Unbound.

di psychoE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - McKenna ***
Capitolo 2: *** Can you fix the broken? ***
Capitolo 3: *** It's something I can't get my head around. ***
Capitolo 4: *** Confusion that never stops. ***
Capitolo 5: *** I need another chance to live. ***
Capitolo 6: *** Let's make a new start. ***
Capitolo 7: *** Please stay, don't go, I've got you now. ***
Capitolo 8: *** The cure is if you let in just a little more love, I promise you this. ***
Capitolo 9: *** I'm lost without you. ***
Capitolo 10: *** So sorry, it's over. ***
Capitolo 11: *** We're all so weak, no matter how strong. ***
Capitolo 13: *** We'll stagger home after midnight, sleep arm in arm in the stairwell. ***
Capitolo 14: *** Lie in my arms, sleep secure. ***
Capitolo 14: *** F*ck, I can't let this kill me, let go! ***
Capitolo 15: *** Seize the day or die regretting the time you lost. ***
Capitolo 16: *** I give my heart to you. ***
Capitolo 17: *** (Until) The end ***



Capitolo 1
*** Prologue - McKenna ***


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Huntington Beach
April, 15th 2007
6:30 am
 
Questa mattina, il mal di testa è più forte del solito.
Alzandomi dal letto, mi fiondo nel bagno per farmi una doccia ravvivante. Mentre passo la spugna tra le mie gambe, gemo dal dolore notando i nuovi lividi comparire. Ieri sera è stato veramente devastante...
Avvolgendo un asciugamano dal petto in giù, asciugo i miei lunghi capelli castani per poi legarli in una coda alta.
Torno in camera e, mentre cerco i vestiti giusti da mettere, una voce che non potrei non riconoscere mi fa sobbalzare.
Samantha...ieri sera sei stata più soddisfacente del solito.”
Le sue luride mani mi cingono la vita facendomi tremare.
Chiudo gli occhi per cercare di stare il più calma possibile, ma quando le sue labbra si posano sul mio collo, con uno scatto veloce mi tolgo continuando a cercare una fottutissima camicia turchese.
Oh, avanti Sammy...
Richard, non dovresti essere al lavoro?” sbotto improvvisamente, dopo aver preso dell'intimo dal cassetto.
“Oggi non è domenica?”
“E' giovedì.”
“Merda. Finiamo stasera.” afferma duro, per poi scappare nel bagno.
Pericolo scampato...
Mi affretto a mettere su slip e reggiseno, jeans stretti blu e la camicetta turchese che ho finalmente trovato.
Indosso alcuni dei miei tanti braccialetti e dei tacchi neri molto sobri. Finisco con una linea di eyeliner nero per sottolineare i miei occhi color ghiaccio e...finalmente sono pronta!
Prendendo la mia borsa nera e le chiavi di casa, esco velocemente ritrovandomi in poco tempo sulla mia auto.
Non posso fare altro che notare i lividi che sono sempre più viola nei miei polsi ma, cercando di distogliere la mia mente da quei pensieri, tiro maggiormente le maniche e posiziono meglio i bracciali.
 
 
 









 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Finalmente arrivata nell'unico posto da cui lascio i miei pensieri fuori, entro nella scuola elementare in cui insegno arte.
Cammino lungo il corridoio, salutando qualche mio collega che vedo passare.
Entro nella mia aula, trovando un'alunna che conosco fin troppo bene già seduta al suo banco.
McKenna, che ci fai qui? La campanella suonerà tra quaranta minuti!”
Vedo la piccola alzare lo sguardo che è dannatamente arrossato e asciugarsi le lacrime con le maniche della maglietta viola che porta.
“Ma che...”
Non faccio in tempo a finire la frase che si fionda tra le mie braccia, iniziando a singhiozzare.
La lascio sfogare per qualche minuto, finché non mi decido a scostarla abbastanza per vederla negli occhi.
“Avanti, adesso andiamo a sciacquare questo bel visino...poi mi spiegherai cos'è successo!” le dico dolcemente, prendendola in braccio.
La porto verso il bagno e la poso vicino al lavandino, dove la vedo mentre si butta l'acqua sul suo bel faccino che ora è un po' arrossato.
Chiuso il rubinetto, la prendo per mano e torniamo nell'aula di disegno, chiudendo la porta.
Facendola sedere sulle mie gambe, la incito a spiegarmi il motivo di questa tristezza.
Mamma e papà hanno litigato...e adesso papà non dorme più con noi...” mugugna tenendo il broncio.
“Oh, piccola...da quanto?”
“Ieri sera, mamma ha detto a papà di andare via perché voleva pensare...”
“Vedrai che sarà una cosa temporanea. Sai, non è sempre tutto rose e fiori...”
“Ma i miei genitori si amano tanto! Se lo dicono sempre!”
“Se il loro è amore, allora si sistemerà tutto. Te lo assicuro!”
E tu, maestra? Hai mai amato qualcuno?
Una morsa mi stringe al petto, pensando a quando credevo di amare una persona che per me nutriva solo voglia di sesso...ed io, idiota come sono, ci sono anche cascata.
No...non l'ho mai fatto.
“Ah...beh, allora spero che troverai la persona da amare...mamma e papà, quando non litigano, sono molto felici insieme.”
“Già, lo spero anche io! Adesso, però, mi devi promettere di stare tranquilla e di pensare positivo...vedrai che tutto andrà bene!”
“Te lo prometto.”
Le sorrido e sento il suono della campanella rimbombare nella struttura, McKenna si alza e va a sedersi al suo banco.
Presto, la classe si riempie di bambini ed io inizio la mia lezione.
“Bene bambini, il tema della lezione di oggi è l'amicizia. Date sfogo alla vostra fantasia e dipingete – o disegnate – quello che volete. Come sapete, oggi abbiamo quattro ore interamente nostre visto che la maestra Smith non c'è. Iniziate pure e state attenti a non sporcarvi!”
Va bene maestra!” dicono in coro i bambini, iniziando a parlare tra di loro ed a disegnare sui loro fogli.
 




















 
 
 
 
 
 
 
Dopo un'ora, passo per i banchi e guardo i disegni dei bambini che sembrano venire bene.
Tutti hanno disegnato loro stessi con i propri migliori amici, tranne una bambina...proprio McKenna.
Lei, ha dipinto la figura di un ragazzo decisamente più grande di lei...
“Hey, McKenna...chi è quello?” chiedo curiosa, vedendo la piccola voltarsi e sorridermi.
“E' il mio fratellone!” esclama.
Ha un fratello? Eppure, non me ne aveva mai parlato...
“Sai, maestra, è lui il mio migliore amico! E' tornato una settimana fa, era in tour con la sua band. Suona la chitarra, è bravissimo! Mi ha promesso che insegnerà anche a me a farlo...ma da quando mamma e papà hanno litigato, è diventato molto nervoso...”
Il suo sguardo si rabbuia ed istintivamente le accarezzo la guancia.
“Cosa mi hai promesso stamattina?” le chiedo iniziando a farle il solletico e vedendola iniziare a ridere a più non posso.
Notando che finalmente ha ricominciato a sorridere, la lascio in pace e aspetto il suono della seconda campanella.
“Bambini, fate una pausa!” li esorto.
Si alzano tutti e iniziano a giocare tra di loro, mentre io mi siedo alla cattedra reggendomi la testa col braccio.
Sono tutta dolorante, ieri sera Richard ha veramente esagerato...
Ma, come al solito, non posso farci nulla se non sopportare.
Quanto vorrei uscire da questa vita...sentirmi libera di fare tutto ciò che voglio e, soprattutto, non vivere con la paura costante di morire ogni sera.
Aiha, mi hai fatto male!
L'urlo di McKenna e il pianto che lo segue mi riportano alla realtà, facendomi accorrere alla bambina che è sdraiata per terra.
Subito la faccio alzare e noto del sangue uscire dalle sue labbra.
“Chi è stato?!”
“Jonathan!” dice un'amichetta di McKenna, indicando l'alunno più pestifero della classe.
Lo guardo furente, prendendo in braccio la bambina piangente e uscendo dall'aula, non prima di aver chiamato la bidella per controllare i bambini.
Corro in infermeria con la piccola in braccio, cercando di farla calmare.
Arrivata, la poggio sul lettino e prendo un kit medico.
Con una garza bagnata, le disinfetto la ferita molto cautamente, pulendo qualche goccia di sangue che si trova sul suo mento.
“Cos'è successo?” chiedo dolcemente, quando noto che ha finalmente smesso di piangere.
“Jonathan mi ha spinta in terra e sono caduta...diceva che ero brutta! Così ho detto che era brutto anche lui...”
“Oh, piccola...non bisogna mai controbattere, ma essere più superiori e non dare peso a quello che gli altri dicono.”
“Hai ragione...però mi sono arrabbiata!”
“E ci credo. Adesso, dobbiamo chiamare i genitori di tutti e due!”
“No! Per favore...non voglio farli preoccupare...”
Vista la loro situazione, McKenna ha ragione. Improvvisamente, però, mi viene un lampo di genio.
“Chiamiamo tuo fratello, va bene? Hai il numero?”
“Sì...lo so a memoria!”
Le passo il mio cellulare e presto la sento parlare, nel mentre io chiamo i genitori di Jonathan e li informo di ciò che loro figlio ha fatto.
La bambina mi restituisce il cellulare e si siede sulle mie gambe.
“Sai, maestra, io voglio tingermi i capelli di viola!”
“Sei ancora piccola...io li feci blu, a quindici anni...” le sorrido ricordando i vecchi tempi.
Sono davvero passati 10 anni?
“Allora anche io li tingerò a 15 anni!” esclama con un sorriso a trentadue dentini.
La porta dell'infermeria si apre ed entra un ragazzo sul metro e ottanta, capelli corvini sparati in aria e occhi nocciola, stessi lineamenti di McKenna...non potrei non riconoscerli!
“Mck, chi ti ha fatto questo?” si preoccupa prendendola tra le sue braccia.
“Jonathan...ma adesso è tutto apposto, la maestra dei braccialetti mi ha fatto passare la bua!”
Maestra dei braccialetti...
Tutti i miei alunni mi chiamano così, visto che ogni giorno metto un sacco di bracciali per coprire i lividi nei miei polsi. E, questi bambini, la fanno quasi sembrare una cosa piacevole.
“E la carissima maestra dov'era nel mentre?” chiede il ragazzo con fare presuntuoso.
“Non me ne sono accorta, io...”
“Ho notato. Beh, dovrebbe fare più attenzione!”
Brian! Non trattarla così!” lo riprende la sorella.
“Ha ragione, non ho svolto bene il mio lavoro di sorveglianza. Spero possa perdonarmi...” dico abbassando lo sguardo, delusa da me stessa.
Lo sento sbuffare, si passa una mano tra i capelli e mi guarda.
“No, mi scusi lei...ho esagerato. Non è un bel periodo.”
“Sì, beh, McKenna mi ha accennato...comunque, suppongo vorrà parlare con i genitori di Jonathan.”
“Il prima possibile.”
Annuisco ed esco, tornando in classe e accertandomi che la bidella stia tenendo bravi i bambini.
Li trovo ognuno seduto al suo posto, gli sorrido e chiamo Jonathan fuori.
“Maestra, mi metteranno in prigione?” mi chiede mangiandosi le unghie.
“No, piccolo, ma che dici...ma devi capire che non puoi comportarti così.” gli spiego il più dolcemente possibile.
Il bambino mette il broncio ed io non posso fare altro che accompagnarlo dai suoi genitori che si trovano nell'ufficio del preside, assieme a McKenna ed a suo fratello.
“Allora, Jonathan, vuoi spiegarci cos'è successo?” chiede il preside Wilson.
“Io...non volevo farle male...”
“Ma l'hai fatto.” dice secco Brian, tamburellando un piede a terra.
“Volevo solo farla arrabbiare!”
“Jonathan, ti abbiamo detto mille volte di non essere prepotente con i tuoi compagni, specialmente con le femmine!” lo sgrida, poi, il padre.
“Signor Haner, mi scuso infinitamente per il comportamento di mio figlio. Provvederemo a metterlo in punizione!”
“Non siate troppo duri.” continua il signor Wilson.
“Che non succeda più.”
Lo sguardo del fratello di McKenna è tremendamente serio, serio da far paura...deve tenere davvero tanto a sua sorella.
I genitori si congedano e i bambini tornano in classe dopo aver fatto pace.
Sto per entrare anche io, quando non sento qualcuno schiarirsi la voce dietro di me.
Mi volto e trovo Brian che si gratta il capo, come se stesse cercando di dirmi qualcosa.
“Se vuole parlare con me...”
“Oh, no...beh, intanto dammi del tu. Visto che sono stato particolarmente sgarbato prima, vorrei chiederti se ti va di prendere un caffé insieme, magari quando finisci.”
Lo guardo attentamente, sembra molto impacciato.
“Ma se neanche ci conosciamo...”
Dopo questa affermazione, si affretta a stringermi la mano.
Piacere, sono Brian.” dice mentre mi mostra un fantastico sorriso che non riesco a non ricambiare.
Samantha, il piacere è mio.
“Bene, Samantha...accetti la mia proposta?”
Ci penso su qualche attimo...
Sono fidanzata.” affermo scrutandolo con attenzione.
Anche io.” dice, aspettando ancora una risposta.
“Oggi sono occupata...”
Il suo sguardo, con mia sorpresa, sembra essersi spento.
“Tuttavia, potremmo rimandare a domani.” continuo sorridendogli.
“A che ora esci?”
“Per mezzogiorno.”
“Allora, vada per un pranzo. Ci conto!”
“Va bene...a domani, allora.”
Mi saluta con un cenno e mette le mani in tasca, uscendo dalla struttura.
Non so come, ma credo che domani sarà una giornata interessante.









Angolo dell'autrice:
Salve a tutti!
Durante la pubblicazione di "Scream for the pleasure, unmask your desire", la mia mente aveva generato quest'idea. Oggi l'ho buttata giù e ci terrei a sapere con una recensione cosa ne pensate e, soprattutto, se è il caso che io continui a scriverla. Altrimenti, non starò neanche a perdere tempo.
Se volete, potete scrivermi su twitter, mi farebbe piacere! Sono @lonelygirl__
Un bacione!

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Capitolo 2
*** Can you fix the broken? ***


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Huntington Beach
April, 16th 2007
2:00 am
 
Quest'uomo è un mostro...non riesco a capacitarmi di quanto possa essere crudele.
Devo resistere...devo farlo per mia madre. Devo essere forte per lei.
Fisso, rannicchiata nel letto, le cinghie ai lati del letto e la benda gettata a terra. Tremo al solo pensiero di cosa mi ha appena fatto e le lacrime iniziano a solcare il mio viso.
Sammy...perché piangi?
La sua mano sulla mia spalla mi fa venire la pelle d'oca, cerco di scostarmi il più possibile ma lui attira il mio corpo nudo al suo.
“Rich, non toccarmi...” sibilo singhiozzando.
“Questo lo decido io, lo sai.”
Non gli rispondo, cerco piuttosto di fermare le lacrime.
“E se volessi un secondo round?”
Oh no.
“Io...domani ho da andare al lavoro. Quindi adesso lasciami dormire.”
Lo sento sbuffare sonoramente.
“E va bene. Buonanotte.”
Sollevata, mi stacco da lui e mi alzo per prendere una camicia da notte, infilandomela e stendendomi sul letto, il più possibile lontana da lui.
 
 






































 
 
Dopo aver dormito tre ore scarse, la sveglia suona ed io noto con piacere che sono sola.
Mi stiracchio, ma subito mi ritraggo gemendo per il dolore provocato dai lividi.
Con cautela, mi alzo e mi butto sotto la doccia, sono già le 6.30 e non vorrei essere in ritardo.
Passo delicatamente la spugna su tutto il mio corpo, scoprendo dei nuovi ematomi sul torace.
La radio, accesa, fa passare delle canzoni decisamente orecchiabili e adatte ai miei gusti.
Ricordo quando ero ragazzina, la musica era la mia ragione di vita. Mio padre mi regalò una Fender Stratocaster per il mio dodicesimo compleanno: suonavo da almeno un paio d'anni.
Tutto ciò che facevo era andare a scuola, tornare a casa e chiudermi nella mia camera con la mia amata chitarra.
Svariati cd ornavano la mia stanza: Pantera, Metallica, Iron Maiden, Social Distortion e quant'altro. La mia vita era perfetta...finché non ho raggiunto i ventidue anni.
Distogliendomi da questi pensieri che mi porterebbero a scoppiare a piangere, esco dalla doccia avvolgendomi un asciugamano addosso.
Dopo essermi asciugata i capelli, mi affretto a vestirmi con una gonna nera a vita alta e una camicetta gialla non troppo scollata.
I miei immancabili braccialetti abbinati e per scarpe dei tacchi dello stesso colore della camicetta.
Finisco truccandomi con una linea decisa di eyeliner e sono finalmente pronta ad uscire.
 
 

 
 
Il breve tragitto verso scuola, lo passo ascoltando un canale radio in cui passano le nuove band dei miei generi preferiti.
 
Adesso, vi proponiamo un brano da una band californiana che sta facendo impazzire migliaia di ragazzi e ragazze. Con il loro singolo Afterlife, dal loro nuovo album Self-titled, ecco a voi gli Avenged Sevenfold!
 
Band californiana?
Mi accingo ad alzare il volume, curiosa di sentire questa canzone.
Inizia decisamente bene, dal punto di vista strumentale è sicuramente fantastica e molto curata.
Se non sbaglio, ci sono due chitarre. La batteria è spettacolare e la voce del cantante è forte e decisa.
Aumento ancora un po', riesco quasi a sentirmi tornata a dieci anni fa...
Sussulto sentendo l'assolo di chitarra. Accidenti, questo chitarrista deve saperci fare! Potrei innamorarmi di lui anche solo con queste note, senza vederlo in faccia.
Ridacchio, ripensando alla mia attrazione verso i chitarristi che avevo anni fa.
Ascolto con attenzione la musica che esce dalle casse del mio stereo, dovrei approfondire la mia conoscenza su questa band.
Ma che dico? Non ho più quindici anni...non posso permettermi di perdere tempo con la musica, non più di dieci minuti al giorno.
Demoralizzata da questo pensiero, spengo la radio, ormai arrivata a destinazione.
 




































 
 
“Maestra, ho finito!”
“Bene Joe, lascia il tuo disegno sulla cattedra e prepara lo zaino, tra cinque minuti suonerà la campanella.”
Queste quattro ore sono volate, non vedo l'ora di tornare a casa: sono stanchissima.
Mentre sistemo la mia borsa, la piccola McKenna arriva al mio fianco abbracciandomi.
“Hey, tesoro, come mai questo abbraccio?”
“Oggi viene il mio fratellone a prendermi e questo grazie a te! Mi ha detto che andate a pranzo insieme!” esclama saltellando, mentre io sbianco.
Oh no, me ne sono dimenticata!
“Oh...beh...”
La campanella, per fortuna, mi salva e vedo McKenna prendermi per mano.
“Andiamo?” mi incita sorridente.
“Puoi...puoi aspettarmi un attimo qui? Torno subito!”
La bambina annuisce ed io scappo nel bagno degli insegnanti per guardare il mio aspetto.
Accidenti, maledetta me e la mia memoria!
Sciolgo i capelli, cercando di domarli con le dita e riuscendoci.
Mi pizzico le guance per dare un po' di rossore e mi sistemo i vestiti.
Un attimo...perché tutta questa preoccupazione? E' solo il fratello di McKenna!
Mi affretto ad uscire per raggiungere la piccola che è rimasta ad aspettarmi come le ho detto.
Usciamo dall'edificio e stranamente riesco subito ad identificare Brian.
Beh, un ragazzo con i capelli corvini, lineamenti duri, labbra sottili e sguardo a dir poco deciso, è difficile da non notare...no?
La bambina corre tra le braccia di suo fratello, che la accoglie prendendola in braccio e spettinandole i capelli.
Lo sguardo del ragazzo passa su di me, le sue labbra si aprono in un dolce sorriso che io ricambio all'istante.
Buongiorno Miss Reed.” borbotta, continuando a guardarmi.
“Chiamami Samantha.”
“Beh, allora...ciao Samantha.
Ciao, Brian” ribatto decisa, non staccando nemmeno io il mio sguardo dal suo.
“Andiamo? Accompagniamo Mck a casa e, se ne hai ancora voglia, vorrei portarti a pranzo fuori.”
“Certo che ne ho voglia. Ma ho la macchina qui, vuoi che ci vediamo da qualche parte?”
“Ti riaccompagno qui io, più tardi.”
“Perfetto.”
Il suo sorriso non sembra volersene andare e a me non da fastidio...è proprio bello...il suo sorriso, intendo.
Lo osservo mentre guida e parla con sua sorella, le chiede della sua giornata e di cosa vorrà fare stasera.
Durante le lezioni, McKenna è decisamente tormentata dal pensiero dei suoi genitori...l'ho notato. Dovrei parlarne con Brian, magari a pranzo.
Improvvisamente, una vampata di calore mi travolge, quando noto che anche lui mi sta guardando. Sposto velocemente lo sguardo e fisso fuori dal finestrino, anche se sento che mi sta ancora fissando.
Perché sto reagendo in questo modo? Dannati ormoni!
“Bri, Michelle lo sa che vai a pranzo con la maestra dei braccialetti?”
Michelle?
“No.” dice scuotendo la testa.
“Meno male! Quando si arrabbia diventa più brutta di quanto lo è già!”
“McKenna!” la riprende suo fratello, mentre lei se la ride e si volta verso di me.
“Michelle è la fidanzata di Brian, è brutta e cattiva!”
McKenna!” la voce del ragazzo si è fatta più alta e la bambina sembra essersi offesa.
Anche lo sguardo di lui si è incupito, possibile che si sia infastidito così tanto per una cosa simile?
Forse, anche Brian è suscettibile a causa della loro situazione...
Il motore dell'auto si ferma e mi fanno cenno di scendere.
“Fratellone, mi porti in braccio?” la bambina si piazza davanti a Brian, facendo gli occhioni.
“Oh, avanti, sono dieci metri!” sbuffa lui esasperato.
“Ma non ho voglia di camminare!”
Senza più replicare, si piega per far salire sulle spalle la piccola, che subito batte le mani sorridendo.
Facciamo i fatidici dieci metri e arriviamo alla porta principale, che presto si apre rivelando un uomo sulla cinquantina che saluta i due con un sorriso a trentadue denti.
Come non notare quei lineamenti? E' sicuramente il padre di Brian e McKenna! Mi chiedo se siano fatti con lo stampino.
Papà!” grida lei lanciandosi tra le braccia dell'uomo.
Sono un genio.
“Piccola mia!” risponde lui stringendola a sé.
Lo sguardo dell'uomo passa su di me ed io mi sento alquanto in imbarazzo.
“Chi è questa bella signorina?”
“E' la maestra di McKenna, papà. Samantha, lui è Brian Senior.” dice il ragazzo mentre stringo la mano di suo padre.
“Bene, vi lasciamo soli. Mck, torno a prenderti stasera...”
La bambina annuisce e manda un bacio a suo fratello, salutandolo con la manina.
Ci voltiamo per raggiungere di nuovo la sua auto e, questa volta, mi siedo davanti.
“Brian, io non so se sia il caso...intendo, la tua fidanzata potrebbe fraintendere e persino arrabbiarsi se venisse a sapere di questa tua uscita...”
“Non preoccuparti per lei. Non ti ho invitata a pranzo solo per scusarmi per il mio comportamento di ieri, ma anche per parlare di mia sorella...lei mi ha detto che sei come la sua migliore amica.”
“Davvero ti ha detto questo?”
Lui annuisce distrattamente, mettendo in moto l'auto e partendo, lasciandomi con una gioia immensa dentro.
 
 
 
 
 
 
 









 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Ecco, siamo arrivati.”
Dopo aver chiacchierato del più e del meno, un piccolo Bistrot con vista sul mare fa capolino sul molo di una delle spiagge di Huntington Beach.
Scesi dall'auto, ci adentriamo nel locale e noto con piacere che è vuoto.
“Un tavolo per due, grazie Mike.” dice Brian amichevolmente con l'uomo che ci viene incontro.
“Certamente, seguitemi.”
Ci ritroviamo seduti l'uno davanti all'altro in un tavolo che da sulla vetrata da cui si può ammirare il meraviglioso mare californiano.
Dopo aver dato un'occhiata al menù e aver ordinato, vedo Brian stranamente nervoso.
“Qualcosa non va?” chiedo osservandolo attentamente.
“Perché?”
“Sai, Brian, non si risponde ad una domanda con un'altra domanda. Sembri ansioso, stai tamburellando il piede da almeno una decina di minuti e continui sfregarti le mani.”
“Notevole, Samantha. Comunque, stavo pensando a mia sorella, sono molto preoccupato per lei...si sveglia la notte piangendo, di solito è mio padre a calmarla ma adesso che non può stare in casa sua, lei non riesce a riprendere sonno. Suzy, sua madre, prova in tutti i modi a farle smettere di piange ma non riesce. La passo a prendere ogni mattina per portarla a scuola, la vedo sempre più stanca ma continua a far finta di nulla perché, infondo...è una bambina forte.”
Le sue labbra si piegano in un sorriso alla fine di quella frase, mentre io continuo a guardarlo con attenzione..
“Sono già passato in questa situazione e, adesso, quello che mi preoccupa non è di certo la situazione matrimoniale di mio padre e Suzy, ma bensì quella di McKenna. Non so come aiutarla, a me è bastata una chitarra per distrarmi anni fa, ma lei non è di certo come me. Inoltre, non vuole più neanche andare a casa dei suoi amichetti, rimane a disegnare nella sua stanza tutto il giorno.”
“Ho visto i suoi disegni.” affermo, cercando di rassicurarlo con un sorriso.
“Beh, per questo mi rivolgo a te. Ha bisogno d'aiuto, di una figura femminile di cui fidarsi. Adesso, è molto diffidente con Suzy perché ha mandato via di casa papà, diciamo che è arrabbiata con lei. Vorrei che mi aiutassi, odio vedere la mia sorellina così.”
Il suo sguardo è speranzoso e non sarò di certo io a smontarlo.
“Ne sarei felice, pensa che volevo parlartene anche io. La vedo tormentata da questo, è distratta anche in classe e più stanca del solito. Hai qualche idea per tirarla su di morale?”
“Beh, domani apre un Luna Park qui vicino e Mck avrebbe voluto andare. Potremmo andare nel pomeriggio, se non è un problema per te.”
“Va benissimo.”
Mi sorride radioso e nel mentre ci servono i due piatti di spaghetti che abbiamo ordinato.
“Allora” inizia, arrotolando la pasta nella forchetta “cosa ti piace fare?”
Mi prendo qualche attimo per pensare ad una risposta, mangiando un po' di spaghetti.
“Mi piace dipingere. In realtà, mi piace ogni forma d'arte presente in questo mondo...”
“Come la musica!” esclama con gli occhi che brillano.
“Esatto. Da ragazza ero un'appassionata di musica, sai?”
“Non lo sei più?”
“Diciamo che...negli ultimi anni ho avuto altro a cui pensare.”
“Ad esempio?”
Oh, dannazione, è veramente curioso.
“Il lavoro e...”
L'amore?
Quasi non mi va di traverso l'acqua che sto bevendo.
“No, quello...no.”
Il suo sguardo si fa più interessato.
“Non hai detto di essere fidanzata?”
“Sì, lo sono.”
“E non sei innamorata?”
Dannazione, di tutti gli argomenti di cui può parlare, proprio questo?
“Io...non credo che...”
Subito si allarma, iniziando a gesticolare.
“Scusami, sai, sei una ragazza e di solito volete parlare di queste cose...insomma, da donne. Ah, Jimmy mi dice sempre che non so parlare a una donna!” conclude dandosi una pacca sulla fronte.
Jimmy?
Non hai detto di essere fidanzato?” faccio, citandolo.
“Certo, ciò non toglie che io non sappia parlare a una donna. Ma non credo che a Michelle interessi questo di me.”
Lo osservo per un po' mentre poggia le labbra sul bicchiere di vino rosso che tiene tra le mani.
“Che lavoro fai?”
“Ho una band, direi abbastanza famosa. Non ancora, almeno...è appena uscito il nostro ultimo album.”
“Che genere fate?”
“Metal, ci siamo ispirati fin dall'inizio a band come i Pantera, Metallica, Dream Theater, Guns 'n roses...potrei farti ascoltare qualcosa, se ti va.”
“Ma certo, sarebbe fantastico! I Pantera erano la mia band preferita da adolescente, mio padre mi portò ad un loro concerto.”
“Io ci andai di nascosto con il mio migliore amico...ah, bei tempi quelli!”
“Quanti anni hai?”
“Ventisei. E tu?”
“Venticinque. Sei di qui?”
“Nato e cresciuto ad Huntington Beach! Fiero di averlo fatto.”
“Io, invece, sono nata a Portland.”
“E che ci fai qui?”
“Mia madre trovò il suo terzo marito qua. Volevo tornarmene a Seattle, dov'ero cresciuta visto il marito numero due, ma poi ho conosciuto Richard e...sono dovuta restare qui.”
“Non potevate trasferivi a Seattle?”
“Lui...non mi ha dato possibilità di scelta.”
'Come in ogni cosa' penso tra me e me.
“Bizzarra come cosa. Come mai volevi tornare a Seattle?”
“Essendomi trasferita con mia madre e il marito numero tre qui ad Huntington Beach, avevo lasciato là tutti i miei amici, la mia vita. Avevo promesso loro che sarei tornata subito dopo aver finito l'università, ma...non è successo.”
“Potresti tornarci ogni tanto.”
“Richard non vuole accompagnarmi.”
“Non puoi andare da sola?”
Richard non vuole.
“Questo Richard dev'essere un tipo strano.”
'Oh, non sai quanto!'
“Non hai altri amici che potrebbero venire con te?”
“Nessuno ha voglia, d'altronde, Seattle è piuttosto lontana da qui e servono comunque non pochi soldi.”
“Capisco...”
Dopo una piccola bistecca e un tortino al cioccolato, credo che il mio stomaco potrebbe scoppiare.
Appena il conto arriva, vedo Brian scattare velocemente con il portafoglio.
Cerco di posare i soldi sul tavolo, ma lui mi blocca la mano provocandomi un brivido per tutta la schiena.
“Offro io, non fare storie altrimenti ti lancio in mare!”
Indica la vetrata mentre io trattengo una risata ma non un sorriso gioioso.
“Ti va di fare una passeggiata?” chiede mentre ci alziamo.
“Certo.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 























 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“...e poi Pinkly ha iniziato a morderlo mentre lui cercava di accarezzarla! Era tutto un 'ma che cazzo? Che hai che non va?', dovevi vederlo! Zacky ha filmato tutto, un giorno ti farò vedere quel dannatissimo video! Anche se Jimmy si arrabbierà parecchio!”
Scoppio a ridere per l'ennesima volta, non credo di averlo fatto così tante volte in vita mia.
“Siete fantastici, oh mio Dio!” dico tra una risata e l'altra, con quasi le lacrime agli occhi, mentre lui mi sorride dolcemente.
Sono due ore che passeggiamo, abbiamo lasciato le scarpe in auto e immerso i nostri piedi nella sabbia calda.
“Devi conoscerli, sono sicuro che a loro farebbe piacere.”
“Dici davvero?” mormoro speranzosa, non sono più abituata ad avere degli amici.
Lui mi annuisce convinto.
Quanto mi mancano i miei migliori amici di Seattle...li adoravo. Uscivamo sempre, andavamo in skateboard, ai concerti delle nostre band preferite.
Una volta siamo scappati per raggiungere un nostro amico che ci portò al concerto dei Metallica, a Portland.
A mia madre prese un colpo...siamo stati via per tre giorni e ritornati come se niente fosse successo.
Non ho mantenuto la mia promessa, tutto per colpa di Richard...mi ha obbligata a rimanere, con le sue minacce che tutt'ora usa.
Hey, qualcosa non va?
La voce di Brian mi riporta alla realtà, mentre i miei occhi iniziano a pizzicare.
“Sì...cioè, no. Va tutto bene.”
“Hai gli occhi lucidi, ho detto qualcosa di sbagliato?”
“No, è solo nostalgia...” cerco di sorridergli ma una lacrima traditrice scivola lungo il mio viso.
Samantha...
“Brian, puoi...puoi riportarmi a casa?”

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Capitolo 3
*** It's something I can't get my head around. ***


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Huntington Beach
April, 16th 2007
8:00 pm
 
Bimba, sono a casa.
Oh no, non adesso, dannazione. Non ora che sono in lacrime nel bagno.
Mi affretto ad asciugarmi il viso, Richard entra poco dopo.
“Che ti è successo? Perché piangi, adesso?”
Poggio le mani sul lavandino, reggendomi come se stessi per cadere. Noto i miei occhi arrossati, li sposto velocemente sui suoi.
“Che ti importa? Tanto, a te piace vedermi così.”
“Ma che dici, Sammy...”
Si accinge ad abbracciarmi da dietro, mentre io mi pietrifico come una roccia.
Affonda il naso tra i miei capelli, inalando il mio profumo di vaniglia.
“Cos'è successo?” continua accarezzandomi i fianchi.
“Portami a Seattle...per favore.
“Oh, no. Non se ne parla neanche. Mi pareva di aver già messo in chiaro questa faccenda...”
“Voglio rivedere mia madre...”
“La rivedrai quando lo deciderò io.”
Sei un essere orribile.
Lui si stacca rapidamente e mi fa voltare verso di sé.
Adesso il suo sguardo è duro, cattivo e furente. So benissimo a cosa sto andando incontro.
“Che hai detto?”
“Hai sentito bene...”
Con uno scatto deciso, fa aderire i nostri corpi, facendomi sbattere il fondoschiena contro i mobili del bagno.
“Ti faccio vedere quanto posso essere orribile, allora.”
Le lacrime ricominciano a scorrermi sulle guance, mentre lui inizia a sbottonarmi la camicetta.
La butta a terra e fa lo stesso con il resto dei miei vestiti.
Mi tira per i capelli, facendomi passare dal bagno alla nostra camera da letto.
Ormai sdraiata sul materasso, cerco di dimenarmi il più possibile dalla sua presa salda su di me, ma mi è impossibile. Mi è a cavalcioni sul bacino.
“Lasciami, almeno questa sera, ti prego!” grido, sapendo che nessuno potrebbe comunque sentirmi.
“Mi hai provocato e adesso ne pagherai le conseguenze.”
Mi prende un braccio, lo strattona e lo porta ad un lato del letto, stringendomi il polso in una cinghia.
Fa lo stesso con l'altro, per poi passare alle gambe dopo avermele divaricate.
“E adesso ci divertiamo un po' con questa.” mi annuncia mostrandomi una delle sue fruste in cuoio intrecciato
“No...per favore...”
“Devi stare zitta. Altrimenti, sarò io ad andare a Seattle, domani stesso.”
Raggelo, non mi resta altro che chiudere gli occhi e sperare che le ore passino il più in fretta possibile.
 




 
 
 
 
 
Huntington Beach
April, 17th 2007
10:00 am
 
 
Maestra? Maestra!
La voce di Raylee mi fa svegliare dallo stato di trance in cui mi trovavo.
“Emh, sì?” dico, cercando di ricompormi.
“Stacy, la bidella, mi ha mandata a dirti che c'è un signore che vuole parlare con te!”
“Dille di farlo venire qui, grazie.”
La bambina corre fuori dalla classe vuota e dopo poco vedo entrare l'ultima persona che mi sarei aspettata.
Sbarro gli occhi e mi alzo di scatto, guardandolo mentre chiude la porta della stanza.
“E tu che ci fai qui?”
“Passavo di qui e ho pensato che ti facesse piacere prendere un caffè con il tuo nuovo amico.”
Noto con piacere che regge in mano due bicchieroni di Starbucks.
“Ho chiesto a Stacy come lo prendi di solito, mi ha detto che un macchiato freddo ti sarebbe andato bene.”
Posa entrambe le tazze sulla cattedra, aspettando una mia risposta mentre io sono ancora imbambolata dalla sua entrata.
Grazie, Brian...io...
“Come ti senti?” mi interrompe.
“Meglio, grazie. Mi spiace di averti fatto preoccupare...”
“Dispiace a me per non aver potuto fare qualcosa! Adesso beviamo, o si raffredderanno.”
Faccio come dice e soffio lievemente sull'apertura del coperchio, poggiandoci dopo una trentina di secondo le labbra.
E' proprio come piace a me, non troppo caldo e con poco zucchero.
“Brian, davvero, ti ringrazio. Mi serviva proprio un caffè, non dovevi disturbarti.”
“Figurati, non è di certo un disturbo per me. Sono passato anche per chiederti se ti va ancora di portare McKenna al Luna Park, oggi pomeriggio.”
Accidenti, mi sono dimenticata anche di questo! Dovrei prendere un'agenda.
Tuttavia, cerco di rimanere il più calma possibile, faccio finta di avere già preso una decisione.
“Certo che mi va.”
“Fantastico. Dammi il tuo indirizzo, ti passo a prendere verso le tre.”
Prendo un post-it e scrivo la via e il numero civico, porgendoglielo subito dopo. Lo legge velocemente e lo mette nella tasca del giubbotto di pelle nera che porta.
“Ti faccio uno squillo quando sono lì. Mi accompagni fuori?”
Gli faccio cenno positivo con la testa e mi alzo, incamminandomi con lui verso l'uscita della scuola.
“Hai salutato McKenna?” gli chiedo mentre siamo nel corridoio pieno di bambini.
“In realtà, no. Non sapevo se potessi farlo o no...”
“Vieni con me.”
Procedo a passo svelto verso la stanza in cui sono sicura di trovare la bambina: l'aula di musica.
Apro la porta e, contro ogni mia aspettativa, la trovo seduta davanti al pianoforte con le lacrime agli occhi.
Il sorriso mio e di Brian si trasforma presto in un'espressione preoccupata, senza neanche pensarci due volte accorriamo dalla piccola.
“Mck, stai male?”
“Fratellone...” singhiozza lei.
“Tesoro, cos'è successo?” provo a chiederle.
“Io...voglio che mamma e papà tornino insieme...”
“Piccola, dobbiamo avere pazienza.”
“Ma...tutti i miei amici oggi andranno al Luna Park con i loro genitori e anche io voglio una mamma e un papà che mi accompagnino. Ma ho già chiesto a tutti e due e mi hanno detto di no...”
“Mck, doveva essere una sorpresa...ma oggi, io e Samantha avevamo pensato di portarti là. Ma se volevi andare con mamma e papà, potrete tornarci un'altro giorno.”
La bambina si asciuga le guance con le maniche della maglietta rosa che porta, per poi fare un piccolo sorriso.
“Ho un'idea!” esclama mostrandoci ancora più dentini “Voi due mi farete da mamma e papà per un giorno!”
Io e Brian ci voltiamo all'unisono, noto il suo sguardo particolarmente divertito.
Deglutisco, pensando a quanto imbarazzante potrebbe diventare la situazione se degenerasse. O forse, sarebbe divertente.
“Affare fatto.” afferma lui, cercando di trattenere una risata.
“Sii! Grazie!”
La bambina si lancia addosso a noi due, finalmente sorride ed entrambi ci rilassiamo.
La campanella suona e lei, dopo aver dato un bacio sulla guancia al fratello, torna nella sua classe.
Io e Brian ci alziamo, mi sistemo distrattamente la gonna e porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Sta per dirmi qualcosa, quando il suo cellulare squilla.
Mima uno 'scusa' con la bocca e risponde velocemente.
Hey. … No, sono nella scuola di McKenna. … Oggi non ci sono, mi spiace, piccola. … Faccio un giro a Los Angeles per dei nuovi amplificatori. … Va bene, a domani allora. … Anche io, ciao.
Direi di aver capito chi fosse dall'altra parte del telefono.
“Scusa, era la mia ragazza.”
“Le hai raccontato una balla.”
“Sì. Ho dovuto.”
Alzo un sopracciglio, perplessa per il suo comportamento che non pensavo gli si addicesse.
“Non voglio problemi o scene di gelosia quando tornerò a casa. Non hai idea di quanto possa essere esagerata Michelle.”
“Dovresti dirle la verità comunque.”
“Potrebbe arrivare ad infastidire anche te, mia cara Sam. Non voglio che accada.”
Questa frase riesce a strapparmi un sorriso, mi fa quasi piacere.
“Signorina Reed!”
La voce di Stacy risuona nel corridoio, segnale che mi devo affrettare a tornare in classe.
“Deduco che devi scappare. Alle tre sotto casa tua, non farmi aspettare troppo!”
Mi schiocca un lieve bacio sulla guancia per cui sento una scossa percorrermi, l'occhiolino che mi fa subito dopo è la ciliegina sulla torta.
Ciao, Brian.” gli sorrido dolcemente, vedendolo uscire dalla porta.
 
 
 
 
 
 
 















 
 
 
 
Sto davvero facendo avanti e indietro tra l'armadio e lo specchio per trovare qualcosa di decente da mettermi?
Accidenti, sono anni che non vado al Luna Park. In realtà, sono anni che non esco con qualcuno!
Una t-shirt e un paio di jeans sarebbero troppo banali. Una camicia, troppo formale. Un vestito...ancora peggio!
Forse un maglioncino? No, decisamente troppo caldo, il sole splende.
Ho trovato! Leggings! E una canotta. Sì, perfetto!
Dopo aver esultato mentalmente, corro a cercare dei pantacollant neri e una canotta azzurra che mette in risalto i miei occhi.
Noto che mancano quindici minuti alle tre, così corro in bagno a stirare i miei capelli.
Alzo un po' il volume della radio e sento nuovamente passare la canzone di ieri mattina...se non ricordo male, si chiama 'Afterlife'.
Questa volta, mi soffermo sul testo. Sembra essere veramente bello.
 
Unbreak me, unchain me,
I need another chance to live!
 
Chiudo gli occhi per un attimo, riflettendo su queste ultime parole e lascio che le note della chitarra mi portino in un altro mondo.
Dovrei scaricarmi questa canzone, o comprare l'album di quella band. Magari anche le altre canzoni non sono male!
Potrei passare al negozio di musica al ritorno...tornerei indietro di qualche anno.
Mi ricompongo e finisco di sistemare i capelli, mi trucco con un po' di mascara e pizzico le guance per dare un po' di colore.
Sono le tre in punto, così corro a prendere la borsa e a mettere degli anfibi, per poi uscire di casa.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 













 
 
“Ah, finalmente siamo arrivati! Spero ne varrà la pena di essere venuti fino a Los Angeles.”
Brian parcheggia l'auto e McKenna saltella felice sul suo posto, indicando le giostre che fanno capolino dalle recinzioni.
“Sam, guarda! Ci sono le montagne russe!”
“Le vedo, tesoro. Andiamo?”
Tutti e tre scendiamo dall'auto, vedo Brian indossare un paio di occhiali da sole Rayban e sfoggiare un sorriso mozzafiato.
Beh, di certo non è un brutto ragazzo...per niente.
“Sam?”
E' decisamente bello. Mi piacciono i suoi lineamenti duri e soprattutto le sue labbra sottili.
“Sam!”
“Mh?” sbiascico immersa nei miei pensieri.
“Perché ti stai mordendo un labbro?” ridacchia lui prendendosi il mento con le dita.
Sobbalzo, ritornando alla realtà e arrossendo violentemente.
“Stavo...pensando a...una cosa.”
Cosa mi sta succedendo? Balbetto anche! Devo smetterla, scacciare tutti questi pensieri dalla mia testa.
“Adesso però iniziamo a giocare!”
Entrambi ci voltiamo verso la bambina che sorride quasi maliziosamente.
Ci prende le mani e ce le congiunge, ghigna soddisfatta ed io penso che potrei svenire dall'agitazione. Ho le dita intrecciate a quelle di Brian ed è una delle sensazioni più belle che io abbia mai provato...ma che sto dicendo? Accidenti, sono fidanzata!
“Andiamo, dai!” continua Mck, trascinandoci verso l'entrata del Luna Park.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Voglio fare quella giostra! Quella con le tazze delle principesse!”
Brian sbuffa, siamo alla decima e credo si stia veramente stancando.
“Va bene, andiamo...”
“La porto io, tu resta qui. E' una giostra per femmine, no?” gli faccio l'occhiolino, prendendo in braccio la bambina.
Mentre prendo i biglietti mi mima un 'grazie' con la bocca e si dirige verso uno stand dove probabilmente vendono della birra.
Saliamo sulla giostra e iniziamo a girare, girare e girare ancora. Riesco a percepire le risate della piccola, mentre tutto attorno a noi sembra una favola.
C'è Ariel con Eric, la Bella e la Bestia, Cenerentola e il suo principe azzurro. Ah, il principe azzurro.
Ricordo quando, da bambina, lo cercavo in mezzo ai bambini. In realtà, l'ho sempre fatto, ormai ho perso le speranze.
Mamma! Il giro è finito!
Direi di non riuscire ad abituarmi ad essere chiamata mamma.
Ridacchio e prendo Mck per mano, camminando verso l'uscita dove Brian ci sta aspettando.
“Divertite?” ghigna sorseggiando una Heineken.
“Sì!” esclama la bambina, mentre io sorrido sentendo la testa girare un po'.
“Papà, posso andare con Jonathan sulle navicelle spaziali?” dice indicando l'amichetto che la chiama.
“Non è forse quello che ti ha rotto il labbro?”
“Sì, ma...”
“Non se ne parla.”
Lo sguardo di Brian si fa serio, ma presto la bambina inizia a fare il labbruccio.
“Per favore, siamo diventati amici!”
“Ho detto di no.”
Mck mi guarda ed io non posso fare altro che assecondarla.
Mi avvicino con passo felpato al ragazzo, agganciandomi al suo braccio e posandogli la testa sulla spalla.
Avanti, non vorrai fare il papà cattivo?” gli sussurro mentre la piccola inizia a ridacchiare.
“Non cercare di corrompermi tu e...”
“Per favore!” diciamo in coro io e Mck.
Decido di osare ancora di più, sfiorando con la punta del mio naso la sua guancia ruvida.
Una scossa mi pervade e sembra quasi che la percepisca anche lui, dato che si volta di scatto e mi mostra il suo sguardo perso che si incrocia col mio nelle stesse condizioni.
Siamo a pochi centimetri l'uno dall'altro, sento il suo profumo di dopobarba invadermi le narici e darmi una sensazione strana dentro lo stomaco.
“Mamma, papà!”
Sobbalziamo entrambi, voltandoci di scatto e dividendoci velocemente.
“Va...va bene. Ma sta' attenta.”
“Grazie!” grida saltando al collo a Brian.
Lui le schiocca un bacetto sulla fronte e la guarda mentre corre dal suo amico.
Subito si volta verso di me e mi guarda minaccioso.
“Tu.”
“Io.”
“Vieni con me. Adesso.”
Affermato ciò, mi prende per mano lasciandomi confusa ed allo stesso tempo curiosa di ciò che ha in mente.
Facciamo pochi passi e ci fermiamo davanti ad una giostra degli orrori, di fianco a quella su cui è McKenna.
“Come fai a sapere...”
“Che sei terrorizzata? Ci avrei scommesso! Sei troppo calma per queste cose. Andiamo.”
“Dove? Sei pazzo?”
“Oh, avanti, la giostra di mia sorella durerà tre minuti, questa due. Sbrighiamoci.”
“Ti prego, no...”
Senza ascoltarmi, mi guida verso l'entrata subito dopo aver preso due biglietti.
Tremante, mi siedo nel vagone verde acido e Brian si mette al mio fianco.
Una barra di metallo si appoggia su di noi ed io credo di poter morire dalla paura. Sì, sono sempre stata una fifona per queste giostre.
Ma adesso è troppo tardi e mi tocca subire tutta l'adrenalina che ho in corpo.
Lancio un urlo quando il vagone parte e, appena svoltato il primo angolo del percorso, una risata malefica risuona nella stanza.
Grido ancora e mi volto mandando a quel paese Brian che se la ride beatamente.
Tra le curve brusche, vedo una maschera di un uomo con in mano una frusta, subito i miei occhi pizzicano ma non lo lascio a vedere, mettendomi le mani sul viso. Perché deve sempre esserci qualcosa che rovini tutto?
Inaspettatamente due braccia forti mi stringono a sé e il profumo che pochi minuti fa mi ha mandata in tilt, torna a stuzzicarmi.
Nonostante tutto il frastuono della giostra, Brian si avvicina al mio orecchio e riesco a sentirlo.
Non avere paura, finché ci sono io, sei al sicuro.
Mi stringo ancora di più a lui, facendo dei respiri profondi e reprimendo le lacrime che continuano a spingere per voler uscire.
Mi sento stranamente forte, quasi capace di combattere sia i mostri che ci sono in questa giostra, sia quelli che ho dentro.
Ma che dico...meglio non illudermi.
Rimango comunque accoccolata con il capo poggiato al petto di Brian, sentendo i suoi muscoli nascosti da una maglietta nera con scollo a 'v'.
“Attenta adesso!”
Non faccio in tempo a ragionare che il vagone precipita per una discesa alquanto ripida, subito stacco le braccia da lui e le tiro su, ridendo assieme a lui.
Finalmente siamo fuori e scendo dalla giostra, felice di toccare terra.
“Non hai idea di quanto ti stia odiando!”
“Fifona, anche Mck fa queste giostre!”
Sbuffo e gli do una pacca che sembra non sentire sulla spalla.
Improvvisamente, una ragazzina sbuca dal nulla e guarda Brian con trepidazione.
“Scusa...tu...tu sei Synyster Gates?”
Lui si volta, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi, mentre io rimango alquanto basita.
“In carne ed ossa, baby.”
“Oh...posso...abbracciarti?”
“Vieni qui!”
Lui la prende dolcemente tra le sue braccia e le da una pacca sulla schiena.
“Oh mio Dio. Potresti farmi un autografo?”
“Certo.”
La ragazza le porge un cd che non riesco a vedere bene e lui, dopo averci scarabocchiato una firma, glielo restituisce.
“Grazie, grazie! C'è tutta la band qui?”
“No, ho portato la mia sorellina.”
“Capisco...beh, grazie comunque. Sei un grande!”
“Grazie a te, alla prossima.”
Si volta di nuovo verso di me e fa come se non fosse successo nulla.
Piego la testa e aspetto che mi dica qualcosa, ma ciò non sembra accadere, perciò azzardo.
“Synyster cosa?”
“Oh, giusto! E' il mio nome d'arte.”
“Sei veramente così famoso?”
“Abbastanza. Andiamo a prendere Mck, avanti.”
 
 
 
 
 
 
 






 
 
“Avanti diavoletto, sono le sette e dobbiamo andare!”
Rido vedendo i due fratelli trascinarsi a vicenda da due parti opposte.
“Un'ultima cosa, per favore!”
“Che cosa?” sbuffa sonoramente lui.
“Voglio che vinci un premio per me e la mamma.”
Indica una bancarella con tre pistole giocattolo appoggiate sopra e una marea di peluche dentro.
“Mck...”
“Ti prego, poi andiamo via, lo giuro!”
Lui si passa una mano tra i capelli, ma alla fine cede e si posiziona ad una delle tre armi di plastica, poggiando cinque dollari sul bancone.
Si concentra, prende la mira e...boom! Centro. Ovvio, una persona come lui poteva solo che fare centro!
Riprende la posizione, spara e di nuovo la pallina finisce sul piccolo cerchio rosso.
“Inizio ad aver paura di te.” ironizzo sorridendogli e provocando una sua risata.
La bambina esulta e inizia a scegliere il suo pupazzo, optando per un unicorno rosa. Questa ragazzina è fissata con quel colore!
“Tocca a te scegliere.” mi incita Brian, incrociando le braccia.
“Quel leoncino.” indico un peluche della grandezza della mia mano, che l'uomo del bancone mi porge gentilmente.
“Potevi prendere qualcosa di più grande!” dice la bambina piegando il capo.
“Mi piaceva. Grazie, Synyster.” faccio, ammiccandogli.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Eccoci qui. Spero che Richard non si arrabbierà per il ritardo.”
Guardo impaurita le finestre della mia casa, le luci sono accese e so benissimo cosa mi aspetta.
Ho paura. Veramente tanta paura. Ma non devo darlo a vedere, devo essere forte come questo leoncino che stringo tra le mie dita.
“Oh, non sarà un problema.”
Mi volto, guardando McKenna dormire sul sedile posteriore dell'auto.
“E' sfinita.” dice mentre la guarda.
“Già...ma finalmente l'abbiamo vista divertirsi. L'importante è questo. Beh, allora...ci si sente.”
“Certo, quando vuoi.”
“E...grazie per la bella giornata. E' servita anche a me, oltre che a tua sorella.”
Mi scruta attentamente, come se volesse leggermi nel pensiero.
“E' stato un piacere, possiamo rifarlo, se vuoi. Magari non al Luna Park, portare questo diavoletto in quel posto equivale a una settimana di allenamento in palestra.”
Ridacchio e mi avvicino per lasciargli un leggero bacio sulla guancia.
“Buonanotte, Brian.”
“'Notte, Sam.”
 
 
 
Scendo dall'auto e mi dirigo in casa, Richard mi sta aspettando seduto sul divano.
Dove sei stata?
“Al Luna Park di Los Angeles.”
“Cos'è quello?” indica il peluche.
“Un regalo...da parte dei bambini. Era una gita di classe.”
“Non mi hai detto nulla.”
“Mi sono dimenticata. Scusa.”
Adesso dovrò punirti.
Lasciando cadere a terra il mio amato leoncino, mi preparo a una delle solite nottate. Ma, nonostante tutto, riesco a sorridere ripensando alla giornata che ho passato.

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Capitolo 4
*** Confusion that never stops. ***


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Huntington Beach
May, 1st 2007
1:30 pm

 
“Buone queste lasagne, tesoro. Le hai fatte tu?” mi domanda Richard mentre finisce di mangiare il mio preparato.
“Sì, ieri sera, dato che ero sola e non sapevo che fare. A proposito, com'è andata quella cena di lavoro?”
“Benone, direi. A proposito, alle tre ho l'aereo per Singapore, ricordi?”
“Certo. Ti ho preparato la valigia, è in camera da letto.”
“Vedi perché sei la mia donna?”
Faccio un sorriso sghembo e inizio a sparecchiare la tavola, mentre lui mi abbraccia da dietro.
“Mi mancherai per queste due settimane.”
Oh, caro, invece io non vedo l'ora che tu te ne vada.
“Anche tu.”
“Davvero?”
“Sì.”
Mi bacia il collo, accarezzandomi lentamente le gambe.
Dovrai fare la brava, lo sai, vero?
“Sì.”
E cosa succederà se non lo farai?
Mi...mi punirai.
“Brava bambina. Adesso devo andare, ti chiamo stasera.”
“Va bene, ciao tesoro, fai buon viaggio.”
E spero che l'aereo precipiti.
Mi schiocca un bacio sulle labbra e va in camera a prendere la valigia, tornando e salutandomi con un cenno.
Finalmente, erano anni che non partiva per lavoro! Adesso, ho due settimane a disposizione per me stessa. Decido di inviare un SMS a Brian.

____________________________________________________________________________
 
From: Samantha Reed
To: Brian Haner
 
Hey, ti va un caffè? Al solito posto.
Sam
____________________________________________________________________________
 
 
Appoggio il cellulare sul tavolo e tolgo la modalità silenzioso, oramai con Richard sono stata costretta a tenerla costante. Non voglio che sappia che parlo con Brian, diventerebbe geloso senza averne un motivo.
Do un'ultima occhiata dalla finestra, notando che l'auto di quel bastardo non c'è.
Corro verso lo stereo e faccio partire la musica in tutta la casa.
Ed ecco che un organo risuona tra i muri delle stanze. L'organo presente in Critical Acclaim.
E' una delle canzoni contenuta nel self-titled degli Avenged Sevenfold.
L'ho scaricato interamente da internet, non avendo avuto tempo di passare dal negozio di musica qui in centro.
Mi scateno come se avessi quindici anni e canto, canto fino a sentire la gola bruciare. Mi sto sfogando, tiro fuori tutta la rabbia che ho in me.
Durante Gunslinger, controllo il cellulare e vedo con piacere un nuovo messaggio.

____________________________________________________________________________
 
From: Brian Haner
To: Samantha Reed
 
Certo. Ti passo a prendere tra una decina di minuti.
SG
____________________________________________________________________________

 
 
Ormai sono due settimane che, io e Brian, ogni tanto andiamo a prenderci un caffè insieme a Mck, oppure noi due da soli. Mi sta aiutando molto a non pensare a cosa mi aspetta ogni notte e mi sembra quasi di potermi definire felice. Ovviamente, lui non sa nulla di Richard. Sa solo che è un fidanzato un po' possessivo.
Immersa nei miei pensieri, il campanello suona.
E adesso chi è?
“Sì?” chiedo al citofono, dopo aver abbassato un po' il volume dello stereo.
“Scendi?”
Oh merda, è Brian! Perché è già qui?
Controllo nuovamente il messaggio, è di dieci minuti fa!
“Emh...puoi salire? Devo ancora finire di prepararmi...”
“Certo. Che piano?”
“Secondo!”
Gli apro e lo aspetto alla porta, vedendolo sbucare dopo poco dall'ascensore.
“Hey” mi dice schioccandomi un bacio sulla guancia “Tutto ok?”
“Certo, perché me lo chiedi?”
Lo faccio entrare e sedere nel salotto.
“Beh, sono le due di pomeriggio e di solito non ci sentiamo così presto.”
Lo vedo guardarsi intorno, capisco cosa, anzi, chi sta cercando.
“Richard non c'è. E' partito per Singapore.”
“Oh, adesso capisco tutto!”
Ridacchio e mi passo una mano tra i capelli, accorgendomi che la musica sta ancora risuonando nell'appartamento.
“Ascolti gli Avenged Sevenfold?” mi domanda curioso, mentre vado a spegnere lo stereo.
“Sì! Li conosci? Li ho sentiti alla radio, sono fantastici.”
“Ne ho sentito parlare.”
“Sai, anni fa suonavo la chitarra e devo ammettere che uno dei due chitarristi è un mostro. Cioè, nel senso buono...dico, l'assolo di Afterlife mi fa venire i brividi ogni volta che lo ascolto. Mi sono perdutamente innamorata di lui e delle sue mani!”
“Sam, sembri una fangirl.” ghigna, io gli faccio la linguaccia.
“Questa band mi ha fatto tornare ai bei tempi...”
Mi sorride e scuote la testa ridacchiando.
“Vuoi andarti a preparare o hai intenzione di stare qui...tutto il...oh, cazzo.”
Lo guardo stranita, quando noto i suoi occhi puntati su un mio fianco nudo ricoperto da un livido spaventoso.
Stiracchio la maglia per coprirlo, iniziando a tremare.
“Che cazzo ti è successo?” mi domanda preoccupato.
“Ho...ho sbattuto contro un mobile.”
Accidenti, odio mentirgli.
Mi precipito verso la camera per cambiarmi, indossando una canotta nera, una camicia di jeans e dei pantaloni dello stesso tessuto e stessa tonalità.
Controllo che i polsi siano ben coperti, metto ai piedi un paio di anfibi neri e corro in bagno a truccarmi.
Ogni volta che sono con Brian, la ragazza che è dentro di me esce fuori. Quella scatenata, che non ha paura della vita e che ha voglia di fare pazzie per dimenticare i dolori.
E' impressionante come la mia figura cambi dalla mattina al pomeriggio.
A scuola sembro una donna sicura di sé, fiera della propria personalità forte.
Adesso assomiglio ad una ragazza di venticinque anni, a quella che realmente sono. Vorrei rimanere così per sempre.
Rinsavisco e, dopo aver messo un po' di mascara, raggiungo Brian.
“Pensavo fossi morta!”
“Scusa, non trovavo la camicia...”
“Sto scherzando, andiamo.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Quindi...quanto starà via Richard?”
“Due settimane.”
“Ti mancherà molto, immagino...”
Non sai quanto.
Mi limito a fare un cenno positivo con la testa e continuo a sorseggiare il mio frappuccino.
“Divertente. Anche Michelle starà via due settimane, è andata da sua madre.”
Alzo lo sguardo, osservandolo. Non sembra un granché dispiaciuto.
“Anche a te mancherà qualcuno, quindi.”
“Certo, certo.” dice beffardo.
Inarco un sopracciglio, perplessa dalla sua affermazione non troppo convinta, c'è fin troppa ironia.
“McKenna come sta?”
“E' a casa di Jonathan.”
Quasi non sputo quello che sto bevendo. Ha seguito il mio consiglio!
Gli ho detto di fare avvicinare la bambina al bambino perché sono sicura che possano costruire una bella amicizia. Lui aveva, ovviamente, smentito tutto.
“Un punto per me, Haner.” affermo sorridendo e poggiando il bicchiere di Starbucks ormai vuoto.
Lui scuote la testa, ricambiando il sorriso.
Il mio telefono squilla improvvisamente e subito lo sfilo dalla tasca, tremante al pensiero che possa essere Richard.
Il display si illumina e leggo un nome a dir poco piacevole su di esso.
 
Mamma!”
Tesoro...come stai? E' da un po' che non mi chiami!”
“Sto...sto bene, grazie. Scusa, ho avuto molto da fare in questi ultimi giorni, sai, il lavoro. Tu, piuttosto, come stai?”
“Lo immaginavo. Me la cavo, Bruce mi ha regalato due biglietti per le Maldive, partiamo il prossimo mese. Quando mi vieni a trovare?”
“Hai capito la signora! Beh...non so quando potrò venire lì. Rich è sempre impegnato con il lavoro e non vuole che venga da sola. Sai com'è fatto.”
Capisco...fatti sentire presto, tesoro. Non sparire!”
“Va bene, mamma. Ti voglio bene.”
“Anch'io.”
 
Resto per qualche secondo a fissare lo schermo vuoto e vedo una goccia caderci sopra.
“Sam...”
“Usciamo di qui, per favore.” dico freddamente, tirando su col naso.
Brian si alza velocemente e, cingendomi la vita con un braccio, mi accompagna fuori.
Attraversiamo la strada finendo in un parco.
Mi blocco sotto un albero, reggendomi alla sua corteccia.
Chino il capo, sentendo il viso bagnarsi ogni volta che provo a reprimere le lacrime.
“Mi manca da morire.” mormoro guardandomi i piedi.
“Da quanto non la vedi?” mi domanda Brian, avvicinandosi lentamente a me.
“Quasi...quasi due anni...ho paura di perderla.”
Mi porto le mani al viso, scoppiando a piangere più intensamente. Ma le braccia di lui mi avvolgono in una dolce stretta che pian piano mi fa calmare.
“Hey...” mi mormora dopo un paio di minuti, alzandomi il viso poggiando due dita sul mio mento.
“Scusa, io non-”
“Non scusarti.”
Mi guarda, i miei occhi umidi scrutano i suoi dannatamente seri e allo stesso tempo rassicuranti.
La sua mano si poggia sulla mia guancia, con il pollice asciuga l'ultima lacrima che è scesa. Il mio cuore cessa di battere per quell'istante, per poi ripartire ad una velocità esagerata.
Continua ad accarezzarmi, facendomi dimenticare la ragione per cui ho iniziato a piangere.
Fratellone!
In un attimo siamo di nuovo staccati, ma entrambi imbambolati.
“Maestra Sam! Che ci fate qui?”
“Facevamo un giro...” balbetto ancora su di giri.
“Tu che ci fai qui, piuttosto?” continua Brian molto più freddamente di me.
“Sono con Jonathan e sua mamma! Ci annoiavamo in casa e siamo andati a prendere un gelato. Torno con lui, ciao ciao!”
La bambina sventola la mano e corre dal suo amichetto, mentre io e Brian rimaniamo a fissarci per poi scoppiare a ridere. Ridiamo senza motivo, forse per l'imbarazzo, ma è una bella sensazione.
 
 
 
 
 
 
“Che ore sono?” mi domanda lui mentre siamo sdraiati sotto un albero.
Controllo l'orologio, che segna le sei.
“Otto in punto.”
“Merda, dobbiamo andare!”
“Dobbiamo...?”
“Sì, forza.”
Mi prende per mano e mi alza con uno strattone, iniziando a correre verso la sua auto parcheggiata.
Entriamo velocemente e il rombo del motore risuona nella strada.
“Dove andiamo così di fretta?”
“A un secret show della mia band!”
“Oh...ma non credo sia il caso che io venga...”
“Sono sicuro che ti divertirai.”
Imbarazzata, guardo fuori dal finestrino mentre lui è intento a guidare.
Ogni tanto il suo sguardo si sposta velocemente su di me, rendendomi ancora più nervosa. Che cosa mi sta succedendo?
 
 
 
Dopo cinque minuti la macchina si ferma e Brian scende dirigendosi verso il bagagliaio, dove sfila una chitarra e se la mette sulla spalla destra.
Richiude la portiera e l'auto e mi fa strada verso un locale non troppo piccolo. Ci dirigiamo verso il retro, la porta è aperta e sento dei tonfi provenienti da una batteria.
“Coglione, sei in ritardo!” urla un ragazzo altissimo dai capelli corvini e gli occhi azzurri come il cielo.
Brian tossisce per attirare l'attenzione su di sé e presto tutti si voltano verso entrambi. Subito mi sento le guance andare a fuoco.
“Ragazzi, vi presento Samantha. E' l'insegnante di McKenna, quella-”
“Quella di cui ci hai parlato fino allo sfinimento, afferrato.” continua un altro ragazzo sul metro e ottanta, mostrandomi delle fantastiche fossette. Brian lo fulmina con lo sguardo.
“Io sono Matt!” si presenta lui.
“E io sono Jimmy. Il più figo.” si alza e si dirige verso di me il ragazzo che ha dato del 'coglione' a Brian poco fa.
“Io sono Zacky e lui è Johnny!” fa un altro, poco più alto di me, anche lui con capelli corvini e occhi verdi-azzurri, mentre il secondo ha una bella cresta e sembra poco più giovane di loro.
“Potevo presentarmi da solo!” protesta questo.
Trattengo le risate e mi presento a mia volta, cercando di rimanere tranquilla.
“Devo prepararmi, vieni.”
“Syn, fai in fretta, manca poco.”
Lui annuisce e mi prende per mano, trascinandomi in una stanza abbastanza grande.
Poggia la chitarra al muro, sfilandosi la maglietta e facendomi perdere numerosi battiti. Credo che mi manchi l'aria.
Piego la testa osservando la sua schiena tatuata, le sue braccia, le sue spalle...
“Sam, potresti tirare fuori dalla custodia la mia chitarra?”
Annuisco continuando a guardarlo, distogliendo poi lo sguardo da lui per sfilare con attenzione lo strumento tenuto alla perfezione.
E' una Shecter, nera a righe bianche. Sul manico vi è inciso un teschio con le ali e la scritta 'Syn'.
E' veramente bella, quasi non vedo l'ora di sentirla all'opera.
“Ti piace?”
Mi volto verso di lui e quasi non mi prende un colpo.
“Che hai fatto agli occhi?”
“Oh, giusto, non mi avevi mai visto truccato!” inizia a ridere, mentre io lo guardo perplessa.
I suoi occhi sono contornati con la matita nera che va poi sfumandosi ai lati. Non gli sta per nulla male, ma è comunque strano da vedere!
“Quando uscirò da questa porta, sarò Synyster. Non Brian.” dice solamente, ammiccando e prendendomi di mano la chitarra.
“Così mi spaventi.”
Lui sorride beffardo ed esce dalla stanza, mentre io lo seguo.
Ci avviciniamo sempre di più al palco ed io mi siedo vicino alle chitarre che credo siano tutte di Syn, sono come quella che ha addosso, ma di diversi colori.
Sevenfold, sevenfold, sevenfold!” urla il pubblico, lasciandomi perplessa.
Mi volto verso Brian che si sta aggiustando l'auricolare, guardandolo di sbieco.
“Synyster, c'è qualcosa che devi dirmi?”
Mi sorride e si avvicina al mio viso.
Eccoti l'uomo di cui ti sei innamorata.
Non mi da neanche il tempo di rispondere che entra sul palco con gli altri componenti della band.
Sento il viso andare a fuoco, non so se è per la rabbia o per la vergogna. Dannazione! Mi ha fregata. Magari, però, non è lui il chitarrista di cui gli ho parlato.
Oh, no. L'assolo di Afterlife! Sarà sicuramente lui a suonarlo. Bene, sono fregata.
Non mi resta altro che godermi lo spettacolo, mentre Critical Acclaim risuona nel locale e i fan si scatenano.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo un ora e mezzo di canzoni a dir poco fantastiche, i ragazzi rientrano nel backstage.
Devo ammettere che Brian è veramente bravo...dannazione, chissà cosa sa fare con quelle mani.
Una vampata di calore mi travolge al solo pensiero. Devo smetterla!
Inoltre, ad ogni cambio di chitarra mi ha sorriso sornione, come se non sapesse che sono infuriata con lui! Accidenti, poteva dirmelo!
“Ragazzi, cambiamoci e andiamo a bere, cazzo!” esclama quello che dovrebbe essere Zacky, se non ricordo male.
Fuck yeah!” urlano in coro gli altri, mentre io continuo a fissarli imbarazzata.
Mi alzo e mi dirigo verso Brian, che mi prende e che mi abbraccia all'improvviso.
“Ah, Sam, Sam, Sam. Piaciuto lo show?”
“Sì...certo...ma vorrei tornare a casa.”
Lui si scioglie l'abbraccio e mi guarda perplesso, quasi impaurito.
“Qualcosa non va?”
“Io...insomma, tu uscirai con i tuoi amici e non voglio esservi d'intralcio. Prendo un taxi.”
“Non ti sarai offesa per non averti detto della mia band?”
“No, anche se avrei preferito me lo dicessi. Davvero, Brian, non-”
“Hai bisogno di bere qualcosa, decisamente. Sei sempre...troppo tesa!”
Scuoto la testa e ridacchio, lasciandomi convincere da questo essere. Non l'avevo ancora visto così spigliato.
“E va bene...ma solo perché è venerdì sera! E dovrei cambiarmi...”
“Oh, avanti, andiamo al pub, non a cena fuori! Dammi cinque minuti, torno subito.”
Non faccio in tempo a rispondere che si rinchiude nel suo camerino, lasciandomi sola.
Sola finché non arriva quello che dovrebbe essere James che mi guarda sorridendo.
“Hey, tu sei Sam!”
“E tu devi essere Jimmy, Brian mi ha parlato tanto di te e degli altri.”
“Immagino ti abbia raccontato le nostre peggiori cazzate!” dice, trascinandomi in una risata.
“Sì, più o meno!”
“Ma immagino non ti abbia accennato il famoso 'Pink is the new black'...”
“Pink cosa?”
“Lo sapevo! Aspetta, ho il video sul cellulare.”
 
 
 
Dopo pochi minuti mi porge il dispositivo ed io fisso lo schermo.
Vedo un giovane Brian che si agita, ubriaco, su una sedia. Al suo fianco c'è James, anche lui nelle stesse condizioni.
Continuano a farneticare cose impossibili da comprendere, finché Syn non si volta verso un uomo e gli urla la fatidica frase 'Pink is the new black' più volte.
Inizio a ridere, mentre il video continua e Brian si arrampica su un tavolo, buttando a terra qualche Guinness ed incitando un ragazzo a bere degli shots che alla fine beve lui.
Con ormai le lacrime agli occhi, restituisco il cellulare a Jimmy che mi guarda divertito e scuote la testa.
“Hey, che succede qui?”
Brian fa capolino mentre io mi piego ancora in due dalle risate.
“Pink is the new black!” cerco di imitare al meglio il suo tono di voce e lui sbarra gli occhi, evidentemente imbarazzato.
“Come fai a...” poi nota Jimmy al mio fianco “Figlio di puttana!”
“Tu racconti di noi, noi raccontiamo di te!”
“Ma è un complotto!” esclama grattandosi il capo.
Solo adesso noto la maglia nera con scollatura a “V” che mette in risalto tutti i suoi muscoli, rendendolo dannatamente eccitante.
Si è struccato, i capelli sono leggermente umidi e il piercing al naso spicca nei suoi lineamenti praticamente perfetti.
“Sam, quando hai smesso di sbavare su Gates, raggiungiamo gli altri!”
Le mie guance vanno a fuoco e subito distolgo lo sguardo e lo porto ai miei piedi.
“Non stavo facendo nulla, stavo notando che si è struccato.” sentenzio come una bambina che deve delle scuse ai propri genitori.
“Certo...andiamo!”
James mi mette una mano sulla schiena e mi dirige verso l'uscita.
Arriviamo dopo pochi passi al “Johnny's”, prendiamo posto e subito iniziano ad arrivare sul tavolo pinte di birra.
Sempre più imbarazzata, mi stringo nelle spalle e guardo i ragazzi iniziare ad ingurgitare alcolici come se fossero acqua.
“Avanti Sam, bevi qualcosa!” mi incita Matt sorridendomi.
“Io non...non credo sia il caso.” mormoro.
“Perché? Dai, è solo una birra!”
Sbuffo sonoramente e prendo una bottiglia di Heineken, iniziando a berla e sentendo il sapore che mi ricorda dei fantastici momenti.
“Giù così!” grida Jimmy tenendomi la bottiglia in verticale, facendomela bere tutta d'un fiato.
Divertita dal mio comportamento, mostro un grande sorriso a tutti, che mi applaudono.
“Felici?”
“Ragazzi, io propongo un giro di shots!” esclama poi Johnny, ottenendo l'approvazione della sua band.
Il mio cellulare squilla e sullo schermo leggo il nome dell'ultima persona che vorrei sentire.
“Scusatemi, torno subito.” dico congedandomi e uscendo dal locale.
 
Hey”
Bimba. Tutto bene?”
“Certo, com'è andato il viaggio?”
Oh, beh...direi bene. Cos'hai fatto oggi?”
“Ho corretto dei compiti, preso un caffè con una mia collega e adesso sono fuori a prendere un po' d'aria.”
“Giornata interessante. Immagino che ti mancherò questa sera.”
Già.”
Beh, adesso devo andare. Ti chiamo domani. Fai la brava...altrimenti, sai cosa succederà.”
...”
Allora?”
“Sì, lo so.”
Brava bambina. Buonanotte.”
“Buonanotte.”
 
Ed ecco che gli occhi iniziano a pizzicare, le mani mi tremano e sento il bisogno di accasciarmi a terra, di scoppiare a piangere e di urlare fino a sentire la gola bruciare dal dolore.
Ma so come far sì che questo non accada.
Spengo il cellulare e rientro nel locale, sedendomi di nuovo al mio posto e iniziando a tracannare una pinta di Guinness.
“Ma che fai?” mi chiede Brian con gli occhi sbarrati.
“Sono tesa, stressata e voglio bere. E' un problema?”
“Direi di no.” ribatte sorseggiando del whiskey dal suo bicchiere.
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo un altro paio di birre e un giro di shots, credo di essere più che brilla, la testa è leggera e potrei cadere da un momento all'altro.
Jimmy continua a raccontare cose senza senso ed io rido pur non capendo nulla.
“Brian! Voglio fare una pazzia!” esclamo battendo le mani.
“Ne prenderò nota...” risponde ghignando.
Poso la testa sul tavolo, ormai stanca.
“Sam, tutto bene?”
La sua voce mi fa rialzare il capo, presto sfoggio un grande sorriso e piego la testa, osservandolo.
“Tutto bene, eh?” ridacchio “Niente va bene!”
Sento una lacrima rigarmi il viso, mentre continuo a ridere per mascherare le mie emozioni.
“Andiamo a prenderci una boccata d'aria.” esclama prendendomi per mano e portandomi fuori dal locale.
Una ventata fredda mi fa rabbrividire, mi stringo nelle spalle farfugliando qualcosa di incomprensibile e mugolando.
Brian mi poggia il suo giubbotto di pelle sulle spalle e si mette davanti a me.
“Che c'è?” sbotto sorridendogli sorniona.
“Dimmi cosa non va.”
La mia vita non va...
“Ma cosa...”
Alzo il viso e lui nota le mie guance ormai bagnate. Con il suo pollice, asciuga le lacrime e mi accarezza dolcemente il viso, mandandomi in ecstasy.
Mi fa poggiare il capo sul suo petto e scoppio in un pianto liberatorio che vorrei sopprimere.
“Parlami, Sam, dimmi cosa non va.” mi sussurra scostandomi i capelli dall'orecchio.
“E' tutto...complicato... Rich, mia madre, mio padre, tu...
Io?
Sì...tu. Mi confondi. Ma è una bella confusione.
Non capisco.
Neanche io.
Appoggio la fronte sulla sua e i nostri nasi si sfiorano, una scossa mi percorre da capo a piedi.
Guardo le sue labbra, voglio baciarlo, eccome se voglio. E' tutto annebbiato, offuscato, ma quelle labbra sottili le distinguo bene.
Sam...” la sua voce trema.
Cerco di allontanarmi il più possibile, ma il suo braccio attorno alla mia schiena non me lo permette.
“Scusa...”
“Ti porto a casa.”

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Capitolo 5
*** I need another chance to live. ***


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Huntington Beach
May, 2nd 2007
10:00 am
 
La luce penetra nella mia stanza, illuminandola mentre io ancora sono sotto le coperte. Gli occhi sono pesanti e il mal di testa mi sta distruggendo.
Mi appoggio sui gomiti e mi sposto una ciocca ribelle dal viso, notando che indosso solo la canotta che avevo ieri. Ma come sono tornata in camera mia?
Mi alzo con fatica dal letto, infilandomi un paio di pantaloni di una tuta e uscendo dalla stanza. Reggendomi al muro, raggiungo il salotto e quasi non sobbalzo quando vedo Brian che mi guarda divertito seduto sul divano.
“Ben svegliata. Come ti senti?”
“Una meraviglia...” mormoro, stropicciandomi gli occhi.
“Jimmy ha avuto subito una brutta influenza su di te, vedo.”
“Eh? Che ha fatto James?”
“Ti ha incitata a bere sempre di più. Non ti ricordi?”
“Emh...no.”
“Fantastico. E quindi neanche cosa mi hai detto fuori dal locale, giusto?”
“Cosa ti ho detto?”
“Nulla. Adesso devo proprio andare, ho bisogno di fare una doccia, sono rimasto per assicurarmi che stessi bene.”
Aspetta, è rimasto qui stanotte? Merda.
“Io...scusami, sono stata una stupida a bere così tanto...”
“Non ti preoccupare, succede a tutti. A me soprattutto!”
“Grazie, Brian...”
“Figurati. Ci sentiamo.”
Questa volta, nessun bacio sulla guancia, un semplice cenno freddo che gela dentro anche me, mentre esce dalla porta del mio appartamento.
Dannazione, dev'essere stato arrabbiato. Magari ho fatto qualcosa che non dovevo!
Tra l'altro, deve avermi svestita. Dovevo essere veramente in pessime condizioni...che vergogna. E se avesse visto i miei lividi?
Bene, riesco sempre a mettermi nei casini. Tutta colpa della chiamata di Richard...anche quando non c'è, riesce a combinare qualcosa che mi faccia stare male!
Ma d'altronde...come potevo illudermi che la fortuna, per una volta, sarebbe stata dalla mia parte? Avrei dovuto sapere che, prima o poi, anche Brian se ne sarebbe andato.
Si allontanerà da me...come hanno sempre fatto tutti. Mi lasceranno da sola con i miei mostri e le mie fobie.
Un conato di vomito mi risale per lo stomaco, corro verso il bagno e rigetto tutto nel gabinetto. Vorrei poter rimettere anche tutto il dolore che ho dentro...liberarmene una volta per tutte.
Mi rialzo tirando lo sciacquone e mi sciacquo la bocca sul lavandino.
Dopo essermi svestita, mi butto sotto la doccia e sfrego sperando di mandare via le brutte sensazioni che sento addosso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo aver controllato i disegni delle mie classi, li ripongo nella mia valigetta e sgombro la scrivania.
Sono le tre di pomeriggio e Brian non si è fatto sentire...devo scoprire cos'è successo precisamente ieri sera. Ma come? Non posso di certo chiederglielo!
Mi spremo le meningi fino allo sfinimento ma nulla, non riesco a ricordare. Decido di optare per una boccata d'aria che potrebbe schiarirmi le idee.
Presa la borsa, esco per le strade di Huntington Beach e inizio a guardare la vetrina di qualche negozio.
Mi soffermo su uno di musica, notando dei cd degli Slayer e dei Metallica in esposizione.
Mi precipito all'interno, iniziando a guardare con gli occhi di un bambino tutti gli album sugli scaffali.
Prendo 'Cowboys from hell' dei Pantera, mentre continuo ad osservarli tutti. Mi soffermo su uno in particolare.
'City of Evil' degli Avenged Sevenfold. Guardo la tracklist, mi sembra di conoscere solo Bat Country, l'ho sentita passare in radio.
Decido di prendere anche quello, curiosa di sentirlo.
Dopo aver pagato, noto attaccato ad una parete dedicata alle band di Huntington Beach, un poster che raffigura Brian e la sua band.
Mi avvicino, soffermandomi proprio su di lui. Lo stomaco mi si chiude e sento una morsa stringermi al cuore.
Che cosa mi sta succedendo? Sarà sicuramente il suo fascino a farmi questo effetto.
Sam?
Mi sento chiamare e subito sobbalzo, voltandomi verso il ragazzo da cui proviene la voce.
Oh no. E' Jimmy! Che vergogna!
“J-James!” gli sorrido, probabilmente con le gote rosse.
“Che ci fai qui?”
Sollevo i cd in segno di risposta.
“Ma sei fantastica, adesso capisco perché Brian...” si interrompe improvvisamente, dando un colpo di tosse “Quello è un nostro album!” esclama poi.
Brian? Brian cosa?
Non dandoci troppa corda, annuisco fiera di ciò che ho comprato.
“Adoro il vostro self-titled e credo che mi piacerà anche questo.”
“Fantastico, è sempre bello sentirlo dire. Hai da fare?”
“In realtà, no, sono uscita perché mi annoiavo.”
“Ti va di fare una passeggiata? Matt e Johnny sono con le loro ragazze, Zacky a Los Angeles per un nuovo ampli e io sto girando per qui come un coglione!”
“E...Brian?”
“Ah, già, Brian...beh, sono sicuro che...sarà andato con Zacky!”
Perché ho come l'impressione che mi stia mentendo? Che Brian non voglia incontrarmi?
“Sam? Tutto bene?”
“Oh...sì, certo...”
“Andiamo?”
Sono proprio sicura di volerlo fare? Potrei scoprire qualcosa di spiacevole, magari che Syn non abbia più voglia di vedermi totalmente.
Un attimo...potrei scoprire cos'ho fatto ieri sera!
“Sì.” affermo incamminandomi con Jimmy per la strada.
 
 
 
 
“Quindi...vuoi sapere cos'è successo ieri sera?” mi domanda Jimmy ridacchiando.
“Sì, ti prego!”
Mi fa cenno di sedermi sulla panchina del parco in cui ci troviamo.
“Per prima cosa, sei rimasta incollata a Brian tutta la sera. Gli accarezzavi il viso e continuavi a sorridergli. Eri decisamente buffa!”
Credo di essere diventata bordeaux. Dannato alcol!
“Sono uscito per fumare una sigaretta e, dopo una decina di minuti, voi due siete sbucati dal nulla. Tu continuavi a dire parole a caso, finché...” fa una pausa, probabilmente notando il mio colorito.
“Finché cosa, James?”
“Hai tentato di baciare Brian.”
“Io cosa?!” strillo, questa volta sbiancando.
Ora capisco perché è così freddo con me...ho fatto la figura della stupida. Ho venticinque anni, sono fidanzata e ho tentato di baciare un ragazzo fidanzato.
Mi porto le mani al viso, non sapendo cosa dire.
“Avanti, Sam, eri ubriaca! Dove sta il problema?”
“Dove sta il problema?! James, ho venticinque anni e sono fidanzata! Avrò fatto la figura dell'imbecille, dell'incoerente...o peggio, della troia!”
“Adesso stai esagerando...”
“Tu non capisci...Brian mi odierà.”
“Ma che dici?”
“Sì...adesso capisco tutto...stamattina era freddo e non si è fatto sentire in tutto il giorno. Gli sarò sembrata immatura.”
“Ferma! Smettila di dire cazzate! Brian è solamente occupato, stamattina sarà stato stanco. Non farti tutte queste seghe mentali. Fidati di Jimmy!”
Lo guardo con gli occhi lucidi e lui per tutta risposta mi abbraccia, scompigliandomi i capelli.
“Ed è appunto perché hai venticinque anni che puoi fare queste cose. Non ne hai 40, comportati da ragazza e non da donna!”
“James...io sono stata obbligata a crescere. Non posso tornare indietro.”
“Che ti è successo?”
“Mio padre è un bastardo drogato che non mi considera più sua figlia da quando avevo quindici anni. Mia madre è al quarto marito ed io per rimanere con Richard ho dovuto lasciare tutta la mia famiglia...e lui non ha voluto che mi godessi i miei vent'anni. Mi ha convinta a diventare una donna come si deve e...ma perché ti sto dicendo questo?”
Lui alza le mani in segno d'innocenza.
“Mi ricordi mio fratello. Sarà per questo.”
“Mi stai friendzonando.”
“James, sono fidanzata.”
“Anche io ma...mi stai friendzonando! James Sullivan è stato friendzonato, oh mio Dio!”
Si alza iniziando a correre e a far finta di frignare come un bambino di cinque anni. Inizia a rotolarsi a terra continuando ad urlare quella frase, finché io credo di poter morire dalle risate.
“Jimmy, ti stanno guardando tutti!” gli urlo mentre mi piego in due.
“Friendzonato!”
Continua per un altro paio di minuti, finché non si accascia a terra e mi trascina con sé.
“Ah, Sam, Sam, Sam. A te piace Brian.”
“Che cosa?! Ma sei pazzo?! Sono fidanzata!”
“Lo so. Ma è così.”
“Tu sei fuori di testa. E' solo un amico.”
“Certo...mi saprai ridire. Vuoi tornare a casa? E' quasi l'ora di cena e se non torno in tempo Leana mi castra!”
“...Sei stato ad urlare dallo strazio per dieci minuti per averti friendzonato e poi sei fidanzato anche tu?”
Lui mi mostra il suo solito sorriso che non può che mettermi allegria.
Dopo esserci rialzati, ci incamminiamo verso casa mia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Sicura di non voler venire?”
“No, Jimmy, ti ringrazio comunque. Ma le feste non fanno per me.”
“Avanti, ti divertirai! C'è anche Brian!”
“Sono stanca, davvero...la prossima volta verrò, te lo prometto!”
“Va bene. Fatti sentire ogni tanto!”
Gli annuisco e gli schiocco un bacio sulla guancia, guardandolo incamminarsi.
 
Appena rientrata in casa, i mostri tornano a tormentarmi facendomi sentire sempre più angosciata.
Cerco di fare più cose possibili per scostare questa sensazione, pulisco tutta la casa, cucino qualcosa e guardo qualche programma in tv. Ma non c'è niente da fare.
Mi sdraio sul letto, ma non quello mio e di Richard. Quando lui non c'è, rimango sempre in quello della stanza degli ospiti, cercando di non ricordare l'uomo con cui vivo.
Se penso a tutto ciò che mi ha fatto negli ultimi anni, non posso fare altro che rabbrividire. Come dimenticare quando...
 
 
 





 
 
Richard, per favore, basta!” grido mentre continua ad usare imperterrito quel dannato frustino.
Bimba, abbiamo appena iniziato...non ti piace?” ghigna, facendo sbattere quell'arnese con un colpo deciso sulla mia intimità.
No, no, no! Slegami, ti prego!” continuo a strattonare le cinghie che mi fanno tenere divaricate le gambe e le braccia.
In un attimo, sento la guancia andarmi a fuoco: mi ha appena dato uno schiaffo.
Zitta! Non voglio più sentirti parlare!”
Altro colpo di frusta, questa volta sul mio ventre, che si contrae dal dolore.
Le lacrime continuano a scorrermi sulle guance, mentre lo vedo prendere uno straccio e legarmelo attorno al viso, all'altezza della bocca.
Adesso ti prendo e giuro che se fiati, ti punirò finché non sgocciolerai sangue.”
Tremo, non riuscendo più a guardarlo negli occhi.
In un attimo, Richard mi penetra facendomi sentire un dolore lancinante che credo di non aver mai sentito in vita mia. D'istinto, grido e lui continua a penetrarmi ancora più forte, lacerandomi sia psicologicamente che fisicamente.
Mi tiene ferma la testa con una mano, mentre con l'altra continua a darmi colpi con quel maledetto oggetto di cuoio.
Dopo essere venuto dentro di me, mi slega velocemente e mi lascia cadere a terra, ormai senza forze. L'unica cosa che desidero è morire.
 
 
 






 
 
Il respiro mi si fa più veloce, mi metto una mano al petto e cerco inutilmente di regolarizzarlo.
Butto la faccia sul cuscino e grido, grido fino a non avere più voce. Ma ciò non basta per sfogare tutta la rabbia, tutta la tristezza e tutta la frustrazione che ormai vive in me.
Da quanto non mi sento veramente felice? Forse, da troppo. Non ricordo neanche come ci si senta.
Vivo in una situazione dove potrei morire ogni sera. Certe volte vorrei che accadesse.
Mi sento come prigioniera in un mondo che non mi appartiene. Sono stanca di vivere così, stufa di tutto ciò.
Barcollando, raggiungo il lavandino e tiro fuori delle pasticche che tengo dentro l'armadietto. Anti-depressivi.
Posso prenderne al massimo due pasticche al giorno, sono veramente potenti. Il medico ha detto che se ne faccio un uso scorretto, potrei morirne. Bene.
Prendo la boccetta, versandone un po' sul palmo della mia mano, tanto da riempirlo.
 
Non avere paura, finché ci sono io, sei al sicuro.
 
La voce di Brian risuona nella mia testa, mentre le pasticche cadono tutte a terra.
Mi guardo allo specchio: sto sorridendo. 

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Capitolo 6
*** Let's make a new start. ***


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Huntington Beach
May, 3rd 2007
06:00 am
 
Il campanello suona da almeno dieci minuti ed io non ho ancora avuto voglia di alzarmi e andare ad aprire. Chi potrebbe mai essere alle sei del mattino di domenica?
Di malavoglia, mi infilo una maglia dei Metallica che mi arriva fino a metà coscia, notando che i lividi nelle gambe non si vedono quasi più.
Mi passo una mano tra i capelli, arrivando finalmente alla porta.
La apro e ci metto un po' prima di realizzare che quello davanti a me è Brian.
“Buongiorno!”
I suoi capelli sono perfetti, è decisamente sveglio e sento il profumo di quel fantastico dopobarba che usa. Alle sei del mattino. Di domenica. Non è possibile!
“Mi spiace disturbarti a quest'ora, ma ho una proposta da farti. Posso entrare o devo parlare qui?”
“Oh, sì, certo. Entra.”
Solo adesso noto che ha portato dei pasticcini...che sta succedendo?
Posa il vassoio sul tavolo e mi osserva un attimo, notando probabilmente la mia maglia.
“Brian?” lo riprendo.
“Eh? Ah. Allora...” inizia “Prepara un borsone con qualche vestito e il necessario per sopravvivere una settimana.”
“Cosa?”
“Ho la mia moto parcheggiata qua sotto. A te serve una vacanza, a me anche. Il tuo ragazzo e la mia ragazza sono via. Ho programmato un viaggio per una destinazione che so ti piacerà. Ho fatto chiamare la scuola da un mio amico che è medico, hai dieci giorni di ferie pagate.”
“Brian, frena! Hai idea di cosa stai dicendo?”
“Certo, altrimenti perché sarei qui? Cosa credi che abbia fatto ieri?”
Oh mio dio. Adesso si spiega tutto...non può essere, sto sognando.
“Io...oh mamma...”
“Mentre eri ubriaca hai detto di voler fare una pazzia. Eccoti accontentata!”
Mi lancio tra le braccia di Syn, che mi accarezza la schiena e ridacchia felice.
“E' un sì?”
“Sì, sì, sì, dannazione!” esclamo allegra, dandogli un bacio sulla guancia.
“Allora facciamo colazione e poi prepara tutto, va bene?”
Annuisco contenta e mi faccio spiegare nei dettagli in cosa consisterà l'imminente vacanza.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Niente da fare, Brian non si decide a dirmi la destinazione. Perlomeno mi ha detto che faremo diverse tappe, anche se non ha specificato quali.
“Sei pronta?” mi chiede mentre chiudo un borsone.
“Sì.” affermo contenta, chiudendo la porta di casa.
Non posso ancora crederci. Ho accettato di fare un viaggio di una settimana in moto con Synyster Gates.
Immersa nei miei pensieri, ci ritroviamo già a metterci il casco.
“Brian, non ti nego che ho abbastanza paura di andare in moto...” gli spiego mentre mi siedo dietro di lui.
“Sei una fifona.” mi prende le mani e le porta alla sua vita “Tieniti stretta a me.”
Potrei andare a fuoco da un momento all'altro, per fortuna non può vedermi. Anche se non mi dispiace per niente questa situazione.
“Partiamo!” esclama esaltato, ingranando la marcia e sfrecciando per le vie della città a cui in poco tempo danno il cambio quelle dell'autostrada.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per le due di pomeriggio, dopo qualche sosta a qualche area di servizio, siamo arrivati a San Francisco. Non ci tornavo da anni! Non posso credere che Brian abbia guidato così tanto...dev'essere stanchissimo.
Vorrei solo capire perché ha organizzato tutto questo...infondo, siamo solo amici e anche da poco.
“Siamo arrivati. Staremo qui fino a domani sera.”
Spalanco la bocca, non credendo a ciò che sto vedendo.
Ci fermiamo davanti a un Hotel Resort di fronte al mare, cinque stelle di lusso. Pazzesco!
“Brian, ma cosa...” mormoro mentre ci togliamo il casco.
“Non ti piace?”
Sposto lo sguardo tra il mare, la struttura e Brian.
“Oh mio dio...perché l'hai fatto?”
“Credevo ti facesse piacere rilassarti un po', sai-”
Non gli faccio finire la frase, dato che mi stringo a lui quasi tra le lacrime di gioia. Nessuno aveva mai fatto qualcosa del genere per me, dannazione...quest'uomo è fantastico.
“Non so come ringraziarti, oddio.”
Lui mi accarezza dolcemente la testa, lasciando un bacio sulla mia fronte prima di staccarsi da me.
“Andiamo...” dice prendendomi per mano e portandomi dentro l'hotel.
Dopo aver preso le chiavi delle nostre rispettive stanze, Brian mi accompagna alla mia.
Quasi non svengo appena entro: è una suite!
“Ma è bellissima!” dico esaminandola per bene.
La giro tutta: il letto è enorme, vi è un divano e una tv al plasma, un tappeto persiano e il bagno è quasi grande quanto il mio appartamento.
“Ti va di andare in spiaggia?” mi chiede indicando la vetrata che permette di ammirarla.
Spiaggia equivale a mettersi in costume. Dannazione, i miei lividi!
“Preferirei andare a fare un giro per la città, potremmo andarci stasera...”
Così potrò andare coperta.
“Come vuoi tu, ci vediamo tra dieci minuti alla reception.”
“Va bene...”
Mi sorride e poi esce dalla stanza, lasciandomi sola.
 
Dopo aver indossato dei pantaloncini e una maglia con una spalla coperta, raggiungo Brian nella hall, notando che sta indossando dei pantaloncini e una delle sue solite maglie con scollo a 'V'. I suoi occhiali da sole non potevano mancare, quando mi vede sfoggia un altro dei suoi sorrisi mozzafiato.
Passiamo tutta la giornata per le strade di San Francisco, ci siamo soffermati in qualche negozio ma non ho voluto far annoiare troppo Brian comprando dei vestiti.
Devo dire che questa città è più bella di come la ricordavo...forse adesso che sono con Brian, ai miei occhi sembra magnifica.
Inizio a preoccuparmi, ogni volta che mi sorride il mio cuore fa le capriole e non posso fare altro che ricambiare il sorriso probabilmente sembrando un'ebete.
“Ti va di prendere un gelato?” mi chiede mentre siamo in giro.
“Più che volentieri!”
Ci dirigiamo verso una gelateria, io prendo un cono e Brian una coppetta. I gusti sono sempre gli stessi: cioccolato e panna.
Iniziamo a mangiare dopo esserci seduti su un muretto che da su un prato verde.
“Mmmh...” mi scappa mentre mi gusto il mio gelato, Syn mi guarda divertito.
“Sei così carina e buffa.”
“Io? Quando mai?” ironizzo. Lui scuote la testa ridacchiando.
“Dimmi.” afferma all'improvviso, facendomi rimanere perplessa.
“Mh?”
“C'è qualcosa che devi dirmi, ormai capisco quando sei in ansia per qualcosa. E, sinceramente, credo anche di sapere il motivo. Spara.”
Finisco il cono e mi passo una mano tra i capelli, sapendo che questo momento sarebbe arrivato prima o poi.
“Beh...ecco...io ho paura che succeda un casino con Michelle...” inizio “Insomma, siamo noi due soli in vacanza mentre lei è dai suoi genitori e il mio ragazzo è in viaggio per lavoro...”
“Sam, non crearti questi problemi. Nessuno sa dove siamo, eccetto la mia band.”
“Non mi sembra comunque gius- aspetta. Jimmy lo sapeva?!”
“Sì, glielo avevo accennato ieri mattina. Perché?”
Oh, dannazione, poteva anche dirmi la verità per farmi stare un minimo più tranquilla! Accidenti.
“Lo stendo quando torniamo ad Huntington Beach!” dico minacciosa.
“Mi sono perso qualcosa?”
“Pensavo fossi arrabbiato con me e quando gli ho chiesto dov'eri aveva risposto che avevi da fare.”
Lo sguardo di Brian si fa più accigliato, come incuriosito.
“Arrabbiato con te? E per cosa?”
“B-Beh...per com'era andata la serata...ho fatto la figura dell'idiota, non voglio neanche sapere che impressione ho dato a te e ai tuoi amici.”
“Tu sei matta! Non hai dato nessun'impressione negativa. Ci siamo divertiti.”
Certo, se tu ti sei divertito a rifiutare di baciarmi!
“Meglio così. Ho un'ultima domanda...perché hai fatto tutto questo?”
“Mi andava di farlo.”
“Capisco ma, non c'era bisogno, insomma-”
“Basta, Sam. Ho detto che mi andava, basta. Smettila di farti mille paranoie.”
Il suo tono è quasi severo, ma non posso fare altro che annuirgli.
Dopo questa conversazione, abbiamo parlato di tutto quello che ci passava per la testa. Della nostra adolescenza, dei concerti a cui siamo andati, tutte cose che hanno fatto nascere in me sì una grande nostalgia, ma anche una gioia nel ricordare.
Lui mi ha raccontato della sua famiglia, i suoi si sono separati quando era piccolo ma non ne ha sofferto più del dovuto. La sua band sta diventando a dir poco famosa – l'avevo notato, visti i fan che ogni mezz'ora gli chiedevano una foto e un autografo – e puntano ad un tour americano dopo l'estate.
Dopo aver cenato in un piccolo Bistrot in centro città ed essere passati in albergo a cambiarci, ci ritroviamo in spiaggia sdraiati su un telo ad ammirare la luna piena che illumina il cielo scuro.
“Sam?”
“Mh?”
“Voglio farti una domanda, ma tu devi essere sincera al cento per cento.”
“Dimmi.”
Come stai?
Merda.
“...”
“Sam...”
“Perché vuoi saperlo?”
“Perché odio vederti in questo stato. Devo sapere cosa ti fa stare così male.”
“Non ho mai detto di stare male.”
“Ti correggo: non ricordi di avermelo detto.”
Faccio qualche attimo di pausa...non mi ubriacherò mai più in vita mia.
“E' difficile da spiegare.”
“Hai detto che ti faccio confondere.”
“Che cosa?”
“Hai capito.”
“Brian...ero ubriaca, io...”
Ti ho detto di essere sincera.
“...va bene, è vero. Da quando ci siamo conosciuti, sei riuscito a creare qualcosa dentro di me che non so spiegarmi...”
Dannazione, l'ho detto davvero? Accidenti, chissà cosa penserà di me adesso. Sono una stupida.
Riesco sempre a rovinare tutto, perché la mia vita deve sempre andare così? Sono così stanca.
Passa qualche minuto e Brian non si decide a parlare.
“Perdonami, non volevo darti fastidio. Vedrò di far finire questa confusione in un modo o nell'altro...”
Quando sto per alzarmi, lui mi blocca a terra prendendomi un polso.
So io come farla finire.
La sua mano si poggia sulla mia guancia e con un gesto svelto le sue labbra si posano sulle mie. Mi sento trasportare in un altro mondo, come se niente esistesse eccetto noi. In un bacio dato con tanta passione e dolcezza, sento di aver appena spiccato il volo verso il Paradiso.

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Capitolo 7
*** Please stay, don't go, I've got you now. ***


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Salve lettori e lettrici, volevo scusarmi in anticipo per il capitolo. A me non piace per niente. Purtroppo non ho avuto tempo di mettermi davanti al pc e pensare a qualcosa di meglio, perciò ecco qui.
Il capitolo successivo è già pronto, l'ho scritto quasi tutto stanotte, dato che non sono riuscita a dormire ripensando al concerto di pochi giorni fa. Qualcuno di voi c'era?

Io ho conquistato la transenna, ero di fronte a Brian. E' stata una notte indimenticabile!
Detto ciò, ne approfitto per ringraziare infinitamente tutti quelli che recensiscono i capitoli, ma anche chi è un lettore silenzioso e chi ha messo la fanfiction tra le preferite o seguite. Mi rendete veramente molto felice!
Alla prossima, un bacione!





 
Huntington Beach
May, 3rd 2007
11:20 pm
 
Qualcuno mi dia un pizzicotto, un pugno, una padellata in testa. Non sta accadendo davvero. O forse sì?
A quanto pare sono davvero tra le braccia di Brian che mi sta baciando nella maniera più dolce che io abbia mai provato.
Mi stringe forte a sé con una mano e con l'altra mi accarezza la guancia, come se volesse rassicurarmi da tutte le paure che ho dentro di me.
Nessuno mi aveva mai baciata così prima, nemmeno ricordavo che effetto facesse sentirsi trattate bene da una persona. Rich non mi ha mai baciata così, mai.
E questa strana emozione che mi sovrasta il cuore e che allo stesso tempo lo incita a battere, è la più bella che io abbia mai provato.
Lui si stacca, troppo presto, ma continua a guardarmi come se si aspettasse qualcosa da me.
Grazie.” riesco soltanto a dire, con la voce che trema e gli occhi lucidi.
Non mi risponde, mi sorride semplicemente e mi tiene stretta tra le sue braccia, mentre io appoggio la testa al suo petto.
Non so cosa fare né cosa pensare, tutto questo è giusto? Sicuramente no. Non voglio neanche immaginare cosa succederebbe se Richard lo venisse a sapere...mi ucciderebbe.
O, peggio ancora, chissà cosa farebbe a Brian.
“Cosa c'è che non va?” mi mormora baciandomi una tempia.
“Io...ho paura della reazione di Rich...”
“Non deve venirlo a sapere per forza. O almeno, non subito, se può farti stare più tranquilla.”
“Non lo so, io...”
“Ascolta, abbiamo una settimana per pensare a cosa fare. Godiamoci semplicemente la vacanza, mh?”
“E...succederanno ancora queste cose?” chiedo diventando paonazza.
“Solo se tu lo vorrai.”
Lo voglio. Adesso.
Brian ridacchia e mi porta sopra di sé, trascinandomi in un bacio che vorrei non finisse mai.
Le nostre labbra sembrano due pezzi di un puzzle che si sono appena uniti per completarne uno. Forse sognavo da troppo questo momento, ma istintivamente dai miei occhi scendono delle lacrime di gioia che mi fanno sentire un'altra persona.
But baby don't cry...
You have my heart, at least for the most part...” continuo canticchiandola mentre le lacrime continuano a scorrere e Brian le bacia e cerca di calmarmi.
“Davvero ho il tuo cuore?”
“Sì...ma non farmi male, per favore”
“Non te ne farò mai, piccola, te lo prometto”
“Mai?”
Mai.
 
 
 
 
 



 
***










 
Huntington Beach
May, 5th 2007
03:10 am
 
“Dai, entra con me” ridacchio sbattendo la schiena contro la porta della mia camera.
“Sam, sei più che brilla, non sai cosa stai dicendo!”
“Ma sì invece, dai, ti prego!”
“Ti ho detto di no...”
Non lo faccio finire che porto le braccia attorno al suo collo e lo bacio, mordendogli leggermente il labbro.
Con la mano apro la porta e lo trascino con me, senza staccarmi un attimo da lui.
“Sam...”
“Shh”
Brian non mi risponde più, arriviamo sul letto dove mi siedo e mi stacco abbastanza per sfilarmi la maglia e vederlo fare lo stesso con la sua mentre è in piedi davanti a me. Sebbene sia buio, la luce della luna mi permette di ammirarlo in tutta la sua bellezza. Dovrebbe essere illegale per un uomo essere così bello.
Lui si china e mi bacia di nuovo, trascinandomi con sé sul materasso. Inizia a passare le sue labbra dal mio orecchio all'incavo del mio collo, facendomi rabbrividire dal piacere.
Il modo in cui mi tratta mi fa sentire vogliosa di vivere, la sensazione che avevo prima è più sopportabile.
Continua la sua scia di baci fino al basso ventre, per poi sganciarmi i bottoni degli shorts e facendoli scivolare verso le mie ginocchia.
Sei così bella...come fai a non vederlo?” mi sussurra tornando sulle mie labbra.
Le mie mani sono immerse tra i suoi capelli, lo accarezzo dolcemente per poi slacciare la sua cintura sentendo la sua erezione premere sul mio bacino.
“Ferma...hai bisogno di essere coccolata.”
Credo di poter morire.
Con una mano slaccia il mio reggiseno e inizia a giocare con i miei seni, lasciandomi il segno dei suoi morsi mentre mi inarco sotto di lui.
“Brian...” mormoro ansimando.
Porta lo sguardo sul mio, piegando la testa di lato e sorridendomi.
Voglio fare l'amore con te
“Sei sicura? Non sei sobria per prendere una decisione del genere.”
Per tutta risposta lo riattiro a me e lui si posiziona tra le mie gambe, sfilando dalle tasche un preservativo.
Dopo esserselo messo, mi riempie ed entrambi iniziamo a muoverci. Ansimi e gemiti invadono la stanza e il suo respiro si mischia al mio.
All'ultima spinta Brian grida il mio nome ed io affondo le unghie nella sua schiena, sentendomi finalmente bene.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La luce del sole entra nelle finestre della mia camera, svegliandomi. Noto con piacere che i lividi sono scomparsi, per ora posso stare tranquilla.
Brian è accanto a me, in boxer ed io indosso la sua maglia. Inizio ad accarezzare la sua schiena con le dita, notando i segni che devo avergli lasciato ieri notte.
Ha la bocca schiusa e l'espressione rilassata, i capelli arruffati e un profumo fantastico.
Se ripenso a come mi ha fatta sentire ieri sera, potrei mettermi a saltare sul letto dalla felicità...sebbene non fossi del tutto in me, ricordo ogni particolare.
“Ciao” sbiascica tenendo gli occhi chiusi.
“Ciao, è mattina, sono sobria e fare l'amore con te è stato fantastico” rispondo disegnando dei cerchi sui suoi tatuaggi.
Lui ridacchia e mi attira a sé, prendendomi tra le sue braccia.
“Sono contento.”
“Anche io...non sai quanto.”
“Davvero?”
“Sì, Brian, lo giuro. Sto bene...molto bene, direi.”
Mi accoccolo al suo petto, baciandogli i bicipiti e contemplando questo momento che non mi era mai capitato prima.
“Avanti, dobbiamo prepararci, ci aspettano sei ore di viaggio.”
“Sei ore? Dove andiamo?”
“Sai che non te lo dirò.”
Mi puntello sui gomiti e mi volto verso di lui, avvicinandomi pericolosamente al suo viso.
“Davvero?” gli soffio dandogli un piccolo morso all'angolo della bocca.
“Mmmh...”
Continuo strusciando il naso contro il suo, mentre lui inizia ad arrotolare una mia ciocca di capelli nel suo dito indice.
Con un movimento veloce mi bacia e altrettanto velocemente si stacca per alzarsi, lasciandomi delusa.
“Bella mossa. Non provocarmi, lo scoprirai a tempo debito...adesso alzati!”
Non avendo per niente intenzione di togliermi da questo letto caldo, lo guardo mentre si rimette i pantaloni e la cintura.
“Avanti!” esclama, mentre io mi mordo un labbro.
“Stavo solo ammirando il panorama”
Lui scuote la testa divertito e si avvicina a me, chinandosi per darmi un bacio.
“La mia maglia ti dona, sai? Lascia poco all'immaginazione.”
“Colpa del tuo voler sempre mettere in mostra i tuoi pettorali.”
“Mi stai dando dell'egocentrico?”
“Più che altro, una prima donna.”
“Vogliamo parlare della canotta super attilata che ti sei messa al luna park?”
“Che cosa?”
“Oh, avanti, ti metteva in risalto le tette.”
“Pervertito tu che le guardavi.”
“Sono un uomo, Sam. Ci vediamo tra mezz'ora nella hall.”
 
 
 







 
 
 
 
 
“Sam? Sam!”
“Eh?” sbiascico ancora assonnata.
“Ti sei addormentata e siamo arrivati.”
Mi stropiccio gli occhi e scendo dalla moto, Brian mi aiuta a togliermi il casco e lo mette apposto.
Mi guardo intorno...ma io in questo posto ci sono già stata.
“Brian...”
“Guarda là” mi indica un cartello.

 
 
W E L C O M E   T O  S E A T T L E

 
Sbatto le palpebre più volte, non riuscendo a capire se sto ancora sognando oppure no.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime e inizio a tremare, per poi iniziare un pianto che non finisce più.
“No, no, hey, piccola. Non fare così.” mi dice Brian stringendomi in un abbraccio, mentre io gli macchio la giacca di lacrime.
“Mi stai prendendo in giro? Non possiamo essere veramente a Seattle, è impossibile!”
“Invece siamo qui e adesso potrai finalmente rivedere tua madre. Calmati.”
“Io sto sognando, non può essere vero!” grido stringendo la sua maglietta, in piena crisi di panico.
“Guardami” dice secco alzandomi per il mento “Adesso tranquillizzati. E' tutto vero, te lo giuro.”
“Come faccio ad essere sicura di non star sognando?”
Velocemente, spinge le sue labbra sulle mie in un bacio casto e dolce.
“Adesso ci credi?”
Annuisco timidamente, imbarazzata dalla mia reazione sebbene incontrollabile.
“Allora, andiamo da tua madre?”
“Sì, cazzo, sì!”
Gli spiego nel tragitto le strade da fare e dopo mezz'ora arriviamo davanti alla casa. Mi tremano le gambe, ma per fortuna Brian pensa bene di prendermi per mano e stringermela ed è come se mi desse un po' della sua forza.
Suono il campanello e lui fa un passo indietro.
La porta si apre dopo poco.
“S-Samantha?”
Mamma...
“Oh mio dio...vieni qui!”
Mi sembra di ritornare bambina, quando non la vedevo per giorni e poi tornava abbracciandomi. Ed io piangevo, piangevo dalla gioia, come sto facendo adesso.
Dopo quasi due anni, sono con mia madre.
“Tesoro, ma che ci fai qui?” mi domanda anche lei tra le lacrime.
“Io...io non lo so, Brian mi ha fatto una sorpresa e...non lo so!” balbetto asciugandomi il viso.
“Brian?...”
“Molto piacere, signora Doe.” le fa lui stringendole la mano.
Mia madre rimane per un po' interdetta, non posso credere che Syn abbia questo effetto anche su di lei.
“Oh, chiamami Maria! Avanti, entrate.”
Ancora non posso crederci...è riuscito ad organizzare tutto questo per me. Tutto.
E' una persona fantastica, la migliore che io abbia mai incontrato. Ha speso un sacco di tempo per rendermi felice e vedermi sorridere, non potrei aver trovato un ragazzo migliore.
Adesso inizio veramente a capire tutto...la confusione se ne sta andando. Comincio ad avere delle certezze e meno paure.
Brian mi sta rendendo più forte, sta riuscendo nel suo intento ed io non potrò far altro che essergliene grata.
“Tesoro, che ne dici di dare un'occhiata a camera tua mentre io finisco di preparare la cena? Joe sarà qui a momenti. Ah, quanto vi fermate?”
Io mi volto e guardo Brian interrogativa che, prontamente, risponde al posto mio.
“Il 10 abbiamo l'aereo che ci riporterà a casa.”
“Perfetto, allora mostra a Brian la camera degli ospiti: dormirà lì.”
“Signora Doe, non ce n'è bisogno, ho già prenotato un albergo qui vicino.”
“Annulla la prenotazione, allora! Non ci pensare neanche ad andare. Hai portato mio figlia dalla California e adesso devo sdebitarmi! Mi offenderei. E chiamami Maria!
“Va bene...Maria.” balbetta lui un po' confuso.
Ridacchio e lo prendo per mano, correndo per le scale per vedere la mia camera.
Appena entro noto che non è per niente cambiata, i muri sono tappezzati di poster e tutta la mia collezione di vinili e cd al loro posto.
Ci sono mille foto che ritraggono me a vari concerti, Brian si sofferma su una in cui sorrido di fianco a mio fratello che indossa la sua divisa da militare.
Ah, quanto mi manca...non lo sento da un sacco. Sto ancora aspettando sue notizie.
Mentre sono immersa nei ricordi, il mio cellulare squilla e quasi non mi prende un colpo.
 
Pronto?”
“Bimba.”
Rich!”
Vedo che sei contenta di sentirmi.”
“Sì. Sono due giorni che non mi chiami, aspettavo un tuo squillo. Sai, non volevo disturbarti.”
“In realtà, oggi ho provato a chiamarti a casa varie volte, ma non hai risposto. Dove sei?”
A casa di Stacy. Ricordi? La bidella della mia scuola che ha una figlia aspirante pittrice, che mi aveva chiesto se potevo darle lezioni private dato che possono permetterselo. Sai, suo marito ha un sacco di soldi, pensa che-”
“Va bene, va bene, non m'importa. Ci risentiamo, ciao.”
“Ciao tesoro.”

 
Mi volto e Brian sta ridendo come un matto con le lacrime agli occhi.
“Che hai da ridere?”
“Dovevi vederti quando hai iniziato a parlare a mitragliatrice, ho immaginato la faccia di Richard!”
“Ho i miei metodi per non farmi fare troppe domande. Non mi sta mai a sentire, a lui non importa ciò che ho da dire.” mi rabbuio un poco.
Lui si protende verso di me e mi poggia una mano sulla guancia.
“Non ci pensare, ti prego...adesso siamo a Seattle e hai cinque giorni per evadere dai tuoi pensieri.”
“Con te?”
“Se lo vorrai.”
Mi alzo sulle punte e mi lascio baciare teneramente, lui è tutto quello di cui ho bisogno.

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Capitolo 8
*** The cure is if you let in just a little more love, I promise you this. ***


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Huntington Beach
May, 10th 2007
3:00 pm
 
“Mi raccomando tesoro, torna a trovarmi presto. Mi ha fatto veramente piacere passare gli ultimi cinque giorni insieme...”
“Va bene mamma, grazie di tutto...mi mancherai.”
Mi lascio stringere tra le sue braccia mentre una lacrima mi scivola sul viso. Chissà quando la rivedrò.
Ma, tuttavia, sono molto felice. Abbiamo fatto shopping insieme e parlato di tutto quello che abbiamo passato negli ultimi tempi.
Lei e Joe hanno deciso di adottare un bambino, vista la loro età. Sono felice per loro, almeno avranno qualcuno da accudire e si sentiranno più giovani.
Io le ho parlato della situazione in cui mi trovo...non nei dettagli ovviamente. Sa solamente che ho dei problemi con Richard, mi ha ribadito più volte di non lasciarmi scappare Brian.
Avevo bisogno di lei, mi ha aiutata ancora di più ad avere certezze, a capire cosa voglio in realtà dalla mia vita. Anche se...non so se avrò il coraggio di cambiarla.
“Piccola, hanno chiamato il nostro volo, dobbiamo fare il check-in...” mormora Brian toccandomi un braccio.
“Vai Sam, ci vediamo presto.”
“Ciao, mamma.”
Le do un ultimo bacio sulla guancia, per poi vederla scomparire tra la folla mentre io e Syn lasciamo i bagagli.
Mi stringo nelle spalle e cerco di reprimere le lacrime, ma loro non sembrano ne vogliano sapere di restare dove sono e iniziano a scivolarmi sulle guance.
Lui non dice niente, mi lascia sfogare tra le sue braccia accarezzandomi leggermente la schiena con movimenti ripetitivi.
“Voglio stare qui con lei...” mormoro stringendomi alla sua giacca, lasciando scappare qualche singhiozzo.
“Sii forte per tua madre e per chi ti sta attorno. So che puoi esserlo.”
“Sono debole...”
“No, non lo sei, non finché sarò al tuo fianco.”
“Ma adesso torneremo a casa e tutto sarà come prima, io...”
“Tu?”
Accidenti, non posso di certo dirgli che vorrei stare con lui. Mi farebbe lasciare Richard che a sua volta mi ucciderebbe...e non in senso figurato.
Il cuore mi sta andando a pezzi, ogni notte e ogni giorno dovrò vivere col pensiero che Rich potrebbe scoprire di me e Brian.
I passeggeri del volo 724 diretto a Los Angeles sono pregati di imbarcarsi.”
Per fortuna l'interlocutore mi salva ed insieme ci dirigiamo in aereo, dove cerco di sviare le domande di Brian.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Sam, sveglia, siamo arrivati.”
Stropicciandomi gli occhi, sospiro cercando di non pensare che adesso tornerà tutto come prima.
Devo assolutamente parlare con Brian, dobbiamo decidere cosa fare e come agire...e devo farlo subito.
“Brian...” mormoro chiamandolo, mentre aspettiamo che Jimmy ci venga a prendere all'aeroporto.
Lui si volta guardandomi teneramente, aspettando che io vada avanti.
“Cosa...cosa facciamo adesso?”
“Io proporrei di fare un periodo di prova.”
“Ovvero?”
Un sorriso malizioso si forma sul suo viso, mentre mi guarda sorridendomi.
Amanti.
Amanti? E' una buona idea. Possiamo frequentarci di nascosto, geniale!
“Perfetto.”
Brian spalanca gli occhi incredulo, per poi prendermi tra le sue braccia e darmi un bacio pieno di passione.
Alla faccia dell'amante! E' una sensazione stupenda, paurosa ed eccitante. Cosa mi sta facendo questo ragazzo?
All'improvviso sentiamo qualcuno tossicchiare alle nostre spalle e, staccandoci velocemente, notiamo che è James.
“Mi spiace interrompervi, ma voglio tornare a casa per cena!”
“Tu!” lo indico furiosa.
“Io?”
“Sì, tu! Sapevi tutto e non mi hai detto niente!”
Lui alza le mani in segno di innocenza, mentre io continuo a guardarlo in cagnesco.
“Oh, andiamo, Brian mi avrebbe ucciso.”
“Ti uccido io.”
“Ingrata, vi devo anche portare a casa!”
“Non ho mica detto adesso.” gli faccio la linguaccia.
“Aggressiva.”
Mi volto verso Syn che sta ridendo come un cretino, dandogli una pacca sulla spalla che lui non sembra neanche sentire.
Dopo aver caricato i bagagli in auto, partiamo verso Huntington Beach.

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From: Richard Miller
To: Samantha Reed
 
Ho perso l'aereo, prenderò il prossimo. Sarò a casa domani, per mezzogiorno.
 
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Sorrido felice davanti al cellulare, avvinghiandomi al braccio di Brian.
“Mio amante, Richard torna domani per l'ora di pranzo...che ne dici di fermarti da me questa notte?” gli sussurro strofinando il naso contro la sua guancia ruvida.
“Con piacere.”
Le sue labbra prendono possesso delle mie in un bacio che vorrei non finisse mai e con la sua mano mi accarezza la schiena con movimenti regolari.
Non si scopa nella mia macchina!” grida Jimmy beccandosi un'occhiataccia da parte di Brian.
Entrambi ridiamo, per poi lasciare ognuno nei suoi pensieri.



























 
La luce che filtra dalle persiane mi sveglia, facendomi notare che al mio fianco non c'è nessuno.
Mi metto seduta, guardandomi intorno, Brian se n'è andato. Perché non mi ha salutata?
Potrebbe avermi presa in giro tutto il tempo...come fanno tutti. Mi ha lasciata sola con i miei mostri.
Mi stanno divorando, ogni giorno è sempre peggio. Il respiro accelera e con esso i battiti del mio cuore. Faccio fatica a respirare, sta succedendo di nuovo. Non riesco a resistere, le lacrime iniziano a scorrere e non riesco più a ragionare, la testa mi gira e credo di poter svenire da un momento all'altro.
Non riesco a combattere, né a reagire contro questi demoni. Sono dentro di me, non se ne vanno più.
“Sam!”
Vorrei rispondere, ma non ce la faccio.
“Samantha! Calmati, ci sono qui io.”
Cerco di regolarizzare il mio respiro, mentre capisco di essere tra le braccia di Brian.
Quando finalmente riesco a sentire anche il mio cuore smettere di battere all'impazzata, tiro un sospiro di sollievo, stringendomi maggiormente a lui.
“Io...scusa, non volevo...”
“Shh...va tutto bene.”
“Credevo te ne fossi andato.”
“Ti ho preparato la colazione, ero in cucina...sono le sei e mezza, devi essere al lavoro alle otto, no?”
Annuisco con il capo, lasciandomi accarezzare ancora un po'.
Dopo qualche minuto, Brian mi aiuta ad alzarmi ed insieme andiamo in cucina, per poi iniziare a mangiare dei deliziosi pancakes. Noto piacevolmente che è a petto nudo.
“C'è qualcosa che non sai fare bene?”
“Oh, piccola, fin troppe cose. Te ne accorgerai a tempo debito.”
Inarco un sopracciglio, mentre lui fa un sorriso beffardo.
“Ti vengono spesso?”
“Intendi gli attacchi di panico? Beh, sì. Non volevo spaventarti, insomma, sai...la stanchezza, il viaggio e tutto il resto...”
Lui annuisce e continua a mangiare.
Finito il mio pasto, ripongo i piatti nella lavastoviglie e presto Syn mi cinge la vita, lasciandomi una scia di baci sul collo.
Adoro tutto ciò, vorrei che fosse lui il mio fidanzato e che tutto il mio passato fosse cancellato.
“Devo farmi una doccia...” mormoro mentre un brivido sale per la mia schiena.
“Anche io.” afferma sorridendomi malizioso.
“Mmmh, andiamo?”
“Agli ordini, baby.”
 
 
 
Apro il getto d'acqua calda, mentre mi tolgo la maglia che ho indossato dopo stanotte e osservo Brian togliersi i pantaloni insieme ai boxer.
Riesco a rimanere nuda davanti a lui senza imbarazzarmi ed è la sensazione più bella di sempre.
Entriamo dentro la doccia che, per fortuna, è abbastanza grande per due persone.
Mi lascio coccolare da lui, che mi bacia dolcemente e accarezza la mia schiena. Io seguo con l'indice le linee dei suoi tatuaggi, facendolo ridacchiare.
Gli mordicchio il labbro inferiore, ma lui, inaspettatamente, mi ferma.
“Devi andare al lavoro e, se mi provochi in questo modo, non sarà una semplice doccia. Lo sai bene.”
Cerco di non sbuffare e maledico mentalmente di dover andare a lavorare stamattina.
Dopo essere usciti dalla doccia ed esserci preparati, Brian mi accompagna davanti all'edificio scolastico.
“Mi mancherai.” mormoro, per poi alzarmi sulle punte e baciarlo.
“Anche tu. Buona giornata, piccola”
Gli sorrido ed entro, sapendo che, d'ora in poi, tutto sarà più difficile.
 
 
 
 
 
 
 
 



 
***
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Huntington Beach
May, 15th 2007
8:50 pm
 
Questa settimana, Richard non mi ha neanche sfiorata una volta. E' stranamente di buon umore e la sera torna stanco, dopo cena fila subito a letto. Mi sembra un sogno.
Ho rivisto Brian quasi ogni pomeriggio, Rich si è bevuto la scusa di andare a dare lezioni private.
Mentre sto preparando una specie di aperitivo e il mio 'fidanzato' è sul divano a guardare una partita di football, scambio qualche messaggio con Brian.
 
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From: Brian Haner
To: Samantha Reed
 
Valary e Matt stasera daranno una festa a casa loro. Ci sarà alcol a fiumi.
Ti voglio lì. In tutti i sensi.
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From: Samantha Reed
To: Brian Haner
 
Sbaglio o Val è la sorella di Michelle?

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From: Brian Haner
To: Samantha Reed
 
Non sbagli, piccola. Tranquilla, Mich sarà abbastanza ubriaca che inizierà a provarci con tutti gli invitati, non baderà a noi.
 
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From: Samantha Reed
To: Brian Haner
 
Non credo che Richard sarà d'accordo.
 
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From: Brian Haner
To: Samantha Reed
 
Invita anche lui, non sarà una festa privata. Sarà più eccitante! ;)
 
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From: Samantha Reed
To: Brian Haner
 
Tu sei pazzo!
 
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From: Brian Haner
To: Samantha Reed
 
Può darsi. Ci conto, comunque.
Vi aspetto alle nove e mezza. A più tardi, piccola.
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Davvero crede che Richard vorrà venire?
Tanto vale chiedere, non penso si arrabbierà per una domanda.
Prendo due calici versandoci dentro del prosecco e porto degli stuzzichini da aperitivo sul tavolo di fronte al divano.
“Tesoro, posso farti una domanda?” chiedo con voce tremante, passandogli un bicchiere.
Lui annuisce soltanto, scrutandomi con attenzione con i suoi occhi verdi.
“Ci hanno invitati ad una festa, ti va di uscire stasera?”
“In realtà, no. Chi la organizza?”
“Valary DiBenedetto e Matthew Sanders.”
Quasi non si strozza quando nomino il primo nome, inizia a tossire ed io gli do una pacca sulla schiena sperando internamente che si strozzi.
“Tutto bene?”
“S-Sì...è solo che...”
Richard che balbetta? Ma cosa...
“Come fai a conoscere le DiBenedetto?” chiede riprendendosi, ma continuando a passarsi una mano tra i capelli castani.
“Il fratello di una mia alunna è il fidanzato di Michelle. Aspetta, anche tu le conosci?”
Brian Haner?
“S-Sì”
“Michelle è una mia cara amica. Credo proprio che accetteremo l'invito. L'orario?”
Un ghigno si forma sul suo viso, mentre si alza e spegne la televisione.
“Nove e mezza.”
“Va' a prepararti, allora.” mi ordina, lasciandomi perplessa.
Lui conosce Michelle? E, specialmente, conosce Brian? Possibile che non me l'abbia mai detto?
Quanti dubbi...
Tuttavia, mi affretto a cercare un abito decente per questa sera, optando per un vestitino blu senza una spallina, talmente aderente da mettere in risalto le mie curve. Questa sera voglio sentirmi bella.
Lo indosso, per poi passare ai tacchi a spillo vertiginosi che brillano d'argento.
Dopo essermi truccata con una linea decisa d'eyeliner ed aver lasciato i miei capelli lunghi ricadere su una spalla, esco dalla camera ricevendo un fischio di approvazione da parte di Richard che mi guarda con desiderio.
“Spettacolare...potrei prenderti adesso, proprio qui.”
Oh no...no!
Si avvicina pericolosamente a me, appoggiando una mano sulla mia natica destra. Sostengo il suo sguardo con tanto terrore addosso e presto sento il mio sedere bruciare.
Che questo ti basti per sapere che se stasera non farai la brava, ti punirò. Andiamo, non vogliamo di certo far ritardo, vero?”
“N-No.”
Ammetto di aver sudato freddo...spero che non mi starà sempre accanto. Ma se ci sarà qualche bella donna, sarà difficile vederlo nei paraggi.
 
 
 
Arrivati a destinazione in perfetto orario, scendiamo dall'auto e suoniamo il campanello. Dopo una manciata di secondi, Brian in compagnia di una ragazza bionda con un fisico da paura, ci vengono incontro.
“Felice di rivederti, Michelle.” dice Richard sorridendole.
Solo adesso mi rendo conto di non averla mai vista prima. Lei è la fidanzata di Brian, la famosa Mich.
E ci credo...è stupenda. Non sono neanche lontanamente paragonabile a lei.
Anche Richard la sta guardando con uno sguardo diverso di quando ha visto me la prima volta. Ne è incantato.
Ha un fisico perfetto, le curve al punto giusto, un viso fantastico e sembra anche essere carismatica.
“Che aspettate? Entrate!” esclama lei, mentre io mi sto pentendo di essere venuta.
Dentro la musica pulsa nelle orecchie e tutti bevono felici, mentre io sento una sensazione a dir poco struggente addosso.
Per i primi minuti Rich mi cinge un fianco, portandomi con sé, poi si lascia trascinare da Michelle ed inizia a bere con lei e le sue amiche.
Mi siedo su un divanetto, ma vengo presto tirata per un braccio e portata dietro il cortile della casa.
Come non riconoscere questo profumo?
Le labbra di Brian si posano sulle mie e lascio che la sua lingua abbia accesso alla mia bocca.
Finisco per avere la schiena contro il muro, mentre lui mi accarezza dolcemente le cosce con una mano.
“Ah, mi sei mancata.” mormora tra le mie labbra, facendomi sorridere.
“Devo parlarti”
Lui non sembra ascoltarmi e continua baciando e mordendo con foga il mio collo, così mi tocca puntare le braccia sul suo petto.
“Non possiamo parlare dopo?”
“No, ne ho bisogno adesso...”
Finalmente (o sfortunatamente?) si ferma, ma mi resta comunque abbracciato, circondandomi i fianchi con le sue forti braccia.
“Tu conoscevi Richard prima di conoscere me?”
“No.” alza un sopracciglio.
“Davvero?”
“Te lo posso giurare. Perché questa domanda?”
“Prima, quando ha saputo chi organizzava la festa, quasi non gli è venuto un infarto. Mi ha detto che Michelle è una sua cara amica e quando gli ho detto che è la...la tua fidanzata, sapeva già il tuo nome.”
“Posso assicurarti di non averlo mai visto prima. Non sapevo neanche che Mich fosse una sua cara amica.”
Faccio qualche minuto di pausa, lasciandomi cullare dal suo respiro.
“Michelle è bellissima.” bofonchio nervosa.
Brian mi alza il mento poggiandoci due dita per guardarmi negli occhi.
“Perché mi stai dicendo questo?”
“Oggi l'ho vista per la prima volta e...è veramente bella. Ha un fisico da modella e sembra anche simpatica.”
“Sam, ma che-”
“Non credo di essere alla sua altezza, sai? Io non ti merito, non sono niente in confronto a lei.”
Mentre pronuncio queste parole, gli occhi iniziano a pizzicarmi e Brian cattura con un bacio una lacrima traditrice.
“Come fai a dire questo? Sei splendida. Non credo di aver mai visto una ragazza più bella di te. Tu sei tutto quello che cerco in una donna. Davvero non lo vedi?”
Altre lacrime mi bagnano il viso, così lascio che lui mi baci dolcemente e mi porti dentro l'abitazione.
Ci dirigiamo verso le scale, salendo e chiudendoci in una delle camere probabilmente degli ospiti.
Cautamente, sfila la lampo del mio vestito lasciandolo scivolare a terra. Scendo dai tacchi e per un attimo mi tornano in mente le parole di Richard.
 
Che questo ti basti per sapere che se stasera non farai la brava, ti punirò. Andiamo, non vogliamo di certo far ritardo, vero?”
 
“Brian, aspetta, c'è Rich fuori...”
“Vieni con me.”
Mi prende per mano, portandomi verso la finestra e scostando di poco la tenda. Mi indica il gazebo, dove vedo il mio fidanzato circondato da fumo, bicchieri di vino e ragazze.
A quanto pare, lui non sarà un problema ed io sono stufa di obbedirgli in tutto.
Riprendo a baciare Brian, trascinandolo con me sul letto.
Presto ci ritroviamo nudi l'uno sull'altra, allargo le gambe per permettergli pieno accesso e mi riempie in men che non si dica.
“Sei. Bellissima.” scandisce bene le due parole mentre entrambi stiamo raggiungendo il piacere.
Quando succede, soffoca un mio urlo con un bacio, tenendomi stretta a sé. Abbiamo di nuovo fatto l'amore e ciò mi fa sentire la ragazza che ero tanti anni fa: felice e spensierata.
Adoro averti tutta per me.” mi sussurra mentre mi morde il lobo dell'orecchio.
Ed io adoro essere tutta tua.
La mia schiena e il suo torace sono appiccicati, mi sta infondendo il suo calore che mi fa sentire a casa.
Vorrei che momenti come questi non finissero mai, ma sono costretta a rivestirmi dopo una mezz'ora scarsa.
Torniamo tra gli invitati ed io mi sento abbracciare da dietro.
Sam!” grida Jimmy battendo le mani, evidentemente ubriaco.
Mi scappa una risata, mentre però vedo Brian venire circondato dalle braccia di Michelle che gli schiocca un bacio sulle labbra. Non posso che rabbrividire a questa scena.
Tutta la felicità che avevo in corpo sembra essersi trasformata in tristezza e frustrazione, non posso sopportare di vederlo mentre si bacia con lei.
Mi giro sui tacchi e cerco Richard, trovandolo a parlare con una ragazza bruna.
Appena mi vede mi stringe avidamente a sé.
“Tesoro, vorrei tornare a casa...” mormoro.
“Non vedi che sono occupato? Fatti un giro.”
“Ma-”
“Non vorrai disobbedirmi.”
Scuoto la testa e me ne vado in giro per la casa, finché non trovo un'amaca su cui sdraiarmi.
Mi dondolo per un po', ripensando all'immagine di Brian che bacia Michelle e mi addormento tra singhiozzi e lacrime.

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Capitolo 9
*** I'm lost without you. ***


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Quante recensioni per lo scorso capitolo! Wow! Sono rimasta di stucco, lo ammetto.
Spero vi piaccia questo capitolo, fatemelo sapere! Grazie a tutti quelli che recensiscono e che mettono la storia tra le seguite/preferite.
 
Huntington Beach
May, 16th 2007
8:00 am
 
“Samantha? Samantha!”
“Due minuti...” bofonchio mettendomi le mani sul viso.
“Lasciala dormire, ieri sera era distrutta!”
“Come vuole...”
Apro svogliatamente gli occhi, trovandomi davanti Jimmy e Matt. Subito scatto seduta, notando che mi trovo su un letto e non nell'amaca su cui mi sono addormentata ieri sera.
“Oh, scusatemi, non so neanche che ci faccio qui. Richard dov'è?”
“Il tuo ragazzo, intendi? Credo abbia dormito in una delle stanze della casa, vallo pure a cercare.” mi risponde Matt sorridendomi.
“Grazie e scusa se mi sono addormentata qui...ma non so neanche come ci sono arrivata!”
“Ti ho portata io! Non mi sembrava carino lasciarti dormire al freddo.” dice prontamente Jimmy.
Lo ringrazio ed inizio a cercare Rich, che però sembra sparito.
Apro la porta dell'ennesima stanza – questa casa è enorme, cazzo! - ma ciò che vedo non è quello che vorrei.
Brian è sdraiato di fianco a Michelle, entrambi coperti solo da un lenzuolo. Fantastico.
Corro via chiudendo la porta e scendendo le scale...poco mi importa di Richard, ora come ora.
Raggiungo un bagno e mi ci chiudo dentro, iniziando a piangere. Perché mi fa questo?
Credevo avesse almeno la decenza di non farci sesso...non dopo aver fatto l'amore con me! Forse mi sono illusa, mi aspettavo cose che non stavano né in cielo né in terra. Ma è okay, ho imparato la lezione.
A quanto pare, a Brian interessava solo portarsene un'altra a letto. Un bonus, insomma.
Cosa mi aspettavo? Che lasciasse Michelle? No di certo. Chi lo farebbe per una come me?
“Sam, tutto bene? Ho saputo che Richard è andato a casa, ha chiesto di accompagnarti!”
La voce di Jimmy fa bloccare per un secondo le mie lacrime, ma non riesco a rispondere.
“Sam!” ripete, bussando alla porta.
Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano destra, aprendo la porta e abbracciando forte James. Ho bisogno di questo, di un fottutissimo abbraccio.
Mi sfogo tra le sue braccia, singhiozzando a volontà.
“Che è successo?” mi chiede cautamente, accarezzandomi i capelli.
“Ho...ho visto Brian a letto con Michelle...” dico tra un singhiozzo e l'altro.
“So che non dovrei reagire così ma...beh, pensavo che...niente, lascia stare...” continuo staccandomi e coprendomi il viso con le mani.
Jimmy non sa cosa fare, se non cercare di consolarmi ma senza risultati.
Piccola, che ti succede?
Oh no, non adesso, Brian.
Prova ad avvicinarsi ma io indietreggio.
“Non toccarmi. Non dopo aver...aver passato la notte con lei.”
“Sam, posso spiegarti!”
“Non voglio spiegazioni, Brian. Voglio...voglio solo andare a casa. James, mi accompagni?”
Quest'ultimo annuisce e lo seguo mentre si avvia alla sua macchina. Ma la voce di Syn mi blocca.
“E' questo che vuoi? Finire tutto qui?”
Credo che qui sia tu quello che deve decidere cosa vuole...” mormoro per poi voltarmi definitivamente e andarmene dalla villa.







 
***







 
Huntington Beach
June, 3rd 2007
10:00 am
 
“Bambini, c'è la ricreazione. Posate le matite, continuerete più tardi.”
Le loro voci iniziano a schiamazzare per il corridoio, mentre io scappo nel bagno degli insegnanti per sfogarmi.
Ormai succede tutte le mattine, non riesco più a trattenere le lacrime e non voglio di certo che i miei alunni mi vedano piangere.
Mi reggo al lavandino, vedendo le gocce cadere sul piano di marmo.
Mi manca, mi manca veramente tanto.
Non ho più sentito Brian da quella mattina, ha provato a richiamarmi ma non gli ho mai risposto.
Ogni sera mi chiudo nella camera degli ospiti e finisco per zuppare il cuscino delle mie lacrime. Persino Richard mi ha chiesto cos'avessi, ma io ho sdrammatizzato dicendo che mi manca mia madre e lui non ha fatto più domande. Per fortuna ha smesso di volere rapporti contro il mio volere per non so quale motivo, ma è meglio così.
Mi sento sempre peggio, ogni giorno una parte di me cede e non so quanto ancora potrò durare in queste condizioni.
Aveva detto che non mi avrebbe mai fatto del male...e invece lo sta facendo. Credo che mi stia facendo più male lui di quanto me ne abbia fatto Richard negli ultimi anni.
Sentendo suonare la campanella, mi sciacquo il viso e noto quanto sto dimagrendo nell'ultimo periodo, visto che non sto mangiando nulla.
Torno in classe e richiamo i bambini che subito tornano al loro posto.
Mi metto a compilare qualche scheda per il prossimo consiglio di classe, ma vengo interrotta dalla voce di McKenna.
“Maestra Sam...”
Alzo lo sguardo e vedo la piccola guardarmi preoccupata.
“Dimmi tutto!” le sorrido.
“Perché sei triste?”
“Oh, piccola...ma io non sono triste. Sono felice!”
“Il mio fratellone mi ha insegnato che non si dicono le bugie!” esclama incrociando le braccia.
Il cuore mi perde un battito, ma continuo a sorriderle sperando di farle cambiare idea.
“Non sto mentendo!”
“Ti ho vista ieri, quando sei uscita dal bagno...hai pianto!”
“Mi era entrato qualcosa nell'occhio.”
“Uffa! Non prendermi in giro! E' una settimana che continui ad andare in bagno quando noi abbiamo la ricreazione...”
“Devi tornare a disegnare, tesoro.”
“Prima devo dirti una cosa, maestra...”
“Ti ascolto.”
“L'ho detto a Bri.”
“C-Che...che hai detto a Brian?”
“Che piangi ogni giorno. Infatti è qui fuori. Era tanto preoccupato quando gliel'ho detto!”
Oh mio Dio. Non voglio vederlo, non adesso e non in queste condizioni.
Ben presto sento bussare e quando mormoro un 'avanti' lo vedo entrare. I bambini si fermano e lo fissano, alternando lo sguardo tra me e Brian.
“Continuate i vostri compiti.” dico secca, alzandomi con le gambe che mi tremano.
Esco dalla classe, lo porto in sala insegnanti – che per fortuna è vuota - e mi piazzo davanti a lui, che mi scruta attentamente.
“Sto lavorando. Non puoi stare qui.”
“Ho chiesto in presidenza un colloquio con te. Vuoi vedere il permesso scritto?”
Accidenti, non posso crederci!
“Che vuoi?”
Lui non mi risponde, indietreggia per squadrarmi.
“Oh cazzo. Da quanto non mangi?”
“Non sono affari tuoi.”
“Sam, non fare la bambina. Sei scheletrica.”
“Ah, sarei io la bambina, adesso? Ha parlato quello che fa promesse per poi non mantenerle.”
“Voglio che mi rispondi. Da quanto non fai un pasto come si deve?”
“Ascolta, non ho tempo da perdere. Se sei venuto qui per farmi da dietologo, puoi benissimo andartene.”
Continua a toccarsi nervosamente i capelli, mentre mi scruta come se avesse visto un fantasma.
“Hai idea di quanto mi sia preoccupato quando McKenna mi ha raccontato che passavi le mattinate a piangere e che eri dimagrita un sacco? Perché non hai risposto alle mie chiamate?”
“E tu invece hai idea di come io mi sia sentita dopo aver visto te e Michelle nudi nello stesso letto, dopo quello che era successo quella sera?”
Gli occhi mi tornano lucidi e lui prova ad avvicinarsi, ma non voglio assolutamente che mi tocchi, anche se sotto sotto credo di averne bisogno.
“Sam, io e te siamo amanti, Michelle è la mia fidanzata. So di aver fatto una cazzata, ma tu stai esagerando!”
“Esagerando? Brian, vaffanculo! Avevi promesso di non farmi del male, invece mi stai distruggendo! Non ti voglio più vedere. Dannazione, ti odio!” gli grido mentre scoppio in lacrime.
Contro il mio volere, mi stringe tra le sue braccia ed io mi sfogo tempestandogli il petto di pugni che non sembra neanche sentire.
“Ti odio, ti odio, ti odio!”
Poggia due dita sul mio mento, costringendomi a guardarlo negli occhi.
“Dimmelo adesso. Avanti. Dimmi cosa provi per me.”
Ti...ti...
Dillo!
Ti amo! Ti amo, Brian...sei un bastardo, ma ti amo.
Lui sfodera uno dei suoi sorrisi beffardi
“Anche io, piccola” e le nostre labbra si incontrano, mentre dentro di me la confusione aumenta sempre di più.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Huntington Beach
June, 3rd 2007
12:00 am
 
Brian è andato via ma gli ho promesso che avrei pranzato con lui appena finite le lezioni. Per fortuna Richard rimane con dei suoi colleghi fino a dopo cena, perciò ho la giornata libera.
La campanella suona e i bambini si alzano per correre dai loro genitori, mentre McKenna viene verso di me e mi abbraccia.
“Hey piccola...” dico spettinandole i capelli.
“Grazie, grazie, grazie Sam!”
“Per cosa?”
“Il mio fratellone è più felice da quando ti ha conosciuta!”
“Oh...davvero?”
“Sì, sorride sempre, non come prima. Era sempre nervoso, serio e non sembrava più il mio fratellone!”
“Magari è per un altro motivo, non credo di...”
Sì, Sam, sei tu la ragione.
Mi volto, trovandomi Brian a due centimetri dal viso, una distanza oserei dire pericolosa.
Vorrei baciarlo ma non posso, non davanti a sua sorella, non...come non detto. E' lui a baciarmi.
Un bacio casto e veloce.
Poi, si piega guardando la piccola McKenna che ci fissa sbalordita.
“Questo, sorellina, è il nostro segreto. Non lo dirai a nessuno, vero?”
Lei scuote la testa, saltellando felice.
“Brava. Per ricompensa, oggi pomeriggio, ho invitato Jonathan da papà. So che lui ti aveva detto di no perché non c'era nessuno in casa, ma possiamo rimanere io e Sam. Vero, piccola?”
“Certo!”
“Sì, sì, grazie mille!” grida lei abbracciandoci entrambi.
Chissà se un giorno avrò una famiglia, una bambina che mi chiamerà mamma. Sarebbe fantastico.
Brian mi cinge un fianco con un braccio e tutti e tre ci dirigiamo alla casa di loro padre che è vuota.
La bambina corre in camera, mentre io e lui andiamo in cucina.
Ho un bisogno irrefrenabile delle sue labbra, così porto le braccia al suo collo e lo colgo di sorpresa, baciandolo con passione.
Poggia le mani sui miei fianchi, spingendomi contro di sé e facendomi sentire la sua erezione premere sul mio bacino.
Mi solleva facendomi appoggiare su un ripiano della cucina ed io gli sfilo via la maglia, iniziando ad accarezzare il suo fisico atletico.
Comincia a mordermi un labbro ed io reprimo un gemito, ma il mio respiro si fa sempre più pesante e ho assolutamente voglia di lui.
“Fratelloneeee! Ho fa-”
In mezzo secondo Brian si volta con una faccia spaventata e guarda la sorella con un sorriso sghembo, mentre io mi nascondo dietro di lui dato che devo essere arrossita non poco.
“Perché sei senza maglia?” domanda piegando il capo da un lato.
“B-Beh, s-sai, avevo caldo!”
“Almeno potevi piegarla!” sbuffa lei, raccogliendo la sua maglietta e piegandola accuratamente.
“Ho fame. Cosa si mangia?”
“Ordiniamo qualcosa, che ne-”
“Cucino io.” affermo scendendo dal ripiano e sorridendo alla piccola.
“Sei sicura? Sembri stanca...”
“Non preoccuparti, Brian.”
Superato l'imbarazzo del momento, inizio a guardare cosa c'è nel frigo. Prendo delle cipolle e delle carote, del sedano e le taglio a pezzi. Prendo la carne e la trito, per poi mescolarla alla salsa di pomodoro che per fortuna il padre di Brian tiene.
Mentre cucino del buon sugo come mi ha insegnato mia nonna da bambina, metto l'acqua a bollire e preparo gli spaghetti.
Trovo anche delle fettine di pollo e le impano, mettendole poi a friggere su una padella. Finisco con il cuocere delle patatine fritte che trovo nel congelatore.
Mia nonna era italiana, perciò mi ha insegnato molte ricette della sua patria, mi è sempre piaciuto imitarla e la ricordo volentieri.
“Cosa prepari di buono, piccola?”
Mi ritrovo con le mani di Brian sul mio ventre e il suo viso appoggiato sulla mia spalla.
“Pranzo italiano!”
“Ah, tesoro, come si fa a non amarti?
Abbasso lo sguardo imbarazzata e continuo a mescolare il sugo, assaggiandolo per sentirne il sapore, per poi far fare lo stesso anche a Brian.
“Cazzo, ma sei una cuoca!” esclama per poi schioccarmi un bacio sulla guancia “Intanto vado ad apparecchiare.”
Annuisco e continuo a cucinare col sorriso stampato in faccia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Sam, sei troppo brava!” esclama McKenna mentre mangia le sue patatine.
“Grazie tesoro” arrossisco, posando la forchetta sul piatto.
Dopo giorni, ho finalmente fatto un pasto completo e mi sento sazia.
Non che prima non volessi mangiare, ma davvero non ci riuscivo. Guardavo il cibo e un conato di vomito mi risaliva lo stomaco.
Ansia, tristezza e paura sono un brutto mix di emozioni.
Sparecchio e metto i piatti in lavastoviglie, venendo poi portata da Brian a sdraiarci sul divano.
Mi metto tra le sue gambe, appoggiando la testa sul suo petto.
Le sue mani finiscono sotto la mia maglietta ed iniziano ad accarezzarmi dolcemente.
“Sam, posso sentire le tue costole solo sfiorandoti.”
“...”
“Sono veramente preoccupato, insomma...”
“Brian, tranquillizzati. Ti prometto che inizierò a mangiare di più d'ora in poi, va bene?”
Lui annuisce semplicemente, baciandomi il capo.
“Riposati, hai l'aria distrutta” mi mormora.
Chiudo gli occhi e in pochi minuti mi addormento tra le braccia dell'uomo che amo.
 
 
Le voci dei bambini mi risvegliano e, dando un'occhiata all'orologio, noto che sono le tre e mezza di pomeriggio.
Brian dorme beato, le nostre mani sono intrecciate ed io vorrei che il tempo si fermasse.
Muovo di poco la testa per guardarlo mentre dorme, adoro la sua espressione rilassata, è bellissimo.
Mck e Jonathan ridono forte ed anche Brian si sveglia dopo poco.
Stira un po' la schiena e mi guarda sorridendo.
“Non sai quanto sei bello quando dormi.”
“Io sono sempre bello.”
Alzo un sopracciglio, per poi scoppiare a ridere con lui.
“Ho una proposta da farti.” annuncia.
“Spara!”
“Ti va di suonare con me?”
Scatto subito, guardandolo con praticamente gli occhi lucidi.
“Sul serio?”
“Sì. Vieni.”
Ci alziamo, dirigendoci verso il garage che è pieno di poster, chitarre e amplificatori.
Brian impugna due delle chitarre che gli ho visto usare durante un concerto, porgendomene una.
“Ne ho date un paio a mio padre, all'inizio provavamo qui con la band...bei tempi”
“Syn, ti avverto che non ricordo molto. Non credo neanche più di avere i calli.”
“Beh? Let's make a new start.”
Gli sorrido mentre attacca i jack agli amplificatori e alle chitarre. Mi passa un plettro ed io cerco di ricordarmi qualche canzone. La prima che mi passa per la testa è Walk dei Pantera.
Ci sediamo entrambi su un divano enorme che riempie la stanza.
Inizio con i primi accordi, sentendo le dita bruciare, ma cerco di resistere. Mi sento tornata a dieci anni fa.
Brian mi segue e mi aiuta nei riff che non mi ricordo, ma all'assolo nessuno mi potrebbe fermare. Lo ricordo a memoria.
“Sei una bomba!”
“La suonavo sempre con la mia band”
“Avevi una band?”
“Sì, ero chitarrista solista e cantante. Spaccavamo di brutto! Poi mi sono dovuta trasferire...”
“Cantavi, eh?” sorride malizioso.
“No, no e no.”
“Oh sì. Canta per me.”
“Brian, io...”
“Ti prego!”
“Non canto da anni...” mi rabbuio.
“Che ti è successo?”
Prendo un bel respiro, per poi prendere una decisione.
“Ricordo quel giorno come se fosse ieri...”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
...Wish you were here!”
Gli applausi si fanno sentire nel teatro ed io sorrido a tutti, passando una mano tra i miei capelli blu imbarazzata.
Il pubblico di stasera è stato fantastico, non mi aspettavo niente del genere. Abbiamo suonato qualche cover di canzoni delle nostre band preferite e due inediti. Tutti sembrano aver apprezzato, è fantastico!
Grazie a tutti, veramente!” grida Jack, il bassista.
Dopo un inchino, ci dirigiamo tutti dietro le quinte dove poso la mia chitarra acustica.
“Cazzo, siamo stati dei grandi!” urlo saltando dalla gioia.
Il miglior concerto di sempre! S, sei stata una bomba!” aggiunge Alexandra, la batterista e mia migliore amica.
Domani c'è la battaglia tra band della scuola, mi raccomando, dobbiamo essere più carichi che mai. Spaccheremo il culo ai nostri avversari!”
Ben detto, A” sorrido.
Rimaniamo per altri quindici minuti a parlare e a ridere, finché non giunge l'ora di andarsene.
Ripongo la mia chitarra nella custodia ed esco dal teatro, dove trovo mio padre con una bottiglia di vino in mano.
Papà, ci hai visti? Hai visto il pubblico?”
“Sì e cazzo, fate schifo. Sembrate una band di drogati, stonate ogni nota. Soprattutto tu, cazzo, non sai cantare.”
“Ma cosa dici...”
“Credimi, non andrete da nessuna parte.”
Beh, il pubblico non la pensava così.”
Hanno applaudito per pena.”
Perché non puoi essere come tutti gli altri padri?” sibilo con le lacrime che iniziano a scorrere.
Ragazzina, dovresti ringraziarmi per darti un tetto.”
Continuo a piangere, stringendo i pugni.
Fino al tragitto verso casa non parlo, ma poi esplodo.
Sai che ti dico? Sei un bastardo. Dovresti aiutarmi a seguire i miei sogni e invece pensi solo a bere!”
Come ti permetti?!” mi urla, tirandomi uno schiaffo.
Io me ne vado, sono stufa di stare con te!”
“Ah sì? E come arriverai da tua madre? Sta dall'altra parte della città e non hai soldi.”
In qualche modo farò. Tutto per non rimanere con uno stronzo come te!”
Mi ritrovo attaccata al muro, presa per il colletto della mia maglia.
“Mocciosa.” sibila, subito prima di prendermi per i capelli e buttarmi a terra.
Tra le lacrime, cerco di aggrapparmi al tavolo di cucina per alzarmi e dopo esserci riuscita gli tiro un calcio secco in uno stinco.
Mi chiudo in camera a chiave e buttando dentro una valigia tutti i vestiti che trovo e i pochi soldi che ho guadagnato nei locali dove ho suonato.
Dopo essermi sfogata e aver aspettato di non sentire più rumori, esco dalla camera, ma presto sento un dolore lancinante al braccio.
Mi guardo: sto sanguinando. Quel bastardo mi ha spaccato la sua fottuta bottiglia sul mio fottuto braccio!
Corro verso la porta e per fortuna non riesce a raggiungermi, così sparisco nella notte nella speranza di riuscire a ricominciare da capo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Il giorno dopo Jack ha iniziato a riempirmi di messaggi per sapere dove fossi, per poi passare a insulti per averli mollati all'ultimo momento. Alex, invece, non si è fatta più sentire...credo di averla delusa a tal punto che non ha voluto più parlarmi. Come biasimarla?”
Alexandra mi manca davvero tanto. Era più grande di me di cinque anni, era bionda, aveva gli occhi verdi e il naso all'insù.
“Hai mai provato a richiamarli per spiegarti?”
“Non ne ho mai avuto il coraggio. Ho chiuso con quella vita, ormai.”
“Ma ti divertivi, eri felice. Me l'hai detto tu.”
“Io...quella vita non mi appartiene più...”
“Sì, invece. Hai tutte le ragioni per voler essere felice e cazzo, io voglio che tu lo sia! Giuro che ti aiuterò!”
“Dici davvero?”
“Sì, sì, sì cazzo.”
Faccio un bel respiro, pronta per riprovarci.
Provo qualche accordo, iniziando una canzone che ricordo di aver sentito molte volte quattro anni fa.
 
I swear that I can go on forever, again.
Please let me know that my one bad day will end.
I will go down as your lover, your friend.
Give me your lips and with one kiss, we begin.
 
Are you afraid of being alone? Cause I am.
I'm lost without you.
Are you afraid of leaving tonight? Cause I am.
I'm lost without you.
 
I'll leave my room open 'till sunrise for you.
I'll keep my eyes patiently focused on you.
Where are you now? I can hear footsteps, I'm dreaming.
And if you will, keep me from waking to believe this.
 
Are you afraid of being alone? Cause I am.
I'm lost without you.
Are you afraid of leaving tonight? Cause I am.
I'm lost without you.
Are you afraid of being alone? Cause I am.
I'm lost without you.
Are you afraid of leaving tonight? Cause I am.
I'm lost without you.*
 
 
“Mio Dio. E tu hai tenuto nascosto questa voce per tutti questi anni? Cazzo, avresti potuto diventare una professionista, sei fantastica.”
Mi mordo un labbro cercando di reprimere la voglia di piangere, non riesco a rispondere a Brian. Posa la chitarra anche lui, prendendomi tra le sue braccia e baciandomi teneramente il capo.
Mi siedo a cavalcioni su di lui, che fa scivolare le sue mani sul mio fondoschiena facendomi ridacchiare.
“Posizione accattivante, Samantha. Oggi sei in vena?”
“Mi sei mancato.”
“Anche tu, piccola.”
Mi piego per baciarlo e presto le nostre lingue iniziano a giocare; fa arrivare la mia gonna al bacino, sfilandomi poi le mutandine. Gli slaccio i pantaloni, ma quando sto per togliere i suoi boxer, Brian ribalta le posizioni.
Mentre mi bacia il collo, mi fermo per un attimo.
“I...i bambini...” ansimo mentre apre i bottoni della mia camicetta.
“La porta è chiusa a chiave e loro stanno guardando un film, non pensarci” ansima anche lui col respiro corto.
Mi bacia, mi morde, mi coccola. Lo voglio, adesso.
Con una spinta decisa entra in me, soffocando poi un mio grido con un bacio. I suoi movimenti si fanno sempre più veloci, le mie unghie sono di nuovo nella sua schiena.
Gli tiro un po' i capelli e lui velocizza ancora di più, finché entrambi non raggiungiamo l'apice del piacere.
Ti amo, Samantha, ti amo da morire.” mi sussurra subito dopo, per poi tenermi tra le sue braccia.
 
 
 
 
 
 



 
*La canzone è “I'm lost without you” dei blink-182.

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Capitolo 10
*** So sorry, it's over. ***


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Huntington Beach
June 10th 2007
11:00 am
 
“Sei sicuro che sia una buona idea?”
“Sam, è la quinta volta che me lo chiedi. Sì, cazzo!”
Siamo davanti a casa del padre di Brian, abbiamo escogitato un piano per far chiarire i suoi genitori.
Brian vuole che io parli con entrambi e se riuscirò a sistemare qualcosa, in serata li faremo ritrovare nella stessa stanza per farli finalmente parlare.
Quest'idea, ovviamente, è venuta fuori da lui. Io mi sto torturando il labbro per l'ansia, non sono una psicologa e ho paura di combinare dei casini!
Syn bussa alla porta e presto vedo comparire Brian Senior.
“Figliolo, che ci fai qui con questa bella ragazza?”
“E' la maestra di McKenna. Vi siete già presentati, ricordi?”
“Oh, giusto! Entrate pure”
Così facciamo e ci fa accomodare poi sul divano che direi di conoscere bene.
“Samantha vorrebbe parlarti di Mck.”
Io annuisco, mentre suo padre inizia a preoccuparsi.
“C'è qualcosa che non va con la bambina?”
“Non del tutto. Vede, mi ha raccontato dell'attuale situazione familiare e, se permette, vorrei parlarne con lei.”
Lui si passa una mano tra i capelli, nervosamente. Mi sembra di aver toccato un tasto a dir poco dolente, il suo sguardo diventa particolarmente preoccupato.
“Certo...dammi pure del tu.” mi risponde con la voce che quasi trema.
“Beh, posso ovviamente confermare che la bambina a scuola è disattenta, è chiaramente immersa nei suoi pensieri. Ha un carattere forte, si vede, si fa sempre vedere sorridente dai suoi compagni di classe. McKenna mi ha detto che tu e Suzy siete sempre andati molto d'accordo.”
Si appoggia la testa tra le mani ed io sposto lo sguardo verso Syn che mi guarda con un mezzo sorriso.
“Io la amo, la amo veramente. Ma ultimamente continuavamo ad avere discussioni su ogni cosa, anche sulla più futile. Finché...una sera ho deciso di uscire a bere con dei colleghi di lavoro. Sono tornato ubriaco e lei non ci ha pensato due volte a sbattermi fuori di casa, ma non posso biasimarla. Non ho più vent'anni, ne ho quasi cinquanta e mi sono comportato da sciocco.”
Si vede lontano un miglio che si pente di ciò che ha fatto. Mi sta parlando con estrema sincerità, lo si legge nei suoi occhi. Il suo sguardo è profondo, è come quello di suo figlio.
“Se la ami così tanto devi cercare di sistemare le cose!” lo esorto con dolcezza.
“Non vuole vedermi, non vuole parlarmi. Non so più cosa fare, Samantha.”
“Se è amore, e sono sicura che lo è, allora andrà tutto bene. E' questione di tempo, ma voi dovete fare la vostra parte. Ma tu mi devi promettere che le proverai tutte.”
“Io...io non lo so. Non so più cosa pensare. E se si fosse accorta solo adesso che non sono quello giusto per lei?”
“Suzy si sarà sicuramente spaventata. Sai, quando una persona che ti ama e che tu ami fa qualcosa che non ti aspettavi potesse fare, è come se ti avesse tradito. Fa male, decisamente male, tanto male da pensare di mandare tutto all'aria. Ti sembra che niente possa tornare come prima, in nessun modo. Ma basta un piccolo gesto per ricostruire tutto.”
Le parole mi escono come un fiume in piena, non penso neanche a quello che sto dicendo, ma sembra che stia funzionando.
“Un piccolo gesto, eh? Potrei avere un'idea...”
“Vedi? Basta ragionarci, i sentimenti faranno il resto. E metti da parte l'orgoglio.”
“Ho capito, ho capito. Lo farò, specialmente per McKenna. Grazie Samantha.”
Gli sorrido dolcemente e sento la mano di Syn accarezzarmi i capelli.
“Comunque, stasera sei libero, papà?”
“Cosa vuoi che abbia da fare un cinquantenne come me? Capisco che sono figo, ma non esco più come una volta!”
Mi astengo dal ridere, anche se a quest'ora starei rotolando in terra.
“Sì, certo. Alle sette ci vediamo a casa.”
“Casa...da Suzy?”
“Sì. Niente domande.”
“Va bene. Grazie a tutti e due...”
Dopo esserci congedati, andiamo verso l'auto e, prima di partire, Brian mi chiama.
“Che c'è?” chiedo confusa.
“Non so come ringraziarti per tutto quello che stai facendo per me e la mia famiglia. Sei fantastica, davvero.”
“Lo faccio volentieri...” gli dico prendendogli la mano.
“Ti amo.”
“Anche io, Brian.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Non se ne parla, non lo voglio vedere!”
“Suzy, cerca di calmarti!”
“Samantha, tu non capisci, quella sera avrebbe potuto mettere in pericolo sia me che la piccola!”
La donna sembra non voler ragionare, è ancora turbata dal comportamento del marito e sto cercando in tutti i modi di farla ragionare.
Brian è rimasto in cucina, mentre noi siamo in salotto.
“Certo che lo capisco, ma dannazione, voi vi amate!”
Suzy sospira, mostrandomi i suoi occhi lucidi e pieni di dolore.
“Lo so...e mi manca. Ma ho paura che possa farlo di nuovo. Sono contrastata da me stessa...da una parte so di amare ogni lato di lui, ma dall'altra sono spaventata.”
Ci sediamo ed io le prendo le mani. So che ha bisogno del massimo del conforto da parte mia e sono determinata a darle la mia poca forza.
“Devi superare questa paura. Fallo per Mck e soprattutto per te stessa. Tu hai bisogno di lui. Si vede da come ne parli, ti si legge negli occhi che lo ami. Ti prego...tu che puoi, torna a vivere con l'uomo che ami. C'è chi non può farlo.”
Lei annuisce silenziosamente, sospirando. Passano alcuni minuti in cui probabilmente sta pensando a cosa fare. Poi mi coglie con una domanda che non mi sarei mai aspettata.
“Cara, ma perché sei qui per me? Insomma, avrai anche i tuoi problemi, invece sei qui ad aiutare me e Brian.”
Prendo un bel respiro, chiudendo gli occhi per un attimo.
“Sa...io ho conosciuto da poco l'amore. Sapevo in precedenza della situazione tra te e tuo marito perché McKenna me ne ha parlato. Ricordo che mi chiese se io mi fossi mai innamorata e io le ho risposto di no. Adesso che ho trovato una persona che so amerò per sempre, mi sento in dovere di aiutarvi. Anche lui mi ha fatto stare male, ha fatto anche lui qualcosa che mi ha fatto provar dolore: ho versato molte lacrime per lui. Ma so anche di potermi fidare e che posso perdonarlo finché sono sicura che mi ami almeno quanto lo amo io.”
Fa qualche minuto di pausa, per poi guardarmi dritta negli occhi.
“E va bene...possiamo provarci. Ma non assicuro niente.”
“Sii forte, Suzy.”
Lei mi stringe in un abbraccio e mi sussurra un 'grazie' con voce flebile.
“Che ne dici di un buon tè caldo?” mi chiede poi.
“Volentieri.”
Mi dice di aspettarla in salotto, mentre va in cucina a prepararlo. Poco dopo arriva Brian, che si siede al mio fianco e mi guarda come se avesse qualcosa da dirmi.
“Qualcosa non va?” chiedo interrogativa.
“Sam...scusami. Scusami per quello che ti ho fatto, non volevo mi vedessi con Michelle. In realtà non sarei dovuto andarci a letto...sono un coglione.”
“Hai...hai ascoltato la nostra conversazione?”
“Sì e cazzo, non mi meriterei tutta questa fiducia da parte tua dopo quello che ho fatto.”
“Brian...sinceramente, non mi importa. Io ti amo e so che anche tu mi ami, questo mi basta.”
“Grazie, piccola.”
Mi prende tra le sue braccia e mi stringe forte, io gli lascio un bacio sulle labbra che lui ricambia. Mi sento fortunata.
Sam, il tè è pronto!” grida Suzy dalla cucina, così ci stacchiamo e andiamo da lei.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Le urla si sentono da quasi un'ora.
Suzy e suo marito sono dentro uno studio che si gridano a vicenda insulti e di tutto e di più. Inizio a pensare che questa non sia stata una buona idea. Per fortuna Mck è da una sua amichetta e fuori ci siamo solo io e Syn.
“Abbiamo combinato un casino...” mormoro poggiando la testa sul suo petto.
“Lasciali sfogare. Dopo quello che hai detto ad entrambi capiranno di doverla smettere.”
Aspettiamo, aspettiamo e finalmente, dopo altri quaranta minuti, sembrano essersi calmati. Ma non sappiamo se hanno fatto pace o no.
Brian si piega per vedere dalla serratura e scatta subito in piedi con un'espressione a dir poco traumatizzata, prendendomi per mano e correndo per le scale.
“Via, via, via! Che schifo!”
Lo guardo perplessa, avendo decisamente capito cosa deve aver visto. Inizio a ridere a più non posso.
“Che c'è da ridere? Dio, perché ho guardato?” dice disperato.
Continuo a ridere con le lacrime agli occhi, mentre lui è ancora con gli occhi sbarrati.
“Sei così buffo!”
“Buffo? C'era mio padre mezzo nudo là dentro!”
“E' una cosa normale, Brian!”
“Ma stavano per scopare! Nello studio!”
“Si chiama sesso, ricordi?” lo prendo in giro.
Il suo sguardo passa subito ad essere malizioso, infatti inizia ad avvicinarsi a me con passo felpato. Finiamo dentro il bagno, dove chiude la porta a chiave.
Subito si impossessa delle mie labbra e finisco con la schiena contro il muro, premendo il suo corpo sul mio.
Le sue mani finiscono sotto la mia maglietta e giocano con i miei seni, facendomi ansimare senza ritegno. Questo ragazzo mi farà impazzire.
Ma inaspettatamente si ferma, lasciandomi mentre respiro con fatica e credo di aver le gote arrossate.
Accidenti, perché si è fermato?
“Non ho intenzione di fare sesso mentre lo sta facendo mio papà al piano di sopra. E devo riportarti a casa.”
Non rispondo, sono ancora troppo frastornata dal gesto di Brian.
 
 
 
 
 
 
 
“Domani non sarò ad Huntington Beach, stiamo organizzando un tour per la California e devo andare con i ragazzi a Long Beach. Ti chiamo per l'ora di pranzo, ok?”
“Va bene, divertiti.”
Brian si allunga per darmi un dolce bacio sulle labbra e io gli sorrido subito dopo esserci staccati.
Mi ami?” mi chiede.
Fin troppo.
Scendo dall'auto e prendo le chiavi di casa, entrando.
Sento dei rumori provenire dalla camera da letto. Oddio, ci sono i ladri in casa? Merda!
Guardo fuori: Brian è già andato via.
Sono terrorizzata, prendo un coltello dalla cucina e con passo felpato raggiungo la camera. Ascolto meglio...questi non sono rumori qualunque!
Apro la porta e ciò che vedo mi rende scioccata.
Richard è a letto con un'altra donna! Oh mio Dio.
“R-Rich?”
I due si fermano e lui sbianca, ma quando lei si volta verso di me...credo di poter morire.
E' Michelle.
Indietreggio con gli occhi spalancati, mentre lui si mette velocemente i boxer e viene verso di me. Oh cazzo.
Mi prende per un braccio, guardandomi con aria minacciosa.
“Ascoltami bene: se dirai anche solo una parola riguardo quello che hai visto, giuro che ti ammazzo. Se accennerai qualcosa ad Haner, ti faccio fuori. Capito?!”
“Io non...non voglio stare con un uomo che mi tradisce...”
Ed ecco che la mia guancia inizia a bruciare.
“Hai capito?” ripete con più rabbia.
Annuisco mentre inizio a piangere silenziosamente. Perché sta succedendo tutto questo? Non può semplicemente lasciarmi e rimanere con Michelle?
Passano dieci minuti e vedo la ragazza che esce con aria umiliata da casa mia. Richard sta per tornare in camera, ma io lo fermo.
“Richard, ti prego, dobbiamo parlare. Solo io e te, per favore.”
Inaspettatamente, si siede davanti a me e aspetta che inizi a parlare.
“Perché stiamo insieme se...se vai a letto con altre donne?”
“Io non vado a letto con più donne. Solo con Michelle.”
“La domanda non cambia.”
Dobbiamo sposarci.
“CHE COSA?”
“Altrimenti mio padre non mi darà la ditta di famiglia. Sai quanto tengano a te e al fatto che noi stiamo insieme. Ne ho bisogno, è questione di soldi.”
“Spero tu stia scherzando...”
Credo di poter svenire da un momento all'altro.
“No, Samantha. Ci sposeremo, che tu lo voglia o no.”
“Mi rifiuto, non voglio vivere con un uomo che non amo!”
“Inizierai a farlo.”
“No!”
Il suo sguardo si fa più truce, finché non mi si piazza davanti.
“Tu farai quello che ti dico io.”
“No, cazzo, no!” grido piangente.
Presto mi ritrovo attaccata al muro, con la mano di Richard che non mi permette di respirare.
“Forse non hai capito. Tu dovrai obbedirmi in tutto e per tutto. Altrimenti, finirà male anche tua madre. Va bene?”
“S-Sì” dico, venendo poi lasciata cadere a terra mentre cerco di riempire i polmoni d'aria.
Il mio cellulare squilla, ma non faccio in tempo a prenderlo che Rich guarda lo schermo.
Per qualche minuto scorre tra i miei messaggi.
Stai frequentando Haner.
Non rispondo, la paura inizia a sentirsi decisamente troppo.
Mentre sono a terra, mi lancia un calcio dritto sul ventre. Il dolore mi fa gridare a squarciagola.
“Mi hai tradito?”
“No...”
“Non ti credo.”
Un altro calcio, ma questa volta vengo tirata in piedi per i capelli.
“Sei una puttana.”
“Lasciami!”
Mi lascia, sì, ma vado a sbattere uno zigomo contro l'angolo del tavolo e grido nuovamente dal dolore.
“Se dirai qualcosa a Brian o se continuerai ad uscire con lui, sappi che finirà male. Non solo per te, ma anche per...com'è che si chiama? McKenna, sua sorella, giusto? Sai che ho delle fantastiche conoscenze che non ci metterebbero un giorno a farla sparire. Hai capito?”
“S-Sì”
Continuo a piangere, finché non mi addormento stremata dalla stanchezza e dal male.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Mi sveglio con dolori ovunque, vado in bagno e quasi non svengo vedendo la mia figura: un occhio nero, un segno rosso sul collo ed ematomi sulla pancia.
Sto male. Decisamente male. Il ventre continua a farmi male, le fitte sono profonde. Prendo un antidolorifico e mi decido...devo chiamare Brian.
Passa almeno un'ora prima che riesca a comporre il numero.
“Hey piccola!”
“Brian...dobbiamo parlare.”
“Qualcosa non va?”
“E'...è finita. Ho capito che amo Richard e non posso andare avanti con te.”
“Che cosa stai dicendo?”
“So che è difficile da capire, ma è così. Mi dispiace.”
“Cazzo Sam, dimmi che è uno scherzo.”
“No, sono seria. E' finita.”
“Tutto quello che mi hai detto...era tutta una presa per il culo?”
“Brian-”
“Vaffanculo, Samantha. Io non...ah, cazzo!”
La telefonata s'interrompe e io lancio il mio cellulare a terra, ricominciando a piangere e a urlare da dolore che mi sta lacerando dentro.

 

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Capitolo 11
*** We're all so weak, no matter how strong. ***


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Huntington Beach
June 30th 2007
11:00 am

 
Brian's point of view
“Syn, vacci piano!”
“Non rompere la palle, Zacky.”
Finisco quello che credo sia il 20esimo shot di vodka e sambuca, l'alcol che ho ingerito nell'ultima ora inizia a farsi sentire. Ma non mi importa.
Sono distrutto, mi sento morto dentro. E' stata la prima volta che ho dato tutta la mia fiducia a una donna ed ecco come mi ritrovo.
Ma sì, vaffanculo anche a Sam. Vaffanculo a tutti quanti!
“Un altro giro!” urlo stirando la schiena.
“No, basta così.” fa freddamente James.
Lo guardo di sbieco, mostrandogli il dito medio.
“Voglio bere!”
“Non usare il 'bere per dimenticare'. Non funziona, lo sai bene.”
“Dimenticare? Dimenticare cosa? Voglio solo bere!”
“Ah, quindi non ricordi nulla?” continua il mio migliore amico avvicinandosi a me.
“No, assolutamente.”
“Perché, allora, non vai da Samantha e le chiedi spiegazioni di persona?”
Subito scatto e do un pugno sul tavolo, facendo cadere dei bicchieri.
“Non parlare di quella stronza!” urlo furioso, sentendomi il cuore battere a mille.
Mi alzo goffamente dal tavolo ed esco dal locale con una birra in mano, dirigendomi a Central Park che so di trovare vuoto a quest'ora.
Vado verso una panchina, butto la bottiglia a terra e gli do un calcio, gridando le più brutte parole che esistono.
Perché mi ha fatto questo? Sembrava andare tutto bene. Invece mi ha sempre preso per il culo, era tutta una finzione. Ecco come ci si sente a fidarsi delle persone.
Ciò che mi fa più rabbia è che continuo ad amarla come mai ho fatto in vita mia. Non ho mai incontrato nessuna come lei.
Samantha è perfetta. I capelli neri le ricadono alla perfezione sulle spalle e quelle labbra carnose sono ipnotiche.
In quei fantastici occhi color ghiaccio ho potuto vedere quanto dolore ha provato durante la sua vita. E se mi avesse preso in giro anche sul suo passato? Probabilmente l'avrà fatto. Stronza.
Ma che cazzo mi sta succedendo? No, non può essere.
Mi tocco il viso e cazzo...sto piangendo.
Synyster Gates non può versare lacrime per una donna.
Grido ancora, urlando al buio tutto il mio dolore, come se qualcosa mi stesse stritolando il cuore. E' questo l'amore? Che enorme stronzata.
Sono stanco, stanco di tutto.
Stamattina ho provato a suonare qualcosa...il tutto si è concluso con una chitarra rotta e un jack strappato.
Tutto mi ricorda lei. Quando la notte cerco di dormire, penso a Samantha e a tutto ciò che mi ha detto.
Vorrei andare da lei e urlarle tutto ciò che ho dentro, ma non ne ho la forza. Finirei per sembrare un uomo patetico con un amore non corrisposto. Che schifo.
Il mio polso sta sanguinando. Devo essermi tagliato con la bottiglia, fanculo.
Mi alzo ma dopo pochi secondi cado a terra, gli occhi mi fanno male e li chiudo, ma sento ancora le piccole gocce d'acqua scendere da essi.
Il mio udito è ovattato, la testa mi gira e credo di essermi dimenticato dove mi trovo. A chi importa?
Qualcuno mi sta toccando. Aiha! Brucia! Non ho voglia di reagire, non capisco neanche perché il mio polso stia bruciando così tanto.
Improvvisamente ho una sensazione di sollievo. Questo profumo...non posso crederci. Sono così fuori di testa da sentire il profumo di Samantha.
Apro gli occhi: ho qualcosa al polso. Un cerotto e...un braccialetto di cuoio nero. Mi sembra di averlo già visto.
 
 
 
 







 
 
 
Samantha's point of view
 
_____________________________________________________________________________________________
 
From: Samantha Reed
To: James Sullivan
 
Brian è a Central Park, ha bisogno di te. E' nella terza panchina a destra dell'entrata principale.
 
_____________________________________________________________________________________________
 
Dopo aver inviato questo messaggio, lascio un bacio sulla fronte a Brian e scappo via. E' talmente ubriaco da non essersi accorto che ero stata lì per tutto il tempo.
Non posso credere di avergli fatto così tanto male...ma non avevo altra scelta. L'immagine di lui con le lacrime agli occhi continua ad apparirmi davanti.
Da due settimane gli attacchi di panico sono ricominciati...ma in maniera più forte. Addirittura non riesco ad aprire gli occhi, perché tutti i miei muscoli tremano. Braccia, gambe completamente bloccate.
La mia casa ovviamente è vuota. Rich deve essere da Michelle.
Mi cambio velocemente, indossando una camicia da notte e rinchiudendomi nella stanza degli ospiti.
Durante i miei attacchi di panico mi sembra di avere Brian con me, ma poi se ne va. Scappa via da me, per sempre.
Mi sento tornata ragazzina, quando metto le cuffie nelle orecchie e mi allontano dal mondo. La playlist casuale capita su 'Seize the day' ed io non ho il coraggio di passare alla prossima canzone.
La ascolto, piango e grido. Anche io ho bisogno di farlo, come Brian.
E' vuoto e freddo senza di lui.
 
 
 






 
 
 
Sono le sette del mattino, i capelli mi sono appiccicati alle guance. Quando cerco di alzarmi, le gambe quasi mi cedono.
Sono dimagrita quasi dieci chili da quando ho lasciato Brian. Indosso un paio di leggings neri e una maglietta grigia.
Pettino distrattamente i capelli e li lascio sciolti, controllando allo specchio i miei lividi.
Richard, due giorni fa, mi ha tirato un pugno sull'occhio destro e adesso è viola. Quando ho degli attacchi di panico, il suo modo per farmi stare zitta è picchiarmi.
Infilo un paio di scarpe e un impermeabile nero visto che fuori piove.
Esco dalla stanza e noto che Richard non è rientrato. Prendo un ombrello e mi dirigo dalla ginecologa.
 
 





 
 
Miss Reed?
“Sono io.”
Mi alzo dalla sala d'attesa ed entro nello studio, dove la dottoressa mi fa accomodare alla scrivania nella quale la targhetta dorata con inciso 'D. A. S.' spicca sugli altri oggetti. Dottoressa...A. S. ? Dannazione, non ricordo neanche più il cognome.
E' giovanissima, le darei al massimo trent'anni, bionda con i capelli mossi, occhi verdi e naso all'insù. Mi ricorda qualcuno...
“Allora, Miss Reed, mi dica come mai è qui.”
“Ho un forte mal di stomaco costante e nausea...e vorrei sapere se sono legati all'ansia.”
“Lei è molto ansiosa?”
“Beh, sì. Prendo degli ansiolitici ogni tanto, ma non in grandi quantità.”
“A cos'è dovuta quest'ansia costante?”
“Lei è una psicologa o una ginecologa?”
Okay, ammetto di essere stata decisamente troppo acida. Ma per fortuna la dottoressa sembra prenderla sul ridere.
Non sei cambiata di una virgola, S.
Sbarro gli occhi, c'è solo una persona in questo mondo che può chiamarmi in questo modo.
A-Alexandra?
“In carne ed ossa, tesoro.”
“Ma cosa...”
“Mi sono trasferita da poco ad Huntington Beach, direi un mese al massimo.”
“Oh mio Dio. E' impossibile!”
“Credici, S. Adesso, però, vediamo di chiarire questo dubbio.”
Annuisco ancora incredula, stendendomi sul lettino.
Alex mi spruzza il gel freddo e inizia l'esame poggiando sopra il mio ventre la sonda.
“Divertente. Ti rincontro dopo più di dieci anni e ti ritrovo incinta.
“Che cosa?!”
“Guarda.”
Mi mostra lo schermo. Accidenti, lo vedo. E' piccolissimo!
“Cinque settimane.”
“No, no, cazzo, no!”
“Calmati, Sam, hai ventisei anni. E' l'età giusta per-”
“No, Alex...tu non capisci.”
Non ho rapporti con Richard ormai da più di sei settimane quindi...è di Brian. Mi sento morire al pensiero che, adesso, un'altra vita dipenderà da me.
Non credo di essere pronta per tutto ciò. Se Richard lo scoprirà, esploderà. Ho paura.
Scoppio in lacrime e Alexandra, prontamente, mi abbraccia. Come se fosse il gesto più naturale che esista.
“Ascolta, Samantha, ho ancora pochi pazienti da visitare. Se ti va, più tardi possiamo uscire a prendere un caffè, abbiamo tante cose da dirci.”
“Va...va bene.”
Mi pulisco il ventre e mi risiedo alla scrivania.
“Per prima cosa, quanto pesi? Sembri denutrita.”
“Sui quaranta chili.”
“Porca puttana, Sam! Dovresti pesare almeno dieci chili in più!”
Abbasso lo sguardo, sentendo le lacrime ancora pronte ad uscire.
“Devi mangiare. Siete in due, adesso. In più, non prendere altri ansiolitici o anti-depressivi.”
“Okay.”
“Bene, S, ci vediamo per le undici allo StarBucks qui fuori, ok? Questi sono i risultati degli esami.”
Mi porge una busta che prendo e la saluto. Ha finalmente smesso di piovere.
Chissà come sarebbe un piccolo Brian. Sarebbe sicuramente un chitarrista, immagino già Syn che gli da lezioni. Ma chi voglio prendere in giro? Non succederà mai. Dovrò crescerlo da sola.
Uscendo dall'ambulatorio, sfilo i risultati e li guardo, ritrovando il puntino che ho visto poco fa.
Traccio delle linee con l'indice, come se ne fossi ipnotizzata. Ma vado a sbattere contro qualcuno e la busta mi cade.
“Hey, sta' attent-”
Alzo lo sguardo e incontro quello di Jimmy, che mi guarda scioccato probabilmente per il mio occhio.
“Samantha, che cazzo...”
Mi guarda, per poi spostare lo sguardo verso l'ambulatorio e gli esami che ha appena raccolto.
“Oh merda.”
Glieli strappo di mano e li metto nervosamente in borsa.
“Come sta Brian?” lo interrompo prima che mi possa fare qualche domanda.
“Meglio di ieri sera ma tu-”
“Grazie, Jimmy. Prenditi cura di lui.”
In un attimo corro via da quel posto, senza dargli il tempo di rispondere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Alexandra mi racconta tutto quello che mi sono persa in questi anni. Da Jack che ha moglie e figli, al mio professore di matematica che ha fatto outing.
Abbiamo riparlato di quel concorso e ovviamente ha detto che è acqua passata, io gli ho spiegato i motivi per cui ero scappata via ed è rimasta scioccata. Mio padre aveva detto a tutti che mia madre aveva voluto portarmi via da lui e che io ero d'accordo.
Mi è mancata la mia migliore amica, sembriamo tornate quelle di una volta.
“Allora, che ci fai qui ad Huntington Beach?” chiedo ad Alex mentre entrambe sorseggiamo del tè.
“Mi sono laureata in medicina a Portland, fino a pochi anni fa lavoravo a Seattle ed ero sposata. Poi, lo stronzo mi ha tradita ed io ho chiesto il divorzio.”
“Oh...mi dispiace.”
“L'ho superata, ormai. Ho trovato lavoro qui e sto bene, è un bel posto. Sto frequentando un ragazzo di qua!”
“Fantastico!”
“E tu? Come va la tua vita sentimentale? Chi è il padr-”
“Alex! Zitta. Non lo deve sapere nessuno. E'...è tutto complicato.”
“Ti va di raccontarmi qualcosa? Come ai vecchi tempi.”
“La promessa vale ancora, vero? Non dirai niente a nessuno di quello che sto per dirti.”
“Sto iniziando a preoccuparmi. Va bene.”
E' iniziato tutto quando avevo ventidue anni...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
...e adesso, beh, sai come mi ritrovo.
Alex non parla, ha gli occhi lucidi. E' passata un'ora e ho parlato solo io.
“Sam, tu devi denunciarlo.” afferma.
“No, non posso. Farebbe del male a mia madre o alla sorella di Brian. Non posso correre questo rischio!”
“Ho capito, ma se Richard continuerà a picchiarti e se tu continuerai a non mangiare per l'ansia, metterai a rischio la salute del piccolino.”
“Alex, non posso. Non adesso. Troverò una soluzione, ma dammi tempo...”
“La troveremo insieme. Cazzo, non ti lascio in questa situazione!”
Le sorrido felice ed insieme usciamo dal locale.
“E' l'ora di pranzo, andiamo a mangiare qualcosa.”
“Non credo di-”
Alex mi fulmina con lo sguardo ed io mi ammutolisco, accettando la sua proposta.
Entriamo in un ristorante, non mi pare ci sia qualcuno. Chiediamo un tavolo per due e il cameriere ci porta verso la vetrata e ci sistemiamo a sedere.
“Sam, mi dispiace così tanto di non essermi fatta sentire dopo quella sera.”
“Non è colpa tua, non è colpa di nessuna delle due, ormai è andata così!”
“Magari se ti fossi venuta a cercare...tutto questo non sarebbe successo.”
“Probabilmente hai ragione. Ma, se potessi, non tornerei indietro perché ho incontrato Brian.”
“Dev'essere veramente importante per te questo Brian...non avrei mai immaginato che un giorno avresti parlato così di un ragazzo.”
Sorrido imbarazzata e iniziamo entrambe a mangiare il piatto di pasta che c'è appena stato portato.
Proseguiamo con la nostra conversazione e, dopo un dolce, aspettiamo il caffè.
Mentre parliamo, Alex spalanca gli occhi e saluta qualcuno dietro di me.
Tesoro!” esclama, alzandosi di scatto e correndo tra le braccia di un ragazzo.
Oh no, quello è Zacky.
“Ecco, è lui il ragazzo di cui ti ho parlato. Zacky, ti presento S-”
“Samantha. Ci conosciamo già.”
Non riesco ad aprire bocca, ho voglia di scappare via di qui e basta.
“Oh, bene! Vieni, siediti con noi.”
Zacky mi guarda decisamente male ed io vorrei solo sparire.
“Come fate a conoscervi?”
“Suona insieme a...a Brian.”
Alex sbianca e si porta una mano alla bocca, deve aver capito il mio disagio.
“B-Beh, fantastico, direi...” balbetta facendo una strana smorfia.
Samantha, vuoi dirmi perché cazzo hai lasciato Brian?
Un colpo al cuore.
“Zacky, non parlarle così!”
“Alex, tu non hai idea di quanto lui stia male in questo momento. Non viene più neanche alle prove!”
Non riesco a sostenere il suo sguardo, ben presto un conato di vomito si fa sentire ed io mi alzo scappando verso il bagno.
Dopo essermi sciacquata la bocca, mi guardo allo specchio: sono più bianca del solito.
Esco dopo una decina di minuti, i dolori alla pancia sono allucinanti.
“A-Alex, io torno a casa, non credo di sentirmi tanto bene...”
“Cos'hai? Dove ti fa male?” si allarma subito, venendomi in contro.
“Il ventre. E' solo mal di pancia, passerà.”
“Sam...tu sei incinta. Non è mal di pancia.” mi sussurra.
“Stai tranquilla. Se peggiora, ti chiamo.”
Mentre sto per uscire, Zacky mi blocca il polso.
“Samantha, rispondimi.”
“N-Non sono affari che ti riguardano” dico con voce tremante e strappandomi dalla sua presa.
 
 
 
 







 
 
 
 
 
I dolori sono aumentati e credo di avere la febbre. Sto sudando e mi sto contorcendo dalle fitte alla mio ventre, ma non posso chiamare Alexandra.
Cerco di alzarmi dal letto per andare in cucina. Quando esco, mi trovo Richard davanti che mi blocca la strada.
“Ciao Sammy.”
“Rich, per favore, ho bisogno di un bicchier d'acqua. Fammi passare.”
“Stai male?”
“Sì.”
“Cos'hai?”
“Dannazione Richard, levati di mezzo!” gli grido con le lacrime agli occhi dal dolore lancinante.
Lui per tutta risposta mi spinge con forza verso il muro, facendomici sbattere.
“Non usare questo tono con me, Samantha.”
“Ti prego...” mormoro, per poi gridare a squarciagola.
“Ti ho detto mille volte che devi smetterla con questi tuoi attacchi di panico!” urla tirandomi uno schiaffo.
Urlo ancora, perché questo dolore mi sta lacerando dentro. Richard non capisce. Continua a picchiarmi, finché non cado a terra.
L'ultimo calcio che finisce proprio sul ventre, mi fa sbottare.
“Sono incinta! Sono incinta, cazzo, smettila!”
Inaspettatamente, Richard sbianca ed indietreggia.
Chiama un'ambulanza, ti prego!
Lui non sembra capire e arriva alla porta.
Perdonami...” dice prima di uscire di casa e lasciarmi sola.
Merda.
Mi trascino fino al tavolo, dove prendo il mio cellulare e compongo velocemente il numero di Brian che mi risponde subito.
Samantha, non voglio sentirti mai più. Esci dalla mia vita e non chiamarmi più.
Brian, no!” urlo, ma lui ormai ha riattaccato.
Questa volta provo a chiamare Alexandra, ma non sembra voler rispondere. Richard deve aver esagerato, mi manca il respiro e mi muovo a stenti. Chissà se riuscirò a sopravvivere.
“Sono Zacky, Alex ha lasciato il cellulare da me. Chiamala più tardi.”
No! Aspetta!
“Che vuoi?”
“Ti prego, ho bisogno di andare all'ospedale, aiutami Zacky”
“Cos'hai?”
“Richard mi ha picchiata, ma questa volta credo...credo...”
“Oh cazzo, arrivo subito.”
Cerco ti trascinarmi fino alla porta per lasciarla aperta e poi mi sdraio sul pavimento, iniziando a sentire la testa pesante. La vista mi si offusca, tutto diventa nero...finalmente un po' di pace.

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Capitolo 13
*** We'll stagger home after midnight, sleep arm in arm in the stairwell. ***


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Huntington Beach
July 2nd 2007
03:00 pm
 
I miei occhi sono pesanti. Voglio aprirli, ma non ci riesco. Accidenti!
Muovo la mano. Mi fa male.
Muovo le gambe. Mi fanno male.
Muovo la testa e, indovinate un po'? Mi fa male.
Bene, il mio corpo è tutto dolorante. Sembra che sia stata investita da un treno in corsa.
Riprovo ad aprire gli occhi, questa volta ci riesco. La luce del sole mi acceca. 'Qualcuno chiuda questa dannata finestra.penso tra me e me.
Mi guardo intorno, la stanza è bianca, il letto pure. Il mio braccio è attaccato ad una flebo, fantastico. Non credo di avere forze per parlare.
La porta si apre ed entra Brian. Oddio, forse sono in Paradiso.
Sam? Oh cazzo, finalmente!
Subito si precipita verso di me, prendendomi una mano e stringendola appena.
Le sue occhiaie sono paurose, credo non si faccia la barba da almeno due giorni, i suoi capelli sono arruffati. Mi fa tenerezza...
“Non posso credere che tu abbia corso un rischio simile, dovevi dirmi tutto Sam! Cazzo, ho temuto il peggio, quando Zacky mi ha chiamato dall'ospedal-”
“Brian, calmati.” biascico con poca forza.
Fa un respiro profondo e noto che ha ancora il mio braccialetto al suo polso.
“Scusami, ho sbagliato in tutto. Non dovevo risponderti così, dannazione. Sono stato uno stupido.”
“Non è stata colpa tua...dov'è Richard adesso?”
“Quel figlio di puttana si sta nascondendo. L'ho denunciato.”
“Che cosa?!”
“Tua madre è qua fuori. Non ti preoccupare.”
“Qua fuori?”
“Sono due giorni che non ti svegli.”
“Oh.”
“La polizia lo sta cercando. Gli farò passare le pene dell'inferno.”
“E McKenna?”
“E' con i nostri genitori, al sicuro.”
Tiro un sospiro di sollievo e mi rilasso, intrecciando le mie dita a quelle di Brian.
Non ti avrei mai lasciato...quando ho detto che ti amavo, lo pensavo veramente. Lo penso tutt'ora.
Lo so, piccola. Adesso lo so...
“Mi dispiace non essere stata del tutto sincera con te.”
“Non dipendeva da te. Sam, ti amo.”
“Anche io...”
La porta si riapre ed entra una dottoressa sulla cinquantina assieme ad un'infermiera.
“Miss Reed, sono felice di vederla sveglia. Vorrei farle qualche controllo.”
Brian si sposta e lascia che mi visitino.
Mi punta una luce negli occhi, mi controlla i riflessi e le costole. Poi prende un manicotto per misurare la pressione.
“Sembra essere tutto apposto. Lei ha subito un forte trauma cranico, per questo è rimasta svenuta per così tante ore. Le prescrivo un analgesico per il dolore.”
Annuisco e la dottoressa prosegue nel leggere la mia cartella clinica. Sospira.
“Le devo dare una brutta notizia. A causa della sua grande diminuzione di peso e soprattutto delle percosse, ha avuto un aborto spontaneo.”
Il mondo sembra essermi caduto addosso. Dolore.
“Mi spiace.”
Non sono riuscita a salvare anche lui. Fa male. Non credevo di poter provare tanta tristezza.
“Sam...” mi sussurra Brian, sedendosi sul mio letto e abbracciandomi leggermente. Mi bacia la testa mentre singhiozzo e le lacrime mi bagnano il viso.
“Piccola, ne avremo un altro. Te lo prometto.”
“Avrei voluto che fosse andata diversamente...avrei voluto dirti che aspettavo un bambino e che era tuo.”
“Lo so, lo so...ma ti prometto che d'ora in poi andrà tutto bene.”
“Ormai non ci spero più.”
“Invece sarà così. Adesso inizieremo tutto da capo.”
E improvvisamente tutti i miei ricordi su Richard e su ciò che mi ha fatto per tutti questi anni riaffiorano nella mia mente. Il mio pianto si fa più intenso.
“Ho avuto paura...”
“Ci sono io con te, adesso. Ricordi cosa ti ho detto su quella giostra?”
Annuisco e mi lascio cullare tra le sue braccia. Quanto mi è mancato.
 
 





 
 
 
Dopo aver mangiato, mi sento un po' meglio. L'analgesico sta facendo effetto.
Mia madre è fuori che continua a piangere, le ho raccontato tutto ed è scioccata. Come darle torto?
Io me ne sto tranquilla nel mio letto, con Brian al mio fianco che mi accarezza.
“Non posso credere che Michelle e Richard avevano una relazione. Non l'avrei mai detto. Cioè, sapevo che mi tradiva, ma non mi sarei mai aspettato con uno come lui.” sbotta all'improvviso, visibilmente adirato.
“Sapevi che ti tradiva?”
“Certo. La nostra non era una vera e propria relazione. Lei stava con me per i soldi, io con lei per scopare.”
Rabbrividisco ripensando a quando ho trovato loro due nello stesso letto. Per fortuna è tutto finito.
“Questo è uno dei bracciali con cui coprivi i lividi sui polsi, vero?” mi chiede, indicando quello che sta al suo polso.
“Sì. L'hai tenuto.”
“Non ho avuto il coraggio di toglierlo. Volevo ancora averti vicina in qualche modo.”
“Non hai idea di come sia stata dura lasciarti. E' stato...orribile.” ammetto, sospirando.
“Giuro che se trovo quel bastardo, lo ammazzo di botte.”
Ti aiuterei volentieri!
La voce proviene dalla porta, dove vedo sbucare Jimmy.
Jimbo!” esclamo.
“Sam...ci hai fatti preoccupare!”
Mi da un bacio sulla guancia e mi sorride.
Poco dopo entrano Zacky, Alexandra, Matt e Johnny, tutti mi salutano con gioia e per un attimo mi sembra di dimenticare dove mi trovo.
Il primo dei quattro mi si avvicina ed io lo faccio chinare per abbracciarlo forte.
“Ti ringrazio, Zacky...”
“Non devi ringraziarmi. Piuttosto scusami per la scenata al ristorante, non immaginavo niente di tutto ciò...”
“Tranquillo.”
Ragazzi, Sam deve riposare.” afferma Brian che nel frattempo non mi ha lasciato la mano neanche per un secondo.
“Sei il solito scassapalle.” dice Jimmy, prima di portare fuori tutti.
Ridacchio, sentendo però dolore alle costole. Subito Syn si allarma.
“Stai male? Vuoi che chiami la dottoressa?”
“No, stai tranquillo. Calmati, adesso sto...bene.”
“Vorrei solo essermene accorto prima. Se adesso ripenso a quando abbiamo avuto la nostra prima conversazione su quel figlio di puttana, il livido sul tuo fianco, quando non volevi andare al mare...”
“L'ho tenuto nascosto a tutti per tre anni. Non stava a te immaginarti una cosa simile...”
Gliela farò pagare.
I suoi occhi sono velati da uno strato di pura rabbia che mi fa rabbrividire.
Sbadiglio, notando che l'orologio segna le dieci di sera.
“Brian?”
“Dimmi.”
“Dormi con me.”
“Piccola, non posso. Le infermiere mi ucciderebbero.”
“Per favore...ne ho bisogno. Il letto è grande ed entrambi siamo stanchi.”
Lo vedo osservare la situazione, per poi alzarsi.
Ah, fanculo.
Si toglie le scarpe e sale sul mio letto, facendo attenzione a non toccare la mia flebo.
Mi avvolge tra le sue braccia, così che posso appoggiare il viso sul suo petto. Mi è mancato il suo profumo.
La sua mano si poggia sulla mia guancia, accarezzandola dolcemente.
Curerò tutte queste ferite, te lo prometto.
Come farai a curare quelle che ho dentro?
Con l'amore.
Queste sono le ultime parole che sento prima di addormentarmi.







 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 












 
 
 
Huntington Beach
July 6th 2007
10:00 am
 
“Mi raccomando signorina, se dovesse avvertire forti dolori alla testa deve tornare subito in ospedale. Una settimana di riposo, niente sforzi.”
“Grazie mille dottoressa Everly.”
Ho finalmente compilato il modulo per le dismissioni e sono pronta per uscire da questo posto. Brian mi cinge un fianco e mi da un bacio sulla fronte, portandomi con sé verso l'uscita.
Dovrò fare delle sedute da una psicologa per i traumi subiti in questi anni. In realtà non pensavo ce ne fosse bisogno, ma anche Alexandra me lo ha consigliato.
Adesso la mia mente è vuota e allo stesso tempo i pensieri stanno straripando da essa.
Richard non è ancora stato trovato ma d'ora in poi potrò vivere con il ragazzo che amo. Non verrò mai più picchiata, ma il mio corpo guarirà mai da tutte queste ferite? Brian ha promesso che ci riuscirà. Questa volta so che ce la farà.
Mia madre resterà con Joe a casa dei genitori di Brian finché non troveranno Richard.
“Oggi vado con Alexandra a fare shopping.” affermo mentre siamo per le strade di Huntington Beach.
“Non se ne parla. La dottoressa ha chiaramente detto di stare a riposo.”
“Ma Brian! Devo assolutamente comprare una cosa.”
“Che cosa?”
Oh, dannazione, non posso di certo dirgli che è il suo regalo di compleanno.
“Un vestito. Ci sono i saldi.”
“Non puoi aspettare qualche giorno?”
“No. Devo uscire oggi.”
“C'è ancora Richard in circolazione, non penso sia il caso.”
“Solo un paio d'ore! E poi sarò con Alex, non da sola!”
Fa qualche minuto di pausa, passandosi una mano tra i capelli.
“Solo un paio d'ore. Poi ti rivoglio a casa.” sbuffa.
Gli sorrido e gli do un bacio sulla guancia, continuando a guardare la strada.
Ora che ci penso, non sono mai stata a casa sua. E da oggi ci vivrò per chissà quanto.
“Siamo arrivati” mi dice, mentre passiamo un cancello che ci porta in un'enorme villa.
Scendo dalla macchina, ammirando il giardino ben curato con bellissime piante. Il vialetto porta all'entrata principale.
Brian apre la porta ed entriamo dentro la villa. Mi porta a fare un giro della casa, il salotto è enorme, la cucina pure. Tutto è in stile moderno, i colori principali sono il bianco e il nero. Vedrò di dare a questa casa un po' di colore.
Andiamo al piano di sopra, ci sono almeno quattro stanze. Me le elenca: bagno, camera da letto, camera degli ospiti, una stanza insonorizzata per suonare.
Sento un cane abbaiare, finché non vedo un piccolo maltese venirmi in contro. Ma è stupendo!
“Lei è Pinkly! Non vedevo l'ora che la conoscessi.”
La prendo in braccio e inizia a leccarmi il collo, non riesco a trattenere una risata. E' adorabile.
“I ragazzi e Alexandra hanno già portato tutte le sue cose qui, ho pensato che non ti avrebbe fatto piacere tornare in quella casa.”
Lascio andare Pinkly; mi guardo ancora intorno per un po', per poi respirare profondamente.
E' perfetto.
Sento il suo torace aderire alla mia schiena e le sue braccia circondarmi. Mi lascia una scia di baci sul collo ed io appoggio la testa nell'incavo della sua spalla.
“Che vuoi fare?”
“Una doccia e poi vorrei che suonassi qualcosa. Ho voglia di musica.”
“Va bene, ti aspetto giù.”
Entro nel bagno e, accidenti, è gigantesco! Mi svesto ed entro nella doccia, passando lentamente la spugna per evitare di farmi male.
L'acqua sembra rigenerarmi, il bagnoschiuma alla lavanda è fantastico. Adoro questo profumo.
Mi lavo per bene e mi sciacquo, per poi uscire e avvolgermi attorno un asciugamano.
Guardandomi allo specchio, noto la cicatrice che mi lasciò mio padre sul braccio. Perché la mia vita è andata così?
Prima mio padre, poi Richard. Sono piena di lividi e sto cercando di far rimarginare le voragini che ho dentro.
Mentre mi metto in intimo, guardo l'ematoma viola sulla mia pancia. Lo tocco: fa ancora malissimo.
Accarezzo il ventre dove avrei dovuto crescere per nove mesi un bambino. Il bambino mio e di Brian. Non pensavo minimamente che sarebbe andata così.
Mi appoggio al muro e scivolo a terra, iniziando a piangere. Porto le mani sul viso, mentre il mio pianto si fa sempre più intenso, doloroso e inconsolabile.
“Sam, no!”
Presto mi ritrovo tra le braccia di Brian che cerca di tranquillizzarmi.
“Non piangere, ci sono qui io. Andrà tutto bene.”
“Non riesco ad andare avanti...” singhiozzo stringendomi a lui.
“Sono passati pochi giorni, piccola. Dai tempo al tempo, si sistemerà tutto.”
 
Mi lascia sfogare e dopo pochi minuti smetto di piangere, iniziando a respirare profondamente.
“Va meglio?”
Annuisco, venendo poi presa in braccio da Brian e portata sul letto.
Mi prende una canotta e un paio di pantaloncini e mi aiuta a vestirmi, facendo attenzione ai miei lividi.
“Vieni” dice prendendomi per mano e portandomi al piano di sotto, sul divano bianco.
Mi stendo su di esso e Brian porta le mie gambe su di lui, allungandosi per prendere la chitarra acustica e mi porta in un mondo che mi era decisamente mancato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 

 
“Vuoi regalargli un viaggio per l'Italia? Ma è fantastico!”
Ho appena finito di spiegare ad Alex la mia idea per il regalo di Brian.andra
“Beh, dopo tutto quello che è successo credo che entrambi meritiamo una vacanza. Ho già prenotato tutto via internet mentre ero in ospedale, devo solo passare in agenzia per i biglietti aerei.”
“Quando partirete?”
“Staremo via una settimana, quando la band avrà finito il tour.”
“Sono felicissima per voi. Suppongo dovrai comprarti qualcosa da metterti laggiù, no?”
“Ma è ancora presto e i vestiti che ho-”
“Non vanno bene. Andrai in Italia e, per di più, con Synyster Gates. Andiamo a fare shopping!”



In men che non si dica mi ritrovo a provarmi mille vestitini estivi, gonne, maglie scollate e shorts.
“Hai già scelto cosa metterti domani sera?” mi chiede Alex mentre mi provo una gonna di pelle a vita alta.
“No!”
“Perfetto, prova questo!” mi passa un vestito di pelle nera.
Lo indosso. La scollatura è decisamente profonda sia sul petto che nella schiena. Una fascia argentata domina subito sotto il seno. La parte sottostante è molto attillata.
Mi guardo più volte allo specchio, nessun livido si vede, la stoffa per fortuna li copre tutti.
“Allora? Voglio vederti anche io!”
Esco dal camerino e Alex spalanca la bocca, incredula.
“Porca puttana, sono un genio! Adesso metti questi.”
Mi passa un paio di decolté dello stesso colore della fascia con il tacco da 8 centimetri. Menomale, pensavo mi desse un 12.
Le indosso ed inizio a camminarci su, soddisfatta.
“Brian ti sbaverà addosso. Ma tu non parli?”
“Sto cercando di...di abituarmi. E' tanto che non mi vedo così!”
“Non vedo l'ora di vedere la faccia di Brian. Fagli una foto, ti prego!”
Insieme ridiamo e, dopo essermi cambiata, raduniamo tutti i vestiti che ho comprato. Tra il viaggio in Italia e tutto quello che ho comprato, direi di aver speso gran parte del mio stipendio annuale.
Passiamo dall'agenzia di viaggi e prendo i biglietti dell'aereo e la prenotazione dell'agriturismo in Toscana.
Guardo il cellulare, notando che sono passate quasi quattro ore da quando sono uscita.
Merda! Ho cinque chiamate perse da Brian. Lo richiamo immediatamente.
 
“Sam, dove cazzo sei?”
“Emh, ho perso la cognizione del tempo. Stavo provando dei vestiti.”
“Ti hanno dimessa stamattina, cazzo. Non devi stancarti, te l'ha detto anche la dottoressa!”
“Arrivo. Dammi una decina di minuti.”

Sembrava arrabbiato. Inizio ad avere paura.
 
 
Alex mi riaccompagna a casa in poco tempo, ci salutiamo e ci diamo appuntamento per domani sera al Johnny's.
Prima che io possa prendere le chiavi, la porta si apre. Entro cautamente, vedendo Brian con lo sguardo corrucciato.
Poso le borse e lo fisso finché non si avvicina a me. Indietreggio istintivamente.
Non mi picchiare!” dico coprendomi il viso.
Lui sbarra gli occhi e fa un passo indietro, alzando le mani ai lati della testa.
“Piccola, ma che dici? Non ti farei mai del male.”
“Io...” sbuffo “Scusami.”
“Vieni qui.” mi dice abbracciandomi e cullandomi un po' “Non ti toccherei mai. O almeno, non senza il tuo permesso.”
Ridacchio, alzando il viso e baciandolo. Amo come mi bacia, adoro le sue labbra sottili. Le ho amate fin da subito.
Brian approfondisce questo bacio, mettendo una mano tra i miei capelli e facendo aderire il mio corpo al suo con una mano appoggiata sul mio fondoschiena. Dopo poco, però, si stacca, lasciandomi insoddisfatta.
“Niente sforzi. E oggi ti sei stancata fin troppo.”
Mugolò un po', lui ride.
“Non sai quanto sia difficile per me, Sam! Che hai comprato?”
“Qualche vestito, magliette e gonne. Anche un paio di scarpe.”
“Voi donne siete incredibili. Il tuo armadio è praticamente pieno!”
“Colpa di Alexandra” gli faccio la linguaccia, prendendo le borse per portarle in camera.
Dopo aver sistemato tutto, scendo per preparare la cena. E' strano vivere così, nella calma tranquillità.
Prendo delle fettine di vitello e tutto ciò che mi serve per fare dei Saltimbocca alla Romana. Sì, mi diverto con i piatti italiani.
Infarino e rosolo la carne, aggiungo gli ingredienti e in una mezz'ora scarsa il piatto è pronto.
“Brian, la cena è pronta!” annuncio.
Pochi secondi dopo sbuca Brian dalla porta e mi sorride malizioso, ma non dice nulla. Si limita ad apparecchiare la tavola per noi due.
“Sei sexy con il grembiule.”
Arrossisco violentemente. Possibile che mi faccia ancora questo effetto?
Me lo tolgo, poggiandolo sul ripiano della cucina e iniziando ad impiattare la carne.
“Anche senza, direi.”
Mi sta stuzzicando, bastardo!
Non gli rispondo, gli metto il piatto davanti e mi siedo di fronte a lui, finché non mi viene un'idea.
Io, invece, ti preferisco direttamente senza vestiti.” affermo mentre mangiamo, lui per poco non si strozza.
Inizio a ridere e scuoto la testa, continuando a mangiare la carne.
“Non puoi dirmi queste cose!”
“Occhio per occhio, dente per dente.”
Anche lui ride, ma non aggiunge nulla.

 
Finito il pasto, sparecchio e metto i piatti in lavastoviglie, sentendomi senza forze. Devo ancora riacquistare energie, Brian ha ragione. A stenti mi reggo in piedi.
Mi appoggio al lavello, facendo dei respiri profondi. Mi sembra di aver corso una maratona!
“Sam, stai bene?”
“Sì, sono solo stanca.”
“Te l'avevo detto. Andiamo a letto.”
“Ma sono solo le dieci...”
“Non fare storie”
Mi prende in braccio e non mi lamento, non so se sarei potuta arrivare in camera con le mie gambe.
Poggiandomi sul letto, mi levo la canotta e gli shorts, rimanendo in intimo.
Brian fa lo stesso, sdraiandosi sotto le coperte con me e facendo aderire il suo torace alla mia schiena.
Intreccia le sue dita alle mie, strofinando il naso sul mio collo e lasciandoci dei leggeri baci.
“Ti amo, Brian”
“Anche io...adesso dormi.” mi sussurra, dandomi un ultimo bacio sulla spalla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Huntington Beach
July 7th 2007
09:00 am
 
Esiste miglior risveglio di questo? Sono ancora tra le braccia di Brian, ma sono girata verso di lui.
Dorme ancora e non credo ci sia spettacolo migliore. Avrei voglia di portargli la colazione a letto, ma non credo di avere le forze di sottrarmi da questa posizione.
Sebbene sia luglio, sto bene al caldo. Il mio fisico è decisamente debole. Si muove un po', ma non mi lascia. La sua presa è ben salda.
Mi avvicino alle sue labbra e gli lascio un leggero bacio su di esse, subito la sua bocca si schiude e sorride. Ricattura le mie labbra con un bacio sorprendentemente focoso...e si è appena svegliato!
“D'ora in poi pretendo di essere svegliato più volte così.” mormora stropicciandosi gli occhi.
“Buongiorno e buon compleanno” gli sussurro mordendogli il lobo dell'orecchio.
“Mmmh, è decisamente un buongiorno. Grazie, piccola” affonda la sua faccia nel mio collo e ricambia il morso, mi lascio scappare un gemito.
“Come ti senti?” mi chiede, rimanendo in quella posizione.
“Affaticata, ma bene”
“Ancora stanca? Stai prendendo le vitamine e tutta quella roba?”
“Sì, Brian. Ma il mio fisico è più lento di un bradipo a reagire.”
“Allora oggi resto a casa con te.”
“Non se ne parla!” scatto subito “E' il tuo compleanno e te ne andrai con i tuoi amici a fare quello che vorrete. Starò da sola, non è un problema.”
“Ma-”
“Niente ma!”
“Quanto sei testarda...” ridacchia riprendendo a baciarmi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Brian è uscito da un paio d'ore, io sono sdraiata sul divano con il computer tra le gambe e Pinkly che dorme ai miei piedi. La mia ricerca è 'Avenged Sevenfold' e sto guardando tutti i video ufficiali e non della band.
Si vede che si divertono suonando e sono veramente fortunati a poter utilizzare il loro hobby come lavoro.
Detto terra terra, sono una band con i controcazzi.
Passo quasi un'ora a scuriosare per internet, per poi decidere riposarmi un po'. Il mio sonno viene interrotto da una telefonata sul mio cellulare.
Guardo lo schermo: è un numero sconosciuto.
 
Pronto?”
“Ciao bimba.”
...”
“Pensavi di esserti liberata di me?”
L-Lasciami in pace...”
Oh no, Sammy. Troppo facile. Aspetta che ti trovi. Sai una cosa? Tuo padre, quella sera, ha fatto bene a picchiarti. Probabilmente, se fossi rimasta con lui, saresti diventata una donna come si deve. Invece sei una puttana ingrata. Per colpa tua, potrei passare la vita in galera.”
“Hai...hai ucciso il mio bambino...”
“Gli ho fatto un favore. Sarebbe orribile avere una puttana come madre.”
...”
“Ah, bimba. Non vedo l'ora di rivederti per sentirti urlare e vederti sputare sangue.”
 
Butto giù la telefonata e lascio cadere il cellulare a terra, iniziando a tremare terrorizzata. Respirare inizia a diventarmi difficile e le immagini di Richard mi scorrono davanti.
Comincio a gridare, spaventata da tutto ciò. Sono stanca di stare così, odio sentirmi il cuore quasi scoppiare dal terrore e le lacrime iniziare a scorrere dalla paura.
Quando finirà tutto questo? Non voglio vivere così.
Sam, Sam! Cazzo, Samantha!
Non toccarmi, non toccarmi cazzo!
“Sono io, sono Brian! Calmati!”
Mi butto tra le sue braccia e piango, piango fino a non avere più fiato per farlo.
“Mi ha chiamata Richard, ha detto che...che...”
“Piano. Prendi un bel respiro e calmati.”
Cerco di fare come mi dice, sdraiandomi tra le sue gambe.
“Mi ha minacciata dicendomi di volermi trovare e...e picchiarmi di nuovo”
Vedo Brian socchiudere gli occhi e stringere i pugni, sospirando rumorosamente.
“Forse Richard ha ragione, è meglio che io abbia perso quel bambino...chissà che madre sarei stata per lui...”
“Oh, no Sam. Non dire mai più una cosa del genere. Adesso calmati...”
“Non mi lasciare più sola, per favore...”
“Sono qui, piccola. Non me ne vado più.”
Mi stringo ancora di più al suo petto, sentendo il battito del mio cuore che mano a mano si regolarizza.
“Che ore sono?”
“Le otto. Non andremo al Johnny's stasera.”
“Cosa? Perché?”
“Non sei nelle condizioni adatte.”
Subito mi riprendo.
“Cazzo, no. E' il tuo compleanno, saremo insieme. Per favore, andiamoci.”
“Sam, mi hai convinto stamattina e guarda cos'è successo.”
“Ma non sarò sola! Ti prego.”
“Va bene, ma appena ti sentirai stanca dovrai dirmelo.”
“Certo. Andiamo a prepararci, tra un'ora dobbiamo essere là”
Mi alzo con fatica ma non lo do a vedere, questa sera non ci saranno imprevisti. Non dovranno esserci.
Salgo in camera per poi andare in bagno per una doccia veloce. Nel mentre Brian si è già cambiato, così ho la camera libera.
Mi asciugo i capelli, arricciandoli sulle punte. Applico una linea sottile di eyeliner nero e un po' di mascara, per finire metto sulle labbra del rossetto rosso. Prendo dall'armadio il vestito che ho preso ieri e lo indosso, aggiustandomelo addosso.
Salgo sui tacchi e mi guardo allo specchio. Sono soddisfatta!
Apro la porta e scendo le scale con attenzione, cercando di abituarmi a queste scarpe.
Brian si volta, anche lui è bellissimo: indossa una camicia gessata sbottonata fino all'attaccatura dei pettorali, jeans neri e scarpe dello stesso colore. E' dannatamente sexy.
Mi squadra dalla testa ai piedi, senza dire nulla.
Si avvicina, mi prende la mano e mi fa girare su me stessa, continuando ad osservarmi attentamente.
Sei magnifica.
Abbasso lo sguardo, imbarazzata e mi lascio prendere per mano. Prima di uscire di casa, però, mi attira a sé baciandomi. Almeno adesso non devo alzarmi sulle punte.
Gli pulisco delicatamente le labbra dal mio rossetto che gli ha lasciato una piccola stampa mentre lui ridacchia.
Andiamo verso l'auto e ci dirigiamo al Johnny's, dove veniamo accolti da tutti gli amici di Brian. Ognuno si presenta e credo di non riuscire a ricordare neanche un nome, oltre quelli della sua band.
“Te la sei scelta bene!” esclama un certo Jason.
Syn mi attira ancora di più verso di sé, cingendomi un fianco.
“Ricorda quello che ti ho detto. Appena ti sentirai anche un minimo più stanca del solito, avvisami e torneremo a casa.” mi sussurra guardandomi preoccupato.
“Stai tranquillo.”
“E non staccarti neanche per un attimo da me. Ti voglio vicina.”
Annuisco, ovviamente. Ho paura di Richard, non lo posso negare...ma non voglio rovinare la serata a nessuno.
Ci sediamo ad un tavolo enorme, devo dire che Brian ha veramente tanti amici. Io mi metto tra lui e Alex, mentre fiumi di alcol iniziano ad arrivare in tavola.
Ovviamente non potrò bere niente.
Brian chiacchiera animatamente con i suoi amici, io mi limito a parlare del più e del meno con Alexandra.
“Quando gli darai il tuo regalo?”
“Credo a fine serata. Dipende. Non lo so! E se poi non gli piace?”
“Stiamo parlando di un viaggio in Italia.”
“Hai ragione. Credo di essere troppo paranoica.”
“Oh, beh, lo sei sempre stat-”
La mia amica non fa in tempo a finire la frase che Zacky la tira verso di sé e la bacia.
Mi volto, sentendomi un po' a disagio, ma la figura di Brian al mio fianco mi tranquillizza.
“Qualcosa non va, piccola?”
“No, sto bene.”
Mi appoggio alla sua spalla e lui mi circonda appoggiando la mano alla fine della mia schiena. Mh.
Guardo Jimmy che è intento a bere una quantità industriale di birra. Ma come fa?
 
 
 
 
 
 
Passa un'ora e anche Brian inizia ad essere un po' brillo, ma non ai livelli del 'pink is the new black'.
“Sam!” grida improvvisamente, frastornandomi.
“Dimmi.” rispondo cercando di non ridere.
“Sai che ti amo da morire, vero?”
“Certo.”
“Tu mi ami?”
“Sì, Brian.”
“Lo so. Però non mi lasciare più.”
“Sai che, se avessi potuto, non l'avrei fatto neanche quella volta.”
“Mmmh, sì. Voglio scopare, ora.”
“Brian!”
“Che c'è?”
“Sai che non posso.”
“Allora aspetteremo.”
Quanto è buffo. Non so come sto riuscendo a non ridere.
“Devo anche darti il mio regalo di compleanno...”
“Eh?”
“Niente, Brian, ti spiegherò più tardi.”
Non parla più, adesso sta strusciando il suo viso sulla mia guancia, sembra un gatto.
Mi volto e lui mi blocca, baciandomi avidamente.
“Ti amo, ti amo, ti amo, cazzo!” grida subito dopo essersi staccato.
A questo punto inizio a ridere e scuoto la testa. E' incorreggibile.
S, che ne dici di andare in spiaggia?” mi interrompe Alex.
“Mi sembra una buona idea. Sempre se riusciamo a portarli.”
Jason e gli altri restano al locale, mentre io, Alex e la band usciamo.
Johnny e Jimmy si rincorrono come disperati, Zacky e Brian stanno ridendo come dei cretini e Matt è l'unico che forse è ancora sobrio.
“Sono sempre così?” gli chiedo.
“Solo nelle occasioni speciali. E' sempre divertente!”
“Oh, sì!” esclama Alex, ridendo a crepapelle.
Improvvisamente, Syn mi si piazza davanti e vado a sbattere contro di lui.
“Ciao.” mi dice, piegando la testa di lato.
“Ciao...” rispondo ridendo.
“Come ti senti? Stanca? Vuoi che ti prenda in braccio?”
“Sto bene. Se mi prendessi in braccio probabilmente cadremo entrambi.”
Okay, forse non dovevo dirlo. Mi sta guardando con aria di sfida, merda.
Detto fatto, in un attimo mi ritrovo tra le sue braccia e spero di rimanerci almeno fino alla spiaggia.
Barcolliamo alla grande, ma riusciamo ad arrivare sani e salvi sulla sabbia, sebbene cadiamo su di essa.
Gemo dal dolore, avendo sbattuto di fianco. Subito Brian si allarma.
“Ti sei fatta male? Cazzo, Sam, scusami!”
“No, sto bene.”
Mi aiuta ad alzarmi e mi tolgo i tacchi, per camminare meglio.
Inspiro aria di mare, dopo tutti questi giorni all'ospedale, è l'odore più buono che io possa sentire. E' fantastico, mi sento libera.
Inizio a correre verso la riva, sentendo Brian chiamarmi inutilmente. E' come se avessi in circolo una scarica d'adrenalina, ho voglia di muovermi, di urlare e di...vivere.
Gli altri si buttano in mare, mentre io rimango con l'acqua fino alle caviglie. Guardo la luna, è piena, come me.
Syn mi affianca, sta ridendo ed io lo imito. La sento. Questa è la vita, questa è la sensazione che non provo da troppo tempo.
“Piccola, tu mi vuoi far morire!” esclama cercando di riprendere fiato.
“No!” continuo ridendo, rifugiandomi tra le sue braccia.
“Sei fantastica.”
“Anche tu. Devo darti il mio regalo di compleanno, cazzo.”
“Ecco cos'hai detto al Johnny's!”
Annuisco e prendo i biglietti dalla mia borsetta, mostrandoglieli. Lui indugia un po', leggendo più volte la destinazione scritta.
“Italia?”
“Una settimana. Io e te.”
“Italia.” afferma.
“Italia.” ripeto.
In pochi secondi mi prende tra le sue braccia e mi fa girare, urlando più volte quella parola.
Andremo in Italia! Cazzo, in Italia!” continua, attirando l'attenzione degli altri che ci guardano divertiti. Mi rimette a terra, avventandosi sulle mie labbra. Schiudo la bocca e lascio che le nostre lingue si intreccino, dimenticandoci di tutto e di tutti.

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Capitolo 14
*** Lie in my arms, sleep secure. ***


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Huntington Beach
July 10th 2007
4:00 pm
 
“Alex, non sono tanto sicura di volerlo fare.”
“Devi solo parlare! Che c'è di difficile?”
“Non voglio aprirmi con una persona che non conosco. Mi inquieta.”
Mi trovo nello studio della dottoressa Phelps, la psicologa da cui dovrò fare delle sedute a tempo indeterminato, finché lei non mi darà per "guarita".
Miss Reed?” una voce mi chiama e vedo la donna.
Alta, capelli castani lunghi, occhi scuri e un bel sorriso. Almeno quello è confortante.
“Sì, sono io.” affermo alzandomi e dando un ultimo sguardo ad Alex che mi guarda sorridendomi.
“Prego, entri pure.”
Mi fa accomodare in una cheslong di pelle nera, mi sembra di essere in uno di quei film dove mandano i pazzi dallo psichiatra.
“Allora, Samantha, io sono Amber. La dottoressa Everly mi ha parlato brevemente di ciò che le è successo nell'ultimo periodo.”
“Diciamo pure negli ultimi tre anni.” mormoro incrociando le braccia al petto.
“Cosa la turba maggiormente, adesso che la situazione si è calmata?”
“Non si è calmata per niente. O almeno, non del tutto. Quel depravato del mio ex è ancora in giro ed io vivo nel terrore. Ho attacchi di panico almeno due volte al giorno, passo dal sentirmi la testa vuota all'averla piena di ricordi che mi opprimono il cervello. E' tutto un casino.”
“Propongo di iniziare analizzando ogni singolo ricordo, partendo proprio da tre anni fa. Deve riuscire ad analizzarli nei minimi dettagli, in modo da superarli e capire che d'ora in poi dovrà lasciare la sua psiche a riposo.”
“Io non...non voglio ricordare.”
“Deve farcela, deve farlo per te stessa. Iniziamo da quando sono iniziati i problemi con il suo ex.”
“E'...è successo tutto così in fretta. Mi ero trasferita con lui qui ad Huntington Beach per vivere il resto della mia vita con l'uomo che pensavo di amare. Quando mi accorsi di non provare ciò che credevo, decisi di parlarne con lui, ma non capì.”
 
 
 
 
 
 







 
 
 
 
Hey bimba!”
Fa per darmi un bacio, ma io lo fermo. Richard mi guarda perplesso.
“Qualcosa non va?”
“Dobbiamo parlare di noi, Rich.”
“Non sarà per la litigata di ieri sera. Speravo fosse acqua passata!”
“Litighiamo sempre. Almeno una volta ogni due giorni.”
“E...con ciò?”
“Sono stufa, non voglio più vivere così. Tornerò a vivere da mia madre.”
“Mi stai lasciando?”
Il suo sguardo è cambiato, le sue pupille si sono dilatate e la bocca gli si stringe in una linea dura che mi fa persino paura.
Mi dispiace, speravo andasse diversamente...”
Oh no. No, Sammy, non puoi farmi questo.”
“Rich, cerca di capire.”
“NO!”
Indietreggio istintivamente, guardandolo scioccata mentre gonfia i polmoni e si mette le mani tra i capelli.
“Non puoi lasciarmi, lurida stronza!”
Adesso stai esagerando!”
In un attimo mi spinge verso il muro, facendomici sbattere contro. Grido dal dolore e dalla paura.
Zitta! Da adesso in poi tu starai zitta, va bene?” marca, tenendo la mano sulla mia bocca.
Cerco di gridare, ma la mia voce non può uscire, mentre mi trascina verso la camera da letto.
 
 
 
 
 
 









 
 
 
“E da quel giorno ha iniziato ad abusare di lei?”
“Sì. Fin quando, a quanto pare, non ha conosciuto una ragazza. La ex del mio attuale fidanzato, Brian...”
“La dottoressa Everly mi ha detto che ha avuto un aborto spontaneo di recente. Di chi era il bambino?”
Le lacrime che prima si limitavano a pungermi gli occhi, adesso scivolano per le mie guance, inarrestabili.
“Di B-Brian...” balbetto mentre la dottoressa mi passa i fazzoletti.
“Come se lo sarebbe immaginato?”
“Fin da piccola, ho sempre pensato che, quando avrei avuto una famiglia, avrei fatto un picnic con loro. Vedevo già un ometto su quella tovaglia a quadri di fronte a Brian, entrambi con una chitarra in grembo. Gli avrebbe sicuramente insegnato a suonare...ed io ne sarei stata fiera.”
“Cos'ha provato quando ha saputo di aver avuto un aborto spontaneo?”
“Rabbia nei miei confronti. E' stata tutta colpa mia, se quella sera non mi fossi fatta vedere da Richard...forse l'avrei salvato.”
“Samantha, lei ha tenuto in salvo sua madre, la sua famiglia e la famiglia del suo fidanzato. Probabilmente il bambino non sarebbe comunque sopravvissuto, non può farsene una colpa. Lei non ne ha.”

 
“Ne ho fin troppe. Se non fossi andata a vivere con Richard...”
“Tutti questi 'se' non vanno bene. Posso darle del tu, Samantha?”
“Certo.”
“Bene. Tu tendi a sminuire la tua persona. Sei stata coraggiosa e non puoi negarlo. Dovremo lavorare anche su questo aspetto di te. Quando ha iniziato, Richard, a minacciarti?”
“Subito dopo quella notte. Stavo andando a denunciarlo e, prima che uscissi di casa, mi sono trovata davanti due uomini enormi. Li aveva pagati lui per tenere sotto controllo mia madre e, se avessi fatto qualcosa che non dovevo, l'avrebbero rapita.”
“Come ti sei sentita?”
“Credo che una parte di me sia morta dalla paura. E' stato...scioccante. Vivo nel terrore da allora.”
“Ti devo dire la verità: una persona comune non avrebbe mai sopportato una cosa simile. Tu sei forte, Samantha.”
“E' stato Brian a darmi la forza di andare avanti. E' per lui che lo faccio. Se non fosse stato per lui...probabilmente...a quest'ora...”
Le parole mi muoiono in gola, pensando a quello che sarebbe potuto succedere. Sarei morta? Lo sarebbe stata anche mia madre? Oh, Dio.
Mi metto le mani sul viso, tornando a piangere. Ah, non faccio altro che piangere in questo periodo.
 
La seduta dura un'ora, finché la dottoressa mi da appuntamento per la prossima settimana. Mi prescrive dei calmanti e si congeda gentilmente.
Esco dalla stanza fin troppo scossa, ricordare fa male.
“Sam, ti senti bene?” mi chiede Alex, che deve avermi aspettata per tutto il tempo.
No, no che non sto bene. Questo dolore mi sta lacerando il cuore.
Portami da Brian...per favore...” mormoro asciugandomi le lacrime col dorso della mano.
Lei annuisce e mi abbraccia, per poi incamminarsi verso la sua macchina.
Nel tragitto continuo a piangere, non riesco più a smettere. Singhiozzo, Alex cerca ti consolarmi ma senza risultati. Ho bisogno di lui.
Arriviamo alla loro sala registrazioni, dove sento la batteria suonare. Brian è sdraiato su un divano con Pinkly in grembo.
Appena mi vede scatta in piedi, lasciando la cagnolina a terra e venendomi incontro.
Senza dire nulla, mi rifugio tra le sue braccia e mi lascio stringere forte. Mi sfogo sul suo petto, mentre mi bacia dolcemente il capo per calmarmi.
Non voglio più ricordare, voglio dimenticarmi di tutto” singhiozzo nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
“Okay, usciamo un po'.”
Mi prende per mano ed insieme usciamo nel retro dell'edificio. Mi tira sopra di sé, sdraiati su una sdraio.
“Sshh, ci sono io qui. Sono qui.” mi sussurra mentre cerco di fare dei respiri profondi. Mi lascio cullare un po', finché finalmente riesco a calmarmi.
“Va meglio?” mi chiede accarezzandomi il viso.
Annuisco, tirando su col naso.
“E' stato tanto brutto?”
“Sì, è stato...pesante. La dottoressa vuole farmi partire da capo, ma fa troppo male.”
“Avrei dovuto accompagnarti.”
“No, Brian, state registrando. Non voglio interferire.”
“Piccola, domani partiremo per il tour, non dobbiamo finire un album...non devi preoccuparti.”
Ah, già...domani. Non voglio ancora pensarci.
La dottoressa Everly ha detto che devo rimanere a riposo, in più ho le sedute dalla psicologa, perciò non vedrò Brian per quasi un mese.
“Amore, non pensiamoci, okay?”
“Va bene...”
“Stasera vi porto a cena fuori.”
“Vi?”
“Io, te e Pinkly.”
“Oh, certo!” scoppio a ridere, trascinando con me anche Brian.
“Adoro sentirti ridere, piccola” mi dice baciandomi il collo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Hai intenzione di rimanere ancora per molto in bagno?” sbotto, tamburellando con un piede.
“Ho quasi finito!”
Passano altri cinque minuti, così spalanco la porta e vedo Brian alle prese con i suoi capelli e la lacca. Noto con piacere che è ancora a petto nudo, così rimango a guardarlo dalla porta.
“Ti piace lo spettacolo?” mi guarda malizioso, continuando a mettere del gel.
“Direi di sì, mi piace molto.” mi mordo un labbro.
Lascia finalmente in pace i suoi poveri capelli che adesso sono sparati in aria alla perfezione.
Si lava le mani e, dopo averle asciugate, mi viene incontro scioccandomi un bacio sulle labbra.
“Bel vestito.” dice passando una mano sulla stoffa del mio abito turchese lungo fino a metà coscia; una cintura di cuoio marrone mi stringe la vita, fasciandomela ben bene.
Mi guarda con un irresistibile ghigno in faccia, lasciandomi e andando in camera da letto per cambiarsi.
Intontita, vado verso lo specchio per truccarmi e, appena finito, vado ad infilarmi i tacchi.
Con un fischio d'approvazione, Brian mi cinge i fianchi e mi lascia un bacio sulla fronte.
“Sei bellissima.” mi sussurra, mentre chiudo gli occhi assaporandomi questo momento. Come farò a stare più di venti giorni senza di lui?
“Qualcosa non va?” mi chiede lui, come se mi avesse letto nel pensiero.
“Non voglio che tu parta.” rispondo sospirando, stringendomi forte a lui.
“Piccola...nemmeno io vorrei lasciarti qui.”
“Mi chiamerai ogni tanto?”
“Ogni giorno.”
“Davvero?”
“Certo. Te lo prometto.”
Alzo il viso per guardarlo negli occhi: è sincero. Mi sorride dolcemente, mi da un bacio sulle labbra e mi prende per mano.
Pinkly è rimasta con McKenna, infatti la casa è a dir poco silenziosa. Almeno, mentre Brian non ci sarà, avrò lei che mi terrà compagnia.
Il suo telefono squilla e risponde velocemente. La sua mano si stacca dalla mia.
Salve – Sì, sono io – Oh, davvero? Dov'era? - Che cosa?! ...No, va bene. Grazie per avermi avvisato. - La ringrazio, buona serata
La sua espressione è cambiata radicalmente, adesso i suoi occhi sono pieni di rabbia. Mi fa quasi paura.
“Chi era?” chiedo preoccupata.
“Il dipartimento di polizia. Hanno trovato e arrestato Richard.”
“E non sei felice?”
“Si nascondeva da Michelle.” afferma cupo, con la mascella contratta.
Il mio respiro si ferma. Non può essere.
“Quella puttana me la pagherà.” ringhia.
“Brian, adesso è finita. Richard andrà in carcere, l'importante è questo. No? Non roviniamoci la serata, ti prego. Anzi, questa notizia la dovrebbe solo migliorare.”
Lui sembra rilassarsi un poco, fa cenno positivo con il capo e mi riprende per mano, andando verso l'uscita.
 
 
“Dove andiamo?” gli chiedo mentre siamo in auto.
“E' una sorpresa.” afferma mentre fuma una sigaretta. Ogni tanto mancano anche a me.
Non rispondo, ogni tanto mi volto per guardare il suo profilo. E' bellissimo, perfetto. Mi chiedo come un uomo come lui voglia stare con una come me.
Dopo una decina di minuti arriviamo in un posto che mi sembra familiare. Spalanco gli occhi.
E' il bistrot dove mi portò la prima volta che mi invitò a pranzo fuori. Non pensavo se lo ricordasse.
Lo guardo sorridendo, credo si aspetti qualche parola da me.
“Non credevo ti ricordassi di questo posto.” esce solo questo fuori dalle mie labbra. Sono stupita.
“Credo di averti amata da quel giorno. Eri bellissima, continuavo a ripetermi di non aver mai visto una donna più bella e interessante in tutta la mia vita.” mi dice quando scendiamo dall'automobile.
Un colpo al cuore. Si può desiderare di meglio?
Del calore si diffonde all'improvviso nel mio corpo. Sento una sensazione così bella, come dopo un bagno caldo. Che sia questa la felicità? Credo di sentirmi fin troppo bene. Adesso sono pronta, sono pronta ad iniziare di nuovo da capo.
“Grazie per tutto quello che fai, Brian...”
“Beh, insomma, non sono abituato a comportarmi così. C'è qualcosa che mi spinge a farlo, che mi spinge a non fare più il solito stronzo con le donne...tu sei diversa. Spero che un giorno lo capirai.”
“...”
“Ho visto come ti guardi allo specchio, la tua espressione non è come dovrebbe essere. Dovresti andare fiera del tuo corpo, della tua personalità. Ho tutti i motivi per amarti, credimi.”
“Oh, Brian...ti amo così tanto.”
“Anche io Sam. Entriamo?”
Annuisco e mi lascio portare dentro il locale, ci andiamo a sedere proprio dove l'ultima volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Passeggiata?” mi chiede dopo aver pagato, ricordandomi quella giornata.
“Certo.” affermo, prendendolo per mano.
La sabbia è piacevolmente fresca; adoro stare a piedi nudi. Il chiarore della luna mi permette di ammirare il mio fidanzato, con cui scambio dei dolci sorrisi che mi fanno sciogliere.
Adoro sentirlo parlare. Lo ascolto attentamente mentre mi racconta degli aneddoti di lui e la sua band, mi piace come si esprime. Starei qui per ore.
Poi, però, decido di parlargli di un'idea a cui ho pensato con Alex.
“Che ne dici se lasciassi il mio lavoro?”
Inarca un sopracciglio. Forse non crede che sia una buona idea?
“Perché dovresti? Sei un'insegnante fantastica.”
“Beh, vorrei cercare di cancellare il più possibile del mio passato e ho pensato di iniziare così.”
La sua espressione si addolcisce. Meno male!
“Se è questo ciò che vuoi, fai pure. Hai già pensato a un altro lavoro?”
“Una fotografa in città cerca un'assistente. Ho frequentato un po' di corsi di fotografia e me la cavo abbastanza.”
“Mmmh, non male. Così potresti fare tu i photoshoot alla band!”
“E' un'idea, mi farebbe piacere.”
“E a me. Sono fotogenico, sai?”
Ecco che torna Synyster Gates.
“Ah sì? Secondo me, no!” lo stuzzico. Mi guarda offeso.
“Sto scherzando! Synyster, sei una prima donna.” faccio, prendendolo in giro.
“Da quando mi chiami così?” chiede ridacchiando.
“Da adesso.” mormoro trascinandolo in un bacio rigenerante.
 
 
 
 
 







 
***















 
 
Huntington Beach
July 30th 2007
7:00 pm
 
“Ecco le pizze!”
Ah, cosa farei se non ci fosse Alexandra?
E' rimasta con me mentre i ragazzi sono in tour e riesco a non pensare a quanto mi manchi Brian.
Poggiamo da mangiare sui piatti e vado a prendere della birra dal frigo. Prima che mi sieda, il mio cellulare squilla. Leggo con piacere il nome sullo schermo; mi allontano dalla cucina della casa di Alex.
 
Amore!”
Hey, quanta gioia!”
Mi mancavi. Mi manchi. Come stai?”
“Anche tu, piccola. Qui tutto bene, ci stiamo divertendo alla grande. Tu, piuttosto?”
“Sto...bene.”
Dimmi la verità.”
Davvero, sto bene. Amber dice che sto migliorando, Alexandra ed io ci vediamo ogni giorno.”
Amber?”
“La dottoressa Phelps.”
Oh. Avete fatto amicizia?”
Diciamo di sì. Ho addosso una tua felpa, sai? Ha il tuo profumo.”
“Allora è vero che ti manco.”
Cazzo, sì! Per fortuna torni tra due giorni.”
Sento la sua risata dall'altra parte.
Già. Ti ho preso un regalo.”
Che cosa? Non dovevi!”
“Oh sì. Ti piacerà. Adesso devo andare, ti chiamo dopo il concerto se ti va.”
Va bene. Buona fortuna e divertiti!”
“Lo farò. Ti amo.”
“Anche io.”
 
 
Torno da Alex con un sorriso da ebete stampato in faccia, lei mi guarda ghignando.
“Sei proprio cotta.”
Appena ci sediamo, anche il suo cellulare trilla, le deve essere arrivato un messaggio. Presto assume la mia stessa espressione.
“Anche tu, direi.”
“Sì, siamo decisamente cotte.”
Solo adesso ho notato che ci sono tre cartoni delle pizze.
“Hai particolarmente fame?” dico indicando quello di troppo.
Il campanello suona. Alex mi guarda con una strana espressione in faccia. Che sta succedendo?
Mi prende per mano, portandomi verso la porta e aprendola. Quasi non mi prende un colpo.
Jack?!” esclamo con gli occhi spalancati.
Ciao bellissima! Non mi saluti per bene?” mi sorride.
Subito mi lancio tra le sue braccia, quasi piangendo dalla gioia. Mi è mancato davvero tanto!
“Non ci posso credere!”
“Mi stai soffocando! Fatti vedere!”
Mi fa staccare scrutandomi con attenzione, per poi sorridermi ancora.
“Ragazza, sei decisamente cresciuta!”
Anche lui lo è: i capelli gli ricadono sulle spalle, più lunghi del solito, qualche ruga gli si è formata ai lati dei suoi occhi azzurri ed è decisamente diventato un uomo nel vero senso della parola.
“Anche tu, direi. Scusami per quel concorso...beh...”
“Oh, scusami tu per la mia reazione. Ero un adolescente, tutti lo eravamo e non possiamo farcene una colpa. Allora, mi fate entrare o no?”
“Si inizia a fare festa!” esclama Alex, che nel mentre ha tirato fuori del buon whiskey.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
A mezzanotte ce ne stiamo sul balcone, un po' brilli. Un po' troppo.
“Mi sono mancate queste serate, rrrragazze!” ridacchia Jack, con una birra in mano.
“A chi lo dici!” esclamo fumandomi una sigaretta.
Sono anni che non tocco del tabacco, Richard è sempre stato contrario.
Alex si alza e corre in casa, tornando poi da noi e sedendosi goffamente a terra. Ha il cellulare sull'orecchio, credo.
“Eh? Che vuoi? - Ah, ciao! Sì, sì. - No. No! Non sono ubbbriaca! - Sì, S è qui. Ok. - Puoi dire a Zacky che lo amo davvero tanto? Grazie!”
Mi porge il dispositivo e lo prendo subito, quasi lo faccio scivolare.

“Chi è?” chiedo ridacchiando.
Perché non mi hai risposto? Mi hai fatto preoccupare.”
Oh, è Brian. E' arrabbiato?
Non lo so. Ho lasciato il cellulare dentro.”
“Dove sei?”
“Da Alex.”
 
 
Sam! Mi vai a prendere un'altra birra?
 
 
Chi era quello?”
Nessuno!”
Samantha, dimmi con chi cazzo sei.”
 
 
Sam!” questa volta è Alex.
 

“Devo andare, ciao amore. Ti amo da morire. Buonanotte.”
 
 
Riattacco e torno in casa per prendere altre tre lattine di birra.
Quando torno, Alex salta in piedi dondolando con una fantastica idea.
“Che ne dite di andare a quel locale qui vicino? Credo sia il Johnny's!”
Io e Jack approviamo e in poco tempo siamo fuori di casa che barcolliamo come degli stupidi. Mi sto divertendo un sacco.
 
 
Jack ci regge per i fianchi con le sue braccia, davvero mi mancavano queste serate. Mi sembra di essere tornata giovane!
Entriamo nel locale e subito ordiniamo degli shots, diventando decisamente più che brilli. Inizio a capirci poco.
“Comunque una sera dovremo suonare di nuovo qualcosa!” esclamo abbracciandoli.
“Cazzo, sì!”
Cominciamo a parlare a vanvera e a ricordare dei vecchi tempi, di tutte le serate trascorse assieme.
Dopo un paio d'ore passate a chiacchierare, paghiamo e decidiamo di uscire dal locale, ma io ed Alex cadiamo subito dopo aver passato la porta. Jack tenta inutilmente di tirarci su, ma noi continuiamo a ridere sull'asfalto, sorridendo come dei deficienti.
Alexandra, che cazzo stai facendo?
Subito la diretta interessata scatta a sedere e si ritrova davanti Zacky. Oh cazzo.
La imito immediatamente e vedo Brian con lo sguardo corrucciato. Mi viene da ridere. Ma che ci fa qui?
“Alzati.” mi dice freddamente, porgendomi però una mano.
“Non ci riesco.” metto il broncio.
Lui sbuffa e in un attimo mi ritrovo tra le sue braccia. Oh, quanto mi è mancato.
“Che ci fai...che ci fai qui?” farfuglio strusciando il naso sul suo collo.
“Volevo farti una sorpresa. Ho provato a chiamarti, ma a quanto pare avevi di meglio da fare.”
“Sei arrabbiato?”
“Sì.”
Solo adesso mi sto rendendo conto che stiamo camminando verso casa. Non ho neanche salutato Jack e Alex. La testa sta pian piano smettendo di girare.
Mi sei mancato tanto...” mormoro stringendomi di più a lui.
Lui non mi risponde, mi guarda di sbieco e continua a camminare. Arriviamo davanti alla porta e mi poggia per prendere le chiavi.
“Brian.” lo chiamo.
Non si volta neanche.
“Brian!”
“Cosa?” risponde quando apre la porta.
“Perché sei arrabbiato?”
“Perché non mi piace vederti in questa situazione.”
“Oh, avanti, non è la prima volta che mi vedi bere.”
Poi, improvvisamente, capisco il motivo. Lo inseguo barcollando per la casa.
“E' Jack.”
“Che?”
E' Jack il problema!
“Ah, quel coglione si chiama Jack?”
Sei geloso. Cristo, Brian, non ci posso credere.”
Sto per cadere, ma lui mi sorregge, portandomi su per le scale. Non parla.
“Brian!” lo riprendo quando arriviamo davanti alla camera da letto.
Con uno scatto veloce mi spinge con delicatezza contro il muro e mi bacia con foga, facendo aderire alla perfezione i nostri corpi.
Lasciandomi senza fiato, poggia la fronte sulla mia cercando di riprendere il respiro.
Sei mia.” sibila tenendomi una mano sulla guancia.
“Sì” sussurro, per poi lasciarmi prendere in braccio e addormentarmi.



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Huntington Beach
July 31st 2007
1o:00 am
 
Ah, la testa mi fa malissimo e la luce del sole mi sta accecando. Devo essermi presa una bella sbronza ieri sera. Però non ho la nausea!
Credo di aver sognato Brian...che strano. Tornava per farmi una sorpresa ed era geloso di Jack. Ma io come ci sono arrivata qui?
Deve avermi portata Alex.
Mi alzo e trovo sul comodino un bicchiere d'acqua e una pasticca per il mal di testa. La ingoio velocemente e mi infilo un'altra delle maglie di Brian. Profuma di lui.
Come ti senti?
Mi volto di scatto e lo vedo. Oh cazzo, allora non l'ho sognato.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime e, con una corsa, lo abbraccio d'istinto, stringendolo il più possibile a me.
“Hey, hey. Calma.”
“Sei qui! Sei davvero qui!” urlo dalla gioia, mentre cerca di asciugarmi le lacrime “Non era un sogno, sei tornato!”
“Mi vedi, no?”
Il suo tono è freddo. E' ancora arrabbiato?
Alzo lo sguardo per incontrare il suo. Sì, lo è. Ma faccio finta di nulla e resto accoccolata a lui, godendomi il suo calore e il suo profumo.
Sebbene sia arrabbiato, tiene le mani sulla mia schiena e neanche lui stesso mi lascia andare.
“Mi sei mancato.” sussurro.
“Mh.”
E questa risposta? Subito lo guardo.
“Che c'è?”
Lui mi lascia.
Ieri sera non sembrava ti mancassi.
“Brian, mi sei mancato ad ogni ora di ogni giorno. Mi mancavi eccome. Non puoi fare così solo perché sono uscita a bere con i miei amici.”
Ed ecco che non mi risponde. Mi alzo sulle punte per dargli un bacio, ma lui indietreggia.
“Vai a fartelo dare da Jack.” afferma ghignando e allontanandosi.
Quant'è immaturo.
“Brian, smettila. Ti stai comportando come un bambino.”
“Eravate appiccicati.”
“Siamo solo amici, dannazione!”
“Mi hai riattaccato il telefono in faccia.”
“Ero ubriaca. E tu sei geloso!”
“Non è vero!”
“Ah no? A me, invece, sembra proprio di sì.”
Fa finta di nulla e torna in camera per stendersi sul letto. Va bene, vuole giocare? Allora sarò io a vincere.
Dopo aver messo nello stomaco qualcosa decido di chiamare Alexandra.
 
S-Sam...”
La sua voce è roca, credo abbia appena pianto.
Alex, tutto bene?”
Zacky...” singhiozza, tirando su col naso.
Cos'è successo?”
“Ho...ho mandato tutto a puttane...”
Sei a casa?”
Sì”
“Vengo da te e mi spieghi tutto, va bene?”
Va...va bene”
 
Corro in camera per mettermi velocemente dei pantaloni di una tuta neri e una canotta dello stesso colore. Mi lego i capelli in una coda alta e applico del leggero mascara sulle ciglia, così da essere pronta in pochi minuti.
Guardo fuori dalla finestra e noto che delle nuvole nere stanno comprendo il sole. Prendo al volo una felpa con la zip dei Metallica di Brian e la indosso, subito mi nota e inarca un sopracciglio, distogliendo lo sguardo dal foglio su cui stava scrivendo.
“Dove stai andando?” mi chiede quasi acidamente.
“Da Alex. A quanto pare anche Zacky ha deciso di fare il lunatico. Vi siete messi d'accordo?”
“Cosa stai insinuando?”
“Hai capito bene.”
“Io lunatico, eh?”
Non gli rispondo, prendendo una borsa dall'armadio e mettendoci dentro il necessario.
Prima di uscire, mi piego sul letto e gli lascio un casto bacio sulla guancia.
Cerca di non sorridere ma fallisce miseramente, piegando l'angolo della bocca in un ghigno divertito.
“Ti amo anche se sei un fidanzato lunatico e geloso.”
Esco dalla stanza e corro in garage per salire sulla mia macchina e raggiungere Alex.
 
 
 
 
Quando mi apre la porta la trovo con gli occhi arrossati e in procinto di piangere di nuovo, così l'abbraccio forte e le chiedo di spiegarmi dove sta il problema.
“Ieri sera, quando tu e Brian siete andati via, Zacky era veramente infuriato con me per come mi stavo comportando. O almeno, così mi ha raccontato Jack, che nel mentre se ne stava ben distante. Io volevo rimanere lì, dato che mi stavo divertendo e Vee mi ha detto che se fossi rimasta con Jack, con lui avrei chiuso. Beh...non ho ragionato e me ne sono andata da lì, ne avevo abbastanza. Stamattina ho cercato di chiamarlo e non mi ha risposto, gli ho scritto mille messaggi di scuse. Poi, mi ha richiamata dicendomi d-di...di non cercarlo più”
Finisce la frase e scoppia a piangere. Zacky ha veramente esagerato, non può fare così!
“Devi andare da lui, Alex” le consiglio.
“Non mi vuole vedere. Ha ragione, sono stata immatura.”
“Oh, dannazione, siamo andate a bere con un nostro vecchio amico! Non può fare così! Come non può farlo Brian.”
“Anche Brian?”
“Lui si sta comportando da bambino, ma è gestibile. Adesso vedremo di sistemare le cose con Zacky prima di partire, mh?”
“Sì...”
Alexandra ha deciso di partire con me e Brian facendo una sorpresa a Zachary, ha già comprato tutto.
Dopo un paio d'ore, la mia amica si calma ed io posso tornare a casa tranquilla.
Mentre Brian sta suonando, vado a fare una doccia e torno con i capelli zuppi un sottile asciugamano in vita che copre ben poco.
Lascio scivolare l'asciugamano a terra, infilandomi lentamente le mutandine e il reggiseno. Lui mi sta guardando dalla porta con gli occhi spalancati; trattengo una risata.
Cerco tra i miei vestiti qualcosa da mettere e opto per degli shorts di jeans e una maglia leggera azzurra che lascia scoperta una mia spalla.
Torno in bagno per asciugarmi i capelli e nel mentre, sbuca nuovamente Brian che non dice nulla.
“Hai intenzione di stare lì a fissarmi ancora per molto?”
“Mi godo il panorama. Non posso?”
“No, gli uomini che sono eccessivamente orgogliosi non hanno il diritto di goderselo.”
Non fare la bambina.
Subito poso il phon e mi volto verso di lui, infuriata.
“Ah, adesso la bambina sono io? Mi stai trattando di merda da tutta la mattina, dici di non essere geloso ma ti comporti come se lo fossi e non mi rispondi quando ti fa comodo.”
“Ti ho trovata in un fottuto locale con quel tizio, Jack o come cazzo si chiama! Eri ubriaca, avrebbe potuto approfittarsene, ma a te non frega un cazzo! Poi mi vieni a dire che ti mancavo?!”
“Jack ha moglie e figli, Brian! Non lo vedevo da più di dieci anni e poi c'era anche Alex. Mi sei mancato da morire, fanculo a tutte le tue paranoie!” urlo con ormai gli occhi lucidi.
Brian rimane interdetto, ha capito di aver esagerato. Si avvicina a me e mi stringe tra le sue braccia, dove io mi sfogo in un pianto liberatorio.
“...Scusami, piccola.” mi sussurra baciandomi la fronte.
“Fai bene a scusarti...stronzo.” singhiozzo, provocando una sua risata.
“Hai ragione. Sono geloso. Ma non sapevo avesse moglie e figli.”
“Segnerò questo giorno sul calendario. Mi hai chiesto scusa, dato ragione ed hai ammesso di essere geloso.”
Ride di nuovo. Adoro sentirlo ridere.
“Mi sei mancata.” mormora alzandomi il mento e baciandomi.

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Capitolo 14
*** F*ck, I can't let this kill me, let go! ***


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Huntington Beach
August 5th 2007
05:00 am
 
 
“Brian, svegliati, dobbiamo prepararci”
Niente, non si vuole svegliare. Mi chiedo come faccia a dormire così tranquillamente. Alle otto abbiamo l'aereo per l'Italia!
Lo scuoto un po', lui farfuglia qualcosa e si gira dall'altra parte.
“Brian!” esclamo.
Lui scatta seduto, con gli occhi semichiusi, la faccia addormentata e i capelli arruffati. Buffa e sexy allo stesso momento.
“Ti vuoi alzare?”
Si copre il viso con le mani e si stropiccia gli occhi, così intanto mi alzo e mi tolgo la maglia degli Slayer con cui dormo.
Prendo i vestiti da mettere e mi volto, notando Brian ancora a letto che mi sta fissando.
Mi avvicino a lui, gattonando sul letto e trovandomi il suo viso a pochi centimetri dal mio. Il suo respiro si fa intenso mentre inizia ad accarezzarmi i fianchi. Sono contenta di fargli questo effetto.
Sta per darmi un bacio, ma mi ritiro in tempo.
“Hey, così non vale.”
“Alzati.”
“Si è alzato qualcos'altro, nel frattempo.”
Scoppio a ridere, prendendo i vestiti e andando in bagno. Lui mi segue.
“Brian, devo farmi una doccia.”
“Anche io.”
Questa scena l'ho già vista.
Non riesco a dirgli di no, così entriamo entrambi nella doccia decisamente spaziosa. Mi sento piena, felice e pronta a passare una settimana in Italia con l'uomo che amo.
Prese le valige e usciti di casa, andiamo in garage per entrare in auto.
Mentre apro la portiera, però, mi sembra di scorgere la figura di un uomo nella casa davanti...fin troppo familiare. Oddio. Sembrava Richard. Quei lineamenti...no, è impossibile. E' in prigione. Devo calmarmi, fare un bel respiro e pensare ad altro, come dice la dottoressa Phelps.
 
 











 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Girovago per la nostra stanza. La adoro.
Il parquet bianco e le pareti azzurre rendono tutto più rilassante e l'arredamento in tema accentuano ciò.
 Ancora non ci credo di essere in Italia!
Siamo in mezzo alla campagna toscana, non lontani dal promontorio Argentario.
Adesso è l'ora di pranzo, anche se in California sarebbero le dieci di sera, e abbiamo appena disfatto le valige.
Siamo entrambi a stomaco pieno, il jetlag si fa sentire e Syn mi guarda preoccupato.
“Qualcosa non va?” gli chiedo stropicciandomi gli occhi, lui mi abbraccia dolcemente.
“Non avevo pensato al fuso orario. E' già stancante per me, figuriamoci per te. Devi riposarti.”
“Ho dormito abbastanza durante le dodici ore d'aereo. E poi se dormissi, non mi abituerei all'orario italiano!”
“Mmmh...”
“Eddai Brian, è passato più di un mese!”
“Sai benissimo di non esserti ancora ripresa del tutto.”
Mi fa indietreggiare di qualche passo e finiamo sul letto, dove mi fa accoccolare tra le sue braccia. Ma io voglio andare in giro!
“Brian, lasciami andare!” squittisco.
“Devi riposare, ho detto.” e stringe maggiormente la presa. Non posso muovermi!
Mi dimeno, sentendolo ridere, ma non riesco a liberarmi. Dopo poche mosse, sono distrutta.
“Dormi un po'.”
“Non ho sonno.” farfuglio mentre odoro il suo profumo.
“No?” mi accarezza sotto la maglia e strofina il naso tra i miei capelli.
Gli occhi mi si chiudono da soli.
“Solo...solo dieci minuti...” mormoro, prima di addormentarmi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quando riapro gli occhi la luce della abat-jour mi acceca, così mi giro dalla parte opposta e sorrido quando vedo Brian che mi guarda.
“Dormito bene?” mi chiede spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
“Mmmh...che ore sono?”
“Le otto di sera.”
“Cosa? Ho davvero dormito così tanto? Uffa...volevo andare a fare un giro .”
“Abbiamo altri sei giorni! E poi possiamo uscire dopo cena.”
“Non ho fame...”
“Devi mangiare, lo sai. Ho già ordinato per entrambi, ci porteranno tutto in camera.”
“Che hai preso?”
“Ho chiesto alla signora della reception di decidere. Ammetto di non sapere nulla di cucina italiana e tu dormivi!”
Ridacchio e mi protendo per dargli un bacio sulle labbra.
“Grazie, amore.”
Sorride e mi trascina sopra di sé, lasciandomi posare la testa sul suo petto mentre mi accarezza i capelli.
“Come ti senti?”
“Bene...e tutto grazie a te.”
“Io non ho fatto nulla!”
“Scherzi? Tu...tu mi hai praticamente salvato la vita. Se non fosse per te a quest'ora...probabilmente sarei...”
Un suo indice su posa sulle mie labbra, bloccandomi.
“Basta, va bene? Non voglio più sentirne parlare. Viviamo il presente, Sam.”
“Hai ragione.” mormoro per poi alzarmi e andarmi a fare una doccia.
 
 
 
 
 



 
 
 
La cena arriva dopo mezz'ora esatta in un vassoio con due fiorentine, della polenta a parte e una bottiglia di Chianti, un famoso vino italiano.
“Ce ne può portare un'altra?” chiede Brian all'uomo che ci ha portato la cena.
E' incorreggibile quando si parla d'alcol!
“C-Certo” mormora il signore anziano, probabilmente sorpreso da questa richiesta, dato che la bottiglia è ancora piena.
Cerco di trattenere una risata ma fallisco.
Improvvisamente, mi torna in mente l'episodio di stamattina. Nella mia mente si ripete quell'immagine, quel viso e quella corporatura...l'ansia cresce dentro di me.
“Che c'è?” mi domanda quando restiamo nuovamente soli.
“Niente. Mangiamo?”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
“Io propongo di andare lungomare a bere qualcosa.” dice Brian, una volta arrivati alla reception.
“Non farà freddo?” oso.
“Sam, siamo in Italia, è il dieci di agosto e siamo in piena estate.”
Come non detto. Chiamato il taxi, raggiungiamo un pontile e iniziamo a camminare scegliendo il locale in cui andare a bere.
Arrivati davanti ad un certo 'Johnny Fox' – scelto per il simile nome del Johnny's – entriamo e ordiniamo un paio di birre quando ci sediamo su un divanetto.
“Cos'hai intenzione di fare domani?” mi chiede accarezzandomi la mano.
“Andare al mare. Non mi metto in costume da un sacco di tempo...Alex, prima di partire, me ne ha fatti comprare un po'.”
Un sorriso malizioso spunta sul suo viso, così la sua mano scende sulla mia coscia, facendomi sobbalzare dalla sorpresa.
L'atmosfera si scalda ed io mi avvicino a lui, con il respiro veloce e i battiti del mio cuore accelerati.
Alterno lo sguardo tra i suoi occhi e le sue labbra, lo voglio da morire.
Ecco le vostre birre.
Ci interrompe una ragazza bionda con un falso accento inglese che squadra per bene Brian, rompendo l'atmosfera che si era creata tra me e il mio fidanzato.
“Grazie.” risponde lui accennando un sorriso mozzafiato per cui la bionda arrossisce.
Subito tolgo la sua mano dalla mia gamba, iniziando a bere la mia birra.
“Che c'è?” mi domanda alzando un sopracciglio.
“Detesto quando fai così.”
“Così come?”
“Guarda tutte quelle, in fondo al locale.”
Mi volto furiosa verso le cinque ragazze che lo stanno fissando, fulminandole con gli occhi. Tutte fanno cadere lo sguardo ai loro piedi, mortificate.
“Poi inizi a sorridere come un playboy alla cameriera, ci manca solo che autografi le tette a tutte e siamo apposto.” aggiungo.
“Beh, non sarebbe una brutta idea. Quasi quasi...”
Poso la birra sul tavolo con rabbia e subito si allarma.
“Hey, sto scherzando! Sei gelosa?”
“Sì.”
“Oh, avanti...”
Mi avvicina a sé circondandomi con un suo braccio e strofina il naso sul mio collo, lasciandoci una piccola scia di baci.
“Sai che ho occhi solo per te.”
“E se un giorno ti stufassi di me? Ci sono tante belle ragazze là fuori...”
“Ma nessuna di quelle è te.”
Sorrido timidamente, lui mi alza il viso con le dita e mi bacia teneramente. Tutta la gelosia scompare subito.
 
 
 
Dopo aver bevuto un altro paio di birre e aver pagato, usciamo e passeggiamo per il molo, mano nella mano.
“Mentre dormivi, Zacky mi ha chiamato.”
“Oh.”
“Non l'ho mai sentito così...come dire...disperato per una ragazza.”
“E' lui il coglione della situazione. Gli hai spiegato di Jack?”
“Sì, ma ormai il danno è fatto. Sono entrambi incazzati a vicenda.”
“Alex è furiosa con lui.”
“Zacky si è già pentito di tutto quello che ha fatto.”
“E perché non glielo dice?!”
“E' l'orgoglio maschile.”
Fanculo voi e questa storia dell'orgoglio maschile!” sbotto e gli lascio la mano, scocciata.
Lui mi guarda stranito, piegando la testa di lato. Ok, ho esagerato.
“Sam, cos'hai stasera?”
Sbuffo esasperata, passandomi una mano tra i capelli fin troppo lunghi. Devo dirglielo? Forse...
“Sono...sono solo stanca dal viaggio.”
“Dimmi la verità, piccola. Non è da te fare così, stanchezza o no.”
Mi guardo le mani, prendendo coraggio.
“Stamattina ho visto un uomo e assomigliava molto a...”
“E' in carcere.”
“Lo so ma...” sbuffo “Hai ragione.”
Mi rabbuio nei miei pensieri e mi rifugio tra le sue braccia, non voglio piangere. Inalo il suo profumo, strusciando il viso contro il suo petto.
“Torniamo in camera?”
Annuisco ed insieme ci avviamo verso l'agriturismo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Brian si sta facendo una doccia ed io lo aspetto sul letto mentre indosso una leggera e fresca canotta di pizzo bianco.
Intanto sto leggendo un articolo che parla degli Avenged Sevenfold su un giornale importato dall'Inghilterra che ho trovato all'aeroporto, 'Kerrang!'.
Si parla del successo che il loro ultimo album sta avendo, ognuno dei ragazzi ha una pagina dedicata a sé. Le leggo tutte, per ultima c'è quella di Brian...quasi non ci credo che è il mio ragazzo.
Viene lodato per le sue doti nel suonare la chitarra, effettivamente ci sa fare con quelle mani. Mmh...
“Che stai facendo?”
Alzo lo sguardo e incontro il suo divertito, mentre si sta tamponando i capelli con un asciugamano e ne ha un altro avvolto in vita. Le goccioline d'acqua che cadono dai capelli gli finiscono sul petto, mettendo in evidenza tutti i suoi muscoli.
Gli mostro il giornale, indicando la sua foto su una pagina.
“Articoli interessanti, eh?”
Lo guardo mordendomi un labbro mentre lascia cadere a terra l'asciugamano e si mette dei boxer neri addosso.
“Direi di sì. Ma è più interessante ciò che ho davanti.”
Mi sorride e si china per darmi un bacio ed io mi aggrappo alle sue spalle per farlo sdraiare con me.
Mi sfila abilmente la canotta facendomi rimanere in intimo; approfondisce il bacio ed io avvinghio le gambe al suo bacino.
Le sue mani accarezzano ogni mia curva e con la bocca scende a lasciare dei leggeri morsi sul mio collo.
Mi lascio scappare un gemito e mi inarco sotto di lui quando una mano finisce sotto i miei slip, lasciandomi senza fiato. Continuando questa dolce tortura, torna a baciarmi teneramente. Lo amo. Amo quest'uomo.
“Fa' l'amore con me, Brian...” ansimo tirandogli giù i boxer.
“Con piacere.”
E in un attimo è dentro di me, le nostre anime si mescolano come i nostri respiri veloci. Mi aggrappo ai suoi bicipiti mentre continua a muoversi con spinte sempre più forti.
Raggiungo l'apice del piacere urlando come se volessi gridargli il mio amore e poco dopo anche lui crolla al mio fianco.
“Ti amo, Sam” mi dice mentre cerca ancora di riprendere il respiro.
Mi prende tra le sue braccia e tira per coprirci un lenzuolo, mi accoccolo al suo petto e mi addormento felice.
 
 
 














 
 
 
Huntington Beach
August 6th 2007
08:00 am
 
 
Sono sdraiata sul lettino in spiaggia, sotto un gazebo. C'è una brezza leggera che mi accarezza la pelle, speravo non ci fosse un caldo afoso e ne sono veramente felice.
Indosso un costume da bagno a due pezzi, bianco a righe blu, uno dei pochi che ho scelto io. Brian l'ha apprezzato.
Mentre lui è andato a prendere da bere, io mi rilasso a pancia in giù godendomi il calore del sole.
Presto lo vedo tornare con due Heineken fresche che mette in un secchiello con dentro del ghiaccio.
Non faccio in tempo a girarmi che Brian mi sale a cavalcioni sul sedere, bloccandomi.
“Brian!” lo riprendo, cercando di muovermi ma con pessimi risultati.
Senza dire nulla, mi slaccia il reggiseno del bikini. Sento qualcosa di freddo sulla pelle e poi le sue forti e grandi mani che iniziano a massaggiarmi la schiena. Inizio a rilassarmi...
“Ti piace?”
“Mmh.”
“Lo prendo come un sì?”
“Mmh.”
Lo sento ridere e le sue mani si spostano sulla mia pancia e poi...troppo in alto per farlo in pubblico.
“Brian, giù le mani. Siamo in una spiaggia pubblica.”
“Ma non c'è nessuno.”
Beh, sono le otto del mattino. Chi potrebbe mai esserci? Mi ha convinta ad andare in spiaggia a quest'ora appunto per la tranquillità, ma non pensavo avesse doppi fini!
“Non mi piace l'idea di farlo in spiaggia.”
“Ti sto solo facendo un massaggio.” continua riportando le sue mani sul mio seno.
Brian!” alzo la voce e questa volta ridacchia, ma mi riallaccia il costume.
“Come vuole, signorina.”
Mi alzo dal lettino per stiracchiarmi e ne approfitto per osservare il mio fidanzato che nel mentre si sta rinfrescando sotto la doccia. Adoro i suoi tatuaggi e vederlo in costume è ancora più bello...sotto la doccia, poi.
Torna passandosi una mano tra i capelli zuppi, io mi avvicino a lui e gli butto le braccia al collo, baciandolo. Amo il suo sapore.
Con la mano aperta sulla mia schiena, mi spinge sempre di più verso di sé e rabbrividisco al contatto con le goccioline d'acqua fredda sulla sua pelle.
Gemo sulla sua bocca, lui morde il mio labbro inferiore e credo di poter impazzire. Si stacca improvvisamente, lasciandomi ansimante e col fiato corto.
“Ho bisogno di te, Brian.” è quasi come una preghiera, ho paura che tutto ciò potrebbe finire, un giorno.
“Sono qui, sarò sempre qui.” mi rassicura e mi bacia teneramente la fronte, prendendomi per mano e riportandomi sul lettino. Ma questa volta, ci sdraiamo insieme ed io mi accoccolo al suo petto, inalando il suo fantastico profumo.
Mi alza il mento e si avvicina per posare le sue labbra sulle mie, ma il cellulare di Brian squilla e lui risponde immediatamente ed evidentemente scocciato.
 
 
Jimmy!”
Syn! Mi manchi, stronzo!”
Trattengo una risata, Brian deve aver messo in vivavoce. Anche lui sorride.
Ciao Jimbo.” lo saluto io, per farmi sentire.
Oh, emh, Sam...non è come sembra! Come state?”
“Bene...benissimo, direi. Lì? Tutto ok?”
questa volta risponde Syn, che mi stringe di più a sé.
Cazzo se è ok...ho conosciuto una ragazza la scorsa settimana.”
“Te la sei scopata?”
“Non ancora.”
Che cosa? Amico, non è da te aspettare così tanto!”
“E'...è diversa! Cazzo, mi interessa davvero. Mi sono anche beccato uno schiaffo per averci provato ma...mi piace. Sì, cazzo. Mi piace!”
Brian sta cercando di non scoppiare a ridere, così intervengo io.
Come si chiama?”
Julie. Ti starebbe simpatica, Sam. Magari te la presento!”
Va bene, James.”
“Vi lascio in pace, scopate anche per me. Ciao!”
“Ciao Jimmy!”
diciamo in coro noi due.
 
 
 
“Jimmy interessato ad una ragazza...incredibile!”
“E' così improbabile?”
“Beh, di solito lui non parla così di nessuna. Chissà che tipo è. Comunque...dove eravamo rimasti?”
E proprio adesso, squilla il mio cellulare; il numero è sconosciuto. Brian alza gli occhi al cielo.
 
 
Pronto?”
Hey, S-Samantha...”
Il mio cuore perde un battito, due, forse tre. Questa voce...la conosco. Non può essere.
Papà?!

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Capitolo 15
*** Seize the day or die regretting the time you lost. ***


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Mi scuso anticipatamente per la poca lunghezza del capitolo ma è un periodo difficile e non sono riuscita a scrivere altro. Il prossimo capitolo sarà pubblicato verso la seconda settimana di Settembre causa esami e un'operazione che mi porteranno via più di quindici giorni. Ringrazio di cuore chi segue le mie storie e chi recensisce i capitoli.
Alla prossima!




 
 
Tuscany, Italy
August 6th 2007
09:00 am

 
“Papà?!”
“Sì, Sam, sono-”
 
Riattacco la chiamata e mi accorgo solo adesso di essere scattata in piedi. Il dispositivo cade a terra sento che mi sta mancando l'aria.
No, non poteva essere lui. Dannazione, no! Come ha fatto a trovare il mio numero?
Il primo uomo che mi ha rovinato la vita...cazzo, no!
“Brian, portami via da...da qui”
Non adesso...non un attacco di panico proprio ora. La testa mi sta per scoppiare, i polmoni non si riempiono.
“Calmati, siediti.”
“No!” grido “Voglio andare via!”
In un attimo, Brian ha messo tutto dentro la mia borsa e mi sta aiutando a mettere il vestito abbinato al mio costume. Ci dirigiamo verso l'agriturismo.
 
 
 
 
 
“Tutto bene, signori?”
“Sì, grazie.” risponde Syn, prendendo le chiavi della nostra stanza e portandomi in camera.
Appena chiudo la porta, scivolo sulla superficie di essa e cado a terra. Le lacrime scendono ormai senza controllo.
Brian mi prende in braccio e mi stende sul letto, cullandomi tra le sue braccia.
Tremo, ho i brividi e continuo a singhiozzare.
Che cosa voleva? Pensavo che a quest'ora fosse morto...o almeno, lo speravo.
“Se n'era andato, non doveva tornare...non doveva...” singhiozzo.
“Era veramente...?”
“Sì, riconoscerei quella voce tra mille...urlava sempre quando tornavo a casa...”
Lui serra la mascella e mi accarezza i capelli, sospirando e stringendomi di più.
Alzo il braccio e passo un dito sulla cicatrice, provo dolore solo a guardarla. Brian, come se mi avesse letto nel pensiero, mette una mano su di essa e la copre.
Mi volto verso di lui e lo bacio come se fosse la mia unica salvezza. Le lacrime salate mi rigano il volto e Brian le asciuga velocemente.
Non piangere...odio vederti piangere.
Non lo ascolto e gli sfilo velocemente la canotta, il mio respiro è affannato ma non riesco a fermarmi. Ho bisogno di lui e...di pensare ad altro.
Lascio che mi abbassi il costume da bagno e affonda lentamente dentro di me. E' come se mi liberasse da tutto il dolore che sto provando. Come un antidolorifico...
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo aver saltato il pranzo ed esserci riposati nel pomeriggio, mi alzo per cambiarmi i vestiti mentre Brian si è appisolato.
Metto una maglia larga bianca che mi lascia una spalla scoperta e dei leggings leggeri. Ho bisogno di prendere una boccata d'aria.
Decido di lasciar dormire Syn, così gli scrivo un biglietto dove scrivo che sono fuori; preso un pacchetto di sigarette, mi metto dei sandali ed esco.
 
 
 
Percorro lentamente un pontile, ci sono poche persone. La maggior parte sono marinai che si prendono cura delle proprie barche, sulla spiaggia intravedo dei bambini giocare con i racchettoni.
Sono alla terza sigaretta, mi appoggio ad una ringhiera e guardo il cielo colorarsi del tramonto.
Dannazione, sono in Italia con il mio ragazzo e il mio malessere interiore continua imperterrito a sovrastarmi. I miei mostri...forse non se ne sono ancora andati. Da quando mio padre ha chiamato ho capito di non essermi ancora ripresa come pensavo. E' come se avessi appena finito di costruire un castello di sabbia e fosse stato portato via dal mare.
E' una sensazione bruttissima, vero? Ed io, ora mai, la sento da anni. Ogni volta che provo a ricostruire il castello, viene demolito.
Butto la cicca e continuo a camminare. Il cellulare mi squilla: è mia madre.
 
 
Hey, mamma”
Tesoro! Come stanno andando le cose in Italia?”
B-Bene...”
Samantha, c'è qualcosa che non va?”
“Oh, mamma...”
Ed improvvisamente le lacrime tornano a bagnarmi il viso.
Cos'è successo?”
“Niente, io...devo andare.”
“Aspetta, Samantha!”

 
 
Riattacco e spengo il telefono, non posso dirle di mio padre...la spaventerebbe e non voglio che abbia altre preoccupazioni.
Ripongo il dispositivo nella borsa e riprendo a camminare, asciugandomi le lacrime col dorso di una mano.
Arrivo alla fine del pontile e mi siedo con le gambe a penzoloni. Mi accendo un'altra sigaretta, aspirando il fumo che entra deliziosamente nei miei polmoni. L'aria di mare mi accarezza il viso, quasi asciugandomi le lacrime.
Appoggio la schiena al legno duro e guardo il cielo diventare sempre più scuro. Non c'è una nuvola e posso scorgere il chiarore della luna in lontananza.
La sigaretta mi scivola via dalle dita e gemo dal dolore quando entra in contatto con la mia pelle. Con uno scatto veloce la scanso e la faccio finire in mare, massaggiandomi il punto in cui mi ha bruciata.
Noto la mia cicatrice e chiudo gli occhi per reprimere altre lacrime. Come si fa a cancellare il passato? Mi piacerebbe tanto saperlo...
Mi metto di nuovo seduta e guardo il mare sotto i miei piedi. E' piatto, forse è l'unica cosa in grado di rilassarmi, in questo momento.
Faccio per cercare nella borsa dei fazzoletti e solo adesso mi sono accorta che non li ho portati.
Appoggio la testa contro uno dei pali che regge il pontile e sospiro, chiudendo gli occhi.
All'improvviso sento qualcuno picchiettare sulla mia spalla, così mi volto. Un bambino moro, con gli occhi azzurri e con uno strano sorriso sul viso, mi sta porgendo un fazzoletto.
Allungo la mano per prenderlo e lui mi fa una carezza sulla guancia.
“Grazie, piccolo...come ti chiami?” cerco di tradurre in italiano, con quel poco che so.
Lui non risponde, mi sorride ancora.
“Non parla. Si chiama Jack. Io sono Marissa.” si intromette un'altra bambina probabilmente sua coetanea, parlandomi in inglese. E' bionda ed ha i boccoli, gli occhi dello stesso colore del bambino.
“Oh..io sono Samantha. Quanti anni avete?”
“Io dieci. Lui otto. Siamo di Los Angeles.”
“Io di Huntington Beach! E i vostri genitori dove sono?”
“Là c'è nostro papà” indica un uomo, che li sta controllando da lontano sorridendo.
Ricambio il sorriso e vedo il piccolo Jack sedersi a fianco a me e prendermi la mano. Mi fa cenno negativo con la testa e poi asciuga una mia lacrima con la sua piccola manina.
“Non parla da quando la mamma è andata in cielo.”
Mi si stringe il cuore sentendogli dire questa frase.
“Mi dispiace tanto...”
Lei non mi risponde, si stringe nelle spalle. Jack mi fa dei gesti.
“Vuole sapere perché stavi piangendo.”
“Stavo solamente pensando a delle cose belle, mi sono commossa...”
“Non si dicono le bugie!” esclama Marissa incrociando le braccia.
Abbasso lo sguardo e sorrido, scuotendo la testa.
“Hai ragione...non ricordavo una cosa bella.”
“Tu assomigli alla mamma. Era tanto bella e aveva i capelli lunghi come i tuoi. Lo sta dicendo anche Jack.”
“Beh...lo prendo come un complimento, allora!”
Lei mi fa un sorrisino sghembo e prende per mano il fratellino, facendolo alzare. Lui mette il broncio.
“Jack, dobbiamo andare, altrimenti papà rimane da solo!”
Il bambino esita un po', ma si rassegna. Si avvicina a me e mi butta le braccia al collo, abbracciandomi. Rimango sorpresa da questo gesto.
Si stacca dopo poco e mi fa altri gesti che prontamente la sorella traduce.
“Dice che devi essere felice e che non devi più piangere.”
“Oh. Ci proverò, piccolo...” gli accarezzo la testa cautamente.
Entrambi mi salutano e tornano dal loro papà, prendendolo per mano. E' incredibile come siano riusciti a cambiare il mio umore quei due piccoletti. Sono piccoli ma forti.
Scaccio subito via dalla mente il pensiero di quello che poteva essere mio figlio e mi soffio il naso col fazzoletto di carta.
“Sam!”
Mi giro e vedo Brian che mi corre incontro, così mi alzo e lo guardo perplessa.
“Cazzo, sono ore che ti cerco. Hai visto che ore sono? Le otto, cazzo.”
“Oh...emh, non me ne sono accorta.”
“Mi ha chiamato tua madre dicendomi della vostra conversazione e mi è preso un colpo. Perché hai spento il cellulare?”
“Non volevo che mi richiamasse, non voglio che sappia di mio padre...e scusa, non volevo farti preoccupare.”
Lui si avvicina e mi guarda negli occhi, il suo sguardo s'incupisce.
“Hai pianto...piccola, non voglio che resti da sola.”
Non gli rispondo, mi avvicino ancora di più e lo abbraccio lasciandomi stringere forte.
 
 
 











 
Tuscany, Italy
August 7th 2007
09:00 am
 
“Sam...”
“Mmh”
“Sam, sveglia, dobbiamo andare...”
“Un secondo...”
“Samantha, sei una dormigliona.”
Apro di malavoglia gli occhi, mugolando mentre mi stiracchio. Inspiro forte il profumo di Brian e sorrido, quanto lo amo.
Lo guardo: è già vestito e si è fatto la doccia. Sono solo le nove del mattino...ma cosa...?
Mi puntello sui gomiti e vedo un vassoio con dei pancakes e del succo di arancia sopra. La mia colazione preferita.
“Mangia, tra due ore dobbiamo essere all'aeroporto.”
“Aeroporto? Partiamo già?”
“No, piccola...ho una sorpresa per te.”
Prima che io possa replicare, mi poggia l'indice sulle labbra. E va bene, per questa volta non farò domande.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo aver fatto colazione ed essermi vestita, fuori dall'agriturismo ci aspetta un taxi. Ho troppo sonno per ragionare e ho solamente voglia di dormire...anche se non posso negare di essere eccitata per quello che faremo. So che sarà bello. Brian ci sa fare con le sorprese.
Durante il tragitto chiudo gli occhi e il tempo passa in un batti baleno. Siamo davvero all'aeroporto, pensavo stesse scherzando!
Scendiamo dall'auto e mi prende per mano, un uomo sbuca da chissà dove e ci dirige verso un elicottero.
“Brian...ma che...”
Mr e Mrs Haner?” chiede il ragazzo con un evidente accento italiano.
La domanda di quello che sembra essere il pilota mi fa arrossire all'istante e credo di aver stretto più forte la mano di Syn per un attimo. Sentirsi chiamare Mrs Haner fa un certo effetto...un po' mi fa ridere.
“Sì, siamo noi.” risponde deciso lui, facendomi spuntare un grande sorriso.
“Molto piacere, io sono Marco, il vostro pilota. E' la vostra prima volta?”
“In realtà non è per me, ma per lei...” fa una pausa e mi guarda “Tesoro, hai mai fatto un lancio col paracadute?”
Sbarro gli occhi e guardo Brian incredula.
“Deduco di no!” scherza Marco.
Dall'elicottero scendono un ragazzo ed una ragazza.
Ci vengono presentati come Gabriele e Sabrina, il co-pilota e l'istruttrice. Spero che sia uno scherzo.
“Brian...tu non vorrai...”
“Oh, sì. Andrai tu lassù.”
“Che cosa?!”
“Fidati di me...ti farà bene.”
Sabrina mi porge una tuta blu da indossare, la prendo con riluttanza e la tengo tra le braccia.
“Non posso farcela, Brian.” lo guardo come per pregarlo.
Lui rivolge uno sguardo ai tre e mi prende per mano, portandomi un poco più lontano da loro.
“Sam, ti farà bene, davvero. C'è stato un periodo della mia vita in cui ero sempre nervoso e nemmeno il judo riusciva a calmarmi. Così mi hanno consigliato di fare un lancio col paracadute e cazzo se mi è servito. Lassù potrai urlare...liberarti da tutto. Io ti aspetterò qui.”
“Perché non vieni con me?”
“Tutto ciò riguarda solamente te. Io non ti servo, non in questo momento. Hai semplicemente bisogno di sfogarti.”
Mi mordo un labbro e sento il cuore battermi a mille, l'adrenalina sta facendo il suo effetto, direi.
“Allora?” mi chiede, con lo sguardo speranzoso.
Mi tolgo i sandali e indosso la tuta, legandomi poi i capelli in una coda. Davvero lo sto facendo?
Mi porta nuovamente da Sabrina e mi da un bacio veloce, lasciandomi salire sull'elicottero che nel mentre ha acceso i motori.
L'istruttrice aggancia le sue imbragature alle mie e mi ritrovo appiccicata con la schiena al suo torace. Che Brian abbia scelto appositamente una donna? Dovrei chiederglielo.
Le pale iniziano a girare ed il rumore è quasi assordante ma penso di potermi abituare.
Il mio ragazzo – o dovrei dire marito? - mi saluta con un cenno quando iniziamo a decollare.
Mi siedo di fianco a Sabrina e cerco di stare tranquilla ma con pessimi risultati.
“Andrà tutto bene. Credimi, ti sentirai meglio dopo.” mi rassicura lei.
Dopo un paio di minuti raggiungiamo l'altezza giusta e la ragazza mi fa cenno di camminare.
Oh cazzo...oh cazzo!” grido quando vedo la terra a chissà quante centinaia di metri da me.
“Pronta?”
“Io...io...”
“Lo prendo come un sì.”
Con un passo voliamo giù dall'elicottero ed è come se esplodessi. Urlo a pieni polmoni, sentendo l'aria quasi mancarmi. E' una sensazione...fantastica.
E' come se avessi le ali e fossi libera. Forse lo sono e devo solo accorgermene...forse ho io la chiave delle manette che tengono in prigionia la mia vita.
Voglio iniziare ad avere sempre questa sensazione e non voglio che serva un lancio col paracadute. Ci riuscirò...ne sono certa.

 

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Capitolo 16
*** I give my heart to you. ***


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Salve people! Sono tornata, per vostra sfortuna. Ho finalmente dato tutti gli esami e sono stata operata, ora mi ritrovo con una gamba ingessata e tante idee in testa per questa fanfiction! Spero di riuscire a scrivere più spesso d'ora in poi. Ringrazio tutti quelli che continuano a leggere e recensire i capitoli!





 
Huntington Beach
August 12th 2007
7:00 pm

 
I giorni sono passati velocemente, purtroppo.
Io e Brian, dopo quella “gita” all'aeroporto, abbiamo dimenticato tutto ciò che era successo e continuato la nostra vacanza al meglio.
Abbiamo visitato molte città toscane, ci siamo mossi in treno e tutto è stato tranquillo. Lui ha chiamato i nostri amici e mia madre dicendogli che per qualche giorno avremo spento i cellulari, per stare più tranquilli. E ci siamo riusciti.
C'eravamo solo io e Brian, nessun altro. E' stato perfetto.
Ora, stiamo aspettando i bagagli all'aeroporto di Los Angeles.
“Non credo di essere pronta a tornare alla realtà.”
“Nemmeno io, piccola.”
Appoggio la testa sulla sua spalla e mi lascio cingere il fianco con piacere. Sono sfinita, il viaggio è stato lungo e stancante. Non vedo l'ora di essere a casa e dormire un po'.
Finalmente arrivano le nostre valige, Brian le prende entrambe ed io mi stropiccio gli occhi.
Camminiamo verso l'uscita e quando arriviamo il mio sorriso si allarga.
Jimmy!” esclamiamo entrambi e subito il mio ragazzo corre ad abbracciarlo. Quei due sono fantastici.
E' incredibile quanto si vogliano bene.
Dopo essersi scambiati qualche parola, James si volta verso di me e apre le braccia, così io lo abbraccio forte.
“Vi vedo bene!”
“Stiamo bene.” risponde Brian per entrambi, tornando a cingermi un fianco.
“Bene, perché stasera vi aspettano tutti al Johnny's.”
“Jimmy, Sam è stanca e anche io. Non credo sia il caso di uscire stasera.”
Per fortuna ci ha pensato Brian a salvarmi.
“Ma devo farvi conoscere Julie!”
“Ancora con quella ragazza? Almeno hai concluso qualcosa?”
“Beh...è complicato! Non riuscite a fare un passo stasera?”
“No. Che ne dici di fare un pranzo da noi, domani?”
“Andata. Solo se Sam cucina le lasagne, però!”
Ridacchio e annuisco.
“Invita anche Julie!” esclamo, mentre Brian sbuffa.
“Io...non so se...”
“Dille che voglio conoscerla e che altrimenti mi offendo.”
“Okay, ci proverò. Sam, devi aiutarmi.”
“Che dovrei fare?”
“Beh...ne parleremo poi. Adesso andiamo, ho bisogno di prendermi una birra!”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

















 
Huntington Beach
August 13th 2007
8:00 am
 
Mi era decisamente mancato questo posto. Inizio a sentirmi veramente a casa ogni volta che entro qua dentro.
Brian ed io, adesso, sembriamo veramente una coppia. Svegliarmi con lui al mio fianco, preparargli la colazione e vederlo mentre esce di casa dopo avermi salutata con un bacio, rende tutto fantastico. A me è mancato vedere queste scene nella mia famiglia. L'unica volta che ho visto mia madre felice è stato quando ho conosciuto il suo attuale marito, ma ormai la mia infanzia era segnata.
Adesso ho la speranza che un giorno riuscirò anche io a costruire una famiglia come si deve, sebbene so che sarà difficile.
I sentimenti che provo per Brian, certe volte, mi spaventano. Non ho mai provato niente di tutto ciò verso una persona. Adorazione, amore, felicità anche solo nel pensarlo.
“A che pensi?” mi chiede mentre mi bacia la tempia.
Siamo svegli da poco; in realtà, è colpa mia se lo siamo. Non sono riuscita a dormire, ripensando a tutto ciò che è successo nell'ultimo periodo.
Certo, amo tornare ad Huntington Beach
“A noi.” rispondo semplicemente, intrecciando la sua mano alla mia.
Lui continua a baciarmi il collo, adoro quando lo fa. Specialmente se siamo accoccolati sul letto.
“E tu? Pensi mai a noi?” domando mentre lo vedo staccarsi quel poco che basta per guardarmi negli occhi.
“Sempre.” afferma deciso, spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
“A cosa, precisamente?”
“Al nostro futuro. A quanto saremo sposati” passa l'indice sul mio anulare sinistro “e avremo una famiglia tutta nostra...” e con la mano scende sul mio ventre, sfiorandolo appena. “Ma già come stiamo adesso, mi rende al massimo della felicità. Non potrei stare meglio.”
“Davvero?” dico con voce tremante, mentre lo guardo quasi commossa da ciò che ha appena detto.
“Mhmh...” mugugna stringendomi maggiormente a sé.
Accarezzo un suo braccio osservando attentamente tutti i tatuaggi che lo sovrastano, sono stupendi. Ne vorrei uno anche io!
Il mio cellulare squilla interrompendo il momento, così mi allungo verso il comodino e noto che è un messaggio.
 
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From: James Sullivan
To: Samantha Reed
 
Sam, sei libera stamattina? Vorrei parlarti di...beh...ecco...hai capito, no? Non dire nulla a Syn...per favore! Mi prenderebbe per il culo. :(
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“Chi è?” si allarma Brian, cercando di scorgere il numero.
“A-Alex! Vuole che vada a fare colazione con lei.”
“Ma sono solo le otto...”
“Beh, ne approfitterò per andare a fare la spesa. Abbiamo ospiti a pranzo, ricordi?”
 
 
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From: Samantha Reed
To: James Sullivan
 
Sono ancora sotto le coperte, ma va bene. Dammi giusto il tempo di prepararmi!
 
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From: James Sullivan
To: Samantha Reed
 
Ci vediamo alle nove e mezza al Ros' Café, ok?
 
P.S. Non perdere tempo scopando con Brian! >:(
 
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From: Samantha Reed
To: James Sullivan
 
Ahahahah! A più tardi!
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Cancello i messaggi e rimetto il cellulare sul comodino. Brian mi sta guardando.
“Che c'è?”
“Non andare...” mormora strusciandomi il viso sul seno. Gli accarezzo i capelli e gli lascio un bacio sulla fronte.
“Torno tra un paio d'ore”
Mi stacco dal suo abbraccio e scendo dal letto, andando in bagno per farmi una doccia veloce.
 
 
Lavata, truccata e vestita, trovo Brian addormentato che sembra un angioletto. So che è sfinito, così lo lascio riposare tranquillo e scendo al piano di sotto.
Mancano ancora un'ora scarsa prima che io vada al Ros' Cafè, perciò mi metto a cucinare dei pancakes che finisco giusto in tempo.
Li copro con un altro piatto e lascio un biglietto a Brian, spero non si sveglierà troppo tardi.
Prese le chiavi dell'auto, esco di casa e mi dirigo al posto.
 
 
















 
 
 
Sono seduta davanti a un bel caffè e, ovviamente, a Jimmy che continua a tamburellare le dita sul tavolo senza bere il suo cappuccino.
“Allora, intanto parlami di lei.” decido di spronarlo, subito le sue labbra si aprono in un sorriso.
“Julie è...fantastica. E' una piccoletta, ma sa il fatto suo! E' bella e divertente, solare, vivace. Ma, purtroppo, è anche abbastanza acida. Non so se lo sia solamente con me...ammetto di esagerare, certe volte.”
“Ti prego, dimmi che non ne hai combinata una delle tue...”
“Sabato scorso eravamo al Johnny's e ho bevuto un po' troppo. Così sono andato da lei e l'ho trovata a baciarsi con un tizio...beh, gli ho tirato un pugno.”
“Che cosa?!”
“Mi ha dato...fastidio! Vederla così vicina con quel ragazzo mi ha fatto infuriare.”
“Sei cotto, Jimbo.”
Lui non mi risponde, ghigna e abbassa lo sguardo. Oddio, non l'ho mai visto in queste condizioni! Le sue guance si sono leggermente arrossate.
“Allora, l'hai invitata per pranzo?”
“Sì, ha detto che verrà. Spero non con quel tizio. Sam, aiutami. La voglio da morire, la voglio come mai ho voluto qualcuna in vita mia.”
“Hai mai provato ad avere un approccio...beh...diciamo...più normale, con lei?”
“Non sono fatto per le cose normali. A me piace conquistarle a modo mio, le donne.”
“Potresti comunque contenerti un minimo, no? Sono sicura che le interessi...altrimenti non avrebbe accettato il tuo invito.”
“Invece, io penso di non interessarle minimamente. E' strana! Alcune volte è acida ed altre dolce. Per carità, l'adoro in entrambi i modi ma...mi confonde!”
“Ci penso io, Jimmy. Oggi indagherò.”
“Ah, grazie Sam! Sei la migliore!”
Gli faccio l'occhiolino e, dopo aver finito la nostra colazione, usciamo dal locale e mi faccio accompagnare al supermercato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Sono a casa!” annuncio posando le borse della spesa.
In realtà, ne ho solo due, le restanti tre le ha portate Jimmy: anche lui, come Brian, non vuole che faccia sforzi.
“Hey piccola”
Brian mi viene incontro schioccandomi un bacio sulle labbra. Profuma di dopobarba e Marlboro; deve aver fumato da poco.
“Ha chiamato Suzy. Non possono venire.”
“Oh, neanche McKenna?”
“Avevano altri impegni...si scusano.”
Annuisco e riprendo a baciarlo.
Coglione, vieni a darmi una mano!
La voce di James risuona nell'atrio e Syn mi guarda sospettoso.
“Non eri con Alex?”
“A-Alex non si è potuta fermare dopo aver fatto colazione, ho incontrato Jimmy al supermercato e mi ha aiutata con le borse.”
“Jimmy al supermercato?” si acciglia.
“B-Beh...”
“Volevo una birra. Mi vuoi dare una mano o no?” interviene il diretto interessato, salvandomi.
Brian fa spallucce e lo aiuta, così io inizio a riporre gli alimenti nei vari ripiani della cucina e nel frigo.
Quando i ragazzi tornano, li lascio a mettere a posto e inizio a preparare gli ingredienti per le lasagne.
“Voi due, andate ad apparecchiare fuori!”
“Sissignora!” esordiscono prendendo piatti e posate.
Syn si ferma un attimo, prende la bottiglia di vino bianco al mio fianco e ne tracanna un sorso.
“Hey! Mi serve per la carne!” gli do uno schiaffetto sul braccio che non sembra neanche sentire.
Per tutta risposta mi prende per il polso e, facendomi girare su me stessa, mi attira a sé ritrovandoci con i corpi incollati l'uno all'altro.
“Grazie per la colazione.” mi scruta attentamente, io mi protendo per mordicchiargli il labbro inferiore.
“E' stato un piacere.”
BRIAN!
Jimmy è sempre il solito. Scoppiamo a ridere all'unisono e scuotendo la testa mi rimetto al lavoro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Dai, solo un pezzettino!”
“Zacky, lascia stare questa torta.” lo rimprovero.
Ho quasi finito di glassare la superficie, è mezzogiorno e mezza e tutto è pronto. Sono sfinita! Ho cucinato per nove persone, accidenti! Mancano solo Julie, Johnny, Matt e Valary, la sorella di Michelle.
Sono abbastanza in ansia per quest'ultima, non l'ho mai conosciuta ma so quale sarà il suo giudizio verso di me.
Appena rimetto in forno la torta, il citofono suona di nuovo. E' Brian che va ad aprire.
Tu che cazzo ci fai qui?!” lo sento gridare dall'ingresso.
Subito mi precipito da lui a corsa.
“Che succed...Michelle?!”
Quasi non mi viene un colpo quando la ritrovo al fianco di Valary e Matt. Che ci fa lei qui?
“Ti avevo detto che non avresti mai dovuto ripresentarti davanti a me, o sbaglio?” continua a gridargli in faccia.
“Brian, calmati...”
“No! Matt, perché cazzo l'hai portata qui?”
“Brian, vuole solo parlarvi! E' questione di dieci minuti!” interviene Val.
“Lei ha nascosto l'uomo che ha massacrato di botte Samantha e che ha fatto sì che perdesse nostro figlio.”
Non avevo mai visto Brian così arrabbiato prima d'ora, fa quasi paura...
“H-Ha ragione, è stato un errore venire qui...tolgo il disturbo...” mormora Michelle intimidita.
“No, aspetta.”
Tutti si voltano all'unisono verso di me, increduli.
“Voglio parlare anche io con lei.” affermo convinta. Oh sì, devo liberarmi da un bel po' di domande.
“Sam, che stai dicend-”
“Per favore.”
“Col cazzo che ti lascio sola con questa strega.”
“Brian!” lo riprende Val.
Lui la fulmina con lo sguardo mentre io faccio cenno a Michelle di entrare.
“Samantha, porca puttana!” mi sbraita contro il mio ragazzo.
“Adesso smettila, cazzo. Ci metterò un attimo.” rispondo a tono, mentre vedo la sua bocca trasformarsi in una linea dura. E' arrabbiato.
Lo ignoro e porto la ragazza nello studio di Brian e chiudo la porta. Mi sta guardando ed è nervosa, continua a toccarsi i lunghi capelli biondi.
“Da quanto andava avanti la tua storia con Richard?” butto subito lì, senza giri di parole.
“Qualche settimana...Samantha, so che per te è difficile crederlo ma con me era un'altra persona...io...mi è venuto un colpo al cuore quando ho saputo ciò che aveva fatto...”
“E allora perché l'hai nascosto da te?”
“L'ho scoperto dopo! Richard è venuto da me molto scosso qualche settimana prima e mi aveva detto che doveva nascondersi da un uomo che lo stava minacciando. Mi sento stupida a non essermi accorta di niente...insomma, io...”
Conosco quello sguardo, oh se lo conosco. Non c'è bisogno che lei finisca la frase.
“...Ti sei innamorata.”
Michelle abbassa lo sguardo e intravedo una lacrima rigare il suo viso. Mi avvicino e le prendo le mani.
“So che è stata dura per te conoscere quel lato di Richard. Spero vivamente che riesca a cambiare, un giorno...”
“Tu sei...sei fantastica, Samantha...ti ringrazio per tutta la comprensione nei miei confronti. Sono contenta che Brian ti abbia trovata...sai, io gli voglio molto bene.”
“So cosa vuol dire essere innamorati, Michelle. Non posso fartene una colpa...tu non ne hai. Brian non capisce che quello che è successo è solo colpa di Richard.”
“Grazie, grazie e grazie ancora. Sai, adesso sta seguendo delle sedute dallo psichiatra e sta prendendo qualche farmaco. Credo stia meglio...ogni tanto mi permettono di andarlo a trovare.”
“Sono contenta per te. Adesso credo sia il caso di andare.”
“Certo, grazie ancora Samantha.”
L'abbraccio e le sorrido, dirigendomi verso la porta. Mi trovo Brian davanti, con lo sguardo cupo e le braccia incrociate al petto.
Michelle non parla, così l'accompagno all'uscita e la saluto.
Sam!
Il tono di ripresa di Brian è decisamente pauroso.
“Non avresti dovuto parlarci.”
“Sono fatti miei.”
“Sei un'incosciente. Dopo tutto quello che ci ha fatto...”
“Michelle non ha fatto nulla! E' stato Richard!”
“E' lei che l'ha nascosto, dannazione. Perché sei così imprudente? Sei una bambina quando fai così.”
E' arrabbiato, decisamente. Ma anche io lo sono...e tanto.
“Non dirmi che sono una bambina, l'unico qui sei tu. Non ho perdonato Richard. Ho perdonato una ragazza innamorata quanto lo sono io!” urlo con quasi le lacrime agli occhi per tutti i ricordi che mi sta facendo riaffiorare nella mente.
Vado diretta in camera, ignorando la sua risposta, per cambiarmi velocemente e mettermi un vestito a fiori un po' corto e lego i capelli in una coda. Poi corro in giardino dove trovo tutti.
“Sam, sto morendo di fame!” piagnucola Zacky.
“Scusate per l'attesa, mettetevi pure a sedere. Porto le lasagne.”
“Aspetta!” è Jimmy che parla.
Mi volto, notando la figura di una ragazza poco più bassa di me, capelli neri e occhi scuri. Ha dei bellissimi lineamenti e credo di aver capito di chi si tratta.
“Lei è Julie. Julie, questa è Sam.”
Allungo la mano e lei fa lo stesso, sorridendomi radiosa.
“Oh. E' la tua ragazza?”
“Sì!” “No.”
La risposta negativa della ragazza fa evidentemente vacillare Jimmy, ma la prende con ironia.
“Non ancora. Baby, sappiamo tutti che vorresti esserlo.”
Lei gli da una pacca sul petto e per tutta risposta lui la cinge per un fianco. Sono proprio buffi.
Torno in cucina e trovo Brian ancora intento a guardarmi...ma questa volta sembra preoccupato.
"Sam..."
“Ascoltami Brian, non sei l'unico coinvolto in questa storia. Magari tu non volevi più sapere niente neanche di Michelle ma io no. E non puoi essere arrabbiato con me, cazzo.”
Mi interrompo per evitare una crisi di nervi e prendo un bel respiro, portando fuori la teglia di lasagne.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Cazzo Sam, tu dovevi fare la cuoca.” afferma Johnny mentre addenta una fetta di torta.
Sorrido imbarazzata dai troppi complimenti che sto ricevendo oggi. Sia fatta santa mia nonna!
Brian tiene una mano poggiata sul mio ginocchio e mi accarezza da tutto il pranzo. Credo sia il suo modo di scusarsi per la sua reazione nei miei confronti di poco fa.
Lo guardo mentre conversa animatamente con i ragazzi. Sembra che gli sia tutto passato.
Personalmente, non ho voglia di litigare, perciò decido di far finta di niente e dimenticare anche io la scenata di prima.
Tutti sembrano essere felici, chiacchierano e ridono tra loro. Poso lo sguardo su Julie, che invece è muta da un po' e guarda con adorazione Jimmy che parla con gli altri.
“Julie, potresti aiutarmi a portare dentro i piatti?” le chiedo con uno scopo ben preciso.
“C-Certo” la sveglio dal suo stato di trance.
Raduniamo tutto e entriamo in casa.
“Qui vanno bene?” mi indica un posto vicino al lavello, annuisco.
“Allora, direi che non ti stai divertendo molto!” ridacchio.
“O-Oh, b-beh...sai, non conosco nessuno oltre James...”
“Lui ti piace, vero?”
“Che cosa?! No!” scatta sbarrando gli occhi.
Il suo viso diventa bordeaux, così le sorrido comprensiva.
“Si nota così tanto?” sbuffa poi passandosi una mano tra i capelli non troppo lunghi.
Oh, allora avevo ragione!
“Se ti può rallegrare, lui non sospetta nulla.”
“Oh, meno mal- aspetta. Jimmy ti ha parlato di me?”
Non le rispondo, le sorrido raggiante e metto i piatti nella lavastoviglie.
“Sam...”
La voce di Brian alle mie spalle mi fa rabbrividire, tanto che mi volto di scatto come se mi fossi spaventata.
Guardo Julie e la prego con lo sguardo di non lasciarmi sola con lui, dato che sarà sicuramente qui per parlare di stamattina.
“Julie, puoi lasciarci soli?”
Sapevo che avrebbe rovinato tutto. Lei indietreggia annuendo e sparisce dalla porta che da sul retro.
Faccio finta di nulla e continuo accendendo la lavastoviglie, mettendo poi a posto la cucina.
“Piccola...”
Faccio un bel respiro e mi fermo. Ok, questa cosa fa affrontata.
Si avvicina guardandosi i piedi e si passa una mano tra i capelli. Oh, il mio uomo orgoglioso da morire.
Aggancio le braccia al suo collo e lo obbligo a guardarmi. Poi lo bacio. Lo sento rilassarsi su di me. Era così teso?
Effettivamente deve aver finito mezzo pacchetto di sigarette in queste poche ore, non ci avevo fatto caso lì per lì.
“Odio litigare con te” mormora tra le mie labbra.
Non è da lui essere così in ansia per qualcosa del genere...che strano.
“Qualcosa non va?” chiedo accarezzandogli una guancia.
“Te l'ho detto. Odio litigare con te.”
Faccio mentalmente spallucce e capisco che è tutto dimenticato.
 
 






















 
Sono le sei di pomeriggio. Matt e Zacky stanno insegnando a giocare a Call of Duty alle rispettive ragazze, Johnny è andato via per un contrattempo e Jimmy ci sta provando spudoratamente con Julie. Brian, invece, è in giardino a fumare una sigaretta. Gli ho chiesto se volesse compagnia ma ha risposto che andava bene così.
“Stasera usciamo?” chiedo, annoiata.
“Sì, perché no?” risponde Julie, beccandosi però una gomitata da James.
“Abbiamo da fare stasera. Non ricordi? Ti porto a cena con Val e Matt!”
“O-Oh...giusto...” sorride imbarazzata.
“Alex?”
“Sono arrivati i miei e devo fargli conoscere Zacky, scusa!”
“Oh...come non detto.”
Mi alzo e vado a cercare Brian.
L'aria fuori è fresca, ma sono vestita leggera e un brivido di freddo mi percorre la schiena. Poi lo vedo.
Sta ancora fumando. Cosa sarà, la quarta da quando è uscito?
Appena mi vede sorride radioso e si avvicina a me, non prima di aver buttato la cicca. Devo scoprire cos'ha.
Mi abbraccia e nasconde il viso tra i miei capelli, inspirando forte.
“Brian, cosa c'è che non va?” gli sussurro, quasi per paura della sua reazione.
Come pensavo. I suoi muscoli si tendono sotto di me.
“Pensieri.”
“Riguardo a...?”
Non mi risponde, sposta i miei capelli da una parte e posa le sue labbra sul mio collo...il mio punto debole.
“Brian...” gemo.
“Shh...”
Continua la sua tortura, dandomi di tanto in tanto dei morsi e soffiandoci sopra. Mi inarco sotto di lui, tirandogli un poco i capelli.
“Basta...ti prego...” lo scongiuro, ma lui non sembra ascoltarmi e inizia una scia di baci fino ad arrivare alla mia bocca. La attacca con foga. Mi stringo a lui reggendomi ai suoi bicipiti.
Si stacca ansimante e appoggia la fronte alla mia.
“Ho bisogno di te” sussurra tra un respiro e l'altro, mentre sto ancora cercando di riprendermi.
“Brian, dimmi cosa c'è che non va...”
“Niente piccola, niente. Rientriamo.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo che tutti se ne sono andati, io e Brian rimaniamo a pulire casa. O meglio, io pulisco e lui si limita a chiedermi ogni tre minuti cosa deve fare, perciò ci ho rinunciato in principio e gli ho detto di lasciarmi fare.
Domani mattina mi vedrò con Julie, ha detto di dovermi parlare di Jimmy. Sto diventando una psicologa.
Oh, a proposito di psicologa...dovrei chiamare Amber per finire le sedute. In realtà eravamo d'accordo per terminarle prima di partire per l'Italia, ma dopo quello che è successo mentre eravamo in spiaggia...beh...
“Sei pronta?”
Brian mi risveglia dal mio stato di trance.
“Per cosa?”
“Per uscire!”
“Sono tutti occupati stasera, Brian”
“Beh? Lo siamo anche noi. Vai a cambiarti.”
Inarco un sopracciglio insospettita, ma corro ugualmente a fare una doccia veloce. Quando esco, trovo già i miei leggings di pelle e la canotta fin troppo attillata coordinata sul letto.
“Mettiti questi, andremo in moto.”
Faccio spallucce e mi vesto, prendendo poi degli stivali borchiati e indossandoli. Mi stanno esplodendo le tette, sembra che abbia due taglie in più. Guardo male Brian.
“Sì, andremo decisamente in moto” mormora non guardandomi negli occhi.
“Pervertito!” lo sgrido ridendo.
Con uno scatto veloce me lo ritrovo dietro e poi vedo tutto nero. Ma che cazzo...mi ha bendata!
Faccio per mettermi le mani sul viso ma lui me le blocca.
“Che stai facendo?!”
“Ti fidi di me?”
“Brian...”
“Rispondi.”
“Certo...ma-”
“Niente ma, non togliere la benda finché non te lo dico. Va bene?”
“Va...va bene”
Oddio, ma questo significa che andrò in moto bendata. Non mi va, però, di dirlo a Brian. Sembra alquanto esaltato e non voglio smontarlo ora come ora.
Presto non sento più neanche il terreno e questo vuol dire che mi ha presa in braccio. Ah, adoro stare tra le sue braccia.
Strofino il naso sul suo collo e mi beo del suo profumo.
“Com'è che non hai più fatto domande?”
“Mh, stasera ti lascio fare.” mi stringo ancora di più.
Lo sento ridacchiare, poi mi fa sedere sul sedile della sua moto. Ho un po' di sussulto quando, dopo avermi accuratamente messo il casco, anche lui si siede davanti a me, ma subito aggancio le mani al suo corpo e mi stabilizzo.
Quanti ricordi su questa moto...anche lui sembra avere la mia stessa reazione, visto che mi prende le mani che ho messo sul suo petto e me le stringe, inspirando forte.
Il suo cuore batte fortissimo, come il mio. E poi la sento...è come una scossa.
“Oh dio.”
“L'ho sentita anche io.” mi bacia le mani e le rimette giù, accendendo il motore. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Siamo arrivati, piccola. Ti aiuto a scendere.”
Non so da quanto siamo usciti di casa, né dove ci troviamo. Avverto una leggera brezza fastidiosa, ma nulla che non si possa sopportare.
Mi sento sollevare dalla moto e finalmente tocco terra, poi Brian mi toglie il casco ma non la benda.
“Mentre camminiamo, ti racconto che significato ha per me questo posto” annuncia posando una mano sulla mia schiena per guidarmi.
Le urla non mi sono mai piaciute...specialmente se provenivano dai miei genitori. Mi sentivo impotente perché non avevo idea di cosa potessi fare per sistemare le cose. Allora scappavo, loro non se ne accorgevano mai. Mio fratello Brent diceva a papà che stavo già dormendo quando lui voleva distrattamente controllarmi. Così passavo intere nottate qui...è come se fosse il mio posto segreto. Non ho mai portato nessuno qui. Quando vengo qui dimentico tutta la merda e mi rilasso. E voglio mostrarti il perché...
Ci fermiamo e lui mi si posiziona dietro, togliendomi finalmente la benda ma coprendomi lo sguardo con le sue mani.
“Pronta?”
“Sempre.” la mia risposta è quasi un soffio.
Appena scosta le mani, mi ritrovo davanti una distesa di luci che si mischiano alle stelle che predominano lo sfondo. Mi lascia senza fiato.
Siamo di fianco a quello che identifico come un faro abbandonato, intorno a noi è deserto e non so dove ci troviamo.
Dato che vorrei rendere questo luogo ancora più importante...
Adesso è al mio fianco, mi fa voltare verso di lui prendendomi le mani. Guarda il cielo e sospira. In un attimo è inginocchiato davanti a me.
Lo vedo mentre fruga nella tasca del giubbotto ed estrae una piccola scatolina blu. Mi manca il fiato. Sto sicuramente sognando...
La scatolina si apre e l'interno rivela un raffinato anello d'oro bianco con un piccolo diamante.
Samantha Reed” i suoi occhi sono fissi sui miei “Mi hai stregato, non avrei mai immaginato di potermi sentire in questo modo per una donna e invece...eccomi qui. Voglio passare il resto della mia vita con te. Me lo permetterai, sposandomi?

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Capitolo 17
*** (Until) The end ***


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Huntington Beach
August 12th 2007
7:00 pm
 
Vacillo per qualche attimo. Ho capito bene?
Davanti a me ho una fascia d'oro bianco pronta a circondare il mio anulare. Sto tremando, non so cosa fare. E' una cosa del tutto inaspettata! Insomma, questo vorrebbe dire decidere come andrà il mio futuro su due piedi.
Tante insicurezze si materializzano nella mia mente...ma poi vedo quegli occhi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Non avere paura, finché ci sono io, sei al sicuro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
You have my heart, at least for the most part...”
Davvero ho il tuo cuore?”
“Sì...ma non farmi male, per favore”
Non te ne farò mai, piccola, te lo prometto”
Mai?”
Mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sei splendida. Non credo di aver mai visto una ragazza più bella di te. Tu sei tutto quello che cerco in una donna. Davvero non lo vedi?”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Curerò tutte queste ferite, te lo prometto.
Come farai a curare quelle che ho dentro?
Con l'amore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Grazie a lui ho riiniziato a vivere, a vedere il mondo da una prospettiva diversa, Brian mi ha salvata dal vuoto che mi stava inghiottendo.
Sì...oh, sì che voglio sposarti.
Cerco di cacciare le lacrime indietro e guardo il mio dito venire circondato da quel piccolo e dolce anello. Subito mi ritrovo faccia a faccia con Brian.
“Oh dio” riesco a malapena a dire prima di venir presa tra le sue braccia ed iniziare a piangere dalla gioia.
Mi stringo a lui come se fosse la mia unica salvezza e sento un fantastico calore irradiarsi dentro di me. Ormai inizio a conoscere questa sensazione...è la felicità.
Rido mentre le lacrime mi bagnano il viso, mi sta facendo girare e anche lui sta ridendo.
“Ha detto sì! Cazzo, sì!”
Mi mette giù e mi bacia premendo forte le sue labbra sulle mie.
“Ti amo da morire” mormora sorridendomi. E in quel sorriso noto qualcosa di scioccante.
Brian tu stai...stai piangendo...
Si affretta ad asciugarsi quella lacrima traditrice ma non riesce a trattenere le altre. Non posso credere a quello che sto vedendo.
“Oh dio, scusa...non mi sono mai sentito così.”
“Vieni qui”
Lo abbraccio forte e con un bacio mischiamo le nostre lacrime tra di loro. Ma quindi...
“E' per questo che eri così in ansia?” chiedo staccandomi e spostando un ciuffo che gli ricade sul viso.
“Beh...io...”
“Oh, Brian...”
Lo abbraccio di nuovo e gli accarezzo i capelli, non posso credere che abbia temuto che gli dicessi di no. So che può sembrare un uomo forte e sicuro di sé...ma dentro ha tante incertezze. Incertezze che impareremo insieme a superare.
“Vieni con me.”
Mi prende per mano e mi porta all'interno del faro, dove ci aspettano molte scale ma credo di poterle salire anche a corsa vista tutta l'adrenalina che ho in circolo.
Arrivati a quello che credo sia il piano più alto prima della luce del faro, Brian apre una porta e non posso che rimanere stupida davanti a quello che mi trovo.
Il pavimento è totalmente ricoperto da petali di fiori colorati, tutto illuminato da candele profumate. L'odore è delizioso.
Al centro vi è un materasso bianco ed una coperta, anch'essa bianca, i tutto di fronte ad un caminetto acceso.
“Questo è uno dei posti più importanti per me, non vi ho mai portato nessuno prima d'ora, men che meno una donna. Apparteneva a mio nonno, quando morì lo feci ristrutturare e diventò di mia proprietà. Vengo qui ogni volta che ho bisogno di...pensare.”
“Brian è...è bellissimo.”
“Voglio condividere tutto ciò con te, tutto quello che è mio. Ti darei il mondo, ma che dico, l'universo, se solo potessi. Voglio trovarmi ogni mattina con te a fianco e addormentarmi allo stesso modo. Voglio vivere la vita con te al mio fianco...”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 













 
Huntington Beach
July 18th 2008
5:00 pm
 
“...ed essere felice con te nei momenti belli e confortarti nei più brutti. Ti amo, Brian Haner, e prometto di farlo per tutta la vita.”
“Con il potere conferitomi dalla legge, vi dichiaro marito e moglie. Mr Haner, può baciare la sposa.” annuncia il sindaco Welch.
Con le lacrime agli occhi, mi lascio prendere tra le braccia di Brian e baciarmi castamente. Sono sposata. Sono Mrs Haner. La gioia mi da le vertigini.
“Sei bellissima, Sam” mi sussurra prima di lasciarmi e prendermi per mano. Con quella che mi rimane libera, sistemo il vestito semplice in raso e pizzo che mi circonda; è molto aderente e dalla faccia di Brian, sembra essere di suo gradimento.
Quando ci voltiamo, tutti stanno applaudendo...mia madre si appoggia commossa sulla spalla di Bob al fianco di McKenna e della piccola Daisy che hanno adottato da ormai un anno. Suzy e Brian Senior ci sorridono raggianti, anche loro con gli occhi lucidi.
I ragazzi sono tutti dietro le spalle del mio ormai marito e dietro di me ci sono, invece, Alexandra, Julie, Valary e Lacey, la ragazza di Johnny.
Mi sembra di essere in Paradiso, mi sento la donna più felice al mondo.
“Allora, Mrs Haner, è pronta per la festa?”
“Certamente, Mr Haner.” gli sorrido radiosa, lasciandomi dare un dolce bacio a stampo.
“Vino?” passa un cameriere, Brian prende due calici.
“Io no, grazie.” rispondo ferma.
Il mio fidanz- emh, marito mi guarda stranito ma non ci pensa due volte prima di bere per entrambi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Siamo quasi alla fine del ricevimento e tutti stanno facendo il loro discorso: Zacky, Matt...Johnny ci prova ma farfuglia parole a caso probabilmente ubriaco...Suzy, mia madre. Adesso è l'ora di Jimmy.
“Penso di parlare a nome di tutti quando dico che Sam abbia cambiato Brian...e la vita di ognuno di noi. Conoscendolo da una vita, un tale cambiamento non è passato inosservato ai miei occhi. Brian è sempre stata una persona chiusa con il mondo. Noi quattro” indicando il resto della band “eravamo l'unico spazio in cui poteva essere sé stesso. Dico bene, amico? Beh, quando Samantha è entrata nella sua vita, cazzo, sembrava peggio di una delle nostre fan eccitate prima di un concerto. Mai, in vita sua, aveva parlato così affiatatamente di una donna ed io sapevo in qualche modo che quella storia poteva concludersi in un solo modo...e ne fui certo quando conobbi lei. I loro sguardi...erano indescrivibili. Ma a quel tempo non li capivo. L'amore...che cazzo di roba è? Poi conobbi Julie. Questa peperina che non mi diede altra chance se non di provare quella stupida emozione che poi scoprii essere la più bella di tutte. Ognuno di noi...Dio, quanto cazzo sono patetico...ognuno di noi solo ripensando alle difficoltà che questi due hanno passato per poter stare insieme deve imparare qualcosa, come ho fatto io. La vita ci gioca brutti scherzi, a chi più, a chi meno, ma possiamo essere certi che l'amore ci farà superare tutto. Ed io ringrazio Samantha e Brian per avermelo fatto capire. Grazie.”
Scoppia un applauso vigoroso in tutta la sala, mentre Julie sta quasi per piangere e salta tra le braccia di Jimmy.
Non posso credere che sia stato proprio lui a fare un tale discorso...anche io ne sono commossa e presto Brian va ad abbracciarlo.
E adesso, un bel respiro profondo...
Di solito gli sposi non partecipano, ma...devo farmi forza. Mi faccio passare il microfono sotto lo sguardo perplesso degli invitati.
“Beh, ecco...io devo fare un discorso. Cioè...non proprio un discorso, è più un annuncio, un...non lo so.”
Alex mi guarda ghignando, consapevole di ciò che sto per rivelare.
“Tesoro, tutto bene?” mi chiede Brian, prendendo un bicchiere di vino in mano.
“Allora...” respiro profondamente “tutti siete a conoscenza di ciò che ho passato lo scorso anno, delle ferite che Brian è riuscito a curare. Beh, questa è una sorpersa per tutti, me compresa dato che ho scoperto questa mattina che...aspetto un bambino.”
Cala il silenzio per un attimo. Ma davvero un attimo.
Brian si strozza mentre sta bevendo del vino e Matt gli pacca la schiena lentamente, sconcertato. Vedo Zacky sbarrare gli occhi e poi abbandonarsi tra le braccia di Jimmy, che ha gli occhi lucidi. Johnny impietrito, ha improvvisamente smesso di comportarsi da ubriaco.
“Oddio, non ti reggo, non ti reggo! Lasciami piangere in pace!” schiamazza Jimbo.
Le mie amiche gridano saltando sul posto e si precipitano ad abbracciarmi. Ma quello che più mi interessa è vedere la faccia di mio marito...
Mi volto, mi sta guardando...con le lacrime agli occhi. Si alza lentamente e si avvicina a me abbracciandomi.
Non dice nulla. Piange sulla mia spalla, piange come mai l'ho visto fare.
“Dio, questa è la giornata più bella della mia vita” dice tirando su col naso.
Ed io concordo con lui...ho sposato la persona della mia vita e ho scoperto di essere incinta. La mia vita non potrebbe andare meglio....e se ci saranno delle difficoltà, sono sicura che insieme le supereremo tutte.
Incredibile come il detto 'L'amore vince sempre' sia veritiero. Adesso ci credo.
 
































 
 
Huntington Beach
December 7th 2008
5:00 pm
 
Siamo nel bel mezzo dei preparativi di Natale e mio marito ed io stiamo addobbando l'albero.
Cioè, in realtà io mi limito a guardare e dire quando spostare le palline nella miglior posizione...Brian non mi lascia fare alcun tipo di sforzo.
“Dai amore, posso almeno andare ad attaccare la ghirlanda sulla porta?”
“No, stai ferma. Devi dirmi se la stella è dritta, tra poco.”
“Ci metterei due minuti...”
Neanche ascoltandomi, si protende per posizionarla sulla punta ed io mi limito a dire 'un po' più a destra' 'un po' più a sinistra' un paio di volte finché non è perfetta.
“Bene, adesso vado ad attaccare quella-”
“Non vai da nessuna parte, signorina.”
Brian mi abbraccia da dietro ed accarezza dolcemente il pancione ormai cresciuto, lasciandomi qualche bacio sul collo.
“Voi due sarete le donne più importanti della mia vita.”
“E tu sarai l'uomo più importante della nostra.”
Mi volto e lo bacio teneramente, sorridendogli sulle labbra...ma - purtroppo - il campanello suona, così ci stacchiamo e vado ad aprire: è McKenna.
“Tesoro! Che ci fai qui?”
Lei non mi risponde ed entra in casa, a passo svelto.
“Io i ragazzi proprio non li capisco. Cavolo! Louis ha detto di amarmi e adesso sta con Cara! Ma dico io!” sbuffa.
Ho capito...qui serve una sfogata. La incito a raccontarmi la storia della sua prima cotta: Louis Williams, più grande di un anno. Dopo essersi confessata, lui le disse di ricambiare la cotta ma il giorno dopo le confessò di essersi messo insieme a Cara Davis.
Mck è adesso affranta e cerca semplicemente conforto. Poi, mi fa una domanda già posta molto tempo fa...
Sam, hai mai amato qualcuno?”
Prendo pochi attimi di pausa e sorrido, felice.
“Oh sì tesoro...l'ho fatto eccome.”







Angolo dell'autrice:
Emh...cucù(?) 
Sì, sono tornata dopo un anno. Un anno difficile per me che mi ha impedito di continuare, o meglio, concludere questa fanfiction. Avevo intenzione di continuare ancora ma ho pensato anzi di finire con questo capitolo e di chiedere a voi se avete voglia che io scriva un seguito per cui ho qualche idea.
Grazie a tutti quelli che mi hanno seguita e recensita e grazie a Synysteristheway per essere la miglior  beta che ci sia!

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