Atelophobia.

di Lithius
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Era un sabato pomeriggio. Posso giurarci, era un sabato pomeriggio, quando iniziò tutto. Non un sabato pomeriggio fatto di amici, sole, risate e giri in motorino; era un sabato pomeriggio come quelli che costellano la vita di quegli adolescenti ai quali apparentemente non manca nulla, quelli di buona famiglia, con un bell’aspetto, bei voti a scuola e decisamente tanti amici con cui poter passare potenzialmente anche tutti i pomeriggi, ma ai quali manca qualcosa, e questo qualcosa è la voglia di avere tutto questo.

Louis Tomlinson è uno di questi ragazzi. Non è di grande statura, anzi è piuttosto bassino, capelli color miele e un sorriso dolcissimo, il tutto culminante in due occhi azzurri da far invidia al mondo, oceano e cielo in un solo sguardo. La sua è una famiglia piuttosto numerosa ma non gli è mai mancato nulla, materialmente. Frequenta l’ultimo anno di liceo a Doncaster, la sua città natale, ed è il capitano della squadra di calcio della scuola.

Harry Styles non è uno di questi ragazzi. E’ alto, con un bel fisico, ricci scuri ad incorniciare due grandi occhi verdi, labbra carnose e la risata di un bambino, completa di adorabili fossette gemelle. Non ha una famiglia numerosa, anzi, ha solo una sorella e neanche a lui è mai mancato nulla. Frequenta il penultimo anno di liceo nella sua nuova città, Doncaster. Perché non è uno di questi ragazzi? Perché Harry Styles ha anche la voglia di vivere i suoi pomeriggi e tanti amici.


-ANGOLO AUTRICE
Che strano chiamarmi autrice :o 
Anywaay, questo è solo il prologo, ovviamente, gli altri capitoli saranno decisamente più lunghi, spero.
E boh, a presto (?)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
LOUIS’S POV
When the days are cold
And the cards all fold
And the saints we see
Are all made of gold

Dannazione.

Spengo sbadigliando la sveglia, solitamente amo quella canzone ma non quando interrompe il mio sonno. Controllo stancamente l’ora, so bene che sono le sette, ma ho sempre la speranza di scoprire che ho sbagliato ad impostare la sveglia o che è domenica… mera illusione; il cellulare lampeggia davanti ai miei occhi troppo pesanti, le palpebre faticano ad alzarsi, ma posso ben notare, oltre le mie ciglia, i caratteri ordinati che formano il fatidico orario “07.05”.
Mi alzo passandomi una mano sugli occhi, è sabato. Stupido sabato.
Dopo circa un’ora passata a prepararmi senza un reale interesse, recupero le chiavi della mia auto e l’immancabile pacchetto di sigarette, a mia madre non piace trovarle in giro… a mia madre non piacciono affatto ma questi sono dettagli trascurabili.
Alle otto in punto raggiungo il parcheggio del liceo di Doncaster, come posto non è male, ma, per quanto mi riguarda, quello che fotte tutti i posti sono le persone che ci troviamo. E, come non detto, eccoli lì, i miei cari “amici”, a meno di un kilometro da me. Sbuffo prima di mettermi in spalla lo zainetto e stamparmi il solito sorriso gentile in viso una volta sceso dall’auto. Alzo un braccio in direzione degli altri membri della squadra di calcio comodamente seduti sulle gradinate del parcheggio con le solite oche del quinto anno; loro ricambiano il saluto appena accennato facendomi posto mentre mi vedo venire incontro il capo cheerleader: Eleanor Calder.

Il suo nome, almeno nel groviglio incomprensibile della mia mente, risuona quasi come una tortura, e in fin dei conti lo è.
Non è affatto brutta, anzi, è davvero una bella ragazza ma è decisamente troppo fastidiosa… o sono io troppo gay, beh a questo penserò in un altro momento.
“Looueeh!” starnazza al mio povero orecchio abbracciandomi. Mi limito ad un semplice “Hey El” accompagnato dal solito sorriso per poi togliermela di dosso. Raggiungo gli altri salutandoli uno alla volta; restiamo lì fino al suono della campanella che ci costringe –finalmente aggiungerei- a dividerci.
Posso dunque raggiungere quelli che bene o male ritengo i miei veri migliori amici; Zayn, Liam, Niall ed Ed. Loro sono tutti nella stessa classe e da un po’ Ed si porta sempre appresso un ragazzino nuovo, credo, uno tutto ricci e fossette che non avevo mai visto prima di quest’anno ma al quale ancora non ho dato molto peso. Eccolo lì, finalmente scorgo una chioma rossa che appartiene senza dubbio ad Ed, lo raggiungo saltandogli alle spalle per urlargli uno “Sheeraaan in classe!”, lo sento sussultare e portarsi melodrammaticamente una mano al cuore, il che mi fa ignorare i suoi insulti troppo occupato a ridere.
“Tommo, sei matto...”
“Sisi, lo so, me lo ripeti sempre... ci siete solo tu e Rapunzel?”
“Il mio nome è Harry.” Sento precisare da una voce bassa e roca, gli rivolgo un’occhiata distratta facendogli un cenno con la mano che possa esprimere il mio disinteresse per quell’affermazione. Ed alza gli occhi al cielo, il mio atteggiamento non gli è mai piaciuto ma sa che devo essere io a decidere se e chi conoscere quando meglio credo, così ignora anche lui il riccio spiegandomi che sono già andati in classe e che anche loro dovrebbero.
“Okay, allora ci sentiamo… magari lunedì, ciao Ed, ciao Rapunzel!” Mi stringo nelle spalle allontanandomi verso la mia classe, Harry è davvero un bel nome... forse potrei dargli una chance… o forse no.
 
HARRY’S POV
Finalmente sabato. O almeno era questo quello che avevo pensato una volta sveglio. Avevo avuto questa sorta di buon umore fino all’arrivo a scuola, fino a quando non lo avevo visto, come ogni mattina, percorrere il parcheggio del liceo per raggiungere i suoi compagni di squadra. Dio perché quel ragazzo doveva farmi quel fottuto effetto? Magari era solo per quello che mi aveva detto Ed su di lui… “lascialo perdere, è un tipo difficile, sceglierà lui se esserti amico o se continuare ad osservarti, di solito è questo quello che fa.”
In quei pochi mesi avevo imparato tanto su Louis Tomlinson, il famigerato capitano della squadra di calcio del liceo, o almeno credevo di aver imparato tanto. Aveva tanti amici ma passava i pomeriggi relegato in casa e a volte mi fermavo ad osservarlo, prima di uscire, specie il sabato pomeriggio quando i compiti non mi tenevano bloccato, dalla finestra della mia camera –dannatamente o fortunatamente- giusto di fronte alla sua; a volte leggeva, altre volte era al computer, altre ancora lo vedevo seduto a quello che avevo capito essere uno scrittoio posizionato esattamente sotto la finestra, per la luce, presumo, a scrivere… c’erano volte in cui non potevo scorgere cosa stesse facendo perché la sua camera risultava vuota.
Mi scuoto da quei pensieri raggiungendo gli unici coi quali fin’ora ho legato: Ed Sheeran, Liam Payne, Niall Horan e Zayn Malik –gli amici di Louis, si. Siamo nella stessa classe e ho scoperto, piacevolmente, anche nello stesso quartiere, sono tipi apposto e per nulla noiosi.
Sentita la campanella, tutti gli alunni vanno in classe, compresi i miei amici, e rimaniamo a chiacchierare solo Ed e io, mentre recuperiamo gli ultimi libri.
“Ed… inizio a pensare che lui non abbia la benchè minima idea di conoscermi... non che mi importi, sia chiaro, ma inizio a farmi dei complessi, infondo abbiamo amici in comune, dovrebbe…” inizio come mio solito a sproloquiare su Louis, non ho una cotta per lui, ma quel ragazzo mi sta portando ad avere seri problemi di autostima… come al solito Ed mi interrompe sbuffando.
“Har ti ho spiegato mille volte com’è… non credo lo faccia neanche apposta lui è solo… selettivo, eccessivamente selettivo ecco, se proprio ci tieni potrei...”
Ed non riesce a terminare la frase, Louis gli è appena saltato addosso e… e… e la sua risata. Davvero perfetta si… tanto che mi porta a distrarmi dalla loro apparente conversazione finchè non sento Louis pronunciare quel nomignolo odioso che mi ha affibbiato da un po’: “Rapunzel”, a quel punto mi riscuoto dai miei pensieri per fargli presente che il mio nome è Harry; modero la voce, la modello, scelgo accuratamente il tono e… tutto quello che ricevo in cambio è un suo gesto della mano prima di salutare Ed e sparire nel corridoio. Sospiro affranto, quel ragazzo è impossibile.
-“Hey Har, non buttarti giù… stavo dicendo che potrei darti il suo numero… o potresti scrivergli su Facebook, magari oggi pomeriggio… sai bene che lui è sempre a casa, credo gli farebbe piacere… spero…”
-“Ed, tu hai il suo numero e ancora non me lo hai dato? E io continuo a considerarti mio amico? Davvero?” Provo a fingermi arrabbiato ma davvero non ci riesco, ho un sorriso enorme a tradirmi, così mi limito a rubargli il cellulare mentre raggiungiamo la classe e memorizzo il numero di Louis. Oggi conoscerò Louis Tomlinson e la cosa mi mette parecchia ansia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
HARRY’S POV
Era da almeno venti minuti che rigiravo tra le mani il cellulare, il display a comporre il numero di Louis. Non sapevo se scrivergli o no… avrei dovuto spiegargli che ci facevo col suo numero e perché lo cercavo e… io non sapevo che dire. Mi sporsi appena verso la sua finestra, lo osservavo sempre con discrezione, avevo paura – o meglio speravo- che lui potesse guardare verso la mia finestra e cogliermi sul fatto –ovviamente non accadeva mai. Lo vidi al pc, intento a scorrere una pagina web, così decisi che gli avrei scritto lì… si beh, dava meno nell’occhio no?
Quasi senza che me ne rendessi conto ero seduto sul mio letto, col pc sulle gambe e la sua pagina Facebook davanti, per la prima volta mi soffermai a guardare le sue foto: le sue labbra, i suoi occhi, il suo sorriso, tutto di lui era perfettamente armonico, non aveva nulla che non andasse… già. Presi coraggio e gli scrissi, mettendo da parte tutti i miei complessi, inviai quel “Hey:)” senza pensarci due volte.
Si, ci pensai poi mille volte quando il visualizzato si imponeva alla fine della casella e Louis non scriveva… non scriveva, ecco, lo sapevo, mi odia, non mi sopporta, sarà per i ricci, o forse non gli piacciono le mie bandane? No sicuramente è il colore del maglione e… oh eccolo ha risposto.
“Rapunzel, io non riesco davvero a sopportare quella faccina.”
Okay… Harry ricorda di respirare…
“Credevo che scrivendoti da qui avresti capito che il mio nome è Harry…”
“Harry Styles… suona bene ma Rapunzel è molto meglio e si addice con quei ricci da principessa che ti ritrovi…”
Oh lo sapevo, il problema sono i miei ricci ah…
“Non è un insulto, ci tengo a chiarire… beh Rapunzel hai bisogno di qualcosa o il tuo unico intento era farmi conoscere il tuo nome?”
Si ecco lo sapevo… ora che gli dico… come aveva detto Ed? E’ bravo in matematica… beh io faccio abbastanza schifo… è una scusa banale ma può servire… forse…
“Ehm… oggi ho preso l’ennesima insufficienza in matematica e Ed mi ha detto che sei bravo e dato che sei un anno avanti… beh mi chiedevo se potresti darmi un aiutino ogni tanto, se ti va…”
Mi sporgo per controllare la sua reazione; ha le sopracciglia aggrottate e si morde il labbro inferiore, sembra combattuto, ci sta seriamente pensando troppo… resta così per qualche minuto poi si alza andando nella parte della camera che non posso scorgere… chissà cosa starà facendo…
Passa qualche minuto, poi lo vedo, per un attimo che a me sembra infinito punta i suoi occhi nei miei, sono di un blu scuro, cupo, mette quasi paura… Louis che ti succede? Vorrei chiederglielo, ma lui tira le tende di camera sua, resto per qualche minuto a fissarle poi mi giro a controllare il pc e… offline. Bella mossa Harry, ora non ti saluterà nemmeno più – non che prima lo facesse però…- sarà meglio uscire, Ed mi starà aspettando.
 
LUNEDI’
Non ho più visto Louis, le tende di camera sua son rimaste chiuse per tutto il tempo, Ed dice che magari è solo spaventato dall’instaurare nuovi rapporti sociali, ma Louis stamattina non passa per il parcheggio, la sua macchina non c’è e i suoi compagni di squadra continuano a ridere come se niente fosse, come se fosse normale, magari per loro lo è, o forse non gliene importa davvero molto, infondo sono solo una banda di stronzi cronici, compreso Louis.
Raggiungo Ed direttamente in classe, stamattina ho fatto davvero tardi, non avrei dovuto restar fermo all’entrata aspettando chissà cosa, chissà chi… ma chi voglio prendere in giro? Aspettando Louis.
-“Ed lo hai…”
-“Buongiorno anche a te Haz, e no, non l’ho sentito, vuoi mandargli un sms? Magari col mio numero, per via di quello che è successo… credo dovresti dargli tempo.”
Gli ho dato due giorni. Due. Sta storia del tempo inizia a darmi sui nervi, è maggiorenne e vaccinato, di che ha paura?
-“Nah, piuttosto chiedigli tu che razza di fine ha fatto e perché diamine si comporta così.”
Ed sembra volermi dire qualcosa, boccheggia, mi guarda, si ha decisamente qualcosa da dirmi e so già cosa.
-“Si Ed, avevi ragione, mi piace. Mi piace un sacco. E mi piacerebbe che lui si accorgesse di me, e mi piacerebbe che facesse anche a me quei discorsi strambi sulla metrica, e mi piacerebbe che la mattina venisse a cercare me tra i corridoi, mi piacerebbe che… capisci cosa voglio dire? Non so cos’ho che non va, vedo tutto così assurdo, stupido, incredibilmente stupido. Gli faccio così schifo? Davvero? Cos’ha passato di così terribile quel ragazzo?”
E’ senza parole, e io solo dopo due minuti mi accorgo di quello che ho detto. Improvvisamente le guance sono più calde del solito, gli occhi formicolano e nella mia mente si ripete una lenta successione di “scappa, scappa, scappa”. Sto per scusarmi, per dire che è solo un malinteso, che non intendevo quello, che è tutto sbagliato – ma la vibrazione del mio cellulare mi ferma.
-“Harry, va tutto bene… controlla il tuo cellulare, potresti rimanerne felicemente sorpreso, e poi riparleremo di questa tua cotta per Tommo… sapevo che ti saresti preso una sbandata!”
Gli do una leggera spinta prima di sbloccare il cellulare, un messaggio, non un messaggio qualunque, un messaggio da LOUIS. Mi giro verso Ed per un istante sorridendo esaltato, poi apro con una notevole fretta l’sms e perdo un battito, mi verrebbe da saltellare per tutta l’aula e urlare dalla felicità ma mi prenderebbero per pazzo mentre quel “Allora Rapunzel, hai ancora bisogno di ripetizioni?” illumina il display del mio iPhone. Senza alcun ripensamento, digito velocemente un “Decisamente si”.
Ho aspettato una sua risposta per tutta la giornata.
La sua risposta non è arrivata.
Ed ha detto che gli ha chiesto lui il mio numero, ma non gli ha dato alcuna spiegazione.
Ormai è mezzanotte, la luce di camera sua è spenta.
La luce di camera di Louis è sempre spenta.
Sto per addormentarmi quando finalmente mi risponde, ed anche se mi ha fatto aspettare, non potrei essere più felice di così.
Domani alle 16.05 fuori scuola, aspetti che finisco gli allenamenti e poi andiamo. Buonanotte Rapunzel, spegni la luce e dormi o domani non riuscirai ad alzarti, non voglio gente pigra o mezza addormentata intorno.

Louis mi stava guardando – o per lo meno guardava la mia finestra.
OCCHI A MEE (?) :(
Allora si, sto aggiornando subito perchè sto scrivendo tutto di fila e boh :O
Non sono molto sicura che sta storia piaccia a qualcuno, ma io la trovo carina quiindi lasciatela na recensione che n've mangio.
Anyway, io trovo inutile fare riassunti dei capitoli,
insomma avete già letto cosa è successo!
Non c'è il povLouis, e probabilmente per un po' non ci sarà...
Adesso non so che altro dirvi quindi boh, buone feste?

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

HARRY’S POV
Questa mattina Louis mi ha sorriso, quando è venuto a salutare gli altri, stavolta ha sorriso anche a me. Anche Zayn ha scoperto la mia cotta alquanto imbarazzante; mi ha abbracciato e “scherzosamente” mi ha fatto le condoglianze… oggi pomeriggio mi accompagnerà lui agli allenamenti di Louis, finalmente, ho così tante cose da chiedergli.
Sono le 15.00 e aspetto Zayn fuori casa sua, sicuramente ci starà mettendo troppo per sistemarsi i capelli, è sempre così. Sbuffo appena, dopo almeno dieci minuti arriva e possiamo raggiungere finalmente il campo di calcio della scuola. Zayn va sempre a vedere gli allenamenti di Louis – me lo ha confessato mentre ci sedevamo sugli spalti- e a Louis piace che Zayn vada a vederlo, ma non glielo dice chiaramente, piuttosto glielo fa capire rivolgendogli un cenno con uno dei suoi migliori sorrisi ogni volta che lo vede lì. Ed ora che Louis si gira verso noi, fa quello strano cenno del capo e il suo viso si illumina in un gran sorriso che non è affatto di circostanza, capisco perché Zayn vada sempre a vedere i suoi allenamenti.
Passiamo il tempo a parlare, senza mai staccare lo sguardo da Louis.
Poi succede una cosa: Louis cade.
Sia io che Zayn restiamo in silenzio guardandolo preoccupati.
Il coach urla contro Louis.
Louis si alza e ascolta a testa bassa tutto quello che gli dice.
Mi giro verso Zayn, lui sospira.
-“Sta tranquillo Harry, gli capita spesso… dice che ci sono dei sassolini nascosti tra l’erba quando non puliscono bene e ci inciampa… è distratto.”
Annuisco piano, torno a guardare verso il campo che si sta svuotando, sono le 16.00, Zayn va via, aveva una delle sue lezioni di disegno a scuola, è davvero bravo. Decido di avvicinarmi agli spogliatoi, dopo mezz’ora esce Louis, è l’ultimo ad uscire, mi rivolge un sorriso gentile ma stanco.
-“Hey Rapunzel, scusami, il coach voleva parlarmi… bah hai portato tutto?”
-“Si, ho tutto… dove andiamo?”
Mi fa cenno di seguirlo e senza ribattere lo seguo; entriamo nella scuola, saliamo fino all’ultimo piano – non ci ero mai stato, a noi studenti non è permesso andare lì ma a Louis non sembra importare- mi porta in una stanza che sembrerebbe abbastanza normale, ci sono alcuni banchi, una cattedra, due lavagne grandi, una vetrata che costeggia un muro.
-“Loueh… perché non possiamo venire qui?”
Oddio no, come l’ho chiamato… Loueh…
-“Chi ti ha detto che non possiamo venirci?”
Mi stringo nelle spalle, non se n’è accorto ben…
-“Aspetta… come mi hai chiamato?”
-“Io… uhm…”
-“Stai arrossendo..”
Ora devi spiegarmi cosa cazzo ridi… oh damn.
-“Louis per favore, iniziamo?”
Mi sorride, che bastardo, ha già capito tutto.
Dopo un’ora mi rendo conto di quanto Louis Tomlinson sia davvero incredibile. Lui insegna in un modo diverso, mi fa esempi stupidi, è simpatico, fa spesso battute, non c’è un minuto di silenzio, è rumoroso, e con lui le cose sembrano davvero così semplici. Una volta finito, torniamo insieme a casa - cioè ognuno nella propria certo- e finalmente riesco a parlargli davvero.
- “Louis… perché sei sparito? Cioè non ti sei fatto più sentire sabato e…”
- “Si, capisco cosa intendi, beh… dovevo pensarci e controllare un po’ i miei impegni.”
- “E’ una bugia?”
- “Si, ma fattela bastare.”
- “Ha a che fare con la tua caduta?”
- “Harry siamo arrivati, ti faccio sapere quando possiamo rivederci, non sei un gran che con gli schemi.”
- “Ogni tanto possiamo parlare?”
- “Ogni tanto si. Ciao Rapunzel.”
- “Ciao Lou…”
Mi ha chiamato Harry. Mi ha detto che ci rivedremo. Mi ha detto che ogni tanto possiamo parlare. Oggi rientro a casa felice, abbastanza felice, anche se la mia felicità è nettamente contrastata da tutti gli interrogativi che continua a lasciarmi quel ragazzo. I suoi occhi, quel pomeriggio, io non li dimentico.

Il giorno dopo la finestra di Louis è spalancata per prendere luce; sono le 06:03 quando me ne accorgo. Louis non è a letto, scorgo i suoi capelli color caramello vicino alla finestra -  sono ancora a letto e la visuale non è delle migliori. Alzandomi lo vedo, è chino su un foglio a scrivere. Mi siedo sul davanzale della finestra e fischietto ripetutamente nella speranza che mi senta, ma sembra così concentrato da non rendersene conto, così mi schiarisco la voce chiamandolo e solo allora Louis alza la testa dal foglio regalandomi il sorriso più dolce della storia, uno di quelli per i quali ci potresti rimanere secco; un sorriso limpido e luminoso, come il sole che quella mattina – stranamente- illuminava Doncaster.
-“Harry, che ci fai già in piedi?”
Nulla Lou, mi piace guardarti, amo guardarti.
-“Oh nulla… avevo sbagliato ad impostare la sveglia…”
Louis sorride divertito, con un accenno di risata, è bellissimo anche mentre mi dice che sono sbadato; e non posso far altro che dargli ragione annuendo appena.
-“Tu invece?”
-“Ieri pomeriggio ho scoperto una cosa, la sto imprimendo su carta prima di dimenticarla.”
-“Un disegno?”
Non mi risponde, alza solo la mano destra nella quale tiene un carboncino mentre nella sinistra ha quella che sembra una classica gomma per cancellare.
-“Wo usi quella per cancellare? Ma non si pasticcia…?”
E allora ride, sento ancora una volta la sua risata cristallina e stavolta il merito è mio. Solo mio. E forse anche del suo buon umore. Ma più merito mio che del suo buon umore, assolutamente.
-“Piccolo Styles, questa è gomma pane, non si ‘pasticcia’ nulla.”
-“Ohw… scusa, non ne so molto… posso vederlo?”
-“Magari quando sarà finito, ora è tardi, ci vediamo a scuola.”
Si alza e posso ammirarlo per qualche mancata di secondi coperto solo dai boxer; i muscoli rilassati, il fisico atletico, asciutto e quel cu… certo che Louis ha proprio dei begli occhi.
Mi stacco da quei pensieri sentendo la sveglia, quando mi appresto a staccarla noto un nuovo messaggio: “Hey Harry! Sono Zayn, oggi pomeriggio sei libero per una partita a Fifa? Conto su un sì, ci vediamo a casa mia verso le tre, non vengo a scuola. A dopo piccolo;)” E partita a Fifa sia, magari così la smetto di pensare a Louis.


Manca qualche minuto alle tre e mi trovo già davanti alla porta di casa Malik a bussare. Non passa molto prima che il ragazzo dalla pelle ambrata venga ad aprirmi in tuta; mi rivolge un gran sorriso gentile facendomi accomodare.
Casa di Zayn è abbastanza grande, su due piani. Attraversando il salone spazioso e pieno di luce ci ritroviamo davanti ad una grande scala per la quale arriviamo in camera del pakistano, zuppa di poster di band alternative e di giochi per qualsiasi console. In un angolino c’è la scrivania, disordinata e ricoperta di fogli da disegno, alla parete che costeggia il letto spicca un disegno fatto a carboncino; è un paesaggio, probabilmente New York o giù di lì ed è firmato con un lieve “Louis”. Probabilmente Zayn si accorge che la mia attenzione è focalizzata su quell’unico disegno alla parete e mi invita a smettere di stare imbambolato ed iniziare a giocare.
Il pomeriggio prosegue in maniera alquanto lineare, tra una partita e l’altra, pacchi di patatine e diverse lotte coi cuscini, finché non vedo il viso di Zayn farsi serio alla fine dell’ennesima partita.
-“Su Malik, esulta, hai vinto ancora!” getto scherzosamente il joystick sul letto mentre lui non fa una piega.
-“Harry, non ti ho invitato qui per giocare, ma per parlarti di una cosa.”
-“Bene, dimmi…”
-“Vado dritto al punto; devi lasciar perdere Louis. Non è per te. Louis è mio.”
-“Scherzi vero?”
-“No, affatto. Hai visto quel disegno? Gli ho insegnato io a disegnare, quando stavamo insieme, quest’estate… eravamo in vacanza a New York, solo io e lui. Devo riprendermelo e tu mi stai intralciando.”
Lo guardo sbigottito, non posso davvero crederci. Resto immobile per un po’ prima di alzarmi e correre fuori da quella casa, lontano da Zayn e da tutte quelle notizie che mi avevano turbato. Louis e Zayn insieme, da soli, a New York. Ora capisco tante cose; i sorrisi di Louis per Zayn agli allenamenti, la loro complicità, il loro tornare a casa separatamente da noi altri, i loro sguardi, tutto. E come sempre, in questa felicità non c’è spazio per me.
 

OOCCHI A ME
Bene, in questo capitolo spunta Zayn eheheh
ed è particolarmente merito o colpa della mia ragazza che sta monopolizzando tutto
quindi, prendetevela con lei (?) :o
In ogni caso, non so che dirvi, spero vi piaccia
e prossimamente povLouis 
See you

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
ZAYN’S POV

Non so se avete mai provato questa sensazione; è come se il cuore iniziasse a prendere fuoco, a bruciare nel petto e fa male, malissimo, senti mille fitte ad ogni parola che ascolti o leggi e pian piano questo dolore lacerante scende, fino alle viscere, le annoda, e ti senti anche peggio, inizi a pensare che magari sia meglio farla finita, che non conta più nulla, senza lui questo mondo è solo una squallida stalla, perché dovrei continuare a viverci? La conoscete questa sensazione, vero? Io la conosco benissimo ed è così che mi sento ora mentre leggo quel messaggio da colui che ho ancora salvato come “L’Amore Vero” in risposta al mio dove gli chiedevo di uscire - dopo che Harry era scappato via da casa mia sconvolto. “No piccolo Zayn. E’ finita lo sai. Ho altro a cui pensare, ciao.

Dopo il dolore, inevitabilmente giunge la rabbia. Ha altro a cui pensare. Altro cosa? Chi? Harry. E’ lui ne sono sicuro. Sapevo che mi avrebbe messo il bastone tra le ruote e qualcosa del genere… o forse aveva ragione Liam quando mi diceva che mi stava solo usando, che non mi aveva mai amato… ma Liam lo diceva solo perché era innamorato di me in un modo che reputavo alquanto ridicolo, lo stesso modo in cui io sono innamorato di Louis. E si, era davvero ridicolo. Ridicolo come il millesimo sms che stavo mandando a Louis in cui gli ricordavo che mi doveva amare e che doveva darmi una seconda possibilità… perché io avevo semplicemente bisogno di lui e del suo amore e… e come al solito la risposta mi gelò il cuore.
Zayn non essere una stupida ragazzina. Ti ho detto mille volte che è finita. Non ti amo, non mi rompere i cojoni.

Louis, perché mi fai questo?
 
HARRY’S POV

Dopo aver parlato per ore con Ed avevo capito alcune cose; Zayn aveva una cotta per Louis dalla terza media e Louis lo aveva sempre saputo. Per qualche anno non c’era stato niente, poi per circa due anni avevano continuato a fare un non molto sensato tira e molla. Litigavano spesso ma quell’estate le cose sembravano andare meglio (secondo le teorie di Ed, solo perché avevano iniziato a scopare) e così avevano deciso di andare a fare un viaggetto a New York, quindici giorni da soli, lontani da tutto. A quanto pare però quando tornarono non erano la coppietta felice di prima, Zayn era diventato possessivo, paranoico, stressante e Louis ipocrita, menefreghista e incredibilmente bipolare, non che prima non lo fosse, ma quel viaggio sembrava aver alzato i valori di quei pochi difetti che aveva rendendoli per Zayn difficilmente sopportabili. Così Louis aveva deciso di mollarlo e Zayn quel giorno aveva pianto tanto, davanti a tutti, su una panchina sotto il grande albero del parco di Doncaster, lo stesso punto dove si erano dati il primo bacio. Ed mi aveva anche spiegato che Louis non era davvero così come lo vedevo ora, o almeno non lo era sempre stato. Fino al primo anno di liceo era sempre stato un ragazzo aperto a tutti, simpatico, altruista e sempre coperto da quella che tutti vedevano una insensata felicità. Era pieno di amici, il pomeriggio usciva sempre con loro senza dare troppo peso agli altri impegni. Era vivo, davvero. Col passare degli anni Ed lo aveva visto spegnersi lentamente; le battute diminuivano sempre, le uscite al pomeriggio si riducevano a quelle del sabato, sempre più brevi, i suoi sorrisi divenivano radi e lui cambiava.

Gli ho chiesto il perché.

Non ho ricevuto alcuna risposta.
 
LOUIS’S POV

Quella mattina mi sentivo come se avessi messo un paio di occhiali da sole con le lenti colorate di verde. Quelli che si comprano per qualche euro sulla spiaggia e che ti fanno vedere ogni cosa calata in quel colore; nel mio caso verde. Persino il sole era diventato verde per me e un sorriso spontaneo lottava per non essere represso in alcun modo. Avevo provato per tutto il giorno a non attribuire a nessuno in particolare quella sensazione, finché non avevo scorto una chioma riccioluta correre per il corridoio del liceo di Doncaster provando ad arrivare in tempo in classe, e allora mi era stato impossibile non pensare che il merito di quella ritrovata spensieratezza fosse dovuto a quel ragazzino che era entrato di soppiatto nella mia vita causandomi anche un’iniziale crisi di nervi. Evitai di rispondere ad alcuni che mi chiedevano come mai quel giorno fossi così felice, solo ad Ed non potei mentire, è il mio migliore amico e lo avrebbe scoperto lo stesso. Provai a non espormi troppo, non sono innamorato, solo credo che quel piccoletto mi porti indietro nel tempo, fino a ritornare il vero Louis, quello che credevo esser morto per sempre - Ed è felice, e questo è un motivo in più per conoscere meglio Harry.

Ripescai questo pensiero quando rividi il riccio - mentre lo spiavo dalla finestra della mia camera con discrezione – correre sul suo letto e scoppiare a piangere. Quella scena mi riportò a quando avevo lasciato Zayn solo a piangere sulla nostra panchina nel parco di Doncaster e come allora mi si spezzò il cuore.

Nello stesso momento sentì il cellulare vibrare e il nome di Zayn riempì l’area di notifica. “Amore mi raggiungi a casa? Sono solo…):”. Sapevo che lo avrei ferito con la solita risposta negativa ma non potevo prenderlo in giro e farlo ricascare in una storia malsana. Alzai gli occhi al cielo al suo secondo messaggio, come al solito, si stava rendendo ridicolo con l’ennesimo “Lou ti prego, ho bisogno di te… io ti amo lo sai, e anche tu mi ami, possiamo tornare come prima e risistemare tutto, io ti giuro che cambierò… e ti aiuterò a fare lo stesso davvero devi solo fidarti di me… pensaci per favore… sei ancora il mio Amore Vero.” E allora decisi di ferirlo ancora, provando ad essere il più deciso possibile, il bene non diventa amore, lo avevo pensato anche quando stavamo insieme e solo ora mi accorgevo dell’errore che avevo commesso nel dargli un’opportunità, non meritava davvero tutto questo.

Ma ora il mio pensiero torna al mio piccolo Harry che non è più nella sua camera.



 
OCCHIAMEEOCCHIAMEEEE
Allora... *rullo di tamburi* è tornato il povLouis ye
Credo sia l'unica cosa esaltante da sottolineare oltre al fatto che
il nanetto capisce un paio di cosine awa
Come al solito rompo poco eee alla prossima
Ps: ci tengo a ringraziare chi legge e chi aggiunge la stria tre le preferite/ricordate/seguite
PPs: grazie anche a colei che recensisce, scusa ma coi nomi non vado molto forte!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 
 
ZAYN’S POV

Quella camera d’albergo era piena di risa, la mia risata a mischiarsi con la sua prima di finire in un bacio. Uno, due, tre… poi ancora e ancora, e ci ritrovavamo di nuovo stesi su quel letto, lui su di me a sorridermi e le sue parole a colorarmi il cuore di mille sfumature. “Sei la mia luce, Zayn, brilla per me piccolo…” sussurrava al mio orecchio prima di baciarmi ancora, le labbra, la mascella, il collo, le clavicole, un ‘ti voglio bene’ che scivolava via dalle sue labbra e la rabbia che saliva a stringermi il cuore comprimendo l’aria attorno a noi, rendendola tesa. E poi le urla, le porte che sbattevano, le valige preparate in fretta, le giustificazioni alternate alle imprecazioni…
 
Mi svegliai di scatto, come sempre, dopo quel sogno. Credo sia quello che comunemente chiamano “sogno ricorrente”, ma quello non è un sogno. E’ solo un ricordo non ancora sbiadito nella mia mente. Quel giorno, a New York, Louis si era alzato presto e aveva rubato il mio maglione per andare sul tetto dell’albergo a ‘respirare’, come piace a lui. Questa è una delle sue stranezze che avevo imparato ad amare; Louis voleva sentirsi libero, Louis voleva respirare a pieni polmoni, Louis vuole volare. Me lo ripeteva sempre: appena sveglio, prima di andare a dormire, dopo aver fatto l’amore, mentre cucinavamo, durante una passeggiata… c’era sempre un momento in cui lui mi sussurrava: “Zen, io voglio volare.” Era come se ne sentisse il bisogno, come se dovesse assolutamente mettermi al corrente di questo suo desiderio. Lui voleva volare e io dovevo prenderne atto. E prenderne atto significava anche non disturbarlo mentre respirava, e così feci, quando mi accorsi del vuoto accanto a me nel letto una volta sveglio. Restai solo poco tempo, poi mi raggiunse ed io iniziai a vivere quello che per anni avevo solo immaginato. Quello che non immaginavo era che quel giorno Louis non era andato solo a respirare, era andato a pensare e aveva capito, aveva capito che non voleva star con me. Le sue motivazioni a riguardo sono sempre state confuse e dispersive, ed io lo avevo sempre giustificato cercando in me ogni minimo difetto, ogni parola sbagliata, ogni cosa che avrebbe potuto infastidirlo… però poi ho iniziato a pensare che no, non è colpa mia. “Se qualcuno ti lascia non ti ama, e chi non ti ama non ti merita.” Questo è quello che mi ripete sempre Liam, e inizio a pensare che abbia ragione, si… non mi merita, Louis non merita me…

Chi voglio prendere in giro? Se tornasse – sbrigati a tornare Lou- gli perdonerei tutto come un cretino.
 

HARRY’S POV

Da più di due ore continuo a ripetermi che in questa mattina non c’è nulla di diverso dalle altre, che i fiori nelle aiuole della scuola sono sempre allo stesso posto, che le auto dei professori sono parcheggiate sempre allo stesso modo, che i gruppetti di ragazzi e ragazze sono sempre gli stessi, che i ragazzi dell’ultimo anno sono sempre sulle solite gradinate. Eppure ho una strana felicità addosso, e dico strana perché dopo quello che avevo saputo su Zayn e Louis avevo pianto fino a soffocare quasi per non far rumore. Magari il merito era della chiacchierata con Ed che aveva seguito questa mia fase di depressione totale. O magari il merito era di quegli occhi azzurri che avevano aspettato il mio rientro in camera attaccati alla finestra, incuranti del freddo che avvolgeva il quartiere all’una di notte. Si, era stata decisamente la buonanotte di Louis a mettermi su quella felicità che solo io potevo comprendere.
Quasi senza rendermene realmente conto mi ritrovavo a pensare a come sarebbe stare con Louis - passare le giornate con lui, fare lunghe passeggiate con lui, restare a parlare fino all’alba, baciarci fino a consumarci le labbra…- mentre in sottofondo il professore borbottava circa delle x o delle y o qualsiasi cosa matematica che in ogni caso Louis saprebbe spiegare sicuramente meglio di lui.

Louis. E’ da lui che corro appena finite le lezioni. Senza spiegare niente a nessuno mi affretto verso la sua auto ma quello che vedo mi gela il cuore. Provo ad avvicinarmi, cercando di pensare ancora che non sono loro, ma più mi avvicino e più li vedo, Louis e Zayn tenersi per mano, con due sorrisi sgargianti e probabilmente Louis sta raccontando una delle sue barzellette stupide, vedo Zayn ridere quasi fino alle lacrime. Le sue battute non farebbero ridere nemmeno una mosca, ma Zayn ride, come se avesse detto la cosa più divertente di questo mondo, che bastardo. Resto ancora a fissarli da lontano, ed ecco il momento che temevo.
Zayn si avvicina pericolosamente al viso di Louis.
Louis resta fermo.
Zayn continua ad avvicinarsi a lui abbassando appena il viso per la lieve differenza d’altezza.
Louis mi vede e il suo azzurro si imprime nel mio verde, ora spento. Solo allora lo vedo spostarsi scuotendo la testa, sembra che si stia scusando con Zayn. Solo allora capisco di dover correre via da quel parcheggio, andare a rifugiarmi in camera mia – preferibilmente senza spiare Louis, sarebbe l’ideale.

Mi sento afferrare per un braccio mentre corro via da scuola. E allora velocemente la mia mente elabora una di quelle classiche scene da film in cui uno scappa via e il suo amato gli corre dietro per poi baciarlo e far comparire la famigerata scritta stilizzata “The End”. Ovviamente quando mi volto non accade nulla di tutto questo.
-“Mi spieghi dove diavolo scappi? Mi stavi dando forse buca?” Ed mi guarda con un’espressione indecifrabile, tra il tenero e l’arrabbiato e non riesco davvero a dirgli una bugia.
-“No Ed… stavo andando da Lou.”
-“Correndo verso l’uscita?” Ed mi squadra con un sopracciglio alzato.
-“Era con Zayn.” Taglio corto rifilandogli un sorriso mesto prima di riprendere la mia corsa e lasciarmi alle spalle un’Ed a bocca aperta.
 
Quando tornai a casa, dopo ore trascorse ad evitare i pensieri a casa di Niall, notai che il pavimento della mia camera era costellato di bigliettini accartocciati. Mi chiusi la porta alle spalle prima di aprirli tutti e spargerli sul letto. Erano numerati, quasi come se fosse stato previsto tutto, tutto perfettamente calcolato. Tipico di Louis.
“Harry, mi dispiace per quello che hai visto oggi.”
“E so che sei a casa di Niall… credo solo che questo sia un bel modo per chiederti scusa.”
“Magari avrei dovuto dirti che Zayn è il mio ex… non credevo fosse importante.”
“Non stiamo insieme ora.”
“Non so… è solo che siamo in buoni rapporti mh?”
“Io… ho un’altra persona per la testa.”
“E non so nemmeno perché te lo sto dicendo, sicuramente non ti importa quindi… non leggere il numero 6.”
“Bene, ora aspetto che torni e li leggi.”
“Hai ancora bisogno di ripetizioni?”
“Sai… ho abbastanza tempo libero...”
“Sembravi davvero sconvolto oggi, per questo ti sto scrivendo.”
“E’ forse perché sono gay? E’ questo?”
“A scuola nessuno fa caso a questo, non mi hanno mai detto nulla, forse per il mio modo di fare?”
“Beh, se è questo mi dispiace.”
“Quindici biglietti e sei ancora da Niall… sicuro che non ti piaccia?”
“Niall intendo…”
“Potrei metterci una buona parola… ma sinceramente mi dispiacerebbe.”
“Sono le otto e non sei ancora a casa.”
“Rapunzel a che ora hai intenzione di tornare?”
“Oh… vabe, per stanotte lascerò la finestra aperta, ti aspetto.”

Leggendo l’ultimo bigliettino stropicciato non posso trattenermi dal sorridere. Ma ho ancora troppe domande riguardo loro due.
Mi sporgo verso la finestra – e si stasera è ancora aperta, anche se una sottile tenda bianca vi aleggia davanti scossa dal venticello. Decido di scrivergli un biglietto in risposta. Per sicurezza lo attacco con dello scotch ad una penna prima di lanciarlo nella sua camera. Aspetto per circa dieci minuti che la tenda si sposti e che Louis faccia capolino da essa coi capelli scompigliati magari, e quel sorriso caldo – magari. 



 

OOOOCCHI A ME
Allora, stavolta ho qualcosa di serio da dire ouo
Per prima cosa GRAZIE a tutti quelli che leggono/recensiscono/leggono recensendo(?)
e a quelli che seguono/ricordano o tengono tra le preferite questa FFFFFFF
La seconda cosa eheheh è che sto lavorando a un banner ouo
Ovvero quel coso che spuntà lì su... 
So che avete capito.
Ecco solo questo awwa 
Grazie ancora a tutte <3 
See you(?)

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


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CAPITOLO 6

 

LOUIS’S POV
La sveglia sulla piccola scrivania posizionata sotto la mia finestra, ancora aperta, segnava le 04:26 quando mi svegliai per la millesima volta a fissarla. Mi costrinsi ad abbassare lo sguardo sul pavimento cercando, in un modo che il mio cervello classificava come “ridicolo”, qualche biglietto da parte di Harry. Ora che la luna portava più luce nella mia camera, notavo una penna che giaceva sul pavimento perfettamente pulito. Non amo affatto il disordine, ad onta di tutto quello che potrebbero dire su di me, sono sempre stato eccessivamente ordinato. Solo per quel dettaglio balzai dal letto per raccogliere la penna, sorridendo nel notare il biglietto assicurato ad essa grazie a dello scotch. Lo aprii con le mani che combattevano tra loro per chi riuscisse a togliere lo strato di nastro adesivo per prima – vinse la sinistra.
“I like Doncaster’s boys, ONE Doncaster’s boy.”
La scrittura di Harry era abbastanza confusionaria per i miei gusti e decisi che avrei potuto catalogarlo come ‘quello che ha la scrittura dei dottori’ senza nessun problema. Anzi, il problema c’era; non potevo semplicemente classificare Harry come classifico qualsiasi altra persona… anche se sarebbe decisamente carino classificarlo come ‘colui che mi ha rubato la visione a colori del mondo, sostituendola col verde dei suoi occhi’. Tanto carino quanto lungo. Tornai a concentrarmi sul contenuto del biglietto quando i miei dissidi sulla classificazione cessarono – circa dieci minuti dopo, solo grazie alla curiosità di ‘esaminare’ il suddetto. Okay, gli piace un ragazzo di Doncaster… dovrei assolutamente chiedergli chi, ma dovrei anche fare attenzione a non sembrare troppo interessato a quell’informazione. Mentre tornavo a letto feci altre importanti constatazioni rileggendo le bozze dei biglietti che gli avevo mandato, ovvero; gli piacevano i ragazzi quindi per lui non c’era nessun problema sulla mia sessualità e… no a dire il vero questa fu l’unica constatazione dato che Harry non aveva fatto cenno agli altri biglietti, forse non gli interessavano o forse avrei solo dovuto aspettare il giorno dopo per chiedergli qualcosa circa quelli.
 
ED’S POV
“Non accettare più inviti a serate dall’irlandese.” Questa fu la prima cosa che biascicai al mio registratore, con gli occhi ancora chiusi per non essere attaccati dal sole e un’allucinante mal di testa dovuto a qualche birra di troppo bevuta a casa di Niall. Appena sveglio, avevo subito cercato a tastoni – allungando dal letto un braccio verso la moquette della mia camera- il mio registratore che usavo da anni per appuntare vocalmente idee o pensieri momentanei, probabilmente questa abitudine deriva dalla mia pigrizia o avrei usato una specie di taccuino. Ad ogni modo mi trovai a ripensare all’appunto appena fatto quando, dopo almeno una buona mezz’ora e un’aspirina, avevo recuperato il mio cellulare trovandovi circa sette chiamate, nulla di sconvolgente finché non notai che il mittente era Zayn.
Io e Zayn non avevamo mai avuto un gran rapporto; facevamo parte dello stesso gruppo di amici e non mi era affatto antipatico, ma negli anni non avevamo costruito nulla che ci portasse oltre il saluto e qualche battuta. Non credevo nemmeno di avere il suo numero e, tra le tante cose, sapevo che non era il tipo da chiamate. Zayn era più uno di quei ragazzi che se han voglia di vederti o di parlarti o di chiarire qualcosa con te, vengono a prenderti fin sotto casa a qualsiasi ora del giorno e della notte – almeno era questo che mi aveva raccontato Liam, perdutamente innamorato di Zayn da anni.
Dopo poco, raggiunto dall’ennesima fitta alla testa, decisi che avrei pensato dopo a Zayn o a chiunque altro e tornai al caldo confortevole del mio letto, immerso nell’altrettanto confortevole – a parer mio- disordine della mia camera.
Per oggi, la scuola poteva andare a farsi fottere.
 
HARRY’S POV
-“Scusi prof., glielo riporto subito.”
Con questa frase Louis si avvicinò al mio banco e, senza neanche aspettare una risposta dal professor Grimshaw – che lo guardò scuotendo la testa-, mi trascinò fuori dalla classe sotto lo sguardo truce di Zayn.
Il corridoio era vuoto e Louis era bellissimo.
Non riuscivo a parlare e Louis era bellissimo.
Avevo il cuore in gola e Louis era bellissimo.
Mi sentii le guance diventare rosse e Louis è bellissimo.
-“Beh non mi ringrazi? Ti ho salvato da Grimmy!”
La sua risata cristallina rimbombò per i corridoi e mi ricordò che avrei dovuto pur dire qualcosa e non fare la figura dello stupido, così abbozzai un sorriso annuendo leggermente, parlai non appena la sua risata si ridusse ad un sorriso brillante.
-“Si grazie… ehm immagino tu abbia letto il biglietto che ti ho mandato…” lo vidi annuire in attesa che io continuassi a parlare, cercai le parole più giuste, vagai nei meandri del mio cervello per trovare qualcosa che gli facesse capire appieno cosa provavo per lui, finché poi non mi venne in mente la cosa più semplice ed elementare, “sai, nel paese da dove vengo, ero conosciuto tra i ragazzi come il figo a cui piaceva fare il nerd, semplicemente perché ho una passione incondizionata per i videogiochi, soprattutto i rattacapi, quelli in cui per trovare una soluzione ce ne vuole… ti starai chiedendo cosa c’entra tutto questo con il fatto che mi piaci, bene… adoro quei videogiochi perché somigliano infinitamente alle persone; quando non riesco a trovare una soluzione, e gli aiuti sono finiti, allora devo fare lo stesso livello mille volte, ci perdo le notti intere, ma quando finalmente trovo una soluzione, allora mi sembra tutto semplicissimo e mi sento uno stupido a non aver capito niente. Un po’ come le persone no? Quelle che ti piacciono devi sforzarti per capirle ed imparare ad amarle… Lou, io voglio imparare a capire te, voglio riuscire a risolvere il rattacapo che tutti hanno reputato impossibile. E non so se tutto questo che sto dicendo ha un senso ma il fatto è che da quando ti ho incontrato non riesco a fare a meno di guardarti e di parlarti e di pensarti e…” bloccai il mio fiume di parole alzando lo sguardo a Louis; sembrava stesse combattendo contro se stesso, si era poggiato al muro e mi guardava, ma i suoi occhi erano vuoti, persi, lontani – per la seconda volta vedevo quella reazione da parte sua. Aspettai per qualche minuto, in rigoroso silenzio, una sua reazione che non arrivò. Mi rischiarii la voce, avevo combinato un disastro, sicuramente, a testa bassa mi riavvicinai alla porta della mia classe – e poi successe l’impossibile. Louis mi fermò, prendendomi un braccio e mi guardò con uno dei sorrisi più dolci del mondo, ma mi guardò davvero, come solo lui sapeva fare.
Restò fermo per un minuto o due poi si avvicinò a me, si alzò sulle punte e in un attimo le sue labbra sottili stavano accarezzando le mie portandomi pian piano in quello che credevo essere il paradiso.
Fu come un meraviglioso sogno che venne spazzato via dalla realtà quando Louis corse via, fuori dalla scuola, lasciandomi lì con ancora il sapore delle sue labbra sulle mie.



 

ANGOLINO LUMINOSO LOL
E' la millesima volta che provo a pubblicare sto capitolo per colpa del
BANNER che finalmente è arrivato.
Questo capitolo arriva più tardi degli altri perchè non avevo molte idee.
Inoltre, rubando l'idea di un'altra autrice, 
ho pensato che nelle eventuali prossime recensioni
potrete domandare qualcosa ai personaggi e loro(ioomg) 
vi risponderanno senza svelare troppo sulla storia.
Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

ZAYN’S POV

Avevo passato la mattinata a cercare tra la calca di studenti la chioma rossa di Sheeran, ma a quanto pareva aveva preferito restarsene a casa costringendomi a rinviare ancora una chiacchierata con lui – non che ne avessi particolare bisogno.
La mia attenzione si era però spostata, verso metà mattinata, sul viso sconvolto del riccio mentre rientrava in classe dopo essere stato trascinato via da Louis, il mio Louis. Tenne quell’espressione scioccata fino alla fine delle lezioni e probabilmente anche dopo. Sono tendenzialmente uno a cui piace osservare le persone, le loro espressioni e per quanto non sopportassi quel ricciolino, devo ammettere che è davvero, davvero bellissimo, anche se mezzo stravolto; aveva le labbra gonfie, per i morsi alle quali le aveva sottoposte per tutta l’ora, le sue guance erano leggermente colorite, nessun rossore eccessivo, solo un lieve schizzo di colore finito lì per caso, ma la cosa che più mi intrigava erano i suoi occhi che non erano del solito verde allego, vivo e spensierato; apparivano – anche a distanza- più scuri e lucidi, non più verde smeraldo, non più verde acqua marina ma verde bosco, foresta, acqua di pozzo stagnato.
Forse Louis aveva già strappato via il cuore a quel ragazzino.
Forse non era davvero più il ragazzo di cui mi ero innamorato.
E chissà perché.

HARRY’S POV

Per una settimana non vidi Louis, le finestre della sua camera erano chiuse, le tende candide tirate per coprire l’interno della stanza e la luce perennemente spenta. A scuola nessuno aveva notizie di lui. Non veniva alle lezioni, non andava agli allenamenti, ma nessuno sembrava preoccuparsene. Persino Ed si comportava come se il suo migliore amico non fosse effettivamente sparito dalla circolazione. E no, un bacio non poteva aver provocato tutto questo. Così, quello stesso pomeriggio, di sabato, ero davanti alla porta della famiglia Tomlinson. Presi coraggio e - dopo tredici sospiri, quattro sbuffi, e cinque sfregate di mani - bussai a quel campanello. La casa era esternamente identica alla mia, come tutte le altre in quel quartiere del resto, il piccolo giardinetto era curato e la veranda presentava due dondoli ad ogni estremità. Fiori, quella casa era ricoperta di fiori; c’erano cespugli di margherite ovunque, rose arancioni crescevano ai lati del gradino che conduceva alla veranda. Peonie, Crisantemi, Tulipani, Garofani, Freesie, Gigli incorniciavano la casa, e provai a concentrarmi su questo mentre attendevo che qualcuno mi aprisse cosa che non so dire davvero bene dopo quanto accadde. Ad ogni modo mi ritrovai davanti una donna piuttosto alta, con gli stessi occhi e lo stesso sorriso del mio Lou – quelle poche volte che lo avevo visto, il suo sorriso- aveva dei lunghi capelli castani e poche rughe sul viso a segnare la sua età che non le impediva di mostrarsi comunque come una splendida donna che ora attendeva io dicessi qualcosa con un sorriso cordiale.
-“Ehm… salve, sono Harry un… un amico di L-Louis…” mormorai quella frase balbettando appena mentre vedevo l’espressione della donna mutare ed il suo sorriso diventare esclusivamente di circostanza, come se le avessi ricordato del suo più grande fardello. Mi fece comunque cenno di entrare facendomi accomodare nell’ampia cucina moderna, divisa dal salone dall’ingresso. Nel complesso la casa era luminosa e i disegni attaccati al frigo con delle calamite rivelavano la presenza di bambini.
-“Comunque io sono Jay, la madre di Lou.” Si inumidii le labbra prima di riprendere a parlare, come se avesse avuto bisogno di pensare a cosa dirmi. “E’ andato a stare per un po’ a casa di suo padre, a Londra, tornerà entro la prossima settimana. Tu sei il figlio dei vicini vero?” Il sorriso tornò ad adornare il volto della donna a quella domanda.
-“Si, si sono io” risposi senza capire bene cosa c’entrasse con Louis. A dire il vero c’erano tante cose che non capivo… avrebbe potuto avvertirmi.
-“Bene, aspetta qui.” Sparì verso il salone dopo avermi lasciato un bicchiere di spremuta davanti e mille pensieri nella mente. Passarono pochi minuti prima che tornasse, porgendomi una scatolina di plastica rigida dalla quale si poteva vedere un bracciale ed un bigliettino piegato.
-“Questo lo ha lasciato per te, sai è molto pignolo su queste cose e prima di andare via mi ha chiesto di conservare questa e dartela nel caso tu fossi venuto qui.”
-“Se non fossi venuto non l’avrei ricevuta?”
-“No.” Dopo quella risposta secca ma gentile mi congedai - troppo curioso di leggere quel biglietto. Ringraziai più volte Jay e nell’esatto momento in cui lei chiuse la grande porta in legno laccata di bianco, mi sembrò di sentirla scoppiare in lacrime – ‘guardi troppi film Harry’, mi dissi mentre mi allontanavo per rincasare con la scatolina stretta in una mano.
 
ED’S POV

-“Sheeran! Rosso, fermati!” La voce di Zayn mi raggiunse interrompendo la mia classica corsetta pomeridiana, abitudine presa per provarci almeno a tenermi un po’ in forma. Ricordai delle sue chiamate trovate sul cellulare una settimana prima solo in quel momento, quindi, spinto dalla curiosità più che dalla voglia di parlargli, mi fermai, attendendo che il ragazzo mi raggiungesse.
-“Dio mio! Provo a beccarti da una settimana amico!” Sfoggiò il suo sorriso più splendente, o almeno ci provò, dato che i suoi occhi lo fregarono immediatamente. Spesso il “problema” non è il sorriso, o la mimica facciale, ma proprio gli occhi, e quelli del ragazzo non rivelavano nulla di buono. Ma finsi, come la maggior parte delle volte, forse per non metterlo in difficoltà, forse perché non eravamo abbastanza amici da potergli fare domande sui suoi occhi o forse per semplice noia. Troppo annoiato per ascoltare l’ennesima vita sentimentale travagliata di un ennesimo pseudo amico rimasto scottato dal fascino enigmatico di Louis Tomlinson. Louis, quel benedetto ragazzo doveva scegliere proprio me come amico?
-“Ora mi hai trovato Malik, dimmi tutto.”
-“Non qui, Sheer, vieni.”
Mi lasciai trascinare a casa Malik, doveva essere qualcosa di talmente importante da non poter esser trattata al bar o al parco, e questo non faceva altro che alimentare la mia curiosità. Durante il tragitto non avevo provato ad estorcere informazioni, anzi, avevo seguito la linea della sua conversazione, decisamente piatta e generica, fine a sé stessa. Gli ultimi convenevoli si consumarono mentre, dopo aver rifiutato un bicchier d’acqua o qualsiasi altra cosa, salivo dietro di lui le scale che portavano alla sua camera. Non era la prima volta che entravo in quella casa, o nel dettaglio, in quella stanza, e la trovai esattamente come la ricordavo, fatta eccezione per le tracce di Louis sparse un po’ ovunque. Persino il suo disegno era sparito ed ora al suo posto c’era un poster di una band decisamente alternativa a me sconosciuta.
-“Siediti pure se vuoi, credo ci vorrà tempo.”







EHMEHM
Per prima cosa mi scuso per l'assenza come dire.. enorme?
Il punto è che non ho avuto decisamente troppa ispirazione in questo periodo e di conseguenza
ho preferito aspettare per aggiornare piuttosto che pubblicare un qualcosa
che non avrebbe convinto nemmeno me.
Non faccio promesse ma spero di continuare al più presto, dato che questo era più che altro
un capitolo di "passaggio".
Grazie a chi ha letto, spero vi sia piaciuto.

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