perché non posso rimediare, in questo caso.
Dan si rivelò, per l’ennesima volta, un ragazzo stupendo.
Mi abbracciò, consolandomi e dicendomi che ne ho superate tante e che, un giorno, questi bigliettini saranno solo un altro ostacolo superato a testa alta. Quindi, se ora dicesse che sono la persona più debole che abbia mai conosciuto, ci rimarrei malissimo.
« Davide. In poche parole, il ragazzo sulla sedia a rotelle della nostra scuola. Un ragazzo che sogna delle gambe come le mie. »
Non ci credo.
« Non ho molto da dire su di lui, a dire il vero. Non ci siamo mai parlati seriamente. Solo due volte ho potuto contattarlo. Una due giorni fa, quando ti ho scaraventato a terra in mezzo al corridoio, dedicandoti i peggiori insulti al mondo. L’altra, invece, via Facebook. Un “Hey” a cui non hai mai risposto. Avevo le mie ragioni per cui parlarti. »
Davide è un ottimo hacker, non capisco cosa possa c’entrare con questa storia.
« Sapete tutti ciò che è successo in America. Ormai il mio nome è affibbiato a quella... cosa. Non posso nemmeno chiamarlo video, dato che non ero consapevole di essere registrato. Tantomeno di finire sui più cliccati di YouPorn. Sono venuto a saperlo insieme a voi. »
Me ne ha parlato.
Praticamente, nel college dove stava, ha partecipato ad un’orgia. Diceva di essere completamente fatto, ma vedendo il video non mi sembrava che non si stesse gustando appieno l’esperienza.
« Non sapevo che quei due ragazzi, Trevor e Sasha, fossero due pornostar in erba, pronte a utilizzare la mia verginità come “novità” del loro canale YouPorn. Beh, sapete tutti dove è stato visto il video. Non è da tutti andare sulla sezione “orgia gay”, quindi suppongo che chiunque sia riuscito a scaricare il video e metterlo su Facebook... ammettiamolo, deve essere stato davvero un bravissimo osservatore. Oltre a riconoscermi, ha avuto la brillante idea di creare un account falso per non essere riconosciuto. Non è molto utile sputtanare un ragazzo gay, se la gente non sa che lo sei anche tu, vero? ».
Quindi è stato Davide? Come diamine è possibile? Ci sono così tanti gay nella nostra scuola? Come mai non me ne sono mai accorto?
« Bene: ora come ora, nessuno potrebbe dire che è stato Davide. Avanti, è così ingenuo, innocente e indifeso, vero? Permettetemi di farvi notare una cosa. Basta essere su una sedia a rotelle per essere cattivi senza pagarne le conseguenze. Davide salta le lezioni, investe le persone, sputa sui pavimenti e si sfonda di dessert alla mensa per il semplice fatto che, se provi a dirgli qualcosa, tira in ballo il fatto che sei razzista nei confronti dei disabili. Non l’ho mai ho digerito, tantomeno quando l’ho beccato a farsi una stupenda sega con il video che lui stesso aveva trovato. »
- Oh, santo cielo. – esclama Giulio, sbattendo accidentalmente (ma forse nemmeno più di tanto) sul mio braccio.
« Eravamo in bagno, finite le lezioni. Il video era online da qualche giorno e... sapete, l’ho guardato un sacco di volte. Non volevo crederci. La mia verginità, una cosa così intima, era diventata pubblica e innegabile. Ero distrutto: la gente nei corridoi fingeva di non vedermi, ma io li vedevo, con la coda dell’occhio, pronti a sferrare le peggio battute preparate la sera prima. »
Questo è successo l’anno scorso, ancora non eravamo in confidenza. Non che lo fossimo mai stati, ma nell’ultimo periodo ci parlavamo sempre.
Ancora prima di fare teatro, riconobbi il nome a causa del video. Sì, sarò un asociale senza amici, ma anche io ho un profilo Facebook. Sono riuscito a vederlo poco prima che venisse tolto.
Non perché Dan lo richiese, ma perché il personale del social network lo ritenne “volgare”.
« Incredibile, vero? Passare dal “bravo ragazzo” al “ragazzo gay” al “pornodivo adolescente” in meno di un mese. Molti, a questo punto, si sarebbero già lanciati dall’attico del proprio palazzo. Negatelo quanto volete, ma non avreste resistito all’idea che il vostro corpo fosse diventato la fonte di maggior interesse della scuola. »
Vero. Non sarei in grado di sopportare tutte quelle battutine.
Dan sta piangendo, mi commuove. Vorrei superare la schermata e abbracciarlo, come se ci fosse un passaggio spazio-temporale tra me e lui, o una cosa del genere.
Io ci sarei stato. Sempre. Mi ha aiutato, più di una volta, ma non mi ha permesso di ricambiare il favore. Mai.
« Entrai nei bagni, pronto a vomitare dal nervoso prima di tornare a casa, quando sentii l’audio del video. Ormai lo sapevo a memoria: era diventata la mia ossessione. Sapevo ogni singolo movimento, ogni orgasmo. Ogni curva del mio corpo si muoveva prima nella mia testa e poi sul desktop, come se volessi fingermi padrone di una cosa che non era più mia. »
Giulio ha gli occhi lucidi, quindi mi fermo.
- No, no, no, vai avanti.
- Sicuro? Non voglio obbligarti a fare qualcosa che non vuoi.
- ... Sono abituato a fare cose che non vorrei fare.
Lo guardo come per dire qualcosa, ma i suoi occhi arrossati non mi permettono di reagire.
Lo abbraccio, per qualche secondo, prima di sentirlo singhiozzare.
- Finiamo questo e poi chiudiamo, ok?
Lui annuisce, tirando su col naso.
È più nervoso lui di me, ma ok.
« Non sono stupido. Ho registrato appena ho riconosciuto il video. Ho ancora quella registrazione, nel caso qualcuno non volesse credere che è stato Davide a mettere il video online. La nota vocale si trova in un cd che ho lasciato davanti scuola, sotto il vaso, assieme ad alcuni altri reperti per alcuni di voi. So benissimo che, dicendolo, ho assicurato una nottata d’incubo per Davide, che cercherà invano di raggiungere il nascondiglio e cancellare le prove. »
Non ci posso credere.
« Gli ho parlato in quel bagno, mi ha confessato tutto. In fondo, nessuno mi avrebbe creduto. Sia chiaro, non è gay, eh. Semplicemente è accidentalmente salito sulla sezione sbagliata di YouPorn e ha notato il mio fotogramma tra i “video più cliccati”, vero? Ho avuto la sfortuna di essere stato inquadrato in pieno viso, dall’armadio della stanza di Sasha. Fatto sta che, come dice nella mia registrazione, l’ha fatto per noia. Non per un motivo preciso, nemmeno per vendetta. Non lo conoscevo neanche, ma lui conosceva me. Ero il ragazzo gay della scuola... con un paio di gambe alquanto invidiabili. »
Ci son anche io tra i gay dell’Istituto, ma non mi hanno mai considerato. Che cosa triste.
« Non vi chiedo nulla al di fuori di una riflessione. Pensate a quanto sia giusto: un ragazzo che ha fatto l’errore di fidarsi troppo degli altri, gratuitamente ridicolizzato ed esposto in vetrina per il semplice gusto di farlo. Forse per invidia? Perché io posso camminare, correre, scopare, allacciarmi le scarpe... e Davide no. È giusto? Bene, rifletteteci. Perché al mio posto, chiunque l’avrebbe scaraventato a terra, prima o poi. È lui la persona disumana, non io. Un giorno lo capirete, ma sarà troppo tardi. ».
Fine del video.
Giulio continua ad abbracciarmi, sembra stanco.
Quando il silenzio cala nella stanza, alza la testa e mi guarda.
- Era in gamba.
- Vuoi che ti accompagni in stazione? – cambio discorso io, accarezzandogli un braccio.
- ... Vuoi che me ne vada? – risponde lui, quasi offeso.
- No, macché, mi sembri solo un po’ stanco.
- Sono distrutto, almeno quanto te.
In realtà voglio che se ne vada. Nel senso, prima o poi arriverà il video in cui parlerà di me. Spiffererà tutto ciò che gli ho detto, nonostante io abbia la bocca cucita sul suo conto da quando lo conosco. So che, in qualsiasi caso, Giulio verrà a saperlo comunque dato che questi video stanno facendo il giro dell’Italia e nessuno mi dice che gli amici americani di Dan non stiano lavorando ad una traduzione.
Abbasso la testa, asciugandomi una lacrima.
- Non è colpa tua, lo sai?
- Sì, invece.
- Cosa?
Ignoro la sua domanda, passando al video seguente.
- Non puoi capire.
- Sì, invece. So stupire, a volte.
- Lo so, Giulio, ma...
- Ma?
- È troppo privato.
Lui si alza, con una smorfia arrabbiata.
- Dai, me ne vado.
- No. – rispondo istintivamente, afferrandogli la mano.
Si gira, guardandomi.
- Scusami.
- Tranquillo, posso capire che non deve essere il periodo d’oro per te.
Annuisco, prima di alzarmi e aprire il frigorifero.
- Vuoi qualcos’altro?
- Oh no, tranquillo.
Estraggo un barattolone di gelato alla panna.
Lui sorride.
- Hey, sono single, no? Posso sfondarmi di cibo quanto voglio. – lo informo, prima di infilarmi il cucchiaio in bocca.
- Sei tenerissimo.
Io lo guardo, abbassando la testa e arrossendo.
- Dai, siediti.
Io annuisco, stringendomi bene l’accappatoio in vita e raggiungendo Giulio sul divano.
Posso giurare di aver sentito la sua mano sulla mia, per un istante.

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Capitolo 6
*** Quinto video ***


⁞ Quinto video ⁞
“Anche la più insignificante delle comparse può determinare il tutto.”
 
Clicco play.
Dan è a torso nudo, sudato, con un dizionario in mano.
Risalta la collana dei Doni della Morte, sullo sfondo. Lui amava Harry Potter.
« Paradosso. Affermazione apparentemente illogica, assurda, che può rivelarsi valida. »
Rimane in silenzio per qualche secondo, prima di deglutire con gli occhi chiusi e la testa bassa.
Anche io e Giulio non parliamo, nonostante le nostre mani continuino a sfiorarsi.
« La mia vita era diventata, quindi, un paradosso. Ero diventato una pornostar, ero stato smascherato e reso indifeso davanti a tutti... ma da quel giorno, la mia reputazione salì a dismisura, anche in senso positivo. Esatto, far parte di un filmato popolare, seppur su YouPorn, ha i suoi vantaggi. »
Nel video sorride, sospirando e pulendosi la faccia, molte volte a causa delle fastidiose goccioline di sudore che lo ricoprono. Spero non abbia preso delle pillole.
« Sono sempre stato un ragazzo egocentrico, sapete? Uno di quelli insopportabili, che parlano continuamente di sé stessi e dei propri pregi, ma che in realtà lo fanno solo per nascondersi, per non far intravedere quel lato che odiano. Il lato oscuro, quello dei segreti e delle paure. Ebbene, il porno ha permesso a tutte le mie fobie di espandersi e diventare di dominio pubblico. Fortunatamente, siete stati così stupidi da non annientarmi... o almeno, di non puntare su quello. »
- Che intende? – chiedo, un po’ disorientato.
Giulio scrolla le spalle.
Sembra interessato, almeno quanto me.
« Il mio corpo era l’unica cosa di cui potevo andare fiero in una situazione simile, se me lo aveste portato via, facendo nascere insicurezze, di certo non sarei sopravvissuto fino a ora. Voi potevate sputtanare la mia forma fisica, le mie espressioni da orgasmo. Prendermi in giro per la bocca aperta, per gli schizzi di sperma che mi ricoprivano ma, allo stesso tempo, non potevate farlo. Eravate consapevoli che tutti, di nascosto, ammiravate quel video. Ammiravate il mio corpo. D’improvviso, ero diventato la divinità del sesso adolescenziale, incriticabile a livello fisico e potente a livello morale... abbastanza potente per farcela. Mi sentivo un Dio in grado di affrontare qualsiasi cosa, compreso un mio porno che girava per la scuola da mesi. ».
- Fantastico.
- Sì, davvero, è un grande.
« Infatti, mi riscrissi a teatro. Non ero sicuro di farlo, faceva troppo “stereotipo della checca fissata con le star del cinema americane”. Sì, insomma, non ho mai visto il cliché della giovane pornostar gay che si iscrive a teatro per imparare a recitare. »
Voleva fare l’attore, lo sapevano tutti. Si vergognava perché si sentiva giudicato, ma dopo lo spargersi del video, ha acquisito una sicurezza assurda.
« Sì, è stato figo. Diciamo che il colpo di grazia è avvenuto in seguito alla mia iscrizione. Quindi, se non fate parte del club di teatro, state tranquilli che non verrete nominati. »
Fermo il video.
- Fai teatro?
Annuisco, abbassando la testa per non far vedere le lacrime.
Lui mi afferra per la schiena e mi avvicina a sé, stringendomi forte.
Ho perso tantissimo, in una notte.
Uno dei miei pochi amici, per quanto poco gli avessi parlato, e il mio fidanzato, che pensavo sarebbe durato una vita.
- Devi essere forte. – mi dice lui, fissando il corpo nudo sul monitor dell’I-pad.
- Per cosa? Per farmi schiacciare ancora di più? – chiedo io, singhiozzando.
Lui non risponde, ma sono pronto a ripartire.
So benissimo di trovarmi nel treno delle confessioni di Dan, ma devo ancora trovare il mio sedile. Se prima speravo di essere chiamato per primo, ora spero solo di non rientrare nemmeno nell’ultimo dei video.
« La verità è che amo il teatro. Praticamente, passo giornate intere davanti allo specchio a recitare, recitare e improvvisare i monologhi più strani, badando alle mie espressioni e ai miei sguardi. »
E si vedeva: era bravissimo. Sprizzava passione da tutti i pori.
« Trovare gente sulla mia stessa lunghezza d’onda è stato stimolante ma, a lungo andare, distruttivo. »
Mi scappa un singhiozzo. Giulio non reagisce, è concentrato a fissare lo schermo, con un’attenzione davvero notevole.
So benissimo cosa intende Dan. Ci conosciamo da qualche mese, certo, ma non c’è stato giorno senza che ci parlassimo o messaggiassimo.
In generale, credo che si riferisca un po’ a tutti per quel nodo venuto al pettine, riguardo le audizioni per il festival invernale, dove ci saremmo esibiti. O ci saremmo dovuti esibire, meglio dire.
« Bene. Bando alle ciance, parliamo di Dalila. ».
Hey, fermi tutti. Dalila non conosceva Dan. O meglio, si ignoravano.
« Oh sì, mia cara, sono venuto a sapere tutto. Non che possa importarti, suppongo. Ovviamente, venendo derisa ogni giorno a causa della tua acne, ti senti in diritto di trattare male chiunque ti si avvicini, senza nemmeno preoccuparti di quel che dici o fai alle loro spalle. ».
Effettivamente quella ragazza ha più pus che pelle in volto.
- Acne forte?
- Fortissima.
« Avremmo potuto essere amici. Voglio dire, entrambi eravamo giudicati per cose che ci erano sfuggite di mano. Tu facevi la stronza in modo completamente naturale, mentre io mi atteggiavo da troia, giusto per assicurarmi che la fama del mio video diventasse riflesso di quella reale. Scusami se mi permetto, ma credo che entrambi ci siamo iscritti a teatro per sfogarci. Per permettere ai nostri problemi di evaporare attraverso esercizi di improvvisazione e interpretazione, dove entrambi sappiamo non c’è scampo. »
Amo questi discorsi da parte sua. Si vede che ci tiene molto al teatro.
« Non puoi fingere di provare qualcosa che non senti tuo. Sarebbe come inscenare qualcosa che non ti appartiene. Credo che, recitando con empatia, anche la più insignificante delle comparse possa determinare il tutto.»
Giulio mi circonda i fianchi con le sue pallide braccia, mettendomi in una situazione piuttosto imbarazzante.
Avevo problemi a farmi toccare da Fabrizio, che era il mio ragazzo, figuriamoci da un ragazzo che conosco da tre giorni.
Mi concentro sul video per evitare di farmi venire una crisi di panico.
« Per qualche strano motivo, mi prendesti di mira. O meglio, ci prendesti di mira. In poche parole, hai reso la vita un inferno a un sacco di noi. Certo, forse con me hai fatto il minimo, voglio dire... hai solo reso virtuale la mia fama reale, che a sua volta era stata resa vivibile grazie ad internet. »
Contorto, ma efficace.
« Un “back to the basic”, diciamo. »
Continuo a non afferrare il concetto.
« Non fate finta di non capire di cosa stia parlando. Capirei un gruppo Whatsapp dove sparlate di me... ma addirittura una pagina Facebook, sapendo che io avrei potuto vederla e segnalarla da un giorno all’altro? Stiamo scherzando? »
Ok, questa me la sono persa.
« L’ho scoperta in modo totalmente casuale. Eravamo alle prove di teatro, tu eri seduta a digitare chissà cosa sul tuo cellulare, assieme alle tue amiche, mentre io stavo con Lohn dall’altra parte della stanza. »
Appena sento il mio nome, comincio a tremare.
Giulio sembra averlo notato, dato che mi stringe ancora più forte. È... tranquillizzante.
« Poi mi avvicinai per l’esercizio di respirazione che facevamo sempre assieme, e notai l’applicazione del “Gestore delle Pagine Facebook” sintonizzata su quella dannatissima pagina. »
- Santo cielo, che bastarda! – esclamo io, arrabbiatissimo.
- Quando non hai niente da perdere, puoi distruggere tutto quello che hanno gli altri.
Wow, profondo. Lo guardo per un attimo. Lui guarda me.
« Non avevo letto il nome in tempo, ma riconobbi la foto profilo: un frame del mio video porno. Certo, lo chiamo “mio”, anche se in realtà appartiene a tutti tranne che a me. »
Io e Giulio continuiamo a fissarci, con la coda dell’occhio.
È così sbagliato, in un momento delicato come questo... ma lui è qui con me: è rimasto per sostenermi.
Mi interessa, non posso negarlo.
Certo, sono anche confuso, spaventato, distrutto e agitato in questo momento, ma quando qualcuno ti interessa, beh... ti interessa e basta, qualunque sia il tuo umore.
« Di solito, durante l’attività di respirazione, mi guardavi sempre negli occhi, mentre quella volta facesti di tutto per evitare di sorreggere il mio sguardo. Sai, Dalila, credo che quella sia stata la prova del nove. Lohn è stato forse l’unico ad accorgersi che stavo per arrabbiarmi, tant’è che mi prese da parte e mi fece uscire dalla lezione. Credo abbia fatto bene: ti avrei spaccato la faccia se non fosse stato per lui... anche se ti avrei fatto un favore, date le tue condizioni. »
Scoppio a piangere.
È vero, avevo notato una tensione tra Dan e Dalila, quindi ho preferito prevenire il possibile incidente. Cioè, lui aveva già abbastanza problemi; una sospensione per aver aggredito una ragazza era qualcosa da evitare. Ovviamente non sapevo della storia della pagina Facebook ma, in ogni caso, ho fatto la cosa migliore.
Giulio mi stringe la mano e io ricambio, senza smettere di piangere. Lui appoggia l’altra mano sulla mia testa, avvicinandola alla sua spalla, per poi tornare a sostenere l’I-pad.
« Tornato a casa, salii su Facebook. Andai sul tuo profilo, Dalila, cercando qualcosa che mi riconducesse a quella pagina, ma non trovai niente. A quel punto, scrissi il mio nome sulla barra di ricerca. A parte una cosa come quindici omonimi, riconobbi subito quell’immagine. Devi aver visto molte volte il mio video per aver scattato lo screen nel momento esatto in cui Sasha fece involontariamente scaraventare sulle mie labbra il suo schizzo bianco, lasciandomi sul volto un’espressione tutt’altro che intelligente. Sul serio, complimenti per aver rovinato quel poco di rispetto nei miei confronti che era rimasto dopo tutto quello che era successo fino ad allora. »
- Tu non ne sapevi niente, vero?
Nego con la testa.
« Quella pagina è tutt’ora online. Avrei potuto farla chiudere, ma era una sottigliezza, paragonata a tutto ciò che mi era successo precedentemente. Quindi, testa alta e sguardo freddo, come sempre... giusto per far capire che sono in grado di andare oltre a bambinate del genere. Ho perfino messo mi piace ad ogni post che tu, amministratrice, pubblicavi... anche se ogni fottutissimo click non faceva altro che farmi sentire sempre più sporco e inutile. Ma io cliccavo comunque, come se reagissi alle tue provocazioni pensando a quel che Daniele avrebbe fatto in una situazione simile. Non mi rendevo conto che quello non ero io, ma una sfaccettatura di me stesso. Un Daniele che voi avete creato,  in mezzo a pregiudizi, battutine e bastardate. Avete cambiato il mio mondo al punto tale da cambiare anche me. »
Dan rimane a fissarci per alcuni secondi, sudaticcio e col volto inondato di lacrime.
- Hey, questa parte è mia!
- Cosa?
- L’avevo detta io durante un esercizio di improvvisazione!
« Questa frase ovviamente non è mia, ma di una persona che... a cui... »
Sta singhiozzando.
« Niente, è stato un amico fantastico. È forse l’unico che mi dispiace abbandonare, ma forse capirà. »
Fisso lo schermo, allibito.
È strano quando mi nomina. Sento come se mi stesse chiamando da dietro, ma girandomi vedrei solo la parete gialla del soggiorno di casa mia, quindi è quasi come... come un richiamo che non esiste, creato dai miei sensi un po’ annebbiati e stanchi, che implorano un riposo che non posso concedergli ora. Devo andare avanti, scoprire che cosa c’entro io in tutto questo.
Quale posto occupo, cosa ho sbagliato, come mai si è ucciso. Voglio entrare a fondo nelle sue ferite, nei suoi dolori, estrapolarne anche le più minute piccolezze... come per redimermi dal senso di colpa.
« Beh, Dalila, se la tua intenzione era quella di distruggermi, sappi che hai fallito. Certamente non hai aiutato, ma non sei stata letale quanto l’orrenda acne sulla tua faccia. »
Dan sorride, divertito.
Ha sempre saputo come rispondere a chi lo sfotteva, e certe battutine che ho avuto l’onore di sentire, facevano davvero morire dal ridere.
« Ci ho pensato a lungo. A come vendicarmi, a cosa sputtanare sul tuo conto in questo video... ma poi ti ho vista per il corridoio, con quegli orrendi bubboni sul naso, sulle guance, sul mento e sulla fronte, pronti a esplodere da un momento all’altro, e lì ho pensato: “Cosa mi serve sputtanare una persona che già di suo è messa nel peggior dei modi?”. »
- Credo di amare questo ragazzo. – mi confessa Giulio, voltando le nostre mani intrecciate verso la mia gamba.
Non gli rispondo, osservo solo il display: mancano pochi secondi.
Poi sarà il mio turno.
« Trattare male gli altri non curerà per magia la tua pelle. Continua a cercare una crema ultracostosa, tanto anche senza acne saresti un cesso inguardabile. Dasvidania, stronza. »
- Porca troia, cattivissimo. – esclamo io, prima di uscire dal video.
- Beh, nei suoi panni, avrei fatto anche di peggio.
Mi alzo, staccando la mia mano dalla sua, come se fossi tornato alla realtà dopo un trip di emozioni e sensazioni spaventose, in contrasto con un contatto umano stupendo.
- Tipo? – chiedo, avviandomi in cucina.
- Beh, l’avrei sicuramente presa a botte.
- Ha picchiato Davide e la prof di teatro, credo sia bastato. – lo informo, stuzzicando un po’ di cioccolata dal frigorifero.
- Davide?
- Il tizio sulla sedia a rotelle.
- Ah.
- Vuoi mangiare qualcosa?
- No, grazie, sto bene così. – mi risponde lui, guardandosi attorno.
Io mi appoggio al lavabo, fissando il suo maestoso completo da dio greco.
- Bella casa, la tua. - si complimenta, ammirando i quadri che tappezzano la sala.
Gli sorrido, ancora mordicchiando alcuni quadretti di cioccolato.








Angolino autore:
Scusate l'enorme ritardo, ma dopo l'esplosione del mio pc e il mio unico mese di vacanza da godere al meglio, ho un attimo lasciato perdere EFP :/
Ora sono tornato, ja c:
Spero di ricevere altri commenti perchè ogni recensione mi fa sorridere, anche se negativa, aw ahahah
Buon pomeriggio e ci vediamo next week c:

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