Grazie Harper

di bice_94
(/viewuser.php?uid=130497)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


“Andiamo Blondie, questo è veramente il tuo colpo migliore?”
Felicity guardò Roy con uno sguardo stanco ed esasperato.
Erano passate quasi tre settimane da quando Sara era entrata ufficialmente a far parte del Team ed era altrettanto tempo che Felicity provava uno strano senso di disagio in quella che, fino a poco prima, avrebbe potuto facilmente chiamare casa. La donna e Oliver erano ormai tornati ad essere pubblicamente una coppia, incuranti delle conseguenze delle loro decisioni. Non era stata un deterrente Laurel, figurarsi i sentimenti di una semplice ragazza IT, per troppo tempo illusa di poter essere abbastanza per un uomo come Oliver Queen. Erano passate quasi tre settimane da quando Felicity non aveva avuto una reale conversazione con nessuno dei due uomini che considerava come la sua famiglia, apparentemente troppo impegnati a rendere agevole l’entrata in squadra di Sara per notare la sua presenza, fatta eccezione che per abbaiare ordini e ricerche. Eppure in quel periodo aveva trovato un piccolo appiglio.
Roy Harper, l’Hulk della squadra.
Il carattere del ragazzo non era facile, ma anche lui sembrava essere un pesce fuor d’acqua nel seminterrato ed avevano finito per avvicinarsi, cercando un reciproco supporto. La brillantezza che Felicity sembrava aver smarrito con il resto del Team era viva e vegeta con Roy. La donna era riuscita ad intravedere ciò che l’altro cercava inspiegabilmente, ma ostinatamente a nascondere.
Sapeva del suo passato, sapeva da dove veniva e la sua rabbia non era altro che il frutto del suo animo nobile. La voglia di aiutare, di fare qualcosa per rendere quella città un posto vivibile anche per coloro che altrimenti sarebbero stati dimenticati. Il suo tono burbero aveva fatto sorridere Felicity e lentamente anche Roy si era lasciato invadere da quella luce strabiliante che era quella bionda perennemente imbarazzata, maga dei computer.
Inutile dire che Roy iniziò lentamente a conoscere la ragazza e ad imparare a vedere i segni di quella sofferenza che cercava di nascondere. Aveva visto come le dinamiche del gruppo erano state modificate dall’arrivo di Sara e come Oliver avesse gestito tutto esattamente a merda.
Si, non c’era altra parola per descrivere il suo ignorare Felicity.
Così aveva iniziato a portarle il caffè, sperando di farla sorridere, sperando di essere d’aiuto almeno per lei. E così fu, cominciarono a mangiare insieme, vedere film, le fece conoscere Thea e, come purtroppo aveva previsto, si coalizzarono contro di lui. Eppure non poteva esserne più felice.
Felicity aveva bisogno di sapere che non era sola e Thea, nonostante la sua popolarità, aveva bisogno di qualcuno che potesse considerare sua amica, in grado di vedere al di là del suo nome, dei suoi soldi.
In cambio Roy ricevette la possibilità di essere se stesso con qualcuno, di essere sincero fino in fondo senza rischiare di spaventarlo a morte.
E fu così che una settimana dopo, iniziarono una sorta di allenamento.
“Harper, sto cercando di non farti troppo male”. Il sorriso arrogante di Felicity ne strappò automaticamente anche al ragazzo. “Sto aspettando Blondie”.
Fu proprio in quel momento che Oliver e Diggle entrarono alla fonderia, ma non fecero rumore, tanto da non essere notati dagli altri due. Non avrebbe dovuto esserci  più nessuno e anche loro due erano tornati indietro solo per recuperare il telefono di Oliver. Si irrigidirono ai rumori, ma riuscirono ben presto a capire chi erano i due occupanti del seminterrato. Si scambiarono uno sguardo confuso, ma decisero per il momento di non addentrarsi. Videro poi l’abbigliamento di Felicity e immediatamente compresero cosa stavano facendo. Il corpo di Oliver si irrigidì all’istante, pronto a balzare sul ragazzo, ma il braccio di Diggle lo fermò, sentendo la risatina che proveniva dal tappeto di allenamento.
“Dai Blondie, non possiamo già smettere. O meglio, possiamo farlo, ma poi non voglio sentirti lamentare”. Oliver e Diggle videro Felicity sbuffare, ma sia la donna che il ragazzo si misero in posizione di allenamento.
“Sai, Roy, non credo che serva a qualcosa. Insomma guardami non sono migliorata affatto”. I colpi di Felicity erano precisi sui paracolpi sulla braccia di Roy, ma erano ancora molto rudimentali. Era come se mancasse di una spinta. A quanto pare, anche il ragazzo lo capì perché iniziò a parlare, con un tono riscaldato.
“Felicity sono passate solo due settimane e poi io non sono Oliver, Diggle o Sara. Quello che posso offrirti sono solo colpi di difesa che puoi usare per strada.” Il tono del giovane fece rabbrividire i due uomini, pronti a fermarli. Eppure, nonostante la consapevolezza di quanto sbagliato fosse “spiarli”, non riuscivano a porre fine a quella visione così.. inaspettata.
La donna sospirò, continuando a colpire. “ Lo so, infatti ti ringrazio. Io non sono come loro e non voglio diventarlo. Vorrei solo non essere un peso, sapermi difendere.”
Diggle e Oliver trattennero il fiato per la tristezza nella sua voce. Passarono pochi istanti di silenzio, fino a quando la voce di Roy non tornò a farsi sentire.
“Perché non hai chiesto a loro di insegnarti? Quello che stiamo facendo servirà a te, ma rimarrai un peso nelle missioni, lo sai.”
Oliver avrebbe voluto attraversare la stanza e prendere Roy a schiaffi. Evidentemente Diggle lo avvertì, perché gli rivolse uno sguardo che lo convinse a fermarsi. In effetti osservando meglio la scena, vide che le parole del ragazzo avevano avuto un effetto strano sulla donna. I colpi iniziarono a diventare più veloce, più forti, più precisi, così come il color cremisi delle sue guance più evidente.
“A loro? Mi stai prendendo in giro non è vero? “ Aveva il fiatone, ma continuò. “Cosa avrei dovuto dirgli? Ehy ragazzi, anche se non sembrate accorgervene, ci sono anche io e mi chiedevo se riusciste ad allenare anche una sfigata come me?” La rabbia e la tristezza nelle sue parole era evidente e scorreva fuori di lei con violenza, scatenandosi sulle braccia di Roy. Nonostante la lontananza, i due uomini scorsero l’ombra di lacrime non versate nei suoi occhi. “Avrei dovuto dirglielo dopo che sono tre settimane che nessuno parla con me, Roy? Io sono il nuovo fantasma della fonderia. Tranne per te.” I colpi rallentarono e il suo tono di voce divenne leggermente più basso. “Quindi ora dimmi cosa avrei dovuto chiedere.” Roy la fissò e sembrò arrabbiarsi un po’ a quella vista, ma si tolse velocemente i paracolpi e l’avvolse tra le braccia.
“Mi dispiace Blondie, ma dovevo farti vedere cosa sei in grado di fare se solo fosse in grado di incanalare tutte le emozioni che hai nelle tue mani.” La stretta sulla donna si strinse leggermente, prima di lasciarla andare. Felicity si sedette e Roy le porse delicatamente una bottiglietta d’acqua.  Era esausta.
Oliver e Diggle rimasero senza fiato.  Avevano reso quella splendida donna un’ombra di se stessa.
“stai bene?” La voce di Roy risuonò stranamente delicata. Felicity annuì leggermente, prima di parlare quasi sottovoce. “Grazie.” Il ragazzo la guardò incuriosita. “E per cosa?” La donna gli sorrise delicatamente. “Per tutto.” Abbassò lo sguardo, prima di continuare. “Per essermi amico, per essere qui con me, per non farmi sentire un estraneo in quella che consideravo cosa mia, per avermi fatto conoscere Thea e per esserti fatti picchiare per farmi sfogare. È estremamente piacevole.” I due uomini nascosti nell’ombra sentirono un purtroppo conosciuto senso di colpa attanagliarli lo stomaco. Videro Roy sorridere. “Sai Blondie, la prima volta che ti ho vista mi sono sentito legato a te. Non so perché, forse perchè sia Oliver che Diggle hanno uno sguardo un po’ spaventoso. E poi eri così brillante, gioiosa, la tua allegria dava quasi sui nervi.” Felicity gli mollò uno schiaffo scherzoso sulla spalla. “Ehy! Comunque stavo dicendo.. si beh, eri un sollievo. E poi beh, è arrivata Sara, Oliver ha iniziato a fare lo stronzo, Diggle è diventato stranamente cieco e tu non eri più la stessa. Ho visto la tristezza nei tuoi occhi ed era come se non ti fosse sconosciuta. Così quando mi hai detto della tua famiglia non ero così sconvolto, ma ti giuro che ad ogni tuoi parola avrei voluto prendere quei tre a calci. Sei una persona straordinaria e non devi permettere a nessuno di farti dubitare di questo. So che non ci conosciamo da molto, ma sento come se fossi la cosa più vicino che ho ad una famiglia.” Il suo tono era diventato quasi vergognoso e Felicity sembrava sull’orlo di piangere.
Non era inoltre sfuggito il riferimento alla famiglia della donna e questo aveva fatto capire quanto profondo fosse diventato il loro legame.
“Roy, per me è lo stesso. So che sembro una persona patetica, ma qui ho trovato qualcosa in cui credevo veramente. Prima ero solo Felicity Smoak, ordinaria ragazza che lavorava al reparto IT. Eppure entrare nella missione mi aveva dato una spinta, una motivazione in più, la consapevolezza di fare qualcosa di buono. In più avevo trovato Oliver e Digg. Per me non è facile fidarsi degli altri, ma loro, mi sono entrati sotto la pelle. E sentire l’abbandono da loro è stato doloroso come la prima volta. Quindi ti sarò riconoscente a vita perché stavolta non mi sono sentita sola.” Si abbracciarono finchè Roy non si allontanò divertito. “Basta, tutto questo affetto mi sta facendo diventare una femminuccia.” Felicity scoppiò a ridere e iniziarono ad alzarsi. “Così, Harper, cosa sarei? Una splendida e saggia sorella maggiore?” Tornarono al centro del tappeto, quando Roy le rivolse un sorriso beffardo. “Saresti la maggiore solo perché sei più vecchia”. Felicity gli lanciò una bottiglietta d’acqua. “Non darmi della vecchia.” Il ragazzo scosse la testa e si fece però di nuovo serio.
Oliver e Diggle si sentirono come se stessero violando uno spazio così privato da sembrare degli estranei. Eppure questo erano, o almeno questo erano diventati. Erano stati concentrati solo su di loro e Sara e non avevano visto la sofferenza di Felicity e il comportamento ingiusto a cui l’avevano sottoposta. Lei era stata l’ago della bilancia del loro gruppo, la mediatrice, il cuore pulsante della loro missione. Era stata quella che aveva mantenuto tutti un po’ più umani ma ora, la Felicity che avevano davanti agli occhi, sembrava solo una copia sbiadita e senza colore.
“Forza ricominciamo. Ora devi schivarmi, va bene?”
La donna annuì. I movimenti di Roy erano lenti e delicati, ma Oliver era deciso a scattare. Non avrebbe permesso a Felicity di farsi del male. Eppure fu nuovamente Diggle a bloccarlo. “Aspetta.”
Felicity sbuffò. “Roy, così non serve a niente. Aumenta un po’ il ritmo.” Il ragazzo guardò a terra per un secondo a terra. “Non hai paura di me?” Felicity sgranò gli occhi e mise le mani sui fianchi assumendo un’espressione arrabbiata. “Tu sei il grande e grosso idiota che io conosca. Beh, forse non del tutto. Oliver ti batte di sicuro. Comunque, sto divagando..” Chiuse gli occhi, come a riprendere il controllo delle sue parole.
“Roy, io mi fido di te con la mia vita, dovresti saperlo”. Se Roy avesse potuto volare, in quel momento lo avrebbe fatto. I suoi occhi brillavano di una luce sconosciuta. Era ritenuto normale da qualcuno e questo era il più grande privilegio che qualcuno gli avesse dato ultimamente. Le sorrise. “Va bene, ti accontento, ma attenta ok?”
Felicity annuì entusiasta. Effettivamente il ritmo era più sostenuto, ma la donna sembrava cavarsela egregiamente.
Diggle rimase sbalordito. “E’ migliorata incredibilmente.” Oliver la fissava, come in bilico tra il terrore, il dolore e l’ammirazione. “si, è abbastanza veloce, reattiva, sembra consapevole.” L’ex soldato osservò i due combattenti ancora per un po’ e poi tornò a rivolgersi all’uomo acanto a lui. “Sai credo che questo non serva solo a lei. Guarda Roy. Si sta trattenendo. È concentrato e attento, ma allo stesso tempo efficace.” Oliver annuì e il petto gli si riempì di un senso di orgoglio. La mano di Diggle gli strinse la spalla. “Andiamo e cerchiamo di risolvere questo casino al più presto.”
Uscirono dall’ombra e per poco Felicity non inciampò su se stessa quando li vide.
Le sue guance divennero cremisi, mentre Roy li fissava con curiosità. “Che ci fate qui?” La voce del ragazzo sembrava quasi protettivo. Diggle sorrise. “il telefono”. Si grattò la testa imbarazzato e, dopo qualche secondo di silenzio, in cui Oliver e Roy si guardavano come se fossero sul punto di sbranarsi, Felicity scappò quasi dalla stanza.
“Bene, per stasera abbiamo finito credo. Mi vado a cambiare e andiamo, va bene Roy?”
Il ragazzò annuì, ma non rispose e non distolse lo sguardo. Non appena Felicity scomparve, Olver parlò in tono glaciale.
“Che diavolo ti è saltato in mente? Potresti farle del male, Roy. Te ne ren-..” La risata amara del ragazzo lo bloccò e quando finì i suoi occhi erano furiosi. “Non sono io quella che la sta distruggendo, quindi non iniziare Queen. Anzi vedi di smetterla con questa merda e inizia a trattarla come merita o ti giuro..” Si avvicinò minacciosamente, tanto che Diggle pensò di doverli separare. “O cosa Roy?” Il ragazzo sorrise strettamente. “O giuro che ti faccio pentire di avermi allenato. La stai ferendo deliberatamente e questo ti rende peggiore di tutti quelli che ti senti tanto orgoglioso di eliminare.”
Oliver chiuse gli occhi e rilassò la mascella.
“Lo so.” Roy e Diggle credettero di aver sentito male per un attimo, ma il giovane si ricompose. “Bene, allora, cerca di rimediare. Velocemente”
 In quel momento Felicity riemerse e si guardò in giro sospettosa.
“Andiamo?” Roy la raggiunse, stampandosi un sorriso luminoso in faccia, e la donna annuì.
“Beh, buona serata ragazzi.”
I due giovani non aspettarono la risposta e uscirono, lasciando  i due uomini a fissarsi e a ripromettersi di cercare di essere migliori, di recuperare, se ancora gliene sarebbe stata dato la possibilità.


ps. eccomi quaaa.. :) scusate per la lunga assenza, ma gli impegni sono tantissimi. a breve l'aggiornamento dell'altra long.. ma per ora volevo farvi leggere questo primo capitolo. forse passerà un bel pò prima del prossimo aggiornamento, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensate..
ciao ciao e un bacione a tuttiiiii.. :*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


La sera successiva tutta la squadra si ritrovò alla Fonderia e, a quanto pare, Diggle non aveva perso tempo nel suo intento di rimediare con Felicity. Quando Oliver e Sara arrivarono, trovarono infatti gli altri tre ridendo per qualcosa. Roy, probabilmente, visto la sua faccia imbarazzata.
“Buonasera ragazzi”. Anche la coppia si aggiunse al gruppo e fu come se l’atmosfera si raffreddasse leggermente. Felicity rispose al saluto con un sorriso sulle labbra, nonostante la postura mostrasse i segni della tensione, mentre gli altri due uomini fecero un leggero cenno con la testa. Roy sembrava essere in allerta, mentre Diggle osservava la situazione con attenzione, come a valutare gli effettivi danni subiti dalla squadra. Sara li osservò, quasi come uno spettatore e si rese conto di aver perso qualcosa. Era ovvio che il suo arrivo aveva modificato gli equilibri ed era stato anche abbastanza ovvio che a risentirne maggiormente era stata Felicity. Si sentì quasi in colpa, ma non era compito suo evitare questo casino.
“Allora, come procede la ricerca su Heating?” La voce baritonale di Oliver risuonò, portando tutti gli altri a concentrarsi nuovamente sul lavoro. Eppure quella sera, la sua attenzione era completamente su Felicity. Si permise di osservarla attentamente, notando quei piccoli particolari che aveva forse voluto evitare. Notò innanzitutto la sua posizione: si era inconsciamente avvicinata a Roy, non appena aveva iniziato a parlare. I suoi occhi lo evitavano come la peste e sembrava quasi che stesse cercando di non guardare la coppia davanti a sé. Oliver mise istintivamente un passo di distanza tra lui e Sara. Fu Diggle che rispose alla sua domanda. “Felicity ha trovato parecchio materiale..” Fu interrotto dal suono breve e acuto di un cellulare. Felicity sobbalzò e sospirò. “Scusatemi”. Quasi non riuscì a leggere il primo messaggio che ne seguì uno subito dopo. Il gruppo la guardò con curiosità, ma lei si limitò ad alzare le spalle e guardare furtivamente Roy, che sembrava quasi sghignazzare. Felicity si schiarì la gola. “Bene, si.. ho trovato varie rapine in cui evidentemente è stato fondamentale il suo hackeraggio. È molto bravo però. Ha coperto qualsiasi tracc-..” Un nuovo messaggio la interruppe e Felicity alzò gli occhi al cielo. “No, ti prego Roy, fa qualcosa!” Oliver si tese all’istante e sembrava quasi preoccupato, ma l’espressione assolutamente divertita del ragazzo lo costrinse a rilassarsi leggermente. “Scusate, ma seriamente Roy devi fare qualcosa. La tua ragazza mi sta martellando e non posso promettere di non strangolarla al prossimo messaggio.” Roy scoppiò definitivamente a ridere, sotto lo sguardo confuso degli altri, e fece spallucce. “E’ stata una tua idea Blondie.” Il cinguettio dell’ennesimo messaggio portò un colore rossastro sulle guance di Felicity, quasi come se stesse per scoppiare. Nessuno ebbe il coraggio di proferire parola, ma ben presto la rabbia fu sostituita da.. panico?
Si, puro e deciso panico.
“Oddio, ragazzi, scusate, ma devo assolutamente fare una telefonata, prima che distrugga tutto”. Felicity non aspettò risposta e si allontanò, lasciando finalmente Roy libero di ridere apertamente.
“Che diavolo sta succedendo?” Il tono di Oliver non sembrava molto divertito, al contrario di Sara e Diggle. La sua voce bastò a calmare il ragazzo, che sospirò.
“Non so se lo hai notato, ma Thea ultimamente è un po’.. come dire, stressata. Così io e Felicity avevamo pensato di passare una serata diversa. Sapevamo che dovevamo venire qui, quindi le abbiamo detto che avremmo dovuto lavorare e così si è offerta di cucinare.” Lo sguardo allucinato di Oliver fu impagabile e una serie di domande gli affollarono la mente.
Felicity e Thea erano veramente così amiche? Sua sorella poteva cucinare? Che diavolo sta succedendo?
“Credo che Felicity potrebbe ucciderla per l’esasperazione.” Sara sembrava assolutamente divertita e Diggle annuì, concordando. “Si, la ragazza mi sembrava sull’orlo di una crisi di nervi.”
Roy sorrise delicatamente. “Sono due giorni che le invia idee per il menu e per la serata.”
Diggle cercò di trattenere una risata, ma fu più difficile del previsto. Proprio in quel momento Felicity riemerse e sembrava una furia. “Mi dispiace, ma io devo andare. Questa non è una situazione delicata, questa è una crisi vera e propria. Quella ragazza sta per far esplodere la mia cucina, la mia casa, il mio palazzo. Oh dio, i miei vicini. Si io devo andare! Oliver, se tua sorella mi incenerisce casa, manderò tutto sul tuo conto.” L’uomo cercò di non ridere e si portò una mano davanti alla bocca. Felicity afferrò le sue cose, prima di rivolgersi al ragazzo accanto a sé. “e Roy, ti scongiuro, fai presto. Inizio a temere per la mia, ma soprattutto per la sua incolumità. Sono stata chiara?” Il ragazzo annuì divertito. “Cristallina!”.
Felicity si allontanò e Diggle la salutò, punzecchiandola. “Buona fortuna!”
La donna non si voltò, ma rispose ugualmente. “Non ridete o vi sfrutterò come personale di pulizia.” Si fermò un secondo e si voltò, fingendo uno sguardo minaccioso. “Tutti voi!”. E con questo se ne andò, lasciando gli altri a ridere incredibilmente.
Sara finalmente di calmò e guardò Roy. “Credi sia così grave la situazione?” Il ragazzo scosse la testa. “Felicity è un po’ melodrammatica, ma, conoscendo Thea, non dovrebbe essere tanto lontana dalla verità. E credetemi se vi dico che sto per scontarla se non mi sbrigo”.
Diggle sorrise e gli posò una mano sulla spalla. “Hai avuto fegato amico. Farle conoscere è stata una missione kamikaze.” Roy sospirò, ma era evidente nei suoi occhi l’affetto che lo animava. “oh, lo so, ma non le scambierei con nessun altro. Sono fortunato.”
Diggle lo osservò e provò un moto di affetto e riconoscenza per quel ragazzo che era riuscito dove loro avevano fallito con Felicity.
Fu Sara ad interrompere il momento. “Che ne dici, Roy, stasera ti alleni un po’ con me, visto la serata al femminile che ti aspetta?”
Una luce brillante si accese negli occhi del ragazzo e accettò entusiasta, lasciando che la donna si andasse a cambiare. Stava per allontanarsi, quando la mano di Oliver lo bloccò.
Roy lo guardò quasi a volerlo ferire con lo sguardo.
“Che c’è?” Il tono del ragazzo era di nuovo quello di quando lo aveva conosciuto. Scorbutico, aggressivo. Niente a che vedere con quello che aveva usato prima o la sera precedente.
“Volevo ringraziarti.” E qui lo sguardo cambiò. Dalla rabbia, alla confusione. “Per esserci stato per loro.”
Roy lo osservò e poi si lasciò andare ad un sorriso amaro.
“Non devi ringraziarmi perché sono io ad averci guadagnato e tu quello che ci ha rimesso. Amo Thea e conoscere Felicity è stata una boccata d’aria fresca.  E sai cosa, non riesco a capire come tu sia così cieco.” Il ragazzo scosse la testa, pronto per allontanarsi, ma Oliver glielo impedì, chiedendo con gli occhi una spiegazione.
“Continua. Di quello che vuoi dire.” La voce di Oliver era minacciosa e potente, ma il ragazzo non si tirò indietro, facendo un passo verso l’uomo davanti a sé.
“Purtroppo vedo come Felicity ti guarda e per quello io non potrò mai fare niente. Non posso farle capire quanto tu sia egoista e quanto meriterebbe di più. E non posso farle dimenticare le scene che ha dovuto cancellare dai nastri di registrazione.”
Vide lo sguardo di terrore e di disgusto per se stesso attraversare gli occhi di Oliver e Roy provò un leggero senso di soddisfazione.
“Non posso dirle di non amarti, ma vorrei farlo con tutto me stesso. Io non so se tu sia consapevole di quello che stai facendo. Hai pensato a come avrebbe reagito a voi due qui? No, io non credo. Anzi, lo spero, altrimenti saresti più stronzo di quanto sia umanamente possibile. È rimasta al tuo fianco sempre, in ogni momento, ti ha reso, seppur in piccola parte, quello che sei ora. Non la ricambi? Ehy, va bene amico, ma merita rispetto. Spero solo che riesca a vedere oltre quell’immagine idealizzata che ha di te e sta sicuro che farò tutto quello che posso per aiutarla in questo. Perché sai cosa? Tu non la meriti.”
Si scrollò dalla presa di Oliver, dirigendosi ai tappeti e lasciando immobile, con un senso di nausea ad  attanagliargli lo stomaco.


p.s. ecco un nuovo capitolo.. ho preso lo slancio e per il momento lo sfrutto. allora vi piace? nel prossimo capitolo vedremo un di sano oliver/felicity.. è il momento, che ne dite?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Il resto della serata era passata velocemente. Roy era andato dalle due donne dopo un breve allenamento, Sara era tornata al suo lavoro al club e Oliver, seguito dalla sua guardia del corpo, decise di sfruttare la serata per fare un’apparizione pubblica a Verdant.
La musica era semplicemente assordante. Un tempo aveva amato la confusione, lo sballo, la vicinanza con altri giovani in preda all’euforia, ma non più. L’Ollie amante della vita mondana era scomparso su quell’isola. Sentì Diggle alle sue spalle. “Ehy, va tutto bene?” L’ex militare aveva sempre avuto uno spiccato senso di osservazione ed una profonda capacità di comprendere le varie turbolenze emotive di Oliver. L’altro uomo annuì. “Si, solo un po’ di stanchezza.” Diggle scosse la testa, mostrando quanto era stato poco convincente. Fecero viaggiare i loro occhi sulla folla e per un momento pensò di aver visto una figura bionda molto conosciuta. Oliver scosse la testa, imponendosi di dover al più presto riposare la sua mente. “Ehy, ma quella non è Felicity?” La voce di Diggle sembrò bassa a causa della musica forte, ma Oliver sentì un leggero senso di sollievo allo stomaco. Per lo meno non stava impazzendo.
Cosa ci faceva lì però? Non doveva essere con sua sorella?
Oh, Thea. Ecco perché Felicity Smoak era lì, con uno sguardo un po’ sperso ed annoiato.
Si spostò con lo sguardo e vide infatti Thea nei dintorni, ballando sensualmente attorno a Roy.
Oliver non parlò, ma iniziò a camminare verso di loro, mentre Diggle sospirò, sperando che anche questa volta non si trasformasse in un disastro. Thea si era ora concentrata su Felicity che stava ridendo divertita. La bionda sembrava molto diversa dalla ragazza che fino a tre ore prima era al piano di sotto. I capelli erano sciolti sulle spalle, i jeans erano stati sostituiti da un vestito pastello fino a metà coscia, lasciando un’ottima visuale delle lunghe gambe. Il viso sembrava rilassato, abbellito da un leggero filo di trucco, gli occhiali sostituiti dalle lenti a contatto. Era semplicemente meravigliosa e Oliver rischiò di rimanere senza fiato.
Immediatamente fu consapevole degli sguardi che stava ricevendo dagli uomini attorno a lei. Occhi affamati e per nulla lusinghieri. Un moto di rabbia gli serrò il petto e strinse i pugni. Aumentò il passo e raggiunse finalmente il gruppo conosciuto.
“Ollie!” Thea sembrava leggermente su di giri, ma l’espressione preoccupata che aveva avuto in questi giorni era stato sostituito da un sorriso radioso. “Ehy, Speedy che ci fai qui? Non dovresti essere a riposo stasera?” La ragazza sorrise, stringendosi a Roy. “E infatti lo sono. Fatti dire da loro, ho fatto una cena fantastica e poi li ho trascinati a ballare. Sono così noiosi questi due senza di me.” Felicity roteò gli occhi ma sorrise.
Un ragazzo, proprio in quel momento, sbottò volutamente contro Felicity, costringendola a barcollare vicino ad Oliver. La donna alzò lo sguardo minacciosa, ma incontrò immediatamente gli occhi dell’uomo ora accanto a lei. Sembrava arrabbiato, fissando quel ragazzo come se volesse prenderlo a pugni.
Felicity sospirò e appoggiò delicatamente una mano sul suo braccio. Sentì lo sguardo di Oliver spostarsi immediatamente su di lei, sorpreso per quel contatto. Dopo giorni di tensione e lontananza non si era aspettato che proprio lei iniziasse una specie di tregua. Inconsciamente sentì la sua rabbia scivolare via e un calore conosciuto diramarsi dal suo braccio al suo corpo.
Si ritrasse dalla presa di Felicity e vide quasi un luccichio di delusione nei suoi occhi, scomparso subito dopo. Oliver però non si allontanò come si sarebbe aspettata, ma pose quello stesso braccio sulla sua schiena, tirandola a sé. La sentì irrigidirsi sotto il suo tocco e provò un po’ di dolore a quella reazione, ma non era altro che colpa sua.
“Ma che stai fac-..”Felicity si guardò attorno e notò lo sguardo insistente da parte del ragazzo che poco prima l’aveva spinta e capì immediatamente cosa Oliver stava facendo. Divenne immediatamente consapevole della mano dell’uomo sul suo fianco, del colore che emanava, delle figure insensate che stava tracciando sul suo fianco.
Le guance di Felicity si fecero cremisi, ma non si mosse, nonostante ogni cellula celebrale le stesse gridando di allontanarsi. Vide Thea fissarli con un sorriso divertito, mentre Roy sembrava sul punto di staccare la testa a Oliver e al ragazzo dietro di lei. Era una situazione imbarazzante e del tutto strana.
“Allora Ollie, ti fermi a ballare con noi?” Thea cercò di riportare l’attenzione sulla conversazione piuttosto che sulla coppia, già adeguatamente in imbarazzo. I cerchi astratti si Oliver sul fianco di Felicity non cessarono e la donna si rilassò leggermente nella sua presa. “Non contarci. Sono anni che non ballo e non ho intenzione di ricominciare ora.” Un sorriso abbellì il viso di Oliver e per un secondo, un solo secondo, dimenticò tutti i problemi e le preoccupazioni che gli avevano tenuto compagnia fino a quel momento.
Il ragazzo dietro Felicity sembrò allontanarsi e l’occhio della donna catturò questo movimento, perché si allontanò bruscamente dalla presa di Oliver. “Grazie, ma mi sarei presa cura di lui.” La sua voce era debole, ma i suoi occhi erano furenti. “Non era un problema.” Oliver provò a sorriderle, ma la donna fece un passo indietro.
“Ragazzi, credo di aver bisogno di alcool. Fiumi di alcool. Volete qualcosa?” Tutti sembrarono rifiutare e Diggle si offrì di accompagnarla. “Aspettami, vengo con te.” La donna annuì, sorridendo e scomparve. Gli occhi di Thea rimbalzarono tra il fratello e Felicity. “Che gentiluomo. Hai visto Roy?” Il ragazzo non sembrava molto felice. “ehy, avrei fatto la stessa cosa per te.” Oliver le sparò uno sguardo scocciato, guadagnandosi una risata. “Si, certo, ma era diverso. Sai mi piace molto. Siete amici vero?” L’uomo annuì, confuso dalla conversazione. “Beh, peccato. Sarebbe stata una scelta molto interessante per la tua monotona e soprattutto ripetitiva vita privata.” Roy soffocò una risata e Oliver si irrigidì. “Thea..” La ragazza sorrise. “Ok, ok, scusa, non sono affari miei, però pensaci ok?”
E con questo la conversazione doveva essere chiusa, visto che Thea si rivolse a Roy senza aggiungere altro.
Oliver sospirò e si diresse al bancone.
“Li hai visti?” Thea si strinse contro Roy. Il ragazzo la fissò e le sorrise accarezzandole la guancia. “Si, ma non credo sia una buona idea. Le farà del male.” Thea si allontanò leggermente per guardarlo negli occhi. “Mio fratello è una brava persona Roy. Deve solo capire quello che vuole.” La decisione nelle sue parole risuonava fiera e sicura. “Lo spero Speedy.” Thea gli sorrise e lo baciò. “Lasciamoli provare ok?”. Non aspettò risposta e tornò a concentrarsi sulle sue labbra.
 
Quando Oliver raggiunse il bancone non c’era traccia di Felicity. Sara era impegnata e non lo scorse tra la folla. Diggle era appoggiato alla parete e sembrò notare la ricerca di Oliver, perché con un cenno gli indicò un tavolo leggermente più defilato. Felicity era appoggiata stancamente lì, giocando distrattamente con la cannuccia del suo drink. Oliver non seppe spiegare esattamente il motivo, ma sentì di doverla raggiungere, sentì il bisogno di averla accanto. Non si era accorta di lui, perché, non quando la raggiunse, i suoi occhi non lasciarono il bicchiere. “Ehy, tutto bene?” Lì la musica era un po’ più attutita e probabilmente Felicity aveva scelto il tavolo proprio per quel motivo. Alzò lo sguardo e sorrise delicatamente. “Si, ma sai, troppa confusione. Dopo un po’ diventa.. soffocante” Oliver si avvicinò e si appoggiò accanto a lei, lasciando scivolare i suoi occhi sulla gente. “Ti stai divertendo?” Felicity lo osservò con attenzione, confusa da quell’atteggiamento. L’aveva evitata per settimana e ora eccolo lì.. cercando di sembrare interessato. Sentì un pizzico di rabbia attraversarla, ma cercò di ignorarla. “Non è il mio genere di cosa, ma sai com’è tua sorella. Non che è una cosa negativa. La adoro. Siete abbastanza sorprendenti. Tu e la tua famiglia siete molto diversi da come vi rappresentano. Non perché sembrate dei ricchi egoisti.. beh, forse un po’, ma forse questo non avrei dovuto dirlo. E forse è il caso di tacere.” Sospirò, quasi sconfitta.
Le labbra di Oliver si tirarono in un sorriso luminoso. “No, hai ragione. E si so come convincente può essere Thea.” Sembrava quasi in imbarazzo. “E’ una brava ragazza. E ha praticamente ristrutturato il mio armadio in due settimane.” Felicity si trovò sorridente, senza volerlo.
La donna alzò lo sguardo e vide le iridi di Oliver incredibilmente profonde. La stavano studiando, la stavano attraversando, come per paura che fosse scomparsa. Felicity provò un senso di soffocamento, ma non volle abbandonare quello scambio. “Che stai facendo qui Oliver?” La sua voce risuonò forse più dura del necessario, ma era stanca di questo gioco.
“E’ il mio club, mi sembr-..” Lo interruppe con un pizzico di esasperazione. “Sai cosa intendo. Qui, nel senso di qui con me.” Oliver la fissò e sembrò che stesse combattendo con se stesso. Sospirò e abbassò lo sguardo.
“Mi dispiace.” Felicity per poco non sputò il sorso di drink che aveva appena bevuto e non si accorse quando fece un passo indietro, allontanandosi da lui. Particolare che però non sfuggì all’uomo, provando una punta di rimorso. “E per cosa esattamente?” La voce di Felicity era aggressiva. Oliver si aspettava questo confronto, raffigurando nella sua testa vari tipi di scenari, ma aveva sottovalutato la donna di fronte a lui. Come sempre.
“Vuoi scusarti per avermi ignorato? Per non avermi rivolto parola per settimane? Per avermi costretto a guardarti mentre te la spassavi con Sara? Ma sai cosa? Questi non sarebbero affari miei, non mi riguardano, fino a quando non vieni a farlo qui.” Lasciò il bicchiere con violenza e si riavvicinò a lui, con la furia negli occhi.
“Sono patetica non è vero? Ti ricordi dopo la Russia. Quelle parole.. credevo fossero per me.” Una risata amara le sfuggì e Oliver la fissava, quasi sul punto di piangere, di urlarle di fermarsi, di dirle che l’amava e che avrebbe preferito che lo picchiasse. “E poi ti presenti qui con Sara, come se niente fosse. Il giorno dopo che ho visto il vid-.. beh, quello che visto, ho passato la serata a pulire la Fonderia. Lo sentivo sporco.”
“Felicity..” Era un sussurro pieno di dolore, colpa e qualcosa a cui la donna non riuscì a dare una definizione precisa. “No, Oliver, va bene. Alla fine dei conti, sei felice? Bene, allora io lo sarò per te.”
Lo guardò per un secondo, prima di girarsi, pronta ad allontanarsi, ma la mano di Oliver si allacciò al suo polso. La fece voltare e ciò che vide nei suoi occhi la sconvolse. Era un tumulto di emozione. Era caduta per la prima volta quella barriera che lo caratterizzava. Ora c’era solo energia cruda, reale, dolorosa. La donna era pronta a protestare, ma non potè, perché Oliver la portò a sé e l’abbracciò.
Felicity rimase per un secondo pietrificata, incapace di respirare. Il profumo dell’uomo la avvolse violentemente, così come la sensazione della sue braccia attorno a lei. Le sembrò di sentire il battito del suo cuore pulsare nelle orecchie. Cercò perfino di divincolarsi, ma ben presto si accasciò contro di lui, lasciando che la frustrazione, la rabbia, il dolore si riversassero su di lui come una valanga silenziosa.
“Felicity, ti prego..” La testa di Oliver era sopra di lei e le sue parole non erano altro che un sussurro. “Ogni volta che ho amato qualcuno.. non ho fatto altro che ferirlo.” Sembrava disperato, mentre la teneva tra le braccia, quasi come per non lasciarla scomparire. Per paura che non fosse reale. “Non sono capace di amare, Felicity. Non nel modo in cui vorresti. Ciò che tocco finisce per appassire. Chi amo deve proteggersi, e non solo dai nemici, ma anche da me. E io non posso fare questo a te. Ti amo troppo per permettere di spezzare te. Ti prego Felicity, per favore, non odiarmi. Io devo proteggerti.. da me. Non odiarmi”
La voce di Oliver era baritonale e ad ogni parola il suo torace vibrava contro la guancia di Felicity. La donna percepì la disperazione, la tristezza e la paura. Sentì una lacrima attraversarle involontariamente il volto, ma non si mosse. “E’ questo il problema, Oliver. Non riesco a farlo.. ma questo non è giusto.” Chiuse gli occhi per un secondo, cercando di raccogliere i suoi pensieri, per poi continuare. “Tu stai ancora una volta decidendo per me, ma questa è la mia vita e dovrebbe essere una mia scelta. Non sono una bambina, non sono così ingenua come credi, ma io posso farcela. So che potrei, ma tu non me lo permetti.” Si staccò leggermente dalla sua presa e portò delicatamente una mano sul volto ispido di Oliver, che sembrava un relitto, sul punto di crollare davanti a lei. “Lasciati amare da me, Oliver, ti prego.” Un’altra lacrima le attraversò il viso, ma non se ne curò. L’uomo la scrutò, in preda a quell’angoscia che conosceva come le sue tasche. Si chinò verso di lei e appoggiò la sua fronte su quella di Felicity.
Le accarezzò il viso con tenerezza, lentamente, quasi a stampare quella sensazione nella memoria. Chiuse gli occhi e una parte di lui, una grande parte di lui non avrebbe voluto altro che prenderla e fuggire. Lontano da lì, lontano dalla realtà e lontano da chi era. Solo non poteva.
Aprì gli occhi e assaporò la vista del suo viso triste, come un angelo troppo delicato tra le sue mani.
Spostò leggermente il viso, fino a porre dolcemente le sue labbra su quelle di Felicity.
Non sapevano cosa era successo, ma sapevano che era inevitabile. Come se gli fosse necessario.
La donna sentì il contatto delle loro bocche. Era veloce, ma gentile, leggero. Sentì un’altra lacrima scivolarle il viso perché riconobbe il sapore di quel bacio. Era il loro primo bacio e probabilmente anche l’ultimo.
Oliver si allontanò e, asciugandole delicatamente la guancia, le sorrise debolmente.
“Non posso. Non posso lasciarmi amare da te solo.. che non riesco a lasciarti andare.”
Felicity non riusciva a respirare. Troppo era stato detto, troppo era stato fatto quella sera e il suo cervello era in sovraccarico. Era solo consapevole delle lacrime che continuavano ad uscire senza pietà del suo orgoglio, dello sguardo sconfitto e triste di Oliver, di quel bacio e di ciò che tutto questo stava a significare. Aveva rinunciato a lei, per lei.
Tutto questo era contorto, ingiusto, ma sapeva che non avrebbe avuto la possibilità di fargli cambiare idea.
Oliver la vide combattere contro se stessa e perdere miseramente. Sentì come una parte di lui lo abbandonò e si rinchiuse lì, in quel bacio che bruciava nella sua mente.
Non ci furono altre parole, ma solo una leggera carezza prima di allontanarsi e lasciare Felicity immobile a guardarlo andare via.
Ogni lacrima della donna bruciava nel suo petto e sperò che ripetersi che tutto ciò era solo per proteggerla bastasse ad alleviare quel senso di perdita che rischiava di soffocarlo. Strinse i denti e si preparò ad uscire.
 
Felicity cercò di asciugare quelle lacrime impertinenti. Doveva uscire di lì, andare a casa, cercare di svuotare la mente prima di crollare miseramente. Intravide Roy e Thea vicino alla pista e si diresse da loro velocemente. La prima ad avvistarla fu la ragazza. Vide lo sguardo di Thea oscurarsi con genuina preoccupazione e cercò di sorridere al meglio. “Felicity, tutto ok?” La donna non riuscì a rispondere, ma annuì. Si avvicinò a Roy e si avvicinò al suo orecchio. “Portami a casa, ti prego.” Il ragazzo si irrigidì all’istante e la osservò con cura. Scambiò uno sguardo con Thea che annuì capendo e poi sorrise delicatamente a Felicity, avvolgendole un braccio attorno alle spalle. “Vieni, andiamo.”



p.s. eccomi qua.. capitolo lungo e intenso credo. sono veramente curiosa di sapere cosa ne pensate. i tengo molto a questo capitolo in particolare. bene, approfitto anche per ringraziare infinitamente chi sta recensendo o anche solo leggendo. purtroppo gli impegni solo veramente tanti e rispondere ad ognuno sarebbe molto impegnativo, ma non appena avrò un secondo libero proverò a rimediare. spero però che continuiate a leggere e soprattutto a dirmi che ve ne pare. Con questo chiudo, vi auguro una buona domenica, nella speranza che vi sia piaciuto. ciao ciao, un bacione.. :*

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Per fortuna il giorno successivo era sabato. Felicity non potè esserne più felice. La sua testa pulsava con violenza e l’immagine di se stessa che vide allo specchio appena sveglia non era molto lusinghiera. I suoi capelli erano un disastro, gli occhi gonfi con del mascara ancora sulle guance. Probabilmente aveva finito per addormentarsi senza rendersene conto. I ricordi della sera prima erano però crudelmente vividi nella sua mente e sperò che la lasciassero andare velocemente. Si fece una doccia e, nel momento in cui mise piede in cucina, rischiò un infarto.
Vide dei piedi ciondolanti sul bordo del suo divano.
Si avvicinò lentamente e il più silenziosamente possibile, ma, non appena vide a chi appartenevano, sentì un leggero calore espandersi nel suo petto e un piccolo sorriso le colorò le labbra. Roy era disteso in modo del tutto disordinato. Era evidente che il divano era troppo piccolo per il suo corpo, ma si era aggiustato abbastanza bene. Aveva la bocca leggermente aperta e i suoi capelli avevano perso qualsiasi forma di ordine. Quel ragazzo aveva un cuore d’oro. Lo aveva conosciuto da poco, ma le era entrato nelle vene con prepotenza. Era rimasto al suo fianco e anche ieri aveva deciso di tenere un occhio su di lei.
Distolse lo sguardo e, più piano possibile, si diresse in cucina, decisa per lo meno a preparare una colazione decente. Non sarebbe mai riuscita a sdebitarsi, ma poteva almeno fare qualcosa per quel ragazzo che quella notta avrebbe dovuto aver passato una nottata veramente molto poco comoda.
 
Quando quella sera Roy arrivò alla Fondaria, gli altri componenti della squadra erano già lì, probabilmente a parlare di ciò che avrebbero dovuto fare quella sera. La porta si chiuse dietro di sé, catturando l’attenzione degli altri. I loro occhi si diressero immediatamente su di lui. Diggle e Sara lo salutarono normalmente, mentre l’attenzione di Oliver non abbandonò la porta, come se aspettasse qualcosa. Anzi, qualcuno.
“Ehy, dov’è Felicity?” Diggle diede voce ai pensieri dell’altro uomo. Roy si avvicinò a loro lentamente. “A casa. Non stava molto bene.” Gli occhi del ragazzo si diressero immediatamente su Oliver. La sua mascella era così stretta che Roy pensò per un istante che avrebbe potuto facilmente rompere qualche dente. Le spalle erano tese e rigide. Diggle osservò per un secondo Roy e Oliver, concentrandosi su quello scambio di sguardi furioso e silenzioso. “E’ successo qualcosa?” Il tono di Sara sembrava veramente interessato e Oliver sentì la colpa che lo attanagliava farsi ancora più aspra. Roy scosse la testa. “No, cioè non lo so. Mi ha detto solo che era successo qualcosa con la sua famiglia. Deve aver ricevuto una telefonata ieri sera al club” Il ragazzo si bloccò per un secondo, tornando a guardare Oliver in cagnesco. “L’ho lasciata sul divano con Thea e una tonnellata di gelato alla menta.” Il viso di Sara si illuminò con un sorriso e Roy capì che la cura-gelato doveva essere una specie di metodo di guarigione femminile universale. “Allora ricordati di comprarne ancora un po’ quando torni.” Roy sorrise e annuì. Oliver capì che effettivamente Felicity non aveva raccontato quello che era successo al ragazzo davanti a loro, altrimenti l’avrebbe probabilmente già preso a pugni. Era anche evidente però che non aveva creduto alla scusa che gli aveva rifilato. La sua espressione diceva abbastanza. Diggle non mosse i suoi occhi dagli altri due uomini. Era successo qualcosa, probabilmente qualcosa che avrebbe cambiato di nuovo gli equilibri della Fonderia.
La rabbia e il sospetto erano evidenti sul viso di Roy e il nervosismo triste di Oliver sembrava scritto a caratteri cubitali negli occhi dell’uomo. Sara sembrava sospettosa, ma probabilmente molto lontana dal capire cosa stava succedendo. Per quanto la donna avesse visto le interazioni di Oliver e Felicity, non avrebbe mai compreso a pieno quanto profondo fosse il rapporto che li legava.
“Ah, prima di dimenticarmi.. ha voluto che vi dicessi che sta continuando le ricerche su Heating da casa, che si è messa in contatto con Lance.. e che al massimo domani sarà di nuovo qui.” Una boccata di puro ossigeno raggiunse i polmoni di Oliver. Si rese conto che stava quasi trattenendo il fiato nel terrore che questa volta le cose si fossero spinte irrimediabilmente troppo in là. Sapeva che quella rassicurazione non sarebbe stata necessaria in condizioni normali, ma fu come se Felicity avesse voluto dare ancora una volta pace alla sua mente.
Lo conosceva abbastanza da sapere che molto probabilmente stava torturando se stesso. Ieri, l’aveva vista cadere a pezzi davanti a lui, a causa sua, ma nonostante tutto Felicity continuava ad occuparsi di lui nel suo modo unico, familiare, silenzioso, invisibile, ma essenziale e necessario. Quella donna apparentemente così innocente e fragile era rimasta in piedi in mezzo alla furia emotiva a cui l’aveva sottoposta. Lui e la sua capacità distruttiva non erano ancora riusciti a mettere in ginocchio Felicity Smoak.
Si accorse di essersi perso nei suoi pensieri quando sentì lo sguardo insistente di Roy su di sé. “Allora, stasera pensi che potrò allenarmi con te Queen?” C’era una vena di sfida e strafottenza nel tono del giovane. Oliver chiuse gli occhi per un secondo e sospirò. Roy non sapeva di sicuro cosa era successo, ma aveva i suoi sospetti e avrebbe colto comunque l’occasione per sfogarsi un po’. Forse se lo meritava. “Andiamo.” Un barlume di sorrise apparve sul viso del giovane e Diggle decise di rimanere nei dintorni, giusto per assicurarsi che Roy non stesse per uccidere Oliver.
 
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
Le scene del film continuavano a scorrere sullo schermo, ma Felicity non stava prestando attenzione. La coppa di gelato era fedelmente tra le sue mani, il pigiama oversize le si adattava perfettamente, con le gambe rannicchiate sotto di sé. Thea sembrava assolutamente assorta nelle scene. I suoi occhi non abbandonavano lo schermo, nemmeno per il tempo di prendere un po’ di gelano. Indossava un semplice paio di jeans ed una maglietta, ma le scarpe con il tacco erano sparite ai suoi piedi, distrattamente rannicchiati contro il suo corpo. Era strano come, anche li, in quella scena perfettamente familiare, Thea Queen sprizzasse bellezza ed eleganza. Qualcosa di cui Felicity si trovò ad essere invidioso. Era sempre stata una ragazza goffa e perfettamente a suo agio nel passare inosservata ed era ammirata dalla riverenza che ispirava l’altra ragazza. Forse era una qualità di famiglia.
Inutile dire che la sua mente tornava alla sera precedente. Si odiava, anzi odiava la sua mente. Si trovò triste e disillusa, ma dietro a tutto ciò c’era un qualcosa di fastidiosamente piacevole. Il “ti amo” di Oliver l’aveva portata alla pazzia. Era stato l’apice della sua felicità e l’inizio del suo declino.
“Felicity?” La ragazza fu strappata dai suoi pensieri da Thea che la guardava con curiosità. “Si?” Felicity la guardò, cercando di capire cosa doveva essersi persa per ottenere quello sguardo. “Beh, volevo sapere se è tutto ok o se hai bisogno di parlare. Sono circa dieci minuti che ti ho perso e ho sentito solo sbuffi arrabbiati.” La donna sgranò gli occhi e arrossì leggermente. “Oh si, mi dispiace. Ero persa nel mio mondo. Credo solo di aver bisogno di una ricarica.” Afferrò la ciotola del gelato e le rivolse un sorriso gentile, scomparendo velocemente in cucina.
Si sentì in colpa. Thea stava cercando di aiutare, ma non poteva di certo sfogarsi con lei. Di certo non poteva urlare tutta la frustrazione che sentiva scorrerle nelle vene. Di certo non poteva dirle che suo fratello era un idiota.


p.s. eh ecco qua il nuovo capitolo. E' sicuramente un pezzo di passaggio, ma serviva per esplorare un pò le reazioni post "discorso-strappalacrime". :D ahahah. :) bene, spero che anche in questo caso vi piaccia e vi invito a leggere anche il prossimo capitolo. sarà un aggiornamento abbastanza veloce credo e ci saranno mooooooooolti colpi di scena. Spero di ricevere le vostre recensioni, positive o negative che siano. Non c'è cosa più bella per chi scrive, no? E con questo, vi saluto e vi auguro uno splendido week-end. Un bacio a tutti.. :D

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Il giorno successivo Felicity riuscì a rimettersi in sesto e decise di tornare alla Fonderia. Roy sarebbe arrivato solo più tardi, quindi sperò intensamente che Diggle fosse in orario. Fare buon viso a cattivo gioco era una cosa, ma sostenere Oliver e Sara, da soli, andava ben oltre. Il silenzio che la accolse era quasi confortante. L’unico rumore erano i colpi che provenivano probabilmente dal tappeto di allenamento. Scendendo, scorse Diggle distrattamente seduto in un angolo e provò un senso di sollievo invaderle il petto. Facendo un rapido calcolo però, i rumori dovevano essere quelli di Oliver e Sara. Chiuse gli occhi, sospirando profondamente. “Ehy” Il sorriso di Diggle sembrò un ottimo lenitivo per i suoi nervi logori. I rumori provenienti dal tappeto si interruppero quasi subito e percepì lo sguardo di Oliver su di sé. Fu come se ogni cellula del suo corpo bruciasse sotto i suoi occhi. Felicity strinse leggermente la presa sul portatile che aveva in mano e alzò il suo viso, incontrando il sorriso di Sara, ma soprattutto gli occhi di Oliver. Erano pozze azzurre troppo oscure da poter essere esplorate. Vide per un solo istante la tempesta che vi era dietro, proprio come quella che le aveva permesso di osservare due sere prima. Questa volta però, quello spiraglio sulla sua anima non durò che un secondo, tanto che Felicity pensò di averlo immaginato. “Va meglio Felicity?” La voce dell’altra donna la fece saltare leggermente, ma riuscì ad offrirle un timido sorriso. Annuì e comprese che non sarebbe mai riuscita ad odiarla. Sara si avvicinava molto a ciò che può essere definito comeun’ amica e non era sua la colpa per questa situazione. “Si grazie. Sai.. famiglie strane, gente che arriva, gente che se ne va e che poi ritorna.. si insomma.. lo sai com’è.. oh, non che volevo dire che la tua famiglia sia strana. E poi perché dovresti pensare che mi stessi riferendo a te se si sta parlando di me? Accidenti..” Il sorriso sincero che vide sul viso degli altri tre la costrinse a fermarsi. “Tranquilla, va tutto bene. Sono contenta che vada meglio.” Felicity annuì e si allontanò dalla coppia più velocemente possibile, quasi a cercare rifugio nei suoi computer. Diggle la seguì con lo sguardo e si avvicinò leggermente a lei. “Bene, dopo i miei spropositi, vorrei dirvi quello che ho scoperto su Heating.” Gli altri tre si avvicinarono. Oliver non la perse di vista per un secondo e notò quanto sembrasse a disagio. “Non esiste” La sua voce risuonò infastidita e frustrata. La notizia li colse di sorpresa e Diggle la guardò confuso. “Che significa non esiste?” Oliver parlò per la prima volta e la sua voce sembrava più roca del normale. Felicity lo osservò per un secondo, prima di distogliere lo sguardo velocemente. “Significa che non è il suo vero nome e non ho idea di quale sia. Il computer è protetto dannatamente bene. Non sono riuscita ad entrare. È.. straordinario. Voglio dire straordinario non in senso positivo, ma è.. ben fatto. Continuerò qui mentre voi.. beh, vi bastonate, mal menate.. oh volevo dire allenate.” Diggle sorrise al suo tono esasperato e diede una leggera stretta alla sua spalla. “Sono sicuro che riuscirai ad entrare in quel computer.” Felicity sorrise con riconoscenza. “Puoi scommetterci il tuo stipendio!” Oliver scosse la testa divertito e si allontanò, sperando che servisse a far rilassare Felicity. Sembrava che stesse camminando sui vetri a piedi nudi. Il suo abbigliamento era sportivo, un paio di leggins e una felpa. I capelli erano legati in un disordinato chignon e il trucco era quasi assente, fatta eccezione per il rossetto. Sembrava stanca e i suoi occhi erano leggermente gonfi, come se reduci da una giornata di pianto. Nonostante questo c’era qualcosa di strano. Oltre alla sua tristezza vide qualcos’altro. Sembrava sollievo. Forse quel tira e molla non aveva fatto altro che lacerarla e il discorso della sera prima, seppur l’avesse portata sul bordo, le aveva dato una risposta.
 
Dopo un paio d’ore Felicity era ancora immobile nella stessa posizione davanti a quel computer. Le sue dita digitavano furiosamente ed interrottamente. Era silenziosa e sembrava totalmente distante dal resto del mondo. Diggle e Oliver iniziarono a chiedersi se non avessero dovuto andare ad assicurarsi che fosse ancora con loro e non fosse in un qualche stato catatonico. Sara era andata a lavoro da poco e Felicity non sembrava esserne resa conto. Il silenzio era inquietante e i due uomini non avevano quasi il coraggio in parlare. “ACCIDENTI!” Diggle e Oliver per poco saltarono per la sorpresa. La voce dura e arrabbiata di Felicity aveva rimbombato nella Fonderia e le sue mani avevano picchiato con violenza il tavolo su cui stava lavorando. I due uomini stavano per avvicinarsi, quando notarono la presenza di Roy. “Ehy Blondie, ho portato la tua dose giornaliera di caffeina, ma non credo che sia il caso di avvicinare a te niente che possa incoraggiare la tua rabbia.” Felicity si voltò di scatto e lo guardò in cagnesco. “Molla quella tazza Roy! O non risponderò delle mie azioni.” Il ragazzo la osservò come se le fosse cresciuta un’altra testa. Rivolse uno sguardo agli altri due uomini e Diggle si limitò ad altare le spalle. Roy si avvicinò cautamente. “Ecco tieni, ma non c’era bisogno di quella cattiveria, sai?” Felicity alzò lo sguardo su di lui e si lasciò andare ad un sorriso. “Grazie Harper. I metodi gentili sono sempre i meno efficienti.” Il ragazzo scosse la testa divertito e si allontanò, raggiungendo gli altri due. “Penso che in questo momento stia pensando di fare del male a quel computer.” Sembrava soddisfatto. Oliver scosse la testa. “Non lo farebbe, sono i suoi bambini.” Diggle la guardò sbuffare con impazienza. “io non ne sarei tanto sicuro.”
 
Non riuscirono a capire quanto tempo passò, ma i tre uomini si ritrovarono seduti stancamente su un vecchio divano appoggiato accanto alla parete. “Felicity, che ne dici se andiamo a casa?” La voce di Diggle era stata gentile e delicata, sperando che avrebbe costretto Felicity a staccarsi da lì. Sembrava come se quel computer fosse diventata una questione d’orgoglio, come se dovesse dimostrare di poter portare a termine almeno quello. L’ex militare non riuscì a togliersi dalla mente il pensiero che forse questa era solo una reazione emotiva a qualcosa che doveva aver fatto Oliver. “Ho quasi finito. Seriamente. Però voi ragazzi andate a casa, non mi manca molt-..” Roy la interruppe prontamente. “Aspettiamo con te.” Felicity le rivolse un sorriso riconoscente e tornò a lavoro. Il ragazzo però si guadagno un’occhiata arrabbiata da Diggle evidentemente stanco e desideroso di un lento. Oliver, invece, sembrava non voler staccare la sua attenzione da Felicity.
Un leggero suono risuonò nel silenzio della fonderie e la donna staccò immediatamente le mani dalla tastiera. I tre uomini si concentrarono su di lei e Diggle vide qualcosa che gli rese difficile respirare. Conosceva quello sguardo. Era lo stesso che Felicity aveva la sera in cui Tockman fece esplodere i loro computer. “Felicity, va tutto bene?” Si alzò immediatamente, teso come una corda di violino. Gli altri due li guardarono, confusi, ma si alzarono con lui, avvicinandosi alla donna.
Gli schermi erano pieni di scritte. Sembrava una frase ripetuta più e più volte: NON SEI CIO’ CHE VOGLIONO FARTI CREDERE. Occupava ogni pixel dello schermo. Un piccolo timer stava facendo un conto alla rovescia. Il viso di Felicity era pallido come un lenzuolo. Sembrava in stato di shock. Che diavolo voleva dire? Il tempo scorreva velocemente e la donna sembrava intrappolata nella sua mente. “Merda.” La voce di Diggle risuonò spaventata, consapevole di essere impotente. Oliver guardò la donna che sembrava sul punto di piangere. Si inginocchiò di fronte a lei e la costrinse a guardarlo. I suoi occhi brillavano di lacrime non versate, il suo respiro era affannato. Le mani di Oliver andarono sulle sue guance ed incatenò i suoi occhi con i suoi. “Felicity?” Non sembrava nemmeno sentirlo. “Felicity, abbiamo poco tempo per qualunque cosa sta per succedere. Dicci cosa dobbiamo fare.” Nella sua voce c’era fiducia pura, cieca. Le sue mani erano una carezza delicata che sembrò trascinare Felicity fuori dalla sua nebbia. La donna lo guardò come se fosse l’unica ancora di salvezza. “Non può essere.. non può essere lui.” Era stato un sussurro, ma lasciò tutti senza parole. Non sapevano cosa stava succedendo, ma sapevano che stava per scadere il loro tempo. “Felicity, puoi farlo. Ne sono sicuro.” La donna sembrò rilassarsi sotto il suo tocco. La voce di Oliver era leggera, delicata. Un leggero brivido le attraversò la schiena, ma si allontanò bruscamente, non appena si rese conto della loro posizione. Diggle e Roy li stavano fissando con intensità. Non era una sorpresa per l’ex marine, ma il giovane aveva visto un nuovo volto di Oliver e aveva visto la sua capacità di raggiungere Felicity nella nebbia. Proprio come il solo nome di Thea aveva fatto per lui.
La donna si voltò velocemente verso lo schermo e prese un bel respiro. “Ragazzi o ci salviamo o stiamo per saltare in aria.” La sua voce era gelida, ma concentrata. Le sue dita si mossero sulla tastiera e sembrò stesse digitando una specie di codice. Era una frase: TU SEI UN GENIO.
Un cipiglio confuso era scritto sui volti dei tre uomini, ma il timer si fermò. I monitor divennero neri.
Felicity guardò i suoi computer come se fosse qualcosa di sconosciuto. Le sue dite tremavano e il respiro era affannato.
“Non ci credo.. è lui.” La su voce flebile sembrava assolutamente confusa. “Felicity, che sta succedendo?” Oliver sembrava nervoso, sul punto di uccidere qualcuno. Mai aveva visto la donna in quelle condizioni, nemmeno quando le aveva detto di Thea. Era una versione di Felicity così sconosciuta, così fuori dal suo personaggio. Non ottenne risposto, perché sullo schermo apparve un messaggio.
-Sapevo che eri tu, Oracle.
Felicity si portò una mano alla bocca e rispose velocemente.
Invisible?
Sentì gli sguardi su di sé, ma era troppo sconvolta per occuparsene.
-L’unico e il solo.
La donna rimase immobile per un istante, cercando di ricordare a se stessa che doveva respirare.
Che stai facendo? Perché tutto questo? Che succede?
Scrisse furiosamente, velocemente.
-Ricordi la promessa che ho fatto al CSS? Bene, la sto mantenendo.
Felicity deglutì faticosamente, provando un senso di panico impossessarsi di lei.
Dimmi che succede. Posso aiutarti.
La risposte arrivò presto. Fin troppo. Dura come un macigno.
-Nessuno può.
Felicity chiuse gli occhi e sospirò, come se stesse cercando il coraggio di scrivere le prossime parole.
Posso. Fidati di me Matt, ti prego.
Aspettò e aspettò ancora, ma questa volta non ci fu alcuna risposta. Il silenzio era diventato improvvisamente assordante, gli occhi degli altri troppi da sopportare e le spiegazioni sarebbero state troppe da dare. Felicity sentì una lacrima solitaria attraversarle il viso e sospirò.
La voce di Oliver interruppe i suoi pensieri. Era serio, teso, preoccupato, quasi furioso. “Felicity, cosa è successo? Chi è Oracle, ma soprattutto chi diavolo è Invisible?”


p.s. avevo promesso un aggiornamento veloce ed eccolo qui.. volevo farlo domani, ma si prospetta una giornata faticoso, quindi ho anticipato un pò. beh, cosa ve ne pare? secondo voi chi sarà questo invisible? si accettano scommesse.. ahahah.. :) sono curiosa di sapere cosa ne pensate, le vostre teorie e le vostre opinione sugli eventi di questo capitolo!!!!! aspetto con ansia le vostre recensioni. vi auguro una buona settimana ( purtroppo la mia non sarà dlle migliori, visto che la passerò studiando in modo matto e disperatissimo.. ahahah.. :D) comunque, spero sia stata una buona lettura.. a prestooooo.. :D

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


I minuti di silenzio che seguirono furono lunghi, interminabili, quasi soffocanti. Diggle sembrava essersi dimenticato della stanchezza, ora troppo occupato a studiare la donna pallida e quasi tremante davanti a lui. Oliver aveva preso posto davanti a Felicity, guardandola come se avesse paura di vederla crollare da un momento all’altro. Roy scomparve per qualche secondo, prima di riapparire con un bicchiere d’acqua.
Il ragazzo afferrò una sedia e si sedette delicatamente accanto a Felicity, porgendole il bicchiere con un sorriso caldo e fiducioso.
La donna lo ringraziò con lo sguardo, prendendo avidamente un sorso.
Evitò volutamente lo sguardo degli altri uomini. Sapeva che doveva loro una spiegazione, ma era come se fosse improvvisamente troppo. Tutto troppo da affrontare. “Felicity” La voce di Oliver la tirò fuori dai suoi pensieri. Questa volta il suo tono era gentile, ma ancora dubbioso e impaziente, forse anche leggermente spaventato. La donna sospirò, stringendo un po’ il bicchiere tra le sue mani. “Bene, credo, sia arrivato il momento delle spiegazioni, giusto?” Una risatina nervosa le sfuggì dalle labbra, ma continuò ad evitare gli occhi degli altri. “Fai con calma, ok?” Il sorriso rassicurante di Roy le alleggerì dolcemente il peso che iniziava a farsi strada nella sua gola. La donna annuì e si schiarì la voce. “Questa storia risale ad alcuni anni fa. Il vero nome di Invisible è Matthew Wincher. Ci siamo conosciuti al MIT, ad una lezione di matematica applicata.” Oliver notò che un leggero sorriso le abbellì il volto, pensando evidentemente a ricordi piacevoli. “Matt era.. beh forse il più classico dei clichè. Era un bel ragazzo, un gran bel ragazzo.” Le sue guance divennero leggermente più colorite. “Moro, capelli ricci e ribelli, occhi profondi e un sorriso.. beh, il suo sorriso.”
Sentì lo sguardo curioso e leggermente confuso degli altri e capì che stava divagando ancora una volta. “Bene, non che questo vi interessi. Era un tipo particolare comunque. Chiuso, leggermente scontroso, ma attento e incredibilmente intelligente. Uno tra i migliori delle mia classe. Non credo servirà dire che era completamente e irrimediabilmente persa dietro il cattivo ragazzo della situazione.” Un guizzo di divertimento passò sul viso di Diggle che non riuscì ad evitare un’occhiata ad Oliver che sembrava assolutamente di pietra, fatta eccezione per il tic leggero alla mascella. Il suo sorriso finì con l’allargarsi. “La prima volta che ho parlato con lui è stata con la frase che avete letto sui monitor. Beh, in realtà non proprio parlato. Mi lasciò un biglietto nel mio libro con scritto:- non sei ciò che vogliono farti crede. Tu sei un genio.- L’ora precedente ero riuscita a risolvere una specie di algoritmo.. e come al solito non mi ero guadagnata la simpatia degli altri, ma Matt..” i suoi occhi brillarono con un luce profonda, sconosciuta.
Sembrò volesse dire qualcosa, ma si fermò. “Lo ringraziai e da lì iniziai a conoscerlo. Rimasi incantata da ciò che c’ero dietro alla sua maschera. Si aprì lentamente, ma lo fece. In quel momento divenni consapevole di essere completamente irrecuperabile. Io e Matt siamo stati insieme per 3 anni.” Si fermò per un secondo, prendendo un leggero respiro. “L’ho amato profondamente, intimamente. Era come se per la prima volta nella mia vita avessi trovato ciò che chiamano casa. Non ho più amato in questo modo per un lungo periodo di tempo.” Le parole erano uscite con una voce bassa, timorosa, ricca di una sensazione travolgente, dolorosa e i suoi occhi finirono con il ricadere proprio su Oliver. L’uomo rimase senza fiato. Ciò che vide lo paralizzò. Gli occhi di Felicity erano attraversati da un’emozione selvaggia, innocente, forse ingenua, ma profonda. Era qualcosa che Oliver sapeva di non aver mai provato. Non c’era stato con Laurel, nonostante l’avesse amata con ogni parte di sé, né tanto meno con Sara. Non si avvicinava nemmeno a ciò che provava per Felicity perché erano ormai adulti e l’amore che sentiva viaggiava su piani molto più diversi, meno immaturi, ma non per questo più potente. L’emozione che Felicity stava mostrando lo spaventò e lo fece sentire insicuro, quasi geloso di qualcuno che non aveva mai visto.
“Di che promessa stava parlando? E perché Oracle?” Le domande di Diggle furono poste con delicatezza e Oliver capì di non essere in grado di essere razionale in quella situazione. Lasciò facilmente quel compito all’ex militare. Felicity si mosse nervosamente sulla sedia e strinse quasi dolorosamente il bicchiere tra le sue mani. Abbassò lo sguardo e sospirò. “Come vi ho detto Matt era molto strano. Sembrava riuscisse a rilassarsi ed essere se stesso solo quando era in mia compagnia o con Mary, sua sorella minore. Se ne occupava da solo e sembrava la cosa più preziosa che avesse. Anzi, forse lo era. Imparai presto il perché del suo comportamento scontroso e diffidente nei confronti del mondo. Lui e sua sorella erano stati abbandonati dalla madre quando erano molto piccoli e il padre era morto poco tempo dopo. Purtroppo Matt non riusciva a liberarsi del fantasma di sua madre. Sembrava non avesse altro scopo che cercarla. Scoprì qualche tempo dopo che i servizi sociali avevano probabilmente informazioni su di lei e così.. decise di provare ad introdursi nel loro sistema. Lavorò duramente per scavalcare la protezione di quei sistemi, ma i suoi algoritmi sembrarono fallire uno dopo l’altro e Matt divenne ogni giorno più triste. Decisi di aiutarlo e, dopo un paio di settimane, trovammo l’algoritmo giusto.”
Un piccolo sorriso apparve sul volto di Felicity. “E’ per questo che mi ha chiamato Oracle. Mi disse che ero il suo oracolo e così, da quel giorno, divenne il mio nome cybernetico, se vogliamo metterla così.” L’emozione che Oliver aveva visto poco prima negli occhi della donna era scomparsa. Ora, sembrava aleggiare un po’ di nostalgia, di mancanza. “Quando decise effettivamente di farlo era un giovedì. Me lo ricordo bene perché quel giorno sembrava non avesse intenzione di passare. Ero.. abbastanza ansiosa. Tuttavia mi dissi che non avrei potuto lasciarlo solo, così, nonostante i suoi rimproveri, lo seguii. Stavamo per entrare quando la stupidità di tutto quello che stavamo per fare mi colpì come una valanga. Se ci avessero scoperto avrei potuto perdere la mia borsa di studio, avrei mandato all’aria il mio futuro. Ricordo che Matt si voltò verso di me e mi prese il viso tra le mani. Mai avevo visto i suoi occhi in quel modo. Sembravano così brillanti. Mi lasciò senza fiato e, non appena mi toccò, sentii ogni dubbio abbandonare la mia mente. E lì mi fece una promessa che più e più volte finì con il ripetermi. Mi disse che io e Mary eravamo le uniche persone importanti nella sua vita e quindi mi promise che l’unico scopo della sua vita sarebbe stato quello di proteggerci. Niente ci sarebbe accaduto. E gli credetti. Mi fidai di lui con la mia vita. Riuscimmo ad entrare ed uscire senza problema e Matt riuscì a trovare la madre. Credo fosse in un qualche istituto di recupero.”
Il suo racconto si interruppe e il silenzio che invase la Fonderia era soffocante.
Oliver sentì ogni cellula del suo corpo fremere alle parole di Felicity. Quello che stava raccontando era qualcosa di privato e spaventoso. La prepotenza delle emozioni che c’erano nelle sue parole erano un terreno sconosciuto e pericolosamente sconnesso. “che fine ha fatto questo Matt?” La voce di Roy risuonò delicatamente. Vide Felicity rialzare lo sguardo verso di lui. Sorrise tristemente e un’ondata di puro dolore le attraversò gli occhi stanchi. “Con il senno di poi, credo che aiutarlo fu la cosa più stupida che io abbia fatto in tutta la mia vita. Le due settimane dopo la sua scoperta furono uno schifo. Cercò quell’istituto freneticamente, chiudendo tutto il resto al di fuori. Compresa me e sua sorella. Sentii che mi stava scivolando tra le mani, ma non potevo fare niente per evitarlo. Una sua zia si trasferì vicino a loro e la mattina seguente Matt era scomparso. Se n’era andato. La loro zia poteva occuparsi di sua sorella e così aveva semplicemente abbandonato la nave.” C’era rabbia, frustrazione e tristezza in quelle parole.
“Mi lasciò con una lettera. Mi disse che mi amava, ma che avrebbe dovuto trovare la sua strada e io non avrei potuto aiutarlo. Disse che era meglio per me lasciarlo semplicemente andare.” Felicity si alzò di scatto, dando ora le spalle agli altri. Oliver aveva visto il luccichio crudele di una lacrime sul suo volto. Era evidente che quel dolore era ormai sepolto, ma non per questo meno forte. “La mia famiglia non c’era. Non c’è mai stata e Matt.. era dove appartenevo. E mi chiedeva di lasciarlo andare. Stava decidendo per me.” La rabbia si insinuò di nuovo nelle sue parole e Oliver si congelò sul posto.
Non potè mancare i paralleli con ciò che aveva fatto lui. Certo, lui non era scappato, ma aveva più o meno fatto la stessa cosa. Il dolore di quella donna lo lasciò spiazzato e addolorato. Stava per alzarsi, ma Diggle lo fermò con un braccio, dandogli uno sguardo silenzioso, ma carico di emozione.
Felicity si abbracciò, cercando di riscaldarsi. “Ho passato l’anno successivo a cercarlo. Era un fantasma.” La donna tornò a guardarli e questa voltò sembrò che la furia si fosse placata. Nei suoi occhi non c’era più l’amore incondizionato, non il dolore arrabbiato.
Era tornata la loro Felicity, quella che conoscevano, quella che Oliver sapeva di amare così profondamente da terrorizzarlo. “Lentamente lo lasciai andai sul serio. Mi laureai e arrivai a Starling City. Trovai  lavoro e poi beh.. il resto lo sapete.” Il sorriso raggiunse finalmente anche i suoi occhi e Oliver capì forse in quel momento quello che la missione, la loro squadra significava per Felicity.
Erano la sua nuova famiglia, la sua nuova casa.
Diggle si schiarì la gola. “Quindi, se stava parlando della promessa..” Lasciò la fase in sospeso, ma la realizzazione era comune a tutti loro. “Aveva promesso di proteggere me e la sorella. Io sono qui, al sicuro. Deduco quindi che abbia a che fare con Mary.” Oliver annuì e sospirò. “Dobbiamo trovarlo.” Una risata amara si accese in Felicity.
“Non possiamo. Non sono in grado di farlo. Se lui non vuole essere trovato da me, io non posso fare niente.” La donna si appoggiò stancamente al suo tavolo, come se si trovasse prosciugata dagli eventi. Lanciò un’occhiata all’ora e si accorse che erano ormai le sue del mattino.
Roy doveva essere arrivato alla stessa conclusione. “Io direi che possiamo pensarci domani. Beh, in realtà questa sera, visto che sono le sei.” Gli altri due uomini annuirono e si alzarono. “Blondie, andiamo, ti porto a casa.” Felicity sorrise e scosse la testa leggermente. “Roy, sto dall’altra parte della città e non credo che tu voglia sperimentare ancora il mio divano.” Uno sguardo confuso attraversò il viso degli altri due e Oliver sentì un fastidioso disagio alla bocca dello stomaco. Roy stava per ribattere, ma Diggle lo precedette. “Tranquillo, la accompagneremo noi. La scortiamo fino a casa.” Un sorriso simpatico apparve sul viso dell’ex militare e Roy lo studiò con attenzione.
Era preoccupato per l’amica, ma era veramente stanco. Si rivolse a Felicity con un’espressione dubbiosa. “Va bene per te? Non sarebbe un problema.” La donna scosse la testa, lasciando che la preoccupazione di Roy le riscaldasse il cuore divenuto incredibilmente sofferente. “Si, vai a dormire. Ci vediamo domani.” Il ragazzo la osservò ancora per un attimo e le sorrise prima di voltarsi ed andare.
Oliver vide il corpo di Felicity tendersi a disagio. Erano ancora in un territorio pericoloso. Non poteva avvicinarsi a lei, ma quella distanza, invisibile, ma quasi incolmabile, lo stava distruggendo. Diggle appoggiò delicatamente sulla spalla della donna, rivolgendole un’espressione piena di affetto. “Andiamo. Hai bisogno di dormire.”




p.s. eccoci quiiiii.. ed ecco a voi Matt.. che ve ne pare? può interessarvi come personaggio? riusciranno a trovarlo? come reagirà Felicity??? spero siate curiosi di sapere come procede e spero vi sia piaciuto. ah, volevo fare una precisazione su oracle. come molti di voi sapranno c'è stato un episodio "birds of prey".. Black canary e the huntress erano già nel pieno del loro personaggio, ma non abbiamo visto oracle.. e credo che la più qualificata per questo sia felicity, no? quindi non è correlato al personaggio dei fumetti ma più a qualche teoria che avevo letto sul web a riguardo. spero comunque vi piaccia.. fatemi sapereee.. e grazie a chi continua a leggere e seguire questa storia!! 
ah, con l'occasione auguro a tutti una buona pasqua.. un bacione a tutti voiiiiiii miei adorati lettori. <3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Il viaggio fu quasi completamente silenzioso. Oliver si trovava accanto a Diggle e Felicity stava guardando distrattamente fuori dal finestrino. Sentiva gli occhi di Oliver raggiungerla furtivamente di tanto e in tanto e credeva di riuscire a sentire il lavoro frenetico della sua mente su quello che era successo quella sera. La donna decise però che per una volta avrebbe potuto lasciarlo stare nella sua confusione. Per una volta era più occupata a tenere insieme se stessa.
Si accorse di essere arrivati, quando sentì la macchina rallentare. Raccolse velocemente la sua borsa, pronta a scendere il più velocemente possibile. “Bene, vi ringrazio rag-..” La voce indispettita di Oliver la costrinse a rallentare. “Ti accompagniamo di sopra.” Sembrava non ammettere repliche, ma Felicity si trovò ad essere più stanca di quanto non credesse. “Non ce n’è bisogno.” Oliver si voltò e i suoi occhi sembravano furenti. “Io dico di si invece. Quel Matt ti ha trovato ed è chiaro che avrebbe fatto saltare in aria qualcuno se non fossi stata tu a trovarlo. Quindi credo che ci sia bisogno di accompagnarti di sopra.” Il suo tono si era alzato di un’ottava e sembrava quasi rabbioso. Sentiva la necessità di proteggerla, ma conosceva abbastanza Felicity da sapere che non glielo avrebbe permesso. O almeno non come Oliver avrebbe voluto. Diggle era rimasto in silenzio, osservando gli altri due. Oliver sembrava veramente sull’orlo di una crisi di nervi e Felicity era esasperata. L’ex militare si passò stancamente una mano sugli occhi e sospirò. “Felicity, ci vorrà solo un secondo. Ti accompagniamo e ognuno può andare a riposare, ok?” La donna sembrò rilassarsi leggermente alla rassicurazione di Diggle, ma non staccò i suoi occhi da Oliver. Sospirò e annuì. Non aggiunse altro, ma aprì la portiera e si avviò al palazzo. Oliver e Diggle si scambiarono un’occhiata silenziosa e la seguirono.
 
Giunsero velocemente alla porta. Felicity sembrava occupata a cercare la chiave. Oliver si guardò attorno. Il palazzo era silenzioso e tranquillo, ma non abbastanza per calmare i suoi nervi. Sentiva una strana sensazione di nervosismo costringerlo a stare in allerta. Si convinse che era dovuto a tutto ciò che era successo quella sera, eppure non vedeva l’ora di sapere Felicity al sicuro in casa sua. Si accorse che la donna stava digitando un codice per il sistema d’allarme. Nessun suono però arrivò e Felicity guardò l’apparecchio con curiosità. “Tutto bene?” Oliver si avvicinò leggermente e la donna sobbalzò. Era evidente che i suoi nervi erano tesi. “Non capisco.” Diggle scambiò un’occhiata con Oliver, ma non parlarono, cercando di mantenere calma Felicity. Quella serata non sembrava aver intenzione di finire e la stanchezza si stava affacciando su di loro come una valanga. “E’ come se fosse stato disattivato.” Oliver si tese all’istante e sentì il suo corpo reagire alla possibile minaccia. I suoi sensi erano in allerta e fece istintivamente un passo in più accanto a Felicity. “Sei sicura di averlo attivato?” Diggle parlò con calma, ma la sua mano era già sull’impugnatura della sua pistola. La donna annuì, ma non parlò, per paura che la sua voce fosse solo un sospiro tremante. L’ex militare e Oliver si scambiarono un cenno e sembrarono entrare in modalità combattimento. Nonostante il tempo che aveva già passato con loro, Felicity si stupì ancora una volta nel vedere la rapidità con cui avevano modificato le loro posture. I loro corpi erano rigidi, ma sembravano poter scattare in qualsiasi momento. Diggle aveva ormai sfoderato la pistola e Oliver si pose davanti alla donna. Felicity sentì immediatamente la vicinanza dell’uomo e per un momento le si bloccò il respiro. “Rimani dietro di me, va bene?” La voce di Oliver sembrava esattamente quella che utilizzava per le sue missioni, ma c’era qualcos’altro. Sembrava intrisa di preoccupazione e rabbia. Felicity annuì, ma non proferì parola. Diggle guardò gli altri due. “Andiamo.” Il cenno affermativo di Oliver sembrò dare il via all’operazione. La porta si aprì senza fare rumore. Era piuttosto tardi, quindi una leggera luce iniziava ad eliminare il buio della notte. Felicity ringraziò mentalmente di non aver chiuso le tende. Si mossero lentamente e con attenzione, ma anche dalla sua posizione, la donna notò una figura ferma, immobile, dritta, apparentemente persa nella vista della città. Questo era effettivamente strano. “Fai una mossa e sei un uomo morto.” La voce di Diggle risuonò profonda e quasi irriconoscibile. In quell’istante Felicity vide il militare che era in lui. Posizione ferma, corpo in un allineamento perfetto, quasi millimetrico, atteggiamento sicuro e spaventoso. La figura sembrò quasi sobbalzare, ma si voltò verso di loro e alzò le mani. Non riuscivano a scorgere il suo viso, ma il corpo di Oliver sembrava essere sempre più vicino a Felicity, coprendola con la sua corporatura. La donna rimase immobile per un secondo, realizzando cosa tutto quello significava. Qualcuno era entrato in casa sua, indisturbato. Avevano violato il suo mondo, la sua privacy. Quello che prima sembrava paura si trasformò in rabbia. Il suo cervello sembrò aver deciso di reagire. Allungò una mano e accese la luce velocemente. Se la sua mossa avesse colto gli altri di sorpresa, non lo diedero a vedere. Le posizioni non erano cambiate, non erano state dette altre parole, rimaneva solo la tensione palpabile. Felicity decise quindi di concentrarsi su chi aveva osato entrare nel suo angolo privato e ciò che vide la lasciò senza fiato. Non era sicura di ciò che accadde dopo, perché sembrò come se il suo corpo fosse dotato di vita propria. Felicity si allontanò lentamente dal corpo di Oliver, avvicinandosi a Diggle e ponendogli una mano leggermente sul braccio, per fargli abbassare l’arma. Oliver sembrava troppo sconvolto per fare qualcosa e l’ex militare era assolutamente confuso. “Felicity, che sta succedendo?” Diggle non ricevette risposta, ma notò perfettamente come anche gli occhi dell’altro occupante della stanza erano ormai bloccati sulla donna. “Matt” Non sapeva se il suo nome fosse uscito veramente dalla sua bocca, tanto basso e debole era stato sussurrato. Le gambe la costrinsero ad avvicinarsi lentamente, con cautela. Gli altri due uomini si irrigidirono, ma sapevano che non avrebbero potuto fare niente per fermarla. Quando Felicity raggiunse finalmente l’uomo, sentì quella familiare, ma ormai quasi dimenticata sensazione che molti anni fa provava ogni volta che era accanto a quell’uomo. Una mano si alzò delicatamente verso il suo volto, quasi tremante. Matt era più o meno lo stesso, fatta eccezione per la barba e i suoi occhi. Erano più spenti, più consapevoli. La mano lo toccò con delicatezza, come per assicurarsi che fosse reale. Non appena lo toccò, Matt chiuse gli occhi e trattenne il fiato. “Fel..” Il nome appena sussurrato dall’uomo sembrò avere un suono strozzato, come se stesse sul punto di piangere. E quello fu il momento in cui Felicity sentì che il mondo che aveva faticosamente costruito attorno a lei stava lentamente crollando sotto di lei. E così fece ciò che ritenne più naturale. Si gettò tra le braccia di Matt, nascondendo il suo viso disperatamente nel suo collo. La presa delle sue braccia su di lui sembravano quasi una morsa e sentì che le lacrime iniziarono a scendere lentamente sulle sue guance. L’uomo chiuse gli occhi e la avvolse contro di sé. La mano di Matt accarezzava con dolcezza i capelli di Felicity come se fosse un lenitivo per entrambi. E lì, in quell’abbraccio, la donna dimenticò per un solo momento chi era, quale era la sua storia, i suoi problemi e tutto il mondo che c’era al di fuori di quelle braccia. Per una volta lasciò che Felicity crollasse liberamente sotto il peso degli eventi.
 
Oliver era rimasto congelato per l’intero scambio. Felicity si era allontanata da lui, prima che potesse realizzare cosa stesse succedendo. Osservò rigidamente la familiarità di quell’abbraccio sembrava come se i loro corpi si conoscessero a tal punto da combinarsi alla perfezione dopo così tanto tempo. La mano di Matt continuava ad accarezzare le spalle scosse dai singhiozzi di Felicity che si era aggrappata a lui come se fosse un’ancora di salvezza. Per un attimo Oliver si chiese se quelle lacrime fossero solo per quel Matt o per la valanga emotiva che nell’ultimo periodo aveva colpito senza tregua quella donna. La colpa e la gelosia scivolarono su di lui con prepotenza. Era consapevole di ogni tocco sul Suo corpo. Sul corpo della donna che amava e a cui aveva rinunciato. Chiuse gli occhi nella speranza che quella voglia di prendere a pugni l’uomo che avevano appena incontrato lasciasse il suo intestino. Diggle continuava a guardare la donna, improvvisamente crollata davanti a loro con quell’uomo che, a quanto pare, nonostante tutto, aveva ancora la sua fiducia. Sentì come il corpo di Oliver si irrigidì e purtroppo sapeva che non aveva altri da biasimare che se stesso. L’ex militare chiuse gli occhi mentre il pensiero di una fine disastrosa per questa storia iniziava a farsi spazio nella sua mente.
Felicity e Matt rimasero in quella posizione in silenzio per un tempo che per Oliver sembrò eterno. Eppure nessuno ebbe il coraggio di interrompere quell’istante, qualunque cosa avesse significato.
E poi fu questione di un attimo. “Mi dispiace. Mi sei mancata così tanto.”
Le parole di Matt uscirono con disperazione e tristezza nel silenzio di quell’appartamento. Gli occhi di Oliver si allargarono e una sensazione di rabbia e furia sconosciuta gli costrinsero il petto. Strinse i pugni ma non si mosse di un millimetro. Ciò che lo confuse però fu la reazione di Felicity. Fu come se quella frase appena sussurrata avesse distrutto il bozzolo di sicurezza che sembrava aver accolto la donna poco istanti prima. Forse, ad un osservatore casuale questo sarebbe stato ignorato, ma non per Diggle e Oliver. Il corpo di Felicity si tese al’istante, il respiro si fece più accelerato e le sue braccia iniziarono ad allentare la presa su Matt.
E poi fu solo tutto troppo veloce.
 La donna si staccò meccanicamente dall’uomo come se avesse di nuovo preso il controllo sulle sue azioni. Si allontanò di qualche passo, continuando a fissarlo. Sembrava come se lo avesse visto veramente solo in quell’istante. I suoi pugni si chiusero rabbiosamente ai suoi fianchi e, nonostante Oliver non potesse vedere il suo viso, avrebbe giurato che fosse arrabbiata. No, furiosa. Diggle lanciò uno sguardo confuso all’uomo accanto a lui, ma non ottenne risposte. E poi lo schiocco della mano di Felicity sulla guancia di Matt risuonò con prepotenza nella stanza.
“Sei sempre cosi dannatamente stronzo Matt. Sono passati 5 anni, in cui non ho fatto altro che cercarti, in cui non hai fatto altro che evitarmi. E ora, tu sei qui, nel mio salotto, come un ladro, ma solo perché sei evidentemente in un mare di merda. E vieni a dirmi che ti sono mancata? Sai cosa, vaffanculo Matt!”
Felicity finì il suo discorso arrabbiato quasi senza fiato e si allontanò da lì, sbattendo dietro di sé una porta nel percorso. Diggle stava ancora fissando il punto in cui Felicity era stata in piedi fino a qualche secondo rima, cercando di capire cosa diavolo era successo.
Oliver invece non abbandonò per un solo istante il volto di Matt, mentre la rabbia che era in lui tornò a pulsare violentemente nelle tempie. L’espressione dell’uomo sconosciuto fu attraversata da confusione e dolore, vivido, profondo, e da colpa. Qualcosa che Oliver riconobbe troppo facilmente. Eppure appena un istante dopo tutta quella furia emotiva fu sostituita da un ghigno arrogante.
Lo avrebbe probabilmente già preso a pugni se non fosse per quel guizzo di dolore che ancora riusciva a penetrare in quella maschera che evidentemente aveva imparato ad indossare.
“Beh, avrebbe potuto andare peggio, non è vero?” Diggle lo guardò con un pizzico di divertimento. “Peggio di così? Io non credo. Stai parlando di Felicity.”
Il viso di Matt si aprì in un sorriso. Questa volta misto ad un po’ di nostalgia. “E’ passato parecchio tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, ma per la Felicity che conosco questo non è male.”
Diggle gli sparò uno sguardo confuso, prima di dedicarsi velocemente ad Oliver. Era rimasto per lo più immobile a fissare Matt come se fosse un obiettivo da eliminare alla prima occasione. La rabbia e la preoccupazione erano scritti su ogni centimetro del suo viso stanco. L’ex militare sospirò. “Beh, non credo che ci siamo presentati correttamente. Io sono Matthew un.. vecchio amico di Felicity.”
“E noi gli attuali amici di Felicity invece.” Il tono cavernoso e duro di Oliver non si fece attendere. Diggle riconobbe il tono piatto e freddo di Arrow in quella frase. Vide l’effetto su Matt. Vacillò per un istante, ma sembrò più per sorpresa che per paura. Era ovvio che la reazione di Oliver aveva incuriosito Matt che sembrò iniziare a valutare solo in quell’istante l’uomo che si trovò di fronte. “John Diggle.” L’ex militare decise di spezzare quel silenzio improvvisamente troppo teso. Matt lasciò per qualche istante il duello visivo con Oliver e gli porse gentilmente una mano, sorridendo gentilmente.
“Credo che debba andare a controllare su Felicity. Sarete ok, giusto?” Diggle parlò incollando i suoi occhi su Oliver, quasi a chiedere se potesse fidarsi di lui. Il biondo annuì, ma il suo sguardo non lo rassicurò. “Certo.”
Diggle continuò a fissarlo, prima di scuotere la testa rassegnato ed abbandonare la stanza per raggiungere Felicity.
 
Quando la trovò era seduto sul bordo del suo letto. La donna sembrava più piccola di quanto non posse in realtà. Le spalle erano ricurve, il suo sguardo era fisso sul pavimento, mentre le mani nascondevano il viso. I capelli, solitamente ordinati, erano ormai totalmente alla rinfusa in quella che una volta doveva essere una coda. Non si mosse nemmeno quando Diggle si sedette accanto a lei, il più lentamente possibile. L’uomo sospirò e poi pose un braccio sulle spalle di Felicity, portandola delicatamente al suo petto. Sentì le sue lacrime attraverso il tessuto della camicia e cercò di lenire il suo piccolo corpo, così improvvisamente fragile. Il respiro di Felicity sembrò rallentare leggermente, ma non si mosse dall’abbraccio silenzioso di Digg. “Devo essere sembrata così patetica e completamente fuori di testa prima.” La sua voce era uscita leggermente roca e tremolante, ma quel tono assolutamente intriso di vergogna fece sorridere Diggle. “Beh, giusto un po’.” Cercò di alleggerire l’atmosfera. Sentì Felicity stringersi un po’ al suo lato. “Te l’hanno mai detto che fai schifo a consolare una donna in piena crisi emotiva, vero Digg?” Una leggera risata gli sfuggì dalla labbra, sentendo il suo cuore alleggerirsi non appena sentì quel piccolo spiraglio della Felicity che conosceva. “La mia camicia non la pensa così” Felicity si allontanò immediatamente, guardandolo un po’ in imbarazzo questa volta. “Oh, Dig, mi dispiace. Te la porterò a lavare.” Diggle le sorrise e le afferrò gentilmente la mano. “Felicity stavo scherzando. Non è un problema. Non sono Oliver Queen, ma possiedo comunque un po’ di camicie.” La donna lo guardò per un po’, prima di abbassare lo sguardo. “Io non so cosa mi sia preso prima. Sai vederlo.. vedere Matt dopo così tanto è stato..” Sembrò non trovare le parole. “Strano?” Diggle le suggerì e Felicity lo ripagò con un sorriso esausto. “Si, strano. Per un momento è stato come se non fossero mai passati questi anni. Come se fossimo ancora Felicity e Matt ai primi anni di università. Come se fosse sempre stato accanto a me. Io non so come spiegarlo.. e poi invece la realtà mi ha colpito come una valanga. Lui mi ha lasciato e non sarebbe tornato se non fosse perché è nei guai, ma in fondo sono io che gli ho detto che avrei potuto aiutarlo. E.. oh dio, l’ho preso a schiaffi?” Felicity guardò Diggle con un pizzico di incredulità, quasi sperando che le dicesse che niente di tutto ciò che era accaduto fosse reale. Eppure il guizzo di divertimento sul volto dell’uomo le disse che tutto era stato assolutamente vero. “Oh si. E devo ammettere che è stato un bel colpo.” Felicity nascose il viso tra le mani. “Oh mio dio.” Diggle scoppiò a ridere e le accarezzò delicatamente la schiena. Rimasero in silenzio per un po’, fino a quando Felicity non si alzò di scatto, facendo sobbalzare l’ex militare. “Che c’è?” La donna lo guardò con un pizzico di panico negli occhi. “Tu non hai lasciato Oliver e Matt da soli nel mio salotto per tutto questo tempo vero?” Diggle chiuse gli occhi, sospirando pesantemente. “Vieni, credo si arrivato il momento di sapere se Oliver ha appena ucciso il tuo ex.”



p.s. eccomiiiiiiiiii.. scusate il ritardo, ma è stato un periodo assoutamente frenetico. allora, capitolo un pò lungo, ma importante. che ne dite? vi piace? cosa ne dite di Matt? che tipo sarà? spero di poter aggiornare il prima possibile, anche perchè serviranno un bel pò di spiegazioni. aspetto le vostre recensioni come sempreee.. mi scuso anche per il ritardo nelle risposte, ma nei prossimi giorni provvederò. nel frattempo ringrazio chi ha commentato il capitolo precedente e chi ha letto anche senza recensire. bene, detto questo, spero vi sia piaciuto e vi auguro un buon primo maggio, passate una splendida giornata.. un bacioooo.. a presto.. :*

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Matt non era quello che Oliver si era aspettato dalla descrizione di Felicity. Era un uomo abbastanza robusto e di sicuro non era il classico esperto informatico. La postura rispecchiava l’espressione arrogante che aveva perennemente sul viso. I suoi occhi erano estremamente attenti e sembrò che con uno sguardo fosse riuscito a catalogare Oliver.
Non appena Diggle scomparve, Matt tornò a rivolgersi alla finestra senza apparentemente prestare attenzione all’altro uomo, ancora rigido e in allerta.
“Credo che debba rilassarsi Queen, non vedo pericoli in agguato per il momento.” Il tono sprezzante aleggiò amaramente nel silenzio della stanza. Oliver non lasciò la sua figura fuori dalla sua attenzione.
“Non mi fido di te. Quindi dì quello che vuoi e torna da dove sei venuto.”
Ogni parola trasudava di rabbia, forse immotivata. Eppure il dolore che aleggiava negli occhi di Felicity bruciava ancora nella sua memoria e, sapere che l’uomo che aveva di fronte ne era la causa, lo portò a desiderare di avere il suo arco tra le mani.
Matt si voltò verso di lui con un sorriso strafottente sulle labbra. “E’ curioso. Mi sarei aspettato molte cose dal venire qui questa sera, ma non questo. Oliver Queen con il suo ringhio arrabbiato, come se qualcuno avesse appena attraversato una sua proprietà.” Matt scosse la testa divertito, mentre Oliver avanzò con un passo verso di lui, sperando di riuscire a resistere al desiderio di togliergli dal volto quel sorriso strafottente. “E vorrei aggiungere che nella sua richiesta di prima c’è qualcosa di fondamentalmente molto sbagliato. Io sono venuto a chiedere aiuto a Felicity, non a Oliver Queen o Arrow.” Il luccichio negli occhi del giovane e le sue parole lasciarono Oliver senza fiato.
Sorpresa, confusione e rabbia scivolarono su di lui con violenza.
Oliver si mosse velocemente verso l’uomo e arrivò a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Matt non indietreggiò, ma il suo sguardo vacillò per un secondo vedendo la rabbia che scorreva violentemente sul viso di Oliver.
“Non te lo ripeterò ancora una volta. Sai chi sono, quindi dovresti sapere che non sto scherzando. Dimmi cosa diavolo vuoi da Felicity.”
Matt lo fissò per un secondo e sorrise leggermente.
“Qualcuno potrebbe chiamarla gelosia, signor Queen.” Oliver coprì la poca distanza che rimaneva. Matt alzò le mani, ma l’espressione strafottente rimase saldamente al suo posto, anche quando fece un passo indietro. “Quando ho saputo che Felicity era diventata la sua EA, non posso dire di non essere rimasto sconvolto. Ama i computer forse più di molti esseri umani e aveva rinunciato a tutto per diventare una segretaria?” Un velo di disprezzo coprì l’ultima parola e Oliver divenne consapevole del perché Felicity aveva protestato con così tanta veemenza per la sua non-promozione. In fondo, Matt proveniva dal suo mondo per cui il loro modo di vedere le cose non doveva essere molto differente.
“In ogni foto pubblica, Felicity era proprio a due passi dietro di lei. Se non la conoscessi così bene, avrei detto che stavate andando a letto insieme. Eppure so che questo non sarebbe concepibile per Felicity.”
Quelle parole toccarono Oliver in modo che forse nemmeno il giovane avrebbe potuto prevedere.
“Lo so perché c’un misto di adorazione e amore nel suo sguardo per lei e non avrebbe mai ridotto se stessa ad essere una delle tante.” Il pugno di Oliver si fece più stretto e Matt dovette notarlo perché sembrò soddisfatto di se stesso. “D’altra parte sapevo che non avreste mai potuto essere una vera e proprio coppia. E sa perché? Perché lei, il sopravvissuto, il nuovo eroe di Starling City non è poi così diverso da tutti gli altri del suo rango sociale. Troppo concentrati in loro stessi per poter vedere veramente o essere interessate a  persone come Felicity.”
Un grugnito infuriato uscì dalla bocca di Oliver. “Tu non sai di cosa stai parlando. Tu non sai chi sono. Quindi smettila immediatamente.” Le sue parole non erano altro che un sussurro, ma grondavano di rancore.
Matt scosse la testa. “Mi sta dicendo che non è così? Da quanto vi conoscete?”
Oliver lo fissò, cercando di non far trasparire il nervosismo che provava. “Due anni.”
Il ragazzo annuì. “Sa quale è il suo film preferito? Sa quale è il suo cibo preferito? Sa qualcosa della sua famiglia? Sa cosa ha fatto per potersi laureare?”
Ogni parola strinse un nodo alla gola di Oliver fino a quando si sentì senza fiato. Non conosceva niente di tutto ciò. Non aveva mai chiesto. Eppure lui amava Felicity, con ogni fibra del suo essere.
Matt scosse la testa. “Non sa nessuna di queste cose, non è vero? Curioso no?”
Oliver stava per rispondere, quando Diggle e Felicity riemersero dalla camera.
L’ex militare studiò velocemente il cambiamento di posizione dei due uomini e sembrò accelerare il passo per raggiungerli.
L’attenzione degli altri due era invece completamente rivolta a Felicity. Il suo volto sembrava mostrare tutta la stanchezza che quella sera aveva portato con sé. Notarono come i suoi occhi si mossero velocemente su di loro. “Mi dispiace. Per prima. Ero.. fuori linea.” La sua voce delicata e ritirata costrinse tutti loro a fermare qualunque cosa stesse accadendo in quella stanza.
“Felicity..” Matt fu il primo a provare a parlare, ma la donna lo fermò.
“Merito una spiegazione Matt, ma devo avere un po’ di caffè o uscirò fuori di testa. Rimettete dentro i vostri artigli, mettetevi seduti sul divano e poi parleremo.”
 
Dieci minuti dopo erano tutti e quattro seduti nel suo salotto. Matt sedeva a terra, accanto a Diggle, mentre Oliver e Felicity erano sul divano. Il nuovo arrivato notò come il corpo della donna si irrigidì non appena si sedette al fianco di Oliver. Non durò a lungo, ma la scarica di tensione tra quei due era evidente.
Matt sapeva che stava accadendo qualcosa, ma non riusciva ancora a decifrare cosa.
Felicity distribuì una tazza ad ognuno degli altri tre uomini e tornò al suo posto.
Matt sorseggiò il liquido scuro e sorrise. “Il tuo caffè fa ancora schifo. Felice di sapere che certe cose non cambiano mai.” Oliver vide come i lineamenti di Felicity si distesero leggermente e come un sorriso spontaneo le si disegnò sul suo volto. Lui forse non notò che si avvicinò istantaneamente al corpo della donna, ma lei lo fece sicuramente.
“Credo che sia arrivato il momento di spiegare, non credi?” La voce di Felicity risuonò più dura di quanto non avesse previsto, ma la sua pazienza era fuori vista in quel momento.
Il viso di Matt abbandonò immediatamente il ghigno che era rimasto fino a quel momento al suo posto. I suoi lineamenti si fecero mortalmente seri e i sui occhi sembrarono essere tormentati. Il ragazzo rilasciò la tazza sul tavolo di fonte a loro e fissò Oliver e Diggle.
Felicity dovette intuire i suoi pensieri perché sospirò pesantemente.
“Matt, loro non se ne andranno.” Vide che stava per ribattere, ma la donna non cambiò la sua posizione. “Non sto negoziando su questo.” I muscoli di Oliver erano in tensione, ma rimase in silenzio, sapendo che questa volta non sarebbe stata una sua battaglia.
Matt li squadrò e poi sembrò terminare la sua lotta interiore. Si alzò e si diresse nuovamente verso la finestra. Era come se la visione della città, ormai illuminata dalle luci dell’alba, avesse un effetto calmante su di lui.
“Ok, vediamo. Quando me ne sono andato dal MIT sono riuscito a trovare mia madre. Ero così eccitato all’idea di conoscerla. Eppure quando l’ho vista, ho desiderato di non averla mai cercata. Non era come avevo immaginato. Non so di cosa si facesse, ma era ovvio che aveva fritto ogni sua attività celebrale. Non appena mi presentai come suoi figlio, la clinica ha detto che i costi delle sue cure avrebbero dovuto essere coperte ed essendo l’unico parente a farsi avanti, sarebbero state un mio onere. In quel momento, pensavo che sarebbe stato un modo per farmi amare da lei, almeno una volta nella vita. Così iniziai a lavorare come cameriere in un ristorante la sera ed il giorno come operaio in un cantiere della città. L’unico svago erano quelle poche ore serali in cui tornavo dai miei computer. Controllavo su di te e su mia sorella e poi continuavo a lavorare su alcuni sistemi informatici.”
Oliver notò come il corpo di Felicity sussultò a quella dichiarazione. I suoi occhi sembravano sull’orlo delle lacrime e l’uomo non potè fare altro che raggiungerla con la sua mano. Felicity non si voltò verso di lui, ma intrecciò le sue dita con quelle di Oliver in una morsa quasi dolorosa.
“Non so come, ma le mie abilità informatiche divennero abbastanza ovvie e un giorno un gruppo di ragazzi mi chiese di elaborare un sistema per disattivare il sistema di allarme di una gioielleria. Era un lavoro semplice, pulito e fruttò quasi come la mesata di entrambi i miei due lavori insieme. Capii che forse avrei potuto migliorare un po’ la mia vita. E così da un singolo lavoro, divennero una decina e così via. Le mie mani erano ancora pulite perché non facevo altro che vendere quegli algoritmi e gli strumenti per utilizzarli, ma non avevo mai preso veramente parte ad una rapina.”
Fece una pausa, come se stesse cercando di trovare le parole. “E poi apparve Mr. Grant. Non era ovviamente il suo vero nome, ma questo non mi stupì. Mi chiese non solo un sistema per gli allarmi, ma un sistema che gli permettesse di svuotare i conti di una banca e trasferire il denaro su dei conti off shore. Credevo fosse come sempre. Avrei costruito l’algoritmo e ne sarei rimasto pulito, ma i suoi termini non erano esattamente così. Io avrei dovuto fare il tutto. La paga era molto più alta, ma non ero disposto a farlo. Sapevo anche che se non fossi stato io ad usare quell’algoritmo, difficilmente loro avrebbero potuto capire come usarlo. Così mi rifiutai, ma quando mi puntarono una pistola alla testa cambiai idea molto rapidamente.”
C’era un leggero tremito nella sua voce, ma nessuno proferì parola. “Scappai. Scappai il giorno dopo. Arrivai a Central City. Continuai a pagare le cure di mia madre e quella fu forse la cosa più stupida che potessi fare. Non ci volle molto perché mi trovassero. Mi dissero che avevano bisogno di quel sistema per altri 4 colpi e poi sarei stato libero, ma non potevo farlo. Proprio no.”
Matt si voltò verso di loro e sembrava sul punto di piangere, pensando evidentemente alle conseguenze della sue azioni. “Rimasi sorpreso quando mi lasciarono andare così velocemente. Il problema si presentò due giorni dopo. Aprii una mail e trovai un video da un indirizzo sconosciuto.”
La voce del ragazzo si fece tremolante. “C’era mia sorella. Bendata e legata ad una sedia. In un magazzino credo.. ho provato a rintracciarla, ma quel dannatissimo segnale rimbalzava da una parte all’altra. Così ho capito. Era evidente che qualche altro esperto informatico aveva lavorato per quel pazzo, ma, il fatto di essere costretti a chiedere il mio aiuto, significa che era morto. E quella sarebbe stata anche la mia fine e quella di mia sorella. Avrei dovuto fare altri 4 colpi qui a Starling City. Uno ogni due settimane. Siamo solo ai primi 2, ma se non riesco a trovare Mary entro la fine del mio lavoro, siamo morti.”
Gli occhi di Matt sembravano quelli di un uomo tormentato e improvvisamente più vecchio di quanto non fosse. “Ho passato ogni giorno a provare a rintracciare quel maledetto video, ma non ci riesco. Sapevo che eri qui e così ho capito che l’unica in grado di aiutarmi saresti stata tu.”
Matt si rivolse verso Felicity, che non abbandonò la presa di Oliver. “E ci avresti fatto saltare in aria per questo?” La donna sembrava furiosa. L’uomo scosse la testa. “Ho visto che tu e il detective Lance eravate in contatto e sapevo che ad un certo punto avrebbe chiesto il tuo aiuto. Ero sicuro che mi avresti riconosciuto e saresti riuscire ad entrare e, allo stesso, che nessun altro sarebbe stato in grado di farlo.” Felicity abbassò lo sguardo, studiando le dita di Oliver come se fossero il suo porto sicuro. “Non potevi solo chiedermelo, Matthew?”
Il ragazzo sospirò. “Felicity non potevo portarti in questo casino senza essere sicuro che mi avresti aiutato.”
La donna scosse la testa. “Certo così mi avresti fatto saltare in aria.” Matt sorrise stancamente. “Non saresti saltata in aria, solo i tuoi computer.”
Uno sguardo assassino attraversò la faccia di Felicity. Né Oliver né Diggle aprirono bocca, sapendo di essere in quel momento solo due spettatori di uno spettacolo a cui probabilmente avrebbero dovuto prendere parte. Matt si avvicinò alla donna e si accucciò per arrivare di fronte a lei.
“Fel, io devo trovarla. Lei è l’unica famiglia che mi è rimasta. Ti prego..”
Una lacrima fece capolino negli occhi di Matt. Felicity liberò delicatamente la sua mano da quella di Oliver e chiuse gli occhi cercando di trovare una sorta di ordine nella sua mente. Nonostante la situazione la donna alzò lo sguardo sugli altri due uomini nella stanza, quasi a cercare un appoggio.
“Cosa pensi di fare una volta trovata?” La voce di Diggle interruppe i suoi pensieri.
Matt si rivolse a lui. “La andrò a riprendere.” “Ti farai ammazzare.” Il tono di Felicity sembrava sul bordo della rottura. Il ragazzo stava per parlare quando la donna lo bloccò. “Tu aspetta qui, ok? Solo un secondo. Devo parlare con loro.”
 
Oliver e Diggle la seguirono in cucina e videro come il corpo di Felicity si appoggiò contro il bordo del lavandino, quasi per essere sicura di poter rimanere in piedi. “Ho intenzione di farlo.” Non fu una sorpresa per l’ex militare, ma Oliver sembrava un bestia in gabbia. “Felicity..”
Il suo nome non aveva mai avuto così tante intonazioni fino a quando Oliver non iniziò ad usarlo. Sembrava un preghiera, ma anche un’ammonizione. L’attenzione di Felicity andò direttamente all’uomo e si staccò dal piano e si avvicinò a lui. “E’ un errore..” La donna scosse la testa. “Oliver, quando ho detto a Matt che voi saresti rimasti senza discussione, non stavo scherzando. Voi siete la mia famiglia e vi ho voluto con me, ma nessuno vi sta chiedendo di fare questo. Io voglio farlo e lo farò.”
L’uomo si avvicinò. “Non mi fido di lui.” Felicity sorrise dolcemente. “Lo capisco, ma io non ti sto chiedendo di farlo. Non puoi fidarti di lui? Ok, ma fidati di me.”
Diggle sparò un lungo sguardo a Oliver. Felicity era stata la loro spalla in ogni operazione, in ogni attività, personale o ufficiale. Non aveva mai messo in discussione nessuno di loro, era solamente rimasta al loro fianco. “Non potremmo mai farti fare questo da sola, Felicity. Sei la nostra ragazza e questo non cambierà.”
Oliver si voltò di scatto verso l’ex militare, quasi a volerlo uccidere. Il viso della donna sembrava radioso e si spostò su Oliver. L’uomo sospirò pesantemente prima di rinunciare. “Va bene, ma tu non sarai mai sola con lui. Noi saremmo con te sempre. Sono stato chiaro?” Il suo tono non lasciava spazio a discussione e Felicity sembrò non aver intenzione di portarne avanti alcuna. Annuì e li superò velocemente.
Tornò da Matt e gli diede appuntamento per la sera seguente.
“Bene, a questo punto però, voglio solo poter dormire. Quindi vi prego, andate a casa e fate la stessa cosa. E non cercatemi. Nessuno di voi fino a domani sera, a meno che non si tratti di vita o di morte.”
Il trio era di fronte alla porta aperta e la guardarono con sorpresa.
“Felicity, non..” La frase di Oliver rimase in sospeso, perché Felicity lo pugnalò con lo sguardo. “Non una telefonata, né una visita Oliver, sono stata chiara?”
Diggle e Matt ridacchiarono leggermente, prima di trascinarsi fuori della porta.
Tutti avevano abbastanza su cui riflettere per quella notte. Ops, mattina.




p.s. eccomi quiiiiiiii.. finalmente ieri ho avuto un secondo per scrivere. non mi sembra vero. spero non abbiate perso interesse per questa storia!!!! allora che ne dite? vi piace? cosa ci aspettarà??? spero di aggiornare un pò più frequentemente, ma non faccio promesso. mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. quindi, a presto spero. un bacione a tutti voiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii..nella speranza che non abiate rinunciato..:*

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


“Bene, quindi ricapitolando. Oliver ti ha baciato e si è tirato indietro e mi stai ancora chiedendo di non ucciderlo. Il tuo ex, che ci ha fatto quasi esplodere, ha scassinato il tuo appartamento. Hanno rapito sua sorella e vuole che lo aiuti a trovarla. E Oliver fa il grizzly geloso. E stasera dobbiamo venire tutti insieme al tuo appartamento? Beh, questo è semplicemente fantastico!”
Roy si appoggiò pesantemente allo schienale della sua sedia, mentre fissava Felicity con un sorriso stampato sul viso. “Togliti quell’espressione dalla faccia Harper. La situazione non mi sembra divertente.”
Il ragazzo fece spallucce. “Posso assicurarti che dipende dai punti di visti.”
Felicity si era svegliata poco prima dell’ora di pranzo. Il cerchio alla testa che l’aveva colpita poche ore prima era ancora al suo posto. Si alzò svogliatamente e qualche minuto dopo qualcuno era arrivato al suo appartamento, bussando con poca pazienza. Era pronta a picchiare Oliver, ma si trovò davanti Roy con un’espressione confusa.
Le offrì un pranzo al Billy Burger e, seppur svogliatamente, si decise ad accettare. Con il senno di poi, sapeva che quel ragazzo l’aveva salvata da un suicidio mentale.
Felicity si ritrovò a giocare con le sue patatine, mentre poteva sentire lo sguardo di Roy fisso su di sé. Il sorriso era scomparso. “Stai bene, Blondie?” La donna alzò lo sguardo e vide preoccupazione e affetto per lei. Felicity sorrise dolcemente. “Si.. è solo tutto un po’ troppo.”
Roy prese un sorso della sua bibita e poi sembrò avere una piccola illuminazione, perché il suo viso si fece radioso. “Ragazza, io sono la soluzione ad ogni tuo problema.”
Le sopracciglia di Felicity toccarono quasi l’attaccatura dei capelli. “Sei impazzito per caso?”
Roy quasi saltò sul suo posto. “Niente affatto. Thea sta andando in un qualche piscina. Voleva trascinarmi con sé, ma sono riuscito a scamparla. Questo significa che la mia splendida ragazza è in cerca di compagnia. E quale compagnia migliore potrebbe avere della mia altra ragazza preferita?”
Felicity per poco non sputò il sorso di caffè che aveva appena sorseggiato. “Hai battuto la testa di recente Roy? Quale parte del mio racconto hai perso?”
Il ragazzo sbuffò, ma la sua espressione non cambiò. “Ho ascoltato ogni parte di esso ed è per questo che ti obbligherò ad andare con Thea. Felicity sembra che tu stia portando il peso del mondo. E lo capisco. Insomma, prima Sara, poi il mio demente-cognato, poi lo psicopatico ex. Diavolo se lo capisco, ma è per questo che devi riuscire a ritagliare un piccolo spazio per te. Solo per te. Lontano da qualsiasi cosa legata alla fonderia o qualsiasi altro aspetto contorto della tua vita.”
Roy vide quanto l’idea accarezzasse dolcemente il cervello della donna. “Roy, per quanto mi piacerebbe, non posso. Devo passare in Fonderia e recuperare tutto quello che mi serve per stasera.”
Il ragazzo sbuffò. “Posso farlo io.” Felicity gli sparò uno sguardo scettico. “Tu non toccherai i miei bambini Harper.”
Roy si alzò e le si sedette vicino, passandole un braccio attorno alle spalle. “Felicity, prometto che non combinerò nessun casino, ma permettimi di aiutarti. Andrai in piscina con Thea, prenderai un po’ di sole, ti passerò a prendere un paio di ore prima dell’incontro con gli altri, dopo aver recuperato i tuoi bambini, ti accompagno a casa e, mentre tu ti renderai presentabile, io ozierò felicemente sul tuo divano. Che ne pensi?”
La ragazza lo fissò come se gli fosse spuntata un’altra testa, ma il bisogno di un po’ d’aria da tutte le questioni che continuavano a vorticarle in mente la costrinse a prendere in considerazione l’idea. Guardò Roy e decise di affidarsi a lui. “Un piccolo graffio ad uno dei miei bambini e tu potresti essere anche un multihulk, ma giuro che lascerò conseguenze irreversibili su di te.” Il tono era scherzoso, ma minaccioso allo stesso tempo. Roy scoppiò a ridere, scuotendo la testa. “Puoi fidarti di me, Blondie.”
Scomparve per qualche minuto, probabilmente ad informare Thea, e Felicity non potè fare a meno di sentirsi più sollevata, nonostante niente fosse veramente accaduto. Quando ricomparve, Roy disse che l’avrebbe accompagnata a cambiarsi. Non fu prima di uscire dal locale che Felicity afferrò delicatamente il polso di Roy, costringendolo a fermarsi e a guardarla con curiosità. “Grazie Harper.” Grazie per essere suo amico, per essere accanto a lei, per darle un senso di appartenenza, per preoccuparsi di lei, per prenderla in giro.
Roy sorrise come forse raramente aveva fatto in vita sua. “Sempre Blondie.”
Non aggiunsero altre parole e uscirono dal locale.
 
La seduta in piscina con Thea non avrebbe potuto essere più salutare. Si trovava all’aperto e Felicity aveva finito con il passare l’intero pomeriggio al sole o in acqua a parlare di tutto e di niente, proprio come probabilmente gran parte delle donne della sua età avrebbero fatto. Per una volta Felicity Smoak tornò a sentirsi normale e ad apprezzare quello status quo che un tempo aveva disprezzato con tanta forza. Roy aveva mantenuto la sua parola e stavano momentaneamente tornando al suo appartamento, esattamente un’ora prima dell’orario che avevano concordato con gli altri.
“Dovresti cambiare casa.” Felicity guardò Roy non riuscendo a capire cosa volesse dire. Il ragazzo intuì perchè si affrettò a spiegare. “L’ascensore è perennemente rotto e, visto che sono io che sto portando i tuoi computer, mi sento in dovere di dirti che dovresti cambiare appartamento e scegliertelo uno a qualche piano più in basso.” Una risata divertita scosse Felicity. “Il mio eroe non può essere stanco.”
Roy stava per ribattere, quando giunsero finalmente al pianerottolo del suo appartamento, e trovarono un certa folla ad attenderli.
L’espressione di Roy doveva essere più o meno simile a quella di Felicity. Le sopracciglia si alzarono pericolosamente. “Sai, Blondie, credo che abbiano iniziato la festa senza di noi.” La donna si rivolse a lui con uno sguardo sconvolto che lo costrinse a coprire una risata.
Gli occhi del gruppo si spostarono velocemente sul duo appena arrivato.
Oliver sentì un pizzico di fastidio colpirlo di nuovo nel vedere Felicity con Roy, con una familiarità per lui sconosciuta. Aveva esplicitamente detto che non voleva avere notizie da loro fino a quella sera e lei si era rifugiata nell’amicizia di Roy. L’uomo sapeva che i suoi pensieri non erano giusti, ma non poteva evitare il senso di invidia che lo avvolse.
Quando portò i suoi occhi di nuovo su Felicity rimase senza fiato. Come aveva fatto a non vederlo?
Aveva un paio di jeans che copriva una porzione veramente minima delle sue gambe ed una canottiera che fasciava perfettamente il suo corpo. Il costume faceva capolino dalla maglia e un’immagine piuttosto vivida si aprì nella mente di Oliver. Fece istintivamente un passo verso di lei, ma sentì immediatamente lo sguardo di Sara su di lui. Giusto, Sara. Si bloccò sul posto, ma poteva vedere perfettamente lo sguardo sconvolto e di interesse che Matt stava lanciando al corpo di Felicity.
Oliver strinse i pugni ai suoi fianchi.
“Si può sapere che ci fate voi già qui?” Il tono di Felicity nuotava tra il confuso e l’arrabbiato.
Nessuno sembrò rispondere e Diggle e Roy si scambiarono occhiate preoccupate.
Il più giovane dei due sbuffò sonoramente. “Qualunque cosa stiano facendo già qui, Blondie credo dovremmo entrare. Uno perché le mie braccia stanno per ululare pietà e due perché scommetto che la sig. Zalter sarà molto felice di questa piccola riunione.”
Felicity scattò al nome. “Merda.” Li superò tutti velocemente e si diresse speditamente verso la porta.
“Chi è la sig. Zalter?” Fu Sara a chiedere e Roy e Felicity si scambiarono una rapida occhiata. “E’ la mia vicina e di sicuro non è la più grande fan di Roy.” Tutti i presenti si voltarono verso il ragazzo che si limitò ad alzare le spalle.
Fu proprio in quel momento che la vecchia signora decise di fare capolino.
Il suo viso non sembrava molto felice e i suoi occhi scansionarono l’intero gruppo, fino a trovare evidentemente il suo obiettivo. Roy.
“Sapevo che tu dovevi essere nel mezzo a questo rumore, ragazzo. Non ti hanno insegnato le buone maniere?” La voce stridula della signora colse tutti di sorpresa. Diggle, Oliver, Sara e persino Matt stavano cercando con ogni sforzo possibile di trattenere una risata, mentre Roy sgranò gli occhi innocentemente.
“Sarei appena arrivato veramente, signora.” Non era questa la risposta che stava cercando, perché la vecchietta continuava a guardarlo in cagnesco.
Felicity riuscì proprio in quel momento ad aprire. “Signora Zalter mi dispiace molto, non faremo più rumore.” L’espressione imbarazzata di Felicity mosse un po’ di comprensività nella donna, perché annuì, seppur con poca convinzione e si preparò a richiedere la porta.
“E’ sempre un piacere incontrarla, signora.” La voce di Roy risuonò piena di ironia e, Felicity corse ad afferrargli il braccio per trascinarlo via, mentre Diggle si lasciò andare finalmente ad una grassa risata.
Non appena il portone della signora si chiuse, tutti seguirono l’ex militare e Roy mormorò un “acida zitella” tra i denti.
Sara lo guardò divertita. “Si può sapere cosa le hai fatto?”Roy finse uno sguardo innocente, ma Felicity mise la mani sui fianchi, guardandolo in cagnesco. “Non provare a dire niente Harper.”
Il ragazzo sbuffò. “Ok, potrei aver accidentalmente chiuso il suo gatto fuori dal palazzo. E questo stesso gatto potrebbe essere accidentalmente scomparso.”
La risata generale continuò, mentre Felicity scosse la testa sconsolata e divertita. “Ehy, non è colpa mia se anche il gatto ha deciso di scappare.”
Oliver si trovò a ridere della scena, ma c’era ancora un piccolo tarlo che continuava a tormentarlo.
Le parole di Matt della sera prima erano ancora in ripetizione nel suo cervello e, vedere la familiarità di Roy con la vita di Felicity, non era altro che un’ulteriore conferma che aveva ragione.
Oliver cominciò a ripensare a ciò che aveva fatto qualche sera prima. Aveva rinunciato a Felicity, ma la vera domanda era: era veramente disposto a farlo?




P.S pensavate che avrei abbandonato?? no, no e no miei lettori.. mi piace molto scrivere questa storia, ma come sempre è abbastanza impegnativo. solo oggi ho avuto un pò di respiro e mi sono subito messa a scrivere i prossimi capitoli e finalmente pubblicare qualcosa!!! spero vi piaccia e che non sia riuscita a farvi perdere il vostro interesse in questa ff.. allora vi è piaciuta? fatemi sapere.. un bacione a tuttiiiiiii.. e a presto speroooo!!! :*

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


Felicity chiuse la porta dietro di sé, aprendo la strada al resto del gruppo. La donna si guardò intorno, quasi ad assicurarsi che il suo appartamento fosse in condizioni presentabili. “Bene, allora credo che andrò a fare una doccia veloce. Voi fate come foste a casa vostra e per qualunque cosa chiedete a Roy.” Si preparò ad andarsene quando notò lo sguardo curioso e allo stesso tempo quasi turbato di Matt.
Felicity si rese conto che in effetti l’uomo non conosceva ancora né Roy né Sara e, conoscendo la sua natura diffidente, stava cercando di capire chi diavolo fossero. “Oh, aspetta. Matt questo è Roy, un mio amico.”
L’uomo si rivolse al più giovane che si sentì stranamente a disagio. Gli occhi di Matt gli ricordarono quelli di Oliver durante i loro allenamenti. Giudizio e sospetto in ogni millimetro delle sue iridi. Roy sorrise e gli strinse la mano. Aveva una presa forte e sicura ed, evidentemente, anche Matt fu soddisfatto da quel gesto, perché i suoi lineamenti si ammorbidirono.
L’attenzione del nuovo arrivato si spostò su Sara. Questa non diede segno di essere toccata da quell’esame. Felicity notò anche il leggero segno di apprezzamento che traspariva dal viso di Matt. La donna si ritrovò a sbuffare, attirando anche l’attenzione degli altri. “Matt, smettila di sbavare. Lei è Sara e per la cronaca anche la fidanzata di Oliver.”
L’unica cosa che seguì tale frase fu silenzio. Uno scomodo silenzio.
Il fastidio di Felicity trasudava nella sua frase. Oliver non riuscì a capire se fosse dovuto a lui stesso o all’apprezzamento di Matt per Sara. Si rese conto che l’idea che Felicity fosse gelosa di Matt lo infastidiva più del fatto che quello stesso uomo stesse guardando con interesse quella che dovrebbe essere la sua donna.
La reazione di Matt fu invece di puro shock. “Fidanzata?” Il suo tono era tagliente e incredulo. I suoi occhi corsero immediatamente a Oliver e il sopracciglio di Matt si alzò con scetticismo. “Curioso. È comunque un piacere conoscerti Sara.” Aggiunse.
Anche Sara finì con il presentarsi e Felicity scomparve quasi subito, lasciando la situazione in mano a Roy.
Si muoveva con familiarità in quel posto, cosa che nessuno degli altri invece era in grado di fare, fatta eccezione per Diggle. Il più giovane si diresse a preparare un po’ di caffè e Sara si offrì di aiutarlo.
Matt si diresse invece ai computer per iniziare a renderli efficienti, ma prima si fermò accanto a Oliver, sporgendosi vicino al suo orecchio.
“Così hai una fidanzata Queen? Sai, dopo averti visto così territoriale ieri sera, non lo avrei mai immaginato. Ora capisco perché Felicity ti guarda in quel modo.” Oliver si voltò di scatto verso Matt e il sorriso strafottente della sera precedente era ancora lì. Si chiese a cosa si riferisse ed evidentemente era chiaro il motivo della sua confusione, visto che Matt si sbrigò a chiarire.
“Ti guarda come se tu fossi la cosa più vicina e più lontana che abbia mai avuto. Quindi credo che ieri sera avevo ragione, non è vero?”
Una risatina sfuggì dalle labbra di Matt e Oliver ringhiò pronto a colpire quella faccia così stupidamente soddisfatta. Diggle intercettò il suo movimento e lo richiamò alla realtà, con un tono confuso. “Oliver, va tutto bene?”
Matt si allontanò, sorridendo. “Tutto apposto sig. Diggle.” Oliver si ritrovò a fissarlo con rabbia, mentre Diggle invece continuò ad osservare la scena, chiedendosi cosa diavolo era successo la sera prima tra i due uomini.
 
Felicity riemerse una mezz’ora più tardi, trovando gli altri seduti attorno al tavolo del salotto. Roy e Diggle avevano spostato un paio di poltrone da un’altra stanza, Oliver e Sara erano sul divano, mentre Matt si trovava su un’altra poltrona. Davanti a lui, i computer erano ormai perfettamente funzionanti.
I capelli di Felicity erano ancora umidi, legati in un piccolo chignon disordinato. Indossava dei leggins ed una grossa felpa del MIT e Oliver sentì un leggero peso insinuarsi nello stomaco. Era strano vederla in abiti così ordinari e poteva vedere quanto fosse a suo agio nel suo ambiente.
La donna si sedette accanto a Matt, dove aveva un perfetto accesso ai computer. Si scrocchiò le dita e sospirò, mostrando un po’ di fastidio. “Beh, io ragazzi non so cosa esattamente Oliver e tutti voi abbiate progettato di fare, ma io e Matt dobbiamo riuscire ad elaborare un algoritmo per trovare il segnale del video e servirà un bel po’ di tempo.”
Roy sospirò. “Sapevo che avrei dovuto portare la mia x-box” Felicity lo fulminò. “Fino a prova contraria, era la mia x-box, che ti è stata concessa temporaneamente.” Il ragazzo ghignò con soddisfazione e Felicity sbuffò, mettendosi a lavoro.
 
Passarono quasi tre ore. Diggle e Roy avevano trovato un vecchio gioco da tavola che la padrona di casa aveva addirittura dimenticato di possedere e ben presto si unirono anche Sara ed Oliver. I borbottii dei due informatici facevano da sottofondo. Oliver poteva benissimo vedere la coppia lavorare dalla sua posizione. Vide come Matt era diventato estremamente professionale e al tempo stesso agitato, mentre Felicity, nella sua espressione di concentrazione, iniziava a mostrare i segni della stanchezza. Notò come stiracchiò il collo e stropicciò gli occhi, sbuffando senza soddisfazione.
Fu quando la vide sbadigliare che Oliver si alzò e si diresse in cucina. Gli altri compagni di gioco erano impegnati in qualche piccola discussione e scomparve facilmente. Tornò con una tazza di caffè e la poggiò delicatamente davanti a Felicity.
La donna alzò lo sguardo confusa e grata allo stesso tempo. Oliver sorrise dolcemente. “Una.”
Gli occhi di Felicity si oscurarono per un secondo e il riconoscimento inondò i suoi lineamenti. Le sue guance arrossirono leggermente e un sorriso luminoso si estese sulla bocca. Oliver ricordava perfettamente quando era stata lei a dargli quella tazza di caffè. Non appena lei le sorrise, capì come doveva essersi sentita quella sera di molto tempo prima. “Grazie.”
Oliver non rispose, ma sorridendo, tornò a sedersi con gli altri, sentendo lo sguardo insistente di Felicity sulla sua schiena. Diggle seguì i movimenti dell’uomo e non riuscì a non scuotere la testa pensando alla situazione di quei due idioti.
Anche Sara lo guardò attentamente durante quello scambio che sembrava essere un momento comprensibile solo per Oliver e Felicity. Un pizzico di dolore, ma anche consapevolezza attraversò il volto della donna. Per quanto l’uomo si sforzasse di nasconderlo, Sara lo vide ugualmente.
Il cuore di Oliver Queen non le apparteneva.
 
Oliver si svegliò con la voce di Felicity. Stava bisbigliando, ma non a lui.
Non sapeva quando si erano addormentati, ma doveva essere stato alcune ore prima.
“Mi dispiace, non volevo svegliarti.” Stava parlando con Matt e Oliver decise di rimanere immobile ed in silenzio al suo posto.
“Non ti preoccupare. Non avrei dovuto dormire comunque.”
La donna osservò il ragazzo accanto a lei e riuscì a scorgere i segni della stanchezza e della sofferenza. Portò una mano sulla sua e riconobbe la sensazione di familiarità a cui molto tempo prima si affidava completamente.
“La troveremo Matt. Questo.. sono sicura che questo algoritmo sarà quello giusto. E se non lo sarà, continueremo a provare.”
Matt affondò i suoi occhi in quelli della donna e sentì le lacrime premere contro le sue iridi.
“Ho paura, Fel. Sono paralizzato. Come è potuto sfuggire tutto dalle mie mani?”
Felicity rimase senza fiato nel vedere quel ragazzo apparentemente così forte e sicuro di sé sgretolarsi davanti a lei. Così si sporse in avanti e lo abbracciò, lasciando che liberasse il suo dolore.
Pianse silenziosamente, mentre le mani della donna scivolarono delicatamente tra i capelli dell’uomo.
“Andrà tutto bene. Non sei più solo, Matt. La porteremo a casa.”
Oliver li guardò in silenzio, sentendo una parte di lui gridare per allontanare il suo sguardo da loro.
Era un intruso in uno spazio troppo personale, troppo privato a cui non poteva aver accesso.
Matt si allontanò leggermente, guardando Felicity negli occhi.
“Come puoi volermi aiutare dopo tutto quello che ho fatto?”
La donna sorrise, con gli occhi acquosi.
“Matt, quando te ne sei andato, ho sofferto molto, ma questo non significa che io ti odi. Nonostante tutto, sei e rimarrai una parte di me e il tuo dolore è in qualche modo anche il mio.”
Matt la accarezzò, come se fosse una rarità tra le sue mani. Stava per avvicinarsi al volto di lei, quando il suono dei computer lo bloccò.
Fu lì che Oliver decise.
Avrebbe aiutato Matt e poi avrebbe aiutato se stesso, dando una possibilità a ciò che stava negando con ogni forza esistente.
“Oh mio dio! Ha funzionato. Ragazzi, abbiamo trovato Mary.”
La voce eccitata di Felicity portò di nuovo tutta alla realtà.




p.s. oook, eccoci di nuovo. Wow, questa volta senza un ritardo esageratamente lungo. Non mi sembra vero. Allora, capitolo un pò di passaggio, ma direi piuttosto importante. Che ne dite? Cosa sta succedendo nella testa e nel cuore di Felicity? E Oliver? Cosa pensate che succederà tra Matt e Felicity?
Sono curiosa di sapere le vostre teorie. ahahah.. :) Chissà se qualcuno di voi riesce a vedere dove stiamo andando!
Spero comnque che il capitolo vi sia piaciuto e soprattutto non vedo l'ora di leggere cosa ne pensate.
Cosa sarebbe uno "scrittore" senza l'opinione dei suoi lettori? :)
Ah, cosa IMPORTANTISSIMA!!!! Voglio ringraziare di cuore tutti coloro che stanno continuando a leggere questa storia e che mandano le loro recensioni. Vi adoro e mi scuso tantissimo per non riuscire a rispodere ad ognuno di voi come dovrei e vorrei, ma come potete vedere il tempo che ho a disposizione è sempre molto poco. 

Un bacione a tutti voi.. e a presto, spero.. :*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2538257