love me bitterly loathe me sweetly

di RoriStark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'angelo della corsia ***
Capitolo 2: *** bon appetit ***
Capitolo 3: *** shall we dance? ***
Capitolo 4: *** as red as blood ***
Capitolo 5: *** blood and Champagne ***
Capitolo 6: *** il falco ***



Capitolo 1
*** l'angelo della corsia ***


Se l’inferno fosse stato in terra, di certo sarebbe stato  molto simile alla sala d’attesa dell’ospedale di Londra. Le pareti erano avvolte grossolanamente da una scadente carta da parati che un tempo doveva essere color verde smeraldo e ora invece aveva raggiunto una tonalità verde marcio, come un cadavere in stato di putrefazione. La luce che illuminava la stanza mostrava sulla parete quelle che dovevano essere le decorazioni di quella carta: motivi orientali ormai sbiaditi. Dipinti su di essi c’erano del sangue e vari liquidi corporei accumulati come quadretti ricordo nel corso degli anni. Il pavimento era di un cotto dalle sfumature cremisi pieno di buchi. La gente era ammassata sulle panche ai lati del lungo corridoio: per lo più poveri mendicanti e contadini che non potevano permettersi un dottore privato. Alcuni di loro erano intenti a vomitare contribuendo ad abbellire le pareti gia' da tempo martoriate.
Holmes poteva permettersi eccome un dottore: il suo migliore amico era un medico. Eppure era lì, in mezzo alla gente povera ed agonizzante. Osservava con gli occhi scuri le loro facce, i loro gesti e ne tracciava la storia meticolosamente come una cartomante intenta a leggere il futuro. Lui vedeva la verità nei volti delle persone, vedeva le loro storie, i loro timori. Era un vero talento il suo, un talento donato da Dio come dicevano molti dei suoi clienti. Bazzecole, stava semplicemente usando quello che tutti gli uomini hanno, un cervello, solo che lui lo usava come si deve. La mano di Holmes premeva sulla ferita sanguinante, dannate schegge di legno! Purtroppo aveva perso tempo a giocare con il suo avversario agli incontri clandestini: aveva bevuto troppo vino e prima di stenderlo era stato lanciato troppo forte contro un tavolo. Questo si era spezzato sotto al suo peso e un pezzo di legno gli si era conficcato nel braccio. La ferita pulsava ancora sotto alle mani dell’uomo, ma era arrivato presto e a momenti sarebbe stato il suo turno. Alzò il capo tirando indietro con la mano libera i capelli scuri e  mossi. Aveva dolori ovunque ma i suoi muscoli pulsavano vogliosi di combattere ancora.
Alzò lo sguardo vedendo una luce illuminare la punta delle sue scarpe: la porta del pronto intervento si aprì facendo uscire un vecchio mendicante. L'uomo aveva una fasciatura candida ed impeccabile alla testa, la sua firma, pensò Holmes osservando la figura che accompagnava l’uomo fuori dalla stanza. Una giovane infermiera dai capelli rossi stava scortando l’ammalato osservandolo con i suoi grandi occhi ambrati incorniciati da sopracciglia lunghe e folte, come quelle di una bambola. Anche la sua pelle ricordava molto quella delle bambole: candida e pura come la più pregiata delle porcellane. Osservava il vecchietto come una madre osserva il proprio figlio compiere i primi passi.
Holmes non si rese conto che ora quegli occhi erano fissi su di lui. La voce della giovane lo fece sobbalzare: melodiosa e delicata lo distolse bruscamente dai suoi pensieri. La giovane infermiera aveva le braccia incrociate sul petto, osservava Holmes sorridendo appena. Poi si avvicinò a lui inarcando un sopracciglio

“ Riusciremo a vederci senza che lei grondi di sangue da qualche parte… signor Holmes? ”

Chiese la giovane mentre la lunga gonna color cielo si muoveva mostrando le sue curve. Il grembiule candido era leggermente sporco di sangue, ma dopotutto era anche troppo pulito per quello che lei faceva in quella stanza.

“ Magari, se accetterà di venire a cena con me, potrebbe riuscire a vedermi intero o almeno in parte… signorina Gold.. ”

Holmes si alzò in piedi anche se barcollante, la giovane notò subito la sua instabilità e si mise sotto di lui passandogli il braccio dietro alle scapole. Holmes cercò di dosare il peso per non stancarla troppo quando la giovane si voltò verso di lui. Stavolta il suo sguardo era preoccupato..

“ Ha perso troppo sangue, perché non è andato dal dottor Watson? ”

Holmes sorrise appena mentre i capelli di lei gli sfioravano il viso ed il suo profumo di mughetto gli riempiva le narici di un odore paradisiaco che contrastava l’odore nauseante del luogo. Si concesse di poggiare la tempia su quella della fanciulla fingendo un po’ di anemia.

“ Beh, sono passato a fare un salutino, e poi ero di strada, mentre casa mia è più lontana ”

La giovane sorrise appena, lasciando correre quella risposta palesemente inventata. Lo accompagnò all’interno della sala: le pareti stavolta erano di un bianco meno sporco rispetto alla stanza precedente. Sembrava un mondo a parte, uno spicchio di paradiso per quell’angelo dai capelli rossi costretto all’inferno.
Due finestre enormi illuminavano le pareti ed il pavimento di marmo, le tende rosse pendevano dall’alto ed erano raccolte da un cordone dello stesso colore. La stanza era semplice, c’era un armadio in legno massello nell’angolo, alcuni scaffali con il materiale per medicazioni ed altri interventi. All’angolo c’era un lettino singolo, la sua meta.
Holmes si sedette mentre la giovane si inginocchiò accanto a lui sollevando leggermente la gonna per potersi sistemare meglio. Perché non le facevano più corte quelle gonne? Di certo ai poveri malati avrebbe fatto solamente piacere. Lui tolse dalla ferita mentre la giovane sussultò portandosi una mano alle labbra, preoccupata. Eppure aveva visto di peggio, di certo non era la ferita ad avere importanza per lei, bensì la persona che la portava. Pensò inevitabilmente Holmes studiando la reazione della ragazza che ora era tornata composta e sorrise di nuovo anche se con più fatica..

“ Di nuovo quegli incontri clandestini? ”
“ Devo pur pagare l’affitto ”
“ Lei è un investigatore ”
“ Watson invece è un accanito giocatore, perciò mi offro come cavallo vincente al fine di non fargli sperperare tutti i suoi soldi ”

 
Disse con un sorriso sghembo mentre la giovane si armò di garze, antisettico e pinze. Sospirò sonoramente mentre cominciò a togliere le schegge rimaste: la ferita era profonda e sicuramente avrebbe dovuto ricucirlo per bene.

“ Se accetto di uscire a cena con lei la smetterà di venire da me con queste ferite? ”

Disse piano mentre puliva con un tampone. Holmes la osservò attentamente mentre con la mano libera le prese una ciocca di capelli e se la portò al viso respirandone i profumo. La giovane alzò appena lo sguardo ma poi tornò a concentrarsi sul suo lavoro: prese un altro tamponcino e cominciò a disinfettare. Un dolore tremendo costrinse Holmes a lasciare la presa e serrare i denti per trattenere un lamento. Voltò lo sguardo verso la giovane che ricambiò..

" Vede poi che succede? ”
“ Posso anche sopportare….. aih! ”
“ Diceva? ”

Holmes alzò un sopracciglio mentre la ragazza prese a cucirgli la ferita con  un uncino collegato ad un filo nero. Sembrava davvero concentrata, un punto.. due.. tre. Non era troppo doloroso: quella ragazza era davvero un angelo. Le mani erano piccole ed affusolate ed ogni punto sembrava un'opera d’arte. Allungò di nuovo la mano e sollevò il mento di prendendolo tra il pollice e l’indice. La giovane si fermò mentre lo fissava. Un angelo, era un angelo prigioniero di quell’inferno di dolore e morte.

“ Posso sopportare ogni tipo di tortura pur di vedere il suo volto…Christine…Gold ”

La giovane arrossì vistosamente per poi tornare imbarazzata a ricucire. Allungò la mano prendendo un paio di cesoie e tagliò il filo in eccesso. Con il suo solito tocco, prese a fasciare il braccio dell’uomo mentre cercava palesemente di ritrovare la calma. Christine Gold era una ragazza emotiva, troppo emotiva, e cercava di coprire la sua timidezza con battutine  di spirito e con un pizzico di sarcasmo, ma quello che otteneva agli occhi di Holmes era palesare la sua natura pacifica e timida.

“ E' davvero un adulatore ”

Disse mentre si allontanò appena da lui per poi voltarsi verso il secchio d’acqua per lavarsi le mani dal sangue. Holmes notò i suoi occhi soffermarsi e seguirne malinconici le scie che venivano lavate dall’acqua fresca.

“ Se accetterò di venire a cena con lei, mi promette che non tornerà più in questa condizioni? ”

Chiese alzando lo sguardo ed avvicinandosi di nuovo a lui mentre con la mano afferrò uno straccio dalla sedia e si asciugò le mani. Tornò a sedersi sul letto accanto ad Holmes che intanto sorrideva soddisfatto...

“ …l’offerta potrebbe interessarmi, che ne dice di domani sera? La passo a prendere io.. ”

Christine si rannicchiò nelle spalle trattenendo una risatina che fece venire i brividi ad Holmes. Scosse  la testa divertita dall’intraprendenza dell’uomo davanti a lei: finalmente, dopo più di due mesi di cuciture e medicazioni di ogni genere, era finalmente riuscito a convincerla.

“ Lei non sa dove abito..  ”

Holmes esibì uno dei suoi ghigni più famosi. Quello che usava spesso dopo aver risolto un caso, il ghigno della vittoria e dell’autocompiacimento. Sfiorò la mano della ragazza con il dito e lo portò al naso..

“ Crema per le mani a base di fiori di camomilla, lo vendono in un solo luogo a due isolati da  Bermondsey Street.. "

Poi sfiorò i capelli di lei e proseguì ..

" Le sue origini non sono londinesi, oserei dire che i suoi nonni provenivano dalla Francia e si sono spostati in Inghilterra con la speranza di dare un futuro migliore ai loro figli che successivamente si sono adattati alla cultura londinese cambiando il loro cognome in Gold. Lei è il chiaro esempio nostalgico della madre patria...mia dolce Christine. Solitamente chi viene dalla  Francia ama stazionare in luoghi tipici come Marylebone road o meglio ancora Crawford street. Inoltre, la collana  che ha al collo con una stella di cristallo è di certo un acquisto recente fatto al banco dei pegni a due isolati da Crawford Street. Deve averla comprata mentre arrivava qui e l’ha indossata sulla carrozza dato che il nodo è stato fatto in modo frettoloso. Quindi deve averla presa lungo il tragitto da casa sua a qui. Infine i petali di Iris che per sbaglio le sono rimasti attaccati ad una scarpa mi suggeriscono che la sua vicina di casa è la signora Wooden, l’unica donna a piantera gli Iris in questa stagione e l’unica a piantarli proprio davanti al cancello di uscita dei suoi appartamenti. Pertanto oserei affermare che la sua residenza è al numero 5 di Crawford street ”

Christine era rimasta a fissarlo: gli occhi spalancati e le labbra rosee dischiuse in un'espressione di stupore misto a meraviglia. Questo fu la conferma per Holmes che aveva centrato in pieno il suo bersaglio, come sempre. Sorridendo si alzò tenendo di nuovo il braccio con la mano anche se il dolore era quasi sparito.

“ Bene, allora la passo a prendere alle 7 di domani sera, mio bell’angelo ”

Prese una mano di lei e ne baciò piano il dorso. Sentì la giovane irrigidirsi imbarazzata ma allo stesso tempo la mano di lei stringeva la presa sulla sua. Fece un leggero inchino mentre lei lo accompagnava alla porta, aprendola imbarazzata. Lei sorrise appena..

“ La prego non si faccia più male di così.. ”

Sussurrò lei mentre invitava un altro paziente ad entrare. I due si scambiarono un'altra occhiata prima che la porta si chiudesse. Holmes si allontanò a passo svelto mentre dentro si sentiva come un bambino che aveva appena ricevuto il giocattolo che tanto desiderava: finalmente aveva la possibilità di portare quella giovane dove meritava davvero. E inoltre avrebbe potuto godere della sua presenza senza doversi procurare lesioni di aclun tipo.

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Capitolo 2
*** bon appetit ***


221b Baker Street, Holmes era immobile davanti all’armadio di Watson, osservava attentamente i capi appesi  e disposti meticolosamente in ordine cromatico.Watson era ordinato, schifosamente ordinato, evidentemente quando l’onnipotente distribuiva il senso dell’ordine Watson aveva rubato anche la sua parte. In compenso aveva fatto doppia razione di intelletto. Teneva su la testa con l’indice ed il medio della mano stretta a pugno e con il gomito poggiato  sullo sterno. Gli occhi stretti a fessura analizzavano ogni singolo capo davanti a lui.
Quale sarebbe stato il vestito perfetto? 
Certo, qualsiasi cosa era meglio degli abiti stracciati con cui si presentava dalla bella Christine.
Sospirò mentre allungò la mano per afferrare uno dei tanti vestiti. 
Tirò fuori un abito nero classico redingote nero, lo abbinò casualmente ad una camicia bianca in lino e dalla tasca afferrò una cravatta nera dai riflessi verdastri.
Si mise davanti allo specchio posando il vestito sullo schienale della sedia e cominciò a vestirsi. Tutto semplice fin qui, poi afferrò la sua cravatta strofinando le dita sulla stoffa per sentire la consistenza della seta.
Cercò di ricordare il nodo del famoso Beau Brummel, ma come al solito decise di dare al nodo un suo tocco personale. Lasciò la cravatta più morbida sul collo rendendola simile ad quei foulard francesi. Soddisfatto, fece una piroetta per vedere come cadeva il vestito, fece un leggero inchino ed afferrò il suo fedele cilindro e lo sistemò sul capo.
Prese un bastone nero all’angolo della porta ed uscì dalla stanza. Passò poi per il suo studio per prendere il suo portamonete. Passò attraverso il chaos a terra come un esploratore attraversa le più pericolose foreste dell’amazzonia. Scavalcò il cane che come al solito era a terra apparentemente senza vita, evidentemente il suo nuovo anestetico era davvero miracoloso. Si sarebbe svegliato prima del ritorno di Watson.
Passò oltre alle varie provette piene di composti chimici attento a non farle cadere, forse era destino, forse era solo una stupida coincidenza, ma in quel momento il gomito di Holmes fece cadere una cornice rossa.L’uomo la raccolse ed osservò accigliato la foto di una bellissima donna dai capelli scuri e ricci. Lo sguardo rivolto verso destra  esibiva un profilo perfetto. Holmes sospirò e mise di nuovo la foto sul tavolo.
Scosse il capo scacciando i ricordi dalla mente. Allungò la mano afferrando il suo portafogli e lo mise distrattamente in tasca, sospirò ed uscì finalmente dalla stanza mentre con soddisfazione sentì di nuovo i guaiti del suo cane che si svegliava. Uscì di casa osservando i lampioni che illuminavano la strada. La carrozza era già lì ad aspettarlo e Holmes non perse tempo a salire. Si affacciò dal finestrino ed indicò al cocchiere la strada da prendere. 
Londra di notte era inquietante, lungo i marciapiedi, le prostitute avevano già timbrato il cartellino mentre gli ubriaconi erano già arrivati al quinto giro di assenzio. Crawford street era ancora peggio di Baker street, le prostitute avevano conquistato il lato sinistro della strada mentre sul lato destro c’era un gruppo di senza tetto intenti ad ammiccare alle donne. Poveri illusi, niente soldi niente amore. Pensò Holmes mentre scendeva dalla carrozza. Si avviò verso l’appartamento della giovane e con la punta del bastone battè tre colpi. Inclinò leggermente il capo, dei piccoli passi echeggiarono da dietro alla porta ed una voce molto familiare passò dietro alla porta a fatica

“s..sì? chi è?”

“buonasera signorina Gold,chiedo venia per il ritardo, lei è pronta ad uscire?”

“veramente è in anticipo signor Holmes”

Disse lei accennando ad una risatina adorabile. Holmes sorrise dondolando sui tacchi

“non per i miei standard signorina”

Concluse con tono calmo. La porta si aprì lentamente dopo che la giovane aveva rimosso i numerosi lucchetti. Holmes rimase per diversi secondi ad occhi spalancati. La giovane aveva un bellissimo abito rosa antico. Seta, pensò Holmes osservando i giochi di luce  che l’abito esibiva sotto ai lampioni. Ai bordi aveva applicazioni a motivi floreali di colore dorato. La Tournure accentuava la vita sottile della ragazza mentre sulle spalle teneva una cappa dorata.  Il cappuccio era abbassato e come cappellino aveva  un nastro  dello stesso materiale del vestito. Fatto da lei molto probabilmente. Holmes sorrise facendo un inchino e baciando la mano della giovane

“finalmente riesco a vederla in abiti degni di lei”

“finalmente riesco a vederla tutto intero”

“touchè madame”

Mostrò la mano alla giovane che con una piccola riverenza la prese con la punta delle dita. Holmes accompagnò Christine aiutandola a salire sulla carrozza. La giovane si sedette osservando fuori le prostitute che ammiccavano ad Holmes

“lascia stare quella lì! Vieni a giocare con noi! Ti facciamo un buon prezzo!quella lì starebbe bene in convento!”

Christine sospirò abbassando lo sguardo, Holmes di risposta si avvicinò al finestrino affacciandosi appena, sorrise inclinando la testa

“grazie mille per l’offerta, ma preferisco di gran lunga la compagnia della signorina,  non amo molto l’usato”

Concluse chiudendo le tendine di scatto mentre si sedette di nuovo davanti a Christine che intanto lo osservava sorridendo

“è davvero un gentiluomo signor Holmes”

Holmes allungò la mano sfiorando la gota rosea della giovane e soffermandosi ad osservare le labbra rosee e lucide di lei. Gli occhi ambrati sembravano brillare di luce propria e sembravano luccicare come diamanti

“faccio solo il mio dovere,nessuno può permettersi di offenderla in mia presenza”

La signorina Gold annuì appena mentre voltò di nuovo lo sguardo, quando si furono allontanati abbastanza, la giovane aprì di nuovo la tenda e si affacciò appena ma Holmes la tirò appena indietro

“non è abituata ad uscire la sera vero?”

“..come fa a saperlo?”

“beh nessuna donna si affaccerebbe da lì a quest’ora, a meno che non voglia beccarsi una bottiglia in testa, una pallottola o venire rapita da qualche ubriaco a lato della strada”

“oh..capisco..”

Era così innocente, pensò Holmes osservandola arrossire e stringersi le mani imbarazzata. Era davvero un piccolo angelo, evidentemente non aveva molti amici, o magari era troppo spaventata per uscire di sera. Posò la mano sul dorso di quella di lei

“siamo arrivati signorina Gold..”

Holmes scese dalla carrozza ed aiutò la giovane a scendere. Si mise di fianco a lei per proteggerla in caso si fosse avvicinato qualche male intenzionato. DI certo non avrebbe avuto problemi a stenderlo anche tirato com’era.
Il passo della giovane era lento ed indeciso. Holmes notò la differenza rispetto al solito passo rapido e sicuro che aveva quando si trovava in ospedale. Si soffermò ad osservarle le caviglie, particolarmente tese, evidentemente non erano abituate a portare i tacchi. Il vestito della ragazza era lievemente tiepido evidentemente lo aveva strato poco prima, questo vuol dire che era stato chiuso nell’armadio per un po’ di tempo. Sorrise intenerito da quella giovane dalle mille sfaccettature.
Con il braccio le circondò la vita e sorrise notando che anche con i tacchi era ancora più bassa di lui.
Lei si voltò sorridendo appena mentre con il fianco andò a fare pressione sul fianco di lui come per appoggiarsi ed accettare quel gesto d’affetto.
I due entrarono nel grande edificio, Due camerieri erano all’entrata ad aspettare l’arrivo dei due. Uno di loro prese la cappa della giovane e lo portò nel guardaroba, lo stesso fece l’altro con la giacca di Holmes che la sfilò come se per lui fosse una routine.
Christine invece si osservava intorno spaesata ma allo stesso tempo meravigliata da tutta quella sfarzosità. I tavoli erano circolari disposti in ordine apparentemente casuale ma che in realtà disegnavano cerchi perfetti lungo tutta la sala. Le tovaglie erano di un bianco candido, e i lampadari splendevano come gioielli dal soffitto. Candele rosse illuminavano invece ogni singolo tavolo e i piatti erano di finissima porcellana con delle decorazioni in oro placcato . i bicchieri di cristallo e in mezzo alla tavola un cesto di fiori appena colti.
Christine fece un passo avanti sorridendo meravigliata mentre i suoi grandi occhi ambrati riflettevano la luce della stanza tanto da sembrare due grandi soli

“con i vostri occhi state minimizzando la magnificenza della stanza..”

Sussurrò Holmes passandole accanto mentre si dirigevano al tavolo. Christine alzò lo sguardo verso di lui e sorrise arrossendo di nuovo. Adorabile. Perfetta. La giovane si sedette sulla sedia che il cameriere aveva leggermente spostato per farla accomodare. Holmes si sedette di fronte a lei e la osservò mentre cercava di capire rapidamente l’ordine per l’uso delle  tante posate sul tavolo. Holmes aspettò che i camerieri se ne fossero andati ed alzandosi si avvicinò a lei. Le sue labbra sfiorarono l’orecchio di lei che sussultò impercettibilmente avvertendo dei brividi sulla schiena

“stia tranquilla e faccia quello che faccio io ok…?”

Lei annuì appena mentre si voltò per guardarlo negli occhi. Le loro fronti si sfiorarono e per un attimo le labbra di entrambi vennero solleticate dai respiri dei due

“si vede che non sono abituata?”

Lui sorrise e le sfiorò la gota con un dito sorridendo

“il suo portamento  e la sua beltà mostrano ai comuni mortali il contrario signorina, solo io so vedere davvero..”

Si sedette davanti a lei senza smettere di sorridere. La giovane inclinò appena il capo come se anche lei cercasse in qualche modo a capire cosa stesse pensando. E con quello sguardo era ancora più adorabile.

“dolce,innocente,immacolata purezza, ecco cosa vedo in lei miss gold.”

Disse posando un gomito sul tavolo per fare d’appoggio al mento di lui mentre inarcò un sopracciglio come un critico d’arte mentre descrive una statua o un quadro rinascimentale. Christine rise appena abbassando lo sguardo

“mi lusinga signor Holmes..non crede di esagerare?..son solo un infermiera..”

“affatto signorina, sto solo descrivendo un ovvietà “

In breve tempo le portate erano già servite e Holmes osservò l’ordine della ragazza. Una mousse di carote semplice più che mai, la giovane aveva preso il cucchiaio giusto e non dovette correggerla. Sorrise mentre prese un coltello per affettare la sua bistecca al sangue.

La giovane stava già degustando la sua cena.  In breve si era già adattata all’ambiente e ora anche lui faceva fatica a vedere un minimo sforzo nel suo portamento. Forse era nata per essere una dama.

“mi dica signorina…lei ha mai visto la Francia?”

“no,i miei nonni si trasferirono in inghilterra quando i miei genitori erano ancora in tenera età

“le piace vaggiare?”

Christine lo osservò  ed annuì appena

“vorrei, ma non ho denaro per viaggiare”

“andiamo in francia signorina Gold.”

Sentita l’affermazione di Holmes, la giovane infermiera spalancò gli occhi incredula, Lasciando il cucchiaino con il dessert a pochi centimetri dalle labbra. Quell’uomo era assurdo, come con tanta semplicità le proponeva  idee su idee.

“signor Holmes…è uno scherzo?”

“non sono mai stato così serio”

“signor Holmes…ho un lavoro da mantenere..e eanche lei..”

“io sono un ispettore privato, troverò qualche caso da fare in un paio di minuti, e avremo i soldi per fare tutto lo shopping che vogliamo...e lei, sarà la mia assistente infermiera.”

“e..in cosa sarò utile di grazia?”

“in quello in cui è utile il dottor Watson”

“…e…licenzierà il dottore?”

“no, ma per il momento è impegnato a generare degli eredi con sua moglie ed è in paternità a tempo indeterminato”

Christine riprese a sorridere mentre fissava Holmes con il tipico sguardo che dice “non cabierai mai, però mi piaci troppo così come sei”

“allora? Cosa mi dice?”

“….mi accompagna lei a casa?..così posso preparare i bagagli…”

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Capitolo 3
*** shall we dance? ***


Era una splendida mattina per Holmes. A dire il vero, era la prima mattina in cui aveva preso in considerazione una valutazione positiva della giornata. Aveva passato la nottata a preparare le valigie con meticolosa attenzione, anche se poi Watson aveva messo le mani nelle sue cose. Aveva tolto dalla valigia il 90% degli attrezzi da laboratorio ed aveva messo un mare di abiti, giustificando il tutto con la tipica frase “viaggi con una signorina santo cielo!” e Holmes che rispondeva con una risposta meno convenzionale come “ma i maschi non avevano un vestito unico per tutte le occasioni? Non erano le donne che dovevano cambiare abito ogni giorno?”. Beh, dopo averci riflettuto su, aveva ammesso in silenzio ragione a Watson, ma decise di toglierne comunque un paio per nascondere degli attrezzi per le sperimentazioni sotto alle giacche e nascoste nel cilindro. Quella mattina era sceso in anticipo come sempre e si era messo ad aspettare Christine in fondo alle scale. La giovane sembrava aver già capito la mania di anticipo dell’uomo, tanto che anche lei era già davanti alla porta con le sue valigie. Quella mattina , la giovane Christine brillava più che mai, il suo sorriso radioso tolse quasi il respiro ad Holmes.

“buongiorno angelo splendente, ha per caso visto una giovane dai capelli rossi? Oh! Santo cielo, ma è proprio lei”
La giovane rise appena e  si avviò verso le scale con una valigia in mano che subito l’uomo afferrò gentilmente prima che la giovane facesse il primo gradino.

“è molto gentile signor Holmes”

Disse poi mentre saliva in carrozza sedendosi mentre sistemava il vestito celeste. Holmes si sedette accanto a lei mentre prese a squadrarla meglio. Il vestito era di un colore molto particolare, molto simile al colore “uovo di pettirosso” ma più chiaro. Risaltava con i capelli quasi magenta di lei mentre la pelle candida la rendeva ancora più bella ed elegante. La giovane spostò lo sguardo dal finestrino fino ad incontrare gli occhi di lui.

“tutto bene signor Holmes?”

“sì,certamente,la sua compagnia è un balsamo per il mio umore e un palliativo alle mie preoccupazioni professionali”

La giovane sorrise dolcemente , dal suo sguardo sembrava voler dire “anche per me è lo stesso” pensò Holmes soddisfatto  mentre giocherellava con i biglietti della nave  senza smettere di osservare la giovane.  In breve raggiunsero il porto di Londra. La nave su cui dovevano salire era davvero enorme, era una delle navi appena fabbricate. Sul fianco c’era inciso il nome ben visibile anche da lontano *Hope* .

“bel nome per una nave”

“speranza…beh, speriamo di non affondare”

Holmes rise appena. Allora c’era anche del sarcasmo in quella creaturina. Amava le donne che mostravano un leggero e non esagerato senso dell’umorismo. La carrozza si fermò e Holmes scese per aiutare Christine  a scendere, dopodiché prese i bagagli  mentre Christine insisteva sul volerne portare almeno una.

“insisto madame, una fanciulla come lei non può portare pesi del genere”

“signor Holmes, ho portato pesi ben peggiori, voglio ricordarle che non sono una fanciulla dell’alta società”

“beh per questa vacanza, lei sarà una principessa”

“è troppo gentile con me signor Holmes,mi vuol far commuovere?”

“se saranno lacrime di gioia sì”

Disse gentilmente proseguendo verso l’entrata della nave. Un marinaio guidò i due verso le loro cabine. Christine sembrava entusiasta e si guardava attorno come un bambino che gattonava alla scoperta del mondo. Il pavimento era in mogano mentre nelle stanze c’erano tappeti persiani e quadri sulla vita di mare. Avevano preso due cabine separate, non voleva di certo mettere Christine in difficoltà. Holmes sistemò le valige di Christine nella sua cabina e poi posò anche le sue.  Lasciò che la giovane prendesse un po’ di tempo per sistemare i suoi effetti nella sua stanza, la traversata non era lunga ma la giovane aveva bisogno comunque di un po’ di tranquillità prima di pranzo. Il ristorante era sotto al piano notte. La sala era enorme ed i tavoli circolari erano disposti in modo da lasciare al centro un eventuale pista da ballo per chi si fosse lasciato trasportare dalla banda al lato della stanza. Holmes e Christine fecero un pasto veloce,  di certo avrebbero lasciato la pista per la sera con un atmosfera migliore. Per Holmes il giorno era fatto per esplorare. E quale posto migliore di una nave appena sfornata? Christine sembrò incline ad accettare la sua richiesta e appena finito il dessert, già si trovarono sul ponte della nave. La nave andava parecchio veloce,ed il vento scompigliava i capelli di Christine.  Holmes si appoggiò alla ringhiera della nave ammirando il paesaggio. Prese un profondo respiro di aria salmastra e sorrise alla giovane che si era affiancata a lui per scrutare l’orizzonte

“che te ne pare?”

Chiese poi osservandola con la coda dell’occhio. La giovane tirò dietro all’orecchio una ciocca di capelli e sorrise guardando il mare sottostante

“non ho mai viaggiato tanto lontano...è la prima volta che prendo una nave”

Si voltò poggiando la schiena sulle sbarre di fero ed alzando il capo per prendere un bel respiro. Era palese la sua felicità, come se volesse scappare via dalle sue preoccupazioni, da tutto il male che era costretta a vedere ogni singolo giorno. Holmes poteva definirsi il suo salvatore. Christine si voltò verso Holmes senza smettere di sorridere

“grazie per l’opportunità..”

Holmes sorrise, non potè resistere, allungò la mano e sfiorò la guancia rosea di lei con un dito

“non c’è di che”

Rispose con voce pacata mentre si voltava anche lui di schiena.

“bene, esploriamo un altro po’ prima di cena?”

Stavolta la proposta partì da Christine e Holmes rimase parecchio sorpreso nel sentire quella proposta provenire dalle sue labbra, ma non ci pensò due volte prima di accettare. La nave era enorme, ma non abbastanza per Sherlock Holmes. In meno di cinque ore, avevano scoperto ogni singolo angolo di quella nave, sembravano due bambini che andavano in esplorazione dentro ad una caverna. E un attimo dopo, erano di nuovo una coppia elegante al ristorante. Christine aveva messo un abito di seta rosa antico, Holmes  aveva messo uno degli abiti che Watson gli aveva infilato di nascosto. Odiava ammetterlo ma il suo socio aveva ragione, era con una bellissima lady e non poteva di certo metterla a disagio.  Finalmente era arrivato il  momento ideale per un ballo. Holmes aspettò che la giovane finisse il suo dessert, poi si alzò affiancandosi a lei e porgendole la mano.  La canzone era perfetta, non poteva sprecare un momento come quello

“mi concede l’onore di questo ballo principessa?”

Christine arrossì guardandosi attorno, c’erano diverse coppie che già stavano ballando, almeno non dovevano aprire loro le danze. La giovane allungò la mano stringendo piano quella di Holmes. Annuì ridendo appena

“non sono una principessa signor Holmes..”

“stasera lo sarai…non è questione di sangue…o dei gioielli che indossate...”

Disse mentre tirava la giovane a sé conducendola in mezzo alla pista. Le prese piano il polso portandolo alla vita di lui, poi fece lo stesso con lei. Aveva la vita sottile come una bambola, la avvicinò a sé tenendole stretta la mano e sorridendo per non metterla a disagio. Sentiva la giovane respirare veloce, era davvero agitata. Anche lui sembrava piuttosto emozionato sebbene non fosse stato il suo primo ballo con una bella donna, eppure era diverso, lei era diversa.  Aveva conosciuto quella giovane per caso, e ogni cellula del suo corpo voleva conoscere di più, voleva conoscere tutto di lei.  Poi sentì qualcosa  di caldo  sul suo petto, abbassò lo sguardo sentendo un forte profumo di fragole. Sorrise vedendo la giovane poggiare la testa al petto di lui. Quella era la loro serata e nessuno poteva rovinarla, quello era il suo angelo e per una notte, voleva danzare in paradiso con lei.

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Capitolo 4
*** as red as blood ***


Ormai era notte fonda, in sala erano rimasti solo i musicisti che si prendevano il loro agognato drink dopo ore intere passate a suonare. Loro erano ancora lì, a sedere sul divano di seta sistemato nell’angolo in fondo alla stanza per chi si voleva appartare. Anche se loro lo avevano scelto principalmente perché era l’unico divano nella sala che non fosse invaso dalla servitù armata di roba per pulire. Christine sembrava stanca mentre Holmes era più che abituato a fare le ore piccole. Osservò la giovane poggiare la testa sulla spalliera del divano per cercare una posizione comoda per riposare il collo, subito si avvicinò a lei posandole una mano sulla spalla

“non lasciare che il divano rovini questi bellissimi capelli..”

Disse mentre le spostava gentilmente  il capo verso il suo petto. Affondò il viso tra i capelli di lei rossi come il sangue, ne prese un respiro profondo, avevano un odore divino. Pensò allontanando poi il viso per passarvi la mano come per pettinarli indietro. Sentiva la giovane rilassarsi completamente. Lei poteva sentire il battito del cuore di lui che batteva forte ma allo stesso tempo con una regolarità impressionante. Fermo e deciso, sembrava che quel rumore  le conciliasse il sonno come una ninna nanna.

“sei stanca immagino…non vorrai addormentarti qui?”

“cinque minuti…sto solo pensando..”

Lui non poté  trattenere una risata mentre le posò una mano sulla tempia per avvicinarla a sé , lei di risposta allungò la piccola mano bianca che si aggrappò al collo della giacca di lui come una bambina in braccio alla madre. Sembrava così innocente, così fragile eppure tanto forte da far quel lavoro tutti i giorni. Tirò indietrò il capo poggiando la nuca sulla spalliera del divano mentre fissava gli affreschi sulle volte sopra di lui illuminati da immensi lampadari  di cristallo.  Sebbene sarebbe rimasto lì tutta la notte, la cosa non avrebbe fatto bene alle loro schiene, perciò con rammarico scosse appena la giovane che alzò il capo assonnata mentre lo fissava con gli occhi socchiusi.

“forse è meglio che vada a dormire…”

Ammise lei dopo aver messo bene a fuoco il volto divertito di Holmes che la fissava intenerito dal suo fare da bambina impacciata e innocente. La aiutò ad alzarsi e la accompagnò per le lunghe scale  del salone fino a raggiungere le camerate. Avevano preso due camere separate, non voleva invadere la privacy della giovane. Ma per fortuna le due stanze erano una davanti all’altra. La porta delle stanze era di un rosso cremisi che si intonava con le pareti dorate mentre il tappeto era dello stesso colore della porta. Christine entrò barcollando nella stanza poi si voltò poggiando la spalla all’uscio della porta

“beh…grazie per la serata…signor Holmes…”

Sussurrò lei sorridendo mentre lui si avvicinò al suo viso per osservare meglio il sorriso stampato sulle labbra rosse di lei. Sorrise anche lui come per imitare quel sorriso perfetto, passò una mano dietro alla nuca di lei e la avvicinò piano alle se labbra. Le labbra di lei erano morbide come una mousse del migliore dei gelatai, avevano il sapore delle fragole appena raccolte in una mattina d’estate. Non fece resistenza, si lasciò baciare piano, sembrava spaventata ma allo stesso tempo curiosa, al secondo bacio si fece lei avanti, cercando ancora le labbra di lui. Poi quando si separarono lei continuava a fissarlo con quel sorriso

“non c’è di che signorina Gold..”

Sussurrò lui mentre la giovane rise appena portando una mano alle labbra, indietreggiò appena

“buona notte signor Holmes..”

“buona notte… signorina Gold..”

Sussurrò lui mentre lei chiudeva la porta sbirciando fino alla fine dalla fessura che pian piano andava a chiudersi. Holmes rimase fermo alla porta per qualche secondo come per assaporare ancora l’odore di lei , aveva ancora il suo sapore sulle labbra. Si morse un labbro e sorrise indietreggiando verso la sua stanza entrò e  chiuse la porta. Lo stesso fece Christine che rimase con le spalle appoggiate alla porta per almeno un minuti sfiorandosi le labbra, sorrise e dopo aver tolto il vestito ingombrante mise al volo una vestaglia e si gettò tra le coperte. La giovane non badò ad osservare l’elegante stanza che l’accoglieva, era troppo stanca e si addormentò  subito. Era notte fonda quando l’aria si permeò di un odore nauseabondo. Christine fu costretta ad aprire gli occhi mentre allungò una mano per raggiungere la candela ma qualcosa la afferrò per i capelli, la giovane cercò di gridare ma questo le tappò la bocca con una mano. Sentiva l’odore del cuoio ed il sapore di pelle di animale mentre cercava inutilmente di morderlo, la giovane venne tirata indietro mentre sentì il rumore di una lama. La giovane tremava come una foglia mentre tirò un calcio al comodino, diverse statuette caddero a terra rompendosi in mille pezzi, sentiva la lama fredda avvicinarsi al suo collo facendole un taglio superficiale. Di nuovo cercò di urlare ma senza successo, poi la lama raggiunse i suoi capelli e sentiva che li stava tagliando di netto. La giovane cercò di divincolarsi mentre sentiva i capelli caderle addosso e le lacrime  scendevano copiose sul suo viso mentre l’assalitore le passava il coltello sul viso, ad un tratto si sentì il rumore sordo di una porta sfondata. L’assalitore mollò la presa immediatamente mentre scomparve nell’ombra, la giovane era confusa, terrorizzata. Sentiva la voce di Holmes in modo confuso, non era riuscito a fermare quel mostro,non capiva cosa stesse dicendo. Sentì le mani forti di lui afferrarla con gentilezza mentre la stringeva forte a sé. Dopo un paio di minuti  la giovane riprese un po’ di coscienza, riuscì a capire le parole che continuava a ripetere Holmes

“sono qui…va tutto bene piccola…sono qui..”

La giovane si aggrappò con le mani tremanti alla giacca di Holmes mentre s rannicchiò come un cane bastonato contro il petto del suo salvatore, piangeva, singhiozzava e tremava come non mai

“Sher…Sher….”

Sussurrò lei con un fil di voce. Holmes prese a cullarla mentre le carezzava i capelli ormai tagliati,  la giovane alzò appena lo sguardo incrociando quello dell’uomo. Sembrava pieno di rabbia mentre fissava i capelli a terra. Poco dopo la prese in braccio posandola sul letto, la giovane era ancora aggrappata a lui

“no…no..”

Era sconvolta, talmente sconvolta che il solo vederlo allontanare la terrorizzava, aveva diversi tagli sul corpo e chissà cosa le avrebbe fatto quel mostro se non fosse intervenuto lui. Un demone stava per strappare le ali al suo angelo, e questo gli faceva ribollire il sangue nelle vene. La mano della giovane tremava, il sangue aveva sporcato le coperte anche se erano tagli superficiali. Lui si chinò senza lasciare un secondo la giovane

“non vado da nessuna parte…sto qui..”

Sussurrò mentre prese dalla tasca un fazzoletto di stoffa intingendolo con un po’ d’acqua che stava sul comodino e tamponò le ferite sul collo di Christine. Poi appena il sangue si fermò lui si sdraiò accanto a lui cullandola piano. Il giorno seguente avrebbe ribaltato la nave pur di trovare quel mostro, erano in pieno oceano, non poteva scappare. I capelli della ragazza erano corti dietro mentre erano rimasti due ciuffi lunghi davanti, quell’uomo doveva essere uno di quei killer maniaci con un feticismo per i capelli delle donne. Le baciò la testa stringendola forte
“ora dormi…non ti lascio sola…non ti lascio più sola ok?..troverò quel bastardo e lo consegnerò personalmente alla giustizia…te lo giuro…nessuno ti sfiorerà più…nessuno..”
Sussurrò pieno di rabbia. Aveva rischiato di perderla, aveva rischiato di arrivare tardi. Per fortuna il rumore  delle statuette rotte lo avevano svegliato. Poi non ci furono altri rumori, una persona normale si sarebbe spaventata e si sarebbero sentiti rumori nella stanza. Quel silenzio lo aveva spinto ad intervenire .

“S…Sher..”

“dimmi piccola..”

“i miei…capelli…”

“..cresceranno….ma sei bellissima comunque..”

“Sher…”

“sono qui…”

“resta sempre….per favore…non voglio restare da sola….credevo di morire….credevo..”

“adesso sei al sicuro….riposa…”

Sussurrò baciandola sulle labbra, rimase sveglio per il resto della nottata aspettando che la giovane si addormentasse. Appena sentì che Christine non tremava più la strinse a sé e chiuse gli occhi, doveva riposare, il giorno seguente avrebbe dovuto risolvere un caso e alla svelta.
 

 

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Capitolo 5
*** blood and Champagne ***


Il mattino seguente  la nave era finalmente arrivata a destinazione, ma prima che il capitano aprisse le porte per far uscire tutti, Sherlock si premurò di raggiungerlo alla sala comandi per bloccare tutte le uscite. Anche se in cuor suo già sapeva di aver perso quel pazzoide. L’intero equipaggio era disposto in fila e dietro di loro tutto il resto dei passeggeri. Christine era a testa bassa, toccava quel che rimaneva dei suoi capelli, che una volta erano lunghissimi, ora restavano due lunghi ciuffi che le incorniciavano il viso mentre una donna l’aveva gentilmente aiutata a sistemare i capelli dietro lasciando un taglio corto. Il suo sguardo era spaurito mentre negli occhi di Sherlock ardeva un fuoco di rabbia che mai si era visto prima. Camminava avanti ed indietro sopra al tappeto rosso del grande salone centrale. Intorno a lui le statue sembravano assistere interessate all’interrogatorio generale, molte sembravano quasi voler indicare della gente come se stessero indicando il colpevole. Angeli e donne immobili, anime di marmo li stavano osservando e forse giudicando.

“questa notte, la mia compagna è stata aggredita da un miserabile assassino. Complimenti, il vostro servizio di sicurezza è stato impeccabile, se non fosse stato per il mio intervento lei…”

Si interruppe portando una nocca davanti alle labbra come per evitare di concludere la frase e non spaventare ulteriormente la povera creatura al suo fianco. Tornò poi ad osservare il capitano e gli altri marinai, fece un paio di passi superando la loro fila e trovandosi davanti ai passeggeri li osservò uno dopo l’altro sospirando e portando le mani ai fianchi. Si morse il labbro inferiore e riprese a parlare

“in questa sala potrebbe esserci il colpevole e Dio solo sa quanti pugni vorrei. Dargli, perché sicuramente si tratta di un maschio. Posso affermarlo poiché nella stanza non tutto è rimasto immutato ed il malvivente aihmè non è stato tanto furbo da nascondere completamente le prove. Prima di tutto, l’odore nauseabondo che aveva permeato l’aria della camera della signorina Gold , era nientepopodimeno che odore di cuoio e viscere in decomposizione, l’assassino non solo ha tentato di uccidere Christine, ma era già riuscito a commettere un altro omicidio prima di entrar sulla nave. Sul pavimento ho rinvenuto dei resti di quelle che sembrano viscere umane. Il coltello ha lasciato tracce di sangue tra i capelli della povera vittima e  questo ci permetterà di rinvenire la sua vittima precedente. Sicuramente ora il colpevole si sarà cambiato gli abiti, voglio i nomi dei passeggeri con camera singola, nel frattempo avvertite le autorità.”

Disse severo voltandosi verso i marinai che portarono la lista dei passeggeri, Holmes ne elencò uno alla volta finchè non ci fu un nome che non rispose all’appello, una giovane donna che si era imbarcata al porto insieme a loro, la foto la ritraeva mentre guardava dritta davanti a se e sorrideva, era in bianco e nero ma i marinai dissero che quella donna portava i capelli rossi. Holmes rimase in silenzio chiuse di scatto il registro e corse verso le camerate, ormai sicuro che comunque sarebbe stato troppo tardi, entrando nella stanza fu costretto ad indietreggiare di un passo. A terra giaceva il cadavere della giovane con il ventre dilaniato ed i capelli tagliati di netto. Lo sguardo  della vittima era vitreo, gli occhi ancora aperti che fissavano il vuoto e forse prima ancora fissavano il volto del suo carnefice. La bocca ancora aperta in un grido di dolore ed agonia. Le dita serrate ad artiglio mentre non vi erano altri segni di colluttazione sul corpo. Holmes si voltò di scatto quando sentì dei passi, si mise subito davanti a Christine che vedendo la scena gridò terrorizzata. Lui le coprì il volto stringendola a sé, era un infermiera, non era tanto la paura di quello scempio ad averla terrorizzata, ma l’idea di aver quasi fatto la stessa fine.

“Christine, esci per favore, non puoi fare nulla qui, è morta ormai.”

Quel pomeriggio la polizia perquisì la nave da cima a fondo. Holmes li seguiva e non sembravano essere infastiditi dalla sua presenza come invece accadeva a Londra, anzi, ad ogni sua supposizione sembravano entusiasti di segnarlo sul loro taccuino mentre controllavano i passeggeri uno ad uno. Christine rimase in disparte ad osservare il lavoro del grande detective mentre lentamente tornava a calmarsi. Era al sicuro con lui, non doveva più temere nulla, ma in cuor sui già sapeva che quell’assassino era a piede libero, probabilmente era già scappato dalla nave la stessa notte dell’aggressione.  Dopo diverse ora, la giovane si avvicinò a Sherlock, era seduto su una cassa mentre i passeggeri uscivano, aveva detto che tra di loro non vi era più l’assassino, ed era sicuro della sua decisione. Sembrava però triste, deluso.

“eih…”

Gold si sedette accanto all’uomo, poggiando la spalla contro quella di lui, sorrise appena cercando di trovare qualche parola di conforto per lui. Gli prese la mano mentre lui strofinava il suo viso tra i capelli di lei senza dire una parola. Per un po’ rimasero così in silenzio, tra la folla che lentamente abbandonava la nave ed i poliziotti che gridavano ordini attorno a loro. La giovane voltò appena il capo mentre la barba ispida di lui le solleticava la fronte

“hai fatto del tuo meglio oggi, lo troverai, ne sono certa.”

“adesso è in città, non me ne andrò da qui finché non avrà un cappio al collo, lo annoderò io stesso, è colpa mia, stavano per…per…oh Dio..”

Christine prese il viso di lui tra le mani, posando la fronte su quella di lui mentre sentiva il suo respiro regolare sulle sue labbra, ma il viso di Sherlock era contratto in una smorfia di rabbia mista a dolore. Prese ad accarezzargli i capelli scuri, poi il viso, carezze gentili e rassicuranti, come di una madre con il proprio figlio, come una dolce amante .

“calmati Sher, guardami, sto bene,adesso sono con te e non accadrà nulla di male”

Lui annuì piano baciandole la fronte di sfuggita e stringendola poi al petto mentre la cullava, nascose il viso tra i capelli di lei accarezzandole la nuca e stringendo i pugni come se volesse afferrare dei capelli che ora non ci sono più. Rimasero così diversi minuti, poi anche loro scesero dalla nave, avevano però avuto la fortuna di aver ricevuto una sorta di rimborso dalla compagnia della nave, così presero un  hotel al centro della città. Il salone principale era enorme, Christine per un attimo dimenticò tutti i guai passati la notte precedente e prese ad ammirare la sala piena di affreschi sulle volte del soffitto e quadri appesi alle pareti. Il tappeto era giallo canarino con decorazioni dorate e si estendeva per l’intera sala, il tavolo della hole era di mogano intagliato ed il personale aveva un aspetto impeccabile, le sembrava quasi di stare in un sogno. Holmes la osservava sorridendo mentre prendeva le chiavi della loro stanza, stavolta una matrimoniale. Inoltre ora era anche armato, gli avevano affidato una pistola in caso di difesa personale e della ragazza. Finito di compilare le scartoffie raggiunse la ragazza e prendendola per mano, salirono fino al settimo piano ed entrarono nella suite che corrispondeva al numero della chiave che avevano consegnato loro. Christine entrò nella stanza dove vi era un grande letto a baldacchino al lato della stanza, con lenzuola rosa ed i cuscini in merletto bianco. Si voltò poi verso il camino con davanti un divano stile rococò, anche in quella stanza vi erano affreschi sulle pareti.  Come una bambina, si gettò sul letto per annusare le coperte che profumavano di sapone fatto in casa, accanto a lei si stese anche Holmes che con un sospiro tentò anche lui di rilassarsi. Sul comodino in legno vi era una bottiglia di champagne e degli stuzzichini per un aperitivo prima della cena. Christine si sedette composta e prese due bicchieri, ne diede uno a Sherlock e ne prese uno per sé

“stasera non pensiamo a nulla, i capelli ricresceranno ed io starò di nuovo bene, tu prenderai il ladro e torneremo a casa. Ma stasera, io e te, festeggeremo, ok?”

Holmes si sistemò sul fianco mentre lei gli versava lo champagne nel bicchiere per poi versarlo nel suo.

“come desidera madame”

Entrambi fecero un brindisi facendo tintinnare i due bicchieri, dedicarono quel brindisi a loro, era la prima volta che Holmes sentiva “un noi” che non provenisse dalla bocca di Watson e sinceramente la cosa lo fece rabbrividire, nemmeno da lei erano mai uscite simili parole. Invece Christine gli scaldò il cuore con quella semplice parola, certo che quell’infermiera sapeva fare davvero bene il suo lavoro. Pensava mentre le baciava piano le labbra. Accesero il camino ma non scesero per cena, avevano altri progetti in mente. Quella sera, sarebbe stata solo per loro. Lei era salva, lei stava ancora bene, e Holmes non avrebbe permesso a nessuno di torcerle un capello, non più.


- scusate il ritardo TTATT ho avuto un sacco da fare per colpa dell'università ed avevo ormai perso le idee per questa FF spero di riuscire a scrivere altri bei capitoli in qusto periodo TWT -

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Capitolo 6
*** il falco ***


Le strade di parigi erano totalmente diverse da quelle di Londra, I pavimenti sgombri da vomito o defecazioni , le strade lastricate di mattoncini chiari ordinati con una precisione quasi maniacale, ai lati vi erano alberi e piccoli viali sotto alla quale la gente passeggiava sottobraccio con una spensieratezza disarmante. I negozi aperti senza la minima paura di venire derubati da qualche straccione o ladro di passaggio. La gente di Parigi camminava tranquilla e sicura, sotto lo sguardo vigile della grande Tour Eiffel.  In mezzo a tutta questa gente, ora camminavano Holmes e Christine, lei aggrappata al braccio di lui, con la schiena dritta ed un aria quasi smarrita,non era abituata a viaggiare e mai aveva messo piede fuori casa se non per andare in ospedale. Ora invece eccola lì, mentre cerca di capire cosa stia dicendo la gente, Holmes al contrario sembra davvero a suo agio, cammina tra la folla come se già vivesse l’ da tempo, salutando la gente in francese con un accento quasi impeccabile. Potrebbe quasi confondersi con loro. Anche loro raggiungono il viale alberato, la giovane alza lo sguardo sugli alberi illuminati dalla luce del sole del mattino. E’ una mattinata tiepida di inizio primavera e la giovane infermiera indossa un abito rosa di seta con dettagli di chiffon bianco e merletti sul petto, i capelli erano tirati indietro da un cerchietto con delle piccole pietre bianche simili a perle incastonate dentro alla struttura di ferro argentato i capelli rimasti  lunghi solamente ai lati del viso  le cadevano al petto incorniciando una collana di perle. Holmes sembra particolarmente rilassato, anche se ogni tanto Christine lo vedeva voltarsi di scatto con fare sospetto, ma cercava di non farci caso.

“allora, dove andiamo di bello oggi?”

Holmes sorrise voltandosi verso di lei con un sorriso sornione mentre con la mano libera le sfiorò lo zigomo  carezzandolo con il dorso della mano. Poi si voltò di nuovo prendendo un profondo respiro e guardando verso la grande torre davanti a loro enunciò

“La Torre Eiffel sembrava un faro abbandonato sulla terra da una generazione scomparsa, da una generazione di giganti. E’ così che la descrive de Goncourt nel giornale della mattina del 6 maggio dell’89, un monumento maestoso eretto in soli due anni, due mesi e cinque giorni per la precisione. Mia cara Christine, oggi saliremo sulla punta di Parigi”

Raggiunsero la base della torre e salirvi non fu terribile come la giovane si aspettava, sentiva la struttura rigida nonostante la gente riempisse le scalinate per salirvi, raggiunsero il primo livello della torre e lì fecero la prima sosta, in fondo non c’era fretta e Holmes voleva godere della visuale gradualmente. L’uomo si avvicinò al parapetto con un sorriso entusiasta mentre voltandosi verso Christine le tese la mano, lei la prese con la punta delle dita sorridendo mentre lui la portava accanto a sé  per poi trnare a fissare il paesaggio

“il signor Eiffel ha deciso di far incidere sulle facciate della torre i nomi degli uomini che definiranno questo paese, nomi di scienziati ed ingegneri, come riconoscimento per i loro studi, sono settantadue, diciotto per ciascun lato anche se ahimè, non vi sono nomi di donne, come la Germain, una delle più grandi matematiche che Parigi possa accogliere. Le sue ricerche sulla teoria dell’elasticità furono fondamentali per le ricerche di questa torre. Avrei messo quel nome in cima a quella torre personalmente.”

Christine alzò un sopracciglio interessata, mentre ascoltava i discorsi di Holmes con un leggero sorriso sulle labbra, ogni tanto spostava lo sguardo verso di lui, poi sulla torre e di nuovo verso di lui, ad un certo punto del discorso si appoggiò con la spalla al fianco di lui che prontamente le circondò le spalle con un braccio mentre continuava a parlare ed un leggero sorrisetto gli spuntò sul viso

“è un grande esperto in materia signor Holmes, io non saprei sire nulla  a parte il fatto che anche dalla prima vetta il panorama è bellissimo”

“e non hai visto nulla piccola mia, vieni con me..”

La prese per mano intrecciando le dita con le sue, tanto che alcune donne che passavano loro di fianco ammiccavano e ridacchiavano, evidentemente a Parigi era un gesto che suscitava una certa simpatia da parte dei presenti. I due raggiunsero i vari piani della torre e Holmes elencò i nomi delle varie facciate mentre Christine ammirava il paesaggio, Holmes la osservava mentre raccontava storie e citazioni sulla torre e sulle nuove tecnologie che la vedevano coinvolta, arrivati alla cima però Holmes tacque, rimase in silenzio, fermo, sulla punta della francia ad osservare il panorama. Christine si avvicinò a lui , dalla cima della torre, tutto sembrava così ordinato, così piccolo e silenzioso.  Forse Dio non si rende conto del chaos sulla terra perché vede tutto da quella prospettiva, pensa la giovane con fare innocente mentre accarezza la mano di Holmes poggiata sulla sbarra di ferro della torre.

“è davvero bello qui, sembrano tutto così piccolo, non sono mai stata così in alto e devo ammettere di aver appena scoperto come ci si sente ad avere le vertigini”

“beh ora siamo come dei giganti, mia cara, siamo sulla vetta del mondo ed io ho finito le mie argomentazioni”

Poi dopo una lieve risata nasale riprese a parlare, ma stavolta con voce leggermente roca ed incupita da quello che  la signorina Gold percepì come un attimo di pura rabbia repressa,strinse la sbarra tanto che lei sentì i muscoli di lui contrarsi, la mascella farsi rigida mentre gli occhi si strinsero in due fessure mentre scrutavano la bella e romantica Parigi, una Parigi che presto sarebbe annegata nel sangue di innocenti.

“oggi sarà il falco di questa città, ghermirò quel bastardo..”
-- scusate il capitolo apparentemente breve, ho dovuto sintetizzare perchè volevo continuare dal punto di vista di Holmes ewe

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