How to save a life?

di Vic_Mikaelson
(/viewuser.php?uid=561362)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La differenza tra me e te ***
Capitolo 2: *** Nostra Storia ***
Capitolo 3: *** Il sole esiste per tutti ***
Capitolo 4: *** La Fine ***
Capitolo 5: *** Fuori è buio ***



Capitolo 1
*** La differenza tra me e te ***


1. La differenza tra me e te



Messina.

La ricreazione era considerata dagli studenti del Liceo Classico di Messina la cosa più sacra che la mattinata potesse offrire: sarebbero stati guai se un professore avesse continuato durante l'intervallo a spiegare o interrogare, le proteste e lamentele sarebbero state così aspre che l'insegnante stesso si sarebbe trovato in pericolo di vita.
Julia non vedeva l'ora che quella dannata campanella facesse drin-dron, la testa era in fiamme, i capelli leggermente umidicci a causa del sudore e i nervi tesi come le corde di un violino. Aggiungendo poi la riccia Angelica e Nadia, la ragazza seduta proprio dietro di lei, che ogni cinque minuti le chiedevano quanto ci volesse per la fine della lezione, le avrebbe causato una crisi psicologica, da un momento all'altro il suo cervello sarebbe scoppiato.

« Julia che ore sono? Quanto ci vuole ancora?  » -più che rispondere, si sarebbe girata per fulminarla con gli occhi e farla finita. 
Nadia Bianchi era una ragazza dai lunghi capelli corvini lisci come spaghetti, gli occhi castano chiaro e fisicamente molto attraente. Julia si chiedeva se quella ragazza fosse la perfezione fatta in persona: oltre ad essere discretamente gradevole di aspetto e avere un carattere serio e deciso, Nadia era la più brava della classe e anche molto sveglia, in cinque anni di Liceo non aveva mai preso un voto al di sotto del sei, mai visto sui suoi compiti un insufficienza.. Era forse un essere soprannaturale? Nascondeva un segreto?
Quando la campanella suonò, la Cherubini tirò un sospiro di sollievo, finalmente si sarebbe potuta rilassare, sbarazzandosi per dieci minuti della sua migliore amica e della minuta "signorina perfettina".
Le due si alzarono, lei rimase seduta.

« Ma Julia.. Non vieni in corridoio con noi? »  -iniziò Nadia.
«Che delusione, mi sarebbe piaciuto mostrarti i ragazzi più sexy della scuola, tanto per farci un pensierino -Angelica sorrise, lanciando delle occhiate che non promettevano niente di buono.
« Non mi interessano i ragazzi, sanno essere solo stupidi e menefreghisti, sono ancora troppo giovane per dover soffrire a causa di una delusione amorosa!  » 
« Ma non dire stupidaggini, muoviti! » -la prese per il braccio sinistro e la trascinò fino alla porta, poi vedendo che la giovane dai capelli color nocciolo non opponeva resistenza, la lasciò.
Il corridoio era assai affollato e chiassoso, studenti che si affrettavano a raggiungere un altra classe o il piccolo bar, come fosse un labirinto: riuscirono a schivare un gruppo di ragazzette dall'aria sexy che messaggiavano senza guardare i tasti del cellulare e si lisciavano i capelli come se le loro mani fossero delle piastre su misura; successivamente passarono dietro un gruppetto di ragazzi del quinto anno, a prima vista sembrano veri e propri secchioni, portavano grossi occhiali neri e parlavano di fisica, una delle materie più noiose dell'universo. 
Nell'impresa di superarli, le tre compagne si strinsero fra loro, formando una fila indiana, e pian piano cercarono di passare fra i secchioni e un altro gruppetto. Angelica era l'ultima e, per pura casualità, fu davvero sfortunata: un occhialone, proprio nel momento in cui la riccia si apprestava a superarlo, spalancò velocemente e con una forza davvero notevole le braccia, colpendo la poverina in piena fronte e facendola cadere per terra.

« Sei un cornuto, ma dove merda guardi quando.. - che stava facendo quel tizio? Non lo sapeva nemmeno lei - cazzeggi a modo tuo?  » 
Il ragazzo sembrava confuso, gli tremavano le mani:
«  Scusa, io.. Non era mia intenzione farti del male!  » - poi arrossì.
Julia lo guardò, sorpresa della reazione e ancor di più dello sguardo ferito, comprese che Angelica aveva usato un linguaggio troppo scurrile e volgare nei suoi confronti, dopotutto non lo aveva fatto a posta:

« Angy, non ti pare di esagerare? Non è successo niente di grave! » - esclamò porgendole la mano per rialzarsi.
« Niente di grave? Voglio vedere  se l'avessi preso tu un colpo del genere e ti fosse spuntato un piccolo bernoccolo da renderti orribile alla vista dei tuoi stessi compagni  »
« Per me non sei orrida.. - disse il giovane, ma, diventando ancora più rosso, aggiunse- Non volevo.. io..  »
La Cherubini scrutò il ragazzo con attenzione: era alto e asciutto, come se il suo corpo fosse stato prosciugato; i corti capelli ricci  entravano in contrasto con i piccoli occhi verdi. L'avrebbe definito un bel ragazzo se non fosse stato per i grossi occhiali neri e piccoli brufoli che spuntavano sulla fronte, rendendolo assai poco interessante.
La Marchesi intanto si alzò da terra, guardando il moro con occhi di fuoco e subito dopo, con grande stupore del diretto interessato, spalancò gli occhi:

« Aspetta, io mi ricordo di te, tu sei quel bimbo che in quarta elementare mi scrisse una lettera in cui usava un linguaggio così complesso che dovetti chiedere aiuto a mia madre per capirla.. Emiliano Casanova se non sbaglio!  »
Il ragazzo dava l'impressione di essere confuso, oltre che sorpreso e dispiaciuto:
« Sono contento che tu ti ricorda di me.. Non pensavo che.. Che tu avessi dato importanza alla mia lettera, che l'avessi considerata. » -sorrise.
Angelica non ricambiò:
« Infatti è cosi, non ti ho mai preso in considerazione e non ti offendere se ti dico che non lo farò mai. Addio. » - e senza degnarlo di uno sguardo si diresse verso le due amiche che, immobili, la fissavano sorprese.

Londra.


« Joseph, non sopporto di vederti così!  » - esclamò Crystal furiosa, suo fratello stava davvero esagerando, si stava comportando come un bambino ostinato a non volerle dare ascolto.
« Crystal, tu non capisci.. -ribatté con tono stanco- Non hai mai provato veri sentimenti per qualcuno, solo banali storielle con stupidi mocciosi. Io al contrario ero ufficialmente fidanzato e, se non ti fossi aggiornata, noi eravamo intenzionati a costruire una famiglia, di avere un figlio e sposarci!  » - concluse mostrando il piccolo anello argentato.
« Sei il fratello maggiore più stronzo del mondo, lo sai? Come osi dire che le mie erano solo storielle di una settimana? Come ti permetti?  »
« Sei ancora una ragazzina, hai solo diciassette anni, non conosci la vita e sopratutto le persone!  » - furono le sue ultime parole.
Quando si alzò dal piccolo divano del soggiorno, Crystal si sentì offesa e amareggiata, non l'aveva degnata ne di uno sguardo ne di sincere scuse per le sue parole sconsiderate e, una volta che il fratello uscì di casa sbattendo con forza la porta, la giovane scoppiò a piangere. Lo odiava.

Messina


« Non credi di essere stata troppo dura con lui? Dopotutto gli piaci dalla quarta elementare!  » - dichiarò Julia leggermente arrabbiata. Il comportamento e linguaggio  volgare di Angelica non le era per niente piaciuto, poco rispettoso nei confronti di un essere umano.
« Ma tu da che parte stai Ju? Emiliano è un ragazzo che non dovrebbe nemmeno essere calcolato: porta degli occhiali orribili, magro ed esile come fosse denutrito, ma sopratutto non è popolare.. Dimmi, cosa me ne devo fare di un ragazzo che non è conosciuto da nessuno? Non mi garantirebbe niente!  »
Quando iniziava a giudicare qualcuno solo perché non era popolare,  Julia la detestava con tutto il cuore e la guardava con gli occhi in fiamma, come se da un momento all'altro l'avrebbe incenerita. Parlò con una voce pressoché calma e tranquilla: « Perché sei mia amica, allora? Qui a scuola non sono famosa, non mi conosce nessuno e non mi comporto da  presuntuosa e pettegola come te!  » - la campanella suonò proprio in quel momento e Julia corse verso la propria classe, lasciandosi le due amiche alle spalle.

-------------------------------------------------------------------
Giorno a tutti,  finalmente ho pubblicato il secondo capitolo.
Mi rendo conto che sono passate settimane, forse mesi, e mi dispiace tanto. Ammetto che non ero proprio ispirata e che la voglia era uguale al 0%; ieri però grazie alla visione di The vampire Diaries e la breve apparizione del nostro amato JoMo mi è ritornata quell'andrenalina, una fiamma che si era spenta.
In questo capitolo,rispetto al precedente, analizziamo un personaggio che avevamo lasciato in sospeso, trascurato, e cioè quello di Angelica che a prima vista può risultare odioso, vi compatisco. Un altra new entry è Emiliano che rispecchia un pò il solito ragazzo che ha paura, non è sicuro di se e del proprio aspetto. 
Bhe, se avete curiosità recensite, voglio sapere la vostra *-*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Nostra Storia ***


                              1. Nostra Storia

                                                                                                                                                                              

Messina.

« Julia tesoro, muoviti o farai tardi a scuola! » -urlò con ferocia Adèle Edgas dalla piccola cucina al pianterreno.
« Non rompere, mamma! » -la risposta della diciassettenne fu istintiva e secca, detestava quando qualcuno le metteva fretta e la spronava a darsi una mossa.
Julia Edgas Cherubini era intenta a scegliere il vestito adatto per quella dura giornata, il martedì era sempre il più pesante: due ore di latino, altrettante due di greco e infine un ora di inglese, quella di riposo.
Esattamente, l'inglese nel suo liceo era trascurato e forse anche malvisto, nessuno lo sapeva bene ed era in grado di parlarlo fluentemente, se fosse andata in Inghilterra l'avrebbero presa per una squilibrata e analfabeta.
Dopo cinque minuti di attenta analisi su cosa le sarebbe stato meglio addosso, Julia scelse un paio di jeans e una camicia bianco latte, qualcosa di semplice e genuino. 
Scese le scale di fretta, raccolse lo zaino da terra e si diresse verso la porta.
« Sto uscendo, ci vediamo sta sera.. » -iniziò la mora dalle labbra carnose.
« Sta sera? Dove vai? » -chiese la donna preoccupata.
« Conosci il proverbio " Chi si fa gli affari suoi, campa cent'anni" ? Sono Affari miei dove vado, con chi vado e perchè vado! » -forse era stata troppo arrogante, ma quella donna certe volte aveva bisogno di rivedere le sue priorità.
« Signorina -abbaiò severa- Non osare rivolgerti a me con questo tono, pretendo che.. »
« Ok mamma, afferrato il concetto » -e con queste ultime parole la giovane donna uscì di casa.
                                                           ~~~~~
Londra.

Un uomo dal fisico atletico osservava il Big Ben con grande attenzione, gli occhi blu color oltremare studiavano l'enorme monumento che rendeva leggendaria la propria città natale.
Anche se gli occhi erano posati sulla torre, la mente era altrove, impegnata in pensieri più raffinati e personali.. Joseph Morgan pensava alla sua vita e i progetti futuri, alle rinunce e sacrifici, ma sopratutto rimpiangeva di non essere un uomo "normale" come tutti gli altri, la fama aveva i suoi pregi e suoi difetti.
E poi arrivò la parola tanto temuta: Donna.
Non era mai riuscito ad amare nessuno sul serio, solo ora si rendeva conto di aver provato solo una forte attrazione per le sue compagne passate, ma mai colpito fino in fondo dalla freccia di Cupido, solamente toccato dalla tentazione.
" Trovare l'anima gemella non è facile, anzi impossibile! Quei stupidi giornali pensano che io possa trovare facilmente l'amore perchè sono ricco e famoso, ma in quale mondo vivono? Questi due elementi sono frutto della mia fortuna e della mia rovina."
Joseph Morgan si considerava fortunato più o meno, grazie alla ricchezza non doveva sottomettersi alle privazioni e la fama nel mondo lo aveva reso più forte e consapevole delle proprie capacità; ma lo avevano reso anche vulnerabile e visto con occhi diversi: non veniva guardato e giudicato per il suo carattere, ma per la bellezza e i soldi..le donne in primo luogo.
Il cellulare vibrò nella tasca dei jeans.
Quando Joseph lo prese e sullo schermo vide la faccia gigante di Claire, la sua collega di The Originals, scoppiò a ridere, quella ragazzaccia bionda era bellissima e simpaticissima per essere sua amica:
« Clè, tesoro, è un piacere sentirti.» -incominciò ironicamente l'uomo.
« Jò, amore mio, aspetto una tua chiamata dai tempi dell'Era Glaciale, pensavo fossi stato sbranato da un Mammut » -continuò lei con aria innocente, quasi ingenua, ma poi scoppiò a ridere, nessuno poteva euguagliare la sua migliore amica.
« E io che un bradipo ti avesse tagliato la lingua » -ribattè il trentaduenne dall'affascinante accento inglese.
«  Spiritoso, ti avevo chiamato per chiederti se ci fossero novità, tutto qui! »
«  Mmm.. Oltre ad una mia crisi esistenziale e mancanza di affetto, non c'è nessuna novità particolarmente soddisfacente.»
« Mancanza di affetto? - chiese urlando la bionda, poi riprese il suo tono scherzoso- Non sei fidanzato con la nostra cara collega Persia? »
Joseph non si trattenne, scoppiò a ridere- « E questa da dove ti è venuta? » -in effetti con Persia aveva avuto un flirt, niente di serio, finito com'era incominciato.
Claire Holt esitò per un istante, non voleva confessare a Morgan che l'aveva letto su Google News, sarebbe stato imbarazzante: « Sai.. le solite voci di corridoio!  » -mezza vaga nella voce.
Il biondo fece un piccolo colpo di tosse prima di ribattere: « E sai cosa dicono a me le voci di corridoio?  »
« Che aspetti? Spara il rospo! »
« Che siamo fidanzati, ma ancora non ne siamo pienamente consapevoli. Pensa che sul web esistono forum e blog dedicati a noi, ed esiste persino gente che scrive fanfiction sulla nostra felice vita di coppia » -Anche se era una battuta, Joseph non aveva tutti i torti, i suoi fan speravano che lui e Claire avrebbero acceso scintille, non volevano ammettere a se stessi che non ci sarebbe mai stato niente, che non avrebbero rovinato la loro preziosa amicizia a causa dell'amore.
« Joseph Morgan, ti sei guadagnato il premio di " Ibrido Lagnoso", su con la vita.. Prima o poi troverai una ragazza simile a me, anche se come sai nessuno può euguagliare la simpaticissima e bellissima Claire Holt! » - sospirò, quella ragazza era una presuntuosa e orgogliosa di prima categoria, ma trovare una ragazza come lei era come cercare un angelo nell'inferno.
Non esisteva.
                                                          ~~~~~

« Hay Julia, siamo qui! » -esclamò Angelica Marchesi, la sua migliore amica.
Arrivando al cancello principale non si era per nulla accorta che Angy e alcune ragazze della sua classe distavano di pochi passi da lei e che chiacchieravano così ad alta voce che tutta la scuola pendeva dalle loro labbra.
« Ragazze, è un piacere.. » -non si era mai considerata una persona socievole, e con certa gente le era quasi impossibile sostenere un conversazione vera e propria, non si sentiva a suo agio.
Con Angelica invece era tutto diverso, ridevano e scherzavano come due scostumate, si punzecchiavano e difendevano a vicenda, avevano sempre un argomento di cui parlare, si consideravano due ragazze ribelli, ma fedeli l'un l'altra.
Quelle le risposero con un cenno del capo e un sorriso, poi come se fosse un fantasma ripresero la conversazione che avevano interrotto senza preavviso, ignorandola completamente.
« Sapete che Vittorio ha lasciato quell'ignorantona di Cinzia? Secondo me ha fatto la scelta giusta, quella era tutta bellezza e niente cervello! » -iniziò la prima.
« Bella? Per me quella tizia aveva una faccia da topo! » -continuò una seconda.
« Almeno ora è single e disponibile.  » -concluse la terza.
« Scusate se ve lo dico, ma voi non avrete nessuna possibilità con lui, e poi non credo si accorgerà mai di nessuna di noi » -si intromise Angelica, aveva parlato con una nota di malinconia come se le dispiacesse.
« Con te sicuramente no, Angelica, non sei abbastanza astuta da conquistare il più popolare della scuola » -la ribecco' una delle tre ragazze, non andava giù a nessuno di non essere la prescelta.
Julia ascoltava con interesse la conversazione, eppure non le interessava per niente se quel ragazzo dannatamente sexy fosse in cerca di una nuova compagna, non provava ne ammirazione ne attrazione, per lei era uno come tutti gli altri- « Non potreste abbassare la voce? Vi potrebbero sentire!  » -le sue compagne la ignorarono e continuarono a fantasticare sul loro futuro da reginette della scuola, ma in suo soccorso venne la Marchesi che la aggiornò sull'accaduto:
« Cinzia ha lasciato questa scuola cinque minuti fa, piangeva dicendo che era troppo distrutta per restare in una scuola in cui i ragazzi spezzavano il cuore a povere fanciulle indifese! »
« E non solo, ha costretto Vittorio a saltare la prima ora per poterla riaccompagnare a casa, roba da non crederci! » -intervenne una delle tre, sorridendo.
Julia rimase scioccata, non riusciva a credere che una ragazza popolare come Cinzia potesse arrivare fino a questo punto, fare una scenata del genere solo per condividere la sua angoscia e far sapere a tutti che era ferita.
" Roba da non crederci " -pensò sbalordita, l'unica cosa che rimpiangeva era di non aver assistito alla spettacolo più divertente della storia del Liceo Classico di Messina.
La campanella suonò stridente, la tortura annunciò il suo arrivo.

--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Note dell'autore: E siamo arrivata alla fine del primo capitolo, spero che sia di vostro gradimento e sopratutto che non vi abbia annoiato.
Julia è una ragazza semplice e composta, può fare a meno della popolarità, vuole essere se stessa; come abbiamo visto non è molto calcolata dalle sue compagne di classe a causa della sua scarsa abilità nel socializzare.
Joseph Morgan, l'attore che io stimo e rispetto, non è ritratto come un uomo perfetto privo di problemi, ma come un uomo normale con una vita ricoperta di buchi neri.
Vi Auguro buon proseguimento di giornata, al prossimo aggiornamento, ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il sole esiste per tutti ***




                                                     IV.  Il sole esiste per tutti

Messina.

" Julia Edgas Cherubini, ti dichiaro ufficialmente la reginetta delle ignoranti. Con quale coraggio hai osato accettare l'invito di Vittorio? La tua follia è così accentuata che Don Rodrigo dei Promessi Sposi in confronto sarebbe il furfantino di turno!"
Ora lo chiamerai e dirai che hai avuto un contrattempo, che è morto il cane di tua zia e devi andare al suo funerale."

Julia si morse un labbro, infastidita, la sua coscienza era davvero insopportabile, ogni volta criticava le sue scelte ed emozioni come se ella fosse padrona del suo cuore, che stava battendo all'impazzita.
La paura era forte, ma l'emozione diventava qualcosa di indescrivibile ogni secondo che passava , sarebbe uscita con un ragazzo, il più bello del pianeta, avrebbero parlato del più e del meno, si sarebbero confrontati e dato libero sfogo alla fantasia come dei vecchi amici.
Quella giornata sarebbe stata la più bella della sua vita, nessuno gliel' avrebbe potuta rovinare, neanche il presidente della Repubblica in persona.
Appena arrivò difronte casa tirò un sospiro di sollievo, l'impazienza era così tanta che, se non fosse stato per il suo invidiabile autocontrollo, avrebbe rischiato di venir investita da una macchina di passaggio, o peggio, da un autobus con un autista in stato d'ebbrezza.
La giovane prese frettolosamente le chiavi del cancello dalla tasca inferiore dell'enorme zaino blu oltremare e quelle, giustamente, le caddero rapidamente dalle mani come un cerbiatto rincorso da un predatore.
<< Andate al diavolo, voi e le vostre maledette serrature! >> -imprecò acidamente mentre riprendeva quelle astine di ferro che avevano lo scopo di far innervosire anche i più pazienti esseri umani della terra.
Oltrepassò il cancello di corsa, chiudendolo con forza, e si apprestò a salire le scale, ignara che sua madre era lì ad aspettarla.
                                                  ***
Angelica Marchesi fissava il marciapiede con ingenua curiosità, pensando a quanto fosse orribile essere calpestati ogni giorno da persone diverse: il suo cuore in quel momento era infranto, distrutto, come se glielo avessero strappato dal petto e schiacciato selvaggiamente. Emiliano Casanova era la causa di quello smarrimento improvviso, le sue parole risuonavano insistenti nella sua mente, la testa le stava per scoppiare:
"Sono troppo dolce e ingenuo per essermi infatuato di una come te, incapace di vedere i veri valori nelle persone".
La giovane portò la ruvida mano destra sulla fronte, perché quella frase le risuonava esageratamente cattiva, ma allo stesso tempo corretta? E perché stava ancora pensando a quell'orrido ragazzo dagli occhi verde smeraldo?
<< Fanculo, Casanova! - urlò con voce acuta- Mi fai schifo! >>
Proprio nell'istante in cui disse codeste parole, un uomo sulla sessantina le passò accanto e la guardò in malo modo, impressionato.
Appena la oltrepasso lo sentì borbottare: << I giovani di oggi, sempre pronti ad offendere un povero vecchietto indifeso! >> e tanti altri insulti su quanto questi fossero maleducati e villani.
La Marchesi ignorò quel presuntuoso e arrogante, iniziando a correre verso Via Risorgimento, dove risiedeva Julia Cherubini.
                                                  ***
Non appena arrivò al terzo piano, la giovane tirò un sospiro di sollievo: il suo era stato un cammino tortuoso e faticoso, ma in fin dei conti ce l'aveva fatta, finalmente.
Aprì la porta di casa con cautela ed attenzione, quell'appartamento le aveva sempre fatto paura, possedeva qualcosa di misterioso e lugubre ma allo stesso tempo accogliente e tranquillo, in breve parole " la sua casa ideale".
Una volta entrata in soggiorno avvertì qualcosa di strano, una presenza inspiegabile, profumo di rosa.
Passando per il corridoio, ad un tratto, sentì un rumore proveniente dalla camera da letto di sua madre Adele e, non riuscendosi a trattenere, diede una sbirciatina dietro la porta, cercando di rimanere invisibile.
Vide sua madre con un bellissimo abito fino al ginocchio di un rosso acceso, le braccia nude erano ornate da incantevoli bracciali d'argento, ma la cosa che colpiva di più era il suo splendido collo in cui risplendeva una collana di diamanti.
Parlava da sola, anzi con una persona immaginaria.
<< Andrea, ti ricordi? Questa è la collana che mi hai regalato il giorno in cui ci fidanzammo, quando mi dicesti che il tuo sentimento per me era reale, che mi avresti amato fino alla morte! >>
Adèle Edgas tremò leggermente, scacciando una lacrima che le scendeva dal viso, pensava ancora a lui, suo marito.
Julia riportò alla mente quell'orribile sabato di cinque anni fa, quando lei e i suoi genitori erano  andati a cena fuori come una famiglia felice, ignari della tragedia che avrebbe scritto quella serata.
Ricordò il momento in cui suo padre le aveva detto di aspettare sul marciapiede mentre lui andava a prendere la macchina a molti chilometri di distanza. L'istante in cui attraversava la strada e una macchina nera come il petrolio gli andava incontro, schiacciandolo come una sardina sott' olio.
Il bastardo non si era nemmeno fermato a vedere i danni di cui era responsabile, aveva sfrecciato ad alta velocità e aveva abbandonato per sempre il luogo del delitto.
La giovane Cherubini all'epoca aveva solo dodici anni, ma non avrebbe mai dimenticato la disperazione e le urla che seguirono, il volto di sua madre.
Entrò di corsa nella stanza e abbracciò sua madre, un gesto istintivo e impulsivo, voleva trasmetterle tutta la forza che aveva in anima e corpo, voleva che fosse felice.
 << Esci e divertiti, mamma! Ricorda che sono orgogliosa di te, sei la donna più forte e coraggiosa che io abbia mai conosciuto! >> - esclamò accarezzandole i capelli.
Dopo gli adeguati saluti, Julia corse verso camera sua e mise sottosopra il guardaroba, doveva essere perfetta per quella giornata, avrebbe dovuto sorprendere Vittorio, il ragazzo che avrebbe dovuto vincere.
                                                ***
Angelica salì le scale frettolosamente fino ad arrivare al terzo piano dove, suonando a più non posso, aspettò che la bella Cherubini le aprisse la porta.
Quando lo fece vide una Julia diversa, meravigliosa in un leggins che si aderiva al corpo e una maglia lunga argentata, sembrava un raggio di luna.
<< Sto parlando con Julia Edgas Cherubini? Perché questa tizia che ho davanti è proprio il suo opposto! >> - disse la Marchesi entrando dentro casa.
<< Tu non indovinerai mai che cosa è successo, sono emozionatissima! - Julia emise una risata disperata, tremando leggermente- Vittorio mi ha invitato a fare una passeggiata  con lui e dopo mangeremo sicuramente qualcosa in un ristorante! >> 
<< E tu non mi dici niente? Che amica che sei! - sembrava leggermente offesa, mai poi continuò- Sta sera sarò tutta sola a casa: mia madre lavora, mio padre va dai suoi amici ed io sto in solitudine >>
<< Quanto vorrei fare qualcosa, Angy, se ti potessi aiutare sai che lo farei! >> - e le sorrise, radiosa.
<< In effetti qualcosa c'è.. - iniziò- potrei venire con voi, una cena a tre non farà male a nessuno.. - e poi passò alle minacce- se fossi una vera amica accetteresti, forza Julia, che ti costa? Sei tanto possessiva che ti tieni il bottino per te? E poi  mi lasci sola a casa. E' questo che vuoi, eh? E' questo? >>
La ragazza era sfinita, rispose soltanto: << Va bene vieni con noi, il caso è chiuso >>
                                                

Londra.

Una volta uscito dalla metropolitana, il giovane Morgan si guardò intorno: Londra era il sogno di molti giovani uomini e nobili fanciulle, eppure non era mai stato il suo, per lui era un città maledetta che aveva creato solo problemi e sventure, oltre alle incredibili sofferenze provate durante l'adolescenza, escluso da tutti a causa del suo aspetto minuto, beffato dalle ragazze per la timidezza che lo divorava quando era intento a parlare con loro.
Non era mai stato un ragazzino popolare e nessuno l'aveva mai calcolato veramente fino a quando, trasferitosi, aveva raggiunto il successo grazie il personaggio di Niklaus Mikaelson, l'Originale più tenebroso e complicato di The Vampire Diaries.
Da allora la sua vita era cambiata: amato da tutte le donne del mondo, considerato bello ed affascinate, la sua voce considerata sexy e intrigante, perchè vedeva tutto questo del tutto sbagliato?
Si diresse verso il primo albergo che vide, Novo Hotel, che a quanto pare era italiano e anche poco costoso, voleva correre il rischio, l'Italia dopotutto non era tanto male.
Si mise un paio di occhiali da sole e con una calma inquietante entrò in quella che sarebbe stata la sua casa temporanea, lasciandosi la famiglia alle spalle "ora e per sempre".
                                                        

Messina.

La passeggiata con Vittorio era stata piacevole e, come aveva predetto, il giovane dai capelli corvini la invitò a cena.
Una volta entrati nel ristorante i due giovani si sedettero in un tavolo per due, ma una volta poggiati i sederi sulla sedia, Julia confessò che in pochi minuti sarebbe arrivata anche Angelica:
<< Ascolta Vittorio, siccome ho avuto delle divergenze con una  amica.. Bhe, l'ho le ho chiesto di venire a cena con noi. Spero non ti dispiaccia! >> -accompagnò queste parole con un contagioso sorriso, quello che spesso usava quando voleva convincere sua madre a fare qualcosa per lei.
<< Non ti preoccupare, mi fa piacere che tu abbia ancora un amica con cui litigare- sorrise- io avevo un amico, un bravo ragazzo, gli volevo molto bene. Poi è arrivato il liceo, la popolarità, il desiderio di potere, tutte quelle cose che sono in grado di rovinare una grande amicizia. Non ci parliamo da molto tempo. >> -abbassò la testa, scosso e allo stesso tempo preoccupato.
<< Perchè non lo chiami? Potresti invitarlo a cenare qui con noi! >> -rischiò.
<< Ah, non so neanche dove vive, figuriamoci il suo numero di cellulare! >>
<< Posso sapere il suo nome se non sono troppo invadente? >>
<< Emiliano.. Emiliano Casanova! >>
Se fino ad allora Julia era tranquilla ed emozionata, ora il suo animo era pervaso da uno strano terrore, voleva aiutare il ragazzo e sapeva come, ma questo avrebbe comportato guai seri con Angelica, cosa fare?
<< Io lo conosco, è un amico.. Posso contattarlo se vuoi! >>
Guardò Vittorio, sembrava indeciso, ma dopo cinque minuti rispose solo con una banalissima parola- << Fallo! >>

10 minuti dopo.

Angelica arrivò in anticipo, cosa strana visti i suoi tempi e la mania del ritardo; la sua bellezza era straordinaria, davvero, quella sera si era vestita proprio bene: un vestito di stoffa nero fino alle ginocchia, scollato al collo, e i capelli ricci sciolti come un deliziosa ribelle, perfetta.
<< Prego Angelica, sei la benvenuta>> - Era stata un azione cattiva complottare alle sue spalle, ma voleva dimostrare a se stessa che anche lei era capace di raggirare le persone, di prenderle in pugno. Non era vendetta e neanche per scopi malvagi.. Prove, Julia voleva risolvere l'enigma.
In attesa del ragazzo, Vittorio e Julia iniziarono a parlare del più e del meno senza degnare la Marchesi di uno sguardo, ma poi, fortunatamente, il rappresentante d'Istituto disse qualcosa che attirò l'attenzione della riccia:
<< Vi confido un segreto, io e la preside stiamo facendo trattative per un viaggio d'istruzione degno di noi.. Londra, questo è il luogo prescelto! >>
Angelica trattenne il fiato.
Julia soffocò un urlo.
Emiliano Casanova si fece avanti.
Angelica si alzò dalla sedia senza esitare, guardando negli occhi prima il giovane e poi l'amica: << Che ci fa lui qui? >>
Julia rimase paralizzata, ma Vittorio si alzò a sua volta: << E' un mio amico, l'ho invitato io, lui resta qui! >>
Emiliano sembrava disorientato, Vittorio lo stava davvero difendendo, onorava la loro vecchia amicizia? Gli mise una mano sulla spalla, in segno d'affetto.
Angelica emise un sospirò e con sguardo feroce urlò: << Traditori, vi siete riuniti qui per cogliermi di sorpresa, che mossa astuta! Non pensavo fossi così sfigato, Vittorio, ma devo ricredermi; Emiliano poi, così stronzo da umiliarmi davanti a tutti.. E tu, Julia Cherubini, per quello che hai fatto non ti perdonerò mai, sei la ragazza più menefreghista e orgogliosa della terra, bagascia come tua madre che se la fa con il professore di matematica! >>
<< Mi fai schifo - Julia non si trattenne, si alzò e sputò per terra- critichi le persone e non sei in grado di criticare te stessa, le tue azioni e le tue parole sono così spregevoli che sono degne di te! Tu non sei angelica, bensì demoniaca! >> - Uscì dal locale, era finita.

______________________________________________________

Nota Autrice: Questo capitolo è sicuramente quello chiave anche se non può sembrare così, JoMo in un albergo italiano e un viaggio d'istruzione a Londra vi dice qualcosa? A me si u.u
Ho lasciato poco spazio a JoMo, lo sò, ma avevo bisogno di chiarire delle cose con Julia poichè non voglio fare capitoli troppo ampi.
Che dirvi? Scriverlo è stato tremendo, ma ce l'ho fatta!
Recensite se siete curiosi e vi è piaciuto, voglio sapere la vostra opinione :)))

                                                                                                                       Nausicaa_ Mikaelson

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La Fine ***


                      3. La Fine





Londra.

Joseph Morgan si apprestava a salire sul treno della Metropolitana, l'unico luogo in cui nel bene o nel male si sentiva tranquillo, dove poteva riflettere senza che nessuno lo disturbasse e riconoscesse.
Scese velocemente le interminabili scale mobili, spintonando una signora di mezza età che aspettava tranquillamente che queste, muovendosi da sole grazie all'elettricità, arrivassero al punto in cui normalmente si dovrebbe scendere.
<< Cafone! >> -urlò quella, imbufalita.
<< Grazie signora, le auguro un felice Natale anche a lei! >> -rispose il giovane inglese che, dopo averle fatto un gestaccio con il dito medio, si disperse tra la folla.
Prese una linea a caso, la Victoria Line, e con un sospiro di sollievo si sedette sopra un sedile libero, perdendosi nei meandri dei suoi pensieri.
Ricordò le brutte parole dette a sua sorella Crystal e si sentì in colpa per aver offeso l'onore della giovane che, involontariamente, aveva spinto ad odiarlo; poi la sua mente si offuscò, come se ricordare quel momento fosse per lui fatale.
Iniziò a percorrere il giorno più brutto della sua vita.
"Era il 15 Dicembre quando stava camminando lungo le maestose strade di New Orleans, in Louisiana, diretto verso la piccola villa che aveva acquistato per lui e la sua promessa Persia White.
Aveva detto alla ragazza che non sarebbe tornato prima del giorno dopo, eppure si era affrettato a lasciare il set per correre da lei e starle vicino.
Era ormai notte quando il giovane dagli occhi blu entrò silenziosamente in casa per paura di svegliarla e con passi felpati salì le scale, dirigendosi verso la camera da letto.
Il  suo cuore era felice ed emozionato, non vedeva l'ora di vederla e stringerla a se, di baciarla e toccarla con tutta l'energia che aveva in corpo, sconvolgendo le morali religiose.
Anche l'amico Charles Michael Davis era andato via prima, ma al contrario, lui aveva finito le scene da girare ed era libero di recarsi dove pareva e piaceva.
Un ora dopo l'uscita di scena del compagno, Joseph si sentiva assai stanco e annoiato e, vedendo che nessuno era intento ad osservarlo, era sgattaiolato via senza fare il minimo rumore.
In un primo momento aveva pensato di andare da Charles per fare una chiacchierata tra amici in piena notte, ma poi aveva pensato a Persia, tutta sola in quel letto immenso e freddo, e gli si era stretto il cuore.
Si trovava proprio di fronte alla porta chiusa della camera da letto  quando sentì un rumore, anzi, il trentaduenne percepì dei sospiri e gemiti di piacere, una donna che faceva sentire la propria voce, urlando con passione, e un uomo che scoccava baci rumorosi, quasi assordenti.
Joseph si sentiva paralizzato, un vortice di emozioni incombevano su di lui, stava impazzendo dalla rabbia, non riusciva a respirare e per questo si allentò la cravatta.
La furia si impossessò di lui quando i gemiti della donna diventavano più forti ed evidenti.
Spalancò la porta e trovo due persone in posizioni altrettanto banali: Persia era sdraiata sul letto con la schiena appoggiata al materasso e la bocca spalancata, l'uomo invece, di cui vedeva solo le spalle nere, era sopra di lei ed era intento a baciare i suoi seni nudi.
Quando lo vide, la ragazza emise un grido, non di piacere, bensì di terrore.
Joseph non si trentenne e con una velocità strabiliante prese l'uomo dalle spalle e lo girò verso di se.
Charles Michael Davis.
Amico.
Collega.
Stronzo.
<< Bastardo, come hai osato con la mia ragazza?  -urlò Morgan facendo partire il primo colpo e graffiando la pelle dell'uomo- Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme! >> -e ne partì un altro che colpi la costola in pieno.
<< Basta Joseph! >> - Persia si scostò da Charles e si alzò in piedi, nuda e indifesa, piazzandosi difronte a lui e dando le spalle all'amante.
<< Come hai potuto, io ti amavo..Perchè? - la sua voce si ruppe, si sentiva il cuore infranto, il suo unico desiderio in quel momento era morire, buttarsi dal balcone e farla finita.
<< Io.. Non sono innamorata di te come credevo: volevo sposarti, ma allo stesso tempo non volevo, desideravo baciarti, ma contemporaneamente la cosa mi disgustava.. Ci siamo allontanati, non puoi negarlo e non posso mentirti >> - rispose lei, autoritaria.
<< Non potevi parlarmene? Ne avremmo discusso come due persone civili, invece no, dovevo sorprenderti con il mio migliore amico e fare la scenata dell'uomo geloso. Quando avevi intenzione di dirmelo? - accennò pazientemente. Vedendo poi che la donna non rispondeva, ruggì come un leone arrabbiato-  Quando avevi intenzione di dirmelo? >>
Michael si alzò, preoccupato: << Te lo avrebbe detto presto, Jo, non era nostra intenzione fartelo sapere così >> 
<< Vestiti e vattene, andatevene tutti e due, non fatevi più vedere o vi denuncio alla polizia.. Muovetevi! >> -Joseph attese che i due si vestissero e successivamente si avvicinò con i due alla porta.
Prima di andarsene Persia cercò di dirgli qualcosa, ma il biondo non era disposto a sentire una ragione  di più e con un cenno del dito le indicò la porta.
Il suo cuore era infranto, l'anima era stata distrutta. "
Quando la vocina automatica annunciò "Victoria Line", Joseph si apprestò a scendere dal treno ed uscire finalmente dalla metro: quella mattinata era stata dura, moralmente stancante, distruttiva.

Messina.

Le due ore dopo la ricreazione erano state un inferno: Angelica l'aveva guardata storta per tutta l'ora di lezione e, cosa ancor più peggiore, nel cambio d'ora le aveva sussurrato all'orecchio con volgarità che era una "stronza senza cervello" e poi aveva aggiunto con più arroganza che "non era in grado di capire gli uomini e la vita" convinta che " la popolarità era qualcosa che a scuola contava più di qualsiasi altra cosa, essere un fantasma sarebbe stata la rovina".
Julia non la pensava assolutamente così e, per quanto odiasse Angelica, non poteva che ascoltare le lamentele sulla sua sfortuna e  i piagnucolii sul desiderio di conoscere a fondo Vittorio.
Stava diventando insopportabile.
Uscire da quel maledetto luogo era stato un sollievo, non vedere quell'ignorante della sua migliore amica era qualcosa di indescrivibile, contentezza ma anche dispiacere.
Proprio mentre stava per superare il cancello secondario, una mano ruvida le toccò la spalla e  si voltò sorpresa: un giovane dai capelli neri come la notte stava sorridendo difronte a lei, guardandola dolcemente.
<< Ciao, piacere io sono Vittorio Liberti! >> - esclamò il giovane, porgendole la mano.
<< Julia Cherubini - esclamò lei con tono arrogante- posso esserti d'aiuto? >> - non si fidava affatto, non ci riusciva.
<< Sai, oggi ti guardavo a scuola..Come hai difeso Emiliano, come ti sei schierata contro le tue stesse amiche, sei davvero una ragazza coraggiosa! >> -rispose sorridendo e mettendo le mani nelle tasche dei jeans.
<< Faccio quello che credo giusto, come tutti ovviamente >>
<< Vedo qualcosa di speciale in te, Julia, qualcosa che mi fa sentire vulnerabile e mi spinge verso di te e la tua forza -fece una pausa- ti va se più tardi facciamo una passeggiata? Sono ostinato a conoscerti, non puoi dirmi di no, non te lo permetto.
Oggi pomeriggio difronte alla chiesa, ti aspetto! >> - e con queste parole scomparve fra la folla di studenti.
Julia rimase a bocca aperta, era senza parole, Vittorio le aveva chiesto di uscire, non ci poteva credere.
Scappò subito verso casa, per quel pomeriggio doveva essere perfetta.

**
<< Emiliano, aspetta! >> - urlò una voce acuta, leggermente spaventosa.
Il giovane Casanova si voltò di scatto, come se quella voce l'avesse risvegliato da un immensa oscurità, era rigido e sorpreso, ma assai felice:
<< Angelica.. Tu.. Perchè mi hai fermato? >> - iniziò a balbettare il ragazzo.
La riccia lo osservava con occhiate penetranti, leggermente terrificanti, indecisa sul da farsi.
<< So che non avrei dovuto dirti quelle cose difronte a tutti ma.. - se il suo tono di voce vi era sembrato dolce e pentito, le parole che disse dopo ve lo farebbero sembrare odioso e sconsiderato- la verità è che tu sei uno sfigato, hai degli occhiali enormi che ti coprono tutto il viso, sei più magro di Avril Lavigne e Miley Cyrus messe insieme e la cosa che ti rende tanto odioso sono le tue fottutissime azioni, sei troppo dolce e buono per stare con una come me! >> - quasi gli urlò contro queste parole, era fiera di se.
Emiliano si sentiva un corpo freddo, morto, quelle parole lo avevano ucciso. Angelica era un mostro, come si era potuto innamorare di lei? Prese coraggio, tutto quello che aveva in corpo, e con una voce che non sembrava sua accennò soltanto: << E' vero Angelica, sono troppo dolce e ingenuo per essermi infatuato di una come te, incapace di vedere i veri valori nelle persone: sarò pure brutto, Marchesi, ma il mio animo resterà buono per sempre e nessuno sarà mai in grado di cambiarmi, nemmeno tu e le tue parole da bambina viziata >> - e dicendo così se ne andò, lasciandosi la bella riccia alle spalle.

----------------------------------------------------------
---------------------------------------------------
Conclusioni: Bien, anche il terzo capitolo è andata finalmente.
A differenza dei precedenti, questo è stato diviso in tre parti e vede una narrazione in flash-back: la prima parte comprende la avventure di Joseph e il ricordo del triangolo "JOMO-Persia-Charles" ( spero che questa sia la prima e ultima "descrizione" sessuale, le trovo davvero terrificanti u.u)
Nella seconda troviamo il primo incontro tra Vittorio e Julia, quando avete letto la parte tutti avrete urlato "NOOOO NON E' POSSIBILE" e invece è cosi, dovete abituarvi.. Cercate di non farvi entrare in antipatia Vic, perchè lo vedrete ancora :P

E ultimo e terza parte vediamo la "dolce" Angelica e il "feroce" Emiliano che discutono su uno dei temi base della storia cioè la popolarità nella vita e nel cuore.
Dal prossimo capitolo vedrete la così tanta attesa "svolta", spero non vi deluderò.
Recensite e datemi consigli e pareri,
un bacio,
la vostra Nau.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Fuori è buio ***


V.  Fuori è buio


Messina.

Julia uscì dal locale con le lacrime agli occhi: i capelli color nocciolo risplendevano alla luce della luna, sembrava una dea scesa sulla terra per portare gioia e amore, eppure era una semplice mortale destinata a soffrire, ad essere tradita dalle persona a cui voleva bene; spesso si fermava, riflettendo sul fatto che la natura inganna i figli da lei stessa creati, non solo negandoli del piacere, ma prospettando la morte come cessione del dolore.
Il cuore le batteva forte, le mani tremavano per il freddo, ma i piedi, quei miseri composti di carne e ossa, volevano spingerla a fare qualcosa che la testa rifiutava, spinta dalla ragione: non avrebbe fatto niente di avventato, ne per Angelica, ne per nessun altro, costoro appunto non si meritavano quel sentimento sovrano, il sollievo di aver vinto, di averla battuta.
Il tratto che distingueva Julia Cherubini era l'orgoglio, ferirlo corrispondeva a distruggere il suo essere, rendendola vulnerabile.
Tirò un sospiro di sollievo quando vide una panchina leggermente consumata sul marciapiede del lato opposto, correre così veloce e con tale energia le aveva causato una stanchezza fisicamente notevole, aveva bisogno di riposare.
Nel momento in cui si sedette, stiracchiando le gambe, una mano le toccò la spalla destra, gesto che la fece sussultare, la paura si era impossessata di lei e diciamolo, poteva essere chiunque: Un ladro, un serial  killer, uno stupratore, un..
<< Tranquilla Cherubini, voglio solo rubarti qualche minuto e darti la possibilità di conoscermi.. >> -disse una voce forte e carismatica, degna di un ragazzo sicuro di se.
Fece il giro della panchina e si sedette accanto a lei: i piccoli occhi azzurri la guardavano intensamente come se tutta la sua attenzione fosse concentrata sulla compagna, i capelli castani si spostavano da un lato all'altro a causa di un vento impetuoso che cresceva sempre di più, travolgendoli.
Julia lo fissò, rapita dalla sua bellezza inumana e dallo sguardo indagatore, ma dopo qualche minuto distolse lo sguardo per non destare sospetti.
<< Ti conosco benissimo, Liberti e credimi quando dico che la tua natura è molto diversa dalla mia >> -era seria, non sarcastica, letteralmente posata.
<< Allora dimmi, o saggia, qual'è la mia vera natura? Quale muro si contrappone tra me e te? Cosa ci rende tanto diversi? >> - parlò con un sorrisetto leggermente snervante, ispezionandola con attenzione.
<< Non penavo di spingermi fino a questo punto, ma se proprio desideri una risposta non te la negherò: in primo luogo sei uno di quei ragazzetti popolari che, in fin dei conti, avete tra voi una cosa in comune, la presunzione. 
Vi sentite superiori a tutto e tutti come se "gli sfigati" fossero delle fecce, persone che non sono degne di voi. Siete arroganti e esageratamente estroversi, contate troppo sul vostro aspetto esteriore e pochissimo su quello interiore.
Una delle cose che mi da più fastidio è la vanità, altra caratteristica che vi distingue dagli altri, rendendovi diversi. -disse tutto a un fiato, ma voleva continuare, quello era il suo momento, finalmente avrebbe potuto esporre al diretto interessato il suo pensiero sui componenti di quel particolare "gruppo"- Inoltre Vittorio, vogliamo parlare delle ragazze? Per quanto belli siate, il vostro livello di intelligenza è pari a zero. Quelli come te certamente sono attratti solo e soltanto dalle fanciulle affascinanti con il seno grosso e magre come uno stecchino, che non hanno carattere, facili e per niente complicate. >> -non voleva continuare con il suo monologo, c'erano così tante cose da dire che se appunto le avesse dette, la voce le sarebbe sparita.
Dal canto suo, Vittorio guardava la sincera Julia come paralizzato, immobile, l'unico segno della sua presenza era il respiro affannoso che la incitava ad andare avanti.
La giovane tuttavia, irritata dal suo silenzio, non parlò: cosa avrebbe concluso se quel testardo ragazzaccio non la degnava ne di uno sguardo, ne di un ascolto? Fece spallucce e, vedendo che il suo interlocutore non proferiva parola, si alzò con lentezza per rendere l'atmosfera più pesante, ne aveva abbastanza.
Iniziò a camminare senza mai voltarsi indietro, ignara che l'odiato Liberti stava correndo verso di lei, sfidando il vento impetuoso della sera; si piazzò davanti ad una furiosa mora, imponendole di fermarsi e tenere la bocca chiuso, ora era il suo momento: << E' davvero questo che pensi di me? Come fai a crederlo se non mi hai mai frequentato? -poi, come se gli avesse risposto, annuì- Giusto, i soliti pregiudizi delle ragazze moraliste, dovevo aspettarmelo. Non ti sei mai chiesta perchè mi comporto così? Se nel mio comportamento si nasconde una profonda fragilità? No, tu giudichi solo da quello che vedi, ma metti un pizzico della tua ingenuità e intelligenza.. Sono deluso! >> -concluse.
<< Se ti ho tanto deluso, Liberti, perchè non te ne vai e mi lasci in pace? >> -ringhiò la giovane.
<< Perchè nonostante tutte le cose che mi hai detto, tutte le critiche, le offese, la ripugnanza con cui hai parlato..Io sono attratto da te, si Julia, tu mi piaci! >> -si spinse in avanti con l'intenzione di baciarla, ma la Cherubini si ritirò istintivamente.
<< Sapevo che la tua intenzione era farmi cadere nella rete da te elaborata, non sono stupida, mi dispiace Vittorio, ma con me non funziona! Provaci con Angelica, fidati, non ti deluderà >> - e con quest'ultima frase se ne andò, ignorando totalmente il ragazzo che, con gli occhi sgranati, la osservava mentre spariva nella notte nera.

Londra.

Joseph Morgan entrò in quell'albergo italiano che tanto aveva ammirato: la luce luminosa dell'atrio lo abbagliò subito come se un angelo gli avesse mostrato il suo paradiso, quello che il giovane tanto bramava. Si guardò intorno con calma: dei divanetti dall'aria invitante erano disposti in cerchio alla sua destra attorno a un lungo tavolo in mogano; alla sua destra, inoltre, si apriva un ampia porta in vetro oltre la quale, come si poteva ben notare, era possibile passare il tempo grazie a svariate attività: c'erano vari tipi di playstation 3 attaccati a diversi televisori a plasma, un lungo mobiletto in cui era appoggiato di tutto, da mazzi di carte classiche a giochi in scatola di tutti tipi, quello che spiccava tra tutti era il famoso Monopoli che in quel preciso momento era nelle mani di un giovane dall'aria attraente.
Un enorme bancone incorniciava il quadro, dove la gente poteva ordinare tutto ciò che gli passava per la testa e poi sedersi nei piccoli tavoli che lo circondavano, godendosi la bibita e gli stuzzichini scelti.
L'ultima cosa che non poteva mancare era la porta che indirizzava alla sala da pranzo che sfortunatamente Joseph non riusciì ad esaminare con cura.
Si diresse verso la reception, dove lo aspettava una donna biondissima dagli occhi azzurri che lo fissava sbalordita come se fosse caduta in un sogno  e cercasse di risvegliarsi senza riuscirci.
Il giovane attore era abituato a queste reazioni che certe volte gli causavano irritazione, altre, invece, soddisfazione per la propria bravura e meraviglia. Appena le parlò con il suo accento perfettamente british, la giovane scosse la testa, imbarazzata per la figuraccia, arrossendo leggermente: Morgan le sorrise cordiale, poi, aspettando gentilmente che la bella di fronte a se si riprendesse, le chiese indicazioni sull'albergo e i suoi orari e dopo una lunga chiacchierata, ordinò una camera matrimoniale dove avrebbe potuto stare più comodo.
Mentre discutevano amabilmente, la giovane dipendente gli disse che amava la lingua italiana e stava studiando per laurearsi in lingue, in modo da  poterla insegnare nelle scuole. 
Joseph aveva sempre desiderato imparare una nuova lingua e quella sembrava un occasione perfetta per aprirsi a nuove culture, tradizioni e sopratutto esperienze. Espose la sua idea alla ragazza che, eccitata per la proposta, accettò subito l'incarico di insegnarli la lingua italiana e dopo una discussione notevolmente tranquilla si misero d'accordo su orari e incontri.
Congedò la sua nuova insegnante e, con un sorriso furbo, si diresse verso la sua modesta camera.
                                                                    ***
Crystal era seduta sull'erba umida di Green Park e fissava con intensità le persone che passavano felici e armoniose: spesso si chiedeva come si otteneva la felicità, ma altrettanto spesso rimaneva senza risposta, nessun grillo parlante l'illuminava e non le dava consigli sulle scelte da compiere. 
Il pensiero vagò sui momenti più gioiosi della sua infanzia: riportò alla mente quando a sette anni giocava con le bambole insieme a un ventiduenne Joseph che, sorridente, le cullava con le braccia consorte cercando di non farle cadere per cercare di farla ridere e divertire; ricordò il primo giorno di scuola, dove a sua grande richiesta, la accompagnò il fratellone e tranquillizzò dicendole che l'istituto era bellissimo e si sarebbe divertita un mondo, inoltre le promise che lui ci sarebbe sempre stato e non l'avrebbe mai lasciata sola.
Una piccola lacrima scivolò dal chiaro occhio sinistro della giovane che, troppo depressa per urlare tutta la sua angoscia, si sdraiò sulla soffice erba verdastra perdendosi nei meandri più profondi dei suoi pensieri.
Dov'era ora il suo amato fratello? Perchè lo sentiva distante eppure così vicino?
Crystal chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dal fruscio del vento.

Messina.

La giornata dopo l'accaduto, la scuola sembrava più fredda del solito come se una tempesta avesse accolto la struttura e gli studenti non erano da meno: Angelica Marchesi, la sua "migliore amica", non la degnava di uno sguardo e, se proprio era costretta a rivolgerle la parola, lo faceva con disgusto e disprezzo; Vittorio Liberti, al contrario, ogni volta che si incontravano nei corridoi, la fissava intensamente e, quando vedeva che lei si stava avvicinando per rivolgergli la parola, si allontanava con una notevole rapidità. L'unico che sembrava felice di vederla era il riccio Emiliano Casanova che la salutava con un debole sorriso per poi voltarsi e andarsene con altrettanta fretta.
Julia era delusa sia per Angelica che per Vittorio, solo che tra i due c'era un enorme differenza: mentre la prima la conosceva da tempi remoti e aveva passato inseme a costei ore e ore, Vittorio era frutto di una nuova conoscenza che si era creata, sviluppata e conclusa a causa di una notte assai turbolenta.
La Cherubini entrò in classe con uno sguardo teso e, dopo aver dato un ultimo sguardo al corridoio, si sedette al suo banco.
L'ora dopo la ricreazione era stata noiosissima, il professore di Scienze Naturali aveva una voce così monotona e bassa che molti dei presenti avevano rischiato di addormentarsi, provocando l'ira dell'insegnante che non ci pensò due volte per fare la nota alla classe e interrogare a più non posso.
Proprio mentre stava per pronunciare il cognome " Cherubini", entrò in classe uno dei bidelli esclamando che una circolare magnifica era stata sfornata apposta per noi.
Il professore la prese, guardando iracondo Julia che mantenne il suo sguardo e iniziò a leggere, arrogante: << Come proposto dal suddetto rappresentante di Istituto Vittorio Liberti, le classi III del Liceo Classico di codesto istituto saranno autorizzate a compiere una Gita d' Istruzione all'estero sotto la tutela degli insegnanti responsabili. La meta proposta e accettata dalla preside sarà la splendida capitale del Regno Unito, Londra.
Tutti gli interessati si rechino in segreteria per le iscrizioni che, se saranno numerose, si procederà con un sorteggio di classe per decretare i fortunati. >>
Tutti si guardarono come se non si fossero mai visti, Londra li aspettava.

-------------------------------------------------------------------------

Nota autore: Il quinto capitolo è stato pubblicato? Siete sorpresi? Io modestamente si, non credevo ci sarei arrivata così presto( non vi ho fatto attendere per niente xD ).
Il primo paragrafo riprende da come ci eravamo lasciati nel precedente, l'atmosfera più romantica è infranta da Julia che probabilmente neanche lo sapeva.
Non voglio fare come TVD e farvi schierare tra le due coppie in gioco..Ma.. Sembra interessante, Julia e Vittorio o Julia e Joseph? AHAHA peggio di Damon e Stefan, ora capisco come si sente Elena xD
Comunque, il secondo lo voglio intitolare "Le avventure di Joseph", sembra un vagabondo, lo so, ma finalmente abbiamo una svolta: lui in un albergo italiano, lui che impara la lingua, lui che.. Devo tapparmi la bocca..o le mani!
Terza parte invece ci approfondisce il personaggio di Crystal, la sorella di Joseph che spero non vi stia antipatica o vi dia i nervi, abbiate pietà.
Infine abbiamo finalmente "La svolta", Londra è alle porte, i nostri personaggi stanno per cambiare.
Spero mi seguirete ancora nonostante le mie pausa e che la mia storia vi affascini e sia piacevole, ci vediamo al prossimo aggiornamento( non pensate male) e recensite in molti, è molto importante per me *-*
Baci,
Nau Mikaleoson.

Mia pagina: https://www.facebook.com/noichesiamotributes?ref=hl e..Una sorpresina per voi.

                               

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2262969