Di Sorprese, Imbarazzo e...Nuovi Arrivati

di Eynis96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo1 ***


Erano circa le quattro del pomeriggio, Peeta e Katniss erano come al solito a casa di lei, questo accadeva sempre più spesso ma non si poteva parlare di un'effettiva convivenza.

Egli era in cucina ed aveva appena finito di preparare un dolce al cioccolato, uno dei preferiti di Katniss e si divertiva a vedere la giovane che cercava goffamente di decorarlo con dei frutti di bosco raccolti da lei stessa quella mattina nelle foreste attorno al Distretto.

-Peeta: è seriamente orrendo!- esclamò Katniss contemplando il mucchietto di frutti rossi storto e sbilenco sistemato sulla torta.

-Ma no Kat è bellissimo- disse Peeta avvicinandosi alla ragazza e trattenendo un sorriso.

-Non mi starai per caso prendendo in giro signor Mellark vero?-sussurrò la ragazza incastrandosi tra le braccia che il giovane tendeva verso di lei come se fosse la cosa più naturale del mondo.

-Assolutamente no, non mi permetterei mai!-disse Peeta posando le sue labbra sulla fronte di Katniss sorridendo ancora sotto i baffi.

Proprio in quel momento, quando la giovane avrebbe desiderato stringersi ancora di più a lui, il campanello della porta di ingresso trillò rumorosamente, e i due si staccarono lievemente imbarazzati, non ancora abituati perfettamente l'uno all'altra.

Quando Katniss aprì la porta si tappò la bocca con le mani per la sorpresa: un volto rilassato ed abbronzato le si parò davanti sorridente.

Lei gli saltò addosso abbracciandolo con foga: non poteva credere che proprio lui, Finnik Odair in persona fosse di fronte a lei.

Si era particolarmente affezionata a lui durante il periodo della Rivolta ed inaspettatamente si era lasciata andare ad uno slancio di affetto che non era tipico di lei, ma la gioia di rivederlo era troppo grande.

-Cosa ci fai qui?- chiese Katniss riprendendo la sua compostezza ma mantenendo il rossore sulle guance.

-Beh sono venuto a fare un saluto direi, sono passato prima da Haymitch e mi ha detto dove ti avrei trovata...ah e non sono da solo...Annie!-gridò verso la casa del mentore che si trovava poco distante.

-Arrivo Finn!-urlò di rimando la donna.

Finnik le andò in contro:-Tesoro non dovresti affaticarti così nelle tue condizioni-le disse usando il tono dolce che aveva solo con lei.

-Andiamo non dire sciocchezze sto benissimo-gli rispose lei sorridendo serena.

-Ah vedo che non sei sola Katniss...-lo sguardo malizioso di Finnik percorse la figura di Peeta che era apparsa dietro la ragazza provocando un rossore diffuso nei due.

-Ciao Peeta!Ciao Katniss!-gridò contenta Annie mentre si avvicinava, dopodiché baciò sulle guance entrambi.

-Entrate pure- sorrise il giovane dimostrando di sapersi comportare molto più della ragazza che era paralizzata dall'imbarazzo, ma Annie si appoggiò su un fianco e con la sua voce leggermente sognante disse:-Perchè non ci portate invece a fare un giro nel vostro Distretto? Sono stata seduta tutto il viaggio ed ora voglio muovermi un po!-

-Annie sei sicura di farcela?Non ti starai stressando troppo?- le parlò leggermente in apprensione Finnik.

-Ma certo che no, stai tranquillo, sono in buonissime mani- e detto questo prese per un braccio Peeta che ancora sorrideva e cominciarono a camminare verso il cancello del Villaggio dei Vincitori chiacchierando allegramente-.

-Così...ora vivete assieme?-la punzecchiò Finnik.

-Non esattamente, ecco diciamo che è più un aiutarsi a vicenda...- balbettò la ragazza imbarazzata.

-Si, certo, e come me lo spieghi il fatto che Peeta si muove in casa tua come uhm, fammi pensare, come se fosse molto pratico del luogo?-

-Beh è vero, viene spesso, io lo aiuto a ricordare e lui aiuta me a dimenticare...-

-Mmmh e che genere di tecniche usa?-la provocò Finnik suscitando un'enorme affluenza di sangue sulle guance di Katniss.

-Sul serio, non stiamo assieme...-

-E tu questo a lui lo hai detto?- Disse Finnik cominciando a camminare.

Katniss lo guardò interrogativa.

-Andiamo, non dirmi che non ti accorgi di come ti guarda perché non ci credo nemmeno se viene lui a dirmelo!-

-Ah!No hai ragione, io lo so ma è complicato: siamo stati spezzati e non so se riusciremo a creare una nuova vita dalle ceneri di quelle precedenti, lui con i suoi episodi e io con la mia tristezza-.

-Beh infondo è per questo che si sceglie di stare assieme: per avere un aiuto nei momenti di difficoltà, ed io credo che riuscireste a vivere felici-.

Erano usciti dal Villaggio dei Vincitori e le due coppie si stavano dirigendo verso la piazza della città evitando accuratamente il Prato che era diventato praticamente un cimitero pieno di lapidi nonché segno tangibile degli orrori della Rivolta e Katniss non era ancora pronta ad affrontare i suoi demoni.

-Onestamente non lo so, e in ogni caso mi fido meno di me che di lui...-continuò pensierosa Katniss, poi si riscosse:-Comunque, che mi dici di te caro papà Finnik?- chiese sorridendo.

L'uomo sobbalzò a quella parola, non si era ancora abituato:-Sinceramente è la cosa più strana e più bella che mi sia mai capitata nella vita e sono realmente diviso a metà tra l'entusiasmo sfrenato e la paura più folle, ci credi che persino Annie è più tranquilla di me?- gli occhi di Finnik brillavano e guardandoli Katniss comprese che c'era molto più delle parole che egli le aveva appena detto.

La ragazza scoppiò in una sonora risata:-Non è possibile!Il grande e potente Finnik Odair atterrito da una creaturina dalla pelle delicata alta un ventesimo di te!-

-Come lo chiamerete?- chiese la giovane curiosa mentre si dirigevano appena oltre la recinzione del Distretto per sedersi sul prato verde pieno di fiori di trifoglio che resistevano ancora nonostante il clima rigido dell'autunno.

-Se sarà femmina sicuramente Mags- mormorò Finnik ricorrendo col pensiero al ricordo della sua mentore:-Altrimenti se sarà maschio Peter come il padre di Annie- disse ritrovando il sorriso.

Katniss lo ricambiò istintivamente crogiolandosi nel calore emanato dal suo cuore alla vista della felicità dell'uomo, se la meritava tutta, fino all'ultima goccia.

Tuttavia poi scoppiò a ridere nuovamente quando le si presentò nella mente l'immagine di un Finnik emozionatissimo con in mano un frugoletto appena nato, decisamente inconciliabile con il pensiero del guerriero col tridente in mano pronto a tutto per salvare il suo paese.

-Cosa ridi Everdeen? Lo so, lo so dovrò imparare molte cose, ma mi divertirò io quando Miss Goffaggine avrà a che fare con il suo di bambino- disse Finnik sapendo di colpire nel segno.

Katniss quasi si strozzò con la sua stessa saliva:-Stai scherzando vero? Io non avrò mai un figlio, non saprei nemmeno da dove cominciare, no no no non se ne parla nemmeno!- concluse decisa.

-Aha...-commentò Finnik lanciandole sguardi fin troppo allusivi.

-Ma la vuoi smettere? La mia vita privata non è certo affar tuo!- sbottò Katniss rossa come un peperone cercando di mantenere sempre il suo atteggiamento scostante.

-Ah andiamo Kat vedrai che quando sarà il momento riconoscerai che avevo rag...-non fece in tempo a finire la frase che la ragazza gli lanciò addosso delle foglie secche per farlo stare zitto e in poco tempo fu la guerra.

 

Quando Peeta ed Annie li raggiunsero li trovarono completamente coperti di foglie e Katniss era color porpora.

-Finn! Ma che diavolo fai?- rise Annie sgranando gli occhi:-Vorrei ricordarti che dovresti essere più maturo ora che sta per arrivare una certa personcina- disse additando il ventre assai prominente.

-Hai ragione tesoro, ma io sono una persona serissima, è Katniss che mi istiga- le rispose come un bambino scoperto dalla madre a rubare delle mele dal giardino del vicino.

-Non è vero! Ha cominciato lui...e...- borbottò la giovane rifiutandosi di guardare Peeta che invece la fissava sorridente.

-Ah vedo che vi siete consolati in mia assenza- disse l'uomo indicando il sacchetto caldo di biscotti che Annie teneva in mano.

-Si!Sono un regalo di Peeta e se lo vuoi sapere sono buonissimi, dovresti farti insegnare da lui...-rispose allegra la donna, ma non riuscì a terminare la frase che Finnik le prese il viso tra le mani e la baciò con trasporto senza vergognarsi minimamente dei suoi amici lì vicino i quali invece si sentivano decisamente di troppo.

A malincuore Peeta li interruppe:- Ahem, scusate ma sarebbe ora di rientrare si sta facendo freddo e non credo che faccia bene ne a Annie ne a noi altri, quindi siete ufficialmente invitati a cena!- concluse sorridente guardando Katniss in cerca di approvazione.

La giovane ne era entusiasta e ringraziò il suo ragazzo del pane per l'idea brillante e i quattro si avviarono verso casa della ragazza.







Angolo Autrice:
Ecco a voi il primo capitolo, abbiate pazienza è solo introduttivo, ma il prossimo....beh...sarà mooolto più interessante.
Spero vi sia piaciuto leggerlo tanto quanto a me è piaciuto scriverlo ;)
Baci alla prossima

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


A cena l'atmosfera era serena, avevano invitato anche Haymitch che era particolarmente sobrio e quindi anche di maggior compagnia rispetto al solito.

Le portate erano state preparate interamente da Peeta assistito da Finnick il quale era molto interessato alla perizia con cui il giovane si dedicava al suo lavoro e cercava segretamente di imparare qualcosa per quando Annie non avrebbe potuto più occuparsi della cucina e sarebbe toccato a lui.

Peeta se ne era accorto e senza dire nulla, come per un tacito accordo tra uomini, eseguiva gesti meccanici e semplici per permettere a Finnick di assimilare il più possibile, nel frattempo Katniss e Annie erano in soggiorno e chiacchieravano tranquillamente anche se per lo più era la rossa a parlare.

Dopo il lauto pasto Finnick e Annie si ritirarono nella casa di Peeta per passare la notte mentre quest'ultimo e Katniss sarebbero rimasti come al solito nella casa di lei.

 

Quando la ragazza entrò nella camera Peeta era già sotto le coperte e la fissava sorridente.

Come era solita fare ogni sera Katniss si rannicchiò contro il suo petto sospirando tranquillamente.

-Ma ci pensi che Finnick diventerà padre?Padre! Non riesco nemmeno ad immaginarlo...-disse la ragazza esprimendo il suo stupore.

-Beh quando è con Annie è diverso, è attento, premuroso, toglie la maschera del guerriero spietato e diventa un uomo innamorato- commentò Peeta riflettendo ad alta voce con gli occhi rivolti al soffitto.

Rimasero per un po' in silenzio fino a che Katniss diede voce alla domanda che la tormentava da tutto il giorno:- Peeta secondo te noi saremmo dei buoni genitori? Sai, un giorno prima della fine della Rivolta tu mi dicesti di volere un figlio di me, non so se puoi ricordarlo...-

La mano del giovane che scorreva su e giù sul braccio della ragazza si arrestò e Katniss percepì che stava cercando di riportare alla luce ricordi sepolti da mesi di torture, poi il movimento riprese come se nulla fosse.

-Kat, io credo che tu saresti una madre perfetta- mormorò Peeta nell'oscurità.

Quelle parole colpirono la giovane nel profondo:-Come fai ad esserne certo?-

-Perchè ti conosco e so che ti prenderesti cura del piccolo come facevi con Prim e che lo ameresti con tutta te stessa-.

A quel punto Katniss non resistette più e scoppiò a piangere sommessamente ringraziando qualsiasi forza cosmica che aveva messo Peeta accanto a lei, perché egli era decisamente ciò di cui aveva bisogno, era il suo tesoro più grande.

Si voltò verso di lui con gli occhi umidi:-Grazie. Davvero, io non saprei cosa fare senza di te. Ti amo-.

Peeta era quasi sconvolto, non glielo aveva mai detto, lui lo sapeva ma sentirselo dire era tutta un'altra cosa, per tutta risposta le prese il viso tra le mani e la baciò stringendola, come se volesse farla entrare dentro di se e custodirla per sempre come il più prezioso gioiello del mondo.

Solo allora si addormentarono sereni.

 

 

Ore 4,20 del mattino.

Un urlo squarciò la disarmante calma della notte.

Peeta e Katniss si svegliarono di soprassalto immaginando già i peggiori scenari possibili: Snow era resuscitato, la Rivolta non era ancora finita o dovevano tornare nell'arena a combattere nei settantaseiesimi Hunger Games.

Per poco a Peeta non venne un episodio, ma si riscossero quando sentirono un secondo urlo, fu allora che capirono da dove proveniva: la casa di Peeta.

Si precipitarono giù per le scale ancora in pigiama prendendo al volo i giubbotti e le scarpe, quando arrivarono alla casa Peeta buttò giù la porta con una spallata dato che era chiusa a chiave dall'interno e volarono in camera da letto, lì trovarono una Annie in lacrime chiaramente in procinto di dare alla luce il primogenito degli Odair.

Finnick le teneva la mano sul bordo del letto cercando di farla respirare ritmicamente, ma era visibilmente spaventato e il suo sguardo terrorizzato si rispecchiò in quello altrettanto nel panico di Katniss.

Solo Peeta sembrò ritrovare un briciolo di lucidità, prese Katniss per le spalle e la scosse forte:- Kat, ascoltami corri più veloce del vento e vai a chiamare la levatrice, abita in una casa affacciata sulla piazza non sarà difficile trovarla, vai!- come un burattino la ragazza obbedì lanciandosi giù dalle scale.

Peeta non ne sapeva nulla di parti, assolutamente niente ma una volta aveva assistito da dietro una porta alla nascita della sua cuginetta più piccola quando ancora era un bambino, e inaspettatamente quei ricordi si fecero strada nella sua mente come un fiume in piena: non sapeva assolutamente come fare nascere un bambino, però sapeva cosa serviva.

Per prima cosa si rivolse a Finnick:-Finn, concentrati, Annie ha bisogno di te ora, non puoi perdere la calma, non adesso. Vai in cucina e riempi di acqua calda la bacinella di acciaio che si trova sotto il lavandino- un lampo di lucidità balenò negli occhi dell'uomo ed eseguì gli ordini al più presto.

Nel frattempo arrivò anche Haymitch svegliato dal gran fracasso:-Mondo cane cosa sta succedendo qua dentro?-domandò, poi quando vide Annie capì:- Oh porco...- si morse la lingua.

Peeta appena lo vide respirò un po' meglio e impartì anche a lui l'ordine di cercare asciugamani puliti e di calmare Finnick prima di rientrare nella stanza, lui nel frattempo si inginocchiò accanto ad Annie cercando di aiutarla come meglio poteva.

-Non ce la faccio Peeta, non posso...- ansimava la donna sofferente.

-Si che ce la fai, forza continua a respirare, tra poco sarà tutto finito- Annie eseguì gli ordini fissando Peeta nei suoi occhi azzurri, mentre Haymitch portava tutto il necessario nella stanza.

Finalmente dopo un tempo che parve interminabile Katniss arrivò con la levatrice, la quale con le sue maniere sbrigative fece uscire tutti dalla stanza.

-Io rimango con lei- disse Finnick pallido come un lenzuolo accarezzando la fronte sudata di Annie e tenendole la mano.

Ma la donna visto il suo volto non glielo permise temendo che avrebbe potuto rendere tutto ancora più difficile alla partoriente.

Rimase invece Peeta su ordine della levatrice dato che sembrava l'unico della combriccola in grado di aiutarla:- Forza mia cara al mio tre spinga più forte che può- diceva la donna calma.

Allora egli le stringeva la mano e mimava con le labbra i numeri.

Dopo un quarto d'ora ed un ultimo urlo straziante di Annie si sentirono i gemiti di un neonato e poco dopo alle cinque e mezza del mattino un piccolo fagottino bianco fece la sua comparsa fuori dalla porta tra le braccia della levatrice.

Ella si rivolse subito a Finnick che stava letteralmente morendo per l'ansia:-Congratulazioni è un bellissimo maschietto sano e forte, anche la madre è in buone condizioni-. Disse orgogliosa la donna.

Il sollievo delle persone nella sala fu immenso, Finnick scoppiò a ridere mentre delle lacrime gli scendevano sulle guance, Katniss crollò in ginocchio nascondendosi il viso tra le mani e persino Haymitch, anche se non lo avrebbe mai ammesso, si era commosso.

 

 

Finnick entrò nella stanza con il bambino in braccio e si inginocchiò accanto ad Annie guardandola con uno sguardo talmente pieno d'amore che tutti distolsero lo sguardo avendo la sensazione di non potersi permettere di sporcare quel momento.

Annie sorrise, prese il bambino per allattarlo e diede un bacio al compagno mentre quest'ultimo le tamponava la fronte con un panno bagnato.

Ad un certo punto ella si girò verso Peeta che era ancora seduto a terra con la testa appoggiata al muro vagamente sotto shock:-Grazie Peeta, non ce l'avrei mai fatta senza di te- sorrise stanca Annie

-Figurati, sei stata bravissima- le rispose lui sollevando gli angoli della bocca vagamente emozionato.

Dopodiché uscì per concedere ai due privacy e riposo.

Katniss gli andò incontro e Peeta d'istinto, appena la vide l'abbracciò forte respirando il profumo dei suoi capelli: un gesto che lo calmava sempre.

-Andiamo a casa- sussurrò lei notando la stanchezza di Peeta, e lui annuì in silenzio, salutando con un cenno Haymitch il quale stava sorseggiando una fiaschetta di whiskey che aveva tirato fuori dalla vestaglia da notte.





Angolo autrice:
Siamo quasi alla fine, ancora qialche sorpresina e finirò questa piccola storia a capitoli ;)
Questo capitolo è il mio preferito, ho adorato scriverlo e spero che anche a voi piaccia. :)
Ringrazio chi ha lasciato una recensione e invito anche gli altri a farlo, solo per sapere cosa ne pensano ;*
Buon Anno a tutti

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Quando entrarono nella casa di Katniss, Peeta andò a farsi una doccia nel tentativo di scrollarsi di dosso gli eventi delle ultime ore e la ragazza si infilò il pigiama adagiandosi sul letto con le braccia incrociate per coprirsi gli occhi nel tentativo di schiarirsi la mente.

Nel frattempo anche Peeta tornò e si sedette sul bordo del letto con i capelli ancora umidi, pensieroso.

Katniss si avvicinò e lo abbracciò da dietro cercando di consolarlo:-Sei stato bravissimo sta sera, voglio dire, tutti erano nel panico tranne te e hai aiutato Annie a dare alla luce suo figlio ti rendi conto?- era incredula.

Peeta si girò e la abbracciò in silenzio.

-Kat, sai una cosa? Credo di aver cambiato idea...-

La ragazza si sentì gelare, temeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato e deglutì lentamente.

Sapeva di non meritare quel ragazzo, “non lo meriteresti nemmeno se vivessi cento anni”, le parole di Haymitch le rimbombavano nel cervello, aveva solo sperato di poter cambiare, di essere migliore per lui, ma forse non ci era riuscita.

-Riguardo a cosa?- trattenne il fiato.

Peeta le sollevò il volto e la guardò dritto negli occhi:- Io lo so che una vita fa avevo desiderato avere un bambino da te, ma...- “Se lo ricordava allora!” pensò Katniss.

- Hai visto quanto ha sofferto Annie? Mi dispiace di averti chiesto di fare una cosa così dolorosa, io non vorrei mai che tu soffrissi, men che meno per causa mia e...- Peeta parlava in maniera concitata a voce bassa come quando era agitato, i suoi occhi erano accesi e le guance ancora arrossate dal bagno caldo.

A Katniss venne da ridere sia per il sollievo sia per la vista di lui in quello stato e di slancio lo baciò tirandolo verso di se sul letto.

-Peeta Peeta Peeta, shhh, tu sei la persona più meravigliosa e splendida che io abbia mai conosciuto in tutta la mia vita, e l'unico motivo per cui io non voglio avere figli sono io, non tu!- gli disse accarezzandogli il volto.

-Ma cosa stai dicendo?- il giovane era incredulo:- Katniss Everdeen, smettila di sottovalutarti, tu sei perfetta in ogni cosa che fai, Dio solo sa quando te lo metterai in testa!-

-Ah andiamo Signor Mellark!Sai qual'è la cosa più assurda? Che dopo due edizioni degli Hunger Games, torture inimmaginabili ed un depistaggio TU continui ad essere più equilibrato di me!-.

Ora che lo diceva ad alta voce Katniss si rendeva conto di quanto fossero vere quelle parole, Peeta aveva qualcosa dentro di se, una luce che lei non aveva mai avuto, che splendeva coraggiosa e tenace contro ogni difficoltà e che riscaldava anche tutti coloro che erano attorno a lui, ed era anche per questo che Katniss non poteva fare a meno di lui.

Anche Peeta rimase per un attimo in silenzio con il viso appoggiato sulla pancia della giovane, e mentre lei gli accarezzava i capelli chiari rifletté sulle parole che ella aveva appena detto.

Ad un certo punto le si avvicinò, sfiorandole il volto con il naso e sussurrò:- Sai una cosa? Hai decisamente ragione, ed è proprio per questo che io sono qui con te: perché ci teniamo in equilibrio l'uno con l'altra-.

Katniss sapeva che il giovane aveva ragione, ed incatenando il suo sguardo grigio a quello azzurro di lui, stringendolo ancora di più a se, si limitò a mormorare:-Per Sempre?-

-Per Sempre- rispose lui appoggiando le sue labbra su quelle della ragazza.

E in quella notte non ci fu più spazio per le parole.

 

 

 

Il mattino seguente Peeta si alzò verso le nove, e dopo aver dato un bacio a Katniss si alzò cercando di fare il minor rumore possibile che la gamba artificiale gli consentiva.

Cercò dei vestiti puliti nell'armadio e si diresse in cucina per preparare qualcosa da portare a Finnick e Annie che erano ancora in casa sua.

Preparò dei panini caldi e un piccolo dolce soffice guarnito con della crema al cioccolato a formare la scritta “Auguri”, lasciò un biglietto a Katniss, impacchettò tutto e lo portò circa venti metri più avanti.

La porta era rimasta aperta dato che l'aveva sfondata la sera prima, entrò ed in cucina trovò Finnick che si affaccendava attorno a qualche pentolino cercando di preparare qualcosa di commestibile per la sua dolce metà.

-Arrivano i rinforzi!- esclamò Peeta vedendolo in difficoltà.

Il volto dell'uomo si illuminò:-Ah, diamine! Ma te l'ho mai detto che sei un genio?-

Il giovane rise di cuore:-No, però è stato carino da parte tua farmelo notare-.

-Dov'è Katniss?- chiese Finnick

-Dorme ancora, era molto stanca ieri- disse il ragazzo evasivo.

Allestirono una piccola colazione che portarono al piano di sopra da Annie, la quale al vederli sorrise e si tirò su dando un occhiata al bambino che riposava tranquillo nella culla improvvisata accanto al letto.

-Ah ma siete due angeli!Peeta che bella questa torta!- esclamò sotto voce la donna.

-Cara non ti ha sfiorato nemmeno per un attimo il pensiero che potessi averla fatta io?- disse Finnick fingendosi offeso.

-Tesoro tu hai tante buone qualità ma decisamente la cucina non fa per te!- Annie era sempre così sincera che non ci si poteva arrabbiare con lei ed infatti il suo compagno le stampò un bacio sulla guancia ridendo sommessamente e dandogliene atto.

Appoggiarono i vassoi sul letto che era stato precedentemente cambiato da Finnick, tuttavia decisero di aspettare Katniss per fare colazione, e nel mentre Peeta chiese loro se Peter era il nome definitivo per il piccolo.

-Si, ne siamo sicuri, e...oh ciao Katniss!- la salutò Annie.

-Buongiorno a tutti- rispose tranquilla, ma quando il suo sguardo cadde su Peeta le sue guance si colorarono di porpora acceso, nella mano stringeva il foglietto, cosa che non sfuggì a Finnik, il quale se lo annotò mentalmente per poi tornare dopo all'attacco.

Katniss se ne accorse e per sviare ogni domanda che avrebbe potuto sorgere si avvicinò alla culla del piccolo, lo guardò con tenerezza e disse:- Santo Cielo Finn! É uguale a te!-

-Puoi prenderlo in braccio se vuoi- sorrise Annie.

-No no non vorrei fargli male!- Katniss improvvisamente era spaventata, ma la mano di Peeta si posò sulla sua infondendogli coraggio, poteva farcela, era solo un cucciolo di uomo diamine!

-Avanti!- sorrise Finnick:-Annie lo ha allattato da poco non morde mica!-

Ella lo mise in braccio alla ragazza, la quale lo maneggiava con estrema cautela, come se avesse in mano il fiore più prezioso e più delicato dell'universo.

Quasi senza accorgersene Peeta si avvicinò e sussurrò al piccolo:- Ciao Peter...questa musona bellissima che ti tiene in braccio si chiama Katniss, e io sono Peeta-.

Il bimbo percepì il tono di voce del ragazzo e fece un sorriso sdentato.

-Ah ha sorriso il mio piccino!-esclamò Annie tendendo le braccia per prenderlo.

Katniss glielo consegnò accorgendosi che aveva trattenuto il respiro fino a quel momento.

-Ehehe si ma il primissimo lo ha fatto a me!- ribadì Finnick orgoglioso.

Tutti risero sommessamente, poi Haymitch fece il suo rumoroso ingresso in camera portando in mano una culla di legno fresca di falegnameria.

-Un uccellino mi ha detto che ne avevate bisogno!- disse soddisfatto.

Katniss non ci avrebbe potuto giurare ma egli le sembrava persino...sobrio.

Peeta a quel punto chiese:- Quanto vi tratterrete qui? Dobbiamo prepararvi la casa affinché voi stiate il più comodi possibile...-il suo cervello già lavorava.

-Grazie, penso che ci tratterremo per una settimana, solo per dare il tempo ad Annie di rimettersi, poi torneremo nel 4- disse Finnick tranquillo accarezzando la spalla della compagna e dandole un piccolo bacio.

-Benissimo allora, io vado a prendere dei nuovi ganci per la porta di sotto dato che qualcuno qui è un po' irruento- disse Haymitch fissando Peeta di traverso.

-E meno male che è stato irruento!-disse Annie sgranando gli occhi mentre il mentore se ne andava.

-Bene, ora che siamo rimasti da soli io e Finnick dobbiamo dirvi una cosa- continuò la donna.

I due giovani erano tutt'orecchi, Katniss strinse la mano di Peeta senza farsi vedere.

-Abbiamo deciso...- la rossa fissò il suo compagno felice:-...che voi due sarete gli zii del piccolo Peter!-completò Finnick fissando la giovane.

Nella stanza calò il silenzio, Peeta è Katniss erano shockati:-Oddio ma è bellissimo, grazie, io non so cosa dire!- il giovane era entusiasta, e anche la ragazza aveva gli occhi lucidi e mormorò sommessamente:- Grazie!-.

-Ovviamente attendiamo che ci venga restituito il favore!- commentò Finnick strizzando un occhio a Katniss provocando un'esplosione di rose rosse sulle sue guance.

 

 

Quando tornarono nella loro casa Peeta e Katniss si sedettero vicini sul divano, stremati da tutte le emozioni che avevano provato.

-Siamo zii!- il ragazzo era felicissimo, e la giovane donna poté comprendere quanto i bambini lo rendessero sereno, e forse fu in quel momento che per la prima volta contemplò seriamente l'idea.

Il pensiero di farlo felice dopo tanta sofferenza la rendeva euforica.

-Da non crederci!-disse Katniss effettivamente sorpresa abbracciandolo e facendolo cadere sulla chaise-longue del divano.

Peeta sorrise e la trascinò verso di se facendola accoccolare al suo petto.

-Non mi è piaciuto svegliarmi senza di te sta mattina- disse Katniss facendo sporgere il labbro inferiore.

-Lo so Kat mi dispiace ma ho pensato che Finnick e Annie avessero bisogno di aiuto...-Peeta sembrava davvero mortificato.

-Hai ragione, in quanto zii dobbiamo assolutamente aiutarli, ma l'unico motivo per cui non mi arrabbio con te oltre a questo è il biglietto che mi hai lasciato...era davvero molto dolce- Katniss gli sorrise ripensando al contenuto del biglietto:

“Buongiorno amore, scusami se non sono accanto a te quando ti sveglierai ma tu sai che possiedi il mio cuore.

Ci vediamo quando ti svegli

Tuo Peeta”

 

 

 

-Sono contento che ti sia piaciuto- sorrise il giovane:- Però mi dispiace di essermi perso il bacio della mattina- egli la fissò con una punta di malizia.

Katniss alzò gli occhi al cielo e finse di andarsene, poi mentre Peeta stava già per scusarsi per la sua impudenza ella si rigirò e gli stampò un bacio sulle labbra calde e sorprese.

Allora egli la avvolse con le sue forti braccia pensando che forse, al centro esatto dell'Inferno, c'era proprio il Paradiso.

 

Angolo Autrice:
Eccovi il terzo capitolo!!
é stato veramente difficile da scrivere e non sono sicura del risultato finale, sono consapevole che in certi punti è eccessivamente fluffosa e vi prego eventualmente di farmelo notale così che io possa correggermi in futuro :)
Sono indecisa se fare ancora qualche altro capitolo o finire entro uno o due, si accettano suggerimenti ;)

Ringrazio tutti quelli che mi seguono e che hanno trovato il tempo di lasciare una recensione e anche a tutti gli altri lettori.

Un bacio
Eynis96

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La mattina seguente, dopo essersi accertati che Finnick ed Annie non avessero bisogno di grande aiuto Peeta e Katniss si separarono per svolgere le loro mansioni giornaliere: il giovane si sarebbe recato in pasticceria mentre la ragazza a caccia.

-Ci vediamo a pranzo!- disse Peeta alla giovane sfiorandole la guancia con una mano, lei arrossì e se ne andò.

Una volta oltrepassati i confini del Distretto Katniss respirò a pieni polmoni: non c'era nulla che la tranquillizzava tanto quanto l'aria umida del bosco, lì sapeva come muoversi, non era la ragazza impacciata e incapace di intrattenere dei rapporti sociali, era solo e soltanto Katniss.

Prese l'arco del padre dal tronco di legno cavo in cui si trovava e il contatto familiare le fece spuntare un sorriso sincero sul volto.

Mano a mano che si addentrava nella foresta ella si acquattava sempre di più, contraendo i muscoli e senza fare rumore aprì le orecchie per sentire i suoni della foresta, udì un fruscio alle sue spalle, si voltò di scatto e con la freccia colpì precisamente l'occhio di uno scoiattolo.

Si alzò soddisfatta pensando che Annie e Finnick avrebbero gradito il pranzo quel giorno, tuttavia il suo buon umore scomparve completamente quando sentì qualcuno che applaudiva.

Raccolse lo scoiattolo, se lo legò alla cintura e tese l'arco pronta, ma non riusciva a vedere nessuno.

-Vieni fuori se ne hai il coraggio!- urlò temendo il peggio.

Il suono di una risata profonda si diffuse nell'aria:-D'accordo Catnip ma metti giù l'arco-.

Katniss si immobilizzò trattenendo il respiro, l'arco le cadde di mano, il suo cervello si era bloccato alla parola “Catnip”: c'era solo una persona che la chiamava così.

No, non era pronta, non ancora.

Aveva inconsciamente deciso di chiudere in un cassetto della sua coscienza cose e persone del suo passato che le provocavano troppo dolore per essere affrontate tutte assieme, ed in particolare, lui, dentro quel cassetto, ci era chiuso a chiave, eccome se lo era!

Quando Gale uscì da dietro un albero proprio di fronte a lei, Katniss si allontanò come un animale in trappola braccato da un cacciatore ed appoggiò la schiena al tronco del leccio che rosseggiava dietro di lei.

-Tranquilla- sussurrò Gale temendo che lei potesse fuggire, e la ragazza lo avrebbe fatto se non avesse avuto i piedi inchiodati al terreno.

-Cosa vuoi da me?- chiese Katniss cercando di cancellare dagli occhi delle immagini che avevano il colore del fuoco e il sapore del sangue.

Come aveva fatto a non sapere del suo arrivo?

-Voglio solo parlare un po' con te- il ragazzo la fissava con i suoi grandi occhi grigi, occhi che aveva desiderato un tempo.

-Io non devo dirti niente- disse Katniss ostinata sollevando il mento, gli occhi umidi.

Gale represse un moto di rabbia, ma poi sorrise, riconoscendo che la sua amica non era cambiata affatto:- Ho deciso che voglio chiarire tutto il passato con te, perché non ho intenzione di vivere in futuro con il tuo disprezzo che mi segue come un'ombra e mi pesa sulle spalle-

-Io non voglio parlarne, non c'è niente da dire, i fatti parlano da soli- Katniss sentiva il fantasma della sua ferita nel petto, sperava che i punti non si strappassero.

-Si noi dobbiamo mettere le cose in chiaro, adesso, non vuoi farlo tu? Benissimo, allora ci penso io: io non volevo che Prim morisse-.

A quel punto la ragazza cadde in ginocchio, ecco lo aveva detto, quel nome che apriva i cancelli del passato e rovesciava come un fiume in piena ricordi ed emozioni che le scorticavano il petto.

-Io non sapevo cosa sarebbe successo...-

-Basta- un sussurro.

-Quando l'ho saputo ero sconvolto, ma la Rivolta...-

-Basta- di nuovo.

-Io ti giuro che la Coin...-

A quel punto Katniss esasperata si prese la testa tra le mani, incurante del dolore alle ginocchia provocato dai sassi su cui si trovava e si raggomitolò su se stessa per paura di spezzarsi ancora una volta.

-Basta Gale, basta! Non ce la faccio, non ci riesco, lasciami vivere quello che mi resta della mia vita, non parlarmi di lei! Io non sono ancora guarita...- terminò con il volto chino, alcune lacrime salate le sfuggirono rotolando sulle guance mentre cercava di scacciare via le immagini della sua piccola paperella dalla testa.

Gale le si avvicinò lentamente abbracciandola dopo anni, e Katniss suo malgrado dovette ammettere che le era mancato, in fondo quello che era successo non era stata colpa sua, ma era difficile accettare l'assenza di Prim.

-Ti prego perdonami Catnip, per quello che ho fatto e che ho detto, ma dovevo chiarire con te queste cose, altrimenti sarei esploso- le sollevò il mento bagnato di lacrime con l'indice:- Kat, io non ti ho dimenticata...-.

Gli occhi del ragazzo erano così penetranti da tenerla inchiodata, ed ella non si accorse nemmeno di quello che stava succedendo fino a che le labbra del ragazzo toccarono le sue, prima delicatamente poi sempre più aggressive.

Il paragone sorse spontaneo nella mente di Katniss ed un nome le si parò davanti agli occhi: Peeta.

Inizialmente la ragazza aveva ricambiato il bacio ma in quel momento si staccò inorridita: cosa aveva fatto?

Un solo essere sulla faccia della terra aveva dimostrato di comprenderla e di amarla per quello che era veramente e lei come lo ripagava?

Ovvio: baciando il suo ex migliore amico, inconsapevole assassino di sua sorella dodicenne.

-No!- urlò Katniss, spingendo via Gale:- Non posso fargli questo!- e detto questo scappò via nella foresta inseguita dall'urlo scioccato del giovane.

 

 

Essi però erano ignari che qualcuno li stava osservando dall'alto di un albero.

Egli si passò una mano tra i capelli biondi e lisci, scese con un'insospettabile agilità da un albero e tirò fuori una fiaschetta di vodka dal taschino interno della consunta giacca di pelle in cui era avvolto.

Sputò per terra e imprecò tra se e se pensando che quell'incontro non avrebbe giovato per nulla alla loro stabilità emotiva e psicologica: doveva fare un discorsetto alla piccola ribelle infedele, mentre il ragazzone in preda ad una crisi ormonale non lo turbava più di tanto.

Era pur sempre il loro mentore ed aveva giurato di proteggerli non solo durante gli Hunger Games, ma anche nella vita di tutti i giorni, che spesso poteva essere anche più complicata.

Oh si, era ora che Haymitch Abernathy entrasse nei giochi.

 





Angolo Autrice:
Chiedo umilmente perdono per queste due settimane di assenza, ma la scuola mi ha distrutto fisicamene e psicologicamente, cosa che si è tradotta in zero ispirazione.
Fatemi sapere se apprezzate gli sviluppi, ci tengo davvero!
Ringrazio tutte quelle buone anime che hanno recensito i capitoli precedenti (e che non recensiranno questo dato che fa abbastanza schifo)!
Scusate ancora!

un abbraccio Eynis96

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Si era lanciata nella corsa come se fosse inseguita da un leone che voleva sbranarla, copriva la distanza dalla foresta a casa sua con falcate larghe e sicure, la mancanza di fiato le bruciava i polmoni, ma perlomeno la fatica le impediva di pensare.

Appoggiandosi ad un albero ai limiti della foresta, col sudore che le imperlava le tempie cercava di ragionare:non li aveva visti nessuno, quindi non aveva nulla da temere, avrebbe dovuto dirlo a Peeta? Sicuramente. Avrebbe sofferto? Neanche a dirlo.

In ogni caso presto tutti avrebbero saputo che Gale era tornato e sarebbero fioccate domande, sguardi e allusioni scomode.

Katniss scacciò quei pensieri terrificanti scuotendo la testa e decise che per prima cosa si sarebbe fatta una doccia, aveva ancora tempo prima del pranzo: a occhio e croce mancavano ancora venti minuti a mezzogiorno e mezza, orario in cui nel Distretto tutti si riunivano per mangiare.

Una volta entrata in casa si spogliò e si buttò sotto la doccia con il cuore pesante: sapeva che non avrebbe dovuto farlo, era scorretto nei confronti di Peeta e NON era assolutamente quello che lei desiderava.

Gale l'aveva colta alla sprovvista e lei ci era cascata con tutti e due i piedi, o meglio: le labbra.

Peeta non l'avrebbe mai fatto, di questo Katniss era sicura, e ciò era una prova lampante dell'abissale differenza tra i due ragazzi, ma non aveva senso perdersi in tali pensieri, perché ormai il danno era fatto e bisognava rimediare alla svelta prima che tutto quello che avevano così faticosamente costruito crollasse, non sarebbe riuscita a sopportarlo.

Si vestì velocemente e si diresse alla casa di fronte dove avrebbero pranzato tutti assieme.

Quando entrò Peeta non era ancora arrivato, c'era solo Annie in piedi in cucina che preparava il pranzo mentre Finnick cullava il piccolo Peter tra le braccia, il quale rideva a crepapelle osservando le buffe facce che il padre gli faceva.

Katniss pensò che era davvero strano vederlo in quelle nuove vesti, ma sembrava che a lui piacesse e che si sentisse a suo agio.

Poi il suo sguardo fu calamitato da quello di una presenza ai margini di quella scena di ridente tranquillità, perché diamine Haymitch la fissava in quel modo?

-Che vuoi?- gli abbaiò la ragazza con i nervi tesi dopo aver salutato gli altri due.

Il mentore non rispose, la fissò ancora per qualche secondo poi volse la testa sbragandosi ancora di più sulla poltrona su cui era seduto, ma a Katniss non sfuggì il lampo di disprezzo che era balenato nei suoi occhi.

Un viscido sospetto le si insinuò tra le costole, ma quando si accorse che Annie le stava parlando si riscosse.

-Ma che hai Kat?- le chiese stranito Finnick:- Sembri persino più persa di Annie oggi!-rise lui.

A quel punto la donna gli si avvicinò e gli tirò un orecchio risentita, ma egli la portò verso di se reggendo con un braccio il bambino e appoggiando l'altro sui fianchi della compagna, dopodiché gli lasciò un bacio un po' più lungo del necessario sulle labbra.

Annie arrossì ma ricambiò il sorriso che Finnick le stava rivolgendo.

-Sono solo stanca...-mormorò Katniss distogliendo gli occhi dalla scena, non poteva contemplare la loro felicità sapendo di non poterne assaggiare nemmeno un pezzetto, ma in fondo era giusto così: se lo meritava per ciò che aveva fatto.

In quel momento entrò Peeta dalla porta, con un sacchetto di pane caldo in mano evidentemente appena sfornato e un piccolo involucro con dei biscotti al cioccolato.

Quando la ragazza lo vide respirò un po' meglio, e si lasciò andare persino ad un sorriso: il volto sereno del giovane la rendeva allegra e la tranquillizzava come nient'altro.

-Eccomi, scusate se vi ho fatto aspettare ma oggi in panetteria era il delirio, sono tornati alcuni vecchi abitanti del Distretto e le famiglie festeggiano- disse pensieroso sedendosi al tavolo dopo aver sfiorato il braccio di Katniss che al contrario era rimasta impalata vicino alla porta.

Ella si affrettò a mettersi a sedere fingendo noncuranza mentre Annie metteva il bambino nella culla accanto a se e serviva il pranzo.

-Ah chissà quanta gente ci sarà oggi in giro per il Distretto 12!- gli occhi della donna brillavano ingenui, e Peeta le disse:- Se voi due volete uscire un po' mi offro volentieri per tenere qualche ora il piccolo Peter- sorrise egli gentile.

Annie lo guardò con affetto:-Finnick?- chiese lei incerta per un momento.

-Certo tesoro per me va bene- sorrise quello.

-Perfetto allora dopo pranzo io e Finn andremo a fare una passeggiata, per Peter non devi preoccuparti, ha mangiato da poco, quindi dormirà per qualche ora- concluse la donna portandosi alla bocca un cucchiaio di minestra di legumi.

-Katniss tu che fai?- tutti gli sguardi dei commensali erano puntati su di lei.

-Ahem...credo che rimarrò anche io qui con Peeta...- disse incerta e tutti si accorsero che qualcosa non andava, ma nessuno ritenne che quello fosse il momento giusto per parlarne.

Haymitch la stava letteralmente pugnalando con gli occhi, poi si concentrò su Peeta e gli chiese: -Chi è tornato?-

-Beh solo alcuni superstiti come per esempio i figli del falegname Blackwoom, la moglie e la figlia dei Jackson, il marito della signora Pharrell che aveva quel negozio di tessuti prima della Rivolta, non so se ricordi...- Peeta attese l'assenso di Haymitch.

-E poi è tornata anche Delly, si Delly Cartwright la mia amica che aveva il negozio di scarpe- precisò il giovane in risposta allo sguardo interrogativo del suo mentore.

-Non credevo che sarebbe tornata, quando hanno distrutto il Dodici lei ha perso tutto ciò che aveva: casa, attività, famiglia, non vedo che motivo abbia per rimanere qui- buttò lì Haymitch casualmente.

-Beh un motivo ce l'ha: il suo fratellino Ben: Delly ha deciso di ricominciare una nuova vita dalle sue radici e io credo che abbia avuto molto coraggio, mi ha anche chiesto se volevo il suo fratellino come apprendista in pasticceria per qualche ora dopo scuola, così che lei possa invece andare a lavorare come insegnante alla nuova Coal's School, credo che lo prenderò, anche se è piccolo un po' di aiuto mi farebbe comodo- disse Peeta continuando a mangiare corrucciato.

-Mmh io credo che faresti bene, sai che io ti aiuterei volentieri ma sono completamente imbranato con pentole, teglie e quant'altro!- rise Finnick:- E poi mi occupo già a tempo pieno di Peter...-

Tutti tranne Katniss risero:- Ma se è nato solo da tre giorni!- lo prese in giro Annie.

-Ah andiamo! Non puoi dire che io non mi sia comportato egregiamente in questo periodo- la implorò Finnick.

-Ha ragione, io sono testimone che ha persino tentato di cucinarti qualcosa il giorno dopo la nascita di Peter- cercò di aiutarlo Peeta.

Katniss avrebbe voluto unirsi a quegli scambi giocosi, ma non le riusciva davvero, anzi, non vedeva l'ora che il pranzo finisse per poter stare da sola con il suo ragazzo del pane...che tra l'altro poi, quale diritto aveva di chiamarlo in quel modo davvero non lo sapeva.

Non dava mai nulla in cambio di tutto l'affetto che quelle persone le davano, solo problemi ed ebbe un conato di vomito al pensiero del suo egoismo.

Smise subito di mangiare incapace di continuare ancora.

Peeta se ne accorse e registrò mentalmente quella stranezza, aveva notato che qualcosa turbava Katniss, e sperava vivamente che non fosse ciò che pensava, era stato torturato, depistato, talvolta aveva problemi a contenere i propri flashback e la propria violenza, ma non era uno stupido, e pensava di conoscere il motivo del comportamento della ragazza.

Poteva essere una sola la ragione dei pensieri che le si agitavano in testa e che, lo vedeva bene, rischiavano di farla esplodere, tuttavia mantenendo una calma degna di una montagna contemplò mentalmente la devastazione che il suo arrivo avrebbe causato: in un battito di ali avrebbero potuto perdere il loro soffio di felicità, chissà, forse per non riassaporarlo mai più.





Angolo Autrice:
Ri-eccomi con un altro capitolo, mi rendo conto che fa abbastanza schifo dato che è di passaggio, ma mi serve per giungere ad un punto saliente della mia storia (Sentite aria di tempesta?), in ogni caso, fatemi sapere cosa ne pensate :)
Grazie mille a tutte quelle meravigliose anime che mi lasciano una recensione in ogni capitolo e a tutti quelli che leggono questa FF, per me vuol dire davvero tantissimo!!

Al prossimo capitolo!
Un abbraccio
Eynis96

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Terminato il pranzo Finnick ed Annie uscirono dalla casa di Peeta non senza mille raccomandazioni perché il loro piccolo venisse trattato nel modo migliore, e la donna riuscì a trascinare fuori di casa il compagno solo dopo che questo ebbe minacciato Katniss di infilzarla col tridente se non si fosse presa cura di Peter.

Mentre i tre discutevano amabilmente sulla soglia della porta di casa, in cucina Peeta captò in silenzio lo sguardo di Haymitch che era ancora seduto a tavola, dopodiché gli si avvicinò cercando di non farsi notare dagli altri e accostandoglisi ad un orecchio gli sussurrò:- Haymitch, non so come potrebbe evolversi la situazione, in ogni caso rimani nei paraggi non si sa mai, ricordi il nostro accordo vero?-

-Peeta non farai male a nessuno, tu sai controllarti perfino meglio di lei!- il suo mentore lo fissava incredulo e rassegnato, non si capacitava seriamente di come un ragazzo così gentile potesse amare una donna che non faceva altro che frantumargli quello che rimaneva del suo cuore già messo duramente alla prova dalla vita.

-Hai fatto una promessa...- gli ricordò Peeta

-Lo so, lo so e la manterrò anche a costo di ucciderti- Haymitch non era per nulla d'accordo con il patto che avevano stretto ma non aveva potuto fare altrimenti: il ragazzo aveva minacciato di andarsene, e se lo avesse fatto Katniss a quest'ora sarebbe morta.

Il suo mentore gli aveva promesso che se lo avesse trovato mentre cercava di uccidere qualcuno in preda ad uno dei suoi episodi egli lo avrebbe fermato ad ogni costo, e si era rivolto a lui proprio perché sapeva che non avrebbe avuto scrupoli di alcun genere.

I due si fissarono per qualche istante dopodiché Haymitch uscì assieme a Finnick ed Annie agguantando della vodka dalla dispensa e borbottando qualche imprecazione tra i denti.

Katniss aveva il piccolo Peter in braccio ed osservava curiosa i suoi lineamenti morbidi, gli occhietti azzurri guizzanti e le piccole mani che giocavano con un suo ricciolo che era sfuggito alla treccia.

Peeta guardandola dal soggiorno pensava che non potesse esserci cosa più bella, e si sentì morire quando si ricordò di cosa avrebbero dovuto discutere da lì a poco, ma era meglio così, entrambi odiavano doversi tenere nascosto qualcosa.

-Vuoi che lo metta a letto io Kat?- le chiese il giovane osservando il piccolo sbadiglio di Peter.

-Se per te non è un problema...- disse lei imbarazzata.

Egli ridacchiò piano:-No, non lo è tranquilla- e prese in braccio con naturalezza il bimbo che aveva già gli occhi appannati per il sonno scomparendo nell'altra camera.

Katniss lo fissò ammirata per qualche secondo, non riusciva proprio a capire come riuscisse ad essere a suo agio con quei piccoli esserini paffuti e morbidi, e mentre pensava a questo, solo per un momento le apparve nella mente l'immagine di loro due con un fagottino bianco tra le braccia, ma quella visione idilliaca si frantumò quando ripensò agli eventi delle ultime ore.

Quando rimase sola in soggiorno sentì un nodo in gola, non sapeva come cominciare il discorso e non sapeva che cosa sarebbe successo da lì a qualche minuto, ma ritenendo inutile rimanere in piedi come un'idiota si sedette sul divano rannicchiando le ginocchia sotto di se.

Dopo cinque minuti Peeta tornò e si sedette anch'egli sul divano, abbastanza lontano da lei per poterla guardare negli occhi:-Che cosa c'è che non va Katniss?- chiese diretto.

-È tornato- anche lei non aveva intenzione di girare intorno alla cosa.

-Lo so, e...?- Peeta la esortò a continuare.

E Cosa? Bella domanda, cosa doveva dire? Che aveva baciato Gale dopo due anni che non lo vedeva ma che in realtà non ne aveva l'intenzione? Patetico.

Katniss non si aspettava che lui se ne fosse accorto, ma probabilmente non gli ci era voluto molto a capire che con le altre persone del Dodici poteva essere tornato anche lui, e, comunque, ogni dubbio era stato dissipato da un solo sguardo verso il suo volto.

-Non lo so, ci sono molte cose di cui discuterne...- mentì lei.

-Vuoi del tempo per parlare con lui?- Peeta le stava offrendo un periodo di lontananza per poter mettere le cose in chiaro con Gale.

Una vocina nella sua mente le chiese come sarebbe sopravvissuta in quel periodo.

-No, non ho nulla da dirgli- sussurrò Katniss incerta.

-Kat ascoltami, se chiarirete le cose sarà molto più facile per tutti e due- le disse lui avvicinandosi e sfiorandole una guancia.

La ragazza gli trattenne la mano calda stringendola con la sua.

-Io lo so che tu soffri per la sua mancanza e se vi chiarirete tornerete ad essere amici, se lui si trasferirà qui come farete?-

Trasferimento? Il panico di Katniss dilagò anche nei suoi occhi tanto che persino Peeta lo vide.

-Davvero non lo immaginavi? Lui è tornato per restare...e vuole rimanere qui con te-.

Le parole di Peeta le aprirono uno squarcio nel petto, “no, non di nuovo”, pensò.

Avrebbe dovuto scegliere ancora una volta, fare male alle persone a cui più voleva bene, a quell'idea la saliva le si asciugò in bocca, non riusciva a parlare, voleva dirgli che lei non sarebbe andata da nessuna parte, che voleva stare con lui, ma nessun suono uscì dalla sua bocca.

-Senti Kat, te lo dico con sincerità, perché non pensi seriamente all'idea di rimanere con lui? Potresti avere tutto ciò che desideri, senza la paura che ti possa succedere continuamente qualcosa di brutto perché io non riesco a controllare i miei episodi o cose del genere...- lo sguardo del ragazzo bruciava e la distanza tra di loro sembrava incolmabile.

-Immagina se la vita ti avesse dato una seconda possibilità per vivere serena con una persona che ti vuole bene e si prenderebbe cura di te...- a quel punto Katniss uscì dal suo stato di coma e quasi si mise a strillare:-Non ci posso credere!Ma cosa stai dicendo? Come pensi che sarei sopravvissuta senza di te qui nel Distretto? Te lo dico io, sarei morta per i miei sensi di colpa, e invece ci sei tu che tutti i giorni mi ripeti che posso farcela, tu sei la mia roccia Peeta ed io senza di te non so che cosa fare-.

Katniss lo fissava inerme con le guance rigate di lacrime, non riusciva a ricordarsi come era potuto accadere, quand'era che la fortuna aveva smesso di essere a suo favore, se lo era mai stata.

Peeta le si avvicinò accarezzandole i capelli per tranquillizzarla, poi un pensiero gli attraversò gli occhi azzurri che si fecero improvvisamente opachi:- Kat, lo hai baciato?-

Le lacrime della ragazza si arrestarono immediatamente, quanto la conosceva bene, aveva subito capito che si erano già incontrati.

Tuttavia ella si rifiutò di rispondere, non aveva il coraggio di farlo, non voleva perderlo, ma forse era già troppo tardi.

-Visto? Inconsapevolmente tu hai già scelto- e dopo averle baciato la guancia umida Peeta uscì da casa senza voltarsi indietro.

Katniss non ci poteva credere, era crollato tutto, nello spazio di una parola, nel tempo di un respiro, non c'era più nulla.

Per quale motivo non era riuscita a spiegargli quanto tenesse a lui? Perché non era riuscita a dirgli quanto la sua anima avesse un disperato bisogno di lui? Queste domande la tormentavano.

La ragazza con gli occhi ancora offuscati dalle lacrime andò nella camera del piccolo Peter che dormiva beatamente, ignaro di quello che era appena accaduto due metri più in là, e mentre gli accarezzava la testolina ricoperta dai sottili capelli dei neonati, pensò a come sarebbe stato bello poter cadere in quello stesso oblio sereno e tranquillo.

E forse quella volta qualcuno la ascoltò, perché Katniss si adagiò nel letto accanto al bambino, chiuse gli occhi ed immediatamente un sonno profondo la colse mentre ancora versava lacrime salate sul cuscino candido.





Angolo autrice
Eccomi qui con il sesto capitolo, che ne pensate? Avevo detto che ci sarebbe stata aria di tempesta!! In ogni caso spero che vi sia piaciuto :)
Ringrazio tutte le persone che mi seguono e che recensiscono e leggono questa storia, siete fantastici!!!
Al prossimo capitolo
Un abbraccio

Eynis96

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


 

E fu proprio in quella posizione che Finnick e Annie la trovarono quando rincasarono poco dopo, l'uomo le si avvicinò e la scosse delicatamente per farla svegliare, ma quando Katniss aprì gli occhi, ancora gonfi e rossi egli comprese immediatamente che qualcosa non andava.

-Kat che succede?- chiese lui preoccupato.

-Peeta non vuole più vedermi- rispose lei strofinandosi gli occhi.

-Non ci credo neanche se lo vedo!- rise quello, tranquillo come al solito.

-Ho combinato un gran casino Finn-

Vedendo lo sguardo perso della ragazza l'uomo la tirò verso di se e la abbracciò, egli sentì un profondo affetto verso quella giovane che nel giro di un anno aveva perso tutto ciò che aveva senza aver avuto ancora il tempo di apprezzare quello che la vita poteva riservarle, infondo aveva solo 19 anni era ancora una ragazzina.

Dal canto suo Katniss si strinse forte a lui, in quel momento più che mai le mancava suo padre, lui l'avrebbe compresa, l'avrebbe tranquillizzata e le avrebbe accarezzato i capelli con le sue mani calde e ruvide come faceva quando era piccola.

-Vieni, andiamo a prendere un po' d'aria, usciamo un momento Ann!- le disse lui trascinandola giù dal letto.

-Si certo a dopo!- le rispose Annie, mentre allattava il piccolo Peter, si era accorta che qualcosa non andava ma non aveva intenzione di immischiarsi in affari che non la riguardavano, anche se aveva la netta sensazione che presto la faccenda l'avrebbe toccata molto da vicino.

-Eccoci qui- disse Finnick chiudendo la porta e sedendosi su una panchina poco distante: -Raccontami quali orrori avrai mai commesso per meritare un tale trattamento- la prese in giro lui.

-Sta mattina ho visto Gale nei boschi...- sputò lei guardandolo dritto negli occhi.

-...Tutto qui? Katniss qual'è il vero motivo del tuo turbamento?- chiese Finnick per nulla convinto cominciando a preoccuparsi.

Katniss stava per dirgli la verità quando una voce la interruppe:-Oh andiamo dolcezza, digli cosa è successo veramente-

Haymitch era appoggiato alla porta di casa sua circa dieci metri più avanti e la fissava sorridendo di sbieco.

-Haymitch per favore è già abbastanza difficile così- disse Finnick non apprezzando per nulla l'arrivo del mentore.

-No Finn, ha ragione, questa mattina io ho baciato Gale, e lui lo sa perché c'era- rispose Katniss con gli occhi bassi lanciando uno sguardo di disprezzo all'uomo appena arrivato.

-Ci sei arrivata finalmente zuccherino- la prese in giro Haymitch.

Finnick era alquanto sconvolto:-Ma...Perchè?- chiese interdetto con un sopracciglio alzato.

-Non lo so davvero Finn, io non volevo farlo, e ora Peeta non vuole più vedermi-

-Gale ti ha costretto?- chiese l'uomo pensando già al modo in cui l'avrebbe fatta pagare a quel ragazzone in crisi ormonale.

-No, lui, io non me ne sono nemmeno resa conto...- la sua espressione era rigida, suonava patetica persino a se stessa, ed odiava doverlo confessare apertamente.

-E fa bene Peeta a non volerti più parlare dico io!- disse Haymitch avvicinandosi:-Ma cosa pensi, che lui sia sempre pronto al perdono Kat? Non credi che forse anche lui vorrebbe avere una vita normale con una persona normale che sappia dargli l'affetto che merita?-

-Ora basta Haymitch stai esagerando- Finnick si alzò e andò verso di lui.

-Oh ti prego, non venirmi a fare la predica proprio tu, tu che ai tempi d'oro ne cambiavi una ogni sera e poi andavi in giro blaterando cose del tipo :”C'è solo una donna nel mio cuore”, bla bla bla- lo scimmiottò Haymitch.

La rabbia salì al cervello di Finnick e gli offuscò la vista tanto da attaccare il mentore che lo fissava apparentemente tranquillo e padrone di se stesso.

Si azzuffavano come due combattenti esperti, come due che erano sopravvissuti agli Hunger Games per intenderci, era qualcosa di più simile alle arti marziali che alla lotta pura e semplice e per di più tra un colpo e l'altro si rinfacciavano vecchie questioni di anni addietro.

Ad un occhio esterno poteva sembrare che i due si odiassero davvero ma Katniss percepiva la scherzosità della situazione mista ad un certo senso di soddisfazione, ma quando cominciò a vedere degli ematomi sui loro volti si mise in mezzo per evitare che si distruggessero a vicenda.

-Stupidi idioti fermatevi o Annie mi ucciderà- disse Katniss facendo lo sgambetto ad Haymitch per farlo cadere a terra, nello stesso momento bloccò Finnick saltandogli sulla schiena e premendogli le dita sui nervi dietro al collo.

Allentò la presa solo quando lo sentì gemere:-Ahia! Basta Kat!-

-Va bene, scusa- disse la ragazza scendendo dalle sue spalle.

Anche il mentore era provato dallo scontro, anni e anni di alcool lo avevano reso meno scattante di una volta.

-Ci siamo infiacchiti eh?- lo derise Finnick tendendogli la mano per farlo alzare.

-Ah ma vai a quel paese, te lo ho suonate giovincello!- disse Haymitch spolverandosi la giacca tentando di salvare il salvabile.

-Adesso venite tutti e due in casa dato che avete bisogno di essere medicati- borbottò autoritaria Katniss chiedendosi com'era possibile che fossero passati così velocemente da una seduta di psicoterapia di gruppo ad un incontro di lotta libera.

Quando entrarono da Annie per poco non venne un colpo, corse da Finnick e lo esaminò da capo a piedi toccandogli il volto con le mani, nei suoi occhi si leggeva ancora il terrore di chi aveva visto cose inimmaginabili.

L'uomo se ne accorse e la tranquillizzò dicendole che aveva solo fatto a botte con Haymitch.

-Finn! Con che coraggio poi dirai a nostro figlio di comportarsi bene con gli altri bambini?- lo sgridò lei con le mani sui fianchi.

-Beh non è detto che lui lo debba sapere-

-Ah andiamo ti conosce tutta Panem! Sarà la prima cosa che dirò a tuo figlio quando avrà l'età per ricordarselo!- rise Haymitch

Prima che i due cominciassero di nuovo a battibeccare Annie prese la cassetta del pronto soccorso nel sottoscala e cominciò a bagnare di alcool un batuffolo di cotone per disinfettare il sopracciglio tagliato di Finnick, il mentore nel frattempo si teneva un sacchetto di ghiaccio sull'occhio sinistro.

Ad un certo punto il piccolo Peter cominciò a piangere irritato dalla mancanza di attenzione che i componenti della sua famiglia gli stavano riservando, infatti la madre lo aveva messo nella sua culla quando i due uomini erano entrati.

-Katniss potresti prenderlo tu?Io ho da fare al momento...-disse mentre bendava il viso di Finnick che era distorto una smorfia di dolore a causa del bruciore procuratogli dall'alcool.

La ragazza si sentì lievemente in ansia, tuttavia si disse che non c'era nulla da temere, percepì un dolore acuto nel petto quando si rese conto di chi era solito rivolgerle quelle parole confortanti.

Sollevò il bambino che ancora piangeva dalla culla e se lo mise in braccio rigida, non sapendo bene come comportarsi, per giunta sentiva gli sguardi delle persone nella sala perforarle la schiena.

-Katniss sei dura come il marmo Peter ha la pelle delicata, stai attenta che non si faccia male- la punzecchiò Haymitch.

La ragazza si sciolse immediatamente attraversata da un moto d'ira:- Ecco, così va bene- la incoraggiò Annie sorridendole appoggiata a Finnick.

Katniss si rese conto che per quanto il suo mentore potesse essere inopportuno, sgradevole e persino maleducato a volte, sapeva decisamene qual'era il modo migliore per scuoterla dal tormento senza fine dei suoi pensieri.

Nel frattempo Peter aveva smesso di piangere e giocava con la treccia di Katniss toccandola con le mani paffute avvolto nella sua copertina di pile, sembrava che i riflessi ramati dei capelli della ragazza lo divertissero, allora ella attaccò all'elastico un piccolo campanellino che trovò nel primo cassetto della cucina, un residuo delle decorazioni di Natale probabilmente, e Peter giocò ancora più contento aprendosi in qualche sorriso sdentato.

-Kat sei riuscita a farlo smettere di piangere subito!- la elogiò Finnick.

-Hai un talento naturale- continuò Annie finendo di medicare anche Haymitch che aveva una piccola ferita sulla guancia destra.

Prima che la ragazza potesse rispondere il campanello della porta trillò.

-Ma chi può essere a quest'ora?-chiese Finnick guardando l'orologio sulla parete, erano le sei di sera.

Katniss aveva un brutto presentimento, tuttavia strinse ancora di più a se il piccolo Peter e si costrinse ad aprire la porta. Quando vide chi era trasse un profondo respiro ed inghiottì a vuoto.

 




Angolo Autrice
Eccovi il settimo capitolo, scusate il ritardo ma la scuola non mi ha dato tregua e questo periodo sarà molto simile dato che il quadrimestre è ricominciato.
Cercherò comunque di pubblicare il più presto possibile!!
Comunque, ditemi cosa ne pensate di questo capitolo e se vi piace come si sta evolvendo la vicenda.

Un abbraccio a tutti voi!!
Eynis96

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


La faccia di Gale Hawthorne quando vide Katniss che apriva la porta con un neonato in braccio fu veramente da manuale, e per qualche minuto non fu in grado di spiccicare parola, si limitava a fissare la sua ex migliore amica come un pesce rosso dentro una boccia di vetro.

Katniss per qualche momento si godette quell'espressione e se le cose fossero state diverse avrebbe persino riso della situazione, poi però il passato le ripiombò addosso e disse:- Tranquillo, lui si chiama Peter ed è il figlio di Finnick ed Annie-.

Un'espressione a dir poco sollevata si dipinse sul volto del ragazzo, il quale si riprese immediatamente e le chiese:-Possiamo fare due passi?-

-Fa freddo e tra poco dovrò aiutare Annie a preparare la cena, sai com'è, in questi giorni ha bisogno di aiuto- rispose lei rigida in volto, l'ultima cosa che voleva era discutere ancora con lui.

-Ti prego, dobbiamo parlare e tu lo sai- il tono di Gale era insistente.

A quel punto la figura di Finnick si materializzò accanto a lei, le prese il bimbo dalle braccia e le porse una giacca per evitare che sentisse freddo.

-Ciao Gale- lo salutò l'uomo enigmatico.

-Ciao Finnick, congratulazioni a te e ad Annie per vostro bellissimo bambino-disse Gale cercando di rompere l'imbarazzo, aveva la sensazione di parlare con il padre di Katniss per via dello sguardo alquanto ostile con cui lo fissava.

-Grazie, Katniss ti aspettiamo per cena?-chiese Finnick accarezzando la testa di suo figlio.

-No, mangiate pure non voglio disturbarvi, Sae mi avrà di certo preparato qualcosa, a domani- disse la ragazza chiudendosi la porta alle spalle dopo aver lanciato un'ultima occhiata affettuosa a Peter che iniziava a reclamare la pappa con alte grida.

I due iniziarono a camminare verso il cancello del Villaggio dei Vincitori assorti nei loro pensieri, fino a che Gale non ruppe il silenzio dando voce ai suoi pensieri:- Mi sono preso un colpo quando ti ho visto con in braccio quel bambino, è stato un sollievo quando mi hai detto di chi era veramente-.

-Io non voglio avere dei figli e tu lo sai, comunque avrebbe potuto essere mio...-sospirò Katniss nell'oscurità che incombeva, avendo la consapevolezza di aver lanciato una bomba.

-Cosa stai dicendo Catnip?-disse Gale fermandosi e prendendole il viso tra le mani concitato:-Non avresti mai potuto farlo, noi siamo uguali e siamo desinati a stare insieme, non importa il passato! Hai il coraggio di dirmi che se non avessi partecipato agli Hunger Games non mi avresti sposato?-Gale era convintissimo di quello che stava dicendo.

Katniss distolse lo sguardo dai suoi occhi penetranti, occhi da giacimento, così simili ai suoi, ed era proprio lì che stava il problema:-Tu non capisci, noi siamo troppo uguali! Lo ammetto, forse se non fossi stata mietuta quel giorno, avrei preso in considerazione la possibilità di sposarti, ma le cose sono andate diversamente.

Tutto è cambiato da quel momento: non ci siamo più solo noi contro il mondo, le nostre famiglie non esistono più, noi stessi abbiamo rischiato di sbriciolarci in mille pezzi per il dolore! Credimi se ti dico che noi non avremmo futuro come coppia, non siamo capaci a non farci del male, noi bruciamo troppo Gale! Forse come amici possiamo provare a ricostruire le cose ma...- Katniss era sull'orlo delle lacrime e non riuscì a continuare.

Anche il ragazzo aveva gli occhi lucidi, per la prima volta si era reso davvero conto di averla persa per sempre anche se non se ne era mai accorto:-Dimmi che non mi hai mai amato Catnip e ti lascerò andare...- sussurrò lui nella penombra.

Katniss tacque, non poteva mentirgli, non di nuovo dopo tutto il dolore che gli aveva procurato, perciò si limitò a far cadere due grosse lacrime sulle sue guance, fu allora che Gale le sollevò il mento e fissandola negli occhi le disse:- Perchè non possiamo provarci?- la stava implorando, lui sempre così forte e duro la stava pregando.

-Perchè io, Gale, ho inconsapevolmente fatto la mia scelta già anni fa, io non posso più stare senza di lui-.

Le parole della ragazza bruciavano nell'aria dense di significato per entrambi, era una situazione senza uscita la loro, e solo il tempo avrebbe potuto curare le ferite ancora aperte del passato.

-Hai intenzione di rimanere qui nel Dodici?- le chiese alla fine lei asciugandosi le lacrime con una mano gelata.

-No non credo, nel Distretto Due ho un lavoro stabile come capo della polizia locale e penso di ritornare là, non ho più nessun motivo per rimanere...- Katniss sentì un forte dolore al petto, e d'istinto lo abbracciò come facevano qualche anno fa quando ancora erano una famiglia, unita per la sopravvivenza.

Anche Gale la strinse forte, come se volesse imprimersi le forme di lei addosso, le accarezzò i capelli fino a che la giovane non mormorò:-Ti voglio bene Gale-.

E Katniss sapeva che era vero, forse non l'aveva perdonato del tutto, ma egli rimaneva sempre il suo migliore amico, l'esempio vivente di quello che era stata e che non sarebbe più potuta essere.

Tuttavia il ragazzo tacque, non poteva rispondere che anche lui le voleva bene, perché non sarebbe stata la verità, lui l'amava e avrebbe dovuto rinunciare a lei per il resto della sua vita, quindi decise di giocarsi il tutto per tutto un'ultima volta.

Sapeva che quello che stava per chiedere non era corretto, la sua...Katniss era stata chiara, era innamorata del fornaio, ma lui non avrebbe potuto resistere una vita intera con la consapevolezza di non poter più sentire il suo tocco sulla pelle.

-Catnip?-

-Dimmi Gale- disse lei ancora appoggiata al suo petto.

-Posso baciarti un'ultima volta dato che non potrò più avvicinarmi a te così tanto per il resto della mia vita?-

Katniss era a dir poco sciockata, sapeva che così sarebbe stato ancora più difficile per lui, ma non si sentì di rifiutarglielo e quindi senza parlare appoggiò delicatamente le labbra sulle sue per un attimo, stava per staccarsi imbarazzata quando il ragazzo le afferrò la testa spingendola verso di lui muovendo le proprie labbra contro le sue per qualche secondo, desiderando un vero bacio dopodiché la lasciò prendendola per mano.

Aveva avuto il suo addio.

-Grazie- le sorrise Gale:- Verrai a salutarmi alla stazione?- chiese lui speranzoso.

-Certo che verrò, ma solo se mi prometti che tornerai a trovarmi- le rispose lei ritrovando un po' di autocontrollo e cercando di smaltire l'imbarazzo: non provava più nulla per Gale ma era sempre stata una persona pudica e le effusioni la mettevano a disagio, a meno che non si trovasse da sola con Peeta.

-Lo prometto- disse mentre riaccompagnava Katniss a casa sua con un pugnale fatto di tristezza nel cuore e la testa pesante di pensieri.

Si concesse un'ultima volta di osservarla camminare verso la porta con la sua andatura leggera e ferina, e mentre voltava le spalle alla sua felicità Gale decise di portarsi impresso nella mente quell'ultima sensazione di lei abbracciata al suo petto.

 

Angolo autrice
Eccovi un alro capitolo, come al solito in ritardo per via della scuola, mi dispiace farvi aspettare ma purtropp non riesco a liberarmi prima!
Spero che vi piaccia come gli altri, ringrazio tutti voi lettori e recensori, i vostri commenti rendono le mie giornate più serene!
Grazie mille
Un bacio
Al prossimo capitolo

Eynis96

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Nel frattempo...

 

Peeta si era chiuso la porta alle spalle con la sensazione di aver lasciato il cuore dentro ai cardini.

Sapeva di aver fatto la cosa giusta, ma allo stesso tempo non riusciva a concepire la sua vita senza di lei, in un attimo tutti i loro progetti e le loro speranze per il futuro si erano disperse a terra come dei fogli trasportati dal vento.

A casa sua non poteva tornare, quindi decise di vagare per le strade deserte della parte disabitata del Villaggio dei Vincitori, aveva bisogno di schiarirsi le idee, ma ad un certo punto mentre camminava l'immagine di Katniss e Gale avvinghiati nella foresta che si baciavano con trasporto gli lampeggiò nella mente, ed allora l'ibrido di Capitol City prese il sopravvento su di lui.

Peeta si accartocciò su se stesso non riuscendo a gestire quell'ondata di emozioni che lo aveva travolto lasciandolo senza fiato, avvertiva come degli spilli che gli penetravano il cervello, e in poco tempo perse completamente la capacità di distinguere il vero dal falso.

Mentre la sua testa riproduceva immagini di Katniss che lo teneva tra le braccia sanguinante con un perfido ghigno sul volto, egli cercava di tornare alla realtà, e annaspando dentro se stesso trovò la forza di rompere una finestra di una casa lì accanto.

Infatti in quei casi il dolore fisico era l'unica cosa che lo faceva tornare in se, ma quella volta l'episodio era più forte degli altri tanto da indurlo a cercare di piantarsi una scheggia di vetro nel braccio sinistro per scacciare l'ibrido che gli dilaniava la mente.

Tuttavia non avvertì il dolore sperato perché due forti braccia lo bloccarono e in pochissimo tempo si ritrovò a terra schiacciato da un enorme peso.

-Pff quell'altro ha il coraggio di dirmi che mi sono infiacchito ma qualche mossa la so ancora fare...- sentì borbottare Peeta.

-Dolcezza, stai lontana, a lui ci penso io- il ragazzo era confuso, e per di più il dolore alla mano gli aveva annebbiato ancora di più i sensi.

-Credo che serva dell'acqua- la voce fu seguita da un rumore di passi affrettati che sia allontanavano.

Ritornò in se quando una secchiata di acqua gelida lo investì brutalmente trascinandolo via dai suoi incubi.

Mentre tossiva si accorse che addosso a lui c'era Haymitch che lo guardava cercando di mascherare la preoccupazione con molto poco successo.

-Alleluia, l'agnellino era stato posseduto dal lupo cattivo ed ora è tornato tra noi, questa volta era peggio delle altre vero figliolo?- gli chiese il suo mentore alzandosi e trascinandoselo dietro.

-Si, particolarmente, credo di essere un po' fuori di me al momento-

Lo sguardo di Haymitch era molto eloquente anche mentre beveva un sorso di vodka dalla sua fiaschetta d'emergenza che portava sempre con se, solo allora Peeta si accorse della presenza di Delly che teneva ancora in mano il secchio di acqua vuoto lievemente sconvolta:-Che ci fai tu qui?- chiese lui sorpreso.

-Beh Haymitch non ti vedeva da ore ed aveva pensato che tu potessi essere a casa mia, così quando è venuto ho deciso di aiutarlo a cercarti- disse lei dopo essersi ripresa:-Nel Tredici mormoravano delle torture che avevi dovuto subire a Capitol City, ma non avrei mai immaginato che avrebbero potuto provocarti così tanto dolore- commentò lei con lo sguardo triste.

-Di solito non sono così violenti gli episodi, ma ultimamente...- Peeta non riuscì a completare la frase perché si sentì mancare, per fortuna Hymitch lo prese al volo.

-Credo che sarà meglio se parliate dopo che avremo medicato questa mano, altrimenti mi muore dissanguato, poi quell'altra chi la sente- disse il mentore cinico come al solito prendendolo per le spalle ed accompagnandolo a casa sua.

Una volta lì Delly prese la cassetta del pronto soccorso e medicò la ferita di Peeta fasciandogli la mano con della garza, dopodiché lo aiutò ad adagiarsi nel letto di Haymitch, il quale gli aveva preparato un tè zuccherato per cercare di fargli riprendere un po di energie.

Peeta bevve avidamente, poi si sdraiò esausto mormorando un “Grazie” soffocato.

Il ragazzo dormì fino alla mattina successiva, ma il suo orologio biologico da panettiere gli fece aprire gli occhi abbastanza presto, si fece una doccia e dopo aver trascinato Haymitch sul divano tolse dei cocci di vetro di una bottiglia da terra e gli mise un cuscino dietro la testa.

Si sentiva in dovere di parlare con Delly, quantomeno per tranquillizzarla, quindi si recò in panetteria, cucinò qualche focaccina per Ben, il fratellino della sua amica ed uscì, attaccando alla porta un cartello che annunciava la chiusura del forno per quella giornata.

Con la mente carica di pensieri egli si recò alla porta della casa di Delly che si trovava in una via parallela a quella che terminava al Prato, fu lei ad aprigli la porta sorridendo.

-Buongiorno, come stai sta mattina Peet?- chiese lei tenendo aperta la porta per farlo entrare.

-Meglio grazie Delly, se non ti spiace vorrei fare due passi...-

Percependo il tono turbato dell'amico la ragazza acconsentì prendendo il cappotto appeso dietro alla porta.

-Ben è a scuola?- chiese Peeta porgendole le focaccine che aveva preparato per il bambino.

-Sì, oh, grazie, appena uscirà gliele porterò, vedrai sarà felicissimo- sorrise lei riponendole nella borsa di cuoio che le pendeva dalla spalla.

-Senti, io credo che tu necessiti di avere delle spiegazioni per...per quello che hai visto ieri sera, devi sapere che normalmente io riesco a controllarmi, e che Ben non corre alcun rischio in panetteria ma se non vorrai più mandarlo da me posso comprenderti- lo sguardo di Peeta portava impressi a fuoco i segni delle sue sofferenze, ma allo stesso tempo essi erano pervasi dalla loro solita luce calda che emanava speranza.

-Tranquillo Peeta, tu non devi spiegarmi nulla, io oso solo immaginare che cosa possono averti fatto a Capitol City, ma infondo questo è il fardello che ognuno di noi si deve portare, in ogni caso non ho intenzione di impedire a Ben di venire da te, adora lavorare nella panetteria!- entrambi risero mentre passeggiavano per le vie del Distretto 12.

Ad un certo punto difronte a loro si stagliò il Prato, l'erba verdeggiava lussureggiante nel tiepido sole di ottobre ed il vento era particolarmente caldo per la stagione.

Entrambi erano in silenzio e si sedettero su una panchina ai bordi dello spiazzo erboso, non c'era nessuno in quella zona, il dolore per le perdite recenti era ancora vivo nell'animo di tutti gli abitanti che evitavano cautamente quella parte della città.

Entrambi erano assorti nei loro pensieri quando ad un certo punto Delly disse:-Che cosa è successo tra te e Katniss, Peeta?- sapeva che forse dopo tanti anni non erano più così intimi come ai tempi della scuola, ma Delly sentiva che lui aveva bisogno di sentirsi porre proprio quella domanda.

-Sai, sul treno, assieme a te e agli altri, è tornato anche Gale Hawthorne, il migliore amico di Katniss, nonché suo tacito promesso sposo prima della Rivolta- a Peeta faceva male pronunciare quelle parole ma sapeva che Delly era lì per aiutarlo e per ascoltarlo.

-E...?- lo incalzò lei.

-Niente, io credo che Kat provi ancora qualcosa per lui al di là della semplice amicizia, si sono anche baciati- disse esasperato, era difficile da ammettere ma era quello che sentiva nel profondo.

-Peeta, onestamente, io credo che loro due siano legati da un forte sentimento- il ragazzo deglutì a fatica a sentire quelle parole:-Ma è un qualcosa che non è nemmeno paragonabile a quello che lei sente per te!- Delly si stava infervorando:-Andiamo! Anche un cieco se ne accorgerebbe, voi due siete fatti l'uno per l'altra, e che cosa significa un piccolo bacio? Ecco guarda...-.

E detto questo si chinò su di lui appoggiando le sue labbra calde su quelle di lui per poco tempo.

-Visto?- disse risollevandosi:-Cosa è cambiato? Nulla, noi siamo amici, ci siamo baciati e pazienza, ora siete in pari- gli ammiccò lei soddisfatta della sua arringa.

Peeta era a dir poco scioccato:-Delly ma sei impazzita?- disse guardandosi attorno per vedere se qualcuno li avesse visti.

-Da quando sei così intraprendente?- chiese lui alzando un sopracciglio con gli occhi felici.

-Da quando tu sei così pudico? Devo ricordarti di quando avevi diciassette anni per caso?- sorrise lei maliziosa, poi tornò seria:-La Rivolta mi ha cambiato Peeta, ho perso quasi tutto quello che avevo, ed ora vedo la vita sotto una luce diversa, ed è il momento che anche tu inizi a vivere la tua: vai da lei Peeta, vai- concluse la giovane sorridendo.

Il ragazzo sapeva che lei aveva ragione, si alzò la fece roteare in aria stampandole un bacio sul naso come faceva quando erano piccoli, e dopo averla ringraziata per tutto, si diresse a grandi passi verso casa di Katniss, la loro casa.

 

Quello che egli non sapeva era che le Ghiandaie Imitatrici, non solo hanno orecchie, ma anche occhi.




Angolo Autrice:
Ri-eccomi!!!
Questo è il nuovo capitolo, mi scuso come sempre per il ritardo immane ma la scuola mi rende mooolto difficile scrivere con regolarità....
Alloooora, spero che vi piaccia anche questo capitolo come gli altri, a proposito, grazie mille per tutte le vostre recensioni e per la vostra pazienza nel seguirmi ed attendere di leggere tutte le peripezie che faccio passare ai vostri adorati personaggi.
Devo avvertirvi che ci stiamo rapidamente avvicinando alla fine ed avrà gli effetti speciali credo!!

Un abbraccio a tutti (non menziono tutti coloro che seguono e recensiscono per brevità ma sappiate che vi ho nel mio cuore <3)
Alla prossima
Eynis96

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Alcune persone affermano che il momento migliore della giornata sia quell'arco di tempo compreso tra la discesa dal mondo dei sogni e l'inconsapevole ritorno alla realtà: quando si è avvolti da una sorta di nebbiolina di incoscienza che ci protegge dal nostro presente.

Per la prima volta nella sua vita quella mattina Katniss Everdeen aveva realizzato che forse era vero, infatti, stretta tra le coperte si era appena resa conto di essere sola, e rimpiangeva il sogno che aveva appena lasciaato, il cui ricordo ormai le stava già sfumando via tra le dita.

Peeta non era tornato e una vagonata di domande le affollavano il cervello: Era ancora così arrabbiato con lei? Aveva davvero deciso di non vederla mai più? E soprattutto: Dove aveva passato la notte?

Questa domanda era quella che più la tormentava mentre si vestiva velocemente per uscire, le pareti della casa la soffocavano, e quando si specchiò in bagno le venne quasi un colpo per l'aspetto che aveva: i capelli erano arruffati e le occhiaie le arrivavano fino a metà guancia, ecco gli effetti di una notte pressoché insonne.

Inoltre ciò che più la preoccupava erano certi sentimenti che erano nati quella mattina dentro di lei, come era accaduto poco prima,sentiva una sorta di morsa che le stringeva lo stomaco assieme ad un fastidio proprio sotto il petto, era qualcosa che non aveva mai provato, ma quando, guardandosi allo specchio notò le sue guance colorate di rosso le si accese una lampadina: era forse...gelosa?

D'istinto rifiutò l'idea, non pensava nemmeno di essere in grado di provare dei sentimenti fino a pochi mesi prima, credeva di essere morta anche lei assieme a Prim e agli altri durante la rivolta, ed invece riecco il battito del suo cuore sotto la pelle che accelerava mentre la sua mente si riempiva di ricordi della sua vita nel Distretto 12, sia di quella precedente che di quella presente.

Non riuscendo più a sopportare di rimanere ferma in casa, prese un giubbotto e si precipitò fuori dalla porta respirando a pieni polmoni l'aria autunnale.

Nonostante le ore insonni della notte precedente, quella mattina Katniss si era svegliata tardi, e cercando di mettere ordine nella sua testa cominciò a passeggiare diretta nel centro del Distretto, una parte del suo cervello la avvertì che aveva bisogno di cibo, ma la ragazza allontanò quel pensiero, perdendosi nell'osservare i giochi creati della luce nell'attraversare le fronde degli alberi che incorniciavano le strade.

Una volta giunta nel centro città andò a salutare Sae, che si trovava sotto il portico di casa assieme alla nipotina la quale stava costruendo un castello con dei blocchi di legno.

La vecchia le offrì del pane dato che la pelle pallidissima della ragazza l'aveva preoccupata, nonché insospettita, Katniss non avrebbe potuto giurarci ma mentre smangiucchiava il pane gli occhi acuti di Sae la stavano scrutando alla ricerca dei segni visibili del suo malessere.

Prima di andarsene la giovane salutò la bimba e ringraziò Sae guardandola negli occhi, fornendole quindi involontariamente l'indizio che la vecchia cercava.

Katniss continuò a vagare per il Dodici senza meta fino a che inconsapevolmente si ritrovò ai bordi del Prato.

Attorno a lei il vento smuoveva gli alberi, le vennero i brividi: quel posto urlava se si era capaci di ascoltare.

Mentre era assorta nei suoi pensieri sentì un suono di passi e delle voci che sia avvicinavano, non aveva voglia di essere trovata in quel posto e di essere subissata di sguardi compassionevoli o, peggio ancora, ammirati, perciò si nascose dietro all'albero più vicino, in attesa che i visitatori indesiderati se ne andassero.

Quando le voci furono più vicine Katniss dovette sforzarsi di non gridare dato che esse le sembravano tremendamente familiari, non resistendo alla curiosità si sporse dall'albero e vide ciò che aveva sperato con tutto il cuore di non dover vedere: Peeta e Delly assieme seduti su una panchina.

Sfortunatamente non riusciva a sentire ciò che dicevano, ma il ragazzo le sembrava molto rilassato, anche se lo vedeva di spalle, mentre invece la giovane sorrideva raggiante.

E proprio mentre Katniss stava per convincersi che non c'era nulla di male in due amici che passeggiavano per il parco in tutta tranquillità, Delly si sporse verso Peeta e gli stampò un bacio sulle labbra.

La ragazza si premette le mani sulla bocca mordendosi un labbro per non emettere nemmeno un suono, dopodiché si voltò e corse via il più silenziosamente possibile.

Era sconvolta, non sapeva più nemmeno dove stesse correndo quando travolse una persona che non aveva visto a causa degli occhi offuscati dalle lacrime.

-Hei Katniss, accidenti, che succede?- una voce sorpresa la riscosse.

Riconoscendo a chi appartenesse la ragazza si alzò, si asciugò le lacrime e tirò su la donna dai capelli rossi che era sdraiata accanto a lei.

-Scusami Annie, perdonami non ti ho proprio vista! Ti sei fatta male?-chiese preoccupata

-Me ne sono accorta cara! Tranquilla tutto bene, menomale che avevo appena portato Peter in casa per dargli da mangiare...vieni forza, ti preparo qualcosa, hai fame?- chiese la donna sorridendole divertita, ancora con una foglia in testa.

-Oh, grazie Annie- Katniss rimaneva sempre toccata dalla gentilezza di quella ragazza, ed in quel momento si rese conto che ella, assieme al marito e ad Haymitch erano l'unica famiglia che possedeva.

Una volta entrata, la fanciulla udì il suono di un campanellino e notò il fagottino blu adagiato sul divano circondato da due cuscini per evitare che cadesse.

Accorgendosi dello sguardo di Katniss Annie le sorrise: -Da quando glielo hai regalato non lo mette giù un attimo, Finnick sta seriamente pensando di nasconderglielo fino ai venti anni!-

Entrambe risero, poi la rossa chiese:-Ti andrebbe un po di zuppa calda di zucca e asparagi?-

-Si certo grazie- rispose di rimando la giovane, dopodiché si sedette accanto al bambino, il quale la ignorò fino a che ella non lo prese in braccio attaccandosi il campanellino alla treccia.

Allora un bel sorriso sdentato si disegnò sul volto del piccolo Peter, che cominciò ad emettere i versi tipici dei bambini, che nessuno capisce ma che pretendono di essere ascoltati.

Poco dopo Annie tornò con la zuppa per Katniss, con un sorriso le prese il piccolo dalle braccia e cominciò ad allattarlo, quando la ragazza ebbe quasi finito la donna si azzardò a chiederle:- Cosa è successo Kat? Come mai eri così sconvolta prima?-

La ragazza appoggiò il piatto sul tavolino basso di fronte al divano e dopo un momento di silenzio si decise a parlare:-Poco fa, mentre passeggiavo verso il Prato...ho visto...- gli occhi di Annie la esortavano a continuare:-Ho visto Peeta che baciava Delly-

La donna era a dir poco sconvolta:-Non posso crederci, devi esserti sbagliata, forse era un'altra persona, non può essere-

-Ti dico di si invece, era lui eccome!- il ricordo la disgustava.

-Beh, vedrai che c'è di sicuro una spiegazione, Peeta non è quel tipo di ragazzo che se ne va in giro a rompere i cuori delle fanciulle, onestamente non credo che sia nemmeno in grado di concepire il pensiero di tradirti- disse lei risoluta.

-Lo concepisce eccome!Ma poi cosa importa, noi non stiamo nemmeno assieme...- quelle parole le bruciavano sulla lingua:- E parlo io che sino a ieri ho mandato tutto a rotoli solo perché è tornato Gale!- qualche lacrima scese sulle guance di Katniss, si sentiva orribilmente frustrata.

Annie soffriva a vederla stare così tanto male e cercò di aiutarla:- Senti Kat, dimenticati la faccenda di Gale e di Delly, altrimenti non riuscirete mai a superare la cosa, io so che tu non provi più nulla per lui e che Peeta non ha mai provato nulla per lei, quindi concentrati solo su di te e sulla tua felicità, il resto non conta- concluse sorridendo.

Vedendola ancora pensierosa le disse:-Credimi, se avessi dato retta a tutte le storie che i raccontavano sul conto di Finnick di certo non sarei qui ora, ma invece ho deciso di fidarmi e credo di aver fatto la cosa giusta- lanciò un occhiata al piccolo che sollevava in aria le manine tra le sue braccia:-E poi Katniss tu di certo non puoi dubitare del sentimento che prova Peeta per te, forse tu non te ne rendi conto, ma lui ha occhi solo per te, vive per te, vi siete ricostruiti un futuro, non buttare tutto al vento per qualche brandello di passato che rotola nel presente-.

Katniss era sbalordita, non aveva mai visto la sua situazione sotto questo punto di vista, ma ora ogni cosa le sembrava più chiara, aveva deciso chi voleva essere, dove voleva stare e con chi, quindi ringraziò di cuore Annie, diede un bacio a Peter e si precipitò in strada, pronta a combattere per ottenere il suo ragazzo del pane.

 

Angolo Autrice
Ecco a voi il nuovo capitolo, premetto che l'ho scritto abbastanza tardi quindi perdonate eventuali sviste di qualsiasi genere ed eventualmente fatemele notare XD
Scusate il ritardo ma nn ce la faccio a pubblicare prima!! XD
Allora, fatemi sapere cosa ne pensate che ci tengo davvero molto ;)
Grazie mille a chi legge, recensisce e segue la mia storia, vi adoro.

un abbraccio
Eynis96
p.s. Buona Notte ;)

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Katniss si precipitò fuori dalla casa, salvo poi chiedersi da che parte andare dato che non aveva la minima idea di dove potesse essere Peeta, infatti non aveva visto la direzione che egli aveva preso dopo la scambio di... “effusioni” con Delly, ad un tratto però sentì dei rumori pochi metri più avanti, non aveva dubbi: provenivano da casa sua, e d'istinto si diresse verso quella direzione.

La porta era aperta, ma prima di entrare Katniss prese un respiro profondo, aveva la sensazione di essere sull'orlo di un precipizio in cui poteva raggiungere l'altro lato solo camminando su un tronco sottilissimo.

Quando varcò l'ingresso scorse immediatamente la figura di Peeta di spalle accanto alla finestra, inondato di luce, anche lui sembrava appena arrivato, ma sentendola entrare si voltò immediatamente.

Si fissarono per un momento in silenzio, senza sapere bene come comportarsi, tra di loro non c'era mai stato alcun tipo di imbarazzo, ma ora le cose stavano diversamente, tutti e due avevano sbagliato, ed ammetterlo era difficile, soprattutto per Katniss, la quale era rigida come un pezzo di legno e rischiava di strapparsi il labbro inferiore a forza di mordicchiarlo con i denti.

Dopo qualche minuto Peeta riemerse dai suoi pensieri e si decise a parlare:-Kat, ho preso una decisione- disse avvicinandosi, il cuore della ragazza perse un battito:-Io so che tu tieni ancora molto a Gale, e non ti si può biasimare dato che è il tuo migliore amico, ma voglio che tu sappia che io non sono disposto a rinunciare a te e che, se necessario, farò anche a cazzotti con lui, perché nessuna mia esistenza ha senso senza di te e non ho intenzione di farmi da parte senza combattere- prese fiato per un attimo:-E volevo dirti che se tu vuoi restare con me io sono disposto a passare sopra al vostro bacio e ricominciare tutto da capo...-.

Katniss smise di ascoltarlo per un momento, bloccata in quella frase.

Le stava per caso rinfacciando qualcosa che aveva fatto anche lui? Non era una cosa da Peeta e da quello la ragazza dedusse quanto dovesse pesare per lui quell'insignificante bacio, e si sentì in colpa per ciò che aveva fatto.

Tuttavia la lingua le pizzicava per quello che aveva da dirgli, e solo allora si rese conto di quanto dovesse essere stato difficile per Peeta sopportare la sua pseudo-relazione con Gale, se era solo metà del fastidio che provava lei al ricordo di Delly che sfiorava il suo volto...beh era ora di fare presente al signorino Mellark che nessun'altra al di fuori di lei poteva accarezzarlo in quel modo!

Improvvisamente decisa e fissando negli occhi il suo ragazzo del pane gli disse:-A proposito di baci!Non credo di essere l'unica ad essere inciampata nelle labbra di qualcun altro o mi sbaglio?!- Katniss gli si avvicinò lanciando lampi maliziosi dagli occhi.

Peeta avvampò, nella sua testa si affollavano diecimila domande: Come aveva fatto a sapere del bacio? Che cosa doveva dire ora a sua discolpa? L'avrebbe lasciato vivere ancora?

-Kat, io...non...non...è come pensi!- biascicò il ragazzo sulla difensiva, cercando di spiegare tutto e di salvarsi dalla ira della sua dolce metà:- Delly in realtà non voleva baciarmi, o meglio sì, però non per il motivo che pensi tu, quindi...mmmh...è complicato da spiegare, diciamo che era uno scambio di saluti tra amici ecco...-

-Ah tu saluti sempre così tutte le tue amiche?! Devo cominciare a preoccuparmi Mellark?- Katniss lo fissava con le braccia sui fianchi, il pensiero di Peeta avvinghiato ad un'altra le faceva torcere le viscere, e probabilmente doveva avercelo scritto in faccia perché il giovane si rilassò un attimo e si aprì in un sorriso, colto da un'idea tanto folle quanto inspiegabilmente verosimile.

-Kat? Sei per caso...gelosa?- non importava cosa avrebbe risposto, tutti e due sapevano che aveva ragione, vista da questa prospettiva la sua reazione esagerata acquisiva molto più senso, pensò il ragazzo.

-E anche se fosse?Perchè tu non lo sei? O devo cominciare anche io a salutare tutte le persone del distretto baciandole?- Peeta rimase con un palmo di naso.

Come al solito l'aveva sottovalutata e in quattro e quattr'otto aveva rigirato la frittata a suo favore, ponendogli davanti una domanda che era ovvia e alla quale non poteva sottrarsi.

Si rifiutò tuttavia di darle quella soddisfazione anche se aveva vinto di nuovo lei e lo sapevano bene tutti e due, quindi le si avvicinò prendendole il volto tra le mani, gesto che aveva desiderato fare dal momento in cui Katniss era entrata dalla porta della loro casa.

Anche la ragazza abbandonò l'atteggiamento di difesa che stava ostentando e gli strinse leggermente i polsi vicino al suo volto, la distanza tra di loro era qualcosa che non era mai riuscita a tollerare e poterla colmare le provocava un senso di sollievo infinito.

Peeta appoggiò la fronte su quella di Katniss con gli occhi chiusi, lasciando fare ai gesti quello che le parole non potevano esprimere, e ispirando il suo profumo di bosco, quando si sentì pronto aprì i suoi occhi color del cielo ed incontrò immediatamente quelli grigi della ragazza che ora erano più lucidi.

Peeta sentiva che la giovane era sul punto di dirgli qualcosa e che stava lottando internamente con il suo orgoglio, perciò decise di non forzarla e di lasciarle tutto il tempo che necessitava, quindi richiuse gli occhi e le accarezzò lentamente i capelli mossi, singolarmente non raccolti nella loro solita treccia.

Ad un certo punto Katniss ruppe il silenzio sussurrando:-Mi dispiace Peeta, non dovevo rinfacciarti di aver baciato Delly, perché tu ne avevi tutti i diritti dopo che io per prima ti avevo ferito con la storia di Gale, cosa che non dovevo, e credimi, non volevo nemmeno fare, perciò scusami, puoi ancora perdonarmi e provare a condividere con me la restante parte della tua esistenza?-

Il ragazzo era sbalordito, non aveva mai sentito pronunciare da Katniss niente che potesse suonare simile a delle scuse né tanto meno una dichiarazione dei suoi sentimenti per lui, e conoscendola bene sapeva quanto doveva esserle costato tutto questo, perciò cercò di dimostrarle quanto avesse apprezzato quel gesto stringendola a se ed avvolgendola con le sue braccia forti.

Katniss gli strinse le spalle ancora di più, sapeva che aveva fato bene a dire quelle parole, per Peeta significavano molto e infondo nemmeno per lei era stato così difficile pronunciare ad alta voce quello che pensava, forse perché era la verità, di certo evitava tensioni, rancori e notti insonni.

A quel punto però la ragazza si accorse che Peeta non le aveva ancora risposto, allora si staccò velocemente da lui e sollevò il mento pronta a sopportare qualsiasi risposta:-Non mi hai ancora detto che cosa vuoi fare però...- disse con malcelata paura.

Il giovane la guardò serio per qualche secondo, poi scoppiò a ridere e la baciò con trasporto, ancora con il sorriso sulle le labbra, dopodiché la sollevò in aria e la fece roteare strappandole un urletto di sorpresa.

-Ma davvero me lo stai ancora chiedendo? Certo che voglio passare il resto della mia vita con te Everdeen e non mi interessa tutto quello che dovremo affrontare, io voglio solo te- le disse fissandola negli occhi, poi sottovoce, come per paura di sporcare quelle parole le sussurrò: -Ti amo-

-Anche io Mellark- rispose la ragazza con gli occhi umidi.

Nell'udire la risposta della giovane il cuore di Peeta si riempì di felicità, la strinse di nuovo a se e Katniss cercò nuovamente le sue labbra, ancora piegate in un sorriso, dopodiché il ragazzo la prese in braccio e tra le risate la portò al piano di sopra, dove il rumore di una porta che sbatteva era il simbolo del loro desiderio di chiudere tutto il mondo fuori e iniziare una nuova vita coltivando il prezioso e raro fiore della felicità.

 


Angolo autrice:
Vi prego non uccidetemi!!!!!
Sono in un ritardo spaziale e ne sono consapevole, ma a mia discolpa posso dire che la scuola mi soffoca e questo capitolo è stato difficilissimo da scrivere perché, ebbene si, è il penultimo... ;,(
Allooora fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo particolarmente ;) Ringrazio tutte le buone anime che mi seguono e che mi recensiscono ogni santa volta, siete fenomenali!!!!!

un abbraccio
Eynis96

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Capitolo 12
*** Epilogo ***


Era mattina a casa Odair ed un raggio di luce penetrò nella finestra della piccola villetta sul mare adagiandosi su due figure abbracciate sotto il piumone bianco del letto.

Due occhi verdi come gli smeraldi si aprirono, sollecitati da quel raggio birichino e subito furono coperti da due mani bianche e sottili che cercavano di scrollarsi via di dosso gli ultimi residui della notte.

Annie Cresta si districò dall'abbraccio del suo compagno e si alzò dal letto cercando di non svegliarlo: la cura del piccolo lo stava mettendo a dura prova.

Per prima cosa la donna andò a controllare la culla del bimbo di ormai tre mesi per accertarsi che stesse bene, e sorrise nel notare il ciuffo biondo di capelli, così simile a quello del padre, che spuntava già ostinato sulla fronte e dietro le orecchie.

Accertatasi che dormisse, si diresse in punta di piedi in cucina dove preparò la colazione, e mentre attendeva che il caffè salisse, la giovane donna puntò il suo sguardo cristallino verso il mare che si vedeva dalla finestra.

Osservare il suo movimento lento e sentire il suo scrosciare calmo la tranquillizzava, forse abitare da sempre vicino al mare te ne faceva sentire una parte dentro, ed ogni volta che ti trovavi vicino ad esso potevi percepirne il suo eco vibrante nel cuore.

E mentre Annie contemplava l'alba che si infrangeva sull'orizzonte dell'Oceano, un paio di braccia la avvolsero da dietro facendola sobbalzare.

-Finn! Mi hai spaventato- esclamò la donna voltandosi, poi vedendo il volto assonnato dell'uomo rise sommessamente.

-Forza, torna a dormire, hai ancora un'oretta di tranquillità prima che la piccola peste si svegli- gli sorrise serena.

Lui le stampò un bacio sulle labbra indugiando con le sue mani sui fianchi di lei, avvolti in una stoffa sottile:- Ma come fai ad essere sempre così attiva amore?-

Lei sorrise di nuovo, felice e gli disse:-Perché voi siete la mia forza-.

Finnik per tutta risposta la abbracciò e la strinse per qualche minuto cullandola dolcemente, poi la baciò e tornò a letto per riprendere le forze che il dolce pargoletto gli bruciava notte e giorno.

 

Poco dopo Annie uscì dalla porta di casa per andare a fare la spesa al mercato, Finnik si era svegliato del tutto dopo un doppio caffè e sarebbe riuscito a badare al piccolo Peter per qualche ora.

Tuttavia quando fu fuori si accorse di un oggetto bianco che era stato appoggiato sullo scalino dell'uscio.

La donna si chinò e si accorse che era una lettera, non c'era scritto nulla sulla busta, ma la carta era ruvida e spessa, non riuscendo a capire di che cosa potesse trattarsi si sedette e la aprì con cautela quasi avesse potuto esplodere.

Ad ogni riga lo stupore accendeva sempre di più il volto di Annie e quando giunse alla fine trattenne a stento un urletto di gioia, e non potendo ignorare il contenuto della lettera si precipitò in casa ad abbracciare il suo compagno.

-Finn, Finn guarda!- disse mostrandogli trionfante la lettera.

-Cos'è Ann?- le sorrise lui contagiato dal suo entusiasmo.

-Oh leggi e vedrai!- e gliela lasciò in mano andando a prendere il piccolo Peter che aveva sentito il trambusto ed ora lamentava attenzioni dalla stanza accanto.

Finnick le rivolse un'ultima occhiata cauta prima di aprire a sua volta il piccolo incarto bianco:

 

Cari Finnik ed Annie,

siete partiti solo da qualche mese e ci mancate già, speriamo che sia voi che il piccolo Peter stiate bene.

Siete seduti molto stabilmente e lontani da qualsiasi oggetto contundente?

Perché?” vi chiederete voi...

Beh perché sto per darvi una notizia che mai avrei sperato di poter pronunciare e che lascerà senza fiato anche voi: Katniss aspetta un bambino!

Inutile dire che mi scoppia il cuore di gioia al solo pensiero, volevamo che foste i primi a saperlo.

 

Un abbraccio

Peeta

(e anche Katniss, anche se deve ancora digerire completamente la notizia!)

 

 

Finnick credette per un momento di non ricordarsi come si facesse a respirare, poi però ripensò alle conversazioni che aveva avuto con Katniss in occasione della loro ultima visita al Distretto 12 e si abbandonò ad un sorriso entusiasta e un po' malizioso esclamando:-Aha! Visto cara Katniss? Avevo ragione io, su tutto! Come al solito d'altronde...-lo disse ad alta voce come se lei avesse potuto sentirlo.

-Beh Finn tieniti libero perché tra qualche mese si va nel 12...- sorrise Annie sovreccitata all'idea di diventare zia.

-Certo, non possiamo mica lasciare il pargolo nelle mani di Katniss e Haymitch, Dio ce ne scampi!

Meno male che c'è Peeta!- rise Finnick abbracciando la compagna e il piccolo in braccio a lei che sorrideva sdentato, rallegrato dal suo tono di voce leggero.

-Bene, ora però devo andare davvero a fare la spesa, altrimenti oggi si salta il pranzo- disse Annie apprestandosi ad uscire prendendo la borsa.

-Hei, hei, signorina Cresta credo che si stia dimenticando qualcosa!- Finnick la guardava con cipiglio severo, le mani sui fianchi, spettinato e senza maglietta era molto simile ad un vero dio del mare, allora Annie gli si avvicinò lentamente e lo baciò con trasporto per qualche secondo.

-Ti amo- disse Finnick, con una spontaneità ed una sincerità che solo lei sapeva tirargli fuori.

Annie gli sorrise raggiante ed uscì di casa con il cuore gonfio e la mente leggera.



Angolo autrice:
Non ci crederete ma sto piangendo, ho finito solo una piccola storia ma mi sembra di aver appena terminato un libro!
Non ho parole per descrivere la felicità nel vedere quante persone mi hanno seguito ed hanno trovato il tempo di recensire rendendo le mie giornate più allegre, volevo scusarmi per tutti i miei interminabili ritardi e se qualche capitolo non vi è piaciuto, cercherò di migliorare il più possibile la prossima volta che infesterò questo meraviglioso fandom.
Grazie mille davvero a tutti, qui sotto voglio menzionare tutte gli efpiani che mi hanno lasciato delle recensioni....VI ADORO (ma adoro anche voi lettori silenziosi!! XD)

Ilovethenight
LunastortaHPHG
paprokokka902
Ale_Mellark
Ginny McCartney
Up_me_memories
avi_everdeen_love
_MrsKCristineMellark
Daelyn
Ma_AiLing
Alex995
Elly24
Aryetty
Bonni_District4
MartyViola9
Hungrykatniss
LALY_
_Cri_
always_toghether
beba_riddlle_odair




Eccovi un piccolo regalino per la vostra pazienza, spero si riesca a vedere!!
Premetto che fa schifo perche non sono buona a disegnare, ma mi è uscito di getto, e dovrebbe essere Annie l'ultima mattina che ho descritto :)
Fatemi sapere cosa pensate dell'ultimo capitolo e della storia in generale! XD

Un abbraccio a tutti
Eynis96

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