I will wait for you 'till I can breathe.

di thatsdaworld
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAP. l ***
Capitolo 2: *** CAP. ll ***



Capitolo 1
*** CAP. l ***















Verona, 26 agosto 2005
 
“First, you think the worst is a broken heart
What's gonna kill you is the second part
       
                                                            And the third, Is when your world splits down the middle
                                                                       And fourth, you're gonna think that you fixed yourself
                                                                                         Fifth, you see them out with someone else
                                                        And the sixth, is when you admit you may have fucked up a little.
The Script, Six Degrees Of Separation.
 



Non ho mai raccontato questa storia a qualcuno, non sono neanche riuscito a raccontarla a Sadie.
Io, il ragazzo che ha sempre avuto qualcosa da dire, di colpo mi ero ammutolito.
 
La vedevo sorridere ogni mattina quando portavo a spasso Sadie, la vedevo ridere, arrabbiata, ansiosa, delusa, sorpresa, disgustata, silenziosa e felice. Oh felice, quanto era bella quando sorrideva a chiunque e le appariva una fossettina al lato sinistro della bocca. 

Pensandoci bene una volta mi aveva sorriso e Dio solo sa come ho fatto ad andare avanti senza inciampare dopo aver visto quegli occhi scrutarmi.  
Pensavo di aver ormai visto quasi tutto di quella ragazzina e credevo di essere riuscito a capirla, finché non scomparve per un mese.
Era sparita ed ero sparito anche io. Mi sentii perso quanto un marinaio senza la sua bussola, quando tornavo a casa da scuola facevo il giro del mio palazzo due volte con la speranza di vederla.
     La rividi una mattina in cui già si sentiva nell’aria la primavera. La luce dell’alba le illuminava il viso, che alla mia vista abbassò di scatto, ero felice che non fosse scomparsa dalla mia vita, o almeno dalla mia vista.
La vidi anche il giorno dopo e solo allora mi accorsi dell’assenza del suo amico.  
     Sadie cominciava a sentirsi sempre più debole ed io avevo ogni giorno più paura di perderla.
     La ragazza non se ne andava dalla mia testa, e l’assenza dell’amico mi preoccupava, in più senza Sadie non potevo più scendere giù a quell’ora.  
     Un giorno presi coraggio e decisi di aspettarla, non sapevo se le avrei detto qualcosa, sicuramente non le avrei detto qualcosa. Volevo solo vederla come prima. Aveva la testa bassa e perciò non si accorse della mia presenza davanti a lei tanto che mi venne addosso, solo allora alzò gli occhi, si scusò di fretta e continuò il suo cammino solitario.
     16 marzo 2005. Il giorno in cui sentii per la prima volta il mio cuore stringersi e poi sprofondare. Il mio cuore aveva smesso di battere come prima. Avevo diciasette anni quando il mio cuore si spezzò per la prima volta.
Credevo di avere il mondo ai miei piedi, di sapere chi fossi, cosa volessi dalla vita e come si vivesse, ma da quel momento avevo scordato tutto: il mio mondo era crollato in pezzi e io con lui.
 
Io non so esattamente cosa succede al proprio cuore, non so perché batte più velocemente davanti alla paura o perché sembra fermarsi quando ti trovi davanti a determinate persone, e sinceramente non mi interessa.
     Per esperienza posso dire quando il cuore può spezzarsi e cosa si prova: il cuore si spezza a contatto con la musica, con i film, con degli occhi o con delle parole. Sempre a contatto con gesti e mai con persone.
Si sbagliano a dire che il cuore si spezza una volta sola, posso dire con certezza che si spezza molteplici volte. Senti una voragine in mezzo al petto come se tutto venisse risucchiato da un buco nero, senti caldo, ma solo nella parte alta del corpo, la gola sembra mandi fumo e ti viene il mal di testa.
     In questi casi l’unica soluzione è allontanarsi da ciò che provoca questa sensazione, io lo provo molto spesso, certe volte sono io che voglio sentirlo spezzato per vedere che so ancora provare qualcosa, che il mio cuore non batte soltanto, come mi dicono molti.
Potresti chiamarmi masochista per questo, ma per me la musica è puro piacere e mi spezza il cuore ogni santa volta.
 
     Sadie morì. Ho pianto tanto: non pensavo che una persona potesse versare così tante lacrime. Piansi per Sadie, ma piansi anche per lei.
     Continuavo a pensare a quegli occhi marroni vivaci che avevo visto il secondo giorno di scuola e li confrontavo con quelli visti qualche giorno fa: due occhi tristi, vuoti e stanchi.
Come fa una persona così giovane a sentirsi in quel modo? Come si fa a perdere la voglia di vivere a quindici anni?  
Ricordo di essere stato pieno di domande di cui non potevo parlare con nessuno. Mia madre mi avrebbe preso per pazzo e i miei amici avrebbero riso di me.
Ero solo.
     Da quel fatidico giorno vederla per me era ogni volta uno strazio nuovo, ogni singola volta era un battito in meno ed un’ansia in più.
Quella ragazza circondata dal colore grigio era per me come il sole: lo aspetto sempre in inverno, ma poi quando arriva preferisco starne al riparo.
Io odio il colore grigio, è pieno di tristezza e freddo, preferisco il bianco. Il bianco è l’unione di tutti i colori: esso racchiude le emozioni e non le distrugge come fa il grigio o, ancora peggio, il nero.
     Per la fortuna dei miei genitori non sono caduto in una vera e propria crisi, mi sentivo, e mi sento ancora, spaesato, scombussolato e distrutto. Ho perso molti dei miei amici a causa di questo mio smarrimento e ho paura di perderne altri. 

 

Penso che pubblicherò un capitolo ogni due settimane, spero. 
Spero vi sia piaciuto e alla prossima!



 

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Capitolo 2
*** CAP. ll ***


 
Lugano, 31 dicembre 2008
 
“No matter where we go
or even if we don't and even if they try
They'll never take my body from your side
love don't die.”

The Fray, Love Don’t Die.

 
Sono passati quasi tre anni, ma lei non è ancora passata, è come una cicatrice: è sul tuo corpo, te ne dimentichi, ma poi lo vedi e i ricordi cominciano ad affiorarsi.
Non sono mai stato così attaccato ad una persona, per di più che non conoscevo.
Ho sognato per tutto questo tempo di parlarci, abbracciarla, farla ridere e soprattutto di baciarla, ma sono stato troppo codardo per andare a parlarci con qualche pessima scusa, come fanno i miei coetanei.
     Ho scoperto da un pettegolezzo che girava a scuola che il suo amico era in realtà suo fratello ed era morto in un incidente stradale. Mi sentivo completamente inutile e ce l’avevo con me stesso perché non potevo consolarla, di certo non potevo andare da lei e dirle: «Mi dispiace» oltre a ricordarglielo, mi avrebbe preso per scemo.
   I minuti, le ore, i giorni, i mesi passarono e lei era sempre onnipresente nella mia mente che ritornava a galla nei miei sogni.
Non la vedevo più, neanche per strada a causa del mio consueto ritardo e della sua incredibile fretta.
     Ci sono stati momenti, anche durante le lezioni, in cui mi soffermavo a pensare a come potrebbe essere: me la immaginavo solare e gentile, me la immaginavo timida e chiusa (era il carattere che mi piaceva di più su di lei). In quei momenti e tutto quel periodo la tristezza era diventata la mia più cara amica: era sempre con me e non mi lasciava neanche per un momento, alcune volte mi sentivo male fisicamente per colpa sua e ogni volta non sapevo che fare.
Ho trovato nella musica il sostegno di cui avevo bisogno: essa mi aiutava in caso di solitudine, depressione e soprattutto quando sentivo la necessità di immaginarla accanto a me. Avevo spesso bisogno di fuggire e finché non ebbi la macchina i libri furono una buona alternativa.
     Feci molte attività extrascolastiche, tanto per tenermi impegnato. Uscivo spesso nel weekend e, appena ce n’era la possibilità la mia famiglia ed io andavamo in montagna, al mare, all’estero, ovunque pur di scappare dallo stress.  
 
L’ultimo giorno di scuola fu terribile, ho sperato tutta la mattinata di incontrarla, ma non avvenne.  
Gli esami andarono molto bene, ma non ero felice o soddisfatto di me stesso, come ero di solito dopo una verifica o un esame.
     A causa sua ho perso molte  possibili fidanzate, ne ho baciate alcune, ma ogni volta che si staccavano ed io riaprivo gli occhi vedevo il viso di quella ragazza. Un chiodo fisso.
Ricordo della mia migliore amica che alla festa dei diplomandi mi baciò, accettai quel bacio che avevo tanto sognato, ma quando riaprii gli occhi immaginai quella ragazza, di nuovo. Mi scusai e corsi via. Le avevo spezzato il cuore
I miei genitori erano felici e dovevo esserlo anche io, ma non ci riuscivo.
    Ero finalmente uscito da quel periodo infernale in cui dovevi svegliarti alle sette ogni mattina e seguire la stessa identica routine fino a che non arrivavano le vacanze; dall’inizio delle medie aspettavo con impazienza questo giorno e quando arrivò non era per niente come me l’aspettavo. 
 
A settembre del 2005 sono partito per un lungo viaggio intorno all’Europa e all’inizio del settembre successivo dovevo fermarmi nel posto che più mi piaceva: mi sono fermato in Svizzera, amo questo paese. Tutto sembra perfetto qui, pure i miei pensieri si sono fatti più nitidi.
     Sono cambiato molto psicologicamente, qualche anno fa avevo paura della solitudine, ma ora mi sono accorto che non c’è cosa più bella.
Il silenzio è diventato il mio suono preferito.
Ho sentito dire che il silenzio è il rumore dell’anima.
Ho sentito dire che il silenzio è un incanto che ferma il tempo.
Ho sentito dire che il silenzio racconta molto più delle parole.
Le persone là fuori dicono molte stronzate, ma certe volte hanno ragione: per esempio nel dire che il silenzio aggiusta tutto; anche i cuori appesantiti o spezzati.
Mi sento rinascere ogni giorno di più, la mia anima non è più oppressa dai giudizi della gente o dallo stress che la scuola mi procurava.
I miei compagni di università sono come me, tutti scappati dai genitori e dalle proprie città malinconiche. Gli anni migliori sono questi e non voglio sprecarli pensando ad un ragazzina che mi avrà già dimenticato, io sto vivendo e non più sopravvivendo.

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