Fight.

di __Sabotage
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


“Stupida, sono solo una stupida, come ho fatto a perderlo?!” Urlò Zoe mentre ribaltava mezza casa, alla disperata ricerca di un oggetto che pareva valesse più della sua vita in quel momento.
Era passato un mese da quando Joel se n’era andato a Los Angeles per dirigere il film ispirato al suo libro e ora aveva rovinato la possibilità che lui finalmente tornasse a Bluebell per trovarla.
Il trambusto e le sue imprecazioni rovinarono la solita quiete alla quale i vicini erano abituati, un vicino in particolare, che si affrettò a controllare cosa stesse facendo la dottoressa.
“Doc, cosa stai combinando? Sembra che sia passato un tornado.” Wade si appoggiò allo stipite della porta, osservando l’espressione frustrata della ragazza.
“Non ora Wade, sto cercando una cosa molto importante.” Lo liquidò con due parole, non aveva tempo per litigare con lui al momento.
“Cosa c’è di così importante da farti urlare in quel modo e disturbare me e Vivian?” Il suono di quel nome fece correre un brivido lungo la schiena di Zoe che subito si raddrizzò. Già, la cara cugina Vivian che ora passava tutto il tempo con il suo ex ragazzo. Sebbene avesse finto di accettarlo, le veniva ancora la nausea ogni volta che pensava a loro due insieme.
“Scusa Wade se il mio baccano ti ha impedito di farti mia cugina ma devo trovare l’inalatore di Joel o lui…”
“L’inalatore di Joel?” La interruppe, assumendo un’espressione interrogativa.
“Sì, hai bisogno di cercare il significato sul dizionario? Ho chiamato Joel dicendo che aveva lasciato il suo inalatore qua, lui mi ha detto di non preoccuparmi, che ne avrebbe comprato un altro, ma io ho insistito e così tra qualche giorno tornerà qui per riprenderselo.” Spiegò Zoe, indaffarata.
“Il suo inalatore. Come per le persone che soffrono d’asma?” Continuò confuso.
“Sì Wade, sì! Ora potresti lasciarmi in pace? Prometto che farò meno rumore.” Esclamò esasperata dalle mille domande del ragazzo.
“Allora fammi capire bene, lo stai cercando così disperatamente perché hai paura che se non lo trovassi, lui non verrebbe più a trovarti? Non è il tuo ragazzo?” Wade ci ragionò un po’ su e poi elaborò una sua teoria che vista l’espressione di Zoe, sembrava molto vicina alla realtà.
“Pft, certo che non ho paura!” Ribatté, facendo attenzione a rimarcare l’ultima parola. “E’ solo che al momento è molto impegnato con il film.” Il suo sguardo si rabbuiò per un attimo, era davvero contenta per la sua grande opportunità però sentiva molto la sua mancanza e non era la stessa cosa sentirlo ogni sera su Skype.
“Ah Zoe Hart, sempre a desiderare chi non ti vuole. Potresti scriverci un libro.” Il ragazzo sghignazzò puntando l’indice contro di lei. “E poi farci un film!” Esclamò come se l’idea gli fosse appena venuta in mente e poi se ne andò, lasciando Zoe sempre più arrabbiata e frustrata.
Stupido Wade, cosa voleva insinuare con quell’affermazione? Fantastico, ora l’aveva pure messa di cattivo umore. Avrebbe continuato la sua caccia folle più tardi.
 
*
 
“Zoe? Sei viva?” Lavon comparve alla sua porta, cercando di distinguere la figura della sua amica che era immersa nel piumone fino alla testa.
“No, sto aspettando che gli alieni mi rapiscano.” Affermò, facendo sorridere l’amico che mi sedette sul bordo del letto, cercando di capire cosa le fosse successo.
“Beh, non credo che stare sotto al piumone aiuti, forse dovresti disegnare cerchi nel grano o aggirarti nei boschi a mezzanotte.” Rispose Lavon, gesticolando in maniera misteriosa.
“Sono un disastro, Lavon.” Zoe emerse dalle coperte, scoccando all’amico uno sguardo distrutto. “Perché ogni volta che sono realmente felice, le cose decidono di cambiare? Cos’ho fatto di male?” Zoe si passò una mano sulla fronte, sollevandosi sulle braccia e appoggiando la schiena contro la testata del letto.
Lavon capì subito a cosa si stesse riferendo e sospirò. “Stai parlando di Joel, non è vero?”
Zoe annuì. “E’ la vita e a volte fa schifo però non possiamo far altro che accettarla per quello che è, per questo motivo hai un super fantastico migliore amico che ti farà uscire da queste coperte infernali e ti offrirà una speciale mega porzione di gelato.” Lavon sorrise, alzandosi dal letto.
“Invece del gelato posso chiederti di cercare una cosa con me?” Chiese Zoe speranzosa.
“Certo, cos’è?”
“L’inalatore di Joel.”
“Joel ha l’asma?” Domandò Lavon stupito.
“Sì! Perché ne siete tutti così sorpresi?!” Esclamò Zoe seccata. “E per favore non dirmi che è l’unico motivo per cui Joel verrà a trovarmi perché ne ho abbastanza.” Si lasciò andare ad un lungo sospiro, era stanca di essere giudicata.
“Chi te l’ha detto?”
“Quel cretino di Wade e io come una stupida gli do ancora retta.” Ammise, scuotendo la testa.
“Avanti Zoe non sei stupida… conosco persone più stupide di te.” Disse Lavon ridacchiando, cercando di consolare l’amica, la quale prima gli lanciò un’occhiata e poi cedette a una risata.
“Grazie Lavon, ora mi sento molto meglio!” Esclamò sarcastica. “Allora, mi aiuti o no?”
 
*
 
“Eccoti finalmente. Credevo che il mostro a casa di Zoe ti avesse mangiato.” Vivian scherzò, vedendo rientrare il suo ragazzo a casa.
“Il mostro è Zoe, in realtà. Sta facendo la pazza a cercare lo stupido inalatore di Joel.” Wade rise, buttandosi sul divano e circondando le spalle della rossa.
“Ehi, non prenderla in giro, è normale che le manchi il suo fidanzato.” Vivian sorrise, appoggiando la testa sulla spalla di Wade.
“Sì beh, non credo che lui la pensi allo stesso modo, sono già due weekend che non viene a trovarla.” Constatò, aggrottando le sopracciglia.
“Cos’è, la controlli?! Avresti dovuto fare l’investigatore invece che il barista.” Disse scherzando la ragazza.
“Credo che si meriti molto di più, tutto qui.” Ammise Wade, sentendo il nervosismo pervadergli le ossa.
“Sei dolce a preoccuparti per lei ma vedrai che si tratta solo di un brutto periodo. Ora che ne dici di riprendere da dove avevamo lasciato?” Affermò Vivian, attirando il ragazzo a sé.
“Penso che sia un’ottima idea.” Sorrise prima di avvicinare le sue labbra a quella della ragazza, anche se la sensazione di fastidio che avevo provato da quando aveva messo piede in casa di Zoe sembrava non volersene andare.
 
*
 
“Trovato!” Esclamò Zoe, uscendo raggiante da sotto il letto, reggendo vittoriosa l’oggetto dei suoi desideri, o meglio incubi.
“Finalmente!” Lavon si lasciò andare a un sospiro di sollievo, Zoe gli aveva fatto controllare più e più volte ogni centimetro della casa e si sentiva distrutto.
“Non fare quella faccia, sei il mio migliore amico, è tuo compito sostenermi in ogni decisione.” Asserì seria.
“Già, dove posso firmare per disdire questa cosa?”
“Ehi!” Ridacchiò, dando un colpo sulla spalla di Lavon che nel frattempo si era seduto sul letto accanto a lei, esausto.
“Sto scherzando, sai che, purtroppo, appoggio sempre le tue idee folli ma fammi fare una domanda.” Zoe lo guardò storto, non era mai in vena di domande, soprattutto sulla sua relazione con Joel.
“Me lo devi dopo averti aiutato a ribaltare casa tua.” Sorrise facendo così acconsentire l’amica.
“Ti sta davvero bene questa relazione a distanza?” Fissò Zoe, in attesa di una risposta.
“No, Lavon. E’ questo che vuoi sentirti dire? Non mi sta bene per niente, mi manca tutto il tempo e questo mi fa comportare come una pazza e forse Wade ha ragione, inseguo sempre quelli che non mi vogliono.” Zoe mi portò una mano alla fronte, cercando di fare ordine nel casino che era la sua testa, che era pressoché simile al casino che c’era nella sua stanza.
“Sai che Joel se n’è andato per lavoro e non perché non vuole stare con te. E’ fortunato ad averti.” Le ricordò Lavon, dispiaciuto nel vederla soffrire.
“Lo so e sono contenta per lui però a volte vorrei che quell’offerta per il film non fosse mai arrivata così sarebbe ancora qui con me. Solo che poi mi sento egoista perché ha abbandonato la sua vita a New York per stare con me e io non penso di poter fare lo stesso.”
“Hai pensato di trasferirti a Los Angeles?” Il pensiero di perdere la sua amica terrorizzò Lavon ma non poteva non ammettere che avrebbe risolto i loro problemi.
“Sì, ci ho pensato un sacco solo che ho visto come è stato tutte le volte che ho lasciato o pensato di lasciare Bluebell, non ci riesco. Amo la mia vita qui, anche se la preferivo com’era prima.”
“Oh Zoe, sai che Bluebell non ti lascerebbe mai andare.” Sorrise Lavon, circondando le spalle di Zoe, la quale appoggiò la testa sulla sua spalla. “E non dare ascolto a Wade perché non sa quello che dice. Ora che è tutto preso da Vivian, non riesce nemmeno a stare un secondo senza di lei, figuriamoci settimane intere.” Mentre pronunciò quella frase, sentì il corpo di Zoe irrigidirsi nelle sue braccia e la ragazza si fece scura in volto.
“Tutto bene?” Chiese lasciandola andare per poterla osservare in faccia.
“Sì, tutto bene!” Si stampò un sorriso in volto e si alzò, portandosi le braccia ai fianchi. “Ora è meglio che io sistemi questo casino, ci vediamo per cena?”
“Oh okay, a dopo!” Lavon rimase sorpreso dall’improvvisa fretta di Zoe di cacciarlo di casa ma si ricompose subito e uscii dalla sua stanza, facendo ritorno alla piantagione.
Non era sicura di voler raggiungere Lavon dopo perché il nome di Wade accostato a quello di Vivian le aveva tolto l’appetito.
 
*
 
“C’è qualcosa sotto.” Affermò Lavon, rivolgendosi alla sua fidanzata.
“Di cosa stai parlando, tesoro?” Domandò Annabeth mentre affettava una carota.
“Zoe Hart e Wade Kinsella.”
“Aspetta, cosa? E’ successo qualcosa tra di loro?” A.B. scocciata lasciò andare il coltello.
“No no no, non credo. Però oggi sono andata a trovarla e mi ha obbligato a cercare con lei l’inalatore di Joel… sì, lui ha l’asma.” Anticipò la domanda prima che uscisse dalle labbra di Annabeth. “Credevo che fosse di cattivo umore per quello, ma poi mi ha raccontato che Wade l’ha presa in giro per quanto riguarda il lato sentimentale e non appena ho nominato lui e Vivian mi ha praticamente buttato fuori a calci…” Lavon si sentiva molto Sherlock Holmes in quel momento, gli mancava solo il cappello e la lente di ingrandimento.
“Tesoro, le mancherà semplicemente Joel. E sai che lei e Wade battibeccano di continuo, anche se recentemente non li ho più visti molto insieme…” Disse A.B. posando la mano sulla sua spalla.
“Non lo so, mi dispiace vedere Zoe in questo stato.”
“Starà bene, dalle un po’ di tempo. Facciamo così, domani vado a parlarle e ti faccio sapere, okay?”
“Grazie A.B., sei la migliore.” Sorrise Lavon, dando un bacio al fidanzato.
“Sto con il migliore.” Rispose la donna, sorridendo.
 
*
Come aveva previsto, quella sera Zoe non andò a mangiare da Lavon, bensì ordinò una pizza che mangiò nel letto mentre si guardava un film romantico. Perché non poteva essere così anche nella realtà? Perché non poteva vivere per sempre felice e contenta?
Aveva bisogno di una boccata d’aria, non poteva rimanere bloccata a letto per il resto della sua vita. Si infilò il cardigan che aveva abbandonato l’altro giorno sulla sedia e si sedette sugli scalini di casa, lasciando che il lieve tepore della sera le scaldasse la pelle.
La sua contemplazione della natura venne interrotta da Wade che stava tornando da casa del sindaco.
“Hey Doc, non ti ho vista a cena.” Constatò il ragazzo, cercando di decifrare l’espressione imbronciata di Zoe.
“Già, non avevo molta fame, ho ordinato una pizza.” Rispose la ragazza sospirando.
“Cosa c’è che non va, Doc? Non dirmi che è per quel nerd di Joel.” Wade la fissò eloquentemente, anche se conosceva già la risposta. Era una delle persone che conosceva meglio.
“Puoi risparmiarti i tuoi commenti sarcastici, okay?” Zoe lo fulminò, facendolo sentire un po’ in colpa.
“Ascolta Zoe, mi dispiace per quello che ho detto prima ma non ti stavo prendendo in giro. Credo solo che sia un deficiente a trattarti in questo modo.” Affermò, sedendosi sul gradino, accanto a lei.
“Detto da te non è molto convincente.” Ribatté Zoe, pungendo Wade sul vivo, il quale si fece più serio.
“Non mi serve convincerti perché sai che sto dicendo la verità. Certo, sei testarda, hai delle idee folli e spesso sei una maniaca del controllo però faresti di tutto per le persone a cui tieni e ti meriti qualcuno che ti ami allo stesso modo.” Concluse, lasciando Zoe di stucco. Non lo aveva mai sentito parlare in quel modo e soprattutto non si aspettava di sentirsi dire quelle cose dopo il modo in cui l’aveva trattato.
“Wow, mi ero decisamente sbagliata. E’ proprio vero che sei cambiato.” Sorrise, sentendo una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
“Beh, non sarebbe successo se una certa rompiscatole non fosse giunta in città a rovinarmi la vita.” Sdrammatizzò Wade, ridacchiando. In quello non era cambiato per niente, lo faceva sempre per smorzare la tensione.
“Scusa se non mi aspettavo di avere un padre segreto.” Ribatté, rivolgendogli una finta occhiata scocciata.
“Scusa devo rispondere, è Vivian.” Lo squillo del cellulare interruppe la loro conversazione e la ragazza annuì, lasciando rispondere. “Hey piccola, dimmi tutto. Che cosa? Portalo in clinica, io e Zoe arriviamo subito. Tieni duro, Viv.”
“Cos’è successo, Wade?” Chiese preoccupata la dottoressa notando lo sguardo cupo del ragazzo.
“Si tratta di Harley. E’ caduto dalla bici e ha perso conoscenza.” Spiegò Wade, cercando di rimanere calmo.
“Vado subito a prendere la valigetta, tu aspettami in macchina.” Affermò correndo dentro casa, Wade cercava di fare il duro ma aveva notato quanto fosse preoccupato e anche lei non era da meno ma doveva mantenere la calma perché si sarebbe risolto tutto. O almeno così sperava.

juls.
Spero vivamente che qualcuno stia leggendo questo perché sennò starei parlando da sola e non sarebbe carino. Ehm, per chi abbia mai letto qualcosa di mio sa che ho sempre scritto su Glee per cercare di salvare le oscenità che Ryan Murphy ha creato piacere, ma vedendo come sta procedendo questa terza stagione di HoD ho deciso di scrivere qualcosa su questo telefilm, in particolare sulla mia OTP, gli Zade *-*
Se non seguite la programmazione americana, smettete di leggere ma Joel finalmente se n'è andato e così mi è venuta un'idea per una possibile FF ed eccomi qua! Spero di aver rappresentato bene i personaggi e che la storia sia di vostro gradimento, più o meno segue la storyline degli episodi, a eccezione del fatto che Lavon e Annabeth non si sono lasciati perché ce li vedo bene a investigare insieme sugli Zade XD
Va bene, ora la smetto di blaterare, fatemi sapere cosa ne pensate così potete salvarmi dalla pigrizia e spingermi a scrivere un secondo capitolo. Sempre che voi lo vogliate, sennò ignoratemi e tornerò a guardarmi per la quinta volta tutte le puntate, LOL.
Un bacio, __Sabotage.

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


“Zoe, ecco, fai attenzione.” Vivian stringeva a sé il figlio mentre con le lacrime agli occhi lo lasciava andare per passarlo alla dottoressa.
Zoe lo prese e lo appoggiò sul lettino, notando un grande bernoccolo sul lato sinistra del capo e del sangue incrostato.
Si affrettò a prendere una benda per fermare l’emorragia e poi valutò il suo stato di coscienza, in attesa di una reazione da parte sua che arrivò sotto forma di grugnito.
“Oh, grazie al cielo.” Sussurrò Zoe tra sé e sé mentre Vivian si precipitava tra le lacrime ad accarezzare la fronte del figlio.
“Tesoro, mi dispiace.” Disse, senza lasciargli mai andare la mano.
“Ha subito una lieve commozione cerebrale, niente di eccessivamente preoccupante. Assicurati che Harley si faccia una bella dormita e che non compia troppi sforzi, chiamami se dovesse succedere qualcosa.” Spiegò in modo professionale, accarezzando il braccio alla cugina.
“Grazie davvero, non so cos’avrei fatto senza di te.” Vivian si slanciò ad abbracciare Zoe, la quale ricambiò subito senza pensarci.
“Figurati, hai fatto bene a chiamarmi. Tienimi aggiornata, per favore.” Si raccomandò la dottoressa prima di lasciarla andare.
“Viv, vuoi portarlo da me per questa notte?” Chiese Wade premuroso.
“No grazie, credo che sia meglio che dorma nel suo letto. Io… ti chiamo.” Disse Vivian sbrigativa affrettandosi a lasciare la clinica, lasciando Wade con un palmo di naso.
“Ma…” Esclamò, gettandosi su una sedia della sala d’aspetto.
“Non prendertela, è solo scossa per quello che è successo a suo figlio.” Zoe cercò di consolarlo, sedendosi accanto a lui. “Tra l’altro, cosa ci faceva Harley su una bici a quest’ora? Non poteva insegnarglielo alla luce del sole?”
“Beh, la maggior parte del tempo lo passiamo insieme… Oh mio Dio, Vivian ha insegnato a suo figlio ad andare in bici di notte perché non ha più tempo per farlo di giorno. E’ tutta colpa mia.” Realizzò Wade, stropicciandosi la faccia.
“Come può essere colpa tua? E’ stato un incidente, capita.”
“Oddio, se gli fosse successo qualcosa Vivian non me l’avrebbe mai perdonato ma nemmeno io stesso l’avrei fatto. Per quanto mi secca ammetterlo, ci tengo molto a quel moccioso.” Zoe rimase sorpresa da come Wade era riuscito ad aprirsi con lei, non aveva mai visto quel lato del suo carattere e ultimamente stava scoprendo un sacco di cose nuove sul suo conto. Le attraversò la mente il pensiero di come sarebbe stato se avesse scoperto tutto ciò prima di mettersi con Joel. Lo cancellò subito, Wade era chiaramente innamorato di Vivian e lei doveva sistemare le cose con il suo ragazzo, un ritorno di fiamma tra loro due era impensabile.
“Wade, è normale preoccuparsi però ora va tutto bene. Che ne dici di tornare a casa ora? Questo posto lo vedo così spesso che avrò gli incubi.” Avevano entrambi la stessa abitudine di sdrammatizzare nelle situazioni tese.
“Già, mi ci vuole proprio una birra.”
“Ora sì che ti riconosco.” Zoe rise, seguendo il ragazzo fuori dall’edificio, fino alla sua macchina.
 
*
“Hey Zoe.” Dopo averle aperto, fece accomodare Annabeth nella sua stanza, mentre lei finiva di prepararsi.
“A.B., stavo proprio per raggiungervi per la colazione.” Disse, sorpresa di vedere l’amica così presto. Che si fosse preoccupata per la sua assenza di ieri sera? Lei e Lavon erano i più dolci ma a volte le sembrava di essere tornata sotto il controllo dei suoi genitori.
“A dire la verità, che ne dici se andiamo al Butter Stick? Ho proprio voglia di mangiarmi un pasticcino!” Propose entusiasta.
“Uh certo, dammi un minuto e sono pronta.” Annuì.
“Non preoccuparti, ti aspetto qui.” Asserì Annabeth, sedendosi sul letto.
“Okay! In effetti mi fa piacere mangiare fuori dopo la serataccia di ieri.” Concordò Zoe, passandosi la matita intorno agli occhi.
“Cos’è successo?” Domandò curiosa.
“Harley è caduto dalla bici ed è rimasto incosciente per un po’.”
“Oh povero piccolo!” Esclamò la donna preoccupata. “Sta bene ora?”
“Sì, tutto bene. Dovevi vedere Wade, era preoccupatissimo. Non avrei mai pensato di vederlo in quello stato.” Ammise Zoe, facendo ritorno dal bagno, pronta per uscire.
“Beh è cambiato molto da quando… sì, insomma, lo sai.” A.B. si bloccò imbarazzata per poi riprendere il filo del discorso. “Tutti se ne sono accorti, Vivian gli ha fatto bene.” Sospirò alle parole dell’amica. Lei, invece, non aveva fatto altro che farlo soffrire.
“Già, Vivian.” Disse Zoe quasi in un sussurro, che però A.B. riuscì a cogliere, insieme ala sua espressione contrariata. In quel momento i dubbi di Lavon non le sembravano così infondati.
“Allora, Lavon mi ha detto che ti ha aiutato a trovare l’inalatore di Joel. Verrà a farti visita presto?” Domandò, cambiando argomento. Conoscendo Zoe, non poteva farle domande dirette ma doveva arrivare al punto piano piano.
“Tra qualche giorno. Vorrei fare qualcosa di speciale per lui.” Annunciò Zoe sorridendo. Sperava in qualcosa di epico che lo avrebbe convinto a rimanere a Bluebell con lei ma per quello aveva bisogno dell’aiuto di Lavon e dell’intera città.
“Beh, è davvero una bella idea. E nel frattempo come te la passi? Hai trovato una… distrazione a tutto ciò?” Chiese A.B. allusiva, dirigendosi insieme a lei verso il Butter Stick.
“Mhm, mi immergo nel lavoro, nella pizza e nei film romantici.” Rispose Zoe ridendo.
“Nient’altro? Nessun… sostituto temporaneo? Qualcuno che conosco?” S’interessò Annabeth, sempre più spudoratamente.
“A.B….oh mio Dio, credi che io abbia una relazione?” Domandò scioccata, per poi fare il conto delle persone con le quali Annabeth avrebbe potuto vederla in una relazione e ne restava solo una. “Con Wade?”
“No, non con Wade!” Negò categoricamente, fingendosi sorpresa. “Anche se ora che mi ci fai pensare, facevate proprio una bella coppia.”
“Sta con mia cugina, okay? E io sto con Joel, quindi puoi evitare di fare il Cupido della situazione.” Zoe le scoccò un’occhiata scocciata, mentre facevano la fila alla cassa per ordinare la colazione.
“Questo però non vuol dire che certi sentimenti che avevi accuratamente seppellito non possano non rispuntare.”
“Fidati, questi sentimenti di cui parli sono sepolti da tempo, non ho intenzione di far parte un quadrato amoroso con mia cugina, ne ho abbastanza del dramma di Bluebell.” Affermò Zoe, scuotendo la testa.
“Va bene. Però me lo diresti se cambiassi idea riguardo a lui?” Domandò speranzosa.
“Certo, sei la mia migliore amica A.B.” Sorrise Zoe, sedendosi a un tavolo reggendo un donut tra le mani.
 
*
“Hey Vivian, sono Wade. Volevo sapere se Harley stava bene, è da ieri sera che non ho tue notizie… chiamami appena senti il messaggio.” Disse impacciato il ragazzo alla segreteria telefonica. Cavolo, lui non era mai stato così, non si era mai sentito in quel modo. Non aveva mai lasciato messaggi preoccupati in segreteria, né aveva mai fissato il cellulare in attesa di una chiamata. Lui era totalmente l’opposto. Però con Vivian era diverso, non poteva comportarsi come faceva sempre. Lei aveva rischiato molto per stare con lui. Aveva una famiglia e non poteva permettersi di compiere errori, non quando c’era un bambino di mezzo. A volte gli mancava la sua vecchia vita, il fatto di non avere così tanti tormenti e di non poter parlare di certi argomenti ma scacciava subito quel pensiero perché non poteva davvero dare retta alle sue elucubrazioni mentali.
Circa un’ora dopo la sua penosa telefonata, si ritrovò la ragazza sull’uscio di casa.
“Hey, entra.” Disse, appoggiandosi al lato della porta per farla passare.
“Scusa se ci ho messo così tanto a venire da te ma Charles non arrivava più e così ho dovuto aspettare…”
“Charles, il tuo ex marito?” Wade sentì come se gli avessero dato un pugno nello stomaco. Vivian non aveva mai parlato di lui e credeva che non ci fosse alcun rapporto tra i due.
“Sì. Prima che tu possa dire qualcosa, sappi che non c’è niente tra di noi. E’ solo venuto da me per Harley, l’ho chiamato dopo l’incidente della bici.” Si affrettò a spiegare.
“Hai chiamato lui?” Domandò Wade ferito.
“E’ suo padre!”
“E io sono il tuo fidanzato.”
“Non stiamo parlando di me e te in questo momento.”
“Beh, credo proprio che dovremmo farlo.”
“Sono d’accordo.” Rispose con calma, andandosi a sedere sul divano dove poco dopo venne raggiunta da Wade.
“Volevo appunto parlarti di una cosa. Questi quattro mesi sono stati la cosa più bella che mi sia capitata negli ultimi tempi. Tra il divorzio e tutto il resto ero davvero una persona persa e trovarti è stato un regalo per il quale non sarò mai grata abbastanza.”
“Cosa stai cercando di dirmi, Vivian?” Domandò Wade, continuando a sperare che non si trattasse di ciò che in cuor suo già sapeva.
“Non so se ti sei chiesto cosa ci facesse Harley su una bici a quell’ora. Mi ha pregato così tanto di insegnargli a pedalare che l’unico momento libero che ho trovato è stato ieri sera. Perché per tutto il resto del tempo sono con te. Mi sono distratta un attimo, lo giuro, io lo stavo guardando e stava andando tutto bene.” Vivian soffocò un singhiozzo. “Mi sono distratta perché ti stavo scrivendo un messaggio che non ho fatto in tempo a inviare perché mio figlio è caduto e ha sbattuto la testa.” Sentì riaffiorare la paura che aveva provato la sera precedente e si costrinse a fare respiri profondi per regolare il battito cardiaco.
“So cosa stai per dire ma non farlo… non è giusto, noi troveremo una soluzione.”
“Si tratta di mio figlio. Ha bisogno di me.” Anche Wade aveva bisogno di lei ma non lo disse, si sentiva già abbastanza patetico.
“Non è giusto, io… non è giusto. Zoe ha ragione, non è colpa mia.” Farneticò nel tentativo di trovare le parole giuste.
“Zoe… parli sempre di lei e lei fa lo stesso con te, questo dovrebbe dirti qualcosa.”
“No. Puoi dire tutto ma non che sono innamorato di Zoe Hart.” Alzò il tono di voce finendo per urlare le ultime parole.
“Allora dirò semplicemente grazie, per avermi salvata. Ma non posso continuare così.” Affermò, alzandosi dal divano e trattenendo le lacrime.
Wade aveva mille cose da dirle ma al momento tutto gli sembrò sbagliato e così rimase sul divano con la testa tra le mani, mentre il cuore gli scoppiava in petto.
Vivian se ne andò lasciandolo lì come un cane bastonato, con il cuore fatto a pezzi.
 
*
“Avevi ragione.” Affermò A.B. decisa entrando a passo spedito nella cucina del sindaco.
“Uh?” L’uomo alzò lo sguardo dalla televisione per capire cosa stesse succedendo.
“Riguardo Zoe e Wade. Anche con me si è comportata in maniera strana appena ho nominato Vivian. Ovviamente ha negato tutto, probabilmente non se n’è nemmeno accorta, ma credo che provi ancora qualcosa per lui.”
“Chi si sta comportando da Sherlock Holmes ora?!” Domandò retoricamente Lavon.
“Sento che dobbiamo fare qualcosa.” Affermò Annabeth, ignorando la sua frecciatina.
“La vicinanza di Zoe ti sta contagiando con le idee folli?”
“Sei stato tu a farmelo notare.” Gli ricordò puntandogli il dito contro.
“Lo so però sono entrambi in una relazione, e se ci sbagliassimo?” Domandò Lavon dubbioso.
“Non ho detto di farli lasciare, solo lasciare degli indizi qua e là…” Suggerì A.B.
“… Come le briciole di pane di Hansel e Gretel?”
Annabeth lo guardò curiosa e lui la interruppe prima che potesse dire qualcosa. “Lo sai che era l’unico cartone che guardava Lynly quando era piccola…” Spiegò, salvando all’ultimo la sua mascolinità.
“Sì, sai com’è, magari raccogliendo quelle briciole si incontreranno a metà.” Sorrise complice.
“Oh A.B., sei proprio un genio del male.” Affermò ridacchiando Lavon, prendendo la sua fidanzata tra le braccia.
 
*
“Puoi dirmi di tutto ma non che sono innamorato di Zoe Hart.” Quelle parole le rimbombavano ancora nelle orecchie. Lei e il suo pessimo tempismo. Stava andando da Wade per vedere come stava, aveva visto quanto era sconvolto la sera precedente ed era preoccupata. Non voleva facesse qualche cosa ‘alla Wade’, ma poi si ricordò che lui non era più quella persona. Vivian l’aveva cambiato. E ci trovò proprio la cugina a casa sua, intenta a discutere animatamente.
Si era fermata appena in tempo, sarebbe davvero troppo imbarazzante interrompere la loro conversazione dato che anche lei ne faceva parte.
Non poteva non ammettere che era rimasta ferita sentendo quelle parole, anche se non ne aveva alcun motivo. Anzi, doveva esserne sollevata ma evidentemente non riusciva proprio a convincersene.
Quando sentì dei passi provenire verso la sua direzione, si affrettò a fare ritorno a casa, dove cercò di fare ordine tra le sue idee confuse.
Controllò distrattamente il cellulare e il suo cuore si fermò.
“Domani sarò da te, mi manchi Zoe. Un bacio, Joel.” Lesse il messaggio con gli occhi sbarrati, non lo aspettava così presto. Non che si stesse lamentando però così non aveva il tempo per preparare qualcosa per il suo arrivo. Anche se Bluebell era sempre Bluebell e sapeva fare miracoli in una notte.
Corse fuori per avvertire Lavon dei suoi piani, sapeva che l’avrebbe uccisa ma doveva tentare, quando trovò la persona più inaspettata seduta sotto il suo portico. Wade.

juls.
Ecco a voi il secondo capitolo! Inizio col ringraziare tutti coloro che hanno letto e apprezzato il primo capitolo, mi scaldate il cuore <3
Fatemi sapere quale sia il vostro momento preferito/peggiore/inutile, insomma quello che volete XD sono a vostra disposizione u.u
Forse dovrei smetterla di blaterare e lasciarvi andare, già. Okay, siete liberi XD
Vi aspetto al prossimo capitolo, un bacio.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


“Wade, cosa ci fai qui?” Chiese Zoe curiosa sedendosi accanto a lui. Prima non l’aveva notato ma appena il ragazzo alzò lo sguardo per risponderle, vide i segni dell’alcool sul suo viso e nei suoi occhi.
“Scusa se ti disturbo Doc, ma avrei bisogno di qualche punto.” Biascicò, aprendosi la giacca di jeans e mostrando una ferita sul fianco destro.
“Oddio, come hai fatto? Aspettami qui.” Chiese spaventata, per poi correre in casa a prendere la valigetta. Cosa stava succedendo a Bluebell? Ultimamente aveva più pazienti di sera che di giorno.
“E’ una lunga storia.” Replicò con un sorriso amaro.
“Hai le chiavi della macchina?” Wade gliele fece dondolare davanti al naso e poi le ritrasse verso di sé.
“Puoi rimanere a sanguinare sul mio portico, se vuoi.” Disse Zoe seccata, incrociando le braccia.
“Solo per questa volta.” Sorrise prima di consegnargliele definitivamente. La dottoressa scosse la testa, era sempre il solito.
Una volta arrivata in clinica, lo fece sdraiare sul lettino mentre con mano esperta gli disinfettava e ricuciva la ferita.
“Tutto questo ha per caso qualcosa a che fare col fatto che sei ubriaco?” Domandò, continuando il suo lavoro.
“Forse.”
“E si può sapere perché ti sei ridotto in questo stato?”
“Potresti chiederlo a tua cugina.” Wade si lasciò scappare una risata, trovando divertentissima la sua battuta.
“Cosa intendi dire?” Zoe si finse confusa. In realtà, immaginava quale potesse essere il motivo ma Wade non poteva saperlo.
“Ha rotto con me. Per via di quello stupido incidente con la bici e per colpa tua. Dio, mi hai rovinato Zoe. Nessuna donna mi amerà mai perché ci sarà sempre il tuo fantasma a terrorizzarle.” Zoe sapeva che Wade era ubriaco però quelle parole la ferirono ugualmente e la fecero infuriare, cosa mai aveva fatto per far credere a sua cugina che c’era ancora qualcosa tra loro due? Era tornata da New York con un fidanzato ed era chiaro a tutti che ci stava malissimo per la sua partenza.
“Vorrei farti notare che è poco furbo dire queste cose alla donna con in mano un bisturi.” Disse, esercitando un po’ troppa pressione su di lui, infatti la sua faccia si contrasse in una smorfia di dolore. “Scusa.”
“La parte divertente di questa faccenda è che tu non hai fatto niente per farla ingelosire.” Continuò, quasi come se le avesse letto nella mente. “Ho fatto tutto da solo, come al solito. Dice che parlo troppo di te. Passo tutto il giorno con lei a tal punto da farle trascurare il figlio però quella a cui penso sei tu, secondo lei.” Rise amaramente. “Il che non è vero perché io, a dire la verità, non ti sopporto. Come potrei sopportare una persona che torna a Bluebell dopo mesi di totale silenzio sbattendomi in faccia la sua nuova relazione?” Nonostante i litri di alcool che Wade aveva nel sangue, non l’era mai parso più serio di così. E non poteva negare a sé stessa che avesse ragione, si era comportata in maniera davvero orribile con lui però poi l’avevano superata ed erano diventati amici, o almeno così credeva.
Rimase in silenzio, assorbendo tutte le cose che Wade le aveva sputato in faccia, concentrandosi solo sul suo lavoro.
Alla fine, gli applicò una benda e si stampò un sorriso professionale sul volto. “Ecco fatto, ora ti accompagno fuori.”
Quando furono in macchina Wade si avvicinò pericolosamente al suo viso e Zoe temette di svenire. Ma non stava per succedere quello che pensava lei.
“Dimmi come posso liberarmi di te.” Sussurrò con voce quasi impercettibile, facendole accapponare la pelle.
“Non lo so.” Rispose semplicemente, mettendo in moto l’auto.
 
*
“Lavon?” Wade entrò nella cucina del sindaco massaggiandosi le tempie. Nello stato in cui era ridotto, pure pronunciare il semplice nome dell’amico gli era difficile. Urgeva un rimedio e in fretta.
“Wade? Sei uno straccio.” Notò, alzando lo sguardo dalla sua ciotola di cereali. “Rimedio anti sbornia?” Domandò Lavon, ottenendo subito un consenso e una smorfia di dolore da parte dell’amico. “Tu che lavori in un bar dovresti saperlo che la mattina dopo è sempre la parte peggiore.” Scosse la testa, preparando la speciale bevanda che era come la manna degli ubriachi.
Il ragazzo rispose con un grugnito e trangugiò l’intruglio tutto d’un sorso.
“Lavon, chiudi quella bocca.” Wade odiava i “te l’avevo detto”, se li sorbiva da una vita e ne aveva abbastanza.
Il sindaco ridacchiò e poi aggiunse “Allora, vuoi dirmi cosa ti è successo ieri sera?”
“Vivian ha rotto con me.” Disse molto semplicemente, lasciando l’amico sconvolto.
“Cavolo, mi dispiace.”
“E questa non è la parte peggiore.” Rispose, lasciando Lavon confuso. “Stamattina mi sono svegliato e mi sono accorto di avere dei punti sulla mia pelle.”
“Oh no.” Replicò Lavon, immaginando già cosa fosse successo.
“Oh sì, ero con Zoe e non mi ricordo assolutamente nulla della notte scorsa.”
“Oh no. No, no, no. Amico, non sarai mica andato a letto con Zoe Hart?” Indagò Lavon, alzando un sopracciglio.
“No!” Esclamò Wade scandalizzato. “Non credo! Cioè lei era sobria… io non lo so, okay? Ed è terrificante!”
“Okay niente panico. Che ne dici se proviamo a ricostruire ieri sera? Magari ti riaffiora qualche ricordo…” Propose Lavon.
“Non è proprio il tipo di sera che vorrei ricordare.” Affermò, piegando la testa da un lato.
“Wade…”
“Okay, okay. Allora ricordo di aver parlato co-“
“Lavon!” Zoe entrò come un tornado, noncurante di ciò che stava succedendo. I suoi problemi erano decisamente più importanti.
“Non si usa più bussare da queste parti?!” Domandò retoricamente Lavon infastidito.
“Dopo avermi aiutata potrai scrivere un libro sulle buone materie, ora devi ascoltarmi.” Disse Zoe decisa, poggiando le mani sulle spalle del sindaco.
“Ehm, veramente io e Lavon stavamo avendo una conversazione.” Intervenne Wade, cercando di richiamare l’attenzione dell’amico.
“Davvero Wade, davvero?” Zoe lo fulminò, per poi rivolgere a Lavon il suo migliore sguardo da cucciolo.
“No, Lavon Hayes non può essere messo sotto pressione dai suoi migliori amici, non fatemi scegliere chi aiutare perché potrei prendere la decisione di finire la mia colazione in pace.” Disse con lo sguardo corrucciato.
“Posso aiutarti io con qualsiasi problema abbia Wade. E’ un idiota, lascialo perdere.” Sillabò le ultime parole, incrociando le braccia.
“Beh su questo non posso darti torto…”
“Ehi!” Si ribellò il ragazzo.
“Okay, okay. Allora, Wade non si ricorda nulla di ieri sera, potresti dirgli cos’è successo e trascurare eventuali particolari vietati ai minori così poi possiamo passare al tuo problema?” Propose il sindaco.
“Particolari…? Con chi credi di parlare, Lavon!” Esclamò indignata la dottoressa. “Ieri sera il tuo caro amico è venuto da me ubriaco e ferito e io ho dovuto applicargli i punti mentre venivo insultata. Scusa se non sono la sua più grande fan al momento.” Disse sospirando. Tralasciò il fatto che parte degli insulti se li era meritati perché era troppo arrabbiata e di fretta per poter affrontare tutto quello. Si promise di dirgli tutto dopo.
“Hey Zoe, mi dispiace…” Non sapeva cosa le aveva detto però si sentiva comunque in colpa e scusarsi era il minimo che potesse fare.
“Tempo scaduto.” Disse secca. “Lavon?” Guardò l’amico speranzosa, il quale alla fine cedette e l’ascoltò.
“Tra quanto arriva Joel?!” Ripeté, sperando di aver capito male.
“E’ appena atterrato a Mobile. Ma sai com’è, magari ci mette molto a ritirare la valigia…” Affermò, speranzosa.
“Mobile è a quaranta minuti da qui!” Replicò Lavon stizzito.
“E magari non trova un taxi…”
“Zoe! Come possiamo preparare una grande festa in quaranta minuti?” Cercò di far ragionare l’amica che sembrava aver perso il senso della realtà.
“Lavon, si tratta del mio fidanzato. Che vive a Los Angeles. Che non vedo da due settimane. Non dico di stendergli davanti un tappeto rosso, anche se sarebbe una bella idea, ma di organizzare qualcosa di intimo, per farlo sentire bentornato. Per favore?” Chiese supplicandolo. Si rendeva conto che gli stava chiedendo l’impossibile però non l’avrebbe fatto se non credeva che fosse davvero importante.
“Okay, allora cosa devo fare?” Cedette Lavon, non riusciva a resistere a quel faccino adorabile che sfoggiava ogni volta che le serviva qualcosa.
Dopo una buona mezz’ora di ordini e di urla, Zoe sentì il suono dei freni di un auto stridere appena fuori casa del sindaco. Questo poteva significare una sola cosa, Joel era arrivato e lei non aveva ancora finito di preparare la sua festa a sorpresa.
“A.B. vai a distrarlo!” Esclamò la dottoressa in preda al panico.
“Io? E cosa dovrei dirgli?” Domandò Annabeth, sentendosi chiamata in causa.
“Non lo so, parla del tempo, di quello che vuoi, va’ per favore!” La pregò Zoe, mentre cercava di finire in tutta fretta gli ultimi preparativi.
“Mi devi un grande favore, amica.” Esclamò A.B. puntandole un dito contro prima di uscire dalla cucina di Lavon.
“Joel!” Esclamò Annabeth, fingendosi sorpresa di vederlo e andandogli incontro.
“A.B., ciao! Sai dov’è Zoe? Ho provato a bussare a casa sua ma non risponde nessuno…” Domandò dubbioso.
“Sai com’è Zoe, sempre indaffarata..” Rispose ridacchiando. “Ma piuttosto raccontami un po’, com’è Los Angeles? Le grandi città non ti spaventano?” Chiese, cercando di distrarlo.
“Ehm, in realtà vivevo in una grande città. New York, ricordi?” Disse confuso, corrugando le sopracciglia.
“Giusto, giusto… E il volo com’è stato?” Annabeth mimetizzò il tutto con una risata.
“Avevo accanto un signore anziano che continuava a tossire quindi spero di non essermi preso qualche malanno proprio ora…” Raccontò Joel leggermente preoccupato.
“Sai cosa, non si è mai troppo prudenti oggigiorno, dovresti farti vedere dal dottor Breeland!” Esclamò come se le fosse venuto un colpo di genio, trascinando via il ragazzo.
“Che ne dici se mi aiutassi a trovare Zoe? Anche lei è un dottore quindi risolverei il problema.” Rispose ridendo guardando stranito A.B., avviandosi verso la casa del sindaco.
“Joel! Devi aiutarmi con una cosa!” Urlò quasi, fiutando il pericolo.
“Oddio Annabeth, che c’è?” Domandò Joel preoccupato dal suo tono di voce.
“Si tratta di Crickett. E di Stanley. Stanno divorziando.” Inventò al momento, non sapendo come trattenerlo.
 “Oh mi dispiace. Cantavano sempre le sigle degli show insieme.” Ricordò Joel, non molto piacevolmente. “Cos’è successo?”
“Beh… un giorno hanno cantato sigle di show rivali e così hanno avuto un’accesa discussione e hanno deciso di separarsi. Ma so che non è quello che vogliono e quindi devi aiutarmi a rimetterli insieme.” Si morse la lingua per la stupidaggine che aveva detto, non era mai stata molto brava a mentire.
“Oh, okay. Ti aiuterò, ma ora devo assolutamente cercare Zoe. Chiederò a Lavon.” Fece un passo verso casa, domandandosi perché Annabeth si stesse comportando in un modo così strano.
“No Joel!” Non sapendo più cosa inventarsi, gli fece uno sgambetto e fece cadere il ragazzo con la faccia a terra.
“Annabeth, cosa c’è che non va in te oggi?” Domandò Joel arrabbiato, tirandosi su in piedi. Nel frattempo, Zoe e Lavon si precipitarono fuori a vedere cosa stesse succedendo. La dottoressa si affrettò ad aiutare il fidanzato mentre il sindaco non riuscì a trattenere una risata.
“A.B. ti sembrava il caso?!” Domandò Zoe, alzando un sopracciglio.
“Non urlare con me, Zoe!” Rispose indignata, allontanandosi dal gruppo, subito dopo seguita da Lavon che non riusciva a rimanere serio in quella situazione.
“Mi spieghi che sta succedendo?” Domandò stanco Joel.
“Okay… volevo prepararti una festa a sorpresa ma poi tu hai sorpreso me ed evidentemente A.B. ha sorpreso tutti.” Spiegò con una risatina triste, entrando in casa di Lavon. “E ora abbiamo uno striscione appeso a metà e la torta ancora in forno, mi dispiace.” Sospirò Zoe.
“Per fortuna che lo champagne non ha bisogno di tante preparazioni.” Disse Joel stappandolo e versandone il contenuto in due bicchieri, strappando un sorriso alla fidanzata.
“Zoe, c’è una cosa di cui vorrei parlarti.” Joel strinse le mani della ragazza e si fece più serio.
 
*
“Wade.” Vivian sospirò, trovandosi il ragazzo sulla porta di casa. Sapeva che non avrebbe rinunciato a lei tanto facilmente e questo le rendeva ancora più arduo il compito di tenerlo lontano.
“Possiamo parlare?” Domandò, deciso a non essere liquidato con tanta facilità.
“Non è proprio un buon momento…”
“Non ci vorrà molto. Voglio sapere la vera ragione per cui non possiamo più stare insieme.”
“Te l’ho detto, al momento mio figlio viene prima di tutto..” Ripeté stanca Vivian.
“Anche in questi quattro mesi c’era tuo figlio e io ho sinceramente fatto di tutto per poterlo far sentire a suo agio. Non può essere lui il vero motivo e nemmeno Zoe.”
“Wade, per favore…” Sapeva che Wade si meritava una spiegazione, era solo che era tutto molto doloroso per lei.
“E’ Charles, non è vero? Sei ancora innamorata di lui…”
“E’ il padre di Harley…” Disse, come quello potesse spiegare tutto.
“Posso sopportare la verità, so di non poter competere con lui.”
“E’ più complicato di così, Wade. Charles ha lasciato quell’orribile lavoro e ne ha trovato uno più onesto a Mobile. Lavorerà cinque giorni a settimana così il weekend lo può passare con me e Harley. Da quando lo conosco, il lavoro è sempre stato la sua vita e ora ha cambiato ciò che ha sempre significato di più per lui per la sua famiglia. Sta cercando di dare il meglio di sé, io non posso fare finta di niente soprattutto perché c’è mio figlio di mezzo.” Vivian aveva gli occhi lucidi mentre cercava di spiegare ciò che pure lei faticava a capire.
“Quindi vi trasferirete tutti a Mobile?” Disse infine amareggiato.
Vivian annuì. “Mi dispiace.” Wade sollevò le spalle e se ne andò, sconfitto ma almeno consapevole del fatto che questa volta non era stato lui a rovinare tutto con le sue mani.
 
*
Zoe aveva un grande piano e così tante aspettative ma ovviamente non potevano rispecchiare la realtà. Non era nemmeno riuscita a restituirgli il suo inalatore. Joel non era venuto a Bluebell per riprenderselo, né tanto meno per vederla. Era tornato per chiudere la loro relazione.
Ogni volta Zoe si domandava cosa avesse che non andava. Perché era sempre lei a finire con il cuore infranto? Joel era convinto di fare la cosa giusta, lasciarla libera e non incatenata a un uomo che non sarebbe tornato tanto presto e con il senno di poi era davvero una cosa nobile da fare. Allora perché lei la percepiva come un errore? Non poteva più farci niente ormai, il messaggio le era arrivato forte e chiaro, doveva andare avanti con la sua vita.
Mentre beveva un bicchiere dello champagne rimanente seduta sotto il portico della sua casa, alzò lo sguardo e notò che anche Wade, dall’altra parte del lago, stava facendo lo stesso.
Si scambiarono un sorriso e Zoe si ricordò di dovergli ancora spiegare tutto e magari allegarci delle scuse, dato che era stata un po’ troppo dura con lui. In fondo, non erano poi così diversi.

juls.
Terzo capitolo a voi! Mi dispiace non averlo potuto pubblicare prima ma ora che sono in periodo esami, credo che cinque giorni sarà il minimo di attesa che potrò infliggervi xD credo che studiare ritirarmi dall'uni sia la giusta decisione u.u
Scherzi a parte, vi ringrazio come al solito per il vostro affetto, significa davvero tanto per me.
Vi invito ad ascoltare questa bellissima canzone che probabilmente conoscete già perchè fa da sottofondo al primo incontro tra Wade e Zoe nella 3x01 di Hart of Dixie e che da il nome alla mia FF. Si chiama Fight di Lee Dewyze ( https://www.youtube.com/watch?v=HFPIzdKq3go ) e niente ci tenevo solo a farvi sapere che mi ha ispirata XD
Un bacio, alla prossima!

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***


“Wade, grazie al cielo sei qui!” Esclamò Lemon Breeland, sedendosi su uno sgabello al bancone del Rammer Jammer.
“Sì beh sai com’è, ci lavoro.” Rispose Wade, accennando un sorriso sarcastico.
“Pensavo che fossi a casa a disperarti per Vivian Wilkes.” Affermò con molta franchezza, fulminata subito dall’amico per poi riprendersi. “Voglio dire, sono contenta che non sia così! Come stai?”
“Te lo dirò dopo che mi avrai messo lo smalto sulle unghie e fatto le treccine.” Rispose, scoccando un’occhiata ironica a Lemon.
“Wade Kinsella, non usare il sarcasmo con me.” Disse Lemon alzando un sopracciglio. Con il giusto tono di voce e lo sguardo maligno, Lemon sapeva davvero essere spaventosa.
“Sto così.” Disse infine Wade sospirando. “Lo sapevo che sarebbe successo prima o poi.” Il fatto che Vivian avesse un figlio non l’aveva mai fermato ma sapeva che la famiglia sarebbe sempre venuta prima di lui.
“Mi dispiace.” Disse sinceramente Lemon. “So che non è un buon momento però posso chiederti un favore?”
“Spara.” Rispose appoggiandosi sui gomiti.
“Non so cosa sia successo la scorsa notte.” Ammise, abbassando la voce.
“Lemon Breeland, mi sorprendi ogni giorno che passa. Vuoi dire che ti sei ubriacata?” Chiese Wade interessato, facendo un sorriso eloquente.
“La mia vita sentimentale non è che sia molto attiva al momento così sono andata in un bar lontano da qui, ovviamente, e ho bevuto qualche drink. Stamattina mi sono svegliata nel mio letto e per terra ho trovato una maglietta. Da uomo.”
“La cosa si fa interessante. Beh, i casi sono due, o eri davvero ubriacata o questo tizio non era granché a letto ed è solo un bene che tu non riesca a ricordarlo.” Affermò Wade ridendo, beccandosi uno schiaffo sul braccio da parte della donna.
“Devi aiutarmi a trovarlo. E se spargesse maldicenze sul mio conto? Non posso permettermi cattiva pubblicità ora che ho appena acquistato Fancie’s.” Disse seria.
“E come dovrei farlo? Seguire il suo odore grazie alla sua maglietta?”
“Wade!” Esclamò Lemon frustrata.
“Okay, okay. Sai, in realtà non sono proprio la persona giusta a cui chiedere aiuto dato che ieri sera ho fatto la tua stessa fine e mi sono risvegliato con dei punti cuciti sul mio fianco.” Raccontò sospirando.
“Oh no. Wade Kinsella, non sarai mica andato a letto con la dottoressa Hart?!” Esclamò scandalizzata.
“Oddio, ma perché lo pensate tutti? Anzi credo che ora mi odi pure dato che non mi ricordo cosa le ho detto ma a quanto pare sono state cose spiacevoli.”
“Niente che non si meritasse.” Sottolineò Lemon. Tollerava appena Zoe quando loro due stavano insieme e da quando avevano rotto lei era tornata direttamente in testa alla classifica delle persone che odiava.
“Lemon.” La rimbeccò Wade.
“Wade! Non osare dirmi che non ho ragione!” Obiettò, incrociando le braccia al petto. “Vuoi che ti ricordi dei mesi di musi lunghi? Perché io me li ricordo eccome!” Da quando aveva girato mezzo Alabama per dichiararsi a Zoe, Lemon c’era sempre stata per lui e nonostante fosse scontrosa e spesso troppo schietta, era un’ottima amica e sapeva di poter contare su di lei.
“Preferirei evitare, grazie.” Disse roteando gli occhi.
“Potrei presentarti una delle Belles. Nonostante io non sia più la leader, le ho comunque sotto il mio controllo.” Sorrise beffarda.
“Non ci tengo a conoscere un’aspirante Lemon Breeland, ma ti ringrazio per la gentile offerta.” Rispose ridendo.
“Un’aspirante Crickett vorrai dire, ora è lei al comando.” Lo corresse, ridacchiando. “Ma ora vogliamo tornare al mio problema, per favore?”
“Certo. Allora, cerca di raccontarmi più dettagli possibili dell’altra notte.”
“Allora, ho ordinato un mimosa…”
 
*
 
“A.B. non possiamo prendere un cane!” Esclamò Lavon sconcertato, attraversando a grandi passi la cucina.
“Perché no? Tu hai un alligatore. Perché io non posso prendere un cane?” Domandò furiosa Annabeth seguendolo a ruota.
“Perché io ho un alligatore! Non andrebbero d’accordo.” Cercò di spiegare, girandosi verso la fidanzata.
“Appunto, tu hai un alligatore. Perché non possiamo avere qualcosa di nostro?” Sottolineò, incrociando le braccia al petto.
“Un cane è una grande responsabilità, non sono pronto per una cosa del genere.”
“Già, quando mai sei stato pronto per qualsiasi responsabilità, Lavon?” Insinuò retorica, puntandogli il dito contro.
“Oh no, non tiriamo di nuovo fuori quell’argomento!” Sgranò gli occhi, fissando A.B.
“Oh sì, invece! Lavon, non puoi vivere con la testa sotto la sabbia per tutta la tua vita!” Urlò spazientita. “Io. Non. Sono. Un. Soprammobile.” Sillabò, abbassando gradualmente la voce.
“Non l’ho mai detto! Tutta questa storia in cui tu sei arrabbiata per il cane è in realtà tutta una scusa per poter essere arrabbiata perché non ti ho mai chiesto di sposarmi?”
“Io sono arrabbiata, non ho bisogno di scuse!” Strepitò esausta, stringendo i pugni lungo la vita. “Io capisco la situazione, Lavon. Capisco che ogni volta che hai affrettato le cose ti sei bruciato, ma prendere le cose con calma non eviterà il fatto che verrai ferito. Io sono ferita, okay? Mi dispiace ma non mi basta più avere uno scomparto nella tua cucina. Avevo detto che mi stava bene ed era così però ho bisogno di stare con qualcuno totalmente convinto di poter condividere il resto della sua vita con me, anche quando ci urliamo contro e non ci parliamo.” Cedette Annabeth, sedendosi su una sedia della cucina.
“Io sono convinto di voler passare il resto della mia vita insieme a te, ti amo okay? Non potrei stare con nessun’altra e troverò il modo di provartelo, solo che non credo che il matrimonio sia lo strumento giusto. Ho chiesto a Ruby di sposarmi più che altro per trattenerla a Bluebell, George e Lemon si sono lasciati il giorno del loro matrimonio, vedi solo anche le liti tra i miei genitori…”
“Erano le persone ad essere sbagliate, non la semplice istituzione. Non puoi basarti su queste esperienze ma devi crearle tu stesso, è così che funziona la vita. Io non voglio confonderti più di quanto tu non lo sia già per cui direi che ciò che serve è del tempo da soli per capire ciò che vogliamo..”
“A.B. per favore, non ho bisogno di tempo, so cosa voglio.” Ribatté il sindaco deciso.
“Evidentemente no.. Ci vediamo, Lavon.” Rispose in un sussurro, lasciando la cucina e il sindaco distrutto.
 
 
 
 
 
*
 
“Lemon Breeland?” Un uomo alto e castano con un accenno di barba si avvicinò al bancone, prendendola completamente alla sprovvista. Lemon avrebbe riconosciuto quella voce ovunque anche se non aveva avuto occasione di sentirla spesso, ma quella serata le era rimasta impressa nella mente come una cicatrice. Come per magia, iniziò a ricollegare i pezzi della notte precedente.
“Peter.” Si voltò, un’espressione di meraviglia dipinta sul suo volto.
“Okay, vi lascio soli, torno a lavorare.” Disse Wade ad entrambi e quando Peter distolse la sua attenzione da lui fece un cenno d’approvazione a Lemon la quale sorrise per il gesto.
“Cosa ci fai in città?” Domandò naturale, sperando che nemmeno lui ricordasse l’intera faccenda.
“Non ricordi nulla di ieri?” Fece sorpreso e un po’ deluso, si aspettava una reazione più calorosa.
“Non proprio, qualcosa…”
“O non vuoi ricordare, il che è proprio un brutto segno.” Ridacchiò leggermente, facendo sorridere la donna.
“No è che a quanto pare ho una sopportazione dell’alcool davvero bassa, non è colpa tua.” Sorrise, sciogliendo un po’ la tensione.
“Non voglio che tu pensi che stavo cercando di approfittare di te perché non è così. Ero in città e non ho potuto fare a meno di vederti, anche se eri in quelle condizioni.” Spiegò ridacchiando nervoso.
“Non lo penso perché nessuno si approfitta di me.” Esclamò Lemon eloquentemente. “E non sei scappato a gambe levate?” Domandò.
“Non avrei potuto. No seriamente, non volevi lasciarmi andare.” Rise, facendola arrossire per l’imbarazzo.
“Oh mio Dio, mi dispiace.” Lemon si coprì il viso con le mani, lasciandosi scappare una risatina.
“E’ tutto okay, eri bellissima.” La donna alzò un sopracciglio. “Okay, magari non nel massimo della tua forma però comunque un’incredibile donna che non ha paura di mostrarsi per ciò che è.”
“Un’ubriacona?” Domandò ridacchiando.
“Un vulcano di sorprese in continua eruzione e pensa un po’, adoro le cose imprevedibili.” Sorrise complice.
“Beh, guardando il lato positivo, hai visto il mio peggio, d’ora in poi potrai vedere solo il meglio.” Esclamò Lemon sicura di sé, sorridendo.
“Non vedo l’ora anche perché sarò nei paraggi per un po’, il mio capo ha aperto una nuova sede a Mobile quindi spero di vederti spesso.”
“Davvero? Oh mio Dio, è fantastico!” Esclamò Lemon emozionata, slanciandosi per abbracciare Peter. “Cioè, sono contenta per te.” Si ricompose facendo un colpo di tosse e spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Sono contento anche io, per me.” Ridacchiò. “Dici che posso portarti a cena fuori stasera? Magari ti tengo alla larga dai mimosa.” La prese in giro bonariamente.
“La smetterai mai di ricordarmelo?!” Esclamò Lemon fingendosi indignata, incrociando le braccia. “Passa per le sette, potresti trovarmi in casa.” Disse altezzosa, per rivolgergli un sorriso eloquente e uscire dal locale, lasciando Peter colpito ancora una volta dall’uragano che era Lemon.
 
 
*
“Doc.” Affermò Wade aprendo la porta di casa e spostandosi di lato per poter far entrare la sua ospite.
“Ehi scusa per il poco preavviso ma volevo scusarmi. E ho ripetuto due volte la stessa parola, scusa.” Disse Zoe un po’ impacciata facendo sorridere il ragazzo.
“Non essere così nervosa Doc o mi sembrerà di essere tornato all’anno scorso.” Ammiccò sedendosi sul divano accanto a Zoe.
“Idiota.” Ridacchiò roteando gli occhi. “Ma comunque, volevo scusarmi per il modo in cui mi sono comportata stamattina. Sono stata maleducata e non te lo meritavi, so di essere un tantino orgogliosa ma so riconoscere quando sbaglio. La maggior parte delle volte arrivo in ritardo ma meglio tardi che mai, no?” Esclamò sorridendo. Wade lo sapeva eccome, aveva avuto più volte a che fare con il suo orgoglio e non sapendo come comportarsi, aveva scelto il modo peggiore ma ora aveva capito come funzionava, avrebbe potuto scrivere un manuale su come comportarsi con Zoe Hart.
“Non preoccuparti, probabilmente sono stato un coglione, in ogni caso ci sono abituato.” La gente si sentiva superiore a lui di continuo e lo trattava di conseguenza, Zoe non l’aveva particolarmente colpito nel segno.
“Mi dispiace, non dovresti esserci abituato sai, sei un bravo ragazzo e sei cresciuto tantissimo, avrei voluto notarlo prima.” Zoe sorrise, lasciandolo un po’ confuso sul significato di ‘prima’. Prima nel senso prima di ieri sera o prima nel senso…prima di Joel?
“Come hai detto tu, meglio tardi che mai!” Ripeté Wade.
“Inoltre pensavo che avessi il diritto di sapere cos’è successo l’altra notte. Non so ancora come hai fatto a procurarti quel taglio sul fianco, so solo che eri ubriaco seduto sul mio portico e hai detto delle cose sulla nostra storia e davvero non pensavo di averti ferito in quel modo, o meglio, forse inconsciamente volevo che provassi lo stesso dolore che avevo provato io… ma è stato egoista da parte mia e ti chiedo scusa. In ogni caso, con Joel non ha funzionato quindi tanta sofferenza non è servita a nulla.” Concluse cercando di smorzare la tensione con una risata.
“Wow, beh nemmeno con tua cugina quindi direi che siamo pari. Evidentemente non siamo abbastanza.” Disse aggrottando le sopracciglia.
“Un giorno incontrerai qualcuna per cui significherai il mondo, che sarà totalmente onesta con te e con cui potrai giocare ai videogiochi tutto il giorno.” Zoe sorrise lasciando il ragazzo senza parole. Per la prima volta da quando la conosceva si ero sentito importante ai suoi occhi e non secondo a nessuno, com’era invece successo quando stavano insieme.
Non aveva mai visto quel lato di Zoe, a quanto pare anche lei era maturata e aveva sistemato quegli aspetti del suo carattere che li facevano litigare in continuazione.
“Nel frattempo, che ne dici di fare un’ultima partita ad Halo?” Propose, indicandole la console.
“Ci sto, ma niente versione strip.” Gli puntò il dito contro.
“Doc, così infrangi i miei sogni!” Esclamò ironico Wade, beccandosi una fulminata da parte di Zoe. “E va bene, niente versione strip, nulla che non abbia già visto.” Ribatté ammiccando scrutando la ragazza dall’alto in basso.
“Ehi!” Strepitò la dottoressa accanendosi sul personaggio di Wade nel videogioco. Le ore volarono e quando fece ritorno a casa non si accorse nemmeno di aver stampato un grande sorriso da ebete sulla faccia.

juls.
Ehilà everybody! Mi scuso per l'imperdonabile ritardo ma tra esami, vacanze e scarsa ispirazione non ho potuto fare altrimenti. A dire la verità, avevo le idee chiare per questo capitolo fin dall'inizio solo che non sapevo come metterle giù, il che forse è ancora peggio. Per questo mi serve il vostro aiuto e i vostri consigli, devo seguire la luce XD okay, sto decisamente sdando, meglio smetterla.
In ogni caso, ecco a voi il quarto capitolo, spero che vi possa piacere e che il potere Zade sia con voi :D
Un bacio, __Sabotage.

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