Jamaican Plush Cow Keychain

di MuccaJamaicana17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La solita campanella: pizzicotti e gessi ***
Capitolo 2: *** Il Texas: biglietti e fontane ***
Capitolo 3: *** il parco: spaghetti e tramezzini ***
Capitolo 4: *** Sono innamorato pazzo di te: semafori e collane ***
Capitolo 5: *** Sei una testa di cazzo! Blazer, Sprite e carrelli ***
Capitolo 6: *** Anelli, tapis roulant e solletico ***
Capitolo 7: *** Non avere paura di me... Abbi terrore ***
Capitolo 8: *** a testa in giù dal divano... mtv music e troie ***
Capitolo 9: *** the caldi, sveglie e tanto amore ***
Capitolo 10: *** Do or Die, feste e baci. Troppi baci. ***
Capitolo 11: *** occhi di ghiaccio e rivelazioni: una bustina di.... ***
Capitolo 12: *** Tante botte: cinesi e rivelazioni ***



Capitolo 1
*** La solita campanella: pizzicotti e gessi ***


-Come si chiama quel bidello lì?-

- Perché t’interessa?-

- Tutto è interessante quando non si ha niente da fare, tesoro- disse l’ultima parola con una punta di maliziosità nella voce.

– Hahahaha, quanto puoi essere coglione! Comunque Richard mi pare si chiami lo spazzapavimenti-

- Sicuro? Per me non ha la faccia da Richard…-

- Se è per questo nemmeno tu hai la faccia da Niall!-

- Perché?-

- Perché tutti i Niall sono belli!- disse Harry, facendogli l’occhiolino

- Come siamo divertenti, Styles! Abbiamo mangiato pane e sarcasmo stamattina?- disse lui girandosi, fingendosi offeso.

La loro emozionante conversazione venne interrotta dal suono della campanella. La solita campanella, che annunciava l’inizio delle solite lezioni, tenute dai soliti prof., che spiegavano le solite materie con i soliti compagni. La solita schifezza di mattinata.

S’ incamminarono su per le scale, poi si divisero
- Niall, oggi vieni da me o mangiamo fuori?-
-Bho non so, dipende da come mi andrà poi! Yum, mi hai fatto venire fame, non potresti…-
-No, Niall, non ti faccio mangiare la mia merenda- .
L’altro lo guardò facendo gli occhioni da cagnolino bastonato e affamato
- Ti preeeego, giuro che sarà l’ultima volta!-
- Niall, ma è impossibile che tu abbia ancora fame! Ma non puoi fare una colazione decente la mattina?!- il biondo alzò un sopracciglio
- Guarda che ho bevuto due tazze di caffèlatte e ho mangiato undici biscotti Pan Di Stelle, un panino con la Nutella, un dolce di mele e una fetta di torta alla fragola…-
Appena finito di elencare la sua colazione si voltò verso il riccio, che lo guardava allibito
- T-tieni la mia merenda… E domani svuota un banco frigo..-
il biondo afferrò la merenda come un bambino afferra un giocattolo che chiede da tempo alla mamma. Guardò Harry sorridendo contento addentando la merendina, poi si girò e si diresse verso la sua classe.

L’altro rimase a fissare il punto dove aveva visto scomparire l’amico ancora immobile, poi si grattò la testa e fece lo stesso.


Quel ragazzo lo sorprendeva proprio. Non che non sapesse la quantità giornaliera di cibo che ingurgitava l’irlandese, ma ogni volta ci rimaneva un po’. Lui, che dopo metà pizza si sentiva pieno, mentre l’altro che ne ordinava quattro e si finiva anche la sua. Sorrise. Era per questi suoi modi che lo adorava, era fantastico, l’amico che tutti vorrebbero, il fratello perfetto.

Entrò in classe e si sedette al secondo banco, vicino alla finestra. Gli altri erano già dentro, così gli rimase il banco vuoto. Nella fila davanti i soliti secchioni del corso: tutti antipatici e con un’irritantissima vocina da topo. Che poi quella gente  era uguale in tutti i corsi, sembrano fatti con lo stampino, sempre gli stessi.
All’entrata del professore, tutti si alzarono salutandolo, per poi tornare risedendosi a farsi gli affari propri.



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Niall sedeva al penultimo banco, guardava il libro, cercava di seguire ma non riusciva. Quell’ammasso di strafottenza, ignoranza, sarcasmo dagli occhi azzurri non lo lasciava in pace
-Ehi, Nello, che fai domani sera?-
-Non t’interessa-
e l’altro, ridendo :-Sì è vero, non m’interessa. Ma preferisco la tua voce a quella del vecchio-.


Niall guardò il professore. Beh, di essere vecchio era vecchio, e anche parecchio, ma a lui non interessava. Il ragazzo seduto vicino a lui lo stava stressando, avrebbe preferito essere rinchiuso in un aula col prof. ed essere costretto ad ascoltarlo per due settimane di fila piuttosto che passare il resto dell’ora vicino a quello.

Cercò di ignorarlo ma quello continuava
-Nello, Nello, Nello! Ma sai che sei proprio brutto? Hai presente quando prendi sotto col motorino uno scoiattolo, che si spiaccica per bene sull’asfalto? Ecco, sei pure peggio di loro! Nello, vieni con me dietro il cortile vero?-
vedendo che il biondo non gli dava retta, o meglio, cercava di non dargli retta, prese a tirargli pizzicotti.


Uno sul braccio. Niente.

Uno sulla mano. Niente.

Di nuovo. Niente.


Si maledisse per il suo stupido vizio di mangiarsi le unghie fino al sangue, avrebbe potuto fargli più male. Quindi gli prese un pezzo di pelle dell’avambraccio tra l’indice e il pollice, lo strinse fino ad arrossarlo e lo girò di scatto, ripetutamente, tenendolo sempre saldamente tra le dita, che lo stavano oramai facendo diventare viola.
–AAH!- gridò Niall
Tutta la classe si ammutolì e il grido rimbombò nell’aula. Il professore si fermò di colpo, fissandolo
:- Horan, vuole illuminarci spiegandoci il problema? Su, venga alla lavagna, non la mangio mica!-


Niall si alzò lentamente, col viso rosso. Era ovvio che non avesse nemmeno la minima idea di quello che stava spiegando il vecchio. Si avvicinò, sempre molto lentamente alla cattedra e prese il gesso bianco dalla mano rugosa del prof. Awahars. Lesse attentamente il problema scritto sulla superficie liscia e nera. Non ci voleva una laurea in psicosociopedagogia per capire che non ci aveva capito assolutamente nulla. Iniziò a balbettare
- Ehm… sì, se X vale 34 allora Y vale… Ehm..-
- Svolga il procedimento, Horan!-
benissimo, non avrebbe solo dovuto sparare un numero alla par di cazzo, ma ora anche un intero procedimento. E sì, gli sarebbe andata bene sicuramente, non avrebbe avuto di che preoccuparsi. Già, perché prendere una bella insufficienza la prima settimana era il modo giusto per ricominciare la scuola.

Rimase lì in piedi, per un buon cinque minuti, assolutamente immobile, torturandosi il labbro inferiore con i denti e stringendo il gesso nella mano. Si sentiva gli occhi di tutti puntati addosso, soprattutto quelli di quel fottutissimo imbecille che lo osservava divertito.
Certo, quale spettacolo migliore di quel povero sfigato, interrogato alla lavagna per “merito” suo, assolutamente ignorante su tutto il programma mentre si scervella per trovare una risposta almeno dicibile.

Ad un certo punto l’Awahars sbotta:
- Senta signorino, io le consiglio di ristudiarsi tutti i libri di matematica che ha in casa, secondo me non sa nemmeno quanto fa quattro più tre. Ora vada a sedersi, magari con un impreparato sul registro studia meglio, cosa ne dice?-
Niall odiava quel professore. Lo detestava, davvero. Lo trattava sempre come un'imbecille, come un ritardato. Ma lui non lo era. E ogni volta che cercava di seguire, di imparare, non capiva qualcosa e chiedeva spiegazioni, l'Awahars si metteva a ridere e gli consigliava di andare a ripetizioni.
Fosse facile.
Fosse tutto così facile.
I professori di ripetizione costano, che soldi vuoi che abbia un ragazzo senza nè madre nè padre scappato da un orfanotrofio?
Harry avrebbe potuto aiutarlo, ma era un anno più piccolo, non avevano lo stesso programma.
Ma non poteva permettersi la bocciatura.
Lui sarebbe voluto diventare qualcuno, qualcuno che si prende come esempio, e i bocciati non danno esempio.
Il ragazzo sbatté il gesso sulla cattedra :- Sette-

Il professore lo guardò alzando un piglio :- Come scusi?-

- Quattro più tre. Fa sette-

Gli occhi gli si erano ridotti a due fessure blu, la voce più tagliente e bassa. Si voltò e ritornò a posto.

Beh, non lo ha mangiato, ma uno zero sul registro non gliel’ha risparmiato.

Per non parlare della figura del perfetto idiota che gli ha fatto fare.

Si sedette arrabbiato con se stesso, col professore, ma soprattutto con quello stupido ragazzo che lo guardava sorridendo e continuando a dargli pizzicotti sulle cosce. Era la loro vittima preferita, lo sapeva, e sapeva anche il motivo.
Ma codardo com’era, non ne ha voluto parlare con nessuno, nessuno lo sapeva.
Si ricordava di quella volta, quella volta era stato devastante, e solo per un loro capriccio.
Si ricordava di quello che gli avevano detto, di non dirlo a nessuno.
Si ricordava come l’avevano guardato e soprattutto quel coltellino.
Quel coltellino del cazzo, se lo ricordava troppo bene.
Sapeva di che colore era, quanto era lungo e affilato, quanto era vecchio e, soprattutto, sapeva perfettamente dov’era.
Nella tasca dei jeans del ragazzo vicino a lui.

Scacciò dalla mente questi pensieri, non doveva ricordare.

Doveva solo sopportare.

Tutto quello che gli volevano fare, glielo facevano: pizzicotti, calci, pugni, parole, scherzi.
E lui non poteva dire nulla, non VOLEVA dire nulla. Nessuno doveva sapere, altrimenti poteva dire addio alla gente, al poter passare inosservato, a camminare senza che qualcuno gli puntasse un dito contro e gli ridesse dietro.
No, non avrebbe dovuto fare nulla.
Strinse i denti: quei pizzicotti gli facevano sempre più male. Gli avrebbero lasciato i lividi, ne era certo.
Ma la cosa che più lo feriva era vedere l’altro, mentre lui sopportava tutto il male che riceveva, in silenzio, ridere divertito.
Occhi di ghiaccio lo faceva apposta, gli voleva male.

A Louis William Tomlinson piaceva vederlo soffrire.



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La lezione era iniziata già da venti minuti, Harry guardava distrattamente la lavagna, senza leggere quello che c’era scritto.
Guardava le linee di gesso bianco, che si intrecciavano, si rincorrevano sulla superficie nera. Finalmente s'incontravano, poi però si lasciavano per fare un lungo e tortuoso giro di riccioli e linee dritte ed eccole che si toccavano ancora fino a formare la parola che erano destinate a diventare.
La professoressa parlava, parlava, parlava, parlava, ma le sue parole non lo sfioravano nemmeno. Era come se avesse dell'ovatta nelle orecchie, non sentiva.
In fondo, come dice un famoso proverbio, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Osservava distante la lavagna, immerso in chissà quale mondo, quando la portà si aprì improvvisamente in modo non proprio aggraziato, e ne scoprì una figura che destò immediatamente l’attenzione di Harry.


AngolinoMucche
Ciao ragazze (e ragazzi, se ce ne sono)
Volevo dirvi che ho tirato fuori questa storia che covavo da tanto tempo, per cui mi ci sono molto affezionata (non me la insultate, se no vi crucio tutti quanti è.é) no scherzo
MI è venuta l'ispirazione a mezzanotte e mi sono messa davanti al computer con una riserva di porcherie da mangiare come se avessi dovuto sfamare una famiglia di ippopotami e l'ho finita verso le due... -.-"
Il primo capitolo è sempre il meno bello, o il mio perlomeno. Infatti devo dire che questo coso che io chiamo capitolo è abbastanza noioso...
Ma dal prossimo giuro che sarà meglio !!!
Siate clementi, è la mia prima ff e ancora non so come si usa il sito.
Se recensiste mi fareste un piacere, magari vedo se vale la pena mandarla avanti... spero che piaccia, altrimenti mi seppellisco viva e mi faccio mangiare dai lombrichi, giuro sulle Tartarughe Ninja (no su loro non giurerei mai *sogna*)
alla prossima spero, un bacio

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Capitolo 2
*** Il Texas: biglietti e fontane ***


 
-Buongiorno!- esordì il nuovo arrivato.
- Westwood, se l’è presa comoda stamattina! Si sieda lì, vicino a Styles-
 
La nuova si guardò un po’ intorno, facendo spostare velocissime le sue iridi blu da un banco all’altro,  poi sbottò:
- E chi sarebbe, questo Pyles?-
- Styles, il ragazzo riccio seduto al secondo banco vicino la finestra. Styles, alzi la mano!-
 
Harry,  sentendosi chiamare,  si scosse un po’ e si guardò intorno spaesato. Era rimasto a fissare la ragazza e non aveva sentito l’ultima frase detta dalla professoressa. Il tizio seduto nel banco di fronte a lui si girò e, sistemandosi gli occhiali sul naso con fare diplomatico, squittì irritante:
- La professoressa ha appena detto di alzare la mano, Harry. Dovresti prestare più attenz…-
- Sì sì Eugenie, ho capito ora sta’ zitto. –
 
Alzò la mano.
 
La ragazza parve fissarla con un attimo di dubbiosità,  poi fece spallucce e si diresse verso di lui.
Si sedette, incrociò le gambe sulla sedia, aprì il libro e iniziò a seguire la lezione senza troppo interesse.
Harry continuava ad osservarla.
Non era la solita ragazzetta bassina e magrissima, di quelle coi capelli lunghi, rossetto troppo forte,  magliettine scollate e  pantaloni strettissimi.
 
No, lei era diversa.
Non era strana, era diversa.
 
Era alta e vestita di una maglia del Manchester  a cui aveva arrotolato le maniche , pantaloni chiari e Nike Fox,  quelle bianche ed enormi. 
Anche l’atteggiamento era diverso, la camminata, il modo di parlare e di muoversi.
 
Il ragazzo osservò bene i lineamenti del suo viso: per quanto i suoi modi di fare e di vestire fossero  così maschili, il suo viso era estremamente delicato.
Gli occhi, le labbra, la linea del naso e del mento…
 
- Che cazzo hai da guardare?!-
 
Harry si accorse di stare fissando la nuova come un emerito imbecille. La ragazza lo stava guardando abbastanza infastidita.
 Si schiarì la voce e assunse la sua espressione più sicura, prima di sprofondare in un:
- I-io? N-Niente, a-assolutamente n-niente!-
 
Perfetto, ora non sembrava più un emerito imbecille, no no, un egregissimo imbecille. L’ambasciatore degli imbecilli.
Infatti lei alzò un sopracciglio prima di sputare un:
 
- Allora fatti vedere da un oculista, perché io non sono “niente”-
 
Strappò un pezzo di pagina al libro di letteratura che, con tutto il rispetto dovuto, non interessava ad anima viva in quell’aula,  prese una penna e iniziò a farci qualche schizzo.
Scrisse anche qualcosa, ma Harry non riuscì a vedere nulla perché lei copriva involontariamente il biglietto con la mano con cui scriveva.
Un’altra cosa che non aveva mai visto in nessun’altra ragazza: era mancina.
 
“strano” si disse, “non ho mai incontrato ragazze mancine,  di solito erano solo maschi quello che scrivevano con la sinistra… Va beh non è importante”
 
Ritornò a spiare il suo disegnino.  Ora stava scrivendo qualcosa, ad ogni parola calcava di più la penna, e ogni volta sembrava si arrabbiasse.
Aveva gli occhi ridotti a due fessure colore del mare, la bocca in una smorfia di rabbia e la mano rossa, che stringeva forte e ancora più forte quella penna innocente.
Poi accartocciò il foglietto e lo mise nell’astuccio.
Incrociò le braccia sul banco e vi appoggiò la testa. Sembrava stesse pensando.
 
Hellen’s pov
 
Che ci faccio io qui?
Io non ci faccio niente.
Me ne voglio andare via.
Voglio tornare a Dallas, in Texas.
Nel mio Texas.
 
Questo continuo viaggiare non mi permette di avere amicizie.
Non mi permette di avere un futuro.
Non mi permette di fare una scuola come si deve.
Non mi permette di affezionarmi alla gente.
Non mi permette di avere dei sogni.
Non mi permette di avere un famiglia al di fuori di mio padre.
 
Dallas.
 
L’unica città nella quale pensavo di potermi costruire tutto questo.
Mio padre aveva detto che saremmo restati lì parecchio, perciò mi sono mostrata a tutti con il mio vero carattere, per quella che sono.
Non avevo nessuna maschera, non coprivo miei sentimenti per le persone, non ci facevo a botte come invece ero stata costretta a fare prima.
Perché appena mi affezionavo a qualcuno poi dovevo lasciarlo e soffrivo.
Stavo male.
 
Ogni volta perdevo quel poco, quella persona, quell’amico, quegli amici.
 Che però per me in quel momento erano tutto.
Il mio tutto.
 
E tutto questo mi aveva reso fredda.
Perché aprirsi e fare amicizia con gente che poi avrei dovuto lasciare?
 
Meglio farseli tutti nemici.
Meglio non affezionarsi.
 
Mi sono ricoperta da una corazza, una corazza dura da scalfire.
Non so più cosa vuol dire “voler bene”.
Ho voluto bene solo a Wolf.
Wolf, il mio bellissimo pastore tedesco.
Lo adoravo, era il fratello che non avevo mai avuto.
Facevo tutto con lui: giocavo, ridevo, gli facevo le coccole, gli scherzi.
E lui adorava me.
Era indescrivibile la sensazione che provavo quando, tornando nell’appartamento che mio padre aveva affittato per il periodo nel quale sarei dovuta rimanere in un determinato posto, lui mi saltava addosso, per giocare, per stare insieme a ME.
 
Ma la vita mi ha insegnato che non bisogna mai amare troppo qualcuno.
Poi si rimane delusi.
 
Infatti quel maledetto giorno di metà febbraio, mentre ero in un parco con Wolf un motorino è passato veloce.
Troppo veloce.
Wolf non ha visto il motorino.
Il motorino non ha visto Wolf.
E il mio migliore amico lì, per terra, senza potermi rispondere.
 
Sono tornata nell’appartamento con la sola promessa di non affezionarmi più a nulla.
 
Ed è andato avanti così finché non siamo  arrivati in Texas.
Il mio Texas.
 
Mio padre mi disse :- Hellen, ci stabiliremo qui per diversi anni, quindi puoi costruirti una famiglia, degli amici, se vuoi-
Mi si riempirono gli occhi di lacrime.
Finalmente avrei potuto fare la vita di una ragazza normale.
Non ho avuto la vita di una bambina normale, magari avrò quella di una ragazza.
 
Ma invece no, non l’ho avuta.
 
DDRRRRRRRRRRRRRRRRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIINNNNNNNNN!!!!!!
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
Niall prese le sue cose in fretta e fece per alzarsi ma una mano lo trattenne.
La stessa mano che gli aveva provocato quel livido violaceo sull’avambraccio.
 
Si girò di scatto, arrabbiato, scocciato, seccato.
-Che vuoi Tomlinson?-
 Il moro si accigliò e gli tirò uno schiaffo sulla guancia tanto forte da lasciargli il segno.
- Ahia, porco cane, ma che t’ho fatto?!-
Un altro schiaffo.
Questa volta però fece meno male. Magari perché la guancia era già rossa, magari perché ormai era abituato, magari perché se lo aspettava.
-Non parlarmi in quel modo! Lo sai che sono migliore di te. Hahahaha, certo, tu cosa sei? Lo so io cosa sei! Sei un..-
-PIANTALA LOUIS! Non dirlo, non voglio sentirlo!-
-Allora faresti meglio a fare tutto quello che ti dico, altrimenti… -
L’inglese  si avvicinò pericolosamente a lui, accostò le labbra al suo orecchio e sussurrò:
-Altrimenti lo sai benissimo cosa farò. Tanto so due cose di te che nessun’altro sa. I due tuoi segreti più grandi e te li ritorcerò contro, Niall, ti farò soffrire così tanto che ti spegnerai poco a poco…-
Un brivido gli percorse la schiena.
Sapeva perfettamente di cosa era capace Louis.
Deglutì, poi:
- C-cosa devo fa-fare?- chiese, speranzoso di non ricevere la risposta che si aspettava.
Occhi di giaccio gli regalò un sorrisetto malizioso.
 
Cazzo.
 
No, non di nuovo.
Non ne poteva più.
Avrebbe voluto farla finita per una volta.
Avrebbe voluto essere Superman.
Per riempirlo di botte, per una volta, lui e il suo maledetto amichetto.
Per farlo sentire una merda, per una volta.
Per sfotterlo davanti a tutti, per una volta.
Per essere lui il potente, per una volta.
 
Ma no.
No.
Lui non avrebbe mai potuto battere Louis.
Louis era troppo forte, fisicamente e psicologicamente.
 
 E Superman non sarebbe mai arrivato per lui.
 
Appena si nasce, il nostro Destino viene segnato nelle stelle.
E nelle sue stelle non c’era nessun Superman.
 
- Ricordati Horan, che me lo DEVI !-  gli mormorò contro l’orecchio il moro.
 
Si allontanò da Louis, fonte del suo dolore e della sua sofferenza.
Era solo colpa sua se ora era come era.
Tutta colpa sua.
 
 
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Harry  camminava lentamente per il corridoio, cercando il suo amico.
Si mise una mano in tasca.
Si fermò un attimo.
 
Le chiavi.
Controllò bene tutte le tasche, davanti e dietro.
Cazzo, le chiavi!
 
Ritornò indietro ed entrò nella classe  della professoressa di letteratura. Non era in aula.
Poco importava.
Si avvicinò al suo banco, si piegò e vide la mucca a macchie di peluche del suo portachiavi.
Ah, meno male.
 
Le prese e se le infilò in tasca.
Improvvisamente la sua attenzione fu presa da un foglietto di carta appallottolata gettato per terra.
Riconobbe la pagina giallina del libro di letteratura e si ricordò di quel pezzo di carta.
Durante l’ora era stato praticamente divorato dalla curiosità di sapere quello che c’era scritto su quel foglio. Lo prese, stava per aprirlo quando sentì dei passi di donna avvicinarsi all’aula. Riconobbe che era la professoressa dal rumore dei tacchi che era solita indossare.
Ficcò immediatamente il biglietto in tasca, salutò la donna, attraversò il corridoio e si fiondò nell’aula dove avrebbe dovuto avere la prossima lezione.
 
Appena dentro si ricordò di avere il compito in classe.
 
MERDA
 
Si era dimenticato.
 Si sedette dove trovò libero e prese tra le mani la verifica.
 
Avrebbe letto il “segreto” della nuova più tardi.
 
 
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Le ore passarono in fretta, soprattutto perché, a parte la prima, quel giorno non aveva lezione con nessuno dei due ragazzi che odiava.
O meglio, che lo odiavano.
 
Niall si diresse verso il suo armadietto, prese la borsa a tracolla, vi ripose i libri e se la infilò.
Doveva trovare Harry.
Con lui non gli sarebbe successo nulla.
 
Cominciò a correre per i corridori con una velocità da fare invidia a Usain Bolt.
Non lo trovò.
 
“Cazzo, è già sceso..”
 
 Si diresse rassegnato verso le scale.
Attraversò l’entrata, uscì dall’edificio e girò dietro di esso, nel cortile.
 
Eccolo.
O meglio, eccoli.
 
Lui rideva, magari ad una qualche battuta dell’altro che aveva tra le labbra una sigaretta.
Appena lo videro gli fecero segno di avvicinarsi. Deglutì rumorosamente, poi s’incamminò fin quando non si ritrovò a due passi da loro.
- Ehi, Zay, cosa ci facciamo col povero Nello oggi?- disse Louis, con una vena di sarcasmo, lo sguardo fisso sul biondo, le braccia incrociate al petto.
L’altro buttò il mozzicone per terra senza preoccuparsi di spegnerlo, poi rispose, seccato:
- Lou, io non ho voglia adesso, sono troppo stanco, divertiti da solo.-
-Lo farò con piacere Zay!-
Il pakistano se ne andò lasciandoli soli.
 
Louis si avvicinò a Niall, gli mise una mano dietro la schiena e gli afferrò i capelli. Con uno strattone lo costrinse a piegarsi con la testa all’indietro, l’altro non si oppose.
Sarebbe stato inutile.
Si piegò verso il suo viso.
Niall avrebbe giurato che il suo cuore avesse accellerato i battiti.
Ormai erano ad un soffio di distanza, quando il moro sputò, acido:
-  Lo sai che mi fai schifo?-
Niall trattenne le lacrime:  sì, lo sapeva.
L’altro gli tirò un calcio sulla coscia.
Poi un pugno sul viso, un altro sul naso.
Sentì il sangue bollente scendergli piano.
Si pulì con il braccio e, in preda a un’insana quanto inutile voglia di fargliela pagare,  gli tirò una gomitata nello stomaco.
Louis indietreggiò, tenendosi la pancia con le mani.
Gli occhi erano chiusi, la bocca ridotta ad una specie di smorfia di dolore.
Niall ne approfittò per girarsi e andarsene.
 
Udì un ringhio quasi disumano dietro di lui , un corpo veloce correre.
 
Era fottuto.
 
L’aveva raggiunto
 
Gli mise due mani sulle spalle e lo girò verso di lui.
Niall strinse gli occhi, aspettandosi un pugno o qualcosa del genere.
 
Ma invece niente.
 
Riaprì gli occhi.
Louis lo guardava con un sorriso pericoloso stampato in faccia.
 
Lo prese violentemente per un braccio, stringendolo forte e si diresse in mezzo alla piazza del cortile, piena di ragazzi appena usciti da scuola.
Salì sul gradino della fontana posta al centro della piazza e urlò:
-Scusate, gradirei l’attenzione di tutti, devo fare un annuncio molto importante!!-
 
Niall sbiancò.
 
No, non lo dirà DAVVERO.
Chiuse gli occhi.
 
 
 
 
 
 
AngolinoMucche
 
Ciaoooo VasAppening?
 Ve l’ho detto che il secondo capitolo sarebbe stato meglio del primo, o no?
Questo si può chiamare… hmm.. diciamo non proprio capitolo ma siamo quasi lì vero?
Vero?
Il capitolo prima è scritto tutto in grassetto, ma non perché ho voluto io, ma perché il mio cazzutissimo computer non capisce una minchia. -.-“ bene.
Quindi se anche questo si salva alla par di cazzo, scusatemi (ihihihihhi)
Io spero di avervi intrattenuto piacevolmente (ditemidisìditemidisìditemidisì)
Ho messo un Pov di Hellen, così magari vi immedesimate di più nel suo personaggio, perché lei è tanto simile a me (fisicamente…)
L’unica cosa diversa è che lei è bella e io no… e le ho fatto gli occhi blu :D
E ricordate, recensire non causa né la perdita di capelli né l’invecchiamento della pelle, quindi, vi sarei estremamente grata se lo faceste.
 
MuccaJamaicana17

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Capitolo 3
*** il parco: spaghetti e tramezzini ***


 
 
-Scusate, gradirei l’attenzione di tutti, devo fare un annuncio molto importante!!-
 
Niall sbiancò.
 
No, non lo dirà DAVVERO.
 
 
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Harry  camminava velocemente,  lo zaino monospalla allacciato davanti,  le mani in tasca.
 
Aveva mandato un messaggio a Niall dicendogli che non aveva voglia di mangiare quel giorno e che gli aveva infilato nella  borsa a tracolla giusto qualche spicciolo per prendersi qualcosa da solo al bar lì vicino.
 
Voleva trovare un posto sicuro e isolato dove leggere quel segreto non suo.
 
Non avrebbe dovuto farlo, sì, lo sapeva, ma la curiosità era più forte di lui.
Era dalla mattina che la voglia di sapere quello che c’era scritto su quel pezzetto di carta si era impossessata di lui.
 
Entrò nel vecchio parco passando dalla  porta verniciata di  verde e  ormai  arrugginita.
Appena mise piede sull’erba una valanga di ricordi gli affollarono la mente.
 
L’altalena.
Il delfino a dondolo.
La casetta sull’albero.
E poi il suo preferito: lo scivolo.
Lì aveva conosciuto le due persone  più importanti della sua vita.
 
In quel momento venne investito da un flashback.
 
-Ciao, io sono Liam!
-Ciao Liam! Io mi chiamo Harry!
-Secondo te sono brutto?
Harry non capì bene perché quel bambino fosse venuto da lui a chiedergli una cosa del genere, per cui non rispose e cercò di deviare la domanda, un po’ imbarazzato:
-Quanti anni hai Liam?
-Io ne ho sette, tu?-  Rispose il bimbo, dimenticandosi della domanda di prima
-Io ho sei anni e mezzo, mamma dice che ormai sono grande.
-Anche mia mamma lo dice…
-Hai voglia di giocare con me Liam?
-No, non posso.
-Perché? – chiese  Harry, che ci era rimasto un po’ male.
-Perché io sono brutto e i brutti non possono salire su questo scivolo!
Harry non capiva. Continuava a guardare quel bambino sempre più confuso.
Chi gli aveva detto che era brutto?
Harry avrebbe voluto tirare un bel calcio alla persona che si era permessa di dirgli questa stupidata.
Poi sentì delle risate provenire da dietro di loro e vide altri bambini, che li indicavano e li prendevano in giro. Anzi, prendevano in giro solo Liam.
Così Liam si alzò e scappò via, gridando
-Ma io non l’ho fatto apposta a essere brutto, non l’ho deciso io!
Così Harry, che anche se l’aveva appena conosciuto si era affezionato a quel bambino tanto dolce, si alzò arrabbiato e iniziò a urlare a quei bambini “cattivi” di andarsene, che Liam era molto più bravo di loro.
Poi andò a cercare quel bambino dagli occhi nocciola.
Lo trovò seduto ai piedi di un pino che piangeva, con le gambe raggomitolate e il viso nelle ginocchia.
Così Harry si chinò e lo abbracciò, poi con l’innocenza e la spontaneità di un bambino di sei anni aggiunse
-Non ascoltarli Liam, tu sei bellissimo!-
Ed in quel momento vide gli occhi dell’altro illuminarsi, come se fossero fatti di tante stelle luccicanti.
Questo pensò Harry, appena glielo disse.
E poi da quel momento divennero migliori amici.
Non era un’amicizia come quella degli altri bimbi maschi, che si prendevano in giro, si facevano gli scherzi, e che appena qualcuno sorrideva ad un altro, allora era “frocio”.
Loro stavano sempre insieme, mano nella mano, ma non erano affatto fidanzati.
Avevano solo sette anni.
Loro si sorridevano, si abbracciavano, si dicevano i “segreti”.
 Poi però, quel maledetto giorno successe…
E quel giorno prese il suo diario segreto, che scriveva con Liam, e scrisse questo:
Sono solo.
 
 
Harry scacciò dalla mente quei pensieri.
Non voleva ricordarsi di tutto.
 
Si sedette su un’altalena e tirò fuori dalla tasca il foglietto.
 
Appena lo aprì, risaltarono ai suoi occhi due parole, due semplici parole.
Erano scritte più calcate delle altre, più scure, come se lei, scrivendole, si fosse arrabbiata.
 
E infatti era quello che è successo.
 
Lesse lentamente:
 
                                        SONO  SOLA
 
Fu come se uno tsunami l’avesse travolto.
Per poco non gli cadde il foglio dalle mani.
Rimase a fissare quelle parole per un po’, mentre mille domande gli affollavano la mente:
Perché si sentiva sola?
Era da tanto tempo che si sentiva sola?
Era davvero sola?
E poi:
Si sentiva sola come lui?
Era stato un segno?
Sarebbe stata anche lei una delle persone che avrebbero segnato la sua vita?
 
- Ma che cazzo fai?!-
 
In quel momento qualcosa, o meglio, qualcuno,  gli strappò via la pagina da sotto il muso.
 
Alzò lo sguardo.
 
Tutte le sue preghiere per far sì che la persona davanti a lui non fosse Hellen furono invane.
La ragazza si presentava in tutta la sua bellezza.
 
-Potrei sapere perché ci tieni tanto a farti i cazzi miei?!-
 
Harry non sapeva cosa rispondere.
 
Assurdo.
 
Lui aveva sempre la risposta pronta. Sempre.
Ma quella ragazza lo ammutoliva, lo rendeva impacciato e terribilmente TIMIDO.
 Cercò di riprendere il suo carattere normale.
Così, ancora un po’ scosso per quanto aveva letto  chiese,  sfacciato:
 
-Perché  ti senti sola?-
 
La ragazza sgranò occhi.
Per un attimo Harry ebbe l’impressione di aver fatto crollare un muro dentro di lei.
Ma fu questione di un attimo, solo un attimo.
 
Infatti lei  si ricompose subito e :
 
- Non t’interessa- 
 
Ma lui, imperterrito:
 
-Se te l’ho chiesto vuol dire che m’interessa-
 
L’altra, affatto sorpresa dalla sua sfacciataggine ribatté, scocciata e arrabbiata:
 
- E se non volessi dirtelo?-
 
-Ti obbligherei- rispose, con quel tono malizioso che lo caratterizzava
 
-E come faresti?-  rispose lei, per nulla preoccupata, alzando un sopracciglio.
 
Harry la guardò bene. Non avrebbe potuto “obbligarla” come faceva con le altre.
Non poteva semplicemente prenderla per un braccio e farsi dire quello che voleva.
Se l’avesse fatto come minimo si sarebbe procurato danni permanenti alla cassa toracica.
E non poteva nemmeno zittirla come faceva con le altre.
Di solito quando queste parlavano  troppo bastava un bacio, e smettevano.
Ma se l’avesse fatto con lei, avrebbe potuto salutare il suo bel setto nasale diritto.
 
Così Harry si fiondò sul biglietto che lei teneva in mano, senza pensare che non avrebbe risolto nulla facendo così.
Infatti lei si spostò agilmente, prima di gridargli addosso un:
 
-Sei un gran bastardo! Io cerco di non incazzarmi e tu provi a fottermi il foglio?! Non provare più ad avvicinarti a me, riccio, se ci tieni al tuo bel faccino…- 
 
Detto ciò si girò e se ne andò, ancora più arrabbiata di prima.
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
Tutti si girarono nella direzione della fontana.
 
Niall chiuse gli occhi, in preda al panico.
 
No, non avrebbe potuto dirlo.
Avrebbe rovinato la vita di un povero ragazzo.
 
Nessuno avrebbe dovuto sapere.
Nessuno avrebbe capito.
 
Ma Louis non conosceva la pietà.
Lo avrebbe detto a tutta la piazza, lo avrebbe gridato anche in diretta mondiale se ne avesse avuto la possibilità.
 
Infatti si mise a urlare:
 
-Tutti conoscete Niall Horan qui a scuola, ma fino a che punto lo conoscete? Sappiamo tutti che è molto gentile, che è biondo tinto e che mangia in continuazione ma io so cosa è davvero-
 
Niall cercava di divincolarsi, di scappare in un altro mondo, di nascondersi in una grotta e di non uscirne più.
Lo stava odiando, odiava con tutto sé stesso quel cretino che lo teneva stretto, che gli sorrideva trionfante da sopra il gradino della fontana.
 
Così, col suo sorrisetto strafottente, una mano nei capelli,  gli occhi fissi nei suoi, dall’alto del bordo della fontana, con gli zampilli d’acqua dietro che uscivano dalla bocca dell’aquila di pietra, a Niall parve un dio.
 
Un dio del male, ovvio, ma comunque un dio.
E poi, diciamocelo, il dio del male è molto più figo dell’angelo biondo.
 
Ma i suoi stupidi pensieri furono interrotti dal riprendere del discorso di Louis
- Io so cos’è davvero e ve lo dirò.  Infatti il nostro caro Niall Horan …-
 
Louis si piegò per avvicinarsi a lui, sfiorò con le labbra il lobo del suo orecchio e sussurrò:
-è un frocio autolesionista di merda, che non vale assolutamente niente…-
 
Un brivido gli percorse la schiena.
Non sarebbe stato così stronzo.
Non l’avrebbe detto in quel modo.
 
Dall’alto della sua posizione, Louis vide il biondo implorarlo di non dirlo.
Lo vedeva, tratteneva a stento le lacrime che si fondevano con il blu dei suoi occhi.
 
Quegli occhi che tante volte prima avevano chiesto pietà.
Pietà  per non essere picchiato.
Pietà  per non essere preso di mira.
Pietà  per non essere isolato.
 
E sì, ci si era perso tante volte in quegli occhi, ma subito dopo si era riscosso e se ne era fregato.
 
Niall lo stava pregando, era in ginocchio di fronte a lui.
 
Ma Louis non aveva  cuore per lui.
Lo vide mimare con le labbra un:
-Sei morto, piccolo pulcino-
 
Niall smise di respirare.
No.
No.
No cazzo!
 
Non poteva chiamarlo così.
Non DOVEVA.
 
Rimase immobile, incapace di muoversi, mentre i ricordi presero il sopravvento su di lui.
 
-Ciao, piccolo pulcino!-
-Ti ho detto che non mi piace essere chiamato piccolo pulcino!-
-Sei piccolo e biondo, quindi sei un piccolo pulcino!-
-Non sono piccolo!-
-Sono più grande io di te!-
-Ma di appena due anni!-
-Ma sei comunque piccolo-
 
 
-Ehi, piccolo pulcino, vieni al lago con noi?-
-La smetti di chiamarmi così? È imbarazzante!-
-E anche se lo fosse? Tu sei e rimarrai sempre il mio piccolo pulcino, che tu lo voglia o no-
 
Che tu lo voglia o no.
In quel momento avrebbe venduto  una gamba pur di ritornare ad essere il suo “piccolo pulcino”.
 
Ma non lo era più.
E Louis non era più il suo Loulou.
No, Louis era quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio a cui non importava nulla di lui e stava per  spifferare al mondo intero il suo più grande segreto.
 
-Infatti il nostro caro Niall Horan è…-
 
Detto questo alzò il braccio del biondo che teneva con una mano e con l’altra gli tirò giù la manica della felpa, scoprendo l’avambraccio candido interrotto da profondi tagli rossi.
 
-Un autolesionista! Povero, il nostro Niall, chissà che vita da incompreso che avrà-
 
Tutti ammutolirono.
L’unica domanda che ballava nel cervellino di tutti quei ragazzi era:
 
“Perché si taglia? Cos’ha la sua vita che non va?”
 
Non potevano sapere.
Non immaginavano nulla.
Sapevano che era la vittima prediletta di Tomlinson, ma non pensavano fosse solo per questo.
 
E infatti non era solo  per questo.
 
Niall tirò un sospiro .
Per un attimo aveva creduto che l’avrebbe detto.
I tagli potevano andare.
Cioè, sarebbe stato molto meglio non farlo sapere, ma piuttosto che rivelare che tipo di persona era,  andava benissimo.
 
Ciò non toglieva che era incazzato marcio con Louis.
 
Perché ora che tutti lo sapevano lo avrebbero guardato con pietà.
E Niall non voleva la loro pietà, avrebbe voluto quella di Louis.
Ma Louis per lui non l’aveva e Niall avrebbe fatto meglio a fare quello che il moro voleva da lui.
 
Ma come si era permesso?
Come aveva potuto?
 
Con uno strattone si liberò da quella presa di ferro e, fissandolo negli occhi,  gli fece capire quanto fosse offeso e arrabbiato.
Ma Lou dall’alto sorrideva divertito, infischiandosene dei sentimenti del biondo e godendosi le attenzioni di tutti.
Poi gli mimò ancora:
-Ricorda, Niall:   io vinco sempre. Quindi sarà meglio se farai quello che voglio-
 
Il biondo si girò e si affrettò ad andarsene.
Si massaggiava con la mano l’avambraccio, che ora gli bruciava.
 
Cercava Harry  per raccontargli tutto, perché nemmeno lui sapeva.
Lo sapeva solo Louis.
 
Solo Louis sapeva il suo segreto.
E nessuno sapeva quello che Louis lo obbligava a fare per mantenere il segreto.
Quindi ora voleva dirlo a Harry.
 
Lo cercò per tutta la piazza, per tutto il cortile, per tutta la scuola.
Poi prese il cellulare con l’intenzione di chiamarlo.
Lesse il messaggio e trovò i soldi.
 
Ci mancava questa.
Doveva anche mangiare da solo.
 
Si diresse verso il bar lì vicino. Entrando salutò la signora al bancone e si sedette sullo sgabello.
 
-Due tramezzini con tonno e maionese-  disse, cercando di sembrare sorridente.
 
La donna li incartò e glieli diede, prese le monetine e le infilò nella cassa.
Poi osservò il ragazzo mentre mangiava.
 
Aveva capito che c’era qualcosa che non andava. Lo conosceva da quando aveva quattro anni, perché veniva sempre nel suo bar. E quando entrava era difficile non notarlo.
Sempre allegro, spigliato e amichevole.
Era un bambino d’oro.
Per non parlare del fatto che quando arrivava si finiva tutte le sue scorte di tramezzini.
 
Così, anche se aveva un po’ paura della reazione del ragazzo gli chiese:
 
-Cos’hai Niall?-
 
Il biondo quasi si strozzò con un pezzo di pane che gli era andato di traverso.
Diventò subito tutto rosso e tra i colpi di tosse uscì qualcosa come:
 
-Niente Barbara, sono solo stanco…-
 
La donna capì che non era il caso di insistere e andò in cucina, tornando poco dopo con un sacchetto pieno di tramezzini.
 
-Non posso fare molto per aiutarti,  spero ti risollevino il morale. Sono tredici, offro io.-
 
Niall la guardò sorridendo, poi afferrò il sacchetto e uscì salutandola e facendole trecento inchini uno dietro l’altro. La signora rise, prima di tornare in cucina asciugandosi le mani nel grembiule.
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
Harry si alzò dalla panchina, riallacciandosi lo zaino.
Avrebbe tanto voluto sapere perché si sentiva sola.
Avrebbe tanto voluto sapere se era per colpa di amici o familiari.
Avrebbe tanto voluto sapere perché si era arrabbiata scrivendo.
In poche parole, avrebbe tanto voluto sapere cosa c’era scritto in quel fottutissimo pezzetto di carta.
 
Prese la chiavi dallo zaino e aprì lentamente la porta, chiamando Niall.
Non era ancora arrivato.
Richiuse la porta e appese il mazzo dal gancio infilato sulla testa della mucca di peluche, che gli faceva da portachiavi.
Gliel’aveva regalata Niall, ad una fiera.
Aveva detto che era una mucca della Jamaica, perché in quel periodo era in fissa con la Jamaica.
Salì in camera sua e posò lo zaino, poi scese le scale e si mise a preparare  il pranzo.
Un bel piatto di spaghetti sarebbe stato l’ideale quel giorno.
 
Finito di preparare si sedette al tavolo. Aveva appena finito di mettere in bocca la prima forchettata che il campanello suonò.
-Miiiiinchia, ma  proprio ora?!-
 
Si alzò di malavoglia e aprì la porta.
-Chi è?-
 
Nessuno.
 
Controllò a destra e a sinistra.
 
Niente.
 
Uscì dalla soglia, mise il piede su qualcosa e scivolò sbattendo il cranio sulle scale.
 
-Porca trota che male!!-
 
Si alzò massaggiandosi la testa e si chinò per raccogliere una lettera lasciata sul tappetino dell’entrata.
 
Era tutta bianca:
Di chi era?
 
 
 
 
 
 
AngolinoMucche
 
Eccomiiiiiiiiiiiiii hihihihi
Scusate per il ritardo, ma boh, non avevo idee.
Mi sto sforzando per scrivere una storia che non sia un insieme di frasi senza senso , cioè in poche parole che non faccia capire come sono io davvero…
LaDaDiDaDi…..
Alours, venendo alla storia, direi che è una bella ciofechina (?)
Una schifezza patentata, sì sì
MaWOWOWOWOWOWO
Però boh a me piace *ridesguaiata* no non è vero solo che mi sono lanciata una sfida e voglio riuscire a superarla, anche se non penso di farcela.
Ma bando alle ciance, in questo capitolo direi che Louis è un grandissimo stronzo, no?
E il povero Niall mi fa tanta pena.
Lo picchierei quel bastardo di Tomlinson (l’ho fatto io così -.-‘)
Aveeeeete visto quanto si è arrabbiata la nostra Hellen?
Nonono Hazza, non avresti dovuto leggere il foglietto, sei proprio un BimboCattivo.
Infineeee, il mio pezzo Favourite:
il portachiave a forma di mucca della Jamaicaaaa ossia, MuccaJamaicana, cioè iooooo
*canta lirico*
Bene, io continuo a ribadire che recensire non procura danni permanenti al cervello, per cui se avete tempo FATELO …
Grazie, alla prossima (spero)
Vi amo tuuuuutti

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Capitolo 4
*** Sono innamorato pazzo di te: semafori e collane ***


 
HO UN AVVISO DA FARE, DOPO AVER LETTO, LEGGETE ANCHE IL MIO COMMENTO SOTTO.
 E’ IMPORTANTE.
 
 
 
Si alzò massaggiandosi la testa e si chinò per raccogliere una lettera lasciata sul tappetino dell’entrata.
 
Era tutta bianca:
Di chi era?
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
Niall era seduto su una panchina al centro di una piazza, intento a  trangugiare quei duecentotrentacinque panini  e ad osservare la gente che passava.
C’erano le tipiche persone sempre indaffarate, di quelle che con una mano reggono le valigette di pelle, la giacca e le chiavi della macchina, con l’altra mazzi di fogli alti quanto loro con una gamba tengono lettere e raccomandate, con l’altra saltellano per tutta la piazza e parlano al cellulare tenendolo tra la spalla e l’orecchio,un  gruppetto di anziani che si ritrovava tutti i giorni per parlare di chissà quale  grande  impresa eroica compiuta in giovinezza,  una baby-sitter che spingeva un passeggino rosso  e cercava di stare dietro ad un bambino urlante che correva come un matto dappertutto, una coppietta felice che limonava appassionatamente da più di un quarto d’ora…
Niall si sentiva solo.
Sembrava che tutti avessero qualcuno tranne lui.
Ma lui non era solo, aveva Harry.
E di Harry ci si poteva fidare.
Ma allora perché non gli raccontava tutto?
Perché SI VERGOGNAVA?
Era il suo migliore amico dopotutto.
Avrebbe capito.
Gli avrebbe dato una mano, magari.
 
La statua che si ergeva al centro della piazza rappresentava un uomo con una mano alzata, e su quella mano un falco.
Sotto c’era scritto: “non rimandare a domani quello che puoi fare oggi”
Sembrava gli stesse dicendo di andare da Harry, di muoversi, che aveva già aspettato troppo.
Quel falco gli ricordò l’aquila di pietra della fontana dove era stato preso in giro poco prima.
Fottutissimo Tomlinson!
Aveva aspettato davvero troppo.
 
Così il biondo si alzò e iniziò ad incamminarsi verso casa.
Aveva deciso, glielo avrebbe detto.
 
Trillò il cellulare:  “fa che sia Harry!”
Un SMS.
Lo aprì.
 
Ehi Splendore!
Hai un debito, ricordi? Muovi quel culo da frocio e fatti trovare dove sai, altrimenti… Beh, sai cosa succede.
Ah, e… Sono innamorato pazzo di te
Tommo
 
 
Ovvio.
Ovviamente ovvio.
Impossibile che Louis si dimentichi di queste cose.
 
Poi si fermò di colpo.
Rilesse il messaggio:
 
Ah, e… Sono innamorato pazzo di te
 
 
Quelle parole gli rimbombarono nella mente.
 
Sono innamorato pazzo di te
 
 
Poté giurare che il cuore gli avesse perso un battito.
Sentì come un buco nello stomaco, il vuoto.
 
Corse dove sapeva.
Arrivò fino alla fine della via, svoltò l’angolo, proseguì tutto dritto fino all’incrocio, poi a sinistra fino al semaforo; alle strisce pedonali girò ancora a sinistra e andò dritto,  fino alla chiesa, poi vi girò dietro ed entrò in un’altra via. Proseguì fino alla fine ed entrò in una vecchia fabbrica di gomme d’auto, sporca e cadente. Si mise nell’angolo che sapeva e aspettò.
Louis  si degnò di arrivare solo venti minuti dopo.
Niall giocava col cellulare,un giochino in cui si doveva riconoscere il personaggio nella fotografia e scrivere chi era.
Una cazzatina, in pratica.
 
Lou lo raggiunse:
 
-Ciao Splendore-  gli  sussurrò.
 
Il biondo sobbalzò: non l’aveva visto.
 
Alzandosi, gli parve di aver lasciato il segno delle chiappe sul pavimento, tanto c’era stato.
 
- C-ciao…-     squittì impaurito 
-Ehi, piccolo, hai paura di me? -  gli disse sarcastico
-Sì, e anche tanta-   ribatté l’irlandese, col cuore in gola.
Ma non per quello che avrebbe dovuto fare, piuttosto per quello che aveva letto.
Louis  era innamorato di lui?
 
Niall lo guardava senza un’espressione definita.
Sembrava volesse chiedergli di non fargli fare quello che aveva in mente.
Lo guardò negli occhi, ma sembrava non avesse intenzione di cedere.
Quegli occhi erano così freddi, così taglienti, così distanti da lui, così, così…
Così BELLI.
Quell’azzurro ghiaccio lo  penetrava.
 
- L-Louis, ma il m-messaggio c-che m-mi hai man…dato?-  disse deglutendo a fatica,  senza staccare gli occhi da quella distesa di ghiaccio, quel cielo infinito, quel mare cristallino.
Dove trovò il coraggio di chiederglielo, boh.
 
Il moro sorrise malizioso e avanzò verso di lui, molto, troppo.
Gli mise una mano dietro la schiena, avvicinandolo a sé, fissandolo negli occhi.
Niall lo guardava ad occhi spalancati:   cosa voleva fare?
 
Poi Occhi di Ghiaccio spostò lo sguardo, posandolo sulla sua bocca, mordendosi il labbro inferiore.
Niall si  sentiva morire: non si ricordava nemmeno come si respirava.
Il cuore gli martellava fortissimo in gola, sembrava volergli uscire dal petto.
Louis avvicinò le labbra al suo orecchio, mordendogli delicatamente il lobo, fece scivolare la mano sulla schiena più in basso,poi :
 
- Ti prendevo per il culo, Splendore-   sussurrò, stringendogli le natiche.
 
Niall strabuzzò gli occhi.
Fu come un secchio d’acqua gelata. 
 
Louis si allontanò ridendo come un perfetto idiota.  Quale era, dopotutto.
 
-Ehi frocetto, credevi seriamente che mi fossi innamorato pazzamente di te? Ahahahahah, mi fai ridere!! Di cosa avrei dovuto innamorarmi, poi? Non hai niente  di invidiabile, sei dozzinale !! Mi fai schifo poi… Te l’ho forse già detto?-
 
Si sentiva davvero uno schifo, in quel momento.
Aveva seriamente creduto di poter piacere a Louis William Tomlinson?
Era stato uno stupido.
Ma meglio così, no?
Sì, decisamente meglio, chi vorrebbe piacere a uno come lui, a parte metà della fauna femminile del liceo?
Nessuno, e di  certo non LUI.
 
Ma allora perché si sentiva come… vuoto?
Perché si sentiva così?
Si sarebbe dovuto sentire sollevato, invece no.
 
-Ora smettila di farti seghe mentali, tanto non mi metterò mai con te, sei uno sbaglio, uno scherzo della natura.  Piuttosto, vedi che ne ho trovato uno particolarmente fornito…-
 
Il biondo sospirò, poi annuì, facendogli segno di continuare a parlare.
Non che le parole appena dette dal ragazzo di fronte a lui non gli abbiano fatto male, ma ci era abituato.
 
- Mi pare che sia nel vicolo tra il supermercato e il negozio di animali. Dietro una tenda, mi han detto, poi non so… Tanto se entri in quella sbagliata sarai tu a ricevere i cazzotti, non io… E la cosa non mi dispiace, anzi-
 
Detto ciò tirò un pugno dritto nello stomaco dell’irlandese, che si piegò in due dal dolore.
 
-Ahia, ma che t’ho fatto stavolta?!-
-Niente, mi andava.-
 
Niall si alzò di scatto, prese la sua borsa a tracolla e se ne andò in fretta.
Non voleva stare con quell’essere un minuto di più.
Era la persona più egoista, più arrogante, più strafottente che abbia mai messo piede sulla Terra.
Anche lui avrebbe voluto tirargli un calcio nello stinco, ma non perché lo voleva poteva farlo.
Invece Louis lo faceva, solo perché “gli andava”.
 
Roba da matti.
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
- Chi è quell’ emarginato sociale  senza cognizione del tempo che nel ventunesimo secolo ancora scrive lettere?!-  si lamentò Harry, massaggiandosi la testa.
Uscì in strada e controllò a destra e a sinistra.
Niente.
Ispezionò il giardino.
Niente.
Controllò dietro la villetta.
Non c’era anima viva.
 
Fece spallucce e rientrò.
Chiuse la porta senza girare la  chiave e tornò in cucina.
Il piatto fumante di spaghetti era ancora lì che lo aspettava.
Era come se gli dicesse :
 
“Mangiami,mangiami ora che sono ancora caldo!”
 
E di certo Harry avrebbe obbedito, anzi, si sarebbe anche leccato il piatto.
Buttò la busta sul tavolo, dimenticandola.
Si sedette e arrotolò una forchettata di pasta.
 
Stavolta niente riuscirà a farmi spostare le chiappe da questa sedia prima di aver finito di mangiare”
 
Non aveva neppure finito di formulare quel pensiero che subito la porta si aprì sbattendo e davanti a lui si presentò, trafelata,  una figura conosciuta.
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
Hellen camminava spedita verso  l’abitazione che sarebbe stata la sua casa per quel periodo.
Non riusciva proprio a capacitarsi della sfacciataggine di quel ragazzo.
Come si era permesso?!
Con che coraggio, poi.
Leggere i segreti di un’altra persona… Bah, la gente è proprio maleducata.
 
Si ritrovò davanti ad un semaforo “non identificato”.
 
Oddio dove sono finta?!
 
Si guardò in giro: non riconosceva proprio nulla.
Senza rendersene conto si era persa.
 
Fottuto riccio di merda, mi sono anche persa per colpa tua
 
Cercò  di ritornare sui suoi passi, ma doveva essere stata così occupata ad insultare  mentalmente  quel tipo che non aveva la minima idea di come ci fosse arrivata,  davanti a quel cazzutissimo semaforo.
 
Non c’era manco una cartina di quella fottuta città.
Non sia mai che ne mettano una dove serve… Assolutamente!
Sempre in mezzo alle palle quando non la vuoi, però quando ti serve van tutte in ferie.
 
Ma stare lì ad incazzarsi col semaforo non l’avrebbe sicuramente portata a “casa”.
Così decise di chiedere informazioni.
Relazionarsi con la gente non era mai stato il suo forte.
Un tempo era sempre allegra, e parlava con le persone con una naturalezza tale da fare amicizia subito e con tutti.
Ma adesso è diverso.
 
“Hellen, piantala di farti ‘ste pippe mentali e va’ a chiedere informazioni in giro, non ti mangia nessuno!”
 
Sospirò e iniziò a cercare qualcuno a sua detta attendibile.
Quel tipo era troppo vecchio per spiegarle dove andare, quella tipa era troppo indaffarata, quel bimbo sicuramente non avrebbe saputo dirle niente che le potesse interessare, quel tizio parlava una lingua che non capiva, quello sembrava un rincoglionito, quella sembrava volersi mangiare tutti quelli che avevano bisogno di informazioni, quello era pelato, quello aveva la barba troppo lunga, quella aveva un vestito orrendo, quello si stava scaccolando e quell’altro aveva un calzino a scacchi e uno con i coniglietti.
 
“Ma che cazzo c’entrano le calze?! Hellen, muoviti e va’ a chiedergli informazioni. SUBITO !”
 
Si avvicinò timidamente e chiese:
- Scusi, signore, le spiacerebbe darmi un’indicazione?-
E l’altro, sbuffando:
-Sì sono di fretta… Vai a chiedere a qualcun altro-
 
Si girò voltandole le spalle e se ne andò.
 
Simpatico..
 
Si voltò anche lei e riprese a camminare.
Dove, non lo sapeva.
 
“Maledetto riccio! Se non ti fossi fatto i cazzi miei non sarei nel centro di questa stupidissima città popolata da gente- devo dire molto gentile- a chiedere disperatamente un’informazione”
 
In quel momento andò addosso a qualcuno.
 
- Ehi, attento a dove vai, cretino!-
- Per la cronaca sei stata tu a venirmi addosso-
- E allora!?-
- E allora cosa t’incazzi con me?!-
- Senti biondino, provaci te a ritrovarti persa e sperduta nel mezzo di una città sconosciuta abitata da gente menefreghista soltanto perché un fottuto riccio ficcanaso dagli occhi verdi ha avuto la sfacciataggine di leggere una delle cose più tristi della tua esistenza, poi vediamo se quando andrai addosso ad un deficiente , che tra le altre cose mi sa di aver già visto da qualche parte, ti scuserai cortesemente inginocchiandoti per farti perdonare!!-
 
Non ce la faceva più ed era esplosa.
Con uno sconosciuto, tra le altre cose.
 
L’altro la guardò alzando un sopracciglio
 
-Non sono una pazza sclerotica, sono solo stufa di questa vita di merda!-
 
Riprese a camminare sempre più scocciata, ma una mano afferrò il suo polso.
Era ancora quel biondo.
 
-Che cazzo vuoi ora?!-
-Guarda che conosco questa città come le camere di casa mia, se vuoi posso aiutarti!-
-Va bene, ma non pensare che non ce l’avrei fatta anche senza di te-
-No,no, non penserei mai questo-  disse trattenendo un risolino.
 
Perché quella che aveva davanti sembrava tutt’altro che una ragazza con le idee chiare e con un buon senso dell’orientamento.
 
Lo guardò storto ma non disse nulla:  senza di lui  sicuramente tra un anno sarebbe ancora lì a cercare un’anima buona che le dia una mano.
 
- Dove devi andare?-
 
La ragazza spiegò via, casa, numero, quartiere,piano, scala e l’allegra continuazione e lui le indicò la direzione, la via e come raggiungerla, poi aggiunse:
 
-Dove l’hai presa?-  disse riferendosi alla collana che aveva al collo lei.
Era una di quelle tipiche estive che vedi al collo a quasi ogni ragazzo, di quelle con le perle di legno che vendono in spiaggia.
E infatti:
-Dai vu cumprà sulla spiaggia, perché?-
-Non so, mi piace… Sei nuova di qui? Ti ho vista anche a scuola…-
-Sì sono nuova, e anche a me sembra d’averti visto… Stavi in ginocchio davanti ad un tizio con un culo bellissimo in piedi sul bordo di una fontana , mi sembra. Sì, sì, sono sicura-
 
L’altro sgranò gli occhi, irrigidendosi all’istante
 
-Ma non ho ascoltato quello che stava dicendo… Non me ne fregava niente sinceramente-
 
Il biondo parve rasserenarsi, poi però si rabbuiò, lasciò la presa sulla ragazza e se ne andò senza aggiungere nient’altro.
 
“ Minchia se sono strani, ‘sti londinesi…” 
 
Poi si voltò e cercò di seguire la pista che gli aveva lasciato il biondo.
 
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
- Zayn! Che cazzo ci fai a casa mia?!-
- Harry devi aiutarmi, dobbiamo andare, sbrigati!-
-Ma andare dove?! Quando?! E poi perché?! Mi lasciate finire di mangiare, sto morendo di fame!
-Allora vorresti insinuare che quello che sto per dirti sia meno importante del tuo pranzo?!-
 
Harry lo fissò pensoso, abbassò lo sguardo verso gli spaghetti, poi lo fissò ancora, alzando un sopracciglio, e alla fine disse, piatto.
 
-Sì .-
 
L’altro strabuzzò gli occhi, poi lo guardò offeso e, incrociando le braccia al petto, si appoggiò contro lo stipite della porta .
 
-Bene, starò qui finché non avrai finito, poi ti dirò quello che devo… E vedremo cos’era più urgente-
 
Il riccio gli sorrise come un ebete e si mise a mangiare.
Sembrava che non avesse toccato cibo da settimane.
 
Finito, si alzò e lavò il suo piatto con cura (era una bravo casalingo, il nostro Aroldo *-*)
Poi disse, pacato:
-Ecco, Zayn, adesso dimmi cosa c’era di tanto importante-
Il pakistano smise di giocherellare con la sua collanina e urlò:
-Mi devi dare una mano, dobbiamo sbrigarci, veloce! Muovi quei piedini che mamma t’ha fatto che dobbiamo andare ad aiutare Niall !!-
 
Harry quasi si strozzò con l’acqua che stava bevendo
 
-Cof…cof… Come ad a-aiutare, coff, che è successo?!-
 
 L’altro alzò gli occhi al cielo.
Gli andò dietro e lo trascinò fuori di casa, chiuse la porta e rigirò la chiave, la tirò fuori dalla toppa e fissò la mucca di peluche attaccata alle chiavi.
 
-PERCHE’ HAI UNA MUCCA GIGANTE COME PORTCHIAVI?!-  urlò Zayn
-Non lo so, perché stai urlando?!-
-NON LO SO, PERCHE’ SONO NERVOSO!-
 
 Infilò nella tasca di Harry le chiavi poi si mise a correre
 
-Ma dove cazzo stiamo andando?!-
-Ad aiutare Niall, è in pericolo!-
 
Il riccio ancora non capiva
 
- Ma dov’è? Perché è in pericolo? E poi non te ne è mai fregato una minchia di lui!-
 
L’altro accellerò il passo e sbottò:
 
-Vuoi salvare il culo al tuo amichetto?! Allora corri  e sta’ zitto!-
 
 
 
 
AngolinoMucche
 
Ciau mucche di tutto il mondo!
Et-voilà la mia quarta schifezzina!
Nun  MePiasaL … l’unico pezzo decente è il primo (come sono pervy *-*) e quello del portachiavi, ovvio.
Per l’avviso importante:
Mi sa che cambierò il titolo, girls.
Ne metto uno che richiama il portachiavi…(ovvio)
Quindi se volete leggere la mia storia, nel “cerca” scrivete il mio nickname, non il titolo della storia.
Per la cronaca, sono MuccaJamaicana17
Non so perché ma “I’m not like you want” non mi ispira.
Magari perché all’inizio ero partita col voler fare una storia del tutto diversa da questa, ma poi boh, è venuto fuori quello che avete appena letto…
La mia intenzione era quella di mettere Harry ed Hellen come protagonisti, in una ff rigorosamente het.
Ma poi il mio amore per i gay mi ha battuto…. Sniff
E, da quanto si può capire, mi sa che il protagonista non è il nostro amato riccio fossettoso, bensì il collega biondo tinto… *si gratta la testa*
Boh, la storia s’è scritta da sola
Comunque, direi che Louis risulta essere ancora più stronzo del solito, e si scopre un nuovo Zayn (non che ne abbia parlato molto,negli altri capitoli  gli avrò riservato al massimo tre righe…-.-‘)
*si schiaffeggia*
Prometto che sarà più presente nei prossimi capitoli
E don’t you worry, arriverà anche Liamo Payno
Ora vado a vedere quelle figone delle tartarughe ninja
Magari potessi incontrarle… *sogna*
 
 

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Capitolo 5
*** Sei una testa di cazzo! Blazer, Sprite e carrelli ***


 
SE VI INTERESSA IL NUOVO TITOLO GUARDATE GIU’…
E non mi picchiate, so che è stupido ma a me piace J
POI C’E’ UN’ALTRA COSA IMPORTANTE
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Ma dove cazzo stiamo andando?!-
-Ad aiutare Niall, è in pericolo!-
 
Il riccio ancora non capiva
 
- Ma dov’è? Perché è in pericolo? E poi non te ne è mai fregato una minchia di lui!-
 
L’altro accellerò il passo e sbottò:
 
-Vuoi salvare il culo al tuo amichetto?! Allora corri  e sta’ zitto!-
 
 
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Niall seguiva le indicazioni dategli da Louis.
 
 
Nel vicolo tra il supermercato e il negozio di animali, dietro una tenda mi han detto, poi non so...
 
Dietro una tenda?!
Mah, la gente è strana…
 
Sapeva perfettamente a quale negozio di animali si stava riferendo il moro, e non gli è mai piaciuto.
Anzi, odiava, e odia tuttora, quel negozio.
Come tutti i negozi di animali, d’altronde.
 
Camminando rimuginava nella mente le parole di Louis
 
 
Ora smettila di farti seghe mentali, tanto non mi metterò mai con te, sei uno sbaglio, uno scherzo della natura.  Piuttosto, vedi che ne ho trovato uno particolarmente fornito…
 
 
Eh, già.
Non si sarebbe mai messo con lui… MAI.
Ed era inutile sperare, non l’avrebbe MAI voluto… era etero, no?
 
Scosse la testa.
Ma che cazzo stava pensando?!
Sperare?!
Chi voleva sperare di stare con uno come Louis?
Lui di certo no.
 
Allungò il passo: prima arrivava, prima faceva, prima se ne andava.
 
Cosa gli aveva detto prima?
 
 Piuttosto, vedi che ne ho trovato uno particolarmente fornito…
 
Fantastico…
Chissà cosa gli avrebbero fatto fare stavolta…
 
 
Camminava guardando in basso, osservandosi le scarpe. Aveva indosso le Blazer blu che gli aveva regalato Harry lo scorso compleanno.
Dopo tanta rabbia, un sorriso comparve sulle sue labbra.
 
Camminavano insieme per le vie di Londra. Entravano nei negozi e provavano di tutto, senza però poter comprare niente. Non avevano molti soldi.
Niall, poi, non ne aveva per niente.
Passando davanti ad una vetrina, il biondo si fermò, incantato, davanti a delle Nike blu. Voleva entrare a prenderle. SUBITO. Il suo compleanno sarebbe stato tra tre settimane, perché non anticiparsi il regalo? Già si vedeva in giro con quelle meraviglie ai piedi, contento e felice. Poi l’occhio gli cadde sul prezzo: £ 95.99.
Non poteva spendere così tanto.
- Che guardi?-
- Chi, io? N-no, n-niente… Andiamo-
- Stavi guardando quelle scarpe, vero? Ti piacciono?-
- Quali, quelle blu? Naah, non valgono il prezzo che costano-
Si allontanarono dal negozio.
Minchia se valevano il loro prezzo.
Valevano tutte e 95.99 le sterline che costavano, fino all’ultimo penny tanto erano belle, pensava Niall.
Ma non poteva permettersele.
Passarono le settimane, arrivò il giorno del suo compleanno.
Non aveva nulla in programma, solo stare tutto il giorno in pace senza fare una beata minchia.
Però Harry non era della stessa idea.
-Su, dai, vestiti, dobbiamo uscire!-
- Ma, ma, Harry, non ho molta vogl…-
-Non me ne fotte niente, tappati quel forno e vestiti!-  gli rispose sorridendo, lanciandogli una maglietta e un paio di pantaloni sopra il ginocchio, mentre saltellava come un coglione per il salotto tentando di infilarsi un paio di jeans troppo stretti.
-Come vuoi…- aveva sospirato infine.
Erano usciti ed Harry aveva in spalla un enorme borsone grigio.
Quando il biondo gli aveva chiesto spiegazioni, aveva risposto dicendo che era tutta la roba che non gli andava più e che doveva portare al cassonetto del riciclo abiti.
Ma non erano andati al cassonetto.
Harry lo aveva portato all’AcquaPark che tanto gli piaceva.
Era un po’ più in là di Londra, e costava un po’, ma era davvero fantastico.
Niall rimase a bocca aperta quando capì tutto. Aveva travolto Harry  e lo aveva abbracciato fortissimo (aww *-*), poi si erano goduti il parco.
Harry aveva un po’, anzi, molta paura degli scivoli acquatici, ma Niall lo trascinava dappertutto.
Gli aveva perfino fatto fare un Kamikaze alto il doppio di un condominio di sette piani. Dopodichè ha solennemente giurato a se stesso che non sarebbe mai più salito su uno scivolo acquatico.
Finito il parco acquatico sono ritornati a casa.
Harry disse che doveva andare a prendere una cosa da un suo amico e che sarebbe rientrato presto, di aspettarlo per cena.
Dopo mezz’ora suonò il campanello e Niall andò ad aprire.
Trovò una scatola con sopra un biglietto che diceva:
 
APRI LA SCATOLA ADESSO
 
Niall, un po’ intimorito la scartò. Il logo della Nike si stendeva nitido sul coperchio della scatola.
La aprì: dentro si presentavano, nuove e bellissime, le Blazer blu che si era fermato ad ammirare tre settimane prima davanti ad una vetrina.
Sopra le scarpe, un altro biglietto:
 
AL MIO UNICO GRANDE MIGLIORE AMICO, BUON COMPLEANNO
 
Da dietro la siepe saltò fuori Harry, sorridente, mentre si grattava la testa imbarazzato.
Gli ci vollero più o meno  trenta secondi per realizzare quello che stava succedendo:
 
quel cretino del suo migliore amico aveva speso 95.99 sterline solo per farlo felice.
 
Gli corse incontro con le lacrime agli occhi, e giurò che avrebbe fatto il possibile per ripagarlo.
Ma Harry aveva risposto, asciugandogli le guance bagnate con l’indice:
-Non mi devi niente, io l’ho fatto perché è il tuo compleanno e te le meriti!-
In quel momento Niall pensò di aver trovato l’amico migliore del mondo.
Non piangeva per le scarpe, non piangeva per il parco, piangeva perché Harry si era davvero fatto in quattro per renderlo felice e per fargli passare una bellissima giornata.
Si ripromise di fare lo stesso anche lui, al compleanno di Harry.

 

 
Pensando e ripensando non si accorse di essere arrivato davanti al famigerato negozio di animali. Svoltò l’angolo e s’inoltrò nel vicolo buio, stretto e sporco. Dovunque ragnatele, spazzatura, muri scrostati, insetti e un odore di muffa che perforava il cervello.
 
Ad un tratto, stano ma vero, proprio come aveva detto Louis, vide una tenda, tirata da parete a parete e fermata con dei chiodi appuntati malamente. Da dietro provenivano schiamazzi, urla, rumori di schiaffi, pugni e calci.
Sapeva che tipo di gente era quella e non poteva presentarsi vestito in quel modo. Così si tolse la camicia e rimase in canotta, si scompigliò un po’ i capelli e cercò di assumere più o meno l’aspetto da “sono venticinque giorni che non mangio e che il mio corpo non sfiora una saponetta, ho appena fatto a botte con Mike Tyson e gli ho morso l’orecchio, mi sono fumato trentacinque canne due minuti fa e non dormo da una settimana”, si sfilò la borsa a tracolla e la nascose dietro uno scatolone sperando che nessuno scarafaggio ci mettesse al mondo un’allegra famigliola di scarafaggini mentre era via.
Prese un profondo respiro e scostò la tenda.
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
 
-Papà? Papà? Papiiii… Papiiiii ci sei?!-
-Io direi domani…-
-Cosa?! –
-Sarebbe molto meglio…-
-What?!-
-Sì, la capisco, ma ho altri appuntamenti che non posso proprio spostare…-
- Ma che cazz…?!?-
 
Hellen strappò il velcro del suo zaino e lo buttò sul divano (in maniera non proprio elegante) e cercò il padre nelle varie stanze di quel nuovo appartamento.
Quanti ne aveva visti, in quanti era cresciuta, quanti ne ha lasciati senza guardarsi indietro, senza curarsi di farci nemmeno un piccolo pensiero…
Un altro appartamento da scoprire, un altro appartamento al quale abituarsi, dentro al quale cercare di non perdersi nel cuore della notte mentre si cerca il bagno…
Trovò il padre in piedi davanti alla grande vetrata della finestra, con in mano, ovviamente, il cellulare.
Si apra il cielo se non lo usa un giorno!
 
-Papà?-
-Quindi, avvocato, mi farebbe davvero un grandissimo favore se spostasse l’appuntamento… Vede, prima ne ho uno con l’ufficiale…-
-Papà?...-
-Sì signor avvocato, ma vede, non posso proprio. Non è che io non voglia, non ne ho proprio la possibilità, le ho già detto che sono impegnato…-
-Papaaaaà…-
- Ma non si può proprio fare domani? Le costa molto anticipare la visita di un giorno? Le ripeto che ho molti impegni, non o nemmeno un buco nell’agenda…-
- PAPA’ CAZZO MA MI SENTI?!?-
- Hellen!! Cos’è quel linguaggio? Modera i toni! Guarda che stai parlando con un uomo d’affari di importanza mondiale che…-
-Che è anche MIO PADRE e che dovrebbe fregarsene della figlia qualche volta, visto che la madre non lo fa.-
- Non introdurre tua madre in discorsi che non la riguardano! Cosa vuoi, c’è un avvocato molto importante in linea e non voglio farlo aspettare-
-Quanto tempo dobbiamo fermarci qui?-
-Cinque mesi. Soddisfatta? Ora va’ in camera tua e non mi disturbare-
 
Non mi disturbare…. Non mi disturbare… non mi disturbare…
 
Quelle parole riecheggiavano nella mente di Hellen come martelli pneumatici.
 
Non mi disturbare…. Non mi disturbare… non mi disturbare…
 
Come se l’avesse mai fatto.
Per suo padre, per il grande uomo d’affari, lei era SOLO un continuo disturbo.
Per suo padre, essere un disturbo significava semplicemente ESISTERE, esserci, tentare di  instaurare una qualche conversazione mentre cenavano, mentre camminavano, mentre facevano qualsiasi cosa.
Per suo padre, lei era NATA un disturbo.
 
La madre e il padre avevano litigato per scegliere a chi darla.
Ma non perché entrambi la volevano, ma perché per entrambi sarebbe stato solo un peso.
E quel giorno, al tribunale, sembrava che il giudice, la giuria, gli avvocati non esistessero.
Sembrava se la stessero giocando a “sasso carta forbice”, quella bambina.
Chi perdeva se la doveva portare appresso.
 
Hellen chiuse la porta della stanza del padre sbattendola, riprese la chiavi e uscì di casa di nuovo.
 
Per andare dove, poi, non lo sapeva nemmeno lei.
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
-Minchia Zayn si può sapere dove stiamo andando?! –
 
Zayn alzò gli occhi al cielo, poi si girò e:
 
-Ma come ti spegni?! C’è un bottone, devo tirare una leva o devo girare una manovella ?! Vuoi tapparti quel forno?!-
-Ma stiamo correndo come degli emeriti idioti, ci fissano tutti!-  continuò, imperterrito, il riccio, facendo cenno col capo ad alcuni anziani che li guardavano con piglio.
 
-Fottitene!-  fu la secca risposta dell’altro. Harry (finalmente) capì che non era aria e la smise di fare domande.
 
Avevano appena superato un supermercato quando il pakistano si fermò di botto. Il riccio, non preparato a quella frenata improvvisa, gli andò addosso sbattendo il petto contro la sua schiena.
 
-Ahia, cazzo! Se mi vuoi scopare basta che me lo chiedi, non c’è bisogno di spezzarmi la colonna vertebrale!!-
 
L’altro arrossì di colpo, improvvisamente imbarazzatissimo.
Si grattò la testa, poi  biascicò:
 
- N-no, io n-non vo…volevo scoparti…-
 
L’altro scoppiò in una sonora risata:
 
-Puahahahahahah, no, non dirmelo! Hahahahahahah!- si piegò in due, tenendosi la pancia con le mani.
Poi di colpo si raddrizzò e tornò serio.
 
Harry lo fissava ancora imbarazzato.
 
- Ehi riccio, io scherzavo.-
 
L’altro sbarrò gli occhi, poi si mise le mani in tasca sorridendo, visibilmente sollevato.
 
- Fantastico. Ora mi potresti gentilmente spiegare dove cazzo stiamo andando?! –
 
Zayn non lo ascoltava proprio, ragionava ad alta voce e non lo guardava nemmeno.
 
-Uhm… questo è il supermercato per cui dobbiamo andare… ecco… di là e poi girare dall’altra parte e… no no no , dobbiamo andare dritti e poi … no no no, bisogna entrare e uscire dal retro, poi andare a destra e… CAZZO NON ME LO RICORDO!!!-  urlò alla fine.
 
Il riccio fece un salto di due metri, spaventato.
 
-La pianti di urlare come un pescivendolo?! Mi fai preoccupare! E mi dici cos’è successo a Niall?!-   gridò, poco convinto però che l’altro lo avrebbe accontentato.
 
Infatti non ricevette alcuna risposta.
Zayn continuava a blaterare da solo, mentre Harry giocherellava con i carrelli della spesa, che trovava alquanto interessanti.
Poi ad un certo punto parve illuminarsi, prese il riccio per un braccio e lo trascinò dall’altra parte di quel supermercato.
 
- Ah, finalmente! Cominciavo a pensare che ci sarei ammuffito, vicino a quei carrelli!-
 
Entrarono nel vicolo dove poco prima era passato anche l’oggetto delle loro ricerche, guardandosi intorno e cercando di capire dove andare.
 
- AAAAAAHHHHHH !!!!! –
 
Zayn saltò per aria.
 
- SSSHHHHHHH, zitto, cretino, vuoi farci scoprire?! Che cazzo gridi? Poi ero io il pescivendolo…-   gli tirò un ceffone sul muso.
 
Il riccio, visibilmente impaurito, gli indicò tremando un esserino marrone, con delle schifosissime zampette pelose, delle antenne orribili e gli occhi neri e lucidi.
Aveva il volto bianco come un lenzuolo, gli occhi sgranati e tremava come una foglia.
 
Il pakistano lo guardò con piglio prima di piegarsi in due (di nuovo) ridendo sguaiatamente.
 
-Hahahahahahahaha, non mi dire, hahahaahahahahahaha, hai paura degli scarafaggi?!? Ma che uomo sei? Hahahahahahah !!-
 
Dopo un tempo che ad Harry parve interminabile Zayn si ridestò, poi, prendendolo da un orecchio, lo costrinse a percorrere il vicolo con lui, fregandosene del suo terrore per gli insetti che definiva invece essere una paura “da femminucce”.
 
-Senti Malik, facciamo un gioco? Tu la finisci di tirarmi le orecchie e mi dici che diavolo ci stiamo facendo qui e io ti aiuto, ok?-
 
- Senti Styles, facciamone un altro, di gioco. Tu chiudi la bocca e mi segui e io ti aiuto a salvare le chiappe al tuo amichetto o io ti prendo a calci in culo, ok?
 
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
Louis stava comodamente seduto su un divanetto sfasciato portato in quella vecchia fabbrica da chissà quanti anni.
 
Si guardò intorno.
 
In quel posto facevano di tutto.
Spacciavano, facevano a botte, fumavano di tutto, si ubriacavano, scopavano…
 
La sera era sempre così, in quel posto.
Luci, musica, ragazzi, ragazze, bottiglie, drink, droga e divertimento
Il giorno, invece, muri bianchi e sporchi, soffitto cadente, puzza di fumo, pavimento lurido.
Un luogo abbandonato.
 
Louis era vuoto, dentro e fuori.
E quel posto, dove dominava la solitudine, non lo aiutava certo.
Gli amici li aveva, tanti anche, aveva ragazze che gli sbavavano dietro e coi soldi non era messo poi così male.
 
Stava lì, seduto sul divano a fissare il vuoto, con la cartella ancora sulle spalle e il cellulare in mano.
 
-Ehi Tommo, che fai?-
 
Louis si girò in direzione di quella voce. Quando ebbe realizzato chi era la persona che aveva davanti ritornò a fissare il vuoto.
 
-Fisso il niente-
 
-Buone?-  Chiese l’altro, alludendo alle sue unghie, prigioniere della sua bocca.
 
- No.-
-Perché le mangi allora?-
 
Louis si girò nuovamente nella direzione del ragazzo, squadrandolo da capo a piedi.
Pantaloni di tuta scuri, maglietta rossa mezze maniche, borsa a tracolla, una lattina in mano, pelle quasi bianca, occhi azzurri e un sorriso bellissimo.
 
-Cosa vuoi Ed?-
 
Il ragazzo si sedette accanto a lui sul divano.
Stava per fare un sorso quando Louis gli prese la Sprite senza nemmeno chiederla e la svuotò in cinque secondi, prima di sputare disgustato il contenuto per terra, facendo strane smorfie.
 
-Ma che cazzo è?! Non potevi comprarti una birra?! Che razza di gusti hai?!?-
 
L’altro sospirò.
 
-Prego, Tomlinson.-
-Allora, che vuoi?-
 
 Ed  inspirò profondamente e:
 
-Niente, volevo solo chiederti se ti se BEVUTO IL CERVELLO-
-Ho solo sputato un po’ di merda per terra, capirai quanto sarà costata…-
-Non mi riferivo alla Sprite, coglione-
 
Il moro lo guardò interrogativo.
 
-Che cazzo ho fatto?!-
 
-Niente, assolutamente niente, hai solo MANDATO UN POVERO RAGAZZO A MORTE SICURA, niente di che…-
 
- Ma che stai dicendo?!-
-Oh, andiamo Tommo, mi vuoi dire che non l’hai fatto apposta?-
-Se magari prima mi dici COSA, forse ti potrei dare una risposta…-
 
Il rosso si girò scocciato con la testa dall’altra parte, aspettò un po’, poi si rigirò di scatto e urlò:
 
-Ma ti rendi conto in cosa hai messo Niall?!? -
 
L’altro passò dallo sguardo interrogativo ad un sorriso strafottente.
 
-Vedi che l’hai fatto apposta !! Allora sei proprio una testa di cazzo!!-
 
Louis si alzò e si diresse verso l’uscita.
 
-Ma dai Ed, non gli succederà niente, solo qualche botta, che sarà mai? Gliele do anche io…-   gli disse, sempre con quel sorrisetto stampato sul muso.
 
L’altro lo fissò a bocca aperta.
Possibile che non gliene importi nulla?!
Quel ragazzo rischia la vita e lui se ne lava le mani SORRIDENDO, quando invece è tutta e solo COLPA SUA.
 
 
 
AngolioMucche
Eccomiiii di nuovo Yep!
Lo so, ho fatto ritardo Scusate Scusate, ma  s’era rotto il pc
IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIL capitolo è una bella schifezza.
Non mi piace nemmeno un po’, ma è un capitolo di passaggio.
Spero che il prossimo mi venga meglio.
PER IL NUOVO TITOLO
Jamaican plush cow keychain
Ve gusta?
No?... FotteSega. U.U
So che è lungo e difficile ma potete sempre mettere la storia tra le preferite e ritrovarla facilmente, no?  *occhionicucciolosi*
Significherebbe…
Beh, è ovvio quello che significa lol
PER L’ALTRA COSA IMPORTANTE
Non è che qualcuno può farmi un banner?
Io non ho tempo, per non dire che non so nemmeno come si fa
Grazie
Mi scuso di nuovo per il ritardo e vi aspetto.
Ricordo nuovamente che recensire non provoca danni permanenti ai neuroni né la morte improvvisa del pesce rosso.
 
 

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Capitolo 6
*** Anelli, tapis roulant e solletico ***


 
Harry riprese, seccato:
-Ma sei gay per caso?!-
 
Il ragazzo lo fissò alzando un piglio:
-Che, non si vede? Hai bisogno di dimostrazioni?
 
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
 
Louis camminava senza fretta per le vie di Londra.
Inutile dire che non avesse una meta precisa, passeggiava e basta.
Era calmo, rilassato, in pace con se stesso.
 
Un divertentissimo (si fa per dire) controsenso. Se avesse saputo che un povero ragazzo era stato accoltellato per colpa sua, SOLO per colpa sua, in questo momento non starebbe passeggiando beatamente.
Louis lo sapeva che quei ragazzi avrebbero fatto del male a Niall, perché al “boss”, il ragazzo dal viso angelico, lui non andava proprio giù, per via di una scommessa di un po’ di tempo fa.
 
Avevano scommesso duecento sterline.
Sì, duecento, anche se il ragazzo della tenda non ne aveva nemmeno una.
Avevano scommesso su una rissa.
Due ragazzi, un armadio a due ante e un altro piccoletto.
Appena Lou adocchiò la rissa, gli venne subito in mente di scommettere, perché, nessuno se lo poteva immaginare, ma il piccoletto sapeva fare una mossa che stendeva tutti, indifferentemente dalla stazza.
Usava questa cosa di premere su un nervo, da qualche parte.
Scommesse con un tipo più giovane di lui, e quel tipo era convinto di vincere, anche perchè Louis, da bravo attore qual’era, appena scommesso si era girato, facendo finta di tirarsi uno schiaffo in faccia e di maledirsi.
L’aveva fatto, ovviamente, perché così l’altro avrebbe pensato che lui avesse sbagliato a scommettere, ed infatti c’era cascato.
Ma poi, vedendo con i suoi occhi che il colosso s’era accasciato a terra, non potè fare altro che cercare di racimolare quel denaro. Anche perché, Louis gliel’aveva mostrato, aveva un coltellino nella tasca dei pantaloni, mentre quel ragazzo no.
Ancora no.
Quel che ne seguì fu  una fame di vendetta da parte di quel ragazzo, vendetta per averlo umiliato, vendetta per avergli fatto pagare duecento sterline, vendetta per averlo ingannato.
E poi è diventato quel che è adesso.
E il coltello in tasca ora ce l’ha eccome.
 
-Lou, Lou, ma si può sapere come cazzo fai a fregartene così?!-
 
Ed era dietro di lui, e arrancava, nonostante Louis stesse camminando lentamente.
 
-Ehi, Sheeran, mi sa che devi andare un po’ in palestra. Fai proprio pena, guardati, sei sudato come un bisonte e sbuffi peggio di un treno-  disse il castano, aggiustandosi i capelli, mettendosi le mani sui fianchi e assumendo una posa statuaria, tenendo alta la testa, per far vedere quanto invece lui fosse allenato.
 
 -Sì, sì è vero, sono fuori allenamento mentre tu invece hai dei bellissimi muscoli delineati, giochi a calcio quasi ogni giorno, sei il capitano, sei bravissimo, sei velocissimo, sei abilissimo, sei amatissimo, sei bellissimo e bla bla bla… Lo so, me lo ripeti sempre, ma comunque sappi che mi sono iscritto nella palestra dietro la libreria, ecco, tiè-   rispose Ed, portando veloce la mano destra nel mezzo del braccio sinistro, in un chiaro segno di “alla faccia tua”.
 
L’altro scoppiò in una fragorosa risata:
 
-Hahahahahahahahaha, tu, tu in palestra?! Hahahahahahahahahaha mi viene meglio immaginare Barack Obama vestito da banana, Hahahahahahahahahahahahahahahaha, e quanto tempo duri sul tapis roulant, dieci, quindici, o venti secondi?! Hahahahahahaha!!-
 
L’altro replicò, offeso:
 
-Guarda che IO ci sono rimasto ben DUE MINUTI  e mezzo sul cosetto che ti fa correre, e-
-Tapis roulant, Ed, tapis roulant– lo rimbeccò l’altro, che continuava a ridere
- Sì, sì, sul comecazzosichiamachegira, e ho sollevato un sacco di pesi… Comunque, non cambiare discorso, si può sapere come fai ad essere così menefreghista?!-
 
Louis si passò una mano tra i capelli, e si stampò in faccia il solito sorrisetto strafottente (il suo marchio, oramai):
 
-Ed, Ed, non gli faranno niente, fidati. Ti sembro uno che vuole far ammazzare un povero biondino indifeso?-
 
-Ti ricordo che sei stato tu quello che lo ha lasciato per terra a dissanguarsi non meno di due anni fa, dopo che tu stesso gli hai squarciato quasi mezza gamba - ribadì il rosso seccato.
 
-Infatti ho detto biondino, non biondo tinto-  rispose, accentuando il sorrisino.
-Ma questo che cazzo c’entra?! A me non mi salveresti?!-
-A me mi non si dice, capra. E poi certo che ti salverei amore mio…-  disse il castano, facendo finta di mandargli tanti bacini volanti.
-Senza baci, preferisco.-
-Eh, no, decido io come salvarti… Se ti voglio mandare i bacetti te li mando!-
-Sisì, ok, prima mi salvi e poi limoniamo…-
-Bene, vedo che hai afferrato!-  rispose malizioso Louis, riprendendo a camminare.
 
-Ma dove andiamo?-
 
Louis si girò nuovamente e alzò un sopracciglio, prima di rispondere:
 
-Perché, non è ovvio? Ho bisogno di pantaloni nuovi-  sorrise, facendo un cenno con la testa verso il centro città.
 
 
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
e ora le previsioni meteo: nord prevalentemente nuvoloso, con venti che soffiano d…”
 
-No, non mi va di vedere il meteo.-
 
“Promettimi di non scappare… Io non sono la tua vera madre… io-io ti ho adottato”
 
-Figuriamoci poi se mi va di vedere ‘ste cazzate argentine!-
 
“Perché usarlo? Perché l’ammorbidente RossRo* lascia i capi straordinariamente morbid..”
 
-Ah, ti faccio vedere io come ti ammorbidisco…-
 
“..due feriti. Bomba in una chiesa cattolica, morte sessanta persone tra cui diciotto bamb..”
 
-No, il telegiornale assolutamente no, che poi piango… Ehi, ma che cazz…?!-
 
-Hellen, piantala! Non mi stai facendo vedere un cazzo, è mezz’ora che fai avanti e indietro tra i canali, ora scelgo io dove mettere… ecco, mtv music.-
 
-RIDAMMI IL TELECOMANDO !!-
 
-Ahia! Che fai, mi picchi?!-
 
-Ridammelo, dai su, per favore, ridammelo! Daiii ti prego, faccino cuccioloso….-
 
 
  I’m gonna pop some tags,
only got twenty dollars in my pocket
I’m, I’m, I’m hunting, looking for a come up, this is fucking awesome
 



-Dai, guarda, c’è Thrift Shop di Macklemore, non la vorrai cambiare?-
-Non la voglio cambiare, voglio il TELECOMANDO!- continuò agitando le braccia
-Ma perché?!-
-Perché lo voglio io e basta! Il telecomando lo devo tenere io !-
 
Il ragazzo si nascose il telecomando dietro la schiena con una mano, mentre con l’altra cercava di tenere lontana Hellen.
Inutilmente, perché la ragazza gli si buttò addosso e iniziò a massacrarlo di solletico.
 
-Hahahahahahahahaha, smettila, hahahahahahahahaha dai, basta, hahahahahahahahahahahahaha  io soffro tantissimo  il solletico, hahahahaha!!!-
 
-Ma dai? Non me n’ero accorta…-
 
-Hahahahahahahahahahahahahahahahah, basta! Hahahahahahahahahaha!-
 
-Pregami –
-Ti prego, hahahahahah!-
-Supplicami –
-Daii, sì ti supplico, hahahaha, basta!-
-Implorami-
-sì sì tutto quello che vuoi, hahahaha, però finiscila!-
-In ginocchio!-
-Ma come cazzo faccio se ti ho addosso?!-
-Appunto, non puoi. Ora dammi il telecomando-
 
Il ragazzo tolse la mano da dietro la schiena e le porse l’apparecchio.
 
-Ora dimmi che ho vinto-
-Sì, hahahahaha, hai vinto tu, hahahahahahah, smettila!-
-E dimmi che tu hai perso-
-Sì, ho perso, contenta? Ora basta, mi stai facendo lacrimare!-
 
Hellen si alzò dalla pancia del ragazzo, trionfante, tenendo alto il telecomando manco fosse un autografo di Beyoncè.
 
I wear your granddad's clothes, I look incredible
I’m in this big coat from that thrift shop down the road
……
I’m gonna pop some tags, only got twenty dollars in my pocket
I’m, I’m, I’m hunting, looking for a come up, this is fucking awesome



 
-Hahahaha, guarda, è pure finita la canzone al momento giusto!-
-E questo significherebbe?-
-Significherebbe che è destino che il telecomando lo tenga io!-
-Ah sì? Beh, allora credo che sia destino che io mi vendichi…-  rispose il ragazzo saltandole addosso e rotolando insieme a lei per terra.
 
-Hahahahaha, e questo sarebbe il tuo modo di vendicarti?-
 
 
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
-No grazie, non ho bisogno di dimostrazioni-  Harry si girò per andare da Niall, aggrappato a Zayn e con un fianco sanguinante.
 
Il ragazzo però lo fermò afferrandogli il polso:
 
-Dove abita il biondino?-  disse, facendo cenno col capo verso l’irlandese.
 
Harry si girò di scatto.
Aveva gli occhi ridotti a due fessure, il labbro inferiore increspato dalla rabbia e un dito puntato contro quel tipo.
 
-Tu… tu l’hai ridotto così, tu l’hai quasi ammazzato, tu hai messo a rischio la vita del MIO NIALL, e ti permetti pure di chiedermi dove abita?!-
 
-Quindi, presumo che tu non me lo voglia dire…-
 
Il riccio lo mandò al diavolo con un segno veloce della mano, poi si affrettò a legare in vita all’amico la canotta e a chiudergli la camicia.
 
-Si capisce che l’hanno accoltellato?-  domandò Zayn, in preda all’ansia.
-hm… beh, sì…- rispose mesto Harry.
 
D’improvviso il pakistano s’illuminò:
 
-Tieni, reggilo. Vado a prendere una cosa-
 
Il riccio si posò addosso Niall e seguì Zayn con gli occhi, per poi vederlo tornare con le mani piene di terriccio.
 
-Scusa Nello, ti sporchiamo un po’. Harry, spalmagli  addosso ‘sta terra, almeno può sembrare che sia caduto…-
 
Niall non rispondeva.
L’unica parola che ripeteva era un nome, un nome solo, ma QUEL nome.
 
LOUIS
 
Chissà se l’aveva fatto apposta….
 
Harry e Zayn lo aiutarono ad appoggiarsi a loro, poi, lanciando le ultime occhiate a quei tipi, si allontanarono.
 
Non prima però di sentire l’urlo dell’angelo :
 
-Ti troverò Niall… Aspettami-
 
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
-Preferivo gli altri…-
-No, ti stanno bene questi-
-Dici ?-
-Dico, dico-
 
Louis si guardava allo specchio indeciso.
 
OVVIAMENTE erano andati a fare shopping.
 
Può sembrare strano per dei ragazzi usare questa parola, ma a loro piaceva fare compere, soprattutto quando si trattava di vestiti, scarpe e accessori.
Accessori, s’intende, cappelli, sciarpe e occhiali.
 
Si sentivano bene solo con addosso i vestiti giusti e spendevano regolarmente qualche centinaio di sterline.
 
-Mah, sei sicuro?-
-Seeeee, gli altri ti fanno il culo basso.-
-Ma il mio culo è la PERFEZIONE !! -   ribattè il castano offeso.
-Appunto. Non vogliamo mica rovinarlo sotto un paio di pantaloni che non gli fanno giustizia.-
 
A quel punto Louis sembrò decidersi: tirò il tendino del camerino, si rivestì e si diresse alla cassa.
Le commesse erano sempre felici di averli nel loro negozio.
Erano proprio un bel vedere, entrambi.
 
Uscirono e continuarono il loro giro.
Dieci sterline.
Venti sterline.
Trenta sterline.
 
E, resoconto della giornata:
 tre paia di pantaloni, due magliette, un maglione, un cappello, e un bracciale per Lou, un paio di scarpe, due sciarpe e una camicia per Ed.
 
Mentre camminavano Lou spiaccicò la faccia contro una vetrina.
 
-Ed…. voglio…..quell’…..anello….ORA !-
 
Il rosso sospirò:
 
-Compralo-
 
-Ma…ma…ma .. ho speso tutto… -  fece un faccino da cagnolino bastonato e, come al solito, ottenne la risposta che voleva.
 
-Va bene, te lo prendo io… quanto costa?-
 
Louis ottiene SEMPRE quello che vuole.
 
-Nove e novantanove!-  rispose il moro, sorridendo come un’ebete.
-Potevano fare dieci e facevano prima…- sbuffò il rosso.
 
Entrati, si fiondò sull’anellino, niente di particolare, piatto, liscio, colore argento/grigio, e lo mise vittorioso sul bancone, come a dire “ecco, ce l’ho fatta, il mio tesssssssssssoro è finalmente nelle mie mani”.
 
La commessa lo mise nella bustina e aspettò, guardando Louis, di ricevere i soldi.
 
-Lo pago io…-  si sentì dire dal ragazzo rosso, che tirò fuori il denaro, mentre l’altro lo guardava sorridendo inebetito.
 
Dopo aver consegnato tutto, Louis tirò fuori l’anellino e, con gesto galante, lo porse a Ed.
 
-A te l’onore-  scherzò
 
Ed gli infilò l’anello al pollice e gli strinse la mano, stando al gioco.
 
Finita la scenetta, la commessa li salutò:
 
-Arrivederci, e… siete proprio dolci! Anche io vorrei che la mia ragazza mi regalasse un anello, qualche volta...-   sospirò con aria sognante, indicando una ragazza dentro il magazzino, della quale si scorgevano solo le gambe coperte da lunghi stivali marroni.
 
Ed posò un bacio “finto” sulla guancia dell’amico, fingendo, come l’altro, di essere DAVVERO fidanzati, e uscirono mano nella mano, per poi scoppiare in una risata senza fine all’uscita della bigiotteria.
 
Capitava non di rado che li scambiassero per fidanzati, ed ogni volta che succedeva fingevano che fosse vero.
Era divertente.
 
-Ed, sai che ho voglia di fare ora?-
-Scopiamo?-
-Anche…-  rispose Louis malizioso, avvicinandosi al rosso e circondandogli le spalle con un braccio.
-Volevo andare da Niall e sbattergli in faccia quello che è successo…-
-Perché, che è successo?-  quasi svenne.
-Non lo so, ma l’avranno sicuramente picchiato-
-E vorresti andare lì per fare?-
-Niente, mi sento cattivo…- ammiccò.
 
 
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
I used to bite my tongue and hold my breath
Scared to rock the boat and make a mess
So I sat quietly, agreed politely…



 
-Hahahahahahahaha, dai smettila, smettila! Ti darò il telecomando solo se mi dici qual è la canzone che stanno facendo sentire adesso…-
-Roar, Katy Perry-
-Hahahahaha, sì, giusto… Ma non te lo darò-
-Lo sospettavo, in questo caso…-
 
Le balzò addossò rotolando con lei sul tappeto, nel vano tentativo d’impossessarsi dell’apparecchio.
 
In quel momento la porta si aprì di colpo, e ne comparvero tre figure che si arrestarono di colpo nel vedere sconosciuti in casa.
 
 
 I got the eye of the tiger, a fighter, dancing through the fire
Cause I am a champion and you’re gonna hear me ROAR
Louder, louder than a lion
Cause I am a champion and you’re gonna hear me ROOOOAR…
 
 
 Cantava Katy Perry, mentre la prima figura sgranò gli occhi:
Hellen -Harry?!-
Liam -Hellen?!-

Harry -LIAM?!-
 
 
 
 
 
* …coff, coff…. Ehm, non è facile inventarsi il nome di un ammorbidente! U.U Fatevi piacere RossRo…. Mhh che schifo -.-‘
 
AngolinoDoveIoMeMedesimaMeMedesimamenteIoMedesimaMeSolaBlatero
Allooooooora … hem.. mi scuso immensamente per il ritardo
*si nasconde dentro il frigo*
NOOOOOOOOOOOOOOOO non mi uccidete!!
E’ solo che sono state due settimane pesanti… lol
Spero che il capitolo sia degno dell’attesa (che gran cazzata, OVVIO che non lo è….-.-‘)
LalalalalalalalalalalalalaMacklemoreèmiocuginolalalalalalalala (?)
Magari…. -.-‘
Beeeeene in questo capitolo si scopre chi è il misterioso tipo che è entrato a casa con la psicopatica… (devo smetterla di chiamarla così lol)
E, si viene a conoscenza dei passatempi di Ed e Lou *troppotenerii*
Io mi eclisso
 
Ricordo fino alla nausea che recensire NON causa l’iscrizione al corso di uncinetto di Nonna Albertina (?)…
 



 

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Capitolo 7
*** Non avere paura di me... Abbi terrore ***


 
-Ma dai Ed, non gli succederà niente, solo qualche botta, che sarà mai? Gliele do anche io…-   gli disse, sempre con quel sorrisetto stampato sul muso.
 
L’altro lo fissò a bocca aperta.
Possibile che non gliene importi nulla?!
Quel ragazzo rischia la vita e lui se ne lava le mani SORRIDENDO, quando invece è tutta e solo COLPA SUA.
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
Il ragazzo camminava velocemente per le vie di Londra.
Aveva in mano l’Iphone con acceso Google Maps, e cercava di seguire la via che portava a quella che sarebbe dovuta essere la casa di Harry.
 
 
Chissà se ha letto la lettera…Chissà se ne è felice… Chissà se mi sta aspettando dietro la porta pronto ad abbracciarmi e a chiedermi dove sono stato… O, chissà se invece si arrabbierà e mi sbatterà fuori casa a calci…”
 
Ad un certo punto il ragazzo si fermò e si guardò intorno.
 
Ma che cazz…?!  Di qui sarò già passato almeno tre volte!
 
Controllò meglio il cellulare e, beh, effettivamente era abbastanza sballato.
Le vie continuavano a cambiare sullo schermo, e lui non ci capiva più niente.
 
Si mise a cercare una mappa della città.
Cascasse il cielo se ne mettono una dove serve!
NATURALMENTE non trovò nemmeno l’ombra di una cartina, perciò decise di comprarsene una.
Si avvicinò ad un’edicola e chiese al tizio dietro il bancone una mappa completa di Londra.
 
-Dieci sterline-   il tipo si girò a prendere quanto richiesto.
-Porca puttana!-  sparò il ragazzo, tappandosi subito la bocca.
 
CazzoCazzoCazzo manco sono arrivato e già faccio figure di merda… Andiam bene
 
L’altro si girò, guardandolo male:
-Scusi ?-
 
Il ragazzo sfoderò il suo miglior faccino da angioletto, grattandosi nervoso la testa, con un sorriso da ebete a trentadue denti stampato sul muso,* per poi ricadere in un:
 
- I-io? Hahaha, io n-non ho d-detto a-assolutamente nien-te!-
 
Mise immediatamente i soldi sul bancone, afferrò la mappa e si affrettò ad andarsene.
Aprì la piantina e iniziò a seguire il nuovo percorso, borbottando tra sé e lei:
 
-Magnifico, per comprarti ho dovuto spendere la bellezza della metà dei soldi che mi sono portato… Speriamo che Harry mi faccia posto in casa sua…-
 
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
Appena oltrepassata la tenda, Niall si rese conto che non sarebbe stato affatto facile:
ci saranno stati una trentina di uomini, tra ragazzi e adulti già ubriachi e strafatti, nonostante fossero solo le due e mezza di pomeriggio.
 
-Stanotte si va al casinò per ricconi?- 
-Hahahahahahaha, ma se non c’hai manco mezzo penny, che ti vuoi gioca’?! hahhahahhahahahaha !!-
 
Risate artificiali, senza un vero senso, provocate solo dal contenuto delle svariate bottiglie vuote sparse sul pavimento che, in un certo senso, arredavano quel lurido posto.
 
-Magari lo fotto, ‘sto mezzo penny, ti pare?-
-E come vorresti presentarti?! Vestito così?! Hahahahahaha, ma tanto a te non ti farebbero entrare nemmeno se ti vestissi d’oro, hahahahahah!! Tornatene in Canada!-
-Perché, a te ti prenderebbero?! Ma non farmi rid… Ehi, e tu chi cazzo sei?-
 
Niall si girò spaventato.
 
-Se, se, tu, proprio tu, biondino. Che vuoi?-
-Secondo me sarebbe meglio chiedergli chi lo ha mandato, no? Non ha la faccia di uno che viene qui di sua spontanea volontà… Insomma guardalo, sembra un agnellino in mezzo ad un branco di lupi, hahahahahahah!!-
 
Il primo, un ragazzo dalla pelle perfetta, con un viso d’angelo, due grandi occhi marroni e una piccola cresta gli si avvicinò minacciosamente, con la mano sinistra affondata nella tasca posteriore dei pantaloni.
Puntò il dito sul suo petto, assottigliò gli occhi a due fessure e sussurrò, amaro,:
 
-Sarà meglio per te e per il tuo bel faccino se ti manda qualcuno di mia conoscenza, anzi, di mia GRADITA conoscenza…-
 
Il ragazzo, dal forte accento americano, sfilò veloce la mano dalla tasca, e sfoggiando un bel coltellino luccicante e appuntito (quattro dita, tra l’altro) tutto rosso, sia dal manico che dalla lama, e puntandoglielo al collo di traverso continuò:
 
-Altrimenti queste tue bellissime finestre sul mare non rivedranno più la luce...-
 
Niall chiuse gli occhi, terrorizzato, indietreggiando.
 
-Ma no, rimostrami l’oceano! Sai, sono più di due anni che non vado al mare, mi mancano le sue onde, e nei tuoi occhi le rivedo…-  riprese quello, sibilando quasi.
 
Il biondo eseguì immediatamente l’ordine, riaprendo gli occhi, e si ritrovò il viso angelico dell’altro SPAVENTOSAMENTE vicino.
Trattenne il respiro, mentre il cuore accelerava i battiti.
Certo, l’ultima persona che vorresti far arrabbiare è proprio quel finto angelo che ti sta puntando sul collo un coltello manco fossi una gallina.
 
-Chi ti ha mandato?-  gli mormorò nell’orecchio l’altro.
 
ODDIO…
 
E se Louis non era una sua GRADITA conoscenza?
E se, anzi, si odiavano?
 
Ma non conosceva nessun’altro nome da poter dire.
E non c’erano vie per scappare, così:
 
- L-louis…-
 
L’altro si accigliò e Niall ebbe una stretta allo stomaco.
 
No, no no… Cazzo, non voglio morire!
 
- Louis come?-
 
-Louis T-tomlinson-
 
Il biondo trattenne il fiato, chiudendo gli occhi impaurito.
 
L’altro ghignò, poi ,posando la propria fronte su quella di Niall:
 
-Mi sembrava di averti già detto di non negarmi di vedere il mare…-
 
Aprì immediatamente gli occhi, appena in tempo per vedere la lama argentea sporcata di rosso allontanarsi dal suo collo.
Appena in tempo per vedere che la distanza tra lui e l’angelo era praticamente inesistente.
 
Il moro se lo stava mangiando con gli occhi, letteralmente.
E Niall si sentiva insignificante sotto lo sguardo ardente dell’altro, che sembrava bruciare ogni singola parte del suo corpo.
 
E mentre l’altro si fermò a fissare le sue labbra, Niall si sentì morire.
Sembrava che quel ragazzo non avesse aspettato altro che lui, da tutta la vita, tanto lo VOLEVA.
Non capiva davvero più niente.
 
Lo voleva baciare o voleva infilzargli la lama nello stomaco?
 
….Mah?!
 
Quando però il moro gli prese il viso tra le mani e, dopo avergli sussurrato un:
 
-Hai degli occhi così belli… mi ci tufferei se potessi- 
 
  annullò anche quel minimo di distanza che c’era, Niall si sentì ancora più confuso.
 
Le labbra di quel ragazzo erano labbra…Angeliche.
Si sentì percorrere come da lingue di fuoco inspiegabilmente ardenti , che sembrava non volessero smettere di scuoterlo.
L’altro gli mise una mano dietro la nuca e gli afferrò i capelli, attirandolo ancora più vicino, infilandogli praticamente a forza la lingua in gola.
Sembrava non volesse lasciarlo andare.
 
Niall era così preso da quel ragazzo, così stranito, così, si può dire anche, rincoglionito, che non si accorse di nulla.
 
Sentì solo l’Angelo sogghignare, contro le sue labbra.
 
Non si accorse del braccio che improvvisamente questo aveva alzato, non si accorse della lama che brillava a mezz’aria.
 
E quando l’Angelo, senza ripensamenti, affondò il coltello nel suo fianco, Niall non sentì subito dolore.
Poi però,gridò.
Gridò forte, come fosse un animale.
Gridò, staccandosi da quelle labbra ingannatrici, portando velocemente la mano sull’anca e ritrovandola sporca, rossa, liquida, e si appoggiò al muro per non cadere.
 
Respirava a fatica, la canotta ormai zuppa.
E quella scena, quell’orribile scena, lo portò indietro nel tempo.
 
Niall stava cercando Harry fuori da scuola, per poter tornare insieme a casa.
Aveva visto Louis in quella scuola, aveva visto Louis in quel quartiere, e questo lo spaventava.
Louis era fuggito da lui, e ora, per quale stupidissimo gioco del Destino, si erano rincontrati.
Niall pensava però che ormai fosse tutto risolto.
Che ormai Lou ci fosse passato sopra, che avesse superato il momento.
Ma Niall era ingenuo, non sapeva che Louis era CAMBIATO.
E non poteva nemmeno immaginare tutta la RABBIA che gli aveva riservato negli ultimi anni, tutto il rancore che aveva portato nel petto, tutto lo SCHIFO.
Sì, lo schifo.
Louis provava schifo per Niall.
Ma il biondo non lo sapeva.
Così, quando vagando per il cortile alla ricerca del riccio Niall incontrò Louis, non si sarebbe MAI aspettato il trattamento che invece gli aveva riservato l’altro.
Louis gli aveva fatto cenno di avvicinarsi.
Sembrava volesse AIUTARLO.
Sembrava volesse RICOMINCIARE.
Il biondo si diresse spedito e, soprattutto, SORRIDENTE verso l’altro, che lo aspettava a braccia spalancate.
Prima esitò, poi però accolse quello che sembrava essere un “abbraccio di bentornato”.
Lo stinse forte, gli era mancato.
Gli erano mancate tutte quelle volte che lo chiamava “piccolo pulcino” e tutti i pomeriggi insieme.
Ma alcuni amici di Louis, tra i quali uno Zayn poco convinto di ciò che stava per fare, lo avevano afferrato da dietro, bloccandogli gambe e braccia, e Niall si girò verso di essi, senza capire.
Appena vide quei sorrisi beffardi e straordinariamente cattivi, l’irlandese si girò sbigottito verso Louis, cercando una risposta, cercando AIUTO in quegli occhi azzurri, che però ora sembravano perle di ghiaccio, freddi e distaccati.
E Louis aveva avuto pure il coraggio di illuderlo, avvicinandosi e posandogli un leggero bacio in fronte, sussurrandogli contro  l’orecchio un “piccolo, non avere paura”.
E aveva fatto scattare il coltellino, veloce, e lo aveva usato per provocargli profonde ferite sulle gambe.
Quei bastardi dei suoi amici lo fecero volare nella povere, ridendo sguaiatamente, prima di scappare, prima che Louis svoltasse l’angolo, prima che Louis gli dicesse:
-Piccolo, non avere paura. Abbi TERRORE…-
E, sì, lo lasciarono lì, in mezzo ad una pozza rossa, a dissanguarsi quasi, a morire di dolore, mentre Niall capiva che non sarebbe MAI più riuscito a farsi perdonare da Louis.
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
Hellen si rigirava le chiavi tra le mani.
Dove sarebbe andata?
Cosa avrebbe fatto?
Quando sarebbe tornata?
E, soprattutto, sarebbe riuscita a non perdersi?
 
Mah…?!
 
Camminava velocemente, aveva fretta.
Sì, ma fretta di andare dove, di fare cosa?
Non lo sapeva, ma era in uno di quei momenti che più si allontanava dal punto di partenza, meglio era.
E il suo punto di partenza era suo padre.
 
Ma come era possibile che un padre fosse così indifferente alla figlia?
Lei era carne della sua carne, pelle della sua pelle, SANGUE del suo SANGUE, cazzo.
 
Ma no, il lavoro, la carriera, i soldi erano più importanti.
E suo padre glielo ripeteva sempre:
 
-Senza soldi e senza lavoro, saremmo entrambi sotto i ponti-
 
Sì, sotto i ponti.
Ma almeno sarebbe stato UN PONTE SOLO, per tutta la vita.
E non sarebbe dovuta girare per il mondo.
Almeno avrebbe potuto conoscerlo quel ponte, chiamarlo CASA.
 
Ma beh, lei non poteva cambiare nulla.
 
L’unica cosa che poteva cambiare in quel momento era la direzione nella quale stava camminando, che l’avrebbe portata nonsisadove, per prenderne un'altra che l’avrebbe portata inunaltroposto
 
Si guardò intorno…
OVVIAMENTE le cartine della città si erano misteriosamente volatilizzate.
E beh, se non c’erano tre ore fa, non ci saranno manco ora.
 
MALEDETTE mappe BABBANE LURIDE che si dissolvono nell’aria quando servono!!
 
Poi notò un ragazzo con in mano una piantina della città.
 
APOCALISSE!!! Tutti al riparo, che magari riesco a capire dove diamine sono!!
 
Si avvicinò al ragazzo, che sembrava così concentrato che non si capiva dove finisse il foglio e dove iniziasse il suo naso, e gli diede due “leggeri buffetti” sulla spalla.
Questo si girò di scatto:
 
- Ahia! Chi sei?-
- Ahia?! –
-Sì, ahia: esclamazione di dolore. Si usa solitamente per esprimere una sensazione di dolore fisico in provvisoria mancanza si parole adatte…-
- So cosa significa “ahia”-
- E allora perché lo chiedi?-
- Perché non t’ho fatto male!-
- Come no!! Non mi sento più la spalla!-
- Esagerato!! So di non essere delicata, ma non sono un bufalo…-
- Senti misteriosa ragazza-poco-delicata-ma-non-ancora-un-bufalo, ci conosciamo per caso? –
-No perché?-
-Perché mi hai fermato allora?-
-Ah, già…! Che scema… Senti potresti farmi dare un’occhiata alla piantina?- disse indicando il foglio tra le mani di lui.
 
-Ah, questa… Sì certo!-
 
Dopo dieci minuti si ritrovarono a camminare fianco a fianco.
Lei aveva scoperto che quel ragazzo cercava un suo vecchio amico di nome Harry e che sperava in un “asilo” visto che lui era stato sbattuto fuori casa.
Lui aveva scoperto che lei era scappata dal padre troppo preso dal lavoro e che ora non sapeva dove andare.
 
Così camminarono assieme fino alla casa di Harry, chiacchierando, ridendo e scherzando, fino a che:
 
-Ehi, l’abbiamo trovata!-  trillò il ragazzo
-Cosa?-
-La casa di Harry!!-
-Ah, la casa….-   rispose mestamente lei.
-Che hai?-
-Cosa potrei avere secondo te?!-
-E che ne so io?! Ti conosco da appena un’ora!!-
-Ma è PALESEMENTE ovvio cosa posso avere!!-
-Ahhh!! Ora io sono arrivato e tu no…-
-Eh, hai afferrato il concetto finalmente!-
-Beh, chiediamo a Harry se puoi rimanere-
-E se dice no? Già non sai se prenderà TE, figuriamoci una perfetta sconosciuta!-
-Non ti preoccupare…- disse lui prendendole la mano.
 
Suonarono il campanello.
Silenzio.
Risuonarono.
Silenzio.
Suonarono altre diciotto volte.
Silenzio.
 
-Ma c’è qualcuno in questa cazzo di casa?!-  urlo Hellen spazientita
-Ehi stai calma, che caratterino… Sarà uscito!-
-E ora che si fa? Buttiamo giù la porta?-
-No, è da maleducati!-
 
La ragazza lo guardò alzando un sopracciglio e squadrandolo da capo a piedi.
 
-Mi prendi in giro?!-
-No, perché?!-
 
Lei lo guardò ancora, poi guardò la porta, poi ancora lui, prima di fiondarsi sulla porta, spalancandola.
 
Lui la fissò sbalordito:
 
- M-ma  c-come hai fa…-
-Talento naturale- tagliò corto lei.
 
Richiusero l’uscio, prima di spaparanzarsi sul divano a godersi un po’ di sana TV.
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
-Hei riccio, hai sentito?!-
- Mi spieghi come CAZZO faccio a sentire se mi stai praticamente privando di un orecchio?!-
- Ma avrai l’altro, o no?!-
- Sì, ma mi fischia!-
-Come ti fischia?!-
-SE MAGARI MI LASCI !!-
 
Il moro lasciò l’orecchio dell’altro, scocciato, per poi richiedere:
 
-Allora?! Hai sentito questo rumore?!-
-Quale?-
- Non so… tipo lama infilata  nello stinco di qualcuno…-
-Ah che bello!-
-Ma che ca…-
 
Le loro stupide discussioni furono interrotte da un grido, quasi disumano, che proveniva dalla fine del vicolo.
Sbiancarono entrambi, prima di mettersi a correre urlando nelle mente una sola cosa:
 
- CAZZO, NIALL!!!!-
 
Raggiunsero la fine del vicolo, spalancarono la tenda e i loro occhi avrebbero preferito essere ciechi piuttosto di vedere quel che vedono*:
Niall a terra in mezzo ad una pozza di sangue, pallido, che si tiene il fianco e guarda con occhi spalancati un ragazzo in mezzo ad un gruppo di gente mentre mormora:
 
-Louis, Louis, Louis, Louis…-
 
Si precipitarono verso di lui, mentre intorno a loro ridevano:
 
-Ehi, Ehi, !! Come stai?! Che è successo?! Perché sei coperto di sangue?! Chi è stato ?!-
 
Vedendo però che il biondo non accennava a rispondere, seguirono il suo sguardo, che li portò ad un tipo in canotta nera che sarebbe dovuto essere un diciannovenne.
 
Zayn balzò in piedi:
 
- Ehi tu, angioletto! Che gli hai fatto ?!-
 
L’altro rise. Zayn non ci vide più.
 Stava per andare a dargliele sul serio, quando Niall lo bloccò con un piede, mentre farfugliava incosciente:
 
-No…non andare. Coltello, bacio… Sangue. Louis, Louis, Louis….-
- Coltello ?!?-
 
Zayn si girò di scatto.
 
Il ragazzo di prima ora era in piedi davanti a lui, a braccia conserte, con un coltellino stretto nella mano sinistra.
 
-Hahahhahahah, guarda, sono venuti gli amichetti a medicarlo! Bravi, fate le piccole infermiere, stategli vicino, povero…-
 
-Che gli hai fatto ?!?-
 
L’altro sorrise, aggiustandosi i capelli:
 
-Io? Io nulla… Sarà meglio che lo curiate però-
-Dici?! -  rispose sarcasticamente il riccio
 
Intanto Niall continuava a farfugliare:
-Louis… Louis… Scusa Louis…-
 
Gli amici lo guardarono senza capire.
Poi lo sollevarono, gli tolsero la canotta e la usarono per fasciargli la ferita, trovarono la sua borsa con dentro la sua camicia.
 
Harry si accorse che il ragazzo guardava Niall a petto nudo come un cane guarda una bistecca.
 
-Non ci pensare nemmeno- disse serio
-Cosa?-  rispose l’altro, sorridendo angelicamente
-Non provare ad avvicinarti di nuovo a Niall-  riprese il riccio, che si era alzato e aveva puntato senza paura un dito contro il ragazzo
-Ah, quindi si chiama Niall quella manifestazione della grandezza divina…-  disse guardando il biondo.
Harry s’irrigidì.
-Tutta questa vena poetica?-
 L’ altro si scosse, poi, come se si fosse accorto solo in quel momento del riccio che aveva un dito posato sul suo petto, riprese, sorridendo malizioso e togliendogli via la mano con una scrollata:
-Ehi, guarda che anche tu non sei male…-
Harry riprese, seccato:
-Ma sei gay per caso?!-
 
Il ragazzo lo fissò alzando un piglio:
-Che, non si vede? Hai bisogno di dimostrazioni?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
AngolinoDoveBlateroInutilmente
Bene girls, ci ho messo un bel po’ ma alla fine ce l’ho fatta, YEP!!
Diciamo che questo è un miscuglio di schifezza e violenza…
In pratica una schifezza al cubo… -.-‘
MA
Vi piace il nuovo titolo?
DitemiDiSìPleaseeee
EEEEEE in questo capitolo si parla quasi solo di ‘sti due tipi che io ho chiamato (apposta) “il ragazzo, l’angelo…” o cose così, senza dire il nome vero.
Uno è quello stronzo che ha accoltellato Nialler *pernacchia* e l’altro è quello che è riuscito a fare amicizia con quella sclerotica di Hellen… (che poi alla fine ha il mio stesso carattere lol mi sto dando della sclerotica…)
Chi sono? Eheheheheh… uno si scoprirà nel prossimo capitolo…
ULTIMA COSA: nel capitolo precedente ho visto di aver fatto un errore IMPERDONABILE.
Ho messo un verbo essere “ho” senza “h”….. Mi inginocchio chiedendo perdono T.T
NON MI ERA MAI SUCCESSO
Va bè, penso di avervi annoiato abbastanza
Ricordo NUOVAMENTE che recensire NON provoca rotture craniche né la crescita di pelo inopportuno

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Capitolo 8
*** a testa in giù dal divano... mtv music e troie ***


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
I got the eye of the tiger, a fighter, dancing through the fire
Cause I am a champion and you’re gonna hear me ROAR
Louder, louder than a lion
Cause I am a champion and you’re gonna hear me ROOOOAR…
 
 
 Cantava Katy Perry, mentre la prima figura sgranò gli occhi:
Hellen -Harry?!-
Liam -Hellen?!-

Harry -LIAM?!-
Il ragazzo sbarrò gli occhi.
 
Liam?
Liam sul serio?
Quel Liam ?!?
Non ci poteva credere.
Sorrise teneramente, mentre sulle guance gli spuntarono due fossette e delle lacrime di gioia impertinenti cercavano di scendergli lungo il viso.
 
-Mamma, possiamo portare anche Liam?-
-No tesoro, non possiamo-
-Ma perché?-
-Perché non si può e basta-
-Mamma, ti prego, lui vuole venire!-
-Anche io voglio un diamante grande come la mia mano, ma non perché lo voglio lo posso avere-
-Cos’è un diamante mamma?-
-E’ una cosa preziosa-
-Più preziosa di Liam?-
- No, amore. Non più preziosa di Liam.-
 
 
Quei ricordi, nonostante lontani, scorrevano nitidi nella sua mente, mentre un pezzo del suo cuore, tornava al suo posto.
Lo stesso pezzo che si era rotto quando aveva solo nove anni.
 
 
- Non voglio venire!-
-Devi, io sono tua madre e io comando!-
-Non mi interessa!! Tu vuoi solo allontanarti da papà, non t’importa di me e nemmeno di Gemma!-
-Sì che mi interessa, Harry! Siete le cose migliori che mi siano capitate nella vita, come potrei non volere la vostra felicità più grande?-
-Ma mamma, se vuoi la mia felicità, porta anche Liam!-
-Ne abbiamo già parlato, non fare il bambino capriccioso!-
-Non voglio venire!-
-Harry, sbrigati.-
-No. Ho detto che senza Liam non vado da nessuna parte-
-Sembrate due fidanzatini, vero mamma? Stanno sempre insieme, si tengono pure la manina!!-
-Gemma, smettila di prendere in giro tuo fratello-
-Non siamo due fidanzatini!!- strillò Harry.
-Oh, come no, vi raccontate pure i segreti!-
-E allora? Anche tu dici i segreti alle tue amiche!-
-Bambini, basta litigare. Entrate in macchina!-
-No mamma. Io non voglio venire!-
-Sei un bambino, io sono tua madre e mi devi ubbidire!-
-No. Se non porti anche Liam io scappo!-  disse deciso sbattendo un piede per terra.
-Harry, muoviti. Entra in macchina immediatamente.-
-Io non vengo!-   si girò e iniziò a correre.
Sapeva dove andare: a casa di Liam.
Lui giocava sempre nel cortile fuori, nella sua cameretta non ci stava quasi mai.
Corse su fino in fondo alla collina, mentre la madre lo inseguiva dietro, seguita dalla figlia, che arrancava.
Eccolo, stava cercando di fare canestro con una pallina dentro una buca di terra.
-Liam! Liam!-
Il bambino si girò
–Harry! Perché sei qui?-
Liam aveva già addosso il pigiama, ed Harry non potè non notare che era quello che gli aveva regalato lui il Natale dell’anno scorso.
-Liam, nascondimi! Mamma mi vuole portare via!-
-E dove ti vuole portare?-
-Lontano da te!-
La madre di Harry sopraggiunse e afferrò il figlio per un braccio.
-Mamma! Mamma! Voglio restare qui!- iniziò a urlare.
Si aggrappò a Liam, abbracciandolo, mentre l’altro bambino, impietrito, non sapeva cosa fare:
quello che è bello o quello che è giusto?
Sarebbe stato bello avere Harry sempre con sé, ma non era la cosa giusta.
Ma quel bimbo, quel piccolo bimbo di un anno più piccolo di lui, che sentiva come se dovesse proteggerlo dal mondo, con quegli occhioni grandissimi e verdi, che lo guardavano sempre come se fosse un Dio, con quelle fossette dolcissime, che facevano sempre venire voglia di affondarci un dito dentro, con quel sorriso bellissimo, con quei riccioli ribelli sempre sulla fronte a ingombrargli la vista, quel bimbo era….
Era SUO, cavolo!
Era il SUO Harry!
Lo tenne più stretto che potè, in quell’abbraccio che sapeva del sentimento più vero del mondo:
l’amicizia.
-No! No! Lasciami qui, lasciami!!- continuava ad urlare Harry, il viso rosso, mentre un fiume di fastidiose lacrime scendeva e scendeva dai suoi enormi occhi smeraldo.
Ma la madre era più forte. E poi, si sa, le madri hanno sempre ragione.
E vincono sempre.
Anne strattonò il figlio, sciogliendolo dall’abbraccio e tirandolo verso casa loro.
Harry, ancora aggrappato a Liam, se l’era portato addosso, tirandolo da un polso, per stampargli un bacio che doveva intenzionalmente segnargli una guancia, ma, sbagliando mira, era finito sulle sue labbra.
Poi la madre di Harry lo trascinò definitivamente via e quella fu l’ultima volta che vide Liam.
 
 
 
Il riccio si portò veloce due dita sulle labbra, come per ricordarsi di quello che era successo, come per non volerlo cancellare.
E sì, era successo davvero.
E, salito piangendo in macchina, si era portato anche allora una mano sulle labbra, e aveva sorriso.
Mentre aveva baciato Liam si era sentito FELICE, strano, leggero.
Si era sentito benissimo, avrebbe voluto farlo ancora, ancora e ancora, per sempre, fino all’infinito.
E aveva anche pensato che se era così bello baciare solo per un secondo il proprio migliore amico, allora baciare la propria ragazza sarebbe stato il paradiso.
Ma durante le numerose, numerosissime relazioni che aveva avuto con tipo un migliaio di ragazze, non si era ma sentito così bene.
Nemmeno quando ci andava a letto provava la stessa cosa.
Ma dopo realizzò: Harry era totalmente, fottutamente innamorato del suo migliore amico.
 
Gli anni sono passati, e con loro anche Liam.
Ora però era là, davanti a lui, e con lui sarebbe tornata anche la cotta?
Boh, chi lo sa?
Harry sa solo che in quel momento non riusciva nemmeno a pensare tanta era la felicità.
  
Liam si era alzato, a braccia spalancate, andandogli incontro.
Harry lo fissava, ancora incredulo; poi si scosse e si buttò in quell’abbraccio.
Si strofinò sul suo collo, come faceva da piccolo, ed inspirò il suo profumo: non era cambiato.
Sempre lo stesso odore, l’odore di Liam.
E sorrise, mentre delle lacrime dispettose scesero a bagnargli le guance, incastrandosi nelle sue fossette.
Liam gli passò una mano nei capelli, scompigliandoglieli.
Eh, sì.
Quello era proprio quel bimbo riccio che l’aveva salvato dai bambini “cattivi”.
 
Sciolsero l’abbraccio dopo qualche minuto, per poi fissarsi negli occhi per ricercarne il colore, la forma, il carattere.
Quanto tempo!
Ora Harry era grande.
Aveva una nuova casa, una nuova scuola, una nuova città, nuovi compagni e un nuovo migliore amico.
Niall.
 
CHE DEFICIENTE CHE SONO.
 
Ricordandosi improvvisamente di una cosa ben più importante della sua infanzia in quel momento, si girò di scatto per aiutare Zayn, che cercava disperatamente di sorreggere un Niall semi-cosciente, la cui unica parola che gli usciva dalla bocca era:
 
-Louis-
 
Lo trascinarono sul tavolo, stendendolo e rimanendo lì a fissarlo:
cosa fare?
 
-Io sto seguendo un corso di soccorso-  esordì Liam una volta in cucina
-Potevi dirlo prima invece di sbaciucchiarti Harry?!? Muoviti, fa’ qualcosa!!-  sbottò Zayn spazientito e, più che altro, ansioso.
-Avete un kit di soccorso?-
-Sì, aspettate.-  il riccio si fiondò su per le scale, per scenderne nemmeno venti secondi dopo reggendo una valigetta di plastica trasparente.
 
Liam si mise all’opera.
Ci sapeva fare: faceva tutto così precisamente da sembrare quasi una macchina.
Harry e Zayn lo fissavano curiosi.
-Se mi fissate non mi concentro-
-E cosa dovremmo fare, guardare quanto siamo belli?-  rispose seccato il moro
-Ad esempio-
-Altrimenti?-   riprese 
-Altrimenti ve ne andate nell’altra stanza a fare compagnia a quell’asociale di Hellen-
-Uhm,a me va bene-  disse il riccio, trascinando l’altro verso il salotto, dove la ragazza se ne stava spaparanzata a guardarsi MTV music.
 
 
 
 
                                                 
 
 Uhhhhhh, uh-uhhhhh,
You and me babe making love like gorillas
Uhhhh uhhhhhhh
Yeeah
 
 
La testa penzolante giù dal divano, le gambe perpendicolari ad esso, l’espressione seccata, i piedi che toccavano con le scarpe il muro bianco del soggiorno e in mano l’amato telecomando, mentre cantava l’ultima uscita di Bruno Mars.
Beh, aveva preso confidenza con quel divano.
 
-Si può sapere perché sei sempre così scazzata?-
 
Hellen non rispose.
Forse non sentì, forse non volle rispondere.
 
-Guardi che parlo con lei, gentile signorina posata elegantemente sul divano di casa MIA e con le scarpe che stanno sporcando il MIO muro-
 
Lei si guardò attorno seccata, la testa ancora all’ingiù:
 
-Ma parli con me?-
 
-No con me. Tesssoro,come si Simpy e Trasgry oggi !-  cinguettò Zayn, sculettando e facendo smorfie, con la mano penzoloni.
 
-Assomigli più a quel deficiente che a me-  fu la raffinatissima risposta della ragazza, la quale indicò Harry con un cenno del piede.
 
-Beh, non ha tutti i torti-  lo prese in giro il moro
-Non ci provare, Malik-
-Ma dai guardala… assomigliavo serio più a te che a lei! Cammini più da donna tu!-
 
-Ma lui HA le gambe da donna-  s’intromise Hellen, sempre con fare disinteressato
 
-T’abbiamo interpellata?-
 
La ragazza puntò un dito contro il moro, prima di sputare:
-Non so che opinione tu abbia di me e, sinceramente, non m’interessa. Ma se pensi che io valga meno di te e di quest’altro deficiente ti sbagli di grosso, Comecazzotichiami-
 
Lui le dedicò uno sguardo a dir poco indecifrabile, prima di girare i tacchi per tornare in cucina a vedere come andava Niall:
 
-Io non ci starei molto con questa psicopatica…-  bisbigliò, allontanandosi.
 
Harry lo guardò andare via, poi si passò una mano tra i capelli, si allisciò la polo e:
 
-Bene, vedo ch..-
-Io ti odio-   tagliò corto lei, continuando a guardare la tele.
 
Lui rimase immobile per un po’: non sapeva proprio come prenderla.
Doveva essere gentile?
Doveva fare come faceva lei?
Doveva mostrarsi simpatico?
Doveva fare come faceva con tutte le altre?
O doveva semplicemente essere sé stesso?
 
Mah, chi lo sa?!
 
-Che troia questa!-  esclamò lei di punto in bianco.
 
-Chi?- il ragazzo si scosse, un po’ spaesato
 
-E io guarda…-
-Tu?- non ci capiva più niente
-Ma ti pare?! Ti sembro una troia?-
 
Harry soppesò la ragazza, da capo a piedi:
i capelli cortissimi alla P!nk ma col ciuffo di lato invece che per aria,un rasta che usciva dai capelli rasati in basso dietro, il piercing, la maglia del Manchester gigante, le Nike enormi, i pantaloni arrotolati sopra le caviglie e, più di tutto, i suoi modi da scaricatore di porto non la facevano esattamente una “troietta”.
 
-No, non sembri una troia-
-Non avevo bisogno di una risposta riccio! Io dicevo questa!-  indicò spazientita con l’indice la ragazza nel video della canzone di Bruno Mars.
 
-Ma è ovvio che sembra una troia, quella E’ una troia! È il suo lavoro, non vedi?- disse lui, guardando i due nel video intenti a fare cose non proprio caste in una macchina misteriosa.
 
Hellen battè ripetutamente la mano sul divano, invitandolo a sedersi vicino a lei.
 
Harry la fissò sgranando gli occhi.
Assurda.
 
“Prima mi rivolgi sguardi assassini e mi dici che mi odi e poi vuoi che mi sieda vicino a te?!”  pensò.
 
Ma, OVVIAMENTE, si sedette vicino a lei.
 
 
Le ore passarono in fretta e Niall venne medicato dalle magiche cure di Liam.
 
-Ma scusa, quel biondino non poteva andare all’ospedale?- Hellen guardò il “malato” dubbiosa, pensando di averlo già visto da qualche parte.
 
-No ha dei…ehm, ecco, problemini con quelle persone- intervenne Zayn
 
-Che tipo di problemini?-  la ragazza iniziava ad interessarsi, forse perché magari così le sarebbe tornato in mente dove lo aveva già visto.
 
-Ha la fobia dei medici. Davvero. Appena ne vede uno sviene, giuro. In realtà Nialler ha un sacco di paure… è aracnofobico, ha paura dei piccioni, dei pipistrelli…-
 
-Per non dire degli attacchi…- Harry sembrava dispiaciuto.
 
-Quali attacchi?- ok, ora era SERIAMENTE interessata.
 
-Già. Quando c’è la luna piena deve, e ripeto, DEVE sempre dormire con qualcuno, deve sentire qualcuno vicino, e lo stringe tipo quasi fino al soffocamento, altrimenti gli vengono degli attacchi di panico spaventosi. Se poi c’è vento, si triplica il tutto. Inizia a piangere, ad urlare, non respira…-
 
La ragazza guardò Harry, come per cercare qualche conferma nei suoi occhi.
 
-Beh, sì, quando c’è la luna piena vuole dormire con me. La prima volta che ho assistito ad uno dei suoi attacchi non avevo idea di come aiutarlo, ero come paralizzato dalla paura. Non sapevo che avesse questa cosa e non ero in grado di fare nulla, mi sentivo inutile. ERO, inutile. Per fortuna è stato solo un piccolo attacco, e ne è uscito miracolosamente da solo. Ora però so cosa bisogna fare e questi episodi capitano raramente. Ma bisogna informare tutti di questo suo disturbo quando va fuori a dormire, anche se non succede quasi mai.-
 
-Ma perché ha questi attacchi? Gli è successo qualcosa di brutto quando c’era la luna piena o cose del genere? Nel senso, avete capito che intendo no?-
 
-No, cioè sì ho capito, ma no, non lo sappiamo. Non lo vuole dire.- Harry lo fissò tristemente, mentre lui continuava imperterrito nel suo monologo, formato da una sola parola, sempre quella.
 
-Louis, Louis-
 
La stava ripetendo ossessivamente da più di cinque ore ormai.
 
-Beh, ragazzi, io me ne vado- annunciò dopo mezz’ora Zayn.
-Prenditi Liam-  se ne venne cinque secondi dopo Harry.
 
-Cosa? Perché?-
-Perché io devo ospitare anche la signorina qui dietro- disse indicando la ragazza dietro di lui, stravaccata sul divano (di nuovo) che giocava col cellulare.
 
-Se ti sto così tanto sul culo vado io col moretto qui- s’infilò lei, disinteressata.
-Mi chiamo Zayn, tanto piacere-  disse, allungandole una mano ironico.
-Non c’è bisogno che fai l’offeso, avete tutti nomi uguali- si giustificò lei.
-Ma che cazzo dici?! Eh già, Niall, Zayn, Liam, Harry… Proprio tutti uguali-
-Siete uguali anche di testa. Tutti stupidi ed ignoranti. No, forse Liam si salva, magari anche quello biondo ma non lo conosco-
 
Zayn si girò, rivolgendosi ad Harry:
 
-No Styles, io questa non me la porto dietro. Piuttosto mi mangio quel cactus- disse, facendo cenno con la mano ad un’enorme cactus ricoperto di spine, posto in un elegante vaso rosso.
-Infatti io t’ho detto di prenderti LIAM, non HELLEN-
 
Liam arrivò in salotto, si sistemò le scarpe ed uscì con Zayn.
 
Dopo circa venti minuti suonò il campanello.
 
-Hellen, puoi aprire tu?-  chiese il riccio dalla cucina
Nessuna risposta
-Heeeeellen! Per favore!-
Niente
-Aho! Ma ci senti?!- urlò, entrando in soggiorno.
 
“Evidentemente no” pensò, trovandola addormentata sul divano.
 
Girò la chiave nella toppa, mentre la mucca gigante di peluche dondolava appesa al sottile filo che la teneva attaccata all’oggetto metallico.
 
-Dov’è Niall?- esordì il nuovo arrivato, senza degnare Harry di uno sguardo.
-Buonasera anche a te, Tomlinson-
-Ciao riccio!- Ed lo salutò allegramente
-Beh, un nome ce l’ho pure io ma meglio di niente…Ciao Sheeran-
 
-Dov’è Niall?- richiese
-Prima dimmi perché dovrei fartelo vedere, visto che vorresti vederlo solo per sfotterlo- fu la gentilissima risposta del più piccolo
 
-Perché io LO VOGLIO vedere- Louis gli si avvicinò pericolosamente, per nulla spaventato dal fatto che fosse almeno dieci centimetri più basso dell’altro.
 
-Non ci ho messo molto a far rimanere il biondino al suo posto. Non ce ne metterò molto nemmeno con te-
 
Harry gli posò due mani sul petto e lo spinse via, un po’ intimorito da quella vicinanza.
 
-Ma perché lo tratti così, come se fosse uno straccio? Lui non si merita questo, è la persona migliore del mondo!-  “dopo Liam” si ritrovò a pensare subito dopo.
 
Si scosse, prima di ricominciare a parlare:
 
-E ora, cosa gli dirai? Gli rinfaccerai quello che è successo?! Andrai da lui per farlo sentire male, eh?-
 
Gli occhi del più grande si ridussero a due fessure di ghiaccio, il labbro increspato dalla rabbia e le guance rosse:
 
-Lui, quel,quel…quell’essere si merita tutto quello che gli faccio e anche più. Mi fa schifo, SCHI-FO, mi viene da vomitare solo a pensare a lui, e sì, gli rinfaccio tutto, lo voglio vedere soffrire, gemere, lamentarsi, dimenarsi come un verme ai miei piedi ad implorare pietà!!-  gli occhi gli si riempirono di lacrime, ma lui le ricacciò con forza indietro.
 
Non doveva piangere ora.
 
Harry era rimasto pietrificato da tutta quella rabbia, da quell’espressione, da quelle parole.
Vederlo dimenarsi come un verme?
Ma da dove gli venivano ‘ste cose? Ma come si permetteva?!
 
-Non hai il diritto di vederlo! Sai solo sputare cattiverie!- gli ringhiò contro
 
L’altro gli si avvicinò di nuovo, stavolta molto di più, lo afferrò per il colletto della polo e lo sbattè al muro.
I loro visi distavano circa due centimetri:
 
-Tu non ha la MINIMA idea di cosa ho dovuto passare per colpa di quel frocio del tuo amico!-
 
Se Ed non avesse assistito a tutta la scena giurerebbe che si stessero baciando.
Davvero.
Il riccio era spiaccicato tra il muro e il corpo dell’altro, e Louis aveva un braccio contro il muro e l’altro ancora sul suo colletto.
 
Poi Louis si allontanò, e cercò di trovare Niall in giro per la casa.
Lo trovò.
In cucina.
 
Ma non era come lui aveva pensato di trovarlo, cioè con qualche livido in giro e, possibilmente, labbra o naso spaccato, anche un occhio nero e magari senza qualche dente.
 
No.
 
Era riuscito ad alzarsi e ora stava seduto sul tavolo, le gambe incrociate, la schiena contro la parete che cercava di far stare il più dritta possibile per sentir meno male alla ferita e le mani sul fianco dolorante.
Aveva il busto scoperto e tutto fasciato, il viso pallido, l’espressione smarrita, gli occhi vacui, persi nel vuoto, mentre ripeteva una sola cosa:
 
il suo nome.
 
Louis: sempre, ossessivamente, in continuazione.
Lentamente, a bassa voce, ma sempre.
 
Louis si avvicinò piano, un po’ scosso: non aveva ancora ben capito quel che era successo.
 
-Niall..- sussurrò
 
Il biondo non lo sentì.
Non lo vedeva nemmeno, a dir la verità.
 
-Niall…- riprovò, ottenendo la stessa reazione di prima, cioè nulla.
 
Gli schioccò due dita davanti agli occhi, ma quello sembrava non essere cosciente di quello che stava succedendo fuori dal mondo dei suoi pensieri.
 
Allora il più grande, preoccupato, gli prese delicatamente le mani fredde e gliele tolse dal fianco.
Scostò la fitta rete di garze disinfettanti che Liam gli aveva accuratamente sistemato attorno per vedere cos’aveva fatto.
 
Alla vista della profondissima ferita ancora sanguinate, Louis sgranò gli occhi, e un’ondata di sensazioni lo travolse.
 
Si sentiva una merda.
 
Era stato uno stupido egoista, aveva pensato solo a se stesso, a vendicarsi del suo passato, a cercare di fargliela pagare per quello che aveva fatto e che sì, gli aveva rovinato tutto nella vecchia vita, ma sicuramente non valeva questo.
 
Si sentiva male, gli veniva da vomitare, gli girava la testa e aveva un nodo allo stomaco e uno alla gola. Non riusciva a parlare e nemmeno a respirare:
come aveva fatto a fregarsene così?
 
Così, in un impeto di disperazione, mischiata a paura, dolore e preoccupazione, Louis afferrò la testa di Niall con due mani, e fece toccare le loro fronti, perdendosi nel blu di quegli occhi che però non lo vedevano, perché ancora persi nel vuoto.
 
-Niall! Niall! Niall cazzo mi senti?! Sono qui, voglio chiederti scusa, sono un idiota!! Niall!-
urlò, in preda alla rabbia, contro il suo viso, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime, la voce risultava rotta e il viso rosso.
 
-Louis…- mormorò l’altro, piano.
 
Louis non ci vide più: lo strinse ancora di più e fece scontrare la sua bocca con quella del biondo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
AngoloCheTutteVoiRiteneteEssereInutile
Zauuuuuuuuuu *manda bacini alla cazzo*
*le arriva in testa una melanzana* ehm… già sì mi scuso immensamente per, ecco il ritardo *le si spiaccica un pomodoro sulla faccia* MIIIIIIIINKIA la finite di tirarmi sta roba?!? *sclero time*
Alours, dicevamo. Mi scuso per il ritardo ma ultimamente ci hanno riempito di verifiche ed interrogazioni (che poi, davvero, non riesco proprio a capire chi diamine faccia verifiche gli ultimi di NOVEMBRE ma boh…-.-).
But I’m back girls!
Sono tornata! Yuppiye (?) boh… andate a capirmi…
Inutile dire che per questo capitolo non avevo idee ed è palesemente ovvio che sia un capitolo di passaggio, dati gli innumerevoli dialoghi inutili e stupidi.
Diciamo che il finale non era previsto, mi è venuta la scintilla alla fine LOL.
Ma mentre mi scervellavo per trovare qualche idea x qst capitolo me ne sono venute altre tre bellissime, giuro.
OVVIAMENTE non ve le dico, eh eh eh…
E, davvero, sono gasatissime x qst idee, perché sono BOOM, sul serio.
Spero di metterne una nel prossimo capitolo, solo che x farle venire bene bisognerebbe aspettare un po’… boh poi magari vedo ;D
Bene, io ringrazio quegli angeli che mi hanno recensito la scorsa volta e anche quelle che mi hanno recensito la storia, davvero, sono commossa T.T
Vi amo tutte, dalla prima all’ultima *baciiiiiini*
MuccaJamaicana17
 
 

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Capitolo 9
*** the caldi, sveglie e tanto amore ***


 
 
-Louis…- mormorò l’altro, piano.
 
Louis non ci vide più: lo strinse ancora di più e fece scontrare la sua bocca con quella del biondo.
 
Provò a risvegliarlo, lo scosse, lo strattonò, ancora con le labbra ancorate su quelle dell’altro, col viso rosso in netto contrasto con quello pallidissimo dell’irlandese, sentendosi un bastardo.
 
Sì, stavolta lo schifo era lui, non Niall.
 
E cercando in quel bacio una qualche reazione dell’altro, gli strinse ancora di più le mani attorno al viso, lo avvicinò ancora, lo premette ancora di più a sé.
 
Provava a nascondersi in quel bacio, a nascondere il fatto che la colpa di tutto ciò era sua, SOLO sua, di nessun altro.
 
E quel bacio sarebbe stato tutto: il suo nascondiglio, la sua ancora di salvezza, il suo modo per risvegliarlo, una maniera per fare qualcosa, per fargli sentire che era lì, con lui.
 
Stavolta era lì.
 
-Niall, Niall!! Niall per favore!! Cazzo Niall rispondimi!!-  urlava contro la sua bocca, disperato, reprimendo le lacrime con forza, ma ormai al margine degli occhi, pronte a scendere copiose sulle sue guance rosse per la rabbia.
 
Si staccò dalle labbra morbide ma violacee del biondo e posò la fronte contro la sua, premendola forte, senza delicatezza, disperato, mentre le mani scivolavano via dal viso per allacciarsi dietro al collo bianco.
 
-Niall, Niall!!- urlò ancora.
 
Non ottenne risposta, l’irlandese era come ipnotizzato. Guardava vacuo gli occhi di Louis, ripeteva piano il suo nome.
 
Louis urlava ancora, cercando di farsi sentire, di svegliare Niall dai suoi pensieri invasivi e prepotenti, che erano la causa del suo misero stato, cercando di rompere la cupola di vetro nella quale si era chiuso.
 
Pensò di non farcela, Lou.
Pensò di non essere abbastanza, Lou.
Pensò che Niall non lo avrebbe perdonato, Lou.
 
Abbassò il tono, sempre di più, fino a farlo diventare un sussurro. Le lacrime, fino a prima represse duramente si fecero più forti e scesero lungo il suo viso.
 
-Niall, non volevo…-
 
Non urlava più, ora. Sussurrava, teneva gli occhi bassi, e piangeva.
 
Piangeva, perché era stato un cretino, ma non si scusava.
 
Louis non chiede mai scusa.
 
Alzò lentamente lo sguardo, quasi timidamente (quasi), e, con le guance rigate, gli occhi bagnati, la voce rotta e quello che vide lo lasciò impietrito.
 
Gli occhi di Niall lo fissavano, increduli, e si spostavano veloci, attraversando tutta la sua figura.
 
Sulle labbra del castano si fece largo un piccolo sorriso.
Louis lo guardava, negli occhi, per rendersi conto che si era svegliato davvero. E, come era già successo, si perse in quel blu.
In quel blu profondissimo, enorme.
Il blu più bello del mondo.
 
Il biondo lo fissava ancora, un po’ spaesato. Osservò tutto il viso dell’altro, scendendo sul suo collo,sulle spalle, fece correre lo sguardo sulle braccia dell’inglese, che, ancora allacciate dietro il suo collo niveo, gli provocarono un leggero imbarazzo.
 
Louis se ne accorse e le staccò subito, allontanandosi, ma Niall le riprese velocemente tra le mani e lo tirò forte, facendoselo cadere addosso.
Si trovarono nuovamente a due millimetri di distanza e stavolta fu il biondo a farsi coraggio, e a baciarlo.
Piano, come se a baciarlo forte potesse rompersi.
 
Louis sbarrò gli occhi.
 
Colto da troppe sensazioni diverse, da troppi ricordi, da troppe emozioni.
Non lo voleva.
O sì?
 
Si staccò e lo spinse lontano, fissandolo ancora. Fece tutta la cucina camminando all’indietro, guardandolo ancora. Poi però corse via.
 
 
Harry stava disperatamente cercando di levarsi di dosso Ed.
La scena che si sarebbe presentata di fronte ad un qualsiasi spettatore esterno non era delle migliori.
Harry era sdraiato a pancia in su per terra, che si agitava convulsamente, mentre Ed era sopra di lui di traverso, a pancia in giù, stile Wrestling.
A vederla da un’angolazione sembrava, senza usare giri di parole, che si stessero beatamente scopando. A vederla da un’altra Ed sembrava il nuovo Mike Tyson.
 
Era chiaro il tentativo di Ed di non far raggiungere al riccio la cucina, dove poco prima c’era Louis, per evitare lo scoppio della terza guerra mondiale.
 
All’entrata in scena nel salotto di un Louis emotivamente scosso, Ed si alzò per chiedere cos’avesse fatto, ma Harry fu più veloce. Corse incontro al castano, lo prese per la maglietta e lo spinse contro il muro, di nuovo.
 
-Dimmi cosa gli hai fatto, brutto figlio di puttana!-  gli ringhiò contro.
 
L’altro lo guardò con aria di superiorità e con grande maestria gli tirò una ginocchiata nello stomaco.
Il riccio si piegò in due, scansandosi. Louis gli passò avanti e, preso per un braccio Ed, uscì.
 
Dopo minuti che parvero ore, Harry si alzò piano da terra, ancora dolorante. Andò verso la cucina con l’intenzione di vedere le condizioni di Niall e accertarsi che Louis non gli avesse fatto nulla, credendolo ancora sul tavolo ipnotizzato. A stroncare la sua ipotesi un Niall addormentato su una sedia bianca della cucina.
 
Gli fece tenerezza.
 
Povero Niall, così dolce, così insicuro, così piccolo…
 
Un sorriso protettivo comparve sulle labbra di Harry. Era il suo cucciolo. Era il suo piccolo cucciolo simpatico, iperattivo, ciccione e coccolone.
Con Niall si sentiva un po’ come Liam con lui.
Sì, si sentiva il Liam della situazione, con Niall.
 
Lo prese in braccio e lo portò in camera sua, posandolo sul letto, poi andò in soggiorno a prendere Hellen.
 
La ragazza era sdraiata malamente sul divano: il busto occupava metà divano, le gambe erano lasciate penzoloni oltre il bracciolo, mentre l’altra metà era vuota.
Stringeva in mano il tanto amato telecomando e borbottava nel sonno.
 
A Harry venne da ridere: era così strana!
Era anche irrimediabilmente buffa.
 
Messa a confronto con le belle ragazze della sua età, era davvero diversa.
Niente corpicino esile e magrolino, niente luuuuunghi capelli morbidissimi dagli invidiabili boccoli biondi, niente modi eleganti e da principessa, niente leggins, niente camicette e magliettine scollate, niente smalto o rossetto.
 
Niente di tutto quello che attira i ragazzi.
Non aveva l’aria di ragazzina da salvare, da bambina insicura, ma nemmeno da troietta di turno. Insomma non era mai stata ufficialmente fidanzata.
 
Era bella, sì, ma non era il tipo che piaceva.
 
Harry si sedette sulla moquette, vicino al divano blu in finto camoscio stile urban che ai suoi piaceva tanto, dove stava dormendo Hellen, e ci incrociò le braccia, adagiandoci sopra la testa.
 
La guardò.
 
La guardò ancora, e ancora e ancora.
 
Possibile che non si stancasse? La stava fissando da mezz’ora, lei era sempre nella stessa posizione, ma lui non si voleva muovere, come se fosse un cagnolino che dopo aver vagato randagio per tanti anni finalmente trova una famiglia, e non se ne vuole andare.
 
Solo che lui non era un cane.
E in quella casa stava benissimo. E aveva degli amici fantastici. E aveva una sorella amabilissima. E aveva una bella media a scuola.
 
E…e basta, non aveva problemi e basta.
 
Si alzò dopo un’ora e mezza per spegnere la luce bianca che usciva dai faretti sul soffitto: casa sua era molto moderna, a sua madre piaceva lo stile essenziale, quello che gioca sui contrasti di colore e di forme.
 
Tornò a tentoni al divano, si sedette per terra e si rimise nella stessa posizione di prima.
Un fascio di luce gentile attraversava i grandi vetri della porta-finestra, andando a battere proprio sul viso della ragazza. La luna voleva che lui la guardasse tutta la notte. Lo avrebbe fatto.
 
Improvvisamente lei iniziò ad agitarsi nel sonno e a borbottare cose incomprensibili. Harry cercò di rassicurarla, ma lei dormiva. Le accarezzò piano la fronte, sussurrandole frasi dolci, anche se perfettamente al corrente del fatto che lei non lo sentisse. Magari proprio per questo le parlava così.
 
Le prese una mano, e, inaspettatamente, lei la strinse fortissimo, se la avvicinò al petto e si rilassò.
Dopo qualche minuto Harry provò a staccarsi, pensando alla reazione che avrebbe avuto lei l’indomani nel vedere le loro mani intrecciate, ma Hellen lo stringeva troppo, non riusciva a slacciarsi.
 
“poco male” pensò, mentre lei lo stringeva ancora di più, “domani avrò la scusa”
 
E si addormentò così, con la mano in quella della ragazza, seduto per terra, con la testa sul divano.
 
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
-Ma che diamine stai facendo?!-
-Perché, che sto facendo?!-
-Ma… Guardati!-  esclamò Liam fissando Zayn a occhi sbarrati, mentre quello era in piedi davanti ai fornelli, intento a prepararsi un the caldo.
 
-Che ho che non va??-  rispose il moro, guardandosi imbarazzato, aggiustandosi i capelli e controllando di aver fatto la barba.
 
- Ma-ma… va-vatti a  vedere a..allo specchio!- balbettò l’altro, tirandolo per un braccio in corridoio, dove c’era un grande specchio.
 
-E allora?! Cosa c’è di strano?!-  Zayn si girò parecchie volte allo specchio controllandosi bene.
 
-Ma…ma… fai il confronto tra me e te. - fece Liam, incrociando le braccia al petto.
 
-Uhm… allora: tu sei più alto di me…-
-Questo è un dettaglio fisico, non c’entra-
-tu hai i capelli più chiari?-
-Pure questo è un dettaglio fisico… non c’entra!-
-Allora… non mi sono fatto bene la barba?-
-No, non è quello-  scosse la testa
-Ho troppi tatuaggi?-
 
Liam, inclinò la testa di lato e fissò il busto di Zayn, interessato.
 
-Sì ne hai troppi, e quello lì fa davvero schifo… ma non è questo il punto-
-Ho gli orecchini?-
 
Il castano si girò di scatto a guardare l’altro, sorpeso.
 
-Hai gli orecchini?!-
-Mmh… beh sì-
-Ah… fico. Ma non è quello che ti voglio far notare-
 
Zayn si guardò dubbioso, ma non trovò nulla che non fosse solito.
 
-La pianti di giocare agli indovinelli?! Cosa c’è?-
 
Liam si tirò uno schiaffo. Possibile che non vedeva?!
 
-Allora, Zayn, osserva attentamente. Cos’è questa?- disse, indicando con un dito la sua maglietta blu a maniche corte.
-Una maglietta?- rispose incerto il moro
-Giusto. Tu ce l’hai?-
-No, ma non vedo cos…-  Liam lo zittì tappandogli la bocca con una mano.
-Shut up. Questi cosa sono?- chiese, indicando il propri jeans Levi’s chiari.
-Dei pantaloni?-
-Eeesatto. Tu li hai?-
-Beh, no, ma scus…- Liam gli tappò nuovamente la bocca.
-Zitto. E infine, per l’amor del cielo, cosa sono queste?-  gli indicò la striscia elastica nera con su scritto “C.K.”
-Dei boxer?-
-Più genericamente mutande. Tu le hai addosso?-
-Mh… beh, no. Perché?-
 
Liam quasi svenne.
Come “perchè”?! Diamine, stava girando per casa NUDO! E con nudo, s’intende proprio come mamma l’ha fatto…
 
-Ma cosa “perchè”? Ma giri in casa in queste condizioni?!-
-Perché, tu non lo fai?-
-Santa patata, no!-
-Santa patata?!- Zayn lo guardò stranito.
 
Il viso di Liam divenne dello stesso colore di un’aragosta. Era palesemente imbarazzato.
-Hmm… beh, lo diceva sempre mia nonna…- cercò di giustificarsi, mentre il moro rideva come un cretino.
- Ma questo non c’entra!- riprese, offeso.
-Ok, ok-  rispose Zayn, continuando a ridere.
-Bene. Ora vai a vestirti.- gli ordinò Liam. 
 
Zayn lo guardò di traverso.
-Hahahahaha, questa è casa mia. Faccio come dico io.-
 
Circondò le spalle del castano con un braccio e batté una mano sul suo petto.
-Bene, se vuoi che te lo dica, questi fantastici pettorali sono sprecati sotto questa maglietta. Levala no?-
 
Detto ciò gli sfilò la maglia. Aveva davvero dei bellissimi muscoli.
-Ecco. Non va meglio?- gli sorrise sornione, mostrando i denti bianchissimi.
-Hmm, beh, ecco… No, cioè sì, ma…- stava balbettando? No. Impossibile.
-Allora?!-
-Cioè… volevo dire ch-che, sì, m-ma no perch…- okay stava decisamente balbettando come un emerito rincoglionito.
Possibile che fosse…Imbarazzato?
Aveva degli addominali e dei pettorali da fare invidia al mondo e si vergognava?
-Allora, lo vuoi un the caldo?- gli venne in aiuto il moro.
-Sì, voglio un the caldo- sospirò.
 
Bevvero il the, poi andarono in salotto a guardare la TV. Si fermarono a vedere un film di fantascienza piuttosto lungo, e, senza volerlo, si addormentarono.
 
 
 
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
I risvegli furono abbastanza strani.
 
 
 
Quando Harry aprì gli occhi, si ricordò di aver dormito sul pavimento. A confermarlo arrivò un mal di schiena come pochi.
Ma quando alzò lo sguardo e vide il viso di Hellen dormire sereno, il male passò di colpo.
Si ricordò di averla osservata senza stancarsi per tre o quattro ore, poi però si era addormentato.
Si ricordò di averla tranquillizzata quando era stata presa da un attacco di agitazione nel cuore della notte.
Vide le loro mani unite e, cavolo, non avrebbe mai volto staccarsi.
 
L’orologio segnava le sette e dieci e, per arrivare in tempo a scuola dovevano uscire di casa alle sette e mezza, ma lui non aveva intenzione di alzarsi, né tantomeno di svegliarla.
Da zitta era più bella.
Harry rise tra sé a quel pensiero. Era proprio buffa.
 
In quel momento la sveglia caricata nella TV (l’avevano messa per quando si addormentavano lì la sera) suonò.
Niall aveva scelto come suoneria il classico “DRIIIN” fracassa timpani, altrimenti non si svegliava.
Hellen fece una smorfia ma non si svegliò.
Pazzesco, quella sveglia la sentivano anche i vicini!
Un nuovo trillo.
Lei dormiva ancora.
Al quinto trillo dal divano partì una scarpa che andò a sbattere contro la libreria bianco ottico.
-Spegnete ‘sta merda!- disse,  ficcando la testa sotto il cuscino.
 
Nel girarsi però si accorse di avere la mano intrappolata. Si voltò e vide la sua mano intrecciata a quella di Harry.
Alzò lo sguardo ancora appannato e quando realizzò chi aveva davanti staccò bruscamente la mano e si alzò di scatto.
 
-Ma che cazzo fai, mi guardi mentre dormo?! Ma sei un maniaco?-
-N..no, sei bella- rispose semplicemente
-Hahahahaha, io bella! Ma va a pigliare per il culo qualcun altro.- disse, arrossendo leggermente. Harry se ne accorse.
-Ti piaccio eh?-  le si avvicinò malizioso
 
 Un -Chiaro come il sole!- arrivò da Niall, che si era svegliato e stava andando in cucina.
 
-Niall !!- Harry spalancò gli occhi, radioso. Sprizzava allegria da tutti i pori.
-Ti sei svegliato! Come va?-
-Mi fa male il fianco, quello sì, ma mi fa più male un’altra cosa- rispose il biondo, incupendosi improvvisamente.
-Cosa c’è che non va? Sai che sono qui apposta, se vuoi parlarne…-
-Te lo dico strada facendo- disse, alludendo al tragitto casa-scuola.
-ok!- disse il riccio e, lasciato l’amico in cucina, sbucò dalla porta del salotto
-Se vuoi fare colazione…-
-Sì, grazie riccio, ma…-
-Ma che?-
-Non avete dei vestiti da ragazza da prestarmi? Questi sono stropicciati e li ho pure macchiati!-
 Harry ci pensò un po’ su, poi esordì:
-Beh, ce ne sono alcuni di mia sorella Gemma! Vieni…- lei lo seguì fino in camera della sorella che ora era passata a Niall e spalancò l’armadio. Rovistò tra i cassetti e ne tirò fuori uno scatolone pieno di vestiti della sorella.
-Guarda qui, sono di Gemma quando aveva diciotto anni.-
 
Hellen aprì e si mise a cercare.
Le magliette non erano decisamente di suo gradimento. I pantaloni, forse…
Harry ne spiegò un paio e glie lo mostrò.
-Hmm… Harry, non penso mi entrino- disse lei imbarazzata
Il riccio la guardò attentamente.
Beh, certo quei polpacci che aveva non sarebbero mai entrati nei jeans attillatissimi di Gemma.
-Beh… Hai ragione. Le magliette poi non ti si addicono proprio.-
Hellen continuò a rovistare nella scatola e ne tirò fuori trionfante una camicia a tre quarti  a quadri blu e verdi.
-Questa mi sta!-
Harry la guardò stupito, poi si mise a ridere.
-Beh, che c’è di comico ora?- rispose lei alzando un piglio.
-Quella era mia, di qualche anno fa…-
-Ah, ehm… beh, chissenefrega. Me la metto lo stesso.-
Detto questo rese dall’armadio di Niall un paio di jeans e si fiondò in bagno.
Harry rimase fuori, aspettandosi uno spaventapasseri o una cosa così, ma quando Hellen uscì per chiedere del mascara Harry dovette ricredersi.
La camicia, su di lei, dava un effetto totalmente diverso da quando la metteva lui.
Certo, era un modello maschile per cui a lui stava meglio, ma non gli dispiaceva. I pantaloni erano un po’ larghi, ma pace. E poi sembravano fatti apposta.
Si infilò ai piedi delle Vans di Gemma (quelle le andavano) e, dopo aver trovato il mascara (sempre di Gemma) scese a fare colazione.
Tralasciando le risate continue di Niall, non ci stava affatto male in quei vestiti. Ciò non toglieva che però doveva andare a “casa” sua a prenderli.
 
Finito di prepararsi uscirono per andare a scuola, e Niall spiegò al riccio per filo e per segno quello che era successo il giorno prima, dalla fontana al bacio, mentre ad Hellen era stato dato, per farla stare zitta e buona, l’Ipod di Niall.
 
 
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
Quando Liam si svegliò, trovò una mano non sua sul suo petto e un corpo caldo abbracciarlo dietro di lui.
Dapprima si spaventò, poi, vedendo Zayn, si rilassò.
 
Poi di colpo arrossì ricordandosi che il moro era completamente nudo e lo stava abbracciando così.
Però non gli dispiacque per niente.
Rimase così per qualche minuto, poi Zayn si svegliò e gli rivolse un altro dei suoi sorrisi-che-sono-capaci-di-sciogliere-le-pietre.
-Buongiorno- disse, stringendolo ancora un po’
-B…buongiorno- balbettò l’altro
 
Restarono così per un po’, poi Zayn si alzò e si preparò.
 
-Allora?-
-Che?-
-Non vieni a scuola?-
-Ah, no. I miei mi hanno mandato a scuola un anno e mezzo prima, e ho saltato la prima elementare, quindi in pratica ero due anni avanti ai miei coetanei e ho finito. Mi sono preso un anno sabbatico-
-Ah, capisco- ammiccò l’altro. –Beh, non ti perdere mentre sono via!-
-Non lo farò. A che ora torni?-
-Una e mezza, due. Ci vediamo!-  aprì la porta e andò a scuola.
 
 
 
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-No, Lou, no. Io ti dico che vinciamo noi.-
-Ma che cazzo stai a dì, Sheeran. Vinciamo noi!-
-La mia squadra è più allenata!-
-Non penso proprio… sembrate tanti carciofi-
-Tu… hai dato a me del carciofo?!-
-Sì, le orecchie ce le hai… controlliamo se hai anche il naso…-
-Spiritoso-
 
-Louis! Louis!-  Louis si girò, non riconoscendo la voce della persona che l’aveva chiamato a causa del chiasso, e si ritrovò trascinato per un braccio nel retro del cortile da un ragazzo pallido dagli occhi blu.
 
-Adesso mi dai spiegazioni, Tomlinson-
 
 
 
 
 
AngolinoCheNonSoComeChiamare
Ehilà, ragaze secsi <3
Scusate il ritardo (lol)
No, scusate niente… io nn avevo mai detto quando aggiornavo, per cui posso aggiornare ogni giorno come posso aggiornare ogni mese!
No scherzo, aggiornerò massimo ogni due, tre settimane <3
AAAAAAAALours, nello scrivere i Nouis ho messo l’anima. Sono così pucciosi :3
Ribadisco per la milionesima volta: non penso che siano gay davvero. Solo nella mia fantasia. E NON SONO ZIAM SHIPPER, anche se potrebbe sembrare.
Solo che se nel fare le coppie mi rimanevano solo loro due, per cui…
NON FATE COMMENTI sulla parte di Zanye che gira nudo per casa, SO PERFETTAMENTE CHE è HARRY QUELLO CHE CORRE CON LE CHIAPPE AL VENTO, ma ho voluto invertire…Problemi?
Sì?
Risolveteveli gne gne U.U
EEEEEEEE sapete che LI ho visti?! Sotto l’hotel, a Milano!!!
Nn voglio sbatterlo in faccia a nessuno, ma è la mia prima volta e sono asdfghnubfuhnciut hrbnojf nbou  capitemi :3
Devo ricordarvi che recensire non provoca effetti collaterali che che non isogna leggere il fascicolo informativo?

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Capitolo 10
*** Do or Die, feste e baci. Troppi baci. ***


 
-Louis! Louis!-  Louis si girò, non riconoscendo la voce della persona che l’aveva chiamato a causa del chiasso, e si ritrovò trascinato per un braccio nel retro del cortile da un ragazzo pallido dagli occhi blu.
 
-Adesso mi dai spiegazioni, Tomlinson-
 
 
 
 
 
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
 
 
- Hellen aspettami!!-  gridò Harry alla ragazza davanti a lui.
- Hellen!! Oh togliti quelle cazzo di cuffie!!-   ma lei non sentiva.
Camminava  a ritmo della musica muovendo le braccia e la testa, e cantava a tutto volume.
-Fate is coming, that I know. Time is running, go to go. Faith is coming, that I know. Let it go…. Do or Die and the story goes…-
Mentre cercava di raggiungerla qualcuno lo fermò:
-Hey Styles! Che fai, rincorri la moretta?-
-Che, non posso? Perché non torni dal tuo amichetto?-  Harry guardò infastidito il ragazzo rosso seduto sulla panchina.
-Se l’è portato via un biondino gridando. Mah… Ma comunque, c’è un modo migliore per rimorchiare. Certo correrle dietro a quel modo fa il suo effetto ma penso che non sia il metodo giusto…-
-Non le sto correndo dietro! E poi, anche se lo stessi facendo, che c’è di male? È carina. Ti dà fastidio per caso?-  rispose, incrociando le braccia al petto.
 
Cosa voleva dire?
Era interessato anche lui ad Hellen? Non gli avrebbe permesso neppure di guardarla, figuriamoci permettergli di provarci.
Non gli piaceva quel tipo. A iniziare dalla sua faccia per finire alle sue compagnie.
Aveva sempre quel sorrisetto da schiaffi, poi era dannatamente carino e gli faceva concorrenza con le ragazze.
Come se non bastasse era uno dei migliori amici di Tomlinson, il che lo faceva salire nella top 10 della sua lista nera.
Come faceva ad essere amico di quel bastardo? Dopo quello che aveva fatto a Niall poi! Che schifo di gente.
-A me, fastidio? No, anzi. Vederti arrancare in quella maniera è favoloso. Mi ci vogliono solo dei pop-corn e una bella poltrona, poi sarebbe davvero perfetto.-
- Spiritoso.-
Ed rise. Si alzò dalla panchina di legno e mise un braccio attorno alle spalle del riccio, poi gli disse in tono confidenziale:
-Vedi Harry, non due siamo molto più simili di quanto pensi. Ho appena finito di dire la stessa cosa a Lou-
-Io non ti somiglio affatto, grazie a Dio!-  si lamentò.
- Perché non facciamo una sfida?-  Ed lo guardò con un sorrisetto malizioso, e una strana scintilla negli occhi.
- Che tipo di sfida?- chiese il riccio.
- Oggi è venerdì. Sabato sera faccio una festa da me, una grandissima festa. Sarà una figata pazzesca.-  disse, gasatissimo.
 
Harry alzò un sopracciglio, confuso.
 
- E… la sfida quale sarebbe scusa?-
- E quale può essere la sfida durante una festa con piscina, alcool, musica e ragazze?!- gli rispose sgranando gli occhi.
- Ahh… a chi se ne fa di più?- Harry era ancora incerto. Ed gli pizzicò una guancia.
-E bravo Harold. Ci siamo arrivati alla fine! Ti facevo più sveglio sai?- Harry incrociò le braccia, ancora poco convinto.
- E cosa vinco, se vinco io? Perché tanto vinco io. Nessuno riesce a resistermi. Non ce la faresti  nemmeno tu.- Ed rise.
-Non sono mica frocio!-  ad Harry diede fastidio quella parola. Ce n’erano tante altre che si potevano usare e che avevano lo stesso significato.
Frocio suonava offensivo.
Ma regalò ad Ed il migliore dei suoi sorrisi smaliziati con tanto di fossette.
 
-Lo diventeresti, se mi vedessi in costume da bagno-
-Ne dubito. Ne dubito molto.- rise di nuovo.
-Allora? Cosa vinco?- Ed lo guardò sorridendo, poi guardò la folla di ragazzi davanti a lui.
-Ho capito che quella ragazza ti interessa. Bene. Interessa anche a me.- Harry sgranò gli occhi e cercò di togliersi dal braccio del rosso, ancora sulle sue spalle. Ma lui lo strinse ancora di più.
- No. Non hai capito. Tu non te ne vai finchè non ho finito. Dicevo, mi interessa. Se vinco io, tu ti ritiri. Se vinci tu, io le giro alla larga. Accetti?-
 
Oh.
Merda.
 
E adesso? Harry cercò di valutare i pro e i contro di quella proposta nella mente.
I contro erano che se avesse perso, sarebbe dovuto stare lontano da Hellen e, cosa peggiore, Ed ci avrebbe provato spudoratamente con lei. E lei magari s’innamorerebbe! No, non poteva permetterlo.
Ma… Se accettava e perdeva non ci sarebbe stato nessun pro, ma se vinceva aveva la garanzia che Ed, quello giudicato dalle ragazze “il bello, dolce e sensibile Ed”, non ci provasse pure con lei. E non era cosa da poco.
Succedeva tantissime volte che la sua ragazza si innamorasse del rosso, o che quella del rosso si innamorasse di lui.
 Erano i più belli della scuola, sezione “dolci e carini prima. Poi…”. Harry si ricorda la prima volta che aveva letto quel foglietto.
 
 
 
I ragazzi si stavano preparando per uscire dalla classe e dirigersi verso l’aula dove avrebbero avuto la prossima ora.
- Ciao ragazze! Cosa fate?- chiese Harry avvicinandosi al banco di Lux, attorno al quale c’erano tutte le ragazze della classe.
Loro parvero allarmarsi un secondo.
-Noi? Nulla. Perché?- chiese Lux, piegando velocemente un foglio e passandolo a Samantha, una bella ragazza bionda.
- Vi vedevo tutte qui insieme. Cos’è quel foglio?- chiese di nuovo, allungando il braccio per prenderlo. Samantha lo nascose dietro la schiena.
-No! Non puoi vedere!- esclamò ridendo. Harry le fissò con un sopracciglio alzato. Pensava fosse qualche compito. Ora la cosa lo interessava.
- Fammi vedere quel foglio! Altrimenti me lo prendo io!- disse il riccio, sorridendo.
- E come?- la bionda gli fece il verso. Harry la ricorse per tutta la classe, alla fine riuscì ad acchiapparla e a strapparle il foglio dalle mani. Poi prese i suoi libri di fretta e andò verso il suo armadietto per prendere la roba per l’ora successiva. Filò di corsa in bagno e lesse il biglietto. Era una tabella.
No! Una tabella di ragazzi!
Harry scoppiò a ridere. Era una cosa stupida. Però cercò il suo nome. Era divisa in molte tabelle più piccole, tipo “futuri divi di Hollywood”, o “davvero sexy”, o “perfetti se fossi più grande”.
Harry si trovò nella categoria “dolci e carini prima. Poi…” con Ed e rise. Secondo loro era dolce all’inizio, e dopo… beh, sapevano loro cos’era dopo. Niente di più vero, pensò. Ma gli dava fastidio essere allo stesso con Ed. Infatti il suo nome e quello di Ed erano sottolineati. Cercò altra gente che conosceva. Niall era nella categoria “carini e coccolosi”. Vide il suo compagno Steve, nella tabella “davvero sexy”. Harry sorrise furbo. Se l’avessero visto vestito in un certo modo, altro che Steve. Trovò Zayn, nei “affascinanti e misteriosi”. Misterioso? Più che misterioso Harry avrebbe detto pericoloso. A conoscere con che gente gira (ergo Tomlinson) e con che oggetti va in giro (ergo coltellini a scatto) e cosa si fuma (ergo troppe sigarette e… troppa erba), altro che affascinante.
-Affascinante è qualcosa di elegante, raffinato. Zayn è solo molto sexy.- si ritrovò a dire ad alta voce nel bagno. Fortuna che non c’era nessuno. Poi si rese conto di quello che aveva detto: “Zayn è solo molto sexy”. Da quando ci aveva fatto caso? Da quando pensava che Zayn fosse sexy? Stava diventando scemo. Probabilmente da quando CiuffoFico si è dichiarato bisex. Forse… Poi si riscosse.  “finiscila Harry” pensò. Cercò altri nomi conosciuti. Louis Tomlinson.
-Ah, eccolo il capobanda…- aggrottò le sopracciglia. “belli e maledetti”. Azzeccatissimo “maledetto”. “bello”, beh, sì, era oggettivamente un bel ragazzo. E poi non era messo male come Zayn, almeno lui non si drogava. Cioè, poi magari qualche canna se la fumava pure lui, chi lo sa, ma faceva meno paura di Zayn, anche se era molto, molto, molto più pericoloso. Poi gli venne il dubbio:
-Perché io e Ed siamo evidenziati?- fece scorrere lo sguardo su tutto il pezzo di carta, poi trovò una legenda. Sottolineati = i più belli per Samantha. Scritti in rosso = i più belli per Julia. Evidenziati = i più belli per Lux. Finì di leggere il foglio e a fine scuola lo restituì a una Lux imbarazzatissima. Sembrava un gambero tanto era rossa. Le fece tenerezza e la abbracciò. Poi tornarono a casa insieme e, sì, ci fu un breve periodo in cui stettero assieme.
 
 
Qualcuno lo scosse.
- Ahò, Styles! Ci sei? Allora?- Ed gli stava sventolando la mano davanti alla faccia. Si scosse, poi:
- Sì, sì, ci sono.- aveva deciso. Che razza di uomo era se non accettava le sfide?
-Quindi?- chiese il rosso, speranzoso. Harry lo guardò, solo per farlo aspettare ancora.
Che strani i suoi occhi.
Di solito i rossi hanno gli occhi verdi. Lui li ha azzurri.
Sono belli. Gli stanno bene.
Si scosse di nuovo. “Harry, basta” pensò. Gli occhi di Niall sono meglio. O quelli di Hellen.
-Sì, accetto- disse, porgendogli la mano. Ed gliela strinse energicamente (troppo energicamente) e iniziò a saltellare.
-Bello, bello, bello! Ti batto Styles! Hellen è MIA hahahahah!-
- Hm… non ci giurerei.-
-Ok Styles, vedremo sabato.- e detto questo lo congedò, sparendo nella massa di studenti.
Harry lo seguì più lentamente.
Aveva fatto bene? Aveva fatto male? Chi era migliore, lui o Ed?
Si aggiustò i capelli facendo danzare i suoi ricci.
I ricci sono i migliori.
 
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
 
 
- Adesso mi dai spiegazioni, Tomlinson!-
 
Niall era serissimo.
 
-Riguardo a che cosa, frocetto?-
 
-Smettila di chiamarmi frocetto!!- urlò, imbarazzato e arrabbiato, facendosi colorare le guance di rosso.
 
-Oh oh oh, splendore, non urlare. Vuoi che tutta la scuola sappia che sei gay?-
Niall impallidì, sgranando gli occhi.
 
“Merda, Niall, ma che cazzo ti metti ad urlare così?! Vuoi che lo sappiano tutti? Non è già abbastanza che lo sappia Louis?!”
 
Beh sì, Niall era venuto perché voleva spiegazioni, chiare, concrete. Non capiva.
Prima lo bacia, poi piange, poi se ne va.
Ma che cazzo di problemi aveva quel ragazzo?
Ed era venuto anche perché il giorno prima, svegliatosi nel cuore della notte, si era interrogato per ore e ore sul perché avesse preso le mani li Louis per non lasciarlo andare via. Perché lo aveva baciato? Perché aveva baciato Louis William Tomlinson, la causa di tutti i suoi problemi, colui che gli aveva procurato quel taglio nel fianco, quel livido nello stomaco, quelle cicatrici sulle gambe e tutti i lividi dei suoi maledetti pizzicotti?
Beh, la sera prima l’aveva capito.
Basta prendersi in giro.
Basta far finta di niente.
Basta pensare che sia tutto normale.
Niall era completamente, fottutamente innamorato della persona che più lo odiava.
 
Louis lo guardò: era venuto a scuola nonostante il taglio, forse era ancora bendato. No, sicuramente era ancora bendato. Era un po’ più pallido del solito.
Ma rimaneva sempre e comunque un frocio di merda. E Louis lo odiava.
Lo odiava perché gli aveva fatto passare anni di merda. Niall era solo uno schifosissimo frocio. E nient’altro.
 
Il biondo si scosse, e cambiò espressione, alzando un sopracciglio e accennando un sorrisino.
-Beh, non sono stato io quello che ieri ha baciato un ragazzo per primo. Io non mi sarei mai sognato di farlo.-
 
Louis trasalì.
E ora?
Non sapeva cosa dire, era in difficoltà, gli si leggeva in faccia. Quello era stato un momento di debolezza, un qualcosa per provare a svegliarlo.
Non avrebbe dovuto rinfacciarglielo.
 
-Io… Io ho letto in un manuale che funzionava questo metodo- si giustificò. –E poi sei stato TU che, perfettamente cosciente, mi hai tirato per baciarmi di nuovo.- cambiò subito espressione, sorridendo strafottente.
 
Ecco, passava alla controffensiva.
 
-Beh, non mi sembra che ti sia dispiaciuto tanto. Anzi, ci sei stato, ammettilo. Non prenderti in giro.- Niall gli puntò il dito contro il petto.
 
Louis lo guardò alzando un piglio. Però era vero, perché non si era staccato subito? Perché era rimasto? Si scosse subito.
Ma che cazzo pensava?! Era perché era contento che Niall si fosse svegliato. Sì era per questo. E alla fine l’aveva spinto via, quindi…
Poi però gli venne un’idea.
Era un’idea stronza, e lui era un bastardo.
 
Rise.
 
Ieri si era preoccupato per Niall solo perché si sentiva in colpa. Ma ora, riguardandolo, così sfrontato, non si sentiva più in colpa.
Anzi, il suo odio verso di lui si era fatto maggiore, perché gli aveva mostrato un parte di sé che non doveva conoscere nessuno.
Una parte di sé che non doveva esistere.
Non voleva provare a cambiare, no.
 
Era deciso più che mai a rovinare la vita di Niall, e nel modo più meschino possibile.
Lo avrebbe ingannato, oh sì.
Gli avrebbe fatto credere di averlo perdonato, e, alla fine, gli avrebbe dato il colpo di grazia, ma dall’interno.
Quando una persona che è ormai lontana, che è solita prenderti in giro, ti inganna, non è niente di che. Fa male, certo, ma uno non ci fa più caso.
Però se ad ingannarti è una persona fidata, che ha un posto d’onore nel tuo cuore, a cui tieni moltissimo, allora sì che fa male. Fa moooolto male.
Ti senti tradito e umiliato.
E questo vuole Louis, umiliarlo.
 
Sfoderò il suo solito sorrisetto malizioso, prima di fare incontrare i loro occhi:
-Io non ho mai negato che mi sia piaciuto- disse, facendo un passo verso il biondo, che sgranò gli occhi dalla sorpresa.
-E io lo ammetto a me stesso, Honey- face un altro passo.
 
Niall non riusciva a muoversi. Era scioccato.
Ma che diamine stava sparando? Gli piaceva? Lui piaceva a Louis?!
Poi però si riprese: non era ancora sicuro che stesse dicendo quello che pensava lui. Magari stava fraintendendo.
Cercò di assumere un’espressione seria e interrogativa
-Cosa staresti ammettendo a te stesso, sentiamo Tomlinson?-
 
Il castano abbassò lo sguardo un secondo, inumidendosi le labbra con la lingua, poi tornò a guardarlo negli occhi.
Blu nell’azzurro, mare nel cielo, infinito nell’infinito.
 
-Sto ammettendo che il bacio mi è piaciuto.- disse, guardandolo furbo, per captare ogni sua reazione e facendo l’ultimo passo verso l’irlandese.
 
-E…e perché te ne sei andato allora?- balbettò Niall, cercando disperatamente di ricordarsi come si respirava. Aria, aria… Le ginocchia tremavano troppo, non riusciva a tenersi sulle gambe.
 
-Ma che cazzo, mi ero appena reso conto che un bacio datomi da un ragazzo è stato il più bello di tutta la mia vita e tu mi chiedi perché sono andato via?- urlò, ovvio.
 
Era proprio bravo a mentire. Era un attore provetto.
Sarebbe potuto diventare una star.
 
-Ah…- Niall era sempre più confuso. L’aria ormai aveva abbandonato i suoi polmoni da un pezzo, le corde vocali erano andate in vacanza, le ginocchia erano diventate di stracchino e il suo cervello non recepiva più niente.
-Q..quindi?- deglutì, continuando a  guardare Louis.
 
Basta le ginocchia non reggevano più niente. Cercò di appoggiarsi al muro della scuola con la schiena, per evitare di cadergli addosso. I battiti cardiaci gli erano aumentati di qualcosa tipo trecentomila battiti.
 
Era innamorato perso.
 
Purtroppo Louis fraintese quello spostamento, e gli si avvicinò.
Troppo.
 
-Ah, ho capito, vuoi un posto più appartato? Me lo dicevi subito…- sorrise malizioso.
 
Odiava quel sorrisetto.
No, anzi, lo amava.
No, lo odiava.
No, lo amava.
Aveva il cervello ufficialmente andato a puttane.
 
-N..no io vo-volevo dire c..-  odiava la sua lingua e le sue corde vocali.
Ci voleva tanto a formare una frase?!
Ma Louis non lo faceva più ragionare. Già quando lo vedeva perdeva il controllo, figuriamoci averlo a dieci centimetri di distanza dal suo naso.
 
-N..nel senso, v-volev…-  ok basta. Se stava zitto faceva più bella figura (?).
 
Ma Louis, davanti a lui, le labbra incurvate in quel suo sorrisetto malizioso, gli occhi azzurrissimi che lo scrutavano, i suoi capelli spettinati…
Non ce la poteva fare.
 
-Shhh Honey, shut up- scosse la testa, avvicinandosi ancora.
 
Louis alzò una mano e scostò un ciuffo di capelli ribelli dagli occhi blu del biondo. Fece scendere lentamente la mano fino al suo collo e con il pollice gli accarezzò le labbra.
 
Era così dolce in quel momento. Insicuro, spaventato, e senza saperlo prigioniero della sua vendetta. I suoi occhi blu erano spalancati e tremava sotto il suo tocco.
 
-Sei così dolce…- mormorò, prima di avvicinarsi e posare le sue labbra su quelle di Niall.
 
Niall non sapeva cosa fare. Nel suo stomaco si erano trasferiti improvvisamente farfalle e uccellini, si sentiva le budella intrecciate e le ginocchia ancora tremanti.
Louis lo stava baciando, cazzo!
 
Chiuse gli occhi, per godersi appieno quel momento.
Il bacio più bello del mondo.
 
Fanculo a tutto.
 
Alle sue gambe molli, la gola secca e a tutte quelle dannate farfalle.
E anche a Louis, che gli ha fottuto il cervello.
 
Non riusciva più a respirare. Era in mezzo al muro e a Louis, a Louis e al muro.
 
 
-Louis! Louis!-
 
Louis non si preoccupò minimamente della voce che lo chiamava.
Non si staccò, non si mosse, non cambiò posizione.
Anzi, strinse di più la presa sul braccio di Niall, che gli bruciò per i tagli.
 
-D..devi a..andare L..lou- bisbigliò l’irlandese sulle sue labbra
 
-Louis! Louis, sono Ed! Cazzo è suonata da dieci minuti, dove sei?!-
 
Il castano si staccò di malavoglia, tenendolo ancora per il braccio, girando le testa verso la direzione dove proveniva la voce.
 
-Ah, eccoti Lou, ma che stavi facendo?! Ah, stavi picchiando il frocio? Potevi chiamarmi!- disse, fingendosi offeso, il rosso.
 
-Ah Niall, sabato sera vieni alla festa si Ed a casa sua- disse il castano
-M..ma g..guarda i..io n..- iniziò a balbettare ma fu interrotto
-Non ti ho chiesto se volevi. Ti ho detto di venire-  gli fece l’occhiolino Louis
 
Niall spalancò gli occhi
-A..ah, okay- riuscì a tirar fuori
 
Ed non capiva
 
-Ma scusa Lou, che diavol…- ma rimase di sasso quando vide Louis sporgersi per schioccare un bacio furbo sulle labbra di Niall.
 
-Andiamo Ed-
 
L’altro acconsentì, ancora shockato.
 
 
 
 
 
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Finite le lezioni, Niall si affrettò a raggiungere Harry, che sembrava abbastanza pensieroso.
 
-Cos’hai Haz?- chiese
 
-Senti Niall, riguardo a quello che mi hai detto stamattina su Louis…- iniziò, cauto.
 
A Niall si gelò il sangue, ma cercò di non darlo a vedere
 
-Sssssì?-
 
-Ma… ehm, ecco… sei gay?-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
AngolinoCheNonMiFilaNessuno
 
*evita pomodori e lattughe che vagano nell’aria*
Scusate ragazze, lo so che vi ho fatto aspettare un mese, ma ci sono state di mezzo le feste e un sacco di compleanni, tra cui quello delle mie tre sorelline
FATE TUTTE GLI AUGURI ALLE MIE SORELLINE *momento tenny*
Ok, allora, direi che però mi sono fatta perdonare no? No?
Io devo scappare, giuro che non mi farò più aspettare così tanto T.T
Ah e… una ragazza mi aveva detto che se avessi messo i 30stm mi avrebbe amato. Ahahahaha, giuro che quel pezzo l’avevo scritto prima della sua recensione.
Ora vado che mia mamma mi sta tirando di quegli improperi che manco nessuno…
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** occhi di ghiaccio e rivelazioni: una bustina di.... ***


 
Finite le lezioni, Niall si affrettò a raggiungere Harry, che sembrava abbastanza pensieroso.
 
-Cos’hai Haz?- chiese
 
-Senti Niall, riguardo a quello che mi hai detto stamattina su Louis…- iniziò, cauto.
 
A Niall si gelò il sangue, ma cercò di non darlo a vedere
 
-Sssssì?-
 
-Ma… ehm, ecco… sei gay?-
 
 
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Suonata la campanella Ed si affrettò agli armadietti, prese i libri per il giorno dopo, si mise lo zaino, salutò  qualche amico e uscì nel cortile.
Si sedette sul bordo della fontana aspettando Louis, ancora un po’ scosso. Era a metà tra lo spaventato, anzi, terrorizzato, e lo sbalordito.
 
Cioè Louis, il Louis che conosceva, il suo migliore amico insieme a Zayn, aveva baciato e, ripeto, BA-CIA-TO  la persona che più odiava al mondo, Niall.
 
Che poi perché la odiava? Perché era biondo tinto? Perché era irlandese? Perché mangiava come un’autobotte?
Boh. Diceva che gli aveva “rovinato la vita” nella sua vecchia città e che era per quello che si era trasferito a Londra. Poi anche Niall si era trasferito a Londra e lui aveva iniziato a rendergli la vita un inferno totale.
Beh, oddio, non era stato SOLO Louis.
Diciamo che anche lui e Zayn non erano rimasti a guardare, anzi.
 
Mille “perchè” gli affollavano il cervellino.
Quante cose non sapeva su Niall!
Lo picchiava sempre, lo pestava, lo insultava, senza però sapere nulla.
 
Si fidava di quello che diceva Lou, e Lou diceva che il biondino era una cattiva persona. Beh, non usava proprio queste espressioni educate ma ci andava giù più pesante, ma il concetto era sempre: gli amici miei devono stargli lontano e devono sfotterlo con me.
Punto.
 
Ed non aveva fatto troppe domande. Faceva quello che voleva l’amico, tanto pestare una persona in più non cambiava granchè.
 
Però aveva realizzato quanto Lou odiasse Niall solo dopo aver saputo dell’accoglienza che gli aveva riservato nella nuova città. Aggredirlo con un coltellino… beh, non che Zayn non abbia mai usato coltelli, ma non all’epoca.
 
Ma poi  perché Lou lo chiama sempre “frocio”?
Perché era dolce e tenerello? Probabile….
Perché era sensibile? Forse…
Perché era il primo insulto che gli era venuto in mente? Boh….
Perché era veramente gay?  Hm… hahahahaha, no, non era possibile.
 
Ma allora come si spiegava il bacio di quella mattina? L’aveva visto CHIARAMENTE, labbra contro labbra.
Però era stato Louis a baciare l’irlandese e effettivamente l’altro era rimasto un po’ spiazzato. Forse Lou l’aveva fatto per vendetta. Magari aveva in mente qualcosa.
 
Mah, chi lo capiva quello…
 
Si ridestò dai suoi pensieri quando vide una cresta scura accompagnata da una maglietta viola passargli davanti e agitò le braccia per attirare l’attenzione del ragazzo
- Zayn! Zayn! –
 
L’altro, sentendosi chiamare si voltò, poi agitò la mano in segno di saluto e fece per andarsene, ma Ed lo richiamò
-Zayn! Aspetta un attimo, vieni qui!-
 
Zayn si girò verso la strada, poi controllò l’orologio, poi guardò di nuovo la strada e corse dal rosso.
-Che c’è? Muoviti, vado di corsa!-
-Tu, di corsa? E dove avresti così tanta fretta di andare, sentiamo?- chiese curioso. Il moro lo guardò storto
-Non te ne frega niente-  Ed lo guardò con fare furbetto, con un sorrisetto stampato sul muso
-Ahhhhh ho capito! Ti vedi con la Lady vero? Guarda che non è una bella persona eh…-  l’altro lo incenerì con lo sguardo
-Non vado dalla Lady, e poi fatti gli affari tuoi. Allora, ti servo solo per farti sparare cazzate o vuoi qualcosa?-
 
Ed si guardò intorno, come ad aver paura che qualcuno li stesse spiando, poi gli  fece un cenno con la mano
- Avvicinati…-   bisbigliò.
 Il moro lo guardò con piglio. L’altro spazientito lo afferrò per il colletto della maglietta e lo abbassò alla propria altezza, costringendolo a sedersi sulla pietra fredda.
 
-Ma secondo te Niall è gay davvero?- chiese piano.  Zayn lo guardò senza capire.
-Perché me lo chiedi adesso?-
-Perché ho visto una cosa stamattina…- disse, guardando l’acqua della fontana uscire dal becco dell’aquila.
-Cos’hai visto?- domandò l’amico, ora interessato.
-Promettimi che non ti metterai ad urlare e tieniti pronto perché potrai perdere sia la facoltà di parlare che quella di muoverti-
-Mi devo preoccupare?- chiese, sgranando gli occhi.
-Beh… io mi sono preoccupato. Riguarda Louis-
-Bene quindi?-  Zayn era impaziente, sia perché non vedeva l’ora di sentire quel fatto sia perché doveva proprio andare a casa.
-Chi è la persona che Lou odia di più?- il rosso distolse lo sguardo dall’aquila per fissarlo nei suoi  occhi. Era spaventosamente serio e… preoccupato.
-Niall…?- esitò
-Certo! E qual è la cosa più improbabile che vedresti fare a Lou quando sta col biondino?-  il moro non capiva, ma azzardò
-Beh non saprei… non sarebbe cosa da tutti i giorni vederli girare per la città a braccetto.- constatò, grattandosi il mento.
- No no… Riesci comunque a parlare vedi? Non hai perso la facoltà di fare niente. E’ qualcosa di più strano…. Terribilmente strano-
-Noooooooo!!-  esclamò, mettendosi le mani davanti alla bocca con un gesto teatrale e assumendo un’espressione esterrefatta. –Ha smesso di ingozzarsi di carote!!-
-Ma smettila di fare il cretino! Io sono SERIO!- gli urlò contro, offeso.
-Okay okay. Beh, a dir la verità sarebbe il massimo vederli a sbaciucchiarsi. Te l’immagini?! Hahahahahahaha loro due!!- si piegò in due tenendosi la pancia, incapace di smettere di ridere. Ed sospirò.
-Beh, in realtà sì, me l’immagino- disse, guardandosi le punte delle All Star nere, poggiando i gomiti sulle ginocchia e tenendosi la testa tra le mani.
Zayn smise all’istante di ridere, mentre la sua espressione mutò di colpo da divertita a scioccata.
-C…cosa stai t..tentando di dirmi?- balbettò
-Esattamente quello che stai pensando…- mormorò l’altro, mesto.
-E… cosa pensi che stia pensando?- balbettò di nuovo, cercando di rilassarsi e di respirare.
-Si sono baciati Zayn! BA-CIA-TI- scoppiò Ed, alzandosi in piedi, per poi risedersi riprendendosi la testa tra le mani.
 
Zayn lo guardava stordito.  Baciati? Niall e Louis?!
Serio?!
 
Sarebbe una cosa alquanto comica.
Anzi no, tragica.
Facciamo tragi-comica.
 
No vabbè, sarebbe solo strano. Perché?!
 
-P…perché?- biascicò il moro, guardandolo dritto negli occhi
-Se lo sapessi non sarei cosi scioccato ti pare?- sembrava infastidito
-Ahh capito… quindi non lo sai e…. non ne hai la minima idea!-
-No beh, una mezza idea ce l’avrei…-
-Cioè?- domandò Zayn, fissandolo ad occhi spalancati, aspettandosi chissà quale genialata
-No, no, niente di che. Pensavo solo ad una sua probabile vendetta.-
-Dici?- Zayn sembrava poco convinto.
L’occhio gli cadde sull’orologio, si alzò di scatto e s’incamminò verso casa velocemente.
 
-Devo andare Sheeran! Chiediglielo tu oggi quando si degna di uscire!-
-Okay okay…-
 
Ed seguì con lo sguardo la maglietta viola che si allontanava, che accompagnava il corpo di quel ragazzo che gli faceva così paura all’inizio, ma che poi ha capito essere molto meno pericoloso di Louis.
Era Louis la mente malvagia, era lui che architettava vendette o pestaggi vari…
L’occhio gli cadde sui pantaloni del ragazzo. Nella tasca c’era un pacchetto di sigarette, l’accendino e… beh eccolo: il coltellino a scatto.
 
Non è che fosse questo stinco di santo nemmeno lui….
 
 
 
 
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-Ma…. Ehm ecco… sei gay?- 
 
BOOOOM!!
 
Ecco.
 
Harry abbassò lo sguardo, rosso per la vergogna di aver fatto una domanda del genere, dondolandosi sui piedi e fissandosi le Converse bianche.
 
Niall lo fissò a occhi sbarrati, il cuore era come se si fosse fermato.
 
E ora?
Dirglielo o no?!
Glielo dico, non glielo dico, glielo dico, non glielo dico….
 
Poi si ridestò
 
Harry era il suo migliore amico, cazzo! Se non le diceva a lui quelle cose, a chi altri avrebbe potuto dirle? A Louis? A Zayn? Al suo prof? Al cane di Harry? Al suo amico immaginario? A Whinnie the Pooh?!
 
Sì Harry, sono completamente, fottutamente gay. Mi piacciono i ragazzi, li trovo più attraenti delle ragazze, e anche più intelligenti. E trovo che tu sia davvero bellissimo.
Anzi, ti dirò di più, non sai quante fantasie proibite mi sia fatto pensando a te.
 
Ma non mi piaci, penso solo che tu sia davvero attraente.
 
Io te lo voglio dire, Harry, perché tu sei il mio migliore amico, perché mi capiresti, lo so che mi capiresti.
Io te lo voglio dire Harry, perché so che non mi prenderesti in giro, lo vedo dalla tua espressione, sei più imbarazzato tu di me.
Io te lo voglio dire Harry, perché mi fido di te, mi fido ciecamente e so che questo non cambierà le cose tra noi, perché tu mi apprezzeresti lo stesso.
Io te lo voglio dire Harry, perché TI VOGLIO BENE.
 
-Okay tesori di mamma dovete continuare a fissarvi in tutta la vostra magnificenza ancora per molto o potete togliervi dal muso quella faccia da babbei e mi accompagnate a casa, sempre se così si può chiamare ovviamente….-
 
Sì io te lo voglio dire Harry, ma non adesso, non qui, non con questa tizia vicino.
 
Così  l’unica cosa che gli uscì dalla bocca fu:
 
-N…no, non s-sono gay. C…come t-ti è venuto i…in mente?-
 
Harry alzò lo sguardo, imbarazzatissimo: era rosso fin sopra le orecchie dalla vergogna, non sapeva davvero come levarsi da quella situazione.
 
“Ma come mi è venuto in mente di fargli una domanda del genere?! Figuriamoci se non me l’avrebbe già detto!! Harry, sei proprio uno stupido…”
 
-A…ah… beh, sì o..ovviamente. Era s-solo p..per farmi un’i-idea giusta d-della situazione. Non v-volevo a-assolutamente me..mettere in dubbio la tua sincerità co-con me, Nialler-  guardava in basso, incapace di reggere la vista dell’amico, troppo in imbarazzo.
 
E Niall non sapeva davvero che fare, così tentò di smorzare il silenzio rispondendo ad Hellen.
 
-Beh si okay, tanto non abbiamo grandi programmi per oggi vero Hazza?- cercò il suo assenso con lo sguardo
-No no, cioè, si si, cioè no, non a-abbiamo cose da fare o…oggi-  balbettò. Poi scosse la testa, si passò una mano fra i ricci e si girò verso Hellen, cercando di togliersi da quella scena imbarazzante e tornando in sé.
-Allora, ci vuole gentilmente mostrare la via di casa?- disse, facendole un inchino.
 
Lei lo guardò male, per poi passargli davanti e prendere sottobraccio Niall.
-E ora che fai?- le urlò dietro il riccio
-Non si vede? Nello mi accompagna a casa! Vero Nello?- chiese, facendo gli occhioni dolci e sbattendo le ciglia scure.
Niall stette al gioco, prendendola per la vita e passandosi il suo braccio sulle spalle.
-Sì esattamente! Vieni cara andiamo a casa!- disse ridendo, mentre si avviavano sculettando in sincronia verso casa di Hellen.
 
Harry li raggiunse imbronciato.
 
-Mi state prendendo in giro!-  disse offeso.
 
-Ma dai ?!- Hellen non si girò nemmeno a guardarlo.
-Hahaahaha dai su Haz vieni qui con noi!- disse il biondo ridendo, mentre alzava un braccio per invitare il riccio ad abbracciarlo.
-Visto? Niall vuole più bene a me che a te!-
 
Hellen si staccò da Niall e iniziò a camminare davanti un po’infastidita.
 
-Hey che hai?- le chiese l’irlandese
-Il tuo amichetto mi sta sulle palle- esclamò, continuando a camminare velocemente.
 
Harry rise di gusto.
 
-Che c’è ora di così divertente?!- chiese la ragazza, stizzita.
-Tanto lo so che ti piaccio- disse Harry, sorridendo malizioso.
 
Hellen strinse i pugni, per poi sorridere scuotendo la testa
-Ti piacerebbe….-
 
Venti minuti e cinquecentoquarantacinque frecciatine dopo arrivarono davanti a “casa” di Hellen, che prese le chiavi ed entrò, chiedendo ai ragazzi di aspettarla.
 
Ci mise dieci minuti buoni a trovare la propria stanza, poi prese il suo borsone da palestra e ci ficcò dentro un po’ di tutto: magliette, maglioni, pantaloni, scarpe, calze, sciarpe, camicie e tutto ciò che le capitava davanti, così, a casaccio, senza curarsi di piegare nulla. Si preoccupò invece di mettere dentro il suo costume da bagno e le sue tute da ginnastica: doveva assolutamente trovare una piscina e una palestra.
 
Aveva vuotato si e no un quarto del suo armadio e il resto l’aveva lasciato nel guardaroba solo ed esclusivamente perché nel borsone non ci stava. Afferrò lo zaino da scuola, qualche trucco e qualcosina di bigiotteria e fece per uscire, quando la chiamò suo padre:
 
-Helleeeeeen!-
-Che vuoi?- chiese lei, sbuffando annoiata.
-Vieni qui subito!-
 
Mollò la sua roba sgarbatamente sul parquet e si perse nuovamente in quella casa enorme.
 
-Dove sei?- urlò
-Hellen sono nello studio!-
-Dici poco! Ci sono due studi in ogni piano, e abbiamo tre piani!-
-Hellen piantala di fare la stupida. Non ci vuole una laurea in giurisprudenza per trovarmi. Sbrigati!-
 
Scese al pianterreno e dopo aver girato non poco per tutte le stanze del piano, e aver scoperto che quella casa aveva due cucine, quattro bagni enormi e una sala gigante solo per golf e bowling (e la cosa non era affatto male…) trovò il padre seduto sulla poltrona girevole, col cellulare in mano, il computer acceso e alcuni documenti sulla scrivania. Quello studio era molto luminoso, aveva una grandissima vetrata che dava sul giardino.
Per un attimo sentì di essere davvero fortunata, poteva permettersi di tutto. Suo padre aveva davvero tantissimi soldi.
Poi però ricordò che suo padre non le voleva bene, affatto.
 
Tornò all’espressione annoiata di prima.
 
-Che vuoi?-
-Dove sei stata ieri sera? Perché non sei tornata a casa a dormire?- il padre si tirò su gli occhiali sulla fronte, squadrandola.
 
Un brivido le percosse la schiena
-Ho dormito da alcuni amici- disse, alzando la testa senza guardarlo. Il padre sospirò.
-Perché non hai avvisato?- chiese nuovamente, massaggiandosi le tempie.
-Perché avrei dovuto farlo?- chiese lei stupita
-Perché sono tuo padre!- alzò il tono di voce
 
Hellen lo guardò. Era un uomo giovane: occhi verdi, capelli scuri tirati su col gel, camicia azzurra, cravatta, giacca.
Era bello, suo padre.
Molto bello.
 
Però era pur sempre quell’uomo che la faceva stare male, che le rinfacciava sempre di essere nata, che le diceva che era un disturbo continuo.
E lei era arrabbiata con suo padre.
 
Assottigliò gli occhi e –Quando ti fa comodo lo sei! E tutte le altre volte?!-
L’uomo la guardò un attimo, immobile, gli occhi glaciali, la signorina al telefono che parlava senza essere ascoltata.
Poi sospirò e incrociò le braccia al petto
-Chi sarebbero questi tuoi amici? Non puoi esserti fatta degli amici in un giorno. E’ impossibile.- disse scuotendo la testa.
-Perché pensi questo? Non sono un’asociale, riesco a fare amicizie anche in poco tempo. E’ stato per colpa tua e del tuo continuo “viaggiare per lavoro” che sono diventata fredda come un iceberg!-
-Se non fosse per tutto questo “viaggiare per lavoro” saremmo tutti e due…- non finì la frase
-Saremmo tutti e due sotto i ponti, lo so, lo so. Non sai dire altro? Non riesci proprio a dire nulla di carino a tua figlia? Ti voglio bene, come sei carina oggi, andiamo a mangiare fuori insieme? Ti costa tanto lasciare il telefono per un po’?!- strinse i pugni.
-Ma non capisci che non sto al telefono per giocare? Sto al telefono per lavorare, mia cara Hellen, LA-VO-RA-RE per TE, per mandarti avanti, per farti avere un tetto sopra la testa, del pane tra i denti e…-
-E ad una famiglia che mi vuole bene non ci pensi?!- adesso stava davvero gridando. Non ce la faceva più.
 Avrebbe voluto piangere, piangergli davanti per fargli capire quanto stava male, ma le lacrime non scendevano, non volevano scendere. Aveva sopportato tutto per tanti anni, pensando che fosse cosa normale, che tutti i bambini avessero i genitori sempre impegnati.
Ti rendi conto di essere da solo quando vedi gruppi di amichette intrecciare coroncine di margherite insieme, ragazzini giocare a calcio nel parco, bambini giocare a baseball insieme ai papà.
Ormai ci era abituata: le passava tutto sopra, le scivolava addosso come se fosse stata ricoperta da una pellicola impermeabile.
 
Vedendo che il padre la guardava da dietro i grandi occhiali neri Ray-Ban ma non accennava a risponderle, alzò le mani ed esclamò
-Io vado a stare dai miei amici. non voglio vivere in una casa enorme se devo starci da sola, non ha senso. Non dirmi nulla. Quando avrai pensato a te e alla normalità di questo rapporto padre-figlia allora chiamami.-
 
Detto ciò se ne andò sbattendo la porta.
Afferrò il cellulare, prese il borsone, le chiavi e uscì di casa. Non si preoccupò di nascondere la rabbia, a che sarebbe servito? Che male c’era se Harry e Niall la vedevano arrabbiata?
 
-Allora? Cosa ti ha detto?- chiese Niall preoccupato.
 
Ad Hellen fece tenerezza: solamente il giorno prima poteva morire dissanguato, oggi viene a scuola con una benda intorno a tutta la pancia e si preoccupa per gli altri? Ma come fa?!
 
-Non mi ha detto nulla- rispose, alzando le spalle.
 
Hellen fece il tragitto fino a casa del riccio in silenzio, mentre gli altri due blateravano su cose a caso, ridendo.
Possibile che un padre sia così freddo? Così distaccato? Così MENEFREGHISTA verso la figlia?
Non riusciva a crederci.
 
Niall girò la chiave nella toppa mentre la mucchetta di peluche ballava attaccata al filo: che carina che era!
 
-Io vado a posare la mia roba!- urlò il biondo appena dentro, fiondandosi su per le scale.
 
Harry chiuse piano la porta e guardò la ragazza, in piedi davanti alle scale, con lo sguardo perso nel punto in cui era sparito Niall prima.
Le si avvicinò da dietro, posando il  mento sulla sua spalla.
-E così, hai deciso di rimanere qui con ME…- le sussurrò
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
 
Da quando si era alzato, Liam non aveva fatto assolutamente niente, se non fare colazione e girovagare per la casa.
Non era una casa gigante, ma era confortevole. Come a casa di Harry, anche da Zayn i genitori non c’erano mai.
Viveva in casa con le sorelle, che però erano via col padre a Nonsiricordavadove e tornavano Nonsiricordavaquando.
Dopo l’ennesimo giretto turistico per la casa decise di guardarsi un fil alla tele: prese il telecomando, accese la TV e si sdraiò perbene sul divano.
Però c’era qualcosa di scomodo.
Cambiò posizione. Aveva qualcosa che gli pungeva la schiena. Iniziò a tirare dei pugni alle molle pensando fosse quello il problema, ma sentiva ancora quella cosa fastidiosa.
Si sedette, ma gli dava ancora fastidio.
Cambiò posizione una, due, tre, quattro, diciotto volte. Poi si alzò incazzato, tirò su il cuscino grande e toccò un oggetto.
-Aha! Ti ho trovato brutto essere schifoso!- esclamò, tirando fuori dal cuscino il suo nemico.
 
Sbiancò:
-M….ma q-questa è u…una bu-bu-bustina di….-
 
-LIAM!!-
 
 
 
 
 
 
AngolinoCheMiOstinoAScrivereNonostanteNonServaANulla
NON MI PICCHIATE! Non l’ho fatto apposta!
*vede folla inferocita con torce e forconi ad aspettarla giù*
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHH noooooo!! Non ho fatto nulla di male!! Okay, okay, mi scuso IMMENSAMENTE per il mostruoso ritardo. Lo so, lo so che delle mie scuse non ve ne fate una pippa e che questo capitolo è orrendo ma è un qualcosa di passaggio, capito? Non uccidetemi please ç___ç !!!
Il fatto è che è stato un mese davvero strapieno e il computer l’avrò visto si e no tre volte. Considerando la velocità degna di una lumaca incinta che io ci metto per scrivere vediamo che il risultato non può essere così soddisfacente. Anzi, io direi una vera merda T.T
Ma, ripeto, scusatemi, compatitemi!!!
Non vi prometto che il prossimo lo scriverò più in fretta perché non so se ce la farò, ma lo spero davvero, anche se penso che ci metterò lo stesso un sacco e vi farò morire durante l’attesa… ma anche perché la storia nella mia testa non c’è T.T !! non esiste! Viene giù così, da sola!!
Dico solo che non l’ho riletto perché no ho tempo (scusatemi al quadrato) quindi se trovate boiate IO VI HO AVVISATI.
Vabbè io vi lascio che sto morendo di sonno (LOL) e domani ho qualcosa come tre verifiche e per colpa vostra non ho nemmeno studiato come avrei dovuto ç__ç  povera me!!
Baci e abbracci
Recensite sennò vi crucio
 #Iseeyou è.é

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Capitolo 12
*** Tante botte: cinesi e rivelazioni ***








Cambiò posizione una, due, tre, quattro, diciotto volte. Poi si alzò incazzato, tirò su il cuscino grande e toccò un oggetto.
-Aha! Ti ho trovato brutto essere schifoso!- esclamò, tirando fuori dal cuscino il suo nemico.
 
Sbiancò:
-M….ma q-questa è u…una bu-bu-bustina di….-
 
-LIAM!!-
 
 
 
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Louis uscì da scuola con lo stesso ghigno soddisfatto che non aveva abbandonato da quella mattina.
 
-Louis!- lo chiamò Ed alzando un braccio
 
L’altro lo vide e lo raggiunse
 
-Andiamo a mangiare al cinese?- chiese Ed sbattendo le ciglia e facendo la faccia da cucciolino. Louis odiava il cibo cinese ma a lui piaceva tantissimo e ogni volta lo implorava di andarci –con scarsi risultati-.
-Sì-
Ed alzò un piglio, meravigliato dalla facilità con cui aveva acconsentito. Di solito doveva offrirsi di pagargli il pranzo per convincerlo a magiare lì.
Non ci fece caso, troppo contento.
-Fico!- balzò in piedi –Andiamo!-
-Sì-  Louis continuava a sogghignare
-Come mai ti ho convinto così facilmente oggi? E’ per questa tua improvvisa felicità?- chiese mentre attraversavano la strada fregandosene di passare sulle strisce o di aspettare il verde e mandando a farsi una vacanzuccia a quel paese un sacco di automobilisti che, giustamente, gli suonavano contro.
-Sì-
Ed lo guardò storto
-Hai intenzione di restare con quello stupido sorrisino per il resto della giornata?!-
-Sì-
-Ah.. beh, okay. Basta che si mangia dove dico io, per una volta- Ed si sfregò le mani entusiasta, prima di spingere sulla maniglia della porta a vetri del locale orientale.
Si avvicinò una cameriera bassina dai capelli liscissimi neri, gli occhi a mandorla –per forza, era cinese- e un’uniforme rossa e nera
-Quante peLsone siete?- chiese sorridendo
-Due- le sorrise Ed di rimando.
-Bene, potete sedeLvi qui, accomodatevi puLe, io vi poLto i menù- disse sparendo dietro ai banconi
-Accomodatevi puLe, io vi poLto i menù- le fece il verso Ed.
-E’ troppo divertente imitare sti cinesi. Ma la “R” non ci vuole mica tanto a dirla, basta fare “rrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr”- rimase impegnato e molto concentrato a provare tutte le possibili sfumature di erre moscia, dalla “elle” alla “evve” fino a che non ritornò la cameriera.
-Grazie-
-PLego!- sorrise ancora, prima di dedicarsi ad altri clienti
Ed rimase ancora perso nel mondo della erre moscia:
- Ma se io non so dire la “erre” cerco di usare delle parole che non ce l’abbiano. Mica mi metto a urlare “ramarro marrone”! Questa sembra che lo fa apposta a trovarsi le parole con più erre… Vabbè…-  fece scorrere il dito sul foglio rosso del menù, indeciso.
-Io prendo gli spaghetti, pure tu?-
-Sì-
-Alla carne o alle verdure?-
-Sì-
-Come “sì”?! carne o verdure?-
Louis si scosse
-Cosa carne o verdure?-
-Come cosa? Gli spaghetti di riso!-
-Ma a me fa schifo la roba cinese!-
 
Ed si stampò uno schiaffo sulla faccia.
Louis si era rincoglionito.
 
-Ma sei scemo?!- urlò alzando gli occhi al cielo –Si può sapere che hai?-
Gli occhi ghiaccio dell’altro si assottigliarono, prima di –No, non si può sapere.-
-Cos’hai?!-
-Niente!-
-Ma non è vero! Ti conosco Lou, sono come la tua ombra ormai, dove sei tu sono io! Che ti è successo?!-
-Niente! Ora bevi e stai zitto-
 
Ed si sistemò bene sulla sedia, si versò da bere, portò il bicchiere alle labbra e lo osservò da dietro il vetro pensando a come farsi dire quello che era successo.
Sapeva benissimo che la colpa era di Niall, anzi, poverino, forse Niall non c’entrava nulla, dopotutto era stato Lou a baciarlo…
Ad ogni modo, il punto era che voleva che fosse Louis a dirglielo, erano migliori amici in fondo. I migliori amici non servono solo a picchiare e insultare gli sfigati, servono a ben altro.
Poi gli venne un’illuminazione…
-Ciccio, mi devi ridare quelle dieci sterline…-  disse indicandolo con un dito e sogghignando, conoscendo già a memoria la reazione di Louis a quel nomignolo.
-Quali dieci sterline?- chiese scocciato l’altro –Ah, e… piantala di chiamarmi ciccio. Lo sai che mi fa sentire grasso.- aggiunse infastidito.
Il rosso sogghignò sicuro: era cascato dritto dove voleva lui, era in trappola ora.
-Ma è un appellativo amichevole, un modo carino per dimostrarti che ti voglio bene come… boh che so, avrai mai chiamato qualcuno con un nomignolo no?-
Il moro girò la testa dall’altra parte, come a non voler sentire l’amico, fingendosi particolarmente interessato ad una coppia di amiche che stavano normalissimamente mangiando
-No, mai.-
Ed sbuffò un risolino di superiorità, mise  i gomiti sul tavolo e ci appoggiò il mento.
-Ah no, davvero? Nemmeno qualcosa come PICCOLO PULCINO, eh?-
Louis sgranò gli occhi: sentì lo stomaco attorcigliarsi fino a diventare come una spugna da strizzare, come se gli avessero appena trafitto la pancia con una spada, come se lo avessero colpito con un pugno o con un secchio d’acqua in piena faccia, ma non lo diede a vedere, non doveva darlo a vedere.
Il giorno prima si era messo a piangere, doveva smetterla di essere così schifosamente debole.
Però capì che così non andava: non poteva reputarsi il migliore amico di Zayn ed Ed se non diceva loro nulla.
Cos’è un amico? Una persona con cui picchi la gente, una persona con cui esci la sera perché non hai nient’altro da fare, una persona che aiuti a trovare degli spacciatori, una persona con cui ti vanti del tuo nuovo coltello? O una persona con cui esci perché ti senti a tuo agio, perché ti piace passare del tempo insieme, con cui parli, alla quale confessi i tuoi sentimenti?
Beh, certo la seconda, ma Louis non era tipo da quello, amici o non.
Quelle questioni voleva risolversele da solo.
Ma in fondo che si aspettava? Che Ed lo vedesse baciare un ragazzo, Niall per giunta, e che non avrebbe fatto alcun tipo di domanda? Ed non era stupido, affatto. E sicuramente avrà spifferato tutto a Zayn.
Ma non poteva raccontare loro nulla, altrimenti avrebbe dovuto ricordare , e non voleva, non voleva assolutamente ricordarsi di quel periodo orrendo, così incrociò le braccia e:
-Dove vuoi andare a parare Ed?-
-Non l’hai forse già capito? Bisogna che te lo dica per forza?-
-Sì, illuminami-  ribatté alzando la voce
-Penso che la causa di tutto ciò abbia nome e cognome. Niall  Horan. Perché sei così strano, cos’è successo, me lo vuoi spiegare?!-
-Cosa vuoi sapere?! Dimmi cosa vuoi sapere!- era molto irritato
-Beh sai cosa? Spiegami perché hai baciato Niall! Dai su, spiegamelo!-
-Mi andava.- rispose alzando le spalle.
-Minchia Louis! Cos’è, stamattina ti sei svegliato mezzo checca e così, perché “ti andava” hai preso un diciassettenne a cazzo e l’hai sbaciucchiato? E per di più l’hai pure invitato alla mia festa, e, ribadisco, la MIA festa. Non la TUA. C’è qualcosa di più grosso sotto Louis, perché l’hai baciato?- assottigliò lo sguardo fino a far diventare gli occhi due schegge azzurre.
Eh no, questo era davvero troppo.
Louis si alzò di scatto dalla sedia: se prima era irritato, ora era veramente incazzato –Cosa?! Ma scherzi? Stai dicendo che non vuoi che Niall venga, eh? Alle tue cazzo di feste inviti venti persone massimo, tanto sai che le altre trecento si presentano da sole, così, cugini di fratelli di fidanzati di amici, e a te non te n’è mai fregato niente anzi, dicevi che così era meglio perché non perdevi tempo.  Alle tue feste riesco a riconoscere appena la metà delle persone che stanno a bere nella TUA cucina, o che ballano nel TUO salotto o che fumano nel TUO giardino. E anche tu non le conosci. E mo t’ha preso la smania degli inviti scritti, cos’è? Non ti cambia la vita se viene anche lui, non ti rovinerà la festa-
Afferrò velocemente il bicchiere e lo zaino che aveva appoggiato alla sedia ed uscì col viso rosso, senza curarsi del fatto che aveva portato via un bicchiere di vetro non suo.
Ed finì di bere e lo seguì di corsa: non doveva farlo scappare via, no poteva permetterselo, doveva capire cosa cazzo frullava nel cervello del suo amichetto.
 
 
Louis’ POV
 
 
 
Dovevo scappare, dovevo andarmene il più lontano possibile, non volevo che Ed mi raggiungesse, non volevo spiegargli nulla.
Se mi fossi messo a parlargli della mia vendetta architettata a puntino non ci avrebbe messo più di due minuti a raccontare tutto a Niall. Non avrebbe voluto.
Non mi avrebbe permesso di farlo, mi avrebbe ostacolato in ogni modo, avrebbe trovato il mio piano “meschino” e non mi avrebbe aiutato, avrebbe iniziato a gridarmi contro di pensare a Niall, che non potevo essere così cattivo con lui e ste cazzate.
E io ero stanco di queste menate.
Inoltre gli avevo promesso, dopo quel meraviglioso pomeriggio passato a spiare Niall agonizzante per terra, con le gambe sanguinanti che cercava di arrivare al cellulare per chiedere aiuto, che non avrei più rifatto questo genere di cose.
Ma non era abbastanza quello che gli avevo fatto. Lui mi aveva rovinato, aveva rovinato tutto quello che avevo nella mia vecchia città, mi aveva fatto passare per uno sfigato, non uscivo di casa.
Quattro tagli non bastavano a colmare la mia sete di vendetta, volevo vederlo stare veramente male, vederlo chiedere pietà, vederlo supplicare, umiliarlo. Così forse avrei risanato quella voglia.
Ma Ed mi sarebbe stato d’intralcio.
Dovevo correre, correre, correre.
Dove nascondersi? Ed mi stava dietro, e io rallentavo per trovare un buon posto dove rifugiarmi.
Un negozio di scarpe? No. Un vicolo di spazzatura? No, vicolo cieco. Parco? Supermerato? Troppo casino.
Perso nei miei pensieri, le gambe iniziarono ad andare da sole e sgranai gli occhi quando si fermarono.
Cazzute gambe di merda! Ero finito nel posto più banale in cui potevo andare.
Muri bianchi sporcati di grigio, di giallo, di marrone, pavimento lurido, puzza di muffa e un divano nero sulla sinistra, vicino ad uno stereo malmesso ma comunque funzionante.
La vecchia fabbrica.
 
Ero in trappola.
 
Mi voltai di scatto arretrando di un passo. Ed si fermò di colpo a due centimetri da me e mi prese entrambi i polsi stringendomeli con la sua presa d’acciaio.
 
-Cos’è successo?!- mi chiese ancora
 
No.
No.
No.
 
Non gli avrei detto nulla. Cercai di divincolarmi ma aveva una cazzo di presa impossibile! Gli tirai una ginocchiata, si piegò in due e cercai di scappare, ma lui mi prese un piede facendomi cadere sbattendo il ginocchio. Mi si avvicinò, io mi alzai in fretta e cercai di correre via ma lui afferrò la mia maglia. Cercai di strappargliela dalle mani mentre lui si alzava da terra ancora tenendosi lo stomaco per la ginocchiata.
In quel momento mi ricordai di avere il coltellino in tasca. Lo aprii e tagliai netto la maglia dietro, senza curarmi del grosso buco che mi ero lasciato sulla schiena ma riuscendo finalmente a divincolarmi e a correre.
Corsi per i vicoli sporchi di quell’immensa fabbrica, cercando un modo per uscirne o una scusa da raccontare a Ed. Cosa potevo dirgli per far sì che mi aiutasse e non mi ostacolasse?
Salii delle scale rovinate e sporche, piene di acqua putrida, cenere di sigarette e alcolici appiccicosi, aiutandomi col corrimano per fare più veloce, poi continuai a correre, schivando colonne, resti di gomme d’auto e ammassi di bottiglie vuote.
Improvvisamente sentii qualcosa di grosso e pesante colpirmi in piena schiena, provocandomi una botta durissima. Sentivo la colonna vertebrale scricchiolare ad ogni passo che facevo, ogni salto era un’agonia, mi sentivo sulla schiena altri quarant’anni.
Mi girai per capire cos’era stato ma non feci in tempo a realizzare che era la borsa di Ed perché caddi scivolando su una pozza di liquido bianco e appiccicoso, che la mia mente si rifiutava di identificare.
Ed mi fu addosso in meno di tre secondi.
Provai a cercare il mio coltellino, nella speranza che la finisse, ma non trovandolo mi accorsi con orrore sia di averlo fatto cadere mentre salivo le scale sia che Ed lo aveva preso e me lo stava sventolando sotto al naso.
Con una mano mi teneva un braccio per terra, con un piede l’altro e con l’altra gamba cercava di tenermi fermo alla buona, mentre nella mano sinistra aveva il mio aggeggio.
Cercai in tutti i modi di togliermelo di dosso ma lui mi mise il braccio col coltellino sotto la gola: non avevo più chance.
Il suo sguardo s’incatenò al mio, duro allo stesso modo.
-Parla.- ordinò
 
Non aprii bocca. Cosa potevo dirgli? “ciao Ed sto provando a rovinare la vita di un povero diciassettenne?”
Dovevo portarlo dalla mia parte, con una piccola bugia ci sarei riuscito.
Il problema era semplicemente QUALE BUGIA.
 
Lui stava iniziando a spazientirsi.
 Aprì il coltellino con uno scatto fulmineo e lo portò piano, con lentezza estenuante, sotto la mia mandibola.
-Ho detto parla-
Iniziò a premere la lama al mio collo, pianissimo, poi più giù, più giù, più giù ancora, la tolse e la infilò di nuovo nella ferita, girandolo dall’altra parte, sempre piano.
Stava letteralmente “rigirando il coltello nella piaga”, sentii il sangue caldo scorrermi lungo il collo.
Il bruciore mi pervase il cervello, e, scontrandomi con tutto il mio buon senso sibilai
-Mi piace-
 
Lui sbarrò gli occhi.
-Ripeti-
 
-Mi piace- gli urlai contro, approfittando di quel momento per strappargli il coltello dalle mani con i denti, togliermelo di dosso con una mossa veloce e scappare ancora.
Schivando le stesse colonne ora grigie un tempo bianche, scendendo le stesse scale appiccicose, evitando le stesse gomme e gli stessi pezzi d’auto rotti.
Corsi fuori dalla fabbrica, corsi verso il supermercato, corsi oltre la strada.
Tirai su una bicicletta che un povero diavolo s’era dimenticato di legare e ci saltai sopra, pedalando verso non so nemmeno io dove, lontano da Ed.
 
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Quelle parole mi rimbombavano nella mente. Che razza di scusa! Con tutte quelle che potevo usare….
 
 
 
“””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
-LIAM!-
 
Si sentì il tonfo dello zaino di Zayn.
Liam si girò e lo trovò con gli occhi rasseganti, il viso rosso.
Istintivamente si alzò dal divano, tenendo ancora quella roba in mano e indietreggiò, con lo sguardo perso in quello dell’altro, gli occhi sgranati.
 
Zayn mosse qualche passo incerto verso di lui, ma l’altro lo fermò
-Stop! Zayn, cos’è questa cosa?-
 
-Zucchero a velo-  cercò di arrampicarsi sugli specchi
-Sai che non è vero, e lo so anche io-   solo che lui non aveva né ali né ventose.
 
-Perché fai queste domande allora?!-
-Volevo vedere se eri consapevole di quello che fai-
 
Zayn alzò gli occhi al soffitto.
Un altro rompi cazzo.
 
-Dobbiamo farci le lezioni di vita?- sbuffò avvicinandosi ancora.
-No. Tanto so che non servirebbero a nulla.-
-Bravo hai capito- sorrise il moro.
 
-Cosa c’è qui dentro?-
 
Zayn si alterò: che cazzo di domande faceva? Glielo aveva appena chiesto!
 
-Che cazzo di domanda è?! Lo sai, lo sai, lo sai cos’è! Cos’è? DROGA. DRO-GA. Okay? Lo sappiamo benissimo entrambi.-
 
-Ho capito che è droga, ma di cosa ti fai?-
 
-Non la uso sempre- alzò le spalle come a giustificarsi in quel modo.
 
-Ho capito, ma questa qui dentro cos’è?-
 
Zayn lo guardò inespressivo.
-Non lo so- ammise
 
Liam sbarrò gli occhi ancora di più. Possibile che non sapesse cosa mandasse giù? Cos’era, scemo?
 
-Come non lo sai?- strillò quasi isterico Liam
-Non lo so! Ho detto che non lo so! Il primo che trovo, la prima cosa che mi vende, va benissimo-
 
-Ma non puoi fare così Zay!-
 
A Zayn iniziarono a prudere le mani, il collo divenne rosso, si buttò su Liam, lo prese a pugni, calci, schiaffi, finchè non si riappropriò della bustina e sparì su per le scale.
 
Liam lo guardò salire di corsa i gradini, poi, ancora incapace di muoversi, si accasciò a terra, fissando il vuoto.
 
 Era a casa di un drogato.
 
 Un drogato violento che il giorno prima ci aveva pure provato. Aveva paura, ma era paralizzato, i suoi muscoli non obbedivano al cervello, non aveva forze nemmeno per reggersi sulle gambe. Era pieno di lividi, Zayn non si era affatto risparmiato. Aveva il naso sanguinante e un grosso livido nello stomaco.
Posò la testa sul pavimento e provò ad addormentarsi, per dimenticare, per buttarsi dietro tutto, ma non prendeva sonno.
Si ricordò che Harry gli aveva dato il numero di cellulare il giorno prima.
Fece un profondo respiro, sollevando e abbassando il torace, raccogliendo tutta la forza che aveva.
Prese il cellulare e digitò il messaggio:
 
A: Haz J
 
Haz aiutami. Portami via da Zayn.
 
 
 
“”””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””””
 
 
Le si avvicinò da dietro, posando il  mento sulla sua spalla.
-E così, hai deciso di rimanere qui con ME…- le sussurrò
 
La ragazza rabbrividì.
 
Aveva scelto di restare lì per Harry? No. Assolutamente no.
 
-Veramente è l’unico lato scomodo del restare qui- scrollò le spalle facendo per seguire Niall ma il riccio la prese per un polso, facendola girare di scatto.
 
-Che vuoi?- lo guardò irritata
 Lui sorrise
 
-Vuoi venire domani ad una festa con me?-
 
Cosa?! Una festa? Con quel riccio? Mah… boh. Si? No? Perché no? Beh dipende da che festa è…
Magari avrebbe potuto conoscere gente nuova.
Ma non poteva dire di sì al riccio così, non stava bene, non era nelle sue corde.
 
-No-
 
Lui l’avvicinò a sé ancora di più, mostrando i denti bianchissimi dentro quel suo sorriso così perfetto.
-Perché no?-
 
Lei lo guardò stranita
-Perché vorresti portarci me? Io ti odio.-
 
Lui si sporse un po’ per schioccarle un bel bacio in mezzo alla guancia liscia –Per farmi perdonare di qualsiasi cosa io abbia fatto-
 
Lei si tolse le mani di Harry di dosso, rispose seccamente –Vediamo. Però sta’ al tuo posto riccio- e corse in tutta fretta su per le scale, inciampando quasi sull’ultima e borbottando un –Vaffanculo scalino del cazzo-
 
Harry sorrise.
 
Era rossore quello sulle sue guance? Era imbarazzo la causa della sua fuga? Le piaceva?
Lo sperava.
 
Cosa fare con quella ragazza? Come prenderla?
 
Si grattò la testa pensieroso, togliendosi le All Star nere e dirigendosi in cucina, quando ritrovò la lettera bianca che gli aveva rovinato il pranzo la volta scorsa. Si era completamente scordato di quella lettera.
 
Ciao Harry
 
Mia madre e mio padre non vogliono più vedermi in casa né in città. E’ una storia lunga. Scusami se non sono riuscito a tenerti con me quel giorno, me lo rimprovero sempre.
Avrei dovuto portarti via da tua madre, tuo padre, tutti coloro che hanno chiesto quello stupido spostamento. Ti dovevo proteggere.
Avrei dovuto tenerti lontano da tutto.
Sono qui per chiederti ospitalità per qualche tempo, se non lo vuoi ti capirò, io sto arrivando.
Ti voglio bene
Liam
 
Finì la lettera con le lacrime agli occhi.
Possibile che Liam avesse questo effetto anche a sedici anni?! Gli veniva da piangere! PIANGERE! Era una cosa inconcepibile, ma lui era così dolce.
 
Ad un certo punto sentì due braccia stringerlo da dietro e una voce dall’incontrastabile accento irlandese canterellare allegra
-Ma come sei tenero Haz! Sei un amore!-
Il riccio si girò sorridendo, riconoscendo la persona dietro di lui ancor prima che parlasse. I suoi abbracci erano qualcosa di unico e speciale, qualcosa che ti riempiva il cuore di allegria.
 
-Chi, io?-
-E no, la padella. Ci sono altri “Haz” in questa cucina? No! E allora… dai dammi un bacino, voglio un bacino.- rise porgendo le guance rosse di natura.
 
-No! Mi sento una checca! Piantala di fare il frocio Nì!-
 
Improvvisamente Niall s’incupì.
Si ritrasse e iniziò a frugare nel frigo senza parlare.
 
Perché si era staccato così di colpo? Non è che forse….
 
-Niall….-
 
-Che vuoi?- rispose apatico il biondo, cercando di non guardarlo mentre si riempiva il bicchiere di Pepsi –Non c’è la Coca.- commentò poi.
-Nì, guardami- Harry si avvicinò di più, gli sollevò il mento con una mano e lo guardò fisso negli occhi.
Il blu di quell’oceano sembrava percosso da scosse elettriche tanto era spaventato, le guance rosse il triplo, l’espressione rassegnata.
-Dimmelo-
-Cosa Harry?- la sua voce tremava
-Lo sai cosa. Dimmelo-
-Non te ne andrai?Non scapperai?- domandò il biondo, con gli occhi che brillavano di speranza.
-Senza te non vado da nessuna parte-
 
Niall  tentò di distogliere lo sguardo dall’amico, si vergognava troppo, ma il riccio lo afferrò ancora sotto il mento e lo costrinse a guardarlo, incitandolo con gli occhi. Prese un lunghissimo respiro e…
 
-Sono gay Haz…-
 
CLICK!
 
Beep…Beep….
 
 
 
 
 
 
 
 
AngolinoCheNonSoPerchèFaccioVistoCheNonServeAdAnimaViva*-*
Okay. Allora, io… ehm…
Non so cosa dire!! Avete tutte le ragioni di questo mondo per arrabbiarvi con me ma davvero, non avevo ispirazione! Comunque vi ho ripagate no? No?? ..ç___ç
Daiiiiiiiiiiiiiiiii ditemidisiditemidisi!!!!!
No vabbe… allora, abbiamo uno psicopatico Zayn (?) lol ahahaha  non c’è niente da ridere.
Abbiamo qualcosa come venticinque pagine solo di Ed e Lou, ma le ho fatte principalmente per farvi capire di più il personaggio di Tommo, per farvi capire il suo piano diabolico.
Chissa perché lou è così arrabbiato con Niall? Qualcuna ha idee? No?
Mah, che poca fantasia u.u
Ho messo un pov di Lou perché… perché… perché mi giravano i cazzi e mi andava LoL
Ora devo scappare che mia sorella sta provando a tagliarsi i capelli col tagliaunghie mentre le altre due la stanno a guardare facendole i coretti gospel.
Hanno otto anni… mi chiedo se il loro cervello non le abbia dimenticate.
Vabbe….
Pace e Amore
Recensire non provoca il rincoglionimento dei propri fratelli è la possibilità di trovarli a lavarsi i denti col frullatore
 
 
 
 
 

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