Amami, baciami, salvami...

di Rio Kastle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno di scuola ***
Capitolo 2: *** un incontro inaspettato... ***
Capitolo 3: *** Una giornata con tori: shopping e... gossip! ***
Capitolo 4: *** Il cacciatore dagli occhi di ghiaccio ***
Capitolo 5: *** Emozioni... ***
Capitolo 6: *** Il diario di Rio ***
Capitolo 7: *** Un giorno di palestra ***
Capitolo 8: *** Una figura imbarazzante... ***
Capitolo 9: *** La scomparsa di Shark ***
Capitolo 10: *** Una giornata strana. ***
Capitolo 11: *** La lite con Kite. ***
Capitolo 12: *** Gelosie... e felicità... ***
Capitolo 13: *** Il ballo scolastico (prima parte) ***
Capitolo 14: *** Il ballo scolastico (seconda parte) ***
Capitolo 15: *** Il ballo scolastico (terza parte) ***
Capitolo 16: *** Una giornata da bambini... ***
Capitolo 17: *** Energia Bariana ***
Capitolo 18: *** Notizie... ***
Capitolo 19: *** Viaggio nel mondo bariano... ***
Capitolo 20: *** Il salvataggio ***
Capitolo 21: *** La medaglietta ***
Capitolo 22: *** Il rapimento di Hart ***
Capitolo 23: *** Finalmente la pace... ***



Capitolo 1
*** Primo giorno di scuola ***


CAPITOLO 1: Primo giorno di scuola
 
 
 
“Lo sapevo che non avrei dovuto fidarmi di questo stupido GPS” Pensai mentre camminavo ormai sconsolata, alla ricerca della scuola nella città di Heartland. Era già più di mezz’ora che camminavo inutilmente in giro per le strade, fin quando non vidi due ragazzi che passeggiavano. Aumentai il passo e mi avvicinai a loro: « Scusate, per caso sapete dove posso trovare la scuola? » Il ragazzo si girò, il suo viso mostrava un espressione stranamente infastidita dalla mia domanda. Guardò la ragazza che gli camminava a fianco e le disse: « Tori, occupati tu di lei, io ho da fare » Detto questo se ne andò. Ero un po’ sorpresa dalla sua risposta. La ragazza, che da quanto avevo capito rispondeva al nome di Tori disse: « Scusalo, è fatto così, non è colpa tua. Volevi sapere dov’è la scuola? »
« Oh, sì grazie! »
« Se vuoi posso accompagnatrici, ti va? »
« No, non vorrei essere di disturbo… »
« Non preoccuparti, sto’ andando lì anche io! »
« Allora accetto molto volentieri! »
Tori mi fece strada, e in poco tempo raggiungemmo la scuola.
« Tori » Iniziai io « Chi era quel ragazzo che prima era con te? »
« Oh, lui è Kite, è un mio amico,  dopo durante l’ora di spacco ti presento tutti gli altri. Kite però non viene a scuola qui, non so se hai notato ma lui è più grande di noi… »
« Grazie, mi farebbe davvero molto piacere, io qui non conosco nessuno… »
« Senti ancora non ti ho chiesto: come ti chiami? »
« Scusa, è colpa mia non mi sono presentata: mi chiamo Rio, Rio Kastle »
« Kastle hai detto? Non è che per caso sei la sorella di Shark? »
« Reginald? »
« Sì scusa è colpa mia, noi di solito lo chiamiamo così… »
« Comunque sì, sono sua sorella »
Mi sarebbe piaciuto finire quella conversazione, ma arrivammo a scuola appena in tempo: appena entrammo nel grande atrio, la campanella suonò.
« Vieni Rio, seguimi, ti porto alla tua classe »
La seguii per tutta la scuola, avanti e indietro, per non so quante volte. Quella scuola era enorme, ero fortunata ad avere Tori, altrimenti mi sarei già persa ben più di una volta!
Finalmente arrivammo in classe. Trovai un posto accanto ad un ragazzino piuttosto strano. Aveva i capelli blu con ciuffi rosso-fucsia sul davanti. All’inizio pensavo che fosse solo un’impressione, ma quando guardai meglio scoprii che quel ragazzo stava, davvero, dormendo sul suo banco di scuola! Era pazzesco, non avevo mai visto niente del genere! Tori sedeva al banco dietro di me, e non appena vide il ragazzo accasciato sul banco, gli tirò una pallina di carta per svegliarlo. Lui si svegliò di soprassalto gridando: « Kari, no, per favore, oggi è festa non devo andare a scuola perché mi stai svegliando così presto…! »
Tutti si misero a ridere e il ragazzo diventò rosso come un peperone. Tori lo sgridò: « Ti sta bene brutto imbranato, ti ho già detto tante volte di non dormire in classe » Intanto lo aveva preso per un orecchio, poi continuò « almeno la prossima volta mi ascolterai! »
Ebbe davvero molta fortuna perché il professore non era ancora entrato in classe, altrimenti…una sospensione il primo giorno di scuola non sarebbe stato il massimo.
Le ore di lezione passarono lente e noiose (come al solito del resto, a chi di voi non capita tutti i giorni? YUMA: « A me no! A me no! Io dormo! » Io: « Yuma che ci fai tu qui?!?!?! » « Io? Niente, volevo vedere che facevi e salutare quella gente là! CIAO!!! E ricordate… ENERGIA AL MASSIMOOOOOO!!!!! » « Poveri noi, come faremo… »).
All’uscita dalla scuola Tori mi presentò i suoi amici.
« Allora Rio, questo è Yuma, credo che tu abbia già avuto modo di conoscerlo, vero Yuma??? »
« Certo… » Rispose lui con una strana vocina, come intimidita dallo sguardo severo di Tori.
Poi lei riprese: « Lui invece è Bronk »
« Piacere di conoscerti Rio »
« Il piacere è tutto mio… »
« Lui è Casswell »
« Ciao »
« Lei è Katy »
« Miaoooo… »
Sorrisi un poco evitando di scoppiare a ridere alla visione di quella ragazza con orecchie e coda da gatto che miagolava.
« Ed infine abbiamo Flip »
“Dov’è questo Flip” pensai, e proprio mentre stavo per dirlo una vocina proveniente dal basso mi salutò:
« Ciao » Disse con aria affabulatrice sistemandosi i grandi occhiali sugli occhi.
« C-ciao » risposi imbarazzata al pensiero della figuraccia che stavo per fare.
Tornai a casa fischiettando, quella giornata era iniziata male ma alla fine si era rivelata piuttosto simpatica.
 
 
Con affetto
La vostra Rio Kastle
 
YUMA: « Rio sei proprio antipatica, non mi sono addormentato sul banco il primo giorno di scuola! »
 TORI:« Come no! Sei sempre il solito immaturo che non vuole prendersi le sue responsabilità »
YUMA: « Non è vero! Tu e la tua amichetta esagerate sempre perché siete invidiose e volete mettermi in cattiva luce davanti ai nostri lettori! »
TORI: « Hai nostri hai detto?!?!?! Ma se siamo solo io e Rio a scrivere e tu te ne stai tutti il giorno sdraiato sul divano! »
IO (sempre che abbia ancora qualche voce in capitolo): « V-veramente s-se posso intromettermi sono solo io a scrivere… »
TORI e YUMA: « NO CHE NON PUOI INTROMETTERTI! NESSUNO TI HA CHIAMATO IN QUESTA CONVERSAZIONE!!!! »
*Mentre quei due litigano sgattaiolo fuori di casa*
Ecco, vi pare che per stare un attimo in pace devo scappare da casa mia! E ora per favore fatemi gli auguri, perché tenterò (e ripeto TENTERO’) di riprendere possesso della mia abitazione.
 

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Capitolo 2
*** un incontro inaspettato... ***


  CAPITOLO 2: Un incontro inaspettato… Andavo a correre tutti i pomeriggi, mi faceva bene. Da quando ero uscita dal coma ero molto scossa. Era un modo per sfogarmi. Quel pomeriggio avevo scelto una strada nuova, per visitare un po’ i dintorni di casa mia. Era una strada deserta, non c’era anima viva. Era molto piccola e stretta ed era costeggiata da viali alberati di pini. Avevo appena deciso di aumentare la velocità, perché i muscoli iniziavano a scaldarsi, ma non feci in tempo a percorrere 100 metri che la mia corsa fu brutalmente interrotta. I miei pensieri erano altrove, avevo la testa tra le nuvole, quando davanti a me vidi una persona. Era troppo vicina e non feci in tempo a rallentare. Le andai addosso e cademmo entrambe. Ma non ostante questo, il ragazzo (avevo capito che era un lui) lanciò un braccio rosso, che sembrava il prolungamento del suo ed afferrò un uomo che gli stava davanti (evidentemente prima mi era sfuggito). L’uomo protestava: « No! Ti prego! Non puoi farmi questo! Io non ti ho fatto niente, neanche ti conosco! » Il ragazzo sembrava non sentire le proteste dell’uomo. Dopo che il braccio lo ebbe afferrato da lui uscì una carta numero: numero 57 Drago Polvere Tricefalo. Dopo di che, l’uomo cadde a terra privo di sensi. Il ragazzo mi disse senza voltarsi: « Cosa ci fai qui? Vattene, non è un posto per le ragazzine » « Come hai detto, scusa?! E poi che razza di persona sei? Non vai a soccorrere quell’uomo?! » « Non fingere di non aver sentito. Quell’uomo non ha assolutamente bisogno del mio aiuto, e tantomeno del tuo. Vattene » Il ragazzo non si mosse, in attesa che io me ne andassi; quando vide che mi stavo allontanando se ne andò via senza voltarsi. Tornai a casa, camminando a passo svelto. Avevo proprio bisogno di una doccia fresca. Mentre mi lavavo, i mie pensieri andarono al fatto accaduto poco prima. Era strano ma avevo l’impressione che quel ragazzo non volesse farsi vedere da me. Se quello era il suo scopo, gli era riuscito perfettamente. E poi nella mia mente… rimanevano fissi quei penetranti occhi di ghiaccio. Erano lì, e si infiltravano in tutti i miei pensieri. Era l’unica cosa che avevo visto del suo viso. Quegli occhi che ti congelavano fino all’osso. Non riuscivo a pensare ad altro. Era come impresso nella mia mente, un passaggio dopo l’altro. Il braccio, la carta numero, l’uomo svenuto a terra… “ Che razza di persona sono, quell’uomo stava male e io non sono andata ad aiutarlo!” “E poi… quel ragazzo… era così strano…” Spero che vi sia piaciuto! Alla prossima Rio Kastle TORI: « Oh, Rio! E’ bellissimo questo capitolo! Non vedo l’ora che scriverai il prossimo quando parlerai di me e te e di quando… » IO: « Tori basta! Stai zitta! Se ogni volta che finisco un capitolo tu dici di cosa parlerà il prossimo non c’è più la suspence! Che scrivo a fare altrimenti? » SHARK: « Mia sorella ha ragione per una volta! Non ti impicciare! » YUMA: « Rio, Tori, io ho fame!!! Andiamo a mangiare!!! » IO: « Yuma ma come?! Adesso basta! Tutti fuori da casa mia! Ieri te e Tori mi avete addirittura picchiato! FUORI!!! » Ecco ragazzi, finalmente sola! Ieri Yuma e Tori mi hanno picchiata perché non mi volevano nella loro “pacifica discussione” come la chiamano loro!

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Capitolo 3
*** Una giornata con tori: shopping e... gossip! ***


CAPITOLO 3: Una giornata con Tori: shopping e… gossip! « Allora Rio? Sei Pronta per la nostra giornata tra ragazze? » « Come potrei non esserlo? Allora? Dove si va? » « Al centro commerciale è ovvio! Ci sei mai stata? » « Sono stata in come per qualche mese, ma sono pur sempre una ragazza, cosa credi? » « Ok allora si parte! Sarà una giornata stupenda! » « Non vedo l’ora, ci sarà qualcun altro con noi? » « Avevo pensato di invitare Katy ma… non mi sta molto simpatica, mi capisci? E forse ci incontriamo nel pomeriggio con i ragazzi per un gelato… » « D’accordo, allora sfruttiamo la mattinata!!! » Ci incamminammo verso il centro commerciale. Ero molto contenta, non sapevo più quant’era che non uscivo con qualche amica! Arrivammo ai negozi verso le 11. Entrammo nel primo: “Scarpe&Abbigliamento per donna”. Fu bellissimo, io provai nei camerini un enorme cappello con tante piume e un tubino stretto nero (con cui voglio sottolineare che inciampai!), con un paio di scarpe nere molto (ma molto) alte, tanto alte che battei la testa al palo che reggeva la tenda del camerino! Dopo di che, Tori indossò un vestito rosa con un’enorme gonna a puf. Devo dire che nonostante la ridicolezza di quel vestito, a Tori stava davvero bene! Poi ritoccò a me e indossai un vestito a spalline con minigonna azzurro (abito che tra l’altro comprai!). Tori invece alla fine non prese niente in quel negozio, soprattutto dopo aver litigato con la commessa perché le aveva insultato la capigliatura! Il secondo negozio in cui entrammo si chiamava “Tutto e di più per donna”. Io non provai niente perché non ero appassionata di abbigliamento così tanto elegante, mentre Tori comprò un elegantissimo vestito rosso con cintura sotto seno rosa-fucsia. Era bellissima! Sfilava come una modella! Prima ho detto che non ero appassionata di abbigliamento elegante, ma in ogni caso Tori mi disse: « Allora Rio… Che ne dici se adesso andiamo a comprare un vestito anche per te? » « Per me… » Dissi con una risatina sarcastica « Veramente… io non sono molto interessata a queste cose… » « D’accordo, ma non importa, dammi retta, ti servirà… » Stavolta fu lei a fare la risatina sarcastica. (Capirete più in là a cosa mi sarebbe servito il vestito). Alla fine mi lasciai convincere da Tori e provai svariati vestiti, ma nessuno mi convinceva. Dopo parecchio tempo, riuscii a trovare un vestito che mi sembrava piuttosto carino: era un abitino bianco panna, con il corsetto attillato (forse anche troppo per i miei gusti, ma Tori diceva che mi sfiniva), la gonna era leggermente più larga della parte superiore del vestito e aveva delle balze che davano un effetto molto ondeggiante. Non era poi così male! Tori diceva che sembravo una principessa, ma io mi sentivo molto ridicola. Nel pomeriggio ci incontrammo davvero con i ragazzi. C’erano Casswell, Bronk, Katy, Flip. « Ciao ragazzi! » Dissi io. « Ciao Rio, ciao Tori » Risposero gli altri in coro. « Allora dove si va? » Chiese Tori. « Avevo pensato di andare alla gelateria in centro » Propose Casswell. « D’accordo » Disse Bronk. Quando ci eravamo già incamminati per il centro io rallentai per dire una cosa a Tori. « Senti Tori, sai perché Kite non è venuto? » A Tori comparve un ghigno strano… « Perché lo vuoi sapere Rio… Non è che per caso… tu e lui… » « Non ci pensare neanche! Ma come ti viene in mente?! » « No, così, era per sapere, ma sei sicura vero? » « Sì che sono sicura! » Risposi arrossendo. « Mah… se lo dici tu… » Lasciai che Tori andasse avanti, e rimasi immersa nei miei pensieri. Ed ecco che ritornavano gli occhi di ghiaccio. Non so… è che mi ricordavano qualcuno… quello sguardo inquietante e allo stesso tempo ammaliatore. Non vedo l’ora di scrivere il prossimo! Vostra Rio. YUMA: Bene ragazzi! Non vi preoccupate… Menomale che ci sono qui io: ho portato Sushi per tutti!!! TUTTI:« Si! Finalmente si mangia! » TOC TOC IO: « Chi è? » BENEDETTA (La mia migliore amica): « Sono io! » IO: « Io chi? » BENEDETTA: « Sono Bene, stavo cercando Yuma, digli che sono piuttosto arrabbiata con lui! » *Apro la porta alla mia amica* TORI: « Ciao mi presento, io sono Tori Nizuki, sono un’amica di Rio e anche di Yuma, purtroppo… » KATY: « Solo “amica”… » *Tori arrossisce* TORI: « Adesso ti ammazzo, Katy!!! » *Katy scappa inseguita da Tori, ed escono di casa* IO: « Tori ti chiedeva perché sei arrabbiata con Yuma. Ti ha persino portato il Sushi! » BENEDETTA: « Sì mi ha portato il Sushi ma per mangiarlo gli dovrete aprire lo stomaco… » TUTTI: « YUMAAAAAAAAA!!!!!!!! » *Yuma fugge di casa terrorizzato da tutti i suoi amici! *

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Capitolo 4
*** Il cacciatore dagli occhi di ghiaccio ***


“D’accordo adesso basta” pensai. Allungai la mano per cercare il tasto per accendere la lampadina. Non riuscivo a trovarlo, e così continuai a sporgermi. Fu questione di un attimo: mi allungai troppo fuori dal letto, mi sbilancia e caddi per terra con un forte tonfo. «Ahi! Tutte a me devono capitare! Non è possibile! » Mi alzai da terra massaggiandomi la schiena. Controllai che non ci fosse niente di rotto. Per fortuna ero ancora tutta un pezzo. Era ormai qualche giorno che soffrivo di insonnia. Non riuscivo a dormire. Ogni volta che mi si chiudevano gli occhi sentivo molto caldo e mi svegliavo di soprassalto. Guardai la sveglia: le cinque del mattino. Era inutile rimettersi a letto, tanto non avrei dormito comunque. Non sapevo che cosa fare perciò decisi di sentire come tirava l’aria fuori, doveva essere bella la città di Heartland di notte. Mi avvicinai alla serranda, afferrai la corda e la tirai su. Quando era abbastanza alta aprii la porta ed uscii in balcone. Me la immaginavo diversa la città notturna, più… affollata. Ma del resto io non ero in centro, ma abitavo piuttosto in periferia; non potevo dirmi triste per questo, era una bella casa la mia. Dal balcone riuscivo a vedere la strada semi deserta. Non c’era quasi nessuno. Mi accovacciai sulla ringhiera e lasciai volare i miei pensieri. Tutte quelle luci in lontananza erano… così rilassanti… Mi abbandonai alla dolcezza del panorama. Finì tutto così. In un istante. Non ci misi molto a realizzare che mi stavo sbilanciando. Ero sporta troppo e non feci in tempo a rimettermi in equilibrio. Caddi giù in un istante. La percezione del vuoto sotto di me fu la prima cosa che provai. « AHHHH!!! » Durante quell’urlo feci in tempo a pensare a quelle ultime cose a cui dire addio. Pensai a mio fratello Shark, a Tori, a Yuma… ma non avrei mai immaginato di pensare anche agli occhi di ghiaccio di quel ragazzo. Chiusi gli occhi e mi preparai all’impatto col suolo. Ero pronta… Ma…ciò non avvenne. Qualcosa fermò la mia caduta. Mi sentii prendere al volo. Oscillai leggermente e poi mi fermai. Qualcuno mi aveva appena salvato la vita. O se non proprio la vita, comunque mi aveva salvato dal reparto “URGENZE” dell’ospedale. Non ero mai stata più felice di incontrare qualcuno in vita mia. Dopo tutti questi pensieri aprii finalmente gli occhi. No, non era possibile. La prima cosa che vidi quando mi girai fu… quello sguardo di ghiaccio che mi aveva tanto scioccata qualche giorno prima. Rimasi incantata per qualche secondo a fissare quegli occhi. Il mio cuore non aveva mai battuto così forte. Fu una fortuna per me che quel ragazzo mi parlò, altrimenti sarei rimasta incantata come una stupida. « Stai bene? » « S-sì » « Sei stata fortunata che ci fossi io nei paraggi… » « G-grazie. » « Non ringraziarmi. Piuttosto sta attenta la prossima volta. Non è normale cadere da un balcone, ti pare? » « Io… Io…credo di essermi sporta un po’ troppo » Mi mise a terra (in tutto questo non ero ancora scesa dalle sue braccia). Non sapevo cosa fare. Arrossii fino alla punta delle orecchie. “Quel viso…L’ho già visto…Un attimo, Kite! Ma sì, era lui il ragazzo che camminava assieme a Tori la prima volta che ci eravamo incontrate! Era quello che sembrava infastidito da me…” « P-posso sapere come ti chiami? » Chiesi balbettando. « Kite » “Kite… era proprio lui” Guardai un’altra volta i suoi occhi. “Non è possibile! Il ragazzo che ha rubato il numero a quell’uomo… era Kite!” « Tu invece come ti chiami ragazzina? » « Rio. Ci siamo già conosciuti ricordi? Quando ho chiesto dov’era la scuola… » « No,ti sbagli. Non ti ho mai visto prima d’ora. Sicura di star bene? » « Sì » « D’accordo » Girò le spalle e andò via. Mentre camminava alzò una mano in cenno di saluto. « Vedi di non cadere più, non ci posso sempre essere io a salvarti… » Rio. YUMA: « Oh… che carini! Kite, però non mi avevi detto che l’avevi salvata quando era caduta dal balcone… Che tenero che sei! » KITE: « Yuma sta’ zitto. Non l’ho “salvata”, mi è semplicemente caduta addosso » KATY: « Sì certo… se lo dici tu… » KITE: « Pensatela come volete… » SHARK: « Kite, questo però non me lo avevi detto… Ti ringrazio per averla salvata, ma non lo fare mai più! » *prendo le chiavi di casa dalla borsa e apro la porta* IO: « C-cosa ci fate voi qui?! Come siete entrati?! » YUMA. « Con le chiavi, no? » IO e SHARK: « Con le chiavi?! Come avete le chiavi di casa nostra?! » YUMA: « Ho fatto un calco l’altro giorno… non sei contenta? Adesso non dovrò più disturbarti bussando alla porta, posso semplicemente entrare! » IO: « Non dovrai più “disturbarmi”? Potrai semplicemente entrare? YUMAAAAAAA!!!!!!! » « AHHHHH »

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Capitolo 5
*** Emozioni... ***


CAPITOLO 5: Emozioni…

Ero molto confusa.

Era oramai qualche giorno che mi sentivo strana. Sentivo che dentro di me c’era qualcosa che non andava. Qualsiasi cosa stessi facendo, ripetutamente il mio cuore aveva dei sobbalzi. Iniziavo a tremare o a sentire molto caldo. Balbettavo, e qualsiasi cosa provassi a dire, rimaneva incastrato nella gola, come se non volesse uscire.

C’erano momenti in cui mi sentivo triste e poi, di colpo, volevo saltare dalla gioia.

Ieri avevo risposto male a un passante che mi aveva sorriso. Poi arrivata a casa, mi sono messa piangere perché mi sentivo in colpa per lui. Per uno sconosciuto che mi aveva appena rivolto uno sguardo.

Come se non bastasse, Shark non era ancora tornato dal suo viaggio. Mi aveva detto che si prendeva una vacanza, e che sarebbe tornato presto. Erano passate due settimane e non si era ancora visto, neanche una chiamata, una mail, un messaggio che mi dicesse che stava bene. Ero molto preoccupata. Mio fratello non mi avrebbe mai lasciata sola. Quella sera Tori mi aveva invitato a mangiare una pizza tutti insieme. Diceva che ci sarebbe stata anche una certa Droite e anche Kari, la sorella maggiore di Yuma.

Non sapevo chi fosse Droite, ma pensavo che mi sarebbe piaciuto conoscerla. Del resto conoscevo solo Tori e i suoi amici, ma di ragazze con cui parlare c’era solo Tori.

L’appuntamento in pizzeria era per le otto. Mi preparai e alle sette e mezza uscii di casa. Avevo indossato la canottiera azzurra che avevo comprato con Tori insieme alla mini-gonna. Per le otto esatte ero in pizzeria.

« Ehi, ciao Rio! »

« Ciao ragazzi come va? »

« Bene, bene »

« Dove ci sediamo? »

« Un attimo, stiamo aspettando Kite. Droite, non è venuto con te? »

« No, ha detto che avrebbe aspettato la baby-sitter di Hart »

« La baby-sitter? Non credevo che Kite lasciasse suo fratello con una sconosciuta! »

« Non è una sconosciuta, è una sua cara amica, si conoscono da tanto… »

A quel punto intervenii:

« Un momento, v- viene anche K-kite? »

« Sì, pensavo fosse scontato. C’è qualcosa che non va? Sei un po’ pallida, sicura di sentirti bene? »

« S-sì, sì, sto bene… »

« Ok, ma non preoccuparti, se non mangi la pizza ci penso io… »

Intervenne Yuma con la bava alla bocca « La mangio la pizza sta tranquillo »

« Ah, peccato… »

A quel punto Tori disse un po’ spazientita:

« Dai ragazzi, sediamoci, a Kite teniamo un posto a tavola. »

« Ok »

Trovammo il tavolo che aveva prenotato Tori. C’era un piccolo cartellino con scritto: Prenotato Nizuki per dieci persone.

Ci sedemmo tutti, ma un posto accanto a me rimase vuoto. « Perché qui avanza un posto? »

« oh, quello è per Kite »

Sbiancai ancora una volta. Ma ti pare che tra tutti i posti che c’erano proprio lì doveva essere lasciato per Kite…

Ecco di nuovo quel sobbalzo del cuore, sentii di colpo molto caldo e ebbi bisogno di uscire.

« Scusate ragazzi, ho bisogno di prendere una boccata d’aria frasca »

Ma proprio mentre mi stavo alzando, mi ritrovai davanti lo sguardo agghiacciante di Kite.

Provai a salutarlo ma per un attimo le mie parole non uscirono. Poi riusci a dire qualcosa:

« Ciao Kite. Ti abbiamo lasciato un posto libero, spero ti vada bene… »

« Ciao. » rispose con la sua solita aria scorbutica.

Mi sedei anch’io ma le ginocchia mi iniziarono a tremare.

“Calma Rio, calma. Non è niente, è solo Kite. Da quando in qua hai paura dei ragazzi?” Pensai.

Mi feci coraggio e chiesi un menù a Yuma.

Non molto tempo dopo arrivò il cameriere per le ordinazioni. Yuma si fece avanti:

« Salve. Io vorrei… una margherita,… »

« Ok grazie, lei cosa vuole signorina…. »

« Ehi, un momento io non ho finito!: Una margherita con tutto quello che c’è, poi… una calamari, una salame piccante, un calzone iper-farcito e… » Yuma continuò a lungo con le sue ordinazioni, e tutti rimanemmo sabalorditi. Quando ordinammo tutti, il cameriere se ne andò.

La serata proseguì tranquilla. Riuscii a far smettere di tremare le mie ginocchia e scambia due chiacchiere con Kite.

Nonostante il suo carattere chiuso non era poi così male. Parlammo del più e del meno, ma ogni volta che toccavo, anche casualmente argomenti come la famiglia, lui impallidiva e cambiava immediatamente discorso. Era una cosa strana.

Uscimmo dal locale alle undici.

Stava piovendo, e io mi preoccupai:

« O no! Non ho portato l’ombrello! Dovrò prendere il bus »

Non l’avevo mai preso ad Hartland.

Kite mi disse.

« Non ti conviene Rio. La sera si possono fare brutti incontri »

« Ma non ho altra scelta! »

« Facciamo così: ti ci accompagno io sul bus fino a casa, ma facciamo che sia l’ultima volta, ci siamo intesi? »

« Sì, grazie Kite, ti sono riconoscente »

Aspettammo l’autobus sotto la tettoia della fermata. Quando arrivò salimmo entrambi, e dissi all’autista il mio indirizzo, Non trovammo posti a sedere così ci reggemmo alle maniglie. Eravamo quasi arrivati, quando un ragazzo più che ventenne si avvicinò a me:

« Ehi piccola, che ne dici di scendere alla mia fermata… »

Ero spaventata a morte. Non sapevo che dire.

« Sta lontano da lei » Intervenne Kite.

« E tu ragazzino? Che vorresti fare? » Disse l’uomo con aria beffarda.

« Sta lontano da lei. Non te lo ripeterò un’altra volta. Vattene! »

« Ah! Sentitelo! »

« Ok, adesso basta! »

Kite sferrò un pugno in faccia. Poi gli tirò un calcio.

Io ero sbalordita. Non potevo credere che avesse fatto tutto quello solo per salvarmi.

Poi rivolsi lo sguardo alle sue mani. Erano tutte insanguinate, evidentemente doveva aver tirato un bel pugno a quel poveretto. Presi le sue mani tra le mie e dissi:

« Grazie Kite, gli hai dato una bella lezione.Però adesso aspetta, ti fascio le mani »

Aprii la mia borsa e presi il mio fazzoletto ricamato. Lui mi disse:

« Non lo rovinare, è talmente bello… »

« No, non importa » Gli fasciai le mani. Prima di scendere dall’autobus lo ringraziai ancora.

« Grazie Kite… » « La prossima volta pensa a portare l’ombrello » « Ciao Kite, e grazie ancora… »

« Ciao. »

Entrai in casa e mi buttai sul letto. Guardai l’orologio: mezzanotte e mezza. Era tardissimo, ma quanto era durato il viaggio in pullman? Mi preparai e mi misi sotto le coperte.

Mi addormentai subito, ma sognai… sognai qualcosa che non mi sarei mai immaginata…

Rio.

YUMA: « Oh santo cielo Kite! Davvero hai tirato un pugno a quello lì? »

KITE: « Non sono affari tuoi! »

YUMA: « Ok… Ma solo perché ieri hai provato a strozzarmi! »

KITE: « Bravo Yuma, vedo che hai imparato la lezione… »

IO: « Kite?! Hai provato a strozzarlo? Non credi di aver un po’ esagerato? »

KITE: « Non t’impicciare anche tu »

IO: « Grazie! La prossima volta ragazzi tutti a casa di Kite…!!! »

KITE: « NOOOOOOO »

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Capitolo 6
*** Il diario di Rio ***


CAPITOLO 6: Il diario di Rio…

Mi svegliai di soprassalto. Era notte fonda. Quel sogno continuava a tormentarmi. Lo facevo tutte le notti. Qualche volta anche due o tre volte insieme. Era un sogno un po’ strano, da alcuni punti di vista era romantico e tenero, da altri era spaventoso e inquietante.

Sognavo di essere da sola in mezzo al vuoto. Non c’era nessuno ed io piangevo. Ad un certo punto arrivava Kite e mi consolava. Poi io mi rialzavo e lui mi dava un bacio. Dopo però se ne andava in giro a rovinare la gente con quel braccio che avevo visto. Non era poi così male sognare Kite, ma in quell’istante in cui la persona sviene tra suppliche e preghiere era una cosa terribile.

Fu una fortuna che riuscii ad addormentarmi, perché il giorno dopo ci sarebbe stata la scuola.

La sveglia suonò alle sette meno venti Mi vestii in fretta e uscii di casa.

I cancelli della scuola erano già aperti. Entrai e mi guardai velocemente intorno in cerca di Tori o di Yuma. Li individuai subito, erano tutti in piedi a chiacchierare vicino a un albero. Mi avvicinai a loro e li salutai:

« Ciao ragazzi »

Yuma mi rispose:

« Ciao Rio. Com’è andata l’altra sera con Kite in pullman? »

« Come “com’è andata”? Bene, abbiamo solo… parlato. »

« Davvero? » Chiese con aria indagatrice.

« Davvero » Gli confermai io.

Suonò la campanella di inizio lezioni.

Entrai in classe. Non avevo affatto voglia di fare algebra. Tutti quei nomeri mi facevano venire il mal di testa.

Stranamente, quel giorno le lezioni finirono in fretta. Passai l’ora di grammatica a disegnare un paio di occhi come quelli di Kite. Non riuscii a trovare il colore adatto, quindi li lasciai bianchi. Erano molto inquietanti. Lasciavano un sacco di dubbi sulla persona. Era forte immaginare come solo un paio di occhi potessero dire tutto e niente su una persona. Io ormai conoscevo molto bene quelli di Kite. Erano per la maggior parte delle volte inespressivi. Le uniche emozioni che lasciavano trapelare erano la rabbia e il dolore. Eppure come quel disegno,mi lasciavano un sacco di dubbi. Mi sembrava impossibile che degli occhi non dimostrassero emozioni. Qualcosa doveva averle bloccate, o sostituite con quelle altre. I suoi occhi sembravano volerti raccontare una storia, ma allo stesso tempo, tenertela nascosta.

Mi ero di nuovo persa con la mente, così, quando la professoressa mi chiese che cos’era un interiezione io rimasi immobile come un baccalà. Mi sentivo molto stupida. Io tentavo tutte le volte di stare attenta in classe ma i mie pensieri spesso e volentieri, volavano da soli alla ricerca di qualcosa; e poi un pensiero tira l’altro, e così finivo sempre col rimanere incantata a viaggiare con i sogni ad occhi aperti.

Non riuscii a rispondere alla domanda sull’interiezione. La prof. Era a dir poco adirata. Non so se voi conoscete l’espressione “salvata dalla campanella”. Perché fu proprio ciò che mi successe.

Quella di grammatica era (per fortuna) l’ultima lezione della giornata. Uscii dalla classe e mi incontrai con gli altri nel cortile. « Ciao Rio, come sono andate le lezioni? »

« Bene. A parte l’ora di grammatica e la domanda sull’interiezione »

« Ciao ragazzi, io devo scappare! »

Mi diressi velocemente all’uscita.

A casa aprii il cassetto della mia scrivania. Presi un diario. Era verde acqua. Me l’aveva regalato mia mamma per il mio terzo compleanno. Non l’avevo mai usato perché non scrivevo molto sui fatti miei, ma l’avevo tenuto come ricordo di mia madre.

Avevo fatto bene, perché quel giorno lo utilizzai. Avevo bisogno di parlare di ciò che mi succedeva, ma non avevo ancora nessuno di abbastanza fidato con cui confidarmi. Così mi servii del mio diario. Mi sedetti, presi una bella penna, aprii la copertina e mi ritrovai davanti ad una pagina bianca.

Dal mio diario:

La prima volta che ti vidi, il mio cuore sussultò e dentro di me sentii un forte calore.

Rimasi immobile appesa al tuo sguardo di ghiaccio. Il tempo si fermò e quell’attimo mi sembrò durare un’eternità.

Poi di colpo, tutto finì, ed io non ebbi più il coraggio di muovermi.

Poi tu te ne andasti e io rimasi lì, sola, a fissare il vuoto che lasciasti nel mio cuore …

Rio.

YUMA: « Ahahahaha che ridere, ahahaha. Non ricredo, Rio, non credevo che scrivessi certe cose! »

IO: « Yuma, non capisci proprio un bel niente. Le ragazze sono sensibili, non puoi trattarle come se fossero… non so neanche cosa. Ecco! Come Tori! Non vedi che lei… lei… »

YUMA: « Lei… che? »

IO: « Niente, lascia perdere, è troppo complicato per te »

KATY: « Rio ha ragione! »

IO: « Non stavo parlando di te… »

KATY: « Lo so! »

*Kite entra in casa*

KITE: « CHE CI FATE TUTTI QUI?!?!?! »

IO: « Te l’avevo promesso che saremmo venuti tutti a casa tua!!! »

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Capitolo 7
*** Un giorno di palestra ***


CAPITOLO 7: Un giorno di palestra
 
 
 
 
 
Quella mattina mi ero messa d’accordo con Tori per fare colazione al bar. Mi alzai con calma, tanto l’appuntamento era alle dieci. Prima di uscire mi assicurai che la porta fosse ben chiusa (non volevo intrusioni da parte di Yuma).
La strada era molto affollata, per fortuna che avevo deciso di andare a piedi e non in Taxi, altrimenti avrei sicuramente fatto tardi.
Mi feci una bella passeggiata prima di arrivare a vedere la grande insegna luminosa con su scritto “BAR”. Mi avvicinai, e diedi uno sguardo al di là del vetro, per vedere se Tori mi stava già aspettando. Non la vidi, così entrai e mi sedetti al primo tavolo che vidi.
Per ingannare il tempo, presi un giornale da un altro tavolo e incomincia a leggerlo.
Non feci in tempo ad aprirlo che davanti a me si sedette qualcuno.
« Ciao Tori » dissi senza togliere il giornale da davanti a me. Ma mi rispose una voce diversa:
« Ti sbagli ragazza, io sono Yang » Tolsi il giornale e vidi un’ansiana signora.
« Salve, ma lei chi è? Io non la conosco »
« Lo so. Sono venuta per dirti una cosa »
« D’accordo, ma faccia in fretta, aspetto una persona… »
« D’accordo. Tra poco verrà a trovarti qualcuno »
« Grazie, ma questo lo sapevo già. Tori, ci eravamo date appuntamento »
« No, non è Tori, è un ragazzo che tu conosci. Non posso dirti il nome, o ti svelerei troppo »
Ero molto sorpresa da ciò che mi aveva appena detto la signora, ma di colpo sentii una voce che mi chiamava:
« Ciao Rio! Scusa per il ritardo! »
Mi girai, era Tori.
« Ciao Tori, non ti preoccupare, stavo parlando con questa signora… »
Mi girai verso la vecchietta per mostrarla alla mia amica, ma era sparita.
« Quale signora, Rio? »
« Nessuno »
« Ah. Sicura di star bene? »
« Sì, sì »
« Ok »
Parlammo un poco, e quando arrivò il cameriere ordinammo da bere. Era appena andato via quando vidi una figura arrivare e fermarsi accanto al nostro tavolo.
« E’ libero il posto? » Mi chiese. Mi voltai verso di lui. Era Kite.
« Sì, che ci fai qui? » chiesi un po’ sorpresa.
« Bhè… ecco… io… volevo dirti una cosa… »
Tori intervenì:
« Allora… io vi lascio soli. Tolgo il disturbo. Ciao Rio »
« Ciao »
Kite si sedette al posto di Tori.
Intanto Tori uscendo aveva incontrato Yuma e si era messa a parlare con lui. Poi erano usciti insieme e, senza che noi li vedessimo, si erano appostati dietro la vetrata esterna del Bar.
Kite aveva un comportamento strano, faceva cenno di smettere a una cosa inesistente al di là delle mie spalle.
« Ehm… senti Rio, volevo cheiederti se sei libera nel pomeriggio…. »
« Sì, penso di sì, perché me lo chiedi? »
« Ehm…perché… sai…ehm…»
« Dai forza, che cosa c’è? » Gli dissi con lo sguardo più dolce e rassicurante che riusci a fare, per poterlo mettere a suo agio.
« Vorresti venire in una strana casetta con una strana vecchietta ad allenarti con me? » Disse tutto d’un fiato.
« Che?! »
« Vorresti venire in una strana casetta con una strana vecchietta ad allenarti con me? »
« Scusami tanto ma non riesco a capire… »
« In pratica ti chiedo se… » A quel punto si interruppe e fissò il vetro sbiancando con una faccia strana. Io mi girai a guardare cosa stava succedendo di così strabiliante alle mie spalle. Appena guardai il vetro vidi Yuma che stava baciando appassionatamente il vetro con la lingua. Indicava prima Kite e poi me. Sbiancai anch’io e poi arrossii, mi sentivo come le luci stroboscopiche in discoteca. Non avevo il coraggio di girarmi verso Kite. Mi vergognavo a farmi vedere così rossa da lui. Così feci un grande respiro e dissi in contemporanea a lui:
« Un secondo, torno subito. »
Corremmo fuori dal locale e cominciammo a inseguire Yuma che ci seminò in un vicolo.
“Accidenti” pensai “ma come si permette quello là di fare simili insulti”. Non riuscii a finire la frase nella mia mente, perché Kite cadde a terra. Si teneva forte il petto e quasi urlava dal dolore. Iniziò a perdere sangue dal naso e quando tossiva ne sputava anche un’abbondante quantità dalla bocca.
Ero spaventata e non sapevo cosa fare.
« Kite! Cosa ti sta succedendo? »
« Niente, non ho bisogno dell’aiuto di nessuno e nemmeno del tuo! »
Lui era lì, che stramazzava a terra pieno di sangue e mi diceva che non aveva bisogno di aiuto? Non so perché ma iniziai a piangere. Quella scena mi aveva letteralmente terrorizzato. Anche se chiudevo gli occhi continuavo a vederla. Le lacrime iniziarono a scendermi veloci dal viso. Nonostante la mia paura mi accovacciai accanto a Kite per dargli un po’ di sostegno. Gli misi la testa sulle mie ginocchia e presi le sue mani tra le mie.
Poi lui si alzò e, sempre tenendomi per mano mi portò vicino ad un cassonetto.
« Kite, ma cosa fai? »
« Ti porto in un posto. Tieniti forte »
« in che senso? »
« Fidati di me »
« Ok, ma che devo fare? »
« Stringimi forte »
Lo abbracciai e arrossii tantissimo. Poi di colpo sotto di noi si aprì una botola e ci ritrovammo in una palestra. Mi guardai intorno sbalordita. Vidi davanti a me la vecchia che mi aveva parlato prima al bar.
« Ah, Bene Kite, vedo che hai portato qualcuno… »
Poi chiese rivolta a me:
« Come ti chiami ragazza? »
« Rio »
« Rio eh? Allora sei… »
« No! Non è lei! » Intervenne Kite.
« Io non ne sono sicura, ma se lo dici tu… »
La vecchia mi porse un questionario e mi disse di completarlo. Quando me lo porse vidi Kite arrossire.
Iniziai a completarlo:
  1. Sei fidanzata? No
  2. Lo sei mai stata? Sì
  3. Sei innamorata di qualcuno? Sì
  4. Come si chiama? “No! Non posso dirlo!” pensai. Ma la vecchia mi disse « Forza » Così risposi: Si chiama Kite.
  5. Cosa faresti per lui? Probabilmente tutto
  6. Sacrificheresti la vita? Penso di sì
  7. Sacrificheresti tuo fratello per lui? No, ma mi ucciderei piuttosto che vederlo morire
  8. Hai mai fatto un sogno su di lui? Ehm… Sì
  9. Di cosa parlava? Ehm… Lui mi baciava e poi rubava dei numeri alla gente…
  10. Ti ha mai salvata? Sì
  11. Quando? In pullman, Da una caduta da un balcone
  12. Hai mai sofferto per lui? Sì
  13. Quando? Quando ha iniziato a sputare sangue e a perderlo dal naso e non riusciva a respirare
  14. Cosa hai provato? Mi sono sentita persa
 
Fine del questionario.
 
Poi la vecchia prese il foglio, lo lesse e iniziò a ridere. Io arrossii.
Poi mi girai verso Kite e lo vidi a terra svenuto. Corsi subito da lei.
« Mi scusi signora, ma oggi l’allenamento non lo farò. Kite sta male. Mi può aiutare a portarlo a casa? »
La vecchia accettò e con la sua macchina lo portammo a casa sua. Frugai nelle sue tasche e trovai le chiavi di casa. Aprii la porta e lo portammo sul suo letto. Presi una sedia e mi misi accanto a lui. Poi di colpo si svegliò.
« Finalmente ti sei svegliato »
« Grazie »
« E di cosa? »
« Di essermi amica, di sopportarmi, di… di tutto… »
Arrossii.
« Sono cose scontate »
« Non per me »
Poi squillò il cellulare. Risposi, era Tori e disse che voleva vedermi.
« Kite scusami ma devo proprio andare. Vedi di rimetterti »
« Aspetta » Disse indicandosi la fronte. All’inizio non capii cosa volesse dire quel gesto, ma poi diventai rossa come un pomodoro e gli chiesi:
« Devo proprio? »
Lui fece cenno di sì con la testa. Allora io mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla fronte che rimase segnata dal mio rossetto. Arrossimmo entrambi.
Poi io me ne andai. Lo guardai un’ultima volta.
« Ciao Rio »
« Ciao Kite »
 
Rio.
 
 
YUMA: « AHAHAHHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHA!!!!! Sto morendo dalle risate! L’hai baciato Rio! E tu Kite glil’hai pure chiesto! Non ci credo! »
KITE: « E quindi? Che c’è di male? »
IO: « Ha ragione! »
YUMA: « Non ricredo AHAHAHAHAHA »
IO E KITE: « YUMA ADESSO BASTAAAA!!!!!! »
YUMA: « Ok, Ok » Disse come un coniglietto spaventato.
 
 
 

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Capitolo 8
*** Una figura imbarazzante... ***


CAPITOLO 8: Una figura imbarazzante…


 
 
 
Mentre tornavo a casa ripensai a tutto ciò che era accaduto prima. Era stata una giornata molto movimentata. Ripensai al bacio che avevo dato a Kite, e nonostante fosse finito, al solo pensiero arrossii ancora, forse più di prima. Poi ripensai al questionario. Avevo davvero messo che mi piaceva Kite. Non ci potevo credere. Era strano, nel mio cuore sapevo di esserne innamorata, ma nella mia testa non volevo ammetterlo. Ripensai anche a quando Kite si era ammalato e aveva iniziato a sputare sangue. Non potevo credere che mi ero messa a piangere come una bambina, chissà cosa avrà pensato di me.
Aprii la porta di casa. Mi feci una doccia, con la speranza che tutti quei pensieri scivolassero via con l’acqua. In parte funzionò, ma ero contenta che non avesse funzionato del tutto. Il ricordo di quel bacio mi faceva sentire euforica.
Così, decisi di riprendere in mano il mo diario. Aprii il cassetto della scrivania, e tastai per prenderlo ma non trovai niente. Allora, già preoccupata lo aprii meglio e guardai: ancora niente.
Ma com’era possibile! Dove l’avevo messo? Lo cercai ovunque, sotto il letto, per terra, sotto il materasso, al bagno, in cucina, in tutti i mobili di casa: niente, NIENTE!
“E se l’avesse preso qualcuno?” Pensai. No, era davvero una cosa impossibile!
Ma allora dov’era?!
Passai parte del pomeriggio a cercarlo, ma inutilmente. Adesso quell’euforia del bacio era davvero sparita.
Era tardi ormai, quindi mi preparai un piatto di pasta, e appena finito di cenare andai a letto.
La mattina dopo c’era scuola. Mi alzai alle sette, come sempre, mi lavai, vestii… (tram tram quotidiano).
Uscii di casa e mi diressi a scuola. Ormai non pensavo più al diario, del resto non poteva averlo preso nessuno e quindi era dentro casa. Ci avrei pensato nel pomeriggio.
Ed ecco che di nuovo torna il pensiero del bacio.
“Chissà se lui adesso mi stà pensando…” “E chissà se anche per lui è stato un momento così bello ieri sera…” “Oh, ma adesso basta pensieri, o altrimenti farò tardi a scuola.”
Così mi incamminai di nuovo.
Arrivai a scuola. Ero in anticipo. All’ingresso vidi Yuma, Tori, Bronk e Casswell che parlavano tra di loro. Yuma raccontava qualcosa e poi tutti ridevano sommessamente.
Poi Tori mi vide e mi venne in contro.
« Ciao Rio, non sai cosa ho da dirti! »
« Cosa? »
« Yuma »
Si fermò un attimo per riprendere fiato, aveva corso per venire da me, quindi doveva essere importante.
« Yuma ha trovato »
« A trovato… Che?! »
« Ha trovato… il tuo diario! »
« Come sarebbe a dire che a trovato il mio diario?! »
« Sì, è così! »
« E l’ha letto? »
« Sì, lo ha raccontato a tutti! »
« Come? » “Oh cielo! Che razza di figura ci avevo fatto! Era per quello che non avevo mai voluto tenere un diario!”
« E adesso come faccio? » Chiesi scoraggiata.
« Non lo so, ma sicuramente dopo scuola mi racconti chi è… »
« Perché? Non l’avete capito? »
« No! Non credo che l’abbia capito nessuno! »
« Oh, per fortuna! Sono ancora salva! »
Poi suonò la campanella.
Io filai in classe, ancora rosso fuoco.
Ero così arrabbiata con Yuma! Ma ero anche talmente imbarazzata, che neanche avevo voglia di picchiarlo!
La prof. iniziò:
« Allora ragazzi, come avevo detto,oggi ci sarà il compito in classe »
“oh no! Il compito in classe! Me ne ero completamente scordata! Ieri ero andata in palestra e non avevo studiato!”
La prof. iniziò a distribuire i compiti.
Lessi le domande, ma non sapevo niente! Come avrei fatto? “Idea!” Mi girai verso il mio compagno di banco. Era un ragazzo piuttosto alto, con i capelli castani e gli occhi azzurri. Gli chiesi sussurrando:
«Ehi Yin »
« Rio, che c’è? »
« Yin, ti prego aiutami! Non so niente! »
« D’accordo, ma in cambio voglio un appuntamento! »
« Un appuntamento?Ma io non posso! »
« Ok allora non vuoi il mio aiuto! »
« Ok d’accordo, dopo ci mettiamo d’accordo ma tu aiutami! »
« Ok, vedo che iniziamo a capirci! »
Yin mi disse solo alcune risposte, così mi misi a chiedere in giro.
Alla fine del compito credevo che sarei riuscita a prendere almeno un sette, ma avevo anche tre appuntamenti diversi! Come avrei fatto? “Ok, non pensiamoci ora, vedremo dopo, magari gli do buca”
Uscii dalla classe e vidi Yuma. Non riuscii a trattenermi e gli corsi addosso tentando di strozzarlo.
« Yuma! Io ti ammazzo! Come ti permetti di leggere il mio diario! E poi sei andato a raccontarlo a tutti! Perché l’hai fatto?! »
« Perché io pensavo che tu fossi innamorata di Casswell! »
« Di Casswell?! No, bleh che schifo! Non per offesa ma NO! »
« E allora di chi? »
« E seconte te te lo vengo a dire? »
Non sapevo più che fare con lui!
Così me ne andai adirata.
Tornai a casa e mi buttai sul letto. “Che cretina, alla fine non gli avevo neanche chiesto dove aveva messo il mio diario!” Giurai a me stessa che dopo quella figuraccia non avrei più scritto un diario in vita mia!
Ora però dovevo fare altro. Mi ero data appuntamento con Tori al parco il giorno dopo. Voleva sapere chi mi piaceva, e le avevo detto che glielo avrei fatto sapere perché mi aveva detto che Yuma aveva raccontato del mio diario e quindi si era conquistata la mia fiducia.
Adesso invece, avevo pensato di andare a trovare Kite, per sapere come stava.
Uscii di casa di fretta. Devo ammettere che dopo ieri ero un po’ preoccupata per lui.
Arrivai a casa sua verso le cinque.
Suonai il campanello e mi aprì la porta… Droite!
« Ciao » Disse infastidita.
« Ciao, sono venuta a vedere come sta Kite… »
« Oh, sta molto meglio, deve essere guarito con il tuo bacetto! »
“Oh no! Lei lo sapeva!” Arrossii moltissimo.
« P-posso entrare? »
« Oh, ma certo! Fa pure come se fossi a casa tua! » Disse sarcastica.
« Scusa… volevo solo… »
« Lo so cosa volevi! Volevi solo Kite! »
« No! Io volevo… » In quel momento Hart arrivò da dietro le sue spalle.
« Ciao Rio! »
« Ciao. Ma posso sapere chi sei? »
« Sono Hart. Sono il fratello di Kite. Grazie per esserti presa cura di lui ieri! » Quel bambino era tenerissimo! Somigliava un sacco al fratello, ma aveva capelli ed occhi blu.
« Allora, piacere di conoscerti Hart! »
« Vieni, entra rio » Mi disse con una voce talmente tenera che avrebbe potuto sciogliere la persona più malvagia del mondo.
Entrai in casa.
« Vieni Rio. Kite è in camera sua »
« Grazie! »
« Te lo vado a chiamare »
Poi si diresse verso la camera di Kite e disse:
« Kite è venuta a trovarti Rio »
« Arrivo subito! Ho sentito delle urla da sopra, avevo capito che eri arrivata! »
« Posso venire? »
« Sì »
Hart mi “scortò” alla camera di Kite.
Sentimmo sbattere la porta e vedemmo dalla finestra Droite che andava via.
Poi io proposi:
« Che ne dici se andiamo a parlare fuori e ci prendiamo qualcosa? »
Allora Hart si avvicinò a Kite e gli sussurrò all’orecchio:
« Forza Kite, parti all’attacco, questo sì che è un vero e proprio appuntamento. »
Poi Kite mi rispose:
« Sì d’accordo, ma non possiamo lasciare “il mio caro fratellino” da solo in casa, potrebbe farsi male. »
« Allora portiamolo con noi? »
Allora sentimmo suonare il campanello della porta.
 « Vado io ad aprire » Si offrì Kite. Kite si diresse verso la porta, aprì e saltò fuori Yuma.
« Kite! Devo dirti una cosa importantissimissimissima! » Kite sorrise beffardo.
« Yuma ti posso dire un segreto? »
« Sì! »
« C’è un tesoro qui in casa mia, e l’unico modo per scoprire dov’è è far guardare due ore di cartoni animati ad Hart. Peccato che tu non possa rimanere, perché adesso dovrei uscire a prendere qualcosa da bere,ma non posso perché nessuno può badare ad Hart »
« Ma no! Tu non ti preoccupare, bado io ad Hart! Sai, ogni tanto un favore tra uomini ci vuole! »
« Davvero? Grazie Yuma sei proprio un amico, ma non dire mai a Hart ciò che stai facendo, altrimenti si spezza l’incantesimo! » Yuma entrò di corsa, prese Hart e lo buttò sul divano, poi accese la TV a tutto volume, così io e Kite potemmo uscire.
Andammo in un Bar lì vicino e ci sedemmo.
« Allora Kite? Cosa prendi? »
« Prendo… un succo di frutta »
« Ok »
Le ore passarono in fretta e poi arrivò Tori di corsa.
Quando vide che io stavo al Bar con Kite mi disse.
« Ah… che carini che siete! Senti Rio devo solo ridarti questo e poi vi lascio al vostro appuntamento! » Disse lei porgendomi il diario.
« Non è un appuntamento! E’ solo... una bibita tra amici! »
Poi Tori se ne andò.
Kite mi chiese:
« Che cosa è quello? »
« Niente, è solo… niente, non ti preoccupare. »
Continuammo a parlare ma ad un certo punto Kite guardò l’orologio e disse:
« Oh no! Devo andare! C’è Hart che mi aspetta! Scusami Rio »
« Non ti preoccupare va pure tanto sono in ritardo anche io »
Uscimmo dal locale insieme. Prima di salutarlo lo guardai fisso negli occhi. Poi velocemente mi avvicinai a lui e gli diedi un bacio sulla guancia. Poi mi girai e corsi via.
La sensazione che avevo provato prima di dargli il bacio era strana. Avevo sentito come… il bisogno di salutarlo così. E dopo mi ero sentita molto felice. Solo… questa volta lui… non me lo aveva chiesto. E se non avesse voluto? E se non gli fosse piaciuto?
 
Rio
 
 
 
YUMA: « Vi siete baciati di nuovo! Pappappero! »
Io e Kite decidiamo di ignorarlo, ma anche che è l’ultima volta che ci prende in giro… perché non ci sarà una prossima!

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Capitolo 9
*** La scomparsa di Shark ***


CAPITOLO 9: La scomparsa di Shark.
 
 
 
 
L’appuntamento con Tori al parco era alle 15. Andai lì appena finito di mangiare. Non la vidi subito, così mi misi a girovagare per il parco alla sua ricerca.
Dopo varie passeggiate avanti e indietro, la vidi seduta su una panchina.
« Ciao Tori! Eccomi, sono arrivata »
« Oh, ciao Rio! Ti stavo aspettando »
Mi sedei accanto a lei.
« Allora? » Mi fece.
« “Allora” cosa? »
« Allora di chi sei innamorata? »
« Ah… Bhè ecco… forse ci ho ripensato… non sono ancora pronta per farlo sapere a qualcuno… »
« Ma dai! Sì che sei pronta! Mica ci vuole una specializzazione per dire chi ti piace! »
« Lo so ma… io mi vergogno… »
« Sì d’accordo, ma non mi importa. Ormai hai promesso che me lo avresti detto e ora me lo dici! »
« No… »
« Ok, allora provo ad indovinare… »
« Come vuoi… »
« E’ qualcuno che conosco? »
Io non risposi ma mi limitai ad annuire con la testa.
« Oh, iniziamo bene! E’… Yuma? »
« Oh No! »
« E’… Casswell? »
« No »
« E’… Bronk? »
« Per carità! »
« Allora E’… Kite? »
Questa volta non riuscii a rispondere. Girai la testa dall’altra parte, per non farle vedere quanto ero arrossita. Allora Tori intuì:
« Oh mio Dio! Ti piace Kite! »
« Bhè… veramente… »
« E’ inutile che neghi! Ti piace Kite! »
« Sì, che c’è di male? »
« No, niente… è solo che è così… asociale… »
« Veramente lui è solo un po’… timido,ecco tutto »
« Mah, sarà… Allora, come sta andando il vostro amore? State insieme? L’hai mai baciato? E tu gli piaci? »
« No… ehm… no e non lo so »
« Sicura? Non l’hai mai baciato? »
« Ehm… sicura… Ma adesso basta domande per favore, ok? »
« Ok, era solo per sapere… »
« E per favore Tori, non lo dire assolutamente a nessuno! Ho già fatto abbastanza figuraccie… »
« Non ti preoccupare, di me ti puoi fidare! »
Mentre parlavamo vidi arrivare Bronk e Casswell.
« Ciao Rio! Allora? Chi era il ragazzo nel tuo diario? »
« AHHHH! Basta! Non lo voglio dire! Capito?! »
« D’accordo… Dacci solo un indizio! »
« NO! E se incontrate Yuma, ditegli per favore che la sua fine sta per arrivare, d’accordo? »
Scoraggiati Bronk e Casswell se ne andarono, e portarono via anche Tori.
Io decisi di rimanere un po’ al parco. Tirai fuori dalla mia borsa un libro e iniziai a leggere.
Quando guardai l’orologio, erano già le 19 passate. Era tardi e decisi di tornare a casa. Preparai la cena, mangiai e rimasi sveglia ad aspettare il ritorno di mio fratello.
Poco dopo la mia guarigione Shark era partito per un viaggio. Mi aveva detto che aveva bisogno di prendersi una pausa da tutto quello stress. Non mi disse dove andava, ma soltanto che sarebbe tornato dopo un paio di settimane. Per tutto quel tempo ero rimasta a casa da sola, in attesa che tornasse il mio fratellone.
Quella sera ero rimasta sveglia fin oltre le due. Poi mi addormentai sul tavolo della cucina.
La mattina dopo corsi in camera di Shark per vedere se era tornato, ma non lo vidi. Lo cercai in tutta la casa, ma non c’era. Voleva dire che non era tornato. Com’era possibile? Mio fratello non mi avrebbe mai lasciata da sola. Se anche lo avesse fatto mi avrebbe avvertita. Provai a chiamarlo al cellulare. Non rispose, come aveva fatto per tutta la settimana. Era davvero troppo strano.
Non sapevo più che fare. Poi mi venne un’idea: Kite conosceva mio fratello, forse sapeva dov’era.
Andai a casa sua. Suonai alla porta.
Sentii Kite arrivare.
« Ciao Rio, cosa volevi? »
« Volevo chiederti una cosa… »
« Dimmi »
« Per caso sai… dov’è mio fratello Shark? E’ molto che è via, doveva tornare ieri sera… e poi non risponde al cellulare… »
Fu sorprendente il cambiamento di atteggiamento di Kite. Quando gli feci quella domanda, lui cambiò subito espressione, prima era… rilassato, ma poi diventò… non proprio arrabbiato ma… come se volesse tenere la risposta per se.
« No, non ne ho idea. Ora per favore vai via, non è un buon momento. »
« Ma Kite… cosa ho detto di male… sono solo preoccupata per lui… »
« Stai tranquilla, vedrai che starà bene, ma ora vai. »
« Ma… »
« Niente “ma”, vai ho detto »
Non so perché, ma quella risposta… mi rese così triste… iniziarono a venirmi le lacrime agli occhi. Non sopportavo che mi rispondesse così.
 Non volevo che mi vedesse piangere per una stupidaggine. Cercai di trattenere le lacrime, ma una o due mi rigarono lo stesso il viso. Poi mi girai e me ne andai senza dire una parola. Chiusi la porta dietro di me sbattendola.
Appena girai l’angolo, mi accasciai a terra con la schiena appoggiata ad una parete e inizia a singhiozzare. “Cosa mai avrò detto di male?” “Lo sapevo, adesso ho rovinato tutto! Pensavo che tra noi iniziasse ad esserci un po’ di amicizia almeno, ma ora…”
Ma Shark… Ancora non sapevo niente di lui. Dove era? Perché non rispondeva alle mia chiamate?
Ero molto preoccupate, e ogni secondo che passava lo ero di più.
Quando tornai a casa,mi buttai sul letto e iniziai a piangere. Le lacrime scendevano giù veloci. Era stata una giornata pesante, e avevo bisogno di sfogarmi.
E poi… la risposta di Kite… continuava a farmi dispiacere. Che avevo fatto di male? Forse era stato quel bacio?
 
 
 
YUMA: « AHAHAHA, Rio piange, Rio piange pappapero. Ma almeno non mi sono cariato i denti con i vostri baci! »
IO: « Oh Yuma! Questo è davvero troppo! Io ti Ammazzo!!!!!! »
*Inizio a inseguire Yuma*
KITE: « Che c’è di male nei baci? »
YUMA: « Niente, solo… Voi due? HAHAAAHAH! »
IO: « Kite ti unisci a me? »
KITE: « Con piacere »
*E adesso Yuma è inseguito anche da Kite!*
SHARK: « In ogni caso Kite, questa è l’ultima volta che baci mia sorella, capito? »
*Ora Shark insegue Kite*
LA RAGAZZA DI SHARK: « Ciao Tesoro! Dove sei stato tutto il giorno? »
SHARK: « OH, ciao… Ero… qui, perché »
LA RAGAZZA DI SHARK: « Perchè avevamo un appuntamento! »
*Ora la ragazza di Shark lo insegue, così abbiamo una reazione a catena: Yuma è inseguito da me e da Kite, che è inseguito da Shark, che è inseguito dalla sua ragazza… tutto di nuovo, ovviamente, in casa MIA!!!*

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Capitolo 10
*** Una giornata strana. ***


CAPITOLO 10: Una strana giornata.
 
 
 
 
 
La mattina quando mi svegliai, mi ritrovai sul letto, ancora vestita. Mi ero addormentata piangendo, e il mio viso era ancora segnato dalle lacrime. Avevo pianto quasi tutta la notte. Per Kite, per Shark… Nonostante tutte quelle lacrime, mi sentivo ancora molto triste. Ma non potevo stare tutto il giorno a piangermi addosso.
Andai al bagno e mi diedi una lavata al viso. Mi cambiai e uscii per una passeggiata.
Non volevo camminare in città tra tutto quello smog. Presi un bus e andai fuori da Heartlad.
Appena usciti dalla città, davanti a me si aprì un’immensa distesa di verde. Scesi dall’autobus e iniziai a camminare. Era così rilassante respirare l’aria frasca. La sentivo sulla pelle e mi rinvigoriva.
Poi tornò il pensiero di Shark e di Kite… Lo scacciai subito via. Camminai per non so quanto tempo, in quella vasta pianura sconfinata. Ero sfinita, ma la stanchezza mi aiutava a scacciar via i brutti pensieri, quindi invece di fermarmi, cominciai a correre. Correvo e correvo, più veloce che potevo. L’aria fresca mi arrivava veloce in viso. Ad un certo punto mi sentii quasi svenire, ma nonostante quello continuai a correre, anzi, aumentai la velocità. Il cuore mi martellava forte nel petto. Mi sentivo bruciare. Le gambe erano molli e mi sentivo la bocca secca. Iniziarono a farmi male i piedi. Di colpo, i muscoli cedettero. Caddi a terra e persi i sensi.
Quando mi svegliai, mi trovavo in un letto. Ero in una casa fabbricata totalmente in legno. Aprii piano gli occhi e la prima cosa che vidi fu un ragazzo. Era alto. Aveva i capelli rossicci e gli occhi verde smeraldo. Mi guardava in modo strano. Quando aprii completamente gli occhi mi disse:
« Finalmente ti sei svegliata. Ti ho trovata ieri sera in un campo qui vicino »
« Ma dove sono? » Chiesi ancora un po’ stordita…
« Sei vicino ad Heartland, non ti preoccupare. Sicuramente più vicina di quanto non lo fossi prima. Ma non sai che correre troppo fa male? »
« Bhè ecco…sì ma… »
« Ma… volevi mandar via i brutti pensieri. Ti capisco, sai? Anche io vado spesso a correre per lo stesso motivo. Ma per correre così tanto dovresti allenarti di più. Rischiavi di avere un arresto cardiaco »
Ero sbalordita da quella risposta. Quindi… se non mi avesse trovata… avrei rischiato addirittura di morire…
« Grazie »
« Non c’è di che. Sai… non ci sono molto spesso belle ragazze svenute nel mio prato »
Arrossii moltissimo…
« Bhè… grazie… »
« Era un complimento meritato: Come ti chiami »
« Rio Kastle. Tu? »
« Axel »
Poi pensai a Kite e tornai triste. Abbassai lo sguardo.
« Qualcosa non va? »
« Niente... »
« Problemi con un ragazzo? Non si dovrebbe far soffrire una ragazza bella come te… »
Arrossii nuovamente.
« Veramente… sì… »
« Ok, mi pare giunto il momento che chiami qualcuno. Con chi vuoi che parli? »
Non so perché dissi questo, ma mi venne spontaneo, del resto non avevo nessun altro apparte mio fratello che si fosse realmente interessato a me…
« Kite Tenjo »
« Il tuo ragazzo? »
« Bhè ecco veramente »
Mi interruppe:
« Ok, ho capito… Mi dai il suo numero? »
Presi il cellulare dalla tasca dei miei jeans e cercai in rubrica il numero di cellulare di Kite. Poi lo passai ad Axel.
« Pronto? Sì, sono Axel, ho trovato Rio in un campo vicino casa mia, si è sentita male. Ok, siamo appena fuori dalla città, ok, no, nessun problema, ciao »
« Che dice? »
« Dice che viene a prenderti in macchina. »
« Grazie per averlo chiamato »
« Non c’è problema, per te questo ed altro »
Era ormai la terza volta che arrossivo in meno di mezz’ora.
Axel disse che avevo bisogno di riposo. Quindi uscì dalla camera. Dopo poco tempo qualcuno bussò alla porta.
Axel aprì, era Kite. Parlarono per un poco di là, riuscii a sentire solo alcuni pezzi della conversazione:
« Era svenuta sì…… E ora come sta?...... Dovresti dirle di riguardarsi…… No…… D’accordo, è di là »
Kite entrò. Quando mi vide la sua espressione divenne rassicurata. Ma poi cambiò come se volesse rimproverarmi.
« Ciao » Disse soltanto.
« Ciao Kite » Dissi mortificata.
Prima di scendere dal letto mi accorsi che ero solo in intimo…voleva dire che… Meglio non pensarci…Poi dissi:
« Axel… »
Lui capì subito. Andò nell’altra stanza e mi portò i vestiti, poi si scusò:
« Scusami Rio, ma aveva piovuto, ed erano tutti bagnata. Ora non lo sono più, tieni » Disse porgendomeli.
Io li presi, senza alzarmi dal letto (mi vergognavo un pochino). Poi Axel e Kite uscirono. Io mi vestii e poi uscii dalla stanza.
Prima che io e Kite andassimo Axel disse rivolto a lui:
« Kite, la prossima volta stai più attento alla tua ragazza » E gli fece l’occhiolino.
Poi Kite mi riportò a casa. In macchina ci fu poca conversazione,ma per me fu anche troppa.
« Kite scusami, non l’ho fatto apposta… »
« Sì »
« Dico sul serio… stavo correndo e Axel dice che mi sono affaticata troppo… »
« Senti Rio, per favore non mi assillare. Non mi importa cosa ti è successo. Adesso ti riporto a casa, e ti prego di lasciarmi in pace. Smettila di tirarmi in ballo nei tuoi problemi, la prossima volta chiama qualcun altro, capito? Non esisto solo io! Qualsiasi altra persona! »
Non potevo credere a quelle parole! Quello non era il Kite di cui mi ero… Innamorata! Adesso le lacrime iniziarono ad appannarmi gli occhi. Volevo trattenerle, volevo fargli vedere che neanche a me importava niente di lui, ma…come potevo? Non sarei mai riuscita a fingere fino a questo punto… Io lo amavo… non potevo far finte addirittura di odiarlo!
Cercai comunque di trattenere le lacrime il più possibile.
Poi di colpo, Kite cominciò a tossire. Il volante dell’auto era diventato pieno di sangue. Vidi che provava a restare in strada ma non ci riusciva. Poi, lasciò il manubrio e andammo fuori strada.Per fortuna eravamo ancora fuori città, altrimenti sarebbe successo il finimondo.
Si aprì l’airbag . Kite riempì anche quello di sangue. Lo vidi gettarsi su di me. Mi si mise davanti e mi avvolse con il suo corpo. Sembrava volesse proteggermi.
L’auto si cappottò nell’erba fuori dalla strada. Noi fummo strattonati incredibilmente. Io stavo urlando e piangendo dalla paura. Alle mie urla si aggiunsero quelle di Kite, probabilmente di dolore per quella sua malattia. Mi sentivo molto sciocca ad urlare, in confronto a Kite io non provavo niente. Ma per quanto provassi a trattenermi, le urla uscivano forti dalla mia bocca. Poi di colpo si fermò tutto. La macchina smise di cappottarsi. Io caddi malamente e battei forte la testa.
Mi faceva molto male. Poi mi ricordai: Kite! Come mai stava ancora male? La volta prima era durato tutto molto meno! Continuava a tossire e a perdere sangue dal naso. Io stavo ancora piangendo. Poi mi ripresi. Aprii lo sportello. Dovetti fare molta forza, perché era incastrato. Ma poi ci riuscii. Trascinai Kite fuori. Poi lo distesi sull’erba a pancia all’aria.
Non sapevo che fare! Continuavo a piangere, sempre di più. Poi iniziai ad urlare:
« AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI, PER FAVORE! IL MIO AMICO STA MALE! PER FAVORE! AIUTO! »
Ma non arrivò nessuno.
« Kite, che succede?! Come mai non passa? »
Kite riuscì appena a dirmi:
« Non ti preoccupare, sto bene » Provò evidentemente a rassicurarmi, ma sapevo che mentiva.
Poi mi guardò e sbiancò di colpo:
« Rio, la testa » Poi si piegò su se stesso e diede un urlo. Non capivo cosa volesse dirmi. Poi intuii. Mi toccai la testa: stava sanguinando! Ecco perché mi faceva così male! Ma come facevo a pensare a me? Kite diede ancora un urlo. Alla fine decisi cosa dovevo fare.
 Feci come la volta prima, gli presi le mani tra le mie e lo abbracciai forte. Sapevo che non avrebbe fatto niente ma qualcosa dovevo provare. Poi lo baciai su una guancia e gli sussurrai all’orecchio:
« Ti voglio bene Kite. Ti prego, devi guarire »
Poi ci addormentammo entrambi così, abbracciati l’uno all’altro.
 
 
 
Bene, qui niente dialoghi, situazione troppo delicata.
 

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Capitolo 11
*** La lite con Kite. ***


CAPITOLO 11: La lite con Kite.
 
 
 
 
Mi svegliai in una stanza tutta bianca. Capii subito dove ero. L’ospedale.
Il dottore entrò nella camera e mi disse che ero stata fortunata. La mia testa adesso stava bene. Potevo già uscire. Non me lo feci ripetere due volte. Ringraziai. Feci per andarmene, ma prima chiesi:
« Dov’è il mio amico? »
« Kite Tenjo? E’ andato via qualche ora fa »
“Chissà perché non mi aveva aspettato…”
Uscii dall’ospedale. La luce del sole mi costrinse a coprirmi gli occhi con il braccio per un po’. Poi mi abituai e iniziai a camminare.
Non mi andava di tornare a casa, così mi misi a girovagare per la città senza una meta.
Stavo camminando immersa nei miei pensieri, quando qualcosa, o meglio qualcuno mi arrivò addosso. Alzai lo sguardo e vidi quegli occhi di ghiaccio. Kite era fisso davanti a me. Mi guardò e non accennò al minimo saluto. Fece per andarsene, ma io lo fermai per un braccio, lo voltai e gli tirai uno schiaffo. Penso di aver un po’ esagerato, perché mi faceva male la mano dopo quella sberla. Non so perché lo feci, ma il fatto era che… mi aveva fatto soffrire troppo. Con quel suo “Ti voglio bene-Non ti voglio più vedere”. Quel giochino mi aveva stancato.
Barcollò un attimo. Poi mi prese le mani e iniziò a stringere. Strinse, sempre più forte. Non riuscii a trattenere un gridolino. Mi stava facendo male! A quel punto smise. Ero arrabbiata:
« Perché mi fai questo?! Cosa ti ho fatto di male?! un giorno prima mi baci e il giorno dopo mi urli contro e mi sbatti la porta in faccia!! » Lui mi rispose senza guardarmi.
« Nessuno ti aveva obbligato a darmi quel bacio,vedermi duellare contro quell'uomo,cadere da un balcone e crollarmi fra le braccia sederti accanto a me in pizzeria....tutto questo....PERCHE’ HAI VOLUTO ROVINARMI LA VITA EH?? »
« Io rovinarti la vita....ma sei impazzito? Nessuno mi ha autorizzata??? Ma che stai blaterando!!!! Quel giorno in cui ti sei sentito male potevo anche lasciarti li a rantolare nel tuo sangue e invece non l'ho fatto!! Ti sembra poco?? E anche ieri, la stessa cosa… Sono rimasta… Solo per te! »
« Nessuno ti aveva obbligata a aiutarmi e io non te lo avevo chiesto... »  
« Già giusto a te importa solo di te stesso..... »   
« NON E’ VERO HART E’ MOLTO IMPORTANTE PER ME!!! »  
« SI PER TE E’ IMPORTANTE SOLO HART....SAI COSA SEI???? SEI UNO SPORCO LURIDO VERME!....UN PEZZENTE CHE SPEZZA I SENTIMENTI DEGLI ALTRI E NON GLI IMPORTA DI NIENTE.....NON TI CURAVI NEMMENO DI AIUTARE LE PERSONE A CUI TU STESSO TOGLIEVI LA VITA......SEI UN EGOISTA! NON SO COME HO FATTO A… AD ACCETTARTI COME AMICO!  »
Vidi il suo sguardo abbassarsi verso il basso. Era… dispiaciuto. Non mi importava! Non lo volevo più nella mia vita! “Ma che dico… senza di lui non potrei neanche vivere…”
Feci per andarmene, ma lui mi trattenne per un braccio.
Mi disse:
« Prima di andartene… Ti volevo dire una cosa… »
« Tanto non mi importa. »
« Sai perché ti hanno chiamata Rio? »
« No »
« Perché per tutti, come anche per me, in fondo in fondo… sei stata un carnevale »
 
Non credevo a quello che avevo sentito. Ma non sapevo neanche se potevo fidarmi… Ma… nessuno mi aveva mai detto una cosa del genere… Ero… talmente felice che iniziai a piangere!
Gli gettai le braccia al collo e lo guardai dritto negli occhi. Non ci furono parole, bastò quell’abbraccio. In quel momento avrei voluto che rimanesse tutto così per sempre.Che il tempo si fermasse. Io e lui… come una cosa sola…
 
Rio
 
 
Niente dialoghi. Lasciamoli al loro abbraccio…

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Capitolo 12
*** Gelosie... e felicità... ***


CAPITOLO 12: Gelosie… e felicità…
 
 
 
 
Non stavo più nella pelle. Ero in fibrillazione!
Ormai… Mancava solo un giorno al ballo! Solo… io non sapevo con chi andarci… Bhè, mi sarebbe piaciuto se Kite mi avesse invitata, ma… Non ci facevo tante speranze… Tra noi c’era qualcosa, lo percepivo, ma… vi pare che un ragazzo carino come lui non avesse già una partner… E poi, a me piaceva ma non so di preciso cosa provava lui per me. Insomma se gli fossi davvero piaciuta, non mi avrebbe trattata così… spesso avevamo litigato e  non credevo che mi amasse.b
In ogni caso quel giorno a scuola c’era molta confusione. Era bello vedere le coppiette che parlavano e si chiedevano di andare al ballo… C’era anche un po’ di gente triste che aveva evidentemente avuto una delusione. Dentro di me sperai che quella non sarebbe divenuta la mia fine.
In effetti avevo torto, perché, non appena aprii il mio armadietto, ne uscirono una quantità  pazzesca di bigliettini pieni di cuori. Quasi tutti dicevano:
“Rio, vuoi venire al ballo con me?” oppure: “Rio, sei libera per il ballo di domani sera?”
Non ci credevo “E ora?” pensai “Come faccio a dire di no a tutti? Io voglio andarci con Kite…”
E se poi Kite non mi avesse invitata? Sarei rimasta sola…
In quel momento suonò la campanella. O no! Le lezioni!
Poi mi ricordai: quella campanella significava che era finita la scuola, non che doveva iniziare… Ero così emozionata per il ballo che non mi ero neanche accorta che era finita la scuola. All’uscita vidi Tori, stavo per correrle incontro, quando… vidi arrivare Kite. Feci per salutarlo, ma lui si diresse da Tori. Lo vidi parlare con lei, e poi vidi che lei gli scrisse un numero di telefono su un foglietto! “Oh Tori! Giuro che stavolta…!” “ma che dico?! Sono diventata matta?! Sta solo parlando con Kite, sono amici”
Ero diventata tutta rossa. Stavo… impazzendo di gelosia, è vero! E’ solo che vedere lui… e lei… parlare…
Oh… basta! Che razza di pensieri faccio!
In tutto questo, ancora non ero uscita dalla scuola.
Mi diressi a casa.
Mangiai, come al solito da sola, dato che Reginald non c’era… un momento! Reginald! Non ci avevo più pensato… in quel momento mi resi conto di quanto gli volevo bene… Mi mancava tantissimo…
Il mio fratellone…
Come sempre mi persi nei miei pensieri… Pensai a mio fratello, a Kite, e stranamente anche ad Axel. Chi sa se anche lui sarebbe venuto al ballo?
Poi mi venne un’idea! Perché non invitarlo? Tanto non avevo nient’altro da fare… potevo dirgli che c’era il ballo e che se voleva poteva venire, e che però non poteva venire con me perché… Oddio! Che gli dicevo? Potevo mentire e dire che ero già occupata, ma se poi Kite non mi avesse invitata? Non importa, dovevo dirgli per forza così…
Uscii di casa e andai alla fermata del Bus… Era proprio davanti ad un Bar. Mi affacciai, mi piaceva vedere le varie persone che c’erano. Poi vidi… Kite e Tori. Non era possibile! Erano al bar insieme! Entrai per parlare a Kite, ma quando mi avvicinai sentii che diceva a Tori:
« Vuoi venire al ballo con me? »
No, questo non era possibile! L’aveva chiesto proprio a lei! Diventai rosso fuoco e poi scappai via. Appena uscii dal Bar, vidi l’autobus. Salii e mi diressi verso la casa di Axel.
Quando scesi dal Bus iniziai a camminare. Poi riuscii a vedere quella piccola costruzione in legno.
Bussai alla porta e mi aprì Axel. Non so perché lo feci ma ero talmente triste... Che… mi gettai fra le sue braccia e iniziai a piangere.
« Calma, calma. Cosa è successo? »
« Oh Axel… Non puoi capire… »
« Ok, di nuovo problemi con un ragazzo? »
Annuii. Poi lui mi guardò con uno sguardo dolcissimo. E mi disse:
« Non ti preoccupare, passerà tutto. Nessuno potrebbe starti lontano… »
Che carino… Poi gli parlai del ballo. Lui mi disse che lo sapeva già e che probabilmente ci sarebbe andato se avesse trovato la persona adatta da invitare. Poi me lo chiese:
« Senti Rio, se non hai nessuno, ti andrebbe se ti accompagno io al ballo? » Non sembrava per niente impacciato. Non sapevo che dire. Kite ormai ci andava con Tori… ma non potevo dirgli di sì… lui era un mio amico…ma del resto non avevo nessuno che mi piacesse che mi avrebbe invitata, quindi…:
« Facciamo così: io ci penserò, e se entro stasera non ti chiamo, vuol dire “no”. Altrimenti verrò con te. » Axel ne sembrò felice. Poi lo salutai e me ne andai.
Tornai a casa e iniziai a pensare se chiamarlo oppure no. Alla fine mi decisi. Sapevo benissimo che per me era solo un amico, ma meglio di uno sconosciuto della mia scuola. Presi il cellulare e feci per comporre il numero che mi aveva lasciato quando… Mi squillò in mano. Risposi:
« Pronto? »
« Ehm, scusa Rio, potresti venire un attimo a casa mia? »
« Sì, sì, ok, vengo subito Kite… » non mi andava per niente di vederlo. Ma era pur sempre un mio amico…
Arrivai lì in dieci minuti.
Suonai il campanello.
« Ciao Kite » Dissi.
« Entra, entra. Sali un attimo in camera mia che io finisco di lavare i piatti »
Entrai in camera di Kite e vidi… I vestiti di Tori sul suo letto! Ma… Come…
Poi Kite entrò con lo sguardo per terra. Mi guardò e disse:
« Non è come pensi… lei si era sporcata e le ho dato un paio di vestiti per cambiarsi… »
Poi dissi severa:
« Allora? Che vuoi? »
Lui sembrava imbarazzato, poi…:
« Volevo chiederti…se… vol… volevi venire a-al b-a-l-l-o c-o-n me…se non evevi già un cavaliere… »
Non potevo crederci! Me l’aveva chiesto! In un attimo mi dimenticai di tutto ciò che era successo prima e gridai:
« Sì! » In quel momento avrei voluto saltargli al collo e ringraziarlo! Non potete immaginare come ero felice! Poi dissi:
« Scusa Kite devo andare, ciao, a domani! »
Prima di andare lo guardai…
Feci tutta la strada di ritorno a casa saltellando dalla felicità. Poi mi venne in mente una cosa. Cosa mi mettevo?!
Corsi in camera mia e aprii l’armadio. Frugai dappertutto quando… vidi ancora nella confezione… Il vestito bianco-panna che avevo comprato con Tori! Ma certo! Avrei messo quello!
Poi iniziai a saltare sul letto e a cantare dalla gioia.
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Il ballo scolastico (prima parte) ***


CAPITOLO 13: Il ballo scolastico (prima parte)
 
 
 
 
 
Quella mattina mi alzai all’alba. Non avevo scuola, ma ero talmente eccitata all’idea che quella sera sarei dovuta andare al ballo con Kite che non potevo starmene a letto.
Infilai le pantofole e nella mia testa organizzai la giornata:
“Allora, per prima cosa, devo tornare a trovare Axel per scusarmi, e dirgli che non potrò andare al ballo con lui. Dopo andrò a pranzo fuori, perché non ho voglia di stare l’ennesima volta in casa da sola. Poi andrò dal parrucchiere e alla fine dovrei essere a casa per…vediamo… le cinque e mezzo circa. Perfetto, giusto il tempo per prepararmi, Kite arriva alle otto (come sapete le ragazze sono molto… lente nel prepararsi, Rio lo è forse troppo)”
Programmata la mia giornata, feci colazione e presi il bus per la periferia.
La fermata era vicina a casa di Axel.
Mi avvicinai ma vidi la porta sbarrata e le persiane chiuse. Temei ce non ci fosse, ma bussai lo stesso.
Fui sorpresa nel vedere che una voce da dentro mi rispose:
« Arrivo »
Sentii dei passi dall’interno e poi girare la chiave. La porta si aprì, e… davanti a me ritrovai Axel… IN BOXER!!! Indossava soltanto quelli! Io rimasi immobile a fissarlo. Divenni rossa, e non sapevo che dire. Ero a disagio. Lui lo notò subito e perciò si scusò:
« Ciao rio. Scusa per come mi sono presentato, ma mi sono svegliato ora. Entra »
Ma… com’era possibile? Lui non era per niente imbarazzato! Parlava come se niente fosse, come se fossimo al bar a parlare tranquillamente!
« Scusa Axel, non credevo che dormissi ancora, sicuro che non ti do fastidio? » dissi balbettando.
« Oh, non ti preoccupare, vieni »
Lo segui. Entrammo in camera sua.
« Rio, scusami un attimo che mi metto qualcosa addosso »
Entrò in un’altra stanza. Dopo qualche minuto ne uscì vestito.
Poi mi chiese:
« Allora? Cosa volevi chiedermi? »
Ero un po’ imbarazzata: come glielo dicevo che rifiutavo la sua richiesta? Poi mi feci coraggio.
« Volevo scusarmi. Io, ecco… volevo dirti che non posso venire al ballo con te… Ho un altro cavaliere… »
Lui sembrò non scomporsi.
« Non ti preoccupare. Vai pure con Kite. E’ un ragazzo davvero fortunato » A quelle parole arrossii.
« Come… »
« Come so che ci vai con Kite? E’ piuttosto scontato… si vede lontano un miglio che gli piaci »
 Non riuscii a trattenermi e chiesi in tono speranzoso:
« Davvero? »
« Certo » Ero felice per ciò che mi aveva detto. Poi lui continuò:
« E si vede anche come a te piace lui » stavolta diventai paonazza. Non ero mai arrossita così tanto! L’aveva capito! Ma allora… si vedeva…
Poi lui mi chiese.
« Senti Rio, ti va di andare a pranzo insieme? Facciamo un pranzo tra amici, ti va? »
« Sì! » Uscimmo di casa. Axel mi portò alla sua macchina. Ero un po’ titubante nel salire. Dopo l’incidente dell’altro giorno non mi faceva tanto piacere andare in macchina con altre persone. Lui lo notò subito. Non so come mai, ma Axel era bravissimo nel capire con un solo sguardo cosa provavano gli altri. Oppure lo faceva solo con me perché ero io che mostravo troppo i miei sentimenti… non lo so…
Comunque lui mi disse:
« Non ti preoccupare, non accadrà niente »
Arrivammo in città ed entrammo in un locale. Il tempo passò in fretta. Axel era davvero simpatico. Poi guardai l’ora: le 15:30. Avevo appuntamento dal parrucchiere alle quattro!
« Scusa Axel, ma devo proprio scappare. Ho appuntamento dal parrucchiere! »
« Se vuoi ti posso accompagnare, non ho altro da fare! »
« Grazie, mi faresti davvero un piacere »
Prendemmo la sua auto e lo guidai dal parrucchiere.
Scesi e lo salutai:
« Ciao Axel, a stasera »
« Ciao »
Quando ebbi finito dal parrucchiere pagai e tornai a casa in pullman.
Mi fiondai subito in camera. Aprii l’armadio e tirai fuori il vestito.
Lo misi e girai tre volte su me stessa davanti allo specchio. Era davvero perfetto. In quel momento ringraziai Tori con tutta me stessa!
Poi corsi in bagno e mi truccai. Provai almeno tre tipi di trucco diversi! Ogni volta dovevo togliere il primo e rifarne un altro!
Poi alle sette arrivò Tori. Ci eravamo date appuntamento per poterci far venire a prendere insieme da Kite e Yuma (incredibile: Yuma!).
Salimmo insieme in camera.
« Rio! Hai messo il vestito che ti avevo fatto comprare! Ti avevo detto che ti sarebbe servito prima o poi… »
« E tu anche lo hai messo! »
« Esatto! Io anticipo sempre le cose! Se c’è un ballo, meglio prepararsi prima! »
Continuammo a parlare finchè, alle otto esatte sentimmo suonare il campanello.
Pigiai il bottone che dal piano superiore apriva la porta. Kite e Yuma entrarono. Tori non si fece aspettare e scese subito. Io invece non riuscivo a trovare il rossetto. Lo cercai ovunque finchè non mi accorsi che ce lo avevo sempre avuto in mano! Ero davvero stordita!
Scesi le scale. Kite mi sentì e si girò. Rimase impalato. Non sapevo che dire perciò buttai giù una battuta:
« Vuoi restare come uno stoccafisso qui tutta la sera oppure andiamo a ballare? »
« Bhè per me si potrebbe anche restare qui… »
Ci guardammo e scoppiammo a ridere entrambi. Poi lui disse:
« Ok va bene andiamo... »
Mi prese sotto braccio. Ero felicissima! Poi lo guardai. Non avevo mai visto Kite così elegante: indossava un abito bianco con rose rossa e bianca nel taschino.
« Sei bellissima… » Mi disse. Arrossii
« Grazie e tu sei un vero cavaliere!! » Poi mi girai e vidi l’auto:
« Ma è quella la tua macchina-a? »
« Sì perchè? » 
« Niente… è bella… ma non è che succede come l'altra volta? » chiesi sospettosa
« No no tranquilla.....sono sicuro che oggi non succede nulla....solo se ti fidi di me però… » 
« Si mi fido e adesso muoviamoci che sennò arriviamo in ritardo… »
Mi aprì la portiera.
« Prego » Disse.
« Come sei galante oggi Kite. Il vestirti elegante ti fa quest’effetto? »
« Bhè, tecnicamente sì. Dai andiamo »
Partimmo, e in poco tempo arrivammo alla scuola. Kite mi aprì nuovamente la portiera. Scesi e tutti iniziarono a fissarmi:
« Guarda quel tipo come è fortunato… » Iniziò un ragazzo.
« Già, io ho chiesto a Rio di venire al ballo con me, ma lei non ha accettato, probabilmente glielo aveva già chiesto lui… »
Mi sentivo molto in imbarazzo. Ero a disagio con tutti quei ragazzi che fissavano me e Kite. E un pochino mi sentivo in colpa per non aver accettato. “Forse ora non hanno nessuno…”
Ma quei pensieri svanivano quando mi ricordavo che in quel momento ero a braccetto del ragazzo più bello, simpatico e gentile di tutto il mondo.
Entrammo nella sala del ballo e una persona al microfono disse:
« Che si aprano le danze! »
Non vedevo l’ora di ballare con Kite, speravo che lui me lo avrebbe chiesto…
 

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Capitolo 14
*** Il ballo scolastico (seconda parte) ***


CAPITOLO 14: Il ballo scolastico (seconda parte)
 
 
 
 
 
Appena iniziò la musica Kite mi prese per mano.
« Hai voglia di ballare? » Io per tutta risposta gli presi la mano e la posai sulla mia schiena, mi avvicinai a lui e appoggiai la testa al suo petto. Era così immensamente meraviglioso poter ballare in quel modo con Kite. Mi sentivo come una farfalla che volava leggera. Ed infatti io volavo. Quando ero con Kite io ero sempre in cielo, ma quella volta… ero più su, potevo toccare una stella con un dito. Ero felice, ero molto felice. Era come se non ci fosse più nulla intorno a noi. Solo lo spazio infinito. Ballavamo da soli nell’immensità. L’uno con l’altra. Fin quando la musica finì. Kite mi chiese:
« Senti Rio, io stoppo un attimo, vuoi venire a prendere qualcosa da bere? »
« Sì ok vengo… »
Continuai a tenerlo per mano, perché non volevo che quel contatto finisse.
Poi dissi:
« Scusami Kite, vado un attimo in bagno »
Quando entrai mi lavai le mani e mi sistemai un po’ i capelli. Stavo per uscire quando… nel bagno delle femmine entrò un ragazzo. Era alto e aveva i capelli castani. Aveva un’aria minacciosa. Mi guardò e poi mi disse:
« Ciao Rio… ho conosciuto il tuo ragazzo… Come si chiama? A già, Kite. Ci ha minacciato prima sai? Ti conviene dirgli di tenersi a bada… » Poi mi prese per i capelli e mi fece sbattere contro il muro. Non riuscivo a difendermi, era troppo forte per me… però risposi:
« Ma io che centro? Che ti ho fatto? »
« Niente… forse… hai rifiutato il mio invito… »
« Ma io… » Non potei finire la frase che il ragazzo mi prese di nuovo e mi tirò su:
« Te lo ripeto, vedi di tenere a bada il tuo cane da guardia, o altrimenti… E la prossima volta scegli meglio la persona con cui andare al ballo… Ti ricordo che io non accetto volentieri i rifiuti… »
Poi mi lasciò cadere per terra e se ne andò ridendo. “E adesso?” Pensai. Corsi in un bagno e iniziai a piangere. Il trucco si stava sciogliendo, e ora ero tutta spettinata. Sentii entrare qualcuno. La porta del gabinetto si aprì e vidi Kite, era sorpreso.
Mi abbracciò e poi mi chiese.
« Rio, ma che hai fatto? »
« Kite… »
Mi pulì il viso con un fazzoletto.
« Rio… » Sussurrò.
Mi prese in braccio e mi portò fuori.Tori entrò al bagno, e fece per prendere una matita, ma quando vide me e Kite la lasciò cadere.
« Kite ma che le hai fatto… Rio stai bene? »
Poi Kite mi disse:
« Ok Rio, adesso di porto fuori e ci prendiamo una boccata d’aria »
Poi uscimmo dal bagno e tutti ci guardarono incuriositi.
« Kite ma che cosa le è successo? » Chiese nuovamente Tori.
« Credo che l’abbiano minacciata, o peggio… Ma se trovo quello che le ha fatto questo, giuro che… »
« No Kite » lo interruppi « Questa serata deve essere bellissima » Poi avvicinai la mia bocca al suo orecchio e gli sussurrai:
« E’ la nostra serata… » Sorrise.
Uscimmo all’aperto, ma rientrammo subito. Non volevo lasciare più Kite dopo l’accaduto, così lo tenevo stretto per un braccio e certe volte mi voltavo per vedere se c’era ancora.
« Rio vieni un attimo andiamo dalla parte dei bambini... devo dare un'occhiata a quel rubacuori di mio fratello... »
« Più rubacuori di te di sicuro... »
« ah grazie, gentile! »
Poi una bambina si avvicinò a Kite e gli disse.
« Ehi ciao tu devi essere il fratello di Hart! Tuo fratello è in bagno, vuoi ballare con me? »
Guardai Kite e poi la bambina:
« Altro che rubacuori! » Dissi ridendo.
« Se, se… dopo me la paghi… »
Tori si avvicinò al tavolo e mi chiese:
« Rio, cosa è successo prima? »
« Bhè ecco… E’ entrato un ragazzo in bagno e mi ha minacciata… poi mi ha sbattuto contro il muro… ma sto bene… »
« Stai bene?! L’hai detto a Kite?! »
« No, e ti prego, non dirglielo neanche tu. Rovineremmo solo la serata. Non è successo niente. Se te lo chiede digli… che non ho voluto dirlo neanche a te… »
« D’accordo, ma come si chiamava il ragazzo? »
« Non lo so… »
« Allora descrivimelo... »
« Bhè… era alto, e aveva i capelli scuri. Portava una medaglietta con scritto “1936” »
« Ok… »
« Non dirlo a nessuno, ti prego… » Dissi io supplichevole.
« Ok… »
Poi Tori mi mostrò una foto di lei e Kite fatta evidentemente a una di quelle macchinette elettroniche che ci sono per la strada. Erano così carini… si vedeva proprio che erano amici. Poi Tori mi disse:
« Sai Rio io e Kite avevamo fatto un accordo: io avrei dovuto baciare Yuma, e lui… te! »
« Cosa?! »
« Sì, non sei contenta? » Non risposi, mi limitai a scoppiare in una risata. Poi Tori disse:
« Vado a ricordarglielo… » Si avvicinò a Kite e iniziò a ballare con lui. Io iniziai a ridere al pensiero di quello strano accordo che avevano fatto. Dopo un po’ Kite si avvicinò a me.
« Senti Rio, io vado un attimo fuori non riesco più a respirare qua dentro vieni anche tu? »
« D’accordo… »
Uscimmo e Kite sospirò:
« Ahh, aria fresca… » Si sedette sul bordo di una fontana. Io mi sedetti accanto a lui e mi avvicinai.
Non sapevo che dire,così tirai in ballo ciò che mi aveva detto Tori:
« Kite, ho saputo dell’accordo » Kite sbiancò.
« Ehm, senti… io… » I miei occhi si spalancarono, e cercai di fare lo sguardo più dolce che riuscii a trovare nella mia scorta di emozioni…
« Perché non lo mantieni? » Dissi mordendomi un labbro in segno di imbarazzo…
Mi avvicinai a lui ancora di più e entrambi diventammo ardenti. Poi iniziò a piovere, come se il tempo volesse tenerci calmi.
Io continuavo ad avvicinarmi ma lui non faceva niente… a quel punto mi intristii un po’:
« Allora? Non lo mantieni? »
Poi Kite chinò la testa e avvicinò le sue labbra alle mie:
« Sì… » Le nostre labbra si sfiorarono. All’inizio esitai un momento, ero un po’in imbarazzo, ma poi mi abbandonai a quel bacio. In un secondo, riuscii a far sparire tutti i miei pensieri, belli e brutti. Nella mia mente ormai c’eravamo solo noi. Sentivo le sue labbra calde a contatto con le mie. Era come se non esistessero altre emozioni a parte la gioia e l’amore intensi che si erano formati in quel bacio.
Con quel bacio, riuscii a conoscere Kite meglio di quanto non fossi riuscita a fare in molto tempo. Gli potei guardare dentro. Quel bacio conteneva mille emozioni e allo stesso tempo una sola: il nostro amore.
Fu interrotto tutto bruscamente con l’arrivo di Hart.
« KITEEEE!!! » 
Non sapevo che fare, perciò spinsi Kite dietro un albero e tirai un sasso in strada. Hart gridò:
« Kite ti ho visto!! » E iniziò a inseguire il rumore che avevo creato. Poi feci uscire Kite da dietro l’albero e dissi dolcemente:
« Dove eravamo rimasti? »
« Qui… » E mi baciò di nuovo. E di nuovo provai quelle sensazioni e quell’amore infinito che sentivo di provare per lui.

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Capitolo 15
*** Il ballo scolastico (terza parte) ***


CAPITOLO 15: Il ballo scolastico (terza parte).
 
 
 
 
 
Eravamo ancora fuori. Kite mi guardò e disse:
« Rio, dai andiamo dentro, sto gelando qua fuori… »
« E va bene… » non avevo per niente voglia di rientrare. “Adesso gli faccio un bello scherzo…”
Mi incamminai verso l’entrata, e poi mi buttai sulla destra. Mi avvicinai a lui da dietro, lo abbracciai e lo baciai sul collo. Lui urlò:
« Ahhhh »
« Ahahaha che spavento che ti ho fatto prendere, ahahahaha… »
Kite sembrava irritato. Si girò e mi guardò col suo sguardo gelido.
« Ti conviene scappare, conterò fino a tre e poi sarai morta… »
« Se se certo… fammi vedere che sai fare » Dissi sarcasticamente.
« UNO »
« Kite… dai scherzavo… »
« DUE »
« Kite, finiscila, non sei divertente… » Poi iniziai ad allontanarmi tenendo lo sguardo fisso su di lui.
« E TRE! Ora se ti prendo sei fritta!!! »
Iniziai a correre, e mentre correvo ridevo. Mi stava raggiungendo, così tolsi le scarpe e iniziai a correre scalza sul prato della scuola. Poi di colpo Kite cadde a terra urlando.
« Kite! Cosa è successo? Kite, ti senti di nuovo male? » Mi avvicinai a lui correndo.
« …no…! » 
Poi mi prese per la schiena e mi rovesciò per terra:
« Ahah presa, presa ahaa » Questa volata mi aveva fatto davvero arrabbiare! “Non può permettersi di farmi preoccupare così tanto solo per un gioco!”
« Ti ho fregato e ora non ti liberi! »
« Kite sei terribile… » Poi iniziai a ridere a crepapelle.
Mi rigirai per saltargli addosso, ma lui mi schivò e cademmo entrambi per il pendio. Rotolammo giù finchè non ci fermammo con un dolore pazzesco alla schiena…
« Ahi che male! « Gridò Kite.
« Kite sei un pasticcione! Ora come facciamo a ritrovare la scuola, siamo in un parco immenso! »
Kite mi zittì mettendomi un dito sulla bocca.
« Non mi zittire! »
« Rio aspetta un attimo stai in  silenzio ho visto qualcuno… »
Mi strinsi a lui e ci nascondemmo in un cespuglio. Kite guardò per un po’, fin quando non mi disse:
« Rio, andiamocene, è una coppietta che si sta baciando, lasciamogli la loro privacy… »
« No, voglio vedere chi sono! »
« Avanti Rio andiamocene… ti sarebbe piaciuto se mentre ci baciavamo qualcuno fosse stato lì a guardarci? »
Meditai un attimo su una risposta per incastrarlo…
« No, ma nel nostro caso nessuno si è avvicinato! »
« E va bene… restiamo… » Ero così contenta che mi avesse detto di sì, che mi gettai su di lui e gli diedi un altro bacio. Poi Kite si staccò da me e disse:
« Rio vuoi scoprire si o no chi sono quelli che si baciano... »
« Io lo so già chi sono... » Kite fece un’aria sorpresa, poi io risposi ridendo:
« Siamo io e te! » Poi gli schioccai un altro bacio sulla guancia. Forse esageravo un pochino, ma adoravo baciarlo, e lui non sembrava infastidito…
Poi dissi sul serio:
« Io so già chi sono! »
« Come già capito? E allora dimmelo! »
« Uno è Yuma e si capisce dalla capigliatura spigolosa, e l’altra è Tori: l’ho capito dai suoi capelli verde smeraldo… »
Kite li guardò, e sembrò sorpreso nel vedere… che io avevo ragione! Poi fece una risatina malefica e disse:
« Senti Rio...facciamo una cosa....io vorrei....spaventarli! »
« Ora sì che ci intendiamo Kite! »
Misi la sua felpa in testa e gli salii sulle spalle. Pensai “Caspita, quanto è forte Kite! Non lo immaginavo davvero! E’ davvero perfetto… bello, gentile, dolce, forte, simpatico, tenero…”
Poi ci avvicinammo a loro da dietro e gridammo:
« BHUUUUUUU »
Tori si staccò da Yuma e… lui le saltò in braccio! Non ci credevo! Poi corsero via entrambi. Iniziammo a ridere come matti!
« ah ah ah ah ahhhhhhh Rio gli abbiamo fatto prorpio paura.... »
« ah ah ahhhhh da schiantare!! e poi Yuma che è saltato addosso a Tori come un agnellino... »
Poi iniziammo a correre verso il ballo.
Quando entrammo vidi Axel.
« Ehi ragazzi dove eravate finiti? E’ da un po’ che vi stavo cercando… »
Poi iniziò a ridere guardando Kite:
« Kite da quando ti metti il rossetto? »
Guardai Kite e vidi… che era davvero pieno di rossetto! Quando lo avevo baciato lo avevo completamente macchiato! Tanto che ora sembrava che se lo fosse messo lui prima di uscire!
Lo trascinai fuori e gli dissi:
« Kite non ci siamo accorti che sei....praticamente tutto pieno di rossetto… »
« Bhè non si può dire che il rossetto non mi doni! »
« Kite smettila! Fai il serio! Aspetta un attimo che ti pulisco… »
Aprii la borsa e presi un fazzoletto. Lo bagnai con un po’ d’acqua e iniziai a strofinarlo. Non feci molto, ma quando finii gli avevo lascito la faccia tutta rossa! Il rossetto aveva sfumato, ma non era andato via! Kite si guardò e disse:
« Grazie Rio molto di aiuto eh! Tu intanto scendi giù a ballare che cerco di togliermi il rossetto ... »
Mi venne un’idea un tantino malefica…
« Aspetta un attimo Kite! Ti aiuto io! » Poi gli stampai altri tre baci sulla guancia. Così conciato sembrava un pagliaccio di quelli che si chiamano alle feste dei bambini per farli intrattenere…
« GRAZIE RIO!!! »
Corsi giù per le scale e tornai al ballo.
Vidi Axel in lontananza che ballava con una ragazza. Andai da lui e dissi:
« Axel posso parlarti un momento? »
« Certo! » Poi rivolto all’altra ragazza:
« Scusami tanto Hikari, ballo un po’ con Rio, ci vediamo dopo… »
Hikari andò via.
« Allora Rio? Che volevi dirmi? »
« Chi era lei? La tua ragazza? » Chiesi in tono di “gossip”.
« No… è una che ho conosciuto qui alla festa… »
« Ah… ma allora sei venuto da solo? Mi dispiace… »
« Non ti preoccupare… non è colpa tua… »
« Sì invece! Se ti avessi detto subito che non sarei venuta con te forse avresti trovato qualcun'altra… »
« Tu non hai nessuna colpa, stai tranquilla. Che mi volevi dire? »
Nel frattempo, Axel mise le mani sulla mia schiena e si avvicinò a me. Arrossii… poi gli misi le mani intono al collo. Non era la stessa cosa che ballare con Kite, era… solo un ballo tra amici, e lo sentiva anche il mio cuore…
Poi risposi:
« volevo chiederti se potevi starmi vicino… »
« Certo! Ma perché? »
« Bhè ecco… perché prima ho avuto una discussione con… un altro ragazzo e… non mi sento sicura a stare da sola… Kite è andato… » A quel punto Axel mi interruppe:
« Non ti preoccupare, puoi contare su di me. »
« Grazie Axel! Sono molto più sicura adesso! »
Poi la musica cambiò, diventò più movimentata. Axel e io continuammo a ballare. Mi piaceva stare in sua compagnia… era un ragazzo davvero simpatico! Mi faceva ridere sempre! Dopo un po’ mi venne sete e dissi:
« Scusami Axel, ma vado a bere qualcosa… »
« Non ti muovere! » Mi rimproverò. « Una ragazza non si deve mai scomodare… dimmi cosa vuoi e ti servirò… ogni suo desiderio è un ordine » Disse facendo un inchino scherzoso. Iniziai a ridere. Axel andò a prendere da bere e io rimasi in pista a ballare da sola. Sentii una voce da dietro:
« Che ne dici se balliamo un po’ insieme? » Mi girai e vidi il ragazzo dalla medaglietta con scritto 1936. “Oh no!” Pensai.
Poi mi prese anche lui e iniziammo a ballare:
« Senti… io veramente… non posso ballare, sai… »
« No, lo so… ma io volevo solo ringraziarti per aver messo il guinzaglio al tuo cagnone… »
« Posso almeno sapere il tuo nome? »
« Certo, io mi chiamo Takayuki »
Cercai di levarmelo di dosso, ma lui mi stringeva più forte. Continuammo a “ballare” per un po’, finchè non arrivò Axel.
« Ehi tu! Che fai? » Iniziò Axel.
« E tu chi sei? Il suo angelo custode? Oh poverina… non sa proprio difendersi da sola… non basta un cane da guardia… ci vuole anche l’angioletto a proteggerla… Dove hai lasciato le aluccie? » Disse come se parlasse a un bambino.
Axel si avvicinò e gli mollò un destro sul naso.
« Sono un suo amico, e se ti riprovi a trattarla male, oltre al naso giuro che ti spezzo anche un braccio! Ci siamo capiti vero? »
L’altro annuì e corse via sanguinante.
« Grazie Axel… »
« Non c’è di che. Ti ho detto che non si può far soffrire una ragazza carina come te, no? » Arrossii ancora.
Poi Axel mi chiese:
« sai dov’è kite? Volevo parlargli… »
« Credo che sia in un aula della scuola. Mi accompagni da Tori prima? »
« Certo, vieni. » Andammo da Tori e poi Axel entrò nella scuola.
« Allora Rio? Chi è quel bel ragazzo? Vedo che stai facendo strage di cuori! »
« No, è solo un mio amico… »
« Ah già… dimenticavo che ora stai con Kite… »
« Io e Kite non stiamo insieme… »
« Certo… come mia nonna è la regina d’Inghilterra… » Disse ironica.
« Tori smettila di scherzare! Come va con Yuma piuttosto? »
« Oh… tutto ok. Ma non sai che ci è successo prima… »
« Che? »
« Ci eravamo allontanati e ci stavamo… ehm… stavamo parlando, sì, e insomma dietro di noi è arrivata una creatura enorme e spaventosa! Per fortuna che c’era Yuma a salvarmi… è stato così coraggioso sai… »
A quel punto non riuscii a trattenere una risata. Iniziai a ridere e non riuscivo più a fermarmi! “Yuma coraggioso! Ahahaha ma se le è saltato in braccio dalla paura! Ahahahaha!!!” Pensai.
Poi Tori mi chiese:
« Perché ridi?! Non ci credi?! » Mi asciugai una lacrima che mi era uscita mentre ridevo e risposi:
« No, non è per questo… solo… ripensavo ad una barzelletta! Senti Tori, io vado a vedere che fine hanno fatto Kite e Axel… Ok? »
« Vai pure… »
Uscii dalla sala da ballo (che in realtà era la palestra addobbata) ed entrai nella scuola.
Feci per salire le scale, ma vidi Kite che teneva Axel al muro.
« Kite ma che stai facendo? »
Axel disse:
« ha iniziato lui....voleva che smettessi di girati intorno...ha detto che se continuavo ha parlarti mi massacrava... » “Ma come? Questo non era da lui!” Guardai Kite negli occhi per vedere cosa aveva da dire:
« Rio....lascialo perdere quello che dice non è vero.... »
Mi avvicinai a loro e tirai un ceffone ad Axel. Poi afferrai il braccio a Kite e me ne andai.
« Kite io ti credo… » Gli sussurrai all’orecchio.
Facemmo per tornare al ballo ma una voce gridò:
« Alunni grazie per aver partecipato al ballo ma adesso vi preghiamo di uscire dalla scuola....lunedì le lezioni riprenderanno arrivederci… »
Io e Kite uscimmo e lui mi disse:
« Vieni Rio, ti riaccompagno a casa… » Ma quando uscimmo… le gomme della sua auto erano tutte a terra! Ero preoccupata da morire, ma Kite provò a rassicurarmi:
« Non ti preoccupare Rio, andiamo a piedi… »
« Kite ma casa mia è a  5 km da qui! »
« Ehm allora la soluzione è che tu rimanga a casa mia.... »
« D'accordo… » Accettai.
Lo presi a braccetto e ci incamminammo verso casa sua. Aprì la porta, entrammo e disse:
« Senti Rio...allora facciamo così io dormo qua di sotto nel divano e tu sopra nel mio letto ok? »
« Ok Kite. Senti, dov’è il bagno? »
« Ultima porta a destra salendo le scale »
Entrai al bagno e mi misi un pigiama che Kite mi aveva prestato. Poi andai giù da lui.
« Ok Rio, adesso vado in bagno io… »
Io invece andai in camera di Kite e mi sdraiai sul letto. Provai a dormire ma non ci riuscii. Poi sentii che Kite tornava in salotto. Scesi le scale e gli chiesi:
« Kite mi posso fare una ti »
Non finii la frase che lo vidi sul divano… con un asciugamano intorno alla vita! “Oh cielo!” Mi girai dall’altra parte.
« Rio mi dispiace... è che sono abituato a girare così...sai in casa ci siamo solo io e Hart e rarissime volte Droite... »
Poi gli dissi:
« Dai fammi vedere dove è questa tisana va… »
Mi feci una tisana e poi andai a letto. Avevo paura a dormire da sola… non potevo in una casa nuova… Ok lo ammetto… in realtà è che non potevo sopportar l’idea che Kite stesse sul divano e io nel suo letto così scesi e mi misi sul divano in attesa che Kite tornasse.
« Rio ma che ci fai qui?! »
« Ho paura a dormire da sola... » Mentii.
« E va bene puoi dormire con me... » Kite prese la tisana che ancora non aveva finito e ne bevve un po’.
« Me ne dai un sorsino? » Lui acconsentì e bevvi anch’io un po’ della sua tisana. Guardammo ancora un po’ di TV insieme, e poi Kite spense. “Forza Rio, è il momento buono per dirglielo… tanto ormai lo sa, no? Che ti costa farglielo sentire?”
« Kite… » Sussurrai nel buio.
« Sì? » A quel punto feci un grande sospiro e lo tirai fuori, cercando di restare calma:
« Ti amo… » Kite si girò verso di me e mi abbracciò forte. Io ricambiai quel tenerissimo abbraccio.
« Anch’io ti amo Rio… » E provai quella sensazione di calore. Prima non capivo cos’era, ma adesso sì… era l’Amore…
Ecco cos’è l’Amore… l’Amore è un emozione semplice, intensa… è la cosa più bella che sia permesso di provare ad un essere umano… L’Amore è ciò che ti fa sentire davvero a casa… ciò che ti spinge a provare… perché ciò che l’Amore può fare, l’Amore osa tentarlo.
L’Amore è tutto… come Kite in quel momento: era tutto per me.
 
 
 
Rio.
 
 
 
 
 
DROITE (rossa di rabbia): « Io giuro che te la faccio pagare Rio!!! »
*Droite apre la porta ed entra in casa. Accende le luci e vede…*
DROITE: « AHHHHHHH!!! Ma com’è possibile?!?!?! »
 
Domanda:
Cosa ha visto Droite?

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Capitolo 16
*** Una giornata da bambini... ***


CAPITOLO 16: Una giornata da bambini!
 
 
 
 
 
 
Quando mi svegliai, mi trovavo sul divano con Kite. Mi girai verso di lui, ma mi accorsi di avere un enorme nodo ai capelli! Poi Kite mi disse:
« Scusa Rio…nono volevo svegliarti… »
« Non fa niente...tanto prima o poi mi dovevo svegliare no? E comunque grazie della pettinatura… hai un futuro da parrucchiere! » Kite mi guardò come per dire: “Oddio, e adesso come lo sciolgo quel groviglio?!” Lo toccai un attimo e capii subito che era un nodo da coronazione a mano… non molto grave… basta stropicciarlo un po’, ed il gioco è fatto…
« Ma come hai fatto?! » Mi chiese sorpreso Kite.
« Segreto… e buon giorno a te Kite! »
Kite si alzò dal divano e fece per andare in cucina, ma io iniziai a fissarlo. Kite mi chiese:
« Che c’è? » Io risi e mi indicai la fronte. Kite si avvicinò, ma io lo schivai e gli saltai sulla schiena.
« Vai furia cavallo del West! » Poi iniziai a fargli il solletico. Mi posò sul divano. Poi sorrisi e gli dissi scherzando:
« Mi fa male la gamba Kite! Come farò ad arrivare in cucina? »  Kite mi guardò severo, ma poi iniziò a ridere. Si chinò su di me, ma quando mi prese, iniziammo a guardarci. Stavamo lì, immobili, ognuno perso nel mare infinito che si nascondeva negli occhi dell’altro. Continuavamo a fissarci. Io guardavo i suoi occhi di ghiaccio. Quegli occhi che mi avevano incantata dalla prima volta che l’avevo visto. Quello sguardo speciale, che mi lasciava imbambolata ogni volta. Ripensai in un secondo al nostro primo incontro. Erano passati appena tre mesi da quel miracoloso giorno, e ora eravamo lì, insieme. Il giorno in cui l’avevo conosciuto, avevo così tanti dubbi… ma adesso era tutto diverso, adesso… ci amavamo, e niente avrebbe potuto impedire il nostro amore.
Poi Kite si mosse e mi portò in cucina. Mi mise seduta su una sedia e mi chiese:
« Allora cosa vuoi da mangiare...c'è:il latte con i cereali;i biscotti;il thè… » Non mi andava niente di tutto quello, così…
« Pancake con lo sciroppo d’acero! » Esclamai.
« Ehm… mi dispiace, ma non so fare i pancake… »
« Non ti preoccupare, ti aiuto io, vieni. Dove sono i grembiuli? »
« In quel cassetto » Disse indicando un mobile. Lo aprii e ne estrassi due grembiuli: uno rosso con forme varie ai lati e uno rosa, ricamato con merletti e pony. Ovviamente diedi a Kite quello rosa con i merletti.
« Ehm… Rio, mi potresti dare il tuo grembiule? Sai questo è un po’ troppo femminile… »
« Grazie, ma a me va benissimo questo… » Poi sentii che provava a sciogliere il nodo del mio grembiule.
« Triplo nodo militare: se non hai un trincetto non lo puoi slegare » Kite sembrava davvero irritato, poi mi disse:
« E va bene ok forza fammi vedere come si fanno questi pancake va...così la finiamo con questo incubo... »
« Perchè lo chiami incubo,con quel grembiule stai proprio bene!! » Poi feci una risatina.
« Smettila di prendermi in giro altrimenti me ne vado! » 
« Ok madame... » Mi stavo divertendo da morire! Ma Kite sembrava offeso… mi dispiaceva così tanto quando era triste… mi sentivo in colpa…
« Kite dai scherzavo, scusa… » Poi per tirargli un po’su il morale intinsi un dito nel latte e poi nella farina e gli disegnai un bel paio di baffi.
« Ecco, adesso sembri un vero signore! » Scoppiai di nuovo a ridere. Kite però ancora non rideva…
« Ok, scusa Kite… » Mi avvicinai a lui con un fazzoletto per pulirlo, ma lui mi buttò addosso un sacco di farina! Allora io ne presi un altro e feci la stessa cosa.
« ORA ME LA PAGHI KITE!!! »
Arivò in soggiorno. Io ci misi un po’ di più perchè ero rimasta incastrata tra il tavolino e la credenza. Poi però lo raggiunsi. Si era tolto la maglietta per pulirla, ma non finì l’operazione, perché io arrivai dalla cucina… Lo inseguii su per le scale. Entrai in camera e dissi:
« Kite ci sei? » Poi iniziai a ridere. Kite sbucò da sotto le coperte del letto e iniziò a ridere con me.
Io mi scusai:
« Kite scusa mi dispiace averti preso in giro... »
« Accetto le tue scuse...mi dispiace averti rovesciato addosso la farina...però adesso ci dobbiamo lavare....allora vai prima te io intanto pulisco la cucina....e se vuoi usa anche la vasca con l'idromassaggio tanto non la usa più nessuno tranne Hart che ci passa ore intere! »
Entrai al bagno e aprii l’acqua. Presi Kite alla lettera: mi preparai la vasca con l’idromassaggio. Era una sensazione meravigliosa… Mi lavai per bene. Mi feci uno shampoo e mi insaponai. Poi quando ebbi finito, uscii dalla vasca e feci per prendere un asciugamano, ma… non ce n’erano! Gridai a Kite dal bagno:
« KITEEE!!!VIENI UN ATTIMO! » Kite arrivò in un batter d’occhio. Bussò alla porta e mi chiese:
« Ehm Rio ti senti bene? »
« Ehm senti Kite è un po’ imbarazzante...ma....non ci sono...bhè come dire... non ci sono asciugamani… »
« Rio guarda se ce n'è qualcuno nel cassettone... »
Aprii il cassettone e controllai ovunque, niente.
« Ehm purtroppo per me non ce n'è nessuno....come faccio Kite?! »
« Ehm allora senti Rio ascolta bene: io adesso scendo giù di sotto ti prendo un accappatoio e lo appoggio sul letto in camera mia poi scendo di nuovo e resto giù finchè tu non ti sei vestita....ok? » « va bene...grande idea Kite! » Lo sentii scendere le scale, e dopo poco tornare su.
« Rio, ho messo l’accappatoio sul letto… »
« Ok, grazie »
Ero sicura che Kite non avrebbe guardato, ma in ogni caso, rimisi l’intimo, per non uscire senza niente… Arrivata in camera mi asciugai e mi vestii, poi appena finito aprii la porta, e vidi Hart, con addosso Kite, tutti e due sdraiati per terra…
« Ma che  cosa state facendo?! »
« Ehm… noi? Niente… io devo solo prendere il computer in camera di Kite e poi vi lascio soli. Ci guardò, prese il computer e fece una risatina. Corse giù per le scale, e uscendo gridò:
« Kite vacci piano! »
« Ora te la faccio vedere io! » Disse Kite tendando di inseguirlo, ma poi lo lasciò andare.
« Andiamo a fare colazione? » Proposi io.
« Ok » Andammo in cucina e facemmo colazione con latte e biscotti. Poi uscimmo per andare a fare una passeggiata.
« Kite possiamo passare un attimo a casa mia? Voglio vedere se è tutto a posto… »
« Ok andiamo »
« Chi arriva prima vince! »
« Dai non vale! » Corremmo fino a casa mia. Quando vidi… che il portone era aperto! La casa era tutta sottosopra!
« Kite vai a vedere tu? » Kite iniziò a guardare in tutte le stanze, ma quando guardò in camera da letto corse da me e disse imbarazzato:
« Rio andiamocene subito! »
« No, ma che cè’è di là scusa? » Mi affacciai anche io… ma c’erano Yuma e Tori che dormivano nel mio letto… Yuma sopra e Tori sotto le coperte…
Corremmo fuori di casa.
Io dissi a Kite:
« Ah ahah kite che bello....Yuma e Tori.....aha aha ha » 
« Rio smettila sei troppo cattiva... »
« Anche tu lo sei...e sei più sporcaccione di loro due messi insieme, mi stavi spiando quando bloccavi Hart vero? »
Poi cominciammo a correre e a ridere tutti e due per i marciapiedi.
Che meraviglia! Per quella mattina era stato come se fossimo andati indietro nel tempo. Avevamo giocato come due bambini a rincorrerci e a farci scherzi a vicenda.
E’ per questo che io sono sicura che Kite molto in fondo sia dolce, ma per arrivare alla sua dolcezza si devono aprire molte porte e salire molti gradini. Dal momento in cui ho aperto l’ultima porta, per me niente è stato più lo stesso.
 
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Energia Bariana ***


CAPITOLO 17: Energia Bariana.





Che giornata straordinaria avevo passato con Kite.
Però non possono esserci solo i giochi e il divertimento purtroppo. Infatti… c’erano anche i dubbi e le preoccupazioni.
Shark per esempio. Da quando avevo scoperto che era sparito, mi tormentava il pensiero che potesse essergli successo qualcosa di terribile… Non me lo sarei mai potuta perdonare… Non avrei dovuto lasciarlo partire da solo. Mi disse che era solo una vacanza… che sarebbe tornato presto… Ma non era così. Era quasi un mese ormai che mancava da casa.
Mi sentivo talmente in colpa. Io avrei dovuto cercarlo, fare qualcosa… invece avevo solo passato i miei giorni spensierati in compagnia di Kite. Sì, erano stati bei momenti, ma mio fratello era scomparso e io non ci avevo neanche pensato… « Perché sono così stupida ed egoista?! » Mi appoggiai al muro e mi accasciai a terra. Appoggiai i gomiti sulle ginocchia e mi tenei la testa con le mani.
Poi rimasi così, incantata, a pensare a cosa avrei potuto fare o no per evitare tutto questo. E senza che me ne accorgessi tornavo a fare l’egoista. Perché non potevo fare qualcosa invece di piangermi addosso?!
“D’accordo, basta. Devo assolutamente fare qualcosa. Non posso lasciarlo solo…lui ha fatto così tanto per me…”
Mi alzai da terra. Salii in camera e mi diedi una sistemata, poi uscii di casa. Avevo intenzione di andare da Kite, e chiedergli se mi poteva accompagnare alla polizia… del resto che potevo fare se non denunciare la sua scomparsa?
Arrivai a casa sua, ma vidi le persiane chiuse. Suonai più volte il campanello, ma niente. Così me ne andai sconsolata. Non sapevo che fare. Poi decisi di andare alla polizia da sola. Presi il bus. La fermata era esattamente davanti alla stazione della polizia. Entrai dentro. C’era una fila immensa. Ma com’era possibile che ad Heartland ci fossero così tante denuncie? Mi misi seduta ad aspettare il mio turno. La maggior parte delle denuncie era da parte di signore ansiane a cui avevano rubato la borsa (magari anche solo col rossetto).  Il problema era che non sapevano spiegarsi…
Sentii il poliziotto che diceva ad una:
« Allora signora, dove è accaduto l’incidente? »
« No, no, stia tranquillo, non mi ha tolto un dente… »
Oppure:
« Ci può fare una descrizione dell’uomo »
« Uomo? Quale uomo? » Era tutto così… e quindi la fila non scorreva molto velocemente…
Presi una rivista e iniziai a leggerla. Dopo due ore di attesa snervante, stava quasi a me, quando squillò il cellulare:
« Pronto? » Rispose una voce flebile e balbettante. Era roca e sembrava  fare molta fatica a parlare:
« Rio… tuo fratello… è colpa mia… l’ho venduto hai Bariani… » Riconobbi subito la voce di Kite. Era sofferente. Poi capii tutto: aveva avuto un altro attacco. Ora dovevo pensare a lui, e poi avrei finalmente capito cosa era successo a mio fratello.
« Kite dove sei!!! Kite!! Ti prego amore, parlami!! »
« Rio… ti amo… e ti amerò per sempre… non lo dimenticare… ti amo… »
Iniziai a piangere disperatamente. Avevo già perso mio fratello, non potevo perdere anche la persona che amavo… Poi sentii che Kite chiudeva la comunicazione. Corsi in strada. Dove poteva essere? Come facevo a rintracciarlo? Non mi aveva detto niente… Poi mi venne un’idea. Rientrai, e per fortuna nessuno ancora mi aveva superata. Andai da un poliziotto e chiesi:
« Non è che potrebbe rintracciare la persona che ha fatto questa chiamata? » E mostrai il cellulare e la chiamata di Kite.
« Sì, nessun problema signorina, ma perché? »
« E’ che… un mio amico sta male e… non so dov’è… »
« D’accordo, si può fare… » Lo vidi usare strani macchinari collegati al mio telefono. Poi dopo poco sul monitor del computer, comparve un indirizzo.
« Grazie mille! » Dissi correndo via.
Avevo memorizzato l’indirizzo. Non era lontano da me.
Quando arrivai, vidi Kite. Gli corsi accanto. Iniziai a piangere. Piangevo e piangevo. Le lacrime ormai uscivano senza che le controllassi più. Poi iniziò a piangere anche Kite.
« kite ti prego, non abbandonarmi, non adesso! »
Non riusciva neanche a sorridere. Poi iniziai a gridare:
«AIUTO!!! VI PREGO AIUTATEMI!! IL MIO AMICO STA MALE!!! » Non arrivò nessuno. Stavolta però, presi il cellulare e chiamai l’ambulanza. Arrivò dopo poco tempo.
« Presto, fate presto » sentii dire ad uno di loro. Arrivarono con le barelle. Caricarono Kite. Poi mi chiesero:
« Lei è una parente? »
« No bhè, io sono… la sua ragazza » Non so perché dissi così, ma fatto sta che feci bene:
« D’accordo, allora può accompagnarlo, salga. » Salii anche io sull’ambulanza. Mi inginocchiai accanto a Kite e gli presi la mano. Solo allora mi accorsi che era svenuto. Ricominciai a piangere. Gli appoggiai la testa al petto e continuai a singhiozzare. Poi gli sussurrai all’orecchio:
« Kite, ti prego non lasciarmi. Sei una persona speciale. Non importa quello che hai fatto in passato. Ormai è già successo, non ci si può fare niente… Io sono sicura che non sapevi quello che facevi… Importa che ora io ti amo, e tu non te ne puoi andare… » Sapevo benissimo che non mi avrebbe sentito, ma quelle parole erano più per me che per lui. Sentivo il bisogno di rassicurarmi. Arrivammo all’ospedale. Portarono la barella con Kite all’interno, e io li seguii.
Vidi che lo portarono nella sala URGENZE. “Oh mio Dio! Ma allora sta molto male!”. Provai ad entrare con lui nella sala, ma mi bloccarono. Iniziai a scalpitare e a cercare di liberarmi dalla loro presa:
« NO VI PREGO VOGLIO ANDARE CON LUI LASCIATEMI… LASCIATEMI… ASPETTATE UN ATTIMO… » Feci in tempo ad avvicinarmi a Kite e a dirgli:
« Ti amo Kite… non mi lasciare, non mi abbandonare… » Questa volta mi aveva sentito. Poi chiuse ancora gli occhi, e io ricominciai a piangere. Lo portarono in sala, e mi tenerono fuori ad aspettarlo.
Dopo un po’ arrivarono anche Tori, Yuma, Casswell, Bronk e Katy.
« Abbiamo saputo che Kite sta male! Rio, tu come stai? Che cosa è successo?! » Chiese Tori.
« Come l’avete saputo? E io sì sto bene… credo che abbia avuto uno dei suoi attacchi, ma questa volta era più forte, così ho chiamato l’ambulanza… »
« Speriamo che si rimetta presto… »
Rimanemmo tutti lì, in quell’attesa snervante, per aspettare la notizia.
 

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Capitolo 18
*** Notizie... ***


CAPITOLO 18: Notizie…
 
 
 
 
 
Il dottore uscì dalla sala URGENZE. Venì subito da noi. Aveva una faccia rammaricata. Non era affatto un buon segno.
« Mi dispiace ma il signor Tenjo non ha superato l'operazione… mi dispiace molto ma le sue condizioni erano pessime da troppo tempo… »
“Non è possibile… vuol dire che… lui potrebbe anche morire! Non ci posso credere!” Scoppiai in lacrime. Riuscii appena a chiedere:
« Dottore ma cosa gli è successo? » Dissi continuando a piangere.
« Non si sa di preciso… ma è in uno stato come se qualcuno gli avesse rubato l'energia… »
« MA COSA?! MA AVEVA DETTO… REGINALD… SI ERA SACRIFI » Non riuscii neanche a finire la frase, perché iniziai a piangere di nuovo. Stavolta più di prima.
« Su su, avanti Rio… » Tori provava a farmi stare meglio, ma non funzionava… Poi arrivò un infermiera:
« Signorina Rio Kastle l'orario delle visite è aperto,il signor Tenjo è di là… non alzi la voce,è in coma irreversibile… non sappiamo se è cosciente oppure no… »
Feci per entrare nella sua stanza, ma il dottore mi fermò e disse:
« Ha lasciato un biglietto sul comodino… prima dell'operazione ha detto che lo deve leggere solo lei… »
« Ok, grazie dottore… » Entrai nella stanza. Mi avvicinai al letto e vidi il biglietto sul comodino. Lo presi ed iniziai a leggerlo:
Cara Rio,
mi dispiace di essere entrato nella tua vita... e di averti fatto soffrire così tanto. E’ colpa mia se Reginald non ritorna a casa: l'ho venduto hai Bariani prendendo la sua energia... io mantenevo in vita me e mio fratello, ma questo non è un buon motivo per averlo venduto... ma tra poco ritornerà a casa con la mia energia ridatagli dai Barian, vivrà di nuovo... non importa se io non ci sarò più, almeno potrai rivedere tuo fratello... mi dispiace... TI AMO...
Kite.
P.S.
Non piangere non merito le tue lacrime...
 
Gli accarezzai una guancia e gli dissi:
« Sai, all’inizio pensavo che fossi uno, di quelli che si incontrano tutti i giorni… » Respinsi un groppo alla gola, per poter continuare a parlare:
« Mi hai salvato un sacco di volte la vita… e io non ci sono riuscita neanche stavolta… » Appoggiai le mie labbra alle sue e gli diedi un bacio.
« Ciao Kite… » Stavo per andarmene, quando sentii una voce alle mie spalle:
« Ehi Rio...ma che modi sono!non mi saluti nemmeno? » Mi girai e lo vidi lì, davanti a me seduto sul letto. Gli corsi in contro e mi gettai tra le sue braccia. Lo baciai non so quante volte e poi iniziai a piangere, e ancora a ridere! E rimanemmo lì a guardarci. Poi ci baciammo ancora.
Entrò il dottore:
« Signorina Kastle, il tempo delle visite è… Ma cosa?! » Il dottore quasi si spaventò nel vederci baciare. Arrossimmo entrambi moltissimo. Kite disse:
« Salve dottore… » Poi entrò di corsa Yuma:
« Ehi Kite! Facciamo un bel duello?! » Tori prese Yuma per un orecchio e lo trascinò indietro:
« Kite, ma che scherzi ci fai? »
Infine entrò anche Hart, che corse in braccio a  suo fratello e disse:
« KITE!!! » Il dottore, ancora stranito dal miracoloso risveglio di Kite ci disse:
« Ehi scusate ragazzi, ma solo uno può rimanere, altrimenti il signor Tenjo si potrebbe stressare… »
Tutti mi fissarono e in coro dissero:
« Ok, rimane Rio! » Io e Kite ringraziammo. Uscirono tutti e chiusero la porta.
« Allora racconta...cosa hai fatto… non mi importa, non mi arrabbio l'importante è che tu stia bene... »
« Ok, ok. ...Hart....stava malissimo, lui perfortuna non si ricorda niente...ma io so tutto...andai a casa tua non sapevo nemmeno che tu esistessi, chiamai Reginald e gli raccontai tutto...si offrii volontario per aiutarmi,cercai di convincerlo:i Bariani non erano persone di cui fidarsi...ma lui continuò a offrirsi volontario...allora accettai...non dovevo farlo...ma andammo comunque nel mondo Bariano...gli tolsero l'energia e la diedero a me...la usai per duellare e per ottenere più numeri possibili...con tutti quei numeri hart si assicurava altra vita...alla fine dovevo dare tutti i numeri che avevo raccolto ai Bariani.... il "gioco" continuò così per un po’...poi l'energia di Reginald cominciò a esaurire ma io ero diventato dipendente....e senza la sua energia succedeva quello che hai visto anche tu....poi ti conobbi....e cambiò tutto,cominciai a innamorarmi di te...cercavo di non pensarti di essere scontroso....per quello ti risposi male quando tu mi domandai di Reginald.... fino a arrivare a oggi... »
« Bhè bella storia...nonna papera… » dissi io scherzando.
« Ah sì? Ti faccio vedere io chi è la nonna pa » Poi si chinò su se stesso.
« Kite… »
« No tranquilla, sto bene… devo stare calmo… » Mi infilai anche io sotto le coperte, e lo abbracciai. Accese la TV.
« SIGNORI E SIGNORI VI PRESENTO IL NUOVO PROGRAMMA DI DUELLI...ECCO IL DUELLANTE PIù FORTE DEL MONDO COLUI CHE HA VINTO IL CARNEVALE MONDIALE DEI DUELLI...STO PARLANDO DEL GRANDE E INIMITABILE YUMA TSUKUMO!!!!! » Disse un signore alla televisione.
« cosa??!!! Non sei tu il campione mondiale di duelli??!! »  
« Perchè lo devo essere per forza? »  
« Ma come....Yuma ti ha battuto??!! » 
« No Yuma non mi ha battuto.....mi sono battuto con Thron in semifinale e ho perso per proteggere Hart... »  
« Thron?? E chi è? »  
« E’ una storia lunga e non ho nessuna intenzione di raccontartela... anche perchè sto morendo di sonno....ahhmmm » Kite spense la televisione.
« Se se, è solo una scusa per non raccontarmi la storia… » Poi gli diedi un bacio sulla guancia.
« Buonanotte Kite… »
« Notte Rio »
 
 
 
YUMA: « Non è giusto però!!! Io volevo fare un duello! »
RIO: « CHE?! Ma ti rendi conto di quello che dici qualche volta?! »
YUMA: « Certo! E’ che Kite è un egoista e non vuole mai duellare per divertirsi! »
RIO: « Non è vero! Sei tu che dici sempre la cosa al momento sbagliato! »
IO: « Ragazzi! La smettete una buona volta di litigare?! »
RIO: « Su dai Yuma, Susanna ha ragione… »
YUMA: « Ma Susy… lei mi ha chiamato stupido… »
RIO: « Non è vero! »
YUMA: « Però volevi dirlo!
RIO: « Sì va bene, e allora? E’ la pura verità! »
KATY: « Rio come osi insultare Yuma? »
TORI: « Katy tu non ti devi impicciare! Yuma sta con me! Sono io che ho diritto a difenderlo! »
IO: « Ragazzi!!! Basta! Siete tutti degli stupidi! »
TUTTI: « COSAAA?!?!?! »
IO: « No… stavo solo scherzando… era una battuta… »
TUTTI: « SUSY, SE TI PRENDIAMO SEI MORTA!!!! »
IO: « AHHHHHHHHH »
Adesso sono inseguita da tutti quanti. Arriva Kite, entra.
KITE: « Ma che succede qui?! Siete diventati pazzi? »
TUTTI: « Ha chi hai detto pazzi? »
KITE: « No, no… dicevo… a nessuno… »
TUTTI: « KITE SE TI PRENDIAMO SEI MORTO!!! »
KITE: « AHHHHHHHH »
Ora sia Kite che io siamo inseguiti da tutti quanti. Per quanto dovrà durare questa storia?!
 

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Capitolo 19
*** Viaggio nel mondo bariano... ***


CAPITOLO 19: Viaggio nel mondo Bariano
 
 
 
 
 
 
« NO...E’ ESCLUSO KITE TU NON VIENI NEL MONDO BARIANO CON NOI! » Come poteva pensare che l’avrei lasciato venire con noi dopo quello che era successo?!
« Ma perché?! Mi sono ripreso… dai Rio, è pericoloso il mondo Bariano! »
« NO NO E ANCORA NO! Tu non vieni! Rimani qui! »
« E va bene, resterò qui. Ma state attenti! »
« Grazie Kite! » Dissi saltandogli al collo. Poi Kite si girò verso Yuma e parlò a qualcuno che io non riuscivo a vedere.
« Ehi Astral, mi fido di te, tieni d’occhio la mia Rio… e mi raccomando, tieni d’occhio anche Yuma! » Penso che quell’essere gli avesse risposto, ma non lo so, perché per me era inesistente.
« Ma perché devo essere sempre io quello preso in giro?! » Si lamentò Yuma. Poi di colpo disse:
« Ehi ragazzi, ci andiamo a prendere un bel gelato?! » Quell’idea sembrò tirare tutti su di morale.
« Sìììì ottima idea Yuma! » Kite sbuffò:
« Per me siete tutti matti… » Io lo ripresi scherzando:
« Dai Brontolone… non fai altro che lamentarti… andiamo a prenderci un gelato dai… » Lo presi a braccetto e ci incamminammo verso la gelateria.
« Chi arriva ultimo paga per tutti! » Esclamò Tori. Iniziarono tutti a correre e ci sorpassarono.
« Ahahaha Kite e Rio pagano ahahaha » Guardai Kite e annuimmo entrambe. Si accasciò a terra e io accanto a lui.
« NO KITE CHE TI SUCCEDE?! » Gridai. Tutti gli altri iniziarono a tornare indietro verso di noi.
« KITE KITE STAI MALE?! » Gli altri si sedettero tutti intorno a noi. Kite mi mise una mano intorno alla schiena. Poi di colpo si sollevò da terra, mi prese e corremmo insieme verso la gelateria. Gli altri rimasero imbambolati per un po’, prima di capire che noi li avevamo fregati. Così alla fine dovettero pagare loro. Poi io dissi a Kite:
« Ma che genietto che sei! » E gli schioccai un bacio sulla guancia. Poi ci baciammo.
« Rio sii prudente… »
« Non sono mica una ragazzina come Yuma! Un momento… dov’è Yuma?! » Mi ero girata e non c’era più. Poi lo vidi che ci correva incontro.
« Ehi ragazzi sono qui! Scusate per il ritardo… venite, vi porto al portale! »
Seguimmo tutti quanti Yuma. Kite fece uscire il braccio rosso e il portale si aprì.
« Buona fortuna… ci vediamo fra un paio d’ore… » Stavo per salutarlo anch’io, ma preferii Gettargli le braccia al collo e baciarlo. Non volevo più staccarmi da lui… ma poi mi feci coraggio. Entrammo nel portale, e lo vidi sparire dietro di me.
Davanti a me si aprì una distesa di cristalli. Il mondo Bariano era in tonalità molto più rossa rispetto alla terra. Per il resto era più o meno tutto uguale. Il primo impatto con quella forte luce scarlatta fu accecante. Poi i nostri occhi si abituarono a quel colore brillante.
« Rio seguimi » Disse Yuma. Poi lo sentii parlare con quell’essere di nome Astral:
« Astral da che parte? No! Non è vero che non so mai niente! No! Smettila e facci strada! O… non oseresti… » Era strepitoso sentirlo litigare con qualcuno che io non potevo vedere. Poi Yuma iniziò a correre verso quella che sembrava una città. Ci avvicinammo ad un edificio immenso.
« Rio, questo è il castello. Dobbiamo intrufolarci qui se vogliamo trovare tuo fratello… »
« D’accordo, ma come facciamo ad entrare? »
« Bhè ecco… veramente non ci avevo pensato… » Disse grattandosi la testa in segno di smarrimento.
« Come?! Siamo venuti qui senza un piano?! Ma come facciamo?! »
Yuma litigò ancora con Astral:
« No Astral, non è vero! Io non sono un incompetente! Cosa?! Spero che tu stia scherzando! »
« Basta Yuma! »
« Ok d’accordo… Astral che si fa? »
Lo vidi ascoltare attentamente e poi mi riferì:
« Senti Rio, dobbiamo introdurci nella spazzatura… »
« Come nella spazzatura?! »
« Sì, avanti vieni » Mi fece strada. Ci infilammo in dei cassonetti e aspettammo per poco. Poi sentii che una macchina ci tirava su. Venimmo “svuotati” in un camion.
« Bleah che schifo! » Dissi con una buccia di banana in testa.
« Non sei tu a doverti lamentare!!! » Disse Yuma. Lo guardai e in effetti lui sì che aveva da lamentarsi! Si era ritrovato sommerso da una marea di spaghetti ammuffiti! Poi però aggiunse:
« Però… a dire la verità… questi spaghetti sono buoni! » Disse mentre… oddio mentre ne mangiava uno! Adesso sì che vomitavo! Poi varcammo i cancelli. Ci abbassammo. Due radar scannerizzarono. Sperai con tutta me stessa che non ci trovassero, ma mi sbagliavo. Infatti fermarono subito il camion e lo svuotarono di tutti i rifiuti, compresi noi (non per dire che siamo dei rifiuti). Ci catturarono. Ci trascinarono a forza all’interno del palazzo e ci gettarono nelle segrete.
Rimasi lì terrorizzata a fissare le altre celle piene di gente ferita. Sperai di non fare la stessa fine, ma anche qui mi sbagliavo.
Nella mia cella entrò un essere orribile dal fare minaccioso.
« Allora tu devi essere Rio Kastle, vero? Poverina… è venuta a salvare il fratellino… sta pur certa che tuo fratello rimarrà qui con noi! »
« NO! » Dissi istintivamente. Ma fu il mio più grande errore.
« Osi contraddirmi? Portatela nella sala dove teniamo Reginald » Mi presero, e ancora una volta fui trascinata a forza. Mi portarono in un enorme sala vuota. Al centro di essa si trovava un tavolo rigido. Guardai meglio e vidi che c’era Reginald lì sopra.
« Reginald! » Dissi. Mi liberai dalla presa di quegli esseri e corsi incontro a mio fratello.
Quello che vidi fu sconcertante. Reginald giaceva nel suo stesso sangue. Era ferito in molti punti. Vedevo che stringeva i denti per non urlare. Ma alle volte strillava, e il suo urlo straziante rimbombava in tutta la stanza.
« COSA GLI AVETE FATTO?! »
« Oh cara, noi niente. E’ stata tutta colpa di Kite. Ha stretto un accordo don noi. Lui e suo fratello rimanevano in vita e tuo fratello no. »
« Ma lui mi ha detto che si è offerto volontario e che… » scoppiai in lacrime. Piansi per tutto. Mi gettai da mio fratello e gli dissi.
« Reginald, fratello, mi senti?! Che ti hanno fatto?! » Poi continuai a piangere.
« Presto, portatela nell’altra sala… »
« NO! IO VOGLIO RESTARE CON LUI!!! DEVO STARGLI VICINO!!! »
« Adesso non serve che tu gli stia vicino. Dovevi pensarci prima. Non c’è più niente che tu possa fare ormai. Ringrazia pure il tuo amichetto Kite per questo. » Questo mi fece piangere ancora di più. Allora era tutta colpa sua! Mi presero e ancora una volta mi portarono in una grande stanza. Questa però era piena di armi. Mi dimenai, ma più provavo a liberarmi dalle loro prese e più loro stringevano e mi strattonavano. Uno mi prese per il collo e mi tirò su. Mi sentivo soffocare. L’aria passava sempre meno attraverso la mia gola. Provai a respirare col naso ma più ci provavo e più sentivo dolore. Sentii una fitta acuta alla trachea e poi quell’essere mi gettò a terra. Un dolore lancinante al braccio destro mi impedì di svenire. Mi presero e mi legarono ad un palo.
L’ultima cosa che ricordo è il viso minaccioso di uno di loro che si avvicinava a me, con quello che sembrava un manganello in una mano e una grossa frusta di cuoio nell’altra. Poi il nulla. La mia mente ha rimosso tutto.

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Capitolo 20
*** Il salvataggio ***


CAPITOLO 20: Il salvataggio.
 
 
 
 
 
La mattina quando mi svegliai mi girava incredibilmente la testa. Sbattei piano le palpebre. La prima cosa che vidi quando aprii gli occhi furono le grate della cella. Ero rannicchiata in un angolo. Non ricordo nulla di quello che era successo. Solo qualche sprazzo di ricordi qua e là. Quindi non so perché, ma ero terrorizzata. Mi guardai le mani: stavano sanguinando. Mi facevano male la schiena e le gambe. Tremavo dal freddo. C’erano macchie del mio sangue ovunque. Mi stringevo in me stessa, con l’inutile speranze che in un certo modo, così facendo mi potessi proteggere.
Mi ero rassegnata. Pensavo che ormai sarei morta in quelle prigioni. Sentii dei passi scendere le scale. “Ecco, sono di nuovo loro…” Mi preparai psicologicamente a veder arrivare i bariani. Iniziai a tremare ancora di più e a spingermi contro l’angolo, come se potesse proteggermi. Il meccanismo della serratura si aprì.
« Basta vi prego… vi supplico lasciatemi in pace… » L’uomo si avvicinò ancora di più a me. Il mio cuore iniziò a battere forte. Poi mi abbracciò e mi sussurrò all’orecchio:
« Rio sono Kite… »
« Noo! Basta! Non toccarmi vattene via! »
« Rio stai calma… sono venuto ad aiutarti »
« No non è vero! Che cosa ti ho fatto io? »
« Rio… ti prego… devi riconoscermi… io ti amo… »
A quelle parole qualcosa si smosse dentro di me. Riconobbi Kite e provai a muovermi per stringermi a lui, ma ogni movimento mi procurava un dolore immenso.
Kite prese un mantello che aveva in dosso e me lo mise intorno alla schiena. Poi mi aiutò ad alzarmi e uscimmo insieme dalla cella. Vidi arrivare un uomo. Un bariano. Kite mi diede una spinta. Pensavo che volesse fingere di spingermi, ma invece NO! Mi spinse talmente forte che non riuscii più a reggermi in piedi. Caddi per terra e iniziai a piangere. Mi aveva fatto davvero male…
« Rio scusa… ti ho fatto male?! »
« Sì! » Risposi singhiozzando.
« Rio mi dispiace...scusa… » Io continuavo a piangere. “Perché mi fai questo Kite? Sei cambiato… io cosa ti ho fatto?!”
« Dov’è Reginald? »
« Nella sala grande… » Provai a dire piangendo. Entrammo nella sala grande. La vista di mio fratello in quelle condizioni mi fece stare ancora più male… l’avevo visto una volta… non avevo intenzione di vederlo ancora…
Ma entrammo lo stesso. Kite corse verso Reginad. Iniziò a staccare tutte le macchine che erano collegate a lui.
Ogni volta che staccava un filo sentivo che stava più male. Tossiva e si piegava in due dal dolore. Poi quando finì il lavoro, si accasciò a terra in ginocchio. Perdeva fiotti di sangue dal naso, e vedevo che li tratteneva dalla bocca.
Reginald lo sollevò da terra e insieme arrivarono da me. Io lo guardai, per cercare le scuse per ciò che era successo prima, ma nei suoi occhi vidi solo la rabbia e il dolore. Non era possibile… come mai era cambiato così tanto in così poco tempo? Decisi di non aiutarlo, e mi incamminai da sola verso l’uscita.
Le guardie non ci fermavano. C’era molto movimento. Da quanto ero riuscita a capire, si trattava di un essere astrale. Penso che fosse Astral…
Imboccammo il vicolo col portale. Ad aspettarci c’era anche Yuma.
Ci trascinammo fino all’ingresso per la terra, e arrivati ci buttammo praticamente, dentro di esso.
Usciti dal portale, riconobbi finalmente il mio mondo.
Kite stava disteso a terra.
Si alzò lentamente. Gli diedi un’ultima possibilità. Lo guardai fisso negli occhi. “Kite… cosa mi hai fatto? Dov’è finito il Kite che conosco io… quello la cui rabbia è stata messa da parte?” Sembravano voler chiedere i miei occhi. Speravo in una risposta tipo: “Eccolo, ce l’hai davanti…” Ma invece di quello, nel suo sguardo trovai di nuovo la rabbia. Non era così neanche la prima volta che lo avevo visto… mentre duellava contro quell’uomo… Non c’era mai stata così tanta rabbia nei suoi occhi. Nel suo sguardo invece di quello che speravo, lessi: “Vattene, quel Kite non esiste più”.
Lo presi alla lettera. Reginald lo salutò:
« Noi andiamo Kite, ciao… » Io invece non dissi una parola. Presi mio fratello sotto braccio, mi voltai e senza accennare a un saluto me ne andai.
Volevo voltarmi, ma mi trattenni. Non meritava più neanche un mio sguardo.
Arrivati a casa, pranzai finalmente con mio fratello.
« Oh Reginald… sono così contenta che tu sia tornato… Mi sei mancato molto… »
« Rio… sorellina mia… » Ci abbracciammo.
« Rio… scusa se ti ho fatto questo… è tutta colpa mia… non sarei dovuto partire… E’ che Kite mi sembrava così in difficoltà… Non avrei mai voluto lasciarti… pensavo che un po’ di energia sarebbe bastata a salvarlo, ma invece peggiorai la situazione… diventò dipendente… avrei voluto tornare, ma se fossi scappato Kite sarebbe morto… »
« Reginald, non hai bisogno di spiegazioni con me… so che mi vuoi bene… »
« Oh Rio… »
Ci abbracciammo di nuovo. Fu meraviglioso. L’unica cosa che rovinava quel momento era il pensiero dello sguardo carico di rabbia di Kite… Lo scacciai e cercai di rendere quel momento il più bello possibile…
Ma non potevo non pensare a lui…
 

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Capitolo 21
*** La medaglietta ***


CAPITOLO 21: La medaglietta.
 
 
 
 
 
 
Era stata una notte piacevole. Finalmente dormivo sapendo che nella stanza accanto c’era mio fratello. Gli ero molto affezionata. Da quando i nostri genitori erano morti, Reginald si era preso cura di me. Alle volte era fin troppo apprensivo… come quella volta in cui mi sbucciai un ginocchio e lui mi volle portare per forza all’ospedale… oppure tutte le volte in qui mi si avvicinava un ragazzo e lui… meglio lasciar stare lui che gli faceva… (tanto l’avrebbero censurato come scena troppo violenta…). Ma in ogni caso Reginald era stato come un padre per me… Quando era sparito mi ero sentita persa… lui era tutta la mia famiglia… E ora era di nuovo qui con me…
In quel momento la porta si aprì, ed entrò.
« Buongiorno sorellina… » Aprì le finestre e ne entrò una luce accecante. “Ma che ore sono?! Mezzogiorno?!”
« Allora Rio… Ti ho preparato la colazione… ho fatto i pancake con lo sciroppo d’acero e le frittelle… »
« Oh Reginald… Non dovevi davvero…Comunque grazie! » Posò il vassoio sul letto e si sedette accanto a me.
« Reginald sono contenta che tu sia di nuovo qui… però già che c’eri potevi anche portarmi un bicchiere di latte… » Dissi io ironica.
« E io sono contento di essere tornato… »
« Sai Reginald… ho saputo che di recente hai perso qualche duello… questo da te non me l’aspettavo sai? »
« Bhè Rio in effetti… ma ora sono migliorato… »
« Vorrei vedere… » Iniziammo a ridere entrambi. Io finii di fare colazione. Poi Reginald prese il vassoio e lo portò in cucina. Io mi preparai e poi scesi e lo aiutaii a sistemare la cucina. Feci per uscire di casa ma mio fratello mi fermò:
« Rio… dove stai andando? »
« Da un amico, perché? »
« Da chi di preciso? »
« Non lo conosci… »
« Allora posso venire anch’io? »
« Reginald! Ho 14 anni! Penso di poter andare da un mio amico da sola, che dici? E poi fossi più grande di me… »
« Rio ascolta, lo sai che lo faccio solo per il tuo bene… E che c’entra se io ho la tua età? Tu sei una ragazza e io un ragazzo! Lo faccio solo per difenderti dai pericoli che girano in città… Non hai letto il giornale?! Guarda quanti casi… » Mi mostrò il giornale. Io stavo per mettermi a ridere. Ecco alcuni dei titoli che spiccavano in copertina:
ANSIANA SIGNORA NON RITROVA IL ROSSETTO. SARA’ UNA RAPINA?La polizia indaga…
NOVANTACINQUENNE ALL’OSPEDALE. CHI SARA’ IL RESPONSABILE? La polizia indaga…
RAGAZZA PERDE IL CAGNOLINO. RITROVATO SOLO IL COLLARE.
STRANO CASO IN CENTRO: UN GRUPPO DI RAGAZZI MANGIA AL RISTORANTE E SCAPPA SENZA PAGARE. La polizia è sulle loro tracce.
RAGAZZO ATTACCA L’EX FIDANZATA: IRROMPE IN CASA E LA MANDA A QUEL PAESE. Tre giorni di carcere.
« Vedi? Heartland City non è un posto affatto sicuro! » Oddio! Vi avevo detto che mio fratello era un “tantino” apprensivo, no? Bene, questo ne è un esempio…
« Ascolta Reginald, non puoi venire con me. Prometto che ti chiamerò una volta ogni mezz’ora, così saprai sempre che sono al sicuro, ok? »
« Rio… ma se ti dovesse accadere »
« Reginald, non mi accadrà niente, te lo prometto… devi fidarti di me… »
« Sei sempre la solita. Che sia l’ultima volta. »
« Reginald… » Dissi come per sgridarlo.
« Va bene vai! Ma sta attenta. Copriti bene che fuori fa freddo. Non parlare agli sconosciuti! Cammina sempre sul marciapiede! Attraversa solo sulle strisce!... » Mi sorbii tutta la predica per evitare di discutere nuovamente.
« Allora io vado. Ciao Reginald! »
« Ciao… » disse poco convinto. Mi diressi a passo svelto verso casa di Kite. In effetti mi sentivo un po’ in colpa per come lo avevo trattato il giorno prima. Così suonai il campanello di casa sua.
« Ciao rio! Vieni pure, Kite non c’è, puoi aspettarlo qui! » Mi disse Hart.
« Oh grazie! »
Mi misi seduta accanto a lui a guardare i cartoni. Dopo poco Hart disse:
« Rio, io vado a casa di un mio amico. Kite lo sa già, ma quando torna potresti ricordarglielo? »
« Certo »
« Grazie! Io vado allora! » Lo salutai. Uscì di casa in fretta e in quel momento arrivò Kite. “Non ci saràbisogno di ricordarglielo” Pensai.
« vado a casa di Jake, ci vediamo dopo! » Lo salutò Hart.
Mi alzai dal divano e rimasi ferma a guardarlo in attesa di spiegazioni.
« Ciao Rio »
« Kite… » Sembrava tornato normale… stavo per piangere dalla gioia, ma poi di colpo i suoi occhi tornarono fiammeggianti. Si avvicinò a me con aria minacciosa.
« Kite fermo, che vuoi fare?! »
« Nooooooooooo!!! » Urlò lui. Mi rintanai contro il muro e lui si avvicinò ancora di più.
« Kite fermo ti prego! » Iniziai a piangere. Possibile? Ma che gli era succeso?! Continuava ad avvicinarsi a me. Ma che gli avevo fatto?! Non era mai stato così cattivo!
Mi prese un braccio e mi fermò al muro. Era terrorizzata. Non sapevo che gli succedeva! Non si era mai comportato così prima d’ora!
« Kite smettila per favore! » Piansi ancora di più.
« Rio ci stò prov… » Non finì la frase che mi prese per il collo e mi sollevò da terra.
« Kite… no… » Tentai di dire col fiato che mi rimaneva. La cosa più dolorosa in quel momento per me, era il mio cuore. Sentivo che si frantumava lentamente. Soffrire è terribile, ma è ancoa più terribile se l’artefice dei tuoi dolori è la persona che ami. A quel punto alle tue soffrenze fisiche si aggiunge quella del tuo cuore. Senti che si rompe dentro di te. E lo stava riducendo in pezzi la persona che prima lo alimentava.
Poi vidi che al suo collo era appesa una medaglietta. Ci lessi sopra 1936. “Oddio no! Fa che non sia come penso!” E invece era proprio così. Era la medaglietta che portava Takayuki. La medaglietta si illuminò, e ne uscì una forte luce rossa. “Ora ho capito!” Allungai a forza un braccio e gli staccai la medaglietta dal collo. Lui cadde a terra e mi lasciò.
« Rio io… »
« KITE! Non ti voglio più vedere! Esci dalla mia vita! Ti odio! » Corsi via.
Mentre correvo verso il parco il mio viso iniziò a cospargersi di piccole lacrime, che a mano a mano che scendevano dai miei occhi, percorrevano velocemente la mia guancia, per poi perdersi nel vento. Quelle lacrime bruciavano come carboni ardenti sul mio viso, perché le aveva procurate lui. Perché lo aveva fatto di proposito. Perché non sapevo se lo amavo o se lo odiavo.
Mi sedetti su una panchina nel parco e iniziai a piangere tutto il mio dolore.
L’Amore è un fumo levato col fiato dei sospiri; è travagliato, è fuoco scintillante negli occhi degli amanti; è turbato, è un mare alimentato dalle loro lacrime. Cos’altro è? Una follia discreta, amarezza che strangola e dolcezza che fa star bene.

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Capitolo 22
*** Il rapimento di Hart ***


CAPITOLO 22: Il rapimento di Hart
 
 
 
 
 
 
Era quasi una settimana che non facevo altro che pensare a come avevo trattato Kite, a quello che gli avevo detto, a come avevo fatto finire tutto.
Mio fratello, invece, provava con ogni metodo a consolarmi. Io gli dicevo che non era niente, ma lui insisteva che dovevo fare qualcosa, che non potevo continuare così. Un mattina entrò in camera e (con la delicatezza di un elefante in una cristalleria, ovviamente) disse:
« Rio ora basta. Non sopporto di vederti così! Ti devi riprendere. Alle undici hai appuntamento con Tori. Le ho detto che vi potete vedere al bar… »
« Reginald! Ti ho detto che non serve! Sto bene! »
« Lascia perdere Rio, ti farà bene vedere qualcuno. Preparati, sono già le dieci! »
« D’accordo Reginald… ma sto bene! »
« Sì, sì… intanto vai al bar con Tori… poi vediamo… » Uscì dalla stanza. Come dicevo è molto (molto) protettivo. Però lo fa per me… io lo so…
Alle undici ero al bar. Tori era già seduta che mi aspettava.
« Ciao Tori! »
« Ciao Rio… » Mi misi seduta accanto a lei.
« Senti Tori… E’ mio fratello che ha fissato tutto… »
« Non ti preoccupare, ho da dirti una cosa importante. Comunque ho saputo che hai lascito Kite, è vero? »
« Sì. Non ne parliamo per favore… cosa mi devi dire? »
« Ascolta Rio, stamattina ho incontrato Kite, è parecchio giù, sai? Non fa altro che piangere… »
« Tori! Ti ho chiesto di non parlarmene! »
« No Rio aspetta! Volevo dirti che quando l’ho incontrato, Kite mi ha detto che suo fratello era stato rapito! »
« HART?! Come rapito? Non è possibile! »
« Sì invece! Volevo fartelo sapere… »
« Grazie Tori! Ci vediamo un’altra volta, io devo scappare! »
« Aspetta Rio! Dove vai? »
« Lascia perdere… ci vediamo domani! » Uscii correndo dal locale. “Hart… com’è possibile che sia stato rapito?! Devo fare qualcosa… E’ sempre stato così gentile con me… non posso lasciare che gli venga fatto del male…” Poi mi fermai di colpo. Certo, volevo salvarlo ma… c’era un piccolo inconveniente: dove l’avevano portato?!
“Ragiona Rio, ragiona! Dove possono aver portato un bambino piccolo? L’hanno rapito, quindi in un posto piuttosto deserto per non farsi scoprire… ma a meno che non l’abbiano portato fuori città… bhè, Heartland City è un posto piuttosto popolato… non ci sono quartieri semideserti” Mi stavo rassegnando. Mi fermai un attimo e mi appoggiai ad un muro per pensare. Ora ero molto vicina a casa mia. Da lì potevo vedere il balcone del piano di sopra…
Quel balcone mi fece ripensare a quando Kite mi aveva salvata… che momento meraviglioso… e poi, quel pensiero mi riportò anche al giorno in cui lo vidi combattere contro quell’uomo… ricordavo che era un quartiere un po’ strano… metteva inquietudine… non c’era nessuno… “Un momento! Non c’era nessuno! Esatto! Forse… potrebbe averlo portato lì… Tanto vale provare!” Mi ricordavo alle perfezione dove si trovava. Non era molto lontano da casa mia. Ricominciai a correre. In dieci minuti arrivai nel posto.
Vidi in lontananza la capigliatura di Kite. Mi avvicinai. “Non è possibile! Ho le allucinazioni!” Mi strofinai gli occhi per vedere meglio. Ma…?! C’erano due Kite! Uno di fronte all’altro che combattevano!
« Ma quanti Kite siete?! »
« Rio sono io Kite! » Disse uno dei due.
« No non lo ascoltare! Sono io Kite! » Disse l’altro. Ero piuttosto confusa… Poi uno iniziarono a combattere. Uno gridò:
« Dov’è Hart?! Dimmelo maledetto! » “Ok, per lo meno ora so chi è il vero Kite!” Kite si gettò a dosso all’altra persona. Quest’ultima sparì in una nuvola di fumo rosso. “Cielo! Ditemi che sto sognando!”
Poi il ragazzo che prima era uguale a Kite, iniziò a deformarsi e prese le sembianze (questa volta spero le sue vere sembianze…) di un ragazzo alto, con lunghi capelli biondi e occhi azzurri intensi.
« Avanti, ora vediamo se siete bravi a palla avvelenata… »
« Cosa?! » Domandai sbalordita. Il ragazzo si posizionò davanti a noi e iniziò a lanciarci raffiche di sfere rosse e nere. Io non me l’aspettavo. Vidi che una palla mi si avvicinava. Non feci in tempo a schivarla. Mi prese in pieno petto. Non era come una palla normale. Appena mi prese, sentii un colpo immensamente forte, e poi una fitta dolorosa. Sentii che qualcosa si diffondeva dentro di me, e iniziai a sentir male anche alle braccia e poco dopo alle gambe. Caddi a terra. Kite corse verso di me, ma una sfera lo colpì alla gamba.
« Questo gioco è molto divertente! Vediamo quanto resistete! » Gridò il ragazzo. Poi il dolore al petto diventò più forte. Non sentivo più niente e vedevo tutto sfocato. Poi di colpo cessò. Il ragazzo davanti a noi continuava a tirare raffiche di palle. Lo sentivo che rideva. Ma io non ci trovavo niente di divertente…

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Capitolo 23
*** Finalmente la pace... ***


CAPITOLO 23: Finalmente la pace...
 
Mi alzai da terra ancora barcollante. Il ragazzo continuava a lanciare raffiche di palle. Kite si lanciò a destra per evitarne una. Io feci lo stesso.
Indietreggiai istintivamente per cercare di allontanarmi il più possibile da quell’uomo, finché non battei le spalle contro qualcosa. Mi girai e vidi un enorme grattacielo, costruito interamente in vetro.
Di colpo Kite cadde a terra.
« AH » Istintivamente corsi ad aiutarlo, ma lui si era già ripreso e con un cenno della mano mi allontanò. Continuava a voler mantenere le distanze… ma io non ce la facevo più a stargli lontano… avevo detto che l’odiavo ma forse non lo pensavo proprio così come glielo avevo detto. Forse non era colpa sua ma solo della medaglietta… però quando ha tradito mio fratello non aveva la medaglietta! E lo ha fatto senza pensarci due volte! Io… lo amavo ancora, sì, ma avevo paura. Era l’unico motivo per cui lo avevo lasciato. Avevo paura che come aveva tradito mio fratello avrebbe potuto tradire anche me… E se da un giorno all’altro se ne fosse andato? Era meglio così… almeno lo avevo lasciato io, ci avrei sofferto di più, altrimenti.
Corsi all’interno del palazzo di vetro. Mi sentivo più al sicuro lì dentro. Era così strano quel posto. Una miriade di sale vuote. Iniziai a camminare lentamente per esplorarlo. Mi affacciai in ogni stanza. “Ma possibile che questo palazzo sia davvero completamente vuoto?” Finché non aprii una porta e trovai soltanto un letto. Solo quello, nient’altro. Mi avvicinai lentamente, e sollevai le coperte. Riconobbi subito quel visino innocente.
« Hart… » Sussurrai. Com’era tenero quel bambino.
« Poverino perché doveva capitare proprio a te? »
Lo presi in braccio. Quant’ era leggero… Mi sarebbe piaciuto avere un fratellino come lui. “Oddio! E’ vero! Kite sarà preoccupato!” Mi affacciai cautamente. Il ragazzo che prima ci attaccava non c’era più. Diedi Hart in braccio a Kite e poi tenni in disparte. Dovevo trattenermi e mantenere le distanze…
Non sentivo cosa dicevano ma sembravano entrambi molto felici.
Ci incamminammo tutti verso casa mia. Evidentemente mi voleva riaccompagnare. “Non gli rivolgerò la parola!” Mi giurai. Sentii il rumore di una macchina che si avvicinava. Poi la sentii rallentare finché non si affiancò a Kite e Hart.
« Ehi Hart! Vuoi venire a cena da noi? Sai Jake fa il compleanno! » Disse una donna dalla macchina.
« Sì sì sì dai Hart vieni! » Insistè invece un bambino dell’età di Hart. Credo fosse un suo amico.
« E va bene hrt, puoi andare… » Acconsentì Kite. Com’era buono con suo fratello… gli permetteva sempre tutto…
« Sì ma è un pigiama party! »
« Hart… questo non lo so… sai dovremmo parlarne… »
« Dai Kite… ti prego, prometto che farò il buono! E poi che ti costa… DAI!!! »
« Ma… non hai niente… »
« Bhè, potrebbe prestargli il pigiama jake, che ne dici Kite, ce lo lasci? »
Kite ci pensò su per un attimo e poi rispose:
« D’accordo Hart vai pure… »
« Oh grazie fratellone! »
Hart salì sull’auto che sfrecciò via.
Proseguimmo verso casa mia. Io rallentai il passo per poter rimanere dietro lontana da lui. Guardavo per terra e nel frattempo pensavo che forse avevo sbagliato a lasciarlo… “Basta! Devo smetterla di pensare a lui! Non esiste soltanto lui! Basta!”
Di tanto in tanto si girava. Io non ricambiavo mai il suo sguardo e continuavo a rimirare il meraviglioso marciapiede che costeggiava l’altrettanto bella strada. Camminammo per molto tempo senza scambiarci neanche una parola.
Arrivammo a casa mia che era già notte fonda. I lampioni erano già accesi. Attraversai la strada e suonai al campanello. Reginald non arrivava. Tornai dall’altra parte alla luce del lampione. “Che freddo che fa!” stavo tremando. Kite lo notò. Si tolse la felpa e allargò le braccia per farmela indossare. “Devo resistere! Non posso cedere ora!” Ma non ce la feci. Mi tuffai tra le sue braccia e lo strinsi forte a me. Kite sembrò titubante all’inizio, ma poi ricambiò il mio abbraccio. Sentii le sue braccia avvolgermi dolcemente, calde e forti come erano sempre stata nella mia memoria. Di colpo non ebbi più freddo. Una vampata di calore mi invase. Mi sentivo rinata.
« Rio mi disp... » Provò a dire. Io lo interruppi.
« Zitto… » Lo baciai. “Come ho fatto a stargli lontano per così tanto tempo?” Ero completamente immersa in quel bacio, tanto da non accorgermi che dietro di me mio fratello aveva aperto. Kite si staccò velocemente. “Ma che succede?!” Mi girai e vidi Reginald sulla porta con la bocca alle caviglie…
Mi strinsi a Kite.
« Ehm… ciao Reginald… »
« MA CI SONO MILIONI E MILIONI DI RAGAZZI NEL MONDO PROPRIO DI LUI TI DOVEVI INNAMORARE?! »
« Cosa ho io che non va, scusa?! »
« Kite… » Gli dissi io. Non volevo che si mettesse a litigare con mio fratello, altrimenti sarebe successo il finimondo. Reginald sa essere molto testardo quando vuole. Sinceramente ero piuttosto spaventata per quello che avrebbe potuto fere.
« Ok… »
« OK COSA?! Ora tu vieni con me e facciamo due chiacchiere! »
Mi strinsi ancora più a Kite. Non volevo che Reginald si permettesse di trattarmi come una bambina.
« Ehm Shark… mi sa che Rio non vuole venire… »
« AHHHH ADESSO BASTA!!! »
Kite mi prese velocemente per mano e iniziò a correre.
« Scappa Rio presto! » Corremmo entrambi ridendo, finché Kite non mi trascinò in un vicolo. Mio fratello continuò a correre in avanti pensando che non ci fossimo fermati.
« Ma tuo fratello la prende sempre così? »
« Bhè più o meno… pensa che una volta ho preso il gelato con un mio amico e Reginald gli ha messo il peperoncino nel gelato… oppure un’altra volta che ero a studiare in biblioteca con un altro ragazzo ha messo la suoneria del cellulare del mio amico al massimo e quando l'ha chiamato è partita musica rock! » Iniziai a ridere ricordando quelle cose che aveva fatto mio fratello.
Questa volta fu lui a baciarmi.
« Bhè, speriamo di non doverci trasferire al Polo Nord per colpa sua… »
« Tanto io sto bene da qualsiasi parte con te... » Sorrise e mi baciò di nuovo. Il nostro bacio fu interrotto bruscamente da un grido che proveniva da lontano:
« KITEEEEEEEE!!! »
“Reginald… Come faremo…” Pensai io.


E così finisce la nostra storia d'amore. Non so se può esservi piaciuta, se vi ha annoiato, se vi ha divertito o rattristato. Io sicuramente mi sono divertita a scriverla, e per me conta soprattutto questo. Ci tenevo a scrivere su questa coppia perchè mi è sempre piaciuta... Rio e Kite... trovo che stiano davvero bene insieme, non pensate anche voi?
Commentate e ditemi cosa ne pensate della storia e del finale...
Se avete in mente una coppia su cui scrivono in pochi fatemelo sapere... chissà, potrei cimentarmi in un'altra long... (sempre che intanto questa piaccia...)
Saluti
vostra
S

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