Afterlight.

di hugmeciastin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Something about this story. ***
Capitolo 2: *** Curiosity... ***
Capitolo 3: *** My name is Chloe Romano. ***
Capitolo 4: *** I don't even know who you are. ***
Capitolo 5: *** That's when curiosity met crisis. ***
Capitolo 6: *** I actually have some errands to run. ***
Capitolo 7: *** Don't cry. ***
Capitolo 8: *** Justin's behavior. ***
Capitolo 9: *** I don’t have time to deal with a loverboy. ***
Capitolo 10: *** I haven’t seen you around. ***
Capitolo 11: *** Let the games begin. ***
Capitolo 12: *** I wasn’t thinking clearly. ***
Capitolo 13: *** I don't care. ***
Capitolo 14: *** Thank you... ***
Capitolo 15: *** This is why I do the things I do around here. ***
Capitolo 16: *** Did you really? ***
Capitolo 17: *** Don’t leave me here, alone. ***
Capitolo 18: *** You saved my life. ***
Capitolo 19: *** –stop with your fucking game. ***
Capitolo 20: *** I'm not done with you. ***
Capitolo 21: *** Don’t act like it affects you. ***
Capitolo 22: *** They’re not worthy. ***
Capitolo 23: *** You don’t have to be scared of me... ***
Capitolo 24: *** Let me handle it. ***
Capitolo 25: *** I want my brother back. ***
Capitolo 26: *** Don’t listen to him. ***
Capitolo 27: *** Uneasiness. ***
Capitolo 28: *** I was officially losing her, already. ***
Capitolo 29: *** We're going for a drive. ***
Capitolo 30: *** Temporary bliss. ***



Capitolo 1
*** Something about this story. ***


 
That's not a story invented by me.
That's a traslation of a beautiful story written by @mrcbieber @letsbieberit and @rauhlgomez on Twitter.
Thanks gurls!



 
Italian Traslation, 'Afterlight'.





 
"Her permanent virtue was perhaps curiosity."


 

Personaggi.




Justin "Jay" Bieber.



Chloe Romano. (Julia Gallo)




Brad Romano.



Damien Bieber.



Connor Sharpe.



Dean Hill.



Alexa Agostino.



Violet Noir.



Nicholas (Nick) Noir.



Jett King.



Serena Welch.




May Reynolds.



Rick Donovan.



Marvin Braxton.



E molti più personaggi che arriveranno con il tempo!




 

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Capitolo 2
*** Curiosity... ***







 

 

Tutto mi sembrava un uragano. Cosa stavo facendo da sola in questa macchina con uno sconosciuto che mi ha portata in giro per tutte queste ore? Da quando ero cresciuta?
 
Tante domande scorrevano nella mia mente. Da dove le tiravo fuori?

Ci ho messo anni per convincere mio fratello a lasciarmi viaggiare fuori lo stato, intorno l'America. E' un miracolo che io possa dire che finalmente l'ho convinto per il Canada, che era sempre stato il mio sogno da quando ho mai potuto ricordare. Chiaramente ricordo quando guardavo le partite di Hockey con mio padre e mio fratello, mentre mia madre era al lavoro. Di solito tifavo per la mia squadra preferita, I Toronto Maple Leafs.  Credo di poter dire solo che quelli erano i giorni migliori della mia vita.
 
La mia vita non era perfetta. Io non sono perfetta. Ogni cosa era più o meno intatta fino all'incidente stradale. Questo distrusse la mia vita per sempre. Non ero nell'incidente. Neanche mio fratello. Solo i miei genitori.
 
14 giugno del 2005.. avevo nove anni, stavo uscendo dall'autobus del mio ultimo anno di scuola. Ero emozionata, pensando che avrei portato la mia famiglia a Disneyland, o fare shopping al Rodeo Drive con mia madre il prossimo giorno. L'estate era sempre una cosa movimentata…specialmente ai nove anni. A quell'età non c'era bisogno di pensare alle preparazioni dell'esame di ammissione per l'università, o quanto sarebbe stato difficile l'anno successivo a scuola. Le elementari erano considerati gli anni rilassanti.
 
Camminando fuori dall'autobus, portai il mio zaino preferito di Spongebob in casa, solo per trovare una coppia di poliziotti che stavano investigando la nostra casa. Tutto era ricoperto di plastica. Non avevo idea di cosa stava succedendo. Infatti, pensai che sarei stata arrestata.
 
Ricordo solo un ufficiale caucasico che aveva appena finito i suoi 20 anni, seduto giù per dirmi…beh, in particolare nel suo accento del sud
 
''I tuoi genitori sono morti."
 
Otto anni dopo, quelle parole continuano a tornare nella mia mente per almeno una o due volte al giorno. Continuo a ricevere informazioni dall'investigazione. Alcuni dicono che mia madre e mio padre stavano litigando, e sono finiti in un fosso, mentre altri dicono che erano troppo ubriachi per guidare. Non importa cosa è successo. Continuo a pensare che loro sono orgogliosi di sapere che mi sono lasciata alle spalle quel fallimento di fratello.
 
Mio fratello era esattamente l'angelo mandato dal cielo nella mia famiglia, ma non appena i miei genitori sono morti è cambiato drammaticamente. A 16 anni ha deciso di prendersi cura di me. Voglio dire, all'inizio era abbastanza bravo, poi a scuola, è stato coinvolto con gente sbagliata. Fu presto trascinato nella droga. Marijuana, eroina, come la volete chiamare. Mi ha anche incoraggiato a provare un paio di volte, ma non era una cosa che volevo fare. Mai in milioni di anni.
 
Tutto questo ha solo portato mio fratello a diventare membro di una branco chiamato Razors. Ben presto si era dimenticato di prendersi cura di me, portatomi a fare tutto da sola. Mi nutrivo dei soldi della droga di mio fratello, e qualsiasi cosa che si possa immaginare. Alcune voci di strada dicevano che aveva commesso un paio di omicidi, portando ai membri degli altri branchi a vendicarsi.. uccidendo me.
 
La rivincita degli altri branchi che volevano giocare su di me mi hanno fatto venir voglia di andarmene in tutti i modi fuori dal continente, portandomi a voler stare in Canada. Qui, io mi sento al sicuro. Perché un membro di un branco avrebbe voluto uccidermi in tutti i luoghi, Ontario, Canada? La cosa peggiore che potrebbe accadere qui è solo essere derubati. Non sono una codarda.
 
Ci sono voluti anni per convincere finalmente mio fratello a lasciarmi venire qui. Ma perché? Lui non vorrebbe che la sua sorellina sarebbe morta da uno dei membri del branco rivale. E' passato dall'avermi abbandonato, a diventare uno dei fratelli più protettivi che si possa pensare. Mi ha dato una lista di informazioni da non condividere con gli altri, perché se avessero trovato la mia identità, me ne sarei andata per sempre.
 
Soprattutto, mi ha detto di stare lontana da Stratford, Ontario…la casa del branco 'Venom'. Mi ha dato un sacco di avvertimenti: di non mettere piede in quella zona, di non andare mai vicino ad un territorio dei Venom.
 
Indovinate dove sono finita, dopo aver trascorso numerosi giorni sulla strada?
 
Sulla mia destra, fuori dal finestrino del taxi c'era un segnale in giallo, che dice:
 
'SWAN MOTEL'

E' situato su Downie Street, Stratford, Ontario.
 
Il segnale lampeggiava con la pioggia nel cielo scuro. Erano quasi le 11 ed era arrivato il momento di andare a dormire da qualche parte.
 
"Gira di là, Rouge." Ordinai al mio tassista. Lui entrò nel parcheggio, fermandosi proprio davanti all'entrata del Motel.
 
Rouge era stato assunto da mio fratello per accompagnarmi per l'America. E' calvo e il suo comportamento mi ricorda i Pitbull. Mio fratello lo ha pagato con i soldi che guadagna con la droga per farmi portare qui, e io lo pagherò con i soldi della droga per convincerlo a farmi un grande favore.
 
"Tuo fratello mi ha detto di non lasciarti a Stratford." Mormorò profondamente nel suo marcato accento.
 
"Stai lontana da Stratford"
 
La voce di mio fratello Brad risuonò nella mia testa, mandandomi un brivido di rabbia attraverso il mio corpo.
 
"Beh, sai una cosa, Rouge? Ti pagherò tremila dollari per lasciarmi qua, ritorna a Los Angeles, e non parlare di questo." Incrociai le mie braccia in atteggiamento. "Chi se ne frega di quello che dice mio fratello? Voglio uscire" Contai subito i miei 100 dollari fino a quando non ho ottenuto tremila. "Duemila-700, 2000-800, 2000-900, 3000." Buttai i soldi sul cruscotto, presi la mia borsa da viaggio leopardata e mi precipitai nella hall del motel, sentendo il suono del taxi giallo di Rouge andarsene. 
 
Farei qualsiasi cosa pur di non tornare a Los Angeles e vedere di nuovo mio fratello. Non lo sopporto. Non ho neanche voglia di rivedere la sua faccia. Mi ha fatto passare tanta di quella merda, portatomi a dover proteggere la mia identità ovunque andavo. Chi ha pazienza per tutto questo? Sicuramente io no.
 
Ero curiosa. Ero curiosa di sapere perché mio fratello mi voleva lontana da Stratford. Che cosa sarebbe potuto realmente accadere a questo punto? Chi se ne frega che volevo stare a Stratford? Sono abbastanza convinta che nessuno aveva il tempo per cercarmi, con l'obbiettivo di uccidermi. Non sarebbe successo.
 
Non sarei mai tornata a Los Angeles. Mai. Sarei rimasta qui per nascondermi da tutte le cazzate dove mio fratello mi aveva coinvolto.
 
"Stai lontana da Stratford.."
 
La voce di mio fratello risuonò di nuovo nella mia mente, portandomi a scuotere la testa e ad avvicinarmi al banco della recpion, per potermi registrare in una camera in cui stare la notte.
 
"Posso avere una camera singola?" Chiesi ad un uomo pallido, con la barba grigia. Sembrava come se i suoi giorni fossero contati. Mi sentivo male per il povero signore.
 
"Qual'è il tuo nome?" Mi chiese. "-e il tuo nome e cognome?"

Penso che sia giusto dire che non ho più bisogno di proteggere la mia identità. Non ho più niente a che fare con mio fratello. Dopo averlo convinto a lasciarmi viaggiare per l'America, ho chiuso definitivamente con queste stronzate. Ho finito col nascondermi.
 
''Chloe Romano." Ho affermato con sicurezza, passandomi le mani tra i miei lunghi, castani, capelli mossi.
 
Non ero mai stata in un motel prima. Fino a quando sarà in carenza di soldi e senza lavoro, dovrò restare qui. Dovrò accontentarmi di quello che ho, considerando che puzza di fumo e muffa, dovrò abituarmi.
 
"Hai la camera 452." Mormorò, porgendomi una piccola chiave d'argento con il numero della stanza dipinto in nero.
 
"Grazie." Mi girai verso le scale e corsi fino a quando non raggiunsi il quarto piano. Sentendomi bruciare le gambe, cercai la stanza, girando subito a sinistra trovai in fondo al corridoio la stanza 452.
 
Rapidamente, ho inserito la chiave nella serratura della porta, girandola a destra e a sinistra finché la porta si aprì ed entrai. All'interno della camera c'era un letto con una coperta bianca sopra, un comodino con una lampada, un televisore e un bagno con un lavandino, wc e doccia. Un bagno medio. Niente male per un motel.
 
Gettai la mia giacca nera sul letto e mi diressi verso il lavandino, bagnandomi il viso con dell'acqua fredda, sciacquandomi tutti gli sforzi di quella brutta giornata. Mi asciugai la faccia con un'asciugamano che stava accanto al lavandino, emettendo un sospiro di sollievo al fatto che ormai ero libera da mio fratello.
 
BOOM BOOM BOOM.
 
La mia testa si alzò di scatto ai rumori provenienti dall'esterno della porta. Gettai l'asciugamano sul lavandino, uscendo velocemente fuori nel corridoio. Avevo un'espressione perplessa sul viso, passando le mie mani sulla mia canottiera nera, giù per i miei leggins di pelle nera e i miei stivali neri, assicurandomi che nessuno mi stesse toccando senza che io lo sapessi.
 
Tornai lentamente nella mia stanza, sbattendo la porta alle mie spalle, sentendo una forte presenza intorno. Dei brividi percorsero la mia scienza, dandomi voglia di andarmene e stare in un hotel. Non ero mai stata così spaventata in vita mia.
 
Girai verso il mio letto per prendere la borsa da viaggio leopardata ed uscire da qui.
 
"Ciao, Romano." Sentii una voce profonda, dandomi l'istinto di urlare.
 
Aprii la mia bocca per far uscire un urlo di paura, solo per sentire la sensazione di una mano coprirla e spingermi contro il muro. Con un forte odore di cannella e una sostanza sotto il mio naso. Caddi da un lato, sentendo il mio corpo completamente indebolito.
 
In quel momento avevo capito che la curiosità mi mangiò viva.

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Capitolo 3
*** My name is Chloe Romano. ***







"Sei sicura di volerlo fare?" chiese mio fratello Brad perplesso. Non era pronto a lasciarmi andare. Ciò che ha fatto un anno fa lo ha reso iperprotettivo nei miei confronti.
C'è un bel sole fuori. Infatti ha piovuto tutta la settimana. E' davvero divertente come il sole sia uscito proprio quando devo finalmente andare a Los Angeles. Ma me ne sto andando da mio fratello, quindi il tempo non dovrebbe importare.
 
L'autista che mio fratello ha ingaggiato dovrebbe arrivare tra un'ora. Ho finito la mia cura di bellezza appena trenta minuti fa. Nonostante ciò mi sono alzata all'ultimo minuto, e sono comunque riuscita a farmi sembrare almeno decente.
 
Il mio zaino era già pronto nella macchina. Non ho veramente intenzione di restare fuori per più di un mese ma chissà, magari cambierò idea una volta giunta in California e inizierò a divertirmi in nuovi posti.

"Sono sicura, Brad. Sono stanca che tu mi ripeta sempre le stesse domande. Ho quasi 18 anni." Mormorai, scippando una mela verde e portando indietro vecchi ricordi.
Ogni giorno, mia madre era solita mettermi una mela verde nel pranzo. Metteva una quasi lucente mela verde in un sacchetto marrone insieme a un panino a mia scelta, delle patatine Lay e un pacchetto di Oreo. Era una combinazione di cibo del quale non mi potevo mai stancare. Dal giorno in cui i miei genitori sono morti in un incidente d'auto non ho mai rinunciato alla mela al giorno. Continuerà finchè non morirò.
 
"Ascolta, non provare a fare la bulla quando sei la persona piu innocente che conosca." Scosse la sua testa. "Non mi stai affatto impressionando. Rilssati e sii te stessa."
 
Voltai i miei occhi alla ricerca della porta mentre avevo la mela verde in mano. Improvvisamente, mi girai e sentii l'impulso di picchiare mio fratello. Si merita tutte le critiche che gli ho fatto, tutte.
"Dimmi come posso essere me stessa se ogni volta devo fingermi un'altra? Huh?" Urlai. "Mi piacerebbe andare a scuola e dire alla professoressa il mio vero nome, ma non posso!"
 
"Vabbè, ti sei presa il diploma, non devi piu essere preoccupata di come sei conosciuta a scuola."
Aveva ragione. Non potevo correggerlo. Mi sono diplomata esattamente due giorni fa, risultando tra i primi dieci della classe. Non fraintendermi, non sono affatto la persona più intelligente del mondo. Sono passata per la maggior parte imbrogliando.
Si, imbrogliando. La mia migliore amica, Sasha Wilkinson, era un vero genio. Era veramente gentile nel mettersi con me ed aiutarmi ad avere il massimo dei voti nei test. Dopo aver visto mio fratello diventare un gangster, decisi di andare bene a scuola per uscire da questo circolo vizioso. Io e mio fratello avevamo fatto una scommessa, se fossi riuscita ad avere dieci agli esami, sarei potuta andare a visitare tutto il continente. Ovviamente, ho vinto la scommessa, ho finalmente l'opportunità di stargli lontano. Nessuna buffonata fra gang...solo io e le tante meraviglie del nord America.
 
"Non è questo il punto, Brad." Dichiarai, sentendomi bruciare le guance dato che per una volta stava dicendo la verità.
 
"Chloe, sto solo cercando di capire perche vuoi andare per il paese cosi tanto."
"Stai zitto." Sussurrai senza respiro.

Mi voltai di sobbalzo, aprii la porta e andai verso l'autista. Sta aspettando affianco al suo taxi giallo mentre il sole si riflette sulla sua testa calva. Brad mi accompagnò fuori con la mia borsa leopardata sulla spalla sinistra. Mugugnai al solo pensiero di lui che mi accompagnava.
"Hey Rouge,ti prenderai cura della mia sorellina come mi avevi promesso?" Domandò.
"Perche non mi lasci guidare?" Aprii la porta del taxi giallo,sedendomi sul sedile posteriore. Brad venne un pò più vicino a me, posando la borsa quasi sopra di me e facendomi il più grande sorriso possibile. Un sorriso che volevo solo schiaffeggiare.
"Hai a malapena la patente, Chloe." Ridacchiò.
"Stai zitto!" Urlai, sentendo il mio eco attraversare la strada.

Non ridevo neanche un pò alle sue battute. Infatti è stata dura prendere la patente. Brad mi stava persino facendo falsificare il nome sulla patente, convincendomi a lasciar perdere. Un giorno, mi sono finalmente decisa e ho fatto di nascosto l'esame, prendendo la patente col mio vero nome.

"Ascolta, se mia sorella chiede di fermarsi a Stratford o in Ontario, non andare." Brad divenne improvvisamente serio, guardando Rouge negli occhi.
"Perche?" Gli rispose Rouge 

Cosa potrebbe succedere di così brutto in un paesino del Canada?

"Non hai bisogno di saperlo. Ti sia solo chiaro che non devi fermarti lì."
"Sul serio? Mi limiti dall'andare in determinati posti?" Aggrottai la fronte con rabbia. "Ma che cazzo Brad!"
"Chloe, sei davvero importante per me. Capisci che se ti perdo non avrò piu nessuno? Sei tutto ciò che ho a questo punto della mia vita. Ricordati solo queste cose..chiaro?" Io annuì ad ogni regola che cercava di impormi. "Se uno sconosciuto ti offre ospitalità, non accettarla. Non dire a nessuno il tuo vero nome. Quindi,quando viaggerai attraverso il paese, pensa sempre a nomi nuovi."
 
"C'è altro, Brad?" Gli chiesi, chiudendo lentamente la porta, costruendo un ultimo muro tra me e lui.
 
"Stai lontana da Stratford."






Mi svegliai trovandomi in un luogo sconosciuto. Sentivo come se la mia testa fosse stata colpita da una mazza da baseball. Pulsava dal dolore, per questo non riuscivo neanche a pensare logicamente. Sapevo solo una cosa sicura...

Non sono più al Motel.
 
Ho avuto un flashback della mia ultima conversazione con mio fratello Brad. Mi ha dato numerosi avvertimenti e finora, ho rotto due terzi di tali norme. Aveva ragione per tutto questo tempo. Sapevo che avrei dovuto ascoltarlo quando lui mi diceva di stare lontano da Stratford.
 
"Guarda alla fine ha deciso di svegliarsi" disse un ragazzo dai capelli biondi nel buio della stanza.
 
Mi sono trovata nel mezzo di una grande sala in moquette su un materasso a due dimensioni con le mani legate dietro la schiena. Non posso dire dove mi trovo in questo momento. Mi sento un po brilla dal veleno, la stanza ruotava intorno a me. Potrei dire che sono in una delle situazioni di gran lunga più pericolose della mia vita.
 
Le luci sono state accese in modo da vedere altri quattro ragazzi dietro al ragazzo dai capelli biondi. L'intera stanza puzzava di pipì e acqua di colonia. Tutti e cinque i ragazzi avevano delle cannottiere bianche o nere e dei jeans. Mi sento come se stessi per morire, stasera.
 
Tutti i ragazzi sembravano spaventosi come l'inferno.
 
"Sei tu Chloe Romano?" Mi domandò il ragazzo biondo.
 
Mi sentivo le guance bruciare, ero sull'orlo di piangere. Avrei dovuto ascoltare le istruzioni di mio fratello e dare al tizio del motel un mio nome falso. Forse, se avessi ascoltato mio fratello sarei ancora al motel, ottenendo la mia cura di bellezza.
 
Non dissi una parola, non avevo idea di come trattare con questi tipi di persone. Non importava come mi sentivo o cosa avrei detto, mi avrebbero uccisa. Non penso di vivere oltre questo giorno, sono custodita da cinque ragazzi. Come potrò mai scappare?
 
"Andiamo, non mordo." Ridacchiò "Beh forse. Noi non ci definiamo Venom per niente."
 
Venom. Questa è la banda di cui mio fratello mi ha parlato. E' la ragione per cui è così iperprotettivo con me.
 
Circa un anno fa era chiaro che mio fratello aveva fatto una cosa orribile. Dato che è un gangstar,ero abituata ai casini inutili che faceva in città. Ma quel giorno tornò a casa con le mani sporche di sangue. Uccise la fidanzata del capo di una gang rivale, i Venom.
 
Sono ancora seduta sul materasso, senza parole. Mi rifiuto di dire qualcosa. Non rovino la mia vita solo ammettendo il fatto che il mio nome è Chloe Romano . Forse mio fratello potrebbe finire per vivere il resto della sua vita da solo, questo è qualcosa che lui teme di più.
 
"Ammettilo o ti farò sparare da Jett." disse il ragazzo biondo con calma, indicando il ragazzo con i capelli neri dietro di lui. Aveva una canotta bianca e jeans.
 
"Il mio nome è Chloe Romano." deglutì, chiundendo gli occhi sperando che non mi avrebbero sparato.
 
"Brava ragazza, Chloe." sorrise. "Ti ho detto che non eravamo così cattivi."
 
"Penso che dovresti lasciarmi andare." dissi con rabbia.
 
"Wow, lei è una tosta. Forse potrebbe lavorare per noi." sorrise mettendo le mani in tasca.
 
Sulle pareti della stanza c'è scritto 'Venom' in varie tonalità di verde e un graffito come carattere. E' interessante che queste persone avevano il tempo di sedersi qui e dipingere le pareti con il nome della loro banda. Almeno la banda di mio fratello gestisce il loro tempo saggiamente.
 
"Jey probabilmente vorrebbe provare a rivendicare lei per se stesso." Il ragazzo dai capelli scuri scosse la testa. "Non sarei sorpreso se lo facesse."
 
"Giuro, se uno di voi dice a Jey che abbiamo trovato la ragazza che lui pensava avesse ucciso, vi sparerò a tutti" minacciò il biondo.
 
"Jey sta lavorando da solo, Connor." il nome del ragazzo biondo è stato finalmente svelato. "Come può sapere che abbiamo catturato la ragazza? Sarebbe solo un aspetto migliore su di noi se uccidiamo la ragazza al posto di Jay."
 
"Chi è Jey?" chiesi a bassa voce.
 
E' stata l'unica domanda che attraversa la mia testa per tutto il tempo. Il ragazzo non è ancora qui, ma stanno parlando male di lui. Ho quasi un pò paura che l'altro ragazzo mi ucciderà quando mi vedrà nella stanza con i ragazzi. Mi sento male per il tizio.
 
"Jey è il fratello minore del leader, pensa di essere migliore di tutti quando in realtà lo abbiamo messo a lavorare da solo per vederlo fallire alle assegnazioni che il fratello gli ha dato." Connor infilò la pistola in tasca.
 
Era davvero brutto venire a sapere che anche le gang si comportavano cosi, anche i gangsters facevano gossip proprio come ragazzini. Sembra una di quelle commedie nelle scuole superiori. E' come un ragazzo che è un giocatore di football un po stronzo e quindi viene diffamato da quelli delle altre squadre.
 
"Allora, hai davvero intenzione di uccidermi perchè hai problemi con uno degli altri membri della banda?...Così lui non mi ucciderà prima di te?" ruotai gli occhi. "Come ti senti quando uccidi la gente così?"
 
"E' il nostro lavoro, Chloe. Ucciderti in realtà è la nostra priorità numero uno. E' la vendetta per quello che ha fatto tuo fratello." Connor si leccò le labbra. "Pensi davvero che noi vogliamo qualcuno nella tua famiglia vivo dopo quello che ha fatto tuo fratello?"
 
Ripensai agli avvertimenti di mio fratello. Devo dire qualcosa al riguardo. Ho bisogno di dimostrare che mio fratello in realtà si prende cura di me. Forse questo darebbe loro simpatia.
 
"I miei genitori sono morti,cazzo!" sputai. "Ho fatto questo viaggio da sola, sapendo che mio fratello mi ha detto di stare lontana da Stratford. Ma l'idiota sono io, sono venuta qui a prescindere senza sapere che sarei stata rapita." battei le ciglia.
 
Mi guardai intorno per vedere tutti i membri della banda, ancora in piedi con la faccia seria. Sapevo che non avrebbe funzionato. Ora ho la sensazione che sto per essere uccisa e sto probabilmente andando all'inferno per aver disobbedito mio fratello. L'unico che ho.
 
"Se fosse totalmente per me Chloe, facevamo sesso per poi mandarti per le strade. Ma dobbiamo ucciderti." Connor sorrise.
 
Mai in un milione di anni avrei fatto favori sessuali per un estraneo, io non sono quel tipo di ragazza. E' totalmente contro il mio essere, può anche uccidermi.
 
"Voi ragazzi non dovreste nemmeno uccidermi, in primo luogo. E' stato assegnato questo a quanlcun altro!" Urlai.
 
"Ascolta!" Connor ha la pistola puntata sulla mia testa. "Tu giochi secondo le nostre regole e nessuno sarà feritò. E' così semplice Chloe."
 
Scossì di paura, stavo per morire all'età di diciassette anni. Questo doveva essere un divertente, innocente viaggio e invece mi ha portata all'inferno. Il mio autista è andato via, sono senza denaro e ancora devo andare a New York.
 
Ah, un pò di strada...
 
"Vabbene Chloe, ti stiamo dando due giorni per vivere. Prova a ripensare ad alcuni ricordi dei tuoi genitori, sono sicuro che ti stanno guardando. In attesa per unirti a loro." tolse la pistola dalla mia testa riponendola in tasca.
 
Mi guardai intorno per vedere tutti i ragazzi uscire dalla stanza, lasciando la luce accesa. Sono ancora sul materasso rannicchiata con le braccia avvolte intorno alle gambe tremando di paura. Non sono pronta a morire.
 
La curiosità è stata la mia morte. Forse, se avessi ascoltato mio fratello sarei in una posizione migliore. Adesso lui sarà maggiormente deluso delle mie azioni. E' chiaramente una cosa che non voglio.
 
Anche se mio fratello mi infastidisce molto, non vorrei mai deluderlo. Tutto quello che abbiamo è l'un l'altro, lui ha me e io ho lui. Gli voglio bene e non voglio stia male per la mia scomparsa.
 
E' stata colpa mia.






 

Guardai dietro di me per guardare la mia via d'uscita. Mi ci sono voluti due giorni per capire che c'era una finestra rotta proprio dietro di me, una dimensione perfetta per riuscire a far passare il mio corpo. Devo solo capire come riuscire a liberare le mie mani.
 
Gli ultimi due giorni non ho fatto altro che stare seduta qui su questo materasso. Mi hanno dato da mangiare pancetta canadesa e una fetta di pane tostato, nient'altro. Mi sento come se stessi perdendo anche la mia dose giornaliera di mele.
 
Finalmente questa mattina ho avuto modo di fare la doccia ma sento come se avessi bisogno di altro. Sono stati i due giorni più lunghi della mia vita e i ragazzi non hanno più parlato con me tanto quanto hanno fatto il primo giorno. La loro routine quotidiniana per me è darmi da mangiare e tornare al piano di sopra e lasciarmi qui a marcire da sola.
 
Sono letteralmente senz'acqua e il bagno è rotto e ormai non vedo più la luce del sole. Stanno veramente provando le loro migliori capacità di torturarmi a morte. E' orribile come stanno facendo tutto questo a me per colpa di un crimine che ha commesso mio fratello.
 
Certo, ho detto che non volevo deludere mio fratello, ma a questo punto io non lo sopporto, ha rovinato la mia vita. Non riesco a fare le cose che voglio fare perchè le sue azioni mi impediscono di fare tutto. Non posso dire alla gente il mio vero nome senza rimanere chiusi in uno scantinato e tenuta in ostaggio dalla realtà. Sono davvero stanca di vivere così. Sono stanca di prendere le colpe di mio fratello. Spero sia felice.
 
Ho solo bisogno di scappare via prima prima che decidano di uccidermi.
 
Con tutte le mie forze iniziai a muovere le mani cercando di liberarmi. Avevo dolore ai polsi ma non mi importava, avevo bisogno di liberarmi in qualche modo.
 
In pochi minuti le mie mani furono libere. Mi alzai in piedi e mi precipitai alla finestra. Saltai, in modo da riuscire a far passare il mio corpo. Ci riuscì e in pochi minuti sentìì il mio corpo toccare il prato bagnato.
 
Mi alzai in piedi e iniziai a correre, il mio primo istinto è stato quello di trovare la strada verso il Motel Swan, prendere la borsa e assumere un altro taxista per portarmi a New York City. Ho chiuso con Stratford, io resto alla larga da qui. Continuando lungo il marciapiede bagnato girai a destra lungo la strada Downie, correndo oltre il famoso Avon Theatre. Attraversai il retro dell'edificio, correndo più veloce attraversando altri vicoli.
 
Ho dovuto correre come un pipistrello fuori da quell'inferno. Devo fare in fretta, non posso permettere che i Venom mi catturassero ancora. Devo lasciare Stratford e trovare la mia strada verso New York senza che nessuno sappia chi sono veramente. Questo è quello che devo evitare di fare soprattutto in questa situazione, far conoscere agli altri la mia vera identità.
 
Voltai l'ultimo vicolo e sentii dei passi, capendo di essere stata scoperta fuggire via.

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Capitolo 4
*** I don't even know who you are. ***







Voltai l'ultimo vicolo e sentìì dei passi, capendo di essere stata scoperta fuggire via. Girai decisa verso un altro vicolo, andando a destra, cercando di essere sicura che nessuno dei nemici mi stesse seguendo. 
 
Improvvisamente, vengo sbattuta su una parete di mattoni da un ragazzo della mia età, che indossava un giacchetto di pelle nero. Non potevo vedere altro, considerando che non voleva lasciarmi andare. Mi teneva con la schiena spinta verso la parete con tutta la sua forza,  penetrando i suoi occhi color miele dentro i miei. Avevo la sensazione che mi stessero per catturare di nuovo. Non sembrava uno dei membri dei Venom che mi avevano rinchiuso nello scantinato, cosa che mi ha solleva un po’.  Avvicinò la sua bocca al mio orecchio, stando sempre attento a tenermi ben spinta verso la parete.
 
‘’Cosa ci fa una ragazza bella come te, in giro durante la notte?” Dice profondamente. “Eh?”
 
Rimasi in shock per quello che mi aveva appena detto.  Non mi ero mai sentita così violata in vita mia. Iniziò a respirare sulla mia spalla, inviando una sensazione di calore giù per il mio corpo. Avevo la sensazione che non mi avrebbe mai lasciata andare. 
 
Improvvisamente iniziai ad udire dei passi. Il suono si faceva sempre più vicino. 
 
“Per favore, lasciami andare.” Gli sussurro in panico.  “Per favore.”
 
Ero destinata a morire stanotte. Ero riuscita a scappare dall'essere rapita e ora stavo quasi per essere violentata.  Ma per un motivo o l’altro, mi sentivo più sicura di prima. Se i rapitori ci trovano,  potrebbero sparare ad entrambi fino alla morte, e quindi dobbiamo tutte e due in qualche modo andare via da qui. Non potevo morire per colpa del mio fottuto cognome. Non potevo.
 
I rumore dei passi si facevano sempre più vicino. Avevo la sensazione che i Venom mi stessero cercando.  Sentivo numerosi passi di più persone. Il ragazzo continuava a respirare sulla mia spalla, fino a sentire il suo naso sul mio collo, pareggiando i suoi occhi con i miei. Entrambi respiravamo fortemente insieme. 
 
Lui perché era troppo eccitato di avermi, io invece perché ero in panico e volevo andarmene. 
 
“Andiamo via da qui, ti prego! Andiamo da qualche altra parte.” sussurai in preda al panico.
 
“Cioè, tipo un motel, piccola? C’è ne uno qui nelle vicinanze. Potremmo prenderci una stanza.” Ghignò, avvicinandosi sempre di più alla mia faccia. Bleah. 
Non mi importava più niente a quel punto. Non volevo essere catturata e uccisa da una banda.  È l’ultimo modo in cui avrei immaginato di morire. Preferirei correre via con uno sconosciuto che essere assassinata da una banda di delinquenti. Tutto, tranne quello.
 
“Andiamo via da qua. Ti prego.” Scuoto la testa.
 
“Da cosa stai scappando via?...” Fa una pausa “o dovrei dire da chi?” Mi domanda, sembrando sempre più calmo di minuto in minuto. 
 
Lo guardo implorante negli occhi,  cercando di farlo sentire più simpatico. 
 
“Va bene, vieni con me.” Finalmente mi lascia andare, prendendomi la mano, conducendomi nel vicolo. “Ho una macchina.” Mormora da dietro le sue spalle. 
 
Stavamo correndo di fronte all’Avon Theatre, sentivo che mi mancava il fiato. Non ho mai passato una notte così strana come questa. Mi stavo tenendo la mano e stavo andando in una macchina con uno sconosciuto. 
 
Apre la porta del passeggero di un macchina Dodge Charger nera, mi spinge aggressivamente dentro e chiude la porta. Mentre corre verso il posto del guidatore, mi accorgo che i suoi capelli non si muovevano con il vento. Come se l’aria venisse da dietro, ma rimanevano nella stessa posizione dopo aver soffiato. I suoi capelli erano lisci, come se fossero gelatinati. Cioè, sembravano abbastanza ben tenuti.
 
Apre con violenza la porta, lasciandosi cadere sul sedile del guidatore, mi guarda. I suoi occhi sembrano più innocenti del suo comportamento.  Ha una sorta di sguardo da cucciolo, come se lui dovesse essere una buona persona, ma è diventato incasinato crescendo, come mio fratello. 
 
Mette velocemente le chiavi nell’accensione, accende la macchina, parte bruscamente, accelerando durante la strada.  L’interno della macchina sembra carina e calorosa, e la pelle nera che ricopre i sedili è molto comoda. 
 
“Che diavolo stavi facendo?” Mi chiede seriamente. “te l’hanno detto i tuoi genitori che sei troppo carina per correre in strada di notte in questo modo?”
 
“Se fossero ancora qui...“ Dico in un sussurro.
 
“Cosa?” Mi domanda, girando la testa verso di me per poi riguardare di nuovo la strada, illuminata dai suoi fari nel buio. 
 
Odiavo quando le persone toccavano l’argomento dei miei genitori. Mi portava in mente solo orrendi ricordi. Il giorno in cui sono morti è stato il peggiore della mia vita. Sentire cosa i poliziotti mi avevano detto mi aveva lasciato in un trauma permanente. È qualcosa che non supererò mai.
 
“Non è niente.”  Mi mordo l’interno della mia guancia, una brutta abitudine che devo smettere di avere. La pelle dentro le mie guance sembrava una montagna di carne lacerata. 
 
“Ma da chi diavolo stavi correndo via?” Mi chiede in modo scontroso, leccandosi le labbra subito dopo. “Eh?” Alza le sua folte sopracciglia in modo interrogativo. 
 
“Non sono affari tuoi. Niente di quello che dico ti dovrebbe interessare. Non ti conosco nemmeno!”
 
Non posso farne a meno. Stavo girovacando con uno sconosciuto. Cos’altro avrei dovuto dire? Dovrei obbedire ad ogni cosa che dice? No, perché sembrerei una stupida. 
 
“Naturalmente tu non sai chi sono.” Urlò, continuando a tenere gli occhi fissi sulla strada. Mi sembra che questo ragazzo abbia un problema con il limite di velocità e con le multe.
 
“Non ti voglio conoscere. Non dovrei nemmeno essere in macchina con te!” Ammetto ad alta voce.
 
Mio fratello mi ha detto chiaramente di non essere troppo amichevole con gli estranei. Ho disobbedito  a tutte le sue regole. Sicuramente non tonerò a Los Angeles sembrando che fossi stata al sicuro.
 
“Almeno cerca di essere un po’ fottutamente grata che ti ho salvato da qualunque cosa tu stessi scappando, o almeno che ti sto dando un passaggio.”  Sputa fuori, fermandosi al semaforo.
 
“Onestamente, se non mi avessi attaccato alla parete nel vicolo, non avresti dovuto portami in giro. Mi potevi lasciare correre.”  Mi stringo nella spalle. “Ce l’avrei fatta benissimo senza di te.”
 
“Avrei dovuto scoparti e lasciarti lì.” disse a bassa voce. “Questo è quello per cui sei utile nella tua vita, comunque. Tu sei solo una botta e via. Guardati.”
 
Non avevo mai visto qualcuno così disperato da volermi portare al letto. Era semplicemente ridicolo.  Mi sentivo violata più di ogni altra cosa. Il fatto che lui pensasse di poter prendere tutto il possesso su di me e poi lasciarmi sola è disgustoso. 
 
“Se lo avresti fatto, ti avrei fatto arrestare. La polizia ascolta le ragazze carine, come me. Un serio ghigno apparve sulla mia faccia. “te l’hanno mai insegnato i tuoi genitori?” dissi imitandolo. 
 
 
“Che succede? Il tuo perizoma non ti sta permettendo la circolazione? È per questo che stai facendo la stronza?” Ringhia, mentre riparte dopo che il semaforo diventa verde.
 
“Sei arrabbiato solo perché non mi farò portare a letto da te?” Faccio una pausa. “non lascio fare gli estranei  queste cose. Non sono così facile come tu pensi.”
 
Posso sembrare il tipo di che ragazza che attrae cattive attenzioni, ma non vorrei mai essere violentata. Essere stata sbattuta contro una parente mi ha spaventando a morte. Perché dovrei andare fuori per strada, sperando che mi assassinano? 
 
“Lo vedremo.” Lui annuisce. “vedremo quanto tempo passerà prima che tu mi voglia.”  Dichiara misteriosamente. 
 
Alzai gli occhi al cielo alla sua spavalderia. Io che voglio lui? Non potrei mai immaginarlo. Lui è l’ultimo ragazzo con cui vorrei stare.  È solamente incasinato e immaturo. 
 
“Non so nemmeno chi sei.” Borbotto. 
 
“Bene, conosciamoci.  A scuola facevi i discorsi, giusto? Usa il discorso che si fa in classe, piccola. Forse dopo che abbiamo finito, potrei conoscerti ancora di più.” Disse allegramente mentre un sorriso furbetto gli attraversa la faccia. Vorrei schiaffeggiare quel sorriso da furbo.
 
Era arrivato il momento di dirgli il mio nome. Qualcosa su cui dovevo mentire. Mi rifiuto di dire a qualcuno il mio nome per il resto della mia vita. Non voglio essere rapita di nuovo.
 
“B-Bene…” Balbetto mentre sento le mie guance diventare calde. Le mie gambe iniziano a tremare.
 
“Qual è il tuo nome? Ne hai uno?” Mi domanda,  ridacchiando.
 
Sono Julia Gallo. Tu invece?” Chiedo nervosamente,  mentre sto mentendo. Non ci posso credere che sto per montare una vita stile ‘Hannah Montana’ a questo ragazzo, ma è l’unico modo per vivere.
 
Sono Justin Bieber, ma i miei amici mi chiamano Jay.”
 
Mi pare di aver già sentito quel sopra nome prima. Come se l’ho sentito di recente. Come se lo avessi sentito qualche giorno fa. ‘Jay ‘ sembra estremamente familiare…
 
BINGO!
E' il ragazzo di cui hanno parlato le persone che mi hanno rapita. Avevano assolutamente ragione sulla sfrontatezza, non li biasimo per il contributo su di lui. Ma questo in realtà si conclude a una cosa...
 
Ciò significa che sono in macchina con un membro dei Venom.
 
"Dove mi porti?" chiesi tesa
 
Il mio cuore inizia a battere al pensiero di dove mi sta portando. Poi mi sono ricordata, lui non sa che sono Chloe... lui mi conosce come Julia Gallo.
 
Devo solo abituarmi.
 
"Dove abiti?" chiese con calma
 
"Non ho un posto dove stare...ad essere onesti." mormorai abbassando lo sguardo. Posso ufficialmente dire che sono senza casa, credo. I miei soldi e i miei vestiti sono nella borsa da viaggio, che è ancora al Motel ed è troppo tardi per tornare indietro a quest'ora della notte.
 
"Credo che andremo a casa mia allora." sbadigliò, per poi svoltare in una strada privata. "A meno che fin quando non riuscirai a trovare un posto dove stare, ho un paio di amici che hanno un piano interrato con un matera--"
 
"NO!" lo interruppi. Mi schiarìì la gola cercando di non far sembrare troppo ovvio il fatto di essere stata rapita e portata lì. "No, io sto bene con te."
 
Quella casa era buia, l'unica luce che vedevo proveniva dal piano di sopra. Considerando che erano le due del mattino non mi aspettavo alcuna illuminazione esterna.
 
Ero costretta a nascondermi per la mia vita, sapendo che era un membro dei Venom e che avrebbe dovuto uccidermi. Avrei dovuto nascondere tutto di me, la mia persona intera. Se avessi saputo che era il fratello minore del leader, avrei eseguito un meccanismo di gioco diverso, o forse l'avrei preso a pugni. Sono sbalordita, sono stata in macchina con un nemico, anche peggio di quelli della prima volta.
 
Justin voleva uccidermi e non sapeva nemmeno chi fossi in realtà, è così violento. Mi sento come se lui sapesse che sono la sorella di Brad Romano e che mi avrebbe uccisa subito, ma devo farmi l'abitudine che sarò Julia Gallo per un po’. Non sarà divertente avere una doppia vita, ma ce la farò. 
 
Aprii la porta per uscire dalla macchina per poi richiuderla dietro di me aspettando Justin che uscisse. Uscì dal veicolo poco dopo tirando fuori una piccola chiave d'argento per aprire la porta di casa stando ad una certa distanza da lui. 
 
La casa puzzava di acqua di colonia e formaggio alla griglia. Nel soggiorno c'erano tre divani in pelle nera e Jersey Shore in TV a schermo piatto. Le pareti erano di una tinta blu. La casa sembrava normale, non una casa che appartiene ad un membro di una banda.
 
"Justin... pensi davvero che dovrei restare qui con te?" domandai.
 
"Chiamami Jay, piccola." rispose, accendendo le luci. 
 
"Preferisco chiamarti Justin." dissi "E per favore, non chiamarmi piccola." incrociai le braccia al petto. 
 
Il pensiero di chiamarlo 'Jay' mi intimidiva, mi fa pensare al mondo in cui l'hanno descritto il resto dei Venom. Chiamarlo Justin in un certo senso mi fa sentire sollevata, non so perché.
 
"Uhm...va bene." disse perplesso "Vuoi condividere il letto con me stasera?"
 
"Certo che no." dissi "Lasciami dormire sul divano."
 
"Sei sicura? Ti terrò al caldo." disse maliziosamente.
 
Sono davvero stufa delle sue stronzate, non entrerà mai nei miei pantaloni. Non so quanto tempo ci impiegherà a realizzare che probabilmente sono una delle ragazze più chiuse che lui abbia mai incontrato. Glielo farò capire.
 
"Ho detto no! Puoi semplicemente smetterla?" Urlai mordendomi il labbro.
 
"Calma, calma. Ti lascerò in pace." ridacchiò, mettendo le mani in tasca. "Hai capito?"
 
"Ho capito..." borbottai. "Se è così che chiuderai il becco per una volta." sibilai nella sua direzione.
 
"Va bene, dormirai sul divano cazzo!" urlò roteando gli occhi "Non ci posso pensare a questa puttana." disse sottovoce salendo le scale. "Spero che tu abbia una buonanotte del cazzo Julia!" urlò con sarcasmo, spegnendo le luci mentre saliva. 
 
Mi avvicinai al più lungo divano nero in salotto, tolsi i miei stivali neri gettandoli a terra. Poi mi feci una treccia francese gettando le lunghe ciocche dietro la schiena, e finalmente mi sdraiai sul divano. 
 
Avrei dormito senza una coperta stasera. Justin ha avuto il coraggio di andare a dormire senza darmi una coperta. Sono stata sottoposta a misure così scomode gli ultimi due giorni. Ho davvero bisogno di cambiare vestiti. Sono determinata nell'andare a prendere la mia borsa da viaggio domani, perché non posso vivere nel mio sudiciume così. 
 
Potrei solo dire che essere una 'Romano' non è la cosa più bella del mondo. Mio fratello sicuramente ha rovinato un terzo della mia vita e mi ha portata ad essere 'Julia Gallo'.
 
Sarebbe intelligente dire che sono di Las Vegas al posto di Los Angeles? Credo che avrei dovuto continuare tutta la mia vita in una bugia. Chi potrebbe biasimarmi quando ho un gruppo di ragazzi pronti ad uccidermi?
 
In entrambi i casi mi trovavo in casa con un assassino, dovevo stare attenta e dormire con un occhio aperto. 

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Capitolo 5
*** That's when curiosity met crisis. ***









Aprii gli occhi per vedere finalmente la luce del sole di Stratford, Ontario, raggiare attraverso le persiane della casa. Guardai in basso, per trovarmi avvolta in una larga coperta con la bandiera canadese. Come ha fatto questa coperta a finire sopra il mio corpo? Magia? Oppure era stato il proprietario di casa? Il ragazzo con cui avevo avuto una discussione accesa, il ragazzo che mi aveva salvata nel vicolo... beh... più o meno.
La mia testa pulsava dal dolore, emisi un sospiro a causa dello stress. Mi sento come se fossi stata investita da un camion. E' una sensazione che non ho mai provato prima. Se ricordo bene, gli ultimi due giorni sono stati.. diversi. Non è una bella sensazione sapere che cosa mi era successo. Penso solo che avrei dobuto seguire gli ordini di mio fratello e rimanere lontana da Stratford, ma sono qui, ora. Non posso cambiare il passato.
Qualsiasi cosa sia successa... è solo.. successa.
Gli ultimi due giorni, sono stata rapita. Sono stata minacciata di essere violentata, picchiata, e persino uccisa. Mi sentivo violata. Colpita in parti del mio corpo che non erano destinate ad essere toccate da estranei, sono stata quasi costretta a fumare una sigaretta per la prima volta.. Volevano solo terrorizzarmi a tal punto dal farmi pensare di voler morire.
La morte è ciò che temo di più.
Non potevo credere che questo era il modo in cui venivo trattata, solo a causa di errori di mio fratello. Non ho mai voluto che questo accadesse. Non mi sono mai meritata di essere rapita, solo per condividere il mio nome con qualcuno.. solo una volta. C'è una storia di come la banda Venom mi ha trovato. E' una violazione della mia privacy.
Il capo della banda ha inviato a ogni hotel e motel a Stratford un promemoria per chiamare la banda se qualcuno di nome Chloe o Brad Romano si fossero fermati o meno. Gli addetti alla reception non sapevano che quelli erano i membri della banda che tutti conoscevano. Pensavano che fossero innocenti, alla ricerca di persone che erano scomparse. Così, il vecchio uomo della reception del Swan Motel ha chiamato i Venom e ha detto loro che ero entrata nel motel, così che in tal modo la banda riuscì a catturarmi, a prendermi e a torturarmi.
Se ricordo bene, l'aria condizionata in casa non era mai stata attivata. Faceva caldo come all'inferno. Pensavo di bruciare a morte. Volevo davvero che qualcuno mi salvasse, ma era ovvio che dovevo salvarmi da sola, e così dopo saltai fuori dalla piccola finestra fino alla vittoria. Dopo essere uscita dalla finestra, corsi come non avevo mai corso prima in tutta la mia vita. Ero completamente arrabbiata. Il fatto che ero perseguitata da loro rendeva solo la situazione peggiore di quanto già non lo fosse.
Infine, sono stata salvata.. ma non da qualcuno di meno violento di quelli della banda. Era nientemeno che il fratellino del capo dei Venom. L amia schiena fa ancora male dopo essere stata bloccata al muro del vincolo. Lui mi ha completamente catturata e portata nella sua auto, nonostante lo avessi pregato e suppicato di portarmi da qualche altra parte.
Aver incontrato Justin mi ha portato a coprire completamente la mia identità, infatti ora sono conosciuta come Julia Gallo.
Mi guardai intorno alla stanza per vedere se Justin era lì in giro. E' introvabile. L'unica cosa che potevo sentire era il ticchettio dell'orologio. Voglio dire, la casa sembra abbastanza decente, considerando che praticamente vive da solo qui. Dov'è suo fratello? Dove sono i suoi genitori?
Dormire sul divano non ha aiutato la mia schiena a fare meno male. Ieri sera, sono andata a dormire senza nessuna coperta avvolta sul mio corpo, ma ora, ne ho una. Questo mi sta portando a credere che Justin in realtà ha un cuore. Non aveva intenzione di lasciarmi stesa qui al freddo. Chi conosceva il fratello di un membro della banda, che ha cercato di farmi del male, avrebbe messo una coperta su di me? Sembra un po' strano.
Quello che sapevo su quel ragazzo fino a ora, era che voleva essere chiamato 'Jay' e non 'Justin'.
Non capisco. Era estremamente arrogante, pensando di poter entrare nei pantaloni di ogni ragazza su cui pone gli occhi addosso. Non avevo intenzione di cascarci. Non potrei mai. Voleva sapere molto su di me. Ma l'unica cosa che sa è il mio falso nome, non la mia storia. E' stato come chiedere l'elemosina per aver ucciso, considerando il fatto che era lui colui che doveva uccidermi, in primo luogo.
Dormire nella casa del mio futuro assassino? Qualcosa che non mi ero mai aspettata di fare in questo viaggio.
 
"Hai dormito bene?"
 
Sobbalzai al suono di una voce profonda e familiare. Ero così assorta nei miei pensieri, che non mi aspettavo di vederlo lì in piedi. Guardai l'orologio e vidi che erano le 07:36. Scese le scale in un paio di jeans grigi, una anotta bianca e la giacca di pelle nera che portava anche ieri. Le sue labbra erano di una perfetta tonalità rosa, e i suoi capelli? Erano stati tirati su con il gel, proprio come ieri.
"Già." Feci una pausa. "Immagino. E' stato meglio di questi ultimi giorni." Passai le mani tra i miei disordinati capelli lunghi e mossi, fissandolo. Aveva appena aperto il frigorifero e aveva afferrato una bottiglia di succo d'arancia, bevendolo tutto. Rabbrividii al pensiero di mangiare qualcosa qui.
"Sono sicuro che avresti dormito meglio nel mio letto con me." Sigghignò.
Volevo schiaffeggiare quel ghigno sinistro dalla sua faccia. Come può essere così delirante da pensare che avrei effettivamente dormito con lui? Ti sembro tipo una puttana? Ti sembro una che possa dormire con un ragazzo a caso che non conosco nemmeno? Non sono quel genere di ragazza.
"Sì, sono sicura." Ho detto con sarcasmo, roteando gli occhi.
Ho davvero bisogno di chiamare mio fratello. Volevo sapere cosa stava succedendo, ma non potevo, dato che verremmo entrambi uccisi. Se Justin scoprisse chi è mio fratello in realtà, mi farebbe a pezzi. Non voglio essere uccisa per un errore di mio fratello. Anche se Brad mi infastidiva come l'inferno, tutti i consigli che mi aveva dato erano giusti:
 
1. Non stare con gli estranei.
2. Non dare a nessuno il tuo nome completo.
3. Stai lontana da Stratford.
 
Sono già andata contro tutti e tre questi ordini. Se dovessi mai ammettergli che sono andata contro quello che mi ha detto, gli darei una grande delusione. L'ultima cosa che volevo era deluderlo, visto che i nostri genitori sono morti e lui è l'unico membro della famiglia che mi rimane. I miei genitori probabilmente mi stavano guardando in questo momento, provando un grosso sconcerto per me, sapendo che io stessa mi sono messa la vita contro trovandomi in una situazione di morte.
 
Ero curiosa, curiosa di sapere perchè avrei dovuto stare lontana da Stratford. Mi ricordo di Alice di 'Alice in Wonderland'. La ragazza nella storia era molto curiosa, così è saltata dentro il buco del coniglio, trovandosi in numerose situazioni di pericolo, per poi ritrovare finalmente se stessa, ma per finire sempre nei guai con la regina di cuori, e finendo quasi per essere uccisa dal suo esercito.
 
A volte, la curiosità potrebbe essere una buona cosa, ma nel mio caso, potrei morire. Questo è quando la curiosità incontra le crisi.
 
Justin continuava a trascinare i piedi in giro per la cucina, alla ricerca di qualcosa da mangiare. Si fermò davanti al frigorifero e lo fissò per ben 30 secondi, per poi prendere la stessa bottiglia di succo d'arancia ingurgidandola fino alla fine. Si coprì la bocca per fare uscire un piccolo rutto, totale disgusto.
 
Mi sedetti sul divano, piegando la coperta fino a sedermi sulla parte superiore del tavolino di vetro di fronte a me. Justin ha gettato la bottiglia vuota in un cestino di plastica nera. Guardai verso di lui, trovando i suoi occhi che si incontrarono con i miei. Guardai da un'altra parte in fretta, sapendo che non volevo avere niente a che fare con lui. Non è nemmeno sicuro per me stare in questa casa.
 
Continuava a guardarmi in modo strano, camminando verso di me. Avevo qualcosa in faccia? Il mio vestito? Che cosa stava succedendo? Si lasciò cadere sul divano accanto a me. Forse stava capendo chi ero davvero...forse per me...
 
"Chi ti inseguiva ieri?" Mi ha chiesto, arricciando le sopracciglia folte insieme. Erano più nere dei suoi capelli. Mi lasciai sfuggire un sospito di sollievo, dato che non mi aveva chiesto niente sulla mia identità.
 
"Nessuno." Mormorai.
Se avesse scoperto chi mi stava inseguendo ieri, li avrebbe fronteggiati. E' il fratello del capo dei Venom. Poteva chiedere a loro perchè mi stavano inseguendo, e finalmente avrebbe scoperto chi ero veramente. Non ho bisogno che questo accada. Ho bisogno di un posto dove stare fino a quando posso chiamare il mio autista, Rouge, per dirgli di tornare a prendermi.
 
"No, davvero. Perchè stavi correndo come un pipistrello fuori dall'inferno?" Gracchiò profondamente, leccandosi le labbra.
"Perchè lo vuoi sapere? Perchè ti preoccupi?" Gli ho chiesto tesa.
 
Le mie ginocchia iniziavano a cedere. Tutte queste domande che ha iniziato a farmi. Ho iniziato a sentirmi intimidita davanti a lui e anche paranoica di sapere che lui forse sapeva chi mi stava inseguendo nel vincolo.
"Non ho ti ho mai vista in questa città. Ecco perchè." Fece una pausa. "Ci sono tremila persone che vivono qui. Sarei abbastanza sicuro di averti visto in giro."
"Non sono affati tuoi!" Sbottai, sentendo la mia voce echeggiare per la casa.
Stavo perdendo la testa e il filo del discorso. Non può sapere da chi stavo scappando. Non ancora. Se lo scopre, tutta questa partita sarebbe finita per me. Non è che io abbia intenzione di sopravvivere a tutta questa situazione. E' un po' come se stessi trascinandolo fuori e come se Justin mi coprisse. Cambiare il mio nome in Julia Gallo è la mia copertura. La banda non avrebbe mai osato venire a trovarmi qui.
 
"Ok, allora da chi stavi scappando? Da un fantasma?" Ha messo in discussione con sarcasmo.
"Da nessuno, ok? Non c'entri niente tu!" Strillai in completa rabbia, sentendo le guance sempre più ccalde. I miei occhi hanno iniziato a lacrimare, a causa della consapevolezza di dover mascherare me stessa. Non ho mai voluto farlo, in primo luogo. Sto solo cercando di farlo per sopravvivere.
 
"Almeno dammi un indizio?" Chiese in tutta serietà.
"No!" Urlai. "Non ti darò un cazzo di indizio! L'intera questione non ti riguarda!" Deglutii. "Mi hai semplicemente tirato fuori da questa situazione! Niente di più, capito?" Mi alzai dalla sedia e camminai verso la cucina.
 
"Sei così hot quando ti arrabbi." Filtrò. "Questo calore potrebbe esserci utile, un giorno."
 
Si avvicinò a me. Così vicino che potevo sentire il calore del suo corpo sopra il mio. Esitai ad allontanarmi.
Improvvisamente, ho sentito il suo naso percorrere su per il mio collo, sentendo dei piccoli baci su di esso, portandomi a spingerlo via da me. Il suo corpo si sbilanciò un po', ma poi si riaddrizzò subito, continuando a sorridermi, con le labbra estese su tutto il suo viso, facendomi incazzare ancora di più.
 
"Che diavolo stai facendo?" Urlai. "Non sono una di quelle ragazze sgualdrine che trovi in strada! Che cosa c'è di sbagliato in te?!"
 
"Volevo solo farti arrabbiare." Ridacchiò. "Ha avuto assolutamente successo, e sì, io ti ho presa da una strada, piccola."
 
"Tu hai dei seri problemi se pensi realmente che puoi prendere una qualsiasi ragazza su cui metti gli occhi, cazzo!" Scossi la testa, e puntai il mio dito al suo petto. "Io non sono quel tipo di ragazza, nè lo sarò mai!"
 
"Ti catturerò prima o poi." Dichiarò scherzosamente.
Questo psicopatico delirante. Non mi attirerà mai. Non nel modo in ci l'ho incontrato nel vicolo. Il modo in cui mi ha spinto contro il muro, il modo in cui ha detto molte cose su di me violando la mia privacy. Non ho bisogno di qualcuno che mi dica di andare a letto con lui. E' arrogante e sarebbe l'ultima persona con cui vorrei finire per diventare una maniaca del cazzo.
 
"Sì, certo." Alzai gli occhi per il disgusto. "Basta che tu mi porti al Swan Motel così potrò prendere i miei fottuti vestiti."
Avevo indossato lo stesso vestito per gli ultimi tre giorni. Sono sicuro che nessuno vorrebbe indossare gli stessi abiti per 72 ore. Lo stesso top nero, leggins di pelle nera e stivali da combattimento neri. Mi sentivo un disastro. I miei capelli erano sporchi e la mia testa sembrava essere stata colpita da una mazza da baseball. Mi sento insonnolita. Voglio solo andare a casa.
 
"Vuoi seriamente entrare in casa mia e padroneggiarmi intorno?" Mormorò. "Gesù, tu sei quello con i problemi! Ti ho fatto un favore!" I suoi occhi erano pieni di rabbia.
 
"Non ho nemmeno bisogno di stare qui. Non voglio nemmeno..." la mia voce di spense e abbassai la testa fissando il pavimento. Sembrava abbastanza pulito. "Puoi solo stare zitto e smetterla con queste tue odiose osservazioni su—"
 
"Senti, se tu ti fossi calmata un po', sarei stato zitto." Interruppe sorridendo scherzosamente. "Ma è davvero esilarante e sexy vederti incazzata." Rise, mostrando tutti i suoi denti. Erano super bianchi.
 
"Ti prego, portami solo al motel per prendere le mie cose dalla mia stanza." Mormorai.
 
"Sai..." Fece una pausa. "Lo faccio solo per te, perchè penso che tu sia estremamente attraente. Cioè, ti sei vista?" Mi ha chiesto, mentre io cercavo di trattenermi e di non arrossire. "Mi piacerebbe scoparti così forte se avessi la possibilità."
 
Lui è davvero univoco.. Va dritto sul punto ed è abbastanza onesto. Le cose che ha detto, la maggior parte dei ragazzi le avrebbe trattenute. Ha detto tutto ciò che gli è venuto in mente. E' fastidioso, ma hey... Almeno so che non mi mentirebbe mai, come ho fatto io.
Sigh.
 
"Andiamo o cosa?" Chiesi, incrociando le braccia al petto.
 
"Vado a prendere le chiavi. Aspettami fuori." Sorrise. "Sarò proprio dietro di te, se sai cosa voglio dire." Aprì il cassetto più vicino al frigorifero tirando fuori delle chiavi nere. Non c'era niente di speciale. Nessun controllo per la macchina o un allarme.. niente. Aveva solo sopra il logo Dodge.
 
"Che cosa vuoi dire?" Mi morsi il labbro, dolcemente.
"Voglio controllare il tuo culo, piccola. Vuoi che vada nel dettaglio?"
 
Ignorando la domanda, aprii la porta di casa e camminai verso la macchina, senza preoccuparmi se mi stesse guardando o no. Sono il suo obiettivo numero uno per essere sfruttato. Perchè dovrebbe importarmi ciò che pensa di me a questo punto? Finirò per essere uccisa, prima o poi.
 
La luce del sole brillava sulla mia fronte. Guardai tutto il quartiere per vedere se qualcuno mi stava guardando. Sembrava un quartiere abbastanza normale, con nessun crimine. Chi potrebbe mai aspettarsi che una banda viva a Stratford, in Canada? Sono ancora sotto shock totale. Sentii dei passi dietro di me e capii che era Justin. Continuai a scrutare quel quartiere tranquillo, completamente sbalordita.
 
"Hai un bel culo." Disse alle mie spalle. "Sapevo che sarebbe stata una grande idea guardarti mentre camminavi verso la macchina."
 
Scossi la testa in antipatia totale. Cominciai a guardare la sua auto. Sembrava un'auto d'epoca, come se fosse stata tramandata nel corso dei secoli dalla sua famiglia o qualcosa del genere.
 
"Di che hanno è la tua macchina?" Gli chiesi, girando la mia testa e guardandolo negli occhi.
 
"E' una 1968 Dodge Charger. Era verde scuro in un primo momento, ma poi l'ho colorata di nero." Sorrise, sembrava fiero di se stesso. "Voglio dire, il sedile posteriore è anche molto utile." Un sorriso si diffuse per tutto il suo viso.
 
"Sì, ma non sarà utile a me. Onestamente." Dissi senza mezzi termini.
Girò intorno alla macchina e sbloccò le porte dal sedile del conducente. Guardò verso me per attirarmi, mentre lo fissavo.
"Hai intenzione di entrare o cosa?" Alzò le sopracciglia. "Non riuscirò a prendere i vestiti senza di te."
Aprii lo sportello e mi lasciai cadere sul sedile di pelle nera. Justin salì in macchina e chiuse la porta sul retro. Guardavo oltre notando che mi stava fissando.
 
"Hai intenzione di mettere in moto o che cosa?" Lo intimai.
 
Lui ridacchiò, mettendo la chiave nel nottolino e partendo. Guardò verso me e poi puntò gli occhi sulla strada. La macchina partì da 0 a 50 miglia all'ora in circa cinque secondi.
Ero abituata a stare in auto con persone che volevano accelerare. Mio fratello accellerava sempre e in qualche modo non finiva mai nei guai con la polizia. Ho sempre amato la sensazione di stare su un'auto che va veloce. Mi sento libera. Justin aumentò di velocità attraverso il quartiere.
In pochi minuti eravamo arrivati al motel. Appariva totalmente diverso alla luce del sole. E' più bello di quello che sembrava il giorno in cui ero arrivata. C'erano delle rose nel giardino d'ingresso, e l'edificio di mattoni sembrava accogliente. Era tutto diverse dal primo giorno. Era cupo e piovoso, quella notte, ma non ricordo molto, dato che sono stata drogata e rapita.
 
"Ti aspetto qui, mentre vai a prendere le tue cose." Justin guardò verso di me, leccandosi le labbra.
"Va bene." Mormorai, uscendo dalla macchina e chiudendo lo sportello.
 
Mi precipitai attraverso la porta, notando qualcosa. Sembrava un po' strano essere di nuovo qui. Dov'era il vecchio uomo della reception? Sta succedendo qualcosa di strano qui intorno.
 
"Ciao?" La mia voce echeggiò in tutto l'ingresso. Nessuno rispose. "Ehy, ciao?" Ho detto di nuovo.
Infine, mi lanciai sopra la scrivania per vedere nientemeno che...
Il corpo dell'uomo della reception. Era coperto di sangue con la bocca aperta. La sua barba grigia era rossa e si notava la chiazza di sangue su tutta la camicia bianca, segno di una forte pugnalata.
Urlai nella totale paura, sentendo i brividi per tutto il mio corpo. Corsi fuori più in fretta che potevo ed entrai in macchina da Justin.
"Aiuto!" Urlai in preda al panico. "L'addetto alla reception è morto!" Le lacrime si iniziarono a formare nei miei occhi.
"Non essere codarda." Scosse la testa. "Vuoi che venga con te?"
"Tutto questo è normale per te?" Strillai. "Stai scherzando. Questo vecchio uomo è morto e tu stai totalmente agendo come se niente fosse!"
"Sono abituato a questo tipo di cose." Ha dichiarato senza mezzi termini. "Vengo con te."
Strano come l'inferno. E' questo che fanno i membri delle bande da queste parti? Vedere un morto e ignorarlo? Che tipo di persona è?
Tornai alla porta del motel e andai dritta, superando la scrivania e cercando di non guardare il cadavere, di nuovo. Era ovvio che i Venom lo avevano assassinato. Non sarebbero stati in grado di portare via il mio corpo drogato fuori dal motel se il vecchio stava guardando, quindi hanno dovuto ucciderlo.
Mi fa incazzare il fatto che non danno nessuna importanza a l'omicidio di quest'uomo anziano. Non avevo mai visto un cadavere insanguinato in vita mia. E ciò che lo rende peggiore è che lui è stato uccido praticamente due giorni fa, quindi non aveva un odore piacevole.
Justin e io salimmo su per le scale fino al quarto piano e cercammo la stanza 452. Non posso credere che ho memorizzato il numero della stanza anche dopo essere stato drogata. Ho preso la chiave d'argento dalla tasca e ho aperto la porta.
 
"Allora è qui dove stavi prima che io ti trovassi?" Justin mi ha chiesto, guardando oltre la mia spalla.
"Sì, ma non posso più stare qui o mi troveranno." Sbottai. Il soggetto che mi stava inseguendo per i vicoli deve smettere di entrare così nelle nostre conversazioni.
"Chi ti troverà?" Ha chiesto completamente preoccupato.
"Nessuno." Mormorai, spingendo la porta aperta.
 
I miei occhi si spalancarono per lo shock per quello che stavo vedendo in quella stanza. Il letto era lacerato, le sedie tutte in terra. E' tutto disordinato, ma il mio zaino da viaggio leopardato era posato perfettamente sopra il comodino.
"Che diavolo stavano cercando di farti queste persone?" Sbottò, guardandosi in torno dubbioso.
"Non è importante in questo momento." Lo zittii, afferrando la mia borsa. Mi sento come se tutto quello che avevo è ancora qui. Grazie a Dio i Venom non hanno rubato, o sarei nella merda. Se non avessi soldi o cose da indossare.
C'era un'ultima cosa che avevo bisogno di fare per capire se ero stata derubata o no. La mia patente. Se questa non c'è più, tutta la mia identità potrebbe essere svelata in qualsiasi momento.
Aprii la borsa, scavai a fondo e trovai il portafogli. Era introvabile. Ho continuato a cercare nella borsa. Niente. Niente di niente. Tutto quello che c'era erano i miei vestiti, il mio ferro da stiro... in fondo, tutto il necessario per vivere, ma il mio cazzo di portafoglio dov'era?
I Venom hanno rubato il mio portafoglio o sto delirando?
"C'è qualcosa che non va?" Jusin mi chiese. Potevo notare la sua preoccupazione dai suoi occhi.
Smisi di cercare nella borsa e tentai di mostrare che tutto andava bene. Era, in realtà, la cosa peggiore che potesse mai essermi accaduta. La mia patente aveva il mio nome reale. Se l'hanno rubata, e il mio nome in relatà è Chloe Romano, è finita per me. Ho chiuso con tutto.
"Non c'è niente che non va." Mentii. "Andiamo via da qui."
Afferrai la borsa. Avevo paura. Paura di cosa succederà in futuro.
So solo che me ne andrò il prima possibile.
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hey guuuuys.
 
*balla l'happy dance* ecco qui il quarto capitolo della storia che sto traducendo. 
sono tanto felice che piaccia a molte di voi, per questo continuerò a tradurre e postare, only for you all, so now, love meeee. no okay.
in ogni caso, spero che molta più gente legga questa storia, perchè fidatevi, ve lo dice una che l'ha letta tutta in inglese fino alla fine: è un'emozione unica. le scrittrici sono bravissime e la storia è ben dettagliata e sistemata, tra alti e bassi, tra momenti di paura e momenti di pianto, tra chloe romano alias julia gallo e justin bieber.
 
love you all.
sererererererena.

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Capitolo 6
*** I actually have some errands to run. ***







Chloe's Point of View:
 
L'ultima cosa su questa terra che vorrei mi rubassero è la mia patente.
Era chiaro che uno dei Venom me l'aveva presa. C'era una grande possibilità che loro possano mostrarla a Justin e che lui mi riconosca. Non voglio che sia questo il modo in cui la mia vita finisce. Volevo stare tranquilla, e morire di vecchiaia.
 
I miei genitori mi avevano sempre insegnato che la vita è bella e che l'avrei dovuta costudire per sempre.
Che dovrei uscire con le giuste persone, e provare al meglio a mantenermi in salute. Dovrei circondarmi di positività.
 
Dopo che i miei genitori sono morti, io e mio fratello abbiamo dovuto trovare un modo per racimolare qualche soldo. Doveva fare domanda di lavoro. Il cento per cento del lavoro non funzionava. Per questo è stato coinvolto nel girone della vendita della droga. Sembrava quasi normale per lui, perchè non avevamo altro modo per trovare dei soldi. Lui stesso mi ha promesso che non avrebbe fatto uso di quella droga, ma si è lasciato andare, e ora è dipendente.
 
Lo odiavo per questo. Non aveva mantenuto la promessa. La verità è che io ho fatto questo viaggio perchè ero pronta, pronta per scappare da lui. Una volta uccise la fidanzata del capo dei Venom, e da allora diventò iperprotettivo. Sono l'obiettivo numero uno dei Venom, ma anche se l'avessi saputo.. E' solo il motivo per cui sono finita a Stratford. Non è giusto che io debba nascondere chi sono veramente a causa di errori commessi da mio fratello. Così ora, ho la mia identità nelle mani dei miei nemici.
 
Non ho nemmeno intenzione di mentire. Immaginavo questo viaggio pieno di gioia, di felicità. Mi immaginavo a fare shopping, comprando abiti formati a Sogo, o mentre andavo da Starbucks nel nord di Manhattan, trovando l'amore della mia vita. Ma no. Sono qui, nella logora Stratford, solo perchè volevo ribellarmi agli ordini di mio fratello. Sono sempre stata curiosa di sapere perchè ha messo dei limiti a tutto ciò che facevo. Ora, capisco il perchè.
Non voleva che io venissi uccisa.
Camminando fuori dal motel, il sole si imbatteva nei miei occhi. Mi sentii sollevata sapendo che avevo abiti freschi per potermi cambiare, ma allo stesso tempo, ero stressata per tutta la mia fottuta vita. E se la mia identità fosse finita in mano a Justin? Che cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe ucciso, o mi avrebbe lasciata fuori dai guai?
Entrai in macchina e chiusi la porta sul retro. Justin fece lo stesso. Ci fu un silenzio completo che attraversò l'aria. Mi se le chiavi nel cruscotto e il suono del motoro d'epoca ruggì. Accellerò, fregandosene se aveva passato il limite di velocità. Non ero abituata al suono delle vecchie automobili. Voglio dire, una 1968? Come fa un giovane come lui a guidare questo gran pezzo gigante della storia? Era strano.
"Ho alcune commissioni da fare." Mormorò, tenendo gli occhi sulla strada. Guidò velocemente per le strade di Stratford. Guida come se fosse un esperto. In realtà, però, mi preoccupa molto. Come ho già detto, non sono abituata a tutto questo.
"Okay." Mormorai, guardando lo zaino tra i miei piedi. Il mio cuore batteva velocemente al pensiero della mia patente. C'è il mio vero nome là dentro, da dove vengo, e anche una mia foto a colori.  Chiunque potrebbe facilmente scoprire che io sono Chloe Romano. Questo è un dilemma.
"Ti lascerò a casa mia. Non ti mancherò così tanto." Sorrise, leccandosi le labbra poco dopo. I suoi capelli brillavano alla luce del sole. Sembravano unti, a causa del gel. Rimase nella stessa patetica posizione. Sembra davvero stupido. E inoltre era fastidioso per me.
Finalmente avrei potuto avere del tempo da sola per me. Non ero mai stata sola in questo viaggio. Se lo fossi davvero stata, sarei controllata da tante persone. Finora, era Rouge che mi guidava in giro, come se io non potessi farlo. Finora avevo avuto quel piccolo problema con i Venom, e ora, ero bloccata con un maiale schifoso che mi vorrebbe solo scopare. Cosa che non succederà mai.
"Sì, mi mancherai. Oh, mi mancherai così tanto." Sospirai, sarcasticamente. "Non so nemmeno cosa farò fin quando non ci sarai." Alzai gli occhi.
Le mie guance diventarono calde. Mi sentivo come se il mondo fosse contro di me. Non meritavo tutto qwuesto, ma ormai è andata. E' la vita. Ma per quanto tempo potrei ancora andare avanti?
Arrivammo davanti a una casa familiare. Era la casa di Justin, quella in cui ho dormito la scorsa notte. Scesi dalla macchina per poi girarmi e vedere che lui era ancora seduto dentro. Credo che in realtà non volesse neanche venire con me. Che tipo di commissioni dovrebbe mai fare da queste parti? Cosa comporta scegliere una ragazza per strada e tenerla in giro per casa?
Chiusi la portiera e percorsi il marciapiede, sentendomi un po' debole. Le mie ginocchia cominciarono a cedere, i miei occhi iniziarono a vagare in direzioni diverse. Mi sentivo come se fossi sul punto di crollare, cadere e svenire per qualche minuto. Non riuscivo a sottolineare bene il fatto che...
Stavo morendo di fame. Non avevo mangiato niente da quando ero stata rapita. Sono andata avanti con fette di pancetta canadese e pane tostato per due volte al giorno. Tutto qui. Si sono addirittura incazzati con me quando ho preso il prosciutto al posto della pancetta. Voglio dire.. E' una cosa orribile. Justin magari mi offriva qualsiasi tipo di cibo. Speravo che ci fosse qualcosa da mangiare a casa sua.
Aprii la porta di casa con facilità. Ero sorpresa dal fatto che lui mi ha lasciato stare, senza bloccarmi. Quasi inciampai dentro, stavo realmente per svenire? Chiusi la porta dietro di me e corsi verso il frigorifero.
Niente.
L'unica cosa che c'era nel frigo era un panetto di burro. Un fottuto panetto di burro. Entrai nella dispensa, con la speranza di trovare qualcosa, ho aperto la porta dal color miele per trovare...
Niente.
Sembrava come se a Justin importava solo di ottenere ciò che voleva nella vita. Scoparsi ragazze a casa, non offrendole niente da mangiare, e lasciarle in una casa senza cibo. E sapeva bene che durante il mio viaggio non avevo toccato cibo. Mi sentivo trascurata. Non avevo neanche soldi per sfamarmi.
Mi trascinai fino al divano e mi distesi sopra, consapevole del fatto che stavo per svenire da un momento all'altro. Fuori, sentii l'auto di Justin sfrecciare per strada. Chiusi gli occhi, sperando che almeno una delle commissioni di Justin sia quella di prendere un po' di cibo.
 
Justin's Point of View.
 
Avevo bisogno di soldi.
Ciò che ho fatto per racimolare il denare necessario è oltre il limite. Ho dovuto fare cose fuori dal comune, solo per arrivare a ottenere ciò che volevo. Avevo bisogno di mostrare ai ragazzi, cioè, alla banda di mio fratello, i Venom, che ce l'avrei fatta anche senza di loro.
Un anno fa, mi hanno dato una missione: uccidere una specifica ragazza. Mio fratello, Damien, mi aveva chiesto di lavorare da solo, di trovare una ragazza di nome Chloe Romano e di ucciderla. Sembrava tutto così semplice quando ho ricevuto l'incarico, ma in realtà questa ragazza è molto brava a nascondersi.
Proprio non capisco perchè mio fratello la vuole morta. Ma sto solo seguendo gli ordini, tutto qui. A quanto pare, il fratello di Chloe ha ucciso la ragazza di mio fratello. In realtà non mi stava poi così simpatica, ma c'è un motivo.
Era la ragazza più stronza che un ragazzo abbia mai conosciuto. Stava con mio fratello, che era completamente il contrario: un angelo. Aveva i capelli biondo platino, occhi azzurro acqua. Era una Barbie. Ogni volta che lasciava mio fratello, se la prendeva con me, mi chiamava 'debole', 'disastro', e io rispondevo a tutte le offese ogni volta. Quando ho scoperto che era morta, non c'era compassione nella mia anima. Sono semplicemente andato avanti con la mia vita.
Mio fratello era innamorato di lei. Non avrei mai immaginato che lui si sarebbe innamorato di qualcuna un giorno. Io non mi vedo innamorato, non mi vedo con una ragazza. Non è difficile. A parte, in questa situazione.
 
Julia...
 
Julia era diversa. Lei non mi avrebbe lasciato, solo che non riesco a capirla. Non vuole neanche collaborare con me. Voglio dire, potrei dirlo se era di qui. Lei è sexy da morire, si veste come una ragazza facile, ma in realtà..
Non era affatto facile.
Ho pensato di mandarla a fanculo molte volte. E' dannatamente complicata per me. Non sono abituato a ragazze che mi rifiutano in questo modo, mi spinge via. Inoltre, è un po' strana, sospetta. Non mi dirà nulla, tranne il suo nome. L'unico motivo per cui lei può stare con me in primo luogo, è perchè è carina, al di là di ogni immaginazione.
Non riesco a farla cadere ai miei piedi, ma prima o poi, probabilmente succederà.
Non credo che lei sappia come funzionano le cose in questa città. Non è di qui. E' la ragazza più sexy che i miei occhi abbiano mai visto ed è solo una sfortuna che lei non mi voglia. Forse con un po' di sforzi posso riuscirsi, forse mi lascerà entrare in lei. Nel complesso, non potrei solo dire qualcosa senza che lei mi urli contro.
Ieri notte, onestamente non sono riuscito a dormire. Sentivo Julia che si lamentava e gemeva giù.
Scesi le scale per vedere cosa le stava succedendo e sembrava che stesse sognando. Tremava così forte, come se avesse freddo, così ho dovuto prendere una coperta e metterla sopra di lei, in modo che lei potesse chiudere quella cazzo di bocca.
Ho fatto del mio meglio per essere civile con la ragazza, ma ogni volta che chiacchieriamo, si trasforma tutto in una litigata. Cerco di scherzare con lei, cerco di farle dei complimenti. Ieri, per esempio, le ho detto che ha un bel culo. Doveva essere grata del fatto che la seguo costantemente, osservandola per bene.
Fanculo il suo atteggiamente nauseante, il suo aspetto è perfetto. Perfetti, quei capelli castani e lunghi. Ha una forma splendida, e i suoi occhi grigi/bluastri mi ipnotizzano e mi fanno volere ancora di più il mio corpo.
Non sapevo che fosse possibile vedere una ragazza così sexy come lei qui in giro. La maggior parte delle ragazze del mio passato erano piuttosto mediocri, ma finchè mi soddisfacevano, andava tutto bene. Alla fine è quello ciò che conta di più. La mia principale priorità è parlare dolcemente e ottenere ciò che più voglio.
Il suo corpo.
Sono arrivato accanto all'Avon Theatre, levando le chiavi dal cruscotto. Aprii la porta e camminai sul marciapiede. Sbattendo la porta dietro di me, camminai affrettandomi nel vicolo dove avevo trovato Julia. Lì ci dovrebbe essere un ragazzo che mi deve mille o cinquecento dollari. Quanto cazzo ci metti a ottenere quei soldi?
"Ho ucciso il ragazzo." Mormorai, sbattendo il ragazzo con i capelli scuri contro il muro. "Ho ucciso quel bastardo, e l'ho gettato nel fiume, senza lasciare nessuna prova. E' arrivato per te il momento di pagare, perchè sto già aspettando da troppo tempo."
Strinsi la mascella per spaventarlo come un bambino, respirandogli in faccia. E' meglio che lui abbia quei cazzo di soldi, perchè ne ho bisogno. La mia casa è vuota, senza cibo, e io sto morendo di fame.
Sono pronto per il giorno di paga.
"Non ho i soldi adesso." Sospirò teso. "Dammi ancora qualche giorno... per favore, Jay." Supplicò.
Stava scherzando? Sono fottutamente stanco e stufo di questa gente di merda che non mi paga. E' la terza volta che mi succede. Se non ho i soldi non posso mangiare. La gente non capisce che ho bisogno di cibo e soldi per vivere? Non vado in giro a uccidere per niente.
"Non ho compassione per gente del cazzo come te. E' passato un mese." Lo spinsi ancora di più contro il muro. "Paga, ora."
"Jay... lo prometto. Troverò i soldi in una settimana." Ansimò.
Persi la pazienza, lo presi per il collo e lo sbattei al muro, facendolo poi cadere zoppicante, sul marciapiede. Il suo collo era rotto. Non ho sentito una sola parola da perte sua. Mi precipitai di nuovo alla mia auto, strappai la porta il più velocemente possibile. E' meglio che me ne vada da qui. Ero un diciottenne con un viso innocente. Me la sono cavata in tutte le cose che ho fatto.
Saltai in macchina, misi la chiave nel nottolino e partii verso il motel. Guardai dietro di me, per vedere se qualcuno mi stava guardando. Le strade erano vuote. Sto pienamente approfittando della morte dell'uomo della reception del motel, dal momento che il ragazzo non aveva i soldi. Non mi interessa se è morto o no. Cosa importa se non lo conoscevo nemmeno? Quando Julia l'ha visto morto, si è comportata come se fosse la fine del mondo. Pensai bene che questa era l'occasione perfetta per prendere i soldi. Così, lasciando il motel con la ragazza, ho deciso di tornare indietro e prendere tutti i soldi.
Schizzai fuori dalla macchina il più veloce possibile, con la pistola in tasca e con il dito sul grilletto, nel caso in cui avessi dovuto uccidere qualcuno. E' quello che facevo da una vita. Era normale per me, dato che era l'unico modo per racimolare qualche soldo. 
Presi a calci la porta d'ingresso, tenevo la pistola in tasca stando attento alle telecamere di sicurezza. Ho notato che erano già state distrutte, buon inizio.
Mi affrettai a saltare dietro la scrivania, per ritrovare la cassa.
La presi con tutta la mia forza e la sbattei sul bancone, inducendola ad aprirsi.
Presi tutti i soldi, mettendoli nelle tasche, ma scoprendo poi che la porta dietro la scrivania era aperta. Mi girai e entrai nella stanza, scoprendo una cassaforte nera sotto la scrivania. Prendendo la mia pistola, sparai alla serratura, che si aprì subito. Presi tutti i mazzetti di soldi, riempendomi le tasche e cercando di non farli cadere.
Sembrava come se la fortuna fosse dalla mia parte, questa volta.
 
 
Chloe's Point of View:
 
Il mondo girava intorno a me. Non sapevo cosa fare, avevo troppa fame. La testa mi faceva male, il mio stomaco ringhiava. Ero un disastro. Avrei potuto semplicemente morire su questo divano per sempre. Spero che Justin torni con il cibo.
Per rendere la cosa peggiore non avevo neanche i soldi per uscire a prendermi qualcosa. Tutto quello che ho potuto trovare mentre cercavo i vestiti nella mia borsa erano cinquante centesimi. Mi sono finalmente cambiata, due pantaloncini corti e neri, stivali alti fino al ginocchio, e una canotta nera piena di paillettes. Come si può ben notare, il nero ha un ruolo importante nel mio guardaroba, a partire dal giorno in cui i miei genitori morirono. Voglio dire, non mi vestivo sempre nera, ma i miei abiti preferiti erano tutti di quel colore.
Ero stanca di essere bloccata in quella casa, eppure riuscivo a malapena ad alzarmi da quel divano. Mi sentivo così leggera. Non credo di riuscire a sopravvivere ancora senza mangiare. Non volevo morire. Justin dovrebbe vergognarsi di vivere in una casa letteralmente senza cibo, ma intanto ha il coraggio di bere l'ultimo succo d'arancia senza neanche offrirmelo. Dov'è la famosa ospitalità canadese?
Avevo bisogno di chiamare mio fratello, Brad. Probabilmente era preoccupatissimo per me. Non volevo che lui venisse qui, per scoprire che sono curiosamente in giro per Stratford, dopo che mi ha detto di starci alla larga. Brad mi poteva provocare gravi conseguenze, non lasciandomi un secondo fuori dalla sua vista, a causa della sua iperprotettività. Naturalmente, non ho un mio cellulare, dato che così avrebbero scoperto subito la mia identità. 
Riuscivo a capire perchè, adesso.
Era stato logico non poter contattare Brad dal telefono di casa. Una volta che Justin avesse ricevuto la fattura e il mio cognome sarebbe comparso nella lista delle chiamate recenti, sarei stata fottuta. Ci sono diversi modi per scoprire la mia vera identità, a questo punto, ho bisogno di iniziare a stare più attenta e a seguire i consigli di mio fratello.
Mi trascinai accanto alla finestra, sentendomi un po' stordita. Guardai fuori per tentare di trovare un telefono pubblico. Guardando intorno al quartiere, notai una cabina blu all'angolo con il simbolo di un telefono bianco.
Bingo.
Uscii di casa trovando chissà dove la forza, e mi avviai verso la cabina telefonica. Misi la moneta nella fessura e digitai il numero di Brad il più rapidamente possibile.
Avevo già usato i telefoni a pagamento prima di ora. Infatti, non ho avuto il cellulare dall'omicidio della fidanzata del fratello di Justin. In un primo momento mi sono sentita come se mi avessero strappato via la vita sociale, ma ora sono anche grata di non averne uno. Brad è un ragazzo molto intelligente per aver pensato a un piano per nascondere la mia identità. Sarei già morta se non fosse stato per lui.
Misi il telefono all'orecchio, sentendo squillare. Alla fine, ho finalmente ricevuto una risposta.
"Pronto?" Brad gracchiò, sembrava così stanco.
"Ehy, sono Chloe!" Strillai, guardandomi intorno per assicurarmi che nessuno mi stesse osservando, dato che ho pronunciato il mio vero nome. E' un peccato che devo stare attenta a non dire chi sono realmente.
"Ehi sorellina, che succede? Come te la passi?" Chiese mio fratello. "Dove sei in questo momento?"
Deglutii, pensando a un luogo dove avrei potuto essere. Guardai il cielo sperando in un aiuto da parte degli dèi. Non dovrei essere a Stratford in questo momento. Mi ucciderebbe. Sembrava esausto. Come se fosse a disagio per me, come se fosse 'perso' senza di me lì. Questo viaggio era la prima volta in cui mi separavo da lui per un lungo periodo. Mio fratello sa che sono una ragazza ribelle, che ama dimostrare quando qualcuno ha torto. Ecco un'idea!
"Sono a Toronto! E' così bello qui!" Mentii. Iniziai a sentire un rumore di ruote sulla strada. Mi voltai per vedere una macchina familiare. Era Justin.
Dietro quella macchina c'era un volto familiare. Era proprio dietro Justin. Scese subito dalla macchina, ignorando il ragazzo che stava camminando verso di lui. Le sue tasche sembravano eccessivamente piene e nella mano sinistra aveva un borsa di Tim Horton. Infine... il cibo.
"Beh, mi fa piac—"
"Devo andare! Ciao!" Chiusi il telefono in faccia a Brad. Mi precipitai verso la macchina più vicina a me, cercando di essere il più silenzioso e rapido possibile. Era una Ford Mustang rossa, con strisce bianche. Mi nascosi dietro, guardando attraverso il finestrino, così da poter vedere cosa stava succedendo.
Il ragazzo che mi sembrava familiare stava di fronte a Justin, sotto il portico. Il viso di Justin era pieno di rabbia. Anche il suo labbro inferiore tremava, quando il ragazzo davanti a lui sorrise. Era incazzato.  Il ragazzo doveva far parte dei Venom, per questo mi stavo nascondendo. Era il più determinato di tutta la banda, voleva uccidermi con tutto se stesso. Non capivo. E se avesse saputo che Justin mi teneva a casa sua? E se lui fosse qui per uccidermi? Che cosa succederebbe se svelasse la mia identità a Justin?
"Che diavolo ci fai qui, Jett?" Justin sputò, stringendo la mascello. Non capisco perchè si comporti così, fa parte della banda di suo fratello. Che è successo tra di loro? Mi chiedo se il fratello di Justin sa che rapporto ha con la sua banda. Justin ha forse un problema con tutti i questa città? Sembra avere un atteggiamento di merda con tutti coloro in cui si imbatte. Forse vuole sembrare complicato, o forse, è semplicemente come un bastone in culo.
"Beh, ciao anche a te, Jay." Lui ridacchiò, mettendosi le braccia sul petto. Fece un passo indietro, guardando Justin come se fosse una specie di scherzo. Quasi come nessuno in questa città potesse prendere Justin per una persona seria. Probabilmente perchè sembra più innocente di tutti gli altri ragazzi. Anche io non riesco a prenderlo in tutta serietà. 
Era evidente che stava per ucciderlo. Era ovvio che erano enormi nemici.
Perchè sono ancora sorpresa? Sembra che tutti in questa città abbiano qualcosa di maleducato da dire su Justin. Dovrei anche dipendere da lui?
"Levati dal cazzo, stronzo!" Justin abbaiò, strizzando gli occhi infastidito. "Non ho tempo da perdere con te, cazzo. Scendi dal mio portico, Jett!" Spinse il ragazzo un po' indietro, quasi facendolo cadere in terra. Si poteva notare il petto di Justin che si alzava e abbassava attraverso la camicia bianca, completamente 
Jett aveva i capelli castano scuro, una pelle pallida, e dei muscoli che si vedevano fuori dalla sua canottiera. I i pantaloni erano sotto il culo, come ogni ragazzo che si potesse rispettare oggi. Ma i pantaloni di Justin erano i peggiori di tutti.
"Fottuto fallimento!" Sputò Jett, prendendo Justin a spintoni, facendolo cadere in terra e poi guardandolo dall'alto al basso. "Se non fossi un tale cazzone che cerca di scoparsi tutte le ragazze che vede ogni cinque secondi, avresti già scoperto dove cazzo è Chloe Romano. Vuoi smettere di lavorare solo per una volta e lavorare con il resto della banda?" Mise in discussione Jett. "O allora fai il tuo lavoro, perchè siamo stanchi di aspettare il insignificante culo per trovare quella ragazza!"
Stavano parlando di me. Certo. Ero io il discorso principale della conversazione. Ero così stanca di tutto questo. Non era come essere lodati. Ero colpevole per le azioni di mio fratello. Era stato chiaro su cosa mi sarebbe accaduto. Sinceramente non vedevo l'ora di vedere cosa aveva da dire il fratello di Justin su questo. Probabilmente sarei stata fottuta.
"Ascolta, Jett." Justin puntò un dito sul petto di Jett, "Troverò quella fottuta ragazzina, fosse l'ultima cosa che faccio. La ucciderò sul posto!" Rimasi senza fiato, sentendo le mie gambe indebolirsi. Stavo per svenire o cosa? E se Justin scoprisse chi sono davvero?
 
Gli sarebbe bastato sapere che io non ero quella ragazza speciale con cui avrebbe voluto tanto dormire, ma ero invece quella ragazza che avrebbe voluto uccidere.

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Capitolo 7
*** Don't cry. ***






Chloe's Point of View:
 
Rimasi senza fiato, era come se tutto il mondo stesse cadendo a pezzi davanti ai miei stessi occhi. Sapere che la persona con cui sto attualmente vivendo mi ucciderà dopo aver scoperto chi sono veramente è una cosa orribile. Le mie bugie mi stanno scavando un buco più profondo di quanto lo sia già. Una volta che Justin lo scoprirà, si incazzerà così tanto, sapendo che gli ho mentito su molte cose. Sapevo che era sbagliato tirare avanti una simile cazzata, ma volevo solo vivere il più lungo possibile. Avevo paura della morte e non ero pronta a tutto questo. Non ancora.
 
"Chiamami quando troverai la ragazza, Jay." Jett prese in giro Justin, chiamandolo con il suo soprannome. "Non possiamo aspettare per sempre." Sorrise, prendendo un pacchetto di sigarette dalla tasca. Si infilò una sigaretta in bocca e la accese con un accendino verde. Inspirò e poi soffiò tutto il fumo in faccia a Justin. Lui mostrò un'espressione di disgusto. "Sai una cosa, Jay? Sei solo un bambino. Ma ti sei visto? Potresti farla franca con qualsiasi cosa." Ridacchiò. "Sei solo un ragazzino."
"Non sono un fottuto ragazzino!" Ringhiò Justin, spingendo Jett sulla sua porta di casa e respirandogli in faccia. "Mi prenderò cura di questo affare, Jett. Tu non sai nemmeno quanto cazzo sia difficile trovare questa ragazza, Chloe!" Sputò.
Dei brividi mi percorsero la schiena mentre mi nascondevo dietro la macchina. Mi sentivo male, Justin era stato preso di mira a causa mia, dato che non riusciva a trovarmi. Era troppa pressione, nessuna persona avrebbe mai retto tutto questo. Voglio dire, mi ha trovato, ma non sa che sono Chloe. Certo, i suoi amici potevano uccidermi, pensando che sarei scappata. Justin mi conosce come Julia Gallo, ed è del tutto ignaro del fatto che Chloe Romano ha dormito sul suo divano ieri sera.
"Come vuoi, Jay." Jett ridacchiò. "Devo tornare dalla banda. Il pranzo mi sta chiamando." Inalò ancora una volta il fumo dalla sigaretta. Iniziai a sentire il mio stomaco brontolare, a causa della mancanza di cibo. Continuai ad abbassarmi dietro la macchina, non sapendo che fare o dove altro nascondermi. Jett iniziò a camminare nella direzione opposta alla vettura, mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo, mentre Justin entrò in casa stressato al massimo.
Aspettai fino a quando Jett scomparve alla fine della strada. Rapidamente, mi precipitai dalla vettura fino al portico di Justin. Spinsi la porta, ansimando il più forte possibile.Entrai in cucina vedendo Justin seduto al tavolo, tutto solo, mentre mangiava una ciambella. 
"...E tu dov'eri?" Justin mi chiese, guardando dritto verso di me. Prese un altro boccone della mia ciambella pur sapendo che io stavo morendo di fame. Continuò a mangiare tranquillamente, come se niente fosse.
"Sono andata a correre." Dissi, girando intorno a lui. Continuai a respirare duramente, con il petto che saliva e scendeva. Guardò il mio petto con un grande sorriso sul suo volto, poi continuò tranquillamente a divorare la sua ciambella fino a quando finì tutto. Poi ne prese un'altra dalla borsa marrone di Tim Horton.
"Sicuramente ti piace correre." Spinse mezza ciambella in bocca, accartocciando la busta e poi gettandola sul tavolo senza cura. Buttata lì, senza vita. Mi ricordò ciò che il mio corpo avrebbe potuto diventare se Justin dovesse venire a sapere chi ero davvero. Mi schiarii la voce per fargli capire che avevo bisogno di mangiare. Era ovvio che aveva comprato le ciambelle solo per se stesso. Stavo morendo di fame e Dio solo sapeva quanto tempo mi mancasse prima di svenire definitivamente.
"C'è qualche problema?" Mi chiese. Gli diedi un'espressione implorante. Mi sentivo come un cucciolo che elemosinava il cibo. Era la mia unica speranza. Non avevo nè soldi, nè amici qui che mi potrebbero aiutare. Vivevo semplicemente con un bastardo egoista che non voleva neanche dividere una ciambella con me. "Ah, non sapevo che dovevi mangiare. Me ne ero completamente dimenticato." Sogghignò.
"Tu hai dei problemi." Sputai. "Pensi davvero che potrei sopravvivere senza cibo? Beh, ti stai fottutamente sbagliando." Mi passai le mani tra i capelli con disgusto. La rabbia si impadronì del mio corpo. Non volevo fare la parte della bambina. Avevo solo bisogno di cibo. Nient'altro.
"Va bene, Julia. Sono andato a fare commissioni solo per me. Tu non hai pensato di andare a prendere qualcosa da mangiare quando eri fuori? Sei fortunata che almeno stai a casa mia.", disse con la bocca piena, prendendo un tovagliolo dalla busta per pulirsi la bocca.
"Sei così delirante."
"Sono delirante?" Ridacchia completamente incredula. "Guardati, Justin! Cerchi ogni occasione per portarmi a letto!" Puntai il mio dito verso di lui.
"Il mio nome è Jay!" Gridò. Le sue guance erano rosse dalla rabbia. Potrei dire che non gli piaceva essere chiamato Justin, ma non avevo intenzione di smettere.
"Come cazzo vuoi, Justin." Scossi la testa con disgusto. "Sei proprio un'idiota. Sono sempre un essere umano, ovviamente devo mangiare." Mi sedetti sulla sedia di fronte a lui e lo guardai negli occhi, cercando di convincerlo a offrirmi qualcosa da mangiare. Passò la sua mano sopra la mia gamba destra, sentii dei brividi che mi salirono su per la schiena. Diedi uno schiaffo alla sua mano. "Come farò ora a mangiare?" Chiesi.
Mi sentivo irrispettata quando ero con lui. Non aveva rispetto per me. Mi toccava nei posti sbagliati pensando che mi sarebbe andato bene. Non avevo mai incontrato un ragazzo così in tutta la mia vita. Mi trattava come se si aspettasse che fossi la sua puttana. Se si aspettava davvero questo, che io fossi in quella casa solo per soddisfare i suoi piaceri, beh, si stava sbagliando.
"Esci e vai a trovare un posto in cui mangiare. Mi sembra che tu sia brava a farlo." Mormorò, guardando il mio petto. Coprii subito la mia scollatura. Mi diede uno sguardo di disappunto, come se avessi appena rovinato il suo divertimento. Non permetterò che lui lo faccia. "Ecco." Mi gettò una mazzetta di denaro canadese. I miei occhi diventarono enormi, ero confusa. Dove aveva trovato tutto questo denaro? Aveva rapinato una banca? Erano quelle le commissioni che doveva fare? Mi chiedo come abbia fatto a farla franca. Come si può vivere in una casa senza cibo, ma avendo un sacco di soldi?
"Non ho un posto dove andare." Dichiarai innocente, mentre lo fissavo. "Sto morendo di fame e se dovessi andare in giro a cercare un posto, diventerei debole." Mi lamentai. "Se torni con il cibo, forse potremmo..." Passai la mia mano sulla sua coscia, sbattendo le ciglie seducentemente, cercando di convincerlo a portarmi a prendere qualcosa da mangiare. Forse se gli avessi parlato più dolcemente, mi avrebbe procurato il cibo. Inoltre, vorrebbe sbattermi, ma non glielo lascerò fare.
"Vai a fare un pisolino." Il suo volto si illuminò in un sorriso. "Torno con tonnellate di cibo solo per te." Afferrò le chiavi e andò dritto verso la porta, senza esitare un attimo. Mi sentii in colpa sapendo che lo stavo portando a credere che poteva scoparmi, peccato che non accadrà mai.
Mi alzai dalla sedia e andai verso il divano. Presi la coperta con la bandiera canadese e la stesi sul mio corpo. La pelle del divano era fredda rispetto alla pelle del mio corpo. Era una bella sensazione, dal momento che fuori c'era caldo. Sapevo però che alla fine la mia identità sarebbe stata scovata, ma mi limiterò ad accettare il fatto che sono stata io stessa a mettermi in questo guaio.
 
 
"Ti piacciono gli Spaghettidos?" Sentii una voce. Aprii gli occhi per vedere Justin in piedi davanti a me con una lattina di Spaghettidos. Senza ulteriori esitazioni, gli strappai la lattina di mano e rapidamente iniziai a mangiare. Non importava se era fredda o riscaldata. Avevo fame e basta. "Accidenti." Esclamò. "Ti stai comportando come se non mangiassi da una vita intera!"
Puntai la mano in aria, mostrandogli il dito medio. Continuai a bere e mangiare il più possibile, fregandomene di tutto. Non riuscivo a ricordare l'ultima volta che avevo mangiato gli spaghettidos, ma mi sentivo come una bambina. Mia madre solitamente li portava a scuola per il pranzo di mio fratello, ma poi li mangiavo sempre io. Tutti a scuola ci guardavano male, ma hanno un buon sapore freddi, a mio parere.
"Grazie mille." Dissi, asciugandomi la bocca dal sugo. Iniziai a sentire la lingua secca, così mi avvicinai a Justin. "Dove tieni i bicchieri? Ho davvero tanta sete."
"Controlla nella lavastoviglie." Rispose, così andai davanti alla lavastoviglie nera della Whirlpool e la aprii. Ritai fuori un bicchiere di vetro che era perfettamente pulito, con mia grande sorpresa. 
Mi sentivo un po' strana, dato che avevo viaggiato per tutto questo tempo e non sapevo nemmeno che giorno era. Sapevo che era giugno, ma non il giorno esatto. Era come se vivessi in un'epoca senza tempo. Potevo dire che ore erano solo la notte o il giorno. Era come se fossi stata risucchiata nello spazio.
"Che giorno è oggi?" Chiesi, aprendo il frigo per cercare un po' di acqua. Guardai Justin dall'altro lato della stanza: prese il suo iPhone 4 bianco e controllò il giorno. Questo ragazzo sembra pronto a tutto.
"Quattordici giugno." Affermò.
Il mio cuore si fermò. Lasciai cadere il bicchiere sul pavimento in stato di shock totale, sentendolo frantumarsi in terra. Sentii che mi ero tagliata un piede. Ansimai come non avevo mai fatto in vita mia. Il quattordici giugno è uno dei giorni più importanti della mia vita. Era uno dei peggiori, in realtà. Era tragico. Mi aveva cambiato la vita per sempre. Era uno di quei giorni che solitamente si vogliono dimenticare. Non solo aveva cambiato la mia vita, ma aveva cambiato anche quella di mio fratello.
 
Era l'anniversario della morte dei miei genitori.
 
"Che cazzo, Julia?" Gridò Justin, inginocchiandosi davanti a me per controllarmi il piede. Continuai a respirare a denti stretti, cercando in tutti i modi di non piangere. Niente da fare.
Le lacrime iniziarono a riempire i miei occhi e vidi tutto offuscato.
"Mi dispiace!" Urlai in preda al panico, buttandomi in ginocchio e cercando di ripulire tutto. Non potevo crederci: avevo rotto un suo bicchiere. Non volevo che si arrabbiasse con me, quindi il minimo che potevo fare era ripulire. I miei piedi sanguinavano, ma non era importante, in quel momento. I miei capelli ricadevano sul mio viso, nascondendo a Justin il mio volto bagnato dalle lacrime. Piangevo. Piangevo silenziosamente.
"Stai bene?" Chiese con gli occhi pieni di preoccupazione. "Non preoccuparti per il vetro. Ho capito. E' stato solo un incidente." Sussurrò al mio orecchio. Perchè si preoccupava? Non sapeva perchè avevo lasciato cascare il bicchiere, non sapeva cosa era successo oggi, come otto lunghi anni fa. Voleva solo dimostrare che si preoccupava, in modo da potere potarmi a letto. "Non me la bevo." Pensai.
Mi prese per un braccio e mi sollevò, fissandomi negli occhi: "Ti fa male il piede? Va tutto bene?"
"Sto bene." Sussurrai. Mi chinai e raccolsi la maggior parte del vetro in mano, cercando almeno di ripulire un po' quel disordine.
"Lascia stare. Potresti tagliarti le mani!" Disse, afferrandomi la spalla. "Smettila. Ripulirò io più tardi."
Raccolsi tutti i vetri e mi alzai in piedi, avvicinandomi al cestino. Mi guardò come se stessi facendo la cosa più assurda che avesse mai visto, il che era sorprendente. C'erano ancora piccoli pezzi di vetro sul pavimento.
"Sai, io posso vedere quando piangi." Incrociò le braccia al petto, corrugando le sopracciglia. Stava, ovviamente, cercando di darmi una mano, ma lui era l'ultima persona da cui vorrei essere aiutata. Non ero in vena in quel momento. Lui non avrebbe potuto mai capire il mio dolore. Nessuno avrebbe mai potuto capire la sofferenza che io e mio fratello abbia passato. E' solo una parte dell'essere una Romano.
"Te l'ho detto, sto bene!" Strillai, sbattendo i vetri del bicchiere dentro il cestino. La mia voce echeggiò per tutta la casa. Mi sembrava come se qualcosa mi facesse male, male da morire. Voglio dire, mi ero effettivamente fatta male al piede, ma la morta dei miei genitori.. mi stava mangiando viva.
Se fossero stati qui, in questo momento, sarei a casa, e mio fratello non sarebbe stato coinvolto in tutta questa faccenda. Sarei una normale adolescente, che non avrebbe dovuto nascondere la sua identità dagli altri, per paura di essere uccisa.
Mi avvicinai a Justin, sembrava morto negli occhi. Gli lanciai un'occhiataccia. Era come se stessimo parlando per contatto visivo. Era come se volesse darmi davvero una mano. Era come se io non volessi, però. Non mi fidavo di lui. Era un assassino. Se il Canada aveva una lista dei ricercati, lui sarebbe stato il primo.
"Bene." Mormorò profondamente, camminando verso il divano. Rimase lì seduto, accasciato, prendendo la bandiera canadese e fissandola. Volevo davvero sapere a cosa stava pensando. Il suo comportamento era davvero strano. La sua mascella era serrata. Emise un lungo sospiro, mentre io continuai a piangere silenziosamente tra me e me. Le mie guance erano calde.
Presi un tovagliolo e zoppicai verso il lavandino. Girai la manopola dell'acqua fredda e bagnai il tovagliolo. Mi chinai e iniziai a fare pressione sul taglio nel mio piede. Era un taglio abbastanza profondo, il sangue continuava a uscire. Il taglio più grande era vicino al mio alluce, premetti con il tovagliolo. Sentii dei passi.
"Lascia che ti aiuti." Disse Justin, chinandosi e prendomi il tovagliolo di mano. Lo gettò nel cestino dietro di me.
"No." mormorai, mettendomi i capelli dietro le orecchie.
"Questo non è nemmeno il modo corretto per pulire i tagli. Lascia che ti aiuti!" Esclamò.
"Vabbene!" Gridai. Farei qualsiasi cosa a questo punto pur di farlo tacere. Ero stanca di sentire la sua voce, la testa mif aceva male e volevo solo piangere, piangere e piangere ancora. Mi alzai in piedi per poi ritrovarmi tra le sue braccia. Cosa stava cercando di fare? Il medico della situazione? Mi lasciò cadere sul divano. I miei occhi erano ancora pieni di lacrime e dolore devastante. Erano passati già otto anni, già.
I miei genitori morirono quando avevo solo nove anni. Tornavo a casa da scuola quando scoprii che avevano avuto un grave incidente d'auto. Non si sa ancora come sia accaduto, rimane ancora un mistero, anche oggi. Dopo la loro morte, il mio fratello di sedici anni fu costretto a prendersi cura di me. Mi abbandonò, in un primo momento, ma ovviamente, quando uccise la fidanzata del fratello di Justin, eravamo entrambi l'obiettivo di un grosso omicidio. Entrambi avremmo dovuto nascondere le nostre identità. Non avevamo scelta. Vorrei tanto essere in California oggi, a trascorrere almeno un po' di tempo con lui. Non c'è da stupirsi che quando l'ho chiamato prima, era stanco e stressato.
"Vorrei essere a casa per mettere dei fiori sulle loro tombe." Mi asciugai le lacrime, tirando su con il naso. Guardai Justin per vedere che mi stava controllando i piedi completamente preoccupato.
"Chi?" Mi chiese, prendendo una crema disinfettante. Non avevo idea del perchè avesse iniziato questa discussione. Non ricordo di aver detto nulla per avergli fatto rispondere in quel modo.
"Di cosa stai parlando?" Chiesi, fissandolo mentre mi massaggiava il piede.
"Hai detto che vorresti mettere dei fiori sulle loro tombe." Notai solo in quel momento di aver pensato ad alta voce. Non avevo via d'uscita per questa situazione. "Di chi parlavi, Julia?"
"Non è niente. Davvero." Tirai su con il naso, chiudendo gli occhi per farli riposare per la terza volta oggi.
"Voglio saperlo. Il tuo comportamento è troppo strano. Onestamente." Disse, sporgendo il suo labbro inferiore in fuori. Le sue labbra erano rosa come sempre.
"I miei genitori, va bene? E' l'anniversario della loro morte!" Gli gridai contro, così che lui potesse smetterla con tutte quelle patetiche domande. Sono affari miei, non suoi. Non riuscivo neanche a crederci, avevo raccontato dei miei genitori a uno sconosciuto. Ma non avevo scelta, considerando anche che era colpa mia, era mia l'idea di questo stupido viaggio. Quanto ero stata sciocca a pensare una cosa del genere, a finire in casa con uno sconosciuto che riesce in ogni modo a strappare la mia anima a pezzi.
"Mi dispiace così tanto." Mi guardò profondamente negli occhi, cercando di fare il simpatico come sempre.
"Sì, certo." Dissi con sarcasmo e scuotendo la testa.
"Voglio dire, non volevo farti del male o niente. Ti capisco perfettamente." Continuò a fissarmi negli occhi e a parlarmi con quella sua voce roca e piena di preoccupazione. "Questa è l'ultima cosa al mondo che potrebbe capire." Pensai. La sua vita era composta da ragazze, ragazze, ragazze, uccisioni, omicidi, ragazze. La mia vita era composta da me, me e solo me, da quando i miei genitori sono morti. Lui non capirebbe mai, non sta male pensando alla morte di una persona.
"No, non mi capisci." Mormorai, asciungandomi le restanti lacrime dal viso.
"Davvero, ti capisco."
"Taci! Tu non capirai mai!" Urlai.
"Pensi davvero che io non capisca? I miei genitori sono morti quando avevo quindici anni, Julia!" Strillò, chiudendo gli occhi. Sentii il suo dolore, era uguale al mio.
La stanza diventò in un attimo silenziosa. Davvero mi capiva? Era una bella sensazione avere qualcosa in comune con lui, alla fin fine. Ora avevo qualcuno con cui poter piangere in un giorno come questi.
Continuò a strofinarmi la crema sui tagli. Mi sentii subito meglio rispetto a prima. Mi calmai molto, da quando avevo buttato in terra il bicchiere e da quando avevo iniziato a piangere.
Di solito non sono il tipo che grida o che si infastidisce subito.
"Ti senti meglio?" Mi chiese, allontandosi da me.
"Sì." Annuii. Mi sedetti sul divano e misi i piedi sul pavimento. Justin venne verso di me.
"I miei genitori sono stati uccisi da una banda." Mormorò nervosamente. La sua voce tremava di tristezza. "Sono stati uccisi proprio di fronte ai nostri occhi." Si leccò le labbra mentre i suoi occhi diventavano lucidi. "Uhm," fece una pausa. "Nel bel mezzo di una cena, una sera... e hanno lasciato me e mio fratello da soli, a soffrire."
La sua storia mi fece venire i brividi alla schiena. Immaginai i suoi genitori, uccisi davanti ai suoi stessi occhi. Era troppo da gestire per una cosa del genere. Forse sta cercando di vendicarsi...
"I miei genitori sono morti in un incidente stradale quando avevo nove anni." Mormorai. "Tornavo da scuola e c'erano dei poliziotti davanti a casa mia. E' ancora un mistero il motivo per cui hanno fatto l'incidente. Mi mancano così tanto." Una lacrima scese sulla mia guancia.
"Avrei davvero voglia di portarti in un posto in cui non ho mai portato nessuno prima. E' un posto in cui vado sempre da solo." Mi fissò. "So che hai grandi problemi di fiducia con me, ma non ti farò del male. Credimi. So come ti senti."
Non riuscivo a sentirmi me stessa con lui. Mi aveva sbattuto contro un muro di mattoni, voleva solo il mio corpo. Avrei davvero voluto fidarmi di lui. Ma avevo dovuto persuaderlo e tirare fuori il mio lato sexy per farlo andare a prendermi qualcosa da mangiare.
"Ma-"
"Puoi fidarti di me, va bene?" Mi interruppe. "Non ti farò del male. So come ci si sente." La sua voce era spezzata. Rilassai il mio corpo sul divano, guardandolo negli occhi. Sembrava essere sincero, almeno per una volta. Siamo due persone completamente diverse, ma abbiamo una cosa in comune che è la più importante di tutte. Non avevo mai incontrato un ragazzo con i miei stessi problemi. Forse avrei potuto fidarmi questa volta. Forse avremmo potuto parlare, senza discutere. Avrei davvero bisogno di un po' di conforto.
"Va bene," mi alzai, "verrò con te." Andai davanti alla porta d'ingresso e guardai l'orologio: erano già 18:32. Questo giorno sembrava non finire mai. Forse perchè avevo dormito tanto.
Si alzò in piedi, e venne verso di me. Mi mise una mano sulla schiena e mi portò fuori di casa.
 
 
"Dove siamo?" Chiesi, guardandomi intorno. C'era un enorme lago con delle panchine che lo circondavano. C'erano alberi con pneumatici legati con delle corde. Era un luogo che non avevo mai visto in vita mia. A Los Angeles non c'erano grandi laghi, di solito andavamo in spiaggia.
"Lago Vittoria." Justin gracchiò.
Eravamo entrambi fuori dalla sua auto. I miei piedi bruciavano, ma potevo camminare perfettamente.
Ero talmente scioccata per l'anniversario della morte dei miei genitori.
La brezza della sera soffiava tra i miei capelli. Il paesaggio era meraviglioso, lasciava senza parole. Forse Justin aveva ragione. Sembrava il posto giusto in cui venirsi a sfogare.
"Perchè non andiamo a sederci su quella panchina?" Indicò la manchina marrone scuro sotto un enorme albero. Il sole diventava sempre più arancione.
"E' così bello qui." Mormorai, sedendomi. Era strano. Ero in un posto totalmente romantico con.. un ragazzo con cui non mi sarei mai immagnata di essere. Era strano come lui si stesse comportando con me. In realtà, ero abbastanza felice.
"Ho iniziato a venire qui dopo la morte dei miei genitori." Si sedette gentilmente accanto a me. "Ho sempre pensato che qui potessi cancellare i miei problemi e tutte le preoccupazioni. Un posto in cui nessuno mi può trovare. Qui riesco a stare solo." Guardò verso di me. La sua espressione era strana, come se volesse dire 'mi importa, mi importa davvero'. Era una cosa strana da parte sua, da parte di uno come lui. La stessa persona che si è dimenticata di comprarmi da mangiare.
Le mie labbra tremarono dal dolore. Mi mancava mia madre, così come mio padre. Nonostante facessi del mio meglio per non pensarci, la loro morte mi aveva segnata a vita. E aveva colpito mio fratello. Avevo tanta paura per lui, per noi, per il nostro futuro. Sapevo che mio fratello aveva intenzione di prendersi cura di me. Sapevo che quello di essere coinvolto con persone sbagliate sarebbe stato uno sbaglio enorme. La morta dei miei genitori è il motivo per cui sono così sotto pressione, in primo luogo.
Improvvisamente, sentii una mano intorno alla mia spalla. Era Justin. Portò il suo corpo vicino al mio, il suo viso mostrava un espressione di grande interessamento. Anche se non provavo nessun sentimento per lui, provai un certo strano conforto. In particolare, nella situazione in cui mi trovo ora. Non ero neanche con mio fratello a riflettere sulla loro morte. Quale altra scelta avevo? Potrei lasciare stare, e rimanere sola.
"Ehi, non piangere." Mormorò. "Non è colpa tua." Dichiarò cautamente.
"Non capisco." Tirai su con il naso. "Perchè stai facendo questo?" Chi avrebbe mai immaginato che il ragazzo seduto vicino a me cercasse di aiutarmi a smettere di piangere? Lui era, se non altro, una delle cause delle mie lacrime.
"Sto facendo cosa?" Mi chiese, leccandosi le labbra. Il suo calore corporeo entrò in contrasto con il mio. Era così.. così gentile. Era sorprendente.
"Mi conforti, mi aiuti." Mormorai contro il suo petto. Stava portando il mio corpo così vicino al suo. Perchè dovrebbe preoccuparsi del mio passato? Perchè tra tutte le persone è proprio lui a confortarmi?
"Perchè so come si ci sente e vorrei che qualcuno facesse la stessa cosa con me." Mormorò guardandomi.
"J-Justin cosa stai facendo?" Chiesi, annusando il suo odore attraverso la camicia.
"Nessuno mi ha mai dato conforto prima d'ora. Sto solo trattando gli altri come mi piacerebbe essere trattato." Mi abbracciò, facendomi quasi soffocare. Era come se aspettasse quell'abbraccio da tantissimo tempo.
Rapidamente, spinsi il suo corpo lontano da me. Non riuscivo a respirare. Doveva allontanarsi.
"Sei lo stesso tizio che qualche giorno fa mi ha sbattuto contro il muro nel vicolo e che ha giurato mi avrebbe scopata se ne avesse avuta la possibilità? E ora, tutt'un tratto, vuoi consolarmi?" Urlai.
Ci guardammo ansimando. Perchè un perfetto sconosciuto dovrebbe aiutarmi, abbracciarmi, lasciarmi dormire a casa sua e consolarmi, se poi non vuole altro in cambio? Ero stanca di essere usata da altra persone.
"Questo è grave, Julia. So come ti senti. Perchè dovrei prenderti in giro o non aiutarti sapendo che oggi è l'anniversario della morte dei tuoi genitori? Cazzo." Scosse la testa. "Pensi che io sia immaturo?"
"Sì." Abbassai la testa. Gli angoli della sue labbra si piegarono in un ghigno. Mi girai verso di lui per vedere quella fottuta smorfia diffusa per tutto il viso.
"Posso dire una cosa senza che tu sia così stronza? Non ho neanche voglia di farti del male. Non sono venuto qui per litigare con te. Non ho idea di chi tu sia. So solo che i genitori di entrambi sono morti."
Peccato che tutto ciò che gli dico a questo punto potrebbe essere una bugia, o poca verità. Povero ragazzo, non si rende neanche conto.
Non dovrebbero essere affari tuoi." Dissi sottovoce.
Le nostre facce iniziarono a scurirsi a causa del tramonto. Non c'era nessuno là fuori, tranne noi. Sentii dei brividi salirmi su per la schiena, ero sola con un serial killer. Non volevo più stare con lui. Un giorno, prima  che lui lo sappia, fuggirò via da qui. Scapperò e tornerò da mio fratello.
"Non dovrebbe importarti."
"Sei così fottutamente maleducata. Non posso dirti niente senza che tu incazzi subito!" Gridò. "Datti una regolata!"
"Non è colpa mia se devo sempre mantenere la guardia." Deglutii. "Tu desideri ogni secondo di entrare nei miei pantaloni. Non voglio che tu ti approfitti di me!" Gli urlai in faccia, sentendo le mie guance sempre più calde. Mi sentivo un nodo alla gola, mi veniva da piangere. Volevo andare via. Volevo tornare a casa. Mio fratello mi conosceva, sapeva che ero una ragazza innocente, e se avesse saputo che ero qui.. Non me lo avrebbe mai perdonato. Ma cosa avrei dovuto fare per dimostrare a mio fratello di potersi fidare di me, se mi avesse scoperto?
"Mi dispiace." Mormorò, prendendo la sua testa tra le mani.
"Mi mancano davvero tanto i miei genitori. Vorrei tanto che le cose fossero come lo erano una volta." Una lacrima scese dal mio occhio, ma la asciugai subito, in modo da non farla vedere a Justin. Niente era lo stesso senza i miei genitori. Se solo sapessero quello che sto attraversando in questo momento.
Justin si alzò e mi fece cenno di seguirlo. Lo feci, mi avvicinai a lui. Improvvisamente mi cinse la vita con il suo braccio e mi avvicinò a lui. Non mi opposi.  Per quanto potesse sembrare folle, avevo bisogno di un po' di conforto. Era strano come Justin riusciva a farmi entrare una sensazione piena di calore nel mio cuore. 
"Quanto ha cambiato la tua vita la morte dei tuoi genitori?" Chiese, avvicinando il mio corpo sempre più vicino al suo. 
"Tanto, troppo. E inoltre, ora non sarei qui con te, probabilmente." Dissi, fissandolo. Guardando oltre la sua spalla, potevo vedere il sole che tramontava. Il paesaggio era così bello.
"Perchè?" chiese, avvicinandosi sempre di più a me. Avrei dovuto raccontargli tutto di me? Voglio dire, non volevo più dire nessuna bugia. Il minimo che potevo fare era dargli un suggerimento.
"Mio fratello. Per farla breve, non lo sopporto. Ho viaggiato per tutto il continente per fuggire da lui."
"Vorrei poter fare lo stesso con mio fratello." Disse. Questa conversazione sembrava interessante.
"Dov'è tuo fratello?" Chiesi.
"E' alla ricerca di una ragazza."
Ci siamo. Era qui dove volevo arrivare. Il mio corpo iniziò a tremare. Sapevo che suo fratello mi stava cercando. Sapevo che tutta la banda mi odiava. Avevano sempre chiesto a Justin se aveva trovato Chloe Romano, non sapendo però che era seduta nel suo salotto. Quando Justin scoprirà che Chloe Romano ha vissuto con lui per molto tempo, sarà la fine. 
"Gli piace quella ragazza? E' per questo che la sta cercando?" Chiesi, cercando di essere il meno sospetta possibile.
"No, lui vuole quella ragazza morta." Serrò la mascella, quasi come se fosse arrabbiato.
"Come si chiama?"
Mi sentivo come una spia in missione segreta. Volevo sapere tutto di questo caso, volevo sapere il perchè aveva avuto l'incarico di uccidermi. 
"Chloe Romano. Apparentemente, il fratello di questa ragazza ha ucciso la ragazza di mio fratello. Così, vuole vendetta." Fissò dritto, ignorando completamente il fatto che stessi in piedi accanto a lui.
Sembrava ancora più incazzato. Forse perchè a causa di questa ragazza era preso di mira da tutti i membri della banda. Beh, lui mi aveva trovato.. Ma non aveva idea della ragazza con cui aveva a che fare. Questa era la parte più triste di tutte.
"V-voglio dire, sono abbastanza sicura che sia innocente." Balbettai, abbassando la testa per la verdogna. Iniziai a mordermi l'interno della guancia, una delle mie peggiori abitudini.
"La conosci?" Chiese. "-voglio dire, dal momento che siete tutte e due della California.."
"Non ho mai sentito parlare di lei in vita mia, ma non penso che dovrebbe essere uccisa per gli errori di suo fratello." Affermai in difesa di quella ragazza, ovvero me.
"Sai una cosa, Julia? Ci ho pensato molto e..." si bloccò.
Smise di camminare e anche io feci lo stesso. Entrambi avevamo lo sguardo puntato verso il cielo.
"Cosa?" Chiesi, mentre lo fissavo in attesa di una risposta.
"La morte di mio padre mi ha trasformato in una persona che non conosco nemmeno." Chiuse gli occhi, aveva un'espressione piena di dolore. Intorno a noi era tutto buio. C'eravamo solo io e lui.
Mi spaventava tutto questo. Aveva capito chi ero? Voleva uccidermi?
"Che vuoi dire?"
Si mise le mani in tasca, emettendo un profondo sospito, poi mi guardò dritta negli occhi.
Il suo petto si alzava e si abbassava.
"Lasciami solo dire che sono costretto a danneggiare gli innocenti e a fare amicizia con i colpevoli."






Forse Justin ha capito tutto, o forse filerà tutto liscio. Chi lo sa? 
Al prossimo capitolo, dolcezze.

 

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Capitolo 8
*** Justin's behavior. ***


 



Chloe's Point of View:
 
"Cosa stai cercando di dire?" Chiesi, sentendo il mio cuore battere talmente forte da potermi perforare il petto e uscire fuori. "Fai cose che neanche vuoi fare da queste parti?"
Non mi aspettavo che Justin dicesse una cosa del genere. Era pur sempre un serial killer. Ero nel suo radar, anche se lui ancora non lo sapeva. Il modo in cui si comportava con me era strano. Troppo gentile.
"Non ti preoccupare." Mormorò, fissandomi negli occhi. "Guarda," strinse la mia spalla destra, "è buio fuori. E' troppo pericoloso per noi essere qui. Di fatto, sono troppo pericoloso per stare nel buio."
Non capivo. Cosa stava cercando di dirmi? Dovrei lasciar perdere? Che significa che era troppo pericoloso per stare nel buio, quando oggi si era comportato come un orsacchiotto con me? Non capivo.
"Va bene." Dissi. Non vedevo l'ora di tornare a casa e di dormire. Ero esausta dato tutto ciò che era successo negli ultimi quattro giorni. Venire rapita, stare nelle mani di un criminale a cui non importa niente di me. Il mio corpo era pieno di dolori.
Justin mi portò verso la macchina, aprì la portiera del passeggero come un gran galantuomo, e poi la richiuse.
Entrò in macchina e mise in moto.
"E' stata una delle cose più belle che abbia mai fatto per una ragazza, Julia." Ridacchiò tra sè, girando bruscamente a sinistra. "Ricorda questo giorno."
La cosa più bella? Quindi lui era sempre stato un coglione, ma non sempre si intrufolava nei pantaloni delle ragazze? Aveva rispetto?
Non mi innamorerò di un asino.
Se Justin non aveva intenzione di rispettarmi, come poteva aspettarsi che io facessi lo stesso per lui? Avevo intenzione di trattarlo come lui tratta me. Se lui faceva il maleducato, io facevo la maleducata. Se lui mi insultava, io rispondevo a tono. Non ero il tipo di ragazza che si innamorava per i suoi stupidi giochetti. Probabilmente non lo farò mai.
Era buio fuori. Non c'era davvero nessuno per le strada, quindi Justin aveva il piacere di accellerare quanto gli pareva. 
In pochi minuti eravamo già a casa sua. Uscii dalla macchina e mi incamminai per il sentiero che porta davanti a casa sua. Ah, il suono normale della notte in periferia. Mi girai a sinistra e vidi Justin accanto a me, pronto ad aprire la porta. Camminai dietro di lui ed entrai in casa.
"Che hai intenzione di fare, stasera?" Chiese, chiudendo la porta dietro di sè. Andò in cucina e fece cadere le chiavi sul bancone. Guardai il pavimento per vedere dei piccoli pezzi in frantumi, quelli del bicchiere che avevo gettato in terra prima.
"Andrò a dormire." Sbadigliai, passandomi la mano tra i capelli. "Ho davvero tantissimo sonno."
"Beh, io farò un salto nella doccia. Ci vediamo domani mattina, Julia."
Iniziò a camminare su per le scale, sembrava quasi che si stesse trascinando a forza lassù. Sembrava esausto. 
Sfilai i miei stivali uno per uno, mi avvicinaii al divano, e mi svestii, levando la mia canottiera nera, i miei pantaloncini neri e rimanendo in intimo. Non mi sentivo a disagio. Strano. Negli ultimi giorni era diverso, non mi sentivo a mio agio e dormivo vestita, ma ora non più.
Presi la coperta con la bandiera canadese, mi lasciai cadere sul divano, la misi su di me e chiusi gli occhi per poi cadere subito in un sonno profondo.
 
Justin's Point of View:
 
Mi svestii ed entrai nella doccia. Era così bello farlo dopo una giornata del cazzo.
Dopo una giornata in cui avevo rubato, in cui avevo avuto a che fare con teste di cazzo come Jett, in cui ero uscito con Julia.
Julia.. Non sapevo niente su di lei. Mi sentivo quasi male per questo. Per qualche strana ragione sentivo che lei era come... persa, qui a casa mia. Era come se nessuno potesse venirla a prendere mai più. Mi ricordava tanto un cane randagio. All'inizio le mie intenzioni erano chiare: volevo portarmela a letto. Ma ora non so, c'era qualcosa in lei che mi impediva di farlo.
Mi infastidiva sempre. Era una delle ragazze più scortesi che avessi mai conosciuto. Era come se tutte le cose belle che cercavo di fare per lei non le andassero bene, e finiva per insultarmi.
Quando era calma e tranquilla, amavo la sua personalità. Apprezzavo la sua presenza in giro. Prima di aver scoperto che entrambi i nostri genitori erano morti, non avevo incontrato nessuno che si sentisse come me  in questa città. Non avevo nessuno con cui sfogarmi prima.
Io, a modo mio, credevo nell'amore. Credevo che avrei usato le ragazze sempre e solo per il mio bene. Perchè innamorarsi e dover vedere la stessa ragazza tutti i giorni? Non capivo. Non volevo fare la fine di mio fratello. Si era innamorato, per poi vedere quella stessa ragazza morta davanti ai suoi occhi. Perchè dovremmo amare qualcuno così tanto, se poi finiamo sempre per perderli, alla fine? Non ne vale la pena.
Non capivo come ci si potesse innamorare di qualcuno. Ognuno muore alla fine. Non volevo perdere i miei genitori, e invece li ho persi. Non volevo perdere mio fratello, e invece l'ho perso. Non volevo perdere neanche questa ragazza che riusciva a leggermi nell'anima, ma l'avrei persa, prima o poi.
Uscii dalla doccia, mi misi una semplice canottiera bianca e dei pantaloni grigi e larghi. Mi specchiai allo specchio e vidi tutta la stanchezza che un essere umano avrebbe mai potuto avere nei miei occhi. Mi asciugai i capelli e poi scesi le scale, per vedere Julia che dormiva tranquillamente sul divano.
Non sapevo se lasciarla a dormire lì o portarla in camera mia, sul mio letto. Mi sembrava così tranquilla e innocente. Non riuscivo a controllare le mie azioni in quel momento. Ero solo in casa mia con una ragazza, e invece di portarla a letto la lasciavo dormire sul mio divano? Sì, mi era simpatica questa ragazza.. Mi preoccupavo anche per lei. Dopo che la presi in braccio, nel vicolo, la mia prima impressione fu quella che era una drogata assurda. Non vidi nè sentii nessuno che la rincorreva. Sembrava essere sola lì.
In punta di piedi scesi le scale e mi avvicinai al divano. Attentamente, le levai la coperta di dosso, gettandola dietro di me e mostrando il suo corpo in intimo. Mi sforzai di non seguire il primo istinto di ogni uomo.
La maggior parte sapevano cosa avrei fatto vedendo una ragazza mezza nuda sul divano e sola in casa mia.
Misi le mani sotto il suo corpo inerte e la sollevai gentilmente dal divano. La sua pelle era così calda.
La guardai cercando di capire se stava ancora dormendo o no. Non avrei resistito alle sue lamentele.
Salii su per le scale cercando di non fare alcun rumore.
Questa ragazza deve prendere delle droghe pesanti per continuare ancora a dormire così profondamente. Ecco, l'ho detto.
"Che stai facendo?" Piagnucolò, mentre mi fissava con i suoi occhi mezzi aperti e apparentemente stanchi.
Rimangio le ultime cose che ho detto.
"Ti porto a dormire sul mio letto, nella mia stanza." Mormorai, "io andrò sul divano."
Presi delicatamente a calci la porta aperta e la misi sul letto. La coprii con il lenzuolo e con la coperta, mentre lei continuava a guardarmi stranita. Come se fossi uno straniero. Immagino che non capisca il motivo per cui volevo andare a dormire sul divano, quando il padrone di casa ero io. Ma ammetto.. merita ogni cosa dopo tutto quello che ha passato.
La guardai un'ultima volta, vedendo che si stava già per riaddormentare.
Chiusi la porta dietro di me e scesi le scale, per poi andare a stendermi sul divano. Fissai il soffitto.
La stanza era illuminata dalla luce esterna, proveniente dalle mie finestre. Quest'ultima settimana era stata stressante, davvero. Ero sempre sotto pressione dalla banda di mio fratello e non avevo ancora trovato quella maledetta ragazza. Come diavolo facevo a trovarla se lei abita in California e io in Canada? Dio solo sa dove sia.
Non mi interessava niente a quel punto. Mi ero stancato di essere sempre chiamato 'fallimento' da tutti intorno a me. I miei genitori pensavano che fossi una delusione, mio fratello anche, e così fanno anche quei mocciosi dei suoi amici. Vorrei solo che andassero tutti all'inferno.
I Venom, la banda di Damien, hanno sempre cercato di sputtanarmi in ogni modo buttandomi merda addosso. Soprattutto Jett. Vorrei solo infilargli una pallottola nel cuore. Non mi lasciava mai in pace.
Tutto quello che riuscivo a pensare nella mia vita in questo momento era il fatto che tutti i miei nemici si aspettano da me che faccia finalmente qualcosa di giusto. Se sbaglio, sono fuori.
 
Chloe's Point of View:
 
Mi svegliai in una stanza sconosciuta. C'erano diverse paia di scarpe allineate sulle pareti, pistole sulle credenze e vari poster di Beyoncè. Davanti a me c'era un ritratto che sembrava ritrarre Justin da giovane, che giocava a hockey. Dovevo ammetterlo.. Era così carino e adorabile. Cioè, in quella foto.
Justin si era comportato in modo strano ultimamente. Perchè mi aveva portata sul suo letto? Che aveva dentro quel cervello? Non voleva neanche provare a entrare nei miei pantaloni. Mi ha visto in intimo, ma nonostante ciò non ha fatto neanche un commento a riguardo.
Forse per il nostro discorso al lago, forse perchè voleva cambiare le cose.
Forse si sentiva male per tutto ciò che avevo passato. Aveva attraversato una situazione simile, quindi significa che devo iniziare anche io ad essere gentile con lui?
Mio fratello mi aveva sempre detto di mantenere la guardia alta e di non fidarsi di nessuno.
Girai la testa a sinistra e vidi un bigliettino ripiegato sopra il comodino.
In grafia disordinata diceva:
 
"Julia, sono dovuto uscire perchè ho ricevuto una telefonata da mio fratello, è in città. Tornerò il più presto possibile.
 
- Jay."
 
Almeno lui ha fatto lo sforzo per dirmi cosa stava succedendo. In passato, non l'aveva mai fatto. Non riuscivo a capire coem faceva un ragazzo come lui a prendersi cura di una ragazza come me. Cosa che normalmente non accade nel mondo reale. Lui è un criminale, e io sono una ragazza che non è mai stata chiamata nell'ufficio del preside per aver combinato qualche casino in tutti i miei anni di scuola, a meno che non fosse un premio o una cosa del genere. Noi eravamo completamente l'opposto.
Ma a parte questo, grazie a Dio, stavamo facendo dei progressi.
 
Justin's Point of View:
 
"Damien?" Chiamai, camminando verso casa dei Venom in cerca di mio fratello.
Stamani avevo ricevuto la telefonata di uno dei membri, Connor. Non sopportavo quel tizio, ma a quanto pare mio fratello voleva incontrarmi qui. Lui viaggiava molto e in questo periodo lo faceva ancora di più, per trovare quella Chloe nel tentativo di ucciderla. 
Ero principalmente incaricato di trovare quella ragazza, ma non era la mia priorità principale. Al contrario di lui, questa ragazza non era così importante. Perchè avrei dovuto ucciderla per qualcosa che non ha fatto? Non posso uccidere le ragazze. Se poi lei è hot, naturalmente la prenderò e la terrò per me. In questo caso, però, non sapevo nemmeno a chi assomigliasse. So solo il suo nome. Questo è tutto.
"Damien? Dove diavolo sei?" Gridai, "Non ho tutto il giorno, maledizione!"
Iniziai a sentire risatine provenienti da dietro di me.
"E' così stupido," sentii provenire dalla mia sinistra, "Perchè questo ragazzino non può smettere di cercare la ragazza? E' ovviamente un fallimento."
La risata crebbe ancora di più, sempre più forte. Strinsi i pugni cercando di mantenere la calma. Non c'era nessuno intorno a me. Sentivo solo tutte quelle irritanti risate e quei commenti insensati. Non ero vittima di bullismo per essere un fallimento. Ci casco sempre nei loro giochi, solo per sentirli prendermi in giro. Mi precipitai fuori dalla casa di corsa. Non avevo tempo per le stronzate.
Entrai nella macchina e la misi in moto. Era importante che stessi il più lontano possibile dai Venom. La prossima volta che mi chiameranno non andrò. Avrei dobuto saperlo però. Avrei dovuto rimanere a casa, a prendermi cura di quella povera ragazza, ma no. Avevo a che fare con un gruppo di immaturi del cazzo di 20 anni.
Fermai la macchina e uscii sbattendo la portiera. Ero incazzato nero. Non sapevo come esprimere la mia rabbia o dove. Improvvisamente, sentii qualcuno che mi colpiva la spalla sinistra. Mi girai per incrociare un volto familiare che non avrei mai voluto vedere di nuovo qui in giro.
Dean Hill.
"Guarda dove cammini." Sorrise. Mi fermai, per poi girarmi e dargli quello che finalmente di meritava.
 
 
Tempismo perfetto.









hooola chicas!
questo capitolo era abbastanza corto aka può darsi che questa sera stessa aggiornerò con il nuovo capitolo,
ma voglio taaante recensioni, sennò ve spaco la testa e ve talio la gola.
no seriamente, grazie davvero per chi si interessa a questa storia.
non la conosce molta gente, ma dato che io l'ho letta tutta, posso dire che è davvero bella.
non abbandonatemi, kissssses.

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Capitolo 9
*** I don’t have time to deal with a loverboy. ***





Justin's Point of View:
 
Il sole raggiava attraverso i miei occhi. Non potevo credere che aveva appena fatto una sosta per farmi una visita. Lui era il mio ex migliore amico. Tutto però sembrò cambiare quando si trasferì a Londra, in Canada. Eravamo così vicini che mi sarebbe piaciuto guidare fino a casa sua per visitarlo, ma per qualche errore fatto, la nostra amicizia è finita. E lui ora aveva viaggiato per 30 miglia fino a casa mia? Che strano.
"Dean." Strinsi la mascella. "Perchè sei qui a Stratford?"
Dean Hill, questo è il suo nome. Quel nome che mi da sempre una sensazione di disgusto. Era una persona di cui mi fidavo ciecamente, ma poi mi sono reso conto di essermi fidato troppo.
"Sono solo venuto a visitare il mio vecchio amico." Sorrise scherzosamente. "Mi mancavi."
Potevo vedere dai suoi occhi che stava mentendo. Ogni volta che ci vedevamo, le cose non andavano mai bene. Avevo smesso di essere gentile con lui. Mi aveva fatto soffrire così tanto.
"Sì, certo." Dissi sarcasticamente. "Ora, smettila con le stronzate e svuota il sacco. Perchè sei qui, Hill?" Lo guardai cupamente. Lui incrociò le braccia al petto, guardò verso il cielo, poi in terra e dopo verso di me. Con la bocca chiusa e un sorriso arricciato all'angolo destro della sua bocca.
"Te l'ho già detto, Jay." Dichiarò con sicurezza, alzando il sopracciglio sinistro. Scossi la testa e iniziai a camminare per il marciapiede, cercando di entrare in casa mia. Mi prese per le spalle e mi fece girare verso di lui.
"Sai, è stata una tua scelta!" Mi gridò contro. "Avresti dovuto rimanere con noi a Londra, perchè ho sentito che i tizi della banda di tuo fratello non ti trattano bene. Sembra che tu sia fuori dagli affari."
Avrei dovuto essere nella sua banda. Erano i Royals. Erano 8 membri.
"Restare con voi ragazzi? Dopo tutto quello che mi avete fatto passare?" Mi fermai, ricordando un tragico evento accaduto mesi fa. "Devo ricordare che mi hai sparato, stronzo?" Indicai il mio torso in basso a destra, proprio dove era entrato il proiettile. "E io non sono nei Venom, lavoro da solo."
Cercai di rilassarmi un po'. Avevo bisogno di una sigaretta, ma mi ero ricordato di aver smesso di fumare mesi fa. Dopo essere stato preso in giro da Dean, pensai di smettere di fumare. E' stata una sfida, dal momento in cui mio fratello mi odia. Quando mi incazzo, tendo a pensare in un certo modo. Una delle soluzioni è il sesso, ma nessuno deve sapere questo trucco.
"Questo è quello che meriti per aver scopato la mia ragazza, pensando che non l'avrei scoperto." Dean sputò.
E' così che tutto iniziò. Mi sentivo con una ragazza, ma non avevo idea che fosse la ragazza di Dean. Alexa Agostino, per l'esattezza, mi si avvicinò a una festa. Lei mi voleva, ma, naturalmente, Dean era alla festa. Quindi siamo usciti dal locale, ma Dean ci ha visti andare via insieme. Alexa sembrava essere dappertutto, perchè in realtà, lei preferiva stare con me. 
"Oh, Alexa?" Ridacchiai. "Accidenti, era brava a letto.."
Improvvisamente sentii la mascella bruciare. Mi aveva appena tirato un pugno.
Amava troppo quella ragazza. Ma lei se ne fregava, voleva solo divertirsi. La sua era la solita logica della troia brava a letto. Era stato stupido da non capire che si intrufolava sempre con gli altri ragazzi, quasi come se fosse una cosa giornaliera.
 
Oops.
 
"Oh, fratello!" Gridai. Il mio viso era rosso, le vene del mio collo si vedevano benissimo. "Non provare mai più a toccarmi grandissimo cazzone." Lo afferrai per il colletto e lo sbattei in terra. Volarono pugni e calci, dopo mi alzai in piedi e mi sistemai la maglietta. "In più, ti ho fatto un favore, Dean. Ti stavi innamorando di una ragazza, e tu non hai tempo per fare il ragazzo innamorato."
"Eri solo geloso perchè io avevo finalmente trovato qualcuno da amare." Dichiarò senza problemi, alzandosi da terra e iniziando a camminare verso la sua auto.
Ah, l'amore. Come se Alexa lo avesse amato davvero. Stava con lui solo per il sesso. Ed era una cosa intelligente, avrei fatto la stessa cosa. Anzi, in realtà la facevo eccome. Non vorrei mai innamorarmi e passare il resto della mia vita ossessionato da qualcuno che prima o poi potrebbe morire. Che senso ha?
"Sì, come se mi importasse di trovare qualcuna con cui stare." Mi misi a ridere ad alta voce, scuotendo la testa. "L'amore." Dissi a me stesso.
"Sembra che hai trovato qualcuno, Jay." Si avvicinò sicuro a me.
"Che cazzo hai detto?" Dissi. 
"Ho visto una ragazza in piedi alla tua finestra. Ovviamente non eri a casa con lei." Sorrise. "Sembra che sia più una cosa di una notte, più di una solita botta e via."
Grande, ha scoperto Julia. La mia vita non potrebbe andare meglio. Prima i Venom mi prendono in giro prendendo tutto come se fosse dannatamente divertente, ora Dean scopre che ho una ragazza in casa. 
Solo perchè dormiva a casa mia, non vuol dire che ero innamorato. E' la stronzata peggiore che abbia mai sentito.
"Lei non significa niente per me!" Sputai, camminando verso il portico di casa mia. La mia mascella cominciava a pulsare. Avevo solo bisogno di entrare a casa e lasciarmi alle spalle questa stupida conversazione.
"Certo." Dichiarò Dean sarcasticamente, aprendo il sedile di guida della sua auto.
"Non ho tempo per le tue stronzate." Dissi senza problemi, cercando le chiavi di casa nelle mie tasche.

 
Chloe's Point of View:
 
"Qual è il canale di MTV?" Mi chiesi, cambiando i canali nella tv di Justin. Come sempre mi aveva lasciata da sola, da sola con un televisore come mio unico divertimento. Infine, sapevo di aver trovato MTV quando vidi Snooki che attraversava la passarella ubriaca come una cogliona. Risi tra me e me, mettendo i piedi sul divano e portandomi le ginocchia al petto. Mi sentivo così a mio agio.
Certo, stavo cercando di contenermi il più possibile. In verità, mi mancava stare a casa mia, uscire con i miei amici e andare in spiaggia quando volevo. Stava iniziando a mancarmi Brad, e questo era molto strano. Io e mio fratello avevamo sempre avuto un rapporto di amore-odio-
Non ho parlato a Justin ieri sera. Era stato così gentile e premuroso. Era un lato di lui che non avevo mai avuto la possibilità di conoscere. Avevamo passato un bel momento al lago. Mi aveva messo un braccio intorno a me, ma non mi era piaciuto molto. Sembrava strano che un serial killer come lui facesse una cosa del genere.
I miei pensieri furono interrotti da un botto. Girai la testa di colpo in direzione della porta. Vidi Justin che entrava in casa completamente incazzato. Stava fumando per scaricare la rabbia. Non lo avevo mai visto così. Le sue vene stavano quasi per saltargli fuori dal collo, il suo abbigliamento era scompigliato, e la mascella? Era completamente serrata. Questo non era niente di buono.
"Julia!" Gridò. Sembrava che fosse arrabbiato con me, ma perchè? Mi alzai in piedi, fissandolo negli occhi. Improvvisamente mi afferrò velocemente il viso. Sentivo come se il mio volto fosse incastrato tra due muri. La sensazione era calda e irregolare. Che cosa stava succedendo? Tutto quello che sentii fu il suono della voce di Snooki in sottofondo. La mia mente non era in grado di capire cosa stesse succedendo. Sentii una mano afferrare il mio culo con decisamente. I miei occhi si spalancarono appena realizzai...
 
Justin mi stava baciando.
Seguii il mio primo istinto e lo spinsi via. Mi aveva urtato.
"Che cazzo credi di fare?" strillai, gettando le mani in aria, incredula. Mi asciugai le labbra in totale disgusto.
Improvvisamente, mi spinse indietro, facendomi inciampare. Caddi sul divano e appena guardai in alto vidi Justin in bilico su di me, che ansimava intensamente. Una smorfia si diffuse su tutto il suo viso, i suoi occhi avevano un'espressione che non avevo mai visto prima. Erano sicuri. E onestamente mi spaventavano.
"Puttana." Urlò sottovoce, uscendo dalla stanza per andare al piano di sopra.
"Bastardo!" Urlai per le scale, mentre corsi in bagno. Sbattei la porta dietro di me e mi misi in piedi davanti allo specchio. Raccolsi i miei capelli in un chignon e mi specchiai esausta. Mi aveva baciato, mi aveva toccato il culo e mi aveva spinta. Ero stata trattata in un modo disumano. Mi guardai allo specchio e vidi le mie labbra tremare. lanciai fuori un urlo terribile. Volevo solo andarmene via da qui. Volevo solo tornare a casa.
Iniziai a sciacquare il viso con l'acqua fredda. Lo sapevo che era così. Uno stronzo che voleva solo portarmi a letto. Mi aveva spaventata a morte, mi aveva distrutta. Non avevo mai incontrato un maiale del genere in vita mia.
Pensava che io fossi lì come una delle sue solite ragazze che si scopa ogni volta che è incazzato? Aveva sbagliato persona.
Non potevo crederci.

 
Justin's Point of View:
 
"Ehi, Alexa." Mormorai, baciando la bionda platino sul sedile del passeggero, nel buio della notte. Era la persona perfetta con cui stare dopo quello che era successo oggi. Non erano solo le labbra di Alexa a prendermi, ma tutto il resto di lei era perfetto. Era un inferno di ragazza, non aveva paura di niente. Una volta mi fece un pompino in camera da letto dei suoi genitori. Era stata coraggiosa.
"Ehi, Jay." Mi salutò, allontanandosi dalle mie labbra. "Non vedo l'ora di trascorrere un po' di tempo con te, stanotte." Ridacchiò, toccando la stoffa dei pantaloni sul mio membro. Dovevo guidare il più veloce possibile, sennò avrei fatto un incidente.
Era la vendetta perfetta per quello che era successo prima. L'avevo fatto per due motivi in realtà: per Dean, dato che stavo per scopare la sua ragazza, e per Julia. Così l'avrei fatta ingelosire. So bene che infondo le i mi vuole. Mi vuole e anche tanto. Mi nega, perchè sa a che giochi gioco.
In pochi minuti, arrivai a casa. Tirai Alexa e le diedi un altro bacio. Passai la mia mano sulla sua coscia, sentendo come si eccitava. Uscimmo di maccina e camminammo verso la porta di casa.
 
 
Chloe's Point of View:
 
Mi svegliai da vari rumori. Sentii il suono di un bacio forte. La labbra che si toccavano, gemiti, respiri pesanti.
Oh ti prego, fa che non sa così. C'era un'altra ragazza in questa casa. Si sentiva un buon odore di ciliegia. Mi alzai dal letto incuriosità di vedere cosa stava succedendo. Naturalmente, Justin era con una delle sue puttane.
Indossava dei pantaloncini corti di jeans, una camicia bianca e aveva i capelli tutti spettinati. Era carina infondo, ma una ragazza che si fa scopare da Justin perde tutto il mio rispetto.
Justin l'aveva inchiodata al muro e baciava il suo collo. La ragazza gettò la testa indietro dall'eccitazione. Non mi interessava quello che pensava, ma il bacio di oggi era stato una merda assurda. Non riuscivo neanche a respirare.
"Fate schifo!" Gridai a entrambi. La ragazza mi guardò in stato di shock.
"Chi è?" Chiese a Justin. Aveva il viso sudato e tutto rosso.
"Non è nessuno." Justin sorrise. Mi guardò per dieci secondi come se volesse uccidermi, poi portò la ragazza al piano di sopra.
Come previsto, pochi minuti dopo, sentii dei gemiti acuti provenire dai piani di sopra. Figo. Proprio quello che mi serviva, stanotte. Era già abbastanza difficile dormire su questo divano. Sapere che ho dormito nel suo letto la notte scorsa, mi faceva schifo. Le cose che fa a quelle ragazze su quel materasso fanno schifo. Riuscivo a sentire il rumore del materasso che rimbalzava su e giù.
Perfetto.
Coprii le mie orecchie per il forte gemito. Stavo per vomitare. Chi si scopa ragazze a caso trovate per strada? Lui, ovvio. Ha in mente solo il sesso. Mi fa schifo vivere nella stessa casa con lui. Vorrebbe scoparmi, ma io non glielo permetterò mai.
Presi il telecomando e accesi la tv. Forse se avrei alzato il volume non avrei sentito tutto quello schifo che stava succedendo al piano di sopra. C'era Twilight sullo schermo. Non era il mio tipo di film, ma meglio di niente. Era solo per distrarmi da quei rumori.
"Io non ho paura di te." Disse Bella Swan. Wow.
Mi chiedevo se Justin avesse un rapporto Bella-Edward con me. Sarebbe così disgustoso. Non riuscivo a immaginarlo in una vita con me. Merda, non riuscivo a immaginarmi innamorata di lui. Sarebbe stato così imbarazzante dire che avevo trovato l'amore della mia vita in un vicolo. Non era normale.
"Beh, non avresti dovuto dirlo." Edward Cullen ridacchiò. Quanto era pallido. Presi il telecomando e spensi la tv, tornando sul divano.
"Sì, Jay!" Sentii la ragazza urlare al piano sopra. La mia bocca si allargò in un sorriso e ben presto mi ritrovai a piangere dal ridere. Oh, questo è ciò che faceva Justin alle ragazze qui intorno? Era impressionata, mi stavo divertendo troppo. Era stata la cosa più divertente della serata. 
Era giunto il momento di dormire un po'. Con il costante sbattere e gridare, non ero riuscita a prendere sonno. Se continuo a ridere poi, non riuscirò ad alzarmi domani mattina. Misi un cuscino sopra il mio orecchi e chiudendo gli occhi, mi addormentai.
Non avevo mai bramato così tanto la pace e la tranquillità in tutta la mia vita.


 
hooola chicas.
ecco a voi il capitolo, scusate se non ho postato ieri sera.
allora? cosa ne pensate? sembra un po' una storia impossibile,
sembra che lei odi lui,
ma fidatevi che ben presto capirà.
e si innamorerà di lui.
a presto!
ah, forse posto OGGI.
forse.
se mi fate trovare tante recensioni jfdsggsd.

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Capitolo 10
*** I haven’t seen you around. ***






Chloe's Point of View:

 
"Ehi gioia, non pensi che sia ora che tu torni a casa?" Disse Justin. Aprii gli occhi sentendomi esausta come sempre. Justin era in cucina, in piedi davanti alla ragazza con cui aveva dormito la scorsa notte. Lei stava mangiando dell'uva da una ciotola bianca. Guardai l'orologio davanti a me per vedere che erano le 07:06.
Ieri sera avevo dormito con i cuscini sulle orecchie. Era fastidioso, ma dopo un po' mi ero abituata. Ma avevo uno strano presentimento, era come se loro lo avessero fatto apposta per farmi incazzare. Ha funzionato. Dovrebbero essere orgogliosi di se stessi, ad essere onesti.
"Ma, Jay!" Esclamò, continuando a mangiare. Sembrava che non mangiasse da una vita.
"Ma cosa?" Justin la prese di peso e la alzò dalla sedia. Quindi è questo quello che fa, eh? Scopa le ragazze a casa sua e dopo le butta fuori? Non ha alcun rispetto per le ragazze. Persone come lui mi fanno davvero incazzare. Era un egoista di merda.
"Ho tanta fame, non puoi capire!" Si alzò dalla sedia e iniziò a pavoneggiarsi verso di me. Indossava gli stessi vestiti di ieri, ciò significa che puzzava e faceva altamente schifo. Non avrei mai immaginato di fare una cosa simile. 
"Hai fame per sto cazzo, vero?" Justin chiese alla bionda, che spostandosi i capelli glieli buttò in faccia, ignorando completamente la sua esistenza. Si sedette vicino al divano dove ero seduta io e mi fissò incuriosita.
"Non ti ho mai visto in giro. Come ti chiami?" Chiese, con un sorriso sul suo volte. Ancora profumava di ciliegia, ma aveva i capelli davvero in disordine.
"Sono Julia. Vengo dalla California, ma resto qui con Justin per qualche giorno." Sorrisi, raccogliendomi i capelli in una crocchia. La ragazza si voltò verso Justin con un sorriso enorme sul suo volto, mostrandogli tutti i suoi denti perfetti e luminosi. Il suo atteggiamento sembrava tanto quello della ragazza popolare della scuola, con cui ogni ragazzo voleva stare. Semplicemente meravigliosa.
ha.
"Aww, lei ti chiama con il nome completo!" Disse a Justin. Lui alzò gli occhi e poi si avvicinò alla porta di casa, pronto a buttare fuori a calci in culo Alexa. Lei ignorò quei gesti e si girò di nuovo verso di me. "Sono Alexa. E' l'abbreviazione di Alexandra, ma va bene così." Fece una pausa. "Non devi chiamarmi con il mio nome completo." Si strinse nelle spalle. Sentii il bisogno di ucciderla.
"Piacere di conoscere finalmente una delle ragazze di cui Justin parla costantemente. Sembra che gli piaccia tutto di te." Le sorrisi. La tensione diventava sempre più grande tra noi. Tra sorrisi e battute falsi, Justin ci guardava infastidito. Voleva solo buttarla fuori di casa.
"Sei bellissima. Mi chiedo come mai Jay voglia che tu rimanga qui." Disse, inclinando la testa verso un lato e chinandosi verso di me.
"E' davvero arrivato il momento che tu vada via, Alexa." Justin le ricordò, tenendo la porta aperta. Alexa si avvicinò alla porta di casa, dai suoi pantaloncini si poteva vedere tutto il suo culo. Faceva schifo. Sentivo davvero il bisogno di tirarle un pugno in faccia, troia.
"Non mi accompagni in macchina a casa?" Piagnucolò.
"Dio ti ha creato le gambe. Puoi camminare." Disse Justin, chiudendole la porta in faccia. Si passò una mano tra i capelli e andò in cucina. Aprì il suo MacBook sul bancone e cominciò a digitare qualcosa. "Che pugno." Sussurrò a se stesso. 
Sembrava stanco da morire. Aveva i capelli tutti disordinati, gli occhi semichiusi. Adesso capivo il motivo per cui voleva liberarsi di lei così in fretta. Doveva essere sollevato però dal fatto che non gli ho detto niente su quello che era successo la scorsa notte. Quella ragazza era appiccicosa, e sembrava quasi gelosa di me dato che Justin non mi ha buttato fuori di casa.
"La conosci davvero?" Sospirai. "- o l'hai casualmente trovata per strada?" Chiesi curiosa, mente Justin continuava a digitare non so cosa sul computer. Sembrava infastidito come sempre, si fermò un attimo guardandomi.
"La conoscevo. E' davvero brava a letto." Disse, camminando vicino alla stampante che stava stampando dei fogli. "Avresti potuto unirti, sai?" Sorrise. Afferrai il mio cuscino e glielo lanciai contro, colpendolo proprio sulla testa. Ridacchiò tra sè, gettando il cuscino sul bancone.
"Qualcuno è geloso..."
"Sembra che stavi cercando di farmi ingelosire." Sorrisi maliziosamente, inclinando la testa da un lato. "-Ma non ci sei riuscito." Sorpresi Justin a fissare la mia scollatura. Presi la coperta e mi coprì, dimenticando che lui mi aveva già visto in intimo. Mi ero trasformata in un bersaglio facile, senza nemmeno accorgermene.
"Cosa?" Il suo volto si illuminò sotto scock appena capì che non ero gelosa. Guardò la stampante e prese una pila di fogli, poi si sedette sul divano accanto a me, sorridendomi scherzosamente.
"Non ero gelosa. Ridevo per i gemiti di Alexa." Risi tra me e me. Guardai i fogli e mi venne un colpo al cuore. C'erano un sacco di foto mie di quando ero giovane, una con un fiore bianco tra i capelli, una in piedi accanto a mio fratello Brad. Merda. E se fosse venuto a dirmi che aveva scoperto tutto? Il mio cuore stava per uscire dal petto.
"Sono venuto qui per vedere una cosa." Fissò le foto. "Mi sto facendo troppe seghe mentali." Il mio cuore perse un battito. "Questa è quella ragazza, Chloe, quando era più giovane." Mi mise il foglio davanti al viso. Il mio corpo iniziò a tremare. Cosa avrei dovuto fare?
"Ehi aspetta.. voi due sembrate quasi gemelle!" Ridacchiò tra sè e sè. "Come potrei uccidere qualcuno che mi ricorda te?" Continuò a mettere a confronto alcune foto con me. La mia domanda era.. Dove le aveva trovate? Sentivo i brividi che salivano su per la schiena, avevo paura.
"Avete foto recenti di lei?" Chiesi curiosa, cercando di non sembrare troppo sospetta. Il motivo per cui l'ho chiesto era perchè mio fratello mi aveva imposto di non pubblicare mie foto su internet per poter essere rintracciata facilmente. Questo è uno dei motivi per cui non sono stata catturata da Justin, in primo luogo. Forse sapeva tutto. Forse mi stava mettendo alla prova per vedere quanto tempo ci avrei messo per dirgli la verità. Chi lo sa?
"Non ne abbiamo nessuna." Sospirò tra sè ancora una volta. "E' impossibile trovarla. E' quasi come se si fosse nascosta, come se fosse diventata invisibile." Alzò gli occhi al cielo per lo stress. "Giuro su Dio che se trovo questa ragazza, le infilo un proiettile dritto in mezzo agli occhi. Tu non sai quanta merda mi ha buttato addosso. Mio fratello non smette un attimo di parlare di lei e tutti i suoi amici si incazzano con me perchè non l'ho ancora trovata."
"Cosa?" Chiesi nervosamente, tremando di paura.
"Sinceramente? Io non voglio nemmeno uccidere questa ragazza. Non me ne frega un cazzo di quello che ha fatto suo fratello. Perchè dovrebbe morire per un errore non suo?" Si grattò il sopracciglio sinistro. "L'unica ragione per cui voglio ucciderla è perchè così mio fratello e i suoi amici del cazzo mi lasceranno finalmente in pace." Si alzò in piedi e tornò in cucina, davanti al computer.
"Oh." Risposi timidamente. Mi distesi sul divano cercando di calmarmi. Una volta che Justin mi avrebbe scoperto, sarò finita.
 
 
"Ehi." Justin mi strinse la spalla cercando di svegliarmi. "Hai dormito tutto il giorno. Non credo nemmeno che sia normale."
"C-che ore sono?" Balbettai, fissando Justin. Era completamente vestito come se stesse per uscire e andarsene. Sentì un odore davvero buono. Acqua di colonia, o qualcosa del genere. Sapevo che era a casa e stava cercando di trovarmi, ma non mi ero accorta di aver dormito tutto il giorno.
"Sono le 6:00." Controllò l'orologio dietro di lui. "Vuoi andare a mangiare fuori? Qui non ho niente da cucinare." Ammise. Era bello da parte sua avermi invitato a uscire fuori per mangiare, considerando il fatto che stavo praticamente morendo di fame per tutta questa settimana.
"Non sono pronta, devo vestirmi." Dissi, coprendo il reggiseno con la coperta.
"Basta che ti metti qualcosa a caso. Non mi importa, onestamente." Annuì con la testa. "Beh, in realtà, hai qualche paio di pantaloncini possibilmente corti?" Sorrise. Gli diedi uno schiaffo sul braccio per poi alzarmi in piedi e andare in bagno con la borsa dei vestiti. Presi un paio di leggins neri e una canottiera bianca e nera che amavo più di me stessa. Mio fratello me l'aveva regalata per il mio diciassettesimo compleanno lo scorso novembre. Era il mio top preferito. Misi un paio di converse nere basse e mi spruzzai un po' di Acqua Di Gioia addosso.
"Sono pronta." Dissi. Stavo morendo di fame, non vedevo l'ora di arrivare lì e abbuffarmi. Tutto quello che avevo mangiato negli ultimi tre giorni erano patatine e bibite. Non era affatto sano.
Il cielo era roso, come se il sole stesse per tramontare. Era bellissimo. Forse, se riuscissi ad andare d'accordo con Justin non avrei altri problemi. Era davvero freddo e distaccato, oggi. Non era stato fastidioso, tranne per il fatto che aveva portato Alexa a casa per farmi ingelosire e farmi andare a letto con lui. Nei suoi sogni.
Per tutto il giorno, avevo riflettuto sul fatto che mi aveva spinta (e poi baciata, ma questi sono dettagli).
Non mi era mai capitata una cosa simile, nemmeno con qualche ragazzo nella banda di mio fratello. Mi aveva praticamente violentato la bocca, costringendomi a baciarlo.
Entrai in macchina e chiusi la porta. Partimmo e la macchina sfrecciò velocemente per quelle strade vuote.
Il viaggio fu silenzioso. Eravamo entrambi concentrati sul mangiare. Potrei dire che Justin aveva lavorato abbastanza tutto il giorno, e ora non vedeva l'ora di mangiare. Mi sentivo male solo al pensiero, dato che ero il motivo per tutto quello stress. Lavorava, quando in realtà mi aveva già trovata. Il problema è che se gli dicessi la verità, mi ucciderebbe.
Entrammo nel ristorante.
"Un tavolo per due?" Ordinò. "E possiamo avere un menù bambino per lei?" Chiese, sorridendo a se stesso. Gli diedi uno schiaffo sulla spalla. "Che cosa? La roba sul menù per bambini è più conveniente."
"Avrò un menù normale. Lo ignori." Dissi alla cameriera, roteando gli occhi. Sapeva essere così fottutamente immaturo. Avrebbe dovuto prenderlo lui il menù bambino, non io.
La cameriera ci portò a un tavolo davanti a una grande finestra, si poteva vedere le onde del mare da lì.
Mi sedetti di fronte a Justin che fissava il menù. Io sapevo già quello che volevo. Un cheeseburger. Semplicemente perchè avevo bisogno di mangiare qualcosa di grasso per soddisfarmi.
Dopo qualche minuto, la cameriera venne a brendere le ordinazioni. Era piccola e bassa. Sembrava avesse la mia stessa età. Aveva lunghi capelli castani che le scendevano sulla schiena.
"Cosa volete da bere?" Chiese lei con voce nasale, prendendo carta e penna.
"Vorrei-"
"Due acque naturali per entrambi." Justin mi interruppe. Gli pestai il piede sotto il tavolo. Volevo una sprite, non l'acqua. Non lo sopportavo più. Ero incazzata nera.
"Volete ordinare qualcosa da mangiare adesso?" Chiese. Guardai Justin per vedere che le stava fissando il culo.
"Sì, mi piacerebbe mangiarti." Justin sorrise, annuendo verso il suo culo. Lei arrossì, e dopo continuò a guardare verso di me. Ero imbarazzata da quella situazione. Quanto poteva essere immaturo?
"Um, io vorrei un cheeseburger e patatine fritte." Consegnai il menù alla cameriera, seppellendo la testa per la vergogna. "Lo stesso per lui." Alzai le sopracciglia, guardando Justin che aveva la mano aperta sul tavolo, mentre passava il coltello tra ogni dito. Mi allungai e gli strappai il coltello di mano, mentre la cameriera si allontanava goffamente.
Non volevo dire niente a Justin sul suo comportamento. Era solo fottutamente fastidioso. Non volevo essere lì con lui in quel momento. O lo stava facendo apposta, o questo era il vero lui: un mostro.
In pochi minuti, arrivò la cena. Mangiammo in silenzio, senza dire una sola parola. Ci guardavamo ogni tanto in modo strano, tutto qua. Scriveva qualcosa sul suo iPhone e rideva a voce alta, ma niente di ch. Volevo solo abbandonare quel tavolo e lasciarlo lì da solo.
"Ecco il conto." La cameriera si avvicinò al tavolo dandoci un foglio per pagare la cena. "Posso fare altro per voi?" Chiese lei gentilmente, con un sorriso luminoso sul suo volto.
"Sì, potresti darmi il tuo numero?" Justin le fece l'occhiolino. "Così potrei chiamarti e potresti venire a casa mia, magari più tardi, stasera o domani. Come preferisci." Gli pestai il piede e dopo lui fece la stessa cosa, pestò il mio. La cameriera arrossì, mentre io stavo per spaccargli un bicchiere in faccia.
"Sei un porco schifoso!" Urlai. "Ti sei scopato una ragazza anche ieri sera!" Sbattei le mani sul tavolo. Tutto il ristorante era girato verso di noi. Justin mi diede un'occhiata mortale, per poi sbattere sul tavolo i soldi e strapparmi dal posto. Mi trascinò fuori dal ristorante senza dire una sola parola.
Era incazzato nero. Entrammo in macchina e mise la chiave nel nottolino, partendo velocemente.
Avevo appena visto il suo lato negativo.



 
wow.
entro stasera credo di postare un altro capitolo,
anche se non ne sono proprio sicura,
vedrò quanta gente recensisce.
grazie davvero a tutte per i commenti che mi lasciate.
ah, che ne pensate? sembra che justin e julia aka chloe non vadino molto d'accordo.
ma chissà.
tutto può succedere.
e che succederà quando justin scoprirà che julia è, in realtà, chloe romano?
who knows?

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Capitolo 11
*** Let the games begin. ***



 


Chloe's Point of View:
 
La macchina si fermò finalmente davanti alla casa di Justin. Levò le chiavi dal nottolino e scese dall'auto. Mi tirò fuori dal sedile e mi trascinò in casa. Sapevo che l'avevo fatto incazzare. E sinceramente non sapevo cosa voleva fare. Cosa poteva fare.
Aprì la porta, spingendomi dentro più forte che poteva. La parte posteriore del mio corpo sbattè contro il muro. Respirai pesantemente, impaurita. Accese la luce e subito si avvicinò al mio viso. Era incazzato nero.
"Parli fottutamente troppo!" Mi urlò contro. "Sei fortunata che ti ho portata a casa invece di restare lì a dire stronzate! Tutto il ristorante ci fissava! Hai dormito a casa mia ed è così che mi ripaghi? Chiudi quella cazzo di bocca qualche volta!" Si fermò, ansimando. La sua mano destra era appoggiata contro la parete, accanto alla mia testa, mentre la sinistra era sul suo fianco. "Sono stanco di te, sono stanco del modo in cui ti senti la regina del mondo e la proprietaria di casa quando farei ogni cosa per te! Sei una fottuta puttana!" Urlò.
"E' colpa tua!" Sputai, sentendo le guance diventarmi calde. "Hai portato quella ragazza a casa ieri e ora vuoi portartene un'altra? E' fottutamente disgustoso!" Il mio viso era vicinissimo al suo. Il mio corpo iniziò a sudare dalla tensione.
"Non è disgustoso quando sto ovviamente cercando di farti ingelosire." Mormorò sottovoce, con lo sguardo fisso a terra. Sapevo che era questo il suo piano. Parlare con altre ragazze e poi farmi ingelosire, così da potermi portare a letto. Non accadrà mai. Soprattutto dopo il modo in cui mi ha trattato al ristorante. 
Un completo stronzo.
"Cosa?" Chiesi, fingendo di non averlo sentito.
"Senti, io non so un cazzo di te! Dovresti essere grata del fatto che non ti ho lasciata per strada quella sera!" Urlò. Dopo di che, l'unica cosa che riuscii a sentire era il ticchettio dell'orologio sulla parete di fronte al divano.
"Avrei preferito rimanere per quelle strade invece di vivere qui con un disgustoso, dipendente dal sesso e maiale bipolare!" Urlai, digrignando i denti insieme. Chi sapeva che saremmo stati in grado di urlarci contro tutto quello che pensavamo l'uno dell'altra? Diamo inizio ai giochi.
"No, non l'avresti fatto." Sputò. "Non saresti sopravvissuta neanche un giorno là fuori." Scosse la testa.
"Preferirei essere stata presa da qualcun'altro e non da te. La tua unica priorità è fare sesso con me!" Mi fermai. "Ammettilo. Ogni volta che sei incazzato, hai bisogno di trovare una ragazza da scopare per sfogarti." Gli sorrisi trionfante. E' solo incazzato per il fatto che non è riuscito ad avere il numero dalla cameriera.
"Devi rispettarmi tanto quanto ti rispetto io, perchè con quello che hai fatto a quella cazzo di cena stasera hai superato ogni limite!" Ribolliva di rabbia.
"Ma di che diavolo stai parlando?" Chiesi. "Mi hai spinto due volte, sei entrato in casa, cercando di portarmi a letto per poter sfogare la tua rabbia, mi hai toccato il culo e baciata, questo lo chiami rispetto?" Gridai.
"Con tutte queste stronzate mi hai fatto fare una figura di merda prima!" sospirò. "Ricorda ancora com'era la stanza del tuo motel quando qualcuno l'aveva distrutta. Ricordi?"
E presto, ricordai tutti i fatti avvenuti quando andai a prendere le mie cose al motel con Justin.
Sedie gettate ovunque, il letto a pezzi. Era un disastro. Il proprietario era morto. Non avevo altra scelta, ero dovuta andare con Justin. 
"Voglio andare a casa! Odio stare con te! Venire qui è stata la mia peggior decisione! Tutto quello che ti importa è scoparti qualche ragazza, tra cui anche io, e uccidere quella Chloe!" I miei occhi erano lucidi, ero sul punto di piangere. "Parli più di ragazze di quanto parli delle tue responsabilità, Justin!" Iniziai a sentirmi sempre più debole e mi ricordai di stare attenta, di mantenere la guardia.
"Che cazzo hai detto?" Chiese, aggrottando le sopracciglia.
"In pratica ho detto che non fai un cazzo."
"Stai zitta!" Gridò, avvicinandosi sempre di più alla mia faccia.
"Ecco perchè tutti in questa città pensano che tu sia un fottuto fallimento!" Urlai.
In pochi secondi, mi ritrovai a dover toccarmi la guancia, stringendo i denti per il dolore.
Mi aveva appena fato un pugno sulla guancia sinistra. Ero bloccata. Non sapevo come reagire. Lo avevo fatto incazzare e ora era scoppiato. No, basta, non ce la facevo più. Dovevo uscire di qui, e anche velocemente.
Senza dire dire una parola, mi avvicinai verso la porta.
"M-mi dispiace, Julia. Per favore, non lasciarmi. Sono uno stronzo." Mormorò dietro di me. Ma le sue azioni e le sue parole erano cose completamente diverse. Aprii la porta per uscire. "Julia, aspetta!" Lo ignorai, continuando a camminare. "Dico sul serio! Sono davvero, davvero dispiaciuto! Ascoltami solo un second-"
Gli sbattei la porta in faccia, non volevo più sentire nessuna parola uscire dalla sua bocca. La mia faccia non mi faceva più così tanto male, ma era stato doloroso. Non riuscivo a credere che un ragazzo come lui mi aveva toccato in quel modo. Spero che muoia soffrendo in un angolo da solo.
Buona fortuna per cercare di trovare Chloe Romano, ora. Ha.
Corsi per il marciapiede, fregandomene di tutto. Volevo solo arrivare al telefono pubblico e chiamare mio fratello, per dirgli di venirmi a prendere. Le lacrime iniziarono a rigare il mio volto.
Fuori era buio. Avevo paura. Sentii uno strano rumore. Alzai lo sguardo per vedere chi fosse.
Era un ragazzo con un viso innocente, sembrava avere la mia stessa età. E sembrava anche simpatico. Aveva una sguardo preoccupato.
"Cosa c'è che non va? Che è successo?" Mi chiese, mentre mi stringeva un braccio. Iniziò a strofinarmi la schiena cercando di calmarmi.
"Non ho fatto niente di male!" Urlai in preda al panico. Iniziai a piangere ancora di più.
"Lo so che non hai fatto niente di male, ma lui sì." Disse. Singhiozzai, sapendo che lui poteva conoscere Justin, dato che era davanti a casa sua.
"Come ti chiami?" Cominciò a condurmi alla sua auto, una Ford Mustang. Era nuova di zecca.
"Sono Julia." Mentii, mentre apriva la portiera per me. Non sapevo chi fosse, ma sembrava preoccuparsi. Dovevo uscire da questo buco infernale. Mi sedetti sul sedile, mentre lui entrava in macchina dall'altro lato. Mi lanciò un'occhiata pietosa.
"Sono Dean." Sospirò. "Sei appena uscita dalla casa di Jay? Non sarei sorpreso se tu l'avessi fatto." Mormorò, facendo scorrere la sua mano nei miei capelli lunghi e facendo del suo meglio per consolarmi.
"Sì..." Mormorai, pulendomi le lacrime. Fissò le mie gambe per notare che stavo tremando. "Mi ha dato un pugno in faccia." Ammisi.
"Porca troia, lo uccido." Disse. "Cazzo, lo faccio adesso!"
"No, non menzionare niente di me, per favore!" Singhiozzai, chinandomi e coprendo il mio viso con le mani.
Avevo paura di Justin. Okay, avevo fatto una cazzata a stuzzicarlo in quel modo, ma lui non avrebbe mai dovuto fare quello.
So di essere una stronza a volte, ma non meritavo quello che mi aveva fatto. Come aveva potuto fare una cosa del genere? Sapevo che il rispetto per le ragazze per lui non esisteva, ma porca miseria.
Dean mi guardò con simpatia. Fece scivolare il pollice sulla mia fronte. Misi la cintura di sicurezza, mentre lui continuava a fissarmi.
"Non meriti questo. Andiamo in qualche luogo più sicuro." Mormorò, mettendo la chiave nel nottolino.
"Ti ho presa."
 
 
Sono un coglione. Come ho potuto farmi scappare l'unica ragazza che era riuscita a rendermi felice? Torna da me, Julia, torna da me. Cascasse il mondo, la riporterò qui, la spoglierò di tutti i suoi vestiti, e no, non capite male, non la scoperò senza senso: la sfiorerò, la tratterò come una principessa.. Ci farò l'amore. E solo in quel momento le farò capire che tipo di ragazza è, per me.

 
dopo le quindici, QUINDICI recensioni dello scorso capitolo non potevo non aggiornare subito.
justin ha dato un pugno in faccia a julia aka chloe, OH MY GOD.
l'ultimo pezzo, è un pensiero che justin fa dopo che julia ha lasciato casa sua.
sarà forse innamorato di lei? lo scopriremo presto.
ci tenevo solo a ringraziarvi e dirvi che da qui inizia il gioco.
come potete capire anche dal nome del capitolo, da qui inizia la vera storia.
domani aggiorno, cccciau.

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Capitolo 12
*** I wasn’t thinking clearly. ***




Chloe's Point of View:
 
E' ufficiale. Ero scappata dall'inferno.
Essere lì con Dean sembrava proprio il paradiso. Era hot, davvero gentile con me e ho già detto che era hot? Guidava verso casa sua da un'ora, ma non viveva troppo lontano da Justin. Lui, infatti, viveva a Londra, in Ontario. Circa a 30 miglia di distanza da Stratford.
La guancia mi faceva ancora male. Ma in quel momento non mi importava niente del pugno. E' solo che mi dispiaceva. Un pugno non era il modo per risolvere i problemi. Andare via dalla casa di Justin era stata una delle decisioni migliori che avessi mai fatto. Infatti, non mi mancava affatto. Arrivederci e buon viaggio.
Ero fuori da tutta quella merda.
"Tutto bene lì?" Mi chiese Dean. "Sembri abbastanza tranquilla."
"Stavo solo pensando." Sospirai.
"Beh, saremo a casa mia in due minuti al massimo. Andrà tutto bene. Non preoccuparti." Sorrise verso di me.
Erano circa le 10:00. Era tutto buio fuori, le tenebre circondavano la luna. Era bello sapere che ero sfuggita a quell'inferno. A questo punto, non avrebbe mai trovate Chloe. Perchè poi? Perchè avrei dovuto pagare per un errore di mio fratello? Perchè avrei dovuto nascondermi per evitare di essere uccisa? Questo era il motivo principale per cui avevo lasciato Justin, non perchè mi aveva dato un pugno. Stavo aspettando l'occasione giusta per andare via.
Uno dei motivi per cui Justin mi dava sui nervi, era il fatto che aveva a che fare con il mio passato.
Al liceo, diciamo che molti ragazzi pensavano che fossi carina. Li avevo sempre attirati per la mia simpatia, per la mia semplicità. E non avevo mai dato il mio corpo a nessuno. Pensavo che potessi arrivare ad avere una vera amicizia con Justin.. cazzate.
Lo ammetto, Justin era un ragazzo davvero attraente, misterioso, sexy, affascinante, seducente e... Cosa?!
Beh, in ogni caso il suo carattere lo distruggeva del tutto.
"Casa, dolce casa." Disse Dean, entrando nel vialetto di casa sua. Scesi di macchina e mi condusse alla porta. La aprì e mi fece entrare dentro.
"Hai una bella casa." Dissi, fissando i divano in pelle marrone scuro, i ripiani in marmo, gli elettrodomestici in cucina in acciaio. La sua casa era piuttosto carina.
"Grazie!" Disse vivacemente, dirigendosi verso il frigorifero. Lo aprì e dopo prese un pacco di ghiaccio gel. "Per te." Sorrise, avvicinandosi a me per mettermelo sopra la guancia. "Tienilo così il più lungo possibile." Arrossii.
"E' davero freddo. Non ne ho bisogno." Mormorai, emettendo un piccolo sbadiglio.
"S-Sei stanca?" Chiese, con un enorme sorriso sul volto. Mi lasciai sfuggire una risatina.
"Sì, ne ho passate davvero tante oggi."
"Come mai è successo tutto questo?"
"Sono troppo stanca per parlare di questo." Gli sorrisi. "Ho solo bisogno di qualcuno che mi porti a dormire."
Non riuscii a resistere. Avea un sorriso indescrivibile. Avrei potuto perdermi nei suoi occhi.
"Facciamo in questo modo. Prendo io il divano, tu puoi dormire nel mio letto." Sorrise scherzosamente, sfiorandomi il naso con un dito.
"Va bene." Dissi, infilando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Basta che mi mostro dove andare e ti dirò tutto domani mattina." Mi prese per mano e mi condusse verso una porta, a destra della cucina. "Buonanotte." Gli dissi e chiusi la porta.
"Fammi sapere se hai bisogno di qualcosa!" Urlò dall'altro lato della porta. Lasciai sfuggire un sospiro di sollievo. Finalmente ero scappata da quell'inferno.
 
 

vi consiglio di leggere questo pezzo con questa canzone di sottofondo: https://www.youtube.com/watch?v=Aihu16RyYp8
 
Justin's Point of View:
 
Non potevo crederci. Se n'era andata davvero.
Quando le ho dato un pugno, non stavo pensando chiaramente. L'ho vista come uno di quei ragazzi che ogni giorno mi chiama 'fallimento'. Era una vita che mi chiamavano così. Ero stanco, stufo.
Le persone più vicine a me, a cui io volevo bene, anche loro mi chiamavano così.
Mio fratello, e soprattutto, i miei genitori.
Loro hanno sempre preferito Damien a me, dicendo che era più bravo di me a scuola, che avrebbe avuto un successo enorme. Io d'altra parte, pensavo che sarei diventato un barbone che viveva ancora con loro anche all'età di venticinque anni. Venivo sempre picchiato da mio padre per cose senza senso. Un tempo ero un grande alcolizzato, ma a mia madre non interessava. Facevo un errore e mio padre mi feriva. Dovevo sforzarmi di essere il figlio perfetto. Ma perfetto dove? Copiavo Damien in tutto ciò che faceva, così che i miei genitori potessero trattarmi meglio. E nonostante tutto facevo solo cose che mi portavano sulla strada sbagliata.
Quando i miei genitori vennero uccisi, mio fratello entrò a fare parte dei Venom. Non appena vidi che Damien era fondamentalmente un criminale e pensando che i miei genitori fossero fieri di me, seguii le sue orme.
Avevo solo quattordici anni quando iniziai, ma ora ne ho diciotto e non posso più scappare.
Uccidere la gente per i soldi o prendere ragazze e portarmele a letto era normale ormai.
Julia Gallo però mi aveva fatto aprire gli occhi, non tutte le ragazze erano facili.
Dovrei andare a cercarla o no? Sarebbe valsa la pena? Inseguire una ragazza che forse non tornerà mai, che forse mi odierà. Vorrei solo aver saputo di più su di lei. Vorrei che fosse qui con me ora. Ma lei non c'era. E non voleva esserci.
Mi dispiaceva davvero tanto per quello che avevo fatto. Non mi perdonerà mai, sicuramente, ma voglio farle sapere che mi dispiace davvero. Mi mancava. Mi mancava il suo sorriso, i suoi occhi, le sue risposte di merda.
E non so come, Julia apparve proprio lì, accanto a me. Come un fantasma, ma pur sempre come una meravigliosa principessa. Sbattei le palpebre, chiusi gli occhi e quando li riaprii non c'era più.
Non c'era più.
Ci avevo messo tanto, forse troppo, a capire come voleva essere trattata.
Per lei avevo fatto cose che non avevo fatto per nessun'altra ragazza.
Ma dopo che l'ho picchiata, baciata e spinta, era solo colpa mia se era andata via.
Mi sentivo un mostro che non riusciva a controllare le sue azioni.
Presi il tavolino di vetro e lo lanciai via, distruggendolo in piccoli frammenti.
Ero un errore. Un fottuto errore. Non riuscivo a cambiare per nessuno, neanche per la ragazza che più amav..
Non riuscivo a far stare bene nessuno. Non avevo mai visto un sorriso sul volto di Julia. E questo mi feriva troppo.
Avevo provato a farla ingelosire, l'avevo baciata, per vedere poi come avrebbe reagito, ma niente. Forse non sentiva lo stesso che provavo io per lei. Non avevo mai provato questa sensazione prima d'ora.
Non mi interessava trovare Chloe, volevo solo trovare Julia e farle sapere che mi dispiaceva davvero tanto. Volevo scusarmi per tutto quello che le avevo fatto passare in pochi giorni.
Non solo mi mancava la sua presenza, mi mancava anche la sua bellezza. I suoi occhi blu, che mi fissavano quando la svegliavo al mattino. I suoi capelli castani, che ogni tanto ero andata ad accarezzare mentre dormiva, la notte. Ma questo non l'ho mai raccontato o detto a nessuno.
Le sue labbra erano così morbide. Quanto avevo voglia di baciarle, adesso.
Il suo leggero accento italiano mi faceva impazzire. Avrei potuto ascoltarlo per tutta una vita.
Volevo solo che me le sussurrasse all'orecchio per sempre.
Il giorno che l'avevo trovata nel vicolo, avevo voglia di portarla a casa solo per potermela scopare. Dopo un paio di giorni, aveva iniziato a piacermi la sua presenza.
Anche se faceva la stronza, mi faceva morire. Il suo carattere forte era la parte migliore di lei, oltre al suo aspetto. Era il tipo di persona di cui avevo bisogno.
Non è che la voglio qui con me. Io ho proprio bisogno di lei qui, ora.
Il divano in cui ero appoggiato, era quello su cui aveva dormito ogni notte.
C'era odore di lei. Delizioso. Come un prato di fiori freschi. Dovrei essere incazzato con lei perchè mi aveva lasciato qui, solo, ma me lo meritavo. Se fossi stata in lei, non avrei mai accettato alcuna scusa. Merito di rimanere qui, solo. Anche se mi mancava, lei meritava di vivere con qualcuno migliore di me.
Il senso di colpa mi stava uccidendo. Non riuscivo a dormire. Forse avrei dovuto rinunciare alla ricerca di Chloe e concentrarmi sulla ricerca di Julia, così da poterle chiedere scusa per tutto.
Prenderla a pugni era stato uno sbaglio enorme. Forse non accetterà le mie scuse, ma voglio che sappia che sono dispiaciuto. Dopo tutto quello che aveva vissuto, meritava il meglio.
Avevo paura per lei. Era l'obiettivo di molte persone lì fuori. Probabilmente anche lei aveva paura.
Dio solo sa dove potrebbe essere in questo momento. Ma ovunque lei sia, spero che stia bene. E ovunque lei sia, la troverò, la prenderò, la porterò a casa mia e la farò mia. Mia per sempre.
 
 
Little spoiler, I'm a bich, yay.
Arrivammo davanti alla casa di Justin.
Lo vidi uscire, sembrava stremato. [...]
Perfetto. 
"Dean? Esci fuori dalla macchina con me."
Dean si strinse nelle spalle e uscì dalla macchina. Feci lo stesso. Justin si bloccò vedendoci uscire dalla stessa auto.
"Fai sembrare tutto il più hot possibile." Avvicinai il mio corpo al suo. "Dammi tutto quello che hai."
Le nostre labbra...
 
 
*risata diabolica* col cazzo che vi dico come continua, lolz.
grazie per le recensioni dello scorso capitolo, vi amo da mooorire!
presto vedrete che il muro che julia aka chloe si è costruita crollerà in un batter d'occhio,
e si innamorerà anche lei di justin.
molto, molto, molto presto, accadrà.
a doomani.

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Capitolo 13
*** I don't care. ***




Chloe's Point of View:
 
Venni svegliata dal profumo di frittelle con sciroppo d'acero sopra. Mi alzai ed entrai in doccia.
Solo quando uscii, però, mi resi conto che avevo lasciato i vestiti a casa di Justin. Proprio quando pensavo di aver scampato l'inferno, dovevo rientrarci. Dopo quello che aveva fatto non avevo voglia di vederlo.
Ma come avrei potuto fare?
Dovevo chiedere a Dean di accompagnarmi a casa di Justin. Ed era l'ultima cosa che volevo fare, in realtà.
Scesi le scale e andai in cucina, trovandolo mentre camminava per la stanza. Aveva dei pantaloni neri a righe lunghi e una canottiera che gli metteva in risalto i muscoli.
"Buongiorno!" Mi disse, abbracciandomi. "Non ti avevo vista. La tua guancia sta molto meglio!"
Mi toccai la guancia per notare che aveva ragione, non era così doloroso come ieri. E non era più gonfio.
C'era solo un livido marrone, che volevo eliminare in fretta.
"Ho visto che hai già fatto colazione." Risi, fissandolo negli occhi mentre continuava ad abbracciarmi.
"Vedi quel piatto lì?" Annuii, fissando un piatto con le frittelle, piene di sciroppo d'acero e con qualche fragola intorno. 
Mi avvicinai al tavolo rotondo di vetro e iniziai a mangiare quella meraviglia. Non avevo mai assaggiato lo sciroppo d'acero canadese. Era buonissimo. Non mangiavo così bene da un bel po'.
"Le fragole sono buonissime!" Dissi a Dean.
"Aspetta di provare le frittelle!" Esclamò, sedendosi accanto a me e iniziando a mangiare. 
Avevano un sapore fantastico.
"Tutto bene?" Gli chiesi. Mi sembrava strano.
"Voglio solo sapere una cosa." Aggrottò le sopracciglia. "Come mai vivevi a casa di Jay?"
Mi ci volle un po' per trovare la risposta giusta. Non potevo dirgli che ero scappata da mio fratello, che una banda mi aveva rapito, che poi un ragazzo mi aveva preso con sè e che avevo dovuto cambiare nome.
"Sono venuta qui dalla California, e ho finito i soldi, così sono finita per strada una notte." Mi morso l'interno della guancia, sperando che mi credesse. "Lui mi ha trovato in un vicolo e mi ha portato a casa sua, ma ha sempre e solo pensato al fatto di potermi scopare, un giorno."
"Non puoi fidarti di quel ragazzino." Dean scosse la testa, sorridendo. "Non è un bravo ragazzo."
"So com'è fatto." Spinsi il piatto lontano da me, sentendomi piena. "Mi usava come se fossi una specie di bambola di pezza."
"E' solo lui, Jay."
"Un giorno è rientrato a casa incazzato nero, mi ha afferrato il viso e mi ha baciata." Scossi la testa. "Mi ha toccato il culo, mi ha spinto via.. E mi ha fatto del male."
Ricordai tutte quelle scene, le immagini correvano chiaramente nella mia mente. Iniziai a giocare con le dita sotto il tavolo. Ero nervosa.
"Allora, quando ti ha preso a pugni non è stata la prima volta che ti ha toccato?" Chiese, passandosi la mano tra i capelli.
"No." Mormorai. "Non voglio più tornare da lui, ma devo farlo."
"Perchè?"
"Ho lasciato i miei vestiti a casa sua. Spero di non disturbarti troppo."
"Tranquilla, va bene." Mi rassicurò. "Posso portarti a casa sua subito dopo la colazione." Mangiò una fragola.
Sarei dovuta tornare in quella casa. Non volevo. Perchè avrei dovuto tornare da lui? Così avrebbe potuto abusare ancora su di me? Il fatto che dovevo rivederlo mi faceva rabbrividire.
"Va bene." Sbadigliai, bevendo un po' di acqua. "Vivendo con Justin, pensavo di riuscire a cambiarlo.. beh, un po' l'ha fatto."
"Che vuol dire?"
"C'è stato un giorno in cui era così apprensivo, attento, mi capiva. Ho davvero pensato che avesse un cuore."
"Spara."
"Gli ho raccontato della morte dei miei genitori, mi ha portato in un lago e abbiamo iniziato a parlare tranquillamente. Ci capivamo completamente. Poi siamo tornati a casa e mi ha messa a letto, senza volermi scopare per forza."
"Suona un po' come se tu gli piaccia." Fece un sorrisetto. Alzai gli occhi al pensiero che Justin provasse qualcosa per me.
"Sì, certo." Scossi la testa incredula.
"Conosco Jay come il palmo della mia mano, amore."
"Justin non lo farebbe mai. Posso già dire che non sono il suo tipo, inoltre."
"Sembra che tu lo stia rifiutando. Sono cresciuto con Jay. Non ha mai trattato una ragazza nel modo in cui mi hai appena detto tu."
"Ah sì? Preferirei conoscere qualcun altro. Lui è l'ultima persona a cui penso." Sputai.
Qualcun altro come Dean. Non so perchè, ma almeno lui mi tratta come un'umana.
"Che sfacciata." Alzò le mani in aria. "Dovrai solo vedere Jay un'altra volta e poi il gioco sarà fatto. Lo prometto. Andrà tutto bene, finchè starai qui con me."
Che carino.
"Preferirei stare con te, comunque. So che non mi faresti mai del male."
Lui mi prese la testa e la avvicinò alle sue labbra. Mi baciò dolcemente e poi mi sorrise.
"C'è qualcosa in te.." Sussurrò. "Sei così stupenda. Non mi meraviglio di sapere che Jay ti voleva con lui."
Arrossii.
"Stai arrossendo?" Mormorò. "Sei così adorabile."
Finalmente avevo trovato qualcuno che mi trattava bene, che mi trattava come mi meritavo.
"Penso che dovremmo andare a prendere le mie cose." Cambiai argomento. Ridacchiai nervosamente per tutto quello che era appena successo.
Non avevo avuto un ragazzo da quando? Da quando avevo 14 anni? Il suo nome era Nick. Per farla breve, mi ero innamorata di lui per poi scoprire che mi usava solo per il sesso. Ecco perchè è difficile che mi fidi di qualcuno.
"Cosa c'è che non va, piccola? Ti ho resa nervosa?" Ridacchiò.
"No." Risi e mi alzai dalla sedia.
"Vado a prendere le chiavi." Le prese sopra un mobile vicino alla cucina e uscimmo insieme di casa.
Salimmo sulla macchina e solo lì mi resi conto di stare tremando.
"Non sono pronta ad andare a casa sua."
"Se ti farà del male, lo ucciderò io." Sibilò, per poi sorridermi subito dopo.
"Sei comoda?" 
"S-sì." Balbettai, cercando di non pensare al fatto che stavo andando da Justin. "Mi sento a mio agio." Lo rassicurai.
"No, seriamente. Se lui prova a toccarti, è morto. Capisci?" 
"Capisco." Mormorai, mordendomi il labbro inferiore.
"Vedi, basta che cerchi di parlargli il meno possibile, entri in casa, prendi le tue cose e poi corri via." Mise la sua mano sulla mia coscia nuda. Iniziai ad arrossire.
"Sei proprio un ragazzo calmo, non è vero? E' difficile trovare dei ragazzi come te in giro."
"Stai dicendo che..." Si bloccò.
"Sto dicendo che sei molto educato. Sono impressionata." Gli sorrisi.
"Oh, quindi stai dicendo che pensi che io sia bello e che sarei perfetto per te, ma non riesci ancora a dirmelo?" Disse.
"Sei un lettore di mente professionale o sbaglio?" Lo presi in giro, ridendo.
"Lo vedo nei tuoi occhi." Mormorò, massaggiandosi la testa.
 
Arrivammo finalmente davanti alla casa di Justin dopo trenta minuti. Era tutto così strano. Era tranquillo.
La sua Dodge Charger 1968 era parcheggiata davanti alla casa. Era come se il tempo si fosse fermato lì. Di solito, a quest'ora, Justin era a 'fare commissioni' o a cercare di trovare 'Chloe'.
Oggi era diverso.
Beh presto vidi la porta di casa spalancarsi. Uscì Justin. Era lì, con una bottiglia di birra in mano.
Grande.
Sembrava esausto. La sua canottiera bianca che metteva in risalto i suoi muscoli, i suoi pantaloni larghi. 
Sembrava ubriaco, o forse lo era. Capii che dovevo fare qualcosa, dovevo fare qualcosa per dimostrargli che aveva sbagliato a trattarmi in quel modo. Non ero una delle solite ragazze che si scopa.
Alzai lo sguardo e lo vidi. Stava fissando me e Dean con uno sguardo disgustato.
"Dean? Esci fuori dalla macchina con me."
Dean si strinse nelle spalle e uscì dalla macchina. Feci lo stesso. Justin si bloccò vedendoci uscire dalla stessa auto.
"Fai sembrare tutto il più hot possibile." Avvicinai il mio corpo al suo. "Dammi tutto quello che hai."
 
 
Seguii il mio primo istinto. Avevo dovuto farlo.
Presi Dean dalla mascella e lo tirai per poi baciarlo. Feci scivolare la mia lingua dentro la sua bocca. Inclinai la testa di lato, così che lui potesse baciarmi ancora più aggresivamente. Iniziammo a sfregare i nostri corpi, non riuscii a resistere.
Dopo un po', mi staccai da lui, per vedere Justin con uno sguardo sconvolto sul suo volte.
Decisi di affrontare finalmente le mie paure e mi incamminai per il lungo sentiero verso la casa di Justin, per poi trovarmi faccia a faccia con lui.
"Sono venuta a prendere le mie cose." Mormorai, sorpassandolo. Puzzava di birra. E onestamente mi faceva paura.
Mi seguì in casa mantenendo la giusta distanza dietro di me, mentre mi avvicinavo al divano per prendere le mie cose.
"Non lasciare di nuovo questa fottuta casa!" Urlò, mentre le lacrime si formarono nei miei occhi. "Mi hai fatto stare così maledettamente in pensiero! Ero preoccupato!"
"Perchè dovresti essere preoccupato per me?" Gli gridai contro.
"Perchè..." Si lasciò sfuggire un sospiro.
"Perchè non è una risposta adeguata, Justin Bieber." Sputai.
"Il mio fottuto nome è Jay, dannazione!" Mi allontai da lui, intimorita.
"Senti, a me non interessa, davvero." Dissi, incrociando le braccia al petto.
"Ho bisogno che tu rimanga." Mormorò, stringendo il mio braccio con fermezza.
"Perchè?" Afferrai il suo braccio e lo allontanai dal mio. "Così puoi prendermi a pugni quando cazzo ti pare?"
Ero incazzata nera. Non solo vederlo mi aveva infastidito, ma voleva anche che rimanessi lì con lui?
"Perchè diavolo eri con lui?" Si leccò le labbra. "Eh?"
"Volevo allontanarmi da questo inferno, volevo allontanarmi da te, ecco perchè!" Sbottai, cercando di trovare il mio zaino per poi metterci dentro i vestiti. Improvvisamente, sentii una mano afferrare la mia spalla. Mi girai e mi ritrovai faccia a faccia con Justin.
"Non hai nemmeno idea di quello che Dean potrebbe farti." Mi guardò negli occhi.
"Invece lo so!" Mentii, non avendo idea di cosa stesse parlando.
"No cazzo, non lo sai! Sei così fottutamente ingenua da credere a qualsiasi cosa!" Mi urlò in faccia.
"Sì?"
"Fai un giro nelle auto di persone a caso che non conosci nemmeno!" Gridò. Guardai fuori per vedere Dean appoggiato alla sua auto.
"Preferirei stare con Dean! Mi posso fidare di lui!"
"Sei così fottutamente stupida. Lo conosci da un giorno!" Sputò, avvicinandosi a me.
"Non sto dicendo che mi fido completamente di lui, cazzo. Sto dicendo che mi fido più di lui che di te." Sorrisi, mettendo una mano sul mio fianco destro.
"Tu non capisci!" Alzò gli occhi al cielo. "Sei una stupida del cazzo!"
"Vaffanculo!" Alzai il mio dito medio.
"Ti sfido a farlo, Julia. Ti sfido, cazzo." Gemette cupamente, stringendo i pugni.
Feci una pausa, pensando a tutto quello che mi stava succedendo.
Se fossi rimasta con mio fratello tutto questo non sarebbe mai accaduto.
Avevo incontrato solo problemi senza Brad accanto a me. Avevo bisogno di lui più di qualsiasi altra cosa al mondo, in questo momento.
Eppure ero curiosa di sapere perchè Justin voleva che rimanessi lì con lui. Perchè mi implorava di rimanere lì? 
"Perchè ti interessa quello che faccio o con chi esco, Justin?" Chiesi con calma, fissandolo negli occhi. "Tutto quello che sono per te è solo una scopata. Sono una delle tante ragazze che ti fai, giusto? Questo è il motivo per cui non voglio più rimanere qui. Ma perchè ti comporti così? Perchè ti importa che io vada con lui o no?"
"Perchè ti amo cazzo." pensò Justin nella sua mente.
"Non mi importa in realtà." Mormorò. Si girò e camminò per la stanza. Mi girai e presi le cose, mettendole dentro lo zaino. Rinunciai del tutto a quella conversazione e camminai verso la porta. Mi affacciai e vidi Justin che stava litigando con Dean. Lasciai cadere lo zaino in terra per correre da loro.
"Stai alla larga da lei, bastardo!" Sputò Justin.
"Pensavo che non significasse niente per te, fratello." Dean gridò, avvicinandosi a Justin. Mi morsi l'interno della guancia, in realtà volevo assistere a questa lite per vedere chi avrebbe vinto.
"Ottimo lavoro, Dean." Justin scosse la testa con rabbia. "Per quanto mi ricordo, Alexa era la tua ragazza. E ora stai uscendo con Julia. Segui le sue stesse orme, vedo." Lo derise, passandosi una mano tra i capelli.
"Non ho tradito Alexa con Julia. Julia è la tua ragazza." Dichiarò. Sentii il mio cuore fermarsi. "Ti sei scopato la mia ragazza, così io prendo la tua. Mi sembra giusto, no?"
Mi ritrovai in lacrime. Ero stata usata, ancora una volta. Dovrei essermi abituata, ma invece faceva così tanto male.
Non potevo crederci che era successo un'altra volta.
Justin sferrò un pugno sulla mascella destra di Dean, che cascò sulla sua auto provocando un brutto suono. Mi ero ritrovata a fare il tifo per Justin, invece.
Dean prese Justin da dietro e gli mise le mani davanti alla bocca per farlo soffocare, ma Justin gli diede una gomitata nelle costole e poi un calcio in pieno stomaco.
"Stai alla larga da Julia, Dean." Justin sputò per terra. "Se mai ti rivedrò in giro per qui a giocare con lei un'altra volta, sei morto!" Spinse Dean contro la sua auto.
Dean si rialzò e diede un pugno in faccia a Justin. La mia bocca si spalancò. Era bello sapere che Justin aveva preso le mie difese, ma avrebbe vinto?
Justin spinse Dean in terra, e si buttò sopra di lui prendendolo a pugno nello stomaco. C'era sangue ovunque e il naso di Dean era rotto. I pugno di Justin erano rossi dal sangue. Lui indietreggiò, allargando le braccia e facendo segno a Dean di picchiarlo ancora.
"Hai detto che la ragazza non significava niente per te! Se è così, allora perchè vuoi così tanto che stia con te?" Dean urlò dolorosamente appena Justin gli tirò un pugno e lo fece cadere a terra. Justin ignorò totalmente quello che disse Dean e si voltò, camminando nella mia direzione.
"Chi è il ragazzo innamorato adesso, eh?"
Ragazzo innamorato? Queste erano le ultime parole con cui Justin doveva essere chiamato. Non c'era un solo accenno di amore nella suo anima.
Dean si alzò, si riaddrizzò i vestiti e poi salì in macchina, zoppicando e gemendo dal dolore. Non sapevo cosa fare.
Justin passò davanti a me. Non sapevo cosa sarebbe stato meglio. Andare con il ragazzo che mi ha usata per fottere Justin o andare con il ragazzo che mi ha dato un pugno sulla guancia? Entrambe le scelte sembravano patetiche, ma che altro potevo fare? Rimanere per strada?
Mi girai per vedere Justin accanto a me. Il suo volto era vicino al mio, pieno di sangue, contuso. Era tutto sudato. Non volevo spingerlo via, dopo tutto quello che aveva fatto.
"Per favore, rimani qui con me." Mormorò nel mio orecchio, stringendomi la mano destra e facendomi venire mille strani brividi su per la schiena.
"Vieni o cosa?" Mi chiese Dean dal finestrino della macchina. Si comportava come se nulla fosse appena successo, come se non mi avesse fatto niente. Falso di merda.
Strusciai il braccio sulle mie labbra per mandare via i germi e il sapore delle sue labbra sulle mie, facendo in modo che lui mi vedesse. Mi voltai bruscamente e presi per mano Justin, conducendolo davanti a casa sua. Di una cosa ero certa: Non avrei mai più voluto vedere Dean in vita mia. Era il tipico ragazzo con cui avevo avuto a che fare altre volte. Non avevo bisogno di altre persone come lui intorno.
Justin salì le scale senza dire una parola. Sapevo che lui conosceva tutta la situazione e in un certo senso era imbarazzante. Non potevo dargli la colpa. L'ipotesi di Dean che piacevo a Justin era stata la ciliegina sulla torta. Non avrei mai creduto a quelle parole, a meno che non uscissero fuori dalla bocca di Justin.
Dimenticando il fatto che Justin mi aveva dato un pugno e che Dean mi aveva usato.. Cosa stavo facendo ancora qui? Tutto cominciò da quando mio fratello mi disse di non avvicinarmi a Stratford. Non lo biasimavo. Ma ora se gli avessi raccontato tutto, non mi avrebbe lasciato mai più andare in viaggio da qualche parte.
Era stato un errore mio, e toccava a me pagarne le conseguenze.
Capii che Justin aveva ragione. Ero così ingenua. Credevo a ogni parola che qualcuno mi diceva. Mi innamoravo dei ragazzi facilmenti. E tutto accadeva per un motivo: per il caos che c'era dentro di me.
Mio fratello era la radice di questa confusione, ma ero stata io a ramificare il tutto. Volevo tornare in California, dove avrei potuto andare in giro senza fingere di essere questa 'Julia Gallo'. Volevo essere conosciuta come Chloe Romano, la ragazza dal cuore gentile, non Chloe Romano, la ragazza con il fratello che aveva ucciso la fidanzata del fratello di Justin Bieber.
Sapevo dentro di me, nel mio cuore, nella mia anima.. che questo viaggio non era ancora finito.
 
 
Spoiler:
 
"Sei tornato!" Justin guardò quel ragazzo dritto in faccia. "Julia, questo è mio fratello, Damien."
Suo fratello mi guardò in un modo strano, non riuscii ad identificare bene quello che il suo sguardo voleva dirmi.
Ma poi capii. Lui era Damien, il fratello di Justin, a cui mio fratello aveva ucciso la fidanzata, e quel ragazzo che voleva uccidere Chloe Romano, ovvero me.
Sarei ufficialmente morta stanotte.
 
Sono una bambina bravissima, lol.
Vi ho postato due capitoli in uno solo, infatti è per questo che questo capitolo è più lungo del solito.
Grazie per le recensioni, sono arrivata a più di 100 e questo mi rende più che felice!
Maybe, aggiorno questa sera stesso. Solo se ricevo delle belle recensioni eeeheheh.

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Capitolo 14
*** Thank you... ***




Justin's Point of View:
 
"Julia," chamai, cercandola per tutta la casa con le mani in tasca. "Vuoi andare a mangiare fuori? Hai fame?"
Tutto quello che sentii fu un completo silenzio. E il silenzio a casa mia significava che sentivo il ticchettio degli orologi e il rumore del condizionatore d'aria. 
Dopo la discussione con Julia e dopo a rissa con Dean, ero indolenzito da testa a piedi.
Era un po' difficile andare in giro con tutti quei lividi. Voglio dire, stavo bene. Avevo fatto incidenti peggiori in passato. Ero stato accoltellato nel mio fianco destro, mi avevano sparato un proiettile nel mio petto.
Raggiunsi la cucina e presi un bicchiere d'acqua, quando sentii dei singhiozzi e un tirare su con il naso provenire dalla direzione opposta in cui mi trovavo. Camminai cercando di capire da dove provenisse il rumore, mettendo il bicchiere sul bancone accanto al frigo. Non avevo la più pallida idea del posto da cui provenivano quei singhiozzi e quei pianti. In punta di piedi mi avvicinai al bagno e sentii piagnucolare e il suono del tirare su con il naso.
Era Julia.
"Julia?" Bussai alla porta. "Va tutto bene lì dentro?" Chiesi.
"Vai via!" Gridò. "Sto facendo una doccia." Mentì lei, tirando su con il naso di nuovo.
"Non sembra che tu stia facendo una doccia, genia."
Sapevo che lei non voleva che la vedessi piangere. Non la biasimavo, dopo tutta la merda che aveva dotvuto passare in questi giorni. L'avevo trasformata in un disastro completo. Era tutta colpa mia. Sicuramente teneva tutte quelle emozioni dentro di lei e dopo era scoppiata, non riuscendo più a tenerle tutte dentro.
"Vai via e smetti di rompermi!" Urlò. La sentii venire più vicino dall'altro lato della porta. Appoggiai la testa alla porta, come se l'avessi appoggiata alla sua testa.
Volevo farle sapere che mi dispiaceva davvero per tutto. Anche se lei si era comportata maleducatamente, non potevo giudicarla. Ancora una volta, non sapevo niente su di lei. Non sapevo cosa aveva passato, a parte la morte dei suoi genitori. Volevo trovare un modo per aiutarla, per capirla.
Volevo sapere, soprattutto, perchè era rinchiusa in bagno e piangeva così tanto.
 
Chloe's Point of View:
 
Non ce la facevo più. Mi sentivo come se stessi per morire.
Avrei dovuto ascoltare mio fratello, in principio. Mi aveva avvertito una decina di volta di non avvicinarmi a Stratford. Gli avevo dato retta? No. Ecco perchè adesso ero coinvolta in tutte quelle cazzate. Ecco perchè mi trovavo a casa con qualcuno che non conoscevo bene. Ecco perchè dormivo sul divano e non sul mio letto morbido. Ecco perchè ora non riesco a smettere di piangere.
Justin era proprio fuori dalla porta del bagno e cercava di capire cosa mi stesse succedendo.
Stavo piangendo troppo, avevo un aspetto orrendo, non potevo farmi vedere da lui così.
Mi piaceva fare vedere alle persone che ero forte. Ma era difficile farlo in una situazione come quella. La colpa poi era solo mio.
"Possiamo solo parlare? Per favore." Mormorò Justin dall'altra parte della porta. "Mi fa schifo pensare che litighiamo sempre per delle cazzate. La mia domanda è.. perchè?" Dissi. Mi bloccai, non riuscendo a dire altro.
"Lo so che non sei in doccia. So che stai piangendo. Quindi ti prego, apri la porta. Possiamo parlarne."
Lentamente, presi un fazzoletto e mi soffiai il naso, lo gettai nel cestino accanto al lavandino e mi avvicinai alla porta. Sembrava come se Justin stesse facendo la stessa cosa dal lato opposto.
"Sto uscendo." Dissi con voce tremante. Mi aggrappai alla maniglia, la sbloccai e poi la girai, aprendo la porta e ritrovandomi Justin in piedi davanti a me. Aveva un livido enorme sulla guancia e i suoi capelli erano disordinati. Aveva un'espressione preoccupata sul viso, non capivo. Improvvisamente scoppiai e mi ritrovai a piangere ancora più di prima.
"Vieni qui." Mormorò, facendomi cenno di avvicinarmi a lui. Mi fissò con un'espressione vuota, poi emise un profondo sospiro. "Vieni qui e basta." Disse con calma.
Avete presente quando stai piangendo e qualcuno cerca di consolarti facendoti piangere ancora di più?
Questo è esattamente quello che stava succedendo. Non capivo cosa mi stesse succedendo.
Avevo solo bisogno di un grande abbraccio da parte di qualcuno. Mi sentivo a pezzi. Ero a pezzi.
In pochi secondi, mi ritrovai nelle braccia di Justin. Lo ammetto.. Era così bello essere abbracciata (da lui) dopo tutto quello che era successo negli ultimi giorni. Era caldo, la camicia bianca con lo scollo a V era davvero morbida. Mi sentivo così bene...
Smettila, Chloe. Non puoi pensare in questo modo.
Cominciò a strofinarmi la schiena. Guardai la sua maglia, grazie alle mie lacrime era umida, fradicia.
"Vieni in cucina con me." Mi mise la mano dietro la schiena e mi fece camminare fino alla cucina. Non avevo idea di cosa mi stesse succedendo. Mi afferrò gentilmente la vita e mi mise a sedere sul tavolo. Prese una borsa del ghiaccio dal congelatore e dopo avermi asciugato le lacrime, me la mise sopra la guancia, tenendolo lì. Mi guardò negli occhi. "Sono davvero, davvero dispiaciuto."
"So che lo sei. A qusto punto.. Non è niente." Mormorai. Poi presi il ghiaccio e lo misi sul suo livido. Emise una risatini. Lui ne aveva bisogno più di me. 
"Non puoi farlo, Julia. Ho fatto una cazzata. Ho sbagliato a tirarti quel pugno. Le parole non possono spiegare quanto cazzo sono dispiaciuto."
"Hai sbagliato." Accettai. "Ma l'ho superata. Ho cose più importarmi per cui preoccuparmi." Scesi dal tavolo fissando il pavimento.
"Potremmo parlarne." 
"Non capiresti."
"C'è qualcosa che posso fare per te? Per scusarmi di tutto quello che ti ho fatto." Si avvicinò a me. Era in piedi a poca distanza dietro di me, sentivo il suo respiro sul mio collo.
"No." Incrociai le braccia al petto. "Non lo so."
"Vuoi ancora andare a mangiare? Posso portarti ovunque tu voglia. Dove ti piacerebbe andare."
"Non ho fame." Non riuscivo a trattenere le lacrime a lungo. Avrebbero smesso prima o poi?
"Julia..." 
"Non ti importa a meno che non mi metta a piangere, vero?" Sputai. "Non ti sei mai preoccupato."
"Non è così! Ho solo -"
"Ascolta Justin, io vado a dormire. Non sono in vena." Dissi avvicinandomi al divano.
Justin esalò un lungo e profondo respiro - abbastanza forte da farmi sentire. Improvvisamente, sentii dei passi dietro di me e in seguito una mano che mi fermò afferrando il braccio.
"Tu non dormirai più sul divano." Dichiarò, trascinandomi in cucina.
"Perchè no?" Dissi, asciugandomi le lacrime dagli occhi con l'altra mano.
"Ti farà male la schiena!" Mi urlò in faccia.
C'era sempre tutta questa tensione tra noi due. Non sapevo da dove cominciare. Io ero in lacrime, mi tremavano le gambe e lui aveva il viso completamente rosso di rabbia. 
"La mia schiena sta benissimo," mormorai, fissando il pavimento. "Dimmi il vero motivo per cui mi stai chiedendo di non dormire sul divano."
Lui esitò, dando uno sguardo a tutta la stanza. Serrò la mascella e poi mi guardò finalmente negli occhi. Deglutì con forza. Era imbarazzante.
"-Perchè..." si leccò le labbra. "Voglio parlare con te. Voglio stringerti a me."
Lo guardai confusa. Voleva stringermi? Oh vabbene, era il senso di colpa.
Era ora che questo ragazzo imparasse una lezione.
"Stringermi comporta anche scoparti?" Sorrisi con le lacrime che ancora rigavano il mio volto.
"No." Borbottò. "Sono sempre io, solo ti sto trattando nel modo in cui vorresti essere trattata."
Gli diedi uno sguardo acido, poi seppellii la testa nel suo petto. Amavo abbracciarlo.
Avevo finalmente deciso di dare a Justin una soddisfazione.
"Bene." Accettai. "Puoi stringermi quanto vuoi."
E con questo, lasciò andare il mio braccio e salì le scale. Camminai dietro di lui. Aprì la porta della sua stanza e aspettò che entrassi anche io. Mi sedetti sul bordo del letto e aspettai che anche lui facesse lo stesso. Mi morsi l'interno della guancia.
Mi veniva da vomitare. Non dovevo essere lì dopo tutto quello che era successo. Non sapevo se fidarmi sì o no di lui. Perchè mi voleva lì con lui? Ci doveva essere un motivo.
Justin mise le scarpe nel suo armadio e poi si tolse la giacca, gettandola sul pavimento e guardando verso di me, sola sul bordo del letto. Si avvicinò e si lasciò cadere sul materasso, posando la testa sul cuscino.
"Come faccio a stringerti e a coccolarti se sei così lontana? Vieni qui e stenditi con me. Non mordo." Mi sorrise.
Feci quello che aveva appena fetto. Mi spostai accanto a lui. Senza rendermene conto, il suo braccio destro si avvolse inotrno alle mie spalle. Mi avvicinò a lui, avevo la testa nell'incavo tra il suo collo e la sua spalla.
"Hey." Sussurrai timidamente, mentre lo fissavo.
"Hey." Mi imitò, guardandomi negli occhi. "Sembri così carina."
Ignorai il complimento e mi avvicinai a lui, appoggiando la testa sul suo petto. La stanza era silenziosa. Era un momento abbastanza imbarazzante. Non avevo ancora capito il motivo per cui ero a letto con lui.
"Fallo cadere." Gracchiò profondamente. Non avevo idea di cosa diavolo stesso parlando, ma sapevo che stava cercando di iniziare una conversazione con me.
"Cosa?" Chiesi, guardando le mie gambe per vedere che l'unica cosa che indossavo erano delle mutandine e una maglietta. Vai così, Chloe.
"Qual è il tuo accordo con me?" Chiese. "Perchè sei così con me?"
Esitai per un momento. Aveva tanta voglia di parlare con me dei miei problemi di atteggiamento. Cose che non avevano assolutamente a che fare con lui.
"Non sei tu... è che-"
"E' cosa?" Sembrava interessato.
"I ragazzi che ho conosciuto in passato."
"Non capisco." Ammise.
"Probabilmente non capirai mai." Pensai.
"Volevo solo sapere il perchè, Julia."
"T-tutta la storia?" Balbettai in tensione più totale, non sapendo come spiegare.
Era una specie di lunga storia. Non sapevo come dirglielo, era imbarazzante per me.
"Sì." Rispose. Alzai il mio corpo dal suo petto, appoggiandomi con il gomito sul cuscino, così da poter mantenere un contatto visivo con lui.
"Al liceo, ho avuto tanti fidanzati. Era così facile per me innamorarmi dei ragazzi," Mi fermai per pensare a cosa dire. "Ma mi usavano tutti per motivi personali, e poi mi lasciavano."
"Non li biasimo, ma... Tu sembri così vera." Si leccò le labbra. "Non so. Dici la verità su tutto. Sembri il tipo di ragazza di cui chiunque si può fidare."
Deglutii, mentre il senso di colpa mi colpì. C'erano varie ragioni per questo.
Non ero stata vera con lui. Il 75% delle cose che gli dico sono bugie. Non gli dico la verità per una buona causa però, non volevo venire uccisa. Era colpa mia. Non potevo incolpare nessuno per questo, beh, a parte mio fratello. Ma le cose peggiori le avevo fatte tutte io.
Lui diceva che ero sincera quando:
1. Il mio nome non è realmente Julia.
2. Non gli volevo dire da chi stavo scappando quella sera nel vicolo.
3. Non potevo neanche ammettergli un motivo completo del perchè sono arrabbiata con lui. Non potevo raccontargli tutta la storia.
"Sì... Immagino. Quando ti ho incontrato, ho dovuto tenere la guardia alta." Chiusi gli occhi, vedendo che era preoccupato. "Ciò che ha reso le cose peggiori poi è stato il fatto che tu fossi un ragazzo a caso che mi aveva trovato per strada."
"Volevo portarti a letto. Poi, ho solo..." La sua voce di spende e i miei occhi si spalancarono per il fatto che aveva appena detto un controsenso.
"Tu cosa?"
"Mi sono sentito terribile per te. Non avevi un posto dove stare, non avevi amici qui. Volevo solo dare una mano."
"Beh..." Mi fermai in stato di shock completo. "E' stato gentile da parte tua."
"Già."
Ci fu un silenzio imbarazzante tra di noi. Tutta la casa era completamente in silenzio. L'unica cosa che riuscivo a sentire era il suono dei nostri respiri. Mi feci piccola per quello che stava per uscire dalla mia bocca. Il mio cuor era caldo. Non sapevo cosa stesse succedendo. Stavo per dire una cosa che non avrei mai detto giorni prima.
"Grazie." Mormorai, nascondendo il viso nel suo petto, non pronta per la sua reazione. Ero stata gentile con Justin Bieber per la prima volta in assoluto.
"Non c'è di che." Mi sollevò il mento per guardarmi negli occhi. "Sei una delle ragazze più belle che abbia mai incontrato in tutti i diciotto anni della mia vita."
Arrossii, ma ignorai il complimento, mordendomi il labbro e abbassando la testa. Ero il suo obiettivo, dato che voleva fare sesso con me.. Ma lo ero ancora. Ero la ragazza che doveva uccidere.
Si stava complimentando con il nemico. Guardai un po' intorno nella stanza di Justin.
Accanto al suo letto c'era una foto di lui e sua madre. Sembrava piccolo.
Accanto al suo comodino c'era uno zaino rosso. Aveva dei soldi canadesi che fuoriuscivan da esso. Ma cosa? Che aveva fatto? Erano i soldi per la droga? Aveva rapinato una banca? Che doveva fare con tutto quel denaro?
"Che cos'è?" Gli chiesi, puntando lo zaino con il dito.
"Soldi." Gracchiò profndamente, giocando con i miei capelli.
"Come li hai presi?"
"Ho rapinato il motel. Quello con il vecchio amico morto." Ammise.
Lo sapevo. Ricordo quel giorno in cui disse di dover andare a fare commissioni. 
"Perchè?" Chiesi incuriosita.
"Ero senza soldi. Non avevo scelta." Si strinse nelle spalle, fregandosene  di quello che aveva fatto. 
"Justin... davvero?" Chiesi.
"Fa tutto parte dei business, Julia." Dichiarò. "Fai cazzate che gli altri non avrebbero le palle di fare. Fai il possibile per sopravvivere. E' solo la realtà."
"Capisco." Mormorai, pensando che mio fratello si procurava i soldi vendendo droga.
"Sei troppo innocente per capire." Disse senza mezzi termini. "Posso immaginare cosa sta succedendo ora nella tua mente. Ci sono arcobaleni, unicorni, e questi testi di Taylor Swift e tutto quel tipo di merda."
Quella ha descritto non ero io. Ero tutt'altro che innocente. Dopo che mio fratello venne coinvolto con la violenza, dovetti mettermi in mezzo pur di salvargli il culo qualche volta. 
"Ah, ho capito tutto." Dissi con sicurezza.
"Allora, sai com'è vivere intorno a qualcuno che pensa a sè stesso e vive per la violenza?" Chiese serio. Sembrava come se stesse cercando di dimostrare una tesi.
"Saresti sorpreso..." La mia voce si spense. Non aveva idea di quello che io e mio fratello avevamo passato. Peccato che non potevo dimostrarglielo, mi avrebbe ucciso.
Ohh, i vantaggi di essere un Romano.
"-E saresti sorpreso perchè rimani sempre in questa casa." Sputai.
"Perchè mi tieni qui?" Lui esitò, roetando gli occhi ed emettendo un lungo sospiro.
"Non puoi essere vista con me." dichiarò cupamente.
"Perchè no?"
"Ti ucciderebbero in un baleno." Rividi mio fratello in Justin. Mi aveva detto la stessa cosa prima di partire.
"Non sono così debole come pensi." Risposi.
"Sei sicura di voler venire con me un giorno di questi?" Mi chiese con un sorrisetto. Era evidente che voleva farmi vedere i suoi affati. Peccato che sapevo già cosa succedeva nel suo mondo.
"Beh, voglio vedere quello che fai." Sorrisi. Non avevo intenzione di lasciargli vincere l'argomento. Io vinco tutto - questa è la verità.
"Preferirei di no." Scosse la testa.
"Che hai? Hai paura che qualcuno ti spari?"
"Ho già preso una pallottola nel petto. Sono stato pugnalato. Ho passato di tutto. Pensi che abbia paura di fare questo?" Alzò la voce.
"Sì, ovviamente lo fai per un motivo." Dissi senza pensare al motivo per cui era coinvolto in tutta questa merda. Sapevo che i suoi genitori erano morti, ma merda non entrare in questa realtà del cazzo.
"Mio fratello mi fa lavorare per lui. E' il mio sangue." Fece una pausa. "E l'unica persona che ho ancora nella mia vita. Ovviamente ho intenzione di seguire ogni suo ordine."
"Hai diciotto anni. E' meglio che tu scelga come vuoi vivere a questo punto."
Non dovrebbe dare ascolto a suo fratello, quando era grande abbastanza da saper decidere da solo. Era la vita di Justin. Può gestirla lui stesso.
"Non è facile e non vale la pena provare."
"Vale la pena provare." Solcai le sopracciglia, spostando la mia faccia più vicina alla sua, cercando di sembrare il più convincente possibile.
"Non capisci.. Va bene. Non voglio nemmeno più parlarne. Non so come comportarmi con mio fratello." Dichiarò confuso. C'era qualcosa di suo fratello che non voleva che io sapessi.
D'altra parte, c'era anche qualcosa di 'mio' fratello che non volevo che sapesse.
"Anch'io."
"Mio fratello non sono affari tuoi, quindi non voglio parlare di lui. 
"Non dovrei farlo neanche io." mormorai.
Silenzio. I miei occhi erano fissi nei suoi. Il mio cuore iniziò a correre. Che stavo facendo?
Justin mi guardò il culo, poi con la mano accarezzò la mia coscia sinistra, appoggiando la mano sul mio culo. Il mio corpo non aveva neanche voglia di combatterla.
Perchè sto reagendo in questo modo?
Ti stai innamorando di lui.
Stai zitta, coscienza del cazzo, tu non sai niente di me.
"Accidenti, tesoro. Non stiamo litigando per questo." Ridacchiò. "Ti è piaciuto?" 
Cazzo è bipolare. Un minuto fa era arrabbiato. Non riuscivo a ribellarmi. Se l'avesse fatto qualche giorno fa l'avrei ucciso, ma ora...
"No, solo che non voglio litigare con te di nuovo." Mentii.
"Certo." Affermò con sarcasmo. Non era stata una buona idea entrare nel suo letto in biancheria intima con solo una t-shirt sopra. Non ero solo un bersaglio per un omicidio, ero anche un bersaglio per il sesso.
"Dico sul serio." Sbottai, voltandomi nella direzione opposta alla sua. Portò le mani ai miei fianchi e tirò il mio corpo verso di lui. Il mio posteriore era appoggiato alla sua zona inguinale. Wow.
"Non riesco proprio a controllare le mie azioni, bambolina. Soprattutto quando si tratta di te." Ridacchiò tra sè e sè. "E' difficile anche venire a letto con te, o stare in questa posizione senza avere la voglia di infilar..."
"Ho capito cosa stai cercando di dire." Dissi. Sapevo che erano tutti complimenti, ma erano volgari.
"Ogni ragazzo sarebbe fortunato ad avere una ragazza così sexy tra le braccia." Disse, stringendomi di più.
Ero quasi pronta a rispondergli, ma si addormentò subito.
 
Dopo due ore di dormita insieme, nello stesso letto, guardai l'orologio digitale per vedere che ore erano: 01:03. Premetti i miei piedi freddi contro le sue gambe, attorcigliandomi a lui. Si svegliò a causa della freddezza dei miei piedi e dopo controllò l'orologio.
"E' tardi." Mormorò assonnato.
"Lo so." Dissi, sbadigliando e guardando verso il basso per vedere le braccia di Justin ancora strette intorno alla mia vita.
Anche in questo caso, cosa stavo facendo lì?
"Abbiamo parlato per due di fila." Dichiarò.
"No. Ti sei addormentato." Risi.
"Beh, forse lo abbiamo fatto nei miei sogni." Mormorò, respirando nel mio collo.
"Non è una brutta cosa." Sorrisi, pensando a quello che stava succedendo nei suoi sogni.
"Sono esausto. Vado a dormire." Ammise, lasciandomi e alzandosi. Spense le luci, lasciandomi al buio più completo. "Ma, prima di fare qualsiasi altra cosa," gettò le coperto su di me, massaggiandomi le gambe da sopra il lenzuolo. "Dobbiamo fare un accordo."
"Ovvero?"
"Dobbiamo lasciarci il passato alle spalle." Deglutì abbastanza forte da farmelo sentire. "I nostri litigi, il pugno, tutto. Ci stai?" Chiese serio, appoggiandosi sul letto, sopra di me. Le sue braccia muscolose lo tenevano in bilico sul mio corpo. Stavo immaginando come sarebbe stato se non avesse avuto le braccia, se fosse sopra di me, eccitato e sudato.. Chloe Romano, che cazzo stai facendo?
Questo accordo forse poteva essere un bene per tutti e due. Niente più scontri, niente più drammi, niente più spintoni, niente più pugni.
Posso farlo.
"Ci sto."
 
 
Un giorno intero era passato. Questa mattina mi ero svegliata accanto a Justin. Non aveva fatto niente di troppo volgare, la scorsa notte. Mi stringeva, come aveva promesso.
Una cosa che mi piace di Justin è il fatto che è vero. Non mente mai. Rispetta le sue promesse e se ha qualcosa da dire te lo dice in faccia. La gente in California, invece, è tutta falsa.
In questi giorni mi portò a mangiare fuori e non litigammo più come prima.
Lo aiutai anche a cercare di trovare Chloe, cioè me. Gli suggerii luoghi in cui non avremme mai potuto trovarla. Voglio dire, non ero stata proprio d'aiuto, ma sennò sarei morta.
Passavamo ore intere abbracciati sul divano a guardare il Jersey Shore, su MTV. 
Quel pomeriggio, Snooki era seduta nel frigorifero, perchè a quanto pare, il suo culo era in fiamme. Justin si lasciò sfuggire una risatina, guardando verso di me.
"Questo spettacolo rende gli italiani così stupidi." Disse con disgusto, ricordandomi le mie origini. Ero italiana anche io.
"Sto solo dicendo," dichiarò. Risi alla sua risposta. "Non mi divertivo così da un po' di tempo."
"Ad essere onesti, lo stesso vale per me."
"Sei stato cool." Ammise.
Ben presto, sentii la porta di casa aprirsi e un volto sconosciuto entrò in casa. Aveva dei jeans neri e una canottiera bianca. Fece irruzione come se niente fosse. Aveva gli stessi capelli di Justin, le stesse caratteristiche del viso.. Sembrava solo più vecchio.
Oh Signore.
"Sei tornato!" Justin guardò quel ragazzo dritto in faccia. "Julia, questo è mio fratello, Damien." Suo fratello mi guardò in un modo strano, non riuscii ad identificare bene quello che il suo sguardo voleva dirmi.
Ma poi capii. Lui era Damien, il fratello di Justin, a cui mio fratello aveva ucciso la fidanzata, e quel ragazzo che voleva uccidere Chloe Romano, ovvero me.
Sarei ufficialmente morta stanotte.
 
Spoiler:
"C'è qualcosa che ho bisogno di dirti, Justin." [...]
"Che c'è, Julia?"
"Questo non è il mio vero nome." [...]
"Non posso ucciderti Juli-Chloe. Non posso ucciderti, Chloe."
 
ommerda.
 
 
Domani aggiorno, aspetto taaante recensioni dato che il prossimo capitolo sarà uno dei più importanti.
Damien scoprirà Chloe, come la prenderà Justin? La ucciderà? Who knows.

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Capitolo 15
*** This is why I do the things I do around here. ***




Chloe's Point of View:
 
"Viene dalla California e ha vissuto con me per qualche giorno. Non è meravigliosa?" Chiese Justin a suo fratello maggiore, trascinandosi sul divano con il telecomando della tv nella mano sinistra e mantendendo sempre il contatto visivo con lui.
Damien annuì, e si avvicinò al divano, guardandomi dall'alto con un sorrisetto malizioso sul volto.
Sapevo che c'era qualcosa. Pochi secondo fa, mi aveva guardata con rabbia. Non sapevo cosa fare, così mi sedetti sul divano, facendomi gli affari miei. Justin aveva il braccio destro intorno alle mie spalle, era estremamente imbarazzante.
"Ciao." Lo salutai norvosamente, non sapendo cosa fare.
Lo fissai dritto negli occhi, cercando di capire che aveva intenzione di fare, ma niente. Semplicemente perfetto.
"Hey. Dammi un abbraccio. Non mordo." Disse e fece cenno di alzarmi in piedi. Gli diedi un piccolo abbraccio.
Puzzava di fumo e costosa acqua di colonia.
"Benvenuta a Stratford." Mi lasciò andare. Mi spinse forte, facendomi cadere proprio accanto a Justin sul divano. Iniziai a respirare rapidamente, non avevo idea di cosa fare.
Damien era in piedi sopra di me con una smorfia sul viso e faceva del suo meglio per intimidirmi. Non avevo idea di quello che stava succedendo, ma sapevo di essere in pericolo. Ero fottuta, non avevo alcuna via d'uscita da tutto questo.
"Ma che cazzo? Perchè lo hai appena fatto?" Chiese Justin alzandosi dal divano. Si lanciò verso il televisore spengendolo. Il silenzio riempì la stanza. Sia Justin che io eravamo confusi davanti alla faccia di Damien che era completamente turbato. Potevo vederlo nei suoi occhi.
"Giuro che questa puttana è una falsa!" Damien puntò il dito verso di me. Il mio cuore si bloccò appena sentii la parola 'falsa'. Ero fottuta. Non potevo incolpare nessuno, tranne me stessa. Sapevo perchè mi aveva chiamata in quel modo.
"Che cosa?" Chiese Justin completamente confuso, fissando prima suo fratello e dopo me. Per la prima volta, sembrava lui la vittima.
E io ero colui che aveva provocato tutto questo.
"Il nome di questa pezzente non è Julia!" Sputò Damien, guardandomi. Le mie ginocchia cominciarono a tremare. Deglutii abbastanza forte da farmi sentire da tutti nella stanza.
Dai, Chloe. Pensa.
Che cazzo potevo fare? Se mentivo ancora, avrei solo peggiorato la situazione.
"Ma che cazzo stai dicendo? Il suo nome è Julia." Si rivolse a me. "Giusto?"
Guardai Justin con la bocca spalancata, per poi guardare Damien non avendo idea di cosa dire. Non c'erano più due opzioni: la vita e la morte. Ce n'era solo una. La morte.
"Andiamo Julia rispondi... Non vuoi essere sincere con mio fratello?" Mi chiese Damien, incrociando le braccia al petto. Mi morsi l'interno della guancia, esitando a rispondere. Lui sapeva la verità, non potevo mentirgli ancora.
Era il capo dei Venom. Naturalmente avevo il diritto di avere paura. Non mi aspettavo che venisse da me e Justin e mi scoprisse in questo modo.
"Il suo nome è Julia. Perchè dovrebbe venire qui e fingere di chiamarsi in modo diverso?" Justin scosse la testa. "E' ridicolo."
"Digli la verità, Julia." Mi chiese Damien. Non risposi. Mi sedetti sul divano, combattendo contro la voglia di piangere. 
"Cosa stai dicendo?" Si mise le mani in tasca, fissandomi. "Puoi parlare con me."
"Sei fottutamente stupido? Ha cambiato la sua identità!" Damien urlò in faccia a Justin.
"Come fai a saperlo?" Justin borbottò negando tutto e passando una mano tra i capelli.
Damien faceva sembrare Justin un vero e proprio angelo. Pensavo che Justin fosse cattivo, ma Damien era un mostro. Voleva uccidermi. Mi ero pentita di essere venuta qui a Stratford, ogni giorno sempre di più.
Se avessi potuto tornare indietro, avrei seguito il consiglio di mio fratello.
Ero ovviamente un'idiota.
"Penso che tu abbia perso qualcosa!" Disse Damien, tirando fuori dalla tasca una carta e facendomela vedere. Era la mia patente. La presi e la misi contro il mio petto, così che Justin non avesse potuto vedere.
Justin mi guardò cercando di scoprire cosa c'era su quella carta. Mi allontanai da lui, assicurandomi che non avesse visto niente di tutto ciò.
Volevo parlargli in privato. I Venom mi avevano rubato la patente, e mi avevano anche trovata, ma poi ero scappata. Eppure Justin non sapeva niente di tutto ciò. In pratica avevo messo Justin in un disastro ancora più grande, per non avergli detto il mio nome, facendolo sembrare un'idiota.
"Stai prendendo le difese del tuo bersaglio?" Damien aggrottò le sopracciglia, gridando in faccia a Justin.
"Julia, cosa sta succedendo?" Justin mi guardò sconcertato. Non riuscivo a muovermi. Mi grattai la fronte nervosamente.
"Hai perso la lingua, troia?" Mi chiese Damien maliziosamente. 
"Per favore, posso parlarti fuori, Justin?" Tirai su con il naso, sentendo le lacrime sulle mie guance. "In privato."
Senza rispondere, Justin mi prese la mano e mi condusse verso la porta d'ingresso. Mi sentivo malissimo.
"Coglioni!" Damien urlò come Justin aprì la porta di casa. Mi portò fuori, chiudendosi la porta alle spalle e ognirando completamente quello che Damien aveva detto.
"Tutto bene? Perchè mio fratello ti sta accusando di avere cambiato identità?"
Mi fermai di fronte a lui. Non ero pronta a dirgli tutto. Non mi avrebbe mai dato un'altra possibilità. Una volta scoperta la verità, un proiettile mi attraverserà la fronte.
"C'è qualcosa che ho bisogno di dirti." Fissai il terreno, cercando di eliminare le lacrime dal mio viso. Era il terzo giorno di fila che piangevo senza interruzione. Non era normale. Non ero quel tipo di ragazza che piangeva sempre, a meno che qualcuno non moriva. Sapevo di essere in una situazione di vita o di morte.
Cosa avrei dovuto fare? Mentire e peggiorare le cose?
"Che c'è, Julia?" Disse, emettendo un piccolo sospiro.
"Quello non è il mio nome." Mormorai.
Justin sospirò, poi guardò di nuovo il terreno.
Non sembrava molto contento, ma era rimato calmo. Sapevo di essere nei guai. Con lui e con suo fratello, il capo. Non sarei stata punita solo da Justin, ma anche da suo fratello Damien.
Fantastico.
"Ti prego.. Dimmi solo la storia completa." Dichiarò. Sembrava deluso. Gli avevo mentito e lui mi aveva creduto. Non mi avrebbe mai perdonato.
"Rovinerò tutto." Mi morsi il labbro inferiore. "Ci farà tornare agli inizi, a quando litigavamo sempre. Saremo di nuovo in guerra."
"Per favore."
Sospirai, coprendomi il viso con la mano e preparandomi a singhiozzare davanti a Justin. Presi un respiro profondo.
"Non sono pronta per questo." Ammisi, passando la mano tra i capelli.
"Non puoi tenertelo più dentro. So già parte di quello che vuoi dirmi. Potresti anche farla finita."
C'ero quasi.
Consegnai la patente in mano a Justin. Chiusi gli occhi, preparandomi a ciò che stava per accadere. Non ero pronta per la sua reazione. Odiavo vederlo arrabbiato. Mi spaventava a morte. Suo fratello aveva cercato di farmi del male, ma non lo aveva fatto dato che Justin mi aveva difeso. Non avevo scelta.
La mia patente era nelle sue mani, ora.
"Chloe Romano?" I suoi occhi si spalancarono per lo shock. "Stai fottutamente scherzando, vero?"
"No." Il mio cuore smise di battere.
"Mi stai prendendo per il culo, cazzo!" Mi afferrò per le spalle e si avvicinò al mio viso. Mi guardò negli occhi, poi mi lasciò andare, si girò e tirò un pugno alla porta.
"Dico sul serio Justin!" Strillai, massaggiandomi le tempie.
"Dimostralo. Dimostralo e basta. Io non ti credo!"
"C'è una mia foto sulla patente!" Sentii le lacrime scendermi sulle gote arrossate. 
"La persona sulla carta ha i capelli più corti!" Negò di nuovo, fissando la patente.
"Avevo sedici anni in quella foto, Justin!" Dissi. "Sono morta, sul serio! Sono Chloe, va bene?" Mi allontanai lentamente da lui.
"Dimostralo, dannazione!" Sputò, afferrandomi il braccio. Potevo vedere nei suoi occhi che stava diventando emotivo. Non potevo più fare niente a quel punto. Quel che è fatto è fatto.
"Sono venuta qui dalla California per un viaggio. Mio fratello mi aveva detto di stare lontana da Stratford, ma io non l'avevo ascoltato." Deglutii. "-Perchè ero curiosa. Appena entrai nel motel, venni rapita dalla banda di tuo fratello, e successivamente mi presero la patente. Dopo un paio di giorni... Io-" Mi fermai, tirando su con il naso. "Finalmente riuscii a scappare da lì. E poi tu mi hai trovato in quel vicolo. Dovevo venire con te... Poi, ho scoperto qual'era il tuo obiettivo nella vita... E ho cambiato nome, così non mi avresti ucciso."
"Per tutto questo tempo, sapevi che avrei dovuto ucciderti, quindi perchè stavi con me, a casa mia?" Chiese serio.
"Mi dispiace tanto, Justin." Mi trovai nell'imbarazzo più totale, sapendo di non poter dire niente, tranne che scusarmi. 
"Porca puttana, il mio fottuto nome è Jay!" Gridò con tutta l'aria che aveva nei suoi polmoni. Trasalii e mi asciugai velocemente le lacrime dal viso.
Improvvisamente si voltò e tirò un pugno alla porta. Stava lì, con la schiena rivolta a me, ansimando intensamente. Sapevo che ero nella merda e dovevo dire qualcosa per mettere fine a tutto questo.
"Puoi uccidermi, ora. Le cose andranno molto meglio per te se lo fai." Mi avvicinai a lui ancora di più. "Tutti smetteranno di chiamarti 'fallimento', sarai meno stressato. Basta che prendi la tua pistola e mi spari."
"Non posso ucciderti Juli- Chloe. Non posso ucciderti, Chloe." Disse, chiamandomi con il mio vero nome per la prima volta. Era strano. Non lo biasimavo per la sua reazione. Quello che avevo fatto era sbagliato. "-E pensare che stavo iniziando a provare qualcosa per te... Il mio obiettivo, il mio bersaglio." Disse sottovoce, tirando su col naso subito dopo.
Sapevo che non voleva credere a quello che era appena successo. Mi sentivo così in colpa. Provava qualcosa per me e io lo avevo deluso. Tutto quello che riuscivo a fare era stare qui a piangere ancora più forte di prima.
"Hai promesso a tutti... Una volta che mi avresti trovato, mi avresti sparato un proiettile in testa, senza pensarci due volte. E' colpa mia. Sono io la causa di tutti i tuoi problemi. Quindi, mi ucciderai. Ti sentirai così sollevato." Suggerii. Ero pronta a subire qualsiasi punizione.
L'aria intorno a noi era tesa. Un nodo enorme si era formato nella mia gola. Justin era girato di schiena e si tirava i capelli evitando di guardarmi negli occhi. Tutto quello che riuscivo a sentire era il suono dei grilli e il battito del mio cuore.
Sapevo che eravamo tutti fottuti.
"Vai via. Non voglio mai più vedere la tua faccia in vita mia." Disse, con la schiena rivolta a me.
Voleva che me ne andassi, ma non avevo un posto dove andare. Avrei preferito morire, ma sapevo che Justin non si sarebbe mai perdonato per averlo fatto. Avevamo fatto pace ieri sera e ora era tutto come prima. 
"Ma, Justin! Io-"
"Vai via!" Gridò, continuando a non guardarmi. "Scappa via e non tornare mai più! Vai!"
Feci quello che mi aveva ordinato di fare. Lentamente, scesi i gradini di casa sua correndo. Non sapevo dove diavolo stavo andando, ma sapevo nel mio cuore che non sarei andata molto lontano. Non ero al sicuro. Questa non era la fine della mia punizione per aver mentito e per aver disobbedito agli ordini di mio fratello.
Questo era solo l'inizio.
 
 
Justin's Point of View:
 
Mi precipitai in casa, sbattendo la porta più forte che potevo dietro di me.
Improvvisamente, iniziai a prendere a calco le sedie e il tavolo, fino a farli finire tutti in terra. Presi i piatti e li scaraventai sul pavimento. Ero incazzato nero. Non sapevo cosa fare. Il modo migliore per gestire questa situazione senza uccidere Chloe, era quello di lasciarla andare.
"Ma che cazzo!" Gridai con rabbia. "Fottute stronzate! Fanculo questa merda!" Presi a pugni il muro vicino a me, accanto al divano su cui Chloe dormiva. Mi lasciai cadere su di esso, tirandomi i capelli con entrambe le mani. Non mi ero mai sentito così pieno di cazzate in vita mia.
Da lontano, sentii Damien che si lasciò sfuggire una risatina. Mi sedetti continuando a fissare il pavimento.
"Io la amavo Damien! Smettila!" Urlai.
"-E pensare che saresti riuscito a portare a termine almeno uno dei tuoi compiti..." Damien ridacchiò di nuovo. Questa volta sentii la sua voce avvicinarsi a me. "Voglio dire, hai trovato la ragazza, ma.. Ti sei innamorato della sua patetica e piccola bugia. Ti ha superato per l'astuzia. Sei seriamente un'idiota per esserti innamorato del bersaglio."
"Non sapevo che lei in realtà era Chloe!" Urlai. "Mi ha detto che il suo nome era Julia e io ho mantenuto la sua parola."
"Sei ancora innamorato di lei, idiota. Sai cosa fanno i Romano? Loro mentono per vivere." Sentii dire proprio sopra di me. 
Cercai di mantenere la calma, ma non ci riuscii: mio fratello aveva ragione. Mi ero innamorato di quella ragazza senza neanche rendermene conto. Era sempre e costantemente nella mia mente, mi faceva venire le farfalle nello stomaco. Avevo cercato di negare ciò che provavo, ma Julia.... Beh, Chloe mi aveva mostrato cosa significava amare veramente una persona. Mi ero innamorato delle sue bugie, dei suoi trucchi, e non riuscivo ad accettare tutto questo. Era la sensazione peggiore di tutte..
...Avere il cuore spezzato per la prima volta.
"Guardami quando parlo con te, dannazione!" Damien mi gridò contro. Guardai in alto per vederlo con i pugni serrati lungo i suoi fianchi. Era rosso in viso e le vene gli spuntavano fuori dal collo. Non era affatto contento. Si precipitò fuori di casa, lasciandomi lì da solo e facendomi sentire un po' a disagio. Nel giro di pochi secondi, tornò indietro, sbattendo la porta dietro di lui. "Dov'è la ragazza, adesso?"
"Non lo so." Mentii, stringendo i denti.
Avrei fatto del mio meglio per non farla scoprire e per coprire il fatto che l'avevo lasciata andare. Non meritava di morire per gli errori di suo fratello. Non la biasimavo per aver fatto quello che aveva fatto.
Era intelligente, mentre io ero stato stupido a innamorarmi di lei. Ecco come le persone cieche si innamorano. Era andata, ormai. Faceva schifo però, non riuscire ad ammettere quello che provavo davanti a lei. 
Ogni volta che pensavo a lei, mi sentivo come un cucciolo smarrito. 
Non avrei dovuto pensare in quel modo, però. Non faceva parte del business.
"Oh, quindi tu non lo sai, eh?" Mi afferrò per il collo, facendomi battere il cuore a milla. "L'hai lasciata andare cazzo?! Eh?"
"Davvero non lo so." Mormorai, cercando di non sembrare infastidito dalle sue azioni.
"Mi stai prendendo per il culo. Continua a giocare con me, Jay. Sì, dai. Stai facendo il cagasotto proprio come i Romano." Sputò. "E' solo che non vuoi che io la uccida. Sai esattamente dove si trova."
Aveva ragione. Non volevo che morisse, ma in ogni caso non avevo idea di dove fosse finita.
"Davvero non lo so, Damien." Dissi con calma. Sapevo cosa stava per accadere.
Lui mi tirò per il collo e mi spinse più forte che poteva. Persi l'equilibrio e caddi in terra. Non aveva ancora finito, lo sapevo.
"Avresti dovuto spararle sul posto! Dovrei ricordarmi questo episodio di merda ogni santa volta?" Disse, spingendomi di nuovo. "Eh?"
"Damien..." La mia voce si spense. Non riuscivo a reagire. Era il mio fratello maggiore e sapevo di doverlo rispettare. Era molto più grande e forte di me. Non c'era niente che io potessi fare.
"Quello stronzo di suo fratello ha ucciso Alexis!" Mi urlò contro, stringendo i pugni.
"-E allora, Damien? Perchè è colpa della ragazza se l'errore l'ha fatto suo fratello? Questo non è giusto, cazzo!" Affermai in difesa di Chloe. "La ragazza non ha fatto niente!"
"Perchè diavolo continui a difenderla?" Chiese, gridandomi in faccia.
"Io la amo, cazzo! Cos'è che non capisci, Damien?"
La stanza diventò silenziosa. Ansimai. 
"Ora sai come mi sento, no? Amare qualcuno e poi perderlo?" Sorrise.
"Tu non hai ancora dimenticato la morte di Alexis. E se non fosse così, non saremmo nemmeno in questo pasticcio." Sputai contro di lui. Stava facendo delle battute su questa situazione, sul fatto che mi ero innamorato di una ragazza che non avrei mai più rivisto. Non c'era da ridere.
"Fanculo quella puttana della Romano." Sospirò. "Ti ricordi il dolore che ho provato quando quel bastardo di suo fratello ha ucciso Alexis?"
"No." Mi leccai le labbra, incrociando le braccia al petto.
"Qual è il modo migliore per cercare vendetta, Jay? Cosa ti ho insegnato?" Battè il pugno nella mano. "Andiamo, Jay. E' una risposta facile!" Ridacchiò, cercando di giocare con me come se fossi un fottuto ragazzino.
"Fare male a qualcuno che il bersaglio ama..." Mormorai.
"Esattamente. Brad Romano era il primo obbiettivo, ma dobbiamo farlo soffrire uccidendo Chloe." Fece una pausa. "-E tocca ancora a te. Perchè hai accettato di farlo, tempo fa."
Deglutii, pensando che dopo tutto, ero costretto a uccidere Chloe. Ma lei non se lo meritava affatto. Damien era accecato dalla morte della sua ragazza per rendersi conto della verità, neanche mi ascoltava. La sua ragazza era una puttana, così il karma aveva fatto il suo dovere per le puttane come lei. Non me ne fregava un cazzo se era morta.
"Ma-" Lui mi spinse. "-Essendo l'idiota che sei-" mi spinse di nuovo. "-Hai lasciato scappare la persona più importante nella vita di Brad-" Allontanati! "-E tu sai bene che quella puttana era difficile da trovare." Mi spinse ancora una volta, facendomi sbattere contro il muro dietro di me.
"Damien..." Ansimai, vedendolo camminare ancora più vicino a me.
"Taci! Non sei legato a me? Al tuo stesso sangue?" Mi urlò in faccia. Tutta la casa era in silenzio e si sentì l'eco della sua voce.
Poi mi diede un pugno talmente forte da potermi eventualmente staccarmi la mascella. Mi chinai a sinistra per il dolore. Non sapevo cosa fare. Non riuscivo a reagire.
"Non è che io-"
"Non mi interrompere quando sto parlando con te!" Mi diedi un pugno sul naso. Mi sentivo dolorante. Mi afferrò per le spalle e mi diede tre pugni nello stomaco. Sentivo come se stessi per vomitare l'anima. La mia visione divenne offuscata. Mi sentivo come se stessi per morire. Mi spinse giù per terra e iniziò a prendere a calci il mio corpo.
"Mamma e papà sarebbero così delusi da te. Fottuto fallimento. Non fai mai qualcosa di buono. Sei uno spreco di spazio." Urlò, tirandomi un calcio ancora più forte di quelli prima. Tossi, cercando di alzarmi dal mavimento. Che dolore atroce.
"Che cos'hai ancora fatto mentre ero via, Jay? Mi hai fatto fare un giro in tutta l'America per trovarla e poi era qui con te? E' una stronzata! Tu non hai nemmeno chiamato per dirmi cosa stavi facendo. Nessuna telefonata? Nada." Mi prese a calci di nuovo, questa volta sulla gamba. Mi dimenai in terra, facendo del mio meglio per tornare in piedi. Non aveva senso. "Ora alzati da quel cazzo di pavimento e vai a cercare quella puttana, poi uccidila, o sei morto!" Strillò, gettando la pistola accanto a me.
Questo era il motivo per cui lavoravo per Damien. Questo era il motivo per cui facevo le cose che facevo in giro. Questo era il motivo per cui lottavo per dire a Chloe il perchè lavoravo per Damien.
Lui usava il dolore per farmi fare quello che voleva che facessi.
 
 
Spoiler:
"Ecco il vero motivo per cui sono venuto fin qui, Romano. Il karma è una fottuta puttana e ha bisogno di giocare bene quando si tratta di te." Dissi cupamente, tirando fuori la pistola e appoggiandoglielo sopra la tempia.
"Ti prego, ti prego, ti prego." Sussurrò a se stessa, con gli occhi ancora chiusi.
"Dì una preghiera per me, perchè andrò dritto all'inferno dopo questo." Le sussurrai nell'orecchio.
 
 
Oh, cosa abbiamo qui? Un Justin innamorato che si è dichiarato a lei e anche a sua fratello.
 E ora? Che succederà? Who knows.
Ci tenevo solo a ringraziarvi per le 19, d i c i a n n o v e recensioni al capitolo precedente, omg.
Vorrei tanto che faceste girare questa storia su twitter o su facebook, facendola conoscere a più persone, ci terrei davvero tanto.
Ah, nello scorso capitolo mi hanno detto che traduco cose differenti dal testo che c'è su justinbieberfanfiction, mi hanno detto che aggiungo pezzi e che ne tolgo altri.. Nah. Io traduco la storia dal sito ufficiale delle tre ragazze che la scrivono, ed è un sito che mi hanno dato loro in segreto in cui alla fine ci sono anche loro riflessioni, aggiunte di battute e cose che anche io metto nei capitoli.
Ciò significa che nella storia su jbff non ci sono tutti i pezzi.
Oggi sono scazzata al massimo, ho litigato con fans di Mengoni, con Directioners senza cervello... Mi mancava litigare con i fans di Peppa Pig e poi stavo apposto. A doomani.
Much looove.

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Capitolo 16
*** Did you really? ***




Justin's Point of View:
 
A che cazzo sto pensando?
La ragazza mi mente, così vengo picchiato da mio fratello. Non capisco perchè tengo ancora alla ragazza, quando mi ha fottuto, in poche parole. Quella stronza mi ha superato di astuzia, il che mi fa pensare che è una persona completamente diversa da come la conoscevo. Pensava che fossi stupido come l'inferno da non rendermene conto, così mi ha usato. Pensava che fossi così stupido da pagargli la cena, da permettergli di dormire a casa mia. E aveva ragione. Ero stupido. Ma le avevo messo un tetto sopra quella cazzo di testa, e poi questo era il ringraziamento?
Damien ha ragione. Ho bisogno di ucciderla. Ho bisogno di fare uscire il suo culo fastidioso dalla mia vita. E' meglio che inizi a pregare Dio perchè la troverò entro stasera. E' meglio che pensi velocemente a un modo per scappare via da me, per quanto può farlo. Andrò da lei con la pistola e la ucciderò, ho intenzione di infilargli una pallottola in fronte per farle pagare tutto quello che mi ha fatto.
Sono fottutamente stanco di essere disprezzato così tanto. Ho bisogno dei Venom e di mio fratello per avere un po' di rispetto, dannazione. Sono così stanco di essere conosciuto con il 'debole', che non riesce a fare mai niente di buono. Non sono un fallimento. Ho intenzione di uccidere quella piccola puttana. Si è comportata come se fossi uno stupido orsacchiotto che.. si era innamorato.
Non capisco più niente.. Questo sentimento deve lasciare la mia anima.
Che cos'è l'amore, quando ho voglia di uccidere la ragazza di cui sono innamorato?
L'amore è...
Sostantivo: un intenso sentimento di profondo affetto.
Verbo: sentirsi profondamente attaccati romanticamente o sessualmente a qualcuno.
Vediamo, non credo che potrei mai essere romantico con quella stronza, ma sento davvero una specie di attaccamento sessuale a lei. Non riesco a credere alla definizione del sostantivo. Non posso farci niente. Ecco come sono stato educato. Se non altro, il mio amore per lei è solo sesso.
Le sue fottute gambe, il suo culo. I miei pensieri sul suo corpo mi stanno mandando dritto all'inferno.
Non voglio rimpiangere niente.
Sì, mi sento come una merda, ma ho bisogno di pensare e chiarire i miei dubbi. Finora, ho avuto a che fare con la ragazza, e se l'avessi uccisa avrei ricevuto il rispetto che Damien mi doveva.. Avrei potuto avere successo in qualcosa. Voglio essere conosciuto come qualcuno in grado di riuscire a raggiungere i propri traguardi, non come il fratellino di Damien che viene preso a calci ogni giorno.
Sono passati quindici minuti, e io sono ancora qui a pensare. Potrei andare a uccidere la ragazza. E' evidente che voglio solo farlo, a questo punto. 
Io, Jay Bieber, non verrò mai buttato giù da nessuno.
E' ora di cambiare.
Non ho il cuore spezzato. Non sono innamotato. Non sono quel ragazzo, non più. E' tempo di combattere per ciò che voglio, e dimotrare a tutti che sono innocente.
Entrai in bagno e guardai la mia faccia, piena di sangue e lividi a causa dei pungi di Damien.
Mi sciacquai il viso e poi mi asciugai con un asciugamano bianco, uscii dal bagno e mi chinai, sentendo un forte dolore alle costole. "Non posso fermarmi così." Pensai. Presi la pistola di Damien e uscii di casa.
"Guarda un po' chi è uscito dal suo buco di pensieri." Damien mi sorrise, mentre si sedette sul divano con le gambe sul tavolino. "Buon per te."
Damien era orgoglioso per avermi preso a botte. E io non avevo intenzione di essere trattato così. Certo, mi sentivo una merda, ma di questo non mi preoccupavo.
"Dovevo solo mettere apposto la mia mente e i miei pensieri." Dissi, prendendo la giacca di pelle nera dietro di lui.
"Hai intenzione di ucciderla?" Chiese con stupore data la mia serietà.
"Cosa ti sembra che sto per fare, Damien?" Sputai cupamente, raggiungendo i tavolino e prendendo le chiavi per la mia moto.
"Sembra che tu ti sia rivalutato bene." Annuì. Feci una smorfia e uscii di casa.
Sbattei la porta e salii sulla moto, la accessi e partii. Il vento soffiava tra i miei capelli. Sapevo dove trovarla. Il posto in cui l'avevo trovata la prima volta.
Il vicolo dietro l'Avon Theatre.
In pochi minuti, mi fermai davanti al teatro. Non c'era nessuno, da nessuno parte. Solo lampioni mezzi accesi, l'acqua che scorreva per le strada e il suono del vento, che soffiava tra gli alberi.
Scesi dalla moto e mi incamminai per quel vicolo.
Eccola lì. C'era Chloe, a sedere contro il muro. Alzò lo sguardo e si coprì le mani con il viso, all'oscuro di ciò che stava succedendo. Camminai più velocemente, tenendo stretta la pistola nella tasca posteriore dei miei jeans.
"Justin?" Rimase a bocca aperta. Si alzò, oscillando dalla paura. "Come hai fatto a trovarmi?"
"Avevo una strana sensazione che tu fossi qui, Romani. E' l'unico posto che conosci." 
"Cosa ti è successo? Hai la faccia piena di lividi." La sua voce tremava. Aveva paura per la sua vita. Potevo capire il linguaggio del suo corpo.
"Sono cascato dalla moto." Mentii, proprio come avrebbe e aveva fatto lei. "-Ma questo non è importante in questo momento. Che cazzo ci fai ancora qui?"
"Non ho nessun posto dove andare." Mormorò, fissando il terreno. Mi spostai di fronte a lei, bloccandola al muro, proprio come feci quando la incontrai per la prima volta.
"Non ti avevo detto di andare via?" Ringhiai. "E che cazzo. Quando mai mi ascolterai?"
"Va bene..." Sussurrò, mentre una lacrima scivolò fuori dal suo occhio. "Dove vuoi che vada? Non conosco nessuno qui, non so dove andare."
Solcai le sopracciglia, cominciando a sentirmi triste per lei. Ma poi, pensai a ciò che mi aveva fatto e mi rabbuiai di nuovo.
"Ti sta bene. Forse così la prossima volta smetterai di cercare di essere una ribelle e ascolterai tuo fratello." Sorrisi, cercando di farla sentire in colpa. Forse perchè in realtà lei dovrebbe davvero sentirsi così.
"Perchè mai avrei dovuto ascoltarlo?"
"Mi hai fatto passare una merda di vita l'anno scorso, Romano. Non cercare di comportarti come se fossi innocente, quando mi hai causato un sacco di problemi. Ho passato l'inferno e il ritorno, cercando di trovarti."
"Justin..." La sua voce si spense. Iniziò ad ansimare, guardandomi negli occhi mentre piangeva.
"Justin cosa? Che cazzo vuoi da me?" Urlai, spingendola di più verso il muro. "Mi hai già usato per un posto dove stare. Per quale altro motivo vuoi usarmi?"
"-Ma non l'ho fatto per..." Obiettò lei, scuotendo velocemente la testa.
"Non fare la finta tonta, Romano. Sappiamo tutti che menti per vivere, quindi perchè non ti tappi quella cazzo di bocca?" Le gridai in faccia, prendendo la pistola dai miei pantaloni.
"Justin, ti ho detto specificamente perchè ti ho mentito. Capisco perchè sei arrabbiato con me, ma-"
"Dimmi dove hai intenzione di andare." Sputai. "Ci sono ragazzi qui fuori probabilmente in attesa di strapparti i vestiti e di violentarti." Continuai inchiodandola ancora di più al muro, così da non farla scappare.
Odiavo le persone che fuggivano dai problemi.
Così patetiche.
"Non ne ho idea. Non so dove andare." Fece una pausa, guardando a destra e poi tornando a guardare me. "Ci penserò la mattina."
"Non vedrai la mattina, Chloe."
"Perchè no?"
Tirai fuori la pistola e la posiionai al alto della suo fronte. Lei chiuse gli occhi, capendo cosa stavo per fare. Misi la mano sul grilletto, pronto a sparare.
"Ecco il vero motivo per cui sono venuto fin qui, Romano. Il karma è una fottuta puttana e ha bisogno di giocare bene quando si tratta di te." Dissi cupamente, tirando fuori la pistola e appoggiandoglielo sopra la tempia.
"Ti prego, ti prego, ti prego." Sussurrò a se stessa, con gli occhi ancora chiusi.
"Dì una preghiera per me, perchè andrò dritto all'inferno dopo questo." Le sussurrai nell'orecchio.
Cominciò a pregare silenziosamente, singhiozzando. Mi venne voglia di smettere con tutto quello che stavo facendo. Non avevo mai visto nessuno così. Sapevo che non era pronta a morire. Era il mio lavoro sbarazzarsi di questa ragazza, ma era impossibile per me. Era complicato... davvero.
Lasciai cadere la pistola a terra. Lasciai andare il suo corpo e mi allontanai da lei.
"Vai via da qui, Romano. Non tornare più." Scossi la testa. "Dimentica tutto quello che abbiamo fatto, dimentica i momenti che abbiamo condiviso, dimentica il modo in cui mi comportavo con te, come ero gentile." Le dissi,  indietreggiando lentamente. "Fanculo tutto. Non pensavo di arrivare a fare questo, sinceramente. Se tu mi avessi detto la verità fin dall'inizio, non sarebbe stato tutto così difficile."
Ci fu un silenzio imbarazzante. Sentii solo il suono del vento che sfiorava le mie orecchie. Guardai Chloe che si asciugava le lacrime, poi alzò lo sguardo assorta nei suoi pensieri. Sapevo che era difficile per lei, ma era solo colpa sua se stavo passando tutto questo. Avrebbe dovuto ascoltare il fratello. Sarebbe stato meglio.
"Lo fai davvero?" Mi chiese. La fissai confuso, di cosa stava parlando?
"Faccio cosa?"
Lei deglutì, abbassando lo sguardo, poi guardò di nuovo verso di me e si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Le sue palpebre erano rosse da quanto aveva pianto.
"Provi davvero qualcosa per me?" Mi chiese.
Arrossii per una frazione di secondo, poi tornai alla mia solita espressione cupa. Risi, deridendola.
"Lascia perdere." Mormorai cupamente.
"Va bene.."
"Ora, obbedisci almeno per una volta e vai via da qui. Non è sicuto per te." Le indicai la fine del vicolo. "Spero che Dio ti protegga, e che tu non venga presa da nessuno." Scossi la testa.
"Addio." Disse. Alla fine, scappò via verso la fine del vicolo, senza girarsi un secondo a guardarmi.
Era la fine. Non avrei avuto a che fare mai più on lei. Sapevo solo che Damien voleva che la uccidessi e invece... Non ero riuscito a farlo. Con tutto quello che avevamo passato era difficile. Soprattutto, sapendo il tipo di attrazione che provavo verso di lei.
Urgh.
"Ma che diavolo? Lasciami andare!" Sentii un urlo di una voce familiare alla fine del vicolo. "Jay!"
Corsi sentendo un tumore terrificante, come una macchina che si metteva in modo: era, infatti, un furgone grigio, che apparteneva ai Royals, la band di Dean.
"Merda." Sussurrai a me stesso, afferrando la pistola dalla tasca posteriore.
Da quel momento, capii che lasciare andare Chloe Romano era stata un'idea pessima.
 



 
Oh, Justin l'innamorato non riesce a lasciare andare la sua Chloe. Cosa succederà?
Mi scuso subito con il ritardo nel postare, ma il sito da cui prendo la storia con i pezzi in più non aveva questo capitolo, dato che era uguale a quello su jbff, e quest'ultimo fottuto sito, non funzionava. Ho capito solo ora come fare a tradurre lol.
Vi dico solo che tra poco succederà qualcosa di davvero grande tra Chloe e Justin, e.. Who knows?
i'm team Jhloe forever. e voi?
Posto altri tre capitoli oggi, i think. Ma lasciate tante reeecensioni.

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Capitolo 17
*** Don’t leave me here, alone. ***




Chloe's Point of View:
 
Sto letteralmente andando a morire.
Non so quante volte l'avevo già detto, ma credo che questa volta in realtà era la volta buona. Qualcuno chiami il 911. Qualcuno faccia qualcosa. Qualcuno venga a salvarmi. Non c'era nessuno che poteva salvarmi, e per sfortuna neanche Justin.
Porca troia, Dio mi aiuti.
La morte era sempre stata la mia più grande paura. La morte si stava avvicinando a me.
Non sapevo se me lo meritavo o no. Justin era sconvolto, gli avevo mentito, ma mio fratello mi aveva detto di non dire a nessuno il mio nome, stavo solo seguendo i suoi ordini.
L'uica cosa di cui mi sentivo in colpa era il fatto che avevo disobbedito a mio fratello non stando alla larga da Stratford. 
Avevo paura. Avevo le mani legate dietro la mia testa, e un panno che copriva i miei occhi. Non riuscivo neanche a pensare con chiarezza. Un pezzo di stoffa, inoltre, era avvolto intorno alla mia bocca, quindi non riuscivo a parlare. Non sapevo cosa mi sarebbe accaduto. L'intero furgone puzzava di fumo di sigaretta, il che significa che dovrò abituarmi a quell'odore, ancora una volta. 
Ero in un furgone con nientemeno che Dean Hill. Non lo sopportavo. Mi aveva usato per fare del male a Justin, che patetico. Lui e Alexa erano perfetti insieme, tutti e due imbrogliavano gli altri senza problemi, cazzo. Dean era un falso.
Non so quanto tempo è passato, ma credo una ventina di minuti fa, Justin aveva una pistola puntata sulla mia tempia. Per la prima volta. Non pensavo che arrivasse a farlo. Lui era il mio assassino e io il suo bersaglio.
Sentirgli dire che provava qualcosa per me, mi aveva fatto capire che forse era quello il motivo per cui mi aveva lasciata andare. Lui però aveva negato, ma sapevo nel profondo del mio cuore, che non lo pensava davvero. Per questo non era riuscito a portare a termine con successo il suo compito di uccidermi.
La verità è che piuttosto di stare in quel furgone con Dean Hill, avrei preferito morire.
Era un miracolo se ero viva. Sapevo di aver detto una bugia, ma era stato il destino ad avermi portata fino a questo punto. 
Avevo paura.
Sentii qualcuno dietro di me respirarmi sul collo. L'aria diventò densa e iniziai a tremare. Sapevo che Dio mi aveva messo in questa situazione per un motivo, ma ero spaventata a morte. Letteralmente. Non potevo semplicemente morire subito?
Che cosa volevano farne di me?
"Siamo arrivati, bambola." Una voce familiare sussurrò nel mio orecchio. Era Dean.
Improvvisamente, sentii le porte aprirsi, e la brezza fresca della notte entrò nel furgone. L'odore delle sigarette svanì subito. Venni presa per le braccia e qualcuno mi strappò dalla sedi. Non capivo niente. Sapevo che c'erano due mani a tenermi per le spalle, e altre mani che mi tenevano per le braccia. C'era un intero gruppo di persone che cercavano di portarmi in qualche posto.
"Mah!" Gemetti. Era tutto quello che potevo fare dal momento che non potevo parlare, vedere o muovere le mani.
In pratica, ero fottuta.
Molto presto, mi spinsero all'interno di una casa. Rabbrividii, mentre quelle mani mi portavano da una parte e dall'altra. Avevo fame, sonno e paura. Sapevo che ero in un posto in cui non ero assolutamente al sicuro.
L'unica cosa che potevo fare era obbedire ai loro ordini.
"Stai attenta a dove cammini, piccola." Una voce burbera mi comandò.
Venni spinta verso il basso, su quello che sembrava essere un gradino. Avrei dovuto alzarmi e camminare senza vedere niente. Lo feci e cercai l'equilibrio giusto, facendo del mio meglio per non cadere.
Anche se c'erano dei ragazzi dietro di me che ogni tanto mi prendevano, mi sentivo come se stessi per cadere in un buco senza fine.
Arrivammo in fondo alle scale. Sentii una porta aprirsi e poi chiudersi dietro di me. Sapevo che ero chiusa in una stanza, di nuovo. E sarebbe stato ancora peggio di quando ero chiusa con i Venom. Sentii le mie mani che vennero liberate dalle corde. Dimenai le mie dita, cercando di aiutare a sciogliere quei nodi, sentendo di nuovo il sangue scorrere nelle mie vene. Il panno attorno alla mia bocca venne levato. Mi lasciai sfuggire un sospiro, respirando più forte che potevo.
"E' così calda.." Sentii sussurrare un ragazzo, non vedevo ancora niente a causa della stoffa che copriva i miei occhi.
Stoffa che poco dopo venne levata. Chiusi gli occhi, per la luce accecante, poi lentamente li riaprii.
Di fronte a me c'era Dean in piedi con un sorriso pieno di soddisfazione sul volto. Volevo schiaffeggiarlo. I suoi capelli erano in totale disordine e i suoi occhi marrone scuro mi trafiggevano l'anima, e aumentavano la mia voglia di scappare da questo buco infernale.
"Che cazzo vuoi da me, stronzo?" Sibilai, rischiando grosso.
"Cerchiamo di non cominciare con le parole grosse, ora." Ridacchiò, avvicinandosi a me. Avrei voluto strangolarlo, praticamente avrei voluto direttamente sbarazzarmi della sua esistenza.
Sapevo che era più forte di me e non volevo rischiare di venire uccisa così presto.
"Mi stai prendendo per il culo, vero?" Chiesi, aggrottando le sopracciglia.
"Oh, ti sembra che lo stia facendo?"
Ci guardammo in completo silenzio. L'odore del fumo girovagava per la stanza e l'aria era densa. C'era altri due ragazzi nello sfondo. Un biond e un altro bruno, molto alto e magro.
"Beh, sul serio. Che cazzo vuoi?"
"Sono qui per divertirmi un po'." Dean sorrise tra sè, camminando ancora più vicino a me. Mi spinse con forza e sentii il muro dietro le mie spalle. Ben presto, mi inchiodò lì, mentre trascinava il suo naso verso il bassa, dalla mia mascella verso il collo. Iniziò a succhiarmi il collo e a baciarlo. Le sue mani afferrarono il mio culo con fermezza e i suoi pollici me lo massaggiarono.
"Smettila, Dean!" Gemetti, cercando di resistere.
"Cosa c'è che non va, bambola?" Si allontanò da me, facendo una faccia da cucciolo. "Non ti piace? Non mi vuoi più?" 
"Non ti ho mai voluto, quindi allontanati da me, cazzo."
"Ne sei sicura?" Chiese sarcastico. "Non sembrava che tu non mi volessi l'altro giorno..."
"Cazzo basta! Hai una ragazza!" Strillai.
"Quella piccola troia non deve sapere niente. Lei fa la stessa identica cosa per me. La vendetta è dolce, non sei d'accordo, tesoro?" Mi prese fermamente per i fianchi.
"Non chiamarmi in quel modo, cazzo." Ringhiai.
"Posso chiamarti come voglio, piccola sporca puttanella da quattro soldi." Disse. Rimasi senza fiato come fece scivolare le mani sotto la mia camicia, afferrando le mie tette. Mi sentivo più violata di quando Justin mi aveva baciata.
Justin...
"Tu sei un maiale! Vattene via, allontanati da me!" Lo spinsi via, tirandogli una ginocchiata nelle parte intime.
Gemette dal dolore.
"Picchiate questa fottuta puttana!" Dean comandò ai suoi amici. Vennero verso di me, afferandomi per le braccia. Mi dimenai, cercando di scalciare. Il biondo mi tirò un pugno nella guancia. Ancora una volta, non riuscii a sentire la mia bocca. Per la seconda volta in questa settimana.
"Cos'è questa storia che tutti mi prendono a pugni?" Seguendo i miei istinti, afferrai il braccio del biondo e lo morsi così forte da farlo sanguinare. Mi lasciò la mano, cercando di ripulire il sangue.
"Fottuta troia!" Urlò il biondo, prendendo un coltello e facendolo scorrere sulla mia spalla sinistra, lungo il braccio, terminando il taglio sulla mia mano. Urlai dal dolore, sentendo le lacrime rigare il mio volto.
Il ragazzo bruno mi strattonò e mi sbattè al muro. Guardai il mio braccio sanguinante, ero terrorizzata.
I due ragazzi mi presero entrambe le braccia e me le misero sopra la testa, attaccandole a delle manette che erano appiccicate al muro. Dean si avvicinò a me, incrociando le braccia.
Inclinò la testa da un lato all'altro, poi si fermò, sorridendomi.
"Sei tranquilla, bambola?" Mi chiese con voce confortevole. Gli sputai in faccia, sorridendogli. Ansimavo, il mio petto saliva e scendeva. Improvvisamente, Dean mi diede uno schiaffo in pieno viso.
"Avevamo bisogno di una nuova ragazza da scoparci qui, comunque. Va tutto bene."
Si voltò di spalle e iniziò a camminare verso la porta con gli altri ragazzi dietro di lui. Sembrava quasi un film di James Bond.
"Scusa? Non ho intenzione di essere la tua prostituta." Scossi la testa, cercando di combattere le lacrime.
"Ehi, perchè no? Sei una di quelle. Hai un bel culo, belle tette. Sono sicuro che essere la nostra piccola schiava sessuale non sarebbe una pessima idea." Affermò, controllando l'ora al suo orologio da polso.
"Non sarò niente per voi." Urlai.
"Oh, ma tesoro." Fece una pausa. "Non hai scelta."
"L'ha scoperò prima io." Disse il ragazzo alto, magro e bruno. Deglutii, disgustata, ansimando ancora più di prima.
"Fallo, se vuoi, quando vuoi. Lei non andrà via da qui. Non mi interessa." Alzò le sopracciglia verso di me, sorridendo infastidendomi sempre di più.
"Gesù Cristo." Sussurrai a me stessa. Una schiava del sesso? Non ero io. Non volevo che il mio corpo fosse un gioco per i ragazzi. Credevo che tutti accadesse per una ragione, ma mi piacerebbe molto di più farlo con Jay. Avevo bisogno di qualcuno che mi tirasse fuori da qui. Se qualcuno lo facesse, sarei la ragazza più grata e felice del mondo.
Tutti e tre i ragazzi sogghignarono, poi si voltarono, uscendo dalla stanza. Sbatterono la porta dietro di loro e mi lasciarono lì, appesa, in completo silenzio.
 
 
Justin's Point of View:
 
Il rumore del rombo della moto era come musica per le mie orecchie. Accellerai in autostrada, con il vento tra i capelli, sentendo uno strano senso di libertà. Forse, in realtà avrei bisogno di un po' di tempo per me stesso, di godere delle cose interessanti che potrei fare nella mia vita. Questa moto è il mio tesoro. Ma prima andiamo.
Devo prendere Chloe, devo riuscire a portarla fuori da lì. L'avevano presa nel loro furgone, le sue urla erano terrificanti.
Sentirla urlare in quel modo mi aveva fatto capire che dovevo salvarla a ogni costo, dal momento che nessun altro l'avrebbe fatto.. o forse ciò che me lo aveva fatto capire era il fatto che provavo qualcosa per lei. 
Non avevo la più pallida idea di dove fosse andato quel furgone, mi ricordavo solo qual'era il magazzino di Dean. Non ero stato a Londra, in Ontario, da tempo, non ricordavo quasi niente di questa città.
L'ultima volta che venni, litigammo per Alexa Agostino e di come la attraevo. Non mi trattenevo. Dovevo semplicemente darle tutto ciò che desiderava: il sesso. Ma non avevo mai provato niente e mai niente proverò per lei.
Pensavo che Chloe fosse la prima ragazza per cui provavo qualcosa. Non sapevo come spiegarlo. Non sapevo cosa mi piaceva di lei, il suo amore, o semplicemente il nostro 'odio' reciproco.
Potevo però, ovviamente, dire che mi piaceva. Dean non lo sapeva nemmeno. L'ultima volta che avevamo litigato, mi aveva chiamato 'Innamorato.' Dean era il mio migliore amico, quindi sapeva bene com'ero.  Usavo una ragazza per il sesso e dopo la mandavo subito via.
Chloe era l'unica ragazza con cui mi piaceva stare in giro. Dopo un paio di giorni avevo smesso di chiederle di venire a letto con me. Era stata la prima ragazza a stare in casa mia numerose notti, senza mai venire toccata da me. Questo doveva dirmi qualcosa.
L'amore è una parola forte. E così anche l'odio.
Volevo bene a mio fratello, ma onestamente, con lui non sapevo come comportarmi.
Ero così arrabbiato con lui e lui lo sapeva bene. 
Mi sembrava strano anche solo il fatto di essermi innamorato di una ragazza in una settimana.
Lei mi dava una strana sensazione, una specie di energia che entrava in me ogni volta che la vedevo. 
Lei era.. era importante.
Ma chiudi quella cazzo di bocca, Jay. Parli come una piccola troia. Tu non la ami.
A volte, vorrei solo staccare la testa alla ragazza. Mi sentivo come se il mio corpo, in parte la odiasse. Poi, un minuto dopo, volevo solo darle un bacio. Nessuno potrà mai capire. Prendevano tutti il mio bipolarismo come una cosa poco seria.
Arrivai finalmente davanti a una casa protetta con una recinzione metallica.
Parcheggiai la moto davanti, rpendendo le chiavi. Mi alzai in piedi, sentendo una presenza dietro di me. Guardai dietro di me per rendermi conto che era uno dei membri dei Royals, che faceva la guardia alla casa.
"Allora, ci incontriamo di nuovo." Disse il ragazzo cupamente.
"Chiudi quella cazzo di bocca!" Sputai, arrivando davanti a lui. Gli presi la testa, e con un forte movimento da sinistra a destra, gli ruppi il collo. Poi afferrai i fili del recinto e saltai dall'altra parte, atterando perfettamente in piedi. Dean lasciava sempre la porta aperta per i membri della sua band e quindi mi fu facile entrare in casa. Girai la maniglia ed entrai in punta di piedi all'interno della casa, assicurandomi che niente cigolasse o facesse rumore.
Hmmmm. Il posto migliore per mettere la propria vittima è al piano interrato. Forse, hanno messo Chloe laggiù. Seguii il mio istinto e scesi le scale. Una volta arrivato alla fine delle scale, mi fermai, sentendo uno strano rumore.
Misi l'orecchio alla porta per sentire e sentii una forte, sgradevole, risata familiare. Era Dean. Volevo entrare e sparargli al petto, ma prima le cose importanti. Dovevo trovare Chloe. Misi l'orecchio alla porta a sinistra delle scale per sentire solo un completo silenzio, poi un paio di secondi dopo, sentii qualcuno piangere.
Avevo una strana sensazione che quella voce femminile appartenesse a Chloe.
Aprii cautamente la porta per assucurarmi che non ci fosse nessun altro nella stanza. Vedendo che la via era libera, mi vennero i brividi aprendo ancora di più la porta: Chloe Romano era ammanettata al muro. La sua testa pendeva in giù, aveva i capelli in faccia, non riuscivo a vederle il viso. 
Tutto quello che sapevo era che il mio cuore batteva forte per quello che avevo appena visto. Era orribile, crudele.
"Oh, che dio mi aiuti." Lei gemette. Guardai il suo corpo per vedere che tremava.
"Ehi, sono qui." Sussurrai con cautela, facendo attenzione a farle capire che ero io.
Guardò verso di me, e spostò così i suoi capelli dal viso.
Aveva gli occhi pieni di speranze. Aveva le guance rosse e piene di lividi. Aggrottò la fronte.
Vederla così mi faceva soffrire. Mi precipitai da lei per liberarla. Cercai le mollette e le forcine tra i suoi capelli, così avrei potuto sbloccare le manette. Ne trovai una, e la inserii nella manetta destra, girandola per far sbloccare le manette. Feci la stessa cosa per la manetta sinistra. Ben presto cadde debole tra le mie braccia. La afferrai per il braccio sinistro per non farla cadere, lei gridò dal dolore e le coprii la bocca per non farla urlare, attirando così l'attenzione di Dean nell'altra stanza.
"Shhhh! Ti ho presa. Te lo prometto." La aiutai ad alzarsi, e guardando il suo braccio scoprii che le avevano fatto un taglio dalla spalla fino alla mano. Guardai verso di lei, stava cercando di combattere le lacrime. Guardò in terra, intimidita dalla situazione. 
Le presi il mento tra le mani, facendo incontrare i miei occhi con i suoi, pieni di lacrime. "Non avere paura. Non voglio farti del male." Mormorai, accarezzandole i capelli.
Lei rimase in silenzio, il mio cuore iniziò a battere ancora più veloce.
"Che è successo?" Le chiesi. "Ti hanno toccata? Ti hanno violentata?" Le lasciai andare il mento, cercando di levarle i capelli dal viso.
"Hanno detto che lo faranno in seguito..." Mormorò. Stava cercando di non piangere, lo sentivo dalla sua voce.
La tirai tra le mie braccia.
"Ucciderò quei bastardi per averti toccata." Sussurrai tra i suoi capelli. Le presi la mano e la tirai fuori dalla stanza, guardando a destra e a sinistra, assicurandomi che non ci fosse nessuno.
"Stai tranquilla." La rassicurai.
"Vado a torturare la ragazzina così tanto da arrivare a distruggere Jay in mille pezzi. L'idiota è innamorato."
Sentii una voce al piano di sopra. Ci fermammo in mezzo alle scale.
"Resta qui." Mormorai a Chloe, mettendola a destra in fondo alla scala. Aveva uno sguardo più che impaurito, come se fosse traumatizzata. Mi sentivo malissimo per lei. Mi sentivo in colpa per averle puntato la pistola alla tempia. Ora, che le era successo? 
"Non mi lasciare qui, da sola." Disse, afferrando saldamente il mio polso sinistro. Voglio dire, se non voleva vedere l'omicidio di alcuni ragazzi tra cui Dean era meglio che restasse lì dov'era.
"Credo che dovrai assistere alle loro morti. Vuoi vedere?"
"Non li ucciderai, Jay." Scosse la testa. Inclinai la testa di lato, tirando il suo viso vicino al mio.
"Mi stai dicendo di non ucciderli? Sai cosa diavolo stavano progettando di farti? L'averti picchiata è un quarto di quello che sarebbero capaci di fare. Saresti stata torturata senza senso e torturata fino a morire! Quindi, perchè non chiudi il becco e mi lasci gestire i miei affari?" Sussurrai, incazzato.
Sembrava più intimidita di prima, avrei dovuto calmarmi un po'.
"Ho intenzione di entrare lì, uccidere quei bastardi per poi portarti in un luogo sicuro, dove nessuno potrà mai farti del male."
"Va bene." Mormorò, tirando su con il naso subito dopo.
"Ora, stai qui. Se qualcuno ti sente o si avvicina, basta che ti nascondi di più. Non uscire per nessuna ragione, finchè non vengo io, capito?" Dissi, vedendola annuire subito dopo. Ero pronto a uccidere Dean, nessuno era in grado di fermarmi.
"Ehi, ragazzi. Quanto tempo che non ci vediamo, eh?" Accennai un saluto con il capo, guardando poi Dean con un sorrisetto.
"Sei venuto qui per salvare la tua patetica puttana?" Ringhiò Dean, avvicinandosi a me.
"No, sono venuto per mostrarvi il vostro karma." Sorrisi, incrociandole braccia sul petto.
"Se non altro, si è innamorato della ragazza." Disse.
Ridacchiai alla sua ipotesi, cercando di non fargli capire che potesse essere vero. Mi stavo rompeno il cazzo. Si aspettava davvero che io lo trattassi bene dopo tutto quello che aveva fatto a Chloe? Non lascerò questa stanza, fino a quando non saranno tutti morti.
"Sono venuto a ricambiare il favore, coglione." Sputai. "Stai scherzando?"
"Ah, giusto."
"Non mi piaci." Ringhiai contro Dean, che ridacchiò tra sè e sè. "Sei fottutamente morto, sul serio. Non mi piace il modo in cui hai trattato la ragazza laggiù!"
"Sostieni che lei non significa niente per te, quindi che diavolo ci fai qui?" Chiese. Trasalii, cercando di trattenermi dal non sparargli subito.
"Dico sul serio. Lei non significa niente per me. Non ti darò nessuna soddisfazione. Non oggi.. E' per questo che voglio finirti, piccola figa!"
E subito dopo aver detto la parola 'figa', lo colpii proprio sulla mascella, spingendolo sul tavolino dietro di lui. Lo bloccai sul tavolo e gli diedi più pugni, sentendo le nocche che iniziarono a bruciare. Lo presi per il collo e iniziai a soffocarlo con le mani. I suoi due aiutanti iniziarono a tirarmi via dal suo corpo, ma continuai a picchiarlo senza problemi e sicuro di lasciare questa casa con lui morto, cazzo. Lo presi per il collo di nuovo elo sbattei al pavimento, battendogli la testa numerose volte, mentre gli altri continuavano a tirarmi via.
Dean gemette dal dolore. Rimasi sul suo corpo, ansimando. Vidi lateralmente uno dei ragazzi di Dean che prese un coltello, pronto a pugnalarmi. Gli afferrai il braccio, gli strappai il coltello di mano e li scaricai tutti e due per terra. Mi sedetti sopra il bastardo, facendo del mio meglio per infilare il coltello nel suo petto, mentre lui si lasciò sfuggire dei versi di tensione.
Dopo un minuto di combattimento, sprofondai il coltello dentro la sua pelle, e dopo nel suo cuore.
Riuscivo a sentire il suono della sua cassa toracica rompersi, Dean iniziò a tossire sangue, era in mezzo a un'enorme pozza rossa. Indietreggiai, alzandomi dal suo corpo.
Il ragazzo era morto, proprio lì.
Dean stava soffrendo per terra, l'altro era morto. C'era solo uno stronzo rimanente. Presi la mia pistola dalla tasca posteriore e sparai un colpo al braccio destro dell'ultimo componente della banda, facendolo cadere in terra, sul pavimento di legno. Fatto questo, presi Dean dal colletto e lo avvicinai al mio volto.
"Questa è la mia vendetta, stronzo." Lo mollai sul pavimento, ormai rosso.
Guardai dietro di me, per vedere Chloe accanto alla scalinata d'ingresso, che singhiozzava tra sè e sè silenziosamente. Le avevo esplicitamente detto di rimanere in cantina, ma aveva fatto il contrario.
"Vieni qui, Chloe. Dobbiamo andare!" Dissi, cercando di uscire da lì. Continuò a stare lì, mentre piangeva.
"Chloe?" Dean sussurrò, non ancora morto, a se stesso. Ignorai il suo commento, sapendo esattamente ciò che stava per succedere.
"Ho balbettato?" Sibilai. "Ti ho detto di venire qui!"
Lei esitò a camminare verso di me, così feci l'unica cosa che mi conveniva fare per uscire da quell'inferno.
Corsi verso di lei e la presi in braccio.
"Tieniti più stretta che puoi a me, va bene?" Lei annuì, avvolgendo le braccia al mio collo. "Non mollare!" Gridai, saltando la recinsione e poi montando in moto. Misi la chiave nel nottolino per partire. Guardai indietro per vedere Chloe con le lacrime che le rigavano il viso. Sentimmo un rumore meccanico, e guardando avanti vidi gli altri componenti dei Royals saltare sul furgone e mettere in moto, mentre la porta del garage si sollevava. "Tieniti forte!" Gridai verso di lei.
Tutto ciò che avevo appena fatto.. Non mi pentivo di niente.
               

 
 
AAAAAAAAAAAAAAAAAAA, Justin l'ha salvata, omg.
Posterò il prossimo capitolo tra un'ora, intanto vi dico che nel prossimo capitolo succederà qualcosa di hfjdgfbjdshfbjdsf che vi farà vomitare arcobaleni per tutta la serata.
O almeno questa è stata la mia reazione.
Who knows?               

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Capitolo 18
*** You saved my life. ***



 


Chloe's Point of View:
 
Proprio quando pensavo di essere al sicuro...
La banda di Dean ci stava inseguendo. Non sapevo che ci fosse più gente nella band. Pochi minuti fa, erano nel garage del magazzino e si stavano preparando per venire a prendere me e Justin. Potevo dire però, girandomi ogni tanto a vedere, che li avevamo persi. Justin continuava ad accellerare.
Strinsi Justin con tutta la mia forza, portando il mio corpo vicino al suo. Appoggiai il mento sulla sua spalla destra, cercando di capire dove eravamo. Tutto quello che riuscivo a vedere erano degli alberi.
Justin e io non indossavamo i caschi, così il vento mi dava noia e passava tra i capelli e negli occhi.
Era la mia prima volta in sella a una moto e stavo pregando Justin per non fare un incidente. Un piccolo errore e la nostra vita era finita.
Iniziai a sentire la presenza dietro di me di un furgone. Girai la testa per vedere cosa stava succedendo.
Come prevedevo, il furgone accellerava dietro di noi. Quando mi voltai di nuovo, il furgone accellerò ancora di più.
"Justin veloce! Ci stanno raggiungendo!" Strillai, stringendolo di più per il nervosismo.
Justin iniziò ad accellerare ancora di più, incurvando la schiena. 
 
BOOM BOOM BOOM BOOM.
 
Girai la testa per vedere i ragazzi nel furgone con delle pistole in mano. Ci stavano sparando.
Tenni Justin ancora più stretto, cercando di mantenere la calma.
Avevo ancora una possibilità di morire.
"Justin, ci stanno sparando addosso!" Urlai in preda al panico.
"Pensi che non me ne sia accorto?" Justin rinchiò. Iniziò a sterzare in diverse direzioni, cercando di schivare i proiettili. Pregai che funzionasse e intanto appoggiai il mio mento di nuovo sulla spalla di Justin, stringendo gli occhi chiusi. "Loro non ci prenderanno! Te lo prometto!"
 
BOOOM BOOOM BOOOM BOOOM.
 
"Justin!" Urlai, sentendo le lacrime che mi rigavano le guance. Aprii gli occhi e vidi una curva stretta davanti a noi. Justin non rallentò per la curva, continuò ad accellerare. Chiusi gli occhi, ancora una volta, sapendo che stavamo per fare un incidente.
"Aspetta!" Sentii Justin che mi avvertiva.
Aprii gli occhi per vedere Justin che girava, usciva dalla strada ed entrava in mezzo agli alberi. Cominciò a schivarli tutti. Aveva dei riflessi incredibili, ma dove diavolo mi stava portando? 
Il furgone non era più dietro di no. Li avevamo persi. 
Justin continuò a guidare tra gli alberi, tutto quello che sentivo erano il rumore della moro e lo scricchiolio delle foglie.
Dopo un paio di minuti, improvissamente si fermò.
Saltò giù dalla moto e mi prese in braccio per farmi scendere, poi mise il cavalletto.
Mi buttò in terra, mettendosi sopra di me e coprendomi la bocca. Ansimai, cercando di non piangere.
"Chiudi il becco e rimani così fino a quando non sono sicuro che è via libera." Mi sussurrò all'orecchio. Annuii, seguendo le sue indicazioni. Passarono un paio di minuti e mi imposi di smettere di piangere.
Justin si alzò in piedi, dandomi una mano ad alzarmi. Mi sistemai e guardai Justin che si passava una mano tra i capelli.
"Non capisco." Dissi sconcertata.
"Cosa non capisci?" Incrociò le braccia sul suo petto e serrò la mascella, guardandomi negli occhi.
"Avresti dovuto uccidermi." Mormorai. "Mi hai detto di scappare e di dimenticare tutto quello che abbiamo passato. Cosa è successo adesso? Perchè mi hai salvata da Dean?"
Stavo combattendo la voglia di piangere, di nuovo. Ero sorpresa dal fatto di avere ancora voglia di parlare con Justin dopo tutto quello che era successo. Di solito, quando sono in stato di shock, non parlo per un po'. Ero solo curiosa di sapere perchè mi aveva salvato il culo.
"Non volevo che ti facesse del male." Si voltò lentamente, camminando nella direzione opposta alla mia.
"Justin, quello che non capisco è che non dovrei essere con te in questo momento!" Deglutii.
Mormorò avvicinandosi a me. 
Non capisco. Un paio di ore fa, voleva spararmi alla testa. Ora, era qui a dirmi che non meritavo di morire? Ero confusa, ed era ovvio che anche lui lo era.
"Cosa vuoi dire? E' tutta colpa mia!"
"Tuo fratello ti ha messo addosso tutto questo. Non posso ucciderti per una cazzata che ha fatto tuo fratello." Scosse la testa. Smisi di camminare e guardai verso di lui.
"Non c'era bisogno di sfondare il magazzino di Dean e di fare tutto questo per me! Sarei potuta morire e il tuo problema si sarebbe risolto!" Strillai, passandomi una mano tra i capelli.
"Che altro vuoi che faccia? Sai quanta merda ho passato per salvarti il culo? Sei così ingrata! Il minimo che puoi fare è ringraziarmi!" Urlo, diventando un po' rosso in faccia. Piegò la testa di lato.
"Sai una cosa? Lascia perdere. Mi limiterò a laciarti qui." Si incamminò verso la sua moto.
Il mio cuore cadde. L'ultima cosa che volevo era che lui mi lasciasse in pace. Non volevo essere lasciata solo dopo tutto quello che era successo con Dean. Avevo bisogno di compagnia.
Desideravo qualcuno che potesse prendersi cura di me. Quello che aveva fatto Justin per me era stato sorprendente. Non sapevo come esprimere ciò che provavo per quello che aveva fatto. Non sapevo se ero più grata o interessata.
"Io non sono ingrata!" Dissi in mia difesa. "Pensavo solo che..."
"Pensavi cosa?"
"Che non saresti mai venuto." Sussurrai. "Pensavo che mi lasciassi lì." Mi avvicinai a lui, i nostri volti quasi si toccavano.
"No, non lo avrei mai fatto. Non vorrei mai."
"Senti, ti ho mentito sul mio nome. Non ti ho detto da chi stavo scappando nel vicolo. Ed è colpa mia se tutti ti chiamano 'fallimento'." Chinai il capo per la vergogna, guardandomi i piedi. I miei stivali erano pieni di fango.
"Hai fatto la cosa giusta. Sei intelligente per questo." Mormorò.
"Non ho fatto niente, a parte farti odiare da tuo fratello." Mormorai, sentendomi un enorme nodo in gola.
"Quello che mio fratello ha bisogno di fare è superare la morte della sua ragazza." Si infilò le mani in tasca. Tutto quello che sentivo erano i suoni delle chiavi tintinnanti, dei grilli, e del vento che soffiava contro gli alberi.
"Justin, ascoltami. Non ragioni bene!" Lo guardai, allargando gli occhi in segno di protesta.
"Sì, io-"
"Justin, perchè diavolo vuoi passare attraverso tutta questa merda per me?" Lo interruppi. "Ci deve essere un motivo valido per questo! Tu non lo avresti fatto, solo perchè ti sentivi male per me! Allora, perchè?" Le mie guance diventarono calde per il nervosismo. Avevo bisogno di una risposta. Perchè diavolo aveva fatto tutto questo? Non capivo.
"Chloe." Deglutì. "Perchè mi importa di te."
I miei occhi si spalancarono. Rimasi congelata nella mia posizione. Mi sentii imbarazzata e in più la mia vescica era piena. L'unico modo per reagire era quello di dirgli cosa sentivo dentro di me. Voglio dire, letteralmente.
"Devo pisciare." Lo guardai negli occhi, dondolandomi avanti e indietro sui miei piedi.
 
 
Justin's Point of View:

 
Ridacchiai per la sua reazione ai miei sentimenti per lei.. Doveva pisciare. Dovevo aspettarmelo.
Avrei reagito allo stesso modo se una ragazza che doveva uccidermi mi avesse detto che le importava di me. Era tutto così confuso. Mi faceva sembrare come se fossi il bipolare numero uno, quando in realtà, era il mio lavoro ucciderla. Non avevo scelto io di farlo.
"Bene, allora vai." Sorrisi, indicando un albero alla mia destra. Lei si allontanò lentamente da me e si lanciò dietro l'albero. Prima che potessi pensare a qualcosa, sentii il suono del suo liquido che colpiva le foglie. Camminai in cerchio, facendo finta di non sentire niente. Nel giro di un minuti, o giù di lì, uscì da dietro l'albero, avvicinandosi a me.
"Dovevo andare per forza. Mi dispiace tanto." La sentivo un po' a disagio. Era imbarazzante.
"Dovevi fare quello che dovevi fare." Sorrisi, cercando di rimanere positivo.
"E' stato molto scortese da parte mia fare questo..." Fece una pausa. "-Dopo che tu mi hai confessato i tuoi sentimenti per me. Sono così dispiaciuta."
"Va tutto bene, non devi scusarti. Avrei reagito allo stesso modo. So che non te lo aspettavi."
Il silenzio si impadronì di noi, di nuovo. Avevamo passato una brutta giornata. Avevo commesso due omicidi e lui era stata quasi violentata e uccisa. Avevo scoperto ciò che provavo per lei, ma non sapevo cos'altro dirle a questo punto. Voglio dire, non potevo più tenerlo dentro, non riuscivo a mantenere nessun segreto. Tutto quello che mi veniva in mente, dovevo dirlo. Mi metteva nei guai questa cosa, ma non potevo cambiare.
"Non te lo meritavi. Non meritavi di tornare in quel magazzino." Fissai i suoi occhi blu.
"Sì, me lo meritavo." Piegò la testa di lato, mantendo le sue sfere azzurre nei miei color nocciola.
"Non dire così. Sai che non è vero."
"Beh, è così." Ruppe il contatto visivo, guardando per terra e prendendo a calci alcune foglie. "Mento per vivere, proprio come hai detto tu." Dichiarò cupamente.
"Mettiamoci dentro un po' di realtà, al momento." Mi leccai le labbra. "Tu non avresti mentito se non avessi paura di morire. Perchè tutto ad un tratto pensi che te lo meriti, adesso? Preferiresti essere morta?" Feci una pausa, cercando una sua reazione. La sua testa era ancora china per la vergogna. "Pensaci."
Lei non disse nulla. Era assorta nei suoi pensieri. Avrei fatto lo stesso se fossi nella sua posizione. Dopo tutto quello che era successo in quelle poche ore, mi sorprende che voglia ancora parlare con me. La sua vita era tra le mani di troppe persone. Mi sentivo in colpa per tutto.
"Devi pensare davvero tanto." Pensai, grattandomi la fronte con l'indice sinistro, per poi rimettere di nuovo la mano in tasca.
"Lo sto facendo." Disse sottovoce, guardando verso di me.
"A cosa stai pensando?" Chiesi, sentendo il mio cuore battere più forte. Potevo solo immaginare cosa pensava, dopo tutto quello che stava vivendo.
"A tutto."
"A tutto?" Inarcai un sopracciglio. "Elabora il discorso."
Avevo bisogno che avesse le idee chiare su di me. Volevo che sapesse che si poteva fidare di me. Non ero un cattivo ragazzo. Avevo avuto a che fare con Dean, ma non ero così. Potevo apparire come uno che faceva cose cattive, ma a volte avevo un cuore. Soprattutto per le persone a cui tenevo.
"Non sono affari tuoi, davvero." Disse.
"A me puoi dirlo."
"So che odi Dean. Non volevi dargli la soddisfazione. Ecco perchè mi hai salvato." Chiuse gli occhi, poi li riaprì e guardò alla sua sinistra. Cercava di non guardarmi negli occhi.
Ma, aveva ragione. In un primo momento, ero andato a prenderla perchè volevo vedere Dean morto. Ero andata a prenderla per poi ucciderla. Ma i miei pensieri erano cambiati quando ero entrato in quella stanza nel seminterrato. Quando l'avevo vista lì, sola, indifesa, piena di lividi e graffi. 
"Questo era uno dei motivi, prima." Mi fermai. "Poi, ti ho vista appesa al muro ammanettata con tutti i lividi sul viso. Ti piaceva questo?"
"No." Mormorò. "Ma non c'era bisogno di venire a liberarmi."
"Allora preferisci essere lì, invece di essere qui con me?" Chiesi in tutta serietà, facendo un enorme e lungo sospiro. Lei abbassò lo sguardo per la vergogna, ancora una volta. Non volevo vederla farlo più. Gentilmente, presi la sua mascella nelle mie mani, alzandole il viso e facendo sì che mi guardasse negli occhi. Non volevo guardarla da lontano. La vista era troppo bella. "Senti, per tutto questo tempo, sono stato a pensare ai sentimenti che provavo per te. Ti avrei potuta scopare e buttarti per strada la prima notte che ti ho trovata, ma ti ho tenuta con me. La mia mente continuava a dirmi di buttarti a calci in culo sul marciapiede, ma il mio cuore mi diceva di tenerti." Deglutii, preparandomi alla sua reazione.
"Justin..."
"Per favore, posso solo provare a fare una cosa? Ti dispiace?" Chiesi con cautela.
"Fai pure." Approvò lei.
Piano piano, avvicinai la mia faccia alla sua, respirando sul suo labbro superiore. I nostri nasi si toccavano, diedi un ultimo sguardo nei suoi occhi, per poi chiuderli.
Lei si bloccò.
Il cuore mi batteva forte nel petto, potevo sentirlo. Sentivo il suo respiro sulle mie labbra. Avvicinai ancora di più la mia faccia alla sua. Sembrava come se il tempo si fosse congelato. Premetti la mia fronte alla sua.
Prima ancora di rendermene contro, le mie labbra si scontrarono con le sue, senza ulteriori esitazioni.
Resistette in un primo momento. In pochi secondi, le sue labbra erano diventate più vogliose, disperate. La resistenza tra di noi si sciolso come un cubetto di ghiaccio all'inferno. Lasciai la sua mascella e poggiai le mie mani sulla sua vita, avvicinandola ancora a me. Mi sentivo come se fossi in un sogno, disperato di non volersi mai svegliare. Le sue labbra erano come il paradiso. Non potevo farne a meno.
Non volendo costringerla a fare niente, mi staccai da lei, sentendo la brezza nell'aria sfiorare le mie labbra ancora bagnate. Sorrisi contro le sue labbra, continuando a stringerla per la sua vita. Finalmente aprì gli occhi, e riuscii a vedere le sue pozze blu e grigiastre che mi fissavano.
"Non posso dire che ti amo, perchè non credo nell'amore." Scossi la testa. "Non posso dire ancora che mi piaci, ma so che ci tengo a te... un sacco." Le massaggiai la vita con le mie dita. "Sono sicuro di questo come l'inferno."
Lei non rispose, non disse niente. Volevo sapere cosa pensava di me. I miei sentimenti erano più forti dei suoi?
Ero alla disperata ricerca di una risposta.
"Hai ricambiato il bacio. Cosa vuol dire?" Sussurrai contro la sua bocca, mentre il mio naso ancora sfiorava il suo. "Provi lo stesso per me?"
Lei rimase zitta, ancora una volta. I suoi occhi sembravano così confusi. Mi sentivo un po' insultato dal suo comportamente, come se lei non volesse avere niente a che fare con me.
Mi allontanai da lei, lasciando la sua vita. Scossi la testa, girandomi e camminando nella direzione opposta alla sua, verso la mia moto. Avevo ancora voglia di dimostrare quanto mi importava di lei, anche se i suoi sentimenti erano un mistero per me.
"Mi dispiace così tanto." Sussurrò alle mie spalle. La sua voce tremava ed era debole.
Tirai fuori una grossa coperta blu dalla moto e mi avvicinai a Chloe. Mi misi in piedi dietro di lei e le avvolsi la coperta sulle spalle, poi mi misi davanti a lei. 
Mi sorrise, facendo battere il mio cuore ancora più veloce. Credevo che fosse una delle prime volte in cui la vedevo sorridere a causa mia. Il suo sorriso era la miglior cosa di lei. La parte triste era che lei non sapeva di quanto era bella quando sorrideva.
Sorrisi anche io, un po' sconvolto per quello che avevo appena provato. Pensai di darle più tempo.
Lei mi faceva apparire come un piccolo cucciolo disperato. Era una cosa pazzesca.
"Hai ucciso quei due ragazzi." Dichiarò senza far trapelare nessuna emozione, abbassando la testa ancora una volta. Afferrò i bordi della coperta e si coprì di più il petto.
Non sapevo se effettivamente mi aveva visto uccidere i ragazzi di ùdean. Le avevo ordinato di rimanere nel seminterrato. Aveva già sopportato troppo di quella giornata. Era già abbastanza traumatizzata.
Tutto questo la tormenterà a vita.
"Mi hai visto?" Chiesi, mettendo le mani in tasca.
"Ho visto tutto." Si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro, tendendo sempre la coperta con l'altra mano.
"Stavo lottando per la tua vita."
"Ne valeva davvero la pena per me?" Sbattè le ciglia, guardando alla sua sinistra.
"Ne valeva davvero la pena, volevo salvarti con tutto me stesso." Mi fermai, abbassando lo sguardo. Non riuscivo a smettere di dirle tutta la verità. Tutto ciò che mi usciva dalla bocca era vero. Non riuscivo a farne a meno.
La verità può farti sembrare una persona migliore, o può farti finire nei guai.
Questo era il motivo per cui ero stato sospeso ben cinque volte l'anno scorso a scuola.
Questo era il motivo per cui mio fratello mi picchiava costantemente.
Questo era il motivo per cui ero dentro questo caos con Chloe.
Non riuscivo a tenere la bocca chiusa, cazzo. Ero seduto lì, e raccontavo a quella povera ragazza tutto ciò che provavo per lei, quando lei neanche la pensava allo stesso modo. Sembravo un'idiota, ma non potevo farne a meno. Era il mio modo di essere.
"Ti comporti come se fosse una cosa normale." Mormorò sottovoce.
"Cos'è una cosa normale?"
"Commettere due omicidi in una notte! Sai quanti problemi potresti avere facendo tutto questo?"
Da quel momento, pensai al mio passato e a quanti omicidi avevo commesso.
Non riuscivo neanche a contarli. Erano stati fatti con noncuranza. Era la prima volta che avevo ucciso qualcuno per difendere qualcun'altro. Stavamo parlando della ragazza che mi piace, per cui farei qualsiasi cosa, pur di mantenerla in vita. Mi interessava molto. Era patetico il fatto che avevo scoperto quello che provavo solo nel seminterrato del magazzino di Dean.
"La polizia non sospetterà mai che sono stato io. Sono un diciottenne, un uomo adulto con una faccia da ragazzo innocente. Non me ne frega un cazzo di loro." Dissi, stringendo la mascella, e facendo del mio meglio per trattenere tutto il male che avevo fatto in passato. Non volevo dirle niente.
"Dovresti smetterla di prendere tutto per scontato." Disse. Il suo viso era quasi preoccupato.
"Oh, prenderò sempre tutto per scontato." Aggrottai le sopracciglia. "Non devi preoccuparti per me."
"Mi fa solo paura, va bene?" Disse, cercando di non scoppiare in lacrime. "Vorresti essere considerato un criminale?"
"E' il modo in cui vivo, Chloe. Se non ti piace, allora puoi tornare da tuo fratello," mi fermai. "-Che fa praticamente la stessa cosa." Sorrisi maliziosamente.
"Questo è il motivo per cui cerco di stare lontana da mio fratello.." La sua voce si spense.
Ricordai solo in quel momento che lei era venuta a Stratford per sfuggire al fratello. Ero curioso di sapere se Brad la trattava nello stesso modo in cui mi trattava Damien.
Se fosse così, la terrei qui con me per sempre. Non meritava tutto questo.
"Beh, se ti fa sentire meglio, ho ucciso due criminali, quindi ho fondamentalmente lottato contro la criminalità."
Un lungo silenzio imbarazzante crebbe tra di noi. Il vento soffiava tra i capelli di Chloe.
Si stava per abbattere, era distrutta. Non volevo che avesse paura di venire uccisa. Mi faceva male vederla così piena di.. paura.
"Senti, devo dirti una cosa." Mi avvicinai a lei, stringendole delicatamente un braccio.
"Cosa vuoi dirmi, Justin?" Mi guardò negli occhi. Il mio cuore cadde letteralmente arrivando al mio culo.
"Dopo quello che è successo oggi, non voglio mai più lasciarti sola. Ti porterò in un posto sicuro.. dove nessuno ti farà del male."
"Justin..."
"Non posso permettere che ti accada qualcos'altro." Scossi la testa, prendendola per un braccio e tirandola verso di me. Fece un espressione piena di dolore e capii che le avevo preso il braccio tagliato.
"Mi dispiace." Le disse, aggrottando la fronte.
"Ho morso il braccio del ragazzo biondo e lui ha fatto scivolare il suo coltello per tutto il mio braccio."
Mormorò, guardando in giù e togliendosi la coperta di dosso.
"Sono contento di aver ucciso quel bastardo. Tutti e due." Strinsi i pugni. "Ora, se potessi uccidere Dean, la mia vita sarebbe completa."
Mi levai la giacca e poi anche la canottiera, rimanendo a torso nudo davanti a lei. Avvolsi la canottiera attorno al suo braccio, pigiando sempre di più ogni volta che la giravo. Lei guardò il mio corpo, e dalla sua espressione capii che stava cercando di resistermi. Ma, ovviamente, non poteva.
"Non hai freddo?" Mi chiese, fissandomi gli addominali.
"Sono canadese, Chloe." Ridacchiai, prendendo la coperta e avvolgendola intorno al mio corpo.
"Giusto." Annuì.
"Ti piace ciò che vedi?" Le sorrisi, aprendo le braccia e mostrandole il mio corpo.
Lei non disse nulla, non una sola parola. Sembrava che stessi parlando con un muro di mattoni, cazzo.
Parlava una volta e poi si sentiva a disagio e nessuna parole usciva più dalla sua bocca.
Dovevo darle una pausa, dopo tutto quello che aveva passato.
Certamente avrebbe avuto una scusa per tutto questo.
"Allora... Chloe... Sto cercando di abituarmi al tuo nome." Mi grattai la fronte. "Chloe Romano." Dissi a me stesso.
"Lo so che è difficile." Abbassò lo sguardo per terra.
Avvolsi un braccio intorno a lei. Di fronte a noi, vidi un grande albero sradicato, caduto in terra. La presi in braccio e la portai verso l'albero, facendole cenno di mettersi a sedere su di esse. La misi cautamente sopra, mi misi a sedere accanto a lei e le misi la coperta intorno. Lei la prese e la avvolse anche al mio corpo.
Eravamo entrambi sotto una coperta, era la sensazione migliore del mondo stare seduto lì accanto a lei con la coperta avvolta intorno alle nostre spalle.
Solo noi due.
"Sei stato davvero coraggioso per tutto quello che hai fatto in questi giorni." Ammisi, accarezzandole i capelli.
"Non volevo morire." Appoggiò la testa nell'incavo del mio collo. Mi spostai vicino a lei, così sarebbe stata meglio.
"Allora, scappavi dai Venom in quel vicolo?"
"Già." Annuì con la testa sulla mia spalla.
"Chi l'avrebbe mai detto..." La mia voce si spense.
I Venom sapevano che era a Stratford, eppure non mi avevano avvertito? Ero stato mesi interi a cercarla e poi era qui? 
"Loro sapevano che il mio nome era Chloe Romano. Mi hanno preso la patente e l'hanno data a Damien." Sospirò. "Ti hanno chiamato 'fallimento' a causa mia."
"Non è la prima volta che lo fanno. Lo fanno per farmi sentire una merda. Non vogliono che io faccia parte della banda."
"Non credo che tu appartenga a loro." Dichiarò. "Penso che tu sia un grande per quello che fai. Se non ti avessi mentito, mi avresti trovato subito."
"Non è colpa tua." Mormorai, prendendole la mano.
"Ti piace quello che fai?" Disse, mentre faceva oscillare i suoi pedi.
"Che cosa?"
"Uccidere persone per vivere... rubare i soldi per farsi una vita?"
"No." Deglutii. "Ma non ho altra scelta."
"Qual è il tuo accordo con i Venom? Vai d'accordo con qualcuno di loro?"
"Non proprio." Guardai il cielo stellato. "Il più giovane della banda, Jett King.. Lui è okay. Cerca sempre di buttarmi merda addosso, ma in realtà non mi da noia. Ha la mia stessa età."
"E' venuta a casa tua a parlare di me con te."
Spalancai gli occhi per la sorpresa. Non sapevo che aveva visto e sentito tutto. E' abbastanza intelligente...
"Hai visto?"
"Sono uscita per chiamare mio fratello al telefono pubblico perchè non ho un cellulare."
"Ma che diavolo?" Urlai, cercando di non ridere. Come poteva non avere un cellulare? Siamo nel 2013 e va a chiamare le persone usando i telefoni pubblici? 
"E' stata un'idea di mio fratello. Non prendermi in giro." Disse, in sua difesa.
Ridacchiai. "Così sono andata fuori di nascosto e ho sentito voi due ragazzi che discutevate. Questo è successo quando tu sei arrivato a casa e io ti ho detto che ero andata a correre."
"Stavi mentendo alla grande, piccola. Ma capisco." Sorrisi.
"Ogni volta che parli con qualcuno è per litigarci. Questo persone ti lasceranno mai in pace?"
Aveva capito.. finalmente.
"No." Ammisi. "Questa è la parte peggiore di quello che faccio. Lavoro da solo e qualche volta... Beh..."
"Cosa?"
Era uno dei miei punti deboli. Nessuno lo sapeva. Era stato probabilmente uno dei motivi per cui avevo tenuto Chloe con me, forse.
"Manterrai questo segreto?"
"Certo." Sorrise, avvicinandosi a me.
"Il motivo per cui non ti ho lasciata andare via... facendo sfacciatamente l'onesto, è perchè mi sentivo solo. Ho scoperto che avevamo qualcosa in comune e volevo tenerti con me." Prese la mia mano sinistra tra le sue.
"Non credo di essermene mai accorta, ma realizzando il tutto ora, questa è probabilmente anche la ragione per cui non ho ancora chiamato mio fratello per farmi venire a prendere." Ridacchiò tra sè, guardandosi attorno.
"Allora.. ti senti sola anche tu?" Chiesi.
"Dopo che mio fratello uccise la ragazza di tuo fratello, mi tenne in isolamento. Non potevo andare da nessuna parte. Poi sono arrivata qui, ed è chiaro che..." Sospirò. "..Tu sei una delle poche persone con cui ho avuto una conversazione logica, oltre a mio fratello."
"Lo stesso vale per te. Non ho nessuno con cui sfogarmi. E' come se tu fossi l'unica a capire cos'ho da dire, cosa penso."
"Sei l'unico che vuole ascoltarmi." Girò la testa verso di me, sorridendomi.
"Sono sempre qui." Le sorrisi, cercando di rendere la conversazione più positiva.
Guardai il panorama davanti a noi: il suono dei grilli, la bellezza di quella foresta, le piante.
"Allora, tu sei la sorella del famigerato Brad Romano." Sorrisi e annuii.
"Già." Dichiarò scherzosamente.
"E' una cosa figa."
"Perchè?" Si morse il labbro nervosamente.
"Ricordi quando ti ho detto che non eri abituata al mio stile di vita e che non sapevi nulla di cosa avevo passato?"
Ricordavo quella notte chiaramente. Pensavo che fosse innocente. Pensavo che fosse circondata da persone buone. Solo dopo, avevo capito che io e suo fratello vivevamo allo stesso modo e quindi lei sapeva bene come comportarsi in certe situazioni.
"Mi ricordo. E io ti dissi che sapevo esattamente cosa facevi ogni giorno. Ma tu non mi credevi." Mormorò.
"Ora ti credo."
"Non molte persone lo sanno, ma dopo che i miei genitori sono morti, mio fratello non ha fatto altro che tenermi chiusa in una stanza... e in me stessa. Da quando ha ucciso la ragazza di tuo fratello, mi ha detto di nascondere la mia identità e di stare lontana da Stratford."
"Che è successo con lo stare lontana da Stratford?" Chiesi, dato che era arrivata lì, era stata trovata dal ragazzo che doveva ucciderla e dormiva anche da lui. Non era stata una buona idea.
"Ero solo curiosa. Cosa potevo fare se mio fratello mi diceva ogni volta queste cose? Volevo solo sapere."
"Inoltre, se avessi ascoltato mio fratello, non ti avrei mai incontrata." Sorrisi, facendole l'occhiolino. 
Abbassò lo sguardo, ma la vidi arrossire. "Ah, stai arrossendo!" Le presi il mento con la mano sinistra. Lei ridacchiò, cercando di comportarsi come se niente fosse.
"Smettila." Si allontanò da me e si strinse il viso tra le mani, cercando di nascondere il suo rossore.
"Va bene arrossire. Lo faccio anche io tutto il tempo che sono con te." Lei sorrise e arrossì di nuovo. "Ohw, lo stai facendo di nuovo!" Ridacchiai tra me e me, ancora una volta.
"Grazie di tutto." Mi guardò negli occhi.
"Farei qualsiasi cosa per te."
Ci fu una lunga pausa. Ci guardammo l'un l'altro negli occhi per una decina di secondi, senza dire una sola parola.
Lei era sincera.
"Avresti dovuto uccidere Dean." Disse, e mi diede un pugno sulla gamba scherzosamente.
"Già. A volte vorrei farlo. Ma poi mi rendo conto che era il mio migliore amico."
"So che deve essere difficile."
"E' triste, Dean sapeva che mi interessavi ancora prima che io capissi cosa provavo per te. Mi conosce così bene." Ammisi.
Dean c'era sempre stato. C'era quando i miei genitori sono stati uccisi. Sapeva tutto su di me. E per questo poteva usare qualsiasi cosa sulla mia vita per venirmi contro.
Davvero, non ci si può fidare di nessuno in questo mondo.
"E' vero...?"  Avvicinò la sua faccia alla mia.
"E' vero cosa?"
Fece una pausa, sospirò e poi cominciò a parlare.
"Che non hai mai avuto una ragazza o che non hai mai provato qualcosa per qualcuno."
"E' vero... Ma poi sei arrivata tu."
"E' l'ultima cosa che mi sarei aspettata da te." Appoggiò il suo naso sulla mia spalla e lo fece scorrere per poi incontrare i miei occhi, di nuovo.
"Beh, abituati. Continuerò a lottare per te. Non mi interessa contro chi. Ti porterò a casa mia e ti terrò con me..." Chiusi gli occhi per pensare." "Ma la parte più difficile sarà affrontare la realtà."
"In che senso affrontare la realtà?"
"Mio fratello. Lui non sarà felice di vedere che sei viva e che ti porto con me, ma dovrà abituarsi."
"Questo è quello che voglio sentirti dire."  Sorrise.
La guardai e feci scorrere le dita tra i suoi lividi. Lei fece delle smorfie di dolore.
Io, un tempo, le avevo causato un livido. Ma ormai si trattava del passato. E noi ci eravamo buttati il passato alle spalle. Ora sapevo che lei non meritava di essere ferita.
"Stai bene?"
"Sì, sto bene." Mi rassicurò.
"Ti fa male?"
"Sto bene." Lei abbassò lo sguardo per la vergogna per la centesima volta.
Le baciai ogni livido sulla guancia sinistra, per poi sfiorarla con il mio naso e poi baciarle la mascella. Lei non si oppose, e questo mi rese felice.
"Sì, e la prossima volta che vedrò Dean, lo ucciderò.. Sicuro." Dissi cupamente.
"Prendi una pausa dagli omicidi. Non ti fa bene."
"Faccio quello che devo fare, Chloe." Dissi, passando una mano tra i capelli.
"E' la tua vita. Non ho intenzione di fermarti."
Aveva ragione. Nessuno poteva effettivamente fermarmi. Sarebbe fisicamente e mentalmente impossibile.
L'unico modo che conoscevo per fermarmi era qualcosa che mi danneggiasse la vita, ma mi era già successo tutto.
Mi avevano sparato, accoltellato. Cosa potrebbe accadermi di peggiore?
"Uno di questi giorni, capirai che ti piaccio molto e che vuoi stare con me, allora arriverai anche al punto di capire che faccio tutto quello che faccio per un motivo."
"E quale sarà questo giorno?" Chiese, sorridendo e alzando un sorpacciglio.
"Lo scoprirai abbastanza presto. I tuoi sentimenti, tutto ciò che provi per me, ti colpiranno in pieno come un fottuto treno. "
"Se hai ragione, ti devo un bacio... E da quel momento, ti bacerò io per prima." Dichiarò.
Arrrossii al pensiero di lei che mi baciava. Le sue labbra erano così morbide, perfette.
Mi sentivo come se fossi morto, aprite le porte del paradiso, grazie.
"Allora, ci stai?"
"Sì, ci sto." Lei annuì. Potevo vedere dalla sua espressione che era stanchissima. Era stanca di tutto questo.
Solo due ore fa, Damien mi aveva picchiato, ero andato a salvare Chloe e avevo ucciso due ragazzo. Ah, mi ero dimenticato dell'inseguimento in auto.
Cazzo, il mio corpo è dolorante.
"Dobbiamo andare a dormire. Non so sei stanca o no, ma domani sarà una giornata impegnativa. Dobbiamo capire come uscire da questo inferno di foresta."
Presi la coperta e la gettai in terra. Mi sedetti su di essa e Chloe rabbrividii accanto a me. Posò la testa sul mio petto nudo e si avvicinò a me. Misi l'altro lato della coperta su di noi, per coprirci. 
Non era una posizione comoda, ma con lei accanto a me tutto era migliore.
"So che non vuoi dormire per terra, ma non abbiamo scelta. O torniamo su quella strada e moriamo, o dormiamo per terra una sola notte e continuiamo a vivere." Le sussurrai tra i capelli. Misi le mie mani intorno alla sua vita, avvicinandola di più a me.
"Capisco. Grazie."
La baciai sulla fronte più volte. Volevo che si sentisse il più confortevole possibile, soprattutto dal momento che avremmo douto dormire per terra.
"Stai bene?
"Sì." Mormorò contro il mio petto. "Vuoi sapere perchè?"
"Perchè?" Le dissi, sfiorandole il viso con il mio naso.
"Mi hai salvato la vita."


 
 
Scusate, ci ho messo un'eternità a tradurre questo capitolo.
Diamine, era più lungo del pene di Rocco Siffredi.
anyway, VOMITO ARCOBALENI.
ho cambiato la foto, woho.
Quanto sono dolci? Justin è proprio cotto.
E lei 'devo pisciare', prendi per il culo?
btw, CHE CAZZO DI CALDO FA?
alla prooossima.

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Capitolo 19
*** –stop with your fucking game. ***




Justin's Point of View:
 
Erano le prime luci dell'alba. Non avevo dormito molto. Non mi era dispiaciuto, però...
C'era qualcosa che faceva impazzire Chloe mentre dormiva.
Non potevo farne a meno di guardarla mentre dormiva e si dimenava, chissà cosa aveva sognato.
Attraverso i miei occhi, guardavo una tale bellezza.
Attraverso i suoi occhi, vedevo il dolore che stava provando.
Mi sentivo male per lei. Il suo viso confuso, il taglio sul braccio e ora gli incubi.
Aveva bisogno di una pausa da tutto questo.
Controllai il mio cellulare per vedere che erano le 5:03, avevo bisogno di portarla a casa prima che il sole risorgesse. L'aria era fresca, la rugiada era stratificata sull'erba e gli uccelli iniziavano a cinguettare.
Non volevo lasciare questo posto paradisiaco.
Mi sedetti lì su un lato, guardando Chloe che dormiva da circa l'una di notte.
Iniziai a tremare al solo pensiero che l'unica cosa che potessi fare era guardarla e sperare che stesse bene.
Naturalmente, lei non stava bene.. Il giorno prima era stato orrendo per lei.
Vorrei tanto che tutto ciò non fosse successo. E in qualche modo, mi sentivo come se fosse anche colpa mia per averla fatta scappare. Non sarebbe stato così cattivo, ma allo stesso tempo, Damien mi avrebbe dato altra scelta?
Portai le mie labbra al suo orecchio, ancora a torso nudo da ieri sera quando le avevo avvolto il braccio ferito con la mia canottiera.
"Chloe, è ora di svegliarsi." Mormorai nel suo orecchio.
"Cosa?" Si rigirò ancora addormentata.
Sembrava così carina. Non potevo fare altro che pensarlo. I suoi capelli erano sparsi ovunque, ma il suo piccolo corpo sotto la mia coperta era la mia attuale debolezza.
Era difficile da spiegare.
"Svegliati, Chloe. Dobbiamo andare via da qui." Mormorai, ancora una volta.
"Altri dieci minuti, Brad." Mormorò mezza addormentata, coprendosi il viso.
Era divertente il fatto che non si rendesse conto che io non fossi suo fratello.
"Justin?" Chiese, strofinandosi gli occhi.
"E' l'ora di andare a casa." Le diedi una mano.
"A casa?" Aprì gli occhi, dandomi così una vista meravigliosa delle sue due bellissime piscine blu/grigiastre.
"Sì, a casa." Ridacchiai.
Si alzò in piedi, tenendosi lo stomaco con la mano sinistra e la parte superiore della testa con la mano destra. Aveva l'aria stanca da morire. Era un'altra ragione per cui dovevo portarla subito a casa.
 "Dormi così selvaggiamente, piccola. Sembrava che avessi avuto qualche incubo. Stai bene?"
"Sto bene." Mi rassicurò lei, fissando il terreno.
"Sei sicura?" Feci un passo e mi avvicinai di più a lei. "Tremavi e piagnucolavi."
"Giuro che sto bene." Alzò la mano in segno di giuramento.
Non riuscivo a crederle. Potevo capirlo dal linguaggio del suo corpo.
I suoi occhi erano pieni di preoccupazione, era fin troppo evidente.
Aveva bisogno di tempo per dimenticare, dimenticare tutto quello che aveva passato. 
Sapevo che era una ragazza forte, ma è comunque difficile.
"Niente più bugie, giusto?"
"No, Jay." Gemette lei, mi aveva chiamato Jay per la prima volta. Le sorrisi, tirando il suo corpo vicino a me.
Le mie mani erano attorto ai suoi fianchi, la fronte appoggiata contro il mio petto nudo.
"Ti ho guardato dormire tutta la notte." Dissi, cingendole i fianchi.
"Perchè?" Chiese, borbottando nel mio petto.
"Nessuna ragione..." Mi fermai. "Beh, non riuscivo a dormire a causa del tuo piagnucolare." Ammisi.
"Mi dispiace, Justin." Si scusò, appoggiando le mani sulle mie spalle.
Mi aveva chiamato con il mio nome intero, di nuovo, ma non mi importava molto..
Finchè lei era tra le mie braccia.
"No, mi sono divertito a vederti dormire. Eri così bella..." Le massaggiai la vita con le dita.
Lei mi sorrise. "Andiamo. Lascia che ti porti a casa."
 
Guidavo la mia moto con libertà totale. Ad essere onesti, ero mezzo addormentato e non avrei dovuto guidare.
Mi stavo quasi per addormentare, ma ogni volta Chloe mi teneva stretto.
Arrivammo a casa mia. Tirai fuori la chiave e lasciai la moto nel parcheggio fuori.
Volevo sapere se a Chloe piaceva più la moto o la macchina.
Io preferivo la moto, perchè così lei era più vicina a me.
"Sono così stanca." Lei sbadigliò, saltando giù dalla moto.
"Te lo prometto, andremo a riposarci una volta entrati in casa. Capisco che dormire in terra non sia il massimo."
Presi le chiavi nella tasca della mia giacca di pelle. Ero senza maglia, ancora a petto nudo, solo con la giacca sulle spalle. Le misi un braccio dietro la schiena, conducendola in casa mia.
Chiusi la porta alle mie spalle e mi voltai, vedendo davanti ai miei occhi l'inferno.
Era come se qualcuno avesse distrutto tutto. Le sedie erano gettate ovunque, i ripiani e le mensole erano sul pavimento, il mio divano girato. Era strano, ma sapevo chi erano stati. I Venom.
Riconoscevo il loro profumo colonia-economico e l'odore del fumo.
"Ma che cazzo?" Tirai un pugno contro il muro. Non sapevo cosa fare. Sapevo solo che volevo scaricare la mia rabbia.
"Oh mio dio..." La sua voce si spense.
"Porca puttana. I Venom hanno fatto tutta questa merda! Sono così fottutamente stanco di fare le cose per loro e per poi ottenere un cazzo di niente in cambio! Hanno rotto il cazzo e mi hanno distrutto la casa. Fatemi una fottuta vita, cazzo!" Ringhiai, prima di prendere un bicchiere e gettarlo in terra, sentendolo frantumare sul pavimento.
"Justin, va tutto bene. Possiamo ripulirlo..." Disse, diventando rossa in faccia.
"Non quando dei cazzoni ti dicono costantemente le stronzate che devo fare e poi non mi danno in cambio niente, va bene?" Le gridai in faccia. "Niente!"
"Justin..." Lei gemette, iniziando a tremare.
"Niente, Chloe!" Ripetei. "Non ho fatto niente per meritarmi tutto questo! Giuro su Dio che li ucciderò tutti. Gli farò vedere cosa significa far paura, li massacrerò fino a fargli chiedere pietà per la loro inutile vita. Pensi che io stia giocando?" Chiesi, non ottenendo nessuna risposta. "Eh, non è vero?"
Presi la sedia accanto a me la sbattei nel muro accanto a lei.
Sentii un grido, e cercai di calmarmi, di pensare alle mie azioni.
"Merda..."
La guardai per assicurarmi che stessi bene. Indietreggiava, cercava di scappare da me, dalla mia rabbia, mentre le lacrime iniziavano a scorrerle sulle guance.
"Non avere paura." Mormorai, cercando di calmare lei e anche me stesso.
L'ultima cosa che volevo era che lei fosse spaventata da me, dopo tutto quello che avevo fatto per salvarle la vita.
"Lo sai che non ti farò del male, quindi smettila con il tuo fottuto giochetto perchè non è divertente!" Ulrai.
Senza ulteriori esitazioni, corse fuori dalla porta, sbattendola dietro di lei.
Mi tirai i capelli, guardando il caos intorno a me, pensando poi a cosa fare con Chloe.
Faceva male, ma sapevo di aver fatto una cazzata. Non avrei dovuto lanciare la sedia in quel modo quasi addosso a lei. Avrei dovuto essere più consapevole delle mie azioni.
Avrei dovuto essere più gentile con lei. Tutto ciò che era successo ieri l'aveva costretta a comportarsi in modo strano. Non ero abituato a questo tipo di comportamento, era fragile.
Troppo fragile. Non avevo mai visto questo lato di lei, non sapevo cosa fare.
Andare fuori e chiedere scusa?
Aprii la porta di casa, scendendo i primi scalini. Il sole era appena sorto. La luce era raggiante e penetrava nei miei occhi. Guardai la strada, non vedendo nessuno. Era tutto troppo tranquillo.
"Chloe?" La chiamai, camminando sul marciapiede alla sinistra della mia casa.
"Oh Dio, per favore, non farmi correre una maratona per questa ragazza." Scossi la testa, borbottando tra me e me.
"Chloe? So che sei qui fuori!" Gridai. Ben presto, iniziai a sentire il suono del tirar su col naso, proveniente da dietro una casa del mio vicino. Camminai verso il suono, con cautela, per poi trovare Chloe seduta con le spalle al muro, mentre si asciugava le lacrime.
"Chloe?" Dissi. Alzò lo sguardo verso di me e lei si asciugò le lacrime.
"Mi dispiace." Sospirai esasperato, sedendomi accanto a lei.
Lei non rispose, così misi il mio braccio intorno alle sue spalle, portando la sua testa sul mio petto.
"Perchè deve essere tutto così difficile nella mia vita? Odio le band, odio tutto questo. Stanno rendendo la mia vita un inferno."
Feci un cenno d'intesa. Eravamo sulla stessa barca.
"Voglio solo morire adesso e andare dai miei genitori. In questo modo, nessuno mi potrà mai più fare del male. Nessuno mi getterà sedie addosso, nè mi urlerà contro." Lei tirò su con il naso. "Nessuno mi prenderà a pugni, o mi taglierà il braccio o mi minaccerà di uccidermi o di violentarmi. Non voglio vivere più in quest'inferno che sto passando. Voglio morire." Fece una pausa, il mio cuore stava per scoppiare. "..E il bello è che so che accadrà molto presto."
"Cosa vuoi dire?" Mormorai, passando una mano tra i suoi capelli.
"Quando tuo fratello scoprirà che non mi hai ucciso, sarà il primo a farlo senza pensarci due volte." Si asciugò le altre lacrime che aveva sul viso. "Ciò accadrà, se Dean e i suoi amici non mi troveranno per primi..."
"E' ridicolo. Non lascerò che accada, Chloe." Scossi la testa.
"Come fai a non lasciare che accada?"
"Ti ho promesso nella foresta che non ti lascerò mai andare e che niente di accadrà, Chloe. Mi interessa molto di te e non voglio che tu ti faccia del male." Dissi, portandola più vicino al mio petto. Strofinai la mia mano sulla sua schiena coccolandola un po'.
"Non fare promesse che non puoi mantenere." Lei alzò lo sguardo verso di me, guardandomi con disgusto.
"Chloe, ascolta-"
"Non puoi garantire che io viva ancora, quando un proiettile mi bucherà la fronte!" Mi interruppe lei. "E' sicuro come l'inferno che non riuscirai a salvarmi. E me ne andrò."
Era di nuovo lei. La brillante, impertinente e grintosa Chloe. 
Eccola qui la ragazza per cui provo qualcosa. Strano, ma vero.
"-Ma sarei in grado di evitare che incidenti come quelli ti accadano. Le promesse non sono state fatte per essere infrante." Mormorai, mentre lei si staccò da me. Mi alzai in piedi, guardandola dall'alto. "Ti ho preso, e non devi preoccuparti. Non ti perderò un momento di vista." Le offrii la mia mano per farla rialzara.
"Ci stai?... O hai intenzione di aspettare che i Venom vengano qui e ti uccidano?" Ridacchiai.
Non l'avrebbero mai toccata.
"Ci sto." Afferrò la mia mano. Le tirai il braccio, portandola vicino a me.
"Figo. Torniamo in casa ora."
Le misi un braccio intorno alle sue spalle, dandole un veloce bacio sulla guancia.
Passeggiammo un po' lungo il marciapiede. Appoggiò la sua testa alla mia spalla, facendomi capire che no, lei non aveva paura di me. Era così bella.
Era strano, però, il modo in cui volevo che tutti avessero paura di me.. tutti tranne lei.
"Non mi piace vederti piangere." Le dissi. "Lo sai?"
"Neanche a me piace quando la gente mi vede piangere. Non ho mai pianto così tanto in vita mia." Ridacchiò tra se stessa. Il suo viso era ancora rosso per le lacrime. "Non sono mai stata così tanto sotto pressione."
"-Ma, come ti ho detto, ti proteggerò sempre. E anche se non sarà facile, ne varrà sicuramente la pena ogni singolo secondo."
Lei non rispose. Come al solito. Continuammo a camminare, e guardai a terra scalciando qualche sassolino.
"Mi dispiace!" Chloe strillò a un tratto.
Di fronte a lei c'era la sorella di Dean, Violet Noir. Non la vedevo da circa un mese.
Lei stava dalla parte dei Venom, con Damien e tutti gli altri. Sapevo che dovevo uccidere Chloe.
Era il discorso di cui parlavano tutti in città. Lunghi capelli castani le cascavano sul volto e un sorriso le spuntò sul viso. Era stata così gentile con me in passato, ma non volevo vederla ora, dato che la mia casa era distrutta e solo grazie a loro.
Dean le aveva permesso di stare con i Venom. Non gliene fregava un cazzo di con chi andava sua sorella.
"No, va tutto bene." Disse Violet, spolverandosi addosso. "Avrei dovuto guardare dove stavo andando!"
"Violet? Vai via." Sputai, strappando Chloe lontana da lei.
Chloe rimase in silenzio, senza mettere in discussione nessuna mia azione.
Camminammo nella direzione opposta alla sua. Notai che di fianco a me, Chloe stava guardando dietro di me.
Feci lo stesso e notai che Violet Noir le sorrideva calorosamente salutandola con la mano.
Le azioni abituali di una delle ragazze più belle in città.
 

 
hoooola chicas.
ma justin diventa sempre più carino? omg omg.
anyway, il prossimo capitolo sarà ancora più hjfdsgbds,
e dato che sono una brava bambina, lo posto questa sera stesso.
inoltre, se giustino non alza il culo e posta heartbreaker.. GLI LEVO INSTAGRAM.
ZAZAZAZAZAZAZAZAZAN *musichina dello squalo*
a stasera ggiuoie

ah, ho fatto il trailer della storia, nel prossimo capitolo lo posto jsghsd.

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Capitolo 20
*** I'm not done with you. ***


 
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Chloe's Point of View:
 
Rimasi impassibile nel soggiorno di Justin, non sapendo che altro fare.
Era gratificante, però, sapre che ero finalmente da qualche parte, con un tetto sopra la testa.
Avevo dovuto dormire in una foresta, porca puttana.
Dio solo sa che tipo di creature si erano potute arrampicare su di me mentre dormivo.
Conclusivamente, gli ultimi due giorni erano stati un inferno per me. Dovevo solo trovare un modo per cancellare tutto dalla mia mente. La mattinata era stata dura, ma le ultime due ore avevo fatto un pisolino e una doccia.
Justin mi aveva raggiunto e avevamo dormito insieme.
Dopo aver capito che non riuscivo a dormire, sono scesa giù a ripulire tutto il casino che avevano fatto i Venom.
Ci sarebbe voluto un po' di tempo. C'era sedie rovesciate, vetri frantumati. Dovevo pur ripulire in qualche modo, nonostante la vista non fosse delle migliori.
Entrai in cucina e iniziai a rimettere le sedie sulle loro gambe. Le misi sotto il tavolo, quando sentii un colpetto alla mia spalla.
"Ehi, ripuliamo dopo." Justin gracchiò stancamente. "Voglio portarti fuori a colazione."
Venne davanti a me e si strofinò gli occhi, appena sveglio dal suo pisolino.
"Sei sicuro? Forse è meglio se mettiamo apposto prima." Suggerii, infilando l'ultima sedia sotto il tavolo.
"Io ho davvero tanta fame. Non abbiamo mangiato per un giorno intero!" Lui si mise le mani in tasca.
"Se insisti..." Infondo ero d'accordo con lui. Avevo bisogno di mangiare.
"Non ci vorrà molto. Fidati di me." Afferrò le chiavi dell'auto. "Mangeremo alla tavola calda e poi torneremo subito a casa."
"Va bene." Risi.
"Vado a prendere il portafoglio prima." Mi diede una spalla sulla spalla, andando verso le scale. "Non l'ho preso, quindi dovrebbe essere nella mia stanza."
Immediatamente, un pensiero veloce mi venne in mente.
"Justin, aspetta!" Strillai, facendolo girare.
"Che succede?" Fece una pausa, guardandomi e fermandosi.
"Grazie." Gli sorrisi, passando una mia mano tra i capelli.
"Per cosa?" Lui ridacchiò.
"Per tutto."
"Ricordati solo che ora sei mia. Ti ho presa." Disse, prima di salire su per le scale.
Un sorriso si diffuse per tutta la mia faccia, andai davanti allo specchio in soggiorno per sistemarmi un po' i capelli. Non avrei mai pensato di arrivare a questo punto con lui, ma, naturalmente, il tipo di rapporto che abbiamo è assolutamente bipolare. Un minuto prima litighiamo, e il minuto dopo? Ci comportiamo come se niente fosse successo nelle nostre vite. Il nostro era un rapporto strano, ma comprensibile.
Circa dopo un minuti lo vedi scendere giù, massaggiandosi le tempie. Sapevo che qualcosa non andava.
"Chloe?" Ansimava, guardandosi intorno. "Hai visto un portafoglio nero qui in giro? Non lo trovo da nessuna parte!"
Il mio cuore si bloccò.
"No."
"I Venom..." Strinse i pugni.
"Cosa?" Chiesi, non capendo.
"L'hanno preso loro cazzo." Prese le chiavi dalla tasca, aprendo la porta d'ingresso.
"Justin, che hai intenzione di fare? Andare a riprenderlo da loro?" Scossi la testa.
"Io?" Ridacchiò nervosamente. "Non da solo, tu vieni con me. Non posso lasciarti qui da sola."
Tornò dentro casa, tirandomi per il braccio destro.
"E se Damien mi vede?" Mi morsi l'interno della guancia, sperando Dio che Damien non mi vedesse.
"Capirà che non ti avrei ucciso in entrambi i modi. Non sei sicura in questa casa." Mi tirò di nuovo per il braccio.
"Io non ti lascio qui da sola."
"Che vuoi dire che questa casa non è sicura?"
"Nessun luogo è sicuro per te, Chloe!" Sbottò. "Non posso perderti di vista, cazzo."
"E se non hanno preso loro il tuo portafoglio?"
"Non ci resta che scoprirlo. Basta mantenere la calma."
"Va bene." Mormorai, mordendomi innocentemente il labbro.
Jay mi prese per mano e mi portò fuori casa. Era la terza volta che mi teneva per mano oggi.
Non so se faceva parte dei sentimenti che provava per me, o se faceva tutto solo per proteggermi.
"Andiamo." Mi sorrise calorosamente,  tenendo la portiera della macchina aperta per me.
 
Arrivammo al magazzino dei Venom. Ricordavo tutto di questo posto, perchè era qui il luogo in cui ero stata portata quando mi avevano rapito, all'iniziò. Eppure me l'ero cavata ogni volta.
Non è normale.
Essere di nuovo al magazzino dei Venom, mi fece pensare a come Damien aveva preso la mia (non) morte.
Era la sua prima priorità uccidermi. E lo farà, appena mi vedrà ancora viva con Justin.
Questo lo renderà ancora più furioso, avevo paura.
"Sto per morire, Justin?" Mormorai, guardando la casa.
"No, per niente." Lui mi accarezzò la spalla sinistra. "Mantieni la calma. Non permetterò a nessuno che ti tocchi. Basta seguire ciò che faccio io, va bene?"
"Justin... per favore."
Avevo paura, il cuore mi batteva fortissimo.
"Chloe, andrà tutto bene. Non ti accadrà niente. Te lo prometto." Mormorò, facendo del suo meglio per confortarmi.
"Sei sicuro?" Chiusi gli occhi, pregando che effettivamente ogni cosa andasse bene, come aveva detto lui.
Me l'aveva detto anche questa mattina che le promesso non sono state fatte per essere infrante.
Ed essere in quel magazzino con lui era l'ultima prova.
"Sii positiva."
"Positiva."
Con questo, sentii la macchina spegnersi e il suono della portiera di Justin aprirsi e chiudersi.
Non volevo scendere da quella macchina per nessun motivo al mondo. Sentii la portera accanto a me aprirsi. Guardai fuori per vedere Justin che mi aspettava. Non potevo lamentarmi, quando l'avevo conosciuto, avevo dovuta aprirla io la portiera. Era piuttosto donnaiolo. Vedere il cambiamento era interessante.
Feci un passo fuori dalla macchina, sentendo le ginocchia diventare gelatina.
Iniziammo a camminare fino alla porta, Justin girò lentamente la maniglia e mi mise dietro di lui.
Entrò dentro e un silenzio quasi rilassante ci accolse. Non sembrava esserci nessuno.
Sospirai per fortuna, raggiungendo Justin.
"Non c'è nessuno qui, vedi? Non c'era niente di cui avere paura." Mi sorrise.
"Esatto." Mi rassicurai, annuendo.
"Andrò al piano di sopra e prenderò il mio portafoglio, okay?" Mi guardò negli occhi. "Puoi restare qui."
"Va bene." 
Iniziò a correre su per le scale. Mi guardai intorno, non c'era niente, dei divani, dei tavoli da gioco e una cucina minuscola. Puzzava tutto di acqua di colonia, fumo e pesce andato a male.
Non riuscivo a stare qui, pensando che ero stata anche torturata nel seminterrato.
Improvvisamente, sentii un paio di mani che mi presero da dietro. Venni trascinata su uno dei tavoli.
Iniziai a sentirmi soffocare. Aprii gli occhi per vedere uno dei membri dei Venom.
"Che cazzo ci fai qui, piccola troia?" Sputò. "Perchè cazzo sei ancora viva?"
Lui fece un fischio. Ben presto, tutta la banda corse nella stanza, come se fosse una sorta di chiamata d'emergenza. Gemetti dalla paura, cercando di sfuggire dalla presa alla gola.
"Rick, ma che diavolo? Porta la piccola puttana a Damien!" Sentii da lontano.
"Bene, bene, bene... Sembra che abbiamo un'intrusa qui." Un ragazzo biondo familiare entrò in soggiorno.
"Hai qualcosa di dire in tua discolpa?" Mormorò uno dei membri con i capelli castani.
Era Jett, il ragazzo che era andato a litigare con Jusin davanti a casa sua.
Improvvisamente, sentii Justin scendere le scale.
"Che cazzo sta succedendo?" Sibilò. "Lasciala andare!"
Presto mi sentii inchiodata al muro da Rick. Notai che fumava una sigaretta. Fece un tiro e poi mi esalò il fumo in faccia. Arricciai il naso.
"Jay..." La voce di Jett si spense tornando seria.
"Jett..." Disse Jay. Vidi gli altri due membri avvicinarsi a me. Mi lasciai sfuggire un gemito, cercando di rendere evudente che volevo uscire di qui.
"Non sono venuto qui per questo." Disse Justin, era incazzato nero.
"E allora che cosa sei venuto a fare?" Chiese Jett, avvicinandosi a Justin.
"Sono venuto a prendere il mio cazzo di portafoglio." Justin mormorò.
"Vedo che hai anche portato un amico con te." Jett tese la mano verso di me.
"Sapevo che si era tenuto la ragazza con sè." Disse il biondo.
"Perchè non ci presenti alla tua piccola amica, Jay?" Ridacchiò Jett.
"Vi ho già incontrati tutti." Mormorai, chinando la testa verso il basso.
"Presentacela, Jay. O la faccio saltare in aria, cazzo." Jett attaccò Justin alla parete.
"Come si chiama?" Inclinò la testa di lato.
"Te la presenterò.. solo quando avrai pulito la mia cazzo di casa per me." Justin rimase calmo, come se niente stesse succedendo.
Ben presto, vidi due ragazze sconosciute in piedi davanti alla porta del soggiorno.
Una con lunghi capelli neri e una bruna. Sembravano le puttane dei Venom. Anzi, o erano davvero.
Erano uscite dal buco per godersi un po' di divertimento. E per divertimento intendo vedere Justin a pezzi.
"Immagino che tu voglia che io chiami Damien in questo." Jett si strinse nelle spalle. "Una volta che saprà che non hai ucciso la ragazza, sarai fottuto. Lo sai?"
"Voglio dire, voglio sapere il nome della ragazza." Disse uno dei membri.
"Voi tutti sapete chi sono. Smettete di giocare e smettetela con queste stronzate." Ringhiai.
"Quanto sei irritante. Non penso che Jay riesca a gestire una ragazza come te, o meglio ancora.. Lui non riesce a gestire nessuna ragazza." Mi esalò il fumo in faccia. "Guardatevi, seduti qui, pronti ad essere uccisi. Che disastro hot."
"Fai quello che Jett ti ha chiesto di fare, fottuta figa." Il biondo urlò.
Justin ed io eravamo entrambi con le spalle al muro.
"Chloe, questi sono Jett, Connor, Rick, Marvin e Nick. Sono i membri dei Venom, escluso mio fratello, Damien."
Li indicò uno a uno ogni volta che diceva il loro nome.
Sembravano tutti stronzi con Justin, tutti tranne il membro con i capelli neri, Nick. Se ne stava in un angolo a farsi i fatti suoi. I suoi capelli ricadevano sulla sua fronte ed era difficile dire che lui facesse parte di questa band.
"E' un piacere conoscervi." Annuii.
"Hai già succhiato il cazzo di Jay?" Mi chiese Rick, ridacchiando. Le mie guance diventarono rosse dall'imbarazzo. Ben presto, l'intera stanza si riempì di risate, ma non sentii una sola parola provenire da Nick.
"Se ne ha uno." Aggiunse Connor.
"E' solo un'amica." Borbottò Justin.
"Oh, davvero?" Connor si fermò. "-Perchè qui in giro non è solito fare amicizia con i nemici."
"Lei non ha fatto nulla di male." Justin sputò.
Improvvisamente, la ragazza bruna si avvicinò a me. Mi spinse ancora contro il muro e mi guardò negli occhi.
Le sue labbra erano rosse veleno.
"Tu non sei di qui, sorella." Mormorò, ondeggiando la testa più vicino a me e guardandomi negli occhi con occhi pieni di morte. "Cosa ti rende figa a pensare di poter rimanere con Jay? Huh -"
"Serena?" Jett la interruppe.
"Cosa?" Gridò, girando la testa.
"Vai con May nell'altra stanza."
"Ma..."
"Vai." Jett le comandò.
Scosse la testa e si avvicinò all'altra ragazza per poi salire le scale.
"Lasciateli andare." Sentii una voce profonda dall'altro lato della stanza.
Era Damien.
"Damien, ma che diavolo?" Uno dei membri, Marvin chiese sorpreso.
"Lasciateli andare. Li state stressando." Damien inalò un tiro dalla sua sigaretta, guardando la scena.
"La ragazza doveva essere morta." Jett puntò un dito contro di me.
"No, va tutto bene. Il mio fratellino, ovviamente, è venuto qui per un motivo." Damien sorrise. "Giusto, Jay?"
"Avevo bisogno del mio portafoglio." Dichiarò Justin.
"Oh, bene." Damien ridacchiò. "Devo averlo scambiato per il mio." Si mise la mano in tasca, prendendo un portafoglio di pelle nera. Lo posò sul palco della mano di Justin.
"Grazie." Mormorò Justin, tirandomi via da quella gentaccia. "Andiamo via da qui."
Mi mise un braccio dietro la schiena e mi portò fuori casa. Il mio stomaco si sentiva a disagio.
Io mi sentivo a disagio. Volevo solo andare a fare colazione e poi tornare a casa a dormire.
Era un miracolo che fossi ancora viva. Ma cerchiamo di essere reali, Justin, il ragazzo che avrebbe dovuto uccidermi, è l'unico motivo per cui sono ancora viva. Strano, lo so.
Uscendo da quella casa, notai un volto familiare.
Una ragazza con dei lunghi capelli castani che non smetteva un attimo di sorrider.
Era strana, ma mi faceva entrare una strana sensazione di calore nel mio cuore.
Quello che non capivo era... che ci faceva una ragazzina così innocente nel magazzino dei Venom?
"Come va, Violet." Justin la salutò con nessuna emozione.
"Ehi, Jay! Che bello vedervi di nuovo!" Sorrise allegramente. I suoi denti erano brillanti come il sole.
"Sei qui per visitare tuo fratello?" Chiese Justin, stringendomi più vicino a lui.
"Già." Lei annuì. "Non l'ho visto per tutto il giorno."
"Fai con calma." Justin sorrise. Era preoccupato per non so cosa, potevo vederlo.
"Lo farò! Mi fermo a casa tua qualche volta in questa settimana." Strillò, aprendo la porta di casa.
"Suona bene." Justin continuò a camminare, facendo scomparire tutto a un tratto quel suo sorriso dolce.
"Chi era?" Chiesi curiosa.
"Oh, Violet? E' la sorella di Nick." Dichierò, prendendo la chiave e sbloccando la macchina.
"Ah, credevo fosse la sorella di Dean."
"No, però ogni tanto lavora con ui."
Nick. Lui era l'unico in quella banda che non voleva staccare la testa a me e a Justin.
Entrammo in macchina, mise la chiave nel nottolino e partimmo per la tavola calda.
"Sembra carina." Aggiunsi.
"Sì, è carina. E' figa." Accelerò.
Erano passati pochi minuti e Justin non mi aveva detto una sola parola.
Era incazzato nero. Odiavo vederlo così. I suoi muscoli erano tesi, le vene spuntavano fuori dal suo collo.
Non riuscivo a resistere.
Credevo di essere malata.
"Jay..." Lo chiamai, preoccupata.
"Oh, mi hai chiamato Jay. E' un inizio." Lui sorrise, parcheggiando la macchina nel parcheggio della tavola calda.
"Voglio sapere una cosa." Gli dissi, preoccupata.
"Cosa?" Sputò.
"A cosa stai pensando?" Mi misi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Sembri così.. disgustato."
"I Venom mi hanno fatto incazzare." Mormorò, senza neanche guardarmi.
"Non lasciare che ti fottano la mente. Sai che ti hanno sputtanato, ma non cambierai per questo." Provai a rallegrarlo. Non volevo andare a mangiare con lui al mio fianco tutto incazzato. Sapevo bene di cosa era capace quando era  davvero arrabbiato.
Slacciai lentamente la mia cintura di sicurezza. Lo vidi fare lo stesso.
"Da quando vuoi tirarmi su il morale?" Chiese.
"Da quando ti ho visto così tanto arrabbiato." Mi fermai. "Mi fa venire il mal di testa."
"Non posso farne a meno. Passo tutta questa merda ogni fottuto giorno grazie alla banda." Si strinse nelle spalle, appoggiandosi al sedile e cercando di rilassarsi.
"Non puoi fargli vedere che ti hanno fatto incazzare, Jay. Questo è il problema!" Strillai. "Se continui a dargli la soddisfazione, non smetteranno mai."
"Loro continueranno sempre a chiamarmi 'fallimento', non gliene frega un cazzo."
"Questo significa che vedono qualcosa in te. Loro ti vedono prepotente o intimidatorio. Questo è il motivo per cui probabilmente ti fanno tutte quelle cose."
"Intimidatorio? Mio fratello fa parte della band, Chloe. Mi vedono come un debole, nient'altro."
"Non lo so, Jay. E' solo la mia opinione." Dissi, mordendomi il labbro inferiore.
"Immagina di essere nei miei panni per un giorno, Chlo." Mi aveva chiamato con uno dei suoi soprannomi. Venne fuor come una specie di 'Chlow'.
"-E come sarebbe?" Inclinai la testa da un lato.
"Seguire gli ordini di un gruppo di persone che ti buttano merda addosso da mattina a sera." Borbottò. "Persone che trovano ogni modo per prenderti in giro."
"Non sei il solo a essere così sotto pressione." Sospirai. "Hai visto tutto quello che ho passato la notte scorsa? E ancora non è finito niente."
"Sei una ragazza forte, ma non sai niente della merda ci cui mi occupo." Disse infastidito.
"Possiamo non iniziare con il confronto tra le nostre vite?" Urlai.
"Ti stavo solo informando." Fece una pausa, leccandosi le labbra. "Ho fallito."
"E perchè?" Mi spostai sul sedile, cercando di vederlo in volto più chiaramente.
"Per cominciare, avevo promesso che nessuno ti avrebbe toccato o fatto del male."
"Ma questo non è niente!" Dissi.
Non è che non era niente. Ma tanti mi avevano mancato di rispetto tante volte, ed ero abituata alla sensazione.
"Ti hanno toccata e hanno cercato di soffocarti cazzo, così da far venire mio fratello per poi ucciderti." Alzò le mani in aria. "Non è chiaro okay." Sussurrò aggrottando le sopracciglia.
"Va tutto bene. Tuo fratello ci ha lasciati andare." Cercai un pizzico di speranza in tutta questa situazione. "Va tutto bene."
"Tu non sai neanche cosa diamine staranno tramando dopo averci visto di nuovo insieme." Ringhiò, cercando di uscire dalla macchina.
"Guardami, Jay." Misi la mia mano sulla sua coscia, facendo del mio meglio per calmarlo.
Lui si voltò a guardarmi.
"Lo sto facendo." Disse irritato al massimo.
"Chiudi gli occhi, fai un respiro profondo e conta fino a tre."
Subito, chiuse gli occhi, fece un respiro e poi si fermò, segno che stava contando nella sua testa fino a tre.
La sua gamba tremava. Capivo che dovevo fare di più per calmarlo.
Avvicinai la mia faccia alla sua. I nostri nasi si sfiorarono e le mie labbra si scontrarono contro le sue.
Immediatamente il mio corpo diventò caldo, costringendomi così a gemere sulle sue labbra e a staccarmi da lui subito dopo.
"Non ho finito con te." Sussurrò contro le mie labbra.
Mi prese la fraccia tra le mani e scontrò di nuovo le labbra contro le mie. Lo baciai ripetutamente, sentendo il corpo esplodere dal calore. Mi portò a cavalcioni su di lui e scivolò con il suo corpo più avanti nel sedile, lasciandomi così il permesso di avvolgere le mie gambe intorno alla sua schiena. Cominciò a baciarmi e a succhiarmi il collo. Poi, fece scorrere il suo naso fino alla mascella, per poi baciarla.
Era il mio punto debole. Passai le mie dita tra i suoi capelli, tirandoglieli leggermente.
Di colpo, fece scivolare le mani sotto la mia maglietta, cercando di sganciarmi il reggiseno.
Stranamente, non lo fece. Fece scendere le mani, sfiorandomi la schiena e facendomi venire i brividi, fino al mio culo, per poi riiniziare a lasciarmi dei baci umidi sul collo.
Trovai di nuovo le sue labbra e si unirono subito alle mie. 
Sentii il suo inguine strofinare contro il mio.
Lo volevo. Volevo davvero con me stessa quel bacio. Che mi stava succedendo?
Era la sensazione più casuale al mondo.
Capii che quello che stavo facendo era sbagliato da una parte, ma non riuscivo a smettere.
Era come se il mio corpo avesse completamente bisogno del suo e avesse il controllo sui miei pensieri.
Era attrazione fisica.
..Vero?
Ero consumata dalla passione.
"Justin..." Gemetti, spostandomi leggermente da lui e facendo sfiorare i nostri inguini.
Mi accarezzò la pelle del collo con il suo naso, massaggiandomi il sedere.
"Piccola..." Sussurrò sul mio collo. "Fallo di nuovo."
Guardandolo negli occhi, feci ruotare i miei fianchi facendo sfiorare le nostre intimità.
Mi sentivo calda, eccitata.
"Dio Cristo, piccola mia..."
"I-io..." Balbettai senza fiato.
"Tu cosa, tesoro?" Disse, baciandomi di nuovo.
"Ho solo tanta fame." Provai a cambiare argomento, facendomi uscire da questa situazione fuocosa.
In realtà, non volevo.
"Andiamo a mangiare, allora." Lui piegò la testa in direzione della tavola calda.
"Potremmo farlo." Mi spostai da lui e mi rimisi a sedere sul sedile. Mi lasciai sfuggire un sospiro, fissando il soffitto della vettura e giocherellando nervosamente con le mie mani.
"Prima di andare però..." Tirò fuori le chiavi dal nottolino.
"Cosa?"
"Mi hai baciato per prima." Si leccò le labbra, assaporando il gusto che era rimasto delle mie. "Sai cosa significa, vero?" Mi disse, mordendosi il labbro inferiore e facendomi l'occhiolino.
"Che non sei così male come pensavo?" Ammisi.
"Tu mi piaci davvero tanto, Romano."
 
Ho dato un bacio al ragazzo che avrebbe dovuto uccidermi. Fantastico.
Era stato tutto così strano. Brad mi avrebbe ucciso, i Venom avrebbero ancora più voglia di uccidermi.. ma l'avevo voluto. Non me ne pentivo.
Era sbagliato tutto quello che avevo fatto ed era l'ultima cosa che mi sarei aspettata di fare.
Ma.. Le sue labbra..
 
 
 
OH GOSH
ci tengo a darvi qualche chiarimento: ancora non stanno insieme, Chloe ha bisogno di chiarirsi un po' le idee,
mentre Justin le ha già mooooolto chiare, e lo sappiamo.
Ho fatto il trailer, uhuhh.
addieu

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Capitolo 21
*** Don’t act like it affects you. ***




Leggete lo spazio autore infondo.

 

 
 Chloe's Point of View:
 
Ho dato un bacio al ragazzo che avrebbe dovuto uccidermi. Fantastico.
Era stato tutto così strano. Brad mi avrebbe ucciso, i Venom avrebbero ancora più voglia di uccidermi.. ma l'avevo voluto. Non me ne pentivo.
Era sbagliato tutto quello che avevo fatto ed era l'ultima cosa che mi sarei aspettata di fare.
Ma.. Le sue labbra..
Non riuscivo a capire quella sensazione che stavo provando, ma ero sicura che stava iniziando a piacermi.
Stavo ufficialmente per morire, ora.
Mi sedetti sul sedile del passeggero, giocando con le mie dita. Era qualcosa che avevo sempre fatto quando mi sentivo nervosa. Le mie ginocchia iniziarono a cedere ripensando a quel bacio di prima.
Ne volevo ancora, ma tutto questo era sbagliato.
"Tutto bene?" Mi chiese Justin accanto a me.
"Sto benissimo." Sospirai, continuando a fissare le mie dita. Mi ero morsa le unghie fino al midollo, perchè ero stata troppo nervosa in quegli ultimi giorni.
"Sei sicura? Hai detto che volevi mangiare, ma se ancora seduta lì, a giocare con le tue dita come fai sempre."
"Vuoi mangiare, allora?" Risi nervosamente. "Andiamo a mangiare!"
"Va bene." Mi prese le mani, con fermezza. "Ti stai comportando in modo strano." Lui aggrottò le sopracciglia. "Ti ho fatta sentire a disagio prima?"
"No... n-no." Mi avvicinai a lui. "Per niente." Scossi la testa.
"Bene. Era questo tutto quello che volevo sapere." Lasciò andare le mie mani, ma prima di aprire lo sportello della macchina si voltò di nuovo verso di me. "-E, Chloe?"
"Sì, Justin?" Mi fermai, guardandolo negli occhi. Che occhi meravigliosi aveva.
"Sei veramente bella, oggi." Sorrise.
Arrossii.
Scesi dalla macchina chiudendola dietro di me e mi fermai sul marciapiede ad aspettare Justin.
Lui fece un giro intorno alla macchina, poi mi raggiunse e iniziammo a camminare insieme.
Entrammo nella tavola calda e una leggere brezza fredda mi accarezzò il viso.
Davanti a noi c'era la cameriera, la solita di sempre. Era lei che aveva assistito al litigio mio e di Justin, quando io gli avevo urlato contro. Aveva lunghi capelli castani e sopracciglia folte. Era più o meno alta come me.
"Un tavolo per due, immagino." Disse, cercando di indovinare e sorridendo a tutti e due. Prese due menù dietro di lei e fece un passo davanti a noi facendo segno di seguirla. Ci portò a un tavolo vicino a una finestra.
"Il solito, vero?" Justin ridacchiò davanti alla cameriera, mentre si sedeva.
Girò la testa verso di me, ero seduta davanti a lui.
"Vuoi ancora ordinare la colazione? Sono quasi le due."
"Ero in vena di cialde." Inclinai la testa di lato, bramando il gusto dello sciroppo d'acero canadese.
"Credo che allora faremo colazione." Justin mi sorrise.
"Allora, prendete l'acqua da bere?" Chiese la cameriera sorridendoci un'altra volta e facendomi ricordare come le aveva risposto Justin l'ultima volta che eravamo venuti qui.
"La ragazza?" Justin si voltò verso di me. "Lei può prendere quello che vuole."
"Vorrei una sprite." Guardai la cameriera.
"Prendo lo stesso." Dichiarò Justin subito dopo di me.
"Fantastico!" Strillò la cameriera. "Torno con le ordinazioni in un secondo!" Si allontanò.
"Sprite e cialde?" Justin sorrise, mostrando i suoi denti perfettamente bianchi.
"Non è così male come sembra." Scossi la testa.
Lui ridacchiò, guardandomi dritta negli occhi e mantenendo quel sorriso meraviglioso sul volto.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Il suo volto era una bella vista da vedere.
"Chloe, una domanda..." La sua voce si spense.
"Cosa?"
"Vieni davvero dalla California?" Si leccò le labbra. "Cioè, so che vivi lì e tutto, ma sei nata lì?"
"Sì. Perchè?" Inarcai un sopracciglio, confusa.
"Tu hai questo accento strano." Alzò gli occhi, cercando di descrivere come suonava per lui il mio accento. "Sembra italiano."
Ero sbalordita. Non sapevo di avere un accento. Pensavo di parlare normalmente americano.
"Ho..." Deglutii. "Un accento?"
"Sì, Chloe. Come fai a non saperlo?" Si lascò sfuggire una risatina, grattandosi la testa confuso.
"Non ne sono sicura. E' strano?" Chiesi.
"Penso che sia carino." Dichiarò, facendomi arrossire. "Come pensi di aver preso questo accento italiano?"
"L'inglese non è la mia prima lingua." Ammisi. "L'italiano lo è. I miei genitori erano immigrati provenienti dall'Italia e non conoscevano bene l'inglese, quindi sono cresciuta parlando l'italiano, ma ho imparato l'inglese dopo perchè dovevo andare a scuola e tutto il resto."
"E' così figo." Gracchiò a se stesso.
"Due sprites?" La cameriera ci portò due bicchieri e li posò sul tavolo. "E tu volevi due cialde, giusto?"
"Sì." Justin sorrise e la cameriera si allontanò. "Quindi, se potessi dire qualcosa ora in italiano, cosa diresti?"
"Sei un baciatore incredibile." Gli sorrisi, giocando con i miei capelli. Gli avevo detto che era un baciatore incredibile, ma ero sicura come l'inferno che non avevo intenzione di fargli sapere quello che avevo detto.
Usavo la lingua italiana per parlare in codice con Brad. Eravamo stati fortunati ad essere bilingue, perchè parlando italiano potevamo nascondere anche le nostre identità.
Mi rifiutavo di dire a nessuno quello che dicevo in quella lingua.
Qualsiasi cosa dicessi, era il mio segreto più custodito.
"Che hai detto?" Chiese, prendendo un sorso di sprite.
"Solo chi parla italiano può saperlo." Risi tra me e me.
"Beh, qualsiasi cosa tu abbia detto, sembrava hot come l'inferno." Guardò sotto il tavolo, controllando il suo iPhone.
Improvvisamente, la mia sprite si rovesciò a terra.
Alzai lo sguardo per vedere una ragazza con due sopracciglia che erano cinquanta tonalità più scure dei suoi capelli biondo platino. Con un falso sorriso, si fermò davanti al tavolo con le mani dietro la schiena, come se stesse per aiutare a pulire il pasticcio.
Era l'ex del cazzo di Justin, Alexa Agostino.
Vidi Justin che si stava per alzare e andare nella sua direzione, incazzato. Lo tirai per un braccio facendolo rimettere a sedere.
"Sono in grado di gestire tutto questo." Dissi massaggiandogli la mano sotto il tavolo.
Guardò Alexa per poi annuire, dandomi il permesso di fare quello che volevo fare.
Mi alzai in piedi e mi misi davanti a lei.
"Non hai nessun cazzo da succhiare?"
"No." Lei incrociò le braccia. "Ecco perchè l'ho succhiato al tuo ragazzo."
Mi lasciai sfuggire un sospiro, roteando gli occhi.
"Non è il mio ragazzo." Sbottai.
"Ah sì?" Si lasciò sfuggire una risatina. "Ho visto quello che avete fatto in macchina pochi minuti fa."
Il mio cuore si bloccò. Mi ammutolii. Non potevo lasciarla vincere in questo modo, proprio perchè sapeva quello che avevamo fatto io e Justin. Nessuno doveva sapere quello che era successo. Saremmo entrambi nella merda.
"Perchè ti interessi così tanto?" Sibilai.
"Non mi interessa."
"Davvero? Sono sicura che sei incazzata solo perchè Justin non vuole più la tua figa."
Sentii un paio di risate provenienti dai clienti del ristorante. Sorrisi a me stessa.
"Sì, certo. Se ti aiuta a dormire la notte, Chloe. Ho sentito che hai mentito sulla tua identità. Mi chiede perchè Jay ti vuole ancora in giro... Sta solo aspettando il momento in cui ti strapperà le mutande. Ooops."
Guardai verso Justin, vedendolo tranquillo mentre sorseggiava il drink e mi guardava.
Perchè non te ne torni da Dean? Non che lui abbia di meglio da fare, tranne rapire ragazzi innocenti e usarle come prostitute personali."
"Cosa?" Chiese, spalancando gli occhi.
"Non agire come se ti importasse." Sputai. Alexa abbassò lo sguardo. "Tu non sei stata fedele con lui, Alexandra." La chiamai con il suo nome intero. "Allora perchè ti aspetti che lui sia fedele a te?"
Rimase in silenziò ed esitò a rispondere alla domanda.
"Questa non sarà l'ultima volta che mi vedrai in giro, Romano. Fidati di me." Gemette con rabbia, girandosi e uscendo dal locale.
Poco dopo, tornai a sedermi, sentendo tutte le persone lì presenti riprendere a parlare. Guardai Justin per vedere il suo sorriso soddisfatto ancora una volta.
"Wow. Ottimo lavoro, piccola. Sono impressionato."
"E' una vergogna per questa città. Lei ha amici?"
"Non sono sinceri con lei in ogni caso." Lui scosse la testa.
"Che ti fa capire molte cose di lei. Cosa ci vedevi in lei?" Mormorai.
"E' stata solo una bella scopata." Dichiarò, stringendo la mascella.
"Giusto. Sarà utile solo per questo." Scossi la testa. "Figa." Ringhiai.
"Wow. Non solo parli italiano, ma il tuo vocabolario è anche pieno di parole potenti."
"Non scherzare con me in questo momento, Justin." Sibilai. "E' esattamente quello che è."
"Hai bisogno che ti calmi, magari come tu mi hai tranquillizzato prima in macchina." Fece scivolare le mani sotto il tavolo, e sfiorò la mia gamba nuda. Sentii le ginocchia indebolirsi dal nervosismo. Mi morsi l'interno della guancia.
"No, credo che la mia fame mi stia facendo diventare scontrosa." Appoggiai la testa sopra la mia mano destra, mettendo il mio gomito destro sul tavolo.
"Mangeremo tra poco. Fregatene di Alexa, okay?" Mi massaggiò il ginocchio. Distolsi lo sguardo, evitando di impazzire.
"Va bene." Mormorai, guardando verso di basso e giocherellando con le mie dita.
Stavo per svenire, avevo fame e volevo mangiare.
Allo stesso tempo, mi vergognavo per me stessa. Per tutto.
Era stato un errore baciare la persona che doveva uccidermi. E per di più, Brad non aveva idea che io fossi a Stratford a trattare con criminali che volevano uccidermi.
Tutto questo mi aveva solo colpito.
 
 
Justin’s Point of View:
 
Chloe ed io avevavo pulito per un paio di ore. Voglio dire, non era ancora tutto pulito, ma avevamo fatto del nostro meglio. Chloe aveva pensato alla cucina, mentre io al resto della casa. I Venom avevano distrutto ogni centimetro quadrato di quella casa, ma sorprendentemente, l'unico posto che non avevano toccato era la mia stanza.
Mentre passavo l'aspirapolvere sul pavimento, sentii un campanello.
Avevo un'idea di chi poteva essere. Era una delle poche persone, in realtà, che suonava il campanello quando veniva a trovarmi. Tutti gli altri entravano dentro senza problemi e io apprezzavo il fatto che questa persona fosse così carina da suonare il campanello.
"Justin, devo andare ad aprire alla porta?" Chiese Chloe, appoggiando la scopa al muro e affacciandosi dalla porta della cucina.
"No, vado io." Dissi, sfrecciando verso la porta. Tirai già la maniglia per vedere esattamente la persona che pensavo fosse. Aveva dei lunghi capelli castani e il vento li aveva scompigliati tutti. Un sorriso si diffuse sul suo viso. Stava per tirarmi su il morale, forse.
"Che succede, Violet?"
"Ho appena sfornato i biscotti per te e Chloe! E' una specie di regalo di benvenuto da me per lei." Esclamò vivacemente, mentre si incamminava in cucina e li metteva sul tavolo.
"Wow, grazie! I tuoi biscotti sono i migliori." La abbracciai forte, seppellendo il mio naso nell'incavo del suo collo.
"Wor, la tua casa è un disastro! Mi dispiace per quello che è successo." Strillò, aggrottando un po' la fronte e giocando con le punte dei capelli.
"Sono abituato a tutto questo." Mi appoggiai al bancone della cucina e controllai il mio telefono. Erano le 17:17. Feci scivolare il mio telefono in tasca e vidi Chloe che si avvicinava ai biscotti, senza neanche preoccuparsi di presentarsi.
"Questi biscotti sono per caso.. avvelenati?" Chiese Chloe, prendendo un biscotto e guardandolo.
"No, Chloe.." Mi leccai le labbra. "Ti puoi fidare di lei. E' carina. Te lo giuro." Le mormorai.
"Ciao." Violet le fece un cenno con la mano. "Credo che ci siamo già incontrato prima d'ora."
"Sì, infatti." Sospirò Chloe, addentando il biscotto che aveva in mano.
"Allora, voi due vivete insieme?" Chiese Violet.
Ero nel terzo anno delle superiori quando lei si trasferì a Stratford. Lei era una buona amica, soprattutto dopo la morte dei miei genitori. La apprezzavo molto.
"Diciamo di sì." Mi grattai la testa nervosamente, pensando a tutto quello che Chloe aveva passato in questa casa. "Stiamo pulendo da un paio d'ore."
"Hai bisogno d'aiuto?" Mi chiese gentilmente, spingendo le sedie sotto il tavolo.
"Magari sì." Mi misi le mani in tasca, andando in soggiorno.
"Chloe è così tranquilla, Jay." Violet prese uno straccio e cominciò a pulire il tavolo facendo movimenti circolari.
Guardai Chloe per vedere che cercava di mantenersi sveglia per finire le pulizie.
"Ha avuto due giorni molto lunghi." Non volevo nemmeno ricordare tutto quello che le era successo.
"Che è successo?" Violet rimase a bocca aperta. "Sta bene?"
"La banda di tuo fratello l'ha rapita." Sentii il rumore dell'acqua che colpiva il pavimento, Chloe l'aveva sputata e ora mi fissava con la bocca aperta.
"Dean allora è davvero tuo fratello?" Fece una smorfia, cercando di allontanarsi da Violet.
"Sì, mi dispiace tanto." Violet si scusò con Chloe. "Lui è un pazzo senza regole e rispetto."
"Davvero?" Chloe fece scivolare la sua mano sul taglio sul suo braccio. "Vedi?"
"I-Io penso che tu abbia bisogno di una visita dal medico, Chloe." Violet aggrottò la fronte.
"Sta bene..." Mormorai e mi diressi verso Chloe guardandole il braccio.
"Jay, posso parlarti in privato?" Mi chiese Violet.
"In privato?" Solcai le mie sopracciglia, dirigendomi nella stanza accanto con lei.
"Sì, in privato." Lei inclinò la testa da un lato, sorridendo e sfoggiando i suoi denti.
Mi prese per un braccio e gentilmente mi spintonò nella stanza accanto, chiudendo la porta dietro di lei.
"Lei ti piace." Dichiarò apertamente. Mi sentii arrossire. Girai la faccia nella direzione opposta, tentando di non farglielo vedere.
"C-Chloe?" Balbettai. "Oh, no, non mi piace."
"Alcuni mesi fa, se tu fossi stato coinvolto con una ragazza e lei ti avesse fatto soffrire in quel modo, l'avresti buttata sul marciapiede a calci in culo." Lei incrociò le braccia, ondeggiando la testa in su e in giù.
"Mi preocuppo per lei, mi interesso e lei lo sa. La fissai negli occhi, cercando di farle capire che non stavo mentendo.
"No, ti piace. Lo posso dire dal modo in cui ti comporti quando c'è lei." Fece un passo più vicino a me. "Non sarebbe rimasta qui se te la volevi solo scopare. L'avresti buttata fuori casa tempo fa e tu lo sai."
"No.." Deglutii.
"Lei ti piace. Dimmelo." Lei ridacchiò, giocando con le punte dei suoi capelli, come faceva sempre.
"Io-"
"Lei ti piace." Dichiarò palesemente, ancora una volta. Mi arresi.
"Non posso mentirti. Hai ragione." Dissi, abbassando la testa.
"Dillo."
"Mi piace." Ammisi.
Era la prima volta che provavo dei sentimenti per una ragazza. Voglio dire, chi l'avrebbe mai detto che mi sarebbe piaciuta una ragazza con lo stesso mio passato? Era bello avere intorno a me qualcuno che sapeva relazionarsi. Era bella, bellissima, per me. Ma purtroppo non penso che se ne renda ancora conto.
"Sono contenta del fatto che stasera collabori con me." Lei sorrise, riaprendo la porta.
Uscimmo entrambe dalla cucina e vidimo Chloe in ginocchio a ripulire l'acqua che aveva sputato per tutto il pavimento.
"Ti piace Stratford?" Chiese Violet, incrociando le braccia.
"Se fossi ancora in California, mi sarei messa in isolamento." Chloe sospirò, alzandosi in piedi e andando a buttare i tovaglioli nella spazzatura dietro di lei. Si passò una mano tra i capelli, fissando Violet.
Leggevo nei suoi occhi così tanto stress.
"Cosa significa?" Violet aggrottò le sopracciglia.
"Mio fratello era iperprotettivo con me. E' una storia lunga." Chloe scosse la testa, prendendo uno straccio e finendo di pulire il bancone.
"So la storia tua e di tuo fratello." Violet si avvicinò a Chloe. Chloe iniziò a pulire il bancone in modo più duro, sembrava seccata. "Sei coraggiosa, anche ad aver messo piede in questa città."
"Perchè non mi attacchi come gli altri?" Borbottò Chloe. "Non dovresti attaccarmi al muro e puntarmi una pistola alla testa?"
"Oh no, tesoro." Violet ridacchiò. "Io non sono come gli altri."
...E con questo, sapevo che Violet aveva un sacco di spiegazioni da darmi.

 


 
zazazazaaaan, ecco a voi il capitolo.
scusate il ritardo, ma avevo i corsi di recupero di matematica e non ce l'ho fatta a tradurre per un po'.
nel pezzo in cui lei parla italiano ero tentata a cambiare la lingua, tipo a farla diventare inglese o francese, o qualche altra lingua. perchè in effetti leggendo questa storia in italiano e arrivando a quel punto ti prende un po' male, ahahah. ma non sapevo come fare, perchè magari c'era altri contesti italianizzati e quindi l'ho lasciato così.
anyway, ho iniziato una nuova ff che mi piacerebbe che leggeste: Bloody.  

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Capitolo 22
*** They’re not worthy. ***




Chloe’s Point of View:
 
 
Ero perplessa. C'era davvero qualcuno di dolce e carino in questa città?
Ero venuta qui ed ero l'obiettivo di tutti, soprattutto di Justin.
Era strano, ero scossa dal fatto che qualcuno mi avesse accolta a braccia aperte.
Non aveva puntato pistole contro di me e non mi chiamava in modi sconvenienti.
In realtà, ero stanca di essere chiamata con nomignoli non tanto idonei, non volevo conoscere altre persone lì.
Il motivo per cui avevo trovato Violet Noir sospetta, era perchè voleva farmi sentire come se fossi a casa. Non capivo perchè mi trattava in quel modo. Sapeva che ero Chloe Romano, l'obiettivo numero uno dei Venom, quindi perchè non voleva farmi del male, come il resto della banda? Non riuscivo a capire.
Alzai gli occhi per vedere Violet davanti a me. Lei era circa un pollice più alta di me.
Aveva le lentiggini su tutto il naso, e aveva un sorriso sul volto che riusciva a illuminare una stanza intera.
Era bello vedere qualcuno che mi sorrideva da quelle parti, ma era allo stesso tempo assurdo.
Non avevo idea di come comportarmi. Dovevo solo iniziare a convivere con questo tipo di persona.
"Oh no, tesoro." Violet ridacchiò allegramente. "Io non sono come gli altri."
"Che cosa vuoi dire?" Chiesi, alzandomi in piedi. Mi diressi in salotto verso il divano, presi la familiare bandiera canadese e iniziai a piegarla fino a quando prese la forma di un quadrato perfetto.
Mi sedetti poi sul tavolino di fronte al divano, accanto a un posacenere.
La casa era ufficialmente pulita e di nuovo normale.
"Voglio dire, solo perchè sono coinvolta con le bande, non significa che io abbia intenzione di farti a pezzi." Spiegò, dall'altra parte della stanza, alzando la sua voce in modo che la potessi sentire chiaramente.
Mi affacciai alla cucina e vidi Justin appoggiato con la schiena contro il bancone, mentre mordeva una mela.
La morse molto forte - abbastanza forte da farmi sentire il rumore dall'altra parte della stanza.
Ignorai il suono e mi ritrovai di fronte Violet, che mi fissava con i suoi occhi blu acqua. Pensavo che sarebbe stato irrispettoso perdere il contatto visio con lei nel bel mezzo di una conversazione.
I suoi occhi erano luminosi e accoglienti.
"E' solo uno shock per me, perchè tutti in questa città vogliono farmi fuori." Dissi.
"Io no, Jay nemmeno, e sono sicuro che neanche l'altro mio fratello, Nick. Non ha problemi con te." Lei piegò la testa di lato, arricciando le labbra. "E' piuttosto freddo, come al solito."
Mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo, pensando a Nick.
Ieri, quando i Venom avevano deciso di attaccare me e Justin, Nick era l'unico dei membri che era in un lato, a farsi i fatti suoi. Si vedeva come Violet e lui erano fratelli. La cosa che non capisco però, è come faccia Dean a essere imparentato con lei. Dean è così buio, cupo e violento. Violet è luminosa, accogliente e gentile.
Non vedevo nessuna relazione tra i due.
"Sono confusa. Quindi, Dean e Nick sono tuoi fratelli?" Chiesi confusa, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.
"Sono imparentata con Nick, è mio fratello di sangue, ma Dean è il mio fratellastro." Lei abbassò la testa in imbarazzo, sapendo quello che Dean mi aveva fatto. "E' così da due anni."
"Allora..." La mia voce si spense.
"So che Dean ha sbagliato..." Mormorò. "Mi dispiace che ti abbia fatto passare tutto questo. In ogni modo, devo andare, ragazzi. Se non torno a casa presto, i miei genitori mi uccidono!"
Mi abbracciò dolcemente. Profumava di biscotti appena sfornati.
Mi lasciò e corse verso Justin, abbracciandolo subito. Sorrise mentre avvolse le braccia intorno a lei.
"Grazie per i biscotti!" Justin esclamò sulla sua spalla. Lei lo lasciò andare, correndo verso la porta d'ingresso.
"Non c'è di che." Lei sorrise dolcemente, aprendo la porta di casa e poi chiudendola dietro di lei.
Appena sentii il rumore della porta chiudersi, abbassai la testa ripensado a tutto quello che mi aveva detto.
I pensieri sembravano non voler lasciare mai la mia mente.
"Lei ha davvero tutte le buone intenzioni del mondo." Justin gettò il torsolo della mela nel cestino.
"Sicuramente lo fa..." Mormorai, entrando in cucina e avvicinandomi al lavandino.
Presi un bicchiere e lo iniziai a lavare con una spugna rossa. "-Ma, io ho problemi di fiducia."
"Ti capisco completamente."
"Grazie." Afferrai tutti i miei capelli e li lasciai penzolare sulla schiena. Mi appoggiai al muro per vedere Justin sistemare perfettamente dei souvenirs sopra un ripiano.
"Allora, mi chiedevo..." Mi disse guardandomi. "Ti piacerebbe fare un giro in un negozio con me? Ci vorranno solo dieci minuti. Devo comprare alcuni nuovi proiettili."
"Proiettili?" Chiesi.
"Sì, per le mie pistole." Lui mi sorrise.
"Ho tanto sonno." Mi lamentai. "Ho bisogno di un letto!"
"Andiamo. Sai che non posso lasciarti qui da sola. Non ci vorrà molto." Mi cinse la vita. Il mio stomaco si riempì di farfalle al suo tocco. "Inoltre, non vorrei andare da solo." Mi fece il labbruccio e una faccia da cucciolo a cui nessuno riuscirebbe mai a resistere. Non potrei fare altro che sorridere.
"Vabbene. Verrò con te." Arrossii.
Massaggiò le dita sulla mia vita e mi bacio nell'angolo destro delle mie labbra.
Il mio cuore scoppiò.
Poi si allontanò da me e andò a prendere le chiavi.
"Posso prendere la mia giacca in camera tua?" Chiesi. "Vai in macchina intanto, se vuoi."
"Beh, affrettati se vuoi andare a dormire presto."
"Lo farò." Corsi su per le scale mentre lui uscì dalla porta.
Mi avvicinai al letto in camera e presi la mia giacca di pelle nera. Mi precipitai giù per le scale e uscii di casa.
 
 
 
Justin’s Point of View:
 
Guardai la strada per vedere Chloe correre giù per il sentiero di fronte a casa mia.
Aprii la porta ed entrò in macchina ansimando. Si sistemò e chiuse la portiera.
Misi in moto accellerando. La 1967 Dodge Charger era sempre stata la mia auto da sogno.
Avevo fatto di tutto pur di guadagnare qualche soldo per comprarmela.
E infine, avevo anche una bella ragazza in macchina, seduta proprio accanto a me.
Era una serata triste. Il sole era nascosto dalle nuvole e non sembrava esserci nessuno fuori.
"Che ti ha detto Violet in bagno?" Chloe mormorò leggermente.
"Niente di importante." Scossi la testa, tenendo gli occhi sulla strada.
"Voglio dire, se volevate parlare di qualcosa di non importante non dovevate andare per forza in bagno, 'in privato'..." Mi voltai verso lei vedendola giocherellare con le dita, come faceva sempre.
Non capivo perchè lo faceva. Sembrava nervosa o forse lo faceva solo per abitudine.
"Hai proprio voglia di sapere tutto, non è vero?" Guardai verso di lei e poi ritornai a guardare la strada.
"Parlavate di me?" Chiesi curiosa.
"Non te lo dirò."
Mi infastidisce.. che una persona voglia letteralmente sapere tutto ciò che hai in mente.
Ci sono alcune cose che devono rimanere private, insomma.
Il fatto che mi piace non significa che lei debba sapere tutto di me.
Per l'amor di Dio... Lei è la prima ragazza per cui ho provato qualcosa. Violet lo sapeva.
Merda, era stato pazzesco dirle che ero interessato a lei.
E sarà un dolore al culo avere tutta la città che sa che io, Jay Bieber, ha una cotta per una ragazza.
Farlo sapere ai Venom poi sarebbe la cosa peggiore.
"Deve essere davvero una cosa importante." Disse, appoggiando il gomito al finestrino.
"E' stata solo una conversazione privata, Chloe. E' finita." Gemetti. "E davvero tu non c'entri niente." Mentii.
Alzò gli occhi infastidita. Il resto del viaggio fu piuttosto silenzioso e in pochi minuti arrivammo al negozio.
Il proprietario era un tipo tosto. Era come un fratello per me. Un fratello che non mi buttava merda addosso, che non mi corrompeva e che non mi minacciava. Mi conosceva come Jay Bieber, il ragazzo puttaniere che si portava a letto ogni ragazza e se le scopava senza senso.
Non volevo che pensasse che Chloe fosse una di quelle ragazze, perchè non lo era.
Fermai la macchina, tirando fuori la chiave dal nottolino.
Sentii l'atmosfera umida fuori e andai ad aprire la portiera a Chloe. Uscì, fissandomi negli occhi.
I suoi capelli erano tutti scompigliati a causa del vento e incrociò le braccia, non sapendo da che parte andare.
"Rimani qua fuori. Ci vorranno solo due minuti."
Con questo, entrai nel negozio.
 
 
Chloe’s Point of View:
 
Ero confusa sul motivo per cui Justin aveva voluto che rimanessi fuori, dopo aver promesso che mi avrebbe sempre protetta. Aveva promesso che non avrebbe mai lasciato che nessuno mi facesse del male e mi aveva detto che le promesse non sono state fatte per essere infrante. Ma perchè ora mi ha lasciato qui da sola?
Con la coda dell'occhio, vidi due ragazzi alti, circa dell'età di Justin, che camminava nella mia direzione.
Entrambi avevano canottiere e capelli neri. Uno aveva i capelli tirati su dal gel e un altro gli ricadevano sulla fronte.
Fissai il marciapiede, cercando di mantenere la calma. Non avevo idea di cosa fare. Non potevo andare contro ciò che Justin mi aveva detto di fare.
Lo conoscevo fin troppo bene, quando si arrabbiava, lo faceva davvero tanto.
Aveva bisogno di qualcuno che riusciva a calmarlo. Aveva bisogno di una serie di modi per convincerlo a tranquillizzarsi. Nel suo caso, si trattava di cose tipo baci o di favori sessuali. E non potevo fare quelle cose.
Credo.
Quei due ragazzi si avvicinarono sempre di più, i loro passi si fecero sempre più vicini.
Iniziai a pregare che Justin uscisse subito dal negozio.
Girai la testa nella direzione opposta ai ragazzi, spingendo il naso nella mia spalla e cercando di sembrare vaga.
"Ehi, tesoro. Non ti ho mai vista in giro qui." Il ragazzo dai capelli unti ridacchiò cupamente.
Entrambi i ragazzi si misero davanti a me. Chinai il capo, mostrando che non volevo essere disturbata.
Justin, ti prego affrettati, fai veloce.
"Da dove vieni? Sei nuova?" Mi chiese l'altro ragazzo. Sentii un nodo alla gola.
"Che cosa ci fai qui a quest'ora?" Il ragazzo dai capelli unti mi mise un dito sotto il mento, alzandomi la faccia. Mi guardò negli occhi, ma io chiusi i miei in opposizione.
Cercai di ritrarmi, girando il viso e guardando nella direzione del negozio.
"Io-io-" Balbettai.
Con la coda dell'occhio, notai che Justin uscì fuori dal negozio.
Immediatamente, guardò verso di me e il suo viso divenne rosso di rabbia.
"Che diavolo pensi di fare?" Justin urlò. Prese la pistola e la puntò addosso ai due ragazzi.
Improvvisamente, uno dei due mi prese per il mento e mi puntò una pistola nella parte sinistra del mio stomaco. Gemetti, mentre quel ragazzo mi stringeva il collo.
Eccomi qui, di nuovo, ad essere il bersaglio di qualcuno.
Sapevo che non era finita, nonostante Justin avesse promesso di proteggermi.
Non era possibile essere protetta qui. Ogni giorno c'era qualcosa di nuovo.
Se non ero io coinvolta in qualcosa, lo era Justin. O tutti e due. Potremmo mai rimanere soli e stare bene?
Nemmeno per una frazione di secondo.
"Non ti muovere o le sparo." Il ragazzo minacciò. Una lacrima scese dal mio occhio destro. Chiusi gli occhi, piena di paura.
"Ti prego, lasciami andare." Sussurrai.
"Falle del male e ti farò provare la morte più dolorosa di tutte. Ricordi quello che ho fatto per il tuo piccolo amico?" I miei occhi si spalancarono. Justin li conosceva? "Hmmm?"
Automaticamente, mi lasciò andare.
Corsi verso Justin e lo abbracciai. Lui mi mise un braccio intorno alla vita e fece del suo meglio per fare capire a quei due che io appartenevo a lui e a nessun altro. Si mise la pistola nella tasca posteriore con la mano libera.
"Oh, guarda Jay Bieber che fa il carino con una ragazza." Disse il ragazzo con i capelli più lunghi.
"Credo che il fallimento possa essere buttato giù facilmente." L'altro ringhiò. Justin ritirò fuori la pistola puntandogliela addosso.
"Zitto!" Justin gridò. Le sue vene spuntavano fuori dal suo collo.
"Non meriti questo, Justin." Mormorai. "Andiamocene."
"Non li lascerò andare facilmente. Ti hanno toccato cazzo. Questo non va bene." Mi lasciò andare, ma io gli afferrai la camicia. Lui mi spinse dietro di sè.
Lo vidi muoversi vicino a quei ragazzi.
Il ragazzo con i capelli lunghi sorrise a Justin, che gli diede un pugno sul naso.
Cadde a terra e si coprì il naso con la mano, c'era sangue per terra.
"Figlio di puttana!" L'altro ragazzo urlò, tirando un pugno a Justin e facendogli uscire il sangue dal labbro inferiore. Justin sparò al braccio del ragazzo, che si ricoprì subito di quel liquido rosso che mi da sempre la nausea.
L'altro ragazzo mi intravide e iniziò a camminare verso di me. Justin lo vide e lo prese dal cappuccio della felpa, buttandolo a terra e tirandogli un pugno dietro l'altro.
Poi lo afferrò per il collo, guardandolo con odio.
"Non chiamarmi fallimento, mai più. Ti è chiaro?"
"Sto solo dicendo la verità, Jay." Il ragazzo ridacchiò cupamente.
Con entrambe le mani, Justin iniziò a soffocarlo facendogli sbattere la testa sul marciapiede.
"Basta! Lascia perdere! Justin, smettila!" Strillai forte. "Lascia perdere prima che arrivino i poliziotti!" Gemetti sul punto di piangere. "Per favore." Soffocai.
"Stai attento a quello che fai uscire da quella fottuta bocca." Justin lo lasciò andare, facendogli colpire la testa ancora a terra. "Toccate ancora la ragazza e siete morti. Avete capito?" Disse Justin, puntando il dito contro i due.
"Basta!" Strillai, cercando di porre fine a quell'inferno.
Iniziai a massaggiare la spalla destra di Justin, cercando di farlo calmare. Dopo pochi secondi, mi mise una mano sul mio fianco.
"Andiamo." Justin mormorò, stringendomi la mano e intrecciando le dita tra le mie.
Il mio stomaco iniziò a tremare per il fatto che mi stava tenendo per mano per la prima volta in pubblico.
Ci avvicinammo alla macchina e mi aprì la portiera da gentiluomo, facendomi salire.
Mi morsi il labbro, mentre Justin si siedeva sul sedile del guidatore.
Iniziai a sentire delle piccole gocce di pioggia che colpivano il parabrezza. Lui guardò fuori dal finestrino, ancora completamente incazzato.
Il suo viso era rosso di rabbia. Non volevo che se la rifacesse con me, quindi dovevo fare qualcosa per calmarlo.
Con la coda dell'occhio, vidi la mano destra di Justin sulla sua coscia, mentre la sua mano sinistra era sul volante. Delicatamente, posai la mia mano sinistra sopra la sua mano destra, intrecciando lentamente le mie dita tra le sue. La sua espressione cambiò e si rilassò notevolmente.
Portai le nostre mani intrecciate fino alla mia bocca e cautamente iniziai a baciare ogni sua singola nocca, una dopo l'altra.
Rimisi la mano sulla sua coscia e mi chinai verso destra, appoggiando la testa sulla finestra e addormentandomi con il suono della pioggia come sottofondo.
 
 
Justin’s Point of View:

 
Eravamo finalmente arrivati a casa. Ero incazzato come non so cosa, ma non volevo prendermela con Chloe.
Lei odia vedermi così. Dopo tutto, sa esattamente come alleviare l'atmosfera e come calmarmi.
Spengendo la macchina, guardai Chloe per vederla dormire appoggiata al finestrino.
Sembrava così dolce e indifesa, non volevo svegliarla. Mi piaceva guardarla dormire.
Era come guardare un bel ritratto, senza mai fermarsi.
I due ragazzi che avevo affrontato prima erano due spacciatori di droga con cui avevo lavorato in passato.
Mi avevano fregato e mi avevano trattato di merda. Un giorno, mi stancai di tutto questo e gliela feci pagare, uccidendo il loro amichetto a pugni. Nessuno ha mai sospettato che fossi stato io.
Non sapevano che i poliziotti avevano sempre pensato che fossi innocente?
Beh, non ero ancora stato colto nell'atto di uccidere qualcuno. Fino a quel momento, ero libero come un uccello. Questo era ciò che facevo per vivere. Non potevo smettere così, di punto in bianco.
Mi levai la cintura di sicurezza, aprii la portiera, la richiusi e corsi dall'altra parte della macchina.
Aprii la portiera di Chloe, le slacciai la cintura di sicurezza e poi la presi tra le braccia, chiundendo la portiera con un calcio.
Corsi verso la porta, dato che non volevo bagnarmi e bagnarla con la pioggia.
Aprii con la chiave e calciai la porta, facendola aprire. Guardai la ragazza che avevo tra le braccia: dormiva profondamente ed era.. era bellissima.
Beh, merda, questa ragazza dorme ovunque, non importa cosa succede.
Iniziai a camminare per le scale, quando una voce a me familiare mi interruppe.
"Mettimi giù. Non hai la forza necessaria. Hai appena avuto una lotta. Posso camminare." Gemette, mentre io ero a metà strada su per le scale. La guardi per vedere che non riusciva a tenere gli occhi aperti.
Ridacchiai leggermente. "Non riesci neanche a tenere gli occhi aperti mentre parli con me. Va tutto bene, piccola." Continuai a camminare su per le scale, girando a destra e aprendo la porta della mia camera da letto.
Il letto era ancora sfatto, così la stesi dolcemente sopra le lenzuola.
"Lasciami levare le scarpe." Mormorò dolcemente, calciando le sue converse in mezzo al pavimento.
Si stirò e poi si tirò la coperta su di lei.
Chiuse gli occhi, cercando di riprendere il sonno.
Andai in bagno nel tentativo di pulire i tagli che la lotta di quella sera mi aveva provocato.
 
 
Chloe’s Point of View:
 
 
Sentii il suono dell'acqua che usciva dai rubinetti. Aprii gli occhi, per vedere Justin in bagno che cercava di ripulire i suoi tagli. Mi alzai, rendendomi conto di non avere più i vestiti. Ero in mutande e reggiseno.
Andai verso l'armadio di Justin e presi una sua t-shirt bianca con il collo a V.
In punta di piedi entrai in bagno, vedendo Justin in boxer grigi, senza maglietta, che si bagnava la faccia e si disinfettava i tagli con un asciugamano bianco.
"Hai bisogno di aiuto? Posso aiutarti." Suggerii. Lui girò la testa e mi guardò confuso. "Ero abituata a farlo con Brad, lo sai."
"Sto bene, Chloe. Scherzi a parte. Non è stata una vera e propria lotta mi hanno solo graffiato un po'.
"Va bene." Dissi, aspettandolo davanti alla porta.
Justin aveva delle mani stupende.
Aspettate.. perchè penso alle sue mani?
Avevo anche capito che Justin è davvero un ragazzo forte. Tutti gli hanno buttato merda addosso ogni giorno, ma alla fine della giornata, riesce a uscirne vincitore. Era ancora vivo. Avrebbe potuto facilmente essere ucciso con quei ragazzi. Era molto più piccolo e innocente di loro, o di qualsiasi altra persona, ma se si incazzava, era davvero pauroso. Mi sentivo strana, Justin si era preso con quei ragazzi.. per me, per la mia protezione.
Ero abituata che mio fratello lo faceva per me, non un altro ragazzo.
Mi faceva sentire speciale.
I miei pensieri si fermarono quando venni stretta intorno alla vita da Justin, dietro di me.
"La mia t-shirt ti sta benissimo addosso. E' solo un po' larga."
Mi abbassò la manica destra e mi baciò la spalla nuda. Un brivido mi attraversò la schiena e chiusi gli occhi, in completo shock.
Mi girai e lo abbracciai, avvolgendo le mie gambe intorno al suo torso. Lui ridacchiò, baciandomi la guancia e poi la testa.
"Ora, dormiamo un po'." Mi sorrise, portandomi sopra il letto.
Annuii eccitata, pronta a trascorrere finalmente una nottata normale di puro riposo.
 
 

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Capitolo 23
*** You don’t have to be scared of me... ***




Chloe’s Point of View:
 
 
Mi svegliai sentendo qualcuno bussare alla porta di casa.
Un botto dopo l'altro, la mia testa iniziò a pulsare. Non riuscivo a pensare lucidamente.
Cosa avrei dovuto fare? Justin era accanto a me e dormiva profondamente.
Le sue braccia erano avvolte intorno alla mia via e il suo naso era sepolto nell'incavo del mio collo.
Era così carino, mi dispiaceva svegliarlo, ma quei colpi mi stavano per fare venire un'emicrania.
Gli tirai uno strattone alla gamba con la mano, cercando di svegliarlo.
Sentii le sue braccia muoversi e farmi il solletico sui fianchi, dandomi un senso di libertà.
Non perchè non mi piacesse essere coccolata da lui, ma ero nella stessa posizione da ore e ore.
Lui allungò le gambe e si voltò verso di me, aprendo gli occhi.
"Justin, c'è qualcuno che bussa alla porta al piano di sotto, cerca di entrare." Lo informai, sbadigliando subito dopo.
Saltò giù dal letto e si mise un paio di jeans, in modo da non scendere solo in boxer.
"Rimani qui. Vado a vedere chi è." Mormorò avvicinandosi alla porta della camera mentre si abbottonava i jeans.
Naturalmente, ero curiosa di vedere chi era al piano di sotto.
In punta di piedi lo seguii giù per le scale.
Di fronte a me, Justin aprì la porta a Damien, che era incazzato nero come sempre.
Appena lo vidi mi nascosi dietro al muro, facendo capolino con la testa.
Non potevo farmi vedere. Soprattutto perchè indossavo solo una maglia bianca a V di Justin e sotto la biancheria intima.
"Hai cambiato questa fottuta serratura? La mia chiave non riesce più ad aprire questa porta cazzo." Damien urlò in faccia a Justin. La sua voce echeggiò per tutta la casa.
"Già." Disse Justin, completamente impassibile.
"E perchè?" Damien rispose, avvicinandosi a Justin.
"Perchè tu e la tua banda di merda avete distrutto la mia casa." Justin sputò, appoggiandosi al muro accanto alla porta.
Damien strinse i pugni pronto a spingere Justin, ma si fermò quando guardò verso di me.
Un sorriso malizioso si diffuse sul suo viso.
"Ciao, Romano." Damien mi salutò.
Feci un passo indietro, vedendo Justin che girava la testa nella mia direzione.
"Andiamo, Romano. Non devi avere paura di me. Non c'è bisogno di nasconderti da me." Mormorò Damien, sorpassando Justin e avvicinadosi a me, afferrando la mia mano destra.
Il mio stomaco iniziò a sentirsi a disagio. Portò la mia mano vicino alle sue labbra e mi diede un bacio, guardandomi dritto negli occhi.
Sentii un nodo enorme alla gola. Mi sentivo male. Cosa stava cercando di fare Damien?
Justin si avvicinò a me, prendendomi per un braccio. Guardò Damien con un'espressione di morte, mentre suo fratello sorrise allegramente, come se niente fosse successo.
"Ti prendi cura di lei molto bene." Mormorò Damien, dirigendosi in cucina.
"Quale diavolo è il tuo problema, Damien?" Justin lasciò il mio braccio, inseguendo suo fratello in cucina. "Eh?"
"Non ne ho nessuno in realtà." Damien si strinse nelle spalle e raggiunse il lavandino per poi prendere un bicchiere.
"Volevi farle saltare la testa e ora, sei qui, a toccarla e a fare il carino con lei..." La voce di Justin si spense e incrociò le braccia cercando di non fare arrabbiare troppo Damien.
Damien posò il bicchiere sul bancone e raggiunse una bottiglia di Rum sopra il frigo.
Verso il liquido nel bicchiere e dopo lo mandò giù in un solo sorso. Mi terrorizzò ancora di più. Stava bevendo così presto di mattina?
"Sì, la volevo davvero morta." Damien ridacchiò cupamente. "-Ma non posso uccidere la mia arma migliore, no? Inoltre, sembra molto brava a letto." Iniziò a guardare il mio corpo, leccandosi lentamente le labbra. "Sexy come l'inferno."
Iniziai a tremare. Non mi sentivo affatto a mio agio. Guardai Justin per vederlo stringere i pugni.
Non potevo lasciarlo lottare ancora, così afferrai il suo braccio, guardandolo negli occhi. Lui aggrottò le sopracciglia, facendo del suo meglio per mantenere la calma.
Guardò Damien con aria scontrosa.
"Dove cazzo vuoi andare a parare? Giuro su Dio che se la tocchi, ti uccid-"
"Cosa farai?" Damien lo interruppe, tirando Justin via da me e spingendolo contro il muro.
"La dolcezza laggiù non morirà finchè non lo dirò io. Morirà solo quando vorrò farla morire io, capito?" Damien ributtò Justin verso di me. "In ogni modo, Jay, sono venuto qui per parlare di affari. Ho bisogno di te per il lavoro."
"Io non lavoro per te." Dichiarò Justin con rabbia. "Hai i tuoi stronzi nel magazzino. Fallo fare a loro."
Sapevo che Damien era uno psicoptico, ma non sapevo che fosse così grave.
Iniziavo ad apprezzare di più Brad. Pensavo che Damien e Justin avessero molto in comuno e che andassero d'accordo. Ma non era così. Forse Damien era ubriaco e normalmente non si comportava così.
Volevo solo sapere cosa voleva.
"No, preferisco chiedere al mio fratellino di farlo." Damien sorrise a Justin.
Perchè Damien voleva Justin, quando aveva altri cinque ragazzi che lavoravano per lui?
Forse voleva che mi lasciasse sola. Non volevo stare qui. Non volevo che Justin mi lasciasse sola con questo ragazzo.
Vidi Damien che si avvicinò al divano in salotto e gettò i piedi sul tavolino.
Pensai che avrei fatto bene a tornare in camera e a mettermi addosso un paio di pantaloni.
Non mi sentivo a mio agio con Damien lì e con solo una t-shirt addosso.
Soprattutto dopo le cose che aveva detto su di me. Mi voltai e iniziai a salire le scale.
"Chloe, dove stai andando?" Justin mi chiese. Mi fermai, girandomi indietro per vedere che mi stava fissando il culo dal fondo della scala.
"Vado a mettermi un paio di pantaloni." Mormorai. Justin annuì in segno di approvazione.
"No, lei resta qui, con quello che ha già addosso." Sentii la voce di Damien dall'altra stanza. Justin alzò gli occhi al cielo e iniziai a sentirmi a disagio di nuovo.
"Lei può fare quello che vuole!" Justin urlò in mia difesa.
Guardai Damien che gettò una mano in aria, facendomi segno di andare a sedermi accanto a lui. Justin si voltò, andando a sedersi sul divano alla destra di suo fratello. Rimasi congelata in mezzo alle scale.
"Vieni qui e siediti. Ho sentito che sei una ragazza molto curiosa che vuole sapere come vanno le cose qui intorno, quindi vieni a sederti qui con noi." Rimasi dov'ero, in mezzo alle scale. La voce di Damien diventò più cupa. "Vieni qui." Si sforzò di sorridere.
Nervosamente, mi avvicinai a Damien. Prima che potessi sedermi accanto a lui sul divano, sentii una mano afferrarmi il polso e tirarmi nella posizione opposta. Atterrai sul divano accanto a Justin.
"Vai avanti. Dimmi cosa vuoi." Disse Justin. Damien sorrise soddisfatto.
"Ho bisogno che tu vada a Ottawa. Big Blue laggiù ha le mie armi pronte e io ho bisogno di qualcuno che le vada a prendere per me. Le ho pagate in anticipo." Disse Damien, passandosi una mano tra i capelli.
"Io non vado fino a Ottawa. Puoi farlo da solo. Sono stanco, grazie a te." Justin ringhiò, alzando gli occhi al cielo.
"No, non posso farlo io, stronzetto!" Damien sputò. "Non posso mettere piede a Ottawa, perchè sono il bersaglio di una delle bande locali lì."
"Che cosa? Hai paura di una piccola banda di merda? Povero bambino." Justin ridacchiò. "Ottawa ha delle bande? Pensavo fossi invincibile, Damien."
"Chiudi quella cazzo di bocca, Jay." Damien urlò. "Non importano i dettagli, vai a prendere quelle cazzo di armi porca puttana."
Justin alzò gli occhi, ancora una volta. "Le andrò a prendere, d'accordo."
Damien annuì in segno di approvazione. "Eccolo qui, questo è mio fratello." Si alzò in piedi.
"Quando dovrei andare?" Justin chiede infastidito.
"Oggi."
Justin controllò l'orologio, guardandomi per scusarsi. Non sapevo che dire, ma avevo paura.
"Ti lascio la roba fuori alle 10. Va bene?" Disse Justin.
"Eccellente." Damien sorrise soddisfatto.
"Vado a prendere le cose." Justin mormorò e poi corse du per le scale, lasciandomi lì da sola con Damien.
Ignorai la sua fastidiosa presenza e andai in cucina a prendere una mela. Prima che potessi darle un morso, sentii un paio di mani stringermi le spalle.
Rimasi senza fiato.
Era Damien.
"Giuro su Dioù che se mio fratello si distrae dal fare quello che gli ho detto di fare per colpa tua, sei fottuta." mi sussurrò all'orecchio. "Questa è la prima volta che si rifiuta di fare un lavoro per me. Levati dal cazzo, capito? O chiamerò personalmente tuo fratello e gli dirò di tirarti fuori da qui. Non ti lascerò mai vincere, puttana da quattro soldi!" Poi si mise davanti a me e mi guardò negli occhi, come se non mi avesse mai detto niente.
Con la coda dell'occhio vidi Justin scendere giù per le scale con la sua giacca di pelle e le chiavi in mano.
"E' stato bello rivederti." Mi mormorò Damien, sorridendo scherzosamente.
Si voltò, uscendo dalla porta e la sbattè dietro di lui, lasciadomi lì, sola con Justin.
"Ti ha toccato?" Chiese Justin.
"No." Mentii, scuotendo la testa.
"Ti ha detto qualcosa?" Justin si leccò le labbra, cercando di ottenere una risposta da me.
"No, abbiamo solo preso una mela da mangiare. Te lo giuro." Guardai il pavimento e mi morsi il labbro.
"Bene. Ti chiedo scusa per come si è comportato. E' un po' un casino con lui."
"Già." Continuai a mordermi il labbro, fissandomi i piedi.
"Senti, Chloe." Mi afferrò entrambe le mani, chiudendole dentro le sue. "Devo lasciarti qui. Non posso portarti a Ottawa con me, perchè le persone con cui Damien ha a che fare... Non puoi stare intorno a loro."
Annuii, facendolo continuare a parlare. Avevo un po' paura a rimanere da sola. Soprattutto dopo aver scoperto il reale comportamento di Damien.
"Ho mandato un sms a Violet e verrà lei a farti compagnia." Lasciò andare le mie mani. "Ho un sacco di snack che puoi mangiare e ho dei bei canali in TV. Rimarrò qui fino a quando Violet arriva, ma dopo, non aprire la porta a nessuno, va bene?"
"Va bene." Annuii. Mi sarei dovuta abituare a quella ragazzina.
 

 
"Ehi, Chloe! Sembra che passeremo una serata insieme, ragazza!" Violet strilòò, entrando in casa con un sacchetto gigante di M&M's.
"Sono solo le 11 di mattina, Violet..."
Dovevo ammetterlo. Violet era un po' troppo felice nelle situazioni peggiori. Non capivo perchè si comportava così. Era evidente che faceva qualcosa per rimanere sempre positiva.
"Beh, hai capito quello che intendevo." Rise. "Ho portato tutta la prima stagione di Pretty Little Liars! Prenderò qualche snack in cucina e poi verrò in salotto!"
"Okay. Se proprio insisti." Annuii, camminando in salotto.
Mi fermai davanti alla TV e mi inginocchiai per mettere il DVD di Pretty Little Liars nel lettore.
Era uno dei miei telefilm preferiti. Quando ero a casa, non potevo sopravvivere una settimana senza guardarlo. Quanto mi mancava.
"-Devi tenere Chloe al sicuro." Sentii Justin dire a Violet. "E' per questo che sei qui. Se succede qualcosa, mi puoi chiamare a ti risponderò subito, promesso. Devi solo stare attenta a Chloe. Ti prego, è l'unica cosa che ti chiedo."
Non potevo non amare il modo in cui Justin voleva proteggermi. Mi sentivo bella. Non avevo mai avuto un ragazzo che mi trattava in questo modo, oltre a mio fratello.
"Sì, capo." Violet ridacchiò. Sentii i suoni e l'odore dei popcorn.
"Beh, io vado. Torno alle 10:30, promesso. Ricordatevi di non aprire a nessuno." Justin fece cenno di avvicinarmi a lui, che era pronto davanti alla porta.
Lo guardai triste, non volendo che mi lasciasse lì con Violet.
Lui venne verso di me.
"Sarò di ritorno a casa prima che tu te ne accorga." Mormorò, accarezzandomi i capelli.
"Come mi salverà la vita Violet?" Mormorai a bassa voce.
"Senti, Chloe. Andrà tutto bene. Nessuno ti farà del male. Tornerò. Non ti abbandonerò." Ridacchiò leggermente, abbracciandomi.
"Va bene." Mormorai. Justin si staccò da me e mi afferrò il viso con tutte e due le mani.
Mi guardò negli occhi, sorridendo scherzosamente. Avvicinò le sue labbra alle mie, ma esitò.
Sentivo il suo respiro caldo sul mio labbro superiore. Fece un grosso sospiro e mi baciò una guancia, massaggiandomi l'altra con la mano.
"Sii gentile con Violet!" Dichiarò scherzosamente, accarezzandomi la guancia e avviandosi alla porta di casa.
La aprii e mi guardò, prima di chiuderla.
Appena sentii la porta chiudersi, mi lasciai cadere sul divano e cominciai a guardare Pretty Little Liars.
Violet era in cucina e aspettava che i popcorn si cuocessero.
Quando furono cotti, Violet entrò in salotto con il sacchetto di M&M's e i popcorn in mano e si lasciò cadere accanto a me, tirandomi una gomitata al braccio, per scherzo.
"Che stai facendo?" Mi massaggiai il braccio colpito. "Sto cercando di guardare il mio telefilm preferito."
Violet prese il telecomando dal tavolino e abbassò il volume alla TV.
"Che è successo pochi minuti fa?" Mi chiese, sedendosi con le gambe incrociate.
"Non so di cosa tu stia parlando." Scossi la testa, fissando la TV.
"Oh, andiamo! Lo hai pregato di non andare via, di non lasciarti mai andare-"
"Non è successo niente." La interruppi, infastidita. Non volevo parlare di Justin con lei.
"Lui ti ha baciata!" Lei strillò, sorridendo come una pazza.
"E allora? Mi ha dato un bacio sulla guancia." Alzai gli occhi. "Potrebbe non aver significa niente." Arrossii un po'. Violet mi vide e si lasciò sfuggire un gridolino allegro. Le buttai un cuscino addosso imbarazzata.
"Basta!" Arrossi ancora di più.
"Ti piace?"
"No." Mormorai.
"Lascia che te lo chieda in un altro modo." Lei appoggiò la mano sul mio ginocchio. "Provi qualcosa per lui?"
"No." Mentii.
"Oh, ti prego Chloe. Non mentire a te stessa." Afferrò una manciata di M&M's e se li mise in bocca uno per uno.
"Possiamo sorvolare questo argomento?" Solcai le sopacciglia, tentando di non arrossare di nuovo.
"Non lo abbiamo neanche iniziato." Lei sorrise, masticando gli M&M's.
"Ho detto, cambiamo discorso!" Ringhiai, prendendo il telecomando, alzando il volume e riiniziando a guardare Pretty Little Liars. Presi manciate di popcorn e li mangiai tutti in un solo boccone, mentre finalmente Violet era rimasta in silenzio.
"Come ti senti?" Violet mi chiese, dopo pochi minuti, fissandomi negli occhi.
"Sto bene.. tu?" Mi sorrise.
"No. Volevo dire, come ti senti... a stare qui, a Stratford." Iniziò a giocare con le punte dei suoi capelli. "-A stare lontana da tuo fratello, ad avere persone che ti vogliono morta?"
"Sono-sono solo stanca." Balbettai. Presi un respiro profondo, cercando di mantenere la calma.
"Lo so, Chloe. So quanta merda devi subire. Se non per i Venom, per mio fratello. Mi dispiace." Mormorò, abbassando la testa.
"Oh, non esserlo. Dopo tutto, è tutta colpa mia. Se non fossi stata così curiosa, sarei a casa ora. Lontana da tutto questo..."
"Capisco che preferiresti essere a casa che qui, ma-"
"In realtà non lo so." La interruppi, mordendomi il labbro.
"Che vuoi dire?" Chiese.
"A casa Brad mi controlla la vita. Sono il suo piccolo robot. Ha tanto potere su di me, dal momento che è mio fratello maggiore, e quindi non voglio tornare da lui. Sono solo stanca di tutto questo." Gemetti.
Era difficile parlare di questo argomento, ma volevo che lei lo sapesse.
"Non ti mancano i tuoi amici?"
Mi fermai. Pensai a tutto quello che era successo con i miei amici in California. Era stata la parte peggiore della mia vita. E Brad era troppo preso a pensare alle sue stronzate per rendersi conto di tutto quello che era successo.
"Non dirmi che non hai-"
"E' colpa di Brad." Ammisi.
In California avevo molti amici. Ero una delle ragazze popolari della scuola. Appena Brad uccise la ragazza di Damien, ero stata costretta ad allotanarmi da tutto e da tutti. Dovevo indossare cose che non volevo, stare in luoghi chiusi e non andare alle feste. Ero sempre chiusa in casa e l'unico posto in cui potevo andare era la scuola.
"Mi dispiace così tanto." Violet sussurrò, abbracciandomi forte.
"Sto bene, Violet." Mormorai con voce tremante. "Sto bene."
"Conosco qualcuno che è tuo amico qui." Lei sorrise, guardandomi.
"Chi?" Sussurrai, prendendo un M&M's rosso dal pacchetto.
"Jay." Lei fece le fusa. "Sembra che gli piaci molto e si prende cura di te."
"Gli importa di me. Si preoccupa davvero molto." Annuii.
"Penso che tu gli piaci davvero tanto." Violet mi fece l'occhiolino.
"Come fai a saperlo?" Dissi, mettendo il mento sul mio pugno.
"Provo solo dei sentimenti forti e un istinto che non mi tradisce mai." Lei annuì. "Provo un forte sentimento per voi due."
 
 
Erano passate ore e io e Violet eravamo state benissimo. Lei non era così fastidiosa come credevo. E' incredibile a dare consigli. Era come se mi capisse in ogni cosa. Era impossibile trovare qualcuno con la sua stessa logica. Era difficile che mi fidassi delle persone, ma Violet mi aveva dimostrato che con lei non c'erano problemi. Lei voleva aiutarmi, era dalla mia parte.
Mi ripetè più volte durante la giornata che se mi fossi mai sentita a disagio, l'avrei potuta chiamare subito e mi avrebbe rallegrato. Avevamo cenato con un piatto di spaghetti e avevo usato la ricetta di mia madre, cucinando un piatto italiano nativo.
Ci eravamo anche lavate i capelli e avevo anche offerto di usare lo spray per capelli di Justin, rifiutandomi subito dopo per il pensiero dei miei capelli unti.
Vidi Violet che guardava l'orologio. Erano le 10:30, Justin sarebbe tornato a momenti.
Violet si alzò di scatto in piedi e afferrò in fretta le sue cose.
"Dovevo essere a casa per le dieci, Chloe. Mi dispiace! Devo correre a casa!"
"Ma Justin non è ancora arrivato." Mormorai, fissando l'orologio.
"Sarà qui presto! Starai bene." Lei mi diede un abbraccio veloce, chinandosi sul divano e dopo si diresse verso la porta. "Vado! Ti voglio bene!"
"Ti voglio bene anche io!" Le sorrisi, guardandola uscire dalla porta. La richiusi a chiave.
Spensi tutte le luci della casa. Era una strategia di mio fratello, era per far vedere alle persone che non c'era nessuno in casa. Non una solo luce accesa. Andai verso il divano e mi sdraiai sopra.
Presi il telecomando e accesi la TV. Poi, appoggiai la testa al bracciolo del divano e cercai di addormentarmi.
Quando stavo finalmene per cadere in un sonno profondo, sentii dei passi.
Le luci erano completamente spente. Non avevo idea di chi fosse. Scesi dal divano in punta di piedi per correre a cercare un posto in cui nascondermi. Cercai di mantenere la calma il più possibile, ma avevo paura che quei passi appartenessero a qualcuno che mi avrebbe fatto del male.
Tutto uello che riuscivo a pensare era a come Damien mi aveva trattata prima. Non c'era niente che potessi fare.
Camminando in giro per la casa, mi bloccai quando un paio di braccia mi afferrarono per la vita da dietro.
"Ti sono mancato?" Una voce familiare mi sussurrò all'orecchio.
Era Justin.
Mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo, sentendo le sue mani lasciare la mia vita.
Accese la lampada accanto a noi e rimise la mani intorno al mio esile corpo.
"Ti avevo detto che sarei tornato da te." Mormorò. "E che avrei potuto finalmente fare questo."
Avvicinò i nostri fianchi. Fece scorrere il suo naso sul mio collo per poi baciare l'angolo destro della mia bocca e poi le mie labbra. Si staccò velocemente e di nuovo beccò le mie labbra. E di nuovo. E di nuovo ancora.
Seppellii la mia testa contro il suo petto, sentendomi più al sicuro che mai.

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Capitolo 24
*** Let me handle it. ***



Chloe's Point of View:


Si era fatto tardi. Avevo appena fatto una doccia e la sensazione di fresco mi aveva rinnovata. Uscii dal bagno riempendo la stanza di Justin di vapore e guardando Justin attraverso lo specchio. Sembrava esausto. Avevo addosso reggiseno, mutandine e una maglia a scollo V di Justin sopra. La verità è che i suoi vestiti erano così comodi.
Inoltre, non avrei voluto dormire nel letto di Justin completamente nuda. Sarebbe strano.
Spostai il mio sguardo sullo specchio e guardai il mio riflesso, per capire che ero stressata ed esausta al massimo. I miei capelli andavano tutti in direzioni diverse e la mia pelle era sempre più pallida. Stratford non era il tipo di posto per me, soprattutto dopo essere arrivata dal sud della California, posto in cui trascorrevo il cinquanta per cento del mio tempo ad abbronzarmi sotto il sole cocente. La sensazione del calore sulla mia pelle era perfetta.
Passai una mano tra i miei capelli ribelli. Erano eccessivamente secchi e voluminosi.
Li odiavo. Sembravo un leone. Sentii un paio di braccia che mi strinsero intorno alla vita.
Sobbalzai, guardando lo specchio per vedere che era Justin a torso nudo dietro di me.
Dopo averlo visto, spostai la mia mano giù dai miei capelli, ponendola sopra una delle sue mani sulla mia vita. Sentivo il suo respiro sull'orecchio sinistro, mi morsi il labbro appena sentii dei brividi salirmi su per la schiena.
"Non dormirai più a lungo in intimo." Justin sussurrò al mio orecchio.
Rabbrividii al suo tocco, continuando a guardare lo specchio.
"Già, le tue t-shirts sono piuttosto comode..." Dissi innocentemente.
"Avrei preferito che tu fossi solo in reggiseno e mutande..." ridacchiò umile. "-Ma non posso negare che sembri davvero sexy quando indossi le mie maglie."
Delicatamente, prese la mia mano e poi scivolò le sue dita su per il mio braccio.
Mi tirò giù la manica della sua maglietta, lasciando la mia spalla nuda. Chinò il capo verso la spalle e iniziò a lasciarci sopra baci umidi, centimetro per centimetro. Dopo circa otto baci, accarezzò il mio collo con le sue labbra, per poi iniziare a succhiare la mia pelle.
Chiusi gli occhi, tremando.
Improvvisamente, sentii le sue mani stringermi la vita e girarmi verso di lui. Aprii gli occhi per vederlo camminare sempre più vicino a me. Io iniziai a camminare all'indietro e mi lasciai sfuggire un piccolo gemito, quando la mia schiena si scontrò contro il muro.
Mi fissò negli occhi e gentilmente mi beccò sulle labbra. Mi scappò una risatina e avvolsi le braccia intorno al suo collo. Premetti le mie labbra sulle sue, chiedendo di più. - E naturalmente, lui ricambiò subito il bacio.
Iniziai a tirare le punte dei suoi capelli. Emise un gemito, mentre strofinava il suo inguine contro il mio. Infilò la lingua nella mia bocca e inizò a rincorrersi con la mia. Era come se ci fosse una guerra tra fuoco e ghiacciò, le nostre lingue erano sul punto di morte. Nessuno stava effettivamente vincendo.
Justin mi accarezzò le cosce con le sue mani calde, spostandole poi fino al mio culo. Lo strinse con fermezza, tenendo le mani lì. Poi mi sollevò, feci un salto e avvolsi le mie gambe intorno alla sua vita. Si allontanò oscillando un po' dal muro e si avvicinò al letto, tenendo premuta la sua fronte con la mia. Cautamente, mi distese sul suo letto, strisciando subito anche lui sopra di me.
Iniziò a strusciare il suo naso sul mio collo, baciandomi la mascella. La mia bocca si spalancò per la soddisfazione, segno che aveva appena trovato il mio punto debole. Iniziò a succhiare, a mordere, a leccare. Inarcai la schiena per il piacere e strinsi i suoi capelli.
Iniziò a tirare su la maglia che indossavo. Gli accarezzai i capelli, per poi scendere giù per il  collo e arrivando alla fine della mia maglia. Le sue mani erano sopra le mie e insieme sbottonammo la mia maglia e la buttammo dall'altra parte della camera da letto.
Abbassò la testa, ponendo diversi baci sulla mia pancia. Dopo un po', iniziò a leccare la pelle tra i miei seni, fregandosene di dove stavamo per arrivare con tutta questa eccitazione in corpo. Continuò a baciarmi fino a risalire sulle mie labbra, facendo scorrere nuovamente la lingua nella mia bocca.
Lo afferrai per le spalle, spingendolo verso un lato. Mi spostai sopra di lui e mi misi a sedere, a cavalcioni. Iniziai a baciargli la mascella, cercando di trovare i suoi punti deboli.
"Piccola..." Lui gemette, mentre io iniziai a succhiargli il collo.
Mi infilò tutte e cinque le dita della mano destra tra i capelli, baciandomi su e giù per il collo. Premetti le mani fredde sul suo petto caldo, e lo baciai ancora con più passione. 
Il suo corpo era un inferno, e non potevo farne a meno.
Alzai il mio viso, facendo scontrare i nostri nasi. Respiravamo affannosamente.
Questa volta, fui io a infilare la lingua dentro la sua bocca. Mi spinse via, rigirando le posizioni e sistemandosi meglio in mezzo alle mie gambe, sopra di me. Iniziò a strusciare il suo inguino contro il mio, facendomi sprofondare nell'eccitazione pura.
Si allontanò, accarezzandomi il petto con un dito, sopra il mio reggiseno. Fece scivolare giù la spallina e mi baciò la spalla.
Sapevo cosa stavamo per fare. Era ovvio che tutto questo doveva finire.
"Justin..." Sussurrai. Lui mi ignorò e continuò a baciarmi la spalla. "Non dovremmo farlo." Provai a resistere.
"Non mi interessa." Affermò, baciando di nuovo il mio punto debole. Chiusi gli occhi e lui iniziò a strisciare di nuovo il suo inguino al mio. Fremevo dall'eccitazione, il mio reggiseno era completamente attaccato alla mia pelle per il sudore.
"J-Justin..." Balbettai.
"Andrà tutto bene, piccola. So gestire questa cosa." Continuò a farmi letteralmente morire. Gemetti, beandomi della sensazione.
L'intero atto fu interrotto dal suono familiare di un sasso che colpiva la finestra.
Ci fermammo e io scivolai nell'altro lato del letto, passandomi una mano tra i capelli nervosamente.
Il nostro gioco era finito.
"Cos'è stato?" Strillai, guardando la finestra.
Justin scese dal letto, andando verso la finestra. Scosse la testa, evidentemente irritato.
"Tutte queste fottute interruzioni..." Ringhiò, prendendò un coltello dal comò. "Rimani qui. Dico sul serio, questa volta." Comandò cupamente, uscendo dalla stanza. Ubbedii, rimanendo lì. Sentii il suono dei passi di Justin che correvano giù per le scale, mentre io rimasi lì, sola, a fissare il mio riflesso nello specchiò. Sentii una porta aprirsi e dopo chiudersi, al piano di sotto. Volendo vedere cosa stava succedendo, mi avvicinai alla finestra, tirando su la spallina del reggiseno che prima Justin mi aveva spostato.
Fuori c'era uno di quei due ragazzi con i capelli neri che voleva portarmi via da Justin, quella sera davanti al negozio di proiettili.
Silenziosamente, presi la maglia di Justin e me la infilai. Mi avvicinai alla finestra e la aprii facendo meno rumore possibile e volendo sentire quello che stavano dicendo.
"Non rinunci mai, vero?" Chiese Justin, avvicinandosi al ragazzo. Senza dire nulla, il ragazzo afferrò Justin per il collo e gli diede un pugno sulla mascella. Rimasi senza fiato. Justin fece una smorfia e diventò rosso in faccia. Era evidente sotto il chiaro di luna.
"Sono venuto per finirti!" Urlò il ragazzo, spingendo Justin.
"Ti rovino la vita se mi tocchi un'altra volta, cazzo! Ti spacco le labbra così non sarai più in grado di parlare!" Justin urlò.
"E' così?" Il ragazzo sorrise. Non sapevo neanche il suo nome.
"Stai mettendo in dubbio le mie capacità?" Justin inarcò un sopracciglio. "Sei veramente stupido a tornare qui."
"Se sei così dannatamente duro, perchè non combatti? Ti ho appena dato un pugno e tutto quello che hai fatto è parlare e parlare come fai sempre." Il ragazzo urlò in faccia a Justin.
"Vuoi che combatta contro di te? Stai facendo la scelta sbagliata." Justin si mise la mani in tasca.
"Voglio dire, non c'è bisogno di combattere." Il ragazzo ridacchiò tra sè. "C'è sempre un piccolo compromesso che possiamo fare."
"E quale sarebbe?"
"Consegnami la tua piccola puttana." Comandò a Justin, avvicinandosi a lui. Il mio cuore si bloccò, mi sentii di nuovo come la solita vittima presa di mira. Non volevo più continuare con tutto questo.
"Non è una fottuta puttana." Justin ringhiò. "Lei non viene da nessuna parte con te, razza di idiota del cazzo."
"Parli a tua madre in quel modo? Con quel linguaggio? ...Oh, aspetta..."
Con un braccio, Justin iniziò a soffocare il ragazzo. Lo spinse contro un albero, tirando fuori il suo coltello e accoltellandolo sulla vita. Justin strinse in denti per la rabbia e il ragazzo urlò dal dolore. La ferita iniziò a sanguinare attraverso la camicia bianca del ragazzo.
"Hai imparato o ne vuoi ancora?" Justin chiese. "Non sei morto. Puoi andare a casa."
"Fottuto figlio di un-"
Il ragazzo gridò, ma fu bloccato da Justin che levò il coltello dalla sua vita. C'era sangue anche sulla lama.
"Vai a casa." Justin comandò con calma. Il ragazzo, zoppicando, se ne andò.
Sapendo che Justin stava per salire al piano di sopra, chiusi la finestra e mi precipitai sopra il letto. Mi portai le ginocchia al petto, abbracciando le gambe e sentendo i passi di Justin che saliva le scale.
"Perchè la gente non può semplicemente capire che non lascerò che nessuno ti porti via da me?" Justin entrò nella stanza, scuotendo la testa. Si chiuse la porta alle spalle, afferrando il coltello dalla tasca e tirandolo sul comò. Justin si girò verso di me. Cercai di non piangere.
"Chlo... Hai visto tutto, non è vero?"
Io annuii lentamente, sentendo le lacrime pronte ad uscire. Tutti volevano portarmi via da Justin. Forse era meglio tornare in California. Era meglio essere bloccata in casa che essere voluta da tantissime persone. Non mi sentivo più al sicuro qui. L'unica mia forma di protezione era Justin.
"Ci sono alcune cose di cui ti devi abituare da queste parti. Sono disposto a combattere per te e per difenderti. Non voglio che tu vada da nessuna parte." Mi accarezzò la gamba. Una calda lacrima rotolò lungo la mia guancia e lui posò la sua mano sul mio ginocchio. "Non piangere." Mormorò. Mi pulì la guancia, baciandomi sulla fronte. "Non permetterò che nulla di accada." Mi prese la mascella, fissandomi negli occhi e massaggiandomi le guance con le sue dita.
Iniziai a piangere in silenzio, stendendomi sul materasso. Mi girai dall'altra parte, dandogli la schiena, desiderando solo di tornare a casa.
La verità era che.. non potevo. Sarebbe stato difficile lasciare la persona per cui avevo iniziato a provare qualcosa. Ora sentivo il suo dolore. Ora sapevo come si sentiva quando gli ho rivelato che era Chloe Romano. Era evidente che i crimini che aveva commesso non erano un gioco. Era il suo stile di vita.
"Starai bene." Mormorò nel mio orecchiò, levandosi i pantaloni. Si mise dietro di me, facendo scivolare le braccia intorno alla mia vita.
Chiusi gli ochi, continuando a piangere fino a quando non caddi in un sonno profondo e nebuloso.
 
Mi svegliai e il sole mi illuminò attraverso le finestre. La notte avevo fatto un incubo. Stavo pensando davvero di tornare in California. Avevo bisogno di fuggire dallo stile di vita di Justin.
Guardai dietro di me per vedere Justin ancora profondamente addormentato. Sembrava così tranquillo, e... non violento. Volevo fuggire da qualche parte e pensare solo a me stessa. Avevo bisogno di schiarirmi la mente e le idee. Non sapevo da dove cominciare. Era giusto tornare chiusa in casa, o Justin aveva veramente bisogno che restassi qui con lui?
Cos'ero davvero per lui? 
Era una cosa che volevo sapere davvero in questi ultimi giorni. Il bacio e il nostro modo di parlare normalmente. Non sapevo cosa stava succedendo tra di noi. Ad essere onesti, penso che neanche Justin lo sappia.
Scesi dal letto e in punta di piedi uscii dalla stanza. Scesi le scale e mi diressi verso il divano in soggiorno. Mi sedetti, incrociando le gambe e cercando di pensare, pensare e pensare ancora.
Non sapevo che fare. In questo giorni ero stata malissimo a Stratford. C'erano momento in cui mi sentivo protetta e sicura, ma poi c'erano anche momenti in cui pensavo di morire. Forse, ero nata per morire. Forse, vivevo solo in un posto sbagliato, con perone sbagliate. Non potevo andare da nessuna parte senza che qualcuno mi minacciasse.
Le uniche persone per me qui erano Justin e Violet. Mi sentivo così sola.
Di fronte a me c'era una scatola marrone di medie dimensioni. Sulla parte superiore c'era scritto "Chloe". Beh, naturalmente, avrei voluto aprirla. E così feci. La presi e all'interno c'erano mie foto di quando ero più giovane, informazioni sull'incidente in auto dei miei genitori e anche tutte le informazioni di Brad. Foto di Brad e foto mie erano sparse ovunque. C'erano disegni di come sarei dovuta diventare quando sarei cresciuta. Le lacrime iniziarono a uscire. Volevo andarmene.
Lentamente, mi allontanai dalla scatola, e raggiunsi il telefono fisso accanto al divano. Lo presi e iniziai a comporre il numero di Brad. Non mi importava di come avrebbe reagito mio fratello del fatto che ero a Stratford. Volevo solo andarmene via di qui. Non potevo fidarmi di Justin. Non dopo i suoi piani contro di me nel passato.
Con la coda dell'occhio, vidi Justin scendere le scale. Rabbrividii, non volendo dargli la notizia così.
"Buongiorno, Chloe. Ero un po' preoccupato quando mi sono svegliato e non eri accanto a me." Si grattò il braccio. Non risposi. "Chi stai chiamando?" Chiese curioso.
"Mio fratello." Solcai le sopracciglia, finendo di digitare il numero. Mi misi il telefono all'orecchio, aspettando il suono di qualche squillo.
"Cosa?" Chiese in stato di shock.
"Voglio andare a casa." Sputai, fregandomene di quello che era successo ieri sera. Si avvicinò a me, prendendomi il telefono dalle mani e chiudendolo. "Ridammelo!" Urlai con rabbia.
"Tu non vai a casa. Che ho fatto ora?" Si strinse nelle spalle. "Non ho fatto altro che salvarti il culo per tutta la settimana!"
"La vedi questa?" Presi la scatolina e gliela buttai contro. "E' per questo che voglio andare a casa. Pensi che dovrei essere qui, quasi a fare sesso con il ragazzo che voleva uccidermi?"
"Non volevo farlo, Chloe. Mi era stato ordinato!" Lui serrò la mascella, guardandomi fisso negli occhi.
"Justin, non devo essere qui." Scossi la testa. "Mio fratello sarà probabilmente preoccupato. Non posso rimanere qui!"
"Non hai bisogno di andare a casa!" Mi prese per un braccio e mi allontanò dal soggiorno, facendomi entrare in cucina. "Starai bene!"
"Come faccio a fidarmi di te quando una settimana fa, dicevi che volevi infilarmi una pallottola in fronte?" Tirai su con il naso. "Non è logico!"
"Mi importa di te, lo sai!" Mi afferrò di nuovo il braccio. Non voleva che me ne andassi, glielo potevo leggere negli occhi.
"E se tutto questo è un atto?" Incrociai le braccia al petto.
"Ma che cazzo stai dicendo? Ti senti?" Ringhiò.
"E se questo è un atto, Justin?" Mi ripetevo. "Cosa succede se ti stai approfittando di me, così da potermi uccidere facilmente dopo?"
"Stai pensando davvero a tutto questo nonostante provi qualcosa di forte per te? Chi ti ha detto queste cose, Chloe?"
"Il buon senso." La mia voce tremava, mi sentivo le guance calde.
"Ti ho salvato la vita. Ho fatto cose che non avevo mai fatto per una ragazza. Perchè vuoi fare questo a qualcun a cui davvero importa di te?" Inclinò la testa.
"Ma chi sono per te, Justin? Come mi consideri? Ho solo vissuto con te, Justin. Ci siamo potuti baciare o qualsiasi altra cosa per qualche volte, ma per te, probabilmente, sono solo una di quelle ragazze..."
"Non sei una di quelle per me. No, non lo sei." Ripetè.
"Che cosa abbiamo di così imporante? Non posso mettere la mia vita in attesa per te." Cominciai a piangere. "Ho un fratello a casa, che non ha idea di dove mi trovo. Non è così facile, Justin. Ho altre cose di cui preoccuparmi!"
Silenzio. La stanza era piena di silenzio. Potrei dire che avevo esagerato e che avevo fatto soffrire Justin, ma dovevo farlo. Non avrei resistito ancora in Canada.
"Sai una cosa? Fai quello che vuoi." Justin gemette, tirandosi le punte dei capelli. Rimasi immobile, non sapendo cosa fare. "Allora, hai intenzione di andare via, o no?"
Deglutii. Mi fermai guardandolo negli occhi.
Mi ero persa nella mia curiosità e anche la mia mente ormai mi aveva abbandonata.
Che fare?
 

che fare?
who knows.

aggiorno domani mattina, perchè sono una brava bambina.
però recensite.

 

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Capitolo 25
*** I want my brother back. ***




Chloe's Point of View:
 
 
Avete mai pensato così tanto a non voler ferire i sentimenti di qualcuno? Vi siete mai sentiti dire da loro cosa fare, finendo per farli soffrire?
Ecco come mi ero sentita nel momento stesso in cui, Justin Bieber, mi aveva detto che non voleva che andassi a casa. Voleva che restassi.
Non so spiegarlo. Il cuore di Justin era così fragile quando si trattava dei sentimenti che provava per me. Non voleva che me ne andassi. L'avevo sconvolto. L'avevo buttato giù.
Non mi piaceva vederlo in quel modo. L'avevo ferito e questo mi aveva fatto male, a tal punto da farmi iniziare a piangere.
Non sapevo cosa fare. Dovrei rimanere qui con un ragazzo che vive respirando guai, o tornare in California e rimanere sigillata in casa a vita? Tante domande, nessuna risposta.
Dovevo fare una scelta, però.
"Non piangere." Justin mormorò, venendo ad abbracciarmi.
Ero confusa. Perhè mi impediva di piangere? Era lui che stava male, e mi aveva detto bruscamente di andare via, di tornare in California. Non sapevo come gestire questa situazione. Era il mio punto debole. Se fosse possibili, rimarrei in entrambi i luoghi. Non penso che esista uno scienziato pazzo che clona i corpi, peccato.
"Non so più cosa voglio, Justin." Seppellii la mia testa contro il suo petto. "Sono così stressata e stanca. Voglio solo la mia vecchia vita e i miei genitori di nuovo qui. Voglio mio fratello, non il capo di una banda." Tirai su con il naso, spingendo il mio viso nel suo petto caldo. "E' chiedere troppo?"
Mi tirò ancora più vicina. Sentii solo calore e comfort. La sensazione era piacevole. E mi faceva pensare che non volevo lasciarlo andare.
"Puoi restare qui con me. Ti terrò al sicuro." Mi mormorò in un orecchio, strofinandomi le spalle. "Lo sai che ci tengo a te." Mi diede un bacio sul collo. Chiusi gli occhi, godendomi di ogni momento. Non volevo lasciarlo. Non così presto.
"E' così difficile. Non posso continuare a vivere così. Ho solo bisogno di qualcuno..." Mi morsi l'interno della guancia a disagio.
"Tu hai me, Chloe." Gracchiò profondamente, baciandomi ancora nell'incavo del mio collo. "Mi avrai per sempre."
"Non voglio lasciarti andare, perchè prima che tu arrivassi, la mia vita non era degna di essere vissuta." Si allontanò da me, guardandomi negli occhi. "-E voglio essere lì per te. Voglio farti sentire al sicuro." Mi prese la mani, massaggiandomi i palmo. "Ora, smetti di piangere e sorridi, piccola."
Sorrisi. "Devi pensare che sono una pappamolle, piango ogni giorno."
Lui ridacchiò, continuando a massaggiare i palmi delle mie mani. "Non lo penso. Sei pefetta. Anche se voglio vedere quel bel sorriso sul tuo viso più spesso." Mi diede un bacio sulla guancia. Mi sentii arrossire. Non riuscivo a trattenermi. "Ora, vai a fare una doccia e preparati. Ti porto fuori."
"Non penso che sia una buona idea. L'ultima volta che siamo andati fuori, non è finita bene." Dissi, pensando al caos davanti al negozio di proiettili. 
"Non ti preoccupare." Lasciò andare le mie mani, dirigendosi verso il divano. "Nessuno ci darà noia oggi."
Se qualcosa dovesse accadermi, sarebbe il como. Sarei fuori di qui in un attimo.
 
 
"Dove mi stai portando?" Dissi, mentre un leggero profumo di acqua di colonia mi salì su per il naso. Sorrisi, pensando che il profumo di Justin era davvero buono.
"E' una sorpresa." Lui ridacchiò, cominciando ad accellrare.
Era così di buon umore. Quando sorrideva, amavo stare con lui. Chi avrebbe mai saputo che sarebbe stato felice con una ragazza com eme? Sapevo che gli piaceva la mia presenza in casa sua.
Proprio non sapevo cosa provavo per lui. A volte, mi sentivo sempre in mezzo ai guai. A volte, avevo voglia di baciarlo fino allo sfinimento.
I baci delle sue umide labbra mi rendevano felice. Non avevo mai incontrato un ragazzo che mi trattava nello stesso modo in cui mi trattava Justin.
"Quindi questo è un appuntamento?" Guardai fuori, per vedere solo alberi.
"Cosa vuoi che sia?"
"Vorrei passare de tempo con te senza avere interruzioni..." Mormorai a me stessa, ma non pensavo che mi sentisse.
"Davvero?" Iniziò ad accellerare, arrivando a 95 km all'ora.
Mi lasciai sfuggire una risatina. "Basta!" Gli schiaffeggiai il braccio scherzosamente. "Rallenta, Justin!" Sembrava così attraente mentre guidava la sua macchina così forte.
L'aria era così calda.
"Ti piace..." Mi prese in giro, accelerando fino a 100 km all'ora. Dovevo ammetterlo: era strano avere una macchina di questo tipo, una Dodge Charger del 1967, ma in questo momento la amavo. Amavo il modo in cui guidava. Il modo in cui fissava la strada, attento.
Iniziò a rallentare e si fermò davanti a un paesaggio familiare. Uscii dalla macchina e sorrisi, vedendo dove mi aveva portata. La vista era sensazionale e non c'era nessuno qui.
C'eravamo solo io e lui.
"Il lago." Mi dissi.
"Già." Si schiarì la voce nervosamente, uscendo anche lui dalla macchina. "Non è bello come le spiagge della California, ma sì..." La sua voce si bloccò. Notai che stava cercando di non arrossire.
Era così adorabile quando faceva il carino con me.
Mi incamminai verso il lago. Presi una pietra e la buttai dentro l'acqua. Saltò per quattro volte, era tutto così bellissime. Era peccaminoso e sereno. L'acqua era calma, l'aria era fresca. Non c'era lo stesso effetto nelle spiagge della California. Ero costantemente circondata da persona, eppure mi sentivo così sola. Avete presente quella sesazione?
Sentii un paio di mano avvolgermi la vita. Era Justin. Appoggiò la testa sulla mia spalla e poi mi baciò il collo. Posai la testa sulla sua.
Mi sentivo così bene con lui. Ma una domanda viaggiava ancora per la mia mente. Una domanda importante.
"Cosa siamo noi, Justin?" Chiesi, tenendo gli occhi chiusi. Justin sospirò, alzando la testa. Sentivo il suo respiro vicino al mio orecchio.
"Cosa vorresti che fossimo?" Chiese.
Feci una pausa, pensando a quanto era pericoloso stare insieme a lui.
"Non credo che dovremmo..." La mia voce si spense. Mi morsi il labbro. "...Essere qualcosa..."
"Chloe..." mormorò Justin, deluso. Tirai via da lui e mi girai, guardandolo nei suoi occhi color miele.
"Sono Chloe Romani, la sorella di Brad Romano." Deglutii. "Tu sei Justin Bieber, il fratello di Damien Bieber."
"Non lo sapevo." Afferò sarcasticamente.
Risi, spingendolo giocosamente.
"Damien odia Brad. Il suo obiettivo è quello di fargli del male." Solcai le mie sopracciglia. Il vento soffiava e mi scompigliava i capelli.
"Che diavolo ha a che fare con noi, però?" Ringhiò Justin, tirandomi per l'avambraccio.
"Tuo fratello ha già cercato di farmi male, Justin. So che non si fermerà fino a quando non farà del male a Brad." Sputai, cercando di staccarmi da lui.
"Lui non ti toccherà mai più. Nessuno dei Venom lo farà. Non lascerò che questo accada." Dichiarò con un pizzico di rabbia e frustrazione nella voce.
"Ma farà del male a mio fratello. Lui è l'unica persona che mi rimane. Se muore, niente avrà più senso." Mi fermai, notando che aveva la testa china e stava soffrendo. 
Mi ricordai quando mi aveva detto che sarò sua per sempre.
L'avevo detto che aveva il cuore fragile, quando si parlava di me.
Lo presi per il mento e lo fissai negli occhi.
"So che sarò sempre tua, ma lui è il mio sangue, e se lo perde, perdo tutto quello che mi resta della mia famiglia." Scossi la testa, premendo la mia fronte contro la sua. Feci scivolare le mani lungo il mio fianco. Lui mia afferrò per la vita, leccandosi le labbra.
"Non possiamo stare insieme, Justin."
"Romeo e Giulietta non potevano stare insieme a causa della loro famiglia, ma lo hann fatto comunque."
"Quello che provavano Romeo e Giulietta era qualcosa di più forte di tutto questo..." Chiusi gli occhi a disagio.
"Forse è il tuo caso, ma nella mia testa, nel mio cuore, provo sentimenti forti per te, Chloe." Disse spingendo il naso contro il mio. Tirai via da lui, desiderando di andare da qualche parte da sola.
Sapevo che mi stavo comportando come una stronza, ma separarmi da lui sarebbe stato meglio per me. Sarebbe stato meglio per me e per Brad. Volevo andare a casa. Volevo che tutto tornasse alla normalità. Non potevo vivere così. Non in questo circostanze.
Mi sedtti sull'erba, iniziando a tirare pietre in acqua e facendole rimbalzare.
 
 
Dopo trenta minuti, mi girai, vedendo Justin seduto su una panchina con la testa bassa e le mani tra i capelli. Effettivamente era meglio tornare da lui e chiedere scusa.
"Mi dispiace." Mormorai, sentendo un enorme nodo alla gola a causa del senso di colpa.
"Sai quanto ci tengo a te." Lui mi guardò preoccupato.
"Lo so..." Sussurrai, chinando la testa.
"Almeno pensaci un po'. "Suggerì. Annuii poco dopo. "Potresti cambiare idea. Non si sa mai." Mi fece un mezzo sorriso, cercando di dimostrarmi che non stava soffrendo.
Mi sedetti sulla panchina accanto e lui. Intrecciai la mia mano nella sua, sentendo il calore del suo corpo che si legava con il mio. Poi appoggiai la testa sulla sua spalla, mentre lui mi baciò la fronte. Sorrisi, facendogli capire che sarebbe andato tutto bene tra noi.
 


Justin soffre, Chloe è confusa.
che succederà?
who knows?


sono stata bravissima, vi ho tradotto subito il capitolo.
e oggi ne posto anche un altro.
e vi dico che.. il prossimo sarà il capitolo che amerete più di tutti.

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Capitolo 26
*** Don’t listen to him. ***


by queens

Chloe's Point of View:
 
 
Era mattina, la mattina dopo quello che era successo al lago. Tutto era iniziato con una domanda.
Che cosa siamo?
Non sapevo esattamente quello che eravamo. E neanche lui lo sapeva. Voleva essere qualcosa. Avevo avuto dei ripensamenti. Avevo dovuto spingerlo via. Non volevo farlo, però.
Non è che lui non era un bravo ragazzo, lo era davvero in realtà...
Ma semplicemente non ci appartenevamo.
Per quanto il mio cuore lo volesse e per quanto la mia mente mi dicesse il contrario, io non gli appartenevo.
Alcune volte avrei voluto seguire il mio cuore, ma altre non mi pento di aver pensato con la mia mente. La mia mente. Vinceva sempre su tutto.
Diciamo solo che ero bloccata.
Scivolai sul divano di Justin, raggiungendo il telecomando per cambiare canale. Basta telegiornale. Mi faceva venire sonno. Stavo aspettando che Justin uscisse dalla doccia, perchè mi aveva promesso di portarmi a Tim Horton per la prima volta in assoluto. Continuai a sfogliare i canali della televisione, trovando finalmente uno dei miei film preferiti di sempre.
Peter Pan.
Quando ero piccola, i miei genitori mi facevano sempre vedere i classici film della Disney.
La nostra famiglia era grande fan della Disney. Ci sarebbe piaciuto visitare Disneyland, ad essere onesti. Non era normale, ma i miei genitori volevano farlo da quando sono emigrati negli Stati Uniti, dall'Italia. Tutta la nostra famiglia è cresciuta con la Disney.
Potrei solo dire però, che alcuni film Disney, come Alice nel paese delle meraviglie, mi rappresentano.
Alice era una ragazza curiosa, lo sapete.
Con la coda degli occhi, vidi Justin che scendeva giù per le scale. Indossava una canottiera, jeans blu e non aveva ancora le scarpe. Le mie gambe erano distese sul divano. Si avvicinò a me, sollevando le mie gambe e sedendosi, per poi appoggiarle sulle sue.
"Ci hai messo tanto." Gli sorrisi, tornando a guardare il film.
"Sì, perchè qualcuno ha usato tutta l'acqua calda nella doccia per tre ore, costringendomi a fare la doccia con i brividi." Fece scivolare un dito lungo la mia gamba, facendomi venire i brividi. "Ho avuto molto freddo."
Sentendomi in colpa per le mie azioni, lo ignorai, continuando a guardare il film.
"Chloe." Justin ridacchiò il mio nome.
"Sì?" Risposti, inarcando la schiena e mettendomi comoda.
"Stai seriamente guardando questo?" Chiese serio, prendendo il telecomando sul tavolino.
"Non ti azzardare a cambiare canale." Sibilai, strappandogli di mano il telecomando.
Lui ridacchiò di nuovo. "Spero che tu stia scherzando, Chloe. Questo è un film per bambini!"
"E allora? E' un classico." Nascosi il telecomando dietro la mia schiena, incollando di nuovo gli occhi alla televisione. Justin si mosse e si mise sopra di me, iniziando a baciare la pelle esposta. Cercai di resistergli, spingendolo lontano da me.
"Questo non ti porterà da nessuna parte. Guarderemo Peter Pan, ora levati, porco." Inclinai la testa.
Lo spinsi più in là con successo, per poi ritrovarlo seduto accando a me. Iniziò a farmi il solletico allo stomaco.
"Non avresti dovuto farlo, tesoro." Lui sorrise, muovendo le suo dita su tutto il corpo.
Mi lasciai sfuggire una risata colossale, riempendo l'intera stanza di felicità. Non riuscivo nemmeno a sentire il film. Ero estremamente delicata, odiavo quando mi facevano il solletico. Poi sentii il telefono di Justin squillare.
"Ripondi." Soffocai una risata. "Deve essere importante!" Dissi sotto pressione, cercando di aggrappare le sue mani per farlo smettere.
"No, chiunque sia può aspettare. Non puoi uscire viva da questo." Continuò a farmi il solletico, le sue dita iniziarono ad accelerare.
"Basta!" Strillai, ridendo. Non riuscivo neanche a pensare con chiarezza. Stavo morendo dal solletico.
"Devi baciarmi prima." Lui corrugò le sue umide labbra rosa.
Ignorai la sua buffonata, prendendo il suo iPhone dalla tasca posteriore del pantaloni. Lui sorrise furbamente, dato che gli avevo praticamente palpato il culo. Tipico di Justin.
Fissai lo schermo per vedere il nome 'Damien Faccia di cazzo' come ID. Risi tra me e me.
Lo trovavo divertente.
"E' Damien."
"Rispondi." Disse.
"Sei pazzo?" Strillai. "Diavolo, no!" Scossi la testa, sentendo il telefono smettere di squillare. Pensai a quello che era successo l'ultima volta con Damien. Mi aveva spaventata a morte.
"Oh sì." Justin aggrottò le sopracciglia. "Avevo dimenticato che il tuo rapporto con lui non era dei migliori."
Il telefono ricominciò a squillare, ancora una volta. Justin rispose immediatamente, mettedo il vivavoce.
"Perchè diavolo non hai risposto prima?" Damien gridò. Sentii gli altri ragazzi dei Venom che parlavano sottovoce. Deglutii.
"Non avevo voglia di parlare con te." Dichiarò Justin. "Sai, non è mai così grave."
"Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me." Damien fece una pausa, schiarendosi la gola. "Quando chiamo, è meglio che tu risponda, piccolo bastardo."
"Ti ho già detto che non lavoro più per te, Damien." Justin ringhiò.
"E io ti ho già detto che non puoi uscirne, dannazione. Sono tuo fratello, devi farmi favori!" Damien sputò. Justin emise un gemito di frustrazione, roteando gli occhi. "Ho bisogno che tu mi prenda due ragazzi." Damien continuò.
"Non lo farò." Justin brontolò.
"Lasciami andare, Jay." Sussurrai, notando che il suo corpo era ancora steso sopra il mio. Si alzò, liberandomi guardando me e poi lo schermo del suo cellulare.
"Oh, capisco com'è." Damien rittaccò il telefono in fretta. Justin bloccò il suo telefono e lo gettò sul tavolino.
"Cazzo." Sussurrai tra me e me, pensando a quello che Damien mi aveva detto in cucino l'ultima volta. Mi aveva detto che se Justin si fosse rifiutato di lavorare ancoa per lui, avrebbe chiamato Brad. Brad non sarà contento di scoprire che sono a Stratford, in particolare dopo che non l'ho mai chiamato.. solo una volta.
Eravamo entrambi in un vero e proprio dilemma.
 
 
Justin's Point of View:
 
 
Guardai il mio riflesso nello specchio del bagno, sentendo suonare il campanello. Corsi a vedere chi era. Pensai che fosse Damien, pronto a uccidermi. Alzai gli occhi , girando la manopola della porta. La aprii per vedere nientemeno che Jett King.
Il suo volto urlava di rabbia. Fece un passo in avanti, entrando in casa e sbattendo la porta dietro di lui. Non volevo che Chloe mi vedesse combattere di nuovo.
"Sei egoista e pigro come l'inferno. Lo sai, Jay?" Jett ringhiò contro di me.
"Arriva al punto." Dissi, appoggiandomi al muro del portico.
"Devo andare a Toronto a prendere due ragazzi, perchè tu e il tuo culo pigro vi siete rifiutati!" Jett mi gridò in faccia. Quelle parole non mi toccarono minimamente.
"Non lavorerò per qualcuno che mi tratta come un animale." Dissi casualmente leccandomi le labbra.
"Andiamo, Jay. L'avresti fatto..." Era tutto sudato. Il suo odore mi ricordava un cane bagnato.
"Non farò il lavoro sporco, cazzo Jett." Scossi la testa.
"Perchè no?"
"Mi rifiuto. Non importa quello che faccio, non vengo mai apprezzato. Vai tu e fallo."
"Conosco il motivo, ragazzo." Jett ridacchiò tra sè.
"Non intendi..."
"Quella ragazza lì dentro?" Iniziò. "Lei ti distrae da tutte le tue priorità."
Strizzai i miei occhi, incollando le sopracciglia insieme. Niente di questo era vera.
"No, non è vero." Sputai.
"Non dovresti nemmeno essere in giro con Romano."
"Ancora con questa faccenda dei Romano? E' finita."
"Dovresti farla finita di fare tutta questa merda, cercando di impressionare una ragazza a cui non importa un cazzo di te. Guardami in faccia e dimmi che non sei fottutamente frustrato."
"Non lo sono." Ringhiai infastidito.
"Sei abbattuto e frustrato come l'inferno, fratello." Jett si allontanò, scuotendo la testa.
"La ragazza non ti vuole."
Strinsi la mascella, all'oscuro di quello che volevo fare, dopo.
 
 
Chloe's Point of View:
 
 
Mi sedetti sul divano a guardare la televisione spenta, in silenzio. Sentii tutto quello che era appena successo fuori. Non sapevo cosa fare, non sapevo se Justin si sarebbe infuriato.
Non sapeva come difendersi, dal momento che i commenti erano su di me.
Le cose che Jett aveva detto.. non erano vere.
La porta si aprì, facendomi impaurire. Rimasi con le mani dietro la schiena, vedendo Justin incazzato nero. La porta si chiuse. Non sapevo cosa fare in questa situzione, ma sapevo che era arrabbiato come l'inferno, e non riusciva a controllarsi.
"Non ascoltarlo, Justin. Per favore." Mormorai, cercando di mantenerlo calmo. Lui furiosamente mi afferrò il braccio, stringendolo forte.
"Dannazione, perchè non puoi semplicemente essere mia? eh?" mi urlò in faccia, con le lacrime che uscivano dai suoi meravigliosi occhi color nocciola. "Perchè? Faccio un sacco di merda per te, e tu sei esitante e ostacoli tutto!" Si leccò le labbra. "...Non ho mai voluto nessuno così tanto nella mia vita. Tu dai un senso alla mia vita, Chloe. Non ho mai provato tutto questo per nessuno. Perchè diavolo mi fai questo?"
Il mio cuore si bloccò, lasciandomi prendere la decisione giusta.
"Sarò tua..." sussurrai.
"Voglio sapere cosa si prova a chiamarti 'la mia ragazza'. Voglio essere il tuo ragazzo. Voglio portarti a cena fuori, voglio chiederti un appuntamento. Voglio fare cose belle per te. Perchè cazzo mi tratti in questo modo, dannazione?" Ansimava, continuando e piangere e a stringere il mio braccio. "Ho capito che hai problemi di fiducia a causa del conflitto tra le nostre famiglie, ma io voglio solo stare con te, Chloe! Che cosa non hai capito? Ti proteggerò e ti tratterò bene! Farò di tutto per te, per rend-"
Deglutii, schiarendomi la voce.
"Ho detto, sì!" Lo interruppi.
"Che cosa..." La sua voce si spense in totale sorpresa. Alzò le sopracciglia, guardandomi negli occhi.
"Sarò tua." Mormorai.
"Stai scherzando..."
"No, non sto scherzando." Sentii le mie labbra tremare: bramavano le sue labbra.
"Ma Chloe, tu stessa hai detto che-"
"Zitto e baciami." Sibilai, interrompendolo di nuovo.
Ci guardammo l'uno negli occhi dell'altra. Justin prese il mio volto e chiudendo gli occhi, le nostre labbra si attaccarono. Le nostre lingua iniziarono subito una danza interminabile.
Afferrai la sua faccia e dopo avvolsi le mie braccia intorno al suo collo. Iniziai a giocare con i morbidi capelli di Justin, ancora bagnati. Aprimmo i nostri occhi. Lui sorrise durante il bacio. Iniziai a rallentare il ritmo, rendendo il bacio più dolce. Era solo amore.
Si allontanò, appoggiando il suo naso contro il mio. Mi prese in braccio per la vita e mi fece mettere a sedere sulle sue gambe, a cavalcioni. Fece scorrere la sua mano sinistra fino alla mia guancia destra, ponendo piccoli baci e beccandomi ancora sulle mie labbra bagnate.
Dio, non potevo credere che stavamo ufficialmente insieme.
Mi diede un dolce bacio sulla guancia, avvolgendo il mio corpo con le sue braccia.
Insieme, finalmente.
"Allora, adesso sei mia?" Chiese scioccato.
"Sì. Sono tua." Sorrisi, appoggiando la testa sul suo petto.
"Dannazione..."
Risi per la sua reazione.
"Piccola, significhi così tanto per me." Mormorò nel mio orecchio. "Sei così perfetta. Sei perfetta ai miei occhi." Mi guardò negli occhi. "Sono cambiato in meglio grazie a te. Voglio solo che tu lo sappia, Chloe."
"Ci ho pensato." Dissi, accarezzando il suo petto con il naso. Aveva un profumo buonissimo.
"Sei così perfetta per me. Abbiamo così tanto in comune. Non mi aspettavo di provare qualcosa per te e non so..." Lui deglutì. "Mi fai impazzire."
"Sì?" Gli sorrisi.
"Già." Gracchiò, alzandomi il mento per darmi un altro bacio. Fummo interrotti dal suono del suo telefono di casa.
"Vado a rispondere. Sai cos'è successo l'ultima volta che non l'ho fatto." Justin ridacchiò, avvicinandosi al bancone della cucina e rispondendo al telefono, mettendo poi il vivavoce.
"Pronto?" Rispose Justin.
"Pronto, sei Jay Bieber?" La voce al telefono chiese.
"Sì. Chi sei?" Chiese Justin rapidamente.
 
"E' Brad Romano che parla. Il fratello di Chloe Romano."
 


JHLOE IS TRUE LOVE, BITCHES.
 

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Capitolo 27
*** Uneasiness. ***



by queens.



Chloe's Point of View:

 
Disagio.
Nervosismo, sensazione di ansia che ti rendono teso e irritabile.
Era una sensazione che tutti avevamo sperimentato, in un modo o in un altro.
Appena sentii la voce matura e cresciuta di mio fratello, il disagio mi travolse. Entrò nelle mie vene, dalle mie mani fino al mio cuore, scorrendo verso le mie gambe. La mia anima aveva una sensazione immensa di disagio. Era una sensazione che non avrei mai potuto mandare via. La provavo ogni giorno, come se fosse una routine.
Avevo provato più volte a immaginarmi in un posto felice. 
Mi immaginavo tranquilla nel cortile della mia casa in California. Il sole che splendeva sul mio corpo, mentre io ero stesa a prendere il sole in bikini.
Immaginavo un bicchiere di limonata, freddo e gelido.
Immagivano il giaccio all'interno del bicchiere.
Mi immaginavo mentre ascoltando il mio album preferito, Born to Die di Lana Del Rey, la sua voce era musica per le mie orecchie.
Il pensiero di tutto questo, mi fece rimpiangere tutti gli errori che avevo commesso in passato.
Errori a cui non avrei mai potuto rimediare.
Guardai il mio ragazzo iperprotettivo che aggrottò le sopracciglia al suono della voce di mio fratello. Pensai che anche lui si sentiva a disagio. Battè le dita sulla parte superiore del bancone, non sapendo cosa fare e come reagire alla chiamata di Brad. Non sapevamo dove volesse arrivare con quella chiamata.
Sapevo solo che con l'atteggiamento di Brad nei confronti di tutta questa situazione, dopo i continui avvertimenti e suggerimenti, ero fottuta. Avevo deciso di fare la ribelle, andando contro tutto ciò che mi aveva detto.
Non sapevo come comportarmi.
"Perchè mi hai chiamato?" Justin rispose sarcasticamente. Era sotto shock. Ed era tutta colpa mia. Il senso di colpa mi stava colpendo come una tonnellata di mattoni, il tutto a causa delle mie decisioni. Ero immatura e forse fuori luogo, ma non volevo stare di nuovo con Brad. E guardando dov'ero ora, accanto a un ragazzo quasi perfetto seduto a un paio di metri da me, speravo di riuscire a dire che mi pentivo della mia decisione di rimanere con Justin.
"Ho bisogno di parlare con mia sorella. E' lì?" Brad chiese, alzando il tono della voce. Il mio cuore si bloccò. Non potevo parlare con lui. Cominciai a sentirmi così persa, come se fossi mai stata trovata.
"Già. Aspetta." Justin ordinò, guardandomi. Potevo sentire la tensione nell'aria. Justin si avvicinò a me e mi diede il suo iPhone in mano. Avendo un sacco di ripensamenti, coprii l'altoparlante.
"Justin, ti prego, non farmi parlare con lui. Mi odia. So che mi odia." Sussurrai, mentre le lacrime mi offuscavano la vista. Era come se fossi proiettata in un universo paralello, tutta sola. Justin non riusciva a capire tutto questo. Non riusciva a capire perchè sarebbe stato così difficile per me.
Dall'altra parte della linea, immaginai Brad in canottiera e jeans, con il sudore che gli rotolava giù per le punte dei suoi capelli castano scuro. Riuscivo a percepire la rabbia nei suoi occhi color caffè. Era sicuro come l'inferno che non avevo voglia di parlargli, soprattutto considerando il fatto che non ci avevo mai parlato a telefono per tutto il corso del viaggio.
"Chloe, è tuo fratello. Devi parlare con lui." Mormorò Justin, massaggiandomi la spalla con la mano. Mi sentii un po' pronta a parlare con Brad, mi girai di schiena e presi il telefono. Non sapevo perchè lo avevo fatto, ma avvertivo che c'era un motivo nella mia mente.
Una visione di tutto quello che avevo fatto alle spalle di Brad balenò davanti ai miei occhi, il mio ingresso a Stratford, il rapimento, i Venom. Ricordo il giorno in cui vidi Justin per la prima volta, in quel vicolo, mentre scappavo dai Venom. C'erano soggetti scuri, a cui non volevo pensare, nè entrare in dettaglio. Volevo buttare tutti i ricordi indietro, e pensare al futuro, non al passato.
"Brad, prima che tu dica qualsiasi cosa, hai bisogno di saper-" Balbettai innocentemente, strofinandomi la tempia sinistra con l'indice.
"Risparmia le stonzate, Chloe." Brad mi interruppe. Era euello che mi aspettavo. -La rabbia. "Cosa diavolo pensavi di fare facendo una bravata come questa? Farti ammazzare?"
Mi strofinai le tempie più velocemente, aspettandomi un mal di testa atroce dopo la chiamata.
"Non è-"
"Rispondi alla mia dannata domanda, Chloe." Comandò, interrompendo ancora una volta. "Vuoi essere uccisa?"
"Brad no-"
"Oh, devi aver dimenticato quanto idiota è quello che hai fatto." Brad ridacchiò, come se non fosse incazzata come appena un secondo fa."Sembra che tu ti stia divertendo a Stratford, eh?" Non risposi. Ci fu una breve pausa. "Sai quanto è doloroso sapere che sei dal mio nemino e che sei andata contro le mie regole quando ti ho espressamente detto di stare lontana da Stratford?"
"Brad... Io-"
"Che cazzo stai facendo, stando con Bieber, huh?" Lui continuò ad interrompermi. Tutto quello che potevo fare era difendere me e Justin, sapendo di aver fatto un enorme errore. "-...Rimanendo in giro con un estraneo? Cosa diavolo c'è di sbagliato in te?"
"Non è come sembra, te lo giur-"
"Cosa cazzo pensavi di fare rimanendo a casa di un nemico, trascorrendo con lui così tanto tempo, cercando di tenerti lontana da cosa?" Sentii un botto attraverso l'altoparlante. Ero sicura che Brad avesse scatenato la sua rabbia su un oggetto qualunque. "Stai perdendo la testa, cazzo, Chloe? Ovviamente io ho sprecato il mio tempo cercando di proteggerti cazzo!"
"Brad, non hai sprecato il tuo tempo..." La mia voce si spense. Deglutii, preparandomi a quello che sarebbe successo dopo. Sentii la presenza di Justin dietro di me, proprio lì, immobile.
"Stai con un ragazzo che ti vuole morta e mi stai dicendo che non ho sprecato il mio tempo cercando di proteggerti? Tutto questo tempo sprecato a vegliare su di te?"
Lo interruppi. "No, Brad! Non è così. Tu non capisci! Devi fidarti di me, Brad. Sono tua sorella..."
Non riuscivo a vedere niente, i miei occhi erano zuppi di lacrime. Non riuscivo più a trattenerle. Sentivo come se stessi perdendo mio fratello per un semplice errore. Era qualcosa che avrei potuto benissimo evitare. Era come se fossi dispiaciuta, ma in un certo senso ne era valsa la pena,
"Non sei niente per me. Se vuoi scappare con un assassino a sangue freddo, poi vai avanti da sola!" Gridò, pieno di rabbia. "Ho smesso di cercare di proteggerti. Non chiamarmi, soprattutto quando avrai un coltello conficcato dentro di te più tardi."
Le lacrime cominciarono a rotolare lungo le guance. Mossi la mano libera verso il basso per la mia coscia nuda, sfiorandola con le dita, che divennero presto rigide in reazione al comportamento schietto di Brad. Brad c'era sempre stato per me, non potevo non riconoscerlo. Invece io mi ero lamentata, scappando da lui e uscendo dalla sua vita.
"Perchè dici questo?" Dissi, coprendomi la bocca. "Tu non lo conosci come me, Brad! Sono tua sorella, Brad! Ti prego ascoltami, ti prego non credere a ciò che dicono..."
"Chi sei?" Urlò attraverso il telefono. "Sto davvero parlando con mia sorella in questo momento? Lei non avrebbe mai fatto una cosa così stupida e idiota come questa! E' un suicidio, Chloe! Quel cazzone lì con te è il coglione che ho cercato di tenere lontano da te per anni e anni! Pensi che l'abbia fatto per nessun motivo, eh? Pensi che ho passato tutta quella merda per te per niente? Pensi che il coglione che è seduto lì accanto a te non è pericoloso?"
Sapevo nel mio cuore e nelle mia anima che mio fratello non avrebbe mai capito. Che non mi avrebbe mai accolta. Ero alla ricerca di un po' di eccitazione nella mia vita, di senso di libertà. Pensavo che le mie azioni mi avrebbero sostenuta. I miei sogni e la mia libertà erano stati frantumati in mille pezzi da quando ero stata rapita. Justin aveva dovuto farmi vedere la luce alla fine del tunnel, e stavo per essere libera di nuovo.
Fare questo viaggio è stata una cosa da pazzi. Ma non pensavo chiaramente. Ero ossessionata dall'idea della mia libertà che quando Brad si prendeva cura di me, quasi mi terrorizzava.
"Brad, ti prego smettila. Sono davvero tua sorella." Mi lasciai cadere sul divano, coprendomi il viso, così che Justin non riuscisse a capire cosa provavo.
"Beh, se questa sei tu, Chloe, non sei più mia sorella. Buona fortuna con tutto. Spero che ne sia valsa la pena."
Le mie labbra iniziarono a tremare. Lasciai cadere il telefono sulle mie gambe, senza chiudere la chiamata, vedendo con la coda dell'occhio Justin che si fiondava fumanete verso di me.
 
 
Justin's Point of View:

 
Corsi verso la mia ragazza che in quel momento stava piangendo, volendo uccidere mentalmente suo fratello. Non sapevo cosa diavolo le aveva detto, ma si era trasformata in un mostro emotivo.
Il suo corpo rabbrividiva dal dolore. Stava chiaramente piangendo. I suoni che uscivano dalla sua bocca, segnavano il fatto che stava singhiozzando. Strinsi la mascella, prendendole il telefono dal grembo. Me lo misi all'orecchio, poi lo rimisi giù, non volendo che lei ascoltasse.
Sapevo che era irrispettoso, ma allo stesso momento, nessuno dovrebbe urlare così alla propria sorella.
"Torno subito, piccola." Sussurrai a Chloe. Mi diressi verso la porta di casa, uscii e la chiusi con rabbia.
"Senti, non me ne frega un cazzo se sei suo fratello o no!" Urlai attraverso il cellulare. "Tu non hai il diritto di stare lì e farla piangere così! Che cazzo le hai detto?"
Sapevo come funzionavano queste cose. Avevo anche io un fratello che mi stava addosso. Non potevo dire niente su quello che faceva Brad a Chloe quando erano in California. Non pensavo però che la picchiasse, come Damien faceva con me. Chloe non aveva bisogno di una persona così al suo fianco.
"Scusi? Lei è mio sorella l'ultima volta che ho controllato," Fece una pausa. "Posso dire quello che cazzo voglio. Inoltre, ho detto solo tutto quello che aveva bisogno di sentire."
"Non c'è da stupirsi perchè voleva lasciarti alle spalle." Scossi la testa. "Sei proprio uno stronzo con lei."
"Le stavo dicendo solo cosa fossa giusto e cosa fosse sbagliato." Affermò in difesa.
"Beh, l'hai devastata." Mi leccai le labbra. "Sta seduta nell'altra stanza, a piangere per quello che hai detto."
Chloe era sconvolta, ne ero sicura. Non meritava di essere sgridata in que modo, soprattutto perchè lei voleva solo cambiare la sua vita. Parlavo a suo nome, ma anche a mio. Se fossi stato abbastanza intelligente, avrei fatto la stessa cosa con Damien. Non è mai troppo tardi per questo tipo di cose.
Mi piacerebbe correre via da qui e non tornare mai più.
"Senti, non mi fido di te, Bieber." Ringhiò. "Neanche un po'. So esattamente cosa diavolo stai facendo."
"Tu non sai niente." Che sciocco, pensava che avessi fatto del male a sua sorella, quando in realtà io ci tenevo tanto a lei. Non le avrei chiesto di essere mia, se le avrei fatto del male. Che tipo di logica era?
"Sei un ragazzo intelligente. No, Bieber?" Brad ridacchiò. "Se fossi in te, terrei la bocca chiusa. Supponendo che desideri un'amicizia stabile con mia sorella, ti suggerisco di imparare a rispettare me come suo fratello."
"Perchè dovrei rispettarti, quando non hai neanche rispetto per tua sorella? Vedo esattamente il perchè volesse fuggire da te."
"Ridai quel cazzo di telefono a Chloe, pezzo di merda!" Ringhiò. "Non avevo nessuna intenzione di parlare con te in primo luogo."
Quando avevo visto Chloe piangere, avevo perso la testa. Succedeva sempre. La mia rabbia prendeva il controllo di me e non potevo farne a meno. Avrei combattuto a qualsiasi costo. Il massimo che potevo dirgli era dargli qualche consiglio.
Nel mio mondo, un consiglio sarebbe il modo giusto per farmi incazzare ancora di più.
"Non ti lascerò parlare di nuovo con lei, non dopo il modo in cui l'hai trattata. Chi ti credi di essere?" Strinsi i pugni.
"Sai una cosa? Ho un'idea migliore. Ci vediamo con tutti e due più tardi stasera." Brad urlò.
Sospirai, immaginandolo davanti alla porta di casa. Non sapevo cosa pensare, a questo punto. Non volevo nessun'altro, non volevo interruzioni. Chloe era appena diventata mia. Volevo trascorrere più tempo possibile con lei. Sapevo che se dovesse portarla via da me, farei tutto il possibile per rivederla. Sarebbe come se un pezzo del mio cuore fosse stato strappato. Io per lei avrei lottato, solo per farla tornare con me.
Non potevo immaginare che mi lasciasse. Non così presto.
Scossi la testa, ricordando che Brad era ancora a telefono.
"Lei non ti ha chiamato per tutti questi mesi per una ragione, Brad. Pensaci."
"Vai all'inferno, Bieber." Ridacchiò cupamente. Strinsi i denti.
"Bene, ci vediamo lì." Dissi, chiudendo il telefono. Lo buttai a terra, tirando un pugno contro la porta d'ingresso. Scossi la mia mano dal dolore, prendendo il telefono da terra e notando che lo schermo era leggermente scheggiato. Mi lasciai sfuggire un grugnito e aprii la porta infuriato.
Entrai nella stanza, vedendo che Chloe stava ancora piangendo. La sua testa era appoggiata tra le sue mani. Era quello che odiavo di più al mondo. Odiavo vederla così. Soprattutto perchè era innocente nella maggior parte delle situazioni. Temevo quel suono.
Lei alzò lo sguardo e mi fissò. I suoi occhi erano gonfi e pieni di lacrime. La parte più folle di tutto era che per me era ancora bella. Solo che non volevo che fosse così. Non era giusto.
"Piccola, stai bene?" Mormorai nel suo orecchio, strofinandole la schiena.
"Ti sembra che io stia bene, Justin?" Gemette, pulendosi il viso dalle lacrime con le dita.
"Che cosa ti ha detto?" Chiesi, sedendomi accanto a lei. Le misi una mano sotto il mento costringendola a guardarmi negli occhi.
Rimase in silenzio per un momento. Aprì la bocca e poi la richiuse subito. Iniziai a strofinarle la schiena, guardandola dritta negli occhi.
"H-Ha detto che morirì, continuando a stare con te." La sua voce tremava. "Ha detto che non sono più sua sorella. Te l'avevo detto che mi odiava, Jay, te l'avevo detto." Disse piangendo più forte.
"Non ascoltarlo, va bene? Lui non è giusto con te." Mormorai, facendo sfiorare i nostri nasi. "E lui non ti odia. Chi potrebbe mai odiarti?"
"Non avrei dovuto disobbedirgli, Justin." Gemette. Le asciugai le lacrime con la mano. "Forse tutto quello che ha detto è vero. Forse sono davvero una cattiva sorella. Mio fratello mi odia. Ho paura, Justin." Disse, appoggiando la fronte sulla mia spalla sinistra. Inclinai la testa, baciandole la mascella e continuando a strofinarle la schiena.
"Andrà tutto bene, te lo prometto. Te lo prometto." Ripetei nel suo orecchio. "Non aveva il diritto di dirti quelle cose."
Il mio cuore iniziò a farmi male. Le sue lacrime rotolavano dai suoi occhi sulla mia spalla. Avevo paura a vederla così. Non potevo fare nulla, tranne cercare di confortarla. Mi chiedevo se piangere era una parte sempre presente nella sua vita, o se non accadeva spesso ed è iniziata a venir fuori quando ha incontrato me.
Se ha iniziato a piangere di più quando era con me, allora non voglio che soffra più. Tutto quello che volevo era il suo sorriso. Solo quello.
"Sta facendo supposizioni. Lui non ti conosce, Justin." Lei tirò su col naso. "Lui pensa di conoscerti, ma non è così. Ha detto che mi ucciderai. Ma tu non lo faresti mai. Io sono la tua ragazza."
Strinsi la mascella infastidito. "Non farei mai niente per farti del male... L-la mia ragazza. Sai quanto sei importante per me in questo momento, Chloe?" Posai le mie labbra sulla parte superiore della sua testa, respirando il suo odore. Era un'aroma e non potevo fare altro che lasciarmi andare.
"E' tutta colpa mia." Lei ignorò la mia domanda, guardandomi con i suoi occhi innocenti.
Ripensai alla telefonata di prima. Ripensai alle sue urla. La stavo difendendo. Sinceramente non sapevo cosa mi stava succedendo. Non sapevo esattamente quello che le aveva detto. Sapevo solo che le aveva fatto del male. Poi, pensai alla parte peggiore della conversazione.
"Ci vediamo un po' più tardi stasera." La voce odiosa di Brad anunnciò nella mia mente, facendo eco e dandole quell'effetto drammatico che odio così tanto. Non volevo neanche soffermarmi su questo, ma dovevo dirlo a Chloe.
"Io non ti biasimo." Mi leccai le labbra. "Uhm...T-tu starai bene, ma ho una brutta notizia." Balbettai, sentendo il mio cuore battere più veloce. Le mie mani iniziarono a sudare dalla tensione.
"Pensavo che avessimo già avuto abbastanza notizie cattive. C'è qualcosa di peggiore della sua chiamata?" Mise il naso sulla mia spalla, poi si girò guardandomi. Non dissi niente. Le labbra mi tremavano dalla paura. "Che cos'è?"
Deglutii. "A-arriverà in città più tardi stasera, Chloe."
"Vuole portarmi via da qui..." Gridò nel mio collo. "E' uno stronzo!" Mi sedetti sul divano, tenendo tra le braccia il suo piccolo e fragile corpo.
"Chloe..." La mia voce si spense. Strinsi la mascella, non sapendo cosa sarebbe successo.
"E se non riuscirò mai più a vederti di nuovo?" Scosse la testa. "Tutto era diventato ufficiale. Tutto era così perfetto, Justin!"
Nulla potrà mai andare bene nella nostra vita. Lei era al cento per cento corretta. Le avevo chiesto di essere la mia ragazza, lei aveva detto di sì. E' una stronzata che il fratello abbia dovuto chiamarla, sostenendo che sarebbe venuto a Stratford per distruggere noi due. Una volta che qualcosa andava bene tra noi due, qualcosa di brutto accadeva sempre. Il nostro rapporto era forse maledetto?
"Non ho intenzione di lasciarlo portarti via da me." Mormorai nel suo orecchio.
"Non posso tornare indietro, Justin. Non dopo tutto questo, non dopo noi." Le accarezzai la parte posteriore della testa, non volendola lasciare.
"E' stato così stronzo con te, piccola. Non ti lascerò andare." Sussurrai, appoggiando il naso su di lei. Beccai le sue labbra.
"Lui non ha intenzione di lasciarmi a te." Si passò le dita bagnate piene di lacrime tra i capelli. "Si preoccupa troppo."
"Ha bisogno di imparare a parlare correttamente con sua sorella, prima ancora di pensare che possa riuscire a portarti via da me." Lei gemette nella mia spalla.
"Odio tutto questo. Se non fosse stato per lui, sarei stata felice di vivere la mia vita. Perchè tutto ciò non può andare bene?" Tirò su col naso. "Ho rovinato tutto."
Scossi la testa, prendendola per il mento. "Shhh, piccola. Sai che non è vero. Se ci pensi bene, non ci saremmo mai conosciuti se non fosse stato per lui."
Deglutì al pensiero che Brad ci abbia fatti incontrare. Era strano, ma vero.
Sorrise, ma poi tornò subito seria.
"Non pensarla così stranamente." Comandò, poggiando la guancia sul suo petto.
"Va bene, ma piccola, voglio che tu ti rilassi."
"Come faccio a rilassarmi quando mio fratello mi ha detto di stare alla larga da te ora che stiamo insieme? Che cosa faremo?"
"Piccola, ti prego..."
"Per favore, non dirgli che sono la tua ragazza!" Mi gridò in faccia. "Mi rinnegherà!"
Strinsi i pugni, sentendo la rabbia esplodermi nelle vene. Non riuscivo a gestire tutto questo. Mi stava sfuggendo di mano. La sua negatività mi faceva impazzire.
"Dannazione, Chloe! Ti ho detto che sarebbe andato tutto bene! Vuoi rilassarti per una volta, cazzo? Non ti ucciderà. E' solo il tuo cazzo di fratello. Sii felice del fatto che non si è seduto e ti ha ucciso. Sii felice del fatto che sto cercando di dirti quanto sei importante per me. Sii felice del fatto che ho intenzione di combattere per te. Sii felice del fatto che sei mia. Maledizione, non puoi semplicemente chiudere quella cazzo di bocca ed essere grata!"
Capii di essere stato troppo invadente, non appena alzò il suo sguardo e mi fissò con un'espressione di pura delusione. I suoi occhi era ancora gonfi. Si staccò da me, attraversò la cucina e salì le scale. Riuscivo a sentire il suo dolore. Chiuse la porta della sua stanza sbattendola. Sentii la chiave girare subito dopo. Capii che non voleva essere disturbata da me.
Ero stato lasciato così, lì, sul divano. Feci usire un sospiro di stress. Cosa avrei dovuto fare?
 
 
Il suono del campanello risuonò come un ruggito per le mie orecchie.
Brad era arrivato.
Mi posizionai contro il muro, sbirciando Chloe che era seduta sul divano. Aveva una mia maglietta a scollo V ed era in biancheria intima, come al solito. Stava cercando di mettersi comoda, ma il suono del campanello la bloccò.
Lei mi guardò, cercando di chiedermi chi doveva andare ad aprire la porta. Feci cenno a lei di farlo.
Lentamente, si alzò dal suo posto e si avvicinò alla porta. Girò la maniglia, aprendola e suo fratello con i capelli scuri si presentò davanti a lei. Alzai gli occhi, incollando le spalle al muro. Strinsi i pugni e la mascella appena lo vidi.
"Ciao, Brad!" Lo salutò innocentemente, come se lui non le avesse gridato contro prima.
La semplicità di tutto questo? Sarebbe potuto essere evitato con una sola azione.
 
 
 
CHIEDO. UMILMENTE. PERDONO.
sono partita per la sicilia e tra un problema e l'altro non ho mai avuto tempo per aggiornare.
mi avete lasciato quasi 30 recensioni allo scorso capitolo e vi giuro che sono felicissima.
per questo mi darò da fare e proverò ad aggiornare più spesso, anche se sono in vacanza, ma pazienza.
cosa ne pensate del capitolo? direi che brad è un bel problema.
riuscirà a dividere i due piccioncini?
detto questo, alla prossima ovvero... a presto. :)

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Capitolo 28
*** I was officially losing her, already. ***




Justin's Point of View:

Mi ha colpito.
Tutto avrebbe potuto essere stato risolto con una sola azione.
Posso sembrare fottutamente pazzo, ma se avessi ucciso Chloe prima di ora, nessuno sarebbe venuto contro di me. Egoista? Lo so, ma nessuno mi lascia mai in pace, diamine.
Sono arrivato al punto in cui sarei disposto a fare qualsiasi cosa per far sì che tutti mi lasciassero stare.
Chloe significa tanto per me. Davvero. Se l'avessi uccisa quando ne avrei avuto la possibilità, non avrei imparato ad apprezzala tanto quanto lo faccio ora. Avrei dovuto sbarazzarmi di lei, quando ne avevo la possibilità. Ma a questo punto, faceva parte del mio cuore.
Era diventata parte di me.
Era nella mia testa la maggior parte del tempo. Non potevo lasciarla andare. Non potevo affatto.
Non potevo sapere che sarei stato in grado di lasciare viva una delle mie vittime, perchè provavo qualcosa per loro. Mi importa di Chloe e, a questo punto, non posso farci niente, a parte preoccuparmi per lei.
Chloe mi appartiene. A questo punto, non posso fare niente.
Rimasi immobile, contro il muro, mentre guardavo Chloe che andava ad aprire la porta a suo fratello. Feci del mio meglio per sembrare umile, ma non riuscivo a fare altro, tranne che pensare a fare fuori Brad. Mi ha fatto incazzare prima al telefono.
Il suo corpo torreggiava sulla mia porta. Lei guardò verso di me, e poi di nuovo verso di lui.
Nervosamente, sfregò dolcemente la sua mano destra al suo braccio sinistro. Non potevo biasimare il suo nervosismo. Mi sentivo male per quella povera ragazza. Ha fatto così tante cazzate alle spalle di Brad, solo per essere beccata alla fine.
"C-Ciao Brad." Balbettò Chloe. Brad la guardò come se fosse pazza come l'inferno. "Brad?"
Mi leccai le labbra, mantenendomi attento a ciò che stava per accadere. Avrei voluto dire qualcosa a Brad, avrebbe potuto salutare sua sorella in modo corretto. Avevo già mio fratello che mi trattava come una merda. Provavo tutto questo ogni giorno.
"Stai solo casualmente andando in giro per casa vestita così?" Guardò il suo corpo dall'alto al basso, come se fosse un pezzo di spazzatura per strada. Era in biancheria intima e aveva una mia maglia. Era qualcosa che la rendeva confortevole ogni giorno. Io sicuramente non avevo problemi a vederla vestita così. Immagino che suo fratello pensi che sia inappropiato. Semplicemente stupido, a mio parere.
"Vestita così come?" Chiese Chloe, chinando la testa verso il basso. Si massaggiò il braccio e poi si mise un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, per poi tornare a torturarsi il braccio delicatamente.
"Chloe, non prendermi per il culo. Che cazzo ti sei messa?" Chiese Brad. Chloe non rispose.
"Allora, voi due stavate scopando alle mie spalle, non è così?"
Strinsi i pugni. La rabbia mi stava bruciando il corpo. Volevo sbattere il tizio al muro. Non avevo fatto niente con sua sorella. Avevo fatto tutto quello che potevo per mantenerla in vita e ora ci accusava del fatto che avevamo scopato? Volevo davvero sapere quando questa situazione sarebbe migliorata. C'è sempre qualcuno che cerca di infastidirci.
"Smettila di dire stronzate, Brad." Lei tirò su col naso, fissandolo lentamente. "Il minimo che puoi fare e salutarmi adeguatamente."
Il silenzio riempiva l'aria. Potevo sentire i grilli sotto il cielo notturno. Guardai Brad e mi lasciai sfuggire un profondo sospiro, scrutandolo. Sapevo che sarebbe stato difficile affrontarlo, soprattutto perchè era l'unico componente della famiglia rimasto a Chloe.
Non avevo modo per buttarlo giù. Sapevo di aver rovinato tutto con quella telefonata poche ore fa.
"Non sono impressionato, Chloe." Brad si grattò la fronte. "Ascolta," si leccò le labbra, facendo una breve pausa. "Mamma e papà non sarebbero soddisfatti di questo comportamento."
Mi strofinai le tempie con il pollice e mi appoggiai al muro, cercando di calmarmi.
Avevo problemi con la rabbia e dovevo tenerla sottocontrollo. Non potevo lasciar perdere di fronte a Chloe. Odiavo quando vedeva le mie sfuriate quotidiane.
"E se mamma e papà avessero scoperto che eri un gangster, eh?" Sputò Chloe. Ridacchiai tra me stesso perchè finalmente aveva capito quanto era ipocrita suo fratello. "Pensi che sarebbero orgogliosi? Dovevi prenderti cura di me, non mettendomi in mezzo!"
"Io avevo iniziato a proteggerti!" Gridò in difesa, avvicinandosi a Chloe. Fece un passo indietro, quasi inciampando sulle piastrelle del pavimento dietro di lei. Scossi la testa e mi rifiutai di entrare nella conversazione.
"Quando, Brad? Quando ti eri reso conto che era solo tutto una cazzata? Cerchiamo di essere reali," fece una pausa. "Ti è importato solo fino a un certo punto."
"Fammi entrare in casa." Brad comandò a Chloe, aspettando pazientemente di farlo entrare in casa.
Chloe si fece di lato, consentendo a Brad di farsi strada all'interno della mia casa.
Guardai l'orologio per vedere che erano circa le 11:00. Ero stanco da morire per tutto ciò che avevo passato il mese scorso. Brad entrò, controllando in giro per la casa. Non c'era niente di losco in casa mia, era solo una casa come le altre. C'era un cucina di media grandezza, che conteneva un paio di coltelli che usavo per colpire o uccidere le mie vittime, ma non avevo mai avuto il coraggio di usarli contro Chloe. Si poteva trovare qualche pistola nella mia camera da letto, ma tutta la mia ricerca su Chloe Romano era stata buttata nel cestino. L'avevo fatto cercando di accontentare Damien. Mi maltrattava all'età di quattordici anni. Dal momento in cui i nostri genitori sono morti, pensavo che mi avesse dato un po' di tregua, ma così non è stato. Ha preso a calci il mio nome, mi obbligava a fare quello che voleva. Negli ultimi quattro anni avevo pensato di fare le valige e andarmene da Stratford. Volevo vivere lontano da tutte le regole e avere le mie libertà personali. Sapevo che se avessi mai provato ad andarmene, Damien non me lo avrebbe mai permesso. Avrebbe fatto tutto quello che poteva per farmi rimanere in città.
Non potevo biasimare Chloe per essere scappata da Brad. Se Chloe non avesse voluto stare con me, se ne sarebbe andata prima, invece è rimasta con me. Era abbastanza grande da prendere tutte le dannate decisioni che voleva.
"Tu non vuoi salutarmi?" Brad tagliò i miei pensieri e me lo ritrovai di fronte mentre sorrideva. Continuai a stare appoggiato al muro, sparandogli un'occhiata.
"Perchè dovrei?" Ringhiai. "Non hai nemmeno salutato tua sorella correttamente. Perchè dovrei avere a che fare con te?"
Si avvicinò a me, aggrottando le sopracciglia. Avevo voglia di prenderlo a pugni, lì e subito.
Era così fastidioso, il modo in cui camminava, il modo in cui lui stesso appariva - non assomigliava assolutamente a Chloe. I due erano completamente diversi.
Chloe era troppo bella e attraente per essere legata a quello stronzo.
Mi veniva voglia di sbatterlo fuori casa e chiudere la porta a chiava per sempre.
"Io Sono l'ospite di questa casa." Sorrise, ancora una volta. "Pensavo che avresti almeno avuto un buon senso di ospitalità."
"Beh, non avrò mai ospitalità per persone come te." Urlai, pronto a ucciderlo in un attimo.
"Basta!" Chloe urlò, spingendoci distanti.
"Sto cercando di insegnare a questo ragazzo le buone maniere. Non sembra conoscerne alcuna." Afferrò la mano di Chloe e la spinse indietro. Strinsi i pugni, vedendo Chloe sbattuta in quel modo al muro. Sentendo la mia rabbia ribollire nelle vene,mi voltai di scatto cercando di avvicinarmi a Brad, ma Chloe non faceva altro che trattenermi. Brad sorrise e io cercai inutilmente di calmarmi.
"Te le faccio vedere io le buone maniere!" Gridai, annuendo con la testa. "Ti mostrerò le cose che io chiamo buone maniere nel mio cazzo di mondo!" Avevo voglia di spingere Chloe lontano da me e prendere a pugni suo fratello. Scossi la testa, cercando di allontanare la rabbia. Avevo fatto tutto quello che potevo pur di mantenere in vita la sua sorellina e questo è il suo ringraziamento?
"Justin, smettila!" Gridò Chloe, spingendomi contro il muro con entrambe le mani sulle mie spalle.
"Dovrebbe essere fottutamente grato!" Grugnii, ansimando e cercando Chloe nei suoi occhi blu cielo. Non potevo lasciare che chiudesse i rapporti con me a causa della mia rabbia. Sapevo di aver fatti una cazzata. Una volta che qualcuno mi faceva incazzare, niente poteva fermarmi. Lo volevo morto. Sapevo che era una stronzata volere il fratello della propria ragazza morto, ma ero stanco di sentire la sua voce.
"Justin, ti prego calmati." Mormorò, continando a spingermi contro il muro.
"Ti prego lasciami andare." Sussurrai, sentendo le lacrime di rabbia riempirmi gli occhi.
La fissai nei suoi, fino a quando allentò un po' la presa.
"Lascerai che il tuo piccolo amico vada contro tuo fratello maggiore? Fallo. Lascialo andare e lascia che combatta contro di me." Brad ridacchiò tra sè e sè.
"Beh, in questo momento, sono con lui perchè non mi ha fatto passare anni di completa sofferenza emotiva, almeno lui." Chloe disse.
"Dolore? Beh, che cos'hai sul braccio?" Brad fissà la cicatrice di quando Chloe era stata rapita da Dean.
"Sono stata rapita." Borbottò Chloe, passando la sua mano sul braccio opposto lungo la cicatrice.
"Stai coprendo il tuo amico. Chi altro potrebbe essere stato?" Brad chiese. Abbassai la testa, non volendo entrare nel discorso di nuovo. Non ero pronto a rovinare tutto con Chloe in una manciata di secondi.
"Un ragazzo di nome Dean Hill mi ha rapito, Brad!" Strillò, alzando le braccia. "Uno dei suoi amici mi ha tagliato il braccio con un coltello! Justin mi ha salvata."
E in quel momento mi resi conto che non volevo solo mantenerla in vita.
Volevo che lei fosse mia.
Tutti sapevano che provavo qualcosa per lei, tutti tranne me.
Dean lo sapeva, Damien lo sapeva, Violet lo sapeva, Jett lo sapeva.
Non avrei dovuto provare qualcosa per Chloe, ma il mio cuore sapeva che lei era perfetta per me. Era perfetta per me.
"Oh, così ora fai anche i nomi?" Brad si diresse verso Chloe. Lei si voltò, colpendogli il petto e fissandolo negli occhi.
"Per l'amor del cielo Brad cazzo, sto dicendo la verità!" Urlò contro di lui.
"Come cazzo posso crederti?" Rispose Brad, alzando la voce e diventando rosso in faccia.
Scossi la testa, guardando come la rabbia li stava assalendo.
"Vai avanti! Ti comporti come se non avessi mai fatto qualcosa peggiore di me!" Sibilò.
Sorrisi, finalmente era riuscita a difendersi. "Tu non mi hai aiutata mai in niente! Avevo paura in tutti questi anni trascorsi con te!"
"Allora vuoi fidarti del tuo piccolo giocattolo sessuale, invece?" Piegò la testa di lato, appoggiando la mano al muro.
"Io e Justin non abbiamo fatto sesso!" Chloe ringhiò. "Stai diventando così imbarazzante! Sei mio fratello! Cerca di agire come se lo fossi!"
"Come dovrei comportarmi quando cammini in giro per la casa di questo ragazzo solo in biancheria intima e con una maglia?"
"Sai una cosa Brad? Io vado a dormire!"
Lei alzò gli occhi, voltandosi. Urtò le spalle contro di me e dovetti girarmi per vedere che stava correndo su per le scale. I suoi capelli castani le rimbalzavano sulla sua schiena mentre correva.
"Oh, tu non dormi qui stanotte." Sogghignò Brad. Chloe si bloccò in cima alle scale, non sapendo cosa dire. Ci fu una lunga pausa. Il silenzio riempì quella stanza - talmente tanto da riuscire a sentire il ticchettio dell'orologio. Mi sentivo male al pensiero di non poterla più rivedere qui, dopo stasera.
Volevo che Brad sapesse quanto Chloe significasse per me, ma dovevo mantenere la promessa fatta a Chloe di non fargli sapere che stavamo insieme. Sapevo che saremmo stati ancora di più nella merda.
"Io faccio quel che diavolo voglio!" Mormorò, tirando su col naso subito dopo. Lei entrò nella mia stanza, chiudendo la porta dietro di sè.
"Sono serio, Chloe! Devi venire con me!" Brad urlò su per le scale.
"No!" Urlò Chloe con tutto il fiato.
"Senti, Chloe! Prendi tutti i vestiti e fai le valige cazzo! Tu vieni in albergo con me stasera!" Brad si avvicinò alle scale, gridando più forte che poteva.
In quel momento un'idea mi balenò in testa e la paura di perderla si vede sempre più forte.
Aprii il cassetto di fronte a me, prendendo un blocco note giallo. Lentamente, scissi il mio numero di cellulare su esso. Volevo che Chloe potesse chiamarmi tutte le volte che voleva, così da poter anche rimanere in contatto con lei.
C'erano così tante cose che avrei voluto fare con la mia ragazza, ma non c'ero riuscito.
Era troppo tardi.
Guardi l'orologio, erano quasi le 11:30. Mi strofinai le tempie, pensando che avrei dovuto dormire da solo, quella notte. Ero abituata ad avere Chloe che mi teneva compagnia tutta la notte. Ero da solo, fino a quando l'avevo trovata. E stavo per esserlo un altra volta.
Solo.
Isolato.
Senza nessun amico.
Escluso da chiunque.
Radicalmente diverso da tutti.
Senza nessuno che potesse essere coinvolto.
Senza nessun altro, senza niente.
Qualunque sensazione fosse, non ero pronto.
Mi ero affezionato a lei. Il pensiero che sarebbe partita, mi aveva distrutto, mentalmente.
Senza di lei, tutto sarebbe tornato una totale merda.
"Giuro su Dio e su tutto che se scopro che sei tu quello che le ha fatto del male..." Brad ringhiò. Mi misi le mani in tasca, non permettendogli di finire quello che stava per dire.
"Non le ho mai fatto niente." Urlai, rifiutandomi di guardarlo negli occhi. "Rilassati."
"Che cosa le hai fatto per farla passare dalla tua parte? Qualche favore sessuale?"
"Te l'ho già detto, pezzo di merda!" Mi voltai, gridandogli in faccia. "Non abbiamo fatto niente. Lei è una mia amica. E' tutto."
Rimasimo in silenzio. Tutto quello che riuscivo a sentire era Chloe che metteva i vestiti violentemente dentro la valigia. Uscì dalla mia stanza, con le lacrime agli occhi e scese le scale.
Aveva dei jeans blu e una felpa nera. Nella sua mano destra aveva la sua sacca da viaggio e nella sinistra teneva stretta la mia t-shirt bianca. La lanciò verso di me e si pulì le lacrime dal viso. Volevo aiutarla, ma non sapevo come fare.
"Ho fatto quello che hai detto. Hai bisogno di me per fare altro? Eh?" Gettò la borsa ai piedi di suo fratello.
"Andiamo. L'autista sta aspettando fuori." Brad disse.
"E se io non fossi ancora pronta?!" Gridò, guardandomi.
Brad si precipitò verso di lei, afferrandola per un braccio e cominciando a trascinarla fuori di casa. Chloe cercò di tirar via, cercando di tornare da me.
"Lasciami andare! Fermati Brad!" Afferrò il suo braccio e lo tirò lontano dal suo. "Lasciami almeno dirgli addio. Che diavolo hai che non va?" Lei lo spinse via, camminando verso di me.
"Ti aspetto fuori." Si schiarì la voce, chiudendo la porta dietro di sè e camminando nel buio della notte.
"Bene. Dammi un minuto." Sussurrò lei verso la porta.
Finalmente soli.
"Giornata pesante, eh?" Ridacchiai, cercando di alleggerire la situazione. La tirai per la vita, e le strinsi i fianchi, facendo scorrere le mie mani verso il suo fondo schiena.
Feci in modo di abbracciare ogni centimetro quadrato del suo corpo.
"Justin, mi mancherai davvero tanto." Dichiarò seria, fissandomi negli occhi. Appoggiò la testa nell'incavo del mio collo, e la strinsi di più vicino a me.
"Piccola... questo non è un addio." Mormorai nel suo orecchio.
Volevo che capisse come stavano le cose. Ero deciso a non lasciarla andare. Brad non avrebbe vinto questa notte, lei sarebbe stata mia per il resto della mia vita. Sapevo come vincere contro tutti, non mi importava se potevo sembrare una testa di cazzo.
Sapevo convincere la gente a fare delle cose che non avevano mai fatto.
Certo, non ha funzionato con Chloe, ma è sicuro come l'inferno che ce la farei con Brad.
Si chiama giocare con le loro menti.
"Mi mancherai." Chloe iniziò a piangere.
"Va tutto bene," la baciai in cima alla sua testa. "Non lascerò che ti portino via da me."
"Justin..." La sua voce si spense, dopo che si allontanò dal mio collo.
"Tu non vai da nessuna parte." Beccai le sue labba, scherzosamente. Fece uno sforzo per sorridere per me.
"Lui non vuole che io stia con te." Abbassò lo sguardo. "Ho paura."
"Non lo so." Le infilai il biglietto su cui avevo scritto il mio numero in tasca. "Ecco. E' il mio numero. Chiamami se hai bisogno di qualcosa."
"Va bene." Mormorò e annuì.
Mi guardai intorno per vedere se Brad ci stesse guardando. Non c'era nessuno.
Appassionatamente, le presi il viso e feci combaciare le mie labbra con le sue.
Mise le sue mani intorno al mio collo e fece scivolare la sua lingua nella mia bocca.
Non volendo lasciarla andae, la spinsi contro il muro, continuando a baciarla come se stesse per morire da un giorno all'altro. Tirai via e feci toccare i nostri nasi.
"Non dimenticare di chiamarmi." La beccai un'altra volta sulle labbra. "Non vedo l'ora di sentire la tua voce."
"Non lo farò." Lei tirò su col naso. Mi allontai da lei.
"Ora, sbrigati prima che tuo fratello torni qui a infastidirmi." La spinsi leggermente verso la porta.
"Ciao, Justin!" Gridò, correndo verso la porta.
"Questo non è un addio." Dissi, mentre lei mise la mano sulla maniglia della porta bloccandosi alle mie parole. "Te lo prometto." E sorrise.
Aprì la porta. Guardai come Chloe inizò a camminare lungo il sentiero davanti a casa mia. Si muoveva lenta come sempre. Trascinava la sua sacca da viaggio per terra verso Brad, che si trovava appoggiato alla sua Lincoln Navigator, fumante.
"Chloe, sbrigati!" Brad gridò. Ma lei continuò a camminare alla stessa velocità.
Chloe si girò a guardarmi per poi gettare le cose sul sedile posteriore della sua auto.
Sorrise, anche con le lacrime agli occhi. La salutai e lei ricambiò.
Non volevo lasciarla andare, ma ero fiero di farle sapere che qualunque cosa sarebbe accaduta, tra noi sarebbe andato tutto bene. Andrà tutto bene alla fine.



Chloe's Point of View:


Uscii dalla doccia calda e rimasi davanti allo specchio, con il corpo bagnato.
Iniziai ad asciugarmi a piccoli pezzi, volendo prendere a pugni tutti.
Volevo solo uscire da questa situazione. Non volevo rimanere con Brad quella notte.
Era una vergogna per me. Il pensiero di tornare in California mi tormentava, non sapevo cosa fare.
Mi asciugai completamente e pensai a quello che mi aveva detto Justin prima.
Presi il bigliettino nella tasca dei miei jeans e lo misi nel mio reggiseno.
Poi mi misi una camicia rosa e uscii dal bagno.
"Perchè mi stai facendo questo, Brad?" Mi avvicinai al mio letto e guardai Brad che messaggiava con qualcuno con il suo iPhone 4 nero. Lui poteva avere un cellulare, ma io no. Non era giusto.
"Perchè so cosa è meglio per te. Ora, Bieber ti ha toccato?" Chiese guardandomi.
"No... è stato molto gentile con me, in realtà." Mormorai. Avevamo avuto qualche momento difficile, ma lui aveva fatto tutto quello che era possibile per assicurarsi che fossi sempre al sicuro.
"Lui non mi ha dato una buona impressione." Scosse la testa.
"Forse perchè io sono la sua migliore amica e non vuole perdermi, Brad!" Gridai.
"Migliore amico un cazzo." Dichiarò con noncuranza.
"Perchè mi controlli come se fossi una marionetta?" Soffocai, sentendo un nodo in gola.
"Perchè non voglio che tu ti faccia male, Chloe! Andare in giro per casa sua, vestita come una puttana? Che cazzo c'è di sbagliato in te?" Bloccò il telefono e lo gettò sul letto.
"Ho diciassette anni, che cazzo! Mi sono laureata in una scuola superiore! Smettila di trattarmi come se fossi una fottuta bambina!" Sputai, alzando il piumino del letto. Mi accoccolai dentro, cercando di abituarmi alla sensazione di quel letto.
Fanculo. Volevo essere a letto con Justin.
"Ma guardati!" Urlò Brad.
"Guarda che cosa? Guarda niente, Brad. Ne ho avuto abbastanza di te che mi impedisci di fare tutto quello che voglio fare. Che dire di me? E la mia vita?" Avvolsi le lenzuola sul mio corpo.
"Per poco la tua vita non era finita là dentro! Io sono il tuo unico fratello e i nostri genitori sono morti sette anni fa! Sai almeno cosa significa?" Fece una pausa. "Sei l'unico pezzo di famiglia che mi resta. Non voglio perderti!"
"Non mi perderai!" Buttai un cuscino contro di lui. "Justin non è davvero un cattivo ragazzo. Si rifiuta anche di farmi del male."
"E' una trappola, Chloe." Affermò.
"Non è vero.." La mia voce si spense.
"Sei davvero ingenua." Brad scosse la testa. "Questo è il motivo per cui avevo paura di lasciarti sola nel mondo reale."
"So di chi mi posso fidare e di chi no. Justin ha fatto così tanto per m-"
Mi tagliò. "Che cosa? Ti ha dato del sesso ogni notte e ti ha-"
"Brad, basta! Questo è sufficiente." Lo interruppi.
"Ti conoscevo come una ragazza innocente che sarebbe uscita e che non si sarebbe allontanata così tanto da me." Scosse la testa, prendendo il suo telefono di nuovo.
"Lasciami dormire. Ti prego..." Lo supplicai, volendo finire lì quella conversazione.
"Sai che ho ragione, Chloe. Questo viaggio a Stratford non era nemmeno la metà delle stronzate che hai fatto in tutta la tua vita." Ridacchiò tra sè e sè, grattandosi il sopracciglio destro.
"Buonanotte Brad..." Cominciai a piangere, lasciando che il mio passato imbarazzante si soffermasse nella mia mente.
"Come vuoi. Cerca di dormire, perchè domani dobbiamo essere presto all'areoporto per non perdere il volo per tornare a casa." Spense la lampada. Iniziai a piangere ancora di più.
Mi ero persa. Sapevo che a un certo punto, questo giorno sarebbe arrivato. Sapevo in cuor mio che sarei dovuta tornare da dove diavolo ero venuta.
Io non considero la mia casa la California.
Volevo che la mia casa fosse tra le braccia di Justin, che mi stringevano a lui per sempre.
Non volevo perderlo così.
Ogni cosa tra noi... Era stata così perfetta.
Non sapevo se lasciare che Brad mi telecomandasse e mi riportasse a casa, o scappare nel cuore della notte, da qualche parte. Avevo paura solo al pensiero di tornare in California.
Il pensiero mi perseguitava. Non avevo voglia di tornare in quella vecchia città, in quella vecchia casa soffocante in cui avevo vissuto per troppo tempo e con ragazzi che non mi avrebbero mai trattato come mi ha trattata Justin. Tutto era precipitato in meno di 24 ore.
Avevo due scelte su cosa fare stasera:
A) Sgattaiolare fuori da questa discarica e scappare con il criminale locale Justin Bieber e vivere per sempre felice e contenta con lui.
Oppure...
B) Soggiornare in questa camera con Brad, prendere l'aereo per tornare in California domani, e ricordare i miei ricordi più segreti, profondi e oscuri per sempre.
Proprio quando la mia mente stava cercando di escogitare un piano, la voce di Justin echeggiò numerose volte alle mie orecchie.
"Chiamami se hai bisogno di qualcosa."

Lo so che mi amate nonostante il mio ritardo di.. un mese e mezzo o quasi due?
Vabbè, io amo voi in ogni caso.
Vi prometto che da ora in poi aggiornerò più spesso.
Quest'estate ha fatto schifo, quindi non ho avuto tempo per fare niente.
Ma da oggi in poi tutto cambierà.
ps: vi piace il nuovo banner?
merito della scrittrice della storia, aw.


E se Chloe dovesse tornare in California?
E se Justin dovesse dimenticarsi del suo primo vero amore?

Who knows.

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Capitolo 29
*** We're going for a drive. ***





Chloe's Point of View:


Chiudi quella cazzo di bocca.
Questo era l'unica cosa che potevo dire a mio fratello, che russava troppo forte.
Era già una buona mezzoretta che continuava a ronfare, e mi stava facendo impazzire.
Non potevo farci niente, ero nella stessa stanza di Brad e dopo tutto quello che mi era successo a Stratford, sentirlo russare era peggiore.
Volevo essere libera. Non avevo inrtenzione di tornare in California, soprattutto non con lui, questo è sicuro. Non volevo vedere le solite vecchie facce.
Era già abbastanza brutto il fatto che Brad mi avesse praticamente strappato la felicità di mano.
Non riuscivo ad essere felice per un lungo periodo di tempo, qualcosa doveva sempre rovinare tutto.
Guardai l'orologio digitale sul comodino, era l'01:26.
Momento ideale per portare il mio grazioso culo fuori da questa stanza.
Assicurandomi che Brad dormisse profondamente, alzai le lenzuola lentamente posizionandole con attenzione alla fine del letto e saltai giù silenziosamente. Usando l'unica luce visibile sotto la porta che dava sul corridoio, feci un grosso respiro e mi incamminai attraverso la stanza.
Ero spaventata da morire, Brad si sarebbe potuto svegliare da un momento all'altro.
Ha il sonno leggero, si sveglia subito appena sente un minimo rumore.
Cercai per la stanza il mio borsone. Appena lo individuai, presi una t-shirt a caso e facendo del mio meglio per vedere se non era al rovescio, me la misi. Non riuscivo a vedere un cazzo.
Silenziosamente aprii la cerniera della borsa, sentendo i miei pantaloni di tuta.
Con attenzioni li indossai, prima di prendere una delle felpe di Justin e indossarla, evitando il minimo rumore. L'odore dell'acqua di colonia di Justin entrò nelle mie narici, inalai il suo profumo. Infine, mi misi un paio di uggs neri e chiusi il borsone. Feci un sospiro, immaginando il disastro che sarei sembrata. Provai a pulirmi gli occhi, levando il trucco che, ero sicura, mi aveva fatto diventare un procione. Attraente.
In punta di piedi mi avvicinai al comodino di Brad, e facendomi luce con i numeri della sveglia, presi attentamente delle monete, una per una in mano, cercando di non fare alcun rumore.
Le misi in tasca e in punta di piedi mi avviai alla porta della stanza. Aprii lentamente e saltai fuori nel corridio, trattenendo la manopola fino a chiuderla con delicatezza.
Mi ritrovai nel corridoio immobile, cercando di capire se Brad si era accorto di qualcosa.
Quasi mi aspettavo di essere beccata. Misi un orecchio alla porta.
Silenzio. Feci un sospiro di sollievo.
Mi mangiai le unghie per l'ansia e in punta di piedi raggiunsi la fine del corridoio, arrivando davanti all'ascensore. Premetti il tasto e aspettai. Nel mentre mi ritrovai a fissare la camera in cui Brad stava ancora dormento, ignaro di tutto quello che stava accadendo.
Immaginai cosa avrebbe fatto se mi avesse scopresso. L'ascensore arrivò, facendo un "ding" e bloccando i miei pensieri. La porta si aprì e sgattaiolai dentro.
Mi sentivo come se stessi facendo un percorso a ostacoli.
Mi misi a ridere, rendendomi conto delle cazzate che avevo fatto in questi mesi. La mia vita era sempre stata così monotona e noiosa, ora invece...
Guardai a destra per vedere i tasti dei vari piani dell'hotel.
Premetti il tasto "L" per la hall. Le porte si chiusero e l'ascensore iniziò a muoversi verso il basso, causandomi una leggera nausea allo stomaco.
Ogni piano che soprassavo, un "ding" arrivava alle mie orecchie.

7... 6... 5... 4... 3... 2... L

La porta de'ascensore si spalancò e iniziai a sentirmi più libera.
Corsi fuori, cercando di trovare un telefono pubblico.
Lo trovai e mi misi la mano in tasca, trovando il fogliettino su cui era scritto il numero di Justin.
Lessi il numero e lo immisi nel telefono.
Iniziò a squillare, il mio cuore batteva forte.
"Andiamo Justin... ti prego, rispondi." Sussurrai a me stessa.
"Pronto?" Justin rispose subito. Sorrisi tra me e me, sentendomi di nuovo al sicuro anche solo ascoltando la sua voce.
"Justin?" Chiesi, allegramente.
"Piccola?" Lui ridacchiò adorabilmente. "Mi hai finalmente chiamato."
Potrei dire, dal tono della sua voce, che aspettava la mia chiamata. Sembrava così eccitato, avrei tanto voluto vedere la sua reazione. Avrei voluto essere con lui.
Niente era lo stesso senza di lui.
Brad mi avrebbe almeno potuto permettere di scrivergli un messaggio con il cellulare, non sarei dovuta scappare e correre fuori dall'hotel, solo per sentire la voce del mio ragazzo.
"Mi dispiace." Mi morsi il labbro. "Ti ho svegliato?"
"No, non sono mai andato a dormire." Disse. "Ero troppo occupato a pensare a te."
"Non posso più rimanere qui, Justin. Sono in quest'hotel di merda sulla Erie Street." Feci roteare le dita nella corda del telefono. "Non riuscivo a stare tranquilla in quella stanza con Brad, così..."
"Che hai fatto questa volta, Chloe?" Chiese, facendomi arrossire. Mi conosceva ormai, sapeva che causavo sempre un sacco di guai.
"Sono sgattaiolata fuori. Voglio che tu venga a prendermi."
"Piccola, non voglio farti finire nei guai." Sospirò.
"Per favore, vieni. Non mi interessa quello che pensa. Voglio solo stare con te." Mi lamentai.
"Chloe..." La sua voce si bloccò a disagio.
"Mi hai detto di chiamarti se avessi bisogno di qualcosa. Ho bisogno che tu venga a prendermi. So che lo vuoi."
Si fermò, riflettendoci un po'. "Sarò lì in pochi minuti. Ti prenderò." Gracchiò profondamente.
Riattaccai il telefono, sorridendo soddisfatta e sapendo che avrei rivisto il mio ragazzo un'ultima volta prima di partire.
Entrai nella hall, passando davanti a una signora dai capelli grigi. Potrei dire che era sorpresa di vedermi lì. Poche ore fa, Brad mi aveva trascinata là dentro. I miei occhi pieni di lacrime, come se fossi una bambina di due anni. Brad sapeva che quello che stava facendo era sbagliato per me. Gli sta sul culo Justin, e crede che non dobbiamo essere amici. Se solo sapesse...
Passai davanti alla reception dirigendomi verso i divani. Mi sedetti su uno nero di pelle, guardando la televisione. Chiusi gli occhi, cercando di non pensare al fatto che avrei lasciato Stratford domani.
Avevo solo una cosa in mente, a questo punto.
Sarei stata faccia a faccia con Justin Bieber, di nuovo.


Abbi pazienza, Chloe.
Fissai la televisione davanti a me, continuando ad aspettare l'arrivo di Justin. Erano passati più di dieci minuti e iniziai a sentirmi sempre più assonnata. Sbadigliai, chiudendo gli occhi.

"Indovina chi sono." Una voce familiare riecheggiò nella mia testa. Mi svegliai rendendomi conto che i miei occhi erano coperti da un paio di mani.
"Justin?" Indovinai, lasciandomi sfuggire una risatina.
Risposta corretta. Girò intorno al divano e poi si sedette accanto a me.
Emise la risatina più adorabile che avesse mai fatto e mi posò un bacio sulla guancia. Delicatamente, avvolse il braccio destro intorno al mio collo, avvicinandosi a me e appoggiando la testa sulla mia spalla. Non riuscivo a gestire la sensazione di averlo visto, ancora una volta.
Ad essere onesta, era una delle prime volte che ero davvero entusiasta di essere con lui.
Non mi ero resa conto di quanto mi sarebbe mancato, fino a quando Brad non mi portò via da lui.
"Ehi, bellissima." Mi sorrise. Era così bello. I suoi occhi erano concentrati su di me. Indossava un paio di jeans, una maglia bianca e una giacca di pelle nera.
"Ehi." Risi, ancora una volta. "Sembri più allegro, come se ti avessero tirato su."
"E' perchè riesco a vedere la mia bella fidanzata, di nuovo." S'interruppe trascinando il naso sul mio collo e dandomi un bacio su esso. Notai che la portiera era rimasta a guardarci.
"Piccolo..." Arrossii, spingendolo via delicatamente.
"E' vero. Sei bellissima. Lo sa anche lei." Dichiarò, facendo cenno verso la signora che si stava comportando come se non ci fosse stato niente da guardare. Alzai gli occhi. "Dai, lo sai che non ti mentirei."
"Anche vestita così?" Arrossii, guardando il mio outfit che sembrava peggiore di quanto potessi immaginare.
"In questo momento, sembri la ragazza più bella del mondo." Un sorriso luminoso si diffuse sul suo volto, mi prese entrambe le mani e mi diede un bacio sulla guancia.
Ci guardammo negli occhi pieni di adorazione. Il silenzio era imbarazzante, ma perfetto. Non sapevo come spiegarlo. Vedere Justin ancora una volta mi aveva fatto sentira vertiginosa. Era bello stare con una persona che ti faceva sentire bella e curata 24/7. Non avevo mai avuto un ragazzo che mi trattava in questo modo. Forse perchè non meritavo qualcuno di così premuroso ed amorevole al mio fianco.
"Sì, come no." Inclinai la testa di lato in disaccordo, prima di distogliere lo sguardo e arrossendo di nuovo. Justin continuava ad ammirarmi.
"Non ho fatto tutta quella strada per rilassarmi nella hall di questo hotel di merda. Sono venuto per portarti fuori." Mi tirò le mani e mi alzai dal divano. "Vieni bellissima." Disse scherzosamente, facendomi arrossire e ridere allo stesso tempo. Era una sensazione nuova per me, non sorridevo quasi mai. Sapevo che questo viaggio a Stratford mi aveva fatto piangere molte volte, ma era anche raro vedermi sorridere prima di venire qui.
"E dove mi porti esattamente?" Chiesi, uscendo dalla hall e sentendo la brezza notturna accarezzarmi il volto.
"Ti porto a casa... la mia casa." Mi strinse la mano e mi condusse nel parcheggio.
Nella mia mente, iniziai ad immaginare...

Brad si svegliò durante la notte, controllando il suo cellulare.
"03:02" gemette tra sè, accendendo la luce per poi vedere che il mio letto era vuoto.
Rapidamente, saltò sopra il mio letto, tirando le lenzuola e gettando i cuscini per tutta la stanza con rabbia.
Si mise un paio di jeans, dirigendosi verso la hall con i pugni chiusi.

Scossi la testa e mandai via l'immagine che si era creata nella mia mente. Justin mi guardò, non sapendo cosa dire. Iniziai ad ansimare sentendomi in colpa. Non volevo subire le conseguenze che Brad aveva in serbo per me. Era già abbastanza drammatico che dovessi tornare in California. Cosa succederebbe se facesse qualcosa a Justin? Se mi privasse di vederlo?
Volevo distruggere i piani con Justin e tornare in albergo.
Fissai l'asfalto bagnato, poi incrociai gli occhi confusi di Justin. Il vento soffiava tra i miei capelli. Non sapevo cosa dire. La preoccupazione era evidente nel miei occhi, nella mia anima.
"Justin, sono un po' nervosa."
"E' troppo tardi, ormai. Mi hai detto di venirti a prendere."
"Justin..." Mi lamentai.
"Non fare la figa." Ridacchiò. "Eri così determinata e adesso ti tiri indietro? Che è successo alla mia ragazza stronza e cattiva che non voleva essere portata via dal suo fratello coglione qualche ora fa, eh?"
"Non faccio la figa." Mormorai.
"Allora, cosa stai aspettando? Non vuoi scappare da tuo fratello?" Chiese preoccupato.
"Sì." Strinsi le labbra.
"Andiamo. Ti riporterò qui la mattina. Come se non fosse successo niente."
Iniziai a pensare a Brad che attraversava la hall e mi coglieva in flagrante.
Mi voltai a guardare l'edificio un'altra volta, e un ricordo lampo mi passò davanti agli occhi.

1. Non dare il tuo vero nome.
2. Non parlare agli sconosciuti.
3. Stare lontana da Stratford.

Ero andata contro ogni regola. Avevo detto il mio nome a Justin e avevo dormito con lui quando non avevo nemmeno idea di chi fosse. Ero venuta a Stratford, nella speranza di trovare qualcosa di divertente. Non avevo mai fatto qualcosa di così ribelle in tutta la mia vita.
Come diavolo avevo fatto a finire dall'essere diplomata a scuola, aspettando di frequentare la New York University, a dormire nello stesso letto con un ragazzo estraneo?
Scossi la testa da tutti quei sensi di colpa.
"Andiamo." Dissi sornione.
Justin mi tirò il braccio, dirigendosi verso la sua auto. Infilò la chiave e la aprì. Aprì la portiera del passeggero e mi fece entrare. Mi lasciai cadere sul sedile di pelle, iniziando ad armeggiare con le mie mani in totale tensione.
Chissà se Brad..."
"Chloe... Io ci tengo davvero a te. Se perdo te, capisci che non ho nessun altro? Sei tutto quello che ho a questo punto."
Justin chiuse la portiera e fece il giro, salendo al posto del guidatore.
Mise la chiave e mise in moto la vettura. Non riuscivo a capire che problemi avevo.
Volevo passare del tempo con il mio ragazzo per una notte intera, ma il pensiero di Brad che mi puniva mi bloccava tutto.
"Stai bene?" Mi chiese Justin.
"Sì, sto bene."
"Pensavo che tu fossi più audace, prima lo eri quando mi hai chiesto di venirti a prendere." Si leccò le labbra.
"La vuoi smettere?" Mi chiese, sbattendo la mano sul sedile.
"Smetterla di fare cosa?" Chiesi.
"Di torturarti le mani in quel modo, piccola! Sei davvero così nervosa?" Prese la mia mano nella sua, accostando la macchina.
"N-no." Balbettai. "Ho solo avuto qualche ripensamento. Va tutto bene adesso." Sorrisi.
"Sei sicura?" Gracchiò.
"Al cento per cento." Assicurai, lasciando fuori un gran sospiro.
"Allora, sei sicura di volerlo fare? Posso riportarti indietro."
"No, voglio passare del tempo con te." Passai la mia mano sotto il suo mento, cercando di alleggerire l'atmosfera. Lui ridacchiò e accellerò, come mi era sempre piaciuto. Veloce.
Iniziai a tornare sui miei passi.
Quindi, fatemi capire bene. Eccomi qui, sulla macchina del mio ragazzo alle 3 di notte circa. Come avevo fatto ad arrivare li? Niente di tutto quello mi sorprendeva ormai, ma ero scioccata dal comportamento di mio fratello. E a come mi ero comportata io.
Forse, Justin mi ha insegnato ad essere un po' più ribelle.
Avevo dei dubbi su questo piano, pensavo che mi beccassero dopo pochi minuti. E invece...
"Beh, hai fatto una buona scelta." Emise un'altra risatina. "Hai dormito un po'?"
"No." Risposi immediatamente. "Brad russava e mi ha tenuta sveglia."
"Stronzo." Justin sussurrò a se stesso, rallentando prima del semaforo.
"Va bene." Lo guardai. "Stavo aspettando che dormisse per chiamarti."
"Brava ragazza." Si fermò, intrecciando le dita con le mie. Il calore della sua mano mi confortò. Mi guardò negli occhi, lentamente, sempre più vicino al mio viso.
Avrei potuto dire che voleva baciarmi, ma fummo interrotti dalla luce verde del semaforo che lampeggiava. Lui piegò la testa e accellerò.
"Mi mancherà questa macchina." Accarezzai con la mano il cruscotto. C'erano così tanti ricordi rinchiusi in quella macchina. Avevamo avuto il primo litigio lì, avevamo pomiciato la prima volta - alcuni ricordi sono piacevoli, altri terribili. Ma nonostante tutto, ero ancora lì con lui.
"Piccola, non ti mancherà niente. Tu non vai da nessuna parte." Non dissi niente, sapendo che dovevo lasciarlo la mattina. "Come ti senti?"
"Dobbiamo essere presto all'areoporto domani per prendere il nostro volo e tornare a casa."
La voce di Brad mi echeggiò per la testa, ancora una volta.
"Mi sento perfettamente bene." Dissi con voce tremante.
"Deve esserci qualcosa nella tua mente." Mormorò, massaggiandomi la mano con il suo pollice.
Aveva ragione. Tonnellate di cose erano confuse nella mia mente.
L'aspetto negativo di Justin era che quando avevo un problema, lui era il primo a capirlo.
C'ertano cose che avrei voluto non dirgli, per non farlo arrabbiare. Calmarlo dopo i suoi capricci era solo l'inizio. Mi importava di lui e ovviamente apprezzavo quanto anche lui teneva a me.
"Sì. Tante cose sono nella mia mente." Ammisi, fissandolo. Si fermò davanti a casa, fermando la macchina. Slacciai la cintura di sicurezza aspettando una sua risposta. Prese le chiavi e le staccò dal cruscotto. Il suono delle chiavi che tintinnavano portarono a un atroce silenzio.
"Sono qui per ascoltare." Aprì la portierà e uscì dalla macchina, sbattendola. Aprì la mia portiera e mi tese una mano che afferrai senza pensarci.
"No, non è niente di importante, sono io che come al solito penso troppo." Mi misi a ridere nervosamente.
Lasciò andare la mia mano, "bene, allora." disse irritato.
Deglutii ed entrammo in casa. Il profumo era lo stesso che avevo lasciato, guardai il divano e pensai ai giorni in cui avevo dormito lì. Mi ricordai del bacio che avevo dato a Justin davanti al divano, quando mi ha chiesto di essere sua. Ero diventata la sua ragazza e questa casa mi sarebbe mancata un sacco.
I miei pensieri furono interrotti dallo sbattere di un cassetto. Guardai in cucina e vidi Justin che stringeva la mascella e che tirava fuori una scatola d'argento.
"Justin, dove stai andando?" Lo seguii, camminando verso l'uscita.
"Cosa stai facendo?"
"Sono stressato Chloe. Ho solo bisogno di andare da qualche parte e allontanarmi un attimo da questo casino." Continuò a camminare, senza preoccuparsi di guardarmi negli occhi. 
"Non mi hai portata qui, solo per lasciarmi in casa e andare via." Dissi. "Ti ho chiamato perchè volevo passare del tempo con te. Fammi venire con te!"
"Chloe, no. Tu non vorresti essere qui in un momento come questo." Mi guardò, avvicinandosi alla macchina.
"Justin.. Justin io.." La mia voce si affievolì.
"Tu cosa? Non ti fidi di me abbastanza da dirmi cosa ti passa per la testa?" Mi urlò in faccia. "Senti, non solo tu stai passando un periodo di merda! Dovremmo essere in grado di parlare tra di noi, no?" Non risposi. "Huh?" Continuò, spingendomi. I miei occhi si spalancarono davanti a quel comportamento.
"Non so quanto tempo abbiamo ancora insieme." Sbottai.
"Cos'hai detto?" Chiese incredulo.
"Justin.. beh.." Cominciai, tirando su il colletto della felpa.
"Dillo e basta Chloe, cazzo." Mi gridò in faccia.
"Brad ha detto domani sareo all'aeroporto alle 10 del mattino." Mormorai, abbassando lo sguardo.
"Quel figlio di puttana!" Ringhiò, stringendo i pugni.
Gli accarezzai il braccio sinistro con la mano, facendo del mio meglio per calmarlo. "Lasciami venire con te."
"Torna a casa, cazzo, Chloe! Ti ho detto che non voglio che tu venga!" Mi spinse lontano da lui. I miei occhi si riempirono di lacrime per il suo atteggiamento. Lui mi spinse ancora indietro facendomi quasi cadere. Mi fermai davanti alla sua figura infuriata e lo fissai senza intimidazioni. Ansimai, volendo tornare indietro.
"Puoi parl-"
"No, Chloe. Non ti riporterò all'hotel." Mi interruppe. "Mi hai detto di venirti a prendere. E' quello che ho fatto." Urlò. Aprì la portiera ed entrai, mentre lui fece il giro della macchina e entrò anche lui.
"Dove stiamo andando?" Chiesi con voce tremante.
"Andiamo a fare un giro."

La macchina era silenziosa. Non c'era stato alcun dialogo tra noi . A quanto pare, stavamo andando da qualche parte che avrebbe mandato Justin del tutto fuori di testa. Il fatto è, come potrebbe la mente di qualcuno essere effettivamente chiara ? Non ha mai funzionato per me . Se mai sono stata stressata, sono rimasta stressata per innumerevoli giorni. Non avevo altro modo di trattarlo. La maggior parte delle ragazze che conoscevo avevano diari, dove avevano scritto tutto quello che avevano in mente. Io non ero il tipo di scrittore. In effetti , ero troppo pigra per tutto questo. Se sono stressata, sono stressata. Se non lo sono, non lo sono.
Justin guidava lungo la strada tortuosa . Guardai fuori dalla finestra per non vedere altro che alberi , illuminata dalle luci delle macchine. Cominciai a sentirmi così stanca . Guardai alla mia sinistra per stabilire un imbarazzante contatto visivo con Justin, poi tornai indietro, tornando alla mia attività. Non potevo credere che stavo per lasciarmi tutto questo alle spalle, nel giro di poche ore . Forse era una buona idea, poiché il mio ragazzo aveva voluto sfogare la sua rabbia su di me. Forse era per questo che era rimasto single per tutti quegli anni. Forse alcune ragazze non volevano i ragazzi che le hanno toccate, il modo in cui Justin lo ha fatto a me. Ci sono stati momenti in cui mi ha trattato come una principessa , poi ci sono stati momenti in cui mi ha trattato come se fossi spazzatura totale. Non capivo. Passarono venti minuti. Stava ancora guidando lungo la strada tortuosa. Improvvisamente, bruscamente si voltò in un grande parcheggio vuoto. Accellerò attraversandolo , arrivando ad un arresto completo , parcheggiando nel punto più lontano dalla strada. Il posto era quasi completamente coperto da alberi. Di fronte a noi c'era quello che sembrava essere un magazzino abbandonato, con l'edera che cresceva all'interno.
"Che posto è questo?" chiesi.
"Io e i ragazzi avremmo dovuto incontrare altre band per scambi d'arma ai magazzini. Avevamo avuto una rissa. Nessuno c'era mai stato fino a quando i poliziotti li hanno beccati qualche mese fa." Dichiarò, ancora aggravato a me. Un po 'di tristezza era evidente nella sua voce. Era chiaro.
Cercai di immaginare un gruppo di membri della banda, incontrarsi nel lotto. Immaginai la musica ad alto volume, allacciamenti, risse, make ups, sparatorie - qualsiasi cosa mi veniva in mente. Immaginai i ragazzi , in lotta per le ragazze - in lotta per le loro ragazze. Poi, immaginai che i poliziotti arrivano e beccavano tutti al culmine di tutto. Arresti, fuggiaschi, sirene...
"Justin, ascolta, mi dispiace non avertelo detto in un primo momento . Tu sai che i-io posso parlare con te di qualsiasi cosa e io non volevo dire - "
"Basta con le scuse del cazzo . " Lui mi interruppe. "È tardi cazzo e se questa sarà l'ultima fottuta volta che avrò con te per un po ', io non voglio spenderla ad ascoltare stronzate . " Brontolò, ripresi un'espressione furiosa, stringendo la mascella subito dopo.
Mi lanciai verso di lui, chiaramente ferito dalle sue azioni nei miei confronti.
Volevo solo che le mie ultime poche ore con lui fossero perfette. C'era una parte di me che voleva attaccare per me stessa, per urlare contro di lui per aver rovinato l'ultima fottuta volta che abbiamo avuto insieme, per urlare contro di me. Vidi la sua rabbia in faccia, la rabbia nei suoi occhi , i suoi muscoli tesi.Io, ovviamente, dovevo fermarmi, prima di scavarmi una fossa più profonda. Per quanto io volessi farlo, non volevo arrivare ancora più male di quanto già fossi.
La notte era quasi finita, e tutto quello che avevamo fatto era stato litigare (o parlare) senza sosta. Avevo cominciato a sentire come se il nostro rapporto fosse malsano. Non poteva passare un giorno senza una discussione con lui, non importava quanto mi importasse di lui. Cominciava a diventare troppo per me.
Iniziò ad andare a caso in luoghi diversi in macchina, prima di arrivare sotto il sedile. Con questo, due schede apparsero nella sua mano. Cosa diavolo stava facendo?
" Justin, cos-" iniziai.
"Non ti ho appena fottutamente detto di smettere di parlare? Chiudi il becco e siediti. Hai detto che volevi fottutamente venire con me all'unità, per cui ci si va. Tieni la bocca chiusa, cazzo. " Sbottò, facendomi sobbalzare. Aprii la bocca con disgusto, che stava per dargli il mio input, che poi chiusi di nuovo. Ero così stanca di combattere con ogni singola persona nella mia vita. Le lacrime fuggivano dai i miei occhi, iniziando a rotolare lungo le mie guance. Le strappai via con le maniche della felpa, rendendosi conto che stavo lasciando il domani e l'unica persona che contava di più per me, mi aveva tirato osservazioni maleducati - insulti.
Tirò fuori la scatola familiare, che avevo visto con lui in cucina. L'aprì, rivelando quello che c'era dentro. Era quello che sembrava fosse erba. Iniziò a rollarlo, rendendo le pepite più larghe, più piccole. Il forte aroma iniziò a riempire la macchina. L'auto rimase in silenzio, come Justin aveva iniziato la rotazione nelle carte, rendendole come intorpidite. Avevo visto mio fratello farlo un milione di volte. Justin era un professionista in questo, da quello che avevo potuto vedere. Lo guardavo affascinato, (as he slowly rolled the weed into each joint), facendoli rotolare sigillati. La sua lingua sporgeva in completa concentrazione, fino a quando entrambi gli intorpiditi erano stati rollati ermeticamente e perfettamente. Sembrava che l'avesse fatto più volte. Erano stati confezionati, come un'opera d'arte.
"Dov'è l'accendino?" Borbottò tra sè, trovandolo sotto il freno a mano. Inclinò un po' il sedile cercando di mettersi un po' a suo agio, inalò il fumo e poi lo buttò fuori.
"Ho sempre odiato questo odore." Tossii, percependo ancora quell'odore bloccato nel mio naso. Volevo aprire la porta, e andarmene via da tutto quello. Puzzava disgustosamente, e sicuramente si sarebbe attaccato ai miei vestiti, portandomi ulteriormente nei casini con Brad.
"Non hai mai visto erba prima d'ora?" esclamò Justin, scandalosamente.
"Guarda mio fratello, Justin." Roteai gli occhi. "Ovvio che l'ho già vista. Ti sembro una ragazzina di cinque anni?"
"L'hai mai provata?"
Ignorò il mio commento, sogghignando leggermente. Sapevo che si sarebbe aspettato che avessi detto di no.
"Sì, l'ho fatto, per tua informazione." Ridacchiai alla sua espressione scioccata. "Mio Dio, non capisco perché ti stai comportando come se non avessi fatto mai niente. L'ho provata solo una o due volte e non ho sentito nulla. Ma sì, l'ho fatto." Incrociai le braccia, sorridendo tra me e me. 

Curiosità.
L'ho fatto per la prima volta circa un anno fa. Io e i miei amici più stretti festeggiavamo senza fine per settimane. Eravamo abituati a organizzare feste tutta la notte nei weekends. Era nel periodo in cui a Brad non importava un cazzo della mia esistenza su questa Terra. Lo facevamo con i ragazzi più grandi, presi dalla polizia, volta dopo volta. Non ero una bambina innocente. Ero fottutamente pazza. Quando diventai sedicenne, volevo provare cose che non avevo mai fatto prima. Qualcosa era divertente, ma di qualcos'altro me ne pento ancora oggi. I party senza fine si tramutarono in drammatiche e piagnucolose feste. Alcune delle ragazze si lasciavano andare. Solo pochi di noi si sono salvati. Eravamo fuori controllo. 
Alcune delle ragazze si domandavano come potevo festeggiare tutta la notte per poi occuparmi del mio lavoro scolastico. Era pura follia. Volevo andare in un college, e scappare dalla California. Nessuno aveva mai realmente capito cosa stavo passando.

"Accidenti piccola, non lo sapevo." Rispose, con un tono lento nella sua voce. Roeteai gli occhi alla sua supposizione. "Neanch'io ho provato nulla durante le mie prime due volte. Mentre la terza volta che ho fumato, merda, è stato una delle cose più elevate che abbia mai fatto." Dichiarò, aspirando un altro tiro. 
"Quanti anni avevi?" Riflettei, facendo scorrere le dita tra i miei capelli.
"Quattordici." Disse tranquillamente, prendendo ancora un altro tiro. Dopo quel tiro, la canna era quasi finito a metà.
"Justin?" Gli lanciai un'occhiata, guardando il suo corpo iniziare a rilassarsi dopo il suo terzo tiro.
"Cosa, piccola?" Mi osservò, sembrando essersi scordato del teso incontro che avevamo avuto qualche attimo prima.
Sospirai, prima di lasciar scappare la domanda fuori dalla mia bocca.
"Posso fumare con te?" Biascicai, leggermente imbarazzata dal mio improvviso desiderio di unirmi a lui. Sembrava come una cosa divertente da fare, dal momento che erano le mie ultime poche ore con lui.
Fece un sorrisetto, avvicinando il suo corpo al mio. Si posizionò davanti a me. "Vieni qui." Disse con una vocina stridula, muovendomi verso di lui, vicino a lui. Feci come aveva detto, slacciandomi la mia cintura di sicurezza. Tirai indietro i miei capelli in uno chignon disordinato sulla cima della mia testa, così avrei potuto assaporare l'intera sensazione. Appoggiai le mie guancie sulle mani, mettendo il mio gomito sul bracciolo, lasciando un piccolissimo spazio tra noi due.
"Sei sicura di volerlo fare? Stavolta lo sentirai per davvero." Mi avvertì, tenendo la canna tra il suo indice e pollice.
Iniziai a pensare a tutto quello che avevo passato con Brad negli scorsi due giorni. Sapevo a quello che sarei andata incontro, vedendolo ancora. So che avrei puzzato dell'odore dell'erba. Allo stesso tempo, ricordai che domani avrei lasciato questo posto per sempre. Volevo fare tutto, stanotte. Volevo fare queste cose con lui, come se fosse stato il mio ultimo giorno su questo pianeta. Stava per vedere il lato meno innocente di me. Non stava per vedere la ragazza che si tirava indietro dal provare nuove cose, rifiutando tutte queste attività. Volevo tornare nel gioco, esplorando. Era il mio ultimo giorno con il ragazzo. Stavo per fare tutto quello che potevo per renderlo memorabile.
"Sì, sono sicura." Accennai, consapevole di ciò che stavo per fare. Mi fissò soddisfatto prima di prendere il suo ultimo tiro. Mi passò il piccolo mozzicone di canna. Lanciai un'occhiata alla cartina arrotolata nella mia mano, annusandola. Allontanai il mio naso con disgusto. Justin guardava il mio spettacolino, sogghignando della mia innocenza. Restai così per un po'. Era più duro di quanto pensassi. Sapevo che il tempo stava passando prima che la canna stava per spegnersi. Sospirai, piazzando lo spinello tra le mie labbra.
"Okay, pronta?" Mi domandò. Feci di sì con la testa. "Inspira." Mi spiegò.
Portai una grande nuvola di erba, lasciandola trapelare nella mia bocca e facendola sgocciolare nella gola. Sentivo come se stesse per bruciare, solo in una manciata di secondi. Guardai Justin, per ulteriori suggerimenti. Volevo farlo perfettamente.
"Ed espira." Mi disse, sorridendo al mio improvviso coraggio. Mi sarei offerta di fare qualunque cosa pur di fargli vedere che ne sarei stata capace. Non ero una ragazza prudente, che non provare cose per la prima volta nella sua vita. Mi ero già esposta all'erba.
"Indovina, è passato un po', eh piccola?" Justin mi prese in giro, vedendomi lottare per dell'ossigeno. Accennai con la testa velocemente, continuando a tossire. Non ce la facevo a smettere. Forzai me stessa di finirla, prendendo respiri profondi, ventilandomi con la mia mano.
"E' normale. Prova di nuovo. Non espirare così velocemente questa volta." Mi disse, muovendosi sempre più vicino al mio viso.
Seguii i suoi consigli, inalando ancora. Provai ancora la sensazione di bruciore. Mi sentivo felice di non aver tossito ancora.
"Espira." Disse, facendomi sputare il fumo denso nell'aria. Questa volta non avevo tossito.
"Woah..." Lasciai una scia, sorridendo tra me e me. Senza le sue istruzioni, l'ho inalato di nuovo ed espirato un'altra volta. Justin guardò con ammirazione, con un piccolo ghigno sulla sua faccia. Lanciai un'occhiata allo specchietto retrovisore, notando che i miei occhi stavano iniziando a diventare rossi. "Fanculo." Mormorai a me stessa.
Lo fissai negli occhi, prendendo il mio quarto tiro. Feci una risatina. "Perché non l'abbiamo fatto prima d'ora? E' divertente."
"Chi avrebbe mai pensato che la mia ragazza fosse una drogata del genere?" Si burlò di me, facendo un gran soriso. Si fermò, guardando la canna nella mia mano.
"Dammi, fammi prendere l'ultimo tiro." Mi propose, muovendosi verso il quasi non esistente mozzicone di spinello. 
Glielo passai, sentendo il mio corpo curvarsi. Diedi un'occhiata fuori dal finestrino, notando quello che gli alberi formavano insieme. Guardai dal tettino per vedere che il fottuto cielo sembrava come contorcersi dal dolore. La mia testa cadde all'indietro, vedendo i tronchi degli alberi correre insieme. I cespugli iniziavano ad apparire come caramelle sfigate. Sorrisi a me stessa, pensando a quanto fosse figo tutto ciò che si trovava fuori. Tutto mi faceva pensare a Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato. Dov'erano gli oompa loompa? Volevo vederli.
Lanciai un'occhiata a Justin, guardandolo inspirare ed espirare, lanciando l'ultimo mozzicone dal vetro rotto. Era fottutamente sexy mentre lo faceva. Volevo vederlo fumare ancora ed ancora. Volevo seriamente fare tante cose a quel ragazzo. Non penso che mio fratello lo avrebbe mai pensato. Probabilmente pensava che avremmo avuto piccoli pargoletti, o qualcosa del genere. Volevo lanciarmi dalla cima con lui e divertirmi. Non potevo aspettare per giocare insieme.
Guardai la magra schiena di Justin sopportare tutto ciò. L'erba si era interamente impossessata di lui. Nella mia testa c'era l'immagine di me stessa sdraiata sul divano della casa di Justin, guardando il mio film preferito. Iniziai a ridere, mandando la testa indietro. Ricordai la sua reazione vedendomi guardare il film, pensando a quella cosa come se fosse la più divertente al mondo.
"Cosa c'è di così buffo, piccola?" Rise, piazzando la sua mano sulla mia coscia, disegnando forme immaginarie con le sue dita. Potevo giurare che stesse disegnando un polpo sul mio ginocchio.
"Ri-ricordi quella volta che abbiamo visto Peter Pan e tu pensavi che fossi pazza ad amarlo così tanto?" Dissi, prima di ridere ancora.
Lui rise insieme a me. "Sì, me lo ricordo."
"Dio, oh Dio!" Urlai, ridendo più forte che potevo.
"Piccola, non sei Big Sean. E sei pazza." Affermò, notando la mia risata isterica.
"Ma tu lo aaaaaaami." Cantai, mettendo la mia mano sulla sua guancia.
"Ti am-lo amo." Balbettò, avvicinando la sua faccia alla mia. Piazzò il suo naso sul mio. Le sue labbra tremarono perché voleva sbrigarsi.
Iniziai a realizzare quanto vicine fossero le nostre facce. Sentivo il suo respiro fermarsi sul mio labbro superiore. Con la mia mano ancora sulla sua guancia, mi persi nei suoi occhi. Prima di saperlo, le mie labbra si avvicinarono tremendamente alle sue. Sentendomi improvvisamente dominante, passai la mia lingua sulla sua bocca, sentendo la sua reazione. Danzavano insieme in un disegno ritmico. I nostri corpi si unirono elettricamente, come un fulmine. Infilai le mie dita tra i suoi capelli, spostando il mio corpo sempre più vicino al suo.
Continuammo a farlo, rilasciando piccoli gemiti dalle nostre bocche, quando ne avevamo la possibilità. Presto, le mie labbra evasero dalla sua bocca, spostandosi sul suo collo. Iniziai a succhiarlo. Ascoltai presto un lamento rilasciarsi dalla sua bocca. Massaggiava le sue mani sulla mia vita, finendo di colpo. Mi allontanò dolcemente da lui, accigliandosi perché voleva già finire il gioco. Cercai di avere di più da lui.
“Il gioco è finito?” misi il broncio. Se Justin avesse voluto smettere, ci avrei seriamente pianto sopra.
Lui ridacchiò. “Piccola, per quanto possa essere divertente voglio provare una cosa. Tu vuoi provare una cosa?” mi chiese, causandomi eccitazione. Cercai di pensare cosa potesse essere di tanto speciale.
"Sì." Risi, sentendo la terra girare intorno a me.
Prese la seconda canna dalla scatola d’argento, accendendola. “okay, vieni a sederti sulle mie ginocchia” sorrise, picchiettandosi le ginocchia.
Tentai di fare come mi aveva detto. Mi aggrappai alle sue spalle, salendo sulla console centrale e sedendomi sulle sue ginocchia. Avvolsi le braccia attorno al suo collo, guardandolo. Mi passai sensualmente la lingua sui denti e sciolsi la mia crocchia. Lui inclinò la testa, dandomi un bacio veloce. Mi morse il labbro lentamente. quando lo lasciò andare mi feci sfuggire una risatina. 
“Okay, apri la bocca.” Mi disse, accendendo la nuova canna, prendendo un tiro da essa. Aprii la bocca, vendendolo trattenere il fumo.  Mi fece cenno di avvicinarmi,  e quando le nostre labbra si sfiorarono, lasciò andare tutto il fumo nella mia bocca.  Ci guardammo negli occhi fino a che finì di rilasciare fumo. Inalai il fumo, e poi lo esalai nell’aria. 
Ripetemmo il processo, ma questa volta mi passò la canna. La equilibrai tra le mie labbra umide, guardando Justin negli occhi prima di inalare fumo. Gentilmente premetti le mie labbra sulle sue, lasciando andare il fumo nella sua bocca. Lo tenne dentro, esalandolo poco alla volta per poi inalarlo di nuovo. Dopo rilasciò il fumo tutto insieme, riempiendo la macchina. Mise le sue mani sui miei fianchi quando riportai la canna tra le mie labbra, inspirando fumo. Cominciò a baciarmi il collo, muovendo il suo naso verso il basso. Espirai, mentre lui scendeva sempre di più. lo scostai gentilmente, segnalando che volevo fare un altro shotgun (letteralmente vuol dire ‘fucile’ ma qui si intende lo scambio di fumo che hanno fatto prima, solo che in italiano non c’è un modo per tradurlo)  gli passai la canna, lasciando che fosse lui a prendere il controllo questa volta.
Fecimo l’ultimo tiro insieme. Premette le sue labbra sulle mie, permettendomi di inalare fumo. Questa volta, tenni le mie labbra contro le sue più a lungo.  Rapidamente inclinai la testa, lasciando uscire cerchi di fumo; mi baciò ancora una volta, mordendomi il labbro.
"dannazione, piccola” disse, mordendosi il labbro inferiore. Portò le sue mani sulla mia vita, lasciando che le mie gambe si allacciassero intorno al suo bacino. Le sue labbra si scontrarono con le mie, lasciai gli occhi aperti, guardandolo lanciare fuori dal finestrino quello che era rimasto della canna.  Infilò la lingua nella mia bocca, portando furtivamente le mani all’interno della mia felpa. Cominciò a toglierla con il mio aiuto. il mio reggiseno fu svelato. Mosse le sue labbra su e giù sul mio collo, succhiandolo e facendo scivolare le sue mani nei miei pantaloni, per poi strizzare il mio culo nudo. Strappò poi una delle mie spalline del reggiseno, lasciando poi un umido bacio sulla mia spalla. Portò le sue labbra di nuovo sul mio collo, trovando il mio punto debole. Lanciai un gemito silenzioso.
"mi dispiace per prima. Sono stato fottutamente maleducato con te” ansimò,  continuando a baciarmi il collo.
"E’ tutto apposto, Justin." sospirai, a causa della quantità di piacere che mi stava procurando. Portai la mia testa all’indietro, spalancando la bocca.
Si appoggiò al sedile, guardandomi negli occhi. “No, non lo è. Non avrei dovuto dire in giro-” mosse le sue labbra contro le mie “quanto” bacio “sei” bacio “sexy” bacio “tu”. Spostò la sua bocca verso la valle tra i miei seni, premendo le sue labbra su di essa. “sei così sexy” disse tra sé e sé, continuando a baciare la valle tra i miei seni. 
Rimise le sue labbra sulle mie. Le nostre lingue si muovevano all’unisono. Tutto intorno a noi cominciò a girare, volevo di più da lui, quindi cominciai a strofinare il mio inguine contro il suo. Si mosse anche lui in sintonia coi miei fianchi, inclinai la testa all’indietro, gemendo di piena soddisfazione. Continuò a muovere i suoi fianchi contro i miei, causando i miei lamenti contro il suo collo. Portò la sua bocca sul mio collo, cominciando a succhiare il mio punto debole, di nuovo, spingendomi contro il volante. Mi tenne le gambe, continuando a sfregare il suo inguine contro il mio. 
“Justin...” un gemito sfuggì alla mia bocca.  Lui baciò appassionatamente la mia spalla nuda,  spingendomi ancora di piò contro il volante. Il clacson suonò, spaventandoci entrambi. Risi tra me e me, pensando a dove eravamo diretti.  
Questo è quando  mi viene una brillante idea. 
Tornai al mio posto, sorridendo. Mi rilassai sul sedile, sistemandomi i capelli. Guardai Justin, ammirando tutto di lui. pensai che meritava qualcosa per essere il miglior ragazzo del mondo che mi aveva dato la migliore sessione di piacere di sempre.
“ Cosa stai facendo piccola?” mi chiese confuso.
“lo vedrai”ridacchiai, guardando il cavallo dei suoi pantaloni. Mi morsi il labbro inferiore, guardandolo sensualmente.  
Un pompino,  pensai tra me e me. Sono sicura che se ne merita uno.
“piccola...” la voce di Justin era sorpresa “non devi farlo per forza…”
"Ma io voglio. Ti piacerà. E inoltre, sei troppo stressato." Risi scherzosamente.
"Chlo-"
"Sposta il sedile indietro." Gli comandai. Mi guardò come se fossi pazza. "Sai che lo vuoi, Justin. Non negarlo."
"Sì, lo voglio, ma tu?"
"Mi vuoi?" Mi morsi il labbro.
"Sai quanto ti voglio, ma-"
"E allora potresti smetterla di trattarmi come se fossi una dodicenne? Ho solo un anno in meno di te, rilassati."
Per tutta la notte non aveva fatto altro che trattarmi come una fottuta ragazzina. Era il mio ultimo giorno qui e non avevo intenzione di andarmene senza dargli almeno qualcosa. Non ero la ragazza pura e casta che lui credeva. Stasera, Chloe Romano era diversa.
Ero pazza come l'inferno.
Justin mise indietro il sedile e io scavalcai fino a cadere in ginocchio di fronte a lui.
"Chloe, non-"
"Sta' zitto." Lo interruppi, sorridendo leggermente. Sbottonai i jeans seducentemente, tirai anche i boxer fino a tirare fuori tutto il suo membro. Mi leccai le labbra, fissando Justin per vederlo spalancare la bocca dal piacere. "Metti le mani sulla mia vita." Ordinai.
"Dannazione, piccola." Gracchiò, facendo esattamente come avevo detto.
Afferrai la parte inferiore del suo membro e leccai la punta, prendendolo in giro. Iniziai a baciarla e poi, facendo un respiro profondo, la coprii con la bocca e iniziai ad andare su e giù. Continuai a succhiare rendendo il tutto umido. Gemendo dal piacere, Justin mise una mano sulla mia testa. Infine, abbandonata a quel piacere, iniziai ad abituarmi e continuai con la mia atroce tortuta. Alzai gli occhi per vedere i suoi votare verso la parte posteriore della testa.
"Cazzo, Chloe." Gemette, tirandomi i capelli e tenendomi stretta. "Cazzo." Ringhiò tra i denti e si morse il labbro per la tensione.
Sospirai, permettendogli un sospiro profondo. Continuai a far ballare la mia lingua intorno alla sua cappella e a leccare il suo membro per tutta la lunghezza. Iniziò a gemere sempre più forte.
"P-piccola..." Balbettò, lasciando andare i miei capelli.
Tirai fuori dalla bocca il suo membro e iniziai a muovere la mano strofinandola attorno, su e giù per tutta la lunghezza. Aprii la bocca e inghiottii tutto il liquido seminale. Sorrisi compiaciuta e posi un bacio sulla punta.
"Merda." Gracchiò, sorridendomi e tirando su la cerniera. Mi sedetti su di lui, e iniziai a baciargli la mascella.
"Te ne penti?" Sussurrai.
"Neanche un po'." Ridacchiò e si distese affaticato sul sedile. Iniziai ad ammirare la bellezza di Justin e passai la mano tra i capelli.
Mi sarebbe mancato così tanto. Mi sarebbe mancato il modo in cui mi urlava contro, il modo in cui mi prendeva in giro. Avevo sempre avuto un debole per i ragazzi senza controllo. Mi piacevano i bad boys con atteggiamenti negativi, non potevo negarlo.
Non ero ancora pronta a lasciare andare questo ragazzo. Non ancora.
Volevo urlargli in faccia, urlare il suo nome. Volevo che si perdesse nel mio collo, nessuno poteva immaginare. Oh, lo volevo così tanto.
"Allora, pensi di darmi piacere e poi non ottenere niente in cambio? Voglio dire, merda, chi fa qualcosa bene merita di ottenere qualcosa in cambio." Mi chiese, guardando il cavallo dei miei jeans. Chiusi le gambe, sentendomi attraversare da un brivido incredibile.
"Non vergognarti di te stessa, piccola. Lasciami il piacere, dai." Si avvicinò a me, facendo scorrere una mano su per la coscia.
"Penseremo a questo più tardi. Voglio solo parlare con te. A dire il vero, sono un po' stanca." Sbadigliai.
"Quindi, la prossima volta?" Chiese.
"La prossima volta." Dissi baciandolo.
"Ma seriamente, dove hai imparato?"
"Cosa?" Chiesi. Il mio cervello era andato, stavo per chiudere gli occhi e addormentarmi lì.
"Sai..." La sua voce si spense.
"Ho detto, non ti preoccupare." Scosse la testa, serrando la mascella.
Non farmi incazzare di nuovo. Ti voglio.
"Come vuoi, piccola. Sei stata fantastica." Appoggiò la fronte contro la mia. Alzai gli occhi.
"Justin, sono veramente stanca." Mi misi a sedere, poggiando la spalla sulla sua spalla e accoccolandomi a lui. "Piccola, sai a cosa sto pensando?"
"A cosa?" Mormorai chiudendo gli occhi.
"Trovarti in quel vicolo è stata la cosa migliore che mi sia mai successa." Mi sussurrò nell'orecchio. "Grazie per avermi chiamaro."
"Non smetterò mai di chiamarti, Justin." Misi una mano sul suo cuore.
"Ti am- amo passare il tempo con te." Appoggiò la testa sulla mia.
"E' stato divertente. E' stata la notte più bella della mia vita." Sorrisi, intrecciando le mie dita alle sue.
Solo Dio sapeva quanto mi sarebbe mancato.



 
CHIEDO UMILMENTE PERDONO
Ho avuto tantissimi problemi e tantissimo da fare, tra scuola, stress, famiglia e amici ho avuto tempo solo ora.
Spero che qualcuna sia rimasta, anche se dubito ci sarà qualche recensione.
Vedrò se continuare, in ogni caso.
Un ringraziamento speciale ad Arianna che mi ha aiutato con la traduzione.
Baci.

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Capitolo 30
*** Temporary bliss. ***


by queens.
(è un capitolo lunghissimo cari miei)

Justin's Point of View:


Mi svegliai al suono del cinguettio degli uccelli. Una debole luce del sole filtrava dalle finestre. Alla mia destra, una bellissima ragazza aveva la sua testa appoggiata sul mio petto e le braccia strette intorno a me. Sorrisi guardandoa, accarezzandole dolcemente la guancia. Nonostante il luogo in cui eravamo, nonostante quello che indossava e nonostante le deboli linee di trucco presenti sotto gli occhi, sembrava meravigliosa. Sospirai. Da quando ero diventato un tale pappamolle? Le cose che avevo fatto per questa ragazza.
Annusai la mia camicia, puzzava di marijuana. Non ricordavo bene le cose successe ieri sera. Avevo fumato con Chloe, poche ore fa. Scoprire che era l'ultima volta che sarebbe stata con me era un male, avrei dovuto fare tutto il possibile per lei. Scuotendo la testa, allontanai questi pensieri e ridacchiai. Lei, così innocente, e io. Chi avrebbe mai pensato che uno come me sarebbe finito con lei? Non sapevo quanto mi sarebbe mancata, ma il mio cuore lo sapeva bene, mi sarebbe mancata da impazzire. Forse troppo. Forse sarebbe andata avanti con la sua vita, tornata a casa. E io, invece? Non potevo immaginare la mia vita senza di lei, sarebbe stata terribile, quasi insopportabile. Ero spaventato dalla merda che c'era là fuori. Il pensiero di lei lontana da me mi faceva impazzire. Non ero abituato.
Guardai il cruscotto della vettura, erano le 05:30. Sospirai, sapendo che sarebbe andata via in poche ore. Indipendentemente da tutto, non l'avrei lasciata andare senza nemmeno aver lottato un po'. Lei significava troppo per me e il solo pensiero di lasciarla andare era uno schifo. Non potevo lasciarla. Non potevo. Prendendo un respiro profondo, guardai Chloe, ammirando la sua bellezza. Mi piaceva guardarla dormire. Sembravo un pappamolle. In tutta onestà, però, come avevo fatto ad essere così fortunato? Perchè una come lei, vorrebbe stare con uno come me? Non l'avrei mai immaginato.
Ma era l'ora di tornare alla realtà o la realtà avrebbe potuto raggiungerci e travolgerci.
"Piccola?" La chiamai. Non rispose, così cominciai a scuoterla con la mano sinistra. "Chloe, svegliati!" Lei non si mosse. Sorrisi, pensando a un modo diverso per svegliarla. Iniziai a lasciarle baci umidi su tutto il viso e il collo. La vidi dimenarsi sul seggolino.
"Justin..." Chloe si lamentò, tentando di spingermi via e ridendo subito dopo.
"Eri addormentata davvero, piccola. Non che io ti biasimi." Sorrisi.
"Cosa?" chiese confusa, stroppicciandosi gli occhi. Guardò il suo corpo mezzo nudo prima di arricciare il naso.
"Che è successo ieri sera?" Chiese colpevole, mordendosi il labbro. Sorrisi ricordando la scorsa notte. Le diedi uno di quegli sguardi, sapevo che lei sapeva esattamente cosa era successo.
"Justin!" Mi diede una pacca sul braccio destro, tentando di trattenere una risata.
"Penso che entrambi sappiamo cos'è successo la scorsa notte. No, piccola?" ridacchiai.
"Oh mio Dio, ti odio! Smettila!" Coprì il suo viso con disgusto.
Rapidamente, prese la t-shirt bianca e se la mise addosso, nascondendo i suoi seni.
"Voglio lavarmi i denti." Mormorò. Mi misi a ridere.
"E perchè?" Chiesi.
"Mi sento sporca, ecco perchè, Justin!" Piagnucolò, allontanandosi da me.
"L'hai fatto benissimo però. Non vedo quale sia il problema." Uscii dal parcheggio cercando di ricordare dov'era l'hotel.
"Chi ha detto che c'era un problema?" Mormorò, prima di guardare il cielo del mattino.
"Non mi aspettavo questo, Chloe." Ridacchiai, pensando a come fosse audace. "Tu mi vuoi così tanto." Ridacchiai guardando la sua espressione scioccata. 
"Puoi semplicemente smetterla?" Chiese, nascondendo il viso per la vergogna.
"Tu mi ami." Sorrisi.
"Ti piacerebbe." Si mise una ciocca di capelli dietro le orecchie.
"Come vuoi, tesoro." Accarezzai la sua gamba con la mano.
"Oh mio Dio, Justin. Vuoi che esca da questa macchina? Perchè lo farò." Mise la mano sulla maniglia come se volesse uscire. Il suo viso era rosso, evidentemente  in imbarazzo.
"No, rimani! Lo sai che sto scherzando." Scossi la testa, tornando a guardare la strada. Non volevo riportarla da suo fratello, non credevo fosse pronta ad affrontare le conseguenze. Nessuno di noi due lo era.
"Perché non mi hai detto che sembro una merda, Justin?" gemette, interrompendo la quiete nell'auto. Si guardò allo specchio, asciungandosi il trucco sotto gli occhi.
"Perché lo dici sempre? Non ti rendi nemmeno conto di quanto tu sia bella." Scossi la testa, stringendo la mascella.
"Smettila. Sei troppo gentile con me." Piagnucolò, rilassandosi sul sedile. Non aveva la cintura di sicurezza. Iniziò a disegnare cuori sul finestrino umido per la nebbia mattutina.
"Sono gentile con te perché lo meriti." Mi leccai le labbra. "Ti meriti il mondo, piccola." Intrecciai la mia mano alla sua, lasciandoci un baci. Lei arrossì, voltandosi verso il finestrino.
Il resto del viaggio fu tranquillo. Tranquillissimo. Nessuno disse niente. Nessuno provò a spiegare ciò che sentiva. Come avremmo potuto accettarlo? Se fosse stato il nostro ultimo viaggio in macchina insieme, avrei voluto passarlo in questo modo. Avevo la sensazione che Chloe fosse stanca come la merda. Il sole rifletteva sui suoi bellissimi capelli castani-dorati. Guardandola, sapevo che non ero pronto a lasciarla andare. In realtà, avrei voluto tornare indietro nel tempo.
I minuti passavano e arrivai nel parcheggio dell'hotel. Parcheggiai lontano dalla porta d'ingresso del palazzo. Volevo assicurarmi che Brad non avesse intenzione di interrompere i nostri ultimi atti, dovevo dirle addio. Spensi il motore e mi girai a guardarla. Infine, ruppi il silenzio.
"Sai quanto mi importa di te, giusto?" Calcai le parole con tono sicuro. Volevo che sentisse l'onestà di quello che provavo. 
"Sai quanto mi importa di te, giusto?" Ripetè, passando il naso sul mio collo.
"Sì, penso di sì." Risposi, sorridendo quando mi lasciò un bacio sulla clavicola. "Voglio che duri per altro molto tempo, Chloe." Le presi la mano e gliela strinsi. "Non voglio che questa sia la nostra ultima volta insieme. Significhi tanto per me, e io-"
"Non ti merito." Mormorò, prima di voltarsi a guardare fuori dal finestrino.
"Ascoltami." Le strinsi di più la mano. "Piccola, guardami." Le presi il viso e ancora una volta le dissi: "Ti meriti l mondo intero. Non riesci nemmeno a renderti conto di quanto tu sia incredibile e di quanto io sia fortunato ad averti. Mi hai reso migliore. Te lo giuro, piccola.2
"Non sono pronta a lasciarti andare Justin. Non so cosa aspettarmi quando usciremo dalla macchina e mi spaventa tutto ciò." Si morse il labbro.
"Senti piccola, ti fidi di me vero?" Chiusi gli occhi sperando in un sì.
"Sappiamo entrambi la risposta a questa domanda, Justin." Rispose ridacchiando un po'.
"Va bene... Ho un piano." Ammisi, sorridendo imbarazzato. Era qualcosa che avevo bisogno funzionasse. Qualcosa che Brad non avrebbe mai accettato. Avrei sorpreso Chloe all'aeroporto e l'avrei portata via. Ma non avevo intenzione di dirglielo ora.
"Cosa vuoi dire?" Mi chiese esitante.
"Se ti fidi di me, aspetta solo un altro po'. Non lascerò che tu mi lasci." Mormorai.
"Promesso?" Mormorò sul mio collo.
"Promesso." La rassicurai.
Si staccò da me, guardandomi negli occhi con quelle sue sfere blu. "Vieni qui, meraviglia." Mi accarezzò il viso e la portai sopra il mio grembo. Feci passare le dita tra i capelli, poi sul viso finò giù alla vita, la tirai verso di me e le nostre labbra si incontrarono. Chiesi l'accesso con la lingua e lei mi morse il labbro, iniziando a strusciarsi su di me. Separai le mie labbra lasciando uscire una risata tesa.
"Dovremmo, uhm, probabilmente dovremmo entrare. Non voglio che quel cazzone ci veda e si incazzi." Brontolai, cercando di coprire l'erezione con il palmo della mano. Arrossii, sentendo le guance arrossarsi.
"Sì, sì, okay. Sì, hai ragione." Lei annuì senza fiato, spostandosi i capelli da una parte.
Aprii la porta e dopo averla presa in braccio la appoggiai in terra. Era difficile pensare che se ne sarebbe andata in poche ore. L'unico modo per parlare con lei sarebbe stato quello di parlarle al telefono. Non sarei mai più stato in grado di stringerla a me, di baciarla e di dimostrarle quanto m'importava di lei. Cosa sarebbe successo se mi fossi dimenticato del suono della sua risata? O di quanto mi piacevano i suoi baci? Sarebbe la peggior sensazione al mondo.
Accanto a me, Chloe si fece una coda alta. Iniziai a guardarla, notando i succhiotti che le avevo lasciato sul collo e sul seno.
"Cosa?" Mi scrutò. "Oh mio dio, sapevo che sarei sembrata una merda, ma sto davvero così male?"
"Piccola.. guardati il collo." Mi morsi il labbro inferiore, cercando di trattenere la risata. Lei si guardò il seno tastandosi il collo.
"Oh mio Dio, Justin! Cosa mi hai fatto?"
"Non ti lamentavi ieri sera quando te li facevo." Sorrisi, continuando a camminare.
"Brad mi ucciderà cazzo Justin! Oh mio Dio mi hai tipo sbranato il collo come un orso!" Esclamò perdendo il controllo.
Mi fermai in mezzo al parcheggio ridendo.
"E cazzo puzzo di erba," dichiarò. "Justin sono rovinata."
"Calmati." Le massaggiai le spalla. "Lo scoprirà solo se gli daremo una ragione per farlo. Agisci solo come se niente fosse. Smetti di agitarti, piccola."
"Okay okay, hai ragione." Fece un respiro profondo prima di entrare nella struttura.
"Chlo... Ho sempre ragione." Sorrisi, lasciandole unbacio sulla guancia. Lei alzò scherzosamente gli occhi al cielo. Sapevo che il tempo stava per finire.
"Siediti con me piccola. Voglio stringerti fino a quando non ti riporterò da lui." Mi diressi verso i divani e lei si sedette accanto a me. Guardai i suoi occhi tristi, stringendole le mani. Il tempo stringeva. Iniziò a giocherellare con le mie dita per poi passare le sue sulle mie braccia, tracciando i contorni a tutti i miei tatuaggi. Si fermò su uno sul mio braccio, con il mio nome inciso "Jay", posando il dito lì. Aprì le labbra come se fosse sul punto di dire qualcosa, ma poi le richiuse subito.
"Che c'è, piccola?" Chiesi.
"Stavo per chiederti una cosa che avrei sempre voluto chiederti." Mormorò intimidita.
"Che c'è?" Chiesi con calma.
"Perché preferisci farti chiamare Jay invece di Justin?" Mormorò.
Sospirai e la strinsi a me. La guardai negli occhi preparandomi a raccontare quella storia.
"Chloe, sai quei segreti che mantieni a te stesso, anche se muori dalla voglia di dirlo a chi ti sta intorno, perché tutti stanno male per te e ti trattano in modo diverso?" Strinsi la mascella.
"Già.. so esattamente quello che vuoi dire." Sussurrò.
"Non gioco la carta simpatia. Quello è un carico di stronzate per me. Mi fido abbastanza per raccontarti la mia storia. Sarà il nostro piccolo segreto." Annuii.
"Il nostro piccolo segreto." Ripetè, sussurrando a se stessa. Le diedi un bacio sulla fronte prima di iniziare a parlare.
"So che non parlo molto di lui, ma quando ero più giovane, Chloe, mio padre era abituato a chiamarmi 'Jay'. Lo odiavo così tanto. Avevo paura di lui. Uhm..." Deglutii. "Lui, lui abusava di me e mi ha fatto del male. Mi sentivo come se stessi fallendo con tutto quello che facevo. Sai? Come se non fossi abbastanza bravo. Una delusione. Ogni singola volta che sentivo la parola 'Jay', sapevo che mi sarei odiato più dell'ultima volta che lo sentivo." Strinsi la mascella, vedendo una lacrima che scivolava sulla guancia di Chloe. "Ci sono stati momenti in cui avrei voluto che scomparisse dalla faccia della terra e quando lui e mia madre morirono davanti ai miei occhi..." Deglutii ancora una volta. "Sentivo come se fosse colpa mia. E' stata colpa mia. Credo che se speri in qualcosa a lungo e abbastanza spietatamente, accadrà. E, a pensarci, ho sperato.. per la morte di mio padre? Forse me lo meritavo." Scossi la testa e guardai Chloe negli occhi. "Dal momento della loro morte, ho pensato che sarebbe stato più impressionante farmi chiamare solo 'Jay' e non Justin. E' come se gli dovessi qualcosa, per aver fallito quando ero giovane. Anche se mio padre ha abusato di me, ho ancora voglia di essere buono con lui, fino a oggi. Anche se la maggior parte delle volte non credo di esserlo. Cerco di farlo, però."
Chinai il capo verso il basso per la vergogna, sapendo che ero un fottuto ragazzino senza futuro. Era stata colpa mia se i miei genitori erano morti. Non sapevo se c'era Dio lassù, ma vi assicuro che dopo questo episodio ho capito che ogni desiderio e preghiera si avverano prima o poi. Dopo tutto, ucciderei per avere indietro i miei genitori. Ucciderei per non avere Damien contro. Ucciderei per avere una persona che mi facesse dimenticare tutto questo dolore e che rimanesse tra le mie braccia per sempre. Questo segreto era al sicuro con Chloe.
Mi fidavo di lei. Non capivo nemmeno perchè.
Mi guardò timidamente. "Hai sentito quello che stai dicendo Justin?" Mi chiamò Justin di proposito. "Tu sei la persona più forte e gentile che conosca. So che sei orgoglioso ogni giorno e so che continuerai ad esserlo. Litiga con me quanto vuoi, ma so che adesso lui ti sta guardando da lassù sorridendo. Sei suo figlio e anche se ti ha fatto passare tutta quella merda, ti amava. Ti ama ancora." Un'altra lacrime le scese sul volto. Cautamente mi avvicinai per baciarle quella gocciolina salata. "Non c'è bisogno di avere un nome che non ti piace, solo per impressionare tuo padre." Fece un respiro profondo. "Lo rendi orgoglioso ogni singolo giorno. Tutto questo mi rende così trite, Justin, mi rende triste parlarti di te come se non te ne importasse niente. Non ti vedi come ti vedo io. Perché? Sei così speciale, Justin." Sussurrò, asciugandosi l'ennesima lacrima.
Non fraintendetemi. Era sttao bello quello che aveva appena detto, ma sapevo che non era vero. Non potrei mai fare niente di giusto nella mia vita. Non potrei avere una ragazza senza che qualcuno venga e me la porti via. Non ero speciale. Ero un orfano che uccideva la gente.
Sapevo che avrei perso del tempo per migliorare me stesso, ma quando tutte le cose sembrano iniziare ad andarti bene, la felicità corre via. Il mio tempo con Chloe, per esempio.
Era stata una felicità temporanea.
"Perché stai dicendo che voglio impressionarlo? Non riesco a-"
"Non mi hai mai deluso." Mi fissò negli occhi, accarezzandomi il petto con l'indice della mano e fermandosi giusto sopra il mio ombelico.
"Ma, Chloe, io-"
"Sono ancora viva, giusto?" Mi interruppe.
"Già, sei ancora viva." Era bello vivere con qualcuno grato anche solo per le piccole cose fatte nella vita.
Io non ero perfetto.
Lei lo sapeva.
Non si aspettava che lo diventassi.
E mi accettava così com'ero.
"Allora, questo significa che non mi hai mai delusa." Ridacchiò serenamente. Il suo tocco era così delicato, tutto ciò che faceva sembrava farlo per rendere ogni momento memorabile per entrambi. Volevo stare con lei. Volevo dirle tutto. Volevo parlare con lei ore e ore condividendo ogni singolo dettaglio della mia vita.
Mi ricordava qualcuno del mio passato. Qualcuno di molto, molto speciale per me.
"Mia madre, sicuramente amavo mia madre. Avevamo il rapporto migliore di tutti i tempi." Sorrisi, ricordando i bei momenti che avevamo condiviso. "Fatto sta che quando mio padre mi piacchiava, lei non diceva niente per farlo smettere perché aveva paura di farsi male. Mio padre era...era un a-alcolizzato." I ricordi stavano avendo la meglio su di me. "Lei mi voleva difendere ma avrebbe solo peggiorato la situazione e mi manca così tanto. Non puoi neanche immaginare quanto mi manca." Le presi la mano e le feci accarezzare un tatuaggio sul petto. "Vedi questa data? Era l'anno di nascita di mia madre. Significa molto per me." Chloe lo accarezzò, tirando poi su col naso. "Chloe, io..." Cominciai.
"Tu cosa?"
"Mi piace quando mi chiami Justin. Avevo bisogno di una come te nella mia vita, che potesse chiamarmi con il mio nome di nascita, proprio come faceva mia madre." Sorrisi. "Mia madre c'è sempre stata per me. E tu ci sei sempre stata per me. Mi ricordi lei. Avete gli occhi uguali, sai."
"Davvero?" Sorrise eccitata. Erano la stessa tonalità esatta di blu.
"Sì, davvero."
"Justin?" Chiese.
"Sì, piccola?" Risposi fissando l'unica cosa importante della mia vita.
"Mi piacerebbe... Mi piacerebbe andarli a trovare.. un giorno." Mi accarezzò il collo con le dita.
"Cosa intendi?" Deglutii.
"I tuoi genitori. Mi piacerebbe visitare le loro.. l-lapidi, un giorno." Balbettò cercando di mettere insieme le parole giuste.
"Sai, non sono mai voluto andare. Il fatto è che mi sconvolge.. ma penso.. Penso che voglio. Non ho mai voluto affrontare i miei problemi, ma con te, ho solo... penso che voglio andare." Mormorai, stringendola a me.
"Sarà un bene per te, credo." Dichiarò, intrecciando le sue dita alle mie.
"Grazie." Le diedi un bacio sulla fronte strofinando il viso tra i suoi capelli. "Sei speciale. Non ho mai incontrato nessuno come te in tutta la mia vita."
"Non sono speciale Justin."
Afferrai la sua vita. "Non dire così. Non ti rendi conto di quanto tu sia bella, di quanto tu sia perfetta? Ogni singolo giorno me lo dimostri perché sono così fortunato ad averti nella mia vita e sono grato di averti qui con me ora. Non so se c'è Dio lassà, ma se c'è so che ti ha mandata per una ragione. Le persone come te non entrano per caso nella vita di qualcuno.. Sei venuta per una ragione, Chloe. Tu sei così, così speciale per me e io-"
Bruscamente girò la testa facendomi smettere di parlare. "Basta." Sussurrò, lasciandomi perplesso.
"Justin, io-io non posso lasciarti. Non posso." I suoi occhi erano pieni di lacrime.
"Non voglio lasciarti neanche io, piccola." Cominciò a piangere nell'incavo del mio collo. "Non piangere. Non cambierà niente tra di noi, non voglio che cambi niente. Sarai mia e lui non ci dividerà." Le spostai i capelli dal viso, baciandole la fronte con cautela.
"Grazie. Davvero, grazie di tutto." Mormorò, affondando la faccia al lato della mia spalla sinistra. Iniziai a cancellarle tutte le lacrime, portandole i capelli dietro, così da poter vedere perfettamente il suo viso. Senza pensarci poggiai le mie labbra sulle sue. Ogni secondo era pieno di eccitazione, non volevo lasciarla andare. Mai. La sua lingua sfiorò la mia e sorrisi nel bacio notando come si stava comportando. Il bacio era triste, ma.. era importa - era come se fosse il nostro ultimo bacio. Ci stavamo baciando come se non ci potessimo vedere mai più. Cazzo, questo mi spaventava. Sentii le sua braccia calde avvolgersi intorno al mio collo. Non volevo che tutto questo finisse.
Improvvisamente, sentii il suono dell'apertura di un ascensore, seguito da dei passi. Aprii gli occhi, abbandonando le labbra di Chloe per vedere suo fratello pieno di rabbia in piedi davanti a noi. Chloe nascoso la testa nel mio collo e iniziò a baciarlo. Avvicinai le mie labbra al suo orecchio, sapendo che Brad aveva visto tutto.
"Chloe, piccola... Non girarti troppo velocemente, ma tuo fratello è proprio in piedi dietro di te." La avvertii, sentendo i suoi muscoli contrarsi e rabbrividire un po' tra le mie braccia. "Non voglio lasciarti andare in questo momento, quindi se ti fidi davvero di me, lasciami parlare." Si alzò, tirando su la zip della sua felpa fino al mento, in modo che Brad non avesse visto i succhiotti. Prendendo un profondo respiro, si voltò.
"Brad, io-"
"Stai scherzando cazzo!?" Lui la interruppe, rinchiando orrendamente. Chloe emise un rantolo, facendo un passo indietro. "No, ma stai scherzando, sul serio?! Che cazzo è questo odore di erba?!"
Cominciò a parlare. "Brad, io-"
"Rispondi alla mia domanda del cazzo." Sibilò afferrandole un braccio.
"Non mi lasci neanche parla-"
"E' erba o no, Chloe?" Le urlò contro.
Lei chinò la testa in imbarazzo. "Sì."
Strinsi i pugni, prendendo un respiro. "Senti, non-"
"Che diavolo pensi di fare con mia sorella?! Perché le fai questo?!" Mi ringhiò contro. "Chloe, non ho neanche voglia di guardarti in questo momento. Sono così disgustato! Non so nemmeno più chi sei. Vai in camera a fare le valigie e sii pronta in 10 minuti cazzo. Partiamo, lasciamo ora." Ordinò, spingendo Chloe verso gli ascensori.
"Brad, no-" Balbettò.
"Stai zitta e vai cazzo!" Urlò duramente.
"Mi dispiace." Mi sussurrò Chloe, camminando all'indietro verso gli ascensori, per poi voltarsi a mettersi a correre.
Scossi la testa. Non avevo intenzione di parlare con lui. Le sue azioni parlavano da sole. Volevo solo uscire da qui e andare in aeroporto con i miei piano per salvare la mia ragazza.
"Cammina un po' con me, Bieber." Brad mi prese per un braccio e mi trascinò verso le porte dell'hotel. 
"Senti, lasciami andare.." Gracchiai profondamente, spingendolo via da me. Non volevo più combattere. Non volevo iniziare una rissa con suo fratello, l'avrei ferita più di quanto avessi già fatto in passato. Dovevo ignorare le sue azioni e non lasciare che la rabbia ottenesse la meglio su di me.
Andando verso la macchina, tirai fuori le chiavi dalla mia tasca. Sbloccando la portiera la aprii solo per guardarla richiudersi. Mi girai per vedere Brad in piedi dietro di me. Prendendomi per le spalle mi spinse contro la macchina. Sentii i miei muscoli in tensione come se fosse un riflesso naturale, sforzandomi di non rispondere. 
"Dove cazzo pensi di andare? pensi vada bene non dire addio a  mia sorella, la persona che ami…o dovrei dire che ami tantissimo? Ti ho detto di fare una passeggiata con me." sibilò, allontanandomi. 
"Non ho intenzione di dirle addio perché questo non è un addio" scossi la testa "e non ho intenzione di iniziare nulla con te ora, Brad. Lasciami andare " dissi lamentandomi, tremando al leggero venticello che si era alzato.
questo era un gran passo avanti per me. Prima che tutto questo succedesse, prima che provassi qualcosa per Chloe, lo avrei picchiato violentemente. Comunque, Brad è solo l'unico familiare rimasto a Chloe e non importa quanto lei lo odi, non ho intenzione di fargli del male. In fondo, a lei importa di lui. E' un fratello. Non ci penso neanche ad alzare un dito su di lui. Non potrei. Non importa quanto cazzo mi dia fastidio, devo rispettare lui come la sua famiglia. Non voglio più iniziare nulla con lui. Non funzionerebbe. Forse è per questo che mi disprezza così tanto. Forse ho bisogno di essere picchiato perché sono un idiota. 
"Oh, cosa succede al Mr. Duro e imbattibile ragazzo, huh? Paura di affrontare i problemi che TU hai causato?" mi afferrò per il colletto togliendomi dalla macchina. 
"Nulla di questo è stato colpa sua, quindi perfavore non dirle nulla" Scossi la testa, sentendomi in colpa per averla fatta sgattaiolare fuori. Lei si stava prendendo tutta la colpa. "Sai, è fottutamente divertente come tu stia proteggendo mia sorella, usandola come compagna d'avventura dopo che praticamente l'hai drogata. Dio solo sa cosa avete fatto voi due ieri sera! Mi fai schifo, quasi quanto lei che ha lasciato che un coglione approfittasse di lei" la sua presa sul mio colletto divenne più stretta.
"Non vorrei approfittare di lei. Non potrei mai." Sbuffai, cercando di riprendere fiato e cercando di controllare la mia rabbia, sapendo che me ne sarei pentito se avessi dato a Brad ciò che voleva.
"Quindi, stai dicendo che è una troia?" Chiese Brad, irrazionalmente. "Ascolta, Bieber. Prenderò mia sorella e quando lo farò, non la rivedrai mai più. Hai capito? Non avrebbe dovuto arrivare a questo punto e ho intenzione di farle capire che non andrà oltre." Mollò la presa e camminò nella direzione opposta verso l'albergo.
"Tu non ci conosci." DIssi, stringendo la mascella.
"Vi conosco abbastanza cazzo." Mormorò sottovoce, continuando a camminare.
"No, tu non ci conosci!" Continuai. "Tu non sai niente di noi. Davvero, non sai tutto quello che abbiamo passato."
"Perché cazzo stai dicendo tutte queste stronzate alla yo Romeo e Giulietta?" Si fermò di botto girando la testa verso di me. "A lei non importa di te, Bieber. Lasciaci in pace. Lei sta meglio senza di te."
"Forse è vero, ma non puoi portarla via da me. Ascolta, so che io non ti piaccio e, sicuro come l'inferno, sai che tu non mi piaci, ma io ero lì per tua sorella quando tu non c'eri" Deglutii, mi avvicinai a lui. "e che ti piaccia o no, io sarò sempre una parte della vita di tua sorella. Ti rendi conto di quanta merda le hai fatto passate? E' stata una tua scelta lasciarla andare in questo viaggio. Avresti potuto fermarla, ma non l'hai fatto. Vuoi sapere perchè è venuta a Stratford? Per stare fottutamente lontana da te, Brad. Perchè pensi che lei preferisce stare con me piuttosto che tornare con te? Perchè pensi che lei sia sgattaiolata fuori la scorsa notte, per stare con me?Pensi che stava piangendo per tutta la mattina perchè voleva tornare da te? Io non la penso così, Romano. Dovresti ringraziarmi per essere stato lì con lei quando tu non ci sei stato" Ringhiai, cercando di non perdere la calma. Avrei voluto che avesse capito che a Chloe realmente importava di me. 
"Ho visto i fottutti succhiotti e posso sentire l'odore della fottuta erba, proprio adesso. Pensavi che non me ne sarei accorto?" Ha detto, evitando le mie domande a cui non aveva una sola risposta, facendomi fare mentalmente un sorrisetto.
"Tu non ti sei accorto del fatto che lei era a Stratford, stando con me per settimane e settimane. Felice di sapere che tu sei in zona, Romano" Ho detto cupamente, lasciando cadere le mie mani nelle tasche.
"Devi proprio volere che io ti massacri di botte" Gemette, viso rosso di rabbia. "Lo stai implorando"
"Tu pensi che mi sarebbe davvero importato?" Ridacchiai a me stesso. "Sono sicuro che faresti arrabbiare tua sorella più di quando lei non lo sia già. L'hai ferita abbastanza, non credi? Entrambi sappiamo in che squadra è lei" Sorrisi, incrociando le braccia sul petto.
“Mi occuperò di mia sorella più tardi per essere stata una maledetta troia per tutto il tempo.- Ma adesso, devi imparare che non sei come avevo pensato che fossi e non devi immischiarti tra me e mia sorella.” Incrociò le braccia, imitandomi. 
Deglutii, quelle parole mi colpirono. Mi sentivo come se non mi importasse un cazzo di nessuno. Pensavo inoltre di essere un nessuno, senza amici, avevo solo dei bambini come amici, Violet e Nick. Loro erano tutto quello che avevo, fino a quando non è arrivata Chloe. Nonostante io fossi stato un coglione, Chloe era rimasta con me, e non riuscivo ancora a capire il perchè. Sapeva che ero un mostro, bloccato in un corpo di un diciottenne. Non avevo limiti. Tutto quello che volevo fare da quando arrivò era renderla felice. Mi faceva dimenticare tutto, qualcosa che nessun altro avrebbe potuto fare. 
“Vaffanculo, Brad.” Scossi la testa, contraendo i miei muscoli.
“Cosa cazzo hai detto?” Alzò le sopracciglia, camminando verso di me. 
“I-io” Sospirai. “Ti ho detto...” Continuai, indicando ormai il suo corpo fumante di rabbia. “..di andare a fanculo.” Sospirai, capendo che ormai la conversazione era finita. Ero stanco delle sue cazzate. Cominciai a correre di nuovo verso la mia macchina, mettendo la mano sulla portiera. In pochi secondi, sentii il mio corpo che urtò contro la macchina, con grande forza. 
“Sei morto, Bieber.” Sentii Brad sibilare dietro di me. Mi afferrò per le spalle, sbattendo la mia faccia contro la macchina. Ero come una tavola rigida, non volevo che Chloe mi vedesse picchiare suo fratello. Sembrava infantile ricambiare il gesto, non volevo deludere Chloe picchiando suo fratello, non potevo. 
Poco dopo, mi prese per il collo, dandomi alcuni pugni in faccia. Sentivo il mio naso che sanguinava per colpa della pressione che metteva nei suoi pugni. Si fermò un attimo, permettendomi di pulire il sangue dal naso. Non fu niente di nuovo per me. Ero abituato a tenere il dolore.
Brad mi diede delle ginocchiate nello stomaco più volte, non volendo fermarsi. Grugnii, caddi sulle ginocchia per riprendere fiato. Mi lamentai, cercando di recuperare i sensi. Guardai Brad, e mentalmente lo supplicai di smettere di picchiarmi. Era sicuramente curioso e divertito perchè non avevo fatto nulla per difendermi. Tutto girava intorno a me, fui sbattuto, Smack Down all'inferno. Iniziai a ad alzarmi e il mio corpo zoppicava, non volevo più ricevere dolore. Cominciai a tossire sangue, e sentii che Brad mi stava prendendo a calci, battendomi una volta per tutte, senza vergogna.
Mi fece cenno di rialzarmi. Vedevo tutto in maniera sfocata come l'inferno. Non sapevo cosa stava succedendo a questo punto. Lui mi afferrò per le braccia quando non risposi e mi diede un'altra ginocchiata nello stomaco. Rimasi senza fiato, cercando di rielaborare il tutto.
"-E intendo questo quando ti dico di stare lontano da mia sorella." Mi teneva vicino al suo volto. Avrei voluto sputargli addosso. Cominciai a sentire le labbra che si gonfiavano. Mi sentivo lo stomaco a pezzi. Avevo fatto una cazzata, era ufficiale.



Chloe’s Point of View:


Con i miei bagagli in mani, uscii dall'ascensore. Tirai su col naso, guardando la hall vuota davanti a me. Dov'era Brad? Dov'era Justin? Ero confusa.
Strizzando gli occhi fuori dalla grande finestra, li vidi entrambi in piedi nel parcheggio, come se stessero avendo una conversazione. Forse Justin aveva convinto Brad a farmi restare. Justin era una persona molto convincente, ed ero sicura che Brad sarebbe cascato nei suoi tranelli.. giusto?
Cominciai ad avviarmi fuori dalle porta automatiche, muovendomi verso il parcheggio curiosa di sapere cosa stava succedendo. Non vedevo più Justin. Era quasi come se ci fosse solo Brad posizionato nella parte anteriore della vettura, lì in piedi senza nessuno scopo.
"Cosa sta succedendo?" Mormorai, cercando risposte da Brad, che era appoggiato sulla macchina di Justin. Sentii un ansimare strano proveniente da dietro di lui.
"Ho solo avuto una bella conversazione con Bieber. Tutto apposto ora però, giusto Jay?" Brad sorrise, facendo un segno a Justin che era dietro di lui.
"Già. Va tutto bene, Chloe." Sentii Justin con un filo di voce.
"Cosa c'è che non va?" Chiesi tremante. Rapidamente, Brad si spostò e mi rivelò Justin. Era coperto di lividi e sangue, si inginocchiò tenendosi lo stomaco. "Justin!" Rimasi senza fiato.  Lasciai cadere le borse e corsi dritta verso di lui. Vidi la paura nei suoi occhi. Vidi il dolore. Cercò di tenersi su per il mio bene. "Oh mio Dio, Justin! Oh mio dio!" Gridai, afferando il suo volto. "Cosa ti ha fatto?" Sussurrai, dimenticando che Brad era proprio dietro di me.
"Chloe..." Justin disse con voce strozzata, prendendomi le mani. Mi fissò profondamentenegli occhi. Sentii il dolore nella sua voce. Il sangue gli colava dal naso. Gli passai le dita tra i capelli, baciandolo sulla guancia annerita da un possibile pugno di Brad. Sentii le lacrim calde rotolarmi sul volto. Aggressivamente e improvvisamente, Brad strappò le borse da terra e mi strappò dalle braccia di Justin, allontanandomi da lui.
"Ce ne andiamo. Dì addio al cazzone perché non lo rivedrai mai più." Sibilò, trascinandomi via attraverso il parcheggio. Tirai via il mio braccio dalla sua presa nel tentativo di correre di nuovo da Justin.
Andando verso di lui, mi prese per la vita. Scontrò le sue labbra sulle mie, con grande forza.
Le lacrime continuavano a scorrere sul mio viso, come se quello fosse il nostro ultimo bacio.
Attorno a noi so formarono nuvole nere. Il cielo iniziò a cadere quando fece scivolare le sue mani attorno al mio collo, avvicinandomi a lui. Sapevamo che stava succedendo tutto sotto gli occhi di Brad. Forse Justin stava cercando di mostrare a Brad quanto ci tiene a me. io stetti al piano, accarezzando con le mani le sue guance rovinate. 
"Disgustoso!" Sentii una voce urlare dietro di me, improvvisamente presa dalle braccia di Justin per l'ultima volta. Presa dalle sue braccia, Brad mi portò dall'altra parte del parcheggio. Iniziai a tirare calci e ad urlare, dimenandomi tra le sue braccia.  "Ti odio!" calciai "Ti odio cazzo! Lasciami andare! Fermati!" Iniziai a singhiozzare, cercando di graffiare la faccia a Brad. Lui aggressivamente aprì la portiera della macchina, mettendomi al posto del passeggero. La chiuse sbattendo, costringendomi ad arrendermi. 
Girai la testa nella direzione della macchina di Justin. Era andata via. Mi allacciai la cintura, singhiozzando. La mia mente era vuota. Sentii rumore di Brad che buttava le mie borse sui sedili posteriori e in seguito la portiera chiudersi. Lui si lasciò cadere sul sedile del conducente, chiudendo la portiera e accendendo la macchina. Abbassai la testa, non avendo niente da fare se non piangere per come la mia vita fosse diventata un inferno. Perché è successo tutto questo? "Sei una delusione imbarazzante. Ma ti vedi? Piangere per un inutile pezzo di merda, come lui? Lui non ti ama, Chloe. Eri un'inutile puttanella per lui. Hey, hai visto? Il coglione se n'è già andato." disse sogghignando, guidando attraverso il parcheggio ormai vuoto. 
Presi un lungo respiro, aprendo la bocca in mia difesa. "Questo non è vero. Non abbiamo mai fatto sesso. Non abbiamo mai fatto nulla. A lui importava di me! Tu non sai nulla, Brad!" rivelai, scuotendo la testa. "Ancora con questa stronzata alla Romeo e Giulietta? Che cazzo è? Stai zitta e basta. Per lui non eri niente e sono sicuro che non sarà più niente nemmeno per me. " Accelerò, avvicinandosi all'aeroporto.
"Cos'hai detto?" Aggrottai le sopracciglia.
"Mi hai sentito. Non voglio più avere a che fare niente con te e conoscendo mamma e papà, nemmeno loro vorrebbero avere niente a che fare con voi due. Non sei solo una vergogna per me, ma hai anche disonorato i nostri genitori. Scommetto che sono disgustati quanto me in questo momento. Tu sei inutile a tutta la nostra famiglia! Hai rovinato tutto. Spero ti ricorderai ogni fottuto giorno!" Battè il pugno sul cruscotto, causandomi un pianto ancora più forte.
"Brad t-ti prego, smettila, non sai quello che stai d-dicendo." Ero senza fiato. In realtà, quello che stava dicendo poteva essere vero.
"So fottutamente bene quello che sto dicendo e se vuoi continuare a vivere questa vita di merda fai come cazzo vuoi. Non so perché mi sono fatto tutti questi problemi a venire qui a cercare di salvare il tuo inutile culo. Non ne è valsa la pena. Fermerò la macchina e lascerò che tu torni indietro. Basta che non mi coinvolgi più in tutte le cose che farai, non chiamarmi più quando avrai bisogno, quando questo ti farà del male!" Lui ringhiò, fermando la macchina nel bel mezzo di un quartiere. Afferrò le mie valige e me le gettò addosso. "Non voglio più avere niente a che fare con te! Fuori!" Mi comandò urlando. Uscii dalla macchina e lo fissai con sguardo assente, non sapendo cosa fare. Lasciai i bagagli sul marciapiede pensando a cosa dire.
"Brad, voglio sol-"
Mi bloccò non appena sbattè la portera dell'auto e non ebbi neanche il tempo di elaborare ciò che stava accadendo. Accellerò, senza nemmeno dirmi addio. Guardai la macchina allontanarsi in stato di shock totale, non sapendo che fare e da che parte andare.
Detti un'occhiata in giro, realizzando che ero solo a un paio di isolati lontana dalla casa di Justin, per fortuna. Con il sole che splendeva su di me, cominciai a camminare per le strade. Ero mentalmente persa. Cosa sarebbe successo se tutto quello che Brad aveva detto su Justin fosse stato vero? E se non gli importava niente di me? E se aveva detto quelle cose, solo per portarmi nel posto in cui mi voleva di più?
Nel suo letto.
Inciampando, cancellai le ultime lacrime dopo aver visto la casa di Justin in lontananza. Provai a mantenere la calma. Ansimando trascinai le mie borse per strada, sentendomi impotente come sempre. La vista della sua auto nel vialetto mi fece sentire meglio. Mi ritrovai a correre lungo il sentiero che portava alla porta di casa sua, cercando di calmarmi.
Bussai a quella porta familiare, perdendo del tutto la testa. Iniziai a ricordare, a pensare a tutto.
Ci volle un istante per rispondere. Non sentii nessuno. Non vidi nessun movimento. E se non voleva aprirmi perché non gli importava davvero di me? Cosa succederebbe se Brad avesse davvero ragione? Era davvero tutto inutile, come diceva mio fratello?
Tutto queste domande mi distrussero la mente, causando l'accelerazione dei battiti del mio cuore. Mi coprii il viso con le mani, notando che tremavo.
Mi appoggiai al muro, singhiozzando senza controllo, per poi sentire la porta aprirsi seguito da una voce familiare.
"Chloe?" Sentii Justin sussurrare. Lo guardai, lasciando cadere le mie borse.
Crollai tra le sue braccia, facendolo sobbalzare. "Ho bisogno di te, ho bisogno di te, ho bisogno di te!" Ripetei, sentendomi fuori di testa. Ero ufficialmente distrutta.


Justin's Point of View:



Il suo semplice tocco mi aveva portato via la metà del dolore che provavo. Era qualcosa che non avevo sperimentato prima. Mi buttai il dolore alle spalle, abbracciando la mia ragazza e tenendo il suo fragile corpo tremante tra le braccia. Era bello vederla lì con me, ma stava male.
"Sono qui. Shh, piccola. Sono qui." Le mormorai in un orecchio, acarezzandole i capelli. Tirò su la testa dal mio petto, singhiozzando. "Vieni qui, angelo. Ti ho preso. Non ti lascerò andare, te lo prometto." Chiusi la porta e la trascinai verso il divano, dimenticando tutto  il dolore.
"Se ti perdo... Non ti merito... Sei così perfetto per me.." Mormorò senza senso sulla mia pelle, cercando di calmarsi. Stava praticamente impazzendo.
"Mi dispiace tanto piccola, mi dispiace tanto." Perché era tornata da me? Sapeva le conseguenze che avrebbe passato. Ero così stupido ad accettare di lasciarla andare. "Sono così incasinato, non meriti tutto questo. Mi dispiace tanto.. Mi dispiace così tanto."
"P-per favore." Balbettò, tremando sul mio petto. "Non scusarti."
"Ti ho fatto passare così tanto, Chloe. Perché sei tornata? Perché?" La strinsi più forte sentendo il tessuto dei suoi vestiti sovrastare le mie ferite.
"Ho bisogno di te, ho bisogno di te." Ripetè sul mio collo.
"Anche io ho bisogno di te." Mormorai. "Ho bisogno di te così tanto."
Rimasimo in salotto, in silenzio. La lasciai piangere per quello che sembrava un tempo infinito. Non ero abituato. Non ero mai finito in una situazione come questa, dove qualcuno crollava davanti ai miei stessi occhi. Volevo che tutto questo finisse.
"Chloe.." Mormorai in un suo orecchio. Lei mi ignorò, continuando a piangere. "Chloe." Provai un'altra volta. "Chloe, guardami." Dissi con fermezza.
"Sono così tanto tanto tanto tanto tanto dispiaciuta, Justin, tu-tu non dovresti vedermi così." Balbettò.
"Non scusarti, Chloe. Non farlo. Ho fatto una promessa, quella di tenerrti al sicuro e renderti felice. Per favore, guardami e basta." Lentamente alzò la testa guardandomi e asciugandosi le lacrime. Iniziai ad asciugargliele anche io. "So di essere uno stronzo e mi arrabbio con te e ti dico cose orribili," fui interrotto dai suoi singhiozzi.
"Basta. Ti prego Justin ti preg-"
"Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace che tu stia piangendo adesso, e mi dispiace che sono coinvolto anche io nella causa per cui lo stai facendo. Non so cos'ho fatto per farti tornare da me. Non so cos'ho fatto per averti qui con me. So che è difficile, piccola, ma ho intenzione di passare tutto questo con te. Lo sai vero?"
Ero un bastardo. Meritava molto più di questo. Meritava qualcuno con un futuro reale davanti a lui. Poteva immaginarsi con laureati, avvocati, medici - qualcuno con una vita positiva davanti. Ho vissuto una vita di merda in confronto a quelle persone. Non capisco cosa diavolo ho fatto per meritare il suo ritorno? Ero un cazzone, che probabilmente non merita un cazzo dalla vita. Dovevo fare tutto il possibile per tenerla tutta intera accanto a me, perché in realtà lei si preoccupava tanto per me e io amavo quando lo faceva - non importa quanto fossi stronzo.
L'ho spinta, le ho tirato un pugno in faccia, cazzo, ho cercato di andare a letto con lei innumerevoli volte. Ho fatto tutto quello che un ragazzo di merda può fare a una ragazza e lei? Lei continuava a tornare da me.
Perché?
Forse era solo stremata come lo ero io.
"Ti fidi di me, Chloe?" Chiesi per la seconda volta quel giorno, necessitanto una risposta. Lei annuì con la testa, affondandola poi ancora una volta nel mio petto.
"Sono una vergogna. Perché mi vuoi ancora Justin? Perché.. perché.. perché... perché?" Ripetè singhiozzando nella mia camicia.
"No, non lo sei, Chloe. Non dire così. Se c'è qualcuno che, per qualche motivo, mi merita, quella persona sei tu. Sei sempre stata tu, Chloe." Dissi con fermezza. Strinse le mie braccia con forza e riiniziò a piangere sempre più forte. La bloccai, costringendola ad alzare la testa e tenendola con le braccia dietro la schiena. Non sapevo come fermare le lacrime.
Eravamo affondati lentamente sul pavimento, davanti al divano. La sistemai sul mio grembo, accarezzandole i capelli. Fissammo il soffitto e cominciai a pensare a come avevo lasciato la mia vita diventare una tale merda. Strinsi la mascella, mentre cominciai a sentire le lacrime scendermi sul viso. I minuti passavano e le lacrime che cadevano sul volto di Chloe erano paragonabili alle mie. Niente di tutto questo sarebbe successo se non fosse stato per me. Perché ho rovinato tutto?
Stavo ufficialmente piangendo. Era una cosa che non facevo dalla morte dei miei genitori. In un primo momento, iniziai a mordermi il labbro tentando di fermare il mio pianto, non volendo che Chloe lo sapesse. Tutti i sentimenti che provavo, tutto ciò che aveva cambiato la mia vita, tutto ciò che avevo tenuto dentro per troppo tempo adesso esplodeva a fiotti di lacrime. Iniziai a singhiozzare insieme a Chloe. Ogni singhiozzo spazzavo via le lacrime che mi scivolavano sul volto. Mi sentivo impotente davanti alla mia ragazza. Vederla piangere all'infinito aveva avuto uno strano effetto su di me.
I nostri singhiozzi cominciarono a armonizzare insieme e mi resi conto che stavo addirittura piangendo più forte di lei. Dopo interminabili minuti, ci calmammo tutti e due. La camera diventò silenziosa. Il corpo di Chloe si rilassò e si spostò in giù. Cominciai a tirar su col naso, continuando a singhiozzare. Accarezzai i suoi capelli, fino a quando fui sicuro che si fosse addormentata tra le mie braccia. La guardai, rendendomi conto che non avevo intenzione di perderla. Mi asciugai le ultime lacrime sul viso, fissandola.
"Ti amo, Chloe." Dissi con fermezza, appoggiando la testa al divano dietro di me e cadendo in un sonno profondo, con la persona che significava tutto per me tra le braccia.


 

Questo capitolo è stato devastante, troppo amorosi.
Chiedo intanto scusa per il mio assurdo ritardo, purtroppo se dovessi giustificarlo scriverei un altro papiro e non ho tanta voglia. Prometto di riiniziare a tradurre con un po' più di puntualità, purtroppo essendo in un liceo devo studiare tanto e sono pochi i momenti che ritaglio e che mi rimangono per stare sola.
Ringrazio molto Elisa, Linda e Marta che mi hanno aiutata con la traduzione, alla prossima! E vi consiglio questa storia: Inlaqueaverunt
 
Spoiler:

"Guarda quanto dolore ti ha causato, Justin." Mormorai, dandogli un bacio sul collo.
"Il dolore non mi preoccupa."

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